Isla De Muerte

di Azumi e Elivi
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Capitolo 1 ***
Capitolo 2: *** Capitolo 2 ***
Capitolo 3: *** Capitolo 3 ***
Capitolo 4: *** Capitolo 4 ***
Capitolo 5: *** Capitolo 5 ***
Capitolo 6: *** Capitolo 6 ***



Capitolo 1
*** Capitolo 1 ***


Isla cap 1

ISLA DE MUERTE

 

CAPITOLO 1

"Scappateeeeeee!" si elevò un urlo disperato dal gruppo di pirati assiepati sul ponte del grosso vascello e poi, al di sopra delle voci esagitate della folla, un rombo si sovrappose al tramestio, mentre un'esplosione di proporzioni mostruose eruttò da uno dei grossi cannoni di poppa della caravella avversaria, provocando, tra i bagliori accecanti dello scoppio, un'onda d'urto che si sviluppò potente per una decina di metri.
Pezzi di legno e assi si staccarono dal rivestimento del vascello e una grossa porzione della prua del grosso bastimento andò perduta in mare.
"Centro!" esultò Usop, accendendo una seconda miccia, tappandosi le orecchie per evitare di rimanere assordato dalla seconda deflagrazione.
"Maledetti!" strillò isterico e affannato il capitano della nave avversaria, mentre Rufy, raccolto tutto il fiato che poteva immagazzinare, si lanciò sul ponte, pronto per la battaglia.
"All'arrembaggioooooooo!"
"Zoro i rampini!" gridò Sanji, emergendo dal magazzino carico di funi uncinate, mentre lo spadaccino recuperava un'asse dissestata e la utilizzava come passaggio per approdare al grosso vascello.
"Non ce n'è bisogno!" urlò, estraendo preventivamente una delle sue spade, preparandosi allo scontro.
"Dannato testa di…" ringhiò Sanji, gettando a terra le funi, osservando il vascello che sovrastava la Going Merry con una certa apprensione. Era così immenso e massiccio, non sarebbe certo stata una battaglia semplice. Se solo Rufy non si fosse fatto coinvolgere nella battaglia…

- Ragazzi, c'è aria di avventura! -
- Rufy? Che cavolo stai dicendo? - esclamò Nami osservando il capitano che dondolava impaziente seduto sul parapetto della caravella, con lo sguardo palesemente rivolto verso l'orizzonte.
Un grosso vascello si stava dirigendo esattamente nella loro direzione e sul pennone sventolava con orgoglio un magistrale Jolly Roger, provvisto di teschio e tutto il resto. Un colosso a confronto della loro bagnarola.
- Pirati! - stabilì Sanji avvicinando i compagni.
- Oddio! - pigolò Usop, gettandosi a terra con il viso rivolto verso il pavimento. - Si salvi chi può! -
- Zitto, scemo! - lo rimproverò Sanji, assestandogli un calcio sulla nuca - Se non li provochiamo, non c'è bisogno di agitarsi. Dopotutto noi non abbiamo nulla contro di loro e loro non hanno nulla contro di noi. -
Nami annuì con veemenza, posandosi alla balaustra.
- Sanji ha perfettamente ragione, basta non compiere gesti inconsulti… -
- Ehi voi… di lassù! - esclamò Rufy gesticolando animatamente - Avete o no il fegato di fare una bella battaglia tra pirati? -
- Rufy! - strillò Nami portandosi le mani sul viso, scioccata.
- Appunto… - commentò Sanji scotendo la testa.

Sanji si riprese dalle sue riflessioni e ripreso in mano uno degli uncini per arrembaggio, lo scagliò con quanta potenza possedesse nelle braccia verso la nave avversaria, agganciando il ponte del vascello. Finché erano in ballo, tanto valeva ballare.
"Evvai!" esultò per l'impresa, afferrando saldamente la corda.
"Dove credi di andare biondino? Io sono venuta apposta per giocare con te e tu mi abbandoni?"
Il cuoco si voltò all'improvviso, inorridito dal trovarsi alle spalle una colossale virago.

"Usop vieni con me!" gridò Nami raggiungendo il cannoniere intento ad accendere l'ennesima miccia.
"Cosa? Dove?" domandò trasecolando, mentre un'altro scoppio di cannone fece vibrare l'aria.
"Su quel vascello!"
"Ma se impazzita?" gridò Usop, arretrando come per sfuggire alle grinfie della cartografa. Aveva infatti allungato le mani per stringerlo nelle sue spire e spingerlo al di là della balaustra, sull'asse che aveva posto Zoro.
"Non sono mai stata più seria di così, Usop!" disse, sistemandosi i capelli dietro l'orecchio, sorridendo e gesticolando eccitata "Quello è un vascello pirata Usop, capisci? E i pirati si suppone che abbiano la stiva ricca di tesori! Dobbiamo saccheggiarli"
Usop si scansò ancora e raggiunse il cesto delle palle di cannone, poco propenso a seguire i ragionamenti contorti della ragazza, sperando in qualche modo di scoraggiarla con il suo atteggiamento pseudo menefreghista.
"Questo non è sempre vero Nami, anche noi siamo pirati, ma nella stiva non abbiamo un soldo bucato! E magari anche loro…"
"Suvvia Usop, sempre negativo tu!" e così dicendo Nami afferrò il braccio del ragazzo e lo trascinò con sé.
"Nami fermati! Nami per l'amor del cielo! Nami è pericoloso e poi… chi spara col cannone?? Non hai bisogno di me!"
"Si che ho bisogno di te, stupido! Mi serve qualcuno che mi faccia da palo! Gli altri sono tutti impegnati e poi non vorrai sparare con il cannone su un vascello in cui ci sono anche io, vero?"
Usop singhiozzò rassegnato, ora troppo preso ad evitare di venir coinvolto nelle colluttazioni in corso, mentre sul ponte del vascello Rufy e Zoro si prendevano amorevolmente cura dei membri dell'equipaggio nemico.
"Ci faremo ammazzare, lo so che ci faremo ammazzare!" gridava, mentre un paio di brutti ceffi sembravano puntarli inferociti, brandendo luccicanti coltelli tutt'altro che rassicuranti.
"Zoro!" stillò Nami, facendo cenno al ragazzo di sgombrar loro la strada dagli elementi potenzialmente molesti.
Lo spadaccino si liberò abilmente del giovane con cui stava duellando e appena udito l'urlo della cartografa, si girò su sé stesso con un volteggio e fu sui due uomini.
"Grazie!" lo benedisse Nami, superando con Usop l'ostacolo umano, dirigendosi dritta dritta verso l'interno del vascello.
"Ora dovremmo essere al sicuro!" esclamò, richiudendosi la porta alle spalle, guardandosi attorno per capire la disposizione dei locali.
Usop dietro di lei si teneva il cuore, troppo agitato e preso a trattenere le lacrime per il pericolo scampato, per risponderle.
Da fuori provenivano i rumori ovattati della battaglia, mentre l'ennesimo scoppio di cannone sovrastava il chiasso.
"Mi distruggeranno tutta la Going Merry!" pigolò una volta ripresosi, sbirciando malamente da una crepa sulla parete.
"Forza Usop, muoviamoci di qui!" lo spronò Nami, prendendolo nuovamente per un braccio, trascinandolo lontano dalle sue preoccupazioni "Secondo quanto mi pare di capire, bisogna prendere per di qua! La cambusa dovrebbe essere giù per queste scale."
I due scesero una rampa viscida di scalini e raggiunsero quella che sembrava una lussuosa stiva.
Molto più ordinata della loro, riccamente decorata sulle pareti e piena di zeppa di casse e sacchi pieni di succulente sorprese.
"Si trattano bene, questi piratucoli!" disse Nami, guardandosi attorno meravigliata.
"A me sembra solo un inutile sfoggio di lusso pacchiano!" commentò Usop, girovagando nei dintorni senza meta, certo più preoccupato a tenere sotto controllo qualsiasi rumore sospetto.
"Non sapevo che uno come te facesse caso a queste cose!" disse Nami, ispezionando casse e anfratti con una manualità che raramente si aveva occasione di osservare. Usop dovette ammettere, guardandola, che sebbene non fosse un esperto in fatto di taccheggi o saccheggi, la ragazza ci sapeva fare.
Afferrava velocemente qualsiasi oggetto attraesse la sua curiosità e lo faceva semplicemente scomparire, come una prestigiatrice di esperienza.
Dopo aver arraffato cose di poco valore, finalmente sembrò scovare una zona meritevole di interesse.
"Pancia mia fatti capanna!" squittì eccitata.
"Trovato qualcosa di valore?" chiese Usop avvicinandosi, tenendo però sempre l'orecchio puntato sull'esterno. I colpi di cannone sembravano cessati, ma non sapeva dire fosse un bene o un male.
"Tieni!"
Nami gli lanciò in mano quello che sembrava un sacco di farina svuotato.
"E ci dovrei fare io con 'sta cosa?"
"La tieni aperta, mentre io la riempio!" esclamò la ragazza, sfoggiando un inquietante sorriso a trentadue denti, forse più spaventoso di quello di Rufy. Almeno a quello del capitano si era tristemente abituati, ma quando ne sfoggiava la cartografa c'era seriamente da agitarsi.
La ragazza si trascinò dietro una cassa decisamente pesante e sollevandola con una forza mai vista, ne riversò l'intero contenuto nel sacco di Usop.
Una miriade di monetine e gioielli luminosi tintinnò allegramente nel grigiume di quello straccio.
"Wow!" sussurrò colpito Usop, osservando quelle meraviglie.
"Puoi dirlo forte!" commentò Nami.
"Certo e secondo te ora mi metto ad urlarlo? Sai che succede se ci sentono eh?"
"Usop, rilassati. Era un modo di dire."
Il ragazzo fece per ribattere qualcosa ma poi si tranquillizzò, pensando che presto quella tortura sarebbe finita.
"Basta?" domandò, seguendo con lo sguardo Nami che si allontanava di nuovo.
La ragazza voltò il capo guardandolo con un misto di sarcasmo e divertimento.
"Stai scherzando vero? Non ho nemmeno cominciato!"
"Non hai nemmeno cominciato??? Ma non è abbastanza? Non ho mai visto tanto oro in tutta la mia vita!"
"Perché sei un sempliciotto. Mi spiace dirtelo ma i miei standard sono leggermente più elevati. Per cui zitto e tienimi questo altro sacco!"
Nami lanciò ad Usop un secondo sacco di farina e afferrò una seconda cassa, forzando sul coperchio per aprirla.
"Antiquariato!" esclamò, agguantando un antico orologio d'oro e ficcandoselo nella tasca.
Nel frattempo all'esterno la battaglia continuava ad impazzare. Sanji, Chopper e Robin erano rimasti sulla Going Merry, occupati a tener testa ad un fastidioso gruppetto di pirati che sembravano più che decisi a distruggere la nave. Mentre Zoro e Rufy dalla loro, cercavano di penetrare l'offensiva nemica giocando fuori casa.
"Dai Usop, ce ne stanno ancora!" Nami aveva ormai riempito almeno cinque sacchi e non sembrava assolutamente intenzionata a mollare il bottino. Non ora che dopo così tanto tempo aveva la possibilità di riprendere la mano in quella professione che le riusciva tanto bene.
"No, non ce ne stanno più! Mi spieghi come facciamo a portare tutta questa roba???" gridò Usop ormai fuori di sé dalla rabbia e dalla paura. Aveva sentito degli scalpiccii poco prima ed era sicuro che di lì a poco qualcuno avrebbe fatto irruzione in quel locale. E li avrebbe catturati, legati, torturati e uccisi lentamente e senza pietà. Già si immaginava sventrato e cibo per i pesci.
"Due sacchi io e tre tu! Semplice… ancora qualche moneta e poi siamo a posto!" disse Nami spingendo a fondo il contenuto di uno dei sacchi, cercando di fare spazio per le ultime cianfrusaglie.
"Finiscila Nami! Dove si spinge la tua ingordigia, eh??? Lo sai anche tu che fine fa il gatto che va al lardo vero???"
"In bagno a scaricarsi?" rispose distrattamente la cartografa, assicurandosi che i sacchi fossero ben legati affinché non si rischiasse la perdita di qualche prezioso durante il trasporto.
"Nami tu sei…"
"A posto!" concluse per lui la ragazza, caricandosi i due sacchi più piccoli sulle spalle. "Muoviti Usop prendi questi tre e tagliamo la corda, ho sentito dei passi poco fa! Non vorrai farci cogliere in flagrante vero?"
Con agilità superò il cecchino e spalancò la porta per tornare al ponte della nave.
"Aaaargh!" fu l'unico commento disperato degno di esprimere la frustrazione del povero Usop che, caricandosi a fatica i tre sacchi sulle spalle, arrancò verso le scale dietro alla cartografa.
Una volta sul ponte, quello che si presentò dinnanzi al duo, non fu niente di meno di quello che si erano aspettati.
Entrambe le imbarcazioni erano in pessime condizioni né più né meno dei rispettivi proprietari.
"Muoviamoci Nami!" disse Usop, questa volta ben deciso a precedere la cartografa pur di raggiungere velocemente la sua amata caravella. Peccato che la ragazza sembrasse improvvisamente colta da imbambolamento sospetto.
"Nami che ti prende?" strepitò il cannoniere, attendendo una sua qualsiasi mossa, osservando la direzione del suo sguardo.
"Il vento. Il vento sta cambiando!" spiegò la ragazza, mentre un soffio di vento tanto improvviso quanto potente le scompigliò disordinatamente i capelli.
"Sicura non siano gli spostamenti d'aria provocati da Rufy?" domandò Usop, seguendo con lo sguardo il capitano ora intento a dondolarsi come una scimmia da uno dei velaggi, ruotando furiosamente un braccio, pronto a scagliare uno dei suoi micidiali colpi.
"No. No, non si tratta di Rufy! Dannazione muoviamoci!" esclamò con un impeto tale che Usop avvertì la sua tensione e cominciò ad agitarsi più di quanto già non fosse.
Presero dunque a correre attraverso il ponte della nave, evitando alla bell'è meglio gli scontri e raggiungendo la passerella che collegava le due imbarcazioni.
Usop fu il primo a passare, in barba alla signorile regola del: Prima le donne e i bambini.
Nami, prima di effettuare la tumultuosa traversata, si volse per un'ultima volta verso il vascello.
"Rufy, Zoro! Il vento sta cambiando! Vi conviene tornare a bordo!" e con quest'emblematico avvertimento, attraversò barcollante il ponte e raggiunse la Going Merry.
Rufy bloccò a metà un pugno e guardò in viso il capitano della nave.
"Cavoli, proprio ora che la storia si faceva interessante!" esclamò curvando le labbra in una smorfia per poi trasformarla nuovamente in un sorriso "Bè, sarà per un'altra volta!"
Con un balzo degno di un canguro si lanciò dal ponte della nave, sotto lo sguardo interrogativo del suo avversario, raggiungendo così Sanji, ancora alle prese con la virago.
"Bisogno di una mano?" chiese il capitano, mentre il cuoco scagliava un calcio a vuoto.
"Naaa, me la sto cavando benissimo da solo!"
"Sanji non tirarla per le lunghe!" lo raggiunse la voce di Nami "Il vento sta cambiando!"
Il cuoco diede uno sguardo alla cartografa accorgendosi solo in quel momento del suo ritorno.
"D'accordo amore miooooooooooooo!" poi si volse a Rufy "Ehi, liberati di lei, io per principio le donne non le colpisco."
Il capitano annuì e prendendo la povera donna per il bavero della camicia le fece effettuare un volo ad arco che le permise di atterrare esattamente in testa agli avversari di Zoro.
"Ehi! Questi erano miei!" borbottò lo spadaccino, rinfoderando le spade.
"Non hai sentito Nami? Ha detto…" gli gridò Rufy dalla Going Merry.
"Ho sentito quello che ha detto, avrei finito nel giro di pochi secondi!"
Rufy scoppiò in una risata attendendo il ritorno dello spadaccino.
"Aiutoooooo!" gridò Chopper ancora alle prese con un paio di brutti ceffi. Robin decise di entrare in azione con un colpo che raramente aveva effettuato, raccolse con forza i due individui con una miriade di braccia e li gettò velocemente a mare.
"Grazie!" disse Chopper sospirando per lo scampato pericolo.
La cow girl rispose con un occhiolino.
"Ragazzi tutti ai vostri posti, viriamo di trenta gradi e ammainiamo le vele! Sta arrivando una tempesta degna della fine del mondo!" urlò Nami, preoccupandosi di portare i sacchi col bottino sottocoperta, mentre i ragazzi eseguivano le sue direttive, senza domandare nulla. Ormai conoscevano abbastanza la ragazza per capire che quando parlava dei cambiamenti climatici non era una questione da prendere sottomano.
"Vigliacchi! Dove credete di scappare???" la voce del capitano del veliero giunse chiara e cristallina dal ponte della nave. Come Rufy poggiato al parapetto, seguiva incuriosito le operazioni sulla caravella.
Rufy volse lo sguardo e lo piantò dritto nei suoi occhi, per quanto fosse possibile.
"Non stiamo scappando e non siamo vigliacchi. Rimandiamo semplicemente lo scontro! Cause di forza maggiore ci impediscono di continuare! E fareste bene a prepararvi anche voi, prima di venir spazzati via come fuccelli!"
"Volevi dire fuscelli Rufy?" lo corresse Usop mentre gli passava accanto in corsa.
"Si, si, quella roba li!"
"Che cavolo stai dicendo???" esclamò di nuovo l'altro capitano dal ponte osservando il cielo. Un rombo potente ruppe l'aria, mentre grossi nuvoloni grigi correvano nella loro direzione carichi di elettricità.
"Oh porc…"
"Io te lo avevo detto!"
"Rufy, vieni a darmi una mano!" gridò Usop e il capitano accorse, senza fare una piega, mentre le due imbarcazioni si distanziavano progressivamente una dall'altra, preoccupati a salvare la pelle.

La tempesta si scagliò potente per quasi tutto il giorno e la notte successiva. Ci volle un grosso dispendio di mezzi e di energia per mantenere intatta la povera Going Merry, ma alla fine, come sempre poi, la avevano scampata loro.
Dopo una giornata estenuante il vento sembrava esseri chetato ed ora all'esterno c'era solo una fastidiosa pioggerellina a testimoniare lo scampato pericolo.
Usop era fuori, provvisto di impermeabile e attrezzi da lavoro, occupato a riparare i danni più vistosi alla nave. I cannoni del vascello nemico avevano aperto una voragine sul ponte retrostante e la tempesta non aveva certo risparmiato quella parte già vistosamente compromessa. Era meglio riparare in qualche modo la falla onde evitare peggioramenti. Chopper si era offerto di fargli da secondo, mentre gli altri attendevano in cucina, in silenzio, stanchi e tranquilli.
La pioggia si infrangeva sulle pareti esterne producendo un picchiettio rilassante.
"Faccio un po' di tè!" si offrì Sanji alzandosi dal suo posto, preparando l'acqua da bollire.
Nami entrò proprio in quel momento trascinandosi dietro un sacco all'apparenza pesantissimo.
"Che cos'è?" domandò Rufy, destandosi immediatamente dal torpore, incuriosito dall'inaspettata novità.
Nami lo osservò con un sorriso enigmatico.
"Un omaggio di quei gran signori di pirati che abbiamo fortuitamente incrociato ieri!" disse, sollevando con non pochi sforzi il saccone sul tavolo, cominciando a slegare i lacci che lo tenevano sigillato.
"Un omaggio? Non sapevo fossero così generosi!" esclamò l'ingenuo capitano, allungando il collo per vedere di riuscire a scorgere qualcosa.
"Rufy… la tua ingenuità è sconcertante!" commentò Sanji accendendosi una sigaretta, poggiandosi a braccia incrociate al mobiletto di fianco al fornelletto acceso "A volte mi chiedo se esisti davvero o la tua presenza è frutto di una fantasia collettiva!"
Rufy guardò il cuoco senza capire una sola parola, poi si volse verso Zoro che sembrava dormicchiare poggiato a terra, di fronte al frigorifero.
"Rufy… Nami li ha derubati!" spiegò lo spadaccino, senza aprire gli occhi, dando in questo modo l'impressione di parlare nel sonno.
"No!" esclamò allora il capitano volgendosi nuovamente verso la cartografa, osservandola con un misto di incredulità e ammirazione.
La ragazza gli lanciò un occhiolino beffardo e finalmente rovesciò l'intero contenuto del sacco.
Una miriade di oggettini e preziosi di varie dimensioni, forme e colori, si riversarono sulla tavolo con un fragoroso tintinnio.
"Ma che figata!!!" esultò Rufy, balzando in piedi, poggiandosi alla tavola, facendo scorrere lo sguardo su tutte quelle meraviglie. Non credeva di aver mai visto tanti oggettini interessanti tutti insieme.
"Bè, queste sono perlopiù cianfrusaglie, ma visto che avevo raccolto tutti i gioielli nella stiva ho pensato di portare con me anche qualche stupidaggine raccattata qua e là. Possiamo sempre rivenderla in qualche mercatino!"
Robin afferrò una pipa nera, finemente intagliata.
"O ad un antiquario! Alcuni di questi oggetti valgono più di quanto pensi, Nami!" disse allungando la pipa alla ragazza che la guardò interrogativamente.
"E' fatta con legno di ebano e dall'intaglio e dalla fattura sembrerebbe appartenere al secolo scorso… rivendendo un gioiellino del genere ad uno che se ne intende, faresti un bel po' di quattrini!"
"Oh sorellona, sapevo che mi saresti stata di grande aiuto!" squittì eccitata Nami, osservando la pipa come se fosse stato un lingotto di oro puro "Se me lo permetti mi piacerebbe mi aiutassi a fare una stima di tutta questa roba!"
Robin annuì, frugando in quella montagna di oggetti, alla ricerca di altre cose interessanti.
Rufy dal canto suo non sapeva più cosa guardare, afferrava tutto ciò che brillava, in un atteggiamento che ricordava le gazze ladre e poi cercava di guardare in controluce il brillio prodotto, esultando con gridolini eccitati ogni volta che coglieva la luce.
"Oh, questo! Questo si che deve essere di grande valore! Guardate l'intavio!" disse allungando a Robin un bottoncino dorato.
"L'intaglio…" lo corresse Nami attendendo il responso della donna.
"Niente di più che un bottone dipinto!" stabilì l'archeologa con un'alzata di spalle. Affermazione che strappò a Nami uno sbuffo deluso.
"Ma l'incisione? Dai, c'è disegnata una nave! Deve essere una cosa di valore, per forza!" si ostinò il capitano, strappando di mano il bottone a Robin e continuando a rimirarlo come fosse il più prezioso dei tesori.
"Zoro! Alza il culo e vieni qui! Ho bisogno di un segretario!" ordinò la cartografa sporgendosi dal tavolo quel tanto che bastava per farsi scorgere dallo spadaccino.
"Uh?" mugugnò questo aprendo un occhio, poco orientato ad assecondare nuovamente le strampalate richieste della ragazza.
"Ti ho detto… alza le chiappe e vieni qui!"
"Sto tanto bene seduto qui, non vedo perché dovrei venire lì!" disse destandosi del tutto.
"Ti sto chiedendo un favore, ho bisogno di un segretario. Così scriviamo su un quaderno il valore di tutti questi oggetti."
"E hai bisogno di me? Perché non te lo fai da sola!"
Nami scosse la testa.
"Io non posso, devo stimare gli oggetti con Robin!"
"E allora chiedilo a loro!" esclamò Zoro additando con entrambe le mani Sanji e Rufy che lo osservavano perplessi.
"Sanji sta facendo il tè, e Rufy…" si bloccò come per trovare una scusa che le impedisse di ammettere che non si fidava poi questo granché delle doti grammaticali del suo capitano "Rufy sta analizzando degli oggetti!" concluse.
"Nami-san, tesoro, ma se vuoi posso aiutarti io!" si offrì Sanji "Tanto il te è quasi pront…"
"No!" lo interruppe la cartografa, facendolo sussultare "Lo fa Zoro! Non sta facendo nulla!" e così dicendo raggiunse un cassetto e ne estrasse un blocchetto e una matita. Poi si diresse a passo spedito verso lo spadaccino e gli lanciò violentemente in mano i suoi nuovi strumenti di lavoro.
"Ma io non ti ho detto che lo faccio!" disse provocatorio, non accennando minimamente ad alzarsi.
"Oh si che lo farai invece. O devo pensare che tu non sappia scrivere? Sai, la cosa non mi stupirebbe granché!"
Sanji non trattenne una risatina e Robin scosse la testa divertita. Solo Rufy al solito, non si fece distrarre dalle sue ricerche. Continuava imperterrito a frugare nel mucchio di oggetti, apprezzandoli secondo un suo personalissimo criterio di valutazione. Criterio che sfiorava il limite del pacchiano.
Lo spadaccino messo alle strette, sbuffò innervosito ma non oppose più alcuna resistenza. Vinto dagli eventi, si alzò in piedi, brandendo il suo taccuino e raggiunse svogliatamente il tavolo, sedendo di fianco a Robin.
Nami sfoggiò un sorriso vittorioso.
"Perfetto! Ora si che possiamo cominciare!"
Passarono parecchi minuti cercando di valutare il pregio di taluni oggetti, scartandone altri di scarso valore materiale mentre Zoro continuava a sbuffare ogni volta che gli chiedevano di catalogare un ritrovato prezioso. Prendeva appunti, inumidendo di continuo la punta della matita, cominciando a sentirsi nauseato dal sapore della grafite.
"Questo cosa potrebbe essere?" domandò ad un certo punto Rufy, mentre Sanji cominciava a versare il tè, apprestandosi a richiamare Usop e Chopper affinché li raggiungessero e si prendessero una meritata pausa dal lavoro. Ormai erano le cinque del pomeriggio.
"Un'altra schifezza, sicuramente!" rispose Nami senza nemmeno guardare l'oggetto che gli veniva porto.
Robin alzò comunque lo sguardo e osservò incuriosita quello che Rufy stringeva tra le mani.
Era una scatolina di legno, poveramente intagliata e tarlata in più punti, dietro di essa c'era una specie di chiavetta, molto simile a quella dei carillon. Sul coperchio riportava l'incisione di quello che sembrava un isolotto in mezzo al mare.
"Dove l'hai trovata quella?" esclamò improvvisamente e con tale impeto che per poco Sanji non rischiò di rovesciare il tè sul blocchetto di Zoro, rovinando completamente la lista stilata con amorevole puntigliosità.
Rufy indicò semplicemente il mucchio di oggetti.
Robin afferrò la scatolina e se la rigirò tra le mani avidamente.
"Che cos'è?" Domandò Nami fattasi ora più attenta.
"Sembrerebbe un carillon!" disse Sanji chinandosi su Robin per vedere meglio.
"Effettivamente è un carillon!" confermò l'archeologa passando una mano sul coperchio, facendolo aprire con uno scatto.
Dall'interno balzò fuori una piccola ballerina scosciata con una gamba alzata di novanta gradi rispetto al corpo.
"Ma non suona?" domandò Rufy un po' deluso.
Robin prese tra le dita chiavetta sul retro e la fece girare un paio di volte con delicatezza.
Dal piccolo carillon cominciò a risuonare una tranquilla nenia.
"Sembra una ninna nanna!" disse Nami godendo il suono cristallino delle note. Non ci si sarebbe aspettati di sentire un suono così pulito da un oggetto così antico.
"Attento a non addormentarti eh Zoro!" lo canzonò Rufy, ridacchiando per la sua infelice battuta, mentre lo spadaccino scoteva la testa e tracciava disegnini stupidi sul blocchetto ora inutilizzato.
"Che dici Robin, ha un qualche valore?" domandò allora Nami senza lasciarsi incantare dal momento romantico, tornando a pressare sulle questioni più materiali.
Robin sospirò e poggiò il carillon che continuò a suonare lentamente, rallentando il ritmo man mano che finiva la carica.
"Il carillon in sé non molto… ma se è l'oggetto che penso che sia, credo che se sfruttato a dovere potrebbe celare più sorprese di quante si pensi! Dovrei controllare su uno dei miei libri."
"Dici sul serio?" esclamò Nami entusiasta, fidandosi immediatamente della parola della donna.
"Questo coso qui?" indicò Sanji, servendo dei biscotti da gustare con il tè. Per lui quella non era altro che una cianfrusaglia senza valore.
"Si… anche se…" riprese Robin guardando preoccupata la ballerina che girava sempre più lentamente sul posto.
"Anche se?" chiesero in coro i presenti, stimolati dal tono misterioso dell'archeologa.
"Anche se… se non ricordo male, a questo carillon pare sia legata una storia piuttosto inquietante!" disse a mezza voce, mentre il suono del carillon riempiva stanza silenziosa e si spegneva lugubre con le ultime note stonate.

