Hoginery

di Soul Mancini
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** You're gonna make me delirious ***
Capitolo 2: *** I have to meet you ***
Capitolo 3: *** Try her philosophy ***
Capitolo 4: *** They take me away ***
Capitolo 5: *** Try to fly ***
Capitolo 6: *** Borrowed Dreams ***
Capitolo 7: *** Such a lonely day ***
Capitolo 8: *** Pizza ***
Capitolo 9: *** It's party time! ***
Capitolo 10: *** Accidents happen... ***
Capitolo 11: *** Stay away from me ***
Capitolo 12: *** Shelter all our dreams ***
Capitolo 13: *** Pre-flight delight ***
Capitolo 14: *** Of fun and friendship ***
Capitolo 15: *** Mad! ***
Capitolo 16: *** Shooting on your world ***
Capitolo 17: *** The line I choose ***
Capitolo 18: *** If you want the answers ***
Capitolo 19: *** Can you break out ***
Capitolo 20: *** You can't tell me that I'm wrong ***
Capitolo 21: *** Living and born in Paradise ***
Capitolo 22: *** Looking for some help ***
Capitolo 23: *** Everybody dance ***
Capitolo 24: *** Darts screach ***
Capitolo 25: *** My crew is ready now! ***
Capitolo 26: *** Come close to me ***
Capitolo 27: *** Invitation to peace ***
Capitolo 28: *** Feeling scared ***
Capitolo 29: *** Shatter fears ***
Capitolo 30: *** Before you know ***
Capitolo 31: *** We need to laugh and sing and cry ***
Capitolo 32: *** Always changing ***
Capitolo 33: *** The road will be long ***



Capitolo 1
*** You're gonna make me delirious ***


ReggaeFamily

You're gonna make me delirious


Scars On Broadway - Serious




Daron ♫


Acqua” farfugliai con la gola completamente secca. Ero talmente stanco e stravolto che mi reggevo in piedi a fatica. Era sempre così dopo un concerto: finché stavo sul palco non mi rendevo conto del mio limite, mi pareva di non averne, ma quando mi ritrovavo nel backstage all'improvviso la stanchezza mi piombava tutta addosso.

Serj, sereno e quasi per niente affaticato, mi porse una bottiglietta d'acqua e ne recuperò una anche per sé.

Dopo aver tracannato quasi mezzo litro d'acqua in un solo colpo, mi voltai verso il cantante e biascicai, ancora in preda al fiatone: “Com'è che tu non sembri un reduce di guerra?”

Eh? Perché ti mangi le parole?” ribatté lui, lanciandomi un'occhiata perplessa.

Perché ho fame!” Sbuffai dal naso, spazientito, e mi accinsi a recuperare l'altra maglietta che avevo appresso per potermi cambiare; di passaggio presi un tiro dalla canna che Shavo, senza perdere tempo, aveva già preparato e acceso.

Ero contento di aver suonato a Los Angeles con i System Of A Down; avevamo ripreso da poco a esibirci insieme dopo il periodo di pausa e la maggior parte delle date fino ad allora era stata in Europa. Poi un noto locale della nostra città, il Troubadour, ci aveva chiamato per un live in onore del nostro nuovo tour. Eravamo stati i big della serata; infatti una serie di band emergenti o già affermate nella scena musicale losangelina aveva aperto il nostro live.

In realtà non sapevo chi fossero e che genere suonassero gli altri gruppi, dato che avevo passato tutto il tempo rintanato nel backstage o nei camerini e non avevo fatto caso alla loro musica.

Pronto per i fans?” mi domandò Shavo con aria esausta.

Anche il bassista, dopo qualche minuto, mi aveva raggiunto con un cambio in mano.

I tizi della security hanno detto che non faranno passare nessuno” tagliai corto, asciugandomi il viso e i capelli fradici di sudore.

E tu ci credi?” Shavo aveva accennato una risata mentre pronunciava quelle parole.

No, l'ho detto giusto per tirarci un po' su di morale. Io non ne ho voglia...” mi lamentai.

Ero grato ai miei sostenitori per tutto il calore che regalavano a me e i miei amici, ma l'ultima cosa che desideravo appena sceso dal palco era essere sommerso di abbracci, foto e strilli; mi veniva un terribile mal di testa solo al pensiero di sentire il mio nome riecheggiare, passare per le voci di tutte le persone che mi avrebbero circondato, e dover dare attenzione a tutti. In genere questo fatto non mi creava grandi problemi, ci avevo fatto l'abitudine, ma il momento appena dopo un'esibizione per me era sacro: tendevo a chiudermi in me stesso e a essere intrattabile.

Così, mentre il mio amico si dirigeva nuovamente dagli altri, io decisi di trattenermi ancora qualche minuto nel camerino, costruendomi una canna e cercando di rilassarmi il più possibile.

Quando mi decisi a tornare nella grande sala appena dietro il palco, notai subito qualcosa di strano: Serj e John stavano intrattenendo una conversazione con una ragazza dai capelli castano chiaro legati in una crocchia.

Un'altra, quasi identica a lei ma leggermente più bassa e più formosa, girovagava per la stanza come una trottola, aggirando i divanetti disseminati sul pavimento con un vassoio di polistirolo in mano.

Eravamo soli con loro.

Daron, sei completamente pazzo!” mi apostrofò subito passandomi accanto, come se la nostra conversazione fosse cominciata già da qualche minuto e lei stesse commentando qualcosa che avevo detto o fatto.

Trovai strano che una fan mi si fosse rivolta in quel modo, non mi aveva neanche salutato e non sembrava granché turbata dalla mia presenza. Ero confuso.

Mi strinsi nelle spalle. “Lo prendo come un complimento”, poi rivolsi un'occhiata a Shavo: “Ma non avevi detto che non avrebbero fatto entrare nessuno?”

Ehi, ti faccio notare che io sono un membro di una delle band che ha suonato prima di voi, ho tutto il diritto di stare qui! Volete qualcosa da mangiare?” esclamò la ragazza, piazzandosi di fronte a me e al mio amico con un sorriso appena accennato e il vassoio proteso verso di noi; dopo una breve occhiata notai che conteneva vari dolcetti e stuzzichini salati alquanto invitanti.

In quello stesso istante il mio stomaco brontolò e fui immensamente grato a quella strana ragazzina. Tuttavia in quel momento non ero dell'umore giusto per dimostrarglielo.

Aggrottai le sopracciglia, sempre più sbalordito. “Ah. Cosa stiamo festeggiando?” mi informai, afferrando distrattamente qualcosa e mandandola giù senza neanche assaporarla.

Mmh... boh, stiamo festeggiando un concerto, nulla in particolare. O il Natale in anticipo, vedi tu!”

Ti dispiace se accetto? Potrei mangiare anche il vassoio” commentò Shavo esaminando con attenzione gli spuntini, indeciso su quale scegliere.

Se mi dispiacesse, non te li avrei neanche offerti!” lo rimbeccò prontamente lei in tono ovvio con una scrollata di spalle.

Esuberante la ragazza! Cominciava a starmi simpatica e allo stesso tempo la trovavo troppo simile a me.

Cominciai a scrutare la mia interlocutrice con più attenzione: indossava un maglione bordeaux leggermente largo, un paio di semplici jeans e delle scarpe da tennis bianche; i capelli ondulati le ricadevano sulle spalle e le scendevano fino alla vita.

Afferrai un altro stuzzichino e presi a osservare l'altra ragazza, quella che parlava con gli altri due membri della band. Sicuramente le due erano sorelle perché si assomigliavano tantissimo: l'unica differenza stava nella sfumatura dei capelli, che nella mia interlocutrice tendevano leggermente al rosso, e la statura.

Buona questa roba! Dove l'avete presa?” commentò Shavo, contemplando l'ennesimo cupcake in miniatura che stava per azzannare.

Li abbiamo preparati io e mia sorella! Ti piacciono? Non immagini il casino per ottenere quella forma: non siamo riuscite a trovare degli stampini così piccoli e ci siamo dovute ingegnare, infatti sono orribili! Ma chi se ne frega, l'importante è il sapore, no?”

Io non ho sentito nemmeno quello” ammisi.

Gradualmente mi stavo aprendo alla conversazione e stavo cercando di mettere da parte la mia riservatezza. O forse era solo uno dei miei soliti sbalzi d'umore, chissà.

Lei scosse la testa e mi mollò una pacca sul braccio. “Avvicinatevi, così offro da mangiare anche a loro!” ci invitò poi, avviandosi dagli altri e facendo cenno di seguirla.

Io e Shavo ci lanciammo un'occhiata perplessa e obbedimmo. Quando fui accanto a Serj, mi lasciai cadere sul divanetto alle mie spalle e allargai gambe e braccia in modo da occuparlo tutto.

Era una situazione surreale: le due sorelle interagivano con noi come se ci conoscessero da anni e non avessero fatto altro che parlare con noi fino ad allora, eppure le avevamo conosciute solo quella sera.

Presi a osservare Shavo e quella tizia. Mi sorpresi della differenza d'altezza tra i due; lei forse non superava il metro e sessantacinque, il bassista la sovrastava di almeno venti centimetri. Mi ritrovai a ridacchiare da solo senza motivo... probabilmente per effetto dell'erba.

Buonanotte Daron!” esclamò lei notando la mia posizione, mentre John la ringraziava per essere stata così gentile da averci portato uno spuntino.

Come ti chiami?” le domandò Shavo.

Johanna. E lei è la mia gemella Ellie. Ve la presenterei, ma ora mi sa che ha preso a parlare di cose di musica e pianoforte con Serj e chi la ferma più?” spiegò, abbandonando il contenitore di polistirolo ancora mezzo pieno in una poltroncina poco distante e occupando lo spazio ridotto rimasto accanto a me.

Notai infatti che Ellie era completamente assorbita dalla conversazione e le brillavano gli occhi, mentre Serj gesticolava e sproloquiava con passione come al solito e John ascoltava con interesse, intervenendo ogni tanto.

E avete suonato prima di noi... quindi siete un duo?” indagò ancora Shavo. Il mio amico aveva la curiosità di un bambino e tra tutti era quello che sapeva maggiormente come prendere i fans e le persone che incontravamo in giro.

In realtà no, abbiamo altri due pazzi invasati come noi alla chitarra e al basso, ma non sono voluti venire qui perché non hanno le palle di rivendicare il diritto al backstage. Io suono la batteria ed Ellie è la cantante; suona anche le tastiere e il pianoforte, ma non nel gruppo.”

Johanna parlava in tono allegro ed entusiasta e spolverava ogni frase con una punta di ironia. La inquadrai come una dal carattere forte; sembrava avere sempre la battuta pronta, glielo si leggeva negli occhi. Mi colpì molto il fatto che fosse struccata, come se anche in quel modo volesse mostrarsi per quello che era, senza veli, in maniera diretta e schietta.

Ciao ragazzi, scusate se non vi ho salutato! Piacere, Ellie” intervenne a quel punto l'altra, tendendo la mano prima a me e poi a Shavo. Mi accorsi subito che lei, rispetto a sua sorella, aveva un atteggiamento più dolce e contenuto, nonostante l'allegria e l'energia che sprigionava.

Ciao cantante” la salutai con un sorriso. “John, qui c'è materiale per te!” attirai poi l'attenzione del batterista, accennando con il mento a Johanna.

Il cibo o la ragazza?” scherzò lui.

Guarda com'è serio quando fa le battute” commentò Johanna, scambiando un'occhiata divertita con sua sorella.

Because you're too serious, you're gonna make me delirious” canticchiai, allungando un piede per dare dei piccoli calcetti al batterista.

Mi ero preso quell'abitudine quando avevo composto Serious per il cd con gli Scars On Broadway: quando qualcuno risultava troppo serio per i miei gusti, lo apostrofavo con il ritornello di quella canzone.

John mi ignorava deliberatamente, così gli tirai un calcio più forte senza smettere di sghignazzare e dissi: “Parlavo della ragazza che è una batterista come te!”

La diretta interessata scoppiò a ridere di gusto. “Grazie chitarrista, quel come te mi ha davvero onorato, ma non credo proprio di essere all'altezza!”

Io intanto ero entrato in una di quelle fasi in cui dovevo e volevo per forza risultare irritante e disturbare qualcuno. La presenza di quelle due tizie mi aveva irrimediabilmente portato sulla via del vaneggio, non era colpa mia!



Johanna ♫


Non avrei mai creduto che i System fossero così simpatici e disponibili; me li ero sempre immaginati un po' snob, forse perché erano tanto famosi. O forse bisognava solo saperli prendere e trattarli come delle semplici persone.

E così, appollaiata su un divanetto accanto a Daron, avevo preso a chiacchierare con John di ritmi e tecniche della batteria. Io lo ammiravo tantissimo e di sicuro era incluso nella lista dei miei batteristi preferiti, ma cercai di non far emergere troppo questa cosa per non metterlo in soggezione.

Ho studiato anche percussione araba su vari strumenti: infatti l'apertura del nostro live è un mio assolo con la darbuka” stavo raccontando con passione, come mi capitava sempre quando la finivo a parlare degli strumenti che suonavo.

Intanto Daron stava blaterando e importunando Serj. Non sapevo quale strana forza divina mi trattenesse dal rivoltarmi e buttarlo giù dal divanetto.

Davvero? Anche io sono influenzato dai ritmi arabi, sai? Solo che io li suono sulla batteria!” esclamò John entusiasta.

Aspetta un attimo.” Mi sollevai e corsi in un angolo, presi la mia darbuka e feci appena in tempo a voltarmi per assistere a una scena epica.

Quei due idioti che suonano con noi ci hanno chiesto di lasciare loro qualcosa da mangiare, ma non se lo meritano, quindi aiutateci a finire questa roba!” stava dicendo Ellie a Shavo.

Il bassista si voltò verso Daron e gli chiese: “Ecco! Non è che potresti allungare la tua manina per prendermi uno di quei crostini con il pomodoro?”

Ma certo capo!” esclamò il chitarrista: afferrò ciò che il suo amico gli aveva chiesto, poi gridò: “Odadjian, al volo!” e glielo lanciò addosso.

Shavo non fece in tempo ad accorgersi di ciò che stava capitando che si ritrovò i tocchetti di pomodoro in faccia e il crostino ai piedi.

Non potei fare a meno di scoppiare a ridere, seguita da Daron e John.

Daron Vartan Malakian, considerati un uomo fottuto!” lo minacciò il povero malcapitato, per poi avventarsi verso il chitarrista pestifero. Ma Daron con uno scatto fu in piedi e riuscì a sfuggire all'assalto; si appese poi a John e lo supplicò: “Amico mio, ti prego: tu che sembri un armadio con i piedi, proteggimi!”

John, ancora in preda alle risate, se lo scrollò di dosso e ne approfittò per occupare il divanetto.

Brutto stronzo, quello è il mio divano!” si lagnò allora Daron, esibendosi in una serie di smorfie che fecero scoppiare a ridere me e mia sorella.

No, è del locale, a meno che non decidano di vendertelo. E poi chi alza il culo perde il posto!” replicò prontamente il batterista.

Io e Serj ci scambiammo un'occhiata esasperata e io mi avvicinai a lui. “Ma cos'è che ti ha spinto a tornare con questi qui dopo tutti quegli anni di pace?”

Non lo so, forse l'istinto paterno! Su bambini, tutti seduti composti con le braccia conserte!” esclamò il cantante, battendo le mani per attirare l'attenzione degli altri.

Cos'è?” mi domandò Daron curioso, indicando la custodia in similpelle che stringevo tra le braccia.

Una darbuka!” Mi tuffai nel divano accanto a John e portai fuori il mio strumento con cura. Daron occupò il bracciolo del divano accanto a me mentre Ellie quello dalla parte del batterista.

Shavo nel frattempo si puliva il viso con un fazzoletto.

Cosa suono?” chiesi, guardandomi attorno.

Il fatto di essere al centro dell'attenzione e avere i membri dei System Of A Down come pubblico mi metteva addosso un'agitazione mai provata prima, ma cercai in tutti i modi di non darlo a vedere. Solo Ellie in quel momento capiva come mi sentivo: io e lei condividevamo la passione per la musica di quei quattro ragazzi e per noi quello era un momento importantissimo.

Perché non suoni l'assolo di introduzione dei vostri concerti?” mi suggerì John con un sorriso incoraggiante.

Avevo uno strumento a percussione in mano e stavo per suonare di fronte a John Dolmayan. Non ci dovevo pensare: puntai lo sguardo su mia sorella.

Le mie dita presero a muoversi sullo strumento senza che me rendessi conto: avevano ormai imparato quel codice segreto che solo io e la mia darbuka conoscevamo e lo rispettavano senza che io lo decidessi.

E fu magia.



♪ ♪ ♪



Ciao a tutti!!! ^^

Visto che ultimamente bazzico spesso in questa categoria e l'ispirazione ha deciso di bussare alla mia porta, eccomi a pubblicare il primo capitolo della mia long sui System Of A Down! Sono davvero contentissima di poter dare una mano per ripopolare questa sezione che tanto amo! *-*

Allora, che ne pensate di quest'inizio? Vi piacciono Johanna ed Ellie? ;)

Sono qui anche per spiegare un paio di cose: la storia è ambientata, almeno per il momento, a fine 2010; non so di preciso quando i System abbiano ricominciato a suonare dopo la pausa, ma mi pare di ricordare fosse in questo periodo.

Tutti i riferimenti ai loro futuri concerti e spostamenti saranno inventati, in quanto ho deciso di non seguire il loro vero tour per questioni legate alla trama :)

Il Troubadour esiste davvero, è un locale in cui si sono esibiti molti artisti rock. Non so bene come sia e mi sono divertita a immaginarmelo!

Poi... la darbuka è uno strumento a percussione diffuso soprattutto in Nord Africa e Medio Oriente; è un tamburo che si tiene orizzontalmente sulla coscia sinistra e si suona con entrambe le mani in modi diversi (per i mancini ovviamente è al contrario :D). Non voglio annoiarvi con lunghe descrizioni, vi consiglio di cercare qualche foto su Google per farvi un'idea più chiara :P

Ultima cosa: per il momento penso che posterò un capitolo un mercoledì sì e uno no, anche se non vi prometto di essere regolarissima in questo primo periodo, ma spero di riuscire a conciliare tutti gli aggiornamenti delle mie numerosissime storie!!!

Penso di aver detto tutto!

Ringrazio chiunque sia giunto fin qui, chi lascerà una recensione e chi deciderà di seguire questo mio esperimento di fanfiction! :3

Soul ♥



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Capitolo 2
*** I have to meet you ***


ReggaeFamily

I have to meet you


System Of A Down - Innervision




Ellie ♫


Avevo sentito tante volte mia sorella suonare, ma vederla così concentrata sulla sua darbuka davanti a un pubblico d'eccezione mi riempiva il cuore di gioia; potevo quasi affermare di essere più emozionata di lei e dovevo trattenermi per non scoppiare a piangere.

Johanna aveva posato lo sguardo su un punto indistinto davanti a sé e aveva assunto un'espressione seria, interrotta sporadicamente da qualche smorfia. Adoravo le espressioni buffe che metteva su inconsapevolmente in certi momenti, la prendevo sempre in giro per questo motivo.

Io avevo le guance leggermente arrossate, anche se non riuscivo a capire il motivo; sorridevo come un'ebete e incrociavo lo sguardo dei ragazzi, che mi lanciavano a loro volta occhiate entusiaste e raggianti.

Non potei fare a meno di ridacchiare quando notai Daron muoversi leggermente a tempo, in equilibrio precario sul bracciolo dalla parte opposta del divano.

Quando Johanna terminò la sua performance, si levò un grido di approvazione generale e il chitarrista, in preda all'euforia, le mollò all'incirca mezza dozzina di pacche sulle spalle e sulla schiena.

Ehi ragazza, mica male!” commentò John, annuendo ripetutamente come per confermare le sue stesse parole.

Lei fece spallucce e ringraziò, tentando subito dopo di sdrammatizzare; in realtà quando i nostri occhi si incontrarono capii subito che si trovava in imbarazzo e allo stesso tempo non riusciva a credere a ciò che le stava capitando.

I vostri live devono essere davvero pazzeschi!” esclamò Shavo dalla sua postazione in un divanetto vicino.

Mi avvicinai a lui con un sorriso. “Allora è un peccato che non abbiate assistito a quello di oggi, penso che un'occasione del genere non ricapiterà più.”

Eh sì, ora mi avete incuriosito... ma non è detto che non ci ritroviamo di nuovo da qualche parte, no?”

Serj, che fino a poco prima aveva occupato il posto accanto a lui, si era alzato per raggiungere gli altri; così ne approfittai e mi sedetti.

Shavo, Los Angeles è grande, questa è la prima e ultima volta che ci incontriamo” dovetti ammettere a malincuore. Poi un pensiero mi balenò in mente e mi illuminai: “A meno che il prossimo mese, a fine gennaio, non decidiate di venire a vederci: abbiamo una data per l'inaugurazione di un nuovo locale, ora però non ricordo come si chiama...”

Uh, avete un'altra data! Non lo so, sia io che i ragazzi abbiamo tanti impegni e non è facile metterci d'accordo per uscire tutti insieme, senza contare che dobbiamo essere discreti al massimo per non essere presi d'assalto dai fans... ma spero di esserci.”

Non potei fare a meno di sorridere, ma del resto da circa dieci minuti non facevo altro. Era surreale sentirsi dire quelle parole da Shavo, una persona che tra l'altro avevo conosciuto solo un quarto d'ora prima.

Basta, io sono offeso!”

Il grido di Daron interruppe la nostra conversazione; il chitarrista si stava infatti dirigendo a passo di marcia nella nostra direzione con un broncio teatrale e decisamente poco credibile.

Oh, che paura, ho scatenato l'ira di Daron Malakian!” ribatté Johanna ironica, indirizzandogli una linguaccia.

Non scherzare con il fuoco, Johanna!” la ammonì lui in finto tono minaccioso, posizionandosi sul bracciolo accanto a me.

Sentivo chiaramente la sua presenza e la cosa mi metteva un po' a disagio: Daron mi era da subito parso strano, non avevo saputo bene come prenderlo e avevo notato in lui degli improvvisi sbalzi d'umore che lo rendevano inquietante. In genere non avevo nessun problema ad avvicinarmi agli altri, mi era stato detto che in certe occasioni risultavo perfino sfacciata, ma con lui non sapevo proprio come fare.

Ti ho detto di chiamarmi Jo, razza di nano da giardino iperattivo!” si rivoltò Johanna trattenendo a stento una risata.

Shavo, al mio fianco, scoppiò a ridere e le mostrò entrambi i pollici su in segno di approvazione.

Scommetto che tua sorella non è così stronzetta” borbottò Daron, scrutandomi con la coda dell'occhio.

Mi schiarii la gola, a disagio. “Dipende dai momenti e da come si comporta la gente intorno a me. Può sembrare strano, ma quando mi incazzo divento una iena.”

Facciamo una foto tutti insieme?” propose Johanna, salvandomi da quella situazione complicata.

E noi che pensavamo di essercela scampata per una volta” scherzò John, saltando prontamente in piedi.

E chi ce la scatta?” si domandò il bassista aggrottando le sopracciglia.

Io!” si propose Daron.

Ma no, tu devi apparire nella foto!” obiettai.

Notai che Serj, senza perdersi in chiacchiere, aveva intercettato un tipo della security. “Ho trovato il fotografo” annunciò poi.

In maniera del tutto inaspettata, Daron afferrò il mio polso e si alzò di scatto, strattonandomi leggermente. “Tutti in piedi, tutti qui!” gridò, afferrando Serj per un braccio e trascinandolo alla sua destra.

Shavo finì tra me e mia sorella, mentre John si ritrovò alla sinistra di Johanna. Tutti circondammo le spalle dei nostri vicini con le braccia e formammo così un'unica barriera umana, simile a un grande abbraccio fraterno.

Daron, probabilmente in vena di fare il cretino, inclinò il capo nella mia direzione e cominciò a ridacchiare. Qualche secondo prima dello scatto strillò: “Adesso sorridete e dite: my cock is much bigger than yours!”

Oddio, ma che abbiamo fatto di male?” sentii bofonchiare a Shavo.

Non ci interessano le sue dimensioni” lo rimbeccò mia sorella.

Daron, le mie povere orecchie! Ti saresti almeno potuto girare se proprio dovevi gridare, no?” protestai, fulminandolo con lo sguardo.

Scusami dolcezza” biascicò lui in tono mellifluo, rafforzando la stretta del suo braccio attorno alle mie spalle.

Ero confusa, c'era qualcosa che mi sfuggiva. Quel ragazzo era davvero strano. Improvvisamente cominciai a desiderare che quel tipo della sicurezza scattasse la foto al più presto per sfuggire al contatto con Daron.

E pensare che mezzo mondo avrebbe dato la metà dei propri organi per essere al mio posto e avere l'opportunità di passare tutto quel tempo con il chitarrista dei System Of A Down. Ma io ero abituata a giudicare le persone in quanto tali, e lui a primo impatto non mi aveva fatto una bella impressione.

La voglio vedere!” strillò Johanna dopo qualche istante, correndo a recuperare il suo cellulare.

Mi accostai a lei e sbirciai nello schermo: sei espressioni incredibilmente stupide e allucinate mi si materializzarono di fronte agli occhi e mi venne spontaneo ridacchiare.

D'accordo ragazzi, ora è il caso che torniamo dagli altri prima che ci diano per disperse! È stato un piacere passare un po' di tempo con voi... aspetta, ma il basso di Noah?” fece mia sorella, guardandosi attentamente intorno alla ricerca della custodia nera del nostro amico.

Quel basso che era abbandonato qui? L'ho messo da parte perché nessuno lo prendesse, non sapevo di chi fosse” venne in nostro aiuto Serj, recuperando lo strumento da un divanetto posto in un angolo più appartato. “E dite al vostro amico di stare più attento, non si può mai sapere” aggiunse in tono apprensivo.

Okay, sicuramente stanno per arrivare anche i nostri tecnici. È stato un piacere anche per noi!” Shavo si avvicinò a entrambe con un sorriso radioso e ci strinse la mano.

Il bassista mi aveva fatto da subito un sacco di tenerezza, era sempre così disponibile e dolce! Mi ero trovata da subito molto bene con lui e l'idea di perderlo totalmente di vista mi dispiaceva­.

Ciao e grazie per il cibo” si limitò a proferire Daron con una pacca sulla spalla.

Ciao pazzoide” ribattei, cercando di afferrare la sua mano; ma lui si era già allontanato e, senza rendersene conto, aveva ignorato il mio gesto.

In quel momento notai John che aveva posato una mano sulla spalla di Johanna e parlava con un sorrisetto appena accennato; sicuramente si stava complimentando. Lei annuiva in silenzio e stringeva forte tra le braccia la sua darbuka, simbolo che stava accogliendo un parere positivo con umiltà e anche un pizzico di imbarazzo, come al solito.

Ellie.”

La voce di Serj mi fece sobbalzare e mi sorpresi che si fosse ricordato il mio nome. Mi voltai nella sua direzione e me lo ritrovai accanto.

È stato un piacere conoscerti. Io ti ammiro molto, sotto tutti i punti di vista” confessai sinceramente, sperando di non risultare sciocca o inopportuna.

Lui scosse leggermente la testa e strinse la mia mano destra nella sua. “Mi raccomando, continua a esercitarti nella musica. Tu e tua sorella non dovete mai abbandonare la vostra passione, si vede che vi piace ciò che fate e avete tutto ciò che vi serve per realizzare il vostro sogno.”

Grazie, sei troppo gentile, davvero! Spero che tu abbia ragione, noi comunque non getteremo la spugna tanto facilmente!” gli assicurai, pronunciando quelle parole più per me che per lui.

Salutai anche John, poi io e mia sorella seguimmo le indicazioni che i ragazzi ci diedero per l'uscita sul retro, in modo che i fans deliranti non ci vedessero uscire dal backstage. Effettivamente quella gente mi spaventava parecchio e non volevo avere problemi con loro, alcune pazze avrebbero potuto anche aggredirci perché eravamo state in compagnia dei ragazzi.

Jo, non ci posso credere!” sussurrai in preda all'euforia mentre giravamo attorno al locale per tornare dai nostri amici.

Fuori faceva freddo, ma io e mia sorella non ce ne accorgemmo nemmeno. Eravamo avvolte da una bolla di entusiasmo tale da non accorgerci nemmeno di ciò che ci capitava attorno.

Visto? Sono stati grandiosi, tutto il contrario di ciò che pensavamo noi!”

Hai suonato di fronte a John... e lui ti ha fatto i complimenti!” Era come se me ne stessi rendendo conto allora per la prima volta e avevo una voglia matta di gridare e stritolare Johanna in un abbraccio.

John mi ha colpito molto per la sua curiosità. Insomma, non pensavo che si sarebbe interessato tanto a ciò che gli dicevo.”

È vero, ma comunque sono tutti delle splendide persone. L'unico che mi ha lasciato un po' basita è stato Daron: è strano forte quel ragazzo” ammisi, esternando finalmente ciò che mi ronzava per la testa da più di mezz'ora.

Daron, quel birbante... effettivamente è particolare, bisogna saperlo prendere. Ma io ti ho visto parlare con lui, cos'è che non ti è piaciuto?”

Non lo so, è lunatico!”

Ridemmo e mia sorella si trovò d'accordo con me.

Ormai ci trovavamo nei pressi dell'entrata del Troubadour: un gruppo di persone era riunito sul marciapiede per fumare. Cercammo i nostri amici con lo sguardo, ma non li trovammo e decidemmo di entrare. Fummo subito avvolte dalle note di Innervision; nonostante li avessimo appena visti in live e la cosa fosse stata abbastanza sconvolgente, io non ne avevo ancora abbastanza ed ero ben contenta di canticchiare quella canzone stupenda.

Oh, finalmente! Ma che stavate facendo là dietro, ve li siete portati a letto?” esclamò Jacob, il nostro chitarrista, non appena ci intercettò.

Lui e Noah si trovavano presso il bancone e stavano intrattenendo una conversazione con una ragazza piuttosto magra dai capelli rossi.

Non avete idea di cosa ci è successo! Non sapete cosa vi siete persi!” cantilenavamo io e Johanna, saltellandogli attorno come due bambine.

Ah, meno male che vi siete ricordate!” intervenne Noah prendendo il suo basso dalle mani di Johanna.

Serj ha detto di stare più attento ai tuoi strumenti, non si sa mai cosa potrebbe capitare. Non ha tutti i torti: li lasci sempre in giro!”

Lui strabuzzò gli occhi come se avessi appena recitato chissà quale rito satanico. “Serj ti ha detto questo? Ci avete parlato sul serio? Non dire stronzate!”

Così ci lasciammo trascinare da un appassionante racconto e mostrammo loro la foto. Eravamo talmente contente che parlavamo l'una sull'altra e non riuscivamo a stare ferme.

Oddio, la faccia di Daron! L'avete vista la sua smorfia?” fece notare Jacob tra le risate.

Guarda l'espressione rassegnata di John! Perché Daron stava dicendo fesserie e sicuramente lui non ne poteva più di sentirlo blaterare, poverino!” aggiunsi.

Dopodiché il nostro chitarrista si avvicinò nuovamente alla rossa che per tutto il tempo era rimasta impalata a sorseggiare il suo drink, così io e Johanna rimanemmo in compagnia di Noah.

Cazzo, se l'avessi saputo sarei venuto con voi! Io pensavo che non li avreste nemmeno incontrati! Comunque avete avuto un culo pazzesco, li avete beccati soli soletti e avete potuto parlarci!” commentò il moro felice per noi, ma con una punta d'invidia.

Voi che avete combinato nel frattempo?” cambiai discorso, nonostante non ne avessi minimamente voglia.

Abbiamo conosciuto Sarah, la tastierista di un altro gruppo che ha suonato stasera. Nulla di che, solite cose.”

Ve la portate a letto entrambi?” s'informò Johanna.

Non mi interessa, è Jake quello che impazzisce per le rosse.”

Ti faccio notare che Jake impazzisce per qualsiasi essere umano respirante di genere femminile!”

Io nel frattempo continuavo a intonare piano le ultime parole di Innervision e ascoltavo solo in parte la loro conversazione. Nel frattempo ripensavo a quando avevo detto a Shavo del nostro concerto. Che stupida ero stata: non gli avevo comunicato né il giorno preciso né il nome del locale! Non c'erano speranze che i ragazzi potessero assistere al nostro concerto.

Pazienza, sapevo che in cuor mio non ci sarebbe stata comunque nessuna possibilità.

Tuttavia decisi di non raccontare l'accaduto a nessuno, nemmeno a Johanna, con cui non avevo segreti. Mi sentivo una stupida ad aver agito in quel modo e non reputavo rilevante quel breve scambio di battute con il bassista.



♪ ♪ ♪



Ciao a tutti!!!

Io sono contentissima che sia finalmente giunto il momento di aggiornare di nuovo, sono molto curiosa di sapere le vostre reazioni nel leggere i miei capitoli! *-*

Cosa ne pensate di Daron e il suo atteggiamento da cretino? Di Jacob e Noah non si sa ancora molto, ma vedrete che man mano che la storia procede li conosceremo meglio! :)

Ringrazio lettori e recensori per il preziosissimo supporto, spero che anche questo secondo capitolo vi sia piaciuto e... non vedo già l'ora di riaggiornareeeee!!! :3

A presto e un abbraccio a tutti ♥



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Capitolo 3
*** Try her philosophy ***


ReggaeFamily

Try her philosophy


System Of A Down - Suite-Pee




Johanna ♫


Forse la gente non aveva tutti i torti: era un peccato che avessi deciso di non frequentare l'università, una laurea mi avrebbe di certo dato tante possibilità di lavoro.

Ma nonostante tutto non mi pentivo della mia scelta. Non avevo un'idea precisa su cosa volessi dal mio futuro e avrei finito per scegliere una facoltà a caso. Mi ero voluta concentrare sulla musica, cosa c'era di strano?

Era a questo che pensavo mentre mi preparavo per andare da Lindsay.

Quella mattina, mentre io e mia madre facevamo la spesa nel market vicino a casa, avevamo incontrato una vecchia amica di famiglia; lei ovviamente si era informata su cosa volessi fare da grande e aveva storto il naso quando le avevo spiegato la mia situazione. “Questi sogni a occhi aperti non ti porteranno da nessuna parte, se non ti cerchi un buon lavoro finirai per morire di fame” aveva detto. Io mi ero dovuta trattenere per non portare fuori qualche pungente frecciatina sarcastica; odiavo la gente così, che pensava solo ai soldi e non si accorgeva dell'importanza delle passioni. La vita era la mia e ne facevo quel che volevo, per quanto sbagliato potesse essere.

Mi sentivo dell'umore giusto per indossare la mia adorata felpa con la scritta I ♥ MY DRUM; era nera con la scritta bianca e il cuore rosso, me l'aveva regalata Ellie un paio d'anni prima per Natale.

I capelli, come al solito, li lasciai sciolti sulle spalle.

Ellie, dove hai messo le chiavi?” gridai, vagando per la casa e gettando occhiate in ogni angolo.

Nella ciotola, sul mobile dell'ingresso!” rispose lei dalla sua camera.

Afferrai il portachiavi che stavo cercando e, controllando l'orario, mi precipitai verso la Ford rossa che io e mia sorella condividevamo.

Le decorazioni natalizie per le strade di Los Angeles erano pazzesche e mi sarei volentieri incantata a osservarle se non fossi stata in ritardo come al solito e se non avessi dovuto lottare con il traffico denso e claustrofobico.

Jo! Sei puntualmente in ritardo!” cantilenò Lindsay non appena mi vide entrare in casa, correndo ad abbracciarmi e pretendendo di essere presa in braccio.

Ecco perché, dopotutto, ero soddisfatta del mio lavoretto da baby sitter: amavo quella bambina! In genere non avevo molta pazienza, ma lei era speciale ed ero contentissima quando sua madre, la signora Waits, ,mi chiamava per passare un po' di tempo con lei.

Smettila di copiare le frasi degli altri!” scherzai, scompigliandole i capelli.

Ellie te lo dice sempre: puntualmente in ritardo! Lo sai che oggi all'asilo abbiamo dipinto con le mani?” raccontò la bimba orgogliosa.

Ma non mi dire! Si vede, hai ancora un po' di blu sul naso!”

Johanna, sei arrivata! Okay, allora io vado! Oggi ho il turno fino alle otto, quindi alle otto e mezza sarò qui. Per cena ordinate una pizza, va bene?” intervenne la signora Waits, comparendo dalla porta del soggiorno e precipitandosi di tutta fretta verso l'ingresso.

Perfetto, grazie Sarah. A dopo, buon lavoro!” la salutai, mentre Lindsay correva ad abbracciare la madre.

Una volta sole, chiesi alla bambina: “Cosa ti va di fare oggi?”

Mi insegni ancora a scrivere?”

Lindsay aveva solo cinque anni, ma da quando le avevo insegnato a scrivere le lettere che componevano il suo nome aveva mostrato una voglia di apprendere sorprendente. E io mi divertivo un mondo a insegnare!

Corse a prendere il quaderno riservato alla scrittura e la sua scatola di pennarelli, poi ci accomodammo attorno al grande tavolo del soggiorno.

Guarda, ho scritto il nome di mamma!” Lindsay sfogliò le pagine piene di scritte e scarabocchi fino a trovare ciò che cercava, poi me lo mostrò con un sorriso soddisfatto.

Brava Lindy, è giusto! Adesso vuoi imparare a scrivere il mio?”

Sì!” accettò entusiasta, gettando le braccia in aria e afferrando il pennarello rosso, il suo preferito.

Ma ben presto incontrò qualche difficoltà nel scrivere la lettera J e, dopo aver riempito due righe con quel simbolo per cercare di riprodurlo in maniera corretta, si spazientì e saltò giù dalla sedia.

Dove vai?” le chiesi.

Lei recuperò un vecchio cellulare che era abbandonato tra i cuscini del divano, poi corse da me e mi chiese: “La metti Try her philosophy?”

Scoppiai a ridere. Quella bambina era una metallara incallita: le avevo fatto conoscere la musica che ascoltavo io e lei se n'era innamorata, tanto che sua madre le aveva dato un vecchio telefono senza scheda telefonica e un paio di auricolari per poter ascoltare le sue canzoni preferite, che io le avevo inviato. Tra queste ce n'era qualcuna dei System Of A Down; in particolare in quel periodo Lindsay era in fissa con Suite-Pee.

Non si chiama Try her philosophy” la corressi, tirando una ciocca dei suoi capelli castani e avvicinandomi al tavolino nero di fronte ai divani su cui troneggiava la tv. In genere utilizzavo proprio le casse collegate al televisore per amplificare la musica.

Le accesi, cercai Suite-Pee e alzai il volume.

Lindsay prese a saltellare su e giù ed esultare come una matta, poi mi trascinò a ballare e cominciò a cantare a squarciagola, inventandosi la metà delle parole.

Mi faceva morire dal ridere il suo modo di fare headbanging. Era così piccoletta, eppure sembrava aver già capito tutto del mondo del metal, e poi quella linea di basso la faceva impazzire!

Ancora, ancora!” strepitò Lindsay quando la canzone terminò.

Nel frattempo le note di l Was Made For Loving You dei Kiss si propagarono per la stanza e ci avvolsero. Corsi ad abbassare il volume. “Lindy, i tuoi vicini ci cacciano di casa se teniamo ancora la musica così alta!”

Ma io voglio Try her philosophy!” protestò, mettendo su un broncio indignato.

E va bene!” mi arresi, guadagnandomi un abbraccio dalla bambina.

Proprio in quel momento il mio cellulare, abbandonato sul tavolo, cominciò a squillare, sparando a un volume pauroso They Say degli Scars On Broadway. Quella era la mia suoneria da due anni; in quegli ultimi giorni però, quando qualcuno mi chiamava, il mio cuore perdeva un battito al pensiero di ciò che era accaduto al Troubadour.

Afferrai il telefono: era Jacob.

Jake, che vuoi?” risposi, mettendo in pausa la canzone dei Kiss e facendo cenno a Lindsay di aspettare un attimo.

Dopodomani prove, informa anche El” annunciò.

Okay chitarrista!”

Così ne approfittiamo per parlare della serata di venerdì e ci raccontate tutto sui SOAD!”

Fui tentata di fargli una linguaccia, ma non sarebbe servito a niente perché non mi poteva vedere. “Tu e Noah non ve lo meritate perché non siete venuti!”

Ma... ma... ma...” biascicò lui in tono teatralmente disperato.

Ciao Jake, a presto!” tagliai corto con una risatina, interrompendo la conversazione.

Che cos'è la tua suoneria?” mi domandò Lindsay curiosa.

Una canzone di un gruppo che si chiama Scars On Broadway: ci sono il chitarrista e il batterista dei System!”

Davvero? Me la fai sentire?”

Così collegai il cavo delle casse al mio cellulare e selezionai il brano.

Lindsay ascoltò con interesse le prime note, poi cominciò a saltellare e girare attorno a me, strillando: “La voglio, la voglio, la voglio!”

Sorrisi, contenta di averle fatto conoscere un'altra canzone di suo gradimento. Ma del resto quella piccoletta andava matta per i System Of A Down e tutto ciò che li riguardava!

Le avrei raccontato che avevo avuto l'onore di conoscerli e le avrei mostrato quel comico scatto, ma prima c'era da ballare e cantare They Say!



Ellie ♫


Non potei fare a meno di osservare l'abbigliamento di Noah: indossava una camicia blu in velluto, un paio di jeans neri e delle scarpe sportive dello stesso colore.

Quando incrociai il suo sguardo non riuscii a sostenerlo.

Mio dio, in questo posto si gela!” esclamò Jacob, armeggiando con una stufetta elettrica che fino a quel momento stava a marcire in un angolo.

Attento, quella cosa potrebbe esploderti in faccia” lo avvisai, osservando con circospezione l'oggetto e avvicinandomi maggiormente a lui.

Fate come me: riscaldatevi in maniera alternativa!” esclamò Johanna cominciando a suonare la batteria come una forsennata.

Non eravamo per niente contenti di dover provare in quel buco, ma era necessario. Proprio in quel periodo i genitori del nostro bassista avevano deciso di imbiancare il garage, che fungeva da sala prove, e avevamo dovuto trovare una soluzione.

Jo, piantala, non riusciamo a parlare! Ma dove diamine è finito il mio plettro?” sbottò Noah, girando in tondo con il basso in mano.

Sospirai. “Serj ha proprio ragione: sei un casino che deambula! Ti ci eri seduto sopra!” accorsi in suo aiuto, indicandogli la sedia che aveva occupato fino a qualche istante prima.

Ah... sì, okay, adesso possiamo provare!”

Jake, spegni quell'affare, la stanza si sta riempiendo di fumo! Cazzo, ma io cosa vi ho detto!” strillò mia sorella, saltando in piedi con fare allarmato e lasciando cadere le bacchette della batteria.

Mi voltai di scatto e mi accorsi che effettivamente dalla stufetta si stava levando una nuvola sospetta di fumo biancastro.

Oddio, staccatela!” gridai a mia volta, spaventata.

Il chitarrista abbandonò il suo strumento tra le mie braccia e corse a staccare la spina dalla corrente.

Eheheh... adesso si spiega perché era abbandonata da una parte!” commentò Noah con un'alzata di spalle.

Ma sai che certe volte sembri il personaggio di un anime?” commentai, cercando approvazione nello sguardo di Johanna.

Lei, in tutta risposta, scoppiò a ridere e mostrò il pollice in su.

Di un anime? Ma vi drogate prima di venire a fare le prove?” ribatté lui confuso.

Quant'era tenero! Avevo cercato in tutti i modi di reprimere i miei sentimenti nei suoi confronti, ma era inutile: il suo atteggiamento, il suo tono di voce, perfino il suo viso trasmettevano una dolcezza che mi scaldava il cuore e mi faceva impazzire!

Ma lui era stato abbastanza chiaro: non intendeva impegnarsi in una relazione, non aveva voglia di avere una ragazza. Io convivevo con questa consapevolezza da un anno e, nonostante me ne fossi fatta una ragione, Noah non aveva smesso di occupare il mio cuore.

Scossi la testa. Mi dovevo concentrare sulle prove, a breve ci saremmo dovuti esibire!

Spaccheremo tutto al GrinPub!” proclamò Jacob, dopo un'intensa ora e mezza in cui ripassammo tutta la scaletta del live.

Datti una calmata, Jimmy Page dei poveri, ti ricordo che i nostri fan non superano il centinaio” lo smontò Johanna, inventando un passaggio sul momento.

Taci, io ho suonato al Troubadour e quindi sono importante!”

Presi coraggio. “Ragazzi, vi devo raccontare una cosa.”

Che cosa? Che cosa?” saltarono subito su gli altri tre, puntandomi i loro sguardi impazienti addosso.

Ehi, calmi! Non è niente di che! Quando io e Jo eravamo con i System, Shavo ha detto che gli dispiaceva non averci sentito suonare... così l'ho invitato al concerto del GrinPub” buttai lì, cercando di non dare troppo peso alle mie parole.

Mi ero ripromessa di non dirlo a nessuno, ma ero la persona meno adatta a nascondere qualcosa e alla fine non avevo resistito alla tentazione di rivelarlo ai miei amici.

Cooosa?!” esplosero loro, sgranando gli occhi.

Noah, ancora con il basso appeso addosso con la tracolla, mi si piazzò di fronte con gli occhi che brillavano e mi afferrò le mani. “Tu mi stai dicendo che hai invitato quel fottuto genio di Shavo Odadjian a un nostro concerto?”

Ragazzi, datevi una calmata! Non gli ho detto il nome del locale, gli ho solo spiegato che si trattava di un'inaugurazione, e poi anche se lo dovesse trovare quante probabilità ci sono che venga a vederci?” tentai di tranquillizzarli.

Perché non me l'hai detto? Oh cazzo, ve lo immaginate se invece ce lo ritroviamo sotto il palco? Che figata!” esultò Johanna, correndo ad abbracciarmi.

El ha ragione, è impossibile che ci trovi” affermò Jacob senza scomporsi troppo.

Illusione o no, quel giorno lasciammo la sala prove più allegri e frizzanti del solito.

Oh, finalmente un po' di caldo!” disse Johanna quando fummo entrate in macchina, mettendo il riscaldamento al massimo.

Dal posto del passeggero, osservavo distrattamente le vie caotiche che mi passavano accanto e nel frattempo la mia mente si perdeva. “Però sai che ti dico? Shavo sembrava così entusiasta all'idea di vederci!” Non potevo fare a meno di parlarne, mentre nella mia testa rivivevo quella scena ancora e ancora.

A proposito di Shavo, devo assolutamente ascoltare Suite-Pee! Per colpa di Lindy sono in fissa con quella canzone da giorni!” raccontò, accendendo lo stereo all'interno del quale l'album System Of A Down era infilato da quasi due settimane. “Comunque, secondo me la faccenda si fa interessante. In ogni caso penso che dobbiamo stare con i piedi per terra: come ha detto Jake, ci sono pochissime probabilità che ci trovi. Vabbè, non so nemmeno io cosa pensare!” ammise poi, dondolando la testa avanti e indietro a ritmo con il brano.

Cantammo e ci agitammo come due matte. Io e Johanna eravamo due casi persi.

Comunque tu hai sempre a che fare con i bassisti” commentò poi, approfittando di un semaforo rosso per lanciarmi un'occhiata maliziosa.

Molte volte ti invidio, almeno tu non vuoi nessuno e non corri il rischio di cacciarti in queste situazioni di merda” sospirai, alludendo alla mia cotta per Noah.

Non vale la pena buttarti giù per questa cosa. Noah ti vuole un mondo di bene e questo è palese, ma non potrai mai obbligarlo a ricambiare. Quante volte te l'ho detto?”

Lo so, ma ci ho a che fare quasi ogni giorno, non è facile! Ma adesso basta parlarne, pensiamo a cose più allegre!”

Non avevo voglia di pensare ai miei problemi quel giorno, mi sentivo particolarmente euforica. Poco importava se dopo il concerto di fine gennaio avrei dovuto dare un pesantissimo esame all'università, poco importava se il ragazzo più dolce al mondo non ricambiava i miei sentimenti. Volevo solo rallegrarmi, cantare e mangiare un enorme panino con qualsiasi cosa in mezzo in compagnia della persona più speciale che conoscessi: mia sorella.



♪ ♪ ♪



Ciao a tutti!

Ooooh, ma quanto sono contenta di aver aggiornato!!!

Lo so, in questo capitolo i nostri quattro eroi non ci sono, ma questo capitolo era necessario per presentare un po' le gemelle, la loro vita e gli altri due componenti della band ^^

Che ve ne pare di Lindsay? Ho deciso di inserire come sottofondo la canzone con cui lei è fissata, mentre per They Say dovrete aspettare ancora un po'!

Ultimo avviso: in questo periodo, dato che ho già alcuni capitoli pronti, aggiornerò ogni martedì! Poi tornerò ad aggiornare a settimane alterne, ma per ora vi faccio questo “regalo”... e poi sono troppo curiosa di sapere il vostro parere! :D

Ringrazio infinitamente le magnifiche lettrici che hanno deciso di seguirmi in questa avventura, siete uniche! :3

Un abbraccio a tutti e spero che questo capitolo, così come quelli a seguire, vi piaccia ♥



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Capitolo 4
*** They take me away ***


ReggaeFamily

They take me away


System Of A Down - Radio/Video




Shavo ♫


Trovai incredibilmente confortevole il caldo all'interno del locale.

Quella sera avrei preferito stare a casa, ma ormai John mi aveva convinto a uscire e non mi piaceva disdire. Come spesso anche lui affermava, avevo bisogno di un po' d'aria fresca ogni tanto.

E poi avevo promesso a Dave che avrei fatto un salto da lui il giorno dell'apertura del suo nuovo pub.

Fortunatamente eravamo solo io e il batterista: se Daron ci avesse seguito, probabilmente avremmo attirato troppo l'attenzione e tutti ci avrebbero riconosciuto; noi due invece potevamo provare a passare inosservati.

Bel posticino” commentò John guardandosi attorno con attenzione.

Non potei che dargli ragione: l'arredamento aveva uno stile fortemente vintage, con mobili in legno chiaro e vinili appesi alle pareti. Mi piaceva.

Avvistai subito il mio ex compagno di scuola che si dava da fare dietro il bancone e mi diressi in quella direzione, facendo cenno a John di seguirmi.

Ehi Dave, come butta? Figo il locale!” lo salutai con un sorriso amichevole.

Shavo, alla fine sei riuscito a passare!” esclamò lui, distogliendo un attimo lo sguardo da noi per servire un altro cliente. “Niente male, eh? Sono soddisfatto anch'io! Non posso neanche stare troppo a parlare, hai visto tutta la gente che c'è?” riprese poi.

Ho visto. Ora ti tocca lavorare duro, però è un buon segno!”

Vedendo che le persone dietro di noi si stavano moltiplicando, io e John ordinammo in fretta il nostro drink e andammo alla ricerca di un tavolo libero. Fortunatamente l'ambiente era grande e c'era spazio per tutti; trovammo posto in un angolino in disparte, situato lateralmente al piccolo palco su cui una band si stava esibendo proprio in quel momento.

Dave mi aveva accennato a tre o quattro gruppi emergenti che si sarebbero esibiti quella sera, ma dai nomi non mi era parso di riconoscerne nessuna.

Tuttavia io e John, presi dalla nostra conversazione, non facemmo tanto caso alla musica e ci accorgemmo a malapena quando la prima band terminò il suo concerto.

...e quindi mi ha detto che probabilmente avremo una data anche lì. John?” Mentre parlavo mi ero reso conto che il mio amico scrutava insistentemente alle mie spalle, in direzione del palco, e non ascoltava ciò che dicevo.

Ma quella non è...?” bofonchiò.

Incuriosito, mi voltai e osservai i musicisti che si stavano posizionando sul palco. Una ragazza dai capelli ondulati con una darbuka tra le braccia attirò la mia attenzione. Non c'erano dubbi: era una delle gemelle del Troubadour!

Improvvisamente mi tornò in mente il loro invito e sgranai gli occhi. Era una coincidenza assurda: ci eravamo ritrovati nello stesso posto senza metterci prima d'accordo!

Non ci posso credere, è proprio lei! Come si chiamava? Ah sì, Johanna. L'altra non ricordo... ma sai qual è la cosa più assurda? Mi avevano parlato di questo loro concerto, mi avevano detto che avrebbero suonato per l'apertura di un locale, anche se non mi avevano saputo dire come si chiamava” raccontai, ancora incredulo.

Non dire cazzate!” John era basito quanto me.

Non sono cazzate! E adesso stiamo a sentire come suonano le ragazze!” affermai, osservando i quattro giovani che si preparavano a cominciare.

Lo spettacolo iniziò con un assolo di darbuka, lo stesso che Johanna ci aveva proposto nel backstage del Troubadour, che verso la fine venne accompagnato da una linea di basso; quest'ultima proseguì, facendo vibrare tutto il locale, mentre la ragazza si spostava velocemente alla batteria.

Non sapevo proprio cosa aspettarmi, dal momento che le ragazze non ci avevano rivelato il loro genere musicale o comunque non me lo ricordavo. Rimasi sorpreso quando batterista, bassista e chitarrista si lanciarono in un intro sospeso tra reggae e rock, con sonorità di tanti altri generi. Era pazzesco, non si riusciva bene a capire ciò che si stava ascoltando, ma qualsiasi cosa fosse era meraviglioso.

E quella chitarra in levare era davvero coinvolgente!

Cazzo John, questi ragazzini sono dei geni” commentai con un enorme sorriso entusiasta.

Lui si limitò ad annuire, continuando ad ascoltare e osservare con la testa leggermente inclinata da un lato, profondamente interessato.

Buonasera a tutti, noi siamo i Souls! Allora, siete pronti a ballare un po' con noi?” esordì la cantante al microfono sulle ultime note del brano. Sprigionava energia allo stato puro, così come i suoi compagni d'avventura.

Le parole della ragazza furono seguite da uno scroscio di applausi e alcune grida d'approvazione; la maggior parte del pubblico, già elettrizzato dal live precedente, non perse tempo e si precipitò sotto il palco.

Non so bene come e perché, ma dopo qualche minuto anche io e John ci ritrovammo in piedi, sempre da un lato, ma con una buona visuale e una buona posizione in prima fila. Ero stato io, in preda all'entusiasmo, a trascinare il batterista con me; lui in genere preferiva assistere in disparte.

Era impossibile stare fermi al suono di quella musica così trascinante e orecchiabile, ricca di elementi contrastanti e armonici allo stesso tempo. Non me lo sarei mai aspettato.



Ellie ♫


Ero emozionatissima: non ci era mai capitato di avere un pubblico così vasto. Soprattutto non mi aspettavo che avrebbe partecipato con tutto quell'entusiasmo, invece dopo qualche canzone i tavolini erano quasi vuoti e un sacco di persone si divertivano sotto il palco al ritmo delle nostre canzoni.

Era uno spettacolo incredibile e una conquista preziosissima: eravamo riusciti a coinvolgere tanta gente con i nostri pezzi inediti, questo voleva dire che la nostra musica funzionava e piaceva.

Mentre cantavo scrutai tra la folla in cerca di qualche viso conosciuto e fu allora che li vidi: erano in un angolo in penombra, in posizione laterale. Li riconobbi subito.

Shavo e John erano davvero venuti al nostro concerto! Io e i miei amici ci avevamo riso su per tutto quel tempo, ma alla fine si erano presentati veramente!

Il mio cuore perse un battito e dovetti compiere uno sforzo enorme per non bloccarmi nel bel mezzo della seconda strofa. Ora mi sentivo ancora più sotto esame e cercai di controllare l'ansia che minacciava di impadronirsi di me.

Ma che mi succedeva? In genere ero così disinvolta e sicura sul palco!

Succedeva che due bravissimi musicisti mi stavano fissando e ascoltando e all'improvviso avevo paura di non fare abbastanza per poter essere apprezzata da loro.

Mi accorsi che Shavo dondolava leggermente con la testa e lo presi come un buon segno.

Discretamente, con la scusa di passeggiare per il palco, annunciai ai miei amici con un gioco di sguardi che avevamo due ospiti speciali tra il pubblico. Notai che Noah trasaliva leggermente quando vide i due componenti dei System; dovetti distogliere lo sguardo per evitare che si accorgesse dei miei occhi a cuoricino.

Improvvisamente sentivo caldo.



John ♫


Avevo già capito che Johanna fosse una ragazza abbastanza talentuosa, ma fui ancora più certo delle sue capacità quando la vidi all'opera sulla sua batteria. Si vedeva che si era esercitata tanto, ma più della tecnica mi colpì la sua creatività nell'abbellire e improvvisare.

Era sulla buona strada per migliorare sempre più.

Il gruppo in generale mi piaceva, ognuno faceva la sua parte nel modo migliore e la voce della cantante era forte e calda.

Presi in esame il chitarrista dai capelli ricci e ramati che dondolava a tempo e faceva fatica a stare fermo al suo posto. Provai a paragonarlo a Daron e sorrisi nel notare che alcuni atteggiamenti dei due erano abbastanza simili, ma probabilmente al mio amico non sarebbe bastato un palco così piccolo.

Sembra un po' Daron quando si agita così, vero?” mi fece notare appunto Shavo, facendo un cenno verso il chitarrista.

Lo stavo notando. Ma Daron sbaglia tutti gli accordi, questo qui almeno suona bene” commentai con una risata.

Lui scoppiò a ridere a sua volta. “Approfittiamone ora per dirlo, se ci sente ci fa fuori!”

Il concerto proseguì abbastanza tranquillamente; i ragazzi suonarono in tutto poco più di una decina di pezzi, poi furono costretti a lasciare il palco al gruppo successivo, che a quanto pare consisteva in una band black metal.

Ovviamente io e il mio amico non passammo inosservati e dovemmo metterci a disposizione per alcune foto. Fortunatamente una volta tornati al nostro tavolo nessuno ci rivolse più la parola.

Consumammo un altro drink, poi mi accorsi che i Souls stavano uscendo dal backstage, quindi ci sarebbero passati accanto.

Ragazzi!” attirò la loro attenzione il mio amico quando furono a pochi passi da noi.

Shavo, John! Alla fine siete venuti!” gridarono le due gemelle, venendoci incontro.

Shavo le abbracciò entrambe come fossero amici di vecchia data, mentre io mi limitai a sorridere e stringere loro la mano. Non ero granché propenso a effusioni, specialmente quando non conoscevo ancora bene qualcuno.

Ma sapete che è successo? Noi siamo venuti qui perché Dave, il gestore del locale, è un mio vecchio compagno di scuola e mi ha invitato... e abbiamo trovato voi, che coincidenza!” spiegò lui.

Dai, non ci credo!” ribatté la cantante, sistemandosi la crocchia ormai quasi distrutta che sosteneva i suoi capelli.

Ehi, vi sembra il modo di comportarvi? Presentateci agli ospiti, stronzette!” esordì il ragazzo dai capelli rossi, giungendo da dietro e battendo una pacca sulla spalla a entrambe.

Hai ventiquattro anni, presentati tu” sbuffò Johanna, dandogli di gomito.

Intanto il bassista, un ragazzo magro e bruno, aveva affiancato le ragazze e ci osservava in silenzio, probabilmente in imbarazzo.

Piacere ragazzi, Shavo” si fece avanti allora il mio amico, tendendo la mano a entrambi.

Sì, lo so! Jacob, il piacere è tutto mio! E gli altri due dove li avete lasciati?” si presentò il chitarrista.

Noah” si limitò invece a proferire l'altro, tendendo la mano prima a Shavo e poi a me.

Finito il giro di presentazioni, ci ritrovammo a commentare l'esibizione dei Souls.

Diteci sinceramente che ve ne pare” ci esortò la cantante – che, come Jacob ci ricordò inconsapevolmente, si chiamava Ellie.

Spaccate. Avete idee originali e siete bravi, avete tutto quello che vi serve” presi la parola, accompagnando il mio complimento con un occhiolino.

Davvero? Grazie John, è un grande complimento!” si rallegrò Johanna, tentando di nascondere il leggero rossore sulle guance.

Era sorprendente che una tipa esplosiva come lei potesse arrossire.

Grandi, mi piace un sacco il vostro genere. Sapete chi mi ricordate? Lo stile è quello dei Police più o meno, ma più... metal!” aggiunse Shavo, spostando lo sguardo su ognuno dei musicisti che aveva di fronte.

Noah, hai capito? Shavo ti sta paragonando a Sting!” cinguettò Ellie, saltellando fino al suo amico.

Shavo non ha detto questo” borbottò lui, lanciando un'occhiata al mio amico.

Ehi, sei un ottimo bassista, le tue linee di basso sono paurose!” intervenne subito lui con fare incoraggiante.

In certi momenti lo invidiavo: riusciva a essere così disinvolto e a mettere tutti a proprio agio, mentre io non riuscivo mai ad abbandonare il mio guscio. La riservatezza non era sempre un bene, dopotutto.

Allora giovanotti, prendete qualcosa? Io oggi voglio ubriacarmi fino a perdere la memoria! Ma prima vi offriamo qualcosa!” affermò Jacob indicando il bancone.

Non se ne parla, offriamo noi agli artisti!” obiettai prontamente.

John, non rompere! Allora, cosa prendete?” intervenne subito Johanna, posandomi una mano sul braccio.

Non esiste! Dobbiamo festeggiare il vostro concerto, no? Quindi paghiamo noi!” ribatté Shavo aggrottando le sopracciglia.

Dopo una breve lite in cui quei quattro ci costrinsero a offrirci da bere perché loro erano la maggioranza, ci dirigemmo al bancone. Io non presi niente: avevo già bevuto troppo e qualcuno doveva pur guidare la macchina per tornare a casa.

Tu non prendi niente?” mi informai, notando che Johanna stringeva tra le mani un bicchiere d'acqua.

Senti chi parla! E poi l'acqua ti sembra niente?”

Devi guidare?”

Sì, ma non è solo per quello. L'alcol non mi piace; ho assaggiato di tutto, ma non riesco proprio a mandarlo giù. Strano, vero?” spiegò con semplicità, sorseggiando la sua acqua.

Ognuno è fatto a modo suo. Quindi tu non ti sei mai presa una sbronza?”

Lei ridacchiò. “Pensi che sia necessario? Sono già fusa così! Non ti dico ciò che divento dopo due tiri di erba!”

Mmh, la faccenda si fa interessante. Sarei proprio curioso di vederti!” commentai con un sorriso appena accennato.

Dopo qualche secondo la sentii canticchiare il ritornello di Serious e mi accorsi che mi fissava insistentemente.

Non ci posso credere, anche tu! Pensavo di essermi liberato di Daron per una sera...” mi lamentai.

Allora ringrazia di non aver ancora avuto a che fare con Jake, perché secondo me lui è peggio di tre Daron messi assieme!” esclamò, indicando il suo amico.

Quest'ultimo discorreva animatamente con Shavo e gli altri due, gesticolando e mandando giù un superalcolico dietro l'altro.

Beve anche da parte tua” osservai.

Proprio in quel momento il gruppo black metal, dopo alcuni problemi con la chitarra, cominciò a suonare e per noi divenne impossibile conversare.

Ho un'idea per allontanare quel birbante dal bancone!” gridò la ragazza a pochi centimetri dal mio orecchio, poi si avvicinò agli altri.

Due minuti dopo ci ritrovammo all'esterno del locale, per la gioia di Shavo che poté finalmente prepararsi una canna.

Fratello, quanto vuoi per un tiro?” lo intercettò subito Jacob con un sorrisetto.

Jacob! Sei pessimo!” lo rimproverò Ellie, tirandogli una ciocca di capelli.

Shavo gliela passò. “L'importante è che me la rendi!” scherzò.

Oh merda, sei proprio fuori oggi. Io mi rifiuto di accompagnarti a casa” lo apostrofò Noah con una sigaretta tra le labbra.

Non accompagnarmi, troverò qualcuna con cui spassarmela! Tu non ti sai divertire!”

Johanna, che si trovava ancora al mio fianco, scosse la testa e si accese anche lei una sigaretta. “Cosa ti avevo detto? Altro che Daron!”

Non conosci Daron!” le assicurò Shavo. Lei ed Ellie si avvicinarono a noi, lasciando i due ragazzi ai loro battibecchi.

Come mai oggi lui e Serj non ci sono?” s'informò Ellie.

Mi strinsi nelle spalle. “Sarebbe impossibile uscire ogni volta tutti e quattro insieme. Non ci sopportiamo più a vicenda!”

Mi dispiace per Serj...” commentò lei con un filo di voce, rendendosi poi conto di cos'aveva detto e avvampando.

Immaginavo” commentai, posandole una mano sulla spalla. Quella ragazzina faceva tenerezza.

Che coglione, non ho pensato di fare qualche video per portarglielo! Mmh, come facciamo?” si domandò Shavo.

Oddio, ma come la sta suonando la batteria il tizio là dentro? Ci si sta buttando sopra di peso?” borbottò Johanna indignata, sbuffando il fumo fuori dalle narici.

Risi.

Avete altri concerti in programma?” chiese Shavo.

No, siamo ancora troppo sfigati” rispose Ellie, giocando con il bordo della sua sciarpa color panna. Faceva davvero freddo là fuori, ma lei non aveva rinunciato alla sua crocchia e indossava una sciarpina per proteggersi dall'umidità della notte.

Ho un'idea! Ci volete un giorno in sala prove con noi?” si illuminò all'improvviso il mio amico.

Tutti strabuzzammo gli occhi contemporaneamente. Cominciai a domandarmi se non avesse bevuto troppo.

Beh, che ho detto di strano? Siamo musicisti, siamo tutti colleghi, no?”

Ma la sala prove è fuori uso, suoniamo in un buco che non è nemmeno insonorizzato!” gridò Jacob, raggiungendoci.

Scusate ragazzi, ma mi piace troppo l'idea di rivedervi! Un attimo, chiamo Serj” affermò Shavo, portando fuori il suo monumentale cellulare.

Ehm... è l'una e un quarto di notte” gli fece notare Johanna, sempre più perplessa.

Serj dorme tre ore a notte, sicuramente è ancora sveglio. Serj, ciao... no, Daron non è con noi, non lo so... senti, abbiamo incontrato quelle ragazze del Troubadour dell'altra volta, le abbiamo sentite suonare con il loro gruppo e sono una forza, devi assolutamente sentirle...”

Io scambiai un'occhiata stupita con gli altri cinque. Sapevo che Serj avrebbe accettato senza esitazioni, andava in brodo di giuggiole per queste cose ed era sempre curioso quando si trattava di scoprire nuovi talenti.

In fondo sapevo che il vero motivo di tutto quell'interesse da parte del bassista non era solo rivolto alla musica: si era trovato bene con quei quattro, come raramente capitava, ed era tremendamente curioso di conoscerli meglio.

Certo, poi era brillo e aveva fumato parecchio. Ma in fondo non dispiaceva nemmeno a me ciò che stava architettando.

Benissimo, il 12 febbraio alle quattro tutti alle prove! Vi va bene? È l'unico giorno libero per Serj” concluse, interrompendo la conversazione con il cantante.

I quattro lo osservavano con la bocca semiaperta. Me li immaginai con degli enormi punti di domanda rossi in testa.

Ellie, così anche Serj potrà vederti!” aggiunse poi con un'occhiata raggiante alla ragazza.

Lei, quasi commossa, lo ringraziò e lo strinse in un abbraccio, poi tornò a sorridere ancora più energica di prima.

Scusate, ma il mio corpo necessita di alcol. Ciao, a dopo!” esclamò Jacob per spezzare definitivamente l'idillio, rientrando nel locale.

Io e Shavo scoppiammo a ridere e gli altri tre scossero la testa, sconsolati.

Pensavo che la nostra conversazione sarebbe finita a breve, ma inaspettatamente restammo a conversare per oltre un'ora. Si poteva parlare davvero di tutto, non ci si stancava mai e scherzare veniva naturale. Non mancavano mai le risate e presto ognuno cominciò a fare battute nei confronti degli altri, proprio come se la confidenza tra noi aumentasse minuto dopo minuto.

Ma soprattutto io e Shavo non ci sentivamo parte dei System Of A Down, per una volta eravamo solo John e Shavo.

Verso le due e mezza Jacob era completamente andato, così i ragazzi decisero che era arrivato il momento di tornare a casa.

Al momento dei saluti Ellie mi disse: “Non te ne sei accorto, John?”.

Di cosa?”

Ti sei aperto un sacco con noi! All'inizio parlavi a malapena.”

Ma io sono così, non lo faccio per male. Mi ci vuole un po' prima di capire con chi sto avendo a che fare e...”

Ehi ehi, non ti devi giustificare! Guarda Noah” sussurrò, facendo cenno verso il bassista. “Capisco la tua situazione perché sono abituata ad avere a che fare con lui, che è terribilmente timido. Eppure hai visto come si comporta con noi?”

Sorrisi. “Ah, tu e tua sorella siete due pesti, però fate miracoli!” ammisi, arruffandole i capelli.

Una volta in macchina, mentre Shavo faceva headbanging sulla musica che passavano nella mia stazione radio rock preferita, mi ritrovai a ripensare a quell'incredibile serata e alla sensazione di benessere che mi aveva lasciato.

Dopotutto ero grato al mio amico per aver organizzato quel pomeriggio in sala prove.



♪ ♪ ♪



Ciao a tutti!!!

Sono tornata con un capitolo “bomba”, in cui è successo davvero di tutto!

Intanto sto cercando di caratterizzare di più i personaggi, spero di esserne all'altezza ^^

Per questo capitolo ho scelto Radio/Video perché tra tutte le canzoni dei System è quella che, nella mia mente, si avvicina di più al genere dei Souls. E poi è così allegra!!!

Ultima nota, poi vi lascio in pace: chi mi conosce sa che amo scrivere storie realistiche, ma da questo capitolo si evince che questa storia fa eccezione; sì, stavolta voglio divertirmi, far accadere tutto ciò che non potrebbe mai capitare a nessuno, trascurando del tutto ciò che potrebbe sembrare verosimile!! A partire da questa assurda coincidenza per la quale Shavo e John si sono trovati nello stesso locale del live!

Quindi preparatevi perché potrebbe davvero accadere di tutto! XD

Ringrazio con tutto il mio cuore voi lettori, che mostrate sempre tantissimo entusiasmo e che mi sostenete con le vostre recensioni! Grazie mille davvero, senza di voi chissà se riuscirei a portare avanti questa long! :3

Alla settimana prossima!!! ♥



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Capitolo 5
*** Try to fly ***


ReggaeFamily

Try to fly


System Of A Down - Know




♫ Noah ♫


Ero un po' in ansia per quello che sarebbe accaduto di lì a poco. E quando ero agitato mi dimenticavo la metà delle cose.

Fu così che, dopo qualche minuto di tragitto in auto, mi ero reso conto di aver scordato a casa il portafogli. Cazzo, avevo la macchina quasi a secco e avevo assolutamente bisogno di fermarmi a fare benzina, ma come potevo fare senza i soldi appresso?

Fu così che, tra un'imprecazione e l'altra, fui costretto a tornare a casa. Sarei arrivato in ritardo alle prove e questo mi dava immensamente fastidio; non mi andava di arrivare dopo i componenti dei System Of A Down.

Quando finalmente riuscii a recuperare tutto ciò di cui avevo bisogno, ricevetti una chiamata da Johanna.

Noah, si può sapere cosa diamine stai facendo? Sono le quattro e cinque minuti, i ragazzi saranno qui a momenti, ci tieni così tanto a fare una figura di merda?” mi aggredì la ragazza quando risposi.

Eh... mi sono dovuto fermare a mettere benzina. In realtà sono uscito di casa in orario, ma poi mi sono accorto di aver lasciato il portafogli a casa e...”

Lei sospirò. “Muoviti! Meno male che non abiti lontano dalla saletta! Andava tutto molto meglio quando provavamo in casa tua, almeno non ti dovevi spostare.”

Dopo una folle corsa in auto degna di un film d'azione, giunsi davanti al piccolo e triste edificio. Controllai l'orario: erano le quattro e undici minuti. Non mi parve di scorgere macchine sconosciute parcheggiate là vicino e tirai un sospiro di sollievo.

La prima frase che sentii non appena misi piede nella stanza fu un commento di Jacob in tono lugubre: “Probabilmente ci hanno tirato un bel bidone, non si presenterà nessuno”.

Ma la vuoi smettere? Magari hanno trovato traffico e sono un po' in ritardo, no? Vatti a deprimere da un'altra parte!” si rivoltò Ellie con uno sbuffo contrariato.

Ciao a tutti, ce l'ho fatta! Qual è l'argomento? Avete bisogno di un quarto litigante?” esordii, dirigendomi verso l'unica sedia rimasta libera per poter poggiare il mio basso.

Jacob pensa che i System non si presenteranno all'appuntamento” spiegò brevemente Johanna con le sopracciglia aggrottate.

Improvvisamente questa paura si impossessò di me. Non l'avevo preso in considerazione: magari i ragazzi si erano solo divertiti un po' a prenderci in giro. Del resto cosa poteva volere uno come Shavo Odadjian da quattro sfigati qualunque?

Dai, non ci credo! Ti stai deprimendo anche tu?” mi rimproverò la batterista con aria esasperata.

Forse sarebbe stato meglio chiedere a uno dei due un numero di telefono, almeno ci saremmo potuti tenere in contatto e se fosse capitato un imprevisto avrebbero potuto avvisarci” osservai.

Non mi piaceva chiedere qualcosa di così personale, magari non si fidano ancora di noi” ribatté Ellie, passeggiando irrequieta per la stanza.

Qualche secondo dopo qualcuno bussò alla porta. Sobbalzai sorpreso e mi imposi di restare calmo; tuttavia il mio inconscio mi suggerì di appiattirmi con la schiena contro il muro.

Visto?” esclamò Johanna con un sorriso trionfante, poi si avvicinò alla porta senza esitazione.

Ehi batterista! Scusate il ritardo, ma Daron è anarchico e non rispetta gli orari!” salutò subito Shavo, facendo irruzione nella stanza e salutando tutti con strette di mano, sorrisi e, nel caso delle ragazze, abbracci.

Oh, ci siete tutti! Ciao ragazzi, entrate pure!” li accolse Johanna, restando sulla soglia finché tutti i membri della band non furono entrati.

Non sapevo bene cosa aspettarmi da Serj e Daron, così rimasi in disparte per osservare come si comportavano con i miei amici prima di farmi avanti e presentarmi.

Quindi tu sei il bassista, giusto? Piacere, Serj” si presentò il cantante, raggiungendomi nell'angolino in cui mi ero rifugiato.

Sì, sono io. Noah” biascicai con un sorriso leggermente imbarazzato, stringendogli la mano.

Decisi che era arrivato il momento di smettere di comportarmi da idiota e mi staccai dal muro, per poi dirigermi verso Daron. In genere ero abbastanza solare ed estroverso, dovevo solo impormi di portare fuori questo lato di me.

Ehi! Piacere, Noah” attirai l'attenzione del chitarrista, che era intento a osservare le ragazze e John parlottare tra loro.

Lui si voltò quasi sorpreso. “Ah. Daron, ma tanto già lo sai” ribatté.

Accennai un sorriso. “Sì, in effetti... grazie per aver accettato di venire qui.”

Mi sono incuriosito, tutto qui” spiegò piegando leggermente la testa da un lato.

Noah, non infastidire il mio collega!” si intromise Jacob, arrivando alle mie spalle e battendomi una pacca sulla schiena.

Collega...” Inarcai un sopracciglio, scettico.

Beh, siamo entrambi chitarristi!”

Oh ragazzi, cosa avete intenzione di fare? Iniziamo o stiamo qui a perdere tempo finché non albeggia?” gridò proprio in quel momento Johanna; la sua voce rimbombò tra le pareti, assordando la maggior parte dei presenti.

C'è un problema: abbiamo solo tre sedie per gli ospiti! Chi prende in braccio chi?” fece notare Jacob con una risatina, appoggiando i nostri strumenti a terra e sistemando le sedie lungo la parete opposta a quella della batteria.

A quel punto Daron si lasciò andare a terra con la schiena contro il muro e le ginocchia al petto.

Non so quanto ti convenga, in questo posto non puliscono più o meno dal '95” lo avvertii, recuperando il mio basso e preparandomi mentalmente al momento epico che stavo per vivere.

Più che altro gli si congelerà il culo” aggiunse Jacob. Quest'ultimo aveva già collegato la chitarra all'amplificatore e stava cominciando ad abbozzare con disinvoltura qualche nota di una canzone composta un paio di giorni prima.

Daron si strinse nelle spalle con noncuranza mentre ascoltava con interesse il mio amico.

Forse l'unico che si sentiva agitato ero io. Gli altri si comportavano come se nulla fosse, anche Johanna aveva preso a suonare la batteria come se non avesse aspettato altro fino a quel momento.

Probabilmente io sbagliavo da qualche parte, ma non capivo dove.

Ma quando posai lo sguardo su Ellie mi accorsi che neanche lei era del tutto tranquilla. Allora non ero l'unico, non ero pazzo.

Io e la ragazza ci scambiammo un'occhiata incoraggiante e questo mi fece stare un po' meglio.



♫ Ellie ♫


Finché tutto si era svolto nella mia immaginazione non c'erano stati problemi, ma adesso che mi trovavo di fronte a Serj con un microfono in mano la situazione si complicava.

Mi ero riscaldata la voce a casa prima di recarmi alle prove, come ogni volta, ma se questa fosse per qualche ragione scappata al mio controllo?

Dovevo smetterla. Ero riuscita a superare l'ansia di cantare di fronte al ragazzo che mi piaceva e potevo affrontare anche questa.

Con quale cominciamo?” domandai, voltandomi verso i miei compagni di band. Quattro paia di occhi seguivano i miei movimenti.

Perché non facciamo la scaletta del concerto?” propose Jacob.

Il nostro chitarrista era raggiante, talmente contento che non riusciva a stare fermo. L'avevo visto un paio di volte sghignazzare dopo aver scambiato qualche sguardo con Daron e questo mi fece capire che i due cominciavano ad andare d'accordo.

La cosa mi preoccupava non poco, ne avremmo viste delle belle!

Johanna non se lo fece ripetere due volte e recuperò subito la sua darbuka, per la gioia dei nostri quattro spettatori.

Durante il primo pezzo, quello esclusivamente strumentale, cercai con tutte le mie forze di non mangiarmi le unghie; evitai accuratamente di posare lo sguardo su Serj, la persona il cui parere contava più di tutti per me, e mi concentrai su quello che mi ispirava più fiducia e tranquillità, ovvero John. Lui mi aveva già sentito e aveva espresso il suo parere in precedenza; inoltre assisteva del tutto rilassato, con le braccia incrociate e un'espressione serena dipinta in viso.

Quando i miei amici eseguirono le prime note di Run Away, la prima canzone da noi composta, presi un profondo respiro e feci appello ai sei anni di lezioni di canto che avevo alle spalle.


Alla fine, dovetti ammettere, non era poi così male! Dopo qualche canzone ci avevo preso gusto, come ogni volta, e avevo smesso di guardare un punto indistinto davanti a me. Era divertente, dovevo solo comportarmi come quando stavo sul palco.

Mancavano solo due canzoni alla conclusione della nostra scaletta; mi dispiaceva che la nostra esibizione stesse già per volgere al termine. Anche i ragazzi si stavano divertendo: Daron e Shavo si muovevano leggermente a tempo e tutti sfoggiavano degli enormi sorrisi soddisfatti.

Non avevo ancora posato lo sguardo su Serj. Lui doveva essersi accorto del mio comportamento, perché quando finalmente ebbi il coraggio di guardarlo negli occhi lui annuì con convinzione e mi regalò un occhiolino.

Wow! Ero contenta come una bambina la mattina di Natale!

Cantai gli ultimi due pezzi ancora più carica di prima e alla fine ero davvero euforica. Non vedevo l'ora di scambiare due parole con Serj e ricevere il suo sincero parere.

Okay, abbiamo finito il repertorio!” annunciò Noah al termine dell'ultima canzone.

Come, è già finito?” si lamentò Daron mettendosi in piedi.

Piccoletto, abbiamo suonato per un'ora” gli fece notare Johanna, affiancandomi con le bacchette ancora strette tra le mani. “Devo anche lanciare le bacchette tra il pubblico?” scherzò poi, agitandole in aria.

Io, io, le voglio io!” strillò Daron, piazzandosi di fronte a lei con un sorrisetto furbo.

Se permetti, la precedenza va al batterista” si intromise John divertito.

Ecco, bravo John! Tu vai da quegli sfigati che suonano quegli strumenti con le corde!” prese la palla al balzo mia sorella.

Ehi, povero Shavo!” esclamai con una risata.

Uffa, non mi vuole nessuno, sono triste!” mugugnò Daron incrociando le braccia al petto con un broncio poco credibile.

Non ti preoccupare fratello, ci sono qui io! Ti offro il mio plettro in segno di pace” lo intercettò Jacob, raggiungendolo e ficcandogli il triangolo di plastica in una mano.

Daron esaminò l'oggetto con aria teatralmente sorpresa, come se si fosse ritrovato chissà quale diamante prezioso tra le dita. “Grazie collega, tu sì che mi capisci!” cinguettò poi, sollevando una mano per mollargli una pacca sulla spalla.

E dovette proprio sollevarla, dal momento che il mio amico lo superava di almeno dieci centimetri in altezza.

Ero talmente concentrata a osservare la comica scenetta tra chitarristi che non mi accorsi della presenza di Serj al mio fianco; quando me ne resi conto, quindi, quasi mi spaventai.

Oh Serj, scusa, non ti avevo visto.”

Eri preoccupata, vero?”

Quella domanda mi lasciò un attimo perplessa. “In che senso? Se intendi dire che ero agitata, te lo posso confermare, un po' sì... perché non sapevo bene che parere aspettarmi” ammisi arrossendo leggermente.

Lui mi posò una mano sulla spalla e mi sorrise bonariamente. “Non dovresti pensarla così. Sai che ogni parere è soggettivo e ognuno di essi è importante a modo suo: quello di una cantante lirica come quello di uno che passa per strada. Quindi io chi sono per dare giudizi universali?”

Avrei voluto rispondergli che per me contava molto in quanto lo stimavo immensamente come cantante e musicista, ma rimossi subito quell'idea; non volevo sembrare stupida.

Ma il suo ragionamento mi aveva spiazzato e non sapevo come rispondergli. Dopo qualche secondo di riflessione decisi che la strategia migliore era cambiare argomento.

Cosa ne pensi sinceramente?” gli domandai.

A me siete piaciuti molto come gruppo, avete grinta e idee originali oltre che talento. Tu mi hai colpito molto: ho notato che hai tecnica e passione, poi hai una bella voce.”

Molto probabilmente in quel momento mi brillarono gli occhi. Quelle parole mi scaldarono il cuore e rappresentarono in qualche modo una piccola grande vittoria.



♫ Shavo ♫


In questo posto si muore di freddo, ma come fate a suonare qui?” commentai, infilando nella tasca del mio pesante giubbotto il plettro di Noah. Visto che Daron aveva quello di Jacob e le bacchette di Johanna erano state prese da Serj e John, avevo chiesto al ragazzo quel piccolo oggettino come ricordo.

Nonostante si fosse un po' sciolto nei nostri confronti, sapevo che non avrebbe avuto il coraggio di regalarmelo come avevano fatto i suoi amici; si mostrò comunque entusiasta quando glielo chiesi.

Qui c'è una stufetta elettrica, possiamo accendere questa!” esclamò Daron dando un piccolo calcio all'ammasso di ferraglia abbandonato in un angolo che di certo aveva visto tempi migliori.

Ellie tossicchiò soffocando una risata. “Noi abbiamo da poco scoperto la sorpresa che nasconde, non so se sia il caso di riprovare.”

Allora ho bisogno di riscaldarmi fumando. Chi mi fa compagnia?”

Alla fine accettammo tutti e ci recammo all'esterno, dove faceva quasi più caldo che in quel buco.

Anche i ragazzi infatti avevano suonato con i loro cappotti addosso.

Dopo aver preparato e acceso sigarette varie, io e le ragazze ci trovammo vicini e cominciammo a parlare, come sempre ormai.

Comunque sei un matto, Shavo” disse Johanna.

Perché?”

Per aver organizzato tutto questo... a un certo punto abbiamo anche pensato che non sareste venuti, invece...”

Sgranai leggermente gli occhi. “Avevamo un appuntamento, no? Perché non ci saremmo dovuti presentare?”

È che sei stato così dolce, insomma, non è da tutti quello che hai fatto” intervenne Ellie, giocherellando con il bordo del foulard che portava attorno al collo. Anche quella volta aveva i capelli raccolti nella sua immancabile crocchia.

Mi strinsi nelle spalle. “Ho solo fatto quello che una persona normale farebbe quando entra in confidenza con altre persone. Forse vi sembra un po' strano perché faccio parte di una band famosa, è possibile?” indagai. Non volevo metterle in difficoltà, ma ero una persona diretta e curiosa di natura.

Johanna scosse la testa. “No, non credo sia questo. O forse sì, nel nostro inconscio.”

Però c'è da dire che molta gente, famosa o meno, non farebbe mai una cosa del genere” aggiunse Ellie.

Parlo a nome di tutti: ci siamo semplicemente trovati bene con voi, ci è piaciuta la vostra musica e abbiamo fatto quel che abbiamo sentito di fare. E la cosa a quanto pare continua; guardate!” spiegai, facendo un cenno verso gli altri cinque che conversavano amorevolmente.

Jacob e Daron, in particolare, stavano combinando un casino assurdo insieme. Per fortuna ci trovavamo in una stradina abbastanza tranquilla e poco trafficata, altrimenti avrebbero dato spettacolo per mezza città.

Ma come possiamo tenerci in contatto? Hai facebook?” mi domandò la batterista.

A quel punto decisi che era arrivato il momento di compiere un passo un po' azzardato, ma mi fidavo abbastanza delle gemelle.

Sentite, è meglio se vi do il mio numero, okay?” buttai lì.

Loro tentennarono per un attimo, poi Ellie portò fuori il suo cellulare e annuì per comunicarmi che era pronta a segnare.

In realtà avevo due numeri: uno, quello che davo più o meno a tutti, utilizzato prevalentemente per lavoro e l'altro per la vita privata, riservato a famigliari e amici. Decisi di dettare alla ragazza il primo perché, nonostante fossi positivo al riguardo, non sapevo con certezza se mi potessi fidare ciecamente.

Ragazzi, noi andiamo in un bar, qui fuori ci stiamo ibernando! Venite?” ci richiamò Noah.

Volentieri! Noi abbiamo un debito con questi giovanotti che hanno insistito per pagare l'altra volta!” accettai.

Ah, ma possibile che ti ricordi sempre tutto?” borbottò Johanna.

No, in genere ha la memoria di un pesce rosso” fece Serj, unendosi a noi.

Mi ricordo solo le cose importanti!”

La nostra conversazione venne interrotta da Jacob e Daron che, in testa alla fila, intonavano a squarciagola una canzone non meglio specificata.

Piantatela o faccio finta di non conoscervi” li ammonì John scuotendo il capo.

Mi portai una mano alla fronte con fare esasperato. “Ma perché? Cosa abbiamo fatto di male?”

Dovevamo evitare che si incontrassero” osservò Ellie.

Poi scoppiammo tutti a ridere e seguimmo i due chitarristi all'interno di un piccolo locale.



♪ ♪ ♪



Udite udite, martedì è giunto! *-*

Per me questo è diventato un giorno della settimana speciale. Non so se si è capito, ma tengo molto a questa storia e sono sempre curiosissima di leggere i vostri pareri ^^

Stavolta non ho molto da dire, voglio lasciare a voi tutti i commenti! Spero solo vi sia piaciuta la scena di scambi di bacchette, plettri e merce varia :) e anche la decisione avventata di Shavo!

Grazie con tutto il cuore ai lettori, anche quelli silenziosi, e i recensori! Vi invito a farmi sempre sapere cosa ne pensate della storia con sincerità, accetterò di buon grado ogni consiglio :3

A presto!!! ♥



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Capitolo 6
*** Borrowed Dreams ***


Borrowed dreams


System Of A Down - Marmalade




♫ Daron ♫


Non ero mai stato in quel locale, ma lo trovai piuttosto carino e accogliente: non era molto grande e lungo le pareti erano posizionati dei tavolini circondati da divanetti a forma di semicerchio.

Noi prendemmo posto su uno di essi; fortunatamente era abbastanza grande da accoglierci tutti.

Johanna fece di tutto perché io e Jacob ci sedessimo il più lontano possibile l'uno dall'altro e un po' la capivo. Quel ragazzo era a posto, mi ero trovato bene con lui perché era un folle e mi stavo divertendo parecchio, a spese degli altri presenti.

Noah sedeva alla mia sinistra, mentre Ellie stava alla mia destra e accanto a lei John aveva occupato l'estremità del divanetto. Decisi quindi di interagire con la ragazza, con cui a dire il vero non avevo avuto tanto a che fare fino ad allora.

Allora cantante, che mi dici? Sei contenta di aver incontrato i System Of A Down?” esordii con fare divertito, intenzionato a provocarla un po'.

John mi lanciò subito un'occhiata interrogativa e ammonitrice allo stesso tempo. Ecco, il solito guastafeste!

Siete simpatici” ribatté Ellie con semplicità, stringendosi nelle spalle.

Scusa se te lo dico, ma...” cominciai, assumendo un teatrale atteggiamento cospiratorio e abbassando il tono della voce “Shavo non è una preda facile, sai? Ho visto come ti ci avvicini, ti piace, eh?”

Lei inizialmente parve spiazzata, poi sollevò gli occhi al cielo. “Oddio Daron, ma cosa stai dicendo? Ma ti pare che io ci provi con Shavo?” replicò trattenendo una risata.

Ora non lo vuoi ammettere, ma io l'ho capito! Comunque se non riesci a portartelo a letto ci sono sempre io qui, pronto per servirti!”

Non pensavo neanche una parola di ciò che stavo dicendo, ma era assai interessante e divertente osservare le reazioni della ragazza.

Malakian, vacci piano” sibilò John tra i denti, fulminandomi con un'occhiataccia.

Smettila di dire fesserie, hai fumato troppo!” mi smontò subito Ellie, le guance leggermente imporporate per l'imbarazzo.

Ridacchiai e le circondai le spalle con un braccio, attirandola leggermente a me. “Sei troppo carina, ti voglio bene in fondo!”

Lei, evidentemente stordita, rimase immobile per qualche secondo, poi si divincolò e cominciò a conversare con John, cercando di non darmi troppa attenzione.

Cosa prendete?” chiese una cameriera sulla trentina d'anni con i capelli arruffati e l'aria esausta.

Birra!” esclamai, poi diedi di gomito alla ragazza accanto a me. “Dolcezza, tu cosa prendi?”

Ti stai prendendo il vizio di chiamarmi dolcezza?” mi apostrofò. “Un bicchiere d'acqua, grazie” fece poi in direzione della cameriera.

Perché, non ti piace?”

E mi hai fatto male con quella gomitata” aggiunse con una punta di irritazione nella voce, massaggiandosi un fianco.

Davvero? Scusa, non l'ho fatto apposta! Mi perdoni?”

Ero sinceramente dispiaciuto; la maggior parte delle volte agivo senza riflettere e finivo per fare qualche stronzata, come in quel caso.

Lei mi lanciò un'occhiata dubbiosa e riprese a parlare con John. Solo allora mi accorsi che si era impercettibilmente allontanata da me, lasciando un piccolo spazio vuoto sul divano che prima non c'era.

Non avevo fatto altro che portare fuori una cazzata dietro l'altra da quando avevamo messo piede nel locale, forse l'avevo spaventata.

Le posai una mano sul braccio. “Ellie.”

Che c'è?” rispose, tentando di mantenere la calma.

Scusami, lo so che a volte faccio cose strane.”

Lei mi regalò un timido sorriso appena accennato. “Non fa niente.”

Afferrai un lembo del suo foulard che le era ricaduto sulla spalla e presi a giocarci, attorcigliandolo tra le mie dita. Lei non parve accorgersene, presa com'era dalla conversazione con il batterista. Dopo qualche secondo di ascolto mi resi conto che la ragazza stava parlando dell'università e di un esame che aveva dato il giorno dopo del famoso concerto in cui avevano incontrato Shavo e John.

Cosa studi?” le domandai curioso.

Psicologia” disse lei con orgoglio.

Oh no” bofonchiai.

Perché oh no?”

Perché odio gli strizzacervelli!”

Daron, che caso perso...” sospirò John scuotendo la testa.

Invece è una figata scoprire com'è la mente umana e osservare i suoi meccanismi. A me ha sempre affascinato e ora che lo sto studiando ancora di più” spiegò Ellie con passione.

Uff, l'idea di essere monitorato come una cavia da laboratorio mi mette ansia, io mi capisco benissimo anche senza aiuto! Quindi dolcezza, non provare a psicoanalizzarmi, altrimenti sono guai!”

John scoppiò a ridere. “Tu, Daron Malakian, hai appena detto che ti capisci benissimo anche senza aiuto! Guarda Ellie, ti assicuro che pure Freud in persona non avrebbe saputo che fare di fronte a lui!”

Taci, nessuno ha chiesto il tuo parere!” lo rimbeccai.

Che antipatico” commentò la ragazza. Il suo sguardo venne catturato dalle mie dita che ancora tormentavano il lembo della sua sciarpa, ma non disse niente in merito.

Decisi di lasciarla in pace per un po' e intrattenni conversazioni con gli altri, compreso Noah, che si rivelò più loquace e simpatico di ciò che pensavo; ma ogni tanto tornavo alla carica e mi divertivo a punzecchiare la cantante. Lei a volte si trovava in difficoltà e mi accorsi che non le andava di rispondermi in maniera sgarbata. Probabilmente la stavo terrorizzando con i miei sbalzi d'umore, tanto che alla fine della serata si ritrovò quasi addosso a John pur di starmi il più lontano possibile.

Dopo circa un'ora ci rendemmo conto che si era fatto tardi ed era ora di rincasare. Salutai calorosamente Jacob, Noah e Johanna; quest'ultima mi minacciò di morte nel caso avessi fatto qualcosa di sbagliato a sua sorella.

Quando arrivò il turno di Ellie, presi una delle sue mani tra le mie e le dissi: “Ciao dolcezza, spero di non essere stato troppo antipatico.”

Eccome se lo sei stato!” esclamò lei. Il suo lieve sorrisetto non mi permise di capire se scherzasse o in quelle parole ci fosse un fondo di verità.

Cazzate a parte, lasciami perdere. Certe volte esagero” ammisi, pizzicandole affettuosamente una guancia. Mi faceva tenerezza dopotutto, le si leggeva negli occhi che era una ragazza dolce e gentile.

Lei mi sorrise, poi si precipitò ad abbracciare Shavo per salutarlo. Notai che le ragazze avevano stretto in un abbraccio anche John e Serj, ma avevano evitato di fare lo stesso con me; questo, anche se cercavo di negarlo, mi lasciava un po' l'amaro in bocca.

Scossi la testa e lanciai un'ultima occhiata ai ragazzi che si dirigevano a riprendere i loro strumenti nella saletta, mentre io seguivo Shavo verso la sua macchina.

Abitavamo nella stessa zona, così ci eravamo recati all'appuntamento insieme.

Una volta in auto mi trovai a osservare: “Chissà quando li rivedremo, qui a Los Angeles sicuramente non abbiamo la possibilità di beccarli in giro”.

Ho io la soluzione, tranquillo” affermò il mio amico con lo sguardo fisso sulla strada.

Cosa vuol dire?”

Ho dato alle ragazze il mio numero” buttò lì.

All'improvviso un bruttissimo presentimento mi piombò addosso, riscuotendomi dalla bella favola di quel pomeriggio. “Cosa?! Oh cazzo, ma ti rendi conto di cos'hai fatto?” sbottai.

Che problemi hai?” replicò il mio amico sempre in tono rilassato.

Hai dato il tuo numero a due sconosciute, a due fan! Potrebbero diffonderlo, potrebbero stalkerarci, ma non ci pensi mai a queste cose? In fondo noi che sappiamo di loro? Potrebbero essere due fan impazzite che sono riuscite ad avvicinarsi a noi con una scusa! Merda, siamo fottuti!” proseguii sempre più esasperato.

E datti una calmata, porca puttana! Ho dato il numero di lavoro, e comunque tu in tutto questo cosa c'entri? Non ti ho coinvolto: ho dato il mio numero, non il tuo!” si inalberò allora Shavo.

Ah, allora non ci arrivi! Ci siamo ficcati nei casini! Io non pensavo che tu prendessi così sul serio la faccenda di questi ragazzi, sei stato esagerato e ora ti prenderai le conseguenze! Ti fidi sempre di tutti...”

E tu non ti fidi mai di nessuno. Il fatto di far parte dei System ci vieta di conoscere gente nuova?”

Ma Shavo, Johanna ed Ellie sono due fan come le altre! Tu conosci una persona, la incontri tre volte nella tua vita e ti stai già facendo film mentali su chissà quali amicizie! Ma devi stare attento, io te lo dico sempre, altrimenti rimani fregato! No, tu non te ne rendi neanche conto” continuavo a sbraitare, prendendomi la testa tra le mani.

Il mio amico non riusciva a capire: aveva passato a due sconosciute un'informazione molto personale e loro avrebbero potuto farne quello che volevano. Le gemelle sembravano così adorabili, eppure io non mi fidavo e non ero d'accordo con quello che Shavo aveva fatto. Prima o poi avrebbe messo nei casini tutti noi, me lo sentivo!

Continuammo a discuterne e a urlarci contro per un po', ma lui rimaneva fermo sulle sue condizioni, non voleva aprire gli occhi e io mi innervosivo sempre di più. Esisteva troppa gente come lui, che nonostante il degrado del mondo sotto tutti i punti di vista aveva ancora il coraggio di vivere nel mondo dei sogni.

Tornai a casa in ansia e incazzato per la discussione.

Qualcuno poteva pensare che fossi paranoico, ma ci tenevo a salvaguardare la mia vita.



