Verso il blu, ed oltre.

di GPM
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Un nuovo inizio ***
Capitolo 2: *** Sky is the limit ***
Capitolo 3: *** Balla Ballerina ***
Capitolo 4: *** Adventure or something else? ***
Capitolo 5: *** Hei, ma per quanto ho dormito? ***
Capitolo 6: *** Posizioni scomode ***
Capitolo 7: *** After Sex ***
Capitolo 8: *** "Ah, Ciao.." ***
Capitolo 9: *** Crush ***
Capitolo 10: *** Posso chiederti un favore? ***



Capitolo 1
*** Un nuovo inizio ***


Dopo aver passato all'incirca undici ore in aereo in compagnia della mia amica Isabelle, non vedevo l'ora di scendere e finalmente riposare. Arrivammo in hotel verso l'una di notte; Stanche ed assonnate, appena entrate nella nostra suite iniziammo a saltellare sopra i letti come due ragazzine di sedici anni, anche se in realtà ne avevamo ventuno, ma non è questo il bello?
Non bisogna perdere mai il bambino che è in noi a mio parere.
Tutto mi si chiarì meglio quando fui sotto la doccia, la mia mente ancora non stava realizzando che finalmente ero nella splendida Los Angeles, la magica città degli angeli. Patria di artisti famosi, musicisti rock e celebrità.
Volevo solo andare a riposare per riprendermi dal jet-lag, Isabelle nel frattempo da maniaca ossessiva qual'era mise già sulla scrivania i vestiti per l'indomani, si riempì il viso della sua crema di bellezza e fece un enorme chignon con i suoi capelli dorati, mi guardò seria mentre io ero ancora sulla porta del bagno intenta ad osservarla, e balzò sul lettone urlando.

"Non ci posso credere Giuli, siamo finalmente ad L.A!, è una vita che sognavo di essere qui, ed ora ci siamo io e te! ci godremo questa vacanza e ce la spasseremo!"

"Calmati Isa, altrimenti ci cacciano dall'hotel" replicai.

"Ma và, dopo tutti i soldi che i nostri genitori hanno sborsato per questo fantastico hotel, con spa, piscine e spiagge mi devono almeno un urletto di felicità"
In effetti aveva ragione, così iniziai a sorridere come un ebete e mi coricai anche io a letto. Fremendo per quella che sarebbe stata una vacanza da urlo.

La mattina seguente mi svegliai completamente riposata, e con mia grande sorpresa Isabelle mi aveva portato la colazione dopo aver chiamato il servizio in camera.
 "Buongiorno pigrona! Forza è ora di alzarsi, ci sono posti da vedere, prelibatezze da assaggiare e soprattutto ragazzi da rimorchiare!"
Ero su di giri, non per il discorso di incitamento di Isabelle, ma perchè era riuscita a trovarmi un'espresso!
Ah, dio solo sa quanto io ami il caffè e di quanto ne abbia bisogno per svegliarmi.
Diedi una spettinata fra i capelli ad Isa, e mi fiondai in bagno dedita a truccarmi per rimettere a posto quella cosa che mi ostinavo a chiamare faccia.
Passata una buona mezz'ora a farmi sembrare, bè ecco, accettabile dalla società mettiamola così, uscii e Isabelle era già pronta, i suoi capelli gialli come il grano ondeggiavano e facevano sentire i miei invece nero corvino uno straccio. Ma lasciamo stare, non si può mica avere tutto dalla vita, come lei infondo aveva sempre invidiato il mio decolletè, punto di forza da anni del fisico a clessidra.
Decidemmo di andare a visitare per prima cosa la Hollywood Sign ovvero la scritta sulle colline di Hollywood; Infilai un vestito verde che mi ero portata sandali con la zeppa nera e occhiali da sole.
Arrivate a destinazione dopo 45 minuti di traffico eravamo senza fiato, per la prima volta mi sentivo lontanissima da casa e artefice del mio destino.
Andammo poi a vedere la Hollywood Walk of Fame, il famoso marciapiede costellato da oltre duemila stelle con i nomi di celebrità passate e presenti. Dopo aver passeggiato per più di due ore la fame ha cominciato a farsi sentire così agguantammo un sandwich e ci fermammo in un delizioso diner a bere e a ricaricarci.
"Ti va più tardi di andare a visitare gli studi cinematografici della Universal e della Paramount?" chiesi ad Isabelle.
"No G, non ne ho davvero la forza, vorrei andare un pò in spiaggia a rilassarmi sotto il sole ti spiace?"
"No certo che no Isabelle, non ti preoccupare ci andrò da sola." In effetti non mi dispiaceva rimanere un pò da sola, dopotutto io ed Isabelle siamo grandi amiche si, ma non abbiamo molti interessi in comune.
"Perfetto tesoro allora ci vediamo stasera in albergo che ti porto a cena e poi andiamo a spassarcela al Sunset Boulevard."
"D'accordo Isa, divertiti in spiaggia e ricordati la crema solare altrimenti diventi come un'aragosta"
e mi lasciò lì nel diner.
Dopo aver fumato due sigarette per digerire l'enorme sandwich ingurgitato un'ora prima mi diressi verso gli studi, ah, sospiravo in quelle meravigliose vie, adoro il cinema, la capacità che ha di farti sognare, di vivere vite altrui, provare sentimenti che neanche pensavi di avere. Una magia.
 

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Capitolo 2
*** Sky is the limit ***


Il mio tour cinematografico, è stato a dir poco fantastico, la guida è stata simpaticissima e molto disponibile nei miei confronti, devo dire che avevo passato un bellissimo pomeriggio in compagnia solo di me stessa, di Marlon Brando, Marylin Monroe, James Dean, John Travolta, Tom Hanks, e molti altre sagome di attori che erano presenti negli studi. Decisi quindi che era l'ora di tornare in hotel, arrivata nella suite non c'era nessuna traccia di Isabelle, forse era al bar di sotto.

Mi feci una doccia veloce e mi cambiai. Misi un vestito rosso con le bretelle, volevo sentirmi anche io una diva hollywoodiana ma l'effetto era molto diverso infatti sembravo un pompiere finito male. Ad ogni modo, scesi di sotto mentre nell'ascensore mi guardavo e ricontrollavo allo specchio, appena varcai le porte del marchingegno sali e scendi, ecco che trovo Isabelle intenta a bere come una spugna.


"Hei, ma che diavolo stai facendo? Non dovevamo andare a cena?"


"Scusami amichetta, ma questo barman era così carino che non ho potuto resistere e ho cominciato a prendere da bere"


"Tu guarda a cosa mi tocca assistere, sei così disperata da continuare ad ordinare da bere solo per farti fare qualche sorrisetto?"


"Se mi porterà nel suo letto si" esclamò senza ritegno


"Bene allora è deciso adesso ti riporto in camera"

"No! Non puoi decidere tu per me Giulia, lo so che tu hai sofferto ma non significa che anche gli altri debbano smettere di divertirsi!" urlò.


Rimasi a bocca aperta, non sapevo davvero cosa rispondere, e dire che di solito sono una logorroica cronica.


"Hai ragione Isabelle, io non sono tua madre e quindi non posso permettermi di dire nulla, ma perfavore promettimi che starai attenta e ti prego dimmi che non sei ubriaca ma solo brilla"


"Guardami" disse "Sono nel pieno delle mie facoltà fisiche e cognitive"


"D'accordo, io me ne vado a cena se ti serve qualcosa sono nel ristorante dell'hotel"


"Ciao G! E miraccomando non fare nulla che io non farei!"



Andai a sedermi in un tavolo all'angolo, mentre aspettavo il cameriere, continuavo a pensare alle dure parole di Isabelle, io voglio divertirmi certo, è solo che voglio andarci con i piedi di piombo tutto qui.

