Masquerade

di Juliet00
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Il ladro di libri ***
Capitolo 2: *** Cronache di un giorno come tanti ***
Capitolo 3: *** La giusta via di seguire ***
Capitolo 4: *** La lettura dell'evoluzione ***
Capitolo 5: *** Ciò che sappiamo ***



Capitolo 1
*** Il ladro di libri ***


Il ladro di libri

    - Una semplice parola può diventare favola in mezzo alla gente... ma attenzione alla bocca di chi mente...-


Re Eldor, è con sommo rammarico che le annuncio che il ladro di libri ci é sfuggito ancora... ed essendo io a capo delle guardie, me ne assumo tutta la responsabilità...”


Non mi importa chi è a far gravare su di sé questa mancanza, tutti siete in egual modo colpevoli...” la voce del re risuonò calma ma con una punta di risentimento nelle orecchie del capitano inginocchiato al suo cospetto “È da troppo tempo che permettete a questo ladro di aggirarsi nel nostro regno, rubando indisturbato le nostre ricchezze...”


Signore mi permetta di interromperla... il ladro non ruba vere e proprie ricchezze materiali...”

Ah no? E cosa cercherebbe mai un ladro allora?”

Vede Signore, in tutti questi anni, questo ladro ha sempre rubato ...libri...”

Re Eldor, ticchettando con l'indice sui braccioli del suo trono, assottigliò le palpebre, come per mettere a fuoco le parole pronunciate dal soldato, sfregandosi con l'altra mano la lunga barba bianca.

Soldato ti stai forse prendendo gioco di me?” sospirò pacatamente.

Il capo delle guardie, rimanendo in ginocchio, alzò lo sguardo, ponendo una mano sul petto “Mio re, giuro sulla mia stessa vita che dico il vero... abbiamo preso e catturato molti ladri con i miei uomini, ma questo ladro non è come tutti gli altri...per molti anni abbiamo taciuto i suoi furti, solamente perché non li giudicavamo importanti...quale ladro ruberebbe soltanto dei libri, maestà?”

È quello che mi chiedo anch'io Capitano Waldon.”

...Vede Signore...come già detto, fino d'ora non avevamo attribuito alcuna importanza a queste ruberie, ma uno dei miei soldati, pochi giorni fa, controllando, per caso, la lista dei libri rubati si è accorto che tutti narravano le origini e le leggende del nostro regno ...”

Capitano si rende conto di cosa potrebbe significare tutto questo?”

Sì ne sono perfettamente consapevole...ma la Tempesta Bianca è inarrestabile mio Signore...”

Il re si alzò dal trono, di scatto, come se un insetto fastidioso lo avesse punto.

Tempesta Bianca?” domandò con una curiosità mista a una rabbia silenziosa.

Sì sire, la gente del regno la definisce così: Tempesta inarrestabile di bianco vestita, che ogni sapere porta via, senza veder mai una dipartita...”

A queste parole, il viso smunto del re si arrossò immediatamente, dando vita alla sua tacita rabbia, i suoi pugni si strinsero lungo i fianchi e il suo sguardo si elevò severo verso quello del capitano “Voglio che quel ladro, chiunque sia, uomo o donna , venga catturato e portato da me vivo! Nessuno può permettersi di oltrepassare il mio trono! La gente del nostro regno deve cantare le gesta di un grande re, non le gesta di un piccolo ladro insignificante, che ruba il sapere delle nostre terre...”

Ma Signore...”

Niente ma Capitano! Ho scelto te per comandare i soldati, poiché sei il più valoroso, fra tanti, nel regno di Perkar... Bada bene a non deludermi!”

Sissignore.”

Adesso va! Voglio che per le strade, nelle cronache quotidiane del regno, la gente legga che il re non si darà pace finché non fermerà la tanto inarrestabile tempesta, finché non vedrà strisciare ai suoi piedi il ladro di libri!” enunciò, il sovrano, puntando il dito verso il grande portone della sala del trono.

Sarà fatto Re Eldor.”

Il Comandante delle guardie si alzò e dopo l'ultimo inchino al suo stimato padrone, si voltò, cominciando a muovere i passi verso l'uscita.

Capitano...” chiamò un ultima volta il re “Pena la morte” sentenziò con una voce appena udibile.

Waldon, si limitò a fare un cenno con il capo, in segno di assenso, senza voltarsi e proseguendo, calmo, sui suoi passi.

Durante il percorso, che lo separava dai suoi soldati, nei lunghi corridoi del castello, il capitano pensava a quale fosse stata la causa di una così spietata ira, da parte di un re che per tutta la vita aveva governato in modo saggio e pacifico, dimostrando una mite tolleranza anche per i fuorilegge peggiori del regno. Di certo non poteva essere solamente l'orgoglio di un sovrano a dar vita a un gesto così avventato.

Il regno di Perkar amava da sempre re Eldor, ma adesso come avrebbe reagito la gente a questo atto così improvviso e inaspettato?

Dopo aver oltrepassato i vari corridoi del castello, Waldon giunse all'imponente giardino del palazzo, meravigliosamente curato, dove lo attendevano i suoi uomini, in riga, ognuno di fianco al proprio cavallo.

Raccontò loro, nel minor tempo possibile, il colloquio avuto con sua maestà e i soldati seppur perplessi riguardo ai nuovi ordini, montarono sui loro cavalli, dirigendosi verso i borghi del regno, a diffondere le parole del sovrano.

I piccoli paesi di Perkar, contavano una notevole distanza dal castello e i paladini del regno avrebbero dovuto galoppare ancora molto per arrivare lungo le strade dei centri abitati.

Gli abitanti dei borghi, da parte loro, ospitavano una vasta cultura, pur trovandosi discostati dalla cultura appartenente alla famiglia reale. I giovani venivano preparati fin da subito alle conoscenze basilari, scientifiche e spirituali del regno, le favole preferite dai bambini erano spesso le leggende popolari e i modi più comuni per dilettarsi erano i mestieri pratici, le passeggiate nei boschi, che contornavano il palazzo reale e le letture mistiche di Perkar.