♫ Ellie ♫


Una brutta sensazione mi accompagnava ormai da mezz'ora e non riuscivo a liberarmene. Da quando avevamo salutato i ragazzi non avevo fatto altro che rimuginare sul comportamento di Daron e non potevo negare che mi indisponeva parecchio. Non potevo negare che era simpatico e spiritoso, ma molti suoi atteggiamenti erano troppo fastidiosi e mi inquietavano parecchio.

Per fortuna durante quella serata avevo avuto John al mio fianco, che era stato per me il porto sicuro su cui fare affidamento quando Daron esagerava. Il batterista non aveva detto nulla al riguardo, ma mentre conversavamo mi aveva lanciato occhiate rassicuranti e protettive; era sempre pronto a distrarmi quando mi trovavo in imbarazzo con il chitarrista.

Ellie?” mi richiamò mia sorella mentre, con lo sguardo perso fuori dal finestrino, mi immergevo in quel fiume di pensieri durante il tragitto verso casa.

Dimmi” biascicai in tono piatto.

Sei triste, cos'hai? È colpa di quel coglione di Daron, vero?”

Mia sorella mi conosceva fin troppo bene e aveva subito fatto centro.

È che è troppo strano, mi inquieta! Lo sai che io non mi faccio certo intimorire da uno come lui, ma certe volte non so proprio come rispondergli, non voglio essere maleducata” mi giustificai subito, sentendomi una stupida per quei pensieri. In effetti non era da me comportarmi così.

Sei sempre la solita! Devi rispondergli quello che ti senti di dire! Ma dai, ti pare che ti debba mettere problemi per Daron? Con lui devi comportarti esattamente come con Jake!” mi consigliò.

A te non fa paura?” le chiesi.

Non tanta, però ti capisco! Dai, nel caso ci dovessimo incontrare di nuovo farò in modo di tenerlo lontano da te o di non lasciarti da sola. Non mi piace questa situazione.”

Per fortuna c'era John accanto a me. È mitico!”

Oddio” esclamò Johanna all'improvviso facendomi sobbalzare. “Abbiamo il numero di Shavo! Che carino è stato, io sono in brodo di giuggiole!”

Mi illuminai a mia volta. “È vero! È stato troppo tenero! Secondo te come mai lo fa? Pensi che tenga davvero a noi?”

Sì, non credo che ci mentirebbe. E poi il numero non è una cosa che si dà a tutti!”

Ora gli mando un messaggio, così si può salvare il numero!” affermai, poi presi il mio cellulare e digitai:


Ciao Shavo, sono Ellie :) grazie ancora per la bella serata, un abbraccio da me e Jo ♥


L'hai inviato? Cosa gli hai scritto?” continuava a ripetere mia sorella in preda all'entusiasmo.

Le lessi quelle poche parole ed entrambe sorridemmo contente, continuando a commentare gli avvenimenti di quella serata finché non giungemmo a casa.

Ma quel senso di fastidio non diminuì col passare del tempo, anzi, si accentuò sempre più quando constatai che Shavo non aveva risposto al mio messaggio nemmeno il giorno dopo.

Il tempo scorreva, ormai era passata quasi una settimana, e dei ragazzi nessuna traccia. Un senso di sconforto mi teneva compagnia, mentre io e mia sorella continuavamo a ripeterci quanto fossimo state stupide a fidarci di quei quattro musicisti.



♪ ♪ ♪



Ciaoooo! ^^

Eccomi qui, di nuovo ad aggiornare! Stavolta il capitolo è un po' più breve, ma non mi piace avere una lunghezza prestabilita: dipende da ciò che deve succedere!

Non devo aggiungere niente di che, se non una piccola nota sulla canzone: come la maggior parte delle volte il testo non ha nessuna attinenza con il capitolo, ma la musica mi fa pensare a qualcosa di ironico e inquietante allo stesso tempo... ho pensato fosse giusto inserirla qui, in cui il brutto presentimenti e le sensazioni negative hanno la meglio!

Ringrazio con affetto i miei assidui lettori, siete speciali :3

A martedì prossimo!!! ♥



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Capitolo 7
*** Such a lonely day ***


ReggaeFamily

Such a lonely day


System Of A Down - Lonely Day




♫ Johanna ♫


Era trascorsa una decina di giorni dal giorno delle prove con i System e di Shavo nessuna traccia.

Io e mia sorella avevamo supposto che potesse non aver ricevuto il messaggio e fui quasi tentata di mandargliene un altro da parte mia, ma poi lasciammo perdere perché non ci sembrava il caso di insistere.

In realtà non davamo molto peso a quella faccenda: entrambe avevamo delle vite piene di impegni e mille cose a cui pensare, ma la verità, anche se non lo ammettevamo esplicitamente, era che entrambe eravamo state deluse. Dal canto mio mi sentivo una grandissima stupida per aver creduto a quella bella illusione, ma cercavo di scacciare quei pensieri.

Mia sorella per fortuna era assorbita dai suoi nuovi libri dell'università da studiare per il prossimo esame, le serviva proprio tenere la mente occupata dopo la notizia che aveva ricevuto in quei giorni: Noah stava frequentando una ragazza. Sapevamo solo che si chiamava Kate e aveva un paio d'anni in meno di noi.

Ciò che non capisco” mi aveva detto Ellie una sera, dopo aver speso ore e ore sui libri, “è perché lui non sia stato sincero con me. Voglio dire: poteva benissimo ammettere che non gli interessavo in quel senso, senza accampare quella scusa. Non è vero che non se la sente di avere una relazione... con questa tipa se la sente!”

Io avevo scosso la testa. “Maschi, tutti uguali: non hanno mai il coraggio di dire le cose!”

Non mi va di arrabbiarmi con lui. Siamo amici, io gli voglio bene nonostante tutto e sono sicura che lui vuole bene a me, ma questo suo gesto non mi è piaciuto.”

Ero delusa e vivevo quella situazione con molta intensità, come se fossi stata io a subire tutto ciò. Tra me ed Ellie era sempre andata così: eravamo unite e condividevamo le gioie e i drammi. Quindi era inevitabile che gli ultimi fatti dessero da pensare anche a me.

Ma intanto continuavamo a vivere la nostra vita e divertirci nonostante tutto; andavamo alle prove, suonavamo e cantavamo, ridevamo insieme fino ad avere dolori ovunque e non perdevamo mai il sorriso. Contro tutto e tutti, io ed Ellie saremmo sempre state insieme e saremmo andate avanti grazie al nostro incrollabile entusiasmo.

Una sera come un'altra decidemmo di uscire con la nostra amica Melanie. Lei ci conosceva da sette anni ormai, dai tempi del liceo, ed era una delle poche che ancora sopportava il nostro atteggiamento folle ed eccentrico; era quasi una terza gemella e anche in casa la adoravano tutti.

Il problema era che vederci costantemente era diventato difficile: Melanie lavorava quasi tutte le sere come cameriera in un ristorante, mentre durante il giorno io ero spesso impegnata con Lindsay ed Ellie seguiva le lezioni all'università. Melanie era dispiaciuta soprattutto perché ogni volta si perdeva i nostri concerti.

Quel giorno io e mia sorella proponemmo di recarci al GrinPub: quel posto ci era piaciuto tanto e ci eravamo tornate già parecchie volte, nonostante riportasse a galla ricordi dolci e dolorosi allo stesso tempo.

Ellie, mi devi raccontare bene la storia di Noah con questa nuova tipa e poi mi dovete spiegare meglio la storia di quei tipi Of A Down perché per messaggi non l'ho capita tanto bene!” esclamò la nostra amica mentre facevamo il nostro ingresso nel locale.

Tranquilla, ci aspetta una bella chiacchierata! Mettiamoci in un angolino tranquillo, che ne dite?” esclamai, facendo un cenno verso un tavolino vuoto.

Quel giorno non era previsto nessun live, ma comunque un piacevole sottofondo musicale inondava la stanza. Ci posizionammo al lato del piccolo palco vuoto e io mi resi conto che ci trovavamo proprio nello stesso punto occupato da Shavo e John il giorno del nostro concerto.

Ellie spiegò ciò che era successo con Noah tentando di rimanere il più distaccata e indifferente possibile. Nel frattempo un cameriere aveva preso le nostre ordinazioni: Melanie come al solito aveva optato per un cocktail alcolico, Ellie aveva scelto una birra perché non amava particolarmente i superalcolici e io un caffè al ginseng. Al Grin era davvero ottimo, ne prendevo sempre uno quando mi ritrovavo là.

Sai che ti dico? Fregatene! Prima o poi doveva capitare, no? Un giorno anche tu guarderai avanti! E poi non ci possiamo fare niente, Noah ha una vita e ne fa quello che vuole” affermò Melanie dopo aver ascoltato il racconto, portandosi una ciocca di capelli corvini e mossi dietro l'orecchio.

Quel gesto mi fece sorridere; era sempre in lotta con quei capelli ribelli.

Ma Mel, è stato scorretto da parte sua dire a Ellie di non essere pronto per una relazione seria e poi...” tentai di contraddirla.

C'è da dire che tutto ciò è successo un anno fa. Quante cose possono capitare in dodici mesi? Magari lui ha trovato una ragazza che gli interessa davvero e ha cambiato idea” mi interruppe.

È vero, hai ragione. È difficile, ma mi devo rassegnare: Noah non ricambierà mai i miei sentimenti” disse Ellie con un sospiro mesto. “Ma sapete cosa? Alla fine sono contenta per lui: se lui è contento lo sono anch'io. Ci soffrirò ancora, ma forzare le cose non servirebbe a niente, l'importante è che lui sia libero di fare le sue scelte. Spero solo che questa Kate sia una brava ragazza” concluse infine, illuminandosi nuovamente.

Ah, quanto era positiva! Non si abbatteva mai, era mitica!

Oh, adesso chiudiamo l'argomento, altrimenti finiamo per deprimerci tutte e tre! Parlatemi dei cosi Of System!” cambiò argomento la nostra amica, spostando lo sguardo da me a Ellie con impazienza e curiosità.

Sei tremenda!” scherzai con una risata, dandole di gomito.

Colpa dell'alcol” si giustificò, ridendo a sua volta.

Tutte scuse!” la apostrofò mia sorella. “Comunque si chiamano System Of A Down!”

Ecco, loro! Hai dato il numero a... Daron, giusto?”

No, a Shavo, il bassista” la corresse Ellie. “Quella sera che sono venuti a fare le prove.”

Raccontammo a Melanie la nostra serata con i ragazzi, tutti i complimenti ricevuti e perfino la cattiva impressione che il chitarrista aveva fatto su mia sorella.

Mamma mia, questo Daron deve essere una palla al piede... comunque: perché non avete mandato a Shavo un altro messaggio? Potrebbe davvero non averlo ricevuto!” commentò, terminando il suo cocktail e richiamando l'attenzione di un cameriere per poterne ordinare un altro.

Vacci piano” la ammonì Ellie con un'occhiataccia.

Oddio, che stupida che sono! Ellie, non ci abbiamo pensato!” sbottai all'improvviso, dandomi una manata sulla fronte.

Non ci potevo credere: avevamo una possibile soluzione a portata di mano e solo in quel momento mi era venuta in mente!

Che cosa?” volle sapere subito Melanie, curiosa come sempre.

Hai presente il barista, che poi è anche il gestore del locale? Dave, quello là.” Le indicai con un cenno il ragazzo dietro il bancone. “Quando ci siamo incontrati qui, Shavo ha detto che lui era un suo ex compagno di scuola e che l'aveva invitato all'inaugurazione del locale. Questo vuol dire che si conoscono e sono ancora in contatto: avremmo potuto chiedere a Dave informazioni, magari possiamo dargli un messaggio da riferire a Shavo!” spiegai raggiante, cercando approvazione negli sguardi delle altre due.

Oddio, è vero! Sei un genio, sorella!” concordò subito Ellie con entusiasmo.

Uff, ma il cameriere non arriva? L'ho chiamato secoli fa, che palle!” si lamentò Melanie.

Mi voltai per cercare di attirare l'attenzione di qualcuno e ne approfittai per lanciare un'occhiata a Dave. C'era pochissima gente di fronte al bancone, sarebbe stato il momento adatto per agire.

Ma un grido stridulo di mia sorella interruppe il flusso dei miei pensieri e mi costrinse a voltarmi di scatto.



♫ Shavo ♫


Non mi andava di fare le prove di sera, dopo cena, ma Serj e Daron si stavano prendendo quella brutta abitudine. Daron si svegliava sempre nel primo pomeriggio e non aveva voglia di uscire subito di casa, mentre il cantante aveva sempre una marea di impegni e quello per lui era l'unico momento libero.

Ma io e John a una certa ora cominciavamo a essere stanchi, soprattutto il batterista che era abituato a svegliarsi molto presto, e non riuscivamo a essere lucidi come avremmo voluto.

Daron, porca puttana, smettila di strillare o alla prima occasione ti butto in freeway 101 nel mezzo del traffico!” sbottai spazientito.

Ci voleva pazienza per sopportare quel coglione in sala prove, e io alle nove di sera l'avevo terminata.

Ma non capite un cazzo! Se io faccio questo giro di chitarra, tu lì non puoi entrare nel secondo quarto, suona male! Senti qui!” strillò ancora lui ignorando la mia minaccia; poi prese a suonare la sua chitarra senza nessuna delicatezza, sbagliando tutto dalla prima all'ultima nota.

John, che da quando Daron aveva preso a comportarsi da checca isterica aveva abbandonato il suo posto dietro la batteria, ridacchiò divertito dalla performance oscena del nostro amico e si lasciò sfuggire uno sbadiglio.

Io non ne ho più voglia di sentire le tue stronzate, vai avanti così da cinque minuti. Buona, io me la fumo” biascicai, poi presi il mio giubbotto e mi diressi all'esterno della sala prove. John mi seguì volentieri e raggiungemmo Serj, che già da qualche minuto si trovava all'aria aperta.

Prima di richiudere la porta udì il chitarrista che ancora borbottava tra sé e riprovava ossessivamente gli stessi accordi.

Oggi si è svegliato con la luna storta” commentò il cantante, che con la schiena appoggiata al muro accanto alla porta osservava il cielo. Ogni tanto la luna faceva capolino tra le nubi nere che minacciavano di scaricarci addosso un bel temporale.

È uno di quei giorni in cui vuole decidere tutto lui, bisogna lasciarlo perdere” affermai, cominciando a costruirmi una canna.

È un lonely day” convenne John, strappandoci una risata.

Da quando Daron aveva composto Lonely Day, io e i miei colleghi usavamo a sua insaputa il titolo di quella canzone per definire le sue giornate no. Che, a dire il vero, capitavano abbastanza spesso.

Shavo, ma alla fine com'è andata con le gemelle? Ti hanno cercato?” domandò all'improvviso Serj.

Sgranai gli occhi mentre un flashback di giorni e giorni fa si faceva strada nella mia mente.


Ero seriamente incazzato con Daron, perché doveva sempre rovinare la serata a tutti con le sue paranoie? Avevamo passato qualche ora piacevole con Johanna, Ellie e i loro amici, le ragazze mi sembravano a posto, cosa c'era di male se ci tenevamo in contatto? Non avevo coinvolto lui e non credevo di aver rivelato chissà quale informazione riservata a delle persone poco affidabili, quindi che voleva?

Fui davvero contento quando giungemmo di fronte a casa sua e fummo costretti a interrompere la nostra discussione; lo vidi scendere dall'auto e cercare le chiavi con movimenti nervosi.

Prima di partire recuperai il mio cellulare dalla tasca del giubbotto per controllare che ore fossero e trovai un messaggio da un numero sconosciuto: lo aprii e appresi che si trattava di Ellie. Lo lessi distrattamente continuando a chiedermi come una ragazza così carina e ingenua potesse diffondere il mio numero, ma poi nella fretta di tornare a casa riposi il telefono a posto e mi ripromisi di risponderle più tardi.

Dovevo immaginare che la mia memoria poco attendibile mi avrebbe giocato uno dei suoi brutti scherzi.


Oh merda, il messaggio!” gridai, abbandonando tutto il materiale per la canna tra le mani di John e precipitandomi all'interno per recuperare il mio telefono.

Che problemi hai?” borbottò Daron sollevando un sopracciglio.

Non ci posso credere, è ancora qui! Sono un coglione” feci, scorrendo la lista dei messaggi ricevuti fino a trovare ciò che mi serviva.

Che cosa?” Avevo suscitato la curiosità del mio amico, che si era accostato a me e aveva tentato di sbirciare nel display.

Ma se avesse scoperto quello che stavo facendo saremmo finiti a discutere un'altra volta e per quel giorno ne avevo decisamente abbastanza.

Fatti i cazzi tuoi” tagliai corto, tornando fuori dagli altri in fretta.

John, che intanto aveva finito e acceso la sigaretta, mi lanciò un'occhiata interrogativa.

Ellie mi ha mandato un messaggio la sera stessa in cui le ho dato il numero, ma mi sono dimenticato di risponderle” raccontai.

Strano, non ti capita mai” mi punzecchio Serj con uno dei suoi sorrisetti che mi facevano sentire ancora di più un idiota.

Odadjian!” tuonò Daron un istante dopo, spalancando la porta e giungendo come una furia nella piccola terrazza antistante alla sala in cui ci trovavamo.

Non lo degnai di uno sguardo e presi a digitare una risposta per la ragazza.


Ciao Ellie... scusa se rispondo solo ora ma avevo visto il tuo messaggio in un momento di fretta e purtroppo la memoria non mi assiste... mi dispiace davvero!!!!!! Ora salvo subito il tuo numero, grazie ☺


Ancora con questa storia?” stava sbraitando nel frattempo Daron. I miei amici gli avevano rivelato ciò che era successo e ovviamente lui aveva qualcosa da ridire.

Ti prego Serj, trova un modo per farlo stare zitto... io ho sonno e mi sta venendo mal di testa” si lamentò John massaggiandosi una tempia e socchiudendo gli occhi.

Datti una calmata. Shavo fa quello che vuole, tu sei libero di starne fuori” gli disse allora Serj irremovibile con uno sguardo severo.

Sollevai lo sguardo su John e capii che forse non stava proprio bene quel giorno: era più pallido del solito e si stringeva nel suo pesante cappotto nonostante le temperature non fossero poi così rigide. Non era da lui lamentarsi quando qualcosa non andava, doveva essere proprio un brutto momento.

Hai la febbre?” mi preoccupai, accostandomi a lui.

Non lo so, spero di no. Io vado dentro, a dopo ragazzi” decise.

Lo seguii, stanco di avere a che fare con Daron.

Quel bastardo di Malakian si meriterebbe una bella lezione” affermò, prendendo posto nell'unico divanetto presente nella stanza.

Sì, aveva la febbre, stava delirando. In condizioni normali il batterista non avrebbe mai portato fuori qualcosa del genere.

Però mi aveva incuriosito e volevo sapere cosa aveva in mente.

In che senso?” m'informai, gironzolando da una parte all'altra con finto fare annoiato.

Non sopporta Ellie e Jo, giusto? Ecco, io farei in modo che ce le avesse sempre tra i piedi, per infastidirlo un po'.”

Non credo che Daron le odi, più che altro è infastidito dal fatto che abbiamo dato molta fiducia a due fan come le altre. Però sai che la tua idea non è male? Cazzo Dolmayan, stai diventando perfido!”

Dev'essere la febbre” scherzò.

Quindi hai la febbre?”

Che ne so, sono a pezzi e mi sto congelando... e ho mal di stomaco.”

La cosa non mi piacque per niente, anche perché lo vedevo sempre più pallido.

Ehi amico, sicuro che non hai bisogno di qualcosa?” insistetti scettico.

Macché, è una cazzata, passa subito. Dicevo: dobbiamo fare in modo di incontrare le ragazze quando siamo in compagnia di Daron. Ma ne parliamo meglio in un altro momento.”

Annuii mentre nella mia mente si formavano due pensieri: John era un grande e dovevo pensare alla prossima occasione utile per attuare il nostro piano.

Probabilmente non lo facevamo per vendicarci davvero di Daron, sarebbe stato stupido da parte nostra. Il punto è che io, John e Serj non vedevamo l'ora di rivedere Johanna ed Ellie, ma eravamo troppo orgogliosi per ammetterlo apertamente e così ricorrevamo a delle scuse.

Allora, che si fa? Riprendiamo le prove?” ci spronò subito Serj quando rientrò in sala, un paio di minuti dopo, seguito da Daron che strascicava i piedi a terra senza fiatare.

In tutta risposta, John fece appena in tempo a mettersi seduto che un conato lo sorprese e ci rese ben presto partecipi di ciò che aveva mangiato a cena.

Perfetto!



♪ ♪ ♪



Ciao a tutti ^^

Avete visto? In questo capitolo tutto si è risolto... a parte per il povero John! Scusa John, mi dispiace, ma ti voglio bene lo stesso :3 (?)

E a parte per Daron che si sveglia con la luna storta sei giorni su sette -.-”

Bene, nel frattempo che attendo il perdono di John, vi faccio sapere che dalla prossima settimana la storia tornerà ai suoi normali aggiornamenti: un martedì sì e uno no! Lo so, lo so, mi dispiace farvi aspettare due settimane, ma ho tante idee in testa che aspettano di essere messe su carta ^^

E... Hanna, so che questa canzone ti piace particolarmente! Ammettilo che hai aperto il link a inizio capitolo X'D

Ringrazio di cuore gli stupendi lettori che ogni volta mi fanno sapere cosa ne pensano, sono la mia forza! :3

Un forte abbraccio!!! ♥



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Capitolo 8
*** Pizza ***


ReggaeFamily

Pizza


System Of A Down - Chic 'N' Stu




♫ Daron ♫


Cazzo, abbiamo provato poco, come facciamo?” si lamentò Shavo perennemente in ansia, mentre ci dirigevamo ognuno alla proprio auto.

Era una serata di inizio marzo e avevamo appena finito in sala prove; i miei amici mi avevano convinto a cenare insieme a loro in una pizzeria italiana di cui avevano sentito parlare bene.

Avevano presenziato alle prove anche alcuni dello staff, tra cui il nostro produttore e il nostro manager, ma loro avevano deciso di non unirsi a noi.

Sei troppo ansioso” gli fece notare Serj, che passeggiava serenamente con le mani nascoste nelle tasche dei pantaloni.

Scusate, è colpa mia che mi sono ammalato. Cazzo, non ci voleva proprio due settimane prima delle prove” si scusò John mortificato.

Il batterista si era beccato un virus che l'aveva buttato giù per una settimana, quindi avevamo dovuto rimandare le prove. Si era ripreso da poco, ma sapevo che si sentiva in colpa e detestavo questa cosa. Che ci poteva fare lui?

Non dire stronzate Dolmayan, meglio che tu sia rimasto a casa tua e non abbia vomitato sulla batteria. Spaccheremo lo stesso in tour!” tentai di rassicurarlo in tono allegro.

Io però sono preoccupato...” borbottò il bassista con un sospiro.

Prima di salire in macchina, i ragazzi mi spiegarono che ci saremmo recati nella zona di Sunset Boulevard, in una piccola viottola secondaria ricca di ristoranti e bar. Conoscevo più o meno quel luogo, era piuttosto tranquillo.

Quel giorno ero davvero di buonumore e l'idea della serata tra amici mi rallegrava ancora di più.

Ma il mio entusiasmo venne bruscamente troncato quando, una volta giunti al parcheggio, mi ritrovai di fronte due ospiti inattesi.

Ehi ragazzi, pronti per la pizza più buona di Los Angeles?” esordì Ellie con entusiasmo. Lei e sua sorella ci vennero incontro con due enormi sorrisi stampati in faccia.

Loro?! Oddio, ma erano ovunque! Come facevano a sapere dove ci trovavamo? Un'ondata di terrore mi assalì al solo pensiero che potessero averci in qualche modo rintracciato e seguito.

Cosa ci fate voi qui?” sbottai lanciando alle gemelle un'occhiata torva e ai miei compagni uno sguardo interrogativo.

Ma qualcosa non tornava: io ero agitatissimo, mentre gli altri tre non sembravano affatto preoccupati e le salutarono come al solito.

Che accoglienza, Daron” commentò Johanna avvicinandosi a me. “Vi abbiamo invitato a mangiare al Pizza Way!”

Ti abbiamo fatto una sorpresa, fratello!” aggiunse Shavo con un sorrisetto.

Non ci potevo credere: che bastardi! Mi avevano portato da quelle due con l'inganno, non mi avevano consultato, eppure sapevano benissimo cosa ne pensassi! Cominciai a tremare di rabbia e dovetti fare affidamento al mio scarso autocontrollo per non saltare addosso al bassista e spaccargli quella faccia da idiota che si ritrovava. Il sangue mi ribolliva nelle vene e più vedevo le due sorelle interagire tranquillamente con gli altri, più la mia voglia di salire in macchina e sparire il più lontano possibile aumentava.

Daron” mi richiamò Serj preoccupato.

Coglioni, questa me la pagate” sibilai senza voltarmi a guardarlo.

Smettila, sono due persone...”

Sono due fan” tagliai corto mentre ci incamminavamo verso il locale in cui, da quel che avevo capito, le ragazze avevano prenotato da giorni d'accordo con Shavo e John.

Sarebbe stata una serata di merda, anzi, già lo era.

Rimasi in disparte, qualche passo indietro rispetto agli altri, senza rivolgere la parola a nessuno. Era meglio stare zitto, perché se avessi aperto bocca avrei combinato un casino.

Cercai tra il gran numero di voci che riecheggiavano per la via di captare quelle di John ed Ellie, che passeggiavano e chiacchieravano davanti a me.

Allora, come stai? Ti sei ripreso del tutto dal virus?” sentii domandare alla ragazza con fare apprensivo.

Sì, ma non ci voleva due settimane prima delle date americane.”

Dai, almeno l'hai passato prima e non durante!” tentò di sdrammatizzare lei.

Perfetto, sapevano tutto perfino della nostra vita privata! Certo, quel grandissimo idiota di Shavo doveva obbligatoriamente raccontare i fatti nostri! Eppure sapeva che se c'era una cosa che odiavo profondamente erano le intromissioni altrui nella mia sfera privata.

Distratto da quei pensieri e con una voglia crescente di fumare, mi accorsi appena della mano che attraverso il giubbotto mi si era posata sul braccio. Sobbalzai e mi voltai allarmato, trovandomi faccia a faccia con Johanna.

Chitarrista, non mi convinci. Ho come l'impressione che la nostra presenza ti infastidisca. Dimmi, che c'è?” esordì. Aveva sempre quel suo atteggiamento scherzoso e ironico, ma la sua voce era venata da un pizzico di preoccupazione e qualcosa simile alla dolcezza. La cosa mi colpì: non l'avevo mai sentita così.

Non ho niente” tagliai corto in tono lugubre, cercando di liberarmi dal contatto con lei con una scrollata di spalle.

Intanto avevamo rallentato il passo e riuscivo appena a intravedere gli altri tra i gruppetti di persone che affollavano il marciapiede.

Non sono qui per scherzare Daron, voglio parlare con te seriamente. Ho una mia teoria: non ti fidi di noi, è per questo che non ci sopporti tanto” proseguì lei imperterrita, concentrando il suo sguardo su di me.

Guarda di fronte a te, altrimenti cadi o ti schianti” la avvertii.

Non cambiare discorso!”

Non mi fido di nessuno” ammisi.

È questo che mi spaventa di più. Quando si diventa famosi è difficile capire chi ha buone intenzioni e chi invece punta solo alla fama. Però mi dispiace che io ed Ellie ti abbiamo fatto questa impressione, davvero: noi ci siamo affezionate a voi come persone, se fossimo delle fan come le altre non avremmo certo puntato a conoscervi così a fondo. Magari vi avremmo chiesto una foto e basta. Cazzo, quanto è difficile parlare di queste cose! Non sono estroversa come pensi quando c'è da portar fuori cose serie.”

Il suo monologo mi fece sorridere e riflettere allo stesso tempo. Io in fondo non odiavo quelle ragazzine, mi stavano piuttosto simpatiche, ma mi ero lasciato prendere dalle solite paranoie e le avevo viste come delle nemiche.

Tuttavia rimasi impassibile, chiuso nel mio orgoglio, ed evitai di ribattere.

Per favore piccolo e dolce Malakian, fai una bella risata e goditi la serata insieme a noi! Non ti voglio vedere con il broncio, okay?” insisté la ragazza con aria supplichevole, sporgendosi verso di me e puntando gli occhi nei miei. Un sorriso appena accennato tradiva la sua voglia di scherzare.

Johanna mi aveva completamente spiazzato, pensavo che non avrebbe fatto caso al mio stato d'animo o che mi avrebbe rivolto qualche battuta sarcastica durante la cena, invece era venuta da me portando fuori per una volta il suo lato tenero e aveva cercato di scoprire il motivo del mio malessere.

Decisi che anche per me era giunto il momento di mettere da parte le inibizioni. Mi lasciai sfuggire una risatina e le circondai amichevolmente le spalle con un braccio. “E va bene, ma solo perché me lo chiedi con gli occhi da cagnolino abbandonato in autostrada!” acconsentii, riprendendo a camminare più rapidamente per raggiungere il resto del gruppo.

Bel paragone eh! Ti chiedo solo una cosa: lasciati andare, sii Daron e basta quando stai con noi. Tanto io non sono una groupie e non andrei a letto con te nemmeno per tutto l'oro del mondo!”

Peccato, cominciavo a sperarci!” scherzai.

Eh no, giù le mani, peste!” Johanna si liberò dalla mia presa ridendo e per poco non andò a sbattere contro un tizio che camminava in direzione opposta.

Scoppiai a ridere. “Visto? Io ti avevo detto di guardare davanti a te!”

Sono ubriaca!” si giustificò, presto contagiata dalle mie risate.

Ma tu non eri astemia?”

Appunto!”

Oh mio dio, ma quello è Daron!” Uno strillo stridulo a qualche metro da noi ci fece ammutolire all'improvviso e io sentii lo stomaco torcersi: una ragazzina che camminava con i suoi amici verso di noi mi osservava con gli occhi sgranati e la mascella a terra.

No, ma perché anche quando camminavo in strada? Proprio io non mi ero mai saputo adattare a quel genere di cose.

Io e Johanna ci lanciammo uno sguardo preoccupato mentre la tizia ordinava ai suoi amici di armarsi di cellulare per video, foto e quant'altro. Poi si precipitò da me e io me la ritrovai addosso, che mi stringeva in un abbraccio soffocante e strillava come un delfino a pochi centimetri dalle mie orecchie.

Ehm... ciao” la salutai senza troppa convinzione, irrigidendomi.

Daron, non ci posso credere, sono fottutamente fortunata! Sto per svenire! Mi fai un autografo?” continuò a blaterare lei portando fuori una penna e un foglio spiegazzato dalla borsa.

Ma si era portata l'occorrente nel caso mi avesse incontrato da qualche parte? La cosa mi preoccupava parecchio.

Io abbozzai un sorriso finto mentre scarabocchiavo il mio nome sulla carta; al mio fianco Johanna si lasciò sfuggire una risata divertita.

Avevo un paio di videocamere e fotocamere puntate addosso e la cosa non mi piaceva, quel momento doveva concludersi il più rapidamente possibile.

Grazie mille” cinguettò la fan, avvicinandosi pericolosamente a me e tentando di stamparmi un bacio sulla guancia.

Grazie a te” tagliai corto, fingendo di sistemarmi il cappello sulla testa per evitare che lei riuscisse nel suo intento.

Tornò dai suoi amici che ancora lanciava gridolini, tremava e mi fissava come se fossi un incrocio tra una trota e un procione.

Il gruppetto proseguì per la sua strada e la ragazzina non mi salutò neanche quando andò via.

Oddio, ma tu sei Daron Malakian, non ci posso credere, sto per svenire!” la scimmiottò Johanna dopo qualche secondo riprendendo a camminare.

Oh merda, non ci posso credere, sono Daron Malakian! E io che speravo di essere qualcun altro!” ironizzai divertito.

Io e la ragazza scoppiammo a ridere insieme e continuammo a prendere per il culo la fan.

Se solo i miei seguaci si comportassero da persone normali io non avrei avuto nessun problema, ma quando sentivo quelle ragazzine strillare rischiavo di dare di matto. Non sapevo come comportarmi con loro, non avevo idea di cosa dire, mi mettevano solamente in imbarazzo!

Tornando al discorso di prima: un altro motivo per cui non mi piacerebbe essere una star!” osservò la batterista, poi fece cenno verso una porta a vetri in legno chiaro e ci intrufolammo all'interno del Pizza Way.

Quel giorno ero davvero di buonumore, dopotutto.



♫ John ♫


Questa sì che è una pizza!” esclamai con soddisfazione, impegnandomi per fare fuori anche l'ultimo quarto.

In America il cibo vero è quasi introvabile ormai” osservò Serj con una punta di amarezza nella voce.

Piccole, grazie per averci portato in questo posto!” aggiunse Shavo.

Il chitarrista intanto evitava di aprir bocca, preso com'era dalla sua pizza gigante farcita con quasi tutti gli ingredienti disponibili nella pizzeria. Si era impiastricciato le mani e il muso come un bambino, ma era talmente contento che non se ne accorse.

Ora dovete rimangiarvi tutto quello che avete detto in Chic 'N' Stu!” commentò Ellie che, seduta accanto a me, lottava con il formaggio filante.

Io non c'entro niente, non so scrivere i testi!” mi discolpai subito con un'alzata di spalle.

Oh pizza dolce pizza, mi dispiace averti offeso, che Dio ti abbia in gloria!” se ne uscì a quel punto Daron con la bocca ancora mezzo piena, rivolgendosi al piatto che aveva di fronte.

Serj, sei in band con uno che parla col cibo.” Ellie scoccò un'occhiata divertita al cantante e gli diede di gomito.

Io con lui ho perso tutte le speranze nel '95.”

Io parlo con tutto, così gli oggetti non rischiano di sentirsi soli e trascurati” spiegò allora il mio amico con una tale convinzione da sembrare serio.

E quel tuo unico neurone superstite? Lui si sente solo e trascurato?” lo punzecchiò Johanna.

Quel neurone ha già tentato tante volte il suicidio” le assicurai.

La serata passò abbastanza tranquillamente tra scherzi e conversazioni varie. Stranamente eravamo tutti di buonumore, persino Daron si era lasciato andare e apprezzava la presenza delle ragazze! Non avevo idea di cosa fosse capitato, ma qualcosa mi diceva che l'artefice di tutto fosse Johanna.

Dopo cena, per evitare inutili litigi, finsi di andare in bagno e ne approfittai per pagare il conto. Quando gli altri lo appresero, mi si rivoltarono tutti contro perché non era giusto.

Per festeggiare la mia guarigione” spiegai.

Restiamo ancora in giro? Dai, andiamo in qualche locale carino, vi va?” propose Daron una volta fuori dalla pizzeria. Era leggermente brillo e di sicuro aveva intenzione di continuare il processo da qualche altra parte.

Ma noi eravamo tutti troppo stanchi e rifiutammo.

Sentite ragazzi: il 16 di questo mese è il compleanno di Noah, se ne avete voglia e volete passare una serata diversa quella sera ci trovate tutti al GrinPub, dopo cena” ci comunicò Ellie speranzosa.

Dolcezza, noi quel giorno siamo in tour, abbiamo alcune date americane” le comunicò Daron con dispiacere, piombando al suo fianco e posandole una mano sulla spalla.

Tour? Ma davvero? Non ne sapevamo nulla!” esultò allora lei.

Spaccate tutto ragazzi!” aggiunse Johanna.

Troveremo qualche altra occasione per rivederci, promesso” affermò Shavo.

All'improvviso un'idea mi balenò in mente e mi illuminai. Non era da me portare fuori certe proposte, ma quella volta non riuscii a trattenermi. “Magari un giorno potete venire in sala prove da noi, così ci facciamo una suonata tutti insieme!”

Gli altri cinque mi guardarono con stupore, poi annuirono e accettarono di buon grado.

Ci stavo pensando anch'io” ammise Serj.

Ellie e Johanna sembravano contente della mia proposta ed entrambe, durante il momento dei saluti, mi ringraziarono di cuore per l'invito. Nel frattempo ci fu un disordinatissimo scambio di numeri telefonici generale, ma a me non sfuggì un dettaglio: Daron non diffuse il suo numero, sicuramente ancora non si fidava del tutto. Ma aveva fatto qualche passo avanti, che per uno come lui non era affatto scontato.

Il metodo che io e Shavo avevamo escogitato aveva fatto miracoli: erano state le ragazze stesse a farsi accettare da lui, con un po' di perseveranza. Pensavamo solo di infastidire il chitarrista, invece avevamo ottenuto un risultato non sperato, ma di gran lunga più prezioso.



♪ ♪ ♪



SORPRESAAAAA!!!!!!!!!! Eh ragazzi, lo so, avevo detto che da questa settimana gli aggiornamenti sarebbero tornati come già deciso in precedenza, ma... la verità è che non ho avuto tempo di dedicarmi alla nuova long che devo aprire e, avendo già pronto questo capitolo, ho deciso di fare questa specie di regalo a tutti voi! Spero vi faccia piacere, ma questa è davvero l'ultima volta :P

Lo so, lo so, questo capitolo non è un granché e non succede niente di particolarmente interessante, però ho voluto in qualche modo far emergere le insicurezze di Daron e il lato più nascosto di Jo. Vi aspettavate il modo di agire della ragazza?

Alla fine il chitarrista sta accettando le ragazze, ho voluto evidenziarlo, e anche gli altri lo hanno notato! Adesso che tutto si sta stabilizzando, come proseguiranno le cose???

Spero che la storia vi piaccia e che i capitoli di transizione non vi annoino, cerco sempre di inserire qualche scena simpatica per rendere il tutto più piacevole e leggero ^^

Grazie infinite a tutti, in particolare agli assidui quattro recensori che mi supportano e mi tengono compagnia grazie ai loro commenti! Non me lo aspettavo e non posso che ringraziarvi, ragazze! :3

A martedì prossimo ancora... e stavolta davvero XD ♥



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Capitolo 9
*** It's party time! ***


ReggaeFamily

It's party time!


System Of A Down - B.Y.O.B.




♫ Ellie ♫


Ero in ansia.

Pensavo non mi sarebbe importato poi tanto di Kate, ero convinta di essermene fatta una ragione, ma ora che avrei dovuto fare la sua conoscenza mi rendevo conto che avevo paura.

Cercai di placare almeno un po' la preoccupazione mentre aspettavo mia sorella; aveva passato tutto il pomeriggio con Lindsay e non avrebbe avuto nemmeno il tempo di staccare un attimo: sarebbe passata a prendermi e insieme ci saremmo recate al GrinPub per il compleanno di Noah.

Il clacson della nostra macchina mi distolse dal mio tormento e, afferrando frettolosamente il regalo per il bassista, mi precipitai all'esterno.

Non hai idea di cosa ha fatto Lindy oggi! Dopo ti devo far vedere un video che le ho fatto, se lo mostro ai System si sciolgono!” esclamò Johanna con il suo consueto entusiasmo, quando aprii la portiera.

Quella bambina è un amore, dobbiamo fare in modo che i ragazzi la conoscano! Secondo te sua madre sarebbe d'accordo?” ribattei io mettendo il riscaldamento al massimo.

Mia sorella sembrava non avere mai freddo, lo lasciava sempre spento. Era una cosa che odiavo!

Sarah si fida di me, non mi vieta mai di portarla in giro o di farla conoscere ai miei amici, per lei penso non ci siano problemi.”

Allora lo dobbiamo assolutamente fare! Ma... dov'è il coniglietto?” domandai, riferendomi al profumante per ambienti in cartone a forma di coniglio che avevo appeso qualche giorno prima.

Johanna storse il naso. “Lo sai che a me la vaniglia non piace. L'ho buttato.”

Cosa?! Perché? Ma che problemi hai?” mi inalberai.

Di certo in un momento qualsiasi della mia vita non me la sarei certo presa per un pezzo di carta, tra le due non ero certo io la polemica, ma ero davvero nervosa per l'imminente serata.

Oh, ma cosa vuoi? C'è bisogno di incazzarsi così per un coniglio?”

E Johanna ovviamente non rinunciava mai alle discussioni, rispondeva sempre a tono.

Potevi almeno dirmelo, no? L'hai buttato a caso, era nuovo!”

Ma tu sai bene che la vaniglia non mi piace, eppure l'hai comprato lo stesso!”

Vabbè, in quel momento non ci ho pensato! E quindi c'era bisogno di fare così?”

Dopo circa cinque minuti passati a gridarci contro per quel dannato coniglio alla vaniglia, io, stanca di sentire mia sorella blaterare, alzai bruscamente il volume dell'autoradio, sparando a palla una canzone degli Incubus. Tra l'altro la frequenza radio era anche disturbata, quindi non feci altro che uccidere i timpani di entrambe.

Lei allora, profondamente irritata dal mio comportamento, girò nuovamente la rotellina e sbraitò: “Cos'è che ti turba? Oggi sei intrattabile, si può sapere cos'hai?”

È che sono preoccupata per la tipa di Noah” ammisi finalmente.

No, decisamente non ero brava a tenermi le cose dentro; in realtà non ero nemmeno abituata, dato che Johanna capiva subito quando qualcosa non andava e mi tormentava finché non sputavo il rospo.

Cosa ti preoccupa di preciso?”

Che non sia una brava ragazza. Io sono fiduciosa perché conosco i suoi gusti, ma non bisogna dimenticare che comunque è un ragazzo e si sa che spesso la sede delle decisioni emigra dal cervello a un'altra parte del corpo un po' più in basso... insomma, ho paura che si sia trovato una troietta che non lo merita.”

Sai che ti dico? Questa preoccupazione ce l'ho anch'io nonostante non mi piaccia. È normale che abbiamo questi dubbi perché gli vogliamo bene, ma comunque non stiamo parlando di Jacob che se ne fa una al giorno, Noah è un ragazzo serio... e poi chi se ne frega, la responsabilità è sua!” sentenziò lei in tono serio, con le sopracciglia aggrottate e lo sguardo fisso sulla strada.

Sembra un discorso di Mel” commentai con una risatina.

Oddio, davvero?”

Entrambe scoppiammo a ridere e capimmo in quel momento che l'argomento era stato accantonato, così come ogni discussione stupida su conigli e gusti dei profumanti per ambienti.

Una volta di fronte al locale, trattenni il fiato prima di abbassare la maniglia della porta d'ingresso.

Dai, mi sto congelando!” mi incitò Johanna dandomi dei piccoli colpetti da dietro con la busta del regalo.

Va bene, va bene, ma smettila, altrimenti si rovina il pacchetto!” Varcai la soglia a testa alta e venni avvolta dall'ormai familiare atmosfera del pub. Quel luogo era talmente rassicurante che i possibili eventi negativi della serata sembravano un miraggio.

Oh, il pacchetto che hai fatto con tanto amore e tante imprecazioni!” cinguettò lei per prendermi in giro.

Era ora! Dai giovanotte, venite a salutare il festeggiato, si stava già per offendere perché non vi vedeva arrivare!” esordì Melanie, stritolandoci subito in un abbraccio.

Festeggiato offeso, dove sei?” strillai allora io, avvicinandomi a grandi passi al tavolino stracolmo di carta regalo in cui si trovava Noah.

Oh, sono arrivate le star della serata!” mi salutò lui con un sorriso raggiante.

Tanti auguri a te, tanti auguri a te...” intonarono Melanie e Johanna dirigendosi nella nostra direzione; si circondavano le spalle con il braccio a vicenda e rischiavano di inciampare a ogni passo.

Infine io e mia sorella stringemmo Noah in un abbraccio continuando a cantare sotto lo sguardo divertito dei presenti.

Ma io non mi lasciai sfuggire la presenza femminile attorno al tavolo, proprio accanto al mio amico: si trattava di una ragazza di media statura, abbastanza esile, che sfoggiava una chioma di piccoli e fitti boccoli castano chiaro e dei lineamenti delicati sulla carnagione chiara.

Doveva essere lei, Kate.

Noah ce la presentò: sì, era proprio lei.

La ragazza mi strinse la mano e mi sorrise debolmente; sembrava essere molto timida e riservata. In quell'istante la studiai attentamente e compresi che doveva essere una brava ragazza, molto semplice e per niente desiderosa di esporsi.

Da una parte il nodo di preoccupazione che mi aveva attanagliato fino a quel momento si disciolse, ma proprio in quel momento avvertii una stretta al cuore: Kate sembrava essere perfetta, riusciva a donare a Noah ciò che io non ero mai stata in grado di donargli. Cos'aveva lei più di me?

Buh!”

Una voce vicina e terribilmente familiare esplose nel mio orecchio destro, facendomi sobbalzare e distogliendomi dai miei pensieri.

Lanciai un grido, sorpresa, e mi voltai in quella direzione con aria minacciosa. “Jacob, sei un coglione, stai rischiando grosso!”

Il chitarrista ridacchiò. “Uh, che minaccia, aiuto! Mi nasconderò in casa e non uscirò mai più!” mi prese in giro lui.

Sembri Daron quando ti comporti così.”

No El, ti sbagli: è Daron che sembra me!”

Dai Ellie, Noah deve aprire il nostro regalo!” mi richiamò Johanna.

Ora sono curioso anch'io!” affermò il ragazzo al mio fianco.

Tu cosa gli hai regalato?” gli chiesi.

Questa!” rispose Jacob sollevando da una sedia una felpa nera. “Dato che rompeva sempre perché non aveva felpe abbastanza pesanti.”

Nonostante fossimo solo una decina a festeggiare il compleanno di Noah, stavamo facendo un gran baccano e tutti i presenti nel locale ci lanciavano occhiate interrogative, ma a noi non importava niente: ci sentivamo i padroni del mondo quella sera, avevamo voglia di divertirci e basta.

Noah rimase davvero sorpreso quando scartò il pacchetto. Gli avevamo preso un libro incentrato sul suo amato strumento, con la storia del basso, le migliori tecniche per suonarlo e un'antologia dei bassisti più importanti di tutti i generi musicali in ordine cronologico.

Oddio, ma è una figata! Io vi adoro!” strepitò il ragazzo in brodo di giuggiole, sfogliando le pagine patinate.

Wow!” commentò Kate avvicinandosi a lui e dando una sbirciata.

Guarda se c'è Shavo!” esclamammo io e Johanna saltellando.

Come se la staranno passando i ragazzi?” si chiese Jacob.

Non lo so, ma cosa ne dite di scattare una foto per far vedere loro come ce la passiamo noi?” proposi con un sorriso.

Ma prima ordiniamo da bere, vi prego!” intervenne Melanie.

Tutti furono d'accordo; io ordinai la mia solita birra, mentre la maggior parte dei presenti non esitò a scegliere forti cocktail alcolici.

Adesso facciamo la foto!” ordinò Johanna spazientita mentre ancora tutti sorseggiavano il loro drink. Detto questo, mollò il suo cellulare tra le mani di Melanie e trascinò me e Noah accanto a sé.

Anche Jacob si posizionò accanto a noi.

Va bene bella gente, ora voglio vedervi sorridere per i Down A System!” fece la nostra fotografa.

Daron, amichetto mio, fuma tanta erba anche da parte mia, oggi il mio pusher mi ha abbandonato!” piagnucolò Jacob.

Guarda che è una foto, non un video... non ti sente!” gli fece notare mia sorella.

Intanto tutti quanti avevamo preso a ridere e le espressioni immortalate erano epiche: io ridevo senza ritegno abbandonata addosso a mia sorella, Jacob sfoggiava un ghigno malefico, Noah aveva dipinta in viso un'espressione allucinata e stringeva in mano con orgoglio il suo nuovo libro e Johanna rideva con il volto in parte nascosto dal bicchiere di Jacob.

È bellissima, devo assolutamente mandargliela!” decise Johanna strappando il telefono dalle mani di Melanie.

Cosa gli stai scrivendo?” domandammo tutti con curiosità, accalcandoci attorno alla ragazza.

Ma proprio in quel momento le prime note di una canzone attirarono la nostra attenzione, nonostante la musica fosse a un volume molto basso.

Oddio, gli AC/DC!” strillammo io e mia sorella.

You Shook Me All Night Long, questa è tutta da ballare!” concordò la nostra amica raggiante, cominciando a muoversi a tempo.

Dave, alza il volume!” Johanna aveva intercettato il barista mentre saltellava, carica come una bomba.

Lui all'inizio parve riluttante per via degli altri clienti, ma poi vedendoci pronti a esplodere decise di accontentarci.

Questo è il mio momento!” annunciò Jacob.

E io sapevo che stava per combinare qualche follia delle sue.

Infatti dopo qualche istante corse verso il palchetto vuoto evitando magistralmente ogni ostacolo e con un agile balzo fu al di sopra di esso, sotto gli sguardi divertiti e perplessi di tutti.

Allora? Mi lasciate da solo?”

Io e le altre due ragazze ci scambiammo un'occhiata.

'Fanculo la dignità, io vado a divertirmi!” affermai, raggiungendo il nostro amico sul palco con le altre due al seguito.

Cominciammo quindi a ballare e cantare come matti e, incredibile ma vero, riuscimmo a coinvolgere anche qualche altro cliente.

Dave intanto, vedendo che ormai non c'era più niente da fare per fermarci, si arrese e ci regalò una playlist piena di brani da ballare.

Forse era proprio quello che mi serviva per non badare troppo a Noah e Kate, che erano sempre vicini e ballavano anche insieme.

Era molto più divertente osservare Jacob che eseguiva delle mosse da lui reputate sexy, ma che ogni volta ci facevano scoppiare a ridere.

Ma sì, avevamo ormai perso la dignità, tanto valeva continuare di questo passo!



♫ Shavo ♫


Inutile: qualche fan passava sempre, riusciva in un modo o nell'altro ad aggirare la security. Non che mi desse particolarmente fastidio in realtà, faceva parte del mio lavoro, ma gli atteggiamenti di alcuni fan certe volte mi lasciavano proprio spiazzato.

Ero accaldato dopo il live ed ero uscito un attimo dal backstage, costituito da un gazebo in cui si era accumulata una tremenda afa. Per prendere un po' d'aria; mi trovavo comunque nel retro, diviso dal pubblico per mezzo delle transenne, ma qualcosa non aveva funzionato. Subito un gruppetto di ragazzine mi aveva raggiunto, lanciando urletti striduli e armandosi di cellulari e fotocamere varie.

Oddio Shavo... possiamo fare una foto?” chiese una di loro, una tipa spaventosamente magra dai capelli biondo platino.

Ciao! Certo” risposi io gentilmente.

Fui costretto a scattare cinque foto perché ognuna la voleva con me e basta. Tra uno scatto e l'altro firmai cd e altra merce della band.

Shavo, Shavo, mi puoi firmare il braccio?” chiese una di loro sollevandosi la manica della maglietta.

Ma proprio sulla pelle?” Ero confuso.

Sì! Domani passo da un tatuatore per farmelo ripassare, così sarei con me per tutta la mia vita!” cinguettò quella con gli occhi che brillavano.

Le altre intanto continuavano a fissarmi con gli occhi spalancati e strillare, mettendomi sempre più in soggezione. Dovevo ammetterlo: quelle tipe mi inquietavano.

Mentre le quattro che avevano già posato per la foto parlottavano tra loro, la più piccoletta del gruppo si avvicinò a me. Era mora e portava il caschetto, era magra e indossava solo un abito nonostante l'aria frizzante della notte. “Adesso è il nostro turno” affermò in tono malizioso.

Mi si incollò addosso e impostò la telecamera interna del cellulare; sentivo chiaramente che si premeva contro di me e la cosa mi metteva in imbarazzo, speravo solo che quel momento finisse presto.

Ma proprio un secondo dopo la foto lei abbassò la mano di scatto e cercò di sfiorarmi tra le gambe. Io mi irrigidii allarmato e indietreggiai istintivamente. “Ehi” la ammonì stizzito.

La ragazzina ridacchiò divertita, poi mi lanciò un'ultima occhiata eloquente e tornò dalle sue amiche.

Aspettai che loro se ne andassero e finalmente un uomo della security intervenne per mandarle via.

Io ero incredulo e sconvolto; tornai all'interno scuotendo il capo e sperando di non incontrare altri fan per quel giorno.

Probabilmente io ero troppo buono e tollerante nei confronti dei miei seguaci, forse sbagliavo; sta di fatto che non sopportavo gesti del genere, così avventati e spudorati. Insomma, ero il bassista dei System Of A Down, ma ancora prima una persona che meritava di essere trattata con il giusto rispetto, come una semplice persona appunto.

Il comportamento di quella tipa mi aveva profondamente irritato e avevo dovuto fare affidamento su tutto il mio autocontrollo per non sbraitarle contro.

Cosa c'è?” mi chiese subito Serj quando rientrai, notando subito la mia espressione turbata.

Una tizia ha cercato di allungare le mani dove non doveva” spiegai brevemente, recuperando il mio cellulare per controllare che ore fossero.

All'ordine del giorno” commentò Daron laconico accendendosi una canna.

Notai che avevo ricevuto un MMS da parte di Johanna, cosa assai insolita; lo aprii e lessi il messaggio:

Ehi VIPS, come va da voi? Oggi è il compleanno di Noah, guardate un po'!!!


In allegato c'era una foto dei quattro componenti dei Souls che ridevano e festeggiavano con i bicchieri in mano. Noah stringeva tra le mani un volume che non mi era nuovo, probabilmente un regalo.

Guardate cosa mi hanno mandato le ragazze” dissi, passando il cellulare agli altri.

Nel frattempo Daron mi cedette la canna per qualche tiro.

Quando l'apparecchio fu tra le mani di John, lui ridacchiò e scattò una foto a me, Serj e Daron che fumavamo stravaccati su delle sedie, poi digitò velocemente e mi restituì il telefono.

Constatai che aveva risposto:


Noi ce la passiamo così


Questa foto è inguardabile, sei uno stronzo Dolmayan” commentai con una smorfia.

Lui continuò a sghignazzare. “Io?”

Fammela vedere!” intervenne subito il chitarrista, fiondandosi verso di me.

Dopo il tour quindi li invitiamo in sala?” se ne uscì Serj a sproposito.

Ma certo!” concordai entusiasta.

Oh, fammi vedere la foto!” insistette ancora Daron spazientito.

Gli mollai il cellulare, almeno avrebbe smesso di rompere.

Che cosa dolce, verranno proprio nel luogo in cui ho vomitato!” osservò John in tono serio.

Hai scattato una foto di merda, ti uccido!” sbottò Daron brandendo l'oggetto in aria come fosse un'arma.

Il batterista lo liquidò mostrandogli il dito medio.

Scusa, ma questo lo prendo io. Se vuoi distruggerne uno, prendi il tuo” affermai impossessandomi nuovamente del cellulare.

Qualche minuto dopo Johanna rispose:


Tutte cazzate, sappiamo che siete circondati dai fan esaltati :D


Non aveva tutti i torti! Le scrissi:


Auguri a Noah da parte di tutti comunque! E comunque hai ragione...


Effettivamente la nostra casetta ci mancava parecchio, quando eravamo in tour era normale. Non che avessimo vera e propria nostalgia, viaggiare ci piaceva, ma ogni tanto mancava quella tranquillità di cui ogni tanto avevamo bisogno.

La ragazza non rispose più per tutta la serata, sicuramente stava festeggiando e si stava divertendo.

Ma avevo talmente tanto sonno che quasi non me ne resi conto. Non so nemmeno spiegare come io e gli altri riuscimmo ad arrivare all'hotel in cui avremmo dormito, quella settimana di tour mi aveva davvero distrutto.



♪ ♪ ♪



Ragazzi, io... cioè... sono un attimo destabilizzata. Non ho ancora realizzato del tutto di aver visto i nostri amati Sysytem del vivo appena tre giorni fa, mi fa pure uno strano effetto pubblicare un capitolo di questa storia dopo aver assistito davvero a un live dei ragazzi!

Visto? E io che pensavo che Ellie e Jo fossero incredibilmente fortunate :D

Ne approfitto per dedicare questo aggiornamento a Kim e Stormy, le mie due pazze adorate che hanno vissuto insieme a me mille emozioni sotto il palco e mi sono state vicine in due modi diversi. Nei miei ricordi di questo epico live sarete sempre impresse anche voi, a mio parere è una cosa meravigliosa *-*

E ringrazio tutti i sostenitori della storia, che oltre lasciarmi pareri sempre positivi (troppo buoni) sono anche una fonte di ispirazione per me :3

Alla prossima e buona serata a tutti!!! ♥



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Capitolo 10
*** Accidents happen... ***


ReggaeFamily

Accidents happen...


System Of A Down - Kill Rock N' Roll




♫ Jacob ♫


Dolcezza, posso farti una domanda? Ma vai in giro con il foulard al collo pure d'estate?!”

Non appena Daron aprì la porta della sala prove e si ritrovò di fronte Ellie, senza nemmeno preoccuparsi di salutare, se ne uscì con quella domanda.

Scoppiai a ridere. “Bravo fratello, è la stessa cosa che mi chiedo anch'io!”

Jake, stai zitto. Daron, io e te oggi cominciamo proprio con il piede sbagliato con quel dolcezza!” si difese subito lei con ironia.

Beh chitarrista, che dobbiamo fare? Ci lasci entrare o dobbiamo stare qui a prendere polvere?” intervenne Johanna, intrufolandosi nello spazio tra Daron e lo stipite della porta.

Allora lui indietreggiò di qualche passo e, accennando un piccolo inchino, ci accolse: “Ladies and gentlemen, vi do il benvenuto nel nostro modesto cantuccio!”

Comunque: ciao Daron, stiamo tutti molto bene, grazie per avercelo chiesto!” lo punzecchiò ancora la batterista.

Ellie, non hai risposto alla domanda!” feci notare, mentre raggiungevo Daron e gli mollavo una pacca sulla spalla in segno di saluto.

Appunto, io sono curioso!” aggiunse lui.

Mi guardai attorno: dopo aver varcato la porta ci eravamo ritrovati in un breve e stretto corridoio immerso nella penombra. A qualche metro da noi si apriva l'ingresso in quella che doveva essere la vera e propria sala prove, da dove proveniva un leggero vociare e una forte luce.

Malakian, cosa stai combinando con i nostri ospiti?” gridò a un certo punto Shavo.

Così lanciai un'occhiata complice a Noah e, appiattendomi contro il muro per superare il chitarrista, mi diressi verso gli altri tre, infilando le mani nelle tasche dei jeans e fischiettando serenamente. “Allora ragazzi, come butta? Vi siete ripresi dalle sbronze del tour?” esordii con un sorriso.

Dovetti trattenermi per non restare a bocca aperta a osservare la magnifica stanza in cui mi trovavo: aveva le pareti scure, di una tonalità porpora, probabilmente rivestite in velluto; la luce, diffusa da numerose lampade sparse ovunque, era calda e dolce. Accanto alla maestosa batteria, la Tama di John che conoscevo bene, giacevano alcuni amplificatori; sulla parete opposta era addossato un grande e capiente divano. A pochi metri dalla porta invece regnavano una tastiera e un mixer, il tutto con talmente tanti bottoni e levette che pareva provenire da un film di fantascienza.

All'improvviso era come se fino a quel momento non avessi mai capito un cazzo di musica e strumenti.

Ciao Jacob!” mi salutarono John, Serj e Shavo. Quest'ultimo era comodamente stravaccato sul divano, mentre il batterista stava rimestando in una sacca nera stracolma di bacchette. Serj, che invece vagava per la stanza con fare inquieto, si avvicinò a me e mi sorrise per poi intrufolarsi nel corridoio.

Noah intanto aveva strabuzzato gli occhi da quando aveva messo piede nella stanza e non era ancora riuscito a spiccicare parola.

Mi avvicinai a lui e gli picchiettai sulla spalla. “Ragazzi, mi sa che questo qui si sta per sentire male” annunciai poi.

Shavo sollevò la testa di scatto, poi ridacchiò.

Ma è un impero! Questo posto è un cazzo di impero!” sbottò allora lui all'improvviso, scuotendo la testa con fare incredulo.

Questo è il nostro regalo di compleanno, mettiamola così. A proposito: auguri!” tentò di sdrammatizzare John, lasciando perdere la sacca e avvicinandosi a noi due per batterci il cinque.

Auguri Noaaah!” presi a strillare, cominciando a girare attorno al mio amico.

Sì, mi piaceva troppo fare l'idiota, era assai divertente.

Auguri!” La voce di Daron riecheggiò dal piccolo andito, poi lo vidi piombare all'improvviso nella stanza con un grido assordante e gettarsi letteralmente addosso a Noah, abbracciandolo amichevolmente.

Oddio Daron, sto soffocando... levati!” protestò lui, scrollandoselo di dosso e tuffandosi sul divano accanto a Shavo per evitare altri attacchi.

Intanto Shavo aveva preso a ridere senza controllo, e le risa aumentarono quando Daron prese di mira John e gli si aggrappò al braccio.

Allora, cosa state combinando?” intervenne Serj, che era finalmente tornato dall'ingresso con le ragazze.

Dopo il solito giro di saluti, Johanna mi si avvicinò. “Jaky, dolce Jaky, cosa ci fai qui impalato? Non la appoggi la tua chit... oh merda, la Tama!” esclamò poi spalancando occhi e bocca.

Si avvicinò allo strumento lentamente, come se si trovasse davanti a chissà quale reliquia egizia, e sfiorò con le dita il bordo di quello che doveva essere un China, ma non ne ero molto sicuro, non me ne intendevo di piatti. Io la affiancai e osservai a mia volta il set che mi trovavo di fronte: le pelli dei tamburi, bianche e pulite, erano solo leggermente consumate al centro.

È strano” osservai.

Cosa?” domandò la mia amica curiosa.

Io pensavo che dopo una sola suonata le pelli di John fossero da buttare, invece queste sono tenute benissimo.”

Te l'ho detto un sacco di volte: anche nel metal, se si suona in maniera controllata, lo strumento non si rovina. Non è necessario pestarci sopra come se si stesse piantando un chiodo” spiegò, facendo scorrere le dita sul bordo di un tom.

Già” concordò una voce dietro di me.

Mi voltai e solo allora mi resi conto che John era arrivato alle nostre spalle; in una mano stringeva un paio di bacchette.

John, la tua Tama è... non lo so!” cinguettò lei con gli occhi che brillavano.

Tieni, suonala” propose lui con semplicità, tendendole le bacchette.

Ma stai scherzando? No, e se te la rovino?”

Puoi anche sfasciarla, ne ho altre. Dai Jo, siamo qui per suonare, no?”

Lei allora non se lo fece ripetere due volte; si fiondò sul seggiolino ed esaminò attentamente la posizione di ogni singolo pezzo.

No, vabbè, ragazzi... devo assolutamente farle una foto!” strillò Ellie, che probabilmente si era accorta solo in quel momento di ciò che stava per accadere.

Sì, la foto con John!” concordò Shavo.

Così il batterista si posizionò al suo fianco con un'espressione seria ed Ellie si adoperò per scattare una foto.

E sorridi una volta nella vita!” lo prese in giro Johanna dandogli leggermente di gomito.

Una rockstar non deve mai sorridere” fece notare Daron in tono solenne.

Ah sì? Vogliamo fare una prova?” lo sfidò Serj improvvisamente divertito.

E noi che facciamo? Non suoniamo?” intervenni allora, portando fuori la mia chitarra dalla custodia che fino a quel momento avevo tenuto su una spalla.

Uh, fai vedere!” esclamò Daron con entusiasmo, prendendo delicatamente l'oggetto dalle mie mani.

Non è un granché... ma suona!”

Adesso vado a prendere la mia e piazziamo un casino! Dai, montiamo tutto!”

Ah, quanto mi sentivo bene! Non sapevo se fosse normale o no, ma con i System Of A Down mi sentivo a casa, si era da subito creato un legame quasi di fratellanza. Per quanto mi riguardava, mi comportavo esattamente come tra amici.

Mentre collegavo la mia figlioletta all'amplificatore, sentii Johanna che si lasciava andare e suonava qualcosa con la batteria. “Vai Jo, facci sognare!” le gridai con un sorriso incoraggiante. “E questa chi la conosce?” chiesi poi, prendendo a suonare il riff iniziale di Kill Rock N' Roll.

Daron, dopo aver ascoltato per qualche istante come lo stavo eseguendo – abbastanza bene, perché mi piaceva e mi ci ero esercitato parecchio – cominciò a dimenarsi ed esultare: “Sì, mi sono svegliato con questa canzone in mente oggi! Spacchiamo tutto!”. Detto ciò, cominciò a improvvisare e strimpellarci sopra con la sua chitarra.

Ma io questa non la so suonare, non mi ricordo bene! John, mi sostituisci?” si lamentò Johanna, battendo le bacchette tra di loro.

Non ci penso nemmeno, ora voglio che suoni tu!”

In quel momento il basso suonato da Shavo esplose nell'amplificatore, cogliendoci alla sprovvista.

Ma come facciamo con due bassi?” domandò Noah perplesso.

Ma dai, e tu ti preoccupi di fare qualcosa di sensato?” lo rassicurò Shavo con una risata.

Basta, ho detto di cambiare canzone!” ci fulminò con un'occhiata la batterista, brandendo minacciosamente le bacchette verso me e Daron. “Oh mio dio, ma qui c'è il doppio! Come si usa quest'aggeggio? John, mi sa che snobberò il tuo doppio pedale!” commentò poi, chinandosi per osservare meglio la sua nuova scoperta.

Un tonante e inaspettato grido di Serj al microfono ci fece sobbalzare e lanciare grida di spavento; quando lo vidi ridacchiare divertito e scambiare un'occhiata complice con Ellie mi rivoltai: “Che bastardi, smettetela di allearvi!”.

Allearci? Ma sei visionario!” si difese la ragazza, anch'essa con un microfono in mano.

Voglio anch'io un microfono!” si lagnò Daron girando in tondo come una trottola.

Oh, ma vogliamo suonare? Non rompere le palle, sono stanca di stare impalata!” si spazientì Johanna, cominciando a suonare un ritmo incalzante e allegro.

Ma io volevo Kill Rock N'...” cercò di protestare Daron, ma fu subito interrotto da uno sbuffo irritato di Shavo.

Le linee di basso diverse sono da paura!” commentai dopo circa un minuto, notando che Shavo e Noah avevano inventato degli accordi sul momento che non avevano nulla a che fare tra loro, ma la loro unione era allucinante.

Preso dall'entusiasmo, mi buttai a capofitto sul mio solito levare e Daron iniziò a improvvisare improbabili assoli con effetti altrettanto improbabili.

E noi qui cosa cantiamo?” sentii domandare a Ellie.

Uhm...” Serj adattò alla base il testo di una canzone dei System: non ne ero sicuro, ma mi parve di riconoscere qualche parola di Marmalade.

No, improvvisiamo! Facciamo freestyle!” esclamò la ragazza, per poi prendere a blaterare frasi a caso che spesso non avevano un senso compiuto e provocavano le risa di tutti.


Tu non sai perché protesto,

questo è un libro di testo,

Serj non mi rende il resto!


Nel frattempo il cantante si esibiva in un grido in scream, John rideva come se non ci fosse un domani abbandonato sul divano, Johanna suonava talmente concentrata che aveva messo su una smorfia involontaria e Daron girava come una trottola e ballava mentre vaneggiava con la sua chitarra. Lo imitai e mi esibii nelle mie solite mosse provocanti che facevano sempre scoppiare a ridere le ragazze.

Cambio di programma!” annunciò il mio collega, trasformando il suo assolo improvvisato nel giro di chitarra di She's Like Heroin.

La canzone che non avete mai suonato dal vivo!” osservai, dondolando da una parte all'altra con un sorriso radioso, felice come un bambino.

Ellie lanciò un grido di approvazione. “Sì, amo cantare questa canzone!”

Vai dolcezza!” strillò Daron, saltellando fino alla cantante e regalandole un sorrisetto ammiccante.

Oh, finalmente una canzone che so suonare! Cioè, almeno mi ricordo la struttura... John, dopo questa orribile performance mi toglierai il saluto!” affermò Johanna, per poi iniziare a suonare la parte di batteria dell'intro.

John parve illuminarsi; afferrò un paio di bacchette, si avvicinò alla batteria e si posizionò in piedi esattamente di fronte alla ragazza. “Stiamo facendo casino, e allora facciamolo bene! Suoniamo la batteria in due!”

Tutti scoppiammo a ridere e approvammo l'idea di quel genio di Dolmayan.

Ellie cominciò a cantare, ma alla fine per la stanza si diffuse un coro da stadio generale. Mi stavo divertendo un sacco e poco importava se sbagliavo: nessuno stava facendo la cosa giusta; se qualcuno ci avesse visto dall'esterno ci avrebbe scambiato per una gabbia di matti, ma per noi, musicisti pazzi, quello era il paradiso!

Alla fine tutti ridevamo e non riuscivamo quasi a suonare.

Adesso voglio Kill Rock N' Roll, vi prego!” ci supplicò Daron dopo dieci minuti di puro vaneggio, saltellando e cercando la mia complicità.

Sì, vi prego, è troppo divertente! Io e il mio amichetto Daron vogliamo Kill Rock N' Roll! E poi la mia amata chitarra la vuole suonare, vero figlioletta mia?” concordai, stringendo amorevolmente il mio strumento tra le braccia e accarezzandolo come fosse una bambina.

Ma io non so fare i passaggi, uff! Dai Johnny, sono stanca, sostituiscimi!” si lamentò Johanna, alzandosi e lasciando le bacchette sul timpano.

Ah, lei e la sua mania di trovare nomignoli stupidi! Con Johnny aveva toccato il fondo, o forse il peggiore era Jaky quando si rivolgeva a me.

E va bene, ma poi tu cosa fai?” cedette lui preoccupato.

Ti osservo con ammirazione o canto insieme a Ellie come una pazza o entrambe le cose contemporaneamente” lo rassicurò lei, avvicinandosi all'altra ragazza e circondandole le spalle con un braccio.

Evviva, adesso mi sento completo!” esultò Daron, che finalmente era stato accontentato.

Dovetti ammettere che le mie compagne di band e Serj se la cavavano davvero bene con coretti, armoniche e doppie voci varie, ma venni distratto dalle smorfie impossibili di Daron: non si limitava a storcere la bocca, ma sgranava anche gli occhi e a volte risultava piuttosto strabico.

Mi veniva da ridere talmente tanto che fui tentato di smettere di suonare.

Il pezzo più bello fu quando tutti insieme cantammo:


Eat all the grass that you want,

accidents happen in the dark.

Eat all the grass that you want,

accidents happen in the dark.


Calò il silenzio e Serj pronunciò accidents happen, ma un istante dopo piombammo nella più totale oscurità.

Scoppiai a ridere, seguito a ruota da tutti gli altri. “No ragazzi, questa scena è stata fottutamente epica!”

Oh merda, ma è mancata la corrente?” borbottò Daron. Lo sentii procedere a tentoni e sbattere contro qualcosa per poi imprecare.

Fermo Malakian, per favore, stai fermo!” lo ammonì John, che intanto non riusciva a riprendersi dalle risate e ogni tanto percuoteva qualche parte del corpo non meglio definita contro qualche pezzo della batteria. Se avesse riso un altro po', probabilmente ci si sarebbe direttamente sdraiato sopra.

Facciamo una cosa: lasciamo tutto qui e usciamo, anche perché sto morendo di caldo. Quando tornerà la corrente rimetteremo tutto a posto” decise Serj, sempre con la situazione sotto controllo.

Riuscimmo a uscire dalla stanza solo quando Shavo ci illuminò il percorso con la torcia del suo cellulare. Io mi dovetti affidare a Ellie, dato che al buio non sapevo come muovermi e avrei potuto combinare qualche casino.

Così ci ritrovammo sulla terrazza di fronte alla porta d'ingresso, rialzata dalla strada per mezzo di una piccola gradinata e separata da essa da uno spiazzo, in cui sia noi che i ragazzi avevamo parcheggiato le nostre macchine.

Oh, adesso che siamo qua fuori ce la possiamo anche fumare!” affermò Johanna, portando fuori il suo pacchetto di sigarette e tendendolo anche a Noah. “Jake, tu?”

Scossi il capo. “Non sono un grande fan delle sigarette, lo sai.”

Se vuoi abbiamo roba più pesante qui” annunciò Shavo in tono complice.

Shavo...” lo ammonì Serj.

Grazie socio, ti voglio bene!” accettai, avvicinandomi a lui.

Mentre fumavo in compagnia di Shavo, John e Serj, osservai gli altri quattro che chiacchieravano allegramente.

Daron si divertiva un mondo a provocare le due ragazze perché loro gli rispondevano a tono, ma solo in quel momento mi accorsi dei suoi quasi impercettibili tentativi di avvicinarsi a Ellie. Il chitarrista ogni tanto la osservava da capo a piedi, soffermandosi ovviamente sui punti più importanti.

La verità è che sia lei che la sua gemella erano davvero belle, avevano un fisico da paura e non si accorgevano di essere assai attraenti; io le avevo lasciate subito perdere sotto quel punto di vista perché sapevo che non avrebbero mai accettato e non mi andava di rovinare un'amicizia, del resto potevo trovare tante altre ragazze quando volevo, ma per chi le conosceva da poco doveva essere difficile distogliere lo sguardo da loro.

Già, peccato che Ellie fosse perdutamente innamorata di Noah e in ogni caso non avrebbe mai voluto uno come Daron.

Ridacchiai al pensiero che di lì a poco ne avremmo viste davvero delle belle.

Jake, dai, vieni qui!” mi richiamò Johanna.

Mi avvicinai a loro, dato che avevo finito di fumare e non ne avevo più voglia.

Poverino Rock N' Roll” stava blaterando Daron, ancora in fissa con la canzone che stavamo suonando poco prima.

Ma si può sapere cosa accidenti vuol dire quella canzone? È completamente nonsense, ma quanto avevi fumato quando hai scritto quel testo?” domandai all'improvviso, dando voce a un dubbio che mi ronzava in mente da anni ormai.

Allora, adesso vi racconto la triste storia di Rock N' Roll” esordì il chitarrista in tono solenne, e noi quattro ammutolimmo. “Tutto cominciò una notte di tanti anni fa: stavo viaggiando in macchina per una strada di periferia e all'improvviso... crack! Avevo investito una povera bestiolina. Sono sceso dalla macchina in preda ai sensi di colpa e mi sono accorto che si trattava di un povero e piccolo coniglietto indifeso. Capite? Lui stava mangiando tranquillamente l'erbetta sul ciglio della strada, poi sono arrivato io e l'ho ucciso! A questo punto per sdebitarmi ho voluto almeno cercare un nome figo per lui, così ho optato per Rock N' Roll. Poi ho scritto la canzone su di lui e fine della storia.”

Dopo qualche istante di silenzio in cui io e i miei amici ci scambiammo occhiate perplesse, si diffuse una risata generale.

Non dire stronzate, ti sei inventato tutto sul momento!” lo accusò Johanna incredula.

Non sto dicendo stronzate, se vuoi puoi chiedere conferma agli altri!”

Oddio, e io che pensavo ci fosse chissà quale significato allegorico dietro!” commentò Noah tra le risate.

Confermo la mia tesi: quando l'hai scritta dovevi aver fumato molto” conclusi in tono serio, incrociando le braccia al petto.

Che ne dite di andare a fare una passeggiata? Non ne posso più di stare fermo in piedi” ci interruppe John. Shavo e Serj sembravano intenzionati a seguirlo.

No, ma davvero ci dobbiamo muovere? Io non ne ho voglia” protestò il chitarrista con uno sbuffo.

Allora tu rimani qui” tagliò corto Shavo, cercando i nostri sguardi per capire le nostre intenzioni.

No, che palle, non voglio rimanere da solo! Voi dovete andare?”

Tutti assentirono all'unisono.

Su Daron, camminare fa bene alla salute!” cercò di incitarlo Ellie.

Scendemmo le scale e ci dirigemmo verso la strada.

Ci trovavamo in uno dei tanti quartieri periferici tra le colline losangeline; si respirava un'atmosfera tranquilla e pacifica e le piccole stradine erano quasi deserte, a eccezione di qualche pedone o qualche auto di passaggio. L'isolato residenziale in cui ci trovavamo era piuttosto carino, presentava delle semplici villette a schiera dipinte in colori allegri e illuminate dalla luce gialla dei numerosi lampioni.

Secondo voi ho fatto una figura di merda? Stavo suonando a caso” mormorò Noah, che passeggiava vicino a me ed Ellie. Eravamo gli ultimi della fila e davanti a noi trotterellavano Johanna, Shavo e Daron.

Ma non ti rompi mai i coglioni delle tue stesse paranoie?” gli domandai. Certo che si poneva una marea di problemi il mio amico.

Ma dai Noah, per caso qualcuno stava suonando bene?” gli fece notare la ragazza.

Ehi, con questo cosa vorresti insinuare?” intervenne Johanna, voltandosi verso di noi e continuando a camminare all'indietro.

Che hai suonato male!” la provocò sua sorella con una linguaccia.

Non ti permettere” la minacciò scherzosamente l'altra, avviandosi a passo di marcia verso di lei.

No! Jake, aiuto!” strillò Ellie con una risata, appendendosi letteralmente a me.

Io la strinsi in un abbraccio soffocante. “Non temere El, sarò la tua guardia del corpo!”

Staccatevi, altrimenti non riuscite a camminare” osservò l'altra ragazza.

Ah, cosa c'è, sei gelosa?” Detto questo, lasciai andare Ellie e corsi ad abbracciare affettuosamente Johanna.

No, uffa!” protestò lei fintamente irritata. Erano rari i momenti in cui si lasciava abbracciare a dir la verità: tormentava sempre gli altri, ma non voleva essere tormentata.

E invece sì!” Continuai a stringerla, poi mi limitai a circondarla poco sopra la vita con un braccio e continuammo a camminare accanto a Daron e Shavo.

Ellie è cattiva, dice che suono male!” si lagnò.

La mia guardia del corpo mi ha già tradito!” sentii dire a Ellie.

Allora, cosa vuoi che ti dica, piccola Jo Dolmayan?” la presi in giro, trovando un nomignolo che in effetti era una figata.

Sa molto di matrimonio però” commentò Daron con una smorfia.

Eh? Chi mi cerca?” chiese John a sproposito, sentendo nominare il suo cognome.

Io e la mia amica scoppiammo a ridere.

Oh, che figo ragazzi! Una casa abbandonata! Com'è che non l'avevo mai notata?” esclamò all'improvviso Shavo, fermandosi di botto. Ellie, colta alla sprovvista, andò a sbattergli contro, ma lui nemmeno se ne accorse.

Ci trovavamo davanti alla classica struttura da film horror: piccolo giardino incolto, ma senza nessun cancello a separarlo dalla strada, qualche finestra rotta, piante rampicanti sui muri e la porta d'ingresso che andava in pezzi.

Niente di nuovo” sospirai con fare annoiato.

Però al buio mette un po' i brividi” obiettò Johanna. Sapevo che era contenta di aver trovato quel posto: non credeva a nessuna presenza paranormale, proprio come me, ma quei posti da brivido la affascinavano un sacco.

Beh? Shavo, hai intenzione di contemplare questo posto per il resto della serata?” domandò Serj, osservando con aria perplessa il bassista che si era avvicinato al ciglio della strada con gli occhi che brillavano, come se avesse trovato chissà quale tesoro.

Poi si voltò e, con lo stesso entusiasmo di un bambino la mattina di Natale, propose: “E se entrassimo a esplorarla?”



♪ ♪ ♪



Ciao lettoriiiiii!

Stavolta vi ho lasciato un capitolo davvero lungo, ma avevo un sacco di idee e volevo inserirle tutte! Avevo paura di regalarvi un capitolo noioso, così l'ho riempito per bene e nel frattempo sto mostrando un po' di dinamiche tra i personaggi!

Certo che sono proprio sfigati questi qui: per una volta che hanno deciso di suonare tutti insieme, è mancata la corrente! :P

Sono qui innanzitutto per dirvi che la canzone dei System citata e suonata, She's Like Heroin, sarà utilizzata per un altro capitolo. Qui era più importante inserire Kill Rock N' Roll :)

Piccola curiosità su She's Like Heroin: come ha detto Jake nel capitolo, la canzone non è mai stata suonata dalla band in live. Non da tutti almeno, solo da Daron nel 2016 in concerto con un altro gruppo a caso :D

Piccola curiosità su Kill Rock N' Roll: la storia che Daron ha raccontato sulla canzone è vera, è stata davvero ispirata dal fatto che aveva investito un coniglio! Adesso si spiega il testo nonsense e indecifrabile XD

Per il resto, spero abbiate apprezzato il capitolo interamente dal punto di vista di Jacob; non gli avevo mai dato spazio, così ho deciso di dedicargli un intero aggiornamento ;)

Sì, ve lo confesso: mi sono perdutamente innamorata di Jake! L'ho creato e ci ho perso la testa, so di non essere normale... però *___*

Grazie ancora a tutti i lettori e recensori, vi adoro perché riuscite sempre a strapparmi un sorriso e accrescere la mia voglia di continuare questa storia! Spero non stia deludendo le vostre aspettative e non le deluda mai :3

Ah, e... preparatevi psicologicamente per il prossimo capitolo!!! ♥



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Capitolo 11
*** Stay away from me ***


ReggaeFamily

Stay away from me


System Of A Down - Dam




♫ Johanna ♫


Shavo, ma che problemi hai?” borbottò John perplesso.

Non dire cazzate!” si rivoltò anche Daron, osservando con aria scettica la decadente e triste struttura che ci trovavamo di fronte.

Ti prego, dimmi che stai scherzando!” aggiunsi io, allontanandomi da Jacob per poi dare un colpetto sul braccio a Shavo.

E dai, che palle! Non avete voglia di fare un cazzo, è solo per curiosità!” tentò ancora di convincerci il bassista con gli occhi che brillavano.

Sembri un bambino davanti a un negozio di caramelle” commentò Ellie con una risatina.

Non credo che questa casa sia finita, il piano di sopra è costruito per metà. È troppo pericoloso” sentenziò Serj.

Sentite, io entro, chi mi ama mi segua!” tagliò corto Shavo, scendendo il piccolo gradino che separava la strada dal terreno e allontanandosi tra l'erbaccia.

In fondo la sua idea mi piaceva, anche io ero curiosa di sapere cosa nascondevano al loro interno quelle mura abbandonate. Perché non seguirlo?

Aspettami, non ti lascio mica andare da solo!” esclamai, trotterellando al suo fianco.

Vengo anch'io!” affermò Jacob con entusiasmo. Non avevo alcun dubbio su di lui.

Infine tutti si unirono a noi, nonostante Serj e John continuassero a protestare.

Io e Shavo, che facevamo strada al resto del gruppo, ci fermammo di fronte a una porta improvvisata, costituita da una grande tavola di legno poggiata senza troppa cura contro il muro.

Okay” mormorò il ragazzo, poi sollevò leggermente la tavola con entrambe le mani e la spostò di circa un metro; davanti a noi si apriva un rettangolo a cui sarebbe stata destinata la porta d'ingresso.

Ma davvero lo stiamo facendo?” si domandò John in tono esasperato.

Io mi precipitai subito all'interno: faceva perfino più freddo che all'esterno, l'aria era impregnata di umidità e l'intera stanza era avvolta dal buio quasi totale. Non appena i miei occhi cominciarono ad abituarsi, mi resi conto che ci trovavamo in un ambiente piuttosto piccolo simile a un ingresso, senza alcuna finestra ma con un'apertura identica a quella d'ingresso che doveva condurre a qualche altra stanza.

Ognuno accese la torcia del proprio cellulare.

Abbiamo distrutto l'atmosfera horror” osservò Shavo.

Io ci tengo all'osso del collo, preferisco vedere dove sto mettendo i piedi. Dai, che dobbiamo fare?” ci incitò Daron con impazienza, varcando la soglia della prossima stanza.

Io mi fiondai dietro di lui, curiosa. “Bimbo pestifero, vedo che questa gita ti sta piacendo!”

Non è vero, voglio uscire di qui più in fretta possibile!” negò lui. La sua voce rimbombava un sacco, il che mi fece supporre di essere in un ambiente ampio e spoglio. Quando illuminai le pareti e il pavimento con il cellulare, mi resi conto che erano stati addirittura montati degli infissi provvisori – due finestre malandate e qualche vecchia porta – sicuramente per evitare l'entrata di qualche vagabondo notturno. Provvedimento ormai inutile, dato che i lavori di quella casa erano ormai abbandonati da chissà quanto tempo.

Che palle, in questo posto non c'è nulla di che” si lamentò Ellie, raggiungendomi e poggiandosi alla mia spalla.

Cosa speravi di trovare? Il Paese delle Meraviglie?” la apostrofò Jacob in tono ironico, esaminando con lo sguardo un'impalcatura addossata al muro.

Non scherzarci tanto su, Jake” intervenne Shavo con un tono di voce talmente serio che dovetti trattenermi dallo scoppiare a ridere senza ritegno.

Capito? E questo qui dovrebbe avere trentasette anni” sentii dire a John. Lui e Noah ci avevano appena raggiunto e si scambiavano occhiate complici e perplesse.

Dolmayan, stai rischiando grosso!” lo minacciò Shavo.

Un rumore proveniente quasi dall'altro capo della stanza ci fece sobbalzare e ammutolire. Io non mi spaventai più di tanto e puntai subito il fascio di luce in quella direzione, ma notai una certa agitazione in alcuni dei presenti, in particolar modo Ellie, Noah e Shavo.

Ehi sfigatelli!” La voce stridula di Daron riecheggiò fastidiosamente per la stanza e poco dopo vidi la sua sagoma che avanzava sopra l'asse di legno più in basso dell'impalcatura.

Sei un coglione!” gli gridò Shavo sghignazzando.

Io ed Ellie ci precipitammo accanto alla struttura in metallo e lo osservammo con preoccupazione. La tavola su cui il chitarrista passeggiava avanti e indietro era all'altezza del mio collo: se questa avesse ceduto, Daron sarebbe precipitato da un metro e mezzo.

Daron, smettila di fare lo spiritoso e scendi! Questa cosa non è sicura, il legno è in putrefazione e potrebbe rompersi con il tuo peso!” lo avvertì Ellie preoccupata.

Macché. Sembra di stare su un palco!”

Daron...” lo riprese anche Shavo, che si era fermato qualche metro indietro rispetto a noi.

Lui in tutta risposta cominciò a fischiettare; in quel momento si trovava all'altra estremità dell'asse. Mentre tornava verso di noi lo illuminai: non sembrava per niente turbato, ci guardava dall'alto, il viso completamente disteso e gli occhi leggermente nascosti dal cappello che portava sempre sul capo.

Ma quando giunse esattamente di fronte a me e mia sorella, avvertii subito lo scricchiolio del legno; la tavola si stava piegando. Prima che potessi aprir bocca o compiere qualsiasi movimento, Daron perse l'equilibrio e cadde in avanti.

Oh Gesù!” strillai.

Io ed Ellie fummo subito pronte ad attutire la sua caduta; fortunatamente atterrò sulle sue gambe, ma si aggrappò a noi per non perdere l'equilibrio. Sentivo la sua mano stringere con forza il tessuto del mio giubbotto sulla spalla, ma la maggior parte del suo peso era concentrato su mia sorella: Daron infatti era quasi completamente abbandonato su di lei.

Daron, io lo sapevo! Oddio!” esclamò mia sorella, stringendolo con entrambe le braccia.

Le sfilai il telefono dalle mani e, con la luce rivolta verso di noi, lo posai sulla trave accanto al mio. Scorsi il suo viso pallido e i suoi occhi sgranati, pieni di spavento e preoccupazione. Lei era così: nonostante il suo rapporto con Daron non fosse cominciato nel migliore dei modi, lei non riusciva a ignorarlo, era subito entrata in ansia per lui.

Era una ragazza cara e a volte troppo buona, glielo dicevo sempre.

Cazzo, non ci posso credere! La caviglia...” borbottò il ragazzo, per poi lasciarsi andare a una marea di irripetibili imprecazioni.

Shavo, che fino a quel momento era rimasto pietrificato, corse verso di noi e ci aiutò a trovare un punto d'appoggio per Daron. La stanza era quasi completamente vuota, quindi si dovette momentaneamente accontentare di poggiare la schiena al muro.

Mio dio, ma io lo sapevo! Cosa ti ho detto? Sempre a fare il coglione, poi ti metti nei casini! Mi hai fatto perdere dieci anni di vita con quella caduta, lo sai?” prese a sbraitare Shavo.

Ti sembra il caso di farmi la paternale? Fatti i cazzi tuoi una volta tanto!” esplose Daron, nervoso e irritato.

Io ed Ellie ci scambiammo un'occhiata. Avevamo capito che il bassista si era spaventato un sacco e quello era solo il suo modo di reagire.

Shavo, stai calmo, non è il momento di urlarsi contro” cercò di tranquillizzarlo Ellie in tono pacato, posandogli una mano sulla spalla.

Cos'è questo casino?”

Oh, finalmente qualcuno! Daron è caduto e a quanto pare gli fa male una caviglia!” esclamai, correndo nella direzione da cui era provenuta la voce e trovandomi di fronte a Serj. Quest'ultimo era appena comparso dall'ingresso, in effetti non era rimasto unito al gruppo e non ci aveva seguito subito.

Solo in quel momento mi resi conto che John, Noah e Jacob erano spariti, probabilmente non avevano nemmeno assistito all'incidente.

Daron sembrava piuttosto nervoso, ma disse che non era successo nulla di grave e che sarebbe passato subito.

Sei sicuro che non vuoi andare via?” gli domandai.

No, ora cerco un posto in cui sedermi e tra un quarto d'ora sono come nuovo!” mi rassicurò lui mentre si aggrappava al braccio di Serj per poter camminare.

Qui dentro non c'è niente, andiamo a vedere lì. Mi pare di aver visto una specie di cortile interno” decise il cantante facendo un cenno verso una porta un po' più robusta delle altre.

Noi che facciamo?” domandò Ellie.

Andiamo a cercare gli altri? Così finiamo anche il giro della casa!” proposi. Lanciai un'occhiata complice a Shavo, incerto sul da farsi.

E va bene, finiamo il giro!” acconsentì infine.

Così io ed Ellie recuperammo i nostri cellulari e ci posizionammo accanto a lui, una da un lato e una dall'altro.

Adesso dove andiamo?” chiese lui con rinnovato entusiasmo.

Quella stanza a destra!” proposi, indicando il varco privo di porta che si trovava in fondo.

Come tre detective in cerca di indizi, camminammo con passo felpato, puntando il fascio di luce in ogni angolo per non farci sfuggire neanche un dettaglio.

Eravamo consapevoli di essere tre grandissimi stupidi, ma ci stavamo divertendo un sacco, ci sentivamo in un certo senso dei bambini troppo cresciuti.

Uh, qui è pieno di roba!” esultò Ellie, osservando con interesse la gran quantità di travi poggiate sulle pareti o disseminate per il pavimento, qualche piccolo attrezzo da lavoro, un secchio contenente un po' di impasto di cemento ormai solidificato e l'immancabile ponteggio che ricopriva un muro intero.

Che palle, ma quando arrivano i fantasmi?” sbuffai, per poi lasciarmi sfuggire una risata.

Magari appare il fantasma di un muratore!” suppose mia sorella, saltando agilmente le travi sul pavimento per poi affacciarsi a una finestra.

Strano, una porta aperta” osservò Shavo.

Io ed Ellie lo affiancammo nuovamente: l'unica porta della stanza oltre quella d'ingresso, che si affacciava sicuramente in un vecchio sgabuzzino, era del tutto spalancata.

Qualcuno potrebbe essere stato qui prima di noi” riflettei mentre un brivido mi correva lungo la schiena. Non avevamo pensato alle reali presenze in cui ci saremmo potuti imbattere, tanto eravamo presi dalle stronzate degli spiriti: quella zona era buia e quasi desolata, quella struttura decadente poteva essere il covo di vagabondi e malintenzionati.

Non so, ho qualche du...”

La frase del bassista venne interrotta da un leggero scricchiolio. Nonostante il suono avesse iniziato a rimbalzare tra le mura, compresi subito che si trattava dei cardini di quella porta aperta.

Con mia incredulità e terrore, quest'ultima ruotò su se stessa e si schiantò con violenza sullo stipite.

Completamente da sola.



♫ John ♫


Non ce la facevamo più, stavamo letteralmente scoppiando dalle risate.

Le ragazze avevano appena lanciato un grido e Shavo si era lasciato sfuggire un: “Ma porca puttana!”. Sapevo che sul mio amico avrei ottenuto quest'effetto: anche se all'apparenza risultava invincibile, sapevo che se la faceva sotto in queste situazioni paranormali.

Io, Jacob e Noah ci eravamo rintanati in un buio e stretto ripostiglio stracolmo di attrezzi da lavoro di ogni genere: dopo aver trovato quell'interessante posticino, avevamo deciso di giocare uno scherzetto a Shavo e le ragazze, dato che li avevamo visti abbastanza presi da quella casa diroccata.

Avevamo quindi trovato una corda grigia che al buio non si sarebbe notata, l'avevamo legata alla maniglia e avevamo lasciato la porta aperta. Quando li avevamo sentiti arrivare, avevo tirato con forza un'estremità della corda e avevo fatto prendere loro un bello spavento.

John, tu sei un fottuto genio” bisbigliò Noah dandomi di gomito.

Jacob non riusciva più a riprendersi, stava soffocando dalle risate.

Indossai l'espressione più seria che riuscii a portare fuori in quel momento e, con nonchalance, afferrai la maniglia e aprii lentamente la porta. Il primo ad affacciarsi fu Noah, che non appena vide le facce dei nostri amici scoppiò a ridere senza più riuscire a trattenersi.

Osservai anche io le vittime del nostro scherzo: Shavo aveva il volto bianco e sembrava sul punto di correre via, mentre Ellie si era letteralmente appesa al suo braccio e Johanna si era immobilizzata con le mani in avanti in posizione di difesa.

Ciao ragazzi, come va?” domandai in tono innocente. Non so come feci a non spanciarmi dalle risate davanti a quella deliziosa scenetta.

L'ultimo a uscire dal ripostiglio fu Jacob, ancora piegato in due e con le lacrime agli occhi.

Voi? Ma siete dei bastardi!” esplose Johanna, scongelatasi improvvisamente da quella sorta di paresi.

Dolmayan, io ti rispedisco in Libano a suon di calci in culo!” sbottò anche Shavo.

Ellie invece scoppiò a ridere.

Johanna prese d'assalto il povero Jacob che fu costretto a scappare, in una bizzarra corsa a ostacoli tra secchi, cacciaviti e legno.

Shavo si avvicinò a me brandendo il suo cellulare come fosse un'arma letale, ma io misi subito le mani avanti in segno di resa. “Non ti conviene, sai che peso il doppio di te” lo ammonii con un ghigno ironico.

Io ti ammazzo, sei un fottuto deficiente!” continuò a insultarmi.

John, da te non me lo aspettavo!” intervenne Ellie.

E dovrebbe avere trentotto anni!” rincarò il bassista incrociando le braccia al petto.

Sappiate che quest'uomo è un grande, la mia stima cresce sempre più nei suoi confronti!” mi difese Noah. Io e lui battemmo il cinque per sottolineare la nostra fratellanza.

Uomo? E tu lo chiami uomo? Attento, adesso arrivo da te!” mi minacciò Johanna. In un secondo mi raggiunse e si schiantò contro di me, ma io non feci una piega. Con un braccio la strinsi contro di me e con l'altro cominciai a farle il solletico nel collo. Lei mi insultò e tentò in tutti i modi di liberarsi, ma io non la lasciai andare finché Shavo non accorse in suo aiuto.

Ellie intanto aveva preso a inseguire Jacob con aria minacciosa, ma ben presto lui si stancò di correre. “Che ne dite di andare a vedere il piano di su?” propose.

Prima dovete farvi perdonare!” affermò Shavo.

Perché non andiamo a vedere come sta Daron?” suggerì invece Johanna.

Cos'è successo a Daron?” s'informò subito Noah.

Dai, venite su, vi spieghiamo tutto nel frattempo! Mi pare di aver visto le scale da qualche parte!” concluse Shavo avviandosi verso l'uscita.

Lo seguimmo tutti e ascoltammo il suo racconto, ma mi accorsi che Johanna non si stava più divertendo come prima. Avrei voluto chiederle il motivo di quell'espressione riluttante, ma non era proprio da me.



♫ Daron ♫


La pianta della casa aveva la forma di una grande L; il cortile interno che Serj aveva avvistato non era altro che l'angolo, il quadrato delimitato dai due lati delle mura esterne. Riuscii ad arrivarci sostenendomi a Serj e saltellando sul piede destro, dato che preferivo non sforzare troppo la caviglia lesa.

Lì avevamo trovato delle macerie, alcuni blocchetti di cemento e dei massi un po' più grandi, sicuramente facenti parte di qualche muro ormai crollato. Avevo quindi trovato posto su uno di essi e avevo acceso una sigaretta per calmarmi e scaricare la tensione.

Non che fossi granché preoccupato per la mia caviglia, ma non mi sarei mai aspettato di cadere e sicuramente farmi male non era tra i miei programmi; inoltre non volevo rovinare la serata e il divertimento a nessuno.

Davanti a me si estendeva un terreno incolto e sconfinato; alla sinistra della casa, in lontananza, si scorgevano le sagome delle abitazioni dell'isolato in cui si trovava la nostra sala prove, per il resto ci trovavamo immersi nella campagna.

L'aria fredda e frizzante mi faceva stare bene. Era un momento rilassante e non mi andava di parlare o fare niente di particolare. Anche Serj la pensava come me, dato che non faceva che camminare avanti e indietro a qualche metro da me e non aveva spiccicato parola.

Sembrava di stare in un paradisiaco angolo di pace e tranquillità, cosa assai rara a Los Angeles.

Ciao, siamo qui!” La voce squillante di Ellie mi colse alla sprovvista; sollevai lo sguardo e scorsi tre sagome affacciate a una finestra del piano superiore.

Daron, come va la caviglia?” sentii domandare a Noah.

Bene!” risposi automaticamente.

Ci mettete molto?” domandò Serj.

No, stiamo per scendere” lo rassicurò John.

I tre sparirono dalla nostra vista, poi Jacob e Johanna si affacciarono a loro volta.

