The Promise

di Robigna88
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** -1- ***
Capitolo 2: *** -2- ***
Capitolo 3: *** -3- ***
Capitolo 4: *** -4- ***
Capitolo 5: *** -5- ***
Capitolo 6: *** -6- ***
Capitolo 7: *** -7- ***
Capitolo 8: *** -8- ***
Capitolo 9: *** -9- ***
Capitolo 10: *** -10- ***



Capitolo 1
*** -1- ***


SPOILER stagione 4 - Lasciatemi una recensione per farmi sapere cosa ne pensate e se vale la pena che continui :)

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-1-

 

 

 

 

 

Puoi portarla a casa, suo padre e il resto della famiglia non vedono l’ora di conoscerla.

Era con queste parole che il viaggio di Allison ed Hope era iniziato. Erano partite al mattino, più o meno verso le otto e trenta, avevano acceso la radio e inserito un cd. Poi avevano cantato a squarciagola mentre il mondo fuori dal finestrino scorreva al solito lento ritmo.

Di tanto in tanto, tra una canzone e l’altra Allison lanciava un’occhiata verso la piccola e la guardava pensierosa, gli occhi chiari come quelli suo padre persi al di là del vetro, sulle sterpaglie ai lati della statale che man mano la avvicinavano a quella parte della famiglia di cui non ricordava assolutamente nulla.

Di cui sapeva solo quello che Hayley ed Allison si erano premurate di raccontarle.

Con un grosso respiro la cacciatrice strinse più forte il volante provando ad immaginare quali pensieri stessero passando nella mente di quella dolce creatura. Aveva solo sette anni e aveva già vissuto così tante esperienze in quella parvenza di normalità che sua madre si era sforzata di mantenere per lei.

Quando qualche settimana prima le aveva telefonato chiedendole di andarla a prendere, Allison sapeva che era vicina alla cura che avrebbe riportato indietro i Mikaelson. Nel corso degli anni la donna e Hope avevano legato molto, si vedevano ogni volta che era possibile, giocavano insieme, leggevano insieme mentre sua madre la osservava orgogliosa e completamente innamorata. D’altronde era impossibile non amarla: aveva preso il meglio di ognuno degli Originali; il senso di lealtà, il senso dell’umorismo, il coraggio, la devozione verso la famiglia. Anche se di loro non conosceva altro che qualche foto e qualche racconto.

Promettimi che quando tornerai ci sarà anche mio padre aveva chiesto ad Hayley quando l’aveva accompagnata a Los Angeles. L’Ibrida ed Allison si erano guardate per un istante poi lei aveva promesso.

Ad Allison invece aveva chiesto di farle un’altra promessa; era successo un pomeriggio mentre se ne stavano tranquille in piscina, il sole le scaldava. Di improvviso aveva allungato la mano e aveva stretto la sua. Promettimi che mi vorrai sempre bene e non mi lascerai mai. Come me lo ha promesso la mamma.

La donna le aveva baciato la fronte e l’aveva stretta in un abbraccio. Glielo aveva promesso.

“Hey Hope” le disse attirando la sua attenzione. “Ti va di darmi un consiglio?”

Lei le sorrise. “Sì certo.”

“Pensavo di ritinteggiare casa, sono stanca di quei colori e così ho fatto una piccola ricerca. Pare che il rosa vada molto di moda ultimamente, tu che ne dici?”

“Non mi piace” sentenziò l’altra con un profondo respiro. “Perché non la facciamo gialla?”

“Gialla?”

“Gialla come il sole che splende sempre su Los Angeles. È un bel colore.”

“Lo è” confermò Allison. “Sì, giallo sia!”

La bimba sorrise. “Abbiamo delle caramelle?”

“Non posso credere che tu me lo abbia chiesto. Per chi mi hai presa? Certo che abbiamo delle caramelle. Abbiamo delle liquirizie, delle gommose alla frutta e le mie preferite.”

“Quelle al latte e caramello” concluse Hope per lei aprendo il vano porta oggetti e prendendo una liquirizia per sé e una delle sue preferite per Allison. “Ci vuole ancora molto?”

“Sei stanca?”

“Un po’.”

“Manca più o meno un’ora ma se vuoi fermarti possiamo farlo.”

Hope annuì, Allison si fermò alla prima stazione di servizio.

 

 

 

 

 

****

 

 

 

 

 

Le due arrivarono a destinazione con mezz’ora di ritardo rispetto alla tabella di marcia che Allison aveva comunicato ad Hayley. Fuori sul portico di quella grande casa le aspettavano tutti. Allison fermò l’auto e si accorse che Hope era girata verso di lei, quasi come se guardare avanti le facesse paura. La capiva, anche lei a ruoli invertiti si sarebbe sentita allo stesso modo.

Decise di darle i suoi tempi e con un discreto gesto della mano fermò Hayley che stava avanzando piano. L’Ibrida si fermò, poi tornò indietro capendo. Allison invece sorrise ad Hope piegando il capo per incontrare il suo sguardo.

“Hai paura?” le domandò prendendole una mano. “A me puoi dirlo sai? Non c’è niente di sbagliato in quello che senti in questo momento. Qualunque cosa sia.”

“Possiamo rimanere in auto ancora un po’?”

“Certo che possiamo. Possiamo rimanerci tutto il tempo che vuoi. Ho altre caramelle sul sedile posteriore, nel caso ci venisse fame.”

Hope respirò a fondo. “Ci stanno guardando?”

Allison diede un rapido sguardo ai Mikaelson, infine tornò a guardare la bambina. “Sì, ma voglio dire, puoi biasimarli? Siamo due splendide creature io e te, toglierci gli occhi di dosso è veramente difficile.”

La piccola rise e con la coda dell’occhio Allison vide che anche sul portico ridevano. “Zia Allison” le disse. “E che succede se non gli piaccio?”

“Questo è matematicamente impossibile. Tu sei Hope Mikaelson, piaci praticamente a tutti. Ti adoreranno.”

“Credi?”

“Ne sono sicura e sai perché?” Allison si slacciò la cintura e la aiutò a fare lo stesso. Furono così libere di girarsi completamente per guardarsi meglio. “Sono la tua famiglia e credimi mia bellissima Hope, nessuno mai ti amerà più di quanto ti amano loro.”

“Mi dici qualcosa su di loro? Come quando andiamo a cena fuori e facciamo il gioco degli aggettivi dandone uno a tutte le persone che incontriamo.”

“Ottima idea. Da chi vuoi iniziare?”

“Lo zio Kol.”

Allison si ritrovò in difficoltà per un attimo; non aveva mai avuto un vero e proprio rapporto con Kol quindi le era difficile descriverlo, ma ci provò. “Divertente.”

“Zia Freya?”

“Coraggiosa.”

“Zio Elijah?”

La cacciatrice rimase per un attimo in silenzio, sentiva quegli occhi scuri addosso. Anche se non si voltò a guardarlo sapeva che erano fermi su di lei. “Zio Elijah è… leale.”

“Zia Rebekah?”

“Questa è facile, zia Rebekah è fuori di testa. Ma in senso buono.”

“Hey, ti ho sentita.” Urlò la bionda Originale e sia Hope che Allison scoppiarono a ridere.

“Rimane tuo padre. Non ho un aggettivo per lui ma posso dirti che è il padre migliore che potesse capitarti. Ti proteggerà a qualunque costo e ti amerà più di ogni altra cosa. Tutti loro lo faranno; sempre e per sempre.”

Calò il silenzio per un lungo istante, poi Hope si schiarì la voce. “Sono pronta a scendere, ma voglio che tu mi faccia una promessa.”

“Qualunque cosa.”

“Puoi rimanere per un po’? C’è la mamma ma vorrei che rimanessi anche tu.”

Allison le baciò una mano. “Certo che rimarrò. Me ne andrò solo quando tu ti sentirai completamente a tuo agio e tranquilla. Non un minuto prima” si sorrisero e intrecciarono i mignoli. “Giurin giurello.”

“Ti voglio bene zia Allison.”

La donna si piegò e le baciò la punta del naso, poi tutto il viso in cerchio facendola ridere. “Anche io ti voglio bene. Vai ora.” Si mise dritta sul sedile mentre Hope scendeva dall’auto. Tutti le sorrisero grati. Hayley le fece un cenno col capo che lei ricambiò.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

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Capitolo 2
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Kol non aveva ancora capito cosa ci fosse che non andava in quella cacciatrice che i suoi fratelli chiamavano famiglia. Doveva ammettere che di fare parte di quella famiglia in fondo però se lo era meritato; non si era mai tirata indietro quando era stato necessario combattere, neppure se per aiutarli rischiava la vita. Si era presa cura di Hope e aveva aiutato Hayley. Aveva anche provato ad aiutare loro quando cinque anni prima erano stati costretti a rifugiarsi in quel sonno magico per sopravvivere.

Non avevano mai legato per davvero loro due ma d’altronde non ci avevano mai davvero provato, più lui di lei ad essere del tutto onesti.

Quella sera, quando l’aveva vista girata di spalle proprio di fronte al frigo si era fermato ad osservarla; la postura di una persona diceva molto e in quel momento lei gli era apparsa insicura. Era in quel preciso istante che aveva capito che c’era qualcosa che non andava. Stava parlando al telefono ma la telefonata era durata troppo poco perché potesse capire di cosa stesse parlando e con chi.

Non volevo origliare aveva mentito quando lei lo aveva visto. Volevo da bere ma tu te ne stavi lì in piedi di fronte al frigorifero e visto che stavi parlando al telefono non ho voluto disturbarti.

La donna si era scusata, poi aveva assunto un’espressione seria ed era corsa in bagno. Kol l’aveva ascoltata vomitare per almeno venti minuti, poi l’aveva raggiunta con una birra in mano e si era poggiato allo stipite della porta. “Stai bene dolcezza?”

Lei fece un grosso respiro e con difficoltà si alzò da terra e si sciacquò la bocca con un sorso di collutorio. “Sto bene” annuì. “Grazie della premura.”

“Ti serve un po’ di sangue?” le domandò ancora lui bevendo dalla bottiglia che aveva in mano.

Allison scosse il capo. “No. Mi serve solo che tu non lo dica ad Elijah. Si preoccuperebbe inutilmente.”

Kol si strinse nelle spalle. “Come vuoi” le disse sparendo lungo il corridoio. La cacciatrice si prese un attimo e respirò a fondo, poi raggiunse la cucina dove trovò Hope ad aspettare seduta sull’isola.

“Come siamo carine” le disse sorridendole. “Stai per uscire?”

La bambina ricambiò. “Io e papà andiamo a fare una passeggiata. Anche gli altri verranno con noi. Anche tu” le disse. “Perché non sei ancora pronta?”

La donna le sistemò una ciocca di capelli sfuggita all’elastico. “Io non verrò con voi. Non mi sento molto bene e rovinerei la passeggiata a tutti.”

“Stai male?” Hope allungò una mano e gliela poggiò sul viso.

“Solo un po’ di mal di stomaco, credo di aver mangiato troppe caramelle” Allison fece una smorfia. “Allora, che mi dici? Stai bene?”

La sua interlocutrice rifletté per un attimo. “Sì, sono tutti molto simpatici e voglio loro già un sacco di bene.”

“Sono molto felice” Allison le baciò la fronte. “Posso tornare a casa tranquilla allora.”

Hope sembrò incupirsi, la abbracciò sporgendosi in avanti. “Non voglio che tu te ne vada.”

La cacciatrice le disegnò dei cerchi sulla schiena con la mano. “Rimarrò per questa sera e se vorrai domani passeremo tutto il giorno insieme così verso sera ti sarai stancata di me e ti mancherò di meno” cercò di tranquillizzarla. Fu allora che incrociò lo sguardo di Klaus che le osservava da fuori la stanza. Ben presto anche il resto della famiglia lo raggiunse; tutti emozionati e pronti a passare del tempo insieme. “Vai a divertirti ora” le disse aiutandola a scendere e rimettersi in piedi.

