Non può essere vano

di Scorpion92
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** In tanti piccoli pezzettini ***
Capitolo 2: *** Come un mantra ***
Capitolo 3: *** Il peggiore dei mondi possibili ***
Capitolo 4: *** Il migliore dei modi possibili ***



Capitolo 1
*** In tanti piccoli pezzettini ***


Era una giornata come tante alla diga, una in cui sembrava quasi di potersi riconoscere in una routine quotidiana, una in cui le cose apparivano quasi normali.

Il lento sciabordio del fiume si mischiava alle voci lontane degli uomini di Tommy, che si apprestavano a svolgere le loro mansioni quotidiane: sorvegliare il perimetro, dedicarsi alla manutenzione, partire per la caccia.

Ellie ascoltava distrattamente quei suoni così familiari, mentre osservava concentrata il ritmico scorrere della grande massa d'acqua nelle sue vicinanze. Era ironico come proprio lei, che più di una volta c'era quasi morta in questo elemento, adesso se ne sentisse irrimediabilmente attratta. 

Prese un ciottolo e lo scagliò di getto verso il torrente, quasi per scacciare quei brutti ricordi dalla mente. Erano passati 3 mesi dal loro arrivo, ma a volte sentiva come se non fosse passato nemmeno un giorno, come se non ci fossero neanche 24 ore a  separarla dal terrore che l'aveva dilaniata in quei giorni frenetici.

Ellie aveva provato a mettersi tutto alle spalle, ma ogni volta che aveva la sensazione di potere andare avanti con la sua vita, ecco che prepotenti, tornavano a galla immagini e frammenti del passato, che si mescolavano turbinando nella sua testa.

Che fossero incubi o flashback improvvisi non faceva molta differenza, ciò che importava è che erano lì, a ricordarle qualcosa che avrebbe preferito dimenticare. Forse a ricordarle qualcosa che non sarebbe stato il caso che realizzasse fino in fondo...

Gli incubi veri e propri la coglievano nel bel mezzo della notte, e la catapultavano a rivivere gli eventi più traumatici del suo passato.
Alcuni la riportavano a quella fredda notte in cui era stata costretta a tuffarsi dal ponte in rovina vicino alla torre radio, altri la costringevano a rivivere, impotente, la trasformazione di Sam; altri ancora, molto più confusi, la vedevano come riemergere  alla luce dal fondo di un tunnel, mentre l'acqua la cingeva da ogni parte, e un peso sul petto le impediva di liberarsi...

Ma sicuramente quelli più spaventosi erano quelli che la vedevano combattere nuovamente contro David,che la portavano a rivivere quel momento nel locale in fiamme,che le facevano riecheggiare distintamente nelle orecchie quell'orrenda voce :"Ti prometto che ti ucciderò in fretta, piccola.."

Sembravano così veri che ogni volta poteva quasi avvertire il bruciore del fuoco sulle guance, o poteva sentire ancora lì, serrato nella sua mano, il freddo manico del coltello che aveva affondato ancora e ancora, sull'uomo che adesso popolava i suoi incubi.

Solo che lui alla fine non si limitava a morire, no; lui la guardava con un ghigno sul volto, dal basso, mentre lei lo dilaniava,  mentre il sangue iniziava ad inondarlo, e quando sul suo volto ormai scarlatto  finivano per emergere nel buio solo le sue iridi bianche e spalancate, si tirava su e portandole la bocca all'orecchio sussurrava:  "Ti ho fatto lo stesso in tanti piccoli pezzettini piccola, in tanti piccoli pezzettini".

Questi momenti terminavano con Ellie che, svegliandosi tremante, cercava di non farsi sommergere da quell'ondata di panico, e di trattenere un urlo che forse troppo a lungo era rimasto inespresso.

Con le guance irritate per via delle lacrime, e la mano ancora stretta a pugno, si dirigeva verso l'alloggio di Joel, cercando di fare meno rumore possibile mentre attraversava i corridoi bui della centrale. A volte mentre camminava aveva come l'impressione di distinguere dei frammenti di vetro sul pavimento, e di doverli a tutti i costi evitare, come se da questo dipendesse la sua vita, ancora una volta.

Puntualmente lei si rivolgeva a Joel, e puntualmente lui tentava di consolarla, ma sempre allo stesso identico modo: sfoderando le sue solite frasi ricorrenti ed osservandola con condiscendenza, come se si trattasse di una bambina che stesse facendo i capricci. Questo atteggiamento irritava abbastanza Ellie, che poi però finiva inevitabilmente per cedere in un sorriso stanco verso l'uomo che le faceva da padre, a modo suo.