C'era chi presumeva che le letture mistiche di Perkar contenessero un fondo di verità, sperando che, in qualche remoto angolo del regno, esistesse un pizzico di magia. E chi ci credeva maggiormente, amando ogni storia e leggenda riguardante il regno era una giovane ragazza: Gin.


Fine primo capitolo.

Ciao a tutti i lettori (e/o scrittori naturalmente) del sito che hanno letto questo primo capitolo di “Masquerade” ; premetto che questo è solo il mio secondo tentativo di scrivere un Fantasy e di conseguenza non so cosa ne verrà fuori. Leggere e scrivere sono passioni, che secondo me, accomunano tutti noi iscritti al sito e quindi ringrazio anticipatamente chi avrà voglia di leggere, recensire e/o seguire questo racconto.

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Capitolo 2
*** Cronache di un giorno come tanti ***


Cronache di un giorno come tanti


-...Non si dovrebbe giudicare un libro dalla copertina...non si dovrebbero dare sentenze fermandosi alle apparenze...-



Era un giorno come tanti, a Perkar, o almeno lo era stato fino al momento in cui, gli abitanti di uno dei tanti borghi del regno, avevano sentito il galoppare chiassoso dell'unità dei soldati del re; avevano visto arrivare quegli uomini avvolti nella loro uniforme perfettamente ordinata e avevano notato fin da subito, nei loro sguardi, una freddezza inflessibile.

Il Capitano Waldon, subito dopo aver smontato da cavallo, si era diretto nello studio dello scribacchino, situato nella piazza principale del borgo, dove la gente aveva interrotto le proprie mansioni, per osservare e capire meglio cosa stesse succedendo.

I soldati rimasti ad aspettare il loro capitano, ancora in sella ai propri cavalli, non alzarono, nemmeno per un attimo, lo sguardo verso i cittadini, che si chiedevano il perché di tanta freddezza da parte dei sottoposti del re.

A Perkar era sempre regnata una grande armonia, soprattutto tra la borghesia, la nobiltà e la famiglia reale; i nobili da parte loro, avevano sempre apprezzato le feste al castello, alle quali prendeva parte anche la gente del popolo. Le squadre dei soldati arrivavano nei villaggi, portando, nella maggior parte dei casi, buone notizie e gli abitanti li accoglievano sempre molto calorosamente.

I paladini del regno, con i loro sguardi severi, avevano fatto capire agli abitanti che, quel giorno, non sarebbero stati portatori di buone nuove.

Una bimba, fasciata in un grazioso vestito blu, in mezzo alla folla, incuriosita da quegli uomini così seri in divisa, prese coraggio e si avvicinò piano verso uno dei soldati “Mi scusi...signore...Perché mai siete così seri? La mia mamma dice sempre che nel regno...a nessuno manca il sorriso...”

Il soldato rimase inebetito, dalla domanda di quella bambina dagli occhi azzurri come il ciel sereno e dai capelli biondi come il grano, ricci, tenuti su da un delizioso nastrino bianco di raso.

Oh... dimmi piccola... quanti anni hai?” le domandò il soldato, cercando di riscuotersi dal suo stato di trance.

Ho quattro anni signore...ma lei lo sa che non è educato rispondere a una domanda con un'altra domanda?” gli rispose, con un sorriso, mettendo le piccole manine sui fianchi.

Le persone rimasero immobili, intenerite dalla visione di quella bimba curiosa, che cercava di far capire al soldato le buone maniere...

Nora!”

La folla all'udire quel richiamo si voltò prontamente, trovando dinanzi a sé una fanciulla dai capelli rossi come il rame, raccolti in treccia, e gli occhi verdi come smeraldi.

Nora non dovresti tenere questi comportamenti in presenza delle guardie di sua maestà e soprattutto non dovresti allontanarti da casa senza dirlo alla mamma...” la voce della ragazza, arrivò alle orecchie delle persone presenti, dolce e melodiosa, seppur con una nota di rimprovero.

La bambina abbassò lo sguardo e d'un tratto la spavalderia, voluta dalla sua curiosità, sparì, senza lasciar alcuna traccia, mentre il soldato rimase nuovamente senza parole ...e la gente avrebbe quasi azzardato a dire che quell'uomo fosse rimasto affascinato dalla semplice bellezza della fanciulla.

Non fare quella faccia triste adesso, è normale sbagliare...” disse la giovane, abbassandosi all'altezza della bimba “Però dopo uno sbaglio è necessario rimediare, lo sai vero? Ora torni a casa e dici alla mamma che non volevi farla preoccupare, le chiedi scusa e le prometti che starai più attenta.” concluse dandole un piccolo bacio sulla fronte.

Nora, allora, alzò la testa bionda con un gran sorriso e prima di correre via dalla piazza, ancora gremita di persone, ringraziò la ragazza abbracciandola teneramente. Non si voltò più, nemmeno per un attimo, verso l'uomo che precedentemente aveva, senza volere, attirato il suo interesse.

Il soldato non proferì parola, ma una volta chiuso il piccolo e dolce siparietto, si limitò ad uscire dai suoi ranghi, ancora in sella al proprio cavallo, avvicinandosi alla giovane.

Chiedo scusa qualora il comportamento inopportuno di Nora, le avesse recato disturbo...” dichiarò, lei, pacata, anticipando l'uomo in una sua, qualsiasi prossima, mossa.

Lui, per tutta risposta, le sorrise e scuotendo il capo in segno di diniego le disse “Non trovo nulla di inopportuno nella curiosità di una bambina...è sua sorella?”

Oh no... è una piccola amica, è dolcissima ma a volte la sua curiosità può farla sembrare invadente...”

Capisco. Mi presento, io sono Brumir e lei signorina?”

Gin, molto piacere” rispose lei, chinando la testa, come segno di riverenza nei confronti di quel soldato gentiluomo.