Hope corse ad abbracciare suo padre, poi su sua indicazione lasciò casa con Hayley e il resto della famiglia, tranne lui che raggiunse Allison e le sorrise.

“Grazie Allison” le disse. “Non avevo ancora avuto l’occasione di dirtelo.”

“Per cosa mi stai ringraziando esattamente?”

“Hayley dice che tu sei stata parte integrante della vita di Hope in questi cinque anni. Dice che l’hai protetta e amata e che le hai dato tutto quello che una bambina può desiderare.”

“Ho fatto quello che ogni zia fantastica avrebbe fatto” Allison si strinse nelle spalle. “L’ho viziata fino a quando non sono diventata la sua preferita.”

Klaus rise. “Beh, ci sei riuscita direi” le prese le mani. “Mia figlia è felice e sana. È sveglia ed è bellissima e lo è solo grazie alle due donne straordinarie che l’hanno cresciuta. Ho già ringraziato Hayley, ora ringrazio te.”

La donna sorrise. “Non c’è di che. Godetevi la passeggiata, ve la meritate.”

L’Ibrido la abbracciò, poi uscì di casa.

 

 

 

 

 

****

 

 

 

 

 

Elijah fu incredibilmente sorpreso dall’interesse che Hope dimostrò per i libri non appena misero messo piede in quello spazio al chiuso in cui era stata allestita una grandissima fiera.

C’erano giochi, c’erano carretti pieni di gelato e popcorn e caramelle eppure sua nipote era andata dritta nello stand dei libri, trascinandosi dietro suo padre, aveva preso un piccolo cestino e si era messa a cercare. L’Originale elegante sorrise guardandola mentre prendeva una versione illustrata di Alice nel Paese delle Meraviglie e la sistemava con cura vicino a Il mago di Oz. Per quanto Hayley fosse una buona madre era del tutto certo che la sana abitudine della lettura l’aveva presa da zia Allison.

“Ti piace leggere a quanto pare” le disse dando una rapida occhiata ad Hayley che con le sue sorelle mangiava un gelato seduta poco distante. Di Kol invece si erano perse le tracce quando aveva incrociato una giovane mora dagli occhi verdi che gli aveva sorriso. “Dai a me il cestino, si sta facendo pesante.”

Hope gli sorrise porgendoglielo e con le mani libere afferrò una copia di Mody Dick. “Moltissimo. Leggere è molto importante; dei bei visi si possono trovare ovunque ma una bella mente è molto rara.”

Klaus scambiò un’occhiata con Elijah poi ridacchiò. “Da chi l’hai imparato?”

“Dalla zia Allison. Quando siamo insieme leggiamo molto. Ci mettiamo sul divano e leggiamo fino a sentirci stanche.”

Elijah sorrise. “La zia Allison ti ha insegnato molte cose vero?”

Hope annuì. “Sì, anche la mamma. Mi hanno insegnato entrambe tante cose importanti” sospirò e Klaus si piegò sulle ginocchia per guardarla.

“Non ti stai divertendo?” le chiese.

“Sì, moltissimo. Ma mi dispiace che zia Allison non sia qui. Ha detto di avere mal di stomaco ma io pensavo che sarebbe catino se le portassimo un gelato. Il suo gusto preferito è…”

“Menta e cioccolato” finì Elijah per lei e le sorrise quando lo guardò. “Conosco molto bene la zia Allison.”

“Lo so” la piccola scelse un altro libro.

 

 

 

 

 

****

 

 

 

 

 

Allison era seduta su una poltrona a lato del camino quando gli altri rientrarono dalla passeggiata. Hope corse da lei non appena misero piede in casa. Le porse la coppa di gelato che le avevano comprato e le sorrise. “Ti senti meglio?”

La donna sorrise. “Ho una coppa gigante di gelato menta e cioccolato in mano. Certo che mi sento meglio” le disse. “Ti sei divertita?” le domandò mentre gli altri prendevano posto sui divani.

“Moltissimo. Ho comprato tantissimi libri, così potremo leggere domani.”

“Ah ottima idea!” esclamò Allison dandole il cinque. “Possiamo iniziare anche stasera se vuoi.”

“Dopo che ti sarai preparata per la notte” intervenne Hayley.

Hope la guardò quasi implorante. “Non posso farlo tra un po’?”

“No, sono già le dieci quasi. Dovresti essere a letto da un pezzo.”

La bambina si strinse nelle spalle e lasciò la stanza. Allison invece si mise più dritta sulla poltrona e si schiarì la voce. Le faceva male praticamente tutto, quel senso di nausea la stava uccidendo.

“Stai bene?” le domandò Hayley guardandola. “Sei pallida.”

Kol corrugò la fronte. “Sembra che tu stia per vomitare di nuovo.”

Elijah lo guardò per un istante prima di guardare Allison. “Di nuovo?”

“Oops, non avrei dovuto dirtelo” rispose Kol.

La cacciatrice scosse il capo. “Sai Kol, mi sono appena ricordata perché non mi sei mai piaciuto. Sei un idiota.”

Rebekah annuì. “Sai che novità.”

“Allison” le chiese Freya. “Che succede?”

L’altra si mise in piedi, poggiò il gelato sul tavolino e sorrise ripiegando la coperta con cui si era avvolta. “Sto bene, sono solo stanca e probabilmente ho l’influenza. Niente che una buona dormita non possa sistemare” spiegò. “Vado a dire ad Hope che la lettura è rimandata a domani. Buonanotte.”

Sparì fuori dal soggiorno ma lo sguardo di Elijah rimase fermo sulla porta dalla quale era uscita per alcuni istanti ancora.

 

 

 

 

 

 

 

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Capitolo 3
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“Ci servono del cioccolato fondente, della farina, delle nocciole, dello zucchero, delle uova, del burro e della vaniglia.”

Allison sistemò tutti gli ingredienti sul tavolo e annuì cercando una ciotola. “Abbiamo tutto, ora ci serve solo una ciotola. E delle fruste.”

“Pensile in alto a destra per la ciotola, secondo cassetto sotto il lavabo per le fruste” Hope si mise a sedere sull’isola, dove le piaceva stare spesso, durante la preparazione di pranzo e cena o anche semplicemente durante i momenti di relax. “Quindi oggi ti senti meglio?”

La donna le sorrise. “Sì, sto bene. Non devi preoccuparti per me, lo sai vero?”

“Ma tu sei la mia famiglia, come la mamma, come papà e gli zii. E per la propria famiglia ci si preoccupa, giusto?”

La cacciatrice versò un altro po’ di farina e sospirò pensando che quelle parole le erano familiari. “Hai sentito zio Elijah dirlo non è vero?”

“Sì, è preoccupato per te. L’ho sentito parlare con la mamma prima” la bimba si guardò intorno, poi tornò a guardare Allison. “Posso farti una domanda?”

“Se vuoi chiedermi se possiamo mangiare un po’ di questa buonissima cioccolata la risposta è sì” le disse porgendogliene un quadretto.

Hope la prese ridacchiando. “Grazie, ma volevo chiederti un’altra cosa. A te piace lo zio Elijah? Intendo come… come più di un amico.”

“Intendi come a Leonard piace Penny in The Big Bang Theory?”

“Esatto.”

“Ti dirò la verità perchè è quello che ci siamo promesse; dirci sempre la verità. Io e lo zio Elijah ci siamo piaciuti come Penny e Leonard  per un lungo tempo” Allison mescolò energicamente, poi le chiese di passarle la teglia. “Ma non più adesso.”

“Perché no?”

“Beh perché a volte l’amore si trasforma” provò a spiegarle l’altra. “Io e lo zio Elijah ci vogliamo ancora molto bene, solo in modo diverso.”

“E lui e la mamma?”

Allison si strinse nelle spalle. “Dovresti chiederlo a tua madre ma una cosa posso dirtela per certo; tuo zio Elijah è l’uomo più buono e amorevole che potrai mai incontrare. Quindi qualunque sia il modo in cui lui e tua madre si vogliono bene, lei è molto fortunata.”

Hope sorrise, poi le porse il cellulare che squillava. Allison le diede un bacio sulla guancia scusandosi mentre si allontanava per rispondere. Non si accorse di Elijah fuori dalla cucina.

 

 

 

 

 

****

 

 

 

 

 

“Hey” Allison fece capolino con la testa nella camera e sorrise ad Hayley. “Posso parlarti un attimo?”

“Entra pure.”

L’altra si accorse solo in quel momento che la sua amica indossava la camicia di Elijah; i polsini sbottonati, l’aria rilassata, i capelli lucenti che le ricadevano sulle spalle. Con un mezzo sorriso ricordò quando era lei ad indossare le camicie dell’Originale dopo che si erano stretti ed amati. In particolare le tornò in mente un momento. Un momento di grande amore e grande dolore.

 

 

“Stai bene?”

Elijah si mise a sedere su una sedia accanto a lei dopo averle baciato il capo e le spostò dal viso una ciocca di capelli sorridendo guardandola. “Le mie camicie stanno più bene a te che a me.”

Lei sorrise ma era chiaro che qualcosa non andasse. Infatti quando si voltò a guardarlo, l’Originale si accorse che i suoi begli occhi nocciola erano colmi di lacrime.

“Cosa c’è che non va?”  le chiese accarezzandole una guancia.

“Devo dirti una cosa” sussurrò lei, le mani tremanti  si sollevarono per poggiarsi sulla sua. “E avrei dovuto farlo già da parecchio tempo, ma con tutto quello che è successo io… non sono riuscita a farlo.”

“Ti ascolto amore mio” le disse lui cercando i suoi occhi per rassicurarla, per calmare quell’ansia che sentiva nella sua voce.

Lei deglutì a vuoto, poi fece un grosso respiro e si mise in piedi passandosi una mano tra i capelli. “Quando stavo male, quando io e Jonas siamo rimasti da soli mentre tu ti occupavi di Tristan… lui mi ha detto qualcosa. Qualcosa in merito alla profezia su di te, Klaus e Rebekah.”

Elijah corrugò la fronte, e dopo qualche secondo si alzò e la raggiunse afferrandola delicatamente per le spalle da dietro, avvolgendola con dolcezza. Quasi fosse un invito a continuare.

“Disse che qualche tempo prima la Strige lo aveva contattato e lo aveva assunto per occuparsi di una faccenda. In cambio gli offrirono protezione e visto che  aveva parecchi nemici lui accettò. Ma quando scoprì che la faccenda di cui avrebbe dovuto occuparsi in qualche modo coinvolgeva me, si era tirato indietro e per questo Tristan aveva iniziato a dargli la caccia” raccontò Allison. “Mi ha detto di sapere chi sarà il responsabile della vostra fine Elijah, mi ha detto che…”

“Lo so” la interruppe lui stringendola poco più forte. “So ogni cosa.”

Lei si girò rimanendo però nelle sue braccia e lo fissò confusa. “Lo sai? Cosa sai?”

“Che sei tu… la grande minaccia per la mia famiglia.” Elijah le accarezzò dolcemente la schiena. Poi continuò. “Lucien me lo ha detto e mi ha detto anche altro.”

“Cosa?”

“Non ha importanza, perché a me non importa assolutamente nulla di quella dannata profezia.”

“Come può non importarti?” chiese lei allontanandosi poco, dandogli di nuovo le spalle anche se solo per un secondo.

“Non mi importa perché so che tu non faresti mai del male a nessuno di noi.”

“E questo basta a farti stare tranquillo?” chiese lei guardandolo. “Perché io non sono affatto tranquilla.”

