Lux et umbra

di Nephrite ekips
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Introduzione ***
Capitolo 2: *** Meetings ***
Capitolo 3: *** Maxfield Stanton ***
Capitolo 4: *** The frist dance ***
Capitolo 5: *** Revelation ***
Capitolo 6: *** Nephrite ***
Capitolo 7: *** The light of the night ***
Capitolo 8: *** New Day ***
Capitolo 9: *** Questions ***
Capitolo 10: *** Saturday ***
Capitolo 11: *** Shitennou - Four Heavenly Kings ***
Capitolo 12: *** Pain ***
Capitolo 13: *** Farewell ***
Capitolo 14: *** Returns ***
Capitolo 15: *** Seventeens ***
Capitolo 16: *** Crazy in love ***
Capitolo 17: *** He's mine! ***
Capitolo 18: *** Mrs. Zoisite ***
Capitolo 19: *** Promises ***
Capitolo 20: *** Old knowledge ***
Capitolo 21: *** Falling stars ***
Capitolo 22: *** together ***
Capitolo 23: *** Happy Birthday Lord Nephrite ***
Capitolo 24: *** Marriage, love, stars, me and you ***
Capitolo 25: *** New Life ***
Capitolo 26: *** Merry Christmas ***
Capitolo 27: *** Bad or Good? ***
Capitolo 28: *** Tensions ***
Capitolo 29: *** Four Hell king ***
Capitolo 30: *** Artorias ***
Capitolo 31: *** My choice for love ***
Capitolo 32: *** The miracle of love ***
Capitolo 33: *** The end ***



Capitolo 1
*** Introduzione ***


La vita cambia da un momento all’altro e neanche ce ne rendiamo conto, veniamo colti impreparati e non sappiamo come comportarci e come affrontare situazioni che solo qualche istante prima pensavamo irrealizzabili. neflitexnaru

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Capitolo 2
*** Meetings ***


Era il 17 settembre, e da pochi minuti erano terminate le lezioni.
Mi stavo dirigendo al tennis club, dove la mia amica Ryu si stava allenando per il campionato, mi chiese se avessi voluto assistere agli allenamenti ed accettai entusiasta, era una delle mie amiche più care.
Chiesi a Bunny se le andasse di venire con me, lei era la mia migliore amica la rendevo partecipe di qualunque cosa succedesse nella mia vita.
La giornata era soleggiata, faceva molto caldo io e Bunny ci appoggiammo alla rete del campo mentre osservavamo Ryu giocare, era impeccabile.
 
 
«Vai sorella!! Sei bravissima!»
 
Bunny mi guardò offesa, aveva probabilmente frainteso le mie parole.
 
 
«Ma insomma Nina. Perché non mi hai detto che avevi una sorella non dovresti avere dei segreti con la tua migliore amica!?»
 
 Osservai Bunny confusa, come al solito non capiva mai al volo.
 
«Bunny io e Ryu abbiamo due cognomi diversi come potrebbe essere mia sorella? Sua madre faceva spesso acquisti nella nostra gioielleria e così siamo diventate amiche, abbiamo un anno di differenza ma per me è come una sorella, capisci adesso?»
 
 
Sorrise entusiasta. «Si certo che capisco».
 
 
D’un tratto udimmo il suono potente in un’auto sportiva sfrecciare nella nostra zona, parcheggiò poco vicino al campo da tennis e da lì uscì un uomo.
Ero concentrata sull’allenamento di Ryu, ma non riuscii a non udire i commenti delle altre ragazze presenti al tennis club. “Hai visto quant’è carino? Dicono sia un imprenditore,è davvero bellissimo”.
Io e Bunny ci girammo incuriosite e davanti ai nostri occhi una vera e propria delizia, ci fissammo per qualche secondo, incredule, era difficile trovare un ragazzo così particolare.
Un giovane ragazzo messo di profilo ad osservare Ryu giocare.
Aveva una giacca lilla sotto portava una camicia giallo chiaro e i pantaloni bianchi.
Le sue mani erano tenute in tasca, e osservava attentamente la partita senza perdersi una battuta.
«Che carino!!!» Dicemmo all’unisono.
Per lei era solo un semplice ragazzo come tanti che avevamo visto, per me era l’inizio di tutto.
Lo scrutai ancora una volta, non riuscivo a staccargli gli occhi di dosso, aveva dei lunghi capelli castano scuro con qualche riflesso rossiccio e gli occhi azzurri come il cielo, il suo sguardo era serio e concentrato.
Improvvisamente con un salto sicuramente troppo alto scavalcò la rete e si trovò dall’altra parte, si avvicinò a Ryu e le diede qualche consiglio su come eseguire al meglio le battute, poi andò dall’altra ragazza, e le chiese la sua racchetta. Fece una battuta così forte che a Ryu cadde la racchetta dalle mani, non l’era mai capitata una cosa simile, poi da vero cavaliere le andò vicino, le raccolse la racchetta e con estrema grazia glie la porse ed andò via.
Da quel giorno Ryu cambiò atteggiamento, era aggressiva e strana non sembrava neanche lei. Mi sfogai con Bunny sulla situazione e decidemmo insieme di andare al tennis club, non cambiò assolutamente nulla Ryu scagliava la sua cattiveria e soprattutto le sue palle da tennis su di noi, poi improvvisamente un’onda d’urto mi colpì e battei la testa.
Mi risvegliai qualche ora dopo, fortunatamente Bunny stava bene. Andai vicino a Ryu per sincerarmi delle sue condizioni. Anche lei stava bene e sembrava non ricordare nulla di ciò che le fosse capitato, ero veramente confusa tuttavia ciò che davvero contava era aver riavuto la mia amica.
Tornai a casa un po’ confusa da ciò che era accaduto, Ryu sembrava totalmente un’altra persona, chissà da cosa fosse dipeso, non ne avevo idea e decisi che era meglio non farsi domande. Tornai a casa, nel mio adorato letto e mi lasciai cogliere dal sonno.

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Capitolo 3
*** Maxfield Stanton ***


Da quella giornata al tennis club capitarono una serie di avvenimenti strani, prima l’incidente al concorso di abiti da sposa, poi quello durante il concorso fotografico.
Le persone coinvolte erano prevalentemente persone tranquille che repentinamente cambiavano atteggiamento, chissà cosa stava capitando in città.
La mia vita procedeva tranquilla a scuola andava tutto bene ed anche coi miei amici, tuttavia di tanto in tanto ripensavo al ragazzo visto al tennis club, il giovane imprenditore dai lunghi capelli castano, chissà se l’avrei rivisto.
Scacciai il pensiero dalla mia mente infondo era uno sconosciuto palesemente più grande di me. Non l’avrei rivisto tanto facilmente, o meglio … così pensavo.
Mi recai fuori casa per prendere la posta come mio consueto fare, e tra le varie lettere ne trovai una abbastanza particolare, era di un certo “Milord”, chiedeva di incontrarsi al centro commerciale.
La guardai titubante e confusa, e la mia confusione aumentò quando mi resi conto che le mie compagne di classe avevano ricevuto la medesima lettera, io e le altre avevamo una sola cosa in comune l’età.
In cuor mio non so perché pensai profondamente potesse essere lui, ma perché tanto interesse? Neanche lo conoscevo infondo.
La nostra professoressa ci informò prontamente di fare attenzione perché poteva essere opera di uno squilibrato.
Dopo scuola passai dal centro commerciale, volevo comprare qualcosa e mi portai a casa una bella maglia bianca a fiorellini rossi, ero immersa nelle vetrine dei negozi quando improvvisamente mi ritrovai di fronte quel giovane uomo, iniziai ad arrossire copiosamente, mi sentivo così stupida.
Tentai di dirgli qualche parola ma riuscivo a malapena a balbettare. «Buongiorno, senz’altro non si ricorda di me, faccio parte del tennis club».
Il suo sorriso era deciso e sfacciato si avvicinò a me sorridendo. «Certo che mi ricordo di te, se non sbaglio ti chiami Nina, io sono Maxfield Stenton, piacere di conoscerti».
Deglutii per buttare giù quell’ansia che mi assaliva e decisi di chiedergli chiaramente della lettera. «Scusi se sono invadente, ma volevo chiederle una cosa, forse mi sbaglio ma non è che lei è Milord? L’autore di quella lettera». Il suo viso si corrucciò, forse avevo colto nel segno.
Dopo qualche secondo la sua espressione variò ancora e divenne confuso. «Non capisco, perché me lo chiedi?»
«Perché sarei molto felice se lei fosse Milord, ma purtroppo penso di essermi sbagliata». Non riuscivo a non arrossire, la sua sola presenza mi destabilizzava. «Dimentichi quella domanda, sono stata solo una sciocca».
Lo vidi sorridere sghembo, appoggiò la mano alla vetrina del negozio fissandomi intensamente. «Lo sai Nina?» Disse d’un tratto.
 
 
 
 
«Si mi dica» Aggiunsi in preda all’imbarazzo.
 
 
 
 
 
«Io credo che tu sia la ragazza più bella di tutto il tennis club, era da un po’ di tempo che volevo scambiare quattro chiacchiere con te».
 
 
 
 
 
Cosa?!?!? Non ho davvero udito queste parole, si girò e fece per andarsene, poi voltò ancora una volta il suo viso verso di me. «Ci vediamo stasera». Il suo sorriso era perfetto.
Ma soprattutto “ci vediamo questa sera” ma allora era lui!
Non riuscivo a non pensare alle sue parole, strinsi forte la lettera al mio petto ero felice come una bambina. Mi persi nel mio sogno ad occhi aperti e lo rividi accanto a me.
Tornai a casa di corsa per prepararmi al meglio che potevo.
Indossai una maglia color acquamarina abbinata con le calze e le scarpe dello stesso colore. Sotto indossavo una gonna rosa confetto.
Mi diressi verso il grande centro commerciale, avanzavo a passo lento ed emozionato. Avevo il cuore a mille mi sentivo profondamente emozionata.
 
 
 
 
 
«Maxfield, sei qui?» Lo trovai sopra le scale mobili in smoking, anche se indossava il cilindro ed aveva una maschera davanti agli occhi, non potevo non riconoscerlo.
 
 
 
 
 
«Come hai fatto a riconoscermi?» Disse con tono sospettoso.
 
 
 
 
 
«Come avrei potuto non riconoscerla, la sua voce.. e poi anche i lunghi capelli ed il modo di muoversi, lei è così delicato». Fece un salto è scese giù dalle scale, me lo ritrovai a pochi centimetri da me.
 
 
 
 «Dimmi la verità! Perché sei venuta qua?» Cercai di trovare la forza nel mio copro e dissi semplicemente la verità. «Dopo tutte le cose carine che mi ha detto questo pomeriggio non potevo non presentarmi». Il suo viso si corrucciò, improvvisamente disse qualcosa che non mi aspettavo.
 
 
 
«Avanti confessa! Sei tu Sailor Moon vero?»  Era decisamente aggressivo, iniziai ad essere spaventata, indietreggiai leggermente e provai a balbettare qualcosa. «Ma che dice .. io non sono Sailor Moon».
 
 
«Ti amo.»
 
 
Fu l’unica cosa che riuscii a dire in preda al panico, e la sua espressione si ammorbidì e posò delicato una mano sulla guancia e mi fissò intensamente. Mi sentii tutt’ad un tratto stanca e priva di forze, avevo le gambe molli, non riuscivo a reggermi in piedi. Ricordo solo che la sua mano protettiva sorresse la mia schiena che si stava sbilanciando all’indietro.
Mi risvegliai nella mia camera con un forte mal di testa, cosa mi era capitato ma soprattutto dov’era finito Maxfield? L’unica cosa a cui riuscivo a pensare era l’unico contatto che avevamo avuto, la sua calda mano appoggiata alla mia guancia, meccanicamente posai la mia mano nel punto preciso in cui lui l’aveva posato lui quel pomeriggio, e poi mi lasciai cullare da Morfeo in attesa di un nuovo giorno.

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Capitolo 4
*** The frist dance ***


Quel giorno ero triste e confusa, ripensai alle bellissime parole che Maxfield mi aveva rivolto e solo poche ore dopo cambiamento totale nel modo di rivolgersi.
Non capivo, prima mi rivolgeva parole così belle e poi si comportava in quel modo aggressivo.
Ero così immersa nei pensieri che neanche mi accorsi che stavo facendo tardi a scuola, fui risvegliata da Bunny che aveva da poco raggiunto il mio stesso punto in strada.
«Andiamo! Faremo tardi». disse, mi prese per un braccio e insieme corremmo verso la scuola.
Fortunatamente la raggiungemmo prima del suono della campanella, prendemmo i nostri soliti posti. Ad un tratto arrivò Ubaldo che ci informò della festa della principessa dei diamanti che avrebbe dovuto ricevere il suo tesoro, tuttavia io ci sarei andata quella sera in sostituzione di mia madre che aveva degli impegni. Bunny era così entusiasta di quest’iniziativa e così dispiaciuta di non potervi partecipare che le promisi di tenerla aggiornata su tutto quello che sarebbe accaduto.
Io sapevo già che mi sarei annoiata a morte.
Non ero un’assidua frequentatrice di feste del genere, dunque presi dall’armadio l’unico vestito decente e adatto alla circostanza, era di color acquamarina, gli abbinai un fiocco nei capelli dello stesso colore, dei guanti bianchi e una collana di perline rosa confetto.
Come sospettavo la serata procedeva in modo a dir poco noioso, gli invitati erano prevedibilmente più grandi di me e tutti rigorosamente accoppiati già fra loro. Mi appoggiai disperata e annoiata ad una parete, cercai in qualche modo di concentrarmi su qualche altra cosa. Tenevo lo sguardo basso e dispiaciuto quando mi si avvicinò qualcuno.
«Hey ciao, mi concedi questo ballo?» Alzai lo sguardo per vedere di chi si trattasse e mi ritrovai davanti un uomo bellissimo ed elegante con un completo viola scuro ed una mascherina. Mi ricordava vagamente qualcuno(Sempre lo stesso qualcuno) tuttavia non volevo rischiare di fare una figuraccia dunque non azzardai una risposta. Fece un’espressione delusa e sorpresa. «Come non mi riconosci?» Prese la mia mano per baciarla, le sue labbra a contatto con la mia pelle sembravano bollenti nonostante avessi i guanti. Poi si rimise dritto e sollevo la mascherina lilla, era proprio lui, con i suoi occhi color cielo meravigliosi.
Cercai di non sembrare così profondamente emozionata, anche se mi tremavano le mani, e considerando il fatto che ne stringeva una non poteva non essersene accorto, cercai di dire qualcosa per distogliere l’attenzione  da quel particolare. «Sei Maxfield». Dissi sorridendo, sorrise anche lui con me. «Sei qui da sola?» Chiese curioso. «Sì, mia madre aveva altri impegni, e siccome la festa necessitava della presenza di un membro della nostra famiglia…» Non distoglieva mai lo sguardo dalla mia figura, sembrava così interessato alle mie parole. «Non mi aspettavo di trovarti in un luogo così noioso, una ragazza bella e dolce come te dovrebbe frequentare solo posti meritevoli e divertenti, ci si annoia terribilmente». Continuava a farmi complimenti ed io non sapevo come reagire, tutt’ad un tratto mi strinse al suo petto ed iniziò a condurre il nostro ballo.
Non potevo credere che stesse davvero accadendo, era così bello, così delicato, non sbagliava un passo e non esitava neanche per un momento mi sentivo totalmente dipendente da ciò che faceva, non mi importava di ciò che fosse capitato qualche sera prima. Il solo fatto che ora fossimo insieme a godere l’uno della compagnia dell’altra andava più che bene.
Improvvisamente Maxfield si fermò. «Che ne dici di spostarci da qua, penso che ci siano cose più interessanti che stare in mezzo a questi imbellettati senza cervello». Annuii e lo seguii a ruota, non lasciò mai la mia mano, salimmo qualche rampa di scale e mi condusse fuori al balcone di quella magione.
Fissammo per un attimo il cielo poi mi guardò serio. «Tu credi nel potere delle stelle? »
«Mio padre ne era appassionato e le studiava. Da bambina mi raccontava un sacco di storie al riguardo quindi ne ero fortemente affascinata, però non ho mai approfondito».
Tolse la sua mascherina e mi guardò in modo affettuoso. «Io credo che loro abbiano un potere inconcepibile all’uomo, tuttavia pensavo non esistesse nulla più luminoso di esse».
Non capivo cosa intendesse dire, forse alludeva ai cristalli o ai diamanti. «Cosa intende?»
«I tuoi occhi brillano più di qualunque cosa abbia mai visto in questo mondo». Arrossii di nuovo, davvero stava rivolgendo la sua attenzione verso di me? Un uomo della sua classe, della sua eleganza, che con una sola occhiata poteva ottenere qualunque tipo di donna, stava davvero facendo quei complimenti a me? Prese entrambe le mani e mi guardò serio. «Inoltre Nina, per te sono solo Maxfield, non darmi più del lei ti prego, ci allontana». Si prese qualche secondo e poi strinse ancora la mia mano. «Nina, tu sei belle come le stelle che brillano in cielo. Ti prego guardami negli occhi». Di nuovo quella maledetta sensazione di stanchezza invase il mio corpo, accidenti! Perché proprio adesso. Cercai di fare a cazzotti con la mia mente ma non ci fu verso, mi addormentai irrimediabilmente. E mi risvegliai nel mio letto.
Con un biglietto sul comodino. “Sei bellissima quando dormi M.” strinsi il biglietto a me, anche se ero tutto tranne che lucida. Ero profondamente confusa.
Come aveva fatto a condurmi in casa senza che mia madre ci vedesse e soprattutto cos’era successo dopo? Uffa perché mi viene sonno nei momenti più sbagliati. Mi sentii così sciocca tuttavia ero felice perché sentivo che in minima parte anche lui provasse qualcosa per me. Mi addormentai felice di quella constatazione ed attesi un altro giorno nella speranza di rincontrarlo, anche solo nei sogni.

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Capitolo 5
*** Revelation ***


Quella giornata era particolarmente calda, io e Bunny decidemmo di andare alla piscina comunale per passare un po’ di tempo assieme, mentre lei era intenta a nuotare io invece preferii rinfrescarmi pian piano, ero seduta sul bordo della piscina, ancora una volta mi persi nei miei pensieri. Non facevo altro che pensare al nostro ballo, alla sua voce e alle bellissime parole che ogni volta mi rivolgeva, possibile che fosse amore … quello vero? Tutti questi pensieri furono interrotti da Bunny che giocosamente schizzò un po’ d’acqua nella mia direzione.
 
 
 
«Dai tuffati.» Fui irritata da quel gesto, aveva dissolto la meravigliosa immagine del mio Maxfield.
Le lanciai un’occhiataccia. «Smettila di comportati come una bambina.» E mi voltai dall’altro lato,
 
 
 
si accigliò giocosamente e mi rivolse delle acide paroline. «Insomma chi ti credi di essere? Un’adulta.»
La guardai convinta di ciò che provassi. «E’ che, mi sono innamorata, proprio come succede agli adulti.» Risposi sognante, con le guance paonazze, ero c’erta d’aver assunto un’espressione abbastanza da ebete nel dire quella frase.
 
Bunny mi guardò sconvolta, perse, quasi l’equilibrio, per poco non affogava, poi assunse un’espressione da saputella, alzò anche il dito come per puntualizzare ciò che stava per dire. «Per innamorarsi bisogna essere in due, non lo sai?»
 
Mantenni la testa tra le mani con lo sguardo ancora perso nel vuoto.
 
«Ma certo che lo so cosa credi?» Assunse un’espressione ancor più sconvolta di prima e poi iniziò con qualche farneticazione. «COSA?!?!? Non dirmi che ti sei innamorata di Ubaldo? Oppure di Milord o Moran, beh in questo caso non è giusto, li ho visti prima io!»
 
La mia espressione continuava a non variare, ero totalmente imbambolata e sognante. «Non essere sciocca, non si tratta né di Ubaldo, né di Moran, né tanto meno di Milord. Il ragazzo che amo è molto più grande di loro.»
Mi presi qualche secondo per scandire bene il suo nome, volevo assaporare ogni sillaba. «E va bene te lo dico, mi sono innamorata di Maxfield Stanton.»
 
 
La reazione di Bunny mi lasciò totalmente basita, assunse un’espressione sconvolta ed iniziò ad urlare come se le avessi detto qualcosa di assurdo ed inconcepibile.
 
«Ma che ti prende, cosa c’è che non va? È vero che Maxfield ha qualche anno in più di me, ma se c’è l’amore di mezzo, l’età è insignificante.»
 
 
La sua espressione divenne improvvisamente preoccupata. «Ti prego Nina dimentica ciò che ho detto, puoi innamorarti di chi vuoi ok? Ma non di Maxfield.»
 
 
M’infastidirono terribilmente le sue parole, cosa poteva saperne lei di Maxfield, non lo conosceva per niente. La mia giornata era totalmente rovinata.
 
«Ora basta! Tu sei solo gelosa.»
 
 
Mi voltai e andai via. Poco dopo mi sentii dispiaciuta per la discussione con Bunny, ma lei non poteva parlare di qualcosa di così prezioso per me senza neanche sapere come andassero le cose, trovavo tutto così assurdo.
 
 
Mi recai verso casa e decisi di studiare quel pomeriggio, il giorno dopo avrei dovuto affrontare un compito importante.
Il pomeriggio passò tranquillo, ero totalmente immersa nello studio quando il suono del campanello distolse la mia concentrazione, andai subito ad aprire e mi ritrovai dall’altra parte Bunny.
 
«Oh, che bella sorpresa ciao Bunny.» Ero felice di vedere che la mia amica non fosse arrabbiata. Aveva ancora un’espressione preoccupata ma anche decisa.
 
 
«Apri le orecchie, mi dispiace per quello che sto per dire, ma è giusto che tu sappia come stanno le cose. Maxfield non è quello che credi, lui non è un essere umano. Cioè volevo dire che è una persona orribile, non merita il tuo amore quindi è meglio che te lo togli dalla testa al più presto! Lascialo andare, ti prego Nina dammi ascolto!»
 
Disse il tutto in maniera così rapida e confusa che neanche ero sicura di aver capito bene il concetto.
 
«Ma che dici Bunny, non capisco». Non mi diede neanche il tempo di dirle queste parole che era già di spalle per andarsene, mi fece un largo sorriso e mi salutò.
 
«Mi raccomando fa come ti ho detto». E andò via.
 
Tornai in casa confusa e dispiaciuta. Perché Bunny ce l’aveva così tanto con Maxfield, lei non lo conosceva nemmeno.
Tornai nella mia camera sconsolata e ripresi a studiare, benché la concentrazione fosse del tutto sparita.
 
Quello che aveva detto Bunny era molto grave ma Maxfield era così affascinante, aveva preso il mio cuore.
La sera era avanzata, ero intenta a posare i libri sullo scaffale quando mia madre mi chiamò dal piano inferiore.
 
 
«Nina, è per te. C’è un certo Maxfield al telefono.» Il mio cuore impazzì dalla gioia, mi catapultai come un lampo vicino al telefono. Mi chiese se potessi raggiungerlo al parco. Non me lo feci ripetere due volte, dissi a mia madre che sarei tornata presto e sgusciai fuori di casa.
 
 
Lo ritrovai vicino al parco comunale, c’era una piccola panchina grigia, era seduto lì ad aspettarmi.
Prima di avvicinarmi mi dedicai qualche secondo per osservarlo.
Aveva una giacca blu elettrico con un pantalone nero e la camicia bianca, era bellissimo, anche se a mio modesto parere qualunque cosa avesse indossato gli sarebbe calzata a pennello. Era così elegante.
Si accorse della mia presenza e mi venne incontro, prese la mia mano e mi condusse alla panchina ci sedemmo e mi guardò in modo tranquillo poi disse: «Mi dispiace per averti disturbato a quest’ora».
 
 
«Ma no, figurati! Mi ha fatto piacere la tua telefonata». Come poteva disturbarmi, non attendevo altro che vederlo e godere della sua compagnia.
 
 
La sua espressione variò e divenne notevolmente malinconico e pensieroso, distolse perfino lo sguardo da me e fissò il pavimento. «Nina … sono venuto per dirti addio.»
 
 
I miei occhi s’inondarono dalle lacrime e il mio cuore perse qualche battito. «Addio?» dissi balbettante, poi ebbi un’amara realizzazione. «Già … ho capito, io per te sono solo una seccatura, vero?»
 
 
Si voltò verso di me accigliato. «Non è vero, Nina ti sbagli! Il problema è che non voglio che tu corra inutili rischi. Forse non lo sai ma ci sono delle persone molto cattive che mi minacciano. Non voglio che tu sia in pericolo. Quindi addio, è stato bello conoscerti.»
 
 
Si alzò e stava per andarsene, non potevo permetterlo, dovevo trovare un modo per fermarlo, qualunque cosa. «Aspetta! Non posso fare proprio nulla per aiutarti». Rimase fermo per qualche minuto con le mani in tasca, abbassò leggermente lo sguardo con espressione frustrata.
 
 
«Il cristallo d’argento, se l’avessi, potrei difendermi dai miei nemici.. » Disse confuso. Poi mi guardò di nuovo. «Scusa, non dovevo dirlo.»
 
Cristallo d’argento? Ricordai che la mia mamma, un paio di giorni fa mi mostrò un cristallo dalle venature d’argento … che fosse quello? Mi girai verso di lui determinata.
 
«Aspetta un attimo! Torno subito.»
 
Lo lasciai lì e come un lampo tornai a casa, presi il cristallo dalla cassaforte  cercando di non farmi sentire, tuttavia mia madre mi colse in fragrante.
 
 
«Che cosa stai facendo Nina!» Mi disse con tono preoccupato.
 
 
«Mi dispiace mamma, torno subito». E ricorsi fuori di casa in direzione del mio adorato Maxfield.
 
Lo osservavo incantata mentre armeggiava con un altro cristallo, sembrava molto concentrato in quello che faceva, improvvisamente scostò gli occhi dal cristallo e li rivolse verso di me, la sua espressione era estremamente sorpresa.
 
 
«Poiché sei stata tanto premurosa con me, vorrei chiederti un altro favore, ti prego, seguimi.»
 
Appoggiò la sua mano sulla spalla, rabbrividii a quel contatto e lui se ne accorse. Mi dedicò un caldo sorriso e insieme ci stavamo incamminando, quando fummo interrotti bruscamente da Sailor Moon.
 
«E’ giunta l’ora che qualcuno ti insegni a non giocare coi sentimenti delle persone.»
 
«Non immischiarti vattene!» Disse con tono seccato, cosa voleva Sailor Moon da lui?
 
 
 Li guardavo interdetta e confusa. «Sailor Moon ma cosa dici? Maxfield non è cattivo è soltanto in pericolo.»
 
 
Mi guardò in modo autoritario. «Nina non devi assolutamente credergli, l’affascinante Maxfield non è altro che Nephrite, un servitore delle tenebre!»
 
Ero assolutamente sconvolta, cosa voleva dire un servitore delle tenebre, mi girai  verso di lui per carpire la sua reazione e di tutta risposta lo vidi intento a scagliare una sfera luminosa verso Sailor Moon, la colpii in pieno scaraventandola a terra, poi chiese aiuto alle stelle per scagliare un nuovo colpo. Ero assolutamente incredula a ciò che i miei occhi stessero osservando, che fosse tutto vero? Maxfield non era ciò che diceva di essere?
 
In aiuto di Sailor Moon arrivarono le altre guerriere, che tutte insieme attaccarono Maxfield, dopo una fiammata da parte di Sailor Mars, Maxfield cercò come poteva di scansare anche quel colpo ma cadde a terra.
 
Era visibilmente in difficoltà. «Va tutto bene Max?» Si girò verso di me sconvolto, evidentemente non si aspettava che fossi rimasta, ma come potevo lasciarlo lì da solo.
 
Fu poi il turno di Sailor Moon che caricò il suo colpo finale nella direzione del mio amato.
Era evidente che non avesse modo di difendersi, sarebbe finita davvero male.
 
Il suo sguardo era rassegnato e consapevole del destino al quale stava andando incontro, tuttavia non ero assolutamente d’accordo che finisse così, mi armai di tutto il coraggio che avevo in corpo e mi collocai davanti a Maxfield. Dovevano passare sul mio corpo prima di fargli del male!
Maxfield aveva il viso sconvolto e shoccato. «Nina, cosa fai?»
 
«Sta tranquillo Maxfield». Sailor Moon m’implorò di spostarmi, ma non lasciai neanche per un secondo la postazione in cui mi trovavo, non avrei permesso che gli fosse fatto qualcosa.
 
 
«Cristallo di luna fermati!!!» Urlò Sailor Moon disperata, ed in un lampo il diadema cadde davanti ai miei piedi. Lo so che probabilmente era sbagliato ma ero furiosa, era l’unica persona per cui provassi qualcosa e che anche solo apparentemente ricambiasse i miei sentimenti. Non potevano portarmelo via.
 
 «Lasciate in pace Maxfield! È chiaro? Andatevene!» Sailor Mercury sembrava molto preoccupata e ripeté l’identità di “Nephrite” nel caso non ne fossi informata, Sailor Mars invece m’intimidì di farmi da parte, ma non avevo assolutamente intenzione di lasciarle fare.
 
 
«Assolutamente no! Di qui non muovo capito?» Mercury confusa mi chiese per quale motivo lo stessi difendendo. Cercai di trattenere le lacrime e mi armai di coraggio per confessare ciò che sentivo per lui. «Perché ne sono innamorata … non lo avete capito?» Le lacrime scivolarono a fiumi sul mio viso, mi tremavano le braccia e le gambe, inoltre lui era lì dietro di me ad ascoltare ogni parola. «E dunque sono anche disposta a morire pur di salvarlo.» Sailor Moon quasi in lacrime rimase sorpresa per il mio coraggio.
Improvvisamente il cristallo nelle mani di Maxfield iniziò a brillare, si girò verso di me e mi osservò per qualche secondo.
 
Tutt’ad un tratto un mostro orribile attaccò Maxfield che si mise a lottare con lui, gli cadde il cristallo dalle mani ed in automatico lo raccolsi per metterlo al sicuro.
Quel mostro orribile si diresse verso di me, intento a strapparmelo dalle mani, quando l’urlo di Maxfield risuonò per la strada. «Nina!» E lanciò un'altra sfera luminosa fermando quel mostro.
 
 
Sailor Moon era sconvolta e sorpresa. «Nevius… l’ha salvata.»
 
 
Lo osservai per un secondo, sembrava sorpreso di quell’azione, fisso le sue mani con aria confusa.
Provai una profonda gioia, se aveva fermato quel mostro orribile, voleva dire che gli importava della mia incolumità, tuttavia quel mix di emozioni mi pervase e mi fece perdere i sensi.
 
Quando mi risvegliai Maxfield, era già andato via. Arrivò Bunny da lontano che mi disse che era stata chiamata da mia madre e informata di ciò che avevo fatto, mi accompagnò a casa mia, avevo il cristallo argentato fra le mani, dunque Maxfield me l’aveva restituito.
 
Quando tornai a casa, ebbi una fragorosa sgridata da mia madre, Bunny mi coprii dicendo che aveva insistito lei per volerlo vedere, tuttavia mia madre riprese dicendo che in primis era pericoloso, qualcuno avrebbe potuto farmi del male e come secondo punto avrei potuto avvisare invece di prenderlo di nascosto. Le chiesi scusa e le dissi che non avrei più fatto nulla di stupido e irresponsabile.
 Mia madre accompagnò Bunny a casa con l’auto mentre io salii in camera. Fortunatamente si era dimenticata della telefonata, dunque almeno su quest’aspetto non avrei dovuto dare alcuna spiegazione.

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Capitolo 6
*** Nephrite ***


Il giorno successivo ero a pezzi, avevo dormito male quella notte e nei miei sogni vi era sempre lui, non facevo altro che pensarlo. A scuola ero assolutamente assente, gli insegnanti spiegavano la lezione con minuzia, ma la mia mente non voleva saperne di allontanare quei pensieri.
Mi concessi qualche secondo nel parco della scuola alla fine delle lezioni, mi sedetti sullo scivolo appoggiai la mia testa sulle gambe e con le mani me la coprivo come per nascondermi dal mondo.
Mi si avvicinò Bunny estremamente preoccupata, mi chiese come stavo e cosa mi fosse capitato, era comprensiva e dispiaciuta come se sapesse quello che stava accadendo nella mia vita, oltre a quello che le raccontai la sera prima.
 
 
 
«Secondo me dovresti andare avanti Nina, dovresti dimenticarlo, non penso sia l’uomo per te».
 
 
 
«Non ci riesco». le dissi sincera. «Mi rendo conto che è malvagio, ma lo amo lo stesso».
 
 
 
In realtà non ero sicura che fosse effettivamente malvagio, sapevo con certezza però che non fosse del tutto dalla parte del bene, e neanche che fosse poi così umano.
Mi sentivo davvero una stupida, e mi dispiaceva che Bunny sprecasse il suo tempo a cercare di confortarmi, era anche lei innamorata anche se non sapevo di chi.
 
 
Il resto della giornata lo passai girando per la città in cerca di qualcosa che mi distraesse, non trovai nulla. Quando calò il sole mi diressi a casa e mi distesi qualche minuto sul letto e lasciai che il sonno mi cogliesse ed iniziai a sognarlo, quando tutto ad un tratto sentii una leggera sensazione di freddo. Aprii gli occhi e circospezioni la stanza, vidi le tende muoversi leggermente e mi accorsi che vi era qualcuno dietro di esse.
 
 
 
 
«Maxfield … sei tu? » Dissi speranzosa, non solo del fatto che fosse effettivamente lui ma anche che ciò che stesse accadendo non fosse tutto frutto della mia immaginazione.
 
 
La risposta non tardò ad arrivare. «Maxfield è un nome falso, non mi chiamo così. Ti confesso che il mio vero nome è Nephrite, o Nevius, a seconda della pronuncia che preferisci.» Si prese qualche breve secondo e poi riprese. «Non voglio più mentire con te Nina.» Mi alzai dal letto intenta ad avvicinarmi a lui, avevo bisogno di vederlo, di sentire la sua presenza tuttavia fui bloccata.
 
 
«Per favore, resta li e lasciami parlare.»
 
 
«Come vuoi …» Dissi a malincuore, ero curiosa di sapere cosa volesse dirmi, ma avevo una voglia matta di vederlo.
 
 
 
«Tu sei una ragazza meravigliosa, e sai perché? Finalmente, grazie a te sto provando di nuovo emozioni che ritenevo ormai morte. Dal mondo da cui provengo io l’amore non esiste, non facciamo altro che tradirci e complottare l’uno contro l’altro, ognuno guarda i suoi scopi. E non ti nascondo che credevo fermamente che questo fosse l’atteggiamento giusto da adottare … tuttavia da quando ti ho conosciuto, da quando ho avuto a che fare con la tua dolcezza ed il tuo coraggio e soprattutto grazie al tuo amore ho deciso che era il caso di cambiare direzione. Di schierarmi con le Sailor se fosse il caso, dunque se conosci Sailor Moon dovresti dirmi di chi si tratta, ho bisogno di contattarla».
 
 
 
«Mi dispiace, ma io non so chi sia Sailor Moon.»
 
 
«Tu non mi credi vero?»
 
 
 
 
«Certo che ti credo, credo alle tue parole.»
Era davvero sincero? Potevo fidarmi di lui? Non lo sapevo né tanto meno potevo metterci la mano sul fuoco. Tuttavia avevo bisogno che fosse la verità, ne  avevo un disperato bisogno. Nonostante questo io non sapevo nulla dell’identità di Sailor Moon, non potevo aiutarlo. «Mi dispiace Nevius ma io non ho idea di chi sia».
 
 
 
 
«Ho capito, non puoi aiutarmi». Mi alzai per aprire le tende ma non c’era più. Si era dissolto come per magia.
 
 
La disperazione mi colse. Avevo bisogno di parlare con qualcuno, non sapevo come uscire da questa intrigata situazione, telefonai a Bunny e le raccontai una mezza verità in cerca di conforto, mi scusai  per averla svegliata nel cuore della notte e riattaccai.
A quel punto il sonno era totalmente passato e decisi di rivestirmi per fare una passeggiata, camminai di soppiatto per non svegliare mia madre ed uscii di casa.
 
 
La notte era tragica e singhiozzante, non sapevo dove stavo andando, e non riuscivo a smettere di piangere. Un’enorme luce bloccò i miei passi, apparve davanti a me una donna dallo sguardo maligno e i lunghi capelli arancio.
 
 
 
 
«È  così tu devi essere la ragazzina per cui quello sciocco ha perso il senno».
Non capivo bene a cosa si stesse riferendo, tutto ciò che sapevo, è che fosse ostile nei miei confronti.
 
Disse il tutto in modo minaccioso e ironico. «Mi dispiace tesoro, nulla di personale, ma tu hai deciso di ronzare intorno a Neph, dunque dovrai morire». Era probabilmente qualcuno che aveva a che fare con Nevius.
 
 
Non ebbi il tempo né di scappare né di pensarlo nemmeno. La donna mi afferrò per il collo, stava cercando di strozzarmi, non riuscivo ad avvicinarla nonostante mi dimenassi in ogni modo.
Il respiro iniziò ad abbandonarmi ed anche la forza.
 
Ero quasi certa che fosse arrivata la mia ora quando d’un tratto la donna venne scaraventata a terra da un’immensa forza. Nevius era la di fronte a noi. Tutto fu illuminato dai suoi occhi di diamante, anche se l’espressione era contratta e rabbiosa, gli si leggeva in faccia che non era felice della situazione.
Prese la donna per le spalle e la fissò intensamente negli occhi in modo minaccioso. «Zachar, non ti azzardare MAI più a toccare Nina, o ti uccido con le mie mani.»
Zachar era timorosa ma nonostante questo non abbandonava l’espressione beffarda e di sfida.
«Hai totalmente perso la ragione? Berly non sarà contenta di.. » Nevius la interrusse bruscamente, era davvero irritato da quella donna.
 
 «Di quello che  faccio al di fuori della missione non deve riguardare nessuno. Né a te né a Berly.
Zachar impicciati dei tuoi affari o non mi farò scrupoli.»
 
 
 
 
Zachar lo spinse via e gli rivolse uno sguardo di disprezzo. Poi si girò verso di me con disgusto. «Povera te, sciocca umana, avrai più dolori che gioie. Te lo prometto.» E scomparve In un tornado di petali di fiori di pesco.
Mi toccai il collo dolente e mi rimisi in piedi. Nevius si avvicinò e prese la mia mano.
Ci fissammo per qualche secondo, poi mi prese in braccio e si diresse verso casa mia.
 
 
 
 
«Grazie mille Nevius». Non distolse mai lo sguardo dal percorso che stava percorrendo.
 
 
 
«Non ringraziarmi Nina, non so neanche io cosa mi ha spinto ad aiutarti». Mi fissò prima con un’espressione seria, poi improvvisamente una risata beffarda sul suo bel viso. «Sappi che ti ho mentito fin dall’inizio, non ho mai avuto intenzione di passare dalla parte delle Sailor. Non ho fatto altro che raccontarti bugie, ed è anche molto probabile che continuerò a farlo.»
 
 
«Non importa Nevius.» Mi guardò sorpreso, penso che non fosse abituato a tanta dolcezza e premura, volevo mostrargli cosa significasse sentirsi amati. Non mi sarei data per vinta facilmente. «Mi basta starti vicino, tutto il resto non conta.» Appoggiai il viso al suo petto e solo in quel momento mi accorsi che indossava un uniforme viola con dei dettagli dorati. Gli stava perfettamente, rispecchiava a pieno la sua presenza e la sua fisicità.
 
 
 
Arrivammo fuori casa mia, non volevo che se ne andasse ma non sapevo come trattenerlo, ci fissammo intensamente per qualche secondo.
 
 
«Bene, adesso che sei a casa posso andare.» Lo guardai in modo supplicante, desideravo con tutte le mie forze che restasse.
 
 
«Nevius, lo so che non dovrei avanzare una richiesta simile, soprattutto sapendo ciò che sei e quello che fai .. tuttavia». Temporeggiai, la verità era che avevo iniziato il discorso in modo impulsivo e persi il coraggio a metà strada. Deglutii per prendermi ancora qualche secondo. Nevius mi fissava tranquillo in attesa della richiesta. «Volevo sapere se ci fosse la possibilità di rivedersi … Mi dispiacerebbe perderti». Sorrise, e questo era un sorriso diverso dai precedenti che avevo visto prima, un sorriso più spensierato, più affettuoso.
 
 
«Mi premurerò di farmi vedere di tanto in tanto, però mi devi promettere che non mi cercherai. Se non lo farai, mi farò vedere. Va bene?»
 
 
Sorrisi, anche se in realtà il mio sorriso non si avvicinava neanche lontanamente alla gioia che provai in quel momento. «Ok, prometto che aspetterò buona.» Si girò nella direzione opposta alla mia, fece due passi e poi si fermò di nuovo, voltò leggermente il viso nella mia direzione.
 
«Allora ci vediamo presto. Buonanotte.»
 
Non ebbi il tempo di rispondere, era già svanito nel nulla.
 
Salii con cautela le scale, e mi infilai a letto felice. Questo sarebbe stato l’inizio di qualcosa di molto speciale. bfdjjf

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Capitolo 7
*** The light of the night ***


Non so in quale momento preciso sia cambiata la mia vita, so sicuramente che aveva a che fare con l’arrivo di una persona speciale, una persona che a detta di molti, e a sua in primis, era consono e ragionevole evitare.
Tuttavia dalla prima volta che lo vidi, fui sicura dei miei sentimenti, e per quanto egli assumesse atteggiamenti strani o aggressivi, niente riusciva a farmi essere ragionevole e mi spingeva ad allontanarmi da lui, neanche la rivelazione della sua vera identità né il sapere che avesse poteri sovrannaturali, ma soprattutto del fatto che non fosse propriamente dalla parte del giusto.
Non ero certa di nulla della mia vita, meno che di una cosa ... Lo amavo.
 
Era uno dei soliti pomeriggi scolastici, mi sentivo annoiata e stanca dal peso dei continui compiti assegnati senza sosta, di tanto in tanto uscivo con Bunny, la sua presenza alleviava visibilmente le mie pene, anche se non riuscivo ad aprirmi del tutto sulla mia situazione sentimentale. Non potevo raccontarle ciò che Nevius fosse, avrebbe pensato che fossi impazzita del tutto. In aggiunta, nonostante il fatto che Bunny non lo conoscesse più di una volta mi aveva consigliato di allontanarmi da lui, dunque, per quanto mi fosse possibile, evitavo l’argomento con lei.
I pensieri mi torturavano non riuscivo a smettere di pensarlo.
È come si poteva smettere, se la perfezione avesse forma fisica, questa sarebbe sicuramente Nevius.
Lo adoravo, era sempre impeccabile, sempre così delicato, così distinto, il suo tono di voce non si scostava mai da quella rassicurante pacatezza.
Tuttavia aveva dei difetti. Quali?  Era chiaro come un libro in Aramaico.
Certe volte era così dolce così premuroso, pieno di attenzioni e accortezze, in altri invece glaciale, come se non avesse mai fatto la mia conoscenza, nessun segno di vita, sempre sfuggente e vago, spesso dubitavo perfino di averlo davvero conosciuto.
Ormai erano passate già tre settimane dal nostro ultimo incontro, e di lui non avevo alcuna notizia questa situazione mi rendeva davvero infelice, avevo bisogno della sua presenza, della sua protezione, e mi scocciava che lui si facesse vedere così di rado.
Tornando a quel pomeriggio ero tremendamente stanca di pensare a lui, avevo bisogno di distrarmi per salvaguardare la mia sanità mentale, rischiavo la pazzia. Decisi dunque di accompagnare Bunny e Ubaldo a fare qualche commissione, come al solito.
 
Ci spostammo dalla periferia e ci dirigemmo verso il centro città, nel periodo invernale tutto assumeva un aspetto diverso.
Non era entusiasmante il fatto che il sole calasse subito, rendeva tutto più cupo. Inoltre odiavo i vestiti invernali, cappotti ingombranti i lunghi sciarponi, e la pioggia.
 
Come lato positivo, però, la possibilità di essere accolta da calde braccia per superare l’inverno.
 
Non posso crederci Nina, stai di nuovo pensando a lui? Scossi la testa come per rimuovere quel pensiero e mi diressi con i miei amici verso qualche negozio.
Cibo, abiti, cianfrusaglie, qualunque cosa tenesse la mia mente occupata.
Durante questi numerosi giri la fame ci colse (soprattutto Bunny) e decidemmo dunque di recarci in un ristorantino, dopo un ottimo pranzo ci sedemmo su una panchina per chiacchierare, le ore passarono velocemente Ubaldo non faceva altro che parlare di compiti in classe, ero davvero esasperata, volevo distrarmi è vero ma non avevo assolutamente voglia di parlare di scuola.
Lanciai qualche occhiata disperata intorno a me e restai rapita dalla vetrina di un negozio pieno di oggetti etnici.
Acchiappasogni, piume, abiti particolari e soprattutto pile enormi di libri, i miei occhi caddero su uno in particolare “tutto comincia dalle stelle”.
Stelle. Ecco di nuovo il mio bruno apparirmi di fronte, non sentivo più nulla intorno a me solo la sua calda voce.
 
Vengo, mio malgrado riportata sulla terra dalla voce di Ubaldo, dice di conoscere un centro commerciale a pochi passi da lì, non avevo assolutamente voglia di sentire ancora Ubaldo farneticare per tutto il tragitto, avevo bisogno di perdermi per qualche minuto nei miei pensieri.
Gli dissi, dunque, che li avrei aspettati fuori al centro commerciale, perché preferivo visitare quel bellissimo negozio. I due annuirono sorridenti e le nostre strade si divisero momentaneamente.
Il negozio era così immenso che mi ci persi quasi, e non mi resi conto che la notte era già calata, mi diressi fuori un po’ stordita a causa dei forti profumi d’incenso presenti al suo interno.  E imboccai la strada che avrebbe dovuto condurmi verso i miei amici, almeno così pensavo. Tuttavia dopo pochi passi fui quasi convinta d’aver preso il vicolo sbagliato.
 
Mi girava ancora un po’ la testa a causa di quei profumi e la strada buia iniziava a mettermi più ansia di quanto mi aspettassi, i volti delle persone in penombra erano contorti e inquietanti e la poca luce dei lampioni non migliorava la situazione.
 
Accelerai il passo nella speranza di raggiungere al più presto i miei amici, anche se ormai avevo la certezza di aver preso la strada sbagliata. Sentii poco più lontano da me dei borbottii, cercai di non guardare nessuno per non farmi notare, anche se ormai era tardi. Ero già stata notata. Dei ragazzi iniziarono a farsi largo, cercai di sfuggire al loro sguardo accelerando ancor di più il mio passo, il cuore batteva forte non sapevo cosa aspettarmi, mi ritrovai in una nuova strada con vari incroci, e senza rendermene conto uno di loro era lì davanti a me.
 
Feci per indietreggiare e scontrai la schiena verso altri due.
 
Parlavano all’unisono uno di questi mi poggiò una mano sulla spalla.
 
«Sei davvero carina sai? », «cosa ci fai qui tutta sola?»
 
Cercai di scansarmi dalle loro mani e dai loro sguardi, ma purtroppo ero in balia dei tre, e non riuscivo neanche a pensare a quello che sarebbe potuto capitarmi, ero ancora stordita e confusa, iniziai a tremare.
In un momento di lucidità pensai a qualche modo per riuscire quantomeno a scappare.
 
Pestai il piede a uno dei tre, purtroppo il mio tentativo di fuga fu subito smorzato, uno di loro con uno scatto fulmineo afferrò la mia sciarpa costringendomi ad una rovinosa caduta.
 
Ero terrorizzata, stavolta non l’avrei spuntata.
 
Quei tre mostri avanzavano verso di me, con aria sicura e beffarda. Improvvisamente un suono assordante invase la silenziosa strada, i fari di una Ferrari sportiva illuminarono la strada buia, per poco uno dei tre tizi non fu investito dalla violenza con cui quell’auto sfrecciò verso di noi.
 Più in fretta di quanto mi aspettassi la portiera della macchina si aprì e da li uscì Nevius.
Credo di non averlo mai visto in quelle condizioni, Aveva le labbra serrate e lo sguardo furibondo, i suoi occhi azzurri ricordavano un nubifragio in piena, teneva i pugni chiusi sforzandosi di non colpire nessuno.
 
 
«Entra in auto.» Disse con tono altrettanto furibondo, mentre lanciò quell’ordine non smise neanche per un attimo di fissare i tre tipi che lo guardavano con timore.
Ubbidii senza troppe domande, uno dei tre provò a reagire e di tutta risposta fu scaraventato come se fosse una piuma verso gli altri due. Il peso di uno li mandò giù tutti. Borbottavano qualcosa ma nessuno aveva il coraggio di avvicinarsi a lui.
 
Nevius era imperturbabile, li fissò con uno sguardo ancora più truce e omicida I tre colsero il messaggio e spaventati allargarono le mani in segno di resa. Nevius entrò in auto senza emettere neanche un suono.
 
Non distolse mai lo sguardo dalla strada, era visibilmente irato stringeva il volante in modo smanioso e tormentato, lanciò una fugace occhiata alle mie gambe che al contatto col suolo si graffiarono leggermente, le coprii con la sciarpa lanciandogli un sorriso imbarazzato.
 
«Grazie … non so come sarebbe finita se …»
 
 
 
«Non ricordarmi cosa è appena successo, dovrei tornare indietro e fare a pezzi quei miseri esseri.»
 
 
 
«Nevius, non è successo nulla.»
 
 
«Sono arrivato in tempo, sentivo i pensieri di quella feccia da miglia di distanza. Possiamo cambiare argomento? Non vorrei commettere omicidi, sto facendo uno sforzo immenso per non fare dietrofront.»
 
 
 
«Va bene, va bene ….»
 
 
Parlai perlopiù da sola, però sapevo d’avere la sua attenzione, di tanto in tanto mi dedicava qualche verso di approvazione o dissenso.
Nevius guidava in modo veloce e imperterrito, ero notevolmente terrorizzata dal suo modo di guidare, ma almeno raggiungemmo in un lampo il centro commerciale in cui si trovavano Bunny e Ubaldo. Infatti, erano lì fuori ad aspettarmi.
 
Bunny si avvicinò, mi fissò per un secondo dalla testa ai piedi, era visibilmente preoccupata, poi lanciò un’occhiataccia a Nevius che per lei era ancora Maxfield.
 
«Stai bene, dov’eri finita? Ci siamo preoccupati tantissimo…»
 
 
«Scusami Bunny… è che mi sono persa tra tutti quegli scaffali, poi ho incontrato Max e mi sono fermata a parlare con lui.»
 
 
Bunny fissava Nevius con sguardo accusatorio e sospettoso, chissà cosa gli passava per la testa,  improvvisamente ruppe il silenzio.
 
 
 
«Beh, che ne dici di tornare a casa, penso che tu e Maxfield vi siate detti tutto no? »
 
Ero intenta a risponderle ma Nevius fu più rapido.
 
 
«Se non ti dispiace, vorrei accompagnarla io a casa.»
 
 
Quella sua richiesta mi fece arrossire, Bunny era assolutamente pronta a replicare, era accigliata qualcosa la infastidiva ma davvero mi sfuggiva cosa. Tuttavia fu interrotta da Ubaldo, che una volta tanto disse qualcosa di intelligente.
 
 
«Ma si dai Bunny, lasciali un po’ soli, sicuramente Nina vorrà passare un po’ di tempo col suo ragazzo e…»
 
 
 
«Va bene Ubaldo hai già parlato abbastanza… andiamo! ». Disse Bunny esasperata, arrossii di nuovo, all’idea che Nevius potesse passare per il mio ragazzo, mentre lui ridacchiò leggermente senza perdere mai la compostezza che lo contraddistingueva.
 
Bunny mi lanciò uno sguardo preoccupato raccomandandomi di far attenzione, lei e Nevius si guardarono con sfida, non si stavano per nulla simpatici quei due, ed io davvero non ne capivo il motivo, d’altronde era comprensibile non capire, si erano visti si e no due volte e in quelle due volte non avevano mai nemmeno interloquito.
 
Abbandonai quei pensieri, tanto per ora non avrei avuto alcuna risposta.
 
Nevius era notevolmente più tranquillo, guidava perfino in modo più contenuto. Di tanto in tanto mi lanciava qualche occhiata, che per me scaldava più di qualunque carezza.
 
 
«Ti dispiace se stiamo un po’ in strada, non ho voglia di tornare a casa, sono un po’ nervosa..» Finsi. La verità è che non avevo assolutamente voglia di staccarmi già da lui, chissà quando l’avrei rivisto ancora.
 
Annuì semplicemente e cambiò percorso, ci trovammo in un sentiero boscoso, alberi, alberi e ancora alberi erano l’unica cosa visibile al momento, tutto era immerso nell'oscurità eppure erano appena le otto di sera. Andammo avanti per una decina di chilometri fino a quando l’auto non si fermò fuori a un vero e proprio castello, strabuzzai gli occhi per l’incredulità, Nevius mi osservava divertito e m’invitò ad entrare.
 
 
«Dai, entra. Questo è il posto in cui vivo.»
 
 
«Ah … quindi un generale, ehm che vive servendo il male abita in un castello da principe?»
 
 
«Cosa ti aspettavi? Gente incatenata, celle segrete e teschi sui mobili?»
 
 
«Ehm…no, la gente in catene no..»
 
 
«La gente in catene no…» ripeté sarcasticamente a mo di eco, mi scappò una risata di gusto e notai con piacere che anche lui sorrise insieme con me.
Non riuscivo a non guardami intorno, quel posto m’incantava, quel castello era d’altri tempi, così come lui.
 
Era davvero un castello immenso e arioso, la luce calda accarezzava ogni parte della casa, e sui mobili vi erano sistemati dei piccoli candelabri rigorosamente accesi per richiamare di più un’atmosfera rilassante, il castello profumava di lavanda, forse perché attaccati al drappeggio delle tende, vi erano dei piccoli mazzetti, le tende erano molto ampie bianche e dello stesso viola chiaro dei fiori, le finestre erano enormi, se fosse stato giorno, il sole avrebbe illuminato tutta la stanza con i suoi raggi splendenti.
 Al lato del soggiorno vi era uno scalone in legno bianco, al centro della stanza era posizionato un grande tavolo rettangolare, anche su di lui vi era un candelabro al centro con dei piccolissimi cesti di fiori rossi alle sue estremità.
Adiacente allo scalone era posto un bellissimo camino con qualche ceppo ardente, sopra di esso un dipinto raffigurante quattro giovani cavalieri in divisa bianca, riconobbi subito Nevius tra loro e supposi che gli altri fossero i suoi “amici”.
 
«Sembrate molto uniti.» Dissi senza mai distogliere lo sguardo dal dipinto.
 
 
«Si lo eravamo, tanto tempo fa… ma le cose cambiano, ognuno fa le sue scelte e prende la sua strada.»
Non sembrava volesse parlare di loro, dunque decisi di non approfondire per il momento, Nevius mi fece strada.
 
 
«Questo è il bagno, se vuoi, puoi darti una rinfrescata, lì c’è una stanza che puoi usare a tuo piacimento, ci sono anche degli abiti se desideri cambiarti, puoi anche riposarti, oppure me lo dici e ti accompagno a casa.»
Mi tremavano le mani, l’idea di trovarmi in un castello con lui mi rendeva nervosa, pensavo capitassero solo nei libri certe cose e non di provarle in prima persona. Il punto era proprio quello, non stavo leggendo un libro era la realtà, lui era là bellissimo di fronte a me.
 
«Ti dispiace se questa notte resto qui….?»
 
«No, di là c’è un telefono, avvisa tua madre, sarà preoccupata.»
Accidenti! Mia madre… presa dagli ultimi eventi avevo totalmente trascurato il fatto di doverla avvisare. Mi precipitai al volo verso il telefono. Mio malgrado fui costretta a mentirle, non potevo di certo dirle che avrei dormito a casa di un uomo molto più grande di me in un castello distante da casa, dunque le dissi che mi trovato da Bunny, si tranquillizzò e mi raccomandò di non fare sciocchezze…ma quando mai le ho fatte?
Sono sempre stata una persona responsabile e con la testa sulle spalle, stavolta non sarebbe stato diverso.
 
In seguito decisi che effettivamente avevo bisogno di rinfrescarmi, i jeans erano strappati e bagnati e i graffi iniziavano a bruciare un po’.
Uscita dal bagno iniziai a guardarmi un po’ intorno ero incantata da quel posto, osservavo ogni dettaglio anche il più piccolo ovviamente sempre in modo discreto, non volevo passare per la curiosona di turno, andai alla ricerca di Nevius che sembrava essersi dileguato, dunque anche se non avrei dovuto decisi di perlustrarlo un po’, salii le scale e al piano superiore trovai un lungo corridoio con una serie di porte. Subito di fronte alle scale vi era un terrazzo, al momento chiuso ma i vetri trasparenti permettevano comunque di vederne la sua struttura, il pavimento era fatto in mattoncini bianchi, con al centro un tavolino rosso con due sedie anch’esse rosse, il tutto si sposava perfettamente con la ringhiera del terrazzo decorata in modo perfetto richiamava i rami di un albero. E a proposito di alberi il balconcino ne era circondato, alcuni dei rami si appoggiavano anche su di esso.
Sopra il tavolino circolare vi erano appoggiati un bicchiere vuoto e un libro, supposi che quella fosse la zona “relax” di Nevius.
 
Nel corridoio del terrazzo vi era una cantinetta portabottiglie in vetro, dedussi che Nevius aveva preso da là qualunque cosa vi fosse stato in quel bicchiere.
Mi spostai dal terrazzo ed analizzai il resto del corridoio, notai numerosi dipinti e foto alle pareti, in alcune vi è ritratto Nevius, molto più giovane, le sue spalle erano molto meno larghe aveva un sorriso sereno e spensierato, supposi che in quel tempo fosse ancora mortale.
Più avanti vi erano altre foto, dove era già visibilmente più adulto, l’espressione del viso era cambiata, era ritratto con un sorriso appena accennato e l’espressione più cupa, come un giovane a cui era stata strappata l’innocenza e costretto ad una vita di guerre e ferite.
Provai un immenso dispiacere per lui, deve essere stato difficile rinunciare alla vita pacifica e tranquilla ed essere costretti a eseguire ordini, e azioni non propriamente positive.
Una sensazione di tristezza invase i miei sensi, decisi dunque di proseguire lungo i corridoi che non avevo ancora visitato.
Il corridoio a destra mi condusse a una grande porta, la aprii senza pensarci, ma sempre con discrezione, e mi ritrovai davanti un enorme letto col baldacchino, lenzuola azzurre e bianche, un’enorme finestra, mobili scelti accuratamente, un bellissimo tappeto che accarezzava il pavimento in marmo beige ed un lampadario fatto di cristalli che pendeva fino a metà della stanza.
Anche in questa stanza vi erano numerosi quadri e cimeli ... di famiglia suppongo, in uno di questi quadri vi era ritratta una bellissima donna dai capelli rossicci e lo sguardo sereno, il suo corpo era esile ma atletico, indossava una divisa che ricordava vagamente quella delle Sailor, al collo aveva un pendente verde ed un bracciale abbinato bellissimo.
La giovane donna stringeva un bambino dai folti capelli e lo sguardo furbetto. Che sia lui? E quella donna? Forse una sua parente, non aveva mai parlato troppo della sua vita personale aldilà della missione che doveva compiere.
fui rapita dall’armonia di quella stanza, di fronte al letto era posizionato un enorme guardaroba con uno specchio, più lontano una scrivania invasa da fogli e libri, su uno di questi vi era il cristallo nero che in qualche occasione Nevius aveva portato con se,  accanto ad esso un pendente con una pietra verde identico a quello della donna nel dipinto. Vicino alla scrivania c’èra una sedia e sopra di essa era appoggiata la giacca rossa che Nevius aveva quando siamo arrivati qua. Al posto di una comune finestra la stanza possedeva un mini balcone e su di esso vi era un cannocchiale, comprensibile Nevius è il generale delle stelle, suppongo si diverta ad ammirarle anche così.
Era  tutto così magico in quel castello, per un istante dubitai quasi dell’esistenza effettiva di un posto simile. Mi lasciai trasportare troppo dalle sensazione del posto, e sognai per un po’ ad occhi aperti, tuttavia fui riportata alla realtà  dal rumore di una porta presente nella stanza che neanche avevo notato. L’espressione sul mio viso poteva essere paragonata a quella di una bambina sorpresa con le mani nel barattolo dei biscotti.
La paura divenne subito imbarazzo quando mi accorsi che Nevius era uscito dal bagno padronale coperto solo da un asciugamano alla base della vita, mi osserva in modo interrogativo e divertito. Il mio viso divenne paonazzo, per quanto mi sforzassi di non fare figuracce non riuscivo a staccare gli occhi dal suo addome, lo scrutai minuziosamente nel più piccolo dei dettagli.. aveva numerosi cicatrici ma queste non ne variavano la perfezione, anzi, le ciocche dei suoi meravigliosi capelli bagnati poggiate sulle spalle rendevano il tutto ancora più stupendo.
Si avvicinò pericolosamente a me con fare lento e sensuale, il mio corpo sembrava paralizzato, avrei voluto scappare via dalla vergogna ma non riuscivo a muovermi.
Lui era sempre più vicino, si posò davanti a me e lentamente si sporse.
Il mio cuore batteva all’impazzata, sentivo che sarebbe esploso dal mio petto, e la cosa non migliorò per niente quando prese delicatamente il mio viso tra le mani e si sporse ancor di più col suo vicino al mio, a quel punto mi sentii totalmente impotente, decisi dunque di lasciargli fare, chiusi gli occhi in segno di resa.
Con mia grandissima sorpresa Nevius avvicinò la bocca al mio orecchio.
 
«Sai, dovrei vestirmi… e siccome non sono mai stato uno timido nulla mi fermerebbe dal farlo di fronte ai tuoi occhi, tuttavia non credo che tu sia il tipo da queste cose… vuoi restare?».
Quell’esclamazione fu imbarazzante ed eccitante insieme, fortunatamente, però, mi ridiede le forze per muovermi, mi scostai leggermente da lui ed abbandonai la stanza ad una velocità fulminea, lo sentì ridacchiare dalla sua camera.
Lo aspettai nel salone principale seduta sul divano, l’attesa pareva interminabile, in realtà Nevius non ci mise troppo, scese lentamente le scale, lo guardai incantata, si era cambiato d’abito, adesso indossava un pantalone e un panciotto nero con sotto una camicia bianca, stranamente i suoi capelli erano legati da un sottile nastro nero, era la prima volta che legava i capelli, non aveva importanza, non influiva minimamente sulla sua bellezza. Mi fissò amorevolmente e mi porse la sua mano.
 
«Suppongo tu abbia fame.»
 
 
«Un po’….»
 
 
«Seguimi.»
 
 
Mi accompagnò verso il grande tavolo e si diresse verso l’enorme cucina, dove iniziò ad armeggiare con utensili e cibo, preparò una cena veloce, questa cosa mi lasciò sorpresa non immaginavo sapesse anche cucinare, quest’uomo era pieno di sorprese.
 
 
«Era tutto delizioso, grazie.»
Si alzò delicato e si diresse verso un antico giradischi, posò l’ago e partì la melodia lenta e rilassante, cosa significava?
 
Lo vidi ancora rivolto verso di me, mi si avvicinò piano e mi porse ancora la sua mano.
 
 
 
«Vuoi ballare?»
 
 
Annuii e gli cedetti la mia mano, mi attirò a se delicatamente e insieme iniziammo quel lento e caldo ballo.
Così passò la serata, al più tardi mi diressi nella mia stanza, e così anche Nevius. Quella stanza era tanto bella quanto soffocante.
 
 
Soffrivo terribilmente, il pensiero che lui fosse a pochi passi da me e che io non potessi far nulla, mi faceva sentire terribilmente frustrata. Avrei pagato per sentire il calore del suo corpo accanto al mio.
Quest’ultimo pensiero mi fece rabbrividire, insomma Nina cosa ti prende? Quando mai hai fatto certi pensieri.
Decisi di calmarmi, e mi diressi verso la cucina aprii il frigo e presi un bicchiere di latte, lo bevvi fissando la grande vetrata vicino al frigo, di fronte a me c’èra un enorme giardino con tanti alberi, il cielo era limpido e pieno di stelle, non volava una mosca, tutto era perfettamente in armonia. Iniziai di nuovo a sognare ad occhi aperti, lo immaginai, accanto a me. Vidi i suoi occhi, le sue labbra, le sue mani, questo pensiero parve così reale che quasi lo sentii attorno alla mia vita.
 Aspetta un momento…
Tornai alla realtà e mi resi conto che le sue mani erano effettivamente sui miei fianchi, e proprio là, alle mie spalle.
«Non volevo girovagare ma .. non riesco a dormire».
«Sei bellissima».
Perché deve essere così? Ogni cosa che dice, che fa, mi lascia ogni volta di sasso, non so mai come reagire, non so cosa dire.
Tutti quei pensieri furono spazzati via da Nevius che velocemente mi strinse tra le braccia come se fossi una bambina, mi appoggiai al suo caldo petto e sentii la stoffa della seta del pigiama, il suo cuore batteva forte ma niente riuscì a superare il battito del mio, soprattutto nel momento in cui fui poggiata sull’enorme e morbido letto del mio cavaliere.
Avvicinò il suo viso al mio, ero ancora una volta interdetta, non sapevo mai cosa aspettarmi da lui.
«Sono molto pericoloso sai? Non dovresti essere qui con me. La tua amica fa bene a non fidarsi.»
 
