Cinquanta sfumature di un Pozionista

di miss Gold_394
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** La pianista ***
Capitolo 2: *** Revenge ***
Capitolo 3: *** I love ginger hair and green eyes ***
Capitolo 4: *** Narcisi e gigli in fiore ***
Capitolo 5: *** Cinquanta punti a Serpeverde e cinquanta punti a Grifondoro ***
Capitolo 6: *** L'appuntamento ***
Capitolo 7: *** Una nuova casa ***
Capitolo 8: *** E' un tuo studente! ***
Capitolo 9: *** Peccatori ***
Capitolo 10: *** Amicizia e forse qualcosa di più ***
Capitolo 11: *** Tutto cambia ***
Capitolo 12: *** Follia e desolazione: la distruzione di un'anima e del mondo intero ***
Capitolo 13: *** Bella addormentata ***
Capitolo 14: *** Partners in crime ***
Capitolo 15: *** Ghost ***
Capitolo 16: *** Opposti ***
Capitolo 17: *** Sono solo innamorato di te ***
Capitolo 18: *** Desiderio e sciagura ***
Capitolo 19: *** Sherry ***
Capitolo 20: *** Nero e Argento: i due colori dell'anima ***
Capitolo 21: *** Scogliera e mare ***
Capitolo 22: *** Baciati dal Male ***
Capitolo 23: *** Le memorie di un Malandrino ***
Capitolo 24: *** La Scommessa (prima parte) ***
Capitolo 25: *** La Scommessa (seconda parte) ***
Capitolo 26: *** Argento e Acciaio ***
Capitolo 27: *** La Scommessa (terza parte) ***
Capitolo 28: *** Testa o Croce. Chi vincerà? Nessuno ***
Capitolo 29: *** Biancaneve ***
Capitolo 30: *** L'iniziazione ***
Capitolo 31: *** Non ti scordar di me ***
Capitolo 32: *** Aquilegia ***
Capitolo 33: *** La tua personale vendetta ***
Capitolo 34: *** Principessa ***
Capitolo 35: *** The wolf and the snake ***
Capitolo 36: *** Rivali Uguali ***



Capitolo 1
*** La pianista ***


Dunque, come già ho detto nelle note a inizio storia, questa sarà una raccolta di  flash fic (ma anche drabble o one shot) sulle coppie het, slash, canon, tutte  con protagonista il personaggio di Severus Piton. In questa raccolta si tratteranno tutti i generi: da quello romantico a quello comico, mi sbizzarrirò con la fantasia, provare per credere.
Siete stanchi delle solite coppie? Volete soddisfare le vostre fantasie sfrenate di fangirl? Eccomi, dite a miss Gold che coppia vorreste e io vi accontenterò! 
Sconti sulle coppie crack paring del 50%,  soddisfatte o cruciate. 
Sarà, come posso dire, una fanfiction interattiva ecco. Io scriverò le coppie che mi ispirano di più e voi, sempre se vorrete, mi direte le coppie che amate e che vorreste leggere. 
Spero che la raccolta vi piaccia, fatemelo sapere con le recensioni se questa idea vi interessa almeno un poco.  
Le coppie di cui io scriverò e  tratterò sono: 
Severus/Hermione (Prudence& Potions); 
Severus/ Ginny (Difference and Appreciation);
Severus/Narcissa (Unbreakable); 
Severus/Harry (Illegal substances); 
Severus/Draco ( Black and Silver); 
Severus/Lily   (Always); 
Severus/Lily Luna ( Repayement); 
e naturalmente tante altre (vorrei arrivare a cinquanta).  
 
 
 
 
Allora cominciamo. Qui sotto troverete una delle prime. Buona lettura! 
 
 
 
 
Paring: Prudence & Potions.
Personaggi: Severus Piton e Hermione Granger.
Genere: Romantico, erotico. 
 Titolo: La pianista
 
 
 
La vedi. E' lì. Proprio di fronte a te. 
Sembra una visione, una luce che ravviva quell'ambiente, che è la tua casa d'infanzia, dalla tristezza e dalle luci fosche di un passato che tarda ad andarsene. 
Seduta sul sedile di un pianoforte nero e lucido, che le hai donato per il suo compleanno, suona una dolce melodia estraniandosi da tutto. 
Le dita della giovine danzano leggiadre, lievi tocchi su quei tasti d'avorio capaci di farti vibrare l'anima e sconquassarti il corpo (per fortuna retto dalla consunta poltrona) poiché, altrimenti, cadresti sul freddo pavimento, mandando al vento quel poco di dignità che ti rimane. 
"Oh, Severus, come hai potuto ridurti così?" 
La guardi rapito, bevi ogni singolo movimento del suo giovane corpo. 
Si muove con una grazia talmente innata che chiunque stenterebbe a riconoscerla. Lei che è sempre curva e gobba su qualche antico tomo per saziare la sua sete di sapere, ora ti appare così donna da spaventarti quasi. 
"Quando è cresciuta così tanto? E quanto sei invecchiato  ancora?"
Non puoi non chiedertelo quando la osservi flettere il collo sottile, la testa reclinata e i riccioli, indomabili come la sua forza, lambire la sua pelle chiara. 
Non puoi non chiedertelo quando scruti attentamente i suoi lineamenti fini, le palpebre chiuse e frementi ( e che sai di certo nascondere occhi offuscati dal più forte dei piaceri). 
Lo stesso piacere che tinge le gote rosee. 
In preda all'estasi, all'orgasmo dei sensi. 
 