“Allison, io ti amo e tu ami me. Sei praticamente l’unica persona al mondo che chiama mio fratello Klaus amico, che gli vuol bene nonostante tutte le cose terribili che ha fatto. E adori Rebekah… non ci faresti mai del male e lo sai.”

“No, certo che non vi farei mai del male, non volontariamente. Ma che succede se trovano il modo di manipolarmi? Di farmi fare anche quello che non voglio fare?”

“Io mi fido di te!” esclamò lui avvicinandosi per prenderle il viso tra le mani.

“E che succederà quando lo diremo a Klaus? Credi che anche lui si fiderà di me Elijah?”

“Non deve saperlo per forza… Sai com’è fatto Niklaus, se glielo diciamo diventerà paranoico, smetterà di fidarsi di te e…”

“Mi ucciderà?” finì Allison per lui. “Se non glielo diremo noi lo farà Lucien presto o tardi, come ha fatto con te. E allora si sentirà davvero tradito e sì, mi ucciderà.”

Seguì un minuto di lungo silenzio, poi Allison parlò di nuovo.

“Credo che la cosa migliore da fare sia che io me ne vada,” disse facendo un grosso respiro, vedendo gli occhi del suo bel fidanzato colorarsi di smarrimento. “Per un po’ almeno. Questo maledetto anno sta per finire, e quando sarà finito tornerò e finalmente ci sposeremo e saremo felici.”

“No” Elijah scosse il capo. “È assurdo, non voglio che tu te ne vada.”

“E credi che io voglia? Mi sento… morire al solo pensiero di starti lontana ma è la cosa migliore da fare. Devi fidarti di me Elijah… me ne andrò e tu racconterai tutto a Klaus in modo che non si senta tradito o ingannato venendolo a sapere da altri. E quando questi mesi saranno trascorsi ci prenderemo la felicità che ci spetta, tu ed io.”

“Allison…”

Lei lo zittì con un bacio.

 

 

“Allison” la richiamò al presente Hayley. “Stai bene?”

Lei annuì. “Sì, non mi tratterrò molto, non voglio…” le parole le morirono in bocca quando Elijah venne fuori dal bagno a petto nudo e con i capelli ancora umidi e le riservò un sorriso un po’ imbarazzato. “Ho solo bisogno di una tua firma su questi documenti” cercò di riprendere il filo del discorso guardando la sua amica.

L’altra si schiarì la voce notando qualcosa che avrebbe preferito non notare. “Cosa sono?”

“Dei documenti che devo restituire al mio avvocato e che riguardano qualcosa che voglio fare per Hope. Un piccolo investimento per il suo futuro.”

“Allison” Hayley scosse il capo. “Hai già fatto troppo per il futuro di Hope.”

“La vita costa Hayley, fra dieci anni, quando sarà pronta ad andare al college, per esempio, i prezzi saranno alle stelle ed io voglio essere certa che possa permettersi un bell’appartamento e tutto quello che le servirà per studiare.”

“Credo che con i duecentomila dollari che lei hai già donato potrà fare tutto questo e molto di più” l’Ibrida piegò poco il capo. “Ma so che non cederai fin quando non firmerò quindi dammi questi fogli, ma promettimi che è l’ultima volta.”

Allison sorrise porgendole una penna. “Ecco la penna.”

“Ah” intervenne Elijah che nel frattempo aveva indossato una camicia e si era sistemato i capelli. “Non dovresti firmare senza sapere cosa stai firmando.”

La cacciatrice si voltò a guardarlo e gli si avvicinò. Con le mani afferrò la sua cravatta ed iniziò ad annodarla. “Credi che le farei firmare qualcosa che possa danneggiare Hope?” domandò stringendo ben bene.

Lui scosse il capo guardando il nodo della cravatta; un Windsor, il suo preferito… Sorrise appena. “No, questo mai. Ma sappiamo tutti che la tua generosità a volte è davvero… spropositata. Oltretutto sembra che tu stia nascondendo qualcosa e, chiamami paranoico se vuoi, ma ti conosco abbastanza bene da sapere che le due cose potrebbero essere collegate” le disse. “Sto solo suggerendo ad Hayley di leggere prima di firmare. Tu meglio di me dovresti sapere che è così che si fa.”

Hayley si alzò in piedi e le si mise davanti, di fianco ad Elijah. “Perché a pagina tre di questi fogli c’è scritto testamento?”

Allison sentì la nausea stringerle lo stomaco come una morsa. Le stava capitando sempre più spesso e con una violenza che le rendeva impossibile ignorarla.

“Il tuo naso sta sanguinando” le disse Elijah prendendo il fazzoletto nel suo taschino. “Che cos’hai che non va?”

Lei non rispose, corse in bagno e vomitò esattamente come aveva fatto la mattina precedente. Hayley si piegò sulle ginocchia per tenerle indietro i capelli.

“Scotta” disse ad Elijah che la guardava preoccupato. “Allison, che ti sta succedendo?”

L’altra provò a respirare a fondo. “Chiamate anche gli altri, perché lo dirò una volta soltanto.” Dieci minuti dopo erano tutti seduti in soggiorno. Tutti tranne Hope che, per fortuna, dormiva.

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Capitolo 4
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Hayley aiutò Allison a sedersi su una sedia e le si mise poco di lato mentre lei si passava una mano tra i capelli alla ricerca delle parole giuste. Non aveva previsto di dover dire loro cosa stesse succedendo, il suo piano era di andarsene prima che fosse necessario farlo ma visto che stava peggiorando così rapidamente purtroppo non aveva altra scelta.

Mentire non era un’opzione, debole com’era ad uno qualsiasi di loro sarebbe bastato toccarla per avere accesso a tutti i pensieri che le passavano per la testa in quel momento; tutti i segreti, tutte le verità. E poi, lei ed Hayley avevano fatto un patto cinque anni prima, quando si erano ritrovate sole contro tutti, sole con il compito di salvare la famiglia Originale. L’avevano fatto, tra alti e bassi, tra litigi e sorrisi ma mai si erano mentite. Iniziare ora non le sembrava il caso.

“Grazie” disse ad Elijah quando lui le porse un bicchiere d’acqua con un sorriso. Non bevve neppure un sorso però, perché aveva la sensazione che qualunque cosa avesse ingerito avrebbe finito per vomitarla.

“Che succede?” domandò Freya confusa guardando Elijah, poi Allison. Lo sguardo di suo fratello così pieno di preoccupazione che pensò si sarebbe messo a piangere. C’era qualcosa di incompiuto tra lui e la cacciatrice, era evidente ed era chiaro che doveva essere affrontato. La strega sperava che un confronto avrebbe portato ad una rappacificazione. Voleva bene ad Hayley, come ad una sorella, ma Allison… era la donna giusta per Elijah se lo avessero chiesto a lei. Inoltre, se le avessero chiesto cosa ne pensava, avrebbe detto che secondo lei si amavano ancora terribilmente.

“Ho mentito” parlò Allison mettendosi quanto più dritta poteva sulla sedia, lasciando cadere il capo all’indietro perché era l’unica posizione in cui, in quel momento non sentiva dolore. Elijah le si mise dietro, la testa sudata della cacciatrice si poggiò sul suo stomaco rimanendo dritta a sufficienza. Lei abbozzò un sorriso, poi fece un grosso respiro. Si sentiva andare a fuoco e quella sensazione era nuova. “Quando ho detto che avevo solo l’influenza, ho mentito.”

“Questo mi pare piuttosto ovvio” le disse Rebekah. “Hai un aspetto terribile.”

“Grazie” provò a scherzare Allison, ma chiuse gli occhi tremando di dolore.

“Che cos’hai davvero?” le chiese Hayley prendendole una mano. “E dimmi la verità, l’abbiamo promesso, ricordi?”

L’altra annuì. “Ho il cancro” disse e calò il silenzio assoluto mentre la presa dell’Ibrida intorno alla sua mano si faceva dapprima più stretta poi poco più lenta. Più di ogni cosa però Allison sentì il corpo di Elijah, sul quale la sua testa era poggiata, irrigidirsi. “Per essere precisi, una rara e aggressiva forma di leucemia. Mi rimane molto poco; qualche giorno prima che venissi qui con Hope, il dottore ha detto due mesi al massimo, ma considerando che sto peggiorando ogni giorno di più io direi che è stato fin troppo generoso.”

“Oh mio Dio” mormorò Freya alzandosi e dandole le spalle per un attimo. Per non farle vedere che stava piangendo.

“Non devi nascondere le tue lacrime Freya” Allison si alzò piano, senza lasciare la mano di Hayley. “Nessuno di voi deve nascondere nulla. Se volete piangere va bene, se volete rimanere in silenzio va bene” disse indicando Klaus. “Se volete urlare di rabbia anche” stavolta indicò Rebekah. Infine guardò Kol. “E se non ve ne importa assolutamente nulla va bene comunque.”

Kol scosse il capo. “Mi dispiace, che tu ci creda o no. Se ti dessimo un po’ del nostro sangue forse potremmo aiutarti.”

“No, peggioreremmo solo la situazione. Mi farebbe stare meglio sì, ma solo temporaneamente. Con il vostro sangue in circolo le cellule cancerogene si moltiplicherebbero più velocemente e finirei per stare peggio, dopo poco.”

Rebekah respirò a fondo. “E cosa possiamo fare allora?”

“Niente. Avrò dei giorni buoni e dei giorni terribili come in questo momento. Non c’è niente che possiate fare e niente che io voglio che voi proviate a fare.” La donna deglutì a vuoto, con un sorriso allungò la mano e asciugò il viso di Hayley, poi le lasciò la mano e si voltò verso Elijah. Lui fissava il pavimento, il corpo scosso da un tremito leggero e costante. Sapeva esattamente la tempesta che era esplosa nella sua testa nel momento in cui aveva detto loro la verità. Lo sapeva perché un tempo era compito suo placare quei tormenti, ora non più.

“Qualunque cosa proviate, non tenetevela dentro o vi logorerà” disse ancora, piano. “Elijah” sussurrò. Ma lui non la guardò nemmeno. Senza alzare lo sguardo si allontanò e uscì di casa.

“Ci penso io, tra un attimo.” disse Hayley.

“Non parlerà con nessuno” la cacciatrice scosse il capo. “Non in questo momento. Lasciagli un po’ di tempo.”

“Allison” le disse lei prendendola piano per le spalle. “Deve esserci qualcosa che i medici possono fare. Una qualche terapia magari.”

“Solo cure palliative. Hayley” si sforzò di parlare ancora facendo cenno a Klaus di avvicinarsi e lui lo fece. “Vorrei passare il tempo che mi rimane con Hope, se per voi va bene.”

L’Ibrido originale le prese una mano. “Non devi neppure chiederlo.”

“Le spiegherò io cosa sta succedendo, per prepararla nel caso dovesse assistere ad uno di questi episodi” Allison fece un grosso respiro. “Ora vorrei riposare se nessuno di voi ha altre domande.”

Rimasero tutti in silenzio, infine Kol si alzò. “Ti accompagno” le disse sorprendendo tutti. Con un gesto delicato la prese in braccio e per quanto volesse fare qualcosa, Allison non riuscì a far nulla se non chiudere gli occhi.

 

 

 

 

 

****

 

 

 

 

 

La festa si era rivelata essere un vero successo, molte persone avevano deciso di partecipare; alcuni invitati, altri semplicemente turisti curiosi. Tra le varie fazioni si respirava un certo nervosismo con i vampiri che sostenevano di non volersi piegare a nessuno, i lupi che pretendevano la stessa cosa, gli umani che cercavano, sgomitando, di guadagnarsi un posto in alto in quella crudele gerarchia di esseri. Elijah era rimasto per ore all’entrata della villa ad accogliere gli ospiti, si era spostato per accompagnare Hayley dentro e poi era ritornato fuori coltivando ancora un briciolo di speranza… speranza che Allison avesse cambiato idea, speranza che sarebbe arrivata davvero bellissima in un vestito elegante, speranza che avrebbe potuto stringerla per una danza come era successo la prima volta che si erano incontrati.

