Dolci d'Amore

di Kate_88
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Mescolando Latte, uova, farina e zucchero: crema. ***
Capitolo 2: *** Muffin glassato ***
Capitolo 3: *** Alzando la temperatura, i dolci potrebbero bruciare. ***
Capitolo 4: *** Caldi Croissant ***
Capitolo 5: *** Dorayaki al Limone ***
Capitolo 6: *** Cuore di crema ***
Capitolo 7: *** Lo strano caso dell'Idol di Cioccolato - Prima parte ***
Capitolo 8: *** Lo strano caso dell'Idol di Cioccolato - Seconda Parte ***
Capitolo 9: *** La giornata del coniglietto ***
Capitolo 10: *** Iris Giallo ***
Capitolo 11: *** Torta al limone ***
Capitolo 12: *** Crostatine di Visciole ***
Capitolo 13: *** Meringata al Limone ***
Capitolo 14: *** Praline piccanti ***
Capitolo 15: *** Forni spenti ***
Capitolo 16: *** Caramello sciolto ***



Capitolo 1
*** Mescolando Latte, uova, farina e zucchero: crema. ***


Salve a tutti! Vista la mia Astinenza da Dolci, ho pensato ad una cosa: Makoto vuole diventare nell'Anime una pasticcera e se davvero ci riuscisse, aiutata da Usagi?
In questa Fan Fiction, le protagoniste non saranno solo loro, ma dal prossimo capitolo vedremo delle New Entry.
Ai dolci non si può resistere e se questi sono fatti con l'anima e un pizzico di magia, allora sono davvero speciali.
Il Rating è stato messo come Giallo perchè, sinceramente, non so come verrà sviluppata la storia.
Per ora gustatevi questo capitolo. Spero vi piaccia.
A me, sinceramente, ha messo fame.
Vi do il Benvenuto al Crystal: qui si realizzano sogni d'Amore.


Kate.

 




 

Capitolo I – Mescolando Latte, uova e zucchero: crema.

 

 

 

 

Sulla via centrale di Tokyo, con un'insegna che mette appetito, spiccava il Crystal, il negozio di dolci più rinomato del paese.

Usagi gestiva il locale aiutata dalla sua amica Makoto.

I loro dolci non solo era buoni ma erano intrisi di magia.

Makoto era in grado di creare vere e proprie opere d'arte, mescolando con cura gli ingredienti, annusando gli odore, mettendoci dentro tanto amore.

La passione per i dolci accomunava le due amiche dai tempi del liceo e ancora ricordavano il giorno in cui iniziò tutto.

 

Quattro anni prima

 

 

Makoto e Usagi, diciottenni, erano appena uscite per fare compere ed inviare i loro curriculum, cercando magari qualche colloquio nelle società e aziende giapponesi.

Non era facile trovare un impiego e ancora meno lo era per due giovani ragazze, appena diplomate che seppure carine, avevano deciso di non impegnarsi negli studi universitari.

Camminando, appesantite al ritorno dalle buste della spesa, notarono quel locale con il cartello di messa in vendita.

« Cosa c'era qui? »

« Una vecchia pasticceria. Niente di che. » mormò Usagi poggiando le buste a terra.

« Sicuramente i tuoi dolci sono migliori. Comunque un po' mi dispiace. Il proprietario era simpatico. Chissà cosa diventerà ora questo locale. »

« Sbaglio o di pasticcerie, nelle vicinanze, non ci sono? »

« No, il problema è che il mondo sembra non apprezzare più i dolci. » sbuffò Usagi riprendendo in mano le buste.

« Forse perchè non li mangiano buoni. »

Al ritorno a casa, entrambe pensavano a quel locale, a quanto fosse triste che una delle gioie della vita, fosse cancellata da quella via principale, per fare spazio probabilmente all'ennesimo negozio d'abbigliamento.

Il giorno dopo, le due ragazze s'incontrarono e avendo avuto la stessa idea, decisero di acquistare il locale, chiedendo ai genitori i soldi che con gli anni avevano messo da parte per gli studi Universitari.

È vero, non si trattava di studi, ma era il loro futuro e quel giorno, davanti al locale, giurarono che sarebbe rinato, donando gioia a tutti i clienti.

 

 

I clienti del Crystal non avevano una fascia d'età fissa.

Entravano bambini con i genitori, adulti, anziani, ragazzi. Tutti.

C'erano poi i clienti fissi.

Ami era una cliente assidua che spesso acquistava le crostatine con la crema al limone, spolverata di zucchero a velo e pinoli.

Era il suo dolce preferito e veniva a comprarne due alla volta: una per lei, una per la madre.

Parlava spesso con le proprietarie e confessava che, quando l'acquisto includeva una terza crostatina, era perchè il padre veniva a farle visita.

L'odore che il locale emanava, di certo non aiutava chi stava a dieta.

Entrare in quel luogo voleva dire mettere fine a tutti i conteggi di calorie e aprire il proprio cuore.

La vetrina ospitava sempre la torta del giorno accompagnata dai relativi pasticcini, poi spesso era accompagnata da sculture con il cioccolato, dolci a forma di gelato e soffici nuvole di panna montata su vassoi d'argento.

L'interno era il vero regno.

Non appena si varcava la soglia, si poteva vedere un bel bancone, assortito con tutto ciò che il mondo dei dolci poteva offrire: tartine, crostatine, paste, torte, gelato e molto altro.

Tutto era soffice e delizioso in quel regno.

Alla sala per consumare nel negozio, si accedeva attraverso una porta che aveva raffigurati i vari dolci, poi all'interno della sala c'erano i tavoli con le tovaglie colore pastello che ricordavano le glasse, le gambe del tavolo color pan di spagna e le sedie color cioccolato.

Usagi e Makoto erano le ragazze più ospitali della città e dopo quattri anni, a soli ventidue anni erano riuscite ad avviare un'attività facendola arrivare ai vertici.

Usagi, con dei biondi codini e due odango sul capo, era la vera bellezza di quel posto.
Occhi azzurri, corpo ben delineato, gambe lunghe, un sorriso di speranza e gioia sul volto e due gote rosse che delineavano la dolcezza e la passione per quello che faceva.

Makoto era anch'ella stupenda. I capelli castani e mossi sempre tenuti in una coda di cavallo, il corpo slanciato e tonico e sempre con degli orecchini a forma di rosa.

Le sue creazioni erano rinomate e si riconoscevano sempre: firmava con una rosa di zucchero.

Quando un cliente entrava non poteva di certo ritenersi insoddisfatto.

Alla casa veniva sempre servito un bicchierino colorato con del cioccolato caldo e un po' di panna, se poi c'era fila e bisognava attendere per il proprio turno, venivano serviti dei biscotti omaggio.

Il lavoro non mancava mai, forse però era così tanto da richiedere un aiuto.

Makoto e Usagi, dopo ogni giornata, alla chiusura, usavano consultarsi per parlare dei profitti, di come andava e di eventuali cambiamenti.

« Usa – chan dovremmo cambiare le tende nella sala. Secondo me, con quell'arredamento, possiamo azzardare delle tende color meringa, magari mettendole anche meringa al limone e alla fragola. »

« Direi che è perfetto. Domani chiamo il tappezziere. Domani sera poi, la signorina Ursula vorrebbe una torta per il primo compleanno del figlio. Ha detto che la vorrebbe farcita di crema e cioccolato, ma per l'esterno lascia a te la fantasia, si fida. »

« Bene! La preparo domani all'apertura. Visto che siamo a settembre, direi che potremo anche iniziare a parte dei dolci per Halloween. Avevo pensato a del pan di spagna farcito con diverse creme e rivestito di fondente arancione con le strisce della zucca glassate di cioccolato. »

« Pancia mia fatti capanna. Dovremo poi fare i pipistrelli di cioccolato, le ragnatele di zucchero filato con i ragni gommosi incastrati e fantasmi di zucchero con occhi di cioccolato. »

« Secondo me è perfetto. Avremo un ottimo incasso e tanta gente. »

Makoto segnava tutto su un taccuino, poi il giorno dopo avrebbe battuto tutto al computer, così da avere gli ordini e gli appunti ben ordinati.

Tirò un sospiro di sollievo e notò Usagi sedersi, affaticata.

« Va tutto bene? Oggi abbiamo avuto il pienone. »

« Sai Mako – Chan, pensavo che forse, dopo quattro anni, è il momento di aprire un po' questo nostro mondo. In due gestiamo bene la situazione ma arriviamo a fine giornata davvero esauste. Credo che un aiuto ci farebbe bene. »

« Sai, ci stavo pensando anche io. Un aiuto nel laboratorio mi servirebbe. Mi occuperei io delle cose caratteristiche, tuttavia per le pulizie e le classiche cose base, potrebbe aiutarmi. »

« E a me farebbe comodo un aiutante al banco, così da non impazzire più tra cassa e bancone. »

« L'idea è perfetta ma come troviamo i candidati ideali? »

« Io direi di fare un concorso. Stanotte preparo una specie di volantino e domani mi dirai se ti piace. »

« Trovo quest'idea perfetta! Brava Usa – chan! Bene. Direi che possiamo anche andare a casa ora. Devo pulire il mio appartamento! »

« E io avevo promesso a Sam di aiutarlo. Deve preparare un dolce per la fidanzata, provandogli che è un bravo ragazzo. »

Makoto rise e come ogni sera, le ragazze si lasciavano col sorriso, perchè quel locale era la gioia pura e i dolci d'Amore contagiavano anche loro.

Il Crystal era il locale nel cuore di molta gente ma dal giorno dopo avrebbe subito un cambiamento, perchè un'ottima crema, per essere buona non deve avere solo i giusti ingredienti ma deve essere mescolata con cura, lentamente, fino a che il suo odore non ti sussurra che è pronta.


 

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Capitolo 2
*** Muffin glassato ***


Come sempre, volevo ringraziare tutti coloro che hanno recensito il primo capitolo! Spero di leggere ancora vostre nuove recensioni! V'informo che troverete anche due (**) il primo è in riferimento al Drama Hanayori Dango e il secondo al manga (ma esiste anche il Drama) che qui in Italia ha il nome di Mei chan's Butler.
Grazie.


Kate_ 88






Capitolo 2 – Muffin Glassato.

Usagi dopo un'intera giornata lavorativa, passata a destreggiarsi tra i clienti, tornò nel suo appartamento ad un paio d'isolati dalla pasticceria.

Aveva deciso di vivere da sola da un paio d'anni, quando ormai gli affari andavano bene e i prezzi delle case si erano abbassati. Azzardando sulla sua attività, sperando che questa fiorisse ancora per molto tempo, chiese un mutuo alla banca.

L'appartamento non era piccolo, offriva tre stanze, due bagni, un balcone e un'ottima cucina spaziosa. Era grande per lei ma il sogno di vivere lì, un giorno, insieme a qualcun altro la riduceva a sognare ad occhi aperti.

Lasciata la borsa sul divano, s'accorse del fratello addormentato.

« Sam svegliati. Scusa ho fatto tardi. Era pieno di clienti. »

« Mh... sei sempre la solita. » mugugnò il ragazzo mentre cominciava a svegliarsi.

Sam era ormai un bel ragazzo, con la passione per il calcio e un discreto studioso, aveva trovato anche la ragazza che tuttavia non sembrava convinta dei veri sentimenti del ragazzo.

« Usa – chan, pensavo che forse non basta un mio dolce. Non è che domani posso passare in pasticceria e prendere quella cosa? »

« Intendi il Dolce d'Amore? Sei sicuro? »

« Si. Voglio vedere se è vero quello che si dice riguardo quella prelibatezza che Makoto prepara. »

« Va bene. Domani gliene faccio preparare uno in più. Ah! Ti spiace se domani mattina passi qui e prendi dei volantini che ti lascio? Dobbiamo prendere due persone a lavorare e faremo un concorso. »

« Che noia! Mi sfrutti! Il dolce non te lo pago! »

Usagi lanciò un cuscino al ragazzo, tornando in cucina.

« Ti ricordo che se non vieni qui domani mattina, dico a mamma che l'altra notte non sei rimasto a dormire da me ma eri dalla tua dolce metà. »

« Ricattatrice! Solo perchè nessuno ti si fila. »

Nella loro comicità quotidiana, Usagi minacciò Sam con un mestolo, rincorrendolo per tutta casa. Si fermò solo quando si accorse che era il momento di mangiare e che tutto era pronto.

Usagi non era brutta, aveva solo deciso di dedicare la sua vita al Crystal e realizzare quel piccolo sogno di essere una persona libera e indipendente.

Dopo cena rimase sveglia, seduta al tavolo in salone mentre Sam guardava la tv.

Trasmettevano i soliti Drama e lui ne andava pazzo soprattutto perchè prendeva spunto dai modi e dalle dichiarazioni dei personaggi maschili. Aveva deciso che per la sua Machiko sarebbe diventato un misto tra Tsukasa Domyoji* e Rihito Kento**, a metà tra il dolce e il salato come diceva lui.

« Sam, stacca un attimo gli occhi dalla tv. Mi serve un parere. »

« Non puoi aspettare la pubblicità? »

« Dai, pelandrone! Tanto lo sto registrando che quando ho tempo vorrei vedere anche io la puntata di Mei chan! »

« Mei è davvero carina... » affermò quasi sognante mentre Usagi mostrava un sorrisetto.

« Vieni subito o dico a Machiko che sbavi dietro quell'attrice. »

« Tu non sei una sorella ma sei una specie di mostro ricattatore. »

Sam sbuffò e come sempre nei momenti in cui faceva il sostenuto, usava incrociare le braccia, gonfiare il petto e assumere un'aria da sbruffone.

« Dimmi, da cliente, cosa vorresti vedere entrando in pasticceria? »

« Una bella gnocca. Makoto è sempre nascosta in laboratorio e tu non sei il mio tipo. »

« Adesso chiamo Machiko. »

« No no no! Ferma! Mh... non so. Usa, davvero, a me sembra che la pasticceria così sia perfetta. I miei compagni dicono sempre che da voi ci sono i dolci migliori, i prezzi sono perfetti e va bene, vengono anche per vedere te e Makoto. Probabilmente solo le donne lì dentro hanno problemi. Voi ingrassate in modo più veloce, o almeno così sembra. »

« Mh... bene. Grazie dell'aiuto Sam! Direi che si è anche fatto tardi, sono le dieci. Vai a casa, dai, altrimenti mi preoccupo. »

« E va bene. »

Sam baciò Usagi sulla fronte e sorrise.

« Comunque è bello avere una sorella in carriera. »

« Ci vediamo domani Sam. Ricordati di passare in mattinata. »

« Ok capo! »

Sam lasciò l'appartamento di Usagi e questa rimase sola. Prese il suo Notebook e iniziò a lavorare, spostando immagini, scrivendo qualcosa. Collegò il pc alla mini stampante che si era comprata per le emergenze e mise a stampare diverse copie di quelli che sembravano dei volantini.

Si era fatta mezzanotte, la stanchezza avanzava e andò a dormire.

Un letto grande per due, occupato da una sola ragazza ventenne priva di esperienze.

Fresche lenzuola e solo una coperta appena più pesante per contrastare quell'aria fresca che iniziava ad arrivare la notte, dei morbidi cuscini e tanti sogni che aleggiavano in quella stanza.

Tanta gente e molto imprenditori, nel corso di quegli anni, si domandavano come mai il Crystal riscuotesse tanto successo, oscurando a volte il loro lavoro seppure non era nello stesso campo.

In quel luogo c'era la magia del buon umore e chiunque entrava, usciva poi felice.

Non c'era un ingrediente perfetto in quel luogo, c'era la combinazione ideale che derivava da due imprenditrici capaci e testarde, dai dolci preparati in modo eccellente, dal luogo che ispirava calore e anche dalla vetrina che istigava ad entrare.

L'insieme di questi fattori aveva dato vita al mito del Crystal.

Le mani di Makoto erano poi un'arma fondamentale, così come i suoi occhi.

Osservava un dolce nascere, crescere, fino ad arrivare nelle mani del cliente. S'innamorava delle sue creazioni, come fossero figli, mariti o amanti. Ogni dolce aveva il cuore, lei ce lo metteva.

C'erano quelle prelibatezze dedicate solo alla dolcezza di un cuore, c'erano quelle con un po' di amore e passione e poi c'erano quelle sensuali, provocanti, come i dolci che contenevano un po' di peperoncino.

Il Crystal non era il locale per sole coppie innamorate, era anche per chi voleva vivere un giorno di provocazione, porgendo all'amante quel dolce che diceva tutto.

Era riuscita ad ideare tutto quello ed era fiera dei risultati che otteneva.

Quella mattina, aprì il negozio come sempre mezz'ora prima, per iniziare a preparare tutto quanto.

Usagi la raggiunse poco dopo, correndo e con l'abito scombinato.

« Stanotte hai fatto scintille o ti hanno appena rapinata? »

« Fortunatamente nessuna delle due » affermò mentre poggiava sul bancone una locandina arrotolata.

« Cos'è? E comunque dopo sistemati. Gli odango sono lenti. »

« Si si ora vado al bagno e mi sistemo, anche perchè davvero posso dare una cattiva impressione. Comunque, sono passata in una copysteria e ho fatto ingrandire questo volantino creato ieri, che ne pensi? » Usagi aprì quella locandina, stampata in doppia copia e la fece leggere a Makoto.

« Concorso Muffin glassato – l'equilibrio del Crystal. Mh requisiti, tra i venti e i trent'anni, mh... uomo? Ah finalmente! Questa è la volta buona che non muoio vergine! »

« Mako ma che dici! Saranno dipendenti, non uomini con cui uscire. » Usagi portò le braccia ai fianchi, mostrando un'espressione per un attimo scocciata.

« E va bè Usa chan, scherzavo dai. Però io credo che, almeno per chi sarà in sala, sia necessaria la bella presenza. »

« Si ci avevo pensato anche io. Comunque, sulla locandina ho scritto solo che sarà un concorso per diventare dipendenti, che devono portarci il curriculum e prima del concorso, in saletta ci parleranno un po' della loro vita, poi si passerà all'azione. Chi dovrà darti una mano dovrà cimentarsi nella creazione di un Muffin glassato, ma domani dirò loro la vera difficoltà del gioco, mentre per chi sarà in sala, ovviamente le buone maniere non dovranno mancare e poi troverò qualcosa di difficile e divertente da far fare, che ne pensi? »

« Io dico che è perfetto. Vai a sistemarti che appendo la locandina. »

Usagi annuì andando in bagno mentre Makoto sistemava le due locandine: una fuori il negozio sulla porta e una su uno spazio vuoto del bancone.

Il Crystal cercava personale, alla ricerca dell'equilibrio, perchè un muffin al cioccolato, glassato al cioccolato, dopo un po' può stufare, e allora diamogli un cuore un po' diverso, così da bilanciare quei sapori troppo uguali tra di loro.

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Capitolo 3
*** Alzando la temperatura, i dolci potrebbero bruciare. ***



Capitolo 3 – Alzando la temperatura, i dolci potrebbero bruciare.

 

 

 

A distanza di una settimana dall'affissione della locandina, sarebbe avvenuto il concorso.

Usagi aveva pensato davvero a tutti e le sue capacità organizzative impeccabili si notavano in tutto il locale.

Il bancone dei dolci era tutto addobbato per la gara con decorazioni sul vetro, nastri appesi e praline in omaggio ai clienti che entravano e che pazientemente attendevano lo svolgersi del concorso.

Usagi aveva portato con se un microfono a pile, così senza urlare richiamò i partecipanti, affiancata da Makoto.

« Salve a tutti. Come sapete si sta per svolgere il concorso del Crystal che avrà come premio finale l'assunzione al locale. Ci saranno due categorie e un vincitore per categoria. Voglio subito dirvi che non verrete scelti per il minimo che farete bensì per l'eccellenza dei vostri gesti perchè ci teniamo a mantenere alto il profilo del locale. Dunque adesso vi chiedo una cortesia: coloro che parteciperano come aiuto pasticcere seguano Makoto in cucina, coloro che invece restano in sala, mettetevi in fila e vi chiamerò uno alla volta per un primo colloquio così da conoscerci meglio in attesa della preparazione da parte della cucina. Ai clienti chiedo di servirsi le praline da noi offerte e potranno usufruire anche del ricco banchetto preparato dalla nostra Makoto. »

Tutti i presenti applaudirono e Usagi e Makoto sorrisero soddisfatte di quell'evento che in tanti aspettavano.

Makoto fece da guida ai ragazzi che partecipavano alla gara di cucina e li fece entrare nel suo laboratorio, dando loro una visuale di tutti i macchinari che aveva.

« Ragazzi ovviamente voi non dovrete toccare nessun macchinario. La gara è fatta per avere un aiutante preparato, che abbia fantasia, che se necessario sappia consigliare e che possa ovviamente aiutarmi in alcune preparazioni base che tuttavia sono necessarie per avere dolci buoni. Adesso, prima d'iniziare la gara, dovrete fare una cosa molto importante. »

Makoto indicò loro un vassoio con dei muffin al cioccolato glassati con il cioccolato. Apparivano soffici e l'odore inconfondibile del cacao inebriava le menti e i cuori dei partecipanti.

« Quel vassoio come vedrete, contiene dei Muffin preparati stamane al cioccolato, con della glassa sopra. Assaggiateli e ditemi cosa ne pensate realmente. Cosa desidera il vostro palato nel momento in cui arrivate al centro e mangiate quel dolce. »

I ragazzi, uno alla volta, si recarono a prendere quel muffin e iniziarono a morderlo mostrando espressioni estasiate e arrossendo come se stessero baciando una donna.

Tutti a primo impatto apprezzavano quel dolce, tranne un ragazzo che storse le labbra posando il Muffin.

« Sinceramente non credo possa essere la punta di diamante del Crystal. »

« Ah no? E come mai? » chiese Makoto con un'aria di sfida mentre i concorrenti avevano iniziato a parlottare tra di loro, increduli del gesto di quel ragazzo.

« Sono troppo pesanti. Il primo morso dona l'estasi. Al secondo hai quasi l'impressione di poter far tutto quello che vuoi. Al terzo ti rendi conto che qualcosa non va. Il dolce al terzo morso risulta pesante e invece di passare dal fare tutto quello che vuoi al volare nel cielo libero, si resta a terra senza muovere un passo. Mancano le ali a questo Muffin. »

Makoto sorrise e puntò quel ragazzo dai capelli chiari indicandogli degli attrezzi da lavoro e altri ingredienti.

« Il ragazzo ha ragione. Al Crystal non serviremo mai Muffin del genere perchè il cliente non volerebbe dopo bensì avrebbe remore a muovere anche un solo passo. Vi siete lasciati ingannare dal primo morso. Adesso, tutti voi prendere postazione. Il vostro compito è realizzare quello stesso Muffin con gli stessi miei ingredienti e qualche aggiunta. Dovrete far trovare un equilibrio tale a quel dolce da rendergli facile il volo. Avete un'ora e mezza tra preparazione e cottura. Io sarò la prima assaggiatrice e solo cinque teglie di Muffin usciranno in sala per il giudizio definitivo. Impegnatevi e sognate mentre create! »

Makoto diede il via al tempo e tutti i ragazzi in cucina iniziarono a muoversi freneticamente per gestire quel poco tempo a loro disposizione.

 

Usagi nella sala che in quel momento fungeva da ufficio, aveva iniziato a chiamare i vari candidati.

Uno alla volta si presentavano, con una divisa che includeva papillon e camicia bianca, il resto era a loro discrezione.

« Ciao. Nome, cognome e raccontami qualcosa di te. »

Usagi si presentava formale nel dialogo e a tratti confidenziale, considerando che i tratti dolci e infantili del viso non s'apprestavano a donarle un'espressione da donna in carriera.

« Shouta Kintaki. Ho ventidue anni e cerco un lavoro. »

« Come mai pensi di essere portato per questo lavoro? »

« Mi piace stare a contatto con le persone, spesso le faccio ridere e le ragazze mi apprezzano. Ho avuto anche altri lavori nel campo della ristorazione. »

« E come mai ora sei senza lavoro? »

« Bè diciamo che le ragazze spesso entravano solo per me. »

« Modesto. Credi di essere adatto a questo lavoro? »

« Io credo di si. »

« Bene. Vai pure e mandami il prossimo per favore. »

Quando Shouta uscì, Usagi si concesse una piccola risata bassa così da non farsi sentire. Osservare quel ragazzo vestito con papillon rosa, jeans neri e giacca grigia che decantava tutta quest'attenzione da parte delle clienti, aveva suscitato in lei una forte risata che nel colloquio aveva dovuto reprimere.

Subito dopo Shouta entrò un altro ragazzo, sicuramente di bella presenza con un codino biondo e la barbetta incolta.

Aveva optato per un papillon azzurro e una giacca gialla su dei pantaloni Beije.

« Ciao. Come sai io sono Usagi, la Co proprietaria con Makoto. Dimmi il nome, l'età e perchè secondo te sei adatto a questo lavoro. »

« Certo. Sono un po' imbarazzato in effetti. Dunque, mi chiamo Kei Shizuki e ho ventisei anni. Credo di essere adatto a questo lavoro perchè i dolci mi piacciono molto, insomma, saprei cosa consigliare alle persone, mi basterebbe solo sapere come sono. Poi sono simpatico, gli altri mi apprezzano, a scuola ero molto popolare. »

« Ci credo... bè e hai esperienze in altri luoghi di ristorazione? »

« No mai avuta esperienza, fin'ora non ho mai lavorato perchè mi sono dedicato agli studi. »

« Cosa studi? »

« Medicina. »

« E hai tempo per il lavoro studiando medicina? »

« Bè l'orario ancora non si sa, potrei venire nei giorni di pieno »

« Certo, capisco. Bene puoi andare, fai entrare il prossimo. »

Usagi stava a metà tra la perdita della pazienza e una sonora risata.

S'erano presentati ragazzi di tutti i tipi, dallo studente di medicina al finto maggiorenne, dal ragazzo con il papillon a pois a quello con i pantaloni strappati.

Ce n'erano di tutti i tipi: biondo, moro, rosso, castano, chi con le meches, chi con la cresta, chi con un ego smisurato e chi troppo imbarazzato da non riuscire a spiccicare nemmeno mezza parola.

Solo in quel momento Usagi si rese conto che scegliere dei dipendenti non era poi così facile.

Iniziava ad essere stanca ed era solo l'inizio di quella giornata lunga e faticosa.

Ormai mancava solo un ultimo ragazzo, così si fece forza, tirò un lungo respiro e lo chiamò.

Alla vista si presentava un ragazzo dallo sguardo un po' severo e gli occhi come il mare, una barba incolta e i capelli spettinati. Aveva uno smoking e un papillon nero, decisamente elegante.

« Ciao. Bene, senza perdere tempo iniziamo questo colloquio. Nome, cognome e perchè vorresti questo lavoro. »

« Buongiorno. Mamoru Chiba, ventisette anni. Penso di avere le capacità per trattare con la gente, ho lavorato in diversi ristoranti e ho davvero bisogno di questo lavoro. »

« Perchè hai smesso nei precedenti ristoranti? »

« Perchè ho provato a studiare, ho tentato l'università ma mi stufava e così ho iniziato qualche lavoretto in quei posti dove cercano personale per la stagione. Ora necessito di un posto perchè sono stato buttato fuori casa. »

« Vivi con i tuoi genitori? »

« Certo. Se non m'avessero cacciato stavo ancora lì. Comunque, necessito del lavoro, devo pagare l'affitto. »

« Dovrai farci vedere queste grandi capacità. Vai pure. »

Anche quell'ultimo colloquio era finito e sorrise soddisfatta di quel lavoro.

Riordinò le carte sul tavolo e uscì dalla sala notando Makoto che già aveva fatto sistemare i Muffin dietro il bancone.

« Bene. Tutte le clienti potranno ora sedersi ai tavoli. I nostri camerieri per quest'oggi prenderanno l'ordinazione al tavolo. Potrete ordinare solo i muffin che loro vi elencheranno con le varie caratteristiche. Ogni tanto passeremo io e Makoto per ricevere da voi alcuni pareri. Avete tempo un'ora per servire tutte le clienti, comprese quelle in fila e mi raccomando, il cliente al Crystal va coccolato. »

Makoto affiancò di nuovo Usagi e sorrise mentre tutti quanti iniziavano ad affannarsi per dimostrarsi migliore degli altri.

I cinque ragazzi che si contendevano il posto accanto a Makoto erano in fila, tutti ordinati, ad osservare quanto accadeva in quella sala.

Qualche cameriera inciampava, qualcuno si fermava troppo a parlare con le clienti e qualcuno addirittura azzardava a lasciare il numero di telefono alle clienti più carine.

Le ragazze intanto assaggiavano i vari muffin e arrossivano, conquistate da quei dolci che tanto amavano.

L'ora passò in fretta, i ragazzi non si davano per vinti tuttavia il gong suonò anche per loro e la gara finì.

« Bene. La gara è giunta ora alla fine. Le clienti quest'oggi non pagheranno essendosi prestate in qualche modo a fare da giudici. Spero vi siate divertite ed è davanti a voi, clienti e amiche che vogliamo annunciare i vincitori di questo concorso. »

Usagi passò il microfono a Makoto mentre si pizzicava le guance per l'emozione.

« Ragazze, io e Usagi siamo molto emozionate. Per il Crystal è un passo avanti questo, poiché tutte sapete che per noi questo è un piccolo mondo. Voglio prima di tutto congratularmi con i cinque ragazzi che hanno superato la fase di preparazione. I vostri Muffin hanno dimostrato d'avere una caratteristica in più ma ce n'è stato uno che ha preparato l'equilibrio perfetto per un muffin così pieno di cioccolato. La decisione è stata unanime, sia da parte nostra che da parte delle clienti... »

Ci fu un momento di pausa e Makoto indugiò osservando i vari ragazzi.

« Colui che potrà iniziare a lavorare con noi e che poverino, dovrà sopportare la sottoscritta mentre lancia glassa contro il muro, è il ragazzo che porta il nome di Furuhata Motoki. Chiedo al selezionato, se ancora interessato al lavoro, di attendersi nella sala così procederemo ad illustrare come sarà il contratto. »

Makoto cercava tra i presenti il ragazzo dai capelli chiari che fece un passo avanti e sorrise.

« Vi ringrazio. Attendo dunque nella sala. Grazie ancora. »

« Grazie a te Furuhata. Tutti voi avrete potuto assaggiare il suo Muffin. L'equilibrio perfetto è stato dato dal cuore di crema chantilly e la scorzetta di limone messa sulla glassa al cioccolato. Complimenti ancora! »

Tutti i presenti applaudirono e il locale sembrava assumere davvero un'aria di festa.

Usagi prese il microfono nuovamente e tirò un sospiro sistemando i lunghi codini.

« Ammetto che è stata una lunga giornata. Tutti voi vi siete dimostrati talentuosi con caratteri davvero particolari. Al Crystal tuttavia serve qualcuno che abbia in se la serietà e anche la semplicità che spesso fa risultare la persona piuttosto particolare. Direte che è un controsenso, lo dico anche io ma che ci volete fare, gestisco questo posto con Mako chan, non pensavate che fossimo con la testa a posto, giusto? »

I presenti scoppiarono in una fragorosa risata poi nuovamente tutti si zittirono.

« Abbiamo preso in considerazione anche le vostre esigenze quindi il ragazzo selezionato per questo lavoro, e se accetterà dovrà andare nella sala seguendo Furuhata, è Mamoru Chiba. »

Mamoru fece un passo avanti e da gentiluomo s'inchinò appena per poi dire: « Vi ringrazio. »

« Bene! Con questo abbiamo finito. Ovviamente, per non passare inosservate e non farvi dimenticare questa giornata, finiremo in bellezza con un pezzo di torta che la nostra Makoto ha preparato di nascosto, perchè ricordate che al Crystal ogni dolce è un'emozione. »

Makoto portò in sala una torta di circa un metro e mezzo, completamente bianca con riflessi argentati, con delle scaglie argentate e dei tratti che ricordavano quelli di un cristallo. Il dolce presentava un ripieno di crema chantilly e fragole che nella sua semplicità risultava molto apprezzata dalle clienti.

La giornata era giunta al termine.

C'erano tante cose da sistemare, conti, carte e tutto ciò che richiedeva la gestione a quelle due ragazze, tuttavia l'equilibrio del muffin era stato trovato in due giovani ragazzi: Mamoru Chiba e Furuhata Motoki.

Il Crystal sarebbe cambiato come sarebbero cambiati i loro dolci, sempre all'insegna dei sentimenti che si celano nel cuore di ogni persona e poi, per coloro che chiudevano il loro cuore, c'era sempre il misterioso Dolce d'Amore, dagli effetti sorprendenti.




Un nuovo capitolo è giunto al termine.
Spero vi sia piaciuto e come sempre ringrazio chi ha seguito e recensito.
Ovviamente, come sempre, farò delle precisazioni che mi sono anche state chieste e ritengo giusto mettere in pubblico anche per facilitarvi la lettura viste alcune mie scelte:

- Come avrete notato nel capitolo precedente, il fratello di Usagi mantiene il nome Italiano e non quello originale. Questa scelta è stata dettata da una maggiore confidenza che ci può essere nei dialoghi, oltre al fatto che chiamarlo Sam risultava più pratico.

- In questo capitolo abbiamo visto la gara. Ho inizialmente pensato che forse era meglio descrivere tutto nei dettagli, tuttavia questo avrebbe a tratti annoiato. Ho deciso quindi di dare maggiore spazio alle nostre gestrici e introdurre questi due nuovi commessi che conosceremo meglio nei prossimi capitoli con i loro difetti e pregi.

Spero sia stata una buona lettura!


Kate

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Capitolo 4
*** Caldi Croissant ***



Capitolo 4 – Caldi Croissant

 

 

Il Crystal al mattino odorava di Croissant e la specialità mattutina prevedeva sempre quell'impasto di burro unito al cioccolato e alla crema, mettendoci dentro un po' di Makoto e un po' d'Usagi.

Adesso che l'organico s'era ampliato, c'era la necessità di donare nuove specialità ai clienti, così da far capire che il Crystal andava verso il rinnovo e non rimaneva mai fermo ai semplici Croissant.

Dopo più d'una settimana che Mamoru e Furu avevano firmato i loro contratti, la clientela era sempre più felice ma Makoto avvertiva che qualcosa non andava.

« Usa chan credo che dovremo indire una riunione. Non ti sembra anche a te che le clienti è vero che sorridono ma è come se si fossero adagiate sui nostri dolci. »

« Vuoi aggiungere qualcosa? A proposito, Sam necessita di un altro Dolce d'Amore, dice che a Machiko è piaciuto tanto quello dell'ultima volta e lui adesso se la vuole coccolare. »

« Farà ingrassare quella benedetta ragazza. »

« Poverina. Comunque, riesci a prepararmi per l'ora di pranzo un po' di dolci planetari? Anche i vassoi degli assalti planetari e se mi passi i cornetti ora ti aiuto a riempirli con la panna. Mamoru e Furu ancora devono arrivare. »

« Si ho detto a Furu che può attaccare mezz'ora dopo di me, tanto mi occupo di molte cose e lui ancora deve imparare. »

« A Mamoru ho detto di venire per le otto, così iniziamo con le colazioni. Comunque mi dicevi di prima? »

« Ah si, giusto... »

Makoro iniziò a legare i capelli in una coda bassa, così da non avere problemi con il cappello da pasticcera. Si sistemò la giacca bianca che indossava come divisa ed infilando le mani nelle presine a forma di guanto, andò ad estrarre i cornetti dal forno.