 



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Capitolo 2
*** Capitolo 2 ***


Isla cap 2

ISLA DE MUERTE

 

CAPITOLO 2

Robin comparve qualche ora dopo, dalle scale che portavano alle cabine, con in braccio un vecchio libro dalla copertina rossa finemente rilegato. Stava sfogliando rapidamente le pagine avvicinandosi al resto del gruppo che la guardava incuriosito.
"Ecco qua!" esclamò poi d'un tratto sbattendo il testo sul tavolo della cucina, ormai libero della refurtiva.
"Come pensavo" disse poi indicando con un dito il centro di una pagina ingiallita e stropicciata.
Nami e gli altri le si fecero intorno per tentare di capire a cosa si stesse riferendo o almeno sbirciare cosa stesse indicando: due grossi disegni dipinti a mano che ritraevano sommariamente il carillon e la ballerina.

"El carillón de Jaime.- lesse Nami scorrendo sul foglio con un dito - A quest'oggetto all'apparenza insignificante, sono legati alcuni degli eventi misteriosi che da sempre hanno caratterizzato i racconti su una delle leggendarie isole della Rotta Maggiore. Quell'isola che tutti sanno che esiste ma che nessuno in realtà sa dov'è, se non per chi ne possiede la chiave. E' impossibile, a quanto si racconta, infatti, arrivarci utilizzando un normale Logpose e non esistono Eternalpose che possano indicarne la posizione... "
"WOW! CHE FORZAAA! UN'ISOLA INTROVABILE????" scattarono evidentemente eccitati da quelle parole il giovane capitano, Usop e Chopper pregustandosi l'idea di mettere piede in un luogo sconosciuto e misterioso. I loro occhi già brillavano all'idea.
"Frenate gli entusiasmi voi, se è introvabile, anche volendo come ci arriviamo?" chiese Sanji soffiando via un po' di fumo dai polmoni, avendo intuito l'intenzione dei compagni di esplorare quel luogo ignoto.
I tre sconsolati e visibilmente delusi, interruppero lo strano balletto propiziatorio, improvvisato al centro della stanza.
"Aspettate... qui c'è dell'altro - riprese Nami - Pare che la soluzione delle coordinate per trovare l'isola sia nascosta proprio in questo carillon e che l'oggetto stesso sia uno strumento di navigazione al pari di un Eternalpose... "
"Abbiamo la chiaveee!!!" ripresero a gridare i tre nuovamente speranzosi.
"Quel pezzo di legno? Uno strumento di navigazione?" chiese Zoro buttando uno sguardo scettico alla scatoletta.
"Così c'è scritto. Anche se nemmeno io riesco ad immaginare come possa un carillon con tanto di ballerina danzante, indicare una qualunque rotta." rispose Nami dubbiosa.
Robin che intanto aveva sollevato la scatola dal centro del tavolo e fatto nuovamente scattare il meccanismo che permetteva alla ballerina di mostrarsi, iniziò a studiarla attentamente, portandosela davanti al viso.
"Avete notato la strana posizione delle gambe?" chiese dopo un po', attirando l'attenzione dei presenti.
"La gamba destra è sollevata ad un'altezza che forma 90° con l'altra." Disse, seguendo con un dito il profilo della ballerina "E guardate..." continuò, appoggiando la scatola sulla superficie liscia del tavolo e facendo girare la base legnosa del carillon lentamente, in senso antiorario: la gamba della ballerina continuava ad indicare la stessa direzione. Nonostante la rotazione, tornava ad indicare sempre lo stesso punto.
"Che mi prenda un colpo!" esclamò Sanji, dando voce al pensiero comune, lasciandosi sfuggire per un attimo la sigaretta dalle labbra.
"Ecco spiegato come fa ad essere uno strumento di navigazione! Nami, non c'è scritto altro su quel libro?"
"No, niente. Il paragrafo termina dicendo che la scatoletta è andata perduta molto tempo fa e che per questo è diventata quasi una leggenda poiché sono anni ormai che non se ne sa più niente. Gli studiosi la ritengono una delle tante storie legate all'era dei pirati."
"Peccato" disse Sanji, prendendo la sigaretta caduta e infilandosela di nuovo tra le labbra, affrettandosi a riaccenderla.

"Maledetti piratucoli da strapazzo!" grugnì il capitano del vascello, sbattendo la mano sull'ampio tavolo di legno lucido e facendo sobbalzare il calamaio aperto, qualche libro e la bottiglia di rhum, vuota per i buoni due terzi. Quell'uomo rispecchiava perfettamente l'icona del pirata classico: cappello a tre punte con falde larghe, una benda sull'occhio sinistro, una maglia a righe orizzontali, una fusciacca legata in vita, stivaletti con fibbia, una sciabola attaccata ad un cinturone portato a tracolla e, a giudicare dalla serie di bottiglie vuote sparse per la cabina, uno smodato, quanto passionale amore per la bevanda ambrata.
"Se la sono squagliata! Fuggiti, scappati! Prima ci provocano e poi tagliano la corda! E come se non bastasse abbiamo anche rischiato di finire risucchiati! Come diavolo avranno fatto ad accorgersi in tempo della tempesta? Stramaledettissimi figli di un cane..." altro improperio, altro pugno sbattuto sul tavolo e conseguente tintinnio. Erano ore ormai che esternava in quel modo il suo disappunto per l'interruzione improvvisa del combattimento.
"Geremia! Brutto scansafatiche, muovi quel culo enorme che ti ritrovi e vieni qua!" sbottò poi d'un tratto, affacciandosi alla porta della sua cabina e richiudendosela subito dopo alle spalle.
"S-signorsì signor capitano" rispose un tipo piuttosto mingherlino che proprio in quel momento era intento a fissare una cima. Scattò in piedi, e correndo attraversò tutto il ponte, schivando poco abilmente il resto della ciurma, impegnato nelle riparazioni dei danni subiti dall'imbarcazione durante la tempesta. Arrivò davanti alla porta della cabina del capitano, si fermò un attimo sulla soglia, si aggiustò un po' la maglietta, si leccò la punta delle dita e se la passò sulla frangia arruffata e ispida di capelli rossicci, per appiattirla sulla fronte, prima di schiarirsi la voce e bussare un paio di volte. "Capitan Le Chad" disse in tono interrogativo, aspettando il consenso del superiore ad entrare.
"Entra" scandì la voce roca dall'interno.
"Mi ha chiamato signor capitano?"
"No Geremia - disse quello nel tono più pacato e tranquillo che gli riuscisse, mentre valutava alcune delle carte sparse sul tavolo, seduto dietro la scrivania - avevo solo bisogno di tenere in allenamento le corde vocali"
"Ah bene, allora torno sul ponte a..."
"Certo che ti ho chiamato! PEZZO DI DEMENTE!!"
L'urlo arrivò inaspettato e potente, ad un'altezza tale che i vetri tremarono e il povero mozzo non poté che accucciarsi ai piedi della porta proteggendosi la testa, ed in particolare le orecchie, con le braccia.
"Muoviti ora! Alzati in piedi! Sei un uomo o una piagnucolosa donnicciola?? Vai giù nella stiva a prendere la ballerina! Forza, scattare!"
"Ballerina? Non sapevo avessimo fatto prigionieri, capitano, né tantomeno che si trattasse di una donna! Eppure dovrebbe saperlo che le donne a bordo portano sfortuna!"
Il capitano si alzò lentamente dalla propria sedia e poggiò con altrettanta flemma i palmi delle mani sulla scrivania, fissando apparentemente lo sguardo su un oggetto del tavolo. Ad un occhio attento non sarebbe sfuggito che stava cercando di trattenersi, ma il rossiccio non doveva essere un tipo poi molto sveglio, infatti azzardò un: "Capitano?"
"Ma per quale diavolaccio di un motivo... - cominciò quello scotendo leggermente la testa, prima di alzarla con un guizzo maligno negli occhi -... mi è saltato nell'anticamera del cervello di prenderti su questa nave, eeeh????? Non sei altro che un buono a nulla! Dovevo essere ubriaco come un... un... non lo so come che cosa, ma di sicuro ero completamente fuori di me! Razza di schifoso, figlio di una baldracca malvestita! Ma porco mondo, dico io! La ballerina! Quel cazzo di un carillon di legno marcio! Adesso hai capito? Eh? Eh?? EEEEEEEEH?????"
Il ragazzo non attese che finisse, scattò come se avesse avuto un branco di squali famelici alle calcagna, aprì con slancio la porta e si dette letteralmente alla fuga, sperando che l'ira del capitano o quanto meno le sue grida non lo raggiungessero, laggiù nel buio della stiva.
Tre loschi figuri intanto se ne stavano nell'ombra, parlottando tra loro in disparte rispetto al resto dell'equipaggio, quando lo videro passare a razzo, seguito da un grido di voce nota.
"Accidenti, se non sta attento un giorno di questi gli partono le coronarie!" sospirò la prima figura, scandendo le parole mentre lanciava in aria qualcosa di lucente e la riprendeva subito dopo al volo.
"Già, dovrebbe ricordarsi che soffre di pressione alta" scandì una seconda profonda voce; lo sconosciuto sedeva su una botte, piuttosto impegnato a pulire la canna di un'arma da fuoco dal manico bianco che teneva stretta in una mano.
"Ma sì, lo sapete che non ama quando qualcuno o qualcosa lo interrompe mentre combatte" ribatté il terzo che al contrario degli altri, se ne stava sdraiato con le spalle appoggiate al legno del parapetto.
"In effetti è seccante" rispose infine il primo, conficcando con un lancio preciso, nel legno del castello di poppa, l'oggetto che fino allora aveva fatto volteggiare più volte in aria.

Era ormai giunta l'ora di cena e Sanji si era messo davanti ai fornelli. Si destreggiava con la solita maestria tra pentole e padelle, passando dal tagliuzzare e sminuzzare gli ingredienti, al ripulire il pesce lanciandosi il coltello da una mano all'altra. Il resto del gruppo attendeva paziente il lauto pasto, perso più o meno nelle proprie attività: Zoro se ne stava seduto sulla panca ad occhi chiusi, Nami e Robin cercavano altre notizie sulla ballerina e il carillon, scartabellando una pila di libroni con scarso risultato, mentre Usop armeggiava a qualche strana diavoleria, seduto alla sua postazione, come sempre coadiuvato dal fido Chopper che ogni tanto si lasciava sfuggire un: "Davveeero?" a commento delle mirabolanti gesta che il nasone raccontava.
Rufy invece, continuava a fissare imperterrito il carillon. Non stava più nella pelle. La notizia che quel minuscolo aggeggino potesse portarli verso una nuova fantastica avventura, lo rendeva irrimediabilmente euforico, così se lo rigirava tra le mani fissandolo con occhi bramosi.
"Rufy, ti avverto, se lo fai cadere e si rompe... TI STACCO LA TESTA, CHIARO?"
Nami era stata abbastanza chiara, il carillon doveva essere trattato con tutti i riguardi e le cure possibili; dopo tutto era l'unico oggetto che avrebbe permesso loro di raggiungere quell'isola misteriosa la quale, chissà, avrebbe anche potuto nascondere un tesoro. Insomma l'intera storia faceva gola a diversi elementi della ciurma.
Ma si sa... mai mettere in mano qualcosa di prezioso ad un tipo piuttosto distratto.
Come volevasi dimostrare, infatti, quando il giovane si voltò verso la cartografa per risponderle un imbronciato "Ma certo Nami, non sono mica uno sciocco!", la scatola gli sfuggì di mano e cadde sul pavimento producendo un suono sordo.
Passò un breve istante in cui tutti trattennero il fiato, consapevoli che entro breve sarebbe arrivata impietosa, la punizione divina.
La rossa si alzò di scatto e guardò con tanto d'occhi la triste immagine della scatola che giaceva semi-aperta sul legno del pavimento della cucina. Poi, avvicinandosi con aria minacciosa, esplose.
"CERVELLO DI GOMMA! TE L'AVEVO APPENA DETTO! SE QUELL'AFFARE SI È ROTTO COME DIAVOLO RAGGIUNGIAMO QUELL'ISOLA? INCOSCIENTE! BUZZURRO! MANI DI RICOTTA!" Aveva stretto le mani intorno al collo del povero capitano e lo scuoteva con violenza inaudita, avanti e indietro.
"Na- Na-mi..."
"NON TI AZZARDARE A DIRE UNA PAROLA! SCIMUNITO! MENTECATTO! RAZZA DI..."
Mentre lei castigava il maldestro capitano, Chopper, seppur terrorizzato dal poter ricevere anche lui un simile trattamento se solo si fosse azzardato ad interromperla, aveva cominciato ad indicare con apprensione il carillon ancora sul pavimento.
Era già da qualche minuto che, gesticolando in modo piuttosto sconclusionato, cercava di attirare l'attenzione degli altri. L'unico che sembrò accorgersene fu stranamente Zoro che si alzò di malavoglia dalla panca e si avviò sbadigliando verso il piccolo alce. Passò di fianco a Rufy e Nami, senza dare particolarmente peso al fatto che la testa del suo capitano penzolasse dietro le sue spalle, imitando il movimento di uno yo-yo, e si chinò sedendosi sui talloni. "Qui c'è qualcosa" disse infine, afferrando un lembo di carta che spuntava da sotto la base della scatola. Il fondo doveva essersi aperto con la caduta.
"STUPIDO! DEFICIENTE! IO TI... Eh?" Nami smise di sbatacchiare Rufy e con ancora le mani strette intorno al suo collo, si voltò verso il compagno.
"Cos'hai detto?"
"Che dentro sto marciume... c'è qualcosa" ripeté lo spadaccino alzandosi e sventolando il foglio davanti agli occhi della rossa.
Chopper di fianco a Zoro annuiva energicamente; non era ancora del tutto sicuro che Nami avesse placato la sua ira, perciò preferiva non parlare.
"Sembrerebbe una mappa" azzardò Rufy che osservava i compagni dal basso verso l'alto, dato che la testa era ancora all'altezza dei suoi piedi.
"Una mappa?" esclamò la cartografa, lasciando la presa ed avvicinandosi a Zoro. Rufy cadde a terra come un sacco di patate.
"Così pare" rispose l'altro.
"Dà qua!" disse Nami, strappandogli dalle mani con un gesto violento il foglio giallognolo e consumato che il giovane stava osservando con perplessità.
"Prego eh!"
"A-ha" rispose lei, sventagliando con disinteresse una mano nella sua direzione, senza staccare gli occhi dal foglio. Poi con fare solenne lesse ad alta voce:
"Un tesoro di enorme valore, celato in un luogo infausto. Terribili e mortali trappole, poste a sua protezione, attendono coloro che s'imbarcheranno nella folle ricerca dell'Isla de Muerte."
Quando finì l'interessante quanto inquietante lettura, le reazioni della ciurma furono più o meno quelle previste.
Robin si era alzata e l'aveva raggiunta. Usop aveva preso a dimenarsi come una serpe. Sanji era rimasto a metà strada con una padella in mano, tra i fornelli e il tavolo. Zoro, notando lo strano sguardo di Nami, si limitò a commentare con un "Ecco... è partita" e per ultimo si elevò il per nulla inaspettato grido:
"Ciurmaaa! Preparatevi si salpaaaaaaa!!! ISOLA DE MURTAAA STIAMO ARRIVANDOOOO!!"
Rufy era scattato in piedi con negli occhi il fuoco dell'avventura, sotto lo sguardo sconvolto di Chopper.

"Oh mioddio! Oh mioddioooo!" Geremia misurava a grandi passi la lunghezza della stiva semi svuotata; guardandosi intorno con ansia, vedeva casse dalla serratura forzata, giacere vuote sparse per il pavimento, cassetti aperti e tristemente sgombri: non c'era spazio per nessun dubbio. Li avevano completamente, irrimediabilmente, vigliaccamente derubati.
"Ci hanno ripulito. Ci hanno ripulito. Ci hanno ripuliiiito". Continuava a ripetere, seguendo un solco immaginario sul pavimento che di lì a poco si sarebbe formato davvero, visto quante volte aveva attraversato la cambusa. Ogni tanto poi si fermava e grattandosi la cespugliosa chioma, notevolmente preoccupato, si chiedeva: "E adesso chi glielo dice al capitano? Chi glielo dice???"; infine riprendeva a capo chino il suo andirivieni ed all' "Oh mioddio" alternava un "Io non ce la faccio! Non ce la faccio proprio".
Intanto sul ponte, Le Chad attendeva poco pazientemente che il mozzo tornasse con il carillon.
"GEREMIAAAA, SCHIFOSO BALORDO CHE DIAVOLO STAI COMBINANDOOO??? CANE ROGNOSO, QUANTO TI CI VUOLE A PRENDERE QUELLO STRAMALEDETTO AFFARE??" gridò con quanto più fiato poté, tanto che il suo viso prima divenne rosso e poi violaceo, tendendo infine al blu, mentre l'occhio sinistro, non coperto dalla benda, sembrò schizzargli fuori dall'orbita. L'equipaggio sul ponte osservò la scena interrompendo le proprie attività per un attimo, per poi riprenderle subito dopo. Era cosa normale che il capitano si rivolgesse loro in quel modo, perciò non si sorprendevano per niente a quegli scatti d'ira.
Ultimamente però era più nervoso del solito. Erano mesi che tentava di capire come funzionasse quell'arnese senza riuscirci, da quando, per puro caso, ne era entrato in possesso. Un giorno, avevano fatto scalo su una strana isola a forma di "ciocco di legno", abitata quasi esclusivamente da artigiani e falegnami. Una sera, durante una partita di poker clandestino, organizzata nel retro di una putrida bettola, Le Chad, complici una serie di mani fortunate, o per meglio dire di bluff ben riusciti, aveva ripulito uno strano forestiero e quello nell'ultima mano, pensando di poter recuperare ciò che aveva perso, aveva messo sul piatto il carillon.

"Mi stai prendendo per il culo? Che cazzo me ne faccio io di quella schifezza??" aveva ribattuto, abbastanza seccato, il capitano.
"Quest'oggetto vale molto più di quello che non sembri" continuò il tizio piuttosto sicuro di sè.
Le Chad allora si sollevò in piedi e con un gesto fulmineo, piantò un coltellaccio al centro del tavolo verde, prendendo con quel colpo anche alcune carte da gioco.
"Com'è che ho la sensazione che qualcuno qui stia tentando di fregarmi? Non ti conviene bello! Sgancia la grana".
"Hai mai sentito parlare dell'Isla de Muerte?" disse l'altro che non sembrò per nulla intimorito dalla reazione del suo avversario, al contrario degli altri partecipanti che erano già schizzati fuori della stanza.
Non appena udì quel nome, l'occhio del pirata brillò di una luce malsana; si rimise tranquillamente seduto e fece cenno allo sconosciuto di continuare, dopo aver disincastrato il coltello dal tavolo.
Venne così a sapere che quello che gli veniva offerto come posta in gioco, era il famoso carillon della leggenda. Il carillon che avrebbe permesso di arrivare all'isola irraggiungibile quindi anche al favoloso tesoro che teneva segreto e... bla bla bla. Dopo la parola "tesoro" non aveva più ascoltato. Il resto non gli interessava.
"Chi mi dice che questo sia proprio QUEL carillon?" domandò una volta che lo sconosciuto ebbe terminato il racconto, poggiando un gomito sul panno verde e sostenendosi il viso con una mano.
L'altro sentendosi rivolgere un quesito del genere, non sembrò più tanto sicuro; aveva notato che il pirata lo stava fissando con uno strano ghigno dipinto sul volto e che alle sue spalle si erano avvicinati con fare minaccioso, due uomini, probabilmente suoi compagni. Cominciò allora a temere per la propria incolumità.
"C-che m-motivo avrei d-di mentire?" balbettò, tradendo così il suo timore.
"Mmm..." fece il pirata accarezzandosi il pizzetto pensoso "Ok" disse infine, poi afferrò l'oggetto legnoso e aggiunse:"Allora questo lo prendo io"
"Ehi ma… E la partita?" si azzardò a chiedere il tizio, alzandosi di scatto, pentendosi subito dopo di aver fatto quella domanda, visto che i due uomini alle spalle di Le Chad avevano già messo mano alle spade.
"Ok ok..." disse poi rassegnato "La pellaccia è sempre la pellaccia"
"Saggia scelta, amico. Saggia scelta" ripeté il capitano, mentre quello lo osservava uscire dalla stanza e si lasciava cadere sulle ginocchia, sconvolto.

"GE-RE-MIAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAA!"
Il giovane mozzo sembrò finalmente udire la voce del suo capo e sobbalzò come colto alla sprovvista. In realtà l'aveva già sentito al primo urlo, ma aveva fatto finta di niente, pur consapevole che così facendo non avrebbe fatto altro che aumentare il livello collerico del suo superiore, e quindi anche quello della sua punizione, non appena Le Chad avesse udito dalla sua boccuccia che tutti i loro tesori erano stati rubati, ballerina inclusa.
Prese così a correre come uno schizzato da un lato all'altro della stiva, quasi strappandosi i capelli: "Mi uccide. Mi uccide. Mi uccideee".
Si fermò solo quando sentì aprire le porte della botola della stiva con inaudita violenza; udì il capitano insultarlo mentre scendeva le scale.
"Maledetto puzzone, non ce le hai le orecchie??? Eppure mi sono sempre chiesto se fossi un parente di Dumbo, viste le parabole che ti stanno ai lati della testa! Quanto tempo ci vuole per trovare quella maledetta scatola?" commentava ad ogni scalino.
Appena lo vide mettere piede sul fondo della stiva, Geremia chiuse gli occhi tremante e si tappò le orecchie.
"Che dio ci salvi!" sussurrò infine, attendendo l'inevitabile.
"Che cosa...?? PORCO D'UN MONDO INFAME! MA CHE CAZZO E' SUCCESSO QUA DENTRO??? DOVE DIAVOLO E' FINITO TUTTO IL NOSTRO BOTTINO????"

Nami, seduta alla sua scrivania, fece scattare il meccanismo di apertura del carillon e guardò per l'ennesima volta pensierosa la piccola ballerina. Fece poi fare un paio di giri alla chiavetta posta sul retro e attese che l'aria si riempisse di un dolce suono.
Aveva compreso che il funzionamento dell'oggetto, poteva essere paragonato a quello di una bussola che invece che puntare a nord, indicava costantemente l'ovest. Quello che però ancora le sfuggiva, era come avrebbero fatto a trovare il tesoro, una volta arrivati sull'isola.
Sulla mappa non era segnato nessun punto. Non c'era nessuna indicazione, nessuna istruzione da seguire. Solo l'avvertimento sui pericoli in cui si sarebbero dovuti imbattere e delle strane lettere scritte a mano, sul retro della carta.
Era convinta che, anche in quel caso, per risolvere il mistero si sarebbero dovuti affidare al carillon. Così aveva convinto il resto della ciurma ad imparare la melodia e ripeterla in continuazione.
Era quasi sicura che le lettere sul retro della mappa non fossero messe lì a casaccio e che la chiave per scoprire dove esattamente si trovasse il tesoro, albergasse proprio nella combinazione tra quelle lettere e le note della ninnananna suonata dal carillon.
L'equipaggio sembrava aver preso l'ordine impartito da Nami molto seriamente. Ovunque sulla Going Merry era possibile sentire le voci dei ragazzi canticchiare sommessamente quella litania. O quasi.

"Zoro, la vuoi finire con 'sto strazio? CI STAI SPACCANDO I TIMPANI!" Sanji spalancò con poco garbo la porta della cucina e si affacciò esasperato alla balaustra del castello di poppa, inveendo contro il compagno che si stava allenando sul ponte già da qualche ora.
Zoro infatti s'accompagnava nel sollevamento-pesi quotidiano, cantando la ninnananna del carillon, sparando i suoi "NA NANANA" a voce terribilmente alta e per di più sbagliando completamente intonazione.
"Se ti dà tanto fastidio, non ascoltarmi." Rispose senza scomporsi, riprendendo l'allenamento degli arti superiori.
"Come si fa ad ignorare il raglio di un asino?" insinuò il biondo a mezza voce con un ghigno.
"A chi hai dato dell'asino, damerino?"
"Chi sarebbe il damerino, zucca verde?"
"Però ha ragione lui, Zoro..." intervenne il capitano, interrompendo il solito civile scambio di vedute tra i due compagni, "Non azzecchi una nota!" riprese ridacchiando, mentre si lasciava penzolare dalla polena reggendo il cappello di paglia con una mano.
"Nami ci ha detto di cantare la canzone, giusto? Ed è quello che sto facendo!" disse il giovane cercando di non perdere il ritmo.
"Lo sapevo! Ci vuole un musicista!"
Zoro scosse la testa, passandosi il bilancere dalla mano destra alla sinistra.
"E adesso questo che c'entra?" chiese spiazzato il cuoco che stava già per lanciare l'ennesima frecciatina nei confronti del non proprio intonato Zoro, prima che il capitano se ne uscisse con una delle sue.
"Bè potrebbe aiutarci con le note, no?" spiegò Rufy saltando giù dalla sua postazione per attraversare il ponte e raggiungere Zoro.
"Si certo. Magari insegnando a 'sto qua, che differenza c'è tra cantare e agonizzare" disse Sanji sistemandosi a sedere sulla balaustra, accendendosi una sigaretta.
"CI SONOOOOOOOOOOOOOOO!!!" la voce di Nami rieccheggiò nell'aria.
I tre si scambiarono uno sguardo d'intesa. La ragazza doveva aver scoperto qualcosa.
Tutto l'equipaggio come se quello fosse stato un richiamo o una specie di segnale, abbandonò quello che stava facendo e si raccolse in cucina per sapere che novità ci fossero riguardo alla mappa.
"Ragazzi ce l'ho fatta. Finalmente ci siamo." disse Nami soddisfatta con gli occhi che le scintillavano. Prese la mappa e la distese al centro del tavolo, di modo che tutti potessero vederla, poi cominciò la spiegazione.
"Ho provato varie combinazioni delle lettere che abbiamo trovato sul retro della carta, con le note suonate dal carillon. Tutte andate a vuoto, fino a che non ho provato con questa." Aggiunse prendendo un foglio su cui aveva scritto, su due colonne, le lettere e le note.
"Ho scoperto che in realtà non sono le lettere ad essere importanti, ma la loro posizione nell'ordine alfabetico. In pratica ad ogni lettera corrisponde un numero" chiarì scrivendo sul foglietto, accanto ad ogni lettera, il numero corrispondente.
"Io non ci sto capendo niente" disse Rufy rivolgendosi sottovoce a Usop, inclinando la testa su un lato, "E tu?"
"Nemmeno io, ma fai finta di niente." Suggerì l'altro assumendo un'espressione interessata, annuendo ad occhi chiusi, come se stesse seguendo attentamente quello che la loro navigatrice stava tentando di spiegare.
"Così ad ogni coppia di numeri corrispondono gradi longitudinali, mentre le note servono per trovare quelli latitudinali" disse Robin assentendo; probabilmente era l'unica ad averla seguita e ad aver compreso dove volesse andare a parare il discorso di Nami.
"Esatto!"
"Quanto è intelligente la mia Naaaaaami" si lasciò sfuggire Sanji, elogiando l'intelletto della rossa che aveva scoperto l'arcano, con sbuffi di fumo a forma di cuore. "Ma anche Robin-chan non è da meno" continuò rivolgendo uno sguardo ammirato all'archeologa che di rimando gli sorrise affettuosa.
Zoro si stava già scocciando di tutto quel parlare inutile. In fondo che gliene importava di come avesse fatto a trovare la soluzione? La cosa importante era che ci fosse riuscita. Così poco garbatamente interruppe lo spettacolino estemporaneo di Sanji, sperando di arrivare al nocciolo della questione.
"Insomma Nami, lascia perdere tutte queste spiegazioni. Dicci dove si trova il tesoro!"
Nami gli lanciò uno sguardo tagliente, poi rassegnata commentò: "Mi dimentico sempre che ho a che fare con un branco di teste di legno! E va bene..." disse alzando una mano e appoggiando il dito su un punto preciso della carta "E' qui che dobbiamo andare!"