Ma il tempo correva e di lei neppure l’ombra. Pensò che era da sciocchi stare ancora lì fuori a fissare la strada, con molta probabilità non sarebbe arrivata. Meglio entrare e farla finita; Allison era lì di passaggio anche se ogni volta lui sperava che fosse per qualcosa in più, anche se non glielo aveva mai detto. “È stato bello rivederti” mormorò al vento.

E fu allora che Allison arrivò con passo sicuro sui tacchi, fasciata da un vestito che le stava d’incanto.

“Sono in ritardo?” gli chiese con un sorriso quando gli fu vicina.

Lui scosse il capo. “Non di molto. Ma in fondo, ha importanza?”

“No, non ne ha” la donna fece un respiro profondo. “Sono ancora come mi ricordavi chiusa in un vestito elegante?”

“Sei molto di più di quanto ricordassi” ammise Elijah porgendole la mano. “Francesca Guerrera sarà molto infastidita.”

La sua interlocutrice lo guardò per un istante, poi scoppiò a ridere, infine lo baciò stringendosi a lui. Elijah ricambiò con trasporto.

 

 

Elijah lasciò cadere qualche lacrima, incapace di trattenerle ancora. Non sapeva nemmeno quanto tempo fosse passato da quando era uscito di casa, tutto quello che sapeva era che ne era uscito perché pensava che fuori sarebbe stato capace di respirare meglio e invece aveva ancora addosso quella sensazione di star soffocando. Si passò una mano sul viso, poi la fece salire tra i capelli, infine si allentò la cravatta, quel perfetto nodo Windsor che proprio Allison gli aveva fatto come faceva spesso quando non potevano fare a meno l’uno dell’altra.

“Ti dispiace se mi siedo un po’ qui a farti compagnia?”

Il maggiore dei Mikaelson fece un grosso respiro. “Non ho voglia di parlare Niklaus” disse a suo fratello. “Quindi se ti sta bene startene seduto qui in silenzio allora siediti pure, altrimenti…”

“Mi dispiace fratello” gli disse Klaus dandogli una pacca sulla spalla. “È tutto quello che ho da dire.”

Rimase fermo in piedi, la mano ferma sulla sua spalla ed Elijah pensò che non lo accettava. Non era giusto. Scoppiò in lacrime e la stretta di Niklaus si fece più forte.

 

 

 

 

 

****

 

 

 

 

 

Allison fu sorpresa di vedere Elijah seduto accanto a lei sul letto quando il dolore l’aveva svegliata. Sorpresa ma felice. Il bell’Originale aveva l’aria stanca, gli occhi rossi e gonfi indicavano che aveva pianto, per lei. Se ne stava lì a guardarla in silenzio ma il suo sguardo sapeva parlare più di mille parole. Tra loro due in fondo era sempre stato così.

Piano allungò la mano e gli accarezzò il viso. “Non si può mai stare un attimo in pace con me intorno, vero?” abbozzò un sorriso.

Anche il vampiro ne accennò uno e con delicatezza le prese la mano e ne baciò il palmo. “Come ti senti?”

“Meglio adesso che sei qui.”

Elijah si piegò e con dolcezza le baciò le labbra.

 

 

La donna si svegliò di colpo, i dolori erano finalmente diminuiti ma si sentiva ancora febbricitante e stordita. Una rapida occhiata alla stanza le fece notare che non era sola; Hayley, Freya e Rebekah dormivano scomodamente rannicchiate su tre poltroncine. Le venne da piangere ma portarsi la mano la bocca fu inutile. Si era tenuta così tanta paura dentro per così tanto tempo che i singhiozzi nacquero violenti e finirono con lo svegliare le sue amiche. Hayley fu la prima a raggiungerla sul letto, Freya e Rebekah arrivarono subito dopo per stringerla tutte e tre in un abbraccio.

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Capitolo 5
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“Cos’è quello?” Hope si alzò e si mise di lato ad Allison guardando con aria perplessa il disegno che la donna aveva abbozzato a matita su un foglio bianco.

“È un cane!” esclamò l’altra. “Non è forse ovvio?”

“Un cane?” La bambina scoppiò a ridere, con quella risata argentina che aveva preso da Hayley, non di certo da Klaus. Prese il foglio e lo mostrò a suo padre che disegnava stando seduto dall’altra parte del tavolo. “Papà diglielo anche tu che questo non è un cane.”

L’Ibrido osservò lo schizzo per un attimo, poi si piegò poco avanti come per guardare meglio. “Se lo è devo dire che è il più brutto che io abbia mai visto.”

Allison bevve un sorso dalla sua tazza. “Grazie Klaus, sei gentilissimo come sempre.”

Sia lui che Hope risero ed Allison finì per seguirli fin quando non calò di nuovo il silenzio e lei si perse nella vista dei visi concentrati dei due Mikaelson. Non potè fare a meno di notare quanto si somigliassero, gli occhi chiari lanciavano sguardi fugaci ad uno quando l’altra non guardava, le mani correvano veloci e sicure sul foglio e tutte le fantasie prendevano vita. Allison era felice che Hope avesse preso quel talento da Klaus, avere tanta passione per qualcosa le sarebbe stato utile crescendo, soprattutto nei momenti in cui avrebbe imparato quanto il mondo può essere crudele.

Allison sperava non sarebbe mai successo ma sapeva che invece era una specie di passaggio obbligatorio per ognuno, inclusa la piccola a cui voleva un gran bene.

“Come vi siete conosciuti tu e papà?” chiese di improvviso proprio lei.

La cacciatrice fece un grosso respiro e scambiò una rapida occhiata con Klaus. “Ho aiutato tuo padre durante un momento difficile. Diciamo pure che se non fosse stato per me si sarebbe ritrovato in un mare di guai.”

“Ah!” l’Ibrido ridacchiò. “Non è così che ricordo la storia.”

“Cerca di ricordare meglio” gli sorrise sardonica Allison. “Trovavo tuo padre molto antipatico all’inizio e credo che il sentimento fosse reciproco.”

La bambina guardò suo padre. “Anche tu la trovavi antipatica?”

“Ancora adesso a dire il vero” disse lui in tono scherzoso.

Hope sorrise e bevve un sorso di succo d’arancia, infine tornò a disegnare ma non smise di fare domande. “E come hai conosciuto tutti gli altri?” chiese ad Allison guardandola con gli occhi pieni di attesa.

“C’era una festa e ci sono andata. C’erano tutti, o quasi… tuo padre, lo zio Kol, la zia Rebekah, lo zio Elijah. È così che ho conosciuto loro, la mamma e la zia Freya invece le ho conosciute qualche anno dopo. Sono andata a trovare lo zio Elijah e le ho incontrate.”

Di nuovo silenzio, ma solo per un attimo. Hope parlò di nuovo. “Chi è Marcus Capp?”

Allison corrugò la fronte. “È il mio avvocato… Perché mi chiedi di lui?”

La bambina le passò il telefono. “Ti sta telefonando.”

La cacciatrice rise prima di rispondere. “Marcus, cosa posso fare per te?” gli disse portandosi il telefono all’orecchio e scusandosi con Klaus ed Hope mentre si allontanava. Passando di fronte alla veranda vide Hayley ed Elijah, sorrise loro ma l’Originale fece quello che faceva da quando aveva confessato la sua malattia; distolse lo sguardo.

“Quei documenti che mi hai chiesto sono pronti ma visto che devo partire per l’Europa ho bisogno che tu me li firmi entro oggi.”

“Va bene, mandameli via email e te li rimanderò indietro appena frmati.”

“No, ho bisogno che siano firme originali Ally.”

“Io non posso venire a Los Angeles in questo momento Marcus. Che ne dici se dopo averli firmati te li rispedisco con una raccomandata?”

“Così le poste li perderanno? No grazie”  l’uomo si schiarì la voce. “Vengo io da te, anzi sono già in Kentucky. Mandami via sms l’indirizzo esatto e tieniti pronta per le otto; ti porterò a cena e firmeremo tutto quello che c’è da firmare davanti ad un buon bicchiere di vino.”

“Scommetto che questa cena verrà caricata sulla parcella che mi farai avere una volta tornato a Los Angeles.”

“Ovviamente”  Marcus rise. “Sono arrivato ora in hotel comunque, attendo il tuo sms e nel frattempo credo che mi farò un pisolino. A stasera.”

“A stasera.” Allison riattaccò e mandò subito il messaggio prima di scordarsene.

 

 

 

 

 

****

 

 

 

 

 

Stasera vorrei portarti a cena le aveva detto. Ed Allison aveva accettato con piacere. Le aveva fatto capire che gli sarebbe piaciuto vederla chiusa in un bel vestito elegante e lei lo aveva accontentato.

Era uscita e si era comprata quel vestito beige che la faceva sentire una signora per bene e allo stesso tempo una femme fatale e si era accorta che mai per nessun uomo aveva fatto quello che stava facendo per Elijah Mikaelson, non con quell’entusiasmo da ragazzina.

L’Originale le aveva dato appuntamento alle otto in punto in un bellissimo ristorante che stava al centro della città, al secondo piano di un palazzo meraviglioso e di nuova costruzione. Allison aveva pensato che fosse strano che non si fosse offerto di andarla a prendere, ma aveva preso la sua auto e si era diretta al posto stabilito.

Era salita su un ascensore tanto nuovo quanto lussuoso e una volta raggiunto il piano le porte si erano aperte direttamente sulla sala.

Era vuota, eccetto per Elijah che la aspettava in piedi vicino ad un tavolo a ridosso della vetrata con vista su un bellissimo parco. Quando la vide la raggiunse sorridendole dolcemente col suo completo blu addosso.

“Sei puntualissima” le sussurrò porgendole la mano. “E bella da togliere il fiato.”

Lei sorrise spostandosi una ciocca di capelli mossi dietro l’orecchio, quelle fossette sulle guance comparvero quasi prepotenti ed Elijah notò che quella destra era più profonda dell’altra.

“Anche tu non sei niente male” gli disse lei afferrando la sua mano. “Ho solo una domanda.”

“Cosa?”

“Perché la sala è vuota?”

“Perché ho voluto che fosse solo per noi” le spiegò il vampiro accompagnandola al tavolo e facendola sedere, prendendo poi posto all’altro capo dello stesso.

Allison annuì, poggiò la borsa per terra e poi si alzò. Spostò la sedia sul lato del tavolo e gli si avvicinò. Con le mani prese a slegargli la cravatta e una volta snodata la tirò via e la ripiegò ben bene per poi poggiarla sul tavolo.

“Così va meglio” gli sussurrò. “E dopo cena avrò una cosa in meno da toglierti quando mi riporterai a casa per il dessert.” Gli fece l’occhiolino ridacchiando ed Elijah la seguì a ruota. Pensò che lasciare Los Angeles, lasciare lei sarebbe stato complicato.

 

 

“Oh là là” mormorò Freya ed Elijah venne trascinato fuori dai suoi pensieri, lì sulla poltrona accanto al camino. “Stai benissimo, molto sofisticata.”

“Zia Allison” le disse Hope prendendole una mano e facendole fare una mezza giravolta. “Sei molto bella con questo vestito. Il blu ti dona.”

Allison sorrise facendo un grosso respiro. “Grazie tesoro” volse lo sguardo a Freya. “Grazie anche te.” Dietro la maggiore dei Mikaelson se ne stava Elijah, la guardava con gli occhi pieni di tutto e stavolta fu lei a distogliere lo sguardo poggiandolo di nuovo sulla bambina. “Nel caso non dovessi tornare prima che tu vada a dormire, ricordi a che pagina del nostro libro siamo arrivati?”