C'era un odore caldo, un profumo che si poteva assaporare ad occhi chiusi, una sorta d'armonia mattutina, un abbraccio tenero come i momenti tra madre e figlia.

« Mako chan questi croissant sono spettacolari. Li mangerei tutti! »

« Stavolta sono venuti bene, solo che, li riempiremo come sempre? Ci saranno i croissant cosmos con la panna e i soliti nostri alla crema e cioccolato? »

« Mancano di qualcosa ormai, perchè qui al Crystal abbiamo deciso di rinnovarci... »

Usagi annuì, mostrandosi piuttosto pensierosa.

Al Crystal tutto stava cambiando e quell'insieme poteva creare confusione.

C'erano loro, le due ragazze con un sogno e due nuovi ragazzi scelti per capacità e bisogno.

Eppure quei due giovani non potevano avere soltanto quelle capacità comuni a molti, dovevano essere speciali e un po' fuori di testa per lavorare in quel posto dove dolci, pizzi e merletti facevano i padroni.

Mentre Usagi sistemava i primi dolci nel bancone, Makoto osservava quei croissant facendo spesso avanti e indietro, riflettendo sulla forma, sul sapore, sull'odore e su quale poesia potessero ispirare.

« Ma dov'è finito Furu? È colpa sua se sono in questa situazione »

La ragazza non si dava pace ed urlò dallo spavento quando, allegro e solare di prima mattina, il ragazzo varcò la soglia del laboratorio dandole il buongiorno.

« Mako chan ho preso dei dolci al bancone. Me li ha dato Usagi dicendo che ti aiuteranno. Lei sta aspettando Mamo chan. Arriva a breve. »

« Dopo ringrazio Usagi. Che dolci sono? »

Makoto prese il vassoio che Furu porgeva e sorrise notando le meringhe con la ciliegina verde: un trionfo di zucchero e forza.

« Già sei in contatto con Mamoru? » domandò la ragazza mentre mangiava una meringa.

« Io e Mamoru viviamo insieme »

Makoto rimase incredula.

Furu era un bel ragazzo come lo era Mamoru, fu davvero dura per lei accettare quella confessione.

« Che peccato. Quando lo sapranno le clienti dovremo creare tanti cioccolatini per farle nuovamente tornare felici. »

« Eh? Ma a cosa ti riferisci? »

« Niente dai. Senti una cosa, secondo te questi Croissant come sono? »

Makoto diede un dolce a Furu che si limitò ad assaggiare un solo pezzo che aveva staccato.

Assaporò quel trionfo di burro e pasta, quel sapore morbido e goloso, quell'armonia e fragranza che solo in un morso potevano invadere il palato.

Si poteva piangere di gioia assaggiando un dolce di Makoto.

« Mako chan... sono buonissimi. »

« Non è vero. Cioè sono buoni ma non sono originali. Assaggia ora questo. »

Makoto porse un altro croissant a Furu, questa volta con semplice ripieno di panna.

« È il Cosmos Croissant. »

Furu questa volta non si limitò a staccarne un pezzo, bensì lo tagliò e lo morse al centro.

Il burro e la pasta del cornetto, morbido e fragrante, si confondevano perfettamente con la morbidezza e la consistenza della Panna, fresca, montata da poco con un lieve aroma vanigliato che donava quel pizzico di dolcezza in più che non stonava.

L'unione di quei due ingredienti si scioglieva in bocca e questa volta non si piangeva solo di gioia ma a questo sentimento s'aggiungevano la soddisfazione, l'indipendenza, la freschezza di ogni momento.

Avrebbe potuto definire quel Croissant come il suo preferito.

« Toglili da davanti ai miei occhi. Potrei finirli. »

Makoto scosse il capo e arricciò le labbra insoddisfatta.

« No Furu! Non ci siamo! »

« Mako io davvero non capisco cosa cerchi! Sarà che io sono l'allievo e tu la professionista ma... potrei mangiare tutto il vassoio. Erano divini. »

Furu sorrideva come un bambino.

Quel dolce lo aveva portato in cielo e sostituendo le nuvole con la panna, si dondolava su questa, mordendo i croissant e rubando panna alla sua stessa fonte di sospensione in aria.

« Furu ma sei proprio tonto! Come fai a non capire? Assaggia questo! »

« Ingrasso! »

« Non fare obiezioni. Questo è il Croissant alla crema, ribattezzato Usagi's Croissant! »

Furu si mise a sedere toccandosi la pancia con la mano destra e afferrando il croissant con la sinistra.

Lo spezzò nuovamente a metà e morse la parte centrale, mischiando crema e pasta.

La crema era fresca, si sentiva il sapore unico che si creava grazie alle uova, lo zucchero, la sensibilità del latte e l'aroma di vaniglia, tutto mischiato alla morbidezza del burro e della pasta del croissant.

La crema era la sensazione della primavera e dei petali di ciliegio che sfioravano le braccia, era una brezza che salutava l'inverno e accoglieva la primavera, era il passaggio dalla primavera all'estate: freschezza e calore racchiusi in un morbido gioco tra quella crema così equilibrata e la pasta del Croissant che regalava al ripieno un involucro sicuro, una soffice fortezza che si sposava con quell'armonia.

Furu sentì d'impazzire.

« Com'è? »

Makoto era piuttosto agitata, l'estro creativo era in calo ed avvertiva su di se una pressione inesistente, perchè se il Crystal era da tempo il locale più rinomato di Tokyo, doveva inventare e creare sempre qualcosa di nuovo per permettere al locale di rimanere al primo posto, sempre.

« Mako chan, per favore chiama Usa chan e falli assaggiare a lei. Sono buonissimi ma io potrei morire! »

« Quante storie, ora la chiamo... »

Usagi entrò di corsa in laboratorio, senza che Makoto dovesse muoversi.

Aveva il fiatone e gli odango leggermente scompigliati, il volto affaticato e il grembiule storto.

« Ti hanno assalito i ragazzi? » chiese Makoto incredula nell'osservare l'amica così disastrata.

« È pieno di gente! Io e Mamoru stiamo impazzendo. Aveva ragione Sam! È pieno di ragazze e stanno chiedendo dolci in continuazione. Hanno ordinato: Quindici Usagi's Croissant, venti Makoto's Croissant, quindici Cosmos, venticinque muffin dell'equilibrio. »

Furu iniziò a segnare tutto velocementre mentre Makoto faceva attenzione alle ordinazioni mentre iniziava a preparare la crema principale.

« Usagi! Ho altre ordinazioni! » esclamò Mamoru che s'affacciò nel laboratorio « Hanno ordinato per il pomeriggio due torte mimose ed è arrivata una clienta, una certa Ami Mizuno che ha chiesto una torta al limone. »

« Grazie Mamoru! Torna dentro, arrivo subito! » affermò Usagi tornando a guardare Makoto e Furu « Ragazzi, appena è tutto pronto lanciatemi un urlo che corro! »

I ragazzi annuirono e mentre iniziavano a lavorare, Usagi tornò al bancone continuando a servire le clienti, affiancata da Mamoru.

« Per coloro che hanno ordinato, potrete accomodarvi in sala e attendere. Per gli studenti che vogliono i dolci per la merenda, venite in cassa, abbiamo preparato sacchetti misti! »

Usagi attese gli studenti in cassa mentre Mamoru continuava a servire ragazzi e ragazzi al bancone.

A metà mattinata Makoto aveva sfornato più di cinquecento cornetti, circa duecento Muffins e ora lavorava alle torte ordinate per il pomeriggio.

Dopo tanto lavorare e impazzire dietro ai clienti, chiusero un'ora per concedersi un pranzo veloce e riposarsi un po'.

Usagi sfruttò i primi dieci minuti a rifarsi gli Odango, Mamoru e Furu erano usciti qualche minuto e Makoto approfittò della loro assenza per parlare un po' con Usagi.

« Come si è comportato oggi Mamoru? »

« Bene. Credevo inciampasse almeno un paio di volte e invece devo ricredermi. »

« Sai, non ho capito perchè tu abbia scelto proprio lui tra tanti. Insomma, c'è qualcosa in particolare che ti ha colpito? »

« Sai, nel vederlo ho pensato che fosse un tipo troppo strano, alla sua età ancora a casa, anzi mandato via dai genitori. Un po' ho pensato che è giusto che un uomo molli la casa principale per vivere da solo ma in questa Tokyo non puoi farlo senza un lavoro. A noi serviva aiuto, a lui anche. Ovviamente ha anche le caratteristiche che rispecchiavano le nostre richieste e sinceramente nel vederlo all'opera, sono convinta di questa scelta. Lavora, è serio. È ciò di cui avevo bisogno perchè io stessa a volte sono troppo espansiva con i clienti. E di Furu che mi dici? »

Usagi sorrise all'amica, terminando di sistemare gli Odango.

« Furu ha le capacità giusto e poi in Laboratorio, in questa settimana, non mi sono sentita sola. Parla, mi fa divertire ma allo stesso tempo lavora, crea e sono certa che abbia le giuste potenzialità per dare vita a qualcosa di davvero Unico. Comunque che delusione. Vive con Mamoru, non sapevo che questi due... »

« Eh? »

« Lascia stare, poi ti dico! Andiamo va! »

Le ragazze si ritrovarono a sorridere, felici di quei cambiamenti che dopo tanto tempo avevano fatto.

Riposavano sedute ad un tavolino nella sala quando Mamoru e Furu tornarono con due buste di plastica che poggiarono sul tavolo delle ragazze.

« A voi! C'è un Take Away qui vicino. Non v'aspettate il cibo dei ristoranti a tante forchette, però io e Furu ci abbiamo già mangiato e il Sushi è buono! »

« Mamo chan! Furu chan! Grazie! » esclamò Makoto aprendo le due buste.

C'erano diverse specialità a tavola, sicuramente non di ottima e pregiata qualità, ma quanto bastava per rendere felici quei quattro soggetti a rischio di un esaurimento nervoso.

A fine pasto si resero conto che mancavano meno di quindici minuti alla riapertura, così Makoto corse in laboratorio, uscendo fuori con un vassoio di Croissant.

« Mako chan per favore no! Non riesco a mangiare più cornetti! »

« Taci un attimo Furu! Assaggiate questi Makoto's e ditemi cosa ne pensate. »

Tutti afferrarono i croissant assaggiandoli.

« Sei tu, Makoto » esclamò Usagi estasiata.

Makoto era il cioccolato, calda nell'inverno sotto una coperta davanti al camino, gustosa e fresca come un gelato da mangiare in estate. Rendeva caldi i giorni freddi, sorrideva per rendere le persone felici e vive.

Il croissant di Makoto era anche la consolazione, l'abbraccio di un'amica quando tutto crolla, quando le lacrime per amore sono troppe e solo il cioccolato può lenire il dolore che proviene dal cuore.

Era morbida. La crema al cioccolato aveva trovato nella pasta del Croissant l'alleata perfetta: si nascondeva in quell'involucro ed al primo morso donava l'allegria.

« È buonissimo! » esclamò Furu annuendo alle parole di Usagi.

« Troppo dolce per i miei gusti » Mamoru fu la voce fuori dal coro, regalando un sorriso a Makoto.

« Grazie Mamoru! Mi hai tolto un pensiero! Direi che possiamo riaprire e scusate se ve lo chiedo, stasera rimanete dieci minuti dopo la chiusura? Devo farvi vedere una cosa! »

I ragazzi si guardarono increduli, poi Makoto si rivolse a Furu: « Oggi pomeriggio aiuta Usagi e Mamoru al bancone. Io devo lavorare per un po' da sola. »

Lasciando tutti in silenzio, Makoto si ritirò nel suo laboratorio ed iniziò a creare opere d'arte o semplicemente ripeteva formule magiche per rendere i dolci davvero speciali.

 

Usagi chiuse la porta a chiave e tirò un sospiro di sollievo osservando i due dipendenti.

« Sono esausta. Oggi stranamente c'è stata tanta gente. Grazie per avermi aiutata! »

Sorrise ai due aiutanti e indicò la porta del laboratorio, dal quale uscì Makoto con un vassoio con dei piccoli Croissant sopra.

Furu era sull'orlo del precipizio, era tutto il giorno che mangiava Croissant.

« Mako mi spieghi perché tutta questa mania per i croissant? »

« Perchè il Crystal s'è rinnovato e se al mattino eravamo io ed Usagi a dare il buongiorno, adesso ci siete anche voi. Prendete tutti un croissant di questi qua. » poggiando il vassoio sul tavolo indicò quali andavano presi.

I ragazzi presero i dolci, li morsero e fu l'oblio.

Un vortice di foglie che cadevano dagli alberi, il calore del sole tiepido che salutava l'estate ed il vento che s'avviava verso l'estate.

Era la crema alla nocciola ed era l'autunno di Furu.

« Mako chan ma sono buonissimi! » Usagi si alzò in piedi terminando quel dolce.

« Furu mi ha ispirato la nocciola. La crema alla nocciola è buona, si sposa bene con il croissant e non è banale e classica, bensì ha quella sua originalità ed unita alla pasta del croissant crea la giusta armonia d'autunno. Ora mangiate l'altro. »

I ragazzi non si fecero pregare e al primo morso Mamoru sorrise.

« È buono! È particolare! »

Usagi e Furu annuirono mentre Makoto sorrise.

Al primo morso si avvertiva una crema diversa dal solito, con una nota un po' aspra e un sapore particolare: crema, mela e cannella.

Il croissant di Mamoru era ispirato ai modi che fin'ora aveva visto di lui, diverso dagli altri ragazzi, con una perenne nota fredda negli occhi e uno strano calore nel sorriso.

La crema riscaldava il cuore e la mela con la cannella riportavano alla ragione ed alla razionalità, amalgamandosi con l'involucro che proteggeva come una gabbia quella combinazione.

« Oggi hai passato il tempo a fare questi? » chiese Usagi terminando ghiotta l'ultimo croissant.

« Si. Stamane ho deciso che era giusto rinnovare e scusa se non te l'ho detto. Vedete, Furuhata, Mamoru, voi siete i primi dipendenti del Crystal. Non sappiamo come andrà, non si può prevedere se tra un mese o tra un anno sarete ancora qui con noi, tuttavia è giusto che ci sia il vostro segno sul menù, perchè rappresentate l'innovazione per questo locale. »

I due ragazzi rimasero senza parole, finchè Furu non andò dietro al bancone ed afferrò delle bibite al tè verde in vendita nel locale.

« Ragazze, non sarà champagne, ma dopo un dolce, è meglio brindare! »

« Giusto! Furu ha ragione! Brindiamo a queste due proprietarie strane e al Crystal che è nato una seconda volta! »

Mamoru iniziò a riempire i bicchieri e nel frattempo Makoto si rivolse ad Usagi: « Credi davvero che siamo strane? »

« Non lo so ma Sam me lo ripete sempre, quindi dovrei iniziare a credere che sia vero! »

Le due ragazze si abbracciarono, unite come sempre e piene di emozioni ed allegria.

Brindarono in quattro, con i bicchieri di carta alzati, urlando in quel locale vuoto.

Il Crystal era il locale dei sogni, come un regno argentato fatto di pace e tranquillità, di divertimento e armonia.

L'equilibrio era fondamentale in quel posto dove venivano creati i Dolci d'Amore eppure nessuno poteva sapere se realmente quella pace sarebbe durata a lungo: le trame del destino erano difficili da prevedere, infinite e di vari colori, bisognava solo vivere per scoprire cos'era stato scritto e affrontare giorno dopo giorno, con le gioie e le difficoltà.

Il Crystal era vivo, aveva un cuore, un battito ed era soggetto come gli esseri viventi ai cambiamenti ed ai giochi del destino.

 

 

 

 




Buonasera a tutti! Dopo tanto ho pubblicato il 4° capitolo!
Ammetto che è stato un parto plurigemellare.
Scrivere dei dolci quando si è a dieta, narrare dei croissant quando non si va pazzi per questi, immaginarli e volerli mangiare solo per il gusto di mordere qualcosa di dolce: ecco a voi l'astinenza da dolci xD
A parte questo, spero che il capitolo vi piaccia.
È stato incentrato su Makoto che tuttavia voleva fare qualcosa per questi due nuovi dipendenti.
Abbiamo scoperto più cose e dal prossimo capitolo forse le cose cambieranno.
Ammetto che non so quanto sarà lunga questa Fan Fiction ma avrà degli sbalzi temporali, anche perchè restando ferma subirebbe un forte rallentamento per i miei gusti.
Dopo questo, voglio ringraziarvi a tutti, in primis a chi recensisce ed anche a chi legge.
Ringrazio chi mi da consigli, chi mi aiuta a migliorare e io ci provo sempre, poi un giorno ci riuscirò!
Spero che questo capitolo vi sia piaciuto, che v'abbia messo un pò di fame e che v'ispiri a leggere il seguito...
A presto!


Kate_88

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Capitolo 5
*** Dorayaki al Limone ***



Capitolo 5 – Dorayaki al Limone

 

 

 

Erano passati sei mesi dall'arrivo di Mamoru e Furu al Crystal, tutto procedeva bene e il locale continuava ad essere il più gettonato della città.

L'insegna brillava di luce propria dalla mattina presto, al pomeriggio tardo quando al suo spegnersi, si accendevano le luci notturne dei locali e dei ristoranti.

Furu e Mamoru staccavano sempre insieme e ancora non avevano chiarito il malinteso con le due proprietarie, ignorando ciò che realmente pensavano della loro amicizia e del loro vivere insieme.

Come ogni sera, dopo aver abbassato la serranda ed aver salutato i due dipendenti, Makoto ed Usagi si riunivano per parlare della giornata, degli incassi e di tutto ciò che riguardava l'amministrazione economica del locale e la creazione di nuovi dolci.

Non era mai facile creare qualcosa di nuovo poiché già il menù del Crystal prevedeva una gamma di dolci piuttosto ampia, per una clientela vasta e dai gusti differenti.

« Oggi abbiamo incassato di più rispetto a ieri. Direi che avere degli incrementi va sempre bene. » affermò Usagi controllando la striscia degli scontrini.

« Si è vero, però Furu mi ha riferito che qualcuno preferirebbe avere anche dei dolci più tradizionali ed in effetti hanno ragione. Abbiamo incentrato questa pasticceria sui dolci occidentali visto che sono rinomati in questi, però c'è anche chi preferisce la tradizione. »

« Hai già in mente qualcosa? Ad esempio, gli Tsukimi dango sono molto buoni, ma prepararli al momento risulta un po' noioso, forse dovremo partire con qualcosa la cui preparazione non è esageratamente lunga. »

« Mah. Gli Tsukimi non sono difficili da preparare, potrebbe farli anche Furu, basta preparare l'impasto prima, però io pensavo a qualcosa che gli studenti potrebbero portare a scuola, come i Dorayaki! »

« I dolcetti di Doraemon*! » Usagi esclamò come una bambina mentre Makoto sorrideva, appuntando tutto su di un taccuino.

« Si esatto. Sono comodi da mangiare, potremo farli ripieni con la classica marmellata di Azuki e proporre poi alternative interessati con ingredienti e marmellate occidentali. »

« Trovo l'idea perfetta Mako chan! Stasera a casa preparo delle eventuali rappresentazioni. Ora vado. Chiudi tu? »

« Vai tranquilla. Io controllo se ho tutti gli ingredienti. A domani Usa chan! »

 

Il giorno dopo, il Crystal aprì all'alba non appena il sole si mostrò con i primi tiepidi raggi.

Il cielo si presentava azzurro, con qualche nuvola sparsa e l'aria fresca delle mattine primaverili, con i primi ciliegi in fiore, i ragazzi pronti per le cerimonie scolastiche ed il venticello fresco dell'inverno che ancora non riusciva a concedersi totalmente alla primavera.

Makoto era già arrivata ed aveva già preparato alcuni Dorayaki quando arrivò Usagi con un paio di locandine ben disegnate, con i colori che riprendevano l'arredo del locale.

« Usa chan buongiorno! Cosa sono? »

« Sono delle locandine. Ho pensato che per lanciare i dolci giapponesi in questa pasticceria, potremo venderli oppure, solo per oggi, regalarli a chi acquista almeno una pasta. Che ne pensi? »

« Buona idea. Così tutti potranno assaggiarli. »

« Tu hai pensato alle farciture? »

Makoto annuì e strizzò l'occhio destro in segno d'assenso, non si doveva preoccupare.

La mattina si presentò nuovamente frenetica e con l'arrivo dei due dipendenti tutto si stabilizzò, dividendo il lavoro su otto mani che preparavo e servivano col sorriso ed una grande intesa.

Usagi e Makoto continuavano a credere nella relazione tra i due ragazze, con un po' di rammarico e delusione, dovuti allo spreco che quell'unione causava, tuttavia a parte quel frivolo pensiero, non c'erano preoccupazioni nella vita delle ragazze che, anche se non avevano l'amore, avevano una carriera invidiabile per delle donne della loro età.

« Usa chan i dorayaki all'arancia stanno uscendo! Quelli al tavolo serviteli con un pizzico di panna! Escono ora anche quelli con l'Azuki** »

« Ricevuto Furu! Di a Mako che mi servono anche un paio di Dango che me li hanno chiesti la ragazza di Sam ed una sua amica! »

« Perfetto! »

Furu rientrò nel laboratorio mentre Mamoru serviva ai clienti ed ogni tanto faceva il giro nella sala a servire chi era al tavolo.

L'avvento dei dolci giapponesi era incontrollabile; ogni persona voleva almeno un dorayaki, gli studenti chiedevano la confezione speciale per la scuola mentre le mamme li portavano via nei classici sacchetti del Crystal, portandoli nelle loro case come ricompensa per i mariti o come regalo ai figli.

Machiko e la sua amica ringraziarono per gli Tsukimi Dango caldi, iniziando ad assaporarli anche se il sole ormai riscaldava la Terra, permettendo alle persone di sbottonare anche il cappotto.

Al Crystal quel giorno regnava la felicità e si notava aprendo la porta, come una nebbiolina soffice, come zucchero a velo o come l'odore di panna montata, tutto in quel luogo riconduceva alla felicità ed alla pace dei sensi.

Gli odori al Crystal potevano definirsi come delle droghe, creavano dipendenza eppure non facevano male, semplicemente rendevano gioiosi i clienti che affrontavano la giornata con la giusta dose d'euforia.

Dopo la mattinata frettolosa caratterizzata dagli studenti e dalle mamme che facevano la spesa, verso l'ora di pranzo giunse quell'attimo di tregua anche per Usagi e la squadra del Crystal.

Nonostante il locale fosse aperto, si concedevano diverse chiacchiere, attimi di gioco come ormai succedeva da sei mesi buoni.

Makoto aveva sfornato un nuovo vassoio di Dorayaki misti tra crema alla nocciola, marmellate e confetture.

Usagi ne afferrò uno alla crema e lo morse avidamente rivolgendosi a Mamoru.

« Mamo chan ma come mai vivi con Furu? »

Makoto quasi si strozzò mentre Furu osservava la ragazza che interrogava l'amico.

« I miei mi hanno cacciato di casa. Con Furu divido l'affitto. Ci conosciamo da... forse quattro anni. »

Usagi terminò il suo Dorayaki mentre Mamoru ne afferrava uno alla marmellata di ciliegie e Furu quello con la confettura d'arance.

« Ah siete amici, ecco perchè vivete insiem... » Makoto guardò i due ragazzi incredula, da una parte soddisfatta, da una parte in colpa per ciò che aveva pensato.

« Buongiorno! »

I ragazzi stavano finendo il loro pasto quando quel saluto li colse all'improvviso.

« Buongiorno. Ci scusi! Dica! »

Usagi con il sorriso si rivolse a quel cliente, mostrandosi come sempre gentile ad affabile.

« Usa chan ma sei tu? Ma allora è vero che hai aperto un negozietto per conto tuo. »

« Mh? Scusa ma chi sei? »

« E dai testolina buffa! Non ti ricordi di me? »

« No e sinceramente non amo essere chiamata testolina buffa. »

Makoto e Furu si scambiarono uno sguardo mentre Mamoru osservava quella scena un po' lontano.

« Dovrei sentirmi offeso, hai rimosso dalla tua testolina strana la mia faccia? »

« Giuro che ora mi arrabbio. Non sono una testolina strana. »

Mente quel ragazzo continuava ad insistere con Usagi, Mamoru raggiunse la ragazza e con un sorrisetto si rivolse a quel cliente strano.

« Buongiorno. Cosa possiamo servirle? »

« Eh? E tu chi sei? Usa chan non mi dire che ti sei trovata un fidanzato senza neanche aspettarmi! Che poi, detto tra di noi, non è questo granché! »

Makoto e Furu continuavano ad osservare quella scena, Mamoru contraeva la mascella ed Usagi tratteneva la rabbia dentro di sé.

Makoto puntò l'attenzione su quel cliente strano finchè non sgranò gli occhi e scosse il capo.

« Oddio no. Com'è cambiato! Quasi non lo riconoscevo neanche io... » nuovamente scosse il capo « Usa chan, secondo anno! Ti stava dietro con il banco e avevi una gran voglia di strozzarlo! »

« Eh? »

Seiya manteneva il suo sorrisetto beffardo sul volto, con quegli occhi scuri, i capelli lunghi legati in un codino ed un completo che ad occhio sembrava firmato.

« Testolina buffa ce ne hai messo eh! Ehi ma tu sei Kino! Cavoli sei rimasta la stessa, anche i capelli! »

« Ehi Kou! Hai intenzione di ricominciare? Se proprio vuoi saperlo, la coda alta è molto comoda per lavorare, inoltre, come mai sei qui? Insomma, hai sentito parlare del nostro locale? »

« Ah il vostro localino. Non male... » sistemò la cravatta e la giacca mentre si guardava intorno, fermando l'attenzione anche su Mamoru e Furu « cavoli testolina buffa, ma allora gli affari ti vanno bene, insomma puoi permetterti di pagare due dipendenti. Sicuramente ora però faresti meno fatica se al tempo avessi accettato la mia proposta. »

« Di che proposta parla? » chiese Makoto ad Usagi mentre la raggiunse dietro il bancone, seguita da Furu.

« La proposta di un liceale, ecco che proposta. Mi aveva detto di andare con lui in America dopo il diploma e sposarlo. »

« Si ma ti sei dimenticata che ti avevo promesso di vivere una vita agiata e che il massimo che ti avrei permesso di fare, era la mia segretaria. » con un tono deciso Seiya apostrofò Usagi infilando le mani in tasca.

« Seiya, stiamo parlando di sei anni fa. Smettila. Se vuoi assaggiare qualche nostro dolce te lo offriamo anche, ma smettila con certe cose. Qui dentro noi lavoriamo dalla mattina alla sera per rendere felici le persone. »

« Ma se prima stavate banchettando... »

« Sicuramente la nostra pausa era meritata. Fossi il tuo datore t'avrei già licenziato. »

Mamoru si rivolse piuttosto indisponente a Seiya, mostrando un'espressione che reggeva benissimo lo sguardo del ragazzo.

« E tu saresti un commesso, vero? Bè sfortunatamente per te, non ho bisogno di un datore di lavoro. Ho tirato su da solo una mia casa discografica ed adesso, al contrario tuo, io posso permettermi abiti firmati italiani, tu invece... mercatino? »

« Basta arroganza. Seiya fuori di qui! È la prima volta che m'accade una cosa simile. Non avrei mai pensato di dover cacciare un cliente. Mako chan prepara un sacchetto e daglielo. »

Makoto annuì ed in breve porse il sacchetto al ragazzo che lo afferrò senza esitare.

« Testolina buffa davvero tieni tanto a questo localino? Sai, la mia proposta è ancora valida. Sono davvero innamorato di te. Insomma, tanto sei ancora zitella, giusto? »

« No. Usagi è fidanzata! Seiya posso consigliarti di andartene? Se tra poco arriva il fidanzato di Usa chan sono guai per tutti. È un bestione. »

Makoto enfatizzò la situazione mentre Usagi stringeva i pugni ed arricciava le labbra, trattenendo dentro di se ogni singola stilla di rabbia.

« Usa chan adesso vado. A quanto pare potrei incontrare il bestione ma sappi che non mollerò. Adesso ti ho trovato. Ah bel localino. Godetevelo... ciao ciao! » Seiya alzò la mano in segno di saluto ed abbandonò quel locale, celando alla vista altrui un sorrisetto poco carino sul volto, sarcastico e malvagio.

Quell'episodio aveva gettato i ragazzi in un silenzio profondo così non si parlarono finchè non arrivò l'orario di chiusura, limitandosi durante la giornata a darsi i semplici ordini.

Al momento di chiudere le serrande, Usagi si guardò intorno un po' preoccupata.

« Qualcosa non va? »

« Mh? No Mamo chan, tutto ok. È solo che non vorrei trovare Seiya. Sei anni fa mi faceva le poste sotto casa, insistendo per uscire con me. »

« Capito... Furu! »

« Al rapporto! » esclamò il ragazzo divertito.

« Senti, accompagno Usagi a casa. Tu porta Makoto, sinceramente ci manca solo che quel pazzo faccia loro qualche imboscata. »

« No davvero, Mamo non ce n'è bisogno... »

Usagi era piuttosto imbarazzata e tacque quando il ragazzo le sorrise « è una piccola deviazione, non torno domani mattina! »

« Makoto va bene se t'accompagno? In effetti sarei anche io più sicuro. »

« Non che io abbia bisogno di protezione eh, però va bene dai. In fin dei conti è come una passeggiata. »

I due sorrisero e dopo aver salutato gli altri due, si avviarono verso casa.

 

Usagi aprì la porta di casa rivolgendosi a Mamoru con naturalezza.

« Vuoi fermarti per cena? Ho del cibo preso al Konbini***, è istantaneo ma è buono. Ieri non ho fatto spesa. »

« Usa non vorrei disturbare... »

Mamoru tacque improvvisamente avvertendo un rumore dalla casa.

« Hai sentito? »

« Oddio i ladri! » esclamò la ragazza spaventata, rifugiandosi dietro il ragazzo.

Mamoru avanzò di pochi passi nell'appartamento e cercando l'interruttore accese la luce.

I rumori provenivano dalla camera da letto, voci maschili e voci femminili, luci che si alternavano e musica in sottofondo e i pensieri di Usagi che volavano lontano, oltre i limiti del contenimento.

« Oddio Sam! » sussurrò a bassa voce prima di urlare « Sam che cavolo stai facendo in camera?! Disgraziato! Fare certe cose in casa mia! Ti distruggo. »

Mamoru rimase interdetto mentre Usagi lo superava ed entrava in camera dove trovò Sam sdraiato sul letto con la tv accesa ed il volume alto su uno dei tanti Drama che seguiva con la sorella.

« Ti sei dimenticata che oggi facevano una puntata di Perfect girl Evolution? **** »

« Oh no! È iniziato da tanto? »

« Dieci minuti! Oggi sei fortunata, fanno due puntate. »

« Mamo, ti dispiace se mangiamo qui? »

« Mh... bè senti, me lo guardo anche io, anche perchè ho letto delle anticipazioni interessanti. Dov'è il bagno? Prima di mettermi comodo, meglio andare. »

« In fondo a sinistra. »

Mamoru andò in bagno mentre Sam ghignava sul letto, sussurrando alla sorella.

« Chi è? Eh? Eh? »

« Scemo è il nuovo commesso. Poi ti spiegherò la prossima volta. Adesso vado a preparare del cibo. »

« Per me ramen istantaneo. » esclamò Sam mettendosi seduto comodo sul letto.

Quando i piatti furono pronti, annunciati dal suono squillante del microonde, Usagi portò tutto sul letto, mettendosi al centro tra il fratello e Mamoru.

Nel silenzio totale consumarono la loro cena, mentre le due ore scorrevano ed il sonno li richiamava.

In breve si addormentarono tutti e tre su quel letto, l'uno contro l'altro con Usagi che cercava sempre più spazio.

Dopo una giornata estenuante, il riposo era più che meritato.

 

Makoro e Furu camminavano diretti verso casa, parlando di varie cose relative ai dolci che preparavano.

« I dango oggi ti sono venuti molto bene Furu. Complimenti! »

« Grazie Mako. Sto imparando molto da quando lavoro al Crystal. Mi spiace solo per la scena di oggi. Quel tipo ha denigrato il locale e non è giusto. »

« Seiya è sempre stato così. Al liceo cercava sempre le attenzioni di Usagi ma lei preferiva passare il tempo con me, insomma, ha sempre preferito l'amicizia all'amore in più, Seiya non stimolava in lei quel particolare mal di stomaco che ti causa l'amore. Neanche so come spiegartelo, però, Seiya non era per lei. »

« Capisco cosa intendi. In ogni caso non doveva permettersi di denigrare così il locale. Presentarsi in quel modo... è come se l'avesse premeditato. »

« Mah. Vedremo cosa succederà. Io sono arrivata. Furu grazie per avermi accompagnato. »

« Di niente. Buonanotte. »

Furu salutò Makoto con un segno della mano, tuttavia dopo pochi passi si fermò e richiamò Makoto.

« Toglimi una curiosità, che dolci hai messo nel sacchetto di Seiya? »

« Dorayaki al limone! »

« E perchè al limone? Cosa ti ha ispirato? »

« Un bel niente! Uno acido ed egoista come lui solo quelli si poteva meritare. Sai, stamane li ho provati e sono un po' troppo amari e poi mi sono ricordata una cosa... »

« Cosa? »

« Seiya è allergino al limone! Diceva sempre che gli faceva così schifo da aver sviluppato un'allergia. »

Furu scoppiò a ridere e salutando nuovamente la ragazza, si voltò e si allontanò da quell'appartamento, mentre Makoto entrando dentro casa avvertì un piacevole calore che si propagava in tutto il suo corpo.






* Doraemon è un classico Anime trasmesso in Giappone ed anche in Italia. Non ho ovviamente diritti sul nome.
** la marmellata di Azuki è una marmellata di Fagioli Rossi, molto dolce ed usata in molti dolci giapponesi.
*** Il Konbini è una sorta di Mini Market aperto 24h su 24h, classico nel mondo giapponese e soprattutto negli Anime.
**** manga scritto da Tomoko Hayakawa sul quale non ho nessun diritto. In Giappone è stato tratto anche il Drama e l'anime dal Manga.



Ed eccomi qui, dopo più di una settimana ad aggiornare.
Mi scuso per il ritardo ma ho avuto dei problemi di salute.
Spero che questo capitolo vi piaccia, come vedete c'è un salto temporale ed è arrivata una persona poco carina a rompere le scatole.
Ho voluto poi introdurre i dolci giapponesi perchè mi sono resa conto che ci sono troppi dolci prettamente occidentali, inoltre, come mi è stato fatto notare da una cara persona che legge e recensisce, i dolci non sono fatti solo di creme ma anche di marmellate (vabbè io preferisco le creme u.u).
Vedrò di aggiornare presto.
Spero, come già detto, vi piaccia questo capitolo perchè per me è stato difficile scriverlo e spero traspaia l'arroganza di Seiya ed il suo velato disprezzo per il locale.
Un bacione e a presto.


