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"Scappateeeeeee!" si elevò un
urlo disperato dal gruppo di pirati assiepati sul ponte del grosso vascello
e poi, al di sopra delle voci esagitate della folla, un rombo si sovrappose
al tramestio, mentre un'esplosione di proporzioni mostruose eruttò da
uno dei grossi cannoni di poppa della caravella avversaria, provocando, tra
i bagliori accecanti dello scoppio, un'onda d'urto che si sviluppò potente
per una decina di metri.
Pezzi di legno e assi si staccarono dal rivestimento del vascello e una grossa
porzione della prua del grosso bastimento andò perduta in mare.
"Centro!" esultò Usop, accendendo una seconda miccia, tappandosi
le orecchie per evitare di rimanere assordato dalla seconda deflagrazione.
"Maledetti!" strillò isterico e affannato il capitano della
nave avversaria, mentre Rufy, raccolto tutto il fiato che poteva immagazzinare,
si lanciò sul ponte, pronto per la battaglia.
"All'arrembaggioooooooo!"
"Zoro i rampini!" gridò Sanji, emergendo dal magazzino carico
di funi uncinate, mentre lo spadaccino recuperava un'asse dissestata e la utilizzava
come passaggio per approdare al grosso vascello.
"Non ce n'è bisogno!" urlò, estraendo preventivamente
una delle sue spade, preparandosi allo scontro.
"Dannato testa di…" ringhiò Sanji, gettando a terra le funi,
osservando il vascello che sovrastava la Going Merry con una certa apprensione.
Era così immenso e massiccio, non sarebbe certo stata una battaglia semplice.
Se solo Rufy non si fosse fatto coinvolgere nella battaglia…
- Ragazzi, c'è aria di avventura! -
- Rufy? Che cavolo stai dicendo? - esclamò Nami osservando il capitano
che dondolava impaziente seduto sul parapetto della caravella, con lo sguardo
palesemente rivolto verso l'orizzonte.
Un grosso vascello si stava dirigendo esattamente nella loro direzione e sul
pennone sventolava con orgoglio un magistrale Jolly Roger, provvisto di teschio
e tutto il resto. Un colosso a confronto della loro bagnarola.
- Pirati! - stabilì Sanji avvicinando i compagni.
- Oddio! - pigolò Usop, gettandosi a terra con il viso rivolto verso
il pavimento. - Si salvi chi può! -
- Zitto, scemo! - lo rimproverò Sanji, assestandogli un calcio sulla
nuca - Se non li provochiamo, non c'è bisogno di agitarsi. Dopotutto
noi non abbiamo nulla contro di loro e loro non hanno nulla contro di noi. -
Nami annuì con veemenza, posandosi alla balaustra.
- Sanji ha perfettamente ragione, basta non compiere gesti inconsulti… -
- Ehi voi… di lassù! - esclamò Rufy gesticolando animatamente
- Avete o no il fegato di fare una bella battaglia tra pirati? -
- Rufy! - strillò Nami portandosi le mani sul viso, scioccata.
- Appunto… - commentò Sanji scotendo la testa.
Sanji si riprese dalle sue riflessioni e ripreso
in mano uno degli uncini per arrembaggio, lo scagliò con quanta potenza
possedesse nelle braccia verso la nave avversaria, agganciando il ponte del
vascello. Finché erano in ballo, tanto valeva ballare.
"Evvai!" esultò per l'impresa, afferrando saldamente la corda.
"Dove credi di andare biondino? Io sono venuta apposta per giocare con
te e tu mi abbandoni?"
Il cuoco si voltò all'improvviso, inorridito dal trovarsi alle spalle
una colossale virago.
"Usop vieni con me!" gridò Nami
raggiungendo il cannoniere intento ad accendere l'ennesima miccia.
"Cosa? Dove?" domandò trasecolando, mentre un'altro scoppio
di cannone fece vibrare l'aria.
"Su quel vascello!"
"Ma se impazzita?" gridò Usop, arretrando come per sfuggire
alle grinfie della cartografa. Aveva infatti allungato le mani per stringerlo
nelle sue spire e spingerlo al di là della balaustra, sull'asse che aveva
posto Zoro.
"Non sono mai stata più seria di così, Usop!" disse,
sistemandosi i capelli dietro l'orecchio, sorridendo e gesticolando eccitata
"Quello è un vascello pirata Usop, capisci? E i pirati si suppone
che abbiano la stiva ricca di tesori! Dobbiamo saccheggiarli"
Usop si scansò ancora e raggiunse il cesto delle palle di cannone, poco
propenso a seguire i ragionamenti contorti della ragazza, sperando in qualche
modo di scoraggiarla con il suo atteggiamento pseudo menefreghista.
"Questo non è sempre vero Nami, anche noi siamo pirati, ma nella
stiva non abbiamo un soldo bucato! E magari anche loro…"
"Suvvia Usop, sempre negativo tu!" e così dicendo Nami afferrò
il braccio del ragazzo e lo trascinò con sé.
"Nami fermati! Nami per l'amor del cielo! Nami è pericoloso e poi…
chi spara col cannone?? Non hai bisogno di me!"
"Si che ho bisogno di te, stupido! Mi serve qualcuno che mi faccia da palo!
Gli altri sono tutti impegnati e poi non vorrai sparare con il cannone su un
vascello in cui ci sono anche io, vero?"
Usop singhiozzò rassegnato, ora troppo preso ad evitare di venir coinvolto
nelle colluttazioni in corso, mentre sul ponte del vascello Rufy e Zoro si prendevano
amorevolmente cura dei membri dell'equipaggio nemico.
"Ci faremo ammazzare, lo so che ci faremo ammazzare!" gridava, mentre
un paio di brutti ceffi sembravano puntarli inferociti, brandendo luccicanti
coltelli tutt'altro che rassicuranti.
"Zoro!" stillò Nami, facendo cenno al ragazzo di sgombrar loro
la strada dagli elementi potenzialmente molesti.
Lo spadaccino si liberò abilmente del giovane con cui stava duellando
e appena udito l'urlo della cartografa, si girò su sé stesso con
un volteggio e fu sui due uomini.
"Grazie!" lo benedisse Nami, superando con Usop l'ostacolo umano,
dirigendosi dritta dritta verso l'interno del vascello.
"Ora dovremmo essere al sicuro!" esclamò, richiudendosi la
porta alle spalle, guardandosi attorno per capire la disposizione dei locali.
Usop dietro di lei si teneva il cuore, troppo agitato e preso a trattenere le
lacrime per il pericolo scampato, per risponderle.
Da fuori provenivano i rumori ovattati della battaglia, mentre l'ennesimo scoppio
di cannone sovrastava il chiasso.
"Mi distruggeranno tutta la Going Merry!" pigolò una volta
ripresosi, sbirciando malamente da una crepa sulla parete.
"Forza Usop, muoviamoci di qui!" lo spronò Nami, prendendolo
nuovamente per un braccio, trascinandolo lontano dalle sue preoccupazioni "Secondo
quanto mi pare di capire, bisogna prendere per di qua! La cambusa dovrebbe essere
giù per queste scale."
I due scesero una rampa viscida di scalini e raggiunsero quella che sembrava
una lussuosa stiva.
Molto più ordinata della loro, riccamente decorata sulle pareti e piena
di zeppa di casse e sacchi pieni di succulente sorprese.
"Si trattano bene, questi piratucoli!" disse Nami, guardandosi attorno
meravigliata.
"A me sembra solo un inutile sfoggio di lusso pacchiano!" commentò
Usop, girovagando nei dintorni senza meta, certo più preoccupato a tenere
sotto controllo qualsiasi rumore sospetto.
"Non sapevo che uno come te facesse caso a queste cose!" disse Nami,
ispezionando casse e anfratti con una manualità che raramente si aveva
occasione di osservare. Usop dovette ammettere, guardandola, che sebbene non
fosse un esperto in fatto di taccheggi o saccheggi, la ragazza ci sapeva fare.
Afferrava velocemente qualsiasi oggetto attraesse la sua curiosità e
lo faceva semplicemente scomparire, come una prestigiatrice di esperienza.
Dopo aver arraffato cose di poco valore, finalmente sembrò scovare una
zona meritevole di interesse.
"Pancia mia fatti capanna!" squittì eccitata.
"Trovato qualcosa di valore?" chiese Usop avvicinandosi, tenendo però
sempre l'orecchio puntato sull'esterno. I colpi di cannone sembravano cessati,
ma non sapeva dire fosse un bene o un male.
"Tieni!"
Nami gli lanciò in mano quello che sembrava un sacco di farina svuotato.
"E ci dovrei fare io con 'sta cosa?"
"La tieni aperta, mentre io la riempio!" esclamò la ragazza,
sfoggiando un inquietante sorriso a trentadue denti, forse più spaventoso
di quello di Rufy. Almeno a quello del capitano si era tristemente abituati,
ma quando ne sfoggiava la cartografa c'era seriamente da agitarsi.
La ragazza si trascinò dietro una cassa decisamente pesante e sollevandola
con una forza mai vista, ne riversò l'intero contenuto nel sacco di Usop.
Una miriade di monetine e gioielli luminosi tintinnò allegramente nel
grigiume di quello straccio.
"Wow!" sussurrò colpito Usop, osservando quelle meraviglie.
"Puoi dirlo forte!" commentò Nami.
"Certo e secondo te ora mi metto ad urlarlo? Sai che succede se ci sentono
eh?"
"Usop, rilassati. Era un modo di dire."
Il ragazzo fece per ribattere qualcosa ma poi si tranquillizzò, pensando
che presto quella tortura sarebbe finita.
"Basta?" domandò, seguendo con lo sguardo Nami che si allontanava
di nuovo.
La ragazza voltò il capo guardandolo con un misto di sarcasmo e divertimento.
"Stai scherzando vero? Non ho nemmeno cominciato!"
"Non hai nemmeno cominciato??? Ma non è abbastanza? Non ho mai visto
tanto oro in tutta la mia vita!"
"Perché sei un sempliciotto. Mi spiace dirtelo ma i miei standard
sono leggermente più elevati. Per cui zitto e tienimi questo altro sacco!"
Nami lanciò ad Usop un secondo sacco di farina e afferrò una seconda
cassa, forzando sul coperchio per aprirla.
"Antiquariato!" esclamò, agguantando un antico orologio d'oro
e ficcandoselo nella tasca.
Nel frattempo all'esterno la battaglia continuava ad impazzare. Sanji, Chopper
e Robin erano rimasti sulla Going Merry, occupati a tener testa ad un fastidioso
gruppetto di pirati che sembravano più che decisi a distruggere la nave.
Mentre Zoro e Rufy dalla loro, cercavano di penetrare l'offensiva nemica giocando
fuori casa.
"Dai Usop, ce ne stanno ancora!" Nami aveva ormai riempito almeno
cinque sacchi e non sembrava assolutamente intenzionata a mollare il bottino.
Non ora che dopo così tanto tempo aveva la possibilità di riprendere
la mano in quella professione che le riusciva tanto bene.
"No, non ce ne stanno più! Mi spieghi come facciamo a portare tutta
questa roba???" gridò Usop ormai fuori di sé dalla rabbia
e dalla paura. Aveva sentito degli scalpiccii poco prima ed era sicuro che di
lì a poco qualcuno avrebbe fatto irruzione in quel locale. E li avrebbe
catturati, legati, torturati e uccisi lentamente e senza pietà. Già
si immaginava sventrato e cibo per i pesci.
"Due sacchi io e tre tu! Semplice… ancora qualche moneta e poi siamo a
posto!" disse Nami spingendo a fondo il contenuto di uno dei sacchi, cercando
di fare spazio per le ultime cianfrusaglie.
"Finiscila Nami! Dove si spinge la tua ingordigia, eh??? Lo sai anche tu
che fine fa il gatto che va al lardo vero???"
"In bagno a scaricarsi?" rispose distrattamente la cartografa, assicurandosi
che i sacchi fossero ben legati affinché non si rischiasse la perdita
di qualche prezioso durante il trasporto.
"Nami tu sei…"
"A posto!" concluse per lui la ragazza, caricandosi i due sacchi più
piccoli sulle spalle. "Muoviti Usop prendi questi tre e tagliamo la corda,
ho sentito dei passi poco fa! Non vorrai farci cogliere in flagrante vero?"
Con agilità superò il cecchino e spalancò la porta per
tornare al ponte della nave.
"Aaaargh!" fu l'unico commento disperato degno di esprimere la frustrazione
del povero Usop che, caricandosi a fatica i tre sacchi sulle spalle, arrancò
verso le scale dietro alla cartografa.
Una volta sul ponte, quello che si presentò dinnanzi al duo, non fu niente
di meno di quello che si erano aspettati.
Entrambe le imbarcazioni erano in pessime condizioni né più né
meno dei rispettivi proprietari.
"Muoviamoci Nami!" disse Usop, questa volta ben deciso a precedere
la cartografa pur di raggiungere velocemente la sua amata caravella. Peccato
che la ragazza sembrasse improvvisamente colta da imbambolamento sospetto.
"Nami che ti prende?" strepitò il cannoniere, attendendo una
sua qualsiasi mossa, osservando la direzione del suo sguardo.
"Il vento. Il vento sta cambiando!" spiegò la ragazza, mentre
un soffio di vento tanto improvviso quanto potente le scompigliò disordinatamente
i capelli.
"Sicura non siano gli spostamenti d'aria provocati da Rufy?" domandò
Usop, seguendo con lo sguardo il capitano ora intento a dondolarsi come una
scimmia da uno dei velaggi, ruotando furiosamente un braccio, pronto a scagliare
uno dei suoi micidiali colpi.
"No. No, non si tratta di Rufy! Dannazione muoviamoci!" esclamò
con un impeto tale che Usop avvertì la sua tensione e cominciò
ad agitarsi più di quanto già non fosse.
Presero dunque a correre attraverso il ponte della nave, evitando alla bell'è
meglio gli scontri e raggiungendo la passerella che collegava le due imbarcazioni.
Usop fu il primo a passare, in barba alla signorile regola del: Prima le
donne e i bambini.
Nami, prima di effettuare la tumultuosa traversata, si volse per un'ultima volta
verso il vascello.
"Rufy, Zoro! Il vento sta cambiando! Vi conviene tornare a bordo!"
e con quest'emblematico avvertimento, attraversò barcollante il ponte
e raggiunse la Going Merry.
Rufy bloccò a metà un pugno e guardò in viso il capitano
della nave.
"Cavoli, proprio ora che la storia si faceva interessante!" esclamò
curvando le labbra in una smorfia per poi trasformarla nuovamente in un sorriso
"Bè, sarà per un'altra volta!"
Con un balzo degno di un canguro si lanciò dal ponte della nave, sotto
lo sguardo interrogativo del suo avversario, raggiungendo così Sanji,
ancora alle prese con la virago.
"Bisogno di una mano?" chiese il capitano, mentre il cuoco scagliava
un calcio a vuoto.
"Naaa, me la sto cavando benissimo da solo!"
"Sanji non tirarla per le lunghe!" lo raggiunse la voce di Nami "Il
vento sta cambiando!"
Il cuoco diede uno sguardo alla cartografa accorgendosi solo in quel momento
del suo ritorno.
"D'accordo amore miooooooooooooo!" poi si volse a Rufy "Ehi,
liberati di lei, io per principio le donne non le colpisco."
Il capitano annuì e prendendo la povera donna per il bavero della camicia
le fece effettuare un volo ad arco che le permise di atterrare esattamente in
testa agli avversari di Zoro.
"Ehi! Questi erano miei!" borbottò lo spadaccino, rinfoderando
le spade.
"Non hai sentito Nami? Ha detto…" gli gridò Rufy dalla Going
Merry.
"Ho sentito quello che ha detto, avrei finito nel giro di pochi secondi!"
Rufy scoppiò in una risata attendendo il ritorno dello spadaccino.
"Aiutoooooo!" gridò Chopper ancora alle prese con un paio di
brutti ceffi. Robin decise di entrare in azione con un colpo che raramente aveva
effettuato, raccolse con forza i due individui con una miriade di braccia e
li gettò velocemente a mare.
"Grazie!" disse Chopper sospirando per lo scampato pericolo.
La cow girl rispose con un occhiolino.
"Ragazzi tutti ai vostri posti, viriamo di trenta gradi e ammainiamo le
vele! Sta arrivando una tempesta degna della fine del mondo!" urlò
Nami, preoccupandosi di portare i sacchi col bottino sottocoperta, mentre i
ragazzi eseguivano le sue direttive, senza domandare nulla. Ormai conoscevano
abbastanza la ragazza per capire che quando parlava dei cambiamenti climatici
non era una questione da prendere sottomano.
"Vigliacchi! Dove credete di scappare???" la voce del capitano del
veliero giunse chiara e cristallina dal ponte della nave. Come Rufy poggiato
al parapetto, seguiva incuriosito le operazioni sulla caravella.
Rufy volse lo sguardo e lo piantò dritto nei suoi occhi, per quanto fosse
possibile.
"Non stiamo scappando e non siamo vigliacchi. Rimandiamo semplicemente
lo scontro! Cause di forza maggiore ci impediscono di continuare! E fareste
bene a prepararvi anche voi, prima di venir spazzati via come fuccelli!"
"Volevi dire fuscelli Rufy?" lo corresse Usop mentre gli passava accanto
in corsa.
"Si, si, quella roba li!"
"Che cavolo stai dicendo???" esclamò di nuovo l'altro capitano
dal ponte osservando il cielo. Un rombo potente ruppe l'aria, mentre grossi
nuvoloni grigi correvano nella loro direzione carichi di elettricità.
"Oh porc…"
"Io te lo avevo detto!"
"Rufy, vieni a darmi una mano!" gridò Usop e il capitano accorse,
senza fare una piega, mentre le due imbarcazioni si distanziavano progressivamente
una dall'altra, preoccupati a salvare la pelle.
La tempesta si scagliò potente per quasi
tutto il giorno e la notte successiva. Ci volle un grosso dispendio di mezzi
e di energia per mantenere intatta la povera Going Merry, ma alla fine, come
sempre poi, la avevano scampata loro.
Dopo una giornata estenuante il vento sembrava esseri chetato ed ora all'esterno
c'era solo una fastidiosa pioggerellina a testimoniare lo scampato pericolo.
Usop era fuori, provvisto di impermeabile e attrezzi da lavoro, occupato a riparare
i danni più vistosi alla nave. I cannoni del vascello nemico avevano
aperto una voragine sul ponte retrostante e la tempesta non aveva certo risparmiato
quella parte già vistosamente compromessa. Era meglio riparare in qualche
modo la falla onde evitare peggioramenti. Chopper si era offerto di fargli da
secondo, mentre gli altri attendevano in cucina, in silenzio, stanchi e tranquilli.
La pioggia si infrangeva sulle pareti esterne producendo un picchiettio rilassante.
"Faccio un po' di tè!" si offrì Sanji alzandosi dal
suo posto, preparando l'acqua da bollire.
Nami entrò proprio in quel momento trascinandosi dietro un sacco all'apparenza
pesantissimo.
"Che cos'è?" domandò Rufy, destandosi immediatamente
dal torpore, incuriosito dall'inaspettata novità.
Nami lo osservò con un sorriso enigmatico.
"Un omaggio di quei gran signori di pirati che abbiamo fortuitamente incrociato
ieri!" disse, sollevando con non pochi sforzi il saccone sul tavolo, cominciando
a slegare i lacci che lo tenevano sigillato.
"Un omaggio? Non sapevo fossero così generosi!" esclamò
l'ingenuo capitano, allungando il collo per vedere di riuscire a scorgere qualcosa.
"Rufy… la tua ingenuità è sconcertante!" commentò
Sanji accendendosi una sigaretta, poggiandosi a braccia incrociate al mobiletto
di fianco al fornelletto acceso "A volte mi chiedo se esisti davvero o
la tua presenza è frutto di una fantasia collettiva!"
Rufy guardò il cuoco senza capire una sola parola, poi si volse verso
Zoro che sembrava dormicchiare poggiato a terra, di fronte al frigorifero.
"Rufy… Nami li ha derubati!" spiegò lo spadaccino, senza aprire
gli occhi, dando in questo modo l'impressione di parlare nel sonno.
"No!" esclamò allora il capitano volgendosi nuovamente verso
la cartografa, osservandola con un misto di incredulità e ammirazione.
La ragazza gli lanciò un occhiolino beffardo e finalmente rovesciò
l'intero contenuto del sacco.
Una miriade di oggettini e preziosi di varie dimensioni, forme e colori, si
riversarono sulla tavolo con un fragoroso tintinnio.
"Ma che figata!!!" esultò Rufy, balzando in piedi, poggiandosi
alla tavola, facendo scorrere lo sguardo su tutte quelle meraviglie. Non credeva
di aver mai visto tanti oggettini interessanti tutti insieme.
"Bè, queste sono perlopiù cianfrusaglie, ma visto che avevo
raccolto tutti i gioielli nella stiva ho pensato di portare con me anche qualche
stupidaggine raccattata qua e là. Possiamo sempre rivenderla in qualche
mercatino!"
Robin afferrò una pipa nera, finemente intagliata.
"O ad un antiquario! Alcuni di questi oggetti valgono più di quanto
pensi, Nami!" disse allungando la pipa alla ragazza che la guardò
interrogativamente.
"E' fatta con legno di ebano e dall'intaglio e dalla fattura sembrerebbe
appartenere al secolo scorso… rivendendo un gioiellino del genere ad uno che
se ne intende, faresti un bel po' di quattrini!"
"Oh sorellona, sapevo che mi saresti stata di grande aiuto!" squittì
eccitata Nami, osservando la pipa come se fosse stato un lingotto di oro puro
"Se me lo permetti mi piacerebbe mi aiutassi a fare una stima di tutta
questa roba!"
Robin annuì, frugando in quella montagna di oggetti, alla ricerca di
altre cose interessanti.
Rufy dal canto suo non sapeva più cosa guardare, afferrava tutto ciò
che brillava, in un atteggiamento che ricordava le gazze ladre e poi cercava
di guardare in controluce il brillio prodotto, esultando con gridolini eccitati
ogni volta che coglieva la luce.
"Oh, questo! Questo si che deve essere di grande valore! Guardate l'intavio!"
disse allungando a Robin un bottoncino dorato.
"L'intaglio…" lo corresse Nami attendendo il responso della donna.
"Niente di più che un bottone dipinto!" stabilì l'archeologa
con un'alzata di spalle. Affermazione che strappò a Nami uno sbuffo deluso.
"Ma l'incisione? Dai, c'è disegnata una nave! Deve essere una cosa
di valore, per forza!" si ostinò il capitano, strappando di mano
il bottone a Robin e continuando a rimirarlo come fosse il più prezioso
dei tesori.
"Zoro! Alza il culo e vieni qui! Ho bisogno di un segretario!" ordinò
la cartografa sporgendosi dal tavolo quel tanto che bastava per farsi scorgere
dallo spadaccino.
"Uh?" mugugnò questo aprendo un occhio, poco orientato ad assecondare
nuovamente le strampalate richieste della ragazza.
"Ti ho detto… alza le chiappe e vieni qui!"
"Sto tanto bene seduto qui, non vedo perché dovrei venire lì!"
disse destandosi del tutto.
"Ti sto chiedendo un favore, ho bisogno di un segretario. Così scriviamo
su un quaderno il valore di tutti questi oggetti."
"E hai bisogno di me? Perché non te lo fai da sola!"
Nami scosse la testa.
"Io non posso, devo stimare gli oggetti con Robin!"
"E allora chiedilo a loro!" esclamò Zoro additando con entrambe
le mani Sanji e Rufy che lo osservavano perplessi.
"Sanji sta facendo il tè, e Rufy…" si bloccò come per
trovare una scusa che le impedisse di ammettere che non si fidava poi questo
granché delle doti grammaticali del suo capitano "Rufy sta analizzando
degli oggetti!" concluse.
"Nami-san, tesoro, ma se vuoi posso aiutarti io!" si offrì
Sanji "Tanto il te è quasi pront…"
"No!" lo interruppe la cartografa, facendolo sussultare "Lo fa
Zoro! Non sta facendo nulla!" e così dicendo raggiunse un cassetto
e ne estrasse un blocchetto e una matita. Poi si diresse a passo spedito verso
lo spadaccino e gli lanciò violentemente in mano i suoi nuovi strumenti
di lavoro.
"Ma io non ti ho detto che lo faccio!" disse provocatorio, non accennando
minimamente ad alzarsi.
"Oh si che lo farai invece. O devo pensare che tu non sappia scrivere?
Sai, la cosa non mi stupirebbe granché!"
Sanji non trattenne una risatina e Robin scosse la testa divertita. Solo Rufy
al solito, non si fece distrarre dalle sue ricerche. Continuava imperterrito
a frugare nel mucchio di oggetti, apprezzandoli secondo un suo personalissimo
criterio di valutazione. Criterio che sfiorava il limite del pacchiano.
Lo spadaccino messo alle strette, sbuffò innervosito ma non oppose più
alcuna resistenza. Vinto dagli eventi, si alzò in piedi, brandendo il
suo taccuino e raggiunse svogliatamente il tavolo, sedendo di fianco a Robin.
Nami sfoggiò un sorriso vittorioso.
"Perfetto! Ora si che possiamo cominciare!"
Passarono parecchi minuti cercando di valutare il pregio di taluni oggetti,
scartandone altri di scarso valore materiale mentre Zoro continuava a sbuffare
ogni volta che gli chiedevano di catalogare un ritrovato prezioso. Prendeva
appunti, inumidendo di continuo la punta della matita, cominciando a sentirsi
nauseato dal sapore della grafite.
"Questo cosa potrebbe essere?" domandò ad un certo punto Rufy,
mentre Sanji cominciava a versare il tè, apprestandosi a richiamare Usop
e Chopper affinché li raggiungessero e si prendessero una meritata pausa
dal lavoro. Ormai erano le cinque del pomeriggio.
"Un'altra schifezza, sicuramente!" rispose Nami senza nemmeno guardare
l'oggetto che gli veniva porto.
Robin alzò comunque lo sguardo e osservò incuriosita quello che
Rufy stringeva tra le mani.
Era una scatolina di legno, poveramente intagliata e tarlata in più punti,
dietro di essa c'era una specie di chiavetta, molto simile a quella dei carillon.
Sul coperchio riportava l'incisione di quello che sembrava un isolotto in mezzo
al mare.
"Dove l'hai trovata quella?" esclamò improvvisamente e con
tale impeto che per poco Sanji non rischiò di rovesciare il tè
sul blocchetto di Zoro, rovinando completamente la lista stilata con amorevole
puntigliosità.
Rufy indicò semplicemente il mucchio di oggetti.
Robin afferrò la scatolina e se la rigirò tra le mani avidamente.
"Che cos'è?" Domandò Nami fattasi ora più attenta.
"Sembrerebbe un carillon!" disse Sanji chinandosi su Robin per vedere
meglio.
"Effettivamente è un carillon!" confermò l'archeologa
passando una mano sul coperchio, facendolo aprire con uno scatto.
Dall'interno balzò fuori una piccola ballerina scosciata con una gamba
alzata di novanta gradi rispetto al corpo.
"Ma non suona?" domandò Rufy un po' deluso.
Robin prese tra le dita chiavetta sul retro e la fece girare un paio di volte
con delicatezza.
Dal piccolo carillon cominciò a risuonare una tranquilla nenia.
"Sembra una ninna nanna!" disse Nami godendo il suono cristallino
delle note. Non ci si sarebbe aspettati di sentire un suono così pulito
da un oggetto così antico.
"Attento a non addormentarti eh Zoro!" lo canzonò Rufy, ridacchiando
per la sua infelice battuta, mentre lo spadaccino scoteva la testa e tracciava
disegnini stupidi sul blocchetto ora inutilizzato.
"Che dici Robin, ha un qualche valore?" domandò allora Nami
senza lasciarsi incantare dal momento romantico, tornando a pressare sulle questioni
più materiali.
Robin sospirò e poggiò il carillon che continuò a suonare
lentamente, rallentando il ritmo man mano che finiva la carica.
"Il carillon in sé non molto… ma se è l'oggetto che penso
che sia, credo che se sfruttato a dovere potrebbe celare più sorprese
di quante si pensi! Dovrei controllare su uno dei miei libri."
"Dici sul serio?" esclamò Nami entusiasta, fidandosi immediatamente
della parola della donna.
"Questo coso qui?" indicò Sanji, servendo dei biscotti da gustare
con il tè. Per lui quella non era altro che una cianfrusaglia senza valore.
"Si… anche se…" riprese Robin guardando preoccupata la ballerina che
girava sempre più lentamente sul posto.
"Anche se?" chiesero in coro i presenti, stimolati dal tono misterioso
dell'archeologa.
"Anche se… se non ricordo male, a questo carillon pare sia legata una storia
piuttosto inquietante!" disse a mezza voce, mentre il suono del carillon
riempiva stanza silenziosa e si spegneva lugubre con le ultime note stonate.
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Robin comparve qualche ora dopo, dalle scale
che portavano alle cabine, con in braccio un vecchio libro dalla copertina rossa
finemente rilegato. Stava sfogliando rapidamente le pagine avvicinandosi al
resto del gruppo che la guardava incuriosito.
"Ecco qua!" esclamò poi d'un tratto sbattendo il testo sul
tavolo della cucina, ormai libero della refurtiva.
"Come pensavo" disse poi indicando con un dito il centro di una pagina
ingiallita e stropicciata.
Nami e gli altri le si fecero intorno per tentare di capire a cosa si stesse
riferendo o almeno sbirciare cosa stesse indicando: due grossi disegni dipinti
a mano che ritraevano sommariamente il carillon e la ballerina.