Arrivò il cameriere che mi consigliò un hamburger e da bere ovviamente mi feci portare una bella pinta di birra rossa, la mia preferita.

Mentre mangiavo, mi sentivo un pò osservata, certo per come ero vestita può darsi, il mio abito era rosso Valentino, un pò come quello di Jessica Rabbit, solo che a me con quell'hamburger e birra sul tavolino non faceva lo stesso effetto femme fatale.

Un uomo di fronte al tavolo mi stava fissando, i suoi occhi azzurri mi ricordavano il cielo irlandese dopo la pioggia, barba incolta che mi faceva impazzire, camicia celeste che metteva perfettamente in risalto i suoi occhi cerulei, jeans attillati ma non troppo sulle gambe muscolose ma magre, spalle larghe e torace largo. Oh mio Dio, pensai. Ma è uno schianto.

Mi stava sorridendo e sorrisi anche io, d'un tratto si alzò e venne verso di me.

"Posso signorina?" chiese


"Ehm, certo, prego" dissi


"Sa, non ho mai visto una donna bella come lei, prendere un' hamburger e scolarsi una birra come ha appena fatto."


Rimasi un pò perplessa, e l'unica cosa che mi uscì fu


"Bè, si lo ammetto non sono il massimo della finezza ma al posto delle carote e dei sedani di cui si nutrono le modelle che pascolano specie qui ad L.A. a me piace mangiare cibo vero e tenermi in forma, non sarò sicuramente una modella ma mi vado bene così".

Mi guardava fisso, e scoppiò in una risata fragorosa che mise allegria anche a me.


"Sa, a me non piacciono particolarmente le modelle.. preferisco le donne vere." disse con un sorriso malizioso

Sorrisi, a quello splendido uomo che avevo di fronte finchè il mio cervello cominciò a darmi input, e flash, oh cavolo, ma lui è.. lui è.. Jake Gyllenhaal!

Oh santo cielo, quando questa la racconterò ad Isabelle le prenderà un accidenti.

Feci finta di nulla, come se la situazione fosse tutta sotto controllo quando in realtà il mio viso era diventato dello stesso colore del vestito.

"Molto piacere io sono Giulia Fitzpatrick" dissi con un sorriso.


"Ciao Giulia, io sono Jacob Gyllenhaal, ma puoi chiamarmi Jake" rispose.


Stavo iperventilando, ero a cena con il mio attore preferito e pergiunta mi trovava attraente, ma dovevo calmarmi e tornare lucida.

"Di dove sei Giulia?" mi chiese


"Sono Italiana, abito in una regione del centro Italia, mia madre è italiana e mio padre è irlandese.

"Amo l'Italia, ci sono stato troppe poche volte, vorrei visitarla meglio" esclamò


"Bè magari potrei farti da guida in qualche occasione" dissi scherzando.


"Senti, Giulia, posso offrirti da bere? Conosco un fantastico locale sulla spiaggia che fa dei drink magnifici ti va?"


"Si, perchè no" esclamai


Era tutta una scena in realtà nel mio cervello si stava festeggiando il quattro luglio. Ero completamente su di giri.

Mi portò allo Sky Bar, un locale elegante da un'atmosfera così piacevole che mi sembrava di fluttuare, luci soffuse una piscina interna e tavolini con morbide poltroncine bianche e candele.

Jake mi fece accomodare da vero gentiluomo e mi chiese cosa volessi ordinare, ovviamente essendo una donna adoro la serie tv Sex and The City, quindi sfoggiai la Carrie Bradshaw in me e dissi


"Un Cosmopolitan perfavore" mi sorrise e andò verso il bancone, mentre aspettavo che tornasse mi sentivo davvero fortunata, quello splendido uomo, aveva adocchiato, me, e in quel locale, lì nel bel mezzo della vita di Los Angeles, io Giulia Fitzpatrick arrossii, e mi sentii felice, come non lo ero da tempo.

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Capitolo 3
*** Balla Ballerina ***


Jake tornò con un Cosmopolitan ed uno Scotch nell'altra mano, si mise a sedere e bevve un sorso dal bicchiere mentre delle goccioline gli rimasero sulla barba, presi un tovagliolo, mi allungai verso di lui e lo asciugai, mi guardava in un modo così intenso e avevo seriamente paura di finire in quei bellissimi occhi blu e perdermi completamente, lo sguardo gli andò anche sulla mia scollatura che in effetti era lì proprio sotto il suo naso; Non dissi nulla, mi rimisi a posto mentre sorseggiavo il mio drink.
Non potevo però rimanere in silenzio, altrimenti sarebbe stato imbarazzante, però in effetti non sapevo neanche cosa dirgli, fu lui a rompere il silenzio.
Mi chiese cosa facessi nella vita, le mie passioni ed i luoghi che avevo visitato.
Così, gli raccontai del mio periodo di transizione tra università e lavoro, della mia passione per il cinema e per i viaggi, gli raccontai del mio viaggio a Dublino che cambiò per sempre la mia vita, e lui se ne stava lì che mi ascoltava quasi come se le mie parole fossero ipnotiche.
Lì per lì non sapevo cos'altro dire se non

"Sa, signor Gyllenhaal i suoi occhi mi ricordano la campagna irlandese dopo la pioggia"

Oh mio Dio ma cosa diavolo avevo appena farfugliato. Ho detto quello che pensavo nella testa. Cavolo!
Lui mi sorrise in un modo così dolce, e poi disse

"Signorina, Giulia, questa sembra una frase che dovrei dire io a lei..ha due occhi stupendi ed un sorriso che mi incanta, però pensavo fossimo andati oltre il lei o mi sbaglio?" 
 
"Assolutamente" mi prese la mano e mi invitò a ballare, era come se fossimo gli unici nel locale, mi fece fare delle giravolte e mi cingeva stretta a sè, mentre ballavamo mi sentivo nuova, un senso di libertà si espandeva nella mia anima e la sentivo bruciare. Forse cominciavo a vivere per la prima volta.
Jake si avvicinò al mio viso, a due millimetri da me, mi prese per mano e disse "Vieni con me", non capivo dove stessimo andando, so solo che ad un tratto dovetti togliere i tacchi perchè eravamo in spiaggia, e lì tra le onde del mare e sotto un cielo stellato, mi baciò.
Le sue labbra sapevano di scotch, di qualcosa di dolce ma soprattutto sapevano di vita.
I suoi baci erano dolci, ma pieni di passione, so solo che un brividò mi attraversò la schiena, ma non era la brezza marina, era la mano di Jake che mi accarezzava delicatamente.
Quella notte fu magica, restammo io e lui seduti sulla spiaggia a guardare le stelle, a cercare di indovinare le costellazioni, a ridere e schizzarci con l'acqua come due idioti.
Alle cinque del mattino eravamo ancora lì, in tempo per ammirare la nascita del sole; Mi mise un braccio sulla spalla e disse "Hai sonno ragazzina?"
Lo guardai cercando di essere più lucida del solito, "Per niente!" risposi, cominciò a ridere, una di quelle risate sincere, genuine.