 
«Nevius… io… non capisco, cosa intendi dire. Ok, la tua amica ha tentato di farmi fuori qualche volta, tuttavia sei sempre stato là per proteggermi, cosa intendi per pericoloso, cos hai che non va?»
 
 
 
«Nina, sono arrivato sulla terra con uno scopo preciso, e di certo non è quello di mettere su famiglia. Quando tutto sarà compiuto sempre ammesso che mi salvi… Dovrò andarmene.»
Quell’ultima parola mi causò una sensazione di dolore in ogni parte nel corpo, voleva lasciarmi? Perché mi stava dicendo questo, perché adesso...
Ma ovviamente era tutto nella norma, infondo … ero solo una piccola parentesi nella sua vita fatta di azione e missioni. Le parole mi scivolarono dalla bocca in modo involontario e forse troppo impulsivo.


 
«Beh mi pare ovvio, infondo qui non c’è nulla d’importante. Anche questa … Cosa che si sta creando fra noi, anzi questo nulla. Fai bene ad andartene.»
Il suo sguardo cambiò, non aveva più l’espressione sicura di poco prima .. sembrava irritato, se non fossi stata sicura di conoscerlo almeno un po’ avrei temuto un aggressione da parte sua.
Si allontanò da me e si diresse verso l’ampia finestra, accarezzò delicatamente la tenda poi si voltò verso di me con sguardo accusatorio.
 
«Come puoi pensare che sia felice di andarmene, davvero pensi che non m’importi nulla? Che ti protegga perché mi diverto? Che gli sguardi omicidi dei tuoi amici li accetti perché non ho nulla da fare nella mia immortale vita?
Mi deludi Nina.. » Il tono di voce con cui disse l’ultima frase trasmetteva tutta la delusione che diceva di provare.
 
 
«Nina, ho provato una miriade di volte a starti lontano ma tu in qualche modo riuscivi sempre a raggiungermi, ora sono arrivato a un punto in cui non voglio neanche più di tanto che tu stia lontana da me, ma sono consapevole di essere un pericolo per te, non so per quanto ancora posso gestire l’imprevedibilità di Zachar, e non solo la sua.
Devi starmi lontana. È per il tuo bene.»
 
 
 
«Per te è facile parlare vero “Maxfield?”.» Il suo nome di copertura mi uscii fuori con un tono più acido di quanto volessi, ma quantomeno resi l’idea del dolore che mi stava provocando.
«Tanto che importa, tu vivrai per sempre puoi avere chissà quante donne. Non ti ci vuole nulla a trovarne un'altra come o addirittura meglio di me.
Per te questo non vale nulla? Non ti rendi conto di come mi senta ogni volta che ti vedo e poi sparisci …»
 
 
Notai che cambiò espressione facciale in pochissimi secondi, infine si fece serio e inarcò il sopracciglio.
 
 
«Cosa diavolo stai dicendo? Nina se avessi voluto una donna in tutti questi anni ne avrei sicuramente avuta una, non trovi?  Non capisci proprio cosa voglio dire eh?
Rischi la vita standomi vicino.
In tutti questi anni, da quando servo le forze del male, non ho mai avuto il minimo interesse per nessuno, se non per me stesso.  Qualcosa però sembra essere cambiata, io non posso sempre essere presente, e non posso sapere quando Zachar agirà di nuovo.
Non voglio vederti morire … Ho passato la maggior parte della mia vita a non provare nulla. Non voglio veder morire l’unica persona di cui m’importa.» Disse l’ultima frase quasi sussurrandola.
 
 
Il mio cuore iniziò a battere furiosamente. Era una dichiarazione o cosa?
Possibile che Nevius, il mio Nevius ricambiasse effettivamente i miei sentimenti?
 
 
Abbassai lo sguardo e con un filo di voce gli sussurrai: «Credo fermamente di piacerti meno di quanto tu piaccia a me.»
 
 
A quella frase si acciglio e fisso più intensamente il suo sguardo su di me.
 
 
 
 
«Ti sbagli.» Stavolta il suo tono non era più irritato, anzi era molto gentile.
 
 
 
«Forse sei solo confuso.» Ero veramente ansiosa, mi sforzai di restare lucida e di non cedere alla pressione del suo sguardo.
 
 
 
«Sei davvero così convinta di ciò?»
 
A ogni sua parola il mio cuore perdeva qualche battito, mi guardai nervosamente intorno, cercavo le parole giuste per spiegargli ciò che intendessi, ma davvero non riuscivo a trovarle. Lo fissai di nuovo e stavolta non era più tranquillo. Si scurì in volto, era sempre più impaziente a causa del mio silenzio.
 
 
«Non sono sempre sicura di ciò che mi capita, sai non so leggere nel pensiero IO, e inoltre sono terrorizzata dall’idea di perderti. Ogni tanto ho quella sensazione d’ansia che mi angoscia, mi dai l’impressione di uno che mentre dice certe cose poi improvvisamente provi a lasciarmi andare, le tue azioni lo confermano, vai e vieni in continuazione non ti rendi conto dell’inquietudine che le tue parole provochino in me.
Ovvietà a parte, è questo ciò che penso.»
 
 
 
 
«Che cosa intendi per ovvietà?» Inarcò di nuovo il sopracciglio.
 
 
 
«Insomma Nevius, mi hai guardato?» Quella fu davvero una cosa stupida da dire, non faceva altro quando si trovava con me, i suoi occhi restavano sempre incollati su di me.
 
 
«Sono una ragazza assolutamente nella norma, se escludiamo la mia tendenza ad attirare catastrofi e mal intenzionati. Poi guarda te.»  Lo indicai sottolineando la sua innegabile perfezione.
 
 
Alzò un sopracciglio, irritato, ma si rilassò all’istante e nei suoi occhi apparve uno sguardo intelligente. «Mia piccola Nina, credo che tu conosca davvero poco di te stessa. Certo non posso negare che hai centrato alla perfezione sui difetti, effettivamente è difficile assicurarsi che tu resti incolume per più di dodici ore.
Tuttavia non immagini neanche cosa pensano i ragazzi che conosci. Per me non sei assolutamente una ragazza normale, tutt’altro.»
 
Fui molto più imbarazzata che lusingata dall’occhiata con cui disse quelle parole. Cercai di riprendere il filo originale del discorso. «Ma io non sono intenzionata a lasciarti andare», rimarcai.
 
 
«Questa tua affermazione dimostra quanto io abbia ragione», e scosse il capo, come per accettare l’idea controvoglia, «andarmene sarebbe la scelta migliore per te, danneggerei me stesso , pur di proteggerti.»
 
 
 
Lo guardai, torva: «Pensi che questo discorso valga solo per te?»
 
 
 
«Non sei tu che decidi al riguardo.» Il suo umore mutò ancora una volta, sfoderò un sorriso beffardo, era devastante per quanto fosse bello.
 
«Proteggerti m’impegna più di quanto non faccia il mio lavoro per queen Berly, e richiede la mia presenza costante.»
 
 
 
«Oggi nessuno ha cercato di farmi fuori.» Dissi ironica.
 
 
 
«Ricordo altro.» affermò, riferendosi probabilmente alla mia disavventura con i tizi in città. D’altro canto gli ero grata del fatto che si fosse sforzato di cambiare argomento. Non volevo più parlare di abbandono. Avrei fatto di tutto per godere ancora della sua compagnia, anche mettermi io stessa in qualche guaio, fortunatamente, il mio senso di responsabilità era ancora molto elevato, dunque scartai all’istante quella possibilità, inoltre temevo che potesse leggermelo nella mente. Non ne sarebbe stato sicuramente entusiasta.
 
 
 
«Che ne dici di fare un giro in centro domani? Dovrebbe essere soleggiato, inoltre dovrai pur tornare a casa.» Disse con tono pacifico.
 
 
 
«Mi piacerebbe davvero.» Restai in silenzio per qualche minuto cercando di formulare in modo adeguato la richiesta che stavo per fargli.  «Ti dispiace se andassimo a piedi?»
Il suo sguardo si fece curioso e interrogativo e senza troppe esitazioni chiese spiegazioni di questa mia richiesta.
 
 
 
«Domani a tua detta c’è bel tempo, mi piacerebbe godermelo passeggiando. In secondo luogo, mi terrorizza il tuo modo di guidare.»
 
 
Alzò gli occhi al cielo. «Dopo tutto quello che ti ho raccontato su ciò che faccio e con tutto quello che potrebbe terrorizzarti di me ti preoccupi di come guido.» Scosse il capo, disgustato, e poi tornò serio. «Mio malgrado dovrò accettare. Preferirei però che non te ne andassi a casa per conto tuo tremo al solo pensiero dei guai in cui potresti cacciarti.» Sorrise e tacque dopo quest’ affermazione.
 
Mi rimproverava come un padre tende a fare con i suoi figli, non volevo lasciargli l’ultima parola, gli lanciai un’occhiata offesa ed esclamai «Ho vissuto a Tokio per molti anni, e rispetto ad Osaka e molto più grande, per popolazione, grandezza e…»
 
 
«Evidentemente», m’interruppe, «A Tokio non doveva capitarti nulla, e inoltre non ero presente. Dunque preferirei che mi stessi accanto, almeno sono tranquillo.»
 
Mi scoccò un’altra delle sue occhiate fiammeggianti. Non ero in grado di ribattere né a quella né a nessun’altra delle sue ragioni, non ne avevo comunque motivo, voleva che passassimo più tempo insieme andava benissimo. «L’idea di godere più allungo della tua compagnia può solo farmi piacere».
 
 
 
 
«Lo so», sospirò, rassegnato.  «Dovresti dirlo a tua madre.»
 
 
Quell’esclamazione mi lasciò di stucco, perché avrei dovuto parlare con mia madre di una cosa simile? Il suo sguardo si fece severo, dedussi che in quel momento avesse letto il mio pensiero. Prima che potessi parlare, esclamò seccato. «Così almeno avrei un motivo per accompagnarti a casa di tanto in tanto.» Arrossii visibilmente, ero davvero shoccata. Tuttavia aveva ragione, se l’avessi detto a mia madre, sarebbe stato meglio per tutti, non mi andava di mentirle, avremmo vissuto meglio entrambe: «Va bene, glie lo dirò.»
Superò con lo sguardo la mia figura e fissò per qualche secondo il cielo, tentai di catturare di nuovo la sua attenzione.
 
 
«Parliamo d’altro?»
 
 
 
«Di cosa vuoi parlare, non credi sia arrivata l’ora di dormire?». Era ancora irritato. Guardai la stanza e dedussi, che avrei dovuto mio malgrado, ritornare nella stanza alla quale ero stata relegata.
Feci per alzarmi ma fui bloccata dalla sua voce.
 
 
«È abbastanza grande da riuscire a contenere entrambi.» Arrossii di nuovo, ma stavolta non mi feci prendere dal solito panico, tornai verso di lui che mi accolse spalancando le coperte. Mi abbandonai tra le sue braccia calde. Ero totalmente incredula, tuttavia per quella giornata erano capitati abbastanza avvenimenti, decisi di prendermi questo meritato premio. Gli lanciai un ultimo sguardo prima di chiudere gli occhi.
 
«Buonanotte Nevius.» Avvicinò le labbra alla mia fronte, mi schioccò un bacio amorevole e ricambiò il mio augurio. «Buonanotte, mia piccola Nina.» 

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Capitolo 8
*** New Day ***


Mi svegliai felice e riposata. L’enorme stanza era illuminata dall’ampia finestra posta al lato del letto al di fuori di essa tutto il giardino e gli alberi erano illuminati, tutto divenne più magico. Mi presi qualche secondo per stiracchiarmi prima di dare un’occhiata veloce all’orologio: ACCIDENTI LE OTTOMENUNQUARTO!!! Ero in ritardassimo per la scuola,guardai accanto a me e realizzai tristemente che Nevius aveva già lasciato la stanza.  Mi alzai frettolosamente e mi diressi verso il bagno padronale, una rinfrescata veloce e poi giù per le scale, dove fui accolta da una tavola imbandita da qualunque ben di Dio. Trovai Nevius seduto al tavolo. Beveva del succo di arancia, mi presi un attimo per osservarlo meglio. Aveva una camicia blu elettrico e un pantalone nero. Ogni cosa che indossava gli calzava perfettamente, toccai la mia bocca per assicurarmi di non stare sbavando. Mi avvicinai al tavolo e occupai posto.
 
 
«Avresti potuto svegliarmi, sono in ritardo» dissi con un tono falsamente irritato.
 
 
 
«Tranquilla, con la mia auto ci metteremo un attimo». Disse con tono divertito sapendo quanto fossi terrorizzata dalla sua guida.
 
 
«Fantastico». Tagliai corto con tono affranto. «E per la nostra passeggiata, non se ne fa più nulla?» Girovagava per la vasta cucina col suo bicchiere di succo in mano, poi si appoggiò alla finestra e diresse il suo sguardo verso di me.
 
 
«Se tu non fossi stata così dormigliona, l’avremmo già fatta.
Non temere sabato avremmo tutto il tempo che vuoi.» Il suo sguardo era sereno, si divertiva tremendamente nel tormentarmi, ormai l’avevo capito.
Come al solito acconsentii silenziosamente, qualunque cosa sarebbe andata bene pur di star con lui. Finii velocemente la colazione e ci dirigemmo insieme verso la sua auto.
Come previsto il viaggio fu molto breve Nevius, guidava come un pazzo, anche se “non superava alcun limite consentito”, arrivammo all’ingresso della scuola, dove tutti gli occhi si puntarono su di noi.
Vari tipi di persone ci osservavano da un lato: ragazze che lanciavano sguardi languidi verso il mio Nevius e poi qualche occhiatina anche verso di me come per rilevare la netta differenza fra noi due. Dall’altra parte vi erano i miei amici, visibilmente shoccati. Potevo mentire sull’età di Nevius evitando di parlare della sua immortalità. Tuttavia era innegabilmente quanto fosse più grande di me.
 
 
«Dai non essere preoccupata, non ci stanno guardando tutti, vedi quelli appoggiati la giù non sono direzionati verso di noi.» Disse in modo divertito, non era abituato a tanti occhi addosso, poi si volto di nuovo verso di me e riprese il discorso «Ah no, adesso ci guardano anche loro.» Sorridemmo entrambi a quell’affermazione, decise dunque di non proseguire oltre.
Mi fermai sulla soglia e mi voltai per salutarlo. La sua espressione era inquietante: sembrava quasi dolorante, di una bellezza tanto fiera da farmi sentire il desiderio di saltargli al collo.
Il saluto mi rimase in gola.
Sollevò la mano, era indeciso, esitante, stava combattendo con se stesso; accarezzò delicatamente la mia guancia, con la punta delle dita, quel contatto mi bruciò quasi il viso.
Si voltò senza parlare e si allontanò a grandi passi.
Entrai a scuola con la testa vuota e le gambe molli, ad accogliermi Bunny, era incredula per la scena alla quale aveva assistito, si avvicinò abbracciandomi ricambiai con profondo affetto, quando ci staccammo, mi guardava con un velo di esitazione, con aria dolente, dall’espressione percepivo che ci fosse qualcosa che era intenzionata a dirmi e stava cercando le giuste parole, tutt’a un tratto tagliò corto.
 
 
«Tu e Maxfield, eh?», chiese, con un filo di irritazione. Cancellai subito la mia benevolenza per lei. Il mio umore cambiava drasticamente quando si parlava di lui.
 
 
«Potrebbe essere … » dissi in modo poco deciso.
 
 
«Non mi piace», bofonchiò, incurante del mio commento.
 
 
«Non deve piacere a te», sbottai.
 
 
«Non fraintendermi Nina, non lo conosco neanche».
 
 
Quell’ultima frase mi suonò non so perché non troppo sincera, poi riprese il discorso «Ha uno sguardo strano, ti guarda come se stesse continuamente macchinando qualcosa, non sembra un tipo sincero».  
 
Cercai di placare la crisi di nervi che stavo per avere, mi limitai a una risatina isterica, poi aggiunsi «Dovresti provarci, a conoscerlo». Sbuffò rassegnata, in seguito mi fece strada verso l’aula. La giornata passò tranquilla, io e Bunny continuammo a chiacchierare senza tornare più sull’argomento incriminato, avremmo convissuto bene se lei avesse ignorato l’esistenza di Nevius.
 
Quando uscii dalla scuola, lo trovai appoggiato al muretto del parcheggio della scuola, aveva l’aria tranquilla e disinvolta, tirai su un sospiro di sollievo.
 
 
«Com’è andata a scuola?» Assunsi un’espressione leggermente costernata ripensando alla breve chiacchierata avuta su di lui, si accorse subito della mia espressione poco convinta. «Benissimo!» Risposi facendo finta di nulla.
 
 
«Davvero?» Neanche la mia risposta lo convinse, cercava qualcosa di più esauriente nei miei occhi. Proprio in quel momento ci passò davanti Bunny che mi salutò allegramente ignorando totalmente lui.
 
 
«La tua amica comincia a seccarmi».
 
 
 
«Mi hai letto di nuovo nel pensiero, vero?» Dissi irritata, la situazione si faceva frustrante, non poteva avere questo vantaggio su di me.
 
 
«Dovrai mostrarmelo il tuo lavoro durante l’ora d’arte.»
 
Era sfacciato tanto quanto bello, tuttavia la situazione iniziava davvero a procurarmi fastidio, avanzammo silenziosamente verso l’auto, ma lui era troppo attento per lasciarsi sfuggire uno solo dei miei atteggiamenti.
Ci sedemmo in auto e prima di accenderla si voltò verso di me.
 
 
 
«Sei ancora arrabbiata?» Disse calmo.
 
 
 
«Assolutamente sì.» Risposi senza troppe cerimonie, doveva rendersi conto di quanto fosse difficile per me portare il peso di sentirmi in svantaggio sia nel contesto fisico che in ambito emotivo.
Sospirò e alzò gli occhi al cielo. «Se chiedo scusa mi perdoni?»
 
 
«Devi essere sincero però, e soprattutto mi devi promettere che non lo rifarai.»
 
 
Rilanciò subito alla mia richiesta «E se sarò sincero e in più prometto di guidare piano?»
 
 
Era un’offerta che non potevo assolutamente rifiutare. Inoltre non mi andava di tenergli il broncio.
 
 
 
«Non volevo farti arrabbiare, sono solo molto curioso.»
 
Decisi di credergli, come sempre, assunse un’espressione sincera, i suoi occhi erano splendenti, tuttavia una volta constatato il mio perdono non ci mise molto a ritornare giocoso.
 
 
«Sabato passo a prenderti a piedi, così potremmo passeggiare quanto vuoi.»
 
 
«Qualche volta mi porterai nel tuo regno?»
 
 
Fu sorpreso da quella richiesta, era ovvio che non se lo aspettasse. «Non credo sia il caso. Da dove vengo, non sono ammesse le visite dei cari, inoltre m’impiego 24 ore al giorno per cacciarti fuori dai guai. Sarebbe stupido condurti nella tana del lupo.»
Cercai con tutte le forze di mantenere la calma, aspettandomi l’occhiata fulminea. Cercai di restare impenetrabile, quando arrivò, non distolse lo sguardo nemmeno per un secondo, il silenzio divenne pesante. Mi sentii quasi mancare e mi accorsi che stavo trattenendo il respiro. Ruppi il silenzio con un sospiro sofferto, non avrei mai saputo abbastanza sulla sua vita, nonostante le numerose domande fatte nei giorni precedenti.
Nevius chiuse gli occhi. «Nina, credo che a questo punto dovresti rientrare».
La sua voce era bassa e roca adesso, guardai fuori dal finestrino e mi accorsi che eravamo già sotto casa mia, mio malgrado aprii la portiera, e il venticello artico invase l’auto, tuttavia mi aiutò a riprendere lucidità. Richiusi la portiera senza guardare indietro. Il ronzio del finestrino elettrico mi fece voltare. «Ah, Nina?», mi chiamò con voce più serena. Si sporse dal finestrino aperto con un enorme sorriso sulle labbra.
 
 
«Sì?».
 
 
«Domani è il mio turno.»
 
 
«Per cosa?»
 
 
Sfoderò un sorriso ancora più ampio e luminoso. Quando sorrideva, era capace di farmi sciogliere. «Per le domande.» E se ne andò, accelerò come suo solito lungo la strada e si dileguò come un lampo dietro l’angolo.
Entrai in casa sorridendo, ero felice. Se non altro, era evidente che il giorno dopo ci saremmo rivisti, o quantomeno avrei passato questi giorni in attesa di sabato, con qualche ricordo ed inoltre avevamo ufficialmente un appuntamento.
Ad accogliermi in casa mia madre a cui diedi un caloroso abbraccio, mi guardò in modo preoccupato.
 
 
«Dunque sabato, non andrai a quella festa con i tuoi compagni di classe tesoro?» Era preoccupata, presumibilmente mia madre temeva che sua figlia fosse rimasta da sola per sempre. Non poteva immaginare che sua figlia fosse già terribilmente innamorata di qualcuno non propriamente raccomandabile.
 
 
«No mamma, è una festa inutile nessuno dei ragazzi mi interessa, dunque preferisco dedicare il mio tempo ad una calda passeggiata in centro». Le dissi una mezza verità, non potevo farla preoccupare.
 
Passai il pomeriggio a studiare e sognare, anche se la nostra passeggiata era saltata, avevamo un appuntamento per sabato, la cosa mi rendeva felice come una bambina.
 
 Osservai il cielo, le stelle brillavano come i suoi occhi. Andai a letto stanchissima, sperando che i giorni volassero.

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Capitolo 9
*** Questions ***


Il mattino seguente arrivò in un lampo, mia madre era in cucina ad aspettarmi insieme a lei un'abbondante colazione, tutta per me. Mi diede un caldo bacio sulla fronte e si diresse all'uscita per andare in gioielleria.
Qualche minuto dopo l'uscita di mia madre sbirciai dalla finestra e notai che la fiammante auto rossa era già nel mio vialetto, sorrisi spontaneamente come una bambina, scesi le scale come una furia e mi diressi verso l'auto del mio bel bruno. Sembrava distratto mentre mi accingevo a chiudere la porta di casa. Mi avvicinai alla sua macchina esitante e imbarazzata, il suo sguardo si posò su di me. Aprii la portiera e salii in auto, era sorridente e rilassato, i suoi abiti erano sempre in armonia tra loro. Era perfetto e bello, così bello che quasi soffrivo.
 
Aveva un cappotto lungo e nero, sotto indossava un pantalone anch'esso nero ed una camicia rosa. Mio Dio non poteva essere reale, quest'uomo mi stava facendo impazzire.
 
 
«Non hai dormito? Hai l'aria stanca.»
 
 
«Beh, effettivamente ho dormito poco, tanti pensieri.»
 
«Anch’io ho dormito poco». Disse ironico. Nella sua vita immortale di certo non aveva bisogno del sonno. «Che cosa hai fatto ieri sera?» «Iniziamo male Nina, oggi tocca a me fare le domande.»
 
Che cosa poteva mai interessargli della mia vita da comune mortale. Fatto sta che accese l'auto e durante il tragitto iniziarono le domande.
«Qual è il tuo fiore preferito?» Iniziò subito.
 
«Il girasole è caldo e segue incondizionatamente il suo sole come un figlio segue suo padre, a volte visto il colore acceso sembra anch'esso incandescente.»
La sua espressione variò da seria a curiosa, era davvero interessato a queste cose che chiedeva? Stentavo a crederci.
 
 
«E il colore?» Chiese in tono solenne.
 
 
 
«Mmm...» temporeggiai, non avevo un colore preferito, mi concentrai sul luogo circostante, verde come gli alberi ... azzurro come il cielo.
 
Mi passò davanti la sua immagine con la divisa da generale, quel corpo perfetto fasciato da quella bellissima divisa, mi sfuggì dalla bocca «Viola.»
 
Inarcò il sopracciglio e fece un'espressione sorpresa e divertita, evidentemente si aspettava qualcosa tipo rosa o rosso e probabilmente sarebbe stata quella la mia risposta se avessi pensato ad altro, così però quantomeno ero sicura del fatto che avesse mantenuto la promessa di non leggermi nella mente. Ero felice della sua lealtà.
 
«Perché viola?» Chiese curioso.
 
 
«E' un colore caldo, da bambina avevo un abito viola a pallini bianchi che indossavo spesso, mi ricorda quei momenti felici». Avevo davvero un abito del genere che da bambina mi piaceva molto, tuttavia non era quello il motivo della mia scelta, ma non potevo dirglielo.
 
 
«Hai ragione», disse in modo molto serio, «il viola è caldo.»
 
Si avvicinò pericolosamente a me, ma si limitò a sistemarmi i capelli dietro le spalle.
Purtroppo eravamo arrivati a scuola non mi andava di salutarlo già ma dovevo mio malgrado.
Mi dedicò un sorriso caldo promettendomi che al ritorno l'avrei trovato appoggiato al solito muro.
Affrontai la giornata scolastica più felice e come promesso al ritorno, lo trovai là.
 
La sua figura era perfettamente dritta, non faceva una piega. Era distratto a osservare il cielo, mi avvicinai con un largo sorriso e da li ricominciarono le domande. Continuo con argomenti del tutto randomici, dal genere musicale preferito a quello che meno apprezzavo, mi chiese dei posti in cui ero stata, e quale avrei voluto visitare.
Poi migliaia di domande sui libri, era davvero interessato ai miei gusti letterari.
Erano domande del tutto innocenti, arrossivo perlopiù a causa dei pensieri che facevo con me stessa, e un po' anche nella sua insistenza nel conoscere le risposte. Mi fissava in modo interessato, non sembrava per niente annoiato, ed io non ricordavo l'ultima volta in cui avessi interloquito così tanto con un ragazzo.
Gli argomenti variavano vertiginosamente, a un certo punto mi chiese anche quale pietra preferissi, quasi di getto risposi, «Nephrite.»
 
Arrossii subito a quella risposta, lui rise di gusto.
Sei un genio Nina, non potevi limitarti a una pietra più semplice come il topazio, d'altronde lui non sarebbe stato così sveglio da pensare che la risposta fosse Nephrite perché lui si chiama Nephrite, stavi sicuramente pensando alla pietra verde, certo!
Ammisi per preservare un po' di dignità che non fosse stata sempre quella, ma che fosse variata nel tempo.
 
Fece il finto tonto e la successiva domanda non tardò ad arrivare. «Come mai questo cambio repentino?»
 
Arrossii di nuovo, voleva proprio sentirselo dire. Cercai miseramente di cambiare argomento, ma non si diede per vinto fino a quando non ammisi che fosse a causa del suo nome.
 
«Ricordo che quella notte in cui asseristi la verità, dietro la mia finestra, esordisti con: "Non mi chiamo Maxfield, il mio nome è Nephrite, ma tu puoi chiamarmi Nevius". Feci qualche ricerca al riguardo e scoprii che la Nephrite era un prezioso minerale, e che ne esistono di vari colori, ed anche che la verde è la più preziosa.»
 
Scendemmo dall'auto e facemmo un giro al centro, le domande continuavano impetuose ma ormai ero totalmente abituata, rispondevo senza troppi problemi. Ci sedemmo al tavolo esterno di un bar ordinai una granita al limone e lui drink all'arancia.
 
Nevius allontanò stranamente la sua sedia dalla mia, quell'allontanamento creò in me il desiderio ossessivo di sfiorare le sue mani, di cercare un contatto con lui, di colmare in qualche modo quella distanza, tuttavia restai salda. Cercai di distogliere lo sguardo e decisi che sarebbe stato meglio darmi una rinfrescata, mi alzai cercando di evitare il suo sguardo, temevo che se avessi incrociato i suoi occhi, sarebbe stato ancora più difficile per me mantenere il controllo.
Si alzò silenziosamente e mi accompagnò all'ingresso del bar senza dire una parola, vicino alla soglia mi accarezzò il viso con il dorso della mano calda, prima di voltarsi e ritornare al tavolo.
Successivamente mi accompagnò a casa, e nonostante fossimo arrivati, passammo ore a parlare prima di rientrare, la notte ci colse e il cielo si scurì.
 
 
«Finito con le domande?»
 
«Assolutamente, tuttavia penso che fra un po' arrivi tua madre. Dovresti andare.»
 
 
«Già ... è ormai sera.» Dissi un po' dispiaciuta, lo vidi guardare malinconicamente il cielo scuro.
 
 
«E' il momento più adeguato per quelli come me.» Continuò col tono malinconico.
 
 
 
«È un po' triste non trovi? Un giorno finisce, un altro che inizia l'oscurità che si fa spazio fra il sole.» Dissi cercando di capire i suoi pensieri.
 
 
«L'oscurità è noiosa, prevedibile, oltretutto è sempre sovrastata dalla luce.»
Il suo tono era molto sofferente. «ciononostante mi piace, senza la notte non potrei vedere le stelle, per quanto questo cielo conceda.» Sorrise e l'atmosfera tornò serena. Uscii dall'auto per aprirmi la portiera «Tua madre è molto vicina.»
 
 
Lo guardai speranzosa e implorante. «A domani allora.» Non rispose e si diresse in auto, io entrai in casa e lo osservai dalla tenda della finestra.
 
Perché mi tormenti così Nevius?
Attesi il ritorno di mia madre seduta comodamente sul divano, parlammo per molte ore, mi raccontò la sua giornata. La ascoltai interessata, ero felice di passare un po' di tempo in modo tranquillo e spensierato, anche se la mia mente era totalmente invasa da questi pomeriggi bizzarri passati col mio principe. La notte trascorse veloce, ero così stanca che crollai subito, fu una delle prime sere in cui non lo sognai.
 
 
 
 
 
 
Anche quella mattina lo trovai sotto casa, ovviamente dopo l'uscita di mia madre. Entrai in auto e l'interrogatorio continuò. «E' ancora il mio momento.» Disse allegro.
 
Quel giorno l'interrogatorio era puntato sui rapporti sociali: chiese di mia madre, e di come passassimo il tempo insieme, poi passò a mio padre come l'avevo perso e da quando, infine le amicizie gli raccontai di quelle poche scolastiche, gli parlai di Bunny e Ubaldo, erano effettivamente gli amici più cari che avevo, poi di Ryu.
Infine arrivò la domanda che speravo non mi facesse.
 
 
«Con quanti ragazzi sei uscita?» Fortunatamente, non essendo mai uscita con nessuno la conversazione fu più breve di quanto si aspettasse, lessi lo stupore nei suoi occhi. «Perciò non sei mai uscita con qualcuno che ti piaceva?» chiese, era così serio da farmi interrogare sui suoi pensieri.
Fui sfacciatamente sincera: «Non a Tokio.» Il suo sorriso si tese e si morse leggermente il labbro soddisfatto.
 
 
A quel punto della conversazione eravamo già arrivati a scuola, purtroppo.
 
 
«Non passerò a prenderti più tardi, devo andare da Jack per sistemare delle faccende. Sai ho una missione, e se domani vorrò passare la giornata con te, devo occuparmene.»
 
 
Restai delusa da quella rivelazione, mi sarebbe mancato terribilmente, annuii mio malgrado.
 
 
«Come mai solo con Jack e gli altri?» S’incupì leggermente in viso, fissò per un secondo il cielo poi torno su di me.
 
«Diciamo che non sono propriamente entusiasti delle mie ultime scelte, non capiscono cosa trovi in te.» Disse col viso corrucciato.
 
 
«Beh digli che sono in tre.»
 
Sbuffò in modo irritato e alzò gli occhi al cielo, poi abbasso lo sguardo sul mio. «Mi affascini, ti basta?» Lo guardai incredula, aveva davvero detto ciò?
 
 
 
Mi guardò con aria beffarda e sicura. «Tra le mie innumerevoli qualità Nina, c'è quella di vedere le persone oltre quello che sembrano. Ad esempio in apparenza tu puoi sembrare una semplice ragazzina, ma nonostante questo riesci sempre a sorprendermi, nessuna donna nella mia lunga vita era riuscita in questo, non sei scontata, tuttavia.»
 
Tornò al discorso d'origine. «Non hanno tutti i torti sul non approvare le mie scelte... metto in pericolo me stesso ed anche te.» Nonostante il suo tentativo di sembrare sempre impeccabile e indifferente gli si leggeva negli occhi che soffriva.
 
La campanella suonò rendendo consapevoli entrambi che fosse arrivato il momento di salutarci.
 
 
 
«Buon divertimento è l'espressione giusta per ciò che ti aspetta oggi?»
 
 Sorrise a quella mia affermazione. «Buona giornata, e mi raccomando cerca di non metterti nei guai, resta con Bunny... così non ti accadrà nulla.»
 
Non capii quella richiesta ma acconsentii comunque.
 
 
«Ci vediamo domattina.»
 
 
«Non aspetto altro.»
Mi diressi verso la scuola a malincuore, non feci in tempo a voltarmi che era già sparito con la sua auto.
Ero consapevole del fatto che la giornata sarebbe trascorsa lentamente, soprattutto sapendo ciò che mi attendeva domani. Fortunatamente la presenza di Bunny rese tutto meno insopportabile.
Tornai a casa e misi a posto la mia stanza, mia madre m’informò che quel sabato l'avrebbe passato con delle sue amiche fui felice del fatto che non restasse sola in mia assenza. Tornai in stanza e sistemai il lettore cd insieme a qualche scartoffia presente da troppo tempo sulla scrivania. Il mio corpo era impegnato in piccole mansioni domestiche tuttavia la mia mente cadeva sempre lì. Non facevo altro che pensarlo e l'idea che domani avesse passato un'intera giornata con me mi sconvolgeva. Quant'era cambiata la mia vita dopo il suo arrivo? Ormai tutto il mio mondo ruotava intorno a lui e a quello che avesse fatto. Mi sdraiai sognante sul mio letto caldo, ascoltai qualche canzone romantica in attesa che il sonno mi assalisse.

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Capitolo 10
*** Saturday ***


Mi svegliai allegra e ansiosa di affrontare quella giornata al meglio, scesi al piano inferiore assicurandomi che mia madre fosse già uscita da casa, poi mi diressi velocemente al tavolo e divorai la colazione.
 Infine mi occupai del “restauro”, non volevo apparire sempre con la solita espressione assonnata, estrassi dall'armadio una camicetta gialla con una gonna blu a pois bianchi ed un cinturino marrone. Volevo apparire quantomeno attraente.
Mi specchiai un ultima volta velocemente prima di lasciare casa.
Alla chiusura della porta notai che era già li, senz'auto come promesso. Restai senza fiato per quanto fosse bello. Indossava un trench beige con sotto una giacca viola (sì, quel tipo di viola) una camicia gialla (come la mia) e il pantalone bianco.
Mi dedicò un meraviglioso sorriso, poi si avvicinò lentamente ridacchiando.


 
 
«Cosa c'è che non va? Credo di non aver dimenticato nulla.»  Mi diedi un'occhiata veloce.


 
 
Alzò delicato con un dito il mio viso e diresse il mio sguardo verso i suoi occhi. «Abbiamo la stessa camicia.»


 
 
Sorrisi entusiasta, aveva notato anche lui quel dettaglio mi sentivo un po' meno banale e sentivo lui molto più vicino a me.


 
 
«Hai detto a tua madre che eri con me?»


 
 
«No, nessuno sa della nostra uscita-»


 
 
 
Calò lo  sguardo con delusione e per tutta la durata della nostra lunga escursione non ci fu alcun  tentativo di introdurre un discorso. Camminammo a lungo fino ad arrivare ad un sentiero, quella giornata era davvero calda decisi dunque di togliere lo spolverino e tenerlo tra le mani, notai che anche lui tolse il suo trench.
Restai incantata da quella visione ... sbottonò leggermente le maniche e le rigirò, poi passò al primo bottone della sua camicia.
Era bellissimo, quella camicia calzava perfettamente col suo corpo scolpito, era così muscoloso ed atletico, ed inoltre i raggi del sole illuminavano il suo bellissimo viso.
Mi morsi il labbro più volte mentre lo guardavo e arrossii copiosamente quando puntò il suo sguardo ancora irritato verso di me.
Anche se irato restava bellissimo, ancora non riuscivo a credere che davvero fosse interessato ad una come me.
Mi scrutava in modo curioso, probabilmente aveva notato la sofferenza nel mio sguardo, ma non capì da cosa fosse provocato, non si rendeva conto di quanto mi sconvolgesse, né di quanto soffrissi nello stare lì con lui senza potervi avere alcun contatto.


 
 
 
«Ti va ancora di stare qui con me, o vuoi tornare a casa? » disse ancora con un velo di acidità.


 
 
 
«No, voglio restare.»


 
Un forte odore di fiori invase le mie narici, e quando staccai lo sguardo da Nevius notai che il  sentiero in cui eravamo entrati adesso era circondato da piante e fiorellini, era tutto molto suggestivo ed affascinante, di tanto in tanto qualche scoiattolo ci passava davanti.


Lui camminava poco distante da me, tentavo disperata qualche contatto con la sua mano.
Quella lunga passeggiata nel bosco impegnò tutta la mattinata.
Avevo i piedi doloranti e gonfi, la scelta di mettere i tacchi non fu molto saggia.


 
 
Fissai Nevius in modo dolorante, «Dobbiamo camminare ancora per molto?»


 
 
 
«Siamo arrivati.»


Scostò dei rami con la mano e mi fece spazio in un piccolo tunnel d'alberi, la luce filtrava fioca, pareva tutto così irreale. Eravamo praticamente nel cuore del bosco, restai incantata da ciò che mi si presentò davanti, un enorme prato composto da qualunque tipo di fiore: viole, lavanda, fiori di campo rossi, gialli e blu enormi alberi e rampicanti, era tutto così meraviglioso.
Vi era perfino un piccolo laghetto scrosciante con qualche pesciolino al suo interno.
Mi girai alla ricerca di Nevius e lo trovai appoggiato ad un albero.  Girò il viso verso di me e mi fece segno d’avvicinarmi a lui, ovviamente non me lo feci ripetere.
Mi attirò a se nel tentativo di abbracciarmi, tuttavia prima di arrivarci inciampai probabilmente tra qualche ramo che non avevo notato, le sue forti mani m’impedirono di cadere.


 
 
Mi strinse forte tra le sue braccia e sorridendo disse. «Sei la persona più scoordinata che io abbia mai visto, signorina.»


 
 
 
Ci stendemmo sul prato fresco, i raggi caldi del sole ci illuminavano e ci riscaldavano.
Restai tra le sue braccia col viso rivolto verso di lui, aveva gli occhi chiusi sembrava pacifico e rilassato. Presi coraggio e con una mano gli sfiorai il viso si sottrasse irrigidendosi.


 
 
«T’infastidisco?»


 
 
«No.»
Disse tranquillo, poi lentamente aprì gli occhi e posò il suo sguardo su di me.


 
 
 
«Non immagini come mi sento.»


 
 
Il suo tono era malinconico, si scostò da me poggiandosi sul fianco, continuando sempre a fissarmi intensamente.
Ero totalmente affascinata dalla sua voce, dal suo corpo perfetto e dai suoi occhi magnetici, ancor più luminosi a causa dei raggi del sole.


 
 
«Non ho fatto altro che proteggerti da quando ci conosciamo, tuttavia sono colui che più potrebbe farti del male.
La tua amica non mi sopporta perché sa cosa sono, e cosa sono capace di fare.»


 
Si riferiva ovviamente a Bunny, ma come poteva sapere chi fosse lui?


 
 
«ciononostante lei non fa nulla per proteggerti, al momento sei qui con me, potrei fare qualunque cosa, non avresti neanche il tempo di reagire.
Mi guardi con quegli occhioni languidi perché sei attratta da me, il pensiero di fuggire non ti tocca minimamente, e in ogni caso non ci riusciresti, non potresti competere ad armi pari con me.» Disse aggraziato e sicuro.


 
L’inquietudine iniziò a farsi largo in me, era la prima volta che provavo certe sensazioni nei suoi confronti, perché mi stava dicendo queste cose?


 
 
 
«Non aver paura.» Disse  tranquillo.
 
«Ormai sono troppo coinvolto, però lo ammetto eri l'elemento più vicino al mio obbiettivo, avrei fatto di tutto pur di togliere di mezzo quella seccatura di Sailor Moon.»


 
Cosa? Stavo sicuramente perdendo il filo, ero ancora spaventata, e non ci stavo capendo più nulla, cosa c'entrava adesso Sailor Moon?
Si accorse del timore nei miei occhi ma soprattutto da come il mio copro s’irrigidì.


 
 
«Di cosa hai paura?»


 
Mi misi seduta, e tirai un sospiro alla ricerca delle parole adatte, giocherellai per qualche secondo con dei ciuffi d’erba e poi volsi il mio viso verso il suo.


 
 
«Beh, oltre ai comuni motivi, quello che al momento mi spaventa maggiormente è l'idea di perderti, mi rendo conto che la nostra situazione non è del tutto normale.»
Dall'espressione che assunse, dedussi che la situazione era nuova per lui così come per me, mi sentii leggermente sollevata.


 
«Hai ragione.» Disse con tono ironico
 
 
«Voler stare con me è tutto fuorché saggio, qualunque donna con un minimo di senso del pericolo si sarebbe resa conto che aldilà del mio bel faccino ci sia qualcosa di molto più pericoloso.» Rise in modo sghembo, «Tuttavia ... non sei famosa per essere una persona che si tiene fuori dai guai.»


 
 
Gli concessi una risatina.


 
 
«Dovrei lasciarti andare.»  Disse addolorato.


 
 
 
«Ti prego, non farlo.» Il mio tono era a dir poco supplichevole.


 
 
 
«Non ne ho assolutamente intenzione.» Sorrise malizioso.


 
 
 
«Sono felice di ciò.»


 
 
Digrignò i denti. «Non mi piace sentirmi debole.»


 
 
 
«Non lo sei...»


 
 
«Un guerriero immortale di 100 anni, che manda tutto ciò per cui è nato all'aria solo per il senso del dovere che ha sviluppato nei confronti di una ragazzina del liceo, se non è essere debole questo, mi sono creato da solo un punto debole.» Canzonò il tutto in tono ironico.
Tuttavia queste sue parole buttate in modo vago non mi bastavano, volevo capirci di più, pretendevo chiarezza.
 
 
 
«Allora ... perché lo fai? Si insomma, perché perdi tempo con me? Prima hai detto che ero il tuo mezzo per colpire Sailor Moon, cosa ti ha frenato?»


 
Mi guardò in modo torvo, spostò il suo viso verso il cielo per qualche secondo.
«Ho conosciuto molte donne nella mia vita, dalle dame settecentesche, alle top model di New York e nessuna.
Nessuna mi ha mai guardato nel modo in cui tu mi guardi ogni volta, all'inizio non mi importava, la missione aveva la priorità ma successivamente quegli sguardi, le tue attenzioni, hai perfino rubato un cristallo pur di farmi felice, inoltre hai rischiato di morire quando ti sei contrapposta tra me e la tiara di Sailor Moon, mai mi sarei aspettato che qualcuno avesse rinunciato alla sua vita per me.
Non l'ho mai dimenticato Nina, sei più folle di quanto immaginassi.»
Si morse il labbro dopo quella frase.



 
Si prese una breve pausa e poi tornò al discorso originario. «Mi sentivo terribilmente attratto da qualunque cosa che avesse il tuo odore.
Ciononostante ero tormentato, come poteva essere possibile? Io attratto da una ragazza comune, e non era solo attrazione perché la tua presenza mi faceva distogliere l'attenzione da qualunque cosa avesse importanza, ho combattuto con me stesso, pensavo che sarei riuscito a far finta di nulla.
Credo di non aver mai peccato di arroganza come in quel periodo.
Mi contraddissi ogni volta. Ti vedevo e i miei sforzi erano del tutto vani, ero frustrato.
Attuavo un piano, sembrava funzionare ma c'eri sempre di mezzo tu, ogni volta, all'inizio andava anche bene Sailor Moon sarebbe arrivata in tuo soccorso ed io avrei avuto una nuova occasione per eliminarla.
Eri il mezzo per arrivare a lei dunque dovevo essere gentile, dovevi fidarti di me, dovevi essere attratta.
Alla fine l'unica cosa che ho ottenuto è stata la curiosità di scoprirti, di capire cosa ti spingesse a stare dietro ad uno come me.
Confessasti di amarmi e non capivo di cosa tu ti fossi innamorata.
Quando Zachar ti attaccò, venni in tuo aiuto perché sentì la tua voce sofferente, e sapevo che era colpa mia, tu avevi rischiato la tua vita per me la sera prima come minimo dovevo sdebitarmi.
Poi ci fu la giornata in centro, ad essere sincero ero in cerca di energia e mi imbattei nei pensieri di quei mostri, un fremito di rabbia attraversò il mio corpo. L'unica cosa che riuscivo a pensare era che non doveva succedere a te e mi precipitai ad aiutarti.»


 
 
 
Soffriva nel confessarmi le sue sensazioni, stava uscendo allo scoperto e non era facile per un uomo come lui.
Pensava di essere debole mentre mi confessava le sue sensazioni, ma io non potevo far altro che pensare che fin dall’inizio avessi fatto bene a riporre la mia fiducia in lui. A quel punto però avevo bisogno di altre informazioni, cercai di calmare un po' l'aria incandescente e gli chiesi la prima cosa che mi passò per la mente.


 
 
 
«I tuoi amici cosa pensano di questa situazione?»


 
Sorrise amaramente di fronte a quella domanda. «Kaspar e Zachar erano furiosi, pensavano che avessi perso la ragione, ecco perché Zachar cercò di ucciderti, questo è il suo modo di risolvere i problemi.
Jack invece fu subito dalla mia parte, tutto sommato non avevi raccontato nulla su di me neanche quando ti rivelai la mia vera natura, e poi anche lui iniziava a essere stanco della missione, ormai brancolavamo nel buio, stavamo portando avanti uno scopo che non ci apparteneva più. Sapevamo bene che alla fine saremo morti tutti e quattro, quindi perché non cercare di vivere in modo normale?»


 
 
Mi spostò una ciocca di capelli dietro l'orecchio, poi posò la mano delicata sul mio viso.
 
 
«Sei l'unica cosa che per me ha senso, per la prima volta, in 100 anni.»
Scandii bene la sua età per rendermi più consapevole di ciò a cui stavo andando in contro, non me ne importava nulla, volevo solo che facesse parte della mia vita.


 
 
 
Ripensai poi alla sua età e iniziai a boccheggiare incredula, non mi aspettavo fosse così grande. «Ne dimostri di meno.» 


 
 
Rise di gusto e alzò lo sguardo al cielo.


 
 
«Non permetterò a nessuno di farti del male, ho bisogno di vederti arrossire e di sentirti sbuffare, soprattutto quando ti pongo domande scomode.
Tuttavia non potrò concederti tutto quello che un comune mortale potrebbe richiedere, dovrai aver pazienza.»


 
 
 
«Sopravvivrò». Dissi restando stoica. Lui sorrise, ed io m’ illuminai al cospetto delle sue labbra.


 
 
 
Si era appena dichiarato era chiaro, ma i suoi occhi cercavano qualcosa da parte mia, che volesse una risposta?


 
 
«Beh.. mi pare ovvio che io ricambi no? Mi avrai detto migliaia di volte che sei pericoloso, che rischio la vita, ciononostante preferirei morire anziché rinunciare a te, ed una volta ci sono quasi riuscita. Mettitelo in testa, non rinuncerò mai a te.
Lo so, adesso starai pensando che io sia un idiota però-»
 
 
 
M’interrusse. «Infatti, lo sei.»


 
 
 
 
Ridemmo entrambi in modo spontaneo, in quel momento eravamo due semplici ragazzi che stavano manifestando i loro sentimenti nel modo più naturale possibile.
Inaspettatamente poggiò la sua mano sulla mia, mi scrutava in modo malizioso, poi si avvicinò e mi fissò intensamente negli occhi.


 
 
 
«Posso?» Fu l'unica cosa che disse.
 
 
Non ebbi neanche il tempo di assimilare a pieno quella richiesta che poggiò delicatamente le sue labbra sulle mie.
Quel contatto mi fece tremare, non ero sicura del fatto che quello che stesse accadendo fosse reale oppure frutto della mia fantasia, temevo che quel bacio fosse il solito scherzo concepito dalla mia mente, ma il suo calore pervase il mio corpo, era tutto reale.
Quel bacio durò un'eternità, le sue labbra bollenti e la freschezza dell’aria pervadevano i miei sensi,  poi un tocco incandescente da parte di Nevius che dolcemente accarezzò la mia spalla, in seguito si spostò sui capelli, mi posai di nuovo sul suo petto e passammo buona parte del pomeriggio così.


Il cuore batteva furiosamente, una parte di me era ancora incredula temevo che da un momento all'altro mi fossi svegliata nella mia camera e che tutto questo fosse stato solo un bellissimo sogno.


Eravamo stretti l’uno all’altra, ci guardavamo intensamente mentre con la punta delle dita accarezzava le mie braccia.
Avevo il cervello totalmente resettato, non riuscivo a elaborare un pensiero che avesse senso, cercai di abbozzare qualche parola per sentire ancora la sua voce.


 
 
 
 
«Che tipo di poteri hai oltre alla lettura del pensiero?»


 
 
 
 
«Sono in grado di volare e di teletrasportarmi, posso evocare le costellazioni e usufruire del loro potere, posso lanciare sfere di energie e posso assumere sembianze diverse, ovviamente ho anche il potere della telecinesi e infine... posso ipnotizzare chiunque.»
Lo guardai in modo attento ed immaginai le costellazioni prender vita, tuttavia mi concentrai sull'ipnosi.


 
 
«Hai mai...» Mi interruppe all'istante, capì subito dove stavo andando a parare.


 
 
 
«Sì, al ballo ricordi? Avevi quel vestito verde mare, dopo la nostra chiacchierata sul terrazzo ti ipnotizzai reclamandoti di portarmi il cristallo della principessa. Non l'ho mai più rifatto, non era giusto.»
Era sinceramente rammaricato per le sue azioni passate, gli si leggeva negli occhi.


 
 
«Grazie.»


 
 
 
Il pomeriggio proseguì tranquillo, non ci staccammo mai da quell’eterno abbraccio, purtroppo però la notte stava calando, troppo velocemente per i miei gusti. Nevius riaprì gli occhi e li indirizzò verso di me.


 
 
«Dobbiamo tornare a casa.»


 
 
 
«Purtroppo». Aggiunsi in modo afflitto.
Mi sollevò tra le sue braccia e mi strinse al suo petto.


 
 
«Mi teletrasporterò così arriveremo più in fretta, chiudi gli occhi per favore».


 
 
Lo feci, non sapevo cosa mi aspettasse, ma ancora una volta fui fiduciosa. Quell'azione istantanea mi causò una sensazione di nausea, mi girava la testa e lo stomaco.
Nevius mi reggeva stretta, quando riaprii gli occhi, notai la mia camera e il silenzio di casa, ipotizzai che mia madre non fosse ancora presente. Alzai la testa e vidi i suoi occhi splendenti collocati su di me.


 
 
 
«Mi gira la testa Nevius.»


 
 
 
 
Rise sornione. «E' questo l'effetto che ti faccio?»


 
 
 
feci una smorfia di finto disprezzo «Che presuntuoso.»


 
 
 
Rise di gusto poi mi adagiò delicatamente sul letto.


 
Averlo lì nella mia stanza mi riportò al giorno in cui dormii a casa sua, tutte quelle foto, il ritratto di quella donna, avevo ancora un sacco di domande che necessitavano una risposta.


 
 
 
«Che fine ha fatto la tua famiglia?»


 
 
 
 
Mi guardò sorpreso, non si aspettava di dover toccare un argomento del genere ciononostante non si ritrasse dal rispondermi.


 
 
 
 
«Di mio padre so poco, lasciò mia madre prima di scoprire che fosse incinta, anche lui era un guerriero ed evidentemente non voleva metterla in pericolo, o forse era solo troppo preso dalla sua missione.
Mia madre invece è la donna che hai visto raffigurata nel dipinto in camera mia, lei era una persona prodiga e amabile.
Anche lei era una guerriera ed era la guardiana delle stelle.
Ha sempre messo la mia felicità di fronte alla sua ed ha smesso di sognare per lasciar sognare me.» Increspò le labbra quando pronunciò quest'ultima frase, c'era tanta amarezza in lui.


 
 
 
 
«In che senso? Se ti va di raccontarmelo ovviamente.»


 
 
 
Restò in silenzio qualche secondo, poi riprese «Quando avevo 12 anni un demone del caos scoprì che ero destinato ad essere uno dei quattro re celesti nonché cavaliere del principe, quindi pensò bene di eliminarmi, scagliò un attacco fulmineo verso di me, che ai tempi ero debole e poco cosciente del mio potenziale, non avevo alcuna speranza di sopravvivere.... tuttavia mia madre contrappose il suo corpo tra me e il colpo inferto da quel mostro.
superfluo dire che le fu fatale.
Prima di andarsene disse che non aveva rimpianti, "rammenta Nephrite andarsene per la persona che ami è una scelta più legittima".»
Nevius deglutì e chiuse gli occhi.
Era opportuno cambiare argomenti, leggevo il dolore sul suo viso.


 
 
 
 
«Come hai conosciuto gli altri generali?» deviai il discorso in una direzione meno dolente. 


 
 
 
 
«Essendo ancora molto piccolo fui spedito in un orfanotrofio, nessuno si sarebbe preso cura di me. Li incontrai gli altri generali, prima del mio arrivo non si erano mai nemmeno parlati tra loro, avevano età troppo distanti, anche se eravamo già tutti e quattro connessi.
Kaspar era il più grande Jack il più piccolo. Facemmo amicizia quasi subito, Zachar si legò molto a me, forse troppo, lei mi vedeva come un fratello ... o forse qualcos'altro non l'ho mai capito.»


 
 
Quando parlò di Zachar il suo sorriso era a dir poco aspro, chissà cos'era capitato tra loro.


 
 
 
 
«Abbiamo servito il principe per moltissimi anni, eravamo amici. Ciononostante Metallia stava conquistando sempre più potere, aveva bisogno di alleati, e ne trovò uno fondamentale proprio nel castello di Endymion.
Vi era una cameriera, da sempre innamorata di lui, ed anche lui sembrava ricambiare, purtroppo però Endymion restava un principe, e lei era solo una cameriera, quell’amore era a dir poco irrealizzabile, non sarebbe mai stato approvato.
In seguito arrivò Serenity che devastò totalmente il cuore di Endymion. Berly non lo accettò mai e fu facile per Metallia corrompere il suo animo fragile.
Ci fu una grande guerra molti morirono, anche Endymion rischiò grosso fortunatamente per lui lo scopo vitale dei generali era di tutelarlo, pertanto donammo a lui le nostre quattro anime per consentirgli di vivere una nuova vita.
Per noi quattro ci fu solo il sonno eterno.
Fummo risvegliati in seguito alla grande guerra, eravamo già nel Dark Kingdom, Berly si proclamò regina e noi eravamo diventati i suoi quattro generali con la memoria mezza lacerata.
Alla fine ognuno di noi ha avuto la sua seconda possibilità. Nel bene e nel male.»


 
 
 
Lo fissavo sconcertata, aveva vissuto una vita tutt'altro che facile.


 
 
 
 
«Pensavo di aver perso ogni traccia di umanità, ma da quando ti conosco, sono più che convinto di avere ancora una piccola parte dell’umano che ero.»
Sorrisi a quell’affermazione, mi guardai per un attimo intorno. Eravamo soli nella mia stanza, stanza che aveva già visto quando mi confessò la sua vera identità, e da quel pensiero mi venne spontaneo porgli quella domanda.


 
 
 
 
«Quante volte sei stato nella mia camera? Oltre a quelle che so.»


 
 
 
 
 
«Quasi tutte le notti.»


 
 
 
Fui sorpresa da quella confessione, perché venire nella mia camera ogni notte cosa lo interessava tanto?


 
 
 
«Hai visto qualcosa di entusiasmante?»


 
 
 
«Ti ho visto dormire, per me è abbastanza interessante.»
Il suo sguardo era appagato.


 
 
«Vorresti restare qui?» sfortunatamente in parallelo a quella richiesta sentii la voce di mia madre dal piano inferiore che era appena entrata in casa.


 
 
«Magari un'altra volta.» Disse sereno.


 
 
«Ci conto». Risposi dispiaciuta.


 
 
Non feci neanche in tempo a pronunciare il suo nome che era già svanito, decisi dunque di accogliere mia madre. Scesi al piano inferiore chiedendole subito della sua giornata. Cercai in tutti i modi di reprimere l’immensa felicità che ancora mi sentivo dentro, mi tremavano ancora le mani, il mio sguardo era a dir poco sognante.


 
 
 
«Tesoro una bella e calda pizza per te.» Disse briosa.


 
 
 
«Grazie mamma, sei un tesoro.»


 
 
passammo tutta la serata a chiacchierare finché non le diedi la buonanotte e tornai in camera mia.
Tornai in stanza leggermente sconfortata, avevo ancora bisogno della sua presenza. Mi distesi sul letto e fissai il soffitto, quella giornata era passata davvero troppo velocemente, iniziai a sospirare e pronunciai dolcemente il suo nome. «Nephrite...» Un fruscio delicato accanto alla finestra apparve fulmineo davanti a essa.


 
 
 
«Sono qui.»


 
 
 
«Mi piacerebbe chiacchierare ancora un po' se ti va.»


 
 
 
«Per me va bene.»


 
 
 
La sua espressione era rilassata e serena, pareva una persona totalmente discordante da quella conosciuta sei mesi fa.


 
 
 
«Potresti concedermi qualche minuto?»


 
 
 
 
«Fai con calma, posso aspettare.»


 
 
 
 
«Mettiti pure comodo.»


 
 
Raccolsi il pigiama da sotto il cuscino e lasciai la stanza, feci una doccia per tentare quantomeno di rilassarmi, ero estremamente su di giri. Lui era nella mia camera con mia madre in casa, non mi ero mai sentita così gioiosa e tormentata allo stesso tempo.
Uscii rapidamente dalla doccia, mi lavai i denti e diedi una pettinata ai capelli. Fortunatamente per me mia madre sostituì il vecchio pigiama con quello nuovo e meno “puccioso”, così almeno non rischiavo di fare la figura della bambina.
Uscii dal bagno camminando in punta di piedi, non volevo assolutamente che mia madre si svegliasse e ritornai in camera, Nevius aspettava appoggiato sul mio letto, squadrava attentamente ogni angolo della camera.
Poi si voltò e m’indirizzò un sorriso rovente, le mie gambe persero la loro stabilità ed iniziarono a tremare, temevo che da un momento all'altro mi fossi ritrovata sul pavimento.
Se solo uno sguardo riusciva a rendermi così fragile, figuriamoci il resto.
Mi distesi sul letto accanto a lui che di tutta risposta mi strinse a sé.


 
 
 
«Sei calda.»


 
Arrossii a quell'affermazione, cosa intendeva per calda? Si riferiva alla doccia o intendeva altro... non sapevo mai come interpretarlo ... tuttavia quell'esclamazione non riusciva a farmi concentrare, non riuscivo a elaborare un pensiero che avesse un minimo di senso, inconsapevolmente mi contrassi, ed ovviamente se ne accorse.


 
 
 
 
«Qualcosa ti ha dato fastidio?»


 
 
 
«No, però... questa situazione ... la tua presenza ...» Lo guardai negli occhi e mi morsi il labbro con tormento.


 
 
 
«Temo di impazzire ogni volta che mi guardi». Rise compiaciuto e fece spallucce per darmene atto.


 
 
 
«anche tu.» Disse deciso, mi fissava senza battere le palpebre.


 
 
 
 
«Io... cosa?» Dissi confusa, non capivo esattamente a cosa si riferisse i pensieri facevano a botte tra loro, seriamente come poteva impazzire per una come me?


 
 
 
«Mi fai impazzire». Poi fece una smorfia «Non mi è mai capitato di sentirmi così, ed ho vissuto abbastanza...»


 
 
 
 
«Hai avuto altre donne?» La domanda sorse spontanea, e fu anche l'unica cosa sensata che riuscì a dire dopo quella confessione.


 
 
 
 
«Troppe.» Rispose seccato.
 
 
 
«Prima hai parlato di dame settecentesche, com’è possibile, non hai solo 100 anni?»


 
 
Sorrise malizioso, «Ho cercato la mia donna in qualunque epoca, i vantaggi di poter viaggiare nel tempo.» si fermò per qualche secondo prima di riprendere, «Ma non è questo che vuoi sapere vero?»


A volte pensavo che leggesse ancora il mio pensiero, ma aveva dato parola ed ero sicura del fatto che la stesse rispettando.


 
 
 
 
«Nessuna mi ha fatto provare ciò che sto provando adesso e all'epoca ero molto più umano.» Stavolta fui io a fare spallucce come per vantarmi del mio potere. Rise di gusto ed io gioii a pieno di quel suo sorriso.


 
 
 
 
 
«Magari però questo avviene solo perché sto passando le mie intere giornate con te e quindi mi sembra normale provare certe cose, probabilmente se non ci vedessimo per un paio di giorni, i miei sentimenti varierebbero ancora.»


 
 
 
 
«Allora resta.» Dissi speranzosa.


 
 
 
 
«Buona idea.»
Dal modo in cui lo disse, evinsi che non aspettasse altro, ero felice come una bambina diventava sempre più parte della mia vita, non potevo essere più felice di così.


 
 
 
 
Lo guardai in modo ironico e dissi: «Devi essere davvero di buon umore, non sei mai così accondiscendente.»
Sorrise ancora una volta ed io mi sciolsi, poi tornò serio. «Approfittane allora.»
Afferrai al volo e lo baciai, non si sottrasse anzi, la situazione divenne sempre più incandescente, gli passai le mani tra i capelli ed anche lui non smetteva di stringere le mie braccia, nel trasporto del bacio si ritrovò sopra di me, ero sicura che sarei morta schiacciata dalle innumerevoli sensazioni che pervadevano il mio corpo, tuttavia Nevius si allontanò di botto da me come colpito da una scossa elettrica.


 
 
 
«Per il momento limitiamoci ai baci, non credo di riuscire a mantenere il controllo della mia forza, e questo non sarebbe un bene per te». Aveva lo sguardo cauto e deciso, ciononostante tentai di stuzzicarlo un ultima volta.


 
 
 
«Invidio il tuo autocontrollo ... fosse stato per me ..»


 
Rise sghembo e occupò di nuovo il suo posto accanto a me.


 
 
Non avevo alcuna voglia di dormire dunque continuammo a parlare per il resto della notte, ad un certo punto mi raccontò dell'unione simbolica fra Zachar e Kaspar, dunque la domanda sorse spontanea e come una bambina curiosa la buttai fuori.
 
 
 
«E tu? Hai mai pensato al matrimonio, funziona come il nostro?»


 
 
Intuì la mia vera intenzione e scoppiò a ridere. «Vuoi sposarti con uno come me? A tua madre verrebbe un infarto e non si avvicinerebbe neanche alla metà della mia vera età.»


 
Si accorse della delusione nel mio sguardo e divenne serio.


 
 
 
«Vedi Nina, purtroppo sono sottoposto ad uno sforzo immenso con la mia potenza, controllo la mia  energia anche per farti una carezza, sei così piccola e fragile, se noi due ci dovessimo sposare dovremmo andare incontro ad una notte di nozze ed al momento il solo pensiero mi fa scalpitare. Ti prometto però che ci proveremo. Adesso però ho io una domanda.»
Sospettavo il tipo di domanda, arrossii in anticipo, ovviamente lo notò.


 
 
 
«Puoi non rispondere.»


 
Gli feci cenno di proseguire, poteva chiedermi qualunque cosa.


 
 
«Hai mai ...?»


 
 
 
«No.» La mia risposta arrivò in modo fulmineo.


 
Sorrise, probabilmente era felice di quella risposta. Mi voltai verso di lui e gli chiesi improvvisamente.


 
 
 
«Mi trovi attraente? Intendo in quel senso...» arrossii copiosamente mentre lui sogghignava.


 
«Sono pur sempre un uomo, e tu sei bellissima, come potrei non essere attratto da te.» E mi fece l'occhiolino.


 
 
 
 
Chiacchierammo per altre due tre ore, ma a un certo puntò mi bloccò notando probabilmente che i miei occhi restavano aperti a stento. Dopo il centesimo sbadiglio mi ordinò di addormentarmi.


 
 
«Mi prometti che resterai qui?» Dissi implorante.


 
 
 
«Lo prometto.»


 
Mi abbandonai sognante tra le sue braccia, e chiusi delicatamente gli occhi.Un altro giorno stava per arrivare, e sarebbe stato un altro giorno insieme a lui.