"El carillón de Jaime.- lesse
Nami scorrendo sul foglio con un dito - A quest'oggetto all'apparenza insignificante,
sono legati alcuni degli eventi misteriosi che da sempre hanno caratterizzato
i racconti su una delle leggendarie isole della Rotta Maggiore. Quell'isola
che tutti sanno che esiste ma che nessuno in realtà sa dov'è,
se non per chi ne possiede la chiave. E' impossibile, a quanto si racconta,
infatti, arrivarci utilizzando un normale Logpose e non esistono Eternalpose
che possano indicarne la posizione... "
"WOW! CHE FORZAAA! UN'ISOLA INTROVABILE????" scattarono evidentemente
eccitati da quelle parole il giovane capitano, Usop e Chopper pregustandosi
l'idea di mettere piede in un luogo sconosciuto e misterioso. I loro occhi già
brillavano all'idea.
"Frenate gli entusiasmi voi, se è introvabile, anche volendo come
ci arriviamo?" chiese Sanji soffiando via un po' di fumo dai polmoni, avendo
intuito l'intenzione dei compagni di esplorare quel luogo ignoto.
I tre sconsolati e visibilmente delusi, interruppero lo strano balletto propiziatorio,
improvvisato al centro della stanza.
"Aspettate... qui c'è dell'altro - riprese Nami - Pare che la
soluzione delle coordinate per trovare l'isola sia nascosta proprio in questo
carillon e che l'oggetto stesso sia uno strumento di navigazione al pari di
un Eternalpose... "
"Abbiamo la chiaveee!!!" ripresero a gridare i tre nuovamente speranzosi.
"Quel pezzo di legno? Uno strumento di navigazione?" chiese Zoro buttando
uno sguardo scettico alla scatoletta.
"Così c'è scritto. Anche se nemmeno io riesco ad immaginare
come possa un carillon con tanto di ballerina danzante, indicare una qualunque
rotta." rispose Nami dubbiosa.
Robin che intanto aveva sollevato la scatola dal centro del tavolo e fatto nuovamente
scattare il meccanismo che permetteva alla ballerina di mostrarsi, iniziò
a studiarla attentamente, portandosela davanti al viso.
"Avete notato la strana posizione delle gambe?" chiese dopo un po',
attirando l'attenzione dei presenti.
"La gamba destra è sollevata ad un'altezza che forma 90° con
l'altra." Disse, seguendo con un dito il profilo della ballerina "E
guardate..." continuò, appoggiando la scatola sulla superficie liscia
del tavolo e facendo girare la base legnosa del carillon lentamente, in senso
antiorario: la gamba della ballerina continuava ad indicare la stessa direzione.
Nonostante la rotazione, tornava ad indicare sempre lo stesso punto.
"Che mi prenda un colpo!" esclamò Sanji, dando voce al pensiero
comune, lasciandosi sfuggire per un attimo la sigaretta dalle labbra.
"Ecco spiegato come fa ad essere uno strumento di navigazione! Nami, non
c'è scritto altro su quel libro?"
"No, niente. Il paragrafo termina dicendo che la scatoletta è andata
perduta molto tempo fa e che per questo è diventata quasi una leggenda
poiché sono anni ormai che non se ne sa più niente. Gli studiosi
la ritengono una delle tante storie legate all'era dei pirati."
"Peccato" disse Sanji, prendendo la sigaretta caduta e infilandosela
di nuovo tra le labbra, affrettandosi a riaccenderla.
"Maledetti piratucoli da strapazzo!"
grugnì il capitano del vascello, sbattendo la mano sull'ampio tavolo
di legno lucido e facendo sobbalzare il calamaio aperto, qualche libro e la
bottiglia di rhum, vuota per i buoni due terzi. Quell'uomo rispecchiava perfettamente
l'icona del pirata classico: cappello a tre punte con falde larghe, una benda
sull'occhio sinistro, una maglia a righe orizzontali, una fusciacca legata in
vita, stivaletti con fibbia, una sciabola attaccata ad un cinturone portato
a tracolla e, a giudicare dalla serie di bottiglie vuote sparse per la cabina,
uno smodato, quanto passionale amore per la bevanda ambrata.
"Se la sono squagliata! Fuggiti, scappati! Prima ci provocano e poi tagliano
la corda! E come se non bastasse abbiamo anche rischiato di finire risucchiati!
Come diavolo avranno fatto ad accorgersi in tempo della tempesta? Stramaledettissimi
figli di un cane..." altro improperio, altro pugno sbattuto sul tavolo
e conseguente tintinnio. Erano ore ormai che esternava in quel modo il suo disappunto
per l'interruzione improvvisa del combattimento.
"Geremia! Brutto scansafatiche, muovi quel culo enorme che ti ritrovi e
vieni qua!" sbottò poi d'un tratto, affacciandosi alla porta della
sua cabina e richiudendosela subito dopo alle spalle.
"S-signorsì signor capitano" rispose un tipo piuttosto mingherlino
che proprio in quel momento era intento a fissare una cima. Scattò in
piedi, e correndo attraversò tutto il ponte, schivando poco abilmente
il resto della ciurma, impegnato nelle riparazioni dei danni subiti dall'imbarcazione
durante la tempesta. Arrivò davanti alla porta della cabina del capitano,
si fermò un attimo sulla soglia, si aggiustò un po' la maglietta,
si leccò la punta delle dita e se la passò sulla frangia arruffata
e ispida di capelli rossicci, per appiattirla sulla fronte, prima di schiarirsi
la voce e bussare un paio di volte. "Capitan Le Chad" disse in tono
interrogativo, aspettando il consenso del superiore ad entrare.
"Entra" scandì la voce roca dall'interno.
"Mi ha chiamato signor capitano?"
"No Geremia - disse quello nel tono più pacato e tranquillo che
gli riuscisse, mentre valutava alcune delle carte sparse sul tavolo, seduto
dietro la scrivania - avevo solo bisogno di tenere in allenamento le corde vocali"
"Ah bene, allora torno sul ponte a..."
"Certo che ti ho chiamato! PEZZO DI DEMENTE!!"
L'urlo arrivò inaspettato e potente, ad un'altezza tale che i vetri tremarono
e il povero mozzo non poté che accucciarsi ai piedi della porta proteggendosi
la testa, ed in particolare le orecchie, con le braccia.
"Muoviti ora! Alzati in piedi! Sei un uomo o una piagnucolosa donnicciola??
Vai giù nella stiva a prendere la ballerina! Forza, scattare!"
"Ballerina? Non sapevo avessimo fatto prigionieri, capitano, né
tantomeno che si trattasse di una donna! Eppure dovrebbe saperlo che le donne
a bordo portano sfortuna!"
Il capitano si alzò lentamente dalla propria sedia e poggiò con
altrettanta flemma i palmi delle mani sulla scrivania, fissando apparentemente
lo sguardo su un oggetto del tavolo. Ad un occhio attento non sarebbe sfuggito
che stava cercando di trattenersi, ma il rossiccio non doveva essere un tipo
poi molto sveglio, infatti azzardò un: "Capitano?"
"Ma per quale diavolaccio di un motivo... - cominciò quello scotendo
leggermente la testa, prima di alzarla con un guizzo maligno negli occhi -...
mi è saltato nell'anticamera del cervello di prenderti su questa nave,
eeeh????? Non sei altro che un buono a nulla! Dovevo essere ubriaco come un...
un... non lo so come che cosa, ma di sicuro ero completamente fuori di me! Razza
di schifoso, figlio di una baldracca malvestita! Ma porco mondo, dico io! La
ballerina! Quel cazzo di un carillon di legno marcio! Adesso hai capito? Eh?
Eh?? EEEEEEEEH?????"
Il ragazzo non attese che finisse, scattò come se avesse avuto un branco
di squali famelici alle calcagna, aprì con slancio la porta e si dette
letteralmente alla fuga, sperando che l'ira del capitano o quanto meno le sue
grida non lo raggiungessero, laggiù nel buio della stiva.
Tre loschi figuri intanto se ne stavano nell'ombra, parlottando tra loro in
disparte rispetto al resto dell'equipaggio, quando lo videro passare a razzo,
seguito da un grido di voce nota.
"Accidenti, se non sta attento un giorno di questi gli partono le coronarie!"
sospirò la prima figura, scandendo le parole mentre lanciava in aria
qualcosa di lucente e la riprendeva subito dopo al volo.
"Già, dovrebbe ricordarsi che soffre di pressione alta" scandì
una seconda profonda voce; lo sconosciuto sedeva su una botte, piuttosto impegnato
a pulire la canna di un'arma da fuoco dal manico bianco che teneva stretta in
una mano.
"Ma sì, lo sapete che non ama quando qualcuno o qualcosa lo interrompe
mentre combatte" ribatté il terzo che al contrario degli altri,
se ne stava sdraiato con le spalle appoggiate al legno del parapetto.
"In effetti è seccante" rispose infine il primo, conficcando
con un lancio preciso, nel legno del castello di poppa, l'oggetto che fino allora
aveva fatto volteggiare più volte in aria.
Era ormai giunta l'ora di cena e Sanji si era
messo davanti ai fornelli. Si destreggiava con la solita maestria tra pentole
e padelle, passando dal tagliuzzare e sminuzzare gli ingredienti, al ripulire
il pesce lanciandosi il coltello da una mano all'altra. Il resto del gruppo
attendeva paziente il lauto pasto, perso più o meno nelle proprie attività:
Zoro se ne stava seduto sulla panca ad occhi chiusi, Nami e Robin cercavano
altre notizie sulla ballerina e il carillon, scartabellando una pila di libroni
con scarso risultato, mentre Usop armeggiava a qualche strana diavoleria, seduto
alla sua postazione, come sempre coadiuvato dal fido Chopper che ogni tanto
si lasciava sfuggire un: "Davveeero?" a commento delle mirabolanti
gesta che il nasone raccontava.
Rufy invece, continuava a fissare imperterrito il carillon. Non stava più
nella pelle. La notizia che quel minuscolo aggeggino potesse portarli verso
una nuova fantastica avventura, lo rendeva irrimediabilmente euforico, così
se lo rigirava tra le mani fissandolo con occhi bramosi.
"Rufy, ti avverto, se lo fai cadere e si rompe... TI STACCO LA TESTA, CHIARO?"
Nami era stata abbastanza chiara, il carillon doveva essere trattato con tutti
i riguardi e le cure possibili; dopo tutto era l'unico oggetto che avrebbe permesso
loro di raggiungere quell'isola misteriosa la quale, chissà, avrebbe
anche potuto nascondere un tesoro. Insomma l'intera storia faceva gola a diversi
elementi della ciurma.
Ma si sa... mai mettere in mano qualcosa di prezioso ad un tipo piuttosto distratto.
Come volevasi dimostrare, infatti, quando il giovane si voltò verso la
cartografa per risponderle un imbronciato "Ma certo Nami, non sono mica
uno sciocco!", la scatola gli sfuggì di mano e cadde sul pavimento
producendo un suono sordo.
Passò un breve istante in cui tutti trattennero il fiato, consapevoli
che entro breve sarebbe arrivata impietosa, la punizione divina.
La rossa si alzò di scatto e guardò con tanto d'occhi la triste
immagine della scatola che giaceva semi-aperta sul legno del pavimento della
cucina. Poi, avvicinandosi con aria minacciosa, esplose.
"CERVELLO DI GOMMA! TE L'AVEVO APPENA DETTO! SE QUELL'AFFARE SI È
ROTTO COME DIAVOLO RAGGIUNGIAMO QUELL'ISOLA? INCOSCIENTE! BUZZURRO! MANI DI
RICOTTA!" Aveva stretto le mani intorno al collo del povero capitano e
lo scuoteva con violenza inaudita, avanti e indietro.
"Na- Na-mi..."
"NON TI AZZARDARE A DIRE UNA PAROLA! SCIMUNITO! MENTECATTO! RAZZA DI..."
Mentre lei castigava il maldestro capitano, Chopper, seppur terrorizzato dal
poter ricevere anche lui un simile trattamento se solo si fosse azzardato ad
interromperla, aveva cominciato ad indicare con apprensione il carillon ancora
sul pavimento.
Era già da qualche minuto che, gesticolando in modo piuttosto sconclusionato,
cercava di attirare l'attenzione degli altri. L'unico che sembrò accorgersene
fu stranamente Zoro che si alzò di malavoglia dalla panca e si avviò
sbadigliando verso il piccolo alce. Passò di fianco a Rufy e Nami, senza
dare particolarmente peso al fatto che la testa del suo capitano penzolasse
dietro le sue spalle, imitando il movimento di uno yo-yo, e si chinò
sedendosi sui talloni. "Qui c'è qualcosa" disse infine, afferrando
un lembo di carta che spuntava da sotto la base della scatola. Il fondo doveva
essersi aperto con la caduta.
"STUPIDO! DEFICIENTE! IO TI... Eh?" Nami smise di sbatacchiare Rufy
e con ancora le mani strette intorno al suo collo, si voltò verso il
compagno.
"Cos'hai detto?"
"Che dentro sto marciume... c'è qualcosa" ripeté lo
spadaccino alzandosi e sventolando il foglio davanti agli occhi della rossa.
Chopper di fianco a Zoro annuiva energicamente; non era ancora del tutto sicuro
che Nami avesse placato la sua ira, perciò preferiva non parlare.
"Sembrerebbe una mappa" azzardò Rufy che osservava i compagni
dal basso verso l'alto, dato che la testa era ancora all'altezza dei suoi piedi.
"Una mappa?" esclamò la cartografa, lasciando la presa ed avvicinandosi
a Zoro. Rufy cadde a terra come un sacco di patate.
"Così pare" rispose l'altro.
"Dà qua!" disse Nami, strappandogli dalle mani con un gesto
violento il foglio giallognolo e consumato che il giovane stava osservando con
perplessità.
"Prego eh!"
"A-ha" rispose lei, sventagliando con disinteresse una mano nella
sua direzione, senza staccare gli occhi dal foglio. Poi con fare solenne lesse
ad alta voce:
"Un tesoro di enorme valore, celato in un luogo infausto. Terribili
e mortali trappole, poste a sua protezione, attendono coloro che s'imbarcheranno
nella folle ricerca dell'Isla de Muerte."
Quando finì l'interessante quanto inquietante lettura, le reazioni della
ciurma furono più o meno quelle previste.
Robin si era alzata e l'aveva raggiunta. Usop aveva preso a dimenarsi come una
serpe. Sanji era rimasto a metà strada con una padella in mano, tra i
fornelli e il tavolo. Zoro, notando lo strano sguardo di Nami, si limitò
a commentare con un "Ecco... è partita" e per ultimo si elevò
il per nulla inaspettato grido:
"Ciurmaaa! Preparatevi si salpaaaaaaa!!! ISOLA DE MURTAAA STIAMO ARRIVANDOOOO!!"
Rufy era scattato in piedi con negli occhi il fuoco dell'avventura, sotto lo
sguardo sconvolto di Chopper.
"Oh mioddio! Oh mioddioooo!" Geremia
misurava a grandi passi la lunghezza della stiva semi svuotata; guardandosi
intorno con ansia, vedeva casse dalla serratura forzata, giacere vuote sparse
per il pavimento, cassetti aperti e tristemente sgombri: non c'era spazio per
nessun dubbio. Li avevano completamente, irrimediabilmente, vigliaccamente derubati.
"Ci hanno ripulito. Ci hanno ripulito. Ci hanno ripuliiiito". Continuava
a ripetere, seguendo un solco immaginario sul pavimento che di lì a poco
si sarebbe formato davvero, visto quante volte aveva attraversato la cambusa.
Ogni tanto poi si fermava e grattandosi la cespugliosa chioma, notevolmente
preoccupato, si chiedeva: "E adesso chi glielo dice al capitano? Chi glielo
dice???"; infine riprendeva a capo chino il suo andirivieni ed all' "Oh
mioddio" alternava un "Io non ce la faccio! Non ce la faccio proprio".
Intanto sul ponte, Le Chad attendeva poco pazientemente che il mozzo tornasse
con il carillon.
"GEREMIAAAA, SCHIFOSO BALORDO CHE DIAVOLO STAI COMBINANDOOO??? CANE ROGNOSO,
QUANTO TI CI VUOLE A PRENDERE QUELLO STRAMALEDETTO AFFARE??" gridò
con quanto più fiato poté, tanto che il suo viso prima divenne
rosso e poi violaceo, tendendo infine al blu, mentre l'occhio sinistro, non
coperto dalla benda, sembrò schizzargli fuori dall'orbita. L'equipaggio
sul ponte osservò la scena interrompendo le proprie attività per
un attimo, per poi riprenderle subito dopo. Era cosa normale che il capitano
si rivolgesse loro in quel modo, perciò non si sorprendevano per niente
a quegli scatti d'ira.
Ultimamente però era più nervoso del solito. Erano mesi che tentava
di capire come funzionasse quell'arnese senza riuscirci, da quando, per puro
caso, ne era entrato in possesso. Un giorno, avevano fatto scalo su una strana
isola a forma di "ciocco di legno", abitata quasi esclusivamente da
artigiani e falegnami. Una sera, durante una partita di poker clandestino, organizzata
nel retro di una putrida bettola, Le Chad, complici una serie di mani fortunate,
o per meglio dire di bluff ben riusciti, aveva ripulito uno strano forestiero
e quello nell'ultima mano, pensando di poter recuperare ciò che aveva
perso, aveva messo sul piatto il carillon.
"Mi stai prendendo per il culo? Che cazzo
me ne faccio io di quella schifezza??" aveva ribattuto, abbastanza seccato,
il capitano.
"Quest'oggetto vale molto più di quello che non sembri" continuò
il tizio piuttosto sicuro di sè.
Le Chad allora si sollevò in piedi e con un gesto fulmineo, piantò
un coltellaccio al centro del tavolo verde, prendendo con quel colpo anche alcune
carte da gioco.
"Com'è che ho la sensazione che qualcuno qui stia tentando di fregarmi?
Non ti conviene bello! Sgancia la grana".
"Hai mai sentito parlare dell'Isla de Muerte?" disse l'altro che non
sembrò per nulla intimorito dalla reazione del suo avversario, al contrario
degli altri partecipanti che erano già schizzati fuori della stanza.
Non appena udì quel nome, l'occhio del pirata brillò di una luce
malsana; si rimise tranquillamente seduto e fece cenno allo sconosciuto di continuare,
dopo aver disincastrato il coltello dal tavolo.
Venne così a sapere che quello che gli veniva offerto come posta in gioco,
era il famoso carillon della leggenda. Il carillon che avrebbe permesso di arrivare
all'isola irraggiungibile quindi anche al favoloso tesoro che teneva segreto
e... bla bla bla. Dopo la parola "tesoro" non aveva più ascoltato.
Il resto non gli interessava.
"Chi mi dice che questo sia proprio QUEL carillon?" domandò
una volta che lo sconosciuto ebbe terminato il racconto, poggiando un gomito
sul panno verde e sostenendosi il viso con una mano.
L'altro sentendosi rivolgere un quesito del genere, non sembrò più
tanto sicuro; aveva notato che il pirata lo stava fissando con uno strano ghigno
dipinto sul volto e che alle sue spalle si erano avvicinati con fare minaccioso,
due uomini, probabilmente suoi compagni. Cominciò allora a temere per
la propria incolumità.
"C-che m-motivo avrei d-di mentire?" balbettò, tradendo così
il suo timore.
"Mmm..." fece il pirata accarezzandosi il pizzetto pensoso "Ok"
disse infine, poi afferrò l'oggetto legnoso e aggiunse:"Allora questo
lo prendo io"
"Ehi ma… E la partita?" si azzardò a chiedere il tizio, alzandosi
di scatto, pentendosi subito dopo di aver fatto quella domanda, visto che i
due uomini alle spalle di Le Chad avevano già messo mano alle spade.
"Ok ok..." disse poi rassegnato "La pellaccia è sempre
la pellaccia"
"Saggia scelta, amico. Saggia scelta" ripeté il capitano, mentre
quello lo osservava uscire dalla stanza e si lasciava cadere sulle ginocchia,
sconvolto.
"GE-RE-MIAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAA!"
Il giovane mozzo sembrò finalmente udire la voce del suo capo e sobbalzò
come colto alla sprovvista. In realtà l'aveva già sentito al primo
urlo, ma aveva fatto finta di niente, pur consapevole che così facendo
non avrebbe fatto altro che aumentare il livello collerico del suo superiore,
e quindi anche quello della sua punizione, non appena Le Chad avesse udito dalla
sua boccuccia che tutti i loro tesori erano stati rubati, ballerina inclusa.
Prese così a correre come uno schizzato da un lato all'altro della stiva,
quasi strappandosi i capelli: "Mi uccide. Mi uccide. Mi uccideee".
Si fermò solo quando sentì aprire le porte della botola della
stiva con inaudita violenza; udì il capitano insultarlo mentre scendeva
le scale.
"Maledetto puzzone, non ce le hai le orecchie??? Eppure mi sono sempre
chiesto se fossi un parente di Dumbo, viste le parabole che ti stanno ai lati
della testa! Quanto tempo ci vuole per trovare quella maledetta scatola?"
commentava ad ogni scalino.
Appena lo vide mettere piede sul fondo della stiva, Geremia chiuse gli occhi
tremante e si tappò le orecchie.
"Che dio ci salvi!" sussurrò infine, attendendo l'inevitabile.
"Che cosa...?? PORCO D'UN MONDO INFAME! MA CHE CAZZO E' SUCCESSO QUA DENTRO???
DOVE DIAVOLO E' FINITO TUTTO IL NOSTRO BOTTINO????"
Nami, seduta alla sua scrivania, fece scattare
il meccanismo di apertura del carillon e guardò per l'ennesima volta
pensierosa la piccola ballerina. Fece poi fare un paio di giri alla chiavetta
posta sul retro e attese che l'aria si riempisse di un dolce suono.
Aveva compreso che il funzionamento dell'oggetto, poteva essere paragonato a
quello di una bussola che invece che puntare a nord, indicava costantemente
l'ovest. Quello che però ancora le sfuggiva, era come avrebbero fatto
a trovare il tesoro, una volta arrivati sull'isola.
Sulla mappa non era segnato nessun punto. Non c'era nessuna indicazione, nessuna
istruzione da seguire. Solo l'avvertimento sui pericoli in cui si sarebbero
dovuti imbattere e delle strane lettere scritte a mano, sul retro della carta.
Era convinta che, anche in quel caso, per risolvere il mistero si sarebbero
dovuti affidare al carillon. Così aveva convinto il resto della ciurma
ad imparare la melodia e ripeterla in continuazione.
Era quasi sicura che le lettere sul retro della mappa non fossero messe lì
a casaccio e che la chiave per scoprire dove esattamente si trovasse il tesoro,
albergasse proprio nella combinazione tra quelle lettere e le note della ninnananna
suonata dal carillon.
L'equipaggio sembrava aver preso l'ordine impartito da Nami molto seriamente.
Ovunque sulla Going Merry era possibile sentire le voci dei ragazzi canticchiare
sommessamente quella litania. O quasi.
"Zoro, la vuoi finire con 'sto strazio?
CI STAI SPACCANDO I TIMPANI!" Sanji spalancò con poco garbo la porta
della cucina e si affacciò esasperato alla balaustra del castello di
poppa, inveendo contro il compagno che si stava allenando sul ponte già
da qualche ora.
Zoro infatti s'accompagnava nel sollevamento-pesi quotidiano, cantando la ninnananna
del carillon, sparando i suoi "NA NANANA" a voce terribilmente alta
e per di più sbagliando completamente intonazione.
"Se ti dà tanto fastidio, non ascoltarmi." Rispose senza scomporsi,
riprendendo l'allenamento degli arti superiori.
"Come si fa ad ignorare il raglio di un asino?" insinuò il
biondo a mezza voce con un ghigno.
"A chi hai dato dell'asino, damerino?"
"Chi sarebbe il damerino, zucca verde?"
"Però ha ragione lui, Zoro..." intervenne il capitano, interrompendo
il solito civile scambio di vedute tra i due compagni, "Non azzecchi una
nota!" riprese ridacchiando, mentre si lasciava penzolare dalla polena
reggendo il cappello di paglia con una mano.
"Nami ci ha detto di cantare la canzone, giusto? Ed è quello che
sto facendo!" disse il giovane cercando di non perdere il ritmo.
"Lo sapevo! Ci vuole un musicista!"
Zoro scosse la testa, passandosi il bilancere dalla mano destra alla sinistra.
"E adesso questo che c'entra?" chiese spiazzato il cuoco che stava
già per lanciare l'ennesima frecciatina nei confronti del non proprio
intonato Zoro, prima che il capitano se ne uscisse con una delle sue.
"Bè potrebbe aiutarci con le note, no?" spiegò Rufy
saltando giù dalla sua postazione per attraversare il ponte e raggiungere
Zoro.
"Si certo. Magari insegnando a 'sto qua, che differenza c'è tra
cantare e agonizzare" disse Sanji sistemandosi a sedere sulla balaustra,
accendendosi una sigaretta.
"CI SONOOOOOOOOOOOOOOO!!!" la voce di Nami rieccheggiò nell'aria.
I tre si scambiarono uno sguardo d'intesa. La ragazza doveva aver scoperto qualcosa.
Tutto l'equipaggio come se quello fosse stato un richiamo o una specie di segnale,
abbandonò quello che stava facendo e si raccolse in cucina per sapere
che novità ci fossero riguardo alla mappa.
"Ragazzi ce l'ho fatta. Finalmente ci siamo." disse Nami soddisfatta
con gli occhi che le scintillavano. Prese la mappa e la distese al centro del
tavolo, di modo che tutti potessero vederla, poi cominciò la spiegazione.
"Ho provato varie combinazioni delle lettere che abbiamo trovato sul retro
della carta, con le note suonate dal carillon. Tutte andate a vuoto, fino a
che non ho provato con questa." Aggiunse prendendo un foglio su cui aveva
scritto, su due colonne, le lettere e le note.
"Ho scoperto che in realtà non sono le lettere ad essere importanti,
ma la loro posizione nell'ordine alfabetico. In pratica ad ogni lettera corrisponde
un numero" chiarì scrivendo sul foglietto, accanto ad ogni lettera,
il numero corrispondente.
"Io non ci sto capendo niente" disse Rufy rivolgendosi sottovoce a
Usop, inclinando la testa su un lato, "E tu?"
"Nemmeno io, ma fai finta di niente." Suggerì l'altro assumendo
un'espressione interessata, annuendo ad occhi chiusi, come se stesse seguendo
attentamente quello che la loro navigatrice stava tentando di spiegare.
"Così ad ogni coppia di numeri corrispondono gradi longitudinali,
mentre le note servono per trovare quelli latitudinali" disse Robin assentendo;
probabilmente era l'unica ad averla seguita e ad aver compreso dove volesse
andare a parare il discorso di Nami.
"Esatto!"
"Quanto è intelligente la mia Naaaaaami" si lasciò sfuggire
Sanji, elogiando l'intelletto della rossa che aveva scoperto l'arcano, con sbuffi
di fumo a forma di cuore. "Ma anche Robin-chan non è da meno"
continuò rivolgendo uno sguardo ammirato all'archeologa che di rimando
gli sorrise affettuosa.
Zoro si stava già scocciando di tutto quel parlare inutile. In fondo
che gliene importava di come avesse fatto a trovare la soluzione? La cosa importante
era che ci fosse riuscita. Così poco garbatamente interruppe lo spettacolino
estemporaneo di Sanji, sperando di arrivare al nocciolo della questione.
"Insomma Nami, lascia perdere tutte queste spiegazioni. Dicci dove si trova
il tesoro!"
Nami gli lanciò uno sguardo tagliente, poi rassegnata commentò:
"Mi dimentico sempre che ho a che fare con un branco di teste di legno!
E va bene..." disse alzando una mano e appoggiando il dito su un punto
preciso della carta "E' qui che dobbiamo andare!"
Le Chad se ne stava seduto sulla poltrona di
velluto rosso posta davanti alla scrivania, nella sua cabina. Aveva i nervi
a fior di pelle ed era più teso di una corda di violino. Chiunque in
quel momento si fosse avvicinato a lui avrebbe potuto dire addio alla propria
vita, anche solo per aver respirato troppo forte. Era per questo che il capitano,
per tentare di calmare l'istinto omicida nei confronti di qualunque essere umano
gli fosse capitato a tiro, equipaggio al completo compreso, si era messo ad
accarezzare il suo animaletto preferito, cercando di recuperare in quel modo
il proprio equilibrio psicologico.
"Eeeh Piccio... Piccio..." sospirò, mentre con una mano prendeva
la bottiglia di rhum e ne versava parte del contenuto in un boccale di vetro.
Trangugiò la bevanda senza ritegno in un'unica sorsata e si ripulì
le labbra, strusciandole sulla manica della maglia.
"Sono stati loro! QUEI MALEDETTI" la sua voce fece un picco acuto,
quando rimise sul tavolo con un tonfo, il boccale.
L'animale che aveva in braccio, forse uno strano ghiro, aprì stancamente
un occhio e lo guardò come a volerlo rimproverare per quell'improvviso
guizzo "sonoro".
"Oh perdonami piccolo..." si affrettò allora a scusarsi il
capitano, riprendendo ad accarezzare l'animale che soddisfatto per le scuse,
aveva richiuso l'occhio e si era sistemato meglio sulle gambe del padrone.
Il pirata prese poi a picchiettare nervosamente le dita sul legno della scrivania,
guardando attraverso la bottiglia, pensando a quello che adesso avrebbero dovuto
fare. I loro tesori era andati, la ballerina anche. Era ovvio che fossero stati
quello strano ragazzino col cappello di paglia e la sua ciurma a derubarli,
ma sfortuna aveva voluto che li avessero persi durante quella tempesta, degna
del più incavolato degli dei del mare, e che quindi fosse impossibile
anche solo pensare di poterli inseguire per recuperare il mal tolto.