Figo quel posticino” commentò Jacob.

Poi vi raccontiamo lo scherzo che ci hanno fatto questi tre idioti!” esclamò Johanna, poi anche loro due si allontanarono dalla finestra.

Stavo riflettendo sul fatto che avrei voluto tanto assistere allo scherzo, quando qualcosa incastrato tra l'erba secca attirò la mia attenzione.

Siringhe?!”

Dove?” domandò subito Serj accostandosi a me.

Gliene indicai qualcuna: ce n'erano un sacco. “Siamo finiti nella tana dei drogati” commentai.

L'ho detto io che non dovevamo entrare, ma quando mai Shavo mi ascolta?”

Quel posto ai miei occhi era diventato molto triste da quando avevo scoperto quegli oggetti per terra: lì la gente si recava per rovinarsi, per continuare ogni giorno il suo lento suicidio.

Quei pensieri mi mettevano addosso parecchia malinconia e non potevo fare a meno di perdermi dentro di essi.

Dopo qualche altro minuto di silenzio, in cui udii solo qualche voce proveniente dall'interno della casa, sobbalzai nell'accorgermi che una figura era sbucata da dietro la casa e si stava avvicinando lentamente a noi. Sembrava affaticata e riusciva a malapena a destreggiarsi tra erba alta e sterpaglie.

Serj si immobilizzò accanto a me e tenne lo sguardo fisso su quell'individuo.

Ehi!” esordì il nuovo arrivato con voce gracchiante, quando ormai si trovava a pochi metri da noi. Si trattava di un ragazzo sui venticinque anni, spaventosamente magro e smunto, che sfoggiava capelli arruffati, pupille strette e vestiti eccessivamente larghi. Ecco, avevamo appena trovato un eroinomane. Perfetto.

Il tizio teneva una siringa utilizzata di recente tra le mani tremanti. Si piazzò di fronte a me e disse: “Voi due, pezzi di merda, cosa ci fate qui? Sparite, se non volete una puntura nel collo, e comunque la roba è tutta mia!”

Non potevo certo mostrarmi spaventato di fronte a lui, nonostante il suo aspetto fosse parecchio inquietante.

Tienitela tutta” bofonchiai con indifferenza.

Daron, piantala” mi rimproverò subito il mio amico in tono severo. “Va bene, ce ne andiamo subito. Stiamo solo aspettando i nostri amici” aggiunse poi, guardando il tipo dritto negli occhi.

Non vi conviene tornare mai più, e se provate a dire qualcosa agli sbirri...” ci minacciò ancora lui, brandendo l'oggetto che aveva in mano.

Sentivo che era troppo vicino, quel maledetto ago mi spaventava un po'. Se avessi avuto la piena funzione dei miei arti non me ne sarebbe importato più di tanto, ma non ero nelle condizioni di correre via in caso di pericolo e non sapevo cosa avesse intenzione di fare la nostra nuova conoscenza.

Ehi amico, stai lontano, stiamo solo prendendo un po' di fresco!” gli ordinai.

Vuoi litigare, stronzo?” mi sfidò, fissandomi insistentemente. Emanava un pessimo odore e la sua voce era stridente e fastidiosa.

Fermo!” Serj avanzò di un passo, senza mostrare alcun timore.

Il tuo amichetto col cappellino vuole fare tanto lo spiritoso” continuò lui imperterrito. Si spostò di qualche centimetro e fece un altro passo verso di me.

Sollevai le mani come se queste potessero davvero proteggermi. Serj gli fu subito accanto e lo bloccò fermamente per una spalla. Capivo perfettamente che non poteva fare molto, non poteva bloccarlo per le braccia in quanto aveva ancora la siringa stretta tra le mani.

Non ti muovere” gli intimò il mio amico.

Ma lui non lo ascoltò e tentò di avvicinarsi ancora a me nonostante Serj lo placasse, teneva l'ago rivolto verso di me.

Il cuore mi batteva a mille: cercavo di non darlo a vedere, ma ero terrorizzato. La punta luccicava nella penombra, era sporca di sangue ed era troppo vicina.

Ero stato un coglione a provocare quello sconosciuto e ora mi trovavo in una situazione di merda. Ma dovevo fare di tutto per evitare che si rivoltasse contro Serj, non l'avrei potuto sopportare. Il mio amico era molto più vicino a lui rispetto a me, lo stava tenendo fermo con tutta la sua forza.

Slittai di lato e mi lasciai cadere sull'erba, creando distanza. Cercai quindi di mettermi in piedi; in ogni caso sarei stato più veloce di lui.

Quando vidi i suoi movimenti fulminei per liberarsi dalla stretta di Serj e il suo sguardo iniettato di sangue su di me il panico mi assalì.

Stammi lontano!” gridai.

Ma lui all'improvviso si immobilizzò e tenne lo sguardo fisso su un punto alle mie spalle. Mi voltai per un attimo e riconobbi sulla porta l'imponente sagoma di John.

E tu chi cazzo sei?” sputò il nostro nemico.

John fece lentamente qualche passo avanti e incrociò le braccia al petto. “Senti, io non sono un tipo violento, ma come puoi vedere tra me e te non c'è partita. Facciamo un patto: adesso noi ce ne andiamo e non ci facciamo più vedere, ma tu devi restare buono.”

Lui, intimorito dalla stazza del batterista, smise di opporre resistenza e si allontanò sibilando una serie di improperi tra i denti.

Il mio cuore batteva ancora a mille e l'adrenalina mi scorreva nelle vene, ma quando John ci raggiunse e mi aiutò a rimettermi in piedi mi sentii finalmente al sicuro.

John, amico, sei stato grande! Ce la siamo vista brutta!” lo ringraziai felice, stringendolo in un breve e fraterno abbraccio. Nessuno dei due amava particolarmente le effusioni, ma in quel momento non potei farne a meno.

Grazie John” aggiunse Serj con profonda riconoscenza. “Daron, non azzardarti a fare un'altra volta una colossale stronzata del genere. Non sto scherzando” mi si rivolse poi in un tono talmente autoritario che non provai nemmeno a replicare.

Andiamo dentro, gli altri se la stanno facendo sotto per quel tizio. Ce la fai a camminare?”

Provai a fare qualche passo: faceva ancora un po' male, ma era sopportabile. “Sì, certo.”

Ero mortificato per tutti i casini che avevo combinato, avevo rovinato la serata a tutti e mi sentivo in colpa per aver fatto preoccupare tanto i miei amici.

Ero un coglione senza rimedio.



♪ ♪ ♪



Ciaooo!!! *-*

Lo so a cosa state pensando: che capitolo luuuungo! È che... da quando ho deciso di aggiornare una volta ogni due settimane mi sento in colpa, mi dispiace farvi aspettare! Spero che la cosa non vi abbia complicato la vita XD anzi, spero che vi abbia fatto piacere!

Ho scelto Dam, una canzone piuttosto insolita, perché fa un po' atmosfera horror secondo me. Ditemi se sono completamente pazza :D

Inoltre il verso che dà il nome al capitolo è stato pronunciato da Daron nell'ultima scena ed esprime il suo intero concetto, mi sembrava abbastanza azzeccata!

Per il resto lascio a voi carta bianca, ditemi cosa ne pensate di questo capitolo pieno d'azione! (?)

E vi ringrazio per essere ancora qui dopo undici capitoli di tutto e niente! Ho davvero tante cose in mente che introdurrò piano piano, intanto mi auguro di non annoiarvi troppo :3

Alla prossima!!! ♥



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Capitolo 12
*** Shelter all our dreams ***


ReggaeFamily

Shelter all our dreams


Serj Tankian - Fears




♫ Serj ♫


Mio dio Daron, ma cosa cazzo ti è venuto in mente?”

Oh merda, siamo nella tana dei bucamani!”

Mi avete fatto prendere un colpo!”

Meno male che è intervenuto John!”

Quando io, Daron e John rientrammo in casa, i nostri amici esplosero tutti insieme e presero a parlare uno sopra l'altro in preda all'agitazione e alla preoccupazione.

Ehi, calmi! Non mi sembra questo il luogo adatto per parlarne, forse è il caso che torniamo in sala prove” li ammonii io guardandomi attorno con fare sospettoso.

Ci mancava solo che attirassimo altri tossici con quel baccano. Ne avevo abbastanza di quella fottuta casa abbandonata, la festa era finita.

Gli altri mi diedero ragione, ma continuarono a battibeccare e urlarsi contro mentre tornavamo all'aperto. Io ero in testa e facevo strada al gruppo, così potei udire la discussione tra Daron e Shavo che si trovavano appena dietro di me.

Non sapevano fare altro quei due.

Ecco, questo è perché non sai tenere la bocca chiusa! Quando uno è fuori di sé, per qualsiasi motivo, non lo devi mai sfidare!” sbraitava il bassista con fervore.

Ti ricordo che sei stato tu a voler entrare in quel posto di merda; se non avessi insistito così tanto, di certo ora non saremmo in questa situazione!” lo accusò Daron in tono profondamente irritato.

Ormai c'eravamo, è successo quel che è successo, ma questo non vuol dire che devi fare di tutto per beccarti l'epatite! E dai, cazzo, ma non ti accorgi mai quando esageri?”

Cosa avrei dovuto fare? Farmela addosso? Comprargli qualche grammo di roba? Magari non mi accorgo di quando esagero, ma tu non ti rendi conto di quando sbagli!”

Non eri obbligato a entrare nella casa con me, Malakian.”

Mi scoppiava la testa a furia di sentirli blaterare. Stavo per voltarmi e porre fine a quello scempio, ma fortunatamente qualcuno intervenne prima di me. Non sapevo se sarei stato in grado di mantenere il controllo, ne avevo abbastanza.

Smettetela, siete ridicoli” li interruppe Johanna in tono laconico.

Stai zoppicando fratello, hai bisogno d'aiuto?” domandò Jacob con una premura che non pensavo possedesse.

No” borbottò Daron, armato del suo solito orgoglio.

Diedi un'occhiata alle mie spalle e notai che effettivamente il chitarrista non riusciva a compiere dei passi sicuri, evitava di caricare il peso del corpo sul piede sinistro. Senza fiatare, afferrai una manica del suo giubbotto e lo trascinai accanto a me, almeno avrebbe potuto trovare sostegno nel caso ne avesse avuto bisogno.

Certe volte mi chiedevo a cosa mi servisse diventare padre, dato che lo ero già in un certo senso. Daron e Shavo andavano tenuti a bada.

E mollami” ringhiò lui, allontanandosi di qualche metro.

Ora ce l'aveva col mondo intero, proprio come i bambini, e non voleva parlare con nessuno.

Sospirai.

Jacob ed Ellie intanto avevano iniziato una seduta psicologica improvvisata con Shavo, visto che quest'ultimo aveva un evidente bisogno di sfogarsi, scaricare la tensione e lamentarsi delle innumerevoli stronzate che combinava Daron ogni giorno. Che ragazzi coraggiosi.

Così decisi di raggiungere John, Johanna e Noah in fondo al gruppo per stare un po' in loro compagnia.

Ma come diamine hai fatto? Lo ammetto, stavo morendo di paura, invece tu sembravi avere la situazione sotto controllo!” si stava complimentando la ragazza con il batterista. Lei l'aveva preso sottobraccio e camminavano uno di fianco all'altra, mentre Noah stava dalla parte opposta del mio amico.

Non serve a niente farsi prendere dal panico, e nemmeno dichiarare guerra. La situazione era risolvibile pacificamente” spiegò lui, leggermente in imbarazzo per il ruolo di eroe che gli era stato affibbiato.

In realtà io mi sono spaventato un sacco quando ho visto Serj così vicino a quel tizio: se avesse deciso di prenderlo di mira...” confidò Noah.

No, ce l'aveva con Daron. Ma grazie per il pensiero” obiettai.

Il ragazzo sobbalzò leggermente e si voltò nella mia direzione, sorpreso di trovarmi proprio al suo fianco. “Ah Serj, sei stato un grande!”

Scossi la testa. “Non che potessi fare granché.”

Eravamo finalmente giunti davanti alla sala prove. Era preoccupante pensare che tante costosissime apparecchiature erano custodite in una zona dove circolavano abitualmente tossici e altri individui di quel tipo, ma come potevamo saperlo? Era un quartiere molto tranquillo, l'ideale per recarci a provare e non dare nell'occhio – se i fans avessero scoperto quel luogo si sarebbero appostati là per giorni interi – e anche per questo motivo non mi sarei mai aspettato un avvenimento del genere.

Una volta sulla piccola terrazza d'ingresso, nessuno aveva voglia di rintanarsi al caldo: l'adrenalina non era ancora scemata del tutto e quasi tutti avevano una sigaretta alla bocca. Mi offrii di portare una bottiglietta d'acqua per tutti e ne approfittai per stare un po' da solo all'interno della struttura.

Nonostante non lo dessi a vedere, il cuore mi batteva ancora a mille e non mi ero del tutto ripreso. Avevo avuto paura per me, ma soprattutto per Daron, e mi ero sentito un grandissimo idiota quando mi ero reso conto di non poter fare niente per aiutarlo. Se John non fosse intervenuto non sapevo come sarebbe andata a finire, in ogni caso mi sentivo piuttosto in colpa.

Ora basta pensare a cose negative, dai! Siamo tutti insieme, tutti salvi, il peggio è passato! Ora vi faccio vedere una cosa che vi piacerà un sacco!” esclamò Johanna con ritrovato entusiasmo quando mi vide apparire sulla soglia. Detto questo, cominciò ad armeggiare con il suo cellulare con un sorrisetto beffardo sulle labbra. Come facessero lei e i suoi amici a non buttarsi mai giù era un mistero; cominciavo a pensare che quei quattro ragazzini – ma soprattutto le gemelle – fossero una sorta di medicina per noi dei System.

Ah sì, faglielo vedere! Ragazzi, preparatevi, ci sarà da ridere!” concordò Ellie avvicinandosi a sua sorella.

Premessa: non so se lo sapevate, ma io lavoro come baby sitter per una bimba prodigio di appena cinque anni. Ecco a voi, vi presento Lindsay!” annunciò Johanna, per poi volgere lo schermo del suo cellulare nella nostra direzione. Io, John, Shavo e Daron ci avvicinammo per vedere meglio, sotto lo sguardo divertito degli altri. Jacob e Noah sghignazzavano tra loro, sicuramente sapevano già di cosa si trattava.

Dalle casse dell'apparecchio provenivano le note di Suite-Pee, la riconobbi subito nonostante il volume molto basso. Nel video una bimba dai lineamenti dolci e i capelli lunghi e lisci sorrideva raggiante all'obiettivo.

Lindy, saluta i System!” intervenne la voce squillante di Johanna.

Ciao System! Ma questo glielo fai vedere, a loro?” domandò Lindsay, che intanto trotterellava verso due grandi casse da cui sicuramente veniva mandata la canzone.

Io e i miei amici non potemmo trattenere le risate. Non potevo crederci, una fan di cinque anni! Quelle sì che erano soddisfazioni!

Se vuoi sì!”

Ah, allora gli dico una cosa! System, oggi Jo mi ha fatto vedere un video dove fate un concerto, era lunghissimo... come si chiama quello col naso grande?”

Daron!”

Ehi, ma che cazzo!” sbottò Daron tra le risate, fintamente offeso.

Zitto, voglio sentire” disse John, che tra noi era il più serio e seguiva il filmato con profondo interesse.

Ecco, allora ciao Daron, ma io non lo capisco come fai a girare, girare, girare e non cadere mai!”

Il riferimento all'assolo di Psycho, in cui in passato il chitarrista roteava su se stesso come una trottola nei live, fece definitivamente piegare in due dalle risate anche John.

Dopodiché Lindsay prese a cantare a memoria la canzone e a saltellare, poi cominciò a fare headbanging nel breakdown.

Il video si interruppe pochi secondi più tardi con una risatina di Johanna.

Io. Amo. Questa. Bambina!” affermò Shavo con gli occhi a cuoricino.

È un fottuto genio, soprattutto per il commento al naso di Daron!” aggiunse John con un sorriso divertito.

Non è vero che ho il naso grande, che palle! Johanna, le metti in testa un sacco di fesserie!” si rivoltò Daron, asciugandosi le lacrime che erano scivolate sulle sue guance per le troppe risa.

Ricordati che i bambini sono la voce della verità!” Diedi di gomito al chitarrista e sghignazzai.

Sapevo che la mia Lindy vi sarebbe piaciuta!” esclamò Johanna con fare soddisfatto.

Ma poi avete visto come faceva headbanging?” proseguì Shavo.

Sapeva il testo della canzone meglio di me!” commentai incredulo.

La verità è che sia io che Shavo andavamo matti per i bambini e quando ne vedevamo uno andavamo irrimediabilmente in brodo di giuggiole; trovare una piccola metallara che amava le nostre canzoni era una gioia immensa.

Ce la dovete presentare” decise Shavo.

Lo faremo prima o poi, promesso! Lei ne sarebbe contentissima!” ci assicurò Ellie.

Ogni volta che sento questa storia del naso muoio!” intervenne Jacob, che ancora stava cercando di riprendersi dalle risate.

Sentite, il mio naso è favoloso!” si difese Daron in tono lagnoso.

È arte moderna” concordò Noah.

My nose is much bigger than yours!” sbottò all'improvviso Daron prendendo tutti alla sprovvista. “Ehi, suona bene!” affermò poi.

Ragazzi, si è fatto tardi, non me n'ero reso conto! Magari avete qualche impegno...” fece notare Shavo dopo aver dato un'occhiata al display del suo cellulare.

Sbadigliai e un brivido mi percorse la schiena. Faceva freddo, ma tra una chiacchiera e l'altra non ci avevo fatto tanto caso fino a quel momento. “Angela mi avrà dato per disperso” dissi.

Non avevo pensato di avvisare la mia ragazza che avrei fatto tardi; fortunatamente ci era abituata e non se la prendeva con me.

Oddio, è vero! Domani mattina devo studiare a tutti i costi, tra un paio di settimane ho un esame!” fece Ellie con una nota di disperazione.

Okay, andiamo a recuperare le nostre cose!” convenne Jacob avviandosi all'interno.

Jake, hai da fare?” gli domandò Noah mentre lo raggiungeva.

Stanotte in giro, devo andare a caccia!” rispose il suo amico euforico.

Ti pareva!” lo apostrofò Johanna. Lei ed Ellie corsero nella sala per prendere le loro borse.

Dopo che i ragazzi ebbero sistemato i loro strumenti in auto e si furono accertati di non aver dimenticato nulla, giunse il momento dei saluti.

Grazie ancora Serj, è stato... bello cantare con te. Cioè, non bello, direi emozionante” mi ringraziò dolcemente Ellie stringendomi una mano.

Mi ringrazi per cosa? Fattelo dire: sei più brava di me!”

Ma non dirlo nemmeno per scherzo, ho ancora tanto da imparare...” si sminuì.

Credimi: si vede lontano un miglio che hai preso lezioni di canto, a differenza mia. Sai come sfruttare la voce.”

Ero sincero, le capacità di Ellie mi avevano colpito un sacco. Non aveva nulla da invidiarmi; Serj Tankian era soltanto un nome, non un modello da seguire. Quando incrociavo qualcuno degno di stima, più o meno famoso, non avevo nessun problema ad ammetterlo.

Ellie mi abbracciò di slancio e mormorò: “La tecnica non è tutto. Io ti stimo per le emozioni che riesci a trasmettere”.

Si allontanò quasi subito da me, rapita da Shavo che aveva stretto entrambe le ragazze in un affettuoso abbraccio.

Se c'era una cosa che amavo di tutta quella faccenda era proprio il rapporto tra le sorelle e il bassista: era come se lui fosse un terzo fratello per loro, c'era tantissima confidenza tra loro, ma altrettanta stima e rispetto.

Tankian, ci si becca presto” mi salutò allora Jacob, battendomi il cinque.

Continua così che spacchi.”

Sì, spacca i coglioni!” sghignazzò Noah, giungendo accanto a noi.

Stronzetto, nessuno ha chiesto il tuo parere!” lo rimbeccò l'altro.

Mi ricordavano Daron e Shavo in certi momenti, e guarda caso erano proprio chitarrista e bassista.

Stammi bene” salutai anche quest'ultimo con una pacca sulla spalla.

...e grazie per avermi dato l'opportunità di offendere la tua Tama!” sentii dire a Johanna, che si trovava appena dietro di me in compagnia di John.

La mia Tama è contenta di esser stata suonata da una batterista con i controcazzi come te, va bene? Se non va bene, te lo fai andar bene lo stesso! E se ti sento sottovalutarti un'altra volta ti scateno contro l'ira del naso di Daron!”

Bene, anche l'elemento più serio della band era andato.

Smettila di prendermi per il culo, non so suonare be...”

Ciao Jo, buona serata, io devo salutare Ellie!”

Vi giuro che ci avete migliorato la serata” bisbigliai a Johanna mentre mi passava accanto per andare a salutare Daron.

Lei scosse la testa, palesemente basita, poi si piazzò davanti al chitarrista con le mani sui fianchi. Mi concentrai su quella scena e tesi le orecchie per sentire lo scambio di battute.

Daron, piccolo e dolce Daron... no, forse dolce no, ma non ha importanza... guai a te se mi fai prendere un altro infarto come quello di stasera!” esordì la ragazza.

Lui le afferrò teatralmente i polsi. “E va bene, ma tu non ti preoccupare così tanto, questo bastardo ha sette vite come i gatti.”

Meno male che sei un gatto e non un coniglio, altrimenti avresti fatto la stessa fine di Rock N' Roll” osservò lei, poi strinse Daron in un abbraccio. Lui, evidentemente sorpreso da quel gesto, rimase impietrito per qualche istante; quando stava per ricambiare il gesto con poca convinzione, Johanna sciolse l'abbraccio. “Ma sì, in fondo ti voglio bene, e anche al tuo naso.”

Tanti saluti a quella bambina stronzetta!” Conoscevo Daron, era il suo modo per evitare di commentare quell'aperta manifestazione d'affetto: in certe situazioni non sapeva proprio come comportarsi.

Ma quel momento, già lo sapevo, era stato fondamentale. Daron stava cominciando a fidarsi di Ellie e Johanna, vedere che loro si erano già affezionate a lui non poteva che aiutarlo. Il mio amico era molto sensibile anche se non lo dava a vedere, ma gli effetti positivi di quelle magnifiche ore si manifestavano nel suo umore e nel suo comportamento: quella sera era allegro nonostante tutto, bendisposto nei confronti di tutti, e tornò a casa con un sorrisetto ebete stampato sulle labbra di cui non si rendeva nemmeno conto.

Ma avevo notato qualcosa che non quadrava e che non mi aveva lasciato in pace da quando avevamo lasciato la sala prove: Johanna si stava avvicinando tanto a Daron, ci stava mettendo tanto impegno. Ma Ellie?



♫ John ♫


Come sarebbe a dire?... Lo so, tra poco partiremo per il tour... Per me non c'è nessun problema, lo sai che non vedo l'ora di salire nuovamente sul palco, ma ovviamente le decisioni non le prendo da solo... Non mi interessa, posso fare anche quindici ore d'aereo se è necessario, del resto ci hanno chiesto di suonare... Sì Beno, l'ho capito, ma è inutile che ne parliamo solo noi due: ci conviene fare una riunione tutti assieme... Lo so che non conviene, ma conta che abbiamo ripreso a suonare dopo una pausa di cinque anni, i fans vogliono un sacco di concerti, quindi se ci hanno chiamato non vedo perché non dovremmo... Quindi Germania, Inghilterra, Spagna... ah, anche Francia? Non me le ricorderò mai tutte così! Senti, chiedi anche agli altri – anzi, io lo riferisco a John dato che siamo insieme – e decidiamo un posto e un giorno per parlarne con calma, okay?... Ciao fratello!”

Shavo interruppe la chiamata e si fermò in mezzo alla stanza con il cellulare in mano.

Quella sera dovevamo vederci con alcuni nostri amici e io ero passato a prenderlo a casa sua, ma l'avevo trovato che parlava al telefono con il nostro manager. Per fortuna ero un po' in anticipo; lo conoscevo abbastanza bene da sapere che ci metteva un secolo a prepararsi, così gli comunicavo un orario diverso da quello stabilito: per esempio quel giorno gli avevo detto che avremmo incontrato gli altri alle sette, mentre invece avevamo fissato per le otto.

Peccato che questo metodo non funzionasse anche con Daron.

Cosa dice Beno?” gli domandai curioso, dalla mia postazione sul divano.

A quanto pare tra ottobre e novembre ci vogliono nuovamente in Europa in tour; eppure ci saremo già a giugno!”

Ma noi a ottobre siamo in Sud America.”

Lo so, infatti il secondo tour europeo dovrebbe avere inizio a metà di quel mese.”

Quante date sarebbero?”

Una decina, forse anche di meno. Scommetto che tu sei della mia stessa idea e partiresti anche adesso!”

Annuii. “Esatto, per me l'importante è suonare.”

Ma scommetto che Daron e Serj non saranno d'accordo perché non conviene viaggiare così tanto per così poche date. Anche Beno mi ha detto chiaro e tondo che dieci date sono poche, tenendo in conto che quest'anno in Europa abbiamo già un altro tour.”

Cazzate. Abbiamo ripreso a suonare da poco e adesso secondo me è importante prendere tutte le date che ci offrono, altrimenti non torneremo mai come eravamo prima. Comunque dopo quelle date dovremmo comunque fermarci un periodo perché Serj parte... e io ho voglia di viaggiare e di suonare, cazzo, con gli Scars non abbiamo fatto tanta strada...”

Ne parleremo tutti insieme molto presto. Noi portiamo avanti le nostre idee, okay? Li convinceremo.”

Okay, ma adesso vai a prepararti, io non ho voglia di fare figure di merda per colpa tua.”

Ma dove sarei andato a finire senza i miei amati System?



♪ ♪ ♪



Hey guys!

Teoricamente questo capitolo sarebbe dovuto essere più breve del solito, ma alla fine la lunghezza è sempre quella lì, più o meno XD

Sono un caso perso, lo so: inizio a scrivere, ho mille idee in mente e chi mi ferma più?

Non so se avete notato, ma per la prima volta ho deciso di dar voce a Serj: il capitolo è quasi interamente dal suo punto di vista!

Non vorrei che pensaste che il suo personaggio mi piaccia meno degli altri, niente affatto, semplicemente per motivi di trama fino a questo momento non c'era stata l'occasione di renderlo protagonista.

Serj, perdonami, non ce l'ho con te! Ti voglio bene, lo so che anche tu me ne vuoi!

*fine dialogo col vento*

Perché Fears? Per due motivi:

  • il capitolo è quasi tutto dal punto di vista di Serj, mi sembrava carino che fosse proprio la sua voce a tenervi compagnia durante la lettura;

  • Si chiama, appunte, Paure, e mi pare che i ragazzi di paura ne abbiano avuto abbastanza di paura! E poi mi ha colpito la frase che dà il titolo al capitolo, perché nonostante tutto la serata si è conclusa bene: i nostri Souls hanno realizzato un loro grande sogno, mentre Shavo e John lo vogliono realizzare, ed è quello dei System *-*

Piccola nota informativa: sto prendendo spunto un minimo dal reale tour del 2011. In realtà le uniche date reali saranno quelle europee di giugno e quelle sudamericane di ottobre, le altre sono fittizie: non è vero che il tour è iniziato nel 2010 come ho invece fatto accadere io, non è vero che hanno avuto delle date americane a marzo (le hanno avute a maggio, ma non so se le citerò) e non è vero che li volevano nuovamente in Europa a ottobre-novembre!

Ora penserete: perché allora stai modificando il tour?

Eheheheh...

Comunque non so se queste informazioni vi possano interessare, comunque io le scrivo perché mi piace far sapere ai miei lettori cosa è reale e cosa invece è frutto della mia fantasia. Spero che anche voi apprezziate la cosa ^^

Bene, anche oggi mi sono dilungata abbastanza, spero che il capitolo vi sia piaciuto! :3

Un caloroso abbraccio a tutti i fantastici recensori e alla prossima!!! ♥



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Capitolo 13
*** Pre-flight delight ***


Pre-flight delight


System Of A Down - CUBErt




♫ Ellie ♫


Quindi tu ci stai dicendo che questa Roxanne sarebbe disposta a registrarci un cd a un prezzo di favore?”

Ero sinceramente senza parole per la grandiosa notizia che Jacob ci aveva dato quel pomeriggio alle prove, ma allo stesso tempo non riuscivo a crederci fino in fondo; mi pareva piuttosto strano che ci venisse fatto uno sconto del genere e mi veniva spontaneo vedere con sospetto la proposta.

Andiamo, la conosco da anni, siamo stati compagni di classe e ci frequentavamo anche al di fuori della scuola. Inoltre lei è sempre stata pazza di me, farebbe qualsiasi cosa pur di rendermi felice!” assicurò il chitarrista con convinzione.

Sentite ragazze, secondo me dobbiamo dargli retta. Da mesi stiamo programmando di registrare qualcosa, almeno un EP, ormai abbiamo un bel po' di canzoni” intervenne Noah. “Avremmo comunque dovuto cercare uno studio di registrazione.”

Hai ragione, ma sai che Jake frequenta gente poco raccomandabile” feci notare con una nota di ironia. Lanciai un'occhiata al ragazzo che avevo preso di mira in attesa di una sua reazione.

El, tesoro, ti faccio notare che tra la gente che frequento sei inclusa anche tu” ribatté lui prontamente, sedendosi alla batteria di Johanna e tentando invano di suonare qualcosa di decente.

Io prima di decidere qualsiasi cosa vorrei tanto vedere lo studio e conoscere questa Roxanne. E soprattutto sentire alcuni dei suoi lavori: non vale la pena di sprecare tempo per un audio pessimo, a quel punto preferisco registrare con il mio cellulare!” proferì Johanna, mentre fulminava il chitarrista con un'occhiata.

Quando potremmo incontrarla?” mi informai.

Quando vogliamo, anche domani! Segue vari gruppi e artisti, ma quasi tutti hanno sfornato qualcosa di nuovo di recente e ora si ritrova con poco lavoro.”

Domani sono con Lindy di pomeriggio!” annunciò mia sorella.

Se va bene a tutti, posso chiederle di accoglierci in mattinata, che ne pensate? Le scrivo?”

Oh Jake, quanto mi dispiace, per te alzarti presto sarà una fatica immane!” finse di preoccuparsi mia sorella, sollevandosi dalla sedia in cui aveva preso posto per rivendicare la sua batteria.

Scrivile, anche per me va bene. Ma adesso che ne dite di provare? Tra un po' i miei ci butteranno fuori a calci in culo!” propose Noah, intento a provare il suono del suo basso.

Per fortuna i genitori di Noah avevano finito i lavori nel garage da più di un mese e noi eravamo tornati nella nostra cara vecchia sala prove. La stanzetta provvisoria in cui avevamo accolto anche i System era stata un incubo, motivo per il quale in quel periodo avevamo provato meno rispetto al solito.

Ma ora era giunto il momento di impegnarsi seriamente: i likes sulla nostra pagina facebook aumentavano sempre più, ci stavano giungendo delle proposte di live da parte di vari locali e noi non potevamo permetterci di presentare concerti scadenti e deludenti.

Mi ero accorta di ciò che ci stava capitando durante un concerto – l'unico – che tenemmo a marzo, mentre i nostri amici dei System erano in tour: un gruppetto di persone che ci aveva sentito suonare ci aveva intercettato dopo lo show e ci aveva chiesto una foto. I ragazzi e le ragazze avevano affermato di aver assistito già a un paio di nostri live e che adoravano la nostra musica e il nostro stile.

Io e i miei amici eravamo rimasti esterrefatti da quell'episodio: non ci aspettavamo assolutamente che potesse accadere una cosa del genere proprio a noi, dei comuni ragazzi che semplicemente amavano suonare e si divertivano a farlo.

Così anche quel giorno ci mettemmo al lavoro e provammo l'intera scaletta per due volte di seguito.

L'università si stava facendo dura, la quantità di studio era sempre più elevata, ma nonostante ciò partecipavo a ogni prova con il gruppo. Ero stanca in quell'ultimo periodo, ma non mi importava: avrei sacrificato qualche ora di sonno per i Souls, perché era un progetto in cui tutti credevamo fino in fondo e che stava cominciando a darci le prime soddisfazioni.

Almeno i mille impegni che mi riempivano le giornate mi permettevano di non pensare troppo a Noah. Tutto sembrava andar bene con lui, finché non saltava fuori il nome di Kate.

Era tutto inutile: nonostante sapessi che non esistevano colpevoli e che il bassista era felice, la consapevolezza che ad averlo fosse un'altra mi gettava nello sconforto.


Oddio, oggi sono completamente fusa, ci credi? Queste prove mi hanno ucciso! Giuro che non toccherò più la batteria fino alle prossime prove, quindi... tra tre giorni!” si lamentò Johanna quando ci ritrovammo in macchina.

Non dirlo a me, la mia voce sta chiedendo pietà! Secondo me possiamo provare la scaletta una volta sola, tanto in ogni caso proviamo due volte alla settimana!” concordai.

Tra poco è il compleanno di Shavo, cosa facciamo?” se ne uscì mia sorella all'improvviso, prendendomi alla sprovvista.

In realtà lo sapevo benissimo e anche io, come lei, mi domandavo da giorni cosa avremmo potuto fare, se era il caso di comprargli un regalo o vederci per un caffè. Mi sarebbe dispiaciuto però disturbarlo: a maggio sarebbero partiti per un'altra serie di date americane e poi a giugno si sarebbero spostati in Europa, quindi sicuramente erano tutti molto impegnati.

Pensi sia il caso di disturbarlo?” domandai titubante.

Non credo che lui si senta disturbato da noi, sai? Posso capire Daron, ma ti ricordo che è stato proprio Shavo a proporre lo scambio di numeri e tutto il resto” replicò lei, approfittando di un semaforo rosso per voltarsi verso di me.

Magari ha tanto da fare e...”

E secondo te non festeggia il suo compleanno? Comunque noi possiamo fargli un regalo, questo non comporta il doverlo disturbare!” obiettò fermamente.

Un assordante assembramento di clacson che si levò alle nostre spalle ci comunicò che era scattato il verde ed era giunto il momento di ripartire. Johanna ripartì sibilando tra i denti: “Ma si può sapere perché in questo posto la gente non si dà una calmata? Era appena scattato, e poi non ho capito quand'è iniziata la gara di automobilismo cittadino, mi sono persa le griglie di partenza”.

Mi lasciai sfuggire una risatina e gettai un'occhiata fuori dal finestrino: accanto a noi le altre auto sfrecciavano velocemente, come se avessero paura di non raggiungere le altre o di essere raggiunte da esse.

Quindi... cosa regaliamo a Shavo?” tornò alla carica mia sorella. Ora era proprio andata in fissa con questo compleanno, quando ne parlava le brillavano gli occhi.

Non lo so, ha già tutto!” Sbuffai. Non sapevo proprio cosa potesse andar bene per un tipo come lui.

Facciamo così: un giorno di questi ce ne andiamo a spasso per la città e sono sicura che ci verrà qualche idea, vedendo le vetrine dei negozi!”

Sorrisi. “Jo, tu sì che hai sempre le idee giuste! E va bene, ma Mel viene con noi!”

È ovvio!”



♫ Jacob ♫


Non avevo parlato molto di Roxanne ai miei amici, ma sapevo che a loro sarebbe piaciuta un sacco.

La conoscevo da una decina d'anni ormai e, dovevo ammetterlo, me l'ero portata a letto qualche volta ai tempi della scuola; ma del resto lei era pazza di me, come potevo non accontentarla?

In ogni caso sapevo che aveva sempre nutrito grande interesse per la musica e per la tecnologia, ma solo quando l'avevo ritrovata tramite facebook avevo scoperto che aveva aperto uno studio di registrazione. Non me lo sarei mai aspettato, però la stimavo perché era riuscita a fare delle sue passioni un lavoro.

Quella giornata di metà aprile era iniziata nel peggiore dei modi: come Johanna aveva predetto, mi ero alzato troppo presto per i miei gusti ed ero completamente rimbecillito e intontito. Affacciatomi alla finestra, mi accorsi del cielo plumbeo e della pioggia che ogni tanto si scatenava sulla città.

La pioggia mi piaceva, ma non quando dovevo uscire di casa.

Nonostante non avessi chissà quanta voglia di tuffarmi nel traffico di Los Angeles, arrivai comunque puntuale all'appuntamento perché non sopportavo di far aspettare il resto della band. Il ritardo era una prerogativa di Noah, non mia.

Incontrai le gemelle all'angolo della strada, dove ci eravamo dati appuntamento, e come previsto dovemmo aspettare il bassista per circa dieci minuti.

Scusate, ma il telefono era scarico e...” tentò di giustificarsi quando scese dalla macchina e ci rivolse un'occhiata trafelata.

Zitto, attualmente non ci interessa. Andiamo, Roxy ci sta aspettando!” lo interruppi con indifferenza per poi voltarmi e dirigermi di fretta verso lo studio.

Quest'ultimo si trovava al numero 154 di Lincoln Street e si presentava come una struttura a un piano e dalla facciata in mattoni rossi. Lo immaginavo come un luogo accogliente e caldo, a primo impatto mi aveva fatto una buona impressione.

Bussai alla pesante porta in legno scuro e attesi che Roxanne ci aprisse. I miei amici fissavano la porta con mille aspettative che scorrevano loro negli occhi.

Quando questa si aprì, davanti a noi comparve una ragazzetta di media statura e piuttosto esile. Proprio come le foto di facebook mostravano, aveva uno stile molto particolare: i capelli, tinti di un viola sgargiante, erano rasati da un lato e raccolti in una serie di disordinate treccine; indossava una maglietta nera aderente con un pentacolo dorato sul petto, un paio di jeans abbondantemente strappati e dei pesanti anfibi. Non che quegli indumenti fossero perfettamente abbinati, ma io non me ne intendevo, potevo anche sbagliarmi.

Ciao ragazzi, ciao cari Souls! Piacere, io sono Roxanne, è una gioia avervi qui! Venite dentro, così vi potete presentare, ma vi informo che per me è un casino ricordare i nomi, quindi sicuramente vi chiamerò in altri modi, tipo Candice, Ashley, Mark... oh Jake, che gioia rivederti, stronzetto mio!” esordì in tono allegro, stringendo calorosamente la mano a tutti e invitandoci all'interno.

Aveva la stessa interminabile parlantina di tanti anni prima, incredibile! Notai che dal primo momento aveva cominciato a mangiarmi con gli occhi, segno che tra noi non era proprio cambiato niente.

Ciao Roxanne, ma sai che il tuo nome mi piace un sacco? Mi fa pensare alla canzone dei Police!” affermò Johanna.

Benissimo, queste due pazze si erano trovate.

Ma no, quella era una puttana, però grazie lo stesso! Allora, tu sei...?”

Jo.”

E scommetto che voi due siete gemelle, vero? Siete praticamente uguali” tirò a indovinare la mia ex compagna di classe, spostando lo sguardo su Ellie.

Esatto! Io mi chiamo Ellie.”

E tu, ragazzino imbalsamato? Mi auguro che tu non sia il cantante, altrimenti faresti scena muta ai concerti!” si rivolse infine a Noah, che come al solito era rimasto buono in disparte ad aspettare il suo turno.

Sono il bassista, e non oso immaginare come andrebbero le cose se cantassi!” ribatté lui con un sorrisetto.

Sì, ma il nome? Anzi, non dirmelo: dato che ti sei presentato come bassista, ti chiamerò per sempre bassista!”

Io e il mio amico ci scambiammo un'occhiata perplessa e ridacchiammo.

Comunque mi chiamo Noah!”

Uff, mi hai rovinato la suspance, potevi essere un personaggio misterioso e invece ti sei tradito! Comunque, ditemi tutto: non so nemmeno il vostro genere musicale, questo piccolo e adorabile coglione non mi ha voluto dire niente!” s'informò la ragazza. Nel frattempo era giunta al mio fianco e mi aveva circondato le spalle con un braccio, incollandosi letteralmente a me con quella scusa. Io allora le strinsi un braccio intorno alla vita senza nessuna esitazione; mi stavo già divertendo un sacco.

Ehi, smettetela di fare la cozza e lo scoglio, stiamo parlando!” si rivoltò Johanna incenerendoci con lo sguardo.

Wow, che caratterino! Già mi piaci, lo sai?” Roxanne si allontanò da me e si buttò su uno sgabello, davanti al quale troneggiava un monumentale computer su una grande scrivania. “Prima di parlare mi sembra giusto darvi alcune informazioni e farvi sentire alcuni miei lavori. Lo so, sembro una buona a nulla e una riserva infinita di cazzate, ma quando faccio il mio lavoro lo faccio seriamente; tengo tantissimo agli artisti emergenti e voglio il meglio per loro, sono dell'idea che pur non essendo famosi debbano pubblicare dei cd registrati e mixati in maniera dignitosa. In molti si rivolgono a me perché non chiedo molti soldi e ora vi spiego anche il perché. Ci sono due motivi: il primo è che io lo faccio per passione e non m'interessa guadagnarci chissà quanto, il secondo è che le band emergenti, essendo appunto emergenti, non possono certo permettersi di spendere un patrimonio.”

La ragazza si era fatta improvvisamente seria e spostava lo sguardo da noi al monitor; mi sconvolse l'abilità con cui usava il pc.

E pensare che io sapevo a malapena accenderlo.

Di che generi musicali ti occupi?” domandò Noah incuriosito.

Di tutto, davvero di tutto! Perché a me la musica piace in ogni sua sfaccettatura: rock, punk, rap, reggae, blues, pop, house, dubstep, metal. Non ho mai lavorato sul jazz perché nessuno me l'ha mai chiesto, ma è un genere che non mi dispiace. Però ammetto di andare fuori di testa per il folk e il viking metal, punk e affini. Ora, ditemi: che musica vi piace? Che cosa suonate?”

Un misto tra reggae, rock, metal, con accenni ad altri generi a seconda della canzone” spiegai con fierezza, sapendo di sorprenderla.

Wow, cazzo, adesso la mia stima nei vostri confronti cresce sempre più! D'accordo, allora vi faccio sentire qualche lavoro su ciò che mi avete nominato, così mi dite se vi potrebbe soddisfare. Ovviamente possiamo parlare insieme di ciò che vi va bene e non vi va bene per le vostre canzoni; io sono qui solo per servirvi e realizzare ciò che avete in testa!”

Detto questo fece scorrere velocemente il puntatore sullo schermo e dopo un paio di click fummo avvolti dalle note di un brano reggae. Sobbalzammo per lo spavento, in quanto la musica veniva diffusa da delle casse situate appena sopra le nostre teste a un volume abbastanza elevato, ma poi ci soffermammo ad ascoltare. Era davvero un bel pezzo, molto potente e coinvolgente, ma soprattutto era registrato in maniera divina: l'audio era pulito, i bassi belli carichi, tutti gli strumenti si sentivano perfettamente e svolgevano il loro ruolo. Era un equilibrio perfetto.

Quando la canzone stava per terminare, Roxanne chiuse la finestra del lettore multimediale e annunciò: “Con l'hard rock invece ho fatto questo. Preparatevi: si tratta di un gruppo locale che secondo me spacca!”.

Poi selezionò una canzone di cui non ricordo il titolo, ma mi colpì dalla prima all'ultima nota. Era una canzone davvero folle: un misto di grunge, metal, rock e funky, con frequenti stop and go e un virtuoso assolo di chitarra.

Ma soprattutto aveva un audio semplicemente perfetto.

Allora, che ne pensate?” domandò la ragazza con un sorriso al termine del nostro ascolto.

Io e i miei amici scambiammo qualche occhiata e io compresi che tutti avevamo avuto la stessa impressione.

Affare fatto, tu sei un fottuto genio!” esclamò infine Johanna con ammirazione.



♫ Melanie ♫


Era stata proprio una botta di culo! In genere nel fine settimana lavoravo sempre, ma quella volta avevo dovuto sostituire una mia collega il martedì e il mercoledì e avevo il weekend tutto per me. Ottima occasione per trascorrere il tempo con le mie due gemelle pazze.

Il caso volle che quel sabato le mie amiche avessero organizzato un incontro con Shavo, uno dei loro amici di quel gruppo strano, per il suo compleanno, e mi avevano voluto coinvolgere nei festeggiamenti. Ne ero davvero felice perché da tempo volevo conoscere questi famosi musicisti di cui mi parlavano sempre e perché le avevo aiutate nella scelta del regalo, quindi ero curiosa di vedere la reazione di Shavo.

Saremmo state solo noi tre: Noah a quanto pare era fuori città con Kate – ragion per cui Ellie era parecchio in pensiero – e Jacob aveva già in programma di partecipare a una festa con dei suoi amici.

Quindi Shavo quando ha compiuto gli anni? Oggi?” domandai. Probabilmente avevo posto quella domanda una decina di volte alle mie amiche, ma la mia memoria faceva davvero schifo.

Ho detto almeno sei volte che il suo compleanno era ieri, ma ci ha dato appuntamento oggi perché a quanto pare tutti quelli che lo conoscono non vedono l'ora di festeggiare” rispose pazientemente Ellie.

Mi sporsi tra i due sedili anteriori. “E ci saranno anche degli altri tizi, giusto?”

Sì, ci saranno anche John, un altro tizio di loro conoscenza che si chiama Bako, Tako, Sako o qualcosa del genere, e un altro suo amico di vecchia data. Ha dovuto accontentare un po' di gente. Va bene? Ora è tutto chiaro? Te lo ripeto un'altra volta, così ti fissi bene in testa il concetto?” ripeté Johanna con uno sbuffo.

Uff, sapete come sono fatta!”

Qualche minuto dopo trovammo parcheggio in un punto abbastanza lontano dal GrinPub; del resto era sabato sera, la città pullulava di vita.

Avete preso la busta del regalo?” domandò Ellie mentre si assicurava di aver chiuso l'auto.

Ce l'ho io!” la rassicurai, sventolando la bustina verde che tenevo in mano.

Ci dirigemmo tra le chiacchiere verso l'entrata del locale; una volta all'interno, salutammo Dave che si dava da fare al bancone.

Ragazze, volevo chiedervi: quando suonate di nuovo qui? Vi va bene a metà maggio?”

Sicuro! Sai che abbiamo in progetto di registrare un cd?” buttò lì Ellie.

Figo, allora quando ce l'avete pronto vi voglio qui per la presentazione!”

Li hai fatti gli auguri a Shavo?” domandò Johanna.

Shavo? L'ho visto entrare prima... ah cazzo, non sapevo fosse il suo compleanno!”

Bellezza, una vodka panna e fragola?” domandai io con un sorriso smagliante.

Arriva subito!”

Ragazze!” sentii esclamare da una voce a me ignota alle mie spalle. Diedi un'occhiata e mi trovai di fronte un tizio robusto, alto all'incirca un metro e ottanta, dall'aspetto piuttosto comune.

John!” lo salutarono subito le ragazze, stringendolo in un affettuoso abbraccio.

Shavo vi sta aspettando. Oh... piacere, John” mi si rivolse, stringendomi cordialmente la mano.

Mi venne subito in mente che la sua voce stonava con il suo aspetto da buttafuori, era troppo fine. Però, cazzo, avevo davanti il famoso batterista di quella band famosa! O era il bassista...

Piacere, Melanie, l'amica fusa di queste due gemelline. Mi hanno parlato molto di te e degli altri, sai?”

Lui abbozzò un sorriso leggermente imbarazzato e io mi affrettai a recuperare il mio drink, almeno avremmo potuto raggiungere gli altri.

John ci condusse a un tavolo in fondo alla sala, quasi invisibile per via della folla che si aggirava nel locale. Notai con sgomento che molti fissavano in quella direzione con la bava alla bocca; dovevano essere dei fans dei ragazzi.

Mi presentai ai tre presenti: Shavo, l'amico di Ellie e Johanna senza capelli e con il pizzetto penzoloni di cui mi innamorai subito, Sako, un tipo dalla carnagione scura e il viso simpatico, e Sam, un biondo dall'aria seria.

Ellie e Johanna si buttarono letteralmente tra le braccia di Shavo e cominciarono a stritolarlo in un abbraccio, riempiendolo di auguri. Lui rideva e le stringeva a sua volta, ringraziandole per il pensiero e per essere presenti.

Ma Shavy, da quando ti conosciamo non aspettavamo altro!” esclamò Johanna con una risata.

Come mi hai chiamato?” si rivoltò scherzosamente lui, incenerendola con lo sguardo.

Sako scoppiò a ridere e ripeté Shavy una mezza dozzina di volte, contento del fatto di poter dare fastidio al suo amico.

Mmh, io ti ho già visto da qualche parte...” rifletté Ellie, scrutando attentamente il volto di Sako e cercando di fare memoria.

Sono il tecnico della batteria di John, può essere che...” cominciò lui, ma venne subito interrotto da Johanna.

Cosa?! Tecnico della batteria? Ho davanti un tecnico della Tama? Oddio!”

È impazzita più per questo sfigato che per noi” osservò John in tono serio ma con aria divertita.

Tu taci, non puoi commentare il grado di follia!” replicò la ragazza incrociando le braccia al petto.

Because you're too serious... you're gonna make me delirious...” intonò Ellie. Doveva essere la parte di una canzone, ma in realtà ero piuttosto confusa.

Esatto! Perché, suoni la batteria?” si informò Sako, attirando l'attenzione di Johanna con un colpetto sul braccio.

Ehm, a detta degli altri sì. Diciamo che la percuoto.”

Scusate, ma non dovete dare il regalo a Shavo?” intervenni.

Ah, certo!” si illuminarono le mie amiche.

Regalo? Mi avete preso un regalo? Ma siete pazze? Non ce n'era bisogno!” esclamò Shavo sgranando gli occhi.

E invece ce n'era bisogno! Dai, aprilo!” lo incitarono Ellie e Johanna, ficcandogli tra le mani la bustina verde.

Gli spiegarono che il regalo era da parte di tutti i membri dei Souls, ma che gli altri due non avevano potuto presenziare allo scarto del pacchetto.

Shavo sembrò particolarmente contento del libro sul basso che si ritrovò tra le mani e del bracciale in pelle con il suo nome inciso sopra.

Ma... è uguale a quello di Noah?” domandò mentre sfogliava le pagine del volume con gli occhi che brillavano.

Sì, esatto!” confermò la cantante.

Okay... è ancora più bello allora! Io... ragazze... sono troppo contento!”

Erano davvero carini, mi facevano tenerezza! E mi piaceva il fatto che anche un tipo famoso, sicuramente ricchissimo, apprezzasse dei regali così semplici e comuni. Sì, avevano ragione: era decisamente una persona d'oro.

Sentite, domani io e gli altri dobbiamo parlarvi di una cosa molto importante. S'intende che dovete essere tutti presenti, tutti i Souls. Pensate di potercela fare?” disse John qualche minuto più tardi, quando fummo tutti sistemati attorno al tavolo.

Sì, certo! L'unico fuori città al momento è Noah, ma mi pare che debba rientrare in mattinata. C'è solo un problema: io sarò con Lindsay perché i suoi genitori non ci sono tutto il giorno. È un problema?” rispose Johanna.

No, anzi, è un buon pretesto per conoscere la bimba!” fece prontamente Shavo con entusiasmo.

Oddio, quanto ero curiosa adesso! L'ansia mi stava divorando: cosa dovevano dire ai Souls? Cos'era questa cosa importante per cui dovevano essere tutti riuniti?

Capivo che anche le mie amiche, nonostante avessimo cambiato argomento, non riuscivano a liberarsi di quel pensiero e l'agitazione si stava impossessando di loro.

La finimmo a parlare del tour europeo che i ragazzi avrebbero tenuto a ottobre di quell'anno.

Dev'essere davvero bello viaggiare e visitare tanti luoghi diversi, è sempre stato il mio sogno!” ammisi con aria sognante.

Non abbiamo molto tempo per visitare le città e spesso è stancante, ma per suonare ne vale la pena” raccontò Shavo.

C'è una data di questo tour che mi piace particolarmente, scommetto che piacerà anche a voi. È quella francese: in pratica stanno cercando di organizzare un festival di qualche giorno dove vogliono radunare band di ogni genere musicale, tutti quelli che riescono a pescare. Noi saremo gli headliners di una giornata, ma sono molto curioso di vedere cosa combineranno gli altri gruppi” spiegò John con entusiasmo.

Wow, tutti i generi! Non ci credo, i francesi sono geniali! Non sapete quanto vi invidio!” commentò Johanna.

E sapete già i nomi dei gruppi che suoneranno prima di voi? Sono curiosa, magari li conosciamo!” domandò Ellie curiosissima.

Sono parecchi gruppi, ora non li ricordo... anche perché la line up è ancora in aggiornamento” bofonchiò Shavo.

Io mi ricordo un nome!” saltò su Sako. “Mi ricordo! Mi pare sia una band francese, si chiamano Dub Inc!”

Il sangue abbandonò il mio volto e il cuore prese a fare le capriole nel mio petto. Stavo per avere un mancamento, me lo sentivo, sarei morta d'infarto al GrinPub.

E le gemelle? Le gemelle erano pallide come fantasmi, avevano gli occhi sgranati e le mascelle che quasi toccavano il piano del tavolo.

Oh merda!



♪ ♪ ♪



SORPRESAAAA!!!! Non vi aspettavate quest'aggiornamento, vero???

E invece eccomi qui, in via del tutto eccezionale per due settimane di seguito! Ma non vorrei viziarvi: è stata solo una scelta strategica perché in questi giorni sto poco e niente a casa e questo capitolo era già pronto da tempo. Vi devo dare quindi una brutta notizia: per dare spazio all'altra long che condivide il martedì con Hoginery, salterò una settimana e il prossimo capitolo arriverà nei primi di settembre! Lo so, vorreste uccidermi, ma in compenso vi prometto che se troverò uno spazietto libero aggiornerò prima! ^^

Comunque... le mie promesse di scrivere dei capitoli più brevi ovviamente non hanno nessun valore, come avrete notato! Io spero sempre che la cosa non vi dispiaccia, ma... in questo capitolo era necessario inserire quest'ultima scena e questa notizia dei Dub Inc! Esatto, sono arrivati gli “ospiti” della mia storia, quelli che teoricamente non c'entrano niente!

Dalla reazione delle ragazze vi sembra di capire qualcosa? ;)

ho deciso di usare CUBErt in questo capitolo perché mi piaceva la prima frase della canzone, che dà appunto il titolo al capitolo. Significa delizie del pre-volo e chissà cosa intendevano i System, ma tanto io vado sempre controcorrente! Io penso che i Souls stiano proprio spiccando il volo, e queste sono proprio le delizie che lo precedono! No?

Quanto sono fiera di loro *-*

E chissà qual è questa cosa importante...

Fatemi sapere come sempre cosa ne pensate e se vi è piaciuto il capitolo e il nuovo personaggio! Vi ringrazio tantissimo per il supporto e per le recensioni, con voi al mio fianco è tutto più luminoso e divertente :3

Alla prossima, vi voglio bene anche se sono stata cattiva a lasciarvi

sulle spine!!! ♥



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Capitolo 14
*** Of fun and friendship ***


ReggaeFamily

Of fun and friendship


System Of A Down - Soil



♫ Johanna ♫


Ero completamente in tilt, facevo fatica a respirare.

Magari Sako si era sbagliato, non potevano essere loro, non poteva trattarsi davvero dei Dub Inc!

Ragazze? State bene? Che ho detto?” domandò Sako con aria preoccupata, spostando lo sguardo da me alle mie amiche.

Oh cazzo... i Dub Inc? Ma sei sicuro?” mormorò Ellie scuotendo la testa. Era sconvolta quanto me, eravamo completamente senza parole.

Avete bisogno d'acqua? Di qualcosa? No, perché siete pallide... oddio, come mai siete così sconvolte? Li conoscete?” cominciò a bombardarci di domande Shavo, entrando in agitazione e tentando di attirare l'attenzione di Dave nonostante si trovasse dal lato opposto del locale. “Sako, renditi utile una buona volta, porca puttana!” sbottò poi, gesticolando freneticamente.

Ho capito, vado a prendere acqua! Che palle, mica sono il tipo delle commissioni” borbottò quello, mettendosi in piedi e allontanandosi in fretta.

Ma... voi non avete la più pallida idea di quanto queste due ragazze amino i Dub Inc!” si riscosse Melanie, saltando letteralmente dalla sedia e dando una pacca sul braccio a John, tanto era preda dell'entusiasmo.

Li conoscete?” domandò il batterista, sporgendosi verso di noi con aria incuriosita.

Bastardi, i Dub Inc apriranno il vostro live e voi vedrete un loro concerto... mentre noi ce ne staremo a casa a mangiarci le mani! Oddio, ma quanto siete fottutamente fortunati? Non verranno mai a fare un tour in America, noi non li vedremo mai!” esplosi. Non sapevo se farmi prendere dall'invidia e dallo sconforto, essere contenta per i System o essere contenta per i Dub Inc.

intanto Melanie aveva preso a saltellare e lanciare gridolini di gioia, canticchiando maldestramente una delle canzoni della band francese che le avevamo fatto conoscere. La nostra amica non era certo un'esperta o un'appassionata di musica: eravamo noi, spesso, a farle conoscere nuova musica, e lei andava in fissa con qualche canzone.

Non era una fan dei Dub Inc, ma alcuni brani la facevano impazzire e divertire.

Io sono sconvolta” proferì mia sorella.

Wow, se vi piacciono così tanto allora dobbiamo farci una cultura! Che genere suonano?” domando ancora John, cercando di tranquillizzarci con un sorriso.

Ecco l'acqua! Oddio, in questo posto si fa la sauna... Sam, fratello, mi accompagni fuori a fumare?” ci interruppe Sako, poggiando un paio di bottigliette da mezzo litro sul tavolo e intercettando il biondo che assisteva alla scena con le sopracciglia aggrottate.

Ero consapevole della figura di merda che io e mia sorella stavamo mettendo su, senza contare che come al solito avevamo attirato l'attenzione di mezzo locale, ma non potevo proprio credere alle mie orecchie!

In vita mia non avevo mai incontrato qualcuno che conoscesse i Dub Inc; non erano molto famosi e negli Stati Uniti avevano fatto decisamente poco successo, ma da quando io e mia sorella li avevamo sentiti per la prima volta ce ne eravamo innamorate, tanto che li includevamo nei nostri gruppi preferiti insieme ai SOAD. Il nostro più grande sogno era vedere un loro concerto, ma sapevamo che non sarebbero mai venuti in tour negli States e quindi non sarebbe stato possibile.

Il fatto che Shavo e gli altri li avrebbero conosciuti mi mandava in bestia, ma ero anche felice per loro perché ero sicura che i Dub Inc si sarebbero sentiti onorati di aprire una band del calibro dei System Of A Down.

Reggae, diciamo che fanno reggae, ma hanno molte altre influenze” spiegò Ellie, ancora frastornata.

Io ero incapace di parlare; afferrai la mia bottiglietta di plastica e tracannai metà del suo contenuto in un solo colpo, poi mi schiarii la gola e dissi: “Mel, piantala di saltellare, stai distruggendo il bar. Comunque, noi li adoriamo e siamo sicure che piaceranno un sacco anche a voi!”.

Ora mi state mettendo curiosità! Ma ditemi: state meglio? Avete bisogno di andare fuori a prendere una boccata d'aria?” ci domandò Shavo, premuroso come sempre.

Sorrisi intenerita e allungai una mano per dargli un colpetto sulla spalla. “Sciocchino, ti preoccupi troppo! Sei un caso perso!”

Stiamo meglio” affermò Ellie, inspirando profondamente per l'ennesima volta e rilassandosi completamente.

John scoppiò a ridere. “Sciocchino!”

Sciocchino anche tu!” lo rimbeccai.

Non avemmo l'occasione di entrare nello specifico, ma io avevo perso quasi del tutto la voglia di parlare. Non vedevo l'ora di trovarmi da sola con Ellie: già sapevamo che avremmo perso la testa, avremmo cominciato a gridare come matte e cercare di immaginarci quanto quei geni dei Dub Inc sarebbero stati contenti di aprire i System. Sarebbe stato epico vedere due delle nostre band preferite susseguirsi sul palco, era una sofferenza non poterci essere quel giorno.

Ben presto ci dovemmo salutare: l'indomani dovevo stare con Lindsay fin dalla mattina ed Ellie doveva studiare per il prossimo esame almeno un po', non potevamo permetterci di rincasare troppo tardi.

E poi il giorno dopo avremmo rivisto tutti.

Mentre cercavo di prendere sonno, mi tornò in mente la reazione di me ed Ellie quando avevamo appreso di dover aprire il live dei System al Trobadour: eravamo completamente impazzite, per giorni interi avevamo faticato a dormire la notte ed eravamo in fibrillazione per il fatto che molto probabilmente li avremmo conosciuti.

Era stata una reazione normale, dal momento che da anni erano ormai i nostri idoli; tuttavia quando li avevamo incontrati avevamo cercato di non dare troppo a vedere l'emozione che provavamo, li avevamo trattati come delle persone normali e avevamo addirittura preparato uno spuntino per loro.

Il nostro comportamento aveva portato a qualcosa che non ci aspettavamo: eravamo diventati amici, ma ormai non li vedevano più come delle star. Erano semplicemente John, Shavo. Serj e Daron.

Magari anche con i Dub Inc c'erano i presupposti per creare un bel rapporto, peccato che non l'avremmo mai potuto scoprire.



♫ Shavo ♫


Non vedevo l'ora di dare la notizia ai ragazzi!

Intanto io e John eravamo rimasti sconcertati dalla reazione delle gemelle: non ci avevano detto molto su questi musicisti che stimavano, se non che erano poco conosciuti, che non avevano mai trovato altri loro fans negli Stati Uniti e che sicuramente loro sarebbero stati contenti di aprire il nostro concerto.

Eppure era strano pensare che un gruppo reggae, un genere completamente diverso dal nostro, potesse essere onorato di suonare sul nostro stesso palco. Effettivamente una situazione del genere era parecchio insolita: spesso venivamo chiamati a suonare in festival esclusivamente rock e metal, raramente avevamo potuto interagire con altre realtà durante i tour.

John, muoviti! Perché cazzo vai a trenta? Non arriviamo più!” si lamentò Daron, sporgendosi in avanti. Io e lui occupavamo i sedili posteriori della macchina del batterista, mentre John stava al posto del guidatore e Serj a quello del passeggero.

Io non ho fretta, non abbiamo nessuno dietro che ci rincorre” affermò l'altro in tono pacato, fermandosi a un semaforo rosso.

Smettetela!” intervenni con uno sbuffo.

Echo Park, giusto?” domandò Serj, che nel frattempo stava riflettendo tra sé.

Esatto, e se questo qui giuda così tra due giorni non arriviamo nemmeno al quartiere...”

Daron, stai zitto!” si spazientì John, non potendone sicuramente più di sentire il chitarrista che gli urlava nelle orecchie; infatti Daron si era sporto tra i sedili anteriori e non faceva che controllare ogni singolo movimento del mio amico.

Fortunatamente nel giro di pochi minuti giungemmo finalmente al parcheggio e potemmo scendere dall'auto. Io e Daron ci accendemmo subito una sigaretta, mentre John chiamava le ragazze per capire se erano già al parco e dove si trovassero di preciso.

Ci sono quasi tutti, manca solo Noah. C'è anche la bambina” annunciò mettendo via il telefono e facendo cenno di seguirlo.

Io lo affiancai. “Pensi che ce l'abbiano con noi?” domandai.

Chi?”

Serj e Daron. Perché li abbiamo convinti a fare queste date in più...”

Non che fossi realmente preoccupato: se i due avessero avuto qualcosa contro di noi, gli sarebbe passata prima o poi. Non volevo che però eventuali dibattiti tra noi mettessero a repentaglio tutto il resto.

Secondo me no. Sai che quando Daron non è d'accordo lo fa presente; stavolta non ha obiettato per niente” mi fece notare il mio amico.

Speriamo bene per il futuro del gruppo” borbottai.

Adesso pensa al presente” mi consigliò John con la sua solita tranquillità.

Scorsi subito le persone che cercavamo: si trovavano in una panchina, sotto un albero.

Ehi, quanto tempo” ci salutò ironicamente Johanna con un cenno.

Che spiritosa!” ribattei, accelerando il passo.

Non mi sfuggì certo la bimba che giocava sul prato a pochi metri dalla panchina. Sembrava concentrata su un filo d'erba, probabilmente aveva adocchiato qualche insetto, ma non appena si accorse dei nuovi arrivati sollevò subito lo sguardo.

Ellie e Johanna salutarono brevemente me e John, poi la cantante prese immancabilmente a conversare con Serj.

Jake, abbi almeno la decenza di salutare!” Johanna rimproverò Jacob, che stazionava sulla panchina in uno stato di semi-coscienza.

Lui allora sbadigliò, si posò una mano sulla tempia destra e biascicò: “Ehilà fratello. Ieri mi sono preso una sbronza fulminante, l'ho finita alle cinque e mezza del mattino. Non mi sono ancora ripreso”.

Ridacchiai. “Merda, non ti invidio!”

Oh, il mio amichetto si è ridotto proprio male!” commentò Daron, prendendo posto accanto a Jacob sulla panchina e battendogli una pacca sul ginocchio.

Smettila di fare il coglione, non ne ho voglia...” si rivoltò l'altro con poca convinzione.

Li lasciai perdere e osservai Johanna che richiamava l'attenzione della piccola Lindsay: “Lindy, vieni qui! Non sei curiosa di conoscere i System?”.

La bimba si sollevò e corse subito al fianco della ragazza, poi si guardò attorno con attenzione.

Era davvero carina: indossava un giubbotto in similpelle nero su una maglietta dello stesso colore con una stampa che non riuscii a scorgere, un paio di jeans leggermente strappati e delle scarpe in tela nere. Aveva cinque anni e già lo stile era quello giusto!

Mi chinai in modo da essere al suo livello ed esordii: “Ciao Lindsay, io sono Shavo!”.

Sì, io mi ricordo di te! Come si chiama lo strumento che suoni?”

Sorrisi: mi stava già mandando in brodo di giuggiole. “Il basso, è come una chitarra ma ha qualche corda in meno.”

Ah. Io voglio imparare a suonare la batteria!” raccontò la bimba.

Davvero? Allora devi dirlo a John, magari lui ti può aiutare!”

Lei posò lo sguardo su Serj, poi su John e infine disse: “Non mi ricordo chi è John”.

Vieni, te lo presento!”

La presi per mano sotto lo sguardo divertito e intenerito di Johanna e la accompagnai dal mio amico. “John, qui abbiamo qualcuno che ti cerca!”

Lui abbassò lo sguardo e sorrise a Lindsay. “Sono tutto orecchi!”

Ciao John, io voglio imparare a suonare la batteria! Quando ti ho visto suonare nel concerto eri bravissimo perché muovevi le bacchette velocissimo e quasi non si vedevano più! Me lo insegni?”

Certo che te lo insegno, ma non è facile!” la avvertì lui con un occhiolino. Nel frattempo cercava anche di seguire la conversazione con Ellie e Serj dalla quale l'avevamo distratto.

Ascolta Shavo, io ti volevo dire una cosa: che nome strano Shavo, non l'avevo mai sentito!” mi si rivolse ancora Lindsay, osservandomi attentamente con un sorrisetto dipinto in viso.

Benissimo, ero nel mio elemento. Avrei passato tutto il pomeriggio con quella bambina e non mi sarei stancato, era troppo forte!

La presi nuovamente per mano e mi sedetti sulla panchina: era difficile parlare con quello scricciolo dal mio metro e ottantacinque.

Lei si posizionò tra me e Jacob.

In realtà il mio nome intero è Shavarsh ed è un nome armeno” spiegai.

Shavash! Cosa vuol dire che è un nome armeno?”

Scoppiai a ridere per come mi aveva chiamato, omettendo la r. la amavo sempre di più!

Vuol dire che è un nome dell'Armenia, che è un posto lontanissimo!”

E come mai hai una treccina nel mento? Anche quella è dell'Armenia?”

Non ce la potevo fare, ormai ridevo senza ritegno. Davanti ai bambini perdevo la dignità, non c'era niente da fare.

Ma no, questa l'ho fatta io perché mi piaceva!”

Lindsay allora prese a giocare con il mio bizzarro pizzetto, profondamente interessata.

Uh, ecco la colpevole! Ciao, io sono quello col naso grande!” la interruppe Daron pochi secondi dopo; si era piazzato di fronte a noi e sembrava intenzionata a disturbare perfino quella poveretta.

Tu ti chiami Daron, vero? Però è vero che hai il naso grande” si ritrovò a osservare lei, scrutandolo attentamente.

Ehi, non dirlo mai più!” finse di offendersi lui.

Altrimenti cosa fai?” lo sfidò Lindsay incrociando le braccia al petto.

Altrimenti ti inseguo e ti acchiappo e ti faccio il solletico per un'ora intera!”

La bambina lanciò un piccolo grido e poi, tra le risate, scivolò giù dalla panchina ed esclamò: “Allora prendimi se ci riesci!”.

Così i due iniziarono un inseguimento spietato e Lindsay non faceva che ridere, mentre il mio amico si fingeva minaccioso.

Incredibile: Daron aveva trovato una compagna di giochi che avesse esattamente il suo livello mentale, il che era grave considerando l'età di Lindsay.

Bambini, smettetela di fare casino! Attenti a non farvi male!” li sgridò Johanna ridendo sotto i baffi, per poi prendere posto sulla panchina tra me e Jacob. “Ho visto che stavi facendo già amicizia con la mia piccola” osservò.

È magnifica!” Annuii con gli occhi che quasi sicuramente brillavano.

Guarda Daron come si rotola nell'erba con Lindy! Non ti ricorda un po' quando anni fa si buttava in terra con la chitarra durante i concerti?” mi fece notare, indicando la scenetta che si stava svolgendo a pochi passi da noi.

Daron era scompostamente abbandonato sul prato, mentre la bambina gli saltellava attorno e lo superava abilmente con dei saltelli; a volte per cercare di acchiapparla si rotolava da una parte all'altra come un pazzo.

Devo immortalare per forza questo momento, avrò qualcosa con cui minacciarlo!” affermai, armandomi di cellulare.

Ciao a tutti!” Una voce familiare mi distolse dalla serie di foto che stavo scattando. Noah era finalmente giunto da noi, ma non era solo: al suo fianco trovai una ragazza snella, carina e dall'aspetto semplice e timido. Non l'avevo mai vista prima e nemmeno loro me ne avevano mai parlato.

Mi alzai subito per salutarli e per presentarmi; appresi quindi che si trattava di Kate, la ragazza di Noah, una tipa apparentemente tranquilla e riservata proprio come lui.

Ma mi accorsi subito che qualcosa non andava: Ellie era accanto a me e la sentivo parecchio tesa. Cercava di non soffermarsi troppo con lo sguardo sulla coppia e ogni tanto Johanna le lanciava occhiate preoccupate.

Improvvisamente un sospetto cominciò a prendere forma nella mia mente.

Ellie, tutto bene?” le domandai discretamente, senza farmi notare da nessuno.

Lei sospirò e si allontanò di qualche passo dal gruppo, fingendo di dare un'occhiata a Daron e Lindsay che giocavano. La raggiunsi e le posai una mano sulla spalla. “Ehi, che c'è? Certo, se non ti va di parlarne non fa niente...”

Sono una scema perché ci sto ancora appresso” mormorò. Non potevo vedere il suo viso poiché era di spalle, ma avvertii una certa malinconia nella sua voce.

A chi stai appresso?” Girai attorno a lei fino a ritrovarmela di fronte, poi le posai entrambe le mani sulle spalle.

Noah.”

Ci avevo azzeccato.

Mi dispiace Ellie” mi rabbuiai.

Lui pensa che ormai per me sia acqua passata, ma ancora non l'ho dimenticato. Ma del resto come posso fargliene una colpa?”

La abbracciai di slancio, profondamente dispiaciuto. La mia piccola amica era proprio in una brutta situazione, ma nessuno ci poteva fare niente. Quanto avrei voluto avere qualche potere per aiutarla!

Bene, ora che siamo tutti qui è arrivato il momento di parlare, ragazzi!” annunciò Serj, ponendo immediatamente fine a tutte le conversazioni.

Okay, ma nel mentre che parliamo che ne dite di mangiare un gelato? Io sto morendo di fame e ho anche caldo!” propose Johanna, raggiungendoci e pizzicando una guancia della sorella per cercare di tirarla su. Ellie sorrise e anch'io con lei.

Gelato!” strillarono Daron e Lindsay, raggiungendoci di corsa.

Affare fatto!” accettò John, cercando con lo sguardo un chiosco.

Così alcuni andarono a ordinare i gelati, mentre io, Jacob e Lindsay rimanemmo nella panchina per evitare che qualcuno ci rubasse il posto.

La bambina si avvicinò a me e prese a esaminare il bracciale in pelle che portavo al polso, il regalo delle gemelle che avevo subito indossato. “Che cosa c'è scritto?”

Il mio nome.”

Ah, Shavash?”

Sorrisi. “No, Shavo.”

Lei, inaspettatamente, si sedette sulle mie ginocchia e mi strinse in un abbraccio. I bambini erano così: si affezionavano subito. Lo sapevo, eppure non ci facevo mai l'abitudine, mi sorprendevo ogni volta!

Ehi mostriciattolo, mi hai tradito!” si lamentò Jacob.

Non è vero, dopo abbraccio anche te!” promise lei.

Il resto del gruppo tornò abbastanza in fretta e mi venne consegnato il mio cono al cioccolato.

Lindsay aveva preso lo stesso gusto, ma in una coppetta.

Tutti si posizionarono, chi accanto a me e chi in terra.

Lindy, se vuoi puoi andare a giocare” fece Johanna, cercando un pretesto per allontanarla.

Magari pensava che fosse di disturbo per me, così obiettai: “No, può stare anche qui, mi fa compagnia e mangia il gelato da brava e tranquilla. Vero Lindy?”

Lei annuì, totalmente assorbita dalla sua merenda.

Okay ragazzi, vi abbiamo voluti tutti qui perché vi dobbiamo parlare in quanto Souls” cominciò John, prendendo come sempre la parola per primo.

I quattro componenti della band si scambiarono occhiate perplesse e io potevo percepire l'agitazione crescere in loro.

Non vi vogliamo spaventare, è solo che si tratta di una cosa un po' seria” cercai di tranquillizzarli.

Il fatto è che abbiamo deciso, in un certo senso, di premiarvi” proseguì Serj.

I ragazzi sgranarono gli occhi; ormai prestavano poca attenzione anche al loro gelato, che rischiava sempre più di sciogliersi.

Con Jo ed Ellie ieri stavamo proprio parlando del nostro tour europeo che si terrà in autunno: sarà composto da otto date e toccherà i principali Paesi del continente. Come già vi abbiamo detto, tra l'altro, ci sarà quella tappa particolare in Francia” cominciò a spiegare il batterista. Io e gli altri ci scambiammo un'occhiata e decidemmo di lasciar parlare lui: sapeva sempre come esprimersi e cosa dire in situazioni delicate come queste, aveva il potere di incutere serenità in chiunque lo ascoltasse.

Ecco: in alcune di queste date, precisamente in tre, gli organizzatori degli eventi ci hanno dato il via libera per scegliere la band che ci aprirà il concerto; ovviamente noi, quando pensiamo a un gruppo spalla, cerchiamo sempre qualcuno che si meriti questo ruolo, che sia veramente bravo e si impegni in ciò che fa. Noi quattro, mentre discutevamo del tour, ci siamo consultati e stavamo pensando di chiederlo proprio a voi.”

Cosa?!” sbottò Johanna, strabuzzando gli occhi e agitando il gelato in aria, tanto che la pallina di crema si staccò e cadde tra l'erba.

Ehi, tranquilli, aspettate un attimo. Lo so che è una richiesta un po' insolita, ma...” tentò di riportarla alla calma John.

In ogni caso” intervenni, “avete un po' di tempo per pensarci. Sappiate che se ve l'abbiamo chiesto è perché ci fidiamo molto di voi, vi abbiamo visto suonare e abbiamo trovato delle grandi capacità e del talento. Inoltre, come ci hanno raccontato le ragazze ieri, avete intenzione di registrare qualcosa e questo è un altro punto a vostro favore.”

Shavo e John ci hanno raccontato che voi, gemelline care, ieri siete rimaste sconvolte dalla notizia dei Dub Inc” prese la parola Daron, sotto lo sguardo stupefatto di tutti. “Dobbiamo ammettere che questo ha rafforzato ancora di più la nostra scelta: vogliamo aiutarvi a realizzare anche questo sogno, portarvi da loro e farvi aprire un loro concerto. Eh sì: anche voi, nel caso accettaste, dovreste suonare lo stesso giorno! Il festival sta cercando artisti emergenti e noi abbiamo parlato bene di voi!”

Calò il silenzio per qualche secondo, poi Ellie scoppiò a piangere senza riuscire a contenersi.



♪ ♪ ♪



Lo so, lo so, troppi colpi al cuore ultimamente... oddio, speriamo che ai miei personaggi non venga un infarto XD
Io non so che altro dirvi, lascio a voi la parola! Solo: quanto è folle questa richiesta da uno a dieci?

Questi quattro System sono troppo dolciosi :3

Come sempre, grazie mille a tutti voi che mi sostenete e alla prossima (stay tuned perché potrei palesarmi prima del solito)!!! ♥



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Capitolo 15
*** Mad! ***


ReggaeFamily

Mad!


Dub Inc – Get Mad



♫ John ♫


La ragazza sedeva accanto a me sul prato ed era scossa dai singhiozzi; aveva nascosto il viso tra le mani, sicuramente per tentare di frenare le lacrime. Sapevo che si sarebbero scatenate reazioni del genere attorno a me, ma rimasi comunque sorpreso da Ellie.

Tutti ovviamente ci preoccupammo: io le posai una mano sulla spalla, anche se non sapevo bene cosa dire, mentre Serj, che sedeva accanto a lei dall'altro lato, le aveva chiesto se stesse bene.

Shavo intanto aveva delicatamente fatto scendere Lindsay dalle sue ginocchia e si era posizionato davanti a Ellie, cercando di prenderle una mano. “Ellie, che c'è? Ehi, abbiamo detto qualcosa di sbagliato? Stai piangendo per i Dub Inc?” le domandò dolcemente.

Diedi rapidamente un'occhiata attorno a me per constatare lo stato degli altri ragazzi. Jacob, riscossosi in fretta dallo shock, aveva ben pensato di distrarre Lindsay portandola lontano da noi e facendola giocare; Johanna esprimeva a Daron la sua incredulità attraverso una serie di imprecazioni, mentre Noah si era immobilizzato sul posto, pallido come un lenzuolo, e la sua ragazza tentava di riscuoterlo.

Ellie regalò al bassista un sorriso tra le lacrime. “No, non è per i Dub Inc! È che... io non me lo aspettavo, una richiesta del genere... oddio, ma siete pazzi? Scommetto che è uno scherzo.”

No, è tutto vero” le assicurai.

Allora lei continuò a piangere ancora più forte di prima. “Perché? Perché proprio noi? Ma vi rendete conto di ciò che ci avete appena detto?”

Certo che ce ne rendiamo conto, e ci abbiamo pensato bene prima di riunirvi qui. Semplice: ve lo meritate, avete le capacità, perché non avremmo dovuto?” spiegò Serj, cercando il suo sguardo.

Ma io sono sconvolta!”

Ellie, è normale, ma non devi vederla come una grande proposta. Certo, sarà impegnativo perché c'è di mezzo un viaggio, ma in fondo non abbiamo fatto altro che proporvi qualche data!” tentò di sdrammatizzare Shavo in tono allegro.

Grazie, io non so che altro dire. Grazie, ed è poco, perché non so che altre parole usare per farvi capire quanto vi sono grata” mormorò mentre Shavo la stringeva in un abbraccio.

Io e Serj ci scambiammo uno sguardo; sapevo che anche lui avrebbe voluto fare una bella chiacchierata con la ragazza.

Così mi alzai e raggiunsi Noah, che stringeva convulsamente il cono del suo gelato con la mano destra e si passava l'altra, tremante, sulla fronte.

Dai qui, altrimenti ti sporchi. Ti senti bene? Oddio, quanto sei pallido...” si preoccupò Kate in preda all'agitazione, prendendogli il gelato dalle mani e dandogli dei leggeri colpetti sul braccio.

Noah?” lo chiamai. “Ehi, tranquillo, prendi un bel respiro” gli suggerii poi, notando quanto fosse rigido e teso.

Lui è così: va nel pallone per ogni cosa” mi spiegò la ragazza, continuando ad accarezzargli le spalle e le braccia.

Lui inspirò profondamente, poi posò lo sguardo su di me e biascicò: “Ma... s-sul serio ci volete nel vostro tour?”

Annuii. “So che è una richiesta un po' strana e insolita, ma ora non farti prendere dal panico, su: ricorda che noi siamo solo delle persone normali che hanno chiesto a delle altre persone normali un supporto per alcune date” cercai di tranquillizzarlo.

Voi avevate detto che il nostro modo di suonare vi piaceva, ma non pensavo fino a questo punto!” esclamò, cercando di controllare il tremore ormai diffuso in tutto il corpo.

Mi strinsi nelle spalle. “Perché no? Siamo felici di dare una mano a quattro talentuosi giovani!”

In fondo non avevamo fatto nulla di che, avevamo solo deciso di coinvolgerli nel tour e portarli in Europa. Tanti gruppi, che spesso nemmeno lo meritavano, viaggiavano in lungo e in largo perché avevano avuto la fortuna di farsi notare, quindi qual era il problema?

Ma Daron, non ce ne possiamo approfittare, capisci?” sentii dire a Johanna. Lei e il chitarrista avevano preso a conversare animatamente sulla panchina e io avevo capito che qualcosa non andava.

Mi sa che lo accompagno in bagno, ha bisogno di darsi una rinfrescata” decise Kate mettendosi in piedi.

Sì, mi sa che ne ho bisogno davvero. E anche di fare due passi” concordò Noah, cercando di trovare l'equilibrio sulle gambe tremanti.

Lasciai Noah nelle mani della sua ragazza e mi avvicinai ai due; intanto anche Jacob si era avvicinato a loro e assisteva alla discussione con la mano poggiata sul tronco dell'albero.

Non ho capito il senso del tuo ragionamento: ve l'abbiamo chiesto noi, non ve ne state approfittando!” le fece notare Daron.

La ragazza sospirò. “No, non intendo in quel senso. Intendo dire che, se accettassimo, finiremmo per farci notare solo perché siamo il gruppo spalla di una band famosa, non sarebbe un successo meritato e sudato come dovrebbe invece essere. Lo so che è un discorso stupido e che sarebbe ancora più stupido lasciarsi sfuggire quest'occasione, ma detesto l'idea di essere raccomandata. Tanta gente senza talento ha finito per essere acclamata e adorata dal pubblico solo perché supportata da gruppi maggiori, e l'idea di fare lo stesso tipo di percorso non mi piace, sarebbe un successo finto e immeritato” spiegò, attorcigliandosi nervosamente una ciocca di capelli mossi attorno al dito.

Stop, aspetta un attimo!” la bloccò Daron con un'occhiata stupita.

Jo, non lo devi nemmeno pensare” intervenni. “Non la devi vedere così, perché non è affatto così. Noi vi stiamo semplicemente dando la possibilità di farvi conoscere anche in Europa, vi abbiamo in un certo senso fatto da manager per alcune date, ma puoi star certa che non farete successo soltanto perché viaggiate con noi. Il mondo non funziona sempre così: il rispetto e l'approvazione del pubblico ve li dovrete conquistare con la vostra musica e la vostra energia, non basta aprire un gruppo importante per entrare nel cuore del pubblico – che, ti posso assicurare, è molto critico ed esigente e vede sempre con scetticismo le band emergenti.”

Lei scosse la testa. “Non so, la cosa non mi convince.”

È inutile parlare di queste cazzate astratte, ci sono problemi molto più grandi e seri per questa vostra proposta” prese la parola Jacob.

Io sollevai lo sguardo su di lui e anche Johanna e Daron si voltarono per guardarlo. Si trovava proprio dietro la panchina e aveva messo su un'espressione estremamente seria che non gli avevo mai visto prima.

E quali sarebbero?” volle sapere Daron, già determinato a risolvere ogni cosa.

Gli organizzatori dei festival ci pagherebbero le date in cui dovremmo suonare anche noi, che sono tre, ma per le restanti cinque? Dovremmo pensarci noi. Se avessi la possibilità lo farei molto volentieri, devo ammettere che amo viaggiare e partirei anche adesso, ma la mia famiglia non naviga nell'oro e io non lavoro. So che può sembrare strano detto da uno come me, ma non andrei mai a chiedere tutti quei soldi ai miei genitori...”

Un attimo, fratello: tu ti stai davvero ponendo problemi per i soldi? E secondo te noi qui che ci facciamo?” lo interruppe Daron mettendosi in piedi per poterlo guardare bene in faccia.

No, per favore, non dire cazzate. Non accetto che mi venga pagato tutto da voi.” Jacob aveva pronunciato quelle parole con fermezza e non sembrava intenzionato a ritrattare.

Daron ha ragione: questo problema non doveva nemmeno sorgere, non esiste proprio. Avevamo tenuto tutto in conto, sappiamo cosa significa portare con noi quattro persone in più, ma se abbiamo deciso di farlo è perché lo possiamo e lo vogliamo fare. In ogni caso le date in cui suonerete vi verranno pagate e avrete i soldi per ciò che vi serve in viaggio” accorsi in aiuto del mio amico.

No, ma che state dicendo? Non potete pagarci tutto!” si rivoltò Johanna aggrottando le sopracciglia.

Sospirai. Cercare di far cambiare idea a questi ragazzi sarebbe stata un'impresa estenuante.



♫ Ellie ♫


Non è tanto per il fatto che avremmo la possibilità di partire per dei concerti così pazzeschi, e nemmeno perché potremmo conoscere i Dub Inc. È che non mi aspettavo ci venisse fatta una richiesta del genere, venisse riposta tanta fiducia in noi” spiegai a Serj, mentre con un fazzoletto asciugavo gli occhi dalle ultime lacrime solitarie.

Fortunatamente ero riuscita a calmarmi in fretta grazie a Serj e Shavo; a mente lucida riuscivo a riflettere in maniera più razionale e a esprimere i mille pensieri che mi vorticavano in testa.

MI pare di avertelo detto anche un'altra volta: noi non puntiamo a grandi nomi – che magari nemmeno ci piacciono – quando pensiamo a collaborazioni di qualsiasi tipo. Chiediamo sempre e solo a persone che stimiamo, anche se non hanno la nostra stessa fama e sono meno conosciuti” ribadì lui con semplicità, sorridendomi.

Io ricambiai il gesto. “Sai, questo modo di ragionare mi fa pensare davvero tanto ai Dub Inc e a ciò che hanno dichiarato in alcune interviste. È per questo che penso che andreste molto d'accordo.”

Mi sa che è giunto il momento di ascoltare questi Dub Inc, allora!”

Ellie!” Una vocina squillante mi chiamò e qualche istante dopo Lindsay si materializzò davanti a me. “Come mai stavi piangendo? Ti sei fatta male?” mi domandò con spontaneità.

Ridacchiai. “No tesoro, è solo che mi hanno detto una cosa bellissima e mi sono emozionata” le spiegai, attirandola a me e stringendola in un abbraccio.

Poco dopo mi sollevai da terra, ma rischiai di essere nuovamente buttata giù da Johanna, che mi si scaraventò addosso e mi strinse in un abbraccio. “Ellie, oddio!” strillò in preda alla gioia.

Ecco, io e lei non potevamo stare lontane in momenti del genere. Le gioie, così come i momenti più difficili, dovevamo affrontarli insieme, perché solo noi eravamo in grado di capirci l'un l'altra fino in fondo.

Solo noi potevamo capire cosa significasse tutto ciò.

Che carine!” commentò Daron, correndo da noi per unirsi all'abbraccio. In realtà lo stava facendo solo per infastidirci, dato che cercava di farci perdere l'equilibrio.

Daron, che scemo!” gridai tra le risate, divincolandomi dalla stretta. Quei due mi stavano soffocando, avevo bisogno d'aria.

Scusate un attimo!” attirò la nostra attenzione Shavo. “Ma non sarà giunta l'ora di scoprire chi diamine sono questi Dub Inc?”

Notai che aveva preso Lindsay in braccio e lei non sembrava affatto intenzionata a scendere. Quanto erano teneri!

Hai ragione!” concordò mia sorella, intenta a liberarsi di Daron che continuava a ronzarle attorno. “Anche perché secondo me John si innamorerà del batterista!”

Dici?” domandò il diretto interessato, sempre più curioso.

Ne sono sicura! Pensa che lui è un metallaro, anche se suona reggae!” raccontò lei, prendendo posto sulla panchina accanto al batterista.

Io mi sistemai accanto a lei e subito Daron mi fu accanto, occupando l'ultimo spazio vuoto all'estrema destra.

Stare accanto a lui mi provocava sempre un certo senso di disagio, in maniera negativa; era quello con cui avevo legato di meno, senza contare che sembrava voler fare di tutto pur di mettermi in soggezione. Infatti anche quella volta non si smentì: si stravaccò nel poco spazio a sua disposizione e poggiò con disinvoltura la testa sulla mia spalla.

Io mi irrigidii e diedi di gomito a mia sorella, che armeggiava con il suo cellulare in cerca di qualche canzone.

Come se non bastasse, Noah e Kate stavano tornando da noi: lui le cingeva la vita con un braccio e parlottavano tra loro con i volti vicinissimi.

Posai lo sguardo su Shavo, che si era seduto sul prato di fronte a noi, e mi sentii subito meglio.



♫ Daron ♫


Stuzzicare Ellie era divertente, proprio perché lei sembrava sempre infastidita e non si ribellava come sua sorella.

Dolcezza, come va? Sei contenta che partirai in tour con me?” esordii.

Non è detto che partiremo” rispose, cercando di sfuggire dal contatto con me e rischiando di schiacciare Johanna.

Ridacchiai e mi allontanai un po' da lei, lasciandole un attimo di tregua.

Nonostante facessi finta di niente, il fatto che Ellie paresse intimorita da me non mi faceva piacere; ma allo stesso tempo non sapevo come comportarmi con lei, così continuavo a divertirmi in quel modo.

Ecco, vi faccio sentire Get Mad, una canzone abbastanza recente... sì, è uscita l'anno scorso, hanno sfornato nuova musica da poco!” esclamò Johanna. “Così accontenteremo un po' tutti! Qui Zigo, il batterista, è semplicemente magnifico, e alla fine c'è un assolo di chitarra super metal!”

Però poi dobbiamo farvi sentire qualche altra canzone perché qui canta solo Komlan, uno dei due cantanti” aggiunse Ellie.

Ah, hanno due cantanti?” si informò Serj.

Johanna fece partire la canzone e tutti ammutolimmo, interessati e attenti.

Quella canzone si poteva definire in mille modi, ma non di certo reggae: era quasi esclusivamente batteria e voce, tranne per un po' di basso e tastiera. Quest'ultima aveva un'impronta decisamente orientale che mi ricordava alcune canzoni che avevo composto per gli Scars On Broadway, ma che ancora non avevo registrato e presentato live.

Il cantante aveva una voce calda e graffiante, praticamente l'opposto della mia e quella di Serj, e cantava in francese. Dovetti riconoscere che aveva talento.

Lanciai un'occhiata a John, concentrato sulla linea di batteria, e notai che annuiva compiaciuto.

Infine l'assolo di chitarra, che dava un tocco molto più metal a quel pezzo energico.

Ragazzi, questi tipi spaccano!” esclamò Shavo al termine del brano.

Sono curioso di sentire qualcos'altro” affermò John.

Ti piacciono?” gli domandò Johanna speranzosa.

Molto, sono interessanti!”

Pensate che, anche se non sono un loro grande fan, questa è una delle mie canzoni preferite. Ma io sono la parte più metal dei Souls!” spiegò Jacob, intento anche a giocare con Lindsay.

Devo ammettere che sono fighi. Ma ho una domanda: si ispirano a musiche orientali?” mi informai.

Un sacco! Sono influenzati da molti generi in realtà, ma soprattutto da quelli dei loro Paesi d'origine. Pensa che l'altro cantante, Bouchkour, è di origini algerine e molto spesso canta in arabo” spiegò Ellie con gli occhi che brillavano. Era palesemente felice di parlare di qualcosa che le piaceva.

Ora vi faccio sentire qualcos'altro. Ellie, secondo te cosa propongo? Crazy Island?” le si rivolse Johanna.

Sì, la adoro! E alla fine ci sarà una cosa che piacerà a John!” concordò lei.

Mentre ascoltavamo quella splendida canzone, le due sorelle cominciarono a commentare Kolman, uno dei due cantanti, affermando che non sarebbero sopravvissute se l'avessero incontrato.

Come mai?” chiesi.

Il motivo? È semplicemente stupendo, divino, bellissimo!” rispose prontamente Johanna con sguardo sognante.

Ha quel visetto dolcissimo che... uh, fa impazzire!” aggiunse Ellie.

Mi strinsi nelle spalle. “Di certo non sarà meglio di me.”

Le due scoppiarono a ridere.

Se avessero accettato di partire con noi, ero sicuro che ne avremmo visto delle belle!



♪ ♪ ♪



SORPRESA!!!!!! *-*

Scommetto che nessuno di voi si aspettava questo aggiornamento domenicale, vero? Ma io ve l'avevo detto di tenervi pronti, nelle note dello scorso capitolo! Spero che questa mia apparizione fuori programma vi abbia fatto piacere! ^^

Eccoci qui ragazzi, finalmente sono riuscita a darvi una specie di capitolo di transizione, o quantomeno qualcosa di più tranquillo!

E finalmente sono riuscita a farvi ascoltare questi famosi Dub Inc... cioè, non so se avete ascoltato il brano, ma io ve l'ho proposto perché l'ho trovato adatto alla situazione! E... penso che ai System piacerebbe, perché è una delle canzoni più “metallare” del loro repertorio!

Nel caso abbiate cliccato nel link a inizio capitolo, fatemi sapere che ne pensate e siate sinceri! ;)

Dunque, riusciranno i System a trascinare i Souls in tour?

Daron ha ragione: ne vedremo delle belle!

Dal prossimo capitolo vedremo le conseguenze di questa proposta, ma intanto fatemi sapere come va la storia e se vi piace questo capitolo! Voglio solo precisare – o meglio ribadire – una cosa: la mia long non ha nessuna pretesa di essere credibile, mi rendo conto che tutto questo rasenta il fantasy (XD), ma del resto tutto è nato per fantasticare un po' ^^

Okay, quindi io vi saluto e vi do appuntamento al prossimo capitolo! Già non vedo l'ora! :3

Grazie a tutti voi per il supporto, un abbraccio!!! ♥



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Capitolo 16
*** Shooting on your world ***


ReggaeFamily

Shooting on your world

Scars On Broadway – 3005



Noah ♫


Ragazzi, pensiamoci seriamente! Quando ricapiterà un'occasione del genere?” ripetei in tono calmo, tentando di tenere a bada i miei amici.

Era davvero dura farli ragionare: Jacob portava avanti le sue motivazioni in ambito economico, mentre le gemelle sostenevano che fosse ingiusto partire per un tour caduto dal cielo e non meritato.

Non so se hai notato, ma io ci ho già pensato seriamente” tagliò corto Jacob con uno sbuffo. Il chitarrista giocherellava nervosamente con il suo plettro ed esibiva un'espressione corrucciata.

Mi sorprendi, Noah: in genere sei tu quello che si fa prendere dall'ansia e dai dubbi” osservò Ellie, scrutandomi con aria sospettosa.

Ma io credo fermamente nella nostra musica, voglio un futuro per i Souls! Vi rendete conto della proposta che ci hanno fatto?” spiegai con fervore, sollevandomi dalla sedia in cui mi ero accomodato.

Ci trovavamo nel garage di casa mia; teoricamente avremmo dovuto fare le prove, ma quel giorno non eravamo riusciti a concentrarci, ancora tormentati dalla proposta che i nostri amici ci avevano fatto qualche giorno prima.

I Souls avranno un futuro, ma non da raccomandati!” affermò Johanna con determinazione.

Raccomandati? Forse non vi è chiaro che non stiamo partecipando a un talent, ci hanno solo chiamato per delle date! Anche a me viene l'ansia solo all'idea di salire su un palco di un grande festival, davanti a migliaia di persone, ma se la pensiamo così non andremo da nessuna parte!”

I giorni precedenti erano stati terribili per me, mi ero crogiolato tra mille paure e insicurezze, certo che non sarei mai stato all'altezza di ciò che mi era stato chiesto; ma al mio fianco c'era stata Kate, che aveva tentato in tutti i modi di incoraggiarmi. Secondo lei dovevamo accettare senza nessuna esitazione, mi aveva fatto notare che se i System lo avevano chiesto proprio a noi significava che potevamo farlo, che ne eravamo in grado. Era davvero un angelo, grazie a lei ero riuscita a superare ciò che mi bloccava e a raggiungere quelle convinzioni.

Jacob continuava a non essere convinto. Sospirò e incrociò le braccia al petto. “Oh cazzo, certo che tu dal mondo delle favole non riesci proprio a uscire! Sei sempre così: pensi alle cose positive, ma non tieni conto di tutti i problemi che ci sono di mezzo! Spiegami con quali soldi partiamo! Credi che il volo per l'Europa te lo regalino in omaggio nel pacco di patatine?”

Non sarà poi così caro! Se vuoi ti anticipo io i soldi, e nel frattempo possiamo trovarti un lavoro estivo per metterne da parte un po'! Una soluzione si può trovare!” proposi, pronto a tutto pur di fargli cambiare idea.

Ellie sospirò e scosse la testa. “Scusate ragazzi, ma io devo andare un attimo fuori a prendere aria! Jo, tu vieni?”

Nella stanza calò il silenzio per un istante; mi voltai verso Johanna e notai subito il suo sguardo assente e l'aria assorta.

Jo?” la richiamò nuovamente sua sorella.

Eh? No, resto qui.”