Solo in una di queste discussioni Joel l'aveva davvero stupita, forse perchè era riuscito a lasciarsi andare davvero e ad esprimere i propri sentimenti, cosa che, sebbene avessero già messo le cose in chiaro, non gli veniva mai naturale.

Ellie sorrise a quel ricordo, riportando alla mente quella conversazione:

-"Ellie è normale che tu ti senta così, perfettamente normale, ma è una fase. Ne abbiamo passate così tante, e così brutte, e non è passato poi così tanto tempo da allora. Devi darti qualche giorno per abituarti a questa nuova situazione, so che è brutto un mondo in cui si fa più fatica ad abituarsi alla pace che alla lotta, ma è così e devi accettarlo. Ti ho già detto che si trova sempre una ragione per lottare, una ragione per andare avanti"

-"Lo so, ma forse è proprio questo il punto. Forse adesso che non c'è più niente per cui lottare ho perso le motivazioni"

-"Come non c'è più niente per cui lottare? Forse questa è la tua lotta più importante Ellie, è quella per riacquistare la tua serenità, è quella che ti serve per accettare il passato e portare avanti la tua vita"

-"Ma a che scopo?!. Prima avevo una motivazione per andare avanti, prima ero quella unica, quella speciale, quella IMPORTANTE, adesso che scopo ho, che significato ha la mia vita?"

-"Ellie, non dimenticare chi sei, non dimenticarlo mai. Tu sei ancora quella irritante ragazzina irriverente e ironica che più volte mi ha fatto perdere la pazienza, sei ancora quella che cerca sempre e comunque di vedere il buono nelle persone, quella che cerca comunque di fidarsi di tutti, anche in un mondo del genere. Sei quella cialtrona che mentre cercavamo di tirarci fuori dai guai si ostinava a raccontare le sue stupide barzellette. E sei importante, sei sempre e comunque la persona più importante del mondo, per me".

Una lacrima attraversò il viso di Ellie, quella frase valeva ancora?

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Capitolo 2
*** Come un mantra ***


Si trova sempre una ragione per cui lottare,
si trova sempre una ragione per cui lottare,
si trova sempre una ragione per cui lottare.

Ellie se lo ripeteva in loop, con gli occhi serrati e le braccia abbarbicate attorno alle ginocchia, cercando di non crollare. Ma per quante volte avesse potuto ripetere il suo mantra, quel giorno sicuramente non sarebbe bastato.

La sensazione di forza e sicurezza che le dava di solito il ritmico susseguirsi di quelle parole non riusciva minimamente ad eguagliare il senso di frustrazione che la attanagliava. Forse era perchè quella frase ormai le ricordava troppo Joel, forse semplicemente perchè era arrivata a quel punto di non ritorno nel quale per quanti tentativi si possano fare, non si può più ignorare una parte di noi che viene a galla.

Sarebbe stato proprio quello l'inevitabile giorno della verità, solo che Ellie non lo sapeva ancora: in quel momento si stava semplicemente aggrappando ad un ultima irrazionale illusione di poter ignorare tutto quanto, di poter evitare una verità che poteva addirittura farla sentire peggio di così.

Ma razionalmente sapeva benissimo che dopo il litigio con Joel non poteva semplicemente ritornare sui suoi passi, non poteva più fare finta di nulla. Doveva trovare la forza e il coraggio di arrivare ad una conclusione su ciò che era accaduto; anche se era spaventoso, anche se ormai era sola al mondo a dover affrontare questa sfida. La sua paura più grande, quella che aveva confidato solo a Sam, si era avverata: adesso era davvero sola.

Probabilmente era per questo che si trovava a vivere il momento più brutto di tutta la sua vita: per quanto fosse stato terribile la fuori aveva sempre avuto compagnia, aveva sempre avuto qualcuno su cui contare. Riley, Marlene, Joel. Ma in quella sfida era sola, irrimediabilmente sola.

Joel aveva dimostrato di non volerla aiutare a far luce sul suo passato, soprattutto su ciò che era accaduto a Salt Lake City quando lei era ancora svenuta.