Gli occhi della gente, che ancora rimaneva ferma sul posto, vociferando fra sé e sé, osservavano con indiscreto interesse la conversazione tra quella giovane ragazza di paese e quel sottoposto del re, forse troppo gentile e cordiale.

All'improvviso l'attenzione di tutti, fu distolta dal brusca uscita del Capitano Waldon, che spalancò violentemente la porta dell'ufficio dello scribacchino senza preoccuparsi minimamente del pubblico, che si trovava dinanzi a lui.

Brumir ritorna immediatamente nei tuoi ranghi e non osare dire una sola parola!” ordinò autoritario e secco.

Il soldato annuì, all'ordine del suo capitano, tirò le redini del suo destriero e lo fece girare rapidamente, ritornando senza indugio al suo posto mentre Waldon, ignorando ancora la gente attonita del borgo, montò sul suo cavallo, facendo segno ai suoi sottoposti di proseguire nella loro marcia e non un saluto uscì dalle sue labbra, lasciando tutti in un amaro stupore.

Brumir prima di prendere il sentiero, che li avrebbe condotti in un'altra parte del regno, voltò lo sguardo, un'ultima volta, verso quella giovane, dai vermigli capelli, che tanto lo aveva colpito nella loro brevissima conversazione.

La gente, poco a poco, cominciò a tornare alle proprie mansioni cercando ancora di riscuotersi da tutto ciò che aveva stravolto un giorno come tanti.

Gin rimasta l'unica, ancora ferma, al centro della piazza, volse gli occhi verso la porta spalancata dell'ufficio dello scribacchino; nessuno aveva avuto l'ardire di domandare, nessuno aveva avuto la cortesia di andare verso quell'ufficio e verificare cosa fosse successo pochi attimi prima che il capitano uscisse così violentemente...

E mentre questi pensieri le si mischiavano in testa, i passi si mossero moderati, verso il silenzio che proveniva da quell'edificio, che gli altri avevano preferito ignorare.

È permesso?” chiese con un fil di voce, fermandosi sull'uscio della porta.

L'uomo fermò la piuma,che con l'inchiostro disegnava ordinate lettere su un pezzo di carta, e alzò la testa verso quella voce appena udibile.

Venga pure avanti signorina, non resti lì sull'uscio...” le disse, accennando a un sorriso.

La giovane fece qualche passo incerto dentro la stanza, avvicinandosi alla scrivania in legno, accuratamente intagliata, dove il grassoccio scribacchino, con la barba curata, lavorava.

Non abbiate paura, non ho mai mangiato giovani fanciulle e non ho, per nulla, l'intenzione di cominciare adesso...” ribadì l'uomo.

Io... non ho paura... sono un po' scossa da ciò che è successo pochi minuti fa...” disse, lei, prendendo coraggio.

Signorina credo che lo siano tutti e ancor più lo saranno dopo...”

Cosa intende dire? È successo qualcosa di molto grave?”

L'uomo fece un lungo respiro, fece scendere gli occhiali sul naso e guardò bene la giovane in piedi, davanti a lui.

Un ladro” disse alzandosi e mettendo le grosse mani sulla scrivania “Un ladro che ruba i libri sulla storia del nostro regno...” proseguì, vedendo l'espressione, della ragazza, sempre più perplessa.

Non vedo … o meglio, non capisco quali danni può recare, questo ladro, al re o agli abitanti...”

È ciò che ho pensato io signorina non appena il capitano mi ha comunicato gli ordini del re...” disse, l'uomo, porgendole il foglio su cui stava scrivendo “Non è ancora concluso, ma questo è, in sostanza, ciò che devo affiggere sulle cronache del regno...”

Gin lesse rapidamente le poche righe scritte e scosse la testa, dubbiosa.

Perché un re che si è sempre dimostrato magnanimo verso i suoi sudditi, dovrebbe dare ordini così spietati, pretendendo di metterli anche alla vista di tutti?”

Signorina chi può mai saperlo? Il capitano ha detto che un ladro non può permettersi di scavalcare la posizione suprema di un re... ma può, secondo lei, essere l'orgoglio a muovere un uomo, per l'appunto, magnanimo, a compiere gesti tanto spietati verso un piccolo ladro? Forse il nostro re inizia a dare segni di pazzia? O forse nasconde qualcosa?”

Cosa mai potrebbe nascondere un re?” chiese Gin, stupita.

Anche il più gentile dei re può nascondere anche i segreti più oscuri... tenga a mente che la gentilezza può essere la peggiore delle maschere, perché non permette alle persone di andare oltre le apparenze...”

Capisco... la ringrazio”.

È stato un piacere aiutarla” concluse l'uomo, tornando a sedere.

Gin, salutò con un cordiale sorriso e se andò dall'ufficio, con uno sguardo, che la gente avrebbe definito, come quello di una bambina che appena scoperto qualcosa di triste e spiacevole. Ma d'altra parte,lei, non era molto più grande di questa: Gin aveva solo quattordici anni e vedeva il buono in tutto ciò che la circondava; era una delle ragazze più sognatrici del regno che all'occorrenza fantasticava sull'esistenza di mondi magici e nonostante molti la definissero una pazza, lei sapeva che avrebbe sempre potuto contare su Griselda, quella che poteva definirsi la sua migliore amica.

Fine secondo capitolo.


Eccomi con questo secondo capitolo di “Masquerade”, dove ho introdotto alcuni dei personaggi che accompagneranno questo piccolo esperimento (tra cui Gin) e dove ho fatto transitare la notizia del ladro di libri. Spero che questo capitolo vi sia piaciuto e ringrazio chi lo ha letto e chi, se vorrà, recensirà questa storia.

Un abbraccio e al prossimo capitolo.

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Capitolo 3
*** La giusta via di seguire ***


La giusta via da seguire


-... Anche se nessuno, mai, lo ammetterà, la saggezza era nata, in origine, come semplice curiosità...-


C'era un sentiero nel borgo dove Gin abitava, una piccola via, contornata da alberi in fiore, che portava solo a una piccola casetta, immersa nel verde.