L'atteggiamento della batterista mi pareva alquanto strano, non era da lei estraniarsi in quel modo. Probabilmente qualcosa non andava, ma decisi di far finta di niente per non metterla in imbarazzo.

Ellie lasciò l'ambiente con il cellulare in mano e io mi accomodai nuovamente sulla sedia, prendendomi la testa tra le mani e spremendomi le meningi per trovare una soluzione ai nostri problemi.

Purtroppo ognuno di noi la pensava in maniera diversa. Odiavo queste discussioni interne alla band, soprattutto in quel periodo pieno di novità: per le nuove date di maggio e la registrazione del cd dovevamo stare uniti, invece non facevamo che discutere da giorni.

Jacob imbracciò la sua chitarra e prese a suonare una melodia malinconica, probabilmente in linea con il suo umore. Lo conoscevo bene e sapevo che per lui la musica era tutto, avrebbe fatto qualsiasi cosa per coltivare il suo sogno, ma purtroppo non era affatto abile nella risoluzione dei problemi e si lasciava subito prendere dallo sconforto.

Capii subito quello che stava provando nonostante tenesse il capo chino e i capelli di fronte al viso, lo sguardo fisso sulle corde del suo strumento.

Io decisi di mandare un messaggio a Kate per spiegarle in breve la situazione: non che fosse cambiato qualcosa, eravamo nuovamente al punto di partenza e nessuno aveva cambiato di un minimo la sua posizione.

La sua risposta mi strappò un sorriso:


Se vuoi ci vediamo più tardi, così ne parliamo con più calma :)


Accettai subito la proposta, sicuro che la mia ragazza sarebbe stata in grado di tirarmi su di morale.

Forse è meglio concludere qui le nostre prove per oggi” sentii mormorare a Johanna, che torturava le sue bacchette e ascoltava il triste sfogo di Jacob.

Hai ragione. Basta, mi sto deprimendo! Andiamo fuori a fumare?” propose quest'ultimo, interrompendosi di botto e cercando la custodia dello strumento con lo sguardo.

Raggiungemmo Ellie all'esterno e anche mia madre, incuriosita da quel viavai, si affacciò in giardino. “Che state combinando? Avete già finito?” domandò con un sorriso.

Per oggi sì!” confermò Johanna con una sigaretta tra le labbra e l'accendino in mano.

Quando finite, entrate pure! Vi posso offrire qualcosa!”

Grazie Linda, ma noi dobbiamo andare via. Sarà per un'altra volta!” rifiutò l'offerta Ellie con un sorriso riconoscente.

Anch'io vado via, non rimango a cena!” le comunicai qualche istante prima che lei tornasse all'interno.

D'accordo! Se esci con Kate, salutala tanto da parte mia!” concluse mia madre.

Il pomeriggio si concluse con il malumore generale: nemmeno Ellie e Johanna, che generalmente erano sempre solari e allegre, avevano tanta voglia di scherzare.

Quando loro andarono via, mi infilai frettolosamente in macchina con un broncio dipinto in faccia. Le casse diffondevano una canzone dietro l'altra nell'abitacolo, ma io quasi non le sentivo.

Eccetto quelle dei System che capitavano sporadicamente, e io puntualmente le cambiavo.

Ma quando mi fermai davanti alla casa di Kate e la vidi raggiungermi con uno dei suoi soliti sorrisi, l'aria tutt'intorno a me parve improvvisamente più calda e luminosa.

Ciao Noah! Cos'è quell'espressione da funerale?” esordì quando si accomodò sul sedile del passeggero; richiuse piano lo sportello e si voltò per stamparmi un bacio sulle labbra.

Allora mi venne spontaneo sorridere e le fui immensamente grato solo per il fatto che era lì, accanto a me.

Oh, così mi piaci di più! Dove andiamo?” chiese.

Prima di ripartire la scrutai velocemente: indossava un cappottino viola che accentuava le sue forme, un paio di semplici jeans e delle scarpe in tela nere. Il trucco leggero era applicato in maniera impeccabile e si adattava perfettamente al suo viso dolce.

Era bellissima.

Non lo so, pensavo Sunset Boulevard o Third Street” dissi, rivolgendo nuovamente l'attenzione sulla strada davanti a me.

Io voto per Third. È una bella serata, meglio vicino al mare!” esclamò.

E Third sia!”


Vorrei tanto aiutarti a convincere i tuoi amici” sospirò Kate, rinforzando la stretta sulla mia mano.

Purtroppo sono molto testardi, li hai conosciuti e te ne sarai resa conto.”

Ma i ragazzi dei System mi sono sembrati davvero tanto entusiasti nel farvi questa proposta, sembravano aver pensato già a tutto. Che delusione per loro se rifiutaste!” osservò, fermandosi all'improvviso e scrutando le acque scure e calme davanti a sé.

Avevamo da poco finito di cenare e avevamo deciso di fare una passeggiata, approfittando dell'aria non troppo fredda di quella sera.

Lasciai che le nostre dita incrociate si sciogliessero, poi le cinsi la vita con un braccio e la attirai più vicino a me, lasciandomi sfuggire un sospiro. Sentivo il bisogno di averla accanto, di lasciarmi coccolare dal suo splendido profumo e dal suo intenso calore.

Era bello abbandonarsi a quell'attimo di pace, quell'angolo di paradiso, in compagnia del borbottio delle onde e della mia dolce metà. In quell'idilliaco equilibrio, tutti i problemi svanivano.



Ellie ♫


Ciao Shavo... non ti vorrei disturbare, ma in questi giorni stiamo discutendo parecchio della vostra proposta e io ho una gran confusione in testa, ho bisogno di parlare con qualcuno e mi sei venuto subito in mente tu...


Lessi a mia sorella il messaggio che avevo inviato a Shavo quel pomeriggio, quando mi trovavo da sola nel giardino di Noah. Avevo digitato quelle parole in fretta, senza starci troppo a pensare, perché mi erano venute dal cuore. Avrei tanto voluto chiacchierare un po' con lui, trovava sempre il modo per rassicurarmi e distrarmi.

Nonostante ci conoscessimo solo da qualche mese, ormai lo consideravo come una specie di fratello maggiore.

E lui non ti ha risposto?” domandò Johanna curiosa.

No, ma non me ne preoccupo. Sai come è fatto Shavo!”

Sicuramente se l'avessi inviato a Daron ti avrebbe subito chiamato” commentò mia sorella in tono ironico, alludendo a tutte le volte che il chitarrista si era avvicinato a me nell'ultimo periodo.

Sbuffai. “Non me lo ricordare! Certo che se avesse dei modi più delicati di approcciarsi a me avrebbe anche qualche possibilità di costruire un'amicizia decente, ma così proprio no! Non ne posso più di lui che allunga le mani o mi usa come poltrona!”

Ti devi far rispettare!”

Ma io gli dico quando mi dà fastidio, peccato che non mi dia ascolto!”

Non glielo devi soltanto dire! Io fossi in te gli mollerei una sberla ogni volta che si avvicina troppo” consigliò Johanna sghignazzando.

Quel discorso mi irritava, così come il comportamento di Daron. Non capivo cosa ci provasse a ronzarmi sempre attorno; io ero la persona più aperta e socievole al mondo, ma lui sin dal primo momento sembrava essersi posto l'obiettivo di darmi fastidio e indispormi. Nonostante tutto io non mi arrabbiavo con lui, ma in certi momenti pensavo di non poterlo sopportare.

Cambiamo argomento: secondo me è arrivato il momento di dire ai nostri di questa proposta che ci hanno fatto.”

Sapevo di aver toccato un tasto dolente: nostro padre ci avrebbe sicuramente mostrato tutto il suo appoggio e ci avrebbe detto di partire senza pensarci due volte, ma a nostra madre sarebbe preso un colpo.

Eh sì, hai ragione. Appena arriviamo diamo la notizia... ma preparati a una battaglia persa. Questo è l'ennesimo problema che ci impedirà di partire.”

Dimentichi che abbiamo ventun anni, siamo maggiorenni e possiamo decidere per noi. Mamma può essere apprensiva quanto le pare, ma se decidessimo di partire non ci potrebbe fare niente” obiettai.

Mi dispiaceva parlare così, ma era la pura e semplice verità.


In Europa?!”

Ecco, come previsto mamma era esplosa in una reazione esagerata: aveva lasciato perdere la lavastoviglie con cui stava armeggiando e si era voltata verso di noi con occhi e bocca spalancati.

Aspetta, non giungere a conclusioni affrettate: ancora non abbiamo accettato!” tentai di tranquillizzarla, sapendo che non sarebbe comunque servito.

Ed è stato un gruppo famoso a proporvelo?” si informò papà profondamente interessato, distogliendo lo sguardo dal giornale che stava leggendo.

Io e Johanna non avevamo preso niente da lui: era un uomo tranquillo, per niente impulsivo, ma comunque in grado di farsi rispettare con una sola occhiata.

Oddio, ma come fate? Io questi tizi non li conosco, possono essere anche dei malintenzionati!” proseguì mamma come se nessuno di noi avesse parlato nel frattempo.

Johanna scoppiò a ridere all'idea che i System potessero in qualche modo farci del male, ma io rimasi seria e avvertii un brivido che mi scorreva lungo la schiena.

Mamma, con noi ci sarebbero anche Jake e Noah; loro li conosci, non permetterebbero mai che ci capiti qualcosa! E poi saremmo sempre separati per la notte, se è questo che ti interessa sapere!” spiegò mia sorella cercando di mantenere la calma, ma sapevo che se mamma avesse insistito si sarebbe alterata.

No, non se ne parla, io non mi fido!” si impose mia madre portandosi le mani sui fianchi.

Perché no? È giusto che viaggino e facciano conoscere la loro musica nel mondo” la contraddisse nostro padre.

Mamma, siamo maggiorenni e responsabili, possibile che ancora non ti fidi di noi?” intervenni esasperata.

Di voi mi fido, ma faccio fatica a fidarmi degli altri!”

Quindi, fammi capire: secondo il tuo ragionamento non dovremmo fare concerti fuori Los Angeles per il resto della nostra vita? Allora perché abbiamo fondato il gruppo?” si infervorò Johanna.

Certo che potete, ma ora avete portato fuori questa storia dell'Europa di punto in bianco! Poi sapete bene com'è la scena rock, come potete affermare che questi tipi sono affidabili?”

Se facciamo questo ragionamento non dovremmo fidarci di nessuno” feci notare.

Non stanno mica partendo per la guerra” aggiunse papà.

La discussione andò avanti così per più di un'ora e alla fine ne uscii devastata. Mamma non ammetteva repliche: non voleva che accettassimo, si rifiutava di appoggiarci per questo viaggio.

Io e Johanna sentivamo la rabbia crescere in noi: più quel tour ci veniva vietato, più eravamo intenzionate a partire.

Finché eravamo state noi a porci dei limiti, non ci eravamo rese conto della grande possibilità che avevamo tra le mani; ma grazie a quella discussione e a tutte le riflessioni che ne vennero fuori, capimmo l'importanza di ciò che avremmo potuto vivere.

E soprattutto il vuoto che avremmo provato nel lasciarcela sfuggire.


La mattina dopo mi svegliai di malumore. Il cielo fuori era grigio, pure gli eventi atmosferici presagivano una tempesta in arrivo.

Ma io i tuoni li sentivo dentro di me, ero nervosa e non mi andava di parlare con nessuno.

Solo Johanna poteva capirmi quel giorno, ma sarebbe stata impegnata con Lindsay che si era presa l'influenza proprio la sera prima.

Decisi di prendermi una pausa dai libri, non sarei riuscita a concentrarmi; mi rifugiai nel piccolo studio, che ormai era diventata la nostra saletta della musica, e mi posizionai davanti alla tastiera. Non avevamo la possibilità di acquistare il pianoforte dei miei sogni, ma era sicuramente tra i miei programmi e cercavo di mettere da parte i soldi per questo progetto; per il momento mi dovevo accontentare di uno strumento discreto, ma che almeno mi dava la possibilità di suonare e liberare la mia creatività.

Non appena udì le prime note, Misty, il nostro gatto, si precipitò all'interno della stanza e si accoccolò su una mensola vuota accanto a me. Io stravedevo per lui e amavo la sua compagnia, così come lui stravedeva per la musica.

Misty, cosa ti suono?” mormorai, lanciandogli un'occhiata complice.

Lui in tutta risposta chiuse gli occhi e si lasciò andare a delle dolci fusa.

Le mie dita presero a scorrere sui tasti neri e bianchi, così come i miei pensieri.

Quando suonavo al pianoforte mi veniva subito in mente la mia ispirazione, ovvero Serj. Mi aveva guidato negli anni sia per il canto che per quel magico strumento, ero subito rimasta incantata quando avevo sentito per la prima volta Elect The Dead, il suo album solista, e avevo cercato di imparare qualche sua canzone.

Il fatto che ora potessi interagire con lui e addirittura ricevere i suoi complimenti mi onorava, aveva dato un sapore del tutto diverso alla mia passione per la musica. Non lo volevo deludere e ci tenevo davvero tanto ad aprire i suoi concerti in Europa.

Ma avrei dovuto rinunciare a quello. Era stata una bella illusione, ma c'erano troppi problemi che non saremmo riusciti a superare: l'avversione di nostra madre e i problemi economici che non sfioravano solo Jacob, ma anche me, che guadagnavo solo tramite le nostre poche serate e investivo tutto nell'università. Inoltre l'idea di passare tanto tempo in stretto contatto con Daron mi metteva un po' d'ansia, anche se mi ripetevo che non dovevo preoccuparmene e che le mie decisioni non dovevano essere condizionate da lui.

Avrei dovuto rinunciare anche a quello, così come avevo rinunciato a Noah.

Forse chiedevo troppo dalla vita.

Le mie dita si erano inceppate su una melodia che mi rimbalzava in mente da quando mi ero svegliata, avevano cominciato a ripeterla in automatico. Presa com'ero dai miei pensieri, inizialmente non la associai alla canzone a cui apparteneva, ma poi mi resi conto che si trattava di 3005 degli Scars On Broadway.

Smisi subito di eseguirla, quasi infastidita da quelle note, e cercai di concentrarmi su altro; ma le mie dita tornarono istintivamente su quei tasti.

Shooting on your world” mi ritrovai a canticchiare sottovoce.

Già, tutti sembravano voler sparare sul mio mondo, anche se metaforicamente: prima ero stata bombardata da una scarica di eventi positivi, poi all'improvviso una pioggia di dolorosi proiettili si era abbattuta sulla mia anima.

Era una pioggia di gocce tristi, come quelle che si rincorrevano sul vetro della grande finestra accanto a me.

La vibrazione del mio telefono mi fece sobbalzare, cogliendomi alla sprovvista. Misty invece non fece una piega, mi fissava come a volersi prendere gioco di me. Poi, vedendo che avevo smesso di suonare, mi saltò in braccio e si accoccolò sulle mie ginocchia.

Osservai il display del mio cellulare: Shavo mi stava chiamando. La cosa mi sorprese, mi aspettavo piuttosto una risposta via SMS, ma ero ancora più felice all'idea di poterci parlare a voce.

Pronto?” risposi, cercando di non utilizzare un tono troppo malinconico. Nel frattempo avevo preso ad accarezzare il mio gatto con la mano libera.

Ellie, buongiorno! Come stai? Ho visto il messaggio proprio adesso e ho pensato che per parlare sarebbe stata meglio una chiamata, ma se disturbo possiamo rimandare” esordì lui in tono allegro.

Fu impossibile trattenere un sorriso; era proprio questo che intendevo, Shavo sapevo trasmettere un'energia che in pochi possedevano. “Buongiorno a te! No, non disturbi: stavo pasticciando con le tastiere, ma nulla di che. Hai fatto bene a chiamarmi!”

Le tastiere? Wow! Ora che ci penso non ti ho mai visto suonare il pianoforte!”

Ridacchiai. “Non ti perdi niente! Tu invece che facevi?”

In realtà mi son svegliato da poco: ho fumato, ho fatto colazione e ho tutta la mattinata a disposizione per poltrire!” raccontò, palesemente felice delle sue ferie.

Pigro! Scusa la domanda indiscreta, ma... tu vivi da solo?”

Ero contenta del fatto che attraverso il cellulare non potesse vedere il mio leggero rossore sulle guance. Ponevo delle domande cretine a volte, ma ero fatta così: portavo fuori tutto ciò che mi saltava in mente.

Sì, per il momento. Avere la casa tutta per sé ha i suoi vantaggi, ma a volte è noioso. Ma dimmi: che c'è? Quel messaggio che mi hai mandato mi sembrava un po' triste...”

Sospirai e presi a fare i grattini a Misty sotto il musetto, per la sua gioia. “Ho solo bisogno di parlare con qualcuno. Ieri sera io e Jo l'abbiamo spiegato ai nostri genitori: nostro padre è molto felice per noi, ma mamma è iperprotettiva e farebbe di tutto per evitare la nostra partenza. Abbiamo discusso a lungo ieri, e io e mia sorella ci siamo rese conto che lo vogliamo fare, ma ora tutto sembra impedircelo.”

Vostra madre non si fida di voi?”

Risi appena. “Lo so che sembra assurdo, ma non si fida di voi.”

Di noi?” Shavo sembrava davvero perplesso.

Ha paura di lasciarci nelle mani di malintenzionati...”

È comprensibile” affermò. “Non dev'essere facile per una madre mandare le proprie figlie in viaggio con degli sconosciuti. Ora penso a una soluzione per farle cambiare idea, okay? Se davvero decidete di partire, dovete essere in pace con il resto del mondo!”

Era davvero dolcissimo, il suo modo di preoccuparsi era quasi commuovente. “Grazie” fu tutto quello che riuscii a proferire.

Gli altri del gruppo che dicono?”

Noah stranamente sembra non avere problemi di nessun tipo, mentre Jacob...”

Quello di Jake non è un problema, gliel'ho già spiegato. Ora dobbiamo solo pensare a voi” mi interruppe.

Shavo, non potete pagarci tutto.”

Ma lo vogliamo fare. E poi non sarà tutto, solo il viaggio...”

Shavo!” lo rimproverai.

Con Noah come va? Ci soffri ancora?” cambiò abilmente argomento lui.

Decisi di assecondarlo, era stato carino a preoccuparsi per quello. “Come al solito. Lui esce con Kate e io pian piano lo sto accettando. Confesso che ultimamente ci penso di meno” ammisi, sorprendendomi delle mie stesse parole.

Ne sono contento!”

Parlammo per qualche altro minuto, poi ci salutammo e io restai per qualche minuto assorta nei miei pensieri, con le fusa di Misty a riempirmi le orecchie.

E una nuova speranza a riempirmi il cuore.



♪ ♪ ♪



Ed eccoci giunti al sedicesimo capitolo di questa long! Oddio, già sedicesimo??? Non mi sembra quasi vero, non avrei mai creduto che questa storia sarebbe “vissuta” fino a questo punto, fino a ora! E invece sapete che vi dico? Più scrivo, più mi viene voglia di scrivere! *-*

Allora, vi è piaciuto questo capitolo? Cosa ne pensate? Lo so, è abbastanza malinconico, ma era necessario perché i nostri Souls cominciassero a capire... e poi dai, alla fine è arrivata una ventata di allegria grazie a Shavo ^^

Avrete sicuramente notato il momento tra Noah e Kate, per la prima volta li vediamo insieme, da soli. La loro coppia non è molto shippata, me ne rendo conto, ma è parte della storia e in quanto tale meritava uno spazietto, anche se piccolino :P

Infine... beh, spero vi sia piaciuta la scelta della canzone. 3005 è un brano che adoro davvero tanto, in particolare trovo l'assolo molto toccante e commovente. Qui ci stava, o almeno credo ;)

Grazie davvero a tutti per il supporto, siete SUPER :3

Alla prossima!!! ♥



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Capitolo 17
*** The line I choose ***


ReggaeFamily

The line I choose


Scars On Broadway - They Say



♫ Serj ♫


Canticchiando, aggiunsi un po' di sale nella padella e cominciai a muoverla in maniera circolare.

Cucinare mi piaceva, ma non avevo quasi mai il tempo per dedicarmi a quell'attività. Quando ne avevo la possibilità, però, non perdevo mai l'occasione di preparare il pranzo alla mia adorata Angela.

Serj, che fai? Vuoi aiuto?” domandò improvvisamente lei, facendo il suo ingresso in cucina e annusando l'aria con attenzione per cercare di cogliere ogni ingrediente da me utilizzato.

No no, tranquilla! Mi fai sempre da cuoca, per una volta lascia fare a me! Hai finito in giardino?” la tranquillizzai, dandole una rapida occhiata.

I suoi capelli erano leggermente scompigliati dal vento e il viso non aveva traccia di trucco; indossava una leggera e consunta felpa azzurra e dei pantaloni sportivi grigio scuro. Nella sua semplicità, era talmente bella che mi veniva voglia di mollare i fornelli e stringerla tra le mie braccia.

Angela si sedette su una sedia, poggiò un gomito sul piano del tavolo e cominciò a osservare con attenzione ogni mio movimento. “Ha ricominciato a piovere. Non ho potuto finire nemmeno di sistemare le rose!” spiegò.

Proprio oggi che avevamo una giornata libera c'è questo tempaccio” commentai.

Che importa? Una casa ce l'abbiamo!” mi fece notare con il sorriso nella voce.

Mi voltai per sorriderle a mia volta, ma lei subito mi avvisò: “Attento, l'olio sta schizzando! Ti bruci!”. Si mise subito in piedi e mi raggiunse.

Ah, già! Potresti tagliare un'altra zucchina?” le chiesi, rendendomi conto che forse quelle affettate da me non sarebbero bastate.

Lei sospirò e prima di mettersi all'opera mi diede leggermente di gomito. “Gli uomini, tutti uguali: senza una donna non sanno nemmeno scegliere le dosi per un pasto!”

Angie, se ti prendo...”

Pensa a cucinare, che senza pranzo non mi faccio prendere!” scherzò con una risatina.

Il cuore mi batteva a mille come se lei fosse con me per la prima volta, come se non l'avessi mai avuta così vicina, come se ogni attimo passato insieme fosse sempre nuovo.

Avevo finito ciò che dovevo fare, avrei dovuto aspettare che lei finisse con le zucchine. Spensi il fornello, misi un coperchio sulla padella bollente e rimasi immobile, con gli occhi fissi su di lei. Angela se ne accorse e, sentendosi osservata, sollevò lo sguardo. “Che c'è?”

La abbracciai delicatamente da dietro, in modo che avesse il tempo di appoggiare il coltello che aveva in mano senza ferirsi. Lei poggiò la testa sulla mia spalla e io, stanco di starle lontano, la attirai ancora di più a me, lasciandole dei piccoli baci sui capelli.

Tesoro, ho le mani sporche...” protestò debolmente, cercando con lo sguardo un canovaccio.

Sciolsi la stretta e la feci roteare su se stessa, in modo da poterla guardare negli occhi. “Visto che faccio se ti prendo?”

Che paura.” Avvicinò il viso al mio per un passionale bacio. Io la strinsi nuovamente e ricambiai.

Fuori la pioggia diventava più violenta e copiosa ogni secondo di più, ma io lì avevo trovato il mio paradiso e non m'importava di tutto ciò che accadeva intorno.

Ma dopo qualche secondo, Angela si allontanò da me con una risata e riprese in mano il coltello. “Dai, altrimenti non mangeremo più! Dopo sarò tutta tua!”

Sospirai e le passai le dita tra i capelli per l'ultima volta prima di rimettermi al lavoro, mentre il desiderio si faceva strada in me; ma in quel momento la vibrazione del mio cellulare, che avevo abbandonato sul tavolo, mi distrasse.

Presi in mano l'apparecchio e constatai che si trattava del mio bassista.

Shavo, ma anche durante le ferie?” risposi svogliatamente.

Ehi fratello, se stavi facendo qualcosa di importante avresti potuto ignorarmi!” esordì lui in tono allegro e malizioso.

Coglione.”

Comunque, dato che mi hai risposto ne approfitto per comunicarti che ce la stiamo facendo, praticamente i Souls sono quasi garantiti!”

Cioè?”

Oggi ho parlato con Ellie; lei e Jo hanno capito che non possono perdersi questa occasione, ma hanno due problemi. Il primo è la mamma delle gemelle: a quanto pare è iperprotettiva e non si fida tanto di noi. L'altro è Jacob, che non vuole partire se non con i suoi soldi.”

Sbuffai. “Daron gli ha già pagato tutto. A tutti in realtà, non solo a lui.”

Eh? Ma che problemi ha? Non è nemmeno detto che riescano a partire!” sbottò Shavo incredulo.

Ha detto che non gli interessa; almeno i ragazzi non si dovranno porre quel problema.”

Che coglione! Poi lo chiamo! Comunque, rimane il problema della mamma: che si fa?”

Non ne ho idea, ma noi non possiamo fare granché, non credi? Le ragazze sono abbastanza grandi per vedersela da sole.”

Però mi dispiace che ci siano queste discussioni con i loro famigliari, dovrebbe essere vista come una bella cosa...”

Sorrisi, seppur consapevole che il mio interlocutore non mi potesse vedere. “Sei sempre il solito! Parlo io con Ellie e cerco di rassicurarla un po', tranquillo.”

Perfetto! Adesso chiamo Malakian, buon pranzo e buona Angela!”

Buon pranzo anche a te, sempre che tu abbia voglia di prepararlo!” lo salutai.

Ce l'avete fatta? Porterete i Souls con voi?” volle subito sapere la mia ragazza, che intanto si era messa ai fornelli al posto mio.

Probabilmente sì. Ehi, ma non è giusto, dovevo cucinare io!” protestai.

Va bene, posso almeno apparecchiare la tavola? Comunque, sono contentissima per voi! La prossima volta che hanno una data voglio venire anch'io a sentirli!” affermò cedendomi il posto e precipitandosi a cercare la tovaglia in un cassetto.

Rimasi in silenzio, immerso nei miei pensieri.

Era incredibile che una madre non riuscisse a lasciare le proprie figlie libere nonostante la loro età, ma era anche comprensibile si preoccupasse: noi eravamo comunque degli sconosciuti per lei.

Qualunque sarebbe stato il risvolto di questo mini-tour, mi sarei assicurato che tutti e quattro i Souls fossero sempre al sicuro. Per quanto adulti e responsabili potessero essere, non avrei mai permesso che capitasse loro qualcosa.



♫ Daron ♫


Ero comodamente stravaccato sul mio divano nuovo, di pelle bianca. Non so cosa mi avesse convinto a comprare i mobili nuovi e soprattutto di colori chiari, ma all'improvviso mi era venuta voglia di una ventata d'aria fresca e avevo buttato via quasi tutto il vecchio arredamento – che, per intenderci, stava lentamente cadendo a pezzi.

Quel giorno avevo voglia di guardare un po' di hockey, ma avevo trovato solo una partita tra squadre poco più che principianti. Era piuttosto noiosa in realtà e non avevo nessun motivo per fare il tifo, gridando improperi irripetibili e lanciando ciabatte contro il televisore come mio solito; ma non avevo voglia di cambiare canale e probabilmente non avrei trovato nulla di mio gradimento.

Così stavo semplicemente stravaccato, alternando la partita di hockey con una a Snake sul cellulare.

All'improvviso questo prese a squillare tra le mie mani, facendomi sobbalzare; avevo una di quelle suonerie preimpostate della Samsung, e non potevo impostare la vibrazione perché spesso e volentieri appoggiavo l'apparecchio da qualche parte e non mi accorgevo delle chiamate.

Si trattava di un numero sconosciuto. Generalmente non rispondevo, ma quel giorno decisi di rischiare.

Pronto?”

Daron Vartan Malakian, io ti uccido! Si può sapere perché cazzo mi hai pagato il viaggio in Europa, quando sapevi benissimo che non posso renderti i soldi?” tuonò una voce con fare minaccioso.

Non ebbi bisogno di delucidazioni per capire di chi si trattava. Eppure ero sicuro che Jacob non avesse il mio numero; possibile che l'avesse estrapolato a uno dei miei amici per potersi rivoltare contro di me?

Fratello, come stai? Che piacere sentirti!” lo salutai con estrema calma.

E che cazzo Daron, parliamone seriamente!” sbottò lui.

Va bene, parliamone: io non ho niente da dirti, se non che non accetterei soldi da te in ogni caso” tagliai corto, stufo di ribadire il solito concetto che da giorni cercavo di spiegare ai Souls.

Ma ti sembra normale? Hai pagato per tutti! E non avevamo nemmeno dato conferma!”

Se aspettassi voi, nel 2020 saremmo ancora qui.”

E se non riuscissimo a venire?”

Sbuffai spazientito. “Ascoltami bene: io non vi sto obbligando a venire, se non ce la farete pazienza, 'fanculo! Volevo solo eliminare il limite economico, un limite che per noi non esisteva già dall'inizio. Adesso avete l'opportunità tra le mani, fatene ciò che volete!” spiegai, sperando di essere riuscito a zittirlo una volta per tutte.

Sono sconvolto” fu la sua risposta.

Io no. Ah, a hockey stanno vincendo quelli con le magliette gialle.”

Eh?”

Niente, devo farmi una canna.”

Dobbiamo parlare prima che voi partiate per il tour.”

Sono d'accordo. Domenica 8 maggio tutti a Echo Park alle dieci, pranziamo insieme e di pomeriggio venite alle prove con noi” decisi.

Hai programmato la giornata a sette persone senza farglielo sapere” commentò.

A sei, dato che tu sei il settimo e lo sai. In realtà ci saranno anche tecnici, manager, fotografo e altra gente del tour alle prove, almeno li conoscete.”

Dopo averlo salutato mi alzai, mi preparai una magica sigaretta e dopo aver fumato ripescai dalla dispensa un pacco gigante di patatine piccanti.

Il mio atto di generosità nell'offrire il viaggio ai componenti dei Souls aveva sconvolto tutti, ma soprattutto i diretti interessati. Chi non mi conosceva bene poteva vedermi come una persona attaccata ai soldi, ma la verità era che non m'importava. Quando mi andava di spendere per gli altri lo facevo e non badavo a spese. Per me era una cosa normale, non capivo dove stesse il problema.



♫ John ♫


Avevamo espressamente chiesto che Lindsay fosse presente in sala prove quella domenica. Sapevamo che adorava particolarmente alcune nostre canzoni e che la mia batteria l'avrebbe fatta impazzire; volevamo farle vivere un'esperienza pazzesca, anche se probabilmente in futuro l'avrebbe ricordata a malapena.

Per questo, quando vedemmo le gemelle raggiungerci al parco senza la piccola, Daron domandò subito: “Ma come, non avete portato il mostriciattolo?”

Johanna ci spiegò che quel giorno non avrebbe dovuto farle da baby sitter, ma in via del tutto eccezionale sarebbe andata a prenderla direttamente nel pomeriggio. La trovai una mossa astuta: durante il pranzo avremmo sicuramente parlato di argomenti seri, riguardanti il tour, e Lindsay si sarebbe di sicuro annoiata.

Vi dobbiamo dare una gran bella notizia!” annunciò Ellie, raggiante più che mai.

Quel giorno le gemelle sembravano ancora più luminose del solito, quasi non riuscivano a stare ferme tanto era il loro entusiasmo.

Io ero sempre più curioso; lanciai un'occhiata a Jacob e Noah per capire se loro già sapevano qualcosa, ma erano sorpresi quanto me.

Diteci!” le incitai con un sorriso.

Tutti puntarono lo sguardo su di loro. I loro sorrisi inondati dal sole del mattino erano davvero dolci.

Io, anche se non lo davo a vedere, ero parecchio emozionato. Supposi che avessero una bella notizia da darci: poteva essere la loro risposta definitiva?

Poteva sembrare stupido, ma mi ero talmente affezionato a quei quattro musicisti – in particolare a Ellie e Johanna – che l'idea di averli al mio fianco durante quei concerti mi rendeva davvero felice. Volevo che tutta Europa li vedesse e li amasse, volevo stringerli in un abbraccio prima e dopo ogni live, volevo far provare loro quel senso di vertigine che si impossessava di me quando migliaia di persone mi osservavano suonare.

Allora, parlo io? Sì, dai parlo io!” iniziò Johanna, posando lo sguardo su ognuno di noi. Quando arrivò a me, potei leggere l'emozione e l'impazienza nei suoi occhi. “Ormai sono passate due settimane da quando ci avete fatto la proposta e una decina di giorni da quando noi due ne abbiamo parlato con i nostri genitori. Come sapete, mamma è stata subito contraria. È stato proprio quando lei ci è andata contro che ci siamo rese conto di voler partire. In questo periodo non abbiamo discusso molto con lei, ma sentivamo sempre una sorta di tensione in casa, come se qualcosa non andasse; a volte ho sentito i miei parlare tra loro e mi sono resa conto di quanto fosse difficile per lei. E in questi giorni io e Ellie un po' di paura l'abbiamo avuta, non volevamo che tutto ci crollasse addosso. Proprio quando per te tutto sta per cominciare, gli altri cosa potrebbero dire? Che tutto sta per finire.” Johanna fece una breve pausa e tenne lo sguardo fisso su Daron, dopo aver citato una frase di They Say.

Io e Jo non ci siamo mai allontanate troppo di casa, non abbiamo mai fatto lunghi viaggi da sole, o comunque lei conosceva i nostri accompagnatori. Questa è una cosa nuova: le fa paura essere così lontana da noi” aggiunse Ellie.

Mamma ha avuto tempo per pensare, per capire, per rendersi conto. E il tempo leviga, si sa. Ieri ha parlato con noi: ci ha detto che non siamo stupide, siamo perfettamente in grado di scegliere la compagnia adatta a noi. Abbiamo ventun anni e non abbiamo bisogno di un baby sitter, la sua ansia non può impedirci di vivere.”

Inoltre ha detto che con Noah e Jacob siamo in buone mani. Certo, sicuramente l'ha detto perché non conosce bene Jacbb...” aggiunse la sorella con ironia.

Quindi?” domandò Shavo, gli occhi che già brillavano.

Il nostro è un sì: se Jake e Noah vogliono, noi partiamo!” concluse Ellie gettando le braccia al cielo con fare trionfante.

Il mio cuore perse un battito. Ce l'avevamo fatta! I Souls avrebbero aperto i nostri concerti come quel magico giorno al Troubadour, avrebbero conosciuto i Dub Inc, sarebbero stati con noi!

Tutti ci precipitammo ad abbracciarle e fu un tripudio di grida entusiaste, risate e affetto. Serj sorrideva soddisfatto, Shavo era profondamente commosso, Daron e Jacob cominciavano a immaginare cosa sarebbe potuto accadere durante il viaggio e Noah non riusciva quasi a spiccicare parola tanto era incredulo.

Io pensavo che fosse assurdo: li avevamo conosciuti solo sei mesi prima e a settembre avremmo avuto un tour insieme.



♫ Shavo ♫


I piedini di Lindsay non arrivavano bene ai pedali della cassa e del charleston, ma non importava.

John le aveva insegnato come tenere le bacchette e lei le impugnava in tutt'altro modo, ma non importava.

Da quando aveva preso posto sul seggiolino non aveva fatto nulla di sensato, ma non importava.

Una cosa era certa: sarebbe stata un'impresa portarla via dalla batteria. Non badava a coloro che la circondavano, non sapeva di star suonando uno strumento di valore, non si rendeva conto di trovarsi davanti a uno dei batteristi migliori che conoscessi. Se la stava spassando in una maniera assoluta, aveva tra le mani il giocattolo più bello mai visto.

Jo, ma non aveva mai provato neanche la tua?” s'informò John mentre osservava con interesse la piccola.

Non la porto mai a casa mia” spiegò lei. “Lindy, non pestare così forte, altrimenti si rovina!” la rimproverò poi.

Lasciale fare ciò che vuole” ribatté il batterista con un'alzata di spalle.

Io, completamente in brodo di giuggiole, mi occupavo di scattare le foto per immortalare quel momento stupendo.

Piccoletta, tra poco dovrai rendere la batteria a John: stiamo preparando una sorpresa per te!” strillò Daron, accordando la sua chitarra in un modo che solo lui riusciva a comprendere.

Lei sollevò gli occhi dai tamburi. “Sorpresa?”

Vedrai un concerto molto speciale, fatto apposta per te!” confermò lui.

Lei non rispose e riprese come se niente fosse a suonare il rullante.

Dietro di noi sentivo gli altri parlare tra loro.

Shavo, tu non prendi il basso?” mi apostrofò John.

Abbassai il cellulare. “Ah già, devo suonare anch'io! Vado!”

Qualche minuto dopo la sorpresa per Lindsay era pronta. Johanna la convinse a cedere il posto a John.

La bambina allora, in piedi tra le due sorelle, tese le orecchie per cercare di carpire qualsiasi indizio della sua sorpresa. Bene, ero proprio soddisfatto del mio pubblico.

E la vidi letteralmente impazzire quando sentì il riff iniziale di They Say. Cominciò a gridare, saltellare da tutte le parti, avvicinarsi a noi e cantare tutta la canzone a memoria.

Johanna, Ellie e gli altri non furono da meno: riuscirono addirittura a trascinare Serj in mezzo al loro festoso casino, mentre cantavano e gridavano.

Questa è per augurarvi buon tour e per festeggiare!” esclamò Ellie mentre Jacob trascinava lei e Johanna in un folle girotondo.

Grandi Souls!” gridò il rosso.

E andremo anche dai Dub Inc!” si rese improvvisamente contro Johanna, liberandosi dalla stretta del ragazzo e buttandosi quasi addosso a Noah.

Concludemmo la canzone, Lindsay saltò in braccio a Daron senza smettere di strillare per la gioia e Beno, giungendo dall'angolino della stanza, pose fine a quella raccapricciante ed epica scenetta: “Bene; adesso, cari SOAD, vi ricordo che dopodomani avete la prima data statunitense, quindi evitiamo una figura di merda e via alle prove generali!”



♪ ♪ ♪



Ciaooooo *-*

Vi starete chiedendo: perché due canzoni di seguito degli Scars?

Semplice: perché sì XD

Perché ci stava bene, ma soprattutto avevo già in mente che i ragazzi l'avrebbero suonata a Lindsay quando lei si sarebbe ritrovata in sala prove con loro ^^ ecco, ho trovato il momento adatto in cui inserirla!

Stavolta con i pov ho voluto pasticciare: mi è saltato in mente che sarebbe stato carino radunare tutti e quattro i componenti dei SOAD in un capitolo, ed ecco il risultato! ;)

Altra cosa: se finora la storia è stata incentrata sulla conoscenza, la fiducia e questa grande novità del tour, dai prossimi capitoli si cambia! Vedrete sviluppi tra i personaggi, li conosceremo un po' meglio, ci saranno novità e... sì, racconterò anche qualcosa del tour, perché mi piace vedere i System alle prese con live, fans e quant'altro!!!

Allora, che ne pensate? Vi è piaciuta la scena con Angela? Siete contenti che i problemi siano stati superati? Io un sacco, chissà come andrà questo viaggio :P

Sono qui anche per raccontarvi una cosa curiosa e preoccupante che mi è successa la scorsa settimana, che riguarda proprio questa storia! Alloooora, in pratica mi è capitato di sognare i miei personaggi: Jake, Jo, Ellie e Noah! Era come se stessi decidendo le scene per un capitolo, ma allo stesso tempo ero all'interno delle scene, mi immedesimavo nelle persone che in quel momento avevano il pov. Sono stata Ellie e poi Jo (sono stata anche in compagnia del mio adorato Jacob *-*)... e non so, la cosa mi inquieta un po'. Non mi era mai capitato di sognare una delle mie storie, mi sento un po' fuori di testa perché queste persone non esistono nella realtà, è tutto frutto della mia fantasia! Ma questo vuol dire che la storia mi prende tanto e ci penso spesso, e in effetti è così *-*

Secondo voi sono pazza???

Grazie mille ancora a coloro che continuano a supportarmi con tanto affetto e tanta costanza, siete pura forza :3

Alla prossimaaaaa!! ♥



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Capitolo 18
*** If you want the answers ***


If you want the answers


System Of A Down - Suggestions



♫ Johanna ♫


Aspetta un attimo, fammi capire: cosa farai quest'estate?” sbottai, palesemente scioccata da ciò che il mio amico mi aveva appena riferito.

Ellie, che si era posizionata sul mio letto, sollevò lo sguardo dal suo libro, incuriosita dalla mia reazione.

Non sto scherzando. E non provare a prendermi per il culo, è l'unica cosa che ho trovato!” confermò la voce di Jacob dall'altro capo del telefono.

Ridacchiai. “E tutto questo per rendere i soldi a Daron?”

Esattamente.”

Soldi che lui non accetterà mai” precisò Ellie, sfogliando distrattamente il volume universitario che teneva sulle ginocchia.

Però Jaky, mi sorprendi! Finalmente dopo ventiquattro anni stai diventando un uomo maturo!” scherzai; in realtà ero davvero fiera del mio amico. Non aveva un lavoro fisso, ma io lo conoscevo e sapevo che era una persona estremamente generosa; andava in bestia quando qualcuno pagava al posto suo e non avrebbe accettato un prestito così importante.

Avevi dei dubbi sulla mia maturità, piccola furfante?”

Sì, e continuo ad averli!”

Stronzetta! Bene, ti picchierò dopo quando andremo da Roxy!”

Perfetto, a questo pomeriggio!”

Sospirai, poggiai il cellulare sulla scrivania e cominciai a roteare lentamente sulla sedia girevole come una bambina annoiata.

Jo?” mi intercettò subito Ellie. “Che lavoro ha trovato Jake?”

Quest'estate andrà a raccogliere ortaggi!” esclamai, per poi scoppiare a ridere senza ritegno.

Mia sorella strabuzzò gli occhi. “Farà il contadino? Proprio lui? No, io voglio la foto, oddio!” strillò lei tra le risate.

A chi lo dici! Però è stato carinissimo a cercare un lavoro per rendere i soldi a Daron, non credi?” osservai con un sorriso.

Ellie annuì. “Ma lui è stato abbastanza chiaro sull'argomento: questo è un suo regalo, nessuno si deve sentire in colpa o in dovere di restituirgli la somma che ha speso.”

Feci spallucce e smisi di girare in tondo, puntando nuovamente lo sguardo sullo schermo del mio pc.

Quella mattina mi ero data alla trascrizione di alcuni miei componimenti che avevo annotato al computer; raccoglievo tutte le mie poesie in uno spesso quadernino ad anelli, che custodivo come il più prezioso cimelio.

Non ero un'assidua scrittrice o un'appassionata di poesia, ma qualche volta sentivo la necessità di esprimere in versi ciò che provavo, le esperienze vissute, gli attimi che più mi erano rimasti impressi. Ellie mi invidiava per le mie capacità creative, diceva che avrei dovuto comporre io i testi dei Souls. Ma io mi limitavo a darle una mano: non mi reputavo tanto brava in quell'ambito.

Mia sorella intanto si immerse nuovamente nello studio, continuando a torturare le pagine del libro: segnava appunti ai margini, le riempiva di orecchie e post-it, incastrava fogli con schemi e riassunti tra di esse.


Ma d'un tratto una mano, fulminea,

strinse la mia. «Salvami», la mia supplica.

Occhi ardenti rischiararono il mio abisso:

passione la chiamasti, vita fu per me.


La mia penna tracciava velocemente quelle parole sul foglio, l'inchiostro rosso si imprimeva con precisione. Quella era la terza strofa di una poesia composta qualche giorno prima; nemmeno io avevo saputo spiegare le origini di quell'improvvisa ispirazione, non avevo idea di quale fosse l'argomento o il soggetto descritto, ma il risultato mi era parso decente e avevo deciso di non cestinarlo.

L'avviso di una notifica su facebook mi distrasse: cliccai sull'icona di internet e scoprii che si trattava di un messaggio alla pagina della band da parte di un certo Miles The MusicPusher. Aggrottai le sopracciglia, perplessa da quel singolare nome, e diedi velocemente un'occhiata al testo del messaggio.


Ciao :)

La vostra pagina mi ha incuriosito, ho notato che avete un bel po' di seguito e una serie di date in tutta la città! Non ho mai avuto l'occasione di vedervi dal vivo, ma mi piacerebbe molto farvi un'intervista per il mio sito, se la cosa vi potrebbe far piacere. Mi occupo proprio di gruppi emergenti e cerco di dar loro un po' di visibilità. Se volete dare un'occhiata, qui sotto vi linko il sito e la pagina fb affiliata ;)

Fatemi sapere cosa ne pensate, così posso preparare le domande!

Grazie mille dell'attenzione,

MilesTheMusicPusher


Ci vogliono fare un'intervista!” affermai con incredulità, sbilanciandomi sulla sedia e rischiando di cadere quando questa prese a ruotare velocemente.

Davvero?” Ellie pareva entusiasta all'idea: scaraventò il libro tra le coperte e si avvicinò allo schermo per sbirciare. “Ah, è questo tizio Pusher? Apri il suo profilo, sono curiosa!”

Cliccai sul nome del mittente e qualche secondo dopo mi ritrovai davanti un viso spigoloso dalla carnagione chiara, contornato da capelli biondo cenere abbastanza corti e ordinati. Miles aveva infatti impostato come immagine del profilo un suo primo piano.

Però, mica male!” borbottò Ellie.

Le diedi di gomito. “Ti ha già conquistato, eh?” insinuai in tono malizioso.

Lei scosse la testa. “No, non è il mio tipo. Quegli occhi azzurri sono stupendi, ma sai che non vado pazza per i biondi!”

Cominciammo a sghignazzare mentre rovistavo tra le informazioni del profilo. Apprendemmo che aveva solo qualche anno in più di noi, abitava a Los Angeles ed era single.

Verificai poi la sua attività sul sito; quest'ultimo si chiamava MusicPusher L.A. ed era pieno zeppo di articoli, interviste e reportage di concerti riguardanti vari gruppi sconosciuti. Notai che spaziava in tutti i generi musicali e che lo stile usato per gli articoli era buono, corretto e coinvolgente.

Gli risposi, a nome della pagina, che avremmo risposto volentieri alle sue domande, firmandomi come Johanna.

Perché non gli chiedi l'amicizia?” propose Ellie con un occhiolino.

Perché dovrei?”

Boh, per fare qualcosa di diverso...”

Tacqui per qualche secondo e presi ad attorcigliarmi una ciocca di capelli attorno all'indice. “Beh sì, è un contatto che potrebbe sempre servirmi” conclusi, riprendendo il controllo del mouse.

Una volta inviata la richiesta d'amicizia, mi voltai verso mia sorella e diedi voce a un pensiero che mi ronzava in testa da quando avevo aperto facebook quella mattina: “Chissà come si chiamano i profili dei nostri amichetti famosi!”.

Lei ci pensò un po' su. “Bella questa. Quando rientrano dal tour glielo chiediamo!”

L'avviso di una notifica mi riportò con lo sguardo nuovamente incollato allo schermo: Miles aveva accettato la mia richiesta e mi aveva anche scritto un messaggio.


Ciao, grazie per avermi chiesto l'amicizia! Se preferisci posso inviarti le domande qui :)

Tu sei la batterista della band, se non sbaglio


Oh sorellina, ci sta già provando con te!” cinguettò Ellie, cominciando ad agitarsi e piroettare da una parte all'altra della stanza.

Zitta, mi ci manca solo un'altra grana! Sai bene che non ho la minima intenzione di frequentare qualcuno!” troncai subito le sue speranze in tono acido.

Poi digitai velocemente:


Grazie a te per averla accettata! Sì, sono io :) quando avrai le domande pronte, potrai inviarmele anche qui, d'accordo!


Okay, allora, io stavo copiando la poesia...” mormorai tra me, posando lo sguardo sul blocco ancora aperto e sulla penna rossa abbandonata sulla pagina.

Io allora torno a studiare, fammi sapere se ci sono novità” affermò Ellie lasciandosi cadere a peso morto sul letto e riprendendo in mano il suo libro.

Decisi di chiudere internet; copiai velocemente le altre strofe, poi spensi il pc e lasciai la stanza. Quel pomeriggio avrei dovuto continuare le registrazioni per il nostro cd e, per sentirmi del tutto sicura di me stessa, optai per un paio di prove in solitaria. Non era tanto divertente rivedere i brani senza il resto dei Souls, ma non potevo permettermi di sbagliare in studio di registrazione.


Mia sorella aveva preso la patente solo da un anno, ma a parer mio aveva un grande talento per la guida.

Mentre ci dirigevamo allo studio di Roxanne, io mi rilassavo sul sedile del passeggero e rispondevo a qualche sms. Shavo aveva detto che il tour procedeva bene, che faceva caldo e che Daron una volta si era preso una sbronza allucinante che l'aveva steso quasi per un giorno intero.

Quando aprii la schermata di facebook, trovai diverse notifiche e un messaggio: la risposta di Miles, che a quanto pare si era messo subito all'opera per la nostra intervista.

Tra le notifiche notai che Melanie aveva taggato me ed Ellie in una foto, che la pagina dei Souls aveva ricevuto dei nuovi likes.

E che Miles aveva messo mi piace ad alcuni miei post recenti.

È entrato nel mio profilo” borbottai, indecisa se essere felice o infastidita da quelle attenzioni.

Chi? Miles Pusher?” volle sapere Ellie.

Esattamente.”

Io l'ho detto: ci sta provando con te.”

Sbuffai. “Ti prego, no...”

Sperai con tutto il mio cuore che quelli di Ellie fossero solo dei film mentali.



♫ Jacob ♫


Raga, sta venendo fuori una figata assurda, ve lo assicuro! Ho già mixato batteria e basso delle canzoni registrate l'altra volta e... cazzo, spaccano! Sono fiera di voi!” esclamò Roxanne con entusiasmo e passione, al termine delle registrazioni. Quel pomeriggio tutti – ma soprattutto Johanna – ci eravamo impegnati e avevamo lavorato sodo per realizzare le tracce che ancora mancavano all'appello: le linee di batteria erano ormai pronte, quelle erano la base su cui noialtri avremmo suonato la nostra parte. Dal canto mio ero davvero carico e pronto, non vedevo l'ora di stringere tra le mani una copia del nostro album di debutto.

Siamo grandi!” gridò Johanna, lanciando in aria le bacchette e lasciando che si schiantassero al suolo.

Ho una domanda” esordì Noah rivolto a Roxanne.

Dimmi pure, bassista! E fai che la domanda sia molto lunga: è la terza volta che ti sento parlare da quando ti conosco!”

Lui scosse la testa. “Il cd sarà pronto entro settembre?”

Assolutamente sì! Stiamo correndo come un treno e, se lavoriamo con costanza per i prossimi mesi, ad agosto potrete far uscire tutto!” lo rassicurò lei.

Così possiamo portarlo in giro durante il nostro tour!” disse Ellie con aria sognante.

Mmh, avete un tour? Non mi avevate detto niente!” si incuriosì subito la mia ex compagna di classe.

Non è ancora ufficiale, quindi acqua in bocca. Probabilmente partiremo per qualche data in Europa...” spiegai, ma venni interrotto da un gridolino stridulo di Roxanne.

Europa? Cazzo, ma state scherzando?! Ma... quanto siete fottutamente fortunati?”

La ragazza mi saltò letteralmente al collo, tanto era presa dalla gioia e dall'entusiasmo. Ma io sapevo che quella era soltanto una scusa: da quando ci eravamo rivisti, circa un mese prima, non facevamo che mangiarci a vicenda con gli occhi e cercare un contatto fisico. L'attrazione che c'era sempre stata tra noi non si era attenuata negli anni ed entrambi sapevamo bene che, una volta soli, non avremmo più saputo resistere.

Ehi ragazzina, tanto non ti porteremo con noi!” Ricambiai la sua stretta e i nostri corpi parlarono da soli, non c'era bisogno di aggiungere altro.

La allontanai da me con uno scatto, consapevole che non potevamo farci prendere dalla foga del momento davanti ai miei amici. Comunque non le staccai gli occhi di dosso: indossava i soliti anfibi neri, una minigonna in pelle dello stesso colore e una striminzita maglietta bordeaux che le lasciava la schiena scoperta. Lo faceva apposta per provocarmi, piccola bastarda.

Ellie, Johanna e Noah si erano comunque accorti di ciò che stava accadendo tra noi; mentre il bassista si faceva semplicemente da parte e si limitava a ignorarci, nello sguardo delle gemelle qualche volta avevo scorto fastidio e disapprovazione.

Okay, grazie mille Roxy per l'ottimo lavoro e la disponibilità. Jo, andiamo?” salutò Ellie dopo qualche minuto.

Ma come, andate via di già?” protestò Roxanne delusa.

Sì, la nostra amica Mel ci sta aspettando” spiegò la batterista.

Anch'io devo andare, stamattina un tizio mi ha portato un pc da aggiustare e non sono ancora riuscito a cavarne piede” aggiunse Noah, afferrando la custodia del suo basso e cercando con lo sguardo le chiavi della macchina. Quel ragazzo era un casino.

Almeno tu, delinquente mio, resti a farmi compagnia?” mi supplicò la ragazza posandomi una mano sul braccio.

Cercando di reprimere l'istinto di saltarle addosso, mi limitai a proferire in tono indifferente: “Si può fare, per oggi non ho altri impegni”.

Quando il resto dei Souls lasciò la stanza, non ebbi il tempo di compiere un solo movimento che mi ritrovai schiacciato contro una parete, con Roxanne incollata addosso e le sue labbra premute con forza sulle mie. Il mio corpo ormai reagiva d'istinto: la stringevo ancora più forte a me, come se potessi averla ancora più vicina.

Vedo che la sbandata delle superiori non ti è ancora passata” osservai affannosamente mentre Roxanne mi mordicchiava il lobo di un orecchio.

Mi sono mancati i bei vecchi tempi” sibilò.

Sai, generalmente sono le rosse a farmi impazzire...” Sollevai con foga il tessuto già di dimensioni irrisorie della minigonna, “ma con te posso fare un'eccezione.”

Non ce la facevamo più: ci lasciammo cadere sul pavimento e fu tutto come rivivere i vecchi tempi, fu ancora meglio.

Merda, questo non è proprio un rapporto professionale” mormorò la ragazza mentre, stesa a terra e premuta contro di me, tentava di riprendersi e tornare a respirare regolarmente.

Dovrebbe esserlo?” Le circondai la vita con un braccio.

Forse. Ah, 'fanculo, è stato bellissimo!”

Socchiusi gli occhi. “Ma sì, in fondo ti voglio bene.”

Ti voglio bene anch'io, delinquente.”



♫ John ♫


Cercavo di non dare troppo peso a Daron che canticchiava senza sosta e non faceva che agitarsi per tutto il tour bus. Pareva un'anima in pena e solo a vederlo mi veniva il mal di mare.

Shavo, a pochi metri da me, ronfava sonoramente con la bocca semiaperta e le cuffie alle orecchie, mentre Serj e Sako conversavano serenamente con Igor, il nostro autista.

Io sfogliavo distrattamente un giornale che mi ero portato per ammazzare il tempo. Avevamo lasciato Chula Vista da circa un'ora e mancava ancora parecchio tempo per giungere a Paradise, accanto a Las Vegas, dove si sarebbe tenuto il nostro prossimo concerto.

Posai lo sguardo su una pagina a caso e cominciai a leggere ad alta voce: “La figlia di Luke va a una festa in maschera; al rientro il padre le domanda quante erano le ragazze presenti al party e lei risponde con un rompicapo...”.

No, che palle, ancora con queste cazzate?” si lamentò il chitarrista, lasciandosi cadere a peso morto in un sedile accanto a me.

Uh, arrivo! Sono curioso!” esclamò Sako, piazzandosi davanti a me con le mani sui fianchi e un sorriso a trentadue denti stampato sulle labbra.

Alla festa c'erano nove ragazzi e ciascuno di loro ha ballato con quattro ragazze diverse, mentre ciascuna ragazza ha ballato con tre diversi ragazzi. Sapresti dire quante erano le ragazze?” conclusi, chiudendo di scatto il giornale per evitare che qualcuno sbirciasse la soluzione.

E come fai a saperlo? Non ci sono abbastanza dati” tagliò corto Daron con uno sbadiglio.

Quattro ragazze? Allora, nove diviso tre... no, ma non è possibile. John, ma cosa assumi ogni giorno per stare appresso a queste stronzate?” Il tecnico della batteria si stava già spremendo le meningi, come al solito, per cercare di risolvere il gioco di matematica.

Non sono stronzate, è per allenare il cervello. Io l'ho già risolto” dichiarai soddisfatto.

Ma che cazzo... non è vero, hai guardato la soluzione!” protestò Sako.

Non avrebbe avuto senso leggerlo se avessi guardato la soluzione.”

'Fanculo, ora non mi darò pace finché non l'avrò risolto!” affermò il mio amico, poi tornò accanto a Serj; qualche secondo dopo li vidi parlare in maniera concitata, sicuramente stavano tentando di risolvere insieme il rompicapo.

Mentre cercavo un altro simpatico gioco, Sako tornò da me con aria trionfante: “Ci sono! Alla festa c'erano quindici ragazze!”

Perché?” lo interrogai.

Non lo so, l'ha detto Serj.”

Smettetela, mi fate venire il mal di testa” intervenne Daron.

No, non sono quindici. Comunque Shavo si sta annientando i timpani col volume della musica così alto” osservai con preoccupazione.

Lo avviso io!” si offrì il chitarrista, mettendosi in piedi e raggiungendo Shavo di soppiatto. Dopodiché gli si sdraiò sopra come fosse un cuscino. “Comodo questo Shavo!”

L'altro si risvegliò di colpo, si strappò le cuffie dalle orecchie e si scansò malamente Daron di dosso. “Ma sei rincoglionito? Giuro che ti scarico in superstrada!” bofonchiò, mettendosi faticosamente a sedere e sbattendo le ciglia un paio di volte, stralunato.

E tu, Shavo, sapresti dire quante ragazze erano presenti?” se ne uscì Sako in un tono talmente serio che rischiai di cascarci pure io.

Dove, a Chula Vista? Mah, saranno state...” cominciò a riflettere il bassista, grattandosi la testa.

Allora Daron e Sako scoppiarono a ridere sguaiatamente e Shavo, sentendosi preso in giro, cominciò a inveire contro di loro.

Sospirai e lanciai un'occhiata fuori dal finestrino. Ogni volta che eravamo in viaggio si scatenava il delirio, durante il tour non c'era modo di riposare. E dopotutto viaggiare con i miei amici continuava a piacermi.



♪ ♪ ♪



Ed eccomi qui, fan dei System e delle mie idee malsane :D

Sono tornata anche con questa long, dopo quasi un mese di ritardo, eccezionalmente di giovedì... e più carica che mai!

Ehi Kim, oggi abbiamo aggiornato insieme, sei contenta? Ahahahahahah sono sempre più scema, lo so!

E voi, ragazzi, sapreste dirmi quante ragazze erano presenti alla festa? Eheheheh, ora vi ho lasciato sulle spine... e sì, purtroppo per voi dovrete aspettare al prossimo aggiornamento per scoprire la soluzione dell'indovinello!

In ogni caso vi invito a provarci, ma se arrivate al risultato non scrivetelo nella recensione, altrimenti gli altri lettori furbacchioni andranno a controllare e la suspance sarà compromessa ;)

Se qualcuno se lo sta chiedendo: sì, quei quattro versi della poesia di Jo li ho scritti io, in quanto grande appassionata di poesia ^^
So che alcuni eventi di questo capitolo possono avervi sconvolto, ma non aggiungo altro e do a voi la parola: ditemi cosa ne pensate!!!


Ultimo annuncio, ma tenetevi forte! ;)

Dalla prossima settimana istituirò nel mio profilo il WEDNESDAY OF A DOWN!!!! Avete sentito bene: per qualche mese (si prevede quattro mesi, ma non prendete per oro colato) il mercoledì sarà interamente dedicato ai SOAD!!

Motivo? Finalmente la prossima settimana comincerò quel famoso nuovo progetto di cui ho parlato tanto, che si alternerà quindi con questa long!

Vì avviso già da ora: ci sarà da ridere, piangere e non so cos'altro, quindi preparatevi al peggioooooo :D


Per ora vi ringrazio e vi do appuntamento a mercoledì prossimo, se avrete piacere e voglia di seguirmi anche nella nuova avventura :3

Buon proseguimento di giornata a tutti!!! ♥



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Capitolo 19
*** Can you break out ***


ReggaeFamily

Can you break out


System Of A Down - 36

(mi scuso con voi per la brevità della canzone: non credo che un no0rmale essere umano riuscirebbe a leggere un capitolo così lungo in soli quarantasei secondi... ma non ho resistito alla tentazione di inserire questo brano, ci stava bene ^^)


♫ Shavo ♫


Indossai il mio cappellino da baseball nero, trascinai il trolley fuori dalla stanza e diedi un'ultima occhiata all'interno per assicurarmi di non aver dimenticato niente.

Non vedo l'ora di tornare a casa” borbottai tra me mentre giravo la chiave nella serratura, pronto per lasciare definitivamente la stanza 291 dell'alberghetto di Irvine dove avevamo alloggiato.

Daron se ne stava appoggiato pesantemente alla sua valigia; teneva lo sguardo basso e il suo solito cappello nero ombreggiava completamente il suo viso. “La pace durerà per poco” ribatté con uno sbadiglio.

Udii un'altra porta richiudersi e individuai nella penombra dell'andito una figura familiare: si trattava di Greg, il nostro fotografo. Si avvicinò a noi con un sorriso. “E anche stavolta ce la siamo cavata!”

Ehi fratello, la gente ha apprezzato la tua foto” gli comunicai. Qualche ora prima avevo postato nella pagina facebook della band uno scatto della sera prima, e ora il mio cellulare era intasato di notifiche.

Hanno apprezzato i soggetti della foto” sghignazzò lui lanciandomi un'occhiata divertita.

Mi strinsi nelle spalle.

Qualche secondo dopo vidi comparire Serj dall'imboccatura delle scale. “Perfetto, possiamo andare. Gli altri sono già di sotto... e dovremo affrontare un po' di fans radunati qua fuori. Un momento: Sako e John?”

Dovrebbero essere ancora dentro...” A interrompermi fu un gran baccano proveniente dalla stanza accanto alla mia. Sulla soglia comparve Sako con indosso una camicia a quadri e un borsone nero in spalla. “Vaffanculo John!” gridò, rendendosi poi conto che la sua voce aveva rimbombato per tutto il secondo piano. A quel punto si guardò attorno con fare circospetto e sospirò appena.

Senti, io ero pronto un'ora fa, è colpa tua se stiamo uscendo in ritardo. E sai che io odio profondamente arrivare per ultimo” sibilò John irritato, comparendo dietro di lui in compagnia di una grande valigia blu.

Dobbiamo stare qui a discutere o possiamo andare? Entro stanotte vorrei tornare a casa mia, grazie” gracchiò Daron incenerendo i due con lo sguardo.

Come facciamo con i fans?” intervenni.

Non mi dispiaceva avere a che fare con i nostri seguaci, ma quel giorno ero davvero stanco e non mi andava di dover lottare contro il mal di testa. Quei giorni di tour mi avevano stremato: non mi ero ancora riabituato ai ritmi dei live, dato che con i System avevamo ricominciato a viaggiare da pochi mesi.

No, che palle! Giuro che resto a dormire qui un'altra notte, non ne ho voglia...” protestò il chitarrista, torturando nervosamente il manico del suo trolley.

Non vi preoccupate, ragazzi! Siate rilassati e gentili come al solito: dirò loro che abbiamo dei tempi stretti e non vi potrete trattenere più di tanto!” ci rassicurò Sako con un sorriso.

Grazie, tu sì che ci capisci.” Gli mollai una pacca sulla spalla e mi trascinai faticosamente in direzione dell'ascensore.

Almeno non sei ingrato come quello stronzo del tuo batterista!” esclamò, raggiungendomi e infilandosi in fretta tra le ante dell'ascensore per sfuggire a un possibile attacco di John.

Ma quest'ultimo non fece una piega, si limitò a trasportare i suoi bagagli con aria indifferente. “Io prendo le scale, vi lascio la mia roba” sentenziò, allontanandosi in fretta.

Qualche minuto più tardi mi ritrovai a osservare il mucchio di persone radunate sul marciapiede, appena a qualche metro dall'uscita dell'hotel.

Vado avanti io!” affermò coraggiosamente Sako. “Seguitemi!”

Gli fui subito dietro, curioso di scoprire cosa aveva in mente.

Non appena i fans ci videro comparire sulla soglia, si precipitarono nella nostra direzione gridando come matti. Notai qualche ragazza che squittiva i nostri nomi e tremava per l'emozione, parecchie persone che sventolavano CD e pennarelli indelebili per attirare la nostra attenzione e chiederci un autografo, qualcuno che invece si limitava a puntarci addosso una telecamera come se stesse girando un servizio per il telegiornale.

Ciao belli! Come state? Vi è piaciuto il concerto di ieri?” esordì il tecnico della batteria con aria completamente rilassata e cordiale.

Vogliamo una foto con loro! Shavo, oddio... Shavo! Ti ricordi di ieri? Ero in prima fila!” strillò una tizia, avvicinandosi a lui e cercando di scansarlo per potermi raggiungere.

Sì, mi ricordo” mentii. Ma come potevo aver presenti tutti i visi che si erano susseguiti in quelle due settimane di concerti? Sarei stato una specie di supereroe, ma la mia memoria era decisamente troppo scadente.

Mi potete autografare questo?” domandò un ragazzino sui sedici anni, ficcandomi in mano la sua copia di Toxicity.

Shavo, Shavo! Mi puoi regalare un plettro?” se ne uscì un altro ragazzo.

Bassista, potresti chiedere a Daron di venire qui?” fece un'altra fan, cercando di scrutare oltre la mia spalla nella speranza di individuare gli altri membri.

Ehm... sì, aspettate, uno alla volta” tentai di calmarli con un sorriso spaesato.

Alt, fermi tutti!” gridò Sako, sovrastando le voci dei presenti. “I ragazzi hanno dei tempi molto rigidi da seguire, non possono stare tutta la sera qui!”

In pochi però lo ascoltarono.

Anche John e Serj, vedendomi in difficoltà, vennero fuori e cominciarono ad accontentare qualcuno.

Sapevo che Daron, codardo com'era, non sarebbe uscito finché la folla non si fosse dispersa. Peccato che tutti stessero chiedendo di lui e non sembravano intenzionati ad andarsene senza averci avuto a che fare.

Daron non è qui. È dovuto partire prima per via di un impegno” improvvisò abilmente Serj quando tra la folla si diffuse un coro che ripeteva il nome del chitarrista.

Bene, è stato un piacere passare un po' di tempo con voi” intervenne nuovamente Sako dopo qualche minuto, “ma la receptionist dell'albergo si sta parecchio incazzando e ha minacciato di chiamare la polizia se il marciapiede non viene liberato nel giro di cinque minuti!”

Non sapevo se ciò che stava dicendo fosse vero, ma ormai avevo una decina di persone appese addosso per foto e autografi e sfoggiavo un sorriso talmente finto che credevo mi sarebbero presto cadute le mascelle. Volevo solo una canna, un letto e un po' di sano relax.

Quindi niente Daron?” insistette qualcuno.

Non c'è” ribadì Serj, cercando di mantenere la calma. “Gli porteremo i vostri saluti, promesso!”

Liquidammo in fretta i nostri seguaci, che iniziavano a essere insistenti e pesanti, e ci dirigemmo con tutta la squadra di tecnici verso il nostro tour bus. Mancavano solo Daron e Beno all'appello; sicuramente ci avrebbero raggiunto quando il nostro compagno di band si sarebbe sentito abbastanza sicuro.

C'è una cosa che non capisco” cominciò John una volta seduto in un posto vicino al finestrino. “Che senso ha gridare tutti assieme e spintonarsi come pazzi? Io potrei dedicare tutta la serata ai fans, se le cose si facessero civilmente e ordinatamente!”

Ma John, che carini, sono così contenti di vederci!” lo contraddissi. In fondo tutte quelle persone mi facevano tenerezza, sapevano regalare un affetto spiazzante.

C'è modo e modo per manifestarlo” fece notare lui.

Siete fottutamente coraggiosi” affermò Greg, sfogliando per l'ennesima volta le foto scattate nei giorni precedenti.

Il mio cellulare prese a trillare, avvisandomi di una chiamata in arrivo. Era Johanna.

Pronto, Jo Dolmayan?” risposi con una risatina.

Spiritoso! Come va, turista in quel di Irvine? Disturbo?” domandò lei in tono allegro.

No, stiamo aspettando Daron che si è rifiutato di uscire dall'albergo per evitare una folla di fans esaltati, non siamo ancora partiti. Meno male che siamo già in California e non ci vorrà molto per arrivare a casa!”

La ragazza sbuffò. “Che acido Daron, sempre il solito! Comunque, ti ho chiamato per invitare personalmente te e i tuoi amichetti a un party di bentornati!”

Che emozione, un invito ufficiale! Sarebbe?”

Abbiamo un concerto domani sera in un locale nella zona del molo. Ecco, pensavo che sarebbe una bella occasione per incontrarci, così ci raccontate com'è andata! Che ne dite?”

Setacciai mentalmente la lista dei miei impegni e appresi che per la sera successiva, ovvero venerdì 26, non avevo nulla di prefissato. “Okay, io ci sto! Ora chiedo agli altri, dato che sono con loro.” Mi voltai verso John e lo interrogai: “Domani c'è un concerto dei Souls. Vieni a ubriacarti con me?”.

Ovvio!”

Tu, Serj? Ci sei?”

Non lo so, vediamo se Angela mi lascia uscire” scherzò il cantante con un'alzata di spalle.

Ma è una delle gemelle psicopatiche?” domandò Sako curioso.

Chi era quello, Sako?” chiese Johanna palesemente divertita.

Un attimo, mi state confondendo le idee!” farfugliai.

Siamo arrivati!” L'urlo di Daron mi fece sobbalzare: aveva fatto il suo ingresso nel bus in maniera poco delicata, aveva sbattuto la portiera rischiando di colpire Beno in faccia e aveva scaraventato in malo modo il suo trolley a terra, facendo tremare tutta la vettura.

Perché psicopatiche?” volle sapere Serj, aggrottando le sopracciglia e fissando Sako.

Malakian, smettila di fare lo spiritoso o ti scarichiamo in autostrada!” Beno rimproverò scherzosamente Daron, incrociando le braccia al petto.

Ehi, cos'è tutto questo casino? Passami Sako, che gliene dico quattro!” esclamò Johanna, sempre più presa da quella situazione.

Tremendamente confuso, lasciai il telefono nelle mani del tecnico della batteria e mi presi la testa tra le mani. Avevo dormito troppo poco e come previsto il mal di testa era in agguato, pronto a stendermi. Intanto seguivo la conversazione tra Johanna e Sako – o almeno ci provavo, immerso in quell'enorme caos.

Vuoi sapere perché?... No no piccola, io ti adoro e non vedo l'ora di farti da tecnico della batteria, però quando eravamo al Grin e voi avete cominciato a urlare per i Dub Inc avete attirato l'attenzione di tutto il locale... esattamente, sembravate delle pazze fuggite dal manicomio!... Sì, anche quel giorno in sala prove parevate fuori di testa... Okay, quindi sono io che non capisco niente... Vabbè, ti do una bella notizia: domani sera non ho niente da fare, se vuoi vengo a vedervi e così mi potrai picchiare... no, non ti conviene usarmi come rullante, non ho un buon suono, e te lo dico perché John ci ha provato tante volte...”

Because you're too serious, you gonna make me delirious!” stava intanto canticchiando Daron rivolto a John; quest'ultimo sembrava una mummia, aveva messo su un'espressione estremamente seria e non faceva che guardare fuori dal finestrino.

Sai che domani i Souls hanno un concerto?” se ne uscì all'improvviso il batterista.

Bene, così rivedrò le mie dolcezze prima di partire in Europa!” esclamò il chitarrista.

Io ti consiglio di andarci piano con Ellie...”

E poi non sentii altro. Ero talmente stanco e assonnato che non avevo saputo resistere. Il borbottio del motore poi era per me come una dolce ninna nanna.

Forse ero un caso perso, forse avevo il sonno molto pesante, ma riuscii a riposare nonostante l'incessante accavallarsi di voci all'interno dell'abitacolo.



♫ Ellie ♫


Mi ha messo mi piace anche stavolta” sbuffò Johanna contrariata. “E mi ha scritto «buona fortuna» con un cuoricino!” sbottò ancora, armeggiando con il suo cellulare e contemporaneamente con le chiavi della macchina.

Avevi condiviso l'evento di stasera?” mi informai, stringendomi nella mia leggera giacca turchese.

Sì” confermò. Buttò il telefono nella sua borsa e si guardò attorno. “Rockin' Together, dovrebbe essere questo” affermò poi, indicando un locale dalla facciata piuttosto tetra e sinistra: le pareti erano grigie, l'entrata consisteva in una pesante porta in metallo e sull'insegna, fregiata e provata dal tempo, si leggeva a malapena il nome del bar.

Ma davvero dobbiamo suonare in questa bettola?” protestò mia sorella storcendo il naso.

Guarda il lato positivo: ti hanno messo a disposizione una batteria e non l'hai dovuta montare tu. Però, aspetta un momento!” Le posai una mano sulla spalla prima che potesse allontanarsi da me ed entrare nel locale. “Perché le attenzioni di Miles ti danno così fastidio?”

Lei si voltò verso di me e incrociò le braccia al petto. “Che domande fai? Mi conosci, no? Da giorni non fa che mettermi likes a ogni post! E poi ieri mi ha mandato il buongiorno, ma ti rendi conto? È uno squilibrato, ci sta provando senza nemmeno conoscermi!”

Tu te la prendi troppo per questa cosa! Che ti cambia un like in più? Mica si apposta sotto casa nostra, in fondo non fa nulla di male” tentai di rassicurarla. Non mi piaceva vedere Johanna così nervosa, non era da lei; in genere quella che si agitava per tutto ero io, ma sapevo che mia sorella non sopportava le insistenze, la mandavano completamente fuori di testa.

Come mai lo difendi?” indagò lei aggrottando le sopracciglia.

Non lo difendo, penso solo che tu gli dia troppo peso.”

Staremo a vedere. Se continua di questo passo lo rimuoverò dagli amici” concluse, posando la mano sulla maniglia e facendomi strada all'interno del Rockin' Together.


Questo posto è uno schifo” brontolò Noah scuotendo la testa.

Ma no, dai, hanno anche la mia birra preferita!” obiettò Jacob con un sorriso, brandendo la bottiglia che aveva in mano.

Smettila di bere, altrimenti ci farai fare una figura di merda durante il concerto” lo rimproverò Johanna.

Che palle, solo perché tu sei astemia! Sono più affidabile del chitarrista dei Judas Priest!”

Scoppiai a ridere sguaiatamente e diedi una pacca sul braccio del mio amico.

Noi quattro eravamo appollaiati dietro il palco, dove potevamo tenere d'occhio l'intero locale, in attesa che arrivasse il momento di salirvici sopra. Durante un veloce soundcheck di un paio d'ore prima ci eravamo resi conto che l'audio lasciava parecchio a desiderare, il suono rimbalzava tra le pareti ed era tutto troppo confuso. Inoltre i tavolini erano insufficienti e malmessi, l'ambiente era piccolo e i clienti abituali non avevano fatto altro che squadrarci con indignazione e lanciarci occhiatacce.

Comunque c'era da aspettarselo: prima o poi avremmo trovato un locale scadente, è normale quando si gira per concerti” dissi quando mi fui ripresa dalle risate.

Mi dispiace che i System debbano assistere al nostro peggiore concerto” mormorò il bassista deluso.

Ma loro terranno in conto la nostra performance” lo rincuorò Johanna.

Ehi piccolo Sting, dov'è la tua donna?” intervenne Jacob in tono malizioso.

Forse oggi non riuscirà a venire.”

Mi sorpresi della mia stessa reazione. Quella notizia avrebbe dovuto rallegrarmi, invece non mi fece né caldo né freddo. Anzi, sarei stata più contenta se Kate fosse stata presente: era diventata una nostra fan assidua, ci avrebbe di sicuro supportato.

Da quando avevo iniziato a parlare con Shavo del mio problema, questo aveva cominciato a dissolversi lentamente. Forse il mio amico era stato davvero una cura per me, mi aveva aiutato a distrarmi e superare quel momento difficile.

A proposito di System!” esclamò mia sorella all'improvviso, balzando in piedi e puntando lo sguardo verso l'ingresso.

Io, Noah e Jacob volgemmo contemporaneamente la nostra attenzione in quella direzione e constatammo che John, Shavo, Daron e Sako erano giunti, puntuali e sorridenti, per assistere al nostro live.

Dalla zona del bancone si levò una bestemmia che sovrastò le chiacchiere dei clienti. Sgranai gli occhi quando la barista lasciò la sua postazione come un fulmine e si precipitò praticamente addosso ai nostri amici. “Oh merda, oh merda, oh merda! Ma voi siete i System Of A Down, porca troia! Non potete nemmeno immaginare quanto ci onora avervi qui!” strepitò ancora la tizia, stringendo ognuno dei membri della band in un abbraccio, a eccezione di Sako.

Vedendo i poveri malcapitati in difficoltà, capimmo che era il caso di intervenire e porre fine a quella patetica scenetta. Così ci avvicinammo e feci giusto in tempo a sentire la barista che sproloquiava: “Oh, quindi siete amici dei musicisti? Capisco... beh, certo che sono fortunati, hanno un pubblico rinomato allora! Comunque, accomodatevi pure, occupate pure tutti i tavolini e le sedie che volete... e ovviamente, dato che siete i nostri ospiti speciali, tutto quello che consumerete sarà gentilmente offerto da noi!”.

Ma che cazzo... a noi, che saremmo gli artisti della serata, hanno messo a disposizione quattro sedie e un tavolino di merda” borbottò Johanna al mio orecchio, indignata.

Daron, palesemente stanco di stare a sentire le fesserie dell'ennesima fan esaltata, decise di usarci come espediente per sfuggire dalle sue grinfie: si buttò praticamente addosso a me e mia sorella, stringendoci in un abbraccio. “Ragazze, che piacere vedervi! Mi siete mancate tanto! Allora, come va? Sono curioso di vedere il palco in cui suonerete!”

Detto questo, prese entrambe per un polso e ci trascinò il più lontano possibile dall'ingresso.

Daron, dobbiamo andare a salvare e salutare gli altri!” sbottò Johanna, divincolandosi dalla sua stretta e tornando indietro.

Probabilmente non l'aveva fatto apposta, ma mi aveva lasciato da sola con Daron e la cosa mi metteva in soggezione, soprattutto perché lui non mi levava gli occhi di dosso nemmeno un secondo.

Pensai a una scusa per seguire mia sorella, ma non mi venne in mente niente. Così decisi di prenderla con filosofia e cercare di aprire una conversazione con il chitarrista.

Allora, Daron, com'è andato questo tour? È stato stancante?”

Alla grande, ma preferisco sempre l'Europa, non so perché. E sì, sono molto stanco, ma per la mia dolcezza preferita ho voluto fare un sacrificio!”

Sorrisi, cercando di non dare troppo peso a quel suo sguardo ammiccante che mi metteva tanto in imbarazzo. “Che dolce, grazie!”

Improvvisamente, a salvarmi dalla situazione bizzarra in cui mi trovavo, due braccia mi circondarono e qualcuno mi attirò a sé con una dolcezza e un trasporto che non avrei mai potuto confondere. “Non mi scappi più!”

Eh Shavo, mi dispiace dirtelo, ma tra poco salirò sul palco e non credo che potrai stare appeso a me per tutto il tempo.”

E chi lo dice?”

Giù le mani dal mio tesoro!” si rivoltò Daron, impossessandosi come al solito del bordo del mio foulard.

Dodici! Dolmayan, vaffanculo, la soluzione è dodici!” strillò Sako, facendomi sobbalzare. Non avevo ancora avuto modo di salutarlo, ma lui e Johanna avevano subito preso a conversare e battibeccare.

Ma che diamine sta dicendo?” domandai confusa, mentre Shavo scioglieva l'abbraccio.

Un rompicapo stupido che John ha portato fuori l'altro giorno...” spiegò Daron con indifferenza.

I rompicapo non sono stupidi” obiettai.

E invece sì. Sono creati apposta per incasinarti e farti sentire un deficiente, ma in realtà sono delle enormi cazzate.”

MI avvicinai a Sako, John e Johanna per capire di cosa si trattava. La matematica non era il mio forte, ma quei giochetti mi incuriosivano.

Come ci sei arrivato?” domandò John.

L'ho risolto insieme a Johanna!” cominciò a raccontare lui.

Bene, l'unione fa la forza!” se ne uscì Jacob a sproposito; probabilmente non stava nemmeno seguendo la conversazione.

Veramente l'ho risolto io, lui ascoltava e basta!” precisò mia sorella dando di gomito al tecnico della batteria.

Ah, allora chi fa da sé fa per tre!” intervenne ancora Jacob, per poi allontanarsi e andare a importunare Daron.

Mi strinsi nelle spalle, basita.

Allora, il primo passo era scoprire quanti balli sono stati fatti in tutto durante la serata” spiegò Johanna. “Per farlo bisogna moltiplicare il numero dei ragazzi per il numero dei balli che ciascuno ha fatto, quindi nove per quattro, che dà trentasei.”

John annuì, mentre nella mia mente cominciò a rimbombare la 36 dei System. Non era una delle mie canzoni preferite – anche perché, per la sua durata non poteva essere considerata una canzone – ma quando sentivo nominare quel numero non potevo non associarla a quella traccia di Steal This Album!.

Per capire quante ragazze erano presenti, non restava che dividere il numero dei balli totali per il numero dei balli che ciascuna ragazza ha fatto: quindi trentasei diviso tre uguale dodici. È una fesseria! Non ci posso credere che questo tecnico della Tama non ci sia arrivato!”

Ma Sako è stupido, è risaputo!” esclamò John.

Ragazzi! È ora di suonare!” annunciò Noah, interrompendo tutte le nostre conversazioni.

Evviva!” esultò Shavo, preparando la fotocamera del cellulare per qualche scatto.

Quel giorno ero più agitata del solito, forse perché conoscevo una parte del mio pubblico. O forse perché sapevo che il risultato non sarebbe stato il massimo per una serie di problemi indipendenti da me.

Ma mi bastò stringere forte una mano a Johanna prima di entrare in scena, e tutto mi sembrò più facile.


Allora, inizieremo dall'Italia: suoneremo a Milano” stava raccontando Shavo.

Io e i miei amici, dopo il live, ci eravamo riuniti tutti insieme attorno a un tavolino. Dato che prima non ce n'era stato il tempo, avevamo chiesto ai ragazzi dove si fosse cacciato Serj e loro avevano spiegato che era rimasto imbottigliato in una cena assieme ad Angela e alcuni loro amici.

Mi dispiaceva non averlo potuto riabbracciare, ma in un certo senso ero contenta che non avesse assistito a quello scempio che, purtroppo, si era rivelato il nostro concerto.

Poi avevamo chiesto loro informazioni sull'imminente tour europeo che li avrebbe tenuti lontani da casa per circa tre settimane.

L'Europa affascinava un po' tutti e volevamo saperne di più: inoltre i SOAD avevano suonato già un sacco di volte in quel continente e conoscevano già qualche posto.

Milano? Wow! Però ho sentito dire che ci sono città migliori in Italia” commentò Noah.

Serj è in fissa con Firenze” raccontò Daron. “Io sinceramente preferisco Paesi nordici come la Finlandia e la Norvegia!”

A me piacerebbe la Spagna!” disse Jacob.

Ci suoneremo una volta quando saremo in tour tutti assieme” gli ricordò John.

Davvero? Oh chicos, ci daremo alla pazza gioia!”

Souls!”

Un grido alle mie spalle mi fece prendere un enorme spavento. Non avevo idea di chi potesse essere: la voce non mi era familiare.

Johanna, seduta dalla parte opposta del tavolino, aveva già avuto modo di riconoscere il proprietario di quella voce. La sua reazione non mi piacque affatto: inizialmente era sbiancata e un secondo dopo il suo viso era andato a fuoco, potevo quasi vedere il fumo che le usciva dalle orecchie.

Mi voltai di scatto e rimasi di sasso.

Miles?” mi lasciai sfuggire.

In carne e ossa!” rispose lui, battendosi una mano sul petto.

Subito il mio istinto mi suggerì di correre da mia sorella, ma chiaramente non potevo comportarmi ineducatamente con lui: mi misi in piedi e gli tesi una mano, sorridendo appena. “Piacere, io sono Ellie, la cantante. Credo che tu lo sappia già, se hai assistito al concerto.”

Il piacere è tutto mio! Sì, alla fine sono riuscito a venire: in genere quando decido di intervistare un gruppo faccio in modo di assistere almeno a un suo concerto!”

Oddio, oggi non è andata proprio bene...”

C'erano parecchi problemi di audio in effetti, ma voi siete stati tutti bravissimi! Ora, se permetti, vorrei presentarmi agli altri componenti della band... okay?”

Ma certo! Sanno già chi sei, ma bassista e chitarrista non hanno visto nessuna tua foto.”

Miles cominciò a girare attorno al tavolo e presentarsi con entusiasmo a tutti. Non diede segno di riconoscere i membri dei System; forse non aveva dimestichezza con il loro genere musicale.

Johanna, da brava attrice che era, lo salutò cordialmente e conversò con lui senza mostrarsi infastidita. In effetti Miles pareva un ragazzo a posto, molto meno invadente di come l'avevo immaginato, in certi momenti perfino troppo discreto e riservato.

Nel frattempo potei osservarlo senza dare nell'occhio: era alto più o meno quanto me, indossava una leggera giacca in jeans blu scuro su una camicia bianca, un paio di jeans neri e delle scarpe da ginnastica bianche; i capelli biondi erano leggermente scompigliati.

Tutto sommato non era male, anche se non lo trovavo adatto a me. Inoltre in quel periodo non pensavo ai ragazzi, non me la sentivo ancora di rivolgere le mie attenzioni a qualcuno.

Ragazzi, io devo scappare” annunciò Miles dispiaciuto dopo qualche minuto. “Vorrei tanto trattenermi di più con voi e conoscervi meglio, ma oggi sono di fretta. Mi ha fatto comunque tanto piacere sentirvi dal vivo e incontrarvi, spero che ricapiti presto un'occasione del genere!”

Amico, puoi aggiungerci su facebook!” Jacob l'aveva evidentemente preso in simpatia, nonostante i due a primo impatto sembrassero così diversi.

Miles mi si avvicinò per salutarmi con due baci sulle guance. “Io intanto preparo le domande, domani dovrei riuscire a mandarvele.”

Grazie mille, sei stato davvero gentilissimo a proporci questa intervista. Spero di rivederti presto a qualche altro concerto!”

Contaci! Ciao, buona serata a tutti!” si congedò, dirigendosi frettolosamente verso l'uscita.

Più tardi, mentre io e Johanna rincasavamo, ripensai ai fatti accaduti durante la giornata.

Jo?”

Dimmi.”

Miles non è poi così male, vero?”

Devo ammettere che mi ero sbagliata: sembra un tipo simpatico e tranquillo” sentenziò con il sorriso nella voce. “Ma se continua a insistere su facebook gli tolgo l'amicizia lo stesso!”

Scoppiai a ridere. “Sei assurda!”



♫ Grégory ♫


Quella sì che era un'annata di fuoco! Non avrei mai pensato che il nuovo album dei miei amati Dub Inc potesse riscuotere tanto successo.

Era davvero grandioso poter viaggiare per il mondo e portare la nostra musica in tanti Paesi diversi, ma spostarsi senza sosta era anche incredibilmente sfiancante.

Zigo?” mi richiamò la voce di Moritz, strappandomi dalla sorta di dormiveglia in cui ero entrato, ancora seduto dietro la mia batteria.

Eh?” bofonchiai, sollevando lo sguardo sul bassista.

Mi sembri un po' stanco, ma giusto un pochino...” osservò in tono ironico.

Si vede?”

Ma Jérémie?” sbuffò Idir, uno dei nostri due tastieristi, profondamente infastidito.

In effetti noi prendevamo molto sul serio le prove: quella mattina però ci eravamo dovuti interrompere perché alle orecchie di Jérémie erano giunte delle strane voci e aveva deciso di indagare meglio attraverso qualche telefonata. Non aveva voluto anticiparci niente, ma ormai tutti noi eravamo stanchi di aspettare, anche per via della crescente curiosità.

Hakim dovrebbe essere con lui, ma non risponde” ci comunicò Aurélien, che girava per la stanza con il cellulare all'orecchio.

E se provassimo senza di loro?” propose Moritz, accennando una linea di basso che in quel momento non riuscii ad associare a una canzone.

E come facciamo senza il chitarrista e uno dei cantanti?” mormorò l'altro, mettendo via il telefono dopo aver appreso che insistere non sarebbe servito a niente.

Ritz ha ragione: possiamo provare le canzoni in cui canti solo tu, no?” proposi, lanciando un'occhiata complice ad Aurélien. Lui scosse la testa, facendo oscillare i suoi lunghi dreadlocks.

Calò il silenzio per qualche istante.

Poi all'improvviso la porta della sala prove si spalancò e un grido del chitarrista ci colse alla sprovvista: “Porca puttana, non avete idea di quello che ho scoperto!”

Ma che problemi hai?” si rivoltò Idir, abbandonando la sua postazione dietro le tastiere.

Jérémie, palesemente sconvolto, fece qualche passo avanti in modo che anche Hakim potesse entrare nella stanza. Quest'ultimo scosse la testa. “Ah, non chiedete a me, non mi ha voluto dire niente!”

Sono curioso!” esclamai, ora completamente sveglio e attento.

Okay, allora, con calma...” cominciò Jérémie, afferrando la sua chitarra e cominciando a torturare nervosamente la tracolla. “Avete presente il festival di Saint-Étienne, il M(us)ix Festival, dove suoneremo anche noi?”

Certo!” confermammo tutti quasi in coro.

Bene, non immaginate che concerto apriremo...”

Certo, se non ce lo dici non lo possiamo immaginare” gli fece notare Hakim con impazienza. Il cantante aveva una curiosità fuori dal comune, odiava la suspance.

Io pensavo che saremmo stati noi i big della serata!” se ne uscì ingenuamente Frédéric, l'altro tastierista, per poi arrossire.

La scena mi fece ridacchiare sotto i baffi.

Apriremo i System Of A Down! Okay, l'ho detto!” sbottò infine il chitarrista tutto d'un fiato, per poi lasciarsi andare a un grido di gioia.

Mi caddero le bacchette dalle mani e rischiai di perdere l'equilibrio perfino da seduto. Il cuore mi martellava nelle tempie, quasi sovrastava il baccano generale che si era diffuso in tutta la stanza.

Cosa? No, questa è una cazzata, ti hanno raccontato una balla!” esplosi, balzando in piedi e piazzandomi di fronte a Jéeémie.

Ma stai scherzando?” aggiunse Moritz portandosi una mano sulla fronte.

Oddio, suonerò di fronte a John Dolmayan...” borbottavo, incredulo. Non era la prima volta che mi trovavo a lavorare con artisti importanti o che stimavo, ma quella notizia assurda mi aveva completamente destabilizzato.

Il che era strano, perché in genere ero una persona abbastanza mite e temperata.

Oh, i SOAD! Sì, ho capito chi sono: le loro canzoni sono una figata, hanno una palese influenza orientale!” commentò Hakim con un sorriso rilassato. Come faceva a non fare mai una piega?

Intanto Idir, preso dall'entusiasmo, si era impossessato della mia batteria e la suonava a caso per festeggiare. Era uno scempio, ma non avevo le forze per proteggere il mio povero strumento.

Per la prima volta nella nostra vita, trascorremmo una mattinata del tutto controproducente in sala prove. Non provammo nemmeno mezza canzone; in compenso festeggiammo, fumammo, strimpellammo B.Y.O.B. senza il minimo impegno e la minima serietà.

E cercammo di non pensare troppo a ciò che ci attendeva.



♪ ♪ ♪



Bene, signori e signore (?)

Il WOAD continua indisturbato, ed ecco quindi un nuovo capitolo di questa storia!

Come già accennato all'inizio, mi rendo conto che una canzone come 36, della durata di neanche un minuto, non sarà mai un sottofondo adeguato a un capitolo di millemila parole, ma avrete sicuramente notato il riferimento al numero, importante indizio per la risoluzione dell'indovinello XD

Sicuramente alcuni di voi saranno confusi dall'ultimo pov: tutti chiamano il batterista del Dub Inc “Zigo”, almeno quando gli si rivolgono, mentre all'inizio del pov c'è scritto “Grégory”. Questo semplicemente perché Zigo è il suo “nome d'arte”, il suo soprannome, e i suoi amici lo chiamano così ^^

Mi rendo conto che, per chi non conosce i Dub Inc, ora ricordare tutti questi nomi sarà complicato. Non vi preoccupate: li rivedremo con calma più avanti!

Nel caso foste interessati, ho scritto da poco una one shot su di loro, la mia prima fanfic sul gruppo francese... magari vi può aiutare a memorizzarli e ad assegnare a ognuno una caratterizzazione più precisa!

Odio farmi pubblicità, ma ve la linko lo stesso, almeno potrete raggiungerla con più facilità:

https://efpfanfic.net/viewstory.php?sid=3713820&i=1

Sapete, fa un po' strano scrivere di loro, soprattutto di Moritz, che ho avuto il piacere di incontrare di persona l'anno scorso... ma mi sta piacendo un casino e non vedo l'ora che i ragazzi partano in Europa per poter scrivere ancora di loro *-*

Grazie mille ai seguaci e lettori della storia, siete dolcissimi e fantastici! :3

A mercoledì prossimo con il secondo capitolo della mia raccolta systemosa delirante!!! ♥



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Capitolo 20
*** You can't tell me that I'm wrong ***


You can't tell me that I'm wrong


System Of A Down - Pictures



♫ Johanna ♫


Souls: quattro anime che si sono unite in una band dalle sonorità allegre e cupe allo stesso tempo. Originari di Los Angeles, i quattro musicisti hanno iniziato il loro percorso insieme nel 2008 e hanno cominciato a esibirsi per i locali della città nella primavera del 2009.

Con un nuovo singolo in uscita a metà giugno e un imminente minitour – annunciato solo un paio di giorni fa sulla pagina facebook ufficiale –, si sono resi disponibili a un'intervista esclusiva per spiegare tutte le importanti novità che li vedranno protagonisti nei mesi a seguire.

Nello specifico, è stata Johanna, la batterista, a rispondere alle mie domande; andiamo, quindi, a conoscere questa fortissima band emergente!



Ciao Johanna, o forse dovrei chiamarti Jo, dato che nella formazione sei stata registrata così. Direi che il primo passo sono le presentazioni: parlaci dei Souls, spiegaci chi siete e da cosa è nato il vostro progetto musicale.

Ehilà Miles! Innanzitutto grazie mille per averci chiesto quest'intervista e averci ospitato nel tuo sito, che è davvero una figata!

I Souls sono semplicemente quattro persone (io alla batteria, mia sorella gemella Ellie alla voce, Jacob alla chitarra e Noah al basso) con una passione smisurata per la musica, ma soprattutto unite da una profonda amicizia. È questa la base di tutto: l'amicizia, è proprio lei che fa funzionare nel modo giusto ogni cosa!

L'idea della band è nata quasi per caso: ci conoscevamo già da qualche tempo, anche se inizialmente con bassista e chitarrista non c'era chissà quale rapporto. Poi un giorno ci siamo ritrovati a conversare in un bar, una sera, al compleanno di un conoscente comune... e da lì BOOM, è stato “amore” a prima vista!

Abbiamo provato a suonare tutti assieme un giorno, e semplicemente ci siamo trovati bene. Da lì non ci siamo più separati: è come se fossimo sposati, non possiamo fare a meno di stare insieme, sia nella vita che nella musica!


Molti lettori di quest'articolo si staranno chiedendo: che genere musicale suonano i Souls? Da chi prendono ispirazione?

Oh, noi siamo un po' tutto, una specie di casino musicale! I principali generi che influenzano le nostre canzoni sono il rock, il metal e il reggae. Lo so, una fusione un po' strana, ma basti pensare ai The Police per capire subito a cosa miriamo!

Ma non finisce qui: mischiamo al tutto un po' di soul, funky, musica popolare proveniente da diverse culture (per esempio io nell'intro dei nostri concerti utilizzo una darbuka, tamburo di origine araba) e chi più ne ha più ne metta!

I gruppi a cui ci ispiriamo? System Of A Down, The Police, Dub Inc (gruppo reggae francese, non credo che qualcuno li conosca), Rage Against The Machine e un po' tutto il rock/metal, fino alle reggae bands californiane come Tribal Seeds e Groundation. Lo so, per chi non è appassionato del genere questi sono solo nomi, ma in realtà sono la nostra ispirazione!


Sulla vostra pagina facebook avete annunciato oggi stesso l'uscita del vostro primo singolo – accompagnato da relativo video – in uscita il 16 giugno. Parlaci di questa canzone!

Con piacere! Il nostro primo singolo si chiama Eagles e no, non è dedicato agli Eagles, anche se se lo meriterebbero!!!

Bene, dopo questa battutaccia posso tornare seria!

È un brano composto l'anno scorso, nel 2010, e che abbiamo già proposto varie volte dal vivo. Parla di libertà, e per questo abbiamo pensato che lo dovesse accompagnare un video semplice, genuino, senza troppi fronzoli. Libero, appunto.

Preferisco però non aggiungere altro, per non rovinare la sorpresa!


Dato che siete entrati in studio di registrazione, dobbiamo sperare in un futuro primo album per i Souls?

Assolutamente sì, stiamo lavorando per questo! Ci sentiamo carichi e pronti per registrare i nostri brani inediti, e ti dirò di più: siamo già a buon punto! Speriamo di riuscire a farvelo ascoltare entro quest'estate!


Ora arriva una domanda bomba: copierò qua sotto il post che è comparso nella vostra pagina un paio di giorni fa e poi ti lascerò la parola per spiegare meglio.

«NOTIZIE ROVENTI DAL FRONTE SOULS!!!! PREGO, UN PO' D'ATTENZIONE!!!!