Le Chad se ne stava seduto sulla poltrona di velluto rosso posta davanti alla scrivania, nella sua cabina. Aveva i nervi a fior di pelle ed era più teso di una corda di violino. Chiunque in quel momento si fosse avvicinato a lui avrebbe potuto dire addio alla propria vita, anche solo per aver respirato troppo forte. Era per questo che il capitano, per tentare di calmare l'istinto omicida nei confronti di qualunque essere umano gli fosse capitato a tiro, equipaggio al completo compreso, si era messo ad accarezzare il suo animaletto preferito, cercando di recuperare in quel modo il proprio equilibrio psicologico.
"Eeeh Piccio... Piccio..." sospirò, mentre con una mano prendeva la bottiglia di rhum e ne versava parte del contenuto in un boccale di vetro. Trangugiò la bevanda senza ritegno in un'unica sorsata e si ripulì le labbra, strusciandole sulla manica della maglia.
"Sono stati loro! QUEI MALEDETTI" la sua voce fece un picco acuto, quando rimise sul tavolo con un tonfo, il boccale.
L'animale che aveva in braccio, forse uno strano ghiro, aprì stancamente un occhio e lo guardò come a volerlo rimproverare per quell'improvviso guizzo "sonoro".
"Oh perdonami piccolo..." si affrettò allora a scusarsi il capitano, riprendendo ad accarezzare l'animale che soddisfatto per le scuse, aveva richiuso l'occhio e si era sistemato meglio sulle gambe del padrone.
Il pirata prese poi a picchiettare nervosamente le dita sul legno della scrivania, guardando attraverso la bottiglia, pensando a quello che adesso avrebbero dovuto fare. I loro tesori era andati, la ballerina anche. Era ovvio che fossero stati quello strano ragazzino col cappello di paglia e la sua ciurma a derubarli, ma sfortuna aveva voluto che li avessero persi durante quella tempesta, degna del più incavolato degli dei del mare, e che quindi fosse impossibile anche solo pensare di poterli inseguire per recuperare il mal tolto.
Decise allora che c'era solo una cosa saggia da fare.
"GEREMIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIAAAAAAAA!" gridò dopo aver preventivamente tappato le orecchie del ghiro.
Il solito sgangherato mozzo arrivò trafelatissimo in un batter d'occhio. Visto il cattivo umore del capitano, aveva pensato che fosse meglio evitare di dargli un qualsiasi motivo per farlo agganciare al pennone e abbandonarlo lì a penzolare, fino a che i gabbiani non avessero lasciato di lui che miseri e ossei resti.
"S-ss-signor ca-capitano!" balbettò dopo aver richiuso con delicatezza la porta alle sue spalle ed aver tentato di mettersi sull'attenti.
"Geremia, dì a Don di riprendere la rotta che avevamo prima d'incrociare la tempesta. Che segua la direzione del Logpose."
Il mozzo annuì e fece per uscire quando, perplesso, tornò sui propri passi e si voltò nuovamente verso il suo superiore.
"Ehm..."
"Bè che fai? Non hai sentito quello che ho detto??? SCATTAREEE!" gridò sbattendo una mano sulla scrivania. Il movimento era stato talmente brusco che il povero ghiro si era visto catapultare a terra, senza alcun preavviso. Quindi profondamente risentito per la sveglia imprevista, con una certa flemma si diresse verso il divano e dopo esserci saltato sopra, si acciambellò vicino ad un cuscino riprendendo a sonnecchiare beato.
"Sì ma... veramente io...volevo chiederle... che ha fatto alla benda?"
"La mia benda? Che vai farneticando, pendaglio da forca! La mia benda sta benissimo, è lì dov'è sempre stata. Sul mio occhio sinistro!" disse l'uomo risoluto indicandosi l'occhio completamente scoperto, dato che la benda si trovava dalla parte opposta.
"Uhm... si mi scusi... vado" si affrettò ad assecondarlo Geremia, facendo nuovamente dietro front ed uscendo dalla cabina.
Le Chad attese di rimanere da solo, poi, camminando verso il centro della stanza, con voce sicura sibilò: "Questa volta l'avete scampata. Ma giuro che se ci rincontreremo, me la pagherete cara. Oh se me la pagherete. In mare, i conti in sospeso prima o poi vengono saldati e allora vi pentirete di esservi messi sulla rotta di Capitan Le Chad!"



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Capitolo 3
*** Capitolo 3 ***


Capitolo 3:

ISLA DE MUERTE

 

CAPITOLO 3

 

Usop osservava il mare all'orizzonte, sbadigliando ampiamente. Erano passati tre giorni dacché avevano deciso di seguire la rotta della ballerina, ma nonostante vento favorevole e determinazione, la fantomatica Isla de Muerte non accennava a mostrarsi.

Tanta era la noia che in un momento di sconforto il ragazzo cominciò seriamente a domandarsi se questo posto esistesse davvero o se era semplicemente una stupida leggenda in cui loro avevano abboccato come allocchi.

Improvvisamente un gabbiano svolazzando aggraziato si posò sulla sottile balaustra della coffa, ispezionando il naso di Usop.

"Che vuoi pennuto?" domandò il cannoniere, infastidito da tanta insistenza, ma nonostante tutto curioso nel notare quanto la sua presenza non fosse un problema per il grosso uccello.

Il gabbiano si scrollò di dosso qualche salata goccia di acqua e prima di riprendere il suo volo, lasciò ad Usop un delizioso regalo corporale.

"Ma che…?" articolò il nasone, osservando schifato la bianca e luccicante chiazza di sterco. "Dannato animale!! Torna indietro se hai coraggio! Come hai osato sozzare in questo modo la mia Going Merry eh???" e così dicendo estrasse agilmente la fionda che aveva legata alla fusciacca e prese la mira, più che determinato a stendere il povero volatile.

Seguì il volo del gabbiano per un lungo tratto, valutando distanza, inclinazione e poi, quando sentì che il momento era propizio… ecco che vide una lunga e chiara distesa di terra, poche miglia dritto di fronte a loro. Una visione in quell'immensa vastità azzurra.

"Oh cavoli…" esclamò abbassando la fionda "T-terra? Terraaaaaaaaaaaaaaa! Terraaaaaaaaaaaaaaaaaa!" urlò poi trattenendo a stento l'eccitazione.

La reazione dell'equipaggio fu corale. Tutta la ciurma si riunì accanto alla polena della caravella per scrutare l'isola all'orizzonte.

"E' quella l'Isla… cosa?" domandò Rufy, interrogando la cartografa che armeggiava trafelata con carillon e carte nautiche.

Sanji le offrì la schiena affinché trovasse un appoggio stabile per le sue mappe.

"Il carillon indica l'isola… però dubito si tratti effettivamente dell'Isla de Muerte. Dalle spiegazioni trovate sui libri che ho esaminato in questi giorni, dovrebbe avere un aspetto un po’ più lugubre."

"A me sembra abbastanza lugubre…" commentò Zoro socchiudendo gli occhi come volesse osservare meglio.

Nami scosse la testa.

"Comunque non è l'Isla de Muerte, di questo sono sicura. Però è anche vero che il carillon ci direzione da questa parte per cui… suppongo che quest'isola sia una tappa obbligata. Quindi sempre dritto e preparatevi allo sbarco!"

Rufy balzò in piedi sulla polena.

"Sempre dritto e pronti allo sbarco!" esclamò giusto per confermare l'ordine.

 

L'isola in cui sbarcarono non era effettivamente ciò che di più allegro si potesse trovare, chilometri e chilometri di praterie e deserti e sporadici accumuli di alta vegetazione.

La ciurma di Rufy attraccò la Going Merry in una baia poco lontana dal porto ufficiale e dopo essersi assicurati della sicurezza del luogo, abbandonarono la caravella, decisi a raggiungere l'unico villaggio presente in zona.

"Welcome to West City!" lesse Rufy, allungando il dito su un cartello che riportava il nome della città "Sembra un posto veramente forte."

Nami si guardò attorno, seguendo la freccia che indicava la cittadina.

"Sembra carino, sì…" disse, asciugandosi un rivolo di sudore che le scendeva giù il collo "Ma fa un caldo…"

"Ho portato delle cose che dovrebbero rinfrescarti a dovere mio dolce fiore del deserto!" esclamò Sanji, balzellandole a fianco con in mano un fazzolettino intriso di acqua.

"Profuma di mandarino!" constatò la cartografa, annusando il fazzoletto prima di asciugarsi il collo, provando una piacevole sensazione di freschezza.

"Si, mi sono permesso di usare un po’ dei tuoi frutti per fare questo distillato rinfrescante…" si gongolò il cuoco, mentre Nami gli lanciava un sorriso che lo fece andare in completo visibilio.

Zoro dal canto suo si avvicinò ad un secondo cartello, appostato poco più in là di quello che dava il benvenuto nella cittadina.

"Ehi, venite a vedere!" urlò, attirando l'attenzione dei suoi compagni.

"Ma quello sono io!" esclamò Rufy, osservando il manifestino apposto sul cartello.

"Ci mancava solo questa!" ringhiò Nami avvicinandosi, strappando la locandina con stizza.

"Non credo che facendo così risolverai la situazione, sai?" la riprese lo spadaccino scotendo la testa. Allungò il braccio e indicò almeno una trentina di manifesti di Rufy distribuiti qua e là su alberi e muri, lungo tutta la stradina che conduceva al villaggio.

Usop e Chopper si profusero in commenti eccitati.

"Sei una celebrità qui, eh capitano?" commentò Robin, avanzando dietro la cartografa che aveva preso la via per il villaggio, sradicando ad ogni passo un manifestino.

 

La cittadina era deliziosa nonostante il caldo. Aveva tutta l'aria di uno di quei villaggi del vecchio West: abitazioni in legno, strade polverose e gente abbigliata secondo la più comune tradizione Western. E cavalli, una quantità abnorme di cavalli, più consistente odore di sterco fresco e paglia ad ogni vicolo.

Nami aveva trovato una soluzione provvisoria per il problema di Rufy. Aveva usato un po’ della colla di Usop e, con una ciocca dei capelli, che Robin aveva gentilmente concesso, gli aveva fabbricato un bel paio di baffi finti. Non che celassero in maniera eclatante la sua vera identità, ma era già qualcosa. Inoltre gli avevano fatto rinunciare al suo preziosissimo cappello di paglia. Rufy aveva protestato come un bambino per un buon venti minuti prima di giungere al compromesso di farglielo indossare sotto il cappello di Chopper. Il piccolo alce aveva dovuto momentaneamente rinunciare al suo copricapo ed ora stava sulle spalle di Zoro, lingua penzoloni, soffocando dal caldo.

"Bene gente!" esclamò finalmente Nami, fermandosi improvvisamente nel bel mezzo della strada, fronteggiando tutti i suoi compagni.

"Dobbiamo assolutamente cercare di non dare nell'occhio in questo posto. So che è una cosa complicata vista la natura dei soggetti che fanno parte di questa ciurma, ma almeno ci dobbiamo provare. Io non so voi, ma per quanto mi riguarda preferirei passare un soggiorno tranquillo in questo posto prima di ripartire alla volta dell'Isla de Muerte, per cui ora mi seguite tutti… e ripeto TUTTI, nessuno escluso, al primo negozio di abbigliamento e cerchiamo di darci un'aria più consona all'atmosfera di questo luogo… chiaro?"

Chopper parve rianimarsi improvvisamente, mentre Usop e Rufy improvvisavano un balletto, inneggiando alla meraviglia di essere dei Cow Boys.

"Che bello quando la mia Nami da ordini così perentori alla ciurma!" la elogiò invece Sanji, portandosi le mani al cuore, sfarfallando le ciglia in estasi.

"Io credo di non avere problemi riguardo l'abbigliamento!" disse Robin scrollando le spalle, sistemandosi in testa il cappello da Cow Girl che indossava già da prima di scendere dalla Going Merry "Però in effetti rinfoltire il guardaroba non mi dispiacerebbe!"

"Io anche non ho bisogno di vestiti!" esclamò Zoro, posando a terra Chopper che si unì ai festeggiamenti di Rufy e Usop, balzellando eccitato, sotto gli sguardi dei sospettosi passanti.

"Cosa hai detto?"

Nami gli si avvicinò scotendo la testa con aria stranamente accondiscendente.

"Ho detto che non ho bisogno di cambiare i vestiti… così vado benissimo."

"Tu così non vai da nessuna parte…"

"Io così vado dove mi pare!" rincarò Zoro incrociando le braccia al petto, risoluto.

"Senti Zoro, sono già nervosa di mio oggi, e visto che non mi va di fare scenate in pubblico in un posto che già di suo pare predisposto ad ospitare scenette del genere, bè, vedi di venirmi incontro… tu ora vieni con noi e ti cambi i vestiti. Se è una questioni di soldi stai tranquillo… per una volta tanto sono propensa a concederti un prestito. Sanji, offrigli dei soldi!"

Il cuoco inarcò un sopracciglio, combattuto sul fatto di dover assecondare una richiesta della sua Nami e dover prestare danaro proprio allo spadaccino.

"Non è una questione di soldi." disse Zoro "E' solo che io non mi cambio. Sono comodo nei miei vestiti, non vedo perché mi devo conciare come un deficiente solo per mimetizzarmi tra la fauna indigena."

Nami scosse di nuovo la testa.

"Perché non sei già vestito da deficiente così?" lo canzonò non prima di aver interrotto il balletto di Usop, Rufy e Chopper, ormai degenerato ad un pigolio di grida isteriche, con un lancio ben assestato di scarpe.

"Ehi, come ti permetti?" esclamò offeso Zoro "Io non sono vestito come un deficiente!"

"Ok, ok, come dici tu! So quanto tu sia affezionato alla tua pancera e a i tuoi capelli verdeggianti, giungeremo ad un compromesso vedrai… però vieni con noi e ti cambi… o devo ricordarti che hai ancora un debito da saldare con la sottoscritta?"

Zoro digrignò i denti.

"Che debito?" domandò insospettito Sanji, mentre il gruppetto capitanato da Nami, si dirigeva verso un negozio di abbigliamento dall'aria spartana, poco distante.

 

"Ecco! Così siete per-fet-ti!" esclamò Nami dopo un'intera ora passata a provare riprovare capi di abbigliamento.

Il commesso, che era evidentemente più maniaco di Sanji, solo per il modo con cui aveva squadrato le due donnine della ciurma, aveva assecondato ogni più sordido capriccio delle ragazze e dopo aver dato fondo anche alle scorte di magazzino, era riuscito a vestire in maniera decente praticamente ogni elemento del gruppo, Chopper compreso.

"Io mi sento comunque un deficiente!" commentò Zoro, guardandosi allo specchio. Indossava una lunga camicia blu notte sopra il suo solito paio di pantaloni, una nuova bandana stretta al collo e il capo ricoperto da un cappello da Cow Boy a falde larghe. La pancera era segretamente nascosta sotto la camicia. Non aveva potuto abbandonarla, nonostante le proteste di Nami che gli aveva fatto da stylist.

"Zoro, Zoro abbiamo lo stesso cappello!" gli balzellò attorno Chopper, stringendosi sulla testa un copricapo simile a quello dello spadaccino, ma più piccolo, mentre il gilet di pelle di mucca gli sbatacchiava addosso come un banderuola. Il commesso non era riuscito a trovare taglie più piccola di quella, ma il piccolo alce sembrava non avvedersene; per lui quella faccenda era già sin troppo eccitante.

Usop era forse quello che aveva osato più del dovuto.

Dicendosi più che in grado di gestire da solo la situazione, si aveva deciso di incarnare con scelte assolutamente pacchiane, la figura classica del Cow Boy: pantaloni di pelle marrone con annesse frange, stivali a punta adornati con motivi floreali stilizzati, camicia di flanella a quadrettoni, sotto un gilet di pelle nera, bandana legata al collo e, come tocco finale, abnorme cappello nero con tanto di simbolo a forma di teschio di bufalo sul davanti.

"Sei veramente un figo Usop!" lo ammirò Rufy, sfagiolandogli il suo miglior sorriso a trentadue denti. Il capitano aveva optato semplicemente per un gilet diverso dal suo, dal taglio vagamente indiano, i baffi posticci erano rimasti, mentre al cappello di paglia erano state aggiunte un paio di piume di fagiano, molto ad effetto.

"Lo so, lo so. La classe non è acqua!"

"Ma finiscila!" lo rimproverò Sanji sistemandosi alla bell'è meglio i laccetti di cuoio che aveva legati attorno al collo a mo di cravatta. Sanji non si era smentito, tra tutti era quello che ci aveva messo più cura nella scelta dell'abbigliamento. Un paio di pantaloni gessati, e un gilet della stessa fattura sopra una camicia bianca dal taglio classico. Nessun cappello per lui, gli rovinavano l'acconciatura diceva.

"Bene allora siamo tutti a posto!" esclamò Nami, guardando il commesso con aria melliflua "Quanto le dobbiamo per tutto questo?" così dicendo si passò sensualmente le mani sui fianchi mettendo in risalto la sua figura snella, fasciata nel suo completo da Cow Girl marrone. Una minigonna in pelle, un gilet e una camicia piuttosto scollata. I capelli legati per l'occasione in due trecce sbarazzine.

"Bè facendo un calcolo approssimativo direi…" esclamò il commesso, osservandola con l'aria di chi ha la salivazione ridotta a zero.

Nami fece un cenno a Robin che le porse una grossa pepita d'oro.

"Questo basta a saldare il conto?" disse Nami con voce flautata, sbatacchiando le ciglia per aumentare l'effetto.

Il commesso annuì come un ebete prima di nascondere la pepita in cassa, senza darsi la pena di controllarla.

"Ehi ma quello è il mio…!" protestò improvvisamente Rufy, notando quello scambio. Sanji lo bloccò prima che riuscisse a catapultarsi sul commesso, trascinandolo poi fuori dal negozio.

"Ma sei scemo? Volevi farci scoprire?" lo rimproverò Nami una volta che furono tutti usciti dal negozio e lontani dalla via principale.

"Ma quello era il mio sasso dorato!" si lamentò il capitano, sbattendo un piede per terra come un bimbo capriccioso. Era stato trovato tra le cianfrusaglie dei tesori della ciurma che avevano derubato giorni prima, e dacchè lo aveva scovato, Rufy non se ne era mai separato, almeno fino a quando Nami non aveva attuato una mossa degna del miglior ladro e non gliela aveva sottratta per pagare quel povero allocco di commesso.

"Lo so Rufy, ma questi vestiti sono robaccia, e non mi andava di spendere così i nostri soldi. Per cui finiscila di lagnarti. Ti troveremo un altro sasso, prima o poi!"

Rufy scrollò le spalle, incrociò le braccia e non accennò un solo passo.

"Dai Rufy, non fare il bambino!" lo sgridò Nami, esasperata.

Zoro si chinò, raccolse un sasso particolarmente grosso e lo porse al capitano che assunse un'aria compiaciuta all'istante.

"Per me?" chiese con aria festante.

Zoro annuì e il capitano riprese la marcia.

"Andiamo all'esplorazione!" esclamò precedendo i suoi compagni.

Nami osservò Zoro con un'espressione di assoluto stupore.

"Basta poco che ce vo?" si limitò a rispondere lo spadaccino con un'alzata di spalle, seguendo la scia polverosa di Rufy all'arrembaggio.

 

Il pomeriggio passò tranquillamente. Nami, dopo essere andata alla ricerca di informazioni e di un albergo dove poter riposare decentemente per i pochi giorni di soggiorno che avevano preventivato per la visita, raggiunse il resto del gruppo, che aveva deciso di sostare ad un saloon che dava sulla via principale del villaggio.

Non era certo un bel posto, come ogni saloon che si rispetti vi stazionava marmaglia di ogni tipo. Il puzzo di tabacco misto a quello dell'alcool e del fumo che aleggiava come una nebbiolina insistente, pizzicava le narici. Un pianista non propriamente qualificato, accennava canzoni più o meno sconce allo scalcagnato pianoforte, addossato alla parete di fondo del locale e il brusio delle voci sommesse dei presenti completava il quadro.

La ragazza si avvicinò al bancone dove stavano seduti Zoro ed Usop che si diceva pronto a tracannare più di una pinta di birra, senza però avere la benché minima intenzione di allungare una mano per raccogliere il suo bicchiere e portare a termine i suoi propositi.

"Aspetti che diventi gazzosa?" lo provocò Zoro, bevendo dal suo boccale con sommo appagamento.

"No, sto solo stimando la validità della bevanda…" rispose Usop, abbassando la testa a filo bicchiere, scrutando il liquore giallognolo al suo interno.

"E la valuti osservandola come fosse una palla da chiromante?" intervenne Nami sedendosi accanto al nasone, facendo cenno al barman di portarle un bicchiere della stessa specie di quello dei compagni.

Usop alzò la testa, inarcando le sopracciglia in un cipiglio offeso.

"Non hai mai sentito parlare di degustazione?" esclamò con aria vissuta.

Nami si portò sotto il naso il bicchiere che le era stato appena consegnato e annusò il suo contenuto con aria professionale.

"Colore nitido… profumo intenso…" si portò la pinta di birra alle labbra e ne bevve un sorso "Gusto eccellente! Questa è degustazione caro mio!"

Usop che ne aveva abbastanza delle lezioni enologiche della rossa, prese la pinta di birra tra le mani e riprese ad osservarla come fosse uno spettacolo teatrale del quale non capiva il significato.

"Usop si sta sciogliendo tutta la schiuma…" gli fece presente Zoro, ordinando un ennesimo boccale.

"Fatti gli affari tuoi!" gli ringhiò contro il nasone, stizzito.

"Come vuoi!" esclamò Zoro, con un'alzata di spalle mentre Nami si alzava per andare a raggiungere un tavolo, dove un gruppetto all'apparenza per bene, giocava una tranquilla partita a Pocker.

"Dove vai?" le chiese Zoro, sollevandosi di poco il cappello che lo stava uccidendo, asciugandosi il viso con un lembo della camicia.

"Vediamo se riesco a spennare un po’ di polli!" rispose la ragazza con un occhiolino.

"Polli? E dove li trova dei polli da spennare?" esclamò Rufy che in tutto quel tempo si era intrattenuto con Chopper e un gruppetto di giovani che giocavano a freccette poco distante "Io qui non vedo animali!"

"Rufy sei proprio un ingenuo!" lo canzonò Usop, mentre il capitano gli si sedeva di fianco e osservava ora il nasone, ora la pinta di schiumosa birra tra le sue mani.

"Che fai?" gli domandò alla fine, stufo di osservare la fissità del cannoniere.

"Degusta…" lo prevenne Zoro, sistemandosi il cappello sulla testa, alzandosi in piedi, deciso ad uscire un po’ dal locale per rinfrescarsi all'abbeveratoio dei cavalli.

"Ehi, bel giovane, dove vai? Già ci abbandoni?" disse una voce flautata alle sue spalle. Zoro avvertì il leggero tocco di una mano smaltata sulla sua spalla.

Lo spadaccino si voltò, ritrovandosi di fronte ad una donna dall'aria piuttosto provocante che gli sorrideva svenevole, sotto strati e strati di trucco.

"Ehm, avevo questa intenzione, sì…" rispose Zoro, guardandosi attorno a disagio.

"Oh ma che peccato, non hai nemmeno approfittato di tutti gli intrattenimenti per cui è famoso questo posto…" riprese la donna, sistemandosi una ciocca platinata dietro l'orecchio con aria volutamente sensuale.

"Bè… ho trovato tutto ciò che cercavo, glielo assicuro signora…"

"Denise…" esclamò la donna sfarfallando gli occhi.

"Ehm si, sign… Denise. Avrei piuttosto caldo, perciò, se permette, andrei a rinfrescarmi qui fuori!" balbettò Zoro, sperando di concludere il discorso, accennando qualche passo verso l'uscita.

"Che ne dici di salire con me al piano di sopra… ho bevande fresche e una bella vasca piena di acqua ghiacciata. Sembri teso, ti farei rilassare come si deve!"

Zoro avvertì un brivido freddo serpeggiargli su per la schiena quando si accorse che la donna lo aveva circuito, passandogli distrattamente una mano sul fondoschiena.

"Non ne dubito signora Denise, signora! Ma devo proprio andare!" e così dicendo sfuggì dalla grinfie della donna e uscì all'aria aperta, sbatacchiando la porta del locale che cigolò sinistra per alcuni interminabili secondi.

Si sedette su un traliccio di legno appena fuori dal saloon, accanto ad un grosso cavallo, ansimando.

"Dove sono andati a finire i sani principi di una volta, amico mio?" domandò al quadrupede che si limitò a nitrire qualcosa in risposta, agitando la criniera bruna.

 

"Full d'assi!" esclamò Nami, allungando le carte sulla tovaglia verde, mostrando il suo gioco a tutti i partecipanti della partita.

La cartografa si era infatti seduta ad uno dei tavoli più promettenti e aveva dato il via ad una delle partite di Pocker più emozionanti della stagione.

Accanto a lei, un paio di corpulenti Cow Boys dall'aria facoltosa e un paio di brutti ceffi, dall'aria imbrogliona. Polli buoni da spennare.

"Ragazzina hai una sfortuna sfacciata!" le ringhiò contro uno dei più robusti del gruppo, lanciando all'aria il suo mazzetto di carte, che rivelarono una semplice doppia coppia.

"Io la chiamerei astuzia e classe, ma se preferisci chiamarla fortuna, liberissimo, non sono una che si formalizza per i termini!" rispose la rossa, avvicinando a sé i soldi che aveva appena conquistato, sotto lo sguardo attento di Rufy che mangiucchiava un cosciotto di pollo, gustandoselo lentamente, come fosse una semplice caramella.

Sanji nel frattempo aveva guadagnato l'attenzione di una fanciulla seduta accanto al pianista che aveva improvvisato una ballata dalle strane influenze indiane.

"Che ne dici se approfittiamo del tempo regalatoci, concedendoci dei momenti di pura estasi e completa passione?" le bisbigliò ad un orecchio, causando alla donna un attacco i risolini incontrollati che risuonarono alle orecchie del cuoco come il trillo di dolci campanellini d'argento.

"Ne sarei lusingata!" rispose questa, alzandosi in piedi, prendendolo per mano, trascinandolo su per le scale che conducevano alle stanze sopra il locale.

Chopper alzò il capino, seguendo con lo sguardo i passi del cuoco che spariva al piano di sopra.

"Dove se ne va Sanji?" domandò, rivolgendosi apprensivo al vicino Usop che ancora scrutava la sua pinta di birra con concentrazione, in preda al dubbio amletico.

"Ha trovato un modo per spendere i suoi soldi…" rispose burbero.

Il barman si avvicinò al cucciolo, porgendogli un grosso bicchiere di latte e sfoderando il suo miglior sorriso.

"Va a divertirsi un po’ il tuo amico, sta tranquillo piccolino. Offre la casa!"

Chopper si rilassò in un tenero sorriso e bevve un sorso di latte, sporcandosi i baffetti.

 

Zoro all'esterno seguitava a sedere accanto al cavallo, passandosi sul viso e intorno al collo sudato la bandana fradicia di acqua, attinta dall'abbeveratoio.

Alzò lo sguardo solo quando si accorse dell'arrivo improvviso di Robin che evidentemente era andata in giro per conto suo per tutto quel tempo, giusto per non venir meno alla sua fama di persona asociale. Non che Zoro fosse da meno a quel punto.

"Che ci fai qui fuori? Ti credevo dentro ad ubriacarti!" disse la donna, accennando con il capo l'interno del rumoroso locale.

"Affari miei!" rispose serafico lo spadaccino, strizzando nuovamente la bandana, passandosela un'altra volta sul viso prima di legarsela attorno al collo.

Robin si limitò a lanciargli uno dei suoi enigmatici sorrisi e gli si mise di fianco, posando le mani sul traliccio su cui Zoro era seduto.

"Ho appena scoperto delle cose molto interessanti sulla nostra Isla de Muerte!" disse, guardando un punto dritto di fronte a sé "Ma penso sia il caso di aspettare di essere tutti insieme per dare la notizia!"

Zoro la guardò sospettoso.

"Qualcosa mi dice che non saranno buone notizie!" commentò, dondolando le gambe a penzoloni.

"Hai intuito ragazzone."

"E non chiamarmi ragazzone!"

Robin sorrise all'aria burbera di Zoro e si strinse nelle spalle.

"Comunque sì, pare che raggiungere l'Isla de Muerte non sia una cosa molto semplice."

Zoro si umettò le labbra, sbuffando.

"Percorso accidentato?" domandò, indirizzando il suo sguardo sulle vaste pianure che si distendevano a perdita d'occhio all'orizzonte. Il paesaggio non era dei più ospitali, niente da dire. Dopo l'esperienza a Little Garden e ad Alabasta certo il deserto e le zone selvagge non poteva spaventarli più di tanto, ma era anche vero che senza precise indicazioni e una guida non doveva essere semplice collocare l'isola che stavano cercando.

"Molto più che accidentato. Dicono che l'isola non sia situata molto lontano da qui, ma che sia praticamente impossibile raggiungerla, sebbene non sia difficile rintracciarla." Spiegò Robin emblematica.

"Cosa vuoi dire?" chiese Zoro che faticava a comprendere le parole della donna, oltretutto con la mente appannata dal caldo.

"Voglio dire che la traversata marittima da questa, all'Isla de Muerte, è pericolosissima. Non esiste imbarcazione che riesca a superare i primi metri, una volta salpato."

"Che stupidaggini vai dicendo? Cosa c'è nell'acqua? Vortici che risucchiano? Mulinelli e correnti improvvise?"

"No, acido…" rispose la donna, sventolandosi con una mano.

"Acido?" esclamò Zoro confuso.

"Sì la composizione di quell'acqua è altamente corrosiva, non c'è metallo, né legno, né plastica, né qualsiasi altro materiale che tenga! Praticamente è una difesa naturale dell'isola!"