Decise allora che c'era solo una cosa saggia da fare.
"GEREMIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIAAAAAAAA!" gridò dopo aver preventivamente
tappato le orecchie del ghiro.
Il solito sgangherato mozzo arrivò trafelatissimo in un batter d'occhio.
Visto il cattivo umore del capitano, aveva pensato che fosse meglio evitare
di dargli un qualsiasi motivo per farlo agganciare al pennone e abbandonarlo
lì a penzolare, fino a che i gabbiani non avessero lasciato di lui che
miseri e ossei resti.
"S-ss-signor ca-capitano!" balbettò dopo aver richiuso con
delicatezza la porta alle sue spalle ed aver tentato di mettersi sull'attenti.
"Geremia, dì a Don di riprendere la rotta che avevamo prima d'incrociare
la tempesta. Che segua la direzione del Logpose."
Il mozzo annuì e fece per uscire quando, perplesso, tornò sui
propri passi e si voltò nuovamente verso il suo superiore.
"Ehm..."
"Bè che fai? Non hai sentito quello che ho detto??? SCATTAREEE!"
gridò sbattendo una mano sulla scrivania. Il movimento era stato talmente
brusco che il povero ghiro si era visto catapultare a terra, senza alcun preavviso.
Quindi profondamente risentito per la sveglia imprevista, con una certa flemma
si diresse verso il divano e dopo esserci saltato sopra, si acciambellò
vicino ad un cuscino riprendendo a sonnecchiare beato.
"Sì ma... veramente io...volevo chiederle... che ha fatto alla benda?"
"La mia benda? Che vai farneticando, pendaglio da forca! La mia benda sta
benissimo, è lì dov'è sempre stata. Sul mio occhio sinistro!"
disse l'uomo risoluto indicandosi l'occhio completamente scoperto, dato che
la benda si trovava dalla parte opposta.
"Uhm... si mi scusi... vado" si affrettò ad assecondarlo Geremia,
facendo nuovamente dietro front ed uscendo dalla cabina.
Le Chad attese di rimanere da solo, poi, camminando verso il centro della stanza,
con voce sicura sibilò: "Questa volta l'avete scampata. Ma giuro
che se ci rincontreremo, me la pagherete cara. Oh se me la pagherete. In mare,
i conti in sospeso prima o poi vengono saldati e allora vi pentirete di esservi
messi sulla rotta di Capitan Le Chad!"
Se
volete leggere in anteprima questa ed altre storie, venite a trovarci, visitate
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Usop
osservava il mare all'orizzonte, sbadigliando ampiamente. Erano passati tre
giorni dacché avevano deciso di seguire la rotta della ballerina, ma nonostante
vento favorevole e determinazione, la fantomatica Isla de Muerte non accennava
a mostrarsi.
Tanta era
la noia che in un momento di sconforto il ragazzo cominciò seriamente a
domandarsi se questo posto esistesse davvero o se era
semplicemente una stupida leggenda in cui loro avevano abboccato come allocchi.
Improvvisamente
un gabbiano svolazzando aggraziato si posò sulla sottile balaustra della coffa,
ispezionando il naso di Usop.
"Che
vuoi pennuto?" domandò il cannoniere, infastidito da tanta insistenza, ma
nonostante tutto curioso nel notare quanto la sua presenza non fosse un problema per il grosso uccello.
Il
gabbiano si scrollò di dosso qualche salata goccia di acqua
e prima di riprendere il suo volo, lasciò ad Usop un delizioso regalo
corporale.
"Ma che…?" articolò il nasone, osservando schifato la
bianca e luccicante chiazza di sterco. "Dannato animale!!
Torna indietro se hai coraggio! Come hai osato sozzare in questo modo la mia
Going Merry eh???" e così dicendo estrasse
agilmente la fionda che aveva legata alla fusciacca e prese la mira, più che
determinato a stendere il povero volatile.
Seguì il
volo del gabbiano per un lungo tratto, valutando distanza, inclinazione e poi,
quando sentì che il momento era propizio… ecco che vide una lunga e chiara
distesa di terra, poche miglia dritto di fronte a
loro. Una visione in quell'immensa vastità azzurra.
"Oh
cavoli…" esclamò abbassando la fionda "T-terra? Terraaaaaaaaaaaaaaa!
Terraaaaaaaaaaaaaaaaaa!" urlò poi trattenendo a stento l'eccitazione.
La
reazione dell'equipaggio fu corale. Tutta la ciurma si riunì accanto alla
polena della caravella per scrutare l'isola all'orizzonte.
"E'
quella l'Isla… cosa?" domandò Rufy, interrogando la cartografa che
armeggiava trafelata con carillon e carte nautiche.
Sanji le
offrì la schiena affinché trovasse un appoggio stabile per le sue mappe.
"Il
carillon indica l'isola… però dubito si tratti
effettivamente dell'Isla de Muerte. Dalle spiegazioni trovate sui libri che ho
esaminato in questi giorni, dovrebbe avere un aspetto
un po’ più lugubre."
"A
me sembra abbastanza lugubre…" commentò Zoro socchiudendo gli occhi come volesse osservare meglio.
Nami
scosse la testa.
"Comunque non è l'Isla de Muerte, di questo sono sicura. Però
è anche vero che il carillon ci direzione da questa parte per
cui… suppongo che quest'isola sia una tappa obbligata. Quindi sempre dritto e preparatevi allo sbarco!"
Rufy
balzò in piedi sulla polena.
"Sempre
dritto e pronti allo sbarco!" esclamò giusto per
confermare l'ordine.
L'isola
in cui sbarcarono non era effettivamente ciò che di
più allegro si potesse trovare, chilometri e chilometri di praterie e deserti e
sporadici accumuli di alta vegetazione.
La ciurma
di Rufy attraccò la Going Merry in una baia poco lontana
dal porto ufficiale e dopo essersi assicurati della sicurezza del luogo,
abbandonarono la caravella, decisi a raggiungere l'unico villaggio presente in
zona.
"Welcome
to West City!" lesse Rufy, allungando il dito su un cartello che riportava
il nome della città "Sembra un posto veramente forte."
Nami si
guardò attorno, seguendo la freccia che indicava la cittadina.
"Sembra
carino, sì…" disse, asciugandosi un rivolo di sudore che le scendeva giù
il collo "Ma fa un caldo…"
"Ho
portato delle cose che dovrebbero rinfrescarti a dovere mio dolce fiore del
deserto!" esclamò Sanji, balzellandole a fianco con in
mano un fazzolettino intriso di acqua.
"Profuma
di mandarino!" constatò la cartografa, annusando il
fazzoletto prima di asciugarsi il collo, provando una piacevole
sensazione di freschezza.
"Si,
mi sono permesso di usare un po’ dei tuoi frutti per fare questo distillato rinfrescante…"
si gongolò il cuoco, mentre Nami gli lanciava un sorriso che lo fece andare in
completo visibilio.
Zoro dal
canto suo si avvicinò ad un secondo cartello, appostato poco più in là di
quello che dava il benvenuto nella cittadina.
"Ehi,
venite a vedere!" urlò, attirando l'attenzione dei suoi compagni.
"Ma quello sono io!" esclamò Rufy, osservando il
manifestino apposto sul cartello.
"Ci
mancava solo questa!" ringhiò Nami avvicinandosi, strappando la locandina
con stizza.
"Non
credo che facendo così risolverai la situazione, sai?" la riprese lo
spadaccino scotendo la testa. Allungò il braccio e indicò almeno una trentina
di manifesti di Rufy distribuiti qua e là su alberi e muri, lungo tutta la
stradina che conduceva al villaggio.
Usop e
Chopper si profusero in commenti eccitati.
"Sei
una celebrità qui, eh capitano?" commentò Robin, avanzando dietro la
cartografa che aveva preso la via per il villaggio, sradicando ad ogni passo un
manifestino.
La
cittadina era deliziosa nonostante il caldo. Aveva tutta l'aria di uno di quei
villaggi del vecchio West: abitazioni in legno, strade
polverose e gente abbigliata secondo la più comune tradizione Western. E cavalli, una quantità abnorme di cavalli, più consistente odore
di sterco fresco e paglia ad ogni vicolo.
Nami
aveva trovato una soluzione provvisoria per il problema di Rufy. Aveva usato un
po’ della colla di Usop e, con una ciocca dei capelli,
che Robin aveva gentilmente concesso, gli aveva fabbricato un bel paio di baffi
finti. Non che celassero in maniera eclatante la sua vera identità, ma era già
qualcosa. Inoltre gli avevano fatto rinunciare al suo preziosissimo cappello di
paglia. Rufy aveva protestato come un bambino per un buon
venti minuti prima di giungere al compromesso di farglielo indossare sotto
il cappello di Chopper. Il piccolo alce aveva dovuto momentaneamente rinunciare
al suo copricapo ed ora stava sulle spalle di Zoro, lingua penzoloni,
soffocando dal caldo.
"Bene
gente!" esclamò finalmente Nami, fermandosi improvvisamente nel bel mezzo della
strada, fronteggiando tutti i suoi compagni.
"Dobbiamo
assolutamente cercare di non dare nell'occhio in questo posto. So che è una cosa
complicata vista la natura dei soggetti che fanno parte di questa ciurma, ma
almeno ci dobbiamo provare. Io non so voi, ma per quanto mi riguarda preferirei
passare un soggiorno tranquillo in questo posto prima di ripartire alla volta
dell'Isla de Muerte, per cui ora mi seguite tutti… e
ripeto TUTTI, nessuno escluso, al
primo negozio di abbigliamento e cerchiamo di darci un'aria più consona
all'atmosfera di questo luogo… chiaro?"
Chopper
parve rianimarsi improvvisamente, mentre Usop e Rufy improvvisavano un balletto,
inneggiando alla meraviglia di essere dei Cow Boys.
"Che bello quando la mia Nami da ordini così perentori alla
ciurma!" la elogiò invece Sanji, portandosi le mani al cuore, sfarfallando
le ciglia in estasi.
"Io
credo di non avere problemi riguardo l'abbigliamento!"
disse Robin scrollando le spalle, sistemandosi in testa il cappello da Cow Girl
che indossava già da prima di scendere dalla Going Merry "Però in effetti
rinfoltire il guardaroba non mi dispiacerebbe!"
"Io
anche non ho bisogno di vestiti!" esclamò Zoro, posando a terra Chopper che si unì ai festeggiamenti di Rufy e Usop,
balzellando eccitato, sotto gli sguardi dei sospettosi passanti.
"Cosa hai detto?"
Nami gli
si avvicinò scotendo la testa con aria stranamente accondiscendente.
"Ho detto che non ho bisogno di cambiare i vestiti… così vado
benissimo."
"Tu così non vai da nessuna parte…"
"Io così vado dove mi pare!" rincarò
Zoro incrociando le braccia al petto, risoluto.
"Senti
Zoro, sono già nervosa di mio oggi, e visto che non mi va di fare scenate in
pubblico in un posto che già di suo pare predisposto
ad ospitare scenette del genere, bè, vedi di venirmi incontro… tu ora vieni con
noi e ti cambi i vestiti. Se è una questioni di soldi
stai tranquillo… per una volta tanto sono propensa a concederti un prestito.
Sanji, offrigli dei soldi!"
Il cuoco
inarcò un sopracciglio, combattuto sul fatto di dover assecondare una richiesta
della sua Nami e dover prestare danaro proprio allo
spadaccino.
"Non
è una questione di soldi." disse Zoro "E'
solo che io non mi cambio. Sono comodo nei miei vestiti, non vedo perché mi
devo conciare come un deficiente solo per mimetizzarmi tra la fauna indigena."
Nami
scosse di nuovo la testa.
"Perché
non sei già vestito da deficiente così?" lo canzonò non prima di aver
interrotto il balletto di Usop, Rufy e Chopper, ormai
degenerato ad un pigolio di grida isteriche, con un lancio ben assestato di
scarpe.
"Ehi,
come ti permetti?" esclamò offeso Zoro "Io non sono
vestito come un deficiente!"
"Ok,
ok, come dici tu! So quanto tu sia affezionato alla
tua pancera e a i tuoi capelli verdeggianti, giungeremo ad un compromesso
vedrai… però vieni con noi e ti cambi… o devo ricordarti che hai ancora un
debito da saldare con la sottoscritta?"
Zoro
digrignò i denti.
"Che
debito?" domandò insospettito Sanji, mentre il gruppetto capitanato da
Nami, si dirigeva verso un negozio di abbigliamento
dall'aria spartana, poco distante.
"Ecco!
Così siete per-fet-ti!" esclamò Nami dopo un'intera ora passata a provare
riprovare capi di abbigliamento.
Il
commesso, che era evidentemente più maniaco di Sanji, solo per il modo con cui
aveva squadrato le due donnine della ciurma, aveva assecondato ogni più sordido
capriccio delle ragazze e dopo aver dato fondo anche alle scorte di magazzino,
era riuscito a vestire in maniera decente praticamente
ogni elemento del gruppo, Chopper compreso.
"Io
mi sento comunque un deficiente!" commentò Zoro,
guardandosi allo specchio. Indossava una lunga camicia blu notte sopra il suo
solito paio di pantaloni, una nuova bandana stretta al collo e il capo
ricoperto da un cappello da Cow Boy a falde larghe. La
pancera era segretamente nascosta sotto la camicia. Non aveva potuto
abbandonarla, nonostante le proteste di Nami che gli aveva
fatto da stylist.
"Zoro,
Zoro abbiamo lo stesso cappello!" gli balzellò attorno
Chopper, stringendosi sulla testa un copricapo simile a quello dello
spadaccino, ma più piccolo, mentre il gilet di pelle di mucca gli sbatacchiava
addosso come un banderuola. Il commesso non era riuscito a trovare taglie più piccola di quella, ma il piccolo alce sembrava
non avvedersene; per lui quella faccenda era già sin troppo eccitante.
Usop era
forse quello che aveva osato più del dovuto.
Dicendosi
più che in grado di gestire da solo la situazione, si aveva
deciso di incarnare con scelte assolutamente pacchiane, la figura classica del
Cow Boy: pantaloni di pelle marrone con annesse frange, stivali a punta
adornati con motivi floreali stilizzati, camicia di flanella a quadrettoni,
sotto un gilet di pelle nera, bandana legata al collo e, come tocco finale,
abnorme cappello nero con tanto di simbolo a forma di teschio di bufalo sul
davanti.
"Sei
veramente un figo Usop!" lo ammirò Rufy, sfagiolandogli il suo miglior
sorriso a trentadue denti. Il capitano aveva optato
semplicemente per un gilet diverso dal suo, dal taglio vagamente indiano, i
baffi posticci erano rimasti, mentre al cappello di paglia erano state aggiunte
un paio di piume di fagiano, molto ad effetto.
"Lo so, lo so. La classe non è acqua!"
"Ma
finiscila!" lo rimproverò Sanji sistemandosi alla bell'è
meglio i laccetti di cuoio che aveva legati attorno al collo a mo di cravatta.
Sanji non si era smentito, tra tutti era quello che ci aveva messo più cura
nella scelta dell'abbigliamento. Un paio di pantaloni gessati, e un gilet della
stessa fattura sopra una camicia bianca dal taglio classico. Nessun cappello
per lui, gli rovinavano l'acconciatura diceva.
"Bene
allora siamo tutti a posto!" esclamò Nami, guardando il
commesso con aria melliflua "Quanto le dobbiamo per tutto questo?"
così dicendo si passò sensualmente le mani sui fianchi mettendo in
risalto la sua figura snella, fasciata nel suo completo da Cow Girl marrone.
Una minigonna in pelle, un gilet e una camicia
piuttosto scollata. I capelli legati per l'occasione in due trecce sbarazzine.
"Bè
facendo un calcolo approssimativo direi…" esclamò il commesso, osservandola
con l'aria di chi ha la salivazione ridotta a zero.
Nami fece
un cenno a Robin che le porse una grossa pepita d'oro.
"Questo
basta a saldare il conto?" disse Nami con voce flautata, sbatacchiando le
ciglia per aumentare l'effetto.
Il
commesso annuì come un ebete prima di nascondere la pepita in cassa, senza
darsi la pena di controllarla.
"Ehi
ma quello è il mio…!" protestò improvvisamente Rufy, notando quello
scambio. Sanji lo bloccò prima che riuscisse a catapultarsi sul commesso,
trascinandolo poi fuori dal negozio.
"Ma sei scemo? Volevi farci scoprire?" lo rimproverò
Nami una volta che furono tutti usciti dal negozio e lontani
dalla via principale.
"Ma quello era il mio sasso dorato!" si lamentò il
capitano, sbattendo un piede per terra come un bimbo capriccioso. Era stato
trovato tra le cianfrusaglie dei tesori della ciurma che avevano derubato giorni prima, e dacchè lo aveva scovato, Rufy non se ne era
mai separato, almeno fino a quando Nami non aveva attuato una mossa degna del
miglior ladro e non gliela aveva sottratta per pagare quel povero allocco di
commesso.
"Lo
so Rufy, ma questi vestiti sono robaccia, e non mi
andava di spendere così i nostri soldi. Per cui finiscila di
lagnarti. Ti troveremo un altro sasso, prima o poi!"
Rufy
scrollò le spalle, incrociò le braccia e non accennò un solo passo.
"Dai
Rufy, non fare il bambino!" lo sgridò Nami, esasperata.
Zoro si
chinò, raccolse un sasso particolarmente grosso e lo porse al capitano che
assunse un'aria compiaciuta all'istante.
"Per
me?" chiese con aria festante.
Zoro
annuì e il capitano riprese la marcia.
"Andiamo
all'esplorazione!" esclamò precedendo i suoi compagni.
Nami
osservò Zoro con un'espressione di assoluto stupore.
"Basta
poco che ce vo?" si limitò a rispondere lo
spadaccino con un'alzata di spalle, seguendo la scia polverosa di Rufy
all'arrembaggio.
Il
pomeriggio passò tranquillamente. Nami, dopo essere andata alla ricerca di informazioni e di un albergo dove poter riposare
decentemente per i pochi giorni di soggiorno che avevano preventivato per la
visita, raggiunse il resto del gruppo, che aveva deciso di sostare ad un saloon
che dava sulla via principale del villaggio.
Non era
certo un bel posto, come ogni saloon che si rispetti vi stazionava marmaglia di ogni tipo. Il puzzo di tabacco misto a quello dell'alcool
e del fumo che aleggiava come una nebbiolina insistente, pizzicava le narici.
Un pianista non propriamente qualificato, accennava canzoni più
o meno sconce allo scalcagnato pianoforte, addossato alla parete di
fondo del locale e il brusio delle voci sommesse dei presenti completava il
quadro.
La
ragazza si avvicinò al bancone dove stavano seduti Zoro ed Usop che si diceva
pronto a tracannare più di una pinta di birra, senza però avere la benché
minima intenzione di allungare una mano per raccogliere il suo bicchiere e
portare a termine i suoi propositi.
"Aspetti
che diventi gazzosa?" lo provocò Zoro, bevendo dal suo boccale con sommo
appagamento.
"No,
sto solo stimando la validità della bevanda…" rispose
Usop, abbassando la testa a filo bicchiere, scrutando il liquore giallognolo al
suo interno.
"E la valuti osservandola come fosse una palla da
chiromante?" intervenne Nami sedendosi accanto al nasone, facendo cenno al
barman di portarle un bicchiere della stessa specie di quello dei compagni.
Usop alzò
la testa, inarcando le sopracciglia in un cipiglio offeso.
"Non
hai mai sentito parlare di degustazione?" esclamò con aria vissuta.
Nami si
portò sotto il naso il bicchiere che le era stato appena consegnato e annusò il
suo contenuto con aria professionale.
"Colore
nitido… profumo intenso…" si portò la pinta di birra alle labbra e ne
bevve un sorso "Gusto eccellente! Questa è degustazione caro mio!"
Usop che ne aveva abbastanza delle lezioni enologiche della rossa,
prese la pinta di birra tra le mani e riprese ad osservarla come fosse uno
spettacolo teatrale del quale non capiva il significato.
"Usop
si sta sciogliendo tutta la schiuma…" gli fece presente Zoro, ordinando un
ennesimo boccale.
"Fatti
gli affari tuoi!" gli ringhiò contro il nasone, stizzito.
"Come
vuoi!" esclamò Zoro, con un'alzata di spalle mentre
Nami si alzava per andare a raggiungere un tavolo, dove un gruppetto
all'apparenza per bene, giocava una tranquilla partita a Pocker.
"Dove vai?" le chiese Zoro, sollevandosi di poco il
cappello che lo stava uccidendo, asciugandosi il viso con un lembo della
camicia.
"Vediamo
se riesco a spennare un po’ di polli!" rispose la ragazza con un
occhiolino.
"Polli?
E dove li trova dei polli da spennare?" esclamò Rufy che in tutto quel
tempo si era intrattenuto con Chopper e un gruppetto di giovani che giocavano a freccette poco distante "Io qui non vedo animali!"
"Rufy
sei proprio un ingenuo!" lo canzonò Usop, mentre il capitano gli si sedeva
di fianco e osservava ora il nasone, ora la pinta di schiumosa birra tra le sue
mani.
"Che fai?" gli domandò alla fine, stufo di osservare la
fissità del cannoniere.
"Degusta…"
lo prevenne Zoro, sistemandosi il cappello sulla testa, alzandosi in piedi,
deciso ad uscire un po’ dal locale per rinfrescarsi all'abbeveratoio dei
cavalli.
"Ehi,
bel giovane, dove vai? Già ci abbandoni?" disse
una voce flautata alle sue spalle. Zoro avvertì il leggero tocco di una mano
smaltata sulla sua spalla.
Lo
spadaccino si voltò, ritrovandosi di fronte ad una donna dall'aria piuttosto
provocante che gli sorrideva svenevole, sotto strati e strati
di trucco.
"Ehm,
avevo questa intenzione, sì…" rispose Zoro,
guardandosi attorno a disagio.
"Oh
ma che peccato, non hai nemmeno approfittato di tutti gli intrattenimenti per cui è famoso questo posto…" riprese la donna,
sistemandosi una ciocca platinata dietro l'orecchio con aria volutamente
sensuale.
"Bè…
ho trovato tutto ciò che cercavo, glielo assicuro signora…"
"Denise…"
esclamò la donna sfarfallando gli occhi.
"Ehm
si, sign… Denise. Avrei piuttosto caldo, perciò, se permette, andrei a
rinfrescarmi qui fuori!" balbettò Zoro, sperando di concludere
il discorso, accennando qualche passo verso l'uscita.
"Che
ne dici di salire con me al piano di sopra… ho bevande fresche e una bella
vasca piena di acqua ghiacciata. Sembri teso, ti farei rilassare come si deve!"
Zoro
avvertì un brivido freddo serpeggiargli su per la schiena
quando si accorse che la donna lo aveva circuito, passandogli
distrattamente una mano sul fondoschiena.
"Non
ne dubito signora Denise, signora! Ma devo proprio
andare!" e così dicendo sfuggì dalla grinfie
della donna e uscì all'aria aperta, sbatacchiando la porta del locale che
cigolò sinistra per alcuni interminabili secondi.
Si
sedette su un traliccio di legno appena fuori dal
saloon, accanto ad un grosso cavallo, ansimando.
"Dove
sono andati a finire i sani principi di una volta, amico mio?" domandò al
quadrupede che si limitò a nitrire qualcosa in
risposta, agitando la criniera bruna.
"Full
d'assi!" esclamò Nami, allungando le carte sulla tovaglia verde, mostrando
il suo gioco a tutti i partecipanti della partita.
La
cartografa si era infatti seduta ad uno dei tavoli più
promettenti e aveva dato il via ad una delle partite di Pocker più emozionanti
della stagione.
Accanto a
lei, un paio di corpulenti Cow Boys dall'aria
facoltosa e un paio di brutti ceffi, dall'aria imbrogliona. Polli buoni da
spennare.
"Ragazzina
hai una sfortuna sfacciata!" le ringhiò contro uno
dei più robusti del gruppo, lanciando all'aria il suo mazzetto di carte, che
rivelarono una semplice doppia coppia.
"Io
la chiamerei astuzia e classe, ma se preferisci chiamarla fortuna,
liberissimo, non sono una che si formalizza per i termini!" rispose
la rossa, avvicinando a sé i soldi che aveva appena conquistato, sotto lo
sguardo attento di Rufy che mangiucchiava un cosciotto di pollo, gustandoselo
lentamente, come fosse una semplice caramella.
Sanji nel
frattempo aveva guadagnato l'attenzione di una fanciulla
seduta accanto al pianista che aveva improvvisato una ballata dalle strane
influenze indiane.
"Che ne dici se approfittiamo del tempo regalatoci,
concedendoci dei momenti di pura estasi e completa passione?" le bisbigliò
ad un orecchio, causando alla donna un attacco i risolini incontrollati che
risuonarono alle orecchie del cuoco come il trillo di dolci campanellini
d'argento.
"Ne
sarei lusingata!" rispose questa, alzandosi in piedi, prendendolo
per mano, trascinandolo su per le scale che conducevano alle stanze sopra il
locale.
Chopper
alzò il capino, seguendo con lo sguardo i passi del cuoco che spariva al piano
di sopra.
"Dove
se ne va Sanji?" domandò, rivolgendosi apprensivo al vicino
Usop che ancora scrutava la sua pinta di birra con concentrazione, in preda al
dubbio amletico.
"Ha
trovato un modo per spendere i suoi soldi…" rispose burbero.
Il barman
si avvicinò al cucciolo, porgendogli un grosso bicchiere di latte e sfoderando
il suo miglior sorriso.
"Va a divertirsi un po’ il tuo amico, sta tranquillo
piccolino. Offre la casa!"
Chopper
si rilassò in un tenero sorriso e bevve un sorso di latte, sporcandosi i
baffetti.
Zoro
all'esterno seguitava a sedere accanto al cavallo, passandosi sul viso e intorno
al collo sudato la bandana fradicia di acqua, attinta
dall'abbeveratoio.
Alzò lo sguardo
solo quando si accorse dell'arrivo improvviso di Robin
che evidentemente era andata in giro per conto suo per tutto quel tempo, giusto
per non venir meno alla sua fama di persona asociale. Non che Zoro fosse da
meno a quel punto.
"Che ci fai qui fuori? Ti credevo dentro ad
ubriacarti!" disse la donna, accennando con il capo l'interno del
rumoroso locale.
"Affari
miei!" rispose serafico lo spadaccino, strizzando nuovamente la bandana,
passandosela un'altra volta sul viso prima di legarsela attorno al collo.
Robin si
limitò a lanciargli uno dei suoi enigmatici sorrisi e gli si mise di fianco,
posando le mani sul traliccio su cui Zoro era seduto.
"Ho
appena scoperto delle cose molto interessanti sulla nostra Isla de
Muerte!" disse, guardando un punto dritto di fronte a sé
"Ma penso sia il caso di aspettare di essere tutti insieme per dare
la notizia!"
Zoro la
guardò sospettoso.
"Qualcosa
mi dice che non saranno buone notizie!" commentò,
dondolando le gambe a penzoloni.
"Hai
intuito ragazzone."
"E non chiamarmi ragazzone!"
Robin
sorrise all'aria burbera di Zoro e si strinse nelle spalle.
"Comunque sì, pare che raggiungere l'Isla de Muerte non sia
una cosa molto semplice."
Zoro si
umettò le labbra, sbuffando.
"Percorso
accidentato?" domandò, indirizzando il suo sguardo sulle vaste pianure che
si distendevano a perdita d'occhio all'orizzonte. Il
paesaggio non era dei più ospitali, niente da dire.
Dopo l'esperienza a Little Garden e ad Alabasta certo il deserto e le zone
selvagge non poteva spaventarli più di tanto, ma era
anche vero che senza precise indicazioni e una guida non doveva essere semplice
collocare l'isola che stavano cercando.
"Molto
più che accidentato. Dicono che l'isola non sia situata
molto lontano da qui, ma che sia praticamente impossibile raggiungerla, sebbene
non sia difficile rintracciarla." Spiegò Robin emblematica.
"Cosa vuoi dire?" chiese Zoro che faticava a comprendere
le parole della donna, oltretutto con la mente appannata dal caldo.
"Voglio
dire che la traversata marittima da questa, all'Isla
de Muerte, è pericolosissima. Non esiste imbarcazione che riesca
a superare i primi metri, una volta salpato."
"Che
stupidaggini vai dicendo? Cosa
c'è nell'acqua? Vortici che risucchiano? Mulinelli e correnti improvvise?"
"No,
acido…" rispose la donna, sventolandosi con una mano.
"Acido?"
esclamò Zoro confuso.
"Sì
la composizione di quell'acqua è altamente corrosiva,
non c'è metallo, né legno, né plastica, né qualsiasi altro materiale che tenga!
Praticamente è una difesa naturale dell'isola!"
"Ma come è possibile? Ci deve essere un modo per raggiungerla,
altrimenti come si spiegherebbe la mappa, e il tesoro che si suppone ci sia nascosto!"
Robin
lanciò allo spadaccino uno sguardo ammirato.
"Vedo
che sei più sveglio di quanto immaginassi… "
Zoro evitò
di comunciarle che il commento non gli era affatto
gradito, ma quella faccenda lo incuriosiva parecchio, perciò decise di non
interrompere le spiegazioni della donna.
"Dobbiamo
trovare un uomo!" esclamò Robin dopo un attimo di silenzio.