C'erano troppe cose che non le tornavano: come mai Joel non aveva aspettato che si svegliasse lì, alla base delle luci, invece di andarsene subito? Qual'era il motivo di tutta quella fretta?! Ok, magari lei non era più necessaria per estrarre una cura, ma dopo tutto il loro folle viaggio per arrivare al quartier generale delle luci era assurdo che non avesse neanche potuto vederlo!

E Marlene? Ellie non aveva avuto nemmeno la possibilità di parlarle: ci teneva davvero e sapeva che anche per lei era lo stesso: perchè non aveva convinto Joel a restare fin quando non si fosse svegliata?. Che poi, ripensandoci, non le era sembrato un sonno poi tanto normale.

Ellie era già svenuta altre volte: ad esempio dopo il tuffo dalla torre radio aveva perso conoscenza per qualche minuto; ma subito dopo, appena si era risvegliata si era sentita vigile e piena di adrenalina dopo l'esperienza traumatica. Anche questa volta aveva avuto un incidente simile, cioè era quasi annegata nel tunnel della metro e poi era rinvenuta; solo che questa volta si era risvegliata in uno stato di strano torpore, come se le avessero dato dei sedativi. E che motivo c'era di darle dei sedativi dopo averle fatto la rianimazione e accertato che respirasse ancora?

E poi c'era la faccenda dei vestiti. Che tra tutte queste domande forse sembrava quella più marginale, ma stranamente era una delle questioni più pressanti per Ellie. Forse perchè era un "dettaglio di ordine pratico" che in qualche modo spostava le sue preoccupazioni su un piano reale oltre che teorico.

Si era svegliata con un camice da ospedale. E ok, questo ci può stare, Joel ha detto che dopo che l'avevano rianimata dal canale ovviamente avevano preferito toglierle i vestiti zuppi e darle un camice. E questo è ok, ma poi perchè i suoi vestiti non li avevano ripresi?!

Joel sapeva quanto lei ci tenesse, perchè ne avevano parlato in passato: sapeva che se lei avesse perso i suoi vestiti si sarebbe sentita smarrita! Erano l'ultimo paio che fossero stati veramente suoi e risalivano a prima del disastro. Certo erano logori e usurati ormai, ma la facevano sentire davvero se stessa, non come quelli racimolati da chissà dove o da chissà chi, che ci si ritrovava addosso in questo nuovo mondo senza regole!

E poi quei jeans le facevano un bel sedere! Joel aveva riso molto a quella battuta! Era strano che lì avesse lasciati lì, non così strano ed allarmante come il resto certo, ma Ellie sentiva che questo era il particolare definitivo per avvalorare la sua tesi della loro improvvisa fuga da quel luogo. Restava ancora da capire il motivo di tale fuga.

Anche se paradossalmente questo aspetto era uno sui quali Joel era riuscito ad essere più "convincente", o meglio più disinvolto: aveva detto che li aveva semplicemente dimenticati, e che si sarebbe fatto perdonare facendole imbastire un abito da Valentino appena fossero tornati alla Diga! Era quindi riuscito a scherzarci su con leggerezza, non come invece aveva fatto con tutte le altre domande che gli aveva rivolto.

Su quelle era stato evasivo, vago, "misurato" nelle risposte. Aveva detto che avevano dovuto andarsene in fretta perchè Marlene stava sperimentando una sorta di quarantena dalle spore e anche perchè in un ala dell'ospedale era scattato un allarme Clicker e lui non aveva intenzione di lasciarla in una situazione di pericolo senza motivo. Aveva preferito portarla nel posto che considerava più sicuro: la Diga.

Questa spiegazione sembrava avere senso, ma era il modo in cui la diceva a non convincerla del tutto. Sembrava sempre teso, e sceglieva sempre le parole con cura, non si discostava quasi mai dalla sua versione iniziale e quando lei cercava di fare domande più approfondite si innervosiva.

I suoi tentativi di spingerla a dimenticare insieme ai suoi sforzi per eludere le frequenti domande non avevano fatto altro che alimentare i sospetti di Ellie durante le ultime settimane, per cui lei si era ormai irrimediabilmente convinta che lui le stesse nascondendo qualcosa, qualcosa che aveva sicuramente a che fare con la loro fuga dal St. Mary, e non avrebbe mollato fino a quando lui non avesse detto la verità.

Era questo che l'aveva spinta, 3 giorni fa, ad attaccare Joel faccia a faccia in maniera inequivocabile, portandoli ad una conversazione al limite, che probabilmente aveva compromesso per sempre il loro rapporto. Ogni qual volta, in quei giorni, Ellie aveva ricreato mentalmente il loro diverbio si era sentita via via sempre più incerta: aveva fatto davvero la cosa giusta? E se fossero state solamente delle sue paranoie? Aveva davvero messo a rischio il rapporto con Joel per nulla?