La gente di paese seppur raramente, usciva dalle vie principali del borgo e intraprendeva questo breve tragitto per arrivare proprio a quella piccola costruzione, dove abitava la donna più anziana e più saggia di quella cittadina e forse del regno stesso; viveva da sola e malgrado i suoi anni svolgeva i suoi piccoli lavoretti di casa senza alcun aiuto, il marito era deceduto da pochi anni ma, ciò nonostante, lo spirito allegro e benevolo, verso il prossimo, della donna non era caduto insieme all'uomo, che la gente definiva, da sempre, il suo eterno amore.

Proprio in onore di questo sentimento così profondo, che riusciva a perdurare ben oltre la morte, re Eldor, in persona, aveva fatto intagliare, con estrema cura, il viso dell'uomo nel tronco dell'enorme albero centenario situato al centro del regno e conseguentemente a ciò l'anziana donna avrebbe espresso il desiderio di aver il proprio volto scolpito accanto a quello del suo amato consorte, non appena fosse giunta la sua ora.

Gin, diretta alla casa dell'anziana, osservava affascinata gli alberi di quel sentiero così quieto, dove qualche soffio di vento staccava delicatamente i petali più colorati dai fiori e li faceva volteggiare nell'aria fino ad accompagnarli a terra. La giovane attraversava quella via fin da quando era molto piccola eppure alla vista, di quel luogo, rimaneva incantata come fosse la prima volta che lo vedesse.

Si era sempre domandata se in quel posto albergasse una qualche magia nascosta che aspettava solo il momento di essere scoperta ma questo suo quesito rimaneva ancora irrisolto...

Due colpi decisi ma eleganti arrivarono sulla porta della casa della signora e subito quest'ultima, invitò dentro la sua dimora chiunque fosse venuto a farle visita.

Nonna Willow? È permesso?” domandò Gin, sporgendo la testa oltre la porta.

Oh Gin... bentornata cara, vieni entra, non stare lì sulla porta...”

L'anziana signora, che fino a pochi secondi prima era intenta a cucire sulla sua poltroncina di velluto rosso, si alzò e si diresse subito verso la ragazza abbracciandola calorosamente e baciandole le guance. “Prego vieni a sederti. Mi permetti di offrirti una tisana, che io stessa ho creato, con le mie mani?”

Con molto piacere!” esclamò Gin, sedendosi con un gran sorriso.

Allora bambina, quale dei nostri magnanimi dei ti porta da questa vecchia tanto brutta e antipatica?” le chiese la donna, mettendo a riscaldare una pentolina d'acqua.

Nonna Willow non dire sciocchezze, sei una vecchina talmente adorabile che farti visita è una gioia per chiunque”

Piccola ...avere visite è per me una grande gioia... chiunque venga è il benvenuto qui nella mia casa”

Non hai paura che vengano malviventi?” chiese Gin, giocando con una delle sue ciocche rosse.

Cara Gin, il mondo è pieno di malviventi e il più delle volte sono le persone più gentili ad essere le peggiori...” le rispose, versando nella pentolina una polverina bluastra.

Willow, voltandosi, notò lo sguardo perplesso della giovane, come se avesse appena detto qualcosa di spiacevole.

Gin, qualcosa ti turba?”

Beh ...a dire la verità sì...” rispose lei, abbassando lo sguardo “Oggi sono venuti i cavalieri del re e sono stati tutt'altro che gentili...”

Sì questo vociferare è arrivato fino alle mie sorde orecchie figliola...”

Ma nonna Willow, è successo solo pochi istanti fa, eri qui... come hai fatto tu a...?”

Figliola ...gli alberelli del sentiero hanno sentito la mia curiosità e mi hanno riferito ciò che è successo in paese...” disse l'anziana, scoppiando in un'esilarante risata, mentre versava l'infuso in una tazza.

Gin non poté fare a meno di sorridere, seppur con una nota di apprensione; quella giornata era stata già molto strana inizialmente e quella vecchina così bonariamente matta non faceva altro che acuire quella stranezza. Nella sua testa, quella frase sugli alberi in fiore, fece nascere un pensiero alquanto fantasioso.

Nonna Willow esiste la magia?” chiese a bruciapelo, mentre prendeva la tazza che l'anziana le stava porgendo.

Beh cara, la bontà è essa stessa una magia, l'amore è magia e...”

No no...” la interruppe Gin “...io intendo la vera magia... quella che ti mostra cose mai viste nella realtà di tutti i giorni...che ti porta in mondi mistici e sconosciuti... tu riesci a capirmi nonna Willow?”

La giovane vide gli occhi della donna davanti a lei, impassibili, non un battito di ciglia alle parole che aveva appena pronunciato... forse la credeva matta come avrebbe fatto chiunque nel paese? Forse era offesa per l'interruzione fattale poco prima?

L'anziana tirò un lungo sospiro e lentamente mosse i passi verso la piccola libreria, nel salotto, meravigliosamente illuminato dalla luce del sole che filtrava oltre le tende color lilla. Prese un voluminoso libro e vi soffiò sopra, per togliere la polvere accumulatasi, nel tempo, sulla copertina in pelle, su cui spiccava il simbolo di un cerchio, contenente due rose unite; la rosa a sinistra non era ancora completamente sbocciata e sembrava quasi sfigurare accanto alla sua compagna che mostrava i suoi petali in tutta la sua matura bellezza.

Gin, con la tazza di infuso ancora fra le mani, seguì la donna con lo sguardo, mentre tornava con quell'interessante scritto e lo posava sul vecchio tavolo...

Credo che si fredderà se non lo bevi cara...” le disse, sorridendo, Willow, mettendosi a sedere sulla propria poltroncina.

Oh... scusami...hai ragione...” rispose la ragazza, bevendo un piccolo sorso della bevanda ancora calda “È molto buono, sono i mirtilli che coltivi nel tuo giardino suppongo... sono davvero deliziosi nonna Willow.”

Ti ringrazio bambina. Immagino che, nonostante tu stia bevendo il mio infuso, ti stia domandando perché ti ho portato questo libro così impolverato.”