"Che uomo?" domandò Zoro scotendo la testa "Guarda
che tu hai un modo di parlare che non si capisce mica tanto bene! Hai mai
pensato di farti dare lezioni di loquacità?"
"Da
chi, da te?" rispose la donna sarcastica, allungando una mano per
immergerla nella frescura dell'acqua dell'abbeveratoio.
Zoro subì
il colpo senza aggiungere niente, non aveva nemmeno le forze per ribattere,
aveva solo voglia di dormire giunti a quel punto della storia. Peccato che non
parevano esserci posticini comodi, utili allo scopo, nei dintorni.
"Un
uomo che possiede un mezzo per raggiungere illesi la nostra bella
isola!" spiegò Robin passandosi una mano
bagnata sul viso.
"E chi è questo tizio? Dove sta?"
"Ora
vuoi sapere troppo, Zoro. Ho detto che avrei spiegato
tutto quando ci saremo di nuovo riuniti, ora ho sete. Mi offri qualcosa da
bere?"
"Non
ci penso neanche…" rispose lo spadaccino, levandosi il cappello per usarlo
a mo di ventaglio.
Robin
piegò le labbra in un ennesimo sorriso e si allontanò ancheggiando, entrando
nel locale rumoroso.
"Quella
donna mette i brividi…" disse a mezza voce lo spadaccino, cercando
l'approvazione del cavallo che nitrì in risposta.
La porta
del saloon si aprì all'improvviso.
Un uomo
piuttosto alto e prestante si avvicinò al bancone sedendosi nel posto appena di
fianco al povero Usop. Nel locale il brusio di voci parve stranamente chetarsi.
Mentre la gente osservava il nuovo venuto con timore
quasi reverenziale.
"Doppio
whisky, con ghiaccio Piero!" ordinò al barista che si prodigò il più
velocemente possibile a dargli ciò che aveva ordinato.
L'uomo si
guardava attorno con aria vigile, sotto le falde del cappello nero, come tutto
il resto del suo oscuro abbigliamento.
A Chopper quella presenza sembrava assolutamente affascinante,
aveva abbandonato il suo latte per osservarlo a bocca spalancata così come si
osserva qualcosa di stupefacente.
"Ehi,
Cow Boy, come butta?" gli si avvicinò un brutto
ceffo dall'aria trasandata, raccogliendo saliva, eliminandola rumorosamente
nella sputacchiera lì vicina.
L'uomo in
nero gli lanciò un sorriso storto, raccogliendo al volo il
bicchiere che Piero, il barista, gli aveva lanciato.
"Al
solito, sono qui per rinfrescare la gola."
Rispose bevendo il suo whisky tutto d'un fiato.
"Niente
lavoro quindi…" si rilassò il brutto ceffo, grattandosi il mento ispido di
barba nera.
"No,
oggi sono qui per rilassarmi." Detto questo si volse verso Robin che stava
poco distante sorseggiando un bicchiere di spremuta fresca "Ehi pupa, sei nuova di queste parti?"
La donna
si volse leggermente, posando il bicchiere, rivolgendosi poi ad Usop ignorando
volutamente l'uomo.
Il cow
boy inarcò un sopracciglio istupidito, cercando però di non dare a vedere di
esserci rimasto piuttosto male. Solitamente non era quello l'atteggiamento che
le donne avevano nei suoi riguardi. Si alzò quindi, deciso a non lasciarsi
trattare in quel modo da una straniera, ma qualcosa di inaspettato
accadde proprio qualche tavolo più in là.
"Ragazzina
tu stai barando!" sbottò un uomo gettando sul tavolo il mazzo di carte che
stringeva tra le mani, alzandosi in piedi con rabbia animale.
Nami si
ritrasse sulla sedia alzandosi a sua volta, poco propensa a farsi coinvolgere
in qualsiasi rissa.
"Signore
non mi permetterei mai di barare al gioco del Pocker, sono una persona onesta
io!" proclamò con voce chiara, mentre Rufy al suo fianco veniva attirato da un mazzettino di sospettose carte che
spuntavano in tutto il loro sfavillante splendore proprio nello scollo della
camicetta della giovane.
"E queste?" domandò Rufy, ingoiando l'ultimo boccone di pollo,
mettendo una mano tra i seni della ragazza, guadagnandosi una manata in faccia.
"Ma
sei scemo Rufy???" lo apostrofò la cartografa,
nascondendo le carte più a fondo, senza però poter ormai fare più nulla per
placare l'ira dei giocatori al suo tavolo.
L'omone
più grosso del gruppo prese un angolo del tavolo e lo ribaltò improvvisamente,
con gran fragore, versando a terra carte, bicchieri, posacenere, soldi e
quant'altro vi fosse presente.
"Non
permetto di essere preso in giro in questa maniera!" ululò l'uomo, mentre
Nami si allontanava, camminando al contrario verso il bancone, mentre altri cowboys, evidentemente
ansiosi di animare il pomeriggio, avevano preso a protestare animatamente e a
litigare senza alcun motivo apparente con gli altri presenti nel locale.
"Ti
uccido!"
"Ti
ammazzo!"
"Ti
spacco la dentiera!"
"Provaci!"
Tra urla
e tavoli spaccati, la rissa prese il via espandendosi per il locale come succede per la caduta inevitabile delle pedine del domino.
In pochi secondi non c'era più un solo cliente che non fosse
coinvolto in qualche scontro, chi urlava, chi si tirava i capelli, chi si
minacciava con pistole e con bottiglie rotte, chi scazzottava e piroettava su
se stesso, ricadendo pesantemente sul pavimento o sulle pareti.
"Pensavo
fosse un locale più tranquillo!" commentò Robin finendo di sorseggiare la
sua spremuta, mentre il povero Piero, il barista, spingeva via a suon di calci
i clienti che si avventavano sul bancone, sospinti dalla rissa.
"Dalle
14 alle 16 il locale è tranquillo…" spiegò Piero, cacciando via un uomo
sanguinolento e sdentato che si era accasciato sul bancone insozzandolo di
rosso "Dalle 16 in poi il sangue va in
ebollizione e comincia lo spettacolo!"
"E'
pazzesco!" commentò Chopper atterrito ma al
contempo attirato da quello strambo intrattenimento.
Un uomo
raccolse da terra un individuo piuttosto magrolino e dopo averlo fatto girare
sopra la sua testa, in una mossa degna della migliore tradizione wrestling, lo
scaraventò lontano, facendogli attraversare in volo il locale. Trovò la via
d'uscita schiantandosi contro la vetrata che dava sulla strada.
Zoro
all'esterno sentì un rumore assordante di vetri rotti e pochi secondi dopo un
corpo svenuto finì dritto dritto nell'abbeveratoio del
cavallo, sollevando schizzi d'acqua dappertutto.
"Pare
che ci si stia cominciando a divertire lì dentro!" commentò lo spadaccino,
curvando le labbra in un sorriso storto.
"Nami
ma che macello hai combinato?" le domandò Usop,
abbandonando momentaneamente la presa alla sua pinta di birra, osservandosi
attorno attonito.
"E'
stata colpa di Rufy!" commentò la navigatrice, indicando il capitano che
lanciava pugni a casaccio ogni qual volta un cow boy
finiva sulla sua traiettoria.
D'improvviso
alle grida virili degli uomini in rissa si unì quella stridente a inorridita di Sanji che scendeva in corsa come una furia
dal piano di sopra, attraversando il locale come se avesse il diavolo alle
calcagna.
"Sanji?"
lo interrogò Usop, mentre il cuoco si nascondeva dietro le gonne di Nami
accucciandosi tremante.
"Nascondetemi,
vi prego, nascondetemi!"
"Ma che ti è successo? Sei mezzo nudo!"
constatò la rossa, guardandolo di sottecchi, notando l'abbigliamento discinto
del giovane e i capelli solitamente sempre in ordine ora ridotti ad un
groviglio scomposto.
"Non
fare domande ti prego, nascondimi e basta!"
Dalla
stessa scala da cui era sceso Sanji apparve improvvisamente quello che poteva
sembrare una donna, non fosse stato per il fatto che a
parte l'abbigliamento da prostituta, rivelava una testa pelata da uomo e un petto
piuttosto villoso.
"Ma
quella… non era la ragazza con cui ti eri andato ad infrattare?" commentò
Usop spalancando, per quanto gli fosse possibile, gli
occhi, notando la parrucca rossa che il travestito stringeva tra le mani.
"Non
fare domande!" lo minacciò il cuoco, riprendendo a tremare per il
disgusto.
"Oh
dio non mi dirai che era un uomo! Un travestito!"
riprese invece il nasone, cominciando a ridacchiare come uno stupido, mentre
Nami, Robin e Chopper seguivano il suo esempio.
"Non
c'è niente da ridere! E' una tragedia, quello non mi molla più se mi
ritrova!"
"Ma
non te n'eri accorto prima che era un uomo?" fece una voce alle loro spalle mentre il gruppo si voltava a guardare Zoro che aveva
deciso di raggiungere la rissa per divertirsi un po’.
Avesse potuto, Sanji sarebbe sprofondato sotto il pavimento, facendosi inglobare nelle
travi di legno.
"Ho
detto di non fare domande!" strillò nuovamente Sanji, mentre il travestito
si avvicinava al gruppetto, inciampando però nelle sue stesse vesti, finendo dritto dritto su Nami.
"Oh,
fa attenzione!" esclamò la rossa, ritraendosi,
senza però poter evitare di andare a sbattere contro il bancone e facendo così
rovesciare la pinta di birra di Usop che per chissà quale grazia divina era
riuscita a rimanere intatta sino a quel momento.
Il boccale
si spanse per il bancone, rotolando con tutto il suo contenuto proprio sulla
camicia di Cow Boy che sino ad allora aveva preferito
rimanere in disparte.
Un paio
di brutti ceffi, accorgendosi della tragedia, si bloccarono all'istante e
mentre la notizia dello sozzamento dell'uomo si
espandeva per il locale, la rissa si placava sino a scomparire del tutto.
In pochi
raggelanti secondi il silenzio si fece totale.
"Chi
è stato?" fu la sola domanda che Cow Boy rivolse
a testa bassa con una tonalità tanto minacciosa da far accapponare la pelle.
"Non
lo voglio ripetere una volta di più…" aggiunse poi, alzando finalmente gli
occhi, puntandoli sulla povera Nami che si guardò attorno
spaesata un paio di volte prima di rendersi conto che prendersi la colpa
di quella bravata non le avrebbe giovato. Alzò quindi un braccio e lo puntò sul
primo essere umano che le si trovava sulla
traiettoria: Usop.
Cow
Boy volse la testa con una lentezza esasperante, mentre dal pubblico silenzioso
si alzavano sospiri difficili da decifrare.
"Io
non ho fatto niente!" fu il mormorio strozzato che Usop rivolse a Cow Boy
e poi al pubblico in attesa, mentre goccioline di
sudore si andavano perdendo in rivoli scomposti partendo dalle tempie morendo
nello scollo della camicia.
Cow
Boy gli rivolse uno sguardo assassino, si sistemò il cappello, e puntò il dito
contro il cannoniere.
"Se
sei un uomo seguimi, fuori da qui!" disse
attendendo che il suo avversario accettasse in qualche modo la sfida.
Usop si
trovò costretto a precederlo fuori del locale senza avere la possibilità di
muovere alcuna protesta. Un paio di brutti ceffi gli puntavano
una pistola alla tempia, non avesse accettato si sarebbe coperto di ridicolo.
"Ora
ci si diverte…" sussurrò Zoro a braccia serrate sul petto, mentre Rufy
osservava distrattamente Usop e lo strano tizio vestito da cow
Boy che gli stava di fronte in mezzo alla piazza.
Un
pubblico piuttosto fitto si era assiepato attorno alla coppia in attesa dello scontro.
"Ma cosa fanno?" domandò il capitano, rosicchiando
l'ennesima coscia di pollo della giornata, pescata da chissà dove.
"Un
duello…" spiegò lo spadaccino, mentre Sanji accozzato a Nami come un koala
si avvicinava agli amici, scrutando attentamente i dintorni, sperando di non
vedere di nuovo la brutta faccia del travestito.
"Dici che Usop se la caverà?" domando il piccolo
Chopper, tirando il pantalone di Zoro per catturare la sua attenzione.
"Staremo
a vedere…" mormorò lo spadaccino, mentre Robin si
chinava sulla piccola renna sorridendogli.
"Non
ti preoccupare Chopper, in caso contrario ci sei tu in
grado di ricucirlo, no?"
"Ma
cosa dici???" esclamò con orrore, portandosi le
zampine sulla bocca, prendendo ad osservare i due duellanti ancora zitti e
fissi come statue di sale.
Fu Cow Boy a prendere la parola.
"Lascio
decidere a te la scelta dell'arma…" esclamò carezzando con audacia la sua colt, assicurata al grosso cinturone che aveva attorno alla
vita.
Usop
deglutì ampiamente, osservando i suoi compagni che non parevano per nulla
intenzionati a dargli una sola mano.
"Bè…
io avrei, la fionda!" mormorò leggermente in imbarazzo, estraendo la sua
arma offensiva più efficace, mostrandola al cow boy
come un tesoro prezioso.
L'uomo
inarcò un sopracciglio, prima di scoppiare a ridere.
"Avete
sentito? Questo pivello vuole battermi con una fionda!!"
urlò, suscitando l'ilarità generale della folla, che però pareva molto forzata
nel manifestare quel tipo di divertimento. Evidentemente quel tizio suscitava
una sorta di strano timore nella popolazione.
Rufy inghiottì
l'ultimo osso di pollo e incrociò le braccia sul petto.
"Che cosa avrà da ridere quello lì? Se
conoscesse Usop saprebbe che la sua fionda è micidiale!"
"Sì,
ma quel cow boy ha una pistola!" lo istruì Nami,
cercando di levarsi di dosso Sanji che ancora gli era appiccicato addosso,
impaurito e sudato… ed anche piuttosto eccitato.
"E
che differenza c'è?" domandò Rufy per nulla preoccupato "Usop è
meglio comunque…"
"Se lo dici tu!" lo assecondò Nami, lanciando finalmente
un calcio a Sanji che precipitò a terra ai piedi di Robin.
"Bene!"
riprese Cow Boy, terminando il suo attacco di risa incontrollato "Allora
tu la fionda io la pistola, schiena contro schiena, facciamo dieci passi, finti
questi ci voltiamo a spariamo! Sai come funziona,
no?"
Usop di
nuovo deglutì a vuoto, mentre le sue gambe cominciavano a tremare più di un
budino al cioccolato. Cosa aveva fatto di male lui per
meritarsi tutto quello? Nonostante tutto annuì e seguì
l'esempio del suo rivale volgendogli la schiena e cominciando a camminare
spedito nella direzione opposta, compiendo ampissime falcate con la speranza di
allontanarsi il più possibile avendo solo a disposizione dieci passi.
"Otto…"
fece il pubblico in ansia.
"Nove…"
Usop cominciò ad estrarre la fionda.
"Die…"
il nasone si volse più velocemente possibile, precendendo il
cow boy di mezzo secondo, sparandogli addosso un'unica, letale bomba al
peperoncino.
Cow Boy
nemmeno ebbe il tempo di estrarre la pistola, la fionda di Usop,
precisissima, aveva spedito il proiettile dritto in mezzo agli occhi dell'uomo
che si trovò così a dover sopportare un bruciore allucinante e un dolore
lancinante, prima di cadere a peso morto a terra, evidentemente svenuto.
Il
silenzio nei dintorni si fece opprimente. Nessuno si sarebbe mai aspettato una
conclusione simile, nessuno avrebbe mai dato un berry
per la prestazione di quello strano ragazzo magrolino, dal lungo naso.
"Bè…"
fece Rufy lacerando il silenzio con voce alta e chiara "Tutto qui?"
Zoro si
strinse nelle spalle e fu allora che il pubblico esplose finalmente in urla di
gioia e tripudio, mentre alcuni di loro si accanivano sul corpo del povero cow boy disteso a terra ed altri si avventavano
su Usop sollevandolo sulle loro braccia, portandolo in trionfo per la via
principale della città.
"Ehi
ma dove lo portano?" esclamò allora Rufy, prendendo a ridere come uno
scemo, mantenendosi il cappello in testa con una mano, cominciando a seguire in
corsa l'orda festante.
I suoi
amici si affrettarono a seguirlo, incapaci di opporsi a quella folla
inferocita.
Usop nel
frattempo si stava godendo tutta la sua improvvisa popolarità. Non era così
felice da quando… nemmeno se lo ricordava. Stava in
panciolle trasportato da una miriade di braccia sconosciute, inneggiato come un
dio e il mondo era bello.
Improvvisamente
però qualcosa mise fine a tutto quel paradiso. Era evidente che le cose belle e
così improvvise non possono durare per sempre.
"Che sta succedendo qui?" fece una voce imperiosa di
donna, mentre la folla si chetava immediatamente. Usop non ebbe nemmeno il
tempo di capire quello che stava accadendo prima di trovarsi scaraventato a
terra con un tonfo secco e dolorosissimo.
La folla
si diradò in un attimo tra mormorii spauriti ed il nasone si trovò a
fronteggiare, guardandola dal basso verso l'alto, una donna bellissima.
Lunghi
capelli castani, occhi grandi e severi, una bocca carnosa e deliziosa,
lineamenti fini, e un corpo da favola.
Sul suo
generoso petto, strizzato in una camicia ed un gilet di cuoio, risplendeva la
luminosa stella argentea dello sceriffo.
"Oh
mamma…" sussurrò Nami appena dietro all'amico, portandosi una mano alle
labbra.
La folla
si era rapidamente diradata e gli unici presenti alla scena, rimasti nella
polverosa piazza della città, erano il gruppo di Rufy e il
povero Cow Boy, ancora steso a terra a pochi metri di distanza dal
saloon.
"Ripeto
la domanda… che sta succedendo…" disse la sceriffa altalenando lo sguardo
sui presenti, dapprima severa, poi notando Zoro, spalancando gli occhi in
un'espressione molto comica "… qui…?" concluse
in un soffio, levandosi il cappello dalla testa, facendo dondolare sensualmente
la sua chioma.
"Ecco
noi…" tentò Nami, prima di essere preceduta da Sanji che si era
immediatamente precipitato sulla donna inginocchiandosi al suo cospetto con
tanto di cuori fumosi al seguito.
"Ma
tu sei una dea scesa dal cielo per infliggerci la tua punizione, oh, sì dacci
la tua…" non riuscì però a concludere che la
donna lo aveva scansato di mala grazia e si era avvicinata al gruppo di Rufy,
Nami e Zoro, quello a lei più vicino.
"Chi
siete voi?" chiese apparentemente rivolta a
tutti, osservando però semplicemente Zoro che cominciò a sentirsi leggermente a
disagio.
"Io
mi chiamo Monkey D…" fece per spiegare Rufy, prima che Nami gli tirasse un
pestone ad un piede. Non potevano rischiare di perdere in quel modo la loro
copertura.
"Gloof…
lui è Moki Dei Gloof!" disse Nami, tappando la bocca al capitano che
tentava di ribellarsi all'indegno storpiamento del suo nome.
"E
tu… tu come ti chiami?" disse di nuovo la sceriffa, avvicinandosi sempre
di più a Zoro che arretrò quel tanto che bastava per finire sul povero Chopper
che urlò dal dolore e venne raccolto da Robin.
"Lui
è Goro!" lo precedette Nami prima che lo spadaccino potesse commettere lo
stesso errore di Rufy.
Zoro
represse una smorfia di disgusto, ma non disse nulla.
"Ho
come l'impressione di averti già visto da qualche parte…" fece di nuovo la
sceriffa, senza prestare attenzione alle parole della cartografa, continuando,
invece, ad avanzare verso Zoro con una strana luce negli occhi.
"Ah
bè… ho una faccia comune…" si giustificò Zoro, mentre il gruppo
ridacchiava di quella affermazione.
"Sarà
anche comune, ma a me piace molto…" sussurrò la sceriffa allungando una
mano come se volesse sfiorare il viso di Zoro. Lo spadaccino divenne di un
colore rosso acceso e finalmente si scansò quel tanto che bastava per far
vedere che non era assolutamente sua intenzione essere toccato.
"Oh,
cerca di non allargarti!" la minacciò mettendo le mani su una delle sue
spade, mentre Nami, Usop e Sanji, mugolavano inorriditi da quell'atteggiamento.
Non poteva comportarsi in maniera così avventata proprio al cospetto della
massima autorità della zona. Nami decise di prendere provvedimenti immediati,
estrasse il suo bastone e assestò un colpo alle gambe di Zoro mettendolo in
ginocchio.
"Lo lasci perdere! Lui non sa quello che fa! E' malato di mente!"
cercò di giustificarsi, senza rendersi conto che la
sceriffa aveva represso un grido di disgusto ed ora osservava Nami con ira.
"Qualificati!
Chi sei? Cosa ci fate qui?"
Nami fece
una smorfia e si strinse nelle spalle.
"Turisti
in visita!" improvvisò, cercando di sfoggiare il suo miglior sorriso. Non
fosse stato che Zoro si fosse rialzato proprio in quel momento, molto
probabilmente la sceriffa avrebbe indagato più
approfonditamente.
"Nami
ma sei scema??" sibilò lo spadaccino,
massaggiandosi le ginocchia "Mi hai quasi azzoppato!"
"Macchè
azzoppato…"
"Sì
lo hai quasi azzoppato!" intervenne a sorpresa la sceriffa andando
incontro a Zoro "Tutto bene?"
Lo
spadaccino ancora la guardò stranito ma annuì, onde
evitare ulteriori rogne.
Nami
roteò gli occhi, mentre Usop e Sanji fissavano la scenetta vagamente perplessi.
"La
sceriffa si è presa una storta per Zoro…" mormorò Usop,
avvicinando il viso a Nami cercando di non essere udito da altri.
"Si
è presa cosa?" urlò Rufy, posando entrambi le
mani sulle anche fissando la scena.
Nami
scosse la testa esasperata quando improvvisamente le
venne un'illuminazione divina.
"Usop tu sei un genio." Abbandonò il cecchino con una
smorfia dipinta in viso e si avvicinò alla dolce coppietta in amore, afferrando
Zoro per un lembo della camicia, facendo per trascinarlo via.
"Mi scusi sceriffa, mi permette di convenire un secondo con Goro?"
La donna
sebbene piuttosto sospettosa riguardo l'atteggiamento,
assentì, decidendo, nel frattempo, di dedicare l'attenzione agli altri membri del
gruppetto, senza però evitare di lanciare continui sguardi omicidi ai due che
si erano leggermente allontanati.
"Devi
sedurre la sceriffa!" esclamò Nami, una volta abbastanza
lontani, puntando un dito contro il petto del ragazzo.
"Devo
fare cosa??" domandò Zoro scioccato dalla
richiesta.
"Sì,
sedurla! Hai capito benissimo. E' palese, le piaci… e la cosa se sfruttata a
dovere verrebbe tutta a nostro favore." Disse la
rossa, annuendo veemente, con un sorriso furbo disteso sulle labbra.
Zoro,
senza sentire il bisogno di dire altro, fece per allontanarsi.
"No,
fermati!" lo bloccò di nuovo la ragazza, parandoglisi di
fronte "Per una volta tanto ascoltami. Risolveremmo un sacco di
problemi!"
"Ma tu sei cretina!" ribattè
Zoro facendo un gesto esplicito con una mano "Non ci penso nemmeno a fare
una cosa del genere!"
Nami
sbuffò infastidita, picchiando un piede in terra.
"Non
sto mica dicendo che devi umiliarti, giurandole amore
eterno… solo… solo assecondare per qualche secondo le sue moine e convincerla a
lasciarci andare… che siamo brave persone!"
"Ma noi non siamo brave persone."
"Zoro,
in momenti come questi mi ricordiRufy."
"Senti…"
riprese lo spadaccino "Non lo faccio. Puoi dire qualsiasi cosa, ma la
risposta resta no. Posso tirarle una bastonata nella
schiena, la stordiamo e ce ne andiamo, non è più
semplice così?"
Nami non
si fece molti problemi ad assestargli un cazzotto nello stomaco.
"Cretino!
E così secondo te risolviamo i nostri problemi?"
gli urlò contro, calmandosi praticamente subito, riducendo la sua voce ad un
bisbiglio.
"Senti, scemo, abbiamo ancora bisogno di qualche giorno per
raccogliere informazioni… per racimolare qualche scorta… non possiamo accoppare
lo sceriffo e pretendere poi di scorazzare liberamente per il paese. Quindi, o fai quello che ti dico… o… il pugno la prossima
volta finisce più in basso!"
Lo
spadaccino represse un ringhio ma si lasciò infine
convincere, forse più per sfinimento che altro.
Tornarono
a raggiungere il gruppetto dove la sceriffa, che li aveva tenuti d'occhio per
tutto il tempo, li stava attendendo ansiosa.
"La
sceriffa ci sta dicendo che domani sera qui in paese
ci sarà una mega sagra! Il Ranocchio balestrato day!" esclamò Rufy,
allargando gambe e braccia entusiasta.
"Era
il Bufalo Canuto'sday,
deficiente!" lo corresse Sanji con una manata in fronte. "Lo perdoni…
non è tanto normale nemmeno lui." Cercò con lo
sguardo la donna che però si era già dileguata per
avvicinare Zoro, ora decisamente più in imbarazzo di prima.
"Ci
verrai anche tu? Domani sera?" gli chiese, sfarfallando le sue lunghe
ciglia in estasi, prendendolo per un braccio.
Il
ragazzo fece per ribattere qualcosa, cogliendo lo sguardo minaccioso di Nami,
che gli mimava la sua decapitazione.
"Penso
di… sì." Rispose incerto, cercando di distanziare la donna, nonostante ora
gli fosse praticamente avvinghiata addosso.
"Oh
bene!" si illuminò la donna "Perché io ecco
ancora non ho un accompagnatore e…"
"Ma come è possibile tutto ciò?" sbottò indignato Sanji,
già pronto a donarsi per la causa, guadagnandosi solo una pedata da Nami.
"Già…"
riprese la donna continuando a fissare lo spadaccino "Non riesco a trovare un uomo alla mia altezza. Però… oggi deve
essere il mio giorno… fortunato."
Zoro
represse un gemito rassegnato, già conscio di quello che avrebbe dovuto fare.
"Onora
le promesse…" borbottò a mezza voce.
Abbassò
uno sguardo sulla donna, afferrandole una mano, con decisione.
"Sarei
onorato, di poterla accompagnare a questa sagra, milady…" disse con voce
bassa e virile, guardandola negli occhi.
La
sceriffa represse un sospiro stupito e rimase immobile a fissarlo come rapita.
Zoro la
lasciò andare bruscamente e si allontanò, ben deciso ad abbandonare quel luogo
il più velocemente possibile.
"Uh
bene, allora domani tutti alla sagraaaaaa!" esclamò eccitato Rufy, mentre Sanji, Nami, Usop e
Chopper fissavano Zoro decisamente sconcertati.
La rossa
fu la prima a riscuotersi e seguire capitano e spadaccino, abbandonando la
sceriffa ancora in fissa.
"E quella da dove è saltata fuori?" domandò ridacchiando
divertita, cominciando a tampinare Zoro, che si allontanava a passo spedito.
Lo
spadaccino la ignorò per qualche secondo.
"Mi
hai detto di farlo e l'ho fatto! Non sei
contenta?" ribattè brusco mentre ora anche il
resto della ciurma si avviava verso lidi sconosciuti.
"Ma era la mia tattica quella!" la voce di Sanji appena
dietro di loro che indignato e combattuto si lasciava la donna imbambolata alle
spalle.
"E secondo te da chi ho copiato la sceneggiata?" gli
urlò dietro, nervoso, aumentando ulteriormente l'andatura, lasciando dietro di
sé solo polvere.
Se
volete leggere in anteprima questa ed altre storie, venite a trovarci, visitate
OPIF: Il primo Archivio italiano di storie su One Piece!
Dopo un luuuungo, anzi lunghiiiissimo lasso di
tempo dall'ultimo aggiornamento alla storia, eccoci di nuovo qui, a stupirvi con
un nuovo, entusiasmante ed esilarante capitolo della saga più divertente di
tutti i tempi!!!
Il capitolo era nato come uno speciale, un intermezzo comicamente delirante a
supporto della storia, ma infine si è trasformato in un capitolo a tutti gli
effetti, affatto slegato dalle vicende in corso!
Quindi ci auguriamo che sia di vostro gradimento!
Buona Lettura!
Azumi & Elivi
ISLA DE MUERTE
CAPITOLO 4
- Special four -
La
ciurma di Rufy aveva raggiunto la locanda Evans, una piccola pensione tranquilla
alla periferia della città.
Avevano preso accordi con il proprietario Max, un uomo dalle straordinarie orecchie a
sventola, affinché preparasse per loro due stanze, proprio come richiesto quello
stesso pomeriggio da Nami.
La
ragazza fu la prima ad entrare in uno dei due locali per accertarsi della
capacità degli interni.
"Questa
è nostra!" decise rapidamente, dopo una rapida occhiata a quella apparentemente
più pulita, gettando all'interno la sua sacca. Robin la seguì senza aggiungere
altro alla dichiarazione.
"Allora
se questa è la vostra stanza, deve essere per forza anche la mia!" giubilò
Sanji, balzellando verso la porta, seguito da una scia di cuori volanti.
Nami gli
si parò davanti con fermezza, sospingendolo verso l'esterno.
"Buona
notte Sanji! Ci vediamo domani!" sentenziò secca, sbattendogli la porta in
faccia.
Il
ragazzo rimase fermo sulla soglia chiusa, deluso e mugolante.
Il resto
del gruppo, nel frattempo, si era già sistemato nella stanza adiacente, senza
darsi la pena di controllare i deliri amorosi del compagno.