"Ma come è possibile? Ci deve essere un modo per raggiungerla, altrimenti come si spiegherebbe la mappa, e il tesoro che si suppone ci sia nascosto!"

Robin lanciò allo spadaccino uno sguardo ammirato.

"Vedo che sei più sveglio di quanto immaginassi… "

Zoro evitò di comunciarle che il commento non gli era affatto gradito, ma quella faccenda lo incuriosiva parecchio, perciò decise di non interrompere le spiegazioni della donna.

"Dobbiamo trovare un uomo!" esclamò Robin dopo un attimo di silenzio.

"Che uomo?" domandò Zoro scotendo la testa "Guarda che tu hai un modo di parlare che non si capisce mica tanto bene! Hai mai pensato di farti dare lezioni di loquacità?"

"Da chi, da te?" rispose la donna sarcastica, allungando una mano per immergerla nella frescura dell'acqua dell'abbeveratoio.

Zoro subì il colpo senza aggiungere niente, non aveva nemmeno le forze per ribattere, aveva solo voglia di dormire giunti a quel punto della storia. Peccato che non parevano esserci posticini comodi, utili allo scopo, nei dintorni.

"Un uomo che possiede un mezzo per raggiungere illesi la nostra bella isola!" spiegò Robin passandosi una mano bagnata sul viso.

"E chi è questo tizio? Dove sta?"

"Ora vuoi sapere troppo, Zoro. Ho detto che avrei spiegato tutto quando ci saremo di nuovo riuniti, ora ho sete. Mi offri qualcosa da bere?"

"Non ci penso neanche…" rispose lo spadaccino, levandosi il cappello per usarlo a mo di ventaglio.

Robin piegò le labbra in un ennesimo sorriso e si allontanò ancheggiando, entrando nel locale rumoroso.

"Quella donna mette i brividi…" disse a mezza voce lo spadaccino, cercando l'approvazione del cavallo che nitrì in risposta.

 

La porta del saloon si aprì all'improvviso.

Un uomo piuttosto alto e prestante si avvicinò al bancone sedendosi nel posto appena di fianco al povero Usop. Nel locale il brusio di voci parve stranamente chetarsi. Mentre la gente osservava il nuovo venuto con timore quasi reverenziale.

"Doppio whisky, con ghiaccio Piero!" ordinò al barista che si prodigò il più velocemente possibile a dargli ciò che aveva ordinato.

L'uomo si guardava attorno con aria vigile, sotto le falde del cappello nero, come tutto il resto del suo oscuro abbigliamento.

A Chopper quella presenza sembrava assolutamente affascinante, aveva abbandonato il suo latte per osservarlo a bocca spalancata così come si osserva qualcosa di stupefacente.

"Ehi, Cow Boy, come butta?" gli si avvicinò un brutto ceffo dall'aria trasandata, raccogliendo saliva, eliminandola rumorosamente nella sputacchiera lì vicina.

L'uomo in nero gli lanciò un sorriso storto, raccogliendo al volo il bicchiere che Piero, il barista, gli aveva lanciato.

"Al solito, sono qui per rinfrescare la gola." Rispose bevendo il suo whisky tutto d'un fiato.

"Niente lavoro quindi…" si rilassò il brutto ceffo, grattandosi il mento ispido di barba nera.

"No, oggi sono qui per rilassarmi." Detto questo si volse verso Robin che stava poco distante sorseggiando un bicchiere di spremuta fresca "Ehi pupa, sei nuova di queste parti?"

La donna si volse leggermente, posando il bicchiere, rivolgendosi poi ad Usop ignorando volutamente l'uomo.

Il cow boy inarcò un sopracciglio istupidito, cercando però di non dare a vedere di esserci rimasto piuttosto male. Solitamente non era quello l'atteggiamento che le donne avevano nei suoi riguardi. Si alzò quindi, deciso a non lasciarsi trattare in quel modo da una straniera, ma qualcosa di inaspettato accadde proprio qualche tavolo più in là.

"Ragazzina tu stai barando!" sbottò un uomo gettando sul tavolo il mazzo di carte che stringeva tra le mani, alzandosi in piedi con rabbia animale.

Nami si ritrasse sulla sedia alzandosi a sua volta, poco propensa a farsi coinvolgere in qualsiasi rissa.

"Signore non mi permetterei mai di barare al gioco del Pocker, sono una persona onesta io!" proclamò con voce chiara, mentre Rufy al suo fianco veniva attirato da un mazzettino di sospettose carte che spuntavano in tutto il loro sfavillante splendore proprio nello scollo della camicetta della giovane.

"E queste?" domandò Rufy, ingoiando l'ultimo boccone di pollo, mettendo una mano tra i seni della ragazza, guadagnandosi una manata in faccia.

"Ma sei scemo Rufy???" lo apostrofò la cartografa, nascondendo le carte più a fondo, senza però poter ormai fare più nulla per placare l'ira dei giocatori al suo tavolo.

L'omone più grosso del gruppo prese un angolo del tavolo e lo ribaltò improvvisamente, con gran fragore, versando a terra carte, bicchieri, posacenere, soldi e quant'altro vi fosse presente.

"Non permetto di essere preso in giro in questa maniera!" ululò l'uomo, mentre Nami si allontanava, camminando al contrario verso il bancone, mentre altri cow boys, evidentemente ansiosi di animare il pomeriggio, avevano preso a protestare animatamente e a litigare senza alcun motivo apparente con gli altri presenti nel locale.

"Ti uccido!"

"Ti ammazzo!"

"Ti spacco la dentiera!"

"Provaci!"

Tra urla e tavoli spaccati, la rissa prese il via espandendosi per il locale come succede per la caduta inevitabile delle pedine del domino. In pochi secondi non c'era più un solo cliente che non fosse coinvolto in qualche scontro, chi urlava, chi si tirava i capelli, chi si minacciava con pistole e con bottiglie rotte, chi scazzottava e piroettava su se stesso, ricadendo pesantemente sul pavimento o sulle pareti.

"Pensavo fosse un locale più tranquillo!" commentò Robin finendo di sorseggiare la sua spremuta, mentre il povero Piero, il barista, spingeva via a suon di calci i clienti che si avventavano sul bancone, sospinti dalla rissa.

"Dalle 14 alle 16 il locale è tranquillo…" spiegò Piero, cacciando via un uomo sanguinolento e sdentato che si era accasciato sul bancone insozzandolo di rosso "Dalle 16 in poi il sangue va in ebollizione e comincia lo spettacolo!"

"E' pazzesco!" commentò Chopper atterrito ma al contempo attirato da quello strambo intrattenimento.

Un uomo raccolse da terra un individuo piuttosto magrolino e dopo averlo fatto girare sopra la sua testa, in una mossa degna della migliore tradizione wrestling, lo scaraventò lontano, facendogli attraversare in volo il locale. Trovò la via d'uscita schiantandosi contro la vetrata che dava sulla strada.

Zoro all'esterno sentì un rumore assordante di vetri rotti e pochi secondi dopo un corpo svenuto finì dritto dritto nell'abbeveratoio del cavallo, sollevando schizzi d'acqua dappertutto.

"Pare che ci si stia cominciando a divertire lì dentro!" commentò lo spadaccino, curvando le labbra in un sorriso storto.

"Nami ma che macello hai combinato?" le domandò Usop, abbandonando momentaneamente la presa alla sua pinta di birra, osservandosi attorno attonito.

"E' stata colpa di Rufy!" commentò la navigatrice, indicando il capitano che lanciava pugni a casaccio ogni qual volta un cow boy finiva sulla sua traiettoria.

D'improvviso alle grida virili degli uomini in rissa si unì quella stridente a inorridita di Sanji che scendeva in corsa come una furia dal piano di sopra, attraversando il locale come se avesse il diavolo alle calcagna.

"Sanji?" lo interrogò Usop, mentre il cuoco si nascondeva dietro le gonne di Nami accucciandosi tremante.

"Nascondetemi, vi prego, nascondetemi!"

"Ma che ti è successo? Sei mezzo nudo!" constatò la rossa, guardandolo di sottecchi, notando l'abbigliamento discinto del giovane e i capelli solitamente sempre in ordine ora ridotti ad un groviglio scomposto.

"Non fare domande ti prego, nascondimi e basta!"

Dalla stessa scala da cui era sceso Sanji apparve improvvisamente quello che poteva sembrare una donna, non fosse stato per il fatto che a parte l'abbigliamento da prostituta, rivelava una testa pelata da uomo e un petto piuttosto villoso.

"Ma quella… non era la ragazza con cui ti eri andato ad infrattare?" commentò Usop spalancando, per quanto gli fosse possibile, gli occhi, notando la parrucca rossa che il travestito stringeva tra le mani.

"Non fare domande!" lo minacciò il cuoco, riprendendo a tremare per il disgusto.

"Oh dio non mi dirai che era un uomo! Un travestito!" riprese invece il nasone, cominciando a ridacchiare come uno stupido, mentre Nami, Robin e Chopper seguivano il suo esempio.

"Non c'è niente da ridere! E' una tragedia, quello non mi molla più se mi ritrova!"

"Ma non te n'eri accorto prima che era un uomo?" fece una voce alle loro spalle mentre il gruppo si voltava a guardare Zoro che aveva deciso di raggiungere la rissa per divertirsi un po’.

Avesse potuto, Sanji sarebbe sprofondato sotto il pavimento, facendosi inglobare nelle travi di legno.

"Ho detto di non fare domande!" strillò nuovamente Sanji, mentre il travestito si avvicinava al gruppetto, inciampando però nelle sue stesse vesti, finendo dritto dritto su Nami.

"Oh, fa attenzione!" esclamò la rossa, ritraendosi, senza però poter evitare di andare a sbattere contro il bancone e facendo così rovesciare la pinta di birra di Usop che per chissà quale grazia divina era riuscita a rimanere intatta sino a quel momento.

Il boccale si spanse per il bancone, rotolando con tutto il suo contenuto proprio sulla camicia di Cow Boy che sino ad allora aveva preferito rimanere in disparte.

Un paio di brutti ceffi, accorgendosi della tragedia, si bloccarono all'istante e mentre la notizia dello sozzamento dell'uomo si espandeva per il locale, la rissa si placava sino a scomparire del tutto.

In pochi raggelanti secondi il silenzio si fece totale.

"Chi è stato?" fu la sola domanda che Cow Boy rivolse a testa bassa con una tonalità tanto minacciosa da far accapponare la pelle.

"Non lo voglio ripetere una volta di più…" aggiunse poi, alzando finalmente gli occhi, puntandoli sulla povera Nami che si guardò attorno spaesata un paio di volte prima di rendersi conto che prendersi la colpa di quella bravata non le avrebbe giovato. Alzò quindi un braccio e lo puntò sul primo essere umano che le si trovava sulla traiettoria: Usop.

Cow Boy volse la testa con una lentezza esasperante, mentre dal pubblico silenzioso si alzavano sospiri difficili da decifrare.

"Io non ho fatto niente!" fu il mormorio strozzato che Usop rivolse a Cow Boy e poi al pubblico in attesa, mentre goccioline di sudore si andavano perdendo in rivoli scomposti partendo dalle tempie morendo nello scollo della camicia.

Cow Boy gli rivolse uno sguardo assassino, si sistemò il cappello, e puntò il dito contro il cannoniere.

"Se sei un uomo seguimi, fuori da qui!" disse attendendo che il suo avversario accettasse in qualche modo la sfida.

Usop si trovò costretto a precederlo fuori del locale senza avere la possibilità di muovere alcuna protesta. Un paio di brutti ceffi gli puntavano una pistola alla tempia, non avesse accettato si sarebbe coperto di ridicolo.

 

"Ora ci si diverte…" sussurrò Zoro a braccia serrate sul petto, mentre Rufy osservava distrattamente Usop e lo strano tizio vestito da cow Boy che gli stava di fronte in mezzo alla piazza.

Un pubblico piuttosto fitto si era assiepato attorno alla coppia in attesa dello scontro.

"Ma cosa fanno?" domandò il capitano, rosicchiando l'ennesima coscia di pollo della giornata, pescata da chissà dove.

"Un duello…" spiegò lo spadaccino, mentre Sanji accozzato a Nami come un koala si avvicinava agli amici, scrutando attentamente i dintorni, sperando di non vedere di nuovo la brutta faccia del travestito.

"Dici che Usop se la caverà?" domando il piccolo Chopper, tirando il pantalone di Zoro per catturare la sua attenzione.

"Staremo a vedere…" mormorò lo spadaccino, mentre Robin si chinava sulla piccola renna sorridendogli.

"Non ti preoccupare Chopper, in caso contrario ci sei tu in grado di ricucirlo, no?"

"Ma cosa dici???" esclamò con orrore, portandosi le zampine sulla bocca, prendendo ad osservare i due duellanti ancora zitti e fissi come statue di sale.

Fu Cow Boy a prendere la parola.

"Lascio decidere a te la scelta dell'arma…" esclamò carezzando con audacia la sua colt, assicurata al grosso cinturone che aveva attorno alla vita.

Usop deglutì ampiamente, osservando i suoi compagni che non parevano per nulla intenzionati a dargli una sola mano.

"Bè… io avrei, la fionda!" mormorò leggermente in imbarazzo, estraendo la sua arma offensiva più efficace, mostrandola al cow boy come un tesoro prezioso.

L'uomo inarcò un sopracciglio, prima di scoppiare a ridere.

"Avete sentito? Questo pivello vuole battermi con una fionda!!" urlò, suscitando l'ilarità generale della folla, che però pareva molto forzata nel manifestare quel tipo di divertimento. Evidentemente quel tizio suscitava una sorta di strano timore nella popolazione.

Rufy inghiottì l'ultimo osso di pollo e incrociò le braccia sul petto.

"Che cosa avrà da ridere quello lì? Se conoscesse Usop saprebbe che la sua fionda è micidiale!"

"Sì, ma quel cow boy ha una pistola!" lo istruì Nami, cercando di levarsi di dosso Sanji che ancora gli era appiccicato addosso, impaurito e sudato… ed anche piuttosto eccitato.

"E che differenza c'è?" domandò Rufy per nulla preoccupato "Usop è meglio comunque…"

"Se lo dici tu!" lo assecondò Nami, lanciando finalmente un calcio a Sanji che precipitò a terra ai piedi di Robin.

"Bene!" riprese Cow Boy, terminando il suo attacco di risa incontrollato "Allora tu la fionda io la pistola, schiena contro schiena, facciamo dieci passi, finti questi ci voltiamo a spariamo! Sai come funziona, no?"

Usop di nuovo deglutì a vuoto, mentre le sue gambe cominciavano a tremare più di un budino al cioccolato. Cosa aveva fatto di male lui per meritarsi tutto quello? Nonostante tutto annuì e seguì l'esempio del suo rivale volgendogli la schiena e cominciando a camminare spedito nella direzione opposta, compiendo ampissime falcate con la speranza di allontanarsi il più possibile avendo solo a disposizione dieci passi.

"Otto…" fece il pubblico in ansia.

"Nove…" Usop cominciò ad estrarre la fionda.

"Die…" il nasone si volse più velocemente possibile, precendendo il cow boy di mezzo secondo, sparandogli addosso un'unica, letale bomba al peperoncino.

Cow Boy nemmeno ebbe il tempo di estrarre la pistola, la fionda di Usop, precisissima, aveva spedito il proiettile dritto in mezzo agli occhi dell'uomo che si trovò così a dover sopportare un bruciore allucinante e un dolore lancinante, prima di cadere a peso morto a terra, evidentemente svenuto.

Il silenzio nei dintorni si fece opprimente. Nessuno si sarebbe mai aspettato una conclusione simile, nessuno avrebbe mai dato un berry per la prestazione di quello strano ragazzo magrolino, dal lungo naso.

"Bè…" fece Rufy lacerando il silenzio con voce alta e chiara "Tutto qui?"

Zoro si strinse nelle spalle e fu allora che il pubblico esplose finalmente in urla di gioia e tripudio, mentre alcuni di loro si accanivano sul corpo del povero cow boy disteso a terra ed altri si avventavano su Usop sollevandolo sulle loro braccia, portandolo in trionfo per la via principale della città.

"Ehi ma dove lo portano?" esclamò allora Rufy, prendendo a ridere come uno scemo, mantenendosi il cappello in testa con una mano, cominciando a seguire in corsa l'orda festante.

I suoi amici si affrettarono a seguirlo, incapaci di opporsi a quella folla inferocita.

Usop nel frattempo si stava godendo tutta la sua improvvisa popolarità. Non era così felice da quando… nemmeno se lo ricordava. Stava in panciolle trasportato da una miriade di braccia sconosciute, inneggiato come un dio e il mondo era bello.

Improvvisamente però qualcosa mise fine a tutto quel paradiso. Era evidente che le cose belle e così improvvise non possono durare per sempre.

"Che sta succedendo qui?" fece una voce imperiosa di donna, mentre la folla si chetava immediatamente. Usop non ebbe nemmeno il tempo di capire quello che stava accadendo prima di trovarsi scaraventato a terra con un tonfo secco e dolorosissimo.

La folla si diradò in un attimo tra mormorii spauriti ed il nasone si trovò a fronteggiare, guardandola dal basso verso l'alto, una donna bellissima.

Lunghi capelli castani, occhi grandi e severi, una bocca carnosa e deliziosa, lineamenti fini, e un corpo da favola.

Sul suo generoso petto, strizzato in una camicia ed un gilet di cuoio, risplendeva la luminosa stella argentea dello sceriffo.

"Oh mamma…" sussurrò Nami appena dietro all'amico, portandosi una mano alle labbra.

La folla si era rapidamente diradata e gli unici presenti alla scena, rimasti nella polverosa piazza della città, erano il gruppo di Rufy e il povero Cow Boy, ancora steso a terra a pochi metri di distanza dal saloon.

"Ripeto la domanda… che sta succedendo…" disse la sceriffa altalenando lo sguardo sui presenti, dapprima severa, poi notando Zoro, spalancando gli occhi in un'espressione molto comica "… qui…?" concluse in un soffio, levandosi il cappello dalla testa, facendo dondolare sensualmente la sua chioma.

"Ecco noi…" tentò Nami, prima di essere preceduta da Sanji che si era immediatamente precipitato sulla donna inginocchiandosi al suo cospetto con tanto di cuori fumosi al seguito.

"Ma tu sei una dea scesa dal cielo per infliggerci la tua punizione, oh, sì dacci la tua…" non riuscì però a concludere che la donna lo aveva scansato di mala grazia e si era avvicinata al gruppo di Rufy, Nami e Zoro, quello a lei più vicino.

"Chi siete voi?" chiese apparentemente rivolta a tutti, osservando però semplicemente Zoro che cominciò a sentirsi leggermente a disagio.

"Io mi chiamo Monkey D…" fece per spiegare Rufy, prima che Nami gli tirasse un pestone ad un piede. Non potevano rischiare di perdere in quel modo la loro copertura.

"Gloof… lui è Moki Dei Gloof!" disse Nami, tappando la bocca al capitano che tentava di ribellarsi all'indegno storpiamento del suo nome.

"E tu… tu come ti chiami?" disse di nuovo la sceriffa, avvicinandosi sempre di più a Zoro che arretrò quel tanto che bastava per finire sul povero Chopper che urlò dal dolore e venne raccolto da Robin.

"Lui è Goro!" lo precedette Nami prima che lo spadaccino potesse commettere lo stesso errore di Rufy.

Zoro represse una smorfia di disgusto, ma non disse nulla.

"Ho come l'impressione di averti già visto da qualche parte…" fece di nuovo la sceriffa, senza prestare attenzione alle parole della cartografa, continuando, invece, ad avanzare verso Zoro con una strana luce negli occhi.

"Ah bè… ho una faccia comune…" si giustificò Zoro, mentre il gruppo ridacchiava di quella affermazione.

"Sarà anche comune, ma a me piace molto…" sussurrò la sceriffa allungando una mano come se volesse sfiorare il viso di Zoro. Lo spadaccino divenne di un colore rosso acceso e finalmente si scansò quel tanto che bastava per far vedere che non era assolutamente sua intenzione essere toccato.

"Oh, cerca di non allargarti!" la minacciò mettendo le mani su una delle sue spade, mentre Nami, Usop e Sanji, mugolavano inorriditi da quell'atteggiamento. Non poteva comportarsi in maniera così avventata proprio al cospetto della massima autorità della zona. Nami decise di prendere provvedimenti immediati, estrasse il suo bastone e assestò un colpo alle gambe di Zoro mettendolo in ginocchio.

"Lo lasci perdere! Lui non sa quello che fa! E' malato di mente!" cercò di giustificarsi, senza rendersi conto che la sceriffa aveva represso un grido di disgusto ed ora osservava Nami con ira.

"Qualificati! Chi sei? Cosa ci fate qui?"

Nami fece una smorfia e si strinse nelle spalle.

"Turisti in visita!" improvvisò, cercando di sfoggiare il suo miglior sorriso. Non fosse stato che Zoro si fosse rialzato proprio in quel momento, molto probabilmente la sceriffa avrebbe indagato più approfonditamente.

"Nami ma sei scema??" sibilò lo spadaccino, massaggiandosi le ginocchia "Mi hai quasi azzoppato!"

"Macchè azzoppato…"

"Sì lo hai quasi azzoppato!" intervenne a sorpresa la sceriffa andando incontro a Zoro "Tutto bene?"

Lo spadaccino ancora la guardò stranito ma annuì, onde evitare ulteriori rogne.

Nami roteò gli occhi, mentre Usop e Sanji fissavano la scenetta vagamente perplessi.

"La sceriffa si è presa una storta per Zoro…" mormorò Usop, avvicinando il viso a Nami cercando di non essere udito da altri.

"Si è presa cosa?" urlò Rufy, posando entrambi le mani sulle anche fissando la scena.

Nami scosse la testa esasperata quando improvvisamente le venne un'illuminazione divina.

"Usop tu sei un genio." Abbandonò il cecchino con una smorfia dipinta in viso e si avvicinò alla dolce coppietta in amore, afferrando Zoro per un lembo della camicia, facendo per trascinarlo via.

"Mi scusi sceriffa, mi permette di convenire un secondo con Goro?"

La donna sebbene piuttosto sospettosa riguardo l'atteggiamento, assentì, decidendo, nel frattempo, di dedicare l'attenzione agli altri membri del gruppetto, senza però evitare di lanciare continui sguardi omicidi ai due che si erano leggermente allontanati.

"Devi sedurre la sceriffa!" esclamò Nami, una volta abbastanza lontani, puntando un dito contro il petto del ragazzo.

"Devo fare cosa??" domandò Zoro scioccato dalla richiesta.

"Sì, sedurla! Hai capito benissimo. E' palese, le piaci… e la cosa se sfruttata a dovere verrebbe tutta a nostro favore." Disse la rossa, annuendo veemente, con un sorriso furbo disteso sulle labbra.

Zoro, senza sentire il bisogno di dire altro, fece per allontanarsi.

"No, fermati!" lo bloccò di nuovo la ragazza, parandoglisi di fronte "Per una volta tanto ascoltami. Risolveremmo un sacco di problemi!"

"Ma tu sei cretina!" ribattè Zoro facendo un gesto esplicito con una mano "Non ci penso nemmeno a fare una cosa del genere!"

Nami sbuffò infastidita, picchiando un piede in terra.

"Non sto mica dicendo che devi umiliarti, giurandole amore eterno… solo… solo assecondare per qualche secondo le sue moine e convincerla a lasciarci andare… che siamo brave persone!"

"Ma noi non siamo brave persone."

"Zoro, in momenti come questi mi ricordi Rufy."

"Senti…" riprese lo spadaccino "Non lo faccio. Puoi dire qualsiasi cosa, ma la risposta resta no. Posso tirarle una bastonata nella schiena, la stordiamo e ce ne andiamo, non è più semplice così?"

Nami non si fece molti problemi ad assestargli un cazzotto nello stomaco.

"Cretino! E così secondo te risolviamo i nostri problemi?" gli urlò contro, calmandosi praticamente subito, riducendo la sua voce ad un bisbiglio.

"Senti, scemo, abbiamo ancora bisogno di qualche giorno per raccogliere informazioni… per racimolare qualche scorta… non possiamo accoppare lo sceriffo e pretendere poi di scorazzare liberamente per il paese. Quindi, o fai quello che ti dico… o… il pugno la prossima volta finisce più in basso!"

Lo spadaccino represse un ringhio ma si lasciò infine convincere, forse più per sfinimento che altro.

Tornarono a raggiungere il gruppetto dove la sceriffa, che li aveva tenuti d'occhio per tutto il tempo, li stava attendendo ansiosa.

"La sceriffa ci sta dicendo che domani sera qui in paese ci sarà una mega sagra! Il Ranocchio balestrato day!" esclamò Rufy, allargando gambe e braccia entusiasta.

"Era il Bufalo Canuto's day, deficiente!" lo corresse Sanji con una manata in fronte. "Lo perdoni… non è tanto normale nemmeno lui." Cercò con lo sguardo la donna che però si era già dileguata per avvicinare Zoro, ora decisamente più in imbarazzo di prima.

"Ci verrai anche tu? Domani sera?" gli chiese, sfarfallando le sue lunghe ciglia in estasi, prendendolo per un braccio.

Il ragazzo fece per ribattere qualcosa, cogliendo lo sguardo minaccioso di Nami, che gli mimava la sua decapitazione.

"Penso di… sì." Rispose incerto, cercando di distanziare la donna, nonostante ora gli fosse praticamente avvinghiata addosso.

"Oh bene!" si illuminò la donna "Perché io ecco ancora non ho un accompagnatore e…"

"Ma come è possibile tutto ciò?" sbottò indignato Sanji, già pronto a donarsi per la causa, guadagnandosi solo una pedata da Nami.

"Già…" riprese la donna continuando a fissare lo spadaccino "Non riesco a trovare un uomo alla mia altezza. Però… oggi deve essere il mio giorno… fortunato."

Zoro represse un gemito rassegnato, già conscio di quello che avrebbe dovuto fare.

"Onora le promesse…" borbottò a mezza voce.

Abbassò uno sguardo sulla donna, afferrandole una mano, con decisione.

"Sarei onorato, di poterla accompagnare a questa sagra, milady…" disse con voce bassa e virile, guardandola negli occhi.

La sceriffa represse un sospiro stupito e rimase immobile a fissarlo come rapita.

Zoro la lasciò andare bruscamente e si allontanò, ben deciso ad abbandonare quel luogo il più velocemente possibile.

"Uh bene, allora domani tutti alla sagraaaaaa!" esclamò eccitato Rufy, mentre Sanji, Nami, Usop e Chopper fissavano Zoro decisamente sconcertati.

La rossa fu la prima a riscuotersi e seguire capitano e spadaccino, abbandonando la sceriffa ancora in fissa.

"E quella da dove è saltata fuori?" domandò ridacchiando divertita, cominciando a tampinare Zoro, che si allontanava a passo spedito.

Lo spadaccino la ignorò per qualche secondo.

"Mi hai detto di farlo e l'ho fatto! Non sei contenta?" ribattè brusco mentre ora anche il resto della ciurma si avviava verso lidi sconosciuti.

"Ma era la mia tattica quella!" la voce di Sanji appena dietro di loro che indignato e combattuto si lasciava la donna imbambolata alle spalle.

"E secondo te da chi ho copiato la sceneggiata?" gli urlò dietro, nervoso, aumentando ulteriormente l'andatura, lasciando dietro di sé solo polvere.



 

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Capitolo 4
*** Capitolo 4 ***


ISLA DE MUERTE

Dopo un luuuungo, anzi lunghiiiissimo lasso di tempo dall'ultimo aggiornamento alla storia, eccoci di nuovo qui, a stupirvi con un nuovo, entusiasmante ed esilarante capitolo della saga più divertente di tutti i tempi!!!
Il capitolo era nato come uno speciale, un intermezzo comicamente delirante a supporto della storia, ma infine si è trasformato in un capitolo a tutti gli effetti, affatto slegato dalle vicende in corso!
Quindi ci auguriamo che sia di vostro gradimento!
Buona Lettura!

Azumi & Elivi

 

 

ISLA DE MUERTE  

 

CAPITOLO 4  

 

 - Special four -  

 

La ciurma di Rufy aveva raggiunto la locanda Evans, una piccola pensione tranquilla alla periferia della città.

Avevano preso accordi con il proprietario Max, un uomo dalle straordinarie orecchie a sventola, affinché preparasse per loro due stanze, proprio come richiesto quello stesso pomeriggio da Nami.

La ragazza fu la prima ad entrare in uno dei due locali per accertarsi della capacità degli interni.

"Questa è nostra!" decise rapidamente, dopo una rapida occhiata a quella apparentemente più pulita, gettando all'interno la sua sacca. Robin la seguì senza aggiungere altro alla dichiarazione.

"Allora se questa è la vostra stanza, deve essere per forza anche la mia!" giubilò Sanji, balzellando verso la porta, seguito da una scia di cuori volanti.

Nami gli si parò davanti con fermezza, sospingendolo verso l'esterno.