Kate_88

 

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Capitolo 6
*** Cuore di crema ***



Capitolo 6 – Cuore di crema

 

 

 

« Yaten, ciao, scusa se ti disturbo a quest'ora del mattino, ma ho bisogno di un'informazione »

Seiya, con il telefono in mano, sdraiato sul letto mangiava della frutta mentre attendeva l'interlocutore dall'altra parte.

« Seiya che cavolo! Sono le otto del mattino! »

« Si lo so, scusami, però mi serve sapere una cosa importante. »

« Guarda che se ti riferisci all'articolo per quel nuovo Idol, te lo posso fare solo domani, oggi Minako ha detto che vuole uscire a pranzo fuori. »

« No, non m'interessa questo, piuttosto, la tua ragazza è cliente del Crystal, vero? Quel locale gestito da Tsukino e Kino... »

« Se ti sente che la chiami ancora ragazza ti uccide, anzi, è qui, con un pancione al settimo mese e con la voglia di strozzarti. Seiya, non puoi chiamarmi nel pomeriggio? »

« No, ti dico tutto ora e poi ti lascio in pace, così ti godi gli ultimi mesi felici prima di diventare papà. Potevi fare più attenzione. Comunque, ho bisogno di scoprire un punto debole del Crystal, così da tenere il locale in pugno. »

« A che ti serve? Mina chan adora quel locale. Diamine, Seiya! Non dirmi che ancora non ti va giù che Tsukino ti ha detto di no! Senti, adesso ho da fare. Non impicciarti negli affari di quel locale e concentrati sulla casa discografica. Il nuovo Idol è pessimo! »

Dopo quelle parole, Yaten attaccò il telefono, lasciando Seiya con la mascella contratta.

« Portatemi lo specchio! » urlò ad uno dei dipendenti della casa che subito arrivò con uno specchio in mano.

La sera prima, i Dorayaki al limone avevano causato una brutta reazione cutanea sul volto del giovane, deturpandone l'aspetto anche se temporaneamente.

Avvolto nella sua vestaglia rossa, non si dava pace, così compose un altro numero di telefono nonostante l'ora mattutina.

« Seiya, leggere il tuo nome sul display a quest'ora del mattino, quando sono tornato alle sei dal mio turno notturno al pronto soccorso, è quando di più fastidioso possa esserci. Spero tu stia morendo altrimenti attacco subito. »

« Dai Taiki, non farne un melodramma. Secondo me neanche dormivi. Senti un po', hai qualche collega che frequenta il Crystal? »

« Io ti giuro che quando ti vedo, t'ammazzo. »

Taiki, con una voce impastata dal sonno e la rabbia di chi è stato svegliato, attaccò il telefono velocemente lasciando che Seiya sentisse solo il suono della chiamata che veniva interrotta.

Seiya si sdraiò sul letto e lanciò il telefono dall'altro capo della stanza, urlando per la rabbia e rimettendosi a dormire: quel giorno non sembrava essere il suo fortunato.

 

 

Il telefono squillò anche a casa Tsukino quella mattina, in quell'appartamento dove Usagi, Sam e Mamoru dormivano su un lettone e dove la prima aveva cercato per tutta la notte di prendersi più spazio lottando con il fratello, mentre Mamoru era rimasto composto, limitandosi ad allargare un braccio che poggiava sul volto di Usagi.

Il suono del telefono fece destare Mamoru che inconsciamente rispose.

« Mh pronto? »

« Oddio ho sbagliato numero? »

Makoto, dall'altra parte del telefono, osservava incredula Furu, da soli in negozio a gestire la prima ondata di clienti.

« Ma chi é? » borbottò Mamoru mentre Usagi si destava dal sonno.

La ragazza aprì gli occhi e dopo un attimo di silenzio e di raccoglimento, scattò a sedere sul letto ed afferrò il telefono mentre Mamoru piombava nuovamente in un sonno profondo.

« Pronto? »

« Usagi ma allora ci sei?! Un Momento! Chi cavolo era? »

« Ehm Makoto poi ti spiego. Niente di drammatico, giuro. Che succede? »

« Che succede? Usa chan sono le otto! Io e Furu stiamo tentando di gestire la situazione ma non c'è nemmeno Mamoru... »

« Eh si lo so... arriviamo! » e senza neanche attendere una risposta di Makoto, attaccò il telefono e lo rimise al suo posto.

« Sam sveglia! Stai facendo tardi! » urlò la ragazza smuovendo Sam che subito s'alzò dal letto correndo in bagno.

Usagi si voltò verso Mamoru e velocemente lo iniziò a scuotere.

« Svegliati o ti licenzio. Sbrigati! »

Aveva afferrato la maglia del ragazzo e lo continuava a scuotere finchè il ragazzo non aprì gli occhi e mostrò alla ragazza uno sguardo decisamente assonnato, contornato da una barba incolta che al mattino donava al ragazzo uno sguardo più forte e sensuale.

Usagi per un attimo si fermò, imbarazzata da quello sguardo tuttavia anche Mamoru avvertì uno strano imbarazzo così entrambi si mossero dal letto alzandosi di corsa.

« È tardi. » disse Usagi smuovendosi la frangia.

« Si è vero » Mamoru si aggiustava i pantaloni, imbarazzato per quel momento mattutino che non sapeva se aveva camuffato a dovere.

La ragazza corse in cucina a preparare tre caffè con la sua macchinetta per il caffè americano e nell'attesa che questo fosse pronto, corse in stanza quando Mamoru entrò in bagno all'uscita di Sam.

La situazione in casa era irreale.

Sam si sistemò con i vestiti del giorno prima, privo di divisa; Mamoru in bagno cercava di sciacquarsi e darsi un tono nonostante gli abiti del giorno prima; Usagi in camera da letto, chiusa a chiave, si cambiava infilando una maglia pulita e la gonna a pieghe della divisa, mettendo in una sacca il grembiule del locale.

« Usa! La mia borsa della scuola dov'è? »

« Sam, che ne so? Controlla sotto il letto! »

Sam corse in camera da letto, ormai vestito, pettinato e profumato ed afferrò la borsa sotto il letto, tornando poi in cucina.

« Che ore sono? »

« Otto e un quarto! » esclamò Usagi porgendo un bicchiere di carta contenente caffè americano e latte « Fattelo bastare che oggi non ci sarà la colazione giapponese! Adesso comprendo gli occidentali un po' di più »

« Grazie Usa! Fuggo! Ciao ciao sorellina! »

« Guarda che io sono la maggiore! » esclamò Usagi verso Sam che correva fuori casa.

All'uscita di Sam la situazione non era migliorata.

Mamoru aveva infilato le scarpe e si era sistemato, Usagi cercava di bere il suo caffè con il latte ad un ritmo insostenibile, alternando i vari sorsi con l'ingestione di diversi biscotti che offrì anche all'ospite.

« Dobbiamo correre! »

Usagi era in preda al panico così afferrò le chiavi di casa, la sacca e spingendo Mamoru fuori dall'appartamento, chiuse finalmente la porta a chiave.

 

Al locale, Makoto e Furu dovevano gestire ancora le tante clienti del mattino.

Makoto era in cucina a preparare dolci velocemente mentre Furu s'improvvisava cameriere e serviva le varie ragazze e ragazzi.

Solo alle otto e mezza, quando la folla iniziava a sfoltire, arrivarono Usagi e Mamoru.

« Scusate il ritardo! » esclamarono in coro mentre Usagi, correndo verso il suo spogliatoio, s'infilava il grembiule.

Dopo cinque minuti i due ragazzi erano pronti e la suddivisione dei compiti tornò a quella originaria.

Alla solita ora di pranzo, quando ormai era il momento di quella pausa tanto sognata, Makoto e Furu bloccarono Usagi e Mamoru.

« Non avete niente da dirci? » Makoto indagava con lo sguardo, alternandolo tra Usagi e Mamoru.

« Giuro, non è come sembra. » Usagi mostrò un sorrisetto nervoso.

« Mamoru sbaglio o non ti sei fatto la barba? » domandò Furu alla volta del ragazzo.

« Ho la facoltà di non rispondere? Non è niente di quello che pensate. » e mentre parlava gesticolava, negando anche con le mani.

« Ah no? » Makoto insisteva, battendo con il piede a terra, emettendo un leggero rumore.

« Giuro! Si è semplicemente addormentato mentre ci vedevamo Perfect Girl Evolution! Sam ci ha fatto prendere un colpo! Appena entrata in casa non capivo se c'erano i ladri o se aveva organizzato una festa in camera da letto e invece guardava la tv! Anche Mamo chan vede quel Drama e vista l'ora tarda è rimasto a guardarlo solo che poi ci siamo addormentati ed io ho dimenticato di puntare la sveglia! » Usagi tirò un sospiro di sollievo dopo quella confessione, osservando i due.

« Mh... sarà come dici. Comunque, stamane c'è stata tanta gente e fortunatamente abbiamo venduto gli odango di diversi tipi, sia con la classica Azuki, sia con la crema alla nocciola. Sono divini. »

Nel sentire quelle parole, lo stomaco di Usagi e Mamoru brontolò all'unisono.

« Cibo » borbottò Usagi muovendosi verso il banco dei dolci, notando poi una nuova torta. « E questa? »

« Ah, esperimento! Assaggiala. È una torta/mousse. La base è fatta di biscotti sbriciolati con l'aggiunta del burro per compattarli, mentre il sopra è stato fatto con il latte ed altri ingredienti, poi ci ho aggiunto ad una yogurt alla fragola e l'altra lo yogurt bianco con delle scorse di limone. Lì accanto, vedi? A quanto pare è piaciuta molto. Sono rimaste alcune fette, se volete assaggiarla. »

« Io al limone! » esclamò Usagi andando a prendere subito la sua fetta.

« A me resta la fragola » aggiunse Mamoru che s'avvicinò ad Usagi per prendere la sua fetta.

L'uno urtò il gomito dell'altro mentre cercavano di prendere la loro fetta e per un attimo, imbarazzati, esclamarono all'unisono: « Scusa, io... fai prima tu »

Makoto e Furu osservavano la scena divertiti, tornando insieme in laboratorio, mentre i due in sala mangiavano finalmente il loro pezzo di torta.

 

« A me quei due non la raccontano giusta. » mormorò Makoto mentre lavorava un impasto simile alla pasta frolla.

« Dici eh? Li ho visti un po' troppo imbarazzati. Certo, non deve essere facile svegliarsi al mattino con un uomo nel letto. »

« Oddio, parla per te! » Makoto esclamò quelle parole, tuttavia solo poco dopo si accorse della reale esclamazione e arrossì scoppiando a ridere « Non volevo dire questo, cioè, quando una trova il ragazzo giusto, non dovrebbe essere male svegliarsi con lui, no? »

« Bè giusto. Cioè io al contrario, lo direi con una ragazza. A proposito, adesso che ci penso. Ieri con Usa avete fatto domande su di me e Mamo, non è che per la testa v'è balenata qualche strana idea? »

« Eh? A noi? No no... »

« Mako... »

« È colpa tua. Hai detto tu che vivevi con lui, ovvio che penso che siate fidanzati »

Furu restò in silenzio qualche istante, interdetto ed incredulo prima di scoppiare a ridere e spegnere il fornello della crema.

« Voi siete matte! Ma come vi passa per la testa? No davvero, non ci credo... non resisto. Rido troppo. »

« Ehi. Non ridere del tuo capo. Comunque, buona quella crema? »

Makoto si avvicinò al ragazzo che afferrò il cucchiaio e lo porse alla ragazza.

« Assaggia »

Imboccò a Makoto un po' di crema e sorrise, ritrovandosi per un attimo ad arrossire.

« è buona. Aggiungi solo un pizzico in più di scorsa d'arancia. »

Furu annuì prima d'indicare il forno.

« Cosa stai cuocendo? »

« Adesso vedrai... »

Dopo pochi minuti Makoto tirò fuori dal forno delle tortine al cioccolato che cosparse di semplice zucchero a velo.

« Sono mini torte di pan di spagna? »

« Molto meglio. Siediti e chiudi gli occhi. »

Furu guardò incredulo Makoto ma obbedì sedendosi al tavolo in quel laboratorio e chiudendo gli occhi.

Makoto, poco convinta, prese un pezzo di stoffa usato come asciugamano e lo usò per bendare il ragazzo, poi mise gli mise in mano un cucchiaino.

« Bene. Adesso guido la mano. Affonda il cucchiaino con dolcezza. »

Makoto afferrò il polso di Furu e lo guidò verso il dolce, poi lo lasciò permettendo a lui di muoversi come meglio voleva per tagliare quella tortina.

Il cucchiaino affondò nel pan di spagna esterno, poi avvertì qualcosa di ancora più morbido, unito al profumo inebriante del cioccolato e della crema che si mischiavano.

In quel laboratorio sembrava che una strega stesse compiendo una magia.

Il cucchiaino si riempì di pan di spagna al cioccolato e crema calda e fu guidato verso la bocca del ragazzo che si macchiò il contorno labbra di cioccolato.

La sensazione era unica, perfetta ad occhi chiusi.

Il sapore forte e deciso del cioccolato, si univa alla morbidezza della crema calda, perfettamente preparata che scorreva nella gola ed inebriava i sensi.

La pelle si distendeva avvolta da quel calore, il cuore accelerava i battiti mentre nel silenzio della degustazione, sembrava soffiare un caldo vento che rendeva quel dolce ancora più dolce.

Il pan di spagna era un trionfo di morbidezza, in quella cottura perfetta che lo aveva reso soffice anche grazie alla crema che lo bagnava.

Un dolce caldo che risvegliava dal letargo.

Furu arrossì. Tutta quella situazione era per lui imbarazzante, così tolse la benda e morse le labbra osservando Makoto davanti a sé con lo sguardo soddisfatto ed il sorriso sulle labbra.

« Cosa ne pensi? »

« è buonissimo... »

« Solo? »

« No giuro, è indescrivibile. É una sensazione che non ti so dire, però è estremamente positiva. »

Furu terminò il dolce, poi quando Makoto si distrasse, cercò di misurarsi la febbre con la sua stessa mano, conscio dell'effetto vano del gesto.

Avvertiva una strana sensazione e non riusciva nemmeno a girarsi dalla sua postazione per chiedere qualcosa alla ragazza.

In laboratorio si avvertiva una sensazione magica, qualcosa che rendeva irreale quel luogo.

Quel giorno il Crystal era così: un luogo di pan di spagna al cioccolato, dove camminare in punta dei piedi ed attendere il momento giusto per arrivare alla crema, così da farsi cullare da quella magica attesa ed avvertire i sentimenti affluire un po' alla volta nel proprio corpo.

 

 

 

 

Ragazze ecco qui un nuovo capitolo che spero vi piacerà.
L'inizio magari vi sembrerà particolare, ma vi assicuro che il titolo rispecchia in tutto il capitolo.
La situazione come vedete sta piano piano evolvendo e qualcuno trama nell'ombra, senza avere al momento particolari successi. Chissà se riuscirà in qualcosa.
Voglio ringraziare come sempre tutti coloro che recensiscono, ultimamente siete davvero tanti e questo mi fa davvero piacere.
Ringrazio anche chi legge e ringrazio tutti voi che lasciando una recensione vi siete preoccupati per me.
Vi posso assicurare che la vostra Kate è tornata in forze adesso!
Un bacione a tutti e come sempre, fatemi sapere cosa ne pensate!


Kate

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Capitolo 7
*** Lo strano caso dell'Idol di Cioccolato - Prima parte ***



Capitolo 7 – Lo strano caso dell'Idol di cioccolato – Prima parte.

 

 

L'anniversario di una coppia d'innamorati è un evento unico ogni anno e se qualcosa va storto, sicuramente verrà ricordato maggiormente rispetto a quando è andato tutto alla perfezione.

Se l'anniversario è di una coppia che ha un doppio motivo per festeggiare, come ad esempio un'imminente nascita, allora quel giorno tutto dovrà essere ancora più perfetto per non incappare nell'ira di una donna che potrebbe sfogare i suoi malumori sul compagno.

Yaten necessitava di un anniversario perfetto.

Minako era sempre stata una ragazza solare, un perfetto raggio di sole nella vita di quel ragazzo che, una volta lasciata la carriera di cantante, si era dedicato a scrivere articoli per conto della critica musicale.

Si erano incontrati al liceo ed il loro non era stato quello che tutti chiamano un colpo di fulmine.

Minako sognava qualcosa di grande per lei, la realizzazione di ogni suo desiderio era quello di diventare un'Idol, recitare in qualche drama ed incidere un cd.

Yaten era già un Idol insieme ai Three Lights tuttavia la sua vita di liceale non era facile e spesso, per nascondersi dalle Fans, andava in una vecchia aula abbandonata nell'istituto, un po' polverosa ma sicuramente silenziosa.

Minako solo conosceva quel posto, usato a volte per cantare, fingersi qualcuno che non riusciva a diventare.

S'incontrarono in quell'aula per diverso tempo: lui le dava consigli sulla voce, su come muoversi e presentarsi, lei si limitava a donargli un po' di quella luce naturale che portava nel suo cuore.

Al debutto di Minako, pochi mesi dopo, Yaten la baciò dietro le quinte, regalandole il suo primo bacio ed il suo primo amore.

La carriera di Minako era andata a gonfie vele, la storia con Yaten non aveva problemi e l'apertura del Crystal aveva portato nella sua vita una ventata di felicità in più, tuttavia decise di ritirarsi dalle scene non appena scoprì di essere incinta.

 

Yaten aveva varcato la soglia del Crystal all'ora di pranzo, approfittando della pausa lavorativa, consapevole che il negozio rimaneva comunque aperto.

« Buongiorno! »

Usagi accolse il ragazzo finchè non lo riconobbe, regalando uno di quei sorrisi gioiosi che illuminavano il volto della ragazza.

« Yaten! Che bello rivederti! Come sta Mina chan? »

« In preda alle voglie ed io sono in piena crisi di panico. »

« Che succede? »

Makoto uscì dalla cucina andando ad abbracciare Yaten e schioccando un caloroso bacio sulla guancia.

« Buongiorno futuro papà! »

« Mako chan! Sempre euforica! A proposito, ho saputo che è tornato Seiya. Ragazze state attente, ultimamente è davvero di cattivo umore. »

Mamoru e Furu erano dietro il bancone ed ascoltavano incuriositi, scambiando diversi sguardi seri.

« Si è venuto e non si è comportato bene » Usagi parlando fece segno a Yaten di sedersi.

« Si è vantato della sua casa discografica denigrando questo posto » aggiunse Makoto sedendosi non appena Yaten si fu accomodato.

« La sua casa discografica non versa in buone acque. Purtroppo, scrivendo per la critica musicale ho dovuto stampare articoli anche su i suoi Idol ed ultimamente gli va sempre peggio. Nell'ultimo mese ha perso diversi soldi e questo non giova ai suoi nervi. »

« Si ma a che pro venire qui e denigrare questo locale? » domandò Mamoru con una punta d'acidità e severità nel tono.

« Ah tu sei uno dei nuovi commessi. Minako me ne ha parlato tempo fa. Io sono Yaten... »

« Io sono Mamoru. »

« Io Furuhata Motoki ma tutti mi chiamano Furu » aggiunse disponendo alcuni dolci in un vassoio.

« Comunque vi dicevo, a Seiya gli affari vanno male e diciamo che questo locale inizia a fargli gola per due motivi. So che è tornato per Usagi, non ha mai mandato giù il suo rifiuto e non appena ha visto che gli affari gli vanno anche bene, non escluderei che voglia rilevare questo posto. »

« Che cosa? Non gli darò mai il nostro locale! » esclamò Usagi stringendo le mani.

« Lo so. Sa bene che l'unico modo per rilevare questo posto è incastrare te, quindi fai attenzione ed anzi, fate attenzione tutti. »

Mamoru e Furu raggiunsero il tavolo dove erano seduti gli altri ed offrirono dei dolci a Yaten mentre i due ragazzi si ritrovarono per un attimo ad osservare quelle due giovani imprenditrici così determinate.

« Grazie Yaten per averci detto questo. Immagino tu sia qui anche per un altro motivo, vero? Insomma, sbaglio o domani è l'anniversario? » Makoto sorrise con dolcezza al ragazzo.

« Si. Mina chan ci tiene molto ma questa vorrei qualcosa di diverso per lei. Vedete ho preso una decisione importante... »

Yaten assunse un'espressione molto seria poi sorrise: « la voglio sposare. »

« Yaten ma è stupendo! Cavoli! Io lo sapevo che prima o poi succedeva tutto questo! Dimmi un po', come la vuoi la torta? Stavolta dovrà essere davvero speciale! » esclamò Makoto mentre Usagi aggiunse con la voce un po' infantile: « C'è poco da stare allegri eh! Mako chan ti ricordo che Mina ora si sposa, Amy esce con Taiky, Rei si sposa tra un anno con Yuri e di questo passo si sposa prima Sam che noi. »

« Che tragiche che siete! » esclamò di getto Furu « guardate che qualcuno c'è anche per voi eh. »

« Ah si? Vogliamo fare un concorso per scegliere un marito a Makoto? » chiese Usagi ironica.

« Ehi! Dai Usa chan non dire così! Vedrai che l'amore arriverà per entrambi. Magari non so, lo incontrerai qui al negozio come cliente, oppure ti accompagnerà a casa una sera per caso... » Makoto lanciò una frecciatina ad Usagi guardando Mamoru, lasciando arrossire il ragazzo.

« Oppure lo incontrerà cadendo per strada, sbadata com'è » aggiunse veloce il moro per sviare il discorso « comunque Yaten congratulazioni. Ho conosciuto Minako di sfuggita ed è davvero un peperino. »

« Chiamarla peperino è un diminutivo. È vera e propria dinamite quella ragazza! Comunque, visto che sarà un evento speciale, vorrei una torta speciale. Il dolce deve rappresentarla solo che non ho idee. »

Nel locale per qualche attimo ci fu il silenzio e Makoto si chiuse per qualche minuto nel suo “silenzio creativo”.

Makoto si alzò in piedi sotto lo sguardo silente e curioso di tutti, andò in laboratorio e ne uscì con un blocco ed una penna, tornando poi a sedere.

« Una torta a più piani. Ripercorrerò le immagini di Minako su ogni strato ed arriverò alla punta dove creerò una sua miniatura con cereali e fondente dove la raffiguro incinta ma sempre bella. Avevo pensato di fare così. Sul primo piano la metterò con la divisa dell'istituto Juban e con l'abito che usò a quella famosa audizione. Sul secondo piano creerò anche una tua miniatura Yaten e vi metterò vicini, lei vestita con un abito sgargiante, tu con la divisa chiara che avevi con i Three lights, metterò anche dei cuoricini per evidenziare il vostro amore. Sull'ultimo piano, come detto, ci sarà lei, regina della festa con il pancione e con diverse decorazioni accanto. Che ne pensi? »

« Cavoli! Tu si che sei un genio! C'è solo un problema Mako chan. Riusciamo a rimanere lo stesso aperti oggi o ti serve il nostro aiuto? » chiese Mamoru mentre Usagi mangiava un dolcetto dal vassoio.

« Dipende dalla situazione al bancone. La parte difficile è creare le statuine con i cereali, anzi, più che difficile è lunga... »

« Però i pan di spagna posso prepararli io ora, e la crema direi di farla mentre cuociono i pan di spagna. Potremo farla ripiena di crema al cioccolato e crema all'arancio. Il fondente lo abbiamo e per oggi, visto che la torta richiederà tanto tempo, nel pomeriggio potremo limitarci a sfornare solo tortine floreali. » intervenne Furu indicando il bancone.

« Credo sia un'ottima idea. Yaten ritirare la torta domani mattina ti va bene? » chiese Usagi alzandosi in piedi.

« Sarebbe perfetto! »

« Bene, allora domani mattina avrai una torta per Minako ad opera d'arte! »

Yaten sorrise e ringraziò tutti i presenti, lasciandoli così con quel grande lavoro.

 

Usagi e Mamoru facevano avanti ed indietro tra il laboratorio e la sala. Le tortine floreali erano molto richieste e le ragazze soprattutto chiedevano quelle dell'Amore direttamente a Mamoru.

Stranamente Usagi avvertiva un senso di disagio, una strana contrazione allo stomaco, brividi e sensazioni piacevoli e spiacevoli allo stesso tempo, lungo tutto il corpo quando le clienti rivolgevano troppe attenzioni a Mamoru.

La situazione a tratti diventava ingestibile.

Non solo c'era una divisione di clienti e schiere di ragazze impazzite, c'erano anche i ragazzi che sedevano in sala e mangiavano con la sola scusa di vedere Usagi completamente in divisa, con il grembiule che evidenziava le forme della giovane donna.

A Mamoru quella situazione stranamente non andava giù.

Makoto e Furu intanto lavoravano alla torta.

Il dolce prendeva forma, la soddisfazione dei due pasticcieri aumentava, l'amore avvolgeva il dolce e l'ansia per la consegna saliva vertiginosamente.

« Che ne pensi? »

Furu aveva appena steso la pasta fondente, colorandola e donando a questa una sfumatura sull'arancione.

« È molto bella. Aggiungi anche un po' di giallo e ricopriamo il pan di spagna. »

I vari strati della torta erano già pronti, dovevano solo ricoprirli e comporre i vari piani.

La parte più impegnativa riguardava la creazione delle varie statuine di cereali.

Makoto era ormai diventata un genio in quelle forme, tuttavia la creazione necessitava di tempo ed entro la chiusura era impossibile creare tutto.

« Siamo nei guai. »

« Dici? Guarda Mako chan che ci riusciamo a terminarla eh. »

« No purtroppo. Ci mancano tutte le statuine e le decorazioni. Facciamo così, tu stacca quand'è ora. Io resto qui stanotte. »

« No. A parte che non approvo che una ragazza resti qui di notte e poi ti aiuto anche io! Sono o non sono il tuo aiutante? »

Makoto arrossì di fronte a tanta determinazione, così annuì uscendo dal laboratorio per comunicare la notizia, tuttavia la situazione davanti ai suoi occhi era tra il comico ed il demenziale.

A mezz'ora dalla chiusura il locale si era svuotato e Mamoru ed Usagi stranamente stavano bisticciando.

« Dovresti darmi retta per una volta. Sei ingenua. Sarai anche il mio capo ma io sono un uomo e queste cose le so. »

« Si, un uomo che vive ancora con mamma e papà! »

« E allora? E ti ricordo che adesso vivo con Furu e che mi pago l'affitto da solo! Questo però non esclude che io sia un uomo e so cosa pensa il genere maschile! »

Mamoru ed Usagi continuavano a bisticciare mentre Furu uscì dal laboratorio affiancando Makoto.

« Che succede? » chiese a bassa voce.

« Shhh... falli continuare, almeno finchè non si accorgono di noi. »

Il ragazzo annuì continuando a guardare la scena: Usagi e Mamoru che, l'uno di fronte all'altro, quasi si urlavano contro al centro del locale.

« Guarda che non è come pensi tu e poi non dovresti neanche parlare! »

« E perchè? »

« Mi domandi anche il perchè? Che bella faccia tosta che hai! »

« Guarda che quella che sta insinuando altro sei tu. Io lo dico solo per evitarti brutte cose! »

« E che brutte cose eh? »

« Sei proprio di coccio eh! Guarda che oggi i ragazzi in sala erano lì e chiedevano di essere serviti da te solo per questa, queste e quello! » e da grande sfacciato, Mamoru indicò in ordine la gonna corta, il petto di Usagi ed alluse al fondoschiena della ragazza che, da parte sua si ritrovò ad arrossire, come colpita da quei gesti.

« Ehi Furu, vai a prendere due di quelle » sussurrò Makoto mentre il ragazzo annuì andando in laboratorio e riuscendo con un vassoio con due tartine d'Amore sopra.

Le tartine erano il morso dolce della panna colorata con il rosso, il soffice pan di spagna ripieno di crema alla ciliegia e la punta di felicità data dal fiore rosso d'ostia messo al centro del piccolo dolce.

L'unione di quei tre ingredienti formava la Tartina dell'Amore.

« Per voi »

Furu interruppe quella scena ed i due in un attimo di confusione afferrarono la tartina, mordendola con forza per poi arrossire nel guardarsi, come se una magia per un attimo li avesse avvolti e confusi.

« Bè dovresti solo coprirti di più » disse Mamoru come addolcito da quella tartina.

« E tu dovresti sorridere di più. È estenuante sentire continuamente commenti sulla tua “tenebrosità” »

Makoto e Furu sorrisero nel notare quanto i due, inconsciamente, fossero imbarazzati.

« Bene, se avete finito, volevo dirvi che io e Furu stanotte dormiamo qui. »

« Eh? » Usagi si destò di colpo alternando lo sguardo tra i due « Che mi sono persa? »

« Niente! Niente » Makoto si sbrigò a negare ogni cosa, per poi dire « Non riusciamo a finire la torta per domani. Dobbiamo lavorare anche di notte. »

« Ed io resto ad aiutarla. Non è il caso farla rimanere sola. »

« Mh. Ho un'idea! Facciamo che rimaniamo tutti quanti qui? Una specie di pigiama party, solo che voi due vi dedicherete a quelle cose, ed io posso uscire a comprare qualcosa per cena, poi potremo aiutarvi anche io e Mamoru! »

« Si Usagi ha ragione! »

«Bella idea! Però Usa, fatti accompagnare da Mamo chan! Va bene? Facciamo la lista di schifezze da mangiare? »

Makoto sorrise dopo quella domanda, per poi dire: « Furu a te va bene? »

« Perfetto! »

Usagi e Mamoru si guardarono e terminarono quel dolce avvertendo il calore sulle gote.

Makoto e Furu si scambiarono uno sguardo d'intesa.

Quella sera il Crystal era stato avvolto dalla panna colorata di rosso: la notte sarebbe stata lunga, le tartine dell'Amore sfornate in grande quantità e la crema alla ciliegia non era solo dolce, era la morbidezza di un frutto di stagione, maturo ed avvolgente anche se nuovo per quell'anno, come i sentimenti che a volte nascono.

Gli amori nascono ogni anno, come le ciliege, alcuni sono maturi, altri sono all'inizio, morbidi e dolci come i primi frutti colti, attesi a lungo e finalmente assaggiati in quel periodo floreale.

 





Eccomi qui!
Come prima cosa devo ringraziare tutti coloro che come sempre seguono, recensiscono, leggono e vivono questa storia!
Come avrete notato è in due parti questo capitolo.
Inizialmente lo volevo fare unico, tuttavia era troppo lungo e vorrei dedicare più tempo a questa notte e non solo...
Spero di avervi un pò incuriositi.
Spero di ricevere pareri su questo capitolo perchè come sempre ci tengo a saperlo, siano essi positivi o negativi.
Vi ricordo che da ieri ho aggiornato la pagina di Efp e sulla mia pagina, nello spazio dedicato all'autore, scrivo i nuovi aggiornamenti ed eventuali giorni di pubblicazione.

A presto.

Baci


Kate

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Capitolo 8
*** Lo strano caso dell'Idol di Cioccolato - Seconda Parte ***



Capitolo 18 – Lo strano caso dell'Idol di cioccolato – Parte seconda.

 

 

 

« Secondo te non abbiamo esagerato? »

Mamoru contemplava la lista della spesa, accompagnando Usagi per la via centrale alla ricerca del Konbini.

« Mh? Non credo. Mi fido di Makoto e Furu. Cos'hanno scritto? »

« Ti fidi troppo... » l'ammonì spiegando bene il foglio ed elencando ciò che vi era scritto « Patatine, pop corn, salatini, noccioline, pizzette, stuzzichini che poi mi spieghi cosa sono... »

« Sono le schifezze da scaffale »

« E che sono? »

« Mamo ma non hai mai fatto spesa per una festa? »

Usagi si fermò ad osservare quel ragazzo con un'espressione incredula mentre questo muoveva il capo in segno di diniego.

« Com'è possibile? »

« Bè la spesa la facevano i miei e comunque ho sempre studiato io. »

« Non l'avrei mai detto. Comunque le schifezze da scaffale sono quelle che trovi lì esposte, in teoria non le dovresti comprare ed invece vedendole ti assale la voglia e le prendi. Mako chan le segna sempre, ha paura che le dimentichi. »

« Insomma, attacchi da donne incinta! »

« Se così li vuoi chiamare. Io li chiamo più attacchi di cui ti penti il giorno dopo guardando i rotoli allo specchio »

« In effetti qui vedo un po' di ciccia... » e mormorando quelle parole, scherzoso allungò la mano al fianco di Usagi pizzicandola e facendole fare un bel salto.

« Depravato! » esclamò la ragazza continuando a camminare leggermente davanti al ragazzo.

 

 

Al locale intanto, in uno strano silenzio imbarazzante, Makoto osservava i vari piani della torta.

Furu era al suo fianco, contemplando quel dolce sul quale mancavano le statuine ed osservando Makoto con la coda dell'occhio.

Ultimamente gli capitava troppo spesso di osservare quella ragazza ed interrogarsi su di lei la sera a casa, attendere il mattino per andare a lavorare e sorridere quando la vedeva piena di forza aprire la porta del locale.

Makoto per lui era una forza della natura, una misteriosa entità che riusciva a creare i dolci con la magia, una fantastica donna da ammirare.

In quel momento rifletté più a fondo su di lei e comprese che oltre ad essere un'ottima pasticcera, lei prima di tutto era una donna alla quale nulla si poteva dire, che alla sua età era già riconosciuta in tutta Tokyo.

E Makoto sopra ad ogni cosa era bella.

Pensava questo mentre iniziava a creare quelle statuine, una alla volte, con le mani un po' tremanti.

« Va tutto bene Furu? »

Makoto era la solita spontanea eppure anche lei in quella situazione si sentiva un po' a disagio. Sarà stata la notte, sarà che erano soli ma sentiva dentro di sé una particolare angoscia o forse era il semplice svolazzare di farfalle nello stomaco.

Non era la prima volta che rimaneva sola con Furu, succedeva tutti i giorni in laboratorio, ma questa volta era notte, erano soli per almeno un'ora e la voglia di stargli accanto la sentiva bruciare dentro.

Avvertiva le guance andare a fuoco, il cuore battere forte e tutto questo era causato solo dalla presenza di Furu in quel luogo stretto e grande allo stesso tempo.

« Si va tutto bene. »

In sei mesi di collaborazione non era mai successa una cosa simile, eppure non riuscivano a parlare, ipnotizzati forse dalle tartine dell'amore che, disposte su un vassoio, osservavano i due dall'alto.

Una situazione del genere aveva colto entrambi impreparati e mentre inaspettatamente il cuore galoppava per conto proprio, la mente desiderava il ritorno di Mamoru e Usagi.

Forse la mente mentiva.

« Ho finito questa. »

Furu aveva appena finito di creare con il cioccolato plastico, una miniatura di Minako con un abito color arancio con vari fronzoli, merletti e fiocchi da mettere a fianco di Yaten sul secondo piano di quella torta.

La miniatura era perfetta.

Presentava alla perfezione i capelli con le varie ciocche, il fiocco rosso e gli occhi azzurri; l'abito era modellato in ogni piccolo particolare ed alla vista sembrava quasi di stoffa vera.

