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di Never_alone20206
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Prologo ***
Capitolo 2: *** Accetti? ***
Capitolo 3: *** E adesso cosa farai, Rin ? ***
Capitolo 4: *** Buonanotte Sesshomaru ***
Capitolo 5: *** Sono fottuta ***
Capitolo 6: *** Renditi presentabile, ti vengo a prendere alle 8 ***
Capitolo 7: *** Cena di famiglia ***



Capitolo 1
*** Prologo ***


“Signor Akio, ve l’ho già detto. Ci dia ancora due giorni”
“Yoshida, mi sono stufato, ogni mese è sempre la stessa storia”

Questa non era altro che la solita conversazione di fine mese. Vi starete domandando il perché e il significato di ''sempre la stessa storia”. E come biasimarvi? Io stessa avevo smesso di comprendere la situazione in cui mi trovavo, ormai, da mesi. Il signor Akio non era che il proprietario dell’alloggio abitato da me e dai miei due fratelli. Ci eravamo trasferiti un anno fa, dopo la morte di nostra madre. Ad sincera, ma proprio sincera, la vita che stavo conducendo in questo momento era lontana da quella che desideravo. Non mi sarei mai aspettata di lasciare i miei studi a favore del lavoro. Nonostante io non sia la più grande, ero sempre stata l'unica a portare soldi in casa. Non mi ero nemmeno mai aspettata di faticare per arrivare a fine mese e sentire, di conseguenza, sempre le stesse lamentele. Ma eccomi qua, in ritardo a lavoro, mentre mi ritrovo a discutere con il signor Akio.

“ Come se non bastasse vedo ogni giorno quel furfante e scansafatiche di tuo fratello a giocare a quei stupidi giochi d’azzardo”

Portarmi una mano verso la fronte diventò, da tempo, un gesto involontario per mostrare il mio imbarazzo. Nonostante Haru fosse il maggiore, finiva sempre per cacciarsi nei guai. E indovinate a chi toccava tirarlo fuori ? Ovviamente alla povera sottoscritta.

“Signor Akio, mi dispiace tanto. Oggi parlerò col capo e gli chiederò di anticiparmi una parte di stipendio “

Sputai tutte le parole velocemente e iniziai a correre per prendere il pullman, rischiai anche di perdere la vita nel frattempo. Essere maldestra faceva parte dei miei pregi, praticamente, da quando ero nata.

“Sei avvisata Yoshida, ti lascio due giorni. Non di più “

Ero sicura il signor Harada mi avrebbe uccisa questa volta, essere licenziata sarebbe stato il minimo. Correre con i tacchi  in confronto alle discussioni con il signor Akio era diventato un gioco da ragazzi. Cavolo ,cavolo,CAVOLO! Il pullman stava arrivando. Stavo perdendo l'unico mezzo che avrebbe potuto assicurarmi la salvezza. Essere licenziata equivaleva a non pagare l'affitto.
Dai Rin, ancora un po', corri.

“Sì ,i-io ...ci sono “

Le mie parole furono sputate fuori in un sibilo, rilasciai un lungo sospiro mentre mi appoggiavo con una mano alle porte appena aperte e l'altra sul ginocchio sinistro.

“Yoshida, anche oggi di corsa?“

Guardai com gentilezza Zero, l'autista del quartiere.

“Come al solito “

Dopo essere riuscita a salire gli scalini senza morire, mi accomodai sulla prima che riuscì a vedere. Questa giornata mi sapeva di disastro.

***************

“Sei in ritardo di nuovo Yoshida, che dovrei fare con te ? “

Il mio sforzo si dimostrò inutile. Harada si stava arrabbiando di nuovo e adesso la sua vena sulla fronte rischiava di scoppiare solo e unicamente per colpa mia.

“Mi dispiace, non succederà più”

Potevo giurare di aver visto del fumo uscire dalle sue narici, la mia immaginazione era sempre stata inquietante, ma questa volta mi stupì. Mi invitò con un cenno a cambiarmi, anche oggi me l’ero scampata per un pelo. I camerini erano vuoti e freddi. Appena finì di indossare il grembiule mi affrettai a farmi una bella coda lasciando, però, qualche ciuffo qua e là a ricadermi lungo il volto.
Prima di uscire dalla stanza mi guardai allo specchio, non potevo fare a meno di notare la mia somiglianza con un polipo. Appena chiusa la porta percepì un'aura maligna dietro di me che mi fece rimanere intirizzita.

“Rin ,ma dove ti sei cacciata fino ad adesso? Mi dovevi aiutare a preparare il tavolo per il cliente speciale”

Mi voltai a rallentatore trovandomi di fronte una piccola e minuta Natsume con un'espressione alterata e rossa. Solitamente aveva un aspetto angelico, anche se, in questo momento, potevo giurare che quelle a posto capelli fossero serpi. Lei fu la prima persona in assoluto che io avevo conosciuto in questo ristorante, la prima con con la quale ero riuscita a comunicare e a stringere amicizia.

“Scusami Natsume, ho litigato per l'ennesima volta con il signor Akio “

Sospirai scocciata.

“Ancora il vecchio ? Ma quando si opera quella verruca e quel neo colmo di peli ? “

La sua espressione disgustata mi fece quasi ridere, ma preferì evitare.

“Evitiamo questo argomento, è nauseante”

“Bene, allora finisci di portare le posate e i bicchieri, mancano solo questi”

Mi indicò la porta e io iniziai a darmi da fare. La sala era piena come al suo solito. Questo voleva direi che avrei dovuto, necessariamente, ma citare di rompere o distruggere qualsiasi oggetto. Lo speravo con tutta me stessa.
Portai il carrello che Natsume mi aveva consegnato amorevolmente attimi prima prestando attenzione anche al minimo spostamento d'aria. Sul tavolo trovai un vino eccessivamente caro che, magari vendendo un organo, sarei riuscita a permettermi. A quanto pare il nostro "cliente speciale" era qualcuno di molto importante, altrimenti non mi spiegavo l’agitazione della mia collega.

“Pssstt...ehi tu”

Mi guardai attorno spaventata, intenta a comprendere l'origine di quel sussurro, non trovandoci però nessuno. Oh Kami! Ora sentivo pure le voci.

“Ehi tu, ragazzina “

Mi sentì chiamare di nuovo. Okey, o stavo morendo o avevo ingerito qualcosa di scaduto sta mattina a colazione .

“Per tutti i santi, sono qua “

Finalmente riuscì a comprendere che la fonte di quella voce fosse una persona fatta di carne e di ossa.
Si trattava precisamente di una donna seduta a due tavoli dalla finestra. E non di una qualsiasi donna! Ma di Izayoi Taisho, madre del stimato Sesshomaru Taisho, nonché uno degli uomini più ricchi del intero Giappone. Grazie alle mie capacità da stalker l’avevo riconosciuta, direi, in fretta. Sesshomaru Taisho era stato nominato l'uomo più bello e desiderato di tutto il paese, inoltre era ben noto quanto amasse divertirsi, in particolare con le modelle. Nonostante i suoi venticinque anni non si era mai mostrato insieme ad "una fidanzata" ufficiale.

“M-mi dica “

Mi ritrovai a proferire ogni sillaba come se fossi stata appena risvegliata da un sogno.

“Ascoltami bene “

Aveva metà viso celato dietro al menù e uno sguardo, assottigliato, che faceva paura.

“Mio figlio sta per arrivare, desidero che questo pranzo proceda al meglio, intesi? E' molto importante. Devo fidanzarlo e, se qualcosa dovesse andare storto, tu perderai il tuo posto di lavoro”

Non ebbi neanche il tempo di rispondere, fui interrotta molto prima da  un’agitata Natsume.

“Rin, muoviti, sono arrivati”

Ero leggermente scossa, in uno stato di visibile  di confusione. Da ubriaca me la sarei cavata decisamente meglio. Natsume, notando la mia fulminea trasformazione in un’ameba, mi spostò di lato, finendo di apparecchiare.
Izayoi Taisho mi stava ignorando come se la conversazione avuta prima fosse stata solo il frutto della mia immaginazione. Sbaglio o si trovava qua per spiare il figlio? Però ... era così bella. Il viso pallido dotato di lineamenti fini incorniciato da lunghi e neri capelli mi metteva quasi a disagio per la sua dolcezza apparente. Gli occhi del medesimo colore avevano un taglio felino, mentre le labbra rosse e carnose sembravano essere in sintonia con il naso fine e all'insù. Per non parlare delle folte ciglia.

“Benvenuti signorino Taisho e signorina Yamamoto “

Mi ritrovai catapultata nella realtà grazie alla deliziosa e tesa voce di Nastume, che non faceva altro che strozzarmi con lo sguardo. Dopo un piccolo inchino mi ritirai in cucina, imbarazzata. Immersa forse un po' troppo nei miei pensieri, avevo trascurato l'arrivo del mio amato.
Dopo la colora accoglienza di Natusme decisi di portare lo stappa bottiglie. Da vicino, era ancora più bello. 

I capelli così lunghi e marmorei sembravano seta, mente i suoi occhi dorati mi parevano oro puro. Non riuscì a non fissami sulle sue meravigliose labbra, così morbide a guardarle, così sensuali, così ... smettila Rin! Muovi il sedere e vai ad aprire quella bottiglia.
Tutte le persone attorno mantenevano gli occhi fissi sulla sua figura, o meglio, tutte le donne ad essere precisa.

“Bene, io mi ritiro per portare i piatti. Rin, versa del vino “

Oh, avrei versato volentieri del vino, ma in testa a quella vipera della Yamamoto. Erano varie settimane che si stimava una relazione fra i due, ma io non riuscivo ad accettarlo. LUI ERA MIO . I miei poster in camera lo dimostravano.

“Beh Sesshomaru, che ne pensi della nostra presupposta relazione?”

Non riuscì fare a meno di attendere la risposta a mia volta. Versai lentamente il vino, curiosa di sapere di più.

“Nulla “

La risposta secca mi fece salire un brivido lungo la schiena. La sua voce era così...fredda. Non esprimeva alcuna emozione. Se avessi avuto gli occhi chiusi avrei immaginato di trovarmi vicino ad un ghiacciaio.
Lo scrutai per due secondi, giusto il tempo per osservare la sua posizione sulla sedia. Braccia incrociate al petto e sguardo annoiato. Indossava un paio di pantaloni grigi e una maglia bianca che mettevano in mostra il fisico da Adone che si ritrovava.

“Direi che possiamo rendere felici tutti “

Il sorriso malizioso di Kagura Yamamoto mi irritò più del dovuto.

 “Ovviamente, a meno che tu non abbia già qualcuno”

In entrambi i casi io sarei rimasta sempre, è solo, con dei bellissimi poster attaccati all’armadio.

“In realtà sì”

La saliva quasi mi andò di traverso, Kagura stava per perdere i sensi, credo per la sorpresa e Izayoi sicuramente stava bestemmiando. 

“Chi ? “

Notai l’arrivo di Natsume di lato a me, mi stava osservando preoccupata. Ecco, forse ero troppo partecipe in questa conversazione.

“Rin tesoro, aspettavo un tuo saluto, non stare in disparte “

Le parole del playboy mi risuonarono nel timpano manco fossero una videocassetta rotta.

“CHE COSA?”
...

...

...

...

Tralasciando il coro delle due donne, stavo assolutamente per svenire, e non era a causa di un calo di zuccheri.
SESSHOMARU TAISHO, IL DIO DEL SESSO, AVEVA APPENA DETTO CHE SI STAVA FREQUENTANDO CON ME!!!
Improvvisamente ebbi la sensazione di aver preso un palo in pieno e che questo fosse uno dei miei soliti sogni erotici su Taisho. Aspettate...da quanto è che ci frequentavamo? E perché si stava alzando? E perché si stava avvicinando? E perché mi stava prendendo il viso fra le sue fantastiche mani? E perché il suo volto privo di imperfezioni era così vicino al mio ? E perché l'uomo più desiderato di tutto il Giappone mi stava baciando ? 
Cosa diavolo stava succedendo ?


Angolo autore : Irroratemi con le vostre recensioni, voi che avete avuto la pazienza per leggere un capitolo del genere. Eh niente, ho provato a correggere un po’ il capitolo e fortunatamente mi sembra più decente. Kissini a tutti voi che mi seguite, vi ringrazio molto.

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Capitolo 2
*** Accetti? ***


Per tutti i Kami! Vi prego, se sto sognando non svegliatemi. Neanche nelle mie migliori fantasie riuscirei ad immaginarmi una tale morbidezza, ma usa il burro cacao?
Oh, allora, ricapitolando: sta mattina la giornata era iniziata come al suo solito, sempre gli stessi e quotidiani problemi, sempre i medesimi ritardi, solita Natsume che mi massacrava con lo sguardo. Non riuscivo a comprendere che cosa io avessi fatto di diverso, che  cosa io avessi combinato per guadagnarmi, avere un bacio da Sesshomaru Taisho. E non un bacio ordinario, ma IL bacio. 
Stavo per avere un mancamento per via di questo buonissimo profumo che mi inebriava dolcemente l’olfatto. A riportarmi con i piedi saldi a terra fu il rumore della sedia di Kagura Yamomoto che veniva sbattuta, brutalmente a terra, mentre si alzava in piedi. 
Credo stesse cercando di controllarsi e di trattenere le imprecazioni per non provocare uno scandalo. Probabilmente l'attenzione dei clienti era stata già attirata. Il bel fusto, dal suo canto, iniziò a separarsi gradualmente da me. Direi con talmente tanta lentezza da mortificarmi. E adesso ?
 
“A quanto pare non siamo fatti per stare insieme”
 
Il commetto sarcastico della bellissima Yamamoto fu pronunciato con gli occhi, cremisi, inchiodati sulla figura di Sesshomaru Taisho.
Non mi azzardai a guardare nessuna delle tre figure che mi affiancavano. Il mio viso era più rosso di un pomodoro, bruciava, avevo bisogno di aria fresca. Mi sentivo frastornata, travolta dalla situazione, non sapevo nemmeno cosa dire.
Deduco che nemmeno Natsume sapesse come reagire effettivamente, dato il suo silenzio tombale causato, presumibilmente, dallo shock o ,presumibilmente, dalla mancanza di parole. A quanto riguardava l'accompagnatrice di Taisho, pareva stesse morendo dalla voglia di andarsene.
 
“A quanto pare”
 
Mentre la voce di Sesshomaru mi cullava, il suo braccio destro si precipitò ad insinuarsi dietro al mio collo, fino a raggiungere, con decisione, la mia vita. Fui colta da un brusco, e piacevole, tremolio lungo la colonna vertebrale.
 