“Centosessanta” confermò Hope con un gesto del capo. “Spero che arriverai in tempo però.”

“Lo spero anche io ma sai come sono gli avvocati no? Gente logorroica; parlano parlano parlano…”

“Sì, lo so” disse lei facendo un gesto con la mano per poi scoppiare a ridere. “Mi porterai una fetta di torta?”

“Ovviamente” Allison tese il mignolo abbassandosi poco per guardarla meglio negli occhi. “Ma devi giurarmi che la mangeremo insieme, tu ed io.”

“Giurin giurello.”

Suonarono il campanello ed Allison recupererò la sua borsa sorridendo ad Hayley mentre Rebekah andava ad aprire. “Allison!” le urlò. “È il tuo incredibilmente sexy avvocato.”

Hayley e Freya scoppiarono a ridere, la cacciatrice invece chiuse gli occhi e scosse poco il capo. “Sarà meglio che vada, prima che lo faccia morire di imbarazzo.”

“Divertiti!” esclamò l’Ibrida dandole un bacio sulla guancia. “E se il tuo… avvocato vuole restare dopo la cena, può tranquillamente farlo” le disse maliziosa.

Allison rise. “Non credo accadrà ma nel caso dovesse succedere, ti ringrazio” diede un bacio sulla fronte ad Hope sporcandola di rossetto. “Buona cena mia piccola peintre, e buonanotte se ti addormenterai prima del mio ritorno.” La piccola le mandò un bacio con la mano, abbracciò sua madre mentre zia Allison usciva.

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Capitolo 6
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“Quindi lei flirta con me per tutta la sera, alla fine decido: le offro un drink” Marcus bevve un sorso di vino prima di continuare. “Ma uno tira l’altro e dopo tre Margarita e due birre finiamo a casa mia. Ti risparmierò i dettagli perché credo che tu possa immaginarli.”

Allison ridacchiò. “Decisamente.”

“Il mattino dopo avevo i postumi di una sbornia, ma quando ho aperto gli occhi lei se ne era già andata. Avevo questo incontro importantissimo quel giorno; si trattava di un divorzio, non era neppure un mio caso, era di Jeff ma lui aveva appena subito un intervento e mi aveva chiesto di sostituirlo. Tutto quello che sapevo di questa coppia era che lui era un riccone, lei una cacciatrice di dote molto più giovane del marito. Non sapevo neppure che facce avessero così arrivo in ufficio e incontro il mio temporaneo cliente, facciamo quattro chiacchere e mi racconta un po’ della sua frustrazione. Lo ascolto ma prego che la moglie arrivi presto e che tutto si risolva ancora prima perché ho altre cose da fare.”

“E hai i postumi di una sbornia e di una notte di sesso selvaggio” puntualizzò la donna.

Marcus rise. “Sì anche quello, è vero. Ad ogni modo la moglie arriva insieme al suo avvocato, alzo gli occhi e la vedo. Era la donna della notte prima.”

“No!” esclamò Allison sgranando gli occhi. “Stai scherzando vero?”

“Vorrei, ma purtroppo sono serio.”

La donna si trattenne per un secondo, poi scoppiò a ridere e si accorse che non lo faceva da tanto, troppo tempo. Rise di gusto e realizzò che l’ultima volta che lo aveva fatto era stato quando ancora lei ed Elijah erano una coppia. Quando ancora, come avrebbe detto Hope, si piacevano come Leonard e Penny.

“Oh mio Dio” disse a Marcus quando riprese fiato. “Grazie Marcus, per avermi fatto ridere di gusto. Non lo facevo da troppo tempo.”

“Peccato” mormorò lui versandole altro vino. “Perché sei bella da mozzare il fiato quando ridi.” Rimasero a fissarsi in silenzio per qualche secondo poi Marcus si schiarì la voce. “E tu, hai qualche storia imbarazzante?”

“Moltissime” lei mangiò un boccone di carne. “Vuoi che te ne racconti qualcuna?”

“Tu che ne dici? Storie imbarazzanti della mia perfettissima cliente.”

Allison sembrò pensarci per un istante, poi fece un grosso respiro. “Qualche anno fa mi trovavo a Mystic Falls per lavoro. Il mio amico Damon ha insistito affinchè incontrassi tutte le perone più influenti in città, credeva che avrebbe giovato ai miei affari in qualche modo, così decise di farmi imbucare ad un ricevimento funebre. Era morto il sindaco e quale migliore occasione per conoscere tutti? Non sapevo nulla di quel tizio” raccontò. “Dentro la casa c’era una montagna di cibo, una miriade di diversi tipi di bevande, decisi di bere del succo di mela e quando finii mi misi a cercare un cestino dell’immondizia. Fu allora che un uomo mi si avvicinò. Iniziammo a chiacchierare e mi chiese se ero un’amica di Carol.”

“Chi è Carol?”

“Era la moglie del sindaco” spiegò lei. “Titubai e lui capì che non avevo la più pallida idea di chi fosse Carol o di chi fosse il deceduto, per dirla tutta. Gli spiegai che ero lì per colpa del mio amico e gli dissi che tutto quello che sapevo sul tizio morto era il suo cognome, il fatto che fosse il sindaco e il fatto che fosse un idiota. Poi mi presentai. Ad ogni modo io sono Allison gli dissi. Mason Lockwood rispose Il sindaco idiota era mio fratello.”

Stavolta fu il turno di Marcus di ridere e lo fece a crepapelle tanto che quelli ai tavoli vicini si voltarono a guardarlo. Rise per diversi minuti, Allison invece si perse in un ricordo.

 

 

Allison prese una tartina al salmone da un piatto di porcellana che, era sicura, costava quanto la sua auto. Si guardò intorno cercando di farsi un’idea delle persone che abitavano quella città e sospirò chiedendosi perché diavolo si era lasciata trascinare in quella assurda situazione da quell’idiota di Damon Salvatore.

Non era nemmeno sicura che Elena Gilbert le piacesse… e credeva che il sentimento fosse reciproco.

Prese un po' di quello che credeva essere succo di mele e lo bevve tutto d’un sorso prima di voltarsi alla ricerca di un cestino dell’immondizia in cui buttare via il bicchiere.

“Credo che tu possa lasciarlo lì” le disse un uomo guardandola curioso. “Sono certo che una volta finito il ricevimento ci sarà un esercito di camerieri pronti a pulire tutto. Il vantaggio di essere ricchi.”

L’uomo si versò un bicchiere di limonata e ne bevve un sorso prima di puntare di nuovo lo sguardo su di lei.

“Sei un’amica di Carol?” le chiese.

Allison respirò a fondo, pensando velocemente a come rispondere. Non aveva idea di chi fosse Carol, tutto quello che sapeva era che il sindaco era morto.

“Tu non sai neppure chi sia Carol vero?” l’uomo rise poggiando il bicchiere vuoto sul tavolo. “Ti piace imbucarti ai ricevimenti funebri?”

“Non proprio,” Allison si rilassò un po’. Gli occhi azzurri dell’uomo erano capaci di infonderle una tranquillità e un pizzico di allegria anche. “Sono venuta qui a Mystic Falls per lavoro, per così dire… ma ho incontrato un vecchio amico e ha insistito perché mi fermassi qualche giorno. Ha anche insistito affinché facessi la conoscenza dei più influenti abitanti della città e ha detto che non c’era occasione o luogo migliore per farlo di oggi, qui a questo ricevimento.”

L’uomo annuì. “Capisco. Sai almeno chi è la persona morta? Il suo nome per esempio.”

“Tutto quello che so è che era il sindaco della città e che era un vero idiota. Almeno questo è quello che mi hanno detto. Credo si chiamasse Lockwood” rispose lei. “Ad ogni modo, io sono Allison.”

Lui le strinse piano la mano. “Mason Lockwood. Il sindaco idiota era mio fratello.”

Allison chiuse gli occhi per un attimo. “Ovvio che lo era,” mormorò schiarendosi la voce prima di guardarlo. “Mi dispiace per la tua perdita. E anche per quello che ho detto.”

“Ti ringrazio e, non esserlo. Mio fratello era davvero un idiota” rispose Mason. “Ora sarà meglio che vada ad accogliere gli ospiti; ho parecchia gente da salutare, manco da un bel po’. Ma magari ci vedremo in giro, Allison.”

La donna annuì guardandolo allontanarsi e gli sorrise quando lui si voltò a guardarla un’ultima volta prima di sparire dentro una stanza.

 

 

 

 

 

****

 

 

 

 

 

Hope lanciò un urlo che svegliò tutta la casa. La prima ad arrivare da lei fu Hayley, poi arrivò Klaus ed infine Freya ed Elijah. L’orologio segnava le quattro del mattino.

“Che succede?” chiese proprio quest’ultimo?”

Hayley scosse il capo accarezzando il capo della figlia. “Hope, tesoro che succede?”

“Ho fatto un brutto sogno.”

Klaus si mise a sedere sul letto e le prese una mano. “Che cosa hai sognato?”

“Eravamo in un posto buio, io e zia Allison. Mi teneva per mano e non avevo paura ma poi spariva e mi lasciava sola ed io piangevo e lei non tornava.”

“Oh amore” le disse Hayley guardando gli altri. “Era solo un brutto sogno. La zia Allison non ti lascerebbe mai da sola nel buio. Lo sai vero?”

La piccola annuì. “È già tornata? Posso andare a parlarle?”

“Non è ancora tornata” le fece sapere Freya “Ma sono certa che sarà qui quando ti sveglierai domattina. E sono sicura che avrà con sé la torta che le hai chiesto.”

“Dobbiamo mangiarla insieme” ricordò Hope. “Secondo voi non è ancora tornata perché si sta divertendo?” ridacchiò poi guardò sua madre. “Puoi rimanere con me fin quando non mi riaddormento? Anche tu” chiese a suo padre.

Le sorrisero entrambi mentre Freya ed Elijah si allontanavano. Loro due rimasero finché la piccola non si addormentò. Sapevano tutti, tutti e quattro che quel sogno forse non era solo un sogno.

 

 

 

 

 

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Capitolo 7
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Allison salutò Marcus con un gesto della mano e si mordicchiò l’interno della guancia mentre la sua auto faceva retromarcia e spariva dopo averla lasciata a casa. Doveva ammettere che la cena aveva preso una piega inaspettata che però le era piaciuta; il suo avvocato le aveva dato quel calore che le mancava da un po’ e che, onestamente, aveva sperato di poter provare almeno un’altra volta prima di… beh prima della fine.

Con un grosso respiro guardò il sacchetto con la torta che aveva promesso ad Hope, poi l’altra mano con la quale stava tenendo le scarpe alte. Il vestito era ripiegato sul braccio, sporco di vino. Indosso aveva la camicia di Marcus e un paio di pantaloni della tuta a cui aveva dovuto stringere tutto l’elastico per non farli cadere. Avevano un buon odore quegli indumenti, sapevano di vita e spensieratezza, entrambe cose che negli ultimi tempi le erano mancate. Marcus oltretutto sembrava capirla, sembrava rispettare le sue scelte e la sua apparente mancanza di interesse aveva una motivazione valida che era ciò che li aveva portati nella sua camera in hotel dopo la cena.

 

 

“Posso farti una domanda?”

Marcus annuì fermandosi di fronte a lei. “Certo che puoi.”

“Tu conosci la mia condizione eppure non sembri per nulla sconvolto. Mentre tutti gli altri continuano a ripetermi che devo provare a fare qualcosa, tu sembri… accettarla e basta. Perchè?”

“Preferiresti che ti dicessi anche io ciò che ti dicono gli altri?” domandò lui.