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Capitolo 11
*** Shitennou - Four Heavenly Kings ***


La luce filtrava debole dalle tende della finestra, e un leggero venticello freddo invase la stanza. Esalai uno sbadiglio goffo e mi rigirai dall'altro lato tirandomi la coperta sopra la testa, ad un certo punto riordinai i pensieri.
 
NEVIUS! Mi alzai di botto e perlustrai la camera.
Aveva mantenuto la parola data, era girato verso la finestra e guardava attraverso essa, mi alzai felice e mi precipitai verso di lui, lo strinsi forte per la gioia e dopo qualche minuto mi sentii terribilmente imbarazzata, non era assolutamente da me avere una reazione così impulsiva, tuttavia non ne sembrò per niente dispiaciuto.
 
Mi prese per i fianchi e mi sollevò leggermente per baciarmi. Eravamo entrambi illuminati dalla luce che filtrava dalla finestra, l'uno restava ben stretto all'altra.
 
 
«Se mi dai un minuto, faccio colazione, saluto mia madre e sono di nuovo da te.»
 
Annuì prima di staccare la sua presa dai miei fianchi, corsi al piano inferiore dove ad accogliermi, vi era mia madre che prontamente mi comunicò che quella domenica avrebbe dovuto tener aperta la gioielleria, c'era una fiera in città dunque tutti avrebbero continuato a svolgere le attività lavorative. Ero contenta di quella notizia, avrei potuto passare la domenica con Nevius, sorrisi e la salutai.
Appena chiuse la porta Nevius scese dalle scale e si sedette di fronte a me, mi osservava mangiare senza dire una parola. Divorai la colazione come un leone, sembrava che non mangiassi da mesi, ero entusiasta e piena di energie, sorrisi per un istante rendendomi conto di quanto fossi felice per l’andamento positivo che la mia vita stava prendendo.
 
Tuttavia l’entusiasmo durò poco, Nevius divenne improvvisamente serio ed esordì dicendo: «Vuoi conoscere la mia "famiglia"?»
 
Sbiancai e sprangai gli occhi, avevo sentito bene?
 
 
Ridacchiò. «Vedo che adesso hai un po' di paura.»
 
Cercai di riprendere il raziocinio e di spiegare al meglio la mia reazione, «Più che altro temo che Zachar possa aggredirci..»
 
 
«Lei non ci sarà, ci saremo solo io, Jack e Kaspar che si sta man mano convincendo.»
 
Fui sollevata a quella rivelazione, Zachar non m’ispirava né fiducia né sicurezza.
 
L’espressione di Nevius divenne torbida. «Mi sono sforzato molto per convincere Kaspar ad accettarti, ma soprattutto a tenere Zachar alla larga, merito un premio.»
 
«Che premio?»
 
 
«Credo che tua madre dovrebbe sapere che hai un ragazzo.»
 
 
Sorrisi nervosamente, poi decisi di provocarlo. «Sei il mio ragazzo quindi?»
 
 
 
Rise, «Ovviamente è solo un modo di dire, è da un bel pezzo che non sono più un ragazzo, ma almeno la prossima volta posso aspettarti in soggiorno e non più dietro l'angolo.»
 
Pensai per pochi secondi e poi assentii, mentre mangiavo, lo esaminai a dovere e mi accorsi che non aveva gli stessi abiti di ieri, stavolta indossava un lungo spolverino bianco, mentre sotto portava una camicia rossa e un pantalone aderente grigio. Qualunque indumento gli calzava divinamente, i miei occhi brillarono per qualche secondo.
 
 
«Sei andato via mentre dormivo? Hai dei vestiti diversi.»
 
Si diede un'occhiata veloce fingendosi sorpreso dalla mia constatazione, poi rispose.
 
 
«Sono un ricco imprenditore che vive in un castello ... non vorrai mica che vada in giro con gli stessi abiti del giorno prima? Avere dei poteri mi consente anche di cambiarmi velocemente, se è necessario.»
 
 
«Spaccone.» Dissi canzonandolo.
 
 
Rimasi sorpresa dalla cura dei dettagli che riusciva ad avere, non si lasciava sfuggire nulla confermò ancora di più la mia idea di perfezione.
 
 
 
«Vado a prepararmi.»
 
 
 
«Ti aspetto.»
 
 
 
Salii di fretta le scale e aprii l'armadio, volevo sembrare gradevole e accettabile dunque scelsi accuratamente gli abiti da indossare. Scelsi un pantalone attillato blu scuro e un top con scollo a cuore rosso acceso. Non volevo sembrare sempre un eterna bambina dunque evitai il solito fiocco tra i capelli e scelsi un codino, mi diedi una specchiata veloce e decisi per un rossetto rosa fragola. Ero presentabile in fin dei conti.
 
Quando scesi le scale, lo trovai alla sua fine ad aspettarmi.
Esaminò tutti i miei movimenti, poi mi squadrò dalla testa i piedi e incurvò un sopracciglio. «Dovrebbero proibirti di vestire così.»
 
 
Lo guardai preoccupata, «Sto male? Se vuoi, posso cambiarmi.»
 
 
Feci per voltarmi intenta a raggiungere di nuovo la mia stanza ma fui bloccata dalle sue braccia possenti attorno alla mia vita, avvicinò la sua bocca al mio orecchio e sbuffò. «Sei davvero impossibile, non capisci proprio nulla vero?»
 
Iniziò a ridere delicatamente. «Cercherò di essere più chiaro allora. Sei stupenda.»
 
Arrossii di nuovo, ormai il paonazzo era diventato il mio colore naturale.
 
 
«E' dunque questa è la tattica che hai deciso di adottare?» Disse sarcastico.  «Vuoi sedurre i miei amici così che ti accettino?»
Ridemmo entrambi fragorosamente.
«Spero di piacergli.» Risposi timida.
 
Alzò gli occhi al cielo esasperato. «A breve sarai in mezzo ad un gruppo di assassini spietati, che stanno tentando di conquistare il mondo, tuttavia il tuo problema più grande è che loro non possano approvarti? Hai un punto di vista così interessante.» Disse ironico.
 
 
 
«Dai vieni e chiudi gli occhi.»
 
 
Mi diressi tra le sue braccia ed eseguii gli ordini, probabilmente per arrivare al regno dei generali era necessario eseguire il teletrasporto.
 
 
Quando li riaprii, ci trovammo di fronte ad un enorme cancello cinto in oro, mi condusse al suo interno senza esitare. 
Vi era un enorme giardino con una bella fontana al suo centro, ai due lati della magione vi erano rispettivamente quattro statue, mi avvicinai per esaminarle, ed erano rispettivamente: al lato destro Lord Kunzite e Lord Nephrite al lato sinistro Lord Jadeite e Miss Zoisite.
 
 
 
Fissai Nevius scimmiottante che di tutta risposta si finse offeso e poi sbuffò. «Siamo degli inguaribili megalomani.»
Ridemmo in simultanea e ci avvicinammo all'enorme portone che si aprì al contatto con la sua mano.
 
 
Il nervosismo iniziò a farsi largo in me, Nevius se ne accorse e mi strinse la mano, poi delicatamente sussurrò al mio orecchio: «Non aver paura, ci sono io con te.»
 
Sorrisi rassicurata e avanzammo insieme nel lungo corridoio.
 
 
L'interno dell'enorme reggia mi lasciò stupita, era totalmente diversa dal castello di Nevius, molto più moderna. Le stanze erano ampie e luminose e da lontano udii un suono familiare, qualcuno stava armeggiando ai fornelli.
Nevius mi portò verso la cucina, dove vi era Jack alle prese col pranzo e Kaspar intento a leggere un libro. Entrambi quando mi videro smisero di fare quello che stavano facendo.
Kaspar si alzò aggraziato, era così leggero nei movimenti, sembrava quasi che i suoi piedi non toccassero il pavimento.
Aveva i capelli lunghi e bianchi con dei leggeri riflessi azzurrini, il suo viso era perfetto e lo sguardo nobile, indossava una camicia e un pantalone entrambi bianchi con un panciotto nero.
 
 
Benché fosse il più anziano dei generali anche lui come Nevius non dimostrava per niente la sua età.
 
Mi rivolse un sorriso gentile e mi porse la sua mano. «Piacere Nina, io sono Kaspar.»
 
 
Lo guardai timida, e cercai di abbozzare un sorriso cercando di nascondere l'evidente imbarazzo. Ricordai la targa fuori di casa, «Piacere Lord Kaspar io sono Nina.»
 
 
Nevius sorrise a quel "Lord" Kaspar e mi fissò con dolcezza.
 
 
 
«Solo Kaspar va più che bene.» Disse con un caloroso sorriso.
Poi si avvicinò a me Jack, molto più tranquillo, pulì rapidamente le sue mani poiché poco prima era impegnato ad affettare il prosciutto e si avvicinò a me allungandomene una.
 
 
«Ciao Nina, io sono Jack.»
 
Jack era davvero un bel ragazzo, aveva i capelli corti biondi leggermente spettinati, anche lui era alto e snello. Doveva essere una qualità dei generali essere perfetti.
Stando ai racconti di Nevius Jack era il più giovane, circa una novantina d'anni e a guardarlo effettivamente si dimostrava più giovane rispetto agli altri due, anche nel modo di vestire, indossava una canotta nera attillata e un paio di jeans scuri, era più alla mano rispetto a Kaspar.
Amichevolmente si offrì subito di accompagnarmi in una sorta di "giro turistico" della magione. Accettai entusiasta.
 
Il soggiorno era molto ampio ed aveva un'enorme libreria con un bellissimo pianoforte bianco al suo fianco. Osservai Jack curiosa, «Sai suonare il piano?»
 
Lui assunse un'espressione ironica. «Non è strumento per me, preferisco qualcosa di più pratico come la chitarra, il pianoforte è più da Nevius, non ti ha mai suonato nulla?» posò la mano sul mento facendo finta di pensare a qualcosa e poi riprese col discorso, «Strano, di solito non perde occasione per pavoneggiarsi.»
 
Nel dire questo lanciò un'occhiata scimmiottante a Nevius, che di tutta risposta sbuffò.
 
«Che cattiva impressione date di me.»
 
 
«Quindi tu suoni la chitarra e Nevius il piano.» Ripetei meccanicamente.
 
 
«Sì.»
 
 
Rispose secco, poi si avvicinò cauto al mio orecchio. «Kaspar canta, quando entrerai a far parte ufficialmente della famiglia ti faremo una delle nostre esibizioni, vedrai che spettacolo quando Kaspar e Neph inizieranno a duettare.»
 
Kaspar folgorò Jack con lo sguardo, poi iniziammo tutti a ridere.
 
In seguito mi avvicinai a una foto ritratto in cui vi erano i quattro generali e puntai il mio sguardo su Zachar, l'unica non presente in quell'occasione, Kaspar comparve soave alle mie spalle.
 
 
«Ha la testa un po' dura, ma non preoccuparti, la convinceremo alla fine.»
 
 
Nel dire questo mi dedicò un altro caloroso sorriso.
 
 
Mi sentii leggermente sollevata nel sapere che quantomeno gli altri due non mi volessero morta.
 
 
La giornata trascorse tranquilla e veloce, i due generali furono straordinari con me ed alla fine della giornata Nevius mi rivelò che mi approvavano e che quando si fossero calmate le acque sarei anche potuta stare lì a casa con loro.
Mi riaccompagnò prima del solito lasciandomi così più tempo da dedicare a mia madre, ed anche allo studio che stavo un po' trascurando.
 
 
Mi lasciò con un bacio sulla fronte. «Tornerò presto.»
 
 
Lo fissai con occhi languidi e felici. «Non aspetto altro.»
 
 
«Ti raccomando cerca di recuperare i compiti arretrati.» Disse premuroso.
Annuii e lui svanì fulmineo.
Mi diedi una rinfrescata veloce e poi raggiunsi mia madre al negozio.
Ero tremendamente felice, ma soprattutto consapevole del fatto che avrei dovuto dire a mia madre di Nevius e presto l'avrei fatto.
Quando tornai a casa, ero stanca morta ma ogni cosa ormai mi scivolava addosso, mi adagiai sul letto sognante, non ebbi neanche il tempo di indossare il pigiama che fui subito rapita da un sonno profondo.
 
 
«Nina, perché mi stai facendo questo?»
 
Cosa? Mi voltai verso un Nevius pallido e tremante, era proprio di fronte a me, e mi fissava sofferente.
 
 
 
«Che cosa dici? Non ho fatto nulla.»
 
Non riusciva a parlare ed io ero sconvolta, mi osservai per qualche secondo e mi resi conto che avevo un coltello tra le mani puntato dritto al centro del suo petto.
 
 
«Adesso potresti toglierlo?»
Ritrassi subito il coltello e l'osservai sanguinante. «Mi dispiace… io non volevo…»
 
 
 
«Mi stai uccidendo.»
 
 
 
Oltre ad essere dolorante e sofferente stava iniziando anche a dissolversi, in piccolissimi corpi celesti.
 
 
«No!» Cercai di aggrapparmi a lui disperata, il suo volto mutò e mi ritrovai Zachar al suo posto.
 
 
«Va all’inferno tesoro, così magari starete insieme.» Rise maligna e mi gettò lontana.
 
 
«NO!» Mi alzai di scatto dal letto e mi passai una mano sulla fronte, ero sudata e spaventata, corsi di fretta in bagno per darmi una rinfrescata, poi ritornai velocemente in camera mia nascondendo la testa sotto le coperte, quel sogno orribile mi aveva a dir poco destabilizzata, inutile dire che quella notte fu impossibile dormire.

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Capitolo 12
*** Pain ***


Passarono diversi giorni da quel sogno orribile e Nevius non aveva più dato sue notizie, questa situazione iniziava ad angosciarmi avevo bisogno di sapere che stesse bene, mi rincuorai dicendomi che forse stava proseguendo con la sua missione, per quanto sbagliata che fosse.
Il pomeriggio scolastico trascorse rapido, feci quattro chiacchiere con Bunny, che prontamente si informò sull’avanzamento della mia relazione.


 
 
«Stai ancora frequentando Maxfield?»
Roteai gli occhi, sapevo già, dove stava andando a parare, «Sì, noi… ci stiamo frequentando.»


 
 
Sbuffò e guardò verso il pavimento poi di nuovo verso di me. «Per favore Nina, cerca di essere prudente.»  


 
Le lanciai un’occhiata esasperata. «Non capisco perché tu dica certe cose, non lo conosci… non sai quello che stiamo condividendo.»


 
 
La sua espressione divenne più clemente, ma ribatte subito, «Lo so che ti sembra tutto meraviglioso e magico, però non illuderti, non è quello che sembra.»


 
 
 
«Va bene, sarò prudente.»
 
 
Mi alzai lentamente e mi diressi verso casa, sospirando a bassa voce. «So benissimo cos è... »




 
Quando tornai a casa mi concentrai sui compiti della giornata, stavo pian piano recuperando tutto.
Una volta finiti misi in ordine la mia camera e mi gettai sotto le coperte, non riuscivo per nulla a dormire, mi mancava terribilmente, avevo bisogno della sua presenza, di sentire la sua voce sbuffai nervosamente quando d’un tratto udii un forte rumore ed un vento gelido che invase la camera, qualcuno aveva aperto la finestra, mi precipitai in un lampo vicino ad essa speranzosa che dall’altro lato vi fosse come sempre il mio Nevius.
Tuttavia mi trovai davanti ad un orribile mostro, la sua forma ed il suo colore ricordavano molto un albero, prima che potessi fare qualunque cosa la stanza fu invasa da una nebbia viola, lentamente sentii le forze abbandonarmi e crollai al suolo.


 
 
 
 
Quando mi risvegliai, ero ancora abbastanza stordita, mi guardai intorno confusa e cercai di sollevarmi in piedi, ma, mi resi conto di essere incatenata con i polsi al muro.
Mi guardai di nuovo intorno per capire dove fossi, il posto era oscuro e polveroso, probabilmente qualche casolare abbandonato, come per dire “urla pure quanto ti pare, sei in trappola”.
La mia attenzione si concentrò poi sui tre mostri che borbottavano tra di loro, parlavano di quanto sarebbe stato facile attuare il piano, “ci sarebbe cascato sicuramente”.
Iniziai a sudare freddo, quando sentii pronunciare il suo nome da uno dei tre.
Desiderai fortemente che non mi cercasse proprio adesso, altrimenti l’avrebbero incastrato, gli avrebbero fatto del male. Cercai di soffocare il terrore come meglio potevo, ma non riuscii a fare molto, ero visibilmente terrorizzata.
Vidi i tre mostri voltarsi verso destra, d'un tratto lanciarono colpi verso quella direzione, ipotizzai che Nevius fosse già lì.
La battaglia fu rapida, furono messi KO in un istante.



 
Nevius era furente, si avvicinò con la spada a uno dei tre e gli disse: «Dì a Zachar che non avrà mai il cristallo nero, se prova ancora a far del male a Nina la uccido con le mie mani.»


 
 
I tre mostri scapparono via terrificati.
Nevius si voltò verso di me, mi guardò velocemente assicurandosi della mia incolumità.
Poi mi liberò dalle catene e mi sollevo tra le sue braccia.


 
 
«Non mi faccio vedere per due giorni e pensi subito di metterti nei guai, sei incorreggibile.» Disse ironico.


 
 
«Grazie, Nevius.» Dissi con sincera gratitudine, mi posai con la testa contro il suo petto cercando di rilassarmi.


 
 
«Non ringraziarmi Nina, non avrei potuto fare diversamente, anche se... tutto questo è follia.»


 
 
Non m’importava di ciò che diceva, ciò che importava è che fosse li.
Lo guardai velocemente e mi accorsi di un taglio sul braccio, si era ferito a causa mia.


 
 
«Sei ferito!»


 
 
 
«Non è niente.» Disse sicuro.


 
 
 
«No invece, lascia che ti curi. Inoltre penso ci stiano cercando, sarà meglio nascondersi.»


 
 
 
«Va bene.» Acconsentì probabilmente accorgendosi della mia irrequietezza voleva, tranquillizzarmi. Lo condussi all'entrata del parco in cui eravamo soliti andare e ci sedemmo ai piedi del nostro albero.


 
Gli ordinai di togliersi la giacca ed eseguì subito il mio ordine da buon generale, dal canto mio strappai un pezzo del mio pigiama color arancio.


 
 
«Tua madre non sarà contenta della fine del tuo pigiama.» affermò sardonico.


 
 
«Tanto non piaceva neanche a lei.» sbuffai e gli sistemai la fascia accuratamente.


 
 
«Così va molto meglio.» Sistemò ancora un po’ la fasciatura attorno al braccio e mi fissò in modo amorevole.


 
 
«Sai, in centro ha aperto una nuova bakery prepara un semifreddo al cioccolato buonissimo, avrei voluto dirtelo prima, ma in questi giorni non ci siamo visti.»
Ero consapevole del fatto che non fosse il momento adeguato tuttavia ero nervosa, volevo cercare un modo per distrarmi.  Nevius colse al volo e mi resse il gioco.


 
 
«Ti piace il cioccolato?» Ripresi.


 
 
«Sì, mi piace molto.» Disse poco convinto, capii che stava mentendo gli si leggeva in faccia. Sorrisi entusiasta, faceva di tutto per soddisfarmi anche mentire su cose stupide.


 
 
 
«Non è vero.» Risposi giocosa.


 
 
 
Il suo sguardo era così tranquillo, erano bellissimi questi momenti con lui, sembravamo una coppia composta da due ragazzi normali che si stavano conoscendo.


 
 
«Qualche volta ... potremmo andarci insieme, che ne dici?»


 
 
 
«Penso sia una buona idea.»


 
 
Lo fissai un attimo cercando di cogliere qualcosa nel suo sguardo, ma fraintese la mia occhiata e mi chiese dubbioso: «Pensi sia un'altra bugia?»


 
 
«No, stavolta ti credo.»
Era sinceramente interessato alla mia proposta, il suo sguardo era sereno dunque decisi di continuare il discorso mettendolo su un piano più ironico.


 
«Quando avremo un pomeriggio libero, ci andremo.» Poi presi una breve pausa e ripresi con aria dubbiosa.
 
 
«Pensi che il Dark Kingdom ti conceda qualche giorno libero in più adesso che hai una ragazza?»


 
La sua espressione variò, passò dalla tranquillità allo sbigottimento e infine rise spensierato.


 
 
M’illuminai di quel sorriso, era speciale e solo per me. Iniziai a ridere insieme a lui, per qualche secondo mi cadde qualche lacrima di commozione, non potevo che essere felice, ormai il peggio era passato, avremmo ricominciato come ogni volta.


 
Purtroppo, come sempre avevo esultato troppo presto.
Prima che potessi accorgermene, fui spinta lontana da Nevius.


 
 
Riaprii subito gli occhi e per la scena che mi si parò davanti, desiderai essere cieca.
Nevius era accanto a me, con dei rami elettrici conficcati in una spalla, il suo
sguardo era segnato dal dolore, nonostante questo il suo primo pensiero fu di sincerarsi delle mie condizioni, il suo tono di voce mi spaccò il cuore in due, respirava a fatica e perdeva grandi quantità di sangue.


 
 
 
«Che fine ingloriosa per il grande Nevius. Avanti! Se ci tieni alla vita della ragazza, dacci il cristallo.»
Nevius respirava a fatica, e si teneva il braccio ferito.


 
 
 
 
«Va bene avete vinto, Nina scappa!»


 
 
«No!» Dissi disperata.


 
 
 
«Ubbidisci!»


 
 
 
Mi avvicinai a lui ma fui spinta via dal suo braccio.
 
 
 
«Avanti! Non essere sciocca.»


 
 
Mi liberai dal suo braccio stanco, e in un atto di disperazione tentai di estrargli quei rami elettrici dal braccio, mi causarono scariche dolorose per tutto il corpo, potevo vedere la sua espressione sofferente non solo per il dolore che essi gli provocavano ma anche per il vedermi soffrire nel tentativo di aiutarlo.


 
 
«E’ tutto inutile, mettiti in salvo ti prego, non puoi fare nulla scappa via, presto!»


 
 
Non ascoltai nessuna delle parole che mi stava dicendo, continuai imperterrita nell’estrazione di quei rami che sembravano quasi fuori dalla sua spalla.
 
 
«Non andartene Nevius, ho bisogno di te, non lasciarmi.»


 
 
Purtroppo gli Youma accortisi di ciò che stava accadendo lanciarono altri colpi nella nostra direzione. Nevius raccolse le poche forze rimaste nel suo corpo per farmi da
scudo ancora una volta.


 
 
 
«Per fortuna stai bene». Furono le ultime parole prima di perdere conoscenza, lo guardai shoccata, mi era svenuto tra le braccia, stavo così male che non sentivo più le gambe, tremavo come una foglia e il cuore batteva all'impazzata non sapevo cosa fare.


 
 
I tre mostri portarono via il cristallo nero che nel frattempo era caduto dalle mani di Nevius, e da un turbine di petali rosa apparve Zachar.
 
 
 
 
«Ottimo lavoro ragazze. Nevius morirà nelle braccia della sua mocciosetta terrestre, ma prima fatelo soffrire ancora un po'.»


 
 
 
E scomparve.


 
 
 
«Sei una traditrice Zachar.» Disse Nevius con amarezza, poi si rivolse a me.
 
 
 
 
«Vai via da qui.»


 
 
«No!» Mi avvicinai e delicatamente adagiai le mie mani sul suo busto.


 
 
I tre Youma erano intenti ad attaccarci ancora una volta, a quel punto pensai che fosse meglio così, se doveva finire che finisse adesso! Insieme.
Arrivarono in nostro soccorso le guerriere Sailor che velocemente si sbarazzarono dei tre mostri, poi si avvicinarono a noi.


 
Sailor Moon aveva l'aria infelice, il suo sguardo sembrava sinceramente sofferente.
Guardò Nevius con pietà e vista la loro inimicizia probabilmente era stupefatta del suo gesto nei miei confronti, nessuno poteva immaginare il dolore immenso che stavo provando.
Nevius riprese conoscenza e in me ci fu un briciolo di sollievo.


 
 
 
«E’ tutto finito…» Lo adagiai meglio tra le mie braccia, stavolta ero io a dovermi prendere cura di lui.


 
 
Guardò per un attimo Sailor Moon e con un filo di voce le disse: «Sailor Moon sta tranquilla, la tua identità è al sicuro.»


 
 
Lei lo fissò compassionevole e sinceramente dispiaciuta. «Fatti forza, resisti!» Disse supplicandolo.


 
 
In seguito Nevius volse lentamente il viso verso di me, «Perdonami.»


 
 
 
«Per cosa?»


 
 
 
«Temo di non poter mangiare quel semifreddo con te.»


 
 
Tese per quanto fosse possibile la sua mano sulla mia guancia, a quel tocco mi fu impossibile trattenere le lacrime, Nevius stava morendo, ed io non potevo evitarlo.


 
 
Rise debolmente e poi riprese, «Ho finito per mentirti di nuovo, perdonami, ti prego.
Ti porterò sempre nel mio cuore Nina, non dimenticarmi mai.»


 
 
 
E lentamente chiuse gli occhi.
Lo scongiurai, lo supplicai di non lasciarmi, era l'unica cosa sensata che riuscii a fare.
Speravo avvenisse un miracolo, qualunque cosa che non lo portasse via da me.
Scoppiai in un pianto disperato mentre Nevius diveniva sempre più freddo e cereo, il sangue continuava a sgorgare imperterrito sporcando tutto il mio pigiama, aveva un leggero risolino sulle labbra, ma stavolta quel sorriso non scatenò la solita gioia in me.
Mi abbandonai in un grido disperato, mentre Nevius man mano si stava dissolvendo.


 
Le tre Sailor piangevano intorno a noi, come se loro capissero come mi sentissi, come se avessero condiviso con me quanto Nevius fosse speciale.


 
 
Le odiai.


 
Come si permettevano di piangere per lui, loro non gli volevano neanche bene, erano lacrime di circostanza che il giorno seguente avrebbero già dimenticato.


 
 
 
Un’abbagliante luce mi distolse da quella riflessione. Apparvero di fronte a noi Jack e Kaspar i loro sguardi erano furenti.
Jack si avvicinò rapido e delicatamente prese Nevius tra le sue braccia.


 
 
Kaspar mi fissò per un secondo con aria afflitta e con un filo di voce disse, «Andrà tutto bene.»


 
 
Jack guardò Nevius con amarezza, poi si volto verso Kaspar, «Stavolta ha davvero esagerato.»


 
 
Kaspar si limitò ad annuire. I due si dissolsero davanti ai miei occhi con Nevius.
Ero disorientata e angosciata ... c'era speranza per il mio Nevius? Non avrei avuto risposte al momento.


 
Le Sailor mi aiutarono a mettermi in piedi ma non riuscivo a reggermi, mi tremavano le mani e le mie gambe erano molli come il burro.


 
Sailor Moon continuava a fissarmi in modo compassionevole. Mi sentii invasa da una rabbia violenta e inveii senza controllo verso di lei.
 
 
 
«Perché sei arrivata solo adesso?!?! Sei sempre qui in giro a disposizione di tutti, perché adesso non c’eri?»
Non rispose alla mia domanda, si limitò ad abbassare lo sguardo.


 
 
«Perché nessuno è venuto a salvarlo…»


 
Scoppiai di nuovo in lacrime, e lei mi strinse tra le sue braccia.
Dopo qualche ora mi riportarono a casa assicurandosi che mia madre non si accorgesse di nulla, mi aiutarono a disfarmi del pigiama ormai sudicio, e mi misero perfino a letto.
Non dissi una parola per tutta la notte, non riuscii neanche a ringraziarle. Ero in totale stato di shock, avrei solo voluto sapere cosa ne fosse stato di Nevius.
Trascorsi la notte con lo sguardo vuoto puntato al soffitto, non riuscivo a smettere di piangere.
Nascosi la testa sotto la coperta nel caso in cui mia madre fosse venuta a controllare e così passò la notte, tra lacrime e lenzuola stringendo forte a me il pezzo di stoffa del mio pigiama ancora intriso del suo sangue.

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Capitolo 13
*** Farewell ***


Passò una settimana da quel giorno. Avevo perso totalmente il senso di ogni cosa, non andavo più a scuola né uscivo con i miei amici, non facevo altro che stare in pigiama, mi lavavo a stento. Mia madre era preoccupata e pur non sapendo nulla cercava di confortarmi ma non riuscivo a sentirla. L’unica cosa che sentivo oltre al dolore lacerante, era la sua voce che mi chiedeva di non dimenticarlo... e come avrei potuto?
 
Ricevevo continue telefonate ma non riuscivo nemmeno a pensare di dover parlare con qualcuno, non avevo neanche una giustificazione per motivare il mio atteggiamento, cosa avrei dovuto raccontare?
Quel pomeriggio vennero a trovarmi Bunny e Ubaldo.
 
Le raccontai della morte di “Maxfield” e lei sembrò stranamente comprensiva e dispiaciuta, non capii il suo cambiamento repentino, si era sempre opposta alla nostra relazione e adesso di punto in bianco era dispiaciuta e addolorata, so che non avrei dovuto ma provai rabbia nei suoi confronti, se non altro era lì per aiutarmi potevo quantomeno apprezzare.
 
Le proposi di fare un giro in centro, avevo bisogno di respirare e di vedere la luce.
 
 
Pranzammo velocemente in un ristorantino e poi riprendemmo la passeggiata. D’un tratto ci trovammo di fronte ad un cimitero. Alla sola vista di tutte quelle cripte e quelle lapidi cedetti e ricominciai a piangere.
 
Era morto per salvarmi la vita e non gli era valso neanche un piccolo riconoscimento, nessuno avrebbe mai saputo quanto quell'uomo fosse speciale.
Mi avvicinai a passo lento verso un prete che si trovava lì, mi avvicinai per parlargli, ma durante la nostra chiacchierata improvvisamente apparve Zachar.
 
Rabbrividii solo a vederla. Sfoggiava il solito ghigno e tra le mani il cristallo nero, francamente non so neanche io cosa mi scattò nella testa, tutto ciò che volevo era farle sentire un po' del dolore che stavo provando io, ma non ne avevo i mezzi né la forza necessaria. Collegai il cristallo a Nevius e mi lanciai disperata su Zachar nel tentativo di sottrarglielo.
 
 
 
«Sei così insignificante e fragile.» Disse pungente e con disprezzo senza neanche degnarmi di uno sguardo.
 
 
«Vorrei solamente comprendere cosa abbia visto in te quello stupido.» Stavolta il suo sguardo fu raggelante, i suoi occhi erano carichi di risentimento e avversione e sul volto un sorriso maledicente, avvicino una mano al mio viso e lo strinse forte puntandomi il suo sguardo nel mio.
 
 
 
«Sai l'ultima novità? Nevius sta bene. Non è venuto da te, vero? Gli causi più problemi tu che il Dark Kingdom.»
 
Sbarrai gli occhi, non m’importava di ciò che avesse detto dopo, mi ero fermata al "Nevius sta bene". Restai paralizzata per qualche secondo e mi ripresi solo quando fui scaraventata a terra, cercai in qualche modo di scappare ma non ci sarei mai riuscita se in mio soccorso non fosse arrivata Sailor Moon che costrinse Zachar al ritiro.
 
Ci guardammo per qualche secondo, mi chiese se stessi bene e dopo la mia risposta si congedò.
 
Metabolizzai durante la giornata le parole di Zachar per intero. Perché Nevius non si era fatto vedere? Erano tutte menzogne quelle parole? O effettivamente Nevius aveva deciso di starmi lontana perché gli causavo solo grane.
Iniziai di nuovo a piangere come una bambina, le mie gambe erano sempre deboli, mi lasciai cadere a terra con la testa tra le mani e mi abbandonai in un disperato pianto.
Mi vedevo nell'incubo più oscuro, e per quanto mi sforzassi di riprendermi, una forza mi tirava giù. Se avessi avuto abbastanza coraggio, avrei messo fine io stessa alla mia vita, non riuscivo a sopportare tutto questo dolore.
Decisi di tornare a casa e mi precipitai rapidamente nella mia camera, fissai il cielo annuvolato a un tratto sentii il campanello di casa.
 
Debole e priva di vita mi precipitai verso la porta, quando la aprii e vidi dall’altra parte persi due o tre battiti, sgranai gli occhi incredula.
Nevius era lì di fronte a me.
 
 
 Il suo sguardo era tranquillo e autorevole.
Il mio primo istinto fu di buttarmi tra le sue braccia, mi accolse con calore e mi strinse forte a se, piansi, piansi tantissimo, e si premurò di asciugare ogni lacrima, poi mi scoccò un bacio delicato sulla fronte.
Passò un’oretta buona e ancora non aveva detto una parola, questa cosa m’intimoriva e non poco, non sapevo cosa aspettarmi, d’un tratto però ruppe il silenzio e insieme a lui anche il mio cuore.
 
 
«Sono qui per dirti addio Nina.»
 
 
«Cosa?  Ho passato giornate atroci pensando che tu fossi morto, oggi vengo a sapere da quella pazza furiosa di Zachar che stai bene e adesso vieni qua per dirmi cosa?»
 
 
 
 
«Che il mio mondo non è fatto per te.» Riprese cupo.
 
 
 
 
«Avev- avevi promesso che non mi avresti lasciato, ti sei ricordato adesso che abbiamo due mondi inconciliabili?» Rigettai quelle parole con rabbia cieca, sembravo una squilibrata, stentavo a credere che quella fossi davvero io.
 
 
Lui restò calmo e distaccato, la sua espressione non accennava ad alcuna emozione.
 
 
 
«Ti ho detto prima di tutto che non avrei messo la tua vita in pericolo, sono stato ferito io quella notte ma potevi essere tu.
Zachar voleva farmi soffrire sfruttando il mio unico punto debole, non posso più permetterlo.»
 
 
La sua calma mi tormentava, i suoi occhi avevano il colore del ghiaccio, ed anche il suo tono era glaciale.
 
Si premurava di proteggere il mio corpo ignorando totalmente il mio cuore e la mia anima.
 
 
«Portami con te! Fammi diventare come te, esisterà qualche rito, qualche magia per trasformarmi, no? Se il problema è la mia fragilità, puoi prendertela, non mi serve senza di te.»
 
 
 
«Potrei farti diventare come me, ma questo potrebbe alterare la tua anima, non saresti più quella che sei adesso e inoltre.» Oltrepassò la mia figura per qualche secondo poi corrugò leggermente il labbro e il suo sguardo si fece grave. «Non ti voglio con me.»
 
 
Qualunque tipo di parola mi si strozzò in gola.
 
 
Ci guardammo per qualche minuto, non accennava a voler proseguire nel discorso, tentai un ultimo disperato tentativo cercando di far breccia nei suoi sentimenti.
«Vuoi dire… Che... Insomma... Non mi ami più?»
Il suo sguardo restò distaccato, la domanda non lo alterò minimamente, mi ricordò il Nevius dei primi mesi, era più Maxfield che Nevius, i suoi occhi si dilatarono leggermente e si scurirono, dopo qualche secondo si decise finalmente a darmi una risposta.
 
 
«No.»
 
 
Dopo qualche secondo riprese. «Ci siamo solo illusi Nina, io sono questo, questa è la mia vita, non posso permettermi di avere un punto debole.
Qualunque cosa sia nata tra noi è sbagliata e non ha senso di esistere. L'ho capito troppo tardi ed ho messo in pericolo entrambi.»
 
 
La sua espressione divenne compassionevole, forse si era reso conto del supplizio al quale mi stava costringendo, la sua impassibilità era così raggelante che prevalse su ogni cosa.
 
 
«Ti chiedo scusa per averti fatto perdere del tempo prezioso, fortunatamente sei molto giovane.  Ti passerà.»
 
 
Allungai una mano verso di lui con disperazione, non capii nemmeno io quale fosse l'intenzione di quel gesto, sentii man mano le forze abbandonami, ed anche il mio cervello iniziò a fare cilecca.
 
«Ti prego ... Non farlo, non passerà... non posso dimenticare tutto, non posso dimenticare te.»
 
 
Le lacrime iniziarono a scendere rapidamente sul mio viso, il suo sguardo s’impietosì e per un attimo e rividi il Nevius che conoscevo, ma durò davvero poco.
«Adesso devo andare.» Disse serio e autoritario. «Promettimi che non ti metterti nei guai.»
Annuii ma le parole passarono fugaci nella mia mente, ero sopraffatta dalla disperazione.
Scostò lo sguardo dalla mia figura, i suoi occhi tornarono del solito azzurro cielo, poi proseguì:
 
 
«Vai per la tua strada, col tempo ti riprenderai ... io e gli altri non vi daremo più fastidio, dillo anche alla tua amica.»
 
 
Non capii a quale amica si riferisse, non capivo più nulla, avevo la mente totalmente sconnessa, mi tremavano le gambe e mi girava la testa, temevo che da un momento all'altro fossi crollata a terra come una pera, l'unica frase di senso compiuto che riuscii a concepire fu:
 
«Gli altri sono già andati via?»
 
 
«Sì, io sono rimasto solo perché Zachar ti aveva detto che ero vivo, mi sembrava giusto salutarti.»
Lo fissai con gli occhi sbarrati e la pelle bianchissima, mi tremavano le labbra e le mani.
 
 
«Addio.»
E si volse incamminandosi a passo lento tra la gente ignara.
 
«Nevius, non mi lasciare!»
 
 
Non si voltò, tuttavia notai i suoi pugni serrarsi, avevo provocato qualcosa in lui, ma non ebbi neanche il tempo di sbattere le palpebre. Nevius era svanito nel nulla e con lui le speranze di una vita felice.
Alzai gli occhi al cielo era nero. Lo stesso nero che albergava nel mio cuore e che mi stava inghiottendo.
 
 
Vagai errante per la città, notai che le persone mi scrutavano di sottecchi preoccupate, comprensibile, con la faccia da funerale che mi ritrovavo chissà cosa pensavano, magari la fine del mondo. In effetti, un mondo era finito, il mio.
Mi ritrovai di fronte a casa di Bunny, l'idea di parlare con la mia migliore amica mi sfiorò per un momento, ma la scartai subito, cosa le avrei detto?
 
Fui letta nel pensiero, Bunny sbucò da un angolo, e si accorse della mia espressione, feci finta di niente, ma non la convinsi. Improvvisamente persi i sensi e crollai fra le braccia della mia amica.
Quando ripresi i sensi, mi ritrovai distesa sul letto di Bunny, con lei al mio fianco.
 
 
La sua espressione era preoccupata e apprensiva. «Che cosa è successo?»
 
 
«Nulla.» Sviai, cosa potevo mai raccontarle? Abbozzai qualche bugia credibile, almeno per me.
 
 
 
«Problemi a casa, ho lasciato andare troppo la scuola e dovrò recuperare tante cose in troppo poco tempo, inoltre mia madre mi sta sempre col fiato sul collo, no mi lascia un attimo per respirare.»
 
 
Bunny mi guardò poco convinta, si morse un labbro e assunse un'espressione diffidente.
 
 
«Non hai intenzione di dirmi la verità eh?»
 
 
«Non capiresti Bunny... è complicato.»
 
 
Sbuffò e si staccò la spilla. «Potere del cristallo di luna!»
 
 
Sgranai gli occhi dall'incredulità, Bunny la mia amica paurosa e imprudente era in realtà Sailor Moon, l'eroina della città.
Tutto ebbe più senso, iniziando dall'odio che Nevius provava per Bunny e viceversa.
 
 
«Cosa... tu?»
 
Mi fece un ampio sorriso e spontaneamente sorrisi anch'io insieme con lei.
 
 
«Adesso vuoi parlarmi?»
 
 
Presi un lungo respiro e iniziai. Le raccontai tutto, per filo e per segno dall'inizio della nostra relazione fino alla conversazione di quella mattina, ogni tanto qualche lacrima zampillava dai miei occhi.
 
 
Bunny fu molto comprensiva e ascoltò ogni singola parola, alla fine della giornata mi sentii più sollevata e ricordai perché io e Bunny fossimo da sempre buone amiche, solo lei riusciva a farmi sorridere. Durante quelle mie confessioni si dimostrò molto paziente e sensibile, e lei come me riteneva che Nevius fosse effettivamente cambiato ma che si sentisse intensamente addolorato per il pericolo al quale mi esponeva.
Elaborammo insieme qualche soluzione.
 
 
 
«Ti ha detto che andava via con gli altri generali? Dunque roba di regni magici. farò qualche ricerca sui generali.» Disse convinta.
 
 
«Magari c'è qualche rito d'evocazione per chiamarli… tipo una parola “chiave” per farli apparire.» Non riuscii a trattenere la risata, e Bunny non riuscì a non notarlo e rise anche lei.
 
 
«Uffa non prendermi in giro, mi sto sforzando tantissimo.»
 
 
La ringraziai e salutai la mia amica, mi diressi verso casa consapevole che ad attendermi ci fosse una lunga notte.
Passarono due lunghi mesi, dicembre stava per terminare e le ricerche di Bunny portarono a ben poco ma quantomeno le sue visite alleviavano il mio dolore anche se in minima parte.
 
Dalle scale sentii mia madre parlare con lei mentre stava per andarsene, le chiedeva spiegazioni circa il mio comportamento.
 
 
Mi vedeva spenta, priva di vitalità, disse che ero passata dalla luce al buio e che non sapeva come riprendermi, che facevo le cose senza interesse e che nulla di quello che facessi mi entusiasmasse davvero.
Bunny mi coprì dicendo che era semplicemente un momento difficile dipeso dall'età e dallo stress scolastico, ma che sarebbe passato.
Salii la scala rassegnata e mi diressi in camera.
Fortunatamente quei mesi passarono in fretta, anche le giornate scolastiche passavano veloci, e tenevano la mia mente impegnata, in un modo o nell'altro sopravvivevo.
 
 
Nel frattempo Bunny si era fidanzata con Marzio, un giovane ragazzo dai capelli neri, lo conobbi per caso in una delle mie uscite con Bunny, lui era molto gentile e amichevole, inoltre si divertiva da morire a punzecchiarla e lei sembrava felice.
 
 
Anche lui come Bunny era una sorta di eroe, un eroe in Smoking.
 
 
Ero contenta per la mia amica, almeno per una delle due le cose funzionavano, mi sforzavo di mantenere un sorriso che sembrasse sincero.
Ero nella mia camera triste e come ogni sera la passai sulla mia sedia, posizionata accuratamente davanti alla finestra, nel punto preciso in cui lui si fermava ad osservare le sue stelle.
Quel piccolo gesto in qualche modo mi faceva sentire vicina a lui.
Stavo impazzendo davvero.
La notte era un vero inferno dormivo poco e mi rigiravo continuamente nel letto, sudavo tantissimo e spesso mi svegliavo di soprassalto.
 
 
Dopo una settimana mi accorsi che Bunny non si era presentata per i giorni precedenti, né aveva più scritto, iniziai a preoccuparmi, che le fosse successo qualcosa?
Non rispose a nessuna delle mie telefonate, decisi dunque di passare da casa sua, era stata vicino a me durante quei mesi difficili dovevo come minimo sapere cosa le fosse successo. Mi precipitai verso casa sua e suonai il campanello, quando aprì la porta quella che mi ritrovai di fronte era il fantasma della mia migliore amica, aveva gli occhi lucidi e il viso infelice.
Posò delicatamente le mani davanti al suo viso ed iniziò a piangere. «L'hanno rapito.»
Fu l'unica cosa che riuscì a dire.
 
 
«Chi hanno rapito?»
 
 
 
Girò la testa verso di me, ancora con gli occhi sconnessi.
 
«Marzio... Berly me l’ha portato via.» Poi scoppiò in lacrime.
 
 
 
«Non aveva più memoria, ieri ci siamo rivisti e lui mi ha aggredito, non ricordava chi fossi e quanto ci amassimo.»
 
 
La guardai comprensiva, capivo perfettamente quello che stava provando, ma non riuscivo a trovare le parole giuste.
 
 
 
«TI ha detto qualcosa?»
 
Fissò per qualche secondo il soffitto tentando di fare mente locale. Poi tornò su di me. «Ha detto di chiamarsi ENDYMION.»
 
 
Una scossa elettrica attraversò il mio corpo, ero sicura d'aver già sentito quel nome.
 
 
 
«Il principe e i suoi quattro generali sono tornati.» Esclamai guardando Bunny, lei mi fissò confusa e le raccontai ciò che Nevius mi aveva detto circa la loro vita precedente.
 
 
 
Il destino si stava compiendo di nuovo, dovevamo solo trovarci nel posto giusto.
 
 
 
 
«Che cosa farai adesso?» Chiesi preoccupata.
 
 
«Andrò da Berly e metterò fine per sempre a questa storia!»
 
 
«Bunny, non essere sciocca, è pericoloso! Nessuno sa quanti mostri ci siano lì sotto ad attendervi.»
 
 
 
«Non ce ne saranno.»  Disse quest’ultima frase con gli occhi bassi e lo sguardo dispiaciuto.
 
 
«Cosa ti fa essere sicura di questo?»
 
 
«Nina… devo confessarti una cosa.» La sua espressione divenne sinceramente avvilita.
 
 
Deglutì e riprese «Ero in contatto con i quattro generali… stavamo progettando un assalto al Dark Kingdom e a Queen Berly...» Abbassò di nuovo lo sguardo mortificato.
 
 
Non potevo credere alle mie orecchie, per tutto quel tempo Bunny era stata in contatto con Nevius e non mi aveva detto nulla, anzi aveva finto di cercare una soluzione per aiutarmi.
 
 
«So cosa stai pensando, ma fammi spiegare. Lui è stato categorico, dovevi stare lontana dai guai e quindi lontano da lui.» Si fermò ancora per qualche secondo e poi continuò. «E a dirla tutta sono d’accordo con lui sul fatto di tenerti fuori dai guai.»
 
 
«Bunny, questo non era affar tuo! Mi hai visto piangere e passare notti insonni perché non avevo sue notizie e non mi hai neanche detto che eravate in contatto, mi sarebbe bastato sapere che stava bene.»
Nei suoi occhi potevo leggere il dispiacere.
 
 
 «Volevamo solo il tuo bene.»
 
 
Serrai i pugni e guardai Bunny in modo accusatorio. «Da quando in qua tu e Nevius prendete decisioni per me? Siete diventati improvvisamente amici?» Risposi seccata.
 
 
«Se te l’avessi detto, sarebbe stato peggio, non avresti comunque potuto vederlo.»
 
 
Mi morsi il labbro cercando di sbollire la rabbia, ma fu molto difficile mantenere la calma.
 
 
«Per favore Nina, cerca di capire.»
 
 
«Devo capirvi sempre io, potreste capirmi voi ogni tanto.»
 
 
Mi guardò afflitta e si avvicinò a me con l’espressione martoriata.
 
Sbuffai nervosa e cercai di sorvolare sulla questione.
 
 
«Andrai da sola?»
 
 
«No, le ragazze verranno con me.»
 
 
«Verrò anch’io!»
 
 
«Nina… è-» La interrussi.  
 
 
«Potremmo morire tutti no? Ho bisogno di rivederlo un ultima volta, ti giuro che non mi metterò nei guai, per favore, me lo devi.»
 
Stavolta fu lei a sbuffare nervosa. «E va bene Nina, però devi startene nascosta.»
 
«Ok.»
 
 
Tornai a casa e diedi una sorta di saluto simbolico a ciò che mi circondava, se le cose fossero andate male, non avrei più rivisto nulla.
Diedi un forte abbraccio a mia madre cercando di non farle capire nulla.
Salii nella mia camera e mi stesi sul letto, lanciai un’occhiata malinconica verso la finestra, desideravo disperatamente la sua presenza accanto a me, soffrivo terribilmente senza di lui e pur di rivederlo sarei stata abbastanza matta da dirigermi nel dark Kingdom col rischio di farmi uccidere. Decisi che sarebbe stato meglio riposare un minimo e mi abbandonai su letto.

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Capitolo 14
*** Returns ***


Scendemmo lentamente le scale che portavano a quell’oscuro Dungeon, Bunny non staccava mai lo sguardo dalla mia figura, ed anche le altre mi fissavano interdette.
 
 
Makoto chiese curiosa. «Non hai paura?»
 
 
«No, ormai sono assuefatta da ogni cosa.» E continuai a proseguire con lo sguardo delle ragazze addosso, mi sentivo ancora debole e sofferente, ma quantomeno la speranza che l'avrei rivisto mi diede parzialmente le forze.
 
 
 
«Nina promettimi ancora una volta che te ne starai buona e nascosta, se ti succedesse qualcosa, non me lo perdonerei. Inoltre Nevius ha minacciato di uccidermi se ti fosse capitato qualcosa, dunque cerca di non farti vedere da lui, non ne sarebbe felice.»
Sorrisi pensando a quanto ancora si prendesse cure di me nonostante mi avesse lasciato.
 
 
 
 
«Prometto che me ne starò buona, e che cercherò di non attirare catastrofi. Buona fortuna Bu- ehm Sailor Moon.»
 
 
Mi lanciò un sorriso rincuorante. «Mi raccomando Nina, fa attenzione.»
 
 
 
Le ragazze andarono alla ricerca di Queen Berly, mentre io mi nascosi in un angolo.
 
 
Ci provai davvero a starmene buona, ma il desiderio di rivederlo superava ogni cosa, Iniziai a girovagare per il Dungeon alla ricerca di Nevius, speravo di trovarlo da qualche parte. Non m’importava della sua reazione o del fatto che si potesse arrabbiare, desideravo solo incrociare per l’ultima volta i suoi occhi.
 
 
Mi ritrovai in una grossa stanza bianca con un trono al centro. Dedussi che quella fosse la camera di Berly.
Che tempismo Nina! La prima stanza che trovi è quella della cattivona di turno.
Ero spaventata, lo ammetto, tuttavia mi armai di tutto il coraggio che avevo in corpo ed iniziai ad avanzare per la grande camera pensando: «Se devo morire...»
Trovai poggiato su una scrivania uno scrigno con quattro pietre dai colori splendenti ed una corona accanto ad esse, più avanti vi era un letto con sopra appoggiata una giacca verde con un maglioncino nero, probabilmente erano gli abiti di Marzio.
Una voce mi raggelò il sangue nelle vene.
 
 
 
 
«Sei curiosa, tanto quanto incosciente signorina.»
 
 
 
Mi voltai e vidi avanzare verso di me una creatura rivoltante.
Feci una smorfia di disgusto e prima che potessi scappare, quell'orribile individuo mi aveva già immobilizzato, mi condusse nel salone principale, dove Bunny lottava valorosamente contro Queen Berly, le altre quattro Sailor erano a terra svenute i loro corpi erano ricoperti da graffi, fui dispiaciuta per loro, tuttavia neanche io me la passavo troppo bene, avevo ogni parte del corpo immobilizzata da quel coso.
Guardando più in là notai che anche Marzio era a terra privo di sensi, non indossava i soliti abiti, ma aveva una divisa blu con dei dettagli azzurri, delle ampie spalline azzurre con un vistoso mantello alle sue spalle, l'abito era più regale ... più da principe.
Bunny si accorse della mia situazione e sferrò un colpo verso il mostro per liberarmi dal suo siero.
Ci riuscì mettendo Ko il mostro, tuttavia Berly acquisto vantaggio su di lei, la strega si concentrò per sferrare un colpo e tutto il pavimento iniziò a tremare, man mano tutto iniziò a frantumarsi, il pavimento si aprì in due come burro. I massi cadevano anche dalla parte superiore del muro stava crollando tutto.
Fantastico! Pensai tra me e me, faticavo già a reggermi in piedi su un suolo normale, quest’instabilità si sposava perfettamente con le mie gambe, almeno stavolta se fossi caduta non sarebbe stata colpa mia.
Mi si aprì il pavimento sotto ai piedi, cercai di aggrapparmi a qualunque cosa mi capitasse a tiro. Lanciai un'ultima occhiata a Bunny sperando di vederla vittoriosa ma le cose andavano male anche per lei.
Le mani mi facevano male, erano tremendamente rosse e intorpidite, non avrei resistito ancora per molto ed, infatti, mollai la presa e mi lasciai precipitare.
 
Chiusi gli occhi per rendere la caduta meno dolorosa. Speravo che la mia morte fosse veloce, almeno non avrei sofferto ulteriormente, quella caduta pareva infinita, continuavo a scendere col vento che mi sfiorava il viso.
Improvvisamente sentii un calore sotto di me e una voce mi fece trasalire.
 
 
 
 
«Avevi promesso che saresti stata lontano dai guai, non sei di parola.»
Apri gli occhi di scatto per accertarmi che fosse tutto vero, e che non avessi ancora perso la ragione, lo vidi lì di fronte a me. Mai niente fu più bello, appoggiai la mia mano sul fianco dov'era posizionata la sua.
 
La sua espressione era severa, dunque decisi di rispondergli per le rime.
 
 
«Neanche tu sei stato di parola.»
 
 
Ci fissammo per pochi secondi ma interminabili, mi depose su un suolo stabile, coperto e nascosto sotto una specie di grotta, accanto a me vi erano le altre Sailor portate rispettivamente dagli altri generali, e sì, c'era anche Zachar che non appena mi notò, mi fissò subito torva per poi aggiungere: «Avremo modo di parlare.»
Annuii confusa, in seguito i generali andarono verso il loro principe ritrovato e gli trasmisero la loro energia per ridargli le forze.
Marzio si rialzò ed andò al fianco della sua principessa, i generali perlustrarono la zona per accertarsi che non ci fossero altri mostri che potessero interferire nello scontro.
 
 
Scrutai meglio Nevius dalla mia postazione, e notai che stavolta, non vestiva la solita divisa viola, ma una simile di colore bianco con un mantello alle sue spalle, quel colore candido sposava perfettamente la sua pelle olivastra.
 
Non era il momento giusto lo so, ma il mio unico pensiero fu di baciarlo.
 
 
Girai gli occhi verso lo scontro in atto, Bunny e Marzio avevano acquisito vantaggio e tenevano testa alla strega.
Bunny impugnò il suo grande scettro e accompagnata alle sue spalle dalle mani gentili di Marzio caricò il colpo, alla destra di Bunny arrivarono anche le Sailor, e alla sinistra di Marzio si posizionarono i generali, e tutti insieme sferrarono il colpo finale.
Una grande luce invase tutto il Dark Kingdom e dopo che questa si dissipò, non vi era più nulla intorno a noi, solo il silenzio e la pace.
Era tutto finito.
 
 
Presto tutto l’ambiente circostante iniziò a tremare, mi girai meccanicamente verso Nevius e notai che mi stava fissando intensamente, all’improvviso mi sentii terribilmente stanca e assonnata, chiusi gli occhi ormai appesantiti e poi il buio.
 
 
 
Quando mi risvegliai, fui sorpresa di ritrovarmi nella mia stanza, mi girava tremendamente la testa, mi strofinai accuratamente il viso e poi cercai di alzarmi dal letto.
Quando mi girai verso la finestra, sentii una gioia pervadermi, Nevius era seduto sulla sedia posta davanti a essa.
Non era frutto della mia fantasia, vero?
Con una mano mi massaggiai una tempia e lo guardai confusa.
 
 
«Sono crollata.»
 
 
 
«Ho dovuto ipnotizzarti, stava sprofondando tutto e sei più gestibile quando dormi.» Poi sorrise deliziosamente. «Tanti auguri Nina.»
 
 
Guardai confusa verso l’orologio: 01:00 Am. era effettivamente il mio compleanno, ma come l'aveva saputo? Ancora mi stupivo per certe cose? Dovevo rendermi conto del fatto che Nevius sapesse sempre tutto.
 
 
 
 
«Adesso devo andare.» Disse sereno.
 
 
 
«No ti prego!!» Lo implorai disperata, non volevo che se ne andasse, avevo bisogno ancora della sua presenza, non potevo lasciarlo andare via così.
 
 
«Tornerò domani, lo prometto.» Si girò verso di me serio, e mi guardò intensamente.
 
 
 
«Dovresti dirlo a tua madre.»
 
 
Mi precipitai tra le sue braccia per stringerlo forte, ma non appena entrò in contatto con me, s’irrigidì, fortunatamente durò poco, strinse forte le sue possenti braccia intorno al mio corpo, e poi accarezzo delicatamente i miei capelli.
 
«Questo significa che sei tornato?»
 
 
Si prese qualche secondo prima di rispondere, «Troppe cose ho perso dentro l’ombra della notte, senza neanche fare caso che stavo perdendo me.»
 
 
 
«Le dirò tutto.»
 
 
Si staccò da me e ritornò vicino alla finestra. «A domani allora.»
 
 
«Nevius... »
 
 
Volse leggermente il viso verso di me in attesa.
 
 
«Ti amo.»
 
 
Sorrise compiaciuto e svanì.
 
 
Mi distesi sul letto raggiante, poi telefonai a Bunny per sincerarmi delle sue condizioni, trascorremmo la maggior parte della serata a chiacchierare del post-battaglia, entrambe avevamo ritrovato la voglia di vivere.
 
Quando staccai, posai la testa sul cuscino e tirai un lungo sospiro di sollievo.
Chiusi gli occhi col sorriso dipinto sulle labbra. 

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Capitolo 15
*** Seventeens ***


Mi svegliai felice e piena di forze quella mattina, pettinai accuratamente i capelli e scelsi un bel vestito, sapevo che Nevius sarebbe arrivato puntuale.
Quando arrivai in cucina, trovai mia madre, la tavola era imbandita di ogni ben di Dio, si era davvero data da fare.
 
 
«Tanti auguri tesoro mio». Disse con un caldo sorriso, si avvicinò per abbracciarmi forte, la studiai un po' timorosa, era arrivato il momento di parlarle di Nevius.
Si girò verso i fornelli per prendere le frittelle dalla padella, aspettai che si voltasse verso di me, e mi feci coraggio per tirare un profondo respiro.
 
 
 
«Mamma…»
 
 
 
«Si?» Disse interrogativa, si accorse che ero diventata seria.
 
 
«Sto uscendo con qualcuno ultimamente, dopo passerà a prendermi ... ci teneva a fare la tua conoscenza.»
 
 
Mi guardò sorpresa, non so se per il brutto periodo che avevo passato poco prima, o per la fase euforica avuta in precedenza, tuttavia speravo dimenticasse i miei malumori, avrebbe potuto associarli a lui, non che fosse lontana dalla realtà, ma non era positivo visto che avrebbe dovuto conoscerlo.
 
 
 
«E' un ragazzo della tua scuola?» Chiese tranquilla.
 
 
 
«No!» dissi secca, «E' più grande.»
 
La sua espressione cambiò, divenne molto seria.  Si avvicinò cauta con lo sguardo torvo e poi aggiunse. «Quanto più grande?»
 
 
 
«Un po'.» Dissi sperando di non peggiorare la situazione poi aggiunsi. «Fra un po' sarà qui... quindi giudicherai tu stessa.»
 
 
 
«Già.» Rispose seria.
 
 
 Si limitò a mangiare tranquilla, senza toccare l'argomento, seguivo meccanicamente i suoi movimenti cercando di carpire qualcosa dal suo sguardo.
Quando suonarono alla porta, ero sicura che fosse lui. La aprii e sbarrai gli occhi dallo stupore.
Aveva i capelli legati con un codino rosso, un jeans stretto blu scuro degli stivaletti neri sotto il jeans ed una maglia rossa che aderiva perfettamente al suo corpo, con sopra un cardigan aperto marroncino.
 
 
Era assolutamente magnifico, mi morsi il labbro cercando di reprimere i pensieri che premevano nella mia mente, lui se ne accorse e sorrise. «Dov'è tua madre?»
 
 
 
«Nell'altra stanza, seguimi, ti faccio strada.» Dissi il tutto tentando di staccargli gli occhi di dosso, con scarsi risultati aggiungerei.
 Mi seguì silenzioso, quando arrivammo da mia madre, era di spalle.
 
 
 
«Mamma, Maxfield è qui.»
 
 
Si voltò velocemente, e non appena lo vide sgranò gli occhi incredula, gli dedicò un sorriso malizioso. Fui molto infastidita dalla sua reazione, d'altro canto ero sicura che le piacesse, forse troppo.
 
 
Nevius avanzò verso di lei in modo sicuro, e le porse la mano, «Piacere Maxfield Stanton.»
 
 
 
«Piacere, Morgan Osaka.» Sorrise, sembrava tutto tranquillo,
 
 
 
«Stanton, hai detto? Sei l’allenatore di Ryu? Nina mi parlò di te ai tempi.»
 
 
 
Nascosi il viso sotto le mani per la vergogna, mia madre si era ricordata di quando le parlai per la prima volta di Nevius, che coincideva anche con la prima volta che effettivamente l’avevo visto.
Che bello far sapere al mio ragazzo che morivo per lui fin dall’inizio.
Voltai il viso verso Nevius e lo ritrovai con quel sorriso sornione e soddisfatto sulle labbra, quasi come se mi avesse letto nel pensiero.
 
 
Dopo che Nevius le confermò di essere quel Maxfield mia madre proseguii con l’interrogatorio.
 
«Quanti anni hai Maxfield?»
 
 
 
«25.» Rispose tranquillo.
 
 
 
«Sai quanti anni ha mia figlia? Frequenta ancora il liceo e in seguito dovrà fare l'università, inoltre ha ancora degli orari da rispettare... capisci cosa voglio dire vero?»
 
Non sembrava la stessa madre con cui avevo sempre avuto a che fare, mi shoccava il suo atteggiamento. Fortunatamente Nevius se la cavò alla grande, rispose a ogni domanda in modo serio e convincente, sempre col suo sorriso impavido.
 
 
 
«Non si preoccupi, Nina non mancherà a nessuna delle sue lezioni, e non tarderà neanche un minuto.»
Mia madre distese il viso, e quella vena che le pulsava sul collo si calmò drasticamente, ma era ancora presto sospirare di sollievo.
 
 
 
«Studi?»
 
 
 
«No, sono proprietario di un'azienda, dopo essermi laureato ne ho assunto il controllo.
E di tanto in tanto impartisco anche lezioni di tennis.»
A quel punto mia madre si calmò definitivamente, bell ragazzo, risoluto, deciso e inoltre milionario. Avanti mamma tua figlia non poteva trovare un uomo migliore per lei. Non puoi gioire e basta?
 
 
 
 
«Capisco ... mi raccomando tienila stretta, non riesce a stare su suoli troppo instabili.»
Iniziò a ridere. Nevius la osservava divertito.
 
 
 
«Ho notato.» E risero entrambi di gusto.
 Continuate pure a prendermi in giro, me la pagherete.
Tossii come per dire "Hey ci sono anch'io" mi guardarono entrambi divertiti.
 
 
«Che ne dici possiamo andare?»
Nevius annuì e mi prese la mano. Salutai mia madre e mentre stavo per entrare in auto, ma trovai Ryu davanti a me.
 
 
«Tanti auguri tesoro mio!» Disse sorridente, poi mi abbracciò in modo affettuoso.
Era da un pezzo che non ci incontravamo, lei era presa dai suoi allenamenti ed io... beh io dalle mie cose.
Guardai per un attimo Nevius e lo vidi imbarazzato con la testa rivolta dall'altra parte, quando Ryu si accorse di lui mi prese per un braccio e mi trascinò poco lontana da lui.
Iniziò a ridacchiare e a guardarmi soddisfatta. «Stai uscendo con l'istruttore di tennis?» Arrossii copiosamente, avevo dimenticato che anche Ryu lo conoscesse, era stata la sua prima “vittima”.
 
 
«Sì, da un po' di tempo…»
 
 
 
Lei sorrise estasiata.  «E com è? Sembra un uomo così affascinante.»
«Infatti, lo è, sono molto felice con lui.» Chiacchierammo per alcuni minuti, poi Ryu mi salutò e col cenno della mano salutò anche Nevius che ricambiò in modo poco convinto.
 
 
Mi avvicinai a lui ancora col sorriso sulle labbra. «E' bello vederla quando sta bene, te la ricordi vero?»
 
 
«Sì, ha un gran potenziale.»
 
 
 
«Intendi come mostro?»
 
 
Mi guardò incerto. «Vedi Nina la parte di Ryu che hai visto al tennis club, fa parte di lei quanto di lei fa parte ciò che hai visto oggi.
Mi spiego, quella che tu vedi quotidianamente è la parte intermedia di Ryu che sta in mezzo fra la buona e la cattiva, io non ho fatto altro che tirare fuori quella cattiva perché in quel giorno era la più esposta, ma era sempre Ryu quella, soltanto che era esente dal bene.»
 
 
 
«Ah capisco, beh sono felice della parte intermedia.» Dissi scherzosa, sorrise anche lui.
 
 
 
«Non ne dubitavo.»
 
 
Entrammo insieme in auto, e ripensai in automatico alle parole di Ryu, mi voltai verso di lui scrutandolo e ammettendo quanto fosse effettivamente attraente.
Non appena accese l'auto, iniziai a mantenermi al sediolino, ero ancora terrorizzata dal suo modo di guidare, se ne accorse ed iniziò a ridere.
 