“Credo che la mia presenza qua non abbia più un senso”
 
Kagura non tardò ad acchiappare la sua borsa. Rilasciò un sospiro dalle labbra tinte e si passò una mano fra i capelli.
 
 “Allora ci vediamo a lavoro” 
 
Distogliendo lo sguardo, la donna ci sorpassò, ma non senza sfiorami delicatamente la spalla, un tocco appena percettibile.
Rimasi ferma, con lo sguardo dritto  sulla sua schiena finché la sua figura non sparì, interamente, dalla mia visuale. Qualche secondo dopo, Sesshomaru si staccò da me, con irruenza. Senza proferire una singola sillaba, lasciò i soldi per la bottiglia di vino sul tavolo e si avviò, a sua volta, verso l'uscita ignorando, completamente, le occhiatacce intrigate che i clienti gli rivolgevano.
 
“Rin…cosa diamine è appena successo?” 
 
La voce sconvolta di Natsume mi risvegliò, mi ero pietrificata.
WAIT A MOMENT!
Il Dio de sesso mi aveva appena baciata senza conoscermi, e per giunta senza darmi alcuna sorta di spiegazione. 
Mi dimenticai di replicare alla mia povera compagna. Iniziai a correre come non mai per pedinare e raggiungere l'uomo che, fino a esattamente due minuti fa, mi aveva presentata come la ragazza che lui stava frequentando,ufficialmente.
 
“Ehi ... aspetta”
 
Gli urlai dietro come una demente scappata dal manicomio più vicino. La mia voce echeggiò nel parcheggio, mentre finalmente riuscivo ad aggrapparmi ad una sua spalla per fermarlo.
 
“C-cosa cavolo è appena successo?”
 
Cercai di riprendermi tra un respiro e l’altro. Il suo volto a prima vista pareva rilassato, mentre io mi trattenevo, al ricordo, di non arrossire.
Gli occhi gli si inchiodarono al dorso della mia mano che lo stava ancora bloccando.
La tolsi, istintivamente, come se mi fossi appena scottata con l’acqua bollente.
 
“Perché mi hai ...mi hai ...hai capito “ 
 
Balbettai imbarazzata, come un’adolescente in piena crisi ormonale, grattandomi la nuca.
 
Perché ti ho baciata?”
 
Completò la frase per me con un sorriso derisorio. La sua voce indifferente quasi mi ferì.
 
“S-si “
 
Diamine Rin, smettila di balbettare!
 
“Semplicemente”
 
Si avvicinò alla macchina con passo felpato. Sfiorò la maniglia della porta, e io non riuscì ad ignorare la differenza d’altezza fra me e lui.
 
Perché mi andava”
 
E mente lui andava via per la sua strada senza degnarmi di un’ultima attenzione, io mi sarei portata l’immagine del suo volto impassibile per tutto il resto della giornata.
 
*****
 
“Yoshida, fino ad oggi ho sempre di tutto per tenerti qua, ma sei impossibile. Combini sempre guai”
 
E questo era ciò che pensava Harada, ormai, da un po’.
Mi stava avvisando, indirettamente, che a breve sarei stata licenziata senza pietà. Dopo aver inseguito Taisho e lasciato Natsume da sola, Harada si era definitivamente rotto le scatole.
Eppure nonostante la mia quotidianità  stesse andando a rotoli, la mia mente era completamente persa a pensare all’avvenimento di prima. Provavo astio, avrei ucciso volentieri quello sbruffone di Taisho, come si era permesso? Che spiegazione era "perché mi andava "? Poi con quella faccia che sprizzava disinteresse da ogni poro, mentre io mi stavo torturando, da sola, con questo tutt'ora.
Rin Yoshida la tua vita sta andando a prendersi una vacanza, nemmeno lei ti sopporta più.
 
“Yoshida”
 
L’ennesimo sbraito del mio capo sembra far funzionare le mie sinapsi.
 
“Mi sono stufato, da oggi hai smesso di lavorare in questo ristorante”
 
Abbandonò i camerini, ma non prima di sbattersi, con veemenza, alle spalle la porta.
Diavolo! Perché non avevo detto nulla? E adesso? Come farò a mantenere altre due persone oltre me stessa? Come farò a pagare l'affitto il prossimo mese? Brava Rin, mentre il colpevole di tutto questo casino si stava divertendo con chissà che celebrità, tu stavi per essere buttata fuori di casa! Veramente, sei fantastica!
Perché stavo parlando con me stessa? 
 
“Rin, stai bene?”
 
Natusme mi stava guardando allarmata. Stavo per scoppiare a piangere a causa del nervosismo, ne ero certa.
 
“No Natsume, la mia vita è stata distrutta nell'arco di un'ora”
 
Appoggiai la testa fra le mani permettendo alle lacrime di venire a galla. La piccola ragazza accanto a me mi accolse fra le sue calorose braccia, e questo gesto mi fece ulteriormente frignare.
 
“Harada mi ha dato metà dello stipendio che avresti dovuto ricevere questo mese. Domani mattina ti darà anche l'altra parte”
 
La guardai staccarsi lentamente, la sensazione di vomito mi stava distruggendo lo stomaco.
Un mese. Avevo esattamente un mese a disposizione per trovare un altro lavoro. Era fattibile, vero? Certo che era fattibile.
 
“Avanti Rin, tu sei forte. Cercherò di aiutarti con quello che posso”
 
La mano di Natsume continuava ad accarezzare la mia delicatamente. Annuì senza forze e, con un animo scoraggiato, mi tolsi il grembiule.
La giornata non è ancora finita.
 
*********
 
Il tempo fuori rispecchiava perfettamente il mio stato d'animo. Nuvole, vento e umidità ovunque. Ringraziai i Kami per non essermi truccata, altrimenti, ora, invece di Rin Yoshida adesso sarei stata Panda Yoshida. Nuova specie di ...di qualcosa. La città era meno affollata del solito, così come anche il mio quartiere che sembrava addirittura abbandonato. La mia attenzione venne catturata da dei vaghi suoni, simili a lamentele. Mi accorsi che si trattava esattamente del vincolo che affiancava casa nostra. 
 
“Hai una settimana Yoshida” 
 
Prima di voltare l’angolo, iniziai a pregare sperando di aver sentito male, sperando che fosse tutto uno scherzo, e che una volta arrivata in quella stradina non ci sarebbe stato nessuno, se non me e me stessa.
Kami, vi prego, ditemi che ho capito male! Ditemi che in realtà, il cognome, che era stato sputato fuori con così tanta aggressività dalla bocca di quel uomo, non fosse il mio. Ditemi che mi stavo confondendo per la dura giornata.
L'ultimo pezzo mancate per una avere, definitivamente, una vita schifosa era scoprire che la persona in questione non fosse altro che quel tonto di mio fratello, come al solito.
 
“Non vorrei sporcarmi le mani col tuo sangue viscido”
 
 Sentì l’aria muoversi. Un calcio era stato tirato, con talmente tanta violenza che la vittima rilasciò dei suoni soffocati, delle lamentele appena percepibili, ma colme del dolore provato.
Poi ci fu solo il rumore di passi scanditi, passi che si allontanavano. Il mio cuore si frantumò, sapevo che, superato quel dannato angolo, avrei visto, accasciato a terra, mio fratello maggiore Haru.
Percepì un altro debole gemito e poi solo il suono assordante di un'automobile che si allontanava. Decisi di uscire allo scoperto, terrorizzata.
 
“Oh Haru”mormorai tutta tremolante, mentre il mio sguardo vagava su di lui per notare le pessime condizioni.
 
Labbro inferiore gonfio e probabilmente spaccato, un bel livido sulla guancia destra che col tempo sarebbe peggiorato e sicuramente un altro sul addome.
 
“Vieni”
 
Lo aiutai ad alzarsi con fatica. Il suo peso era nettamente superiore al mio. L’avrei strozzato con le mie mani se solo non fosse stato ridotto così male.
 
“Cos'hai combinato questa volta?”
 
Gli stavo ormai avvolgendo il braccio sinistro attorno al mio collo quando la domanda mi uscì spontanea dalle labbra. Ci fu un attimo di silenzio straziate, sembrava in difficoltà, non tanto per i colpi ricevuti, non sapeva cosa rispondermi senza farmi incazzare.
 
“Nulla di c...”
 
Non riuscì nemmeno a finire la frase. 
 
“HARU! Smettila di mentirmi, so bene che si tratta dei tuoi soliti debiti. La situazione non promette nulla di buono. Quanto?”
 
La nota severa con cui pronunciai quelle parole lo fece rabbrividire. Le sue sopracciglia aggrottate non erano proprio un buon segno. Mi preparai emotivamente al peggio. Immaginavo si trattasse di una somma che io non sarei stata in grado di procurare.
Di conseguenza Rin, cosa farai? Sembra che la vita abbia deciso di mettermi duramente alla prova, una prova che non sarei riuscita a superare. Deglutisco sotto il peso di mio fratello diventato, ormai, insopportabile.
 
“Cinque milioni di yen*”
 
Il suo fu un sussurro leggero, talmente basso che, per un attimo, pensavo di averlo immaginato. Sbiancai bruscamente, come se qualcuno mi avesse appena tirato un pugno in faccia.
Due colpi in un giorno solo. Cinque milioni di yen! Nemmeno a vendere un organo si riusciva a raccogliere così tanti soldi! Non sapevo se arrabbiarmi o se piangere, o se fare tutte e due le cose.
Decisi di tacere e non controbattere. Litigare, adesso, non avrebbe portato a nulla. Per tutto il tragitto verso casa nessuno aprì bocca. Una volta arrivati feci accomodare Haru sul divano in salotto. In ospedale non si poteva andare, non avrei saputo che spiegazione dare, come giustificare le pietose condizioni in cui si trovava? Mi sentivo, inoltre, stanchissima, tanto da mettermi a dormire e non svegliarmi più.
 
“Rin”
 
Il suono del mio nome, pronunciato in un sibilo, mi ricordò, improvvisamente, di Tomoe, nonché mio fratello minore. Sul suo volto c’era un velo di preoccupazione misto alla paura. La sua attenzione si focalizzò sulle ferite visibili di Haru.
 
“Tomoe, sei pregato di stare in camera.Ti spiegherò tutto dopo”
 
Il ragazzo abbandonò la stanza senza più pormi alcuna domanda e io non potevo fare a meno di sospirare e di essergli grata.
In bagno riuscì a trovare il disinfettate e delle garze, c’era anche del ghiaccio in cucina.
In salotto si sentivano in continuazione le lamentele del povero ferito che avrei voluto, se solo avessi avuto la possibilità, strozzare con le mie mani.
 
“Togliti la maglia”
 
L'enorme ematoma sull'addome mi fece spalancare la bocca. Era ancora un po' rosso, ma la sua grandezza aveva superato ogni mia aspettativa. Si distese lungo tutto il divano, mentre io tentavo di posargli il ghiaccio lentamente, cercando di procurargli il minimo dolore. 
Gli disinfettai il labbro e il sopracciglio con premura, quasi avessi paura di frantumargli in viso. Una volta pulito il sangue, mi assicurai che il suo naso fosse a posto, insomma, che non fosse rotto. 
Mi adagiai, finalmente, accanto a lui, esausta e con il volto fra le mani.
 
“ Rin…non piangere”
 
Haru tentò di confortarmi. Allungò una mano iniziando così ad accarezzarmi i capelli amorevolmente, poi passò alla guancia dove mi asciugò una lacrima involontaria. Stavo per crollare.
 
“Haru, sono stata licenziata”
 
Feci una pausa per rimettermi i pensieri in sesto.
 
“Come farò a pagare un debito del genere?” 
 
La disperazione mi spezzò la voce in gola. Volevo sotterrarmi.
 
“Tu non hai nulla a che fare con questo problema”
 
Il suo sussurro dolorante mi fece venir voglia di prenderlo a scarpate. Ero talmente nervosa che gli avrei spaccato, volentieri, di nuovo la faccia.
“Ne parliamo domani “
 
Fu l’unica cosa che riuscì a dire, ormai troppo stanca e affranta. Ne avevo abbastanza per una sola giornata.
Haru annuì per poi abbandonarsi alle braccia di Morfeo qualche secondo più tardi. Si stava addormentando sullo scomodo divano. Afferrai una coperta per coprirlo.
Dopo un'ultima occhiata al suo volto finalmente arrivai in camera, finalmente sentì sulla pelle la morbidezza del mio letto.
Finalmente potevo abbandonarmi al mondo dei sogni.
 
******
 
“ Harada ha lasciato i soldi a me”.
 
Natusme aveva impresso sul volto un’espressione amareggiata, dispiaciuta. 
Dopo essermi lasciata andare sul materasso, iniziai a pensare ad una marea di soluzioni per pagare il debito di Haru. In parole povere, non avevo chiuso occhio tutta la notte. La cosa che mi innervosì di più fu la mia stessa mente, costantemente col pensiero rivolto a quel bastardo che mi aveva, in parte, rovinato la vita, invece di dedicarsi completamente a questo problema.
Poi mi alzai. Non avrei resistito un minuto in più in quella stanza. Inoltre avrei dovuto prendere l’altra metà dello stipendio.
 
“Grazie Natsume”
 
Dopo averla ringraziata con un filo di voce, la piccola figura mi salutò con un lungo e confrontante abbraccio. Me ne andai fra i suoi soliti “stai attenta” “chiamami se hai bisogno”. 
Fuori dal ristorante c’era una brezza primaverile, fresca che sapeva di fiori di ciliegio. Mi lasciai cullare i capelli da quel venticello, ribaltati qualche secondo dopo sulle mie spalle.
 
“Rin Yoshida”
 
Trasalì al suono di quella voce che, in parte, riconoscevo. O almeno credevo di averla già sentita prima. Mi girai per poi pentirmene, esattamente, subito dopo. Izayoi Taisho, l’ultima persona che avrei voluto incontrare, si trovava di fronte a me in tutta la sua bellezza.
Iniziai a sentirmi colma di rabbia, di frustrazione, stavo decisamente per imprecare. Aggrottai le sopracciglia, mantenni la calma e, dopo un lungo respiro, mi diressi per la mia strada, ignorandola.
 
“Ragazzina aspettami” mi ordinò la madre del uomo più bello che abbia mai visto in tutta la mia vita.
Rin smettila di fargli i complimenti. Non fermarti, non fermarti, non considerarla.
 
“Ho detto di aspettarmi” ribadì nuovamente rincorrendomi.
 
“E perché dovrei farlo? Per colpa di vostro figlio ho perso il lavoro, tra l'altro nel peggior momento della mia vita”
 
Mi fermai di colpo provocando un sussulto ad Izayoi Taisho che quasi mi venne addosso.
 