E vorresti possederla su quello stesso pianoforte per raggiungere l'oblio con lei.   
 

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Capitolo 2
*** Revenge ***


Paring: Difference and Appreciation 
Personaggi: Severus Piton e Ginny Weasley 
Genere: Romantico 
Contesto: Post- War
Titolo: Revenge
 
 
 
 
 
 
Revenge 
 
 
Da quando Ginevra si era trasferita e conviveva con lui a Spinner's End, tutto era drasticamente mutato. Ogni cosa appariva più bella, e le tinte scure che sembravano aver offuscato la sua vita da sempre, parevano svanite nel nulla.  
Così piccola e così minuta era riuscita a far breccia nel suo cuore, come neanche Lily era riuscita a fare. 
Niente era riuscito ad ostacolare il suo cammino e i suoi propositi, né le sue proteste né le suppliche dei suoi fratelli a non cedere alle lusinghe  "Di quel unto pipistrello", epiteto con cui l'aveva apostrofato il caro Ronald Weasley, prima di beccarsi una Fattura Orcovolante in pieno volto dalla sua stessa sorella. 
E mentre lei era seduta sulle sue ginocchia, con la testa dolcemente appoggiata sul suo petto, una cascata di rame fuso in contrasto col nero della  tunica che indossava, non potè non pensare:
"Almeno, per una volta, contro un Potter ho vinto io" 
 

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Capitolo 3
*** I love ginger hair and green eyes ***


Paring: Serpent's flame (sì, esiste il nome per questa coppia. Sono scioccata quanto voi XD)  
Personaggi: Severus Piton e Ronald Weasley 
Genere: comico (si spera) 
Titolo: I love ginger hair and green eyes 
 
'Maledizione! Per gli slip consunti di Merlino!' imprecò mentalmente Ronald Weasley, pensando alla situazione in cui si era cacciato. Quel brutto pipistrello troppo cresciuto del suo insegnante l'aveva messo in punizione (oltre ad avergli levato un mucchio di punti), costringendolo a pulire tutti i  barattoli della sua macabra collezione, sporchi di polvere e traboccanti di sostanze disgustose, in cui galleggiavano indisturbati piccoli e raccapriccianti esseri morti (o almeno così sperava). Inoltre, come se non bastasse, l'aveva rinchiuso nel suo ufficio, che era ancora più terrificante dell'aula di Pozioni. 
-Hai finito, Weasley?- una voce lo distrasse dai suoi pensieri  
'Cavoli è già tornato, e non l'ho sentito neppure arrivare!' -Ehm, sì, signore- rispose il ragazzo, più spaventato che mai. 
-Uhm- mugugnò Piton in risposta. La testa era leggermente inclinata e il suo sguardo cupo sembrava soppesarlo con malcelata curiosità, come se fosse stato una  qualche specie rara di insetto da studiare. 
'Miseriaccia! Non è che adesso mi uccide e mi mette in uno di questi barattoli?' 
-No, Weasley. Non credo che potrei farmene qualcosa di te, sinceramente- esclamò beffardo il Potion Master. 
-Tuttavia..- disse avvicinandosi con un passo lento e cadenzato verso il giovane - Sei in un qualche modo curioso. Dimmi i tuoi capelli sono rossi naturali?- 
-Ehm, sì. Tutti in famiglia li abbiamo rossi- deglutì a disagio lo studente. Difficile stare a proprio agio quando il tuo Maestro ti tocca i capelli, studiandoli con fare critico. 
-Uhm- ripeté ancora una volta Severus. I suoi occhi ora, e anche le sue mani, erano scese lungo il viso di Ron, soffermandosi  in particolare sulla bocca.  Bocca su cui si avventò, poco dopo,  famelico.  Inutile dire che il poveraccio era rimasto a dir poco pietrificato.
-Neanche la signorina Granger ti ha mai baciato così, nevvero?-  Il volto dell'insegnante era pura soddisfazione  -Ora sparisci e non farti più vedere-  
Il grifondoro non se lo fece dire due volte, e scappò da quel luogo in fretta e furia, senza guardarsi indietro.
L'uomo davanti a questo breve e ridicolo spettacolo sogghignò soddisfatto. Si ripassava le lunghe dita sulle labbra per rivivere il sapore di quel bacio rubato.  
-Comunque Potter bacia decisamente meglio- 
 
Eh, sì, al professor Piton non piacciono solo i capelli rossi ma anche gli occhi verdi.
 