Siamo lieti di annunciarvi tre date SPECIALI del nostro tour, che si terranno a ottobre e novembre! Dove di preciso?

NEL CONTINENTE EUROPEO!!!!!

Avete capito bene! Ma... non è finita qui!

Con grandissima emozione e commozione (perché mai ci saremmo aspettati qualcosa del genere), vi comunichiamo che per queste tre tappe saremo il gruppo spalla ufficiale dei mitici System Of A Down!!!

No no, non ci siamo inventati tutto! :D

PRONTI??? VIAAAAAAAAAAAAA!!!!!!!!!!!!

///

9 OTTOBRE – M(us)ix Festival (Saint-Étienne, Francia)

31 OTTOBRE – Hartwall Fest (Hartwall Arena, Helsinki, Finlandia)

4 NOVEMBRE – Rock In Dub (Dublino, Irlanda)»

Beh... penso che il tutto si sia spiegato da solo!!!

Già: ancora non ci possiamo credere, ma a ottobre partiremo per questo minitour al fianco dei SOAD, una delle band che più di tutte ci ispira per la nostra musica! È davvero una grandissima emozione e un onore per noi.

Vuoi sapere come è successo? Anche questo per caso in realtà: semplicemente ce l'hanno domandato. Abbiamo avuto il piacere di aprire un loro concerto, al Trobadour a dicembre 2010, e loro hanno gradito molto la nostra performance. Ci hanno visto anche qualche altra volta suonare e... ci hanno colto alla sprovvista, ma dopo qualche attimo di titubanza iniziale abbiamo capito che non potevamo lasciarci sfuggire quest'occasione d'oro!


Prima di concludere, ti faccio una domanda che rivolgo a tutti gli artisti che intervisto: hai qualche consiglio per i nuovi musicisti in cerca di affermazione? Vuoi dire qualcosa in particolare a chi, come te, sta affrontando la vita da emergente?

Avrei tanto da dire agli artisti emergenti, ma la faccio breve: non arrendetevi. Nella vita troverete gente che cercherà in tutti i modi di ostacolarvi, che vi dirà “ma andate a lavorare al posto di strimpellare”, che vi darà dei falliti, che non vi pagherà le serate... ma voi, se ci credete davvero, andate avanti a testa alta. E cercate il supporto dei vostri amici, che sono quella nota dolce anche durante le giornate più negative.

E, mi raccomando, spaccate tutto!!!


Jo, grazie davvero per il tuo fantastico intervento! Sei stata gentilissima ed è stato un piacere porti qualche domanda!


E complimenti ai Souls, che hanno avuto il coraggio di andare sempre avanti a testa alta e infine stanno riuscendo a conquistare importanti risultati!

Vi lascio qua sotto tutti i link ai loro canali ufficiali, in modo che possiate rimanere aggiornati su tutte le novità!



Oh, è carinissima!” commentai con entusiasmo, quando giunsi al termine dell'articolo.

Io però ti ho dato un consiglio e non mi hai voluto ascoltare! La battuta sugli Eagles fa cagare” ribadì Jacob accigliato.

Non è vero, è un'intervista strepitosa!” intervenne Melanie, prendendo le mie difese.

Lo penso anch'io” convenne Noah.

La condivido subito anche nel mio profilo!” esclamò Ellie armeggiando col suo cellulare.

Quella mattina noi cinque avevamo preso un treno diretto verso San Diego: eravamo riusciti a ottenere un concerto in quella splendida città tramite delle amicizie di Jacob. Avevamo pazientemente atteso quella data e ora finalmente era giunta.

Per l'occasione, anche Melanie aveva deciso di partire con noi.

Eravamo tutti molto emozionati.

Il caso volle che proprio quella mattina Miles pubblicasse sul sito la nostra intervista. Mi ero divertita a rispondere alle domande, dato che il resto dei Souls mi aveva assegnato questo compito; comunque avevo fatto leggere a tutti l'intervista prima di spedirla a Miles, mi sembrava giusto chieder loro se si trovavano d'accordo con ciò che avevo scritto.

Ma tu pensa! Entro su facebook e mi trovo un messaggio di Shavo!” commentò mia sorella con un sorriso divertito.

Ah, quindi sono arrivati! La loro prima data era in Italia, giusto?” domandai.

Sì, mi pare fosse a Milano. Ecco, è una foto della loro cena!”

Peccato che per il nostro tour non approderemo in Italia, lì si mangia bene” bofonchiò Jacob, sistemandosi meglio nei due sedili che aveva occupato.

Mentre io, Ellie, Melanie e Noah avevamo occupato uno scomparto da quattro posti, Jacob era rimasto da solo e si era impossessato dei sedili accanto ai nostri, in modo da poter comunicare con noi. Fortunatamente il vagone era quasi vuoto.

Però andremo in Spagna, e anche lì si mangia bene!” tentò di consolarlo Noah.

Guardate! Questo si che è un piatto di pasta!” Mia sorella ci mostrò la foto che il bassista le aveva inviato e tutti rimanemmo stupefatti da quanto quel piatto fosse pieno e incredibilmente invitante.

Mi capitava di mangiare la pasta e anche di cucinarla in casa, ma ero consapevole che non avesse nulla a che vedere con la vera pastasciutta italiana.

Poco prima che mia sorella potesse sottrarre lo schermo alla mia vista, su di esso fece capolino la notifica di un messaggio su facebook e riuscii a leggere chiaramente il nome di Miles.

Per poco non persi il controllo di me: strinsi i pugni e i denti, mentre cercavo di non dare a vedere la mia irritazione. Avrei voluto inveire contro Ellie e per me fu davvero difficile evitare una scenata in treno.

Quel tizio era diventata un'ossessione, non ci lasciava più in pace e stava diventando davvero pedante. Ma la cosa che mi faceva maggiormente alterare era che mia sorella gli dava corda, gli rispondeva, ci parlava e me lo nascondeva.

Ora rispondo a Shavo. Gli scrivo: non è giusto che voi siate lì a divorare piatti di pasta, mentre noi ci ritroviamo su uno squallido treno a morire di fame!” stava dicendo Ellie con entusiasmo, ignara della mia reazione.

Mel, mi accompagni in bagno?” sbottai all'improvviso. I miei tentativi di non risultare troppo brusca andarono miseramente in fumo, dato che Noah e Jacob mi lanciarono occhiate interrogative e confuse.

Perché ti devo accompagnare? Non ci sai arrivare da sola?” borbottò Melanie contrariata.

MI misi in piedi e la afferrai per un polso, incitandola a fare lo stesso. “Dai, muoviti, così ti assicuri che nessuno cerchi di aprire la porta mentre sono dentro!”

Mentre trascinavo la mia amica lungo il corridoio del vagone, lei mi fece notare: “Comunque ti puoi chiudere dentro a chiave”.

Arrivata davanti alla toilette, nel piccolo ambiente tra un vagone e l'altro, mi poggiai con forza a una parete e sbuffai. “Non ci posso credere, Ellie parla con quello lì e non me lo vuole dire! Che palle, ma possibile che non riusciamo più a liberarcene? Avrei dovuto rifiutare l'intervista, cazzo!”

Ma si può sapere cos'hai?” mi interruppe Melanie, piazzandosi di fronte a me e aggrottando le sopracciglia. “Dai, respira, calmati... raccontami tutto” aggiunse poi, posandomi una mano sulla spalla.

Feci come mi aveva consigliato, poi cominciai a giocare nervosamente con una ciocca dei miei capelli. “Sai già di Miles e delle sue insistenze che non mi stanno affatto bene, no? Ecco, fino a oggi avevo sopportato, ma prima mi sono resa conto che Ellie aveva un suo messaggio; questo significa che ci parla, gli dà retta...”

Melanie accennò un sorriso e scosse la testa, facendo oscillare i suoi boccoli neri. “Fammi capire: e a te che importa? Miles non sta parlando con te, ma con lei; posso capire che ti stia antipatico, ma magari Ellie non la pensa come te.”

Non mi sta antipatico, è che... non mi convince, ha degli strani modi di fare. Perché Ellie gli sta dietro? Non lo sopporto!” ribadii.

Io non vedo tutti i problemi che vedi tu. In fondo lui non sta facendo nulla di male, e nemmeno Ellie: stanno solo parlando. Perché non inizi a rilassarti e dare un po' più di fiducia al prossimo?” mi consigliò Melanie con una leggerezza e una pacatezza decisamente irritanti.

Parla colei che si fida di qualsiasi essere vivente sulla faccia della Terra, e puntualmente le va tutto male” commentai acida. “E perché mia sorella me lo dovrebbe nascondere? Ci diciamo sempre tutto, pure le cose più banali, lo sai” sibilai.

Magari te lo dirà oggi stesso. Forse non voleva metterti addosso troppa agitazione, dato che stasera vi aspetta un concerto piuttosto importante. O magari non voleva farlo sapere a tutti noi e non ha trovato il momento per parlarti in privato.”

Nonostante tutto non riuscivo a convincermi, anzi, più ci pensavo e più la rabbia e il nervosismo aumentavano.

Jo, dai! Sei troppo impulsiva e te la prendi per le sciocchezze, esagerata!” cercò ancora di sdrammatizzare la mia amica.

Uff, mi sono stancata. Grazie dell'auto e della comprensione” conclusi con sarcasmo, facendo per rientrare nel vagone.

Non dovevi entrare in bagno?”

Ma scherzi? I bagni dei treni mi fanno schifo, non ci ho mai messo piede e mai lo farò.”

Percorsi velocemente il corridoio tra i sedili e tornai al mio posto senza degnare nessuno di uno sguardo. Melanie ci raggiunse qualche secondo più tardi.

Ripescai il mio cellulare dalla borsa e diedi un'occhiata a notifiche e messaggi vari. Troppe applicazioni richiedevano di essere aggiornate.

Mi ritrovai un messaggio su facebook e impallidii quando scoprii che si trattava di Miles. “Ancora?” sbuffai tra me, lasciando cadere il telefono sulle mie ginocchia.

Noah, che sedeva accanto a me, mi lanciò un'occhiata preoccupata e sussurrò: “Che c'è?”

Niente” tagliai corto, indecisa se leggere il messaggio o meno.

Alla fine cedetti alla curiosità e lo aprii.


L'intervista sta riscuotendo parecchio successo, un sacco di gente si è incuriosita! Grandi!!! Che ne dici se per festeggiare questo pomeriggio beviamo qualcosa insieme? Conosco dei locali in zona Santa Monica davvero niente male! :) Che dici? Sei libera?


Scoppiai a ridere sonoramente, attirando l'attenzione dei miei amici e degli altri passeggeri presenti nei dintorni.

Questa poi! Ci mancava solo l'appuntamento galante! 'Fanculo, forse non ha capito con chi ha a che fare!” esclamai senza preoccuparmi dalla possibile figuraccia in cui mi stavo cacciando.

Cos'è successo?” volle sapere Ellie.

Per non dare a vedere che ce l'avevo con lei, decisi di rispondere. “Miles mi ha chiesto un appuntamento per questo pomeriggio, solo io e lui! Ma quanto è patetico!”

Perché non accetti?” mi consigliò Jacob in tono malizioso.

Ma sei pazzo? Io, accettare un appuntamento con un tipo?! Andiamo, mi conosci da anni!”

Però poveretto, magari si è davvero invaghito di te. Non trattarlo troppo duramente” si intromise Noah, sempre buono e sensibile.

Certe volte perfino troppo.

Ehi, sono sfacciata e impulsiva, ma non maleducata. Ma che non rompa troppo le palle, altrimenti rischia di portare fuori il lato peggiore di me. Comunque non è possibile, ma perché mi devo sempre cacciare in queste situazioni?”

Cercai di convincermi delle mie stesse parole, ma avevo una voglia matta di insultare quel deficiente in tutti i modi che conoscevo, per poi cancellarlo dagli amici e lanciare il telefono fuori dal treno.

In quel momento avrei voluto i System accanto a me, loro che riuscivano sempre a farmi distrarre e divertire, ma che avrebbero anche saputo ascoltarmi se mi fossi voluta sfogare con loro.



♫ Daron ♫


Milano non mi faceva impazzire, non era poi tanto diversa da certe zone di Los Angeles.

In realtà non sapevo che pensare dell'Italia perché non l'avevo mai visitata. Serj era in fissa con quel dannato Stato, ma io non riuscivo a spiegarmi il perché.

Quella sera avremmo dovuto suonare, così durante la mattinata avevamo deciso di andare a fare un giro in centro per respirare un po' l'atmosfera di Milano e cercare qualcosa di bello da vedere. Per fortuna l'infinito mare di traffico e l'interminabile viavai di persone sui marciapiedi ci consentiva di non dare troppo nell'occhio.

Ma seriamente, perché cazzo siamo usciti a piedi? Cosa ci facciamo qui?” mi lamentai per l'ennesima volta con uno sbuffo, cercando con lo sguardo una tabaccheria.

Io voglio andare alla Galleria di Arte Moderna!” cinguettò Shavo felice come un bimbo, brandendo la cartina della città.

Ma tu sei fuori. Io non ho voglia di rinchiudermi in un cazzo di museo” obiettai infastidito.

Cosa c'è alla Galleria?” s'informò invece John, curioso.

Un sacco di opere di artisti ottocenteschi e novecenteschi, tra cui Canova.”

Chi sarebbe?” biascicai.

Uno dei più importanti scultori di tutti i tempi! A quanto pare questa galleria si trova all'interno di una villa, ma non ho ben capito dove sia” continuò il bassista, tornando a esaminare il reticolo di strade illustrato sull'enorme foglio azzurro.

Fammi dare un'occhiata” intervenne Serj, affiancando Shavo e seguendo con il dito un tragitto. “Ho scoperto due cose fantastiche!” affermò poi.

Cosa?” volle sapere subito Shavo.

La prima è che la Galleria si trova vicino ai giardini pubblici di Porta Venezia, e noi distiamo circa un chilometro da lì.”

Andiamo!” esultò Shavo con gli occhi che brillavano.

John, mi porti in braccio?” implorai il batterista, che mi ignorò.

La seconda buona notizia è che in questi giardini pubblici c'è anche il Museo Civico di Storia Naturale e io mi rinchiuderò lì per tutta la mattina” concluse Serj con fare soddisfatto.

Vedi? Io e te siamo sempre d'accordo, fratello!” Shavo lo prese sottobraccio.

Perché dobbiamo fare i ragazzini in gita scolastica?” domandai.

E dai Daron! Vieni nella Galleria con me, ti piacerà un casino!” mi assicurò il bassista, cercando di tirarmi su di morale.

Mugugnai qualcosa di incomprensibile perfino a me stesso e mi preparai a una poco allettante passeggiata all'insegna della noia.

Ma non appena giunsi davanti all'entrata del Museo di Storia Naturale, rimasi sconvolto dalla bellezza di quell'edificio: mi conquistarono soprattutto gli enormi archi e i colori caldi e accesi della struttura che, illuminata dal sole, pareva brillare di luce propria.

Io entro con Serj. Voi che fate?” ci domandò John.

Io ho promesso a Shavo che sarei andato con lui” risposi.

Non fate disastri voi due, e fatevi trovare all'entrata dei giardini per mezzogiorno” ci intimò il cantante.

Sì mamma” lo prese in giro Shavo, poi si allontanò velocemente, impaziente di trovare la sua attrazione preferita.

Lo seguii controvoglia; tuttavia l'entusiasmo dei miei amici stava cominciando a contagiarmi.


Vedi? Che ti avevo detto? È una figata pazzesca.”

Avevi ragione, ma smettila di ripetermelo.”

Shavo aveva avuto ragione: i dipinti che avevo visto mi avevano colpito tantissimo. Come mio solito, ogni volta che mi ero soffermato su un quadro avevo cominciato a fantasticare su ciò che tale immagine voleva raccontare, sulle emozioni dei personaggi dei raffigurati e dei pittori stessi mentre le creavano. Non riuscivo a osservare superficialmente, ero per natura portato a entrare nell'opera, a capirla, interpretarla e associarla a ciò che provavo ogni giorno.

Forse era per questo che avevo paura di entrare in quel museo: non volevo rispecchiarmi in ciò che vedevo, non volevo tuffarmi all'interno di me stesso, non volevo farmi prendere troppo dai dipinti. E invece ci ero cascato, come ogni volta che stringevo la mia chitarra e mi perdevo all'interno della musica.

Ero uscito stordito da quel viaggio attraverso l'arte moderna.

È che tu non ti sei fermato a guardare bene le sculture, ma... cazzo, erano bellissime! Stavo impazzendo!” raccontava Shavo concitato, cominciando a snocciolare nomi di scultori di cui ignoravo l'esistenza.

Ehi, com'è andata?” ci intercettò John quando giungemmo al punto di incontro. Lui e Serj ci aspettavano e nel frattempo chiacchieravano tra loro.

Benissimo! Non avete un'idea di cosa ho visto... bellissimo! È piaciuto anche a Daron, l'ho dovuto trascinare via dalla zona dei dipinti! Voi?” spiegò il mio amico con un sorriso.

Carino, ma mi aspettavo di meglio. Mi sono pentito di non essere venuto con voi” ammise Serj.

Io ho fatto un giro veloce e sono uscito quasi subito, poi mi sono rintanato nella biblioteca del museo e qualcuno mi ha pure riconosciuto” raccontò John.

Milano non è poi così male!” affermò Shavo.

Cerchiamo un posto in cui mangiare? Sto morendo di fame!” propose il batterista.

Se mi fate camminare ancora tanto, consideratevi degli uomini morti!” li minacciai.

No. Ho visto una pizzeria mentre venivamo qua, direi che mangiare la pizza in Italia è d'obbligo!”

Tutti diedero ragione al cantante, così ci dirigemmo verso il locale da lui adocchiato.

Ma poco prima che entrassimo, mi giunse alle orecchie qualcosa simile a un boato da stadio.

Avevo creduto di essermela scampata, invece un gruppo di una dozzina di ragazzi – la maggior parte con una nostra maglietta addosso – ci raggiunse gridando, esultando e schiamazzando.

Misi su il sorriso più falso del mio repertorio e cominciai a firmare cd e posare per le foto.

Ma, in mezzo a questi fastidiosi compiti quotidiani, un fatto mi portò alle risate.

Sergei, posso fare una foto con te?” domandò un tizio a un certo punto in un inglese piuttosto scadente.

Sergei?! Non potevo crederci, erano riusciti a distorcere ancora una volta il nome di Serj! Ne avevo sentito davvero di tutti i colori, ma quella volta non riuscii a trattenere le risate.

Fu così che scoppiai a ridere proprio mentre posavo con due ragazze, e loro mi ringraziarono tanto per quello scatto così naturale e allegro.

Ma sì, Milano non era poi così male!



♪ ♪ ♪



Ragazzi miei, finalmente la connessione mi ha assistito e sono potuta tornare anche con questa storia!!! *-*

Innanzitutto AUGURI DI BUON NATALE E BUONE FESTE A TUTTI ♥

Comunque... lo so, teoricamente questo capitolo avrei dovuto pubblicarlo ieri per il Wednesday Of A Down, ma queste feste mi hanno scombussolato e ieri ero convinta fosse lunedì XD quindi per l'occasione passeremo da WOAD a TOAD :P

Comincio col dire che, se c'è qualcuno di Milano tra i miei lettori, mi deve perdonare se non sono stata brava a rendere l'atmosfera della città, ma non ci sono mai stata!

In ogni caso tutti i luoghi citati esistono davvero, mi sono un po' informata per dare un tocco di credibilità in più alla storia!

Vi sono piaciuti i System in versione turisti? Non potevo non ambientare una scena nella nostra Italia, dato che nel 2011 ci sono stati ^^
Per quanto riguarda invece le date dei Souls, come sapete me le sono inventate, così come i festival citati. L'unica cosa che esiste realmente è la Hartwall Arena di Helsinki, che può ospitare fino a 15.000 persone per un concerto. Eh sì, pochi posti, quindi affrettatevi perché sicuramente sarà sold out dopo neanche un'ora dall'inizio della prevendita :'D

Che dire dell'intervista? Mi sembrava carino farvela leggere perché se n'era parlato tanto, e poi ci ha aiutato a conoscere meglio la storia dei Souls!

Spendo anche due parole per titolo e canzone scelti: questo verso di Pitures mi sembrava adatto a descrivere le sensazioni di Jo quando si è sentita dire da Mel che stava esagerando. Lei non si sente in torto, ergo nessuno le deve dire che sta sbagliando. Bel caratterino la nostra batterista, eh?

Inoltre le “pictures” fanno riferimento ai quadri che Daron si è soffermato a osservare all'interno del museo ^^

Grazie come sempre a chi continua a seguirmi e recensirmi! Spero davvero di non deludere le aspettative di nessuno :3

A tra due settimane con il nuovo capitolo, e al prossimo mercoledì con gli Psicopatici a Firenze (?) ♥


...e tenete d'occhio la categoria dei System in questi giorni, potrebbe arrivare un piccolo regalo natalizio ;)



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Capitolo 21
*** Living and born in Paradise ***


ReggaeFamily

Living and born in Paradise


Dub Inc - Paradise



Ellie ♫


Qualcosa non andava. Johanna ultimamente era strana, sembrava di malumore. Non potevo affermarlo con certezza perché in quei giorni, tra i miei impegni all'università e i suoi con Lindsay, non avevamo potuto passare tanto tempo assieme.

Ma vedere mia sorella con il broncio mi faceva stare in pensiero. E se ce l'avesse avuta con me? Dovevo scoprirlo al più presto.

Colsi la palla al balzo quel sabato, mentre ci preparavamo per andare in spiaggia. Non avremmo fatto il bagno e non ci saremmo messe in costume, quello era solo lo scenario in cui avremmo girato il nostro primo video.

Io e Johanna ci trovavamo in bagno insieme, come spesso capitava: io cercavo di dare un senso ai miei capelli disastrati, mentre lei, appena uscita dalla doccia, si stringeva nel suo accappatoio viola.

Jo?” esordii.

Mmh.”

Cos'hai?”

Cosa dovrei avere?”

Sei strana in questi giorni...” Mi voltai nella sua direzione per poter incrociare il suo sguardo e mi ritrovai davanti un'espressione fiammeggiante. Sì, era arrabbiata con me, proprio come immaginavo.

Grazie mille per avermi informato” sbottò.

Non capivo. “Informato di cosa?”

DI te e quell'idiota di Miles che fate i piccioncini su facebook. La mattina del concerto ho visto che ti ha mandato un messaggio. Quanti giorni sono passati? Tre o quattro? Ancora non ti eri decisa a dirmelo, sono stata io a doverlo scoprire per conto mio!”

Non ci potevo credere! Davvero se l'era presa per un motivo così stupido e insignificante? La conoscevo come le mie tasche e sapevo che in quei giorni si era fatta una serie di film mentali sufficiente per una nuova soap opera.

Ridacchiai. “Jo, ma come puoi arrabbiarti se non sai come sono andate davvero le cose? Quel giorno io e Miles abbiamo chiacchierato per qualche ora, fino all'ora di pranzo all'incirca, poi l'ho dovuto salutare e da allora scambiamo solo qualche messaggio ogni tanto! Era un fatto talmente insignificante che mi sono perfino dimenticata di dirtelo!”

Lei sbuffò. “Peccato che lui nel frattempo mi abbia chiesto di uscire... ma non te ne rendi conto? Ci prova con entrambe, e tu continui a stargli appresso! Questo mi fa incazzare.”

Guarda che io non sto appresso a nessuno, solo perché scambio qualche messaggio con una persona non vuol dire che mi ci devo sposare! Sai bene che sono appena uscita da un periodo difficile e ci ho impiegato mesi a dimenticare Noah, non vado in cerca di un ragazzo! E sai cosa? Non capisco cosa ci trovi di male in Miles. È un tipo così simpatico, dolce e carino! Mi fa piacere parlarci, tutto qui.”

Cominciavo seriamente a irritarmi per l'atteggiamento di mia sorella. Va bene, Miles non le andava a genio, ma non poteva certo pretendere di decidere con chi dovevo avere a che fare.

Simpatico, dolce e carino... ma fammi il favore, è solo uno stalker che non fa che metterci likes in tempo reale per tutto quello che facciamo! Ah, ma con me ha chiuso: ieri mi ha scritto un messaggio, io l'ho letto e non gli ho risposto!”

Scossi la testa. Miles di certo ci era rimasto male.

Ma del resto, se veramente ci stava provando con Johanna, aveva trovato la ragazza più sbagliata. Lei non ne voleva sapere di intraprendere una relazione di qualsiasi tipo e non sopportava chi andava contro la sua decisione.

Lo so” proseguì mia sorella, infilandosi la maglietta dei Korn che aveva scelto accuratamente per il video, “non posso impedirti di parlarci. Continuerà a darmi fastidio, ma cercherò di non darlo troppo a vedere. Mi auguro solo che tu non decida di cedere alle sue avances.”

Non ci prova con me!” ribadii, uscendo dal bagno e dirigendomi verso camera mia.

Prima o poi chiederà un appuntamento anche a te, vedrai. E tu accetterai, e io mi incazzerò.”

Scossi la testa mentre esaminavo due paia di scarpe. Cosa avrei potuto indossare: ballerine azzurre o sandali bianchi? Forse era meglio optare per un paio di scarpe chiuse...

Johanna si affacciò alla porta della mia stanza. “Mi hai sentito?”

Sollevai lo sguardo e lo posai su di lei, mentre un leggero sorriso ironico mi si dipingeva sulle labbra. “Sai quante probabilità ci sono che io accetti un appuntamento romantico con Miles? Meno di zero. Ti ho già detto un milione di volte che non mi piace, non è il mio tipo e non è mia intenzione mettermici assieme.”

Anche solo l'idea di stare sola con Miles, di un suo tentativo di baciarmi, mi disgustava. No, non sarei mai arrivata a tanto, Johanna poteva dormire sonni tranquilli.

Me lo auguro. E comunque ti consiglio le ballerine, quei cosi bianchi non mi piacciono e non sono abbinati con il resto” concluse lei, per poi scomparire nuovamente in corridoio.

Dopo qualche minuto, in cui curai gli ultimi dettagli del mio aspetto e applicai un leggero velo di trucco, mi avvicinai alla porta della camera di Johanna. “Sei ancora arrabbiata con me?”

Macché!” rispose lei mentre si legava le scarpe. Dopodiché si mise in piedi, afferrò la sua borsa e mi lanciò un'occhiata complice. “Andiamo?”

Sorrisi. “Evviva, tutti al mare!”


Top celeste, leggera gonna in jeans, ballerine azzurre.

Un po' di mascara e un leggero ombretto blu.

Capelli insolitamente sciolti. Il regista, ovvero un amico di Noah in possesso di una videocamera di ottima qualità, mi aveva obbligato a indossare una paglietta bianca che desse un maggiore senso di libertà.

Ma c'è vento, questa cosa vola!” avevo protestato, ma non era servito a niente.

Mia sorella invece si era vestita completamente di nero: maglia dei Korn, shorts e All Stars. Il suo abbigliamento faceva a pugni con l'estate.

Jacob invece aveva sfoggiato una camicia bianca a maniche corte che non sapevo si trovasse nel suo armadio, mentre Noah si era presentato con una delle sue solite magliette a righe colorate.

La spiaggia in cui ci eravamo recati, a circa una trentina di chilometri da Los Angeles, era quasi completamente deserta. L'aria era ancora troppo fredda per potersi tuffare in acqua, quindi molta gente ancora non si avventurava per la sconfinata costa californiana.

Da cosa dovremmo partire?” mi informai, trattenendo il cappello sulla mia testa in modo che non volasse via.

Allora, se non sbaglio nell'intro vorreste le vostre sagome in controluce e il mare alle vostre spalle, vero?” chiese Logan, il nostro cameraman. “Quindi tutti verso il bagnasciuga, possibilmente a circa due metri di distanza l'uno dall'altro!”

Io e i miei amici eseguimmo e cominciammo a provare la scena. Avremmo dovuto camminare per qualche metro verso la telecamera, proprio come se stessimo giungendo dal mare.

Siete pronti? Via!” gridò Logan.

Presi a passeggiare sulla sabbia, allontanandomi sempre più dalla riva. Tutto sembrava andare per il verso giusto, finché il mio piede destro non affondò in una buca. Persi l'equilibrio e ruzzolai a terra, accompagnando la mia caduta con un grido spaventato.

Cazzo, El, ma che problemi hai?” mi apostrofò Jacob, scoppiando a ridere.

Io lo imitai e presto la mia risata contagiò tutti.

Non riesco ad alzarmi!” protestai, asciugandomi le lacrime per il troppo ridere.

Intanto il cappello era caduto da un lato e si era incastrato nella sabbia.

Ti aiuto io!” affermò Jacob, porgendomi una mano.

Io la afferrai e feci leva per potermi rialzare, ma pure il mio amico alla fine cedette e cadde sulla sabbia.

È finito col culo a terra, oddio, questo è troppo!” esclamò Johanna, ricurva su se stessa per le troppe risate.

Oddio, sta volando il cappello!” si allarmò Noah.

Roteai appena gli occhi e lo vidi che rincorreva quell'infernale paglietta bianca, senza smettere comunque di ridere.

Siete da oscar, porca puttana! Questo video verrà una bomba!” esultò Logan.

Solo allora mi resi conto che ancora avevamo la telecamera puntata addosso e il momento era stato immortalato.

Ma seriamente vuoi mettere questa roba nel nostro video?” domandò Jacob, prendendo a sghignazzare. Intanto si era messo nuovamente in piedi e cercava di ripulirsi dai granelli di sabbia che gli si erano attaccati ai vestiti.

Non lo so, decidete voi! Secondo me sarebbe una figata: la vostra canzone parla di libertà, e cosa c'è di più libero delle risate? Proprio queste risate, quelle che non riesci a controllare e che contagiano tutti!”

Ce l'ho fatta! Ellie, tieni il tuo cappello!” Noah ci raggiunse, trafelato, e mi rese ciò che rimaneva dell'oggetto.

Nel vedere quell'affare inutilizzabile e disseminato di macchie, ridacchiai. “Grazie mille.” Mi misi seduta e mi sollevai faticosamente da terra.

Johanna si avvicinò a Logan con un'espressione seria e riflessiva. “Ma sai che hai ragione? Dev'essere questo lo spirito del video: lo prendiamo come viene! Non ha senso andare contro il significato del video e racchiudere tutto in degli schemi predefiniti.”

Ma così è un casino!” obiettai, presagendo già il più totale disastro.

Oh, sarà fottutamente divertente!” strillò Jacob raggiante.

Oddio, sarebbe stato un casino.

Ma forse aveva ragione il nostro chitarrista: anche fottutamente divertente!



John ♫


Berlino era grande e apocalittica. Per me, che amavo la pace e la tranquillità, perfino troppo.

Osservavo l'incessante viavai di auto che, come barche, sguazzavano nell'immenso fiume che era la strada. Parevano così piccole viste dalla finestra della mia stanza d'albergo, situata al sesto piano.

Luci lampeggiavano, motori rombavano, persone chiacchieravano e procedevano sul marciapiede.

A volte mi domandavo cosa mi avesse portato lì, come fosse possibile che mi trovassi a Berlino, in Europa. Il giorno prima ero salito su un palco enorme, davanti a un pubblico di migliaia di persone, che acclamava me e i miei amici, cantava le nostre canzoni, saltava, gridava, piangeva e rideva.

Stava succedendo davvero a me? Era talmente irreale che, quando mi ci soffermavo con la mente, stentavo a crederci.

Ehilà stronzo!”

La porta della mia camera si era spalancata e un raggiante Shavo si materializzò alle mie spalle.

Mi voltai lentamente nella sua direzione. “Potresti bussare prima di entrare nelle stanze altrui? Grazie.”

Io che ci posso fare se non chiudi a chiave? Ho trovato aperto e sono entrato!”

Squadrai il bassista. Era abbigliato con uno dei suoi soliti cappellini da baseball, un'anonima maglietta nera piuttosto larga, un paio di pantaloni della tuta Nike e delle scarpe da ginnastica bianche.

Era incredibilmente energico nonostante fossero solo le otto e mezza del mattino e avessimo dormito a malapena quattro ore.

Chiudi la finestra, Johnny, altrimenti ti ammali” mi rimproverò, accostandosi a me e spingendo l'anta che avevo lasciato socchiusa. L'infisso si sigillò con uno scatto.

Come mai questa allegria già di buon mattino?” domandai, dirigendomi verso la mia valigia con l'intento di mettere un po' d'ordine.

Siamo a Berlino, cazzo! E tra qualche ora ci recheremo in Svezia. Non dovrei essere contento?”

Non sei un po' stanco per questo tour?”

Shavo si gettò sul mio letto facendolo scricchiolare e si sdraiò su un fianco in modo da potermi osservare. “Sono distrutto, ma... dopo tanti anni siamo in Europa con i System, tutti insieme. Sai cosa significa?”

Certo che lo so. È incredibile.”

L'avviso di una notifica sul cellulare del bassista riempì l'aria. Quella dannata suoneria al massimo del volume mi dava fastidio; io tenevo sempre il telefono in silenzioso.

Oh, una notifica dei Souls” constatò, poi all'improvviso scattò a sedere. “Il loro nuovo video! L'hanno condiviso, è su YouTube!”

Lasciai perdere le magliette che stavo ripiegando e affiancai il mio amico. “Sono curioso.”

Shavo mise in play il video e subito venni travolto da una ventata di freschezza. L'intro, caratterizzato da un'incalzante chitarra in levare, preannunciava un brano carico di energia, dalle sonorità estive e positive.

Mi colpirono molto le immagini che si susseguirono nei minuti successivi. Il filmato era di una semplicità spiazzante: i Souls, una spiaggia deserta, il mare alle spalle e niente più. Quattro ragazzi che si divertivano, ridevano, rotolavano, correvano uno dietro l'altro, sorridevano, lanciavano schizzi in aria.

Come colonna sonora, una canzone prevalentemente reggae, che parlava di libertà, spontaneità, risate, amicizia.

Un capolavoro” affermai al termine della visione.

Non vedo l'ora di tornare a Los Angeles e stritolarli in un abbraccio” mormorò Shavo, il sorriso nella voce e gli occhi che brillavano. “Anzi, sai che facciamo ora?”

Osservai il mio amico con aria scettica mentre impostava la telecamera interna del cellulare e la puntava verso di noi. “No, ti prego...”

Manderemo loro un video in cui ci complimentiamo!” esclamò, felice come un bambino il giorno di Natale. Poi prese a sproloquiare: “Ragazzi, il vostro video spacca di brutto, siete stati grandi! Avete avuto un'idea fantastica, la canzone è fottutamente perfetta, sono sicuro che farete più visualizzazioni della nostra Chop Suey!”.

Io intanto mi ero spostato dalla traiettoria della videocamera e me la ridevo sotto i baffi.

Io e John...” Shavo si interruppe per un secondo e corrugò la fronte. “Sei un coglione, tanto ti riprendo lo stesso! Dai, Dolmayan, saluta i VIP!”

Ciao geniacci!” salutai con un lieve sorriso.

Bene, comunque... non appena mettiamo piede negli USA vi conciamo per le feste, chiaro? Ciao campioni, un abbraccio da quel di Berlino!” concluse il bassista, terminando la ripresa e inviando il messaggio.

Sei un idiota” affermai.

Vado a vedere se Daron è sveglio.”

Shavo si mise in piedi e lasciò la stanza.


Tornare a casa dopo tre settimane di tour fu fantastico e traumatico allo stesso tempo. Ero davvero contento di poter rimettere piede a casa e godermi il meritato riposo, ma ormai cominciavo ad abituarmi ai ritmi frenetici del viaggio e tutto ciò mi sarebbe mancato, almeno un minimo.

Non appena mi ero ritrovato all'interno della mia casetta, avevo spalancato tutte le finestre per permettere all'aria tiepida di giugno di entrare; non avevo perso tempo e mi ero subito adoperato per disfare le valigie, caricare la lavatrice e rimettere ogni cosa al suo posto.

Era bella quella quiete: i raggi del sole erano sospesi tra i mobili della cucina e del soggiorno, il cinguettio degli uccelli radunati su un albero sovrastava i lontani rombi dei motori.

Rovistai in frigo e vi trovai una lattina di birra; la afferrai e mi posizionai sul divano, intenzionato a poltrire per il resto della serata. Per quel giorno avevo fatto abbastanza.

Ma dopo qualche minuto la vibrazione del mio cellulare mi avvisò dell'arrivo di una chiamata. Aggrottai le sopracciglia e sfilai controvoglia l'apparecchio dalla tasca dei pantaloni.

Era Johanna.

Ehi” risposi, schiarendomi appena la gola.

Ehilà Johnny! Come va? Com'è andato il viaggio?”

Bene, siamo arrivati questa mattina. È andata alla grande: siamo stanchi, ma felici. Tu invece che stai combinando?”

Io ho appena finito con Lindsay: ultimamente lavorerò parecchio con lei perché l'asilo sta per finire. Oggi però ho finito abbastanza presto: sto per salire in macchina.”

Oh, perfetto. Gli altri della ciurma?”

Solite cose: Ellie studia per gli imminenti esami, Jake ha iniziato a lavorare in campagna – e già non vede l'ora che arrivi l'inverno – e Noah aggiusta pc. Stanno tutti bene” raccontò. “Un giorno di questi dovremmo incontrarci per chiacchierare un po', sono curiosa di sapere le vostre avventure! Che ne pensi?”

Seguii con lo sguardo una mosca che svolazzava attorno al televisore. “Se non hai da fare, potresti venire a casa mia anche ora.”

Non sapevo da dove avessi tirato fuori quella proposta, ma subito mi resi conto dell'errore che avevo commesso. L'avevo invitata a passare un po' di tempo da soli, questo poteva essere frainteso ed era proprio ciò che volevo evitare. Avevo agito molto ingenuamente.

Se ti va... cioè...” tentai di rimediare quindi.

Uhm... non scherzare, Dolmayan, io ti raggiungerei volentieri!” esclamò la ragazza. Forse non si era accorta di nulla.

Ovviamente se vuoi puoi portare anche qualcun altro...” Stavo annegando nel mio stesso imbarazzo, questo non era da me.

Non credo ci sia qualcuno disposto ad accompagnarmi ora, sono tutti impegnati. Dimmi pure l'indirizzo!”

Ci riflettei su per un istante. In fondo cosa c'era di male nel passare una serata tra amici? Il fatto che saremmo rimasti da soli non avrebbe significato nulla, eravamo come fratello e sorella. Io questo lo sapevo bene, così come lo sapeva Johanna.

Cominciai a rilassarmi e le spiegai come raggiungere la mia abitazione.

Mentre attendevo l'arrivo della mia amica, misi su un po' di musica con il mio giradischi e mi accostai alla finestra per fumare una sigaretta.

Fu così che avvistai la sua Ford rossa procedere con lentezza sulla strada, per poi accostare nei pressi del mio cancelletto.

Non appena Johanna scese dalla macchina, richiamai la sua attenzione con un: “Buonasera”.

Lei, sorpresa, sollevò lo sguardo e incrociò il mio. “Ah, sei al primo piano. Anche la parte di giù è tua?”

No, lì abita una famigliola, ma gli ingressi sono separati: loro hanno un portone che affaccia sulla strada parallela a questa. Lo so, è un po' strano.”

Oh, e così tu ti sei preso questo simpatico e grazioso giardinetto!” commentò, dando un'occhiata al minuscolo vialetto che conduceva alla gradinata, contornato da poche e striminzite piante. “Certo che potresti curarlo un po' di più.”

Non ho tempo per pensare a queste cose, se avessi delle piante appassirebbero tutte. L'appassionato di vegetazione è Serj.”

Lei ridacchiò e iniziò a salire i gradini bianchi.

Mi diressi verso la porta per permetterle di entrare una volta arrivata in cima.

Din don, c'è posta per te.” La voce divertita di Johanna attraversò il legno della porta.

Aprii e lei mi si parò davanti con un sorriso a trentadue denti, poi mi stritolò in un abbraccio. “Mi sei mancato, batterista vagabondo!”

Non risposi, ma ricambiai l'abbraccio affettuosamente, sperando che lei capisse che anche per me era lo stesso.

La ragazza sciolse l'abbraccio e si addentrò in casa mia, cominciando a guardarsi attorno con interesse. “Comunque quando sarai vecchio quelle scale non ti permetteranno più di uscire di casa.”

Quando sarò vecchio vivrò in Armenia.”

Lei si voltò verso di me con le sopracciglia aggrottate. “Che ci fai in Armenia?”

Che ci fa un pesce in acqua?” ribattei, superandola e facendole strada verso la cucina.

Wow, quanta luce! E poi è tutto in stile moderno... i tavoli e le sedie neri sono una figata!”

Ti devo confessare una cosa.” Cominciai a sghignazzare. “Mi ha aiutato Shavo a scegliere i mobili.”

No, ma davvero? Ti ha fatto da agente immobiliare?”

In realtà voleva che prendessi roba molto più complicata, ma io gli ho detto chiaro e tondo di non rompere i coglioni.”

johanna mi sorrise con fare complice. “Approvo!”

La ragazza, felice e curiosa, fece una rapida ispezione della stanza e poi tornò in corridoio. Sicuramente si stava domandando da dove arrivava la musica di sottofondo.

Oh merda!” la sentii esclamare dopo qualche secondo.

La raggiunsi in soggiorno e la trovai china sul mio giradischi. “Carino, vero?”

Noah darebbe un rene per un gioiellino come questo!”

Non sapevo che gli piacessero queste cose” ammisi sorpreso.

Lui è in fissa con i vinili, ne ha una collezione discreta. Solo che ancora non li può ascoltare: ha avuto un modesto giradischi per un periodo, di seconda mano, ma più che altro pareva un macinino. Il suo sogno è un grammofono anni Cinquanta, sai, quei pezzi da collezione dal valore inestimabile...”

Non me lo sarei mai aspettato da lui. Dai, accomodati, non vorrai mica stare tutta la sera in piedi.”

La mia amica prese posto sul divano in pelle nera che troneggiava accanto alla finestra.

Cosa ti posso portare? Qualcosa da bere o sgranocchiare? Purtroppo non ho molta scelta, essendo tornato solo oggi non ho avuto il tempo di andare a comprare qualcosa...”

Fregatene. Mi va benissimo un bicchiere d'acqua.”

Dopo aver servito la mia ospite, mi sedetti accanto a lei e la osservai mentre armeggiava distrattamente col cellulare. “Scusa, Ellie sta rompendo.”

Ma poverina!”

Ti saluta. Vorrebbe essere qui con noi. Mi odia. Chiede se sarò a casa per cena. Vabbè, facciamo che dopo la chiamo! Allora collega, com'è stato questo rocambolesco viaggio nel Vecchio Continente?” domandò, scaraventando il cellulare tra i cuscini del divano senza alcun riguardo.

Potresti dimenticarti di averlo lasciato lì.”

Sicuramente accadrà, dato che lo perdo ogni tre minuti. Comunque ti ho fatto una domanda.” Johanna si volse verso di me e mi dedicò tutta la sua attenzione.

Bene. È stato sfiancante, non abbiamo visitato quasi nessuna città, ma tornare sul palchi davanti a tutta quella gente...”

Oddio, così mi farai salire l'ansia! Scherzo. E i fans com'erano?”

Fuori di testa. Però abbiamo incontrato anche tanta gente carina e disponibile. Pensa che nel viaggio di ritorno, in aereo, Serj ha cominciato a parlare con una ragazza madre di ventisei anni. Lei e il bambino, di soli otto mesi, erano in fuga dall'Europa perché il suo ex compagno li perseguitava in ogni dove; inoltre lei è in cerca di fortuna, spera di poter trovare un lavoro stabile per dare al suo bambino ciò di cui ha bisogno. Alla fine l'abbiamo conosciuta anche noi e abbiamo preso un caffè insieme” raccontai.

Wow, è una storia pazzesca!”

Mi è sembrata una ragazza molto ingenua, ma anche tanto buona.”

Sono contenta che sia stato un bel viaggio per voi.”

Tu invece? Che mi racconti? Com'è stato girare il vostro primo video?”

Fantastico! Eravamo partiti con un'idea ben precisa, uno schema definito, ma poi abbiamo cominciato a prenderci la mano e infine ci stavamo solo divertendo un mondo. Siamo stati in tema con la canzone, ecco.”

Penso che vi siate riempiti di sabbia fin sopra i capelli.”

Ci puoi contare, ma ne è valsa la pena. Il video ha già raggiunto le ventimila visualizzazioni, è un sogno!”

Sorrisi, veramente felice per i mitici Souls.

Però...” Johanna si rabbuiò e io capii subito che mi voleva confidare qualcosa. “C'è una cosa che mi preoccupa. Riguarda Ellie.”

Mi accigliai. “Cioè?”

Hai presente Miles, il tizio biondo che è venuto a salutarci il giorno del nostro live?”

Rovistai tra i ricordi in cerca di quel ragazzo. Nell'ultimo mese e mezzo mi erano passati davanti agli occhi talmente tanti visi che mi scoppiava la testa al solo pensiero. “Okay, penso di aver capito.”

La ragazza allora mi raccontò di quanto Miles fosse pedante, di tutte le volte che ci aveva provato con lei su facebook, e che nonostante tutto Ellie continuava a chiacchierarci occasionalmente.

Non mi convince proprio, ha un atteggiamento un po'... falso, strano, è come se la sua fosse una facciata da bravo ragazzo per poter mettere le mani addosso a ogni ragazza che incontra. Magari mi sto facendo i film mentali, ma l'idea di un eventuale appuntamento tra lui e mia sorella, loro due da soli... mi fa venire i brividi.”

È una palla al piede” riassunsi.

Poi ho cercato un milione di volte di fargli capire che non sono interessata a lui, ma non ci arriva.”

Prima o poi lo capirà.”

Spero più prima che poi.”

All'improvviso uno strillo assurdamente acuto ci raggiunse e Johanna sobbalzò. “E quello cos'era?”

I bambini di quelli che abitano sotto.”

Come fanno a strillare così? Mi auguro solo che la notte ti lascino dormire...”

Feci spallucce. “Camera mia è insonorizzata, perché è lì che tengo la batteria.”

Che figata, la batteria è la prima cosa che vedi appena ti svegli!” commentò, poi all'improvviso si illuminò. “Ehi, un momento: ottima idea! Almeno puoi portarti a letto quante tipe vuoi senza disturbare nessuno!”

Scoppiai a ridere. “Osservazione arguta!”

Senti John, non vorrei essere indiscreta, ma siccome sono io e sono fatta così, sarò indiscreta: non stai frequentando nessuna ragazza attualmente?”

Sei una pettegola” la accusai, leggermente in imbarazzo.

No, sarà uno scambio equo, anche io ti darò il mio punto di vista. Ci stai? Comincio io?”

Scossi la testa. “Mi stai confondendo.”

Va bene, comincio io. Non frequento nessuno e mai lo frequenterò.”

MI sembri parecchio decisa.”

Lei mi guardò dritto negli occhi e si fece estremamente seria. “John, l'amore non esiste, è solo un'illusione. All'inizio sembra tutto rose e fiori, poi tutto diventa abitudine. Ci si usa, ci si cornifica, si vive insieme solo perché si deve, perché ormai c'è di mezzo la famiglia. Nulla è destinato a durare nel tempo. E poi stare con una persona significa smettere di essere liberi, e io non voglio assolutamente arrivare a quella condizione. Sto bene così, non mi manca niente.”

Annuii. Mi aspettavo qualcosa del genere da Johanna, lei che era tanto esuberante e di certo se la cavava benissimo anche senza un ragazzo al suo fianco.

Per questo motivo le avances di Miles ti irritano tanto?”

Anche per questo. Voglio tenermi fuori da queste faccende da soap opera di quart'ordine.”

Sospirai. “Io e te non la pensiamo in maniera poi tanto diversa.”

Johanna sgranò gli occhi. “Dici sul serio?”

Penso anch'io che una relazione amorosa in senso sia affettivo che fisico non possa durare nel tempo: prima o poi uno dei due aspetti si deteriora. Quando si ama veramente una persona, la si ama per quello che è, senza il desiderio di raggiungere secondi fini. Il vero amore è quello tra fratelli, tra genitori e figli, tra amici... e poi c'è il sesso, che è tutta un'altra cosa. Io non lo demonizzo, anzi, non lo disdegno. Ma lo tengo ben separato dall'affetto: non mi sono mai affezionato alle ragazze con cui ho fatto sesso, e non ci ho mai provato con le mie amiche e in generale le donne a cui voglio veramente bene.”

Nella stanza calò il silenzio.

Non me lo sarei mai aspettato da te. Ti facevo più romantico.”

Risi. “No, non lo sono per niente!”

Vedi? Avevo ragione, la camera insonorizzata è utile!” se ne uscì infine la mia amica con fare soddisfatto, incrociando le braccia al petto.

Scoppiammo a ridere e in questo modo riuscimmo a sdrammatizzare. Per quanto potessero sembrare delle baggianate, quello era il nostro modo di vedere il mondo e condividerlo era sempre importante, un momento di confronto e di crescita.

Proprio in quel momento il cellulare di Johanna prese a squillare. Inizialmente non capimmo da dove arrivasse il suono, pareva lontano e ovattato, poi mi ricordai che la ragazza aveva ficcato l'apparecchio tra i cuscini del divano.

Ancora tra le risate, lei affermò: “Questa è mamma, vorrà sicuramente sapere dove mi sono cacciata e se deve preparare la cena anche per me. Sarà meglio che vada, si è fatto veramente tardi!”

Okay, non c'è problema!”

L'accompagnai all'ingresso.

Grazie mille per la serata, John. È stato un vero piacere!”

Grazie a te per la compagnia. Ora mi butto a letto, quasi non mi reggo in piedi” affermai con uno sbadiglio.

Non ceni?”

Non ho fame.”

Ci stringemmo in un abbraccio.

Saluta gli altri” le raccomandai.

Un giorno di questi facciamo un raduno tutti insieme per festeggiare i nostri e vostri vari successi, che ne pensi?” propose.

Ci sto!”

Allentai la stretta. Johanna mi regalò un'occhiata carica d'affetto, mi diede il cinque e concluse: “Buonanotte, dormi dodici ore di seguito!”

Poi corse via, giù dalle scale, come un fulmine.

Attenta a non ruzzolare giù!” la salutai, prima di chiudere la porta.

Ora sì che potevo dedicarmi interamente al poltrire. Ancora più entusiasta di prima.



♪ ♪ ♪



Lettoriiiiiii, ma quanto è dannatamente bella questa canzone???

Certo, i gusti sono gusti, ma... *-*

Ho deciso di inserire questo brano perché secondo me vi potrebbe piacere. Poi non trovate che tutto ciò sia paradisiaco? Il video dei Souls, il tour dei System, l'amicizia tra John e Johanna...

Questa canzone mi trasmette libertà; a voi? ^^

Io lo so, lo so... tra voi ci sono i soliti romanticoni che già progettano il matrimonio tra John e Johanna, vero?

Ci ho visto bene? XD

E ora mi starete odiando perché, con le loro riflessioni sul senso della vita e dell'amore, ho stroncato ogni vostra speranza! Maledetta Soul, questo è un colpo basso :D

Che dite, tifosi della coppia JoxJo? Siete delusi o continuate a sperare???

Per il resto lascio a voi la parola, sono curiosa di sapere cosa ne pensate di questo capitolo!

Grazie ancora per essere qui, sempre pronti a supportarmi in quest'avventura! Spero di non deludere mai le vostre aspettative, soprattutto ora che – FINALMENTE – si sta entrando nel vivo della storia! :3

A mercoledì prossimo con il WOAD ♥



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Capitolo 22
*** Looking for some help ***


ReggaeFamily

Looking for some help


System Of A Down - She's Like Heroin



♫ Serj ♫


Quindi?”

Quindi?” ripeté Shavo lanciandomi un'occhiata stranita.

Abbiamo il posto, abbiamo il dj. Ora ci vogliono gli invitati, no?” dissi in tono ovvio con un'alzata di spalle.

Certo. Allora, prendi nota.” Il bassista afferrò un quadernino e una penna da una mensola e me li porse. “Io, te, Sako, Beno, Greg, i Souls, i Cypress, Tom, Tim e Brad, poi... chiediamo anche a qualcuno dei Linkin Park, anche se credo siano impegnati. A quanti siamo?”

Io scrivevo più veloce che potevo, segnando i nomi che Shavo stava elencando. “Un attimo, dammi il tempo di fare il conto!”

A te viene in mente qualche amico di John e Daron? Ho paura di dimenticarmi qualcuno, abbiamo alcune amicizie non in comune.”

Ci riflettei un attimo su, poi presi a scarabocchiare tra i quadretti qualche nome di amici di John. “Daron non frequenta molta gente, dopotutto” commentai.

Ci vuole tempo per coltivare delle amicizie. E ci vogliono anche le persone giuste, lo sai anche tu. Bisogna distinguere tra quelli che vogliono il tuo bene e quelli che vogliono i tuoi fottuti soldi” constatò Shavo in tono vagamente sprezzante.

Sarà per questo che noi stringiamo amicizia sempre con gente già affermata e benestante” aggiunsi con un triste sorriso ironico.

La vita del musicista non era certo semplice. Probabilmente se fossi tornato indietro avrei preferito rimanere maggiormente nell'ombra; non avrei mai rinunciato alla musica, ma mi sarei tenuto alla larga da un'eccessiva fama.

Ma quello non era il momento adatto per questi rimpianti: io e Shavo avevamo un compleanno da organizzare.

Hai segnato Angela?” mi domandò il mio amico, facendomi leggermente sobbalzare.

Certo, è una delle prime persone che ho inserito nell'elenco. Ha detto che vuole preparare dei dolcetti per quel giorno.”

Shavo scosse la testa. “Dovrà cucinare per un sacco di persone!”

Non le importa, lei ci tiene. Sai com'è fatta.”

Tornai a fissare il foglio sul quale avevo annotato i nomi e feci un rapido conto. “Circa una trentina, qualcosa in più. Secondo me dobbiamo cominciare a invitare questa gente, poi in corso d'opera ci verrà in mente qualcun altro.”

Va bene, ora chiamo Sako!” esclamò Shavo, armato di cellulare.

Io sospirai e mi guardai attorno. La casa del mio amico mi piaceva: tutti gli ambienti erano luminosi, spaziosi e arredati con gusto. Il bassista era da sempre in fissa con l'arte, un po' come me, e adorava vasi e quadri colorati e dalla fantasia astratta.

Qualche volta mi aveva commissionato dei dipinti, che poi aveva esposto in salotto come un preziosissimo trofeo.

Ehi stronzetto!... Sì, io e Serj stiamo organizzando... il 23 luglio, confermo... Macché, il locale avrà una grande zona all'aperto, altrimenti sarebbe da matti... Ma ti pare? Ovvio... Infatti ti volevo dire: se ti viene in mente qualcuno faccelo sapere, perché noi stiamo stilando la lista ma mi sa che ci stiamo dimenticando la metà della gente... Adesso li chiamo... Dai Sako, cazzo, non farmi perdere tempo!... Va bene, ciao, poi ti aggiorno.” Shavo chiuse la comunicazione con Sako e io tracciai un segno di spunta accanto al nome del tecnico.

Ora chiamo Tim e gli dico di diffondere la notizia tra gli altri” annunciò, poi si portò nuovamente l'apparecchio all'orecchio e prese a parlare quasi subito. “Timmy, fratello, come butta?... Dai, cazzo, ti sei beccato il virus?... No, che palle! Ascolta, ti ho chiamato per dirti una cosa... No, sono a casa e c'è Serj...”

Ciao Tim!” salutai.

Ricambia” mi comunicò Shavo. “Comunque, ti ho chiamato per invitarti a una festa... no, non ti preoccupare: stiamo organizzando una festicciola in un locale per il compleanno di John e Daron, sarà il 23 luglio... Allora, Daron il 18 e John il 15... Certo! Comunque spargi la voce, dillo anche agli altri... Ecco, fammi sapere. Dai Timmy, ci sentiamo poi!... Ciao, saluta tutti!”

Che dice?” mi informai.

Cercherà di esserci e di invitare più gente possibile per piazzare un bel casino.”

Ridacchiai. “Per Daron sarà un compleanno di merda, lui che odia tanto la confusione.”

Lo farò ubriacare, così smetterà di rompere.”

Ripescai il mio cellulare dalla tasca della giacca leggera che mi ero portato appresso. “D'accordo, io chiamo una delle gemelle.”

Selezionai il numero di Ellie dalla rubrica e feci partire la chiamata. Non mi rispose subito e temetti di starla disturbando, ma poi la sua voce esordì all'improvviso: “Ehi, Serj!”.

Ellie! Come stai? Non ci si sente da una vita!” la salutai con entusiasmo.

Hai ragione, l'ultima volta che ci siamo visti è stata prima della vostra partenza in Europa. Comunque non c'è male; stamattina ho dato un esame all'università e sono finalmente riuscita a liberare la mente” raccontò.

E com'è andata?” saltò su Shavo, che stava origliando con attenzione la conversazione.

Quello era Shavo, vero? Mandagli un abbraccio da parte mia!” si illuminò Ellie. Potevo immaginarmela perfettamente: occhi che brillavano e sorriso sulle labbra.

Riferii al mio amico, poi Ellie mi spiegò che l'esame era andato bene. Si era preparata tantissimo nei mesi precedenti e aveva accumulato tanta ansia.

Mi auguro che ora tu ti stia rilassando!” commentai con fare apprensivo.

Oh, ci puoi contare! Anzi, oggi stavo proprio pensando a te perché questo pomeriggio per festeggiare mi sono rintanata in camera mia e ho guardato il DVD di Elect The Dead Symphony.”

Il modo semplice e diretto di dire le cose che aveva quella ragazza mi faceva sorridere e mi inteneriva sempre un sacco. Lei e Johanna non avevano nessun segreto, erano abituate a dire tutto ciò che passava loro per la mente.

Oh, non sapevo avessi quel DVD! Che ne dici se la prossima volta lo porti con te, così lo posso autografare?” proposi.

Shavo intanto si era allontanato. Lo sentii rovistare in dispensa, sicuramente in cerca di qualche stuzzichino da potermi offrire.

Serj, ma stai scherzando?! Ne sarei contentissima, certo! Grazie!”

Ma figurati, questo e altro per la mia fan preferita!” scherzai. “Comunque ho un invito per te e tutta la combriccola.”

Ma dici sul serio? Quanti colpi di scena oggi!” esclamò, palesemente felice.

Io e Shavo stiamo organizzando una festa a sorpresa per il compleanno di John e Daron. Sai, compiono gli anni a pochi giorni di distanza e avevamo pensato a una festa unica in un locale con tutti i loro amici. Ovviamente voi siete invitati.”

Oddio, ma è un'idea stupenda! Okay, certo che ci saremo! Quel fine settimana avremo un concerto, ma per fortuna è il 24... certo, non ce la perderemo! Comunque tu e Shavo siete proprio dei tesori!”

Risi. “Ma che dici?”

Sperai che Shavo, di ritorno dalla dispensa con un enorme pacco di patatine alla paprika e dei bitter, non notasse il mio leggero imbarazzo. Non ero abituato a tanta dolcezza così sfacciatamente esplicita.

Certo, siete degli amici stupendi” proseguì Ellie. “State organizzando una sorpresa fantastica per John e Daron, vi adoreranno!”

Spero che gli faccia piacere, dai!”

Okay, ora chiedo agli altri e poi ti faccio sapere se ci saremo tutti, ma credo proprio di sì.”

Invitate anche Melanie!” gridò Shavo a un certo punto, cogliendomi alla sprovvista.

Ecco quello scemo che strilla. Va bene, lo dirò anche a Mel!”

Intanto io cercavo di associare quel nome a un volto noto, ma non mi venne in mente nessuno. Chi era Melanie? Di sicuro l'avevo conosciuta, ma l'avevo già dimenticata. Ero pessimo.

Okay ragazzi, ora devo correre a prepararmi, tra mezz'ora io e Jo usciamo. Grazie ancora per l'invito, siete mitici!”

Ciao cara, stammi bene! Poi ti facciamo sapere tutti i dettagli” conclusi.

Io e Shavo ci scambiammo una lunga occhiata, poi lui fece spallucce e si adoperò per aprire il pacco di patatine.

Questa ragazza è tutto un programma” commentai.

Se non esistesse bisognerebbe inventarla” concordò il bassista, ficcandosi in bocca una manciata di patatine.



♫ Daron ♫


Era una di quelle giornate in cui stare solo mi pesava troppo. Curioso: durante il tour a un certo punto avevo cominciato a fare il conto alla rovescia per ricongiungermi con la mia adorata casetta, e ora che vi ero tornato non la sopportavo più. Dopo due settimane di reclusione, avevo cominciato ad annoiarmi.

Peccato che quella sera i miei amici erano impegnati. Non sapevo proprio che pesci pigliare.

Erano le cinque quando decisi di uscire: una passeggiata nei pressi della spiaggia e un gelato non mi avrebbero fatto male.

Giunsi in zona Santa Monica, la mia preferita, e parcheggiai la mia macchina vicino al lungomare.

Quest'ultimo era un immenso pullulare di vita: genitori che spingevano passeggini o tenevano per mano marmocchi urlanti, turisti abbronzati con giganteschi e colorati zaini in spalla, anime solitarie che vagavano senza una meta, sciami di ragazzine che, di ritorno dalla spiaggia, non perdevano occasione per esporre i loro corpi giovani e acerbi.

Mi sentivo perso in mezzo a migliaia di persone.

Presi posto nel tavolino di un bar e attesi che un cameriere mi si avvicinasse. Intanto frugai nella tasca dei pantaloni in cerca del mio cellulare; quel giorno non avevo ancora avuto voglia di darci un'occhiata, magari qualcuno mi aveva chiamato.

Trovai solo un sms di Johanna. Aggrottai le sopracciglia: non era da lei inviarmi messaggi, tra l'altro conosceva bene la mia avversione per la tecnologia.


Ciao criminale, come te la passi? ;)


Ha già ordinato?” La voce di una cameriera mi distrasse.

No. Per il momento non prendo niente” bofonchiai, mentre un'idea mi balenava in testa.

Lei annuì e si allontanò.

Io cominciai a scorrere la mia infinita rubrica e poco dopo avvistai uno dei nomi che cercavo. Ellie.

Feci partire la chiamata e mi portai il telefono all'orecchio, continuando a osservare distrattamente il viavai di passanti che si incontravano e si mescolavano sul marciapiede.

Gli squilli si susseguivano, uno dopo l'altro. Fui quasi tentato di mettere giù per non sembrare troppo insistente, ma qualcosa mi trattenne.

Pronto?” rispose a un certo punto la voce di Ellie, incerta.

Dolcezza, che bello sentirti!” esclamai.

Daron? Non mi aspettavo una tua chiamata...”

Nemmeno io me lo aspettavo, lo devo ammettere.” Ridacchiai. “Che combini di bello stasera?”

Mah, niente di speciale. Tra qualche minuto Jo tornerà a casa dal lavoro e decideremo cosa fare; forse usciremo a fare una passeggiata. Tu invece?”

Mi accorsi che Ellie si stava pian piano rilassando. Quando mi aveva risposto pareva parecchio tesa e diffidente, avevo quasi fatto fatica a riconoscere la sua voce.

Anche io sono in giro, sai, avevo bisogno di prendere aria. Ehi, se decidete di uscire fatemelo sapere, oggi ho voglia di offrire un gelato a qualcuno!” buttai lì senza dare troppo peso a quelle parole.

In realtà speravo con tutto il mio cuore che Ellie accettasse. Sentivo la necessità di scambiare due chiacchiere con qualcuno e loro erano le persone più adatte.

Un silenzio di qualche secondo seguì la mia proposta implicita. Poi Ellie parve riscuotersi e disse: “Grazie Daron, sei davvero molto carino. Ne parlo con Jo e ti faccio sapere, okay?”.

Certo! Ci conto eh.”

Tranquillo, non scomparirò!”

CI salutammo e chiusi la chiamata. Non sapevo se essere felice o meno. C'era qualcosa che non tornava.

Avevo come l'impressione di non stare troppo simpatico a Ellie, lo potevo intuire dagli sguardi straniti che mi lanciava qualche volta e dal poco entusiasmo che dimostrava quando parlava con me. Stavolta cos'avevo sbagliato? Ero riuscito a combinare l'ennesimo casino?

La mia stridente suoneria mi avvisò dell'arrivo di un messaggio. Inizialmente non capii di cosa si trattasse perché non ero abituato ad avere il cellulare nei paraggi, poi notai che il display si era illuminato.

Era Ellie.


Dimmi dove ti trovi. Io, Jo e Jake ti raggiungiamo :)


Forse non ce l'aveva con me.


Li avvistai mentre avanzavano sul marciapiede inondato dal sole.

Jacob si trovava tra le due gemelle; indossava un paio di bermuda e una maglia nera con una stampa.

Johanna era diversa dal solito: quest'impressione dipendeva dai suoi capelli insolitamente raccolti in una coda di cavallo. I suoi lineamenti dolci e il suo viso leggermente arrotondato in questo modo risaltavano e la facevano somigliare maggiormente a sua sorella.

Ellie aveva preso Jacob sottobraccio e sorrideva radiosa. Il suo corpo slanciato e i suoi movimenti inconsapevolmente aggraziati mi colpirono per l'ennesima volta. Non potei fare a meno di notare il suo abbigliamento: dei leggeri shorts in jeans e una maglietta rossa che lasciava una spalla scoperta. Quegli indumenti mettevano in evidenza le sue forme e il suo fisico perfetto.

Mi lasciai sfuggire un sorriso divertito. Che ci potevo fare se le ragazze carine attiravano il mio sguardo? Ero pur sempre un uomo e non c'era nulla di male nel rifarsi gli occhi. Ellie era decisamente uno schianto; inoltre mi divertivo un sacco a ronzarle attorno, provocarla e vedere come reagiva.

Beato tra le donne!” commentai con un occhiolino in direzione di Jacob, quando il trio mi raggiunse.

Razza di teppista, ti constava molto rispondere al mio messaggio?” mi aggredì scherzosamente Johanna. La ragazza mi pizzicò una guancia e si stravaccò sulla sedia accanto alla mia.

Ci metto troppo tempo a digitare con questo schifo di touch. Che belli i tempi in cui i cellulari avevano i tasti!” commentai con aria nostalgica.

Guarda che i telefoni con i tasti esistono ancora!” intervenne Jacob, sedendosi accanto a Johanna e lanciandole un'occhiata.

Che hai tu da guardare?” si rivoltò subito lei.

Niente, pensavo solo che i capelli raccolti ti donano” ribatté lui semplicemente.

La batterista fece spallucce.

Scossi la testa e concentrai la mia attenzione su Ellie. La ragazza non aveva proferito parola, si era limitata a prendere posto nell'ultima sedia vuota attorno al tavolo, alla mia sinistra.

Ehi Ellie, tutto bene?”

Oh... sì, scusa, ero sovrappensiero” si riscosse lei arrossendo leggermente.

Mi feci più vicino a lei e poggiai il braccio sullo schienale della sua sedia. “A che pensavi?”

Impiccione” mi accusò scherzosamente. “Nulla di che comunque, mi facevo un quadro mentale degli impegni per le prossime settimane.”

Oh davvero? Mi hai deluso, credevo stessi decidendo il gusto del gelato che prenderai.”

Ellie ridacchiò. “Io prendo sempre lo stesso gusto da anni, non ho bisogno di pensarci su.”

Qual è il tuo gusto preferito?” volli sapere, curioso.

Cocco.”

Ma quanto sei dolce! Il cocco...”

Il battibeccare di Jacob e Johanna mi distrasse. Non potei fare a meno di osservarli mentre lui le si appiccicava con l'unico intento di darle fastidio e lei quasi cadeva dalla sedia nel tentativo di evitarlo e mandarlo via.

Basta, hai rotto le palle! Ditemi che gelato volete: vado a ordinarli, così mi libero anche di questa palla al piede!” saltò su a un certo punto lei, mettendosi in piedi e muovendo qualche passo verso l'ingresso del locale.

Io il solito” disse Ellie.

Mmh... menta e fragola. Che carino, avrò il gelato verde e rosa!” esclamai invece io. Le gemelle ridacchiarono.

E invece io vengo con te!” si intestardì Jacob, piazzandosi accanto alla batterista e stringendola in un abbraccio per nulla affettuoso.

Oddio, soffoco... sto morendo di caldo... brutto bastardo, lasciami in pace!” strillò lei, divincolandosi velocemente e correndo dentro il bar.

Jacob la seguì e le risate dei due si persero nell'aria.

Alzai gli occhi al cielo. “E poi sarei io il cretino” commentai.

Sono terribili! Poi Jo non sopporta che qualcuno le stia addosso, tanto meno un ragazzo” aggiunse Ellie.

Ma dai, è così acida? Jake è un bel ragazzo, potrebbe farci un pensierino!” insinuai in tono malizioso.

Ellie scoppiò a ridere. “Jake è un ragazzo davvero poco serio, non è il caso! Credo abbia anche una groupie, sai?” raccontò in tono complice.

Una groupie? Uh, qui la faccenda si fa intrigante! Chi sarebbe questa donzella?”

Lei puntò gli occhi sull'uscio del locale per essere certa che i nostri amici non fossero di ritorno. “Roxanne, la ragazza da cui andiamo a registrare” svelò.

Oh cazzo, quindi vi fa lo sconto?” scherzai.

Non saprei, in effetti sarebbe un buon compromesso.”

Mi resi conto solo in quel momento che io mi ero fatto sempre più vicino a Ellie e lei si stava ritraendo sempre più in un angolino.

La squadrai nuovamente con profondo interesse e lei probabilmente avvertì il mio sguardo addosso. “Daron, scusa, avrei bisogno del mio spazio vitale...” bofonchiò lei in imbarazzo. Teneva lo sguardo basso, simbolo del profondo disagio che stava provando.

Già, forse avevo esagerato. A volte non mi rendevo conto di quel che facevo, o non volevo rendermene conto.

Sorrisi e le diedi un affettuoso buffetto sulla guancia. “Non si trattano così gli amici, Ellie. Sei cattiva con me” finsi di offendermi, tornando a poggiare la schiena sulla spalliera della mia sedia e incrociando le braccia al petto.

Lei avvampò e rimase in silenzio.

Mi aveva per caso preso sul serio? Non era certo mia intenzione farla sentire in colpa: aveva fatto bene a rimproverarmi, mi ero comportato da idiota e non avevo fatto che metterla a disagio.

Ero un disastro, un fottuto disastro. Non riuscivo in nessun modo ad andare d'accordo con Ellie, non sapevo come prenderla e finivo sempre per combinare qualche stronzata.

Proprio mentre mi ero deciso a rompere il silenzio e rassicurarla, Jacob e Johanna tornarono al nostro tavolo e ci ficcarono due enormi coni stracolmi di gelato in mano.

Fate in fretta, questo coso si squaglia troppo in fretta!” ci avvertì Johanna con il muso già impiastricciato di crema e cioccolato.

Questa è un'opera d'arte: guardate che carino!” esultai, cominciando a leccare la mia meravigliosa merenda. Ormai potevo considerarla una cena, visto l'orario.

Jake, qual è stato il tuo esperimento stavolta?” domandò Ellie mentre scrutava con curiosità il cono del suo amico.

Limone e tiramisù. Fa schifo, però è buonissimo!” ribatté lui.

Li fissai con aria confusa.

Devi sapere che questo qua sta facendo uno studio scientifico sui gusti del gelato: vuole trovare i due gusti che facciano più a pugni tra di loro” spiegò prontamente Johanna.

Ah. Che genio!”

Dopodiché calò uno strano silenzio che si prolungò per circa un minuto. Eravamo tutti troppo presi dai nostri gelati e troppo impegnati a evitare che qualche goccia colasse.

Tra poco è il mio compleanno. E ci sarà anche quello di John” me ne uscii io all'improvviso. Mi era venuta in mente un'idea.

Ah già!” borbottò Johanna, che si stava destreggiando tra una dozzina di fazzoletti e salviette umidificate. Sembrava una bambina pasticciona.

Jo, ti serve aiuto?” le domandò Jacob perplesso.

No, lasciate perdere, sono un caso perso...”

Comunque...” ripresi a parlare, “domenica 17 tutti a pranzo a casa mia, d'accordo?”

I tre strabuzzarono gli occhi.

L'hai deciso in questo momento, vero?” indagò Johanna aggrottando le sopracciglia.

Esatto, mi è venuto in mente trenta secondi fa. Niente regali, niente feste e niente grandi eventi: prepariamo un pranzetto, ci abbuffiamo come bestie, ci scoliamo un po' di buon vino e siamo a posto. Solo noi dei System e voi dei Souls. Ci state?” chiarii.

Vino!” strillò Jacob entusiasta.

Tu sì che mi capisci, fratello.” Gli scoccai un'occhiata complice.

Solo se mi promettete che non vi ubriacherete troppo. Non ho nessuna voglia di starvi appresso e tenervi i capelli mentre vomitate l'anima” ci ammonì Ellie.

Questo non te lo possiamo garantire” sghignazzai.

In realtà di solito non festeggiavo il mio compleanno, preferivo stare per i fatti miei e vedere il 18 luglio come una normalissima giornata estiva. Ma, forse per via della vecchiaia, ultimamente stare sempre solo non mi andava tanto.

Trascorremmo un'altra ora a chiacchierare del più e del meno. Più che altro ascoltai i ragazzi mentre mi raccontavano dei vari aneddoti che capitavano loro durante i live. A quanto pareva i Souls stavano cominciando a farsi un seguito: sotto il palco cominciava a radunarsi un bel gruppetto di assidui seguaci e qualcuno addirittura chiedeva loro delle foto ed era desideroso di conoscerli e far loro i complimenti.

Anche se non lo facevo esplicitamente presente, li ammiravo ed ero un loro grande fan. Ero sempre più convinto che avessimo fatto bene a sceglierli come gruppo spalla per il nostro tour europeo: erano dei ragazzi grintosi e determinati, mettevano tanta passione in tutto ciò che facevano e lottavano ogni giorno per potersi affermare in campo musicale.

Sapete” cominciai a raccontare a un certo punto, “per me non è stato così. Ecco perché penso che voi meritiate il vostro successo; ve lo state guadagnando giorno dopo giorno.”

Ma che dici, Daron? Vuoi farmi credere che tu non te lo sei meritato?” mi interruppe Jacob indignato.

In parte, ma ho avuto anche fortuna. Ero entrato a far parte dei System – che allora si chiamavano Soil – per divertimento, perché andavo d'accordo con i ragazzi e suonare la chitarra mi piaceva un casino. Poi un giorno il nostro produttore, Rick Rubin, ci sentì suonare in un locale e da lì fu una passeggiata per noi, se così si può dire. Mi sono ritrovato per puro caso a passare dalle peggiori bettole di Los Angeles al palco dell'Ozzfest.”

Ma se Rick vi ha notato, evidentemente avevate del potenziale” obiettò Ellie.

Su, diciamoci la verità: noi abbiamo avuto un angelo custode. Emergere dal sottosuolo losangelino non è semplice, e voi che ci state passando lo sapete bene.”

Che importa in che modo è avvenuto? Ciò che conta è il talento di una band!” si infervorò Johanna.

Che carini. Il modo in cui prendevano le mie difese era adorabile, mi faceva tenerezza.

Ci rendemmo conto che si stava facendo tardi solo quando il sole cominciò a calare e tingere tutto di un intenso arancione.

Cazzo, io domani ho da lavorare!” sbottò Jacob consultando l'orario sul suo cellulare.

Io prima di andare faccio una capatina al bagno” affermò Ellie alzandosi e afferrando la sua borsa.

Eh no, qui qualcuno vuole fare la furba! Il gelato lo offro io, non ti azzardare ad avvicinarti al bancone!” Saltai in piedi anche io, pronto a seguirla all'interno.

Lei sospirò rassegnata. “E va bene. Che palle però!”

Entrammo nel bar e la ragazza si diresse verso la porta dei servizi; io invece mi accostai al bancone e cominciai a giocherellare con le bustine dello zucchero poste dentro una ciotola di plastica, mentre una signora sulla settantina contava una manciata di monetine in maniera estremamente lenta.

Trentasei, trentotto...” le sentii dire.

Sollevai gli occhi al cielo. Me ne sarei andato a mezzanotte.

Nel frattempo avvistai Ellie che si avviava nuovamente verso l'uscita e le feci cenno di avvicinarsi. Lei cambiò traiettoria e mi affiancò, poggiando i gomiti sul bancone.

Fammi compagnia, qui stiamo andando per le lunghe.” Le indicai furtivamente la signora che ancora stazionava di fronte alla cassa.

Mio dio, ma non poteva portar fuori direttamente una banconota?” commentò lei con una risatina.

Ellie...”

Dimmi.”

Tu non hai notato niente di strano?”

Lei aggrottò le sopracciglia. “In che senso?”

Tra Jo e Jake.”

Ma che dici?”

Fissai i miei occhi sui suoi. “Sai... tua sorella evita in tutti i modi i contatti con lui. Non ti sei accorta prima, quando lui le ha passato l'accendino? Jo ha subito ritratto la mano come se si fosse scottata.”

Ellie scosse la testa. “Qualsiasi cosa tu stia pensando, ti sbagli. Ti ho già spiegato come la pensa.”

Non so, io ho notato dei cambiamenti ultimamente. All'inizio, quando li ho conosciuti, non erano così.”

La ragazza mi regalò un sorriso rassicurante. “Sono solo film mentali, Daron. Stai tranquillo, okay?”

Arricciai il naso e non risposi. Comunque c'era qualcosa che non mi convinceva.

In quel momento arrivò il mio turno di pagare.

Dopodiché io ed Ellie ci dirigemmo verso l'uscita. Lei allungò una mano per afferrare la maniglia e proprio in quel momento io la abbracciai da dietro. La ragazza subito sobbalzò e si irrigidì. “Daron Malakian, che cavolo stai facendo?”

Grazie per la bellissima serata. Mi sentivo un po' solo oggi” ammisi. Poi la costrinsi a voltarsi verso di me per poterla guardare negli occhi. “E... oggi sei uno schianto, sai?”

Lei avvampò per l'ennesima volta durante la serata, mentre dai suoi occhi trasudavano agitazione e voglia di fuggire. “Che scemo. Andiamo, gli altri ci daranno per dispersi.”

Detto questo, aprì la porta di scatto e raggiunse il nostro tavolo velocemente, quasi di corsa.

Salutai calorosamente Jacob e Johanna e ricordai loro il nostro appuntamento del 17.

Li osservai allontanarsi, ma non mi decisi ad alzarmi e abbandonare a mia volta la mia postazione.

Se prima potevo avere un qualche dubbio, ora ne ero certo: Ellie ce l'aveva con me, non mi sopportava.

Come biasimarla? Non era colpa sua se ero una grandissima testa di cazzo. Prendere o lasciare: questo ero io, questo era Daron.



♪ ♪ ♪



Ciao ragazzi miei, eccomi qui!!!

Capitolo lungo (come al solito) e pieno di avvenimenti scoppiettanti!

C'è odore di festa nell'aria *-*

Che dite? Il caldo sta dando alla testa a Daron, o le supposizioni del nostro chitarrista saranno corrette? Cosa ne pensate del suo comportamento nei confronti di Ellie?

Grazie a tutti per essere ancora qui, spero di non annoiarvi con questi capitoli così lunghi :3

Al prossimo mercoledì, ho già l'aggiornamento prontooooo!!! ♥



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Capitolo 23
*** Everybody dance ***


ReggaeFamily

Everybody dance


Daron Malakian And Scars On Broadway - Lives




♫ Jacob ♫


Rivoli di sudore mi colavano lungo la schiena e inzuppavano la mia t-shirt, mentre mi concentravo per eseguire al meglio uno dei miei tanti assoli. Sul palco mi dimenavo come un pazzo, cercavo di divertire il mio pubblico, ma non per questo non prestavo attenzione al mio strumento: la precisione per me era tutto, l'ingrediente principale per uno show degno di essere chiamato tale.

Fortunatamente i miei compagni di band la pensavano allo stesso modo, nessuno si concedeva di sbagliare.

Il brano si concluse e io venni travolto da un caloroso applauso del mio pubblico. Per ringraziarli mi esibii in qualche goffo inchino, lasciandomi sfuggire un sorriso colmo di gratitudine.

Lasciai poi scorrere lo sguardo tra la piccola folla che si era radunata sotto il palco: la nostra musica aveva attirato un po' di gente che passeggiava per il lungomare, così qualche volto nuovo si era aggiunto ai nostri abituali seguaci. Non potei fare a meno di soffermarmi sul piccolo gruppo di ragazze radunate in prima fila: Melanie, già completamente ubriaca, non faceva che ronzare attorno a Roxanne, probabilmente ancora più ubriaca di lei; Kate invece scattava qualche foto, in compagnia di una sua amica che non conoscevo e della sorella maggiore di Noah, Lilith. Quest'ultima non abitava più a Los Angeles da un pezzo, ma aveva approfittato delle ferie estive per tornare nella sua città natale e supportare suo fratello durante i live.

Ehi ragazzi!” esclamò Ellie al microfono.

Il pubblico esultò.

Sentite la brezza che proviene dal mare? Sentite anche voi l'aria fresca e pulita, il profumo d'estate?” proseguì la cantante con disinvoltura, facendo cenno verso la distesa salata alla nostra destra.

Istintivamente anche io condussi lo sguardo in quella direzione: lo spettacolo della luna che si specchiava sull'acqua era magnifico. Ecco perché amavo tanto suonare nei chioschi sulla spiaggia.

Il pubblico rispose positivamente.

Bene, allora lasciatevi trasportare da essa: vogliamo vedervi ballare! Anzi, libratevi in cielo, proprio come delle aquile!” concluse Ellie con entusiasmo, accentuando maggiormente l'ultima parola; era sempre così quando introducevamo Eagles, il nostro primo singolo: era stata Johanna a ideare quella frase, in cui si incitavano i nostri fan a danzare come aquile in volo, e il resto della band aveva approvato.

Così fummo investiti da un boato colmo d'entusiasmo, mentre Johanna dava il via al brano con un passaggio sul rullante dalle sonorità profondamente reggae. Con la coda dell'occhio la vidi sorridere, soddisfatta del successo che il suo discorso introduttivo stava riscuotendo.

Ricambiai il suo sorriso e mi lanciai in un allegro levare, inserendo qualche piccola variazione e improvvisazione laddove era possibile. Nel frattempo mi dimenavo come un matto, scuotevo la testa, dondolavo, ballavo e passeggiavo. La linea di basso che Noah stava eseguendo mi si imprimeva fin dentro le ossa, la voce di Ellie si modellava ed esplodeva nell'aria con tutta la sua energia.

Non ne avevo mai abbastanza di stare su un palco a suonare la nostra musica, era il mio habitat naturale.

Quasi rischiai di scoppiare a ridere quando avvistai Melanie che si agitava come una pazza, gridando ogni singola parola del testo, e l'amica di Kate che mi osservava come fossi un alieno. Già, non tutti erano abituati ai miei buffi balli.

Roxanne invece rideva come una matta e si muoveva sensualmente a ritmo di musica. Dovetti distogliere lo sguardo, altrimenti avrei piantato in asso i Souls e sarei corso giù dal palco per avventarmi su di lei. Quella ragazza era tremendamente sexy, mi faceva impazzire e cercava in tutte le circostanze di mettermi in difficoltà. Anche quando ci trovavamo in sala di registrazione tutti insieme, lei flirtava spudoratamente con me e io dovevo ingegnarmi per nascondere le reazioni del mio corpo.

Dopo mesi che ci frequentavamo regolarmente, il sesso tra noi era ancora favoloso.

Mi sorpresi nel constatare che, subito dietro le ragazze, nuovi e vecchi fans ballavano contenti e intonavano il ritornello del brano a gran voce: qualcuno canticchiava pure le strofe, segno che aveva ascoltato Eagles già parecchie volte.

Ero davvero emozionato. Ogni volta il pubblico ci dimostrava grande approvazione, e io non mi ci abituavo mai.

Alla fine del brano mi lasciai andare a un assolo improvvisato, mandando in delirio tutti quanti. Avrei potuto anche ruotare su me stesso o rotolare sul palco come faceva Daron nei suoi anni d'oro, ma forse era meglio lasciar perdere: avevo ingurgitato già troppo alcol e mi girava un minimo la testa, meglio non rischiare la vita.

Lanciai un'occhiata alle mie spalle e mi resi subito conto che qualcosa non andava. Il viso di Johanna era deformato da una smorfia di disapprovazione; teneva gli occhi puntati sul pubblico. Seguii il suo sguardo e mi ritrovai faccia a faccia con Miles che, sorridente, stazionava in prima fila tra Melanie e Lilith.

Ecco, ora si spiegava tutto. La batterista detestava quel tipo, me n'ero reso conto, anche se non ero ancora riuscito a scoprire come mai. Miles mi sembrava un ragazzo a posto, eravamo amici su facebook e ogni tanto ci scambiavamo qualche like; lui condivideva spesso i nostri aggiornamenti e commentava spesso i nostri post, gli piaceva la nostra musica, cosa c'era di male in questo?

Decisi di non badarci troppo, ma sperai comunque che la comparsa del ragazzo non rovinasse troppo l'umore della mia amica.


Dai, calmati! Cosa cambia se c'è lui?”

Ecco qua, come al solito non capisci nulla. Senti Noah, meglio se eviti di commentare e mi lasci in pace.”

Mi dispiace vederti così agitata per un motivo futile. Questo è il nostro concerto, il nostro mondo, perché te lo devi far rovinare da una persona innocua?”

Noah e Johanna non facevano che battibeccare da quando eravamo scesi dal palco, qualche minuto prima. Ellie era subito dovuta correre in bagno, così ero rimasto da solo a sorbire le discussioni di quei due. Mi ero astenuto dal dare un qualsiasi parere e avevo trovato conforto in una bottiglia di birra che un cameriere si era premurato di servirmi subito dopo il concerto.

Sinceramente non ne potevo più, tutta questa faccenda stava diventando pesante: Noah ed Ellie potevano anche non condividere il punto di vista della batterista, ma se Miles non le andava a genio era inutile cercare di convincerla del contrario. Se non voleva avere nulla a che fare con quel ragazzo era libera di farlo, io non mi sarei mai permesso di insistere tanto.

Ma Noah non era come me, lui si interessava sempre agli altri e tentava in tutti i modi di riportare la pace, ovunque andasse. Così insisteva, non perdeva mai le speranze, e certe volte arrivava a diventare perfino fastidioso.

Ehi, come mai state discutendo? Che succede?” intervenne Ellie, di ritorno dal bagno. Aveva le sopracciglia aggrottate e i suoi occhi trasmettevano preoccupazione.

No, non potevo accettare che un'altra persona venisse contagiata dal malumore di Johanna.

Mi accostai a lei prima che i due litiganti potessero proferire parola e le avvolsi le spalle con un braccio. “Ellie, mia adorata Ellie, oggi eri veramente in forma e hai cantato splendidamente! Abbiamo una frontwoman eccezionale!”.

Lei rise e mi mollò un leggero pugno sul petto. “Ma smettila, sei ubriaco!” mi punzecchiò.

Io, ubriaco? Ricorda: posso bere come una spugna, ma non vado mai fuori di testa, io all'alcol ci ho fatto l'abitudine!” mi pavoneggiai, gonfiando teatralmente il petto. “Dai, vieni, ti offro qualcosa al bar per festeggiare... e così ne approfittiamo per chiedere un feedback al nostro pubblico, sono sicuro che confermeranno ciò che ti ho detto io!”

E così, tra una risata e l'altra, riuscii a trascinarla lontano dal resto della band. Noah mi ringraziò con un'occhiata furtiva.

Oddio ragazzi, siete stati strepitosi!” squittì Melanie non appena ci intercettò, gettandosi poi addosso a noi e stringendoci in un abbraccio soffocante.

La osservai: indossava un top verde semaforo e degli shorts a fantasia floreale, che risaltavano eccessivamente sulla sua pelle bruna. Era sempre particolare, in tutto ciò che faceva.

Suvvia, che sono tutti questi complimenti? Siamo qui per servirvi!” affermai solennemente, esibendomi in un fallimentare baciamano.

Le due ragazze risero, poi Ellie abbracciò nuovamente la sua amica e la ringraziò per i complimenti.

Cazzo, la migliore band di Los Angeles registra da me, mi sento fottutamente fortunata!” esordì Roxanne, saltandomi letteralmente addosso e tempestando il mio viso di baci. Inizialmente rimasi impalato perché il suo arrivo improvviso mi aveva colto alla sprovvista, poi me la scrollai di dosso. Non era il caso di mettere su certe scenette in pubblico, la gente avrebbe potuto pensare che eravamo una coppia e non volevo che circolassero notizie false sul mio conto.

La ragazza sbatté le ciglia appesantite da un'abbondante dose di mascara, implorandomi di non comportarmi in quel modo. Ricambiai brevemente, poi mi soffermai sulla sua nuova tinta: blu con alcune ciocche fucsia.

Non dovevo farmi prendere dall'eccitazione in quel momento, volevo prima festeggiare un po' con i miei amici. Per lei ci sarebbe stato tempo più tardi. Tuttavia mi ero reso conto che quel giorno aveva particolarmente voglia di ronzarmi attorno e provocarmi.

Sei il chitarrista più sexy della storia. Amo come ti muovi, sei un animale da palcoscenico” miagolò, sistemandosi sensualmente i capelli dietro l'orecchio.

Mi chinai sul suo orecchio e mormorai: “Dopo ti dimostrerò che fottuto animale da letto sono”.

Tanto ero preso da quella conversazione che quasi mi spaventai nel ritrovarmi di fronte Miles. Aveva subito intercettato Ellie e l'aveva salutata in un abbraccio, ora cercava di attirare la mia attenzione.

Jacob, che piacere rivederti! Complimenti, davvero un ottimo spettacolo! Come dicevo a Ellie, secondo me non fate che migliorare!” mi salutò, allungando una mano affinché io la stringessi.

Invece io gli mollai un'amichevole pacca sulla spalla che sembrò destabilizzarlo un attimo. “Fratello, grazie per essere venuto!”

Dopo aver ricevuto qualche altro complimento, fummo raggiunti anche da Noah e Johanna. Quest'ultima pareva più rilassata, anche se si teneva a debita distanza dal bassista.

Subito cercai di trascinare tutti al bancone per prendere un drink. Qualcuno non aveva intenzione di consumare nulla, ma mi seguì lo stesso.

Mentre sorseggiavo un cocktail di cui non sapevo neanche il nome e chiacchieravo allegramente con i miei amici, mi guardai attorno; il chiosco in legno in cui ci trovavamo era gremito di gente: un gran numero di persone faceva la coda per il bagno, qualcuno stazionava nei tavolini stipati negli angoli più in disparte, alcuni gruppi di ragazzi fumavano sull'ampia terrazza a pochi passi dal mare e alcuni si scatenavano in pista a ritmo della musica che veniva diffusa dalle casse. Nulla di pertinente al nostro genere in realtà: gli ultimi tormentoni dell'estate, le classiche canzoni dance da discoteca e reggaeton.

Bene!” esplose a un certo punto Melanie, sovrastando il chiacchiericcio generale e l'assordante hit di Rihanna che inondava l'intera struttura. “Non so voi, ma oggi voglio ballare! Chi mi ama mi segua, adios!” affermò, poi si fiondò al centro della pista e iniziò a dimenarsi senza alcuna vergogna ed esitazione. Le altre ballerine la fulminarono con lo sguardo, invidiose del suo fisico perfetto e della sua bravura nel ballo.

Sbattei il mio bicchiere vuoto sul bancone. “Mel, io ti amo, quindi ti seguo!” esclamai, procedendo a grandi falcate in sua direzione.

Certo, le canzoni che passavano non mi piacevano e di certo quello non era il mio ambiente, ma quando c'era da divertirsi ero sempre pronto. Mi era capitato di finire in discoteca con i miei amici e me l'ero cavata sempre alla grande, avevo rimorchiato tutte le volte e me l'ero spassata.

Mi lanciai nelle mie solite danze stupide, scatenando l'ilarità generale.

Dai, chi ci vuole raggiungere?” gridai a un certo punto. “Mel, aiutami a trascinarli in pista!”

Io e Melanie ci demmo da fare: uno dopo l'altro, spingemmo i nostri amici al centro della piattaforma di legno e cercammo di coinvolgerli tentando di formare delle coppie o chiedendo loro di concederci un ballo.

Tra prese in giro scherzose, coreografie improvvisate e testi delle canzoni rivisitati in chiave oscena e volgare, la finimmo a ridere tutti insieme senza riuscire a contenerci.

Ma nonostante tutto non mi sfuggirono Miles ed Ellie che spesso chiacchieravano e scherzavano tra loro.

E Johanna che li trucidava con lo sguardo.



♫ Shavo ♫


Suonai il campanello con la mano sinistra e ciò mi venne abbastanza difficile. Con la destra stringevo una bottiglia del vino migliore che conoscevo.

Non portate niente di pronto, prepareremo il cibo tutti assieme” aveva detto Daron quando ci aveva annunciato che avrebbe organizzato un pranzo di compleanno a casa sua.

Io ero rimasto basito: non era da lui invitare esplicitamente un gruppo di persone a invadere i suoi spazi personali, soprattutto in occasione di una ricorrenza del genere. Poi però mi ero detto che probabilmente si trattava di una scusa per trascorrere una giornata diversa dal solito, in compagnia di amici vecchi e nuovi.

Dopo qualche istante di attesa, la porta si spalancò e mi ritrovai di fonte John, completamente vestito di nero e con la sua solita espressione seria dipinta in viso. “Ehi” mi salutò.

Gli anni passavano, ma lui non cambiava di una virgola.

Lo strinsi di slancio in un abbraccio fraterno. “Vecchio mio, trentotto anni e non sentirli! Tanti auguri, amico!”

Lui, prontamente, mi sfilò la bottiglia di vino dalle mani prima che succedesse l'irrimediabile e la posò su una mensola dell'ingresso, poi ricambiò con una frettolosa stretta e una pacca sulla schiena. “Parli come se avessimo trent'anni di differenza! Comunque grazie.”

Feci scivolare gli occhiali da sole verso l'alto, sistemandoli poco sopra la fronte, poi mi impossessai nuovamente della bottiglia e avanzai di qualche passo nell'ingresso. “Il padrone di casa dov'è? I ragazzi non sono ancora arrivati?”

Proprio in quel momento riconobbi il familiare suono di una chitarra acustica provenire dal soggiorno e d'istinto lo seguii.

Qualche istante dopo, nel grande salone inondato dalla luce mattutina, avvistai Daron stravaccato sul tappeto di fronte al divano, la chitarra tra le braccia e una miriade di taccuini, fogli, quaderni e spartiti sparpagliati tutt'intorno a lui.

Niente auguri, non è ancora il mio compleanno!” si affrettò a chiarire non appena mi intercettò, come se avesse paura che gli potessi saltare addosso da un momento all'altro.

Lo raggiunsi e mi stravaccai sul divano. “Che casino, Malakian! Tra poco arriveranno gli ospiti, ti sembra questo il modo giusto di accoglierli? Questo tappeto sembra un'edicola” lo rimproverai scherzosamente.

Vaffanculo. Comunque, sto componendo una canzone e mi serve un aiuto” sentenziò, afferrando un piccolo bloc notes ad anelli che teneva aperto davanti a sé.

Questo sarebbe il testo?” Afferrai l'oggetto e cominciai a leggere la disordinata grafia del chitarrista che si srotolava tra i quadretti.

Un abbozzo di testo, ma è molto breve e vorrei aggiungerci qualcosa. Alcuni punti non mi convincono, ma stavo cercando di mettere insieme almeno la melodia per l'inizio” spiegò.

Io non sono riuscito ad aiutarlo, ma del resto non sono molto ferrato nel comporre. Non linee vocali, almeno.” John mi affiancò sul divano, posò i gomiti sulle ginocchia e poggiò il mento sui palmi delle mani.

Finii di leggere, poi resi il taccuino a Daron. Gli chiesi di farmi sentire ciò che era riuscito a combinare fino a quel momento.

Allora, secondo me potresti fare così: da everybody dance fino al secondo when you wanna dance potresti utilizzare la stessa formula o comunque molto simile in tutti e quattro i versi, mentre in you will get in a trance la dovresti cambiare” gli consigliai.

Lui strimpellò distrattamente una corda. “Grazie, fin qui c'ero arrivato anch'io. Il punto è che non riesco a trovare qualcosa che mi convinca.”

Daron... è per un nuovo disco dei System?” buttai lì, sorprendendo perfino me stesso. In realtà quella domanda mi frullava per la mente da quando avevo visto che Daron si era messo all'opera per comporre. Certo, dedicarsi alla sua musica non era insolito per lui, ma da quando ci eravamo riuniti cominciavo a sperare davvero in un nuovo album.

Calò il silenzio per qualche secondo, in cui John mi lanciò una fugace occhiata ammonitrice.

Il chitarrista si mise in piedi, scalciando qualche foglio. “Shavo, io non compongo per qualcosa o qualcuno in particolare. Compongo perché non ne posso fare a meno.” Saltellò tra il disordine che lui aveva creato fino all'angolo vicino alla tv, poggiò la chitarra e ci lanciò il telecomando.

Così, mentre lui riordinava, io facevo allegramente zapping tra i canali sportivi in cerca di qualche partita interessante da guardare.

Mi pare ci sia una finale di tennis oggi, ma non ricordo il nome del torneo...” commentai.

Uff, io volevo l'hockey!” protestò Daron.

Che palle, tanto oggi non ci sono partite!”

Veramente dovevo controllare, forse ce n'era una a mezzogiorno!”

Cominciammo a battibeccare e andammo avanti finché John, esausto, mi sfilò il telecomando dalle mani e con uno sbuffo sintonizzo il televisore su un canale di musica rock. “Che dite, cominciamo a preparare qualcosa?” propose, alzandosi in piedi e dirigendosi verso la cucina.

Non sapeva proprio stare con le mani in mano.

Rilassati, è ancora presto. E poi Serj si è preso l'incarico di fare la spesa prima di venire” lo rassicurò Daron, ancheggiato come un idiota su China Girl di David Bowie. Era inguardabile, non potei fare a meno di ridacchiare.