« È molto bella. »

Nuovamente scese il silenzio, sovrano di quel laboratorio.

Furu alzò lo sguardo all'orologio e si rese conto che erano passati solo quindici minuti dall'uscita degli altri due.

Makoto intanto si allontanò un po' dal ragazzo, salendo su una scaletta nella cella adibita a frigorifero per prendere un barattolo con dentro la crema all'arancia.

« Ne avremo fatta abbastanza? » domandò al ragazzo mentre si sporgeva dalla scaletta per afferrare quel contenitore.

Una volte preso scese le scale e lo portò sul tavolo da lavoro dove poggiò il contenitore che nell'impatto con la superficie, fece schizzare fuori un paio di schizzi di crema sul volto di Makoto.

« Hai un po' di... » Furu la guardò con un po' d'imbarazzo mentre con le mani la ragazza cercava di pulire i punti dove aveva avvertito l'arrivo fresco di quella crema.

« Ehm si ora mi pulisco... »

Makoto respirò a pieni polmoni lasciando che anche il ragazzo potesse sentire il rumore che provocava per poi mormorare: « Ci stanno mettendo molto... »

« Già »

« Sai non ti ho mai ringraziato in questi mesi per l'aiuto che mi dai in negozio. »

« Veramente mi hai già ringraziato... »

« Ah bè allora lo faccio un'altra volta... »

Per l'ennesima volta il laboratorio fu avvolto nel silenzio, rotto da una frase detta da Furu, gettata lì a caso.

« E così tu pensavi che io e Mamoru fossimo... »

« Bè si, cioè non fraintendermi non ho nulla in contrario ma, si lo pensavo... »

« Oggi quei due hanno litigato molto. Sai, ho l'impressione che Mamoru provi qualcosa per Usagi. »

« Bè hanno dormito insieme, non possiamo non pensare male. »

« Comunque hai ancora un po' di... »

Furu allungò la mano verso la guancia di Makoto per togliere con un dito l'ultimo schizzo di crema, incrociando lo sguardo con quello della ragazza che, nell'imbarazzo più totale non riuscì ad allontanarsi, restando intrappolata nel semplice gesto di quel ragazzo.

Mille pensieri, mille emozioni, la scena di un film nella mente di entrambi e mille paure.

Un gesto. Bastava un gesto e tutto sarebbe cambiato ma il cambiamento fa bene alle persone?

L'uno non sapeva cosa pensava l'altro.

Makoto avvertiva il calore di quel semplice pollice sulla guancia che spostava la crema; Furu avvertiva come un fulmine scuoterlo dentro; bruciava e nella testa e nel cuore una parola risuonava più forte delle altre, sovrastando le paure e le ansie che quel contatto così semplice regalava.

Ed ancora mille indecisioni e mille paure mentre entrambi si rendevano conto della vicinanza tra di loro, della diminuzione dello spazio vuoto tra i due corpi, del calore del respiro e del sapore derivato dall'unione delle labbra di quei due ragazzi, in quel laboratorio dove la crema fu galeotta.

 

Mamoru batteva il piede a terra, esausto e stufo di quella situazione. Osservava Usagi con la divisa del Crystal e non era l'unico ad osservarla mentre mostrava palese indecisione, con l'indice alle labbra, di fronte allo scaffale delle “Schifezze”.

« Senti ma per pensare hai per forza bisogna di quel dito in bocca? Guarda che è pieno di germi »

« Eh? Ma sono indecisa Mamo chan! Le prendo alla paprika oppure al gusto pizza? Io sarei per la Paprika ma non so, a Mako chan piacciono alla Pizza. »

Lo sguardo faceva un continuo sali e scendi per il corpo di quella ragazza, poi si guardava intorno e le occhiatacce erano frequenti, uno scambio reciproco con gli altri ragazzi del kombini.

« Signorina le serve aiuto? »

Uno dei tanti ragazzi azzardò il contatto, almeno verbale, con Usagi.

« Mh? No grazie, sono solo indecisa. »

« Bè se vuole posso darle un consiglio... »

Il ragazzo mostrava il classico sorriso da bravo ragazzo ed una gentilezza fuori dal comune, atteggiamenti che facevano saltare i nervi di Mamoru che, in uno scatto di gelosia, afferrò entrambi i pacchi di patatine infilandoli nel cestino, poi prese la ragazza per il polso e la tirò un po'.

« Andiamo. A me piacciono entrambi quindi le prendiamo entrambe. Sono appena diventato un fan delle Schifezze. »

« Eh? »

Usagi non riuscì a replicare che fu portata via allo scaffale successivo mentre Mamoru allentava la presa rendendosi conto del gesto appena compiuto.

« Potevi dirmelo che ti piacevano. Avrei evitato tanta indecisione. »

Nella sua ingenuità, Usagi non capì nulla di quanto realmente stava succedendo in quel locale.

« Si hai ragione, colpa mia. Andiamo a pagare? »

Usagi si limitò ad annuire avvicinandosi alla cassa, pagando e lasciando a Mamoru l'ingrato compito di portare tre buste di schifezze per sole quattro persone.

« Scoppieremo. Speriamo che la torta sia quasi finita. »

Usagi nuovamente annuì mentre riprese a camminare al fianco del ragazzo, verso il locale, senza rendersi conto dello sguardo di Mamoru che ogni tanto lasciava cadere l'attenzione sul corpo della ragazza, tornando a guardare davanti a se quando si rendeva conto dei pensieri che assecondavano quello sguardo; notò anche il profilo serio e dolce allo stesso tempo e sorrise, venendo alla fine colto in flagrante.

« Qualcosa non va? Tutto bene Mamo chan? »

Lei sorrideva, ingenua e spontanea, armata di una sensualità che non conosceva e che involontariamente sfoggiava in ogni attimo, anche quando dormiva.

« Tutto bene. Siamo arrivati. »

La voce di Mamoru si era stranamente addolcita, colpito in pieno dalla sincerità di quegli occhi azzurri.

 

All'apertura della porta del locale, il rumore causato svegliò anche Makoto e Furu uniti in quell'attimo di smarrimento che aveva colto entrambi.

« Ehm oddio... »

Makoto era un fascio di nervi e respirava profondamente mentre indicava a Furu la porta del laboratorio.

« Vado a vedere cos'hanno comprato. »

Makoto si limitò ad annuire e sospirò quando il ragazzo abbandonò il laboratorio.

All'attimo di smarrimento si sostituì un piacevole sorriso mentre con la mano si toccava le labbra che profumavano come quelle del ragazzo ed assaporava ancora l'aroma dolce di quella nocciola.

Carezzò la guancia ancora sporca di crema all'arancia e colta da un momento di dolcezza, assaggiò quel miscuglio d'ingredienti, avvertendo il sapore perfetto di quell'unione.

Lo sguardo andò poi alla torta, rendendosi conto che di quattro statuine, solo una era stata completata.

Sorrise e scoppiò a ridere.

« Mina chan, ci sei sempre tu in queste occasioni eh. »

Aprì la porta del laboratorio e mostrando un sorriso a Mamoru ed Usa mormorò: « Ragazzi, ci sono da finire le statuine. Se ci sbrighiamo dopo mangiamo! »

I due insieme a Furu, si scambiarono uno sguardo d'intesa e tutto iniziò.

Furu e Makoto preparavano le statuine e le disponevano sulla torta, Mamoru metteva le decorazioni mentre Usagi le creava con alcuni stampini.

« Guardate come sono brava! »

« Usa ma stai usando delle formine! » l'ammonì Mamoru.

« E allora? Bisogna saperci fare anche per usare le formine. »

Makoto e Furu scoppiarono a ridere insieme, concedendosi alla fine un attimo d'imbarazzo.

Passate due ore, i ragazzi terminarono la torta: Yaten l'avrebbe sicuramente apprezzata con quei colori e quei profumi.

Mangiarono fino a tardi e quando ormai il mattino s'avvicinava in punta dei piedi, dopo una notte insonne, Makoto sfornò i primi croissant.

C'erano tutti loro, uniti e chissà, forse innamorati: C'era Usagi alla Crema e Mamoru con le mele e la cannella; c'era Furu alla nocciola e Makoto al cioccolato.

C'erano.

Il mattino arrivò e quando Yaten varcò la soglia del Crystal non trovò solo una torta.

Trovò una Makoto ed un Furu soddisfatti, una Usagi piena d'ingenuità ed un Mamoru confuso, poi notò la torta che in silenzio parlava.

La torta aveva il profumo di Minako, la sua vivacità e non solo.

Quell'anniversario sarebbe stato diverso ed il dolce l'avrebbe aiutato perchè solo di fronte a quel capolavoro, segno di tanto amore, si rese realmente conto di quanto stava per accadere: stava diventando il padre di qualcuno che amava già anche se ancora non lo conosceva.

Non sapeva se era maschio o femmina. Non sapeva se avrebbe giocato con lui a Baseball oppure l'avrebbe protetta dai manigoldi. Non sapeva cosa realmente sarebbe successo, ma di fronte a quella torta si accorse che l'amore era molto più di un semplice bacio.

L'amore era il punto di connessione di due cuori che battevano all'unisono, ed il suo adesso batteva con i due cuori della sua Mina chan.

Il sapore di quella torta non sarebbe stato di solo arancio: sarebbe stato l'incontro dell'arancio carico d'energia di una Minako e la morbidezza del cioccolato bianco di Yaten, supportato da quelle decorazioni che rappresentavano quella creatura che da un giorno all'altro avrebbe migliorato la sua vita completando l'unione con la donna che da anni rappresentava la sua perfetta metà.

E per i ragazzi del Crystal, lo sguardo di Yaten fu la soddisfazione fatta persona.





Eccomi qui ragazze!
Prima di tutto inizio con il ringraziare Tutti voi che seguite le mie storie, mi supportate, aiutate e tant'altro. Ringrazio chi recensisce, chi legge e chi aggiunge la storia tra le preferite/seguite/ricordate ed altro.
Spero che questo capitolo vi sia piaciuto, che vi sia piaciuta questa nottata dedicata alle Emozioni.
Personalmente ho voluto lasciare le ultime Righe alle impressioni di Yaten poichè indirettamente questi erano i capitoli di Minako e Yaten.
Probabilmente li rivedremo anche più in là.
Nel prossimo capitolo vedremo una situazione forse comica, forse no, non vi anticipo nulla u.u
Spero mi facciate sapere cosa ne pensate e siate sincere, sapete che apprezzo la sincerità e credo sia giusto tra noi Autrici/lettrici.
Un bacione a tutte voi!

A presto.


Kate
che vorrebbe rivedere Mamo chan in accappatoio ç_ç

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Capitolo 9
*** La giornata del coniglietto ***



Capitolo 9 – La giornata del coniglietto.

 

 

 

Vieni Mamoru, non esitare.

Guardami.

Vieni da me. Andiamo a rotolarci nell'erba.

Non dirmi di no. Ci resto male.

Mamo chan...

Mamo chan...

 

 

Il trenta giugno, il risveglio di Mamoru avvenne in un bagno di sudore, in un letto completamente sfatto con le lenzuola che toccavano il pavimento.

Erano solo le cinque del mattino quando si alzò dal letto e vestito con solo i calzoncini, bussò alla porta della camera di Furu.

« Oddio è già ora? »

Il ragazzo addormentato brontolò quelle parole, poco comprensibili al moro che aprì la porta velocemente e si mise a sedere sul letto del ragazzo.

« Ho fatto un sogno. »

« Vai da un analista. Fammi dormire. »

« Dai tanto tra un'ora dovresti svegliarti comunque. »

« Un'ora in più prima dell'inferno. Fammi dormire. »

« Ascoltami altrimenti non mi do pace! Pulisco casa per due settimane ma ascoltami. »

« Lavi anche i piatti. »

« Affare fatto. »

Furu si mosse un po' nel letto e si mise a sedere, stropicciando gli occhi e sbadigliando, mostrando in seguito un'espressione assonnata.

« Che succede? »

« Ho sognato Usagi. »

« Eh e da me che vuoi? »

« Non era la solita Usagi! »

Mamoru era palesemente sconvolto mentre con la mano smuoveva i capelli portandoli all'indietro.

« Era lì. In un prato verde. Aveva un costumino succinto con il sopra ed il sotto di pelo bianco, poi aveva la coda come un batuffolo e davanti il grembiule del... »

« No aspetta! Fermo un attimo! »

Furu era imbarazzato nel sentire quelle parole ed iniziò a gesticolare senza compiere movimenti particolari.

« Mi vuoi raccontare i sogni sconci che fai sul capo! Tieniteli per te! Io Usagi vestita da coniglietta Sexy non me la voglio immaginare! »

Furu si alzò velocemente dal letto uscendo dalla camera: « Me ne vado a lavoro prima e per favore, non raccontarmi più queste cose sconce. Più che in abiti succinti io la vedrei bene con un costume da coniglio tipo quelli che usano i bambini piccoli, nelle feste in maschera. Copertura integrale! » e fece segno con le mani, coprendo tutto il corpo, per poi uscire da quella stanza.

Mamoru rimase seduto sul letto dell'amico a pensare mentre avvertiva i rumori che preannunciavano l'uscita del ragazzo.

 

 

Furu arrivò davanti al negozio con le chiavi in mano tuttavia aprendo la porta, notò che qualcuno era già in laboratorio e la paura iniziale di un intruso, lasciò spazio ad un sorriso delizioso quando avvertì l'odore inconfondibile dei dolci e di Makoto.

Silenziosamente richiuse a chiave la porta del locale e si avvicinò alla porta del laboratorio senza farsi sentire, sbirciando ciò che quella ragazza stava creando.

C'erano gli scaffali pieni di coniglietti di cioccolato, zucchero ed altre paste, commestibili ed adorabili.

Osservando la determinazione di Makoto si toccò le labbra: dopo quel bacio le cose erano tornate come prima, troppo presi dai clienti e dal caos del Crystal per concedersi una parola, un sorriso, un chiarimento oppure una semplice uscita.

« Disturbo? »

Makoto balzò sul posto quando Furu entrò nel laboratorio, con il suo sorriso tranquillo e con in mano un paio di croissant presi al bancone prima di entrare.

« Ho portato i croissant »

Makoto rise a quelle parole ed annuì indicando i vari coniglietti che abitavano il laboratorio.

« Oggi è il compleanno di Usagi. Deve essere tutto perfetto, anche i clienti ricordano sempre il suo compleanno. »

« Davvero? »

« Si, ed Usagi in questo giorno di solito è euforica. Sai, ama particolarmente il suo compleanno. L'anno scorso, dopo la chiusura, siamo andate a casa sua e lei come una bambina ha atteso il dopo cena per scartare i regali. Ne riceve ancora uno da Sam, uno da Ikuko ed uno da Kanji. Quest'anno le ho fatto anche io un regalino, dici che le piacerà? » infilò le mani in tasca e ne fece uscire una scatolina all'interno della quale c'era un ciondolo a forma di coniglio smaltato di bianco.

« È molto bello. Hai buon gusto. »

« Grazie. »

Richiudendo quella scatolina, Makoto si ritrovò a fissare Furu e sorrise con una dolcezza che disarmò quel ragazzo che, prendendo coraggio, si chinò a posarle un delicato bacio sulle labbra, sussurrandole: « Buongiorno Mako chan. »

La ragazza sorrise e rispose mordendosi le labbra: « Buongiorno Furu chan. »

 

La giornata del coniglietto iniziò alle otto del mattino, quando Usagi arrivò in negozio e su ordine di Makoto infilò un cerchietto con delle orecchie ed attaccò una coda a batuffolo dietro la gonna.

« Mako chan ma davvero posso lavorare così? »

« Certo! Oggi tutti noi porteremo il cerchietto! Ma tu anche la coda! Auguri amica mia! »

Usagi e Makoto, davanti a tutti, si scambiarono un tenero abbraccio ed un bacio sulle guance, poi fu il turno di Furu che fece gli auguri alla sua datrice di lavoro, donandole un affettuoso bacio sulla guancia.

« Auguri Usa chan! » esclamarono anche tutte le presenti nel locale.

La ragazza era in trepidazione per quel compleanno e nelle vendite dava il meglio di sé, salutando i clienti con un gran sorriso, senza rendersi conto del reale effetto che creava sui ragazzi che entrando nel locale, trovavano una ragazza in minigonna vestita da coniglietta.

« Senti Mako cha, io ho un dubbio... »

Furu, dalla porta del laboratorio, osservava la situazione nel locale, con un dubbio evidente sul volto.

« Che succede? »

« Io credo che Usagi in questo momento, sia al centro dei pensieri maschili. »

« Cioè? »

« Mh... quel tipo ha chiesto il numero ad Usagi » ed indicò un ragazzo al bancone « ed ho sentito altri tipi che facevano commenti prettamente maschili. »

« Tipo? »

« Lasciamo stare, anzi a pensarci, aspettiamo che arriva Mamoru, voglio proprio vedere... ah eccolo! Sta entrando! »

Furu fece segno a Makoto di avvicinarsi ed indicò Mamoru che entrò nel locale, stravolto anche dalla nottata quasi insonne.

« Buongiorno! Scusa il ritardo. »

Inizialmente non si accorse di nulla, poi si guardò intorno notando una miriade di coniglietti e tutti i clienti in cassa che acquistavano quelle strane prelibatesse; osservò poi la ragazza alla cassa ed inizialmente non notò il suo abbigliamento finchè non aggirò il bancone e sgranò gli occhi.

« Ma come cavolo ti sei vestita? »

Makoto e Furu ridevano sulla porta del laboratorio, finchè quest'ultimo non sussurrò alla ragazza: « Stanotte l'ha sognata, più o meno così »

Makoto rientrò di corsa stringendo le mani allo stomaco, piegandosi per le risate che stava trattenendo mentre nel locale, Usagi piena d'ingenuità muoveva la coda.

« Non è carina? Non piace solo a te che sei un testone burbero ed indelicato! »

« Non è questo il punto... è che... » con le mani si massaggiò le tempie e chiuse gli occhi, cacciando via l'immagine fin troppo carina di quella Usagi così felice « Vado a mettere il grembiule » concluse in modo brusco quella conversazione, andandosene in bagno, all'insaputa delle risate di Furu e Makoto.

Usagi non capiva e facendo spallucce continuò la vendita, all'oscuro dei pensieri di parte dei maschili.

I coniglietti si vendevano ad un ritmo insostenibile, ma l'attenzione della coniglietta protagonista, si fermò su una bambina un po' pallida che osservava i coniglietti di cioccolata al bancone.

« Ciao! Ne vuoi uno? »

La ragazzina aveva gli occhi profondi, dei capelli a caschetto neri ed un abito scuro che ne copriva le fattezze infantili e fin troppo magre.

« Non posso. Papà dice che mi si cariano i denti. »

« Mh vuoi che glielo chiedo io al tuo papà? Dov'è? Sai, oggi è il mio compleanno, in questo giorno nessuno può avere i denti cariati! »

Usagi, alle prese con i bambini, cambiava espressione.

Era rilassata, dolce, matura e donna. Una visione che si scontrò piacevolmente con lo sguardo di Mamoru.

« Dimmi, come ti chiami? »

« Hotaru. »

« E quanti anni hai? »

La bambina mostrò cinque dita ed indicò il padre dall'altra parte della strada, un uomo dai capelli chiari che sembrava cercare quella bambina.

« Mamo chan, pensa tu al locale, vado a riportare questa bambina dal padre! »

« Eh? Senti meglio che vado io, tu insomma... »

« Tranquillo! Te la saprai cavare da solo e se hai un attimo, confezionami un coniglietto di cioccolato e nella confezione mettici anche caramelle, cioccolatini ed un lecca lecca. »

La ragazza non attese la risposta del ragazzo che iniziò a lavorare, contrariato dall'abbigliamento giornaliero della festeggiata.

« Hotaru, vuoi venire in braccio a me? Ti riporto dal tuo papà e gli chiediamo se ti posso regalare un coniglietto di cioccolato, ti va? »

La bambina annuì e tese le braccia verso Usagi che la prese in braccio, attenta a farla stare comoda mentre questa le toccava le orecchie lunghe da coniglietta.

Usagi attraversò la strada, non appena il semaforo divenne verde, raggiungendo quell'uomo che gridava il nome della sua bambina.

« Mi scusi. Hotaru era in negozio da me, credo sia entrata attirata dai dolci. »

« Eh? Spero non vi abbia causato problemi. Hotaru non esce molto quindi è stata presa di sorpresa dal caos di questa strada. »

« È stata bravissima. Guardava i dolci e mi domandavo se fosse possibile regalarle un coniglietto di cioccolato. Oggi è il mio compleanno e festeggiamo il giorno del compleanno. Ah ma mi scusi, non mi sono presentata, sono Usagi Tsukino, Co proprietaria del Crystal. »

Fece scendere Hotaro che intanto si aggrappò alla gamba del padre.

« Sono Soichi Tomoe. Mi dispiace davvero tanto per il disturbo causato. »

« Signor Tomoe, davvero, nessun disturbo e sarei lieta se volesse seguirmi in pasticceria. Ho fatto preparare un pacchetto per Hotaru. Sa, nella giornata del coniglietto, nessun dente si caria. »

Soichi rise e prendendo in braccio Hotaru, attraversò al fianco di Usagi la strada.

Visti insieme erano la coppia più strana in assoluto.

Usagi vestita da coniglietta e Soichi con la bambina in braccio, con un completo fatto da giacca e jeans, capelli chiari e gli occhi particolarmente dolci.

« Mamo chan è pronto il pacchetto? »

Mamoru osservò i tre insieme e storse la bocca mentre portava il pacchetto.

« Grazie »

Hotaru mostrava tanta di quella dolcezza che mandò in confusione Mamoru che sorrise.

« Tieni piccola! Ah! Sai i coniglietti sono magici! Se oggi lo mangi e stasera guardando la luna esprimi un desiderio, il coniglietto lunare potrebbe esaudire il tuo desiderio. »

« Davvero? »

« Certo! Tutti i desideri dei bravi bambini vengono esauditi e poi non dirlo al tuo papà ma... dentro il sacchetto ci sono ben due lecca lecca e tante caramelle. »

Mamoru, con l'indice alla labbra, fece segno ad Hotaro di fare silenzio e mantenere il segreto mentre il signor Tomoe sorrideva a quella scena.

« Devo ringraziarvi. Credo che Hotaru sarà molto più felice ed io credo che dovrò passare più spesso qui, è proprio come dicono in giro, questo locale è avvolto dalla magia, non si può uscire da qui senza sorriso. Vi ringrazio ancora. Ditemi, quanto vi devo per questo sacchetto? »

« Niente signor Tomoe, davvero. Hotaru per oggi è stata una cliente speciale ed il sacchetto è offerto dal Crystal. »

Tomoe sorrise e chinò il capo mantenendo Hotaru in braccio, ringraziando i due con quel gesto mentre la bambina lanciava baci a coloro che le avevano regalato quel prezioso sacchetto.

Al Crystal aveva trovato un pizzico di felicità in quella vita, che si dimostrava con lei, già dura da affrontare.

 

La fine di quella giornata portava con se un bagaglio di felicità non indifferente.

Mamoru aveva ritrovato il buon umore grazie a quella bambina, nonostante le gelosia che faceva capolino durante le ore lavorative.

Usagi era al settimo cielo per quella giornata che aveva portato tanta felicità ai clienti ed a quella bambina così tenera.

Makoto e Furu stavano acquistando un po' più di sintonia anche dopo il bacio mattutino che li aveva particolarmente imbarazzati.

Eppure al Crystal qualcosa stava cambiando; soffiava un'aria diversa, come la passione estiva.

« Ed anche oggi si chiude. »

Usagi si rilassò chiudendo la porta del locale, infilando la chiave nella sua borsetta.

« Senti Usa, credi sia opportuno tornare a casa sola? Oggi ti hanno vista conciata in quel modo, non vorrei che qualcuno ti facesse un'imboscata. »

« Mako ma che dici? Dai ma ti pare...? »

« Io sono d'accordo con Makoto. Senti, fatti accompagnare da Mamoru! »

« Perchè? Tocca sempre a me? »

« Non fare il burbero. Se le succede qualcosa poi Makoto ti uccide. »

Furu lanciava diverse occhiate a Mamoru, indicando a volte Makoto finchè questo non cedette sbuffando: « E va bene. Andiamo che si fa tardi. »

« Io comunque non credo di aver problemi a tornare sola. Non capisco il problema di quel costume. »

« Tanto anche se te lo spiego non capisci, andiamo. »

Makoto e Furu salutarono i due che s'incamminavano e solo quando questi diedero le spalle, si concessero una sana risata.

« Siamo stati perfidi. »

« Scherzi? Mamo in quello stato è divino! Voglio sapere quanto resisterà ancora! »

« Ma sai che sei davvero perfida? Povero Mamo, prima il sogno ed adesso questo. »

Profondi respiri servirono ai due per tornare alla normalità, poi Furu le porse la mano e la ragazza la afferrò.

Camminarono nel silenzio più assoluto fino alla casa di Makoto, giocando a stringersi a volte la mano allentando poi la presa.

Giochi di sguardi durante quella camminata, giochi di sorrisi ed imbarazzi finchè, davanti la porta aperta di quell'appartamento, uscirono timide parole.

« Fai attenzione al ritorno. »

« Certo... »

« Domani alla solita ora... »

« Arriverò alle sei, tranquilla. »

« Bè allora ciao... »

« Ciao... »

Si guardarono qualche istante e sorrisero come due ragazzini alle prese con i primi amore e forse era proprio così, quel primo amore che Makoto non aveva mai vissuto e che Furu aveva solo sfiorato anni prima.

Ragazzi che avevano superato i vent'anni e che avevano una forte voglia d'innamorarsi e lasciarsi andare a quella passione che l'estate regalava.

Quel giorno erano stati preparati centinaia o forse migliaia di coniglietti ma non era stata l'unica preparazione perché al Crystal si preparava di tutto e Makoto non sapeva che aveva creato qualcosa di speciale, qualcosa che aveva avvolto non solo lei ma anche gli altri, come una magia di zucchero.

Tra le mille preparazioni c'era le tartine floreali, quella base di pan di spagna ai diversi aromi, arricchito da diversi tipi di fiori; tra quelli c'era l'Iris Giallo morso da Furu, morso da Makoto, morso da Usagi ed anche da Mamoru.

Osservando Furu che quasi andava via, Makoto richiamò il coraggio di un tempo, lo riunì quasi in una sfera distruttiva ed afferrò Furu al petto, stropicciando la camicia e cercando quelle labbra che non mancarono al suo contatto.

Fu difficile fermarsi, fu difficile dirsi “Ciao” dopo quel contatto che lasciò entrambi con la sensazione di un fuoco che ardeva dentro.

 

Mamoru aveva accompagnato Usagi ed era pronto ad andarsene quando questa lo chiamò, invitandolo ad entrare.

« Ti offro qualcosa, visto che mi hai accompagnato anche se controvoglia. »

« Grazie... »

Richiudendo la porta Mamoru ripensò a quel sogno ed osservando Usagi non riuscì a non pensare a quella ragazza che stranamente gli creava una strana sensazione nel corpo, una morsa che partiva dallo stomaco e non riusciva a capire dove finiva.

« Senti, pensavo, ceni qui? Se ti offro un caffè ora a stomaco vuoto è davvero da pessima padrona di casa. »

« No Usa, grazie davvero ma guarda, mi basta un bicchiere d'acqua e vado. Avevo promesso a Furu che oggi guardavo il baseball con lui. »

« Ah va bene. La prossima volta mi farò perdonare. »

L'aveva detto con un tono che mandò Mamoru in tilt, dando scosse al suo intero sistema nervoso, ripensando a quella dolcezza e spensieratezza che caratterizzava quella ragazza.

Una volta preso il suo bicchiere d'acqua, Mamoru si avviò alla porta, cercando il modo più veloce per fuggire dalla casa e da quella ragazza che in silenzio scuoteva i suoi pensieri.

« Bè allora Mamo chan, grazie per avermi accompagnata. Sei stato davvero gentile. »

I sorrisi ed i modi di Usagi, a piccole dosi era quasi sopportabili, ma in quel giorno Mamoru sembrava averne fatto il pieno e trattenersi iniziava ad essere difficile.

Non si poteva pensare continuamente al proprio capo, a quella ragazza dai buffi codini, dai modi spensierati, dalla dolcezza infinita e dalla determinazione evidente.

Non poteva ma succedeva e vederla sulla soglia di casa, con una camicetta chiara ed un classico paio di denim, messi dopo il lavoro, erano la ciliegina sulla torta in quel dolce di semplicità.

Chi era Usagi?

Usagi era la semplicità, una classica torta con panna e fragole, ripiena di crema e spolverata di gocce di cioccolato.

Era la morbidezza di un Pan di spagna bagnato con il succo di mela, era la densità di una crema fluida e la compattezza di una panna montata ad arte.

Usagi era quella torta ma non trovava un termine di paragone per quelle fragole che adornavano il dolce.

« Scusami... »

« Per cosa? »

« Devo trovare le fragole... »

« Eh? »

Usagi non capiva e non comprese il gesto di Mamoru finchè non ritrovò le labbra del ragazzo contro le sue.

Ormai lui aveva raggiunto quel limite, aveva il cuore ed il cervello in tilt e non si aspettò la reazione positiva di Usagi che, al contatto con le labbra del ragazzo, ammorbidì le sue inizialmente tese.

Mamoru trovò le fragole.

Le labbra di Usagi erano fragole un po' acerbe, con quel misto di dolcezza ed asprezza, quel duetto di sapori dovuto al frutto non ancora maturo. Eppure erano buone.

Usagi era un frutto un po' acerbo, un fiore non ancora sbocciato.

Bastò quel contatto fugace per mettere a fuoco, nei cuori di entrambi, i sentimenti che stavano nascendo.

Mamoru si scusò ancora e fuggì via lasciando una Usagi che, dopo aver richiuso, si mise a sedere con la schiena contro la porta, piegò le ginocchia e poggiando la testa su queste, si massaggiava le labbra.

Entrambi avvertivano le labbra bruciare di passione, una sensazione che li colse impreparati.

Era estate e Makoto aveva sfornato forse troppe Tartine floreali.

La giornata del Coniglietto aveva dato molti regali ad Usagi, uno aveva il gusto di fragola, mele e cannella, il tutto unito da una soffice crema.

 

Per tutti e quattro, l'aroma estivo era piacevole e gustoso, di certo nessuno pensava a quel qualcuno che cercava disperatamente l'attenzione della coniglietta.








Come avevo annunciato precedentemente, spero che questo capitolo v'abbia fatto ridere all'inizio, personalmente a me si.
Oggi non dovevo aggiornare, poi sono stata colta da un attimo d'ispirazione ed il capitolo è uscito così, da sè. Non so se sia bello, però è stato il frutto di sola ispirazione.
La scelta dell'Iris giallo è dovuto alla mia breve ricerca in internet, dove ho trovato che il suo significato è "Ardo di passione per te" ed ho pensato fosse indicato.
Dal prossimo capitolo credo che ne vedremo delle belle ma non vi spoilero niente perchè cambio idea in un attimo XD
Insomma, come sempre voglio ringraziare tutti i lettori e recensori.
Ultimamente siete aumentati di numero e questo significa che altri di voi hanno letto le mie storie, mi rendete davvero felice perchè non mi sarei mai aspettata un numero così alto.
Vi ringrazio davvero, dal più profondo del mio cuore.
Insomma, spero che questo capitolo vi sia piaciuto, specie il finale, e spero continuerete a seguire questa storia e le altre.
Il secondo capitolo di Oltre la Nebbia arriverà a breve.

Vi saluto ora e spero che la lettura sia stata piacevole e gustosa.


Baci


Kate



P.s: campagna di sensibilizzazione. Voglio Mamoru nella 5° serie. Facciamogli perdere il volo, siamo ancora in tempo.

 

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Capitolo 10
*** Iris Giallo ***


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Capitolo 10 – Iris Giallo



L'iris giallo è il fiore che riconduce alla passione forte, quella passione che non si scopre dopo tempo ma ci coglie all'inizio, mandando in subbuglio il corpo.

Usagi come Makoto, quella mattina aveva le guance rosse ed uno strano calore le bruciava nel corpo: andare a lavoro in quello stato era terribile e la cosa peggiorava se a lavoro c'era la fonte di quel suo stato febbrile.

Non le era mai successo, non aveva mai provato quella situazione e non aveva mai provato il desiderio di avere un uomo nel suo letto.

Si sentì svenire a causa dei battiti accelerati ma cercò di resistere per raggiungere quel locale che profumava di Iris al cioccolato.

Aprì la porta e un profumo intenso l'avvolse, un profumo d'amore che proveniva dal laboratorio.

Annusò l'aria e seguì quella scia, aprendo la porta d'istinto, trovando lì due amanti intenti a darsi un caloroso buongiorno.

Trovò Makoto seduta sul tavolo da lavoro e Furu di fronte a lei che in piedi la stringeva a sé baciandole le labbra.

Usagi rimase interdetta qualche attimo finchè non uscì da quel laboratorio, all'insaputa dei due non avevano minimamente fatto caso alla presenza della ragazza, troppo presi da quel buongiorno mattutino a base di dolci particolari.

Non capiva.

Perchè Furu e Makoto erano in quegli atteggiamenti? Cos'era successo quel giorno al locale? E perchè non si toglieva dalla testa l'immagine di Mamoru?

La sera prima aveva passato il momento più bello della sua vita ma la mattina si era ritrovata ad immaginarlo nella doccia con lei: qualcosa non quadrava.

Senza fare troppo rumore, iniziò a sistemare i pochi dolci pronti, in ansia per la prima orda di clienti che avrebbe invaso il locale.

Dopo aver sistemato il bancone e la sala, si dedicò alla sua divisa: legò il grembiule che ricordava molto lo stile Maid e sistemò i lunghi codini che carezzavano il corpo coperto da quegli indumenti abituali.

Era indecisa se svegliare i due in laboratorio da quello che sembrava un sogno a luci rosse o se continuare in locale da sola, tuttavia ragionò sulla situazione e si limitò a tossire con forza passando accanto al laboratorio, destando i due ragazzi in preda alla passione.

« Servirebbero dei croissant. » mormorò Usagi trattenendo una risata.

« Arrivano... subito. »

Makoto in laboratorio cercava di ricomporsi e Furu già iniziava a dare la forma ai croissant, riempendoli di crema finchè incrociando lo sguardo con la ragazza non scoppiò a ridere, tra l'imbarazzo e l'assurdo.

« Tanto prima o poi l'avrebbe scoperto »

Makoto rideva mentre riprendeva il lavoro al suo solito ritmo, forse questa volta solo più divertita.


Quando ormai giunse l'ora cruciale, Mamoru fece il suo ingresso nel locale dando il buongiorno come se nulla fosse accaduto, a differenza di Usagi che faceva fatica anche solo a stargli vicino.

Lavorare a contatto stretto con quel ragazzo era estenuante; lo sguardo, i modi ed anche solo la sua voce la mandavano fuori uso, arrivando a sbagliare gli ordini dei clienti ed a mostrarsi, inconsapevolmente, ancora più bella a quel pubblico maschile che riusciva a vedere una Usagi diversa, quasi più matura eppure sbadata.