Qualunque fosse stata la verità, ormai, il danno era fatto: non si poteva più tornare indietro.
Quelle parole non volevano smetterla di riecheggiare nella sua testa, lottando per sovrastare il mantra che si era autoimposta, creando così una cacofonia di voci contrastanti che si confondevano dentro di lei.

-"Prima mi convinci che è la lotta più importante della mia vita, poi quando è il momento di risolverla non mi aiuti! Che diavolo di problema hai?"
La sua voce era risuonata in modo strano, potente ed aspra tra le quattro mura del cubicolo di Joel.

-"Ma non stai tentando di risolverla! E' così che staresti tentando di uscirne? Facendomi in continuazione delle stupide domande su Soult Lake city? Diventando paranoica su ogni piccolo particolare? Non è questo il modo di risolverla Ellie!"
Joel era scattato in piedi nervosamente, i suoi gesti erano una naturale estensione dell'ansia che lasciava trasparire dalle sue parole.

"A me sembra invece l'unico modo! Perchè, la tua è una soluzione? Aspettare di dimenticare è per caso una soluzione? Per me non lo è, in queste settimane non è servito a nulla. Ma lo vuoi capire, io il passato non posso nè dimenticarlo nè accettarlo!"

-"Ma non c'è bisogno di riesaminare! Che diavolo devi riesaminare? Ciò che è stato è stato..." Con lo sguardo basso Joel aveva iniziato a percorrere avanti e indietro i pochi metri tra una parete e l'altra.

-"O forse NON VUOI che lo io riesamini, perchè hai qualcosa da nascondere, non è così?

-"Basta Ellie basta!!!" Joel aveva pronunciato queste parole esasperato, colpendo contemporaneamente il muro con un pugno "E' vero, sono scappato dalla base delle luci ok? Forse sono stato troppo precipitoso, probabilmente ho sovrastimato l'allarme clicker ma..."

-"Ma cosa Joel? Queste sono cazzate! Si capisce chiaramente! Dammi una spiegazione valida del perchè non ho potuto neanche parlare con Marlene della cura!!
E' la mia vita, è una mia scelta, se è vero che ci sono dozzine di persone dalle quali si è estratta una cura perchè non mi hai dato la possibilità di decidere se farne parte? Dopo l'inferno che abbiamo attraversato apposta per questo non ho potuto nemmeno dire la mia!"

-"Il lusso di fare delle scelte non è più di questo mondo. Ho voluto farla io per te: e tu non hai idea del favore che ti ho fatto. Tu non hai davvero idea.."

-"E questo cosa vorrebbe dire?"

Un silenzio carico di tensione era calato tra loro. Passandosi una mano tra i capelli Joel sembrò per un attimo uscire dalla difensiva, aveva fatto un sospiro profondo e infine aveva detto:

-"Senti, vuoi una spiegazione del perchè siamo scappati, ok: è la cosa più onesta che posso dirti: Ero spaventato come mai nella vita. Eri quasi morta, il nostro viaggio non era servito a niente, ero incazzato per tutto questo e non volevo restare un secondo di più: un "minimo" pretesto, che poi tanto minimo forse non era, e me ne sono andato portandoti con me, senza voltarmi indietro. E credimi lo rifarei infinite volte." Il suo sguardo questa volta non aveva vacillato, neanche per un secondo.

-"OK Joel, ok. Questa è la cosa più vera che mi racconti da settimane. E ti credo. Ma il fatto che io ti creda non rende meno grave la cosa! Cioè TU eri incazzato, TU? E io cosa avrei dovuto dire, questo viaggio ha riguardato ME, la cura avrei dovuto essere io e non TU. Io sn quella che si può incazzare, perchè mi hai portato via la possibilità di fare la cosa giusta!”

-"Ah ha riguardato solo te giusto?? Come se dopo tutto quello che abbiamo condiviso ciò che ti riguarda non colpisse anche me vero? E invece lo fa Ellie, eccome se lo fa. Tu non hai idea di quanto io sia legato a te..."
Il suo tono si era fatto improvvisamente più dolce e malinconico. Questa volta il silenzio che era calato tra loro era pieno di un senso di colpa quasi reciproco, e di uno strano senso di inevitabilità.