Immagino che tu non abbia nulla in dispensa” commentai poi.

No, solo qualcosa in freezer” ammise.

Il trillo acuto del campanello mi fece sobbalzare.

Daron lasciò cadere la pila di appunti che aveva raccolto con tanta cura e questi si sparsero nuovamente ai miei piedi; corse all'ingresso e lo sentii rispondere al citofono.

Daron, sei un coglione, adesso devi raccogliere di nuovo tutto!” gridai. Decisi di dargli una mano e radunai tutto in un angolo.

Guarda un po' chi si vede” commentò John facendo un cenno verso il televisore, proprio sull'inizio di The Trooper degli Iron Maiden.

Uhuh!” esultai, alzando il volume.

Ehilà ragazzi! Caspita, che accoglienza!” esplose la voce di Jacob.

Mi voltai verso la porta d'ingresso del soggiorno: il chitarrista e le gemelle sorridevano raggianti, affiancati da Daron.

Feci per avvicinarmi ai nuovi arrivati e salutarli, ma loro si scaraventarono addosso a John e lo strinsero in un abbraccio. Lui, colto alla sprovvista, rischiò di ruzzolare a terra, ma subito si ricompose e ricambiò la stretta.

Tanti auguri a te!” strillarono Ellie, Johanna e Jacob in coro, mentre le ragazze stampavano un affettuoso bacio sulla guancia del batterista.

Grazie, grazie...” bofonchiò lui in leggero imbarazzo.

Li salutai anch'io e chiesi loro che ne era stato di Noah.

In ritardo, come sempre. Figurati, è talmente patologico che sarebbe in grado di perdere un aereo” spiegò prontamente Johanna.

Allora, che c'è da fare? Cosa dobbiamo preparare per pranzo?” domandò Ellie, guardandosi attorno come alla ricerca di una qualsiasi attività utile da svolgere. “Non mi aspettavo che la casa di Daron fosse così carina” aggiunse poi, rivolgendo un'occhiata a me e John.

Scossi il capo. “Non hai visto la sua camera da letto.”

Dobbiamo aspettare che Serj arrivi con la spesa” chiarì poi John.

Intanto Daron, Jacob e Johanna discutevano animatamente di Bruce Springsteen per capire se potesse definirsi artista di talento o meno. Infatti, proprio in quel momento, nella stanza si diffondevano le note di Dancing In The Dark.

Oh, Serj fa la spesa per Daron?” si sorprese la nostra interlocutrice.

Mi strinsi nelle spalle. “Solo per quest'occasione.”

Normalmente Daron muore di fame perché non ha voglia di andare al supermercato” aggiunse John ridacchiando.

Presi posto nel divano ad angolo e invitai la ragazza a seguirmi. Lei fece per accomodarsi, poi notò la pila di fogli ancora accatastata sul pavimento e si chinò a esaminarla. “Cos'è questa roba?”

Daron, come punto da un insetto, scattò verso di lei lasciando perdere la conversazione a cui aveva preso parte. “No, giù le mani, sono cose che non ti riguardano!” strillò, afferrando gli appunti e correndo fuori dalla stanza.

Ellie si sedette accanto a me e sbatté le ciglia, confusa. “Vabbè, scusa...” mormorò, rivolta a nessuno in particolare.

Le avvolsi un braccio intorno alle spalle e tentai di rassicurarla: “Lascialo perdere. È in fase di composizione e non sopporta che qualcuno veda il suo operato, a meno che noi sia lui ad acconsentire”.

Certo... io non l'ho fatto con cattive intenzioni, ma forse ha ragione lui: avrei dovuto farmi gli affari miei” ammise, torcendosi le mani.

Risi. “Non fa nulla, è già acqua passata! Allora, com'è andato il concerto di venerdì?” domandai curioso. Il 15 i Souls avevano tenuto un concerto in un chiosco sulla spiaggia a cui tenevano particolarmente, l'avevano pubblicizzato tanto anche sui social.

La cantante sorrise, ma poi si rabbuiò e abbassò lo sguardo. “Il concerto è andato bene...”

Ma?” indagai. Immaginavo ci fosse dell'altro.

Poi è successo un casino.”

Mi irrigidì leggermente. “Un casino?”

Tra Jo e Miles. Hai presente Miles, no? Quello che ci ha fatto l'intervista, te ne avevo parlato...”

Sì, ricordavo perfettamente: lo avevamo perfino incontrato a un loro concerto, qualche mese prima.

Mi agitai sul divano, leggermente in ansia. “Che è successo?”

Lei si guardò intorno, circospetta: per quanto le nostre voci si confondessero nel baccano generale, aveva paura che qualcuno potesse origliare. “Dopo, te lo racconto dopo” mi disse.

Avevo paura che quella faccenda potesse rovinare il buonumore generale: del resto quella era la nostra personale festa, non solo perché c'erano di mezzo due compleanni, e dovevamo godercela fino in fondo.

Oddio!” Il grido di Daron rimbalzò ovunque, mentre lui alzava il volume fino a fare tremare i vetri e metteva a dura prova le casse collegate al televisore.

Malakian, ma sei rincoglionito? Che problemi hai?” si rivoltò Johanna, ma anche lei lanciò un gridolino di gioia quando si accorse che in tv era appena iniziata One Way Ticket To Hell dei The Darkness.

Uh, che bomba!” esultò Ellie, balzando in piedi. Dal suo viso era sparita ogni traccia di agitazione e vi si era dipinto un sorriso raggiante. Mi tese la mano. “Mr Odadjian, mi concederebbe questo ballo?”

Risi e la assecondai. “Non sono affatto un bravo ballerino” la informai. Non appena cominciai a muovermi, mi accorsi subito di quanto i miei gesti fossero rigidi. Forse potevo ricorrere ancora al mio caro vecchio headbanging.

Neanche loro lo sono” mi fece notare lei, indicando Daron e Jacob. I due ballavano insieme una sorta di lento – ballo che non aveva alcuna attinenza con la canzone.

Ridemmo mentre Ellie mi prendeva una mano e accennava una buffa piroetta. Nel frattempo cantava sulla voce di Justin Hawkins.

Li conosci anche di persona?” mi chiese.

Ci ho avuto a che fare a qualche festival.”

Intanto Johanna si era lanciata nell'impresa impossibile di far ballare John. “Dai, quando fai l'orso in questo modo mi sembri Daron! Sempre il solito serio! Ho bisogno di un cavaliere!” lo implorava.

Lascia stare, Jo, non cederà mai!” Le scoccai un'occhiata complice.

Ah sì? Dici? Io non ci giurerei!” esclamò Ellie illuminandosi. Si allontanò da me e si diresse a passo di marcia verso Daron e Jacob. “Ragazzi, io e Jo abbiamo bisogno d'aiuto!”

Agli ordini, capo!” ribatté prontamente Jacob eseguendo il saluto militare.

Mi gustai, piegato in due dalle risate, la scenetta comica dei quattro che cercavano di coinvolgere John in improbabili balletti di gruppo, prendendogli i polsi e trascinandolo per tutto il tappeto. Lui si divincolava e correva via, ma le troppe risate lo rallentavano.

Alla fine anch'io mi gettai nella mischia e le danze proseguirono anche su Message In A Bottle dei The Police. La festa aveva avuto ufficialmente inizio: tutti ballavano, nessuno escluso.

Come nel primo verso della nuova canzone di Daron.



♪ ♪ ♪



Ragazzi miei!!!!! Quanto tempo, oddio o.o

Lo so, sono imperdonabile: non solo vi ho fatto aspettare mesi per un aggiornamento, ma ho anche portato fuori questo mediocre capitolo di transizione! Sono pessima T.T

Beh, dai, non potevo proprio evitare di utilizzare la nuovissima uscita discografica dei miei adorati Scars! Mi sono innamorata IMMEDIATAMENTE di Lives appena l'ho sentita, adesso sono a livelli di fissa tale che la ascolto una dozzina di volte al giorno... ^^”

E anche se il suo significato non c'entra praticamente niente con il capitolo, quell'everybody dance mi ha dato subito uno spunto! Ho anche voluto immaginare il momento in cui Daron la compone, spero abbiate apprezzato *-*

Grazie a chiunque leggerà e recensirà nonostante il mio immenso ritardo nell'aggiornare :3

Non vi prometto niente, ma spero di tornare presto!!! ♥



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Capitolo 24
*** Darts screach ***


ReggaeFamily

Darts screach


System Of A Down - Darts




♫ Serj ♫


Con mano esperta, picchiettai per la terza volta un uovo sul bordo della ciotola in vetro; il guscio si frantumò, così potei riversare tuorlo e albume nel recipiente.

Davanti a me, nel grande piano da cucina, erano disposti zucchero, farina, un sacchetto di gocce di cioccolato e un panetto di burro.

Ovviamente, quando avevo detto a Daron che mi sarei occupato del dolce, avevo già in mente la ricetta perfetta per una torta coi fiocchi. Di certo non avrei mai acquistato una torta pronta e confezionata, anche perché impastare e sperimentare mi piaceva.

Dalla stanza accanto giungevano le voci e le risate dei ragazzi, accompagnate dalla musica in sottofondo.

Ehi, Serj!” Ellie irruppe in cucina con un gran sorriso e mi si avvicinò. “Sei arrivato da neanche un quarto d'ora e ti sei già messo all'opera!”

Casa di Daron è un po' anche casa mia, capita spesso di recarmi qui e cucinare. Anche perché altrimenti questa stanza farebbe la muffa: Daron non ama mettersi ai fornelli” spiegai mentre adoperavo il frustino e cominciavo a rimestare le uova.

A te invece piace?”

Non sono un grande chef, ma certe volte mi vengono delle idee per qualche ricetta e le devo provare. Angela non mi dà quasi mai il via libera, ha paura che combini qualche disastro!”

Ellie ridacchiò. “A me piace molto preparare i primi, invece. Pasta, risotti, brodi... non sono tipicamente dei piatti americani, ma mi fanno impazzire!”

Le lanciai un'occhiata e notai che si guardava attorno, come se cercasse di memorizzare ogni singolo angolo della stanza. “Non ti vorrai mica mettere a cucinare!”

Ma certo che sì!”

Se tu ti occupi del dolce, qualcun altro dovrà occuparsi del resto, no?”

Due voci esplosero alle mie spalle, facendomi sobbalzare. Mi voltai: Shavo, Noah e Johanna avevano invaso la cucina e ora si sparpagliavano tra pentole, credenza, frigo, fornelli e forchettoni.

Ero allibito.

Allora, io direi che potremmo fare un bel fritto misto... anche se ho paura che l'odore della frittura ci si attacchi addosso” rifletté Johanna.

E se invece tagliassimo queste patate e le ficcassimo in forno?” propose Shavo, indicando una busta piena di patate.

Oppure le potremmo fare lesse e aggiungerle all'insalata!” esclamò invece Noah, che già armeggiava con un coltello e dei pomodori.

Per la pasta stavo pensando di usare questo salmone, ma Serj è vegetariano!” aggiunse la batterista.

Che casinisti! Mi sa che io vado a impastare da un'altra parte” scherzai, fingendomi infastidito.

Serj, vieni qui, davvero!” sentii gridare a Daron dall'altra stanza.

In soggiorno?!” esclamò Ellie di rimando.

Perché no? Siete in troppi, ora arriva anche John!”

Un tonfo assordante si propagò nella stanza, rimbombando sonoramente. Il rumore fu talmente forte che per qualche istante temetti di aver perso l'udito all'orecchio destro.

Shavo!” esplose Johanna.

Non è mica colpa mia se quel coglione di Daron costruisce trappole per casa sua!” si difese il bassista.

Quest'ultimo aveva aperto l'anta di un mobile alla ricerca di qualche padella, e non solo le aveva trovate, ma ci aveva reso partecipi del contenuto di quell'armadietto; mentre un piccolo tegame e due coperchi ancora rotolavano sul pavimento, Shavo cercava di impedire che l'intera pila pericolante di stoviglie rovinasse a terra.

Le mie povere orecchie!” si lamentò Noah.

Questo mobile era troppo pieno!” Accigliata, Johanna si precipitò ad aiutare il bassista.

Io ed Ellie ci scambiammo uno sguardo complice, poi senza una parola afferrai la ciotola di vetro con le uova e lo zucchero, mentre la ragazza raccattava gli ingredienti che ancora non avevo usato.

Ci fiondammo in soggiorno ridendo; John, Daron e Jacob ci lanciarono un'occhiata interrogativa.

Mi stanno distruggendo la casa?” chiese Daron preoccupato.

Probabile, ma tanto tu in quella stanza non ci metti mai piede” gli feci notare.

Non è vero! Ci sono tante cose belle e utili, come il frigo, il microonde...”

Ellie scosse la testa.

Mi posizionai sul tavolo, al centro della stanza, e ricominciai il mio lavoro come se niente fosse.

E noi che facciamo?” chiese Jacob con fare annoiato, lanciando l'ennesima occhiata al padrone di casa.

Quest'ultimo si alzò dal tappeto ai piedi del divano, si avviò a passo di marcia verso il televisore ed esclamò: “Adesso vedrai!”.

Dare una mano sarebbe un'idea troppo cattiva, vero Malakian?” lo punzecchiai.

C'è un mucchio di gente in cucina, cosa ci faccio? Io sono qui per intrattenervi!” si difese il chitarrista.

Io mi sono già prenotato per apparecchiare la tavola, sarà un'opera artistica!” esclamò Jacob gonfiandosi tutto. “Guitar Hero 5 commentò poi, avvicinandosi a Daron.

Esatto, sfida da chitarrista a chitarrista!”

Daron perde di sicuro” commentò John, prima di sparire in cucina.

Ehi, bastardo, come ti permetti? È da quasi vent'anni che suono con te e...” si rivoltò il diretto interessato, ma ormai il batterista non lo sentiva più.

Distolsi lo sguardo dalla scena. “Ellie, potresti versare un altro po' di farina?”

Certo!” rispose prontamente la ragazza al mio fianco. “Mi sa che questa dose non basterà, l'impasto è ancora molto liquido. Hai usato qualche uovo in più, vero?”

Sì, ho raddoppiato la dose in modo che uscisse un po' più grande. Ma non seguire la ricetta per filo e per segno, faremo a intuito.”

Va bene, capo!”

Children Of Bodom!” strillò Jacob, rallegrandosi tutto e attirando nuovamente la nostra attenzione.

No, dai, che palle! Qualcosa anni '80, tipo i Dire Straits: qui c'è Sultans Of Swing! Anzi, se facessimo i Garbage?” obiettò Daron con uno sbuffo.

I due scorrevano i titoli delle canzoni che era possibile suonare. Ormai le conoscevo a memoria, sia Daron che John possedevano il gioco perché conteneva una canzone degli Scars On Broadway.

Ma i Garbage fanno cagare! Almeno gli Iron Maiden me li concedi?”

E se invece facessimo gli Smashing Pumpkins?”

Basta!” intervenne Ellie. “Smettetela di urlare e fate Superstition!”

Ridacchiai tra me.

E tu nel frattempo la canti?” le si rivolse Jacob.

La ragazza arrossì, mi lanciò una breve occhiata e io le strizzai l'occhio. “Va bene, tutto purché la smettiate!” acconsentì.

Il primo a esibirsi sul brano fu Jacob, ovviamente impostando la massima difficoltà. Il celebre brano di Stevie Wonder venne lanciato a tutto volume dalle casse del televisore, coprendo anche i preoccupanti schiamazzi provenienti dalla cucina.

Amavo sempre più quella gabbia di matti.

Ellie prese a cantare e io rimasi colpito, come sempre quando la sentivo. Non si era scaldata la voce, eppure aveva una padronanza e una tecnica da fare invidia a qualsiasi cantante famoso. I Souls potevano ritenersi fortunati ad avere una frontwoman così talentuosa, energica e passionale.

Proprio a metà del pezzo, Shavo comparve in soggiorno con il cellulare all'orecchio. Lo sentii gridare: “Cosa? Non ti sento, aspetta un attimo che esco!”.

Si diresse verso la portafinestra che conduceva a un piccolo terrazzo, situato a poca distanza dal televisore, ma prima di lasciare la stanza fece un cenno a Ellie. Lei annuì e, quando finì di cantare, lo raggiunse discretamente all'esterno.

Feci spallucce.

Jacob e Daron erano troppo impegnati a battibeccare per rendersi conto che la loro cantante era scomparsa.

Intanto io procedevo indisturbato con la preparazione della mia torta. Stavo per versare il lievito, e quindi completare l'opera, quando sentii una mano che mi picchiettava sulla spalla.

Mi voltai di scatto, leggermente spaventato, e mi ritrovai faccia a faccia con Johanna.

Ellie si è portata appresso questo, voleva fartelo firmare. Le facciamo una sorpresa?” domandò porgendomi una penna e la custodia di un album, che riconobbi subito come Elect The Dead Symphony.

Mi tornò subito in mente la telefonata con Ellie in cui mi diceva di aver guardato quel DVD. Con un sorriso, corsi in cucina a sciacquarmi le mani e poi impugnai la penna, intenzionato a inventarmi qualche dedica per la mia piccola amica.


A Ellie, dolce amica e strepitosa cantante. Che anche tu, un giorno, possa dare alle stampe un live come questo, se non migliore.

Tuo Serj Tankian


Non appena ebbi finito, Johanna mi rubò subito l'oggetto di mano, curiosissima di leggere.

Attenta, che l'inchiostro si sbava!” la avvertii.

Oddio, ma è bellissimo! A Ellie verrà un infarto! Glielo posiziono accanto al piatto quando apparecchiamo la tavola!” esultò la ragazza, poi corse a rimproverare Jacob e Daron che ancora strillavano.



♫ Ellie ♫


Fuori faceva un caldo pauroso. Subito mi andai a rifugiare in un angolo in ombra della terrazza, lo stesso punto in cui si era posizionato Shavo.

Ancora il bassista stava parlando al telefono.

No, non credo... ah, dici che si è liberato anche lui?... certo, non abbiamo fatto la lista proprio per quello, è aperta a tutti... ah-ah... digli di venire, saranno felicissimi... va bene, fai pure... ciao, ci vediamo il 23!”

Shavo interruppe la conversazione e mi osservò con curiosità.

Con chi stavi parlando?” gli domandai.

Gente della festa” bisbigliò. Non che ci fosse il rischio di essere ascoltati: in soggiorno rimbombava nuovamente la canzone di Stevie Wonder.

Oh, okay.”

Allora?”

Inarcai un sopracciglio. “Allora cosa?”

Tra Jo e Miles...”

Ecco, lo sapevo, voleva andare a parare proprio lì. L'avevo capito da quando mi aveva fatto cenno di raggiungerlo là fuori, ma non sarei stata certo io ad affrontare l'argomento per prima.

Ah, ecco! Okay, ti racconto!”



La musica reggaeton, che tanto andava di moda ultimamente, rimbombava e vibrava per il legno del chiosco. Johanna, dopo l'ennesimo ballo in pista, si era un attimo allontanata per fumare.

Jacob le aveva offerto un tiro dalla canna che aveva preparato, pochi minuti prima, e lei aveva accettato. Avvertiva già quella strana sensazione di leggerezza e allo stesso tempo strabiliante lucidità, ormai divenuta familiare per lei.

Oddio, Jo, io mi sa che sono brilla...” Melanie si era trascinata a sua volta giù dagli scalini in legno, biascicando le parole e tenendosi in equilibrio a stento.

La sua amica subito l'aveva sostenuta con una mano. “Brilla? Mi sa che sei completamente andata, tesoro mio!”

Spero solo di non vomitare” borbottò la mora, poi scoppiò a ridere sguaiatamente, attirando l'attenzione del gruppetto di ragazzi che stazionava a qualche metro da loro.

Ehi, ragazze, serve aiuto?”

Una voce familiare quanto irritante sorprese Johanna; le bastò un'occhiata alle sue spalle per capire che Miles aveva sceso due dei tre gradini che univano la piattaforma del chiosco al marciapiede, e le osservava con fare curioso.

La batterista trattenne uno sbuffo. “No Miles, tranquillo, non ci serve niente.” Detto questo, trascinò Melanie su una panchina poco distante e le fece posare la testa sulla sua spalla.

Se vi va posso farvi compagnia! Qua fuori non mi piace, è buio, non vorrei vi succedesse qualcosa” si offrì timidamente il ragazzo, muovendo qualche passo verso di loro.

Johanna non rispose e non lo degnò di uno sguardo, Melanie continuava a blaterare.

Jo, scusa se stasera non ho passato tanto tempo con te...” proseguì Miles, a disagio. Era giunto accanto alla panchina, ma non vi aveva preso posto per non risultare invadente.

Johanna cominciava a stufarsi davvero. Per tutta la serata l'aveva sopportato, aveva lasciato che chiacchierasse con Ellie e tutti i suoi amici, ci aveva scambiato due parole, ma non sopportava di essere importunata in quel modo.

Hai passato la serata con tutti noi, no?” ribatté, cercando di attingere a quel poco di pazienza che ancora risiedeva in lei.

Beh, sì... però sono stato a lungo con Ellie, non vorrei che la cosa ti desse fastidio, ecco.”

La ragazza, spazientita, sbuffò. Si scrollò delicatamente Melanie di dosso e si mise in piedi. “Senti Miles, io non so che idea tu ti sia fatto di me ed Ellie, non so come vedi il mondo e a che gioco stai giocando, però ora basta. Non volevo arrivare a questo punto, ma mi ci hai portato tu. Sappi che io e mia sorella siamo, appunto, gemelle, ma non siamo la stessa persona né sostituibili a tuo piacimento. Prima ci hai provato con me, mi hai chiesto di uscire, poi sei passato all'attacco con lei e le dedichi una valanga di attenzioni... ora hai anche il coraggio di venire nuovamente da me e fissarmi con quello sguardo pieno di aspettative? Questo non mi pare un comportamento da ragazzo per bene, o almeno, questo è ciò che vorresti sembrare.”

Miles era palesemente scioccato: le mani sospese a mezz'aria, il volto pallido, gli occhi sgranati, le labbra appena schiuse. Gli ci volle qualche secondo per formulare una risposta. “Johanna, ma che dici? Forse sono stato poco chiaro, forse hai interpretato in modo sbagliato il mio comportamento, ma...”

Lei si era accorta di aver esagerato, ma non aveva nessuna intenzione di retrocedere. “Bene, quindi ora abbiamo messo in chiaro le cose” sbottò, incrociando le braccia al petto.

Jo, senti... io non ci sto provando né con te né con Ellie, ma scherzi? Non sono così stupido da fare delle avances a due amiche o due sorelle, ma in generale a due persone contemporaneamente! Questo è il mio modo di fare, io sono così, credo che tu abbia frainteso!” Miles pareva davvero allibito e ferito, ma nonostante ciò manteneva la calma ed esponeva il suo punto di vista senza alcuna traccia di rabbia nella voce.

Ah, davvero? E allora come mai mi hai chiesto di uscire qualche mese fa? Prima mi importunavi, mi mandavi messaggi ogni giorno, mettevi likes a ogni mio post... poi come ti ho rifiutato, hai preso di mira mia sorella!”

Mi sono reso conto che ti infastidivo e ho smesso, non volevo sembrare insistente. Ma volevo soltanto esserti amico!”

Jo, Miles!” La voce di Ellie interruppe la loro conversazione, e qualche istante dopo la nuova arrivata posò una mano sulla spalla della sorella. “Basta, ragazzi. Jo, andiamo a recuperare le nostre cose e torniamo a casa. Penso che Mel abbia bisogno di rientrare, non sta molto bene.”

Melanie, non appena sentì il suo nome, intervenne: “Non preoccupatevi per me, sto alla grande!”.

Ellie si avvicinò alla sua amica che ancora vegetava sulla panchina, la aiutò ad alzarsi, poi prese Johanna sottobraccio e si avviò nuovamente verso l'entrata del chiosco.



Shavo si batté una mano sulla fronte. “Oh mio dio, non ci posso credere! Okay, conosco Jo e so che è molto impulsiva, ma non mi aspettavo sbottasse così!”

Feci spallucce. “Mi ha raccontato tutto con rabbia, quando eravamo in macchina, di ritorno dal concerto... ma io ho capito che un minimo si è pentita. Forse è stato l'effetto della marijuana che le ha fatto perdere il controllo più del solito...”

Miles come l'ha presa?”

A lei non ha scritto niente. Io ci sto parlando su facebook e non fa che scusarsi, è mortificato! Non è un cattivo ragazzo, ha solo dei modi di fare molto aperti; allo stesso tempo ha sempre paura di sbagliare qualcosa, di dare fastidio.”

Cazzo, questo sì che è un casino!” commentò.

Sai, non è mai capitato che io e Jo frequentassimo gente diversa,” raccontai, “io e lei abbiamo gli stessi amici, e quando non era così abbiamo sempre approvato l'una le conoscenze dell'altra. Non ci siamo mai trovate in contrasto, ecco, e tutta questa situazione comincia a diventare pesante. Per quanto possa trovarmi bene a chiacchierare con Miles, non voglio che l'amicizia tra me e Jo si sfaldi.”

Shavo sorrise intenerito e mi pizzicò una guancia. “Siete troppo carine, voi due. Però non potete neanche vivere in simbiosi, siete due persone diverse, avete il diritto di fare le vostre esperienze. Questo non deve scalfire il vostro rapporto, non avrebbe senso! Anche io ho un fratello, io e lui andiamo d'amore e d'accordo, abbiamo anche degli amici in comune, mentre non condividiamo altre conoscenze. È normale: non è possibile che tutti siano amici di tutti!”

Mentre mi parlava aveva puntato i suoi occhi scuri nei miei, e io vi potevo leggere un profondo affetto. Non voleva che io e Johanna stessimo male.

Di slancio lo abbracciai. “Grazie Shavo, ma dove lo trovo un altro amico come te?”

Lui rise. “Non lo so, magari esiste un mio clone da qualche parte nel mondo!”

Gli mollai una leggera pacca sulla spalla. “Ma smettila! Dai, rientriamo, gli altri si staranno chiedendo che fine abbiamo fatto!”

Decisi di tenere per me il mio sospetto riguardo Miles, era ancora troppo sbiadito e poco definito. Se fosse stato corretto, prima o poi sarebbe venuto a galla.

Non appena misi piede in soggiorno, mi ritrovai davanti la seguente scena: Noah che suonava Du Hast dei Rammstein con il Guitar Hero, Jacob che faceva headbanging mentre disponeva i piatti sul tavolo e Daron che, cercando di imitare la voce di Till Lindemann, faceva la spola tra soggiorno e cucina con piatti, bicchieri e posate tra le mani.

Scoppiai a ridere.


Oh, e questo cos'è?” borbottai, notando un oggetto sospetto e piatto avvolto in un tovagliolo, all'interno del mio piatto.

Ero finita tra Johanna e Serj e ne ero più che contenta. Davanti a me invece si trovava Jacob.

È un regalo di compleanno in anticipo” scherzò mia sorella.

Non appena lo presi tra le mani, lo riconobbi subito: la mia copia di Elect The Dead Symphony. L'avevo ficcata in borsa prima di uscire, intenzionata a farla autografare a Serj, e poi me n'ero completamente dimenticata.

Ah-ah, divertente. Perché me l'avete incartato in un tovagliolo?” Ma quando sollevai la copertina, capii subito il motivo.

C'era una dedica, in una grafia piccola e ordinata, accompagnata da una firma piuttosto elegante.

Quando lessi quelle poche parole, per poco non mi venne un colpo. Sentii le orecchie andare a fuoco e contemporaneamente il sangue defluire dal viso, e non sapevo se una cosa del genere fosse possibile.

Oh mio dio, Serj, ma... wow, che parole dolci! Grazie, grazie, grazie!” esclamai, abbandonando l'album sul tavolo e gettando le braccia al collo del cantante. Lui aveva assistito alla scena in silenzio, con un sorriso appena accennato sulle labbra. Subito ricambiò la stretta con affetto.

Per quanto ormai lo conoscessi e fosse diventato un mio caro amico, era pur sempre Serj, cantante e musicista che stimavo da anni e anni.



♫ John ♫


Oddio, sto per scoppiare...” biascicai, posando la forchetta accanto al piatto come se scottasse.

Non ci posso credere, John, che rammollito!” commentò Johanna con il boccone pieno. Lei non faceva che abbuffarsi senza ritegno, era come se il suo stomaco non conoscesse un limite.

Io ero seduto a capotavola, alla mia sinistra c'era lei, mentre alla destra Daron era stravaccato sulla sedia e ruminava.

Guardai la ragazza confuso. “Ma tu mangi sempre così?”

Lei si strinse nelle spalle mentre si puliva il muso col tovagliolo. “Mmh, diciamo che in altre occasioni ho fatto di peggio.”

Eppure hai un fisico da urlo” commentò Daron con un sorrisetto sghembo.

Lei lo fulminò con lo sguardo. “Un altro commento del genere e l'urlo te lo faccio fare davvero.”

Ridacchiai.

Bisogna fare un brindisi per John!” se ne uscì Shavo, seduto all'altra estremità del tavolo. Mi sembrava un po' brillo; c'era da immaginarselo, dato che non reggeva l'alcol come me e Serj.

No, vi prego, queste stronzate no...” borbottai, portandomi le mani sulla testa con fare disperato.

Ottima idea!” lo assecondò subito Jacob.

Ecco, ero fottuto.

Tutti si riempirono il bicchiere di vino – tranne Johanna che non beveva, e rimediò con l'acqua – e sollevarono i bicchieri in aria.

Vi faccio notare che al Giorno del Ringraziamento mancano parecchi mesi” tentai di dissuaderli, ma non ci fu verso.

Stare al centro dell'attenzione non mi piaceva.

E dai, smettila di fare l'orso per una volta, e brinda con noi!” Johanna mi fece l'occhiolino.

Sbuffai e portai anch'io il mio bicchiere in alto.

Al batterista migliore di Los Angeles, degli States, del mondo intero e di tutti gli universi conosciuti!” cominciò Daron.

Che è diventato maggiorenne più venti, e che questi anni si possano triplicare!” continuò Jacob.

A una delle star più umili e umane che esistano!” proruppe Noah.

Al migliore amico che si possa trovare, un vero e proprio fratello!” intervenne Shavo con passione.

Collega paziente e ragionevole, compagno di mille avventure e uomo fottutamente buono” ribatté prontamente Serj col suo solito tono pacato.

Un confidente dolce, con cui si può parlare di tutto, che riesce a infondere sicurezza e protezione con la sola presenza!” soggiunse Ellie.

Fonte di ispirazione e di ammirazione per tutti. Semplicemente, una delle persone migliori che si possa incontrare. Cin cin!” concluse Johanna.

Cin cin!” risposero gli altri in coro.

Tutti i bicchieri tintinnavano, mentre Jacob già si scolava il contenuto del suo.

Stavano mettendo a dura prova il mio povero cuoricino, l'avevano fatto apposta per farmi commuovere. Erano i bastardi più adorabili al mondo.

Non potei fare a meno di sciogliermi in un sorriso, poi mi alzai e girai intorno al tavolo per scambiare abbracci e pacche con i miei amici.

Mi avevano elogiato, elencando una serie di pregi che secondo loro possedevo, ma ero io a dover elogiare loro. Quanto mi sentivo fortunato ad avere degli amici del genere!

Una volta terminato il pranzo, qualcuno era brillo e qualcuno era sazio.

Ellie si offrì per fare il caffè.

Mmh... mi posso fidare? Non è che mi fai esplodere la cucina?” la punzecchiò Daron.

Ma va'! Ho un'amica che lavora in bar e ristoranti, mi ha insegnato i trucchetti per il miglior espresso d'America!” ribatté lei.

Come a Napoli, tesoro!” blaterò Jacob, che da più di un'ora non faceva altro. Da solo, aveva consumato la stessa quantità di vino che noialtri avevamo bevuto tutti assieme.

C'è anche la torta di Serj!” ricordò Noah con gli occhi che brillavano.

Oddio, anche quella!” farfugliai, portandomi una mano allo stomaco.

Stai bene?” mi chiese Johanna in tono apprensivo.

Sì, certo, non ti preoccupare. Solo... non so se riuscirò a mangiare anche il dolce. Spero che Serj non me ne voglia.”

Uh, scherzi?! Sicuramente Serj si incazzerà talmente tanto che ti butterà fuori dal gruppo, cancellerà il tuo numero e ti bloccherà su tutti i social!” commentò in tono ironico.

Ma il caffè di Ellie lo voglio assaggiare, sono curioso. Detesto quella brodaglia che danno in molti bar, un buon caffè deve essere ristretto, forte e denso.”

Anche in questo la pensiamo allo stesso modo, batterista mio!”

Dopodiché Johanna si alzò e si diresse da Shavo col solo intento di importunarlo.


Qualche minuto più tardi, dopo aver bevuto il caffè – per cui Ellie ricevette una valanga di complimenti – Daron si alzò e cominciò a vagare per la stanza come un'anima in pena, evidentemente annoiato. Il televisore era sintonizzato sul solito canale di musica rock, così lui aveva rinunciato anche a fare zapping per non rovinare l'atmosfera.

Mentre chiacchieravo con Serj e Noah, notai con la coda dell'occhio che il chitarrista aveva afferrato delle freccette e le lanciava contro un piccolo cartellone del tiro a segno, situato alla destra del televisore.

Quel disco di cartone decorato a cerchi concentrici colorati era sempre stato lì, da anni e anni sempre nello stesso posto. Un giocattolino da pochi dollari, che però a Daron piaceva troppo.

Mi aiuta a sfogarmi quando sono incazzato, diceva, e poi assomiglia a un vinile, non trovi?

Noah notò ciò che stava facendo il chitarrista e lanciò a me e Serj un'occhiata interrogativa.

Non chiedere a noi” lo liquidai, perplesso quanto lui.

Noah, vieni a sfidarmi!” strillò allora Daron.

Teoricamente avere le freccette in casa non è una scelta molto furba: con uno di quegli aggeggi potresti bucherellare il muro, rompere un vetro, colpire il televisore...” gli disse il bassista, avvicinandoglisi.

Ed è proprio questo che mi porta ad avere una mira migliore!”

Ehi Daron, come mai non hai chiesto a me di sfidarti?” intervenni io in tono ironico, nonostante conoscessi già la risposta.

Perché è giusto che coinvolga gli ospiti” inventò lui, passando una manciata di freccette colorate a Noah.

Scoppiai a ridere.

Non lo sfidi perché sai benissimo che non c'è partita” lo corresse Ellie, appena giunta al mio fianco.

Aveva già capito tutto.

Macché” bofonchiò lui.

Dammi un cinque” dissi alla ragazza, ancora tra le risate.

Daron!” strillò Johanna da un angolo un po' più buio della stanza. “Come accidenti si usa questo coso? È pieno di tastini, pomelli, manopole...”

Fatti aiutare da Shavo! Quell'impianto me l'ha consigliato lui!”

Grazie, troppo gentile e disponibile. Bel padrone di casa!”

Chi mi ha cercato?” saltò subito su il bassista dirigendosi verso Johanna, la quale stazionava davanti al monumentale impianto stereo di Daron.

I due presero a confabulare tra loro e non riuscii più a udire niente, così mi concentrai sulla partita al tiro a segno.

Noah perse, totalizzando punteggi abbastanza bassi, per la gioia di Daron. Allora giocai una partita contro il chitarrista, per prendermi una rivincita da parte di Noah. Feci centro due volte su sei, mentre Daron ci andò soltanto vicino.

Shavo si spanciava dalle risate osservando la faccia delusa del chitarrista.

Basta, siete antipatici!” si finse offeso Daron, gettando le sue munizioni a terra e incrociando le braccia.

Proprio mentre io e Shavo eravamo in procinto di iniziare una partita, dalle casse dell'impianto si diffusero le note di una canzone fin troppo nota alle mie orecchie.

Darts.

Mi voltai e scorsi Johanna che sorrideva; aveva collegato il suo cellulare alle casse con un cavo. Ci si accostò. “Come potevo evitare di mettere questa canzone mentre voi giocate a freccette?”

Era da un sacco di tempo che non sentivo questa canzone” commentai con un velo di nostalgia.

Ho tantissime canzoni nel telefono, vedrai! E ora giocate, voglio vedere se Shavo da ubriaco manda le sue frecce in un'altra stanza.”

Ehi, non sono ubriaco!”

Lanciai la prima munizione. “Quasi centro!”

Ma ben presto ci ritrovammo tutti a cantare e ballare Darts. Fummo costretti a interrompere la partita perché rischiavamo di far male a qualcuno.


Shavo, forse è il caso che prendi un taxi per tornare a casa. Se ti fermano così, sei fottuto” consigliai al mio amico, una volta fuori da casa di Daron.

Il crepuscolo ormai stava incombendo su Los Angeles, eliminando ogni traccia di luce del giorno, ma lasciandoci quell'afa asfissiante tipica di luglio.

Dici? Penso di poter guidare!” obiettò il bassista, scuotendo la testa.

Lo so, adesso mi sembri abbastanza lucido, ma se ti becca la polizia e ti fa il test...”

Hai ragione, mi sa che chiamo un taxi.”

Rimasi a fargli compagnia, fumammo e chiacchierammo della giornata appena trascorsa.

Pensi che riusciremo ad andare d'accordo durante il tour europeo? Tra noi e con i Souls?” mi chiese Shavo.

Mi ritrovai a notare che le nostre conversazioni andavano sempre allo stesso modo: lui mi esponeva i suoi mille dubbi e io rispondevo a tutti.

Certo, e le ore appena trascorse ne sono la prova.”

Spero non si stanchino troppo. Insomma, è il loro primo tour, non sono abituati...”

Macché, abbiamo pochissime date. Si divertiranno un mondo! E poi sono più giovani di noi, hanno molta resistenza.”

Trascorsero alcuni secondi in silenzio, in cui Shavo prese una boccata di fumo.

Sai Shavo, qualche giorno fa ascoltavo i Dub Inc su Spotify...” buttai lì.

Mmh, davvero?”

Sì. Hanno talento. Hanno fatto un album live e sembra davvero una bomba. Sono curioso di sentirli suonare dal vivo.”

Spaccano. Fanno un genere davvero incredibile! Penso che ci sarà da ballare.”

La nostra conversazione venne interrotta dal rombo di un motore: qualche istante dopo un taxi ci si fermò davanti. “Odadjian?” chiese il tassista.

Sono io!” Il mio amico mi diede una pacca sulla spalla, mi mollò la sua sigaretta tra le dita e salì a bordo. Prima di chiudere lo sportello, disse: “Ci vediamo il 23!”.

Mentre osservavo la vettura andare via, cercai all'interno della mia mente qualche evento che si associasse al 23 luglio. Perché il mio amico aveva portato fuori quella data?

Forse non aveva ancora smaltito per bene l'alcol.

O forse...

Schiacciai il mozzicone sotto la suola della scarpa, scossi la testa e mi avviai verso la mia auto.



♪ ♪ ♪



SONO TORNATAAAAAAAAAAAA!!!!!!!!!!!!

Ragazzi, non mi sembra vero che finalmente riesco di nuovo ad aggiornare questa storia *-*

Non vorrei fare promesse a vuoto, ma può essere che nei prossimi mesi riesca ad aggiornare un po' più spesso... sono troppo ispirata e sfornerei tre capitoli al giorno!!!

Comunque non credo ci sia bisogno di spigare il titolo: dardi stridono. Oltre al riferimento ovvio alle freccette e il tiro a segno, quanti dardi sono volati in questo capitolo? Tra litigi, sorprese, Shavo che non si sta zitto, Ellie e i suoi sospetti...

Bene, ora finalmente si avvicina la festa!!! Cosa succederà? Non vedo l'ora di raccontarla :3

Grazie a tutti voi che siete ancora qui e che avete avuto la pazienza di aspettare! Ci si vede presto (anche perché questo mercoledì metterò l'ultimo capitolo degli Psicopatici) ♥



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Capitolo 25
*** My crew is ready now! ***


ReggaeFamily

My crew is ready now!


Dub Inc - Bang Bang




♫ Johanna ♫


Certo, sì... penso consista solo in quello, poi chiedo meglio ai ragazzi... sì, penso abbiano un'idea ben definita anche per quello... ah, non lo so, poi passo loro il tuo numero e vi accordate tra voi... però a questa domanda ti ho già risposto...”

Me ne stavo stravaccata sul sedile del passeggero nella macchina di Serj; dietro di me, Melanie intratteneva una conversazione telefonica con l'attore del nostro prossimo video. Per il secondo singolo dei Souls avevamo pensato in grande: volevamo delle immagini con un filo logico, che si collegasse al significato della canzone.

La canzone? Mi pare Leave And Go... ah, i nomi dei ragazzi! Ellie, Johanna, Noah e Jacob... sinceramente non lo so, dipende: sai che devo partire in vacanza... senti, ora non ho tempo di parlarne, sto andando a una festa di compleanno... va bene, grazie! E sì, darò gli auguri ai festeggiati... sì, sono in due, ma non li conosci, sono vecchi... Dan, devo andare dai! Ci sentiamo poi o ci becchiamo al lavoro!... anche a te, ciao!”

Non appena la mia amica interruppe la conversazione, mi allungai in avanti per alzare nuovamente il volume della radio. Serj aveva messo su un CD alquanto strano di un gruppo di suoi amici; non che mi convincesse del tutto, ma era sempre meglio del silenzio.

Che dice Daniel?” s'informò mia sorella, che aveva preso posto nel sedile posteriore accanto a Melanie.

Sta prendendo la cosa molto seriamente, mi fa domande su domande ma io non so cosa rispondergli. Gli ho spiegato un miliardo di volte che il video è vostro, non mio” spiegò Melanie con un sospiro.

Video?” si incuriosì subito Serj.

Gli lanciai un'occhiata: nonostante ascoltasse attentamente la nostra conversazione, era ben attento e concentrato sulla guida.

Non te ne avevamo ancora parlato?” mi stupii, cercando di fare mente locale. In effetti non c'era stata occasione di parlare con i System delle nostre nuove idee.

Ti spiego” si entusiasmò subito Ellie. “Abbiamo intenzione di far uscire un nuovo singolo, accompagnato da un video, che anticipi il nostro album. Quest'ultimo uscirà a fine settembre, suppongo, invece il singolo intorno al primo di quel mese... se tutto va bene, ovviamente.”

Si tratta di una canzone dal testo abbastanza forte e impegnato: parla del tema della guerra e nello specifico dei soldati... insomma, un argomento usato e strausato nel mondo della musica. Ma noi abbiamo deciso di affrontarlo in una maniera piuttosto particolare” proseguii. “Il testo, scritto da me ed Ellie a quattro mani, è dal punto di vista di un cadavere.”

Un cadavere?” si sorprese Serj aggrottando le sopracciglia.

Esatto, il cadavere di un soldato deceduto in guerra. Mentre lo portano via dal campo di battaglia, lui ricorda con disperazione ciò che ha dovuto lasciare per partire al fronte: sette fratelli più piccoli, due genitori bisognosi d'aiuto e una fidanzata che, ahimè, è rimasta incinta di lui poco prima che lui lasciasse il villaggio. Il brano si conclude con lo sconforto del protagonista perché non potrà partecipare alla nascita e alla crescita di suo figlio” raccontai.

Anche il video è molto ambizioso,” aggiunse mia sorella, “in quanto vuole mischiare presente e passato, fantasia e realtà. Il presente, che sarà indicato dalle scene a colori, raffigura il soldato che viene portato via dal campo di battaglia e gli viene fatto un povero e veloce funerale a cui non partecipa quasi nessuno; il passato, caratterizzato da scene in bianco e nero, sarà una serie di ricordi del soldato, quindi la partenza dal suo villaggio eccetera... il tutto punteggiato di immagini vere, realmente scattate durante le guerre più famose, con annessa didascalia.”

Oddio ragazze, ma è una figata pazzesca! Avete avuto un'idea strepitosa, complimenti!” sbottò subito il cantante, raggiante.

Speriamo solo di essere in grado di svilupparla al meglio” commentò mia sorella.

Ehi, se avete bisogno d'aiuto non esitate a chiedere! Anche a Shavo piacerebbe molto, ne sono certo: lui ha fatto il regista per molti dei nostri video, ma forse già lo sapete!”

Oh Serj, devi sapere che i tuoi folli amici hanno già organizzato tutto! Mi hanno addirittura supplicato di chiedere a un mio collega del ristorante, che frequenta un'accademia di recitazione, di interpretare il ruolo del protagonista! Poco fa infatti stavo parlando con lui!” soggiunse Melanie.

Sbadigliai sonoramente, quel giorno ero piuttosto stanca perché avevo trascorso tutta la giornata insieme a Lindsay, ma mai e poi mai mi sarei persa la festa di compleanno di John e Daron. Ci stavamo recando proprio a casa del chitarrista per costringerlo a uscire di casa con noi, senza però rivelargli le nostre vere intenzioni; sarebbe stata un'impresa.

A proposito!” me ne uscii all'improvviso, interrompendo Ellie, Melanie e Serj che ancora conversavano. “Com'è strutturata questa festa? Quanti sono gli invitati?”

Ehm... diciamo che non lo so” ribatté il cantante ridacchiando.

Lo guardai storto. “Come sarebbe a dire?”

Ecco, la situazione è un po' sfuggita di mano a Shavo e quindi non abbiamo idea di chi è venuto a conoscenza di questa festa e chi no.”

Ma non dovrebbe essere una festa privata? Cioè, non avete fatto una lista e posizionato dei buttafuori che non facciano entrare dei perfetti estranei?” fece notare Ellie, il volto corrucciato in un'espressione scettica e perplessa.

Shavo non ha voluto fare una lista perché aveva paura di dimenticarsi qualcuno e tagliarlo fuori. Ho cercato di convincerlo in tutti i modi, ma è più testardo di un mulo!” spiegò Serj in tono rassegnato.

Non ci posso credere!” esclamai scoppiando a ridere.

Qualche secondo dopo Serj spense il motore e solo allora mi resi conto che eravamo giunti di fronte a casa di Daron.

Era incredibile: stavo per entrare nella dimora del chitarrista dei System Of A Down per la seconda volta nel giro di cinque giorni.

Mi liberai dalla cintura di sicurezza e aprii lo sportello. “Coraggio, ragazzi: ficchiamo questo ragazzaccio in doccia e agghindiamolo per bene!” proclamai.

Trovai il cancelletto d'ingresso semiaperto e lo spinsi con decisione; in qualche secondo fui di fronte alla porta d'ingresso e cominciai a torturare il pulsante del campanello.

Quando il padrone di casa si decise finalmente ad aprire, venni travolta da un'occhiata talmente truce che quasi mi spaventò.

Quasi, perché non persi tempo e stritolai Daron in un abbraccio, ignorando le sue proteste e i suoi insulti.

Si può sapere che cazzo ci fate voi qui? E tu, Johanna, se provi a suonare di nuovo il campanello in quel modo ti stacco tutte e dieci le dita!” brontolava.

Zitto e corri a prepararti, stasera si esce! Su, vuoi un consiglio sull'abbigliamento?” lo liquidai in fretta, spingendolo verso l'interno dell'abitazione per potermici intrufolare a mia volta.

Uscire? No, non se ne parla, ho già adocchiato un film che mi interessa! E poi non ci eravamo messi d'accordo!” si lagnò. Aveva gli occhi sgranati e un'espressione a dir poco confusa in faccia, spostava lo sguardo su ognuno di noi e ci squadrava come se temesse che fossimo delle allucinazioni.

Che antiquato che sei! Non vorrai veramente fare come quei vecchietti che alle dieci sono già a letto! Dai Daron, siamo venuti apposta per portarti a vivere!” accorse in mio aiuto Ellie regalandogli un occhiolino.

Dai Malakian, corri a farti una doccia, io tengo a bada queste tre fanciulle!” intervenne Serj.

Sei un coglione! La doccia me la sono già fatta, ma io non vado da nessuna parte se non mi dite prima cosa avete intenzione di fare” obiettò ancora Daron incrociando le braccia al petto.

L'avrei sollevato di peso e portato in macchina, se fosse stato già pronto per la festa. Peccato che indossasse una riprovevole canottiera bianca con la stampa di un cane, dei bermuda rossi con le righe bianche ai lati e fosse scalzo.

Senti, fammi il favore: vai a cambiarti, conciato così sei osceno” commentai cercando invano di trattenere una risata.

Lui fulminò tutti e quattro e poi, leggendo sui nostri visi la determinazione, si arrese con un sospiro. “E va bene, tanto non mi lascerete in pace in ogni caso. Io vado a cambiarmi, ma se scopro che avete in mente qualche cazzata vi affogo!”

Detto questo, scomparve nelle profondità di quella grande casa in cui, ne ero sicura, io mi sarei persa.

Io, Ellie, Serj e Melanie ci scambiammo un'occhiata complice e prendemmo a sghignazzare, pregustando il momento in cui Daron sarebbe arrivato al cospetto della sua sorpresa.


La prima cosa che notai fu una gran confusione fuori dal locale che Serj e Shavo avevano affittato per l'occasione. C'erano macchine parcheggiate ovunque, gruppi di persone sul marciapiede, taxi che si fermavano al margine della strada e scaricavano invitati.

Che roba è? Non ditemi che mi volevate portare qui! Ma io vi ammazzo, vi affogo, ve l'ho detto!” si agitava Daron dal sedile del passeggero accanto a Serj.

Io, stretta tra Melanie ed Ellie, me la ridevo beatamente.

Cazzo, che casino... spero di trovare un posticino almeno nel parcheggio” borbottò Serj tra sé, suonando il clacson per far notare a un tizio che aveva frenato in mezzo alla strada e, di conseguenza, bloccato il traffico. Quando l'idiota in questione si decise ad avanzare, percorremmo ancora qualche metro fino all'ingresso di un grande parcheggio stracolmo di vetture.

Mi sembra di vedere un angolino libero da quella parte” suggerì Ellie, indicando un punto al di fuori del finestrino.

Okay. Speriamo che qualcuno non lo freghi nel frattempo” disse Serj, guidando in quella direzione.

Una volta sistemata l'auto, spinsi letteralmente Ellie giù dal sedile nella fretta di uscire. Non ne potevo più di stare rinchiusa là dentro, avevo caldo nonostante l'aria condizionata.

Ne approfittai subito per accendermi una sigaretta. Daron, ovviamente, mi fece compagnia.

Si può sapere che razza di inferno è questo? E dove dovremmo andare, scusate?” ricominciò a protestare il chitarrista.

Seguici e non rompere” lo zittii, prendendolo sottobraccio e passeggiando tranquillamente verso la nostra meta.

Carino l'abito di Melanie, le sta bene” bisbigliò Daron al mio orecchio, osservando con malizia la mia amica che camminava davanti a noi con Ellie e Serj.

Melanie indossava un vestito arancione che risaltava meravigliosamente sulla sua pelle bruna, e anch'io non potei fare a meno di pensare che le donasse.

Ma com'è che Daron faceva complimenti a Melanie, quando in genere non staccava gli occhi da mia sorella? Che si stesse già stancando di lei?

Una alla volta, giovanotto” gli intimai, prima di allontanarmi da lui e avviarmi verso Ellie.

Percorremmo circa un centinaio di metri prima di giungere all'ingresso del locale. Si trattava di un semplice pub che veniva spesso affittato per organizzare feste ed eventi; Serj e Shavo ci avevano spiegato che il bancone del bar – dietro il quale quella sera ci sarebbe stato un barman d'eccezione, che preparava i cocktail migliori della città – si trovava all'interno del grande salone, mentre i tavolini e la pista da ballo erano stati posizionati sul retro, in un enorme piazzale pensato apposta per i mesi più caldi.

In effetti quel giorno l'aria era afosa e umida, l'idea di rinchiudermi in un locale mi faceva venire la nausea.

Ragazzi!” saltò su Shavo non appena ci vide arrivare. Si era appostato di fronte all'ingresso con un enorme sorriso sulle labbra.

Non vedeva l'ora di svelare tutto a Daron, glielo si leggeva in faccia.

Shavo? Ma che cazzo sta succedendo?” farfugliò Daron, sempre più confuso.

Il bassista gli circondò le spalle con un braccio e lo trascinò dentro. Tutti noi li seguimmo, curiosi di scoprire la sua reazione.

Fratello, benvenuto alla festa di compleanno dedicata interamente a te e John!” annunciò Shavo in tono solenne, tentando di sovrastare la musica che già inondava il grande ambiente.

Daron strabuzzò gli occhi e si coprì il viso con le mani. “Lo sapevo, lo sospettavo! Ma siete dei pezzi di merda, io vi detesto, vi ammazzo di botte! Non dovevate, siete completamente pazzi!” strillava, a metà tra l'entusiasta e l'incazzato.

Non potei fare a meno di ridere e stringerlo in un abbraccio. Certo, lui non era un grande amante delle feste, ma ero certa che quell'iniziativa lo avesse reso felice.

E infatti notai subito i suoi occhi lucidi, prima che Shavo lo trascinasse in mezzo a una folla desiderosa di sommergerlo di auguri.

Io, Ellie e Melanie ci ritrovammo nuovamente vicine, ci guardavamo attorno spaesate. Per fortuna fummo quasi subito raggiunte da Noah e Jacob, entrambi con un sorriso sulle labbra e un drink in mano.

Ragazzi! Che ne dite di uscire?” propose Ellie, passandosi una mano sul collo per tentare di asciugare il sudore che le scorreva sulla pelle.

Sì! Venite nello spiazzo sul retro, è una figata!” acconsentì Noah, facendoci cenno di seguirlo.

Io ero completamente confusa: venivo sballottata da una parte all'altra, avevo la vista annebbiata dalle luci stroboscopiche che saettavano per la stanza e l'udito inondato dalla musica forte e incessante. Mi aggrappai al polso di Melanie e la seguii, finché finalmente non giungemmo all'aria aperta e potei di nuovo respirare.

Che casino, si sono tutti accalcati là dentro per accogliere i festeggiati! Roba da matti, stavo per soffocare” brontolai mentre lisciavo la mia maglietta con una mano.

Voi siete arrivati da molto? È stato difficile convincere John?” volle sapere Ellie rivolta ai ragazzi.

Loro si erano occupati di John, piombando a casa sua in compagnia di Sako con l'intento di trascinarlo alla festa.

Guarda, siamo qui da neanche dieci minuti. John non ha opposto resistenza e, una volta giunto qui, ci ha confessato che aveva già capito tutto per colpa di Shavo” raccontò Noah.

Shavo?” domandammo noi tre all'unisono.

Jacob prese a sghignazzare. “Quell'idiota si è lasciato sfuggire informazioni riservate! Di certo se volessi organizzare una sorpresa non chiederei aiuto a lui!”

Per la prima volta da quando ero arrivata alla festa, ebbi modo di guardarmi attorno: ci trovavamo in un enorme piazzale di cemento contornato da delle graziose aiuole. In un angolo era disposto un gran numero di tavolini e, addossati alla parete del pub, dei monumentali tavoli con un buffet degno dei più lussuosi matrimoni.

Vicino alla porta d'ingresso della zona interna, invece, si trovava la postazione del dj, composta da una consolle, un pc e delle enormi casse che sparavano la musica a palla. Anche là fuori erano state montate delle luci stroboscopiche.

Il volume era comunque forte, ma almeno il suono si perdeva nell'aria e non incontrava degli ostacoli imponenti su cui rimbalzare.

Non feci troppo caso alle figure che stavano sparpagliate ovunque, erano immerse nella penombra e non riuscivo a distinguerle.

Che dite: aspettiamo i ragazzi o ci fiondiamo direttamente sul cibo?” domandai ai miei amici.

Io veramente volevo salutare John, ancora non l'abbiamo beccato” fece presente Ellie.

Quasi come se ci avesse sentito, il batterista apparve sull'uscio del locale in compagnia di alcuni suoi amici. Io e mia sorella non perdemmo tempo e ci fiondammo ad abbracciarlo.

Ellie, Jo!” esclamò lui, stringendo entrambe in un forte abbraccio.

Caro collega, ero impaziente che arrivasse questo momento!” ammisi con un sorriso.

Subito mi voltai in direzione dei tre accompagnatori di John, osservandoli in viso uno per uno. Riconobbi Sam, il biondino che Shavo si era portato appresso quando avevamo festeggiato il suo compleanno al Grin Pub, e lo salutai cordialmente con una stretta di mano. Poi mi concentrai sul secondo.

Non ti conosco” affermai dopo averlo studiato per qualche secondo.

Lui mi tese la mano e mi sorrise. “Piacere, James, un caro amico di John.”

Gliela strinsi. “Jo. Lei è mia sorella Ellie e lei la nostra amica Melanie.” MI voltai e feci un cenno verso le due ragazze mentre le nominavo, ma loro nemmeno se ne accorsero, concentrate com'erano a chiacchierare con John.

Io invece sono Rodney, piacere” si intromise il terzo con un sorriso sghembo e allucinato.

Mi mordicchiai un'unghia con fare pensoso. “Il tuo volto mi è familiare, sai? Dove ti ho visto?”

Cercavo nella mia memoria, ma proprio non riuscivo a collegare.

Lui scoppiò a ridere. “Ti rivelo un segreto: sono il chitarrista degli Sugar Ray” bisbigliò in finto tono cospiratorio.

Sentii il sangue defluire dalle mie guance. Oh merda, ma come avevo fatto a non arrivarci prima?

Davvero mi trovavo davanti a un chitarrista famoso?

E quante altre star erano disseminate attorno a me?

Fu un istante, poi mi ricomposi subito. Non era da me farmi prendere dal panico. In fondo Rodney, così come tutti gli altri e i System stessi, era solo una persona e in quanto tale doveva essere trattata.

Oh, già, cavolo! E dire che vi ascolto pure! Ma vedi... io sono una batterista, non me ne intendo” buttai lì con disinvoltura.

Poi mi avvicinai a Jacob e lo trascinai accanto a me.

Ecco, lui è un chitarrista, materiale per te!” esclamai in tono soddisfatto.

I due si osservarono confusi, poi il mio amico parve illuminarsi. “Ma tu sei Rodney!”

Mentre ridevo sotto i baffi e li osservavo che conversavano come amici di vecchia data, tornai al fianco di John e gli circondai le spalle con un braccio.

Chitarristi con chitarristi, batteristi con batteristi.



♫ Noah ♫


A me sta venendo un infarto” biascicai. Avevo afferrato un lembo della mia maglietta a righe e lo stavo stringendo così forte che probabilmente il cotone si assottigliava sotto le mie dita.

Noah, non ti ho mai visto così pallido in vita mia” constatò Melanie in tono preoccupato, posandomi una mano sulla spalla.

Mel, io non so se tu te ne rendi conto. È come se fossimo finiti nel backstage di un festival popolare: è pieno di artisti famosi, io non so... non so come comportarmi! Mi sento male!” sibilai, poi ripresi a mordermi il labbro inferiore. Anche quello, come la maglietta, si stava probabilmente consumando.

Per questo Rodney dei Sugar quelli lì?” se ne uscì lei con indifferenza, sistemandosi i capelli mossi che le ricadevano sciolti sulle spalle.

Alla consolle... guarda! Il dj della serata è Dj Lord dei Public Enemy!” le feci notare.

Ah, ma quei tipi rap?”

Sospirai. Lei non capiva, come al solito. Avevo bisogno del supporto di Jacob, il mio più caro amico, ma in quel momento sia lui che le gemelle stavano conversando con i presenti.

Noah, ascoltami” tentò di attirare la mia attenzione Melanie. “Ti devi dare una calmata. Non devi vedere tutta questa gente come grandi star, ma come persone. Le gemelle fanno così, lo sai? In fondo tu sei qui per festeggiare John e Daron e per divertirti, quindi che ne dici se ora io e te andiamo al bar e ti prendi un bel cocktail rinfrescante?”

Annuii e la seguii all'interno. Forse avevo bisogno di bere un sorso per stare un po' meglio e tranquillizzarmi. E poi non ne potevo più di stare lì, fermo, a guardarmi attorno e scoprire altri componenti di band che mi piacevano.

Una volta giunti al bancone, Melanie ordinò per entrambi senza consultarmi. Tipico di lei.

Oddio!” Uno strillo alla mia sinistra mi fece trasalire: Daron si era appena scaraventato con i gomiti sul piano di legno e aveva l'aria esausta.

Beh?” gli domandai curioso.

Non ne posso più di ricevere auguri e avere gente addosso! Non sono abituato... anche se dovrei, per via dei fans esaltati” si lamentò.

Io non ne posso più di essere circondato da gente importante, siamo pari” scherzai, ma in ciò che dicevo c'era un fondo di verità.

Sorseggiai dal bicchiere che mi era stato posto davanti senza fare domande. La bevanda che mi bruciò la gola era forte e dal sapore estremamente dolce. Forse era vodka? Non me ne intendevo, preferivo di gran lunga una semplice birra.

Noah, la pianti? Io sono il chitarrista dei System eppure siamo entrati in confidenza e abbiamo stretto amicizia. Qual è la differenza? Quelli che vedi qua sono solo miei amici. Persone. Esseri umani” mi rimproverò Daron, quasi offeso.

Lo so, me lo dicono tutti, ma le emozioni non si possono...”

Quattro nuovi arrivati saltarono praticamente addosso al mio interlocutore e io mi interruppi per evitare di parlare da solo.

Stronzetto, mi hai raggiunto!” gridò qualcuno. Inizialmente non lo riconobbi perché era di spalle e stringeva Daron in un abbraccio.

Presi nuovamente a sorseggiare il mio drink mentre osservavo la comica scenetta, ma il liquido mi andò di traverso quando mi resi conto di chi avevo davanti.

Chester. Proprio lui, Chester Bennington, il cantante del Linkin Park.

In compagnia di Rob, il suo batterista.

Sbiancai e strabuzzai gli occhi, poi cominciai a tossire e dovetti fare uno sforzo per non sputacchiare sul bancone il cocktail.

Noah?” mi richiamò Melanie, poi si accorse di ciò che stava accadendo e si illuminò. “Ma guarda chi si vede, i Linkin Park!”

Così la ragazza mi mollò lì, a marcire nel mio stupore, e si lanciò in una conversazione con i membri della famosa band, come se si fossero visti anche il giorno prima.

Grazie mille per il supporto, pensai sarcasticamente.

Dovevo uscire di lì. Mi stavo seriamente sentendo male.

Abbandonai il bicchiere semipieno sul bancone e mossi qualche passo verso l'uscio.

Stai bene?”

A porre quella domanda era stato uno dei quattro amici di Daron che erano appena piombati accanto a noi. Prima di voltarmi nella sua direzione, presi un profondo respiro.

Sollevai lo sguardo e mi ritrovai faccia a faccia con Justin Chancellor, il bassista dei Tool. Io amavo quell'uomo, era un bassista pauroso.

Se possibile, sbiancai ancora di più. Un capogiro mi colse alla sprovvista e persi l'equilibrio per un secondo; forse era per via del drink alcolico che avevo bevuto.

Non hai una bella cera, forse ti conviene uscire all'aria aperta” mi consigliò ancora Justin.

Io... forse hai ragione...”

Ti accompagno!” affermò.

Rimasi di sasso.

Justin avvisò i suoi amici che si sarebbe allontanato un attimo e un secondo dopo mi stava trascinando verso la porta.

Mentre ci facevamo largo tra la folla mi ritrovai a pochi centimetri da Head, il chitarrista dei Korn.

Ma davvero tutto questo stava accadendo a me?



♪ ♪ ♪



Ciao ragazzi! Finalmente sono riuscita ad aggiornare di nuovo senza farvi aspettare mesi e mesi!

Questo capitolo, per quanto lungo, non è un granché, me ne rendo conto. Non che sia brutto, ma non succede nulla di che ai fini della trama... ma era necessario un capitolo introduttivo alla festa – la vera festa – per farvi capire in che assurda situazione si sono ritrovati i Souls!

Io, circondata da tutti quei VIP, sarei morta! Voi?

Un piccolo appunto: la maggior parte della gente che ho nominato è stata spiegata nel corso della storia, ma ho detto chi era James! Non è un personaggio a caso, anzi, è un amico realmente esistente di John: si tratta del co-fondatore dei These Grey Men (progetto parallelo del nostro batterista che non ha ancora preso forma). Non l'ho scritto nel testo perché la loro collaborazione è nata nel 2014, ma immagino che nel 2011 (quando è ambientata la storia) fossero già amici e James non potesse mancare alla festa ^^

Il motivo della canzone che ho scelto come colonna sonora: è energica, fa venir voglia di ballare, il verso che ho scelto rispecchia il capitolo e il titolo è azzeccato, bang bang. Il brano perfetto per una festa e per dei continui colpi di scena, non trovate?

Amo questi ragazzi *-*

Spero di non avervi deluso con questo aggiornamento, e vedrete che al prossimo capitolo ci sarà da divertirsi XD

Ne approfitto per fare ancora una volta (nonostante l'abbia già fatto a tempo debito) tanti auguri a John e Daron! È una coincidenza strana, però il racconto di questa festa è saltato fuori proprio... nel periodo della festa :P

E grazie a voi, pazienti lettori, che dopo venticinque capitoli ancora non vi siete stancati di me (oh mio dio, ma davvero siamo già a venticinque?) :3

Alla prossima col WOAD, nello specifico con la Jarohn!!! ♥



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Capitolo 26
*** Come close to me ***


ReggaeFamily

Come close to me


System Of A Down - Mind




♫ Ellie ♫


Mi guardavo attorno spaesata e cercavo di capire se tutto ciò stesse accadendo davvero. Io e i miei amici avevano incontrato solo un musicista famoso, ma ero sicura che non fosse l'unico presente alla festa.

Dovevo cercare di mantenere la calma, per quanto potesse sembrare impossibile in quel momento; la presenza di Johanna, Jacob e John mi rassicurava, erano il mio porto sicuro in mezzo a tanti sconosciuti.

Noah e Melanie, invece, erano spariti da un pezzo.

Chiacchieravo con John, Johanna, James, Rodney e Jacob, quando a un certo punto due nuovi arrivati ci interruppero; entrambi riempirono John e Rodney di pacche sulle spalle.

Mi bastò una fugace occhiata per riconoscerli.

Diedi di gomito a mia sorella che stazionava accanto a me. “Jo, oddio, quello è Dj Lethal, è lui!” bisbigliai.

E l'altro è Dj Homicide degli Sugar Ray!” ribatté lei sottovoce, scrutando i due.

Le strinsi la mano in cerca di conforto. Non ero la tipa che si agitava facilmente, ma accidenti, quelli erano i dj di due band che adoravo! Chi avrebbe mai pensato di trovarseli davanti così, all'improvviso?

Queste due donzelle mi stanno osservando! Che c'è signorine, sono sexy?” ci si rivolse Dj Lethal ammiccando e sorridendo.

Io istintivamente risi. “Sai che abbiamo almeno vent'anni in meno di te?” gli feci notare con un sorriso divertito.

E allora?”

Smettila di blaterare, Lethal” intervenne Johanna con la sua solita disinvoltura, poi gli tese la mano. “Piacere, Johanna, cara amica dei festeggiati e colei che percuote tamburi e piatti nei Souls. No comunque, non sei sexy per niente.”

Bel caratterino, complimenti. Senti un po', piccoletta, sai con chi stai avendo a che fare?” rispose lui, sempre con quel suo atteggiamento impertinente e allo stesso tempo giocoso.

Il dj dei Limp Bizkit” affermò Johanna con sicurezza.

Scusate, ma io mi posso presentare?” mi intromisi. Dovevo ammetterlo, ci stavo prendendo gusto.

Ah già, quest'altro schianto! Piacere, Leor! Tu come ti chiami? Siete gemelle?”

Ecco qual era il suo nome di battesimo: Leor.

Gli tesi la mano. “Ellie. Sì, ci hai scoperto... ci assomigliamo un sacco, io e lei.”

Ehi Lethal, smettila di fare lo stronzo con le amiche di John!” L'altro dj giunse alle spalle di Leor e gli mollò un pugno sulle spalle.

Homie, queste qui le devi conoscere!”

Queste qui?!” finse di offendersi Johanna.

Leor prese a sghignazzare, allora Dj Homicide ne approfittò per avvicinarsi a noi e tenderci la mano. “Ragazze, io sono Craig a.k.a Dj Homicide!”

Degli Sugar Ray, giusto? Sei collega di Rodney?” chiesi conferma, facendo cenno verso il chitarrista che ancora cianciava con Jacob. Quest'ultimo aveva il potere di stringere subito amicizia con tutti, dopo qualche minuto si ritrovava a ridere e scambiarsi pacche con chiunque.

Esatto, vengo dagli Sugar.”

Veramente anche io sono stato negli Sugar Ray!” puntualizzò Leor gonfiando il petto.

Aggrottai le sopracciglia; quell'informazione mi era nuova.

Non ci credi? Ho registrato un album con loro, prima che questo idiota giungesse!” proseguì lui, dando di gomito a Craig.

Prima che gli LB ti raccogliessero dalla strada” aggiunse lui con un sorriso beffardo.

Meno male che non fate parte della stessa band, altrimenti poveri compagni!” commentai ridacchiando.

Io e lui facciamo lo stesso mestiere, siamo incompatibili” piagnucolò Leor, circondando fraternamente le spalle del suo amico con un braccio.

Ho una proposta” se ne uscì a un certo punto John, attirando la nostra attenzione.

Drizzai le orecchie e gli rivolsi un'occhiata curiosa.

E se ci fiondassimo sul cibo come dei morti di fame?”

Tutti scoppiammo a ridere e io sollevai entrambi i pollici in aria.

Così ci dirigemmo verso il buffet, che si trovava dal lato opposto dello spiazzo.

Ma ovviamente la nostra passeggiata verso il cibo venne interrotta. Infatti, mentre passavamo di fronte alla consolle del dj, i ragazzi furono intercettati dalle due figure che vi stazionavano dietro. Come già mi aveva fatto notare Johanna, si trattava di apl.de.ap e Taboo dei Black Eyed Peas. Non erano esattamente i miei idoli, ma alcune loro vecchie canzoni mi piacevano.

Ora si spiegava la musica hip-hop che veniva pompata senza tregua da quando avevamo messo piede alla festa.

Mentre John, Craig e Leor si intrattenevano con i due rapper, io intercettai Serj che conversava con due suoi amici; questi ultimi mi davano le spalle e non mi parve di riconoscerli, ma ormai l'avevo capito: da quella serata potevo aspettarmi di tutto.

Andiamo da Serj” affermò mia sorella, come se mi avesse letto nel pensiero.

Era incredibile quanto riuscissimo a capirci senza bisogno di parole e sguardi.

Così ci incamminammo verso il cantante; nel frattempo mi domandai pigramente se ci fossero altri membri dei Limp Bizkit a zonzo per il piazzale. Magari Serj stava parlando con uno di loro.

Oh mio dio!” strillò mia sorella all'improvviso, poi accelerò il passo e la vidi piazzarsi davanti ai due interlocutori di Serj.

Perplessa, le corsi praticamente dietro.

Jo ha trovato un collega” affermò Serj divertito, facendo cenno verso la ragazza che straparlava e già stringeva amicizia con un tipo dai capelli a spazzola e i lineamenti affilati.

Impallidii. “Quello è Mike Luce? Cioè, proprio lui, il batterista dei Drowning Pool?”

Serj annuì. “I Drowning Pool sono dei tipi simpatici, li conosciamo da una vita: capitavamo spesso negli stessi festival, quando sia la loro band che la nostra erano all'apice del successo” raccontò, poi si voltò verso l'altro suo amico e disse: “Tom, questa è Ellie, la cantante di quel gruppo che ti dicevo!”.

Non avevo prestato particolare attenzione a questo Tom, ma ovviamente lo riconobbi subito: era Tom Morello. Non mi sorprendeva affatto la sua presenza, dal momento che lui e Serj erano cari amici da anni.

Ah, Ellie! Ecco, mi pareva di averti già visto!” esclamò Tom stringendomi una mano.

Per l'ennesima volta nell'arco di mezz'ora, mi trovavo di fronte a una leggenda della musica.

Ebbi appena il coraggio di sorridergli timidamente e lanciargli un'occhiata; cominciavo ad andare nel panico, ma il volto simpatico e l'enorme sorriso da pubblicità del dentifricio di Tom mi comunicarono un senso di sicurezza.

Ma sì, dovevo piantarla una volta per tutte di pormi problemi. Del resto se mia sorella era finita a discorrere di batterie e batteristi con Mike Luce, perché io non potevo intrattenere una conversazione con il chitarrista dei Rage Against The Machine?

Un momento...

Ehi! Cosa significa la cantante di quel gruppo che ti dicevo?” esclamai mentre le mie guance andavano in fiamme. Rivolsi un'occhiata in tralice a Serj, che ridacchiò e mi posò una mano sulla spalla.

Fu Tom a prendere la parola: “Tengo d'occhio questi ragazzacci, mi devo assicurare che partano in tour con delle persone raccomandabili! No, dai... cazzate a parte: Serj mi ha parlato del tuo gruppo perché dovete aprire alcune loro date, allora io mi sono incuriosito e ho dato un'occhiata al vostro video”.

Hai sentito la nostra canzone?!” sbottai, sempre più incredula.

Oh mio dio, stavamo diventando famosi pure tra i famosi! Avevo una gran voglia di sotterrarmi.

Tom annuì e mi sorrise. “Una gran figata, secondo me farete strada!”

Oddio, grazie! Ora ti faccio un mega spoiler: a inizio settembre uscirà un nuovo singolo con video!” gli rivelai, curiosa di scoprire la sua reazione.

Sappi che la prima visualizzazione sarà la mia!” affermò, e mi strizzò l'occhio.

Okay, Tom era decisamente adorabile. Mi aveva sempre ispirato tenerezza e, dopo averlo conosciuto di persona, quest'impressione aveva trovato ancora più conferma.

Improvvisamente mi venne in mente che Jacob sarebbe stato felicissimo di conoscere Tom Morello, uno dei suoi più grandi idoli. Mi guardai attorno in cerca della sua chioma di capelli rossi, ma non lo trovai. Lui e Rodney erano spariti.

Oh, ma guarda chi si vede! Tom Morello!”

La voce di Johanna alle mie spalle mi fece trasalire. Qualche istante dopo apparve nel mio campo visivo: si precipitò da Tom e gli strinse vigorosamente la mano.

Tu sei la batterista dei Souls, vero?” chiese lui.

Mia sorella si accigliò. “E tu come fai a saperlo?”

Sono un vostro fan! A proposito, un giorno o l'altro voglio un vostro autografo!”

Anche adesso!” intervenni.

A una condizione: lo devi attaccare alla tua chitarra!” aggiunse Johanna, riferendosi ai mille adesivi che decoravano lo strumento di Tom durante i suoi concerti.

Lui scoppiò a ridere.

Ragazzi! Avete visto Jake e Rod?” domandò John, materializzandosi accanto a noi.

Penso che siano andati al buffet senza aspettarci” supposi.

Hanno fatto bene. Raggiungiamoli, il mio stomaco si sta auto-digerendo” commentò Johanna, poi si voltò verso Serj, Tom e Mike. “Ragazzi, vi unite a noi per l'abbuffata?”

Tutti e tre accettarono.

Così il nostro numeroso gruppo poté finalmente incamminarsi verso i grandi tavoli stracolmi di cibo – che, per inciso, era già stato dimezzato.

Fu allora che avvistai nuovamente Melanie, Jacob e Noah, decisamente in buona compagnia: avevano unito e occupato diversi tavolini insieme a Shavo, Daron, Rodney, Justin Chancellor dei Tool e Chester e Rob dei Linkin Park.

Mi bloccai di botto e Tom, che camminava subito dietro di me, rischiò di schiantarmisi addosso. “Che succede?” mi domandò preoccupato.

Io stravedo per i Linkin Park!” squittii. Forse non mi sarei dovuta lasciar andare così di fronte a lui, infatti me ne vergognai e mi tappai la bocca con una mano, in imbarazzo.

Lui mi prese la mano e mi trascinò con sé. “Sono sicuro che Chez e Rob saranno contentissimi di conoscerti!”

Ma sei impazzito? Oddio!” cercai di protestare, ma ormai era troppo tardi: eravamo ormai quasi giunti al tavolo dei nostri amici.

Tom Morello era completamente pazzo. Per colpa sua mi sarebbe venuto un infarto, ma dopotutto lo adoravo già.


Avevamo attaccato tra loro talmente tanti tavolini che ormai sedevamo tutti intorno a un'enorme tavolata. Era prevedibile che andasse a finire così.

Io sedevo tra Shavo e Chester e non riuscivo a spiegarmi come mai non fossi ancora morta.

Io avrei tanto voluto stare accanto a mia sorella, ma Tom mi aveva praticamente obbligato a prendere posto accanto al cantante dei Linkin Park dopo avermi presentato sia lui che Rob. Fortunatamente Shavo aveva capito la criticità della situazione ed era venuto in mio soccorso.

Chester non aveva perso tempo e mi aveva subito posto un sacco di domande, curioso di conoscermi. Trasmetteva un'allegria davvero incredibile: quando si accorgeva che qualcuno era un po' giù di morale, doveva assolutamente alzarsi e andare a rompergli le scatole finché la persona in questione non tornava a sorridere. Non mi sorpresi nel vederlo dirigersi più volte da Daron, che ogni tanto metteva il broncio senza motivo.

Non c'erano parole per descrivere quanto adorassi quel ragazzo: oltre che un cantante incredibile, si stava rivelando anche una persona d'oro.

Allora, dimmi un po': a che concerti hai assistito nella tua vita?” mi domandò Chester, dato che eravamo finiti a parlare di musica e esibizioni live.

Ci riflettei un attimo mentre sorseggiavo la mia birra. “Mmh... ovviamente al concerto dei System, quando abbiamo suonato prima di loro al Troubadour. Poi tempo fa ho visto anche i Tribal Seeds, una band reggae di San Diego che adoro. Sono stata a molti concerti reggae, sai? Ah, e ovviamente a quello dei Muse quando avevo sedici anni, è stato qualcosa di pazzesco!” raccontai.

I Muse spaccano! E non hai mai visto noi LP?”

Purtroppo no, finora non sono mai riuscita a organizzarmi. Ho sempre dovuto suddividere i miei risparmi per pagare l'università e le altre piccole spese, ma ora che i miei Souls stanno prendendo avvio mi potrò concedere qualche lusso in più!”

Lui mi sorrise. “Parli dei Souls con una passione... un po' come quando io parlo dei Linkin Park, sai? Quando uscirà il vostro primo CD, lo voglio!”

Sentii le guance andare in fiamme; non me l'aspettavo proprio. “Te lo regalerò con tanto di autografo!” gli promisi.

Macché regalare, io lo pagherei pure il doppio del suo prezzo!”

Bennington, vacci piano, tanto non ve li prestiamo come gruppo spalla per i vostri tour!” intervenne Shavo. Non mi ero accorta che stava origliando la nostra conversazione.

Non mi tieni al guinzaglio, mio caro, potrei sempre decidere di tradirvi” scherzai, dando di gomito al bassista.

Non lo faresti mai!” affermò, poi all'improvviso afferrò il suo cellulare che era abbandonato sul tavolo e lo puntò verso me e Chester.

Che diamine stai facendo?” gli chiesi.

Vi scatto una foto! Non la volete come ricordo?” rispose con ovvietà.

Scoppiai a ridere: Shavo aveva un modo di fare unico.

Senza aggiungere una parola, Chester mi circondò le spalle con un braccio e mi fece posare la testa sulla sua spalla. Una posizione non troppo comoda, visto e considerato che eravamo seduti e io sarei potuta cadere dalla sedia da un momento all'altro.

Scatta, idiota, scatta! Altrimenti cado all'indietro!” esclamò Chester fulminando il bassista con un'occhiata.

Sto scattando! Ehi, Ellie, però io e te non abbiamo nessuna foto insieme!”

Ancora tra le risate, mi staccai da Chester e di slancio abbracciai Shavo. “Possiamo rimediare ora, qual è il problema?”

L'altro ne approfittò subito per strappare il telefono dalle mani di Shavo e scattarci una marea di foto.

Noi ora siamo gelose!” sentii gridare a Johanna. Infatti, non appena mi voltai, la trovai in piedi vicino a noi; subito dietro di lei Melanie cercava di trascinare Rob vicino a noi, in modo che anche lui potesse apparire nello scatto.

Dai Rob, smettila di fare l'orso!” lo apostrofò Shavo.

Assomigli a Daron quando fai così!” aggiunse Johanna.

Rob ci si avvicinò e scosse la testa. “Cos'era, un complimento o un'offesa?”

Assomigliare a Daron non è mai un complimento, ricordalo sempre, batterista mio!” chiarì mia sorella dandogli di gomito.

Chester scoppiò a ridere, Shavo si impossessò nuovamente del suo cellulare e ricominciò a scattare come se non ci fosse un domani.

Alla fine la maggior parte dei presenti passò dalle nostre parti per partecipare al nostro servizio fotografico improvvisato e in un quarto d'ora riempimmo la memoria del cellulare di Shavo.

Posai insieme a un sacco di gente: i miei amici dei Souls e dei System, Tom Morello e gli altri dei Rage Against The Machine, B-Real dei Cypress Hill, Justin Chancellor, Mike Luce e C.J. Pierce dei Drowning Pool, Sako, Chino Moreno dei Deftones, Head il chitarrista dei Korn e addirittura con il bassista dei Black Label Society: John DeServio.

Quest'ultimo non riusciva a staccarsi Jacob di dosso, dato che il mio amico stravedeva per Zakk Wylde e tempestò il povero bassista di domande riguardanti il suo compagno di band.

Io ho voglia di andare a ballare!” esclamò Melanie a un certo punto, balzando in piedi.

Io ti seguo!” affermai.

Conta su di me!” accettò anche Johanna.

Io non posso mancare!” aggiunse Jacob, mettendo su quella faccia da schiaffi tipica di quando era intenzionato a fare l'idiota.

Veniamo anche noi!” esclamarono B-Real e Timmy C, il bassista dei Rage Against The Machine.

Non potei fare a meno di notare che quei due si muovevano in simbiosi, erano rimasti insieme per tutta la serata.

Allora mi sa che ci trasferiamo tutti!” affermò Chester, afferrando Rob per un polso con l'intenzione di trascinarlo.

Io e Johanna costringemmo John e Serj ad avvicinarsi almeno al bordo della pista. Certo, farli ballare sarebbe stata un'impresa, ma ciò non significava che avessero il diritto di rimanere in disparte.

Quando a una festa c'eravamo noi, nessuno poteva e doveva rimanere fuori dai giochi.

Mentre io e Johanna ci avviavamo verso la zona illuminata dalle luci stroboscopiche, notammo apl.de.ap e Taboo passeggiare a qualche metro da noi.

Mia sorella non perse tempo e fece loro cenno di avvicinarsi. “Scusate, ma voi non eravate i dj? Chi sta mettendo la musica?”

Ci hanno dato il cambio Dj Lethal e Dj Homicide,” rispose Taboo, “ce li avete presente?”

Io e mia sorella ci scambiammo un'occhiata divertita.

Eccome se li conosciamo! Quei due sono cane e gatto, non hanno fatto che battibeccare per tutta la sera!” commentai.

Ah, comunque piacere, io sono Jo” si fece avanti mia sorella, notando le espressioni confuse dei due componenti dei Black Eyed Peas.

Piacere, Allan!” esclamò apl.de.ap tendendo una mano verso di noi.

Jaime” si presentò l'altro.

Ricambiai le loro strette di mano. “Io sono Ellie. Che dovete fare ora, ragazzi? Ci raggiungete in pista?”

Prima andiamo a mangiare e bere! Poveri noi, siamo a digiuno” si lamentò scherzosamente Allan.

Poi certo che vi raggiungiamo, anche perché io ho un conto in sospeso con Shavo!” aggiunse Jaime.

Rissa?” s'informò mia sorella.

Più o meno” concluse lui, prima di allontanarsi assieme al suo amico.

Oltre al loro modo singolare di vestire, notai che Allan aveva preso sottobraccio il suo amico prima di ricominciare a camminare e la cosa mi parve parecchio strana. Esposi il mio dubbio a mia sorella.

Mmh, hai ragione. Ho notato anche che vagava con lo sguardo, come se fosse perso nel vuoto, e non lo teneva su di noi” convenne lei.

Allan ha un problema agli occhi” intervenne Timmy C, che camminava accanto a noi.

Sobbalzai leggermente, un po' per la notizia inaspettata, un po' perché non credevo che lui intervenisse nella nostra conversazione.

Come sarebbe a dire?” volle sapere Johanna sorpresa.

Una roba degenerativa che gli toglie sempre più la vista. Insomma, una di quelle stronzate che non dovrebbero esistere nel mondo” spiegò il bassista in tono malinconico.

Però se la passa bene. Nel senso che è sorridente, fa tutto quello che farebbe se non avesse questo problema, o almeno mi ha dato quest'impressione” osservai.

Timmy C sorrise. “Merito degli amici. Quando hai delle persone che non ti fanno pesare il tuo problema, improvvisamente smette di gravare anche su di te.”

Riflettei su quella frase e mi ritrovai a dargli ragione: dei buoni amici, disposti ad accettarti per quello che sei e supportarti in tutti i momenti, potevano davvero cambiarti la vita.

Comunque apprezzai molto la forza d'animo di Allan, che aveva continuato a fare la vita di sempre nonostante tutto.

Quando giunsi sulla pista da ballo, notai che la musica era cambiata rispetto a qualche tempo prima: ora passava molto più nu metal e rock. I dj erano cambiati, e con loro anche la selezione musicale.

In quel momento dalle casse si sprigionava la potente My Generation dei Limp Bizkit.

Non ci posso credere, Lethal è un fottuto egocentrico!” esclamò Johanna divertita, prima di gettarsi a capofitto nel ballo.

Io risi e la seguii, cantando tutta la canzone a memoria. Non ero molto brava a rappare, ma a furia di ascoltare quel brano l'avevo imparato come fosse una preghiera.

Subito mi sentii osservata.

Sollevai lo sguardo e rimasi di sasso.

A bordo pista, vicino a Rob e Mike, stazionava John Otto, il batterista dei Limp Bizkit.

Jo, hai visto chi c'è?” gridai a mia sorella.

Lei seguì il mio sguardo e individuò John. Lanciò a sua volta un grido, sorpresa di trovarsi davanti un altro dei suoi batteristi preferiti.

I colpi di scena quella sera sembravano destinati a non finire mai.

Devo andare a conoscerlo!” affermò Johanna.

Io scossi la testa per farle capire che non l'avrei seguita. Magari più tardi avrei avuto l'occasione di scambiarci due parole, ma in quel momento mi andava solo di ballare e chiacchierare con le persone che già conoscevo.

Comunque non la persi d'occhio e notai che parlava tranquillamente con lui, Rob e Mike. Non c'era da sorprendersi: era una batterista tra tre batteristi.

Intanto io mi scatenavo tra le note di Guns N' Roses, Kiss, Beastie Boys, Metallica e, ovviamente, Rage Against The Machine.

Quando udii le prime note di Killing In The Name iniziai a ridere senza contegno e mi precipitai da Tom Morello, che nel frattempo fingeva di suonare la chitarra come se si trovasse sul palco.

Era surreale sentire i brani di una band e avere i suoi componenti a qualche metro di distanza da sé.

A un certo punto mi venne un'idea e mi fiondai dai dj, trascinando Melanie con me.

Cosa c'è, dolcezza? Sei una bomba quando ti muovi!” esclamò Leor non appena gli fui di fronte. Era sbronzo.

Il suo modo di chiamarmi dolcezza mi ricordò Daron, che l'aveva preso come vizio.

Ignorai i suoi apprezzamenti. “Senti Lethal, avrei bisogno di un favore!”

Farei di tutto per te!”

Sei un coglione!” commentò Craig.

Potreste mettere una canzone dei System?” chiesi.

I due si scambiarono un'occhiata perplessa.

Una canzone che si possa ballare, scegliete voi quale. Mi sembra giusto, dato che i due festeggiati ne fanno parte!”

Detto questo, girai i tacchi e me ne andai. Non volevo che mi svelassero la canzone che avrebbero passato, doveva essere una sorpresa anche per me.

Rimasi immensamente sorpresa quando le mie orecchie vennero raggiunte dalle prime note di Mind.

Shavo lanciò un grido d'entusiasmo quando riconobbe la sua linea di basso.

Craig e Leor avevano fatto un gran bel lavoro.

Mi voltai a guardare Johanna e la vidi salutare velocemente i suoi interlocutori per poi correre in mezzo alla pista.

I quattro componenti dei System ebbero reazioni diverse: Shavo si rallegrò subito e iniziò a ciondolare la testa come suo solito, Daron si finse infastidito ma in realtà tratteneva un sorriso, Serj ridacchiava e canticchiava, John si era stretto nelle spalle ed era rimasto impassibile.

Quando iniziò la parte più potente della canzone, presi a ballare senza preoccuparmi di risultare aggraziata o carina. Mi stavo divertendo un mondo a muovermi a ritmo e cantare a squarciagola il testo della canzone con Johanna.

Subito mi resi conto di uno sguardo fisso su di me: si trattava di Daron, che mi stava spudoratamente divorando con gli occhi. Cercai di ignorarlo e non farci troppo caso, ma poi cominciai a provare un certo fastidio. Eppure non mi ero agghindata troppo quella sera: mi ero legata i capelli in una crocchia come al solito, indossavo dei sandali comodi, degli shorts non troppo corti e una canottiera dalle spalline sottili.

Cominciai a vagare per la pista e trascinare chi mi capitava nella mia danza. Alla fine mi ritrovai a girare attorno a Chester e ridere con lui.

E Daron mi osservava, non mi mollava un attimo. Era come se si volesse avvicinare a me, ma allo stesso tempo fosse infastidito dalla presenza di Chester.

Infastidito?! Ma che voleva?

Oscillando e cantando, mi allontanai dal cantante dei Linkin Park e mi avviai verso Serj.

Ehi! Sei contenta?” mi domandò in tono premuroso.

Molto, questa canzone l'ho richiesta io! Ma...”

Ero indecisa se rivelargli che sentivo lo sguardo di Daron addosso; in fondo Serj era amico sia mio che del chitarrista, non mi piaceva coinvolgerlo.

Del resto questo era solo uno dei tanti aspetti di Daron che non avevo gradito da quando lo conoscevo.

Ma...?” volle sapere Serj.

Ecco. Forse non avrei dovuto sganciare la bomba.

Ho uno strano presentimento, è come se...”

Delle urla vicino all'ingresso della struttura del pub attirarono la mia attenzione. Scrutai in quella direzione e individuai due sagome all'interno del locale, ma non riuscii a riconoscerle.

Un secondo dopo un trafelato John era piombato accanto a noi e incitava Serj a seguirlo.

Cosa sta succedendo?” domandai preoccupata.

Ma i due non mi risposero e si avviarono a passo di marcia verso la porta.

Decisa a capire cosa stesse succedendo, li seguii. Probabilmente la mia presenza era d'intralcio, ma il mio lato curioso ebbe come sempre la meglio.

Facemmo irruzione nella zona interna del pub, seguiti da qualche altra persona, e le prime parole che udii al di sopra della musica furono: “Venduto dillo a tua madre, figlio di puttana!”.



♪ ♪ ♪



Scusate cari lettori, ma non potevo evitare di raccontare la festa nel dettaglio :P infatti un capitolo (il precedente) non è bastato, due capitoli non sono bastati... e così anche il prossimo sarà sempre incentrato sulla festa!

Spero che questa cosa non vi annoi e non vi disturbi, ma vedete, questo evento è tanto speciale e mi sembra giusto raccontarlo per bene! Anche perché, come avrete potuto notare, i colpi di scena non sono ancora finiti!

Conoscevate tutta la gente che ho inserito nel capitolo? Ho inconsapevolmente menzionato i componenti di una band che vi piace molto? Io ho cercato di selezionare la gente che nella realtà sta vicina ai System, con cui hanno davvero a che fare o con cui hanno collaborato!

Un piccolo appunto: Il problema agli occhi di Allan alias apl.de.ap dei Black Eyed Peas è vero, lo avevo letto in giro da qualche parte, ma non sono entrata nei dettagli perché non so tanto sull'argomento.

Povero Allan, è il mio BEP preferito T.T

Prima di darvi appuntamento al prossimo capitolo, spendo due parole su Chester. Ho deciso di inserirlo perché sì, perché era importante che ci fosse, anche se scrivere di persone che non ci sono più mi viene davvero difficile. Ho combattuto contro me stessa e alla fine mi sono convinta che lo potevo fare.

Io lo immagino proprio così: allegro, sempre attento nei confronti di tutti, curioso... un po' l'anima della festa, insomma. Certo, è stato divorato dai suoi demoni interiori, ma tutti i suoi amici lo dipingono come un ragazzo sorridente e sempre pronto a scherzare.

È anche per questo che il capitolo è molto importante per me.

Ringrazio coloro che ancora sono qui, fatemi sapere cosa ne pensate :3

Alla prossima!!! ♥



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Capitolo 27
*** Invitation to peace ***


ReggaeFamily

Invitation to peace


System Of A Down - Deer Dance




♫ John ♫


Era un casino. Da quando quella festa era iniziata, avevo subito capito che qualcosa sarebbe andato storto.

Avevo cercato di fare in modo che meno persone possibile si accorgessero di ciò che stava succedendo, ma alla fine io e Serj eravamo stati seguiti da Daron, Ellie, Sako e Arto. Quest'ultimo era arrivato da poco e io ero dovuto scappare da lui proprio mentre mi dava gli auguri di compleanno.

Scott, il barman, ci sbirciava di sottecchi mentre preparava un cocktail.

Senti un po', fottuto rifiuto della scena musicale, ti ho già detto tante volte cosa penso di te e di quei coglioni dei tuoi amici, non mi sembra il caso di fare tutto il ripasso ora!” sbraitava Timmy C paonazzo in volto.

Ma che cazzo di problemi hai? Se hai qualcosa contro Fred, sappi che io e lui non siamo la stessa persona e non sono nemmeno il suo avvocato, quindi vai direttamente da lui e lasciami in pace” sibilò John Otto incrociando le braccia al petto.

Ecco: come al solito litigavano per disaccordi e antipatie vecchi come il mondo. Poi conoscevo bene Timmy C e sapevo che, quando beveva parecchio, perdeva facilmente il controllo.

John, che succede?” mi domandò Ellie discretamente.

RATM e Limp sono in lotta da anni, se così si può dire; Timmy in particolare ce l'ha con Fred Durst” le spiegai in breve.

E John Otto cosa c'entra?”

Mi strinsi nelle spalle, poi mi avvicinai ai due litiganti per evitare che scoppiasse una rissa. “Non mi sembra il caso di litigare per questioni che ormai sono cadute nel dimenticatoio” cercai di calmarli.

Dimenticate? Allora com'è che quel coglione di Durst si diverte ancora a provocarmi?” ringhiò Timmy stringendo i pugni.

Amico, guarda, io contro di lui non ho niente, non è mica colpa mia se questo qua si rivolta a caso e mi dice che sono un venduto!” mi si rivolse John sulla difensiva.

Si può sapere che cazzo è successo?” tuonò Daron infastidito. Come me, anche lui sarebbe voluto essere ovunque tranne che lì, a risolvere i problemi di quei due.

Che il tuo amico ha seri problemi” rispose John con indifferenza.

Vacci piano” lo ammonii, sapendo che Timmy C sarebbe potuto saltargli addosso da un momento all'altro.

Ah, 'fanculo, me ne fotto di quello che è successo. Non ho nessuna intenzione di vedere gente che litiga in questo posto!” sbraitò ancora Daron, fulminando John con uno sguardo.

Sapevo che il mio amico non sarebbe mai riuscito a essere imparziale, avrebbe preso le parti di Timmy perché era un amico più stretto.

Perché cazzo mi guardi così, Daron? Ti giuro: stavamo parlando tranquillamente, proprio perché io contro di lui non ho niente e immaginavo che anche per lui fosse tutto a posto... e poi ha sbottato a caso, non so cosa gli sia preso!” cominciò a innervosirsi il batterista.

Ho detto che non mi interessa, e non mi gridare contro” ribatté Daron.

Cos'è, quando il tuo capo ti lascia libero esplodi così? Quello stronzo di Durst è un dittatore, eh?” aggiunse Timmy.

In genere non era da lui comportarsi così, quella sera doveva aver bevuto parecchio; infatti strascicava le parole e sembrava un po' spaesato.

John cominciava a perdere la pazienza e faceva fatica a stare fermo.

La volete piantare? Daron, non ti ci mettere in mezzo anche tu!” intervenni spazientito.

Scusate, ragazzi, ma non sarebbe meglio lasciar cadere così la cosa? Siamo a una festa di compleanno, abbiamo bevuto un bel po' e forse siamo stanchi, questa discussione non doveva nemmeno nascere... pace per tutti, che ne dite? Per oggi Tim e John possono evitare di passare del tempo assieme, così non rischiamo che succeda di nuovo un episodio del genere” intervenne Ellie con calma.

Adoravo quando cercava di riportare la pace, sempre con il sorriso sulle labbra e le idee ben chiare.

Io sono d'accordo, non volevo nemmeno che tutto questo iniziasse” accettò subito John, lanciando alla ragazza uno sguardo riconoscente.

Un cazzo, qui decido io! Ellie, tu stanne fuori” sbottò Daron con arroganza.

Oh no, era proprio quello che volevo evitare.

Ma la ragazza non si scompose nemmeno per un momento, anzi, affrontò Daron a testa alta. “Beh, io cercavo solo di rendermi utile. Forse in situazioni del genere sarebbe più logico cercare un accordo che alimentare la discussione come hai fatto tu.”

La ragazza stava portando fuori il lato più forte del suo carattere. Ma del resto già sapevo che né lei né Johanna avevano peli sulla lingua.

Da quando in qua devo rendere conto a te di quello che faccio?” si rivoltò ancora Daron.

Basta!” gridai. Dovevo fermare tutto questo: Timmy C e John Otto si fissavano ancora in cagnesco e non era il caso che scoppiasse una lite anche tra Ellie e Daron.

