vendetta privata

di ChiaraBJ
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** nozze con l'assassino ***
Capitolo 2: *** Addio…arrivederci… ***
Capitolo 3: *** proposta indecente ***
Capitolo 4: *** domande e risposte ***
Capitolo 5: *** una mano lava l'altra... ***
Capitolo 6: *** il disgelo ***
Capitolo 7: *** Marko Dexter ***
Capitolo 8: *** l'imboscata ***
Capitolo 9: *** due piccioni con una fava ***
Capitolo 10: *** la lista ***
Capitolo 11: *** sotto tiro ***



Capitolo 1
*** nozze con l'assassino ***


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Nozze con l’assassino

“Ma è proprio necessario che metta questa ‘corda’ attorno al collo? Vado a sposarmi, mica al patibolo” sbuffò Ben sistemandosi per l’ennesima volta la cravatta davanti agli occhi adoranti di Livyana.
“Sei bellissimo” disse lei guardandolo con aria sognante “Elise quando ti vedrà…” ma fu interrotta da Ben.
“Dirà che sembro un pinguino uscito dal film ‘Madagascar’” sbottò lui continuando ad armeggiare con la cravatta.
“Non credo proprio, insomma non vorrai mica vestirti in jeans e maglietta vero? Conoscendoti saresti capace d’indossare pure la fondina con la pistola” rimbeccò lei “E poi vedessi come è bella Elise, sembra una principessa, lo sai che ha voluto che andassi con lei a scegliere l’abito?”
“Sì lo so, comunque anche tu vestita da damigella sei molto bella, penso che anche Aida e Lily lo saranno, Elise avrà le damigelle più belle che si possano desiderare”

Era un giorno speciale quello appena iniziato a villa Jager, nei pressi di Düsseldorf.
Quel giorno Ben Jager ed Elise Kladden sarebbero convolati a nozze.
Nell’immenso parco antistante la villa fervevano gli ultimi preparativi, e gli ospiti cominciavano ad arrivare alla spicciolata; Konrad Jager e la governante Helga li accoglievano sorridenti, facendo gli onori di casa.
Arrivò anche l’intera famiglia Gerkhan e mentre Andrea e le piccole si intrattenevano con alcuni ospiti, Semir letteralmente si catapultò nella stanza dove Ben stava finendo di prepararsi.
“Ciao socio” esordì Semir vedendolo “Ma come siamo eleganti, sei pettinato, sbarbato” poi avvicinandosi all’amico e facendo finta di annusarlo “Anche il dopobarba ti sei messo, cosa non si fa per amore, non sembri nemmeno tu. Direi che assomigli a quei fotomodelli di quelle patinate riviste di moda…”
“Ma come siamo spiritosi” replicò Ben “Tu sì che sai come smorzare la tensione”
“Sì decisamente, ma non capita tutti i giorni di vederti abbigliato così…sembri davvero…” ma fu interrotto dal giovane collega.
“Sembro un pinguino, poi le scarpe, ho già male i piedi prima ancora di calzarle…” rimbeccò lui.
“Ciao zio Semir…” salutò Livyana rientrando nella stanza e cogliendo parte del discorso lasciato in sospeso da Ben “Diglielo tu che non ci si può vestire in modo diverso…”
“Sono sicura che Elise lo sposerebbe anche se si presentasse in boxer e canottiera, ma non mi sembra il caso…” ridacchiò il piccolo ispettore “Comunque è meglio che ti sbrighi stanno arrivando gli ospiti, tuo padre non conosce tutti i tuoi colleghi e amici, sarà meglio che glieli presenti tu”
“Sì metto le scarpe e arrivo” poi prima di avviarsi verso l’uscita Ben prese per un braccio Semir “Grazie per essere il mio testimone, ci tenevo molto…” avrebbe voluto aggiungere qualcosa, ma lasciò perdere sentendo che si stava visibilmente emozionando.
“Tranquillo Ben, per me è un onore” e nella stanza risuonò il loro classico sonoro ‘cinque’.

Finalmente arrivò il momento tanto atteso.
Tutti gli invitati si sedettero nelle sedie appositamente preparate nel grande parco antistante alla villa addobbato per l’occasione. La giornata era stupenda, il cielo era sgombro da ogni nuvola, la temperatura era gradevole e Ben pensò che quella giornata era semplicemente perfetta.
Quello per lui e sicuramente per i suoi affetti più cari sarebbe stato un giorno indimenticabile.
Ben con accanto Semir stava in piedi vicino al prete che avrebbe celebrato il matrimonio, l’attesa lo stava a dir poco innervosendo.
“Socio le hai le fedi?” chiese picchiettando un piede.
“Ben, è la duecentesima volta che me lo chiedi, la risposta è sempre la solita: sì” rispose il piccolo ispettore alzando gli occhi al cielo.
“E’ in ritardo” sussurrò Ben all’amico “Non è che ci ha ripensato vero?”
“Mantieni la calma Ben, il ritardo fa parte della cerimonia, abbi pazienza vedrai fra un po’ arriverà, rilassati” lo rassicurò.
“Rilassarmi??? La fai facile tu”
“Ci sono passato tranquillo” poi notando che continuava a toccarsi la cravatta e spostare il peso da un piede all’altro “Respira…smettila di sistemarti il nodo, così lo sciupi. Dai ti ricordi il dottor Markwart? Dai insieme…fluuuuommm…” sghignazzò sotto i baffi Semir.
“Sì quella cretinata…” ma Ben faceva fatica a rilassarsi era troppo emozionato.
“Conta gli invitati” suggerì allora Semir.
“Questa è ancora peggio!” ribatté il ragazzo, decidendo ugualmente di ascoltare parte del consiglio dell’amico.
Si mise quindi a osservare tutti gli invitati che avevano preso posto nelle sedie sistemate davanti a lui.
Tutti erano raggianti ed elegantissimi.
In prima fila c’era suo padre Konrad, la sorella Julia con accanto il marito, Andrea ed Helga.
Dietro i colleghi di una vita, e coloro che gliela avevano salvata di recente: Isaac Heineken e Flammy Hamilton con il marito e i gemelli.
Quanto avrebbe voluto che tra i presenti ci fosse stata anche sua madre Elisabeth. Sicuramente lo avrebbe accompagnato all’altare, bellissima e sorridente come sempre, sarebbe stata orgogliosa di lui, come sarebbe stata felice di conoscere Elise. Ma in cuor suo Ben era certo che, anche se non proprio fisicamente lei c’era comunque.
Era così assorto nei suoi pensieri quando le prime note della marcia nunziale risuonarono nel grande parco riportandolo alla realtà.
Il momento tanto atteso era finalmente arrivato.

Livyana, Aida e Lily avanzarono lungo il piccolo corridoio creato tra le fila delle sedie, in mano cestini con petali di rose che disseminarono lungo il cammino. Qualche passo indietro la sposa.
Elise Kladden fece il suo ingresso accompagnata dal padre e Ben appena la vide restò letteralmente senza fiato.
“E’ bellissima” sussurrò Semir al ragazzo, ma Ben era troppo estasiato per rispondergli.
La ragazza procedeva piano, l’abito color avorio le stava d’incanto catturando gli sguardi degli invitati, ma quello della ragazza era rivolto solo a Ben, l’uomo che grazie a Livyana aveva conosciuto e che mai si sarebbe aspettata che un giorno diventasse suo marito.
Il padre della sposa porse la mano della figlia a Ben “L’affido a te” sussurrò emozionato.
“La proteggerò per sempre, anche a costo della mia stessa vita”
La cerimonia fu perfetta nella sua semplicità, malgrado Konrad Jager volesse ben altro per il figlio.
Sotto enormi gazebo appositamente preparati per l’occasione si svolse il pranzo, con gli sposi che ogni tanto invitati dagli ospiti, si alzavano dalle loro sedie per baciarsi appassionatamente dando vita a scroscianti applausi.
Semir e Andrea seduti allo stesso tavolo degli sposi assistevano estasiati.
“Finalmente anche il nostro ragazzo ha trovato la sua anima gemella” disse Andrea all’orecchio del marito.
“Già sono proprio una bella coppia e sai che mi ha detto Ben? Che stasera diranno a Livyana che ora che sono sposati lei a tutti gli effetti diventerà la loro figlia”
“Beh effettivamente Livyana è stata fondamentale, se non ci fosse stata lei loro non si sarebbero mai conosciuti” sentenziò Andrea.
La giornata proseguì con gli invitati che si scatenarono al ritmo della musica della band di Ben. Il ragazzo ogni tanto si univa a loro per dedicare alla moglie una canzone.
“Doveva invitare Tom Beck e la sua band, visto che lo conosce, anche se bisogna ammettere che il suo gruppo è davvero forte” confidò Aida a Livyana sulla pista da ballo.
“Magari quando faranno il decimo anniversario” sghignazzò Livyana.
“Speriamo prima…” poi entrambe si misero a ridere, incrociando lo sguardo tenero e affettuoso degli sposi.
Arrivò anche il momento del taglio della torta, poi la band intonò una musica decisamente dolce.
Ben prese per mano Elise portandola al centro della pista.
“Mi concede questo ballo, signora Jager?” chiese, inchinandosi davanti a lei sfoderando uno dei suoi magnifici sorrisi.
“Con piacere” e abbracciandolo i due cominciarono a ballare sotto gli sguardi commossi e attenti degli invitati.
Il fotografo non perse l’occasione di fotografare i due ragazzi, ma il suo teleobiettivo non era l’unico a immortalare gli sposi. 
Sulla collinetta vicino alla villa, un uomo aveva Ben ed Elise nel mirino, purtroppo il suo era di un fucile di precisione.

L’uomo prese con cura la mira, premendo il grilletto nel medesimo istante in cui i ragazzi decisero di effettuare un mezzo giro.
Elise lanciò un urlo e Ben ebbe come la sensazione che la moglie perdesse i sensi.
“Elise…” farfugliò il ragazzo.
L’accompagnò delicatamente a terra, solo allora si accorse di avere la mano insanguinata.
Appena gli invitati videro la scena attorno si creò il panico, innescando un generale fuggi fuggi.
Kim Kruger si attivò subito, chiamando i soccorsi, mentre con occhio professionale si guardava attorno per vedere da dove fosse partito il colpo.
Semir dopo aver dato istruzioni alla moglie di mettersi al sicuro con le bambine, corse subito da Ben.
I neo sposi erano troppo esposti, chi aveva sparato poteva rifarlo, quindi veloce come un fulmine prese un tavolo lo rovesciò creando un riparo per i ragazzi.
“Elise, resisti…stanno arrivando i soccorsi” Ben teneva la moglie tra le braccia cercando di tamponare la ferita che aveva alla schiena.
“Ti amo Ben…non lo dimenticare…abbi cura di te, di Livyana” disse Elise, sapendo che quelli erano gli ultimi istanti della sua giovane vita.
“Anche io ti amo, ma ti prego…non lasciarmi…non adesso…non sono pronto…”
Elise cercò di stendere una mano per accarezzare la guancia del marito, mentre Semir giunto alle loro spalle assisteva impotente alla scena. Accorsero sul posto anche Isaac Heineken e Flammy Hamilton, purtroppo sia il medico che l’infermiera videro subito che le speranze di sopravvivenza della ragazza erano pressoché nulle.
Per Elise non c’era più nulla da fare.
La ragazza si accasciò completamente tra le braccia di Ben, il suo cuore aveva smesso di battere.
Come fosse un automa Ben le chiuse pietosamente gli occhi, poi un urlo di dolore riecheggiò nel grande parco della villa.
Elise se ne era andata, per sempre.
In lontananza, al riparo da tutti e da tutto, Livyana assisteva in lacrime alla scena.
Il suo sogno di avere di nuovo una famiglia si era appena infranto.

Angolino musicale, backstage e note della (perfidissima) autrice.
Innanzitutto chiedo scusa a Claddaghring8 per aver ‘accoppato’ il personaggio a lei ispirato…
Un giorno chiacchierando con Maty lei mi disse che prima o poi, proseguendo con la serie, avrei potuto ‘sposare’ Ben, cosa per me inconcepibile.
Tanto per citare i famosi ‘BJ’ James Bond rimane vedovo subito dopo essersi sposato, a Jason Bourne uccidono la fidanzata…insomma gli eroi (nella mia mente bacata) sono o vedovi o single.
Concludo dicendo che Maty giustamente ha sottolineato che se lei mi sfida la colpa alla fine è mia e soltanto mia che scrivo, e di questo ha pienamente ragione, quindi se c’è qualcuno da odiare quella sono io…o di Grimilde se proprio volete un nome…
Roxette ‘It Must Have Been Love’ (Deve essere stato Amore)
Per ascoltarla https://www.youtube.com/watch?v=k2C5TjS2sh4

Mi alzo da solo, c'è aria di silenzio, nella camera e ovunque…chiudo gli occhi e inizio a sognare Dev'essere stato amore Ma è finito ora Dev'essere stato buono Ma l'ho perso in qualche modo Immaginando noi due da soli e che io sono protetto dal tuo cuore ma dentro e fuori mi trasformo in acqua come una lacrima nel tuo palmo Ed è un duro giorno di inverno quello in cui inizio a sognare Dev'essere stato amore Ma è finito ora era tutto ciò che volevo ora vivo senza dev'essere stato amore ma è finito ora è dove scorre l'acqua è dove soffia il vento…




 

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Capitolo 2
*** Addio…arrivederci… ***


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Addio…arrivederci…

Il giorno dopo Semir si recò all’obitorio.
Odiava quel posto, odiava il pungente odore di disinfettante di cui erano impregnate le stanze e che si diffondeva per i corridoi, odiava i tristi ricordi legati a quelle fredde e lugubri pareti.
In quel posto aveva dovuto identificare amici e colleghi.
Si ritrovò davanti a una porta aperta, e inevitabilmente il suo sguardo fu catturato dal tavolo metallico presente al centro della stanza.
Il tavolo era sgombro, ma lui vi immaginò sopra il corpo senza vita di Tom.
In quella stessa stanza  aveva dovuto identificare il cadavere del suo socio.
Sospirando profondamente si addentrò lungo il corridoio, fino a che non giunse nei pressi di un’altra stanza, sulla soglia del laboratorio dove si svolgevano le autopsie trovò la dottoressa Brenner.
“Ciao Milly” esordì triste il piccolo ispettore.
La donna lo salutò con un leggero cenno del capo, aveva gli occhi lucidi.
“Non ho avuto il coraggio di mandarlo via, l’ha vegliata tutta la notte, dovresti vedere il suo volto…è sfigurato, sicuramente ha pianto tutta la notte” la dottoressa si riferiva a Ben, che incurante dei consigli di tutti aveva voluto stare con la moglie fino a quando avesse avuto la possibilità di farlo. Non aveva voluto la compagnia di nessuno, né di suo padre, né della sorella, né di Semir, nemmeno quella di Livyana che aveva passato la notte a casa Gerkhan.
La piccola aveva pianto tutta la notte fino a che stremata si era addormentata tra le braccia di Andrea.
I coniugi Kladden invece erano stati ospitati a villa Jager, Konrad aveva anche chiamato il medico di famiglia, la madre di Elise dopo aver appreso della morte della figlia aveva avuto un malore.

Ben se ne stava immobile davanti al corpo di Elise.
Le mani in tasca, la cravatta con il nodo allentato, la giacca per terra.
Non aveva mai staccato un attimo gli occhi dal volto di colei che per una manciata di ore era stata sua moglie.
Sembrava che dormisse, ma lui sapeva che non era così. Elise non si sarebbe più svegliata, non gli avrebbe più sorriso, non lo avrebbe più abbracciato, baciato, tra loro non ci sarebbe più stato niente di niente.
Era così assorto che si accorse di Semir solo quando l’amico gli mise affettuosamente una mano sopra la spalla.
“La dottoressa Brenner…non ha ancora…” Ben volutamente non finì la frase, sapeva benissimo che il suo socio avrebbe capito a cosa si stava riferendo.
“Sì Milly non ha voluto che tu la vedessi…” e stavolta fu lui a non continuare la frase.
Semir aspettò qualche secondo come in apnea, Ben sicuramente avrebbe rimarcato il fatto del considerarsi maledetto, invece quello che uscì dalla bocca del ragazzo lo spiazzò completamente.
“Semir, promettimi che troverai il bastardo che ha fatto questo, devi giurarmelo” la voce quasi implorante, lo sguardo che non si scollò un attimo dal corpo di Elise.
Semir restò di stucco, aveva sentito bene?
Il ragazzo gli aveva volutamente detto ‘troverai’, non ‘troveremo’.

Sapeva che quello non era né il luogo, né tanto meno il momento giusto per chiedergli una cosa del genere, ma la frase gli uscì spontanea.
“Hai detto troverai? Ben non avrai mica intenzione di dare le dimissioni?” Il piccolo ispettore aveva pronunciato quell’ultima parola quasi in apnea, l’idea di non far più coppia con Ben per lui era inconcepibile.
Troppo vivo ancora il ricordo di Tom Kranich che rimasto senza compagna lasciava il distretto gettando il tesserino in mezzo al parcheggio della CID.
“Per ora no, ma potrei pensarci su” replicò senza distogliere lo sguardo dal tavolo “Comunque se anche decidessi di restare in polizia la Kruger mi vieterebbe di indagare, troppo coinvolto, forse nemmeno tu potrai seguire l’indagine. Potrebbe essere affidata, anzi sicuramente verrà affidata alla omicidi. Senti…me ne andrò per un po’, voglio restare solo”
Ben parlava piano, quasi sottovoce, era calmo, tranquillo, sapeva quello che diceva soppesando ogni singola parola.
“E a Livyana non pensi?” il piccolo socio aveva paura che il ragazzo potesse fare qualche sciocchezza.
“Livyana starà meglio con voi, che con me…” il tono era sempre piatto, nessuna inflessione nel timbro della voce da far trasparire qualche emozione.
“Ben” tentò Semir mal digerendo l’idea che il ragazzo stesse da solo “Livyana ha bisogno di te…non puoi lasciarla sola, è sconvolta, disperata quanto te, sono sicuro che avete bisogno l’uno dell’altra”
“Ci penserò” e con questo Ben troncò ogni replica.

Nella stanza calò di nuovo il silenzio, con Ben che aveva sempre lo sguardo fisso sul corpo della giovane moglie.
Semir ebbe quasi paura del Ben che aveva a fianco.
Era così diverso dal ragazzo che aveva imparato a conoscere negli anni, una volta avrebbe fatto subito l’impossibile per trovare l’assassino di Elise fregandosene di regole, competenze e giurisdizioni, invece quello che aveva vicino in quel momento era un Ben remissivo…troppo…e in cuor suo si chiese cosa veramente avesse in mente il ragazzo.
“Chiederò a Livyana di tenerlo d’occhio…” si ritrovò a pensare “Se non posso farlo io…”
 
Nell’attesa del giorno in cui si sarebbero svolte le esequie di Elise Semir aveva chiesto a Ben se volesse trascorrere qualche giorno a casa sua, ma il ragazzo aveva gentilmente declinato l’offerta.
Unica consolazione era che non sarebbe stato da solo nel lussuoso ed enorme appartamento, con lui c’era Livyana.
La ragazzina aveva cercato più volte di parlargli, di confortarlo, di intavolare un qualcosa che somigliasse anche lontanamente ad un discorso, ma Ben era diventato lo spettro di se stesso e in casa regnava sempre un silenzio irreale.
Ogni tanto Semir li chiamava al telefono per sincerarsi delle condizioni dei due.
Ben in quei giorni non volle vedere nessuno,  e a rispondere alle chiamate di amici o parenti era sempre la ragazzina, diventata ora a tutti gli effetti l’unica persona che Ben voleva accanto.

Una settimana dopo la morte di Elise si celebrò il funerale.
La cerimonia si svolse all’aperto nel piccolo cimitero di un paesino vicino a Colonia dove proveniva la famiglia di Elise.
Attorno alla bara i genitori, i fratelli della ragazza, Ben che teneva per mano Livyana, dietro di loro parenti, amici e colleghi.
Semir stava di fronte al suo socio e più lo guardava, più gli faceva paura; aveva lo sguardo assente, nessuna lacrima, sembrava che  in quel momento fosse privo di qualsiasi emozione.
Spostò poi lo sguardo sui parenti più prossimi di Elise, su Livyana, i loro volti invece erano sfigurati, rigati dalle lacrime.
“Cenere alla cenere” il prete stava per concludere la cerimonia.
Inevitabile fu l’incedere triste di tutti gli amici e colleghi che come in una sorta di processione salutarono i genitori e colui che per una manciata di ore era stato il marito di Elise, poi tutto finì.
Tutti i presenti alle esequie andarono via, il piccolo cimitero ricadde nel silenzio, interrotto ogni tanto dal cinguettio di alcuni uccellini.

Anche l’uomo che aveva posto fine alla vita di Elise lasciò il cimitero poco prima che la cerimonia in suffragio terminasse, aveva assistito da lontano alle esequie.
Più volte era stato tentato di ritornare alla sua auto, prendere il fucile e cercare di eliminare una volta per tutte quel maledetto sbirro dell’autostradale.
Purtroppo il luogo non era molto favorevole per attuare la sua vendetta, non vedeva nessuna via di fuga, troppi poliziotti che molto probabilmente lo avrebbero visto sparare e quindi arrestato.
Oltretutto aveva bisogno del suo inseparabile treppiede avendo uno dei due arti che ogni tanto veniva scosso da piccoli tremolii a causa della malattia che inesorabilmente lo stava portando verso la tomba.
 
“Semir vieni?” Andrea chiamò a bassa voce il marito.
“Senti…vorrei…vorrei tentare di scambiare due parole con Ben” farfugliò Semir.
“Tranquillo io vado a casa con le bambine, tu resta pure…e poi Livyana…meglio che non aspetti Ben da sola” rispose comprensiva la donna vedendo che Ben si era soffermato davanti alla lapide della moglie, mentre la ragazzina se ne stava in attesa a qualche metro da lui.
“Come stai Livyana?” chiese Semir avvicinandosi.
“Insomma…starei meglio se lui…” e con un gesto della mano indicò il suo giovane amico.
“A casa come va?” la incalzò.
“Beh se almeno non fosse estate andrei a scuola, le giornate sono interminabili, lui non parla mai, se gli chiedo qualcosa, neanche si prende la briga di ascoltarmi, di rispondermi. Poi stamattina mentre ci preparavamo per venire qui se ne è uscito con quella solita solfa dell’essere maledetto”
“Livyana devi capire…” cercò di giustificarlo Semir, ma la ragazzina lo interruppe bruscamente.
“Certo, ma lui deve capire che se ha perso la donna della sua vita, io colei che ormai consideravo una mamma. Siamo restati di nuovo soli, ma dobbiamo cercare di andare avanti, insieme” sbottò Livyana.
“Gli hai detto così?” Semir era basito.
“Sì e allora mi sono infuriata ancora di più perché ha cominciato con i se…” la ragazzina parlava piano, non voleva che Ben la sentisse, ma ora aveva di nuovo le lacrime agli occhi “Cosa dovrei dire io?” continuò imperterrita “Se non avessi conosciuto Ben, se lui non mi avesse cercato quando sono stata rapita, se non avessi perso i genitori, se lui non mi avesse presa con lui, se non avesse conosciuto Elise attraverso me…se, se, se …insomma la vita non è tutta un se…e con i ‘se’ e i ‘ma’ non si va da nessuna parte”
Semir era scioccato, ma in parte capiva la ragazzina, non doveva essere stato facile in quei giorni vivere in casa con Ben.
“Scusa zio, non volevo essere maleducata” si scusò Livyana notando lo sguardo decisamente accigliato di Semir “Elise mi manca molto e sostituirla…”
“Andrea mi ha raccontato che mentre Ben organizzava le esequie a casa nostra hai fatto la conoscenza della nuova psicologa che ti seguirà…” continuò Semir, ma venne interrotto.
“Sì…chiamala psicologa…è una megera!” sbottò la ragazzina, e con un gesto quasi brusco si asciugò le lacrime.
“Capisco che…” Semir si morse la lingua, aveva senza rendersene conto fatto una considerazione davvero stupida e Livyana ora gli stava rispondendo di nuovo con un tono decisamente arrabbiato.
“Elise era diversa, era dolce, carina…in una sola parola era magnifica”
“Posso capirti, ma adesso penso che tutte al suo confronto…” tentò di difenderla Semir.
“No guarda, questa è veramente una megera” puntualizzò Livyana.
Semir però non se la sentì di rimproverarla, effettivamente Elise era davvero una persona stupenda, anche lui che l’aveva conosciuta l’aveva trovata speciale e non solo perché era riuscita a portare all’altare il suo socio.