Mamoru, tuttavia tra un cliente e l'altro, mantenendo il sangue freddo ed il carattere distaccato di sempre, non riusciva a fare a meno di guardare quella ragazza e non soffermarsi a volte su quelle labbra che profumavano di fragola, perchè Usagi era una torta Panna e fragole e quello era il suo dolce preferito.

Aveva intenzione di parlarne a Furu durante la pausa pranzo, di rivelare all'amico quanto fosse accaduto e tutto ciò che avvertiva dentro, come un misto di paura ed angoscia unito alla voglia matta di proteggere quella ragazza ingenua, di stringerla a se non lasciarla più andare.

Aveva voglia di un po' d'amore e pensando stranamente a quella parola, il volto di Usagi comparve nella sua testa: era il piacevole campanello d'allarme di un sentimento che stava sbocciando al profumo di fragole.

Stava pensando troppo e fortunatamente, dopo aver sbagliato due ordini ed aver composto una scatola con tartine completamente sbagliate, l'ora di pranzo arrivò ed inconsapevolmente mise i quattro lavoratori a confronto.

Usagi, sbadata da sempre, non riusciva a parlare; aveva visto Makoto e Furu insieme oltre al problema che si presentava quando si ritrovava a guardare Mamoru: come un ingranaggio meccanico, andava fuori uso.

« Mako andiamo a pranzare fuori? Pensavo di chiudere il negozio un paio d'ore. Potremo andare a mangiare il sushi in quel ristorantino sulla torre di Tokyo. »

« Ehm Usa scusami, anzi ne approfitto per dirti una cosa, anche a te Mamoru... »

Makoto giocava con la punta della coda alta ed alternava lo sguardo tra Usagi, Mamoru e Furu, facendo poi segno a quest'ultimo di continuare quel discorso imbarazzante appena iniziato.

« È piuttosto imbarazzante parlarvene ma... aspettate un attimo... »

Furu afferrò il polso di Makoto muovendo qualche passo per allontanarsi dai due, ritrovandosi a sussurrare alla ragazza.

« Capisco che forse non è il caso, ma ecco, stiamo insieme, vero? Riconosco di essere piuttosto imbranato in queste situazioni. »

Makoto sorrise con una dolcezza che mai si era vista sul suo volto e sorrise.

« Mi piaci imbranato come sei. »

I due ragazzi si concessero un momento tutto per loro, dimenticandosi di Usagi e Mamoru che guardavano in direzioni opposte finchè Usagi non tossì, richiamando l'attenzione dei due innamorati.

« Ho capito. Oggi niente sushi. Furu fai il bravo che Mako chan è mia. »

« Eh? »

« Te la do in prestito, ma Mako chan è la mia preziosa amica quindi se ti azzardi a farla piangere io giuro che ti avveleno il cibo. »

« Usa, sei un capo perfido. »

« Non è vero. Sono un amore. »

Furu scoppiò a ridere e Makoto si avvicinò ad Usagi, baciandole la guancia sussurrandole: « Grazie amica mia e mi raccomando, il bel moro qui scalpita. »

Makoto si allontanò dal locale con Furu, lasciando una Usagi imbarazzata ed un ragazzo che non sapeva come iniziare un discorso sensato.


L'imbarazzo tra Mamoru ed Usagi era palpabile. Sembrava di essere avvolti da un mare di panna montata in un locale pieno di Iris gialli, che smuovevano i pensieri più nascosti di quei due giovani.

Mamoru con i suoi ventisette anni, tanti studi e nessuna esperienza; Usagi con i suoi ventiquattro anni, un locale avviato e nessun ragazzo alle spalle.

Due frane in amore che inconsapevolmente avevano dato all'altro il loro vero primo bacio.

Che sapore aveva Mamoru?

Usagi se lo chiedeva dal mattino.

Si domandava se al risveglio avesse sulle labbra il profumo della notte, se nella doccia il suo corpo avrebbe preso l'aroma del bagno schiuma, se in cucina fosse stato la spezia migliore di tutto un piatto e se in pasticceria le sue labbra avevano il sapore della crema aromatizzata alla cannella con tante mele.

Si ritrovò a guardare quel ragazzo che a sua volta la squadrava.

Chi era Usagi?

Usagi era il dolce più buono di quella pasticceria, quel trionfo di felicità che mai avrebbe lo avrebbe annoiato, quel dolce che avrebbe mangiato nel corso della sua vita, definendolo come suo preferito.

Usagi era la bontà e la determinazione fatta persona, perché era forte e dolce nello stesso momento, perché era bella e non si rendeva conto di quanto quei suoi occhi lo facessero tribolare.

Le labbra. Osservò le sue labbra e sussultò; quelle labbra che la notte non lo avevano fatto addormentare tanto facilmente e che aveva sognato al risveglio morbide e profumate di fragole.

Fragole da mordere.

Il silenzio regnava in quel locale e nessuno dei due, guardandosi negli occhi, riusciva a dire una parola, eppure lo sguardo bastava, i sorrisi che ogni tanto comparivano sulle labbra dei due, quelle espressioni buffe e tipiche di due ragazzi in imbarazzo, i momenti più belli che precedono l'inizio del sogno.

Un momento da sogno il loro e non servivano parole, non serviva nulla a quei due cuori in subbuglio, bastava quel silenzio rotto dall'arrivo di qualcuno che aprì la porta che si erano dimenticati di chiudere.

« Cia bel bignè! »

La voce arrogante di Seiya precedette il ragazzo che si presentò senza alcun invito al locale, puntando da subito Usagi e liquidando Mamoru con un semplice saluto gestuale.

« Seiya. Potresti evitare di chiamarmi bel bignè? »

« No, potresti evitare di chiamarla proprio? »

Mamoru avvertiva nuovamente sulla schiena il piccolo mostro verde, quell'omino privo di forma che simboleggiava la gelosia.

« Che buon odore qui. » Seiya si guardava intorno ma soffermando l'attenzione su Usagi sorrise « Diventi ogni giorno più bella. Una volta non eri così. Per come sei ora ti spalmerei di panna montata e ti mangerei di baci. »

« Ti sale il colesterolo. » Subito Usagi liquidò quella frase infelice mentre Mamoru aggirava il bancone, attirando l'attenzione di Seiya.

« Ah giusto, portami un paio di dolci... »

« Veramente pensavo più ad una limonata. »

Seiya tacque infastidito da quel cameriere che a suo avviso rispondeva in modo inopportuno.

« Usagi andiamo a pranzo fuori? Vorrei anche parlarti di questo localino. Pensavo che potremo ingrandirlo, farlo diventare quasi un centro commerciale e più in là espanderci per diventare una multinazionale. Immagino al momento sia una semplice impresuccia di sole persone, se qualcosa vi va storto rispondete con il vostro capitale, giusto? Pensavo di renderla una società per azioni ed esportare anche nelle altre prefetture e regioni i vostri dolci. »

Usagi rimase spiazzata da quella proposta, inarcando le sopracciglia ed arricciando le labbra.

« Non so Seiya, hai pensato anche ad altro? »

« Bè si. Diventando una società per azioni, dovremo investire un minimo di capitale ed apportare beni. Un laboratorio piccolo immagino qui ci sia, per i soldi ci penso io e potremo dividere le azioni non so, il cinquantuno per cento a me ed il resto diviso tra i soci. »

I modi sfacciati di Seiya facevano saltare i connotati a Mamoru mentre Usagi continuava a mantenere una certa calma, mostrandosi anche interessata alla proposta del ragazzo.

« Seiya, io non credo tu sia stupido, credo solo che la tua arroganza copra ogni altra persona su questo pianeta. È una bella idea la tua e ti sprono a metterla in atto ma prima di tutto apri un tuo locale e non venire più qui a farmi simili proposte. Cerca di capire che io ho una mia vita e non sarò mai la tua fidanzata, non mi limiterò a fare la segretaria solo perchè non vuoi che io lavori e non cederò mai questo locale tirato su con tanto amore e determinazione. »

« Se non ti sposo io, chi vuoi che ti sposi? Avanti Usagi, non hai mai avuto un ragazzo, se continui così invecchierai e... »

« Io un ragazzo ce l'ho! »

Usagi parlò di riflesso, urtata dalle parole del ragazzo che arrivavano a ferirla in superficie, in quei primi strati di cuore, senza farlo penetrare a fondo.

« Ah si? Bene e come mai non l'ho conosciuto? »

« Tante cose di me non le sai. »

« Adesso basta! »

Mamoru, stanco di quel battibecco inutile ed iniziato solo per mettere Usagi in ginocchio, aggirò il bancone e si avvicinò alla ragazza, cingendole le spalle con un braccio ed avvicinandola a sé.

« I rapporti tra lavoratori è sempre meglio evitarli e spiattellarli in giro, ma visto che sono stufo della tua presenza e della tua arroganza, smettila di fare il filo alla mia ragazza, chiaro? »

« Usagi non starebbe mai con te. Può avere me. »

Lo scambio di sguardi tra Mamoru e Seiya era infuocato ma Usagi riuscì a mettere fine a quella situazione, poggiando il capo contro Mamoru, rossa in viso ed imbarazzata.

« Scusami Seiya, Mamo chan ha ragione. »

Seiya scrollò le spalle e senza salutare si avviò all'uscita prendendo in mano il cellulare e chiamando qualcuno, senza farsi sentire da Usagi e Mamoru.

Quando ormai il ragazzo era fuori il locale, Mamoru andò a chiudere a chiave la porta tirando un sospiro di sollievo.

« Che angoscia che è quel tipo, ma è sempre colpa tua. »

« Mia? Ed io che centro? »

« Perchè sei sempre troppo ingenua. Non ti rendi conto della gente intorno a te. »

« Tu sei sempre il solito maschilista! »

Tra i due sembrava esserci di nuovo la guerra ma Mamoru di fronte a quegli Odango non riusciva a resistere, così afferrò Usagi per un braccio e la trascinò in laboratorio, afferrandole poi i fianchi e mettendola a sedere su un tavolo da lavoro.

Il profumo degli Iris gialli carezzava la pelle dei due ragazzi, l'odore di panna montata avvolgeva i cuori imbarazzati.

« Tu sei troppo ingenua, hai bisogno di qualcuno che ti protegga. Non voglio che qualcuno ti chiami ancora bel bignè perchè tu sei una fragola, la mia fragola. »

« Io, una fragola? »

« Si e non solo. Sei il mio dolce preferito, la torta alle fragole perchè sei avvolta da un sottile e soffice strato di panna montata e se lui vuole mangiarti di baci io voglio carezzarti fino ad arrivare a te per sorprenderti ogni giorno di più. »

« Mamo chan tu sei la crema alla cannella e le mele e sai, a me piace da morire nei croissant, anche se non l'ho detto a Mako chan... e devo dirti anche una cosa. »

Usagi diventò tutta rossa in viso ed afferrò la camicia bianca di Mamoru, mordendosi il labbro inferiore, torturando quella fragola che il ragazzo desiderava.

« Io voglio scoprire ancora che sapore hai. Stamattina volevo... »

« Shhh... d'ora in poi sarà così ogni mattina. »

Usagi si sentiva una bambina, per un attimo era come tornare adolescenti al primo amore.

Mamoru le strinse con delicatezza i fianchi ed Usagi gli carezzò le guance mentre le labbra s'incontravano nuovamente.

Fragole, panna, crema, tutti ingredienti che da soli erano buoni ma solo uniti regalavano la completa soddisfazione.

L'Iris giallo continuava la sua opera in quell'estate al Crystal, mentre i due amanti si scambiavano dolci effusioni in quel laboratorio di sogni e dolci, in quel luogo dove i dolci più buoni prendevano vita uniti ai sentimenti.

Il Crystal quel giorno avrebbe sicuramente riaperto più tardi perchè Mamoru non aveva intenzione di mollare quelle labbra sognate a lungo ed Usagi non accennava minimamente a tornare nel suo ruolo di capo per farlo lavorare.

Il locale da quelle unioni ne sarebbe uscito cambiato e fortificato.

Non c'erano più semplici creme e dolci d'Amore immaginati: adesso l'amore aveva messo le radici nei cuori di quei ragazzi, iniziati a quel sentimento fatto di gioia, passione e forza.

Il bacio più bello, d'altronde, per Mamoru ed Usagi aveva il sapore del dolce più buono del mondo: quello che Mako chan aveva nominato “Dolce d'Amore”.

 

 

 

 

Eccoci qui! è terminato anche questo capitolo.

Inizialmente lo volevo rendere solo molto passionale, poi ho pensato che sarebbe stato affrettato almeno tra Usagi e Mamoru, mentre Makoto l'ho sempre vista un pò più forte una volta iniziato un eventuale rapporto.
Spero che questo capitolo vi sia piaciuto e come sempre, se ne avete voglia, fatemi sapere cosa ne pensate.
Voglio come sempre ringraziare tutte coloro che recensiscono, che leggono, che hanno messo la storia tra le preferite/seguite/da ricordare. Insomma Grazie di tutto anche a chi legge! Siete preziose, sempre e comunque.

Vi ricordo sempre che per avere aggiornamenti e link in "tempo reale" c'è la mia pagina su Fb "L'angolo di Kate_88 • le fan fiction su Sailor moon".

Un bacione a tutte voi!

Kate!

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Capitolo 11
*** Torta al limone ***



Capitolo 11 – Torta al limone

 

 

Il Crystal quel mattino aveva visto il sole, dei raggi che splendevano estivi ed irradiavano il locale, filtrando attraverso le finestre.

Quel giorno il Crystal sarebbe stato lo scenario perfetto per l'amore.

Il mattino si dice che abbia l'oro in bocca ma Mamoru e Usagi sulle labbra avevano il sapore delle fragole e Makoto e Furu il sapore dolce della nocciola; il Crystal aveva iniziato a splendere di luce viva e forte, ancora più forte di quella che già lo avvolgeva.

Tutta l'atmosfera era cambiata ed i clienti non tardarono ad accorgersi di quanto i dolci fossero più buoni e dell'intesa perfetta di Mamoru ed Usagi, contornata da un pizzico ancora d'imbarazzo.

Dopo duecento croissant, cento tartine, otto torte ed altre paste, una ragazza attirò l'attenzione di Usagi, restandosene in silenzio in un angolo, in attesa che la folla sparisse, in favore di una visione migliore del bancone.

« Ami! Ciao! Che bello rivederti! Hai bisogno di qualcosa? »

« Ciao Usagi! Tranquilla, aspetto che termina il pienone. Ho del tempo libero. »

Usagi sorrise a quella ragazza dai capelli azzurri e gli occhi pieni di timidezza e speranza, eppure sorrideva, mostrando all'intero locale la gioia di quel giorno.

Quando ormai a metà mattinata la prima ondata di gente aveva lasciato spazio ad un po' di tranquillità, Ami si avvicinò al bancone salutando ancora una volta Usagi ed in seguito Makoto che uscì dal laboratorio.

« Ami! È fantastico vederti! Come mai da queste parti? »

« Makoto ciao! Ho un favore da chiedervi. Mio padre ha detto che tornerà proprio oggi, per pranzo e sapete che di solito gli faccio sempre trovare la torta al limone, solo che stavolta mi ha avvertito all'ultimo e non ho potuto ordinare la torta. Si può fare qualcosa? Mi servirebbe davvero semplice. »

Ami giocava con le mani tra le pieghe della lunga gonna che le carezzava le caviglie e di un giallo chiaro che faceva risaltare i suoi occhi ed i capelli dal taglio corto.

« Ami senti Makoto a riguardo. Si occupa lei dei dolci. »

Makoto osservò Ami pensierosa, scrutando quello sguardo dolce che chiedeva solo aiuto in silenzio.

« Quanto ci può aspettare qui? Un paio d'ore? »

« Certo! Anche tre! Papà arriva per l'una a casa. »

« Perfetto! Intanto prendi qualcosa da mangiare, offre la casa! » esclamò Usagi mentre il campanellino della porta tintinnava, annunciando l'arrivo di un nuovo cliente.

« Salve... »

« Buongiorno! »

I quattro ragazzi salutarono quel nuovo cliente mentre Ami osservava i dolci, presa, rapita da quello che il bancone offriva.

« E così questo è il fantomatico Crystal. Mi siete costati una mattinata insonne dopo un turno di notte. »

Usagi osservava quel ragazzo incredula, prima di scoppiare a ridere.

« Oddio ma sei Taiki! Cavoli, non ti avevo riconosciuto! Un turno di notte? »

Ami, dopo le parole di Usagi, si voltò verso Taiki ed arrossì mostrando quell'espressione ingenua che da sempre la caratterizzava.

« Mizuno, buongiorno. »

« Buongiorno Kou. »

« Vi chiamate per cognome? » domandò Makoto affacciandosi dal laboratorio dov'era tornata.

« Ehm si... è una forma di rispetto. »

Mamoru e Furu si scambiarono un'occhiata d'intesta tra la sala ed il laboratorio, mentre Usagi alternava lo sguardo tra i due.

« Posso farvi una domanda? »

I due ragazzi annuirono mentre Ami riprendeva a guardare quei dolci esposti.

« Ma voi due, l'ultimo anno di liceo, al diploma, non vi siete messi insieme? Insomma, se non erro non si parlava d'altro. Oddio! Non mi dite che sono stata indiscreta e vi siete lasciati! »

Usagi aveva un'espressione mortificata sul viso mentre Mamoru cercava a stento di trattenere le risate.

« Ehm Usagi magari sono affari loro... »

Mamoru cercò di tirarla un po' per farla staccare dal bancone, essendosi attaccata per sporgere oltre.

« Ma io... »

« No Usagi, scusa è che... si stiamo ancora insieme »

Ami mormorava sotto voce quelle parole mentre Taiki si grattava la nuca.

« E perchè vi chiamate per cognome? »

Stavolta fu Mamoru a fare la domanda, alternando lo sguardo tra i due mentre nella testa frullavano mille pensieri.

« La chiamo da sempre Mizuno e poi in ospedale, con il tirocinio siamo obbligati a mantenere un distacco e così... »

 

 

Makoto intanto, invece di preparare il dolce, ascoltava quella confessione di Taiki mentre Furu la osservava con uno sguardo addolcito.

« Sbaglio o stai pensando a qualcosa. »

« Aspetta, voglio vedere se finalmente rivela quello che pensa. Insomma Furu, non credi che sia strano? Il papà di Ami torna all'improvviso, lei viene qui, ordina la torta al limone e subito arriva Taiki? Io dico che c'è un bel profumino nell'aria »

« Si, quello dei dolci. Qui c'è un odore fantastico. »

Makoto trattenne le risate, voltandosi verso Furu e mostrando l'espressione divertita.

« Si vede proprio che sei un uomo. »

« Ehi è un'offesa? »

« Ovvio! »

« Dovrai farti perdonare, sai? »

« E come? »

« Vedrai... »

Furu si abbassò per baciare il collo della ragazza mentre nello stomaco di entrambi iniziarono non solo a volare farfalle ma a formarsi strane sensazioni che interessavano tutto il corpo e colpivano il sistema nervoso.

« Dai fermo, devo fare la torta... »

« Mh mh... »

 

 

Usagi e Mamoru guardavano ancora allibiti Ami e Taiki finchè non si scambiarono uno sguardo d'intesa e sorrisero.

« Siete una bella coppia. Sai Taiki, Ami ti fa bene. Comunque, facciamo così, perchè non vi andate a fare una passeggiata? Per la torta c'è da aspettare. »

« Grazie Usagi! »

Ami si mostrava sempre composta con quella timidezza che non l'abbandonava, con gli occhi pieni di speranza, in regalo a quell'uomo che figurava al suo fianco, che le sorrideva e le donava con gli occhi le migliori melodie.

« Su andate, quando tornerete sicuramente la torta sarà pronta. Ah! Taiki... non è che potresti tenere tuo fratello lontano da questo posto? »

« Eh? È venuto? Senti Usagi ma non ti va proprio di uscire con lui? Un giorno e magari la smette! »

Mamoru rifilò un'occhiataccia a Taiki mentre Ami gli diede una gomitata ed Usagi si grattava la nuca in un clima di totale imbarazzo.

« Capito! Come non detto. Senti se torna, potresti dirgli che se mi richiama alle sei del mattino, dopo il turno di notte, vado a casa sua e lo strozzo? Anche se la prospettiva di andare in carcere per omicidio alla mia età, non è allettante. »

« E se invece andiamo a fare quella nostra passeggiata? Sono sicura che Usagi saprà tenere a bada tuo fratello. Altrimenti sappiamo tutti come farlo star buono diversi giorni. »

Ami era intervenuta tirando un po' il braccio del ragazzo che annuì e mosse la mano in direzione di Mamoru ed Usagi.

« Bè allora a dopo! Ciao Usagi e Ciao anche a te! »

 

 

Makoto era riuscita a liberarsi di Furu, stabilendo una distanza di almeno un metro tra di loro per evitare di dedicarsi ad altro che non fosse il lavoro.

Usagi e Mamoru servivano i pochi clienti che entravano a quell'ora e nei momenti di pausa si concedevano un dolce momento fatto di un tenero sguardo e dita incrociata.

Usagi tra i due era quella più romantica ma aveva capito che le piaceva da morire quella stretta così forte che solo Mamoru sapeva fornirle.

In quel poco tempo di frequentazione le cose erano cambiate, l'intesa era aumentata e l'imbarazzo in quegli attimi per loro era diminuito, tuttavia c'era sempre una barriera tra di loro, qualcosa che non riuscivano ad abbattere e che impediva loro di vivere al meglio quella gioia che caratterizzava l'inizio di ogni rapporto.

Era ormai passata un'ora dall'uscita di Ami e Taiki e dal laboratorio iniziava ad arrivare un odore prepotente, acre ed allo stesso tempo dolce di Torta al limone; Makoto era davvero un genio nel suo mestiere ed ogni opera aveva il suo tocco artistico, un marchio dolce che donava quel gusto in più alla sua creazione.

Makoto plasmava i sogni in dolci e con il cuore e le mani dava loro una forma.

« Mi mancano alcune piccole cose. Furu me le vai a comprare? »

« Serve che faccio la lista? »

« No no. Ricordati solo le foglie d'ostia verde, quelle del limone eh! Non portarmi delle foglie di fico. Mi servono poi dei limoni di zucchero e ah! Già che ci sei, prendimi per favore il latte, dei germogli di soia e guarda se c'è della carne in offerta. »

« Scusa ma ti serve la carne per la torta. »

« No, ma visto che vai, ti dispiace prenderla comunque? Mi sono ricordata che ho il frigorifero vuoto. »

Furu rischiò di scoppiare a ridere ed annuì lanciandole un bacio.

« Mi porto Mamoru eh. »

Furu uscì dal laboratorio con lo sguardo di un ragazzo felice e fece segno a Mamoru di seguirlo, scusandosi con Usagi per il rapimento di persona momentaneo.

« Torniamo subito! »

 

Camminando per la via centrale, allontanandosi un po' dal locale per fare spesa, Mamoru e Furu camminavano alla ricerca del supermercato ideale per quel tipo di acquisti perchè lo sapevano bene, Makoto voleva solo il meglio.

Entrarono in un negozio e mentre Furu cercava la carne, Mamoru rimuginava pensieroso davanti ad un pacchetto di patatine alla pizza.

« Vuoi le patatine? »

Furu reggeva il cestino con la spesa all'interno, sorreggendolo con due mani.

« No grazie, niente patatine. » Mamoru guardò poi all'interno del cestino ed inarcò un sopracciglio incredulo « Scusa, avrai preso quasi quattro Kili di carne, chi se li mangia? »

« Non sapevo quale prenderle. »

Mamoru trattenne a stento le risate e mentre cercavano le foglie giuste per il limone, il moro iniziò uno strano discorso.

« Senti Furu, un mio amico ha un problema »

« Un tuo amico? E chi è? »

« E dai! Un mio amico... »

« Si ma lo conosco? »

« No, non credo... »

« Ah forse è un tuo vecchio compagno di liceo. Ti senti ancora con loro? »

« Si, posso continuare? »

« Certo! Dimmi! »

« Dicevo, c'è questo mio amico che ha un problema. Sta con una ragazza e mi ha chiesto un consiglio... »

« A te? »

« Si, perchè? »

I due si guardarono per un attimo; Mamoru aveva lo sguardo un po' scocciato mentre Furu sembrava davvero cadere dalle nuvole, con gli occhi color nocciola che scrutavano l'amico.

« No è che tu in amore sei un po' una frana eh. »

« Infatti sto chiedendo a te. Dicevo, questo mio amico ha questo problema, dunque, sta con una da poco e non vorrebbe correre troppo solo che quando la vede la fantasia gli fa brutti scherzi. L'altra notte, mi ha detto sempre questo mio amico, l'ha sognata con un grembiulino da Maid, la cuffietta in testa e priva di altri abiti che gli dava il bentornato a casa e gli diceva cose carine. Che consiglio posso dargli? »

« Non so. Forse deve provare a parlargliene. Io devo parlarne con Mako chan. Mi ha messo ad un metro di distanza perchè dice che se gli sto vicino mi salta addosso. »

« Parlate di queste cose? »

« Certo! Mamo, non stiamo più al liceo eh, diglielo a questo tuo amico. »

Furu si avviò alla cassa, con il sorrisetto sulle labbra e le foglie giuste nel cestino.

 

La torta al limone prendeva forma e con essa i sentimenti dei due ragazzi.

Makoto era convinta che quella torta fosse qualcosa di più di un semplice dolce da pranzo e farcendola con crema al limone e pepite di cioccolato, la timidezza e la forza di Taiki si fondevano in quel dolce così speciale.

Aveva assaggiato la crema e per un attimo aveva avvertito l'unione perfetta di quei due innamorati, il giusto equilibrio tra timidezza e forza, sogno e realtà.

Usagi entrò in laboratorio ed annusò l'aria, sorridendo all'amica.

« Ultimamente i dolci ti vengono meglio. Stai bene con Furu, vero? »

« Io non mi sarei mai aspettata una situazione del genere. Stare con lui è genuino. È dolce e calma il mio istinto un po' troppo evidente. Mi fa stare bene e per la prima volta non mi ricorda nessuno dei vecchi ragazzi che mi piacevano. »

« Io invece non capisco cosa succeda tra me e Mamo chan. »

« Che succede? Siete così carini insieme! »

« Si ma non so perchè a volte mi guarda e poi subito si allontana come se avesse paura di me. Devo trovare il modo di fargli capire che mi piace stare con lui. »

« Invitalo a cena, no? »

« Eh? Noi due a casa da soli? »

« Usa, ma non siete mai rimasti da soli? »

« Mh... no. »

« Usciti? »

« No... »

« Cena? »

« No... »

« Ma scusami, come fai a stare con lui se non avete momenti per voi? Senti, ti guarda come se fossi il suo dolce preferito, lui ti vuole! Organizza presto una cenetta da te, magari cucina tu. »

« I piatti precotti! »

« Se proprio non riesci a fare di meglio... »

Usagi fece una linguaccia a Makoto ed assaggiò la crema, rubandola dalla pentola con il dito come una bambina, tornando al bancone quando il campanellino annunciò un nuovo cliente nel locale.

La figura del moro dal lungo codino si presentava nuovamente davanti ad Usagi che da parte sua guardava quel ragazzo con un disprezzo celato da un falso sorriso.

« Seiya... »

« Ciao Usagi. Senti sono passato a prendere dei dolci. »

« Ah va bene. Perfetto. Che ti serve? »

Usagi era un po' titubante verso quel ragazzo, tuttavia prese il vassoio ed attese le istruzioni di quel particolare cliente.

« Come le vuoi? »

« Mh quattro alla crema, due all'arancia, poi mi servivano due dorayaki alla marmellata rossa e circa venti cioccolatini farciti misti. »

« Bene. »

Usagi, mostrandosi professionale, iniziò a riempire quel vassoio e mise tutti i cioccolatini in un sacchetto mentre Makoto nel laboratorio non si accorgeva di quel cliente.

Stranamente erano solo loro due.

« Che puzza di limone. »

« Stiamo preparando una torta per Ami. »

« Ah. Oggi Taiki conoscerà il padre. Yaten dice che per la fine dell'anno vanno a vivere insieme. »

« Farò loro i miei auguri. Tieni. »

Usagi diede prima il vassoio coperto e decorato al ragazzo, poi passò il sacchetto chiuso con dei nastri di carta colorati; Seiya afferrò entrambi gli oggetti tuttavia fece cadere il sacchetto a terra e subito mise l'indice della mano destra in bocca.

« Mi sono tagliato » borbottò succhiando il sangue dal dito e subito Usagi afferrò sotto il bancone la valigetta del pronto soccorso e raggiunse il ragazzo.

« Aspetta. Ti metto un cerotto e ti rifaccio il sacchetto. »

Seiya scosse il capo e tolse il dito dalla bocca.

Con grande stupore di Usagi, nessun taglio deturpava quella pelle e caduta nella piccola trappola di quel ragazzo, si ritrovò una mano sul fianco e l'altra che le teneva un polso.

« Ciao Usagi. »

« Lasciami... »

C'era quasi l'odio negli occhi della bionda mentre l'odore di limone avvolgeva quella sala che, all'insaputa di Makoto era lo scenario di una scena imperdonabile.

« Usagi, tu sarai mia. Arriverà il giorno in cui non potrai fare a meno di me. Accettami finchè ti cerco. »

Seiya sussurrava con rabbia quelle parole mentre Usagi a tratti tremava.

« Se non mi lasci chiamo Makoto. »

« Ah la tua amichetta. Usagi tu sarai mia, è inutile che ti difendi usando lei o fingendo con quel damerino. Sono anni che mi rifiuti ma adesso sono stufo. Ho deciso che ti avrò. »

« Io non provo niente per te. Non puoi obbligarmi. »

« Mi amerai, te lo prometto. »

Seiya si abbassò e tentò di sfiorare le labbra di Usagi, la quale accortasi di quel gesto, spostò la testa per sfuggire a quelle labbra che la colpirono all'angolo della bocca.

Seiya mollò la presa dopo quel gesto e lasciando dei soldi su un tavolo, afferrò nuovamente i suoi pacchetti ed uscì dal locale con un sorrisetto divertito sul volto.

Usagi tremava e non riusciva a dire nulla.

Aveva il cuore terrorizzato e gli occhi lucidi così andò a sistemare i soldi e cercando la voce migliore del suo momentaneo repertorio, richiamò l'attenzione di Makoto.

« Mako chan, scusami io torno a casa, non mi sento proprio bene. Perdonami, davvero. Salutami Ami e Taiki e dì a Mamo chan che mi faccio sentire io. »

Makoto uscì subito dal laboratorio e notò lo sguardo lucido di Usagi.

« Cos'è successo? »

« Scusa, non sto bene. »

Senza neanche dire altro, Usagi abbandonò quel locale prima del rientro di Mamoru e Furu.

Non sapeva come sarebbe andato il resto della giornata, non sapeva se Ami e Taiki avrebbero gradito la torta, non sapeva se Mako avrebbe baciato ancora Furu e non sapeva cosa avrebbe pensato Mamoru.

Il suo Mamoru.

In quel momento non aveva voglia di quella fantastica crema al limone con pepite di cioccolato, perchè lei non era propriamente timida ma in quel momento era insicura; voleva il suo dolce preferito, quell'abbraccio che solo Mamoru sapeva darle.

Lo voleva.

Desiderava quell'uomo contro di se, cercava nei volti altrui mentre tornava a casa, lo sguardo di Mamoru senza trovarlo.

Le lacrime scendevano lungo le gote arrossate, le mani stropicciavano gli occhi ed infilando la chiave nella serratura, aprì la porta di casa e richiudendola facendola sbattere, si andò a sdraiare sul letto.

Non voleva amare Seiya, non lo avrebbe mai voluto nella sua vita; quello sguardo arrogante, quegli occhi meschini, quei modi prepotenti, tutto di lui era sbagliato a suo avviso.

Nella sua vita, aveva scoperto da poco, voleva solo Mamoru e sperava in cuor suo che lui la trovasse nel cantuccio di casa sua, nascosta tra le coperte, immersa nella panna alla ricerca della crema nascosta in quel pan di spagna che al momento non trovava.

Il suo desiderio, al momento, era nascosto in un Dolce al gusto migliore del mondo: l'amore.








Olè! Molte di voi sapranno che questo capitolo è stato un parto plurigemellare, che non mi piace com'è venuto fuori e che lo trovo privo di sentimento ma io ho provato comunque a pubblicarlo.
Verrò odiata, lo so, ma sentivo il bisogno di dare una nota in più a questa storia anche perchè non voglio causare troppi danni al locale, insomma, il danno peggiore è Seiya e sarà il nemico di questa storia.
Usagi adesso ha subito questo affronto ed in cuor suo cerca solo quella persona che al momento la fa stare bene: Mamoru.
Questo capitolo non è stato molto dolce ma ho voluto introdurre anche Ami e Taiki, un pò perchè mi piacciono come stanno insieme e poi più in là magari avranno il loro piccolo ruolo.
Spero che a voi sia piaciuto comunque, a me no XD
Fatemi sapere cosa ne pensate ed ovviamente siate sincere, so bene che dopo quei capitoli smielati che ho scritto, questo rompe l'atmosfera, spero tuttavia di avervi regalato qualche sorriso con certi dialoghi...
Insomma, attendo le vostre parole!

Un bacione a tutte voi!


Kate

 

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Capitolo 12
*** Crostatine di Visciole ***



Capitolo 12 – Crostatine di Visciole

 

 

 

La sera arrivò presto ed il silenzio nella casa di Usagi lasciò spazio alla musica del drama giapponese, la sigla di quella puntata che anche dopo quell'esperienza, non evitava di vedere.

Amava Perfect girl evolution ma soprattutto amava Sunako con i suoi modi comici di vivere e reagire alle sfide della vita.

Aveva preparato nel microonde una ciotola di pop corn, aveva riempito il bicchiere di gelato al cioccolato ed aveva al suo fianco una lattina di coca, pronta per godersi quella puntata seduta sul divano, inondata dalle schifezze che provenivano dalla sua modesta cucina.

La casa era inondata dal profumo dei pop corn ed in breve s'aggiunse l'odore del cacao, dovuto alla cioccolata calda che aveva preparato, pronta per danneggiare il suo stomaco.

La sigla stava per terminare e tutto era perfetto per quella serata scaccia pensieri quando suonò il campanello e la tranquillità fu rotta.

Usagi, con un pigiama dalla maglietta larga a maniche corte ed un paio di pantaloncini corti, i codini lenti e la faccia struccata, andò ad aprire la porta sgranando gli occhi di fronte alla figura di Mamoru.

« Usa chan! Che cavolo... pop corn? Cioccolato? Sbaglio o sento odore di schifezze? Fammi entrare! » a metà tra il sorriso e la rabbia, Mamoru non attese neanche il permesso, entrando in casa.

« Mamo perchè sei qui? E poi... »

« No adesso tu ascolti me! »

Era arrabbiato e si notava non solo dai toni ma anche dal volto con la fronte che creava alcune rughe e la mascella serrata.