"Bellooo! C'è il letto matrimoniale!" esclamò Rufy, gettandosi letteralmente sul
materasso, seguito a ruota da Usop e Chopper.
"Abbiamo
stabilito dove dormirete voi tre." Sentenziò Zoro, con la sua serafica serietà,
gettandosi a sua volta su un altro letto poco distante.
Uditi i
compagni, persino Sanji decise di trascinarsi nella stanza, abbattuto,
frustrato, diretto all'ultimo letto libero.
"Evvivaaa! Dormiremo nel lettoneee!" gioivano intanto i tre, prendendo a
saltellare alternativamente sul materasso con gran fragore di molle.
Nell'altra camera Nami e Robin, riposte le loro sacche, si preparavano per la
notte.
"Che
cos'è questo rumore?" chiese preoccupata la rossa, rimasta a metà strada
dall'indossare la parte superiore del pigiama.
Dall'altra stanza accanto alla loro, giungeva un sinistro cigolio, seguito da
schiocchi più o meno sospetti, che ricordavano una spalliera che cozzava
violentemente contro il muro.
"Ci
devono essere degli amanti piuttosto focosi nella camera accanto alla nostra"
rispose noncurante Robin, mentre riponeva un libro sul comodino.
"E
devono fare per forza questi versi?" fu la scocciata risposta di Nami. La Cow
girl, per tutta risposta, si strinse nelle spalle con un sorrisetto smaliziato.
"Sono
senza pudore" aggiunse Nami, udendo gemiti sommessi piuttosto espliciti, senza
però stavolta nascondere un'espressione di malcelato divertimento.
"Un
piacevole intrattenimento" commentò laconica Robin, sdraiandosi sul letto.
Nami
s'impose di non udire altro e seguì l'esempio della compagna, stendendosi sul
materasso, pancia all'aria e braccia spalancate. Fu allora che udì un altro
cigolio, simile a quello della stanza degli amanti ma molto più sospetto.
Proveniva dalla stanza dei ragazzi.
"Anche
loro dici che si stanno intrattenendo nello stesso modo?" domandò, indicando la
parete, ad occhi spalancati.
"Potrebbe essere. Io non li conosco così bene" rispose Robin, richiudendo il
libro che aveva cominciato a leggere, tenendo il segno con le dita.
"Che tu
sappia, hanno certe preferenze sessuali?"
Nami si
mise seduta sul letto pensosa. "Mah, dovrei ragionarci un po' su" rimuginò con
cipiglio professionale, osservando la parete come se potesse trarne ispirazione.
"Vediamo: Chopper… no è troppo piccolo. Rufy non sono sicura che conosca il
significato di certe cose" Robin sorrise divertita "Zoro, potrebbe essere, non
ha mai manifestato particolare interesse verso il genere femminile, Sanji pure
troppo, ma potrebbe essere una copertura per celare la sua vera natura… e Usop…
no, Usop ha la faccia da maniaco. E poi più di una volta l'ho sorpreso a
spiarmi."
"Bella
opinione che hai dei tuoi compagni" commentò Robin ridacchiando.
"A
condividere ogni minuto della giornata con elementi del genere certi commenti li
fai anche solo per passare il tempo..."
Robin
scosse la testa e riprese a leggere il suo libro.
"Sanji!
Cosa stai facendo?!" sbraitò Zoro, osservando il biondo che si stava spogliando.
Il cuoco piegò ordinatamente i suoi abiti e si sdraiò sul candido lenzuolo, in
mutande.
"Non ho
pigiama! Non pretenderai mica che io dorma completamente vestito! E poi fa pure
caldo!"
Rufy
udendo queste parole balzò giù dal letto gridando "Tutti nudiiiiiii!!!"
Nami
dall'altra parte della parete, sobbalzò per la sorpresa.
"Rufy
rimettiti immediatamente le mutande!" gridò Sanji, lanciandogli indietro
l'indumento di cui si era entusiasticamente privato.
Chopper,
che ancora saltava felice sul letto, si lasciò scappare, quella che i dottori
comunemente definiscono flatulenza corporea.
Arrossì però di colpo "Non l'ho fatto apposta!" si
giustificò, nascondendosi dietro la sponda del letto.
"E tu
questa la chiami scoreggia? Non c'è paragone con questa!" si bullò Usop,
raccogliendo tutte le sue energie aeree, esplodendo infine in uno straordinario
tuono anale.
Zoro
sdegnato, si volse senza una parola verso la parete, pretendendo, nella sua
dignità di samurai, di non sentire e non vedere niente.
"Usop
che hai mangiato? Topi morti?" si lagnò Sanji, contorcendo le labbra in una
smorfia di disgusto.
"Che pretendi? La zuppa
che hai preparato oggi, ce l'aveva un retrogusto di cadavere..." malignò Zoro,
sbriciando il cuoco, esibendo un sorrisetto piuttosto inquietante, quasi
diabolico.
"Ehiii,
ragazzi!" fu l'urlo entusiastico che lanciò Rufy poco prima di seguire l'esempio
del cannoniere, rilasciando nell'atmosfera la stessa aria fetida.
Sanji si
tappò il naso, scotendo la testa.
"Non
cominciare anche tu adesso! Se gli dai corda non la finirà più!" ringhiò.
"Ma io
non voglio che smetta!" ribattè Rufy sorridendo stupidamente, facendo partire
l'ennesimo tuono.
Usop
ammirato, scrocchiando le dita, si preparò alla battaglia più sensazionale della
serata.
"Vuoi la
guerra?" esclamò dunque, mettendosi in posizione di battaglia "E guerra sia!" e
così dicendo si unì al coro di Rufy.
Zoro,
provato da tanta scemenza, voltato verso la parete, prese a sbattere la testa
contro il muro.
Nami
dall'altra parte, udito il richiamo, credendolo uno scherzo goliardico, rispose
bussando tre potenti colpi.
"Cos'è
stato?" domandò Sanji, balzando sul letto di Zoro mentre in sottofondo
aleggiavano suoni ed odori pestilenziali.
"Che ne
so. Battevo la testa al muro solo per farmi passare il mal di testa" rispose lo
spadaccino esasperato, cercando ristoro, soffocando la faccia nel cuscino.
"Io sono
il re delle scoreggeee!!!" esplose Rufy innalzando le braccia al cielo
liberandosi ancora e ancora; Usop prese la palla al balzo, quindi seguendo
l'esempio del capitano esclamò "Allora il re dei pirati lo divento io!"
"No."
Ribattè Rufy chetandosi ed assumendo il suo sguardo più battagliero "Io
diventerò il re dei pirati scoreggione!"
"Non
vale, così fai tutto tu" si lagnò Usop deluso, riprendendosi praticamente subito
"Oh oh, senti questa, capitano!" Usop diede sfoggio delle sue qualità esibendosi
in un boato vulcanico.
Sanji
nel frattempo, a cavalcioni sul letto di Zoro, s'intratteneva bussando alla
parete "Namiii! Nami, mi senti?"
"Levati
dai coglioni Sanji!" gli ringhiò contro lo spadaccino, scalciando furiosamente
in preda ad una crisi isterica interiore.
"Io devo
comunicare con il mio amore!" ribattè un allupato Sanji mentre Chopper, in
sottofondo, batteva gli zoccoli a ritmo di scoregge.
Fu
allora che Zoro raggiunse il limite consentito. Imbufalito scattò in piedi "La
volete FINIRE?" sbottò facendo roboare la sua soave vocina per le spoglie mura
della stanza "Siamo qui per DORMIRE, non per STRONZEGGIARE!" il silenzio nella
stanza si fece totale e quando una mosca si azzardò ad attraversare il locale
con il suo ronzio continuo e fastidioso, Usop si affrettò ad afferrarla,
ingabbiandola in un pugno.
"Bella
presa!" gli sussurrò Rufy, elogiando le prodezze del suo cannoniere che
terrorizzato e perso in mille smorfie tentava di trattenere stoicamente un peto.
"State
facendo un casino della miseria! E qui dentro c'è una puzza di merda che una
latrina in confronto è un campo di lillà!" concluse Zoro, dirigendosi verso la
finestra, spalancandola con un tonfo. A quel punto Usop non riuscì più a
trattenere i suoi bisogni corporali, esplose in un ennesimo boato, guadagnandosi
uno sguardo tagliente di Zoro.
"Ma
tuona?" fu la domanda spontanea di Nami nella stanza accanto, l'ultimo rombo
l'aveva insospettita più dei precedenti.
Robin si
strinse nelle spalle, continuando a disinteressarsi della faccenda.
"Forse
cambierà il tempo" riprese la rossa, avvicinandosi alla finestra aperta per
accertarsi della situazione metereologica.
Allungò
la testa e guardò il cielo limpido, privo di qualsiasi nuvola o presagi
temporaleschi quando la sua attenzione venne attirata da un paio di lunghe
braccia che si muovevano fuori della finestra, accanto a quella della sua
stanza.
"Zoro?
Che stai facendo?" gli domandò la ragazza, accorgendosi degli strambi movimenti
dello spadaccino, intento ad areare il locale.
Il
ragazzo, sentendosi chiamato inaspettatamente in causa, bloccò le braccia a
mezz'aria, in una posa piuttosto stupida.
"NAMI!"
esclamò ad alta voce per avvertire i suoi compagni del pericolo incombente
"Facevo ginnastica serale. Bella serata per l'esercizio." tentò a mezza voce
seguendo le direttive dei suoi compagni che, gesticolando, lo imploravano di non
rivelare il loro segreto.
"Mica
tanto!" replicò Nami "Ho sentito dei tuoni poco fa!"
"Ah sì?
Pioverà allora..." disse Zoro, tentando pateticamente di fare il vago.
"No, è
impossibile, il cielo è limpido" negò la navigatrice sicura di sè, indicando un
punto indefinito nella volta celeste. Zoro seguì il dito stringendosi nelle
spalle.
"E
allora ti si sarà inceppato il filtro." Azzardò, posandosi mollemente al
davanzale, cercando di mostrarsi rilassato e perfettamente a suo agio.
Nami
sollevò un sopracciglio.
"Il
filtro?" chiese perplessa.
"Sì, il
filtro, il sesto senso... settimo, ottavo... quella cosa lì!"
"Zoro...
ma ti senti bene?" domandò la ragazza, indicandosi la fronte come a sottolineare
lo stato febbricitante del giovane.
"Perché..." riprese Zoro rimettendosi dritto di scatto "C'ho la faccia di uno
che sta bene?"
Improvvisamente una testa bionda si infilò sotto l'ascella di Zoro, mostrando
una lunga lingua penzoloni.
"Ciaooooooo Namiiiiiii!!!!" esordì Sanji, solo dopo aver aspirato boccate d'aria
fresca e sana.
"Hai
visto che belle stelle?"
Zoro a
quel punto cercò di ritirarsi, schifato, quando Rufy eccitato da tutto
quell'assembramento di gente, balzò alle loro spalle per prender parte alla
conversazione.
"Nami,
hai sentito che belle sco..."
Sanji,
allarmato, prese il capitano per la collottola e lo ritirò dentro prima che
potesse completare la frase compromettente.
Zoro
pensò bene di richiudere prudentemente le imposte, lanciando a Nami un sorriso
di commiato piuttosto inquietante.
Robin
dall'interno, notando che Nami era tornata al suo letto, chiese: "Allora?"
Nami si
sdraiò sul letto e sospirò.
"Scoreggiavano" fu il laconico commento.
Sanji si
gettò sul materasso, stringendo il cuscino con possessività.
"Oh, la
mia Nami! Avete visto come era bella in pigiama?" esclamò estasiato, con voce
cantilenante.
"Aveva
addosso un pigiama con le banane" commentò Zoro, come se questo smentisse
definitivamente i vaneggiamenti di Sanji, girandosi verso la parete, deciso a
dormire seriamente, questa volta.
Il cuoco
lo fulminò con lo sguardo.
"Ma che
ne capisci tu, uomo rozzo e ignorante. Le banane sono il frutto dell'amore e la
mia Nami questa sera sprizzava sensualità da tutti i pori!"
"Ce
l'aveva il bollino blu?" domandò serioso Usop, fissando il cuoco.
"Ce
l'hai tu nel cervello il bollino!" ribatté Sanji, lanciandogli violentemente in
faccia il cuscino.
"Cos'è
il bollino blu?" domandò Rufy, perplesso, seduto a gambe incrociate sul letto.
Nessuno
rispose, mentre il cuoco si alzava per andare a recuperare il suo cuscino.
"Voi non
capite niente, non comprendete le pene di un uomo innamorato!" esclamò
stringendo nuovamente a sé il morbido guanciale.
"Ma
valla a raccontare a chi ci crede." mugugnò Zoro già per metà perso nel mondo
dei sogni.
"Io ci
credo!" esultò Rufy, alzando la mano.
"Grazie!" disse Sanji sedendosi nuovamente "Io amo le donne come amo l'essere
cuoco. Quando lavoravo al Baratie non ho imparato solo a cucinare. Non so se mi
spiego" concluse con uno sguardo ammiccante.
"Non ti
spieghi… infatti." ribattè Zoro alzandosi su un gomito, mentre Usop, Rufy e
Chopper si facevano attenti.
"Non
ascoltare Zoro! Raccontaci delle tue meravigliose imprese!" lo incoraggiò Usop,
smanioso di storielle piccanti.
Chopper
arrossì lievemente.
"Già,
chissà quanta gente hai conosciuto. I ristoranti sono luoghi molto frequentati,
vero?"
Sanji
assunse un'aria professionale.
"Niente
di più vero Chopper, nel mio ristorante sono passate le bellezze più esotiche di
tutti e quattro i mari conosciuti!"
"Mapperfavore…" borbottò Zoro scotendo la testa.
Il cuoco
gli lanciò una gelida occhiata, ma decise di lasciar cadere qualsiasi
rimprovero.
"Dicevo…" riprese, stringendo più forte a sé il cuscino, assumendo rapidamente
un'aria sognante "Ricordo perfettamente Justine… capelli biondi come il grano
d'estate…"
"In
pratica color paglierino" constatò Zoro atono.
Sanji
gli lanciò un'occhiataccia ma, come prima, decise di soprassedere.
"Aveva
occhi che brillavano come zaffiri al sole…"
"Come
zaffiri?" disse Rufy perplesso "Ma aveva un occhio di vetro? Bello!"
Sanji lo
ignorò deliberatamente.
"La
prima volta che entrò al Baratie il mio cuore prese a battere come un tamburo…"
"Avevi
dei problemi cardiaci?" chiese Zoro rinunciando a dormire, preferendo stuzzicare
il ragazzo.
"La vuoi
finire di interrompermi sempre? Sei geloso perché non hai mai incontrato una
Juliette tu!" sbottò Sanji, scattando nuovamente in piedi inviperito.
"Ma non
si chiamava Josefine?" domandò Rufy, sempre più perplesso.
"No, era
Julianne!" disse Usop con aria confusa.
"Ma non
era Justine?" rammentò Chopper che pareva il più sveglio di tutti.
Zoro
fece un cenno esplicito con la mano, lasciando che la scena si commentasse da
sola.
"Se
continuate così, la storia non la racconto più!" gridò Sanji fingendosi offeso.
"E chi
ti ha chiesto niente?" lo riprese Zoro.
"Tu sei
solo invidioso perché io almeno ho qualcosa da raccontare mentre tu no!" lo
provocò il cuoco avvicinandoglisi "Cosa credi, che non sappiamo perché ti alleni
così tanto? Lo sai vero cosa dicono degli uomini che hanno troppi muscoli!"
Zoro non
fece una piega.
"Parla
uno che non sa nemmeno distinguere un uomo da una donna. Come si chiamava la tua
amichetta di questo pomeriggio? Giovanni?"
Il viso
di Sanji si trasfigurò in una smorfia di terrore e disgusto, mentre Usop, Rufy e
Chopper seguivano il dibattito in corso come se stessero assistendo ad una
partita di ping pong.
"Questo
cosa c'entra adesso? Si parlava delle tue frustrazioni sessuali!"
A quella
parola Chopper diventò bordeaux e Rufy non sapendo cosa fare si lasciò sfuggire
un ennesima scoreggia.
"Intrattenimento musicale!" si giustificò, sorridendo stupidamente.
"Io non
sono frustrato! Io sono al di sopra di queste cose, io faccio meditazione e
esercizi costanti per raggiungere la pace interiore. Il mio corpo è la casa del
mio spirito!" declamò Zoro solenne, guadagnandosi l'ammirazione dei suoi
spettatori.
"Si…"
disse Sanji scettico "Una casa frustrata per uno spirito frustrato! Da quant'è
che non tocchi una donna tu? Se mai ne hai toccata una…"
Zoro
chiuse gli occhi e si addormentò di botto.
"Ehi
Robin…" Nami dall'altra parte aveva l'orecchio accostato alla parte, in una posa
piuttosto buffa "Si stanno facendo discorsi interessanti nella camera dei
ragazzi!" la aggiornò mimandole di avvicinarsi.
"Discorsi di che tipo?" domandò incuriosita la donna, sedendosi sul letto di
Nami.
"Parlano
di donne, a quanto pare, magari scopriamo cose interessanti!"
"Perché
sei interessata?"
"Perché
così poi li ricatto. E' una questione di sopravvivenza!" rispose la rossa,
stringendosi nella spalle "Hai un bicchiere? Si sente meglio così."
Robin si
mise in posizione e fece apparire un orecchio sul soffitto della camera dei
ragazzi.
"Ora
sento bene!" esclamò, mentre un'ammirata Nami annuiva felice.
"Zoro?"
lo richiamò dopo qualche secondo Usop, pungolandolo con un dito.
"Che
vuoi…" mugugnò lo spadaccino, aprendo un occhio infastidito.
"Ma
dormivi?"
"No…"
rispose, richiudendo la palpebra, ricominciando a ronfare beato.
"Ma che
malattia ha, Chopper?" chiese il cannoniere rivolgendosi al piccolo alce che
circondava il giovane come tutti gli altri.
"Penso
sia una leggera forma di narcolessia, ma niente di grave, in fondo…"
"Io non
sono narco-niente." ribattè Zoro senza aprire gli occhi.
"Certo
che se fa così anche con le donne, stiamo messi bene!" ribadì Sanji che ancora
non demordeva riguardo al suo argomento preferito.
Zoro si
mise a sedere, massaggiandosi il collo, assonnato.
"Ho
capito che stasera non c'è verso di dormire!" commentò rassegnato.
Passò
una mezz'ora, prima che persino Nami si stufasse dell'intrattenimento spia della
serata.
Aveva
abbandonato l'attività, sistemandosi la vestaglia addosso, inforcando la porta
della stanza.
"Vado a
fare un giretto." Aveva semplicemente annunciato a Robin, pensando che avrebbe
capito perfettamente dove fosse diretta.
Max, il
proprietario, stava accucciato al bancone della reception, fisso sul suo ultimo
numero di enigmistica.
Alzò lo
sguardo, solo quando si trovò di fronte la rossa. Gli occhialetti tenuti su più
dalle abnormi orecchie che dal naso.
"Desidera?" domandò, preoccupato del fatto che vi fosse qualche problema con la
stanza.
Nami
poggiò i gomiti al bancone e sfoderò uno dei suoi migliori sorrisi.
"Volevo
fare due chiacchiere, semplicemente." Disse, nel modo più casuale possibile.
L'uomo
inarcò un sopracciglio e tornò a prestare attenzione al suo intricatissimo
cruciverba.
"Barrisce. Otto lettere." Fece, concentrandosi moltissimo.
La
navigatrice guardò esplicitamente le sue orecchie.
"Elefante."
L'uomo
si illuminò tutto soddisfatto "E' vero!" giubilò, e appuntò la parola sulla
tabella.
"Dicevamo?" tornò a chiedere, ora di buon umore, propenso a dare retta alla
ragazzina.
"Mi
domandavo se sapesse qualcosa dell'Isla de Muerte."
Max si
fece sfuggire la penna di mano, e la fissò a bocca aperta per un interminabile
istante, freddato.
Recuperò
rapidamente il suo strumento di scrittura e tornò al cruciverba.
"Permette di prendere i canali satellitari. Otto lettere."
La
ragazza di nuovo osservò le sue orecchie.
"Parabola." Fu la risposta leggermente seccata di Nami, che cominciava a pensare
che l'educazione non fosse proprio il suo forte.
"E'
vero!" esultò ancora "Si parlava, di... ?"
"... so
che il mare attorno all'isola è acido. E corrode la carena delle navi. So che è
una meta praticamente impossibile da raggiungere, per un natante." Proseguì,
affatto propensa a demordere.
Max di
nuovo spalancò le labbra, stupefatto. Ancora dipinta in volto quell'espressione
beotamente congelata.
Nami
sospirò rassegnata. Puntò il dito sull'ultima casella del cruciverba.
"Riconoscenza!" precisò, sorprendendo l'uomo che di nuovo sorrise compiaciuto.
Segnò a
chiare lettere la parola, prima di posare la penna con lentezza solenne.
Intrecciò le dita delle mani con l'aria professionale di chi si appresta a
enunciare un simposio.
"C'è un
porto, oltre il deserto, oltre la valle degli indiani, che si sporge sulla costa
a est dell'isola. Lo Sguardo di Fuoco, lo chiamano gli indiani." Parlò
con voce di chi conosce ogni minimo particolare di quella storia.
"Perchè
c'è un unico faro, che viene acceso ogni notte. La luce di un faro che non
accompagna alcun navigatore alla meta, perchè quello è un mare maledetto. Le sue
acque hanno trascinato nella loro profondità un numero indefinito di navi."
Abbassò la voce a un mormorio cospiratorio e lugubre "Il cimitero dei vascelli,
viene denominato quel passaggio."
Nami
provò un leggero brivido a quella definizione.
"Il
guardiano del faro è un uomo... che vive da sempre con la speranza di poter
veder approdare anche uno solo degli equipaggi che finiscono per sbaglio su
quella rotta... fino ad ora non ci è mai giunta notizia che abbia soddisfatto
quella speranza."
"E vive
da solo, laggiù?" domandò Nami, decisamente interessata alla faccenda. Il
racconto coincideva con quello che Robin aveva fatto loro poco prima, sulla via
della locanda, riguardo le sue scoperte del pomeriggio.
Max
annuì.
"Da
solo" confermò "E da anni studia un modo per raggiungere l'isola. O anche solo
per solcare le acque di quel mare."
"Studia... ?" incalzò Nami per avere maggiori informazioni. Persino la
descrizione dell'uomo. Anche questo corrispondeva alle informazioni sommarie di
Robin.
"Già! E'
un inventore, il vecchio" Max si strinse nelle spalle, rilasciando un sospiro
rassegnato. "Ma girano voci sul fatto che la sua ossessione lo abbia fatto
impazzire. Persino la vecchia Mab, che anni fa soleva attraversare le grandi
vallate per vedere come se la passava il suo vecchio concittadino, ha
rinunciato, dopo la sua ultima visita."
"E
perchè mai?"
"Che
faresti tu, se qualcuno tentasse di impallinarti da metri di distanza con
gavettoni d'acqua acida?"
Nami
tornò nella sua stanza, pensierosa riguardo le notizie che aveva appena appreso.
Aveva
abbandonato Max e le sue orecchie all'ennesimo cruciverba.
Qualcosa
nel suo racconto aveva inaspettatamente acceso le sue speranze.
Gavettoni d'acqua acida. Questo stava a significare che il vecchio, del quale
non aveva saputo strappare il nome, aveva per forza escogitato un materiale in
grado di impedire il suo deterioramento agli effetti dell'acido.
Inventore pazzo o meno, valeva ben una visita. In ogni caso era decisamente di
strada.
Varcò la
soglia della sua camera da letto con queste elucubrazioni mentali, quando si
rese conto che il suo letto era occupato da un sonnacchioso Usop.
"Che
diavolo ci fa lì il nasone!?" sbottò puntando il dito nella sua direzione,
infastidita dall'essere stata spodestata.
"Ehi, ce
l'hai un letto! Levati di..." tentò di protestare, quando lo vide mettersi
seduto.
La
fissava con occhi spiritati.
"A cuki..."
disse.
"Ah?" si
domandò la navigatrice, chiedendo tacitamente spiegazioni a Robin che se ne era
rimasta in un angolo a leggere.
"E'
venuto di qui, chiedendo asilo politico."
"E tu
glielo hai concesso?"
La donna
non potè far altro che stringersi nelle spalle.
"Chopper
ha detto che si devono assecondare i sonnambuli."
Nami
fissò di nuovo Usop, chiedendosi se il suo comportamento fosse seriamente
istigato dal sonnambulismo.
"A
cuki." Ripetè insensatamente il cecchino e si rimise a ronfare né più né meno di
come faceva Zoro.
"E io
dove dormo?" si domandò pratica Nami, allargando le braccia, rassegnata.
Un filo
di fumo si propagò dall'ingresso ancora aperto della camera.
Sanji,
poggiato allo stipite in posa plastica, sollevò la palpebra dell'occhio visibile
sfoggiando la sua migliore espressione da play boy.
"Posso
offrirti calda ospitalità... fra le modeste lenzuola, del mio letto." Mormorò
con voce bassa e vibrante, lasciando che il fumo della sua sigaretta gli
incorniciasse l'affascinante viso.
La
cartografa risolse la situazione sbattendogli la porta in faccia.
"Fatti
in là, sorellina Robin. Devo raccontarti un paio di cose sull'uomo che ci
condurrà all'Isla de Muerte."
Continua...
Se
volete leggere in anteprima questa ed altre storie, venite a trovarci, visitate
OPIF: Il primo Archivio italiano di storie su One Piece!
C'era un gran fermento
quella notte, a West City. Miriadi di lucette colorate adornavano le tante
bancarelle disposte ai lati della via principale, traboccanti di oggetti di ogni
dimensione e genere. Quella sera, West City, celebrava un'annuale ricorrenza e
su di un abnorme striscione faceva bella mostra di sé, penzolando dai due lati
della strada, la scritta "BUFALO CANUTO'S DAY".
Le note di un piano riecheggiavano delicate nell'aria,
qualche violino faceva da accompagnamento, mentre la melodia dava l'impressione
di provenire dal fondo della via; le urla dei venditori più esperti sovrastavano
il chiacchericcio della gente che si affrettava, poco dopo essere uscita dalle
piccole abitazioni, a raggiungere il banco preferito. Le signore parevano aver
messo una cura particolare nella scelta dell'abito da indossare,
dell'acconciatura da esibire, dei gioielli da mostrare. Gli uomini invece, per
quella sera, sembravano aver dimenticato le solite risse e la dolce compagnia
delle avvenenti "dame" del saloon, dedicandosi alle proprie famiglie o ai propri
affari commerciali.
Una donna piuttosto corpulenta, ad esempio, aveva
ingaggiato una lotta verbale all'ultimo prezzo con l'ambulante delle stoffe. Il
prezzo della seta, a suo dire, era troppo elevato perciò tentava di convincere
il mercante a vendergliela ad una cifra di molto inferiore.
Intanto, un ometto pelato, dotato di un bel paio di baffoni
neri incredibilmente a punta, incitava gli avventurieri più coraggiosi ad
impegnarsi in una gara di tiro, indicando con fervore i bersagli alle sue spalle
e declamando i favolosi premi messi in palio per chi fosse risultato più bravo.
Anche la ciurma aveva deciso di scendere in strada quella
sera. Nami riteneva che quella sarebbe stata un'ottima occasione per riuscire a
reperire ulteriori informazioni sul fantomatico vecchio; gli altri, per lo più,
erano spinti dalla curiosità e dalle infinite possibilità di divertimento che
quella festa sembrava offrire. Grazie al cambio d'abiti avrebbero potuto
mescolarsi al resto degli abitanti senza destare alcun sospetto e se i baffi di
Rufy avessero continuato a fare il loro dovere, restando attaccati alle labbra
del giovane pirata, tutto sarebbe andato più che liscio.
"YAHOOO!!" gridò ad un tratto il capitano, saltellando
felice come un bambino, con gli occhi scintillanti, non appena scorse tra i
tanti barroccini, quello recante scritta: "Non sei degno di navigar per mare,
se questi pesci non riesci a pescare!"
"Ragazzi, questa è una sfida! Io vado." Annunciò
solennemente, per poi avviarsi di filato nella direzione della bancarella.
"RUFYYY! Aspetta un attimo! - tentò di fermarlo Nami -
CERCA DI NON CACCIARTI NEI GUAI COME AL SOLITO! RICORDA CHE SIAMO QUA PER
CERCARE INFORMAZIONI!" gli gridò infine, sperando che il giovane, ormai disperso
nel mare di gente, seguisse il suo consiglio.
"Mi auguro che almeno non ci faccia scoprire" disse poi
rassegnata, voltandosi verso il resto del gruppo che attendeva alle sue spalle.
"Allora ragazzi vediamo di fare il punto della situazione."
Cominciò, sicura che gli altri l'avrebbero seguita...
"Percorrendo il sentiero dell'amore sono giunto sino a voi!
I miei occhi non possono ingannarmi, siete forse un angelo?" L'interruppe Sanji
completamente perso nel tentativo di convincere una giovane bruna dai capelli
ricci a seguirlo chissà dove a bere qualcosa; le aveva preso una mano tra le
sue, sfoderando il solito repertorio di cuori volanti e fumo.
Nami a quella vista assunse un'aria perplessa, sollevato un
sopracciglio sospirò; doveva proprio arrendersi all'idea di dover fare a meno
dell'aiuto di due compagni, non le restava che confidare in quelli restanti.
Purtroppo per lei però, il resto della ciurma non sembrava essere dello stesso
parere.