I due stavano ancora conversando, quando Ben si avvicinò.
Il piccolo ispettore notò subito che il ragazzo si rigirava la fede al dito, ma i suoi occhi non erano lucidi, Semir pensò per un attimo che il ragazzo avesse esaurito tutte le lacrime ammesso che la cosa potesse essere possibile.
“Grazie Semir, per esserci stato, per…” Ben lasciò la frase a metà, mentre prendeva per mano Livyana.
“Sai che ci sono sempre per voi” rispose comprensivo il piccolo ispettore.
“Ho deciso di trascorrere un po’ di giorni nella casa in montagna di mio padre…io e Livyana. Ci farà bene fare delle passeggiate, andare a pesca, fare qualche escursione” il tono sempre piatto, a Semir vennero quasi i brividi.
“Ben sei sicuro…non so vuoi che chieda ad Andrea, le piccole…magari tua sorella o Helga…”
L’idea che Ben restasse da solo con Livyana gli piaceva da una parte, ma lo preoccupava dall’altra.
“So cosa stai pensando” e dopo tanto tempo un piccolo sorriso apparve sul volto del giovane.
“Non preoccuparti, non ho intenzione di fare nulla di cui tu ti debba preoccupare o pentirti di averci lasciati soli. Ci vediamo amico” e con affetto lo abbracciò.
“Andiamo Livyana” disse allontanandosi con la ragazzina per mano.
Semir restò come imbambolato per alcuni minuti in mezzo al piccolo cimitero.
Ben lo aveva salutato con un ‘ci vediamo amico’, non ‘ci vediamo socio’.
In quel momento Semir non sapeva cosa fare, né cosa pensare.
“Il tempo aggiusta tutte le cose” pensò, sperando che quel detto valesse anche per il suo socio, anche se lui era il primo a considerarlo un proverbio insulso.
 
 Angolino musicale A volte mi viene spontaneo paragonare Ben a Conner MacLeod , meglio conosciuto come ‘Highlander - l’ultimo immortale’ tanto per cambiare anche lui vedovo, ma per questioni di…età, se qualcuno ricorda il film questa è una canzone tratta dalla sua stupenda colonna sonora…
QueenWho Wants To Live Forever’ (Chi Vuol Vivere Per Sempre)
Per ascoltarla  https://www.youtube.com/watch?v=_Jtpf8N5IDE
Non c’è tempo per noi Non c’è spazio per noi Cos’è che costruisce i nostri sogni, eppure ora scorre via Chi vuol vivere per sempre Chi vuol vivere per sempre? Non abbiamo scelta Il nostro destino è già stato deciso Questo mondo ha un solo dolce momento messo da parte per noi Chi vuol vivere per sempre Chi vuol vivere per sempre? Chi desidera amare per sempre?… Quando l’amore deve morire Ma tocca le mie lacrime con le tue labbra, Tocca il mio mondo con la punta delle tue dita E potremo avere per sempre E potremo amare per sempre L’eternità è il nostro presente
Chi vuol vivere per sempre Chi vuol vivere per sempre? L’eternità è il nostro presente Ma chi aspetta in eterno?
 

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Capitolo 3
*** proposta indecente ***


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‘Proposta indecente’

Erano passati due giorni dal funerale di Elise, Ben e Livyana avevano deciso di trascorrere qualche giorno in montagna, mentre Semir aveva ripreso servizio, momentaneamente da solo.
Ovviamente il commissario Kruger avrebbe voluto che il suo ispettore più anziano svolgesse il servizio di pattuglia con Dieter o Jenny, ma lui aveva rifiutato.
Avrebbe aspettato Ben, perché era certo che, prima o poi, il ragazzo sarebbe tornato a far parte attiva della CID.
Bisognava solo dargli tempo.
Semir non lo aveva mai sentito al telefono, ma Livyana con brevi telefonate o messaggi lo teneva sempre informato su come procedeva la loro vacanza.
Quel giorno Semir decise, dopo aver concluso il suo turno di servizio, di andare a far visita a Milly Brenner, la patologa amica di vecchia data che aveva svolto l’autopsia sul corpo di Elise.  
Il piccolo ispettore sapeva benissimo che il caso era stato affidato alla omicidi, in particolare all’ufficio del commissario Bohm, situazione che gli aveva fatto letteralmente ribollire il sangue nelle vene, e nello stesso tempo si augurò che  Ben lo venisse a sapere il più tardi possibile.
“Ciao Semir” esordì la patologa seduta alla scrivania quando lo vide sulla soglia del suo laboratorio “Prego accomodati, salvo questo file sul computer e poi sono da te…”
“Certo Milly, fai pure con comodo” rispose cortesemente, stava comunque per chiederle se poteva sapere qualcosa sull’autopsia di Elise, quando la dottoressa lo anticipò.
“Ma ti avverto che se sei venuto per avere qualche anticipazione sull’esame autoptico effettuato sulla moglie di Ben, sappi che ho avuto esplicita richiesta dal commissario Bohm di non dirti niente…” gli disse, togliendosi gli occhiali alzando leggermente una delle due sopracciglia.
“Lo immaginavo…” rispose amaro Semir “Comunque grazie lo stesso Milly…”
Il piccolo turco stava per lasciare lo studio quando venne fermato dalla Brenner.
“Il fatto che quel pallone gonfiato di Bohm mi abbia detto di non dirti niente, non vuol dire che io non ti dirò niente. Vuoi davvero che l’omicidio resti impunito?” e accompagnò la frase con un sorriso.
Per un attimo Semir restò come ammutolito: davanti a se due occhi nocciola penetranti che lo squadrarono da cima a fondo.
“Milly sei impagabile” rispose Semir ritornando sui suoi passi.
“Lo so, comunque quello che ti dirò… posso immaginare che alla fine verranno a saperlo sia Ben che il tuo capo, ma sappiate che…” ma venne subito interrotta da Semir.
“Non ti preoccupare diremo che siamo entrati nel tuo data base e abbiamo dato un’occhiata senza il tuo consenso” propose Semir con occhio malandrino.
“Mi sta bene, comunque bando alle ciance, e ascoltami” la donna si rimise gli occhiali digitando qualcosa sulla tastiera del pc che aveva davanti “Allora posso dirti subito che il colpo per la ragazza è stato fatale, nessun soccorso per quanto tempestivo avrebbe potuto salvarla”
“Sì, questo lo so essendo presente…” sospirò triste l’ispettore.
“Certo, comunque chi ha sparato non voleva uccidere la ragazza, ma sicuramente Ben”
“Ne sei sicura???” per Semir quella rivelazione fu come un fulmine a ciel sereno, e allo stesso tempo una pugnalata al cuore.
“Già, il tuo amico questo giro impazzirà davvero” ribatté la patologa.
“La maledizione di Ben” replicò il piccolo ispettore, sedendosi sulla sedia accanto alla scrivania della patologa “Milly sei certa che…” Semir voleva capire cosa aveva portato la dottoressa a fare quelle che da come le aveva esposte non erano solo semplici supposizioni.
“Guarda questa immagine” esortò girando lo schermo del pc “Questo è il proiettile che ho estratto dal corpo della ragazza”
Semir alla vista dell’immagine ebbe l’impellente bisogno di allentare i bottoni del giubbotto che portava.
Era un proiettile di grandi dimensioni, la foto scattata vicino al classico righello ne confermava le reali fattezze.
Ma la cosa che lo fece rabbrividire ancora di più fu che sopra ad esso si leggeva chiaramente la parola ‘Jager’.
“Ma porca miseria, ma allora perché uccidere lei?” domandò Semir.
“Beh potrebbe essere stata una fatalità, Ben la sera che portarono il suo cadavere qui, mi disse che stavano ballando…” ricordò la donna.
“Sì, è vero” disse portandosi una mano sulla fronte “Stavano danzando, Ben le fece fare un mezzo giro, Elise sicuramente è stata colpita al posto suo” poi inspirando profondamente continuò il discorso “Effettivamente io e Susanne abbiamo fatto alcune ricerche sulla vita di Elise, la famiglia, il lavoro non è emerso nulla che possa portare a pensare che l’obiettivo fosse lei”
Semir salutò la dottoressa Brenner e uscendo dal laboratorio diede un’occhiata all’orologio: erano le tre e mezzo del pomeriggio.
Decise quindi di non far ritorno a casa, ma di andare al distretto, voleva avere l’autorizzazione del commissario per poter effettuare un’indagine parallela alla omicidi.

Appena il commissario Kruger vide Semir sulla soglia del suo ufficio lo fece accomodare, chiedendogli subito se avesse notizie di Ben.
“Vuole la verità?” gli rispose di rimando.
“Certo…” replicò lei decisamente accigliata.
“Sinceramente non lo so”
“Come sarebbe a dire che non lo sa? Non vi siete parlati di recente?” chiese ora preoccupata.
“So come sta attraverso la ragazzina…”
“Sì rifiuta di parlare anche con lei? Non è un buon segno” constatò Kim.
“Lo ha visto al funerale. Ben è apatico, assente, quel poco che sono riuscito a parlagli ostentava una calma che non è da lui…troppo tranquillo. Ben, almeno quello che conosco io, avrebbe rivoltato il mondo come un calzino per stanare l’assassino della moglie, invece se ne sta in montagna, con Livyana certo, ma lontano da tutto e da tutti, come se avesse chiuso la porta al mondo reale”
“Forse è il suo modo di reagire, di metabolizzare ciò che è successo” sentenziò il commissario.
“No, non credo, insomma le ripeto non è il Ben che conosciamo” rispose decisamente accigliato.
“Senta Gerkhan non giriamoci in tondo…pensa che Jager stia meditando…vendetta?”
“Beh, per meditare vendetta bisognerebbe avere anche un colpevole, cosa che al momento non abbiamo” replicò serafico.
“Già, almeno per ora non ci saranno colpi di testa…Gerkhan dovrà…”
“Non si preoccupi lo terrò d’occhio, non permetterò che si metta nei guai, questo glielo prometto” la rassicurò.
“Comunque lei è qui per altro vero?” continuò il commissario “Ho letto l’autopsia effettuata sul corpo della moglie di Jager”
“Ah sì? E come ne è entrata in possesso…siamo i titolari del caso?” un barlume di speranza apparve negli occhi del piccolo ispettore.
“Certo che no” replicò secca la Kruger “Ma anche io ho le mie influenze, comunque stamattina mentre lei era di pattuglia ho avuto la ‘spocchiosa’ telefonata del commissario Bohm. Vuole interrogare Jager, i parenti…tutti quelli che erano al matrimonio”
“Sì immaginavo e so anche come andrà a finire. Ben e Bohm si prenderanno come minimo a pugni, non oso immaginare…appena il mio socio si vedrà davanti ‘Mister LKA’ scoppierà il finimondo”
“Semir” rispose la donna scrollando leggermente il capo; raramente Kim chiamava i suoi uomini per nome “Lei e la Brenner siete molto amici, penso che lei sappia già cosa c’è scritto nel referto…”
“Sì ritengo che chi ha sparato non volesse uccidere Elise, ma Ben” confermò Semir; nascondere la verità non sarebbe servito a nessuno.
“Esatto, quello che mi chiedo ora è quanti sanno dove sta in questo momento il suo collega. Insomma se il proiettile era indirizzato a lui…questo criminale potrebbe non darsi pace fino a che non avrà ucciso Jager. Converrà con me che direi di metterlo subito sotto protezione”
“A parte che dubito fortemente che Ben voglia essere messo sotto protezione, una scorta…me lo vedo…si metterebbe a giocare a nascondino con loro”
“Gerkhan, se il bersaglio è lui…” incalzò il commissario.
“Sa cosa penso”
“Me lo dica…il suo istinto raramente fa cilecca”
“Sicuramente quando Ben verrà a conoscenza che il vero obiettivo era lui farà da esca, lo conosco troppo bene. Fino a che non saprà nulla…insomma per il momento voglio lasciarlo un po’ in pace, se per lei va bene”
“Come vuole, comunque pensandoci bene” continuò Kim “Se lei è qui e tutto sommato la vedo abbastanza tranquillo ritengo che a parte lei nessuno sappia dove sia il suo collega, altrimenti si sarebbe letteralmente fiondato da lui per metterlo in guardia”
“Ben ha cambiato destinazione all’ultimo momento, per ora dove sta lo so solo io, Livyana che sta con lui e naturalmente chi gli ha dato ospitalità”
“C’è da fidarsi di questa persona? Posso dormire abbastanza serena?” Kim aveva a cuore la sorte di ogni singolo componente della ‘famiglia’.
“Commissario mi creda se le dico che della lealtà di questa persona ci metto entrambe le mani sul fuoco”
“Perfetto, quindi per il momento Jager non sa nulla, esatto?” chiese il capo.
“Sì, del proiettile col suo cognome inciso sopra non sa nulla, si è isolato dal mondo con la ragazzina. Capo io…” domandò titubante Semir.
“Non posso autorizzarla” Kim sapeva già cosa stava per chiederle Semir.
“Bohm non arriverà mai a capo di niente, è un pallone gonfiato, un incompetente” ribatté Semir.
“Potreste collaborare” propose Kim.
“Cosa??? Io e Bohm?” Semir era scioccato da quella proposta.
“Jager lo ha già fatto, si ricorda? Lei fu accusato di aver ucciso l’autrice di quel manoscritto…”
“Sì certo a momenti quei due si ammazzavano” replicò quasi infastidito Semir.
“Però sono arrivati alla soluzione del caso, lei è stato scagionato” confutò Kim.
“Ben ha risolto il caso, fosse stato per Bohm sarei già morto e sepolto, sicuramente mi avrebbero ucciso nel carcere di massima sicurezza di Colonia, inoltre le ricordo che il commissario non si è fatto tanti scrupoli a sparare a quel criminale che teneva sotto tiro Ben” Semir si stava innervosendo. In quei frangenti aveva temuto davvero per la vita del suo socio.
“Sarà, ma è l’unica cosa che può fare, gli proponga di interrogare Jager, i parenti, gli invitati al posto suo. Gli lasci la gloria se è quello che vuole lui a noi interessa l’assassino, no? Bohm potrebbe dirle anche di sì, accettare il suo aiuto, attualmente il suo distretto è sotto organico, molti suoi collaboratori hanno chiesto il trasferimento in altre sedi”
“Chissà come mai, la cosa non mi stupisce, comunque sarcasmo a parte vedo che si è informata” replicò aggrottando la fronte.
“Anche se non lo do a vedere tengo molto al suo collega e anche a lei. Posso dire di conoscervi abbastanza bene. Lei indagherebbe anche senza un’autorizzazione scritta quindi sto facendo in modo di farle rispettare le regole, per quanto sia possibile” e sul suo volto apparve un’espressione quasi materna.
“Lei è impagabile commissario e penso che una volta tanto accetterò il suo consiglio” disse alzandosi dalla sedia “Andrò a fare quattro chiacchere con Bohm, la terrò informata” stava uscendo quando si fermò sulla soglia, la mano sospesa sopra la maniglia “Grazie capo, le siamo grati entrambi…” ma fu interrotto dal commissario.
“Vada Gerkhan prima che cambi idea, mi tenga aggiornata e niente colpi di testa per quanto le sia possibile”

Uscendo dall’ufficio della Kruger per la testa cominciarono a ronzargli un po’ di teorie.
L’obiettivo era davvero Ben?
La scritta sul proiettile ne era una conferma o quasi.
In fondo non sarebbe stata la prima volta che qualche malintenzionato volesse vendicarsi di uno dei due ispettori.

Il piccolo poliziotto si avvicinò alla scrivania di Susanne notando che la ragazza aveva le lacrime agli occhi.
“Che è successo?” chiese sincerandosi delle condizioni della giovane segretaria.
“Mi sono fatta mandare le foto scattate da chi ha effettuato il servizio fotografico al matrimonio di Ben, per girarle alla scientifica, Hartmut potrebbe ricavarne qualcosa di interessante. L’assassino potrebbe apparire in qualche fotogramma, anche se ne dubito. Per curiosità le ho guardate…erano così una bella coppia…Ben era raggiante, finalmente felice, dopo quello che gli è capitato sembrava aver ritrovato la serenità… adesso…” Susanne non riuscì a concludere il discorso si alzò dalla sedia per andare di corsa alla toilette.
Dieci minuti dopo Susanne fece ritorno alla sua postazione, aveva ancora gli occhi lucidi, ma anche lei come Semir cercò di nascondere la tristezza che aleggiava al comando.
“Susanne” chiese quasi con reverenza “Saresti così gentile da verificare dove sono attualmente tutti i criminali che io e Ben abbiamo…” e vedendo la faccia sconcertata della ragazza continuò “Sì lo so, tra la mia ventennale carriera e quella decennale di Ben...”
“Ci vorrà tempo lo so è un lavoro sporco, ma qualcuno lo deve pur fare” concluse Susanne sospirando.
“Sei un angelo” e, prima che la ragazza potesse aggiungere qualcosa, uscì dal distretto diretto alla sede della squadra omicidi dove prestava servizio il commissario André Bohm.

Angolino musicale: non ci sarà fisicamente, ma Ben è sempre nei cuori delle persone che gli vogliono bene...Semir in primis, ma anche Kim, la patologa…
P.S. per il prossimo capitolo non dovrete aspettare molto…promesso.
Un abbraccio a tutti.
P.S. 2 Un grazie speciale ai recensori e a Maty.
Cherry Ghost ‘People help the people’ (Le persone si aiutano)
Per ascoltarla https://www.youtube.com/watch?v=XYGOLzMgI88
Dio sa cosa quegli occhi deboli e infossati nascondono un'ardente schiera di angeli in sordina che danno amore senza volere nulla in cambio Le persone si aiutano e se hai nostalgia di casa, dammi la tua mano e io la stringerò, le persone si aiutano e niente ti trascinerà verso il basso…Dio sa cosa quel mondo di poca importanza nasconde dietro alle lacrime, dentro le bugie un migliaio di tramonti lenti che muoiono Dio sa cosa quei cuori deboli e ubriachi nascondono immagino che la solitudine venga a bussare nessuno ha bisogno di stare da solo…




 

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Capitolo 4
*** domande e risposte ***


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Domande e risposte

Mentre Semir si stava recando alla sede dell’LKA per incontrare il commissario della omicidi André Bohm, Ben e Livyana erano arrivati nel luogo che avevano scelto per trascorrere qualche giorno di vacanza.
Inizialmente i due avevano optato per la casa in montagna del padre di Ben, poi accantonata per il semplice motivo che l’immobile era meta di villeggiatura molto frequentata, posto decisamente poco adatto a loro che desideravano pace e tranquillità.
I due quindi avevano accettato più che volentieri l’invito che alcuni mesi prima aveva fatto loro Isaac Heineken, l’anziano dottore che aveva salvato la vita a Ben.
Avrebbero trascorso alcuni giorni nella sua casetta sul lago artificiale vicino alla diga sulle colline dell’Eifel.
Appena arrivati a destinazione Livyana disfò i pochi bagagli che avevano portato nella piccola stanza che il signor Heineken aveva riservato a loro, mentre Ben in riva al lago si mise ad ammirare il panorama.
Il suo sguardo inevitabilmente si posò sull’immensa diga.
Un brivido lungo la schiena, prepotentemente riaffiorarono ricordi che lo avevano portato ad essere lì mesi addietro.
Come fossero avvenuti il giorno prima, ripensò a ciò che gli era accaduto prima di precipitare nel lago.
L’evasione dal carcere, dopo aver rischiato di morire per mano dei detenuti, l’issarsi sopra la balaustra, l’aria frizzante che respirava, il senso di pace, poi lo sparo, un dolore lancinante alla spalla e l’impatto violentissimo con l’acqua, l’essersi risvegliato senza memoria, l’aver rischiato di perdere tutto ciò per cui aveva lottato.
Ma quello ormai rappresentava il suo passato, ora grazie alla sua famiglia, a Semir, Livyana ed all’amore di Elise era ritornato a vivere.
Poi un altro sparo aveva messo la parola fine alla vita della giovane moglie, e lui era di nuovo precipitato in un baratro da cui gli sembrava impossibile riemergere.