"Buona notte Sanji! Ci vediamo domani!" sentenziò secca, sbattendogli la porta in faccia.

Il ragazzo rimase fermo sulla soglia chiusa, deluso e mugolante.

 

Il resto del gruppo, nel frattempo, si era già sistemato nella stanza adiacente, senza darsi la pena di controllare i deliri amorosi del compagno.

"Bellooo! C'è il letto matrimoniale!" esclamò Rufy, gettandosi letteralmente sul materasso, seguito a ruota da Usop e Chopper.

"Abbiamo stabilito dove dormirete voi tre."  Sentenziò Zoro, con la sua serafica serietà, gettandosi a sua volta su un altro letto poco distante.

Uditi i compagni, persino Sanji decise di trascinarsi nella stanza, abbattuto, frustrato, diretto all'ultimo letto libero.

"Evvivaaa! Dormiremo nel lettoneee!" gioivano intanto i tre, prendendo a saltellare alternativamente sul materasso con gran fragore di molle.

 

Nell'altra camera Nami e Robin, riposte le loro sacche, si preparavano per la notte.

"Che cos'è questo rumore?" chiese preoccupata la rossa, rimasta a metà strada dall'indossare la parte superiore del pigiama.

Dall'altra stanza accanto alla loro, giungeva un sinistro cigolio, seguito da schiocchi più o meno sospetti, che ricordavano una spalliera che cozzava violentemente contro il muro.

"Ci devono essere degli amanti piuttosto focosi nella camera accanto alla nostra" rispose noncurante Robin, mentre riponeva un libro sul comodino.

"E devono fare per forza questi versi?" fu la scocciata risposta di Nami. La Cow girl, per tutta risposta, si strinse nelle spalle con un sorrisetto smaliziato.

"Sono senza pudore" aggiunse Nami, udendo gemiti sommessi piuttosto espliciti, senza però stavolta nascondere un'espressione di malcelato divertimento.

"Un piacevole intrattenimento" commentò laconica Robin, sdraiandosi sul letto.

Nami s'impose di non udire altro e seguì l'esempio della compagna, stendendosi sul materasso, pancia all'aria e braccia spalancate. Fu allora che udì un altro cigolio, simile a quello della stanza degli amanti ma molto più sospetto. Proveniva dalla stanza dei ragazzi.

"Anche loro dici che si stanno intrattenendo nello stesso modo?" domandò, indicando la parete, ad occhi spalancati.

"Potrebbe essere. Io non li conosco così bene" rispose Robin, richiudendo il libro che aveva cominciato a leggere, tenendo il segno con le dita.

"Che tu sappia, hanno certe preferenze sessuali?"

Nami si mise seduta sul letto pensosa. "Mah, dovrei ragionarci un po' su" rimuginò con cipiglio professionale, osservando la parete come se potesse trarne ispirazione.

"Vediamo: Chopper… no è troppo piccolo. Rufy non sono sicura che conosca il significato di certe cose" Robin sorrise divertita "Zoro, potrebbe essere, non ha mai manifestato particolare interesse verso il genere femminile, Sanji pure troppo, ma potrebbe essere una copertura per celare la sua vera natura… e Usop… no, Usop ha la faccia da maniaco. E poi più di una volta l'ho sorpreso a spiarmi."

"Bella opinione che hai dei tuoi compagni" commentò Robin ridacchiando.

"A condividere ogni minuto della giornata con elementi del genere certi commenti li fai anche solo per passare il tempo..."

Robin scosse la testa e riprese a leggere il suo libro.

 

"Sanji! Cosa stai facendo?!" sbraitò Zoro, osservando il biondo che si stava spogliando. Il cuoco piegò ordinatamente i suoi abiti e si sdraiò sul candido lenzuolo, in mutande.

"Non ho pigiama! Non pretenderai mica che io dorma completamente vestito! E poi fa pure caldo!"

Rufy udendo queste parole balzò giù dal letto gridando "Tutti nudiiiiiii!!!"

Nami dall'altra parte della parete, sobbalzò per la sorpresa.

"Rufy rimettiti immediatamente le mutande!" gridò Sanji, lanciandogli indietro l'indumento di cui si era entusiasticamente privato.

Chopper, che ancora saltava felice sul letto, si lasciò scappare, quella che i dottori comunemente definiscono flatulenza corporea.

Arrossì però di colpo "Non l'ho fatto apposta!" si giustificò, nascondendosi dietro la sponda del letto.

"E tu questa la chiami scoreggia? Non c'è paragone con questa!" si bullò Usop, raccogliendo tutte le sue energie aeree, esplodendo infine in uno straordinario tuono anale.

Zoro sdegnato, si volse senza una parola verso la parete, pretendendo, nella sua dignità di samurai, di non sentire e non vedere niente.

"Usop che hai mangiato? Topi morti?" si lagnò Sanji, contorcendo le labbra in una smorfia di disgusto.

"Che pretendi? La zuppa che hai preparato oggi, ce l'aveva un retrogusto di cadavere..." malignò Zoro, sbriciando il cuoco, esibendo un sorrisetto piuttosto inquietante, quasi diabolico.

"Ehiii, ragazzi!" fu l'urlo entusiastico che lanciò Rufy poco prima di seguire l'esempio del cannoniere, rilasciando nell'atmosfera la stessa aria fetida.

Sanji si tappò il naso, scotendo la testa.

"Non cominciare anche tu adesso! Se gli dai corda non la finirà più!" ringhiò.

"Ma io non voglio che smetta!" ribattè Rufy sorridendo stupidamente, facendo partire l'ennesimo tuono.

Usop ammirato, scrocchiando le dita, si preparò alla battaglia più sensazionale della serata.

"Vuoi la guerra?" esclamò dunque, mettendosi in posizione di battaglia "E guerra sia!" e così dicendo si unì al coro di Rufy.

Zoro, provato da tanta scemenza, voltato verso la parete, prese a sbattere la testa contro il muro.

Nami dall'altra parte, udito il richiamo, credendolo uno scherzo goliardico, rispose bussando tre potenti colpi.

"Cos'è stato?" domandò Sanji, balzando sul letto di Zoro mentre in sottofondo aleggiavano suoni ed odori pestilenziali.

"Che ne so. Battevo la testa al muro solo per farmi passare il mal di testa" rispose lo spadaccino esasperato, cercando ristoro, soffocando la faccia nel cuscino.

"Io sono il re delle scoreggeee!!!" esplose Rufy innalzando le braccia al cielo liberandosi ancora e ancora; Usop prese la palla al balzo, quindi seguendo l'esempio del capitano esclamò "Allora il re dei pirati lo divento io!"

"No." Ribattè Rufy chetandosi ed assumendo il suo sguardo più battagliero "Io diventerò il re dei pirati scoreggione!"

"Non vale, così fai tutto tu" si lagnò Usop deluso, riprendendosi praticamente subito "Oh oh, senti questa, capitano!" Usop diede sfoggio delle sue qualità esibendosi in un boato vulcanico.

Sanji nel frattempo, a cavalcioni sul letto di Zoro, s'intratteneva bussando alla parete "Namiii! Nami, mi senti?"

"Levati dai coglioni Sanji!" gli ringhiò contro lo spadaccino, scalciando furiosamente in preda ad una crisi isterica interiore.

"Io devo comunicare con il mio amore!" ribattè un allupato Sanji mentre Chopper, in sottofondo, batteva gli zoccoli a ritmo di scoregge.

Fu allora che Zoro raggiunse il limite consentito. Imbufalito scattò in piedi "La volete FINIRE?" sbottò facendo roboare la sua soave vocina per le spoglie mura della stanza "Siamo qui per DORMIRE, non per STRONZEGGIARE!" il silenzio nella stanza si fece totale e quando una mosca si azzardò ad attraversare il locale con il suo ronzio continuo e fastidioso, Usop si affrettò ad afferrarla, ingabbiandola in un pugno.

"Bella presa!" gli sussurrò Rufy, elogiando le prodezze del suo cannoniere che terrorizzato e perso in mille smorfie tentava di trattenere stoicamente un peto.

"State facendo un casino della miseria! E qui dentro c'è una puzza di merda che una latrina in confronto è un campo di lillà!" concluse Zoro, dirigendosi verso la finestra, spalancandola con un tonfo. A quel punto Usop non riuscì più a trattenere i suoi bisogni corporali, esplose in un ennesimo boato, guadagnandosi uno sguardo tagliente di Zoro.

 

"Ma tuona?" fu la domanda spontanea di Nami nella stanza accanto, l'ultimo rombo l'aveva insospettita più dei precedenti.

Robin si strinse nelle spalle, continuando a disinteressarsi della faccenda.

"Forse cambierà il tempo" riprese la rossa, avvicinandosi alla finestra aperta per accertarsi della situazione metereologica.

Allungò la testa e guardò il cielo limpido, privo di qualsiasi nuvola o presagi temporaleschi quando la sua attenzione venne attirata da un paio di lunghe braccia che si muovevano fuori della finestra, accanto a quella della sua stanza.

"Zoro? Che stai facendo?" gli domandò la ragazza, accorgendosi degli strambi movimenti dello spadaccino, intento ad areare il locale.

Il ragazzo, sentendosi chiamato inaspettatamente in causa, bloccò le braccia a mezz'aria, in una posa piuttosto stupida.

"NAMI!" esclamò ad alta voce per avvertire i suoi compagni del pericolo incombente "Facevo ginnastica serale. Bella serata per l'esercizio." tentò a mezza voce seguendo le direttive dei suoi compagni che, gesticolando, lo imploravano di non rivelare il loro segreto.

"Mica tanto!" replicò Nami "Ho sentito dei tuoni poco fa!"

"Ah sì? Pioverà allora..." disse Zoro, tentando pateticamente di fare il vago.

"No, è impossibile, il cielo è limpido" negò la navigatrice sicura di sè, indicando un punto indefinito nella volta celeste. Zoro seguì il dito stringendosi nelle spalle.

"E allora ti si sarà inceppato il filtro." Azzardò, posandosi mollemente al davanzale, cercando di mostrarsi rilassato e perfettamente a suo agio.

Nami sollevò un sopracciglio.

"Il filtro?" chiese perplessa.

"Sì, il filtro, il sesto senso... settimo, ottavo... quella cosa lì!"

"Zoro... ma ti senti bene?" domandò la ragazza, indicandosi la fronte come a sottolineare lo stato febbricitante del giovane.

"Perché..." riprese Zoro rimettendosi dritto di scatto "C'ho la faccia di uno che sta bene?"

Improvvisamente una testa bionda si infilò sotto l'ascella di Zoro, mostrando una lunga lingua penzoloni.

"Ciaooooooo Namiiiiiii!!!!" esordì Sanji, solo dopo aver aspirato boccate d'aria fresca e sana.

"Hai visto che belle stelle?"

Zoro a quel punto cercò di ritirarsi, schifato, quando Rufy eccitato da tutto quell'assembramento di gente, balzò alle loro spalle per prender parte alla conversazione.

"Nami, hai sentito che belle sco..."

Sanji, allarmato, prese il capitano per la collottola e lo ritirò dentro prima che potesse completare la frase compromettente.

Zoro pensò bene di richiudere prudentemente le imposte, lanciando a Nami un sorriso di commiato piuttosto inquietante.

Robin dall'interno, notando che Nami era tornata al suo letto, chiese: "Allora?"

Nami si sdraiò sul letto e sospirò.

"Scoreggiavano" fu il laconico commento.

 

Sanji si gettò sul materasso, stringendo il cuscino con possessività.

"Oh, la mia Nami! Avete visto come era bella in pigiama?" esclamò estasiato, con voce cantilenante.

"Aveva addosso un pigiama con le banane" commentò Zoro, come se questo smentisse definitivamente i vaneggiamenti di Sanji, girandosi verso la parete, deciso a dormire seriamente, questa volta.

Il cuoco lo fulminò con lo sguardo.

"Ma che ne capisci tu, uomo rozzo e ignorante. Le banane sono il frutto dell'amore e la mia Nami questa sera sprizzava sensualità da tutti i pori!"

"Ce l'aveva il bollino blu?" domandò serioso Usop, fissando il cuoco.

"Ce l'hai tu nel cervello il bollino!" ribatté Sanji, lanciandogli violentemente in faccia il cuscino.

"Cos'è il bollino blu?" domandò Rufy, perplesso, seduto a gambe incrociate sul letto.

Nessuno rispose, mentre il cuoco si alzava per andare a recuperare il suo cuscino.

"Voi non capite niente, non comprendete le pene di un uomo innamorato!" esclamò stringendo nuovamente a sé il morbido guanciale.

"Ma valla a raccontare a chi ci crede." mugugnò Zoro già per metà perso nel mondo dei sogni.

"Io ci credo!" esultò Rufy, alzando la mano.

"Grazie!" disse Sanji sedendosi nuovamente "Io amo le donne come amo l'essere cuoco. Quando lavoravo al Baratie non ho imparato solo a cucinare. Non so se mi spiego" concluse con uno sguardo ammiccante.

"Non ti spieghi… infatti." ribattè Zoro alzandosi su un gomito, mentre Usop, Rufy e Chopper si facevano attenti.

"Non ascoltare Zoro! Raccontaci delle tue meravigliose imprese!" lo incoraggiò Usop, smanioso di storielle piccanti.

Chopper arrossì lievemente.

"Già, chissà quanta gente hai conosciuto. I ristoranti sono luoghi molto frequentati, vero?"

Sanji assunse un'aria professionale.

"Niente di più vero Chopper, nel mio ristorante sono passate le bellezze più esotiche di tutti e quattro i mari conosciuti!"

"Mapperfavore…" borbottò Zoro scotendo la testa.

Il cuoco gli lanciò una gelida occhiata, ma decise di lasciar cadere qualsiasi rimprovero.

"Dicevo…" riprese, stringendo più forte a sé il cuscino, assumendo rapidamente un'aria sognante "Ricordo perfettamente Justine… capelli biondi come il grano d'estate…"

"In pratica color paglierino" constatò Zoro atono.

Sanji gli lanciò un'occhiataccia ma, come prima, decise di soprassedere.

"Aveva occhi che brillavano come zaffiri al sole…"

"Come zaffiri?" disse Rufy perplesso "Ma aveva un occhio di vetro? Bello!"

Sanji lo ignorò deliberatamente.

"La prima volta che entrò al Baratie il mio cuore prese a battere come un tamburo…"

"Avevi dei problemi cardiaci?" chiese Zoro rinunciando a dormire, preferendo stuzzicare il ragazzo.

"La vuoi finire di interrompermi sempre? Sei geloso perché non hai mai incontrato una Juliette tu!" sbottò Sanji, scattando nuovamente in piedi inviperito.

"Ma non si chiamava Josefine?" domandò Rufy, sempre più perplesso.

"No, era Julianne!" disse Usop con aria confusa.

"Ma non era Justine?" rammentò Chopper che pareva il più sveglio di tutti.

Zoro fece un cenno esplicito con la mano, lasciando che la scena si commentasse da sola.

"Se continuate così, la storia non la racconto più!" gridò Sanji fingendosi offeso.

"E chi ti ha chiesto niente?" lo riprese Zoro.

"Tu sei solo invidioso perché io almeno ho qualcosa da raccontare mentre tu no!" lo provocò il cuoco avvicinandoglisi "Cosa credi, che non sappiamo perché ti alleni così tanto? Lo sai vero cosa dicono degli uomini che hanno troppi muscoli!"

Zoro non fece una piega.

"Parla uno che non sa nemmeno distinguere un uomo da una donna. Come si chiamava la tua amichetta di questo pomeriggio? Giovanni?"

Il viso di Sanji si trasfigurò in una smorfia di terrore e disgusto, mentre Usop, Rufy e Chopper seguivano il dibattito in corso come se stessero assistendo ad una partita di ping pong.

"Questo cosa c'entra adesso? Si parlava delle tue frustrazioni sessuali!"

A quella parola Chopper diventò bordeaux e Rufy non sapendo cosa fare si lasciò sfuggire un ennesima scoreggia.

"Intrattenimento musicale!" si giustificò, sorridendo stupidamente.

"Io non sono frustrato! Io sono al di sopra di queste cose, io faccio meditazione e esercizi costanti per raggiungere la pace interiore. Il mio corpo è la casa del mio spirito!" declamò Zoro solenne, guadagnandosi l'ammirazione dei suoi spettatori.

"Si…" disse Sanji scettico "Una casa frustrata per uno spirito frustrato! Da quant'è che non tocchi una donna tu? Se mai ne hai toccata una…"

Zoro chiuse gli occhi e si addormentò di botto.

 

"Ehi Robin…" Nami dall'altra parte aveva l'orecchio accostato alla parte, in una posa piuttosto buffa "Si stanno facendo discorsi interessanti nella camera dei ragazzi!" la aggiornò mimandole di avvicinarsi.

"Discorsi di che tipo?" domandò incuriosita la donna, sedendosi sul letto di Nami.

"Parlano di donne, a quanto pare, magari scopriamo cose interessanti!"

"Perché sei interessata?"

"Perché così poi li ricatto. E' una questione di sopravvivenza!" rispose la rossa, stringendosi nella spalle "Hai un bicchiere? Si sente meglio così."

Robin si mise in posizione e fece apparire un orecchio sul soffitto della camera dei ragazzi.

"Ora sento bene!" esclamò, mentre un'ammirata Nami annuiva felice.

 

"Zoro?" lo richiamò dopo qualche secondo Usop, pungolandolo con un dito.

"Che vuoi…" mugugnò lo spadaccino, aprendo un occhio infastidito.

"Ma dormivi?"

"No…" rispose, richiudendo la palpebra, ricominciando a ronfare beato.

"Ma che malattia ha, Chopper?" chiese il cannoniere rivolgendosi al piccolo alce che circondava il giovane come tutti gli altri.

"Penso sia una leggera forma di narcolessia, ma niente di grave, in fondo…"

"Io non sono narco-niente." ribattè Zoro senza aprire gli occhi.

"Certo che se fa così anche con le donne, stiamo messi bene!" ribadì Sanji che ancora non demordeva riguardo al suo argomento preferito.

Zoro si mise a sedere, massaggiandosi il collo, assonnato.

"Ho capito che stasera non c'è verso di dormire!" commentò rassegnato.

 

Passò una mezz'ora, prima che persino Nami si stufasse dell'intrattenimento spia della serata.

Aveva abbandonato l'attività, sistemandosi la vestaglia addosso, inforcando la porta della stanza.

"Vado a fare un giretto." Aveva semplicemente annunciato a Robin, pensando che avrebbe capito perfettamente dove fosse diretta.

Max, il proprietario, stava accucciato al bancone della reception, fisso sul suo ultimo numero di enigmistica.

Alzò lo sguardo, solo quando si trovò di fronte la rossa. Gli occhialetti tenuti su più dalle abnormi orecchie che dal naso.

"Desidera?" domandò, preoccupato del fatto che vi fosse qualche problema con la stanza.

Nami poggiò i gomiti al bancone e sfoderò uno dei suoi migliori sorrisi.

"Volevo fare due chiacchiere, semplicemente." Disse, nel modo più casuale possibile.

L'uomo inarcò un sopracciglio e tornò a prestare attenzione al suo intricatissimo cruciverba.

"Barrisce. Otto lettere." Fece, concentrandosi moltissimo.

La navigatrice guardò esplicitamente le sue orecchie.

"Elefante."

L'uomo si illuminò tutto soddisfatto "E' vero!" giubilò, e appuntò la parola sulla tabella.

"Dicevamo?" tornò a chiedere, ora di buon umore, propenso a dare retta alla ragazzina.

"Mi domandavo se sapesse qualcosa dell'Isla de Muerte."

Max si fece sfuggire la penna di mano, e la fissò a bocca aperta per un interminabile istante, freddato.

Recuperò rapidamente il suo strumento di scrittura e tornò al cruciverba.

"Permette di prendere i canali satellitari. Otto lettere."

La ragazza di nuovo osservò le sue orecchie.

"Parabola." Fu la risposta leggermente seccata di Nami, che cominciava a pensare che l'educazione non fosse proprio il suo forte.

"E' vero!" esultò ancora "Si parlava, di... ?"

"... so che il mare attorno all'isola è acido. E corrode la carena delle navi. So che è una meta praticamente impossibile da raggiungere, per un natante." Proseguì, affatto propensa a demordere.

Max di nuovo spalancò le labbra, stupefatto. Ancora dipinta in volto quell'espressione beotamente congelata.

Nami sospirò rassegnata. Puntò il dito sull'ultima casella del cruciverba.

"Riconoscenza!" precisò, sorprendendo l'uomo che di nuovo sorrise compiaciuto.

Segnò a chiare lettere la parola, prima di posare la penna con lentezza solenne.

Intrecciò le dita delle mani con l'aria professionale di chi si appresta a enunciare un simposio.

"C'è un porto, oltre il deserto, oltre la valle degli indiani, che si sporge sulla costa a est dell'isola. Lo Sguardo di Fuoco, lo chiamano gli indiani." Parlò con voce di chi conosce ogni minimo particolare di quella storia.

"Perchè c'è un unico faro, che viene acceso ogni notte. La luce di un faro che non accompagna alcun navigatore alla meta, perchè quello è un mare maledetto. Le sue acque hanno trascinato nella loro profondità un numero indefinito di navi." Abbassò la voce a un mormorio cospiratorio e lugubre "Il cimitero dei vascelli, viene denominato quel passaggio."

Nami provò un leggero brivido a quella definizione.

"Il guardiano del faro è un uomo... che vive da sempre con la speranza di poter veder approdare anche uno solo degli equipaggi che finiscono per sbaglio su quella rotta... fino ad ora non ci è mai giunta notizia che abbia soddisfatto quella speranza."

"E vive da solo, laggiù?" domandò Nami, decisamente interessata alla faccenda. Il racconto coincideva con quello che Robin aveva fatto loro poco prima, sulla via della locanda, riguardo le sue scoperte del pomeriggio.

Max annuì.

"Da solo" confermò "E da anni studia un modo per raggiungere l'isola. O anche solo per solcare le acque di quel mare."

"Studia... ?" incalzò Nami per avere maggiori informazioni. Persino la descrizione dell'uomo. Anche questo corrispondeva alle informazioni sommarie di Robin.

"Già! E' un inventore, il vecchio" Max si strinse nelle spalle, rilasciando un sospiro rassegnato. "Ma girano voci sul fatto che la sua ossessione lo abbia fatto impazzire. Persino la vecchia Mab, che anni fa soleva attraversare le grandi vallate per vedere come se la passava il suo vecchio concittadino, ha rinunciato, dopo la sua ultima visita."

"E perchè mai?"

"Che faresti tu, se qualcuno tentasse di impallinarti da metri di distanza con gavettoni d'acqua acida?"

 

Nami tornò nella sua stanza, pensierosa riguardo le notizie che aveva appena appreso.

Aveva abbandonato Max e le sue orecchie all'ennesimo cruciverba.

Qualcosa nel suo racconto aveva inaspettatamente acceso le sue speranze.

Gavettoni d'acqua acida. Questo stava a significare che il vecchio, del quale non aveva saputo strappare il nome, aveva per forza escogitato un materiale in grado di impedire il suo deterioramento agli effetti dell'acido.

Inventore pazzo o meno, valeva ben una visita. In ogni caso era decisamente di strada.

Varcò la soglia della sua camera da letto con queste elucubrazioni mentali, quando si rese conto che il suo letto era occupato da un sonnacchioso Usop.

"Che diavolo ci fa lì il nasone!?" sbottò puntando il dito nella sua direzione, infastidita dall'essere stata spodestata.

"Ehi, ce l'hai un letto! Levati di..." tentò di protestare, quando lo vide mettersi seduto.

La fissava con occhi spiritati.

"A cuki..." disse.

"Ah?" si domandò la navigatrice, chiedendo tacitamente spiegazioni a Robin che se ne era rimasta in un angolo a leggere.

"E' venuto di qui, chiedendo asilo politico."

"E tu glielo hai concesso?"

La donna non potè far altro che stringersi nelle spalle.

"Chopper ha detto che si devono assecondare i sonnambuli."

Nami fissò di nuovo Usop, chiedendosi se il suo comportamento fosse seriamente istigato dal sonnambulismo.

"A cuki." Ripetè insensatamente il cecchino e si rimise a ronfare né più né meno di come faceva Zoro.

"E io dove dormo?" si domandò pratica Nami, allargando le braccia, rassegnata.

Un filo di fumo si propagò dall'ingresso ancora aperto della camera.

Sanji, poggiato allo stipite in posa plastica, sollevò la palpebra dell'occhio visibile sfoggiando la sua migliore espressione da play boy.

"Posso offrirti calda ospitalità... fra le modeste lenzuola, del mio letto." Mormorò con voce bassa e vibrante, lasciando che il fumo della sua sigaretta gli incorniciasse l'affascinante viso.

La cartografa risolse la situazione sbattendogli la porta in faccia.

"Fatti in là, sorellina Robin. Devo raccontarti un paio di cose sull'uomo che ci condurrà all'Isla de Muerte."

 

Continua...


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Capitolo 5
*** Capitolo 5 ***


Capitolo

Capitolo 5:

 

C'era un gran fermento quella notte, a West City. Miriadi di lucette colorate adornavano le tante bancarelle disposte ai lati della via principale, traboccanti di oggetti di ogni dimensione e genere. Quella sera, West City, celebrava un'annuale ricorrenza e su di un abnorme striscione faceva bella mostra di sé, penzolando dai due lati della strada, la scritta "BUFALO CANUTO'S DAY".

Le note di un piano riecheggiavano delicate nell'aria, qualche violino faceva da accompagnamento, mentre la melodia dava l'impressione di provenire dal fondo della via; le urla dei venditori più esperti sovrastavano il chiacchericcio della gente che si affrettava, poco dopo essere uscita dalle piccole abitazioni, a raggiungere il banco preferito. Le signore parevano aver messo una cura particolare nella scelta dell'abito da indossare, dell'acconciatura da esibire, dei gioielli da mostrare. Gli uomini invece, per quella sera, sembravano aver dimenticato le solite risse e la dolce compagnia delle avvenenti "dame" del saloon, dedicandosi alle proprie famiglie o ai propri affari commerciali.

Una donna piuttosto corpulenta, ad esempio, aveva ingaggiato una lotta verbale all'ultimo prezzo con l'ambulante delle stoffe. Il prezzo della seta, a suo dire, era troppo elevato perciò tentava di convincere il mercante a vendergliela ad una cifra di molto inferiore.

Intanto, un ometto pelato, dotato di un bel paio di baffoni neri incredibilmente a punta, incitava gli avventurieri più coraggiosi ad impegnarsi in una gara di tiro, indicando con fervore i bersagli alle sue spalle e declamando i favolosi premi messi in palio per chi fosse risultato più bravo.

 

Anche la ciurma aveva deciso di scendere in strada quella sera. Nami riteneva che quella sarebbe stata un'ottima occasione per riuscire a reperire ulteriori informazioni sul fantomatico vecchio; gli altri, per lo più, erano spinti dalla curiosità e dalle infinite possibilità di divertimento che quella festa sembrava offrire. Grazie al cambio d'abiti avrebbero potuto mescolarsi al resto degli abitanti senza destare alcun sospetto e se i baffi di Rufy avessero continuato a fare il loro dovere, restando attaccati alle labbra del giovane pirata, tutto sarebbe andato più che liscio.

"YAHOOO!!" gridò ad un tratto il capitano, saltellando felice come un bambino, con gli occhi scintillanti, non appena scorse tra i tanti barroccini, quello recante scritta: "Non sei degno di navigar per mare, se questi pesci non riesci a pescare!"

"Ragazzi, questa è una sfida! Io vado." Annunciò solennemente, per poi avviarsi di filato nella direzione della bancarella.

"RUFYYY! Aspetta un attimo! - tentò di fermarlo Nami - CERCA DI NON CACCIARTI NEI GUAI COME AL SOLITO! RICORDA CHE SIAMO QUA PER CERCARE INFORMAZIONI!" gli gridò infine, sperando che il giovane, ormai disperso nel mare di gente, seguisse il suo consiglio.

"Mi auguro che almeno non ci faccia scoprire" disse poi rassegnata, voltandosi verso il resto del gruppo che attendeva alle sue spalle.

"Allora ragazzi vediamo di fare il punto della situazione." Cominciò, sicura che gli altri l'avrebbero seguita...

"Percorrendo il sentiero dell'amore sono giunto sino a voi! I miei occhi non possono ingannarmi, siete forse un angelo?" L'interruppe Sanji completamente perso nel tentativo di convincere una giovane bruna dai capelli ricci a seguirlo chissà dove a bere qualcosa; le aveva preso una mano tra le sue, sfoderando il solito repertorio di cuori volanti e fumo.

Nami a quella vista assunse un'aria perplessa, sollevato un sopracciglio sospirò; doveva proprio arrendersi all'idea di dover fare a meno dell'aiuto di due compagni, non le restava che confidare in quelli restanti. Purtroppo per lei però, il resto della ciurma non sembrava essere dello stesso parere.