"Bè, io si marmocchia infondo ho quindici anni in più di te"

"Va bene allora riportami a casa nonnino" lo guardai con una smorfia buffa

Mi riportò in albergo, arrivati nella suite, notai con piacere che Isabelle era caduta in coma sul letto e non aveva fatto grossi danni alla stanza.
Quanto a Jake, bè, mi mise con le spalle al muro, e iniziò a baciarmi dappertutto, sul collo e appena dietro l'orecchio, come faceva a sapere il mio punto debole mi chiesi tra me e me mentre rispondevo ai suoi baci. Scese verso la scollatura , non riuscivo a smettere di volerlo anche se sapevo che fosse sbagliato, non potevo farlo al primo appuntamento anzi non era neanche un appuntamento era un solo e semplice drink, perciò mi diedi uno schiaffo mentale cercando di sfuggire all'irresistibile.
Mi scostai leggermente, e lui mi diede un bacio sulla guancia, mi prese la mano e vi mise qualcosa all'interno, entrò nell'ascensore e mi sorrise mentre salutava con la mano.
Appena se ne andò, aprii il palmo della mia mano ed eccolo lì, il suo numero di cellulare, sorrisi mentre aprivo la porta, presi il telefonino dalla borsetta e gli mandai un messaggio.

"Grazie per la splendida serata, G" scrissi
Il telefonino trillò poco dopo "Affacciati" c'era scritto, così andai verso la finestra e lo vidi, era lì appoggiato alla sua macchina e mi ricordava così tanto quella scena del film "Un compleanno da ricordare" dove appunto il protagonista maschile di nome Jake era nella stessa posizione aspettando Samantha la protagonista femminile.
Adoro queste banalità, gli sorrisi mentre ero appoggiata al bordo della finestra e  lo salutai mandandogli un bacio che lui afferrò.

Andai verso il letto addormentandomi con il sorriso ancora sulle labbra e gli zigomi doloranti per le grosse risate fatte insieme a lui.

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Capitolo 4
*** Adventure or something else? ***


La mattina seguente mi svegliai completamente riposata, non sapevo se fosse stato per via del letto che era comodissimo o dei baci di Jake che ancora assaporavo leccandomi il labbro; Isabelle ancora dormiva ed io ne approfittai per farmi un bel bagno per svegliarmi del tutto.
L'acqua scorreva sul mio corpo, mentre con la mente ripercorrevo la sera precedente; I suoi occhi, fissi sul mio viso, le sue mani affusolate che mi cingevano la vita mentre danzavamo, il suo profumo che mi era rimasto ancora addosso e che mi faceva sorridere mentre mi insaponavo i capelli.
Ancora in accappatoio, mi sedetti sul letto e chiamai il servizio in camera, ordinai un espresso ed una brioche per me ed un cappuccino con fette biscottate e marmellata per Isabelle che ancora non accennava a volersi svegliare.
Il ragazzo dell'albergo bussò in camera dopo appena una decina di minuti, gli lasciai una discreta mancia e lo ringraziai.
Mentre sorseggiavo il mio caffè, non vedevo l'ora che Isabelle si svegliasse per raccontarle tutto, così per non aspettare ulteriormente, iniziai a punzecchiarla sul braccio che era appoggiato sopra il lenzuolo.

"Mmh" bofonchiò, mentre continuavo a punzecchiarla, d'un trattò si voltò verso di me e disse "Ma che ore sono?"

"Sono le dieci e trenta" risposi, si girò dall'altra parte e replicò di voler restare a dormire, ma io avevo troppa voglia di raccontarle cosa fosse successo la sera prima e così iniziai a scalpitare con l'unica frase che poteva farla scattare davvero.

"Ho incontrato un uomo ieri sera, pensavo volessi sapere qualche dettaglio, ma se sei troppo stanca per parlarne va bene me ne vado un pò in spiaggia."

Come da copione, episodio successo in svariati momenti della nostra adolescenza, si alzò immediatamente con gli occhi sgranati ed i capelli arruffati e urlò "Chi?!? Voglio sapere tutto, dove l'hai incontrato, come si chiama, che lavoro fa, che aspetto ha, insomma tutto."

Scoppiai a ridere nel vederla in quello stato emozionale, neanche fosse successo a lei, ma Isabelle era così, era più importante la felicità degli altri che la sua. L'ho sempre ammirata per questo, tutto il contrario di me. Io che ero sempre stata invidiosa, che ero sempre in competizione per qualsiasi cosa, mi riusciva davvero difficile essere fiera delle conquiste personali degli altri.
La guardai dritta negli occhi ed iniziai ad arrossire completamente, le raccontai del nostro buffo incontro, delle sue parole, di come mi prese per mano e mi portò in spiaggia per poi baciarmi sotto un manto di stelle e con l'odore del mare che mi inebriava il cervello, mentre assaggiavo le sue labbra e lui le mie.
Poi però dovetti rivelare l'identità del gentiluomo e quando finalmente le dissi "Isa, era Jake Gyllenhaal" lei rimase in silenzio.
Non mi credeva pensai, ma poi le si illuminò il volto e scoppiò "Non ci posso credere! Stai dicendo sul serio? Oh mio Dio, questo significa che adesso anche tu sei famosa, e che quindi io ho un'amica famosa che esce con il bellissimo e super acclamato Jake Gyllenhaal! E dimmi com'è? Come te lo sei sempre immaginata?"
Isabelle sapeva della mia cotta per Jake, da quando avevo dodici anni, da quando vidi il suo primo film e mi colpì totalmente, negli anni poi guardando le interviste, vari ruoli per cui si fece notare e le sue interpretazioni la mia cotta si accentuò notevolmente.

"Si, è come l'ho sempre immaginato, questo e molto di più. E' dolce, romantico, ma.. non voglio farmi troppe illusioni. Uno come lui non potrebbe mai stare con una come me, voglio dire io sono una comune ragazza, nè una celebrità, nè una modella, nè altro. E poi non era neanche un appuntamento, mi ha offerto solo un drink, magari chissà per portarmi solo a letto come.."

"Smettila!" mi interruppe Isabelle, "Devi lasciare andare il passato, non permettere ad una cosa successa tre anni fa di condizionarti la vita. E' vero tu non sei una star, nè una modella, ma ti sei chiesta perchè te e non Adriana Lima?"

"Perchè magari Adriana Lima è impegnata?" risposi

"No, sciocca. Forse è proprio questo che lo ha intrigato di te."

"Si, può darsi ma perchè io? e non qualcun'altra?"

"Questo non lo so G, infondo al cuor non si comanda no?"

"La smetti di rispondere alle domande con altre domande Isa? Così non mi aiuti" replicai

"D'accordo, calmati. Probabilmente ti ha vista, con il tuo bel vestito rosso, seduta da sola, in un ristorante pieno di altre persone, gli sei piaciuta ed ha voluto provarci; Non mi sembra la fine del mondo no?"

"No.. anzi.. " dissi

"Ti ha lasciato il suo numero di telefono?" chiese

"Si" risposi.

"Bene, allora oggi andremo in spiaggia e ci abbronzeremo perchè sembriamo ancora due cadaveri e quindi ci identifichiamo come turiste, ce la spassiamo e mentre ci godiamo la giornata vediamo se Mister occhi blu ti scrive ti sta bene come programma?"

Annuii con il capo, e mi infilai il costume da bagno, presi il necessario, e ci dirigemmo in spiaggia.
Avevo una sensazione strana, una specie di magone che mi attanagliava lo stomaco, e se non mi avesse più scritto?
Cercai di non pensarci troppo, anche se era sempre nella mia testa, i suoi occhi, i suoi dannatissimi e bellissimi occhi che mi facevano sognare ad occhi aperti; Presi una birra al bar, sperando che mi aiutasse a distendere i nervi, Isabelle intanto giocava a beach volley con dei ragazzi conosciuti poco prima. Si preoccupava di sembrare una turista, ma in realtà sembrava la classica bellezza bionda californiana, ero io quella fuori posto invece, bianca come un latticino e capelli corvini. Decisi di stendermi sul lettino e prendere un pò di sole, con gli Oasis nelle cuffiette e molta crema solare addosso riuscii a rilassarmi.
Ma chissà se mi avrebbe chiamato. Ero un'avventura? mi chiesi prima di chiudere gli occhi e lasciarmi scaldare dal sole.