“Si sta male vero ragazzo?” esordì il vecchio avvicinandosi a Ben, sapendo benissimo cosa stava provando essendo anche lui vedovo.
Ben non distolse lo sguardo dal lago, rispondendo ugualmente al medico:
“Sa anni fa mi innamorai di una ragazza era un procuratore, si chiamava Saskia, la uccisero senza un briciolo di pietà. Anni dopo successe di nuovo. Mi ricordo che Semir, vedendomi piangere in un angolo dell’ufficio, mi disse che il cuore te lo spaccano solo una volta, poi sono solo graffi. Le dico questo perché…” Ben alzò per un attimo lo sguardo al cielo “Insomma sto male, ma allo stesso tempo credo che dovrei esserlo di più, magari ci sto facendo l’abitudine, è come se fossi assuefatto dal dolore, forse mi sto rassegnando all’idea di essere maledetto, sto diventando…una gelida macchina che va avanti…che cerca di sopravvivere, non vivere”
“La vita ultimamente ti sta mettendo continuamente alla prova, non ci sta andando tanto per il sottile” rispose calmo Isaac “La cosa positiva è che riesci sempre a rialzarti, certo ci vuole tempo, ma alla fine…” ma Isaac venne interrotto da Ben.
“Semir mi paragona ad una Fenice, dice che riesco sempre a rinascere dalle mie ceneri, ma questa volta…sento che potrei davvero mollare tutto, scappare…anche da me stesso, conscio che la cosa è alquanto improbabile... però se potessi, se ne avessi il coraggio” Ben aveva sempre lo sguardo rivolto verso il lago.
“La vedi più dura del solito, dico bene?”
Ben non rispose, ma il suo silenzio per Isaac fu comunque una conferma.
“Ragazzo” continuò il medico “Quello che ti è successo…non passa da un giorno all’altro, ci vorrà del tempo, molto più di quella volta che ti ripescai da questo lago”
“Forse devo ancora rendermene conto, è passato troppo poco tempo, o magari non essendo stato sposato abbastanza…Livyana cerca di aiutarmi, lei per certi versi è più forte di me” ragionò Ben.
“Forse non lo dà a vedere, ma la ragazzina è triste, questo posso assicurartelo, vederti così poi…mi hai raccontato che la piccola perse i genitori in modo tragico molto simile a quello che è accaduto con Elise”
“Già” replicò quasi sottovoce il ragazzo “Non riuscii a salvare nessuno dei due”
“Quindi è logico, almeno secondo il mio modesto punto di vista che come tu hai aiutato lei a superare quel terribile lutto adesso si verifichi il contrario, quello che posso dirti è che devi, anzi dovete cercare di andare avanti, insieme…”
“E’ la stessa cosa che ha detto Livyana, penso che lascerò passare qualche giorno. Nel frattempo Semir cercherà qualcosa, so che lo farà, anche se sono sicuro che il caso sia già stato ufficialmente assegnato alla omicidi” Ben si stava già proiettando al futuro e Isaac reputò quella risposta una cosa positiva, ma ciononostante fece un’altra considerazione.
“Sai cosa mi preoccupa? Il fatto che tu sia così calmo, riflessivo, sembri, se mi permetti il paragone, una pentola a pressione, potresti esplodere da un momento all’altro…mi dicevi che non eri così…”
“Lei nota tutto” replicò abbozzando un sorriso, distogliendo lo sguardo dal lago per guardare Isaac negli occhi.
“Non ne ho mai fatto mistero” ripose il medico “Per certi versi mi ricordi molto mio figlio. Tu stai reagendo nella stessa maniera di Joachim, quando perse sua madre. Quando accadde era poco più di un adolescente, tra loro c’era un legame speciale. Mio figlio perse la voglia di vivere, diventando l’ombra di se stesso, apatico, non parlava, non usciva più con gli amici, cominciò a non mangiare…dormiva e basta. Le reazioni che hai sono per certi versi uguali alle sue, si riprese dopo mesi quando acconsentì che io lo potessi aiutare, stargli vicino”
“Mi sta dicendo di non allontanare le persone che mi vogliono aiutare, che mi vogliono bene, giusto?”
“Se vuoi metterla così, comunque ci tengo a precisare che mia moglie morì in circostanze non violente, a differenza tua lui non dovette cercare nessun colpevole. Quindi in un certo senso questa tua calma mi preoccupa. Livyana mi ha detto che ti vede troppo calmo dice che avresti fatto di tutto per prendere l’assassino di Elise, anzi lei ha usato l’espressione ‘avresti rivoltato il mondo come un calzino’”
“Diciamo che dopo quello che è accaduto sto cercando risposte, lei in un certo senso mi sta aiutando a trovarle” rispose serafico.
“I vecchi servono a questo” affermò sagace il medico.
“Io non direi vecchi, ma persone saggie, quelle che ti sbattono in faccia la verità nuda e cruda senza tanti giri di parole”
“E’ una ramanzina, Ben?” gli rispose benevolo Isaac.
“No tutt’altro, con lei a volte riesco a essere me stesso, non so se riesco a spiegarmi, mi è d’aiuto confidarmi con lei…”
“Sono sicuro che anche l’ispettore Gerkhan sia un ottimo confidente”
“Sì, ma a volte per proteggermi…” Ben scrollò leggermente il capo.
“Preferisce rimandare le ramanzine giusto?”
“Forse” replicò il ragazzo.
“Comunque tornando a noi, cosa ti ha portato ad essere così remissivo? La perdita che hai subito ha contribuito certo, ma chi ti conosce da tempo pensa che tu abbia gettato la spugna e questo non è da te”
Ben si guardò i piedi non gli piaceva essere psicanalizzato, ma con Isaac sentiva di poter parlare liberamente, sapeva che la conversazione sarebbe restata un affare privato, loro e di nessun altro.
“Elise mi ha in un certo senso cambiato, mi ha fatto crescere, essere meno scavezzacollo. Elise era diventata il primo pensiero quando mi alzavo dal letto, l’ultimo prima di addormentarmi. E Livyana, beh, lo sa, se non fosse stato per lei, sarei morto in carcere. Loro due erano diventate le mie priorità. Adesso è rimasta solo Livyana, se perdessi anche lei per me sarebbe davvero la fine. In altre circostanze mi sarei gettato a capofitto sulle indagini infischiandomene di regole o giurisdizioni. Purtroppo in questo momento sto pensando che quel lavoro, che ho sempre desiderato fare fin da quando era un ragazzino, sta distruggendo tutto ciò in cui credo, ha spazzato via i miei sogni…vero è che se non fossi stato un poliziotto, non avrei incontrato persone che sono diventate la mia famiglia”
“Sembra tu voglia dare le dimissioni da come parli” lo guardò torvo Isaac.
“Chissà, ma come le ripeto ora devo pensare a Livyana, se perdesse anche me resterebbe sola”
“Ma tu?” chiese il dottore.
“Io? Io cosa?” chiese titubante Ben guardandolo dritto negli occhi.
“Sono sicuro che passeresti la vita a rimpiangere il tuo lavoro” replicò deciso.
“Lei lo ha lasciato…dopo la morte di suo figlio” gli ricordò Ben, ma nel tono non c’era nessuna polemica, nessuna nota stonata, solo un dato di fatto e il vecchio lo capì, per questo gli disse:
“Sì, ma non avevo un collega come il tuo, non dimenticherò mai la disperazione dei suoi occhi, quando gli raccontai che avevi perso la memoria, che eri ferito nel corpo e soprattutto nello spirito. Certo l’ispettore Gerkhan ti lascerebbe andare, le tue motivazioni sono sicuramente serie come lo furono le mie, ma dentro morirebbe”
Isaac decise di far rientro in casa, lasciando solo Ben con i suoi pensieri.
Il vecchio sapeva che quella conversazione avrebbe innescato in Ben pensieri contrastanti, ma era sicuro che alla fine il ragazzo avrebbe preso la decisione per lui più giusta.

Il resto della giornata trascorse abbastanza tranquilla, il medico portò a pesca Livyana mentre Ben decise di riprendere in mano la chitarra, mettendosi a suonarla seduto sull’amaca che aveva costruito tempo addietro.
L’ultima volta che lo aveva fatto era stato per Elise e le note della nota musica di Beethoven risuonarono nell’aria.
“Sta suonando” disse Livyana ad Isaac Heineken che stavano seduti in riva al lago “E’ un buon segno”
“Vedrai il tuo amico ritornerà ad essere il Ben che hai sempre conosciuto, forse non sarà uguale a quello di prima, ma quasi, ha solo bisogno di tempo, devi solo avere pazienza, stargli vicino ed aiutarlo come stai facendo”
“Lo spero, vederlo così mi fa male” rimarcò la ragazzina “Io sono riuscita a superare la perdita dei miei genitori grazie a lui…mi è sempre stato vicino, certo mamma e papà mi mancano, ma con lui al mio fianco…mi piacerebbe riuscire a fare lo stesso con lui”
“Sicuramente ci stai riuscendo, con la tua spontaneità e dolcezza…e se devi rimproverarlo fallo pure, ha bisogno di essere spronato, non lasciare che si abbatta” replicò il medico.
“Ricevuto” rispose facendo il classico gesto militare con la mano destra.
“Bene, ragazzina” convenne Isaac “Ora che abbiamo preso pesce a sufficienza ti insegno a cucinarlo. Prima però bisogna pulirlo…levare ciò che non ci serve”
“Dobbiamo???” chiese storcendo il naso la ragazzina.
“Certamente…” sorrise bonario il vecchio.
“Nooo che schifo!” ma poi entrambi scoppiarono a ridere.
Ben che in quel momento stava sistemando una corda della chitarra, da lontano li sentì ridere a crepapelle e un meraviglioso sorriso comparve anche sul suo volto.

Angolino musicale: capitolo di passaggio, ma nel prossimo entreremo nel vivo della storia…
Trading Yesterday ‘shattered’
Per ascoltarla: https://www.youtube.com/watch?v=dzS4OJP-YMk
Ieri sono morto; il futuro sta sanguinando Caduto nella tua solarità Il futuro è spalancato oltre il verosimile Sapere perché la speranza muore E si perde ciò che si è trovato, un mondo tanto vuoto Sospeso in un compromesso Ma il silenzio di questo suono presto seguirà In qualche modo il tramonto E trovare le risposte Vuol dire dimenticare tutte le domande che chiamiamo casa Passando per le tombe degli ignoti E ho perso chi sono E non riesco a capire e svanire Perché il mio cuore è infranto? …parole senza vita prendono forma sto piangendo Ma lo so, tutto quel che so è che la fine sta cominciando…Tutto è perduto, ma la speranza rimane e questa guerra non è finita C'è una luce, c'è un sole Che raccoglie tutti questi frantumi Li porta al luogo cui apparteniamo



 

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Capitolo 5
*** una mano lava l'altra... ***


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Una mano lava l’altra…

Semir, seppur controvoglia, entrò nel parcheggio della polizia criminale parcheggiando l’auto vicino ad un posto occupato da un’Audi nera.
“Collaborare con Bohm, al solo pensiero mi viene il voltastomaco” pensò tra se, ma subito nella sua testa riecheggiò l’appunto del commissario Kruger:
‘Jager lo ha già fatto, si ricorda?’
“Certe cose non si dimenticano, ancora adesso mi domando come entrambi ne siano usciti vivi” gli rispose col pensiero Semir “In ogni caso come Ben ha risolto il caso al posto di Bohm, così dovrò fare lo stesso io collaborazione o no”
Scendendo dall’auto fece un paio di respiri profondi “Diplomazia Gerkhan” si disse, il tono però era quello calmo, ma allo stesso tempo autoritario del suo commissario “Diplomazia, calma…fluuuuommm…” Stava per ripetere a voce alta l’ultima parola inspirando profondamente quando davanti a lui apparve l’odiosa sagoma del commissario Bohm.
Come sempre era impeccabile, nessun capello fuori posto, vestito come se fosse appena uscito da un atelier di alta moda, di chiaro stampo italiano, perfino le scarpe erano tirate a lucido.
“Solo con quello che avrà speso per le scarpe ci pago il mutuo della casa per tre mesi” malignò tra sé il piccolo ispettore.

“Gerkhan” esordì con tono quasi schifato Bohm azionando il telecomando a distanza della sua auto “A cosa devo la sua presenza qui?” poi facendo finta di cercare una risposta continuò “Aspetti forse lo so, si tratta del suo amichetto” concluse schioccando le dita.
“Potrebbe anche essere, senta commissario Bohm le va di fare quattro chiacchere?” Semir sfoderò l’arma della diplomazia, accompagnandola con un sorriso decisamente forzato.
“Mi dispiace, ma come vede sto salendo in macchina, devo andare ad interrogare i parenti della morta" delucidò Bohm con tono decisamente poco educato.
A quelle parole a Semir salì il sangue alla testa, quell’idiota faceva di tutto per rendersi antipatico, ma decise comunque di soprassedere per quanto gli fosse possibile.
“Quella che lei chiama ‘la morta’ aveva un nome” replicò serio Semir “Scusi l’appunto, ma le faccio notare la sua mancanza di tatto, almeno che non sia voluta…” Semir una volta iniziato il discorso non riuscì a tenere a bada la lingua, sapendo benissimo che quella risposta da parte sua avrebbe potuto mettere la parola fine al suo colloquio con il commissario.
Bohm, infastidito da quell’appunto alzò gli occhi al cielo “Via Gerkhan, entrambi sappiamo benissimo di chi stiamo parlando, la moglie di Jager”
“Esatto, comunque sono venuto qui per darle una mano” si propose Semir stampandosi nuovamente un sorriso in faccia.
“Suvvia Gerkhan non faccia il ruffiano, lei non vuole darmi una mano, lei vuole sapere a che punto sono le indagini, il caso è di competenza della omicidi, voi siete stati estromessi, su esplicita mia richiesta” lo ragguagliò serio Bohm.
Semir per un attimo cercò le parole giuste per convincere Bohm a collaborare, decise quindi di essere il più schietto possibile “Senta commissario, mi è giunta voce che il suo dipartimento è sottorganico, voglio partecipare attivamente alle indagini, scoprire chi ha ucciso Elise Kladden. Le propongo quindi di fare squadra”
Bohm esplose in una sonora risata “Questa è bella” e sfilando dal taschino della giacca un paio di occhiali da sole salì sulla sua Audi.
“Ci si vede Gerkhan” salutò ironico.

Semir non si diede per vinto, avrebbe ottenuto ciò che voleva, a tutti i costi.
Velocemente aprì la portiera, prendendo posto sul lato passeggero.
“Di solito guido io, ma viste le circostanze” iniziò a parlare Semir  “Senta commissario Bohm, sotterriamo l’ascia di guerra, sarò onesto con lei. Io voglio catturare l’assassino di Elise Kladden, le lascio la gloria se è quello che vuole, mi limiterò ad aiutarla”
“E Jager è d’accordo?” chiede sospettoso Bohm.
“Certo, noi ci fidiamo ciecamente del suo intuito” rispose stampandosi l’ennesimo sorriso sornione in volto.
“Lo sapevo, Jager non sa niente” replicò Bohm “Comunque lo devo interrogare in quanto persona informata dei fatti e …” ma fu bruscamente interrotto da Semir.
“A Ben penserò io, come pure ai parenti, gli invitati al matrimonio, tutte le persone che desidera interrogare. Mi dica cosa sa lei e io le dirò quello che so io” suggerì l’ispettore dell’autostradale.
“Che poi è uguale a zero, lei non sa niente Gerkhan” rispose tronfio e purtroppo in questo caso Bohm aveva ragione da vendere.
Nell’abitacolo calò il silenzio.
Il commissario guardò l’orologio che aveva al polso, poi ritornò a guardare negli occhi Semir, in fondo un aiutante in quel momento gli avrebbe fatto comodo.
Risolvere il caso lo avrebbe certamente messo per un bel po’ sotto i riflettori considerato che ‘la morta’ come l’aveva apostrofata lui era stata sì la moglie di quel bamboccio insolente dell’autostradale, ma anche la nuora di Konrad Jager uno degli uomini più influenti della Vestfalia e il modo in cui era deceduta aveva avuto molto risalto sulla stampa locale e nazionale.
“Okay Gerkhan, ma sia chiaro che in questa indagine comando io, lei andrà da Jager, dai parenti, li interrogherà e mi farà rapporto, mentre io andrò alla scientifica”
“E come mai?” chiese con fare curioso Semir.
“Porto questo” sciolinò il commissario estraendo dalla tasca della giacca una bustina con un proiettile all’interno.
“E’ il…” Semir non ebbe nemmeno il coraggio di formulare la domanda.
“Sì è quello, la dottoressa Brenner, la patologa che ha eseguito l’esame autoptico me lo ha appena consegnato, lo prenda e mi dica cosa nota”

Semir si rigirò la bustina tra le mani, aveva visto il proiettile solo in foto, ed ora averlo tra le dita gli faceva quasi impressione.
Quel pezzo di metallo lungo qualche centimetro aveva ucciso la moglie del suo migliore amico.
“C’è incisa la parola ‘Jager’, quindi l’assassino voleva proprio…” Semir fece finta di non sapere nulla.
“Stecchire il suo socio” rispose secco Bohm.
“Commissario” disse stizzito questa volta Semir “Senta posso capire che tra lei, Ben e me non corra buon sangue, ma le sarei grato se usasse un linguaggio un po’ più consono”
Bohm sbuffò alzando nuovamente gli occhi al cielo “Va bene, cercherò di limitarmi, comunque in ogni caso ho richiesto attraverso il commissario Kruger la collaborazione della vostra scientifica. E’ risaputo che è più all’avanguardia della nostra e quel tecnico dai capelli rossi potrebbe darmi risposte in tempi brevi. Il fatto che questo proiettile abbia reso vedovo Jager per i vostri collaboratori è un ottimo incentivo per muovere più velocemente mani e neuroni”
“Neuroni” pensò tra sé Semir “Quelli che lei non ha!”
“Avviserò personalmente il dottor Hartmut Freund che sta arrivando, ma prima mi dica cosa avete in mano” propose Semir.
“Ho fatto setacciare la zona attorno alla villa, con un esperto di balistica siamo risaliti al punto da dove è partito il colpo”
“Bene” asserì Semir “Poi?”
“Sul terreno abbiamo trovato dei segni di pneumatici, ma sono abbastanza comuni, risalire all’auto è impossibile, poi delle impronte di scarpe”
“Di che tipo” incalzò Semir.
“La scientifica pensa che possano appartenere a degli stivaletti, oppure scarpe tipo anfibi, calzature con una suola spessa comunque”
Semir era sempre più interessato, pendeva letteralmente dalle labbra di Bohm.
“Però c’è una cosa strana, le impronte lasciate sul terreno una risulta più profonda dell’altra”
“Magari siamo in presenza di un uomo che zoppica” ragionò Semir.
“Gerkhan da lei una assurdità così non me la sarei aspettata” replicò illuminandosi il commissario.
“Scusi, non vedo cosa…” tergiversò Semir.
“Ha una vaga idea di quanto possa pesare un fucile di precisione? La valigetta che lo contiene?” replicò acido Bohm.
“Effettivamente potrebbe anche essere” rispose Semir che ritenne di dare una piccola soddisfazione alle conclusioni del commissario “Sono state trovate altre tracce? Non so…”
“Ci sono dei segni sul terreno che potrebbero appartenere ad un treppiede usato dal killer per appoggiarvi il fucile” sciolinò ancora Bohm.
“Scusi non mi ha ancora detto a che distanza avete trovato queste tracce” chiese Semir.
“Stiamo parlando di una distanza di 300 metri, ritengo dunque che dopo aver sparato il nostro killer abbia avuto tutto il tempo per smontare l’artiglieria e svignarsela senza essere notato da alcuno ”
“Quindi possiamo ipotizzare che il nostro uomo possa essere un esperto tiratore, un cecchino, questo restringe la lista dei sospetti” ragionò Semir.
“Lista dei sospetti?” il commissario aggrottò la fronte.
“Beh immagino che lei abbia già dato incarico a qualcuno di stilare una lista di tutti quelli che Ben ha messo in prigione”
“Sì, sì certo…” mentì spudoratamente Bohm, lui a questo non aveva ancora pensato.
“Inoltre” continuò serafico Semir “Fossi in lei chiederei al nostro comando e in particolare alla nostra efficientissima segretaria, la signorina Susanne Konig, di stilare anche una lista di coloro che ho sbattuto in galera io, non sarebbe la prima volta che qualche squilibrato volendo vendicarsi di uno di noi due voglia uccidere l’altro, ma se vuole chiedo io alla signorina Konig di redigere la lista”
“Il lavoro sporco a lei e io? Se fa tutto lei…” sbottò Bohm.
“Le lascio la gloria, lei vada alla scientifica io penso alla lista, poi la richiamo” e velocemente Semir scese dall’auto, ma prima di chiudere la portiera disse  “E’ chiaro che se ci sono novità, mi fa sapere….”
“Senz’altro” e sgommando il commissario partì alla volta della sede del KTU.

Due giorni dopo Semir era alla sede della scientifica in compagnia di Hartmut. Assieme al lui stava cercando di ricavare qualcosa dai pochi elementi che erano in loro possesso, ovvero il proiettile estratto dal corpo di Elise Kladden e le tracce di scarpe e pneumatici lasciate sul terreno dal probabile assassino.
“Secondo le mie stime siamo in presenza di una persona che porta un 44 come numero di scarpe, ma l’altezza è impossibile stabilirla” sciolinò lezioso come al solito Hartmut “Come pure l’auto…insomma sono tracce di pneumatici comuni”
“Sì questo lo sapevo già” replicò sconsolato Semir “Quindi non riusciamo a restringere la cerchia dei sospettati, dico bene?”
“Purtroppo è così, ammesso che la persona che cerchiamo sia un ex galeotto, se non fosse così tutti i nostri sforzi al momento sarebbero vani” replicò il tecnico.
“Già, diamo per scontato che sia un uomo che io e Ben abbiamo arrestato, ma se non fosse così…purtroppo per ora in mano non abbiamo abbastanza elementi”
“E con il commissario Bohm come va?” chiese Hartmut.
“A dire il vero è due giorni che non lo sento, conoscendolo aspetterà che scopriamo qualcosa per lui, come sempre” Semir fece appena in tempo a finire la frase che il suo cellulare suonò.
“Dimmi Susanne” rispose stropicciandosi gli occhi il piccolo ispettore, dopo aver visto il numero sul display.
“Il commissario Bohm vuole parlare con te…ti inoltro la chiamata?”
“Certo passamelo” rispose stancamente il piccolo ispettore.
“Commissario Bohm” esordì gioviale Semir, ma alzando gli occhi al cielo.
“La smetta di fare il ruffiano Gerkhan, mi dà il voltastomaco. Piuttosto mi dica dove sta il suo collega! E poi ha interrogato i parenti? Dove sono i rapporti? Senza contare che mi è pervenuta la lista tra l’altro chilometrica di tutti i criminali che avete sbattuto in galera lei e Jager…”
“Sì sono molti, sa io e il mio collega siamo molto bravi nel nostro lavoro” ma Semir venne bruscamente interrotto.
“Gerkhan!” Bohm era decisamente alterato “Non faccia lo spiritoso con me…mi manca la deposizione di Jager la voglio subito, anzi la esigo immediatamente!!!” quasi sbraitò il commissario che in quel momento si sentiva estromesso dal caso se non un burattino nelle mani di Semir.
“Tornerà domani o dopodomani, comunque la sua testimonianza è irrilevante ero presente …” tergiversò l’ispettore.
“Me ne frego io voglio parlare con Jager, mi dica dov’è” sbottò ancora più infuriato Bohm.
“Ascolti andrò io a parlare con lui, ma adesso se permette ho da fare” replicò secco Semir.
“Allora non mi ha capito…” tentò di parlare il commissario, ma fu interrotto da Semir.
“Aspetti ho una chiamata in linea…la richiamo”
“Gerkhan! Maledizione!” imprecò Bohm quando gli fu letteralmente sbattuto il telefono in faccia.

Semir guardò nuovamente il display del cellulare: era la dottoressa Brenner.
“Ciao Milly” salutò cordiale l’ispettore “A cosa debbo il piacere di sentirti”
“Semir sai benissimo che le mie telefonate in orario di lavoro purtroppo non sono quasi mai di piacere” ribatté seria la donna.
“Si tratta di qualcosa attinente al caso che sto seguendo? Qualcosa che riguarda l’omicidio di Elise Kladden?” chiese l’ispettore con tono serio.
“Beh questo dovrai scoprirlo tu. Oggi ho effettuato l’autopsia su un certo Herbert Mayer, la causa del decesso è un colpo di fucile, ma la cosa più interessante se vogliamo metterla così è che sul proiettile che ho estratto dal cadavere era inciso il suo cognome”
“Porca miseria Milly, mi stai dicendo che potremmo essere in presenza di un serial killer?” Semir si portò una mano sulla fronte.
“Questo non sarò io a dirtelo Semir, sta di fatto che potrei azzardare che questo assassino sceglie le sue vittime con molta cura, visto che incide il nome sui proiettili ”
“Milly per favore potresti mandare alla scientifica il proiettile? Hartmut effettuerà tutti i rilievi… io devo andare…”
“Sì certamente, ti mando anche i suoi effetti personali, aveva con se il portafoglio, sono risalita al nome attraverso la patente, ma tu che farai?” rispose curiosa la dottoressa.
“Devo andare da Ben, subito, se fa parte di una lista prima o poi il killer potrebbe riprovarci, ma prima devo sapere più cose possibili su questo Mayer”
“Ti inoltro tutti i dati che ho raccolto, li mando a Susanne, poi ci penserà lei a inoltrarti il tutto, ti sta bene?” propose la Brenner.
 “Perfetto” ribadì Semir “Grazie Milly, sei stata di grande aiuto, come sempre”
“Sì lo so e tu sei il solito ruffiano. Ti saluto e vedi di trovare presto questo individuo, non vorrei dover effettuare l’autopsia su qualcuno di nostra conoscenza” sentenziò seria e decisamente preoccupata la dottoressa.
“Non ti preoccupare, al ragazzo penso io” la rassicurò Semir.
“La stessa cosa vale anche per te, state attenti” ribadì la donna.
“Lo saremo” e con questo chiuse la telefonata.