Sentite, mi sono stancato, me ne vado. Nemmeno quando sono andato a disintossicarmi ho visto tanta gente che cambiava umore senza motivo. Sono venuto qui per passare una serata tra amici, ma evidentemente la mia presenza non era gradita. Tolgo il disturbo” affermò John con uno sbuffo, allontanandosi di qualche passo.

Subito mi affrettai a seguirlo. “Sei sicuro? Non sei obbligato ad andare via” tentai di farlo ragionare.

Il batterista dei Limp Bizkit mi lanciò uno sguardo mortificato e mi mollò una pacca sul braccio. “Fratello, scusa se ti ho rovinato il compleanno. Meglio che vada, davvero, non voglio creare altri problemi.”

Anche Ellie ci raggiunse, mentre gridava a Daron: “Attento, che con il tuo atteggiamento di merda non farai tanta strada. Fatti un esame di coscienza; è un consiglio, ma tanto so che non lo seguirai!”.

Come ti chiami?” le domandò John.

Ellie” rispose lei, visibilmente scossa. “Mi dispiace che sia andata così.”

Figurati, dovevo immaginare che sarebbe andata così. Per colpa dei miei compagni di band mi sono inimicato mezza Los Angeles.”

Detto questo, ci salutò e lasciò il locale.

L'immagine di lui che usciva e si allontanava per la strada mi lasciò l'amaro in bocca.

Spesso noi della scena rock e metal affermavamo di essere una famiglia, ma quanti rapporti falsi e complicati nascondeva quel mondo? Io lo sapevo bene: c'erano continue liti anche all'interno delle band, la maggior parte dei musicisti si faceva inebriare dal successo e per esso metteva da parte amicizia, ragione e dignità. Il successo rende cattivi, Serj me l'aveva sempre ripetuto, da quando ero entrato nei System più di dieci anni prima.

Immerso nei miei pensieri, mi ero accorto appena che Ellie, accanto a me, cercava di trattenere le lacrime.

La attirai a me e la abbracciai con fare protettivo. “Che c'è?” le chiesi preoccupato.

Niente, è che non mi aspettavo tutto questo. Forse ho sbagliato a lasciarmi andare e discutere con Daron” ammise con un sospiro.

Sei arrabbiata con lui?”

Un po'. Il suo comportamento non mi è piaciuto per niente, ma è già da un po' che noto degli atteggiamenti strani o sbagliati in lui. Non che io sia nella posizione per giudicarlo, ma certe volte riesce a rendersi davvero insopportabile.”

Proprio come sospettavo. Daron si era attaccato molto a Ellie in questi mesi, mentre lei era rimasta sconcertata dal carattere del chitarrista.

Un vero casino.

Dai, andiamo a festeggiare e mettiamo da parte quello che è successo, come hai cercato di suggerire all'inizio. Là fuori è pieno di gente allegra e di canzoni da ballare: la serata deve andare avanti!” cercai di tirarle su il morale. Le circondai le spalle con un braccio e la condussi nuovamente fuori.

Quando passai accanto a Serj, Sako e Arto che tentavano di far ragionare Daron e Timmy, li ignorai. Non ci volevo più pensare, la scena a cui avevo appena assistito mi aveva disgustato.

Quando fummo nuovamente all'aria aperta, Ellie si rallegrò subito. “Ma sono gli Offspring! Pretty Fly (For A White Guy)! Adoro questa canzone! John, vieni a ballarla con me?”

Scoppiai a ridere. “Lo sai che io non ballo... però potresti sempre trovarti un cavaliere degno di questo nome! Ehi, ho visto che hai stretto amicizia con Chester.”

Sì, Chez è un ragazzo eccezionale. Non avrei mai pensato di andarci così d'accordo” raccontò con un sorriso. Poi mi guardò preoccupata. “Ti offendi se ti lascio qui e vado a ballare?”

Per una cosa del genere potrei toglierti il saluto” scherzai.

Così Ellie mi strinse velocemente in un abbraccio e corse nuovamente in pista, affiancando Johanna e Melanie.

Non erano le uniche ragazze presenti alla festa, ma di certo erano le più allegre e scatenate.

All'improvviso mi sentii tirare per un polso.

Dai John, vieni a fare il discorso!” esclamò B-Real.

Da quando sono diventato il presidente degli Stati Uniti?” protestai, cercando di sfuggire alla sua stretta.

Andiamo, Shavo non vede l'ora di fare il video!”

Scossi la testa. Ma che gente frequentavo?



♫ Shavo ♫


Cosa dovrei dire?” esordì John al microfono. Il solito imbranato.

Discorso, discorso!” cantilenai io. Con la mano destra stringevo il telefono e lo puntavo addosso al mio amico, nella sinistra invece tenevo un'imponente canna che avevo da poco preparato.

Tu stai zitto, razza di idiota. Se non fosse per te me ne starei tranquillo in un angolo!” rispose lui rivolgendomi un'occhiata omicida.

Parla, dai, che quando scendi ti offro un tiro!”

Allora, ehm... sono sincero, non so cosa dire, ma vi voglio solo ringraziare per questa festa a sorpresa. Non me l'aspettavo, o meglio... vabbè, lasciamo stare, ho iniziato a sospettare per colpa di Shavo.”

Tutti scoppiarono a ridere, me compreso.

Ehi! Stai forse insinuando che non so organizzare le sorprese?” mi rivoltai poi.

John mi ignorò. “Comunque vorrei semplicemente dirvi che vi adoro, perché se sto festeggiando il mio compleanno in questo modo pazzesco è solo grazie a voi, che siete degli amici fantastici. Un ringraziamento speciale va a Shavo e Serj, i miei fratelli, che hanno organizzato tutto questo. Tanto loro sanno che un giorno o l'altro li picchierò per tutto questo.”

Non potei fare a meno di sorridere commosso. John aveva usato un tono scherzoso, ma allo stesso tempo venato di sentimento, e sapevo che le sue parole erano sincere e sentite. A me bastavano anche quelle poche frasi, perché il mio amico non era tanto bravo a parlare, i sentimenti preferiva dimostrarli con i fatti.

Uno scroscio di applausi accompagnò John mentre restituiva il microfono ai dj e si allontanava dalla consolle.

E adesso,” annunciò Lethal completamente ubriaco, “si apre ufficialmente la gara di freestyle!”

Esultai mentre riponevo il cellulare in tasca e mi concentravo sulla mia stecca di erba. Anche quella gara era stata una mia idea e avevo anche intenzione di parteciparvi.

Oddio, freestyle, che bello!” strillò Johanna accanto a me. “Shavo, dici che posso iscrivermi anch'io? Cosa si vince?”

Uno di questi” improvvisai brandendo l'oggetto che avevo in mano.

Perfetto, allora mi hai convinto.”

La prima coppia che decise di mettersi in gioco era costituita da Allan e B-Real, entrambi dei veri professionisti nel settore. Un capannello di gente, me compreso, si strinse attorno alla consolle per assistere al match.

Mandala, Lethal” esordì Allan al microfono con la sua solita disinvoltura. Non appena il dj fece partire il beat, il primo sfidante prese a muoversi a tempo, come se questo lo aiutasse a concentrarsi.

Poi attaccò:


Yo, lo sai che vengo dal ghetto?

Di sparare rime, bro, non la smetto!

Arrivano dritte come pallottole, alle tempie,

il mio flow è unico, lo senti come riempie?

L.A. original, dei poser non mi curo

e tu brancoli nel buio come in un antro oscuro!

Questo sono io e loro la mia famiglia,

e guardati le spalle: presto mi farò tua figlia!”


Esultai e applaudii al mio amico, poi fissai il mio sguardo su B-Real, già pronto a ribattere.


Amico, del rap io sono un attore;

a te consiglio di cambiare spacciatore!

Vaneggi, non connetti... ma dico, sei serio?

Le tue rime fanno in me effetto refrigerio!

Appena la gente mi vede subito mi rispetta:

siedo sul trono tipo Regina Elisabetta!

Rimetto i mocciosi a posto e non si discute;

io viaggio in Ferrari, chiaro?, non in scooter!”


Altri applausi e grida di incoraggiamento.

I due sfidanti si scambiarono qualche altra battuta in rima, poi Craig intervenne: “Okay, adesso è il momento delle votazioni che, come in tutti i più banali show televisivi, avverranno attraverso un applausometro! Un momento... dove cazzo sarebbe l'applausometro?”. Si guardò attorno spaesato, tra le risate generali.

Jacob subito si avvicinò a lui. “Piacere, sono l'applausometro, al suo servizio!” si propose.

Iniziai a ridere senza contegno. Quel ragazzo era assurdo, ancora di più quando aveva in circolo un'abbondante dose di alcol.

Non vale, non è imparziale, imbroglia!” protestò Johanna, anche lei tra le risate.

Siccome non abbiamo una soluzione migliore, mi sa che ci dovremo accontentare!” concluse il dj.

Ci venne chiesto un applauso prima per la performance di Allan, poi per quella di B-Real; quest'ultimo fu decisamente più forte rispetto al primo, così nessuno si sorprese quando Jacob decretò il vincitore.

I due sfidanti si strinsero in un abbraccio fraterno, Allan si complimentò con l'altro per la vittoria e insieme si allontanarono dalla consolle.

Coraggio, i prossimi!” incitò Lethal.

Ero indeciso se propormi in quel momento, ma mentre ci riflettevo, altre due figure si erano già posizionate davanti a noi con il microfono in mano.

Non ci posso credere: Chino e Chester!” strillò Johanna.

Questa sarà una sfida epica!” sentenziò Noah.

I due cantanti si esibirono in una sfida mozzafiato. Non mi aspettavo fossero così abili; tuttavia notai che Chester aveva una padronanza maggiore delle rime e faceva degli incastri pazzeschi. Infatti il pubblico lo osannò e la sua vittoria non fu certo inaspettata.

Oh, 'fanculo, Shinoda sarebbe fiero di me! Ehi Chino, ti offro da bere!” strillò Chester al microfono, contento come se avesse vinto un diamante.

Mi prendo il cocktail più costoso, vecchio bastardo!” affermò Chino con un sorriso, prendendolo sottobraccio e trascinandolo verso il bar.

Adesso ci sono io!” annunciai, fiondandomi verso la postazione dei dj.

Tutti andarono in delirio quando mi videro afferrare il microfono, addirittura si diffuse un coro che ripeteva: “Shavo, Shavo, Shavo!”

E lo sfidante?” gridò Jacob facendo scorrere lo sguardo tra il pubblico.

Mi voltai un attimo verso i dj e contemporaneamente un boato esplose alle mie spalle. Quando lanciai un'occhiata in quella direzione, non mi sorpresi affatto di vedere Johanna che avanzava verso di me con un sorriso beffardo sulle labbra.

Shavo, se vinci fatti fare un pompino da lei!” tuonò Rodney completamente ubriaco.

Ehi!” strillai, senza però riuscire a trattenere una risata.

Io e Shavo abbiamo già preso accordi” gli gridò la ragazza, per niente turbata dall'insinuazione del mio amico. Poi mi si avvicinò e mormorò in tono complice: “La sigaretta speciale, ricordi?”.

Sei una piccola bastarda” commentai.

Lei scosse la testa, si precipitò a recuperare un microfono, poi si rivolse ai dj: “Beh, Lethal, cosa stai aspettando? Mandala, parto io!”.

Ai tuoi ordini, bellezza!” biascicò lui.

Mentre la base partiva, Johanna iniziò ad agitarsi e muoversi a tempo. Nonostante indossasse una semplice maglia color porpora dei Deep Purple, un paio di shorts neri e delle scarpe in tela in jeans, tanti sguardi erano posati su di lei e sulle sue forme generose. E lei non se ne curava.

Johanna mi rivolse un occhiolino, poi iniziò a rappare con grande disinvoltura:


Ehi, amici, cos'avete da guardare?

Questa è una sfida, ma non voglio litigare!

Voglio bene al mio sfidante, per me è un fratello...

ma per essere un sex symbol non è abbastanza bello!

Sul palco si agita, forte e pieno di coraggio

e poi si commuove per i fiorellini a inizio maggio!

Ops, alla fine son caduta nel facile umorismo,

ma per tenere il tempo, perfetto è il mio tempismo!

Okay, non so cantare, non mi atteggio a gangster;

suono la batteria come Rob, mica sono Chester!

Devo vincere anche da rapper acerba

perché Shavo mi ha promesso una stecca di erba!”


Io nel frattempo mi spanciavo dalle risate. Johanna era grande: forse, come aveva detto lei stessa, non aveva l'atteggiamento giusto per fare rap, ma le sue rime erano ingegnose e ciò che diceva era tremendamente vero.

Tra il pubblico, Chester gridava qualcosa di incomprensibile, inorgoglito per il fatto di essere stato nominato.

Cercai di farmi serio perché era arrivato il mio turno e dovevo controbattere a dovere.

Mi schiarii la gola e cominciai a blaterare, senza prima riordinare le idee:


Yo, l'erba è mia, non la do di certo a te,

me la fumo da solo, anche se ce n'è per tre!

Da Los Angeles ti parlo, ma ho le radici a Yerevan;

se andassi in Giappone, mi chiamerei Shavo San!

Pensi che io...”


Ma proprio quando tutto sembrava andare per il meglio, davanti ai miei occhi si svolse una scena talmente esilarante che scoppiai a ridere e il microfono mi scivolò dalle mani, ancora acceso. Dalle casse si propagò un fastidioso tonfo preceduto da un fischio infernale e la maggior parte dei presenti si portò le mani alle orecchie.

Mentre io mi esibivo, Sako aveva offerto a Rodney un bicchiere, sicuramente pieno di qualche cocktail alcolico; il chitarrista l'aveva tracannato come fosse acqua, ma nel giro di pochi secondi il suo viso era divenuto bianco come un cencio e aveva nuovamente riempito il bicchiere con il contenuto del suo stomaco. Ora Rodney, completamente stordito, osservava il bicchiere pieno indeciso sul da farsi, mentre Sako rideva talmente tanto che aveva perso l'equilibrio e si era accasciato sul povero Tom Morello.

Cazzo, che mira perfetta!” commentò Jacob, anche lui divertito dalla scena. “E dire che io quando vomito mi impiastriccio sempre tutti i vestiti!”

Mentre ancora il beat procedeva indisturbato, Johanna fece spallucce e disse al microfono: “Beh Signor Applausometro, con o senza voto del pubblico mi pare di capire che quella canna infine l'ho vinta!”.

Non vale!” protestai tra una risata e l'altra.

Certo che vale! Sei un fallito, fai schifo come MC!” mi prese in giro lei, avvicinandomisi e tirandomi scherzosamente il pizzetto.

Mi stavo divertendo un sacco a quella festa.


Ehi, ma qualcuno ha visto Daron e Serj? Sono spariti da un pezzo” commentai, guardandomi attorno.

Veramente è sparito anche John Otto” fece notare Johanna.

Nessuno rispose, ma non mi sfuggì lo sguardo che John e Sako si scambiarono.

Decisi comunque di non dire niente: se era successo qualcosa, sarebbe venuto fuori più tardi.

Un sostanzioso gruppetto di persone si era radunato vicino a me e disposto in cerchio; avevamo preparato e acceso tre spinelli e ce li passavamo tra noi, così che ognuno potesse fare qualche tiro. L'effetto della marijuana cominciava a palesarsi, soprattutto in chi non la reggeva troppo bene o era già compromesso dall'alcol.

Shavo!” strillò a un certo punto Jaime. “Io e te abbiamo ancora quel conto in sospeso!”

Lo guardai negli occhi: era strafatto.

Sorrisi. “Beer Dance?” chiesi conferma.

Beer Dance!”

Jacob ci guardò confuso. “Ma la canzone dei System non si chiama Deer Dance?”

Risi. “Non parlavamo di quella! È una sfida che ci siamo inventati io e Taboo” spiegai, battendo una mano sulla spalla di Jaime.

Oddio, ma quella del bicchiere sulla spalla? Voglio partecipare anch'io!” esclamò Sako illuminandosi.

Vi prego, spiegatemi in cosa consiste, perché io adoro le sfide!” intervenne Chester saltellando come un bambino.

Allora, in pratica i partecipanti hanno un bicchiere di plastica con della birra ciascuno, riempito in egual modo; la sfida consiste nel ballare un'intera canzone con il bicchiere pieno incastrato tra la spalla e l'orecchio, cercando di rovesciarne il meno possibile. Alla fine chi ha il bicchiere più pieno vince e ha il diritto di bere la birra del suo e quello degli altri” spiegai.

Oh mio dio, ma è bellissimo! Io partecipo, tu che dici Chez?” affermò Jacob.

Io non mi tiro mai indietro quando c'è una sfida di mezzo!” acconsentì anche il cantante dei Linkin Park.

Feci un breve giro per la pista da ballo in cerca di partecipanti, poi corsi a recuperare dei bicchieri. Ero entusiasta di quella sfida, una delle stronzate più divertenti che conoscessi. Non ero bravo a ballare né a tenere il bicchiere in equilibrio e ogni volta mi inondavo di birra, ma le risate che ci facevamo io e i miei amici erano impagabili.

I partecipanti infine furono sette: io, Jaime, Jacob, Chester, Sako, Mike Luce e B-Real.

Jo, tu non partecipi?” domandai alla ragazza che ci aiutava a incastrare i bicchieri nel modo giusto.

Io sono astemia. Però mi occuperò di proporre la canzone giusta per voi!”

Qualche minuto dopo, qualcuno annunciò al microfono l'inizio della sfida e subito dopo fummo inondati dalle note di Deer Dance. Scoppiai a ridere e mi rovesciai addosso il primo fiotto di birra ghiacciata.

Avevo cominciato nel modo sbagliato.

Noi sette partecipanti prendemmo a muoverci a tempo e, come c'era da aspettarsi, non eravamo un bello spettacolo. Il migliore tra tutti era Jaime, ballerino professionista, che conosceva tutti i metodi per muoversi e allo stesso tempo non muoversi troppo.

Al primo ritornello Jacob e Chester avevano iniziato a pogare e il risultato fu disastroso: si schizzarono di birra fredda, presero a gridare e calpestare i bicchieri vuoti che avevano lasciato cadere a terra.

Siete degli idioti!” gridai divertito.

Non che le mie condizioni fossero migliori: sentivo il petto ghiacciato e il bicchiere molto più leggero rispetto a poco prima.

Ehi ragazzi, guardate Taboo quant'è bravo” sbottò Sako accigliato.

In effetti il bicchiere di Jaime era ancora pieno e lui ammiccava verso di noi con un ghigno soddisfatto in faccia.

Lui parte avvantaggiato!” protestai.

Sako sorrise furbescamente. “Ora gliela faccio sparire io, quella faccia da schiaffi che si ritrova!”

Detto questo, il tecnico della batteria attese la fine del secondo ritornello; all'inizio del bridge, corse verso Jaime e gli si scaraventò addosso con un grido animalesco.

L'altro strillò a sua volta; riuscì a non perdere l'equilibrio, ma il suo bicchiere volò a qualche metro di distanza.

Bastardo, questo non vale! Ti gonfio di botte, Karaian!” sbraitò Jaime, partendo all'inseguimento di Sako.

Così i due cominciarono a rincorrersi come due perfetti idioti.

Ormai la sfida era ufficialmente andata a farsi benedire, così sia noi che gli altri invitati alla festa ci godemmo la fine di Deer Dance, cantando a squarciagola il ritornello in versione coro da stadio.

Quando infine controllammo il contenuto dei restanti bicchieri, scoprimmo che il vincitore era B-Real. Era stato l'unico a stare veramente attento, mentre il mio e quello di Mike erano quasi del tutto vuoti.

Complimenti fratello... peccato che il tuo premio sia molto povero” dissi al mio amico, porgendogli il mio bicchiere.

Shavo!” mi sentii chiamare. Mi voltai e intravidi un Sako sconvolto correre verso di me. Un'occhiata più attenta mi rivelò che era completamente zuppo; a giudicare dall'odore, supposi che si trattasse di birra.

Che cazzo è successo?” gli chiesi perplesso.

Non è che hai dei vestiti di ricambio? Quel coglione di Jaime Luis Gómez mi ha versato una mezza in testa per vendicarsi!”

Quanto amavo quella gabbia di matti che erano i miei amici!



♫ Daron ♫


Da quando Timmy C e John Otto si erano scontrati, non avevo toccato un goccio d'alcol; avevo fumato e basta, convinto che mi avrebbe aiutato ad alleviare il nervosismo, ma anche quello non era servito.

Mi ero rintanato in un angolo buio, sul gradino di un'aiuola più in fondo dell'area buffet, insieme al mio amico Orbel. Dopo aver discusso con Ellie, Sako, Arto e Serj, me l'ero svignata e lui era stato l'unico a intercettarmi e seguirmi.

Aveva provato in tutti i modi a convincermi ad abbandonare quell'angolino e tornare alla festa, ma io non avevo ceduto. Non mi andava di festeggiare e sentirmi dire nuovamente che ero un idiota e che avevo sbagliato. Forse era vero, ma nessuno aveva il diritto di farmelo pesare.

Daron, dai, sono le tre del mattino, i tuoi amici sicuramente ti stano cercando per andare via” mi disse Orbel con uno sbadiglio. Era stanchissimo, si stava per addormentare seduto, ma non si era voluto allontanare da me.

No. Se tu vuoi andare, vai” borbottai in tono piatto.

Orbel sbuffò e si mise in piedi. “Senti, io vedo che i tuoi amici stanno smontando tutto e di sicuro sono preoccupati per te; intanto noi siamo qui, in un cimitero di mozziconi spenti, con le zanzare che ci stanno mangiando vivi. Ora vado e li avviso che sei qui.”

Grazie mille per il supporto” sibilai in tono ironico.

Daron, fidati di me: il vero supporto te lo do se vado a chiamare i tuoi amici. Non puoi rimanere a dormire qui.” Detto questo, si allontanò.

Io non feci nulla per fermarlo. Sospirai pesantemente e mi presi la testa tra le mani.

Avevo da poco compiuto trentasei anni ed ero un disastro ambulante. Che compleanno di merda.

Rimasi immobile finché non udii dei passi avvicinarsi. Sollevai il capo e mi trovai davanti due imponenti figure che si stagliavano contro le luci colorate della festa: Rob e John.

Quest'ultimo si accovacciò di fronte a me. “Daron. Hai delle punture di zanzara talmente grandi che spiccano anche al buio.”

Fottiti” mugugnai.

Ce l'hai con me” affermò.

Non risposi.

Daron, se ne vanno tutti. Dai, se vuoi ti accompagnamo a casa io e Chez” intervenne Rob in tono pacato.

Quei due si assomigliavano un sacco negli atteggiamenti.

Non lo so, non mi interessa. Posso anche tornare a piedi.”

Stavo vaneggiando.

Mi alzai a fatica e sentii i muscoli protestare, intorpiditi per la lunga inattività. Presi Rob sottobraccio e lui mi trascinò verso i pochi invitati rimasti.

Ignorai John, ignorai tutti. Non volevo incrociare nessuno sguardo e soprattutto volevo evitare le domande.

Avevo bisogno solo di una tisana rilassante e del mio letto.


Rob e Chester mi accompagnarono a casa, come promesso. Non li ringraziai esplicitamente, ma erano stati davvero gentili ad arrivare fino a Glendale e quindi fare il doppio della strada.

Chester, sul sedile del passeggero, sproloquiava come sempre con l'intenzione di rallegrare l'atmosfera. Ma io non ero in vena di starlo a sentire, mi ero chiuso in me stesso e non riuscivo a prestare attenzione a niente.

Ero stanchissimo.

Dopo un tempo indefinito, Rob e Chester mi scaricarono a casa insieme a una busta stracolma di pacchetti. Erano i regali che i miei amici mi avevano fatto e che avrei dovuto aprire durante la festa insieme a loro.

Una volta in camera mia, rovistai tra quelle confezioni colorate e lessi alcune dediche stupide che vi erano appese sopra.


A quell'adorabile stronzetto di Malakian, ti vogliamo bene

LP family ♥


Per Daron e la sua imminente crisi di mezza età dal suo tecnico preferito ☺

S.


Per Daron da John, e fai il bravo


Tim, Tom e Brad augurano a Malakian Jr. una felice carriera musicale (però Morello l'altro giorno ha detto che lui la chitarra la suona meglio)... BUON COMPLEANNO!!!


Sorrisi, poi mi rabbuiai subito. Mi sentivo in colpa per essere scappato così da tutti loro, che erano intenzionati a festeggiarmi. Loro avevano fatto di tutto per farmi felice e passare una serata con me, invece io avevo combinato uno dei miei soliti casini e avevo piantato tutti in asso. La maggior parte dei miei amici se n'era andata senza nemmeno salutarmi proprio perché non sapeva dove mi fossi cacciato.

Ero intenzionato a rimandare lo scarto dei regali alla mattina successiva, quando un pacchetto arancione con le stelline verdi attirò la mia attenzione. Era rettangolare e, a primo impatto, sembrava contenere una scatola di cartone.

Un bigliettino ripiegato pendeva dal nastrino verde.


A Daron, il nostro chitarrista preferito, amico divertente... a volte un po' troppo impulsivo, ma dal grande cuore. Non dimenticare: elimina i brutti ricordi e cattura i momenti migliori; se davanti allo schermo stai male tu stacci dietro, ma tieni sempre a mente i tuoi obbiettivi.

E quando ti senti triste e solo, chiamaci e veniamo a rompere le palle XD

E, J, N, J. Souls ♥


Distolsi lo sguardo da quella scritta e scossi la testa. Mi avrebbero fatto commuovere.

Stracciai la carta e rimasi sbigottito davanti alla scatola che mi ritrovai tra le mani.

Era una carinissima macchina fotografica.

Le frasi sottolineate erano chiaramente degli indizi sul contenuto della confezione.

Oddio” mormorai, rompendo il silenzio che impregnava la stanza.

Non mi piaceva essere il protagonista delle foto, ma spesso rimanevo incantato da alcuni paesaggi o da alcune scene e mi veniva voglia di immortalarlo: consideravo arte anche la fotografia.

Avevo solo accennato a questo fatto in presenza dei ragazzi, ma loro se l'erano ricordato.

Ero un fottuto stronzo, non meritavo tutto quello.

Abbandonai l'oggetto sul tappeto e mi alzai. Sentivo un nodo in gola e il senso di colpa non faceva che aumentare.

Il sonno era passato.

Osservai l'alba sorgere affacciato alla finestra della mia camera, inspirando l'aria fresca del primo mattino.

E pensando alla discussione con Ellie. A ciò che le avevo detto, a come mi aveva risposto. Aveva ragione sul mio atteggiamento, ma io non sarei mai riuscito a dargliela.

Avevo un carattere di merda e mi facevo odiare sempre più da tutti, soprattutto da lei.

Perché ero così stupido?

Quando intravidi il riflesso del mio volto sul vetro della finestra, mi venne voglia di vomitare.



♪ ♪ ♪



Ciao ragazzi!

Eccomi qui con un capitolo da poco meno di cinquemila parole o.o abbiate pazienza, ma non potevo dilatare di più questa diamine di festa, tre capitoli sono già abbastanza XD

Spero che sia stata una lettura piacevole ^^

Capitolo divertente racchiuso tra due scene non tanto allegra: all'inizio e alla fine.

Insomma, fate un po' un bilancio di questa festa: com'è andata secondo voi? Tra alti e bassi cosa prevale? ;)

Mi sono divertita un sacco a coniare e raccontare la sfida di Beer Dance, e mi sembrava quindi abbastanza logico usare Deer Dance come colonna sonora (anche se sostituire letteralmente deer ovvero cervo con beer ovvero birra è abbastanza blasfemo) XD

Attendo, se vi va, i vostri pareri e vi do appuntamento alla prossima (ovvero il 112 settembre, pubblico l'ultimo capitolo della Jarohn)... sperando che Daron riesca a risolvere i mille problemi che si è creato, razza di sciocchino :3

Alla prossima e buon WOAD a tutti!!! ♥



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Capitolo 28
*** Feeling scared ***


ReggaeFamily

Feeling scared


Scars On Broadway - Chemicals




♫ Ellie ♫


Io e Jacob non facevamo che lanciarci occhiate perplesse e scuotere il capo. Qualcosa non andava e ce n'eravamo accorti entrambi.

Ci trovavamo in un enorme piazzale sul retro di una chiesetta, ai piedi di una delle tante colline losangeline. Avevamo deciso di ambientare il video di Leave And Go in quel luogo perché aveva tutti gli elementi necessari: uno spazio aperto e sgombro per il campo di battaglia, una chiesa rustica e quasi abbandonata per il funerale, alcuni alberi sul limitare del campo per le scene dei flashback.

Sulle nostre teste si stagliava una cortina di nubi grigie, perfettamente intonate agli scenari del nostro video. E, a quanto pareva, anche all'umore generale dei miei amici.

Da quando eravamo arrivati sul luogo e avevamo iniziato a girare il video, Noah e Johanna erano stati intrattabili: il primo sembrava perso nei suoi pensieri e teneva sempre lo sguardo basso, l'altra pareva piuttosto irritata e cercava tutti gli espedienti per stare lontana da noi.

Ero preoccupata per entrambi, ma soprattutto per mia sorella: fino a qualche ora prima mi era sembrata allegra e tranquilla come al solito, perché aveva cambiato umore così repentinamente?

Comunque io e il chitarrista cercavamo di creare un'atmosfera piacevole e rilassata per lavorare, chiacchierando con Daniel – il collega di Melanie che sarebbe stato l'attore principale – e il mucchio di amici e colleghi di università che si era portato dietro nel caso fossero servite delle comparse.

Ehi, ragazzi, non mi sembrate molto concentrati. Se volete facciamo una pausa!” affermò Logan, il cameraman che già aveva curato il video di Eagles. Avevamo chiesto una mano a lui anche stavolta, visto che collaborare con lui ci era piaciuto parecchio.

Sì, forse è il caso” concordai precipitosamente, prima che qualcuno potesse ribattere.

Daniel sollevò entrambi i pollici e poi venne verso di me. “Grazie. Ti assicuro che recitare la parte del cadavere non è facile.”

Ridacchiai. “Dai, resisti: tra poco inizieremo a girare le scene dei flashback e a quel punto sarai ancora vivo.”

Non vedo l'ora! Tu interpreterai il ruolo della fidanzata del defunto, vero?”

Annuii senza troppo entusiasmo. Avevo accettato quel ruolo nel video perché mi sembrava una cosa carina, ma ora non ne ero del tutto convinta; fingermi la ragazza di Daniel non era proprio nei miei programmi, sebbene si trattasse solo di finzione.

Sei agitata?” si informò il ragazzo preoccupato.

Mmh, un po'. Non è un ruolo semplice: devo girare la scena in cui mi dispero per la brutta notizia e poi quella in cui ti comunico di essere incinta... sai, non ho mai fatto recitazione, anche se mi sarebbe piaciuto.”

Rilassati e andrà tutto bene, questo è il mio consiglio. Non ti devi mai irrigidire, la spontaneità è la cosa più importante nel teatro.”

Lo ringraziai con un sorriso mentre si allontanava da me, richiamato da una sua amica.

Mi guardai attorno e intercettai subito Noah che bighellonava con il suo cellulare, in disparte.

Lo raggiunsi, intenzionata a capire cosa lo affliggesse. “Ehi.”

Ehi” mormorò lui, per poi sospirare. Non alzò lo sguardo dal suo telefono.

Cosa c'è?” gli domandai.

Lui bloccò lo schermo dello smartphone e lo mise via, ma non incrociò comunque i miei occhi. “Niente.”

Smettila di raccontare balle, Noah. Sai che se c'è qualche problema me ne puoi parlare. È successo qualcosa con Kate?” indagai.

Con Kate va tutto splendidamente.”

Aggrottai la fronte. “Allora che succede? Non farmi preoccupare, dai!” insistetti.

Ve ne parlerò in un altro momento. Ora pensiamo al video e basta, okay?”

No che non è okay! Sei triste e non riesco a capire perché!” protestai, indecisa se arrabbiarmi col mio amico o disperarmi. Poteva anche trattarsi di qualcosa di grave.

Noah, con mia grande sorpresa, mi abbracciò. “Grazie. Perché ti preoccupi sempre.”

Ecco, adesso ne avevo la certezza: c'era da avere paura. Noah non era una persona particolarmente affettuosa e, in normali circostanze, non si sarebbe mai lasciato andare a un gesto del genere.

Comunque ricambiai l'abbraccio senza aggiungere una parola, mentre il cuore mi batteva a mille nel petto. Avevo la gola secca per l'ansia e avrei voluto prendere Noah a schiaffi perché non mi diceva niente. Ma non lo feci e non lo avrei mai fatto, dovevo rispettare i suoi tempi.

Qualsiasi cosa fosse, sarebbe venuta fuori a tempo debito.

Con un nodo in gola, mi allontanai da lui e andai a cercare mia sorella. Per fortuna Jacob si stava già avviando verso il bassista, quindi ero certa che non sarebbe rimasto da solo.

Johanna parlottava con Logan e qualche altro ragazzo, più rilassata rispetto a prima.

Decisi quindi di lasciarla in pace: magari chiacchierare con qualcuno che non fosse uno del gruppo le avrebbe fatto bene, anche se non riuscivo a spiegarmi il motivo.

Mi avvicinai a un albero e mi poggiai contro il tronco, esausta. Non stavo vivendo la creazione di quel video con il giusto spirito: tutt'attorno a me l'aria era pesante, non riuscivo a rilassarmi del tutto vedendo i miei compagni di band così di malumore.

Perché i problemi venivano fuori tutti assieme e nei momenti meno opportuni?

Dai, riprendiamo! Si sta facendo tardi!” annunciò Jacob a gran voce. “Anzi, se qui abbiamo finito ci possiamo spostare davanti alla chiesa: se non vi dispiace, ho un funerale da celebrare! E Gesù mi deve ancora un bicchiere di vino!” affermò, lisciandosi con orgoglio il suo vestito da sacerdote.

Il ruolo da povero prete, con i piedi scalzi e la tunica sgualcita, gli stava piacendo un sacco. Era ateo e si divertiva a inventare sermoni e passi del Vangelo poco seri per farci ridere.

Sì, qua dovremmo aver finito” comunicò Logan, smontando la telecamera dal cavalletto.

Sospirai e seguii gli altri, aggirando la chiesetta.


Complimenti, sei davvero portata per il teatro! Non hai mai pensato di seguire un corso o entrare in una compagnia?” ripeté per l'ennesima volta Amy, una ragazza minuta dai capelli castano chiaro, squadrandomi da capo a piedi.

Eppure non mi pareva di aver dato vita a chissà quale capolavoro. Non riuscivo a capire come mai tutti i colleghi di Daniel mi stessero sommergendo di complimenti, con tanto di occhi colmi di ammirazione.

Oddio, no, non lo potrei mai fare... non rientra tra le mie passioni. Ma grazie per i complimenti, sono onorata!” bofonchiai in imbarazzo.

Cercavo di avviarmi alla macchina insieme a mia sorella, ma ogni tanto venivo intercettata da qualcuno che mi trattava come una grande star.

Avevo imparato una lezione: mai più recitare in uno dei nostri video. Troppi sguardi addosso, troppo al centro dell'attenzione; non ero fatta per affrontare qualcosa del genere, non al di fuori del palco almeno.

Avremmo sempre potuto prendere degli attori a parte.

Una volta raggiunta la nostra auto, mi ci tuffai velocemente dentro come se fosse la mia ancora di salvezza. Mia sorella mi affiancò sul sedile del passeggero.

Ragazze!” ci intercettò Jacob, avvicinandosi all'abitacolo.

Misi in moto e abbassai il finestrino per poterci comunicare.

Che ne dite di uscire a bere qualcosa stasera? Volevo festeggiare la fine delle riprese del video!” ci propose col suo solito tono allegro.

Noah?” s'informò Johanna.

Ha da fare con Kate. Che palle, io volevo ci fossimo tutti e quattro! Vabbè, pazienza... voi ci siete?”

Ci riflettei su un attimo. Avrei tanto voluto accettare e mettere da parte lo studio per l'ennesima volta, ma ormai era quasi tempo di esami e dovevo sfruttare ogni attimo libero per mettermi sui libri.

Meglio di no, Jake: ho tantissimo da studiare. Mi dispiace, sarà per la prossima volta!” rifiutai a malincuore.

Che palle... Jo, tu? Seratina solo io e te dal nostro pusher di fiducia?” domandò allora il ragazzo, facendo scattare l'accendino che teneva in mano con un sorriso beffardo sulle labbra.

Mi aspettavo da mia sorella un gridolino di approvazione o un'esplosione di entusiasmo, come sempre quando si presentavano occasioni del genere.

Ma non accadde nulla di tutto ciò. Johanna taceva.

Mi voltai verso di lei per poterla osservare: i lineamenti del viso erano contratti e gli occhi persi nel vuoto di fronte a sé.

No, dai, oggi non mi va di uscire” disse infine.

Uffa, ma perché? Ti prego, Jo!” la supplicò Jacob mettendo il broncio.

Non ne ho voglia! Ho bisogno di una bella dormita: dividermi tra Souls e Lindsay è sfiancante, non me la sento di passare un'altra serata a saltare da un locale all'altro” ribadì lei incrociando le braccia al petto.

Ecco, ora era lei a preoccuparmi. Si stava comportando in maniera piuttosto strana; cosa le prendeva?

E soprattutto: perché ultimamente tutti sembravano avere qualcosa da nascondere?

E va bene, mi arrendo! Vuol dire che me ne andrò a caccia per i fatti miei!” si arrese allora il nostro amico. Non aveva perso il suo atteggiamento scherzoso, ma quando incrociai il suo sguardo capii che era preoccupato e perfino deluso.

Lo salutai prima di partire e mi appuntai mentalmente di scrivergli un messaggio una volta a casa.

Johanna si lasciò sfuggire uno sbadiglio e cominciò ad armeggiare col suo cellulare.

Lasciai scorrere qualche minuto di silenzio, riempito soltanto da Somebpdy To Love dei Queen che passava alla radio; ero indecisa se cercare di parlare con mia sorella o aspettare che fosse lei a fare la prima mossa. La conoscevo abbastanza per sapere che prima o poi, qualsiasi cosa le stesse succedendo, sarebbe venuta fuori.

Jo?” ruppi il ghiaccio infine, troppo curiosa e in pensiero.

Sì?”

Che succede?”

In che senso?”

Sospirai. Dovevo trovare le giuste parole per non farla innervosire. “Oggi sei un po' strana.”

Tu dici?”

Per il momento sembrava tranquilla.

Sì, un po' nervosa... è successo qualcosa? Hai discusso con qualcuno mentre io ero distratta?”

No, non è niente. Come ho detto a Jake, forse sono solo un po' stanca: passare le mie giornate con Lindsay è sfiancante, se poi aggiungiamo studio di registrazione, prove, concerti e vita sociale... lo sai: quando non dormo abbastanza divento un mostro!”

Stava mentendo, lo capivo dal tono della sua voce: fin troppo tranquillo e allegro.

Sei sicura che è solo per questo?” indagai ancora, poco convinta.

Penso di sì. Magari ero in ansia per il video, sai, è un'idea molto importante e studiata nei minimi dettagli... sì, ero nervosa anche per quello!”

Oh, eccome se mentiva! Ma perché? La conoscevo meglio delle mie tasche, era ovvio che me ne sarei accorta.

Come mai non sei uscita con Jake?”

Forse stavo esagerando con le domande.

È un'interrogazione?” sbottò.

Ecco, appunto.

Semplice curiosità. In genere non vedi l'ora...” buttai lì con indifferenza.

Per il motivo che ho detto a lui. E penso che anche Jake dovrebbe darsi una calmata: va in giro tutta la notte, poi di mattina quando va al lavoro è distrutto. Va bene, raccogliere pomodori non sarà l'occupazione della sua vita, ma dovrebbe comunque prenderla con serietà!”

Benissimo, aveva cambiato argomento. Per quel giorno era tutto, non avrei scoperto altro.

Continuammo a chiacchierare finché dalle casse non si diffusero le prime note di Burn It Down dei Linkin Park ed entrambe lanciammo un gridolino.

Il mio cuore perse un battito al ricordo di quella magnifica festa, delle piacevoli ore trascorse con Chester, delle foto scattate assieme – lo scatto migliore era inevitabilmente finito sullo sfondo del mio cellulare. Avevo avuto l'opportunità di conoscere uno dei miei idoli e addirittura stringerci amicizia; ogni volta che ci pensavo o sentivo la sua voce sorridevo come un'ebete, completamente in brodo di giuggiole.

Ma non eravamo rimasti in contatto e non sapevo se si sarebbe mai ripresentata un'occasione del genere. Inoltre ero certa che Chester si fosse già dimenticato di me; chissà quante nuove persone aveva incontrato e abbandonato da quel famoso 23 luglio, nonostante fossero passate poco più di due settimane.

Oddio, ma cosa vuole adesso questo?” esplose mia sorella, interrompendo il flusso dei miei pensieri e sovrastando la voce del povero Mike che cantava la sua parte.

Questo chi?” domandai.

Possibile che ci fossero dei nuovi casini in arrivo?

Il tuo amichetto Miles mi ha mandato un messaggio su facebook! Ancora? Non sono stata abbastanza chiara quel giorno?”

Oh no. Avevo chiesto a Miles, una delle poche volte in cui avevamo scambiato dei messaggi, di sparire dalla portata di mia sorella perché lei non ne voleva sapere. Cosa gli era preso adesso? Cominciavo a pensare che Johanna avesse ragione: era un po' troppo appiccicoso e invadente.

Cosa ti ha scritto?”

Ciao Jo, come va? Jo? Ma chi ti conosce, vaffanculo! Comunque: scusa per il disturbo – e sì, ti garantisco che disturbi – ma non mi è proprio andata giù la nostra discussione al chiosco. Mi rendo conto che il mio atteggiamento potrebbe risultare ambiguo e fraintendibile, perciò vorrei solo spiegarti come stanno davvero le cose. Okay, forse io e te non avremo mai un gran bel rapporto, ma vorrei chiudere la questione in pace. Se ti va ci possiamo incontrare quando sei libera; potresti venire anche con Ellie, perché sento di dover dare delle spiegazioni anche a lei. Intanto mi scuso per l'ennesima volta se sono risultato invadente e inopportuno. Grazie anche solo per aver letto, spero davvero che deciderai di rispondermi. Oh mio dio, questo è il colmo!” Johanna si batté una mano sulla fronte e scoppiò in una fragorosa risata.

Ehm... Jo, ti assicuro che io non c'entro niente!” fu la prima cosa che mi venne in mente da dire.

Oddio Ellie... se potessi, per Natale gli regalerei un cervello!”

D'un tratto però venni investita da una domanda: cos'aveva di così misterioso da doverci rivelare? Di nuovo quel sospetto si fece presente nella mia mente, dopo settimane durante le quali l'avevo quasi rimosso.


Dopo cena mi rintanai in camera: libro, musica in sottofondo, finestra spalancata.

Tra una pagina e l'altra, scambiavo dei messaggi con Jacob.


Io: Ehi Jake, alla fine che combini stasera?
Jake: Mah, nulla. Non sono uscito alla fine, erano tutti impegnati e da solo mi annoio.

Io: Quindi niente caccia :D

Jake: Esatto LOL ma oggi Jo non ti è sembrata un po' strana?

Io: Sì, a voglia! Ho cercato di capire cos'avesse, ma mi ha rifilato una balla...

Jake: Non so, è già da un po' che ho notato degli strani atteggiamenti. Forse è solo una mia impressione, ma è come se mi evitasse :/

Io: Davvero? A questo non ho fatto caso! In che senso?

Jake: Quando io arrivo lei si allontana. Prima eravamo sempre insieme, quando andavamo da qualche parte ci sedevamo vicini, facevamo fesserie... ora non ci riesco più, lei si allontana, come se le desse fastidio.

Io: In effetti ultimamente siete un po' più distanti. Chissà che caspita le prende... non la capisco più, mi preoccupa!

Jake: Non vorrei ce l'avesse con me per qualche motivo che non so.

Io: Cercherò di indagare, per quanto sia possibile.


Misi via il cellulare perché mi stava distraendo troppo dallo studio, ma non riuscii a mettere da parte anche la questione.

Mi trovavo nel bel mezzo di una giornata assurda, e a quel punto mi domandai cos'altro potesse capitare. L'ascesa degli alieni?

Ci pensai e ripensai, cercando una risposta perfino tra le pagine del libro. Come mai Johanna si stava allontanando così da Jacob?

La conoscevo e sapevo che non agiva mai a caso, c'era per forza un motivo sotto. Ma quale? Loro due erano sempre stati amici per la pelle, ne avevano combinate tante insieme e tra loro scorreva un affetto che forse nemmeno io ero mai stata in grado di comprendere appieno. Mia sorella era sempre stata consapevole dei difetti del ragazzo e li aveva accettati, ci aveva scherzato su, li aveva ignorati; dubitavo che le cose potessero essere cambiate di punto in bianco.

Jacob non aveva fatto nulla di insolito ultimamente, o almeno io non ne avevo saputo niente.

Mi sfuggiva qualcosa.

L'arrivo di un SMS attirò nuovamente la mia attenzione. Avrei dovuto lasciare il cellulare al suo posto, ma la mia solita curiosità mi portò a sbirciare il display.

Il nome che vi lessi mi lasciò a bocca aperta.

Daron.

Sentii il sangue defluire dal viso e il cuore accelerare i suoi battiti. Non me l'aspettavo.

Già, c'era anche quella questione aperta. L'avevo messa da parte, ma non di certo dimenticata. Dopotutto ce l'avevo ancora con Daron per come si era comportato e sinceramente non mi andava di chiarire con lui. Il suo atteggiamento non aveva fatto che infastidirmi nel corso dei mesi e la nostra ultima discussione era stata la goccia che aveva fatto traboccare il vaso.

Probabilmente non era quello il modo giusto di affrontare la questione: tra qualche mese saremmo partiti in tour insieme e dovevamo cercare di andare d'accordo durante il viaggio. Ma perché avrei dovuto fare io il primo passo, se era stato lui a sbagliare?

Aprii il messaggio senza pensarci due volte. Il bello degli SMS era che il mittente non poteva sapere se il destinatario avesse visualizzato o meno, quindi potevo anche decidere di non rispondergli.


Ciao :)


Aggrottai la fronte.

Mi aveva spiazzato anche quella volta.

Che fare? Rispondere o non rispondere?

Avrei voluto chiedere consiglio a Johanna, ma forse per quel giorno ne aveva abbastanza: voleva solo stare sul divano e fare zapping in tv. Gliene avrei parlato il giorno dopo.

Avrei potuto chiamare Melanie, ma lei era tornata quella mattina dalla sua vacanza in Messico e sicuramente stava dormendo come un ghiro per recuperare le energie perse.

Decisi di lasciar perdere per quella sera: avrei potuto rispondergli anche il giorno dopo.

O forse non lo avrei mai fatto. Daron non lo meritava.

O forse sì. Non mi piaceva sapermi in guerra con lui, volevo solo chiarire.

Quanto ero confusa!


Jake: Grazie sorella ♥

Io: Jake, perché è tutto così complicato?

Jake: Di qualsiasi cosa tu stia parlando, sappi che basta un po' di balsamo per districare tutti i nodi! LOL

Io: Ti voglio bene nonostante le tue solite freddure :3



♫ Shavo ♫


Si può sapere perché cazzo mi hai costretto a mandarle questo messaggio?” abbaiava Daron, vagando per il mio soggiorno come una trottola.

Io veramente non ti ho costretto a fare niente, ti ho solo convinto” precisai, continuando imperterrito a fare zapping in tv. Me ne stavo comodo sul divano con i piedi poggiati sul tavolino basso di fronte a me, accanto ai cartoni vuoti della pizza.

Vabbè, quello! Sei uno stronzo, adesso te ne freghi!”

Mi voltai a guardarlo attentamente, facendomi serio. “Si può sapere qual è il tuo problema? Ti ho solo spinto a combattere il tuo orgoglio, il resto l'hai fatto tu. Sai bene che hai sbagliato con Ellie, quindi fare il primo passo verso di lei era il minimo indispensabile!”

Finché non mi trovavo al centro delle situazioni, riuscivo anche a portare fuori dei buoni consigli.

Daron si lasciò cadere a terra di fronte al divano e si prese la testa dalle mani. “Secondo te quanto sono testa di cazzo in una scala da uno a dieci?”

Mollai il telecomando e scivolai sul tappeto, accanto al mio amico. “Daron, parliamo seriamente, da uomo a uomo. Cosa provi per questa ragazza?”

Attrazione. Cioè, è bella. È una bella ragazza” rispose prontamente, incrociando le braccia al petto. Quando si rannicchiava così su se stesso, voleva dire che eravamo entrati in un campo minato. Dovevo stare attento alle parole che utilizzavo.

Mmh. Attrazione e basta?” chiesi ancora.

Sì, certo. Perché, cos'altro dovrei provare?” Daron cominciava a irritarsi.

È che mi sembri un po' troppo preso” ammisi, cercando di utilizzare un tono leggero e distaccato. Non volevo che quelle parole assumessero troppo peso.

Tu sei fuori di testa. Sai che non sono il tipo e non ho il tempo... e non sono in vena. E poi non sono così stupido da invaghirmi di una ragazza a cui non importa niente.”

Si stava pian piano tradendo da solo. Era cotto di Ellie, lo capivo dal modo in cui si preoccupava del pensiero della ragazza.

Però se tu modificassi un pochino il tuo comportamento verso di lei, potresti avere delle speranze...” osservai.

Ma io non voglio una chance con lei, ti pare? Forse non mi sono spiegato...”

La suoneria del mio cellulare interruppe la nostra conversazione. Afferrai l'apparecchio e mi sorpresi nel leggere il nome di Sako. Che voleva a quell'ora?
“Ehi, fratello!” risposi.

Aprimi, sono qua fuori.”

E il mio amico mi chiuse il telefono in faccia.

Oddio, ma che stava succedendo? Quel bastardo di Sako mi stava giocando un brutto scherzo.

Una conversazione lunga e articolata” commentò Daron sghignazzando.

Sako dice che è qua fuori, mi ha chiesto di aprirgli la porta” gli comunicai, mettendomi in piedi a fatica.

È uno scherzo, lascialo perdere.”

Comunque mi diressi verso l'ingresso: magari il tecnico si trovava davvero sotto casa mia, non lo potevo lasciare fuori.

Quando Sako irruppe in casa e si fiondò in soggiorno, pallido come un fantasma e divorato dal nervosismo, cominciai seriamente a preoccuparmi.

Ehi, amico, che ti prende?” gli domandai, seguendolo.

Sako si lasciò cadere per terra accanto a Daron, poi cambiò idea: balzò in piedi e cominciò a camminare in tondo.

Chiamate un esorcista” commentò Daron, allibito quanto me.

Mi ero già stufato di quella situazione, detestavo tutto ciò perché mi metteva ansia. Mi avviai verso il tecnico e lo costrinsi a fermarsi prendendolo per le spalle. Puntai i miei occhi nei suoi e scandii: “Calmati, respira, su. Si può sapere cosa cazzo è successo?”.

Un casino, Shavo, un casino!” sbottò lui, quasi sull'orlo delle lacrime.

Per favore, dimmelo. Come posso aiutarti se non so cos'hai?” lo supplicai, sempre più in ansia.

Alla festa di Daron e John...” cominciò.

Daron si sollevò dal tappeto e ci raggiunse, anche lui curioso e perplesso.

Eh. Cosa è successo?” lo incitai a continuare.

In pratica io... sono andato a letto con una ragazza, un'invitata...”

Chi?” esplose subito il chitarrista, serrando i pugni.

Non era una delle gemelle, vero?” aggiunsi.

No, no, macché! Era Melanie, la loro amica!” ci rassicurò.

Sentii il cuore battere a mille e le mani sudaticce. Cosa diamine poteva aver combinato con quella ragazza?

Andiamo. Sputa il rospo!”

Oh, vaffanculo! È incinta, Shavo, è incinta di me!”



♪ ♪ ♪



ODDIO O___O

Ragazzi, questo è un colpo di scena troppo grosso anche per me!

Ehm... ciao a tutti ^^”

Pensavo di non riuscire ad aggiornare oggi per via di problemi del sito, invece ci sono riuscita! È quasi mezzanotte ma sono qui, WOAD rispettato!!! *-*

Allora, che ne pensate degli ultimi sviluppi? Cosa sta succedendo a Noah? E perché Johanna evita Jacob?

Cosa dovrà confessare Miles?

Ellie risponderà a Daron?

Ma soprattutto: e adesso tra Sako e Mel che si fa? o.o

Stavolta vi ho lasciato con un bel po' di interrogativi! Scommetto che mi odierete per questo XD ma ormai vi sarete resi conto che amo complicare le cose...

Non so voi, ma io mi sento scared come dice il titolo di questo capitolo!

E non avete ancora visto niente!

Ok, lascio a voi i commenti, sono davvero curiosa di sapere cosa ne pensate a questo giro! Intanto grazie di cuore per essere ancora qui :3

Alla prossima!!! ♥



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Capitolo 29
*** Shatter fears ***


ReggaeFamily

Shatter fears


Serj Tankian - Falling Stars




♫ Melanie ♫


Piangere: solo questo riuscivo a fare. Abbandonata sul divano, singhiozzavo senza ritegno e tentavo invano di asciugare le lacrime, ma quelle subito scivolavano nuovamente sulle mie guance.

La valigia giaceva ancora ai miei piedi e non avevo alcuna intenzione di disfarla.

Non mi ero nemmeno preoccupata di sollevare la tapparella o di accendere la luce: stavo là, nell'oscurità, e mi domandavo disperatamente cosa fare.

Ero riuscita a ottenere il numero di Sako tramite Noah, che era stato discreto come al solito e non mi aveva chiesto spiegazioni. Avevo telefonato il ragazzo per comunicargli la notizia; lui era stato sorpreso di ricevere una mia chiamata, ma quando era venuto a conoscenza del motivo per cui l'avevo contattato si era disperato.

Nel sentire la sua voce avevo cominciato a piangere ancora più forte.

Che situazione surreale: ero incinta di una persona che conoscevo poco e niente. Io e Sako ci eravamo visti in varie occasioni ed eravamo andati subito d'accordo, ci eravamo trovati a chiacchierare e scherzare, ma in fondo nessuno dei due sapeva niente dell'altro.

Perché quella sera avevo bevuto così tanto? Perché mi ero lasciata andare con lui? Quello di andare a letto con chi capitava era un brutto vizio, me lo dicevano sempre anche Ellie e Johanna.

Sako mi stava simpatico, cominciavo a volergli bene, e invece l'avevo messo nei casini.

La vibrazione del mio cellulare mi avvertì dell'arrivo di una chiamata. Sicuramente si trattava di Sako; solo lui mi avrebbe potuto telefonare a mezzanotte e un quarto.

Con mano tremante, mi portai il telefono all'orecchio e tirai su col naso. “Sako...”

Melanie, ciao, sono Shavo. Ti ho chiamato dal numero di Sako e...”

Ricominciai a piangere, scossa da profondi singhiozzi. “Shavo, ti prego, non dirlo a nessuno! Non dirlo a Ellie e Jo!” lo supplicai.

Ehi, tesoro, non ti preoccupare, vi voglio solo aiutare. Non lo dirò a nessuno, okay? Ti avrebbe dovuto chiamare Sako, ma lui è davvero sconvolto.”

È lì con te?” chiesi.

Mi resi conto che avevo istintivamente posato la mano sul mio ventre, laddove risiedeva il bambino, e subito la ritrassi. Non dovevo, non potevo!

Sì, è a casa mia. Senti, io credo che la cosa migliore per voi due sarebbe incontrarvi e decidere cosa fare. Ora non voglio entrare in merito e non ti chiederò quali sono le tue intenzioni, ma tu e Sako avete bisogno di vedervi e parlare faccia a faccia. Che ne pensi?” propose lui in tono calmo.

Mi si mozzò il respiro in gola e cominciai a sudare freddo. “Io... no, non so se ce la faccio... mi viene il panico solo all'idea!”

Non mi sentivo pronta a incontrarlo. Come avrei reagito se l'avessi rivisto? Ma sapevo che l'avrei dovuto fare, non potevo lasciare che il tempo scorresse e decidesse per noi.

No, Mel, cerca di stare calma. Sako è molto preoccupato per te, vuole sapere come stai, e soprattutto dovete parlare della situazione... tranquilla, non vi lasceremo da soli. Uno di noi accompagnerà Sako, se vuoi anche tu puoi portare qualcuno con te.”

Shavo parlava con dolcezza, cercava in tutti i modi di rassicurarmi. Gliene fui immensamente grata perché il suo supporto mi stava davvero aiutando.

Le gemelle mi avevano raccontato che era un amico fantastico, comprensivo e sensibile; avevano ragione da vendere.

Mi passai una mano sulla fronte umida di sudore e tirai indietro i capelli. “Va bene, forse... forse lo dirò a Ellie e Jo e una di loro verrà con me. Lo devo fare, lo so, non si può rimandare all'infinito. Okay... dopodomani può andar bene?”

Sì, credo di sì. Domani ci mettiamo d'accordo sull'ora e il luogo, ora è tardi e abbiamo tutti bisogno di riposare.”

Lo ringraziai di cuore e ci salutammo.

Avrei voluto chiedergli qualcosa in più su Sako: come stava? Mi sarebbe piaciuto sentire nuovamente la sua voce, scambiare due parole con lui, ma allo stesso tempo la sola idea mi metteva addosso un'ansia pazzesca. E magari lui non aveva voglia di avere a che fare con me.

Che casino.

Lasciai ricadere la mia mano sulla pancia, nonostante sapessi che era tremendamente sbagliato. Tra i singhiozzi, cominciai a parlare: “Ehi, piccolo. Lo so, non ha tanto senso parlare con un ammasso di cellule ancora informe, però... tu sei il mio bambino, cazzo. Sei il bambino di Melanie e Sako. E io so che non ti potrò tenere, dovrò andare ad abortire; non sarebbe giusto farti nascere e crescere in una situazione così complicata. Questa consapevolezza mi fa male, bambino mio, perché da quando ho scoperto che eri dentro di me ti ho amato. Non ti voglio uccidere, amore mio!”.

Mi addormentai sul divano, con un fiume di lacrime che ancora mi scorreva sul viso, mentre accarezzavo con delicatezza il punto in cui il mio bambino si stava formando.


Ellie e Johanna erano rimaste sconvolte. Era comprensibile: in primis non avevo ancora rivelata loro che avevo fatto sesso con Sako. Il figlio, poi, era l'ultima cosa che si sarebbero aspettate.

Ma non se la presero con me, non mi rimproverarono. Più di una volta mi avevano avvertito che la mia incostanza con i ragazzi avrebbe potuto portare a delle conseguenze indesiderate, ma entrambe sapevano che quello non era il momento adatto per infierire.

Ma sei sicura che è suo?” mi aveva chiesto Johanna.

Certo, il test parla chiaro: sono incinta da due settimane, e Sako è l'unica persona con cui sono stata nell'ultimo mese.”

Ma... non avete usato nessuna precauzione?” aveva voluto sapere invece Ellie.

Forse sì, ma il preservativo si è rotto e... o forse no. Ah, non ricordo, ero completamente ubriaca!”

Comunque il giorno dell'appuntamento era arrivato e nelle mie vene scorreva l'ansia al posto del sangue.

Avevo deciso di chiedere a Ellie di accompagnarmi. Mi sarebbe piaciuto che ci fossero entrambe, ma non mi sembrava il caso di portare troppa gente con me; inoltre Johanna doveva lavorare e non volevo che disdicesse con la madre di Lindsay per colpa mia. Lei aveva cercato in tutti i modi di protestare, ma non le avevo dato retta.

Verso le sei del pomeriggio Ellie passò a prendermi. Salii in macchina con movimenti rigidi e meccanici.

Come stai?” mi domandò la mia amica, stringendomi in un rapido abbraccio.

C'è una domanda di riserva?”

Dai Mel, stai tranquilla, ne usciremo presto. Sako è un tesoro, sarà sicuramente comprensivo... e con noi ci sarà anche John!”

Cominciai ad agitarmi. “Come sarebbe a dire? E Shavo?”

Sako ha preferito chiedere a John. Non ti preoccupare, lui è così dolce e calmo! La sua presenza ti aiuterà, te lo assicuro!”

Non ero del tutto convinta. Le cose andavano di male in peggio: Shavo mi aveva lasciato al mio destino, proprio quando pensavo di poter contare su di lui!

Trascorsi il viaggio in silenzio. Ellie mi parlava, cercava di distrarmi, ma io non la stavo a sentire.

Quando giungemmo di fronte al bar in cui io e Sako ci eravamo dati appuntamento, mi irrigidii sul sedile e presi veramente in considerazione l'idea di non scendere. Il cuore mi batteva a mille, sentivo rimbombare i battiti pure nelle orecchie.

Ellie scese dall'auto in silenzio, la aggirò e venne ad aprirmi lo sportello. Mi lanciò un'occhiata incoraggiante.

Non ce la faccio” farfugliai, cercando di trattenere le lacrime. Non ero abituata a piangere così tanto e non ne potevo più, mi facevo schifo da sola.

Ellie si protese verso di me per abbracciarmi. “Dai, Mel. In fondo cos'hai da perdere?”

Slacciai la cintura di sicurezza e presi un profondo respiro. Basta, dovevo smetterla di piangermi addosso e affrontare anche quella situazione. Ne avevo passate tante nella mia vita e me l'ero sempre cavata, sarebbe andata così anche quella volta.

Scesi dalla macchina e richiusi lo sportello. Le gambe mi tremavano.

Ellie mi prese sottobraccio e ci avviammo lentamente verso la terrazza in legno antistante il bar.

Mi guardai fugacemente attorno e avvistai Sako e John: non avevano preso posto in un tavolino, stavano poggiati sulla balaustra in legno e fumavano. Spostai subito lo sguardo da loro, sperando che fossero solo una mia allucinazione.

Ma qualche secondo dopo io ed Ellie giungemmo di fronte a loro. La mia amica salutò entrambi con un abbraccio, mentre io fissavo un punto indefinito dietro di loro.

Ciao Melanie. Come stai?” John attirò la mia attenzione e mi tese la mano.

Gliela strinsi con forza e incrociai il suo sguardo: lo trovai calmo, sereno, rassicurante. Le poche volte in cui lo avevo incontrato, mi ero resa conto di quanto quel ragazzo fosse tranquillo e dell'effetto positivo che aveva sugli altri.

Gli sorrisi debolmente. “Potrebbe andare meglio. Grazie per essere qui.”

Andrà tutto bene” cercò di rassicurarmi rafforzando la stretta sulla mia mano.

Non trovavo le parole per ringraziarlo, ma sperai che il mio sguardo parlasse per me.

Quando mi ritrovai faccia a faccia con Sako, mi cadde il mondo addosso.

Era completamente vestito di nero. Aveva la mascella serrata e si torceva le mani per il nervosismo: gli occhi erano sgranati e colmi di una tristezza e una disperazione immense.

Non riuscivo a vederlo così, non potevo credere che stesse così male per colpa mia.

Ciao” mormorai, immobile. Quasi non mi accorsi della lacrima che aveva cominciato a scorrermi lungo la guancia destra, silenziosa e solitaria, senza il mio permesso.

Se volete vi lasciamo da soli, ci sediamo a un tavolino e ci teniamo a vostra disposizione” propose Ellie, scambiando un'occhiata complice con John.

Va bene. Forse è meglio se noi facciamo una passeggiata” affermò Sako, facendo un cenno col capo verso di me.

Annuii in silenzio. Prima di seguire il ragazzo giù dalla piattaforma in legno, strinsi forte Ellie in un abbraccio. Lei mi accarezzò dolcemente la schiena e mi ripeté di farmi coraggio, che sarebbe andato tutto bene.

Una volta sullo stretto viottolo quasi deserto, io e Sako camminammo in silenzio per qualche metro, attenti a non sfiorarci. Nessuno dei due sapeva cosa dire.

Che situazione surreale. Chi avrebbe immaginato che in realtà a passeggiare non eravamo in due, ma in tre?

Mi lasciai sfuggire un singhiozzo e mi maledissi mentalmente. Piangere era un'attività futile e sfiancante, lo odiavo!

Sako si fermò di botto. “Melanie.”

Mi immobilizzai a mia volta, senza avere il coraggio di voltarmi nella sua direzione. Mi guardai attorno: ci trovavamo nei pressi di una minuscola piazza in cemento, larga solo pochi metri e con due panchine sbilenche disposte un po' a caso.

Non mi andava di sedermi.

Sako girò attorno a me fino a posizionarmisi di fronte. Cercava le parole giuste da dire, era in difficoltà.

Mi dispiace, è tutta colpa mia” disse infine.

Finalmente ebbi il coraggio di sollevare lo sguardo e incrociare il suo. Faceva male, ma glielo dovevo. “Che cosa stai dicendo? Perché colpa tua? Eravamo entrambi ubriachi e sarebbe andato tutto bene se non fosse per... questo.” Posai la mano destra sul mio ventre.

Lui osservò il mio gesto con occhi lucidi.

Dovevo fare qualcosa.

Allungai una mano e presi la sua, poi la portai all'altezza della mia pancia. Non c'era ancora niente da sentire, ma volevo che lo facesse.

Lui rimase in silenzio per qualche secondo, le dita poggiate con delicatezza sulla mia maglietta e le sopracciglia aggrottate. “Tu cosa vuoi fare?” mi chiese poi.

Voglio prima sapere il tuo punto di vista.”

Lui sospirò. “Io voglio fare tutto ciò che vuoi fare tu. Se deciderai di tenerlo okay, farò il padre e me ne prenderò cura. Se invece non lo vuoi, mi adatterò. Voglio che tu sia felice.”

Scossi la testa e gli strinsi la mano tra le mie. “Stai scherzando, vero? Tu hai il diritto di decidere proprio come me!”

Non è vero. Ho combinato un casino e non voglio influenzare la tua decisione: il bambino è dentro di te, sta a te scegliere. Ho sempre pensato che una madre abbia un rapporto molto più forte col figlio rispetto al padre, perché lo custodisce dentro di sé prima che nasca. E io... mi sento una merda. Non volevo metterti in questa situazione!”

Era disperato. E più lui si disperava, meno riuscivo a sostenere il suo sguardo.

Potrei dire lo stesso. Sento di volerti bene, Sako, e vederti così distrutto mi fa soffrire. Non riesco a pensare che stai così per colpa mia, capisci?” ammisi.

Sako mi attirò a sé e mi strinse in un abbraccio colmo di affetto. Rimasi sinceramente spiazzata dal suo gesto: l'avevo da subito inquadrato come un ragazzo allegro ed espansivo, sicuramente era una brava persona, ma non l'avrei mai creduto capace di tanta dolcezza. Ma in fondo che ne sapevo? Non avevo mai avuto l'occasione di conoscerlo a fondo.

Mi aggrappai a lui e piansi per l'ennesima volta, mentre lui mi accarezzava i capelli con dolcezza. Quando lo sentii tirare su col naso, capii che stava piangendo.

Rimanemmo abbracciati per un tempo indefinito, forse qualche minuto. Riuscivo solo a essere confusa, ma una cosa era certa: ora che mi trovavo tra le sue braccia, mi sentivo meglio e riuscivo a credere che tutto sarebbe andato bene.

Non mi era mai capitato qualcosa del genere con un ragazzo. Ma lui non era uno qualsiasi: era il padre di mio figlio.

Ad un tratto Sako sciolse quella stretta, mi avvolse le spalle con un braccio e mi condusse verso una panchina. Ci accomodammo e io posai la testa sulla sua spalla senza pensarci due volte. Mi veniva così spontaneo stargli vicino! Avevamo bisogno del conforto reciproco.

Allora, che vuoi fare?” mi domandò nuovamente.

Riordinai le idee per un secondo, poi cominciai a spiegare: “Ci ho pensato tanto in questi giorni, mi sono scervellata per capire cosa dovessi fare. Il mio cuore parla chiaro: mi suggerisce di tenere il bambino. È una cosa stranissima, ma ti assicuro che ho cominciato ad amarlo da quando ho scoperto che stava nel mio grembo. In genere io riesco a essere distaccata in tutte le situazioni, non perdo mai il controllo sulle mie emozioni, ma stavolta non è stato così. Ma mi rendo anche conto che non posso – non possiamo – fare questo a una vita innocente. Io sono giovane, vivo in un buco di appartamento, ho un lavoro che mi permette a malapena di mantenermi e non mi sento pronta; inoltre ci conosciamo a malapena e non stiamo insieme. Non posso accettare il fatto di crescere il frutto di un errore. I figli devono nascere da un amore, devono poter crescere in una vera famiglia: io la penso così”.

Sako osservava le sue stesse dita che giocavano e si intrecciavano con una ciocca dei miei capelli. “Penso che tu abbia ragione: non dobbiamo pensare solo a noi, ma anche a lui. Il nostro cuore ci suggerisce di farlo nascere, ma noi due non ce la potremmo fare e sarebbe il bambino a risentirne. Ma quello che mi preoccupa sei tu: affrontare un... aborto... dev'essere doloroso, ecco. Io non voglio che tu stia male.”

Mi lasciai sfuggire un sorriso. Perché avevo avuto tanta ansia nel rivederlo? Era un ragazzo così tenero e premuroso.

Guardami” gli ordinai.

Lui puntò i suoi occhi nei miei.

Arriverà un giorno in cui troverò la persona giusta e allora avrò un figlio da poter veramente amare. Ma ora non è il momento. È vero: soffrirò, piangerò, ci starò male, forse me ne pentirò... ma so che questa è la scelta giusta. Preferisco pensare alla tua felicità piuttosto che a un esserino non ancora formato, che ancora non si può definire una persona. Starò male, è vero, ma lo supererò. L'unica cosa che ti chiedo è di starmi vicino, ho bisogno di te per riuscire ad affrontare tutto ciò.”

Oh, finalmente stavo tornando a essere me stessa: coraggiosa, positiva e spigliata. O forse lo ero per la prima volta, perché in realtà non ero affatto sicura di me e tendevo a nascondere le mie debolezze.

Sako mi attirò nuovamente a sé. “E c'è bisogno di chiederlo? Potrai sempre contare su di me, in ogni momento.”

Un brivido mi corse lungo la schiena. Oddio.

Non risposi, mi lasciai semplicemente abbracciare.

Sai, Mel” ruppe il silenzio a un certo punto, poi ammutolì per qualche secondo, indeciso se parlare o no. “Quando arriverà il momento giusto, penso che sarai una madre fantastica.”

Non mi conosci, come fai a dirlo?”

Me lo sento. Sei quel tipo di persona che, quando ama, lo fa incondizionatamente.”

Presi un profondo respiro. Ci provava forse gusto a farmi commuovere?

Ora che avevo il suo appoggio, ne ero certa: sarebbe andato tutto bene.



♫ Johanna ♫


E niente, pensavo di fare questa piccola festicciola! Mi sarebbe piaciuto festeggiare più in grande, ma non fa niente, l'importante è stare insieme e divertirsi!” stava sproloquiando Jacob con entusiasmo.

Era sempre così quando si avvicinava il giorno del suo compleanno: ci teneva troppo a festeggiare con i suoi amici e nemmeno la fine del mondo gliel'avrebbe impedito.

Inviterai anche i System?” domandò Ellie con interesse.

Ma certo, ci puoi scommettere! Inviterò tutti, e non accetto un rifiuto!”

Le prove in casa di Noah erano appena finite e io sinceramente non vedevo l'ora di andarmene. Ero nervosa e non mi sapevo spiegare il motivo. O forse lo sapevo fin troppo bene...

Il 21 è anche il compleanno di Serj, giusto?” domandò il padrone di casa senza troppo entusiasmo.

Certo! Infatti festeggeremo anche lui, se è d'accordo! Ma ci pensate? Lui il 21, io il 27!”

Ellie mi lanciò un'occhiata eloquente e io capii cosa la tormentava: avrebbe rivisto Daron. Aveva deciso di non rispondere al suo messaggio, ma in quell'occasione avrebbe dovuto affrontarlo per forza.

Tra i tanti c'era anche quel nodo da risolvere.

Distolsi lo sguardo da lei e lo fissai su Noah. Sapevo che il ragazzo aveva qualcosa da dirci, ultimamente si comportava in modo troppo strana. Mia sorella me lo aveva confermato.

Il ragazzo mi notò, poi prese un profondo respiro e si schiarì la gola. “Ragazzi, ho... ho qualcosa da dirvi.”

Tutti ci voltammo a osservarlo, in attesa. Stava in piedi e teneva in braccio la custodia con il suo basso.

Io mi sistemai meglio sulla sedia, Jacob si poggiò alla parete accanto a lui ed Ellie rimase immobile e tesa al centro della stanza.

Dai, non guardatemi così!” esclamò il bassista, palesemente in imbarazzo.

Dai, amico, sputa il rospo! È da giorni che ci scervelliamo per capire cos'hai!” lo esortò Jacob.

Cominciavo a sentire una punta d'ansia. Noah mi preoccupava parecchio e l'atmosfera pesante che si era formata nella stanza non mi piaceva affatto.

Ecco, il fatto è che... in questi giorni mi è stato offerto un lavoro: si tratta di un impiego molto importante, in un'azienda informatica abbastanza nota. È praticamente un'esperienza imperdibile per me: sapete quanto amo l'informatica.”

Oddio, ma è fantastico! Questa è una bellissima notizia!” esclamai io, saltando in piedi. Non capivo proprio dove stesse il problema.

Grandioso, il nostro adorato hacker farà strada! Hai accettato, vero?” chiese Jacob con un enorme sorriso.

Sì, ovviamente ho accettato! È stato un colpo di fortuna incredibile, non avrei mai pensato di lavorare in un luogo del genere!”

E allora dove sta il problema? Come mai sei così triste?” volle sapere Ellie, ancora dubbiosa.

Noah guardò ognuno di noi negli occhi per alcuni secondi. La tristezza che gli impregnava lo sguardo smorzò immediatamente il mio entusiasmo.

Mi dovrò trasferire a New York, lasciare tutti voi, lasciare la band. Partirò a gennaio.”

Per l'ennesima volta nel giro di pochi giorni, sentii il mondo venir giù e schiacciarmi senza pietà.

No” sentii mormorare a Ellie. Dopodiché mia sorella scoppiò a piangere senza contegno e si fiondò tra le braccia di Noah.

Oddio... è uno scherzo, fratello, vero?” sbottò Jacob incredulo. Aveva gli occhi sgranati e scuoteva la testa, sperando di risvegliarsi da quell'incubo.

Io non dissi una parola. Mi alzai e lasciai la stanza, totalmente sconvolta. Avevo bisogno d'aria pulita e di una sigaretta.

Avevo bisogno anche di riavvolgere il nastro e fingere che non fosse accaduto nulla.

New York era tremendamente lontana. Noah sarebbe stato tremendamente lontano. Per me passare il tempo con lui era sempre stato così logico: mi bastava chiamarlo e chiedergli di incontrarci al bar, oppure andare a casa sua.

Non riuscivo a pensare che presto uno dei miei amici più cari, una delle persone a cui volevo più bene, una delle presenze più costanti nella mia vira, sarebbe volato a chilometri da noi. Senza di lui non sarebbe più stato lo stesso.

Adoravo quando si faceva prendere dall'ansia per qualsiasi cosa e toccava a me tirarlo su di morale e tranquillizzarlo.

Adoravo quando arrivava in ritardo e portava fuori l'ennesima scusa; noi gli gridavamo contro, ma dopo qualche minuto era già tutto dimenticato.

Adoravo quando ci trovavamo in sala prove e lui creava delle linee di basso dal niente, sorprendendo tutti e scatenando la nostra euforia.

Adoravo quando parlava delle sue passioni per ore, riuscendo a far appassionare anche me, mentre gli occhi gli brillavano.

Lo adoravo come fosse mio fratello, gli avevo perdonato ogni singolo sbaglio ed ero passata sopra a ogni suo difetto.

Per la sua felicità sapevo che l'avrei dovuto lasciar andare, meritava quel posto di lavoro. Ma ci soffrivo lo stesso, non ci potevo far niente.

Il fumo della sigaretta mi bruciava gli occhi. Mi convinsi che era solo quella la causa di quel sospetto pizzicore.

Non potevo piangere, non in quel momento.

Jo.”

Mi voltai di scatto: Noah mi osservava con negli occhi una malinconia che non gli avevo mai visto prima.

I Souls rimarranno senza un bassista” mormorai in tono piatto.

Ma cosa stavo dicendo? Quella era l'ultima cosa che mi importava in quel momento.

Troverete un altro bravo musicista, ne sono sicuro!”

Nessuno è come te. Il nuovo bassista sarà solo un sostituto, noi ti aspetteremo per sempre!” esclamai con passione.

Spensi la sigaretta con calma, poi mi avvicinai al mio amico senza distogliere lo sguardo dal suo. “Tu sai bene che siamo felicissimi per te, vero? E sai anche che ci mancherai fottutamente?”

Lui scosse la testa. “Anche voi mi mancherete. Ci ho pensato tanto prima di accettare, sai?”

Sospirai e lo abbracciai di slancio. “Diventerai il miglior tecnico informatico del mondo. A New York formerai una nuova band e diventerai famosissimo, e allora noi saremo gli ospiti d'onore durante tutti i tuoi tour!”

Lui rise. “Semmai il contrario!”

Sciogliemmo l'abbraccio.

Noah, lo sai che non sono fatta per esprimermi a parole e a volte non te lo dimostro nemmeno con i fatti: forse sono difettosa, ma purtroppo non ci posso fare niente. Però sai che ti voglio un mondo di bene, vero?” buttai fuori tutto d'un fiato.

E io sono ancora più riservato di te e non parlo mai di ciò che provo, però sai che anche io ti voglio un mondo di bene, vero?”

Ci scambiammo un sorriso.

Sarai sempre uno dei Souls, fratello” dissi, mollandogli una pacca sul braccio.

Sempre uno di voi, a prescindere dai chilometri che ci separano” rispose lui con gli occhi lucidi.


Noah.

Melanie.

Noah.

Melanie.

Nel mio cervello si alternavano questi due dilemmi mentre, sul sedile del passeggero, fissavo la città che mi scorreva accanto senza nemmeno vederla.

Mia sorella intanto guidava verso casa di Melanie. In quel momento aveva bisogno della nostra vicinanza e noi eravamo pronte a starle accanto. La nostra amica era distrutta in quei giorni.

Domani lei e Sako andranno a...?” chiesi conferma a mia sorella.

Sì, domani.”

Mi dispiace anche per quel ragazzo. Povera Mel e povero Sako.” Mi lasciai sfuggire un sospiro.

Si fanno forza a vicenda, sai? Quando si sono incontrati, qualche giorno fa, mi sono parsi molto uniti e affiatati. È incredibile, ma ho come l'impressione che questo enorme inconveniente li stia facendo avvicinare parecchio” mi raccontò lei.

Mi illuminai. “Davvero? Oddio, ti immagini se finissero per stare insieme?”

Mmh, tu dici? La nostra Mel in una relazione fissa? Nah, non credo, non è la tipa! Tutte le volte che ha detto di essere presa per un ragazzo, non è mai durata più di un mese. Ha un carattere troppo indipendente!” mi fece notare Ellie.

Però non sarebbero male, li shippo!” ammisi con una risata.

Mia sorella mi imitò.

Dopo qualche secondo di silenzio, decisi di condividere con lei un'idea che mi frullava in testa da un paio di giorni: “Sai Ellie, ho pensato a una cosa”.

Cosa?” si incuriosì subito.

Jacob ha un bel rapporto con Miles, quindi non sarò certo io a impedirgli di invitarlo per il suo compleanno. Anzi, spero proprio che lo inviti!”

Lei si accigliò. “Perché? Oddio, cos'hai in mente?”

Niente. Davvero, stavolta niente! Sono solo curiosa: voglio sapere cos'ha quell'idiota da dirmi. Di certo non accetterei di uscire con lui apposta per questo, ma se capita l'occasione...”

Lei ridacchiò. “Devo ammettere che anche io sono curiosa!”

Lo sapevo! Noi due siamo telepatiche, inutile negarlo!”

Ellie si fece nuovamente seria. “Però promettimi una cosa: stavolta non farai casino e non ti incazzerai a caso.”

Promesso! Stavolta vado in pace, voglio solo spassarmela un po' e capire in cosa consistono queste grandi spiegazioni.”

Ed ero sincera: mi ero seriamente stufata di litigare e innervosirmi per questioni così poco importanti.

In quel momento giungemmo di fronte a casa di Melanie e cercai di concentrarmi su ciò che mi attendeva.

Misi su un enorme sorriso, pronta a infondere coraggio alla mia amica.



♪ ♪ ♪



Eheheheheh ragaaazzi... che ve ne pare? Io sono depressa T.T

Come sarebbe a dire che Noah se ne va??? E adesso??? E i Souls??? DISPERIAMOCI INSIEMEEEEE!!!!!!!

A parte questo, stavolta non ho tanto da dire; sono però molto molto curiosa di sapere cosa ne pensate soprattutto della prima parte del capitolo, quella tra Mel e Sako ^^

Ok, vi lascio il tempo per metabolizzare e mi defilo, sperando che il capitolo vi sia piaciuto quanto è piaciuto a me scriverlo :3

E grazie ancora a tutti voi che siete qui e continuate ad apprezzare le mie folli idee!!! ♥



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Capitolo 30
*** Before you know ***


ReggaeFamily

Before you know


System Of A Down - Spiders




♫ Sako ♫


Vedere Melanie in quelle condizioni mi faceva male. Cercavo di restare concentrato sulla strada che si srotolava davanti a me; se l'occhio mi fosse caduto sulla ragazza accanto a me, sui suoi occhi gonfi e cerchiati di rosso, sulla sua espressione sofferente, avrei potuto frenare in mezzo al niente solo per stringerla a me e rassicurarla.

Non piangeva più e io non sapevo se interpretarlo come un segno positivo o negativo.

Quel pomeriggio l'avevo accompagnata alla clinica e le ero stato accanto mentre, in sala d'attesa, versava fiumi di lacrime e si accarezzava il ventre, dando l'addio al suo bambino; io avevo provato il forte desiderio di scappare, di rifugiarmi in un bar e bere fino a dimenticare tutta quella faccenda, ma non potevo e non volevo abbandonare Melanie.

L'avevano chiamata e lei non si voleva alzare. Io la rassicuravo, le dicevo che sarebbe andato tutto bene, le accarezzavo i capelli. Dopo circa un minuto, Melanie si era asciugata le lacrime con il dorso della mano e aveva detto: “Vado, tu aspettami qui. Non muoverti, ti prego”.

Ero rimasto su quella sedia per un tempo interminabile, senza guardare né il cellulare né l'orologio. Attendevo e basta. E fantasticavo: mi immaginavo come sarebbe stato avere un figlio, cos'avrei potuto fare insieme a lui, i regali che gli avrei potuto comprare per Natale. Nel mio cervello cominciò a comporsi un film, talmente preciso da sembrare reale: avrei fatto lunghe passeggiate con il passeggino e avrei spiegato al piccolo ciò che lo circondava, gli avrei fatto conoscere il mio lavoro e fatto provare vari strumenti musicali, l'avrei portato in tour con me, l'avrei aiutato a fare i compiti una volta cominciata la scuola, lo avrei aiutato a capire le sue inclinazioni...

E Melanie ci sarebbe stata? Certo, ci sarebbe stata eccome. Sarebbe stata una madre fantastica, bella e dolce.

Forse non mi rendevo conto di quanto stessi soffrendo.

Quando la ragazza mi aveva raggiunto nuovamente in sala d'attesa, non piangeva più. Era debole e stanca, ma si reggeva in piedi e camminava con un coraggio e una dignità spiazzanti.

Da allora aveva pronunciato solo tre parole: “Mi sento vuota”.

Ora la stavo accompagnando a casa sua; la musica veniva sparata dalle casse dell'auto perché Melanie aveva deciso così. Non le piaceva il silenzio.

Una volta giunti sotto il suo condominio, spensi il motore e mi precipitai giù dalla macchina per aiutare Melanie a fare lo stesso.

Ehi, non ti preoccupare, ce la faccio” mi rassicurò lei con un mesto sorriso.

Sei molto debole” commentai preoccupato.

Macché, sto bene.”

Ti accompagno fino a su” decisi.

Lei non rispose.

Il palazzo in cui abitava si trovava in un quartiere modesto e tranquillo; si trattava di una palazzina dalle pareti giallo sbiadito, composta da appartamenti piccoli e anonimi.

Oltrepassammo un portone grigio e ci trovammo in un minuscolo ingresso, sul quale si affacciava soltanto una porta e una ripida rampa di scale. Ci misi un po' ad abituarmi alla penombra; nel frattempo constatai che l'aria là dentro era fredda e umida, e tutti i suoni rimbalzavano sinistramente tra le pareti spoglie.

Ovviamente non si può sperare in un ascensore” borbottai alzando gli occhi al cielo.

Melanie ridacchiò. “Per l'affitto che pago, è già tanto che ci sia il tetto.”

Quando giungemmo al secondo piano, dove si trovava l'appartamento di Melanie, notai che la ragazza era piuttosto affaticata e barcollava leggermente. La sorressi mentre inseriva la chiave nella serratura e apriva la porta d'ingresso.

Vieni, dai, ti offro qualcosa” mi invitò, facendomi strada nel minuscolo ingresso – in realtà si trattava di un angolo del piccolo soggiorno.

Non è il caso che ti lasci riposare?”

Se ti sto invitando, è perché mi fa piacere” ribatté con un'alzata di spalle.

Nella stanza faceva caldo, ma dalla finestra socchiusa filtrava un leggero vento tiepido.

Melanie mi fece accomodare sul piccolo divano in tessuto verde e mi domandò: “Cosa ti porto? Acqua, birra, coca-cola, succo di frutta, tè freddo...? Sono più fornita di un bar”.

Battei sul cuscino morbido accanto a me. “Siediti.”

Ma non sono...”

Siediti, non ho bisogno di niente” ribadii, osservandola con attenzione. I capelli neri e mossi erano stravolti e tenuti insieme da alcuni fermagli colorati, mentre i suoi lineamenti marcati erano contratti e deformati dalla stanchezza.

Dopo qualche secondo di esitazione, si arrese e mi raggiunse sul divano con un sospiro. Lasciò cadere la testa contro lo schienale, poi parve ripensarci e si accoccolò accanto a me, posando il capo sulla mia spalla.

La strinsi a me. Non sapevo bene che dire; forse la cosa giusta era stare in silenzio e rispettare il suo lutto. O avrei dovuto chiederle come si sentiva? Non ci capivo più niente.

Sako?”

Dimmi.”

Me ne sto facendo una ragione.”

Rimasi in silenzio ad assimilare quelle parole. Melanie lo diceva solo per non farmi preoccupare o era sincera?

Adesso sto male e mi chiedo se quello che ho fatto sia la cosa giusta, però non ho voglia di buttarmi giù. Il bambino – o quell'entità che lo sarebbe diventato – ha smesso di vivere, ma io no. E io voglio continuare a vivere: per me stessa, per i miei amici, per te e per il figlio che verrà, quando sarà il momento.”

Ero basito. Non potevo credere che Melanie fosse già giunta a quella conclusione, che si stesse già rialzando dopo quella brutta caduta. Avrei tanto voluto avere la sua forza: più pensavo a ciò che era successo quel pomeriggio, più mi intristivo.

Riflettei bene sulle parole da utilizzare; non ero mai stato particolarmente bravo a parlare ed esprimermi. “Ma è bellissimo, Mel. Cioè, è questo il modo giusto di pensare: farti forza grazie al pensiero di chi ti circonda e di ciò che verrà.”

Tu come stai?” mi domandò lei. Cercò la mia mano con la sua e la strinse.

C'è una domanda di riserva?” bofonchiai. La verità era che non lo sapevo nemmeno io.

Lei non rispose, si limitò a rafforzare la stretta sulla mia mano.

Trascorsero all'incirca un paio di minuti in cui nessuno dei due osò rompere il silenzio: si sentivano soltanto i nostri respiri leggeri, i nostri cuori e i rumori ovattati della città.

Sai Sako, io non sono sempre stata così” disse a un certo punto Melanie, sollevando appena il viso per potermi scrutare.

Inarcai un sopracciglio. “In che senso?”

Sei pronto a sentire una storia non proprio allegra?”

Liberai la mano dalla sua e feci scorrere le dita sul suo braccio con delicatezza. “Se te la senti...”

Lei si schiarì la gola.


I miei genitori si sono separati quando avevo solo due anni; non erano sposati e in realtà la loro relazione non era tanto seria. Mia madre era mezzo pazza, le venivano certe idee bizzarre in testa e allora doveva raggiungere i suoi obiettivi. In quel periodo si era convinta di voler diventare un'attrice di teatro e trasferirsi in Francia. Mio padre, molto più sedentario e abitudinario, non aveva nessuna intenzione di assecondare il suo folle piano; così quell'idiota partì da sola in cerca di fortuna, lasciandomi senza una madre.

E per questo poco male, non ci ho mai sofferto. Avrei preferito essere orfana piuttosto che crescere con una disagiata del genere come madre.

Mio padre allora pensò bene di tornare assieme a me a casa di sua madre, in modo che lei mi potesse crescere e lui se ne potesse lavare le mani. Probabilmente mi voleva bene, ma era rimasto da solo nel ruolo di genitore e non aveva la più pallida idea di cosa fare, così decise di infischiarsene.

Essere allevata da mia nonna è stato un incubo. Sosteneva di essere una donna all'antica, ma per me era soltanto un mostro: mi obbligava a seguire la sua rigida routine, mi abbaiava dietro in continuazione, mi insultava e mi diceva che ero una poco di buono. Mi obbligava a usare i vestiti che diceva lei: non troppo corti, non troppo scollati, non troppo appariscenti... altrimenti sarei sembrata una prostituta. Io ero ancora una bambina, cosa ne potevo sapere?

Quando iniziò la scuola, fu un dramma. Dovevo prendere il massimo dei voti in tutte le materie, studiare come una pazza anche quando stavo male, e contemporaneamente aiutarla nelle faccende domestiche e nelle commissioni. Non riuscivo mai a giocare con i miei amici, non potevo uscire.

Ho un ricordo tremendo legato a ciò. Quando avevo otto anni non mi andava giù la matematica, prendevo giusto la sufficienza; questo a lei non andava bene. Una volta non avevo capito un argomento e non riuscivo a fare degli esercizi. Sai cosa fece lei? Mi tenne seduta al tavolo con il quaderno davanti tutta la notte, fino all'alba, poi mi obbligò ad andare a scuola il mattino seguente. Le pagine del quaderno si erano riempite, sì, ma solo delle mie lacrime.

Lei continuava ad abbaiarmi contro ogni giorno senza pietà, mi raccontava delle storie tremende per spaventarmi e dissuadermi dal fare certe cose. E mio padre se ne infischiava: si era accorto che qualcosa non andava, ma preferiva ignorare la situazione.

Più crescevo, più le ossessioni di mia nonna aumentavano. Sapeva a che ora passava il mio autobus per tornare a casa da scuola, sapeva quanto tempo impiegavo per fare a piedi il tratto dalla fermata a casa, e si era fatta il calcolo dell'orario entro cui dovevo tornare; se tornavo un po' più tardi, mi urlava contro per tutta la sera. Ho cercato di spiegarle tante volte che il bus era rimasto bloccato in mezzo al traffico, ma non mi credeva. Mi diceva: “Chissà cosa combini quando io non ti guardo! Sei una puttana!”.

E io piangevo.

Una volta accadde una cosa che mi traumatizzò. Avevo dodici anni e vedevo sempre le mie amiche che, dopo la scuola, facevano un giro per i negozietti dei dintorni o semplicemente si fermavano in gelateria per fare merenda tutte assieme. Mi chiedevano ogni giorno di unirmi a loro e io rifiutavo sempre perché sapevo di essere cronometrata da quel mostro di mia nonna; ma un giorno, quando mi dissero che nella piazza in cui si recavano sempre avevano allestito delle bancarelle, decisi di trasgredire e accettai. Passeggiai con le mie amiche per circa un'ora e mezza, mangiammo il gelato e spesi tutti i soldi che avevo per comprare ciò che mi piaceva nelle bancarelle e nei negozietti. Fu uno dei pomeriggi migliori della mia vita.

Ma quando rientrai a casa, l'entusiasmo lasciò il posto alla paura. Mia nonna esplodeva di rabbia. Mi diede due schiaffi ben assestati sul viso e mi disse: “Brutta troia, dimmi dove sei stata! Con quanti ragazzi hai fatto sesso, eh? Sei una vergogna, una vergogna! Spogliati!”.

E io, tremante e con le lacrime agli occhi, la assecondai. Non avrei dovuto, lo so.

Quel mostro mi costrinse ad aprire le gambe perché voleva controllare che fossi ancora vergine. E, mentre mi umiliava in quel modo e io piangevo tutte le lacrime che non pensavo di avere, continuava a insultarmi e mi diceva che ero una troia come mia madre.

Da quel giorno divenni un'altra persona: anche quel briciolo di ottimismo che possedevo si era dissolto nel nulla. Mi allontanai da tutte le mie amiche, eseguivo ordini e basta, dalla mattina alla sera. Non ho mai disubbidito a mia nonna, non mi sono mai ribellata e ho fatto a testa bassa tutto quello che mi diceva, sperando di soddisfarla e che mi lasciasse in pace; ma lei continuava a ripetermi che ero cattiva, che sbagliavo tutto, che ero una vergogna e una poco di buono. Mi diede anche della drogata una volta.

Poi, quando avevo quattordici anni, accadde una cosa che non mi sarei mai aspettata. Un giorno tornai da scuola e trovai mio padre seduto in silenzio sulla poltrona, con lo sguardo perso nel vuoto. Disse: “Stamattina nonna è morta”.

In quel momento provai una gioia indescrivibile. Non dissi una parola: mi chiusi in camera mia e per la prima volta piansi di felicità.

Di sera la casa si riempì di parenti, vicini e persone care: tutti addolorati, tutti inconsapevoli. Io rimasi rintanata in camera mia e mi preparai: indossai l'abito più corto e scollato che possedevo – comprato di nascosto –, delle scarpe dal tacco vertiginoso che trovai in casa – forse erano di una qualche zia –, mi truccai pesantemente e scappai. Volevo godermi per la prima volta la mia libertà, fare tutte quelle cose irresponsabili che facevano i miei coetanei. Quella sera volevo essere davvero una puttana, una drogata e tutto quello che mi diceva mia nonna, proprio per fare un dispetto a lei.

Raggiunsi la discoteca dove i miei compagni andavano sempre a ballare e li trovai quasi tutti lì. Erano allibiti, non mi riconoscevano più. Non mi avevano mai visto così.

Quella fu la sera delle prime volte: per la prima volta ballai fino all'alba in discoteca, mi ubriacai per la prima volta, fumai per la prima volta. E sì, feci anche sesso per la prima volta, per ben due volte con due ragazzi diversi.

In quel momento, in quel periodo della mia vita, era quello che volevo.

Smisi di studiare, cominciai a uscire tutte le sere e mi immersi a capofitto nella mia nuova e sregolata vita.

Solo quando conobbi Ellie e Johanna, all'età di quindici anni, mi diedi una calmata. Loro mi aiutarono molto in quel periodo, furono le uniche che potessi davvero considerare amiche.

Ma con i ragazzi la situazione non è cambiata: sono sempre rimasta così, incostante e incoerente. Mi sono sempre voluta divertire: le relazioni fisse non mi sono mai interessate, e le poche volte che mi sono legata a un ragazzo mi sono stufata dopo un paio di mesi. Mi sono imposta di vivere con leggerezza, perché per anni è stato tutto fin troppo pesante.


Ero sconvolto e sconcertato. Non potevo credere che quella ragazza così apparentemente spensierata e allegra potesse aver vissuto un trauma del genere.

E non potevo credere che esistessero degli esseri talmente infimi da maltrattare una bambina e non accorgersi della sua sofferenza.

Osservai Melanie negli occhi: non vi lessi rabbia o tristezza, ma semplicemente disgusto.

Cazzo” commentai. Mi sorpresi di essere ancora in grado di farlo.

Non te l'ho raccontato perché sono in cerca di conforto o di compassione, okay? Ormai è passato.”

Non è giusto. Ma ci rendiamo conto di quello che hai vissuto per colpa sua?” sbottai. Ero arrabbiato, avrei voluto poter prendere a schiaffi quell'anziana donna – se così poteva essere considerata.

Ehi, rilassati! È vero, l'ho odiata e continuo a odiarla, ma ho ancora la possibilità di riprendere in mano la mia vita e diventare quello che voglio e che lei non mi avrebbe mai concesso. Invece lei no, si è dissolta nel nulla e decomposta. Ciao, fine.” Melanie mi rivolse un occhiolino e sorrise.

Vedere le sue labbra distese, le fossette sulle guance e gli occhi leggermente socchiusi mi scaldò il cuore. Neanche un paio d'ore prima era stata privata di suo figlio e ora sorrideva dolcemente, sincera e positiva.

Oddio, Mel, tu... sei un mito. Sei incredibilmente forte e coraggiosa” mormorai.

Se lo dici tu...” borbottò in risposta, con le guance leggermente imporporate.

La scrutai per qualche istante e passai le dita tra i suoi capelli, prima dietro l'orecchio e poi sempre più giù, fino alle punte. Poi, istintivamente, le posai un leggero bacio sulla fronte.

Ehi!” esclamò lei, gettandomi le braccia al collo. Si premette su di me; io le feci posare la testa sul mio petto. Sentire il suo calore addosso era confortante.

Sento il battito del tuo cuore” sussurrò dopo un po'.

Ridacchiai. “Ci mancherebbe altro!”

Calò il silenzio. Io continuavo a cullare e coccolare Melanie; non riuscivo proprio a staccare le mani da lei, dai suoi capelli, dal viso e dalla sua schiena.

Abbassai lo sguardo: si era addormentata.

Non sapevo che mi stava succedendo, non sapevo se fosse normale, ma ero felice di poter vegliare sul suo sonno.



♫ Daron ♫


Oh, cazzo, ma così non è giusto! Che palle!” sbottò Shavo agitandosi sulla sedia.