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Capitolo 4
*** Narcisi e gigli in fiore ***


Paring: Unbreakable
Personaggi: Severus Piton e Narcissa Malfoy
Contesto: Post-war 
Genere: Romantico
Titolo: Narcisi e gigli in fiore
 
Dedicata a Manu75, che ama questo paring come me e non mi fa mai sentire sola. 
 
 
Si sentiva così sola. 
Un macigno pesante nel cuore. 
Si sentiva così sola. 
Perduto per sempre era il suo amore. 
Rinchiusa in una gabbia d'oro ella se ne stava.
Come un usignolo una triste canzone per il marito  cantava. 
Trascorrevano le ore, trascorrevano i giorni. 
Senza che il suo sposo mai ritorni.
Si sentiva così sola. 
I narcisi erano appassiti sulla sua, del purosangue, tomba. 
Il loro profumo era sparito come la voglia di vivere della donna. 
E cantava, cantava, ma tanto lo sapeva Cissy che Lucius più non ritornava. 
Triste l'usignolo se ne stava, quando un dì arrivò qualcuno. 
Un suo simile, anch'egli triste e solo. 
Anche Severus, sulle sue ali di corvo spezzate, un pesante macigno portava. 
Anche il mago, di gigli, il suo fiore preferito, più non odorava. 
Pure lui aveva perso la sua metà, la sua amata. 
E così il corvo anche lui una lugubre nenia recitava. 
Fu così che i due amici divennero amanti. 
Fu così che smisero gli infelici canti. 
Capirono che forse non erano gli unici, che forse stare insieme non era poi così insensato. 
 
E fu così che i narcisi e i gigli rifiorirono in tutto il creato. 
 
 
 
 
Spero che questa piccola poesia vi piaccia. Volevo provare qualcosa di nuovo, e non è detto che non lo rifaccia in futuro.
 

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Capitolo 5
*** Cinquanta punti a Serpeverde e cinquanta punti a Grifondoro ***



Paring: Pride and Prejudice
Personaggi: Severus Piton e Minerva McGranitt 
Genere: comico 
Contesto: da collocare durante il primo libro 
Titolo: Cinquanta punti a Serpeverde e cinquanta punti a Grifondoro 