-"E' vero, ma nonostante tutto, ciò non ti autorizza a prendere decisioni al posto mio, come se fossi un oggetto! Come se ciò ti permettesse di poter disporre della mia vita".
Questa era stata la frase che aveva portato all'inizio della fine. Ed era uscita in maniera così spontanea, così potente, così rabbiosa dalle labbra di Ellie da sorprendere lei stessa in primis. Era come se tutta la rabbia che aveva provato ogni volta che si era sentita incapace di opporsi agli eventi, anche se lo avesse voluto, fosse uscita condensata tutta in quella frase, così maledettamente irreversibile.

Joel si era voltato lentamente verso di lei: la rabbia aveva completamente trasfigurato quegli stessi lineamenti che poco prima si erano addolciti.
-"Come se a te fosse in realtà dispiaciuto essere un oggetto, essere lo strumento per salvare l'umanità.."

-"E questo cosa vorrebbe dire? Non l'ho chiesto io di esserlo! Non ho chiesto nulla dell'inferno che ho vissuto: non ho chiesto io di essere morsa, non ho chiesto nemmeno di essere immune, mi è semplicemente capitato! Come la maggior parte delle cose nella mia vita non ho potuto far altro che vederle accadere senza poter fare nulla. Sono l'unica cura, o meglio lo ero, e avrei sacrificato la mia vita per salvare l'umanità, per fare in modo che il sacrificio di Tess non fosse stato vano. Cosa a cui anche tu dovresti tenere per inciso. E quindi si, sarei morta per dare una speranza all'umanità, e quindi direi che 'mi sarebbe dispiaciuto', ma sarebbe stata comunque la cosa più giusta da fare"

-"Certo, la parte dell'eroina che si sacrifica ti calzava a pennello. Avresti buttato via la tua vita per salvare questo branco di animali che ci ostiniamo a chiamare umanità. Ora che non rivesti più questa parte, questo 'ruolo', ecco che subentra la crisi."

-"Se è vero come dici che sono solo un oggetto, allora lo sono anche per te: sono solo il rimpiazzo di una figlia che hai perso".

-"ora non più, stai buttando via la possibilità di vivere, la verità è che sei delusa di non esserti sacrificata, è che sei delusa di non essere morta, forse fin dai tempi di Riley, perchè non hai mai avuto la minima idea di cosa fare con la tua vita".

La cosa più spaventosa è che poteva essere vero.

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Capitolo 3
*** Il peggiore dei mondi possibili ***


Subito dopo aver rievocato il loro litigio, per quella che poteva benissimo essere la centesima volta, Ellie era scattata in piedi ansimando.  Come se quest'ultima volta fosse davvero di troppo, come se avesse raggiunto una sorta di limite della sopportazione, limite che non pensava neanche di possedere.

Iniziò a camminare, ma sentiva che non bastava, e allora si mise a correre, e ad ogni falcata sentiva un pò di rabbia scaricarsi nel terreno. Passando veniva sfiorata dalla vegetazione di quel bosco selvaggio, che sembrava così incontaminato ma al tempo stesso così pericoloso. 

Sentiva di dover fare qualcosa, qualsiasi cosa, e di doverla fare subito, per non lasciarsi trascinare in quel vortice di terrore che la stava attanagliando, perchè sapeva che se vi fosse scivolata difficilmente ne sarebbe uscita. 

Gli ormai obliqui raggi del sole venivano filtrati dai rami della fitta vegetazione, disegnando sul terreno delle complicate ragnatele di luci ed ombre, che sembravano  scorrere sotto di lei mentre avanzava nell suo improvviso scatto senza meta. 

Il suo primo istinto era stato quello di chiamare Joel, di precipitarsi da lui, ma sapeva che non poteva farlo, non più. Allora la sua mente era immediatamente corsa all'alternativa più plausibile che potesse avere: Tommy o sua moglie Maria.
Durante quei pochi mesi aveva stretto un buon rapporto con entrambi, quindi non sarebbe stato poi così strano se si fosse rivolta a loro, ma si trattenne. 

Probabilmente perchè sapeva che non era la cosa giusta da fare, non sta volta. Invece continuò ad avanzare, a dispetto di ogni logica e di ogni preoccupazione, e fu così che si ritrovò in cima ad una collina che non aveva mai visto prima. In prossimità della sommità del colle la luce sembrò cambiare, era come se una  sorta di esplosione si stesse facendo largo tra i motivi rossastri che l'avevano fin ora accompagnata. 