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Capitolo 5
*** Hei, ma per quanto ho dormito? ***


Erano all'incirca le quattro del pomeriggio quando mi svegliai, ero ancora sul lettino, stranamente non ero ustionata, cosa che capitava ogni volta che andavo al mare, Isabelle era accanto a me che leggeva una rivista di moda.

"Hei, ma per quanto ho dormito?" le chiesi

"Anche troppo direi!, perchè non vai a farti un bel bagno, l'acqua è meravigliosa" rispose

"Si, credo che andrò anche perchè sto andando a fuoco con questo caldo, vieni anche tu? Mi scoccia andare da sola"

"Si, ti raggiungo tra poco, finisco di leggere questo articolo"

Mi avviai verso la distesa blu, mi incamminai fino a dove toccavo, sapevo nuotare si, ma avevo il terrore di cosa potesse esserci sotto di me perciò rimasi non troppo distante dalla riva. L'acqua era fresca, pulita e non c'erano troppe onde, così rimasi un pò a galla, chiudendo gli occhi e lasciando che il sole mi accarezzasse la pelle.
Isabelle ancora non si vedeva, chissà quanto doveva essere lungo quell'articolo pensai.
D'un tratto, sentii un tocco su una caviglia.
"Isabelle, finalmente ce l'hai fatta, allora com'era questo articolo? bello come il mio gentiluomo di ieri sera?" chiesi
 
"Ma grazie" disse la voce.

Istintivamente aprii gli occhi, il sole mi accecava e non riuscivo a distinguere la sagoma che avevo di fronte, poi misi a fuoco, era lui.
Mi alzai di scatto e impallidii

"Non mi sono mai considerato una gran bellezza, ma sapere che mi trovi attraente mi fa molto piacere" disse ridendo.

"Ciao, ehm, non sapevo che fossi tu, aspettavo la mia amica Isabelle" risposi

"Lo so, ti avevo scritto ore fa, ma non hai risposto e così ti ho chiamato, e la tua amica Isabelle, mi ha detto che stavi facendo un sonnellino sotto al sole e così ho deciso di raggiungerti. Volevo vederti in bikini e sentire la tua risata".

Tra l'imbarazzo generale, non sapevo cosa replicare, l'autostima che avevo costruito con anni di fatica, si era andata a nascondere in un angolo del mio cervello non appena avevo incrociato il suo sguardo magnetico. Mi feci coraggio e cercai di dire qualcosa che non mi facesse sembrare una completa idiota.

"Bè, eccomi qua, questa sono io, questo è il mio bikini, e questa è la mia risata" sghignazzai imbarazzata.

"Sei uno schianto"

Quest'uomo ci sapeva davvero fare, e la mia mente stava vaneggiando.

"Però staresti meglio senza" replicò

Scoppiai a ridere, "Non mi sembra il luogo adatto signor Gyllenhaal" risposi.

Si avvicinò lentamente, mi accarezzò il viso e mi baciò, con più passione, indossava un costume nero, i capelli erano sistemati all'indietro e mentre mi baciava sentivo il mio corpo vicino ai suoi addominali, stavo per impazzire, tra il caldo, e lui non sapevo cosa mi stesse facendo più sudare per l'eccitazione.

Ci interruppe Isabelle, che era a riva e mi chiamò, la stavo maledicendo.

"Hei, G, è tutto il giorno che non mangi nulla! Vieni ho portato dei panini!"

Che scusa idiota aveva trovato, voleva fingersi preoccupata quando in realtà voleva conoscere Jake, in effetti come darle torto.
Ci incamminammo verso di lei, mentre Jake mi abbracciava e sorrideva, e anche io avevo messo su un'aria beata.

"Ciao, Jake, io sono Isabelle la migliore amica di Giulia" si presentò

"Ah, allora sei tu l'artefice del nostro incontro, molto piacere Isabelle" rispose lui.

"Coraggio andiamo a sgranocchiare qualcosa, muoio di fame!" disse Isabelle.

Ci dirigemmo verso il nostro ombrellone, e iniziammo a mangiare.
Isabelle, riempiva di domande Jake, sulle stranezze delle celebrità, in particolar modo sul suo sogno proibito, dopotutto credo lo sapessero anche i muri che stravedeva per Ryan Gosling.
Jake raccontò qualche aneddoto, a proposito di lui, ma niente che la mia informatissima amica non sapesse già.
Passammo un delizioso pomeriggio, tra carte, bagni, e beach volley, finchè Isabelle non ci lasciò soli.

"Allora come ti sembra?" gli chiesi

"E' molto simpatica la tua amica, fortuna che mi ha risposto lei, altrimenti mi sarei sentito rifiutato" rispose sorridendo

"Non sei così sicuro di te allora" dissi facendo una smorfia.

"Sono sicuro di molte cose, mia cara Giulia. Che sono bravo nel mio lavoro, e che posso sempre migliorare. Che ora sei arrossita perchè ti ho guardata dritto negli occhi, e sono sicuro che staserai verrai a cena con me."

"Ne sei così convinto?"

"Al cento per cento". Mi prese e mi buttò sul lettino, mi baciò sul collo come aveva fatto la sera prima.

"Non so, forse potrei avere già un impegno per stasera". dissi mentre cercavo di provocarlo.

"E con chi?" rispose accigliato

"L'hai detto anche tu che sono uno schianto no?" cercai di finire la frase con la massima sicurezza nella voce, non volevo essere soltanto un'altra tacca spalliera del suo letto, anche se mentre mi baciava il mio corpo diceva tutto il contrario.

"Io voglio portarti a cena fuori, e poi fare il bagno con te nella mia piscina, l'altro cosa potrebbe offrirti?" disse rispondendo malizioso

"Ehm non saprei visto che non c'è nessun altro" scoppiai ridendo. La mia finzione venne smascherata in un batter d'occhio.

sorrise e mi fece alzare, mi strinse a sè e poi mi sussurrò all'orecchio "sei bellissima", in quel momento con il tramonto davanti a me ed in quell'abbraccio che sembrava dire tutto in un momento così perfetto mi fece provare per la prima volta un senso di appartenenza, forse il mio momento magico da cinema era arrivato. Mi riaccompagnò in albergo e mi disse che sarebbe venuto a prendermi verso le otto e trenta. Così arrivati alla porta della mia stanza, mentre Isabelle era ancora sotto la doccia, mi salutò con un bacio sulla guancia e disse "A stasera ragazzina".

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Capitolo 6
*** Posizioni scomode ***