La notizia che Grifondoro, in una sola notte, avesse perso la bellezza di centocinquanta punti si diffuse rapida come il vento per tutta la scuola. 
La mattina seguente era già sulla bocca di tutti, di studenti e soprattutto di professori. 
Era sulla  bocca contratta di disappunto del piccolo Vitious, l'insegnante di incantesimi e Capocasa dei sapienti Corvonero.
Era sulla bocca dipinta di delusione e stupore della professoressa Sprite, docente di erbologia e anch'ella Capocasa dei buoni Tassorosso. 
Ma lo era soprattutto sulla bocca della Vicepreside, una strega dalla corporatura fine e slanciata, austera in ogni suo minimo dettaglio (che sia l'abito di sobria fattura dai delicati toni  smeraldo o che sia la crocchia, con cui i capelli erano strettamente legati), contratta a tal punto da diventare una sottile linea sul volto. 
La sua postura era  talmente rigida da parere una statua. Ogni suo lineamento trasudava fastidio puro. Ancora non poteva credere che tre ragazzini (tra cui c'era la sua allieva preferita, la signorina Granger) fossero riusciti a costringerla a levare tutti quei punti. Certo, non si pentiva di ciò, le regole erano regole ed esse vanno rispettate. Sempre. Ma ora? Cosa ne sarà dei Grifondoro? 
"Probabilmente, anche quest'anno l'unico modo per vedere la Coppa sarà attraverso le lenti di uno dei cannocchiali della torre di Astronomia" riflettè rassegnata.
-Buongiorno- esordì una voce maschile che la costrinse a voltare il capo. Severus Piton, Maestro di pozioni si ergeva in tutta la sua figura con l'immancabile ghigno che lo caratterizzava, ancora più evidente del solito, se possibile. 
-Non trovi che sia una bellissima giornata Minerva? Il sole splende sereno, non vi è neanche l'ombra di una nuvola nel cielo-  il suo ghigno si estese ancor di più sul suo viso pallido . -Esattamente come non vi è l'ombra di un rubino nella clessidra della tua Casa, o sbaglio?- 
Ella  non seppe proprio cosa rispondere a quelle insinuazioni. Sembrava che quell'uomo odioso, con la sua voce melliflua come miele vischioso, avesse bloccato  le sue corde vocali impedendole di ribattere. 
-Sai, noi di Serpeverde potremmo fare una colletta a vostro favore. D'altronde le pietre di certo non ci mancano. E che non si dica che non siamo generosi! Suvvia Minerva, serviti pure, ne abbiamo ben donde- ridacchiò divertito. 
'Ora basta! Questo era troppo! Anche la mia pazienza ha un limite' pensò la donna.
Fu così che la  McGranitt si alzò dalla sedia, fiera come una leonessa pronta ad affrontarlo, o almeno questo avrebbe fatto se non fosse  successo l'inaspettato, qualcosa che perfino lei, dall'alto della sua esperienza e dei suoi anni non avrebbe mai pensato di vedere. 
Il mago era vicino a lei così tanto da sentirne il respiro e la sua mano, santissimo Godric, le stava accarezzando delicatamente la guancia. 
-Sai Minerva non me l'aspettavo proprio, non da te almeno. Non immaginavo proprio di interessarti, così tanto per giunta- 
La professoressa era paralizzata dallo shock -Io...-
-Silenzio- la zittì in maniera brusca -E' palese, non negarlo. Hai cercato di attirare la mia attenzione, e qual modo migliore di questo?-  disse, indicando con il dito la clessidra. -Non ti biasimo mica, e anzi ti ringrazio dal profondo del cuore- 
La sua bocca ora era a un millimetro dal suo orecchio e la mano che prima le stava accarezzando la guancia era salita raggiungendo lo chignon e, con un rapido movimento, lo sciolse. Ora i capelli, liberi dall'acconciatura, ricadevano lunghi e selvaggi  sulle spalle. 
- Stai decisamente meglio- la voce era diventata un bisbiglio roco - Se mi permetti, ti trovo così sexy ora- 
Rossa come un peperone la maga non sapeva che dire. 
'No, non sta accadendo davvero! E' un incubo, un incubo! Deve esserlo!' 
Ma purtroppo era tutto reale, e come se non bastasse lo stregone aggiunse:
-Ti aspetto stasera alle otto nel mio ufficio. Voglio dimostrarti quanto   ti sono grato-  E con uno sguardo di pura lussuria aggiunse. -Non farmi attendere troppo- 
Un elegante svolazzo del mantello sancì la sua uscita di scena, lasciandola miseramente sul posto, davanti agli occhi di tutti, colleghi e  alunni. 
Gli alunni poi, non sembravano averla presa bene. C'era chi era troppo scioccato per parlare ed era rimasto con la bocca aperta tipo merluzzo, chi invece si dondolava sul posto, disperandosi e gemendo parole senza senso. 
Harry Potter avrebbe voluto essere ucciso da Voldemort immediatamente, così come i Serpeverde, indignati per l'alto tradimento perpetrato dal loro insegnante prediletto. 
L'unico che non pareva sconvolto era Silente, che allegro annunciò -Direi che assegnare cinquanta punti alla Casa verde-argento sia d'obbligo, mi pare- 
A quelle parole Minerva si riscosse dal torpore e urlò sconvolta -Albus!- 
-Tranquilla Minnie. Cinquanta punti verranno dati anche ai tuoi leoni- 
Era ufficiale. Il mondo stava andando alla rovescia. 
-Ah, cara, dimmi cosa ti metterai per l'appuntamento con Severus?-  

E' ufficiale, l'autrice si fa di droghe pesanti, e sta pure pensando ad un seguito. Io e il mio psicologo vi terremo aggiornati. 

 

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Capitolo 6
*** L'appuntamento ***


Paring: Pride and Prejudice 
Personaggi: Severus Piton e Minerva McGranitt 
Genere: Comico
Contesto: Da collocare durante il primo libro 
Titolo: L'appuntamento (seguito della mia precedente storia "Cinquanta punti a Serpeverde e cinquanta punti a Grifondoro) 
 
 
 