« Cos'è successo? Perché te ne sei andata via? Makoto mi ha detto che sei fuggita senza dire nulla. »

« Avevo mal di pancia! »

« Eh certo! Una che ha mal di pancia poi si svuota la credenza in casa. Senti, io non credo di aver fatto qualcosa di male, però se è così dimmelo, altrimenti dimmelo comunque. »

Usagi si stupì del comportamento di quell'uomo, in passato non aveva mai avuto un ragazzo, nessuno che suscitasse così tanto quel suo interesse e la invogliasse a sputare fuori ogni sentimento e sensazione che provava dentro.

Mamoru era diverso e forse l'aveva capito al primo sguardo, quando tra tanti ragazzi proprio lui cercava un lavoro per necessità.

Era difficile ammetterlo a sé stessa ma quel misto di sensazioni, le farfalle nello stomaco, la voglia incessante di lui e gli occhi sempre puntati su quel ragazzo erano gli ingredienti perfetti per il Dolce d'amore, quell'impasto fatto di solo amore.

Si era innamorata di Mamoru ed era difficile ammetterlo dopo quella giornata.

« È iniziato Perfect girl evolution, vuoi vederlo? Di schifezze ce ne sono in abbondanza, anche per due. »

« Va bene... »

Mamoru la osservava mentre inconsapevolmente sfilava davanti a lui, con quel movimento naturale del corpo ed i codini sfatti che le donavano un'aria quasi mattutina, abbracciata dal sonno, invece era sera ed il solo pensiero lo portava su un altro pianeta.

Avvertiva una strana sensazione dentro, qualcosa che al suo sguardo ed alla sua mente sfuggiva, il motivo di quelle preoccupazioni, i problemi ed i battiti che alla vista o al pensiero di quella ragazza stranamente acceleravano.

Si ricordò dei sogni, della notte in cui lei si trasformava e diventava la ragazza proibita che perdeva la consistenza della panna e delle fragole, in favore del cioccolato caldo unito ad un goccio di liquore, quanto bastava per mandarlo fuori di testa e desiderare di arrivare al mattino per stringerla, catturando quel corpo esile contro il suo, sfiorare le braccia ed il viso e baciare quelle labbra che in ogni istante anche con un solo ciao lo mandavano su un altro pianeta o meglio, sulla Luna.

« Mi piace perfect girl evolution »

Mamoru ruppe il silenzio mentre Usagi sedeva sul divano, ondeggiando un po' per trovare la giusta posizione.

« Dai Mamo siediti, altrimenti non trovo la giusta posizione. »

« Posizione? »

« Certo. Il Divano perde la sua normale consistenza se si è in due, poi richiamo di muoverci durante tutta la puntata. »

« Io dico che se non ci sbrighiamo, la puntata finisce. Secondo te, Sunako ce la farà a diventare una vera Lady? »

« Non so » Usagi guardava lo schermo, continuando a muoversi per trovare la giusta posizione mentre sistemava la maglia ed i pantaloncini che non delineavano il suo corpo « a me sembra che a lui piaccia anche così. Hai visto quanto sono teneri insieme? »

« Mh si forse è come dici tu... »

Silenzio.

I loro sguardi si erano incrociati ed Usagi avvertì un tremolio dallo stomaco mentre mangiava un pop corn e si mordeva il labbro inferiore imbarazzata.

Mamoru squadrandola assaporava un caldo rhum con il cioccolato, uno di quei cioccolatini che Makoto preparava nel tardo pomeriggio, ottimi soprattutto nell'inverno poiché donavano calore a tutto il corpo; azzardò un gesto.

Allungò la mano verso la guancia di Usagi, leggermente sporca di cioccolato e sorrise carezzandola con dolcezza, imprimendo sulla carne i polpastrelli con delicatezza, disegnando delle morbide scie fino alle labbra, guardandola con gli occhi di chi, in silenzio, venera una Dea.

Chi era Usagi Tsukino?

Se lo domandava da mesi ormai e non vi trovava ancora una spiegazione che attraversasse i fili della logica e della ragione, regalandogli una di quelle definizioni base di cui sono pieni i libri; Usagi era la sua non logica e tutto ciò lo faceva impazzire, tanto da disegnare nella mente il contorno di quelle labbra, la profondità degli occhi ed il semplice respiro di quella ragazza così da non separarsene mai.

Usagi si sentiva libera, leggera e pesante nello stesso momento, con un paio d'ali dietro la schiena che la portavano ad un passo dal cielo e tanto vicina al sole da scottarsi, con i raggi che la trafiggevano al cuore e facevano bruciare il corpo di un calore nuovo e mai provato; Mamoru era una piacevole novità nella sua vita, una novità continua che giorno dopo giorno la stupiva rendendola stabile in quei momenti dove risultava sempre instabile e frenetica.

Si completavano poiché uno era l'equilibrio dell'altro.

Erano imbarazzati, incompleti e la televisione ormai produceva solo suoni senza senso come un semplice sottofondo, forse la puntata era anche finita ma nessuno dei due se ne accorse perchè Mamoru azzardò un gesto da uomo o semplicemente da ragazzo innamorato, poiché sfiorò con l'altra mano il fianco di Usagi e sporgendosi verso la ragazza cercò le labbra, liberate dalle dita che le solleticavano l'orecchio, facendola contorcere a tratti, sorpresa dalle sensazioni che una semplice carezza all'orecchio poteva provocare.

Soffiò aria calda contro le labbra morbide e rosate, avvertì la pelle d'oca che si formava al contatto con la sua mano, la sentì tremare ed emettere un gemito inatteso mentre la stringeva un po', sovrastandola con dolcezza, torturandole le labbra, carezzandole l'orecchio e disegnando la linea dei fianchi con l'altra mano.

Si desideravano a vicenda e mentre le labbra si baciavano a vicenda, Usagi si strinse a lui carezzandogli il collo e giocando con i ciuffi scuri sulla nuca.

Erano lì, entrambi ad un passo dal superare quel limite, quella linea così fina che divideva a tratti la loro adolescenza dal mondo adulto, quando i pop corn caddero a terra, provocando un morbido rumore che arrivò a distrarli, a carezzare il loro udito riportandoli su quel pianeta chiamato Terra.

« Mh Mamo chan, non dovremo. Sono il tuo capo » cercava la prima scusa – plausibile o meno – che l'aiutasse ad uscire da quella situazione di completo imbarazzo.

« È ancora più eccitante se dici così. Dovresti dire qualcosa che m'invogli a lasciarti stare » con la voce impastata dal desiderio la osservava, cercando negli occhi la scusa migliore, quella che poteva convincerlo. Cercava invano poiché lei lo desiderava ed il suo corpo caldo non chiedeva altro se non quell'unione perfetta e passionale.

Entrambi avevano quel malsano pensiero di sentire il respiro affannato dell'altro al contatto con la propria mano.

Desideri.

« Mh... » Usagi cercava in qualche angolo del suo cervello, il termine giusto, la frase appropriata per non affrettare le cose, per non bruciare le tappe che lei aveva segnato sul calendario « dobbiamo prima avere un appuntamento »

« Eh? »

« Si. Un appuntamento. Non ne abbiamo mai avuto uno e poi non passiamo mai del tempo da soli. Vuoi un po' d'acqua »

« Appuntamento. Acqua. Si. »

Non riusciva realmente a collegare le parole, gli eventi e le frasi di Usagi, tanto da guardarla sovrastandola senza spostarsi, sbattendo le palpebre interdetto.

« Mamo... devo prendere l'acqua. »

« Giusto! »

« Spostati dai... » non riuscì a trattenere le risate per i comportamenti di Mamoru e con delicatezza puntò i palmi delle mani contro il petto del ragazzo, spingendolo indietro ed accompagnando i movimenti con il bacino, mettendosi a sedere al muoversi del ragazzo.

Libera da quel piacevole peso, così provocate da renderla instabile anche nella camminata, andò in cucina e guardandosi intorno, spaesata ed imbarazzata, lo chiamò per una semplice domanda.

« Fredda? »

« Si »

« Ghiaccio? »

« Due cubetti » ci fu il silenzio poi dal salone tornò a farsi sentire la voce di Mamoru « Anzi tre, grazie »

Nuovi attimi di silenzio regnarono in quella casa, poi arrivò Mamoru in cucina e mentre Usagi sbirciava il frigo, si poggiò allo stipite della porta, osservandola con uno sguardo serio, pieno della determinazione che lo rendeva ancora più uomo.

« Cos'è successo oggi? »

« Niente » colta di sorpresa continuava a guardare nel frigo mentre la lampadina dimostrava alla sua padrona che realmente funzionava.

« Mi stai mentendo e non mi piace. Potresti dirmelo guardandomi negli occhi ma sai Usagi, se mi mentissi in quel momento potrei non esserne felice »

Era serio. Non sopportava le menzogne ed ancora di più l'indifferenza di quella ragazza in quel momento.

« Non ne saresti felice comunque quindi lascia stare e credimi, il mal di pancia ce l'ho davvero » e non mentiva perchè le emozioni, belle e brutte, le avevano provocato delle fitte allo stomaco, piene di quello stress che stava accumulando.

« Dimmelo e poi te lo dirò io se ne sarò felice o meno, visto che a quanto pare potrei avere voce in capitolo »

Usagi prese un respiro tanto grande da credere d'aver finito l'aria nel frigorifero poi senza guardare in faccia Mamoru, iniziò a parlare.

« Mi ha quasi baciata, cioè non quasi, a baciare mi ha baciata ma non ha preso del tutto la bocca. Io non lo volevo ma l'ha fatto comunque, quindi me ne sono andata per evitare che nel locale entrasse aria triste. »

« Chi? » gli tremavano le mani mentre pronunciava quella semplice domanda.

« Seiya. È venuto ed ha promesso che lo amerò. Ha detto che è stufo e che mi avrà. Se Mako chan lo scopre, lo ammazza. »

« No... »

Usagi avvertì il tono di Mamoru, un misto di rabbia e violenza in una sola sillaba così si girò in tempo per vedere il volto di quel ragazzo contrarsi mentre tratteneva la rabbia.

« Lo ammazzo prima io. »

« Fermo Mamo chan, non fare nulla di questo. Tu sei diverso da lui, io lo so. Io sono solo preoccupata, non per il gesto bensì per il locale »

« Cos'è che ti preoccupa? »

« Lui vuole il locale per risolvere i suoi problemi ed affari e vuole me. Il locale io e Mako lo abbiamo tirato con tanti sacrifici ed amore, abbiamo allargato i nostri orizzonti assumendo te e Furu, lui invece vuole distruggere tutto. Io vorrei solo che il futuro tuo, di Mako e di Furu sia al sicuro, lontano da quel ragazzo che vuole solo trovare l'ennesimo pollo da spennare. »

« Non preoccuparti di lui. Sai, credo che Mako saprebbe reagire a modo suo, così come Furu e per quanto mi riguarda, se lo vedo non gliela faccio passare liscia. Non lo andrò a cercare, rispetterò la tua scelta ma se dovessi incontrarlo per caso, potrei non ragionare. »

« Io credo che non si farà rivedere entro breve tempo. Spero tu non sia arrabbiato con me »

« Eh? Ovvio che lo sono! Non me l'hai detto subito quindi se vuoi farti perdonare, dovrai prepararmi una cenetta! »

« Certo! Lo faccio subito! »

Usagi tirò fuori dal frigo due pacchi, uno dai bordi marroni ed un altro dai bordi blu che agitò davanti al ragazzo.

« Pasta al ragù o allo scoglio? »

« Scusa ma che sono quelli? »

« Erano in offerta al kombini. Piatti Italiani, sono buoni! »

« Ma sono surgelati! »

« Certo! Non lo sapevi...? Io mi limito a preparare il tè! » e Mamoru sgranò gli occhi, incredulo e spiazzato da quella notizia.

Tra un piatto pronto, gelato in vaschetta, pop corn al microonde e tè fatto in casa, la serata trascorse nel migliore dei modi, tra baci rubati e sorrisi sfuggenti.

 

Tra Makoto e Furu vigeva ancora il divieto di vicinanza, obbligando il ragazzo a guardare quell'uragano dai capelli castani ad almeno un metro di distanza.

Makoto era dal pomeriggio che era inquieta ed anche ormai a sera inoltrata, passeggiando più o meno al fianco di quel ragazzo, non sembrava darsi pace.

« Mako chan ma che succede? »

« Non mi spiego perchè Usagi sia andata via. Vorrei passare da lei e portarle dei dolci, dici che è con Mamoru? »

« Che dolci hai fatto? »

« Goloso! Dai rispondi! »

« Ad intuito è lì da lei e sempre ad intuito se andiamo non li disturbiamo, però basta con questo divieto del metro di distanza! Adesso non stiamo lavorando! » guardò Makoto e le afferrò il polso, avvolgendolo con tutta la mano, tirando a sé quella ragazza così alta, forte e leggera.

« Furu... »

« Si si poi andiamo da loro, prima però godiamoci questa serata »

Chi era Motoki?

Makoto da tempo se lo chiedeva e l'unica risposta che aveva trovato a quella domanda era una semplice parola: amore.

Per Makoto, Motoki era l'amore, la personificazione di quel sentimento che finalmente l'aveva trovata e presa, nonostante l'età fosse un po' tarda per il primo vero amore e per tutte quelle sensazioni che finalmente riusciva a provare.

Le farfalle nello stomaco, le gambe che tremavano, il sorriso spontaneo e la voglia continua di vederlo, la mancanza in sua assenza, il desiderio di un abbraccio e la bramosità di un bacio: lei provava ogni singola emozione con tutte le sfumature possibili in quel frangente.

Guardandolo negli occhi avvertiva un brivido lungo la schiena, lo stesso brivido che lui confermava quando la carezzava lungo la spina dorsale, spingendola verso sé, lasciando aderire i corpi e regalandole in parte un po' di calore anche d'estate, lasciandole notare la differenza tra lui ed il sole.

Con le sue mani aveva la capacità di farle scatenare i fulmini, sensazioni che si creavano dentro di lei dando scosse elettriche e forti, scosse che coinvolgevano entrambi, bruciandoli fino al cuore dove i battiti aumentavano richiedendo la loro parte, cercando il giusto tributo.

Anche lui aveva voglia d'innamorarsi, un amore diverso, nuovo ed a tratti infantile, ricordandogli i vecchi tempi e regalandogliene di nuovi.

Voleva avere ventisette anni e non voleva sentirli perchè era troppa la voglia di sentirsi quindicenne con quella ragazza, la voglia di portarla in spiaggia e donarle il primo bacio, poi sfiorarla piano e regalarle quelle sensazioni prime divisibili con nessuno.

Lui una cosa l'aveva capita e ne aveva fatto parte della sua ragione di vita: il nocciola dei suoi occhi si sposavano perfettamente con gli occhi verdi di Makoto e se non era quello amore, si domandava ancora cosa fosse.

« Magari passiamo dopo da loro due... » sussurrò Makoto, rompendo quel silenzio e carezzando i fianchi di Motoki, giocando con la camicia chiara che splendeva sotto la luna di quella sera.

« Si, è meglio... »

Sorrisero con lo sguardo complice in quella notte che scendeva, clandestini in un parco per bambini, tra giochi, sabbia ed alberi, lontani dalle panchine ed abbracciati a donarsi attimi di puro amore, fatto di baci e desideri espressi alla Luna.

 

Usagi stava sparecchiando, con la televisione in sottofondo, aiutata da Mamoru che portava i bicchieri mentre lei si dedicava al resto quando suonò il campanello, regalando ad entrambi il dubbio di chi potesse essere.

« Mamo vai tu? »

Il ragazzo annuì, sistemando la camicia rosa ed i capelli, cercando d'aggiustarsi dopo quei momenti passati con Usagi mentre lei fuggì in camera a sistemare almeno i capelli.

« Voi che ci fate qu? »

Mamoru osservava Motoki e Makoto alla porta, entrambi con in mano due buste di carta.

« Sorpresa! E comunque potremo farti la stessa domanda » incalzò la ragazza ridendo dell'imbarazzo di Mamoru.

« Entrate... » sospirò spostandosi dalla porta e lasciando spazio per l'ingresso degli amici « Usa sono Makoto e Motoki »

« Arrivo! » la voce arrivò dalla camera da letto e subito Motoki rivolse a Mamoru lo sguardo.

« Ma abbiamo disturbato? »

« No no tranquillo » subito il moro agitò le mani per sfasare ogni pensiero malevolo facendoli poi fermare in cucina per posare le buste portate.

« Usa chan! Di nuovo i cibi precotti? Quante volte te lo devo dire che se ti serve cucino io qualcosa per te? »

Makoto aveva iniziato la sua ramanzina quando Mamoru fece spallucce, rispondendo rassegnato con quel semplice gesto.

« Mako lo sai che mi dimentico. E poi fattelo dire da Mamo chan, il ragù era buonissimo! »

Usagi arrivò in cucina, incontrando l'espressione contrariata di Makoto ed i sorrisi un po' forzati di Mamoru e Motoki.

« Oh dai, non fate i preziosi. Poi costano due spicci! »

« Come se avessi problemi di soldi » borbottò Makoto aprendo le due buste « Ho portato delle crostatine preparate da me oggi. Credo siano l'ideale anche se non mi hai spiegato prima perchè sei fuggita da locale »

Mamoru ed Usagi si dedicarono a pochi attimi di silenzio poi il ragazzo fece segno ad Usagi di parlare e dopo profondi respiri si decise a raccontare tutto all'amica.

 

Dopo che Usagi ebbe finito di raccontare tutta la storia, Motoki dovette ricorrere a tutta la sua forza per trattenere l'irruenza di Makoto e la sua voglia di picchiare Seiya, in compagnia di Mamoru che per l'ennesima volta veniva calmato dalle parole di Usagi a fine racconto.

« Io lo ammazzo » Makoto era fuori di testa e non ragionava, quando Usagi tentò di calmarla a parole, afferrando le buste che l'amica aveva portato.

« Senti Mako chan, è tutto a posto. Se ritorna al negozio stavolta ci penso io. Che dolcetti hai portato? »

« Le crostatine dell'amicizia. Pensavo fossi arrabbiata con me »

Usagi sorrise e si limitò ad abbracciare Makoto di fronte ai due ragazzi, estasiati dal momento d'unione che avvolgeva le due ragazze.

Mamoru per primo assaggiò la crostatina con una marmellata di visciole e sorrise.

Avvertiva nella pasta frolla la consistenza dei sentimenti, la morbidezza di un'amicizia, fragile alle intemperie della vita e tanto forte da riunirsi nella bocca, difficile da separare; la marmellata era delicata, soffice e morbida, con lo zucchero che nella quantità perfetta donava la giusta dolcezza alle visciole. Mamoru guardo Motoki e sorrise, ritrovando in lui la giusta crostatina dell'amicizia.

Per Makoto ed Usagi invece, non ci furono bisogno di parole.

Seduti tutti e quattro a terra, di fronte al televisore che parlava da solo, si concedeva il giusto dolce per ricordarsi quanto quel sentimento fosse importante.

Erano coppie, erano ragazzi e ragazze e stavano scoprendo un sentimento chiamato amore, prima di tutto però, erano persone che si erano conosciute ed inconsapevolmente erano diventati amici, affermando ai propri cuori che ormai non si poteva più fare a meno di quell'unione.

Avrebbero affrontato in quattro le intemperie della vita, sotto qualunque forma; avrebbe lottato e vinto perchè in quel sentimento ci credevano più di molti altri.

Il Crystal anche a distanza, aiutato dalla Luna, aveva compiuto un piccolo miracolo.




Ragazze eccoci a fine capitolo.
Prima di tutto voglio scusarmi per il ritardo, ho iniziato a lavorare e devo riprendere il ritmo, quindi i capitoli tarderanno un pò ma prometto di avvisarvi se i tempi s'allungheranno.
Spero che questo capitolo vi sia piaciuto, anche se non è stato ambientato al Crystal ma dal prossimo capitolo, vedremo ancora altre novità. Speriamo bene XD
Spero di aver descritto bene i sentimenti di questi quattro ragazzi, tra emozioni e momenti che vanno verso la passione. Qualcuno potrebbe dire di Usagi e Mamoru "Sono adulti, che senso ha aspettare?" me lo sono domandata anche io, tuttavia ho pensato che, essendo per Usagi la prima volta e forse anche per Mamoru, non si possono affrettare così i tempi perchè per una ragazza è un momento importante e le cose vanno fatte per bene.
Ringrazio sempre tutte coloro che hanno il coraggio di leggere le mie storie, di recensirle ed aggiungerle nelle categori quali preferite/ricordate/seguite, insomma tutte tutte tutte.
Dopo questa piccola spiegazione, spero che questo capitolo (ancora una volta XD) vi sia piaciuto. Se vi va fatemi sapere cosa ne pensate e vi ricordo che, per seguire i miei scleri e ridere un pò con i link ed anticipazioni, c'è la mia pagina su Fb: L'angolo di Kate_88 • Fan fiction su Sailor Moon

Un bacione a tutte voi!
A presto



Kate

 

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Capitolo 13
*** Meringata al Limone ***



Capitolo 13 – Meringata al Limone

 

 

Le luci di una casa in allegria si offuscano se dall'altra parte della città, i complotti del mondo insano nascono al fine di danneggiare i piccoli giardini in fiore delle persone comuni.

 

Il mondo degli affari era un po' come la lotta tra partiti: ci si danneggiava a vicenda pur di raggiungere il vertice, dimenticando lo scopo comune.

Come nei quartieri a luci rosse dove tutto era dannatamente concesso, anche lui alla mercé di quella donna si concedeva.

Con la mente altrove ed il corpo in una stanza sfarzosamente arredata, confondeva il suo sudore con quello di una sconosciuta al suo cuore, dai capelli mossi ed il corpo impreziosito, anche se nudo, da accessori in oro e diamanti.

Sognava. Desiderava. Bramava da troppo tempo un altro corpo, un'altra donna, altri occhi ed un paio di Odango unici.

Ansimava sotto quella donna mentre lei si dimenava sopra di lui, agitandosi per ricercare il piacere comprato con del denaro squallido.

 

Usagi e gli altri si erano addormentati nell'appartamento quando la sveglia suonò, ricordando loro che era ora di andare a lavorare, d'impastare le mani in nuovi meravigliosi dolci e servire con il sorriso le loro prelibatezze.

Usagi aveva il mal di stomaco per le continue schifezze ingerite ed inaugurò la mattinata con un digestivo, a differenza degli altri che trovarono appaganti dei soffici Pancake con sciroppo d'acero o burro, accompagnati dalla spremuta o dal latte.

Ovunque il tocco di Makoto si faceva sentire.

L'odore dei pancake, soffici ed inondati dallo sciroppo d'acero, si diffondeva in tutta la casa, risvegliando la fame di Usagi che doveva trattenersi per non far sfociare il mal di stomaco in una colica addominale.

In quattro seduti al tavolo, con tre piatti carichi di cibo, parlavano tra un boccone ed un altro, masticando quel trionfo di pastella.

« Vi volete sbrigare? Faremo tardi! Vi ricordo che il locale deve aprire, sono già le sei e posso licenziarvi » Usagi mostrò una punta d'acidità mentre con lo sguardo mangiava i pancake su tutti i piatti.

« Usa chan mangia qualche biscotto classico, giusto un paio, poi a pranzo una minestrina e ti passa l'acidità » borbottò Makoto con la voce impastata dal sonno e carica di dolcezza dopo il boccone ingoiato.

« Dai Usa chan, segui il consiglio di Makoto » Mamoru aveva appena finito la sua porzione mentre Motoki proteggeva il piatto da eventuali attacchi dell'amico, rispondendo poi ad Usagi per incoraggiarla: « Pensa Usa chan che neanche sono eccezionali »

Makoto rifilò un'occhiataccia a Motoki che subito si scusò, catturando le occhiatacce di Usagi che s'alzò in piedi borbottando « Strozzatevi » chiudendosi poi in camera per cambiarsi.

 

Arrivando al locale, trovarono una decina di persone all'ingresso che attendevano l'apertura preoccupate per il lieve ritardo delle ragazze.

Alcuni ragazzi esprimevano il loro rammarico per quell'apertura leggermente posticipata e s'interessavano allo stato di salute delle ragazze mentre la clientela femminile controllava che Mamoru e Motoki fossero in forma e non necessitassero di un caffè.

Una volta aperto il locale iniziarono il loro gioco mattutino, fatto di croissant, tartine, torte pronte ed alcune ordinate, biscotti, cioccolatini, caramelle e tutto ciò che nel complesso dava vita al Crystal: Il gioco dei dolci.

Destreggiandosi tra dolcetti alla panna, meringhe alla fragola, dolci al limone e croissant al cioccolato, la mattinata scorreva tra sguardi furtivi e baci rubati, tra carezze di sfuggita ed intrecci di mani.

Il Crystal aveva una piacevole aura d'amore ed i clienti se ne accorgevano, delusi inizialmente dalle mancate possibilità e felici in seguito per la bontà che tutto quel sentimento stava dando ai dolci.

Era tutto morbido come una crema priva di grumi e con la giusta consistenza che Makoto ed Usagi avevano sempre desiderato.

Le cose stavano cambiando, adesso anche loro erano piacevolmente avvolte dall'aura di quel locale che con tanti sacrifici avevano fondato e non avrebbero ceduto a nessuno, nemmeno all'uomo più potente del mondo.

Quel giorno Usagi avvertiva tuttavia una strana inquietudine, la stessa che provava Makoto che a differenza della prima, non aveva il mal di stomaco.

Il giorno precedente aveva innescato qualcosa di troppo grande, forse o semplicemente il sistema fatto d'imbrogli, problemi, traffici illeciti ed assurde macchinazioni si era messo in moto, puntando il suo dito contro il locale fatto di sogni e prelibatezze.

Ancora non lo sapevano ma il loro problema aveva un nome e non era Seiya Kou.

 

L'ora di pranzo ormai non era più un momento di confort bensì un lasso di tempo carico di tensione dove gli sguardi s'incrociavano e si rassicuravano a vicenda.

La campanella sopra la porta che suonava all'arrivo dei clienti, anche quel giorno suonò all'ora di pranzo, annunciando quella donna dai capelli stranamente tinti di verde e la risata stridula e straziante.

Esmeraude Green non era solo una donna dal corpo perfettamente rifatto, era anche la figlia del Signor Phantom, scomparso da poco, che aveva ereditato ogni suo bene ritrovandosi con ogni ricchezza tra le mani, tra diamanti ed azioni di società importanti.

Al suo fianco, con un sorrisetto beffardo sul volto, figurava Seiya in un abito Italiano ed un orecchino d'oro bianco a forma di luna.

Il profumo nauseante dell'acqua di colonia che Esmeraude usava, si stava spandendo per il locale mentre Makoto squadrava i due arrivati, arricciando le labbra e stringendo i pugni così come Mamoru.

« Buonasera » Esmeraude ruppe il ghiaccio, avanzando nel locale e guardando il bancone colmo di dolci « Immagino che io non debba presentarmi. Portatemi un po' delle vostre prelibatezze »

Usagi guardò Mamoru che alzò le spalle facendo capire che non sapeva chi fosse; rivolse lo stesso guardo a Motoki e Makoto senza tuttavia ricevere una risposta.

« Buonasera. Il locale al momento sarebbe in pausa pranzo, comunque se vuole acquistare qualcosa, ha in mente un dolce in particolare? »

Usagi guardava Esmeraude evitando Seiya anche solo con l'angolo dell'occhio, concentrando con quella donna eccentrica e vistosa anche solo all'apparenza.

« Cosa? Non sai chi sono? Signorina è grave quel che dici, ma spero ti farai perdonare con i dolci. Dicono che questo locale sia famoso... » si guardava intorno, squadrando quel negozio come fosse un architetto con una casa da restaurare.

« Tu con quei buffi codini dovresti essere Usagi Tsukino, ventiquattro anni e con un piccolo appartamento qui vicino. Mamma, papà ed un fratello maggiorenne. Lei invece è Makoto Kino, giusto? » interrogò Seiya che si limitò ad annuire tornando a guardare Usagi « Anche tu ventiquattro anni, senza genitori e vivi da sola da anni. Complimenti, io non ce l'avrei fatta senza paparino. Quando è morto è stato un dramma »

Parlando arricciava una ciocca di capelli intorno ad un dito mentre sfarfallava le dita dell'altra mano mostrando i diamanti sugli anelli e le pietre preziose sui bracciali; Esmeraude era sfacciatamente ricca ed esibiva il suo status a tutti.

« Mi spiace per suo padre » azzardò Usagi mentre Makoto tornava in laboratorio facendo segno a Motoki di seguirla.

Mamoru osservava Seiya e non gli toglieva lo sguardo di dosso. Non aveva dimenticato cos'era successo il giorno prima e non aveva sicuramente dimenticato le mire che aveva quel ragazzo sulla sua Usagi.

« Il locale deve andarvi davvero bene se avete anche dei dipendenti. Quanti sono? Fanno dei turni? Insomma, avete mai pensato d'ingrandirvi? Io potrei aiutarvi »

« Signora mi dispiace ma noi stiamo bene così, comunque mi farebbe piacere se s'accomodasse, potremmo portarle dei dolci prelibati da assaggiare » Usagi continuava a mostrare la sua gentilezza, mantenendo la calma anche di fronte a quel ragazzo con il codino finché proprio Seiya non prese la parola.

« Si. Vorrei proprio mangiare qualcosa. Chiba, portami dei bignè alla crema. Adoro quei pasticcini da divorare »

A quelle parole, Mamoru ed Usagi avvertirono sensazioni differenti: lui sopprimeva la rabbia avvertendo la bile capovolgersi; lei sentiva lungo la schiena il brivido della paura del cambiamento.

« Tu caro prendi i bignè alla crema? » iniziò a ridere continuando con quel suono stridulo, accomodandosi ad una sedia ed accavallando le gambe, senza scusarsi delle provocazioni continue che indirizzava a Mamoru « Io non lo so, sono indecisa... »

« Potrei consigliarvi io un dolce particolarmente buono? »

Makoto era appena uscita dalla cucina, seguita da Motoki che reggeva un vassoio coperto dal rispettivo coperchio a cupola.

« Che dolce è? » Seiya intervenne sulla difensiva mentre Mamoru gli preparava il vassoio con i bignè alla crema, preoccupandosi di schiacciarne qualcuno facendo uscire parte della crema.

« Seiya tranquillo, è una semplice meringata. So del tuo problema quindi non mi azzarderei mai ad offrirti un dolce particolare di fronte alla tua fidanzata »

« La mia...? »

« Oh no. Io e Seiya siamo solo amici, lui mi aiuta in alcune pratiche lavorative... » la voce si abbassò, caricandosi di una volgare sensualità mentre sventolava il ventaglio di piume che aveva estratto dalla borsetta.

« Comunque questa è una meringata fatta di crema semplice all'arancia e delle meringhe bianche, alternate ad alcune fragoline di bosco »

« Mi piace questa idea. La parte sotto è frolla o biscotto? »

« Frolla, ovviamente. Con i biscotti non avrebbe una base solida, nonostante ci sia il burro a consolidarli. La base di biscotto la utilizzo per la cheesecake, viene molto buona ed ad Halloween, con la gelatina all'arancia impazziscono tutti »

« Makoto Kino... sei brava con i dolci ma dimmi, il tuo aiutante è? »

« Motoki Furuhata! Lui... »

Makoto non riuscì a terminare la sua frase che notò lo sguardo di Esmeraude su Motoki, uno sguardo fatto di sorrisi maliziosi e pensieri che andavano oltre il limite del buon costume.

« Motoki... vorrei assaggiare qualcosa fatto da te »

Makoto avvertì la rabbia che come un fulmine le trapassava la spina dorsale, facendo reagire i suoi nervi che tuttavia doveva tenere a bada.

Motoki si scambiò uno sguardo d'intesa con Mamoru e sorrise alla nuova cliente, mostrando quella cordialità che le due ragazze gli avevano sempre detto di mantenere.

« Un mio dolce? Sicuramente non eguaglieranno quelli di Makoto, lei è la migliore, ma se le piace potrei farle assaggiare il muffin ripieno di chantilly. Sazia molto ma il sapore non è male »

« Un muffin? Bene. Ne prendo uno mentre tu Seiya, assaggia pure quella meringata, un pezzo lo prenderò anche io, di certo non ho problemi di linea »

Rideva. Esmeraude non la smetteva di ridere mentre attendeva quel dolce e si guardava le unghie ricostruite smaltate di rosso.

Motoki, come imponeva il servizio, preparò il piattino con il muffin, lo spolverò di zucchero a velo e spruzzò un po' di panna ai quattro angoli del piatto quadrato, terminando la presentazione con delle scagliette di cioccolata sparse per il piatto.

Esmeraude era piacevolmente colpita da quella composizione: il muffin apparteneva a Motoki in quanto suo ideatore e stranamente c'era un ottimo sodalizio tra lui ed il dolce, creando un filo conduttore tra la sensualità e la morbidezza della pietanza e la tranquillità evidente del ragazzo.

Mamoru non perdeva un attimo di quella scena, quasi fosse pronto ad intervenire mentre Makoto si mordeva il labbro inferiore per tenere a bada la rabbia ed Usagi squadrava Seiya che azzardava il primo morso alla meringata.

Il sapore della meringata era qualcosa d'indecifrabile per Seiya ma ben conosciuto da Usagi che mentalmente ringraziava Makoto: la crema con scorza di limone si adagiava su un letto di pasta frolla mentre le meringhe fluttuavano sul mare di crema, accompagnate dalle fragoline di bosco che stemperavano con la loro asprezza, l'eccessiva dolcezza delle meringhe colorate con il colorante giallo e poche gocce di succo di limone.

Makoto era così abile nel creare i dolci che riusciva a non far percepire al primo assaggio il limone, bensì solo masticando si avvertiva quel retrogusto di limone che completava in modo perfetto quel quadro zuccheroso.

Seiya avvertì il limone sulla lingua e non parlò, trattenendo le urla alla vista di Esmeraude che sembrava fare l'amore con quel muffin.

La chantilly riusciva a sentirla lungo il corpo, frenata a volte dalla forza del cioccolato che si mischiava con quella dolcezza, unendosi in un perfetto connubio tra calore e freschezza.

Nel silenzio di quel locale mentre tutti attendevano il responso, stufi d'assistere a quella scena, Seiya si alzò in piedi urlando avvertendo il volto avvampare per la reazione allergica che era in corso.

« Seiya che succede? Ti sembra il modo? Devo ancora ricordarti come sono i patti? »

« Esmeraude è stata la cuoca. C'era il limone! »

« Non hai capito? Sto finendo di mangiare il mio muffin! »

« Makoto sei una bastarda! Te la farò pagare! Ve lo dico adesso: questo locale avrà vita breve! »

Seiya aveva il volto rosso e le guance gonfie come annunciava la sua reazione allergica; puntava il dito contro Makoto che avanzò di un passo stringendo i pugni.

« Ehi damerino! Io quella faccia te la spacco! Guarda che so tutto! »

« Che vuoi fare ora, eh? Picchiarmi? Dovresti abbandonare il locale! »

« Te la spacco io la faccia se non la smetti! Adesso mi hai veramente stufato. Qui non devi metterci più piede » Mamoru si era messo tra Makoto e Seiya ed aveva afferrato il colletto di quest'ultimo tirandolo in avanti e puntando lo sguardo contro il volto sfigurato dell'ex cantante « Tu qui non devi più entrarci ne per fare acquisti e soprattutto per fare del male ad Usagi, ti è chiaro? La prossima volta la faccia te la spacco veramente »

Usagi e Makoto assistevano incredule alla scena mentre Seiya sorrideva con un ghigno beffardo ed Esmeraude si avvicinava a Motoki.