Beh sì lo ammetto... ha una copertina molto bella, queste due rose sono così ben disegnate che sembra vogliano uscire dal libro...”

Dimmi Gin quale rosa ti piace di più e perché?”

Quella già sbocciata naturalmente, è bellissima e non esita a ergersi in tutto il suo splendore...” rispose Gin, piegando la bocca in un largo sorriso.

Mh... scelta prevedibile e di conseguenza poco interessante...” disse la donna, con una leggera espressione di sufficienza, mentre tornava al suo piccolo lavoretto con ago e filo, lasciato all'arrivo della giovane.

Gin le lanciò un'occhiata interrogativa, come per chiederle cosa volesse dire con quella risposta e l'anziana, sbirciando il suo sguardo di sottecchi, lesse perfettamente nei suoi occhi quella muta richiesta.

Vedi Gin, tutti avrebbero scelto la rosa appena sbocciata proprio perché anche nella vita reale si è alla ricerca continua della bellezza ma se ci si soffermasse un po' di più sui piccoli particolari, si potrebbe notare che la bellezza è solo ciò che viene mostrato all'esterno il più delle volte. La rosa che, qui, vedi così bella, all'interno sta cominciando a marcire mentre l'altra deve ancora mostrare la parte più bella di sé, lasciando che, solo i più curiosi, la scrutino più da vicino per cogliere quella bellezza che deve ancora arrivare. Tu mi hai chiesto se esistesse la magia ebbene questo libro narra la storia di un giovane regno, le cui arti magiche, non appena sbocciate, furono ammirate da tutti e altrettanto invidiate dal regno che, dalla sua parte, era già sbocciato e incominciava a temere di perdere il suo leggendario splendore.”

Per tutta la durata di quel discorso, Gin era rimasta in silenzio, sorseggiando di tanto in tanto l'infuso che le era stato offerto. Era rimasta profondamente colpita da quel breve monologo che non a caso proveniva dalla bocca della donna più saggia di Lerix... chissà poi da dove proveniva quella saggezza.

In uno slancio di curiosità, la giovane chiese ancora: “Nonna Willow da dove proviene la saggezza?”.

Davvero non lo immagini cara?”chiese retoricamente, “Più cose saprai e più diverrai saggio ma mai potrai sapere se non darai sfogo alla tua curiosità”

La ragazza si fece scappare una piccola risatina a quelle parole dette tutto d'un fiato come poesia.

Ho detto qualcosa di buffo, Gin?” chiese l'anziana, sorridendo a sua volta.

No no assolutamente, è che... sto immaginando Nora che diventa la bimba più saggia del paese...” le rispose lei, mantenendo la stessa espressione.

Già la piccola Nora è molto curiosa...”

Pensa nonna Willow... oggi era talmente curiosa che facendosi largo in mezzo alla folla si è messa parlare con un soldato...”

Willow si accorse che, nel pronunciare la parola 'soldato', le mani della ragazza avevano cominciato inavvertitamente a stringersi fra loro.

La guardò con un espressione furba dipinta in volto e le domandò: “Era carino questo soldato?”

Nonna Willow ma che dici?!” le rispose, a metà fra il sorpreso e il finto disgusto, “Brumir è stato molto gentile e comprensivo nei confronti della bambina, niente di più” concluse, abbassando lo sguardo con un leggero broncio.

Sarà, vedremo cosa dirà Griselda, cara...”

Griselda? Ah intendi Zelda...”

Oh certo che intendo lei. Ti ricordo che il suo vero nome è Griselda e che quello è solo un soprannome, quindi io non la chiamerò così.” replicò, fingendosi impettita.

La ragazza scosse la testa pensando a quanto potesse essere matta quella vecchietta così saggia e si chiese per una attimo come fosse stata alla sua età.

Nonna Willow ora devo andare. Potrei portare il libro con me?”

Ma certo bambina ma fa molta attenzione, quel libro è unico e non ce ne sono di così speciali in tutto il regno.”

Gin annuì, ringraziò la donna per tutto ciò, che in quella giornata le aveva offerto, e la salutò dandole due piccoli baci sulle guance, in segno di affetto e rispetto.

Non appena chiusa la porta della casa dietro lei, si soffermò a guardare ancora, per un paio di secondi, la copertina di quel libro e, subito dopo esserselo messo sottobraccio, si incamminò lungo il sentiero, osservando quel sole che fra qualche ora sarebbe tramontato.


Fine terzo capitolo.




E buonasera (o buonanotte) a tutti, ritorno con questo terzo capitolo dove abbiamo conosciuto la vecchietta più saggia del regno; cosa ne pensate di questa donna, mix di bontà e saggezza? E soprattutto, data la vasta cultura del regno, perché quel libro è così unico?

Ebbene sì, un altro quesito si aggiunge a questo racconto e anche questa volta si dovrà attendere per qualche accenno sulla nostra Tempesta Bianca.

Grazie a chi dedicato il proprio tempo a leggere e recensire i precedenti capitoli e ringrazio anticipatamente anche chi avrà voglia di passare da questo.

Un grosso abbraccio e al prossimo capitolo.

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Capitolo 4
*** La lettura dell'evoluzione ***


La lettura dell'evoluzione


- In ogni leggenda si presenterà sempre la visione di una remota verità ...ma quest'ultima sarà ormai dimenticata in qualsiasi realtà...-


Ognuno di noi ha qualcosa da tenere ben nascosto agli occhi altrui. Può essere un che di buono e può essere un che di cattivo ...ma un destino unanime accomuna ogni segreto : essi non potranno mai restare completamente nella tenebra, nasceranno, invero, alla luce del mondo intero e se così non fosse, ciò che fino ad ora era stato in vita vedrà riflessa, nel silenzio, la propria morte.

Tutti i segreti hanno una storia e ciò che, qui, è scritto narra quella di un nascente giovane regno...