“Avresti dovuto colpirlo “
 
La semplicità con cui mi rispose mi fece venir voglia di abbandonarla là, di non ascoltarla più, di andarmene.
 
“Io? Una ragazza insignificante colpire il famoso Sesshomaru Taisho?” 
 
Risposi con sarcasmo, ma questo non sembrò scalfirla minimamente. Mi sembrava una donna testarda a primo impatto, fastidiosa, persuasiva. 
Mi schiarì la voce intenta a proseguire di fronte al suo silenzio.
 
“Il mio capo mi avrebbe uccisa direttamente”
 
Ero convinta che fra qualche attimo avrei avuto un attacco di rabbia. Sarei esplosa a breve, e io non esplodo mai, io sono la persona più gentile e tranquilla al mondo.
 
“Potresti farlo. Così come io potrei darti tutti i soldi di cui hai bisogno”
 
Sul suo viso si instaurò una sorta di malizia. Il suo sguardo agghiacciante mi scrutava con interesse in attesa di una mia risposta. Questa donna era strana quanto bella.
 
“C-cosa intende?” balbettai confusa. 
 
“Ti ho sentito parlare con quella ragazza prima”
 
La mia curiosità era alle stelle. Izayoi Taisho era decisamente stramba. Oltre ad aver spiato il figlio ieri, ora aveva pure origliato la mia discussione con Natsume. Mesi fa, quando vidi la prima volta una foto con la famiglia Taisho, provai invidia. Invidia per la loro ricchezza, per la loro bellezza, per tutto quello che possedevano. Adesso, beh, non sentivo più nulla di tutto ciò. Apparentemente non erano così perfetti come volevano sembrare, anzi, direi che soffrivano di qualche disturbo mentale.
 
“Cosa saresti disposta a fare per la quantità di soldi di cui hai bisogno?”
 
Più che domanda mi sembrò un invito celato. Cosa potrei fare per aiutare mio fratello?
 
“Qualsiasi cosa” affermai convinta. Haru aveva bisogno di me, e io avrei fatto qualsiasi cosa per lui.
 
“Perfetto”
 
La vidi battere le mani, proprio come un bambino quando riceveva quello che aveva chiesto per Natale ai genitori, era contenta.
Inaspettatamente mi prese per le spalle spingendomi fino panchina che distava a qualche metro dal ristorante.
 
“Di quanto hai bisogno?“
 
Si sedette di fianco a me incrociando le gambe.
Feci il lungo respiro, titubante.
 
“Cinque milioni di yen “ bisbigliai un po' insicura.
 
“Affare fatto “ mi comunicò per poi proseguire “Quello che devi fare è sedurre Sesshomaru, mio figlio”concluse serena esaminando i dintorni.
 
 Mentre lei mi sembrava molto rilassata, io quasi mi strozzai con la propria saliva. Io, sedurre Sesshomaru Taisho? 
Io.
Scoppiai a ridere fragorosamente attirando i fantastici occhi neri di Izayoi su di me. Stavo per soffocare, ve lo giuro.
 
“E' uno scherzo, vero?”
 
Mi asciugai le lacrime ai lati degli occhi con i palmi delle mani, tutto ciò perché non riuscivo a controllare la mia risata.
 
“E perché mai?”
 
Sul suo volto c’era dipinta la confusione. Lei non capiva veramente, le mancavano delle rotelle. Bastava guardarmi per capire che la sensualità non era proprio tra le mie doti. 
 
“Mio figlio non si vuole sposare, è ormai saputo in tutto il paese. Mi tocca vederlo costantemente con donne diverse, cosa che mi rende veramente triste. L'amore è qualcosa che lui non ha mai provato”
 
Finalmente mi bloccai. Con attenzione, cercai di captare ogni sua sillaba che proferiva, ero, diciamo, interessata a scoprire cose che nessuno sapeva.
 
“Non l'ho mai visto in vita mia interessarsi a qualcuno che non fosse se stesso. Sin da piccolo è stato educato a diventare l'essere che oggi è. Ha sempre esaudito i desideri di mio marito senza mai chiedere aiuto. E' visto da tutti come la persona perfetta, in grado di fare tutto da sola. Ha sempre rifiutato l'aiuto degli altri”
 
Lo sguardo di Izayoi si addolcì. Il vento scuoteva le foglie attorno a noi. Una in particolare finì nei capelli perfetti della Taisho. Scrutai ogni movimento meccanico. Le sue dita la raccolsero con un movimento grazioso, mentre le sue iridi fissavano quella foglia con disinteresse.
 
“Ma ieri, dopo che il tuo capo ha chiamato Sesshomaru per scusarsi per il tuo comportamento, l'ho visto per la prima volta divertito. L'ho visto sorridere”
 
Ero sconcertata, il suo tono melodico mi accarezzava i timpani soavemente.
Solo ora mi accorsi di aver fissato le mani di Izayoi per tutto il tempo.
 
“Voglio che tu gli faccia da segretaria. In questo modo sarà molto facile conquistarlo. Oltre i soldi di cui hai bisogno avrai un lavoro ben pagato”
 
Smettila di essere così dannatamente rassicurante, Izayoi.
 
“Che ne pensi Rin Yoshida? Accetti?”
 
 
 
 
Angolo autore : Ed ecco il secondo capitolo! Non pensavo di riuscire ad aggiornare dopo solo una settimana. Che dire? Finalmente Izayoi fa la proposta a Rin. 
Mentre stavo scrivendo il capitolo, a forza di mettere in difficoltà Rin, mi è venuto il mal di testa. Mi sento proprio in colpa! 
Spero di poter farmi perdonare nel prossimo capitolo e spero che questo sia di vostro gradimento.
Un bacione e alla prossima .
 
*cinque milioni di yen equivalgono all'incirca a 41.000 euro .

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Capitolo 3
*** E adesso cosa farai, Rin ? ***


CAPITOLO IN REVISIONE 


"I suoi capelli argentati ricadevano lungo il cuscino color panna. Il suo viso sembrava rilassato, le sue labbra erano chiuse in una linea perfettamente dritta e infine c'erano i suoi occhi color miele, chiusi. 

Le lenzuola lo coprivano fino a metà addome, lasciando intravedere il fisico scolpito e le grosse spalle. Nonostante l'aria fresca proveniente dalla finestra spalancata, sulla sua pelle diafana si potevano notare varie goccioline di sudore. Era bellissimo. Eppure c'era qualcosa che non andava. 

-Rin -

La sua voce, così dolce e contemporaneamente così bizzarra,così estranea. I suoi movimenti così eleganti erano capaci di affascinare qualsiasi donna. E infine il suo sguardo felino, così freddo e inespressivo, in grado di crearti brividi.
Con un solo movimento riesce ad attirare tutta la tua attenzione, nonostante non lo faccia apposta. La cosa non sembra infastidirlo minimamente, anzi, si sente a suo agio, probabilmente abituato sin da piccolo a queste situazioni simili.

-Buongiorno -

Accenna mentre scosta le coperte scoprendosi completamente. La vista lascia spazio a molte fantasie poco caste. Avvampare diventa inevitabile. Con un leggero spostamento di sporge verso le mie labbra, stampandomi un bacio.

-Perché...perché mi hai, insomma hai capito-

La mia risposta alla sua azione non tarda ad arrivare. Ho una sensazione di déjà vu. Il suo sorriso derisorio che adesso ha in faccia mi sembra di averlo già visto. Così come l'evidente indifferenza che posso facilmente scorgere nelle sue due gemme dorate.

-Semplicemente perché mi andava - "



-Rin, alza il culo che farai tardi -

Santa Nocciola! Quel ragazzino non dorme mai? Ogni mattina la stessa storia. Io alla sue età ero decisamente meno cheta, inoltre non ho mai terrorizzato Haru come questa piccola peste di Tomoe fa con me !
Mi porto istintivamente le mani verso il viso cercando di occultare i miei occhi alla luce invadente e abbagliante del sole. Ho la fronte imperlata di sudore, mentre il cuore sembra squarciarsi nella gabbia toracica. Cavolo! Cavolo ! Cavolo!  E' stato uno dei sogni più ambigui che io abbia mia fatto in tutta la mia vita. 

-Sorellona, una strana signora ha chiamato per dirti di non fare ritardi- mi avvisa mio fratello sulla soglia con una voce impastata dal sonno.

Aspettate! Strana signora? 
Per tutti i Kami! E' oggi! Oggi dovrò dare l'inizio al gioco di seduzione di Izayoi Taisho. 

-Che ore sono? -domando Tomoe ancora insonnolita.
-Sono le sette del mattino Rin- risponde il marmocchio con un possibile sorriso sghembo.

Stronzo! Scatto dal letto come scottata rischiando, ovviamente, di cadere almeno tre volte e, ovviamente, anche di sbattere contro il muro piuttosto che uscire dalla porta. Il pavimento freddo e levigato colpisce atrocemente in pieno i miei piedi cagionandomi un piccolo brivido lungo tutto il corpo. Una volta arrivata in bagno mi fiondo a guardare il riflesso del mio volto allo specchio. I miei bellissimi capelli lunghi e color della pece, adesso, mi arrivano poco sotto le spalle. Le guance sono leggermente scavate e ceree, gli occhi sono stanchi e ho anche delle piccole borse. 

"-Quindi accetti? -mi chiede la donna ancora con lo sguardo puntato sulla mia figura.

Per un momento nella mia mente si crea il vuoto che diventa, un'istante dopo, una confusione totale. La risposta è una sola, eppure vorrei semplicemente zittirmi per sempre. Corro così tanti rischi...oh Haru.

-Certo- affermo poco convinta senza darlo a vedere.

-Bene- dice fermandosi per qualche secondo per poi proseguire allegra- Dovremmo fare dei piccolo cambiamenti - conclude battendo le mani come scossa da un fulmine.

-Cambiamenti? -le chiedo chinando la testa di lato non cogliendo il significato delle sue parole.

-Semplice. Cambierai modo di vestire, capelli, modo di truccarti, qualsiasi cosa-"


Tre giorni. In tre giorni la mia vita è cambiata interamente. Tutto per merito di Sesshomaru Taisho, l'uomo che fino a qualche minuto fa stavo sognando. Dopo la conversazione, la donna strana ha deciso di andare a fare "shopping" e di rinnovare il mio guardaroba, inoltre mi ha obbligata a rinunciare alla mia folta chioma perché troppo all'antica per lei. 

-Rin tesoro, hai decisamente dei bei capelli...ma-dice Izayoi facendo una smorfia di disapprovazione mentre si guarda attorno alla ricerca di altri vestiti da farmi provare-Sono troppo lunghi e fuori moda- afferma con falsa gentilezza.

-E lei cosa propone, di tagliarli corti?- domando incredula e quasi sull'orlo di una crisi nervosa per l'ennesima volta.

-Esattamente cosi- ribatte con uno sguardo malizioso. 


Dovrei smettere di pensare e magari iniziare a lavarmi almeno i denti dal momento che sono già in ritardo, prima o poi brucerò l'unico neurone rimasto vivo. 

-Rin, esci dal bagno- grida Tomoe dall'altra parte della porta bussando con insistenza.

Dopo essermi truccata in modo "decente" decido di lasciare la stanza per recarmi in camera e scegliere qualche vestito per creare un "look" molto fashion. 
Kami sono così tanti! Partiamo da qualcosa di comodo, quindi niente abiti. Dunque, io direi: un paio di pantaloni neri a vita alta decisamente a zampa per camminare senza cadere, e una camicia bianca con scollo a barca per non sudare. La parte difficile consiste nella scelta delle scarpe dato che io non so usufruire dei tacchi.
E adesso? Nono posso recarmi in Compagnia e presentarmi con le adidas, tra l'altro conciata in questo modo.E va bene, vada per un sandalo nero e alto con dei listini incrociati, almeno sono sicura di mantenere il naso e i denti intatti.Guardandomi allo specchio posso dire che mi aspettavo di peggiore. 

-Rin, guarda che se non ti sbrighi farai tardi! -

Ma quella pulce non tace mai?

***********

Dopo aver afferrato la borsa a volo e dopo essere riuscita a prendere il pullman in tempo senza precipitare a terra, sono finalmente arrivata a destinazione: Taisho Company, la rinomata e maestosa azienda della famiglia Taisho. L'edificio è enorme e anche molto, anzi estremamente moderno, dotato di decine di piani. La colossale scritta ha un colore dorato con qualche sfumatura marmorea, mentre le vetrate risultano ai miei occhi infinite.
Sono un po' in ansia, quasi terrorizzata. Faccio un lungo respiro, che i miei polmoni accolgono con difficoltà e quasi con dolore. Le tempie pulsano e sono superficialmente sudate, ho la sensazione che stiano andando a fuoco. Le mie gambe procedono da sole verso la porta, tremolanti. A primo impatto rimango a bocca aperta, incredula, davanti all'evidente lusso. I volti di innumerevoli persone mi colpiscono in pieno, così come l'aria fredda ogni mattina. 

-La posso aiutare? -

Vengo risvegliata da una voce femminile alquanto irritante. Mi ricompongo tentando di apparire il meno alterata possibile e cercando di tenere a bada il mio quotidiano tic al sopracciglio.

-Ehm...buongiorno, avrei un incontro con Sesshoamaru Taisho- affermo con leggero imbarazzo notando finalmente il viso grazioso della donna.

-Lei è Rin Yoshida ? -domanda ottenendo come risposta un semplice movimento di testa.

-Io sono Sakura Ishikawa, mi segua- 

*****

"Quando arrivi mi raccomando, tenta di sembrare un po' meno goffa" 
Giuro Izayoi che ci sto provando con tutta me stessa ma è praticamente impossibile. Tutti sono così raffinati e delicati ! Mentre percorriamo i corridoi i miei occhi squadrano diversi uffici. Sono tutti forniti di una porta di vetro trasparente, che lascia intravedere tutti gli impiegati della Compagnia. Prima che possa cambiare direzione, colgo Kagura Yamamoto discutere animamene con un suo collega. Oh Kami! Mi ero fatta sfuggire questo rilevante particolare. Spero Izayoi che tu abbia una soluzione anche per questa nuova complicazione.
Automaticamente mi fisso sul colore beige delle mura finché non arriviamo alla nostra meta: l'ufficio di Sesshomaru. Questa volta l'ingresso si compone di una porta di legno nero opaco con scritto sopra il nome dell'erede dei Taisho. Sto per perdere la vita! Crollo rovinosamente nell'angoscia, mentre Sakura picchietta precisamente due volte prima di udire un gelido "Avanti" come risposta. La donna preme la maniglia per poi, in seguito, scostarsi per lasciarmi libero il passaggio.
 
-Signor Taisho è arrivata Rin Yoshida- avvisa quest'ultima per poi letteralmente abbandonarmi con la serpe.