 Non sapevo davvero cosa mettermi poi però mi venne in mente il mio vestito con le rondini nero, presi le mie zeppe nere e le allacciai mentre le mani mi sudavano, perchè diavolo ero così agitata non riuscivo davvero a spiegarmelo. Andai in bagno e cercai di truccarmi come meglio potevo, volevo essere bella e non solo carina.
Presi l'arriccia capelli e cominciai a fare delle onde, sui miei capelli corvini. Passata una buona mezz'ora, presi dalla mia borsa delle mentine mentre aspettavo che mi venisse a prendere. Intanto giocherellavo con il laccio del mio vestito che era sulla mia vita, adoravo quell'abito, perchè metteva in risalto il mio seno e il mio fisico a clessidra.
Il campanello suonò e mentre cercavo di non ammazzarmi con le mie scarpe andai ad aprire la porta. Era lui, Jake.
Aveva addosso una camicia celeste che metteva perfettamente in risalto i suoi occhi meravigliosi, dei jeans aderenti il giusto sulle sue gambe muscolose ma magre, e delle scarpe marroni dello stesso colore dei suoi capelli.
Rimase per un attimo a bocca aperta quando mi vide;
Non mi sono mai considerata una grande bellezza allora il merito era davvero del vestito pensai. Mi baciò sulla guancia, una cosa tipica europea anche se lui era americano, mi disse che ero una favola e andammo verso la sua macchina un'Audi nera che dire.. se non magnifica!
Il viaggio in auto fu alquanto divertente perchè mentre lui metteva su una canzone alla radio io cambiavo stazione, e abbiamo iniziato a parlare dei suoi gruppi preferiti e dei miei.
 Arrivati al ristorante fui abbastanza sorpresa visto che era un ristorante italiano. Così lo guardai negli occhi e dissi "Fai sul serio? Porti una ragazza italiana in un ristorante italiano?"
Fece una risata così genuina che veniva da ridere anche a me e mi spiegò "Sai, sono stato parecchie volte in Italia, e per quanto io cerchi di ricordare il cibo mi sembra sempre che questo ristorante faccia la miglior cucina italiana di tutta la California, e voglio il parere di un'esperta come te."
In effetti aveva un suo ragionamento la cosa, entrammo e ci sedemmo in un tavolino all'angolo del locale, lui ordinò una carbonara ed io delle lasagne.
Così quando giunse il cameriere con le nostre ordinazioni, rimasi alquanto sorpresa e feci una faccia buffa. Lui mi guardò e mi chiese se ci fosse qualcosa che non andava, io gli risposi "Qualcuno ha vomitato nel mio piatto, che diavolo è questa?"
Non volevo sembrare schizzinosa ma era davvero così assurda.
Assolutamente non era una lasagna, neanche degna della cucina di mia nonna.
Così rise, e mi disse "Ti sfido allora, andiamo via da qui e preparami tu una tipica cena italiana".
Ci pensai su, dopotutto ero io quella che quando mia madre mi chiese di fare una semplice frittata per poco non feci esplodere la cucina.
Ma il mio orgoglio si faceva sentire e così accettai. Andammo in un supermercato e presi spaghetti, sugo, e ovviamente il Barolo.
Dopotutto un uomo si prende anche per la gola no? Arrivati alla mia suite dell'albergo, presi una pentola e vi misi dell'acqua portandola ad ebollizione, preparai gli spaghetti mentre il sugo già stava cuocendo;
 Nel frattempo gli avevo versato del vino nel bicchiere e fortunatamente non aveva fatto caso che per aprire la bottiglia per poco non mi ero slogata un polso.
Ci sedemmo al tavolo e gustammo la cena e mi disse che era la cosa più buona che avesse mai mangiato, mi sentii così lusingata che arrossii come una bambina. Forse aveva degli standard bassi chissà.
Il vino però cominciava a fare effetto, dovete sapere infatti che il Barolo ha una gradazione di almeno quarantacinque gradi, ero su di giri, guardavo quello splendido uomo seduto di fronte a me e mi chiedevo come cavolo avesse fatto ad uscire con me.
Si alzò e nello stiracchiarsi il suo possente torace mi fece venire i brividi. D'un tratto gli si illuminò il volto, non capivo perchè. Andò verso una mensola dove c'era la televisione e prese un gioco. Per l'esattezza il twist. Rimasi a bocca aperta e speravo lo rimettesse a posto quando invece mi guardò dritto in faccia e mi disse
 "E' ora di giocare", pensavo scherzasse ed invece tirò fuori il tappetino in quel momento diventai rossa come un pomodoro e l'unico pensiero andava al mio vestito.
Se avessi giocato sarei rimasta mezza nuda. Lui mi guardò e disse "Coraggio vieni".
Con l'ansia addosso, andai verso di lui e iniziammo a giocare, dopo una decina di posizioni decisamente ridicole, ci ritrovammo in un'altra posizione, del tutto compromettente. Lui infatti era praticamente sopra di me, ad un millimetro dal mio viso, i suoi occhi mi fissavano, il suo odore mi stava facendo impazzire il cervello, il suo corpo stava aderendo al mio, finchè.. iniziammo a ridere come due idioti e cademmo a terra. Sudati, e rossi in viso, ci guardammo senza dire una parola per almeno due minuti, finchè mi accarezzò una guancia e scostò i miei capelli, si avvicinò a me e mi baciò piano. Le sue labbra sapevano di vino e di qualcosa di dolce, cominciò a baciarmi con più passione più desiderio, mi voleva.
Ed era chiaro da come anche io lo baciassi, che lo volevo, cominciai a sbottonargli la camicia, il suo petto mi faceva impazzire, possente e grande. Le sue spalle, mi trasmettevano protezione, emanava un odore che mi inebriava.
 Ero completamente andata, partita. Si spostò e iniziò a sfilarmi le scarpe e poi gli slip, mi tolse il vestito e rimasi soltanto con il reggiseno. Iniziò a baciare ogni singola parte del mio corpo, e non riuscivo a muovermi ero così estasiata che lo volevo e basta. Non volevo semplicemente fare sesso, volevo fare sesso con lui in un modo come non l'avevo mai fatto prima. Mi tolse infine anche l'ultimo indumento, e rimase ad ammirare il mio corpo, mi baciò di nuovo in bocca mentre le nostre lingue giocavano ed infine si tolse i pantaloni. Mi dimenticai chi ero in quel momento. Sapevo solo che volevo Jake nel mio corpo e nel mio cuore. Ci addormentammo infine, io sopra di lui mentre mi teneva stretta a sè.

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Capitolo 7
*** After Sex ***


La mattina seguente mi svegliai con un enorme malditesta. Non avevo niente addosso se non una coperta. Mi voltai per cercare Jake ma lui non era accanto a me. Mi sentii una completa idiota. Dopotutto che dovevo aspettarmi da un attore Hollywoodiano appena conosciuto e dopo esserci stata a letto al primo vero appuntamento.  Stupida, stupida, stupida.
Mi guardai nel riflesso della credenza di vetro, vidi soltanto un viso sporco di trucco e troppe occhiaie per una che aveva soltanto ventuno anni.
"Hei, buongiorno raggio di sole"
Mi voltai di scatto, ed era lì.
Nella cucina ai fornelli a preparare la colazione, con la sua camicia azzurra ed i suoi boxer.
Per un attimo fui sollevata, allora non era uno stronzo pensai.
Mi disse di sedermi, e mi portò la colazione.
Waffles, e pancakes disse "La colazione dei campioni"
"O dei ciccioni" ribadii io, e rise. La sua risata mi faceva impazzire, così piena di gioia e di allegria.
Erano le undici di mattina passate, e Jake mi disse che aveva un sacco di impegni nella giornata e che avrebbe voluto rivedermi quella sera. Così prima di andar via, mi stampò un bacio sulle labbra e disse "A stasera piccola!" Rimasi come un ebete sulla porta.
Era davvero uno splendido uomo. Provai a chiamare Isabelle, dato che non era tornata nella suite la sera prima, ma non rispose  così dopo svariate chiamate andate a vuoto, andai a farmi una doccia e a ricomporre i pezzi della mia faccia che era a dir poco un disastro; L'acqua scorreva ed io riuscivo solo a pensare che la sera prima avevo fatto l'amore con Jake Gyllenhaal, lui, il mio sogno proibito da sempre, l'uomo di cui avevo ancora i poster attaccati nell'armadio della mia cameretta a casa, in Italia. E lì, in quell'istante, pensai ad una cosa abbastanza seria.. che sarebbe successo quando sarei tornata a casa? Non potevo non chiedermelo. E' vero, aveva dimostrato di non essere uno da una botta e via, ma per quello che ne potevo sapere lui aveva una carriera affermata di attore qui negli Stati Uniti mentre io? Io, semplicemente non avevo nulla. Genitori a casa che mi aspettavano, quello si. Ma sempre troppo presi dalle loro vite private, tanto da non accorgersi che loro figlia stava male. Avevo lavorato due estati intere per permettermi questo viaggio in America. Per fuggire. Scappare dalla monotonia, dalla routine, dal dolore che avevo costantemente nel petto perchè mi consideravo una fallita. E qui invece? Qui avevo incontrato l'uomo dei sogni, sebbene non sapevo ancora cosa volessi fare della mia vita, almeno una certezza l'avevo trovata. Che fosse solo una mia impressione? D'un trattò la porta del bagno si aprii, non avevo sentito le chiavi, fortunatamente era Isabelle, che iniziò a raccontarmi della sua serata precedente. 