Usop e Chopper avevano già sollevato una gamba pronti a
scattare chissà dove, quando la voce di Nami li bloccò.
"Voi due! Non provateci neanche..." ma prima che potesse
aggiungere altro, i due schizzarono via, lasciandosi alle spalle soltanto
un'enorme nuvola di polvere, veloci come il vento, neanche fossero stati
inseguiti dalla Marina.
"Umphf... c'è sempre Zor" disse quasi rassegnata
voltandosi, sicura di trovare lo spadaccino fermo al proprio posto. Inutile dire
che anche il giovane si era letteralmente volatilizzato; si era allontanato col
solito passo tranquillo, durante la scenetta improvvisata dal cuoco. Nami, per
un attimo restò a fissare incredula il punto in cui fino a pochi istanti prima
sostava il giovane, poi ripresasi quasi immediatamente, cominciò a snocciolare
una serie di improperi irripetibili che trovarono degna conclusione in uno
scalpicciare di piedi stizzito, sotto lo sguardo di Robin che semplicemente
l'osservava sorridendo. Era ormai più che ovvio che soltanto loro due avrebbero
dovuto concentrarsi sulla ricerca del vecchio.
**
Un piccolo capannello di gente si era radunato intorno al
banchetto dei pesci e cori e grida, di stupore e delusione, si susseguivano ad
intervalli piuttosto regolari.
"Vai così ragazzo, ce l'hai quasi fatta!"
"Forza, dai! Dai che ci sei!"
"Piano.... piano..."
"NOOOOOOOOO di nuovo!"
Rufy aveva da un po' dato inizio alla sua battaglia contro
quei poveri pesci rossi, che nient'altro avevano fatto di male se non essere
stati talmente sfortunati dal venire catturati ed infilati in una teca di vetro,
al solo scopo di far divertire gli abitanti di quella piccola e polverosa città.
Il gioco in definitiva era piuttosto semplice, i pesci
dovevano essere catturati servendosi esclusivamente di una specie di piccolo
anello di ferro, ricoperto da un solo foglio di carta di riso e provvisto di
manico; l'abilità del giocatore stava nel riuscire a "pescare" più pesci
possibili, senza forare il foglio di carta del proprio retino, un'impresa
piuttosto ardua a dire il vero, dato che il solo sfiorare l'acqua bastava a
rendere il retino inutilizzabile; ci volevano mente lucida e mano ferma, che per
l'appunto non erano due caratteristiche tipiche del capitano.
Rufy era sempre più imbronciato e ad ogni colpo fallito e
pesce mancato, l'espressione sul suo viso si faceva sempre più accigliata. Aveva
preso la cosa sin troppo seriamente, si era lanciato in una serie di
smanaccamenti continui, pensando così che in un modo o nell'altro un pesce prima
o poi l'avrebbe catturato.
**
"E adesso... possiamo divertirci finalmente! Ho visto
proprio laggiù un banco che fa al caso mio, se ti va puoi accompagnarmi, così
potrò mostrarti le mie grandi doti di cecchino, la mia speciale capacità di
colpire qualsiasi bersaglio; doti che nel mare orientale sono ormai diventate
leggenda! Molti mi ricordano come Capitan Usop l'infallibile".
Usop camminava con passo sicuro e fare baldanzoso mentre
raccontava al piccolo alce antropomorfo, di tutte le favolose gesta che aveva
compiute, narrandogli nei minimi dettagli di come tante volte la sua mira senza
eguali, a detta sua, aveva tolto lui e gli altri della ciurma dai guai.
"Ooooh! Wow Usop! Ma sei davvero un mito!" esclamò ad un
certo punto il piccolo Chopper, continuando a trotterellare estasiato al fianco
dell'amico, una volta che questi ebbe terminato il racconto dell'ennesima
mirabolante avventura.
"Si, qualcuno mi chiama anche così, ma sai – il nasone si
fermò per poi piegarsi e proclamare con tono serio - un vero guerriero del mare
deve anche saper essere modesto" annuì infine convinto.
"USOP! E' quella la bancarella che stavi cercando?" suggerì
ad un certo punto entusiasta Chopper, indicando alla loro sinistra una specie di
carro allestito per l'occasione, con nastri e fiocchi multicolor, presso il
quale uno strano ometto pelato con dei baffi neri intirizziti come due spilli,
incitava a gran voce i passanti ad avvicinarsi, sfidandoli.
"Venghino Siori, venghino! Mettete alla prova le vostre
capacità, tentando di centrare i bersagli alle mie spalle! Cosa sono pochi
spiccioli in confronto al titolo di Miglior tiratore di West City?!
Tentate Siori, tentate! Anche se non è poi così semplice come può sembrare!
Forza Siori! Avvicinatevi e giocate!"
I due ascoltarono con interesse le parole del padrone della
bancarella e quando le loro orecchie recepirono la frase "Miglior tiratore di
West City", Chopper se ne uscì esclamando:
"Usop devi tentare! Tu sei il miglior tiratore del mare
Orientale! Sarà un gioco da ragazzi per te!"
"Ehm... veramente io non..." tentò maldestramente di obiettare Usop,
gesticolando qualcosa al piccolo Chopper che lo guardava con fare ammirato,
quando la voce dell'ometto pelato giunse di nuovo alle loro orecchie.
"Lei laggiù! Si si proprio lei con quello strano borsone a tracolla!"
Usop si indicò il mento come a chiedere se lo sconosciuto
si stesse riferendo proprio a lui.
"Sì esatto, lei – rispose l'altro - non è forse una fionda
quella che vedo spuntare dai suoi pantaloni?" Usop si guardò le tasche dei
pantaloni; effettivamente la sua fionda sporgeva per una punta da sotto la
camicia di flanella a quadrettoni.
"Si si, lo è!" rispose Chopper per l'amico, annuendo con
veemenza. "Ha una mira eccezionale! Io l'ho visto all'opera! Posso
testimoniarlo!".
"Aaaah ma allora i miei occhi anche stavolta non mi hanno
ingannato! Riconosco sempre un vero tiratore quando lo vedo!" riprese il
proprietario del carretto, avvicinandosi ai due e mettendo un braccio intorno
alla spalla di Usop, costringendolo così a seguirlo, senza che quest'ultimo se
ne rendesse conto.
"Ehm, no ma non sono poi così bravo insomma... io non... in
verità..."
"Suvvia giovane amico, non vorrai davvero privare questa piccola città della
favolosa occasione di poter vedere con i propri occhi, cosa sei capace di fare
quando si tratta di dover centrare un bersaglio, vero?"
Evidentemente l'ometto pensava d'aver trovato il pollo da
spennare.
Usop dal canto suo, non sapeva più che pesci prendere, stava sudando freddo, era
stato incastrato ben bene e ormai dopo quanto aveva detto a Chopper non avrebbe
potuto tirarsi indietro. Non gli restava altro che tentare la sorte, sperando
che benevola anche stavolta gli sorridesse.
"E... bè... D'accordo." Ed io che volevo soltanto andare al banco delle
spezie... pensò, sospirando mestamente mentre accettava la sfida.
**
Zoro camminava con sguardo assente e mani in tasca per le
strade polverose, guardandosi stancamente in giro. Gli speroni che facevano
parte del camouflage, fortemente voluto da Nami, tintinnavano ad ogni suo
passo e rendevano ancor più minaccioso il suo vagare tra la gente, che però
pareva non curarsi affatto di lui, presa com'era a fare bisboccia.
L'idea di doversi mettere immediatamente alla ricerca del
vecchio non allettava il giovane spadaccino, il cui obiettivo al momento era
riuscire a scovare, in mezzo a quel guazzabuglio di carretti, bancarelle ed
abitanti festaioli, qualche luogo invitante dal punto di vista alcolico; colto
l'attimo in cui Rufy si era allontanato, aveva ben pensato di fare altrettanto.
Era già da un po' che gironzolava tra i vari tavoli,
banchetti e banconi; si era persino fermato qualche istante nei pressi di alcune
bancarelle, pensando d'aver trovato qualcosa d' interessante, sporgendosi per
osservare più attentamente, ma ritraendosi ogni volta con leggero disappunto.
Una giovane fanciulla gli passò di fianco correndo, la sua
risata interruppe i suoi pensieri; seguì la sua corsa con lo sguardo finchè non
scorse un giovane uomo dall'aria maliziosa correrle dietro, intenzionato a non
lasciarla fuggire tanto facilmente.
"In questa città si stanno dando dannatamente da fare coi
festeggiamenti!" osservò, sorridendo maliziosamente e riprendendo il suo
girovagare.
Dopo aver fatto qualche altro passo si fermò davanti ad un
banchino piuttosto insignificante, sia per dimensioni che per oggettistica.
Nessuna luce intermittente o festone variopinto. A Zoro parve piuttosto sospetto
quello strano allestimento: perfettamente disposte, una di fianco all'altra,
diverse bottiglie di vetro scuro; ognuna dall'aria polverosa e tremendamente
antica, le cui etichette gli risultarono difficili da decifrare. Poco più a
lato, una serie di scatolette, dalle molteplici forme e dimensioni, faceva bella
mostra di sè su fazzoletti di velluto rosso; alcune, aperte, esibivano al loro
interno diversi monili luccicanti, probabilmente d'oro.
Stava giusto per andarsene quando lo sguardo gli cadde
sulla copertina di un vecchio libro, logoro e strappato in diversi punti,
buttato con poca grazia in uno scatolone al lato della serie di bottiglie.
Qualcosa di quello sporco rudere di carta aveva attirato la sua attenzione e
messo in allerta i suoi sensi: la sagoma di una ballerina danzante, inchiodata
ad una scatolina di legno, sulla quale era marchiata a fuoco una grossa J.
Conosceva bene quell'immagine.
Si avvicinò alla scatola, continuando ad osservare con
sguardo serio ed attento il libro e mentre allungava una mano con l'intenzione
di prenderlo, in un attimo, vide una massa morbida e castana apparirgli davanti
agli occhi ed occupare tutto il suo campo visivo.
Ma porc!
Imprecò mentalmente chiudendo gli occhi dopo aver realizzato di cosa si
trattasse. Sentì distintamente una voce familiare pronunciare le parole: "Ti ho
trovato finalmente… Goro!"
**
"Accidenti a loro! Sempre la stessa storia!". Nami era
rimasta piuttosto indispettita dal boicottaggio subito ad opera dei suoi
compagni maschi, per quanto riguardava la ricerca del vecchio; era già un po'
che se ne andava per West City borbottando appellativi poco carini nei loro
confronti, fiancheggiata dall'unico membro della ciurma che, al contrario degli
altri, aveva preferito la ricerca al far baldoria. In realtà Robin pareva
divertirsi un sacco anche solo osservando la varietà e la fantasia di linguaggio
della sua compagna.
"Lascia che si divertano. Ogni tanto fa bene staccare dai
propri doveri, non pensi anche tu?" l'interruppe ad un tratto, sorridendole
comprensiva.
"Già, forse hai ragione…" ammise la rossa, quasi a
malincuore, decisasi finalmente a deporre l'ascia di guerra. "Bè da dove
vogliamo cominciare?" domandò poi, forse più a se stessa che non alla compagna,
guardandosi intorno.
"Mmmh… io direi che quella signora laggiù potrebbe fare
proprio al caso nostro!" suggerì l'archeologa, indicando una vecchia signora
avvolta nel suo scialle nero, che se ne stava tranquilla ad intrecciare fili di
cotone bianco in un prezioso ricamo, incurante del baccano che la circondava,
seduta sotto la veranda di una delle case che costeggiavano la via in cui si
svolgeva la fiera.
Nami la guardò un attimo perplessa; non era proprio il
genere di persona a cui aveva pensato di chiedere informazioni, ma dicendosi che
in effetti non c'era cosa migliore che domandare di un vecchietto ad un altro
vecchietto, seguì la mora che a passo spedito era già arrivata nei pressi della
veranda.
"Buonasera Signora! Possiamo rubarle qualche secondo?"
chiese Robin, rivolgendosi gentilmente alla vecchietta che, sollevata la testa
dal suo lavoro, osservò attentamente il viso della donna che le aveva parlato.
"Cos'è che sarebbe tondo?" domandò poi guardandola
con curiosità.
Nami e Robin si scambiarono un'occhiata sconcertate.
"Cominciamo bene" sussurrò la rossa, "Mi sa proprio che
sarà più difficile del previsto..." poi, alzando volutamente il tono della voce,
proseguì, cercando di essere il più precisa possibile nello scandire ogni
singola parola. "Ehm no signora, volevamo solo farle giusto un paio di
domande".
"Mutande? No, io non ricamo mutande. Fazzoletti,
cuscini, tovaglie… ma no, niente mutande mi dispiace." Concluse quella,
riprendendo a lavorare al suo ricamo.
**
Niente da fare, di Goro nemmeno l'ombra. Non riusciva a
trovarlo proprio da nessuna parte, eppure fino ad un attimo prima era proprio
lì, accanto a lei, ed un attimo dopo… puf, sparito! Come fosse stato inghiottito
dalla notte. La giovane però non si dette per vinta, lui doveva essere il suo
accompagnatore per quella serata e lo sarebbe stato, si disse, a costo di
setacciare tutta West City.
"Goro! Ehi, Goro, dove sei?? Goroooo! GOROOOOO!".
La bella Calamita Jay girava disperata per le vie del
villaggio, chiamando a gran voce il nome del suo 'cavaliere', il quale,
purtroppo per lei, ma per fortuna del povero Zoro, approfittando di un suo
momento di distrazione, aveva poco cavallerescamente abbandonato il campo; o per
meglio dire… era scappato a gambe levate il più velocemente che aveva potuto,
con l'intento di seminare le proprie tracce, augurandosi di riuscire a scampare
alle grinfie della giovane donna per il resto della serata, che ahimè sembrava
ancora piuttosto lunga.
Lo spadaccino aveva trovato rifugio nell'unico posto in cui
era sicuro che la sceriffa non lo avrebbe mai cercato e cioè in mezzo al mucchio
di stoffe e sete colorate di una bancarella, ai margini della strada; il
proprietario aveva ben pensato di disporle come fossero tende, sovrapponendo le
une alle altre, improvvisando un'allestimento in stile indiano con tanto di
incensi profumati.
"Bleah! Che puzza" esclamò disgustato storcendo le labbra,
mentre cercava un posto sul retro, nel punto in cui, sotto una specie di
impalcatura, si intrecciavano vari tessuti.
Quegli 'aromi' erano davvero nauseanti, ma Zoro si obbligò
a sopportare quel supplizio; non poteva rischiare di essere scoperto. Là,
accovacciato in mezzo a scampoli di seta arancione e rossa, la mente gli tornò
al libro che aveva visto, e che avrebbe anche preso se quella dannata femmina
non si fosse intromessa. Certo una promessa era sempre una promessa, quindi
aveva fatto buon viso a cattivo gioco ed aveva accettato di accompagnarla… ma
quel libro forse conteneva delle informazioni preziose sul vecchio che stavano
cercando, o meglio ancora, sull'isola. Dannazione.
Stava ancora pensando ad un modo per riuscire a raggiungere
il libro senza farsi beccare da quella donna, quando sentì frusciare alcune
stoffe alla sua destra. Mise subito mano alla Wado Ichimonji, pronto a
difendersi se ce ne fosse stato bisogno, anche se subito ebbe la strana
sensazione che…
"Maledetto travestito! Ma che diavolo vuole da me!". Una
zucca bionda spuntò dalle stoffe blu, mentre un braccio cercava di farsi largo,
agitandosi, in mezzo agli altri tessuti variopinti. Zoro rilassò i muscoli,
lasciando la presa sull'elsa della spada, poi sollevando un sopracciglio in
direzione del nuovo ospite, lo salutò: "Si sta facendo piuttosto affollato qui,
vedo…"
"Uh?" rispose l'altro, riuscendo finalmente a liberarsi.
"Zoro? E tu che ci fai qua in mezzo?" chiese stupito.
"Potrei domandarti lo stesso, ma mi hai già fornito
abbastanza spiegazioni poco fa, senza che te ne rendessi conto…" ghignò lo
spadaccino. "Allora? Come va con… Giovanni?"
"N-Non… non pronunciare quel nome!", Sanji al solo udirlo
fu scosso da violenti brividi; dopo essere sbiancato, il suo viso cominciò a
prendere un colorito verdognolo.
**
"Ehm signora"
"Sì, ci scusi…"
Entrambe le giovani donne della ciurma, già da un po'
tentavano a turno di attirare l'attenzione della loro interlocutrice, ma quella
niente, pareva proprio non sentirle. O meglio, per sentire le sentiva, il
problema era che non capiva mai quello che le due ragazze cercavano di
chiederle. Nami ad un certo punto, stanca di quel ridicolo giochetto, pensò che
le maniere spicce si erano sempre rivelate, almeno per lei, le migliori e decise
che quello era il momento di metterle in pratica; chiuse gli occhi, prese un bel
respiro e…
"SIGNORA! CI PUO' DIRE DOVE POSSIAMO TROVARE L'UOMO IN
GRADO DI COSTRUIRE BARCHE CHE ATTRAVERSINO IL MARE ACIDO?" sbraitò.
Robin si voltò di scatto completamente spiazzata
dall'uscita della navigatrice, che in tutta risposta fece spallucce "A mali
estremi... " spiegò.
"Cercate il vecchio Odas? Potevate dirlo subito, non c'era
mica bisogno di urlare!" rispose la vecchietta alzandosi in piedi finalmente e
mollando il suo lavoro sulla sedia. "Ah questi giovani d'oggi… venite con me!"
ordinò perentoria. Nami non potè fare altro che alzare gli occhi al cielo,
mentre una Robin sghignazzante, seguiva la vecchietta nel buio della via.
**
"Sanchiiiii mon cheeeer!
Dove ti sei nascosto? Dai, vieni fuori biscottino mio dolce!"
Giovanni, detto Jo, e la sua vocetta stridula, erano
giunti sino davanti al nascondiglio dei due pirati e nel momento stesso in cui
il cuoco l'aveva udito appellarlo in quel modo così smelenso, si era portato una
mano alla bocca, cercando di reprimere un conato di vomito.
"E tu saresti un uomo?" commentò lo spadaccino squadrando
con disappunto il compagno. Sembrava ci trovasse un immenso, quanto diabolico
gusto, nel provocarlo.
"Taci! Tu non puoi capire! Non hai VISTO ciò che ho visto
io!"
Sanji spalancò gli occhi in un' estrema espressione di
terrore, segno evidente che era stato qualcosa di davvero, davvero
orribile.
"Ovvio, io nn vado ad infrattarmi con esseri di dubbia
natura sessuale."
"Certo, perché tu non ti infratti e basta!"
"Senti un po', sopracciglia a ricciolo io", ma Zoro non
terminò mai quella frase perchè un
"GOROOOOOOOOO!!"
urlato a pochi centimetri di distanza riecheggiò nell'aria, togliendogli
completamente qualsiasi slancio combattivo.
"Argh…"
"Goro?" domandò Sanji notando l'espressione contrariata del
giovane, che annuiva con poca convinzione. Fu allora che il suo viso si illuminò
di una nuova consapevolezza.
"Ah! Ecco cosa diamine ci fai tu qua, ti stai nascondendo
da quella creatura celestiale! Oddio Zoro…- lo guardò sorpreso - Non è che per
caso sei…" prese ad insinuare il biondo, sorridendo maliziosamente, felice di
potersi finalmente vendicare del compagno.
Lo spadaccino lo fissò per un attimo, alzando un
sopracciglio in modo interrogativo, poi quando finalmente realizzò a cosa stava
alludendo, non disse niente… preferì agire.
Il fendente fu parato con straordinari riflessi da Sanji,
che nonostante il campo di battaglia impervio, era riuscito a sollevare una
gamba ed a bloccare Zoro e la sua spada.
"Ma sei impazzito? Così ci scopriranno!" suggerì il biondo
a mezza voce, rimanendo in equilibrio su un'unica gamba e mantenendo fermamente
le sue preziose mani da chef in tasca. Non fece neanche in tempo a dirlo che
davanti ai loro occhi cadde, tranciata perfettamente a metà, la tenda che li
proteggeva da occhi esterni, rivelando così la loro presenza ai passanti e
quindi anche alle due "signore" Calamita e Jo.
"Oh oh" sussurrarono ad una voce.
**
"E come mai due giovani e belle ragazze come voi
cercherebbero il caro vecchio Odas?" chiese inaspettatamente la vecchina,
fermandosi non appena si furono lasciate di molto alle spalle la musica ed il
vociare della fiera.
Le due giovani si guardarono e fu Robin a prendere la
parola; riflettendo velocemente era giunta alla conclusione che mentire sarebbe
stato controproducente.
"Questo Odas costruisce le uniche imbarcazioni in grado di
arrivare all'Isla de Muerte, giusto? Bè, vorremmo che ce ne vendesse una."
Il nome dell'isola risuonò nelle orecchie della vecchietta
come seguito da una strana eco. La donna trasecolò e fissando con occhi spauriti
le due ragazze domandò: "Non vorrete andare davvero laggiù!? Quel posto è
maledetto! Si dice che tutti quelli che han tentato di metterci piede sono morti
tra atroci sofferenze ancor prima di riuscirci!" esclamò infine.
"Davvero? E allora da dove vengono tutte queste voci, se
nessuno è mai sopravvissuto?" Nami, mani ai fianchi, con occhi risoluti si
sporse verso la signora.
In effetti le sue parole avevano un chè di logico, pensò la
donna. "Comunque non dovreste andarci da sole, è pericoloso!" rincarò, cercando
in quel modo di farle desistere dal loro intento.
"Oh non si preoccupi per questo, non viaggiamo da sole."
Intervenne laconica l'archeologa.
La signora spostò lo sguardo su ognuno dei loro volti e vi
lesse una ferma determinazione. "Ho la sensazione che niente riuscirà a farvi
cambiare idea, ho ragione?" butto lì poi con fare rassegnato.
"Infatti, quindi per favore ci dica dove trovare Odas"
incalzò la rossa.
"Bè a quanto pare non ho scelta" sospirò la donna,
riprendendo a camminare.
"Vedete quel picco laggiù?" fece poco dopo, indicando una
roccia che si stagliava davanti a loro in lontananza, appena illuminata dalla
pallida luna piena di quella notte. Le ragazze si accorsero di essere arrivate
al termine della città, nel punto in cui si apriva un rosso deserto.
"Quello è chiamato il picco del coyote dormiente –
riprese la vecchina - dovrete attraversare parte del deserto, ma per farlo vi
consiglio di evitare se potete il villaggio indiano, è gente poco ospitale, anzi
direi proprio ostile, comunque… una volta raggiunto il picco procedete verso
est. Prima di arrivare all'altro lato dell'isola troverete una costruzione
bianca, dalla forma un po'… strana, non fate quelle facce lo capirete appena la
vedrete! Lì vive quello scienziato squinternato di Odas, che sarà ben lieto di
darvi una mano, dato che è da una vita che studia l'Isla de Muerte, ma mai
nessuno è tornato indietro a portargli le notizie di cui avrebbe bisogno per
terminare i suoi saggi." La signora scosse la testa perplessa, poi si rivolse
nuovamente alle giovani. "Venite, torniamo in città o i vostri compagni vi
daranno per disperse" sorrise dolcemente, passando in mezzo alle due donne che
si scambiarono un'occhiata divertita.
**
Intanto, nel pieno cuore della fiera, qualcuno stava dando
spettacolo; diversi abitanti della piccola West City si stavano radunando tutti
intorno ad una sola bancarella, e quelli che ancora non l'avevano fatto si
incitavano vicendevolmente ad andare a vedere che cosa stesse realmente
accadendo e chi fosse il fautore di tanto clamore.
"Avete sentito? Un ragazzo ha sfidato il vecchio Slim e
adesso sta acchiappando quasi tutti i suoi pesci!"
"Davvero?"
"Certo e devono essere parecchi visto quella folla che si è
formata lì intorno "
"Andiamo a vedere anche noi!"
"Ne ha pescati altri sei in un colpo solo!"
"Ma come diavolo fa?"
Gli spettatori della prima fila, se così si potevano
chiamare, erano sempre più stupiti, non riuscivano a capire in che modo Rufy
fosse capace di prendere tutti quei pesci; nessuno vedeva i suoi movimenti,
tanto erano diventati veloci e precisi. Il ragazzo, dal canto suo, era felice
come un bambino e ad ogni colpo inferto alla vasca e pesce pescato, sfoderava
uno dei suoi famosi sorrisi.
Tutto questo finchè il vecchio Slim, esasperato
dall'andamento di quella gara, che alla fine, ne era quasi certo, gli avrebbe
fatto perdere un sacco di soldi, decise di giocarsi il tutto per tutto
ricorrendo alla sua ultima risorsa, il suo asso nella manica: il più grande e
perciò pesante pesce rosso che aveva. The King era il suo nome e fu così che lo
presentò al suo giovane avversario posando davanti a lui, ancora accucciato,
un'enorme teca di vetro piena d'acqua, mentre la folla assisteva alla scena, in
attesa di conoscere come si sarebbe conclusa quella che si stava rivelando la
sfida più avvincente nella storia del 'Bufalo Canuto's Day'.
"Se riuscirai a pescare anche the King, prometto di non
farti pagare tutti i retini che hai rotto prima di riuscire a pescare quasi
tutti i miei pesci, allora che ne dici ragazzo? Ci stai?"
Rufy lo osservò per qualche secondo mentre la folla
ammutolita, sembrava trattenere il respiro in attesa di una sua risposta
positiva. Il giovane pirata ghignò.
Qui c'era in ballo un titolo 'regale', e chi meglio che il
futuro re dei pirati avrebbe potuto acchiappare il re dei pesci rossi?
"E sia!" rispose allora, alzandosi finalmente in piedi,
fissando il suo sfidante con aria decisa, mentre dal pubblico partivano ovazioni
e grida di gioia. Qualcuno si arrischiò persino ad avvicinarsi al ragazzo e
colto da un impeto di eccessiva contentezza, dovuta alla risposta appena udita,
si prese la libertà di congratularsi con lui, dandogli una sonora pacca sulla
spalla destra.
"Ebbravo figliolo! È così che si fa! Le sfide più son
difficili e più si devono accettare!" esclamò con enfasi.
Le grida di festa si chetarono in un secondo quando i più
si resero conto che, dopo quel semplice gesto, i baffi del giovane straniero, di
cui fino ad allora avevano ignorato il nome, finirono col cadere a bagno nella
vasca situata ai suoi piedi.
Tutti lo fissavano adesso più che stupiti, spostando lo
sguardo dal suo viso ad uno dei manifesti affissi sul muro, proprio di fianco al
banchetto del vecchio Slim.
Il tempo sembrò essersi fermato per un istante, finchè il
silenzio non fu rotto da una giovane voce che proferì le parole: "Cappello di
paglia!"
Da lì al delirio più totale non passò che qualche secondo.
Tutti cominciarono a gridare e scappare in ogni direzione,
strattonandosi e spingendosi a più non posso.
"PIRATIIII"
"CAPPELLO DI PAGLIA E I SUOI SONO QUII! SI SALVI CHI
PUO'!!!"
"CI ATTACCHERANNO!!!"
"FUGGITEEE!!!"
A Slim per la sorpresa quasi venne un infarto: mettersi a
gareggiare non soltanto con un pirata, ma addirittura con uno tanto pericoloso
da avere una taglia da 100.000.000 di berry sulla testa. Follia! Perciò balbettò
qualcosa del tipo "Tutto gratis! Offre la casa! Addio!" prima di dileguarsi,
abbandonando pesci e pirata, soli in mezzo alla strada.
**
"AAAAAAAAAAAAAHHHH
PIRAAAAAAAAATIIIIIIIIIIIIIIIIIIiiiiiiiiiiiiiiiiiiIIIIIIIIIIIIIIIII!!!!" Proprio
nel momento in cui Zoro e Sanji temevano di essere ormai perduti, un urlo quasi
disumano giunse a salvarli, catturando l'attenzione della sceriffa e
distogliendola per un attimo dal suo interesse per loro.
"Pirati?" domandò accigliata la bella Calamita, voltandosi
nella direzione da cui proveniva quel grido.
Con fare rassegnato Sanji si accese una sigaretta mentre lo
spadaccino chiuse gli occhi, rinfoderando la katana con calma innaturale. La
frittata ormai era fatta, qualcuno dei loro, entrambi chissà perché avrebbero
scommesso su quella testa di gomma del loro capitano, si era fatto scoprire.
Al suono metallico prodotto dalla Wado Ichimonji, la
sceriffà sembrò risvegliarsi dai propri pensieri e si voltò nuovamente, puntando
i suo occhi scuri in quelli del giovane Goro, realizzando soltanto allora
la vera identità della persona che aveva di fronte.
Jo intanto, al solo sentire tutte quelle grida e nel vedere
tutte quelle persone correre da ogni parte come se fossero impazzite, fu colto
da un mancamento e quasi si accasciò su Sanji che molto poco galantemente si
scostò, lasciando che il poveraccio franasse a terra sollevando una nuvola di
polvere.
A chiudere il simpatico quadretto, quasi fosse un'eco
lontana, arrivò un altro grido; l'ennesima voce che si univa alle altre ed a
tratti riuscì a sovrastarle.
"LA MARINAAAAAAA!"
**
Robin e Nami stavano tornando verso la festa, accompagnate
dalla vecchia signora, quando le urla spaventate degli abitanti di West City le
raggiunsero, seguite anche dalla folle e disperata corsa di alcuni degli
abitanti.
"Ma che diavolo sta succedendo?" domandò stupita la
vecchia, mentre un paio dei suoi concittadini le sfrecciavano accanto.