Subito Semir richiamò Susanne.
“Dimmi Semir” rispose la segretaria.
“Fra un po’ ti arriverà una mail dalla dottoressa Brenner. Temo che il cecchino che ha ucciso Elise abbia fatto un’altra vittima. Il nome è Mayer, Herbert Mayer…devi passarmi al setaccio tutta la sua vita…”
“Ricevuto” lo anticipò la segretaria “E vedere se riesco a trovare dei legami con Ben, giusto?”
“Sempre efficientissima, come sempre, cosa faremmo se non ci fossi tu…”
“Metti giù il telefono che ho da fare” scherzò la ragazza “Appena so qualcosa ti mando tutto via mail, così puoi leggere con calma sul cellulare”
“Grazie, e se qualcuno mi cerca…digli che sono andato via per qualche ora”
“Vai da…” Susanne lasciò in sospeso la frase, ormai anche lei aveva imparato a conoscere i suoi colleghi ispettori.
“Sì anche se non so chi troverò…non so se mi sono spiegato”
“Ti sei spiegato benissimo, in bocca al lupo Semir”
E con questo chiuse la telefonata.

Angolino musicale: un altro capitolo senza Ben... Vi prometto però che nel prossimo ci sarà, Semir sta andando da lui…chissà come andrà a finire…Intanto Semir ha avuto il ‘piacere’ di incontrare ‘Mr. LKA’ e sono già scintille, ma vedrete ci saranno sorprese, molte…intanto…
Coldplay ‘the hardest part’ (la parte più difficile)
Per ascoltarla: https://www.youtube.com/watch?v=0wjRtnPHfzI
E la parte più difficile è stata lasciare andare tutto, non essere coinvolti è stata la parte più difficile e la cosa più strana è stata aspettare che suonasse la campana è stato l'inizio più strano io riuscivo a sentire quanto la cosa stava cadendo in basso è dolce, potevo gustarlo in bocca l'argento bordeggia le nuvole  ed io, io spero di poterci riuscire e la parte più difficile è stata lasciare andare tutto, non essere coinvolti hai davvero spezzato il mio cuore…ma non potevo pensare a niente solo alla parte più difficile…mi chiedo se è tutto qui…


 

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Capitolo 6
*** il disgelo ***


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Il disgelo

Semir a bordo della sua BMW si stava dirigendo verso la casa sul lago del signor Heineken, impaziente di poter rivedere il suo migliore amico.
Aveva fatto una breve sosta durante il tragitto per dare un’occhiata veloce alla mail che gli aveva mandato Susanne sul cellulare.
L’efficiente segretaria aveva trovato qualche notizia su Herbert Mayer, non trovando però nessun legame con Ben.
Già...Ben, si chiedeva in continuazione Semir, chissà se sarebbe stato felice di rivederlo, o se gli avrebbe chiesto di andarsene, di lasciarlo solo con il suo dolore, di smetterla di continuare a preoccuparsi come la classica ‘mamma-chioccia’, nomignolo affibbiatogli dal giovane ispettore che lo faceva andare su tutte le furie.
Dopo qualche chilometro Semir accese la radio, arrovellarsi il cervello e l’anima con pensieri su come l’avrebbe accolto Ben non serviva a niente. Lo avrebbe saputo una volta arrivato, quando se lo sarebbe trovato davanti.
Il ragazzo ultimamente era imprevedibile, non si sapeva mai in anticipo quale sarebbe stata la sua reazione.
Ma anche con la radio a volume decisamente alto Semir non riusciva a pensare ad altro se non a Ben.
Arrivò addirittura a domandarsi se il destino avverso e il socio avessero una guerra in corso.
Sembrava che la vita continuasse a metterlo alla prova, che si divertisse ad accanirsi su di lui e ogni volta che il ragazzo si rialzava quel destino lo faceva precipitare in un nuovo incubo.
Si chiese se il fato lo avrebbe mai lasciato un po’ in pace, o se avrebbe smesso di infierire su di lui solo quando fosse riuscito a ‘distruggerlo’ definitivamente.
Finalmente dopo un’ora di viaggio Semir arrivò a destinazione, e quando vide in lontananza Ben, scendendo dall’auto, ebbe un tuffo al cuore.
Il socio gli era mancato questo era innegabile, ma vederlo in quelle condizioni gli fece quasi male, il piccolo ispettore si stava avvicinando all’esatto contrario del ragazzo che aveva conosciuto.
Ben se ne stava sdraiato sull’amaca, con l’inseparabile chitarra, suonava qualcosa, una melodia che alle orecchie di Semir suonò decisamente triste.
Dirigendosi verso il ragazzo, Semir passò accanto alla finestra della cucina dando una furtiva occhiata all’interno; il signor Isaac e Livyana erano impegnati a preparare dei biscotti.
Il medico era molto bravo ai fornelli e la piccola era desiderosa d’imparare.
Una volta Livyana gli aveva confidato che quando sarebbe diventata grande sarebbe stata indecisa se diventare una poliziotta come lui e Ben, una musicista come Tom Beck o una grande chef stellata come Gordon Ramsay.

“L’ultima volta che sono venuto qui qualcuno mi hai rubato l’auto…”
Semir non sapeva come presentarsi all’amico, quindi optò per una battuta che potesse in qualche modo dar vita ad una specie di conversazione.  
“Quella volta non ero io, forse non lo sono nemmeno adesso” rispose Ben scendendo dall’amaca, poggiando lo strumento contro uno dei due alberi che la sorreggevano.
Piegandosi dallo scollo della maglietta uscì una catenina d’oro; appesa la fede nunziale che per poche ore aveva portato al dito Elise. Immediatamente Ben la rimise sotto la maglia.
Poi avvicinandosi al collega “Felice di vederti amico mio” lo salutò Ben, ma tra i due non ci fu nessun abbraccio, nessuna stretta di mano, tanto meno il classico ‘cinque’.
Semir notò ancora una volta che Ben lo aveva chiamato amico, non socio, ma almeno gli sembrava che fosse contento di vederlo.
“Chissà perché, ma ho come il presentimento che la tua non sia una visita di piacere” continuò Ben senza tanti giri di parole.
“Vedo che non hai perso il tuo acume” fu la laconica risposta di Semir.
Nessuno dei due sorrideva, uno davanti all’altro, guardandosi negli occhi con sguardo fin troppo serio.
Alla fine il primo che decise in qualche maniera di cedere fu proprio Ben.
“Andiamo Semir” cominciò a parlare alzando le mani verso il cielo come per spronare l’amico “Sono al corrente che ti senti spesso con Livyana, sei informato sulla mia salute fisica e soprattutto mentale. Se sei qui sicuramente devono esserci delle novità” il ragazzo non dovette specificare altro e Semir decise di arrivare subito al motivo della sua visita.
“Il nome Herbert Mayer ti dice qualcosa?”
Ben ci pensò un po’ su.
“No…non mi rammenta niente…dovrebbe?”
Il tono usato da entrambi era a dir poco gelido.
Semir ebbe un attimo di titubanza, da una parte era felice di poter riavere il suo socio in modalità ‘attiva’, ma dall’altra non voleva fargli rivivere quei terribili momenti che lo avevano portato ad essere vedovo.
Ma Ben conosceva molto bene il suo socio, quindi chiese a bruciapelo.
“Questo Mayer conosceva Elise?”
“Non lo so, ma non penso che sia rilevante” rispose sincero Semir.
“Allora?” e vedendo che Semir era restio a rispondere sbottò “Semir per la miseria adesso piantala!” gli occhi del ragazzo divennero lucidi dalla frustrazione, dal quasi gelo che si era creato tra i due dopo la morte della moglie “Senti lo so che sei, anzi che siete tutti preoccupati per me. Vuoi sapere come sto? Ti accontento subito. Sto male, anzi malissimo, sto da cani, come se non bastasse sono triste, disperato, incazzato col mondo intero ed ora anche vedovo, ma ti prego, anzi ti supplico non trattarmi come uno stupido, Semir questo me lo devi…”
“Questo Mayer è stato ucciso come Elise…” replicò in apnea Semir interrompendo lo sfogo dell’amico.
“Scusa??? Come sarebbe a dire ucciso come Elise?” Ben lo guardò torvo.

In quel momento uscirono Livyana ed Isaac richiamati dalla voce decisamente alterata di Ben.
“Zio Semir” salutò felice Livyana andandogli incontro.
“Ispettore Gerkhan, si ferma a pranzo?” propose il signor Heineken come per smorzare i toni.
“Se fa piacere a voi…” rispose felice il piccolo ispettore e allo stesso tempo guardando Ben, forse al ragazzo non sarebbe piaciuto quell’invito da parte del medico, ma quasi inaspettatamente Ben diede parere favorevole con un piccolo cenno del capo.
Isaac però notò comunque lo sguardo decisamente serio di Ben quindi prendendo sottobraccio Livyana le disse “Rientriamo in casa, i ‘grandi’ devono parlare e noi dobbiamo preparare un coperto in più”

“Forte il vecchietto” constatò Semir, vedendoli rincasare cercando di riprendere la conversazione con il socio.
“Ti ricordo che se non fosse stato per lui, sarei morto e tu avresti un altro partner” lo ragguagliò Ben.
Semir fu contento di quell’appunto, ma non osò dire niente non era ancora sicuro che Ben volesse rientrare in servizio.
“Comunque ritornando a noi cosa lega questo Mayer ad Elise?” Semir stava per rispondergli facendo spallucce, ma Ben lo anticipò “Sono sicuro che non è solo il ‘modus operandi’, altrimenti non saresti qui”
“Ecco penso invece che sia solo il modo di agire, sono quasi sicuro che siamo in presenza di un serial killer, o per lo meno di qualcuno che abbia, come dire una lista di persone da…” Semir non voleva dire uccidere, né eliminare e per fortuna Ben capì al volo.
“Grazie per il tatto Semir, comunque vorresti trovare un legame tra Mayer ed Elise giusto? Per prevenire, nel limite del possibile altre vittime, non è così?”
“Non proprio tra Mayer ed Elise, ma tra Mayer e te”

Dopo aver pronunciato quella frase Semir trattenne quasi il fiato.
Era quasi certo che da lì a poco avrebbe assistito ad un altro rabbioso sfogo di Ben.
Sicuramente il ragazzo se ne sarebbe uscito con la solita storia nel considerarsi maledetto, ma a questo punto come dargli torto?
Mentalmente e la cosa gli suonò decisamente fuori luogo e quasi ridicola in quel momento, ricordò una famosa frase di un film:
al mio segnale scatenate l’inferno’
urlava il ‘Gladiatore’, solo che al posto dell’inferno ci sarebbe stato la rabbiosa reazione di Ben nel sentire quell’ultima frase di Semir.
Il piccolo ispettore si mise in attesa “Ecco fra poco esploderà in tutta la sua ira, meglio che mi prepari al peggio…” pensò tra sé aspettando che il suo socio urlasse al cielo la sua disperazione, ma lo sfogo non arrivò, lasciando ancora una volta Semir interdetto.

Ben a passi lenti si avvicinò alla sponda del lago raccolse un sasso scagliandolo dentro.
La pietra saltellò sul pelo dell’acqua diverse volte per poi inabissarsi e sparire per sempre.
“Sai lo sapevo, qualcosa dentro di me lo sapeva” disse triste “Quel proiettile era per me. Luogo sbagliato momento sbagliato. Povera Elise, avevo giurato a suo padre di proteggerla per sempre anche a costo della mia stessa vita, invece è stata lei a salvare la mia”
Semir restò un po’ indietro rispetto a Ben.
Per qualche secondo il ragazzo si mise come a giocherellare con la catenina che portava al collo.
Dal canto suo Semir era sicuro che contemporaneamente il ragazzo stesse piangendo, la conferma la ebbe quando lo vide asciugarsi velocemente una lacrima col dorso della mano.
“Comunque non conosco nessun Mayer, ma sembra che tu sia abbastanza sicuro sul fatto che fossi proprio io la vittima predestinata. Come sei giunto a questa conclusione? E chi è questo Mayer?” chiese ancora Ben.
“I proiettili che questo criminale usa per colpire le sue vittime sono incisi, hanno scritto sopra il cognome dei suoi bersagli, se mi è permessa l’orribile espressione, segno che le persone non sono scelte a caso, Elise è stata uccisa con un proiettile con inciso il tuo cognome, questo purtroppo è la conferma che l’obiettivo eri tu” nuovamente Semir si mise in attesa della reazione di Ben.
“Sai un giorno Elise mi disse che ero una persona con una forza d’animo incredibile, mi confidò che spesso si chiedeva dove trovavo la forza per andare avanti”
“Beh in questo Elise aveva ragione” continuò per lui Semir “Ultimamente te ne sono capitate di tutti i colori, ti sei sempre rialzato, questo fa di te una persona davvero eccezionale da questo punto di vista”
Ben abbozzò un leggero sorriso, poi continuò il discorso “Quello che però non sapeva Elise, che non ho mai avuto il coraggio di dirle, è che eravate tu, lei, Livy, le persone in cui trovavo la forza e il coraggio di andare avanti, siete la mia famiglia…non volevo deludervi…”
“Ben tu non ci hai mai deluso, ti ripeto ultimamente ti succedono …” e non volle continuare quel discorso, tenuto conto che entrambi sapevano a cosa si stesse riferendo “Se vuoi mollare per un po’, prenderti una pausa, tutti…soprattutto io…lo capirei…” le ultime parole furono quasi un sussurro.
“Ma?” Ben guardò dritto negli occhi il suo amico, era sicuro che c’era un ‘ma’ la frase lasciata quasi in sospeso da Semir suggeriva questa ipotesi.
“Beh in tutta sincerità voglio che tu sappia che il Ben che ho imparato a conoscere in questi anni non avrebbe mai mollato”
Ben non distolse lo sguardo da Semir.
Il volto del piccolo ispettore era triste, sapeva che per lui era altrettanto dura, ormai loro formavano una coppia non solo affiatata in campo lavorativo.
Tra loro c’era un legame speciale e indissolubile.
Ben trasse un profondo respiro alzando gli occhi al cielo, poi guardò serio il suo socio.
“Ho paura che il Ben che conoscevi sia morto con Elise” la frase quasi un sussurro.

Semir a quelle parole si sentì morire, molto probabilmente il ragazzo stava cercando di trovare le parole più appropriate per dirgli che la loro collaborazione in campo lavorativo era arrivata alla fine.
Ma Semir non era disposto a lasciarlo andare così facilmente.
“Sicuramente una parte di te è morta con Elise, ma il poliziotto…” Semir non riuscì a terminare la frase conscio che il suo temperamento gli stava suggerendo frasi e sentimenti egoistici, ma era innegabile: il socio gli mancava davvero molto.
Ben alzò nuovamente gli occhi al cielo, mordicchiandosi un po’ il labbro inferiore.
In quel momento non sapeva davvero cosa fare.
Era quasi ad un passo dal lasciare definitivamente il mestiere di poliziotto, dire addio al suo sodalizio con Semir quando tra le nuvole gli parve di vedere il viso sorridente della moglie.
Ben fece alcuni respiri profondi poi tornò a guardare l’amico.
“Sai Semir penso che il poliziotto che è in me non voglia che l’assassino di Elise rimanga impunito, quindi ti aiuterò…lo prenderemo e lo consegneremo alla giustizia. Poi deciderò cosa fare, anche se so già che se riprenderò in mano la pistola e il tesserino…insomma ci siamo capiti no?” e un piccolo sorriso apparve sul volto di Ben.
Semir non osò replicare si limitò ad annuire, sicuramente nell’animo di Ben era in corso una battaglia di sentimenti decisamente opposti.
“Chiederò ad Isaac se può tenere con sé Livyana per un po’. Lei qui starà bene, inoltre se lei è al sicuro starò bene anche io” concluse Ben.
“Sei sicuro?” chiese quasi sottovoce Semir “Se vuoi tornare fra qualche giorno, magari scopro qualcos’altro, forse è ancora presto…”
“Le persone che mi vogliono bene hanno detto che devo cercare di andare avanti, di tornare ad essere quello che ero…forse hanno ragione. E’ arrivato il momento di reagire” sentenziò Ben.
“Bentornato…socio?” Semir accompagnò la domanda alzando la mano in attesa del classico ‘cinque’.
“Bentornato socio!” rispose Ben rispondendo al saluto abbozzando anche un mezzo sorriso.
Poi nell’aria risuonò il classico schiocco.

“Evvai!!!” urlò Livyana assistendo alla scena sbirciando dalla finestrella della cucina “Zio Semir sei grande! Isaac” la ragazzina richiamò l’attenzione del vecchio medico “Ben e Semir…si sono scambiati il 'cinque'…è un buon inizio”
“Avevi dubbi?” sciolinò Isaac continuando a preparare il pranzo.
“In tutta sincerità…sì”
“Donna di poca fede…eppure  Ben lo conosci da più tempo di me…”
“Forse proprio per quello…” ribadì con fare saccente la ragazzina, ma poi andò da Isaac abbracciandolo forte “Grazie anche a te…ormai anche tu fai parte della famiglia di Ben, e quindi anche della mia”

I quattro pranzarono assieme, a tavola si parlò di molte cose, ma vennero evitati discorsi che potessero in qualche modo turbare l’animo già disastrato di Ben.
Alla fine l’ispettore più giovane prese in parte Livyana dicendole che sarebbe ritornato a Colonia con Semir.
“Questo è il Ben che conosco, Elise sarà fiera di te, e da lassù ti proteggerà” Livyana era felice di aver davanti il ‘vecchio’ Ben che tanto adorava.
Il ragazzo non osò replicare altro scompigliandole affettuosamente i capelli.
“Bene io vado” Ben si rivolse ad Isaac, mentre si apprestava a salire sulla BMW di Semir “Lascio qui l’auto, tornerò a prenderla fra qualche giorno, se non le crea disturbo”
“Tranquillo Ben, e mi raccomando abbi cura di te”
“Senz’altro” replicò il giovane ispettore.
Isaac e Livyana stettero a guardare per qualche secondo l’auto che si allontanava.
“Tornerà ad essere il Ben che ho conosciuto, lo so” disse la ragazzina rivolgendosi ad Isaac.
“Magari non uguale a prima, ma sicuramente tornare al suo lavoro gli farà bene” e detto questo i due rientrarono in casa.
 
Durante il tragitto Semir ragguagliò Ben sulle indagini in corso.
“Il commissario Bohm???”
Ben aveva gli occhi quasi stralunati dopo quella rivelazione “Maledizione Semir, se l’avessi saputo prima sarei…” imprecò Ben “Anche se pensandoci bene il caso è ovviamente competenza della omicidi. Anche tu sarai stato ‘calorosamente’ invitato dalla Kruger a non immischiarti… troppo coinvolto…comunque quel pallone gonfiato è arrivato a capo di qualcosa che tu sappia?” chiese il ragazzo dopo essersi sbollito dopo quella rivelazione.
“Veramente è attualmente il mio superiore, anzi se ci darai una mano nostro” Semir non osò distogliere gli occhi dalla strada, era sicuro che Ben lo stesse guardando in modo decisamente accigliato.
“Di male in peggio…sono stato via qualche giorno da Colonia e si è scatenata l’Apocalisse? Che fine ha fatto la Kruger? Perché il capo…insomma è ancora il nostro capo vero???” Ben era impaziente e preoccupato e un leggero sorriso apparve su volto del piccolo ispettore, forse il Ben che conosceva stava pian piano ritornando, con annessi e connessi.
“Il commissario Bohm attualmente è da solo…” cominciò a parlare Semir.
“Con quel carattere di…che si ritrova” poi rendendosi conto del linguaggio poco fine che stava usando “Scusami Semir…mi sono lasciato prendere la mano, ma quando è troppo è troppo, tutti avranno chiesto il trasferimento…” sorrise Ben.
“Esatto, ma purtroppo l’omicidio di Elise è stato affidato a lui”
“E scommetto che tu ti sei offerto di aiutarlo, sei un amico Semir” replicò mettendogli affettuosamente una mano sulla spalla.
“A dire la verità è stata un’idea della Kruger, sa benissimo che avremmo indagato anche senza ufficialità quindi l’unica soluzione era collaborare”
“Collaborare…come quella volta io” ricordò Ben “Comunque mi stavi dicendo che i proiettili sono, come dire personalizzati, quindi direi che non siamo in presenza di un vero serial killer… se fosse così…mirerebbe a chiunque, qui invece…”
“Esatto è per questo che dobbiamo trovare un legame tra te e questo Mayer”
“Che sappiamo di lui?” chiese Ben.
“Era un militare ha partecipato a varie missioni all’estero. Era un ottimo cecchino. Susanne sta esaminando la sua vita, ma forse avremo più fortuna con l’esame balistico che sta facendo Hartmut”
“Sta visionando ed equiparando i due proiettili?” domandò Ben.
“Sì magari risaliamo a qualcosa, impronte anche se ne dubito”
Ben si mise a mordicchiarsi un dito, lo sguardo pensieroso, ma Semir era certo che in quel momento il ragazzo non stesse pensando alla moglie, ma a come risolvere il caso.
“Secondo te quanti negozi di armi ci sono a Colonia? In fin dei conti mica siamo in America, quindi potremmo chiedere ai vari esercenti se hanno venduto proiettili di recente di quel calibro, un fucile di precisione richiede particolari munizioni se ci va male estenderemo le ricerche ad altri rivenditori delle città vicine”
Semir che ascoltava fino a quel momento con gli occhi incollati alla strada si voltò per un attimo verso il suo migliore amico.
“Bentornato socio, davvero bentornato” e gli porse la mano per farsi dare un altro ‘cinque’.
“A te” e nell’abitacolo schioccò un rumore familiare ad entrambi.
 