Così si gioca a scacchi, amico” ribatté John in tono pacato.

Io osservavo bassista e batterista sfidarsi tra loro. Shavo aveva voluto imparare da quando i ragazzi dei Souls avevano regalato a John una bellissima scacchiera in legno lucido, incisa e decorata. Però il mio amico era ancora piuttosto inesperto e si inalberava sempre quando l'altro lo incastrava e riusciva a vincere.

Io lo osservavo in silenzio, bicchiere di birra in mano e auricolare a un orecchio.

Serj e Sako erano spariti.

Vaffanculo, hai vinto anche questa volta!” esclamò Shavo in tono deluso, spingendo indietro la sedia e mettendosi in piedi. Si stiracchiò e mi si rivolse: “Daron, come va? Sei taciturno”.

Sbuffai, poi gettai un'occhiata al display del mio cellulare. “Sono le otto e mezza, andiamo?”

Non hai risposto” mi fece notare John mentre riponeva con cura al loro posto i pezzi del gioco.

I ragazzi ci stanno aspettando al locale” insistetti.

Perché dovevo per forza parlare di come mi sentivo, se non ne avevo voglia? Entrambi sapevano bene cosa mi stava passando per la testa, perché lo dovevo ripetere? Meglio non pensare al problema prima di trovarselo di fronte.

Quel giorno non ero tanto in vena di festeggiare, ma Jacob ci aveva invitato al GrinPub per il suo compleanno e quello di Serj e noi ormai avevamo accettato, non ci potevamo tirare indietro. Mi dispiaceva non essere al massimo proprio in quella ricorrenza, in fondo il chitarrista era stato carino a organizzare quella sorta di festicciola.

Lasciai John e Shavo che parlottavano tra loro in soggiorno, uscii e scesi controvoglia le scale che mi separavano dal cortile. Detestavo il fatto che la casa del batterista fosse al primo piano e non ci fosse un ascensore; io non ero abituato.

Serj e Sako fumavano e parlavano tra loro appoggiati all'auto del cantante. Li raggiunsi e battei un'amichevole pacca sul braccio del tecnico. “Ehi.”

Ehi” rispose Sako lanciandomi un'occhiata stralunata.

Mi offrite da fumare?”

Ce lo stai chiedendo, quindi la nostra non sarebbe un'offerta” precisò il cantante in tono divertito.

Amico, questa roba ha un costo!” aggiunse Sako fintamente indignato.

Per oggi sarete i miei pusher. Vi siete per caso dimenticati delle mie innumerevoli opere di carità?” li apostrofai, incrociando le braccia al petto e mettendo su un'espressione da cerbiatto.

Serj sospirò e Sako scoppiò a ridere fragorosamente.

Vedere il tecnico ridere e scherzare mi fece sorridere. Si stava riprendendo da un brutto periodo, ma ce la stava facendo alla grande e ormai era tornato a essere il Sako allegro ed esuberante di un tempo. Certo, qualcosa in lui era cambiato: nei suoi occhi si poteva leggere una maturità che prima non possedeva, l'esperienza con Melanie lo aveva certamente segnato. Ma era sempre lui, sempre mio fratello, e questo mi rassicurava.

E poi io mi lamentavo della mia situazione...

Fumai e riflettei finché Shavo e John non sopraggiunsero, annunciando che erano pronti a partire.

Salii nei sedili posteriori della macchina del batterista, pervaso da una strana e sorda ansia; per quanto cercassi di scacciarla, non riuscivo in nessun modo a tenerla a bada.

Ormai il momento stava per giungere e io non avrei potuto rimandarlo: stavo per rivedere Ellie.


Una volta giunti al GrinPub, uscii dall'abitacolo con uno sbuffo. Ero agitato e sfogavo questa sensazione nel modo più sbagliato: borbottando, lamentandomi, sbuffando e facendo spazientire i miei amici. Fortuna che mi ero trovato a viaggiare con John, una fonte inesauribile di calma e razionalità.

Ci siamo parcheggiati troppo lontani. E poi nel locale c'è molta gente. E se ci riconoscono? Io non ne ho voglia” brontolai.

John mi affiancò e mi lanciò un'occhiata ammonitrice. “Stammi a sentire: ti sei lamentato per quasi un'ora di fila e la mia pazienza ha un limite. Potresti farmi il favore di chiudere il becco?”

Grazie, molto comprensivo. Ma vaffanculo” conclusi, poi mi avviai a passo di marcia verso il locale; attraversai la strada nel tentativo di seminarlo, senza badare troppo alle macchine che mi sfrecciavano davanti e rischiavano di investirmi.

Non appena misi piede nel locale, mi resi conto che quello di Jacob non era stato un invito per gli amici più stretti: il tavolo del festeggiato, infatti, era circondato da gente che non conoscevo.

Oh no.

Daron!” strillò Jacob non appena mi avvistò; cominciò a sbracciarsi per attirare la mia attenzione e, inevitabilmente, tutti gli sguardi si posarono su di me.

Detestavo tutto ciò.

Mi avviai al tavolo strascicando i piedi a terra. Dietro di me comparvero anche gli altri quattro e tutti li accolsero calorosamente.

Io evitai gli sguardi e i saluti di tutti: mi scaraventai su una sedia e non rivolsi la parola a nessuno. Feci gli auguri a Jacob solo quando si avvicinò a me per chiedermi cosa volessi ordinare.

Amico, sembri di ritorno da un funerale!” commentò.

Ho vissuto momenti migliori” ammisi.

Dai, non fare il depresso! È la mia festa, il mio compleanno!”

Feci spallucce. “Cercherò di fare il possibile.”

Trascorse una buona mezz'ora in cui non mi mossi dal mio posto e scambiai solo qualche parola con chi conoscevo già. Johanna venne a salutarmi e tentò invano di tirarmi su di morale, poi ci si avvicinarono Melanie e Sako e io ne approfittai per chiedere alla ragazza come stava. Apparentemente sembrava essere tornato tutto alla normalità: anche lei aveva ripreso a ridere, scherzare, cantare e ballare come prima, come la cara vecchia Melanie che conoscevo. E non erano passate neanche due settimane dal terribile avvenimento.

Invidiavo la sua forza.

Dal canto mio, non mi ero neanche guardato attorno per cercare Ellie. Sapevo che avrei dovuto farlo: in fondo le dovevo delle scuse e delle spiegazioni, non era certo lei a dover elemosinare una conversazione con me. Ma non ce la facevo, non sapevo che dirle e forse sarei stato troppo orgoglioso per ammettere di aver sbagliato.

Ma, com'era prevedibile, non potei evitare la ragazza per tutta la serata.

A un certo punto me la ritrovai vicino, a un paio di metri di distanza. Mi dava quasi completamente le spalle e conversava con Noah e altre persone che non conoscevo. Non si voltò nemmeno per un secondo a guardarmi.

Io invece la scrutavo di sottecchi. Osservavo il modo in cui il suo vestito verde di cotone leggero scendeva lungo i suoi fianchi perfetti, evidenziando le sue forme dolci. Osservavo la sua immancabile crocchia e il fermaglio con le coccinelle che adornava i suoi capelli castano chiaro. Osservavo la sua pelle chiara, leggermente più abbronzata del solito.

E d'un tratto mi ritrovai a osservare il suo viso. Ecco: si era sentita il mio sguardo addosso e si era voltata.

Mi si avvicinò con calma e disinvoltura. “Ciao Daron.”

Ciao... come va?” buttai lì in tono indifferente.

Tutto bene, grazie. Mi accompagneresti fuori? Avrei bisogno di una boccata d'aria.” Il suo tono non lasciava trapelare nessuna emozione.

Proprio adesso?” cercai di temporeggiare.

Hai da fare in questo momento?” ironizzò.

Mi alzai e la seguii verso l'uscita, mentre lo stomaco cominciava a torcersi. Volevo fuggire.

Una volta all'esterno, accesi una canna che avevo preparato qualche ora prima. Non dissi una parola, non sapevo come cominciare una conversazione.

Allora?” mi interpellò la ragazza.

Guardai dritto di fronte a me. “Allora... come te la passi in questi giorni?”

Daron, non tergiversare.”

Non sto tergiversando! Cosa ti devo dire? Cosa vuoi sapere?” sbottai.

Ecco, appunto: smettila di fare il finto tonto, sappiamo entrambi perché siamo qui.”

Presi una boccata di fumo. “Perché non hai risposto al mio messaggio?”

Perché non mi andava. Ce l'avevo con te – ancora adesso in realtà – e non mi è piaciuto il tuo modo di scrivermi... come se non fosse successo niente.” Risposta concisa e precisa. La ragazza aveva le idee ben chiare, a differenza mia.

Io... senti Ellie, quel giorno alla festa... abbiamo sbagliato entrambi” me ne uscii totalmente a caso. Non sapevo quel che dicevo, accampavo un mucchio di frasi fatte.

Cos'hai sbagliato?”

Sollevai lo sguardo su di lei, esterrefatto. “Perché ho come l'impressione che tu voglia farmi da psicologa? Che razza di domanda è?”

Lei scrollò le spalle. “Se non ti va di rispondere, pace. Posso anche tornare dentro.”

No, aspetta, resta qui! Okay, ho sbagliato... ad attaccarti sena motivo. In realtà io sbotto spesso, cioè, cambio umore facilmente: un momento sono allegro, dopo un secondo mi incazzo, dopo un altro secondo divento appiccicoso... e penso che questa cosa ti abbia un po' destabilizzato.”

Ma davvero sapevo tutte queste cose di me stesso e di Ellie? Perché quei pensieri stavano venendo fuori solo in quel momento? Mi sorpresi di me stesso.

Ecco, visto? Quindi tu sai benissimo quel che è successo, i tuoi errori, le mie impressioni... Daron, tu hai capito tutto. Perché non hai mai posto rimedio? Sii sincero: non ti interessa avere un bel rapporto con me, o è semplice orgoglio?” mi incalzò ancora la ragazza, stavolta in un tono più dolce.

Mi fissai le mani, il viso in fiamme, scombussolato dal fatto che lei riuscisse a leggermi dentro.

È proprio la paura di sbagliare con te che mi porta a sbagliare ancora di più.

Orgoglio. Fottuto, inutile orgoglio” ammisi.

Anche io voglio essere sincera. Ti rivelo una cosa: il tuo modo di fare mi ha sempre spaventato e lasciato perplessa. Insomma, questo tuo cambiare umore, il modo di fare invadente... non so come prenderti, Daron.”

All'improvviso mi riscossi. Ero lì, insieme a Ellie, e lei mi stava dando la possibilità di porre rimedio ai molteplici errori che avevo commesso. Tutto dipendeva da quella conversazione: riconquistare un'amica e perderla per sempre. Cosa volevo? Quanto tenevo a lei? Avrei potuto combattere orgoglio e imbarazzo per salvare quel rapporto?

Buttai la mia stecca d'erba a terra, sollevai lo sguardo e puntai i miei occhi in quelli di Ellie. “Sai che ti dico? Mi sono stancato di me stesso. In questi mesi sono riuscito a mostrarti solo la parte peggiore di me; da oggi, 27 agosto 2011, mi impegnerò per farti conoscere la migliore. Le cose positive in me sono molto poche rispetto alle negative, emergono saltuariamente e durano per poco, ma ci sono. Certo, magari non cambierò di punto in bianco, sarò sempre il solito Daron, ma cercherò quantomeno di comportarmi meglio con te. Ci stai?”

Da dove avessi pescato quelle parole, proprio non ne avevo idea. Ancora meno riuscivo a spiegare tutto il coraggio che avevo tirato fuori. Forse qualcosa era scattato in me quando mi ero reso conto che rischiavo di allontanarla per sempre.

Ellie sorrise – uno dei sorrisi più belli che avessi mai visto – e mi tese una mano. “Ricominciamo tutto da oggi, va bene.”

Gliela strinsi e ricambiai il sorriso. Era come se avessimo suggellato un taciturno patto.

Ero al settimo cielo in quel momento. Ma mentre rientravamo nel locale, un dubbio mi assalì e mi rabbuiai di nuovo: sarei stato in grado di mantenere quella promessa?



♫ Johanna ♫


Sentiamo.” Incrociai le braccia al petto e scrutai con fare critico il ragazzo che mi stava di fronte.

Quando Ellie era rientrata nel locale insieme a Daron, avevo trascinato lei e Miles in un angolo appartato e tranquillo della sala. Ero troppo curiosa di sapere cosa quell'idiota avesse da dirci, così l'avevo tenuto d'occhio tutta la sera fino a trovare il momento giusto per catturarlo.

Mia sorella, accanto a me, si torceva le dita in silenzio.

Ragazze, per me non è facile, potrete di sicuro capire che...” cominciò il biondo, in difficoltà.

Avanti, saltiamo le cerimonie e arriviamo al dunque” lo interruppi.

Ellie mi diede di gomito. “Lascialo parlare.”

Dicevo...” riprese lui, facendo vagare lo sguardo tra la gente che festeggiava inconsapevole alle nostre spalle. “Questa è una cosa un po' complicata per me, ma ve lo devo dire perché avete il diritto di saperlo.”

Sbadigliai teatralmente e mi sventolai una mano di fronte al viso con fare annoiato.

Johanna” mi rimproverò ancora la ragazza di fianco a me,

io mi stavo divertendo un sacco!

Miles sembrava davvero a disagio. “Ecco, Jo...”

Johanna” lo corressi.

Johanna, sì... devi credermi quando ti dico che non ci proverei mai con te e nemmeno con Ellie, questo è semplicemente il mio modo di fare e... insomma, negli anni ho cercato di correggermi ed essere meno invadente, un po' ci sono riuscito ma ho ancora tanto da...”

Non ci interessa la tua storia, la tua infanzia eccetera” cercai di frenare quel fiume di parole superfluo e noioso. “Voglio sapere solo una cosa: c'è una ragione valida, una sola, per cui ti dovrei credere?”

Miles deglutì a fatica; aveva gli occhi sgranati e la fronte imperlata di sudore nonostante l'aria fresca del locale. “S-sì... il fatto è che... non mi piacciono le ragazze, sono gay.”



♪ ♪ ♪



Ehilà!!!

Ultimamente mi sto sbizzarrendo con capitoli pieni di colpi di scena, rivelazioni shock e... momenti dolciosi ^^

Spero che il capitolo, nonostante la sua lunghezza, non sia risultato scarno! Ho deciso di inserire un bel po' di cose e di chiarire un po' di questioni in sospeso!

Vi annuncio che probabilmente questo è il penultimo capitolo prima della partenza per il tour! Pubblicherò un altro capitolo di assestamento e poi, se tutto va bene, i nostri eroi si recheranno in Europaaaa!

E CONOSCERANNO I MIEI AMATI DUB INC!!!! ♥

Ok, la pianto ^^”

Ma ditemi: cosa ne pensate del passato di Mel? Del rapporto tra lei e Sako? Del chiarimento tra Ellie e Daron? E avevate sospettato che Miles avesse “altri gusti”? :P

Sono curiosa di sapere il vostro parere!!! :3

Grazie a tutti voi che ancora siete qui a sostenermi, spero che la storia continui a piacervi e appassionarvi ♥



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Capitolo 31
*** We need to laugh and sing and cry ***


ReggaeFamily

We need to laugh and sing and cry


Serj Tankian - Saving Us




♫ Johanna ♫


Scoppiai a ridere senza ritegno.

Miles era atterrito, terrorizzato, e aveva gli occhi sgranati. “Che c'è adesso? Cosa ti fa ridere?”

E io ti dovrei credere?” sbottai, cercando di contenere una nuova ondata di risate.

Johanna, dacci un taglio. Miles può anche non andarti a genio, ma così gli stai mancando di rispetto e passi in ogni caso dalla parte del torto” mi ammonì Ellie, che stava cominciando ad alterarsi.

Lei non sembrava poi tanto sorpresa da quella notizia. Che lo sapesse già? O magari aveva avuto dei sospetti?

Comunque cercai di darmi una calmata perché mia sorella aveva ragione: se Miles non mentiva, non meritava di essere umiliato in quel modo. In fondo non aveva mai fatto nulla di troppo cattivo, semplicemente non mi andava a genio e aveva degli atteggiamenti invadenti.

Miles intanto ci guardava confuso e imbarazzato.

Decisi di tacere e lasciare la parola a Ellie. Lei infatti prese un bel respiro, poi disse: “Miles, sei stato molto coraggioso a volercelo rivelare. Per alcune persone è facile ammettere la propria omosessualità, per altri è più difficile. E io ti credo, perché tu mi hai dato dei motivi per crederti: in ciò che fai, nel modo che hai di starmi vicino o di scrivermi, non c'è alcuna malizia. Ho sempre saputo che non avevi secondi fini con me, e questa ne è stata la conferma”.

Se non ci credete – se Johanna non ci crede – vi posso fornire altre mille prove. Ho anche... cioè... ho avuto un ragazzo in passato... ma era una relazione segreta, io... mi vergognavo, non mi accettavo...” continuava a farfugliare lui, le guance ormai divenute rosso fuoco.

Non ti devi mai vergognare di ciò che sei! E se qualcun altro non ti accetta, è un problema suo!” esclamò mia sorella, quasi indignata.

Lo so, ma è difficile. Jo, tu...” mi si rivolse nuovamente Miles.

Johanna” lo corressi con uno sbuffo. “Il fatto che tu sia gay non cambia l'opinione che ho di te: magari non ci proverai con noi, ma non mi stai comunque simpatico.”

Okay, messaggio ricevuto. Volevo solo sapere il tuo punto di vista e me l'hai chiarito. Perfetto, cioè... okay. Mi premeva solo spiegarvi questa cosa, non sopportavo che voi aveste un'impressione sbagliata di me. Poi l'antipatia non si può cambiare o eliminare a nostro piacimento, quindi l'accetto.” Accennò un sorriso, nonostante i suoi occhi non ridessero affatto.

Bene, allora abbiamo finito” constatai. “Comunque grazie per essere stato sincero con noi” conclusi poi. In fondo non mi andava di essere cattiva con lui, era giusto riconoscere i suoi gesti apprezzabili.

Tornammo in mezzo alla calca di invitati e io mi imposi di non pensare più a quella faccenda; però non potevo negare che quella rivelazione mi aveva scioccato.

Ellie?” sussurrai all'orecchio di mia sorella.

Sì?”

Tu te l'aspettavi?”

A essere sincera, sì.”

Io per niente” ammisi.

Mentre mi avvicinavo al tavolo in cui stazionavano John, Shavo e qualche altro invitato, l'occhio mi cadde su Jacob e Daron che scherzavano.

Malakian è tornato di buonumore, eh?” commentai maliziosa, alludendo alla chiacchierata che lui ed Ellie si erano fatti qualche minuto prima fuori dal locale. Mia sorella non aveva potuto raccontarmi niente, ma qualcosa mi diceva che era andato tutto bene.

Abbiamo chiarito e fatto pace. Lui mi ha promesso che cambierà atteggiamento nei miei confronti” raccontò lei, giocherellando col suo ciondolo a forma di microfono.

Oh, che dolce! Daron in fondo è tenero, bisogna solo sapere come prenderlo!” commentai in brodo di giuggiole.

Ma che cazzo vuol dire?” strillò Shavo a qualche metro da noi, attirando l'attenzione di tutti. Si era alzato di fronte al tavolino e fissava Noah con espressione incredula.

Ecco, l'ha scoperto” mormorai, per poi battermi una mano sulla fronte.

Shavo, calmati” John cercò di tranquillizzare il bassista, posandogli una mano sul braccio.

Ma come sarebbe a dire che te ne vai? Stai scherzando?!” sbottò ancora Shavo.

È stata una scelta difficile, ma...” Noah fece spallucce.

Okay. New York non è così lontana: verremo a trovarti almeno due volte al mese, così non ti sentirai solo!” affermò l'altro in tono solenne.

Noah scoppiò a ridere e gli mollò una pacca sulla spalla. “Grazie fratello, non so come farei senza di te! Ma veramente, non c'è bisogno che facciate la spola da lì a Los Angeles solo per me!”

Io intanto avevo gli occhi a cuoricino. Shavo, come sempre, trasudava dolcezza a ogni gesto, a ogni parola, a ogni sguardo. Era un mito.

Io ed Ellie ci scambiammo un'occhiata complice, poi ci avvicinammo al bassista e lo avvolgemmo in un abbraccio colmo d'affetto.



♫ Sako ♫


Settembre scorreva in fretta e la nostra partenza si avvicinava sempre più: avevamo un volo per l'Europa prenotato per il 7 ottobre.

Amavo andare in tour con i System, e la presenza dei Souls avrebbe reso il tutto ancora più piacevole e spassoso; ma quella volta le cose erano diverse. A Los Angeles c'era Melanie, che ancora non si era ripresa del tutto, e io non mi sentivo di lasciarla da sola.

Sako, smettila di rompere! Io sto benissimo e tu devi andare a lavorare!” protestava sempre lei.

Non fece eccezione nemmeno quella sera, quando andai a prenderla al ristorante in cui lavorava: non era lontano da casa mia, così spesso le facevo quel favore per risparmiare la lunga attesa alla fermata del bus. Finiva sempre verso mezzanotte, ma per me non era un problema, abituato com'ero a star sveglio fino a tardi.

Aggrottai lo sopracciglia. “Tu dici così solo perché non vuoi che mi preoccupi.”

Lei non mi guardava, era intenta a rimirarsi nello specchietto di cortesia mentre si sistemava l'acconciatura sfatta. “Siamo amici, perché non te lo dovrei dire, se fosse vero? E poi non sono brava a mentire, te ne accorgeresti subito! Ho tanti amici qui, mi staranno tutti vicino e supererò alla grande le settimane senza te e le gemelle!”

Siamo amici. Forse lei la pensava così, ma per me era ben diverso. Da quando avevo iniziato a frequentarla abitualmente, Melanie mi aveva rubato il cuore: era dolce, carina, simpatica, divertente, forte... e poi aveva un viso e un corpo così belli! Amavo la sua pelle bruna, i suoi capelli morbidi e mossi che le accarezzavano la schiena, le sue forme generose e dolci allo stesso tempo, i lineamenti del viso marcati, gli occhi grandi e le labbra piene. Era divina.

Assurdo: com'era possibile che uno spirito libero come me si innamorasse così tanto di una ragazza? Eppure era successo, e io ero disposto a dare anche la mia vita pur di vedere Melanie felice.

Sentivo di star sbagliando tutto. Lei era in un momento molto difficile e, in ogni caso, non avrebbe mai accettato di stare con me. Avrei dovuto starle lontano per evitare che i miei sentimenti nei suoi confronti si evolvessero fino a diventare palesi, ma ogni volta che mi si presentava l'occasione correvo da lei.

La sua presenza era come una droga per me, non sapevo quanto avrei resistito prima di compiere un gesto azzardato.

Sako? Ci sei?”

Mi riscossi all'improvviso. “Eh? Sì? Cosa?”

Come mai non sei ancora partito?”

Che coglione! Da un paio di minuti eravamo rinchiusi in macchina, nel parcheggio fuori dal ristorante, e io non avevo ancora messo in moto.

Ah, oddio, sì. Mi ero perso nei miei pensieri” bofonchiai, ponendo subito rimedio.

A che pensavi?”

Mah, nulla di che. Devo preparare la valigia per ottobre” buttai lì.

Trascorremmo il viaggio senza fiatare: ogni tanto Melanie canticchiava le canzoni dei Linkin Park che si susseguivano nella mia autoradio. Da quando la andavo a prendere dopo il lavoro, lei aveva monopolizzato il telecomando dell'autoradio e da allora si sentivano solo i Linkin Park. Avrei vomitato sulle scarpe di Chester non appena l'avessi rivisto, ne avevo fin sopra i capelli.

Perché non mi porti a bere un drink? Stanotte non sono stanca” propose Melanie mentre passavamo di fronte a una sfilza di piccoli e graziosi bar.

Niente sbronza, mi raccomando” acconsentii, infilandomi nel primo parcheggio che trovai libero.

Macché, solo una birra o qualcosa di leggero. Domani devo pur sempre lavorare!”

Scendemmo dall'abitacolo e ci recammo all'interno di un bar in stile anni Cinquanta, molto carino e accogliente. Subito iniziammo a commentare ciò che ci circondava e a sghignazzare, a volte con un motivo e a volte senza. Io mi divertivo a prendere in giro Melanie perché sbagliava sempre i nomi dei cocktail scritti nel menu; così anche io afferravo il cartoncino con la lista e storpiavo i nomi a caso.

Circa un'ora e due birre più tardi, ridevamo talmente tanto senza motivo che non riuscivamo ad alzarci dalle sedie.

Sei un coglione, Sako! E ora io dovrei tornare a casa con te? Non sei un autista affidabile!” mi prese in giro tra le risate.

Prego, vai pure a piedi” ribattei, facendomi serio. Ovviamente la mia espressione corrucciata non durò nemmeno mezzo secondo: scoppiammo nuovamente a ridere come due pazzi.

Certo che ci bastava poco per divertirci.

Riaccompagnai Melanie a casa sua verso le due. Come sempre, scesi anch'io dall'auto e la scortai fino alla porta.

Se vuoi ti faccio compagnia fino alla porta di casa” mi offrii mentre lei infilava la chiave nella serratura.

No, non ti preoccupare. Vai, è tardi e devi ancora preparare la valigia.”

Scoppiammo di nuovo a ridere nel silenzio della notte, facendo un casino assurdo.

Ma se devo partire tra tre settimane!” le feci notare.

Sei stato tu a dirlo!” replicò lei senza smettere di ridacchiare. “Uff, stanotte mi sto proprio divertendo. Non mi va di rimanere da sola” mormorò poi con sguardo deluso.

Dai Mel, è tardi e devi riposare. Domani entro dalla finestra e ti porto la colazione a letto, okay?” cercai di tirarla su nel modo che mi veniva più spontaneo, ovvero portare fuori qualche fesseria.

Sei un dolce cucciolo!” pigolò lei con un sorriso riconoscente, poi m strinse in un abbraccio.

Oddio, no. Averla così vicina me la faceva desiderare ancora di più e non potevo permettere che lei se ne accorgesse. Cercai di mantenere una certa distanza di sicurezza tra noi, ma stavo letteralmente impazzendo. Il profumo di Melanie mi inebriava, così come il calore che la sua pelle emanava.

Dovevo fermare tutto ciò.

Sciolsi l'abbraccio e la osservai con fare desolato.

Oggi sei strano” affermò lei.

Non aveva tutti i torti. Io e lei eravamo abituati a coccolarci a vicenda: ritraendomi così, non avevo fatto altro che peggiorare la situazione e farla sospettare ancora di più.

Cazzo, che situazione. Dovevo uscirne subito.

Scusami, oggi sono un po' stanco.” La più banale delle scuse banali, utilizzata nelle più banali situazioni dei più banali film romantici da quattro soldi. Perfetto.

Melanie mi osservò assorta per qualche secondo, le labbra leggermente schiuse. Quelle labbra tinte di rosso ciliegia, così piene e invitanti...

La attirai a me e, completamente fuori controllo, azzerai la distanza tra i nostri volti.

Stavo sbagliando tutto!

Ma, contro ogni mia aspettativa, Melanie non mi respinse: ricambiò il bacio con passione e trasporto, accogliendomi tra le sue braccia come se non avesse aspettato altro.

Affondai le mani tra i suoi capelli e feci scorrere le dita verso il basso, fino ad arrivare alle punte. La sentii rabbrividire appena.

Poi Melanie lasciò andare le mie labbra e, senza sciogliere l'abbraccio, posò il mento sulla mia spalla.

Melanie, cos'abbiamo combinato?” riuscii ad articolare dopo qualche secondo. Ero completamente sconvolto: la mia mente mi suggeriva di darmela a gambe, mentre il mio corpo in fiamme mi supplicava di stare ancora più vicino a lei.

Non lo so, però va bene. Ora vai, si è fatto davvero tardi” affermò lei dolcemente, scostandosi da me.

Sul volto aveva dipinta un'espressione serena e beata.

Senti, io... lo so che ho sbagliato, ma...” cominciai a balbettare; mi sentivo in dovere di scusarmi con lei.

Dai tesoro, vai a dormire. Domani, quando sfonderai la finestra di casa mia per portarmi la colazione a letto, ne parleremo!”

Scoppiammo di nuovo a ridere.

Quando la vidi chiudersi il portone alle spalle, il freddo della notte mi piovve addosso all'improvviso. Perché era tutto già finito?

E io ero solo, eccitato e con un uragano nella testa.

Rientrai in macchina e mi scaraventai sul sedile del passeggero, dove in genere prendeva posto Melanie. Cercai di ispirare il suo profumo, lo cercai in ogni angolo.

Avevo una voglia matta di precipitarmi a quel portone, suonare finché Melanie non mi avesse aperto, stringerla tra le braccia e baciarla fino a toglierle il respiro, farla sentire amata come nessuno aveva mai fatto prima. Però sapevo che ciò non era possibile, che era tutto sbagliato e non mi potevo legare a lei.

Afferrai il cellulare e cercai un numero nella rubrica, poi feci partire la chiamata e attesi.

Sako?” borbottò la voce di Daron, incredula.

Oh, meno male che sei sveglio!”

Avevi qualche dubbio?”

Prepara una canna e riempi il bicchiere con qualcosa di forte: sto arrivando.”



♫ Jacob ♫


Io e Noah ce ne stavamo su uno scoglio, a fumare una sigaretta dietro l'altra e a osservare lo splendido tramonto arancione di fronte a noi. Non avevamo bisogno di parlare: ci conoscevamo da anni, eravamo come fratelli e riuscivamo a comunicare anche stando in silenzio.

Mi mancherà tutto ciò. Los Angeles non sarà un luogo paradisiaco, però a New York non vedrò mai un tramonto del genere” commentò Noah in tono malinconico.

Non è l'ultima volta che lo vedi. Ti porterò in spiaggia a quest'ora ogni giorno, quando verrai a trovarci” gli promisi.

Grazie.”

Rimasi un secondo in silenzio, in cerca di qualcosa che potesse tirare su il mio amico. L'unica cosa che mi venne in mente fu: “Il video di Leave And Go è stato pubblicato solo da tre settimane e ha già più di trentamila visualizzazioni”.

Davvero? Oddio, ma davvero le nostre facce da idioti sono state viste così tante volte?” commentò lui in tono divertito.

Sì, tutte critiche positive! Ci stanno sommergendo di complimenti, recensioni entusiaste, e la nostra pagina sta ottenendo un sacco di likes; molto del merito va a Shavo, che ha condiviso il video sulla sua pagina facebook!”

Mentre parlavo, ne ero sicuro, mi brillavano gli occhi. Parlare dei Souls e del successo che stavamo avendo mi emozionava sempre tanto: non era l'essere in vetrina che mi rendeva euforico, ma il fatto che riuscissimo a trasmettere emozioni e messaggi importanti ai nostri ascoltatori.

Bel lavoro, eh?” disse Noah.

Io ho sempre avuto un rapporto molto intimo con la musica: fin da quando ero piccolo, ho sempre considerato ogni brano come un'ancora di salvezza, in grado di rassicurarmi o condividere le mie stesse emozioni. E da piccolo pensavo: wow, sarebbe una figata se un giorno anche le mie canzoni diventassero una casa per chi le sente. Vorrei creare per loro qualcosa che li faccia star bene, a cui appigliarsi nei momenti in cui nulla sembra andare per il verso giusto. E ora – forse – ci stiamo riuscendo... e per me non c'è niente di più bello e dannatamente soddisfacente.”

Solo in compagnia di Noah e pochi altri amici riuscivo a lasciarmi andare così.

Saremo la voce che sussurrerà «va tutto bene» ai nostri fans” riassunse Noah.

Mi limitai a sorridere.

Come farete quando partirò? Chi sarà il bassista dei Souls?”

Incrociai gli occhi scuri di Noah: erano terribilmente tristi. Ancora non aveva accettato – neanche noi l'avevamo fatto – che non sarebbe più stato parte della band.

E se organizzassimo delle audizioni? Appena torniamo dall'Europa pubblichiamo un annuncio, e potremmo presenziare tutti e quattro nel ruolo di giudici! Sai, tipo XFactor! Cosa ne pensi? Ci divertiremo un casino!” me ne uscii, davvero soddisfatto della mia idea.

Oddio, sarebbe una figata! Va bene, accetto!” si illuminò subito Noah. “Eh... grazie Jake, sei un fratello. Come farei senza di te?” concluse infine.

Ci scambiammo un abbraccio fraterno con tanto di pacche sulla schiena, in bilico su uno scoglio, mentre il sole si nascondeva dietro l'orizzonte e lasciava il posto al freddo della notte.

Quando mi sarebbe mancato, Noah...



♫ Hakim ♫


Però a me sta venendo l'ansia” borbottò Jérémie in tono piatto.

A vederti così, non si direbbe” commentai con un sorriso divertito.

E secondo voi chi va a prenderli all'aeroporto?” domandò Frédéric. Il tastierista non faceva che agitarsi e straparlare.

Se vuoi andare a prenderli tu... ma secondo me ti scambiano per un barbone” lo punzecchiò Idir.

Vaffanculo, sempre il solito!”

Datevi una calmata, mancano ancora quattro giorni al loro arrivo” cercai di riportare la calma io.

Eravamo di ritorno dalla Germania, in cui avevamo tenuto due date tra gli ultimi giorni di settembre e i primi di ottobre. Durante il viaggio i miei colleghi di band non avevano fatto altro che parlare dell'imminente concerto in cui avremmo aperto per i System Of A Down. Mi innervosivano, non perché non fossi contento, ma era inutile parlarne ininterrottamente per giorni e giorni.

E se organizzassimo per loro una sorpresa? Voglio accoglierli col botto!” se ne uscì Moritz.

Mi battei una mano sulla fronte: c'era sempre da aver paure per le idee malsane del bassista.

Potremmo fare un'acoustic session del tutto a caso in cui suoniamo le canzoni dei System!” lo assecondò subito Frédéric.

Ma che cazzo avete bevuto oggi? Vi rendete conto di cosa avete appena proposto?” si rivoltò Grégory a quel punto.

Fatemi capire: mi dovrei mettere a cantare Chop Suey? Sono confuso: non eravamo un gruppo reggae? Vabbè, okay, nel caso io ci sto” commentò Aurélien.

Io non riuscivo a smettere di ridere. Povero me, mi trovavo in una gabbia di matti!

Hakim, tu te la senti di cantare Lonely Day?” mi si rivolse Moritz, già armato di penna e taccuino per annotare la scaletta dell'acoustic session.

Stai scherzando, vero?” MI dovetti asciugare le lacrime che mi erano spuntate per le troppe risa.

E dai, Hakim, è una bella idea!” intervenne Idir in tono ironico.

Solo perché tu sei un tastierista e nei brani acustici rimani a girarti i pollici” precisò Jérémie, che intanto era accigliato e dubbioso.

Se vuoi suono lo xilofono, giusto per far vedere che non sono il manager” ribatté l'altro.

Hakim, dai, ti faccio i cori!” si offrii Frédéric.

Allora, abbiamo deciso le canzoni!” esclamò Moritz, sovrastando tutti e agitando in aria il suo taccuino.

Aggrottai le sopracciglia. “Chi le ha decise?”

Io! Cosa ne pensate di Chop Suey!, Lonely Day e Aerials?”

Io ero sempre più scettico. “Perché mi state incastrando in una situazione surreale come questa?”

Ma fatti una risata: ci divertiamo noi e divertiamo anche i ragazzi dei System!” tentò ancora di convincermi il bassista.

Mi sciolsi in un sorriso. “E va bene, ci sto! Tanto prima o poi dovremo suonare di fronte a loro.”

Tutti mi applaudirono.

Oddio, ma io non dicevo sul serio!” mormorò Aurélien, in difficoltà. Lui e Grégory non facevano che lanciarsi occhiate disperate e incredule.

Ma ormai era fatta, il nostro destino era deciso.

E così trascorreva il nostro viaggio di ritorno verso Saint-Étienne, all'interno del vagone deserto di un treno qualunque.

Nessuno, vedendoci in quel momento, avrebbe mai pensato che appena qualche giorno dopo saremmo saliti sul palco insieme a una delle metal band più famose al mondo.



♪ ♪ ♪



Ragazzi, SCUSATE SCUSATE SCUSATE se non ho più aggiornato, ma non avevo il pc! Lo so, vi avevo promesso un nuovo capitolo più di due settimane fa, ma non sono proprio riuscita a postarlo prima! Ed è stato snervante, perché ce l'avevo pronto da un sacco di tempo e non vedevo l'ora di farvelo leggere!

E siamo giunti anche alla fine di questo capitolo! Ok, ammetto che questo non è poi così ricco di avvenimenti, ma ci voleva un po' di assestamento prima della partenza dei ragazzi! Eh sì, nei prossimi aggiornamenti ci sarà la partenza, FINALMENTE *-*

Aspetta... in realtà anche stavolta sono successe un bel po' di cose! Che ne pensate del bacio tra Sako e Mel e dei suoi sentimenti per lei? Vi piace l'idea delle audizioni per il nuovo bassista dei Souls? E che ve ne pare di questo mini concerto acustico che i Dub Inc stanno organizzando per l'arrivo dei System? Eh già, stavolta ho deciso di dare uno sguardo anche alla Francia, per vedere come se la passano gli altri miei ragazzi in attesa del grande evento!

Spendo anche due parole per la canzone: è semplicemente BELLISSIMA, io la adoro e ho aspettato un capitolo dolce e pieno d'emozioni per utilizzarla! E credo che il titolo ci stia a pennello: i ragazzi hanno bisogno di ridere e cantare e piangere, ognino a modo suo, ognuno guidato da diverse sensazioni.

Spero che anche questo capitolo vi sia piaciuto e vi ringrazio ancora una volta per il supporto costante :3

Alla prossima!!! ♥



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Capitolo 32
*** Always changing ***


ReggaeFamily

NOTA IMPORTANTE: nello scorso capitolo, nel POV Sako, era presente un'imprecisione che modificherò non appena il sito si deciderà a collaborare (ho un piccolo problema nel sostituire i documenti html, ma ho già scritto all'amministrazione e spero di risolvere presto).

Ho detto che Sako sarebbe dovuto partire in tour il 7 ottobre con i System e i Souls e si sarebbe recato in Europa; in realtà, prima delle tappe nel Vecchio Continente, hanno affrontato un minitour in Sud America. La prima data è stata il 28 settembre 2011 a Città del Messico, quindi ho supposto che i ragazzi avessero lasciato Los Angeles il giorno prima, il 27.

Sako, Serj, Shavo, Daron e John staranno lontani dai Souls una decina di giorni prima del tour.

Queste date sudamericane, ovviamente, esistono davvero, a differenza di quelle europee.

Ho voluto chiarire prima la cosa perché avevo paura potesse creare confusione. Se avete notato altre incongruenze di questo tipo nei capitoli precedenti, fatemi pure sapere e provvederò a correggerle!

Grazie a chiunque leggerà questo capitolo e, soprattutto, ai miei sostenitori abituali, che mi danno la forza di andare avanti e non gettare la spugna anche nei momenti di dubbio e insicurezza *-*




Always changing


Daron Malakian & Scars On Broadway - Never Forget




♫ Ellie ♫



E con questo click, il nostro album sarà online anche su Spotify!” annunciò Noah in tono solenne, la mano ben salda sul mouse grigio.

Schiaccia quel fottuto tasto, fratello!” esclamò Jacob, saltellando da un piede all'altro in preda all'entusiasmo.

Oddio, che ansia!” borbottò mia sorella, poggiando i gomiti sul piano in legno della scrivania e sporgendosi verso il monitor del computer.

Io tacevo e mi limitavo a torcere tra le dita il mio foulard azzurro, abbandonato sulla mia spalla, fissando la scritta The Soul of Souls sul display luminoso. Quello era il nome della nostra prima fatica discografica, undici tracce in cui avevamo messo tutto il nostro impegno. Undici brani in cui avevano preso forma i miei testi, in cui la mia voce era stata impressa.

Undici canzoni che sarebbero state disponibili sul web per sette miliardi di persone. E sarebbero state il nostro biglietto da visita, avrebbero fatto la differenza tra una band di quartiere e un gruppo musicale affermato. Di quale delle due categorie avremmo fatto parte? Solo il tempo ce l'avrebbe saputo dire.

Noah rivolse uno sguardo a tutti in cerca di conferma. “Siete pronti?”

Vai” dissi con sicurezza, guardando dritto di fronte a me.

Click.

Porca puttana, porca puttana!” strillò Jacob, sventolando in aria la sua copia di The Soul of Souls. Si lasciò sfuggire un grido di gioia, poi venne ad abbracciarci uno a uno.


Ecco a te.” Con un enorme sorriso sulle labbra, porsi la custodia di plastica a Melanie e lei la afferrò con cura, poi la aprì e si illuminò.

Ci sono anche i vostri autografi!” osservò meravigliata.

Ma certo!” esclamò Johanna.

Ragazze, non vedo l'ora di ascoltarlo! Già ho imparato a memoria i primi due singoli, ora posso andare in fissa con nove canzoni nuove!” cinguettò la nostra amica con un enorme sorriso sulle labbra.

Saprò a chi chiedere se mi dimenticherò i testi” commentai con un'alzata di spalle.

Sarebbe bello venire in tour con voi e suggerirteli” disse, rabbuiandosi appena.

Sapevo che quell'affermazione era vera per metà: Melanie sarebbe voluta venire in Europa con noi anche per poter stare con Sako. I ragazzi erano partiti per il Sud America da una manciata di giorni e io non avevo ancora avuto occasione di parlare con la mia amica, ma già aveva accennato a me e Johanna che aveva parecchio da raccontarci.

Ti chiamerò ogni volta prima di salire sul palco per ripassare.” Le regalai un occhiolino e contemporaneamente le diedi un piccolo calcio colmo di significato.

Lei strizzò l'occhio a sua volta con fare complice.

Avete deciso cosa ordinare?” ci chiese Jacob, giungendo alle mie spalle e posando il gomito sullo schienale della mia sedia.

In realtà non avevo neanche dato uno sguardo alle opzioni possibili. Decisi quindi di farmi consigliare dal chitarrista e da Melanie, che mangiavano al McDonald's molto più spesso di me e conoscevano il menu a memoria. Optai per una porzione di patatine, una Coca Cola e un panino con fishburger e un'infinità di altri ingredienti.

Mi offro per farvi da cameriere!” affermò Jacob, sventolando davanti ai nostri occhi un bigliettino con le ordinazioni di tutta la tavolata.

Ti do una mano, tesoro!” strillò Roxanne, comparendo al suo fianco e posandogli la mano su un fianco.

Ridacchiai sotto i baffi e ringraziai i due volontari, poi rivolsi il mio sguardo altrove: Noah e Kate, seduti alla sinistra di mia sorella, conversavano con Anthony, il cugino texano di Jacob che aveva deciso di trascorrere una settimana a Los Angeles ed era quindi stato coinvolto nella nostra cena di festeggiamento per l'uscita del disco. Quel ragazzetto dal viso tondo doveva avere al massimo diciannove anni, ma evidentemente era dotato della stessa esuberanza del cugino, perché non aveva smesso di parlare e ridere un attimo.

Noah in realtà teneva un occhio sempre rivolto allo schermo del suo cellulare, sicuramente curioso di monitorare la situazione del nostro album sulle varie piattaforme in cui era stato caricato. O forse il suo essere distratto non dipendeva solo da quello...

Sospirai. In realtà avevo notato che, da quando il mio amico aveva accettato quell'impiego a New York, lui e Kate si erano allontanati parecchio e tra loro non scorreva più la sintonia di un tempo. Lei aveva detto di essere d'accordo con la scelta del suo ragazzo, ma dal suo sguardo traspariva la sofferenza che l'aveva avvolta in quel periodo. In fondo Noah aveva preferito un bello stipendio a un futuro con lei e, se da un lato cercava di essere orgogliosa di lui, dall'altro si sentiva in secondo piano nella scala delle sue priorità.

Non sapevo se essere dalla sua parte o no, perché non mi ero mai ritrovata in una situazione del genere e non potevo sapere cosa si provava, non ero nella posizione per giudicare.

Certo che quei due certe volte potrebbero anche evitare di dare spettacolo.”

Il commento di mia sorella mi riportò alla realtà; io e Melanie puntammo il nostro sguardo su di lei, curiose.

Jake e Rox, intendi?” chiese Melanie.

Sì. Lei è bravissima in studio, nulla da dire, molto brava nel suo lavoro... ma certe volte è proprio una piattola. Okay, si può fare Jacob quante volte vuole e nessuno la criticherà, ma almeno quando ci siamo noi potrebbe darsi un minimo di contegno. Non immagini quante volte, quando siamo tutti in studio, Jacob se la deve scrollare di dosso e dirle di darci un taglio. E se ci arriva lui, che è un essere di sesso maschile privo di un cervello, allora la situazione è grave” spiegò Johanna, riassumendo in breve un discorso che io e lei ci eravamo ritrovate a fare diverse volte tra noi.

Certo, avete tutte le ragioni per lamentarvi! Cioè, è fastidioso stare accanto a due persone che stanno appiccicate come calamite e sono a un passo dallo strapparsi i vestiti” convenne Melanie.

Dovremmo parlarne con Jake, perché tra i due è quello con cui abbiamo più confidenza” riflettei.

Chissà cosa ne pensa Noah...” si chiese Johanna.

Dopo chiedete anche a lui, magari scoprite che gli dà fastidio” ci consigliò Melanie.

Ma in quel momento fummo costrette a interrompere la conversazione perché Jacob e Roxanne stavano tornando al tavolo con due vassoi pieni di cibo.

Subito addentai il mio panino, che trovai discreto, mentre ascoltavo distrattamente le domande che Anthony poneva a Roxanne a proposito del suo studio di registrazione. Il ragazzo sembrava parecchio interessato e affascinato dall'argomento.

Ellie, come va con Daron?”

La domanda improvvisa di Melanie mi colse alla sprovvista e le lanciai un'occhiata stranita.

Lei alzò le spalle e prese a ruminare una patatina fritta. “È una domanda così strana? Tu e lui avevate fatto pace, giusto?”

Mandai giù il boccone che avevo in bocca. “Come dovrebbe andare? Siamo in buoni rapporti, non abbiamo avuto l'occasione né di passare del tempo assieme né di discutere” spiegai, ed era vero. Dal giorno della festa di Jacob, avevo rivisto i ragazzi dei System pochissime volte e avevo scambiato con Daron solo qualche parola, quindi lui ancora non mi aveva potuto dimostrare nulla di ciò che mi aveva promesso.

E non vi sentite per telefono?” indagò ancora la mia amica.

Johanna ridacchiò tra sé e io la fulminai con lo sguardo.

Sentirci per telefono? Perché mai? Non abbiamo nulla da dirci. E poi Daron riesce a malapena a sbloccare lo schermo del cellulare...” spiegai in fretta. Forse avevo messo le mani avanti e la cosa poteva essere fraintesa, ma non volevo che Melanie si mettesse in testa strane idee. Daron ancora mi inquietava e dovevo ben inquadrarlo, il fatto che avessimo chiarito non significava nulla.

Okay... ma che te ne pare di lui?” domandò ancora la mia amica, dandomi leggermente di gomito.

Nulla. Vedremo come va in tour” la liquidai rapidamente, già stufa di quella conversazione. Daron non era uno dei miei argomenti preferiti, aveva degli atteggiamenti ambigui che ancora non mi convincevano e mi davano da pensare.

Piuttosto... tu e Sako?” bisbigliai in tono malizioso, giusto per metterla un po' in difficoltà.

Lei si illuminò, ma subito dopo si portò il dito indice di fronte alle labbra. “Ne parliamo dopo, quando usciremo per fumare.”

Io e Johanna ci scambiammo un'occhiata complice, poi ci fiondammo letteralmente sul nostro cibo per finirlo il più in fretta possibile. Eravamo troppo curiose.


Allora?” incalzai subito io.

Allora?” ripeté Johanna, facendo scattare la pietrina del suo accendino.

Un attimo, con calma!” Melanie ridacchiò e si appoggiò con la schiena alla parete arancione dietro di lei.

Ci trovavamo finalmente fuori dal McDonald's, a qualche metro di distanza dal resto dei clienti che fumavano e conversavano tra loro; io e Johanna avevamo praticamente messo all'angolo la nostra amica e la stavamo divorando con lo sguardo, affamate di informazioni e scoop.

Allora ragazze, il punto è che...” cominciò a raccontare Melanie a bassa voce, ma subito fece una pausa a effetto e ci osservò con un'espressione tremendamente seria, come se stesse per rivelare il colpevole di un omicidio.

Aveva sempre avuto un gran gusto per il melodramma e si divertiva a sfruttare le sue abilità nel lasciare la suspense durante i racconti, soprattutto perché noi due eravamo curiose per natura e ogni volta la pregavamo di sputare il rospo.

Ma quella volta rimasi zitta, mentre il cuore mi batteva talmente tanto forte nel petto che pareva sul punto di spezzarmi le costole.

Sako mi ha baciato. E mi è piaciuto.”

Il sangue defluì dal mio viso e gli occhi mi si sgranarono. “Sako ti ha...?” balbettai, incredula.

Cos'ha fatto?! Ma è rincoglionito?” esplose mia sorella, basita almeno quanto me.

Ehi, calma!” ci ammonì Melanie. “Non è questa la cosa sconvolgente, prima o poi era inevitabile che accadesse. Sapete qual è la cosa più grave? È che... beh, lui mi piace. Molto. Mi fa sentire amata, è dolce e premuroso... ma...”

Io e Johanna tacemmo, a corto di parole, e attendemmo che Melanie continuasse. Io intanto continuavo a chiedermi se fosse davvero lei la ragazza che mi trovavo di fronte e che dichiarava di essere interessata seriamente a un ragazzo.

CI sono tre problemi principali e pure abbastanza palesi. Il primo è che io, poco più di un mese fa, ho abortito proprio il frutto di una nostra scopata e sinceramente non me la sento di impegnarmi in un'eventuale relazione, tanto meno con lui. Il secondo problema è che tutto ciò non è da me e non so come affrontarlo: sapete quanto sono stata incostante con i ragazzi in questi anni, non ho mai permesso a nessuno di entrare nel mio cuore e non pensavo nemmeno che fosse possibile. E infine, ultimo ma non in ordine di importanza: non so se lui ricambia questi miei sentimenti. So che è attratto da me, fin qui ci sta, ma... e se non fosse disposto a fare sul serio con me? Se lui mi desiderasse e basta? Ho paura di affrontare l'argomento e scoprirlo, potrei rimanerci molto male.”

Assorbii quelle parole con attenzione, una a una, chiedendomi quando mi sarei svegliata da quel sogno surreale. Conoscevo Melanie come le mie tasche e non avrei mai pensato che delle parole simili potessero uscire dalla sua bocca.

Ma lei pareva così serena e padrona di sé, di ciò che ci stava spiegando.

Dal giorno del bacio non vi siete più visti o sentiti?” chiesi chiarimenti, dopo qualche secondo di silenzio.

Ci siamo visti solo una volta, il giorno prima della partenza, e per messaggi ci sentiamo ogni giorno. Ma stiamo ben attenti a non cadere nell'argomento, perché nessuno dei due saprebbe come commentarlo. Penso si senta in colpa per avermi baciato.”

E c'è qualcosa di preciso che gli vorresti dire?”

Melanie annuì sicura. “Vorrei dirgli che non si deve sentire in colpa perché anche io lo volevo, poi vorrei chiedergli quali sono le sue reali intenzioni con me. Infine vorrei spiegargli quali sono i miei dubbi e chiedergli una mano d'aiuto per superarli, se gli va.”

Sako è una brava persona, ti ascolterebbe e ti starebbe accanto in ogni caso” commentai io.

Secondo me questa lontananza non può che farvi bene” intervenne Johanna, che fino a quel momento aveva fumato la sua sigaretta in silenzio. “Ora lui è partito in tour e ci rimarrà fino a novembre, quindi entrambi avrete tempo per riflettere e chiarirvi le idee senza farvi pressione a vicenda. Lui cosa vuole davvero? Tu cosa vuoi? Qual è il modo migliore per chiederlo all'altro? Hai ancora tante ferite aperte, Mel, ed è giusto dar loro il tempo di rimarginarsi.”

Ci riflettei su un attimo, poi sorrisi. “Concordo: avete bisogno di queste settimane di distanza, ognuno da solo con i propri pensieri.”

Melanie ci abbracciò entrambe. “Grazie ragazze, siete mitiche! Come farò senza di voi?”

Non stiamo mica partendo al fronte!” la rassicurò Johanna con una risata.

Oh Mel, siamo così felici che tu abbia trovato un punto di riferimento! Sako poi, che è un ragazzo così dolce!” esclamai io invece con gli occhi a cuoricino. Già, avevo sempre fatto il tifo per loro, ma non ci avevo mai davvero sperato perché Melanie non sembrava intenzionata a interessarsi a lui.

Ma forse lei stava cambiando, così come Sako. Tutti noi, in un modo o nell'altro, stavamo crescendo e maturando.

E, nel bene e nel male, eravamo sempre più uniti.



♫ Daron ♫


Non ne potevo davvero più di grida e mani estranee che mi si appiccicavano addosso. Ormai lo sapevo e forse avrei dovuto farci l'abitudine, ma ogni volta che capitavo in Brasile era un delirio. I numerosi fan dei System erano talmente ossessionati da noi che a malapena riuscivamo ad andare in bagno da soli: ci seguivano in strada, si appostavano in ogni angolo, ci pedinavano fino all'ingresso del backstage, si infiltravano negli alberghi o si fiondavano contro il tour bus, eludendo perfino la sicurezza. E strillavano come dannati, la maggior parte non sapeva neanche parlare l'inglese e pretendeva che noi capissimo comunque.

Così, quando mi ritrovai nel backstage del Rock In Rio in compagnia dei miei amici e colleghi, tirai un sospiro di sollievo e mi andai a posizionare in un angolino tranquillo e appartato. Osservavo il viavai dei tecnici, i componenti delle band di supporto che strepitavano e importunavano gli altri dei System, i musicisti occasionali dei Guns N' Roses che si aggiravano ogni tanto nei paraggi e facevano la spola tra area ristoro e camerini. Si atteggiavano a star perché facevano parte dei Guns, ma nessuno se li filava.

Di certo, se Axl Rose si fosse fatto vedere, le reazioni non sarebbero state le stesse. Ma lo conoscevo abbastanza per sapere che avrebbe messo il naso fuori dal suo camerino solo al momento del concerto.

Certo che è surreale” commentò John, facendomi sobbalzare. Il batterista prese posto sul divanetto accanto a me, poi si chinò per legarsi una scarpa.

Cosa è surreale?” borbottai, cadendo dalle nuvole.

Apriremo per i Guns N' Roses. O forse dovrei dire: apriremo per Axl con gli schiavi di turno al seguito.”

Io non apro nessuno: noi e Axl siamo co-headliners” gli feci notare.

Già.” Si tirò su e posò la schiena sulla spalliera del divano, poi prese a lanciarmi brevi occhiate indagatrici.

Che c'è?” sbottai infastidito dopo una manciata di secondi.

Ti vedo stanco, è una mia impressione?”

Sbuffai. “No, è questo posto che mi manda in corto circuito il cervello. Il Brasile, intendo. Ma dico io, si può essere più pedanti di così? Ho paura che qualche fan mi impianti un microchip per potermi spiare e seguire.”

John rise, poi spostò lo sguardo su Sako che, trafelato ed entusiasta, si dirigeva a passo spedito verso di noi.

Ricordatemi che devo fare i complimenti a Amy Lee quando scende dal palco! Certe volte mi dimentico quanto sia brava... ma poi oggi sta spaccando tutto!” esclamò, buttandosi su un divanetto vuoto di fronte al nostro.

Sorrisi. Lo potevo capire benissimo perché anche io ero un grande fan degli Evanescence; mi sarei anche avvicinato al palco per assistere al loro live, ma quel giorno non ero dell'umore giusto.

Di che chiacchieravate?” chiese poi il tecnico della batteria.

Niente di che, commentavamo la soap opera firmata Guns N' Roses... che va avanti dall'85” disse John con un'alzata di spalle.

Sako ridacchiò. “Certe volte mi sento fortunato a essere il vostro tecnico” commentò.

Solo certe volte?” lo punzecchiai.

Beh, certe volte non è facile accontentare le richieste di quest'orso qui” scherzò, accennando a John.

Ti licenzio, razza d'idiota” lo minacciò l'altro senza troppa convinzione.

Senza di me saresti fottuto, Dolmayan!”

Sbadigliai e mi rannicchiai ancora di più su me stesso.

Trascorse circa un minuto di silenzio in cui origliai distrattamente le conversazioni tra Shavo e i ragazzi delle band di supporto – ovviamente il bassista non perdeva occasione per fare amicizia con qualsiasi essere vivente gli capitasse a tiro –, poi Sako sbuffò, attirando la mia attenzione. Sollevai appena lo sguardo e lo trovai assorto nei suoi pensieri, mentre fissava lo schermo del suo cellulare.

Che c'è?” gli chiese John cautamente, dando voce alla domanda che ronzava anche nella mia testa.

Cosa vuol dire? Perché mi ha scritto questa cosa?”

Io e John sapevamo perfettamente a chi si stesse riferendo Sako.

Quale cosa?” m'informai, raddrizzando la schiena e sporgendomi appena verso di lui.

Il tecnico si schiarì la gola e lesse: “Sai, in fondo questo mesetto di lontananza non può che farci bene. Ci ho pensato e sono dell'idea che entrambi dobbiamo schiarirci le idee, riflettere, definire per bene ciò che vogliamo.” Sollevò lo sguardo su di noi, confuso. “Cioè... non stiamo neanche insieme, e già vuole prendersi una pausa?”

Questa situazione con Melanie stava diventando sempre più intricata e io vedevo il mio amico sempre più distrutto dentro. Aveva perso la testa per una ragazza – cosa che da lui non mi sarei mai aspettato –, l'aveva messa incinta, l'aveva accompagnata ad abortire e poi l'aveva baciata. Non sarei mai voluto essere al suo posto, ero già abbastanza confuso e incasinato così.

Non credo intendesse quello...” cerco di farlo ragionare John, ma ormai Sako era partito in quarta e aveva solo voglia di sbraitare e sfogarsi.

Ma perché mi tratta così? Che colpa ne ho se mi ha rubato il cuore? Ma poi non è neanche colpa sua, cioè, sono stato io a fare la cazzata. La grande cazzata. Perché l'ho baciata? È ancora troppo presto, e poi non so nemmeno se mi ricambia. Ho rovinato tutto... e adesso c'è pure questo tour del cazzo in mezzo, quando tornerò a Los Angeles mi avrà già gettato nel dimenticatoio!” Sako era disperato, gesticolava e si agitava.

Non è un tour del cazzo!” protestai, sperando di stemperare l'atmosfera; l'unica cosa che ottenni, però, fu un'occhiataccia da parte di John.

Quest'ultimo poi, con la sua estrema calma, sollevò appena una mano per far tacere Sako e disse: “Penso che Melanie non intendesse questo. Ha solo cercato di trovare qualcosa di positivo in questa vostra lontananza: potrete riflettere sui vostri sentimenti e, al ritorno dal tour, parlerete e deciderete che fare del vostro rapporto”.

Ciò non toglie che ho fatto una cazzata!”

Non è detto. Non sai se Melanie ricambia i tuoi sentimenti... e del resto in quel momento non ti ha respinto.”

Sako posò il mento sul palmo di una mano e sospirò. “Non lo so. Sono preoccupato perché non la voglio perdere e non so cosa pensa lei di me.”

Ragazzi, tra poco gli Evanescence scendono dal palco e tocca a noi!” esclamò Serj, materializzandosi di fronte a noi.

Sako si ricompose subito, sorrise e si mise in piedi, pronto a svolgere il suo lavoro. “Sono qui per servirvi!” esclamò, pieno di grinta.

Quanto lo invidiavo! Era sempre allegro, non si lamentava mai e nascondeva sempre le sue sofferenze; difficilmente si lasciava andare a momenti di disperazione come quello appena trascorso. Sako era una forza, una persona positiva e solare, che metteva sempre gli altri prima di lui.

E poi c'ero io, sempre di malumore, sempre sovrappensiero. Anch'io stavo affrontando un periodo delicato con Ellie, ero preoccupato per come sarebbero andate le cose in tour con lei, avevo paura di deluderla nuovamente o di non riuscire a controllarmi in sua presenza... ed era tutto così palese, me lo si leggeva nello sguardo, nel tono della voce, in ogni singolo gesto. La mia anima era tormentata e io non lo riuscivo a nascondere.

Al contempo non mi andava di aprirmi e parlarne con nessuno, quindi mi crucciavo da solo, immerso in un mare di dubbi da me stesso creati.

L'ultima cosa che vidi prima di salire sul palco fu il volto di Amy Lee che, esausta dal concerto, ci augurava buona fortuna con un sorriso raggiante.

Ero pronto a darmi in pasto al pubblico brasiliano.

Lo ero davvero?



♫ Johanna ♫


La verità era che l'ansia mi stava mangiando viva perché non avevo mai preso l'aereo, non ero mai stata così lontana da casa per un periodo di tempo così lungo, non avevo mai suonato in luoghi così importanti e non ero sicura di essere all'altezza di affrontare tutto ciò.

La verità era che mi sentivo un fascio di nervi, e per questo continuavo a sbraitare contro tutti coloro che mi si paravano davanti, gatto compreso, e controllavo convulsamente borse e valigie per assicurarmi che ci fosse tutto, nonostante avessi progettato per due settimane la posizione di ogni singolo oggetto in valigia.

La verità era che sentivo il peso di ogni singolo commento al nostro album, ogni singola visualizzazione su YouTube, ogni singolo ascolto su Spotify.

Forse avevo paura di rendere nota la musica dei Souls. Ma ormai il danno era fatto.

Johanna, ti vuoi dare una mossa?” gridò Ellie, affacciandosi alla porta d'ingresso. Lei e mamma mi stavano attendendo in auto da almeno dieci minuti.

Aspetta, sto controllando le ultime cose! Ago e filo ci sono? Hai preso le pinzette? Io però aggiungerei un altro pacco di fazzoletti... e se a una di noi viene il ciclo due volte? Come facciamo? L'ho detto, dovevamo comprare più assorbenti!” Cominciai ad agitarmi e sentii il viso andarmi a fuoco, mentre aprivo e chiudevo ossessivamente tutte le tasche della mia valigia.

Innanzitutto abbassa la voce, c'è la porta aperta e non penso che ai nostri vicini interessi!” mi ammonì Ellie. “E poi l'Europa non è un deserto, se ci manca qualcosa ce la possiamo comprare! Adesso esci da questa diamine di casa, altrimenti giuro che ti lasciamo a Los Angeles e ti sostituiamo con John!”

Borbottando e sbuffando, trascinai i miei bagagli all'esterno e li caricai nel portabagagli.

Nostra madre sedeva sul sedile del guidatore e mi lanciava occhiate sospettose. La sua presenza non mi rassicurava: aveva insistito per accompagnarci personalmente all'aeroporto perché voleva assolutamente conoscere i nostri accompagnatori, ancora non si fidava. Ellie non aveva opposto resistenza e le aveva dato ragione, secondo lei era giusto che nostra madre sapesse la nostra compagnia, ma a me dava fastidio. Insomma, non eravamo più delle bambine, non avevo bisogno della sua approvazione per decidere chi frequentare.

Durante il viaggio verso il LAX, l'aeroporto internazionale della città, non feci che ripassare mentalmente gli oggetti che avevo sistemato in valigia e l'ordine dei pezzi che avremmo suonato ai live. Questo mi aiutava a non pensare ad altro, perché avevo fin troppi motivi per essere agitata e in ansia.

Ellie, sul sedile del passeggero, chiacchierava con mia madre e le raccontava in breve la storia dei System in quanto band.

All'entrata principale dell'aeroporto, come stabilito, Jacob e Noah ci attendevano. Mia madre li salutò calorosamente, dal momento che ormai li conosceva bene, e cominciò a conversare col bassista del suo nuovo futuro lavoro a New York.

I ragazzi ci stanno aspettando dentro, al piano terra, vicino al McDonald's” annunciò Ellie, consultando il suo cellulare.

Così tutti e cinque ci addentrammo in quel labirinto di persone e gates che era il LAX. Io arrancavo per il pavimento lucido, portandomi dietro la mia enorme valigia porpora e il trolley azzurro, e nel frattempo mi guardavo attorno per capire dove accidenti si trovasse il McDonald's.

Da questa parte, ho visto Shavo!” esclamò Jacob a un certo punto, virando verso destra.

Mi dovetti infilare tra una classe di studenti in partenza per una gita scolastica, un gruppo di turisti messicani che sbraitavano in spagnolo, una famigliola con una mole impressionante di bagagli e alcuni passeggeri solitari che mi tagliarono la strada senza neanche chiedermi scusa. Tra un insulto e l'altro, giunsi a destinazione più o meno sana e salva e per poco non rimbalzai contro Serj. Incespicai sulla sua valigia nera, ma lui prontamente mi tenne per un braccio.

Ehi, non cadere, ai Souls serve la batterista tutta intera!” esclamò lui con un sorriso.

Lo strinsi subito in un abbraccio, poi mi voltai e corsi a salutare anche gli altri. Quando arrivò il turno di Shavo, lui intrappolò come sempre me ed Ellie in un grande abbraccio. “Mi siete mancate, bambine mie!” esclamò.

Io mi guardai subito intorno in cerca di mia madre e la avvistai che conversava con Serj e John. La cosa mi rassicurò parecchio: loro due erano in grado di tranquillizzare un oceano in tempesta, avrebbero sicuramente fatto una buona impressione su di lei.

Vinta dalla curiosità, mi avvicinai a loro per assistere alla conversazione.

Siamo abituati a viaggi del genere” stava dicendo John, rilassato come sempre e con le mani affondate nelle tasche dei jeans neri.

Bene. Per Ellie e Johanna invece è la prima esperienza lontane da casa... ma entrambe mi sembrano abbastanza positive e tranquille” commentò mia madre.

Ma sì, andrà tutto bene. In fondo stanno per fare un viaggio di lavoro ed è giusto così.” John sorrise appena.

La casa le sembrerà vuota senza loro due!” commentò Serj con una risatina.

Certo, mi mancheranno molto! Da ventun anni sono abituata ai loro battibecchi, alla musica a volume alto, ai loro passi per casa...”

Sorrisi tra me. Mamma in fondo era contenta per noi, il fatto che si preoccupasse era più che normale. Eravamo le sue due figlie, ci adorava e non voleva che ci capitasse qualcosa di male.

Anche lei mi sarebbe mancata.

Ehi.” La voce di Sako alla mia sinistra mi fece sobbalzare.

Eh... oh, mi hai spaventato!” mugugnai, osservandolo con la coda dell'occhio.

Sei pronta per l'Europa?”

Certo! E tu sei pronto a essere schiavizzato da me?”

Lui scosse la testa. “Io non sono il tuo tecnico, mi dispiace deluderti!”

Chiederò a John se posso prenderti in prestito!”

Sako ridacchiò.

Mi feci più seria e fissai i miei occhi nei suoi. “Sako, come stai?”

Lui abbassò subito lo sguardo. “Alla grande” mentì.

Ragazzi, andiamo! Abbiamo ancora il controllo bagagli da fare!” esclamò un tizio che non avevo mai visto, probabilmente uno dello staff, interrompendo tutte le conversazioni in atto.

Io e mia sorella stringemmo nostra madre in un ultimo abbraccio e lei ci stampò un bacio sulla fronte a testa, poi afferrammo le nostre valigie e seguimmo il resto del gruppo verso la zona del controllo bagagli.

Presi Daron sottobraccio, dato che se ne stava in disparte e in silenzio. “Allora Malakian, che te n'è parso dell'America Latina?”

Sempre uguale. Sempre pieno di gente invasata. Sai che ci aspetta un noiosissimo volo di almeno quindici ore?”

Sbuffai. “E cosa facciamo nel frattempo?”

Prima di andare a cercare il nostro imbarco, entriamo in un negozio di gadget e lo svaligiamo, che te ne pare?” propose con fare complice.

Mi illuminai. “Oh sì! Voglio dei libri e un giornale di enigmistica!”

E se comprassimo uno di quei giochi di società tipo Battaglia Navale?” propose Shavo, che ci camminava accanto.

Ci sto! E un pacco di caramelle, perché anche masticando si ammazza il tempo!” aggiunsi.

E fu così che, vaneggiando e progettando attività da fare in volo, ci preparammo per lasciare la nostra madrepatria e portare la nostra musica nel Vecchio Continente.



♪ ♪ ♪



Ohhh ragazziiii, finalmente si parteeee *-*

Scusate se anche stavolta mi sono dilungata e ho scritto un capitolo a tratti noioso, ma avevo bisogno di spiegare le ultime cosette prima di concentrarmi sul tour!

Perché ho usato questa canzone? Perché volevo qualcosa che desse l'idea di cambiamento, ma allo stesso tempo che avesse un'atmosfera un po' malinconica, in modo da rispecchiare i sentimenti di Melanie e Sako e l'ansia di Jo per l'imminente tour.

Allora, cosa ne pensate del rapporto tra Mel e Sako? E del titolo dell'album dei Souls? Più avanti avrete modo di scoprire le canzoni che contiene e, chissà, magari vi farò leggere anche qualche testo ^^

Benissimo, ora allacciate le cinture, mettete i cellulari in modalità aerea e state attenti che le orecchie non vi si tappino, perché sta per decollare l'aereo... e sarà carico di sorprese per voi!!!!

Grazie a tutti coloro che sono giunti fin qui e che avranno ancora voglia di seguirmi in questa stramba avventura :3

Alla prossima (che non si sa quando sarà, perché non ho altri capitoli pronti... spero di trovare tempo e ispirazione per scrivere!!!) ♥



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Capitolo 33
*** The road will be long ***


ReggaeFamily

The road will be long


Dub Inc - Better Run




♫ John ♫


Mi adoperai per infilare nella cappelliera i trolley di Noah ed Ellie.

Ma John, non c'era bisogno...” cercò di protestare il bassista dei Souls.

Siediti” lo interruppi, scoccandogli un'occhiata rassicurante.

John, tu che posto hai?” mi domandò Johanna, guardandosi attorno con la sua carta d'imbarco stretta tra le mani.

15E, tu?” Afferrai anche il suo trolley, che giaceva ai suoi piedi, e sistemai anche quello al suo posto.

Grazie, non dovevi! Comunque 14B. Uffa, non mi piace questo posto, avevo intenzione di sfidarti a scacchi... ho capito, dovrò corrompere qualcuno per fare cambio di posto!”

Io mi strinsi nelle spalle, poi presi posto sul mio sedile e attesi che il resto del nostro gruppo facesse lo stesso.

Ehi John, mi sa che sono a fianco a te.” Mark, il nostro tecnico della chitarra, si fermò davanti alla mia corsia e consultò nuovamente il suo foglio. “15F. E sono anche vicino al finestrino, che culo!”

Mi misi nuovamente in piedi per farlo passare, ma mentre lui si stava intrufolando tra le due file di sedili, Johanna gli si piazzò di fronte. “Ehi, tu, anche se non so come ti chiami!”

Mark” disse lui, un'espressione stranita dipinta in viso.

MI lasciai sfuggire un sospiro. Me lo sarei dovuto aspettare da lei.

Ti va di fare cambio di posto? Io ho il 14B. È un bel posto, te lo assicuro, è vicino a Sako!”

Mark mi lanciò un'occhiata perplessa, poi ridacchiò. “E va bene, col fatto che c'è Sako mi hai convinto. Tu saresti Johanna, giusto?”

La ragazza gli sorrise raggiante, poi annuì. “Sì, sono io, piacere di conoscerti. Ora potrei sedermi? Sto disturbando il passaggio in corridoio” gli fece notare lei, mentre un tipo alto e corpulento di probabili origini russe cercava di aggirare invano la ragazza.

Subito!”

Così i due concretizzarono lo scambio e io potei tornare al mio posto.

Oh, sono soddisfatta!” esclamò Johanna, lanciando un'occhiata al finestrino che aveva accanto.

Povero Sako, l'hai evitato” commentai.

Già, dopo gli chiedo scusa! Sarei stata tra lui e Jacob.” Le ultime parole le pronunciò in tono serio e quasi incerto, il che mi parve abbastanza strano. Avevo notato di sfuggita che negli ultimi mesi il rapporto tra Johanna e Jacob si era raffreddato, ma non avrei mai chiesto spiegazioni, non mi piaceva impicciarmi nelle questioni altrui.

Oh, ma guarda un po' chi mi è capitato a fianco!” Shavo si sollevò gli occhiali da sole sulla testa e si accomodò alla mia sinistra.

Accidenti, e io che pensavo di essermela scampata” scherzò Johanna con un occhiolino.

L'hai scelto tu” le ricordai.

Ehi, ragazzi” attirò la nostra attenzione Serj, che sedeva nella fila di sedili davanti alla nostra insieme a Greg e Noah. Il cantante si era affacciato tra due spalliere e ci faceva dei cenni discreti verso la nostra sinistra, nella speranza che Johanna non se ne accorgesse.

Ruotai appena gli occhi nella direzione che mi indicava e capii a cosa si stava riferendo: nella fila di sedili accanto alla nostra, Ellie e Daron erano capitati uno accanto all'altra.

Serj, ti ho visto” mormorò Johanna in tono complice, sporgendosi verso il cantante.

Cazzo.

Serj si voltò e finse di non averla sentita.

Io e Shavo ci scambiammo un'occhiata preoccupata.

Non preoccupatevi, tanto l'abbiamo capito tutti che Daron è pazzo di mia sorella” sussurrò la ragazza con un sorriso.

Oddio... e pensi che...?” biascicò Shavo.

Che lei possa ricambiare? Non lo escludo, se lui si comporterà bene.”

Non mi mossi e non reagii, ma tirai mentalmente un sospiro di sollievo. Quindi anche Johanna se n'era accorta, non le avevamo rivelato nulla di nuovo.


Ah, ho vinto di nuovo!” esclamò Johanna, mangiando l'ultima mia pedina.

Ti ho lasciato vincere. La dama è un gioco noioso” ribattei in tono piatto; non volevo darle soddisfazioni.

Avete rotto le palle voi due, lo sapete? È da due ore che mi ignorate, io mi sto annoiando!” si lamentò per l'ennesima volta Shavo.

E faremo così per il resto del viaggio” lo minacciò scherzosamente Johanna, poi cominciò a ritirare le pedine bianche e nere che avevamo poggiato sul suo tavolino.

Facciamo un cruciverba!” strillò Daron, sventolando una rivista in aria e rischiando di colpire una hostess di passaggio in corridoio.

Ci sto!” accettò il bassista.

Allora...” Il chitarrista impugnò una penna e cominciò a leggere: “Definizione 1 orizzontale: le città dell'Antica Grecia, sei lettere.”

Sparta?” propose Ellie incerta. La ragazza, seduta alla sinistra di Daron, faceva vagare lo sguardo dal chitarrista a noi.

Le città, al plurale” le fece notare Serj.

C'era un termine con cui si definivano le città-stato, ma ora mi sfugge...” riflettei tra me.

Vabbè, andiamo avanti: le piante del deserto!” esclamò Daron.

Cactus” rispondemmo in coro io, Ellie e Noah.

Non sento niente per colpa di quell'idiota di Sako! Gli dite di abbassare il volume?” protestò Johanna con uno sbuffo.

Infatti Sako aveva collegato il suo cellulare a una cassa portatile; proprio in quel momento risuonavano nell'aria le note di Crazy degli Aerosmith.

Ma guarda come sono presi lui e Jacob” commentò Shavo con una risata, accennando ai due che cantavano – o almeno quella era l'intenzione, ma i risultati lasciavano parecchio a desiderare.

2 verticale: la sigla del dipartimento di polizia” lesse Daron.

Sako, abbassa la musica!” gridò subito dopo Johanna a qualche centimetro dal mio orecchio.

Cazzo, mi son cadute le patatine!” sbottò Noah.

PD!” rispose Shavo al chitarrista.

Perché mai dovremmo abbassare?” ci gridò Jacob.

Serve aiuto?” intervenne un'hostess, notando la manciata di patatine che Noah aveva sparso per sbaglio sul pavimento.

Oddio, ma voi siete i System Of A Down!” esclamò un tipo all'improvviso, mettendosi in piedi di botto e rischiando di battere la testa contro la cappelliera. Era stato per più di due ore dietro di noi, a qualche fila di distanza, ma solo in quel momento se n'era reso conto.

Io nel frattempo seguivo gli innumerevoli dialoghi che si susseguivano e si mischiavano, confuso. Forse era il caso che facessi notare ai miei amici che stavano facendo troppo baccano, gli altri passeggeri si sarebbero presto lamentati.

Potete abbassare il tono della voce? Grazie” gracchiò appunto una signora seduta dietro di me.

Posai una mano sul braccio di Johanna, che ancora comunicava a distanza con Jacob e Sako, e l'altra sul braccio di Shavo, che discuteva con Daron sulle definizioni del cruciverba. “Ragazzi, dateci un taglio” li ammonii.

Dovrei fare una foto con loro.” Il fan che ci aveva riconosciuto si era piazzato nel bel mezzo del corridoio e non faceva che fulminare con lo sguardo la hostess; quest'ultima intanto si stava adoperando per pulire il corridoio.

Potresti pazientare qualche minuto? Starei lavorando.”

Ma sono i System Of A Down!”

E io sono Celia, molto piacere.”

Johanna, accanto a me, ridacchiò. “Che genio questa tizia!”

Ehi, amico, possiamo rimandare la foto a quando scenderemo dall'aereo.” Shavo si rivolse al ragazzo che ancora stava lì impalato, non accennava a tornare al suo posto.

Oh, sì, certo Shavo, d'accordo... grazie fratello” farfugliò quello in imbarazzo, defilandosi subito.

Finalmente la quiete sembrava regnare nuovamente nell'aereo: l'hostess si era allontanata, Daron compilava lo schema delle parole crociate in silenzio, Sako aveva abbassato la musica e Johanna era assorta nei suoi pensieri.

Qualcuno ha voglia di fare una partita a Battaglia Navale?” propose la ragazza alla mia destra.

Io!” accettò subito Shavo.

Allora facciamo cambio di posto” dissi al bassista.

Così, mentre Johanna e Shavo si sfidavano e ridevano tra loro, io portai fuori un libro che avevo acquistato poco prima di salire sull'aereo e mi immersi nella lettura.



♫ Daron ♫


Ormai eravamo in viaggio da sei ore e io ero già al terzo cruciverba.

Shavo e Jacob si erano scambiati di posto in modo che il mio bassista potesse aiutarmi con le definizioni e l'altro ragazzo potesse dormire in santa pace.

La capitale del Perù, quattro lettere. La seconda è una i. Ah, io me ne tiro fuori, sono un ignorante in geografia!” Lasciai cadere la rivista di enigmistica sul mio tavolino.

Lo sanno anche i bambini: Riga” affermò Shavo in tono ovvio.

Ma che cazzo dici? Quella è la capitale della Lettonia, del Perù è Lima” lo contraddisse subito Sako.

No, è Riga, fidati di me.”

Sei un ignorante, Odadjian!”

Sbuffai. “Quindi io cosa devo scrivere?”

Lima” affermò Sako.

Vaffanculo, non è Lima!” gli andò contro Shavo.

Secondo me ha ragione Sako” intervenne Ellie in tono pacato.

Ecco, vedi? Fidati di lei, che è una persona studiosa!” rincarò il tecnico.

Ellie, mi hai tradito!” fece Shavo.

Io non sono dalla parte di nessuno, solo che mi pare di ricordare fosse Lima” mise le mani avanti la ragazza.

Io la osservavo con la coda dell'occhio. Era bellissima, soprattutto quando sorrideva. E per la prima volta non sembrava irritata dalla mia vicinanza; anche io ci mettevo del mio, cercavo di non risultare troppo invadente, pensavo alle parole prima di pronunciarle.

Mi sentivo fortunato ad aver ottenuto una seconda possibilità con lei.

Adesso lo cerco su internet!” affermò Shavo, portando fuori il suo cellulare.

Non puoi, genio, è in modalità aerea” gli ricordai.

Ah, già.”

Ti prego, finiamola con questa roba, scrivi Lima e andiamo avanti!” mi implorò Sako.

All'improvviso mi venne un'idea e strillai: “Serj!”.

Eh?” rispose subito lui.

La capitale del Perù?”

Lima.”

Che ti avevo detto?” esplose Sako inorgoglito.

E invece Riga è la capitale...?” proseguii, sempre rivolto al cantante.

Della Lettonia.”

Avevo ragione anche su questo!” si pavoneggiò il tecnico.

I cruciverba mi hanno stufato, facciamo qualcos'altro” borbottò il bassista.

Cominciai a ridacchiare e gli lanciai il giornale in faccia. Lui lo afferrò e tornò a sedersi dritto al suo posto, poi prese a sfogliarlo.

Oh, finalmente un po' di pace. Non ne potevo più di sentirvi battibeccare” commentò Ellie con un sospiro.

Era solo un modo per passare il tempo. Ora che facciamo?” la interrogai, sperando che proponesse qualche nuova attività.

Lei però si strinse nelle spalle.

Ci pensai su per qualche secondo, poi mi illuminai. “Qualcuno ha il vostro album nel cellulare?”

Certo, io ho tutte le tracce. Almeno sono sicura di poter ripassare prima dei live.” Ellie afferrò il suo cellulare e i suoi auricolari. “Tieni, mettili alle orecchie. Il disco inizia con Eagles, la conosci già.”

Infilai una cuffietta. “Fammela ascoltare lo stesso, mi piace!”

Lei abbassò lo sguardo, un po' in imbarazzo.

Qualche secondo dopo nel mio orecchio destro risuonarono le prime note del singolo dei Souls, ormai diventate familiari per me. Avevo ascoltato quel brano parecchie volte in quei mesi, mi piaceva molto, e anche quella volta mi ritrovai a canticchiarlo.

La ragazza guardava dritto davanti a sé, non osava sbirciare nella mia direzione. Forse non si capacitava del fatto che la sua musica mi potesse piacere così tanto e io la potevo capire: era strano pensare che uno dei tuoi idoli ascoltasse le tue canzoni, era successo anche a me.

Mi godetti il brano, lo adorai per l'ennesima volta, mi beai della voce calda e potente di Ellie.

Quando partì il brano successivo, mi concentrai maggiormente su ogni strumento. L'intro aveva un'atmosfera cupa e aggressiva allo stesso tempo, era caratterizzata da un basso lineare e grave, un riff di chitarra ripetitivo, una batteria incalzante che giocava sulla figura di grancassa.

Il tutto fu completato, nella strofa, dalla voce di Ellie. Quella ragazza aveva un dono, riusciva a interpretare con passione i suoi testi, ci metteva tutta se stessa e lo trasmetteva all'ascoltatore.


Two or three years ago,

I think,

My heart was so thin,

Wearing pink.

I was drunk on your skin,

white milk,

I lived in a fairy tail,

But was tragic.


Oh, what a mistake!

Oh, it was just a fake!


Ascoltai quelle parole semplici e dirette, pronunciate con risentimento, trasportate in una linea vocale dai toni strazianti che si insinuava nel mio cuore.

Ellie raccontava una storia d'amore illusoria, raccontava dell'ego di un ragazzo, di quante volte lei l'avesse perdonato.

Rimasi incantato da quel brano e dalla sua profondità, assorbii il testo fino alle ultime frasi, che furono come un epilogo.


Two or three hours ago

My heart's wore gold,

My illlusions flew away

With all the lies you've sold.


Feci cadere l'auricolare sul mio braccio. “Hai scritto tu questo testo?”

Ellie esitò qualche istante prima di rispondere. “Sì, è stato uno dei miei primi testi, quando ancora i Souls non esistevano. È nato come una sorta di sfogo in prosa, poi Jo mi ha aiutato a sistemare tutto in versi. Sai, lei è molto più abile di me con le poesie.”

Mi piace un casino, sai?” ammisi.

Lei arrossì leggermente. “Non è nulla di che, lo trovo abbastanza semplice e banale. Ti dirò, forse è il testo che mi convince meno dell'intero album.”

Però adoro il suo significato, le immagini che hai utilizzato. E la storia che hai raccontato.”

Lei scosse appena il capo, sempre più rossa in viso. “Ero particolarmente ispirata in quel periodo. Racconta della mia prima – e per ora unica – storia importante e seria con un ragazzo. Lui si chiamava Jared, ci siamo conosciuti a scuola e la nostra relazione è andata avanti per due anni e mezzo. Ma lui era profondamente egoista e infantile, metteva sempre se stesso davanti a tutto e tutti, mentiva in continuazione perché non voleva che lo lasciassi... io ho provato in tutti i modi a stargli accanto, pensavo che questo suo atteggiamento dipendesse dal fatto che fosse ancora un ragazzino. Ma lui non è cresciuto e alla fine mi sono stufata. Da allora ho imparato una lezione importantissima: è sbagliato trascurare se stessi per compiacere gli altri, sacrificarsi e soffrire per poi non essere ripagati.”

Sorrisi. “Cazzo se è sbagliato. La tua felicità viene prima di ogni altra cosa!”

Che dici, vuoi ascoltare la terza?” tagliò corto la ragazza, leggermente in imbarazzo.

Certo!”


The Soul of Souls stava ormai per volgere al termine. Negli auricolari risuonava una dolcissima ballad che parlava del rapporto speciale che univa i componenti della band. Si intitolava, appunto, Souls.

Ellie dormicchiava scompostamente sul suo sedile, sicuramente distrutta dalla noia del viaggio.

Io invece, in quell'ultima oretta, mi ero divertito un sacco. Avrei voluto rimettere l'intero album dall'inizio, tanto mi era piaciuto. Reggae, rock, metal, punk, pop, funk e persino un po' di rap: i Souls mischiavano qualsiasi cosa gli andasse a genio. Ascoltarli era una sorpresa continua.

Al termine dell'ultimo brano, decisi di non risvegliare la ragazza e attesi che la playlist musicale del suo cellulare mi proponesse qualcos'altro da ascoltare.

Rimasi abbastanza sorpreso di trovarvi un brano che non sentivo da anni: The Reason degli Hoobastank. Ancora una volta mi soffermai sul testo, che non ricordavo quasi per niente.

Ho trovato una ragione per me, recitava il ritornello, per cambiare ciò che ero abituato a essere, per ricominciare. E la ragione sei tu.

Osservai il volto disteso di Ellie, i capelli castano chiaro che aveva lasciato sciolti glielo incorniciavano dolcemente. Contemplai la sua pelle chiara, le sue labbra sottili, il suo naso leggermente all'insù, le sue ciglia lunghe e chiare.

E pensai che forse gli Hoobastank avevano ragione: avevo trovato una ragione per smussare gli angoli più spigolosi del mio carattere, per essere una persona migliore e meno impulsiva. E la mia ragione era Ellie.

Ce l'avrei messa tutta, 'fanculo l'orgoglio e le incertezze.



♫ Shavo ♫


Shavo.”

Cosa c'è?”

Non riesco a dormire. Avrò le occhiaie fino al mento quando scenderemo da questo fottuto aereo.”

Sono scomodo?”

Sei un po' troppo duro. Dovresti ingrassare.”

Vaffanculo, potevi chiedere a John di farti da cuscino.”

Johanna, in tutta risposta, sbadigliò. Dopo dodici ore di viaggio e innumerevoli cambi di posto, eravamo finiti uno accanto all'altra e lei aveva ben pensato di stravaccarsi addosso a me e provare a dormire. Aveva sfidato chiunque a tutti i giochi di società che si era portata appresso, aveva ascoltato musica, aveva guardato il film che ci era stato fornito dalla compagnia aerea. Ma il viaggio ancora non era finito e lei non ne poteva più.

La capivo benissimo, mi sembrava di impazzire a mia volta.

Sako?” chiamai il mio amico, che era perso nei suoi pensieri con la faccia incollata al finestrino.

Cosa vuoi?” rispose lui in tono piatto.

Ti prego, metti su un po' di musica. Sto per impazzire.”

Forse sarebbe meglio fare come Serj, che intavola conversazioni con tutti i passeggeri del volo” borbottò Johanna divertita.

Ruotai il capo per lanciare un'occhiata alle mie spalle: proprio in quel momento il cantante stava conversando serenamente con il tizio che ci aveva riconosciuto e voleva fare la foto con noi.

Voglio scendere da questo cazzo di aereo, non ne posso più!” esplose Jacob, che stava nei sedili di fronte ai nostri accanto a Noah. Il chitarrista dei Souls era isterico, era la prima volta che lo vedevo in quello stato.

Datti una calmata. Io sto combattendo contro la nausea da dodici fottute ore, eppure non mi lamento” ribatté Noah, anche lui sfinito e irritato.

Era la prima volta che affrontavano un viaggio così lungo, sapevo che per loro non sarebbe stato facile.

Ma non ce la faccio più, mi sta per venire una crisi isterica. Ho bisogno di aria!” sbottò ancora Jacob.

Prova ad affacciarti, vediamo che succede” lo punzecchiò ironicamente Noah.

Grazie, tu sì che sei d'aiuto.”

Nemmeno tu sei d'aiuto, Jacob Murray. Se continui a strillare così, ti faccio prendere sul serio una ventata d'aria fresca” intervenne Johanna spazientita.

No, allora, basta discutere. Ora mettiamo su una canzone rilassante e prendiamo un respiro profondo” affermò Sako in tono pacato, sperando di riuscire a placare la discussione.

Collegò la sua adorata cassa al cellulare e nell'aria si diffusero le prime note di una canzone dei Beatles.

Oh mio dio, ci mancava solo questa disgrazia!” esclamò Jacob battendosi una mano sulla fronte.

Ah, ma hai sempre da ridire?” lo rimproverò Noah.

Jake, non ti piacciono i Beatles?” m'informai, sorpreso.

Li detesto. Spazzatura musicale. A 'sto punto preferirei ascoltare i Jonas Brothers.”

Ma no, Jacob, sei blasfemo! I Beatles sono la storia della musica, John Lennon era un genio!” obiettò Sako.

Il chitarrista scoppiò a ridere. “Lui sarebbe un genio? Guarda alle tue spalle: c'è Serj, che è davvero un genio. Freddie Mercury era un genio. Mick Jagger è un genio. Ma John Lennon no, vi prego!”

Cos'hai contro i Beatles? Voglio dire, okay, non ti piacciono, ma non puoi negare che hanno fatto la storia” mi intromisi.

Un attimo, Jacob non ha tutti i torti.” Johanna sollevò la testa dal mio petto e si raddrizzò sul suo sedile. “A me piacciono i Beatles, cioè, non sono la loro più grande fan ma alcune canzoni sono carine. Anche perché Ringo Starr fa abbastanza cagare in quanto batterista... ma a parte ciò, io non credo che i Beatles abbiano portato chissà quale grande rivoluzione. Carini, se contiamo che sono un gruppo anni Sessanta, ma nulla di eccezionale.”

Ho sentito bene?” Daron comparve al mio fianco, in piedi nel corridoio, e fulminò Jacob e Johanna con lo sguardo.

Sì, hai sentito bene” ribatté prontamente la ragazza, sostenendo lo sguardo del chitarrista.

Cioè, i Beatles sono dei fottuti geni, come osate criticarli?” ruggì ancora Daron.

Dai Malakian, mi deludi. Io e te siamo due chitarristi, si può sapere che cazzo può imparare un chitarrista delle canzoncine dei Beatles?” si infervorò Jacob.

Scusate un attimo, io penso che il gusto personale non c'entri niente in tutto ciò. Non si può negare ciò che i Beatles sono stati, l'innovazione che hanno portato!” intervenne Sako.

Mi portai una mano sulla fronte, esasperato. La situazione stava degenerando, così come il mio mal di testa, e sinceramente non avevo voglia di seguire l'ennesima discussione in preda all'isteria.

Mi misi in piedi e cedetti il posto a Daron, così da potermi posizionare accanto a Ellie.

Ehilà. Come va il viaggio?” le domandai.

Ehi. Finora tutto nella norma, anche se mi sto annoiando a morte. Sono pure riuscita a dormire!”

Beata te. Che hai combinato con Daron in queste ore?”

Abbiamo fatto i cruciverba come ben sai, poi gli ho fatto ascoltare l'album dei Souls e nel frattempo mi sono addormentata. Infine io, lui e John abbiamo giocato al gioco dell'Impiccato finché John non è praticamente collassato sul suo sedile. Poverino, era sfinito!”

A un certo punto mi sentii picchiettare sulla spalla. Mi voltai e riconobbi Celia, la hostess bionda che ormai ci assisteva da ore e ore. “Potresti dire ai tuoi amici di abbassare il tono della voce, per favore?”

Certo. Perdonali, sono un po' nervosi dopo questo lunghissimo volo.”

Non c'è problema, il punto è che disturbano gli altri viaggiatori. Ora vi confesso una cosa, ragazzi.” Celia scambiò un'occhiata seria con me, poi con Ellie. “Non so neanche chi sono 'sti Beatles di cui stanno parlando.”

Io ed Ellie ridacchiammo, poi io mi sporsi verso i litiganti e gridai: “Fate silenzio, porca puttana, altrimenti svegliate John e non so quanto vi convenga!”.

Proprio in quel momento l'aereo cominciò a muoversi in maniera sospetta e tutti ammutolirono, leggermente spaventati.

Un annuncio al megafono ci avvisò che eravamo incappati in qualche turbolenza di poco conto; non dovevamo agitarci, ma rimanere ai nostri posti e allacciare le cinture in attesa che tutto tornasse regolare.

Ehm... tizio col pizzetto intrecciato...” richiamò la mia attenzione Celia.

Mi chiamo Shavo. Comunque, sì?”

Penso che il vostro amico stia per vomitare” affermò accennando a Noah, per poi correre via verso la testa dell'aereo.

Oh cazzo.


Quando scendemmo dall'aereo, dovetti trattenermi dal baciare il suolo. Ero talmente stanco e provato che non ricordavo più nemmeno il mio nome.

Tuttavia dovetti affrontare un gruppetto di fans che ci avevano riconosciuto; erano piccoli, avevano all'incirca diciassette anni, sapevano dire solo qualche frase in inglese e con un forte accento francese. Probabilmente facevano parte di una scolaresca in gita.

Scattai qualche foto con loro – non ero sicuramente presentabile, ma loro parevano comunque contenti – e trascinai il mio trolley fuori dall'aeroporto, dove alcune auto ci attendevano.

Nel viaggio fino all'albergo, dormii con la testa contro il finestrino. Non ero nemmeno in grado di capire in compagnia di chi stessi viaggiando.

Una volta all'interno della hall del nostro albergo, mi gettai su un divanetto e sperai che qualcuno andasse a fare il check-in al posto mio.

Nessuno mi rivolgeva la parola e io non rivolsi la parola a nessuno. Ero troppo stanco anche solo per aprir bocca.

Ragazzi, abbiamo un problema!” esclamò a un certo punto Beno, attirando la nostra attenzione.

Mi sforzai di tendere le orecchie e ascoltare ciò che stava dicendo.

Ci sono dei problemi con la prenotazione.”

Che tipo di problemi?” volle sapere John, che tra tutti sembrava quello più riposato. Del resto lui aveva dormito per almeno quattro ore in aereo.

Non appariamo nell'elenco delle prenotazioni. Il punto è che l'albergo è quasi tutto pieno, sono rimaste solo due stanze doppie.”

Mi riscossi di colpo e scattai in piedi. “Cosa? Ci prendi per il culo?”

E dove dovremmo dormire noi stanotte?” sbottò Johanna con disperazione.



♪ ♪ ♪



Ciao ragazzi, eccomi con un nuovo capitolo di Hoginery!

Innanzitutto vi do una soluzione del cruciverba che non ho inserito nel corso del capitolo, nel caso foste curiosi: le città-stato dell'Antica Grecia sarebbero le poleis XD

Le altre le ho inserite già nel testo. Chiaro, Shavo? La capitale del Perù è LIMA, non RIGA!!! :'D

Poi... conoscevate le canzoni che ho citato? Crazy degli Aerosmith e The Reason degli Hoobastank? Quest'ultima mi sembrava perfetta per descrivere i pensieri di Daron!

E, a proposito di canzoni... come mai ho scelto questo brano dei Dub Inc? Perché parla di viaggio (come avrete intuito dal verso che dà il titolo alla canzone. E poi ha un mood rilassante, ce lo vedo bene per un viaggio in aereo! Se l'avete ascoltatela, ditemi sinceramente che ne pensate; a me piace TANTISSIMO!!!

Il testo della canzone dei Souls l'ho scritto io. Forse non è grammaticalmente corretto in inglese e mi rendo conto che lascia parecchio a desiderare, ma vabbè, ci ho provato :D

Vi voglio confessare una cosa, la penso da molto e penso sia giusto che la sappiate: non sono tanto soddisfatta dell'andamento di questa storia. Penso di aver sbagliato qualcosa nella stesura, perché non mi convince troppo.

In ogni caso, sono qui per rassicurarvi e non per autocommiserarmi: finalmente è arrivata quella che io considero la parte forte della storia, ovvero il tour. Vi assicuro, vi prometto e vi giuro che da adesso in poi succederanno tante tante cose, i rapporti tra i personaggi si evolveranno, tante cose verranno a galla. Forse, dopo 33 capitoli non troppo brillanti, posso affermare che stiamo entrando davvero nel vivo della storia!

Allora... come faranno i ragazzi a risolvere questo casino dell'albergo? Dove dormiranno? Eheheheh :D

Non posso che ringraziarvi per il supporto costante, davvero, ve ne sono infinitamente grata. Senza di voi non sarei qui, senza di voi avrei gettato la spugna, invece con il vostro entusiasmo siete riusciti a trascinarmi fino al capitolo 33. Ed è per voi che andrò avanti, fino alla fine della storia, anche quando l'ispirazione verrà meno, anche quando sarò disperata e mi verrebbe voglia di cancellare tutto.

Grazie. Non ci sono parole per dirvi quanto vi adoro :3

Alla prossima, nella speranza di riuscire a sorprendervi e a coinvolgervi!!! ♥



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