 
 
«Sei davvero incredibile! Ieri stavi per morire nel Dark Kingdom, hai perfino curiosato nella stanza della regina sferzante del pericolo a cui andavi incontro, però ciononostante il tuo terrore più grande è il mio modo di guidare, come se io potessi metterti in pericolo.» Disse sardonico.
Non potevo farci niente avevo davvero paura, quindi per distrarmi scelsi una sana chiacchierata durante il tragitto, mi avrebbe aiutato a distrarmi.
 
 
 
«Come stanno gli altri generali?»
Mi scrutò rapidamente e poi rise per la mia faccia terrificata.
 
 
«Molto bene.»
 
 
«Tutti tutti? Si insomma, tu e Zachar...»
 
La sua espressione variò lievemente.
 
 
 
«Sai, i generali hanno una sorta di codice d'onore, delle regole che non posso infrangere.»
Mi piaceva osservarlo quando parlava della sua vita, era così serio, così concentrato, inoltre quando guidava aveva l'espressione assorta ed il viso rivolto ovviamente verso la strada con la luce del sole che lo illuminava.
 
 
 
«Una delle regole più importanti è quella di non far mai del male ad un nostro compagno. Neanche in caso di tradimento, perché anche in quel caso il generale traditore avrebbe pagato.»
A quel punto ero curiosa, volevo saperne di più.
 
 
 
«Che cosa succede ai generali che infrangono le regole?»
 
 
Una risata amara si disegnò sul suo volto. «Nel caso del generale traditore, è una punizione abbastanza crudele, egli è imprigionato e svuotato totalmente di anima e mente dunque il suo destino è di vagare errante. Un guscio vuoto.» Concluse.
 
 
Mi tremavano le mani, ma feci comunque la domanda successiva. «E nell'altro caso?»
 
 
 
 
«Il caso di Zachar si paga con la morte.» Disse rapido. «Tuttavia ho omesso il suo attacco, di fronte alla corte degli Shitennou, non se lo aspettava, mi ha implorato di perdonarla e mi ha promesso che sarebbe cambiata.» Iniziò a sogghignare.
 
 
 
 
«Che c'è?» Dissi senza comprendere quello a cui stavo andando incontro.
 
 
 
«Al tuo pranzo di compleanno ci saranno anche le Sailor e gli Shitennou.»
 
 
 
«Davvero?!?» Dissi entusiasta, l'idea di passare il pranzo di compleanno con i miei amici mi rendeva felice. L'entusiasmo durò davvero poco, iniziai a riflettere su quelle parole.
 
 
 
«Quando dici tutti… intendi anche?»
 
 
Fece una risatina maliziosa. «Soprattutto, ha detto che vuole parlarti.»
 
 
Sbuffai nervosamente, non ero pronta per parlare con Zachar, ero ancora arrabbiata con lei dopo l'ultima volta. Mio malgrado, però, se voleva parlarmi non potevo rifiutarmi, nonostante tutto Zachar faceva parte della vita di Nevius e non potevo ignorarla.
Mi attirò a se ed accarezzò la mia guancia in attesa che il semaforo divenisse verde, poi mi stampò un bacio leggero e proseguì.
 
 
 
«Siamo arrivati, sei pronta?»
 
 
 
Sbuffai di nuovo. «Lo faccio solo per te.»
Sorrise e m’incantai nel suo sguardo.
 
 
 
«Grazie mille signorina.»
 
 
 
Ci avviammo alla dimora dei generali, mi sentii più tesa della prima volta, però da un lato ero sollevata perché c'era Bunny, mi avrebbe dato sicuramente conforto e coraggio.
Mi accolsero tutti con un gran sorriso, i generali avevano dei piccoli pacchi regali nelle loro mani, arrossii per il loro piccolo gesto e li ringraziai, anche le Sailor avevano preparato un pensiero per me.
Bunny si avvicinò rapida e mi strinse forte, nonostante la felicità di quel momento ero troppo tesa per godermela a pieno, non facevo che pensare al colloquio che da lì a poco avrei avuto con Zachar.
 
 
 
Nevius si rese conto di quella tensione e mi stinse al suo fianco, poi mi guardò per un attimo negli occhi. «Andrà tutto bene.»
 
 
 
 
«Andrà tutto bene.» Ripetei dopo di lui.
Dall'altra stanza arrivò Zachar, era davvero bellissima, aveva i capelli legati in una bellissima treccia che le cadeva sulla spalla destra, una giacca bianca con un top verde, e un pantalone largo anch’esso bianco.
Mentre avanzava, verso di me fu fulminata dallo sguardo di Nevius che le si avvicinò, porse la sua bocca vicino all'orecchio di lei.
Sforzai al massimo il mio udito per riuscire a capire cosa si stessero dicendo.
 
 
«Zachar, non farmi pentire di non aver parlato.»
 
 
 
«Fidati di me.» Disse leggermente seccata.
 
 
Nevius la fulminò di nuovo, «L'ho fatto una volta di troppo.»
Zachar assunse un'espressione affranta, poi proseguì verso di me.
 
 
 
 
«Buon compleanno Nina.» Sorrise, largamente, sembrava un'altra persona, ciononostante non riuscii a contenere il mio timore dinanzi a lei, e iniziarono a tremarmi di nuovo le mani, Nevius ne prese una e la strinse forte, in quel gesto presi tanto coraggio.
Alzai lo sguardo verso di lei.
 
 
«Grazie.»
 
 
 
 
«Puoi concedermi un minuto?» chiese cauta, voleva capire le mie intenzioni ma non erano chiare nemmeno a me stessa.
 
 
 
«Certo.»
 
 
 
Mi fece strada verso una stanza vuota, mi girai per raccogliere l'ultimo sguardo di Nevius, che mi intimò tanto coraggio, ringraziai il cielo per averlo al mio fianco, tirai un lungo sospiro e tra me e me dissi: "togliamoci il pensiero".
 
 
 
 
«Accomodati.» Disse gentile.
 
 
Mi sedetti su un divanetto comodo, mentre lei scelse quello di fronte a me.
 
 
 
 
«Probabilmente ti starai chiedendo che cosa possa volere da te, soprattutto dopo quello che è successo tra noi, ma ci tengo a spiegarti le mie ragioni, adesso che ho pieno controllo della mia mente, sempre ammesso che tu ne abbia voglia, ovviamente.»
Il suo sguardo era quieto e rassicurante.
 
 
 
«Continua pure.»
 
 
 
 
«Avevo sette anni quando fui portata all'orfanotrofio, ero appena stata separata da mio fratello che era stato ucciso poco prima, dunque ero totalmente sola lì dentro.
Quel posto era composto prevalentemente da ragazzi, e nessuno di loro mi rivolgeva la parola, mi sentivo sola e fragile, ero totalmente abbandonata a me stessa.
Un giorno arrivò lì un ragazzo nuovo, da subito ci rendemmo conto di quanto fosse diverso, disubbidiva alle regole, rispondeva male agli inservienti, usciva di notte senza autorizzazione. "Devo vedere le stelle" diceva imperterrito, "Mia madre è tra loro".
Ed anche se non avevamo mai parlato mi infondeva sicurezza, o almeno un po' di voglia di restare la.»
Aveva un leggero sorriso malinconico, spostò i suoi occhi da me e li puntò su una vecchia foto, la guardava fissa.
 
 
 
 
«Un giorno, arrivarono dei ragazzi nuovi che cercarono di aggredirmi, loro se la prendevano con i più deboli.
Sbucò dal nulla per difendermi, accidenti quante ne prese, e quante glie ne diede, e neanche per un minuto si sottrasse da quei tipi. "Tutto pur di difendere chi non ha colpa".
 
 
Col passare dei giorni diventammo sempre più amici, e siccome era un uragano in piena non poteva limitarsi a coinvolgere solo me, ben presto si unirono al nostro gruppo anche Jack e Kaspar, e da quel momento in poi non ci separammo mai più, iniziammo a diventare quello che siamo oggi, una famiglia.
E lui in particolare, mi ricordava quel fratello perso.
 
Nevius non era uno facile da dominare, ha sempre avuto una personalità carismatica e imponente, ed ovviamente il suo fascino non passava inosservato.
 
Venne un periodo in cui portava a casa molte ragazze diverse, io lo rimproveravo di mettere la testa a posto, ma non voleva saperne, non mi ascoltava mai.
 
 
Finché non conobbe una ragazza, e da lì tutto cambiò, Nevius iniziò a distaccarsi da me, non era più sempre presente per proteggermi e passava sempre meno notti in casa.
Inoltre litigavano sempre più frequentemente, dunque me lo ritrovavo spesso di cattivo umore irascibile, intrattabile.
Una vena amara apparve nei miei occhi.»
 
 
 
 
Potevo leggerle l'amarezza di cui parlava, in quel preciso momento, a distanza di anni.
 
 
 
 
«Neanche immagini quello che mi inventai per dividerli, lei non lo meritava, lo faceva comportare in modo stupido, gli causava più dolori che gioie, dunque non era degna.
Non secondo me.
 Ai tempi ero già impegnata con Kaspar, ma ero comunque gelosa di lui, era mio fratello, troppo prezioso per una come tante.
Macchinai un piano perfetto che funzionò alla grande.
Ma… scatenai in lui una reazione che non mi aspettavo.
 
Era consumato, iniziò a bere, e a fare cose stupide, si gettava in duelli pericolosi col rischio di restare ucciso, provocava di proposito la reazione degli avversari.
Cercai di farlo riprendere in qualche modo, ma non mi ascoltava più, lo rimproveravo ogni momento.
In realtà volevo rimproverare me stessa ... era colpa mia. La mia ossessione per lui aveva causato tutto questo, non riuscivo ad accettare che dovesse avere una vita indipendentemente da me.»
Le sue mani iniziarono a tremare, si prese una pausa di qualche minuto come per cercare le parole adeguate. «Un giorno, non so come scoprì la verità sulla rottura, non disse nulla.»
 
 
 
Il suo sguardo era di nuovo sofferente, si morse il labbro più volte e s’irrigidì.
 
 
 
 
«Da quel giorno neanche una parola.»
 
 
Una lacrima le solcò leggermente la sua guancia, ma continuò il discorso.
 
 
 
 
«Poi ci fu la grande guerra, Metallia acquisiva sempre più potere e tramite Berly mieteva sempre più vittime. Durante la battaglia Endymion fu ferito mortalmente, noi eravamo troppo occupati per accorgerci di lui, sarebbe morto probabilmente, ma Nevius consumato dal dolore donò la sua anima per consentire ad Endymion di avere una nuova vita, Marzio.»
 
Storsi il naso e provai ad intervenire. «A me ha detto ch-» M’interruppe anticipando ciò che stavo per dirle.
 
 
 
 
«Racconta sempre che siamo stati tutti e quattro a cedere l'anima ma solo un folle come lui poteva compiere un gesto tanto impulsivo, si è sempre fatto coinvolgere troppo dai sentimenti.
Morì all'istante, e noi lo seguimmo poi, durante la battaglia, quantomeno avevamo la consolazione che Endymion fosse salvo.
Col passar del tempo fummo ridestati, inutile dire che il sortilegio di Berly non ebbe una buona influenza su di noi. Il suo odio si ampliò più di quanto non fosse già, una sera disse tutto quello che non aveva detto negli anni precedenti ed io sopraffatta dal mio demone decisi di fargliela pagare.
Per cosa poi? Aveva ragiona lui ... ero egoista, dunque provai ad attaccarlo sotto ogni aspetto, il recupero dell'energia e del cristallo erano la sua missione, io cercavo di anticiparlo per farlo sfigurare.
 Non ci riuscii mai, lui era sempre il più forte, non aveva un punto debole su quale potessi accanirmi.
Col tempo mi accorsi però, che sempre più sporadicamente faceva rapporto a Queen Berly.
Decisi dunque di indagare, e quando gli feci visita, mi accorsi che era cambiato, aveva una luce diversa negli occhi.»
 
 
Adesso divenne molto più triste, abbassò lo sguardo più volte, e si mordeva il labbro continuamente.
Non riuscì neanche a guardarmi negli occhi, probabilmente provava imbarazzo nei miei confronti, era notevolmente nervosa, le si leggeva in faccia, le tremavano copiosamente le mani.
 
 
 
 
 
«Vuoi prenderti qualche minuto?»
 
 
 
 
 
«No.» Disse calma, «Sto bene grazie.»
 
 
 
Annuii con la testa e lei proseguì.
 
 
 
 
«Non ci volle molto per scoprire che nella sua vita fosse entrata un'altra persona e fu facile scoprire chi fosse.
Finalmente adesso aveva un punto debole, e gli dissi chiaramente che avrei fatto di tutto pur di vederlo soffrire, rispose che avrebbe preferito morire o rinunciare all'immortalità pur di-»
 
 
Si prese ancora qualche secondo prima di continuare, boccheggiava senza dir nulla, non le uscivano le parole di bocca, rigirava continuamente le dita tra loro, poi guardò ancora fuori dalla finestra, e infine si voltò verso di me.
 
 
 
 
«Non vedere più la mia faccia, perché probabilmente stavolta stava amando veramente e non mi avrebbe permesso di rovinargli di nuovo la vita, e... il resto lo sai già.
Nonostante questo però fino alla fine si è premurato che non mi accadesse nulla.» Sorrise amaramente, poi mi scrutò.
 
 
 
 
 
«Devo chiederti scusa, sono stata arrogante ed egoista, me la sono presa con te per far del male a lui, pensavo che neanche tu fossi degna. Tuttavia sei abbastanza folle dall'introdurti in un dungeon pieno di mostri pur di rivederlo.
Se accetterai di perdonarmi sarò più che felice di introdurti alla vita degli Shitennou.»
 
 
S’inginocchiò ai miei piedi in segno di prostrazione, nell'attesa di una risposta.
Arrossii notevolmente, non ero abituata a certe cose, le poggiai delicatamente una mano sulla spalla chiedendole di alzarsi.
 
 
 
 
«Non c'è bisogno Zachar, possiamo ricominciare.»
Si alzò e mi sorrise bellamente, poi mi afferrò per un braccio e mi strinse,
 
 
 «Bene, allora andiamo di là, prima che Nevius sfondi la porta e tenti di uccidermi, gli avevo promesso che sarebbe durata poco, non sarà per niente felice.»
 
 
 
Ci scambiammo un sorriso ed uscimmo dalla stanza, mi sentii più sollevata del fatto che Zachar si fosse calmata, anche se la cosa pareva ancora surreale.
Il resto della mattinata trascorse tranquilla e tutto sembrava procedere bene, ma ripeto, sembrava.
 
 
Era arrivata l'ora di pranzo e tutti stavano occupando posto a tavola.
Mi sistemarono a capotavola, ero la festeggiata,  e meritavo il posto d’onore.
Alla mia destra c’era Nevius alla mia sinistra Bunny, accanto a lei vi era Marzio poi Kaspar e Zachar, vicino a lei Ami e Marta,  poi Rea accanto a  Jack che teneramente le stringeva la mano sotto il tavolo, a quanto pare era nata una nuova coppia.
Accanto a Jack c'era Makoto e di conseguenza accanto a lei Nevius.
Andava tutto bene davvero, non avrei provato gelosia per così poco, c'eravamo incontrate tante volte in passato, era una ragazza molto energica e simpatica, siamo sempre andate d'accordo, tuttavia non appena si trovò accanto a Nevius, accadde qualcosa che non mi aspettavo.
Makoto iniziò a fissarlo intensamente, sembrava quasi volesse mangiarlo, il suo sguardo era affascinato e sconvolto, notai che per un istante gli sfiorò la mano appoggiata sopra il tavolo, Nevius di tutta risposta s’irrigidì e a sua volta la guardò per un breve istante, che a me parve eterno.
 
Quella scena mi sconvolse, non avevano mai avuto una reazione simile, si erano incontrati anche nel dungeon prima della sconfitta di Berly, e non avevano avuto una reazione simile.
Cosa gli era preso improvvisamente?
Makoto non resse allo sguardo perforante di Nevius, ed abbassò il suo, arrossendo copiosamente.
Nevius si voltò verso di me,  e sorrise facendo finta di nulla.
Mi sentii così male, non sapevo neanche come comportarmi, cercai di mantenere un minimo di compostezza, per quanto fosse possibile.
Sorrisi e scherzai durante la giornata ma dentro stavo morendo, c'era qualcosa che non sapevo? Le mani iniziarono a tremare, ma come sempre Nevius ne prese una per tranquillizzarmi.
 
Stavolta però quel gesto non mi trasmise alcuna sicurezza, era lui che mi faceva stare così, e non era per niente per l'emozione.
 
 
Nel tardo pomeriggio ci staccammo dal gruppo perché Nevius aveva programmato la serata altrove.
Ero di pessimo umore, non riuscivo a non pensare alla scena che mi si era proposta davanti.
Come si era permessa di sfiorargli la mano?!?!? E lui perché non aveva fatto nulla!
 
Nevius mi fece largo verso l’auto, mi aprì lo sportello in modo cavalleresco, ma non mi importava nulla della galanteria, ero furiosa! Avrei voluto graffiargli tutta la macchina a quel millantatore, casanova, seducente e terribilmente irresisti-  BASTA NINA!
Devi essere arrabbiata! Probabilmente ti sta nascondendo qualcosa.
Nell'elaborare quelle riflessioni non mi accorsi che la mia espressione mutava repentinamente, a seconda del pensiero, Nevius mi scrutava confuso cercando di capire cosa stesse capitando nella mia mente.
Apprezzai che quantomeno non la violò.
 
 
 
«Nina, va tutto bene?» Sembrava spiazzato, aveva notato dai miei occhi quanto fossi arrabbiata, ciononostante decisi che non era quello il momento per parlare, volevo vedere fino a che punto fosse capace di nascondermi questa cosa.
 
 
Il sole era ormai calato, ci trovavamo ancora in auto, il tratto di strada era davvero lungo, ed io ero sempre più spazientita, nessuno dei due parlò per tutto il viaggio, questo mi fece soffrire, speravo che si rendesse conto del suo atteggiamento.
L'auto inizio percorrere un sentiero caratterizzato prevalentemente dalla vegetazione, vi erano tantissimi fiori, sopra di noi degli archi con piante rampicanti e rose blu al loro interno.
Iniziai a sentire sempre più freddo e non capivo perché.
La risposta alla mia domanda arrivò quando Nevius parcheggiò l'auto, aprì la mia portiera da cavaliere qual era, e mi condusse lungo una strada, mi coprii gli occhi con le mani, ed iniziò a guidarmi da qualche parte.
 
 
«Insomma Nevius, che fai?» Dissi seccata, ero ancora arrabbiata per le mie constatazioni, ma lui non badò al mio tono acido.
 
 
 
 
 
«Shhh, abbi pazienza.»
 
 
Tolse poi la mano, e rimasi a bocca aperta, di fronte a me vi era una spiaggia con le acque limpide, un tavolo sistemato al centro del ponte col mare, che lo circondava, il ponte aveva tutto intorno.
Dei piccoli fiorellini di campo, mentre sulla spiaggia vi erano dei grandi cuscini con un telo sotto di essi, ed un mazzo di girasoli al centro con un pacco regalo vicino.
Mi sentivo davvero male, ero emozionata per ciò che mi stava succedendo, ma soffrivo terribilmente... Perché Nevius? Perché...
Le lacrime scesero senza controllo sul mio viso, Nevius mi prese subito tra le sue braccia e mi asciugò le lacrime.
 
 
 
«Nina che succede? Vuoi dirmelo una buona volta, forse non ti piace questo posto, volevi restare con le ragazze?»
 
Disse preoccupato, si era sforzato tanto per rendere tutto perfetto, ed io mandavo tutto a monte per degli stupidi sospetti.
 
 
 
Singhiozzando provai ad annaspare qualche parola. «Ho visto come la guardavi ... Makoto a tavola. Devo sapere qualcosa? Lei ti ha sfiorato la mano e tu non ti sei sottratto, l’ho notato sai?»
 
 
Nevius tirò un lungo sospiro ed alzò gli occhi al cielo.
 
 
«Quanto sei sciocca mia piccola Nina, cosa hai pensato? Che fossimo amanti?»
 
 
 
Annuii mentre mi asciugavo gli occhi.
 
 
Rise canzonante. «Lo siamo stati.»
 
 
 
Mi mancò l'aria per qualche secondo.
 
 
 
«Prima che diventassi cattivo, e che donassi l'anima ad Endymion, incontrai Makoto.
Andai fuori di testa per lei, era la prima donna che riuscisse ad intrigarmi, mi attraeva tantissimo, era così insolente e sexy.
Tuttavia la mia vita con lei era davvero basata solo sul chi fosse più forte.
Inoltre era terribilmente gelosa, secondo lei qualunque donna che camminasse per la mia stessa via era una potenziale amante.
Oltre a ciò non provavo gusto quando le salvavo la vita, non mi guardava come volevo.»
 
 
 
Lo guardai curiosa mentre continuavo ad asciugarmi gli occhi. «In che senso?»
 
 
 
Una risata seduttrice e intelligente fece largo sul suo viso. «Non mi guardava come fai tu.»
 
 
 
 
Poi fece una risata più posata. «Con o senza l'intervento di Zachar sarebbe finita comunque e in più.. » Si prese più tempo di quanto riuscissi a sopportare, lo incitai a continuare il discorso e ubbidì.
«Non l'amavo come amo te.» Mi baciò e il mio cuore si fermò, quando si staccò da me continuò subito coi chiarimenti.
 
 
«Mi ha sfiorato la mano perché con quel gesto riesce a comunicare telepaticamente, mi aveva chiesto se ricordassi anch’io del nostro passato, poiché prima non ne avevamo coscienza.»
Rimase sorridente per qualche secondo e poi mi guardò sospettoso, «Pensavi davvero che fossimo amanti?»
 
 
«Ti ha accarezzato teneramente la mano.»
 
Mi osservò sornione e compiaciuto dalla mia gelosia, «Pff, ma se l’ha appena sfiorata.»
 
«Tu invece hai appena sfiorato di trovarti l’auto ricoperta di graffi.»
 
 
Si voltò preoccupato verso l’auto e poi tornò di nuovo su di me, «Fiuuu! Pericolo scampato.»
 
Scoppiammo entrambi a ridere, quando improvvisamente si staccò da me e fece l'offeso. «Non t’interessa minimamente il tuo regalo.»
 
 
 
«Certo che m’interessi.» Dissi maliziosa dopo avergli fatto l’occhiolino.
E per risposta alzò gli occhi al cielo sbuffando. «Non c'è gusto così, hai del tutto perso la testa, ero consapevole del mio fascino, ma tu esageri.»
Mi prese per i fianchi e mi strinse forte.
 
 
Lo guardai canzonatrice e cercai ancora di punzecchiarlo, «Il tuo fascino?»
 
Inarcò un sopracciglio e sorrise malizioso e compiaciuto, «Oh MR. Stanton, sarei davvero felice se lei fosse Milord.
Quante volte c’eravamo visti? Oh una.»
 
 
Sbuffai fingendomi offesa e gli diedi un leggero schiaffetto sulla spalla. «E' solo colpa tua, mi vizi troppo.»
 
 
Corsi verso il mio regalo e mi seguì a ruota, m’inginocchiai delicatamente sul telo, annusai i bellissimi girasoli ed aprii lo scatolo, al suo interno vi era un vestito azzurro tempestato di diamanti sul corpetto a cuore, al suo lato vi era un fiore disegnato con gli stessi diamanti, il vestito era lungo e la gonna aveva la forma di una rosa.
Sotto il vestito, un paio di scarpe argentate tempestate dai brillantini.
Ero felice come una bambina, Nevius s’inclinò leggermente per osservare il mio viso felice, ma prima che potesse prevederlo, gli allacciai le mani al collo e lo trascinai sul telo insieme a me.
Ci ritrovammo distesi l'uno sull'altra e ci baciammo con passione, desiderai che quella notte non finisse mai, le stelle sopra di noi brillavano intense, era probabile che percepissero la felicità del loro bel generale.
Non riuscivo a resistere al suo profumo, toccavo la sua schiena con la punta delle dita sotto la sua maglietta, con impazienza e avidità, tuttavia fui stoppata dalla sua risata.
 
 
«Dovremmo darci una calmata che ne dici?» Acconsentii mio malgrado.
 
In seguito mi condusse al tavolo, dove consumammo la nostra cenetta al lume di candela.
D'un tratto apparve un'altra scatola che delicatamente collocò sul tavolo, al suo interno vi era una bellissima torta al cioccolato con esattamente diciassette candeline sopra, poi mi guardò.
 
 
«Vuoi mangiare una torta al cioccolato con me?» Disse in tono schernente imitandomi.
 
 
«Voglio fare qualunque cosa con te.»
 
 
Si morse il labbro e passo la lingua su quell'esatto punto. «Aaaah, Tu mi tenti mia piccola Nina, ed io non sono un santo ... anzi.» Mi fece l'occhiolino.
Spensi le candeline ed espressi il mio desiderio.
 
 
Passammo il resto della notte abbracciati su quel comodo telone.
Gli chiesi di raccontarmi qualche storia sulle costellazioni e le varie creature che rappresentavano, ogni singola parola pronunciata da lui mi faceva morire di piacere, amavo il modo in cui le sue labbra si muovevano e il modo delicato con cui gesticolava.
 
 
Parlammo per tutta la notte finché non ci addormentammo. Il suono del mare accompagnò i nostri sogni.







Nota dell'autrice
Ebbene si ragazzuoli, si è conclusa ufficialmente la prima parte della mia storia, di seguito ci sarà qualche capitolo di transito prima di arrivare al vero e proprio finale.
Spero che vi sia piaciuta e che abbia almeno un po' risanato il cuoricino dei fan di questa bella ma svenuturata coppia.
E niente spero che seguiate anche i capitoli successivi e che mi facciate sapere se avete apprezzato o meno il mio primo lavoro.
GRAZIE 

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Capitolo 16
*** Crazy in love ***


Passarono sei mesi dal mio compleanno, eravamo ormai in luglio e tutto sembrò stabilizzarsi fortunatamente.
La scuola procedeva bene ed anche le amicizie.
Tuttavia mi accorsi che Ubaldo aveva cambiato repentinamente atteggiamento nei miei confronti, arrossiva spesso e non riusciva a completare nessuna frase, mi guardava in modo perso e confuso.
Non sapevo come comportarmi con lui, non si era dichiarato apertamente ma era abbastanza chiaro dell’interesse che provasse per me.


 
Ammetto che era stata un po’ colpa mia. Nel periodo in cui pensavo che Nevius fosse morto lui e Bunny, si diedero molto da fare per tirarmi su di morale, e mi aggrappai forse un po’ troppo a loro, probabilmente Ubaldo aveva frainteso il mio affetto.
Ero seduta alla mensa della scuola, quando Bunny mi si avvicinò felice e raggiante.




«Nina!»





 
 
«Bunny! Come va?»


 
 
 
Si avvicinò guardandosi intorno circospetta, e poi riprese di nuovo a sorridere, «Bene bene, fortunatamente la presenza dei ragazzi rende più semplice la battaglia contro il male.»


Guardai Bunny con una punta di curiosità, cercando di non sembrare troppo patetica.


«Senti Bunny ma… cioè… durante le lotte…»


 
 
 
Mi osservava confusa, cercando di capire dove volessi andare a parare.




 
«Makoto… si insomma lei sta molto vicino a-»



                     
 
Bunny iniziò a ridere e mi osservò sorniona, «Nina. Nevius non ha occhi per nessun’altra se non per te, combattiamo tutti vicini ma niente di più, davvero.»



 
 
 
Sbuffai esasperata. «Dai, non prendermi in giro… devo abituarmi a questa cosa, hanno condiviso molti anni insieme.»




 
 
«Hey, non devi giustificarti, anch’io sono gelosa di Marzio quando va all’università, è la dura legge dei fidanzati belli e tenebrosi.»



 
 
 
Iniziammo a ridere in simultanea, quando da lontano arrivò Ubaldo con un vassoio pieno zeppo di cibo.

Si fece spazio tra me e Bunny, salutò prima lei e poi si voltò verso di me.





 
«Hey Nina, ti va una sana colazione?»



Io e Bunny ci lanciammo un’occhiata complice ed esasperata.




 
 
«Grazie Ubi, ma ho già mangiato.»





 
 
Il suo sguardo fu leggermente deluso, ma non si rassegnò per niente.




 
 
 
«Che ne dite di fare un giro in centro oggi? C’è una bella giornata di sole.»


 
 
 
Acconsentimmo solo perché ci sentivamo in profondo dispiacere nei suoi confronti.
Da quando c’eravamo fidanzate, non facevamo più le nostre uscite di routine, ed era giusto dedicare un po’ di tempo all’amicizia.



Un altro giorno di scuola era finito ed io e Bunny ci stavamo recando verso l’uscita.



 
 
 
«Nevius sa che Ubaldo ti ronza intorno?»





 
 
«Non credo, non ha detto nulla al riguardo.»




 
Bunny sorrise e mi punzecchiò leggermente il fianco,



 
 
«Beh lo scoprirai presto, il tuo bel cavaliere ti attende nel solito posto fuori scuola.
E poi devi dirgli che esci con noi.»






 
«Allora ci vediamo dopo!»



Corsi rapida da Nevius e lo abbracciai forte, m’inebriai del suo profumo, sempre fresco e affascinante, ogni volta mi lasciava estasiata.
 
Oggi era total black, cappotto lungo nero, maglia a maniche corte nera e jeans stretto nero.
 
 
Mi presi qualche secondo come di consueto per osservarlo.





 
«Sembra quasi che tu non mi veda da un pezzo.»  Disse allegro senza mai staccarsi da me.






«Sono felice di vederti amore mio.»




 
Ci baciammo affettuosamente, poi Nevius si staccò e come di consueto mi aprì la portiera della sua auto per farmi salire.
Fui triste di non poter passare il pomeriggio con lui, ma ormai avevo già un impegno.




 



«Mi dispiace amore mio, ma ho un appuntamento con Ubaldo e Bunny.»




Nevius sembrò tranquillo, ma cambiò repentinamente espressione, «Ubaldo?»



Sorrisi pensando agli occhiali buffi di Ubi. «Non lo conosci lui è-»




«Quel simpatico ragazzo occhialuto a cui hai fasciato amorevolmente il braccio.»


 
Il tono di Nevius fu a dir poco acido, e mi sentii davvero in difficoltà nei suoi confronti.




 
«Siamo amici da quando è iniziato il liceo, gli ho fasciato il braccio perché.. lo sai no? Zachar voleva farmi fuori e lui… si insomma ha cercato di aiutarmi.»



Abbassò la testa come per nascondere le sue emozioni, era la prima volta che lo vedevo così.

Quando rialzò lo sguardo, il colore dei suoi occhi era diverso, al loro interno vi erano delle venature rossicce che infettavano tutto il resto.





 
«Nevius sei geloso di Ubaldo?»



 
Spalancò la bocca e mi guardò come se avessi detto la cosa più stupida del mondo,
 
 
 
«Io? Il generale Nephrite geloso di cosa? Dell’eroe dei gamberetti fritti?»  



 
Strabuzzai gli occhi incredula, non potevo immaginare che fosse davvero lui a parlare.
 
Mi avvicinai cautamente a lui e posai la mia mano sulla spalla.



 
 
«Nevius, non potrei amare nessun altro al di fuori di te.»



 
 
Sbuffò e passò velocemente la mano tra capelli. «Se fossi morto, sarebbe stato un degno sostituto.»



 
 
 
«Ma cosa dici? Sei impazzito?»
 
 
 
 
 
«L’ho visto Nina, ho visto cosa sarebbe successo se non fossi tornato, non ci avresti messo poi tanto a dimenticarmi.»




 
 
 
 
«Cosa diav- Non puoi odiare una persona solo perché hai le tue stupide visioni! E soprattutto cosa vorresti insinuare? Che io possa tradirti?»
 
 
Ci guardammo in cagnesco e poi decisi di rincarare la dose, «Per quanto ne sappiamo, non sono io quella che di sera va a fare l’eroe con la sua ex!»
 
 
Vidi nei suoi occhi la furia, sembrava davvero fuori di se.
Mi fissò per qualche secondo con i denti digrignati, poi mi voltò le spalle e scattò irato verso l’auto,
 
 
«Passa un buon pomeriggio, ti verrò a prendere alla fine della giornata.»





Non ebbi neanche il tempo di replicare che rapidamente Nevius sfrecciò via.





 
Abbassai lo sguardo triste, ma alle mie spalle arrivò Bunny.




 
«Non è andata bene?»






 
Guardai Bunny e iniziai a sorridere, «E’ geloso.»





 
Dopo qualche minuto arrivò anche Ubaldo e iniziammo la nostra passeggiata.
A dirla tutta fu un pomeriggio bellissimo, ci divertimmo tanto, e inoltre avevo la certezza che Nevius fosse passato a prendermi più tardi, dunque non c’era niente da temere.
 
 
A metà della giornata ci trovavamo di fronte ad un negozio tutti e tre, quando Bunny mi tirò leggermente il braccio per mostrarmi un abito che aveva visto in una vetrina.
Ci avvicinammo per osservarlo meglio, ed era davvero un bell’abito, quando poi perlustrai meglio la vetrina notai qualcosa che mi raggelò.

Nevius, il MIO Nevius, era in compagnia di una ragazza dai lunghi capelli biondi.
Non riuscii a vedere bene il suo viso, era di spalle.
Potei però notare il suo fisico perfetto, i fianchi ben designati, ma soprattutto il modo in cui Nevius la osservava compiaciuto.

Dopo qualche secondo anche Bunny si accorse di Nevius e sgranò gli occhi, incredula.




«Ma no, dai! Nina, non ti agitare, sarà così…un’amica, in senso buono.»


 
 
Non sentii neanche una delle sue parole, l’unica cosa che sentivo era la rabbia che pervadeva ogni angolo del mio corpo. Bunny cercò di trattenermi ma scattai come una furia verso Nevius.
Che si voltò all’istante verso di me.




 
 
«Sei un bastardo Nephrite!»



 
BAM!



 
 
Gli indirizzai un forte schiaffo sul suo bel viso.
Ci guardammo entrambi increduli e shoccati, tuttavia, quando la ragione iniziò a insinuarsi di nuovo in me, mi resi conto dell’espressione di Nevius e  fui assalita da una punta di vergogna.
Scappai via prima che potesse replicare.



Corsi rapida verso il parco con le lacrime che mi cadevano sul viso, mi appoggiai tremante e sofferente a una panchina e rimasi lì per qualche ora.



 
 
 
Iniziai a pensare a cosa avessi sbagliato, chi era quella donna? Perché Nevius mi aveva fatto questo? Ripicca?
Mi ressi con la mano sulla fronte, muovendo la testa come per scacciare quei pensieri, quando una voce fin troppo conosciuta mi riportò alla realtà.




 
«Sei davvero incredibile lo sai?»
 
 
 
Si schiarì per bene la voce prima di proseguire, «Nina Osaka, dovresti ricordarti, che Nevius è un generale, e che sfigura già abbastanza al fianco di una terrestre. Evitiamo di dare certi spettacoli in pubblico.»




 
 
Mi voltai di scatto verso Zachar, e quando la guardai, desiderai che la terra m’inghiottisse.

Non aveva il solito codino che le legava i capelli, né gli abiti che le coprivano le bellissime forme.



Era lei, la ragazza accanto a Nevius.





«Oddio…e… eri tu?» Dissi balbettante e con il viso pallido dall’imbarazzo.






Sbuffò esasperata, «E chi altri? A parte te, e le tue amichette magiche noi generali non frequentiamo nessun altro.
Solo un’idiota come Nevius poteva innamorarsi di un’umana, e camminare tra i terrestri come se fosse uno di loro.»



Si prese qualche secondo di pausa prima di proseguire, mi fissava in modo provocatorio e maligno.


 
 
«E quest’umana come lo ringrazia? Gli fa fare una bella figura schiaffeggiandolo in pubblico!»


 
 
 
 
«Io… ho creduto che-» Abbassai lo sguardo inghiottita dalla vergogna, non riuscivo a replicare in alcun modo.





 
«Che cosa? Che Nevius avesse smesso di sporcarsi le camice col rosa fragola, e fosse passato al rosso passione?
Tranquilla, con le altre donne è più frigido di un sasso, non se lo prende nessuno.»





 
«Che imbarazzo… cosa faccio?»





 
 
«Potresti scusarti, per esempio.» Il suo tono non smise mai di essere acido, anche se non lo diceva, apertamente, ci teneva all’immagine di Nevius, ed era rimasta a dir poco offesa dalla mia reazione impulsiva.



 
Mi alzai di scatto e mi diressi verso l’abitazione di Nevius.




Quando arrivai di fronte alla sua magione, mi mancò il coraggio di bussare, non sapevo come avrei affrontato i suoi occhi cerulei.
Decisi dunque di entrare dalla porta sul retro, camminai in punta di piedi per l’ampio soggiorno, e lo vidi seduto sul divano con un libro tra le mani.

Aveva la camicia aperta e i jeans neri.


 
 
Mi avvicinai lentamente e posai delicatamente le mani sopra i suoi occhi.



 
 
«Indovina chi sono.»


 
 
 
Appoggiò le sue mani sulle mie facendo finta di studiarle, poi rispose.
 
 
«La voce non mi dice nulla, ma riconosco la mano che mi ha schiaffeggiato.»


 
 
 
 
Tolsi le mani dagli occhi e mi collocai di fronte a lui,  «Mi dispiace Nevius, sono stata sciocca e impulsiva, mi sono fatta prendere dalla gelosia. Perdonami ti prego.
E solo e solo che ho visto il modo in cui la guardavi e-»



 
 
 
M’interrusse guardandomi in modo a dir poco attonito. «Come guardavo cosa? Zachar?»




 
Arrossii per l’imbarazzo, avevo sicuramente visto le cose in modo più esagerato di quanto non fossero in realtà.



 
 
 
«Pensavo volessi farmi un dispetto, per farmi capire come ti sentivi.»



 
 
Sorrise e mi attirò a se stringendomi per i fianchi. «Nina, Nina, Nina. È vero, stamattina ero arrabbiato pensando a quel tuo amico, ma avevi ragione, le mie visioni erano basate su semplici supposizioni. Me ne sono andato per ragionare un po’, avevo bisogno di sbollire la rabbia. Di cosa dovevo farti dispetto?»





Sbuffai imbarazzata e lo fissai compassionevole, «Non lo so, la verità è che ho una paura matta di perderti e sì, sono terribilmente gelosa, così gelosa che non ho pensato minimamente a chi potesse essere quella donna. Era una donna, ed era accanto a te.»



 
Sorrise compiaciuto e si morse il labbro, «Anch’io amore mio sono terribilmente geloso, ed ho sofferto quando ci siamo allontanati, l’avevi bendato con quel pezzo di stoffa, e non ti nascondo che ho sofferto molto quando l’ho visto.»
 
 
 
Vidi per la prima volta nei suoi occhi un’espressione sinceramente triste.
A quella constatazione mi sentii profondamente triste anch’io, come avevo potuto cedere a Ubaldo l’unica cosa che mi era rimasta di Nevius.
 
 
Mi avvicinai a lui e lo strinsi forte, lui ricambiò la stretta, ma dopo qualche secondo allentò la presa, e ritornò al discorso,
 
 
«Inoltre, mi hai schiaffeggiato in pubblico, non mi ha fatto piacere Nina.» Inarcò un sopracciglio con una mezza risata.
 



Gli feci una carezza sulla guancia che poco prima avevo colpito. «Mi perdoni?»



 
 
 
«Devo pensarci» disse facendo finta di strofinarsi il mento.



 
 
«Avanti Neph!»



 

Mi strinse di nuovo forte e mi baciò amorevolmente sul collo. «Vuoi passare la notte con me?»



 
 
Arrossi e abbassai la testa mordendomi il labbro, «Non volevi aspettare il matrimonio?»




 
Inarcò il sopracciglio e sorrise malizioso, «Ci sono tante cose amore mio che si possono fare prima.»



 
Mi prese tra le sue braccia e insieme ci dirigemmo nella sua stanza da letto, ero felice, a quanto pare ero stata perdonata.
 
 
 
 
 
 
 
Il giorno successivo non appena arrivai a scuola, trovai Ubaldo ad accogliermi all’ingresso, mi voltai rapida nella direzione di Nevius e lo vidi col braccio appoggiato all’auto e il sopracciglio inarcato, scrollai le spalle come per dirgli “non è colpa mia”, sorrise, ma non si mosse mai da quel punto.
 
 
Era ovvio dunque che si aspettasse qualcosa, ed in effetti aveva ragione.
 
Mi voltai verso Ubaldo che mi osservava in modo perso, decisi, dunque, che era arrivato il momento di chiarire la situazione.
 
 
 
«Senti Ubi, penso sia arrivato il momento di parlare.»
 
 
«Oh sì, anch’io volevo parlarti Nina.» disse sognante e allegro, mi dispiaceva dover deludere le sue aspettative, ma non provavo niente per lui, dunque era giusto che non si facesse illusioni.
 
 
 
«Io ti voglio bene, tu sei uno dei miei migliori amici, ma devi capire che non potrà esserci nulla tra noi, in primo luogo proprio per la nostra amicizia, in secondo luogo ma non meno importante io sono già innamorata di un'altra persona, mi capisci vero?»
 
 
Abbassò lo sguardo deluso, sapevo che ci fosse rimasto male, ma cosa potevo farci.
 
Dopo qualche minuto sollevò lo sguardo ed iniziò a sorridere, «Non importa Nina, vorrà dire che aspetterò.
Siamo ancora amici, vero?»
 
 
Fui sorpresa dalla maturità di Ubaldo, dunque per ringraziarlo, lo abbracciai con affetto, finalmente sarebbe tornato tutto alla normalità.
Si staccò non appena udì il suono della campanella, restava sempre il ragazzo più studioso dell’istituto.
 
 
«Vado a seguire la lezione, lo sai no? Non me la perderei per nulla al mondo.»
 
 
 
Annuii sorridente e ci salutammo.
Non appena Ubaldo andò via, mi voltai nella direzione di Nevius, alla ricerca del suo sguardo approvazione, ma come di consueto il mio bel generale era già sparito.
 
Alzai gli occhi al cielo esasperata, ma vidi una stella cadente, in pieno giorno, dedussi, dunque, che Nevius era rimasto piacevolmente colpito da come si era volta la cosa.
Abbassai lo sguardo ed entrai in aula sorridente. 

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Capitolo 17
*** He's mine! ***


Era passato quasi un anno, ed anche il mio 18esimo compleanno  era stato archiviato con successo.
Optai, per una festa intima a casa mia, con i generali, le Sailor e la mia adorata mamma, adoravo la mia nuova famiglia, erano davvero adorabili, ed inoltre mia madre era sempre più convinta del fatto che Nevius fosse l’uomo adatto a me.
 
 
Eravamo ancora in primavera, quindi faceva abbastanza freddo, indossavo un maglione con una sciarpa verde e un jeans stretto blu notte, passeggiavo tranquilla per il cortile della scuola quando vidi da lontano Bunny che chiacchierava con Makoto.
Mi presi un attimo per osservarla.
 
Makoto era davvero una ragazza bellissima, alta, con delle belle curve, bei fianchi, i capelli sempre perfetti e luminosi.
 
La verità è che mi sentivo terribilmente insicura ogni volta che la vedevo, ed inoltre mi guardava come se volesse continuamente lanciarmi una sfida.
 
In realtà questo non succedeva sempre, quando c’erano solo le ragazze, si comportava in modo normale.
 
Quando invece erano presenti i ragazzi, in particolare Nevius, faceva di tutto per mettersi in mostra davanti a lui, per fargli vedere quanto fosse meglio di me.
 
 
Forse aveva ragione, forse tutti avevano ragione, non ero degna di Nevius, lui era un generale unico, ed io una semplice terrestre che non faceva altro che causargli problemi.
 
 
Mi morsi il labbro ed abbassai lo sguardo triste avanzando verso le ragazze.
 
Le salutai in modo tranquillo, e feci finta di essere interessata al loro discorso.
 
 
Guardai per un attimo l’orologio 13:00 PM. Da lì a poco Nevius sarebbe arrivato, e quantomeno avrei alleggerito l’angoscia che mi stava divorando.
 
Bunny si alzò improvvisamente e ritornai alla realtà.
 
 
 
«Allora ci vediamo Nina, io vado via un po’ prima oggi.»
 
 
«Ok, a domani!» La salutai confusa, ed andò via rapida.
 
 
Mi resi conto che io e Makoto eravamo rimaste sole. Era seduta accanto a me col sorriso sulle labbra ma cambiò improvvisamente espressione, si avvicinò un po’ di più a me, e solo in quell’istante mi resi conto di quanto imponente fosse la sua presenza accanto alla mia.
 
 
«Come va tra te e Neph?» Chiese d’un tatto, la guardai confusa, e decisi di risponderle per le rime, innanzitutto: «Io e Nevius, stiamo bene, grazie.» Rimarcai forte il suo nome, lei non poteva sentirsi superiore a me solo perché lo chiamava con un diminutivo. Decisi di stare al gioco, e mi finsi interessata alla sua situazione. «E tu con Moran? Che dici?»
 
 
Sorrise, e non tardò a rispondere, «Bene, anche se non sono convinta che lui sia l’uomo giusto per me.»
 
 
Notai la sfida nei suoi occhi, e decisi di andare subito al punto. «E quale sarebbe l’uomo giusto per te?»
 
 
Mi guardò sorpresa, probabilmente non si aspettava una simile affermazione da parte mia, che di solito tendevo a stare sulle mie e a fare finta di nulla, inarcò un sopracciglio e mi guardò in modo provocatorio.
 
 
 
 
«Credo che tu lo sappia già.»
 
 
 
«Scusa?»
 
 
Mi guardò con ovvietà, e questo mi diede terribilmente fastidio. «Avanti Nina, siamo franchi! Nevius non è l’uomo adatto a te, quanto pensi che possa durare?»
 
 
 
 
«Credo che questi non siano affari tuoi, non trovi?»
 
 
 
 
 
«Qual è stato il momento migliore della vostra storia? Quando lui ti ha lasciato, o quando è stato ucciso?»
 
 
 
 
 
 
«Cosa? Makoto, hai perso il senno?»
 
 
 
 
«No, anzi perdonami per il mio tono acido, ma davvero non credo che voi due insieme possiate durare.»
 
 
 
Si alzò in piedi e sorrise furbetta voltandomi le spalle, poi volse leggermente, «Sappi che… quando quel momento avverrà, e sono sicura che sarà presto, io non disdegnerò nel tentativo di riconquista. Siamo stati insieme una volta, e ci ha separato solo la morte, non vedo perché non possa ricapitare.»
 
 
Stavo per replicare quando udii da lontano l’auto di Nevius avvicinarsi sempre di più, poggiai una mano sulla spalla di Makoto e decisi di rilanciare, «Allora aspetta, e fammi sapere cosa si prova a guardare.»
 
voltò il viso e proseguì per la sua strada. Mentre io mi voltai nell’altra direzione e raggiunsi il mio bellissimo fidanzato.
 
 
«Come va amore mio?» Disse raggiante, era bellissimo, tutto era bellissimo. Mi sentii felice e sofferente allo stesso tempo, ci mancava solo Makoto in azione adesso, come se non avessimo superato abbastanza ostacoli.
 
Mi strinsi forte a lui che in risposta mi accarezzò delicatamente i capelli.
 
 
«Cosa c’è amore?»
 
 
Non sapevo come poteva essere possibile, ma Nevius riusciva sempre ad accorgersi quando qualcosa non andava.
Era questo che gli altri non capivano, noi eravamo uniti. Col corpo e con la mente, ed è per questo che non poteva finire.
Alzai delicatamente il viso verso di lui e lo fissai dolcemente negli occhi.
 
 
«Mi prometti che non mi lascerai mai?»
 
 
Sorrise amorevolmente e si abbassò per scoccarmi un caldo bacio sulle labbra.
 
 
 «Come potrei lasciarti Nina, sei l’unica cosa che per me ha senso.»
 
 
«Ti prego andiamo a casa.»
 
 
 
Entrammo in auto e rapidi ci dirigemmo verso l’abitazione di Nevius, non appena entrati in casa ci recammo sul comodo divano. Ero distesa tra le sue braccia e fissavo la casa senza un motivo preciso, quando puntai gli occhi sul pianoforte, mi girai verso Nevius in automatico.
 
 
 
«Suoneresti qualcosa per me?»
 
Si alzò delicato e prese posizione vicino al piano forte, io mi distesi per bene, e mi voltai nella sua direzione.
 
Scrocchiò le dita come un vero musicista, ed iniziò ad intonare la melodia.
Era concentrato ed attento, aveva lo sguardo fisso nel vuoto e quella melodia era come una carezza per me.
 
«La sonata al chiaro di luna, è la mia preferita.»
 
Si voltò verso di me sorridente, senza mai smettere di suonare.  «Lo so.»
 
 
Tirai un lungo sospiro e mi lasciai coccolare da quella melodia, chiusi gli occhi stanchi e mi lasciai cullare.
 
 
 
Mi risvegliai con una coperta calda addosso, emisi uno sbadiglio e mi voltai in automatico verso l’orologio 8:00pm.
Mi alzai dal divano ed andai alla ricerca del mio Nevius.
 
 
«Amore, dove sei finito?»
 
Perlustrai tutta la casa, ma di Nevius non vi era traccia, mi guardai intorno confusa, dov’era?
 
Improvvisamente udii delle voci dal giardino e decisi dunque di andare a vedere, diedi un’occhiata da dietro la tenda e non appena vidi Makoto mi venne automatico nascondermi.
 
 
Appoggiai delicatamente l’orecchio, vicino alla porta socchiusa.
 
 
 
 
«Tu hai bisogno di me!»
 
 
 
 
«No, ho bisogno che tu te ne vada.»
 
 
 
«Perché? Infondo tu ed io non ci siamo mai lasciati, tu sei morto e ci siamo dovuti dire addio, cos è cambiato?»
 
 
Nevius sbuffò e roteò gli occhi, sembrava veramente in difficoltà.
 
 
«Makoto, è cambiato che io non sono più lo stesso di allora, sono cambiato.»
 
 
 
 
«Non puoi sapere che le cose vadano male tra noi, se neanche ci provi.»
 
 
 
Si avvicinò pericolosamente a lui, adagiò delicatamente le sue mani sulle spalle del MIO Nevius, mentre lui la guardava serio.
 
Il cuore mi batteva all’impazzata, serrai i pugni dalla rabbia.
 
 
Makoto avvicinò la bocca all’orecchio di Nevius. «Riproviamoci, ti prego.»
 
 
 
CHE STRONZA!
Ero pronta a fare un casino, ma fui bloccata dalla risposta di Nevius, che velocemente tolse le mani dalle sue spalle.
 
 
 
«Non posso Mako-chan, io non posso farlo.»
 
 
Puntò gli occhi verso l’albero di ciliegio posto nel suo giardino e poi tornò a lei.
 
 
 
«Ti ricordi quando stavamo insieme? Mi accusavi continuamente di essere un donnaiolo, non lo ero, e non lo sono neanche adesso.»
 
Si prese qualche secondo per pensare e poi riprese, «E inoltre fosti tu a mettere fine alla nostra relazione.»
 
 
«Ma fu colpa di Zachar.»
 
 
 
 
 
«Makoto io ti amavo, ed ho sofferto per la tua gelosia, ho sofferto quando mi hai lasciato, ed ho sofferto ancora a ogni tuo rifiuto quando provavo a riconquistarti, ciononostante ho continuato ad amarti, sempre, fino a quando…»
Abbassò lo sguardo, i suoi occhi erano strani, ed io mi sentii per un attimo male, adagiai la mano sul mio cuore sperando che non capitasse nulla, avevo bisogno di lui.
 
 
 
«Continua, fino a quando?» Chiese lei impaziente.
 
Alzò di nuovo lo sguardo, e stavolta era sicuro e tranquillo.
 
 
 
«Fino a quando sono ritornato sulla terra.»
 
 
 
«Questo… cosa vuol dire?»
 
 
 
Nevius sorrise amaramente e poi riprese, «Che hai smesso di essere nel mio cuore nel momento in cui ho incontrato per la prima volta Nina.»
 
 
Makoto era intenta a replicare ma Nevius la fermò.
 
 
«Io non te lo so dire da cosa sia dipeso, non me lo chiedere. Ho cercato io stesso una spiegazione ai miei sentimenti, non capivo nemmeno io cosa avessi, però c’era, ed all’inizio è stato molto frustrante per me non avere controllo dei miei sentimenti.
Dovevo compiere la mia missione, ma cercavo qualunque pretesto per stare vicino a lei.
La mia prima vittima era collegata a lei, perfino il cristallo che avrebbe dovuto aiutarmi a trovare il cristallo d’argento m’indicava lei.»
Fece un sorriso dolce e si morse il labbro inferiore. «Era nel mio cuore ancora prima che le parlassi, e lei mi amava già, ancor prima che io me ne accorgessi.»


 
 
 
Sorrisi felice ed il mio cuore tornò ad essere cauto.
 
 
Makoto si avvicinò a lui e lo strinse forte. Provai una profonda gelosia, ma non importava, sapevo che a lui amava solo me, e mi bastava.
 
 
 
«Non ho proprio speranze?»
 
 
 
Nevius sbuffò e la fissò compassionevole, «Non al momento.»
 
 
 
Lei si allontanò e sorrise, «Posso aspettare.»
 
 
Nevius incrociò le braccia ed inarcò un sopracciglio, «Potrebbe volerci molto tempo, anni se mai accadrà.»
 
 
 
Lei sorrise gioiosa e riprese, «Tanto noi non invecchiamo.»
 
 
 
Ed andò via.
 
 
Nevius tirò un lungo sospiro alzando la testa verso il cielo, poi  passò una mano tra i capelli e mise a posto il colletto della sua camicia, sgualcito dall’abbraccio.
 
 
 
Porca miseria! Ero ancora dietro la porta, velocemente mi recai verso il divano e mi ci sedetti rimettendo alla meglio la coperta sulle mie spalle.
 
 
Lui entrò e guardò subito nella mia direzione.
 
 
«Buona sera signorina, abbiamo dormito bene?»
 
 
Si avvicinò a me stampandomi un bacio gentile sulle labbra.
 
 
«Preferisco essere sveglia, posso godere meglio della tua compagnia.»
 
 
Ricambiai con un altro bacio ancora più appassionato. In risposta Nevius inarcò un sopracciglio e sorrise divertito, «Devo essere stato proprio bravo per ricevere tutto quest’amore.»
 
 
Lo attirai a me e ci abbracciammo teneramente sul divano.
 
 
«Hai fame?»
 
 
«Solo dei tuoi baci.»
 
Mi guardò malizioso ed iniziò a baciarmi, e così trascorse la notte.
Il giorno successivo mi accompagnò a scuola, ero entusiasta e piena di energie.
 
Mi voltai verso di lui per salutarlo, «Ci vediamo all’uscita.»
 
 
Sorrise largamente, «Come sempre, buona scuola.»
 
 
«Buona mattinata.»
 
 
 
 
Entrò in auto, e sfrecciò via rapido, mentre io mi diressi verso l’ingresso della scuola.
 
Come il giorno precedente mi ritrovai di fronte Makoto e Bunny che chiacchieravano.
 
Mi armai di un vittorioso sorriso e avanzi verso di loro.
 
Bunny mi guardò sorridente ed ignara, mentre Makoto aveva un’espressione leggermente amareggiata.
 
Sorrisi soddisfatta e mi limitai a dire,  «E’ mio!»
 
 
Bunny sgranò gli occhi non capendo a cosa mi riferissi. Lei invece abbassò lo sguardo.
 
Mi voltai con l’aria beffarda, e mi diressi rapida verso l’aula.
Stavo per entrare in classe quando mi apparve di fronte Zachar.
 
 
«Hey, non dovresti apparire così, sai la gente normale non lo fa.»
 
 
Mi guardò sicura e decisa, «Figurati, questi umani sono così rimbambiti da non rendersi conto di nulla.»
 
 
 
 
Roteai gli occhi, esasperata, «Come mai sei qui? È successo qualcosa? Nevius sta bene?»
 
 
 
Il suo sguardo divenne sornione, «Non aver paura, il tuo cavaliere sta bene. Ero qui per dirti che sei invitata a cena.»
 
 
 
«Come mai?»
 
 
 
«Dobbiamo festeggiare.»
 
 
La guardai confusa, era successo qualcosa che mi era sfuggito?
 
 
 «Perché? Che succede?»
 
 
Sorrise maliziosa, Inarcò un sopracciglio e incrociò le braccia. «Mi hai tolto dalle scatole quella seccatura di Makoto, te l’ho detto che ci ho provato per anni? Comunque sia, ci sei riuscita e devo almeno provare simpatia per te, ti sto rivalutando.»
 
 
Iniziai a ridere senza controllo ed anche lei rise con me.
 
Poi si voltò in modo leggiadro e perfetto. «Mi raccomando, alle 7:00 in punto.»
 
Annuii con la testa, e lei svanì.
 
Alle mie spalle arrivò fulminea Bunny che mi si parò dietro.
 
«Devi raccontarmi tutto!»
 
Ci guardammo entrambe sorridenti ed entrammo in aula.

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Capitolo 18
*** Mrs. Zoisite ***


«Zachar ti ha davvero invitato a cena?» Chiese Nevius, ancora incredulo per ciò che gli avevo appena detto.
 
 
«A quanto pare, dice che dobbiamo festeggiare.»
 
 
La sua espressione era titubante e poco convinta. «E cosa precisamente?»
 
 
«In realtà non ne ho idea, o meglio, non ho capito le sue reali intenzioni.»
 
 
Nevius si avvicinò amorevolmente e mi strinse, «Se dovesse capitare qualcosa, chiamami, ok? Sarò lì in un lampo.»
 
 
 
«Temi che Zachar possa farmi del male?»
 
 
 
 
Sorrise divertito e poi riprese, «Affatto, sa bene che non deve scherzare col fuoco, però non si può mai sapere.»
 
 
 
Mi cambiai a casa di Nevius, indossai una gonna blu a pieghe e una camicia bianca, Nevius si offrì per accompagnarmi al ristorante dove Zachar mi attendeva.
 
 
Una volta arrivati lì, la trovammo già fuori ad aspettarmi, guardò Nevius fingendosi disgustata e come suo consueto decise di provocarlo.
 
 
«Non la molli proprio mai, vero?»
 
 
Nevius corrucciò il viso e mentre mi apriva la portiera le rispose. «Invece Kaspar ti scarica ovunque, chissà, magari spera che qualcuno lo liberi.»
 
 
 
Si guardarono in cagnesco per qualche secondo, poi Zachar riprese di nuovo la sua compostezza, «Oggi non ho voglia di discutere con te, forza lasciaci sole.»
 
 
 
Salutò Zachar con un cenno e poi si avvicinò a me, mi stampò un candido bacio sulle labbra e poi si diresse verso la sua fiammante auto.
 
 
Zachar mi osservava sorridente e smagliante, «Allora, andiamo?»
 
 
Annuii e la seguii a ruota nel ristorante, la mia espressione è inconfutabile, e  per poco non trattenni la risata.
 
Insomma, qualche anno fa Zachar era si davanti a me, ma per uccidermi, e adesso invece, ce ne andavamo in giro come se fossimo care amiche, questa situazione era a dir poco ironica.
 
 
Occupammo posto a tavola, e ci consultammo su cosa mangiare durante la serata.
 
 
«Allora Nina, parlami un po’ di te, forza, come hai conosciuto Nevius?»
 
 
Quella domanda mi lasciò spiazzata, non mi aspettavo che Zachar andasse subito al punto, anche se dovevo ammettere che lei non era solita a girarci troppo intorno, se voleva qualcosa, puntava subito a quella senza troppe cerimonie.
 
 
 
«Beh, cosa posso dirti su di me, penso tu ne sappia abbastanza. Sono una studentessa, vivo con mia madre, e di tanto in tanto mi occupo della gioielleria di famiglia.»
 
 
Mi fissava seriamente interessata, possibile che Zachar volesse davvero informarsi sulla mia vita?
 
 
 
«E su Nephrite, che mi dici?»
 
 
 
 
«L’ho conosciuto casualmente, ero al tennis club per assistere agli allenamenti della mia amica Ryu, che casualmente era, anche una delle sue prime vittime, lui fece la sua venuta al club, ed io diciamo… rimasi… sorpresa nel vederlo, non mi lasciò affatto indifferente.»
 
 
Inarcò un sopracciglio e sorrise divertita, «Dunque hai provato attrazione per una persona che ha fatto del male a una tua amica.»
 
 
Eccola che iniziava a provocarmi, ma stavolta non mi lasciai ingannare e le risposi prontamente, «Era ovvio che io non sapessi le reali intenzioni di Nevius, l’ho scoperto molto dopo.»
 
 
«E ciononostante non hai mai provato disprezzo per lui?»
 
 
 
 
«No.»
 
 
Sorrise sorniona e poi si avvicinò al mio orecchio, «Avrei fatto lo stesso se si fosse trattato di Kaspar.»
 
 
La fissa incredula, davvero cercava di rassicurarmi quella ragazza era seriamente piena di sorprese.
 
 
 
 
 
 
Ci servirono le prime portate e iniziammo a mangiare, Zachar mi osservava col solito sorriso sornione sulle labbra, mentre io cercavo di non badare a lei, non capivo dove volesse arrivare, ma sapevo per certo che non poteva essere l’unica a giocare con me, dunque decisi di contrattaccare.
 
 
«E tu?»
 
 
 
Mi guardò sorpresa, non si aspettava le chiedessi qualcosa.
 
 
 
«Io cosa?»
 
 
 
«Che mi dici di Nevius, com’è dal tuo punto di vista?»
 
 
Roteò gli occhi e ticchettò con le dita sul tavolo, alla ricerca forse dell’aneddoto giusto, o di qualcos’altro.
 
Il suo sguardo divenne improvvisamente serio, poi accennò a un delicato sorriso, «Lui è tipo mio fratello maggiore, anche se a vederci, non si direbbe siamo sempre stati molto vicini, e ci siamo sempre confidati l’uno con l’altra. Lui e Jack per me sono davvero una famiglia.»
 
 
La guardai confusa, non aveva citato Kaspar, e lei capì subito la mia espressione.
 
 
«Non nomino Kaspar perché lui è il mio compagno, sarebbe inutile evidenziarlo ancora.»
 
 
 
«Vi siete sposati?»
 
 
«Non ufficialmente, ma lo faremo. Ho saputo che sulla terra esiste una procedura, voglio attuarla assolutamente.»
 
 
 
«Come mai non avete fatto figli.»
 
 
 
Abbassò lo sguardo amareggiata, gli occhi le divennero improvvisamente lucidi, avevo forse toccato un tasto troppo dolente per lei, tentai di scusarmi ma fui fermata.
 
 
 
«Sta tranquilla, è più che lecito che tu lo chieda.»
 
 
 
Si prese qualche secondo per calmarsi, e ritornò al suo solito sorriso.  «Noi generali… poiché prescelti non possiamo avere figli, non possiamo riprodurre la nostra stirpe, siamo unici. Se Jack, Kaspar, Nevius oppure io tentassimo di avere un figlio, sarebbe del tutto impossibile.»
 
 
Stavolta fui io ad abbassare lo sguardo, e capii cosa intendeva Nevius quando disse che non avrebbe potuto darmi quello che un normale essere umano può concedere.
 
 
Zachar si accorse della mia triste e riprese, «Tuttavia abbiamo tentato solo Kaspar ed io ad avere figli, magari solo tra di noi non funziona. Jack non ci ha mai provato con Rei, idem per Nevius quando era fidanzato con Makoto, quindi non disperare.»
 
«Apprezzo.»
 
 
 
«Figurati tesoro.»
 
 
 
Ci fissammo per qualche secondo negli occhi, e poi decisi di togliermi in modo definitivo il dubbio che mi logorava, «Come si comportava Nevius con Makoto?»
 
 
Si morse il labbro e sorrise compiaciuta a quella domanda.
 
 
Sorseggiava il suo bicchiere di vino rosso senza mai smettere di sorridere, e senza mai staccare gli occhi da me.
Stavolta ero io a ticchettare con le dita sul tavolo, ero assolutamente impaziente di ricevere quella risposta, ma sapevo che Zachar non me l’avrebbe concessa se prima non avessi sofferto un po’.
 
 
«Era un perfetto idiota.»
 
 
 
«In che senso?»
 
 
 
«Era davvero insopportabile, sempre nervoso, sempre sulle sue, non ascoltava mai nessuno.»
 
Guardò per un secondo il cielo e poi riprese, «Beh in realtà anche quando si è innamorato di te non ha ascoltato più nessuno, però era differente. Sapeva bene di non amare Makoto, lei lo attraeva solo fisicamente, ma lui si ostinava a volerci trovare qualcosa di più. Era così ossessionato dall’idea di avere qualcuno nella sua vita che l’avrebbe accettata comunque essa fosse.»
 
 
 
«Perché pensi che lei non fosse quella giusta?»
 
 
 
Il suo sorriso ora divenne più dolce.
 
 
«Non ne so molto di voi umani, ma conosco bene Nevius.
Quando stava con Makoto, non era determinato, non era energico, non sorrideva quasi mai. Mentre ultimamente l’ho visto sorridere più di una volta, l’ho visto fare cose che molto tempo aveva abbandonato, so per certo che adesso sta davvero bene, è anche per questo che ho deciso, di non essere ostile nei tuoi confronti, se lui sta bene con te chi sono io per impedirlo.»
 