Angolino musicale: non vedevo l’ora di pubblicare la ‘rimpatriata’ tra Semir e Ben. E se vi state già chiedendo se ci sarà un incontro/scontro con Mr. LKA…sì ci sarà, e resterete sorpresi…sono pronta a scommetterci dieci punti di sutura per Ben!
Chris Daughtry ‘What about now’(e adesso?)
Per ascoltarla https://www.youtube.com/watch?v=0tcAMRYuYiM
Le ombre colmano un cuore vuoto Mentre l’amore svanisce Da tutto ciò che siamo Ma che non diciamo Possiamo vedere oltre le cicatrici Ed arrivare al tramonto? Cambia I colori del cielo E prepariamolo I modi in cui mi hai fatto sentire vivo I modi in cui ti ho amata Per tutte le cose che non sono morte Per trascorrere la notte L’amore ti troverà E adesso? E oggi?...Questo cuore spezzato può ancora sopravvivere Con un tocco di tenerezza Le ombre svaniscono nella luce Sono con te Dove l’amore ti troverà

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Capitolo 7
*** Marko Dexter ***


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Marko Dexter

Marko Dexter seduto al volante della sua auto si stropicciò addirittura gli occhi quando vide Ben scendere dalla BMW di Semir.
“Non ci posso credere, sei tornato!” esultò l’uomo, estraendo un piccolo cannocchiale dal cruscotto dell’auto “Non sei un’allucinazione, né gli effetti collaterali di quelle dannatissime pastiglie che mi hanno costretto a prendere per anni” continuò Dexter sempre più eccitato “Sì, sì sei proprio tu in carne ed ossa… ora non mi sfuggirai più, la tua ora…la tua vita è finalmente arrivata al capolinea. Ma non preoccuparti sbirro, sarai presto raggiunto da chi come te ha avuto il coraggio di rovinarmi la vita, di sfidarmi, di dirmi cosa dovevo o non dovevo fare…”
Dall’eccitazione l’uomo aveva cominciato a sudare, frettolosamente senza nemmeno distogliere lo sguardo dalla sagoma di Ben sfilò dai jeans un logoro fazzoletto per detergersi la fronte.
Anche il cuore aveva cominciato a battere all’impazzata “Datti una calmata amico, mica sei in presenza della tua top model preferita” sghignazzò tra sé poggiando due dita sulla carotide “Anche se pensandoci bene, quando ti avrò ucciso…l’euforia sarà al massimo, come lo è stato per quel maledetto Mayer” sul suo volto si stampò un’espressione diabolica, accompagnata da una risata stridula “Quando si presenterà di nuovo l’occasione per farti fuori , mi procurerò degli ansiolitici, potrei restarci davvero secco, e prima di andare all’inferno…voglio mandarci tutti voi”
Dexter quindi cominciò a fare dei respiri profondi, senza mai staccare gli occhi dalla sagoma della BMW di Semir.
“Vedo però che l’altro in auto ti sta aspettando…che hai intenzione di fare? Nasconderti ancora? O vuoi darmi la caccia? Vuoi fare l’esca? E’ la tua scorta? Credi di essere furbo, ma io lo sono di più e te ne darò prova…solo che tu non potrai capirlo, morirai sul colpo come la tua cara mogliettina”
 
Pochi minuti dopo Ben risalì sull’auto di Semir.
Aveva chiesto al socio di passare per casa sua, essenziale era rientrare in possesso del suo tesserino e della pistola d’ordinanza. Semir era stato più che felice di accontentare il ragazzo, perché considerava quella richiesta un’ulteriore conferma che Ben era ufficialmente rientrato nelle file dell’autostradale.
“Eccomi di nuovo qua socio” esordì il giovane ispettore “Allora qual è la prossima mossa? Mi accennavi che volevi passare prima da Hartmut…”
“Sì, il nostro cervellone sta visionando i due proiettili, magari scopre qualcosa, al momento siamo in un vicolo cieco, andremo anche dalla Kruger, sarà felice di rivederti e il nostro commissario vuole essere informata tempestivamente su come procede la nostra indagine, se ci sono novità. Alla fine, se ci resterà tempo, cominceremo a interrogare i proprietari dei vari negozi d’armi della città”
“Direi che abbiamo la giornata piena” constatò Ben.
“Sì direi che hai finito di oziare” poi rendendosi conto della gaffe, si scusò con il socio “Scusa, non volevo…battutaccia decisamente fuori luogo”
“Non ti preoccupare Semir, so che è stata dura anche per te, sono certo che lavorare di nuovo insieme farà bene ad entrambi”
Purtroppo durante il tragitto nessuno notò che una macchina li seguiva a debita distanza.
Semir entrò nel parcheggio della scientifica, fermando l’auto vicino ad un’Audi nera.
“Ben credo che con Hartmut ci sia anche il commissario Bohm, anzi ne sono sicuro, se vuoi torniamo dopo o, se per te va bene, puoi aspettare in auto” Semir voleva evitare scintille tra i due.
“Ti prometto che questa volta mi controllerò, non gli spaccherò il naso” rispose accomandante Ben.
“Vuoi dire che gli sparerai direttamente?” replicò il socio alzando un sopracciglio.
“Però potrebbe essere un’idea” replicò schioccando le dita, ma poi tornando serio “Dai su entriamo, non mi piace l’idea che Einstein sia da solo con ‘Mr. LKA’, sarà già agitato abbastanza, anzi me lo immagino già…più rosso del solito e sudato come un cammello” gli disse facendo cenno di varcare la soglia dello stabile.
“Un cammello?” replicò accigliato Semir entrano.
“Sì un cammello, ma da dove vieni? Altro che turco, sembri un marziano…” concluse Ben entrando anche lui.

Nel suo laboratorio Hartmut con il volto visibilmente rosso sedeva davanti ad un computer e come aveva presupposto Ben era madido di sudore, malgrado all’interno della scientifica non facesse eccessivamente caldo. Dietro di lui, in piedi con le braccia conserte, il commissario dell’LKA con un’espressione alquanto spazientita.
“Ecco commissario Bohm come vede nei proiettili non ho rilevato tracce lasciate dai dermatoglifi…” cominciò lezioso come al solito il tecnico.
E Ben vedendo la faccia strana di Bohm si intromise nel discorso “Impronte digitali, il dottor Hartmut Freund parla di quelle”
Hartmut restò di stucco nessuno lo aveva mai chiamato così.
“Mancavate solo voi…” sbuffò infastidito Bohm.
“Ciao Ben, ciao Semir” salutò il tecnico, accogliendo i suoi amici come se fosse arrivata la cavalleria e di fatto interrompendo il commissario. Nel suo volto comparve un sorriso di gioia.
“Noto con piacere che c’è pure il vedovo…” replicò con cattiveria Bohm come per rimbeccare all’appunto fattogli da Ben alcuni istanti prima.
“Hartmut puoi andare avanti? Stiamo pendendo dalle tue labbra” lo interruppe Semir, poi avvicinandosi a Bohm gli sussurrò all’orecchio “Se continua così il mio collega non arriverà a spaccarle il naso, le sparerò prima io” lo sguardo severo del piccolo ispettore avrebbe incenerito chiunque.
“Semir lascia perdere, non ne vale la pena. Einstein puoi proseguire, per favore?”
Ben mostrò una calma incredibile, anche se avrebbe avuto tutte le ragioni del mondo per stendere Bohm seduta stante.
Semir e Hartmut restarono basiti e ancora una volta il primo pensò che Ben era decisamente cambiato. Poi vedendo che il tecnico si era come incantato, Ben gli assestò una piccola gomitata ad un fianco.
“Dai Hartmut, prosegui” spronandolo a proseguire.
“Sì…sì…” balbettò il tecnico, poi prima di continuare respirò profondamente “Dunque, stavo dicendo che ho esaminato i proiettili, sono stati sparati dallo stesso fucile di precisione, la perizia balistica lo conferma, ma la cosa interessante sono le lettere incise sopra” e avvicinandosi allo schermo del computer mostrò loro le scansioni dei due proiettili.
“Come potete notare da questo ingrandimento siamo in presenza di caratteri irregolari, questo mi fa pensare che siano scritti a mano e non con macchinari tipo…”
“Tipo quelli che usano gli orefici per incidere ad esempio le fedi nunziali?” domandò il commissario.
Semir si voltò verso Bohm fulminandolo con lo sguardo, ma Ben non gli diede la benché minima soddisfazione. Il giovane ispettore sapeva che il commissario stava solo cercando un valido motivo per estromettere sia lui che Semir dal caso, anche se pensandoci bene era stato proprio il commissario Bohm ad accettare l’aiuto di Semir, ma non quello di Ben.
“Continua pure Einstein sperando che qualcuno stia zitto e non ti interrompa più” consigliò Ben.
“Certo” continuò Hartmut “Stavo dicendo che ho notato che i caratteri sono scritti in maniera strana, in particolare le ‘E’”
“In che senso strana” chiese Ben corrugando la fronte.
“Mettiamo per ipotesi che fossi io a scriverla” e prendendo un foglio si mise a fare alcuni segni “Io per prima cosa farei la linea verticale, poi le tre lineette orizzontali”
“Si direi che è la cosa più logica e semplice” replicò Semir.
“Invece” proseguì Hartmut “Chi le ha incise ha fatto prima una specie di ‘C’, poi una lineetta in mezzo…come se volesse incidere il simbolo dell’euro senza una linea…”
“Non potrebbe essere che il proiettile impattando con il corpo si sia deformato e quindi le lettere si siano…” ma il tecnico interruppe Semir.
“Secondo me no” ribatté abbastanza convinto il tecnico “E’ proprio il modo in cui sono incise le lettere che è strano…l’uomo potrebbe averle scritte così per sviare eventuali sospetti. Un destro che scrive con la sinistra o viceversa, o forse potrebbe avere l’artrite, le variabili in questo caso sono molteplici”
“L’artrite no direi” intervenne Semir “Un cecchino con le mani deformate o tremanti non avrebbe avuto una mira così precisa”
“Però pensandoci bene il treppiedi potrebbe ovviare a questo inconveniente” delucidò Ben “Il killer potrebbe fissare il fucile a questa specie di cavalletto così facendo basterebbe un dito, se il bersaglio è al centro del mirino…” Ben interruppe improvvisamente il discorso, seguirono alcuni secondi di imbarazzante silenzio, chi vi pose fine fu il commissario Bohm.
“Quindi secondo voi dobbiamo trovare un uomo che sia un abile cecchino, che scrive male e che per qualche motivo adesso gli tremano le mani? Scusate, ma a me sembra una fesseria…insomma questo killer ha veramente le rotelle fuori posto e nonostante tremi…”
“Effettivamente uno che se ne va in giro con un fucile a precisione il cui scopo è uccidere la gente deve avere per forza non tutte le rotelle a posto” replicò serafico Hartmut.
“Hartmut dovrai spulciare tutti i rapporti in cui ci siano possibili corrispondenze con altri casi. Chiedi la collaborazione di Susanne, abbiamo molti dati da incrociare il tuo aiuto le sarà prezioso” concluse Semir.
“Ma ti rendi conto di quello che mi stai chiedendo? E poi se anche lo facessi…ci vorranno giorni…e poi chi vi dice che questo killer sia schedato? Se non lo fosse sarebbe tempo sprecato e poi ho un sacco di arretrato, siamo pure sottorganico e Robert sta già lavorando ad un caso a Francoforte…”
“Hartmut questo individuo ha già ucciso due persone. Potrebbe riprovarci con me, sono un suo obiettivo se non te lo ricordi…” rimarcò Ben.
“Beh se la mettete così mi metto subito al lavoro, appena saprò qualcosa vi farò sapere” e con quella frase si scusò anche con l’amico.
“Aspettate un attimo” si intromise Bohm puntando gli occhi sullo schermo del pc “Quella foto…i colori sono alterati?”
“No, sono originali perché?” quella domanda incuriosì Hartmut.
“Può consegnarmi il proiettile? Vorrei esaminarlo un attimo” chiese serio il commissario porgendo una mano.
Hartmut prese il piccolo oggetto, mentre Ben e Semir si guardarono stupiti.
“Non essendoci impronte posso prenderlo a mani nude? A meno che voi due non abbiate la scusa per poi incastrarmi” ma questa volta Bohm era serio, nessun tono sarcastico nella voce.
“Questo calibro è usato principalmente per fucili a precisione, ma è impossibile risalire esattamente al tipo di arma, almeno non con una semplice occhiata” lo anticipò il tecnico.
“Non è quello che mi interessa, ma guardate anche voi, non lo trovate sorprendentemente lucido?” disse passandoci sopra un dito “Il colore è alterato chi ha sparato conosce bene le armi, non è solo un abile cecchino. Il proiettile seppur lievemente è stato modificato forse per avere un effetto diverso una volta sparato, mesi fa al poligono provai un fucile di precisione, i proiettili erano, come dire più ruvidi. Azzarderei che non solo siamo in presenza di una persona che sa sparare bene, ma che è anche un esperto in fisica, più lisci sono, meno attrito hanno i proiettili con l’aria”
“Wow e da dove viene tutta questa …” Ben si bloccò, avrebbe voluto dire intelligenza, ma frenò il suo sarcasmo, in fondo Bohm aveva fatto una considerazione e una scoperta interessante che era sfuggita ad Hartmut.

I tre pochi minuti dopo uscirono dalla scientifica ritrovandosi nel parcheggio antistante.
“Dobbiamo spargere la voce tra i vari negozianti che vendono armi, i proiettili sono troppo particolari” propose il commissario Bohm “Potremmo chiedere la collaborazione dei clienti, magari qualcuno chiama, aiutandoci a rintracciare questo criminale, che ne pensate? Anche  l’assassino stesso potrebbe chiamare, a volte i serial killer hanno bisogno di farsi notare, di farsi trovare, ad alcuni piace giocare a guardie e ladri”
“Sì è un’idea tenuto conto che per ora altre piste non abbiamo” concluse Semir.

I tre poliziotti stavano ancora parlando tra loro ignorando di essere sorvegliati da un uomo attraverso un piccolo cannocchiale.
L’uomo aveva Ben e Semir di spalle mentre il commissario Bohm stava dritto davanti a lui.
“E’ utile saper leggere le labbra” pensò tra sé l’uomo “Volete tendermi un’imboscata? Molto bene, ma non temere sbirro dell’autostradale, la terrò io a te e per te sarà la fine,  puoi star certo che non morirò senza aver portato a termine la mia vendetta privata”
 
“Io faccio ritorno al mio commissariato” replicò Bohm “Darò disposizioni ai miei uomini di chiamare le varie armerie di spargere la voce, poi potrei andare personalmente a fare un giro in quella che è sicuramente la più fornita, quella in Kölner Straße”
“Come vuole commissario” asserì Semir “Noi intanto torniamo alla nostra sede, magari Susanne ha qualche informazione su eventuali collegamenti tra Mayer e Ben, ovviamente se ci sono novità l’avvisiamo e lei farà altrettanto” propose Semir.
“Naturalmente” rispose un po’ scocciato il commissario. Detestava che gli fossero impartiti ordini o proposte che avevano per lui lo stesso effetto, dopo di che risalì sulla sua auto e sgommando si allontanò dalla sede della scientifica.

“Ultimamente è strano il commissario” esordì Ben mentre con il socio si recavano alla sede della CID.
“In che senso scusa?” replicò Semir.
“Beh è sempre il solito pallone gonfiato arrogante, ma non so sembra cambiato…un pochino…solo un pochino” Ben accompagnò le ultime parole avvicinando l’indice al pollice, socchiudendo gli occhi.
“Mah può darsi che tu sia cambiato e vedi tutto sotto un’altra ottica” sentenziò Semir.
“Dici?” ribatté Ben.
“Sì”
“Mah…sarà così…forse” concluse alla fine il ragazzo.
 
“Che bello rivederti Ben” esclamò Susanne vedendo entrare in sede il ragazzo e alzandosi dalla scrivania gli andò incontro abbracciandolo.
“Susanne” intervenne Semir “Il capo?”
“Vi sta aspettando” replicò l’efficiente segretaria.
I due ispettori dopo aver bussato entrarono nell’ufficio del loro capo.
“Mi fa piacere rivederla Jager” esordì Kim.
“Grazie capo e io sono felice di essere ritornato qui, ma direi di lasciare i convenevoli” rispose asciutto.
“Certo, dunque avete novità?” domandò la donna.
Semir ragguagliò il capo, mentre Ben in silenzio ascoltava.
Un’ora dopo nell’ufficio entrò anche Susanne.
“Semir, Ben, il commissario Bohm un minuto fa ha chiamato si sta recando in un’armeria in Kölner Straße, ha detto che il suo comando ha ricevuto una chiamata dal gestore che afferma di aver venduto di recente dei proiettili dello stesso calibro come quelli rinvenuti nella scene dei delitti ad un individuo che subito gli era sembrato decisamente ‘strano’. Ha detto che vi aspetta là”
“Scusa, ma se era strano perché ha venduto…che mondo” sentenziò Ben.
“Molto probabilmente se gliele ha vendute forse ‘strano-strano ’ non lo era” confutò Semir.
“Sarebbe a dire?” incalzò Ben aggrottando la fronte.
“Che questo uomo aveva tutte le carte in regola per effettuare un acquisto del genere” concluse Kim togliendo dall’imbarazzo Semir “Su andate Bohm è un inca…” la donna si bloccò “Volevo dire, andate a dare un’occhiata anche voi, meglio”
“Certo, agli ordini capo” ed entrambi uscirono dall’ufficio.
Pochi istanti dopo dal parcheggio della CID si sentì un’auto che con una decisa sgommata si allontanava.

Angolino musicale: dunque abbiamo fatto la conoscenza del cattivo di turno…il cognome è abbastanza ‘non originale’ per un serial killer, mentre il nome è…un omaggio ad un collega di lavoro. Avete presente quel genere di collega calmo, pacifico, la tranquillità in persona…insomma il classico serial killer! Speriamo che non faccia fuori tutti noi della ‘sala prove’…correreste il rischio di restare senza finale…
Vi lascio con  ‘Patience’ (pazienza) dei Take That
Per ascoltarla: https://www.youtube.com/watch?v=273eSvOwpKk
Abbi solo un po’ di pazienza sono ancora ferito da un amore che ho perso riesco a sentire la tua frustrazione ma in un minuto tutto il dolore si fermerà…perché io, ho bisogno di tempo il mio cuore è intorpidito, non sente niente perciò mentre sto ancora in via di guarigione prova, ad avere solo un po’ di pazienza voglio veramente ricominciare tutto da capo so che vuoi essere la mia salvezza l’unico su cui potrò sempre contare proverò ad essere forte, credimi, sto provando ad andare avanti è complicato comprendermi perché questi spaventi sono così profondi è stata dura ma devo crederci abbi un po’ di pazienza…

 

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Capitolo 8
*** l'imboscata ***


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L’imboscata

Qualche minuto prima della telefonata alla sede dell’LKA, un uomo con una custodia per chitarra, oltrepassò la rete di recinzione di un palazzo in ristrutturazione situato di fronte ad un negozio di armi in Kölner Straße.
Era sabato e il cantiere quel giorno era chiuso. L’uomo entrò nello stabile salì alcune rampe di scale dopo di che varcò la soglia di in un enorme stanzone.
“Posto e visuale perfetti” constatò ad alta voce l’uomo “L’armeria è la più fornita dell’intera città, ha grandi vetrine…l’ideale” e sul suo volto si stampò un ghigno diabolico.
Marko Dexter si appostò in un punto della stanza in cui avrebbe avuto sotto tiro chiunque fosse entrato nel negozio, poi aprì la custodia che aveva con sé.
All’interno ovviamente non c’era nessun strumento, bensì tutto il necessario per montare un fucile a precisione e un treppiedi. Con cura quasi maniacale assemblò prima il treppiedi poi l’arma. Ultimate le operazioni dal taschino della giacca estrasse un proiettile, ma prima di inserirlo nella canna del fucile con cura altrettanto maniacale ci alitò sopra, come per volerlo ulteriormente lucidare e renderlo ancora più letale, poi dopo aver ricontrollato nuovamente la scritta che vi aveva inciso lo posizionò nella canna.
“Bene ora devo solo aspettare che Jager cada nel mio tranello, poi finalmente potrò depennare il suo nome dalla lista una volta per tutte. Questa volta non avrai scampo maledetto sbirro, raggiungerai presto la tua mogliettina…” detto questo si mise in posizione di tiro e in trepidante attesa. Secondo i suoi calcoli Jager ed il suo collega non avrebbero impiegato molto tempo ad arrivare all’armeria.
Passarono una decina di minuti e un’Audi nera parcheggiò davanti alle vetrine del negozio d’armi.
“Maledizione” imprecò Dexter “Ma chi diavolo è quell’idiota che parcheggia in divieto di sosta? Dovrei ammazzarti solo per quello! Se non si toglie di torno centrare il bersaglio sarà complicato” poi pensandoci bene “Beh complicato, non impossibile. E in passato ho colpito obiettivi più difficili, certo avevo vent’anni di meno, non tremavo, ma questo non mi impedirà di ucciderti sbirro”

André Bohm scese dall’auto, si sistemò la giacca, la cravatta e attraverso lo specchietto retrovisore si sistemò un capello che gli sembrava fosse fuori posto, alla fine, sotto lo sguardo, disgustato di Dexter entrò nel negozio.
“Commissario André Bohm, squadra omicidi è lei il titolare del negozio?” domandò il commissario a un uomo che gli sembrava il gestore esibendo il tesserino con fare quasi teatrale.
“Sì sono io” rispose l’uomo con riluttanza squadrandolo da cima a fondo, e guardandolo come si guarda un insetto “In cosa posso esserle utile commissario”
“Volevo che esaminasse questo proiettile” disse consegnandoli la bustina.
“Scusi, ma a che pro? E poi voi della polizia non avete una scientifica? Sa quei topi da laboratorio…ha presente C.S.I., N.C.I.S.”
“Senta, non mi pare di aver la faccia di uno che ha voglia di scherzare” replicò con tono decisamente seccato Bohm.
“Lo vedo, ma come vede ho un sacco di lavoro da fare, è appena arrivato un carico e devo sistemare tutto” sbuffò l’uomo.
“Abbia pazienza e mi obbedisca” replicò il commissario aggrottando la fronte “Se non mi dà retta potrei anche arrestarla per intralcio a delle indagini o potrei sospettare che voglia nascondermi qualcosa, che dice?”
L’ometto sbuffando aprì un cassetto, subito Bohm mise mano alla fondina.
“Senta sto solo estraendo il monocolo dal cassetto…così per esaminarlo meglio” replicò il titolare alzando le mani.
“Per la sua incolumità le consiglierei di muoversi con più calma” consigliò il commissario.
Il titolare si sistemò il monocolo sull’occhio destro mettendosi meticolosamente ad esaminare il proiettile che Bohm gli aveva consegnato.
“Certo che incidere con una parola il proiettile…vedo anche che è stato modificato sul mercato non esistono proiettili di questo genere”
“Può essere più preciso” domandò Bohm.
“Ecco un fucile di precisione come l’M200 CheyTac usa cartucce di grandi dimensioni come questa, sono fucili che usano i cecchini delle squadre scelte della polizia…la SEK tanto per farle un esempio, ma dubito che comprino proiettili qui da me…non so se mi spiego commissario Bosch”
“Bohm… commissario Bohm: Berlino Oldenburg Heidelberg Monaco” replicò acido il commissario che si stava anche visibilmente innervosendo.
“Senta avrà una lista delle persone a cui vende questo tipo di proiettili”
“Sta scherzando?” replicò il gestore abbozzando un sorriso.
“Le ripeto che non mi pare di avere la faccia di uno che sta scherzando”
“Commissario Bosch” continuò l’uomo.
“Bohm” rimarcò l’altro alzando gli occhi al cielo.
“Sì insomma…comunque non ho una lista in quanto non ho l’obbligo di farla e poi chi usa questi proiettili potrebbe averli comprati in un altro negozio oppure on line”
“Commissario Bohm” salutò Semir entrando con Ben nel negozio.
“Ispettori che velocità” il commissario si girò verso i due poliziotti.
“Il nostro distretto non è molto lontano da qui, comunque ha avuto qualche informazione utile?” chiese Semir.
“No, anzi quest’uomo mi sta facendo perdere un sacco di tempo, prima ci chiama e poi non sa niente potrei arrestarlo per intralcio alle indagini”
“Ehi un momento io non ho chiamato nessuno” esordì l’uomo.
“Scusi prego” Bohm era basito.
E nell’armeria cadde il silenzio più assoluto.