Ad un tratto, una distesa dorata si dipinse sotto di lei, ed Ellie restò senza fiato ad ammirarla. Un lago si estendeva a perdita d'occhio tra le curve della valle  sottostante. Era talmente perfetto, 'completo' e rotondo da ricordare quasi una di quelle goccie che rimangono 'integre' sulla superficie delle foglie dopo un temporale, solo più in grande. 

Ai suoi margini una serie di giunchiglie lo avvolgevano in una soffice coltre marroncina, e qualche ninfea disegnava sulla sua superficie delle verdi macchie irregolari.
Era talmente perfetto che veniva da pensare che potesse essere solo e soltanto così, che non ci potesse essere neanche uno stelo fuori posto.

Trovare qualcosa di così 'puro' in questo mondo era una sorta di miracolo, era quasi commovente. Ellie aveva la sensazione di sentirsi finalmente nel posto giusto e al  momento giusto. Era come se questa visione l'avesse catapultata in una sorta di 'bolla', in cui era invulnerabile a qualsiasi preoccupazione, e capace soltanto di essere se stessa: come quella volta al centro commerciale con Riley...

A quel ricordo Ellie sentì una serie di emozioni farsi strada nel suo petto, ma lei si concentrò, per una volta, soltanto su quelle positive. 
Sorridendo cominciò la discesa verso il lago, affondando via via sempre di più nel terreno reso umido dallo specchio d'acqua. Il rumore degli insetti e il caldo quasi palustre adesso sembravano circondarla completamente; quasi impotizzandola e spingendola ancora di più ad addentrarsi in quell'oasi perfetta. 

La vegetazione le arrivava quasi fino alle spalle, e in alcuni punti le impediva addirittura di vedere cosa ci fosse davanti, ma non sembrava importarle, ciò che contava adesso era andare avanti.

Fù così che Ellie si ritrovò, di colpo, dentro l'acqua. Quasi senza rendersene conto, aveva superato una sorta di limite, anche emotivo, e adesso si trovava immersa fino alle ginocchia in quella perfezione.

Il suo arrivo creò delle ondine concentriche sulla superficie del lago, che però non sembrarono rompere l'incantesimo di quel luogo, anzi, ne aumentarono la perfezione; con il loro lento dissolversi concentrico, sempre uguale, quasi a ricordare che tutto si ripete...

Ellie non aveva più paura di nulla in quel momento, nè di ciò che c'era dentro di lei, nè di ciò che c'era al di fuori, tantomeno dell'acqua, dalla quale, visti i suoi precedenti, avrebbe dovuto essere terrorizzata. Tutto ciò che desiderava era entrare completamente all'interno di quella perfezione, farne parte per sempre, e nessuna stupida paura poteva fermarla.

Così si lasciò andare a quel desiderio, che ormai aveva come occupato ogni parte di lei. Ellie voltò le spalle al lago, aprì le braccia, si sbilanciò all'indietro e infine si lasciò cadere nella distesa d'acqua scura che la stava chiamando.

Improvvisamente buio e freddo furono le uniche due parole che potevano descrivere la realtà attorno a lei; la facevano sentire viva, ma al tempo stesso la intontivano, ghermendola da ogni parte. Si arrese completamente all'acqua, e questa, come per premiarla, la riportò a galla. Ellie aprì gli occhi e vide il cielo rosso del tramonto sopra di lei.

Le sembrava di volare, le sembrava che tutto il peso che si era sempre portata dietro per tutta la vita fosse sparito, come se si fosse scaricato in acqua. I suoni le  giungevano ovattati, come se dovessero lottare per farsi strada e raggiungerla, e nel tragitto perdessero dei pezzi. 

Tutte quelle sensazioni erano così nuove, eppure Ellie le sentiva anche così antiche, così radicate nel mondo da essere quasi primordiali. Come aveva fatto fin ora a  perdersele? O forse si erano perse loro?!

Ellie si concentrò su quest'ultima intuizione che aveva avuto, come spesso accadeva era tra l'ironico e il folle, ma forse poteva contenere un fondo di verità. E se il mondo fosse stato così impegnato a mandare tutto in malora che si era dimenticato della bellezza della semplicità?.Ellie sorrise alla stupidità di quella frase, (che in quanto ad ingenuità poteva benissimo essere stata concepita da un bambino, magari da uno di quelli non tanto svegli..), quando un suono la riportò alla realtà. 