"Potresti uscire Isabelle? sai non ho l'abitudine di fare la doccia con altre persone" dissi

"Bè, non sai cosa ti perdi cara amica" rispose 

"Allora, dimmi dove sei stata ieri sera?" le chiesi

"Sono stata al Sunset Boulevard, visto che qualcuno.. e sottolineo qualcuno mi ha lasciato tutta sola" sbraitò 

"Mi dispiace Isa, alla fine siamo tornati qui in suite per cena sai?" 

"COSA?!" urlò 

"Ma cosa strilli!, Si, siamo tornati qui e allora?" farfugliai

"Mh, e quindi avete solo cenato?" 

"Ehm, no" bisbigliai

"Come scusa non ho sentito bene?" rise 

"Si, mi hai capito perfettamente"

"Oh santo cielo! Quindi avete fatto l'amore?" 

"Si, o perlomeno per me è stato amore, per quanto ne so potrei essere l'ennesima fan che viene soddisfatta sessualmente dal suo idolo" ammisi con serietà

"Ma dai G! non essere sciocca, probabilmente lo è stato anche per lui! Sai ho visto come ti guarda, come ti cerca con gli occhi, è una cosa molto dolce. " 

"Forse questa è la cosa più carina che tu mi abbia mai detto" risposi 

"E poi pensavo non volessi più far sesso dopo quella brutta storia con Daniel che ti.." 

"Smettila ti prego." urlai

"Ok, perdonami, sono stata indelicata. E' che non ne vuoi mai parlare ed io so che nonostante sia passato del tempo soffri ancora.."

"Esci, Isabelle, ti prego". 

Non sentii più nulla, se non la porta del bagno che si chiudeva, e le calde lacrime che scendevano sul mio viso, che facevano contrasto con l'acqua fresca della doccia. Non potevo ripiombare in quella storia, non volevo più sentir pronunciare il suo nome.

Uscii dalla doccia, mi asciugai i capelli e mi vestii in fretta e furia, volevo uscire, e così andai al Craft, una gelateria conosciutissima a Los Angeles, passai quasi tutto il pomeriggio a mangiare gelato e fare shopping, un grosso lavoro sia per il mio stomaco che per la mia carta di credito, dove ricaricarmi, e così mi caricai di cose, di cui in effetti non avevo bisogno, ma in quel momento la mia testa diceva altro; Presi scarpe, foulard, tre abiti, due paia di jeans, ed un costume nuovo. 

Tornai in albergo, Isabelle non c'era, aveva lasciato un biglietto dove diceva di andare al Jungle Island, un parco zoologico di L.A e che non sarebbe tornata prima di domani visto che ci volevano quattro ore di viaggio per andata e altre quattro al ritorno. Bene, pensai, almeno stasera vedrò Jake. 

Le ore passavano, ed io ero sul letto accanto al telefono, sperando che chiamasse, ma nulla. L'umiliazione che provavo in quel momento è indescrivibile, erano le undici passate e niente, nessun messaggio, nessuna chiamata, niente Jake. 

Rimasi a fissare la cornetta, finchè non mi decisi a chiamare il servizio in camera, avevo bisogno di un'aspririna, e di dormire. 

Paul, il ragazzo dell'albergo non ci mise molto ad arrivare, mi diede l'aspirina e mi augurò la buonanotte. 

Ero sola, di nuovo. Come tre anni prima, no, non potevo paragonare questo a quella esperienza. Non l'avrei mai fatto. 

Mi decisi a prendere l'aspirina e finalmente riposai. In fondo quando si dorme, non si è tristi, non si hanno contatti col mondo esterno, e si riesce anche a perdere qualche caloria. 

Perciò lasciai il mio corpo e la mia anima a Morfeo, sperando mi portasse qualche consiglio per l'indomani.

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Capitolo 8
*** "Ah, Ciao.." ***


Mi svegliai riposata, quasi come la bella addormentata, mi sentivo piena di energie e sorrisi mentre il caldo sole di L.A mi

accarezzava la pelle.
Andai verso il bagno per vestirmi, non volevo rimanere in pigiama tutto il giorno, presi gli occhiali da sole e mi diressi verso il bar

dell'hotel.
Ordinai un caffè espresso ed una ciambella, avevo una fame incredibile, dopotutto la sera prima ero stata abbandonata dal mio

attore e non avevo cenato.
Mi tornò in mente Jake, e mi scervellai sul perchè non mi avesse chiamato. Tornai nella mia suite, più triste che mai, presi il

cellulare e mi accorsi che era spento. Non lo avevo messo in camera! Che razza di idiota pensai tra me e me.
Lo chiamai, cercando di essere più gentile e pacata del solito, ma niente, Jake Gyllenhaal non rispondeva alle mie chiamate. Forse

si era offeso.. Non avrei potuto sentirmi peggio. L'unica cosa bella che mi era capitata finalmente, dopo tre anni di malinconia e

sfiducia totale nel genere maschile, io l'avevo rovinata.
Cercai di distrarmi, di non pensarci, ma la mia mente continuava a pensare a lui.
Ai suoi occhi, le sue mani su di me, le sue labbra posate sulle mie.. decisi di provare a richiamarlo. Stavolta più determinata che

mai.
Il telefono continuava a squillare a vuoto, finchè.. "Pronto?" una voce rispose fioca.. era lui. Forse lo avevo svegliato.
"Jake, sono io G" dissi piano

"Ah, Ciao.." mi rispose bruscamente

"Scusami tanto ma ieri ho dimenticato di caricare il telefonino ed era scarico" mi scusai con quasi le lacrime agli occhi.

"Ah, davvero? Che idiota che sono" disse

"Perchè?" chiesi curiosa

"Pensavo mi avessi scaricato, pensavo di essere soltanto una botta e via, sai no? Attore famoso, fan, più sesso e di solito le cose

finiscono lì"

Rimasi in silenzio.. come poteva pensare una cosa del genere?

"Così ieri sera, sono andato in un bar a bere.. da solo.. mi mancavi sai? La tua pelle, il tuo odore, la tua risata.." continuò

Era la cosa più dolce che un uomo mi avesse mai detto.. allora pensai forse uomini e donne non vengono da un altro pianeta, forse

si somigliano per certi aspetti, dopotutto lui aveva pensato le stesse cose che avevo pensato io dopo esserci stata a letto.

"Non sai quanto mi dispiace, pensavo che non mi avresti più chiamata.. sono rimasta come un'idiota accanto al telefono sperando

che mi chiamassi.. senza pensare che il mio telefono si fosse spento, perdonami" dissi sommessamente

"Non sei un'idiota" rispose "Sei solo un pò imbranata, ma adoro anche questo di te"

"Che ne dice signor Gyllenhaal, posso offrirle il pranzo o è troppo occupato a smaltire la sbronza?" chiesi ridendo

"Perchè no, signorina Giulia, così magari può spiegarmi meglio il motivo per cui non mi ha richiamato" rise

"D'accordo allora, facciamo intorno all'una qui in albergo?" domandai.