In un attimo le due donne compresero la situazione e si
scambiarono uno sguardo d’intesa. Entrambe si stavano chiedendo come avrebbero
fatto ad uscire da quell’impiccio. Robin fece un gesto, come a voler comunicare
alla compagna che se ci fosse stato bisogno avrebbe potuto sfruttare i poteri
del frutto del diavolo, ma Nami, con un impercettibile movimento del capo, le
fece cambiare idea.
Intanto la vecchietta si guardava intorno frastornata,
quando si sentì afferrare sotto un braccio.
"Scappiamo vecchia Mab! I PIRATI!"
Il braccio e la voce appartenevano ad uno dei giovani
cowboys, conosciuto dai più come "il Lesto".
"Come sarebbe a dire? I Pelati?!? Perché dovremmo
scappare dai pelati? Il mio povero e defunto marito era pelato, eppure era un
brav’uomo e affascinante aggiungerei! E poi mollami subito il braccio e cerca di
spiegarti meglio!". Il giovane la lasciò per poi cominciare il suo racconto in
modo piuttosto concitato, ed evidentemente preoccupato saltellava sul posto come
a rafforzare l’idea della fuga.
"Cappello di Paglia è in città, e mi ci giocherei cavallo e
speroni che non è da solo, probabilmente c’è anche il resto della ciurma! Come
se non bastasse è arrivata anche la Marina! Qualcuno giù al porto, dice di aver
visto un tizio piuttosto imponente, che andava in giro a torso nudo, avvolto da
un alone di fumo bianco, seguito da un folto gruppo di agenti della marina!
Dobbiamo svignarcela alla svelta, prima che si scateni il finimondo!"
Le due giovani si scambiarono nuovamente un’ occhiata
preoccupata, la cosa però stavolta non sfuggì alla vecchia Mab, che a dispetto
di quel che poteva sembrare, era una donna piuttosto sveglia.
"Ah." Fu la sua laconica risposta. Il giovane la guardò sconcertato, gli pareva
impossibile che la vecchia non avesse fatto una piega a quella notizia. "Se
proprio dobbiamo andarcene, vorrà dire che ce ne andremo…" decretò, prendendo
sotto braccio il giovane ed avviandosi tranquilla nella direzione opposta a
quella da cui era giunta. "Solo che io ho una certa età e capirai che non posso
correre a rotta di collo per mezzo paese"; il tono che stava usando era pacato e
tranquillo, poi si voltò verso le ragazze, continuando a camminare. "Allora
ragazze, mi raccomando… state attente!" e strizzò loro un occhio, prima di
voltarsi nuovamente verso il giovane, ormai stretto nella sua morsa, e
riprendere la sua strada.
Robin e Nami la guardarono stupite ma sorrisero. La
vecchietta la sapeva proprio lunga.
"Andiamo, credo che qualcuno avrà bisogno del nostro aiuto. Se Smoker è
sull’isola, non sarà facile farla franca e Rufy si è anche fatto beccare, razza
di demente!"
Robin con la sua solita aria tranquilla sorrise. "Guarda il
lato positivo, adesso abbiamo le informazioni che ci servivano."
"Già! Andiamo a recuperare i ragazzi e poi tutti al picco!"
Esclamò la rossa, battendo un pugno sul palmo della mano, con convinzione.
**
"… quindi mi chiedevo se potesse essere così gentile da
indicarci come fare ad arrivare in città.." domandò la ragazza coi capelli
corti, rimanendo ostinatamente in attesa davanti ad un bellissimo andaluso nero,
come se si aspettasse che l'animale da un momento all'altro potesse proferir
parola. Intanto uno dei marinai di una delle navi mercantili attraccate al
porto, le passò di fianco, la superò, continuando ad osservarla e mentre le
rivolgeva uno sguardo assai perplesso, finì lungo disteso, dopo essersi
scontrato ed aver scavalcato in volo un carretto carico di pesce.
"Tashigi, con chi diavolo stai parlando? Rimettiti gli
occhiali stordita!" tuonò subito dopo una voce profonda.
La giovane bruna allora, si frugò velocemente nella tasca
del giubbotto e ne tirò fuori un paio di occhiali dalle lenti spesse. Strizzò un
paio di volte gli occhi e finalmente riuscì a mettere a fuoco il cavallo; una
smorfia di disappunto le si dipinse sul volto, mentre si volgeva preoccupata al
suo superiore. Smoker, davanti a lei, camminava con passo pesante ma spedito, in
mezzo alla via che lo avrebbe condotto dal porto al centro di West City.
**
Intanto, Sanji e Zoro erano riusciti a scampare
miracolosamente ad un sicuro scontro con la bella Calamita. In loro soccorso era
giunta infatti una massa di gente terrorizzata ed urlante, che aveva travolto
lei ed il caro Jo, trascinandoli chissà dove. I due giovani pirati avevano
perciò colto la palla al balzo ed erano fuggiti, pensando bene di andare a
recuperare capitano e ciurma restante.
Proprio mentre svoltavano ad un angolo però si scontrarono
con qualcuno.
“Ma guarda dove vai razza d’imbe-Zoro?”
Nami stava quasi per franare a terra dopo quella botta, ma
lo spadaccino l’aveva prontamente afferrata per un braccio evitandole una
rovinosa caduta; una volta ritrovata la posizione, la rossa notò alle spalle del
giovane una leggera nuvola di fumo.
“Anche tu Sanji??”
“Rufy si è fatto beccare” risposero i due all'unisono. “E
togliele le tue manacce di dosso marimo!" sbraitò poi inviperito il cuoco,
calmandosi soltanto una volta che lo spadaccino ebbe lasciato la presa sul polso
della sua bella cartografa, mentre lei commentava la sceneggiata
sollevando gli occhi al cielo.
"Comunque, se questo non bastasse – riprese quindi
ricomponendosi il biondo - sono arrivati anche quelli della marina.”
“Non che questo sia un problema.” sogghignò sadico di
rimando Zoro, mettendo mano alla spada e pregustando già il sapore della
battaglia.
“Il problema infatti è un altro, con loro c’è anche
Smoker." Esordì a quel punto Robin. La presenza del marine era quel che più
preoccupava l’archeologa; sapeva bene che quell'uomo si sarebbe rivelato
un'ostacolo difficile da sormontare e che avrebbe fatto di tutto per metter loro
i bastoni tra le ruote, per non parlare poi di un bel paio di manette di
algamatolite marina intorno ai loro polsi. Si appoggiò pensierosa al muro,
incrociando le braccia al petto.
“In effetti questo rende le cose un po’ più difficili.”
continuò Sanji. Zoro dal canto suo sollevò un sopracciglio, perplesso. Perfetto…
se Smoker era sull'isola, questo voleva dire una cosa sola: che c’era pure
quella fanatica delle spade con lui.
Due stordite al prezzo di
una ed un problema in più per me, sidisse leggermente esasperato, pensando a
quello che lo avrebbe aspettato.
“Forza allora, non perdiamo altro tempo, recuperiamo gli
altri!” li esortò quindi sbrigativo, prendendo una direzione a caso.
Fortuna che Nami fece un eloquente segno a Robin; la mora
dopo essersi messa in posizione, moltiplicò le braccia e riuscì a bloccare lo
spadaccino, prima che questi si addentrasse in chissà quale remoto angolo della
cittadina, perdendosi irrimediabilmente.
**
La situazione non era delle migliori nemmeno per i restanti
membri della ciurma. Anche Usop
e Chopper erano stati travolti da una massa di
persone spaventate ed urlanti, ma il caso ci aveva messo lo zampino e li aveva
condotti proprio davanti alla bancarella delle spezie a cui anelava il cecchino.
Il banchetto era lì, davanti a loro che li attendeva sguarnito di proprietario e
clienti.
Proprio nel momento in cui gli occhi del nasone
s'illuminarono alla vista di tutti quei sacchi pieni di polverine colorate ed
invitanti, il giovane udì un cowboy sgolarsi che dal porto stavano arrivando
quelli della marina. Chiuse gli occhi rassegnato. Non gli ci era voluto molto
per realizzare che la scelta migliore che lui ed il suo compagno potessero fare
in quel momento, fosse quella di arraffare tutto l'arraffabile e svignarsela il
più in fretta possibile.
Perciò alla fine i
nostri erano divisi in tre gruppi, sparsi chissà dove per West City.
Chi più chi meno però, era consapevole del fatto che
avrebbero dovuto riunirsi ed organizzare al meglio la loro partenza dalla
cittadina, prima di ingaggiare una battaglia con Smoker ed i suoi, che
sicuramente non avrebbe portato a niente di buono ed avrebbe soltanto fatto
perder loro del tempo prezioso.
Questo almeno era il pensiero di Nami, mentre correva
insieme al resto del suo gruppo verso la piazza in cui qualche ora prima avevano
lasciato il capitano. Quando però lei, Robin, Sanji e Zoro si trovarono davanti
la scena di Rufy che, chino su una enorme teca di vetro, osservava incuriosito
quel pesce gigante, punzonandolo sul dorso ed incurante della gente che intorno
a lui prima lo additava e poi fuggiva, il braccio della rossa agì prima della
sua mente. Loro erano preoccupati sul da farsi e lui che faceva? Si gingillava
con quell'essere abnorme e pinnato! Stupido che non era altro!
I tre compagni videro soltanto qualcosa di colorato e non
ben definito, volare a velocità supersonica e centrare in pieno la testa del
loro sciagurato capitano.
"ALLORA SEI PROPRIO DEFICIENTE!!!" Sbraitò la navigatrice,
mentre Rufy finiva a far compagnia al pesce nella teca, annaspando nell'acqua e
rischiando perciò l'annegamento.
"MA IO TI FACCIO FUORI!" continuò sempre più in preda
all'ira, una volta raggiunto il ragazzo e tentando di finirlo, affogandolo a
mani nude e con l'aiuto di qualche pedata, con Sanji che cercava di fermarla
preoccupatissimo (più per le coronarie della ragazza, a dire il vero, che per le
sorti del suo capitano).
Durante questa "allegra" rimpatriata fu Zoro ad accorgersi
per primo dell'arrivo, dalla direzione opposta alla loro, degli ultimi due
elementi del gruppo. Chopper correva a quattro zampe carico di sacchi con al suo
fianco Usop, che urlicchiava gracchiante come un lumacofono rotto, qualcosa
riguardo al non mischiare certe sostanze.
Adesso che erano di nuovo tutti insieme, non restava altro
che decidere come e dove si sarebbero diretti.
"Non per interrompere il vostro triangolo amoroso…" esordì
Zoro ad un certo punto, richiamando l'attenzione di capitano, navigatrice e
cuoco, che avevano ingaggiato una specie di corpo a corpo a tre. "C'era da
pianificare una partenza, o sbaglio?"
"Non è colpa mia se abbiamo un capitano idiota, che ogni
santa volta ci crea dei problemi" puntualizzò Nami, tenendo con forza per un
orecchio il capitano, fiancheggiata da Sanji che, tranquillizzatosi per la salute
della ragazza, si accendeva calmo l'ennesima sigaretta.
"Dov'è che andiamo?" chiesero sorpresi da quell'improvvisa
decisione, Chopper e Usop.
"Dal vecchio Odas – spiegò Robin – il fabbricante delle
navi che ci permetteranno di approdare all'Isla, anche se il problema più grande
è in quale modo lo raggiungeremo… e con la Marina che presto saprà della nostra
presenza qui, non sarà affatto facile trovare un mezzo di trasporto" continuò
pratica.
"E' più semplice di quel che pensate, invece".
Tutti si voltarono nella direzione da cui proveniva quella
voce e ciò che videro li lasciò stupefatti. Davanti a loro infatti, c'erano
Calamita Jay, il vecchio Jo
e, stentavano persino a crederlo possibile, niente
e popò di meno che CoW Boy! Tutti e tre montavano un cavallo dal manto pezzato e
tenevano strette in una mano le briglie di un altro puledro, uno dei quali
carico di sacche imbottite.
"E questo che significa?" domandò sospettoso lo spadaccino,
già pronto ad estrarre una delle sue spade. Anche gli altri erano scattati, come
mossi da un comune pensiero… tutti, tranne Rufy.
"Ci sono anche delle scorte di cibo" suggerì la sceriffa,
smontando da cavallo.
"CHE BUONIIIIII!!! WAAAH! AVEVO PROPRIO FAME! Grazie!"
gridò come ripresosi da uno stato di semi-trance il giovane dal cappello di
paglia, lanciandosi su uno dei cavalli e cominciando ad addentargli famelico una
coscia.
Il cavallo nitrì violentemente prendendo a scalciare.
"NON LORO, IMBECILLE!" ululò la povera Calamita esasperata,
tentando di fermarlo come meglio poteva; era poi sopraggiunto in suo aiuto
Sanji, che con una pedata ben assestata, era andato a staccare Rufy dalla
sventurata bestia.
Nonostante gli altri paressero aver accolto la situazione
di buon grado, Zoro restava il meno convinto dal capovolgimento della
situazione. Da che si ricordava, soltanto una persona, una volta, nonostante
avesse avuto l'opportunità di catturarli, li aveva lasciati fuggire. In quella
circostanza però loro gli avevano salvato la vita. Ma la sceriffa e soprattutto
Cow Boy, non dovevano loro niente. Decise che comunque, l'unica cosa da fare
fosse quella di osservare come si evolvevano le cose, nel caso ce ne fosse stato
bisogno sapeva che anche gli altri avrebbero agito di conseguenza.
"Ehi... giù le mani."
La profonda e calma voce di Cow Boy lo riscosse in un
attimo dai suoi pensieri.
Il tizio in questione aveva appoggiato una mano sulla
spalla del cuoco, mentre con l'altra era già sul ferro dentro la fondina. Il suo
intento era più che chiaro: bloccare le avances che il biondo stava facendo alla
sceriffa, poichè la cosa, manco a dirlo, non doveva andargli giù neanche un po'.
Sanji assunse immediatamente un'aria seria, il suo viso
contratto in un'espressione torva; fu un cambiamento così repentino ed
inaspettato che a Cow Boy per un attimo parve di trovarsi di fronte un'altra
persona e ne fu talmente spiazzato che ritrasse titubante la mano, restando
comunque a fissarlo con una minaccia nello sguardo.
"C.B. per favore..." disse Calamita mettendosi tra i due,
cercando di convincere l'amico.
"Ok… ma sai che se sono qui è soltanto perchè mi hai quasi
pregato e sai anche, che non sono d'accordo con la tua decisione, se fosse per
me li avrei già consegnati alla Marina" rispose grave il giovane, che
inspiegabilmente lanciò una strana occhiata a Zoro, prima di staccarsi dal
gruppo ed andare ad appoggiarsi ad uno dei pali che sorreggevano i teli del
banco del vecchio Slim. Incrociò le braccia, intenzionato a non dire, nè
tantomeno fare, niente. Ovviamente a meno che non ce ne fosse stato un reale
bisogno.
Passò un attimo di silenzio subito interrotto da un suono
estremamente familiare.
Un lumacofono.
I pirati si voltarono tutti verso Nami, con una domanda
implicita nello sguardo, ma la ragazza dopo aver buttato un occhio alla sua
scollatura, sollevò le braccia, stupita. "Non è il mio" negò.
"Si, ho capito… certo… se li avvisto, vi avverto
immediatamente…"
Calamita Jay teneva sollevato un piccolo lumacofono e si
era portata al volto un ricevitore a forma di stella, con su scritto sheriff.
Mentre parlava con lo sconosciuto dall'altra parte del filo, aveva uno sguardo
preoccupato, ma la voce era chiara e tranquilla, non tradiva alcun turbamento o
preoccupazione.
"No… D'accordo."
Terminò la comunicazione, poi sollevò la testa e puntò i
suoi occhi scuri in quelli dello spadaccino.
"Dovete andare."
A quelle parole Usop cominciò a gridare, lamentandosi
preoccupato. Non si fidava né di Cow Boy né della sceriffa, per non parlare di
quel losco figuro di Jo
… temeva l'arrivo della Marina e di essere acciuffato,
giudicato e giustiziato tutto in una volta.
Chopper si nascondeva, come sempre nel modo sbagliato,
tremolante dietro una gamba dello spadaccino, che al contrario di alcuni suoi
compagni era rimasto immobile e sosteneva lo sguardo della donna; di fianco a
lui, Sanji lanciava a terra il mozzicone della sigaretta ormai consumata,
infilando poi la mano in una delle tasche dei pantaloni. Rufy poco più lontano,
aveva cominciato a sorridere felice, già pregustava il sapore dell'ignoto:
un'altra partenza uguale una nuova avventura.
Nami, dal canto suo, aveva guardato preoccupata la compagna
più grande, che in risposta le aveva rivolto un sorriso rassicurante.
"Purtroppo non c'è un cavallo per ognuno di voi" continuò
la sceriffa "il piccoletto dovrà portarlo dietro qualcuno".
Zoro annuì. Si era accorto che la donna sembrava parlare
esclusivamente con lui.
Calamita fece poi un cenno a Jo
che seppur con qualche
mugolio e malcelato disappunto, dato che non avrebbe proprio voluto che il suo
adorato biscottino se ne andasse, scese da cavallo imbronciato e col labbrino
tremulo, tentando poi di avvicinarsi a Sanji per salutarlo, ma questo si era
preventivamente nascosto dietro l'archeologa.
Nami intanto aveva già cominciato a fare conoscenza con gli
animali, dopo averne carezzati sul muso un paio, era partita con la sua solita
mania di dare nomi…
"Sì sì, ho deciso, tu sarai Pelosetto… e tu Crinierina!"
L'animale che aveva indicato per secondo fece una smorfia.
"Ehm, Nami ma lui veramente è un maschio" intervenne
prontamente Chopper; la ragazza lo ignorò volutamente.
"E lui si chiamerà Patacca!" esclamò d'un tratto euforico
Rufy, appena ripresosi dai colpi inferti poco prima da Sanji.
"Patacca? Ma che nome è?" ribattè prontamente una schifata
Nami.
"Sarà bello Pelosetto…" commentò a tono più basso Usop, che
nonostante tutto venne udito dalla rossa e perciò subito redarguito con un
cartone in mezzo ai denti.
"Tornando a noi… tu sarai Macchietta, tu Dentone… e tu, che
sembri Zoro nei suoi momenti migliori – disse poi indicando un cavallo che se la
stava ronfando beato, dal manto chiaro ma con una macchia nera sul muso che
ricordava molto la bandana dello spadaccino – tu sarai Pisolo"
"La vogliamo finire con queste idiozie???" sbottò a quel
punto Zoro, ormai snervato, lanciando un'occhiataccia alla navigatrice.
Robin fu la prima a montare in sella, ignorando
quell'acceso battibecco; fu seguita quasi immediatamente dal cuoco che però si
guardava nervosamente intorno. "Ho una brutta sensazione" disse, parlando più a
se stesso che al resto della ciurma, mentre Rufy tentando di salire sul suo
amico Patacca, saltando direttamente a cavalcioni, finì col dare le spalle alla
testa dell'animale.
Zoro si issò infine su Pisolo, aiutando poi a salire anche
il piccolo alce, che si aggrappò come meglio potè alla criniera.
Anche Usop aveva finalmente preso posto sul suo
destriero, come lui l'aveva appellato, vantandosi baldanzoso di essere un
ottimo cavallerizzo.
Nami invece era già in sella a Pelosetto, ma c'era qualcosa
di strano nell'aria… lo sentiva nel vento, che pareva sussurrarle parole
misteriose all'orecchio. Cominciò perciò a guardarsi attorno, come Sanji, quando
in lontananza scorse una strana nube bianca, che sembrava avvicinarsi minacciosa
da una delle vie che convergevano nella piazza in cui si trovavano.
Anche Calamita, così come lei, comprese immediatamente; la
sceriffa si lanciò verso il cavallo di Usop esclamando un concitato "ANDATE!" e
schioccando sul sedere dell'animale una sonora pacca che lo fece impennare e poi
partire al galoppo. Usop preso alla sprovvista, mancò le redini e finì col
restare penzoloni, incastrato con un piede nella staffa. Il suo grido disperato
si perse nella notte, accompagnato dall'ululato di un coyote solitario.
Sanji girò il suo cavallo, ringraziò con una specie di
inchino Calamita, che rispose con un cenno del capo, e partì al galoppo col
cavallo che portava le scorte.
Anche Robin e Nami spronarono i loro cavalli e
ringraziarono la donna, seguendo a ruota i loro due compagni.
Erano rimasti solo i cavalli di Zoro e Rufy, che grazie al
cielo aveva capito come cavalcare in modo corretto.
Lo spadaccino con un lieve movimento del capo parve
comunicare qualcosa al suo capitano. Calamita dopo quel gesto vide Rufy partire,
anche lui al galoppo e lo sentì poi gridare un: "GRAZIEEE!! NON LO
DIMENTICHEREMOO!!" seguito da uno "YAHOOOOOOOOOOOOOOOOO!" che risuonò nelle
orecchie della donna come un'eco lontana e la fece sorridere serena.
Pisolo a quel punto trotterellò davanti alla giovane,
scalpicciò un attimo con le zampe e col muso andò a cercarle la mano per farsi
carezzare, attirando così la sua attenzione. Calamita passò lentamente un paio
di volte la mano sul muso del cavallo, che chiuse gli occhi, gradendo il calore
di quel gesto, infine la giovane sollevò il capo e guardò Zoro.
"E voi che farete adesso?" chiese lui serio.
Cow Boy apparve proprio in quel momento accanto alla
sceriffa e ghignò con un lampo di divertimento sadico negli occhi.
"Non preoccuparti per noi, ce la caveremo."
Zoro fissò di nuovo Calamita che annuì.
"Stanno arrivandooooo!!!" piagnucolò a quel punto disperato
Jo
, avvertendoli che ormai i marine erano vicinissimi.
"Grazie." Disse soltanto Zoro e dopo averli salutati tutti
con un movimento del capo, tirò a sè le briglie di Pisolo che a quel comando
rispose impennando. In un attimo l'animale scattò e i due pirati partirono a
razzo, lasciando dietro di loro soltanto una nuvola di polvere, mentre i tre
cittadini di West City che li avevano aiutati a fuggire, li guardarono sparire
nel nero manto della notte...
**
Mentre i nostri cominciavano la loro traversata del
deserto, qualcun altro a loro insaputa stava navigando verso l'Isola.
"AHR AHR AHR… AGRRRRRRRR" il pirata, guardava il proprio
riflesso nel piccolo specchio che aveva da poco tirato fuori da un cassetto
della scrivania.
Era già da un bel po' di tempo che se ne stava in cabina,
seduto sulla sua adorata poltrona rossa. Il motivo ufficiale del suo isolamento
era che doveva riflettere sul come si sarebbero dovuti muovere una volta che
avessero raggiunto terra, in realtà, preso dalla noia, si era messo con serie
intenzioni ad allenarsi… da qualche ora provava davanti allo specchio a tirar
fuori espressioni malvagie, terrificanti ed inquietanti, accompagnandole persino
con qualche esclamazione, parola o improperio, per dare loro maggiore enfasi e
credibilità.
Piccio intanto osservava il proprio padrone, con la solita
flemma e sonnolenza nello sguardo, sbattendo con cadenza regolare la propria
coda vicino alla bottiglia di rhum che giaceva ormai vuota sul tavolo.
"Uhm… no questa non va bene, non ci siamo proprio"
continuava Le Chad trasfigurando il proprio volto in una serie di smorfie
impossibili.
Era ancora tutto preso dall'ultima espressione che era
riuscito a fare e che gli aveva dato la maggiore soddisfazione quella sera,
quando in un attimo la porta della sua cabina si spalancò.
"Capitano, Geremia dalla coffa ha avvistato la luce di un
faro!".
Colin, uno dei suoi migliori uomini, era entrato di corsa
portando notizie di un imminente attracco, e la scena che si era trovato davanti
era molto simile a quella che può offrire la reazione di un bambino beccato da
un genitore con le dita dentro un barattolo di marmellata: il capitano con un
unico movimento aveva arraffato qualcosa di non ben definito sul tavolo, insieme
ad alcune carte, la bottiglia di rhum vuota e la coda del suo animaletto, che
però era scomparso un attimo dopo.
"Ma porco di un mondo Colin! Non si usa più bussare?!"
chiese tutto trafelato cercando di riprendere una posizione il più normale
possibile, tentando anche di respirare.
Il giovane aveva incrociato le braccia e si era appoggiato
alla porta, guardando con una punta d'ironia il proprio superiore, che con poca
non chalance riponeva l'oggetto misterioso nel cassetto della scrivania.
"Bè? Cosa c'è di così importante da farti venire qui a
disturbarmi??" chiese a quel punto Le Chad con fare serio, appoggiando i gomiti
sul tavolo e cominciando a fissare il compagno. "Non sarà certo solo la luce di
un faro, immagino."
"Pensavo che le avrebbe fatto piacere sapere che attraccata
al porto, c'è una nave di nostra conoscenza." Spiegò serafico il giovane,
tirando fuori da una tasca uno dei suoi coltelli e cominciando a lanciarlo in
aria per poi riprenderlo subito dopo.
Una luce malvagia attraversò gli occhi di Le Chad ed un
sorriso maligno prese forma sul suo viso.
L'allenamento aveva dato i suoi frutti…
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Capitolo
6: Il
terreno arido e tortuoso aveva messo a dura
prova la ciurma di capello di paglia. Il
fatto di essere abituati a vagar per mare, non
aveva certo preparato i loro fisici ad una lunga cavalcata. Le
lunghe ore di viaggio avevano ridotto il gruppo
in un tale stato di spossatezza che, su sensato suggerimento di Robin,
avevano
deciso di mettersi a riposo per un paio di ore. Dormire
e mangiare un boccone, prima di
riprendere il cammino. L'alba
ormai era alle porte e la cittadina di
West City un ricordo piuttosto lontano. Avere
la marina alle calcagna, però, non li
rincuorava. Avrebbero
potuto sbucare oltre il declivio da un momento all'altro, e
se Robin non avesse provvisto, con un'intuizione e una mossa piuttosto
geniale,
di cancellare dal terreno le tracce dei cavalli sul sentiero,
probabilmente non
avrebbero potuto usufruire del meritato riposo. "Mi
domando che ne sarà della nostra nave..." declamò
tragicamente Usop, già sveglio accanto al bivacco
improvvisato per la
colazione. Sanji
rimestò per un attimo nel pentolino che aveva sottomano e
gli
passò quella che doveva essere la colazione. "Prima
che Rufy si svegli." Suggerì, già conscio del
fatto
che i ricettori del capitano non ci avrebbero messo poi molto a
percepire odore
di cibo nell'aria. E di fare razzia. "Potrebbe
venire requisita dalla Marina!" seguitò il
ragazzo, con espressione avvilita, senza però risparmiarsi
un assaggio alla
nuova fantasia culinaria del cuoco di bordo. "Ce
la riprenderemo." Fu la voce di Zoro a mettere fine alle
lamentele di Usop "Come al solito" Si sedette accanto al ragazzo,
lanciando poi un'occhiata al famoso picco al quale erano diretti. Nonostante
avessero macinato chilometri, sembrava ancora così lontano. "Sì,
ma..." tentò di nuovo Usop, prima che Nami si
avvicinasse al gruppo, emergendo da chissà dove. "Proporrei
di rimetterci in marcia!" esclamò, battendo le
mani "Le nuvole in cielo, non mi dicono niente di buono. Sembra ci sia
aria di pioggia." Li informò alzando la testa al cielo,
all'apparenza
limpido e sereno. "Se
hai sentito tuonare penso che..." tentò di dire Chopper,
che occhieggiava sospettoso Usop. "No...
nessun tuono" rispose Nami, fin troppo seriamente
"Lo sento nell'aria." Guardò
Usop che appariva offeso "E no... non è per la
puzza." Rufy
nel frattempo si era destato, ancora con il viso gonfio di sonno
aveva raggiunto il resto della sua ciurma e, senza dare a Sanji il
tempo di
preparargli un piatto tutto suo, aveva iniziato a fagocitare la sua
colazione,
direttamente dal pentolone. Zoro
si alzò in piedi, spolverandosi i pantaloni per avvicinare
il suo
cavallo. "Quanto
pensi che manchi a quel picco?" domandò a Nami,
rimettendo in sesto la sella. La
ragazza fece una smorfia poco convinta. "Almeno
un altro giorno di marcia" rispose e a sorpresa tirò
fuori una cartina dalla sacca appesa al fianco del suo cavallo. Lo
spadaccino le lanciò uno sguardo eloquente. "L'ho
recuperata alla reception della locanda. Ne aveva a
bizzeffe" disse come a rispondere ad una tacita domanda. "E'
una cartina piuttosto precisa per quanto riguarda la città e
la baia di West City..." continuò a spiegare, scrutandola
"... ma da
un'idea generale dell'intera isola." "La
vecchia Mab ci ha parlato di un villaggio indiano da
evitare" suggerì Robin, già in sella al suo
destriero, mentre con una
mano, spuntata da chissà dove, invitava l'animale a
tranquillizzarsi,
porgendogli uno zuccherino. "Sì..."
disse Nami, sovrappensiero "C'è una zona
collinare che circonda una pianura piuttosto vasta in quella
direzione." e
così dicendo, puntò un dito a est del picco. "E'
probabile che il villaggio indiano si trovi da quella parte.
Una zona riparata... è l'ideale per un insediamento di quel
tipo.
Suppongo." "Indiani?
Ho sentito giusto?" si intromise Usop, già
piuttosto preoccupato del rischio. "La
marina dietro, gli indiani davanti! Ah, benone!" "Indiani!