Abbassai lo sguardo dopo essere arrossita, dunque anche Zachar pensava che Nevius fosse seriamente innamorato di me, quella sua rivelazione mi faceva stare più tranquilla.
 
 
«Bhe… grazie per la fiducia.»
 
 
 
Si limitò a sorridere e poi chiese il conto.
Non mi lasciò neanche il tempo di replicare che lo aveva già pagato senza dirmi nulla.
 
 
«Non fare storie, che sarà mai un conto, la prossima volta mi inviti tu.»
 
 
 
«Va bene.» Dissi sbuffando.
 
 
 
Zachar alternava momenti in cui era la persona più dolce del mondo a momenti in cui era veramente acida.
 
Ci stavamo dirigendo verso casa, quando inaspettatamente fummo attaccate da qualcosa.
 
 
Dopo qualche secondo riconobbi quei mostri, e come potevo non riconoscerli, erano gli youma utilizzati dai generali nella raccolta per l’energia.
 
 
«Cosa diavolo volete voi da qui? Sapete io chi sono?» Disse Zachar autoritaria e in preda alla rabbia.
 
 
«Sei una traditrice!» Replicò uno dei tre mostri, e in seguito sferrò un altro colpo nella nostra direzione.
 
 
 
Zachar fu fulminea, rapidamente mi strinse tra le braccia e mi allontanò dal colpo.
 
 
 
 
«Guardate! Avete rovinato il mio abito preferito.»
 
 
 
Si concentrò ed emanò uno dei suoi strani poteri, composti di petali di rosa taglienti. Per quanto poteva, cercava di tener testa a quei mostri, ma eravamo nettamente in svantaggio, e inoltre io non avevo alcuno strumento per aiutarla.
 
 
 
«Nina nasconditi presto!»
 
 
La guardai disorientata, non potevo lasciarla li da sola, ma non aveva nessun intenzione di darmela vinta.
 
 
«Avanti muoviti! Se ti succede qualcosa Nevius mi ammazza.»
 
 
 
Annuii mio malgrado, e mi diressi verso un albero, per nascondermi dietro di esso, ma mentre stavo correndo in quella direzione uno dei mostri sferrò un colpo verso di me.
 
 
Zachar mi si buttò praticamente davanti, per evitare che il colpo mi prendesse, ma un forte bagliore accecò la nostra vita.
 
 
 
Quando riaprimmo gli occhi, ci guardammo simultaneamente e sorridemmo alla vita degli altri tre generali.
 
 
I tre Youma adesso sembravano molto più spaventati, e non erano più spavaldi come prima.
 
 
 
 
«Insomma, non vi hanno insegnato l’educazione?» Disse Jack in tono canzonatorio.
 
 
«Di solito educare gli Youma è compito tuo, ma suppongo, che come tuo solito, eri troppo impegnato a correre dietro alla tua bella Sailor.» Replicò Nevius in tono ironico.
 
 
 
 
«Beh, ultimamente siamo stati tutti un po’ distratti.» Esordì Kaspar incrociando le braccia.
 
 
 
«Avanti, facciamogli vedere chi comanda.» Rilanciò Zachar dopo essersi sistemata accanto ai suoi compagni. E così ebbe inizio lo scontro.
 
 
 
I tre Youma ebbero giusto il tempo di sferrare qualche timido colpo prima di essere sterminati uno ad uno in un batter d’occhio.
 
 
Alla fine dello scontro mi avvicinai a Zachar per sincerarmi delle sue condizioni, si limitò a un caldo sorriso. Poi guardò Nevius con aria di sfida.
 
 
 
«Beh, a quanto pare una scelta giusta nella vita l’hai fatta.»
 
 
 
Nevius rise malizioso e incrociò le braccia, «Dovevo riscattarmi in qualche modo, dopo la pessima scelta di frequentare un soggetto come te.»
 
 
 
Si fissarono per qualche secondo in cagnesco, prima di essere interrotti da Kaspar.
 
 
«Amore mio, che ne dici di tornare a casa? Hai una ferita al braccio.»
 
 
Zachar si stinse a Kaspar e i due imboccarono la via del ritorno.
 
Jack li osservava allontanarsi, prima di sbuffare e guardare Nevius in modo esasperato, «Vivere con quei due è un vero inferno, non fanno altro che scambiarsi effusioni, dovresti ritornare a casa con noi.»
 
 
Io e Nevius ridemmo spontaneamente e Jack riprese, «Quantomeno ho il pretesto per andare da Rei.  Ci vediamo domani ragazzi!»
 
 
 
Lo salutammo, e ci incamminammo verso casa mia.
 
 
«Allora, tu e Zachar siete diventate amiche?» Chiese Nevius con aria curiosa.
 
 
«In realtà non ho capito, alterna momenti in cui sembra che mi voglia morta a momenti di amore folle.»
 
 
 
 
Nevius iniziò a ridere di gusto e non ne capii il motivo.
 
«Che c’è?»
 
 
 
«Beh, allora direi che ti vuole molto bene, fa così anche con me.»
 
 
 
«Mi ha perfino salvato la vita.»
 
 
 
 
«Credimi non le conveniva che ti facessero del male, in ogni caso non l’avrei permesso.»
 
 
 
 
«Da quanto tempo eri li?»
 
 
 
 
«Il tempo giusto per vedere cosa Zachar avesse fatto nel caso in cui tu fossi stata in pericolo.»
 
 
 
Sorrisi per un istante e poi ripensai alle parole di Zachar, decisi di condividerle con Nevius, «Sai, lei ha detto che adesso ti vede felice, pensa sia merito mio.»
 
 
Mi strinse forte tra le sue braccia e mi stampò un dolce bacio sulle labbra, una volta staccatosi da me, iniziò a sorridere bellamente. «E’ così.»
 
 
 
 
Gli sorrisi come di consueto, e notai, mio malgrado che fossimo già fuori casa mia.
 
 
«Vuoi dormire con me stanotte?»
 
 
Nevius diede un’occhiata verso la finestra e poi rispose, «Va bene, ma facciamo finta di salutarci, che tua madre è li dietro che ci osserva.»
 
«Buonanotte amore mio.» gli feci l’occhiolino, e abbassai il tono di voce più che potevo. «Ci vediamo sopra.»
 
 
 
«Buonanotte, ti amo.»
 
 
 
Io mi diressi verso la porta ed entrai, mentre Nevius si allontanava sempre più.
 
 
Salii rapidamente le scale, e una volta entrata in camera mia lo ritrovai disteso sul letto ad aspettarmi.
 
 
«Ci hai messo meno tempo di me.»
 
 
Scrollò le spalle e sorrise, «I vantaggi de teletrasporto.»
 
 
Corsi rapidamente tra le sue braccia e lo strinsi forte, ci fissammo per qualche secondo negli occhi.
 
 
 
«Zachar mi ha detto che voi generali non potete avere figli.»
 
 
Abbassò per un attimo gli occhi e si morse il labbro, sembrava sinceramente dispiaciuto.
 
 
 
«A quanto pare la nostra progenie non può andare avanti, siamo immortali e deve finire con noi.»
 
 
 
 
«Non importa, il tuo amore è ciò che conta.»
 
 
 
 
«Sei una donna meravigliosa.»
 
Chiusi per un attimo gli occhi sognanti, fui riportata alla realtà dalla risata di Nevius, riaprii gli occhi e lo fissai sospettosa, «Che c’è?»
 
 
 
«No, è che pensavo a te e Zachar a cena, che parlate di bambini, quando fino a poco tempo fa…»
 
 
«Effettivamente è surreale.»
 
 
Ridemmo all’unisono prima di stringerci ancora di più.
 
 
 
«Che ne dici di dormire adesso?»
 
 
 
«Va bene, domani vedremo cos’altro ci aspetta.»
 
 
Mi accoccolai al suo fianco e chiusi gli occhi felice, finalmente le cose nella mia vita stavano andando per il verso giusto. 

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Capitolo 19
*** Promises ***


Non avevo mai perso un giorno di scuola, e mi diplomai col massimo dei voti, ormai frequentavo anche l'università, e procedeva tutto a gonfie vele.
Finalmente potevo godermi le vacanze invernali e approfittarne per passare del tempo con Nevius.
 
 
Quella mattina mi trovavo da lui, e sembrava essere tutto tranquillo, ma c’era sicuramente qualcosa che non andava. Nevius era strano, parlava poco, era scostante, sempre assorto nei suoi pensieri, non accennava a dir nulla quindi decisi che sarebbe stato meglio prendere subito in mano la situazione.
 
 
«Neph ... va tutto bene?» Neanche si accorse che parlavo con lui, era così assorto che quasi trasalì al mio tocco.
 
«Perdonami, ero distratto.» Disse senza distogliere lo sguardo dal punto che stava fissando.
 
 
«L'ho notato, è da stamattina che sei così, cosa succede?»
 
 
 
«Non è nulla Nina davvero, stai tranquilla.»
 
 
Non ero per niente convinta dalle sue rassicurazioni, gli si leggeva in faccia che qualcosa non andava.
 
 
«Insomma Nevius! Ormai ci conosciamo abbastanza bene, ed inoltre è innegabile che ci sia qualcosa che non va, sei pensieroso e distratto. Ti prego dimmi che succede non farmi preoccupare per nulla.»
 
 
Mi guardò dritto negli occhi boccheggiando lievemente alla ricerca di qualche parola, che però non gli usciva.
 
 
«Ricordi l’attacco degli Youma dello scorso anno? Non era un caso isolato, a quanto pare tutti gli youma si sono risvegliati nel Dark Kingdom, dunque io e gli altri Shitennou dobbiamo ritornare lì per fermarli, sono molto forti quando sono tutti insieme, minacciano non solo questo pianeta ma l’intero universo, e siccome sono delle nostre creature solo noi 4 possiamo fermarli.», «Mi terrà via per un po'.» Quest’ultima frase la disse in modo fioco e con lo sguardo basso.
 
 
«Beh dov'è il problema? Sei stato spesso in missione, perché sei così preoccupato stavolta? Come sempre farò il tifo per te, siamo sempre stati insieme in queste circostanze stavolta non sarà-»
 
Non mi diede il tempo di finire, mi lanciò uno sguardo accigliato: «No Nina, stavolta non verrai.»
 
 
 
«Cosa?!?! Perché?»
 
 
«E' molto pericoloso, non posso distrarmi ricordi l'ultima volta? Quasi non mi ammazzavo per difenderti, e gli altri hanno bisogno della mia presenza costante.»
 
 
Aveva negli occhi una luce particolare, sembrava diverso dal solito.
 
 
 
«La missione prima di tutto vero?» Dissi amaramente.
 
 
«Nina non metterla su questo piano, se il pianeta viene distrutto noi due non possiamo stare insieme.
E poi lo sapevi che avrei dovuto affrontare qualche missione, sono nato per questo.»
 
 
 
«Beh allora sai cosa? Odio il motivo per cui sei nato! Ho bisogno di te, sono stanca di questa situazione, di doverti dividere con il rischio di non poterti avere più.»
 
Come sempre le lacrime mi riempirono gli occhi, non riuscivo proprio ad accettare l’idea che avrei convissuto con queste situazioni per sempre.
 
 
«Proprio non capisci, vero? Pensi che mi diverta? Che ci trovi gusto?
Non capisci che da quando ti ho incontrato, non è più la lotta a essere la mia vita, sei tu la mia vita. Ma se quegli orribili mostri arrivassero alla terra, saresti in pericolo anche tu.
Non posso permetterlo, lo faccio prima per te che per la missione, inoltre se ti portassi con me ti metterei io stesso di fronte al rischio, e quindi starei lottando per niente.»
 
 
Il suo viso era severo e autoritario, non aveva nessuna intenzione di tornare sulle sue decisioni. Avrei dovuto semplicemente accettare l'idea e sperare che il tempo passasse, e che nel frattempo non gli accadesse nulla.
 
 
Mi strinsi a lui più che potevo, non m’importava nulla, né della vita normale né dei buoni propositi di Nevius.
Avevo solo bisogno di averlo vicino, non appena mi calmai decisi di saperne di più sulla questione, era inutile rimuginarci sopra, quindi tanto vale informarsi almeno.
 
 
 
«Quanto dovrai stare via?»
 
 
«Non saprei proprio dirtelo, dipende da cosa ci aspetta una volta arrivati la sotto.»
 
 
Fantastico! Davvero, sapevo che doveva andar via tuttavia non sapevo, neanche quanto tempo sarei dovuta stare senza di lui, e quanto fosse effettivamente grave il pericolo che lo aspettava.
 
 
«Non posso crederci davvero ... Come farò senza di te? Come riuscirò ad addormentarmi la sera senza la tua presenza accanto al mio letto, io non posso neanche concepire l'arrivo dei prossimi giorni senza di te.
E soprattutto come pensi che riesca ad affrontare le mie giornate senza sapere nulla della tua condizione, senza sapere se tu stia bene...»
 
Mi sedetti sul divano con la testa tra le mani, guardai fisso il muro, Nevius si avvicinò a me appoggiandomi la sua calda mano sulla spalla, poi mi strinse un po’ di più a se.
 
 
«Ti prometto che non sentirai la mia mancanza per molto.»
 
Ci sdraiammo sul suo letto, ed io accesi la tv, che purtroppo d’interessante trasmetteva solo uno smielato e strappalacrime film d'amore che lui tanto odiava, tuttavia lasciai la tv sintonizzata su quel canale, adoravo i suoi commenti seccati a ogni scena stupida, ed anche le espressioni facciali, erano così divertenti, era un vero spasso guardare un film con lui.
 
Nevius era davvero stanco di quel film, si alzò di scatto dal letto e si diresse verso il suo armadio, lo vidi aprire i piccoli cassettini nell'intento di cercare qualcosa, dopo breve tempo ritornò a sedersi vicino a me con la giacca lilla tra le mani.
 
 
Adoravo quella giacca mi ricordava i nostri primi giorni insieme.
 
 
Delicatamente la adagiò sulle mie spalle.
 
 
 
«Così durante la mia assenza può tenerti compagnia, è la tua preferita no?»
 
 
Ero contenta di quel piccolo gesto, ed ero felice del fatto che si ricordasse che quella fosse la mia preferita.
 
 
«Ma è quella che indossi più spesso..»
 
 
Mi guardò con aria affranta. «Sarei felice che la tenessi tu in mia assenza, inoltre non credo che avrei tempo di indossarla.»
 
 
Mi rabbuiai dopo quell'osservazione, però fui subito ripresa da uno dei suoi bellissimi sorrisi splendenti.
 
 
«E' non è tutto.» aggiunse con un mezzo sorriso compiaciuto.
 
 
«Per favore, potresti chiudere gli occhi.»
 
 
Ubbidii all'istante, mi sentivo terribilmente emozionata, e la mia emozione divenne ancora più incontrollabile quando sentii la sua mano armeggiare con le mie dita, era possibile che fosse quello che pensavo?
 
 
 
«Adesso puoi riaprirli.»
 
 
E quando li riaprii, mi ritrovai all'anulare della mano sinistra un meraviglioso anello splendente.
 
 
Non avevo mai visto niente di più bello e scintillante, la sua forma era irregolare e frastagliata ricordava vagamente una stella, era leggermente intrecciato con tante pietre più piccole che luccicavano allo stesso modo, ero così sorpresa da non rendermi conto dell'espressione esterrefatta che avevo assunto, non riuscivo a staccare gli occhi da quella meraviglia, eppure avendo una gioielleria, dovevo essere abituata a certe cose ma aldilà della straordinarietà di quell'anello vi era dell'altro.
 
Me l'aveva donato per quale motivo?
 
 
 
Distolsi lo sguardo soltanto quando Nevius iniziò a ridere di gusto.
 
 
«Sembri leggermente meravigliata, tutto bene?»
 
 
«E' meraviglioso ... » balbettai ancora confusa.
 
 
«E' fatto con frammenti di stelle, mi serviva qualcosa che riproducesse la luce dei tuoi occhi.»
 
 
 
Arrossii e chiesi curiosa, «Si possono creare oggetti con le stelle?»
 
 
Fece spallucce e assunse un tono sarcastico, «In teoria no, ma io ne sono il guardiano, posso fare tutto ciò che voglio.»
 
 
 
«Nevius .. non è necessario ... davvero io ... »
 
 
 
La sua espressione divenne seria, mi strinse le mani e mi guardò negli occhi.
 
«Nina ero già intenzionato a dartelo, avrei preferito farti una dichiarazione migliore, ma siccome devo partire, non so per quanto tempo, ho ritenuto opportuno donartelo ora.
E' la promessa che ti faccio, presto avrai il posto che ti è sempre spettato e che nessun'altra potrebbe mai occupare.»
 
 
Lo baciai dalla gioia ero così felice per quel dono, era una promessa.  Promessa di ritorno e di amore eterno.
 
 
 
Chiamai mia madre per informale che quella sera avrei dormito da Nevius.
Poiché la partenza era prevista per il giorno successivo, non avrei rinunciato per nulla al mondo alle poche ore a disposizione.
Ci stendemmo sul letto cercando di riposare ma non avevo assolutamente voglia di dormire. Nessuno dei due parlò, le nostre mani erano intrecciate e i cuori battevano all'unisono.
Osservai il suo viso e poi guardavo l'orologio, e più le ore passavano più la disperazione si faceva spazio in me.
Anche lui pareva molto tormentato, si rese conto in quel momento quanto fosse dura per me accettare la sua assenza, e poi neanche lui era entusiasta di lasciarmi.
 
Ormai era così, non potevamo farci nulla.
 
 
 
«Al mio ritorno dovremo andare a mangiare un bel semifreddo assieme, è da un po' che non lo facciamo.» Disse sorridente.
 
Dal canto mio non avevo nessuna voglia di sorridere, né riuscivo a sdrammatizzare in nessun modo.
 
 
«L'ultima volta non ci ha portato bene.»
 
A quella frase si rabbuiò, so che non avrei dovuto fare alcun tipo di riferimento a quella sera, ma davvero non riuscivo a essere lucida.
 
Ci alzammo dal letto, e improvvisamente mi aggrappai al suo braccio e strinsi forte il tessuto della divisa, avevo paura che potesse sfuggirmi dalle mani, come se con quel gesto avessi potuto trattenerlo, racchiusi tutto il mio dolore in quella presa.
Prese il mio viso fra le mani che nonostante i guanti emanavano comunque il solito calore e mi fissò intensamente, senza mai distogliere lo sguardo.
 
 
«E' arrivato il momento Nina, mi dispiace.»
 
 
Mi stampò un caldo bacio sulle labbra mentre gli altri generali avanzavano verso di noi, osservai l'orologio in preda al panico non poteva essere arrivato già il momento.
 
Il mio cuore corse come un forsennato, il suo sguardo era tormentato, ma il mio lo fu ancora di più quando lasciò il mio viso.
 
Per una volta decisi di trattenere le lacrime, dovevo indurgli la giusta forza per affrontare quel momento, non potevo essere sempre la ragazzina da proteggere e da consolare, era arrivato il momento di pensare al futuro, tirai un sospiro e presi coraggio.
 
 
«Beh, allora ci vediamo presto?»
 
 
«Mangeremo il semifreddo più buono di sempre, ricordati che io mantengo le mie promesse.»
 
 
Lentamente iniziò ad allontanarsi con gli altri generali, li persi rapidamente tra la folla, roteai la testa in più direzioni nella speranza di recuperare la sua figura, lo ritrovai girato nella mia direzione.
Il suo sguardo era pieno di dolore, arrancò un fioco sorriso e poi si voltò nella direzione opposta. 
Sobbalzai a causa del suono di un clacson, rapidamente guardai in più direzioni, speranzosa di ritrovare Nevius da qualche parte.
 
 Ma era già svanito.

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Capitolo 20
*** Old knowledge ***


Passarono diversi mesi dalla sua partenza, soffrivo terribilmente per questo, mi mancava qualunque cosa perfino il suono dei suoi passi, mi mancava vederlo al mio risveglio appoggiato alla finestra e mi mancava sentire il suono della sua auto quando arrivava giù da me, perfino la sua guida spericolata mi mancava.
E mi mancava sentirlo canticchiare sotto la doccia.
 
Mi alzai notevolmente tardi quella mattina, ed era più che normale, le mie notti trascorrevano ad osservare le foto scattate insieme e a rileggere le lettere che mi aveva scritto durante le varie ricorrenze.
Prima che andasse via, portai via da casa sua una foto che lo ritraeva, l’attaccai sul mio specchio, e di tanto in tanto le rivolgevo qualche occhiata, stavo decisamente perdendo la testa.
 
Andai in bagno per prepararmi, ormai qualunque cosa indossassi mettevo su la sua giacca, mi faceva sentire vicina a lui per quanto fosse possibile.
Passai il pomeriggio con Bunny, come sempre potevo contare su di lei, mi supportava qualunque cosa accedesse, mi confortava e mi rallegrava in ogni momento.
 
In realtà ci rallegravamo a vicenda, Marzio era partito per gli Stati Uniti, e non aveva dato ancora alcuna notizia.
Quantomeno io e Bunny eravamo accomunate dalla depressione e dal pessimo umore, ci confortavamo perfettamente!
 
La notte seguivo una sorta di rituale, occupavo posto su quella sedia accanto alla finestra nella speranza di intravederlo dietro la tenda, ma ormai non accadeva più nulla da un pezzo, speravo inutilmente.
Quel giorno non andai da mia madre per aiutarla, avevo un importante corso universitario, dunque decisi di concentrarmi esclusivamente su quello. Concentrai tutte le mie forze nello studio universitario, stavo seguendo il corso di psicologia in modo assorto e concentrato quando fui distratta da una voce a dir poco familiare.
 
 
«La signorina Nina Osaka è attesa sulla terra.»
 
 
Balzai dalla sedia e mi voltai di scatto, strofinai gli occhi più volte dall’incredulità.
 
 
«Mio Dio, Johnny sei tu!»
 
 
 
Johnny era un mio vecchio amico di scuola quando ancora mi trovato a Tokio, ero tremendamente cotta di lui.
Non mi aspettavo assolutamente di rivederlo qui, aveva ancora i capelli scuri e leggermente gelatinati. Gli occhi verde smeraldo, e le canotte sportive, non era cambiato molto.
 
 
 
«Sono arrivato da qualche settimana per completare qui i miei studi, ho letto nell’elenco degli studenti il tuo nome ed ho pensato di cercarti, contenta di rivedermi?»
 
 
 
«Felicissima!»
 
 
Si avvicinò a me per abbracciarmi, il contatto con lui non mi fece l’effetto sperato, mi sentii concretamente strana, alzai la testa verso il suo sguardo, che mi osservava languidamente.
 
 
 
«Sei sempre bellissima come ti ricordavo.»
 
 
 
Abbassai lo sguardo arrossendo, da quando era così adulatore nei miei confronti?
Cercai di spostare l’attenzione su qualche altra cosa, quella situazione iniziava a innervosirmi.
 
 
«Cosa mi racconti, ci sono novità nella tua vita?»
 
 
 
Poggiò le mani sul suo mento ed iniziò a pensare. «Mah, nulla in particolare, ho lasciato la casa dei miei genitori ed ho iniziato a girovagare, finché non mi son detto che dovevo proseguire gli studi. Poi mi è tornato in mente che una certa signorina si era trasferita qui ed ho pensato di raggiungerla.»
 
 
 
Mi morsi il labbro dal nervosismo, non capivo il motivo di quella visita repentina, cosa pensava di ottenere una volta arrivato qui? Che stessi ancora aspettando quel si come un’illusa?
 
 
Beh c’era da ammettere che probabilmente sarebbe stato così, se non avessi conosciuto Nevius.
 
 
Mi mancò di nuovo il mio Nevius, il pensiero mi riportava sempre da lui.
 
 
«Anche per me le cose sono cambiate molto.»
 
 
Alzai la mano e gli mostrai il mio anello splendente. «A breve mi sposerò.»
 
 
 
Strabuzzò gli occhi dall’incredulità, notai una punta amara nel suo sguardo.
 
 
«E’ un uomo molto fortunato.» Disse acido.
 
 
 
«Lo sono anch’io.» Ribattei prontamente.
 
 
 
«Beh… chi è? Cosa fa?»
 
 
 Gli raccontai la solita versione sulla vita di Nevius, e non sembrò per niente toccato, la verità era che non gli importava minimamente di lui.
 
 
 
Si stava semplicemente informando della mia vita sentimentale.
 
 
 
«Naru-chan, che ne dici di mangiare qualcosa insieme oggi?»
 
 
«Va bene, ma avevo già un impegno, però se vuoi puoi aggregarti a noi.»
 
 
«Perfetto!»
 
«Allora scusami un attimo, devo fare una telefonata.»
 
 
Annuì allegro, mentre io mi allontanai rapidamente da lui.
La verità era che avevo mentito, non avevo alcun impegno, ma non avevo voglia di stare sola con lui, quella situazione mi metteva tremendamente a disagio.
Estrassi il telefono dalla mia borsa e telefonai a Bunny.
 
 
«Bunny, sono Nina.»
 
 
«Dimmi tutto!»
 
 
«E’ arrivato un mio vecchio amico in città, che mi ha invitato a pranzo, ma io non voglio stare sola con lui, per favore.»
 
 
 
«Non preoccuparti! Non si creerà nessuna situazione ambigua, fidati di me.»
 
 
Attaccai al telefono sentendomi un po’ più sollevata e mi diressi di nuovo verso Johnny che mi attendeva col suo solito sorriso gentile.
 
 
Lo portai al ristorante in cui avremmo mangiato, e attendemmo Bunny.
La vidi arrivare da lontano con Ubaldo, si avvicinarono a noi, gli presentai Johnny, e Ubaldo partì subito come una mitragliatrice.
Straparlava come sempre, ma in quel momento fui felice del suo atteggiamento, avrebbe quantomeno distratto Johnny dalla sua corte spietata.
Per le prime tre ore si era concentrato principalmente su Johnny, poi passò in un lamo a Bunny, le chiese come procedevano i preparativi per il matrimonio, se si stesse preparando alla vita matrimoniale, di che colore fossero gli e qualunque altra sciocchezza che gli passasse per la mente.
Ubaldo era così chiacchierone, spesso neanche ascoltava le risposte che era già lì pronto con altre domande, insopportabile.
Fortunatamente arrivarono le pietanze e iniziammo a mangiare, finalmente ero tranquilla e spensierata mi stavo notevolmente rilassando tuttavia non avevo previsto che se Ubaldo avesse finito con Bunny, avrebbe probabilmente iniziato a fare a me l'interrogatorio, e profetica arrivò la prima domanda.
 
«Nina e tu cosa mi racconti, stai ancora con quel tipo? Si insomma, quello strano che spesso veniva a prenderti fuori scuola, è da un pezzo che non si fa vedere, vi siete lasciati vero? Per questo hai quell'espressione affranta. Se vuoi il mio parere, hai preso la scelta giusta, sembrava davvero troppo vecchio per te.»
Avevo gli occhi intrisi dalla rabbia, se avessi potuto, l'avrei strozzato all'istante.
Fui ferita dalla superficialità con cui aveva messo bocca su Nevius senza sapere niente, come si permetteva di violare la nostra vita. Serrai i pugni sotto il tavolo e guardai Ubaldo in modo truce, Bunny tentò un salvataggio disperato ma nulla avrebbe salvato quell'idiota dalla mia ira.
 
«Ubaldo non azzardi mai più a parlare di Nevius in quel modo, tu non sai assolutamente nulla, Niente!»
 
Il mio tono fu più caustico di quanto avessi voluto, ma soffrivo già abbastanza per la situazione non volevo sentire certe cose su Nevius mi faceva rabbia.
Raccolsi la borsa, mi avvinai a Bunny scusandomi per la sfuriata e lasciai il posto.
Mi sentivo terribilmente stanca, e inoltre non riuscivo neanche più a contenere il mio stato emotivo, dovevo darmi una calmata. Ritornai subito a casa e mi accasciai sul letto, strinsi forte la sua giacca, e mi abbandonai a un leggero sonno.
Quando mi svegliai, ero notevolmente più tranquilla, lanciai un'occhiata al bellissimo anello che mi aveva regalato come promessa di una vita felice, la promessa che se fosse tornato avremmo avuto la vita che sognavamo, decisi dunque che mi sarei data un tono ed avrei atteso il suo ritorno senza troppi colpi di testa.
Mi affacciai alla finestra per prendere una boccata d'aria, il cielo era particolarmente luminoso quella notte, osservavo a una ad una le stelle nel cielo, improvvisamente si mossero tutte insieme.
 
 
«Tornerò.»
 
Strofinai gli occhi dall'incredulità aveva davvero scritto quel messaggio nelle stelle?
Un enorme sorriso mi si stampò sulle labbra e senza pensarci urlai. «Ti aspetto amore mio!»
Ritornai nella mia stanza felice, con la certezza che presto l'avrei riabbracciato.



*Nota dell'autrice*
Questa è la foto "presa in prestito" dalla nostra Nina.



  nephxnaru

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Capitolo 21
*** Falling stars ***


La mattina successiva mi svegliai di buon ora, dovevo assolutamente dare il prima possibile questi esami, volevo godermi il più possibile la compagnia di Nevius…quando sarebbe tornato, ovviamente.
 
Mi recai all’università allegra e spensierata, e mi ritrovai Johnny all’ingresso, ad attendermi.
 
 
«Sei scappata ieri.»
 
 
Abbassai lo sguardo colpevole, effettivamente ero andata via senza curarmi minimamente di lui.
 
 
«Mi spiace Johnny, scusami io-»
 
 
«Non importa. Stai bene?»
 
 
 
«Sì, assolutamente, e tu?»
 
 
 
«Sì. Che ne dici di seguire insieme?»
 
 
Accettai, e insieme ci dirigemmo all’aula.
La mattinata trascorse tranquilla, la lezione era stata interessante e Johnny non si era comportato in modo strano come il giorno precedente.
Una volta finita la lezione, ci recammo all’uscita, mi dedicò una lunga occhiata e poi disse: «Non è un po’ grande quella giacca per te?»
 
 
Mi diedi una rapida occhiata, la giacca del mio amato Nevius, mi venne di sorridere in automatico e poi mi rivolsi a Johnny, «Nah, mi sta benissimo.»
 
 
 
Assunse un’espressione ironica, ma la sua replica non si fece attendere, «Devi proprio esserne innamorata.»
 
 
 
«Sì, lui mi rende felice.»
 
 
La sua espressione era incerta e sorpresa, mi guardava come se stessi dicendo una serie di assurdità inconcepibili.
 
 
 
«E quando precisamente? In due giorni non si è mai visto, ed anche il tuo amico ha detto che è da un bel po’ che non si fa vedere.»
 
 
 
«Lavora molto.»
 
 
 
«Come no.» Disse sarcastico.
 
 
Iniziarono a tremarmi le mani, ed ecco di nuovo la sensazione del giorno prima, mi sentivo di nuovo furiosa e frustrata, possibile che tutti si sentivano in diritto di mettere bocca sulla mia relazione.
 
 «Prego?»
 
 
 
«Insomma Nina, capisco che sono passati un po’ di anni, ma seriamente, come puoi sposarti con un uomo molto più grande di te, avendo già dimenticato ciò che c’è stato tra noi…»
 
 
Spalancai la bocca incredula, aveva davvero detto ciò che le mie orecchie avevano sentito? Lo guardai sconvolta, e strinsi i pugni dalla rabbia, in questi due giorni stavano davvero sfidando tutti la mia pazienza.
 
 
«Quello che c’è stato tra noi? Cosa precisamente? Me che ti venivo dietro, e tu che ti divertivi con altre ragazze?  Oppure quando ti scaricavano e ti ricordavi di questa povera sciocca?»
 
 
Sbuffò e alzò gli occhi al cielo esasperato, «Non esagerare, dammi una possibilità!»
 
 
 
«Stiamo davvero parlando di questo? Avevo 14 anni, e non ci siamo mai dati neanche un bacio.» quanto meno riuscii a zittirlo, lo guardai in modo accusatorio e lasciali l’università.
 
 
I mesi successivi furono molto confusi e ambigui, Johnny continuò a mandare fiori a casa e a presentarsi in ogni bar in cui andassi a pranzare, iniziava a essere frustrante.
 
In simultanea con la mia situazione, anche nella vita di Bunny arrivò un nuovo ragazzo, Seya.
Era davvero incredibile, io e Bunny stavamo vivendo parallelamente la stessa situazione, fidanzati totalmente spariti, migliaia di complicazioni da affrontare, e due ragazzi che ci giravano intorno.
 
Eravamo entrambe di pessimo umore e sconfortate, inoltre io e Bunny c’eravamo perse di vista, a causa degli impegni reciproci, ci limitavamo a qualche telefonata, di tanto in tanto per tenerci aggiornate.
 
Il risultato? Io presa dallo studio, e lei.. beh lei aveva la sua missione.
 
Era una parola che stavo iniziando ad odiare, “missione”, portava via da me le persone che amavo, le metteva in pericolo.
 
Mi svegliai di pessimo umore in quella calda mattina, mi preparai e decisi di fare quattro passi in città.
Una volta arrivata in centro, passai davanti alla piscina comunale, e da lì partì una sequenza di ricordi che mi rattristò e confortò insieme. Decisi dunque di farci un salto.
 
Mi sedetti sul bordo e iniziai a ricordare, mi tornarono in mente gli anni passati, quelli belli, quelli in cui era tutto normale, (o quasi) e ripensai a come potesse cambiare così velocemente la vita.
Ridiedi un’occhiata alla piscina e mi sentii davvero molto triste, ci passavo spesso con Bunny, e adesso non potevo rivederla, idem per Nevius, nel suo caso non avevo neanche più idea di dove fosse dovevo solo attendere, sperando che l’ansia non mi divorasse.
 
A svegliarmi da quei pensieri una calda mano che si posò sulla mia spalla, per un attimo mi batté forte il cuore, desiderai profondamente che fosse lui, ma sapevo bene che non sarebbe stato così.
 
Mi voltai rapidamente e il cuore si fermò all’istante quando vidi Johnny.
La sua espressione era  rammaricata, dispiaciuta.
 
Gli feci cenno con la mano per salutarlo,e rise debolmente.. lo vidi esitante, voleva dirmi qualcosa, ma non ci riusciva.
 
 
«Va tutto bene?»
 
Era ancora esitante, si avvicinò ulteriormente a me e tagliò corto, «Volevo chiederti scusa Nina.»
 
Aveva un’espressione diversa dal solito, non era più giocoso, e sembrava sinceramente mortificato.
 Si avvicinò a me, e appoggiò le mani sulle mie spalle, non staccando mai i suoi occhi dai miei.
 
 
«Per cosa?»
 
 
 
«Non importa.»
 
 
D’un tratto mi strinse forte a lui e mi sentii avvolta da un calore impetuoso, la testa cominciò a girare, e di botto chiusi gli occhi, stavo davvero sentendo queste sensazioni?
 
Riaprii gli occhi di scatto, quasi come se stessi facendo una sciocchezza. Mi distaccai leggermente da lui e lo guardai, ogni sensazione svanì, il mio cuore si era per un attimo illuso che potesse essere ciò di cui avevo bisogno, ma sapevo benissimo che desideravo altro.
 
 
Quando mi allontanai Johnny, abbassò lo sguardo, era deluso e sofferente, lo rividi di nuovo esitante, ma questa volta non si fece attendere troppo.
 
 
«Ho deciso di andarmene, ti sono solo d’intralcio qui, e aldilà di questo penso che non farebbe bene neanche a me …»
 
Allungò una mano verso di me, e mi guardò speranzoso, «Però… potrei restare, se tu… volessi. »
 
 
 
Lo guardai confusa. Di abbozzare qualche parola, ma riprese velocemente.
 
 
 
«Potremmo iniziare una nuova vita insieme, sarei pronto a sposarti, se è questo che desideri.
Ti giuro che non sono più quello che ricordi, e inoltre sarei molto più presente dell’uomo di cui mi hai parlato per mesi, ma che non si è mai fatto vedere, e che non ha mai dimostrato l’amore che dice di provare per te.
Sei una donna meravigliosa Nina meriti sicuramente di me- »
 
 
Lo schiaffeggiai fragorosamente. Sentii la rabbia pervadere ogni centimetro del mio corpo, il mio viso era viola e le mani ancora mi tremavano per quello schiaffo. Rapidamente però svanì tutto, ritrassi velocemente la mano e mi avvicinai a Johnny.
 
 
«Mi dispiace Johnny… non volevo, però hai davvero esagerato.»
 
 
Abbassò la testa amareggiato, poi sospirò e sollevò di nuovo lo sguardo verso di me.
Si avvicinò pericolosamente prendendomi per le spalle, iniziai a tremare, non avevo più controllo del mio corpo, sentii una situazione di pericolo invadermi.
Fulmineamente posi la mia mano davanti alla sua bocca e lo fissai in modo cauto.
 
 
 
«Se fossi venuto un po’ di anni fa… forse le cose sarebbero state differenti, ero molto più immatura, e soprattutto non immaginavo cosa volesse dire amare ed essere amati da qualcuno. Adesso lo so. E anche se tu non ci credi, io e Nephrite ci amiamo profondamente, e per nulla al mondo rinuncerei a lui.»
 
 
Lo guardai negli occhi e vi potei leggere la delusione, dunque decisi di continuare col discorso, «Tu non sai più nulla di me, dei progetti che ho, delle cose a cui tengo veramente, e, in ogni caso, noi due non avremmo potuto costruire un bel niente insieme, abbiamo avuto sempre priorità differenti, per me eri una cotta da tredicenne, insomma Johnny, è arrivato il momento d’andare avanti. »
 
 
Il suo sorriso era aspro, però man mano iniziò ad addolcirsi, si avvicinò a me, e mi strinse ancora, ma in modo del tutto differente dalla volta precedente.
 
 
 
«Sei diventata grande signorina.»
 
 
Lo stinsi un po’ più forte, infondo gli volevo sempre molto bene, da lui era iniziato tutto, e oggi finalmente si era chiuso un altro capitolo, avevo lasciato alle spalle la parte immatura di me, facendo posto alla persona che sono oggi.
 
 
Mi congedai da Johnny e abbandonai la piscina.
 
 
 
Era ormai sera, dunque era ora di tornare a casa.
Ma prima di farlo, feci una deviazione verso l’abitazione di Nevius.
 
Quando aprii la porta ed entrai respirai a pieni polmoni, il suo profumo invase le mie narici, mi sentii terribilmente bene.
 
 
Entrai nella sua camera e iniziai a osservare le foto, i suoi vestiti, i suoi oggetti sparsi sulla scrivania.
Strinsi forte a me la giacca viola che avevo sempre indosso, e mi diressi fuori al terrazzo. Mi sedetti sulla piccola sedia rossa e osservai il cielo.
 
 
«Ti aspetterò sempre amore mio, sempre.»
 
 
Qualcosa di strano di fronte a me, il cielo iniziò a illuminarsi furiosamente e un fascio di luce mi avvolse.
Feci per alzarmi e notai per terra una piccolissima pietra che ancora luccicava, era tagliente e infuocata.
 
Osservai il mio anello, e notai quanto le due pietre si somigliassero.
 
 
«Una stella cadente.»
 
Alzai gli occhi al cielo e sorrisi, felice, eri sempre qui con me. 
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Capitolo 22
*** together ***


Dieci mesi dopo, un solo messaggio, fantastico!
Questi mesi erano stati davvero difficili, dunque li dividerò per note:
Note positive: Avevo iniziato il terzo anno all’università, procedeva tutto benissimo, e studiavo come una furia.
Io e Bunny ci eravamo unite ancora di più visto il periodo difficile che entrambe stavamo affrontando.
Ero riuscita a ricavarmi anche un po’ di tempo per dedicarmi ai miei hobbie, infatti, di tanto in tanto giochicchiavo con Ryu.
 
Note negative: Nei mesi precedenti era praticamente successo l’inferno! La povera Bunny e le ragazze si erano trovate a dover affrontare un nuovo nemico, e per poco non abbiamo rischiato di finire tutti all’altro mondo.
 
Fortunatamente però le nostre Sailor avevano sconfitto il nemico e avevano ristabilito la pace.
Marzio era tornato sano e salvo, e da lì a poco avrebbero fissato la data per il matrimonio, non lo aveva fatto subito perché desiderava fortemente il ritorno dei generali, e tra l’altro due, erano i suoi testimoni.
Lei era così emozionata e anch'io lo ero per lei.
Era il giorno del mio ventesimo compleanno, percepivo l'entusiasmo di tutti nell'aria, tranne che il mio, e purtroppo sapevo che sarei stata costretta ad acconsentire a ogni assurda proposta fattami da mia madre e da quella matta di Bunny.
Avevano organizzato una festa in grande, e avrei dovuto accettare che volessi o no.
Capivo il loro entusiasmo ma dovevano mettersi anche nei miei panni, da dove avrei potuto trarre la forza per pensare ai regali e ai festeggiamenti.
L'unica cosa che potessi desiderare era di riavere il mio bel generale.
Ripensai ai nostri momenti insieme, mi mancava quando si macchiava il naso ogni volta che mangiava un gelato, o quando si lamentava dei colletti sporchi della camicia a causa del rossetto, mi mancava la sua voce calda e tutte le nostre piccole cose. Anche il cielo era più spento da quando era andato via, stava esattamente come me, metà e metà fra luce e tenebre.
 
La giornata iniziò presto. Ricevetti subito un messaggio di auguri da parte di Johnny, mi diressi da lui per salutarlo, e mi chiese se volessi accompagnarlo all’aeroporto.
 
Sarebbe partito, proprio quella mattina.
 
Decisi di accompagnarlo, e ancora una volta mi chiese se fossi convinta della mia scelta, inutile dire la mia risposta.
 
E prese il volo, mi sentii un po’ triste per la sua partenza, infondo mi aveva fatto piacere rivederlo.
 
Ritornai a casa, e solo in quel momento mi resi conto che quella caotica giornata era appena iniziata, ad accogliermi trovai Bunny e mia madre in preda all’entusiasmo, non appena mi videro, mi trascinarono nel loro caos.  
Ero totalmente in balia di mia madre e Bunny, che continuavano a comprare tutto quello che gli passava a tiro, dolci, festoni, orsacchiotti, avevano dimenticato che bisognasse festeggiare un 20° invece che un 13°...
Bunny era su di giri, la vidi dimenarsi di fronte alla vetrina di un negozio, parlottava con mia madre mentre guardava avanti, le lasciai complottare felici, fino a quando non mi trascinarono di peso verso la vetrina che stavano osservando, mi ritrovai di fronte ad un negozio di vestiti, Bunny indicò un abito davvero incantevole, era un lungo vestito con delle sottili spalline, il suo colore era blu
scuro tempestato da brillantini.


Aggrottai la fronte, non riuscivo a capire se scherzassero o fossero serie, «Che cosa dovrei farci con quello? È una misera festa di compleanno non un ricevimento nuziale.»
Mia madre mi fissò offesa e rilanciò.
 
«Avanti Nina! Devi essere in forma smagliante stasera, ci saranno tanti invitati, sicuramente anche Nevius ti farà qualche sorpresa, non vuoi mostrare al tuo ragazzo cosa si è perso in questi mesi?»
 
Mi sentii terribilmente triste, Bunny se ne accorse e mi lanciò uno sguardo carico d'affetto, sapevamo ben'entrambe che Nevius non sarebbe tornato quella sera e che l'avrei rivisto chissà quando.
Comunque sia non mi andava di far dispiacere mia madre, quindi accettai di comprare l'abito per quella sera.
A metà della giornata mia madre doveva sbrigare delle faccende in casa, dunque, ci salutammo momentaneamente, io e Bunny continuammo il nostro giro, passammo per la sala giochi, dove lavorava Moran, e trovammo Marzio lì con lui.
 
«Che ci fate qui ragazze?» Disse Moran sorridente.
 
 
«Oggi è il compleanno di Nina, eravamo in giro per fare degli acquisti.»
 
 
 
Marzio si avvicinò a me, mi diede un bacio sulla guancia.
 
 
 
«E' vero! Mi avevano detto del tuo compleanno, perdonami Nina tanti auguri!»
 
 
 
Non ebbi neanche il tempo di rispondere che Bunny irruppe come un razzo nella conversazione.
 
 
 
«Ma come amore,TE l'ho detto IO proprio stamattina, come hai fatto a dimenticarlo.»
 
La sua espressione era strana, sembrava irrequieta, e a dirla tutta, neanche Marzio era troppo convinto.
 
 
Cercò di defilarsi nel modo più rapido possibile, rinnovò i suoi auguri e andò via.
 
 
 
«Marzio era davvero strano non trovi?»
 
 
 
Bunny iniziò a ridere in modo goffo e sornione, «Ahahah! Figurati, si era dimenticato di prenotare il locale, è così preso dai preparativi delle nozze che non capisce più niente quell'uomo.»
 
C'era qualcosa che non mi convinceva in quei due, tuttavia Bunny non era mai stata troppo ortodossa, e probabilmente, anche Marzio a furia di stare con lei era diventato un po' svampito.
 
Dopo aver finito di comprare le ultime cose, ci dirigemmo verso casa mia, aprii la porta e mi diressi con Bunny al piano superiore, verso la mia stanza, all'apertura della porta della mia camera, rimasi a occhi aperti per ciò che mi si propose davanti.
Un cesto immenso di rosse, erano rispettivamente di quattro colori differenti: Gialle, Rosse, Verde e Azzurre, mi sentii immotivatamente felice, poteva essere un pensiero di Nevius, cercai un bigliettino per averne la conferma o la smentita tuttavia trovai il biglietto, ma non era per nulla chiaro. 
 
Sopra vi era solo scritto:4HK
La tristezza tornò a farsi spazio in me, per quanto fosse meraviglioso quel cesto era evidente che non avesse nulla a che vedere con lui e inoltre non avevo assolutamente idea di chi avesse potuto mandarle, non avevo nessuna ricorrenza legata al numero quattro né conoscevo persone che avevano come iniziale H e K dunque brancolavo nel buio.
 
Bunny mi osservò felice, era quasi più entusiasta di me. «Avanti Nina non avere il musone, sono bellissime.»
 
 
Le spiegai le mie perplessità al riguardo. «Penso abbiano sbagliato destinatario, il bigliettino non ha senso.»
 
 
Mi osservò poco convinta. «Non credo sia uno sbaglio, insomma, non è mica un mazzettino di fiori, è un cesto intero.»
 
 
Gettai un ultimo sguardo deluso alle rose e mi diressi verso il mio letto.
 
 
 
«Lo so che dovrei essere entusiasta e felice per stasera, apprezzo ciò che tu e mia madre state facendo per me, tuttavia non riesco a trarne il lato positivo, mi dispiace davvero tanto non poter ripagare alle vostre attenzioni.»
 
 
 
 
«Beh ... se almeno non vuoi essere felice del fatto che stai festeggiando questo compleanno senza Nevius si felice almeno del fatto che questo sarà l'ultimo compleanno che passerai da nubile.»
 
Mi si stampò in automatico un sorriso felice sulle labbra, non avevo pensato a questa cosa, se la questione si fosse risolta bene al mio 21° compleanno, sarei stata già sposata.
 
 
 
«Posa l'abito nell'armadio, potrebbe sgualcirsi fino a stasera.»
 
Ubbidii e lo posai accuratamente, quando mi avvicinai all'armadio, e mi accorsi che la finestra era aperta, la guardai confusa, ero così sicura di averla chiusa prima d'uscire lo facevo sempre.
 
Non era assolutamente da me lasciare la stanza se non fosse tutto in ordine, uscii fuori per dare una controllata, ed era tutto perfettamente al suo posto, la serratura non sembrava essere forzata e non aveva neanche un graffio. «Ero convinta di averla chiusa ... »
Bunny rise sorniona. «Forse con l'età stai iniziando a perdere la memoria.»
Ridemmo all'unisono, mi avvicinai di nuovo all'armadio, ma non appena lo aprii per posare l'abito mi cade addosso la giacca di Nevius, che quella mattina, stranamente avevo deciso di non indossare, un'altra perplessità assurda.
Stavolta ero più che sicura di aver lasciato la giacca sulla sedia accanto alla scrivania, cosa ci faceva adesso nell'armadio?
 
Bunny mi osservava divertita, probabilmente credeva che fossi pazza.
 
 
 
«Forse l'ha posata tua madre, non può essere? »
 
Era effettivamente l'unica soluzione plausibile, o questo o stavo perdendo il senno.
 
Indossai la giacca di Nevius per sentirlo più vicino, poi mi sedetti sul letto per chiacchierare un po' con Bunny, e durante la chiacchierata misi le mani in tasca, improvvisamente sentii qualcosa sotto la punta delle dita, questo mi parve strano perché cercavo sempre di non lasciare nulla nella sua giacca per non maltrattargliela.
Estrassi il contenuto e mi ritrovai avanti dei giocattoli in miniatura, rispettivamente: Mr. Fantastic il capo dei fantastici quattro, la principessa Disney Aurora, un soldatino e un giocatore di tennis.
 
Li mostrai a Bunny con perplessità, erano dei giocattoli che avevo nella mia scatola dei ricordi, non li prendevo da un pezzo e non avrei avuto motivo per metterli la,Bunny suggerii che forse mi stavo fissando troppo e per distrarmi propose di andare a casa di Marzio.
Accettai, anche se non ero del tutto convinta, c'era qualcosa che non mi tornava, mi sentivo turbata possibile che mia madre avesse aperto la finestra e messo i giocattoli nella giacca di Nevius dopo averla messa nell'armadio, sembrava tutto così strano.
Quando scesi per le scale e arrivai vicino all'appendiabiti, qualcosa cadde per terra, mi girai e trovai la mia racchetta da tennis, cosa diavolo ci faceva lì? Non la prendevo da quando Ryu fu posseduta, la mostrai a Bunny.
 
 
«Un'altra coincidenza?»
 
 
Bunny mi guardò con aria da furbetta, «Forse tua madre sta organizzando qualcosa con gli oggetti a cui sei legata, ci hai pensato?»
 
 
 
 
«Mah, può essere.»
 
 
«Ho ripreso l'abito dall'armadio se ti cambi da Marzio ti accompagniamo noi, va bene?»
 
 
 
«Ok.»
 
 
Salutai mia madre e lasciai casa in compagnia di Bunny. Quando arrivammo nell'appartamento di Marzio, che ci accolse con un caloroso sorriso e ci invitò in cucina, per offrici qualcosa da bere, sul tavolo vi era una bottiglia con del Whisky e cinque bicchieri sporchi, evidentemente poco prima aveva avuto delle visite.
 
Bunny mi osservava pensierosa poi esordì curiosa, «Hey Nina.. ma tu e Nevius avete mai.. si insomma, capito no?»
 
 
Arrossii all’istante e abbassai lo sguardo.
 
 
«Mai insomma Bunny! Che domande fai?»
 
Iniziò a ridere imbarazzata.
 
 
 
«Era una semplice curiosità, infondo state insieme da tanto tempo.»
 
 
«Comunque no.»
 
 
Mi presi qualche secondo a pensare se fosse il caso farle una confidenza del genere ma poi ripresi.
 
 
 
«Però ci penso spesso.. si insomma io lo vorrei tanto.»
 
 
 
 
«Beh mi pare ovvio.» Disse Bunny sorridente, «Come si fa a non volerlo, i nostri uomini sono così affascinanti, con quei corpi, quelle divise, quante volte ho immaginato Marzio che mi fa uno streaptease.»
 
Iniziammo a ridere simultaneamente. Quando improvvisamente fui travolta dal pensiero di Nevius che si morde il labbro e in modo sexy si allenta la cravatta. «Hey Nina, sono tutto tuo.»
 
 
 
Arrossii copiosamente e Bunny scoppiò a ridere.
 
 
 
«Ma che pensieri mi fai fare!» Scossi la testa come per scacciare quel pensiero della mia mente, ma ormai ero rossa come un pomodoro.
 
 
Per mia fortuna arrivò Marzio a interromperci.
 
 
 
Chiacchierammo per qualche ora finché non arrivò il momento di raggiungere il locale, mi preparai meglio che potessi ma l'entusiasmo scemava sempre di più, ci dirigemmo dunque verso il posto in cui avrei dovuto festeggiare, il mio abito scintillava quasi quanto il mio anello, raccolsi i capelli in uno chignon intrecciato con un fiocco nero, e sulle spalle l'in mancabile giacca del mio bel generale in quel momento più che mai desiderai che la sua mano stringesse la mia per rassicurarmi come faceva sempre.
 
 
 
Il posto era situato in centro città, era davvero molto bello al suo interno vi erano sistemati tanti tavoli col buffet e molti degli ospiti erano già li, devo dire che mia madre e Bunny avevano organizzato tutto a regola d'arte niente da eccepire.
Alla festa non mancava nessuno c'erano le Sailor, Marzio, Bunny, Ubaldo, Ryu e le altre ragazze del tennis club.
Tuttavia mi ero sbagliata nel dire che non mancasse nessuno, lui non c'era e neanche degli altri generali vi era traccia, perfino Zachar mi mancava in quel momento.
La serata passò tranquilla, e infondo non andò così male come credevo, ero sempre per qualcosa d’intimo ma ormai era andata così.
 
Finalmente arrivò il momento della torta questo, dunque, voleva dire che la serata stesse giungendo al termine.
Si spensero tutte le luci e tutti cantarono "tanti auguri a te" repentinamente il silenzio più tombale, nessun suono nella grande sala.
All'improvviso da lontano riecheggiò un suono di passi, e la sala fu illuminata in modo fioco dalle candele e dalle stelline presenti sulla torta, torta che stava avanzando verso di me su di un tavolo con delle rotelle, a trasportarla vi erano tre ragazzi in frak, non potevo vedere i loro volti perché coperti da una mascherina e un cappello, l'abbigliamento mi ricordava Milord.
Gli altri ripresero con la canzone, uno dei ragazzi si avvicinò a me e disse: «Esprimi un desiderio.»
 
 
Mi resi conto che si trattava di una donna, ma non riuscii a identificarla, perché confusa dalla canzone degli invitati, anche se non era detto che la conoscessi.
Mi sporsi verso la torta ed espressi il mio desiderio, poi soffiai forte e in un attimo tutte le candeline erano spente, simultaneamente con loro si spensero anche le luci poggiate ai lati della torta.
Dopo qualche secondo si riaccesero le luci nella sala, che con mio immenso stupore era completamente vuota, non vi era più nessuno, neanche i tavoli erano più presenti fatta eccezione per uno,posizionato al centro della sala, iniziai a temere per la mia incolumità, ormai conoscevamo tutti la mia fama per essere una calamita attira catastrofi.
Maledizione! Neanche la volevo questa festa. Strinsi la giacca come per proteggermi, continuavo a guardarmi intorno confusa, provai a chiamare Bunny o mia madre, ma l'unica cosa che riuscivo a sentire era la mia voce riecheggiante per la sala.
A un tratto la mia voce fu bloccata da un suono, dei passi, li sentivo avvicinarsi sempre di più.
 
Il mio cuore iniziò a battere furiosamente, avrei riconosciuto quel suono ovunque in quest'universo.
Mi feci coraggio e mi voltai, portai la mano alla bocca, e per poco non piansi dalla gioia. Ero estasiata da ciò che vidi, avevo sperato così tanto nel suo ritorno che adesso mi sembrava un sogno.
 
Me lo ritrovai di fronte esattamente come lo ricordavo, magnifico.
Indossava una camicia bianca, con la cravatta leggermente slacciata, sopra aveva un panciotto blu notte e il pantalone dello stesso colore, si abbinava tutto al mio abito.
Il suo sorriso illuminò tutta la stanza, i suoi occhi splendenti non si staccavano dai miei.
Fece un sorriso frizzante ed allargò le braccia, «Beh potresti dire che sei contenta di vedermi.»
Non esitai neanche per un istante, corsi come una matta e mi fiondai tra le sue braccia, lo baciai appassionatamente, mentre le mie dita tirarono lievemente i suoi capelli, intanto lui serrava sempre più la sua presa su di me.
 
Non potevo credere che stesse accadendo veramente, il suo calore mi ridiede di nuovo le forze e la voglia di festeggiare. Mi staccai dalle sue labbra per guardarlo meglio, volevo godermi tutta la sua bellezza.
 
 
 
«Sei bellissima lo sai?»
 
 
 
 
«Non posso credere che tu sia davvero qui.»
 
 
 
«Non potevo perdermi il tuo compleanno.» Sorrise e si morse maliziosamente il labbro.
 
 
«Finalmente sei qui! Non posso crederci amore mio, ho sperato tanto di trovarti fra gli invitati che- a proposito, dove sono finiti?»
 
 
 
«Avevamo organizzato tutto, adesso sono a casa.
Ti ho lasciato degli indizi sul mio ritorno, non hai notato niente?»
 
 
 
«Solo alcune cose fuori posto, era opera tua?»
 
 
 
«Dalla prima all'ultima.» Disse compiaciuto.
 
 
 
«In che senso?» chiesi confusa, infondo a parte i giocattoli, la racchetta e il balcone non c'era null'altro.
 
 
 
«Ho detto io a tua madre di organizzarti questa festa, dove farla e quale abito scegliere,  ed ho anche organizzato la dinamica del nostro incontro.»
 
 
 
 
Lo guardai sorpresa, era davvero capace di fare tanto?
 
 
 
«E, i pupazzetti? Che cosa volevano dire? Ed anche il biglietto sul cesto di rose… non capisco.»
 
 
 
 
«Four Heavenly Kings, le rose non erano solo un mio regalo, hanno contribuito anche gli altri generali, ci tenevano molto.»
 
 
 
Fece un altro sorriso allietato e poi continuò: «Mr. fantastic è Kaspar, poiché capo dei generali, la principessa è Zachar, e su questo non c'è bisogno di dilungarsi, Jack è il soldato, l’unico che fa davvero il suo dovere e infine ... »
 
 
 
«Maxfield.» Dissi estasiata.
 
 
 
«Esattamente.»
 
 
 
Dopo quel chiarimento prese delicatamente la mia mano e mi guidò verso il tavolo sistemato al centro della sala, mi spostò la sedia per farmi sedere, e si sedette anche lui di fronte a me, sopra il tavolino vi erano posti due semifreddi. Strinsi forte la sua mano, ero così felice.
 
«Io mantengo sempre le mie promesse.» Disse stoico.
 
 
 
 
«Lo giuro Nevius io… davvero, non ho parole…questo compleanno non avrebbe potuto essere migliore, sono così felice che tu faccia parte della mia vita, mi rendi speciale, sono felice quando sono con te, finalmente avremo la nostra vita tranquilla.»
 
 
 
Assunse un’espressione poco convinta e mi scrutò, «Beh veramente non proprio...» Disse fissando il pavimento, sembrava pensieroso.
 
 
Iniziò di nuovo a farsi spazio in me lo sconforto, davvero non era possibile che dovesse sempre andare male qualcosa.
 
 
 
«Sei venuto solo per il mio compleanno vero? Adesso dovrai tornare sul campo di battaglia ed io chissà quando ti rivedrò e probabilmente rischiera-»
 
 
 
 
«Non sarà poi così tranquilla se vivi con uno come me, per non parlare della costante presenza di Zachar.»  La sua espressione variò da dolente ad allegra.
 
 
 
 
«Mi stavi prendendo in giro?» Mi presi qualche secondo per conciliare i pensieri.
 
 
 
 
«Sono così felice d’averti qui con me, non potrei desiderare altro.»
 
 
 
Si alzò dalla sedia e s’inginocchiò ai miei piedi, poi prese entrambe le mie mani e mi guardò dritto negli occhi.
 
 
 
«Vuoi diventare mia moglie?»
 
 
 
 
Senti un groppo in gola, la temperatura salì vertiginosamente e non riuscii a proferire alcuna parola, mi tremarono istantaneamente le mani e i miei occhi s’illuminarono.
 
 
 
Scattai dalla sedia entusiasta, e gli saltai al collo, facendolo cadere a terra.
 
 
 
«SI! SI! SI!» Risposi felice, non riuscivo a smettere di baciarlo, «Sì che lo voglio! Non desidero altro!» Ripetei ancora, nel caso gli fosse sfuggito.
 
 
Il suo sguardo si fece di nuovo serio, passò delicatamente il suo dito sulla linea del mio collo.
 
 
 
«Però non avverrà prima della tua laurea ok? Non voglio essere una distrazione per te.»
 
Andava bene qualunque condizione, infondo mancava davvero poco, avrei potuto aspettare. Avrei aspettato qualunque cosa pur di condividere la mia vita con lui.
 
Ci alzammo e presi posto sulle sue gambe, mentre entrambi consumavamo il nostro buonissimo semifreddo.
Nevius mi fissò serio e iniziò di nuovo con i suoi amati interrogatori, «Come sono andate le cose in mia assenza?» Chiese curioso.
 
«Ho avuto una visita.» Dissi in modo vago, con la speranza che sorvolasse sulla questione, tuttavia non sorvolò per niente, anzi, aggrottò le sopracciglia e incrociò le braccia.
 
 
 
 
«Stavo lottando quando ho sentito una voce che diceva, “iniziamo una nuova vita insieme”.
Se non fosse stato per Kaspar e Jack sarei apparso davanti a voi e avrei fatto una strage, mi sono sforzato tantissimo per trattenermi.
Ciononostante sono felice.»
Lo fissai incerta e chiarì la sua affermazione.
 
 
 
«Perché so quanto tieni a me.»
 
 
 
Mi strinse più forte e mi schioccò un delicato bacio sulla spalla.
 
 
 
«Sei bellissima, amore mio, a breve inizierà un nuovo percorso.»
 
 
 Sorrisi felice e chiusi gli occhi. Poggiai la mia testa armoniosamente sul suo petto, mentre lui coccolava delicatamente i miei capelli, con l’altra mano invece accarezzava dolcemente la mia schiena.
Iniziai in quel preciso istante il conto alla rovescia che ci separava da quella nuova vita tanto agognata.

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Capitolo 23
*** Happy Birthday Lord Nephrite ***


23 Settembre
Eravamo ormai in settembre e ancora non era stata fissata alcuna data, Nevius era stato chiaro, “SOLO DOPO LA LAUREA”.
E, infatti, stavo preparando la tesi senza distrarmi neanche per un secondo, dovevo finire il prima possibile, più tempo ci avrei messo, più avrei dovuto aspettare per fissare la data, e questo non andava bene.
Ad agosto ci fu il matrimonio di Bunny Inutile dire che la cerimonia fu a dir poco emozionante, vidi in lei lo sguardo maturo di una donna ormai cresciuta, ero veramente felice per la mia amica, che da poco aveva anche scoperto di essere incinta del suo primo figlio piangemmo insieme dalla gioia. Ciononostante non potevo negare di provare un briciolo d'invidia nei suoi confronti, avevo ricevuto l'anello al mio ventesimo compleanno nonostante questo non avevamo ancora organizzato nulla, avevamo comprato solo l'occorrente, roba futile come le partecipazioni e deciso il luogo del ricevimento, ma non vi era stata fatta alcuna prenotazione.
Scacciai quei pensieri, che importanza aveva? Stavamo insieme, ed era la cosa più importante, bastava solo avere un po’ di pazienza.
Quella mattina era calda e soleggiata e mi svegliai eccessivamente presto, dunque decisi di fare una passeggiata in città.
Mi diedi una preparata veloce e me ne andai in giro felice, m’incantai di fronte alla vetrina di un negozio d’abiti da sposa, erano bellissimi e splendenti, a breve avrei avuto anch’io il mio abito e iniziai a fantasticare.
Fui riportata alla realtà da una voce fin troppo familiare.
Quando mi voltai, vidi Zachar in preda ad una crisi isterica, intenta a far smontare il negozio al povero commesso esasperato, decisi dunque di avvicinarmi.
 
«Zachar! Come va?»
 
Si voltò sorridente e mi diede un caldo abbraccio.
 
 «Tesoro! Tutto bene, se non fosse per quest’idiota.» Indicando il povero commesso disperato.
 
«Un regalo per Lord Kaspar?»
 
Mi guardò sorpresa e strabuzzò gli occhi. «Nina, oggi è il compleanno di Nevius. Non lo sapevi?»
 
La guardai incredula, Nevius non mi aveva mai parlato del suo compleanno in 3 anni, ok c’erano stati vari problemi, ma avrebbe potuto avvertirmi.
 
«Io… no- non mi ha detto nulla.»
 
Assunse un’espressione da maestrina e sorrise. «Cerca sempre di scamparsela la festa, ma quest’anno non si scappa.»  Poi mi guardò presuntuosa, «Pff dovevo aspettarmi che tu non sapessi nulla, infondo non sei la sua migliore amica.»
 
 
Ed ecco che Zachar riprese a essere la mia peggior nemica, supposi che si trattasse di quella gelosia da miglior amici, dunque non raccolsi la frecciata.
 
 
«Cosa si regala a una persona che ha già tutto?»
 
 
Sorrise tranquilla e tentò di essere meno acida. «Se vuoi quando ho finito, ti do una mano.»
 