"Eh, no signorina, le scuse si fanno per bene, quindi prenda quel suo bel culetto e venga direttamente a casa mia, e la avverto che

cucinerà lei per me, dopotutto è lei che si deve scusare".

Risi come un ebete e mentre mi dettava il suo indirizzo, mi venne in mente di comprare fragole e cioccolato come dessert; Non

vedevo l'ora di rivederlo.. quella sensazione di benessere come quando si è su di giri mi era davvero mancata. L'ultima volta che la

provai fu esattamente tre anni fa, nella mia vecchia relazione che si rivelò un completo disastro. Jake invece era proprio come lo si

poteva ammirare nei suoi film, genuino, gentile, dolce, ed era una vera gioia sapere che avevo ancora una possibilità con lui.

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Capitolo 9
*** Crush ***


Mi vestii velocemente, dedita a non trascurare nessun dettaglio. Chiamai un taxi per andare da Jake ma prima mi fermai in una pasticceria di L.A e presi una torta al cioccolato con le fragole sopra e due caffè a portar via.
Rientrata in auto, cercai di seguire l'andamento della vettura per non far cadere quelle delizie ma il tassista sembrava prendere le buche dell'asfalto di proposito; Fortunatamente arrivai a destinazione sana e salva. Pensai che fosse un evento da festeggiare vista la mia continua sbadataggine e ridacchiai tra me e me.
Pagai il tassista e mi diressi verso il vialetto della casa di Jake.
Non avevo mai visto niente di più imponente, certo in effetti anche un trilocale mi sarebbe sembrato enorme, visto che in Italia abitavo in un tristissimo monolocale, che si ha moltissimi lati negativi ma non batterà mai l'unico lato positivo: L'Indipendenza!
C'era un bel cancello di legno color noce, mi fermai e suonai il citofono, guardai verso l'enorme telecamera che mi stava puntando e feci una smorfia, sicura che Jake si stesse facendo due risate all'interno.
Il cancello si aprì, ed iniziai a camminare verso un grande prato verde, con delle bellissime rose agli angoli, color tea, le mie rose preferite.
Lui, era fermo sull'arco della porta a vetro scorrevole, che mi fissava mentre cercavo di non far cadere nulla, mi avvicinai a lui e mi salutò con un bacio sulla guancia e disse "Bè finalmente ce l'hai fatta ragazzina, sono trenta minuti che ti aspetto"

"Mi spiace ma volevo farmi perdonare per il malinteso di ieri e ti ho portato questa" ribattei mentre indicavo la torta.
La prese in mano ed aprii la confezione verde mela ed i suoi occhi blu si illuminarono come quelli di un bambino

"Non ci posso credere, come facevi a sapere che era la mia preferita!" urlò

"Bè sai sei la mia cotta, non troppo segreta, sin dal 2005 quindi qualcosina l'ho imparata su di te" risi mentre cercavo di non arrossire troppo in volto.

"Ma non mi dire.. e quindi sono la tua crush da ben dodici anni? Sono lusingato ragazzina"

"Eh si, mio caro, e non nascondo che nel mio armadio ho ancora dei vecchi poster" dissi, tanto oramai peggior figuraccia di così.
Mi accarezzò una guancia, e mi invitò ad entrare;
La casa era enorme, un salotto immenso si palesava davanti a me, con una libreria ancora più grande, un sogno ad occhi aperti.
C'erano tanti di quei libri che pensai fosse impossibile leggerne così tanti in una sola vita, eppure il signor occhi blu mi giurò di averli letti tutti quanti.
Ci sedemmo dall'altro lato fuori della casa, dove c'era un tavolo bianco e delle sedie che facevano da sfondo ad una piscina.
"Sono contento che tu sia qui ragazzina" mi disse regalandomi un sorriso mentre le sue fossette si facevano più vivide.

"Bè anche io sono felice nonnino" ribattei ridendo

Mentre si abbuffava di quella delizia al cioccolato, gli si sporcarono le guance e scoppiai in una risata fragorosa.

"Che c'è? Perchè ridi di me?" domandò

"Non sapevo avessi l'abitudine di mangiare con tutta la faccia" riuscii a rispondere mentre mi sbellicavo dalle risate.

"Ah, ma tu sei peggio di mia sorella Maggie, anche lei mi dice sempre che sono un disastro quando mangio ma ti dico una cosa.. Per le cose importanti vale la pena sporcarsi un pò"

"E la torta al cioccolato è una di queste cose così importanti?" chiesi

"Assolutamente si" concluse mentre finiva di ingozzarsi.

Presi una delle mie winston blue dalla borsa, dopo quel pezzetto di torta ci voleva.

"Fumi?" chiese

"Si, ho diminuito drasticamente ma qualcuna ancora rimane" dissi

"Anche io fumavo tempo fa"

"Lo so" ribattei sorridendogli.

"Ah, ma allora sei proprio una ragazzina so tutto io eh?" ribattè

"Eh, si per un bel periodo quando si trattava di te andavo su di giri come un idiota e sficcanasavo dappertutto" ammisi cercando di non rivelare troppo.

"Mmh, e hai avuto anche qualche fantasia in particolare su di me?" chiese malizioso.

"Bè naturalmente!" sbottai  

Oops, non avrei dovuto dirlo, ma le parole mi uscirono come un getto d'acqua.

Arrossii completamente, sperando fosse diventato improvvisamente sordo, da non accorgersi della scemenza che avevo appena confessato.

"E posso sapere quali sono state queste fantasie signorina Giulia?" disse mentre si avvicinava con la sedia accanto a me.

Le mie speranze erano andate in fumo, aveva sentito perfettamente e così decisi di rivelarne qualcuna..
 
"C'era una fantasia in particolare che ricorreva spesso nei miei pensieri, magari mentre stavo lavorando, o facendo qualcosa di terribilmente noioso.. sai no, per spezzare la routine. Io ero seduta in un locale a bere come una spugna, e tu ti avvicinavi a me, e mi invitavi a ballare, e d'un tratto iniziavi a baciarmi con molta passione mi portavi in un luogo un pò più appartato e.." non riuscii a finire la frase e non riuscivo neanche a guardarlo negli occhi per l'imbarazzo della situazione.

"E..? continua ti prego sono curioso di sapere come finisce" disse serioso.

"E.. niente.. dai è troppo imbarazzante non riesco a dirlo" scoppiai in una risata nervosa.

"Coraggio, io sono qui e giuro che non riderò" disse mentre mi sorrideva.

"No, Jake, non posso è troppo privato.." ammisi.

"Troppo privato? ma se abbiamo fatto l'amore insieme.." disse dolcemente.

Lo guardai in quei suoi occhioni e rimasi come ipnotizzata che non riuscii a dire niente.

"D'accordo ragazzina, se non vuoi dirmelo ti dovrò costringere con le maniere forti" disse.

"Cosa?!"

Fu una frazione di secondo, mi prese in braccio e mi gettò in acqua, risalii, e lui era lì nella piscina che stava cercando di farmi il solletico..

"Non mi avrai mai!" dissi scherzando.

"Ah, si eh.. e se facessi così" mi chiuse nell'angolo della piscina, mi guardava con fare davvero serio, si avvicinò sempre di più e mi baciò con forza. Il mio corpo era statico, non riuscivo a muovermi, mi baciò il collo e poi iniziò a togliermi il vestito che ormai era diventato fradicio. Iniziò a toccarmi il seno, mentre continuava a baciarmi ed il mio cervello andò in tilt. Ero in estasi.

"Jake!" urlò una voce. "Jake ci sei?!"

"Oh cavolo, ma chi diavolo è!" strillai

"Merda, è mia sorella" disse lui.

Mi aiutò ad uscire dall'acqua e a rimettere il vestito che fradicio com'era non si infilava.