 
Impazziti. Tutti erano impazziti. 
Minerva McGranitt non poteva non pensarlo dopo quel "siparietto" a dir poco assurdo a detta sua, avvenuto questa mattina a colazione. 
Severus!  Ancora non ci credeva! 
Il suo collega era sempre stato una persona sobria e tranquilla (anche se molto indisponente il più delle volte, e che poteva spingerti a commettere efferati omicidi verso la sua persona, se proprio vogliamo dirla tutta). 
Se lo ricordava da bambino: gracilino, con addosso vesti più grandi di lui, sul viso una perenne espressione seria  e corrucciata, e sempre rintanato in qualche angolo buio come se la luce potesse fargli del male.   
Lo ricordava da ragazzo, o meglio dire da giovane uomo. D'altronde come scordarlo?  Era appena entrato nel corpo docenti e già era riuscito a  diventare l'incubo degli studenti in meno di due giorni. 
Rigoroso, ligio alla propria vocazione di insegnante, cosa cavolo gli era successo!? 
Cos'è, i fumi delle pozioni gli avevano offuscato il cervello? 
Quel comportamento... Lei con l'età che aveva  poteva essere sua madre! 
E come se non fosse bastato, a mettere la  ciliegina sulla torta era arrivato Albus. Non solo non l'aveva ripreso ma, Santo Godric, le aveva fatto ritrovare in camera un vestito da sera, in perfetto stile scozzese con tanto di cappello in tinta. 
'Suvvia Minerva' gli aveva detto  'Mica ti puoi presentarti a un appuntamento galante  vestita come vai di solito' 
Le mancava proprio all'elenco di disgrazie Albus Silente in veste di stilista, le mancava proprio. 
Oh, ma lei non sarebbe andata da nessuna parte. Lei aveva una dignità da difendere. 
 
 
Erano le otto meno cinque e Minerva si stava dirigendo a passo spedito (o almeno così avrebbe fatto se l'abito non glielo avesse  impedito. Uno più comodo non c'era, vero Preside?) verso i sotterranei. 
Ancora non poteva credere di aver accettato a prendere parte a questa pagliacciata. 
Ma ormai era fatta, e comunque almeno un briciolo di dignità l'aveva conservata. I capelli erano acconciati nello chignon  più stretto che avesse mai fatto in vita sua. 
'E se provi a scioglierlo Severus ti taglio le mani, stavolta' 
Arrivò davanti alla porta dell'ufficio del pozionista ed era pronta a bussare per farsi ricevere se non fosse che, quest'ultima, si apri da sola con un inquietante cigolio metallico. 
Come se non bastasse ciò, l'ambiente appariva completamente buio e freddo. Sembrava l'inizio di un racconto dell'orrore. 
-Permesso- disse la donna, entrando nella stanza. -C'è qualcuno?- 
- Ovviamente c'è qualcuno- rispose una voce che la fece trasalire all'istante. Tutte le candele si accesero di colpo illuminando tutto, e forse sarebbe stato meglio rimanere al buio.  
La scena che le si parò davanti era talmente assurda da non sembrare reale. 
La scrivania che di solito occupava il centro dell'ufficio era stata sostituita da un lungo tavolo, imbandito di tutto punto. 
L'uomo  indossava una veste nera dal colletto alto, sotto di essa s'intravedeva una camicia con dei merletti bianchi che sbucavano a fine maniche, l'immancabile mantello nero era allacciato stretto intorno al collo. Insomma, per come si era conciato, più che elegante sembrava il Conte Dracula, non male vero ma Carnevale era decisamente lontano. 
-Ehm, come stai bene Severus- disse molto titubante la donna, cercando di trattenersi dal fare qualche battuta sarcastica.
-Vero eh? Lucius mi ha  consigliato di adottare questo stile-
E si vedeva. D'altronde cosa puoi aspettarti da uno che va in giro con un bastone da passeggio a forma di serpente e  con una coda di cavallo  legata "virilmente" da un bel nastrino nero.  Meglio comunque di quanto li portava sciolti. Chi, almeno una volta, non aveva ammirato il suo swish per le vie di Diagon Alley? 
-Ti piace come ho arredato il mio ufficio? Non lo trovi intimo e accogliente?- 
Accogliente? Come no, se ti piace lo stile gotico sicuramente. Chi non vivrebbe in un ambiente così? Si sa che le ragnatele e  la muffa alle pareti fanno subito  romanticismo. Lo dicono tutte le riviste di moda. E poi intimo.. avrebbe dovuto passare sul suo cadavere per arrivare in "intimità"con lei!
- E pensa, ho ancora una sorpresa! Ho invitato qualcuno per rallegrare l'atmosfera- 
'E chi hai chiamato' pensò la strega sconvolta 'Una mummia egizia appena resuscitata?' 
Forse una mummia non era, ma poco ci mancava. Da una delle porte infatti sbucò Argus Gazza con indosso il suo immancabile completo ammuffito e un violino in mano. A seguirlo la sua fedele compagnia di una vita, Mrs Purr, con tanto di farfallino per l'occasione. 
-Pensa, ho appena scoperto che Mastro Gazza sa suonare il violino, così gli ho gentilmente chiesto se poteva suonare per noi una qualche melodia per allietarci- 
Piton lo guardò pensoso - E noi che lo sfruttiamo semplicemente per pulire i gabinetti- 
Bene, adesso aveva anche l'immagine di Gazza intento a pulire un bagno sporco. Di bene in meglio proprio. 
Ma la donna non fece in tempo a piangersi addosso che uno stridio assordante trapanò  il suo timpano. 
Il custode aveva appena passato l'archetto sulle corde dello strumento con una tale enfasi e velocità che sembrava volesse distruggerlo più che suonarlo. 
Gli stridii aumentavano di intensità costringendola a tapparsi le orecchie per preservare il poco udito che le era rimasto.  A quanto pare però Piton non la pensava come lei, difatti lo ascoltava senza batter ciglio e tenendo il tempo con il piede. 
-Non è una musica bellissima?- le chiese. 
-Eh? Che hai detto?- con tutto quel baccano non era riuscito a sentirlo -Hai detto che hai un malanno?-  
-Ho detto che bella musica!- 
-Non ce l'ho una cornamusa. E poi cosa ci devi fare? Non ti basta il casino che già fa Gazza?- 
-Deduco che non ti piaccia- 
-Non mi va in questo momento una focaccia- 
Rassegnato l'uomo con un colpo di bacchetta fece sparire il violino interrompendo la musica. Argus, offeso da questo gesto che per lui era un oltraggio alla sua arte, prese la gatta con sé e stizzito lasciò la camera, lasciando i due maghi da soli. 
Severus sembrava il più abbattuto. La delusione allegiava    sul  volto pallido. 
-Mi dispiace che non ti sia divertita. Avevo pensato a tutto, al cibo, alla musica. Mi ero perfino lavato i capelli- 
I capelli. Caspita, questo sì che sarebbe rientrato tra gli annali di storia.  
-Oh, non è colpa tua- rispose la strega dispiaciuta. Ecco, ci mancavano pure i sensi di colpa.
-Sì invece, io rovino sempre tutto- 
Lo stregone aveva un' aria così afflitta da parere un cane bastonato e la guardava con i suoi occhioni neri. 
'Non commuoverti, non commuoverti' si ripeteva da sola, ma come poteva? Chiunque si sarebbe commosso davanti a quell'espressione triste e ferita. 
-Guarda, facciamo una cosa. Che ne dici di un nuovo appuntamento, però da me. Vuoi?- 
-Davvero lo faresti?- 
-Sì, davvero. Domani sera alle otto nel mio ufficio- 
Ancora non riusciva a credere  di essere stata proprio lei a proporlo. 
Impazziti. Tutti erano impazziti. 
 