 
Sbuffai nervosa, perché Nevius non me l’aveva detto?
 
 
«Grazie, mi farebbe davvero comodo. Hai già pensato a qualcosa?»
 
 
Sorrise compiaciuta, «Ho pensato a qualcosa di diverso dal solito, Nevius si veste sempre da uomo adulto, ma comunque dimostra 22 anni, ossia gli anni in cui è morto.
Quindi opterò per qualcosa di giovanile. Capisci che intendo, no? Jeans, felpe, camicie a fantasia.»  Si prese una breve pausa e poi mi osservò maliziosa.
 
 
«Potresti fargli qualcosa con le tue mani, a quanto dice le usi molto bene.»
 
Arrossii copiosamente a quell’esclamazione. «Io… ho- insomma gli ho fatto qualche massaggio. Niente di più, giuro!»
Si morse il labbro ancora con l’espressione maliziosa, «Non ne dubito.»
 
Svuotò tutto il negozio di vestiti, poi mi afferrò per un braccio. «Avanti andiamo al supermarket, devo prendere qualcosa per la cena.»
 
 
La spesa al supermarket fu più eccessiva di quella al negozio di vestiti, gli scaffali erano quasi tutti vuoti e i carrelli stavano esplodendo.
 
 
«Ehm… Zachar… non ti sembra di esagerare?»
 
 
Mi guardò come se avessi detto la cosa più sciocca del mondo. «Perché? Ho preso qualche cosina, giusto per sgranocchiare un po’, ci sono anche gli ingredienti per la torta qua in mezzo, così puoi armeggiare con ciò che vuoi.»
 
 
«Ha qualche preferenza sui gusti? E poi quante candeline dovranno esserci sulla torta?»
 
 
«Sui gusti non saprei, Nevius mangia solo “semifreddi al cioccolato”, dunque, opta per quello.»
Scandì bene la parola “semifreddi al cioccolato” come per scimmiottarmi, sorvolai anche su questo.  
Zachar adorava terribilmente provocarmi, dunque la lasciai proseguire col discorso.
 
 
«31, andranno bene, infondo è anche l’età che avete dato a tua madre, sarà meglio mantenere il conto da lì, e poi dubito che sulla torta entrino 104 candeline.» Disse facendomi l’occhiolino.
Sbuffai, sarebbe stata una giornata molto intensa, non so quanto sarei riuscita a resistere con quella pazza di Zachar.
 
 
Le buste della spesa erano così numerose che avremmo dovuto tenerle anche con le orecchie se fosse stato possibile.
Passeggiavamo tranquille, quando fui attirata dallo scintillio di un ciondolo in una vetrina, lasciai tutte le buste ai piedi di Zachar e mi diressi alla vetrina per osservarlo meglio.
Zachar si avvicinò lentamente a me, con tutte le buste in mano.
 
 
«E’ la costellazione della Bilancia, che non a caso è anche il segno zodiacale di Nevius, fossi in te, ne approfitterei.» Disse il tutto con la solita espressione saccente.
 
 
Entrai subito nella gioielleria segnalando il ciondolo visto.
 
Dietro la placca sulla quale era appoggiata la costellazioni feci incidere: N 16/9/17.
 
Uscii dal negozio felice e lo mostrai a Zachar, che mi fissava curiosa.
 
«Perché quella data?»
 
Arrossii ripesando a quel giorno, poi tornai seria e diedi la risposta a Zac, «Era il 16 settembre il giorno in cui  ho visto Nevius al tennis club, entrambi i nostri nomi iniziano con la N, ed oltretutto non indossa mai collane, magari questa gli piace.»
 
 
Sorprendentemente Zachar si limitò a sorridere senza far battute, ogni tanto anche lei mostrava un lato cordiale e amabile.
 
 
Ci dirigemmo verso la magione di Nevius, e quando entrai, trovai la villa completamente invasa da festoni e palloncini.
 
Inarcai un sopracciglio, ero a dir poco attonita.
 
 «Nevius è d’accordo?»
 
«Ovviamente no. Ho chiesto a Kaspar e Jack di portarlo in giro, da qualche parte, mentre io mi sono premurata ad agghindarla in attesa del suo arrivo.»
 
 
Poggiò la spesa sui mobili e poi mi fissò cupa. «Insomma vuoi muoverti? A breve saranno qui.»
 
 
Di certo Zachar non si distingueva per la sua cordialità.
Sbuffai esasperata e iniziai ad armeggiare con gli ingredienti per la torta, erano tutti sparpagliati sul bancone, li fissai demoralizzata e disorientata.
Zachar se ne accorse e si avvicinò a me con un libro da cucina.
 
«Dai non temere, ci siamo io e lui qui.»
 
 
«Non so cosa fare Zac, ho paura che possa non piacergli.»
 
 
Mi guardò seccata e scocciata. «Ma insomma Nina! Nevius stravede per qualunque cosa tu faccia, lascia fare all’istinto, lui sarà felice in ogni caso.»
Sospirai esasperata e iniziai a preparare l’impasto, quando Zachar iniziò a scrutarmi in modo diverso dal solito, nei suoi occhi notai una punta di dolcezza mai vista prima.
 
«Sai Nina… sono proprio felice che tu stia insieme a lui.
Non l’ho mai visto così raggiante, sembra abbia riacquistato tutte le sue emozioni.
Mi sono sbagliata su di te, sei davvero una ragazza speciale.»
 
si prese qualche minuto per poi riprendere il discorso.
 
«Per tenere a bada uno come Nevius bisogna per forza avere qualche dote naturale, tu ce l’hai.»
 
 
Era davvero Zachar quella che stava parlando? Come cambiano le cose...quattro anni fa tentò di uccidermi e adesso… Le sorrisi gioiosa e la ringraziai.
 
 
Le ore successive passarono con me, intenta a preparare la torta e Zachar, che alla meglio cercò di aiutarmi.
La cucina era un vero disastro, la farina e il cioccolato erano sparsi ovunque, anche negli angoli più remoti. Tuttavia quell’esperienza mi servì per capire che Zachar ai fornelli era molto peggio di me.
L’orologio segnava ormai le 7:30 dunque significava che da lì a poco i tre generali mancanti sarebbero arrivati.
Decidemmo rapidamente cosa organizzare per cena e iniziammo a preparare il tutto, o meglio, IO iniziai a preparare tutto, Zachar era stesa sul divano esausta, con macchie di farina e cioccolato sui vestiti, e qualcuna anche nei capelli. La guardai e scoppiai a ridere.
 
 
«Che c’è?» Chiese seccata.
 
 
«Sei abbastanza macchiata.» Le dissi facendole la linguaccia.
 
 
«Io sono sempre perfetta! Tu piuttosto, hai finito con la torta?»
 
 
 
«Assolutamente, ho anche messo le candeline.»
 
 
 
Sorrisi compiaciuta, «Abbiamo fatto proprio un bel lavoro.»
 
 
«Già, magari è la volta buona che si commuove.»
 
 
Guardai Zachar interrogativa, «Perché dovrebbe commuoversi?»
 
 
«Figurati, l’ho detto così per dire, Nevius non è uno che piange.»
 
 
 
«Non ha mai pianto prima?»
 
 
«Non l’ho mai visto piangere da quando ci conosciamo, per quanto ci ha raccontato l’ultima volta, l’ha fatto alla morte di sua madre.»
 
 
«Capisco…» dissi dispiaciuta, la serata stava calando nella depressione e non volevo, dunque, decisi di sollecitare Zachar, «Non dovresti darti una sistemata?»
 
 
Si alzò di scatto dal divano, sorridente. «Già! Allora vado a darmi una rinfrescata, torno subito.»
 
Si diresse verso il bagno mentre io diedi un’ultima occhiata alla torta.
 
 
La cioccolata era ben messa, la panna anche, le stelline di zucchero erano perfette, ed anche la scritta “buon compleanno”. Sembrava a posto, dunque non mi restava che attendere.
 
 
Dopo alcuni minuti udii delle voci dall’esterno della casa, erano arrivati.
 
Non appena Nevius aprì la porta Zachar scattò come una furia dall’altra stanza, e balzò tra le braccia del mio generale.
 
 
«Buon compleanno Neffy!»
 
 
Nevius inarcò un sopracciglio e guardò Zachar scimmiottandola, «Sai Zac, ti preferivo quando volevi uccidermi.»
 
Zachar incrociò le braccia e si finse offesa, «Ingrato.»
 
 
Nevius sorrise e volse lo sguardo verso di me.
 
Scostai delicatamente Zachar e mi diressi tra le sue braccia, che mi accolsero calorosamente.
 
 
Fissai Nevius con rimprovero. «Potevi dirmelo.»
 
 
«Non sono amante delle feste, ho smesso dopo gli 80 anni.» Rispose ironico.
 
Lo guardai maliziosa e gli passai delicatamente il dito sulle labbra, «104 anni, li porti benissimo.»
Morse leggermente il mio dito, poi mi cinse ancora più forte a lui e mi baciò appassionatamente.
 
 
 
 
 
Per mia fortuna la serata trascorse rapida, la cena fu gradevole (grazie ricettario).
E arrivò il momento dei regali.
Zachar gli porse rapida il suo, e il bel generale lo aprì con sincero entusiasmo.
 
Entusiasmo che si trasformò subito in perplessità, quando iniziò a tirare fuori le varie felpe, e le camicie di dubbia fantasia.
 
Le estrasse con stupore e poi guardò Zachar, «Sai che non mi vesto così, vero?»
 
«Insomma Neffy, ogni tanto bisogna cambiare, in fondo sei ancora giovane. Beh… relativamente giovane.»
 
Nevius scrollò le spalle in segno di resa e passò ai regali di Jack e Kaspar, rispettivamente un orologio molto costoso, e un completo altrettanto costoso. Sembrò apprezzare molto quei regali, si addicevano perfettamente al suo stile.
 
Gli porsi timida il mio regalo ed esaminai ogni movimento del suo viso.
 
La estrasse e sorrise felice.
 
«Girala.»
 
Guardò la data e inarcò il sopracciglio, sempre col sorriso raggiante.
 
«E’ il giorno-» Stavo per delucidarlo sulla data, ma mi batté sul tempo.
 
 
«In cui ci siamo visti al tennis club.»
Si voltò verso di me e sorrise perfino con gli occhi, poi prese la mia mano e la baciò delicatamente.
 
 
«Come potrei dimenticarlo.»
 
 
Arrossii come una bambina e lo strinsi forte a me.
 
 
«Dai, aiutami a indossarla.»
 
 
Delicatamente lo allacciai al suo collo, quel ciondolo brillava come i suoi occhi.
Ci fissammo intensamente per un istante, il tempo si era fermato.
Purtroppo però fummo riportati sulla terra dalle voci degli altri generali.
 
 
«Insomma! La torta?»
 
 
Mi alzai di scatto dirigendomi verso la cucina.
Feci il mio ingresso con la torta tra le mani, e dopo la canzoncina di rito Nevius spense in un sol soffio tutte le candeline presenti, mi avvicinai a lui e lo strinsi forte.
 
 
«Hai espresso il tuo desiderio?»
 
 
Mi sorrise amorevolmente e poi rispose, «Ho già tutto quello che desidero proprio qui, vicino a me.»
Ci baciammo teneramente e proseguimmo col taglio della torta e poi il brindisi.
 
 
Dopo due ore della torta non vi era più traccia, notai che gli altri generali erano intenti ad andar via, allora li fissai confusa e gli chiesi. «Dove andate?»
Prevedibilmente a prendere parola fu Zachar, «Beh, direi che sia arrivato il momento di andare, inoltre credo che qualcuno voglia restare da solo.»
dicendo questo fece l’occhiolino a Nevius che per risposta alzò gli occhi al cielo.
Non appena i generali lasciarono la casa, Nevius mi prese in braccio ed iniziò a baciarmi appassionatamente sul collo, poi fece le scale e si diresse in camera sua adagiandomi delicatamente sul letto.
 
 
«Un bel film Horror?»
 
 
 
«Sì, se mi consenti di nascondermi sotto la tua schiena e di aggrapparmi alla tua camicia.»
 
 
Mi guardò canzonatorio e rispose, «Come se non lo facessi ogni volta.»
 
Sbuffai fingendomi offesa.
 
Mentre guardavamo il film, una sensazione di angoscia m’invase, ripensai alla lunga vita di Nevius, e a tutte le donne che aveva avuto durante questa, mi girai verso di lui con lo sguardo affranto e gli posi la domanda che stava tormentando la mia mente.
«Nevius, quando e com’è stata la tua prima volta?»
 
Mi guardò a dir poco sorpreso, ovviamente non si aspettava una domanda del genere, così improvvisamente.
 
Si mise composto e iniziò a raccontare, «Avevo 19 anni, ero all’inizio della mia relazione con Makoto, pensavo di amarla. Fu abbastanza naturale.»
Abbassai lo sguardo con disagio, ma con la punta delle dita sollevò il mio viso verso di lui.
 
 
«Nina, la prima volta è con chi si ama, finalmente, a breve, avrò la mia prima vera volta.
Farò l’amore con la donna che amo.»
 
 
Sorrisi debolmente, cosa poteva dirmi, ero la sua ragazza al momento, era comprensibile che cercasse di rassicurarmi. «Come fai a dire che stavolta sarà diverso?»
 
 
Divenne serio e poi riprese. «Era una giornata soleggiata, proprio di fronte al tennis club, tu stavi scendendo i gradini, e ti amavo già.»
 
 
 
«E poi cos è successo?»
 
 
«Promisi a me stesso che non avrei permesso a nessuno di farti del male, eri unica e preziosa, andavi protetta, dunque mandai all’aria tutto, perché niente aveva senso più dei tuoi occhi verdi.»
 
Mi baciò ancora una volta.
Ero felice. Nevius era legato a me così come io ero legata a lui, c’eravamo amati e cercati dal primo giorno.
Credevo di essere la sola ad aver avuto il filo rosso dal primo istante, ma non era così, quel filo era inossidabile e non poteva essere spezzato.
Avevo finalmente la mia pace.
E nel buio di quella stanza, sotto le grida del film Horror ci abbandonammo a una dormita rigenerante, le stelle ci illuminarono dalla vetrata del grande terrazzo.  

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Capitolo 24
*** Marriage, love, stars, me and you ***


Era il 30 settembre le giornate erano molto calde, il sole risplendeva ancora su tutta la città.
Avevo finalmente conseguito la triennale, la tesi fu un vero successo e mi laureai col massimo dei voti.
Mi guardai per un attimo allo specchio e mi accorsi di quanto fossi cambiata nel corso degli anni, adesso i miei capelli erano leggermente cresciuti, mi cadevano sulle spalle, e inoltre non portavo più così spesso il fiocco nei capelli, era arrivato il momento di essere una donna.
Zachar ed io eravamo diventate molto amiche e inoltre, lei era anche la mia personale parrucchiera e truccatrice, si divertiva tremendamente a torturarmi.
Insieme a Nevius avevo ottenuto un pacchetto completo di fratelli e sorelle.
Quella mattina ero a casa di Nevius, stesa sul divano a guardare la TV, mentre lui si era immerso nella lettura. Suonò il campanello e corsi ad aprire, il postino mi porse una busta, e al suo interno vi era la foto del matrimonio di Bunny insieme con noi con una cartolina da parte sua.
Ai miei testimoni preferiti
Sbuffai inquieta, ero stanca di aspettare, avevo bisogno di avere la data del nostro matrimonio, desideravo condividere la mia quotidianità con lui, volevo svegliarmi e trovarlo accanto a me con i capelli scombinati. Volevo sentirlo cantare sotto la doccia tutti i giorni e fare colazione con lui ogni mattina.
Nevius notò il mio turbamento e si avvicinò guardandomi sospettoso. «C'è qualcosa che non va?»
Mi morsi il labbro, odiavo lasciar trasparire le mie emozioni così facilmente.
Ormai il danno era fatto dunque vuotai il sacco, «Va tutto bene… è solo che ...io… vorrei ...».
Si avvicino e sussurrò al mio orecchio.
 
«Dillo.»
 
Lo guardai decisa e sfrontata.  «Il matrimonio.»
Un leggero sorriso si disegnò sulle sue labbra e decisi di continuare.
«Inoltre sono stanca di dormire da sola.»
Rise mordendosi il labbro, e si finse stupito dalla mia impertinenza,
«Lo avrai presto.»
«Quanto presto.»
Riflette per qualche secondo e rispose rapido. «16 ottobre è abbastanza presto?»
Sorrisi estasiata, finalmente avevo la mia data, ma volevo dell’altro e sapevo che non sarebbe stato facile convincere Nevius.
«Tuttavia vorrei che tu acconsentissi ad un’ulteriore richiesta.»
Mi guardò curioso. «Tutto quello che vuoi.»
«Hai detto che trasmettendomi parte della tua energia, acquisirei anche io una specie di potere giusto?»
Mi guardò sempre più cupo, «Continua» affermò inquieto.
«Eravamo già d'accordo che tu l'avresti fatto, giusto per rendermi più resistente alle catastrofi che riesco ad attirare.»
«Esatto.» Disse autorevole.
Non distoglieva mai lo sguardo da me, neanche sbatteva le palpebre, questo mi rendeva terribilmente ansiosa, non riuscivo a parlare, mi sentivo sott'esame.
Nevius tagliò corto, con aria seccata «Che cosa vuoi Nina?»
«Voglio te.» Replicai decisa.
Sorrise ignaro della richiesta che stavo per fargli, sapevo benissimo che non l’avrebbe entusiasmato per niente.
Mi avvicinai a lui e lo attirai a me con passione, lo baciai e lui si fece trasportare insieme a me, passò dolcemente le mani nei miei capelli e poi si spostò sul resto del mio corpo, ricambiai in modo disorientato, ero totalmente in balia dai sensi.
Posai le mani sui bottoni e rapida iniziai a sbottonarli.
Avvicinai la mia bocca al suo orecchio. «E' questo ciò che voglio, adesso.»
Si spostò alterato, e rapidamente riallacciò i bottoni della camicia, poi passò una mano nei capelli per risistemarli. La sua espressione era corrucciata, incrocio anche le braccia. «Hai perso il senno Nina, sei impazzita o cosa?»
«Perché non vuoi?»
Serrò le mascelle, era davvero risentito. «La tua incolumità prima di tutto. Non ho intenzione di acconsentire ad una richiesta tanto sconsiderata.»
«Cosa ti ferma Nevius? Non sono abbastanza attraente per te?»
Strinse i pugni ancora più forte, potevo leggergli la rabbia negli occhi.
«Cosa vuoi Nina? In questi anni ho cercato di accontentarti su ogni cosa, perfino sulla più piccola delle richieste, anche la più infantile e sciocca, ho mutato una parte fondamentale di me stesso per starti accanto. Mi sono fatto in 4 per proteggerti, mi meraviglio che tu mi faccia una richiesta tanto assurda.»
Non volevo cedere, avevo bisogno che acconsentisse a quel mio desiderio, volevo avere quel momento così com'ero senza mutazioni.
«Ho accettato che tu mi trasmettessi la tua energia, per farti stare più tranquillo, e per resistere agli attacchi ai quali VOI generali siete esposti. Sto facendo anch'io un enorme sforzo.»
Col senno di poi non l’avrei detto davvero, era assolutamente la tattica sbagliata me ne resi conto troppo tardi.
Mi avvicinai rapida a lui, «Scusami Nevius io non..»
Lo guardai negli occhi sperando in una sua risposta, aveva l’espressione affranta e delusa.
«Scusami se ti ho proposto di diventare un po' più resistente alle CATASTROFI ALLA QUALE NOI GENERALI SIAMO ESPOSTI.» Rimarcò quelle parole con aggressività.
«Se non riesci a renderti conto di quanto la mia forza possa danneggiarti, se non ucciderti. Se per te è uno sforzo, così disumano accettare ciò che ti propongo, beh credo che abbiamo un problema, e che dovremo pensare bene su questo matrimonio.»
«Nevius no, non c'è nulla a cui dobbiamo pensare, siamo perfetti insieme, dobbiamo solo trovare un compromesso, per me non è uno sforzo, io sono felice non vedo l'ora di essere un po' più forte. Voglio solo averti come sono adesso, ti prego.»
Mi avvicinai e lo baciai dolcemente, pensavo desistesse, ma non lo fece, anzi fu molto più trasportato di me.
In un lampo gli slacciai la camicia e la lanciai sul pavimento, alzai la testa verso di lui e lo osservai per qualche secondo.
Poi tolsi anche la mia maglia e mi precipitai su di lui che di tutta risposta mi sollevò e mi appoggiò delicatamente sul divano.
Quel bacio eterno continuava mentre le nostre mani continuavano a perlustrare ogni centimetro del nostro corpo, ma rapidamente Nevius si arrestò
«Non adesso.» Scattò in piedi e raccolse la camicia dal pavimento.
Dal canto mio ero ancora su di giro, lo fissai per qualche secondo aspettando che proseguisse.
«Se proprio devo..» disse ansimante, «Dovrai aspettare dopo il matrimonio.»
Sbuffai alzando gli occhi al cielo.
Inarcò un sopracciglio e mi guardò seccato, mentre allacciava i bottoni della camicia, «Visto che pretendi richieste tante assurde devi soffrire un po' prima di arrivarci. Così imparerai un po' di disciplina verso chi è più grande di te.» Sorrise sfrontato.
Feci per alzarmi ma fui bloccata dalla sua presa marmorea. Bloccò le mie braccia dietro la schiena ed avvicinò il suo busto ai miei fianchi, sentivo tutto il suo corpo e il suo calore. Mi morsi il labbro e chiusi gli occhi, morivo di piacere ad ogni suo movimento, desiderai fortemente che avvenisse in quel momento, anche se sapevo già che avrei dovuto aspettare.
Mi lanciò un'occhiata seccata carpendo la mia delusione.
«Non fare quella faccia Nina, non credere che per me sia divertente, aspetto da molto più tempo di te.» poi riprese aggrottando la fronte, «Sei insopportabile, alla fine vinci sempre tu .»
 «Non ti rimangerai la parola vero?»
Mi guardò in modo esasperato, «Non l'ho mai fatto.
E smettila di guardarmi in quel modo!
Sto pensando al modo migliore per privare una giovane fanciulla della sua virtù, potresti quantomeno apprezzarlo.»
Scossi la testa e lo guardai maliziosa, «Se ci pensi è così» e scoppiai a ridere.
Si offese per il mio modo di prendere troppo alla leggera un argomento che per lui era importante, ciononostante continuai a punzecchiarlo, «Non pensavo fossi così all'antica Nevius.»
Mi lanciò un'occhiataccia. «Sei ancora una bambina.
Comunque sia adesso esco, devo comprare delle cose.»
Lo salutai con un bacio ed andò via di fretta.
Mi stesi felice sul divano per la parziale vittoria, avrei dovuto aspettare il matrimonio ma quantomeno avrei potuto sentirlo così com'ero.
Cominciai a sfogliare dei cataloghi di abiti da sposa.
Il grande giorno si avvicinava.
Telefonai subito a Bunny ma soprattutto andai da mia madre per informarle del lieto evento.
Era felice come una bambina mi diede un forte bacio sulla fronte. «Vedrai tesoro, da lì in poi la vita sarà tutta in discesa, le cose saranno più semplici in due». Feci un sorriso e tirai un sospiro di sollievo, riusciva sempre a tirarmi su di morale con poche paroline ma semplici.
 
15 ottobre, 22:30 pm
Salii le scale della mia stanza e mi misi a letto ansiosa.
Quella sarebbe stata certamente una lunga notte, avevo i capelli tempestati dai bigodini che Zachar si era premurata di sistemare accuratamente, promise che la mattina seguente sarebbe arrivata presto per truccarmi e aiutarmi con l'abito.
Mia madre aveva i nervi a fior di pelle, la sentivo al piano inferiore che smaniava con qualcosa pur di distrarsi in qualche modo. Iniziai a immaginarmi la giornata di domani, chissà come sarebbe andata, non vedevo l'ora.
Mi telefonò Bunny e passammo metà della serata a chiacchierare, le raccontai ancora una volta com’era fatto il mio vestito, e di dove si tenesse il ricevimento.
Riattaccai verso l'una circa e tornai di nuovo sul mio letto.
Guardai per un secondo quella che da domani non sarebbe stata più la mia camera, gli orsacchiotti, i quaderni, le fotografie, i libri, i poster, sentii una leggera punta di nostalgia.
Poi osservai la finestra e mi accorsi che la tendina si muoveva leggermente.
«Nevius?»
Apparve fulmineo dietro la tenda.
«Sono venuto a salutarti.»
Finsi preoccupazione. «Lo sposo non può vedere la sposa prima del matrimonio!»
Mi fissò in modo insolente «Capirai, attiri catastrofi anche normalmente, cosa potrebbe succederci?»
Sbuffai e puntai gli occhi al cielo. «Mi manchi già.»
«Posso restare.» Disse premuroso.
Sbuffai di nuovo, ero più che tentata dalla sua proposta tuttavia ... «Hai un addio al celibato, devi andarci.»
Sorrise. «Da domani smetterò di essere scapolo, sei felice?»
 
 
Lo guardai maliziosa, «Non aspetto altro che vincolarti a me.»
Intrecciai la mia mano alla sua, mentre con l'altra mi attirò a se, ci fu un lungo e caldo bacio, intenso e desideroso di lasciare subito alle spalle tutto ciò che ancora ci separava dalla nostra vita insieme.
Si allontanò, come faceva ogni volta che si sentiva troppo su di giri.
 
 
«Aspetta!» Dissi, «Non c'è tipo una prova generale come per tutto il resto? Penso sia altrettanto importante, non vorrei arrivare impreparata.» Feci finta di essere intimidita.
Rise di gusto. «Penso che tu sia abbastanza esperta, nonostante tutto, ho dei segni sul collo che neanche i vampiri.» Inarcò un sopracciglio e morse il labbro malizioso.
«Neanche un anticipo?» Chiesi speranzosa.
 
 
Mi guardò rassegnato, «Dopo il matrimonio» ribadì meccanicamente poi aggrottò le sopracciglia. «Sei sicura di volermi sposare? Sembri scocciata dalle mie imposizioni, non sarebbe ancora tardi per ripensarci.»
 
 
Finsi terrore, «E' un modo colorito per mollarmi?»
 
 
Ridacchiò. «Non desidero niente di più al mondo che sposarmi con te, lo sai che quando ti passerò il mio potere sarai anche tu immortale? Avrai per sempre 20 anni.»
 
 
«Beh quantomeno a differenza di mia madre non dovrò preoccuparmi delle rughe.»
 
 
Mi guardò serio. «Quando hai detto a tua madre del matrimonio, ha pensato che tu fossi incinta.»
 
 
Risi, mia madre aveva una fervida immaginazione. Poi riflettei un po'. «Potrebbe accadere?»
 
 
Mi guardò serio. «Non lo so, non credo, mal che vada, potremmo adottarlo.»
 
 
Sorrisi all'idea. «Potremmo.»
 
In un lampo davanti a noi apparvero gli altri tre generali mancati, Zachar tirò Nevius per il braccio.
 
«Avanti ti muovi? Infondo vi vedrete domani.»
 
 
Nevius sbuffò e lanciò un'occhiataccia a Zachar.
Si avvicinò a me stringendomi calorosamente ancora per un po'.
 
 
«Non vedo l'ora di sposarti Nina.»
 
Poi fece uno sguardo incerto, quasi scimmiottante, «Sicura che non mi dai buca?»
 
Sorrisi e decisi di stare al gioco, «Dipende…dove ci vediamo?» Chiesi scherzosamente.
 
 
«All'altare.» Aggiunse continuando col tono scherzoso, «Come faccio a riconoscerti? Ci sarà molta gente.»
 
 
Lo guardai fingendo di pensarci. «Dovresti notarmi perché sarò l'unica in bianco.»
 
 
Nevius fece finta di annotarlo da qualche parte. «Lo ricorderò.»
Mi baciò sulla fronte e scomparve con gli altri tre.
 
Per mia fortuna ero stanca morta, mi misi a letto e guardai un ultima volta la mia camera che per vent’anni mi aveva tenuto con sé. Era circondata da pacchi che sarebbero dovuti essere spostati in seguito nella nostra nuova casa. Da lì in poi mi ronzarono per la testa i pensieri più stupidi avevo una terribile paura di inciampare nel mio abito o che qualche altra cosa andasse storta, per non parlare delle scarpe, avevano un tacco così lungo avrei finito inevitabilmente per incappare nel velo, roteai gli occhi in segno di disperazione e decisi che forse era meglio dormire, spensi la luce.
 
 
«Se ne riparlerà domani.»
 
 
 
 
16 Ottobre 05:00 Am.
Quella mattina ero a dir poco tesa, aprii gli occhi due ore prima del previsto, per non parlare degli incubi che avevano disturbato quel poco di sonno che ero riuscita a fare in modo continuo, mi guardai allo specchio per qualche minuto ed iniziai a pensare.
Quante volte avevo rischiato di morire, ormai ero abituata. Adesso invece in contrapposizione a tutti i rischi passati in seguito. Era l'occasione di una nuova vita, l'inizio di qualcosa senza fine.
 
Zachar arrivò puntuale alle 7:00 AM, non appena entrò in casa, notò subito la stanchezza sul mio volto e mi rimproverò per aver dormito troppo poco. «Ti si vedono le occhiaie da qui fino al regno dei generali.» Disse un po' seccata. «Ma non temere, so fare miracoli, fidati di me.»
Mi strizzò l'occhio ed io annuii ancora un po' stordita dal sonno.
 
 
«Pensi che Nevius possa scappare al momento del: "Chi ha qualcosa da dire.."»
 
Zachar mi guardò sorridente. «Deve solo provarci. Lo faccio fuori giuro!»
Le strinsi la mano in segno d'accordo e aggiunsi. «Mi premurerò che il bouquet finisca nelle tue mani.» Sorrise compiaciuta e replicò. «Perfetto!» Poi riprese
«Io e Nevius ti abbiamo preparato la valigia ieri notte, lo so che avresti voluto scegliere tu gli abiti da portare, tuttavia avresti capito troppo, quindi arrangiati.
Ah c'è dell'altro.»
 
 
«Cosa?» Chiesi interrogativa.
 
 
«Ti abbiamo rinnovato il guardaroba, sei una donna fortunata.»
 
Feci un ampio sorriso, mentre Zachar mi teneva, fermo il viso per truccarlo.
 
 
«Lo so.»
 
 
Mia madre e Bunny salirono le scale per vedere tutta la preparazione, mia madre mi porse un bellissimo pendente. «Serve qualcosa di blu giusto?» Me lo sistemò accuratamente e lasciò la stanza per continuare a prepararsi.
 
 
Bunny mi fissò per un secondo poi esclamò, «Non serve anche qualcosa di vecchio?»
 
 
La replica di Zachar arrivò fulminea con tanto di tono ironico e malizioso. «Non le basta Nevius? Penso sia abbastanza vecchio.»
Ridemmo in coro, poi tornò seria con uno scrigno tra le mani. «E' un cimelio di famiglia.»
 
 
Al suo interno vi era un antico bracciale d'oro bianco intrecciato e tempestato di diamanti verdi. Zachar assunse un'espressione così seria che per un attimo stentai a credere che quella fosse la stessa Zachar conosciuta in questi anni.
 
 
«E' fatto di Nephrite.»
 
 
Esitò qualche secondo ma poi riprese. «Era della madre di Nevius, prenditene cura. »
 
Divenni seria anch'io e mi alzai dalla sedia per indossarlo. «Lo farò!»
 
Nel frattempo Bunny tornò con il mio ampio abito fra le mani, guardò per un attimo verso Zachar e le chiese. «Chi si è occupato dei preparativi?»
 
 
Zachar rispondeva imperterrita ad ogni domanda, compiaciuta per il lavoro svolto. «Kaspar, Jack e Nevius si sono occupati di tutto hanno allestito il posto, sistemato i regalini sul tavolo, messo gli addobbi e sistemato i posti a sedere degli ospiti, e infine l'altare.»
 
Zachar si assicurò che capelli e trucco restassero intatti mentre indossavo l'abito, poi mi aiutò a chiudere la fila di bottoni dietro la schiena, infine passò alle gambe, mi aiutò a infilare la famosa giarrettiera viola.
 
Mi guardo rammaricata per l'orribile colore. «E' una nostra tradizione purtroppo.»
 
 
«Mi piace il viola.» le dissi rassicurandola.
 
 
Infine infilai le scarpe, erano bianche, avevano un tacco notevolmente lungo, e tanti piccoli diamantini che formavano un fiore. Le osservai luccicare per un po'.
 
Poi mi porse i guanti. «Puoi metterli da sola senza deturpare nulla, vero?» Disse impaurita.
 
 
Annuì per rassicurarla, i guanti erano prevalentemente di velo e di pizzo, si abbinavano perfettamente alle maniche del mio abito sembravano un pezzo unico.
 
Bunny si avvicinò lenta a me. «Nina, dovresti respirare o rischi di non arrivarci all'altare.»
 
Le lanciai un'occhiata inquieta. «Giusto.»
Poi tirai un profondissimo respiro, prima di passare davanti allo specchio.
 
Avevo i capelli ricci che cadevano sulle spalle, una leggera parte era raccolta, e sulla mia testa era sistemato un diadema da cui scendeva delicato il velo.
 
Tornò di nuovo mia madre che mi fissò per un po’ di secondi, non riuscì a trattenere le lacrime e mi diede un forte abbracciò.
 
 
«La mia bambina.» Si asciugò leggermente le lacrime e riprese lucidità.
 
 
«E' arrivato il momento tesoro.»
 
Tirai un altro sospiro e mi diressi verso l'auto con mia madre, e Zachar.
 
 
Bunny mi salutò calorosamente. «Ci vediamo all'altare. Non tardare!»
 
«Non lo farò.»
Dissi poco convita, rapidamente entrai in auto, e in quel preciso momento realizzai il tutto, il nervosismo iniziò a farsi largo in me.
Mi condussero in un luogo a dir poco incantato, tutto era circondato da fiori d'ogni tipo, rigorosamente bianchi, gli invitati erano posti alle due estremità al centro vi era l'altare.
 
Era tutto colorato dal sole caldo e dai grandi alberi di pesco che davano un po' di colore in mezzo al bianco e vicino a ogni albero, vi erano delle lanterne legate con un sottile nastro, non capii la loro utilità fino al momento opportuno.
 
Notai delle piccole ghirlande, appese un po' ovunque con dei nastri bianchi in tulle, poi c'era un baldacchino (quasi) avvolto nel raso bianco con qualche fiore incastrato al suo interno.
 
 
A condurmi all'altare fu Lord Kaspar in assenza di mio padre, mi guidò attento e sicuro a destinazione, ero certa di non inciampare in nulla, mi teneva ben stretta.
Ai miei piedi un lungo tappeto rosso che spianava la strada verso l'altare, gli ospiti avrebbero dovuto aspettare, non mi sarei curata di loro, non prima di aver trovato Nevius.
Lo cercai con lo sguardo e lo trovai lì ad aspettarmi col sorriso appena accennato, e, lo sguardo assorto. Quando lo vidi, non riuscivo più a concentrarmi su nessun'altra cosa, i suoi capelli erano illuminati dal sole, così come il suo sorriso, gli occhi erano chiari e luminosi.
Indossava una variante della sua divisa solita, la giacca era nera e richiamava molto quella del frak, aveva dei dettagli dorati, sotto indossava una camicia bianca con un ciondolo con una pietra rossa e due nastri neri che cadevano. E infine, il pantalone, anch’esso nero.
Quel sorriso che inizialmente era serio si fece più ampio quando vide la mia figura avanzare.
La musica delicata fatta al pianoforte accompagnava i miei passi, ogni tanto temevo di perdere l'equilibrio quando mi accorsi che Nevius non staccava gli occhi da me.
Per mia fortuna Kaspar mi teneva stretta, ogni tanto mi scrutava per assicurarsi che stessi ancora bene. Sapeva quanto gli sguardi intensi di Nevius tormentavano il mio equilibrio.
In me si fece spazio l'impazienza, la marcia pareva interminabile, desideravo assolutamente arrivare la prima possibile da Nevius, avrei voluto accelerare il passo ma non potevo.
Finalmente arrivai da lui, Kaspar cedette delicatamente la mia mano a Nevius, che la prese dolcemente, poi mi diede una dolce carezza sulla guancia destra, arrossii a contatto.
 
 
 
Ci scambiammo una promessa veloce e tradizionale. Nevius modificò un pezzo della sua promessa variando leggermente la frase finale. «Ti amerò, onorerò e rispetterò finché avrò vita.» Nessuno badò a quella modifica, era chiaro solo a noi.
Si sfilò i guanti prima di prendere la fede, posò le sue labbra delicate su di essa e me la infilò al dito, mi tremava la mano ed anche la sua tremò leggermente, mi emozionai nel notarlo, mi guardò intensamente negli occhi.
 
Ripetei alla fine della mia promessa la medesima parola. Poi presi la fede e anch’io la baciai, mi tremava ancora la mano, e non smettevamo di fissarci, fu tutto così magico.
Nevius aveva il viso rilassato e gli occhi tranquilli, non l'avevo mai visto così in pace mi teneva la mano e insieme osservavamo il prete.
Poi arrivò la frase tanto agognata:
 
«Vuoi tu, Nina Osaka prendere come tuo legittimo sposo Nephrite, Maxfield Stanton finché entrambi vivrete?»
Avevo un nodo alla gola, deglutii e tirai un lungo sospiro, Nevius non smetteva di sorridere, cacciai tutto il fiato che avevo in corpo. «Sì». A quel si battei gli occhi, una decina di volte in un secondo e mi girai in automatico verso Nevius per non perdermi neanche un secondo delle sue reazioni.
 
«E tu Nephrite, Maxfield Stanton vuoi prendere come tua legittima sposa Nina Osaka finché entrambi vivrete?»
 
 
«Sì.» Disse trionfante e deciso.
 
Eravamo marito e moglie, Nevius si avvicinò dolcemente e scostò delicatamente il velo che mi si fermava ogni tanto davanti alle guancie e posò le sue labbra sulle mie.
 
Mai nessun bacio fu così puro e delicato, più leggero di un petalo di rosa, più fresco dell'acqua. Chiudemmo entrambi gli occhi per rendere il momento apparentemente più lungo.
 
Tutto svanì intorno, l'altare col baldacchino, gli invitati, i fiori, il prete, qualunque suono si era dissolto e il tempo si era fermato, c'eravamo solo noi.
 
Si staccò dalle mie labbra e fece un passo indietro per ammirarmi nella mia totalità.
 
Scrollai leggermente le spalle per farmi ammirare. Fece una risatina divertita e compiaciuta, tuttavia carpii da quella risata una sincera gioia bambinesca che sposava anch'essa la mia.
La folla applaudì con trasporto, Nevius mi strinse la mano e ci voltammo verso di loro.
 
Mia madre si avvicinò per abbracciarmi e simultaneamente Zachar fece lo stesso con Nevius, si strinsero calorosamente, Nevius le passò veloce una mano tra i capelli, non avevo mai visto Zachar così commossa. «Mi scombini i capelli smettila!». Gli disse fintamente seccata.
 
 
«Sei bellissima in ogni caso». Le disse scherzoso e si abbracciarono di nuovo.
 
 
Nonostante, entrambi fummo coinvolti dagli abbracci, le nostre mani restarono intrecciate in quell'eterna unione, in seguito tutti gli invitati si collocarono vicino alle lanterne annesse a ogni albero, Nevius mi condusse vicino all'altare, dove era sistemata un'altra lanterna e tutti insieme slacciammo quel piccolo filo.
 
 
«Esprimi un desiderio.» Disse con caldo. Ubbidii felice e all'unisono con gli altri la mia lanterna volò su nel cielo.
 
Mi emozionò vedere quelle lucine in dissolvenza nel cielo chiaro e illuminato dal sole.
 
 
Delle stelle di giorno.
 
La giornata passò abbastanza in fretta, era ormai calata la notte, gli invitati iniziavano a preparare le cloro cose per andar via, ma per noi la giornata non era ancora giunta al termine.
Salutammo velocemente tutti gli ospiti e insieme raggiungemmo l'auto di Nevius, mi aprì lo sportello in modo cavalleresco, e mi aiutò a entrare con l'ampio vestito.
 
 
«Dove stiamo andando?» Dissi curiosa.
 
«Sei una principessa, ricordi quelle delle favole? Hai più potere di tutte loro.» In un lampo ci trovammo in un luogo a prima vista anonimo, non aveva nulla di speciale né di caratteristico. Guardai Nevius con sguardo confuso.
 
«Immagina un posto in cui vorresti essere.»
 
 
Era una richiesta così strana e vaga, comunque sia Nevius sapeva sempre ciò che diceva dunque cercai di sforzarmi e pensare a qualcosa, non riuscivo a scostare il mio pensiero dalla frase che aveva detto prima "Ho più potere di qualunque principessa che avessi visto in film e cartoni".
In un lampo il luogo si trasformò di fronte ai miei occhi, li strofinai più volte dall'incredulità.
 
Nevius rideva costatando quanto fossi facilmente impressionabile, mi ritrovai davanti ad un luogo che non faticai a riconoscere, collocai la mia mano di fronte alla bocca, notai con sorpresa che i nostri abiti e l'auto si erano trasformati adattandosi all'epoca guardai Nevius attonita.
Per risposta aggrottò la fronte e mi guardò stupito. «San Pietroburgo? Non pensavo ti piacesse la Russia.»
 
«Ho letto un sacco di libri sui Romanov, si insomma, quelli che hai a casa.» Dissi ancora confusa per l'incredulità.
 
 
«Ah, è questo che hai fatto in mia assenza? Ti sei documentata nella mia biblioteca.» Sorrise per qualche secondo e poi riprese, «Quei libri sono tutte documentazioni originali, sarebbero comunque andati persi nel tempo.»
 
«Conoscevi la loro famiglia?»
 
Sorrise affettuosamente. «Ho conosciuto le figure più importanti della storia sono sempre stato un divoratore di conoscenza.» Era molto concentrato mentre raccontava.
 
Trascorremmo il resto della giornata (perché il mio desiderio aveva distorto anche il tempo dunque era di nuovo giorno) La Russia era davvero incantevole e fredda, molto fredda.
Ogni posto da noi visitato era minuziosamente descritto da Nevius, leggevo nel suo sguardo la passione, adorava raccontare le cose che aveva vissuto, tuttavia iniziai a sentire davvero molto freddo col calare della sera, neanche il tempo di pensare ad un luogo caldo che fummo catapultati su un isola bellissima.
 
Fissai Nevius con aria confusa.
 
«Anch’io iniziavo a sentire freddo, per ora penso che qui vada bene.»
 
Avevamo di nuovo i nostri abiti e l'auto tornò come prima, i bagagli furono presi da Nevius che si avvicinò a una bellissima casa di fronte al mare.
 
L'isola era caratterizzata da una folta vegetazione, da qualche capanna e un Resort meraviglioso poco più avanti.
 
La sabbia era bianca e il mare cristallino.
 
 
«Dove siamo?»
 
«A Moorea è un'isola vulcanica nella Polinesia francese.»
 
Deglutii dallo stupore.
 
 
Non ebbi neanche il tempo di pensare, mi sentii stretta subito tra le sue braccia e mi condusse nella nostra casa, mi baciò i capelli poi mi prese in braccio e si avvicinò alla soglia.
«E' così che si usa tra gli umani, giusto?»
 
 
«Siamo proprio dei perfezionisti.» Ridacchiai.
 
 
Quella casa era bellissima molto moderna, nel soggiorno vi era una grandissima vetrata che mostrava l'orizzonte e il mare splendente, mi adagiò dolcemente sul letto stavo sprofondando nel mio ampio abito.
 
Ci baciammo per qualche secondo poi si staccò. «Che ne dici di una rinfrescata?»
 
«Va bene.»
 
Ed effettivamente era necessario su quell'isola faceva molto caldo, aprii la valigia alla ricerca di un bikini, e prima di arrivare a esso trovai una serie di completini intimi e vestitini fin troppo succinti. Mi tornò in mente che Zachar aveva organizzato la mia valigia, tra quelli fortunatamente sbucò il mio adorato costume da bagno azzurro con i pois bianchi, lo presi non badando a quella roba super trasparente e corsi in bagno a indossarlo.
 
 
Controllai che fosse tutto apposto, che dalla ceretta non fosse sfuggito qualche pelo, che i capelli non fossero troppo irrigiditi dalla lacca, li legai accuratamente e prima di uscire tirai un sospiro.
«È la tua nuova vita Nina.» Cercai di infondermi coraggio per quanto fosse possibile.
 
Appena uscii dalla stanza, trovai Nevius intento a sistemare delle cose prese dalla valigia per rendere l'ambiente più familiare, indossava un costume rosso, aveva i capelli sciolti che gli cadevano sulle spalle, quelle spalle enormi e perfette.
 
Mi morsi il labbro per scacciare i pensieri che mi rotolavano in testa.
 
«Sei pronta?» Disse calmo prima di porgermi la sua mano. Annuii e ci recammo insieme verso il mare.
 
Il sole scintillava sulle onde del mare, Nevius era lì accanto a me che stringeva la mia mano e insieme ci dirigemmo verso il mare, avevo la pelle d'oca per l'emozione, la sabbia era morbida e calda in certi punti invece, leggermente umida.
L'acqua era fresca, ma non troppo, ci facemmo largo, eravamo abbastanza lontani dal bagnasciuga, Nevius mi strinse a se mezzo bagnato e ci concedemmo un lungo bacio. Sentivo la pelle ardere durante quel contatto, nonostante fossi immersa nell'acqua fresca.
 
«Sei bellissima amore mio, ho aspettato molto questo momento.»
 
Arrossii, era l'unica cosa che riuscivo a fare bene, prese la mia mano e la strinse forte.
 
«Vedi? Adesso non trema più, non avrai mai più paura. Ci sono io accanto a te.»
Abbozzai un sorriso, presi la sua mano e la posai sul mio cuore.
 
«Batte solo per te.»
 
 
Lui fece lo stesso con la mia, «Anche il mio, dopo secoli ha ricominciato a battere.»
 
 
Nuotammo a lungo e arrivammo in cima a una scogliera. «Reggiti sulle mie spalle, io ti terrò stretta». Ubbidii e saltai sulle sue spalle, prese un lungo respiro.
 
 
«Pronta?»
 
«Assolutamente.»
 
 
 
Si lanciò di colpo dalla scogliera, fu tutto così veloce che arrivammo quasi al fondale, Nevius continuava a stringermi forte mentre nuotavamo fra pesci d'ogni colore e forma, vi erano alghe marine verdi e rosse e la barriera corallina intorno a noi.
Mi sentii davvero bene in quel momento, ero libera e felice, sentivo l'amore che Nevius provava per me in ogni azione che compieva, curava tutto nei dettagli pur di stupirmi.
 
Salimmo di nuovo a galla e mi staccai dalle sue spalle lo fissai un po' con i capelli bagnati, mi sentivo bene, ero a mio agio perfino sotto il sole in un luogo che non avrei immaginato neanche che esistesse.
Passammo il resto della giornata nel Resort, partecipammo alle feste del posto, sembrava tutto così bello e divertente, ballammo insieme per molte ore.
 
Poi uscimmo fuori dal resort, era ormai sera, Nevius si avvicinò a me con due bicchieri pieni di champagne.
 
«Brindiamo?» Disse in modo audace.
 
«Ok.»
 
M’invitò a bere dal suo calice e lui fece lo stesso col mio, le nostre braccia erano intrecciate, e mentre bevevamo, non ci staccavamo mai gli occhi di dosso, Nevius lasciò cadere il suo bicchiere per collocare la sua mano dietro la mia schiena, mi tirò a sé, la sua forza mi trascinò così forte che mi cadde il bicchiere dalla mano.
 
Ci fissammo intensamente, e poi un altro lungo bacio appassionato, eravamo illuminati dalla luce della luna, la sabbia era chiara, così chiara che pareva uno specchio.
Gli occhi di Nevius assomigliavano a dei cristalli, non li avevo mai visti così luminosi e felici.
Trascinò la sua mano dalla schiena al collo, accarezzava le linee del mio corpo delicatamente, tremai sotto quel contatto, mi venne la pelle d'oca, e mi morsi delicatamente il labbro.
 
Poi si fermò e mi fissò serio. «Ho promesso che ci avremmo provato, però devi promettermi che se dovesse andar male aspetterai che ti passi la mia energia, e non sarà prima di due mesi.»
 
Lo guardai scocciata. «Perché due mesi?»
 
 
«Dopo la battaglia nel regno oscuro ho perso molta della mia energia, in parte l'ho recuperata ma non è sufficiente per passarla a te, quindi ho previsto che tra due mesi sarei stato al massimo».
 
 
«Farò tutto quello che mi chiedi, lo prometto.»
 
 
Quando tornammo in camera, mi fissò per un istante.
 
 
«Dovremmo fare di nuovo le valige, neanche questa è la destinazione finale». Disse sorridente.
«Cosa? Un altro spostamento ... vuoi farmelo vedere proprio tutto questo pianeta.» Dissi ironica.
Prese la mia mano, ed io in automatico chiusi gli occhi.
Quando li aprii, mi trovai di fronte uno spettacolo mozzafiato. Ci trovavamo in altezza, sembrava di essere a due passi dal cielo, mi sporsi per guardare giù e mi ritrovai un paesaggio meraviglioso, c'erano tante montagne ed una folta vegetazione, tuttavia da lontano notai un lago ampio e limpido, poi alzai gli occhi al cielo, deglutii un paio di volte per lo stupore.
Il cielo era assolutamente nero, ciononostante non eravamo al buio, ad illuminarci dei piccolissimi luminosissimi corpi celesti, tra quelle luci chiare ero sicura di aver visto qualche altro colore ma pensavo fosse tutto frutto della mia immaginazione.
 
 
«E' meraviglioso... dove siamo?» Guardai Nevius con stupore, davvero quel paesaggio tutto insieme mi fece emozionare profondamente.
 
«Siamo in nuova Zelanda, precisamente all'Aoraki Mackenzie International Dark Sky, è una riserva naturale situata sul Monte Cook, qui vi è in assoluto il cielo più nero del mondo.
È il posto in cui venivo sempre quando avevo bisogno di un po' di tempo per stare solo, adesso lo condivido qui con te, perché non vorrò mai più star da solo».
 
Lo fissai incantata, quell’uomo era assolutamente meraviglioso, ogni volta riusciva sempre a lasciarmi senza parole.
 
 
«Inoltre qua vicino vi è anche il lago Tepako, vedrai ti piacerà tantissimo è circondato dai fiori. E con i miei poteri potremmo anche raggiungere il mare di Ro». Mi guardo per qualche secondo in modo compiaciuto e poi riprese, «Come puoi vedere, hai tutto a disposizione qui, sono un ottimo organizzatore.» il suo sorriso era a dir poco soddisfatto.
Ero incredula ed emozionata, mi stava rendendo parte della sua vita. Mi avvicinai a lui per stringerlo forte, poi ci scambiammo un candido bacio sotto le stelle.
Dopo quel bacio mi prese per i fianchi e mi girò verso un punto preciso del cielo.
 
 
«Vedi tutti quei colori? Sono le nubi di Magellano, è tutto vero.»
 
Poi si voltò, e mi fece notare che alle nostre spalle vi era una piccola casetta, presumibilmente la nostra, mi prese di nuovo fra le braccia e riattraversammo la soglia da perfetti sposini.
La casa sembrava una riproduzione di quella di Nevius ma molto più piccola il marmo era sostituito da pietra e legno, anche qui vi era il lungo scalone ed un camino ardente.
Nevius mi adagiò delicatamente sul pavimento, poi lasciò cadere le valigie a terra. Evidentemente quegli spostamenti da una zona all'altra l'avevano provato.
Ci osservammo giusto per qualche secondo, quando Nevius posò delicatamente la sua mano sul mio viso, mi sentii trasalire a quel tocco, era incandescente, una sensazione di piacere invase tutto il mio corpo e arrossii involontariamente. Nevius se ne accorse e ritrasse la mano. Mi gettai tra le sue braccia e iniziai a baciarlo con trasporto.
Nevius serrò le mani sulla mia schiena, mentre io mi aggrappai alla sua giacca, non riuscivamo a staccarci l’uno dall’altra.
 
Lui divenne sempre più bramoso e impaziente, passò prima le mani dietro la mia schiena, poi passò ai glutei e infine alle gambe.
 
Stavo per impazzire a quei suoi gesti. Ci staccammo da quel bacio e ci guardammo negli occhi ansimando. Prima che potessi fare qualunque cosa Nevius mi sollevò e mi strinse contro il suo petto, incrociai le gambe attorno alla sua vita e riprendemmo a baciarci, gli passai le mani nei capelli mentre lui iniziò a baciare il mio collo. Senza fermarsi mai si diresse verso una parete della casa, dove delicatamente adagiò la mia schiena al muro.
 
Ci fissammo ancora per qualche istante, e impaziente gli tolsi rapida la giacca, poi passai ai bottoni della camicia, mi presi qualche secondo per osservarlo mentre lui premuroso e cauto sbottonava il mio abito con attenzione.
Mi osservò in modo bramoso e appassionato, arrossii e abbassai lo sguardo, quando lo rialzai, mi ritrovai ancora il suo sguardo fiammeggiante puntato su di me, mi morsi il labbro, prendendomi qualche secondo per guardare meglio il mio uomo, studiai a una a una tutte le sue cicatrici, passai il dito delicatamente su quella più recente causatagli quella notte. Voltò il viso verso la mia mano, e ancora una volta ci guardammo negli occhi.
 
«Non sei abbastanza nudo per i miei gusti.»
 
«Dammi tempo.» Disse passando delicatamente la lingua sul suo labbro inferiore.
 
Mi sentii bruciare, e avvinghiai le mie mani sulla sua schiena scoperta. Si strinse più forte a me baciandomi delicatamente la spalla, fece un lungo percorso fino ad arrivare all'incurvatura del mio collo, poi succhiò il punto tenero dietro all’orecchio, mentre le mani vagavano verso il basso, familiarizzando con il mio ventre e ancora più in basso, allungandosi ad accarezzarmi la coscia.
 
«Nevius...» mugugnai.
 
«Adoro quando pronunci il mio nome in questo modo. Fallo ancora!»
 
Spostò delicatamente la mano tra le mie gambe, e delicato iniziò quella carezza.
 
Mi sentii totalmente impazzire, chiusi gli occhi e appoggiai la testa contro la sua spalla.
 
 
Lui sorrise contro il mio collo. «Dillo di nuovo.»
 
«Ne-Nevius.» Non riuscivo a essere lucida, rabbrividivo a ogni tocco della sua mano.
Sentii il tintinnio della zippo dei suoi pantaloni, eppure la sua espressione mi parve poco convinta, temeva di farmi del male.
 
Lo guardai decisa e autoritaria. «Fallo!» Allontanai le mani dalla sua schiena e mi concentrai sul suo sguardo. Dire che ero pronta per lui era stato un eufemismo.
 
Non se lo fece ripetere, avvicinò quella parte calda, incandescente del suo corpo alla mia che era già a fuoco.
Avevo bisogno di sentirlo dentro di me, e dall’espressione di Nevius dedussi che aveva il mio stesso bisogno in egual modo. Strinsi di nuovo le mani sulla sua schiena per i leggeri dolori che mi stava causando, ma nulla era più forte del piacere di quel momento.
Le sue mani si fecero a coppa sul mio sedere, sollevandomi ancora in modo da potermi agganciare meglio alla sua vita. Tirai la testa all’indietro per guardarlo mentre scivolava su di me. Aveva la stessa espressione di stupore e gratitudine che aveva avuto il giorno del nostro primo bacio, in quell’ampio prato.
 
Prima iniziò con dei lenti colpetti ma Il tempo dei giochi era chiaramente finito, ed ora era il tempo di fare l’amore seriamente.
Le sue spinte divennero più veloci e decise, ed io mi tenne alle sue spalle per venirgli incontro. Non ero mai stata prima con lui in quel modo, insomma adesso ero veramente con lui, connessa ad ogni livello, i dolori diminuirono sempre di più, i sensi sovrastavano qualunque cosa, e sempre più forte serrai le unghia sulla sua schiena.
Quando aprii gli occhi lo vedi digrignare i denti, stava cercando di placarsi per quanto fosse possibile, la mia schiena era appoggiata alla parete, mentre lui stingeva delicatamente i miei glutei.
 
Sbarrò gli occhi e tolse le mani dai miei fianchi, colpendo una parte della parete alle mie spalle, la frantumò all'istante, strinse le travi presenti nel muro. Le sentii frantumarsi, così tanto da dissestare tutta la parete, sentivo i pezzi di cemento cadere dall'alto.
Con l’altro braccio colpì l’altra parte della parete, stava concentrando tutta la sua forza nelle braccia per evitare di farmi del male, non sentii alcun dolore, le uniche cose che riuscivo a sentire era il suo bel corpo attaccato al mio, e l’immensa felicità che quel momento mi stava procurando.
Come un lampo si spostò verso l'altra parte della stanza.
Ci trovavamo lateralmente allo scalone, lo vidi afferrare con le mani la ringhiera della scala, ed anche quella andò in pezzi.
Eravamo totalmente in balia dei sensi, non staccavamo mai gli occhi l'uno dall'altra, il soffitto continuava a crollare, ma non ci importava nulla, non riuscivo a sentire nient’altro, se non i gemiti di Nevius che mi procuravano un immenso piacere, la sua espressione era dolente, ma allo stesso tempo rilassata, delicatamente posò la sua mano dietro la mia schiena, e poggiò le sue labbra su uno dei miei seni. Continuò a baciare il mio petto senza mai fermare quel sinuoso movimento, finché non si voltò di getto verso il pavimento, che andò a frantumarsi al solo contatto col suo corpo.
 
Mi trovai sopra di lui, era bellissimo.
 
Posai le mani sul suo petto accarezzandoglielo, stavolta fui io a prendere iniziativa, lenta e sinuosa iniziai la mia danza, Nevius chiuse gli occhi e serrò le sue mani sui miei fianchi, li strinse forte e iniziò a gemere di nuovo, mi sentii di nuovo attraversare da quella sensazione immensa di piacere, chiusi gli occhi e mi lasciai andare anch’io.
 
Mi abbassai leggermente verso il suo viso per baciarlo, mi strinse forte tra le braccia mentre le pareti della casa ci crollavano intorno.
 
Una sensazione di piacere invase totalmente i miei sensi, non riuscii più a tenere gli occhi su di lui e alzai il viso verso il soffitto, strinsi forte la prese dalle mie mani sulle sue braccia.
Mi sentii completa e vuota nello stesso tempo.
«Aho!» Dissi senza riuscire a controllarmi, sentii un fremito attraversare il mio corpo, sentii un forte fastidio, ma passò rapidamente.
Mi adagiai sul suo petto e involontariamente piansi. Piansi dalla gioia, erano dunque queste le sensazioni che si provavano? Mi sentii finalmente parte di lui, ero la sua donna in tutto e per tutto.
Lui sembrò accorgersi delle mie lacrime e nello stesso momento in cui lo fece lei, si fermò.
 
«Amore?»
 
«Ti prego, non fermarti» dissi, mentre scacciavo le lacrime, lui parve molto insicuro.
 
 
 
«Per favore Nevius, non fermarti per nessuna ragione.»



Mi guardò in modo poco convinto, probabilmente non era più sicuro di voler proseguire, dunque decisi di ripetermi, «Ti prego Neph, continua.»
 
Lui annuì e riprese, tenendo gli occhi fissi su di me, alzò un dito cercando di asciugarmi le lacrime. E infine terminò anche lui, potei rendermene conto dal battito furioso delle sue ciglia, dagli occhi leggermente corrugarti, e dalla “o” che si formò sulla sua bocca.
 
Serrò i denti e chiuse delicatamente gli occhi, poi poggiò delicatamente il suo viso contro il mio collo, potevo ancora sentirlo pulsare dentro di me. Lo avvolsi tra le mie braccia e delicatamente gli accarezzai i capelli. «Ti amo Nevius.»
 
«Ti amo così tanto che mi manca il respiro.» Disse qualche secondo dopo di me.
 
Iniziai a tremare e lui mi strinse forte a se, «Sarò sempre qui con te.»
 
 
Strinsi ancora più forte la mia presa alla sua schiena e mi abbandonai con la testa sul suo petto, dedicandomi qualche attimo di riposo.
 
 
Il sole caldo illuminò il mio viso, mi svegliai rilassata e felice, alzai la testa e per la prima volta trovai Nevius accanto a me, mi emozionai nel vederlo dormire al mio fianco, gli diedi un bacio sulla fronte ed aprii gli occhi all'istante, mi accorsi che eravamo a letto, non ricordavo di esserci mai passata.
«Siamo arrivati anche sul letto stanotte? Non ricordo.»
 
Mi guardò sarcastico ed aggiunse. «No, ed è stato molto fortunato, non hai ancora visto com'è ridotto il piano inferiore.» Fece spallucce. «Era l'unico modo, mi dispiace.»
Fissai raggiante il mio uomo ma, notai che sul suo corpo c’erano tanti piccoli graffietti, e dei segno a dir poco osceni sul suo bel collo.
Se ne accorse e li guardò insieme a me.
«Nina, io sono stato irruento, però insomma, l’astinenza, la forza da reprimere, avevo dei buoni motivi, ma tu? Ho tutta la pelle graffiata, alcuni di questi fanno male.» Disse in modo ironico e malizioso, abbassai la testa dalla vergogna ma prontamente si avvicinò a me sollevandola con la punta del dito per guardarmi negli occhi.
 
«Mi piaci da morire.» si toccò leggermente il collo nel punto esatto in cui aveva il segno.
 
«Mi hai marchiato ovunque, dentro e fuori.»
 
Non riuscimmo a trattenere le risate.
 
Dopodiché mi diressi verso il piano inferiore per controllare cosa fosse successo.
Spalancai gli occhi incredula, le scale a metà erano totalmente distrutte, la parete a cui ci appoggiamo la prima volta era totalmente crollata e con essa anche un po' del soffitto, l'altra parete era in mille pezzi, il pavimento sembrava inagibile e totalmente dissestato, neanche per il camino, il tavolo, le sedie e tutto quello che fosse distruttibile ci fu scampo.
Risi fragorosamente mentre scrutavo Nevius mortificato.
 
«Ho fatto del mio meglio.»
Gli avvolsi le braccia intorno al collo. «Me ne sono accorta.» Dissi maliziosa.
 
«Fortunatamente ho dei poteri, metterò tutto a posto più tardi». Ridemmo insieme, quando improvvisamente sentii un forte dolore all'altezza della coscia.
 
«La stanza da letto è troppo intatta per i miei gusti.»
 
Ci fissammo per qualche secondo con la stessa espressione sorniona e maliziosa.
Poi mi avvinai a lui e poggiai la punta del mio dito sul suo petto, «Sai, Zachar mi ha messo nella valigia dei completini niente male, potrei mostrarteli.»
 
Nevius si morse il labbro sorridendo, e subito mi prese tra le sue braccia, «Penso che non occorrano completini, amore mio.»
 
Mi riportò nella stanza da letto, e ancora una volta ci amammo.
 
Eravamo stesi l’uno accanto all’altra, si stringeva al mio corpo mentre io gli accarezzavo delicatamente i capelli.
Notò che su una delle mie gambe vi era un piccolo livido e assunse un’espressione non troppo contenta.
 
«Non è andata così male, no?»
La sua espressione era seccata, non era per niente contento di quel livido.
 
 
«Ero convinto di essere stato attento, forse non dovremmo farlo ancora.»
 
«Ti prego no!» Chiesi implorante, desideravo più di qualunque cosa avere il mio uomo.
 
Lo guardai imbarazzata. «Per me è meraviglioso stare con te, insomma non so come sia stato per te rispetto alle altre volte, ma per me è stato stupendo.» Dissi arrossendo.
 
Abbassò lo sguardo offeso. «Dunque pensi che io l'abbia paragonato alle altre volte, Nina come ti viene in mente? Non ho mai provato nulla per nessuna di quelle donne, come puoi paragonare questa a tutte le altre volte?» Prese il mio viso tra le mani e mi guardò dritto negli occhi.
«Sono 104 anni che vivo su questa terra, ho sentito sulla mia pelle ogni tipo di emozione, ogni tipo di dolore. Ma nessuno mi fa provare le cose che mi fai provare tu.»
 
Un sorriso luminoso fece largo sulle mie labbra. «Mai?»
 
Non rispose ma il suo viso parlò per lui.
 
Il resto della luna miele trascorse tra mare, pesca, cieli stellati tantissimi semifreddi al cioccolato, e tanto tanto amore, mi dilettai per mostrare a Nevius tutti i completini che Zachar tanto gentilmente si era premurata di mettere nella mia valigia. Era così divertente stuzzicarlo, ogni volta (Senza risultato) cercava di resistermi, avvalendosi della tesi dei “troppi lividi, sono pericoloso”, e tutte le volte invece ci ritrovavamo a dover mettere a posto i luoghi che col nostro amore distruggevamo.
Era diventato uno spasso ormai, ogni posto era destinato ad una brutta fine, e puntualmente dovevamo inventarci qualcosa per giustificare quei suoni disumani che si udivano nelle varie camere, pur lasciandole linde e pinte.
Qualche volta mi capitava di sospirare dalla gioia eravamo abbronzati e felici, Nevius non si staccava mai da me, ci divertivamo tantissimo insieme. Dopo la nuova Zelanda facemmo un salto nella bellissima New York, poi a Parigi, successivamente andammo a Londra ed infine in Croazia. "Ti farò visitare tutto il mondo". Disse non capendo che tutto il mondo lo vedevo già nei suoi occhi quando mi ci specchiavo.