E' giunto il momento! Varco l'uscio dirigendomi con convinzione verso la poltrona di fronte alla scrivania. Rin calmati! 
Sesshomaru dal canto suo mantiene lo sguardo rivolto verso una sfilza di documenti senza badare alla mia figura. Tossisco discretamente tentando di ottenere la sua considerazione o almeno di ricavare qualche sua reazione.

-Buongiorno signor Taisho- proferisco infine con un'ombra di rammarico.

Finalmente, con un movimento indolente, alza gli occhi accorgendosi della mia esistenza. Rimango sconvolta dall'indifferenza che spicca in quest'ultimi, sembrano vedermi per la prima volta. E' quasi impossibile dimenticare l'accaduto di tre giorni fa, vero ?

-Prego, si sieda- mi comunica indicandomi il mobile dinanzi a me. Senza tante esitazioni, eseguo il suo ordine.

-Signorina Yoshida lei ha mai svolto un lavoro simile ?- domanda eccessivamente calmo, scandendo bene le parole.

-No, è la prima volta- affermo con sincerità e con un pizzico di eccitazione. Lo vedo mettersi ulteriormente ancora più composto, mentre inizia a giocare annoiato con una penna. Mi sta osservando con falso interesse, dettaglio che non cerca di nascondere.

-Quindi lei mi sta chiedendo di assumere una persona priva di esperienza per svolgere uno dei lavori più sostanziosi in tutto il Giappone? -

Il suo sguardo felino per un breve attimo scende lungo il mio collo per poi fermarsi in seguito sulle spalle scoperte. Il tono derisorio e altezzoso mi travolge come un treno, in pieno. L'indifferenza sul suo volto è ancora più snervante, mentre il vuoto nelle due gemme dorate quasi mi rattrista. Come ci si aspettava, niente sentimenti.
E' quasi impossibile non ammirare, però, la sua bellezza spettrale. I capelli sono legati in una lunga coda, i pantaloni bianchi e semplici si abbinano perfettamente al maglioncino nero che gli calza a pennello e che mette in risalto il fisico allenato. Anche da seduto la sua risulta intimidatorio, mi sento sovrastata da questa imponenza.
 
-Esattamente così- affermo convinta accennando un sorriso sincero- Esiste sempre un inizio. Per imparare questo lavoro sono disposta a passare le notti e i giorni in questo edificio. Rappresenta l'unica opportunità che adesso ho. Se sarà necessario svolgerò le cose per conto mio, finché non saranno perfette. Cercherò sempre di dare il meglio e di essere presente. Tratterò tutto con cura e senza superficialità. Farò qualsiasi cosa sia necessario per ottenere il posto da segretaria, in fondo mi hanno raccomandata per un motivo- concludo rilassata.

Il silenzio cala. Sesshomaru Taisho sembra rifletterci, mentre la penna viene finalmente posata. Adesso sul suo viso si riesce a scorgere un piccolo ghigno, oh Kami è cosi dannamente bello!  

-Sakura provvederà a spiegarle il regolamento e i suoi vari compiti in quanto segretaria. Inizia domani - mi comunica ritornando gelido come in precedenza.

Tanto di tenere a freno le mie urla per non spaventarlo. Non ci posso credere! Sta andando meglio di quanto abbia pensato. 

-Può andare -

******

Dopo aver passato le seguenti ore a prestare attenzione a ogni parola di Sakura mi sono concessa un momento di riposo. Tutti hanno ormai abbandonato i propri uffici mentre dal mio canto ho deciso di restare a ordinare dei documenti vecchi ma alquanto importanti. Mi alzo dalla sedia con movimento brusco, è ora di andare a casa. I corridoi sono rischiarati dai vasti candelabri argentei, a quanto pare non sono ancora del tutto sola. Mentre mi avvicino alla porta del mio nuovo capo percepisco delle voci soffuse che, avanzando, diventano man mano sempre più uniformi.

-Sai amico, hai rischiato tanto con Kagura- sento improvvisamente accostandomi alla superficie di legno leggermente dischiusa.

Sbircio con precauzione ritrovandomi a squadrare Naraku Yamamoto, cugino di Kagura, che potrei presentarvelo come una figura molto importante in campo politico. A sua volta è, diciamo, un perenne donnaiolo. Al contrario di Sesshomaru è meno riservato, insomma, viene sempre avvistato in compagnia di belle donne e non tende mai ad occultare questo dettaglio "insignificante".
Non posso negare il suo fascino, sarei una bugiarda. Metto a fuoco meglio il suo aspetto: lunghi capelli neri mossi, corporatura massiccia, alto quanto Taisho e dei dannati occhi cremisi che richiamano l'inferno. Ha uno stile molto differente dal "mio futuro marito", sono abbastanza discordi fisicamente. 

-Tra l'altro non mi aspettavo che la tua nuova segretaria sia quella ragazzina- prosegue con ironia e con una punta di drammaticità- Certo, te la sei cavata direi, Kagura non ha rivelato nulla ai giornalisti e non ha fatto più domande. Credo che però non la scamperai così facilmente- afferma mantenendo il suo tono burlesco e sfoggiando un sorriso beffardo.

-Ovvero? -

Il mio cuore perde un battito. La sua voce atona cagiona una strana sensazione in me.Dannata attrazione! Intravedo il suo volto rilassato che osserva il soffitto color panna.

-Mia cugina non è stupida. Tenterà di scoprire più informazioni possibili, dal momento che non hai mai dichiarato apertamente di frequentarti con qualcuno-proferisce Naraku facendo una pausa in seguito- Perché proprio Rin Yoshida?- domanda curioso infine al suo migliore amico.

Inizio a sudare per il nervosismo, la camicia non è proprio servita. Già, vorrei sentirlo anche io.

-Per pura coincidenza e divertimento- afferma sincero e senza esitazioni.

Divertimento? Divertimento per cosa? Sento Naraku scoppiare in una fragorosa risata che colma l'intera stanza.

-Beh direi che io debba andare, alla tua nuova segretaria saranno venuti i crampi al fine di stare nascosta- sbuffa quest'ultimo con falso dispiacere.


...
...
...
...
SONO MORTA, OH KAMI, VERRO' UCCISA SENZA PIETA' ! COME PUO' ESSERE POSSIBILE? 

La porta viene spalancata interamente rivelando così ai due la mia figura minuta. Yamamoto mi esamina con attenzione liberando un sorriso malizioso, un sorriso che suscita in me preoccupazione piuttosto che il classico imbarazzo.
Non mi convince, c'è qualcosa che lo rende dubbioso. Istintivamente indietreggio scettica di due passi precisi.

-I-io ...non era mia intenzione- balbetto iniziando ad arrossire leggermente.

-Oh ma cherie, non oserei diffidare delle vostre intenzioni. Mi permetta di presentarmi, Naraku Yamamoto- afferma agguantandomi la mano sinistra per poi baciarla.

Il mio unico neurone non puo' che gridare pericolo! Questa persona non mi piace affatto.

-Rin Yoshida -sussurro deglutendo il groppo che ho in gola, mentre il mio respiro si fa più pesante. Decido poi di ritirare lentamente il mio arto, liberandomi dalla sua presa. 

-Purtroppo devo privarmi della sua presenza, spero di rivederla a breve- conclude sorpassandomi di lato e lasciandomi completamente sola con Sesshomaru il quale, sfortunatamente, mi fa segno di sedermi.

-Dunque non solo mi ritrovo con una segretaria inetta nel realizzare il suo lavoro, ma è pure indiscreta, invadente e sfacciata- mi accusa mentre incrocia le gambe e le braccia al petto per poi puntare le sue due gemme dorate sul mio volto.

Rin respira ! Ricordati di respirare !

-Perché hanno raccomandato proprio te? -mi chiede senza far trasparire alcuna emozione o pensiero. Il suo viso è completamente neutro. 

Perché ti devo sedurre per poi infilarmi fra le tue lenzuola quando io non conosco neanche il significato di "rapporto sessuale", ecco.

-Semplicemente perché sono una persona che si impegna 

Okay, forse un po' sfacciata lo sono. Le sue labbra vanno ad inarcarsi in un sogghigno crudele e arguto per quello che ho appena osato dire. Non posso fare a meno che passarmi la lingua sul labbro inferiore per l'agitazione, gesto che non passa inosservato. Lo vedo alzarsi dalla sua sedia e poggiare i pugni sulla scrivania per poi avvicinarsi lentamente al mio orecchio.

-Non mi dica signorina Yoshida, l'evento accaduto nei giorni precedenti non le è bastato- sussurra derisorio mentre un brivido mi sale lungo la spina dorsale cagionandomi una sensazione estranea.Vorrei indietreggiare con la poltrona, ma non ci riesco.


E adesso cosa farai, Rin ?



Angolo autore: Ed eccomi qua! Allora, inizio col scusarmi per la mia assenza, ma purtroppo non ho avuto né il computer né le idee chiare su come proseguire questa storia. Infatti questo capitolo non è proprio come lo desideravo io, ma sicuramente è meglio di niente.
Come potete vedere Rin si ritrova faccia a faccia con Sesshomaru e inoltre abbiamo visto Naraku, un personaggio che penso di utilizzare tanto. Che posso dire? Cercherò di impegnarmi al massimo per fare i capitoli più lunghi e cercherò anche di rendere questa storia bella.

Un bacio e alla prossima.


 

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Capitolo 4
*** Buonanotte Sesshomaru ***


CAPITOLO IN REVISIONE



"Rin sul serio, se continui cosi ti licenziano di nuovo"


Grazie Tomoe, il tuo sostegno morale è sempre d'aiuto, soprattutto la mattina quando i miei sensi omicidi sono più sviluppati del solito. Per non parlare di quando urli, mi sembri Izayoi Taisho in preda ad una delle sue crisi esistenziali dove inizia a mettere in dubbio la sua figura materna, cosa abbastanza sconcertante per alcuni, ma alquanto normale per me. Anche se, parlando onestamente, dubito che il suo problema principale siano queste crisi, io mi concentrerei particolarmente sui disturbi mentali e forse anche sulla sua ossessione di controllare la vita di tutti, inclusa la mia.
Non posso fare altro che sospirare. La vita nella Compagnia Taisho è...dura. Pensavo bastassero soltanto l'impegno e la voglia di lavorare, ma a quanto pare non è proprio così. Stare a passo con Sesshomaru è come stare a passo con un uragano. Quel uomo sta risucchiando ogni briciolo di entusiasmo si trovi nel mio corpo, mi sta lentamente trasformando in un essere apatico e privo di espressione. Non riesco a ricordare un unico istante di queste due lunghe settimane durante le quali mi abbia mai procurato un sorriso. E' sempre così irritante e composto.
Dall'altro lato ci sono stati Naraku e Kagura Yamamoto, la mia coppia di cugini preferiti. Ad essere sincera non pensavo di essere dotata di un sarcasmo così pessimo.
La verità è che sono molto peggio di Sesshomnaru. Kagura ha passato il suo tempo a tartassarmi di domande alle quali, da persona educata, ho risposto con frasi molto corte. Penso che abbia capito che, in realtà, io e il mio capo abbiamo una relazione solo e unicamente professionale. Naraku invece non ha fatto altro che invitarmi a cene e pranzi standomi attaccato peggio di una medusa. Sono quasi stanca di pronunciare continuamente sempre la stessa parola : No !
E mentre io vi sto raccontando la mia fatidica vita sono già in piedi, vestita e pronta per un viaggio d'affari molto importante. Inizio a trascinare la piccola valigetta fuori dal portone di casa dove, da almeno dieci minuti, mi attende la macchina della Compagnia Taisho che ha il compito di portarmi a Nikko, una delle città più interessanti e belle del Giappone. A detta di Izayoi questo affare è molto importante e che probabilmente ci terrà lontani da Tokyo per circa una settimana. Ovviamente non si è risparmiata certi commenti che solo a pensarci mi fanno arrossire.

"Ascolta Rin chan, ma prendi per caso la pillola ?"  mi domanda Izayoi assottigliando gli occhi e lanciandomi sguardi colmi di malizia. Involontariamente le mie guance passano da un colore pallido a uno fervido. Perché mi deve sempre mettere in imbarazzo ?
"N-no" rispondo titubante con un tono alquanto basso. Sto cercando di farle capire che la mia vita sessuale è insistente quasi quanto la sua simpatia, ma è troppo presa dal suo ingegnoso piano da notarlo.
"Mi raccomando allora, prendete le giuste precauzioni"


Ripensare a quella conversazione mi fa disperare ulteriormente.Si, ho vent'anni, ma nella mia vita ho avuto solo una relazione: la tipica relazione adolescenziale che durò due anni. Anzi, non la definirei nemmeno una relazione. Non mi ricordo molte cose anche se, in realtà, ci siamo lasciati più o meno un anno fa. Quello che voglio dire è che io non ho neanche l'uno per cento dell'esperienza sessuale che Sesshomaru Taisho ha. Non saprei fare nulla se non farlo ridere, come già successo nel suo ufficio quando mi aveva beccata ad origliare. Prima che ve lo chiediate sono semplicemente scappata per poi il giorno seguente far finta di niente, cosa che anche il mio capo fece.

"Buongiorno signorina Yoshida" mi dice una voce calda. Metto a fuoco la figura di uomo di mezza età che non è altro che l'autista del mio capo.
"Buongiorno a te Arata" rispondo accennando un sorriso sincero mentre lui inizia a prendermi la valigia di mano.
"Il signor Taisho è già a Nikko, vi sta attendendo "

*******

Il viaggio in aereo è stato molto tranquillo. Certo, si trattava di un aereo privato, quindi sarebbe stato strano essere infastidita da qualcuno. Quando scesi dall'auto istintivamente la mia bocca si spalancò. L'hotel era stupendo, ma forse la cosa che mi stupì ancora di più fu leggere il cognome del mio capo sull'enorme edificio. Non mi sarei mai permessa nella vita trascorrere una notte in questo tipo di hotel, insomma cinque stelle non te le guadagni facilmente. Di fronte a quest'ultimo c'era una fontana a raso a dir poco stupenda. Come luogo era abbastanza lontano dalla città, ma era di una bellezza unica e disarmante.