Usop e Chopper avevano già sollevato una gamba pronti a scattare chissà dove, quando la voce di Nami li bloccò.

"Voi due! Non provateci neanche..." ma prima che potesse aggiungere altro, i due schizzarono via, lasciandosi alle spalle soltanto un'enorme nuvola di polvere, veloci come il vento, neanche fossero stati inseguiti dalla Marina.

"Umphf... c'è sempre Zor" disse quasi rassegnata voltandosi, sicura di trovare lo spadaccino fermo al proprio posto. Inutile dire che anche il giovane si era letteralmente volatilizzato; si era allontanato col solito passo tranquillo, durante la scenetta improvvisata dal cuoco. Nami, per un attimo restò a fissare incredula il punto in cui fino a pochi istanti prima sostava il giovane, poi ripresasi quasi immediatamente, cominciò a snocciolare una serie di improperi irripetibili che trovarono degna conclusione in uno scalpicciare di piedi stizzito, sotto lo sguardo di Robin che semplicemente l'osservava sorridendo. Era ormai più che ovvio che soltanto loro due avrebbero dovuto concentrarsi sulla ricerca del vecchio.

 

**

Un piccolo capannello di gente si era radunato intorno al banchetto dei pesci e cori e grida, di stupore e delusione, si susseguivano ad intervalli piuttosto regolari.

"Vai così ragazzo, ce l'hai quasi fatta!"

"Forza, dai! Dai che ci sei!"

"Piano.... piano..."

"NOOOOOOOOO di nuovo!"

Rufy aveva da un po' dato inizio alla sua battaglia contro quei poveri pesci rossi, che nient'altro avevano fatto di male se non essere stati talmente sfortunati dal venire catturati ed infilati in una teca di vetro, al solo scopo di far divertire gli abitanti di quella piccola e polverosa città.

Il gioco in definitiva era piuttosto semplice, i pesci dovevano essere catturati servendosi esclusivamente di una specie di piccolo anello di ferro, ricoperto da un solo foglio di carta di riso e provvisto di manico; l'abilità del giocatore stava nel riuscire a "pescare" più pesci possibili, senza forare il foglio di carta del proprio retino, un'impresa piuttosto ardua a dire il vero, dato che il solo sfiorare l'acqua bastava a rendere il retino inutilizzabile; ci volevano mente lucida e mano ferma, che per l'appunto non erano due caratteristiche tipiche del capitano.

Rufy era sempre più imbronciato e ad ogni colpo fallito e pesce mancato, l'espressione sul suo viso si faceva sempre più accigliata. Aveva preso la cosa sin troppo seriamente, si era lanciato in una serie di smanaccamenti continui, pensando così che in un modo o nell'altro un pesce prima o poi l'avrebbe catturato.

 

**

"E adesso... possiamo divertirci finalmente! Ho visto proprio laggiù un banco che fa al caso mio, se ti va puoi accompagnarmi, così potrò mostrarti le mie grandi doti di cecchino, la mia speciale capacità di colpire qualsiasi bersaglio; doti che nel mare orientale sono ormai diventate leggenda! Molti mi ricordano come Capitan Usop l'infallibile".

Usop camminava con passo sicuro e fare baldanzoso mentre raccontava al piccolo alce antropomorfo, di tutte le favolose gesta che aveva compiute, narrandogli nei minimi dettagli di come tante volte la sua mira senza eguali, a detta sua, aveva tolto lui e gli altri della ciurma dai guai.

"Ooooh! Wow Usop! Ma sei davvero un mito!" esclamò ad un certo punto il piccolo Chopper, continuando a trotterellare estasiato al fianco dell'amico, una volta che questi ebbe terminato il racconto dell'ennesima mirabolante avventura.

"Si, qualcuno mi chiama anche così, ma sai – il nasone si fermò per poi piegarsi e proclamare con tono serio - un vero guerriero del mare deve anche saper essere modesto" annuì infine convinto.

"USOP! E' quella la bancarella che stavi cercando?" suggerì ad un certo punto entusiasta Chopper, indicando alla loro sinistra una specie di carro allestito per l'occasione, con nastri e fiocchi multicolor, presso il quale uno strano ometto pelato con dei baffi neri intirizziti come due spilli, incitava a gran voce i passanti ad avvicinarsi, sfidandoli.

"Venghino Siori, venghino! Mettete alla prova le vostre capacità, tentando di centrare i bersagli alle mie spalle! Cosa sono pochi spiccioli in confronto al titolo di Miglior tiratore di West City?! Tentate Siori, tentate! Anche se non è poi così semplice come può sembrare! Forza Siori! Avvicinatevi e giocate!"

I due ascoltarono con interesse le parole del padrone della bancarella e quando le loro orecchie recepirono la frase "Miglior tiratore di West City", Chopper se ne uscì esclamando:

"Usop devi tentare! Tu sei il miglior tiratore del mare Orientale! Sarà un gioco da ragazzi per te!"

"Ehm... veramente io non..." tentò maldestramente di obiettare Usop, gesticolando qualcosa al piccolo Chopper che lo guardava con fare ammirato, quando la voce dell'ometto pelato giunse di nuovo alle loro orecchie.

"Lei laggiù! Si si proprio lei con quello strano borsone a tracolla!"

Usop si indicò il mento come a chiedere se lo sconosciuto si stesse riferendo proprio a lui.

"Sì esatto, lei – rispose l'altro - non è forse una fionda quella che vedo spuntare dai suoi pantaloni?" Usop si guardò le tasche dei pantaloni; effettivamente la sua fionda sporgeva per una punta da sotto la camicia di flanella a quadrettoni.

"Si si, lo è!" rispose Chopper per l'amico, annuendo con veemenza. "Ha una mira eccezionale! Io l'ho visto all'opera! Posso testimoniarlo!".

"Aaaah ma allora i miei occhi anche stavolta non mi hanno ingannato! Riconosco sempre un vero tiratore quando lo vedo!" riprese il proprietario del carretto, avvicinandosi ai due e mettendo un braccio intorno alla spalla di Usop, costringendolo così a seguirlo, senza che quest'ultimo se ne rendesse conto.

"Ehm, no ma non sono poi così bravo insomma... io non... in verità..."

"Suvvia giovane amico, non vorrai davvero privare questa piccola città della favolosa occasione di poter vedere con i propri occhi, cosa sei capace di fare quando si tratta di dover centrare un bersaglio, vero?"

Evidentemente l'ometto pensava d'aver trovato il pollo da spennare.

Usop dal canto suo, non sapeva più che pesci prendere, stava sudando freddo, era stato incastrato ben bene e ormai dopo quanto aveva detto a Chopper non avrebbe potuto tirarsi indietro. Non gli restava altro che tentare la sorte, sperando che benevola anche stavolta gli sorridesse.

"E... bè... D'accordo." Ed io che volevo soltanto andare al banco delle spezie... pensò, sospirando mestamente mentre accettava la sfida.

 

**

Zoro camminava con sguardo assente e mani in tasca per le strade polverose, guardandosi stancamente in giro. Gli speroni che facevano parte del camouflage, fortemente voluto da Nami, tintinnavano ad ogni suo passo e rendevano ancor più minaccioso il suo vagare tra la gente, che però pareva non curarsi affatto di lui, presa com'era a fare bisboccia.

L'idea di doversi mettere immediatamente alla ricerca del vecchio non allettava il giovane spadaccino, il cui obiettivo al momento era riuscire a scovare, in mezzo a quel guazzabuglio di carretti, bancarelle ed abitanti festaioli, qualche luogo invitante dal punto di vista alcolico; colto l'attimo in cui Rufy si era allontanato, aveva ben pensato di fare altrettanto.

 

Era già da un po' che gironzolava tra i vari tavoli, banchetti e banconi; si era persino fermato qualche istante nei pressi di alcune bancarelle, pensando d'aver trovato qualcosa d' interessante, sporgendosi per osservare più attentamente, ma ritraendosi ogni volta con leggero disappunto.

Una giovane fanciulla gli passò di fianco correndo, la sua risata interruppe i suoi pensieri; seguì la sua corsa con lo sguardo finchè non scorse un giovane uomo dall'aria maliziosa correrle dietro, intenzionato a non lasciarla fuggire tanto facilmente.

"In questa città si stanno dando dannatamente da fare coi festeggiamenti!" osservò, sorridendo maliziosamente e riprendendo il suo girovagare.

Dopo aver fatto qualche altro passo si fermò davanti ad un banchino piuttosto insignificante, sia per dimensioni che per oggettistica. Nessuna luce intermittente o festone variopinto. A Zoro parve piuttosto sospetto quello strano allestimento: perfettamente disposte, una di fianco all'altra, diverse bottiglie di vetro scuro; ognuna dall'aria polverosa e tremendamente antica, le cui etichette gli risultarono difficili da decifrare. Poco più a lato, una serie di scatolette, dalle molteplici forme e dimensioni, faceva bella mostra di sè su fazzoletti di velluto rosso; alcune, aperte, esibivano al loro interno diversi monili luccicanti, probabilmente d'oro.

Stava giusto per andarsene quando lo sguardo gli cadde sulla copertina di un vecchio libro, logoro e strappato in diversi punti, buttato con poca grazia in uno scatolone al lato della serie di bottiglie. Qualcosa di quello sporco rudere di carta aveva attirato la sua attenzione e messo in allerta i suoi sensi: la sagoma di una ballerina danzante, inchiodata ad una scatolina di legno, sulla quale era marchiata a fuoco una grossa J.

Conosceva bene quell'immagine.

Si avvicinò alla scatola, continuando ad osservare con sguardo serio ed attento il libro e mentre allungava una mano con l'intenzione di prenderlo, in un attimo, vide una massa morbida e castana apparirgli davanti agli occhi ed occupare tutto il suo campo visivo.

Ma porc! Imprecò mentalmente chiudendo gli occhi dopo aver realizzato di cosa si trattasse. Sentì distintamente una voce familiare pronunciare le parole: "Ti ho trovato finalmente… Goro!"

 

**

"Accidenti a loro! Sempre la stessa storia!". Nami era rimasta piuttosto indispettita dal boicottaggio subito ad opera dei suoi compagni maschi, per quanto riguardava la ricerca del vecchio; era già un po' che se ne andava per West City borbottando appellativi poco carini nei loro confronti, fiancheggiata dall'unico membro della ciurma che, al contrario degli altri, aveva preferito la ricerca al far baldoria. In realtà Robin pareva divertirsi un sacco anche solo osservando la varietà e la fantasia di linguaggio della sua compagna.

"Lascia che si divertano. Ogni tanto fa bene staccare dai propri doveri, non pensi anche tu?" l'interruppe ad un tratto, sorridendole comprensiva.

"Già, forse hai ragione…" ammise la rossa, quasi a malincuore, decisasi finalmente a deporre l'ascia di guerra. "Bè da dove vogliamo cominciare?" domandò poi, forse più a se stessa che non alla compagna, guardandosi intorno.

"Mmmh… io direi che quella signora laggiù potrebbe fare proprio al caso nostro!" suggerì l'archeologa, indicando una vecchia signora avvolta nel suo scialle nero, che se ne stava tranquilla ad intrecciare fili di cotone bianco in un prezioso ricamo, incurante del baccano che la circondava, seduta sotto la veranda di una delle case che costeggiavano la via in cui si svolgeva la fiera.

Nami la guardò un attimo perplessa; non era proprio il genere di persona a cui aveva pensato di chiedere informazioni, ma dicendosi che in effetti non c'era cosa migliore che domandare di un vecchietto ad un altro vecchietto, seguì la mora che a passo spedito era già arrivata nei pressi della veranda.

 

"Buonasera Signora! Possiamo rubarle qualche secondo?" chiese Robin, rivolgendosi gentilmente alla vecchietta che, sollevata la testa dal suo lavoro, osservò attentamente il viso della donna che le aveva parlato.

"Cos'è che sarebbe tondo?" domandò poi guardandola con curiosità.

Nami e Robin si scambiarono un'occhiata sconcertate.

"Cominciamo bene" sussurrò la rossa, "Mi sa proprio che sarà più difficile del previsto..." poi, alzando volutamente il tono della voce, proseguì, cercando di essere il più precisa possibile nello scandire ogni singola parola. "Ehm no signora, volevamo solo farle giusto un paio di domande". 

"Mutande? No, io non ricamo mutande. Fazzoletti, cuscini, tovaglie… ma no, niente mutande mi dispiace." Concluse quella, riprendendo a lavorare al suo ricamo.

 

**

Niente da fare, di Goro nemmeno l'ombra. Non riusciva a trovarlo proprio da nessuna parte, eppure fino ad un attimo prima era proprio lì, accanto a lei, ed un attimo dopo… puf, sparito! Come fosse stato inghiottito dalla notte. La giovane però non si dette per vinta, lui doveva essere il suo accompagnatore per quella serata e lo sarebbe stato, si disse, a costo di setacciare tutta West City.

 

"Goro! Ehi, Goro, dove sei?? Goroooo! GOROOOOO!".

La bella Calamita Jay girava disperata per le vie del villaggio, chiamando a gran voce il nome del suo 'cavaliere', il quale, purtroppo per lei, ma per fortuna del povero Zoro, approfittando di un suo momento di distrazione, aveva poco cavallerescamente abbandonato il campo; o per meglio dire… era scappato a gambe levate il più velocemente che aveva potuto, con l'intento di seminare le proprie tracce, augurandosi di riuscire a scampare alle grinfie della giovane donna per il resto della serata, che ahimè sembrava ancora piuttosto lunga.

 

Lo spadaccino aveva trovato rifugio nell'unico posto in cui era sicuro che la sceriffa non lo avrebbe mai cercato e cioè in mezzo al mucchio di stoffe e sete colorate di una bancarella, ai margini della strada; il proprietario aveva ben pensato di disporle come fossero tende, sovrapponendo le une alle altre, improvvisando un'allestimento in stile indiano con tanto di incensi profumati.

"Bleah! Che puzza" esclamò disgustato storcendo le labbra, mentre cercava un posto sul retro, nel punto in cui, sotto una specie di impalcatura, si intrecciavano vari tessuti.

Quegli 'aromi' erano davvero nauseanti, ma Zoro si obbligò a sopportare quel supplizio; non poteva rischiare di essere scoperto. Là, accovacciato in mezzo a scampoli di seta arancione e rossa, la mente gli tornò al libro che aveva visto, e che avrebbe anche preso se quella dannata femmina non si fosse intromessa. Certo una promessa era sempre una promessa, quindi aveva fatto buon viso a cattivo gioco ed aveva accettato di accompagnarla… ma quel libro forse conteneva delle informazioni preziose sul vecchio che stavano cercando, o meglio ancora, sull'isola. Dannazione.

Stava ancora pensando ad un modo per riuscire a raggiungere il libro senza farsi beccare da quella donna, quando sentì frusciare alcune stoffe alla sua destra. Mise subito mano alla Wado Ichimonji, pronto a difendersi se ce ne fosse stato bisogno, anche se subito ebbe la strana sensazione che…

"Maledetto travestito! Ma che diavolo vuole da me!". Una zucca bionda spuntò dalle stoffe blu, mentre un braccio cercava di farsi largo, agitandosi, in mezzo agli altri tessuti variopinti. Zoro rilassò i muscoli, lasciando la presa sull'elsa della spada, poi sollevando un sopracciglio in direzione del nuovo ospite, lo salutò: "Si sta facendo piuttosto affollato qui, vedo…"

"Uh?" rispose l'altro, riuscendo finalmente a liberarsi. "Zoro? E tu che ci fai qua in mezzo?" chiese stupito.

"Potrei domandarti lo stesso, ma mi hai già fornito abbastanza spiegazioni poco fa, senza che te ne rendessi conto…" ghignò lo spadaccino. "Allora? Come va con… Giovanni?"

"N-Non… non pronunciare quel nome!", Sanji al solo udirlo fu scosso da violenti brividi; dopo essere sbiancato, il suo viso cominciò a prendere un colorito verdognolo.

 

**

"Ehm signora"

"Sì, ci scusi…"

Entrambe le giovani donne della ciurma, già da un po' tentavano a turno di attirare l'attenzione della loro interlocutrice, ma quella niente, pareva proprio non sentirle. O meglio, per sentire le sentiva, il problema era che non capiva mai quello che le due ragazze cercavano di chiederle. Nami ad un certo punto, stanca di quel ridicolo giochetto, pensò che le maniere spicce si erano sempre rivelate, almeno per lei, le migliori e decise che quello era il momento di metterle in pratica; chiuse gli occhi, prese un bel respiro e…

"SIGNORA! CI PUO' DIRE DOVE POSSIAMO TROVARE L'UOMO IN GRADO DI COSTRUIRE BARCHE CHE ATTRAVERSINO IL MARE ACIDO?" sbraitò.

Robin si voltò di scatto completamente spiazzata dall'uscita della navigatrice, che in tutta risposta fece spallucce "A mali estremi... " spiegò.

"Cercate il vecchio Odas? Potevate dirlo subito, non c'era mica bisogno di urlare!" rispose la vecchietta alzandosi in piedi finalmente e mollando il suo lavoro sulla sedia. "Ah questi giovani d'oggi… venite con me!" ordinò perentoria. Nami non potè fare altro che alzare gli occhi al cielo, mentre una Robin sghignazzante, seguiva la vecchietta nel buio della via.

 

**

"Sanchiiiii mon cheeeer! Dove ti sei nascosto? Dai, vieni fuori biscottino mio dolce!"

Giovanni, detto Jo, e la sua vocetta stridula, erano giunti sino davanti al nascondiglio dei due pirati e nel momento stesso in cui il cuoco l'aveva udito appellarlo in quel modo così smelenso, si era portato una mano alla bocca, cercando di reprimere un conato di vomito.

"E tu saresti un uomo?" commentò lo spadaccino squadrando con disappunto il compagno. Sembrava ci trovasse un immenso, quanto diabolico gusto, nel provocarlo.

"Taci! Tu non puoi capire! Non hai VISTO ciò che ho visto io!"

Sanji spalancò gli occhi in un' estrema espressione di terrore, segno evidente che era stato qualcosa di davvero, davvero orribile.

"Ovvio, io nn vado ad infrattarmi con esseri di dubbia natura sessuale."

"Certo, perché tu non ti infratti e basta!"

"Senti un po', sopracciglia a ricciolo io", ma Zoro non terminò mai quella frase perchè un

"GOROOOOOOOOO!!" urlato a pochi centimetri di distanza riecheggiò nell'aria, togliendogli completamente qualsiasi slancio combattivo.

"Argh…"

"Goro?" domandò Sanji notando l'espressione contrariata del giovane, che annuiva con poca convinzione. Fu allora che il suo viso si illuminò di una nuova consapevolezza.

"Ah! Ecco cosa diamine ci fai tu qua, ti stai nascondendo da quella creatura celestiale! Oddio Zoro…- lo guardò sorpreso - Non è che per caso sei…" prese ad insinuare il biondo, sorridendo maliziosamente, felice di potersi finalmente vendicare del compagno.

Lo spadaccino lo fissò per un attimo, alzando un sopracciglio in modo interrogativo, poi quando finalmente realizzò a cosa stava alludendo, non disse niente… preferì agire.

Il fendente fu parato con straordinari riflessi da Sanji, che nonostante il campo di battaglia impervio, era riuscito a sollevare una gamba ed a bloccare Zoro e la sua spada.

"Ma sei impazzito? Così ci scopriranno!" suggerì il biondo a mezza voce, rimanendo in equilibrio su un'unica gamba e mantenendo fermamente le sue preziose mani da chef in tasca. Non fece neanche in tempo a dirlo che davanti ai loro occhi cadde, tranciata perfettamente a metà, la tenda che li proteggeva da occhi esterni, rivelando così la loro presenza ai passanti e quindi anche alle due "signore" Calamita e Jo.

"Oh oh" sussurrarono ad una voce.

 

**

"E come mai due giovani e belle ragazze come voi cercherebbero il caro vecchio Odas?" chiese inaspettatamente la vecchina, fermandosi non appena si furono lasciate di molto alle spalle la musica ed il vociare della fiera.

Le due giovani si guardarono e fu Robin a prendere la parola; riflettendo velocemente era giunta alla conclusione che mentire sarebbe stato controproducente.

"Questo Odas costruisce le uniche imbarcazioni in grado di arrivare all'Isla de Muerte, giusto? Bè, vorremmo che ce ne vendesse una."

Il nome dell'isola risuonò nelle orecchie della vecchietta come seguito da una strana eco. La donna trasecolò e fissando con occhi spauriti le due ragazze domandò: "Non vorrete andare davvero laggiù!? Quel posto è maledetto! Si dice che tutti quelli che han tentato di metterci piede sono morti tra atroci sofferenze ancor prima di riuscirci!" esclamò infine.

"Davvero? E allora da dove vengono tutte queste voci, se nessuno è mai sopravvissuto?" Nami, mani ai fianchi, con occhi risoluti si sporse verso la signora.

In effetti le sue parole avevano un chè di logico, pensò la donna. "Comunque non dovreste andarci da sole, è pericoloso!" rincarò, cercando in quel modo di farle desistere dal loro intento.

"Oh non si preoccupi per questo, non viaggiamo da sole." Intervenne laconica l'archeologa.

La signora spostò lo sguardo su ognuno dei loro volti e vi lesse una ferma determinazione. "Ho la sensazione che niente riuscirà a farvi cambiare idea, ho ragione?" butto lì poi con fare rassegnato.

"Infatti, quindi per favore ci dica dove trovare Odas" incalzò la rossa.

"Bè a quanto pare non ho scelta" sospirò la donna, riprendendo a camminare.

"Vedete quel picco laggiù?" fece poco dopo, indicando una roccia che si stagliava davanti a loro in lontananza, appena illuminata dalla pallida luna piena di quella notte. Le ragazze si accorsero di essere arrivate al termine della città,  nel punto in cui si apriva un rosso deserto.

"Quello è chiamato il picco del coyote dormiente – riprese la vecchina - dovrete attraversare parte del deserto, ma per farlo vi consiglio di evitare se potete il villaggio indiano, è gente poco ospitale, anzi direi proprio ostile, comunque… una volta raggiunto il picco procedete verso est. Prima di arrivare all'altro lato dell'isola troverete una costruzione bianca, dalla forma un po'… strana, non fate quelle facce lo capirete appena la vedrete! Lì vive quello scienziato squinternato di Odas, che sarà ben lieto di darvi una mano, dato che è da una vita che studia l'Isla de Muerte, ma mai nessuno è tornato indietro a portargli le notizie di cui avrebbe bisogno per terminare i suoi saggi." La signora scosse la testa perplessa, poi si rivolse nuovamente alle giovani. "Venite, torniamo in città o i vostri compagni vi daranno per disperse" sorrise dolcemente, passando in mezzo alle due donne che si scambiarono un'occhiata divertita.


**

Intanto, nel pieno cuore della fiera, qualcuno stava dando spettacolo; diversi abitanti della piccola West City si stavano radunando tutti intorno ad una sola bancarella, e quelli che ancora non l'avevano fatto si incitavano vicendevolmente ad andare a vedere che cosa stesse realmente accadendo e chi fosse il fautore di tanto clamore.

"Avete sentito? Un ragazzo ha sfidato il vecchio Slim e adesso sta acchiappando quasi tutti i suoi pesci!"

"Davvero?"

"Certo e devono essere parecchi visto quella folla che si è formata lì intorno "

"Andiamo a vedere anche noi!"

"Ne ha pescati altri sei in un colpo solo!"

"Ma come diavolo fa?"

Gli spettatori della prima fila, se così si potevano chiamare, erano sempre più stupiti, non riuscivano a capire in che modo Rufy fosse capace di prendere tutti quei pesci; nessuno vedeva i suoi movimenti, tanto erano diventati veloci e precisi. Il ragazzo, dal canto suo, era felice come un bambino e ad ogni colpo inferto alla vasca e pesce pescato, sfoderava uno dei suoi famosi sorrisi.

Tutto questo finchè il vecchio Slim, esasperato dall'andamento di quella gara, che alla fine, ne era quasi certo, gli avrebbe fatto perdere un sacco di soldi, decise di giocarsi il tutto per tutto ricorrendo alla sua ultima risorsa, il suo asso nella manica: il più grande e perciò pesante pesce rosso che aveva. The King era il suo nome e fu così che lo presentò al suo giovane avversario posando davanti a lui, ancora accucciato, un'enorme teca di vetro piena d'acqua, mentre la folla assisteva alla scena, in attesa di conoscere come si sarebbe conclusa quella che si stava rivelando la sfida più avvincente nella storia del 'Bufalo Canuto's Day'.

"Se riuscirai a pescare anche the King, prometto di non farti pagare tutti i retini che hai rotto prima di riuscire a pescare quasi tutti i miei pesci, allora che ne dici ragazzo? Ci stai?"

Rufy lo osservò per qualche secondo mentre la folla ammutolita, sembrava trattenere il respiro in attesa di una sua risposta positiva. Il giovane pirata ghignò.

Qui c'era in ballo un titolo 'regale', e chi meglio che il futuro re dei pirati avrebbe potuto acchiappare il re dei pesci rossi?

"E sia!" rispose allora, alzandosi finalmente in piedi, fissando il suo sfidante con aria decisa, mentre dal pubblico partivano ovazioni e grida di gioia. Qualcuno si arrischiò persino ad avvicinarsi al ragazzo e colto da un impeto di eccessiva contentezza, dovuta alla risposta appena udita, si prese la libertà di congratularsi con lui, dandogli una sonora pacca sulla spalla destra.

"Ebbravo figliolo! È così che si fa! Le sfide più son difficili e più si devono accettare!" esclamò con enfasi.

Le grida di festa si chetarono in un secondo quando i più si resero conto che, dopo quel semplice gesto, i baffi del giovane straniero, di cui fino ad allora avevano ignorato il nome, finirono col cadere a bagno nella vasca situata ai suoi piedi.

Tutti lo fissavano adesso più che stupiti, spostando lo sguardo dal suo viso ad uno dei manifesti affissi sul muro, proprio di fianco al banchetto del vecchio Slim.

Il tempo sembrò essersi fermato per un istante, finchè il silenzio non fu rotto da una giovane voce che proferì le parole: "Cappello di paglia!"

Da lì al delirio più totale non passò che qualche secondo.

Tutti cominciarono a gridare e scappare in ogni direzione, strattonandosi e spingendosi a più non posso.

"PIRATIIII"

"CAPPELLO DI PAGLIA E I SUOI SONO QUII! SI SALVI CHI PUO'!!!"

"CI ATTACCHERANNO!!!"

"FUGGITEEE!!!"

A Slim per la sorpresa quasi venne un infarto: mettersi a gareggiare non soltanto con un pirata, ma addirittura con uno tanto pericoloso da avere una taglia da 100.000.000 di berry sulla testa. Follia! Perciò balbettò qualcosa del tipo "Tutto gratis! Offre la casa! Addio!" prima di dileguarsi, abbandonando pesci e pirata, soli in mezzo alla strada.

 

**

"AAAAAAAAAAAAAHHHH PIRAAAAAAAAATIIIIIIIIIIIIIIIIIIiiiiiiiiiiiiiiiiiiIIIIIIIIIIIIIIIII!!!!" Proprio nel momento in cui Zoro e Sanji temevano di essere ormai perduti, un urlo quasi disumano giunse a salvarli, catturando l'attenzione della sceriffa e distogliendola per un attimo dal suo interesse per loro.

"Pirati?" domandò accigliata la bella Calamita, voltandosi nella direzione da cui proveniva quel grido.

Con fare rassegnato Sanji si accese una sigaretta mentre lo spadaccino chiuse gli occhi, rinfoderando la katana con calma innaturale. La frittata ormai era fatta, qualcuno dei loro, entrambi chissà perché avrebbero scommesso su quella testa di gomma del loro capitano, si era fatto scoprire.

Al suono metallico prodotto dalla Wado Ichimonji, la sceriffà sembrò risvegliarsi dai propri pensieri e si voltò nuovamente, puntando i suo occhi scuri in quelli del giovane Goro, realizzando soltanto allora la vera identità della persona che aveva di fronte.

Jo intanto, al solo sentire tutte quelle grida e nel vedere tutte quelle persone correre da ogni parte come se fossero impazzite, fu colto da un mancamento e quasi si accasciò su Sanji che molto poco galantemente si scostò, lasciando che il poveraccio franasse a terra sollevando una nuvola di polvere.

A chiudere il simpatico quadretto, quasi fosse un'eco lontana, arrivò un altro grido; l'ennesima voce che si univa alle altre ed a tratti riuscì a sovrastarle.

"LA MARINAAAAAAA!"

 

**

Robin e Nami stavano tornando verso la festa, accompagnate dalla vecchia signora, quando le urla spaventate degli abitanti di West City le raggiunsero, seguite anche dalla folle e disperata corsa di alcuni degli abitanti.