« Mi piacerebbe mangiare spesso i Muffins, sai sono i miei preferiti. Ti lascio il mio indirizzo. Vorrei riceverne almeno un paio ogni mattina alle otto. Sarai puntuale, vero? Di solito mi sveglio a quell'ora » con una voce sensuale, Esmeraude toccava le bretelle del grembiule di Motoki che a sua volta non sapeva come reagire.

« Mi dispiace. Non facciamo servizio a domicilio » affermò Makoto con un tono di voce che evidenziava il suo stato d'animo.

« No? Bè allora dovremo inserire questo servizio. Ammetto che anche queste tende ed arredi sono da cambiare... »

« Bè ai clienti piacciono... » azzardò Usagi mentre Seiya veniva rilasciato da Mamoru.

« I clienti? Ah scusate, nell'enfasi di assaggiare queste prelibatezze non vi ho detto la mia idea. Vorrei acquistare il locale. Ovviamente poi farò una scelta del personale e se vi riterrò adatti manterrò voi quattro oppure v'assegnerò altre mansioni. Posso portarvi domani i documenti per la cessione? Sarebbe un regalo e vorrei fare in fretta. »

I quattro ragazzi rimasero sorpresi ed increduli mentre Seiya ghignava e squadrava Usagi; in breve tutti capirono che il regalo era per lui.

Makoto avvertì nuovamente il senso di rabbia e scoppiò, anticipando Mamoru sul tempo.

« Seiya Kou, idiota, cerebroleso ed anche minuscolo ometto, te lo dico adesso con le buone e bada che sarà l'ultima volta! Muove le tue gambine ed accompagna la tua dolce metà alla porta: io qui non voglio vedere più nessuno. Il Crystal non è in vendita e se v'azzardate ancora a tentare d'acquistarlo a te taglio il codino » indicando Seiya « ed a te riduco il silicone! Sparite da questo locale! Il Crystal è un posto d'amore non l'angolo degli affari perduti! » quasi urlava dalla rabbia mentre Usagi l'affiancava e si rivolgeva ai due spalleggiando l'amica.

« Makoto ha ragione. Siamo determinati a portare avanti questo locale così come abbiamo sempre fatto. Dovete andarvene e non tornare mai più. Seiya, te lo dico ora e spero di non ripeterlo una seconda volta: non starò mai con te e non avrai il Crystal per risollevare i tuoi affari e ripagare i tuoi debiti. Ti sei scavato la fossa, ora ci affondi oppure impara a chiedere aiuto in modo meno invasivo. Adesso, se non vi dispiace, la porta è quella » ed indicò la porta mentre Mamoru e Motoki sorridevano della determinazione che le due donne possedevano.

« Usagi te l'ho detto: tu mi amerai »

« Seiya, se non vai al pronto soccorso, il più che potrò amare sarà la tua bara » rispose la bionda con una malcelata ironia mentre Esmeraude nuovamente faceva sentire la sua risata.

« Mie care, capisco che si può essere invidiose ma suvvia, io ho i soldi, posso comprare tutto, sia questo locale, sia i suoi dipendenti » e posò lo sguardo su Motoki che rispose inizialmente con un sorriso per poi ravvivare i capelli ed indicare Makoto.

« Eh ma a me hanno detto che non tutto si compra. Ad esempio, la mia fidanzata dice sempre che non posso comprare i suoi baci »

La donna rimase per un po' interdetta; fissava Makoto e Motoki alternando lo sguardo tra i due, sfarfallando le dita contro la corta gonna nera del vestito aderente, impreziosito da strani gioielli, rivolgendosi poi a Seiya in un sussurro che nessuno capì.

Esmeraude sorrise e con gli occhi iniettati di perfidia ed invidia, si rivolse a Makoto ed Usagi: « È davvero un bel locale. È un peccato mettergli fine. Sapete, Seiya ha davvero a cuore le sorti delle sue proprietarie, specie di una, non vorrei mai farlo soffire. A presto, signorine e... a presto Motoki e Mamoru » strizzò l'occhietto verso questi ultimi e facendo segno a Seiya di seguirla, uscì dal locale.

Seiya non disse nulla ai presenti, si limitò a sventolare la mano come fosse un amico che salutava.

 

Il locale doveva riprendere la sua attività tuttavia gli stessi lavoratori erano sconvolti: stavolta non era sufficiente stendere bene la frolla, mescolare bene la crema, creare le meringhe ed adagiare le fragoline; stavolta non bastava il succo di limone, ci voleva qualcosa di più efficace.






Ed eccoci nuovamente alla pubblicazione del nuovo capitolo. Come ormai saprete, la pubblicazione è rallentata perchè lavorando non riesco a mantenere tutto con un certo ritmo. Sorry!
Spero che questo capitolo vi sia piaciuto, anche se credo che molti vorranno linciarmi xD
Fatemi sapere cosa ne pensate, sia in positivo che in negativo, perchè sapete che preferisco la sincerità.
Un bacione a tutte voi e come sempre grazie per tutto quello che fate!

Baci baci


Kate

 

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Capitolo 14
*** Praline piccanti ***






Capitolo 14 – Praline piccanti

 

 

Ultimo anno di liceo – Istituto Juban

 

 

« Usagi ho scoperto che Kou ti viene dietro. Cavoli come sei fortunata. Diventerai la fidanzata di uno dei Three Lights! Per favore, vorrei tanto il suo autografo » Naru era un fiume in piena, con gli occhi marroni, i capelli rossicci e la mente che viaggiava lontana nel tempo.

Naru era bella, fidanzata ma come ogni ragazza della sua età aveva il poster dei Three lights in camera ed impazziva per tutti e tre i componenti del gruppo, senza distinzione.

« Gli dirai di si, vero? Avanti Usagi, non puoi dirgli di no! Potremo organizzare una bella uscita a quattro, non credi? »

Usagi aveva i soliti odango ben pettinati con i codini che scendevano lungo i fianchi contro la divisa; aveva fame nell'ora di pranzo ed aspettava Makoto per gustare con lei il suo pasto, sperando che la pausa non finisse mai.

« Usagi, Naru ha ragione. Potresti dare un'opportunità a Kou, no? In fin dei conti non è un ragazzo brutto »

« Ciao Makoto... »

Makoto aveva con sé i cestini del pranzo, pronta a sedersi con le altre sul prato dell'istituto, pronta a mangiare le prelibatezze che lei stessa riusciva a preparare al mattino.

« Allora, cos'è che non ti convince di Kou? »

« Non lo so. È carino è vero, sinceramente non lo trovo brutto però forse non è il momento di pensare ai ragazzi. Non sono brava a scuola, studiare non mi piace quindi devo pensare a cosa fare nel futuro, fare i colloqui con le aziende e vedere se vado bene per qualcosa »

« È perché Kou ti piace ma non abbastanza »

Naru agitò l'indice giocherellando con lo sguardo verso il cielo, nel tentativo di disegnare qualcosa con le nuvole.

« In che senso? » Makoto ed Usagi si guardavano, non comprendendo bene quelle parole.

« Se Kou ti piacesse realmente, tu non avresti dubbi ed andresti da lui ricambiando la sua dichiarazione, però non ti piace ed accampi scuse sul tuo futuro » continuava con quel gioco immaginario mentre parlava, rivolgendo alle amiche solo pochi sguardi « Anche io non sono eccellente nello studio però Nevius so che farà parte del mio futuro e non importa se domani avrò problemi con un esame oppure sarò indecisa o respinta ai colloqui, so che il mio cuore vuole solo lui. Anche Minako lavora come Idol eppure girano voci su lei e Yaten. Se queste sono vere vuol dire che entrambi hanno messo in gioco il loro futuro per amore. A te Seiya non piace. Lo trovi un bel ragazzo ma non lo vedresti mai come il tuo futuro, per questo non gli dai neanche una chance »

Makoto ed Usagi guardavano incredule Naru che smise di giocare con le nuvole e rivolse un sorriso alle amiche.

« In effetti il suo ragionamento non fa una piega eh! Usagi rimandiamo i fidanzati al futuro? Tanto il tipo della sezione A non mi si fila » Makoto dopo quelle parole toccò la fronte di Usagi con l'indice « Secondo me a te serve qualcuno completamente diverso da Kou. A te serve qualcuno che sappia divertirsi ma tanto forte da proteggerti anche solo con un braccio. A me invece serve un ragazzo e basta! Sulle caratteristiche posso lavorarci in futuro! » terminò con una nota d'ironia, scoppiando a ridere insieme alle altre due.

« Sai Naru, hai ragione! Un giorno arriverà qualcuno per il quale potrei anche mettere in discussione il mio futuro, per ora per, dirò no a Kou. Sarebbe inutile stare con qualcuno verso il quale non provo sentimenti. Ciò non toglie che è un bel pezzo di ragazzo! » Usagi concluse il discorso con quell'appunto, causando nuovamente una risata generale.

 

 

Il grosso difetto di Esmeraude era la voce e la sua capacità di saperla usare nei momenti meno opportuni.

Era logorroica.

Seiya se n'era accorto da diversi giorni ormai, da quando aveva chiesto l'aiuto economico a quella donna, promettendo di regalarle il Crystal con qualsiasi mezzo pur di salvare la propria casa discografica.

Adesso era lì, con Esmeraude sopra completamente nuda che s'agitava mentre con il fiato corto continuava a ricordargli del loro contratto e della sua completa disponibilità.

I soldi avevano rovinato entrambi, spingendoli a scelte di dubbio gusto.

Seiya stava facendo appello a tutte le sue forze per resistere in quella situazione, per cercare di non fare una figuraccia tuttavia era difficile e non era facile concentrarsi su quel corpo perfettamente modellato se poi la voce della proprietaria era più forte di ogni barriera.

Usagi invece se la immaginava silenziosa oppure rumorosa il giusto, con il corpo da proteggere sotto il suo e la schiena che s'inarcava ad ogni spinta.

Lei si che sapeva eccitarlo solo con il pensiero ma la voce di Esmeraude era forte, così forte da abbattere anche il pensieri di Usagi e di quei capelli biondi così morbidi.

Ci pensava da anni: perché non andava bene per lei? Perché stava arrivando a tanto pur di averla?

Si stava vendendo per una donna, stava dando via l'anima per un essere puro.

L'amore per Usagi lo stava consumando, giorno dopo giorno e tutto ciò, un po' alla volta, lo stava portando alla rovina.

« Basta così » spinse via la donna da sopra il suo corpo, coprendosi velocemente con un lenzuolo, osservandola di sbieco.

« Che ti prende? Non sei autorizz... »

« La vuoi smettere? Parli di continuo! Con te è impossibile! Fammi il favore, se proprio devi usarmi in questo modo, avresti almeno la decenza di stare zitta? Sai com'è, rischio di dover ricorrere al viagra per stare con te qualche minuto »

« Ehi! Non sai trattare con le donne »

« Esm, fottiti! Se ti tappassi quella boccaccia vedresti che potrei essere il più caro dei tuoi tanti amanti. In trent'anni di esistenza non ha mai detto nessuno che parli troppo? »

Seiya era scoppiato ed Esmeraude sentiva sulla pelle quelle urla mentre si ricopriva, mortificata in qualche modo da quelle espressioni.

Era ricca, era bella ed il suo amante l'aveva appena rifiutata e trattata come la peggiore delle sgualdrine; era come se i ruoli si fossero invertiti.

« Va a casa Seiya. Ci sentiamo domani per distruggere il Crystal » non aveva detto altro, limitandosi ad alzarsi per farsi una doccia, lasciandogli capire che non l'avrebbe voluto rivedere al suo ritorno.

Se ne andò via, con la testa confusa e l'anima urlante.

 

Mamoru attendeva Usagi.

Usagi attendeva Makoto e quest'ultima era in attesa di Motoki per un appuntamento a quattro, perché se il cioccolato regnava sulla nocciola, la crema era un po' in soggezione di fronte a quella con le mele.

Usagi aveva paura per il suo primo appuntamento con Mamoru e dopo aver pregato Makoto per circa un'ora, era riuscita a convincerla a passare con loro almeno la prima ora.

La domenica sera era l'ideale, la pasticceria era chiusa, loro non erano troppo stanchi ed Usagi aveva avuto il tempo di prepararsi per quella serata che doveva essere speciale, lasciando i capelli legati con i soliti odango ed indossando un mini abito nero con delle spalline fine e delle scarpe con dei tacchi alti; voleva fare bella figura per quella sera.

Makoto era arrivata con Motoki, lei con un abito verde scuro fasciato sotto i seni ed un paio di scarpe alte marroni, lui con un pullover beije e dei pantaloni un po' più scuri per creare contrasto.

Dopo aver recuperato Usagi, raggiunsero Mamoru al ristorante dove li aveva preceduti per verificare che ci fossero dei posti disponibili; era un comune ristorante giapponese, con la cucina della tradizione e del buon ramen oltre alle prelibatezze più costose come il sushi ed il pesce fresco in generale.

« Stai bene Usa! »

« Grazie Mamo chan »

L'imbarazzo tra i due era palpabile e Makoto tratteneva le risate con Motoki, stritolandogli la mano intrecciata per evitare una figuraccia con i propri amici.

Makoto era stata indecisa fino all'ultimo su quell'appuntamento, credendo che il ghiaccio lo dovessero sciogliere da soli e non con il loro aiuto, così prima di entrare al ristorante tirò Motoki facendogli l'occhiolino ed accampando una scusa, rivelò ad Usagi di aver dimenticato il portafogli a casa.

« Dai Mako chan, pago io e me li ridai »

« No Usagi, vado e torno. Mi faccio accompagnare. A dopo »

Salutando velocemente gli amici, Makoto si dileguò con il ragazzo, lasciandoli da soli per permettere loro di godere di tutti i momenti magici che potevano vivere solo al primo appuntamento.

Mamoru ed Usagi restarono perplessi ed attesero fuori il locale solo pochi minuti, il tempo che impiegò la mail di Makoto a raggiungere il cellulare di Usagi per informarla del piccolo scherzo.

La bionda andò nel panico.

Non sapeva come comportarsi con Mamoru e non riusciva a decifrare i messaggi che il suo corpo inviava ogni volta che s'avvicinava a lui.

Aveva sempre saputo che le brave ragazze si concedevano un po' alla volta, che non si poteva donare subito sé stesse ad un ragazzo perché poi tutto sarebbe morto dopo pochi giorni, ma la vicinanza di Mamoru mandava in frantumi tutte quelle convinzioni.

In quel momento riusciva ad associarsi soltanto ad una pralina piccante con il cioccolato fondente e la polvere di peperoncino-, aveva capito che quel ragazzo riusciva ad azionare ogni meccanismo del suo corpo ed a farlo bruciare inaspettatamente, come quando ci mangia una pralina al peperoncino: non sai cosa nasconde il cioccolato.

Mamoru la guardava cercando di capire cosa le passava per la testa e per liberarla dei tanti pensieri, le carezzò gli odango smuovendo un po' la perfezione di quell'acconciatura, rivolgendole un sorriso che semplicemente lei ricambiò, stringendogli la mano e tirandolo a sé facendo leva sulle scarpe per colmare la differenza d'altezza, cercando di rubare la labbra morbide al ragazzo.

Sarebbe cambiato tutto con un bacio.

Lui voleva quelle labbra dal primo istante che l'aveva vista, non solo quella sera e lei si domandava per si ostinava a trattenersi in sua presenza; si era resa conto che lo amava e che con molta fortuna era anche ricambiata.

Non le importava di Seiya, dei guai, di nulla: con Mamoru anche l'aria aveva un altro sapore.

Si stupì quella sera del sapore delle sue labbra, erano davvero al cioccolato piccante appena fatto, sciolto a bagnomaria, bollente e gustoso come una cioccolata calda speziata ed appena servita con della morbida panna.

« Andiamo al negozio? » Mamoru sussurrò quelle parole sulle labbra della ragazza che si limitò ad annuire, rivelando soltanto quanta voglia avesse di dolci.

 

Il viaggio in macchina permetteva alla mente dei due giovani di viaggiare sulla stessa lunghezza d'onda; l'uno aveva voglia dell'altro e nonostante sfrecciassero con le gomme sull'asfalto, la pasticceria sembrava eternamente distante ed il desiderio sempre più difficile da gestire.

La pasticceria era il luogo dove si erano incontrati la prima volta, il luogo dove Usagi l'aveva squadrato pensando che fosse il più idiota di tutti i candidati e dove lui, con aria strafottente, l'aveva definita la più ingenua del mondo.

Quel posto che profumava di Dolci, quel locale che permetteva ai sogni d'essere realizzati, era il luogo ideale per guardarsi in faccia ed ammettere con i loro cuori che non si poteva più scappare da quel sentimento che si era ingrandito a macchia d'olio.

Una delle tante particolarità del Crystal risiedeva nell'odore: fuori il negozio, chiuso od aperto, si poteva annusare l'odore della cioccolata, delle creme o il semplice odore del pan di spagna appena sfornato.

Usagi aveva aperto la porta del negozio, Mamoru l'aveva richiusa alle proprie spalle dopo essersi immerso in quel mondo di odori e dolcezze.

Il buio del negozio copriva perfettamente l'imbarazzo dei due: Usagi si mordeva il labbro inferiore, Mamoru tossiva un po' per spezzare il silenzio.

Usagi camminò verso il laboratorio e seguita da Mamoru aprì il frigorifero che conteneva le creazioni di Makoto.

Il destino c'aveva messo lo zampino perché a far da padrona in quell'impero del freddo e dei dolci, c'era proprio una torta al cioccolato e peperoncino, con accenni di panna e foglie d'oro commestibile che adornavano la superficie del dolce come fossero stelle nel cielo.

Usagi rimase estasiata da quella prelibatezza, azzardando con il dito verso la panna, fermata da Mamoru che agitò l'indice ed il capo in segno di negazione.

Usagi mostrò uno sguardo triste e Mamoru divenne suo complice, sfregiando la torta con l'indice, facendo l'amore con il dito della ragazza.

Nuovamente il desiderio si palpava nell'aria e Mamoru sfiorò l'unica persona che voleva sentire sotto i polpastrelli, carezzandola alla base del collo, avvertendo sulla pelle la risposta di Usagi, con mille brividi ed il respiro lento.

Lei non avrebbe mai immaginato che la crema alle mele l'avrebbe fatta uscire di testa, lui invece da subito aveva capito che la panna con le fragole erano il suo dolce preferito.

Usagi era pronta.

Aveva sentito sulla sua pelle le dita di Mamoru e la mente aveva fatto fermare lo sguardo sul corpo coperto del ragazzo, con l'unico desiderio di vederlo privo d'abiti; tutto d'un tratto la pasticceria si rivelò una pessima scelta per quella serata, cercando un piano d'appoggio morbido e comodo come un letto, differente dal bancone di lavoro che Makoto e Motoki in teoria usavano per creare dolci.

Usagi pensava, Mamoru azzardava e portando la ragazza a sedere sul bancone, iniziò a muovere le mani carezzandole le cosce, imprimendo un po' di forza per farla sentire ancora più desiderata.

Annusava il collo della ragazza, la baciava e lasciava scie di passione su quel corpo finchè un rumore dalla saletta destò i due ragazzi che si guardarono; Usagi aveva lo sguardo terrorizzato, Mamoru era semplicemente preoccupato.

Inizialmente non udirono altri rumori dalla sala e tutto sembrava essere tornato a posto, attribuendo ad una sedia scricchiolante quel suono, tuttavia in breve uno strano odore arrivò al laboratorio.

Fumo.

Usagi non riuscì a dire nulla che Mamoru l'aveva già presa per mano, trascinandola per farla uscire da quel luogo cieco, privo di finestre.

Le fiamme avevano già invaso tutta la sala, distruggendo i capolavori d'arredo che le due ragazze avevano acquistato nel tempo, poi si erano spostate verso il bancone e la sala principale, dove i clienti di solito attendevano le prelibatezze; si erano attaccate alle tende, alle sedie, ai tavoli e tutto ciò che poteva bruciare con il loro arrivo.

Sotto gli occhi increduli di Usagi, il Crystal stava crollando.

Il fumo rendeva difficile la respirazione e Mamoru ancora non riusciva a capire come poteva raggiungere l'uscita senza far ustionare entrambi.

Le fiamme avvolgevano la porta e le finestre erano campi infuocati, impossibili da attraversare.

Usagi lasciò in quel caldo inferno le sue scarpe con i tacchi alti e si stringeva a Mamoru mentre gli odango perfetti che tanto piacevano a lui, si allentavano un po' alla volta, ricadendo morbidi sul volto che si sporcava di nero.

Entrambi si abbassarono per strisciare sul pavimento mentre Mamoru si levava la giacca per porgerla ad Usagi e permetterle di respirare attraverso il tessuto.

Erano nel panico e non riuscivano ad avvertire dei suoni da fuori, qualcosa che lontanamente ricordasse i pompieri.

Avevano paura ed il non trovare vie d'uscita stava gettando la ragazza in una profonda agitazione, tossendo di continuo con le lacrime agli occhi.

« Mamo... »

« Usa stai calma, per favore. Ti porto fuori di qui, promesso »

« Sta andando tutto in frantumi » tra un colpo di tosse ed un altro, Usagi versava lacrime al profumo di fiamme e fumo.

« Usa stai tranquilla »

« Non lo senti? »

« Cosa? »

« L'odore del fumo, ha coperto quello dei dolci. Io e Mako ci abbiamo lavorato tanto... »

« Ne parliamo fuori. Dobbiamo trovare il modo di uscire Usa, quindi cerca di resistere! »

« Fa caldo »

La paura ed il calore di quel posto adesso erano deleterie per Usagi che si sentiva più debole ed affaticata nonostante Mamoru la scuotesse per non farle perdere i senti in quell'inferno.

Il Crystal si era trasformato: non era più il Paradiso dei dolci bensì stava diventando la tomba dei due giovani.

Mamoru continuava a guardarsi intorno e lasciando Usagi in un punto dove le fiamme non arrivavano, si mosse verso una finestra, agitando la giacca per soffocare le fiamme.

« Usagi respira piano. Provo a spegnere le fiamme qui » parlava a stento, lottando contro le fiamme che tuttavia si moltiplicavano minacciose, non lasciando via d'uscita ai due ragazzi.

Usagi invece di lottare si stava abbandonando alle fiamme nonostante Mamoru continuasse a chiamare il suo nome per non farla addormentare.

Il rumore di una sirena destò i due ragazzi che sorrisero appena, cercando una speranza in quel suono.

Mamoru s'avvicinò ad Usagi, lasciando la giacca a terra che prese subito fuoco, stringendo la mano della ragazza per darle forza, faticando a respirare.

I minuti furono interminabili.

I vicini si erano accorti delle fiamme ed avevano chiamato i pompieri ma nessuno sapeva che dentro c'era qualcuno, così attesero che la porta fu abbattuta e le fiamme domate, per essere tratti in salvo e condotti in ospedale.

Usagi ricominciò a respirare tra le braccia di Mamoru, sperando di dimenticare in fretta quel primo appuntamento.

 

« Usako... »

« Sta dormendo dai, lasciala riposare »

Le voci di Mamoru e Motoki arrivavano ovattate alle orecchie di Usagi che si trovava sdraiata in un letto d'ospedale.

Strizzò un po' gli occhi e rimase ancora immobile ad ascoltare le voci intorno.

« Fortuna che i vicini hanno chiamato i pompieri. Quando la polizia ha chiamato Makoto è sbiancata. Credo di non averla mai vista in quello stato »

« È stato terribile. Ha preso fuoco sotto i nostri occhi »

« Ho visto com'era il locale non appena hanno spento le fiamme. Dammi retta, siamo ufficialmente disoccupati ma la cosa triste è che il locale è da buttare, se così si può dire... »

« Mako? Dov'è Mako? » furono le prime parole di Usagi, con le lacrime che scendevano di lato nonostante gli occhi chiusi « Mako... »

Usagi non voleva nessuno, solo Makoto.

L'amicizia tra le due era così forte da non morire per un incendio o per nessun altra calamità, tuttavia adesso Usagi voleva la mano di Makoto per ricevere un po' di quel coraggio che era morto con una parte del Crystal, sotto i suoi occhi.

« Usako... come stai? »

Usagi annuì e sorrise, in risposta alla domanda di Mamoru, aprendo gli occhi ed osservando in seguito anche Motoki.

« Furu dov'è Mako? »

« Provo a mandarle una mail. Mi ha detto che andava al negozio a controllare la situazione. Dovrei raggiungerla perché ci sono da sistemare alcune cose »

« Vengo anche io »

« No Usa, tu resti qui. I dottori hanno detto che devi restare almeno la notte »

« Mako ha bisogno di me. Tu devi farti curare. Ti sei ustionato! »

« Già mi hanno curato » Mamoru le carezzò la fronte e spettinò maggiormente la frangia, baciandole poi le labbra davanti a Motoki che osservava i due innamorati con un sorriso.

Il cellulare di Motoki, dopo quell'attimo di dolcezza da parte degli amici, squillò presentando sul display un numero sconosciuto.

« Pronto? »

Usagi e Mamoru guardavano Motoki mentre questo cambiava più volte espressione.

« Scherzi? Ma come ci sei riuscita? Va bene, arrivo subito. Ok va bene. Una coperta, va bene. Ehi, ammetto che non vedo l'ora di vederti. Ok ok scherzo » attaccò il telefono e guardò i due amici che attendevano curiosi l'esito di quella chiamata.

« Makoto deve passare la notte in carcere. Mi ha chiesto una coperta. »

Usagi e Mamoru sgranarono gli occhi, incapaci di dire o fare altro.










Ecco finalmente il nuovo capitolo di questa fic.
Ammetto che ci ho messo davvero tanto ad aggiornare ma spero che il capitolo vi piaccia lo stesso.
Come noterete a fine capitolo, non c'è la solita conclusione che di solito mi piace dare, questo perchè in realtà è come se fosse la prima parte, la seconda la troveremo nel prossimo che sarà incentrato almeno all'inizio su Makoto, anche per capire perchè è finita in carcere.
Spero che il capitolo vi sia piaciuto e come sempre vi invito, se vi va, a lasciarmi un parere.
Finirò di rispondere presto alle vostre recensioni.
Come sempre, ringrazio chi ha recensito, chi addirittura l'ha aggiunta tra le preferite/seguite/ricordate.
Spero di aggiornare con più frequenza e spero che questo cap v'abbia un pò incuriosito.
Baci baci,



Kate

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Capitolo 15
*** Forni spenti ***


Buonasera.
Lo so, finalmente aggiorno. Sono stata assente un bel pò da questa storia, ho aggiornato le altre e tralasciato questa perché volevo scrivere un capitolo decente e spero di esserci riuscita. Sarà un capitolo diverso dai precedenti, credo sia giusto, quindi spero vi piaccia comunque. I ringraziamenti questa volta li faccio prima della storia, a voi che recensite, a voi che l'avete messa tra le preferite/seguite/da ricordare, insomma a tutti, anche solo a chi legge.
Che altro? Ah si, come sempre io ve lo dico, ma non è un obbligo: se vi va fatemi sapere cosa ne pensate, per me è sempre bello leggere i vostri pareri. Spero di aggiornarla di nuovo presto, senza far passare i mesi. Un bacione a tutte voi e grazie ancora per tutte le vostre parole.


Kate





Capitolo 15 – Forni spenti

 

 

 

Motoki era arrivato da poco alla stazione di Polizia dove Makoto stava discutendo con una guardia, intenta a spiegare che il suo gesto non doveva essere condannato.

Era inutile: il poliziotto aveva espressamente detto che la notte l'avrebbe passata al chiuso in carcere, poi il giorno dopo sarebbe potuta uscire, lasciando le impronte e recapiti telefonici per eventuali richiami alla stazione.

Makoto si lasciò andare sul letto della cella, con il materasso sformato e la puzza nauseabonda di chi l'aveva abitato prima di lei.

C'era qualche buco sul cuscino, segni di sigarette e briciole di cenere, scomode per via dei capelli lunghi che rischiavano di sporcarsi con quegli avanzi di tabacco, eppure lei stessa non era pulita; il fumo aveva raggiunto il suo sguardo, macchiando di nero le guance, sporcando il vestito che aveva usato per la sera.

Si sentiva un po' randagia in quel momento, stesa sul letto con le braccia dietro la nuca e le gambe piegate; era malinconica e silenziosa, con un segno rosso sul collo ed un strappo evidente alle calze. Aveva tolto le scarpe, poggiando i piedi sporchi sul materasso, rilassandosi in quella notte terribile.

« Ehi carcerata. Sei quasi sexi qui dentro, ma sarebbe opportuno capire perché ci sei finita. »

« Ehi. Mi sono fatta giustizia da sola. »

« Dicono che sia illegale. Che hai combinato? »

« Niente di grave, secondo me. È più grave quello che ci hanno fatto. »

Le parole di Makoto risuonavano dure in quella cella, prive di perdono o ragionevolezza; scese dal letto ed allungando le mani, scrutata dal poliziotto privo di gioia nel fare il turno notturno, prese la coperta che Motoki le aveva portato.

« Sei sconvolta. »

« Tu no? Quel bastardo con quella sgualdrina hanno distrutto il sogno mio e di Usagi riducendolo ad un mucchio di polvere. Tu sai quanto ci abbiamo messo ad aprirlo? Sai quanto ci ha messo Usagi a capire che in un negozio bisognava tener d'occhio la contabilità? Oppure quanto ci ho messo io a capire che non potevo sfornare un dolce alla volta? Tu sai quanto ci è costato questo scherzo? Quando abbiamo cominciato io sfornavo solo cupcake ed Usagi spendeva più soldi di quelli che avevamo perché dimenticava sempre di aggiornare i registri contabili. Ci sono voluti mesi per imparare a gestire un po' l'attività, anni per essere conosciute ed apprezzate. Adesso cos'è rimasto? »

« Rimedieremo a tutto... »

« Non si può. Se noi rimediamo, loro distruggono di nuovo. Odio Esmeraude e quell'imbecille di Seiya. Non credevo potesse diventare tanto scemo a causa di un rifiuto. »

« Sei arrabbiata. »

« Si. Si sono arrabbiata e sai perché? Perché la mia migliore amica, colei che rappresenta la mia famiglia, adesso è in ospedale dopo aver rischiato di morire. Sono qui perché tutto quello che ho fatto è stato fare giustizia. Non serviranno a niente i poliziotti contro quella. Lo sappiamo entrambi che i soldi corrompono l'animo di coloro che sono deboli. »

« Spiegami cos'è successo. »

« È successo che ho rimediato l'indirizzo di Seiya da suo fratello Yaten, dopo averlo telefonato per sapere come stavano Minako e la bimba... »

 

 

Qualche ora prima...

 

 

L'incendio divampava e Makoto era corsa con Furu, avvertita dalla polizia che aveva ricevuto l'allarme.

I pompieri stavano già facendo il proprio lavoro, le fiamme pian piano venivano domate e dall'edificio distrutto uscirono Mamoru con in braccio Usagi.

Era la scena cruciale di un film, la scena in cui si stava rischiando tutto e Makoto sapeva che quel rischio l'avevano corso per colpa di qualcuno troppo noto.

I soldi, la sete di potere, la voglia di avere tutto, queste erano le caratteristiche che accomunavano Seiya ed Esmeraude e non poteva pensare a nessun altro in grado di compiere un simile gesto; questa volta però avevano toccato il fondo ed avevano fatto arrabbiare la teppista che era in lei.

Lasciò Motoki lì al locale a sbrigare le varie pratiche e si allontanò il giusto per non farsi vedere al telefono, intenta a parlare in tutta tranquillità.

Ringraziò l'interlocutore più volte e correndo il più veloce possibile, iniziò a cercare un appartamento proprio sulla via centrale. Il caso.

Avvertiva nell'aria la puzza del fumo, la seguiva anche se ormai aveva lasciato i resti del Crystal lontano da lei, con il dolore causato da quelle fiamme che erano arrivate alte nel cielo.

Ad ogni passo che la portava lontana da quel locale, un nuovo sentimento si faceva strada nel suo cuore, una sensazione che un tempo aveva provato marginalmente e che adesso stava dilagando dentro di lei, affondando le proprie radici.

L'odio.

Stava odiando l'artefice di quel danno, lo stava odiando mentre lottava contro le lacrime che bagnavano il suo viso, lacrime che non avrebbero spento quell'incendio e non avrebbero salvato il locale. Era tutto perso.

Asciugando le lacrime che continuavano a bagnarle il viso, si fermò di fronte ad un palazzo, uno di quelli fin troppo lussuosi per i suoi gusti, con le vetrate a filo del pavimento che ricordavano i grattacieli americani.

Aspettò un po' fuori dal palazzo ed approfittò per entrare nell'atrio quando un uomo di mezza età uscì pieno di sakè fino alla gola, accompagnato da un altro uomo che probabilmente aveva la sua stessa età.

Una volta dentro iniziò a salire le scale, diffidando dell'ascensore, correndo su per quei gradini che portavano all'ultimo piano dove c'era l'appartamento più grande e più caotico.

Sul campanello c'era semplicemente scritto: Kou.

Makoto piegò più volte la testa da un lato e da un altro, lasciando scrocchiare le ossa del collo, cercando di trattenere l'impeto di rabbia che l'assaliva; era certa che lui fosse l'artefice o il mandante di quell'opera, la causa di tutti quei danni e problemi.

Seiya Kou era un problema più grande di quanto avesse mai pensato, era un danno che doveva sparire quanto prima.

Suonò più volte il campanello, sfogando la sua rabbia per pochi istanti finché Seiya non aprì la porta, senza neanche controllare chi fosse.

Un pugno. Uno solo raggiunse il naso del moro, lasciando un segno rosso sangue sulla mano di Makoto ed un ragazzo fin troppo stordito che iniziò a reggersi allo stipite della porta.

« Brutta idiota! Che hai combinato? Ti ammazzo! »

Seiya si era spinto contro Makoto, non avvertendo da subito il dolore al naso, troppo caldo ancora per sentire gli effetti di quel pugno.

Afferrò Makoto al collo, senza stringere troppo, come a volerla spaventare tuttavia la ragazza allungò una gamba, colpendolo su una coscia permettendole così di liberarsi da quella morsa che poteva esserle fatale.

Il sangue colava dal naso di Seiya, fortunatamente però Makoto non si macchiò e per rincarare la dose, alla prima distrazione del ragazzo, lo colpì nuovamente non sul naso ma sotto l'occhio, consapevole che il giorno dopo si sarebbe ritrovato con la faccia deturpata.

Ad ogni colpo tuttavia, il corpo sembrava alleggerirsi e cedere alla stanchezza ed alle lacrime mentre Seiya tentava d'immobilizzarla e renderla docile.

« Sei uno stronzo! Hai distrutto tutto solo perché non sai accettare una sconfitta! Ti odio! Spero marcirai all'inferno per ciò che hai fatto! Meriti ogni cosa brutta! »

Seiya le aveva afferrato i capelli in un momento di distrazione e ricorrendo a gran parte della propria forza, l'aveva sbattuta in bagno, chiudendola a chiave.