Nello studio era rimasto solo il pozionista ora,  che  sghignazzava tra sé sull'ingenuità della collega. Ella aveva creduto alla sua sceneggiata e ci era cascata con tutte le scarpe.  Era perfino riuscito ad ottenere un nuovo appuntamento. 
-Oh, Sev sei proprio una carogna- disse ad alta voce. E' pure un gran latin lover. Nessuna poteva resistere al suo fascino da principe delle tenebre.  
D'altronde nessuna poteva resistergli. Anche Lily aveva ceduto (che poi l'avesse friendzonato per il maiale quello era un altro discorso). Non vedeva l'ora di raccontare a Lulù i nuovi sviluppi. 
 

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Capitolo 7
*** Una nuova casa ***


Paring: Red Potions
Personaggi: Severus Piton e Charlie Weasley 
Contesto: Post-war 
Genere: sentimentale
Titolo: Una nuova casa 
 
 
Dedicata ad Ashley More, spero che ti piaccia, sia questa che la prossima, che verrà pubblicata più in là.
 
 
 
Charlie Weasley. Se lo ricordava da studente: classico Grifondoro, spavaldo e sicuro di sé. 
Brillante, doveva a malincuore ammetterlo, talmente tanto da essere nominato Prefetto e capitano della squadra di Quidditch della sua Casa. Poi famoso domatore di draghi appena finiti gli studi. 
Un successo dietro l'altro insomma. 
Mica come lui. 
Capelli lunghi, ramati, una colata di fiamme che scendeva sulle spalle muscolose. 
Sempre all'aria aperta, uno spirito libero. Alla luce del sole viveva spensierato. 
Tu invece sempre al chiuso, a rifiugiarti nella più oscura ombra. Prigioniero delle tue innumerevoli colpe.  
I suoi occhi azzurri ti ammiccano sfrontatamente, dimostrandoti  quanto sei diverso.
Pieno di vita. 
Tu morto dentro.
Pensavi non l'avresti più rivisto e in fondo che t'importava. Era solo uno fra tanti e ti eri anche dimenticato di conoscerlo. 
Vi siete però ritrovati, fianco a fianco, a cooperare insieme, a lavorare per il medesimo obiettivo sotto la fulgida ala della Fenice.
Non vi sopportavate, inutile  negarlo. Per conoscervi meglio ne è dovuta passare di acqua sotto i ponti. 
Chi l'avrebbe detto che quel ragazzo così giovane e allegro ti avrebbe aiutato? 
Dopo la guerra volevi solo dimenticare e essere dimenticato. 
E' stato Charlie (incredibile, hai preso perfino l'abitudine di chiamarlo per nome) a proporti di trasferirti.  
Ti disse "Sai, saresti molto utile. Un pozionista fa sempre comodo, le pozioni curative non si preparano  mica da sole . Inoltre c'è così tanto da studiare, nuove erbe da catalogare..."
E  ti sei ritrovato ad accettare. Ormai non c'era più nulla che ti legava all'Inghilterra e la Romania, luogo pieno di fascino e mistero, ti sembrava allettante come non mai. E d'altronde tu non ti tiri mai indietro. 
E così hai imparato anche tu a vivere all'aria aperta, ad essere libero. 
Trascorri il tuo tempo negli studi, tra quel nuovo mondo che non ti giudica,  ma che anzi, ti ha accolto a braccia aperte
Se per questo hai imparato anche concederti una nuova possibilità e a scoprire cosa sia l'amore ricambiato. Ma questa è un'altra storia.  
La tua nuova casa è la Romania, e non potresti desiderare nulla di meglio. 
 