Un tonfo cupo e sgraziato, seguito da una serie di boati rapidi e ripetuti, stavano turbando la serenità del lago. 
Ellie sgranò gli occhi: il mondo doveva aver finito l'orario di pausa, e si stava di nuovo impegnando in ciò che gli riusciva meglio: mandare tutto a puttane. 

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Capitolo 4
*** Il migliore dei modi possibili ***


Ellie si tirò su di scatto e cercò di recuperare l'equilibrio su quella fanghiglia instabile nella quale erano rimasti invischiati i suoi piedi. La velocità di questi gesti improvvisi le fece girare la testa, e le ci vollero una manciata di interminabili secondi per poter riprendere coscienza del mondo attorno a se.

Doversi separare dal caldo abbraccio dell'acqua in modo così brutale fu come venire al mondo una seconda volta: tutte le sensazioni dalle quali si era presa una pausa la colpirono più violentemente e più vividamente di quanto avessero mai fatto prima, come se aver sperimentato la loro mancanza ne avesse poi aumentato la percezione successiva.

Non appena si mise in piedi Ellie venne investita, oltre che da una ventata di freddo e adrenalina, anche da tutto un insieme di suoni che, dopo essere stati decostruiti dall'acqua, davano l'impressione di rincorrersi e riassemblarsi all'interno del suo orecchio. Tutto questo mentre un peso opprimente, eppure così(stranamente) familiare si assestava nuovamente sulle sue spalle: come se anche la forza di gravità volesse ricordarle a quale mondo lei in realtà appartenesse.

Ellie sapeva che, a dispetto di tutto, avrebbe dovuto voltarsi subito, ma non era ancora riuscita a farlo; forse perchè sapeva che facendolo avrebbe dovuto affrontare per l'ennesima volta un bel momento che si trasformava in un inferno. E non poteva farlo, non di nuovo, non quest'ultima volta. Se avesse perso anche quest'ultimo attimo di serenità avrebbe perso tutto e sapeva perfettamente che non avrebbe avuto il coraggio di tentare di ricostruirsi ancora una volta.

Improvvisamente una risata sovrastò qualsiasi altro suono; una risata talmente disperata e profonda che sembrò quasi diventare fisica per potersi lanciare contro il cielo. Poi Ellie tacque, e per un istante fu come se il tempo si fosse fermato, un istante nel quale Ellie trovò ancora il coraggio di sperare nel silenzio. Un urlo rauco e disumano, proveniente da una mandibola disarticolata disattese, ancora una volta, le sue aspettattive; forse per l'ultima volta.

Ellie rise di nuovo, e con le lacrime agli occhi finalmente si voltò.
"Sono qui, porca puttana sono qui! Mi hai inseguito per tutta la vita, è questo che vuoi? Sono qui adesso, sono qui!"

Lo stalker che le veniva incontro evidentemente prese queste parole come un invito, poichè incrementò ancora la sua velocità. Doveva essere stata una donna, una volta. Adesso non era nient'altro che un ammasso di materia piena di furia selvaggia. Il fungo le aveva già devastato completamente la parte sinistra del viso, spinto le ossa a disarticolarsi e inglobato quasi completamente un'occhio.

Il corpo era un ammasso di pelle bluastra e ossa rinsecchite, sospinto solamente dalla voglia di alimentare il fungo che aveva distrutto l'intero pianeta. Gli schizzi sollevati da quell'essere durante la sua folle corsa erano ulteriormente aumentati dal fatto che dovesse trascinarsi dietro una caviglia slogata, cosa che contribuiva notevolmente a rallentarne l'avanzare.

Questo incedere lento e sgraziato, quasi estenuante, diede il tempo ad Ellie di attendere la morte con le braccia aperte ed un sorriso beffardo, mentre osservava la scena come se fosse al rallentatore. Gli attimi venivano scanditi dal lento susseguirsi delle falcate della bestia, e il loro avvicendarsi dava modo ad Ellie di rivivere di volta in volta un frammento diverso della sua vita.

Man mano che i vari ricordi le venivano incontro era come se andassero ad accumularsi, a spingersi l'uno con l'altro dentro al suo cuore, lottando tra di loro per riuscire ad emergere.
Ellie adesso non era più impassibile, aveva la consapevolezza che il suo cuore, teatro di questo scontro, stesse andando in pezzi. Un senso di tristezza la invase, un senso di delusione mai provato prima sembrava adesso risucchiare il mondo intero all'interno del suo vortice; come un buco nero assorbiva ogni cosa, lasciando solo un grande vuoto.