"Ah sei qui! Finalmente riesco a venire a trovarti e non ti fai trovare!" rise la donna. Era lei, la bellissima sorella di Jake, Maggie Gyllenhaal in tutto il suo splendore.

Accanto a lei vi erano due piccoli visini che sorridevano e che corsero incontro a Jake.

"Zio Jake! Ci sei mancato tantissimo" squittì la piccola Ramona

Jake la prese in braccio e la salutò con un grande abbraccio

"Ciao piccola peste, anche voi mi siete mancate molto" disse Jake

"Zio, ma perchè sei tutto bagnato? E chi è quella ragazza?" chiese la piccola indicandomi mentre strizzavo via l'acqua dal vestito

Ecco qua.. quello che ci voleva.. occhi puntati su di me.

Jake, mi venne incontro con la piccola ancora in braccio "Vedi, Ramona, lei è Giulia, è un'amica molto speciale dello zio" disse cercando di non ridere.

Aspetta un momento? Amica speciale? Che cosa vuol dire? Certo, non ne avevamo mai parlato, dopotutto non era neanche una settimana che uscivamo insieme, anzi devo dire che c'è stato un solo vero appuntamento, finito poi col saltarci addosso.

"Ciao, Giulia molto piacere io sono Maggie la sorella di Jake" disse mentre mi porgeva la mano

"Ciao, Maggie, non sai che piacere conoscerti, sono una tua grandissima fan da anni ed è veramente un onore" dissi cercando di non risultare troppo strana
"E, ciao anche a te Ramona, piacere di conoscerti" dissi allo scricciolo in braccio a Jake.
La piccola mi sorrise e si nascose nell'incavo tra la spalla ed il collo di Jake.

"Allora, voi due, che stavate combinando? Perchè siete zuppi?" chiese Maggie.

"Bè, sorellona, stavamo discutendo ed improvvisamente Giulia è caduta in acqua e per cercare di tirarla su la burlona ha tirato dentro anche me" disse lui.

"Ma cosa dici? se mi hai buttato tu in acqua" dissi ridendo.

"Tranquilla, Giulia, c'era da aspettarselo, ormai non credo più a niente di quello che dice questo scemo" rispose Maggie con un sorriso

"Bene! ero passata a farti un saluto fratellino, che ne dici di stare a cena insieme stasera? Lascio Ramona e Gloria con la tata, ovviamente sei invitata anche tu Giulia, se non hai impegni" chiese

"Ehm si, facciamo da Madeo? lo sai che adoro quel ristorante!" disse Jake

"Andata! a più tardi imbranato, piacere d'averti conosciuta Giulia! Spero di vederti stasera!" disse mentre se ne andava.

"Grazie Maggie, il piacere è stato mio!" risposi

Jake si avvicinò a me.. "Allora ragazzina.. dove eravamo rimasti?"


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Capitolo 10
*** Posso chiederti un favore? ***


Dopo che Maggie se ne era andata, Jake, era rimasto lì in giardino accanto a me, mentre eravamo ancora completamente bagnati e mi disse "Allora ragazzina dove eravamo rimasti?"
Risi a quella sottospecie di battuta, iniziavo a sentire freddo per via dell'acqua, eppure pensavo che Los Angeles fosse sempre soleggiata, tuttavia quel giorno c'erano soltanto nuvoloni nel cielo.
"Ma tu hai freddo!" esclamò
 
"Bè si sai, qualcuno mi ha fatto fare un bel bagno congelato" replicai

"Andiamo brontolona, non è nulla che una buona doccia calda non possa risolvere" disse malizioso

"Così mi vedrai nuda però.." risposi

"E' quello che speravo in un certo senso" disse dandomi un bacio sul collo.

"C'è una cosa a proposito.."

"Dimmi piccola" rispose guardandomi nel modo più dolce possibile.

"Che significa.. ehm..a.. no niente lascia stare" conclusi. Non potevo chiedergli che cosa significasse la frase che aveva detto in precedenza. Non era il caso.

"Cosa? dai, sputa il rospo" disse.

"No, Jake davvero non è nulla di importante"

"Sono sicuro, che una come te non fa domande sciocche quindi voglio sapere! " disse sorridendo.

"E' che.. ecco, mi domandavo, cosa significa amica speciale?, siamo compagni di sesso o..?" chiesi mentre guardavo i miei piedi a terra.

"Bè, ragazzina, per ora io non so cosa sia, l'ho detto per evitarti una marea di domande da parte di mia sorella. Però sappi che per me non è stato soltanto sesso, è stato meraviglioso, perchè ti ho sentita parte di me, come se ti avessi cercato per tutta la vita e finalmente eccoti qua. Non so spiegartelo a parole, ma se vuoi posso mostrartelo ancora.." mi disse sollevandomi il mento e guardandomi dritta negli occhi.
Per un momento smisi di respirare, ascoltandolo, il cuore mi si riempì di felicità ed il battito accelerò, mentre le lacrime iniziavano a rigarmi il viso.

"Perchè piangi ora? Ho detto forse qualcosa che ti ha offeso? chiese preoccupato.

Non riuscivo a parlare, la mia mente ormai era annebbiata dalle sue parole, ed ero così felice che l'unica cosa che feci fu abbracciarlo, spingendomi contro il suo petto.

"Nessuno mi ha mai detto una cosa del genere.. è che non ci sono abituata, capisci.. questo tipo di romanticismo. Io sono per natura cinica, scontrosa, e diffidente, quindi quello che mi hai appena detto, bè, ecco, si.. ehm, mi ha sciolto il cuore va bene?" conclusi, sentendomi più vulnerabile che mai. Chiudere il cuore per tre anni consecutivi, mi ha reso così, lui non lo sapeva, eppure era riuscito a riaprirlo, addirittura spalancarlo.

"Non sei, così mia bella bruna, sei dolce, intelligente, bellissima, scontrosa a volte e si anche un pò imbranata, ma ti dirò una cosa, sei la mia imbranata."

Mi baciò dolcemente mentre mi cingeva i fianchi.
Andammo verso il bagno e facemmo una lunga doccia calda, ridendo e bè stuzzicandoci un pò, il suo corpo era praticamente perfetto, lo ammiravo mentre gli insaponavo la schiena, lui contraccambiò, mentre mi toccava percepivo il suo tocco delicato quasi come non volesse rompermi. Usciti dalla doccia, ancora nudi, mi buttò sul letto ed iniziò a baciarmi con passione, mi prese le mani e le strinse nelle sue mentre sussurrava il mio nome, facendomi arrossire e gemere di piacere.

"Scommetto che la tua fantasia riguardo a me, finiva proprio così ho ragione?" chiese ridendo

"Si, hai indovinato Sherlock" dissi mentre lo guardavo in quegli splendidi occhi. Non era soltanto sesso, lo percepivo, stavo iniziando davvero a provare qualcosa per lui, non mi ero mai sentita così, spaventata e al tempo stesso felice. Una sensazione indescrivibile.
Si insinuò nel mio corpo, come se ci appartenessimo da sempre.. due pezzi di un puzzle finalmente completo, mentre mi contorcevo dal piacere che mi procurava, lui era lì che ancora stringeva le mie mani, per non lasciarmi andare, lo baciai con più passione fino a raggiungere l'orgasmo insieme.
Restammo abbracciati, nel suo letto, si accoccolò a me mentre gli accarezzavo i capelli.
Eravamo soltanto noi due, ed in quel momento il resto del mondo poteva anche scomparire.
 
"Posso chiederti un favore?" chiesi con voce fioca.

"Chiedi pure" rispose mentre mi osservava curioso.

"Non spezzarmi il cuore ok?" dissi con il respiro corto, ed il mio cuore aperto.

"Promesso" disse sorridendomi per poi darmi un bacio.

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