Generalmente tutti (o quasi) sono a conoscenza del fatto che che in un giardino vivono in armonia molte rose ma ognuna di loro, come giusto che sia, ha i suoi caratteri: ci sono quelle che nascono e si affrettano a crescere per mostrare la propria bellezza all'intero cosmo e quelle che invece nascono quiete e preferiscono attendere, pazientemente, il giorno in cui la vita le farà risplendere.

In mezzo ai vari regni, molti dei quali prosperosi, Fyrin si mostrava come un regno, molto giovane e senza alcuna particolare caratteristica. Un bocciolo, che ancora tardava a schiudere i propri petali.

Al contrario di ciò che si poteva dedurre, da questi suoi aspetti poco promettenti, il regno muoveva le sue piccole radici nel silenzio più assoluto, popolato non solo da una specie, non da due e nemmeno da tre: Fyrin pareva essere la “dimora” di ogni mondo... e lo era davvero...

La bellezza, che gli altri regni, conservavano già da tempo, sembrava destinata ad ombrarsi dinanzi al quieto regno, ancora in fasce.

Inizialmente nessuno dei sovrani sembrò preoccuparsi del nascente reame e quest'ultimo non pareva minimamente interessato a sovrastare la vastità di ricchezza, che lo circondava; per l'appunto gli interessi di Fyrin, superavano, di gran lunga, queste superficialità andando a parare a uno splendore interiore che avrebbe portato la gente a vedere il mondo con occhi diversi, ammirando la bellezza in tutto ciò che l'avrebbe circondata e aspirando ad un progresso sempre maggiore.

Invero, seppur a piccoli passi, il regno era una scoperta continua ed è proprio una, delle sue molteplici scoperte, ad aprire la sua storia...


Si dice che, ad ogni regno, vengano attribuiti molti manoscritti e ognuno dei quali, si distingue, in tutto e per tutto al variar di ogni reame. C'è, però, un'eccezione che accomuna tutti i regni conosciuti, in un unico volume: Tutto ciò che il cielo non disse.

Questo titolo venne dato, in anonimato, per descrivere ciò che si trovava aldilà delle nuvole o meglio ciò che era stato prima della nascita dei regni; più precisamente il libro riportava le storie degli dei del mondo abitato e con esse, le illustrazioni di ogni gemma a loro legata.

Il regno di Fyrin, cominciò la sua evoluzione dalle letture degli scritti presenti nelle biblioteche, sparse nei diversi mondi e la sua scoperta più grande fu dovuta dal volume che metteva i regni sullo stesso piano...


La piccola lampada, posta sul tavolino da notte, si spense. Che ore si erano fatte? Gin era rimasta totalmente assorbita nella lettura e non si era accorta di quanto tempo fosse passato.

Quel libro l'aveva incuriosita molto, al punto che, quella stessa sera, non aveva colloquiato molto con i suoi genitori (com'era solita fare) e aveva voluto finire la cena il più in fretta possibile, desiderosa di mettere gli occhi su quel libro che Willow le aveva tanto raccomandato. Aveva salito, le scale, a grandi passi ed entrata nella sua stanza, aveva acceso la lampada da tavolo e si era seduta, nella piccola poltrona, che il padre le aveva costruito quando era una bambina.

L'introduzione di quel testo, aveva aumentato la sua voglia di scoprire e una delle tante domande che fece capolino, nella sua mente, fu: com'è possibile che un regno tragga la sua bellezza da dei semplici libri?

Il rumore dell'orologio a pendolo, al piano di sotto, la distolse dai suoi pensieri, rintoccando la mezzanotte e ricordandole che, il giorno dopo, la scuola del regno l'avrebbe attesa puntuale, come ogni mattina.

Gin, decise così di andare a letto, mettendo a tacere ogni sua curiosità, per quella sera; sciolse la sua ordinata treccia, lasciando che i suoi capelli rossi scendessero lunghi e mossi sulle spalle e tolse il suo abitino rosa pallido, lungo fino al ginocchio, scambiandolo con una semplice veste da notte bianca, forse troppo lunga per la sua minuta altezza...

Il paese era ormai spento e anche l'ultima delle giovani si era lasciata cogliere dal sonno, in quella che era stata una lunga e pesante giornata.

Ma ... mentre i borghi erano avvolti nella tranquillità, nei pressi del palazzo, una figura bianca si muoveva furtiva, rubando un altro pezzo della sua preziosa “collezione” e scatenando un ira sempre più bruciante, in un re disturbato nel proprio riposo e ferito nell'orgoglio.

Quella figura, nemmeno quella notte, aveva temuto la pena che pendeva sulla sua testa, agli occhi di un intero regno, decidendo, così, di innescare una serie di eventi che avrebbe portato a qualcosa che ancora tardava a farsi conoscere.


L'alba trovò i soldati del re a rovistare nella biblioteca reale e li sorprese alquanto amareggiati dalla scoperta del libro che era appena stato rubato...


Fine quarto capitolo.



E rieccomi a pubblicare il quarto capitolo di questo... “boh”... definitelo voi... (io opterei per minestrone) decidendo anche per questa volta di risparmiare sulla lunghezza, lasciandola ai successivi capitoli che cominceranno a essere più determinanti sotto tutti i punti di vista del racconto.

Spero che questo capitolo vi sia piaciuto e ringrazio chi ha speso il suo tempo a leggerlo.

Ora Morfeo mi chiama e quindi alla prossima lettori/e, un abbraccio.

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Capitolo 5
*** Ciò che sappiamo ***


Ciò che sappiamo


-… Guarda bene ciò che ti circonda...ciò che meno aspetti ti troverà da sé, seguendo la tua onda ...-


Gin aveva aperto gli occhi ai primi albori di Lerix e si era guardata attorno stranita, notando che ciò che aveva letto la sera prima le era rimasto impresso nella mente, tanto da inseguirla finanche nei sogni.