“Preferirei che rispondessi alla mia domanda con una risposta piuttosto che con un’altra domanda. Pensi si possa fare?”

L’uomo sorrise e annuì, si schiarì la voce e respirò a fondo. “Quando avevo diciotto anni mio padre si ammalò di cancro. Lottò per un anno finchè un giorno i medici entrarono nella sua stanza e dissero che non c’era molto da fare oramai. C’era solo una cura sperimentale ma non credevano avrebbe portato alcun beneficio. Ci consigliarono di portarlo a casa… di goderci ogni momento, vivere alla giornata. Carpe diem!” si fermò per un istante e si guardò intorno, mise le mani nelle tasche dei pantaloni classici e poi riprese. “Mio padre disse che era tutto okay, andiamo a casa mormorò con le poche forze rimaste sono sicuro che lì starò meglio. Ma mia madre proprio non riusciva ad accettare che si stesse arrendendo. Più di vent’anni insieme hanno trascorso… per lei l’idea di perderlo era inaccettabile. Passava ogni minuto a piangere e così, per lei, mio padre accettò di entrare a far parte della cura sperimentale. Iniziò la terapia un lunedì di gennaio e il venerdì successivo era l’ombra di se stesso. O meglio, l’ombra dell’ombra di se stesso. Il medicinale era troppo forte e il suo corpo lo rigettò, le sue aspettative di vita calarono da qualche settimana a qualche giorno.”

“Marcus” Allison scosse il capo. “È terribile, mi dispiace di avertelo chiesto.”

Lui le riservò un sorriso e le prese il viso tra le mani. “Mio padre non riuscì a morire con la dignità di una scelta, con la dignità che meritava. Amo mia madre ma credo che una parte di me non l’abbia mai perdonata per avergli tolto quella possibilità di scelta. Sono sconvolto per il fatto che morirai? Sì, lo sono più di quanto tu creda. Ma sono fermamente convinto che se tu hai deciso di non provare più nulla allora la tua scelta va rispettata. Tu vivi con grazia e dignità Allison Marie Morgan, nessuno dovrebbe toglierti queste due cose alla fine.”

La donna chiuse per un attimo gli occhi, scaldata da quel tocco delicato sul suo viso. Afferrando un lembo della sua giacca si sollevò in punta dei piedi e lo baciò. “Non voglio tornare a casa, non ancora.”

“Per me va bene” replicò Marcus baciandola di nuovo.

 

 

Allison sorrise e guardò il suo orologio; segnava le otto e trenta e il cielo era limpido. Lei si sentiva bene e questo era tutto ciò che contava. Entrò in casa e poggiò le scarpe in un angolo, il vestito su uno dei bracci dell’appendiabiti. “Zia Allison è tornata!” urlò sapendo che Hope era sicuramente sveglia a quell’ora. “Chi vuole un po’ di torta?”

“Dove sei stata?” fu Elijah a risponderle, comparendo dalla cucina.

“Ah quindi mi parli di nuovo?”

Lui la scrutò da capo a piedi chiedendosi cosa stesse indossando, capendolo da solo. “Dove sei stata?” le domandò di nuovo.

“A cena con il mio avvocato, l’hai dimenticato?”

“Una cena durata dodici ore?”

“No” lei lo precedette all’interno della cucina. “La cena è durata soltanto due ore Elijah, le altre dieci… beh credo che tu possa immaginarlo.”

Il vampiro chiuse per un istante gli occhi, alla disperata ricerca del controllo che sentiva di aver perso. “Perché ti comporti così?”

“Così come esattamente? Come fai a sapere come mi comporto se non mi guardi neppure Elijah? Ogni volta che incrocio il tuo sguardo tu lo distogli, mi volti le spalle, fingi che non esista.”

“È perché sembra che tu abbia deciso di morire, sembra che non te ne importi più nulla Allison e non mi sta bene.”

“Non è un mio problema! È la mia malattia e ho deciso di affrontarla così. E se non ti sta bene non mi importa.”

“A me importa, infatti ho fatto delle ricerche” tirò fuori alcuni fogli e li posizionò sull’isola della cucina mentre Hayley e Freya entravano nella stanza. “C’è una cura sperimentale che sta dando ottimi risultati. Ti ho fatto inserire nella lista, partiamo stasera quindi metti le tue cose in valigia.”

“Devi essere impazzito!” esclamò la donna scuotendo il capo. “E dove dovremmo andare esattamente?”

“Toronto, l’ospedale si chiama Hope Zion.”

Allison rise, si strofinò gli occhi chiedendosi quando quella mattina aveva preso quella terribile piega e perché. “No!” disse infine. “E anche se per assurdo volessi provare questa terapia, e non voglio farlo, tu non verresti con me. Il capo dell’ospedale è il tuo Doppelgänger ed è mio amico. Sarebbe piuttosto strano se mi presentassi con il suo doppione che è anche il mio ex fidanzato.”

“Non me ne importa niente, okay? Ci andiamo e questo è quanto.”

“Okay” la donna alzò le mani e indietreggiò di qualche passo. “Sai cosa? Questa mattina era iniziata benissimo e non ti permetterò di rovinarla. Quindi faremo finta che tutto questo” fece un gesto con una mano. “Non sia mai successo e non affronteremo mai più l’argomento.”

Si allontanò ma Elijah la afferrò per un braccio costringendola a guardarlo. “Non me ne starò con le mani in mano” le disse alzando la voce. “Non me ne starò qui a guardarti morire.”

“Zia Allison, che sta succedendo?” La voce di Hope arrivò bassa e tremante, attirando l’attenzione di tutti. Elijah lasciò il braccio di Allison e si irrigidì. “Perché zio Elijah ha detto che stai morendo? È vero?”

Scappò via liberandosi dalla presa di Klaus sulle sue spalle ed Allison capì che i suoi occhi avevano parlato per lei e non avevano mentito. La cacciatrice guardò Hayley correre dietro a sua figlia, alzò la mano diede uno schiaffo ad Elijah. Il rumore riecheggiò nella cucina semivuota.

“Spero che tu sia contento adesso” gli disse. “Fin quando non avrai risolto qualunque sia il tuo problema, non guardarmi, non parlarmi, non pensarmi nemmeno. Torna a fare quello che hai fatto fino ad oggi; ignorami sprecando il tempo che ci rimane. Quello ti riesce benissimo.”

Lui rimase immobile, gli occhi fermi sul pavimento mentre Allison usciva dalla stanza. Freya e Klaus rimasero, in silenzio.

 

 

 

 

 

****

 

 

 

 

 

Allison si avvicinò al divano solo quando Hayley le fece un cenno di assenso. Hope, stretta tra le braccia di sua madre la guardò ma non si mosse mentre lei prendeva posto sul tavolino di fronte, in mano un contenitore trasparente con dentro una fetta di torta al cioccolato. Gliela porse ma la bambina scosse il capo.

“Non ho fame. Mangiala tu.” Le disse.

La donna scosse il capo. “Aspetterò che tu abbia fame, abbiamo promesso che l’avremmo mangiata insieme. Ricordi?” nessuna risposta. Continuò. “Abbiamo anche promesso di dirci sempre la verità quindi adesso ti dirò tutto quello che vorrai sapere sulle parole dette dallo zio Elijah.”

“Tutto tutto?” domandò lei giocando con l’anello al dito di sua madre.

“Tutto.” Confermò Allison.

Hope si mise dritta e si fece poco avanti per guardarla da più vicino. “Stai morendo?”

La donna scambiò un’occhiata con Hayley, poi guardò Hope. “Sì.”

“Ma… ma se muori allora te ne andrai per sempre e non ci rivedremo mai più.”

“Ci rivedremo un giorno” Allison le prese le mani. “Quando tu sarai grande e tutti i tuoi capelli saranno diventati bianchi, allora ci rivedremo.”

“E per tutto il tempo prima che io diventi grande?”

“Sarai circondata da gente che ti ama e quando ti mancherò tutto quello che dovrai fare sarà pensarmi e in quel momento anche io penserò a te.”

Hope iniziò a piangere. “Ma non sarai qui con me.”

La donna la fece alzare e le prese il piccolo viso tra le mani. “Io sarò sempre con te mia piccola peintre. Qui dentro” le disse poggiandole una mano all’altezza del cuore. “In tutti i libri che leggerai e in tutte le torte al cioccolato che mangerai.”

La piccola pianse più forte e la abbracciò stretta. Allison ricambiò piangendo a sua volta. Hayley fece lo stesso.

 

 

 

 

 

 

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Capitolo 8
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Allison riattaccò e fece un grosso respiro preparandosi alla battaglia tra cuore e ragione più feroce che avrebbe mai combattuto. Per quanto la ragione le dicesse di rimanere lucida infatti, il suo cuore sembrava urlarle lasciati andare. Sperò di trovare il giusto compromesso tra le due cose.

“Ciao” le sussurrò Elijah, le mani dentro le tasche, l’attesa nello sguardo. “Rebekah ha detto che saresti venuta, io non ne ero certo.”

“Rebekah si è presa la collana di mia madre, ecco perché era certa che sarei venuta, perché sa che la rivoglio, sa quanto è importante per me.”

Lui sembrò sorpreso ma scosse poco il capo e le si avvicinò di qualche passo. “Non ne sapevo nulla, ma Rebekah non è qui al momento. Mentre la aspettiamo potremmo… parlare, che ne dici?”

“Parlare…” Allison sorrise nervosamente. “Sai, io avevo molte cose da dirti, tante cose da raccontarti. Ci pensavo e ripensavo mentre ti stavo seduta accanto su quel letto, mentre ti guardavo dormire in attesa che aprissi gli occhi” gli disse. “Poi però, quando li hai aperti, la prima cosa che hai fatto è stata andartene via senza neppure salutarmi. Con Hayley…”

Elijah aprì bocca per parlare ma lei lo bloccò con una mano.

“So cosa vuoi dirmi, vuoi dirmi che lo hai fatto per me, perché non avevi il pieno controllo di te stesso e non volevi rischiare di farmi de male” continuò. “Risparmiati la favoletta, Klaus me l’ha già rifilata. Anche Rebekah se è per questo. Peccato che io non creda alle favole.”

L’Originale rimase in silenzio, la guardò andare avanti e indietro per l’atrio, inquieta, arrabbiata. Come non gli capitava di vederla spesso. La ascoltò descrivergli la sua frustrazione nello scoprire che non aveva saputo rispettarla, la sua amarezza nel rendersi conto di contare così poco per lui.

Peccato però che fosse tutto il contrario; era proprio perché ci teneva che era sparito per un po’ anche se capiva che poteva non sembrare così.

“Ho finito!” esclamò infine guardandolo. “Non ho più nulla da dire. E quando Rebekah tornerà e avrò recuperato la mia collana, me ne andrò e non tornerò più qui Elijah. Quindi se hai qualcosa da dire dilla ora. La ascolterò e poi ci saluteremo per sempre.”

“Ti amo” le disse lui. “E mi dispiace.”

Allison fu colta alla sprovvista. Piegò poco il capo e chiuse gli occhi per un istante. “È tutto quello che hai da dire?” gli domandò.

Lui annuì. “Ti amo” ripeté. “Non voglio stare senza di te.”

Lei si strofinò gli occhi con le dita e fece un grosso respiro. Si disse che era incredibile quanto magiche potessero sembrare due semplici parole se pronunciate dalla voce giusta. Per quanto provasse a negarlo per lei non c’era voce più perfetta di quella di Elijah Mikaelson.

“Se fai di nuovo una cosa del genere non te lo perdonerò Elijah” gli disse. “Se molli di nuovo la presa, giuro che me ne andrò e non mi rivedrai mai più.”

“Hai la mia parola che mai e poi mai mollerò la presa, a meno che non sia tu a volere che lo faccia.”