Aveva avuto il tempo di chiamare la polizia e denunciare l'aggressione.

 

 

« Sei stata avventata. Adesso bisognerà mettere in mezzo gli avvocati. »

« No. Quell'idiota ha detto che vuole farmi solo passare la notte in prigione e domani ritirerà la denuncia. È un bastardo. Ha avuto anche il coraggio di negare un gesto del genere. »

« Senti Mako chan... e se non fosse lui il mandante dell'incendio. Insomma, potrebbe essere vero che non c'entra nulla. »

« Senti ma da che parte stai? Quell'idiota ha distrutto il mondo che io ed Usagi avevamo costruito, tutto perché lei lo rifiuta? Credevo che fosse cresciuto e che non si sarebbe abbassato ad un livello simile. Adesso che ha distrutto tutto però a cosa si aggrapperà? Lo capirà che non deve più importunare Usagi? »

Motoki fissava Makoto che con gli occhi ancora arrossati dalle lacrime continuava ad urlare, finché la guardia non si alzò in piedi, incrociando le braccia di fronte a Makoto.

« Signorina se non la smetti non ti libero neanche su ordine dei superiori. Mi scoccia fare il turno di notte, ancora peggio se sono costretto qui a controllare una teppista. I giovani d'oggi. Un gruppo di scalmanati senza cervello. »

Makoto strinse i pugni esasperata, trattenendo ancora la rabbia che rischiava di uscire ed esplodere, come un tuono in un cielo denso di nubi, eppure Makoto era un fulmine che silenzioso illuminava la volta celeste, mostrando a tutti uno spettacolo fantastico, senza sapere che in una parte del mondo si era scaricata la sua ira.

Motoki intanto cominciava a sentire i segni della stanchezza e rassegnato al destino del Crystal salutò Makoto con un bacio attraverso quelle sbarre di ferro, lasciando in seguito la stazione di polizia e ringraziando la guardia per averlo fatto restare ancora un po'.

Era stanco, distrutto da quella notte ma si fermò ad osservare il sole che sorgeva; era un'alba triste, come se fosse priva di una vera luce. La notte non era stata la fine di una guerra, era solo l'inizio e l'alba non era la pace che tanto sognavano.

 

Seiya era appena stato medicato e sul suo volto la benda che copriva il naso aveva una presenza importante, come un accessorio imponente su un mini abito; Seiya era furioso.

La notte aveva lasciato spazio all'alba ma i dubbi non erano volati via con l'oscurità, bensì erano sempre più consistenti.

Chi aveva appiccato l'incendio al Crystal?

Ricordava di aver detto ad Esmeraude che desiderava Usagi, che la voleva solo per sé e che quel locale stava rappresentando un pericolo per la presenza di quel ragazzo, ma non pensava che quella donna potesse arrivare a tanto. Forse c'era dell'altro, forse non erano gli unici ad odiare il Crystal, o si?

Per la prima volta avvertì sulla pelle una strana sensazione, qualcosa che si mischiava alla paura, lontana dalla sensazione d'impotenza provata nel momento in cui la casa discografica stava affondando.

Mentre usciva dal pronto soccorso, passò davanti alla stanza dov'era Usagi e senza farsi notare sbirciò dentro: Mamoru le stava carezzando il viso mentre lei, con lo sguardo innocente e stanco, dormiva con le guance un po' sporche di fumo; quella era la donna che lui voleva, la donna che voleva baciare nel letto, stringere a sé e proteggere per sempre. Lo voleva da tanto tempo eppure ancora non riusciva a capire perché lei lo avesse sempre rifiutato, perché proprio non riusciva ad amarlo ed apprezzarlo come lui voleva.

Osservò quella scena per pochi secondi, il tempo necessario a far scalpitare il cuore e luccicare gli occhi, avvertendo i sensi di colpa e la consapevolezza del vero rifiuto; Usagi gli aveva sempre detto no, era stata gentile in passato eppure lui aveva acquisito quell'aria strafottente tanto da indurla a cacciarlo via, ad odiarlo e probabilmente tanto da farla scappare nelle braccia di un altro.

Sulla porta del pronto soccorso, per pochi istanti prima d'aprirsi, apparve la sua immagine riflessa: era l'immagine di un uomo che era stanco, meschino e che aveva perso; erano bastati pochi attimi per rendersi conto che quello riflesso non era un uomo ma un animale.

 

Mamoru continuava a carezzare la testa di Usagi, combattendo contro il sonno che prepotente gli faceva abbassare le palpebre, costringendolo a volte a piegare la testa verso il letto, scuotendola poi velocemente per continuare a vegliare su Usagi.

Lei era lì, indifesa dopo quella nottataccia e lui si sentiva sempre più stanco e colpevole di ciò che era successo; in preda alla passione ed alla voglia di stringere quel corpo esile, non si era fatto scrupoli a portarla in quel locale, piuttosto che a casa dove avrebbe potuto farla adagiare su un letto e riempirla di baci.

Continuava a fissare Usagi e con le dita le puliva le guance sporche di fumo, mentre attendeva che qualcuno la svegliasse per farla tornare a casa.

Fortunatamente i polmoni erano a posto ed il fumo non aveva creato danni, solo tanta paura dal punto di vista fisico tuttavia i medici avevano detto che forse, dopo quanto successo, sarebbe stato opportuno fare una chiacchierata con lo psicologo per riprendersi da un simile trauma.

La stanchezza continuava a farsi sentire e poggiando le testa su una piccola parte del cuscino, senza smuovere la ragazza, iniziò a pensare su quanto accaduto e su chi poteva aver appiccato l'incendio rischiando di farli morire entrambi.

Un nome continuava a rimbombare nella testa eppure sentiva che non era quella la soluzione, che forse era troppo semplice incolparlo di qualcosa che sarebbe risultato così ovvio; pensava e non trovava alcuna soluzione, riusciva solo a vedere la realtà dei fatti: era lì in ospedale con Usagi, Makoto in prigione ed il Cristal distrutto.

Nessun giorno era mai stato brutto come quello.

 

L'infermiera arrivò nella stanza e scuotendo appena il braccio di Usagi e quello di Mamoru, li informò che tutte le analisi erano nella norma e che potevano tornare a casa, avendo anche necessità di un letto libero per un'ambulanza in arrivo.

Congedandosi dai due l'infermiera uscì, lasciando una coppia silenziosa che pian piano si ricomponeva.

Usagi sembrava vuota; gli occhi della ragazza erano privi di vitalità e forse in quel momento nessun dolce poteva risollevarle il morale, nessun impasto preparato con cura da Makoto o crema fresca sulle labbra.

I forni del Crystal erano stati spenti con forza e quella mattina tutti i clienti non sarebbero stati accolti dall'odore dei croissant appena sfornati bensì dalla puzza di fumo che ancora si levava nell'aria, come se il locale chiedesse una degna sepoltura.

« Voglio andare al locale. »

« Dovresti riposare Usako. »

« No. Tu dovresti riposare. Io ho dormito. Andrò al locale e vedrò di sbrigare le pratiche necessarie e vedermela con l'assicurazione, inoltre devo sentire Motoki e capire che cos'ha combinato Makoto. Sai... » ci pensò un po', cercando le parole giuste e strofinando gli occhi per trattenere le lacrime che a volte lasciavano intuire quanto debole fosse in realtà « Ieri sera volevo davvero stare con te. Mi hai fatta proprio innamorare e mi dispiace tantissimo, ora però ho una priorità: il Crystal. Tu devi riposare ma io e Makoto dobbiamo fare il possibile, non solo per noi, anche per voi e per tutti quei clienti che stamane avranno trovato chiuso. Non so chi è stato ad appiccare l'incendio ma una cosa la so: ho intenzione di non fargliela passare liscia. Il Crystal è più di un sogno. »

Mamoru era perplesso e piacevolmente stupito da quella determinazione; Usagi aveva combattuto di notte contro i sogni e si era svegliata in una realtà ben poco piacevole, eppure non si arrendeva e continuava a lottare per quel piccolo mondo che sognava perfetto.

Le baciò la fronte, facendosi forza per non crollare per via della stanchezza e l'accompagnò davanti al locale, mascherando il sonno che avanzava prepotente, richiedendo un ruolo da protagonista.

« Lasciami qui. Me la vedo da sola con chi di dovere. Domani mattina ricominceremo a sfornare dolci, vedrai. »

Era sempre più determinata e convinta a non abbattersi, così la lasciò in balìa di quella realtà mentre lui s'avviava a casa, cercando di dormire almeno un po' per rendersi utile nelle ore future.

 

Makoto uscì di prigione solo nel primo pomeriggio, quando il poliziotto del turno di notte staccò, imprecando contro la sua mancanza di razionalità per via delle ore passate a sentire la donna lamentarsi.

Stanco e certo che ella avesse capito, l'aveva lasciata andare informandola che sarebbe dovuta tornare nei giorni seguenti per sistemare alcune carte; lei aveva semplicemente annuito e con un cenno della mano se n'era andata, in cerca del primo bar o distributore dove acquistare le sigarette: un vizio che tornava nei momenti di panico.

Il fumo era una variabile incostante nella sua vita: appariva soltanto quando era nervosa, turbata o scossa per qualcosa e quel giorno era l'unione perfetta di sensazioni sgradevoli per permetterle di accenderne una e pregare che quel fumo strozzasse qualcun altro all'infuori di lei.

Non ricordava quale fumava, così prese il pacchetto più economico al distributore e contò i soldi in tasca; per fortuna qualche spiccio rimaneva in banca e l'assicurazione avrebbe sicuramente coperto qualche spesa, forse potevano farcela.

Fermando uno studente, dalla faccia avrebbe giurato fosse un liceale e non un universitario, si fece accendere la sigaretta e con l'aria da criminale, quasi fosse una teppista di strada, s'avviò al Crystal, là dove sapeva avrebbe trovato l'altra metà di quel sogno perfetto.

Usagi.

Sostava davanti al locale circondato dal nastro della polizia mentre un dipendente assicurativo scriveva su un foglio alcuni dati, stabilendo le varie condizioni della pasticceria.

« Signorina qui la situazione è grave. L'assicurazione non copre molto, anzi, una parte minima a causa della polizza bassa in più, dovremo riparlarne in ufficio poiché non ci sentiamo di assicurare ancora un locale che attira l'attenzione di alcuni malviventi. »

Usagi fissava l'uomo squadrandolo da capo a piedi; era un uomo con pochi capelli e gli occhi spenti, i baffetti folti ed un completo di quarto ordine, come simbolo del suo stipendio basso.

Sfogliava velocemente dei moduli presi dalla sua cartellina rovinata e sbuffava alla ricerca di qualcosa, mantenendo una penna tra le labbra.

« Usagi, qualcosa non va? »

L'odore di fumo anticipò Makoto, tanto da far girare Usagi che subito l'ammoniva con un dito che agitava in segno di negazione.

« Mako chan non devi fumare, lo sai. »

« Devo scaricare il nervoso. Come procedono? »

« Non bene. Dice che avremo guai con l'assicurazione. Senti ma cos'è successo stanotte? »

Makoto tirò una forte boccata dalla sigaretta, tanto da arrivare a tossire e far spostare l'assicuratore che, a sua volta, agitava la mano per cacciare il fumo.

« Niente di che. Credevo di aver preso il colpevole. »

« Lo immaginavo, sai? Senti ma hai qualche altra idea? Insomma, se non è stato Seiya è da escludere anche Esmeraude, no? »

Makoto terminò la sigaretta e gettandola a terra la schiacciò con la punta della scarpa, per poi abbassarsi e recuperarla; la gettò in un cassonetto nelle vicinanze e tornando squadrò il locale che già dall'esterno mostrava i segni dell'incendio, suscitando le chiacchiere dei clienti che passavano delusi.

« Non sono sicura che Esmeraude non c'entri nulla tuttavia, sono quasi certa ormai che Seiya non ne è l'artefice. Ieri sembrava davvero estraneo alla situazione. »

« Si ma non capisco, perché Esmeraude vorrebbe questo? Lei sta con Seiya, se lui non sa nulla, perché lei...? »

« Perché sicuramente avrà interessi nascosti. Cerchiamo di trovare una soluzione ed un colpevole. La polizia è già stata qui? »

« Si, dicono che sia doloso anche perché io e Mamoru abbiamo testimoniato, tuttavia sembra che abbiano quasi paura d'indagare. Non è mai bello avere a che fare con un presunto piromane. »

« E l'assicurazione? Che sta cercando in quella cartellina? Sembra più agitato di noi. » indicò l'uomo con la testa ed arricciò le labbra, schifata quasi dalla sua stessa puzza di fumo « Ci sono novità? Sono Makoto Kino, l'altra proprietaria. »

« Signorina Kino, come dicevo alla sua collega Tsukino, la situazione non è buona. Siamo in un periodo di crisi, non possiamo rischiare di assicurarvi nuovamente e per questo incendio, essendo da quanto abbiamo capito doloso, possiamo coprire una minima parte delle riparazioni. Ovviamente, dovremo prima attendere il rapporto ufficiale della polizia che invierà una copia alla nostra compagnia, in seguito vi faremo sapere. »

« Scusi, sta dicendo che visto che un pazzo ha appiccato un incendio al nostro locale, noi non possiamo più assicurarci? »

« Ecco vede... » L'uomo tremava. La presenza di Makoto, alta e minacciosa, era veramente imponente tanto da impaurirlo e temere il peggio.

« Adesso si giustifica? Mi sbaglio o paghiamo sempre in anticipo? In questi anni vi abbiamo fatto risparmiare la carta dei solleciti ed anzi, ogni volta che veniamo, portiamo anche dei dolci per i dipendenti. Sbaglio o lei è uno di quelli che adorava il Crystal? Sbaglio o i suoi bambini sono nostri clienti? Dica un po', saranno felici di sapere che il posto dove mangiavano con allegria è adesso distrutto? Mi fate proprio arrabbiare voi assicuratori! Urlate ai quattro venti quanto sia utile assicurarci a voi e poi quando dovete lavorare, tirate indietro il braccio oppure lo tendete per uno schiaffo. Sa che le dico? Della sua assicurazione non ce ne facciamo nulla! Terminate le questioni burocratiche cambieremo compagnia. »

Aveva urlato senza mai prendere fiato, impaurendo non solo l'uomo ma la stessa Usagi che la guardava attonita, cercando una qualche parola per farla tornare in sè, eppure sapeva che Makoto era così, la conosceva da tanto tempo.

Lei era una persona dolce, allegra e sognatrice ma il passato da teppista aveva fatto sì che ogni volta che si trovava in difficoltà, arrivava ad esplodere, agitando la lingua come fosse il suo vecchio bastone, menando con le parole, picchiando forte fino allo stremo; e poi fumava, tanto da ridursi ad uno straccio per un paio di giorni, avvolta da una nuvola di fumo che si sarebbe tolta solo dopo diverse docce.

« Mako chan dai, se urliamo poi non risolviamo niente. » Usagi cercava di calmare le acque ed agitava le mani per sdrammatizzare la situazione nonostante lo sguardo vagasse spesso in direzione del Crystal.

« Senta, non riusciamo a risolvere in fretta? Pensa che riapriremo a breve? »

Usagi deglutì e Makoto strinse i pugni come se quegli istanti fossero i più lunghi della loro vita; l'uomo muoveva di nuovo le mani per sfogliare delle carte e scuotendo il capo sospirò, mordendo il labbro inferiore, nuovamente intimorito.

« Signorine, mi dispiace. Per un po' i forni di questo locale rimarranno spenti. Non ho un modo migliore per dirvelo. Buona giornata. »

L'uomo andò via lasciando lì le due ragazze: Usagi aveva gli occhi lucidi e deglutiva per trattenere le lacrime, avvertendo la forza interiore spezzarsi per dar spazio alla sua fragilità, Makoto stringeva i pugni, riducendo le sigarette nel pacchetto ad un mucchietto di carta e tabacco.

Il Crystal aveva smesso di fumare e di sfornare ottimi dolci, quelli con la crema ed il pan di spagna soffice oppure i biscotti friabili, buoni da mangiare soprattutto senza latte.

Il Crystal doveva rinascere, non poteva rimanere in quello stato di sonno forzato; tutti dovevano rimboccarsi le maniche per far sorgere nuovamente quel cristallo simbolo di armonia e felicità.

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Capitolo 16
*** Caramello sciolto ***


So che sono passati anni e forse qualcuno non ricorderà questa storia, ma oggi ho parlato con Luciadom che mi ha rimesso addosso la voglia di continuare questa storia. Sarei potuta tornare con un capitolo totalmente dedicato ai dolci ma, dopo tanto tempo, ho pensato che le sensazioni dovessero avere la precedenza. Bè spero di aggiornare presto, ma intanto spero riprenderete a seguire le mie storie. Misa che in pentola bolle una storia originale, ma vedremo!


xoxo Kate_88

Usagi e Makoto funzionavano come coppia per un motivo: erano due facce della stessa medaglia. Dove non arrivava una, c'era l'altra.
Aprire il Crystal era stato più di un sogno. Makoto aveva lavorato duramente per creare dolci sempre diversi e Usagi aveva imparato cos'era una partita doppia, come si tenevano i conti del locale e come si batteva uno scontrino in pochi secondi. 
Si erano battute per un sogno. Avevano chiesto quel piccolo preso alla famiglia di Usagi, restituendolo dopo i primi due anni, rendendo tutti orgogliosi del loro successo. 
Quel sogno era andato in frantumi, nel momento in cui un rifiuto era diventato la scusa ideale per vendicarsi, per distruggere tutto ciò che ruotava intorno alla figura di quella buffa testa bionda che ogni mattina si dilettava davanti allo specchio, per creare due odango perfetti.
«E adesso come faremo?»
Makoto e Usagi fissavano l'entrata scura del locale e il cartello di pericolo che spiccava, rosso e violento contro quel posto destinato a far gioire le persone.
«Direi di prendere Seiya per il collo, ma l'hai già fatto tu. Se non è stato lui, è colpa di Esmeraude?» 
Usagi si muoveva sul posto, spostando continuamente il peso da un piede all'altro, in preda all'ansia. Quel suo sogno stava scivolando dalle mani.
Makoto invece stringeva i pugni; continuava a farlo da giorni, da quando il locale era andato a fuoco, da quando aveva preso a pugni Seiya.
«Sai, forse è meglio così... » Usagi aveva un sorrisetto sul volto, un tentativo di rilassarsi e di cercare una soluzione.
«Che intendi?» Makoto iniziò a guardarla aggrottando le sopracciglia, arricciando la bocca priva di trucco.
«Stavo per fare l'amore con Mamoru sul tuo bancone. Insomma, mi sembrava giusto dirti che probabilmente l'avresti cambiato lo stesso.» 
Usagi sorrise con malizia, complici i ricordi di quella notte, quando ancora tutto doveva andare a rotoli.
«Tu sei una pervertita! Io su quel bancone ci faccio i dolci!»
«Non dire idiozie. Ti ho vista fare ben altro su quel bancone. Sarebbe quasi bello recuperarlo. Magari non è messo così male!»
Si guardarono e scoppiarono a ridere. Una risata liberatoria, piena di speranze e voglia di andare avanti. Per un attimo avevano avvertito il cuore più leggero, piene di tutti quei sentimenti che così positivi arrivarono a sovrastarle.
«Ieri pensavo ad una cosa stupida»
«Cosa?» Usagi adesso era tornata seria e osservava Makoto, cercando di dedurre ogni suo pensiero e parola.
«Volevo lasciare Motoki. Non potremmo permetterci di pagarli se il Crystal riaprirà e non vorrei addossargli tutti i miei problemi. Inoltre... » prese un profondo respiro e scosse la testa «mi piace proprio tanto»
« E per questo vuoi lasciarlo?»
« No. Proprio perché mi piace tanto continuerò a stare con lui, se anche lui vorrà.»
«Anche a me Mamoru piace tanto...»
Ripresero a camminare verso i loro appartamenti, mentre Makoto continuava ad avere un'espressione divertita sul volto, stanco e distrutto da quelle notti insonne.
«Perché ridi?»
«Pensavo che lo so che ti piace tanto Mamoru...»
«Eh?»
«Ci stavi per fare l'amore sul bancone della pasticceria. Ti deve piacere proprio tanto per spingerti a non resistere. Il materasso sarebbe più comodo, lo sai?»
«Ah si? E tu come sai che un materasso sarebbe più comodo del bancone?» 
Usagi inarcò un sopracciglio, aveva quel dannato vizio quando faceva domande scomode, portandola a mostrare senza intenzione le sue emozioni e perplessità.
«Siamo quasi arrivate. Ciao Usagi, buona giornata!» Makoto cercò di defilarsi dall'amica, mentre arrossiva vistosamente e correva via, quasi volando su una nuvola ripensando a tutti quei momenti che aveva condiviso con Motoki e che gelosamente, custodiva per sé.

Usagi trovò Mamoru fuori casa, con un sacchetto di carta e un odore di panini che lo avvolgeva. Lo osservò e non poté fare a meno di avvertire quel miscuglio di sensazioni che si propagavano nel suo corpo. Bastava uno sguardo e tutto si risvegliava: amore, eccitazione, passione. Lo voleva. Fino a poco tempo prima anche solo guardarlo la metteva in imbarazzo; dopo il primo bacio aveva solo sentito quella sensazione di disagio che mette radici dentro i cuori di chi non è esperto, poi i giorni erano trascorsi e l'imbarazzo era scivolato via, lasciando spazio a quelle emozioni nuove, tipiche di un rapporto appena iniziato. Lo voleva.
Non aveva detto una bugia a Makoto. Avrebbe fatto l'amore con lui, sul bancone del laboratorio, se non fosse scoppiato l'incendio, perché in quel momento sentiva che sarebbe stato il momento giusto.
E non aveva detto a Makoto che anche lei aveva pensato di lasciarlo per tutta quella serie di complicanze che, anche senza volerlo, erano entrate a far parte della loro vita.
Non avrebbe detto a Makoto che, nel vederlo fuori casa, con una camicia bianca e un paio di jeans, con le maniche arrotolate che lasciavano intravedere le braccia, con i capelli spettinati e lo sguardo profondo... Bè non avrebbe detto a Makoto che aveva solo voglia di spogliarlo e fare l'amore con lui. Non un volta sola.
Non importava che fosse la sua prima volta, non importava che non stessero insieme da tanto. L'aveva capito giorni prima e oggi ne aveva avuto la conferma dalla sua amica. Makoto risplendeva di luce propria, ma negli ultimi tempi era ancora più radiosa e il motivo era Motoki, che con la sua gentilezza le aveva aperto il cuore. 
Non avrebbe detto a Makoto che, anche se Furuhata era gentile, lei impazziva per i modi burberi di Mamoru, quando perdeva la pazienza e la sbatteva contro il muro per baciarla, pretendendo quelle labbra che ormai avevano il sapore delle fragole.
Erano come quel dolce, il cuore fondente, fuori un pan di spagna morbido e quando tagliavi quel tortino, c'era lava di cacao.
Usagi però in quel momento sapeva di sentirsi il dolce più buono e pericoloso del mondo: era caramello appena fatto. Bollente e pericoloso, ma così buono che valeva rischiare per prepararlo.
Usagi, le costava ammetterlo, era lava in quel momento. Ed era caramello.
«Sei qui...»
«Ho pensato non avessi cibo in casa»
«Hai pensato bene...»
Si guardarono. Per un attimo tra di loro calò un velo di imbarazzo, quanto bastava a spingere Usagi a prendere le chiavi – cercando e ricercando in quella borsa tanto piccola quanto senza fondo – per aprire la porta di casa che dopo due giri e un piccolo colpo di aprì.
Silenzio.
«Sam?» 
Chiamò il fratello un paio di volte ma non arrivò mai la risposta. Era tutto buio, tranne per una piccola luce in cucina, che lasciava sempre accesa per una sua mania personale.
«Siamo soli...» Mamoru aveva la voce roca. Stringeva quel sacchetto come per darsi forza, in preda ad una crisi interiore che lo stava destabilizzando.
Usagi era lì, in casa da sola, con gli odango perfetti e quei codini così lunghi che sembravano fatti apposta per disegnare le forme del suo corpo.
Spalle così piccole, fatte per essere protette. La vita stretta e delicata. Le gambe lunghe. Tutto di quel corpo la attraeva. Si stava ancora domandando se fosse amore, ma nella sua testa e nel suo cuore non pensava a nessun altra. Non c'era altra donna con la quale avrebbe voluto fare l'amore. Non c'era altra donna che voleva toccare, sfiorare, prendere con delicatezza, poi con forza e di nuovo con delicatezza.
Non c'era altra donna. Pensava solo a Usagi e si sforzava di non pensarci, per non dover ricorrere ad uno stupido sacchetto di carta per coprire l'erezione che tirava dentro i  pantaloni.
Cercò di non pensare a nulla, ma gli veniva solo in mente il volto sorridente di Usagi che, con il sorriso e tanta malizia, l'avrebbe potuto paragonare ad un cannolo alla crema.
«Merda...»
«Hai detto qualcosa Mamo chan? Vieni mettiamo il sacchetto in cucina.»
Mamoru si limitò a scuotere il capo e a lasciare il sacchetto in cucina, poi sospirò e il silenzio calò su di loro. 
«Mi sento un verme in questo momento... » con le dita appoggiate al bancone, guardava Usagi che svuotava il sacchetto. Lei alzò lo sguardo su di lui, mordendosi il labbro inferiore, sporgendosi appena incurante della scollatura estiva che, schiacciata dal bancone, metteva in mostra le curve dei seni.
«Perché?»
«Perché voglio baciarti. Tanto. E so che sono giorni infernali e...»
Usagi si tirò su e girò intorno al bancone. In quella cucina, così raccolta e intima, era riuscita ad aggiungere un'isola, studiando bene gli spazi in modo da camminare tranquillamente con eventuali piatti in mano. C'erano le migliori intenzioni per sfruttare la cucina, peccato dovesse ancora imparare a cucinare.
Interrompendo il discorso di Mamoru si era sentita più sicura, conscia di essere in casa sua, consapevole che avrebbe potuto dire di no in ogni momento, sapendo che invece desiderava dire sì con tutto il suo cuore. 
Si fermò davanti al ragazzo e con un po' di titubanza gli mise una mano sul petto, stringendo un po' la camicia bianca, stropicciando la stoffa di cotone.
«Forse il periodo non è dei migliori ma, anche io Mamo chan. » Lo guardò negli occhi, mostrando una determinazione che solo a lei poteva appartenere. «Anche io ti voglio baciare.»
Mamoru non se lo fece ripetere due volte. La verità era che neanche aveva fame. La verità era che dal momento in cui l'aveva vista fuori la porta, aveva solo pensato alle sue labbra. E non tutti i pensieri erano puri, se ne vergognava e lo ammetteva a sé stesso, ma mentre le labbra di lei toccavano le sue, mentre si schiudevano per mischiarsi in un qualcosa di più intimo, si ritrovò a sospirare su quelle labbra, con le mani che stringevano con forza i fianchi, tentando di trattenere tutte l'eccitazione che quella ragazza e una casa vuota riuscivano a trasmettere.
Salì con le mani e le toccò la schiena, avvertendo i gancetti del reggiseno sotto le dita, indugiando su questi che, come fossero un'offerta, sbucavano dalla parte alta del vestito.
Strinse quei gancetti e tirò l'elastico dell'indumento intimo, avvertendo Usagi che gli sospirava sulle labbra, quasi lo stesse invitando a continuare.
Con le dita continuò a tirare quell'elastico, dandosi forza e pazienza per non esplodere in quel momento, mentre con l'altra mano indugiava sulla vita, stropicciando quel vestito che inevitabilmente era troppo tra loro due.
Usagi intanto giocava con la camicia del ragazzo, tirandola e muovendo i bottoni, mentre con una mano si aggrappava alla sua spalla e gemeva sulle labbra carnose di Mamoru. A tratti si vergognava di quel comportamento ma si era resa conto che, quella parte di lei che di solito s'imbarazzava, si era fatta piccola piccola, lasciando spazio ad una parte di sé più sicura, più sfacciata e più adulta che non riusciva a fare a meno di aggrapparsi a quel ragazzo che accendeva sensi in lei mai scoperti, emozioni che si propagavano dal ventre fino alle gambe.
«Usa dovremmo f...» ci provò. Mamoru fece appello a tutte le sue forze per dire quelle parole, ma nel momento in cui la ragazza protestò, la sua parte irrazionale prese il sopravvento.
Afferrò Usagi, portandola in braccio. Lei avvighiò le gambe intorno al suo busto e si lasciò trasportare in camera mentre Mamoru la iniziò a riempire di baci all'altezza del collo, mordendo e leccando ogni centimetro di quella pelle candida che, bacio dopo bacio, si arrossava.
Arrivati in camera da letto, la poggiò sul letto e senza avere il tempo di pensare, si adagiò su di lei e la guardò negli occhi.
Nel momento in cui lo sguardo dei due si incontrò, dentro Mamoru esplose qualcosa. Nel vedere Usagi in preda all'eccitazione, con il volto arrossato e gli odango lenti, avvertì una sensazione di pienezza dentro il cuore. Usagi con le labbra lo invitava e nonostante avvertisse l'erezione di lui premergli contro la gambe, si rese conto che in quel momento non voleva essere da nessuna altra parte.
Rimasero a fissarsi per qualche istante e quando la situazione si fece tesa, complice l'indecisione di Mamoru, Usagi fece qualcosa che non pensava avrebbe mai fatto in vita sua. Invitò Mamoru a spostarsi da sopra, quel tanto che le bastava per afferrare l'orlo del vestito, poi tirò su quella stoffa a fiori con un gesto veloce e anche un po' goffo, rimanendo in pochi secondi solo con gli slip e il reggiseno di cotone rosa. Era tutto così semplice che Mamoru si sentì ancora più eccitato.
Invitato da quel corpo, si adagiò su di lei e iniziarono a toccarsi, esplorarsi, assaporando ogni centimetro dell'altro, vivendo quella prima volta insieme come se fosse l'ultima.
Mamoru giocò con i seni di Usagi, regalandole ogni tipo di piacere che poteva derivare dal contatto della sua bocca con i capezzoli; Usagi cercava di sfiorare il corpo di Mamoru, disegnando cerchi con le dita sul suo petto, scendendo fino all'elastico dei boxer, liberando e rivelando ciò che essi nascondevano. 
Senza guardarlo, prese in mano l'erezione del ragazzo che sospirò profondamente quando lei inizio a muoverlo.
Poi fu il momento.
Quasi al limite della sopportazione, Mamoru avvertì l'impellente bisogno di essere circondato da lei, che così nuda e così pura si offriva al ragazzo, aprendo le gambe e le braccia, per stringerlo in quella prima volta magica in tutto.
Puntò le mani ai lati della sua testa mentre le braccia della ragazza gli circondavano il collo, poi si abbassò sulle sue labbra e sussurrò dolci parole per tranquillizzarla, mentre con il bacino iniziava a spingere un po' alla volta.
Lei si morse il labbro inferiore e questo mise a dura prova la sua forza, eccitato da quel gesto che lei faceva così spesso e che la rendeva estremamente sensuale. A piccole spinte si fece forza dentro di lei fin quando non la sentì irrigidirsi. 
Lui si fermò e attese il permesso per continuare, poi tutto cambiò quando la sentì rilassarsi sotto di sé. 
La osservò e non disse nulla. Aveva gli occhi chiusi e le labbra dischiuse; i capelli spettinati e piccole ciocche disordinate le cadevano sulla fronte. Le guance arrossate e il petto che si alzava e si abbassava. Si sentiva già al limite, come un adolescente alla prima esperienza.
Iniziò a muoversi lentamente, poi più veloce. 
Usagi iniziò ad ansimare, come non credeva avrebbe mai fatto. Mettendo da parte ogni pudore, iniziò ad accompagnare quelle spinte, grata che quell'uomo la facesse sentire così piena, così completa.
«Mamo chan...» si ritrovò a chiamarlo in quel miscuglio di sensazioni, mentre lui si abbassava su di lei e ricominciava a baciarla tra una spinta e l'altra.
Gemiti e suoni gutturali si avvertivano in quella stanza, e quando lei lo chiamava con la sua voce un po' roca e stranamente ingenua, Mamoru avvertiva continue scariche lungo tutto il corpo.
Non riuscirono a capire quanto tempo era passato, ma nel momento in cui Mamoru esplose, la voce di Usagi si mischiò alla sua, mentre le gambe rimanevano aggrovigliate e le bocche non la smettevano di cercarsi, bisognose di quel contatto così dolce, esigenti nei confronti di quelle sensazioni dense di passione.

Dormire vicini era qualcosa che avevano già fatto ma quella volta fu diverso. Le gambe attorcigliate, la schiena di lei contro il petto di lui, le braccia che cercavano la posizione perfetta per non interrompere il contatto.
Avvertivano, senza parlare, il bisogno di sentirsi, di sfiorarsi, di amarsi.
Dopo la prima volta ne era seguita una seconda, poi si erano addormentati, consapevoli che al risveglio ne avrebbero voluto ancora.
Consapevoli che forse quei panini li avrebbero mangiati, ma prima li avrebbero dovuti riscaldare.

Passarono altre ore e ormai non sapevano più che ora fosse.
Si svegliarono con il telefono che squillava e la segreteria che si accendeva.
Usagi ci sei?
La voce di Seiya risuonò nell'appartamento, risvegliando entrambi. Mamoru aggrottò la fronte mentre Usagi istintivamente si stringeva a lui.
Forse non ci sei ma dovevo parlarti. Non sono stato io. Sono stato un idiota a dirti tutte quelle cose e un idiota a baciarti contro il tuo volere. Credo che per la pasticceria c'entri qualcosa Esmeraude. Io...
Seguì un momento di pausa in cui Usagi e Mamoru si guardarono, poi Seiya ricominciò a parlare.
Io non so perché è andata così. Non so perché mi hai rifiutato. E non parlo dell'altro giorno, ma della scuola. Non ti sei accorta di quanto ti amassi, di quanto ti desiderassi. Non hai mai visto tutte le volte che ti ho protetto dagli altri. Io non lo so perché non mi ami, ma so che io amo te e che sono anni che mi rodo l'anima. Mi domando perché non mi vuoi? Cosa c'è di sbagliato in me? La verità è che ti amo così tanto che non sono cieco, lo vedo come guardi quel ragazzo che lavora con te. Usa perché non ami me? Forse in questo momento sono ubriaco, non lo so, ma dimmelo, cosa c'è di male in me? Perché dopo tutti questi anni, non vedi quanto ti amo? Sai Usa, mi dispiace davvero tanto per il locale e mi dispiace sapere che non ricambierai mai il mio amore. 

Il messaggio terminò ed entrambi si guardarono stupiti. Si strinsero, consapevoli che in quel momento nessuna parola sarebbe stata giusta.

Vi è piaciuto questo capitolo? Io un po' sono soddisfatta della scena tra Mamoru e Usagi perché credo la meritassero. Ovviamente magari non è piaciuta a tutti e si vede anche che sono arruginita. Bè in ogni caso ditemelo, sarò ben felice di leggere le vostre recensioni e rispondervi. <3

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