La sua stanza non presentava nessun cambiamento, eppure quella notte le era sembrato di viaggiare, realmente, in luoghi che mai aveva visto…

Era una tranquilla e solitaria passeggiata in uno dei sentieri del regno fino a che un buio innaturale aveva cominciato ad avanzare sotto i suoi piedi e, in una brevissima frazione di tempo, si era ritrovata in un abisso nero, che non lasciava alcuna via di scampo. Chiuse gli occhi per un paio di secondi e non appena li riaprì si ritrovò sulla cima di una torre, più precisamente sul balcone di essa; davanti a lei si palesava un paesaggio vasto, vasto oltre ogni immaginazione… un regno forse… un regno che lei non aveva mai visto, nemmeno nei libri delle favole. Vedeva del verde... tanto verde, vedeva il blu del mare che si muoveva a ritmo del vento, vedeva il bianco delle cime innevate e vedeva… qualcosa di arido in mezzo a tutto lo splendore di quel luogo.

I suoi occhi riuscivano appena a scorgere quelle terre desolate e d’altra parte la sua mente era concentrata su quelle nuove meraviglie appena scoperte…

Poco prima che l’alba cogliesse il suo risveglio, alzò lo sguardo in alto e notò che il cielo non era ciò che doveva essere: era nero come l’oscurità che l’aveva presa poco prima ma questa volta mille piccole stelle lo puntellavano… anche se… semplici stelle non sembravano. Erano più simili a frammenti di cristalli e forse era questo che illuminava l’atmosfera come se fosse stato il sole a farlo.


Non ce ne sono di così speciali in tutto il regno


Le parole di nonna Willow le rimbombavano nella testa mentre la bizzarria di quel sogno infestava i suoi pensieri… che fosse quello il giovane regno di cui parlava il libro?

Gin guardò il grande orologio nella sua stanza e si accorse che non aveva più il tempo di stare ferma a pensare. Doveva prepararsi per andare a scuola.

Scese dal letto e velocemente si diresse verso il suo armadio; lo aprì e, in mezzo al suo stile colorato e al contempo delicato, scelse un grazioso abito rosa a fiori azzurri, lungo fino al ginocchio, le cui maniche le fasciavano elegantemente le esili braccia, congiungendosi con lo scollo quadrato del corpetto.

Uscì dalla sua stanza con ancora indosso la sua veste da notte e andò nella sala da bagno più vicina.

Lavandosi il viso, si soffermò sull’immagine che lo specchio le rimandava: il viso magro e pallido era in netto contrasto con il rosso vivo dei suoi capelli, ancora scomposti dal sonno, le sue guance presentavano qualche piccola lentiggine… forse qualche tocco di colore che la natura aveva deciso di donarle…

Chissà se qualche uomo avrebbe mai provato interesse per lei o addirittura qualche sentimento. Per qualche secondo, il suo pensiero corse al viso di quel soldato, Brumir, e alla gentilezza avuta nei suoi confronti.

Alla vista sembrava giovane, forse qualche anno in più di lei, aveva un bel viso, poca barba e due occhi particolari, color dell’ambra…

La voce della signora Ilene, madre di Gin, la distolse dai suoi pensieri. Finì di prepararsi in fretta e, dopo aver raccolto i capelli in treccia, mise il suo vestito e indossò le sue scarpette bianche.

Al piano di sotto, nella sala da pranzo, l’attendeva la ricca colazione che la madre le aveva preparato, come ogni mattina.

Buongiorno cara, hai dormito bene?” la salutò la madre, intenta a sistemare alcune porcellane nell’apposita vetrina, meticolosamente curata.

Buongiorno mamma, ho dormito meravigliosamente ma… non ti pare di aver esagerato con tutta questa roba da mangiare?”

Gin credo, onestamente, che tu debba apprezzare tutto questo senza lamentarti troppo...”

Lo apprezzo mamma ma questo cibo servirebbe a sfamare un esercito e io sono solo una ragazzina.” le rispose, sedendosi al tavolo.

Sei una ragazzina magra che dovrebbe mangiare di più...non vorrai emulare quella Griselda spero...”

Gin si limitò a mangiare una tortina di lamponi , senza proferire parola. Sarebbe stato solo inutile cominciare quel discorso con sua madre.

La signora Ilene non era cattiva ma, come molte nobili e borghesi, era una donna incentrata sull’apparenza e sui relativi pregiudizi.

Nel caso di sua figlia, si accaniva particolarmente sull’amica Griselda (spesso chiamata semplicemente Zelda), di qualche anno più grande, che si presentava in maniera completamente differente da Gin e dalla maggior parte delle ragazze del regno.

Invero,ella, amava distinguersi dalla massa sotto tutti i punti di vista, ignorando le chiacchiere negative sul suo conto. Chi la conosceva oltre le apparenze, imparava a volerle bene senza alcuna remore.

Gin l’aveva conosciuta per caso, durante uno dei progetti scolastici che coinvolgeva diverse classi della scuola del regno; era rimasta colpita dal modo in cui Zelda si poneva con i loro coetanei e da come si presentava anche nei suoi modi di apparire.

Non aveva nessun timore a vestire secondo i suoi gusti: odiava le lunghe gonne e i corpetti, i cui scolli aderivano al corpo come pastrani; vestiva con semplici gonne corte a campana mentre i suoi corpetti la tenevano coperta quanto bastava senza esagerare, talvolta attirando innumerevoli sguardi indiscreti, a causa degli scolli che la rendevano tanto elegante quanto sensuale e provocante.

Sorrise Gin, ripensando a uno degli episodi causato proprio dall’abbigliamento della sua migliore amica…

Gin?” la chiamò, la signora, incuriosita dalla fugace risatina della figlia.

Nulla mamma, pensavo solo una cosa di vecchia data...” le rispose sorridendo, mentre concludeva la colazione.

Si alzò e corse velocemente al piano di sopra per prendere la sacca con tutto il materiale necessario per la giornata.

Era indecisa se lasciare a casa il libro di Willow ma d’altra parte era sicura che, se sua madre l’avesse visto, l’avrebbe certamente preso e avrebbe cominciato a farle mille domande sulla sua provenienza e sul perché di tanto interesse verso di esso; decise, quindi di portarlo con sé, nascondendolo in fondo alla sacca. Con l’aiuto di Zelda, avrebbe certamente trovato il modo di tenerlo lontano da sguardi troppo curiosi e indiscreti.