Marko Dexter aveva nel mirino Ben, ma per sua sfortuna il giovane ispettore continuava ad andare avanti e indietro per il negozio.
Sulla fronte del killer comparvero alcune gocce di sudore che scendendo cominciarono a offuscargli la vista.
Quel poliziotto era impaziente, quanto lui, sembrava un leone in gabbia.
Eppure sarebbe bastato che si fermasse un solo istante e Marko Dexter avrebbe depennato il suo nome dalla lista definitivamente. Quella doveva essere l’ultima volta che lo avrebbe visto vivo attraverso il mirino del fucile. Doveva solo aspettare il momento favorevole. Lo sbirro si era rivelato una vera rogna, era già sfuggito una volta alla morte. Nessuno prima di lui era sopravvissuto alla sua follia omicida.
“Non posso permettermi di sprecare un altro proiettile per quello sbirro” pensò tra sé continuando a seguire Ben attraverso il mirino.
I proiettili che usava per attuare la sua vendetta gli erano costati parecchio, ma per sua fortuna procurarsi il denaro non era stato difficile. Erano bastate poche, ma fruttuose rapine messe a segno in alcuni appartamenti della città.
Se li era procurati attraverso un ricettatore che aveva appena provveduto ad eliminare.
“Eppure dovevi sapere che la curiosità uccide, caro Frank” ricordò Dexter continuando a seguire Ben ”Hai cominciato a fare troppe domande, sei diventato troppo curioso, volevi sapere…”
Così mentre il ricettatore contava il denaro presente nella busta che Dexter gli aveva consegnato per pagare i proiettili, quest’ultimo lo aveva sorpreso prendendolo alle spalle. Con disarmante semplicità e una forza mostruosa in un solo secco gesto gli aveva spezzato il collo. Purtroppo mettendo la parola fine alla vita del ricettatore Dexter aveva anche perso chi gli forniva i proiettili ed ora non gliene erano rimasti molti, quindi un valido motivo per non sperperarli e lui per Jager ne aveva già sprecato uno.
Cominciava ad essere stanco di giocare al gatto e il topo con quel poliziotto.
Era stata una fortuna che fosse riapparso in uno dei luoghi che più frequentava, visto che da alcuni giorni sembrava non abitasse più in quel appartamento situato nel centro di Colonia. Lo aveva pedinato per giorni, prima di appostarsi nei pressi della villa dove si era svolto il suo matrimonio. Sapeva dove lavorava, dove viveva, sembrava che fosse ritornato a fare il suo lavoro, ma allo stesso tempo che stesse anche indagando sulla morte della moglie.
E il fatto di trovarlo lì nell’armeria dopo averlo visto anche alla sede della scientifica in compagnia di un altro poliziotto e del titolare delle indagini ne era una prova.

Dexter aveva sempre il dito sul grilletto.
“Fermati un attimo maledetto sbirro” continuava a ripetersi.
Ben si fermò per un attimo.
Dexter stava per sparare, ma una frazione prima di premere il grilletto il suo braccio fu scosso da un tremore.
“NO! Maledizione, non adesso” imprecò Dexter, allontanando il dito dal grilletto e distogliendo lo sguardo da Ben.
Dexter con l’altro braccio si asciugò velocemente la fronte “Coraggio ricominciamo. Devo stare tranquillo, una volta eliminato lo sbirro dell’autostradale sarà il turno della ragazzina insolente dell’autobus”
La piccola studentessa che aveva incontrato sull’autobus ultimamente non lo faceva dormire quasi più alla notte. Di lei a differenza delle altre persone presenti nella lista non sapeva quasi nulla, sembrava fosse sparita dalla circolazione e il fatto che fosse estate e le scuole fossero chiuse non lo aiutava nella sua ricerca.

Il commissario Bohm era appoggiato al bancone del negozio, Ben gli si avvicinò, stava per dire qualcosa al titolare dell’armeria quando il suo cellulare suonò.
Estraendolo si girò di scatto, per veder meglio il nome nel display, proprio nel medesimo istante in cui Marko Dexter sparò.
Per l’armeria risuonò l’urlo di Bohm che cadde a terra.
“Tutti a terra” urlò Semir estraendo la pistola, altrettanto fece Ben che si avvicinò al commissario e trascinandolo per i vestiti lo mise al riparo.
“Adesso chiamo l’ambulanza, ma non si muova, potrebbe fare peggio” consigliò Ben dando una veloce occhiata alla spalla ferita del commissario.
“Ci metto la testa che questa era un’imboscata, il proiettile era per lei dannazione” sbottò furioso Bohm “Jager la odio, se ci resto secco giuro che la perseguiterò in eterno”
Ma Ben non badò molto allo sproloquio del commissario.
“Semir usciamo, sicuramente lo sparo veniva dal palazzo di fronte, coprimi” e come un fulmine il giovane ispettore si fiondò fuori dal negozio.
“Ben aspetta, dammi il tempo di coprirti….ma porca miseria”
Ben nemmeno sentì il consiglio del socio, era già uscito dall’armeria mettendosi al riparo dietro all’auto di Bohm.
Semir nel vedere agire in modo così avventato il suo socio da una parte ne fu sollevato, il ragazzo era tornato attivo, ma dal suo punto di vista anche troppo.
“Ehi socio, lassù che dici?” indicò il piccolo ispettore avvicinandosi e facendogli notare l’unica finestra del palazzo di fronte aperta.
I due con enorme cautela si avvicinarono all’entrata del palazzo, stavano per entrarvi quando dai garage sotterranei uscì un’auto a tutta velocità.
Per un pelo i due non furono investiti, spostandosi all’ultimo secondo dalla traiettoria dell’auto.
“Stai bene?” urlò Ben alzandosi da terra.
“Sì” replicò l’altro, poi tra i due ci fu un cenno d’intesa, velocemente salirono nella loro auto mettendosi all’inseguimento di quello che molto probabilmente secondo loro era il killer.
“Cobra 11 a comando” chiamò Ben attraverso la radio di servizio.
“Dimmi” rispose dal distretto l’efficiente segretaria.
“Stiamo seguendo una Passat verde chiaro modello anni novanta senza targa sulla Kölner Straße direzione Nord, chiediamo rinforzi a bordo potrebbe esserci il cecchino che stiamo cercando”
“Ricevuto avviso subito le pattuglie, vi seguirò attraverso il GPS così posso dare loro la vostra posizione”
“Ok Susanne, ah manda un’ambulanza all’armeria sulla Kölner Straße, il cecchino ha sparato al commissario Bohm”
“Voi state bene” si intromise il commissario Kruger.
“Sì certo, ora siamo sulla strada che costeggia il Reno, proviamo a fermarlo in qualche modo”
“Prudenza ragazzi, quella zona è molto trafficata” consigliò il capo.
“Ricevuto” e Ben chiuse la comunicazione.
“Il commissario ha ragione Ben, dobbiamo fermarlo, ma in questa zona ci sono scuole, parchi giochi ci sono bambini…” sentenziò Semir.
“So cosa vuoi dire Semir, non posso mirare alle gomme l’auto potrebbe sbandare…a meno che…Semir cerca di farlo deviare verso il porto…” propose Ben.
“Ottima idea socio”
Semir accelerò cercando di affiancarsi all’auto, questa sterzò bruscamente immettendosi in una strada che portava ad uno dei tanti scali fluviali.
“Sei riuscito a vederlo in faccia?” chiese Semir.
“No. Dai che lo perdiamo” incalzò il giovane dando un’ultima occhiata alla pistola. Aveva ancora diversi colpi in canna.
Ben si diede un’occhiata attorno, nessun passante, nessun operaio.
Decise quindi di mirare alle gomme della Passat.
Gli bastò un colpo solo.
L’auto sbandò immediatamente finendo la sua corsa nel Reno.
Semir inchiodò letteralmente l’auto, i due ispettori scesero appena in tempo per vedere l’auto che si inabissava.
 
Angolino musicale: Dexter è come Willie il coyote, ma ci riproverà fino a che non avrà ‘acchiappato’ Ben ‘Beep-beep’…Semir chiamato a fare gli straordinari come sempre…il ragazzo è tornato in azione, per i suoi gusti anche troppo…
Oasis ‘The Masterplan’ (Il Disegno Del Destino)
Per ascoltarla https://www.youtube.com/watch?v=dPPi2D6GK7A
…non sto dicendo che il giusto è sbagliato, tocca a noi fare il meglio di tutte le cose che troviamo sulla nostra strada e tutte le cose che arrivano hanno un passato, le risposte sono nella sfera di cristallo ci sono quattro milioni e venti porte lungo il corridoio senza fine della vita, gridalo forte e cantalo con orgoglio, e loro...danzeranno se vorranno danzare ti prego, fratello, prenditi quest'opportunità tu sai che loro andranno per la strada in cui vorranno andare tutto quello che sappiamo è che noi non sappiamo cosa succederà ti prego, fratello, lascia che sia così la vita d'altra parte non ti farà capire perché siamo tutti parte di un disegno del destino…

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Capitolo 9
*** due piccioni con una fava ***


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Due piccioni con una fava

Un paio d’ore dopo Semir e Ben sulla banchina del porto fluviale stavano assistendo al recupero dell’auto del presunto killer da parte dei vigili del fuoco.
“Speriamo che oltre all’auto i sommozzatori trovino anche il corpo, senza non possiamo considerare il caso chiuso…”  ragionò Semir, ma Ben sembrava non ascoltarlo aveva lo sguardo assorto.
“A cosa stai pensando?” chiese pochi istanti dopo, vedendolo scrollare leggermente la testa.
“Sai quel killer in un certo senso incarna la ‘Signora con la falce’
Semir guardò Ben decisamente preoccupato. 
Ben aveva usato un’espressione alquanto inusuale per lui; subito gli venne in mente una favola orientale che gli raccontava suo nonno quando era ancora un ragazzino.
Il racconto aveva come protagonista un soldato che al ritorno da una battaglia vide in mezzo alla folla la personificazione della Morte; credendo fosse lì per lui l’uomo scappò dalla città.
Giunto a Samarcanda il soldato pensò di essere salvo, ma proprio in quel luogo trovò ad attenderlo la Morte.

“E’ già la seconda volta che gli sfuggo” sentenziò il ragazzo.
Semir non seppe cosa rispondergli, notando che sul volto del socio era apparso un impercettibile sorriso.
“E’ strano” continuò Ben guardando le operazioni di recupero “Ma questa volta non mi sono sentito maledetto, povero Bohm in fondo mi dispiace, è stato colpito da un proiettile indirizzato a me, poteva restarci secco. E’ allucinante; quel tipo c’è l’ha proprio con me” poi voltandosi e guardando Semir proseguì “Sta di fatto che ci ha tolto dai piedi Bohm, anche se non dovrei dirlo…”
“Sì, ma temo che ora la procuratrice Schrankmann ci solleverà dal caso, non siamo della omicidi” gli ricordò Semir.
“Potremmo convincere Bohm a continuare le indagini per conto suo, in fondo è quello che abbiamo, anzi che hai fatto fino ad ora” propose Ben.
“Ben ascoltami, sarebbe meglio se tu ti…insomma alla luce dei fatti direi che è il caso che tu…” Semir non sapeva come rivolgersi al socio, quasi temendo la sua reazione.
Dal canto suo Ben capendo cosa intendeva dire il suo amico lo anticipò prima che potesse concludere la frase.
“No Semir non mi nasconderò se è quello che stai cercando di dirmi e poi sono io il bersaglio, in pericolo sono le persone che mi stanno accanto, questo cecchino non è infallibile, o meglio ha la sfortuna che io mi muova nel momento in cui sta per sparare. Per colpa mia è morta Elise, Bohm a momenti ci rimetteva la pelle…quello che dovrebbe stare più attento di tutti sei proprio tu essendo il mio partner…sei sempre vicino a me”
“Comunque sarei più tranquillo se tu indossassi un giubbotto antiproiettile” e quello di Semir più che un consiglio era quasi una supplica.
“Semir, so che cosa vuoi dire, ma ti ricordo che siamo in presenza di un cecchino, sono sicuro che quando prende la mira cerca di colpire la testa, forse il collo…non certo la schiena o il petto. Un giubbotto antiproiettile mi sarebbe d’impaccio e basta”
“Comunque se non lo ripescano, non possiamo considerare il caso chiuso, non sarebbe la prima volta che qualcuno riesce ad uscire e svignarsela”
“Vero, a noi è successo più di una volta di finire in acqua e siamo ancora qua” ribadì il ragazzo.
“Curiosità” chiese Semir cambiando decisamente argomento “Prima chi era al telefono? Dovresti ringraziarlo inconsapevolmente ti ha salvato la vita”
“Adesso guardo, comunque è vera quella frase di quella pubblicità…te la ricordi? Diceva che una telefonata allunga la vita”
Ben mentre parlava prese il cellulare, selezionando l’ultima chiamata in arrivo: era il numero di Isaac Heineken.

Il giovane poliziotto lo richiamò subito, a rispondergli fu proprio il dottore.
“Signor Heineken mi scusi se non l’ho richiamata subito, ma ho avuto un piccolo inconveniente”
“Non ti preoccupare Ben, la mia è stata più che altro una precauzione, Livyana ha la febbre molto alta, per adesso ho tutto il necessario, ma se tu decidessi di lasciarla qui altri giorni avrò bisogno che tu vada a prendere alcuni farmaci per farla stare meglio, da un po’ ha cominciato anche a tossire…se posso evitarlo non la vorrei portare con me in paese alla ricerca di un sciroppo o altro e lasciarla qui da sola…non mi sembra il caso”
“Ben, ci sono problemi?” intervenne Semir vedendo il volto accigliato del ragazzo.
Ben mise in attesa il dottore rivolgendosi a Semir “Livyana ha la febbre e la tosse, il signor Heineken non ha molti farmaci dovrebbe andare in paese…”
“Senti perché non vai da lei? Qui ci penso io…tanto dobbiamo aspettare che riportino in superfice l’auto prima di fare qualsiasi altra cosa”
“Okay, ho capito vuoi che mi levi dai piedi, che sparisca giusto?” ma il tono non era arrabbiato, né sarcastico.
Ben aveva capito che il suo socio era seriamente preoccupato per la sua incolumità. Come sempre.
“Senti in ogni caso…ti sarei grato se stessi attento…se non troviamo il corpo… quell’uomo non troverà pace fino a che non ti avrà…” Semir neanche osò finire la frase.
“Tranquillo socio, starò attento, comunque appena ci sono novità chiama. Starò via qualche ora…” poi, rivolgendosi di nuovo ad Isaac rimasto in linea, lo informò che sarebbe subito andato da lui e prima di concludere la telefonata si fece dare la lista di tutto ciò che serviva per far star meglio la ragazzina.

Tutto questo accadeva sotto lo sguardo furibondo di Marko Dexter.
Era riuscito appena in tempo ad uscire dall’auto prima che questa si inabissasse e, sfruttando le sue doti di eccellente nuotatore, era emerso senza essere visto dalle acque del Reno.
Ora osservava da lontano le operazioni di recupero della sua auto, all’interno di un’altra che aveva appena rubato ad un ignaro e sfortunato automobilista.
Poco distante al luogo in cui era riemerso aveva visto un uomo che si dirigeva verso un parcheggio sotterraneo, lo aveva seguito e dopo averlo preso alle spalle lo aveva ucciso spezzandogli il collo.
Successivamente aveva nascosto il cadavere nel bagagliaio dopo averlo spogliato e averne indossato i vestiti.
Nell’incidente Dexter aveva perso il suo fucile di precisione ed ora controllava a debita distanza quello che considerava ormai la sua preda che, a bordo di un’auto della polizia, si faceva accompagnare chissà dove.
Decise quindi di seguirlo, forse si stava dirigendo verso qualche luogo nascosto, e Dexter non voleva perdere altro tempo nel cercarlo.
Forse lo sbirro dopo il suo ennesimo fallimento aveva deciso di nascondersi per qualche giorno, di isolarsi dal mondo come era avvenuto dopo la morte della moglie.
“Ti seguirò, scoprirò il tuo nascondiglio, maledetto sbirro. Inciderò un altro proiettile, mi procurerò un nuovo fucile e un altro treppiede. Hai una fortuna sfacciata, ma non sarò domo fino a che non avrò colmato la mia sete di vendetta. Ti sei salvato già due volte, hai sette vite come i gatti. Ma ti posso giurare che la prossima volta che ti troverai nel mio mirino sarà l’ultima”
 
Intanto Semir stava assistendo al ripescaggio dell’auto.
Subito cercò di vedere se all’interno ci fosse qualcuno, e quando vide che l’auto era vuota la cosa non lo stupì più di tanto.
Sarebbe stato troppo bello mettere già la parola fine all’intera faccenda.
“Ispettore Gerkhan” un ufficiale del nucleo sommozzatori richiamò la sua attenzione.
“Mi dica” rispose Semir avvicinandosi all’uomo.
“Purtroppo non abbiamo rinvenuto nessun cadavere, qui le correnti sono molto forti, potrebbero averlo portato lontano…” sentenziò con fare professionale l’uomo.
“La portiera però è aperta” fece notare Semir di fatto interrompendolo.
“Infatti è quello che le stavo per dire, l’uomo sarebbe potuto scampare all’annegamento” rimarcò l’ufficiale “Comunque continueremo le ricerche spingendoci a valle”
“Senta faccia subito portare l’auto alla scientifica, all’interno potremmo trovare tracce riconducibili all’assassino”
“Senz’altro ispettore, mi attivo subito”
“Ispettore, comandante è meglio che veniate a dare un’occhiata” i due vennero richiamati da un altro agente.
Un uomo del nucleo sommozzatori aveva forzato il bagagliaio della Passat trovandovi al suo interno un cadavere.
“Porca miseria, la faccenda si fa sempre più complicata…e questo chi è?”

Mentre Ben si recava alla casa sul lago del dottor Heineken, Semir fece ritorno al suo distretto.
“Salve Susanne, ancora nessun riscontro sul proprietario della Passat? E del cadavere trovato al suo interno?”
“Per adesso non ho nessuna novità, l’auto non aveva la targa”
“Numero del telaio? Impronte?” incalzò Semir.
“Hartmut ci sta lavorando, ha detto che se ha novità ci chiama, ma dubita che potrà esserci d’aiuto, mi ha riferito che chi guidava l’auto ha fatto in modo di rendere illeggibile il numero del telaio”
“Ha trovato al suo interno niente di niente?” domandò ancora Semir.
“Sì un fucile di precisione all’interno di una custodia per chitarra”
“Che ironia” sentenziò Semir pensando a Ben e alla sua passione per quello strumento.
“Già e purtroppo nessuna impronta, il killer usa sicuramente dei guanti”
“Siamo di nuovo in un vicolo cieco” replicò avvilito il piccolo ispettore.
“Comunque troverai interessante quello che ti sto per dire; il commissario Kruger ha visto le foto che mi hai mandato del cadavere ritrovato all’interno della Passat. Mi ha detto che il volto le sembrava familiare, forse è schedato”
“Il commissario è in ufficio?” chiese Semir.
“No” rispose Susanne “Mi ha detto che si recava dalla Brenner. Anche la patologa può risalire all’identità del cadavere attraverso il data base delle impronte digitali, saperne l’identità potrebbe rivelarsi utile nell’identificare il killer”
“Ovviamente se l’uomo è schedato” ribadì Semir.
“Ovvio” replicò Susanne.
“Forse se risaliamo all’identità del cadavere potremmo trovare qualche collegamento, prevedere le mosse di questo pazzo omicida, ma personalmente ne dubito” sconsolato Semir si sedette sopra la scrivania di Susanne.
“In ogni caso per quanto riguarda il proprietario della Passat” continuò la segretaria “La ricerca potrebbe essere abbastanza lunga e laboriosa ci sono molti veicoli di quel tipo in circolazione qui in città, ammesso che l’auto sia del cecchino e non sia stata rubata…”
“Allora riassumendo abbiamo due cadaveri: quello di Mayer e quello dell’uomo rinvenuto nel bagagliaio della Passat. Elise la escludiamo, sappiamo per certo che il bersaglio del nostro cecchino è Ben. Purtroppo non troviamo nessun collegamento tra queste tre persone. Un po’ di fortuna non guasterebbe, questo killer vuole fare fuori Ben a tutti i costi, se riuscissimo a risalire alla sua identità, dargli un volto...ultimamente Hartmut con le sue tecnologie fa i miracoli…”
Semir restò qualche minuto in silenzio, osservava Susanne che instancabile continuava la sua ricerca su possibili collegamenti tra le tre persone.
“Susanne il capo? Hai detto che è uscita… da quanto?” chiese il piccolo ispettore.
“Ah quasi mi dimenticavo” Susanne distolse per qualche secondo gli occhi dal monitor che aveva davanti “Non ci crederai, ma mi ha detto che andava dal capo della polizia per farsi assegnare il caso, considerato che Bohm è ricoverato all’ospedale e quindi non può essere attivo”
“Santa donna!” esclamò Semir alzando le mani al cielo “Mi piacerebbe vederlo Bohm. Andrà su tutte le furie, essere estromesso dal caso minerà i suoi sogni di gloria mediatica”
“Sicuramente, per lui non ci sarà gloria, né riflettori se arrestate il cecchino prima che esca dall’ospedale, oltretutto se non fosse tragica la cosa…gli hanno estratto un proiettile con inciso la parola ‘Jager’, non penso vorrà tenerlo” detto questo Susanne con un piccolo sorriso tornò al suo lavoro.
“No, penso proprio di no” asserì Semir alzandosi dalla scrivania.

“Semir” Dieter attirò l’attenzione del piccolo ispettore che si avvicinò alla sua postazione.
“Io e Jenny stiamo visionando i filmati che le telecamere di servizio registrano nei poligoni che ci sono qui in città”
“Bravi ragazzi ottimo lavoro, il nostro cecchino potrebbe essere andato ad allenarsi in uno di quei posti, proverei anche con i parcheggi antistanti…” si complimentò Semir.
“Potremmo trovare l’auto finita nel Reno parcheggiata nei pressi” continuò Jenny “Ed identificare l’uomo”
“Esatto” Semir si avvicinò alla scrivania dei due colleghi “Mi sembra di capire che abbiate già notato qualcosa, avete novità?” chiese speranzoso l’ispettore.
“Beh ecco guarda quel tipo” Dieter additò uno dei tiratori che si stava allenando.
“Ma è una schiappa” sogghignò Semir “Posso capire che potrebbe essere la prima volta che prova, ma la scusa del vento non regge…attorno a lui non si muove niente…non vedo cosa ci sia di tanto speciale in quel tipo…visto così non riuscirebbe a centrare nemmeno un elefante fermo davanti a lui ad un paio di metri”
“Infatti è qui che ti sbagli, guarda il tronco dell’albero dietro al suo bersaglio” consigliò Dieter “Ho fermato alcuni fotogrammi e ingrandito l’immagine”
“Caspita, non mira al bersaglio di paglia, ma all’albero che sta a…quanto saranno 200 metri??? I bersagli di solito sono posizionati a circa 150 metri…e per colpire il tronco dell’albero saranno altri 50 metri” Semir era scioccato.
“E come vedi con i colpi esplosi ha inciso la lettera ‘M’, per sparare sta usando un treppiedi, mira con calma, senza fretta” continuò Jenny.
“Cerca la precisione, un solo colpo…” sussurrò Semir.
“Cerca il colpo perfetto…” gli fece eco Dieter.
“Dobbiamo sapere chi è…potrebbe essere l’uomo che cerchiamo” asserì Semir.
“Purtroppo abbiamo telefonato al poligono, nessuno sa chi è, e un riconoscimento facciale è impossibile, sa come nascondere il volto alle telecamere e come vedi indossa un cappellino con la visiera”
“Ma per entrare al poligono si usa una tessera…” replicò Semir.
“Abbiamo controllato Semir” ribadì Dieter “Purtroppo la tessera che usa per entrare al poligono è a nome di Herbert Mayer, la sua prima vittima…”
 
Ben entrò nella casa in riva al lago.
Aveva deciso di prendere la corriera, non aveva voglia di guidare e il mezzo fermava a un paio di chilometri dalla casa del dottor Heineken. Oltretutto la sua Mercedes era rimasta nello spiazzo antistante la casa del medico, e quindi quella sarebbe stata l’occasione giusta per riportare a Colonia l’auto di servizio.
Appena salito sul mezzo si era seduto accanto ad un finestrino per ammirare il paesaggio che velocemente scorreva davanti a suoi occhi e in questo modo cercando di rilassarsi un po’.
Si era subito isolato dal mondo indossando le cuffiette che aveva sempre con sé collegandole al cellulare per l’occasione trasformato in radio. Ne avrebbe approfittato anche per cercare di distogliere i pensieri da dolorosi ricordi, ma dopo qualche canzone lo spense sentendo un brano dei Nickelback.
Una volta sola era riuscito ad andare ad un concerto di musica leggera con Elise ed era di quel gruppo.
Subito affiorarono ricordi che aveva cercato, per quanto fosse possibile di accantonare per un po’, primo fra tutti lo sguardo estasiato della sua dolce compagna che accanto al lui cantava a squarciagola le canzoni della band.
Fu una serata indimenticabile, Ben riuscì a farle avere gli autografi di tutti i componenti del gruppo e anche delle foto con loro.
E alla fine prima di far ritorno a casa chiese ad Elise di sposarlo.
Dopo un’ora di viaggio Ben arrivò a destinazione, scese dalla corriera incamminandosi per la strada che conduceva all’abitazione del signor Heineken.
Pochi minuti dopo davanti a sé apparve la grande diga, il lago dove ancora si specchiava il sole e sulle sue rive la casetta in legno.
Prima di bussare alla porta Ben si specchiò sul vetro di una piccola finestra, non voleva assolutamente che Livyana o Isaac notassero che aveva pianto per buona parte del viaggio.
Ormai era a qualche metro dalla porta d’entrata quando Livyana aperto l’uscio gli corse incontro.
“Ehi, ma tu non dovevi essere a letto” gli disse prendendola in braccio.
“Adesso ci torno, ma ero impaziente di vederti” cinguettò lei felice “Isaac mi aveva detto che saresti arrivato e ti ho visto arrivare”
“Dai entriamo, vuoi proprio prenderti una polmonite???” la rimproverò, ma il tono non era severo, anche lui era felice di rivederla.
 