Lo stalker adesso era a pochi passi da lei, ma paradossalmente era come se si trovasse lontano anni luce; poichè qualsiasi cosa adesso era priva di senso, ed anche i ricordi più cari di Ellie stavano scivolando verso l'oblio; stavano perdendo di valore insieme a tutto il resto. Ed ad un tratto Ellie capì che non poteva permetterlo.

Improvvisamente Ellie capì che tutto ciò era assolutamente sbagliato, che questa era la cosa più terribile alla quale avesse mai avuto modo di assistere, in tutta la sua vita. Perchè a differenza di tutte le altre volte si stava arrendendo, a differenza di tutte le altre volte non stava lottando per riuscire a fare la scelta migliore. Stava privando di significato la sua intera esistenza; e non c'era cosa peggiore di questa nell'intero universo.

Per quanto la vita fosse stata crudele, lei aveva sempre provato a fare la scelta migliore, aveva sempre fatto la scelta più difficile, ma che la rendeva se stessa. E la delusione nel non rispettare questo principio era molto peggio di qualsiasi altra cosa.

Realizzare tutto ciò diede ad Ellie la voglia di reagire, e riuscì a sollevare il braccio appena in tempo per frenare l'arrivo dello stalker, che stava provando ad attaccare il suo collo. Ellie venne scaraventata all'indietro dall'impatto con lo zombie, e la sua schiena impattò contro l'acqua e il terreno fangoso. Per un istante la sua testa affondò anch'essa per inerzia, ma Ellie la risollevò all'istante giusto in tempo per vedere una massa di capelli fradici piombarle sulla fronte.

Lo stalker emetteva urla disarticolate e apriva affannossamente la bocca alla ricerca della sua carne, il viso sfigurato a pochi centrimetri dal suo. Ellie con il braccio ancora proteso davanti a se spingeva quanto più possibile il torace della creatura all'indietro, ma questa era forte e in alcuni istanti riusciva a respingerla sott'acqua. Mentre tentava di tenere gli occhi aperti a dispetto dei capelli e degli schizzi, Ellie cercò freneticamente un appoggio con l'altro braccio sul fondale del lago; quando ad un tratto la sua mano urtò un sasso particolarmente sporgente.

Ellie afferrò la pietra, e cercando di darsi quanto più slancio possibile verso la creatura, la colpì con tutta la sua forza sul lato sinistro del capo. Instantaneamente si udì il rumore delle osse che si spezzavano, a cui seguì un tonfo: la creatura era precipitata nell'acqua alla sua destra.

Ellie recuperò l'equilibrio e si mise in piedi; con il fiato affannato e le mani sulle ginocchia guardò il corpo di quell'abominio galleggiare sulla superficie del lago. Era paradossale come un luogo così bello potesse essere deturpato da una cosa così orrenda. Ma ormai Ellie lo aveva realizzato: questo poteva non essere uno dei mondi migliori possibili, ma andava trovato comunque il modo per affrontarlo nel migliore dei modi possibili.

Questo episodio, che poteva rappresentare la sua fine e il colpo di grazia definitivo ad ogni sua speranza, le aveva invece dato modo di imparare una lezione fondamentale, le aveva dato la soluzione per riuscire ad affrontare qualunque situazione. Doveva affrontare ogni evento cercando di compiere la scelta migliore, la scelta che desiderava, anche se era difficile, perchè era questo che dava significato alla vita.

Ellie alzò gli occhi al cielo, commossa e piena di emozioni; i ricordi erano tornati al loro posto e lei si sentiva viva per la prima volta da tanto tempo. Ormai aveva realizzato tutto, dal motivo dell'inganno di Joel al suo comportamento, ma aveva una visione più serena della situazione. Lo amava per quanto aveva fatto, ma restava il fatto che adesso alla luce di ciò Ellie dovesse compiere la scelta che lei effettivamente desiderava.

E con questa considerazione Ellie si mise in marcia, adesso sapeva esattamente cosa doveva fare.

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NOTA AUTRICE

Grazie a chi ha seguito questa storia! Spero in maggiori commenti adesso che è completa! Ditemi anche cosa ne pensate del finale aperto, io ho scelto questo tipo di finale così ognuno può supporre l'idea che più gli piace! :)

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