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Capitolo 8
*** E' un tuo studente! ***


Paring: Red Potions
Personaggi: Severus Piton e Charlie Weasley 
Genere: erotico, sentimentale 
Contesto: generale, vago
Titolo: E' un tuo studente! 
 
Anche questo  racconto è dedicato ad Ashley More, che mi ha chiesto qualcosa su questo paring. 
Se anche voi volete qualche racconto su una coppia in particolare basta chiedermelo tramite recensione.  
Grazie a chi segue questa storia e a chi mi lascia un suo parere. Davvero,  grazie mille!
 
 
 
 
Respiri affannosi, lenti sul tuo orecchio. 
Gemiti rochi e risatine divertite. Ti prende perfino in giro. 
Tu invece non ti stai divertendo per nulla, anzi, stai cercando di trattenerti dallo strozzarlo. 
Vesti che cadono, i tuoi bottoni che saltano. Una lunga tortura che non sembra finire mai. 
"E' un tuo studente!" 
Dillo a lui. 
E' un tuo studente!" 
A quanto pare nessuno ti sente. 
Perfino il tuo corpo non risponde ai tuoi richiami disperati e se ne frega, visto l'urgenza con cui gli strusci prepotentemente il bacino. 
L'erezione ancora chiusa nei tuoi pantaloni pulsa dolorosamente nell'attesa di essere liberata. 
Non volevi neppure iniziare, non sai dove ti possa portare questo gioco cominciato non si sa ancora come, e non sai come possa finire. Cerchi di convincerti che è sbagliato tutto ciò (perché lo è)  ma nessuno ti da retta, e anche il cervello ti sta abbandonando, spegnendosi e cedendo a quelle carezze così lascive. 
Davvero? Ma come fa? Salazar sa che non eri così alla sua età. 
La lingua del giovane lambisce la tua bocca sottile. I tuoi denti mordono il suo labbro inferiore per puro dispetto, non vuoi dargliela vinta facilmente.   
Ridacchia ancora l'impudente, sa di averti fatto crollare, di averti domato. 
L'allievo ha battuto il Maestro. 
Il vecchio (anche se hai solo ventinove anni e tra di voi ci sono solo dodici anni di differenza) si è fatto sopraffare dal fanciullo.  
Il domatore ha sconfitto il drago feroce. 
-Oh, Professore. Se riesco a domare Lei, nessun drago  può incutermi paura!- esordisce. La sua voce eccitata  rimbomba nello tuo stanzino delle scorte per le pozioni. Tutti i vetri dei barattoli si sono appannati e minacciano di infrangersi al suolo per colpa  dei vostri movimenti. 
E tristemente non puoi non dargli ragione. Il fatto è che quel ragazzo riesce a farti dimenticare, ti getta nel più profondo baratro dell'oblio e ti solleva dalla noia di questa esistenza di giorni tutti uguali. Severus tu non  vivi,  ti limiti meramente a sopravvivere. 
Che tu possa essere maledetto Charlie Weasley, però... facciamo domani va.   Sarai un altro sbaglio della mia lunga lista, ma ora non voglio pensarci. Ci si penserà domani. 
 