"Signorina Rin" mi sento chiamare e istintivamente rivolgo lo sguardo verso una donna. La osservo meglio per poi capire che è Sakura.
"Il signor Taisho vi attende" mi comunica facendomi segno di seguirla. Trascino i miei pochi vestiti con me per poi entrare all'interno dell'edificio che ,a sua volte, non delude affatto. Credo sia stato costruito tutto con l'oro siccome il colore predominante è ,appunto, l'oro.
Sono stanca, non posso negarlo. Vorrei unicamente farmi una doccia e finire fra le braccia di Morfeo, cosa che non succederà a detto di Sakura. Quel acido di Sesshomaru richiede la mia presenza bla, bla,bla. Chi diavolo lavora alle nove di domenica sera ? Poi Izayoi mi ha detto che sarei dovuta partire lunedì, eppure io mi ritrovo già in questo posto di lusso. 
Poso il bagaglio nella stanza indicata uscendo poi subito dopo. Seguo la mia collega in silenzio, troppo debole per intraprendere una conversazione. La scruto mentre bussa ad una porta e non posso non ripensare al mio primo giorno nella Compagnia Taisho, automaticamente sorrido. La vedo dischiudere l'oggetto in legno per poi scomparire dal mio campo visivo.

" Mi ha chiamato signor Taisho ? " 

Lo guardo. Sta indossando un accappatoio bianco quasi quanto la sua pelle. Gli occhi sono chiusi e ha un'espressione rilassata, cosa alquanto ambigua. Spesso, nonostante la neutralità che ha costantemente in viso, ha anche un pizzico di odio nello sguardo, quasi volesse pietrificare tutti. 
E' bello, talmente bello quasi da farmi piangere. A volte ho pensato a quanto sarebbe piacevole abbandonarsi fra quelle braccia rassicuranti e anche a quanto sarebbe meraviglioso se la smettesse di parlare esclusivamente di lavoro. Vorrei che mi parlasse di lui.
Ha una famiglia strana, è vero. Ma oltre al contratto con Izayoi, io vorrei sinceramente conoscerlo. Conoscere quel ragazzino che è diventato uno degli uomini più potenti in questo paese e che è riuscito a farsi strada fra mille figure con il suo stesso prestigio. Improvvisamente mi sento pervasa dalla tristezza. E' impossibile, fra me e lui c'è un vuoto che non si riempirà mai, non potremmo mai essere nulla. Perché quella donna ha proposto una cosa del genere a me ?

"Avvicinati Rin " 

Repentinamente dischiude gli occhi, questa volta sono diversi. Sono lievemente lucidi, sembrano soffrenti. Esaudisco la sua richiesta e mi accosto alla poltrona su cui è seduto. Ha la fronte imperlata di sudore, così come il petto che riesco ad intravedere.

"Sembri perplessa " afferma osservandomi.
"Non capisco perché la mia partenza sia stata anticipata " rispondo sostenendo lo sguardo. Per un attimo cala il silenzio fra di noi per poi sentirlo di nuovo parlare.
"Dovrai sostituirmi nell'esposizione di un progetto " dice tranquillo mentre i miei occhi si spalancano completamente e i miei polmoni cessano fino a non respirare più. 

Rivaluto la situazione, perché dovrebbe chiedere una cosa del genere a me ? So che in queste due settimane ho acquisito tante informazioni e insomma, è merito suo se io attualmente possiedo tutte queste conoscenze. Anzi ,adesso pensandoci, non mi ha più chiesto il motivo per il quale io sia stata raccomandata come segretaria. Però non sono in grado di rappresentarlo in una cosa così importante. 
Lo osservo : ha il respiro pesate, sta sudando nonostante l'aria fresca che sta entrando dalla finestra aperta, gli manca l'odio consueto negli occhi. Con una mossa repentina gli afferro il viso e avvicino la sua fronte diafana alla mia.  

"Ha la febbre" constato per poi in seguito realizzare quello che ho appena fatto. Studia la mia reazione in un silenzio tombale. Non sembra seccato da questo mio avvicinamento. Scruto la sua mano che si va a posare delicatamente sul mio viso caldo. Impulsivamente chiudo gli occhi, in attesa che qualcosa accada, ma prima che io riesca a percepire qualcosa, la porta si spalanca.

"Rin" 

Quella voce
Quella odiosa voce 
La voce che non avrei mai voluto sentire
Perché diamine si trova qua ?!?!


Sesshomaru si scosta, adesso trovandosi ad una distanza accettabile da me. All'istante mi accorgo che il mio cuore sta battendo in modo irregolare, i miei polmoni riprendono a respirare, probabilmente sono rossa fino alle punte delle orecchie.

"Signor Yamamoto" dico girandomi pacatamente verso l'uomo che non riesco a sopportare minimamente.
"Mà cherie, ti stavo aspettando " afferma squadrandomi dalla testa ai piedi prudentemente e,ovviamente,ignorando il suo migliore amico,nonché socio in affari.
"Cadi a pennello. Dovevamo andare a cenare ma Sesshomaru a quanto pare è cagionevole di salute come avrai visto " proferisce marcando le ultime parole.
 "Vuoi tenermi compagnia tu ?" prosegue domandandomi ghignando.

Preferirei ingerire arsenico 

Sesshomaru volge lo sguardo nella mia direzione, osservandomi, forse attendendo una risposta a sua volta.

"Sarebbe un onore, ma il signor Taisho deve spiegarmi il progetto che dovrò presentare a breve" replico sperando mi lasciasse perdere.
"Hai ragione mà cherie, infondo Sesshomaru ha anticipato il tuo arrivo solo ed esclusivamente per questo " 

Il suo tono ha assunto una piega più bassa così come, adesso, nel suo sorriso posso scorgere una sfumatura di rancore.

"Buon lavoro allora" conclude abbandonando infine la stanza e lasciandoci soli.

Mi volto verso Sesshomaru, il quale ha già fra le mani la presentazione. 

"Inizia a sfogliarla, chiedi ogni tuo dubbio " mi ordina per poi cedermi il suo posto sulla poltrona. Lo scruto distratta mentre agguanta un asciugamano per poi dirigersi verso il bagno, ovviamente, senza degnarmi di un singolo sguardo.
Inizio a sfogliare il fascicolo che tratta la costruzione di un resort in una zona attualmente molto visitata da turisti. Come esposizione è molto convincente, non modificherei alcun dettaglio, neanche una singola parola. Continuo a leggere frase dopo frase, ma l'unica cosa che comprendo è che sono assente, non riesco a trovare un briciolo di concentrazione. Alcune informazioni le devo rileggere più volte, non riesco a non pensare all'accaduto di prima. Sembrava quasi necessitasse quel contatto, quella vicinanza.
So che sono ingenua, ma in quel lampo di tempo,in quell'istante sembrava una persona diversa da quella con la quale ho lavorato queste ultime due settimane della mia vita. Non l'ho mai visto mostrare un minimo di debolezza pensandoci.
Percepisco la porta del bagno aprirsi, l'agitazione inizia a prendere il sopravvento sul mio corpo.

"Hai riscontrato problemi ? " mi domanda come al suo solito con disinteresse.
"In realtà..." non concludo la frase che mi ritrovo dinanzi un Sesshomaru Taisho in tutto il suo splendore unicamente con un asciugamano che gli copre parte del bacino e gambe. Ha i capelli marmorei bagnati e legati in un coda. Le gocce sull'addome fresche scendono lentamente risaltando il fisico allenato. Attende una mia risposta mentre io mi ritrovo a dir poco innervosita.
"D-dovresti coprirti, avevi la febbre molto alta prima " affermo. Mi volto per continuare a guardare gli innumerevoli fogli che ho fra le mani. Non mi risponde, sento come apre l'armadio per, probabilmente, prendere qualcosa da vestire.

Tutto ciò è cosi anormale. Non mi sarei mai aspettata tutta questa informalità e confidenza, pare che non lo disturbi la mia presenza, come se fosse abituato a cambiarsi difronte alle persone. Sono conscia che sia andato a letto con numerose donne, ma diamine, sono la sua segretaria. Perché questo cambiamento brusco?

"Sesshomaru, perché hai scelto me come rappresentante per questo progetto ? " chiedo evitando qualsiasi contatto visuale e lasciando a mia volta la formalità da parte.Non sembra disturbato da questo piccolo particolare.
"Non avrei forse dovuto ? " mi domanda incuriosito.
"Con tutte le persone che hai a tua disposizione, ognuna delle qua..." tento di concludere la frase ma vengo interrotta.
"E' la mia decisione " conclude bloccandomi da quello che volevo dire. Guardo l'orologio che ho al polso e comprendo che è tempo di andare a letto. Si pone di fronte a me, adesso vestito con una tuta color verde smeraldo che gli si addice a perfezione.
"E' tardi, dovresti andare a riposare "dice leggendomi nel pensiero.
"Domani mattina alle otte ti voglio pronta" prosegue per poi accompagnarmi alla porta. Mi ritrovo insoddisfatta a causa di quel contatto mancato interrotto da Yamamoto. Una volta trovandomi fuori dalla sua stanza decido di fare un'ultima cosa prima di andare a dormire.

"Sesshomaru ?"  lo richiamo attirando la sua attenzione. Mi squadra forse aspettando la mia richiesta che, purtroppo, non arriverà mai. A questo punto mi alzo in punta di piedi, agguantandogli il viso per poi abbassarlo fino all'altezza delle mie labbra. Gli stampo un bacio sulla fronte infine voltandomi e andando verso la mia camera.

"La febbre è diminuita, buonanotte Sesshomaru " 



Angolo mio: Seraaa !!! Come state?? Oddio, non ci credo ancora di aver trovato le forze per continuare questa storia .
Sul serio sono troppo contenta !! La verità è che non riuscivo né a trovare idee né a trovare il tempo per proseguire la fan fiction. Forse non è il capitolo migliore, ma dio la sto continuando.
Finalmente vediamo un cambiamento nel rapporto fra Rin e Sesshi che, purtroppo,non è causato da una cosa positiva. Non dico più niente. Alla prossimaaa!!

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Capitolo 5
*** Sono fottuta ***



CAPITOLO IN REVISIONE 



"Rin-chan non devi arrivare in ritardo, mio figlio adora la puntualità e purtroppo questa non fa parte dei tuoi pochi pregi"


Avanti Rin, riempi i polmoni di quest'aria che sa di mandorle dolci, fingi di non aver sentito, tenta di non urlare svegliando ospiti e personale incluso,calmati.
Non è così male in fondo, Izayoi ti ha solamente svegliato due ore prima del dovuto, due ore durante le quali  avresti potuto sognare il tuo capo imperlato di gocce di acqua provenienti da una doccia calda.
Sospiro involontariamente mentre la voglia di imprecare si sta impossessando delle mie corde vocali.

"...e mi raccomando cerca di non ferirti nel bosco, con la tua imbranataggine potresti perdere un arto. Ci sentiamo sta sera, un bacino !!"

Il mio cervello sta rielaborando l'ultima frase proferita dalla signora Taisho che risulta alquanto incomprensibile ai i miei neuroni. 
Ovviamente i miei due neuroni,come me del resto, non sono mattutini.Ha accennato qualcosa riguardo un bosco, cosa che potrebbe voler dire una passeggiata in natura. Non capisco la sua preoccupazione, io adoro il fango e gli alberi, soprattutto quando si trovano nello stesso luogo.
Va bene, lo ammetto, quello che ho appena detto non ha alcun senso. Intendo che adoro stare all'aperto, lontana dalla vasta tecnologia che regna ovunque. Finalmente un momento di svago.
Mi alzo dal morbidissimo e accogliente letto dirigendomi poi nella stanza dinanzi all'armadio,nonché bagno. Devo assolutamente darmi una sistemata, sembro Bigfoot.

*****
"Buongiorno cherié"

Santi Kami, adesso non si può neanche uscire tranquilli dalla propria stanza senza ritrovarsi esseri bizzarri ovunque! Esseri dall'aspetto demonico, alti come una montagna e cugini di Kagura Yamamoto !
Mi giro lentamente, i miei occhi assumono un taglio felino, molto simile a quello di Sesshomaru quando uso un linguaggio un po'...ecco, scurrile. Naraku mi sta guardando con un sorriso da ebete stampato in faccia, sembra quasi forzato. 
Ha la mia stessa identica espressione di quando ero stitica e mi sforzavo più del dovuto, quando diventavo rossa e soprattutto quando avevo cinque anni. 
Non capisco perché io debba sempre incontrarlo, non voglio condividere l'aria con lui, potrei diventare una vipera. 

"Buongiorno signor Yamamoto" biascico ancora assonnata e molto irritata.
"Sei pronta per una lunga giornata? " mi domanda ghignando appoggiandosi allo stipite della mia porta che ,a proposito, dovrei chiudere.
"In realtà non so ancora in cosa consisterà la "lunga giornata" " dico gesticolando con le dita.
"Nulla di particolare. Non ci capita di venire spesso in questo piccolo angolo di terra, allora è stato deciso di fare una pausa dai nostri lavori e rilassarci un po"

Non è assolutamente una cattiva idea! Anzi, credo sia una delle poche cose belle che mi siano capitate in queste ultime settimane. Anzi, direi l'unica.

"Sei molto carina con questa tuta aderente, sai Rin?" 

Ma lui perché è ancora qua? I miei occhi sembrano scagliare fulmini, sarebbe dovuto scappare già' da un pezzo. Però ora che ci penso non ha tutti i torti. Un po' stretta è, forse troppo. Naraku continua a scrutarmi dalla testa ai piedi rendendo la situazione ancora più imbarazzante se possibile.
Spero perda qualche decimo di vista.

"La ringrazio signor Yamamoto, è molto gentile. Le posso chiedere come mai mi stava aspettando davanti la porta?" chiedo con un sorriso teso cercando di nascondere la frustrazione.
"Prima di iniziare questa piccola avventura volevo chiederti di fare colazione con me" risponde mantenendo il ghigno inquietante che si è stampato in faccia fin da quando mi ha vista uscire dalla stanza.
" E' un ordine ?" dico facendogli notare che la sua non fosse una domanda ma un'imposizione vera e propria.
"Oh cara, assolutamente no.Ma diciamo che non ho avuto ancora modo diciamo ..." fa una pausa mentre mi sforzo di non roteare gli occhi e sbuffare "...di conoscerti come vorrei "conclude rilasciando nell'aria una risata simile al suono delle unghie che graffiano una lavagna.
Okay, forse sono un po' tragica.
"Quindi approfitterò di questa giornata per scoprire quello che si nasconde dietro a quel tuo bel viso che hai Rin-chan"

Ora non sorride più mentre lo sguardo diventa sempre più pesante,intenso,quasi spaventoso. Lo guardo mentre poggia una mano sulla porta ormai chiusa, proprio sopra la mia testa mentre con l'altra cerca di prendermi una ciocca di capelli. 
Sto per scoppiare a ridere.
Rin trattieniti, dai su, fai finta che non sia così ridicolo.
Vi starete chiedendo : esistono veramente donne che trovano gesti come questi, insomma...virili, eccitanti? La risposta è, purtroppo, sì.
In ufficio oltre a dover subire la stronzaggine di Sesshomaru devo anche reggere i commenti poco casti  delle mie colleghe riguardo il mio capo e il suo socio. Diciamo che Naraku si è portato a letto parecchie donne di notevole bellezza. Come? Non si sa. Apparentemente queste frasi funzionano veramente. O forse potrebbe essere il suo aspetto? Beh, sicuramente madre natura è stata molto generosa con lui. Non posso negarlo. Ma ha un qualcosa che mi ha sempre tenuta lontano. Forse il suo metodo di approccio simile a quello dei ragazzini delle medie? Può darsi.