Allison rifletté per un attimo e lasciò che a parlare per lei fossero le farfalle nel suo stomaco. Con delicatezza gli passò le braccia intorno al collo e sentì ogni rabbia svanire quando la bocca di Elijah incontrò la sua.

 

 

“Zia Allison... svegliati.”

La donna aprì piano gli occhi e deglutì ingoiando anche il sogno che aveva fatto. Non era del tutto certa che sogno fosse la parola esatta per descriverlo; era più un ricordo che era andato a farle visita. In fondo non era così che tutti descrivevano le cose in momenti particolari come quello che lei stava vivendo? È stato come rivedere tutta la mia vita in una specie di film professavano tutti quelli che, per un motivo o per un altro, avevano sperimentato una qualche esperienza di pre-morte. Molti di loro erano poi sopravvissuti per raccontarlo, per lei sarebbe andata diversamente, ma andava bene comunque.

“Zia Allison” le mormorò ancora Hope, e allungando la mano gliela poggiò sulla guancia. “Come ti senti?”

“Bene” si sforzò di rispondere lei con un sorriso. “Che ore sono?”

“È quasi ora di pranzo” le disse Hope.

Allison fece un grosso respiro e si alzò per essere seduta. Si accorse che era sul divano e si ricordò cosa era successo; aveva fatto colazione, o almeno ci aveva provato visto che la nausea le aveva permesso di bere solo un sorso di caffè, poi si era sentita stanca  e aveva detto ad Hope che si sarebbe sdraiata per un po’. Considerato che era quasi ora di pranzo però, quel po’, era durato parecchio. “Non è tornato nessuno?”

La bambina scosse il capo sgranocchiando una carota, poi torno ad inginocchiarsi sul tappeto per dipingere poggiata al tavolino, come faceva spesso. “Ho telefonato alla mamma, ha detto che ci vogliono ancora quaranta minuti.”

“Okay” la donna si mise in piedi. “Allora dovremmo decisamente iniziare a preparare qualcosa per il pranzo, non credi?”

“Sì, credo di sì. Cosa prepariamo?”

Allison iniziò a rifletterci e per farlo decise poggiarsi all’isola della cucina, visto che le girava la testa. “Prepareremo un risotto” sentenziò. “Ti va bene?”

Hope annuì raggiungendola. “Mi piace molto il risotto” le prese la mano e la donna ebbe la sensazione di sentirsi meglio. “Posso aiutarti?”

La cacciatrice le sorrise. “Certo che puoi. E scusa se mi sono addormentata.” Le disse con amarezza, pensando che non era così che aveva previsto di trascorrere la giornata con lei. Quando Hayley le aveva detto che lei, Klaus, Freya ed Elijah dovevano andare ad occuparsi di alcune cose particolari – era questo il termine che usavano davanti ad Hope per descrivere questioni non proprio ordinarie – Allison aveva programmato una mattinata di relax. Una passeggiata tra i boschi dietro casa, un po’ di lettura. E invece si era addormentata per almeno quattro ore.

“Non fa niente” la bambina la abbracciò avvolgendole la vita con le braccia. “Avevi bisogno di riposare. Prima zia Rebekah mi ha inviato una mail, una foto di lei e zio Kol. Pare che si stiano divertendo molto in vacanza.”

Che forse è un vero e proprio trasferimento più che una vacanza pensò Allison, ma non lo disse. “Zia Rebekah e zio Kol sono devi veri esperti del divertimento.” Scherzò mentre suonavano alla porta. “Perché non vai a prendere il computer così puoi mostrarmela? Io vado a vedere chi è alla porta.”

Hope corse di sopra.

 

 

 

 

 

****

 

 

 

 

 

“Salve” disse Allison allo sconosciuto uscendo fuori e chiudendosi la porta alle spalle. “Posso aiutarla?”

Lui la guardò da capo a piedi, poi sorrise. Il sorriso più finto che la donna avesse mai visto, e ne aveva visti parecchi. “Il mio telefono è morto, così mi chiedevo se potessi usare il vostro.”

Allison ricambiò il falso sorriso. “Mi lasci indovinare... la sua auto si è rotta.”

“Esatto. Succede spesso che qualcuno bussi alla sua porta per questo motivo?”

“Moltissime volte” mentì lei tirando fuori dalla tasca il suo cellulare. “Ecco, tenga. Può usare il mio cellulare. Ma spostiamoci più in là, sotto il portico la ricezione è pessima.”

L’uomo si schiarì la voce ma la seguì guardando indietro di tanto in tanto. Non era così che aveva immaginato la cosa forse. “È imbarazzate” ridacchiò. “Ma... potrei usare il bagno?”

“No. Puoi usare quel cespuglio laggiù se vuoi” gli indicò un punto con un dito. “E poi potresti magari andartene via, prima che la situazione degeneri.”

“Zia Allison!” la chiamò Hope dalla porta. “Chi è quell’uomo?”

“Solo un gentile signore che si è perso. Stava andando via” le sorrise. “Torna in casa e... hey, chiama la mamma, dille che abbiamo finito il vino rosso e mi serve per preparare il risotto.”

“Va bene.” La bambina tornò in casa. Allison e l’uomo rimasero soli.

Proprio lui scoppiò a ridere mostrando gli occhi venati. “Oh mio Dio, è vero quello che si dice; stai morendo. Posso fiutare la malattia scorrerti nel sangue, avvelenarlo lentamente. Povera Allison Morgan; anni a combattere il male nell’oscurità e ora...”

La cacciatrice fece un grosso respiro. Temporeggia si disse, anche se sarebbe bellissimo fargliela vedere, sei troppo debole per fare qualunque cosa. “Chi ti manda?”

“Nessuno, mi piace lavorare da solo” allargò le braccia. “Dovresti ringraziarmi comunque. Ti ucciderò velocemente, più velocemente di quanto la malattia stia facendo.” Allungò la mano per colpirla, ma Allison si difese e si sentì stanca subito dopo averlo fatto.

Guida in fretta, Hayley pensò mentre si preparava a tener testa a quel vampiro. Per niente al mondo lo avrebbe lasciato avvicinare ad Hope. Neppure se tenerlo lontano da quella casa le fosse costata la vita.

 

 

 

 

 

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Capitolo 9
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“Allison” la chiamò bussando con le nocche di due dita. “Posso entrare?”

“Non sono ancora vestita” replicò lei.

Elijah scosse poco il capo e si mise in attesa.

Passarono sì e no dieci secondi e la porta si aprì; Allison indossava solo dei jeans e un reggiseno. E la sua collana ovviamente.

“Cosa fai?” gli chiese.

Lui corrugò la fronte. “Aspetto che tu sia pronta.”

La donna gli prese una mano e lo trascinò dentro la stanza, richiuse la porta e si voltò a guardarlo facendo ondulare la coda di cavallo.

“Ti ho detto di entrare.”

“No, mi hai detto che non eri ancora vestita” disse lui indicandola con un dito. “Cosa che è vera. A metà quantomeno.”

“Elijah” lei fece un grosso respiro e alzò le mani sulla sua cravatta, iniziando a snodarla. “Se chiedi ad una donna di poter entrare nella sua stanza e lei ti risponde che non è ancora vestita, in realtà ti sta invitando ad entrare.”

L’Originale sorrise guardandole le mani. “Non avevo colto il messaggio tra le righe” le disse. “Me lo ricorderò per la prossima volta.”

“Uh” sussurrò Allison. “La prossima volta… è una proposta per caso?”

Elijah la prese in braccio avvolgendole la vita con un braccio. “Consideralo un invito” scherzò prima di baciarla.

 

Allison aprì piano gli occhi e la prima sensazione che provò fu quella del prato freddo sotto il suo corpo, ne sentiva i fili tra i capelli, sotto le mani. Con un sforzo si sollevò piano per guardarsi intorno, prima in direzione della casa, poi dall’altra parte dove il vampiro con cui si era scontrata stava fermo, piegato sulle ginocchia, in attesa di chissà cosa.

La donna si chiese quanto tempo era rimasta incosciente e considerando che Hayley e gli altri non erano ancora tornati, realizzò che doveva essere poco. “Hope” mormorò. “Hope!” provò ad urlare ma la voce le venne fuori strozzata mentre un dolore fortissimo si irradiava dal suo fianco fino al petto.

“Oh non preoccuparti” le disse il vampiro. “La piccola sta bene. Per ora. Ma tra pochi secondi sarai morta dissanguata e allora brucerò l’intera casa con lei dentro.”

“Stai lontano da lei!” sibilò Allison ma si accorse che non faceva paura a nessuno.

“Ah sarà meraviglioso” lui si rimise in piedi. “Tu morirai, la figlia di Klaus morirà e io diventerò una leggenda. Il vampiro che ha ucciso Allison Morgan e la figlia di Niklaus Mikaelson. Immagina...”

Allison pianse, non perché la morte le facesse paura, ma perché se ne stava lì impotente mentre Hope era in pericolo. Sperò che Hayley e gli altri arrivassero presto; per salvare la piccola non lei. Un grosso respiro e piano si mise in piedi; aveva la nausea e si reggeva a malapena in piedi ma avrebbe lottato fino all’ultimo.

“Proprio non vuoi saperne di morire con le ferite che già hai vero?” domandò il vampiro tirando fuori dalla tasca una specie di coltello. “E va bene allora. Ecco il colpo di grazia.”

Il coltello, o qualunque cosa fosse, affondò nella sua carne, all’altezza dello stomaco; Allison sentì il freddo della lama, poi il dolore lancinante.

“Elijah” sussurrò prima di cadere in ginocchio, prima che il buio la avvolgesse.

 

 

 

 

 

****

 

 

 

 

 

Allison fu sorpresa di vedere Elijah seduto accanto a lei sul letto quando il dolore l’aveva svegliata. Sorpresa ma felice. Il bell’Originale aveva l’aria stanca, gli occhi rossi e gonfi indicavano che aveva pianto, per lei. Se ne stava lì a guardarla in silenzio ma il suo sguardo sapeva parlare più di mille parole. Tra loro due in fondo era sempre stato così.

Piano allungò la mano e gli accarezzò il viso. “Non si può mai stare un attimo in pace con me intorno, vero?” abbozzò un sorriso.

Anche il vampiro ne accennò uno e con delicatezza le prese la mano e ne baciò il palmo. “Come ti senti?”

 

“Meglio adesso che sei qui...”

“Allison” Elijah le accarezzò la fronte con una mano. “Hey, sei sveglia...”

Lei lo guardò con gli occhi arrossati, il viso imperlato di sudore. “Elijah?”

“Sì, sono io. Come ti senti?”

“Come se un camion mi avesse travolta ripetutamente” Allison chiuse di nuovo gli occhi per un attimo. “Come mai sono ancora viva? Ho sentito... il coltello qualunque cosa fosse, trafiggermi. Hope… Hope sta bene?”

“Sta bene.” L’Originale la aiutò a mettersi un po’ più dritta. “Siamo arrivati giusto in tempo. Freya ha fatto un incantesimo di guarigione per la ferita più estesa ma il tuo... corpo è troppo debole per quel tipo di magia e così abbiamo dovuto occuparci delle ferite meno gravi alla vecchia maniera.”

“Intendi punti di sutura improvvisati e strumenti disinfettati con del whisky?”

“Più o meno” Elijah ridacchiò senza però lasciarle la mano. “Ho pensato che saresti morta.”

“L’ho pensato anche io ad essere onesti” Allison sospirò. “Mi dispiace di averti dato uno schiaffo qualche giorno fa.”

“Mi dispiace di averti detto come devi affrontare tutto questo. Non ho il diritto di farlo. È solo che...”