"Ma che diavolo sta succedendo?" domandò stupita la vecchia, mentre un paio dei suoi concittadini le sfrecciavano accanto.

In un attimo le due donne compresero la situazione e si scambiarono uno sguardo d’intesa. Entrambe si stavano chiedendo come avrebbero fatto ad uscire da quell’impiccio. Robin fece un gesto, come a voler comunicare alla compagna che se ci fosse stato bisogno avrebbe potuto sfruttare i poteri del frutto del diavolo, ma Nami, con un impercettibile movimento del capo, le fece cambiare idea.

Intanto la vecchietta si guardava intorno frastornata, quando si sentì afferrare sotto un braccio.
"Scappiamo vecchia Mab! I PIRATI!"

Il braccio e la voce appartenevano ad uno dei giovani cowboys, conosciuto dai più come "il Lesto".

"Come sarebbe a dire? I Pelati?!? Perché dovremmo scappare dai pelati? Il mio povero e defunto marito era pelato, eppure era un brav’uomo e affascinante aggiungerei! E poi mollami subito il braccio e cerca di spiegarti meglio!". Il giovane la lasciò per poi cominciare il suo racconto in modo piuttosto concitato, ed evidentemente preoccupato saltellava sul posto come a rafforzare l’idea della fuga.

"Cappello di Paglia è in città, e mi ci giocherei cavallo e speroni che non è da solo, probabilmente c’è anche il resto della ciurma! Come se non bastasse è arrivata anche la Marina! Qualcuno giù al porto, dice di aver visto un tizio piuttosto imponente, che andava in giro a torso nudo, avvolto da un alone di fumo bianco, seguito da un folto gruppo di agenti della marina! Dobbiamo svignarcela alla svelta, prima che si scateni il finimondo!"

Le due giovani si scambiarono nuovamente un’ occhiata preoccupata, la cosa però stavolta non sfuggì alla vecchia Mab, che a dispetto di quel che poteva sembrare, era una donna piuttosto sveglia.
"Ah." Fu la sua laconica risposta. Il giovane la guardò sconcertato, gli pareva impossibile che la vecchia non avesse fatto una piega a quella notizia. "Se proprio dobbiamo andarcene, vorrà dire che ce ne andremo…" decretò, prendendo sotto braccio il giovane ed avviandosi tranquilla nella direzione opposta a quella da cui era giunta. "Solo che io ho una certa età e capirai che non posso correre a rotta di collo per mezzo paese"; il tono che stava usando era pacato e tranquillo, poi si voltò verso le ragazze, continuando a camminare. "Allora ragazze, mi raccomando… state attente!" e strizzò loro un occhio, prima di voltarsi nuovamente verso il giovane, ormai stretto nella sua morsa, e riprendere la sua strada.

Robin e Nami la guardarono stupite ma sorrisero. La vecchietta la sapeva proprio lunga.
"Andiamo, credo che qualcuno avrà bisogno del nostro aiuto. Se Smoker è sull’isola, non sarà facile farla franca e Rufy si è anche fatto beccare, razza di demente!"

Robin con la sua solita aria tranquilla sorrise. "Guarda il lato positivo, adesso abbiamo le informazioni che ci servivano."

"Già! Andiamo a recuperare i ragazzi e poi tutti al picco!" Esclamò la rossa, battendo un pugno sul palmo della mano, con convinzione.

 

**

"… quindi mi chiedevo se potesse essere così gentile da indicarci come fare ad arrivare in città.." domandò la ragazza coi capelli corti, rimanendo ostinatamente in attesa davanti ad un bellissimo andaluso nero, come se si aspettasse che l'animale da un momento all'altro potesse proferir parola. Intanto uno dei marinai di una delle navi mercantili attraccate al porto, le passò di fianco, la superò, continuando ad osservarla e mentre le rivolgeva uno sguardo assai perplesso, finì lungo disteso, dopo essersi scontrato ed aver scavalcato in volo un carretto carico di pesce.

"Tashigi, con chi diavolo stai parlando? Rimettiti gli occhiali stordita!" tuonò subito dopo una voce profonda.

La giovane bruna allora, si frugò velocemente nella tasca del giubbotto e ne tirò fuori un paio di occhiali dalle lenti spesse. Strizzò un paio di volte gli occhi e finalmente riuscì a mettere a fuoco il cavallo; una smorfia di disappunto le si dipinse sul volto, mentre si volgeva preoccupata al suo superiore. Smoker, davanti a lei, camminava con passo pesante ma spedito, in mezzo alla via che lo avrebbe condotto dal porto al centro di West City.

 

**

Intanto, Sanji e Zoro erano riusciti a scampare miracolosamente ad un sicuro scontro con la bella Calamita. In loro soccorso era giunta infatti una massa di gente terrorizzata ed urlante, che aveva travolto lei ed il caro Jo, trascinandoli chissà dove. I due giovani pirati avevano perciò colto la palla al balzo ed erano fuggiti, pensando bene di andare a recuperare capitano e ciurma restante.

Proprio mentre svoltavano ad un angolo però si scontrarono con qualcuno.

“Ma guarda dove vai razza d’imbe-Zoro?”

Nami stava quasi per franare a terra dopo quella botta, ma lo spadaccino l’aveva prontamente afferrata per un braccio evitandole una rovinosa caduta; una volta ritrovata la posizione, la rossa notò alle spalle del giovane una leggera nuvola di fumo.

“Anche tu Sanji??”

“Rufy si è fatto beccare” risposero i due all'unisono. “E togliele le tue manacce di dosso marimo!" sbraitò poi inviperito il cuoco, calmandosi soltanto una volta che lo spadaccino ebbe lasciato la presa sul polso della sua bella cartografa, mentre lei commentava la sceneggiata sollevando gli occhi al cielo.

"Comunque, se questo non bastasse – riprese quindi ricomponendosi il biondo - sono arrivati anche quelli della marina.”

“Non che questo sia un problema.” sogghignò sadico di rimando Zoro, mettendo mano alla spada e pregustando già il sapore della battaglia.

“Il problema infatti è un altro, con loro c’è anche Smoker." Esordì a quel punto Robin. La presenza del marine era quel che più preoccupava l’archeologa; sapeva bene che quell'uomo si sarebbe rivelato un'ostacolo difficile da sormontare e che avrebbe fatto di tutto per metter loro i bastoni tra le ruote, per non parlare poi di un bel paio di manette di algamatolite marina intorno ai loro polsi. Si appoggiò pensierosa al muro, incrociando le braccia al petto.

“In effetti questo rende le cose un po’ più difficili.” continuò Sanji. Zoro dal canto suo sollevò un sopracciglio, perplesso. Perfetto… se Smoker era sull'isola, questo voleva dire una cosa sola: che c’era pure quella fanatica delle spade con lui.

Due stordite al prezzo di una ed un problema in più per me, si disse leggermente esasperato, pensando a quello che lo avrebbe aspettato.

“Forza allora, non perdiamo altro tempo, recuperiamo gli altri!” li esortò quindi sbrigativo, prendendo una direzione a caso.

Fortuna che Nami fece un eloquente segno a Robin; la mora dopo essersi messa in posizione, moltiplicò le braccia e riuscì a bloccare lo spadaccino, prima che questi si addentrasse in chissà quale remoto angolo della cittadina, perdendosi irrimediabilmente.

 

**

La situazione non era delle migliori nemmeno per i restanti membri della ciurma. Anche Usop
 e Chopper erano stati travolti da una massa di persone spaventate ed urlanti, ma il caso ci aveva messo lo zampino e li aveva condotti proprio davanti alla bancarella delle spezie a cui anelava il cecchino. Il banchetto era lì, davanti a loro che li attendeva sguarnito di proprietario e clienti.

Proprio nel momento in cui gli occhi del nasone s'illuminarono alla vista di tutti quei sacchi pieni di polverine colorate ed invitanti, il giovane udì  un cowboy sgolarsi che dal porto stavano arrivando quelli della marina. Chiuse gli occhi rassegnato. Non gli ci era voluto molto per realizzare che la scelta migliore che lui ed il suo compagno potessero fare in quel momento, fosse quella di arraffare tutto l'arraffabile e svignarsela il più in fretta possibile.

 

Perciò alla fine i nostri erano divisi in tre gruppi, sparsi chissà dove per West City.

Chi più chi meno però, era consapevole del fatto che avrebbero dovuto riunirsi ed organizzare al meglio la loro partenza dalla cittadina, prima di ingaggiare una battaglia con Smoker ed i suoi, che sicuramente non avrebbe portato a niente di buono ed avrebbe soltanto fatto perder loro del tempo prezioso.

Questo almeno era il pensiero di Nami, mentre correva insieme al resto del suo gruppo verso la piazza in cui qualche ora prima avevano lasciato il capitano. Quando però lei, Robin, Sanji e Zoro si trovarono davanti la scena di Rufy che, chino su una enorme teca di vetro, osservava incuriosito quel pesce gigante, punzonandolo sul dorso ed incurante della gente che intorno a lui prima lo additava e poi fuggiva, il braccio della rossa agì prima della sua mente. Loro erano preoccupati sul da farsi e lui che faceva? Si gingillava con quell'essere abnorme e pinnato! Stupido che non era altro!

I tre compagni videro soltanto qualcosa di colorato e non ben definito, volare a velocità supersonica e centrare in pieno la testa del loro sciagurato capitano.

"ALLORA SEI PROPRIO DEFICIENTE!!!" Sbraitò la navigatrice, mentre Rufy finiva a far compagnia al pesce nella teca, annaspando nell'acqua e rischiando perciò l'annegamento.

"MA IO TI FACCIO FUORI!" continuò sempre più in preda all'ira, una volta raggiunto il ragazzo e tentando di finirlo, affogandolo a mani nude e con l'aiuto di qualche pedata, con Sanji che cercava di fermarla preoccupatissimo (più per le coronarie della ragazza, a dire il vero, che per le sorti del suo capitano).

Durante questa "allegra" rimpatriata fu Zoro ad accorgersi per primo dell'arrivo, dalla direzione opposta alla loro, degli ultimi due elementi del gruppo. Chopper correva a quattro zampe carico di sacchi con al suo fianco Usop, che urlicchiava gracchiante come un lumacofono rotto, qualcosa riguardo al non mischiare certe sostanze.

Adesso che erano di nuovo tutti insieme, non restava altro che decidere come e dove si sarebbero diretti.

"Non per interrompere il vostro triangolo amoroso…" esordì Zoro ad un certo punto, richiamando l'attenzione di capitano, navigatrice e cuoco, che avevano ingaggiato una specie di corpo a corpo a tre. "C'era da pianificare una partenza, o sbaglio?"

"Non è colpa mia se abbiamo un capitano idiota, che ogni santa volta ci crea dei problemi" puntualizzò Nami, tenendo con forza per un orecchio il capitano, fiancheggiata da Sanji che, tranquillizzatosi per la salute della ragazza, si accendeva calmo l'ennesima sigaretta.

"Dov'è che andiamo?" chiesero sorpresi da quell'improvvisa decisione, Chopper e Usop.

"Dal vecchio Odas – spiegò Robin – il fabbricante delle navi che ci permetteranno di approdare all'Isla, anche se il problema più grande è in quale modo lo raggiungeremo… e con la Marina che presto saprà della nostra presenza qui, non sarà affatto facile trovare un mezzo di trasporto" continuò pratica.

"E' più semplice di quel che pensate, invece".

Tutti si voltarono nella direzione da cui proveniva quella voce e ciò che videro li lasciò stupefatti. Davanti a loro infatti, c'erano Calamita Jay, il vecchio Jo
 e, stentavano persino a crederlo possibile, niente e popò di meno che CoW Boy! Tutti e tre montavano un cavallo dal manto pezzato e tenevano strette in una mano le briglie di un altro puledro, uno dei quali carico di sacche imbottite.

"E questo che significa?" domandò sospettoso lo spadaccino, già pronto ad estrarre una delle sue spade. Anche gli altri erano scattati, come mossi da un comune pensiero… tutti, tranne Rufy.

"Ci sono anche delle scorte di cibo" suggerì la sceriffa, smontando da cavallo.

"CHE BUONIIIIII!!! WAAAH! AVEVO PROPRIO FAME! Grazie!" gridò come ripresosi da uno stato di semi-trance il giovane dal cappello di paglia, lanciandosi su uno dei cavalli e cominciando ad addentargli famelico una coscia.

Il cavallo nitrì violentemente prendendo a scalciare.

"NON LORO, IMBECILLE!" ululò la povera Calamita esasperata, tentando di fermarlo come meglio poteva; era poi sopraggiunto in suo aiuto Sanji, che con una pedata ben assestata, era andato a staccare Rufy dalla sventurata bestia.

 

Nonostante gli altri paressero aver accolto la situazione di buon grado, Zoro restava il meno convinto dal capovolgimento della situazione. Da che si ricordava, soltanto una persona, una volta, nonostante avesse avuto l'opportunità di catturarli, li aveva lasciati fuggire. In quella circostanza però loro gli avevano salvato la vita. Ma la sceriffa e soprattutto Cow Boy, non dovevano loro niente. Decise che comunque, l'unica cosa da fare fosse quella di osservare come si evolvevano le cose, nel caso ce ne fosse stato bisogno sapeva che anche gli altri avrebbero agito di conseguenza.

"Ehi... giù le mani."

La profonda e calma voce di Cow Boy lo riscosse in un attimo dai suoi pensieri.

Il tizio in questione aveva appoggiato una mano sulla spalla del cuoco, mentre con l'altra era già sul ferro dentro la fondina. Il suo intento era più che chiaro: bloccare le avances che il biondo stava facendo alla sceriffa, poichè la cosa, manco a dirlo, non doveva andargli giù neanche un po'.

Sanji assunse immediatamente un'aria seria, il suo viso contratto in un'espressione torva; fu un cambiamento così repentino ed inaspettato che a Cow Boy per un attimo parve di trovarsi di fronte un'altra persona e ne fu talmente spiazzato che ritrasse titubante la mano, restando comunque a fissarlo con una minaccia nello sguardo.

"C.B. per favore..." disse Calamita mettendosi tra i due, cercando di convincere l'amico.

"Ok… ma sai che se sono qui è soltanto perchè mi hai quasi pregato e sai anche, che non sono d'accordo con la tua decisione, se fosse per me li avrei già consegnati alla Marina" rispose grave il giovane, che inspiegabilmente lanciò una strana occhiata a Zoro, prima di staccarsi dal gruppo ed andare ad appoggiarsi ad uno dei pali che sorreggevano i teli del banco del vecchio Slim. Incrociò le braccia, intenzionato a non dire, nè tantomeno fare, niente. Ovviamente a meno che non ce ne fosse stato un reale bisogno.

Passò un attimo di silenzio subito interrotto da un suono estremamente familiare.

Un lumacofono.

I pirati si voltarono tutti verso Nami, con una domanda implicita nello sguardo, ma la ragazza dopo aver buttato un occhio alla sua scollatura, sollevò le braccia, stupita. "Non è il mio" negò.

"Si, ho capito… certo… se li avvisto, vi avverto immediatamente…"

Calamita Jay teneva sollevato un piccolo lumacofono e si era portata al volto un ricevitore a forma di stella, con su scritto sheriff. Mentre parlava con lo sconosciuto dall'altra parte del filo, aveva uno sguardo preoccupato, ma la voce era chiara e tranquilla, non tradiva alcun turbamento o preoccupazione.

"No… D'accordo."

Terminò la comunicazione, poi sollevò la testa e puntò i suoi occhi scuri in quelli dello spadaccino.

"Dovete andare."

A quelle parole Usop cominciò a gridare, lamentandosi preoccupato. Non si fidava né di Cow Boy né della sceriffa, per non parlare di quel losco figuro di Jo
… temeva l'arrivo della Marina e di essere acciuffato, giudicato e giustiziato tutto in una volta.

Chopper si nascondeva, come sempre nel modo sbagliato, tremolante dietro una gamba dello spadaccino, che al contrario di alcuni suoi compagni era rimasto immobile e sosteneva lo sguardo della donna; di fianco a lui, Sanji lanciava a terra il mozzicone della sigaretta ormai consumata, infilando poi la mano in una delle tasche dei pantaloni. Rufy poco più lontano, aveva cominciato a sorridere felice, già pregustava il sapore dell'ignoto: un'altra partenza uguale una nuova avventura.

Nami, dal canto suo, aveva guardato preoccupata la compagna più grande, che in risposta le aveva rivolto un sorriso rassicurante.

"Purtroppo non c'è un cavallo per ognuno di voi" continuò la sceriffa "il piccoletto dovrà portarlo dietro qualcuno".

Zoro annuì. Si era accorto che la donna sembrava parlare esclusivamente con lui.

Calamita fece poi un cenno a Jo
 che seppur con qualche mugolio e malcelato disappunto, dato che non avrebbe proprio voluto che il suo adorato biscottino se ne andasse, scese da cavallo imbronciato e col labbrino tremulo, tentando poi di avvicinarsi a Sanji per salutarlo, ma questo si era preventivamente nascosto dietro l'archeologa.

Nami intanto aveva già cominciato a fare conoscenza con gli animali, dopo averne carezzati sul muso un paio, era partita con la sua solita mania di dare nomi…

"Sì sì, ho deciso, tu sarai Pelosetto… e tu Crinierina!"

L'animale che aveva indicato per secondo fece una smorfia.

"Ehm, Nami ma lui veramente è un maschio" intervenne prontamente Chopper; la ragazza lo ignorò volutamente.

"E lui si chiamerà Patacca!" esclamò d'un tratto euforico Rufy, appena ripresosi dai colpi inferti poco prima da Sanji.

"Patacca? Ma che nome è?" ribattè prontamente una schifata Nami.

"Sarà bello Pelosetto…" commentò a tono più basso Usop, che nonostante tutto venne udito dalla rossa e perciò subito redarguito con un cartone in mezzo ai denti.

"Tornando a noi… tu sarai Macchietta, tu Dentone… e tu, che sembri Zoro nei suoi momenti migliori – disse poi indicando un cavallo che se la stava ronfando beato, dal manto chiaro ma con una macchia nera sul muso che ricordava molto la bandana dello spadaccino – tu sarai Pisolo"

"La vogliamo finire con queste idiozie???" sbottò a quel punto Zoro, ormai snervato, lanciando un'occhiataccia alla navigatrice.

 

Robin fu la prima a montare in sella, ignorando quell'acceso battibecco; fu seguita quasi immediatamente dal cuoco che però si guardava nervosamente intorno. "Ho una brutta sensazione" disse, parlando più a se stesso che al resto della ciurma, mentre Rufy tentando di salire sul suo amico Patacca, saltando direttamente a cavalcioni, finì col dare le spalle alla testa dell'animale.

Zoro si issò infine su Pisolo, aiutando poi a salire anche il piccolo alce, che si aggrappò come meglio potè alla criniera.

Anche Usop aveva finalmente preso posto sul suo destriero, come lui l'aveva appellato, vantandosi baldanzoso di essere un ottimo cavallerizzo.

Nami invece era già in sella a Pelosetto, ma c'era qualcosa di strano nell'aria… lo sentiva nel vento, che pareva sussurrarle parole misteriose all'orecchio. Cominciò perciò a guardarsi attorno, come Sanji, quando in lontananza scorse una strana nube bianca, che sembrava avvicinarsi minacciosa da una delle vie che convergevano nella piazza in cui si trovavano.

Anche Calamita, così come lei, comprese immediatamente; la sceriffa si lanciò verso il cavallo di Usop esclamando un concitato "ANDATE!" e schioccando sul sedere dell'animale una sonora pacca che lo fece impennare e poi partire al galoppo. Usop preso alla sprovvista, mancò le redini e finì col restare penzoloni, incastrato con un piede nella staffa. Il suo grido disperato si perse nella notte, accompagnato dall'ululato di un coyote solitario.

Sanji girò il suo cavallo, ringraziò con una specie di inchino Calamita, che rispose con un cenno del capo, e partì al galoppo col cavallo che portava le scorte.

Anche Robin e Nami spronarono i loro cavalli e ringraziarono la donna, seguendo a ruota i loro due compagni.

Erano rimasti solo i cavalli di Zoro e Rufy, che grazie al cielo aveva capito come cavalcare in modo corretto.

Lo spadaccino con un lieve movimento del capo parve comunicare qualcosa al suo capitano. Calamita dopo quel gesto vide Rufy partire, anche lui al galoppo e lo sentì poi gridare un: "GRAZIEEE!! NON LO DIMENTICHEREMOO!!" seguito da uno "YAHOOOOOOOOOOOOOOOOO!" che risuonò nelle orecchie della donna come un'eco lontana e la fece sorridere serena.

Pisolo a quel punto trotterellò davanti alla giovane, scalpicciò un attimo con le zampe e col muso andò a cercarle la mano per farsi carezzare, attirando così la sua attenzione. Calamita passò lentamente un paio di volte la mano sul muso del cavallo, che chiuse gli occhi, gradendo il calore di quel gesto, infine la giovane sollevò il capo e guardò Zoro.

"E voi che farete adesso?" chiese lui serio.

Cow Boy apparve proprio in quel momento accanto alla sceriffa e ghignò con un lampo di divertimento sadico negli occhi.

"Non preoccuparti per noi, ce la caveremo."

Zoro fissò di nuovo Calamita che annuì.

"Stanno arrivandooooo!!!" piagnucolò a quel punto disperato Jo
, avvertendoli che ormai i marine erano vicinissimi.

"Grazie." Disse soltanto Zoro e dopo averli salutati tutti con un movimento del capo, tirò a sè le briglie di Pisolo che a quel comando rispose impennando. In un attimo l'animale scattò e i due pirati partirono a razzo, lasciando dietro di loro soltanto una nuvola di polvere, mentre i tre cittadini di West City che li avevano aiutati a fuggire, li guardarono sparire nel nero manto della notte...

 

**

Mentre i nostri cominciavano la loro traversata del deserto, qualcun altro a loro insaputa stava navigando verso l'Isola.

"AHR AHR AHR… AGRRRRRRRR" il pirata, guardava il proprio riflesso nel piccolo specchio che aveva da poco tirato fuori da un cassetto della scrivania.

Era già da un bel po' di tempo che se ne stava in cabina, seduto sulla sua adorata poltrona rossa. Il motivo ufficiale del suo isolamento era che doveva riflettere sul come si sarebbero dovuti muovere una volta che avessero raggiunto terra, in realtà, preso dalla noia, si era messo con serie intenzioni ad allenarsi… da qualche ora provava davanti allo specchio a tirar fuori espressioni malvagie, terrificanti ed inquietanti, accompagnandole persino con qualche esclamazione, parola o improperio, per dare loro maggiore enfasi e credibilità.

Piccio intanto osservava il proprio padrone, con la solita flemma e sonnolenza nello sguardo, sbattendo con cadenza regolare la propria coda vicino alla bottiglia di rhum che giaceva ormai vuota sul tavolo.

"Uhm… no questa non va bene, non ci siamo proprio" continuava Le Chad trasfigurando il proprio volto in una serie di smorfie impossibili.

Era ancora tutto preso dall'ultima espressione che era riuscito a fare e che gli aveva dato la maggiore soddisfazione quella sera, quando in un attimo la porta della sua cabina si spalancò.

"Capitano, Geremia dalla coffa ha avvistato la luce di un faro!".

Colin, uno dei suoi migliori uomini, era entrato di corsa portando notizie di un imminente attracco, e la scena che si era trovato davanti era molto simile a quella che può offrire la reazione di un bambino beccato da un genitore con le dita dentro un barattolo di marmellata: il capitano con un unico movimento aveva arraffato qualcosa di non ben definito sul tavolo, insieme ad alcune carte, la bottiglia di rhum vuota e la coda del suo animaletto, che però era scomparso un attimo dopo.

"Ma porco di un mondo Colin! Non si usa più bussare?!" chiese tutto trafelato cercando di riprendere una posizione il più normale possibile, tentando anche di respirare.

Il giovane aveva incrociato le braccia e si era appoggiato alla porta, guardando con una punta d'ironia il proprio superiore, che con poca non chalance riponeva l'oggetto misterioso nel cassetto della scrivania.

"Bè? Cosa c'è di così importante da farti venire qui a disturbarmi??" chiese a quel punto Le Chad con fare serio, appoggiando i gomiti sul tavolo e cominciando a fissare il compagno. "Non sarà certo solo la luce di un faro, immagino."

"Pensavo che le avrebbe fatto piacere sapere che attraccata al porto, c'è una nave di nostra conoscenza." Spiegò serafico il giovane, tirando fuori da una tasca uno dei suoi coltelli e cominciando a lanciarlo in aria per poi riprenderlo subito dopo.

Una luce malvagia attraversò gli occhi di Le Chad ed un sorriso maligno prese forma sul suo viso.

L'allenamento aveva dato i suoi frutti…


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Capitolo 6
*** Capitolo 6 ***


Capitolo 6:
 
Il terreno arido e tortuoso aveva messo a dura prova la ciurma di capello di paglia.
Il fatto di essere abituati a vagar per mare, non aveva certo preparato i loro fisici ad una lunga cavalcata.
Le lunghe ore di viaggio avevano ridotto il gruppo in un tale stato di spossatezza che, su sensato suggerimento di Robin, avevano deciso di mettersi a riposo per un paio di ore.
Dormire e mangiare un boccone, prima di riprendere il cammino.
L'alba ormai era alle porte e la cittadina di West City un ricordo piuttosto lontano.
Avere la marina alle calcagna, però, non li rincuorava.
Avrebbero potuto sbucare oltre il declivio da un momento all'altro, e se Robin non avesse provvisto, con un'intuizione e una mossa piuttosto geniale, di cancellare dal terreno le tracce dei cavalli sul sentiero, probabilmente non avrebbero potuto usufruire del meritato riposo.
"Mi domando che ne sarà della nostra nave..." declamò tragicamente Usop, già sveglio accanto al bivacco improvvisato per la colazione.
Sanji rimestò per un attimo nel pentolino che aveva sottomano e gli passò quella che doveva essere la colazione.
"Prima che Rufy si svegli." Suggerì, già conscio del fatto che i ricettori del capitano non ci avrebbero messo poi molto a percepire odore di cibo nell'aria. E di fare razzia.
"Potrebbe venire requisita dalla Marina!" seguitò il ragazzo, con espressione avvilita, senza però risparmiarsi un assaggio alla nuova fantasia culinaria del cuoco di bordo.
"Ce la riprenderemo." Fu la voce di Zoro a mettere fine alle lamentele di Usop "Come al solito" Si sedette accanto al ragazzo, lanciando poi un'occhiata al famoso picco al quale erano diretti.
Nonostante avessero macinato chilometri, sembrava ancora così lontano.
"Sì, ma..." tentò di nuovo Usop, prima che Nami si avvicinasse al gruppo, emergendo da chissà dove.
"Proporrei di rimetterci in marcia!" esclamò, battendo le mani "Le nuvole in cielo, non mi dicono niente di buono. Sembra ci sia aria di pioggia." Li informò alzando la testa al cielo, all'apparenza limpido e sereno.
"Se hai sentito tuonare penso che..." tentò di dire Chopper, che occhieggiava sospettoso Usop.
"No... nessun tuono" rispose Nami, fin troppo seriamente "Lo sento nell'aria."
Guardò Usop che appariva offeso "E no... non è per la puzza."
Rufy nel frattempo si era destato, ancora con il viso gonfio di sonno aveva raggiunto il resto della sua ciurma e, senza dare a Sanji il tempo di preparargli un piatto tutto suo, aveva iniziato a fagocitare la sua colazione, direttamente dal pentolone.
Zoro si alzò in piedi, spolverandosi i pantaloni per avvicinare il suo cavallo.
"Quanto pensi che manchi a quel picco?" domandò a Nami, rimettendo in sesto la sella.
La ragazza fece una smorfia poco convinta.
"Almeno un altro giorno di marcia" rispose e a sorpresa tirò fuori una cartina dalla sacca appesa al fianco del suo cavallo.
Lo spadaccino le lanciò uno sguardo eloquente.
"L'ho recuperata alla reception della locanda. Ne aveva a bizzeffe" disse come a rispondere ad una tacita domanda.
"E' una cartina piuttosto precisa per quanto riguarda la città e la baia di West City..." continuò a spiegare, scrutandola "... ma da un'idea generale dell'intera isola."
"La vecchia Mab ci ha parlato di un villaggio indiano da evitare" suggerì Robin, già in sella al suo destriero, mentre con una mano, spuntata da chissà dove, invitava l'animale a tranquillizzarsi, porgendogli uno zuccherino.
"Sì..." disse Nami, sovrappensiero "C'è una zona collinare che circonda una pianura piuttosto vasta in quella direzione." e così dicendo, puntò un dito a est del picco.
"E' probabile che il villaggio indiano si trovi da quella parte. Una zona riparata... è l'ideale per un insediamento di quel tipo. Suppongo."
"Indiani? Ho sentito giusto?" si intromise Usop, già piuttosto preoccupato del rischio.
"La marina dietro, gli indiani davanti! Ah, benone!"
"Indiani! Ho sentito bene?" questa volta era stato Rufy a parlare, ma il tono non era nemmeno minimamente paragonabile a quello del cecchino del gruppo. Piuttosto tradiva un'accentuata eccitazione, nonché evidente aspettativa.
"Sì, ma li eviteremo." esclamo Nami, lanciando uno sguardo agghiacciante in direzione del ragazzo.
"Ma io non ho mai visto degli indiani..." si rabbuiò per un attimo, trattenendo il pentolame ormai vuoto, dalle mani di Sanji. Prese a leccarlo minuziosamente, sotto lo sguardo rassegnato del cuoco.
"Nemmeno io ho mai visto... degli alieni, per dire!" protestò Nami "Ma questo non significa che deciderei di andare nello spazio per accertarmi della loro esistenza!"
Sapeva perfettamente che con Rufy un discorso del genere non avrebbe fatto presa, ma la ragazza sperò almeno che la curiosità di avvicinare prima Odas e l'Isla de Muerte, lo avrebbero dissuaso dal ficcarsi in una concatenata successione di eventi.
"Io voglio andare a vedere gli indiani!" proclamò invece Rufy, rimettendosi in piedi.
Evidentemente Nami, al solito, aveva sopravvalutato le capacità di raziocinio del suo capitano.
"Ma io cosa parlo a fare?" esclamò stizzita, ficcando a forza la cartina nella sacca.
"A vedere gli indiani!" esclamò Rufy, facendo roteare entusiasta le braccia.
Qualcosa però frenò rapidamente la sua eccitazione.
Un oggetto appuntito sfrecciò accanto al suo viso, dove Rufy sentì immediatamente formarsi un baffo di sangue.
Una freccia si andò a conficcare ai piedi del cavallo di Usop che nitrì spaventato.
"Ma che diavolo... ?" fece il nasone rapidamente in allarme.
Zoro mise mano alle sue katane, mentre Sanji, rimettendosi in piedi, fissava lo sguardo sulla miriade di ombre che lentamente si formavano sul terreno circostante al loro.
"No, dico, nemmeno a farlo apposta!" ciarlò Nami, andando a nascondersi dietro al suo cavallo.
Robin fece una smorfia affatto felice, mentre Usop e Chopper si abbracciavano tremanti.
Un gruppo di indiani li stavano tenendo sotto mira.
 