"Signor Yamomoto, apprezzo molto il fatto che lei mi voglia conoscere più a fondo ..." dico dopo aver fatto un lungo respiro " ...ma non sono dell'umore oggi, vorrei stare un po' da sola, ho molte cose a cui pensare. Sarà per un'altra volta" chiudo declinando l'apparente invito mentre lui abbassa entrambe le mani.
Ha uno sguardo incredulo, imbambolato. Sembra parecchio confuso.
"Capisco" dice incurvando nuovamente le labbra verso l'alto per poi proseguire" Questa volta ti lascio andare Rin, sarà per la prossima"
 
Sbaglio o sembrava quasi una minaccia ?
Si volta per andarsene, ma non prima di lanciarmi un'ultima occhiata tagliente e quasi cattiva. Questa conversazione è durata più del dovuto. 
Ho solo voglia di prendere un po' di aria fresca. Inizio a camminare senza sapere in realtà dove recarmi precisamente.
Sono così stanca. Ho quasi passato la notte in bianco. 
Non so cosa mi sia preso ieri sera. Forse sarà stato il viaggio, la stanchezza, gli ormoni che non sapevo di avere, non lo so. Ma io ho dato un bacio sulla fronte a Sesshomaru. Ho percepito una tensione che non avevo mai avvertito prima. 
Diciamo che una volta tornata in camera ho fatto molti pensierini sul mio capo. Pensierini decisamente spudorati, indecenti. Potrei essere accusata di stupro immaginario se si potesse vedere ciò che una persona ha in testa.

"Oh Rin eccoti" 

Sakura spunta da dietro le mie spalle provocandomi una sorta di infarto. Il mio cuoricino ha smesso di battere e sono quasi sicura di non star più respirando. 

" Ma Sakura sei impazzita ?" urlo cercando di riprendermi dallo spavento.

Adesso pensandoci, non vi ho mai parlato di Sakura. 
Questo adorabile tesoro è la segretaria di Kagura Yamamoto.
Grazie al suo ruolo importante all'interno della Compagnia Taisho quella vipera velenosa è costantemente in rapporto con Sesshomaru. 
E' arrivato il momento di raccontare una breve storia divertente.
Il mio capo ha sempre visto innumerevoli donne, senza mai ufficializzare alcuna relazione a detta dei giornalisti. Quando Naraku, erede della famiglia Yamamoto, decise di introdurre sua cugina nel mondo degli affari, nonché qualche mese fa, Izayoi ha visto in lei un ottimo partito per suo figlio Sesshomaru.
Evidentemente mantenere i rapporto con gli Yamamoto è estremamente importante. Non ho ancora scoperto le ragioni di tutto ciò, ma prima o poi lo saprò.
Dopo il palese rifiuto Kagura non ha mai mollato in realtà, appena ha l'occasione cerca sempre di spiccare agli occhi del mio "innamorato". 
Dal mio canto ho cercato di evitarla costantemente. Non me la sentivo più di rispondere ai suoi interrogativi. Non sapevo più che inventarmi. E soprattutto non avevo mai parlato con Sesshoamaru riguardo quello che accadde al ristorante settimane fa. Ho sempre cercato di evitare l'argomento, sono sempre scappata e lui non è mai sembrato particolarmente interessato ad avere delle risposte a sua volta. 
Nonostante la raccomandazione fosse da parte di Izayoi non mi ha mai domandato nulla.

"Scusami Rin-chan" dice fra una risata e l'altra infastidendomi ulteriormente.
"Senti, mi potresti spiegare meglio che cosa si farà oggi? "domando incuriosita cercando di scacciare le mie riflessioni.
"Certo tesoro. Faremo una bella e lunga passeggiata per i boschi. Visiteremo dei tempi e sta sera ci sarà anche un enorme falò, ci credi ?"  risponde con fervore. Potrei giurare di vedere le fiamme del fuoco nelle sue pipille.
 
Le ultime parole di Sakura si disperdono nell'aria che ci circonda. Le mie orecchie si tappano istantaneamente, i miei palmi iniziano a sudare e inizio a sentire la temperatura corporea salire.
I miei occhi puntano verso la figura che sta dietro alle sue minuscole spalle, cerco di deglutire ma non ci riesco. La tuta abbinata alla mia sembra fatta su misura, i capelli lunghi e argentati sono raccolti in una elegante treccia che gli evidenzia ancora di più i tratti del viso. Le labbra fini sono unite in una linea quasi perfettamente dritta, gli occhi esaminano con disinteresse qualsiasi cosa lo circondi. Sta aspettando che tutti finiscano di fare colazione probabilmente. 

"Rin,ma mi stai ascoltando?" 

La voce acuta che riecheggia nell'aria e che a primo impatto mi sembra un' eco mi riporta alla realtà. 
E apparentemente non solo me.
Tutti ci stanno fissando.
Mi sento, direi, alquanto osservata, ma questo non mi pesa più di tanto. 
Vorrei solo sapere se anche lui mi ha notato. E vorrei anche sapere da quando queste cose mi interessano.
Insomma, fino a ieri lo destavo o almeno così pensavo.
Certo, mi ha sempre attirato fisicamente. Ma potete farmene una colpa? 
Forse il mio subconscio ha capito che deve darsi da fare ? Che deve portare a termine il compito che mi è stato assegnato da Izayoi ?
Oh Kami, ammazzatemi .

"Scusami Sakura, non ho chiuso occhio quasi tutta la notte" rispondo omettendo la chiamata che mi è stata fatta qualche ora prima.
"Mi dispiace Rin-chan, vado a prendermi dell'acqua, ne vuoi un po'?"

Dopo aver rifiutato educatamente la proposta della mia collega cerco una poltrona per potermi riposare. Le mie gambe non reggono già più e la testa mi sta scoppiando.
Diamine, ci devono essere da qualche parte, giusto?
Ah eccola là, vai Rin, è arrivato il momento anche per te, occupala e possibilmente addormentati perché hai due occhiaie che sembrano delle pentole.
Forse non ha molto senso quello che ho appena pensato. 
Sto correndo con una velocità pari a quella di un bradipo, appena mi trovo a un metro da quello che sembra un comodo cuscino i miei timpani vengono sommersi da delle soavi note musicali e femminili.

"Buongiorno a tutti, vi ricordo che la partenza è fra cinque minuti, siete pregati di non allontanarvi dalla nostra guida e dai vostri compagni. Mi raccomando, attenetevi al programma già stabilito in precedenza"

Oh che carina, sta parlando del programma di cui io non ho mai sentito parlare. 
Di cui nessuno mi aveva detto nulla fino a una decina di secondi fa.
Si, come avrete capito la voce appartiene alla bellissima e affascinante Kagura Yamamoto.
Mi si stanno sciogliendo le ossa.
Almeno sono seduta, una gioia nella vita.

"Buongiorno Rin"

Fermi tutti.
Finalmente.
Finalmente sento la sua meravigliosa voce.
Ho le lacrime che si rifiutano di scendere.
Okay, in realtà non le ho. Sono troppo irrequieta per piangere.
Di fronte a me si presenta Sesshomaru Taisho in tutto il suo splendore. Il suo profumo mi pizzica le narici, mi ammaglia. Alzo la testa cercando con disperazione le sue iridi color miele senza trovare tanti ostacoli. Noto quasi una sfumatura di divertimento nel suo sguardo, la linea rigida delle sue labbra di trasforma in un piccolo e accennatissimo ghigno beffardo mentre si avvicina sempre di più.

"Buongiorno Sesshomaru" rispondo a mia volta sussurrando" Dormito bene? E' pronto per la passeggiata? " domando semplicemente per udire di nuovo la sua voce.
Lo osservo mentre inarca un sopracciglio. Forse perché l'ho chiamato per nome o forse perché ho fatto le due domande più stupide al mondo?
Beh, per forza la seconda.

"Rin, non abbiamo tempo da perdere in passeggiate. Devi esercitarti ad esporre il progetto" risponde trascurando la prima domanda. E' così distaccato.  
"Ma io mi sono svegliata presto per questo..." dico sull'orlo di una crisi nervosa tentando di non strapparmi capello per capello.
"Eppure di non mi sembra di aver fatto alcun riferimento alle attività che si sarebbero svolte oggi. Mi pare di averti semplicemente detto di renderti presentabile per le otto"

Mi zittisco all'istante.
Impallidisco.
Ora svengo.
Sento come il sangue ha smesso di scorrere all'interno delle mie vene. 
I miei neuroni sono diventati neutroni.
Sono morta.

"C-cioè ... i-io volevo dire che è da quando s-sono sveglia c-che ..." cerco invano di continuare la frase ma i suoi occhi si assottigliano man mano che proseguo a parlare. Sa che sto mentendo o meglio, che sto evitando di dirgli la verità  "... c-che tutti mi parlano d-di ...sì, di questa g-giornata "  diciamo che la mancanza di saliva non è molto d'aiuto. E lo sguardo indagatore e glaciale che mi sta scrutando sembra che voglia spogliarmi dai miei segreti. E' come se stesse privando a leggermi dentro " Insomma, è da quando sono sveglia che tutti parlano di questa giornata e io mi sono dimenticata di quello che mi hai detto ieri sera e quindi pensavo ...pensavo " dico tutto d'un fiato, talmente veloce che sono sicura che non solo la grammatica sia sbagliata ma che Sesshomaru non ci abbia capito un tubo. 
Anche perché non l'ho capito manco io.

"L'ho deciso ieri sera. Nessuno poteva saperlo" proferisce quasi annoiato" Seguimi" mi ordina subito dopo.

Senza spiccicare parola, cammino dietro di lui in un silenzio tombale lungo il corridoio che sembra infinito. Mille pensieri mi attraversano la mente, ho paura che possa sospettare qualcosa.
Si ferma dinanzi ad una gigantesca porta color ruggine, simile alle foglie che cadono durante l'autunno. 
Spinge le ante, trattengo il respiro fino a quando non sento i miei polmoni quasi scoppiare.
Mi fa entrare per prima, sento il suo sguardo divorarmi la schiena. Sento un formicolio in tutto il corpo.
E' agitazione, nervosismo, ansia.
I miei occhi percorrono centinaia di scaffali colmi di libri di qualsiasi tipologia prima di realizzare che siamo in una biblioteca.
Una biblioteca molto probabilmente personale o almeno dedicata solo ai membri della famiglia.
Mi supera velocemente. Si siede su una scrivania adagiata proprio al centro dell'enorme stanza.
Mi fa segno con la testa di accomodarmi sul divano che c'è di fronte alla scrivania, in mezzo a separarli c'è un tavolino in vetro.
Devo dire che ha una passione per il color bordeaux e tutte le sue varie sfumature. 
Sono spiazzata.
Punta i suoi due cerchi ambrati nei miei color pece. Il battiti del mio cuore accelerano. Continuo a mordermi le labbra nervosamente volendo sparire proprio in questo momento.
In una frazione di secondo me lo ritrovo a mezzo centimetro dal mio volto,con la mia schiena schiacciata contro il divano. La sua mano sinistra è appoggiata ad uno dei braccioli del divano mentre l'altra va ad appoggiarsi sulla mia guancia. Inizialmente quello che sembrava una presa gentile si trasforma in un qualcosa di più violento.

"Senti deliziosa creatura, ti dò un minuto a disposizione per spiegarmi che tipo di relazione hai con mia madre"

Sono fottuta.



Angolo mio : Non so come, non so perché, sono tornata. Ho acceso il computer e per curiosità sono andata a vedere qual è stata l'ultima cosa che ho scritto.
                      E boooooom, ho trovato questo capitolo iniziato.
                      Siccome non scrivo da tanto e non mi ricordo molto le idee che avevo due anni fa è un po' difficile far combaciare i capitoli antecedenti magari anche solo con questo nuovo.
                     E per questo ci posso essere degli errori.
                     Chiedo venia. Non so quanto sia giusto quello che ho scritto, ma è tardi e sono troppo emozionata dato che non metto un capitolo da secoli.
                     Cercherò di chiarire meglio le cose nel prossimo capitolo che pubblicherò appena avrò del tempo e che sarà decisamente molto più lungo.
                     Ringrazio a chi segue ancora questa storia e alla prossima.

 

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Capitolo 6
*** Renditi presentabile, ti vengo a prendere alle 8 ***


 
“Non capisco a cosa ti riferisci”
 
Non ero mai stata una particolarmente sicura di se stessa. Eppure, per la prima volta, ero riuscita a mantenere lo sguardo dell’uomo che mi aveva intimidito sin dal primo momento in quel ristorante.
Non potevo dirgli la verità, questo era certo. Mentire con facilità, però, non faceva parte delle mie particolarità.
Il viso cereo di Sesshomaru ad un palmo dal mio, come non mai, non mi fece arrossire. Credo che io sia in fase di svenimento, o sto per avere un ictus, o entrambe. Forse è la preoccupazione eccessiva che ora mi stava dilaniando i nervi.
Lo vedi ridurre gli occhi a due lamine minuscole. Oh, trafiggimi quanto vuoi, io non spiffererò neanche un dettaglio. Inchiodami pure a questo divano con il tuo sguardo ambrato, tagliente, fai pure. Scavami l’anima finché non rimango vuota. Stringimi quanto vuoi con quelle tue mani lisce, affonda quelle dita affusolate nella mia pelle.
 
“Davvero? “ 
 
Già, davvero. 
Io tuo tono beffeggiante può far sussultare quanto desideri il mio cuore, ma io non fiaterò, quindi ora scansati, allontanati, lasciami respirare. Sai che questi pensieri rimarranno tali, sfrutta pure le mie debolezze Sesshomaru, ma io non parlerò.
Deglutisco, agitata. Io non dirò nulla. 
 
“Eppure il mio detective personale  ti ha sorpreso un paio di volte insieme a lei, e questo tuo risveglio per la passeggiata, di cui io non ti nemmeno accennato, non fa altro che peggiorare la tua situazione”
 
Chiamatelo istinto di sopravvivenza, chiamatela stupidità, ma non riescì a trattenermi dallo stamparmi sul volto un sorriso ingenuo, trasparente. Io non dirò nulla. Io non mi scavo la fossa ancora di più da sola, scordatelo.
 