“Ho fatto un sogno” lo interruppe la donna. “La sera che vi ho detto della mia malattia, ho fatto un sogno. Ho sognato che venivo svegliata dal dolore e tu eri qui, esattamente dove sei seduto adesso. I tuoi occhi erano rossi e gonfi, credo che avessi pianto.” Si fermò un attimo e deglutì a vuoto. “Rimanevi in silenzio, come ora ma i tuoi occhi parlavano tanto, proprio come in questo momento.”

Lui sorrise un po’ e si spostò per esserle più vicino.

“Io ti dicevo che con me non si può mai star tranquilli” continuò Allison. “Allungavo la mano e te la poggiavo sul viso. E tu...”

“Io cosa?”

“Tu...” lui sembrò capire da solo, si piegò e la baciò con dolcezza.

Quando le loro labbra si separarono, Allison gli prese il viso con entrambe le mani. “È stato allora che ho capito che ho paura. Non di morire, ma di morire senza di te che mi tieni la mano. Non voglio andarmene sapendo che mi odi perché ho scelto di arrendermi.”

Iniziò a piangere e l’Originale lasciò cadere qualche lacrima mentre la baciava di nuovo. “Questo non potrà mai accadere Allison perché io ti amo. Quello che odio è l’idea di perderti.”

La donna chiuse gli occhi e lo strinse forte. “Ti amo anche io.”

 

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Capitolo 10
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Allison chiuse gli occhi per un attimo, lasciò che la mente vagasse lontana, in un ricordo e poi in un altro. La sua intera esistenza riassunta come in un flashback e ogni parte migliore era una parte che aveva vissuto con Elijah.

Il braccio dell’affascinante Originale elegante la avvolgeva completamente, il respiro calmo le scaldava il collo mentre condividevano quella stretta carica di ogni cosa. Era un momento magico, importante e lei sentiva dentro il cuore che era anche l’ultimo.

“Ti ricordi quando abbiamo litigato e poi, dopo qualche ora mi hai salvato la vita?” gli chiese girandosi piano, lasciando però che il braccio la stringesse comunque. “Credo che fosse sette anni fa circa.”

Lui sorrise, le dita di Allison accarezzavano il suo braccio su e giù ad un ritmo lento e costante. Lo faceva rabbrividire quel tocco, succedeva da sempre. Quanto stupido tempo avevano perso, illusi di essere andati avanti, di amare qualcun altro mentre erano sempre e solo loro due, in fondo.

“Me lo ricordo. Eri così arrabbiata che non mi ringraziasti neppure… anzi, eri infastidita dal fatto che ti avessi salvato la vita.”

Allison cercò il suo sguardo. “Ricordo esattamente cosa ti ho detto. Tu lo ricordi?”

Sto bene. Non che avessi bisogno del tuo aiuto, tanto per essere chiari. Avevo tutto sotto controllo " la imitò lui.

La donna rise. “Avresti dovuto vedere la tua faccia. Volevi ridere ma non potevi far cadere la facciata da arrabbiato.”

“In realtà” Elijah avvicinò la bocca alla sua e la baciò. “Avrei voluto baciarti. Sei molto sexy quando sei arrabbiata.”

Il vampiro si accorse che la pelle di Allison era fredda, le labbra secche, gli occhi non erano pieni di quella luce che avevano di solito. Era troppo presto... non doveva succedere.

“Sai, poco fa ho ripensato alla mia vita” parlò lei scuotendolo via dai suoi pensieri. “Mi sono resa conto che ogni ricordo piacevole comprendeva te, quindi grazie per gli sprazzi di felicità, Elijah Mikaelson.”

Lui sentì gli occhi riempirsi di lacrime. “Vado a prenderti un’altra coperta, sei gelata.”

Lei lo fermò afferrandogli un braccio. La stretta era debole ma presente. “Nessuna coperta potrà scaldarmi e credo che in fondo tu lo sappia. So che adesso hai paura e anche io ne ho, ma... ho bisogno che tu faccia una cosa per me.”

“Qualunque cosa.” Elijah lasciò cadere qualche lacrima.

“Chiama gli altri. È tempo di dire addio.”

 

 

 

 

 

****

 

 

 

 

La prima ad entrare nella stanza fu Hayley e per Allison il ricordo fu quasi immediato.

 

Allison sorrise sistemando tutto nella sua camera e poi raggiunse l’atrio dove Hayley stava dando una mano a mettere in ordine.

“Hey,” disse all’Ibrida “cercavo proprio te.”

“Mi hai trovata. A proposito, ho visto che il sorprendente Diego è riuscito a sorprenderti.”

“Sì, sto uscendo per andare da lui a dire il vero. Gli ho promesso un pezzo di torta.”

“Solo la torta?”

Allison rise e annuì tirando fuori dalla tasca della giacca un bracciale di diamanti che brillava in modo incredibile sotto la luce del grande lampadario.

“Solo la torta,” rispose. “Ma prima di andare ho un regalo per te.”

Le mostrò il bracciale ed Hayely corrugò la fronte perplessa.

“Per me? Non è il mio compleanno.”

“Ma ti sei sposata. E non ti avevo ancora fatto un regalo di nozze.”

“Allison” mormorò Hayley. “Non devi farmi un regalo.”

“Sì che devo e voglio farlo. Mi piace Jackson e spero che a lui piacerà questo bracciale che indosserai quando andrete a cena fuori ed io rimarrò qui a badare ad Hope.”

Hayley scosse il capo prendendo il regalo che Allison le porgeva e sospirò guardandola. “È bellissimo.”

“Era di mia madre,” confessò Allison recuperando una fetta di torta dal tavolo che ancora non era stato portato via. “Era di sua madre e viene tramandato di generazione in generazione.”

“No!” esclamò Hayley. “Riprendilo, non posso tenerla.”

“Hayley, questo bracciale è fatto per una sposa, e dubito che io mi sposerò mai. Sì, il tuo matrimonio è… un po’ insolito. Ma questo non significa che non possa diventare qualcosa di importante. Avrei voluto dartelo il giorno delle nozze, così da permetterti di indossarlo insieme all’abito da sposa ma ero in coma, quindi…”

“Allison, io non…”

“Devo andare ora,” la interruppe Allison sorridendole. “Ci vediamo domani.”

Hayley la guardò uscire senza aggiungere altro, stringendo in mano quel bracciale che però era molto di più di quel che sembrava.

 

Dopo della sua amica ibrida fu il turno di Freya e di lei Allison ricordò il calore di un abbraccio in uno dei momenti più difficili della sua vita.

 

“Cos’è?” Allison prese il bicchiere che Freya le porgeva. “Se è caffè ne faccio volentieri a meno, il mio cuore batte già all’impazzata.”

La strega si mise a sedere accanto a lei e sospirò spostandosi una ciocca di capelli dietro l’orecchio. “È una tisana” le spiegò. “Passiflora, lavanda e un po’ di verbena. Ti aiuterà a rilassarti.”

“Grazie” l’altra bevve un sorso, poi si abbandonò contro lo schienale della sedia sulla quale era seduta, a pochi metri dalla porta della stanza di Victor. “Elijah è passato a lasciare dei fiori prima. Li ha dati a Gladys, l’infermiera di Victor, affinché me li consegnasse.”

Freya si prese un attimo prima di parlare. “Mio fratello non è molto bravo ad esprimere i suoi sentimenti; credo che tu lo sappia meglio di chiunque altro.”

Allison abbozzò un sorriso. “Direi di sì. Sta bene?”

“Perché me lo chiedi?”

“Conosco Elijah meglio di chiunque altro al mondo, l’hai detto tu stessa. So che in questo momento non c’è nessun altro posto in cui vorrebbe stare che non sia questo ospedale, con me. Ma so anche che si sente terribilmente inutile e terribilmente in imbarazzo perché non sa cosa dire per farmi star meglio; quindi posso solo immaginare quanto sia combattuto.”

L’altra sorrise annuendo. “Lo è, molto combattuto. Lui ti ama Allison, vederti così sconvolta, vederti star male, lo fa soffrire.”

Allison bevve ancora un po’ della tisana, sospirò ed infine si voltò a guardare la porta della stanza di Victor. “Sarà meglio che torni dentro” disse alla sua amica alzandosi. “Ringrazia Elijah per i fiori, Klaus per la tequila che mi ha lasciato ieri mentre dormivo e grazie a te per la visita e per la tisana.”

Freya la imitò e una volta in piedi la strinse in un abbraccio che, nonostante tutto, la fece sorridere. “Non c’è di che. Posso fare qualcosa?”

La cacciatrice sembrò rifletterci. “Potresti scoprire dove diavolo è mio fratello? Non lo vedo da due giorni e il suo silenzio mi preoccupa.”

“Ci proverò.”

“Grazie” Allison sparì dentro la stanza di Victor, Freya invece lungo il corridoio.

 

Poi fu la volta di Klaus. Ah Klaus... pensò Allison guardandolo sedersi sul bordo del letto. Con quel suo sorriso furbo e gli occhi pieni di malinconia. Il suo caro amico Klaus...

 

“Devi essere impazzito!” esclamò la donna dopo aver ascoltato la folle richiesta che Klaus le aveva fatto in cambio del sangue che avrebbe guarito Elijah. “Non ti aiuterò ad uccidere Tyler Lockwood.”

“Allora non avrai ciò che chiedi.”

“Klaus tutto questo è assurdo. E credo che tu te ne renda perfettamente conto.” Allison allargò le braccia. “Cosa ti ha fatto Elijah di così terribile da farti arrabbiare così tanto?”

“Non è solo quello che ha fatto!” urlò l’altro. “È anche quello che ha detto! Ha creduto alle parole di quell’insulso Lockwood, alle parole di Hayley ma non alle mie.”

“Quali parole?”

“Quelle secondo le quali una volta che mia figlia sarà nata la userò come un distributore di sangue per creare nuovi Ibridi.” Il suo amico fece un grosso respiro. “Credono che questa sia l’unica cosa che mi importi, mi giudicano come padre prima ancora che lo diventi. Io non sono mio padre, amerò mia figlia più di ogni altra cosa al mondo.”

Gli occhi di Allison si riempirono di lacrime mentre le fragilità del grande Klaus Mikaelson venivano fuori attraverso le sue parole, attraverso la rabbia nel suo sguardo. Era indignato e se quello che le aveva appena detto corrispondeva a quello che era davvero accaduto, allora non aveva tutti i torti ad esserlo. Senza chiedere altro gli si avvicinò e lo strinse in un abbraccio. “So che lo farai, e anche loro lo sanno. Ma a volte si dicono e si fanno cose stupide. Hai morso tuo fratello, dovresti saperlo.”

Lui rimase un attimo immobile poi con un sorriso ricambiò l’abbraccio sentendosi più leggero.

 

L’ultima ad andare da lei fu Hope. Allison dormiva quando arrivò, gli occhi stanchi e la testa pesante. Il fresco della mano della bambina sul suo viso la svegliò. “Ciao piccola peintre” le disse con un sorriso. “Ti va di sdraiarti qui con me per un po’?”

Hope annuì, si tolse le scarpe e si infilò sotto le coperte, il viso nascosto nell’incavo del collo di Allison, mentre la donna che le aveva fatto da zia, amica, seconda mamma, le baciava il capo. “Zio Elijah ha detto che dobbiamo salutarci.”

“È vero. Scusami se ti ho fatto venire in questa stanza che puzza di chiuso. Avrei voluto che ci salutassimo fuori sul prato ma non riesco ad arrivarci, sono troppo stanca.”

La bambina si allontanò poco e la guardò. “Non fa niente” le disse. “Ma non voglio salutarti.” Le poggiò la mano sulla guancia e solo allora Allison si accorse che il suo braccialetto era sparito. Stava per chiederle che fine avesse fatto ma un’ondata di energia la scosse. Poi il buio. 

 

 

 

 

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