Ho sentito bene?" questa volta era stato Rufy a
parlare, ma il tono non era nemmeno minimamente paragonabile a quello
del
cecchino del gruppo. Piuttosto tradiva un'accentuata eccitazione,
nonché
evidente aspettativa. "Sì,
ma li eviteremo." esclamo Nami, lanciando uno sguardo
agghiacciante in direzione del ragazzo. "Ma
io non ho mai visto degli indiani..." si rabbuiò per un
attimo, trattenendo il pentolame ormai vuoto, dalle mani di Sanji.
Prese a
leccarlo minuziosamente, sotto lo sguardo rassegnato del cuoco. "Nemmeno
io ho mai visto... degli alieni, per dire!"
protestò Nami "Ma questo non significa che deciderei di
andare nello
spazio per accertarmi della loro esistenza!" Sapeva
perfettamente che con Rufy un discorso del genere non avrebbe
fatto presa, ma la ragazza sperò almeno che la
curiosità di avvicinare prima
Odas e l'Isla de Muerte, lo avrebbero dissuaso dal ficcarsi in una
concatenata
successione di eventi. "Io
voglio andare a vedere gli indiani!" proclamò invece
Rufy, rimettendosi in piedi. Evidentemente
Nami, al solito, aveva sopravvalutato le capacità di
raziocinio del suo capitano. "Ma
io cosa parlo a fare?" esclamò stizzita, ficcando a
forza la cartina nella sacca. "A
vedere gli indiani!" esclamò Rufy, facendo roteare
entusiasta le braccia. Qualcosa
però frenò rapidamente la sua eccitazione. Un
oggetto appuntito sfrecciò accanto al suo viso, dove Rufy
sentì
immediatamente formarsi un baffo di sangue. Una
freccia si andò a conficcare ai piedi del cavallo di Usop
che
nitrì spaventato. "Ma
che diavolo... ?" fece il nasone rapidamente in allarme. Zoro
mise mano alle sue katane, mentre Sanji, rimettendosi in piedi,
fissava lo sguardo sulla miriade di ombre che lentamente si formavano
sul
terreno circostante al loro. "No,
dico, nemmeno a farlo apposta!" ciarlò Nami, andando a
nascondersi dietro al suo cavallo. Robin
fece una smorfia affatto felice, mentre Usop e Chopper si
abbracciavano tremanti. Un
gruppo di indiani li stavano tenendo sotto mira. *** "Porco
di un mondo porco! E poi ancora più porco di un
porco!" le imprecazioni che seguivano le sbirciate al cannocchiale
verso
l'infinito deserto che si distendeva loro di fronte si sprecavano. Le
Chad osservava l'orizzonte da più di mezz'ora, sotto il sole
cocente di mezzogiorno. "Come
ha detto che è questo porco?" domandò uno
dell'equipaggio, facendo roteare su un dito la sua pistola. "Porco."
rispose un'altro, poggiato contro la staccionata
che delimitava il villaggio, osservando il suo superiore con aria
esausta. "Geremia,
va a chiedergli per quanto ancora ha intenzione di
rimirare il deserto, prima di prendere una decisione, mh?" fece,
lanciandogli uno sguardo con occhio spento. Il
mozzo si ritrasse, scotendo il capo con decisione. "E
perchè dovrei farlo io? Prima o poi si stuferà e
prenderà una
decisione da solo." si rifiutò categoricamente il ragazzo. Il
pirata scoppiò a ridere. "Ti
devo per caso rammentare quella volta che ci mise tre interi
giorni a decidere se cercare prima il tesoro o fare razzia di donne
all'isola
accanto? Alla
fine il tesoro fu recuperato dalle navi della Marina e l'isola
accanto fu evacuata all'avviso dell'arrivo di una ciurma di Pirati." Geremia
fece una smorfia rassegnata. "Io
però voglio capire perchè devo essere sempre io,
a rimetterci
la faccia." "Perchè
sei quello nuovo" fece il navigatore. "Perchè
sei quello scemo" fece uno dei due fratelli con i
coltelli. "Perchè
sei quello piccolo" aggiunse un altro. *** La
banda di indiani non ci mise molto a convincere la ciurma a seguirli. Rufy
si era dimostrato entusiasta di quella novità e invece che
tentare una tenace offensiva, si era arreso praticamente subito alla
richiesta
dei pellerossa. Nami
non era d’accordo, e così come lei non lo era
nemmeno il resto
della ciurma, ma come Zoro aveva fatto tristemente notare, nessuno di
loro
avrebbe dovuto, potuto o voluto opporsi alla decisione del capitano. Quelle
erano le condizioni, da sempre, potevano non dirsi d’accordo
ma
le gerarchie andavano rispettate. “Gerarchie
o meno, io sono sempre più convinta che questa sia una
pessima idea” Nami si guardava attorno circospetta, affatto
felice del
luccichio che le punte delle frecce di quegli indiani rimandavano loro,
sotto
il sole. “Io
nemmeno” concordò Usop “Conosco
terribili storie in fatto di
indiani.” Il
piccolo Chopper era già pronto ad ascoltare una delle
fantastiche
storie del cecchino. Per quanto paurose fossero, non ne aveva mai
abbastanza. “Non
mettergli troppa paura, tu” lo rimbeccò Nami
andando a far
compagnia a Robin che li seguiva. “Non
credo siano molto più ostili di così”
le fece notare
l’archeologa, senza nemmeno avere bisogno di subire un
interrogatorio da parte
della ragazza “Ci avrebbero già preso lo scalpo,
altrimenti.” “L-lo
scalpo?” pigolò la ragazza, portandosi
istintivamente le mani
alla testa. “Oh
mio piccolo fiore, io non mi preoccuperei, ci sono qui io a
proteggere la tua splendida testa.” Fece eco Sanji
evidentemente anche lui poco
preoccupato dello sviluppo della faccenda. Rufy
nel frattempo continuava ad interrogare gli indiani che loro
malgrado non riuscivano a farlo tacere, nemmeno con le minacce. “Perché
avete quei segni sulla faccia? Come
mai avete delle piume in testa? E
perché usate le frecce? I
vostri cavalli dove li avete comprati? Perché
non mi rispondete? Parlate
la nostra lingua? Avete
qualcosa da mangiare? Quando
arriviamo?” L’indiano
che pareva dirigere le operazione dovette fare un grosso
sforzo per non ficcargli ascia con tanto di pendagli pennuti in bocca. ** “Mi
scusi, signore…” Geremia si era fatto di fianco al
suo capitano,
guardandolo di sottecchi. “Signore,
vorrei farle notare che… dovremmo prendere una
decisione.” Le
Chad risultava apparentemente sordo ai suoi richiami. “S-signore,
dico sul serio. La Marina si sta preparando lei stessa
alla traversata nel deserto e… a breve saranno qui. F-forse
dovremmo partire
anche noi.” Il
mozzo si volse verso i suoi compagni che sghignazzavano
impietosamente. Si
strinse nelle spalle a far loro capire che non c’era niente
da
fare. I
gesti di incitamento si sprecarono. Geremia
sospirò e di nuovo tornò a guardare il suo
capitano. “Signore”
esordì di nuovo, ora apparentemente più deciso
“Non sta
dimostrando grandi doti decisionali! Non possiamo sprecare ore intere
ad
osservare la linea dell’orizzonte!” Il
resto della ciurma si zittì improvvisamente, aspettandosi
una
reazione violenta. Che
non arrivò. Le
Chad, di nuovo impassibile, non fece altro che piegarsi
improvvisamente, contro la staccionata. Dormiva. Dietro,
il resto della ciurma scoppiò a ridere sguaiatamente. ** Il
gruppo approdò, dopo svariati minuti di marcia, in quello
che
sembrava il prototipo moderno di un villaggio indiano. Tepee,
cavalli e totem, si affiancavano agevolmente a moderni stendi panni
portatili, barbecue e carrozzine per i bebè. Nami
storse il naso alla visione, piuttosto perplessa. “La
globalizzazione arriva proprio ovunque” constatò
solo, ricevendo
l’approvazione di Robin, che rispose a modo suo con un
sorriso. Gli
indiani presenti, al passaggio dell’insolita carovana,
interrompevano progressivamente le loro faccende, incuriositi e
attratti dalla
novità. “Siamo
arrivati?” domandò Rufy per un’ultima
volta e l’arcigno indiano
che guidava la fila fu ben felice di poter grugnire qualcosa in
risposta,
fermandosi di fronte ad una grossa tenda color porpora. “Mare Forza Nove, figlio di
capo tribù, chiede udienza a Vento
Sedici
Nodi Che Strappa Le Vele” esclamò
imperioso, battendo a terra il lungo arco
che aveva con sé. Usop
sgranò gli occhi. “Secondo
te ‘Che Strappa’
è
il nome o il cognome?” sussurrò a Sanji, ben
attento a farsi scudo dietro di
lui. “Non
so. Ma immagina cosa fa di codice fiscale” rispose serafico
il
cuoco, facendo per accendersi una sigaretta. Sfortunatamente
si ritrovò sotto il naso la punta di una freccia e
dovette rinunciare all’impresa. “Non
sono affatto simpatici.” Si lamentò. Il
villaggio nel frattempo si era fatto silenzioso, come se la voce
del figlio del capo tribù avesse decretato la
solennità del momento. L’aria
era carica di aspettativa. Persino Rufy continuava a guardarsi
attorno, frenetico ma silenzioso. Dopo
svariati secondi, la tenda del tepee si sollevò lentamente. Ne
uscì del fumo, poi qualcuno tossì, ed infine
emerse la copia
sputata del figlio del capo tribù, ma invecchiata di almeno
trent’anni. Un
indiano dal viso solcato da antiche e profonde rughe, le labbra
serrate in una perenne smorfia, la pelle abbronzata dal sole, massiccio
e
accigliato come un totem. Sul capo una corona di piume ad indicarne il
simbolo
indiscusso del potere. “Padre…”
esalò Mare Forza Nove, chinando rispettosamente il capo in
presenza del capo tribù. L’uomo
si limitò a guardarsi attorno, fissando il suo sguardo
profondo
e indagatore sul gruppetto che il figlio si portava appresso. “Li
abbiamo trovati che si aggiravano nei territori di Vostra
proprietà, padre” Di
nuovo il Capo non rispose, impossibile capire il suo stato
d’animo. Mare
Forza Nove cominciò a vacillare. Non amava particolarmente
l’attesa. “Sostavano
sulla terra dei nostri avi. Il luogo della sanguinosa
battaglia delle mille lance!” insistette con veemenza, come a
sottolineare la
gravità della situazione. Il
Capo tribù allora si volse e fissò il suo sguardo
severo sul
figlio. Il giovane lo guardò speranzoso, aspettandosi la
più lusinghiera delle
congratulazioni quando questi cominciò a tossire come un
forsennato, cacciando
fuori la lingua in procinto di soffocare. “P-padre?” “Porca
di quella cavalla lercia e scosciata!” esclamò
Capo Vento
Sedici Nodi (ecc ecc…), portandosi una mano alla gola,
mentre il viso diventava
paonazzo e gli occhi si sgranavano, venati di rosso. “Padre
stavate ancora fumando il Calumet della Pace, da solo?!”
sbottò
il figlio, alzando le mani al cielo in un gesto isterico. “Questa
volta ho solo usato erbe naturali, non capisco che cosa sia
andato storto, si fumava che era una meraviglia!”
esclamò questi, inspirando a
fondo, mentre qualcuno, gli porgeva una brocca con dell’acqua
fresca. “Quante
volte Vi ho detto che non dovete fumare, quante?” “Almeno
una volta ogni pausa da calumet” rispose automaticamente il
Capo, asciugandosi le labbra e restituendo la brocca alla dolce
fanciulla
indiana che gliel’aveva concessa. “Oh
Figlio, non fare tante storie, la vita è già
colma di stenti e
privazioni, concedi la consolazione del fumo a questo corpo ormai
decadente” disse,
mimando un attacco cardiaco. Si portò una mano al cuore,
tremò per qualche
istante, si piegò sulle ginocchia e si aggrappò
al figlio in cerca di sostegno. “Chopper,
forse dovresti fare qualcosa” suggerì Nami,
scioccata dalla
scenetta. “Era
erba pipa, vero?” domandò a sorpresa Mare Forza
Nove, senza
nemmeno scomporsi. “Selezionata
dai migliori Hobbit della Contea” rispose il Capo,
lanciandogli uno sguardo speranzoso. “Questo
non giustifica in ogni caso il Vostro comportamento” “Però
mi rende estremamente simpatico” asserì Capo Vento
Sedici Nodi
(ecc ecc..) con un sorriso a trenta denti (due li aveva persi da
qualche
parte). Si rimise poi in piedi, come se niente fosse successo e
battè una
poderosa manata sulla spalla del figlio. “Dunque,
dunque, dunque, vediamo un po’ chi abbiamo
qui…” e così
dicendo si avvicinò a Rufy che lo guardava ammirato. “E
così stavate attraversando questi territori? Stranieri
nevvero?” Rufy
annuì. “Proprio.
Veniamo dal mare!” “Oh
dal mare” replicò impressionato il Capo
Tribù, studiandolo
“Singolare copricapo, viso pallido, sei per caso il capo di
questa.. banda?” “Esatto
pennuto!” Il
villaggio intero trattenne il fiato, mentre Mare Forza Nove
afferrava una freccia per far pagare l’offesa al viso pallido
dal sorriso
inquietante. Il
Capo Tribù invece si limitò a scrutarlo a lungo,
prima di scoppiare
in una sonora risata. “Pennuto!
Mi ha chiamato pennuto?” e giù di nuovo risate a
garganella
“Era dai tempi della mia defunta moglie che non mi sentivo
chiamare così” E
Mare Forza Nove al solo nominare la defunta madre, abbassò
arco e
freccia. “Aveva
un gran senso dell’umorismo” e così
dicendo si voltò in
direzione del figlio “Mi domando tu da chi abbia
preso.” Mare
Forza Nove fece una smorfia, abbassò il capo e
sbuffò. “E
sentiamo, viso pallido, qual è il tuo nome?”
proseguì il Capo Tribù
ormai lanciato nella conversazione. Il tizio con la paglietta gli stava
già
simpatico. “Mi
chiamo Monkey D. Rufy. Capitano della ciurma di cappello di
paglia. Colui che diventerà il Re dei Pirati!”
enunciò solennemente, portandosi
teatralmente le mani ai fianchi. “Ma
si fa scrivere i testi da Usop?” sussurrò
sarcastica Nami alle sue
spalle. “Sì”
rispose serafico Zoro che era rimasto in disparte per tutto il
tempo. “Certo,
perché tu li hai visti…”
ribattè ironicamente la cartografa. “Sì” “Ah”
e si zittì. “Addirittura
Re dei Pirati!” esclamò impressionato il Capo
Tribù
“Ammiro le persone dalle grandi aspirazioni!” e
riducendo poi la voce ad un
sussurro “Non come mio figlio che spera solo che schiatti per
poter prendere il
mio posto per passaggio d’eredità!” “Padre,
ma che state dicendo?! Lo sapete che non è vero!” Vento
Sedici Nodi (ecc ecc) scoppiò a ridere. “Lo
so, lo so, ma dovresti vedere la tua faccia ogni volta che lo
dico.” Mare
Forza Nove di nuovo abbassò il capo e sbuffò. “Basta,
ho deciso! Monkey D. Rufy, Cappello di Paglia, da me ora
soprannominato Paglietta che Ride, e la sua tribù oceanica,
saranno ospiti di
questo villaggio! Che venga organizzata una festa in onore dei nostri
ospiti!”
esclamò suscitando stupore generale, ed entusiasmo da parte
di Rufy. “Ma
padre, attraversavano il territorio sacro del…”
cercò di
contrastarlo il figlio. “Oh
piantala figliolo! Al diavolo le superstizioni e le tradizioni
obsolete! Poi ci lamentiamo del fatto che nei Western sono sempre gli
indiani a
fare la parte dei cattivi!” ** C’era
un cielo stellato sopra di lui e il tintinnio di mille monete
trillava allegro nelle sue orecchie. Le
Chad era nudo, completamente nudo. E sguazzava in un mare di monete
d’oro e pietre preziose. “Il
mondo è miooooooooooooooooooo” intonava felice
come una pasqua,
crogiolando in completa e assoluta estasi. “CAPITANO!”
una voce, e poi un terremoto improvviso. Un vortice al
centro del suo mare di monete e tutti i suoi averi che venivano
risucchiati in
una cavità oscura e terribile. “Noooooooooooooooooooooo!
Il mio tessssorrrrro, il mio meraviglioso
tessssooooooooooooooro!” Si
svegliò di soprassalto solo per trovarsi di fronte il
faccione
ansioso di Geremia, che lo scoteva e lo richiamava. “Brutto
pezzente!” lo apostrofò affatto gentile,
tirandogli una botta
in testa. Il
povero mozzo si scostò, scioccato dall’assoluta
mancanza di
gratitudine del capitano. “M-ma
io cercavo solo di…” “Svegliarmi!?
E ci sei riuscito benissimo, dannato animale da cambusa!
Topo di fogna bavoso! Lombrico viscido della Malesia!” Geremia
fece una smorfia e si ritrasse, senza più dire una sola
parola. “Allora
come è qui la situazione? Ancora non li avete
trovati?” Il
mormorio della ciurma alle sue spalle fu piuttosto eloquente. “E
che ci facciamo ancora qui?! Andiamo, no? Ma tu pensa se devo fare
tutto io!” E
così dicendo prese a camminare verso il deserto sconfinato.
Si voltò
però dopo qualche metro, rendendosi conto che nessuno lo
stava seguendo. “Mbè?
Vi pesa il culo?” ragionò, intrecciando le braccia
al petto,
sentendo il nitrito dei cavalli che la ciurma aveva radunato. Le
Chad si accigliò ma non diede a vedere di aver compreso il
clamoroso errore che aveva fatto. Tornò
sui suoi passi borbottando. ** La
festa era stata allestita con estremo successo. Nemmeno
un paio d’ore e tutto era pronto come se vi si fossero
impiegati giorni interi. La
“piazza” del villaggio era piena di gente e luci
colorate. Un
grande falò veniva acceso al centro, mentre la notte
scendeva inesorabile sul
deserto. “Ebbene
che la festa abbia inizio!” ciarlò festivo il capo
tribù,
ributtandosi seduto sul suo trespolo accanto a una giovane quieta e
fiera. Mare
Forza Nove se ne stava in disparte circondato da alcuni scagnozzi
della sua banda, ad osservare, accigliato, gli ospiti d’onore
di quella assurda
festa. “Teneteli
d’occhio” fece con voce lugubre e lo sguardo ferino
“Non mi
fido di loro, né delle capacità di giudizio di
mio padre” Gli
scagnozzi annuirono a tempo, seguendo il ritmo sincopato dei
tamburi della festa, braccia intrecciate sul petto. “Ommioddio!”
la voce di Sanji superò persino quella del capitano che
per primo aveva manifestato enorme entusiasmo per il menù
carnivoro della
serata “Ma quelle ragazze indossano solo un gonnellino e un
reggiseno di
pelle!” e cuori volanti a profusione per gentile concessione. La
ragazza che sedeva accanto al capo tribù si rimise in piedi,
osservando con estremo interesse quel ragazzo tanto carino con i
capelli del
grano maturo. Si
unì a sorpresa alle danze al centro della piazza, prendendo
a
seguire la coinvolgente coreografia. Il
capo tribù batteva le mani entusiasta e fumava un lungo
calumet dal
singolare fumo verdastro. “Sanji,
credo tu abbia fatto di nuovo colpo” gli fece presente Nami,
quando scorse le occhiate eloquenti che la ragazza dirigeva al giovane
cuoco. “Naaaaaaa,
tu dici?” esclamò Sanji affatto capace di
mantenere un
contegno, in netto contrasto con quello che asseriva. “Chissà
se anche fra gli indiani esistono aspirazioni da
travestitismo”
esalò lugubremente Zoro, sorseggiando quello che sembrava un
ottimo nettare
alcolico. “Taci
Marimo!” rispose Sanji, punto sul vivo. Questa volta era
sicuro
di non sbagliare. Il suo girl detector puntava nella direzione giusta.
Quella
era indubbiamente una ragazza. Quando
la vide avanzare verso di lui, continuando a mantenere il ritmo
delle danze, si rimise in piedi. “Guarda
e impara, pivello!” fece a Zoro che per tutta risposta
guardò
altrove e fissò lo sguardo sulla ghenga di Mare Forza Nove.
Di certo non
dimostravano un atteggiamento amichevole. La
giovane aveva coinvolto un incredulo Sanji ed ora ballava con lui
attorno al grande falò. “Wow,
stasera Sanji va alla grande” ciarlò Nami, senza
riuscire a
trattenersi dal battere le mani a ritmo. “La
figlia del Capo Tribù” aggiunse Zoro, posando
cautamente a terra
il suo boccale di nettare ormai vuoto. “Sul
serio?” domandò sorpresa la ragazza, collegando
solo dopo il
fatto che la giovane sedeva nel posto esclusivo accanto a Vento Sedici
Nodi
(ecc ecc). Fece per dire altro, ma Zoro si era levato in piedi, diretto
verso
mete sconosciute. Nami
non disse altro e tornò a guardare lo spettacolo,
riprendendo a
ballare da seduta. Rufy
nel frattempo si era avvicinato al Capo Tribù. “Questa
è la festa più meravigliosa che mi sia capitato
di essere
invitato!” lo lusingò inghiottendo la grossa
coscia di un animale sconosciuto. Vento
Sedici Nodi (ecc ecc) rise della sua affermazione. “Ed
da parte mia sono anni che non riesco a organizzare una festa
degna di questo nome per degli stranieri!” esclamò
l’uomo, che si afflosciava
viepiù sul suo tappetino, fumando con vigore. “Sul
serio?” domandò Rufy, continuando a smozzicare
carne e lanciare
sputacchi a destra e a manca, senza preoccuparsi di risultare
maleducato
“Eppure sembrate un villaggio proprio festaiolo” “Lo
siamo” confermò Vento Sedici Nodi (ecc ecc)
“Il problema è che, in
genere teniamo per noi i festeggiamenti” “E
perché mai?” domandò perplesso Rufy con
la bocca gonfia di cibo. Il
Capo tribù si strinse nelle spalle. “Ho
un figlio molto ligio al dovere. Troppo ligio al dovere. Scaccia
gli stranieri prima che possano raggiungere i confini delle nostre
terre.
L’esperienza lo ha reso diffidente.” “Quale
esperienza?” Vento
Sedici Nodi (ecc ecc) si incupì leggermente, rilasciando una
lunga scia di fumo verde nell’aria. “La
mia compagna, sua madre, fu uccisa da un cavaliere solitario” Rufy
inghiottì rumorosamente e rimase a fissarlo per un lungo
attimo. “Mi
dispiace” “Oh,
è storia vecchia ormai” lo rassicurò
l’uomo, dandogli una
poderosa pacca sulla spalla “Ma sono felice che non sia
riuscito a scacciare
voi!” e così dicendo porse a Rufy il suo calumet. “E’
una tradizione” disse solo, notando l’esitazione di
cappello di
paglia “La prenderei sul personale se rifiutassi almeno un
tiro” “Non
sia mai!” esclamò allora il ragazzo. Qualche
attimo dopo si sentirono solo poderosi colpi di tosse e le
fragorose risate del capo tribù. “Fermo”
la voce di Zoro nell’oscurità e una lama alla
schiena di un
indiano che teneva fra le mani un arco puntato in direzione della
piazza dove
si svolgevano le danze. “Posa
l’arma straniero, questi non sono affari che ti
riguardano”
sussurrò l’indiano. La sua voce tradiva
però una certa agitazione. “Lo
sono eccome se si punta un’arma in direzione di un mio
compagno.” Sanji,
ignaro di tutto, ancora danzava con la giovane, in un misto di
entusiasmo ed estasi pura. “Sto
eseguendo un ordine” fu tutto quello che ebbe da dirgli
l’indiano. “A-ah”
fece Zoro, puntando meglio la lama “E immagino che il figlio
del Capo Tribù sappia esattamente di cosa stai parlando,
vero?” “Esattamente”
una terza voce si unì al coro. Dalla boscaglia, fece
capolino Mare Forza Nove, accompagnato da un paio di corpulenti omoni a
petto
nudo. “Libera
il mio uomo” ordinò con voce ferma. Zoro
si limitò a scuotere la testa. “Se
ordini ai tuoi di lasciare in pace me e i miei compagni di
viaggio. Siamo qui solo di passaggio. E non vogliamo far altro che
rilassarci e
divertirci.” “Divertirvi?”
disse Mare Forza Nove, arrivando accanto ai due. L’indiano
di fronte a Zoro rigido come un pezzo di marmo. Solo le braccia
tremavano e
gocce di sudore gli imperlavano la fronte. “Il
tuo cosiddetto compagno di viaggio, sta flirtando con quella che
si dia il caso essere mia sorella!” Zoro
piegò le labbra in un sorriso storto. “Se
il capo Tribù non ha niente da dire a riguardo, mi chiedo
perché
te ne debba occupare tu.” Rispose strafottente. “Tu!”
esclamò Mare Forza Nove, spintonando l’indiano
preso di mira,
fino a farlo cadere a terra, così da poter fronteggiare
liberamente Zoro. Posò
volontariamente lo stomaco alla lama della katana che lo spadaccino
ancora
teneva fra le mani. “Mia
sorella ha quattordici anni” sibilò “E a
quattordici anni, si dà
il caso che qui, le donne, siano in età da marito! E gli
Spiriti solo sanno
quanto io impedirò che mia sorella scelga per marito lo
straniero Cecato Danocchio!” “Cecato da che?” chiese
Zoro, improvvisamente solo molto perplesso. “Danocchio” rispose
seraficoMare Forza
Nove, come avesse
momentaneamente dimenticato la diatriba in corso
“E’ il nickname indiano che
mio padre vuole donare allo straniero col ciuffo. Così come
a tutti voi
stranieri. Ma è una sorpresa di fine
serata…” si interruppe e abbassò la
voce
“Tienilo per te, mh?” Zoro
si ritrovò ad annuire con espressione assolutamente
impagabile. “Comunque!”
gracchiò il figlio del capo tribù, di nuovo
ostile “Impedirò
questo matrimonio con tutte le mie forze. A costo di finire nel
sangue!” “Ehi,
frena, amico” lo interruppe Zoro, abbassando leggermente
l’arma
“Cerchiamo di essere ragionevoli, ah?” Rinfoderò
definitivamente la katana, suscitando un certo smarrimento. “Sanji
non allungherà un dito su tua sorella. Questo posso
assicurartelo” “E
credi che possa fidarmi della parola di uno straniero?”
indagò Mare
Forza Nove, sfoggiando la stessa identica espressione corrucciata di
Zoro. “Non
di uno straniero” specificò lo spadaccino,
ergendosi maestoso
contro il cielo scuro “Di un samurai” E
la magnificenza del momento suscitò sgomento e rispetto
generale. Mare
Forza Nove non riuscì a riprendersi abbastanza velocemente
da
quel solenne attimo che Zoro si era già dileguato. “Ha
quattordici anni” sibilò lo spadaccino al cuoco,
passando
casualmente sulla pista da ballo. Sanji
raggelò internamente e arretrò inorridito
dall’adolescente in
evidente subbuglio ormonale. “Ehi,
guarda! Anche Zoro balla!” esclamò Chopper,
vedendo lo
spadaccino che tentava di schivare gli inspiegabili calci di Sanji. “Il
samurai ha mantenuto la promessa” sentenziò
riconoscente Mare
Forza Nove “Forse possiamo fidarci degli stranieri”
I suoi scagnozzi annuirono
a ritmo di musica in posa da rapper. “Guarda
Robin, ho trovato una moneta” ciarlò Nami,
balzando sul posto.
Un ometto bicentenario e tremebondo le si avvicinò
ringhiante “E’ uno dei miei
denti, ragazzina!” “M-mi
scusi, non avevo intenzione di…” “Oh,
ragazzina dai capelli a carota, prevedo disastri e morte per il
proseguimento del vostro viaggio” disse, afferrando
prontamente il suo presunto
dente, alitandole in faccia il rigurgito di una cena andata a male. Nami
si fece aria e lo guardò perplessa. “Che
vuol dire, mi scusi?” “Quello
che ho detto.” “Sì,
ma disastri e morte non è esattamente quando di
più preciso
esista come previsione” si intromise Robin, aiutando Nami a
farsi aria con un
altro paio di mani, sbucate da chissà dove. L’ometto
la fissò con tanto d’occhi al prodigio. “Lo
Spirito dalle mille mani” esalò con aria mistica
“Disastro e
morteeeeeeeeeee. Moooorteeeeee” Usop
che aveva sentito tutto si portò una mano al cavallo dei
pantaloni, per una strizzatina di testicoli. “Moooooooooooooooorteeeeeeeeeeeeeeeee”
la tribù tutta seguì Usop nel
gesto scaramantico. “Mooooooooo-” “Oh
basta, vecchio!” lo interruppe Vento Sedici Nodi (ecc ecc)
rimettendosi in piedi non con poca fatica “Potresti evitare
di nominare la
morte in una serata tanto piacevole?” Il
vecchio fece una smorfia e si corrucciò notevolmente. “Nessuno
più dà credito a Libeccio Mistico”
borbottò, raccogliendo il
bastone che gli era caduto dall’enfasi mortuaria
“Lo stregone della tribù, e
nessuno gli dà ascolto. Sprofonderete in disastri
e..”
“Mooooooooooooorteeeeeeeeeeeeeeeeeee!” gli fece eco
l’intera tribù, facendolo
sobbalzare e inconsciamente emulare strizzate pallistiche. Rufy
proruppe in una fragorosa risata e la festa riprese. …
e durò per tutta la notte.
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