“Non ci posso credere, due piccioni con una fava…questa sì che è una fortuna sfacciata”
Il cecchino non credeva ai suoi occhi, quando attraverso il piccolo cannocchiale che aveva con sé vide la sagoma della ragazzina uscire dalla piccola casetta ed andare incontro allo sbirro che per ben due volte era scampato alla morte.
La ragazzina dell’autobus conosceva lo sbirro dell’autostradale.
Marko Dexter, aveva pedinato Ben dal porto fluviale.
Lo aveva visto salire e scendere dalla corriera, proseguire a piedi verso una strada sterrata, e così nello stesso modo Dexter aveva seguito Ben a debita distanza dopo aver parcheggiato l’auto in una piccola radura.
Dopo quella clamorosa scoperta il cecchino senza farsi notare tornò alla sua auto.
“Devo tornare in città e oltre a preparare i proiettili con inciso il nome dello sbirro, ne inciderò uno con il nome della ragazzina”
Finalmente l’aveva trovata e la ragazzina dopo lo sbirro dell’autostradale sarebbe stata la sua prossima vittima.
 
Intanto al distretto Susanne, Semir e gli altri colleghi continuavano le loro ricerche.
“Semir forse ho un riscontro” Susanne richiamò l’attenzione di Semir che dopo qualche ora era andato a prendere qualcosa da mangiare e da bere nella saletta ristoro.
“Dimmi” e sedendosi di nuovo accanto alla segretaria gli porse una tazza di caffè fumante e qualche biscotto.
“Dunque” delucidò la segretaria dopo un sorso di caffè “Guarda le informazioni che ho raccolto su questo soggetto: Marko Dexter. L’uomo ha cinquant’anni, era nei reparti speciali è stato un ottimo cecchino. Prese parte a varie missioni all’estero, una decina d’anni fa però durante una di queste missioni fu rimpatriato. Il rapporto dice che questo Dexter ebbe un’accesa discussione coi suoi superiori per i metodi non proprio ortodossi che usava con i prigionieri, alla fine dopo regolare processo fu congedato con disonore. Dexter non digerì la cosa e andò letteralmente fuori di testa. Passò diverso tempo in un ospedale militare per reduci, ne è uscito pochi mesi fa, è agli arresti domiciliari perché gravemente ammalato, purtroppo senza obbligo di firma”
“Ed adesso dove abita? Vive con qualche sussidio? Lavora?” chiese Semir.
“Ho chiamato l’oncologo che lo ha in cura, si chiama Thomas Schmidt, mi ha risposto la sua segretaria. Non ha notizie del dottore da qualche giorno e credeva che avessi telefonato per rassicurarla…”
Il volto di Semir si incupì, strane ipotesi cominciavano a farsi strada nella sua testa.
“Comunque le ho chiesto di infrangere il segreto professionale” continuò Susanne.
“Quindi anche tu pensi che tra questo oncologo e il cecchino ci sia qualche legame che va oltre la malattia?”
“Non saprei” replicò la segretaria “Comunque secondo la sua cartella clinica a questo Dexter non resta molto da vivere. Ho saputo che fino a poco tempo fa svolgeva delle piccole commissioni per un negozio di alimentari, ma poi gli è stata revocata la patente, il perché non lo so, ma potrei supporre che possa esserci qualche correlazione con la sua salute decisamente compromessa, alcuni farmaci sono così potenti da non essere compatibili con una guida sicura”
“Però questo uomo guida ancora l’auto e molto bene” suggerì Semir.
“Beh se ti viene revocata la patente, ma sei in possesso di un’auto…” ribadì Susanne.
“E sei un uomo in cerca di vendetta a cui manca poco da vivere, il fatto di non avere con te la patente…è irrilevante” concluse Semir “Brava Susanne, ottimo lavoro come sempre, hai l’indirizzo di questo Dexter?”
“Gli è stato assegnato un piccolo appartamento sulla Frederick Straße” lo informò la segretaria.
“Molto bene Susanne al momento questo è il profilo di colui che più si avvicina al nostro killer, vado a parlagli vediamo cosa ne ricavo…”
E prendendo le chiavi si avviò verso l’uscita del distretto, ma Susanne lo bloccò
“E Ben? Non lo avverti?” chiese accigliata la segretaria.
In quel momento in sede entrò il commissario che appena vide il suo ispettore chiese subito dell’altro.
“Ben è dalla piccola, ha la febbre, ma ritornerà presto” rispose Semir.
“E lei Gerkhan dove sta andando?” domandò Kim vedendo che l’ispettore aveva fretta di uscire.
“Susanne ha trovato qualcuno che potrebbe corrispondere al nostro uomo sto andando a casa sua”
“Da solo? Gerkhan se è lui…un po’ di copertura, un collega le farebbe comodo”
“Sì capo, ma al momento gli altri sono tutti fuori sede o impegnati nell’identificare il killer e più passa il tempo più rischiamo che ci scappi un altro morto…”
“Quindi va da solo?”  rimarcò Kim.
“Sì”
“Beh se lo scordi, vengo con lei, inoltre ho convinto il commissario Bohm che la procuratrice Schrankmann ad affidarci il caso”
“Lei è un tesoro capo…guido io però” e sul volto di Semir apparve un sorriso di gratitudine.

Mentre si stavano dirigendo verso la casa di Marko Dexter Ben telefonò a Semir, per l’abitacolo attraverso il vivavoce sarebbe risuonata la sua voce.
“Capo faccia finta di non esserci” chiese Semir prima di azionare il comando di risposta “La prego dopo le spiego”
“Ciao socio” salutò Semir “Come sta Livyana?”
“Abbastanza bene, senti ci sono novità?” chiese il socio.
“Per adesso no” ribatté Semir guardando di sottecchi il commissario.
“Senti allora visto che ormai è buio e le strade da queste parti non sono il massimo…”
“Tranquillo Ben resta pure con Livyana, caso mai ci aggiorniamo domani”
Ben quindi chiuse la chiamata.
“Perché non ha detto a Jager che potremmo aver trovato qualche corrispondenza…” ma Semir la interruppe.
“Ecco commissario Ben in questo periodo non mi sembra molto lucido, si sta facendo sera. La strada che dovrebbe percorrere per tornare qui a Colonia a quest’ora…insomma se sapesse che stiamo andando da un possibile sospettato si precipiterebbe qui e io starei in ansia fino a che non lo vedessi arrivare”
“Jager sa guidare e molto bene” ribatté comprensiva Kim “Ma so anche quanto ansioso è lei nei confronti del suo partner. E poi meglio così se Dexter non fosse l’uomo che cerchiamo…”
“Esattamente…ha già avuto abbastanza dispiaceri, un’altra delusione…se posso evitargliela”
“Sì concordo con lei” replicò Kim con il suo solito fare materno “E poi al nostro collega un po’ di respiro farà bene, ha rischiato un’altra volta di essere ucciso…”
Pochi minuti dopo Semir e Kim arrivarono nei pressi del fatiscente condominio dove era situato l’appartamento di Marko Dexter.
 
Angolo musicale i commenti li lascio a voi, come sempre ringrazio tutti…recensori, lettori e ovviamente la mia preziosissima Beta.
George Michael ‘waiting for that day’ (aspettando quel giorno)
Per ascoltarla https://www.youtube.com/watch?v=wc3mA3Oc70k
Ora ogni giorno ti vedo in altri volti Che esplodono in un sorriso, parlano un po' Cercano di prendere il tuo posto I miei ricordi mi soddisfano fin troppo bene Non è come se ci fossimo appena lasciati Non è come se fosse solo ieri Ma è qualcosa che io non riesco a spiegare Qualcosa in me ha bisogno di questo dolore Io so che non rivedrò mai più il tuo volto Avanti, ora Devo essere forte ora









 
 

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Capitolo 10
*** la lista ***


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La lista

Semir parcheggiò l’auto sotto il fatiscente condominio dove era situato l’appartamento di Marko Dexter.
“Che posto orribile” esordì Kim, scendendo dall’auto e storcendo decisamente il naso.
“Già la zona non è delle più belle della città” ribadì Semir, chiudendo l’auto  ed assicurandosi che fosse davvero chiusa “E’ quello che io considero un quartiere  tra i più malfamati di Colonia, sarà meglio guardarsi le spalle e non solo, da queste parti le forze d’ordine non sono ben viste”
I due si stavano avviando verso l’entrata del palazzo quando il cellulare del commissario vibrò.
“Dottoressa Brenner” rispose subito Kim dopo aver dato una fugace occhiata al display “Ci sono novità?”
“Sì ho identificato il cadavere che è stato rinvenuto nel bagagliaio dell’auto finita sul fondo del Reno, l’uomo è presente nei vostri database, prima quando è venuta nel mio laboratorio non potevo accedervi per un aggiornamento dei server, ma adesso posso confermarle l’identità. Aveva ragione commissario si tratta di Harold Singer” sciolinò la patologa.
“La ringrazio dottoressa…ora devo lasciarla” si scusò Kim “Sto eseguendo una perquisizione…”
“Certamente” replicò la patologa “Le inoltrerò il referto dell’autopsia quanto prima”
“Novità?” chiese Semir mentre Kim riponeva il cellulare nella tasca posteriore dei jeans.
“Il cadavere rinvenuto nel bagagliaio è di Harold Singer” lo informò Kim.
“Il nome non mi dice molto, ma a lei forse sì, lo noto dall’espressione del suo volto”
“Sì Harold Singer lo conoscevo molto bene. Fu arrestato anni fa per possesso illegale di armi, in casa sua venne trovato un piccolo arsenale” sentenziò il commissario “Inoltre la dottoressa Brenner mi ha detto che la causa del decesso è avvenuta….si insomma qualcuno gli ha spezzato il collo”
“Caspita…” ribatté Semir immaginando la scena “Commissario ritiene che Singer abbia fornito il fucile e i proiettili al cecchino?”  
“Potrebbe essere una valida supposizione, azzarderei anche che il killer abbia deciso di ucciderlo per non avere testimoni, sa Singer era molto curioso, forse troppo e la curiosità a volte può essere…fatale”
“Una cosa è certa” replicò Semir sistemandosi il giubbotto “Non fornirà più armi a nessuno”
 
I due poliziotti salirono la piccola scalinata soffermandosi davanti al videocitofono dello stabile.
“Il sospettato abita al secondo piano, appartamento 4” confermò Kim.
“Commissario, ma facciamo irruzione senza mandato?” chiese accigliato Semir.
“Chi dice che non lo abbiamo?” rimbeccò Kim.
“Scusi, ma…” tentò di controbattere Semir aggrottando la fronte.
“Gerkhan, secondo lei un folle cecchino che gira per Colonia, che ha già tentato due volte di uccidere il nostro collega …insomma al mandato penseremo dopo, coraggio entriamo”
Semir restò un attimo impalato sulla soglia del portone.
“Allora apre lei o apro io? O suoniamo i campanelli a caso?” Kim lo guardava impaziente.
“Apro io, ritengo sia meglio che nessuno ci veda o senta arrivare, soprattutto il nostro sospettato ammesso che sia in casa” chiosò Semir.
“Le ricordo che il corpo non è ancora stato trovato, e in questi casi meglio essere cauti” rimbeccò severa Kim.
“Agli ordini capo”
Semir aprì il portone ed entrambi sfoderarono le loro armi d’ordinanza. Con molta circospezione salirono le scale che portavano all’appartamento di Dexter. Dopo alcune rampe i due si ritrovarono davanti alla porta d’entrata dell’appartamento di Marko Dexter.
Il piccolo ispettore poggiò l’orecchio contro la porta, dall’interno non proveniva nessun rumore.
“Al mio tre…” sussurrò Semir.
Kim Kruger rispose con un cenno del capo.
“Uno, due , tre!” e con un calcio secco Semir spalancò la porta.
I due poliziotti in pochi istanti furono all’interno dell’appartamento.
Velocemente perquisirono le stanze con estrema cautela, ma dell’uomo non c’era traccia.
L’appartamento era immerso nel caos più totale.
C’erano indumenti sparsi in ogni angolo della casa, stoviglie da lavare nel piccolo lavello della cucina e sopra un tavolo. Le credenze avevano le ante spalancate e al loro interno c’erano piatti e bicchieri riposti disordinatamente.
Polvere e sporcizia in ogni angolo della casa.
“Mi sembra evidente che chi vive in questo appartamento non sappia cosa sia un  aspirapolvere o una scopa” constatò Kim con un’aria decisamente disgustata.
“Magari il proprietario ha licenziato la colf…” ironizzò Semir.
“Gerkhan, per favore non mi sembra il caso”
“Mi scusi capo, comunque è meglio se prendiamo delle precauzioni” Semir porse un paio di guanti in lattice a Kim “Qui come minimo rischiamo di prendere la leptospirosi”
Con le mani protette entrambi cominciarono a perquisire l’appartamento, aprendo cassetti, credenze ed armadietti. Semir aprì anche il frigorifero, ma dopo una rapida occhiata lo chiuse subito, sentendo provenire da esso un odore a dir poco nauseabondo.
“Gerkhan” chiamò poi la Kruger “Venga a vedere”
La donna gli porse una scatola: all’interno alcuni proiettili riposti in una specie di rastrelliera.
 “Penso che Dexter sia il nostro uomo” suppose Kim.
“Già questa scatola sembrerebbe una conferma. All’esterno c’è solo un numero scritto a mano: 20. Forse si riferisce al numero di proiettili che vi erano in partenza e…” Semir contò velocemente i restanti “Ne restano dieci di cui uno verniciato di rosso”
“Secondo lei quelli mancanti dove sono?” chiese il commissario a Semir.
“Dunque potremmo pensare che due li ha usati per tentare di uccidere Ben, ma purtroppo sappiamo come è finita, uno ha ucciso Mayer…restano sette proiettili, ammesso che in partenza fossero veramente venti come il numero scritto sulla scatola” sentenziò Kim.
“Dobbiamo capire cosa lega Mayer a Ben e il perché vi incida il nome…” replicò il piccolo ispettore “E quel proiettile rosso chissà perché è colorato…e soprattutto per chi è”
“Una cosa è certa” ribadì la donna “Siamo in presenza di una persona che non ha tutte le rotelle a posto questo è poco, ma sicuro”
I due continuarono ad ispezionare la casa.
Semir si addentrò nella piccola camera da letto facendo attenzione a non calpestare la biancheria e i vestiti disseminati per tutto il pavimento.
Si avvicinò al piccolo armadio aprendolo. Sopra un ripiano c’era una scatola da scarpe.
Sempre con molta cautela l’aprì, all’interno una cartellina piena di articoli ingialliti di un quotidiano locale.
Velocemente lesse i titoli degli articoli, poi ritornò dal suo capo.
“Commissario forse ho trovato cosa lega Mayer a Dexter. Guardi cosa ho trovato…questo articolo di giornale, risale a molti anni fa. Qui c’è scritto che Mayer e Dexter erano commilitoni, operavano nella stessa squadra e quest’ultimo è finito in prigione dopo la testimonianza di Mayer. Stando così le cose potremmo supporre che Dexter abbia ucciso Mayer per vendetta personale”
“Potrebbe anche essere, ma il suo collega, il fatto che lo voglia uccidere a tutti i costi..." Kim venne interrotta da Semir.
“Non capisco cosa possa avergli fatto Ben, i due neanche si conoscono…almeno credo” ribadì Semir.
“Sa sono sicura che lei non conosca tutti gli amici o conoscenti di Jager” replicò secca Kim.
“Ha ragione, quando lo vedrò glielo chiederò”
Kim proseguì la perquisizione dell’appartamento mentre Semir continuò a leggere gli articoli di giornale presenti nella cartellina.
“Gerkhan, forse ho scoperto perché Jager è stato preso di mira da Dexter” il tono della donna era decisamente preoccupato.
In mano la Kruger aveva un verbale, in calce la firma di Ben.
Marko Dexter alcuni mesi addietro era stato fermato in autostrada. Completamente ubriaco si era messo alla guida della sua auto provocando una serie di incidenti.
“Sicuramente stando a quello che c’è scritto nel verbale Dexter era completamente ubriaco…ritiro della patente con effetto immediato…” sentenziò Kim.
“Susanne mi diceva che si guadagnava da vivere facendo delle piccole consegne per un negozio” continuò Semir “Senza patente avrà perso il lavoro”
“Sta pensando che Dexter abbia voluto vendicarsi di Ben che indirettamente gli ha fatto perdere il lavoro?” domandò la donna.
Semir aggrottò la fronte.
“Quindi stiamo ipotizzando che Dexter voglia vendicarsi di tutti quelli che gli hanno fatto un torto? Capo se è così tutti gli abitanti di Colonia potrebbero essere in pericolo. Dobbiamo assolutamente trovarlo…vivo o morto”
Kim continuò a setacciare la casa ascoltando Semir poi quest’ultimo la vide improvvisamente impallidire.
“Capo…si sente bene?”
Il commissario senza proferire parola consegnò al piccolo ispettore un foglio di un blocco notes che aveva appena trovato e letto all’interno di un libro.
“Porca miseria, ma questa sembra proprio una lista delle persone da…” la gola di Semir si seccò di colpo, quasi impedendogli di continuare a parlare.
Pochi istanti dopo si schiarì la gola “Non può essere lei, posso capire che c’è l’abbia con Mayer che lo ha fatto incarcerare, Ben che facendo il suo lavoro gli ha ritirato la patente, ma lei. Cosa può averle fatto di tanto grave per inserirla nella lista???”
 “Bisognerà avvisare subito Jager” propose la Kruger.
“Lo faremo domani, nessuno a parte me sa dov’è, quindi per il momento entrambi sono al sicuro, li avviseremo domani con calma” ribadì secco Semir.
“Come vuole, mi fido del suo intuito e buon senso” rispose la donna “E se lei è d’accordo direi che possiamo tornare  al commissariato, chiamerò la procuratrice Schrankmann, inoltre diramiamo un avviso di ricerca per Marko Dexter”
 
Pochi minuti dopo Semir e il commissario uscirono dall’appartamento, stavano per salire in auto quando il telefono dell’ispettore suonò.
“Dottoressa Brenner” esordì Semir “Ha altre novità?”
“Decisamente Semir” rispose con la solita schiettezza la donna “Un mio collega ha effettuato l’esame autoptico su un cadavere rinvenuto sulle rive del Reno ieri sera “Il cadavere è in avanzato stato di decomposizione, la morte risalirebbe a circa due settimane fa, ma dopo un esame più approfondito potrò darti la data esatta, ma la cosa più interessante è che forse siamo in presenza di un’altra vittima del serial killer che ha tentato di uccidere Ben”
“Milly mi stai dicendo che l’uomo è stato ucciso con un proiettile di un fucile a precisione con inciso il nome?”
“Esattamente” ribadì la patologa.
“Il nome inciso è per caso Schmidt? Oppure Zimmer o…” cominciò ad elencare il piccolo ispettore leggendo i nomi presenti nella lista trovata nell’appartamento di Dexter.
“Schmidt, Frank Schmidt, ma voi come lo sapete?” lo interruppe la dottoressa.
“E’ su una lista che abbiamo trovato a casa di colui che pensiamo sia il nostro serial killer, il suo nome insieme a quello di Mayer e di Zimmer sono depennati” delucidò Semir.
“Pensi che ci sia un altro cadavere che non abbiamo ancora trovato?” chiese la dottoressa.
“Temo di sì” confermò Semir “Purtroppo nella lista ci sono alcuni cognomi che non sono stati ancora depennati, tra cui quello di Ben”
“Pensi di mettere queste persone sotto protezione?” chiese curiosa la patologa.
“Purtroppo i cognomi sono molto comuni Kaiser, Hoffman, Schulz, Muller chissà cosa possono aver fatto questi individui per scatenare l’ira di Dexter trovare un collegamento per rintracciarli mi sembra un’impresa a dir poco impossibile, ma c’è un cognome che ci preoccupa quanto quello di Ben” rifletté cupo Semir.
“Chi?” chiese alquanto preoccupata la dottoressa.
“Karpov e l’unica persona che qui a Colonia porta quel cognome è Livyana, la ragazzina che ha in affido Ben”

Marko Dexter stava finendo di incidere due proiettili.
Era ritornato nel suo piccolo covo, un piccolo garage ad un centinaio di metri da dove abitava. Lì aveva tutta l’attrezzatura per incidere i proiettili. Ormai non gli restava più molto da vivere, ancora qualche mese e la malattia lo avrebbe ucciso, ma prima di andarsene voleva eliminare dalla faccia della Terra tutti quelli che lo avevano umiliato, offeso, deriso o detto verità che lui non voleva sentire.
Finito di incidere i proiettili, Dexter prese da un armadio a muro un altro fucile. Era forse meno preciso dell’altro finito in fondo al Reno poche ore prima, ma poco importava per la sua vendetta sarebbe andato comunque bene. L’arma come l’altro fucile era una specie di souvenir delle sue passate missioni, nessuno dopo il suo congedo aveva pensato di sequestragliele questo perché nessuno sapeva che se li era procurati come quasi fossero proprio dei souvenir.
Mentre lucidava con cura quasi maniacale i proiettili Dexter fece alcune considerazioni: si era già vendicato di Mayer colui che considerava un amico, ma che lo aveva fatto finire in prigione con la sua testimonianza. Poi era arrivato il turno di Zimmer, l’avvocato d’ufficio che non era stato in grado di difenderlo a detta sua adeguatamente. Aveva eliminato anche Schmidt un oncologo la cui unica colpa era  stata quella di avergli diagnosticato un male che ora lo stava piano piano portando alla tomba e che già lo aveva fatto letteralmente impazzire.
Un osso duro si era rivelato lo sbirro dell’autostradale; due volte lo aveva mancato, gli aveva ucciso la neo sposa e questo per lui era stata una piccola soddisfazione, ma Dexter voleva a tutti i costi anche la sua vita.
Avrebbe ucciso lo sbirro insieme alla ragazzina, colpevole di averlo rimproverato sull’autobus.
Il solo pensiero gli fece ribollire il sangue nelle vene.
Tutto accadde una mattina di maggio. Livyana vedendo salire una vecchietta sull’autobus si era alzata dalla sedia per farla accomodare, ma Dexter fregandosene delle buone maniere aveva preso possesso del posto. La ragazzina per niente intimorita lo aveva ripreso, suscitando l’ilarità di tutto il mezzo, ma lui, imperterrito non si era alzato.
Era riuscito a risalire alle sue generalità perché la ragazzina in quel frangente aveva in  mano un vocabolario con una targhetta in cui era scritto il suo nome.
Dexter continuò a macinare rabbia e vendetta. Dopo di loro sarebbe stato il turno di Sebastian Hoffman, il tabacchino che non gli faceva più credito, di Klaus Kaiser il proprietario dello stabile dove viveva che continuava a lamentarsi e di altre due persone, ma prima voleva eliminare lo sbirro, aveva una lista con un ordine ben preciso e voleva seguirla fedelmente.
L’unica eccezione l’avrebbe fatta per la ragazzina.
“Due piccioni con una fava” continuava a ripetere come fosse una nenia “Sì morirete entrambi…due piccioni con una fava”

Angolino musicale: svelato il mistero...
‘Coldplay’ Speed Of Sound (Velocità del suono)
Per ascoltarla: https://www.youtube.com/watch?v=0k_1kvDh2UA
 
Quanto tempo ci vuole prima che io entri? Prima che ciò inizi, prima che io cominci? Quanto tempo ci vuole prima che tu decida? O prima che io sappia come ci si senta? Dove, dove sto andando? Se non hai mai provato non lo saprai mai Per quanto tempo devo arrampicarmi Su per il lato di questa mia montagna? Guardo in alto, in alto verso la notte I pianeti si stanno muovendo alla velocità della luce…Comincerò prima che possa fermarmi O prima che veda cose nella giusta posizione Tutto quel rumore e tutto quel suono Tutti quei posti che ho trovato E gli uccelli volano alla velocità del suono Per mostrarti come tutto è iniziato. Gli uccelli sono venuti in volo da sotto la terra Se avessi potuto vederlo allora avresti capito…

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Capitolo 11
*** sotto tiro ***


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Sotto tiro

Il mattino seguente alle prime ore dell’alba Marko Dexter era già nei pressi della casa in riva al lago dove abitava Isaac Heineken.
Con la solita maniacale cura l’uomo estrasse da uno zaino un fucile, lo fissò ad un piccolo cavalletto mettendosi in posizione di tiro.
Si era appostato nello stesso luogo in cui mesi prima uno smemorato Ben aveva visto Semir conversare con il dottore.
“Il posto è adatto” pensò tra sé “Questa collinetta è perfetta, in più sono nascosto dagli alberi, potrò prendere la mira con calma, lo sbirro e la ragazzina non mi vedranno, nemmeno avranno il tempo di capire da dove è partito il colpo, questa volta nessuno avrà scampo”
L’unica incognita era rappresentata da chi dei due suoi obiettivi avrebbe colpito per primo, Dexter voleva che ognuno morisse con il proiettile con inciso il proprio cognome; questo prevedeva la sua folle lucida vendetta.
 