Fatta da me :3

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Capitolo 25
*** New Life ***


Fu davvero difficile tornare a casa dopo quei giorni meravigliosi.
 
Anche perché negli ultimi luoghi in cui eravamo stati, dominava il mare e il caldo tropicale, mentre a Tokio ci attendeva il freddo gelido di dicembre.
 
 
Non risedemmo nel castello di Nevius, preferimmo un appartamento in città, per permettermi di continuare con la specialistica all'università ma soprattutto per consentire a mia madre di poterci far visita.
Il nostro appartamento era a dir poco meraviglioso, quando entrammo in casa, lo trovammo già perfettamente arredato, c'erano perfino le nostre foto già sistemate.
 Disfacemmo insieme i bagagli e ci sedemmo sul divano abbracciandoci, Nevius si voltò sorridente verso di me. «C'è un regalo per te.»
 
Mi consegnò un pacco largo e lungo.
Lo scartai in fretta e curiosa. Al suo interno vi era un poster incorniciato, ritraeva noi due colorati rigorosamente a tempera, ci ritraeva durante il nostro matrimonio sotto quel bellissimo arco fiorito, io ero seduta sul verde prato col viso rivolto leggermente verso di lui, mentre Nevius era in piedi accanto a me con una mano in tasca, anch'egli aveva il viso leggermente rivolto verso di me, sorridevamo felici.
 
 
«L'ho fatto fare per te, a Venezia.»
Lo abbracciai emozionata e durante il nostro abbraccio mi brontolò lo stomaco, avevo davvero molta fame.
 
Nevius scoppiò a ridere, lo guardai di sottecchi.
 
 
«Non c'è nulla da ridere». Dissi fingendomi offesa, «ho fame.»
 
 
Mi precipitai verso il frigo e tirai fuori delle uova, una fetta di provola, un po' di bacon una fetta di salame, il pane, la maionese e iniziai a cucinarmi qualcosa, Nevius mi guardava attonito e sorpreso.
 
 
«Ehm Nina, non è un po' troppa roba?»
 
 
Si avvicinò cauto a me. «Da quando sei così vorace?»
 
 
Lo guardai gustandomi il mio panino. «Stress da viaggio e da matrimonio. Ci sta!»
 
Sorrise. «Potresti meditare, io di solito faccio così quando sono stressato.»
 
Congiunse il pollice e l'indice di entrambe le mani e si mise in posizione.
 
 
«Ommmmmm, la cura dello spirito e dell'anima, cosa c'è di meglio?»
 
 
«Lo farò dopo mangiato.»
 
 
Rise fragorosamente e mi passò una mano tra i capelli. «Ha telefonato Bunny, fra qualche minuto dovrebbe essere qui.»
 
 
 
«Perfetto! Non vedo l'ora.»
 
Quasi profeticamente suonarono alla porta, mi diressi dunque ad aprirla mentre Nevius salì al piano superiore.
 
Dall'altra parte la mia sorridente amica e il suo enorme pancione.
 
 
«Oddio Bunny è... è meraviglioso!» Iniziai a piangere come una sciocca, né io né Bunny capimmo il perché di quella reazione.
 
 
«Hey calma! Va tutto bene.»
 
 
 
«Si assolutamente, non vedo l'ora di vederla!»
 
 
«Beh allora che mi racconti? Com'è tornare dopo tre mesi di luna di miele in giro per il mondo.»
 
Disse curiosa e allegra mentre accarezzava il suo pancione.
 
«Un vero strazio, ricomincia ufficialmente la routine di sempre, devo organizzarmi per l'università, Nevius dovrà tornare attivamente nelle missioni, e inoltre sono nervosa e stressata, l'unica cosa che mi consola e il cibo. Ho mangiato un panino buonissimo.»
Bunny mi osservava stranita, corrucciò leggermente la fronte. «E da quanto va avanti questo stress.. questa fame...» chiese vaga.
 
 
«Mah ti dirò saranno due, tre settimane, forse di più ... non lo so.»
 
 
La sua espressione divenne sempre più sospettosa, tuttavia non riuscivo a comprenderla.
 
 
«Oltre allo stress hai considerato altre cause?»
 
 
«Avrei dovuto?»
 
 
«Nervosismo, fame e sbalzi d'umore improvvisi non ti hanno fatto pensare a nient'altro?»
 
«No.»       
 
«Capisco.» la sua espressione era dubbiosa e poco convinta, tuttavia balzò come suo solito da un argomento all’altro, ed io mi sentivo sempre più confusa.
 
Fortunatamente dopo qualche ora prese e andò via.
 
 
Tirai un profondo respiro di sollievo e fui raggiunta di nuovo da Nevius.
 
Mi recai verso la cucina per sgranocchiare qualcos'altro ma notai che i mobili erano totalmente vuoti, Nevius mi osservava divertito.
 
 
«Hai svuotato tutto amore mio.»
 
 
Sbuffai innervosita. «Mi faresti compagnia? Vado a comprare qualcosa da mangiare.»
 
 
Sorrise premurosamente, e ci recammo all'auto.
 
Eravamo in uno di quei grandi centri commerciali che vendono anche utensili per la casa.
Nevius trascinava il carrello confuso, fissava tutti gli scaffali attentamente, mi ricordava quei bambini che accompagnavano le mamme per la prima volta e tutto ciò che passava davanti ai loro occhi, diventava una bellissima scoperta, mi faceva sorridere il modo in cui con curiosità scrutava ogni cosa, lo rendeva così tenero.
 
 
«Tutto bene Neph?»
 
 
«Sì, non avevo mai visto un centro commerciale.» Disse sereno.
 
 
«Davvero? Avevi del cibo in casa tua, come te lo procuravi?»
 
 
Sorrise e mi guardò come se avessi fatto la domanda più retorica del mondo.
 
 
«Amore, ero un generale che serviva le forze oscure, secondo te andavo a fare la spesa? Usavo i poteri, e tra l'altro ho iniziato a materializzare del cibo quando tu hai iniziato a frequentare casa mia, non sono uno che ha bisogno di mangiare.»
 
 
«Hai ragione.» Dissi sorridente.
 
 
Il resto del pomeriggio lo passammo a riempire il carrello, portammo a casa migliaia di cose sia da mangiare sia d'arredamento.
Ero felice di vedere quanto Nevius diventasse sempre più umano, osservava tutto con curiosità e interesse, questo lato di lui era così dolce, mi faceva felice il fatto che si stesse sforzando di fare delle piccole cose che però per me erano essenziali e importanti, era davvero cambiato.
Tornammo a casa verso le otto, decisi che doveva pur iniziare in qualche modo la nostra vita matrimoniale.
 
 
 
«Vuoi mangiare qualcosa?»
 
Annuì e prese posto a tavola.
 
 
Iniziai a prendere i vari ingredienti e le padelle, tuttavia non avevo mai cucinato troppo nel corso della mia vita, si era sempre occupata mia madre di farmi trovare qualcosa da mangiare, quindi feci al meglio ciò che potevo.
Preparai una sorta di torta salata ripiena di cose buone e per dare un tocco romantico scrissi "NEPH" con l'aceto balsamico. Lo poggiai soddisfatta sul tavolo e studiai l'espressione di Nevius.
 
 
Sembrava entusiasta e felice del mio lavoro, tuttavia l'espressione variò inevitabilmente quando portò il boccone alla sua bocca.
 
Aveva gli occhi mezzi sbarrati e il suo viso divenne rapidamente pallido, inoltre fermò anche la masticazione.
 
 
«Che c'è? Non ti piace?»
 
Ingoiò pesantemente e bevve subito, poi cercò come possibile di assumere un'espressione soddisfatta. «Buonissimo.»
 
 
Come no, la sua espressione diceva proprio "buonissimo".
 
 
 
«Sai Nevius, ho imparato presto a riconoscere le tue bugie.» Dissi inarcando un sopracciglio e sorridendo come per dire "Beccato!"
 
 
Nevius mise le mani avanti come per difendersi. «Potrei ipnotizzarti alla vecchia maniera, così non te ne ricorderesti.» replicò allegro.
 
 
 
«Simpaticone.» Mi finsi offesa.
 
 
«Ho capito, ti sei già stancata di essere mia moglie e hai cercato subito di uccidermi.» continuò ancora sorridente, mentre mi trascinava per farmi sedere sulle sue gambe.
 
 
«Uffa! Non è così male.» Dissi cercando di giustificarmi.
 
Girò delicatamente il mio viso verso il suo e mi baciò dolcemente, mi tenevo stretta al suo petto mentre delicatamente mi accarezzava i capelli. D'un tratto, il suono fragoroso della porta fece trasalire entrambi, erano rispettivamente: Kaspar, Zachar e Jack.
 
Nevius sorrise sornione. «Ehilà ragazzi , un po' di pasticcio?»
 
Indicando con la mano verso il piatto.
 
Kaspar con un cenno fece capire che non ne aveva voglia, Jack rispose che aveva già mangiato e Zachar si limitava a osservarci senza dire nulla.
 
 
Diedi un leggero schiaffo sulla spalla di Nevius. «Che fai mi prendi in giro?»
 
 
Mi sorrise amabilmente, e poi si rivolse ai tre generali, «Qual buon vento vi porta qui?»
 
 
«Siamo venuti a vedere i nostri neo sposini come se la cavano.» Rispose Jack occupando posto sul divano.
 
 
 
Nevius roteò gli occhi, col solito sorriso sornione sulle labbra, «Nina stava cercando di uccidermi col suo pasticcio.»
«Tranquilla Nina, succede a tutti dopo qualche mese a contatto stretto con Nevius.» Replicò Zachar sorridente.
 
 
La conversazione durò per qualche ora, e per tutta la sua durata notai che Kaspar di tanto in tanto rivolgeva il suo sguardo verso di me, ma non ne capii il perché.
 
Quando i generali andarono via, vidi Nevius sospirare un po’ di sollievo.
 
 
«Ti annoiavi?»
 
Volse il viso verso di me, il suo sguardo era tranquillo e rilassato. «No, però mi piace godermi la vita matrimoniale.»
 
 
 
Misi il muso e mi finsi offesa, «Hai offeso il mio pasticcio.»
 
 
Si strinse a me e posò la sua mano sulla mia spalla, «La cosa più brutta che io abbia mai mangiato.»
 
 
«In effetti, era davvero pessimo.»
 
 
Ci guardammo e iniziammo a ridere come due bambini.
 
 
 
 
«Sono felice Nina, non pensavo che l’avrei mai detto ma sono davvero felice.»
 
 
Mi venne in automatico sorridere ampiamente.
 
Ci accoccolammo ancora di più sul divano mentre il suono della tv ci faceva compagnia.
 
 
 
 
 
Quando mi svegliai, mi ritrovai a letto.
Guardai verso l’orologio che segnava le otto in punto.
Mi accorsi che Nevius non era più accanto a me, dunque decisi di andare alla sua ricerca.
Scesi al piano inferiore, e udii da una stanza lo stereo che intonava: “Hard Rock Halleluja”, aggrottai a fronte e mi avvicinai cauta alla stanza.



Al suo interno vi trovai una vera e propria palestra, vi erano tutti i tipi di attrezzi.




Notai subito Nevius non appena entrai.
 
 
 
E come potevo non notarlo, era coperto solo da degli attilatissimi pantaloncini blu, intento a correre sul tapis roulant, mentre canticchiava il brano.
Di fronte a lui l’ampia finestra che lo illuminava magnificamente, mi appoggiai all’arco della porta con le braccia incrociate, attendendo che si accorgesse di me. E nel frattempo mi presi qualche secondo per osservarlo.






Come sempre era bellissimo, il suo fisico scultorio si muoveva sempre in modo leggiadro ed elegante, la pelle leggermente abbronzata era ancora più bella ricoperta da quelle goccioline di sudore sparse qua e la sulla schiena, le cicatrici marchiavano il suo corpo come un’antica mappa, ognuna di esse rappresentava un nemico abbattuto, ognuna di quelle cicatrici aveva una storia, e la cosa m’incuriosiva sempre di più.
 
 
 
Mentre ero immersa nei miei pensieri Nevius, si voltò sorridente verso di me, senza mai fermare la sua corsa.






 
 
«Buongiorno amore mio.»
Mi allontanai dall’arcata, avvicinandomi piano, piano a lui, sempre con la fronte corrugata e le braccia incrociate, fingendomi offesa.






 
«Di solito accogli gli ospiti vestito così?»



 
 
Si diede un’occhiata veloce, poi fece spallucce, «Tesoro, viviamo solo tu ed io qui, e a parte gli Shitennou, nessuno può apparire improvvisamente.»






 
 
 
Restai al gioco e decisi di provocarlo. «Zachar è una donna.»



 
 
Sorrise malizioso, «A Zachar piacerebbe avere un uomo come me.» inarcò il sopracciglio continuando a sorridere, poi riprese.  «Che resti fra noi, Kaspar sarà pure il capo, ma io sono messo molto meglio.»






 
 
Scoppiammo entrambi a ridere, prima che Nevius fermò il tapis roulant, e si diresse verso l’asciugamano. Si diede  una veloce asciugata, e poi spense lo stereo. Infine si avvicinò a me col solito sorriso malizioso.






 
«Ah, amore mio, non immagini quanto stia soffrendo in questo momento.»






«Perché?»






«Vorrei averti.» Disse, mordendosi il labbro. Il mio cuore iniziò a battere furiosamente, e solo nel momento in cui udii quella frase, mi resi conto che la mia pelle bruciava, così come il desiderio che lui fosse mio.



 
 
Mi attirò a se senza mai staccarmi di dosso quel suo sguardo ammaliatore.







Lasciò la presa dalle mie braccia e si voltò per prendere la bottiglietta d’acqua.
Mi avvicinai cauta al lui e posai delicatamente una mano su una delle cicatrici presenti sulla sua bella schiena.
 
 
 
La ripercorsi delicatamente, con la punta del dito. Nevius voltò delicatamente il capo verso di me, ed io alzai lo sguardo verso di lui, senza mai allontanare la mano.






 
«Me la sono fatta in battaglia, quando ero ancora un bravo ragazzo.»






 
«Perché, adesso sei cattivo?»






 
Sorrise seducente, «Ovviamente.»



 
Passai la mano sopra un'altra cicatrice, e puntai di nuovo lo sguardo verso di lui mordendomi il labbro, «E dimmi, “ragazzo cattivo” questa come te la sei fatta.»







Iniziò a ridere di gusto, e poi riprese, «Quella sera ero ubriaco, quando tornai a casa, trovai Zachar furiosa, che come di consueto mi fece una delle sue ramanzine, durante la discussione cercò di tirarmi la bottiglia dalle mani che si frantumò, uno dei pezzi finì proprio li.»






 
 
Lo guardai sorpresa, Zachar mi aveva raccontato delle bevute di Nevius, ma non avevo mai affrontato, prima quest’argomento con lui.






 
 
 
 
«Perché bevevi?»






 
 
Il suo sguardo non smise mai di essere malizioso, si girò verso di me e mi guardò dritto negli occhi.



 
 
 
 
 
«Affogavo i miei dispiaceri da umano nell’alcool.»






 
«Adesso non lo fai più?»
«No. Non sono né umano, né dispiaciuto. E inoltre.»






Si fermava sempre sul più bello, alzò delicatamente la mano per sistemarmi una ciocca di capelli, poi con quella stessa mano accarezzo delicatamente la mia spalla.
 
Lo incitai a riprendere e non si fece attendere.






 
«Sono già ubriaco di te.»






Abbassai lo sguardo, arrossendo, e lui sorrise.



 
 
Con la mano alzò il mio mento e mi costrinse di nuovo a guardarlo nei suoi magnifici occhi.
Adoravo quello sguardo, era così sfacciato e accattivante, non riuscivo mai a resistergli, e mi ricordai come mai ero così follemente innamorata di lui.









«Vuoi vederla la mia cicatrice preferita?»






Annuii incerta, e prima che potessi chiedere spiegazioni prese delicatamente la mia mano e la adagiò dolcemente sul pettorale sinistro.
Riconobbi fin troppo bene quella cicatrice, deglutii cercando di scacciare il ricordo di quella sera, e lui sorrise.






 
«Perché è la tua preferita?»
«Perché è l’unica che mi sono fatto per un motivo importante.»







Mi strinsi forte a lui, cercando di scacciare la sofferenza di quella notte infelice.



 
 
Nevius ricambiò e poi mi schioccò un delicato bacio sulle labbra.



 
 
Bacio che partì delicato ma che divenne sempre più travolgente, sentii le mani di Nevius muoversi rapidamente sul mio corpo, ed anche le mie si agganciarono alla sua schiena.
Mi sollevò delicatamente e mi adagiò sul lettino dei massaggi.
 
Stavamo perdendo il controllo, e stavolta non sembrava volesse fermarsi.



Sentivo il suo respiro fin dentro le mie viscere, mi sentivo confusa e travolta da ciò che stavo provando, le sue mani toccavano ogni centimetro della mia pelle, ed io dalla mia il vantaggio che lui avesse solo quei pantaloncini, sentivo ogni centimetro del suo corpo perfetto sul mio.
Chiusi gli occhi e iniziai a sognare, volevo godermi ogni attimo di ciò che stava accadendo ma.
Fummo interrotti dal suono del telefono.
 
Ci guardammo per qualche secondo, sembravamo entrambi sconnessi e sconvolti. Nevius passò la mano tra i suoi capelli tentando di aggiustarli, lo sentivo ancora ansimare, mentre io mi morsi il labbro tormentandomelo e per un attimo digrignai i denti.
 
Nevius non ci mise troppo a riprendersi, infatti, non esitò a farsi sentire, «Dovresti rispondere, magari è tua madre.»
 
Sbuffai seccata e mi diressi verso il telefono.
«Pronto?»
 
La voce allegra di Zachar non si fece attendere, «Non prendete impegni per il pranzo di Natale, la magione degli Shitennou vi aspetta.»
 
Neanche il tempo di replicare che riattaccò, questo viziaccio di non lasciar rispondere doveva essere una dote naturale dei generali.  
 
 
«Chi era?» Chiese Nevius curioso.
 
 
«Zachar, ci ha invitato alla cena di Natale.»
 
Nevius assunse un’espressione preoccupata, si avvicinò cauto a me, e mi appoggiò le mani sulle spalle, «Ne vedremo delle belle.»
 
 
Lo guardai compassionevole cercando di convincerlo, «Non possiamo riprendere da dove abbiamo lasciato vero?»
 
 
Lo vidi per un attimo interdetto, faticava a resistermi, tuttavia restò saldo sui suoi passi. «Meglio di no. Vado a farmi la doccia.»
 
E lasciò la stanza.
Mi accasciai scoraggiata sulla sedia e maledissi il cellulare.
Fu davvero difficile tornare a casa dopo quei giorni meravigliosi.
 
Anche perché negli ultimi luoghi in cui eravamo stati, dominava il mare e il caldo tropicale, mentre a Tokio ci attendeva il freddo gelido di dicembre.
 
 
Non risedemmo nel castello di Nevius, preferimmo un appartamento in città, per permettermi di continuare con la specialistica all'università ma soprattutto per consentire a mia madre di poterci far visita.
Il nostro appartamento era a dir poco meraviglioso, quando entrammo in casa, lo trovammo già perfettamente arredato, c'erano perfino le nostre foto già sistemate.
 Disfacemmo insieme i bagagli e ci sedemmo sul divano abbracciandoci, Nevius si voltò sorridente verso di me. «C'è un regalo per te.»
 
Mi consegnò un pacco largo e lungo.
Lo scartai in fretta e curiosa. Al suo interno vi era un poster incorniciato, ritraeva noi due colorati rigorosamente a tempera, ci ritraeva durante il nostro matrimonio sotto quel bellissimo arco fiorito, io ero seduta sul verde prato col viso rivolto leggermente verso di lui, mentre Nevius era in piedi accanto a me con una mano in tasca, anch'egli aveva il viso leggermente rivolto verso di me, sorridevamo felici.
 
 
«L'ho fatto fare per te, a Venezia.»
Lo abbracciai emozionata e durante il nostro abbraccio mi brontolò lo stomaco, avevo davvero molta fame.
 
Nevius scoppiò a ridere, lo guardai di sottecchi.
 
 
«Non c'è nulla da ridere». Dissi fingendomi offesa, «ho fame.»
 
 
Mi precipitai verso il frigo e tirai fuori delle uova, una fetta di provola, un po' di bacon una fetta di salame, il pane, la maionese e iniziai a cucinarmi qualcosa, Nevius mi guardava attonito e sorpreso.
 
 
«Ehm Nina, non è un po' troppa roba?»
 
 
Si avvicinò cauto a me. «Da quando sei così vorace?»
 
 
Lo guardai gustandomi il mio panino. «Stress da viaggio e da matrimonio. Ci sta!»
 
Sorrise. «Potresti meditare, io di solito faccio così quando sono stressato.»
 
Congiunse il pollice e l'indice di entrambe le mani e si mise in posizione.
 
 
«Ommmmmm, la cura dello spirito e dell'anima, cosa c'è di meglio?»
 
 
«Lo farò dopo mangiato.»
 
 
Rise fragorosamente e mi passò una mano tra i capelli. «Ha telefonato Bunny, fra qualche minuto dovrebbe essere qui.»
 
 
 
«Perfetto! Non vedo l'ora.»
 
Quasi profeticamente suonarono alla porta, mi diressi dunque ad aprirla mentre Nevius salì al piano superiore.
 
Dall'altra parte la mia sorridente amica e il suo enorme pancione.
 
 
«Oddio Bunny è... è meraviglioso!» Iniziai a piangere come una sciocca, né io né Bunny capimmo il perché di quella reazione.
 
 
«Hey calma! Va tutto bene.»
 
 
 
«Si assolutamente, non vedo l'ora di vederla!»
 
 
«Beh allora che mi racconti? Com'è tornare dopo tre mesi di luna di miele in giro per il mondo.»
 
Disse curiosa e allegra mentre accarezzava il suo pancione.
 
«Un vero strazio, ricomincia ufficialmente la routine di sempre, devo organizzarmi per l'università, Nevius dovrà tornare attivamente nelle missioni, e inoltre sono nervosa e stressata, l'unica cosa che mi consola e il cibo. Ho mangiato un panino buonissimo.»
Bunny mi osservava stranita, corrucciò leggermente la fronte. «E da quanto va avanti questo stress.. questa fame...» chiese vaga.
 
 
«Mah ti dirò saranno due, tre settimane, forse di più ... non lo so.»
 
 
La sua espressione divenne sempre più sospettosa, tuttavia non riuscivo a comprenderla.
 
 
«Oltre allo stress hai considerato altre cause?»
 
 
«Avrei dovuto?»
 
 
«Nervosismo, fame e sbalzi d'umore improvvisi non ti hanno fatto pensare a nient'altro?»
 
«No.»       
 
«Capisco.» la sua espressione era dubbiosa e poco convinta, tuttavia balzò come suo solito da un argomento all’altro, ed io mi sentivo sempre più confusa.
 
Fortunatamente dopo qualche ora prese e andò via.
 
 
Tirai un profondo respiro di sollievo e fui raggiunta di nuovo da Nevius.
 
Mi recai verso la cucina per sgranocchiare qualcos'altro ma notai che i mobili erano totalmente vuoti, Nevius mi osservava divertito.
 
 
«Hai svuotato tutto amore mio.»
 
 
Sbuffai innervosita. «Mi faresti compagnia? Vado a comprare qualcosa da mangiare.»
 
 
Sorrise premurosamente, e ci recammo all'auto.
 
Eravamo in uno di quei grandi centri commerciali che vendono anche utensili per la casa.
Nevius trascinava il carrello confuso, fissava tutti gli scaffali attentamente, mi ricordava quei bambini che accompagnavano le mamme per la prima volta e tutto ciò che passava davanti ai loro occhi, diventava una bellissima scoperta, mi faceva sorridere il modo in cui con curiosità scrutava ogni cosa, lo rendeva così tenero.
 
 
«Tutto bene Neph?»
 
 
«Sì, non avevo mai visto un centro commerciale.» Disse sereno.
 
 
«Davvero? Avevi del cibo in casa tua, come te lo procuravi?»
 
 
Sorrise e mi guardò come se avessi fatto la domanda più retorica del mondo.
 
 
«Amore, ero un generale che serviva le forze oscure, secondo te andavo a fare la spesa? Usavo i poteri, e tra l'altro ho iniziato a materializzare del cibo quando tu hai iniziato a frequentare casa mia, non sono uno che ha bisogno di mangiare.»
 
 
«Hai ragione.» Dissi sorridente.
 
 
Il resto del pomeriggio lo passammo a riempire il carrello, portammo a casa migliaia di cose sia da mangiare sia d'arredamento.
Ero felice di vedere quanto Nevius diventasse sempre più umano, osservava tutto con curiosità e interesse, questo lato di lui era così dolce, mi faceva felice il fatto che si stesse sforzando di fare delle piccole cose che però per me erano essenziali e importanti, era davvero cambiato.
Tornammo a casa verso le otto, decisi che doveva pur iniziare in qualche modo la nostra vita matrimoniale.
 
 
 
«Vuoi mangiare qualcosa?»
 
Annuì e prese posto a tavola.
 
 
Iniziai a prendere i vari ingredienti e le padelle, tuttavia non avevo mai cucinato troppo nel corso della mia vita, si era sempre occupata mia madre di farmi trovare qualcosa da mangiare, quindi feci al meglio ciò che potevo.
Preparai una sorta di torta salata ripiena di cose buone e per dare un tocco romantico scrissi "NEPH" con l'aceto balsamico. Lo poggiai soddisfatta sul tavolo e studiai l'espressione di Nevius.
 
 
Sembrava entusiasta e felice del mio lavoro, tuttavia l'espressione variò inevitabilmente quando portò il boccone alla sua bocca.
 
Aveva gli occhi mezzi sbarrati e il suo viso divenne rapidamente pallido, inoltre fermò anche la masticazione.
 
 
«Che c'è? Non ti piace?»
 
Ingoiò pesantemente e bevve subito, poi cercò come possibile di assumere un'espressione soddisfatta. «Buonissimo.»
 
 
Come no, la sua espressione diceva proprio "buonissimo".
 
 
 
«Sai Nevius, ho imparato presto a riconoscere le tue bugie.» Dissi inarcando un sopracciglio e sorridendo come per dire "Beccato!"
 
 
Nevius mise le mani avanti come per difendersi. «Potrei ipnotizzarti alla vecchia maniera, così non te ne ricorderesti.» replicò allegro.
 
 
 
«Simpaticone.» Mi finsi offesa.
 
 
«Ho capito, ti sei già stancata di essere mia moglie e hai cercato subito di uccidermi.» continuò ancora sorridente, mentre mi trascinava per farmi sedere sulle sue gambe.
 
 
«Uffa! Non è così male.» Dissi cercando di giustificarmi.
 
Girò delicatamente il mio viso verso il suo e mi baciò dolcemente, mi tenevo stretta al suo petto mentre delicatamente mi accarezzava i capelli. D'un tratto, il suono fragoroso della porta fece trasalire entrambi, erano rispettivamente: Kaspar, Zachar e Jack.
 
Nevius sorrise sornione. «Ehilà ragazzi , un po' di pasticcio?»
 
Indicando con la mano verso il piatto.
 
Kaspar con un cenno fece capire che non ne aveva voglia, Jack rispose che aveva già mangiato e Zachar si limitava a osservarci senza dire nulla.
 
 
Diedi un leggero schiaffo sulla spalla di Nevius. «Che fai mi prendi in giro?»
 
 
Mi sorrise amabilmente, e poi si rivolse ai tre generali, «Qual buon vento vi porta qui?»
 
 
«Siamo venuti a vedere i nostri neo sposini come se la cavano.» Rispose Jack occupando posto sul divano.
 
 
 
Nevius roteò gli occhi, col solito sorriso sornione sulle labbra, «Nina stava cercando di uccidermi col suo pasticcio.»
«Tranquilla Nina, succede a tutti dopo qualche mese a contatto stretto con Nevius.» Replicò Zachar sorridente.
 
 
La conversazione durò per qualche ora, e per tutta la sua durata notai che Kaspar di tanto in tanto rivolgeva il suo sguardo verso di me, ma non ne capii il perché.
 
Quando i generali andarono via, vidi Nevius sospirare un po’ di sollievo.
 
 
«Ti annoiavi?»
 
Volse il viso verso di me, il suo sguardo era tranquillo e rilassato. «No, però mi piace godermi la vita matrimoniale.»
 
 
 
Misi il muso e mi finsi offesa, «Hai offeso il mio pasticcio.»
 
 
Si strinse a me e posò la sua mano sulla mia spalla, «La cosa più brutta che io abbia mai mangiato.»
 
 
«In effetti, era davvero pessimo.»
 
 
Ci guardammo e iniziammo a ridere come due bambini.
 
 
 
 
«Sono felice Nina, non pensavo che l’avrei mai detto ma sono davvero felice.»
 
 
Mi venne in automatico sorridere ampiamente.
 
Ci accoccolammo ancora di più sul divano mentre il suono della tv ci faceva compagnia.
 
 
 
 
 
Quando mi svegliai, mi ritrovai a letto.
Guardai verso l’orologio che segnava le otto in punto.
Mi accorsi che Nevius non era più accanto a me, dunque decisi di andare alla sua ricerca.
Scesi al piano inferiore, e udii da una stanza lo stereo che intonava: “Hard Rock Halleluja”, aggrottai a fronte e mi avvicinai cauta alla stanza.



Al suo interno vi trovai una vera e propria palestra, vi erano tutti i tipi di attrezzi.




Notai subito Nevius non appena entrai.
 
 
 
E come potevo non notarlo, era coperto solo da degli attilatissimi pantaloncini blu, intento a correre sul tapis roulant, mentre canticchiava il brano.
Di fronte a lui l’ampia finestra che lo illuminava magnificamente, mi appoggiai all’arco della porta con le braccia incrociate, attendendo che si accorgesse di me. E nel frattempo mi presi qualche secondo per osservarlo.






Come sempre era bellissimo, il suo fisico scultorio si muoveva sempre in modo leggiadro ed elegante, la pelle leggermente abbronzata era ancora più bella ricoperta da quelle goccioline di sudore sparse qua e la sulla schiena, le cicatrici marchiavano il suo corpo come un’antica mappa, ognuna di esse rappresentava un nemico abbattuto, ognuna di quelle cicatrici aveva una storia, e la cosa m’incuriosiva sempre di più.
 
 
 
Mentre ero immersa nei miei pensieri Nevius, si voltò sorridente verso di me, senza mai fermare la sua corsa.






 
 
«Buongiorno amore mio.»
Mi allontanai dall’arcata, avvicinandomi piano, piano a lui, sempre con la fronte corrugata e le braccia incrociate, fingendomi offesa.






 
«Di solito accogli gli ospiti vestito così?»



 
 
Si diede un’occhiata veloce, poi fece spallucce, «Tesoro, viviamo solo tu ed io qui, e a parte gli Shitennou, nessuno può apparire improvvisamente.»






 
 
 
Restai al gioco e decisi di provocarlo. «Zachar è una donna.»



 
 
Sorrise malizioso, «A Zachar piacerebbe avere un uomo come me.» inarcò il sopracciglio continuando a sorridere, poi riprese.  «Che resti fra noi, Kaspar sarà pure il capo, ma io sono messo molto meglio.»






 
 
Scoppiammo entrambi a ridere, prima che Nevius fermò il tapis roulant, e si diresse verso l’asciugamano. Si diede  una veloce asciugata, e poi spense lo stereo. Infine si avvicinò a me col solito sorriso malizioso.






 
«Ah, amore mio, non immagini quanto stia soffrendo in questo momento.»






«Perché?»






«Vorrei averti.» Disse, mordendosi il labbro. Il mio cuore iniziò a battere furiosamente, e solo nel momento in cui udii quella frase, mi resi conto che la mia pelle bruciava, così come il desiderio che lui fosse mio.



 
 
Mi attirò a se senza mai staccarmi di dosso quel suo sguardo ammaliatore.







Lasciò la presa dalle mie braccia e si voltò per prendere la bottiglietta d’acqua.
Mi avvicinai cauta al lui e posai delicatamente una mano su una delle cicatrici presenti sulla sua bella schiena.
 
 
 
La ripercorsi delicatamente, con la punta del dito. Nevius voltò delicatamente il capo verso di me, ed io alzai lo sguardo verso di lui, senza mai allontanare la mano.






 
«Me la sono fatta in battaglia, quando ero ancora un bravo ragazzo.»






 
«Perché, adesso sei cattivo?»






 
Sorrise seducente, «Ovviamente.»



 
Passai la mano sopra un'altra cicatrice, e puntai di nuovo lo sguardo verso di lui mordendomi il labbro, «E dimmi, “ragazzo cattivo” questa come te la sei fatta.»







Iniziò a ridere di gusto, e poi riprese, «Quella sera ero ubriaco, quando tornai a casa, trovai Zachar furiosa, che come di consueto mi fece una delle sue ramanzine, durante la discussione cercò di tirarmi la bottiglia dalle mani che si frantumò, uno dei pezzi finì proprio li.»






 
 
Lo guardai sorpresa, Zachar mi aveva raccontato delle bevute di Nevius, ma non avevo mai affrontato, prima quest’argomento con lui.






 
 
 
 
«Perché bevevi?»






 
 
Il suo sguardo non smise mai di essere malizioso, si girò verso di me e mi guardò dritto negli occhi.



 
 
 
 
 
«Affogavo i miei dispiaceri da umano nell’alcool.»






 
«Adesso non lo fai più?»
«No. Non sono né umano, né dispiaciuto. E inoltre.»






Si fermava sempre sul più bello, alzò delicatamente la mano per sistemarmi una ciocca di capelli, poi con quella stessa mano accarezzo delicatamente la mia spalla.
 
Lo incitai a riprendere e non si fece attendere.






 
«Sono già ubriaco di te.»






Abbassai lo sguardo, arrossendo, e lui sorrise.



 
 
Con la mano alzò il mio mento e mi costrinse di nuovo a guardarlo nei suoi magnifici occhi.
Adoravo quello sguardo, era così sfacciato e accattivante, non riuscivo mai a resistergli, e mi ricordai come mai ero così follemente innamorata di lui.









«Vuoi vederla la mia cicatrice preferita?»






Annuii incerta, e prima che potessi chiedere spiegazioni prese delicatamente la mia mano e la adagiò dolcemente sul pettorale sinistro.
Riconobbi fin troppo bene quella cicatrice, deglutii cercando di scacciare il ricordo di quella sera, e lui sorrise.






 
«Perché è la tua preferita?»
«Perché è l’unica che mi sono fatto per un motivo importante.»







Mi strinsi forte a lui, cercando di scacciare la sofferenza di quella notte infelice.



 
 
Nevius ricambiò e poi mi schioccò un delicato bacio sulle labbra.



 
 
Bacio che partì delicato ma che divenne sempre più travolgente, sentii le mani di Nevius muoversi rapidamente sul mio corpo, ed anche le mie si agganciarono alla sua schiena.
Mi sollevò delicatamente e mi adagiò sul lettino dei massaggi.
 
Stavamo perdendo il controllo, e stavolta non sembrava volesse fermarsi.



Sentivo il suo respiro fin dentro le mie viscere, mi sentivo confusa e travolta da ciò che stavo provando, le sue mani toccavano ogni centimetro della mia pelle, ed io dalla mia il vantaggio che lui avesse solo quei pantaloncini, sentivo ogni centimetro del suo corpo perfetto sul mio.
Chiusi gli occhi e iniziai a sognare, volevo godermi ogni attimo di ciò che stava accadendo ma.
Fummo interrotti dal suono del telefono.
 
Ci guardammo per qualche secondo, sembravamo entrambi sconnessi e sconvolti. Nevius passò la mano tra i suoi capelli tentando di aggiustarli, lo sentivo ancora ansimare, mentre io mi morsi il labbro tormentandomelo e per un attimo digrignai i denti.
 
Nevius non ci mise troppo a riprendersi, infatti, non esitò a farsi sentire, «Dovresti rispondere, magari è tua madre.»
 
Sbuffai seccata e mi diressi verso il telefono.
«Pronto?»
 
La voce allegra di Zachar non si fece attendere, «Non prendete impegni per il pranzo di Natale, la magione degli Shitennou vi aspetta.»
 
Neanche il tempo di replicare che riattaccò, questo viziaccio di non lasciar rispondere doveva essere una dote naturale dei generali.  
 
 
«Chi era?» Chiese Nevius curioso.
 
 
«Zachar, ci ha invitato alla cena di Natale.»
 
Nevius assunse un’espressione preoccupata, si avvicinò cauto a me, e mi appoggiò le mani sulle spalle, «Ne vedremo delle belle.»
 
 
Lo guardai compassionevole cercando di convincerlo, «Non possiamo riprendere da dove abbiamo lasciato vero?»
 
 
Lo vidi per un attimo interdetto, faticava a resistermi, tuttavia restò saldo sui suoi passi. «Meglio di no. Vado a farmi la doccia.»
 
E lasciò la stanza. Mi accasciai scoraggiata sulla sedia e maledissi il cellulare.

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Capitolo 26
*** Merry Christmas ***


La città era incantevole nel periodo natalizio, le strade erano decorate con tantissime luci, i negozi erano aperti quasi 24 ore su 24, e inoltre l’albero gigante nella piazza centrale rendeva tutto più magico.
 
 
Io e Nevius ci facevamo largo tra i negozi alla ricerca dei regali da fare.
 
 
Mi voltai curiosa verso Nevius, meravigliandomi del fatto che lui e gli altri festeggiassero il Natale,
 
 
«Nevius, com’è che festeggiate il Natale? Gli Shitennou non sono delle divinità, perché festeggiarne un'altra.»
 
Sorrise, senza distogliere mai gli occhi dalle luci, sembrava non le avesse mai viste prima in vita, ancora una volta il suo lato umano non disdegnava nel venir fuori.
 
 
«L’orfanotrofio in cui ci trovavamo ci faceva rispettare qualunque tradizione, una volta cresciuti abbiamo mantenuto questa festività.»
 
 
Ci fissammo divertiti, quando di fronte a noi vedemmo Bunny e Marzio.
 
 
 
 
«Anche voi a fare compere?» Chiese Marzio
 
 
 
«Cena dei Generali.» disse Nevius divertito.
 
 
«Già.» Rispose Marzio non troppo convinto.
 
 
Bunny continuava a fissarmi, sembrava volesse dirmi qualcosa, ma le mancavano le parole repentinamente ruppe il silenzio, «Beh, visto che ci vediamo questa sera dai generali perché non ci scambiamo i partner, così possiamo anche comprare i regali in santa pace.»
 
 
Io, Nevius e Marzio ci fissammo confusi per qualche secondo, ciononostante decidemmo di assecondare quella matta di Bunny.
Salutai amorevolmente Nevius prima di allontanarmi da lui.
 
 
«Ci vediamo dopo allora.»
 
 
«Va bene amore mio, divertiti.»
 
 
Nevius e Marzio andarono nella direzione opposta alla nostra.
E mentre io fissavo le vetrine dei negozi Bunny, continuava a scrutarmi di sottecchi, così dunque decisi di chiederle dei chiarimenti, «Va tutto bene? Sei strana…»
 
 
«Oh, si bene, è che non so cosa regalare a Marzio, inoltre la gravidanza mi stressa un bel po’. Tu che dici, come vanno le cose?»
 
 
«Beh, anch’io non so davvero cosa regalare a Nevius, in questo periodo sono così stralunata che davvero non mi capisco più.»
Continuava a fissarmi sospettosa, e nel suo viso potevo leggere chiaramente che c’era qualcosa che voleva dirmi, ma che mi stava celando, tuttavia non sapevo come farla parlare.
 
 
«Hai saziato la tua fame? O lo stress ti porta ancora a mangiare?»
 
 
 
«In realtà no, sto continuamente a masticare qualcosa, neanche quando ero sott’esame, mi comportavo in questo modo.»
 
 
Bunny poggiò le mani sul suo enorme pancione e iniziò a sorridere come suo solito fare, «Anche a me capitava nei primi mesi di gravidanza.»
 
 
Quella frase mi gelò il sangue.
 
No.
Ero sicura di non essere incinta, i sintomi non corrispondevano, infondo mi sentivo solo stressata e affamata, non poteva essere davvero, io ero sicura di non esserlo anche perché Nevius non poteva avere dei bambini, Zachar aveva detto che non era mai riuscita ad avere figli con Kaspar.
«Sono quasi convinta di non esserlo, non ho notato alcun cambiamento nel mio ciclo…»
 
 
Bunny sorrise e ripeté l'ultima parola da me detta. «Quasi.»
 
 
I pensieri fecero a cazzotti fra loro, non poteva essere, non adesso... come l'avrebbe presa Nevius?
 
 
«Forse vi siete lasciati troppo prendere dalla convinzione che lui non potesse averne.» Disse Bunny in modo apprensivo, probabilmente aveva ragione. Io e Nevius c’eravamo un tantino distratti senza pensare a questa possibilità.
Ero nervosa mi tremavano le mani, avevo bisogno di dare conferma a questa cosa.
 
 
«Devo esserne sicura…»
 
 
«Possiamo verificare subito.» 
 
 
«Sì, ti prego, e per favore non parlarne con Marzio, lo direbbe a Nevius.»
 
 
Bunny notò il panico nei miei occhi, mi strinse forte la mano e mi guardò amorevolmente.
 
«Nina anche se fosse, non c’è nulla da temere. Per quanto riguarda Nevius, beh, lui potrebbe solo esserne felice.»
 
 
«E se non ne fosse felice? E se si sentisse troppo costretto a una vita familiare che non gli appartiene ancora, e se fosse troppo presto?»  
 
Ribattei comprendoni il viso con le mani, mi sentivo davvero disperata, ed emotivamente instabile. La verità è che i sintomi erano inconfutabili, è che solo adesso che Bunny mi aveva fatto riflettere l’avevo capito, perfino questi rilevanti sbalzi emotivi lo provavano.
 
Bunny mi prese per le spalle e mi guardò autoritaria.
 
«Per amor del cielo Nina come ti viene in mente? Ho visto Nevius intento a distruggere la terra, e servirsi di te per tentare di uccidermi, poi l'ho visto dire che voleva passare tutta la sua vita con te, ha sacrificato la sua vita per te, e ora vive come un ragazzo normale. Temi davvero che dopo tutto questo lui non voglia la cosa più bella che voi due avreste potuto fare insieme? Il simbolo della vostra unione, come ti viene in mente?»
 
Deglutii e pensai che Bunny avesse ragione.
 
Comprai l’occorrente e feci ciò che andava fatto.
Tornammo rapidamente a casa mia, Bunny mi aspettava seduta sul divano col suo bel pancione.
 
«E allora?» Disse impaziente ed entusiasta.
 
 
Abbassai lo sguardo, imbarazzata e incredula per ciò che stesse capitando nella mia vita così rapidamente.
 
 
«A quanto pare ho trovato il regalo di Natale da fare a Nevius.»
 
 
 
Bunny saltò dalla sedia e mi abbracciò forte, poi si abbassò in direzione della mia pancia.
 
 
 
«Tesorino quindi presto verrai a far compagnia alla mia piccola principessa, se farai il bravo potrai sposarla.»
 
 
Sorrisi per le farneticazioni ingenue di Bunny, le chiesi di alzarsi, temevo si potesse sbilanciare con l'enorme pancione che si ritrovava.
 
 
Poi si fece seria e mi fissò intensamente. «Adesso sarà meglio dirigersi dai generali, ci staranno aspettando.»
 
 
 
Deglutii sperando di gettare giù anche l'ansia che avevo dentro.
 
 
 
 
«E andiamo.»
 
 
 
 
Quando arrivammo alla magione dei generali, notammo che tutto il giardino era adornato da decorazioni e lucine, ed anche lì vi era sistemato un enorme albero di Natale tutto scintillante.
 
Ad accoglierci all’ingresso Jack, ancora col grembiule sporco, evidentemente aveva da poco finito di cucinare.
 
«Entrate pure ragazze! Gli altri sono già dentro che vi aspettano.»
 
 
Ci face strada verso l’ampio salone e notammo rispettivamente: Nevius e Zachar litigare per come dovevano essere disposte le decorazioni sull’albero.
 
«E’ ovvio che in cima all’albero ci voglia la stella cadente, le stelle sono simbolo di speranza, d’importanza, che valore può mai avere uno stupido fiocco.»
 
 
«A me piace!»
 
 
«Non fare storie e metti la stella!»
 
 
Kaspar e Minako intenti ad apparecchiare l’ampia tavolata. Ovviamente Kaspar era supervisionato da Zachar che tra una discussione e l’altra con Nevius non smetteva mai di tenere d’occhio il suo uomo.
 
 
Marzio e le ragazze invece stavano addobbando le arcate, il camino e il resto dei mobili.
 
 
Jack era intenzionato a parlare con noi, quando l’odore di pollo arrosto lo fece trasalire e correre in cucina come un pazzo, seguito a ruota da Rei.
 
 
«Ti avevo detto di non perderlo d’occhio Jack, ma come al solito fai sempre di testa tua!»
 
 
 
«E allora perché non hai aperto tu la porta, poiché non hai nulla da fare!»
 
 
 
Io e Bunny ci fissammo sorridenti e avanzammo verso i ragazzi.
 
 
 
 
La serata procedette alla grande, il cibo era squisito e la compagnia superba, Nevius come sempre non lasciava mai la mia mano, e quella sera più che mai mi dimostrò tutto il suo amore, come se in cuor suo fosse già consapevole di ciò che stesse accadendo.
 
 
Era arrivato il momento dei regali, e le varie coppiette partirono per prime a scambiarseli, poi fu il turno dei regali “tra amici” e infine toccò a noi, Nevius si avvicinò a me con un pacco enorme tra le mani.
 
 
«Abbiamo fatto le cose in grande, eh?»
 
 
Sorrise ampiamente come suo solito fare, poi replicò, «Niente è abbastanza grande come l’amore che provo per te.»
 
 
«Adulatore.»
 
 
Ci guardammo sorridenti per qualche secondo e poi aprii il mio regalo, «Una tavola grafica e un computer nuovo? Vuoi che passi tutta la vita a disegnare, vero?»
 
Mi sorrise amorevolmente e mi strinse forte a se, «Voglio che tu sia felice per sempre.»
 
Poi tirò dalla tasca un altro scatolino più piccolo e me lo porse delicatamente tra le mani.
 
 
 
«Aprilo avanti.»
 
 
Lo rigirai tra le mani un paio di volte e poi lo aprii delicatamente.
 
Al suo interno vi era una un ciondolo.
 
 
Una collanina con sotto un cuoricino, tutto in oro. Il cuore era tutto intagliato e decorato, e al suo centro vi erano incisi: N x N.
 
Guardai Nevius sorridente e lo strinsi ancora più forte, lui prese il cuoricino dalle mie mani e me lo mostrò meglio.
 
 
«Guarda, c’è un piccolo bottoncino, premilo.»
 
 
Prese il mio dito e insieme prememmo il bottone.
Al suo interno vi era una nostra foto, scattata al mare, la riconobbi subito, eravamo sorridenti e spensierati.
 
 
Nell’altra parte del cuore era incisa una frase. Noi per sempre.
 
 
«Beh, qui può essere messa un'altra foto, ma ho preferito che la scegliessi tu.»
 
 
Ci guardammo negli occhi per qualche secondo e poi riprese, «Adesso però, voglio il mio di regalo.»
 
 
 
M’irrigidii automaticamente, avrei dovuto vivere quel momento con gioia, ma la verità era che quella situazione mi logorava, non so perché ma temevo la reazione di Nevius, e mi sentivo terribilmente stupida, per la prima volta non sapevo come affrontarlo.
Mi allontanai da lui e mi collocai vicino alla finestra, mi osservava appoggiato alla sedia con le braccia incrociate.
 
Gli altri parlavano tra di loro, Zachar giocava con un bicchiere, Kaspar e Jack erano seduti sul divano e chiacchieravano tra loro, Marzio e Bunny si coccolavano, e le Sailor discutevano di quanto fossero belli i regali ricevuti, tutti sembravano apparentemente non essere interessati a ciò che ci stavamo dicendo.
 
 
Tirai un lungo sospiro alla ricerca di un briciolo di coraggio. Poggiai le mani sulla mia pancia ed esclamai: «Stai per diventare padre.»
 
Lo dissi a voce così bassa che quasi temevo non l’avesse sentito, ma il silenzio raggelante invase casa, tutti l’avevano sentito.
 
Potei sentire chiaramente il bicchiere che Zachar aveva tra le mani frantumarsi al contatto col suolo.
Tutti gli altri si voltarono simultaneamente verso di me, Bunny e le ragazze sorrisero bellamente, Kaspar e Jack si fissarono per qualche secondo, sconvolti.
 
 
Nevius restò di sasso, muoveva le sue labbra perfette senza però riuscire a proferire alcuna parola, in seguito si voltò verso Kaspar. «E' possibile?»
 
 
Kaspar lo guardò serio. «Non credevo fosse possibile, io e Zachar non siamo mai riusciti ad avere figli.»
 
 
Nevius abbassò lo sguardo, poi mi lanciò un’occhiata rivelatrice. «Lei è umana…»
 
 
Jack guardò Nevius preoccupato. «Penso che tu debba sbrigarti col passaggio dell’energia, il bambino potrebbe aver ereditato la tua forza, e in quel caso il suo corpo potrebbe risentirne.»
 
 
Nevius annuì serio, poi si voltò verso di me, si avvicinò rapidamente, e mi strinse forte tra le sue braccia.
 
 
«Lo so che non era la reazione che ti aspettavi, ma sappi che io sono felice, sono tanto felice. Inoltre adesso sappiamo quale foto mettere dall’altra parte del cuore.» disse amorevole e sorridente.
 
 
Sospirai di sollievo, mentre Nevius ancora mi teneva tra le sue braccia.
 
Zachar si alzò di scatto dalla poltrona e si avvicinò a noi, poi si voltò verso gli altri.
 
«Beh? Che cosa stiamo aspettando? Prendete lo champagne, si festeggia questa bella notizia!!»
 
Io e Nevius ci guardammo sorridenti, mentre gli altri agghindavano la tavola, Kaspar andò a prendere il miglior champagne presente nella loro lussuosa cantina, mentre Jack tirò dal forno la torta che aveva preparato per la fine della cena. Poi procedemmo col brindisi.
 
 
“AL NUOVO ARRIVATO.”
 
 
Dopo il brindisi io e Nevius restammo abbracciati per un bel po’ di tempo, eravamo appoggiati a una colonna dell’abitazione, quando Nevius improvvisamente mi roteò in direzione della finestra.
 
 
«Guarda amore mio, dopo cinquantaquattro anni nevica di nuovo.»
 
 
Nevius mi stava abbracciando da dietro, strinsi ancora più forte le mani che dolcemente aveva appoggiato sulla mia pancia, alzai il viso verso di lui e gli sorrisi con qualche lacrima che m’inumidiva gli occhi.
E terminò così il mio primo Natale accanto a Nevius, e non potei desiderare di meglio. 

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Capitolo 27
*** Bad or Good? ***


Erano passati 4 mesi da quando avevo saputo di essere incinta, e da quel momento in poi Nevius non aveva mai smesso di dichiararsi felice di ciò, tuttavia la preoccupazione era stampata sul suo volto.
Temeva che in qualche modo il bambino avesse potuto danneggiarmi a causa dell’eventuale “Forza” ereditata da lui.
 
E tra le altre cose la gravidanza mi aveva preso malissimo, andavo e venivo continuamente dal bagno, le sensazioni di nausea erano sempre più forti e mi destabilizzarono totalmente.
Questa settimana fu in particolar modo insostenibile, mi alzai di scatto nel cuore della notte e corsi subito in bagno.
Rigettai i residui della cena e qualunque altra cosa fosse presente all’interno del mio stomaco.
Mi alzai per darmi una rinfrescata, avevo i capelli spettinati e le goccioline di sudore che mi cadevano sul viso.
Le labbra erano secche e leggermente screpolati, a malapena riuscivo a tenere gli occhi aperti, ero stanca e assonnata.
Nello specchio riflesso vidi Nevius si era svegliato, ed era lì, dietro di me a osservarmi in modo apprensivo.
 
«Puoi tornare a letto Neph, va tutto bene, non voglio che tu mi veda così.»
 
Si avvicinò senza dire nulla e mi tenne tra le sue braccia per qualche secondo, poi mi baciò amorevolmente la fronte.
 
«Così come? Io vedo solo la bellissima donna che ho sposato.»
 
 
«La tua bellissima moglie pallida che ha appena rigettato la cena, inoltre non mi entrano già più i jeans…» Dissi in tono sconsolato.
Nevius ridacchiò e mi strinse più forte a se, «E’ normale prendere dei chili durante la gravidanza, compreremo altri jeans.»
 
Gli sorrisi dolcemente e poi sentii una sensazione alla bocca dello stomaco, Nevius se ne accorse e iniziò a ridere. Sbuffai per l’imbarazzo, «Ho di nuovo voglia di torta con panna e fragola.»
 
Nevius si staccò da me e si voltò dirigendosi verso la cucina, «Vado a prepararla, siediti sul divano.»
 
 
Sorrisi entusiasta, Nevius stava dimostrando davvero un’ enorme pazienza, ero felice di avere un uomo come lui al mio fianco, in certi momenti mi sentivo persa, anche per le cose più stupide, ma lui era sempre pronto a tirarmi su.
 
Fissai l’orologio ed era l’una di notte, beh come orario non era proprio consono per mangiare una torta, però avevo la scusante delle voglie che andavano soddisfatte.
 
Osservai dal Nevius cucinare la torta, era così bello quando cucinava.
 
«Sai, ho voglia di cocco.»
 
Nevius aggrottò la fronte con la torta tra le mani, «Nina, siamo in aprile, non credo sia periodo del cocco.»
 
Misi il muso e mi strinsi nelle spalle, Neph si avvicinò e mi porse una fetta di torta, la presi e la addentai con fame.
 
La panna mi sporcò leggermente la guancia, potevo sentire la fragranza e la leggerezza del latte, e la dolcezza delle fragole, mi sentii così felice in quel momento.
Notai che Nevius mi stava fissando mangiare, prese un fazzoletto, e delicatamente lo passò sul mio naso.
 
Ci fissammo per un secondo negli occhi, sorrisi per quanto quella torta fosse buona, «Grazie amore mio, è buonissima, ma se ci fosse stata qualche fetta di cocco..»
 
 
Non feci in tempo a terminare la frase che Nevius sparì di fronte ai miei occhi. Tornò istantaneamente con una decina di cocchi tra le mani.
 
 
«Sei fortunata che io possa teletrasportarmi.»
 
 
«Lo so, sono fortunata ad avere te.»
 
 
Ci scambiammo un sorriso, poi Nevius occupò posto accanto a me, mi abbracciò mentre io divoravo il mio pezzo di torta.
Nevius accese la tv mentre io continuavo a mangiare i pezzi di cocco, e facendo zapping capitò su uno di quei canali per bambini che trasmettevano cartoni animati 24 h su 24.
Nevius corrugò le sopracciglia e si voltò verso di me, «Passeremo giorni a guardare questi cartoni.»
 
Mi venne da ridere per il modo in cui lo disse, non avevo mai visto quell’espressione sul suo viso, «Per la prima volta sembri seriamente spaventato.»
 
Sorrise anche lui a quella constatazione e poi sbuffò, «Odio le canzoni dei cartoni animati.»
 
«Beh, potremmo iniziare da adesso ad abituarci.»
 
Ci guardammo negli occhi e iniziammo a canticchiare le canzoni di un cartone animato che stava appena iniziando, dopo i primi minuti iniziammo a ridere senza controllo, ci sentivamo così tremendamente stupidi, ma incredibilmente felici.
 
~*~ ~*~ ~*~~*~ ~*~ ~*~~*~ ~*~ ~*~~*~ ~*~ ~*~~*~ ~*~ ~*~~*~ ~*~ ~*~
 
 
Il giorno seguente vennero gli altri generali, Nevius, Jack e Kaspar continuavano con le loro teorie mentre Zachar cercava amorevolmente di rassicurarmi, sapevo quanto avesse desiderato avere un figlio nella sua lunga vita, e probabilmente per questo si sentiva così premurosa nei miei confronti, fui molto felice della sua presenza in quei momenti.
 
 
«Abbiamo bisogno di altro materiale per saperne di più su questa storia, ci servono i libri dal santuario degli Shitennou.»
 
 
Kaspar riprese. «Andremo oggi stesso a verificare e ti comunicheremo tutte le notizie necessarie, tu resta con lei ok? E tienici aggiornati su eventuali fenomeni fisici.»
Nevius annuì serio, poi prese posto accanto a me.
 
I tre generali si congedarono e scomparvero in un lampo.
 
Non continuava a staccarmi gli occhi di dosso, e anch’io lo fissavo intensamente, tutte quelle congetture mi stavano logorando, io non volevo rinunciare al bambino. Era parte di lui e parte di me.
 
 
 «Non voglio toglierlo, neanche se le vostre teorie fossero vere…»
 
Nevius mi strinse forte e digrignò i denti al pensiero che il bambino potesse effettivamente causarmi dei problemi. «Andrà tutto bene Nina, nessuno ti farà del male.»
 
«Che ne dici di pranzare fuori? Potremmo approfittarne per fare una passeggiata.»
 
«Va bene, va a prepararti.»
 
Notai il suo viso distendersi e mi calmai anch’io, non mi andava che questo stress mettesse a repentaglio la gioia del momento che stavamo vivendo, meritavamo questa felicità e non avevo nessun’intenzione di rinunciarvi.
 
Mi precipitai verso l’armadio e iniziai a fissare qualche vestito, scelsi un jeans blu notte con una maglia rosa con scollo a cuore.
Notai amaramente che il jeans non mi entrava più bene come prima, lo fissai per qualche secondo, rammaricata, prima di accorgermi che Nevius era al suo lato dell’armadio per scegliere i vestiti da mettere.
 
Lo vidi osservarmi divertito e canzonatorio.
 
 
«E’ comprensibile che non ti entri amore, dopo tutto quello che hai mangiato in questi mesi.»
 
 
Spalancai occhi e bocca a dir poco offesa, lui rise di gusto e si avvicinò a me, prima di abbracciarmi da dietro.
 
 
 
«Dai, amore mio, non prendertela, abbiamo comprato a posta gli abiti pre mama, non fissarti con i tuoi vecchi abiti, potrai tornare a metterli in seguito.»
 
 
Sbuffai esasperata e presi dall’armadio un abito rosa fragola con dei piccoli fiorellini bianchi.
 
Mentre Nevius indossò panciotto e jeans nero, mentre sotto portava una camicia rossa con le maniche girate su se stesse.
 
 
«I vantaggi di non soffrire troppo il freddo, posso essere sempre bello e splendente.» disse pavoneggiandosi e inarcando un sopracciglio.
 
 
 
«Che sbruffone che sei.»
 
 
Scoppiammo entrambi a ridere prima di avvicinarci l’uno all’altra e di baciarci appassionatamente.
 
 
«Sei bellissima, amore mio, comunque tu sia, per me sei sempre bellissima.»
 
Appoggiai la mia testa al suo petto, e restammo lì a coccolarci per qualche secondo, mi sentivo così bene in quei momenti che volevo non finissero mai, poi Nevius si staccò da me e mi guardò furbetto.
 
 
«Qualcuno ha bisogno di mangiare, forza andiamo.»
 
Uscimmo da casa e quando vidi Nevius dirigersi verso l’auto, avvertii un senso di nausea, lui lo notò, e iniziò a ridere.
 
 
«Hai il pretesto giusto per non entrare in auto, vero?»
 
Scrollai  le spalle fingendomi ignara. «Non è colpa mia, tuo figlio vuole così.»
 
 
 
«Pfff.» disse fingendosi offeso. Ripose le chiavi in tasca e mi strinse per un fianco.
 
 
Così iniziò la nostra passeggiata.
 
 
Facemmo prima un giro al parco e poi gi dirigemmo in un ristorante al centro.
 
 
«Allora, cosa vuoi mangiare?»
 
 
Fissai il menù per qualche secondo, e poi decisi, «Allora, vorrei un bel piatto di ramen, questi pezzi misti di sushi e sashimi, e dei pezzi di pollo fritto.»
 
Nevius mi guardava inizialmente sconvolto, poi iniziò a ridere bellamente, «Nina, mi ricordi Bunny in questo momento.»
 
 
Tentai d’offendermi, ma non riuscii a trattenere la fragorosa risata.
Strinse la sua mano alla mia e ordinammo il pranzo, che fu consumato rapidamente.
 
 
Tornammo a casa nel tardo pomeriggio, e subito ci spaparanzammo sull’ampio divano, Nevius posò delicatamente la sua mano sulla mia pancia, e amorevolmente la accarezzò.
 
«Preferiresti un maschio o una femmina?»
 
Nevius assunse un’espressione pensierosa, si prese qualche secondo per pensarci sopra e poi sorrise, «Magari una femmina, sarebbe bello avere una te in miniatura che gira per casa col fiocco tra i capelli.»
 
 
Sorrisi mordendomi il labbro, mentre lui continuava ad accarezzarmi la pancia guardandomi teneramente negli occhi, «Io preferirei un maschietto, somiglierebbe a te.»
 
 
Ci guardammo entrambi sorridenti e ci abbracciammo affettuosamente, quando ancora una volta fummo interrotti dalla porta che si spalancò.
 
 
A fare il loro ingresso vi erano rispettivamente Zachar, e Kaspar ricoperto da migliaia di pacchi e buste.
 
 
«Sai Zachar nelle culture civilizzate questo si chiama sconfinamento.»
 
 
 
«Fortuna che non sei civilizzato.»
 
 
Kaspar non era in grado di fare nulla, aveva le mani e le braccia ricoperte da buste e pacchi, tentò di fare un cenno con la mano intento a salutarci, mentre Zachar continuava a sorridere.
 
Nevius si alzò dal divano e si precipitò in soccorso dell’amico a sistemare i pacchi e le buste per terra, poi si  voltò verso Zachar accigliato. «Cosa diavolo significa?»
 
 
Zachar rise spavalda. «Come tuo solito Neffy, non capisci nulla, ho preso qualcosina per l'arrivo del nipotino.»
 
 
«Qualcosina!?!?» Ribadì Nevius indicando la miriade di pacchi sparsi per la stanza.
 
Poi la fissò in modo malizioso con l'intento di punzecchiarla. «E per il sesso in conformità a cosa hai scelto? Non sai neanche se sarà maschio o femmina.»
 
 
Lei lo guardò offesa e irritata. «Ho preso colori neutrali. E comunque se siamo sfortunati ... e lo siamo probabilmente sarà un moccioso insopportabile, proprio come te!»
 
 
Nevius rise sghembo. «Ti piacerebbe ... sono unico io.»
 
 Zachar lo guardò acida e gli fece la linguaccia.
 
Kaspar ed io ci fissammo attoniti.
 
Ripensai alle parole di Zachar e mi emozionai al riferimento del "piccolo Nevius" che da lì a poco avrebbe girato per casa, la consacrazione di una vita felice.
 
 
A frantumare quei pensieri una forte fitta, Nevius si precipitò al mio fianco e mi prese tra le sue braccia, mi appoggiò con cautela sul divano, erano tutti lì intorno a me preoccupati, vidi Nevius passarsi ripetutamente la mano tra i capelli, era davvero nervoso.
 
Il dolore era quasi totalmente passato, mi misi seduta e li guardai in modo premuroso, ero felice che si preoccupassero per me, avevo davvero acquistato una famiglia al completo.
 
 
«Sto bene davvero, è stato un attimo.»
 
Nevius non riusciva a calmarsi. «Sì ma per quanto ancora riuscirai a resistere.» Batté il pugno sul tavolo, che per poco non si frantumò all'impatto. «Maledizione a quest'energia che ancora devo recuperare!»
 
Kaspar si alzò e gli andò vicino, intenzionato a calmarlo. «Devi stare tranquillo, solo tu puoi rassicurarla, noi andiamo a fare delle altre ricerche, ci vediamo più tardi.»
I generali si congedarono ed andarono via, Nevius tornò seduto accanto a me, e mi strinse le mani guardandomi negli occhi con espressione dolente.
 
 
«Zachar ci ha tempestato di regalini e vestiti, questo bambino è viziato ancor prima di uscire.»
 
 
Sorrisi e gli accarezzai il viso. «Dovremmo decidere il suo nome.»
 
Il suo viso si distese visibilmente, ero riuscita a distrarlo in qualche modo.
 
 
 
«Non ci avevo pensato.»
 