“Da quanto?” 
 
Nelle mie parole c’era solo una paura insolita, mai provata prima, ecco, un nuovo tipo di timore. Ma non avrei detto una sillaba. Dovevo vedere precisamente quanto lui sapesse del contratto con quella donna che ormai mi stava distruggendo la vita.
 
Da quanto cosa ?”
 
Le sue parole ben marcate mi fecero rabbrividire, ogni suo poro scaturiva rabbia pura, astio.
Il suo viso si avvicinò spaventosamente al mio, ma io non mi mossi. Ero come ipnotizzata, non riuscivo nemmeno a voler staccarmi da quel contatto.
 
“Da quanto mi fai pedinare ?” 
 
La mia domanda, che sarebbe dovuta sembrare decisa, era un sussurro. Nei propri pensieri leoni e a parlare fifoni. 
Si, lo so, non era il momento adatto per pensare alle mie solite stupide battute, ma era più forte di me. Credo che nel mio cuore ci fosse così tanta adrenalina da non rendermi nemmeno conto che stavo per perdere lavoro, casa, e l’uomo della mia vita. Anche se lui non sapeva ancora di esserlo.
 
“Da quando mia madre ti ha raccomandata, sai, non è stata una mossa furba”
 
Aggrottai le sopracciglia, si stava prendendo gioco di me, mi stava sfottendo. Nelle sue iridi non c’era l’ombra di un briciolo di compassione, o dispiacere, gli piaceva questa situazione. Gli piaceva avere il controllo.
 
“Per quanto la tua innocenza la trovi allettante Rin, io non sono fatto per provare sentimenti
 
La sua voce prese una piega irritata, mentre mi artigliava con l’altra mano libera una ciocca di capelli sfuggita dalla coda. Sapeva tutto.
 
“Mia madre si emoziona spesso e volentieri per cose che in realtà non hanno risposta, a quanto mi riguarda”
 
Certo. Sapevo bene a cosa si riferiva, l’avevo conosciuta anche io, perché ci giri così tanto attorno ? Perché non mi lasci andare, perché mi umili così?
 
“Purtroppo so anche il perché tu abbia accettato una cosa simile, così sporca per una dolcezza come la tua”
 
Le mie narici si dilatano involontariamente. Le sue parole taglienti mi schiaffeggiarono l’orgoglio.
Sapeva di aver centrato il bersaglio. Sapeva toccare le mie corde più sensibili, lui sapeva fare solo questo. Lui sapeva sfruttare le debolezze degli altri.
 
“Oh cara, povera, deliziosa Rin
 
Iniziò ad accarezzami una guancia con il pollice, lentamente, quasi come se volesse confortarmi, falso. Abbassai le palpebre, gli occhi mi pizzicavano. Non riuscivo nemmeno a trovare la forza per spingerlo via, per andarmene, per scappare da questa persona che non riconoscevo. Il suo profumo mi inebriava, mi stregava, mi faceva dimenticare la crudeltà con cui mi stava trattando.
 
“Perché sei stato al gioco allora?” 
 
La mia voce uscì spezzata, tremolante, insicura. Il cuore mi scoppiava nel torace, avevo paura di conoscere la risposta. Se solo avessi saputo che cosa mi sarei ritrovata ad affrontare questa mattina non mi sarei mai alzata da quel maledetto letto.
 
“Questo non ti è dato saperlo”
 
Il tono, che tornò scherzoso, mi ferì, ora le sue labbra sfioravano, anche se leggermente, le mie. La neutralità dei suoi occhi era come l’acqua gelida che ti piombava addosso quando meno te l’aspettavi.
Ero più confusa che mai.
 
“Perché dirmelo solo ora? Perché non lo hai fatto prima? Non riesco a capire dove vuoi andare a parare”
 
La velocità con cui avevo sputato fuori le domande lo fece ghignare. Mi fa paura, lui con la sua bellezza sovrumana e quella disumanità.
 
“ Perché mi sono stancato”
 
Sentì una lacrima rigarmi la pelle fermandosi proprio sulla sua mano. La osservò, la guardò attentamente e poi, come per mangia, si allontanò da me. Si appoggiò alla scrivania subito dopo mantenendo gli occhi piantati su di me, mentre incrociava le braccia al petto.
 
“ Non dirai nulla a mia madre, se non il necessario. Manterrai il lavoro, la accontenteremo”
 
La sua bipolarità mi innervosiva ancora di più. Sembrava che mi stesse minacciando.  
 
“Accontentarla? Cioè, ecco, diventare una coppia ? N-non capisco “
 
Provai a sostenere lo sguardo. Le parole fluirono fuori dalla mia bocca in un sibilo. Mi passai una mano sul volto, stressata, tesa. Avrei voluto scomparire, non esistere, trovarmi in qualsiasi altro posto, mi sarebbero andati pure bene i cugini Yamamoto ora come ora.
 
Esattamente. Vedi Rin, una possibile relazione con una ragazza come te, mi permetterebbe di avere qualsiasi tipologia di vita avessi mai desiderato, mi permetterebbe di essere lasciato in pace
 
“Non mi sei mai sembrato particolarmente colpito dai pareri altrui. Ho letto molto di te sui giornali, non pensavo ti pesasse, hai sempre fatto comunque tutto ciò che volevi “
 
Come potevo non ricordare tutte le volte in cui in prima pagina avevo trovato sempre la sua foto. 
Perennemente accompagnato dalle donne più belle del paese e non. Sempre a dire ciò che pensava realmente, senza esitazioni. Cosa gli importava ora?
Sembrava stesse analizzando accuratamente la risposta da darmi. Il suo sguardo si face più pesante, più profondo.
Perché non mi rispondi, eh?
 Si ricompose da quella postura e iniziò a camminare verso la porta. Vidi, qualche secondo prima che uscisse, la sua testa voltarsi a guardarmi da sopra le spalle.
 
“Appena torneremo farò in modo di ufficializzare la cosa
 
*
 
Tornare a casa non era mai stato un sollievo come questa volta. 
Inutile dirvi che il mio ritorno era stato anticipato di giorni. Il compito di rappresentare Sesshomaru nel progetto, invece, mi fu sottratto e assegnato a Kagura perché io sarei stata occupata con cose più importanti.
Non capivo. Per quanto mi sforzassi non ci riuscivo proprio. Dopo quella conversazione mi ero rifugiata in camera senza uscirci più fino alla mia partenza. 
Anche in quel momento avevo evitato come la peste quell’uomo, ma prima di salire sull’aereo mi raccomandò di tenere la suoneria del telefono e di non silenziarlo come ero solita fare.
 
“Rin tutto bene ?” 
 
Avrei voluto zittire Tomoe all’istante. Di Haru non c’era l’ombra. Non riuscivo nemmeno a preoccuparmi, troppo immersa nei miei incubi ad occhi aperti. 
No Rin, non sono incubi, è la realtà.
Le chiamate infinite di Izayoi non ebbero alcuna risposta se non un messaggio, giusto per liquidarla. Mi aveva tartassata talmente tanto che rischiavo di scoppiare a piangere per la frustrazione. Le avevo detto che era andata bene, e che io e suo figlio ci stavamo avvicinando molto. Non avevo ancora ricevuto risposta.
 
“Si” rispondo seccata. 
 
Non avevo alcuna intenzione di iniziare una possibile conversazione con nessuno, tantomeno con mio fratello. 
 
“Tomoe smettila di guardarmi così, non sono un soggetto in via d’estinzione” 
 
Il caffè bollente mi stava bruciando la lingua, ma non prestai molta attenzione. Ero troppo in ansia. Come avrebbe ufficializzato la cosa? 
La consapevolezza mi divorava dentro. Lui poteva usarmi come voleva, aveva le redini in mano. Tutto per quella testa calda che non so nemmeno dove sia. Cosa avrei dovuto fare? Sesshomaru non era uno con cui potevi portare una lunga conversazione. Con quelle parole non mi aveva detto, praticamente, nulla.
Il mio telefono lampeggiò, e il liquido quasi non mi andò di traverso. Speravo fosse quella donna svampita a scrivermi un “ stai finalmente facendo qualcosa” .
Quando finì di leggere il messaggio sbiancai, e fui quasi sicura di essere svenuta, o essermi sciolta sulla sedia scricchiolante di legno. Ripassai con lo sguardo sillaba per sillaba, volevo accertarmi che non stessi sognando. C’era scritto quello che non mi sarebbe mai passato nemmeno per l’anticamera del cervello: “ Renditi presentabile, ti vengo a prendere alle otto”,  e io fui sicura che il destinatario di quella frase non era altro che la persona che mi avrebbe rovinato l’esistenza.
 
LEGGETE PER FAVORE!!!!!
Angolo mio: Allora, come ben potete notare questo capitolo è un po’ diverso rispetto agli altri. Un po’ per la modalità di scrittura e un po’ per il contenuto. 
Devo assolutamente correggere gli altri capitoli, riscriverli meglio. Vi ringrazio di avermi seguita nonostante i miei errori madornali che, ovviamente, continuo e continuerò a fare. 
Ho già corretto il primo e il secondo, cioè ho solo cambiato i tempi verbali, quindi nulla di speciale (ancora per poco).Ora come ora mi trovo meglio così.
So che avrei dovuto finire di correggere tutti per pubblicare, però mi sarei sentita in colpa.
Con la quarantena sto provando a scrivere di più, ma mentirei se dicessi che ormai non ho più voglia di fare nulla.
Che dire un bacio, spero che finisca tutto presto
.
 
 
 
 
 
 

 

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Capitolo 7
*** Cena di famiglia ***


Fissai il mio riflesso cadaverico allo specchio. Nonostante l’ambiente ancora caldo sentivo delle piccole scosse lungo tutto il corpo. Ad intervalli controllavo l’ora, il tempo scorreva e non riuscivo a capacitarmene di come sia effettivamente finita in questa situazione così tragica. Qualche mese fa l’idea di mentire continuamente mi avrebbe fatto ribrezzo eppure attualmente era la cosa che mi riusciva meglio, non nego che la piega ridicola che questa storia aveva preso mi faceva tristemente sorridere. Si, non ho più una morale, i soldi alla fine comprano tutto. Sono certa che qualsiasi donna, a trovarsi nei miei panni, non si definirebbe sfortunata, in fin dei conti a fine di questa serata io sarò la ragazza dello scapolo più ambito, il classico belloccio sfacciato che ispirerebbe sesso pure ad un tronco d’albero. Lo schermo del mio telefono si illuminò, inutile dire che il mio cuore perse un battito per poi nel secondo successivo iniziare a tamburellare incessante nel mio torace. Spostai lo sguardo lentamente, le mie iridi si muovevano freneticamente da sinistra a destra scandendo e imprimendo ogni parola nella mia mente, c’era una frase di poche parole “sono di fronte alla porta”, insomma un dolce invito a muovermi. Peccato che i miei arti non si trovassero in sintonia con il messaggio, ero convinta che le miei mani continuassero a tremare, seppur non visibilmente. Diedi un ultima pettinata alla piccola coda stretta fortemente alla mia testa e poi feci un lungo respiro,non ce l’avrei fatta. Uscì velocemente dal bagno, il mio istinto mi suggerì di velocizzarmi, non avevo alcuna intenzione di incrociare i miei fratelli. E così fù, anche se serbavo dentro di me la consapevolezza del fatto che nessuno dei due voleva vedermi uscire con un uomo. Di fronte alla mia entrata, a qualche metro, una scia di fumo si dissipava ininterrottamente nell’aria a causa del motore accesso di una macchina. Ciò che mi fece affrettare ulteriormente non fu il rozzo e fastidioso suono della mustang del mio capo, ma la sua stessa figura appoggiata leggermente sul lato del passeggero. Le sue pupille erano rivolte e fisse nella mia direzione, aveva un’espressione seria, a tratti seccata, con la mano destra portava il cellulare verso la tasca, aveva appena chiuso la chiamata. Non rimasi nemmeno stupita di fronte alla sua eleganza, gli occhi color miele puntati ora nei miei. 
 
“Ciao” fu l’unica cosa che riuscì a dire. Il saluto fuoriuscì dalla mia bocca quasi come se fosse un sussurro ,e io stessa ne fui infastidita. 
 
“Sali” 
 
Il suo era un ordine, si spostò aprendomi la porta, dando quasi la sensazione di essere una vera coppia, se solo non fosse che nell’istante dopo la sbatté con talmente tanta forza che sussultai. Quando la sua presenza mi affiancò una vampata di calore mi invase le guance. Partì in un silenzio tombale, non sembrava avesse qualcosa da ridire o addirittura criticarmi, sembrava più indifferente, assente, come se io non ci fossi,mi stava ignorando. Le labbra erano incollate in una linea dritta, gli occhi puntati sulla strada, anche se in realtà pareva più un gesto meccanico il suo, era totalmente assorto dai suoi pensieri. Era bello. I miei ormoni non si sarebbero fatti problemi a spingermi in una tresca sessuale occasionale e non fosse per il fatto che sia la persona più eccitate del paese. Ovviamente non mi avrebbe mai considerata da quel punto di vista in quanto si è portato a letto qualsiasi modella respirasse, e io non sono una modella.
 
“Smettila di fissarmi” disse con un tono alquanto irritato, o almeno, così parve al mio udito. Era anche deducibile dalle sopracciglia incurvate verso il basso. 
 
“Ti fa sentire a disagio?” mi resi conto che dietro la spontaneità di questa domanda si celasse una sfacciataggine che non sapevo mi appartenesse. Non feci in tempo a scusarmi, perché mentre analizzavo qualsiasi tratto della sua faccia eravamo arrivati. Ero curiosa di scrutare il magnifico posto dove mi sarei sentita fuori luogo per tutta la serata, ma il mio volto venne artigliato prima di poterlo fare.
 
“Ascoltami bene piccola Rin, fai la tua parte e saremo entrambi contenti, quindi vedi di tenere quella bocca chiusa o te la chiudo io” 
 
Era talmente vicino che smisi di respirare. Fu in quel momento che un flash raggiunse il mio sguardo forzandomi di conseguenza ad abbassare le palpebre. Non ci credo, l’aveva fatto apposta, che bastardo. Corrucciai la fronte e lui ghignò suscitando in me la voglia di cancellarglielo e colpirlo, ma soprattutto scappare.
 
“Andiamo”
 
***
 
“E quindi vi siete conosciuti sul lavoro?” 
 