Un paio d’ore dopo l’arrivo di Dexter al lago Isaac Heineken si alzò dal letto e andò in cucina a preparare il caffè.
Alcuni minuti dopo uscì dalla casetta con in mano una tazza fumante e si avvicinò alle sponde del lago.
Adorava quel momento della giornata, lo spettacolo che gli offrivano le montagne che si specchiavano nel lago artificiale era qualcosa di impagabile.
Si alzarono anche Ben e Livyana, la piccola stava abbastanza bene e la febbre si era decisamente abbassata.
“Vedrai che con qualche aerosol e dello sciroppo le passerà anche la tosse” aveva detto Isaac a Ben prima di andare a letto.
Il ragazzo quindi rassicurato dalle parole del medico aveva deciso di fermarsi solo per la notte, il mattino seguente sarebbe ripartito per ritornare a Colonia e proseguire le indagini assieme a Semir.
“Livy” domandò Ben sollevando i cuscini dal divano “Hai visto dove ho messo il giubbotto? Non riesco a trovarlo…mi sembrava di averlo appoggiato qui…dentro ci sono anche le chiavi della Mercedes”
“Ti giuro che non l’ho nascosto per farti restare qui” replicò lei con sguardo da furbetta “Ieri sera sei uscito per prendere un po’ d’aria ricordi? Forse lo hai lasciato sopra l’amaca, se vuoi vado a vedere…” propose la ragazzina.
“Livy lascia perdere esco io, sei ancora convalescente e…” Ben stava per uscire, ma la ragazzina aveva già indossato una felpa e aperto la porta.
“Faccio in un attimo” replicò Livyana uscendo di casa.
 
Marko Dexter se ne stava immobile con l’occhio destro quasi incollato al mirino del suo fucile.
Aveva visto uscire dalla casa il vecchio, ma della ragazzina e dello sbirro per il momento non aveva visto nemmeno l’ombra.
“La Mercedes del poliziotto è ancora ferma nello stesso posto di quando sono arrivato ieri sera” ragionò tra sé “E gli autobus non effettuano corse prima delle sette, sono qui dalle sei, quindi entrambi siete ancora dentro a quella casa. Prima o poi dovrete pur uscire”
Dexter non aveva chiuso occhio quella notte.
Tornato in città nel suo nascondiglio aveva inciso i proiettili, poi l’ansia di eliminare due dei suoi obiettivi aveva contribuito a non permettergli di prendere sonno.
Alla fine decise di avviarsi verso la casa in riva al lago un paio d’ore prima dell’alba, il pensiero che ancora una volta il poliziotto e la bambina potessero sfuggirgli lo faceva impazzire.
Ora la stanchezza si stava impadronendo di lui, ogni tanto chiudeva gli occhi dopo più di due ore di appostamento. Aveva le braccia intorpidite e questo sarebbe stato un serio problema se uno dei due obiettivi fosse uscito dalla casa in quel momento.
Decise quindi di distogliere lo sguardo dal mirino per alcuni secondi, per far riposare un po’ le braccia e gli occhi.
Si stava massaggiando le spalle quando dopo pochi istanti alzando lo sguardo verso la casetta vide uscire la ragazzina.
Velocemente estrasse dalla tasca dei jeans il proiettile con la scritta ‘Karpov’, inserendolo nella canna del fucile. Ora bisognava solo aspettare che la ragazzina retasse immobile per una frazione di secondo al centro del mirino.
“TI ucciderò…il colpo richiamerà lo sbirro, Jager uscirà e questa volta non avrà scampo” e nei suoi occhi apparve un lampo di follia.
Mentre aspettava il momento giusto per sparare Dexter fece alcune considerazioni: prima di tutto il colpo indirizzato alla ragazzina doveva essere preciso e letale. Dopo aver sparato doveva essere velocissimo nell’inserire l’altro proiettile. Il poliziotto avrebbe impiegato qualche secondo per capire cosa era successo alla ragazzina e in quei secondi lui doveva ricaricare il proiettile, mirare e sparare.
 
“Isaac” domandò Livyana uscendo dalla casetta e vedendo il dottore sulle rive del lago “Hai visto il giubbotto di Ben? E’ per caso sopra l’amaca?”
“No” rispose il medico dopo aver dato una furtiva occhiata all’amaca e andandole incontro.
 
“Maledizione, che iella nera” imprecò Dexter, il vecchio si frappose tra lui e il suo obiettivo “Non importa, se vogliamo paragonare la scena ad una specie di eclisse…basterà qualche secondo di attesa”
 
Livyana e Isaac a passi lenti si mossero verso la casa quando dall’uscio uscì Ben con la giacca in mano.
“Ah, ma allora era in casa...poi il vecchio rimbambito sarei io…” sogghignò Isaac che spostandosi lasciò ‘scoperta’ Livyana.
“Avete visto le montagne oggi? Sono un autentico spettacolo” delucidò il medico indicandole con una mano.
Ben fece qualche passo avanti, per ammirare l’anfiteatro naturale che circondava il lago, solo allora scorse un bagliore tra gli alberi del bosco ad un centinaio di metri da loro.
Non si prese nemmeno la briga di avvisare, come un fulmine si avventò su Livyana e Isaac, nel medesimo istante in cui Marko Dexter fece fuoco.
A pochi centimetri dai suoi piedi sul terreno si piantò un proiettile.
I tre si ritrovarono a terra, velocemente Ben estrasse la pistola dalla fondina che fortunatamente aveva appena agganciato alla cintura dei jeans.
“Vi copro, andate dentro…svelti” urlò Ben, ma come non lo sapeva nemmeno lui visto che non capiva bene da dove fosse partito il colpo.
Purtroppo solo Livyana si alzò, Isaac rimase a terra.
“Ben” urlò con tutto il fiato che aveva Livyana “Isaac …non si alza…”
“Corri in casa, a lui penso io, svelta mettiti in salvo” incalzò Ben.
“No…Dio ti prego non farmi questo…non la sua vita in cambio della mia…”e senza tanto pensare alla propria incolumità Ben si accucciò accanto al medico prendendolo per un braccio cercando di portarlo al riparo.
Purtroppo così facendo uscì allo scoperto diventando un facile bersaglio per il killer che non si lasciò scappare l’occasione.
Con una velocità impressionante Dexter ricaricò il fucile e nel mirino comparve la testa di Ben che in piedi cercava di alzare Isaac.
Il medico si alzò per un istante “Ragazzo che fai, sei tu il bersaglio non io, mettiti al sicuro” gli urlò, ma Ben non lo ascoltò.
Isaac ferito ad una gamba mosse alcuni passi, ma ricadde su se stesso, portandosi dietro Ben, che ancora una volta riuscì a evitare un nuovo colpo esploso da Dexter.
Ben sentì come un sibilo passargli vicino all’orecchio, cercò nuovamente di rispondere al fuoco, sparando verso il punto in cui precedentemente aveva visto un bagliore, ma dopo tre colpi si ritrovò la pistola scarica.
“Adesso è proprio finita” pensò tra sé e sé e nel medesimo istante in cui la sua testa formulò quel pensiero udì un altro colpo.
Stranamente accanto a lui non sentì nulla, nessun sibilo, nessun proiettile che si piantava nel terreno ritrovandosi a pensare da dove fosse partito quello sparo e soprattutto dove fosse finito.
“Forza dobbiamo raggiungere la casa” urlò di nuovo Ben ad Isaac dopo aver dato una rapida occhiata alla porta d’ingresso che Livyana aveva lasciato aperta dopo essere entrata.
Di peso alzò il medico e inevitabilmente diresse lo sguardo verso la collinetta, secondo Ben il punto da cui erano partiti i colpi di fucile del killer.
“Ma che???” esclamò sbigottito Ben e dalla collinetta comparve la sagoma familiare di Semir.
 
Alcune ore dopo Ben era al capezzale di Isaac Heineken.
Il vecchio aveva una profonda ferita alla gamba, ma fortunatamente il medico non avrebbe avuto gravi conseguenze.
Nello stesso ospedale era stato ricoverato anche Marko Dexter per ferite d’arma da fuoco una alla gamba ed una alla spalla.
Semir alzatosi di buon mattino aveva deciso di raggiungere il suo socio alla casetta sul lago per avvisarlo dei nuovi sviluppi che aveva avuto l’indagine. Il piccolo ispettore non voleva che Ben facesse ritorno a Colonia e forse solo di persona sarebbe riuscito a persuaderlo nel rimanere nascosto.
E questo suo improvviso arrivo al lago si era rivelato per Ben la sua salvezza.
 
Semir aveva parcheggiato l’auto nello spiazzo vicino alla diga proprio accanto ad un’altra auto.
Scendendo dalla BMW, senza sapere nemmeno lui il perché aveva dato un’occhiata all’interno della vettura scorgendo un borsone che il suo istinto aveva giudicato decisamente sospetto.
Si guardò per un attimo attorno, poi decise di aprire il bagagliaio.
“Ma porca…” le parole gli morirono in gola. Al suo interno il corpo di un uomo senza vestiti.
“Dannazione lui è qui!” imprecò Semir che velocemente si incamminò verso la casa del dottor Heineken per avvisare Ben del pericolo sperando che non fosse troppo tardi.
Stava scollinando quando a diversi metri da lui comparve la sagoma di un uomo con un fucile in mano.
Semir ordinò a Dexter di buttare a terra l’arma e di arrendersi, ma il suo comando non impedì al cecchino di prendere la mira e sparare all’indirizzo di Ben.
Il piccolo ispettore nello stesso istante in cui Dexter sparò esplose un colpo colpendolo ad una gamba, ma questo non impedì al killer di prendere la mira nuovamente e sparare verso il socio.
Semir allora esplose un altro colpo questa volta colpendolo ad una spalla e disarmandolo definitivamente.
 
“Direi che ora siamo pari” esordì il vecchio con voce flebile vedendo Ben seduto su una sedia ai piedi del letto.
Ben abbozzò un leggero sorriso rammentandogli che se non fosse stato per lui sarebbe morto dissanguato o annegato cadendo dal parapetto della diga.
“Dovere” fu l’unica cosa che riuscì a dire il ragazzo “Qui fuori c’è Livyana…voleva salutarla…”
“Certo, falla entrare” replicò bonario il medico.
“Io magari torno più tardi, fuori sicuramente c’è Semir…non ho ancora avuto tempo di ringraziarlo, gli devo la vita” e alzatosi dalla sedia si avviò verso l’uscita.
“Ehi ragazzo” lo fermò sulla soglia Isaac “Mi raccomando, abbi cura di te…sai cosa intendo”
“Certo” fu la risposta di Ben “Ci proverò”
Il ragazzo quindi uscì dalla stanza, incrociando Livyana che invece entrava.
Il giovane ispettore si aspettava di trovare Semir lungo il corridoio, ma lo vide in cortile che stava telefonando. Tra i due ci fu un cenno.
Ben rimasto momentaneamente solo, in attesa che dalla stanza di Isaac uscisse Livyana fece qualche passo lungo il corridoio.
Passò davanti ad una porta che in quel momento si aprì. Dalla stanza uscì un’infermiera che spingeva un carrello. Ben diede una fugace sbirciata all’interno del locale, l’ennesima pugnalata al cuore.
 
Il giovane poliziotto senza essere visto da nessuno entrò nella stanza di Dexter.
Ben si avvicinò all’uomo che giaceva immobile nel letto e nello stesso istante la sua mente gli proiettò accanto l’immagine di Elise cerea e senza vita sul tavolo dell’obitorio.
Dexter sarebbe uscito da quell’ospedale, le sue condizioni di salute non gli avrebbero permesso di vivere a lungo, ma sarebbe morto alla sua ora cosa che per Elise non era accaduto se non fosse stato per quel bastardo che ora  stava davanti a lui.
Lentamente come fosse un automa, forse senza nemmeno rendersene conto Ben sfilò la pistola dalla fondina, le levò la sicura poggiandola sulla fronte di Dexter.
Certamente lo sparo sarebbe stato udito da tutti, ma in quel momento non gli importava nulla, la sua vita era finita nel medesimo istante in cui Elise aveva chiuso gli occhi per sempre tra le sue braccia.
Ma Ben non si decideva a premere il grilletto, la parte più razionale gli urlava che in fondo lui era una persona buona, onesta, dai sani principi morali e soprattutto un poliziotto.
“E i poliziotti sparano solo se costretti” amava ricordagli Livyana.
Ma in quel momento era la parte ‘più umana e meno razionale’ che gli urlava di sparare e di vendicare la morte di Elise.
Improvvisamente la porta dietro alle sue spalle si aprì, doveva sparare adesso, chiunque fosse entrato avrebbe potuto fermarlo e lui non avrebbe avuto ciò che secondo lui meritava Dexter.
“Ben, ti prego, non farlo…” la voce preoccupata di Semir alle sue spalle lo riportò alla realtà.
“Vattene Semir” sibilò il ragazzo senza nemmeno voltarsi.
Semir chiuse la porta.
“Non provare ad avvicinarti” gli intimò Ben.
Semir non si mosse nemmeno vedeva la mano di Ben che tremava, il dito sul grilletto, doveva fermarlo, senza dargli la possibilità di sparare, evitargli di commettere l’errore più grande della sua vita e l’unico modo per farlo desistere era quello di farlo ragionare.
“Ben” continuò con voce calma il piccolo ispettore “Sai benissimo che uccidendo Dexter non riporterai in vita Elise. Lei ha avuto giustizia Dexter non potrà più nuocere a nessuno e poi lei…lei sicuramente non vorrebbe vendetta e soprattutto non vorrebbe che tu finissi nei guai per…”
Ma Ben lo interruppe “Non me ne faccio niente della giustizia, Semir! Io voglio vendetta, questo bastardo mi ha portato via la persona che più amavo. Sull’altare avevo promesso a suo padre che l’avrei protetta per sempre…e invece è stata lei a proteggermi, la mia vita in cambio della sua” la voce di Ben stava diventando sempre più disperata  “Perché questo bastardo deve finire in galera? Che poi viste le condizioni di salute nemmeno ci finirà! Elise è finita sotto terra per mano sua…e per mano mia ci finirà questo assassino!”
“Ben, ti prego…pensa a Livyana, dopo i genitori, dopo Elise…perderà anche te, resterà sola…di nuovo” Semir cercò di farlo ragionare in qualche modo.
“Livyana avrà una nuova famiglia, magari troverà qualcuno migliore di me…e poi ci sarai tu” rimbeccò Ben.
“La mia famiglia non riuscirà mai a sostituirti sappiamo entrambi cosa significhi tu per lei” replicò il piccolo ispettore.
Ma Ben non dava l’impressione di desistere anzi strinse di più la mano sulla pistola, allora Semir tentò l’ultima carta.
“Allora mettila così, se premi quel grilletto io avrò fallito, come padre, come amico e come poliziotto”
“Padre?” Ben restò come scioccato, girandosi verso Semir che fino a quel momento gli dava le spalle.
Il giovane ispettore voltandosi tolse la pistola dalla fronte di Dexter, e ora la teneva lungo il fianco, con la canna rivolta verso il pavimento.
Semir lentamente, si avvinò a Ben.
“Sì hai capito bene, ho detto padre, perché posso dirlo e sono sincero, tu Ben per me sei come un figlio” e avvicinandosi gli mise una mano sulla spalla e con l’altra gli levò la pistola dalla mano.
Ben lo lasciò fare, il volto era simile ad una maschera di dolore e le guance erano rigate da incessanti lacrime. 
“Tu non sei come lui” continuò Semir indicando con un’occhiata Dexter che continuava a dormire inconsapevole di aver rischiato di morire prima del tempo “ Lo sai tu, lo so io e lo sapeva anche Elise”
“Mi manca Semir, mi manca da morire”
Ben si lasciò andare ad un pianto inconsolabile e Semir gli offrì una spalla su cui piangere.
“Lo so Ben, ma devi cercare di andare avanti, lo vorrebbe anche Elise. Io ti aiuterò…tutta la famiglia ti aiuterà, sai che noi ci saremo sempre”
 
Dopo una decina di minuti e dopo che Ben ebbe sfogato tutto il suo dolore con Semir uscì dalla stanza.
I due ispettori erano ora pronti ad affrontare un nuovo inizio.
Insieme.
Come amici, come colleghi e come fossero padre e figlio.
 
Alcuni giorni dopo Semir accompagnò Ben al cimitero.
Amata sposa, figlia e sorella’ recitava la scritta sulla lapide, Elise nella foto era bellissima, sorridente nel giorno del suo matrimonio.
Ben le aveva portato dei fiori e ora si apprestava a prendere servizio di nuovo a fianco del suo amico Semir, che stava qualche passo dietro a lui.
“Arrivederci amore” sussurrò Ben toccando la foto, poi prima di voltarsi ed uscire dal cimitero si asciugò una lacrima che non era riuscito a trattenere.
Mentre si incamminavano verso l’uscita percorrendo il viale di cipressi Ben si confidò con Semir.
“Sai socio, non ti ho mai ringraziato…grazie di avermi fermato…Elise non avrebbe voluto che io la vendicassi in quel modo. E comunque sai qual è la cosa buffa? Se anche avessi avuto la forza, il coraggio di premere quel grilletto…” ma fu interrotto da Semir.
“Avresti avuto la pistola completamente scarica” concluse lui abbozzando un lieve sorriso.
“E tu come lo sai?” replicò il socio.
“Quando te l’ho tolta dalle mani…troppo leggera…sai ho una certa esperienza”
 
Mentre Ben e Semir riprendevano servizio, nella stanza dove era ancora ricoverato Dexter un giovane difensore d’ufficio lo stava interrogando.
Più di una volta l’avvocato, ancora molto inesperto si era sventolato con una cartellina ascoltando i particolare a dir poco agghiaccianti del racconto dell’uomo.
Il giovane non aveva visto in Dexter nessun rammarico, anzi quando gli disse di aver spezzato il collo con estrema semplicità a due persone, il funzionario a stento riuscì a trattenere la nausea.
“Le daranno l’ergastolo” lo informò alla fine l’avvocato.
“Non penso proprio” rispose con un diabolico sorriso Dexter “Sono un malato terminale, non mi rinchiuderanno…semmai potrei andare da qualche psicologo, ma che vuole che serva…”
E di questo, Dexter purtroppo aveva ragione, non avrebbe trascorso gli ultimi mesi di vita in un carcere di massima sicurezza.
L’avvocato stava uscendo dalla stanza quando gli venne in mente un strano particolare letto nei rapporti della scientifica e della polizia autostradale.
“Mi tolga una curiosità”
“Mi dica” replicò sornione Dexter.
“Come mai ha colorato un proiettile di rosso?” chiese il legale.
“Ah…quello…” replicò quasi compiaciuto Dexter “E’ per Grimilde, quando scoprirò la sua identità”
“Grimilde?” rispose aggottando la fronte il legale “Ha intenzione di eliminare la strega di Biancaneve? E’ per quello che è rosso…come la mela? Scusi, ma lei è davvero matto da legare!”
“Lei ha letto ‘Misery non deve morire?” chiese arrogante Dexter.
“Mi sta dicendo che è sua intenzione uccidere Stephen King?” e a stento l’avvocato cercò di frenare una sonora risata.
“Non proprio, ma c’è una specie di scrittrice, sul web ci sono dei siti in cui ognuno può pubblicare storie”
“Arrivi al sodo Dexter!” il legale si stava preoccupando.
“Questa autrice ha ucciso un protagonista…così facendo ha messo fine alla serie, niente più storielle, niente per cui valga la pena vivere” Dexter divenne serio.
“Sta dicendo che se questa autrice avesse proseguito con la serie o storielle come le chiama lei, non si sarebbe vendicato di nessuno?” il procuratore restò a dir poco allibito “Lei è davvero matto!”
Pochi istanti dopo tutti gli allarmi dei monitor a cui era attaccato Dexter cominciarono a suonare, forse per lui era arrivato il momento di dire addio al mondo.

FINE.
 
Angolino musicale: Ed eccoci arrivati alla fine; come sempre voglio ringraziare tutti i lettori e coloro che hanno inserito la storia in una delle liste.
Un ringraziamento speciale va ai recensori: Furia, Summer e Claddaghring (spero di avere presto tue notizie…) e ovviamente alla mia mitica Beta Maty.
Vi lascio con un arrivederci, alla prossima ‘puntata’…
Un abbraccio forte.
ChiaraBJ.

Alok, Bruno Martini feat. Zeeba ‘Hear Me Now’ (ora riesci a sentirmi)
Per ascoltarla: https://www.youtube.com/watch?v=JVpTp8IHdEg
Se ora riesci a sentirmi So che diventerai più forte Quando diventerai vecchio Non alzare le spalle e basta Le cose non sono semplici Ora credi in me Le luci ti guideranno Se ora riesci a sentirmi Tutte le paure svaniranno Se ora riesci a sentirmi Lascia stare le scuse Fai parlare la tua testa Non lasciar correre Non hai sempre ragione Le cose non sono semplici Ora credi in me Non imparare a tue spese Lascia che ti mostri come fare Le luci ti guideranno

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