 
Passammo tutta la serata a mangiare biscotti e chiacchierare sul nome di nostro/a figlio/a.
Mai parola suonò così bene.
 
~*~ ~*~ ~*~~*~ ~*~ ~*~~*~ ~*~ ~*~~*~ ~*~ ~*~~*~ ~*~ ~*~~*~ ~*~ ~*~
 
Ero ormai incinta di sei mesi, ed a parte i soliti disturbi procedeva tutto bene, mia madre, Zachar e Bunny mi tartassavano ogni secondo tra abitini, culle passeggini e quant'altro, dal canto mio iniziavo a sentirmi sempre più stanca, avevo solo voglia di riposare o mangiare in alternativa, ma soprattutto avevo bisogno di Nevius, preferiva dileguarsi quando le tre donne invadevano casa. "riesco a sopportarne una alla volta, perdonami amore mio". Era ciò che diceva ogni volta, beh glie lo dovevo un po' di riposo ogni tanto, lui e gli altri generali non facevano altro che fare ricerche, dovevamo sapere ad ogni costo se il bambino fosse compatibile col mio corpo.
Non appena mia madre andò via, arrivarono I tre generali mancanti con Marzio che si unirono a me Bunny e Zachar.
 
Nevius aveva in mano un vassoio pieno di cibo. «Stando a quello che abbiamo trovato avendo molta forza consuma più energia, dunque devi mangiare di più o morirai di fame.»
In quel periodo avevo sempre fame dunque non mi dispiaceva per niente mangiare un po' di più. Ironica dissi: «Non graverà sulla mia siluette?»
 
Nevius inarcò un sopracciglio e poi rise.
 
Kaspar posò il libro che stava leggendo e ci interruppe: «La situazione è più complessa di quanto credevamo, il tuo corpo è troppo fragile Nina.»  Disse con abbattimento.
 
 
Nevius proseguì il discorso iniziato da Kaspar. «Nina, se non dovessi recuperare in tempo l'energia dovrai togliere il bambino.»
 
 
 
Gli occhi mi s’inondarono di lacrime, non poteva essere questa l'unica soluzione.
 
 
«Che cosa succede se porto avanti la gravidanza?»
 
 
Nevius mi guardò serio, era da molto tempo che non lo vedevo così autorevole. «Succede che ti ucciderà.»
 
 
Boccheggiai per qualche secondo e mi avvicinai a lui arrabbiata. «In ogni caso questa scelta non spetta a te.»
Sbatté forte le mani sul tavolo e mi fissò furioso.
 
 
«Qualunque cosa tu abbia nel grembo l’ho messa io. E se non posso scegliere per lui, semplicemente scelgo di non perdere mia moglie, non posso perderti Nina. Non posso scegliere una cosa del genere, non me lo chiedere.»
 
Le lacrime cominciarono a cadermi sul viso, come poteva dire certe cose seriamente, mi si spaccava il cuore solo a sentirle.
 
«Non t’importa nulla di lui?»
 
 
Restò impassibile, e non batté ciglio. «Qualunque cosa ti faccia del male è in automatico mio nemico.»
 
 
Zachar si avvicinò a lui premurosa, non l'avevo mai vista così nei confronti di Nevius, gli posò delicatamente la mano sulla spalla.
 
 
«Nevius cerca di calmarti, e soprattutto non siamo pessimisti, sicuramente riuscirai a..»
 
Non la fece terminare neanche che lasciò la stanza senza dire una parola, potevo leggere la rabbia e l'amarezza sul suo viso.
 
 
Zachar si avvicinò e mi strinse forte, poi sussurrò dolcemente al mio orecchio. «E' sempre stato terribilmente attaccato alle sue cose non farci caso.»
 
Mi guardò e sorrise calorosamente. «Cambierà idea.»
 
Una volta andati via gli altri generali mi diressi nella stanza da letto, trovai Nevius sul terrazzo ad osservare il cielo con aria malinconica, mi avvicinai lentamente a lui, che si voltò non appena fui più vicina.  «Mi dispiace Nina, sono solo preoccupato per te, non voglio perderti.»
Mi avvicinai ancora di più a lui e mi strinsi forte alla sua schiena, «Non mi perderai.»  

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Capitolo 28
*** Tensions ***


Il tempo scorreva inesorabile, ero già all’ottavo mese, e il mio pancione cresceva sempre di più e con esso la disapprovazione di Nevius, a quanto pare la sua energia non era ancora sufficiente per rendermi più forte. Numerose volte mi aveva ordinato di sbarazzarmi del bambino, ma non potevo, ormai era parte di me, lo sentivo muoversi in me, era la cosa più nostra che potesse esistere.
Non potevo mettere fine alla sua vita come se nulla fosse, purtroppo però la sua presenza iniziava a influire notevolmente su di me, prendeva molte energie, nonostante mangiassi in abbondanza, mi sentivo sempre stanca e assonnata, vomitavo in continuazione e la notte mi agitavo continuamente, era decisamente il periodo peggiore della mia vita.
 
Quel pomeriggio ci trovavamo in soggiorno, Nevius era seduto sul divano con lo sguardo fisso nel vuoto, non diceva nulla ma sapevo benissimo quanto stesse soffrendo, lui desiderava che io stessi bene, io desideravo avere la mia famiglia.
 
 
Rigiravo le ciocche dei miei capelli tra le dita, mentre nervosamente mi mordevo il labbro, di tanto in tanto lanciavo qualche occhiata a Nevius che non accennava a voler proferir parola, ormai erano settimane che andavamo avanti così, ogni volta che comunicavamo si toccava il tasto “bambino”, e Nevius ricominciava con i suoi discorsi di dovermene liberare, io mi rifiutavo e si finiva inevitabilmente per discutere.
 
Fummo distratti dal suono del telefono.
 
«Sta suonando il telefono.» Disse Nevius totalmente assente, mi sentii frustrata dal tono delle sue parole, quella situazione mi tormentava, sapevo che stava soffrendo a causa mia, ma doveva capire il mio punto di vista.
 
 
Sbuffai nervosamente e alzai la cornetta, dall’altra parte mi fu comunicata la notizia: «Bunny ha appena dato alla luce la sua bella bambina.» Disse Jack dall'altra parte.
 
 
«Allora, venite?»
 
 
Mi voltai nella direzione di Nevius, alla ricerca di una risposta da parte sua.
 
Si limitò a un magro. «Andiamo.»
 
 
Grazie alla guida spericolata di Nevius arrivammo in un lampo, non ci parlammo per tutto il viaggio, questa situazione mi faceva tremendamente soffrire.
Una volta arrivati in ospedale mi dedicai totalmente a Bunny e alla nuova arrivata, di tanto in tanto rivolgevo qualche sguardo speranzoso nei confronti di Nevius, ma neanche una volta incontrai i suoi occhi, m’ignorava totalmente.
Lo vedevo parlare con gli altri, col suo mezzo sorriso stampato sul volto, si stava sforzando, lo sapevo bene, ed io facevo lo stesso, sembravamo gli attori di una commedia di terza categoria.
 
Al ritorno, decisi che non potevamo continuare così, avevamo bisogno di ritornare quelli di un tempo, la sua indifferenza mi faceva più male, più male di qualunque cosa che potesse fare nostro figlio.
 
 
 
«Senti Nevius non possiamo parlarne?» Non distolse mai gli occhi dalla strada, guidava in modo concentrato, fortunatamente però, mi rivolse la parola.
 
«Di cosa dobbiamo parlare? Sei ostinata a tutti i costi, non mi lasci scelta Nina.»
 
 
«Che intendi?»
 
 
«Farò comunque il passaggio di energia.» Disse secco.
 
«Potrebbero esserci complicazioni?»
 
 
«Il massimo che potrebbe è che io ci rimanga, ma a questo punto.»
 
 
 
Mi si gelò il sangue, iniziarono a tremarmi le mani, che nervosamente passai tra i capelli, avevo la bocca secca e deglutii un paio di volte, «Ne...Nevius tu non..»
 
 
M’interruppe con tono a dir poco acido.
 
«Cosa c'è? Decidi di fare l'eroina portando avanti una gravidanza che potrebbe ucciderti, ed io non posso decidere di fare lo stesso? Penso di aver vissuto abbastanza, il bambino ha più bisogno di te che di me.»
 
 
 
 
«Nevius, io non posso vivere senza di te.»
 
 
Sbatté forte le mani sul manubrio dell'auto e si voltò di scatto verso me. «E tu pensi che debba farlo io? Nina come pensi che possa solo riuscire a continuare a vivere se tu mi lasci, come posso guardare nostro figlio negli occhi sapendo che ha causato la tua morte.
Domattina ti passerò l’energia, che ti piaccia o no.
E se dovesse succedermi qualcosa….» Esitò per qualche secondo prima di proseguire. «Sarà la conseguenza della tua scelta.»
 
 
«L'hai detto agli altri generali?»
 
 
Il suo tono rimase seccato, non riusciva proprio a calmarsi, voltò persino il viso nella direzione opposta alla mia evitando di guardarmi negli occhi. «Loro non devono sapere tutto quello che decido, non gli riguarda.»
 
 
«Va bene.» Dissi fioca e rassegnata
 
Entrammo in casa e ci stendemmo sul letto, ero dolorante e angosciata, domani Nevius avrebbe messo a repentaglio la sua vita a causa mia, ancora una volta.
Sospirai sofferente, avevo Nevius dormiente tra le mie braccia.
 
Continuai a fissare il soffitto per tutto il resto della notte, Nevius continuava a dormire tra le mie braccia, lo stringevo forte con la paura nel cuore di poterlo perdere, non feci altro che osservarlo sperando che questo fosse un incubo.
Tutto questo avrebbe potuto finire domani e l'avevo scelto io.
 
 
Vidi il sole sorgere e mi sentii lo stomaco stringersi, non feci per girarmi che mi trovai subito gli occhi di Nevius puntati su di me, era come suo solito puntuale, mi fissò per qualche secondo, poi si schiarì la voce. «Sei pronta?».
 
 
«Non ne sono sicura.» Dissi nervosa.
 
 
«Non è una scelta che puoi prendere Nina.»
 
 
«Perché non vuoi caprimi…» Dissi tra le lacrime, Nevius si irritò e sbotto senza controllarsi.
 
 
«Vorrei vedere te al posto mio, non sai quanto stia soffrendo in questo momento.» si schiarì ancora una volta e il suo tono divenne più gentile. «Ti chiedo scusa Nina.»
 
 
«E se dovessimo cadere?»
 
 
«Non fa niente, qualche stella per farci felici cadrà insieme a noi.»
 
Mi strinsi forte a lui e gli accarezzai i capelli, non volevo più sbagliare, aveva ragione, dovevo fare come mi chiedeva.
 
 
«Stringi le mie mani Nina.»
 
 
Mi avvicinai calma a lui e serrai le mie mani nelle sue. Entrambi chiudemmo gli occhi e una luce gialla ci illuminò.
 
Fui colta da migliaia di sensazioni insieme, sentivo quella fresca e pura energia attraverso il mio corpo, tutti i miei arti, le mie vene, le mie ossa e i miei organi furono rinnovati da questa pura energia.
 
Ci staccammo improvvisamente, come colti da una scossa elettrica, Nevius mi fissò per qualche secondo con un sorriso appena accennato. «Sembri in forma.» Disse un filo di voce.
 
 
«Già.» Risposi sorridente, mi alzai di scatto dal letto e mi diressi in un lampo al piano inferiore, in un lampo, mi sentivo piena di energie, e avevo anche un colorito più decente.
Ero così felice di quella nuova energia, entrai in casa sorridente e tornai in camera da letto al piano superiore, decisi di punzecchiare un po' Nevius.
 
«Adesso sono forte anch'io, così non mi rinfaccerai più che ogni tanto devi salvarmi la vita.»
 
 
Non vi fu alcuna risposta.
 
«Nevius?»
 
Ancora niente, mi avvinai calma al letto, potevo vedere la sua figura nello stesso punto in cui l'avevo lasciato.
«Non ti va di parlare?» Mi avvicinai pian piano a lui e ad ogni passo sentivo una fitta al cuore, posai la mano delicatamente sul suo viso, aveva lo sguardo fisso nel vuoto e quel mezzo sorriso ancora accennato.
 
«Nevius... ti prego... no... non puoi....» Scrollai le sue spalle cercando di creare una reazione a lui, avvicinai la testa sul suo petto, il battito era assente.
Il panico iniziò a prevalere su qualunque pensiero coerente.
 
«Nevius ti prego rispondi,svegliati!» Mi precipitai verso il cellulare e chiamai gli altri generali che in un lampo si precipitarono da me.
 
Zachar si avvicinò velocemente verso il suo amico, e sbiancò non appena lo vide, si accasciò a terra e iniziò a piangere Jack e Kaspar non parlavano.
Li fissavo confusa e spaventata.
 
«Vi prego dite qualcosa.»
 
Kaspar aveva lo sguardo basso, serrò i pugni tremolanti. Jack non faceva altro che ripetere che non potesse essere davvero andata in quel modo, Zachar non parlava, piangeva solo.
Ed io, io ero disperata li fissavo tutti velocemente alla ricerca di una soluzione, avevo bisogno di qualche speranza.
 
«Allora? C'è qualche possibilità?»
 
Zachar scattò in piedi e mi fissò rancorosa. «Tu non dovevi permetterglielo.
Lui ha sempre messo te prima di tutto, non dovevi permetterglielo!» Poi si rivolse agli altri generali. «Avete visto? Ora capite perché mi opposi fin dall'inizio? Lo sapevamo che questo sarebbe successo.»
 
Era amareggiata, aveva lo sguardo puntato nel vuoto e l'espressione persa.
 
 
Kaspar si avvicinò a lei e cauto e la strinse tra le braccia. «Sento una lieve energia vitale in lui, e comunque è inutile agitarsi adesso, bisogna cercare una soluzione.»
 
 
Jack fissò per un secondo fuori dalla finestra poi riprese. «Potremmo cercare negli archivi di Queen Berly, lei ci ha resuscitato, potrebbe funzionare ancora.»
 
 
Lo guardammo tutti e tre speranzosi, Jack era l'unico rimasto lucido, ed era anche l’unico che stava davvero pensando a una soluzione, la sua espressione d'un tratto variò, adesso era molto più titubante e preoccupata. «C'è però la possibilità che non torni proprio come lo ricordiamo.»
 
Lo guardammo tutti confusi, nessuno riusciva a capire cosa intendesse. Lui se ne accorse e chiarì subito il suo dubbio. «Le possibilità che Nevius torni, privo d'umanità sono molto alte, quando siamo tornati in vita eravamo corrotti e malvagi, potrebbe succedere anche a lui, di nuovo.»
Mi avvicinai a Jack e gli appoggiai le mani sul petto, guardandolo con gli occhi lucidi.
 
 
«Non m'importa! Per favore Jack, andiamo.»
 
Zachar mi fulminò con lo sguardo, mi sentii totalmente impotente. «Tu non vieni da nessuna parte! Hai insistito per portare avanti la gravidanza, Nevius è momentaneamente fuori uso a causa di questo bambino, il minimo che tu possa fare e stare lontana dai guai.»
 
Annuii a testa bassa, aveva ragione.
 
Jack mi guardò negli occhi e mi rincuorò con un dolce sorriso, «Nevius è uno forte, sopravvive alle situazioni più avverse, lo sai, ci riusciremo anche stavolta.»
 
Lo abbracciai ringraziandolo e poi li guardai allontanarsi, con il mio amato Nevius.
 
Mi ritrovai da sola in casa, e tutto mi parve soffocante e privo di vita, fissai le varie foto alla ricerca di qualcosa che mi facesse sentire meglio, ma ottenni solo l’effetto opposto.
 
Senza più nessuna lacrima mi avvicinai all’armadio di Nevius, tirando fuori la sua amata giacca viola, la strinsi a me più forte che potevo e sperai che tutto questo potesse presto finire, non ne potevo più, avevo bisogno di tranquillità, ma il destino ancora una volta si stava accanendo su di me. 

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Capitolo 29
*** Four Hell king ***


Soffrivo ogni giorno della mia vita ormai, il dolore era l'unica cosa che riuscivo a provare, non avevo più notizie né dei generali né tanto meno di cosa fosse successo a Nevius.
Ero quasi sicura che da lì a poco sarebbe arrivato il mio momento, mancavano poche settimane ormai.
Passavo le giornate a letto, aspettando che avvenisse qualcosa, che qualcuno si ricordasse di me.
 
"Era la conseguenza della mia scelta". Dissi tra me e me.
 
Un dolore acuto scombinò ogni mio pensiero, «Non adesso per favore.»
 
Mi guardai allo specchio e stavo peggio di prima, avevo bisogno di rassicurazioni, di sapere cosa fosse successo. Dunque decisi di farmi forza e di andare da Bunny, lei avrebbe potuto aiutarmi, era l’unica che poteva farlo.
 
 
Quando andai da Bunny lì con lei c’era Marzio, che tra le braccia cullava la piccola Chibiusa.
 
Dopo averli salutati e dato un bacio alla piccola fui diretta, senza troppi giri di parole gli feci la mia richiesta. «Dovete aiutarmi, devo andare al Dark Kingdom.»
 
Mi guardarono sconvolti e ignari, non sapevano nulla dell'accaduto dunque decisi di raccontargli ogni cosa.
Alla fine del racconto erano ancora più shoccati e confusi, Bunny non era assolutamente convinta di mandarmi al Dark Kingdom.
 
 
 
«Vi prego! Ho bisogno di sapere qualcosa.»
 
Mi guardavano come se fossi pazza, e forse lo ero.
 
 
Bunny era seriamente preoccupata, «Nina, nello stato in cui ti trovi…non è sicuro.»
 
 
Mi avvicinai a lei e la guardai supplichevole, «Ti prego, Bunny, io ho bisogno di sapere qualcosa.»
 
 
Marzio mi si avvicinò e mi appoggiò una mano sulla spalla, per rincuorarmi.
 
«Ti accompagneremo, infondo anch’io sono preoccupato per i ragazzi, è da qualche giorno che non danno più notizie.»
 
 
 
Una volta arrivati provammo tutti una sensazione quasi nostalgica, guardai Bunny negli occhi e contemporaneamente tornammo indietro nel tempo.
La scuola, i compiti, i bei ragazzi, la prima cotta, Nevius, le bugie, le rivelazioni, il primo bacio, le battaglie e infine il matrimonio.
Dei flash velocissimi mi passarono nella mente, quel posto non era positivo tuttavia non riuscivo a non sentirmi felice, mi ricordava dei quattro anni precedenti, e di quando incrociai i suoi occhi, e di quanto desiderassi rivederli.
Bunny non lasciò mai la mia mano, mi sentii sollevata da quel gesto ma potei sentire la tensione.
Camminammo lungo il corridoio scuro alla ricerca di qualcosa, ma niente.
 
 
«Qui non c'è nulla.» Disse Marzio deluso.
 
 
Quando arrivammo al corridoio principale, si udivano in sottofondo dei piccoli rumori, iniziammo a guardarci circospetti lungo la grande stanza oscura.
 
 
«C'è qualcuno?» Chiese Marzio sempre più agitato.
 
 
In risposte una voce, una voce troppo familiare al mio cuore per non poter essere  riconosciuta.
 
 
«Ma come mio principe, i tuoi amichetti sono tornati e tu?  Neanche te ne sei accorto?»
 
 
Avanzarono verso di noi quattro figure fin troppo familiari, a destra Zachar a sinistra Kaspar dai lati opposti Jack e.. Nevius.
 
 
 
«Indovina un po' chi è tornato in città.»
 
 
 
Non potei non riconoscere la sua voce, uscì dall'ombra e guardò maligno verso di me.
 
 
 
«Ciao amore mio, sono tornato.»

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Capitolo 30
*** Artorias ***


Bunny e Marzio si trasformarono all'istante, io cercai in qualche modo di scappare, ma fu tutto inutile, era già di fronte a me.
Non posso negare d’aver provato un’immensa felicità nel rivederlo lì di fronte sano e salvo, ma il suo sguardo mi spaventava, sembrava seriamente un'altra persona, non era neanche quello che avevo visto la prima volta, era totalmente accecato dall’odio.
 
 
«Hai paura amore? Non volevi rivedermi?»
 
 
Quello sguardo mi paralizzò, non l'avevo mai visto così, neanche agli inizi, il suo sguardo non era mai stato così perfido.
 
 
 
«Ne.. Nevius stai bene?»
 
 
 
Sorrise sghembo e malvagio insieme. «Benissimo, mi sento felice, finalmente sono libero .»
 
 
«Libero?» Dissi confusa.
 
 
 
«Da te, e da tutti i problemi che mi hai dato.»
 
 
 
 
Il suo viso si fece serio e colpì dritto al mio cuore.
 
 
«Voglio essere buono con te, infondo hai risvegliato il mio cuore.» Rise sarcastico,  «O almeno ci hai provato. Dunque ti darò un po' di vantaggio per scappare.»
 
 
 
«Non voglio scappare.»
 
 
Inarcò un sopracciglio e assunse un’espressione disgustata. «Perché devi sempre essere così?»
 
 
Non riuscivo a formulare pensieri coerenti, ero solo confusa e frastornata, inoltre stavo di nuovo provando dolore fisico a causa del bambino.
 
 
«Così come?»
 
 
«Sciocca.»
 
 
Fece schioccare la bocca in modo perfetto.
 
 
 
«Stai sempre lì a guardarmi, con quegli occhioni innamorati.» Si morse il labbro crucciato.
 
 
«Come se avessi bisogno di questo.»
 
 
 
 
«Hai dimenticato tutto?» Dissi afflitta.
 
 
 
Mi fissò di nuovo e poi riprese col suo sorriso sghembo. «E' proprio quello il mio problema Nina, io ricordo tutto.»
 
 
Si prese una lunga pausa osservando l'aria circostante, il suo viso divenne di nuovo afflitto, poi tornò nuovamente a me. «Speravo fosse un incubo. Ero così debole...
Tu! Mi hai reso debole, il pensare a te, il sentirmi legato a te, che con quegli stupidi sentimenti mi tenevi rovesciando le tue lacrime sopra la mia … fine…
 
E pensare che gli altri mi avevano avvertito: "Può essere bello, ma lascia stare”.»
 
 
Lo guardai sconvolta. «Non eri costretto.»
 
 
La sua espressione divenne delusa. «Mi meraviglio di te Nina.»
 
 
Mi guardai intorno, per sincerarmi delle condizioni di Bunny e Marzio e fortunatamente tenevano testa ai tre generali, in seguito arrivarono anche le altre Sailor chiamate da Bunny e lottarono contro i tre, io e Nevius continuavamo a fissarci negli occhi senza dire una parola, mi sentii la bocca secca e le gambe tremanti.
Tuttavia una scarica d’adrenalina invase il mio corpo e iniziai a correre, Nevius non si lasciò seminare neanche per un attimo, iniziò a ridere di gusto.
 
 
«Come se tu potessi sfuggirmi.»
 
 
Ero spaventata e inoltre iniziavo a sentirmi affaticata, i dolori stavano tornando a farsi sentire, quando tempestivamente arrivò Makoto in mio soccorso, che attaccò Nevius.
 
 
«Sono stati corrotti dal sortilegio di Berly.
Nina scappa! Lo sistemo io.»
 
Mi nascosi in un angolo per recuperare un po' le forze ma il dolore era sempre più forte. Iniziai a tirare dei lunghi respiri, ma il dolore mi stava dilaniando. Mi resi subito conto di quello che stava per capitarmi, il mio tempismo come al solito era perfetto.
Lo tirai lentamente fuori, il mio vispo bambino aprì gli occhi e m’illuminò, avevo lo stesso sguardo di suo padre, avrei voluto tenerlo tra le mie braccia, ma per la sua incolumità decisi di adagiarlo sotto la mia gonna cercando di pulirlo al meglio che potevo, era ricoperto di sangue così come le mie mani e il pavimento sotto di me, e come se non bastasse, sentivo un dolore atroce causato dalla ferita.
 
Gettai un’occhiata in alto per sincerarmi delle condizioni dei miei amici, poi mi girai verso Nevius che tempestivamente si liberò di Makoto stordendola.
Si girò verso di me con un sorriso a dir poco ostile, cercai di nascondermi meglio che potevo mentre Bunny continuava a urlare la formula col suo scettro.
Sbattei gli occhi veloci e mi ritrovai Nevius attaccato al mio viso.
 
 
 
«Ti sono mancato?»
 
Tremai, e iniziai a sudare dal nervosismo, mi passai la mano sulla fronte cercando di calmarmi al meglio che potevo, ma avevo profondamente paura, ma non per me stessa, temevo che se Nevius si fosse accorto del bambino gli avesse fatto del male.
 
 
«Ti prego Nevius.. io.. io ti amo.» Dissi farfugliante.
 
 
 
«Lo so.» Disse calmo.
 
Fissò il suo sguardo accusatorio su di me, mi odiava, avevo risvegliato i suoi sentimenti e mi disprezzava per questo, suppongo che fosse il prezzo da pagare per aver voluto amare l’uomo che tutti definivano “sbagliato”.
 
Continuavamo a guardarci negli occhi intensamente quando entrambi fummo ripresi dalle urla furiose del bambino che aveva totalmente reso vano il mio tentativo di nasconderlo, il mio sguardo variò, ero terrorizzata, non sapevo come avrebbe potuto reagire.
Nevius mi guardò stordito e interdetto, stava cercando di capire cosa stesse accadendo, per un attimo rividi il mio Nevius.
 
D’un tratto divenne pallido e fissò il pavimento, accorgendosi solo adesso del sangue che mi circondava. Poi alzò lo sguardo di nuovo verso di me, istintivamente presi il bambino tra le mie braccia per cercare di calmarlo, guardando sempre verso di lui.
Il piccolo pose una manina sul mio petto e puntò l'altra verso il suo papà, Nevius gli si avvicinò delicatamente e toccò la sua mano con la punta delle dita.
 
 
«E' Artorias.» Disse accennando un leggero sorriso, i suoi occhi erano lucidi.
 
Nevius cambiò improvvisamente espressione, e mi aiutò a sollevarmi in piedi, tenendo sempre stretto il bambino tra le braccia, ma non facemmo in tempo a voltarci, una scarica d’energia avanzava verso Nevius.
 
Un’altra botta d’adrenalina invase il mio corpo, mi gettai con forza su Nevius per evitare che il raggio lo prendesse, ma inevitabilmente fui colpita io.

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Capitolo 31
*** My choice for love ***


Mi trovai disteso a terra con Nina sopra di me, mi accorsi troppo tardi cosa fosse capitato, rapidamente riacquistai tutta la lucidità, e tornai di nuovo in me, mi guardai intorno spaesato, avevo un groppo allo stomaco, la situazione era chiara ma non riuscivo ad accettarla.
Avevo il bambino e Nina stretti al mio petto, mi sincerai delle loro condizioni, fortunatamente Artorias era incolume, ma quando voltai Nina, mi accorsi della grossa ferita che aveva sul petto.
Si era frapposta tra me e il colpo sferrato.
Fui distratto dal pianto del bambino, lo vidi tremare, così mi tolsi la giacca e lo avvolsi al suo interno.
 
Dedicai di nuovo la mia attenzione a Nina, che era esamine e tremante, ansimava copiosamente e non riusciva a proferire parola, la strinsi più forte cercando di fermare l’abbondante perdita di sangue, ma non sembrava esserci verso.
 
 
«Nina… perché?» Le chiesi, in preda alla disperazione, si voltò per quanto le fosse possibile e mi dedicò uno dei suoi meravigliosi sorrisi.
 
 
«Perché ti amo.»  
 
 
 
Non riuscì a dire altro, e lentamente chiuse gli occhi.
 
 
«Nina, Nina ti prego...Nina»  la scrollai più volte, senza ottenere alcuna reazione.
 
Abbassai l’orecchio verso il suo petto e non udii alcun battito.
 
 
Era morta.
Non è possibile.
Le mie mani iniziarono a tremare, passai più volte la mano nei capelli, tirandone qualche ciocca per la troppa forza, il mio stomaco faceva le capriole, il dolore era sempre più intenso, sentivo mancarmi il fiato.
Non è possibile.
La scrollai ancora una volta debolmente, ma non avevo forza nelle mani, tutta l’energia mi aveva abbandonato, stavolta ero davvero debole.
 
Sentii una lacrima graffiami il viso, fu una sensazione davvero strana per me, da quant’era che non piangevo? E che importanza aveva adesso.
L’unica persona che amavo era morta, era morta per colpa mia.
 
Alzai gli occhi al cielo disperato, e implorai singhiozzante.
 
 
«Stelle…. Lo so, sono stato un custode orribile, ho usato il vostro potere per fare del male, non vi ho mai dato il giusto merito, né vi sono mai stato grato.»
Serrai i pugni dal dolore e strinsi forte la stoffa della camicia di Nina, la guardai per un attimo e poi rialzai di nuovo gli occhi al cielo, «Vi prego, non portatemela via, prendete la mia vita vi prego, lei è innocente.»
 
Dissi tutto urlando, o almeno credevo, la verità è che non avevo più fiato, qualunque cosa mi aveva abbandonato, ero solo nella mia disperazione, il dolore fu davvero immenso, abbassai la testa sul petto di Nina.
Iniziai a piangere ancora di più, ero in preda alla disperazione, l’unica cosa che udivo erano i miei singhiozzi, non ero più cosciente del fatto che intorno a me ci fosse una battaglia, non sentivo assolutamente nulla, solo il mio dolore.
Piansi così tanto che neanche capii quanto tempo era passato, mi parve un eternità, ma probabilmente furono pochi secondi.
Quando sollevai lo sguardo, non ero più nel dark Kingdom, e Nina non era più lì con me.
I miei abiti erano cambiati, adesso indossavo la divisa bianca, era immacolata, senza alcun segno, di fronte a me vi era uno specchio.
 
Alle sue spalle apparve il santuario degli Shitennou. Cercai di recuperare l’energia per sollevarmi, e mi misi in piedi.
Andai verso la villa e la guardai come fosse la prima volta, c’erano le nostre statue e le quattro divise viola appese, vi erano tanti dipinti che ci raffiguravano, anche in momenti in cui ero sicuro che non fossimo mai stati raffigurati.
 
 
La grande stanza era ricoperta da una luce bianca, e infondo a essa vi era una donna.
 
 
Mi avvicinai lentamente e sussultai quando la riconobbi.
 
La mia mamma.
Era bella, indossava una divisa simile a quella delle Sailor, il suo corpo era snello, e il suo sorriso era dolce e amorevole.
Volse lo sguardo verso di me e mi sorrise.
 
“Vale la pena morire per la persona che ami”.
 
 
Poi la scena mutò, e mi mostrò tutte le battaglie che avevo affrontato.
 
Rividi una a una tutte le cicatrici, e il modo in cui me le ero procurate, sentii il dolore delle armi, nel momento in cui mi venivano inferti dei colpi, e realizzai che il novanta percento della mia vita era passato a fare questo.
 
La scena cambiò di nuovo, c’era Zachar dormiente sul tavolo, che mi aspettava da una delle mie notti, era così amorevole, così gentile, ma cambiava repentinamente quando rientravo.
Non mi avrebbe dato la soddisfazione di vederla preoccupata per me.
Poi c’eravamo noi quattro, sempre insieme, sempre uniti da quell’amore fraterno che, nonostante le discussioni non ci abbandonava mai.
 
Vidi tutte le volte che avevamo provato a ricominciare come dei ragazzi normali, senza mai riuscirci, e tutte le volte che c’eravamo illusi invece di poterlo essere.
 
Vidi Zachar in lacrime, “Sono stanca di essere un generale, voglio essere una persona normale.”
 
 “Sei nata per questo, hai scelto la missione.”




 
“Sono stanca della missione, scegliamo la vita per una volta.”
 
 
E poi di nuovo lo scenario cambiò, il campo di battaglia, la morte, la desolazione.
Vidi noi quattro cadere uno ad uno, e la finta possibilità che Berly ci donò, tutto quel dolore, tutto quel male, tutta la sofferenza inferta alle persone.
 
«Che orrore.» dissi scuotendo la testa, cercai di cacciare il male che avevo fatto, ma era intriso nella mia storia, io ero quello.
 
Un forte bagliore invase la stanza, e una volta sfumato rividi il mio arrivo sulla terra, poi di seguito tutto il mio trascorso, passò tutto veloce davanti ai miei occhi.
 
Ancora la voce di Zachar, «Scegli la vita.»
 
 
I flashback mi stavano confondendo, riprovai per un attimo tutte quelle sensazioni messe insieme, potei sentire i rami elettrici conficcarsi nel mio braccio, che timidamente toccai per assicurarmi che non ci fosse nulla.
 
 
Udii la sua voce piangere per me, mi ossessionava, non volevo più vederla soffrire, il suo pianto divenne sempre più forte.
Caddi sulle ginocchia e passai disperato le mani nei capelli.
 
«Ti prego, basta.»
 
Chiusi gli occhi umidi e cercai di riprendermi dallo smarrimento, ero certo del fatto che mi sarebbe scoppiata la testa.
 
 
Quando li riaprii, mi ritrovai Nina davanti.
 
 
Non era come la conoscevo ora, ma come la prima volta che la incontrai.
 
 
“Mr. Stan, si ricorda di me?”
 
Portava il suo adorato fiocco verde tra i capelli, e indossava la divisa scolastica, era felice, spensierata, e…. al sicuro.
 
Nina era al sicuro prima che arrivassi.
 
 
 
 
E venne la sera nel centro commerciale.
 
 
«Vuoi dirmi che sei qui solo per Maxfield?»
 
 
«Io ti amo.»
 
 
E svenne.
 
Quello ero io, davvero io, avevo l’odio negli occhi, non m’importava nulla di lei, le sottrassi l’energia a tal punto da farle mancare le forze.
Un brivido attraversò il mio corpo.


 
«Cosa ti ho fatto?»
 
 
Una nuova immagine
 
 
Nina davanti a me. Aveva le braccia allargate nell’intento di farmi scudo, e lo sguardo autoritario. «Perché lo amo, e sarei pronta anche a sacrificare la mia vita pur di salvarlo.»
 
Iniziai di nuovo a singhiozzare, non riuscivo a trattenere il dolore che stavo provando, perché avevo fatto questo a lei, che aveva sempre messo me davanti a ogni cosa.
Ancora una nuova immagine.
 
 
Nina seduta sullo scivolo con la testa tra le mani, Bunny accanto a lei che cercava di consolarla.
 
 
«So bene che è malvagio, ma non posso farci nulla, lo amo lo stesso.»
 
 
Il mio petto si strinse, e per qualche secondo mi sentii soffocare.
Lei era l’unica persona che mi aveva amato davvero, dall’inizio, ed io l’avevo solo usata, l’avevo usata per i miei scopi, avevo sfruttato i suoi sentimenti per i miei propositi, e in seguito l’avevo egoisticamente incatenata a me, l’avevo messa in pericolo a causa della vita che facevo, e neanche riuscivo a permetterle di vivere la sua senza me.
 
 
Lei aveva scelto me, ma io non avevo scelto lei, non totalmente.
 
Stavo cercando di vivere come una persona normale, ma non lo ero, non avrei mai potuto darle la felicità che meritava.
 
 
Mi ritrovai di nuovo da solo, con lo specchio di fronte a me. Asciugai gli occhi col guanto e lentamente mi avvicinai allo specchio.
 
La luce delle stelle improvvisamente mi circondò, non so perché, ma in quel momento mi sentii felice, come se fossi finalmente al sicuro, nel mio luogo protetto.
 
Mi avvicinai di fronte allo specchio, e vidi limpidamente il mio riflesso.
 
“Scegli la vita Nevius.”
 
Lo toccai delicatamente con la punta delle dita, potei sentire il gelo che esso emanava nonostante i guanti.
Non appena il contatto con la mia mano fu totale lo specchio si frantumò, ogni frammento rifletteva un momento diverso, li osservai uno a uno, mentre il gelo della camera si faceva sempre più intenso. La luce delle stelle divenne più pensate, e le forze mi abbandonarono totalmente, mi lasciai cadere a terra, come quando ero arrivato lì, avevo freddo, e le forze avevano totalmente lasciato il mio corpo.
Era arrivato il momento.
 
 
“SCEGLI LA VITA NEVIUS”
 
 
 
~*~ ~*~ ~*~~*~ ~*~ ~*~~*~ ~*~ ~*~~*~ ~*~ ~*~~*~ ~*~ ~*~~*~ ~*~ ~*~
 
Aprii gli occhi di scatto, mi sentii terribilmente confusa, e la testa mi faceva male.
Mi guardai intorno sconnessa, ero convinta di essere stata colpita dal fascio di luce, cos era successo?
Mi trovavo ancora nel dungeon e tutti continuavano la loro lotta, mi girai subito verso Artorias, e lo trovai addormentato nella giacca di Nevius, lo avvicinai e lo accarezzai delicatamente, mi rigirai alla ricerca di Nevius, e lo trovai disteso a terra, mi adagiai su di lui e lo sentii respirare, tirai un profondo sospiro di sollievo.
 
Continuai a perlustrare il mio petto alla ricerca della ferita, ma non vi era più nulla, il mio corpo non si sentiva minimamente stanco, avevo riacquistato tutte le forze, nemmeno più i segni della gravidanza vi erano, come se tutto quello che fosse capitato prima fosse stato totalmente cancellato.
 
Alzai gli occhi al cielo alla ricerca di Bunny, e la vidi più di una volta pronunciare la formula del suo scettro, senza ottenere però alcun risultato.
Mi strinsi di nuovo a Nevius tentando di risvegliarlo, ma ancora una volta non ci fu verso, sembrava aver perso i sensi.
Fui distratta dalla voce di Bunny, che per l’ultima volta gridò.
 
 
«Cristallo purificatore azione!»
 
 
Un enorme fascio di luce invase tutto il Dark Kingdom, e poi di nuovo il buio.
 
 
Quando riaprii gli occhi, erano tutti accasciati a terra, fortunatamente sembravano integri.
 
Io e Nevius ci risvegliammo in contemporanea, mi guardò per qualche minuto in modo dispiaciuto, poi si avvicinò, e mi strinse forte. «Perdonami amore mio.»
 
Quell’abbraccio mi fece tremendamente bene, eravamo tornati, eravamo di nuovo noi, anche quest’ennesimo ostacolo era stato sconfitto, prese il mio viso tra le mani e mi guardò sorridente.
 
«Avevi ragione, non hai più bisogno che io ti salvi, sei una donna forte.»
 
 
E mi diede un dolce bacio sulla fronte.
 
Sentii un brivido attraversare il mio corpo, finalmente era tornato tutto al suo posto, non dovevo più temere di perderlo, stavolta era davvero finita.
 
«E' sempre grazie a te. Se oggi sono quella che sono lo devo a te.»  
 
 
Si mise con calma in piedi e prese me e il bambino tra le sue braccia, cercai d’alzarmi ma non ci riuscivo, tutte quelle sensazioni mi avevano immobilizzata, dunque decisi d’abbandonarmi tra le sue braccia.
 
 
Nel frattempo anche gli altri si misero in piedi.
 
 
Jack si avvicinò a Rea e la abbracciò teneramente, scusandosi.
 
 
Anche Kaspar e Zachar si misero in piedi e si avvicinarono alle Sailor per aiutarle.
 
Erano tutti malconci, ma almeno avevano ripreso il senno.
 
 
Nevius guardò verso Bunny stanca e sfasata, «Abbiamo fatto un bel casino, eh Bunny?».
 
 
 
Bunny sbuffò e alzò gli occhi al cielo. «Ormai siamo abituati.» Poi si prese qualche secondo e riprese. «Possiamo tornare a casa? Ho fame.»
 
 
 
Una rimbombante risata invase il dungeon.
 
 
Stavolta finalmente sarebbe iniziata la nostra vita "normale" per quanto ci fosse possibile, ovviamente.
 
Ci stringemmo tutti vicini, e ci abbracciammo, ero felice, non potevo essere più felice di così.
 
 
 
Nei giorni successivi tutto procedette in modo normale, anche se era successo qualcosa, qualcosa era cambiato, Nevius aveva qualcosa di nuovo, perfino il suo aspetto mi pareva diverso, il suo sguardo, qualcosa era successo, ma davvero non riuscivo a capire cosa.
 

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Capitolo 32
*** The miracle of love ***


Nonostante l’energia donatami da Nevius, alla fine sarei morta come tutti i terrestri, questo pensiero mi tormentava, vedevo lui e mio figlio crescere davanti ai miei occhi e il pensiero di dover invecchiare e morire mi angosciava, non volevo perdere tutto questo, dormivo ogni notte con quest’idea che mi tormentava.
 
Era passata una settimana dalla battaglia nel dark Kingdom, al momento ero in maternità, dunque il mio impiego da medico era momentaneamente sospeso, mentre Nevius era diventato un astronomo, era così felice quando si parlava di stelle che intraprendere questa carriera era inevitabile, non che avessimo bisogno di soldi, ma non era mai stato il tipo da stare a casa a far nulla.
In attesa del suo ritorno decisi di preparargli una torta, ovviamente sempre grazie all’aiuto del ricettario, per adesso andava bene così.
 
Artorias era disteso nella sua culla, giocava con le stelline appese sopra, e di tanto in tanto mi dedicava qualche dolce sorriso.
 
La finestra si aprì leggermente a causa del vento, trascinò rapida qualche pagina di un libro lasciato sulla tavola la sera prima, ed espanse ancora di più l’odore di cioccolato.
Sentii la porta aprirsi e mi voltai rapida.


 
«Amore mio, sono a casa!»


 
 
Lo accolsi con un raggiante sorriso, «Bentornato, ti aspettavo.»
 
 
Presi il bambino tra le braccia e mi avvicinai a lui. «Ciao paparino, ti stavamo aspettando.»
 
Sorrise a quel nomignolo e si avvicinò delicato per baciarci e stringerci forte.
 
 
 
«Ti ho preparato una torta, ti va?»
 
 
Prese Artorias tra le braccia e mi seguì verso il tavolo, ci sedemmo mentre lui osservava allegramente la torta.
«Sembra commestibile.»
 
Lo fulminai con lo sguardo, mentre lui scoppiò a ridere, «Se continui così non ne avrai nemmeno una fetta.»
 
Feci per prendere il coltello, ma in contemporanea con me anche Nevius fece lo stesso, e accidentalmente si tagliò.
 
«Aho!»
 
Nevius tirò rapidamente la mano, la sua espressione era molto dolente, mi meravigliai, l’avevo visto numerose volte in battaglia, aveva ricevuto tagli ben più profondi di così, e poche volte ricordavo un suo verso di lamento, inoltre il taglio non era così profondo.
 
Si accorse del mio sguardo su di lui e sorrise.
 
«Vado a prendere un fazzoletto.»
 
 
«Stai, te lo prendo io.»
 
Mi avvicinai per medicargli la ferita, ma restai alquanto perplessa da ciò che vidi, delle piccole macchioline rosse fuoriuscivano dal taglio, lo guardai stranita, mentre lui mi osservava ancora sorridendo.
 
«Il tuo sangue…è-»
 
 
«Rosso?»
 
Continuai a essere perplessa, avevo già visto Nevius sanguinare, ero più che certa del fatto che il suo sangue fosse di un altro tipo di colore, un colore più simile al verde, dovuto forse alla sua natura immortale.
 
«Che cosa è successo?»
 
Strinse il tovagliolo intorno al suo dito, continuando a sorridere.
Ero confusa, non proferiva parola, voleva forse che lo intuissi, probabilmente la risposta era lì davanti a me, tuttavia non riuscivo a pensare, mi sentivo così stravolta da non riuscire a osare. Dissi la prima cosa che mi venne in mente, una cosa senza senso e stupida.
 
«Ti ho fatto male col coltello, scusami.»
 
Si avvicinò a me e dolcemente posò la mano sul mio viso, accarezzandomi la guancia. «Penso che queste siano cose normali..per gli umani, devo ammettere che il colore rosso ci sta meglio.»
 
 
Iniziai a piangere e posai le mani davanti al mio viso, «Nevius.. non era necessario. Potevi essere eterno.»
 
 
Si avvicinò a me e asciugò come sempre le lacrime sul mio viso, poi mi guardò dritto negli occhi,
 
 
«A cosa mi serve essere eterno senza di te.»
 
 
 
 
«Questo vuol dire che…» Non riuscivo a trattenere l’emozione, ne a formulare alcuna parola, riuscivo solo a pensare alla straordinarietà di ciò che mi stava capitando.
 
 
«E’ finito il tempo delle missioni, dei rischi, delle lotte, o di altre cose strane, sono solo Nevius adesso, non sono più uno Shitennou.»
 
 
 
«E le tue stelle?»
 
 
Alzò la testa verso il cielo col sorriso sulle labbra, «Sei tu l'unica stella per cui voglio vivere Nina. E tra le altre cose questo non ha cambiato niente, ho mantenuto le mie abilità di lotta, sia con armi sia a mani nude, ma non ho più alcun potere magico.»
 
 
Mi strinsi forte a lui ancora con le lacrime agli occhi, «Perderai tutti i tuoi amici, come farai senza di loro?»
 
 
«Non avrei rinunciato a te in ogni caso, e comunque, siamo tornati tutti com’eravamo.»
 
 
Si prese qualche secondo e poi proseguì, «Zachar voleva un figlio, e quando ha saputo che io ero riuscito a tornare umano ha voluto farlo anche lei.
Ovviamente, anche Kaspar ha ceduto la sua immortalità.
Jack invece ha detto testuali parole “Cosa diavolo faccio se voi ve ne andate?”, ed è tornato umano anche lui. »
 
 
Alzai la testa verso di lui che non smetteva di guardarmi, né di sorridere, mi sentii pervasa dal suo amore, non sapevo mai come ricambiare tanto amore.
 
 
Stavolta ero sicura del fatto che non avesse letto il mio pensiero, tuttavia le sue parole mi lasciarono di sasso.
 
 
«Non devi ricambiare proprio a nulla Nina. Sto solo ricambiando al dono che tu per prima mi hai fatto.»
 
 
«E quale sarebbe?»
 
 
«Nina, non ero niente, non avevo scelto nulla, non sapevo che fine avrei fatto, e quello che facevo prima di incontrarti non era nemmeno gratificante, tu hai generato una nuova vita, mi hai dato una ragione per esistere.»
 
 
«Pensi che finire la tua vita accanto a me valga quanto l’immortalità?»
 
 
 
 
Sorrise come se avessi detto la cosa più sciocca del mondo, mi voltò le spalle e guardò la torta.
 
 
«Ho fame.»
 
 
Tagliò il primo pezzo di torta e me lo porse, poi ne tagliò uno per sé, poi ne passò uno a me, aveva ancora il bambino tra le braccia, e gli passava qualche piccolo pezzettino.
 
«Ti piace il cioccolato? io non mi ero mai accorto di quanto fosse buono.»
 
 
 
 
Si sporcò leggermente le labbra mentre gustava con passione la sua torta, lo guardi e non potei fare a meno di sorridere, mi sentivo così bene, sembrava un bellissimo sogno, ma non lo era, mangiai la mia torta con fame e lo guardai fare lo stesso.
 
Quando finì la sua fetta, si pulì delicatamente le labbra e mi scrutò sospettoso.
 
 
«Vuoi fare una passeggiata?»
 
 
«Sì, volentieri, vado a preparare il bambino.»
 
 
Lo presi tra le mie braccia e lo portai nella sua camera, e dopo avergli fatto indossare un bel completo, lo adagiai delicatamente nel passeggino.
Poi passai a me.
Presi una gonna azzurra e la provai velocemente prima di gettarla rapida sul letto, poi una camicetta rossa, e infine un tubino rosa.
Nulla sembrava andar bene, mi osservavo poco convinta allo specchio, alla ricerca di qualcosa che mi piacesse.
Aggiustai accuratamente il fiocco tra i capelli e mi accorsi che Nevius osservando i vestiti che man mano lanciavo.
Dopo il millesimo indumento, sbuffai esasperata, nulla sembrava starmi bene, ero tremendamente nervosa, come se quello fosse il primo appuntamento.
Gettai un’occhiata esasperata verso di lui, «Nevius, aiutami a scegliere.»



«Amore, è solo una passeggiata, non dobbiamo andare ad uno dei galà di tua madre.»


 
Sorrisi mordendomi il labbro «Appunto, sei più importante degli stupidi galà.»
 
 
Finalmente decisi cosa mettere. Indossai una camicia blu notte con sotto un jeans e dei tacchi non troppo alti.
Quando uscimmo di casa diedi un occhiata veloce al mio consorte. Portava una camicia beige e sopra un cardigan nero, ed un jeans anch’esso nero.
 
Mi fermai ad osservarlo, lui era intento ad aprire la macchina quando mi guardò in modo curioso, «Cosa c’è? Perché mi guardi in quel modo.»
 
 
«Sei bellissimo.»
 
 
Nevius abbassò lo sguardo, lo vidi arrossire per la prima volta e fui piacevolmente colpita da quell’azione involontaria.
 
Entrammo in auto e ci dirigemmo al parco.
 
 
 
 
Eravamo seduti sotto il nostro solito albero col passeggino accanto, ero appoggiata con la testa al suo petto ed entrambi fissavamo il cielo.
 
 
«Ha sempre fatto così freddo in questo periodo?»
 
 
«Sì.»
 
 
«Per fortuna ci sei tu allora.»
 
Gli diedi un buffetto sulla spalla e sorrisi, lo vidi con l’espressione torva e interrogativa.
 
 
«Qualcosa non va?»
 
 
«Dovremmo comprare lo shampoo più tardi, stamattina i miei capelli erano più lisci del solito.»
 
Non riuscii a trattenere la risata, e rise in automatico insieme a me. «Stai riscoprendo i piaceri della vita?»
 
 
Assunse un’espressione buffa prima di rispondere, «No, quelli li avevo già scoperti, diciamo che li sto approfondendo.»
 
Posai delicatamente la mano sul suo petto e per la prima volta fu lui a trasalire al mio tocco.
 
«L’ho sempre provato, solo che adesso lo vedi anche tu, e ne sono felice.»
 
 
«C’è qualche sensazione che provi allo stesso modo?»
 
 
 
«La rabbia e la gelosia, sarà che l’espressione corrucciata mi riesce sempre bene.»
 
 
In quel preciso istante una ragazza ci passò davanti, e lanciò un’occhiata maliziosa verso Nevius, che in automatico guardò verso di me.
Serrai i pugni e digrignai i denti, serrò le sue mani intorno alle mie braccia e posò le sue labbra delicate sul mio collo.
 
 
«Neanche tu scherzi, però.»
 
 
«Che tu sia mortale o no rimani sempre perfetto.»
 
 
Fece spallucce e sorrise compiaciuto. «Si chiama dote naturale e si distingue dalla magia.»
 
 
 
«Pff, poco modesto eh?»
 
 
Sorridemmo insieme ma poi fui bloccata da vecchi ricordi, e decisi di condividerli con lui.
 
 
 
«Quattro anni fa, non avrei mai creduto di poter condividere la mia vita con Maxfield Stanton.»
 
 
 
«Infatti, non sei qui con lui, sei qui con Nevius.»
 
 
Sorrisi in automatico a quella constatazione, «Nevius mi piace molto di più.»
 
Lo vidi tranquillo e rilassato, dunque decisi di proseguire col discorso, «Nel senso che, insomma, quante volte abbiamo lottato, abbiamo  combattuto, ci siamo anche separati fisicamente, ma mentalmente eravamo sempre insieme.»
 
 
 
Fissò il cielo pensieroso, e parlò senza mai staccare gli occhi, da ciò che stava guardando.
 
«Ho lottato Nina, anche quando ti ho lasciato. Per te è stata dura ma per me è stato molto più difficile.»
 
 
 
«In che senso?»
 
 
 
«Avevo visto nel tuo destino che sarebbe arrivato un altro al posto mio, dunque alla fine mi avresti dimenticato.
Tu l’avresti fatto, ma io no, avrei sofferto in eterno la tua assenza.»
 
 
Si voltò verso di me sorridente, con l’espressione di chi la sapeva lunga, «Sono molto più sensibile di te.»
 
Gli diedi un altro buffetto e lo fissai sorniona, «Raccontala a qualcun altro.
E non c’è stato nient’altro d’interessante nelle tue visioni su di me?»
 
 
Si prese qualche secondo per pensare e poi si morse il labbro, «Non hai più mangiato un semifreddo, né con lui né da sola.»
 
 
«Il cioccolato è amaro senza di te.»
 
 
Sorrise compiaciuto e mi strinse un po’ di più a se.
Mi girai di scatto e lo guardai preoccupata, in automatico si preoccupò anche lui pur non sapendo cosa avessi, «Non metterai più la divisa da generale adesso?»
 
 
Alzò gli occhi al cielo esasperato, si era davvero spaventato ed era divertente averlo più umano, si mise composto, e riprese. «E’ appesa nell’armadio, quando avrai nostalgia del tuo bel generale, posso metterla.»
 
 
Mi morsi il labbro e lo guardai maliziosa, «Non vedo l’ora.»
 
 
Poi continuai con le domande, avevamo fatto un salto nei ricordi, e volevo saperne di più su “Maxfield”.
 
«Ricordo che la prima volta che ci parlammo tu dicesti di ricordarti di me, e dicesti anche che ero la più carina del tennis club, era la verità?»
 
 
 
Sospirò per un attimo, ci penso su per qualche secondo poi rispose, «Col senno di poi che in quel momento in testa avevo solo il pensiero di dover incastrare Sailor Moon, sì era abbastanza vero.
Era difficile non ricordarsi di te, avevi vicino una ragazza con due strane palle in testa, e comunque eri davvero la più carina lì.»
 
 
«Sai, ci restai malissimo quando poi al centro commerciale ti rivolgesti in quel modo così sgarbato con me, ovviamente non sapendo le tue reali intenzioni.»
 
 
«Ero frustrato, avevo attuato un piano perfetto, ciononostante avevo fallito, tu ti eri presentata lì perché provavi qualcosa per “Maxfield”, ed io non l’avevo messo in conto.»
 
 
«Quando precisamente te ne sei reso conto?»
 
 
 
«Credo la sera in cui hai rischiato di morire per evitare che la Tiara mi colpisse, il tuo altruismo nei miei confronti era più grande di quanto meritassi.»
 
 
Abbassò lo sguardo in modo dispiaciuto e colpevole, mi avvicinai a lui e lo baciai candidamente, fummo interrotti dalla vocina del nostro bambino che ci reclamava. Nevius lo prese delicatamente dal passeggino, e lo cullò per qualche secondo.
 
Mi piaceva vederlo nelle vesti del papà amorevole, era così bello guardalo, mi perdevo nei suoi gesti e nei suoi occhi tranquilli.
 
Dopo qualche ora ci dirigemmo verso casa, nonostante Nevius fosse diventato umano, guidava ancora in modo spericolato, nella sua auto fiammeggiante.
Non era cambiato assolutamente nulla.
 
 
 
«Nevius, gli incidenti d’auto uccidono i mortali lo sai?»
 
 
«Pff, sono un ottimo pilota.»
 
 
«Spaventi il bambino.» Dissi, sperando fosse plausibile, ma non ci cascò, e inizio a ridere, «Ma se dorme come un sasso.»
 
Sbuffai rassegnata.
 
 
Una volta entrati in casa mi premurai di sistemare il bambino e di preparargli del latte caldo.
 
 
Adagiai delicatamente il piccolo Artorias nella culla quando Nevius comparve alle mie spalle.
 
 
«Appari dal nulla nonostante tutto.»
 
 
 
«Altra dote naturale, mia cara.»
 
 
Ci fissammo per qualche secondo, era così bello, così giovane, e mi venne spontaneo fargli quella domanda.
 
«Quanti anni hai?»
 
 
Assunse di nuovo un espressione buffa e si mise a pensare, poi riprese allegramente. «Avevo 22 anni quando sono morto, ho ricominciato da allora, non abbiamo più tanti anni di differenza.»
 
 
Sorrisi e lo abbracciai forte, poi si staccò da me e mi indicò la vasca, accuratamente allestita da candele e schiuma.
 
 
 
«Ho preparato un buon bagno caldo, ti va di immergerti?»
 
 
Lo punzecchiai notando i capelli accuratamente legati e ordinati, come mai aveva avuto prima.
 
 
«E i capelli? Dovrai rifare lo shampoo.»
 
 
Si girò verso lo specchio per osservare i suoi capelli, poi guardò ancora verso di me. «Rischierò, tanto lo shampoo l’abbiamo comprato.»
 
Lo fissai incredula e sorridente, «Sei un uomo Nevius, non ti sembra di esagerare?»



«Mi sono ricordato che quand’ero vivo ci tenevo ai miei capelli, non voglio rompere questa tradizione.»
 
 
Ridemmo entrambi e poi fulmineo mi sollevò tra le sue braccia.
 
 
 
 
Quando arrivammo in bagno, mi adagiò delicatamente sulla lavatrice, mi scrutò per qualche secondo mordendosi il labbro.
 
 
«Credo di averti messa nel posto sbagliato, adesso sto facendo pensieri strani.»



 
 
«Hai visto come soffriamo noi, umani?»
 
 
 
Si slacciò rapido la camicia e la gettò sul pavimento, poi posò la sua bocca calda prima sull’incurvatura del mio collo passando in seguito al mio petto.
 
 
«Non ho intenzione di soffrire tanto.»
 
 
Inarcai il sopracciglio fingendomi sorpresa dalla sua sfacciataggine. «E il nostro bagno?»
 
 
 
Nevius sembrava non ascoltare nessuna delle mie parole. Sbottonò delicato i bottoni della mia gonna e delicatamente accarezzò la mia coscia con la sua mano calda.
 
 
«Il bagno potrà aspettare.»
 
 
Cercai di protestare ma posò delicatamente la sua mano davanti alla mia bocca. «E’ ancora il mio compleanno, pretendo questo regalo.»
 
 
Alzai le mani in segno di resa. «Fai ciò che vuoi bel generale, sono tua.» Dissi adulandolo e non se lo fece ripetere oltre. Eravamo noi, finalmente normali. 
 
 
 

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Capitolo 33
*** The end ***


Prima di leggere questo capitolo, assicuratevi di aver letto il precedente.









Spesso il fato ci coglie impreparati, molti vorrebbero fuggire dal proprio destino ma tutto è predisposto.
Allora non abbiamo scelta? Siamo burattini?
No, perché tutto dipende dal modo in cui affrontiamo ciò che ci capita.
 
All’inizio della mia storia ho temuto che il fato avesse predisposto per me solo sofferenza, solo dolore, correva così rapido che spesso neanche riuscivo a indossare le scarpe adatte.
Ma alla fine mi aspettava sempre, quando sembrava ormai lontano faceva qualche passetto verso di me, mi consentiva di raggiungerlo un po’.
Quel giorno la casa risplendeva di una luce diversa, era più soleggiata del solito, nonostante le nevicate dei giorni precedenti. Non trovai Nevius accanto a me, e ne fui sorpresa, di solito mi aspettava per fare colazione insieme.
Al suo posto vi era adagiata una profumata rosa blu.
Mi alzai e mi avvicinai alla culla, ad attendermi la mia bella bambina, era bellissima, aveva il colore degli occhi e dei capelli proprio come suo padre, sorrideva sempre quando mi vedeva, ma quando vedeva lui le si illuminavano gli occhi.
La presi tra le braccia e la cullai, canticchiandole una canzoncina che le piaceva tanto.
Scesi al piano inferiore per fare colazione, ma quella mattina la mia casa pareva differente, osservai le foto appese e sorrisi ai ricordi da loro suscitate, era tutto così completo.
 Quant'era cambiata la mia vita da quando l'avevo incontrato.
 
 
Addentai il mio cornetto e feci un leggero sorso al cappuccino ancora caldo, mentre continuavo a cullare la nostra piccola e bellissima bambina di ormai 7 mesi, era cresciuta rapidamente.
Dei forti rumori provenienti dal giardino mi riportarono alla realtà, decisi dunque di dare una controllata dalla finestra per accertarmi della situazione, scostai delicatamente la tenda azzurra e vidi i quattro generali.
Anche se non lo erano più io, avrei continuato a ritenerli generali, avevano rinunciato alla loro immortalità e al loro incarico, ma restavano sempre composti e autoritari, come quando li avevo conosciuti, avevano una compostezza che li distingueva dai normali esseri umani.
 
Beh, forse in quel momento non erano proprio così composti e speciali, giocavano a lanciarsi palle di neve, il diventare umani li aveva resi un po’ come bambini, scoprivano man mano piccoli piaceri che prima non avevano mai provato, sembrava come se fossero appena nati.
Kaspar e Jack lanciavano palle di neve verso Nevius che delicatamente s’impegnava a non farsi colpire, Zachar era seduta su una panchina con le mani sul pancione, si divertiva a incitare gli altri due.
Finalmente era riuscita a realizzare il suo sogno, avere dei figli, questa era l’unica cosa che la sua umanità aveva cambiato in lei, per il resto era sempre la solita donna dal temperamento forte.
Jack continuava ad essere fissato con gli schemi, e ad essere un inguaribile calcolatore, aveva solo 20 anni, ma era davvero un ragazzo responsabile per la sua età.
 
Kaspar era un po’ come il fratello maggiore, sempre pronto a supportare i suoi amici, non era uno da grandi parole, ma anche un semplice sguardo riusciva a essere rassicurante.
 
E Nevius.. Beh, Nevius era perfetto, lo guardavo evitare le palline di neve, senza lasciarsi sfiorare neanche da una, era impeccabile in ogni cosa, il fatto che fosse mortale non aveva alterato minimamente la sua perfezione, lo adoravo, adoravo il suo sguardo, e il suo sorriso.
Quella mattina indossava una felpa rossa con un pantalone marrone e degli stivali da neve neri.
Il tornare mortale, l’aveva reso ancor più ambizioso, vanitoso e appassionato dei dettagli, tuttavia non mi dispiacque per niente quest’accentuazione del suo carattere.
Saltellava ovunque, sorridente e sornione, amavo quell'uomo, era il senso di tutto il mio mondo, anzi, era egli stesso il mio mondo.
 
 
«Siete proprio delle femminucce, non riuscite neanche a colpirmi!»
 
E profetico arrivò un *POFF* Nevius fu colpito perfettamente dietro la testa, si girò irritato e fissò torvo l'altro uomo della mia vita.
Un bellissimo bambino di tre anni, paffuto e dai lunghi capelli rossicci, i suoi occhi erano sorridenti, felici e innocenti. «Ti ho colpito papà.»
Nevius inarcò un sopracciglio, e poi si morse il labbro. «Quest'affronto non resterà impunito giovanotto.» In un lampo si gettò su di lui e lo strinse al suo petto solleticandolo.
 
 
Li osservai ancora una volta insieme.
Un sorriso spontaneo solcò il mio viso, erano passati anni, e provavo ancora le stesse emozioni di quando lo avevo conosciuto, eravamo cresciuti insieme, lui aveva lottato contro tutti i suoi demoni, aveva lottato contro se stesso, e contro i suoi stessi amici per noi due.
Aveva rinunciato alla sua immortalità per una vita insieme a me, una vita che prima o poi sarebbe giunta al termine.
Io invece… avevo combattuto la persona debole e fragile che ero, per Nevius avrei affrontato qualunque cosa, anche a costo della mia stessa vita, e adesso ero una donna nuova, intrepida e sicura di se.
La mia luce aveva lottato contro le sue ombre, si erano mescolate e avevano imparato a convivere insieme, come lo Yin e lo Yang, opposti ma l’uno non poteva esistere senza l’altro, eravamo essenziali per noi stessi.
 
 
Per un secondo Nevius si voltò verso la finestra e ricambiò il sorriso che gli avevo dedicato.
 
Arrossii ancora una volta di fronte al suo sguardo.
 
Mi colse una risatina, non l’avrei mai immaginato, io, una ragazzina come tante, che per caso s’imbatte in uno sconosciuto, una persona assolutamente poco raccomandabile, che sconvolge la vita di entrambi.
 
 
 
Restammo per qualche minuto a osservarci, come se i nostri pensieri si fossero connessi, e con un ultimo tacito grazie tornammo a sorriderci, perché questo era l’epilogo della nostra vita insieme, che poteva solo andare a migliorare col tempo.
 
Grazie Nephrite.
 
                                                                                                                       Fin.






*Ultima nota dell'autrice*
Ebbene sì miei amati e cari lettori, questa è davvero la fine, sono stata davvero felice di scrivere questa storia, per il profondo desiderio di donare a due dei miei personaggi (Secondari) preferiti il lieto fine che meritavano, spero davvero che vi sia piaciuta come a me è piaciuto scriverla, spero non ci siano state troppe incongruenze e dettagli tralasciati.
Ringrazio di vero cuore tutti i lettori, per essere alle prime armi non mi aspettavo davvero tante visualizzazioni, mi ha reso molto felice e orgogliosa.
Un enorme ringraziamento anche a quelli che l'hanno recensita, spero davvero con tutto il cuore che non abbia deluso le vostre aspettative.
E ultimo ma non meno importante ringrazio la mia amata Medea Astra che mi ha accompagnata e soprattutto mi ha convinta alla realizzazione di questa piccola storia.
Un enorme abbraccio a tutti.
E grazie ancora 

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