Inu Taisho si diceva che fosse l’uomo più fortunato al mondo. Oltre al suo enorme patrimonio, era sposato con una donna bellissima, altolocata, aveva due figli che lo rendevano orgoglioso attraverso la loro intelligenza e devozione. Era una persona raffinata, elegante, possedeva lo stesso maledetto sguardo affilato di Sesshomaru, più gentili a mio avviso, non che ci voglia molto. Il suo modo di gesticolare che accompagnava le sue parole era ammagliante, era particolarmente pacato con un’espressione serena, non sembrava urtato dalle foto che ogni tanto venivano scattate. 
 
“Sì signore, la gentilezza di suo figlio conquisterebbe ogni persona” dissi sorridendo falsamente. Sentivo le pupille di Izayoi inchiodate su di me, francamente credo che abbia assunto troppa caffeina, almeno speravo fosse quello. Giocavo nervosamente con lo spacco del vestito, nemmeno i tre calici di vino mi aiutarono a sciogliere la tensione.
 
“Dovrebbero assegnare il premio Nobel a chi riesce a definire mio fratello gentile”
 
E questo a parlare non era altro che Inuyasha, fratello minore del mio innamorato. Era un tipo divertente, esuberante, la sua ragazza invece era più tranquilla, dovevo ammetterlo che li trovavo veramente adorabili. Più lo guardavo più riuscivo a notare le differenze tra loro due, mi davano la sensazione di essere due poli opposti, uno dalla personalità introversa e azzarderei crudele, l’altro un cucciolo. Era proprio quella la parola giusta per descrivere Inuyasha, due occhi grandi con delle iridi placcate in oro che tramettevano solo calore e affetto contrastati dal classico ghigno infantile. 
 
“Tesoro non parlare così di tuo fratello” ero convinta che le sarebbe scoppiata una vena a quella donna” Ma dimmi Rin, cosa ne pensi del matrimonio?” Continuò e quasi non mi strozzai con un grissino. Le mie dita strinsero ancora di più con forza quel maledetto abito rosso che avrei voluto strapparmi volentieri di dosso. Rivolsi uno sguardo in cagnesco ad Izayoi, la mia mascella si serrò da sola, improvvisamente le mie ghiandolare salivari non funzionarono più. 
 
“Credo sia troppo presto per parlarne” affermò il mio accompagnatore e mentalmente lo ringraziai molto, sentivo come se ci fosse un gioco di sguardi tra noi tre, un continuo stuzzicare al quale mi sarei sottratta volentieri. Più passavo il tempo in compagna di madre e figlio più mi rendevo conto di non voler essere né una spettatrice né tantomeno avere un ruolo in questa guerra tra loro due. 
Chiusi gli occhi e sospirai, desideravo solo sparire.
 
“Oh figlio mio, non è mai presto, invece i bambini ti piacciono?” proseguì facendomi 
maledire la mia vita e le mie scelte. Non riuscivo più a reggere la situazione, sentivo di star perdendo un controllo che non ho mai avuto. 
 
“Ecco, io…” non riuscì a concludere la frase. Improvvisamente la musica partì, ci fu un veloce movimento da parte di Sesshomaru che senza pensarci due volte avvolse la sua mano nella mia tirandomi su, approfittando così di questo momento per scivolare via dall’invadente interrogatorio.
 
“È arrivato il momento di ballare” disse mentre mi tirava verso quella che era la pista. Nell’arco di qualche secondo si riempì, e per quanto fossi sollevata di poter avere una tregua da quelle domande, stare così attaccata a lui mi agitava talmente tanto da farmi desiderare di tornare e compilare il questionario imbarazzante di Izayoi.
 
“ Grazie di essere intervenuto all’ultimo, sembravi particolarmente divertito a vedermi in difficoltà” sputai le parole con una punta d’odio, stringendo la presa dietro al suo collo e avvicinandolo di più verso il mio orecchio.
 
“In effetti lo ero” controbatté scocciato, come se parlare con me gli desse solo e unicamente noia, il che mi fece venir voglia di pestargli i piedi.
 
“ Tu credi che questo sia un gioco ? Hai idea di quanto sia stressante?”
 
 Grazie al sonoro suono della musica il mio tono arrabbiato venne nascosto all’udito delle altre persone, ma non a quello del mio partner, il quale assunse un’espressione, se possibile, ancora più seccata, lo dedussi dalla fronte aggrottata.
 
“Sei tu che hai scelto di farti comprare, le conseguenze sono queste, fattele andare bene” 
 
Al pronunciare di quelle parole piene di disinteresse avrei voluto lasciargli l’impronta del mio palmo in viso. 
Sentì le lacrime pizzicarmi gli occhi dalla rabbia, sospirai sapendo che in fondo fosse la verità. Le sue mani erano strette saldamente attorno  alla mia vita, detestavo e amavo questo contatto, come si desta e si ama la pioggia d’estate e come si ama la neve d’inverno per poi odiarne lo scioglimento.
 
“Io l’avrò anche fatto, ma ho avuto i miei motivi, almeno io non vengo vista come una  manipolatrice priva di una coscienza che ha bisogno della madre affinché possa trovare qualcuno che gli faccia provare un briciolo di amore” dissi tutto d’un fiato tra i denti cercando di creare distanza tra i nostri corpi per poi strapparmi definitivamente da quel contatto, ero sull’orlo di una crisi d’isteria.
 
Sentì il bisogno di stare da sola, di chiarirmi le idee e soprattutto ideare un piano per tirarmi fuori da questo guaio.
Corsi via chiedendo al primo cameriere dove si trovasse il bagno. Dentro c’era un silenzio tombale, finalmente riuscì a sentire il mio respiro irregolare. Tirai su col naso guardandomi: gli occhi lucidi trattenevano al meglio le lacrime, non avrei mai potuto lasciarle andare, come avrei spiegato le scie nere di mascara sul viso? Inalai lentamente l’aria, riempiendo i polmoni fino a provare dolore. Quando espirai sentì il bisogno di crollare e fu in quel momento che lo vidi alle mie spalle, in tutta la sua altezza, a scrutarmi con lo sguardo assottigliato e quasi non urlai. 
 
“Sei bella quando piangi” affermò, e io non ebbi il coraggio di girarmi. Ogni rumore emesso dalle sue corde vocali era sempre una presa in giro, e io ne avevo abbastanza. Ingoiai il groppo di saliva che avevo in gola, sapevo che se non avessi tenuto a bada la frustrazione mi sarei messa a piangere di fronte a lui.
 
“Vai via, dì ai tuoi genitori che sto poco bene e poi riportami a casa” sussurrai.
 
Strinsi forte i margini del lavandino, mi sentivo umiliata. Quando presi coraggio a voltarmi me lo ritrovai a qualche misero centimetro di distanza. Potevo sentire il calore scaturito dal suo petto riscaldarmi la pelle finché esso non diventò un tutt’uno con il mio.
 
“Cos-“ sibilai incredula prima di essere interrotta.
 
“Zitta” fu un flebile bisbiglio detto furtivamente all’orecchio. 
 
Non feci in tempo a capire le dinamiche, sentivo le sue dita accarezzarmi la parte superiore della gamba scoperta, le piastrelle fredde a contatto con la mia schiena creandomi un brivido, e infine le sue labbra gelide sulle mie, più calde del normale a causa del piagnucolio. Nella mia testa frullava solo una domanda “perché non ho bevuto di più? “, già signori miei, il mio problema non era il muscolo estraneo all’interno della mia bocca, ma bensì il dopo, il momento in cui io realizzerò che Sesshomaru Taisho aveva le mani collocate volgarmente sul mio fondoschiena al di sotto dell’abito. Se solo fosse entrato qualcuno nemmeno venti preghiere e tre confessioni mi avrebbero salvato dal finire trascinata nel cerchione dei lussuriosi. 
Il gesto più scandaloso arrivò inaspettato come una nevicata ad aprile quando entrambe le mie gambe finirono avvolte attorno alla sua vita, sentì uno spostamento d’aria e capii che in realtà eravamo finiti in un bagno chiuso a chiave, lui seduto rigorosamente sul pezzo di plastica che solitamente usiamo per appoggiarci l’accappatoio, e io, beh ovviamente sopra al codesto manzo. 
 
“Hai visto che sguardo ?”
 
Una voce femminile estranea echeggiò e io mi paralizzai per qualche secondo, staccandomi controvoglia dal bacio.
Ecco,brava Rin, fatti sentire da delle donne famose che sei in bagno con un uomo.
 
Sincero gli stavo fissando un’altra parte del corpo, ma anche quella avrebbe la sua parte in un’ipotetica scopata”
 
Nel sentire la seconda persona spalancai lo sguardo talmente tanto da pensare che mi sarebbero usciti gli occhi dalle orbite.
 
“Kagura, è fidanzato” contestò l’altra ridacchiando con una punta di gelosia nella voce.
 
“Sarà, prima o poi finirà comunque nel mio letto, si annoierà di lei come si annoia di tutte, e poi onestamente anonima com’ è durerà ancora poco credimi”
 
La risata di Kagura mi investì come un treno facendomi fare una smorfia involontaria di cui non mi curai nemmeno.
 
“Eppure è la prima volta che ufficializza una relazione, detto fra di noi non ha molto senso, una sempliciotta come lei, non capisco cosa ci trovino in lei tuo cugino e Sessh, potrebbero avere qualsiasi donna al loro fianco” 
 
“Forse mia cara Kikyo è proprio questo, il fascino della ingenua, scommetto che sia ancora vergine, chi non si ecciterebbe a riguardo ?”
 
Non avrei mai ringraziato a sufficienza l’architetto che aveva creato le porte di bagno. A parte le coincidenze della vita, forse non serve nemmeno che io vi sottolinei l’imbarazzo creato dalla conversazione che in due abbiamo ascoltato. Per un millisecondo mi ero addirittura scordata di essere attaccata come una cozza a Sesshomaru, se non fosse proprio per quello sguardo di cui le donzelle stavano parlando. Mi stavano scavando dentro all’anima. 
Solo quando ci fu il silenzio più assoluto mi voltai nuovamente verso il suo viso.
 
“Credo di sentirmi già a disagio, non fissarmi proprio così “ dissi tirandogli un leggero colpo sulla spalla, ma lui continuò non curante a tenere le pupille salde su di me
 
“Così come ?”rispose ghignando, senza preoccuparsi nemmeno di nascondere il divertimento che provava a vedermi in questa situazione. 
 
“Come se non ti stesso domandando se io sia veramente vergine” 
 
Esasperata rivolsi gli occhi verso il soffitto del bagno, se lo stava veramente chiedendo ?  
 
“E lo sei ?”
 
Sì, aveva dei dubbi decisamente.
 
“Credo che sia l’ora di tornare prima che io mi rimetta a piangere e prima che tua madre pensi che stiamo copulando “
 
Feci per alzarmi ma le sue mani rimasero ferme sui miei fianchi, anzi, strinse con ancora più forza. Sentì la punta del suo naso sfiorarmi la carotide, prese un respiro profondo, come se volesse inalare tutto il profumo che emanavo. Lasciò una piccola scia di baci arrivando al lobo dell’orecchio, lo morse e le mie 2 corde vocali rilasciarono un gemito che andò a sfumare in aria. È proprio mentre le mie dita stavano per artigliargli i capelli sentì un deciso:
 
“Andiamo, ti riporto a casa”
 
***
 
Dopo aver salutato ogni componente della famiglia con tanto di frecce omicide schioccate  direttamente dalle pupille di Izayoi, entrammo finalmente in macchina.
La mia attenzione di spostava continuamente da un punto all’altro per il via vai di flash.
Sospirai pesantemente, senza rendermene 
conto mi stavo massaggiando le tempie.
Non sapevo bene cosa avrei dovuto dire in momento del genere, nelle mie relazioni passate non mi ero mai sentita così tanto in soggezione, ma forse perché erano veri fidanzati.
La mancanza di una conversazione per quanto fastidiosa in realtà non mi preoccupava molto.
Probabilmente era meglio così, se non fosse stato per il fatto che non riuscivo a voltarmi nemmeno per sbaglio nella sua direzione. Sapevo che nell’arco di una manciata di millisecondi mi sarebbero tornati in mente i momenti rigorosamente poco casti di prima. 
Mi dovevo decisamente confessare, ma cosa avrei dovuto dire al prete? “Ei ciao, sono pagata per farmi il mio capo, anche se potrei tranquillamente farlo gratis, finirò all’inferno?”
Non so perché ma la cosa mi faceva ridere, anche se interiormente.
 
“Siamo arrivati”
 
Sussultai sul posto, non mi ero nemmeno accorta di essere nella via di casa, tantomeno della luce del lampione puntata proprio dov’ero seduta. E ora cosa devo dire ?
 
“Ti ringrazio per il passaggio, e spero di passare sempre meno serate del genere” dissi abbozzando un sorriso tirato e falso, e grattandomi la nuca nervosamente. 
 
“Non mi sembravi cosi dispiaciuta alla fine “ sputò fuori, e non riuscì a non notare la nota sarcastica che marcava le parole. 
La linea delle mie labbra divento ancora più tesa.
 
“Direi che vale la stessa cosa per te, buonanotte” 
 
Non aspettai nemmeno la sua risposta, scappai letteralmente verso casa. Due secondi esatti dopo il rumore di una macchina risuonò in tutto il viale e lo maledissi mentalmente.
Stupido maschio.
 
*****
 
Non chiusi mezzo occhio per tutta la notte. Continuavo a pensare a tutti i dettagli dell’atto osceno che io e Sesshomaru abbiamo praticato meno di 24 ore prima, tanto da essere arrivata addirittura ad una conclusione malata.
Avrei voluto che continuasse.
 
Terra chiama Rin! Dove stai con la testa?”
 
La voce di Tomoe mi colpì come una secchiata di ghiaccio. Mi passai le mani sulla faccia per poi lasciar cadere rovinosamente la testa sul tavolo.
 
“Non mi va di parlarne” farfugliai con una mano per zittirlo.
 
“Non dirmi che è per il tuo capo, credo che ti convenga anche accendere la tv” 
 
Fu come sentire una scossa in tutto il corpo, perché esso decise di muoversi da solo e afferrare alla velocità della luce il telecomando.
Se solo avessi saputo a cosa sarei andata incontro non mi sarei mai alzata dal letto.
 
Dopo un’apparente conoscenza tra la famiglia di Sesshomaru Taisho e la sua misteriosa ragazza, l’uomo d’affari è stato sorpreso subito dopo in compagna della collega Kagura Yamamoto, cugina dell’imprenditore Naraku Yamamoto, entrambi soci nella compagnia più di successo del paese…”
 
I miei timpani si tapparono, se fosse stato possibile dalle mie orecchie sarebbero uscite tonnellate di fumo, perché ero furiosa.
In primo piano c’era la foto del mio capo/ fidanzato e di quella mentre si davano un appassionato bacio.
Mi sarei vendicata. 
 

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