Gin salutò sua madre e uscì, incamminandosi verso la scuola del regno.

Nel mentre, un’ombra sinistra si aggirava nel borgo, in quelle prima luci del mattino: un mantello blu che muovendosi, attirava gli sguardi della gente di paese, incuriosita dal lungo cappuccio che non permetteva a nessuno di scorgere il viso di quel viandante.

A tutti, però, parve chiaro che quella misteriosa figura fosse molto ricca, la seta di quel mantello non era certo materiale di poco prezzo...

Ma perché una persona tanto ricca doveva aggirarsi in un comune borgo del regno? E quale il motivo di tanto mistero?

Nessuno ebbe il coraggio di proferire parola mentre, l’uomo o la donna misteriosa, proseguiva senza alcun timore la sua passeggiata...

I cancelli della scuola di Lerix si sarebbero aperti di lì a poco e tutti gli studenti attendevano pazientemente fra chiacchiere, noia e stanchezza, nella piazza antistante l’entrata.

Gin, con lo sguardo, era intenta e cercare Griselda in mezzo alla folla, senza minimamente rendersi conto che ella era proprio dietro di lei, con un sorrisetto beffardo, aspettando che l’amica si accorgesse della sua presenza.

Cerchi qualcosa in particolare?” le domandò ridendo.

Gin, ebbe un accenno di paura, sentendo due mani sulle sue spalle, realizzando, solo dopo aver udito quella voce, che altri non era che Zelda, fasciata nel suo vestito color lilla, rispecchiante il suo stile, con i lunghi capelli sciolti, liberi di muoversi al soffio del vento leggero.

Veramente cercavo proprio te”

Oh ma che onore...” rispose, Zelda, fingendosi lusingata “Nulla da raccontare?”

Non molto a dire il vero, stamattina ripensavo a quel diverbio che avevi avuto, tempo fa, con quell’uomo al mercato”

Quello che guardava troppo? Non è educato fissare.”

Le due amiche si misero a ridere abbracciandosi.

Avevano idee e modi differenti eppure non sarebbero potute stare l’una senza l’altra e ciò era risaputo in tutto il borgo. Molti si chiedevano come potesse esistere un’amicizia tale tra due caratteri notevolmente opposti.

Al contrario di Gin, Zelda non era amata da molte persone, il più delle volte si trattava di falsi sorrisi regalati per convenienza, a cui lei si era abituata con il tempo, vivendo la sua felicità con chi veramente le voleva bene.

Zelda, dopo ti devo mostrare una cosa che mi ha dato Willow, penso ti interesserà molto”

Si tratta forse di una delle leggende del regno?” le chiese incuriosita.

Più di una leggenda, probabilmente.” rispose, lanciandole uno sguardo complice, subito ricambiato dall’amica.

I cancelli cominciarono ad aprirsi e le due ragazze avanzarono, immergendosi nella folla.

In breve tempo i cancelli furono oltrepassati dalla moltitudine di ragazzi che frequentavano la scuola e al momento di entrare, un attimo prima passare l'enorme portone, Gin si sentì trascinare via bruscamente dietro una delle colonne dell’edificio.

Non riuscì ad articolare alcun suono e, d’altro canto,non avrebbe potuto neanche volendolo, poiché dopo poco si ritrovò una mano a tapparle la bocca.

Il suo cervello non riusciva a formulare nessun pensiero razionale e la paura faceva dimenare smodatamente il suo corpo, nel tentativo di liberarsi, ma senza ottenere risultati.

D’improvviso si sentì girare e ciò che inizialmente apparve ai suoi occhi, non servì a rassicurarla. La figura nascosta sotto il mantello che, fino a poco tempo prima, si aggirava nel borgo, si palesava dinanzi a lei, stringendola senza lasciarle alcuna via di scampo.

Chi sei?” chiese spaventata.

Non avrei voluto fare brutta impressione, signorina...” rispose una voce maschile, che Gin parve riconoscere.

L’uomo si tolse il cappuccio e alzò lo sguardo, mostrando alla ragazza due profondi occhi ambrati.

Tu...”

Sì sono Brumir…non era mia intenzione spaventarti, speravo di incontrarti...” le disse sorridendo.

Gin non riusciva a realizzare ciò che stava succedendo e presa dall’impulso diede un sonoro ceffone al viso del soldato…

Va bene me lo sono meritato” enunciò lui, massaggiandosi la guancia con una mano, senza abbandonare il suo sorriso.

Puoi ben dirlo.” rispose lei, stizzita “Questo non è incontrare una persona, questo è rapirla… tu ...sei matto...”

Lui scoppiò a ridere e prendendole la mano le disse: “Rapire mi sembra esagerato, sei ancora qui, sana e salva anche se… posso darti ragione sull’essere matto… insomma sono letteralmente scappato dai miei doveri di soldato per venire fin qui...”

Gin lo guardava incredula, indecisa se tirargli un altro schiaffo e scappare dentro la scuola oppure perdonarlo e rimanere a chiacchierare, ignorando i propri doveri, come lui aveva fatto per lei.

Mi perdoni, signorina, per averla spaventata...ma non posso che essere felice per averla trovata...”

A seguito di quelle parole, Brumir, baciò, con riverenza, la mano della giovane e ammirò i suoi occhi smeraldini, persi nella dolcezza di quel gesto.


Fine quinto capitolo.


Ed eccolo qui, il quinto capitolo, dopo un lungo periodo di assenza. Abbiamo conosciuto due personaggi (Ilene e Zelda) ed è ritornato un piccolo soldatino… (oserei dire che sta partendo una minuscola ship).

Non c’è molto da spiegare direi, spero, come sempre, che il capitolo vi sia piaciuto e ringrazio chi spende tempo per questo raccontino.

Prima di lasciarvi vi chiedo: dopo cinque capitoli, quale parola usereste per descrivere Gin?

Un caldo abbraccio e alla prossima.

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