***
 
"Porco di un mondo porco! E poi ancora più porco di un porco!" le imprecazioni che seguivano le sbirciate al cannocchiale verso l'infinito deserto che si distendeva loro di fronte si sprecavano.
Le Chad osservava l'orizzonte da più di mezz'ora, sotto il sole cocente di mezzogiorno.
"Come ha detto che è questo porco?" domandò uno dell'equipaggio, facendo roteare su un dito la sua pistola.
"Porco." rispose un'altro, poggiato contro la staccionata che delimitava il villaggio, osservando il suo superiore con aria esausta.
"Geremia, va a chiedergli per quanto ancora ha intenzione di rimirare il deserto, prima di prendere una decisione, mh?" fece, lanciandogli uno sguardo con occhio spento.
Il mozzo si ritrasse, scotendo il capo con decisione.
"E perchè dovrei farlo io? Prima o poi si stuferà e prenderà una decisione da solo." si rifiutò categoricamente il ragazzo.
Il pirata scoppiò a ridere.
"Ti devo per caso rammentare quella volta che ci mise tre interi giorni a decidere se cercare prima il tesoro o fare razzia di donne all'isola accanto?
Alla fine il tesoro fu recuperato dalle navi della Marina e l'isola accanto fu evacuata all'avviso dell'arrivo di una ciurma di Pirati."
Geremia fece una smorfia rassegnata.
"Io però voglio capire perchè devo essere sempre io, a rimetterci la faccia."
"Perchè sei quello nuovo" fece il navigatore.
"Perchè sei quello scemo" fece uno dei due fratelli con i coltelli.
"Perchè sei quello piccolo" aggiunse un altro.
 
***
La banda di indiani non ci mise molto a convincere la ciurma a seguirli.
Rufy si era dimostrato entusiasta di quella novità e invece che tentare una tenace offensiva, si era arreso praticamente subito alla richiesta dei pellerossa.
Nami non era d’accordo, e così come lei non lo era nemmeno il resto della ciurma, ma come Zoro aveva fatto tristemente notare, nessuno di loro avrebbe dovuto, potuto o voluto opporsi alla decisione del capitano.
Quelle erano le condizioni, da sempre, potevano non dirsi d’accordo ma le gerarchie andavano rispettate.
“Gerarchie o meno, io sono sempre più convinta che questa sia una pessima idea” Nami si guardava attorno circospetta, affatto felice del luccichio che le punte delle frecce di quegli indiani rimandavano loro, sotto il sole.
“Io nemmeno” concordò Usop “Conosco terribili storie in fatto di indiani.”
Il piccolo Chopper era già pronto ad ascoltare una delle fantastiche storie del cecchino. Per quanto paurose fossero, non ne aveva mai abbastanza.
“Non mettergli troppa paura, tu” lo rimbeccò Nami andando a far compagnia a Robin che li seguiva.
“Non credo siano molto più ostili di così” le fece notare l’archeologa, senza nemmeno avere bisogno di subire un interrogatorio da parte della ragazza “Ci avrebbero già preso lo scalpo, altrimenti.”
“L-lo scalpo?” pigolò la ragazza, portandosi istintivamente le mani alla testa.
“Oh mio piccolo fiore, io non mi preoccuperei, ci sono qui io a proteggere la tua splendida testa.” Fece eco Sanji evidentemente anche lui poco preoccupato dello sviluppo della faccenda.
Rufy nel frattempo continuava ad interrogare gli indiani che loro malgrado non riuscivano a farlo tacere, nemmeno con le minacce.
“Perché avete quei segni sulla faccia?
Come mai avete delle piume in testa?
E perché usate le frecce?
I vostri cavalli dove li avete comprati?
Perché non mi rispondete?
Parlate la nostra lingua?
Avete qualcosa da mangiare?
Quando arriviamo?”
L’indiano che pareva dirigere le operazione dovette fare un grosso sforzo per non ficcargli ascia con tanto di pendagli pennuti in bocca.
 
**
 
“Mi scusi, signore…” Geremia si era fatto di fianco al suo capitano, guardandolo di sottecchi.
“Signore, vorrei farle notare che… dovremmo prendere una decisione.”
Le Chad risultava apparentemente sordo ai suoi richiami.
“S-signore, dico sul serio. La Marina si sta preparando lei stessa alla traversata nel deserto e… a breve saranno qui. F-forse dovremmo partire anche noi.”
Il mozzo si volse verso i suoi compagni che sghignazzavano impietosamente.
Si strinse nelle spalle a far loro capire che non c’era niente da fare.
I gesti di incitamento si sprecarono.
Geremia sospirò e di nuovo tornò a guardare il suo capitano.
“Signore” esordì di nuovo, ora apparentemente più deciso “Non sta dimostrando grandi doti decisionali! Non possiamo sprecare ore intere ad osservare la linea dell’orizzonte!”
Il resto della ciurma si zittì improvvisamente, aspettandosi una reazione violenta.
Che non arrivò.
Le Chad, di nuovo impassibile, non fece altro che piegarsi improvvisamente, contro la staccionata.
Dormiva.
Dietro, il resto della ciurma scoppiò a ridere sguaiatamente.
 
**
 
Il gruppo approdò, dopo svariati minuti di marcia, in quello che sembrava il prototipo moderno di un villaggio indiano.
Tepee, cavalli e totem, si affiancavano agevolmente a moderni stendi panni portatili, barbecue e carrozzine per i bebè.
Nami storse il naso alla visione, piuttosto perplessa.
“La globalizzazione arriva proprio ovunque” constatò solo, ricevendo l’approvazione di Robin, che rispose a modo suo con un sorriso.
Gli indiani presenti, al passaggio dell’insolita carovana, interrompevano progressivamente le loro faccende, incuriositi e attratti dalla novità.
“Siamo arrivati?” domandò Rufy per un’ultima volta e l’arcigno indiano che guidava la fila fu ben felice di poter grugnire qualcosa in risposta, fermandosi di fronte ad una grossa tenda color porpora.
Mare Forza Nove, figlio di capo tribù, chiede udienza a Vento Sedici Nodi Che Strappa Le Vele” esclamò imperioso, battendo a terra il lungo arco che aveva con sé.
Usop sgranò gli occhi.
“Secondo te ‘Che Strappa’ è il nome o il cognome?” sussurrò a Sanji, ben attento a farsi scudo dietro di lui.
“Non so. Ma immagina cosa fa di codice fiscale” rispose serafico il cuoco, facendo per accendersi una sigaretta.
Sfortunatamente si ritrovò sotto il naso la punta di una freccia e dovette rinunciare all’impresa.
“Non sono affatto simpatici.” Si lamentò.
Il villaggio nel frattempo si era fatto silenzioso, come se la voce del figlio del capo tribù avesse decretato la solennità del momento.
L’aria era carica di aspettativa. Persino Rufy continuava a guardarsi attorno, frenetico ma silenzioso.
Dopo svariati secondi, la tenda del tepee si sollevò lentamente.
Ne uscì del fumo, poi qualcuno tossì, ed infine emerse la copia sputata del figlio del capo tribù, ma invecchiata di almeno trent’anni.
Un indiano dal viso solcato da antiche e profonde rughe, le labbra serrate in una perenne smorfia, la pelle abbronzata dal sole, massiccio e accigliato come un totem. Sul capo una corona di piume ad indicarne il simbolo indiscusso del potere.
“Padre…” esalò Mare Forza Nove, chinando rispettosamente il capo in presenza del capo tribù.
L’uomo si limitò a guardarsi attorno, fissando il suo sguardo profondo e indagatore sul gruppetto che il figlio si portava appresso.
“Li abbiamo trovati che si aggiravano nei territori di Vostra proprietà, padre”
Di nuovo il Capo non rispose, impossibile capire il suo stato d’animo.
Mare Forza Nove cominciò a vacillare. Non amava particolarmente l’attesa.
“Sostavano sulla terra dei nostri avi. Il luogo della sanguinosa battaglia delle mille lance!” insistette con veemenza, come a sottolineare la gravità della situazione.
Il Capo tribù allora si volse e fissò il suo sguardo severo sul figlio. Il giovane lo guardò speranzoso, aspettandosi la più lusinghiera delle congratulazioni quando questi cominciò a tossire come un forsennato, cacciando fuori la lingua in procinto di soffocare.
“P-padre?”
“Porca di quella cavalla lercia e scosciata!” esclamò Capo Vento Sedici Nodi (ecc ecc…), portandosi una mano alla gola, mentre il viso diventava paonazzo e gli occhi si sgranavano, venati di rosso.
“Padre stavate ancora fumando il Calumet della Pace, da solo?!” sbottò il figlio, alzando le mani al cielo in un gesto isterico.
“Questa volta ho solo usato erbe naturali, non capisco che cosa sia andato storto, si fumava che era una meraviglia!” esclamò questi, inspirando a fondo, mentre qualcuno, gli porgeva una brocca con dell’acqua fresca.
“Quante volte Vi ho detto che non dovete fumare, quante?”
“Almeno una volta ogni pausa da calumet” rispose automaticamente il Capo, asciugandosi le labbra e restituendo la brocca alla dolce fanciulla indiana che gliel’aveva concessa.
“Oh Figlio, non fare tante storie, la vita è già colma di stenti e privazioni, concedi la consolazione del fumo a questo corpo ormai decadente” disse, mimando un attacco cardiaco. Si portò una mano al cuore, tremò per qualche istante, si piegò sulle ginocchia e si aggrappò al figlio in cerca di sostegno.
“Chopper, forse dovresti fare qualcosa” suggerì Nami, scioccata dalla scenetta.
“Era erba pipa, vero?” domandò a sorpresa Mare Forza Nove, senza nemmeno scomporsi.
“Selezionata dai migliori Hobbit della Contea” rispose il Capo, lanciandogli uno sguardo speranzoso.
“Questo non giustifica in ogni caso il Vostro comportamento”
“Però mi rende estremamente simpatico” asserì Capo Vento Sedici Nodi (ecc ecc..) con un sorriso a trenta denti (due li aveva persi da qualche parte). Si rimise poi in piedi, come se niente fosse successo e battè una poderosa manata sulla spalla del figlio.
“Dunque, dunque, dunque, vediamo un po’ chi abbiamo qui…” e così dicendo si avvicinò a Rufy che lo guardava ammirato.
“E così stavate attraversando questi territori? Stranieri nevvero?”
Rufy annuì.
“Proprio. Veniamo dal mare!”
“Oh dal mare” replicò impressionato il Capo Tribù, studiandolo “Singolare copricapo, viso pallido, sei per caso il capo di questa.. banda?”
“Esatto pennuto!”
Il villaggio intero trattenne il fiato, mentre Mare Forza Nove afferrava una freccia per far pagare l’offesa al viso pallido dal sorriso inquietante.
Il Capo Tribù invece si limitò a scrutarlo a lungo, prima di scoppiare in una sonora risata.
“Pennuto! Mi ha chiamato pennuto?” e giù di nuovo risate a garganella “Era dai tempi della mia defunta moglie che non mi sentivo chiamare così”
E Mare Forza Nove al solo nominare la defunta madre, abbassò arco e freccia.
“Aveva un gran senso dell’umorismo” e così dicendo si voltò in direzione del figlio “Mi domando tu da chi abbia preso.”
Mare Forza Nove fece una smorfia, abbassò il capo e sbuffò.
“E sentiamo, viso pallido, qual è il tuo nome?” proseguì il Capo Tribù ormai lanciato nella conversazione. Il tizio con la paglietta gli stava già simpatico.
“Mi chiamo Monkey D. Rufy. Capitano della ciurma di cappello di paglia. Colui che diventerà il Re dei Pirati!” enunciò solennemente, portandosi teatralmente le mani ai fianchi.
“Ma si fa scrivere i testi da Usop?” sussurrò sarcastica Nami alle sue spalle.
“Sì” rispose serafico Zoro che era rimasto in disparte per tutto il tempo.
“Certo, perché tu li hai visti…” ribattè ironicamente la cartografa.
“Sì”
“Ah” e si zittì.
“Addirittura Re dei Pirati!” esclamò impressionato il Capo Tribù “Ammiro le persone dalle grandi aspirazioni!” e riducendo poi la voce ad un sussurro “Non come mio figlio che spera solo che schiatti per poter prendere il mio posto per passaggio d’eredità!”
“Padre, ma che state dicendo?! Lo sapete che non è vero!”
Vento Sedici Nodi (ecc ecc) scoppiò a ridere.
“Lo so, lo so, ma dovresti vedere la tua faccia ogni volta che lo dico.”
Mare Forza Nove di nuovo abbassò il capo e sbuffò.
“Basta, ho deciso! Monkey D. Rufy, Cappello di Paglia, da me ora soprannominato Paglietta che Ride, e la sua tribù oceanica, saranno ospiti di questo villaggio! Che venga organizzata una festa in onore dei nostri ospiti!” esclamò suscitando stupore generale, ed entusiasmo da parte di Rufy.
“Ma padre, attraversavano il territorio sacro del…” cercò di contrastarlo il figlio.
“Oh piantala figliolo! Al diavolo le superstizioni e le tradizioni obsolete! Poi ci lamentiamo del fatto che nei Western sono sempre gli indiani a fare la parte dei cattivi!”
 
 
**
 
C’era un cielo stellato sopra di lui e il tintinnio di mille monete trillava allegro nelle sue orecchie.
Le Chad era nudo, completamente nudo. E sguazzava in un mare di monete d’oro e pietre preziose.
“Il mondo è miooooooooooooooooooo” intonava felice come una pasqua, crogiolando in completa e assoluta estasi.
“CAPITANO!” una voce, e poi un terremoto improvviso. Un vortice al centro del suo mare di monete e tutti i suoi averi che venivano risucchiati in una cavità oscura e terribile.
“Noooooooooooooooooooooo! Il mio tessssorrrrro, il mio meraviglioso tessssooooooooooooooro!”
Si svegliò di soprassalto solo per trovarsi di fronte il faccione ansioso di Geremia, che lo scoteva e lo richiamava.
“Brutto pezzente!” lo apostrofò affatto gentile, tirandogli una botta in testa.
Il povero mozzo si scostò, scioccato dall’assoluta mancanza di gratitudine del capitano.
“M-ma io cercavo solo di…”
“Svegliarmi!? E ci sei riuscito benissimo, dannato animale da cambusa! Topo di fogna bavoso! Lombrico viscido della Malesia!”
Geremia fece una smorfia e si ritrasse, senza più dire una sola parola.
“Allora come è qui la situazione? Ancora non li avete trovati?”
Il mormorio della ciurma alle sue spalle fu piuttosto eloquente.
“E che ci facciamo ancora qui?! Andiamo, no? Ma tu pensa se devo fare tutto io!”
E così dicendo prese a camminare verso il deserto sconfinato. Si voltò però dopo qualche metro, rendendosi conto che nessuno lo stava seguendo.
“Mbè? Vi pesa il culo?” ragionò, intrecciando le braccia al petto, sentendo il nitrito dei cavalli che la ciurma aveva radunato.
Le Chad si accigliò ma non diede a vedere di aver compreso il clamoroso errore che aveva fatto.
Tornò sui suoi passi borbottando.
 
**
 
La festa era stata allestita con estremo successo.
Nemmeno un paio d’ore e tutto era pronto come se vi si fossero impiegati giorni interi.
La “piazza” del villaggio era piena di gente e luci colorate. Un grande falò veniva acceso al centro, mentre la notte scendeva inesorabile sul deserto.
“Ebbene che la festa abbia inizio!” ciarlò festivo il capo tribù, ributtandosi seduto sul suo trespolo accanto a una giovane quieta e fiera.
Mare Forza Nove se ne stava in disparte circondato da alcuni scagnozzi della sua banda, ad osservare, accigliato, gli ospiti d’onore di quella assurda festa.
“Teneteli d’occhio” fece con voce lugubre e lo sguardo ferino “Non mi fido di loro, né delle capacità di giudizio di mio padre”
Gli scagnozzi annuirono a tempo, seguendo il ritmo sincopato dei tamburi della festa, braccia intrecciate sul petto.
“Ommioddio!” la voce di Sanji superò persino quella del capitano che per primo aveva manifestato enorme entusiasmo per il menù carnivoro della serata “Ma quelle ragazze indossano solo un gonnellino e un reggiseno di pelle!” e cuori volanti a profusione per gentile concessione.
La ragazza che sedeva accanto al capo tribù si rimise in piedi, osservando con estremo interesse quel ragazzo tanto carino con i capelli del grano maturo.
Si unì a sorpresa alle danze al centro della piazza, prendendo a seguire la coinvolgente coreografia.
Il capo tribù batteva le mani entusiasta e fumava un lungo calumet dal singolare fumo verdastro.
“Sanji, credo tu abbia fatto di nuovo colpo” gli fece presente Nami, quando scorse le occhiate eloquenti che la ragazza dirigeva al giovane cuoco.
“Naaaaaaa, tu dici?” esclamò Sanji affatto capace di mantenere un contegno, in netto contrasto con quello che asseriva.
“Chissà se anche fra gli indiani esistono aspirazioni da travestitismo” esalò lugubremente Zoro, sorseggiando quello che sembrava un ottimo nettare alcolico.
“Taci Marimo!” rispose Sanji, punto sul vivo. Questa volta era sicuro di non sbagliare. Il suo girl detector puntava nella direzione giusta. Quella era indubbiamente una ragazza.
Quando la vide avanzare verso di lui, continuando a mantenere il ritmo delle danze, si rimise in piedi.
“Guarda e impara, pivello!” fece a Zoro che per tutta risposta guardò altrove e fissò lo sguardo sulla ghenga di Mare Forza Nove. Di certo non dimostravano un atteggiamento amichevole.
La giovane aveva coinvolto un incredulo Sanji ed ora ballava con lui attorno al grande falò.
“Wow, stasera Sanji va alla grande” ciarlò Nami, senza riuscire a trattenersi dal battere le mani a ritmo.
“La figlia del Capo Tribù” aggiunse Zoro, posando cautamente a terra il suo boccale di nettare ormai vuoto.
“Sul serio?” domandò sorpresa la ragazza, collegando solo dopo il fatto che la giovane sedeva nel posto esclusivo accanto a Vento Sedici Nodi (ecc ecc). Fece per dire altro, ma Zoro si era levato in piedi, diretto verso mete sconosciute.
Nami non disse altro e tornò a guardare lo spettacolo, riprendendo a ballare da seduta.
 
Rufy nel frattempo si era avvicinato al Capo Tribù.
“Questa è la festa più meravigliosa che mi sia capitato di essere invitato!” lo lusingò inghiottendo la grossa coscia di un animale sconosciuto.
Vento Sedici Nodi (ecc ecc) rise della sua affermazione.
“Ed da parte mia sono anni che non riesco a organizzare una festa degna di questo nome per degli stranieri!” esclamò l’uomo, che si afflosciava viepiù sul suo tappetino, fumando con vigore.
“Sul serio?” domandò Rufy, continuando a smozzicare carne e lanciare sputacchi a destra e a manca, senza preoccuparsi di risultare maleducato “Eppure sembrate un villaggio proprio festaiolo”
“Lo siamo” confermò Vento Sedici Nodi (ecc ecc) “Il problema è che, in genere teniamo per noi i festeggiamenti”
“E perché mai?” domandò perplesso Rufy con la bocca gonfia di cibo.
Il Capo tribù si strinse nelle spalle.
“Ho un figlio molto ligio al dovere. Troppo ligio al dovere. Scaccia gli stranieri prima che possano raggiungere i confini delle nostre terre. L’esperienza lo ha reso diffidente.”
“Quale esperienza?”
Vento Sedici Nodi (ecc ecc) si incupì leggermente, rilasciando una lunga scia di fumo verde nell’aria.
“La mia compagna, sua madre, fu uccisa da un cavaliere solitario”
Rufy inghiottì rumorosamente e rimase a fissarlo per un lungo attimo.
“Mi dispiace”
“Oh, è storia vecchia ormai” lo rassicurò l’uomo, dandogli una poderosa pacca sulla spalla “Ma sono felice che non sia riuscito a scacciare voi!” e così dicendo porse a Rufy il suo calumet.
“E’ una tradizione” disse solo, notando l’esitazione di cappello di paglia “La prenderei sul personale se rifiutassi almeno un tiro”
“Non sia mai!” esclamò allora il ragazzo.
Qualche attimo dopo si sentirono solo poderosi colpi di tosse e le fragorose risate del capo tribù.
 
“Fermo” la voce di Zoro nell’oscurità e una lama alla schiena di un indiano che teneva fra le mani un arco puntato in direzione della piazza dove si svolgevano le danze.
“Posa l’arma straniero, questi non sono affari che ti riguardano” sussurrò l’indiano. La sua voce tradiva però una certa agitazione.
“Lo sono eccome se si punta un’arma in direzione di un mio compagno.”
Sanji, ignaro di tutto, ancora danzava con la giovane, in un misto di entusiasmo ed estasi pura.
“Sto eseguendo un ordine” fu tutto quello che ebbe da dirgli l’indiano.
“A-ah” fece Zoro, puntando meglio la lama “E immagino che il figlio del Capo Tribù sappia esattamente di cosa stai parlando, vero?”
“Esattamente” una terza voce si unì al coro. Dalla boscaglia, fece capolino Mare Forza Nove, accompagnato da un paio di corpulenti omoni a petto nudo.
“Libera il mio uomo” ordinò con voce ferma.
Zoro si limitò a scuotere la testa.
“Se ordini ai tuoi di lasciare in pace me e i miei compagni di viaggio. Siamo qui solo di passaggio. E non vogliamo far altro che rilassarci e divertirci.”
“Divertirvi?” disse Mare Forza Nove, arrivando accanto ai due. L’indiano di fronte a Zoro rigido come un pezzo di marmo. Solo le braccia tremavano e gocce di sudore gli imperlavano la fronte.
“Il tuo cosiddetto compagno di viaggio, sta flirtando con quella che si dia il caso essere mia sorella!”
Zoro piegò le labbra in un sorriso storto.
“Se il capo Tribù non ha niente da dire a riguardo, mi chiedo perché te ne debba occupare tu.” Rispose strafottente.
“Tu!” esclamò Mare Forza Nove, spintonando l’indiano preso di mira, fino a farlo cadere a terra, così da poter fronteggiare liberamente Zoro. Posò volontariamente lo stomaco alla lama della katana che lo spadaccino ancora teneva fra le mani.
“Mia sorella ha quattordici anni” sibilò “E a quattordici anni, si dà il caso che qui, le donne, siano in età da marito! E gli Spiriti solo sanno quanto io impedirò che mia sorella scelga per marito lo straniero Cecato Danocchio!”
Cecato da che?” chiese Zoro, improvvisamente solo molto perplesso.
Danocchio” rispose serafico  Mare Forza Nove, come avesse momentaneamente dimenticato la diatriba in corso “E’ il nickname indiano che mio padre vuole donare allo straniero col ciuffo. Così come a tutti voi stranieri. Ma è una sorpresa di fine serata…” si interruppe e abbassò la voce “Tienilo per te, mh?”
Zoro si ritrovò ad annuire con espressione assolutamente impagabile.
“Comunque!” gracchiò il figlio del capo tribù, di nuovo ostile “Impedirò questo matrimonio con tutte le mie forze. A costo di finire nel sangue!”
“Ehi, frena, amico” lo interruppe Zoro, abbassando leggermente l’arma “Cerchiamo di essere ragionevoli, ah?”
Rinfoderò definitivamente la katana, suscitando un certo smarrimento.
“Sanji non allungherà un dito su tua sorella. Questo posso assicurartelo”
“E credi che possa fidarmi della parola di uno straniero?” indagò Mare Forza Nove, sfoggiando la stessa identica espressione corrucciata di Zoro.
“Non di uno straniero” specificò lo spadaccino, ergendosi maestoso contro il cielo scuro “Di un samurai”
E la magnificenza del momento suscitò sgomento e rispetto generale.
Mare Forza Nove non riuscì a riprendersi abbastanza velocemente da quel solenne attimo che Zoro si era già dileguato.
 
“Ha quattordici anni” sibilò lo spadaccino al cuoco, passando casualmente sulla pista da ballo.
Sanji raggelò internamente e arretrò inorridito dall’adolescente in evidente subbuglio ormonale.
 
“Ehi, guarda! Anche Zoro balla!” esclamò Chopper, vedendo lo spadaccino che tentava di schivare gli inspiegabili calci di Sanji.
 
“Il samurai ha mantenuto la promessa” sentenziò riconoscente Mare Forza Nove “Forse possiamo fidarci degli stranieri” I suoi scagnozzi annuirono a ritmo di musica in posa da rapper.
 
“Guarda Robin, ho trovato una moneta” ciarlò Nami, balzando sul posto. Un ometto bicentenario e tremebondo le si avvicinò ringhiante “E’ uno dei miei denti, ragazzina!”
“M-mi scusi, non avevo intenzione di…”
“Oh, ragazzina dai capelli a carota, prevedo disastri e morte per il proseguimento del vostro viaggio” disse, afferrando prontamente il suo presunto dente, alitandole in faccia il rigurgito di una cena andata a male.
Nami si fece aria e lo guardò perplessa.
“Che vuol dire, mi scusi?”
“Quello che ho detto.”
“Sì, ma disastri e morte non è esattamente quando di più preciso esista come previsione” si intromise Robin, aiutando Nami a farsi aria con un altro paio di mani, sbucate da chissà dove.
L’ometto la fissò con tanto d’occhi al prodigio.
“Lo Spirito dalle mille mani” esalò con aria mistica “Disastro e morteeeeeeeeeee. Moooorteeeeee”
Usop che aveva sentito tutto si portò una mano al cavallo dei pantaloni, per una strizzatina di testicoli.
“Moooooooooooooooorteeeeeeeeeeeeeeeee” la tribù tutta seguì Usop nel gesto scaramantico.
“Mooooooooo-”
“Oh basta, vecchio!” lo interruppe Vento Sedici Nodi (ecc ecc) rimettendosi in piedi non con poca fatica “Potresti evitare di nominare la morte in una serata tanto piacevole?”
Il vecchio fece una smorfia e si corrucciò notevolmente.
“Nessuno più dà credito a Libeccio Mistico” borbottò, raccogliendo il bastone che gli era caduto dall’enfasi mortuaria “Lo stregone della tribù, e nessuno gli dà ascolto. Sprofonderete in disastri e..”
“Mooooooooooooorteeeeeeeeeeeeeeeeeee!” gli fece eco l’intera tribù, facendolo sobbalzare e inconsciamente emulare strizzate pallistiche.

Rufy proruppe in una fragorosa risata e la festa riprese.
 
… e durò per tutta la notte.





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