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Capitolo 9
*** Peccatori ***


Paring: Difference And Appreciation 
Personaggi: Severus Piton e Ginny Weasley 
Genere: triste, sentimentale 
Contesto: Durante il settimo libro, quando Piton diventa Preside 
Titolo: Peccatori 
 
 
Mani che stringono. 
Mani che posseggono, che esplorano, che graffiano e lasciano segni, cicatrici sull'animo. 
Non l'avresti mai voluto ma ora non puoi non bramarlo, anche se cerchi di non ammetterlo, di trattenerti con tutte le tue misere forze. 
Legato nel corpo e schiavo dei sentimenti per quella ragazzina, ma che dici, per quella giovane donna, che ti ha strappato il cuore dal petto e l'ha fatto suo. 
Indisciplinata, forte, coraggiosa, odiosa la maggior parte delle volte per colpa del suo orgoglio, queste sono alcune delle sue caratteristiche. 
Molte volte ti ha dato noie, molte volte è finita in punizione, ma niente sembra piegarla, neanche i Carrow e la loro brutalità e meschinità. 
Ma anche lei ha dei punti  deboli, anche lei ha ceduto. Altrimenti non sarebbe qui. Tra le tue braccia. 
Senti la sua lingua che si muove impudente nella tua bocca. Che scende sul tuo collo fino al pomo d'Adamo e non accenna a fermarsi, percorrendo ogni singolo centimetro di pelle. 
I capelli  rossi (di un rosso molto diverso a quello a cui sei abituato) ti solleticano   il naso. Il loro profumo ti invade le narici e ti ebbra come non mai. 
Non puoi non  perderti in questo delirio, in questo girone infernale in cui siete caduti.  
Peccatori. Siete due peccatori. Tu menti a Ginevra, e Ginevra mente a te. 
Rinnegate e tradite coloro a cui vi siete votati, alla causa a cui siete  entrambi devoti. 
Ma adesso non volete pensarci, volete rinchiudervi nella vostra bolla, bella quanto fragile. Il mondo potete vederlo ma lo lasciate fuori. 
Continuate a godervi il vostro peccato. 
Avrete tutto il tempo per sentirvi ciò che siete, dei peccatori. Sempre che riusciate a sopravvivere alla guerra, anche se sai benissimo che tu non  arriverai vivo alla fine. 
 

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Capitolo 10
*** Amicizia e forse qualcosa di più ***


Paring: Dungeon and Domination 
Personaggi: Severus Piton e Lucius Malfoy 
Contesto: generale vago, Post-war
Genere: erotico, sentimentale 
Titolo: Amicizia e forse qualcosa di più 
 
 
Ancora non ho capito bene come sono finito in questa situazione. 
Ancora non capisco se tutto questo è frutto di un incubo o se sono improvvisamente diventato pazzo. 
Eppure cerco di sottrarmi (sarebbe   più facile se non avessi le mani legate). 
Sarebbe meno complicato soprattutto se non avessi lui sulle mie gambe, a cavalcioni, a bloccarmi la fuga.  
Ma vi domanderete,  pubblico a casa, chi è questo fantomatico "lui"? E' Lucius Malfoy. 
Ma questo signor Malfoy non è un membro rispettabile  (diciamo "rispettabile" per non dire qualcos'altro) della comunità magica londinese, sposato e pure con un figlio, e che quindi non darebbe mai apertamente al via a uno scandalo? Beh, lo pensava  anche il sottoscritto ma, a quanto pare, lui non è dello stesso avviso e purtroppo non mi sbaglio, non questa volta. 
Così adesso mi ritrovo legato come un salame, con Lucius che mi guarda con un sogghigno malefico dipinto sul viso appuntito e con la mia bacchetta rigirata fra le dita (sì, mi sono fatto disarmare, va bene? Sono stato colto impreparato, come potete ben notare). Nell'altra mano ha il suo immancabile bastone da passeggio  (probabilmente ci dorme pure  con quello) e con il pomo a forma di serpente che  mi accarezza con studiata lentezza  la guancia. Il freddo metallo mi colpisce, provocandomi lunghi brividi su tutta la schiena. 
-Potresti liberarmi?- gli domando piuttosto seccato. 
-E dimmi, perché dovrei farlo? Ora poi che mi sto divertendo- e accompagna ogni  singola parola con un movimento di bacino. Struscia prepotentemente e sensuale contro il cavallo dei miei pantaloni e mi sento arrossire perché devo ammettere che quelle carezze mi stanno eccitando,  a mio malgrado. 
E se ne accorge pure Lucius, i suoi occhi si assottigliano e brillano di maliziosa cattiveria. 
-Slegami!-  
-Perché dovrei?- 
-Non sopporto questa situazione! Non sopporto questi lacci! Cosa dovrebbero rappresentare?- 
-Fa parte della nobile arte del Bondage- 
-Sai dove te la puoi mettere la "nobile arte"? - 
-No, Severus, dimmi, dove posso mettermela?- mi bisbiglia con voce roca, spingendosi ancora di più verso di me e in particolare sulla mia erezione che non accenna a sparire. 
-Sei sposato!- 
-Matrimonio di convenienza - 
-Hai un figlio!- 
-Vuoi che si unisca anche lui a noi? E' un po' piccolo, magari quando sarà più grande...-  
-Tu sei pazzo- 
-Oh sì, Severus. Sono pazzo di te - mi risponde di rimando, sardonico, prima di avventarsi sulle mie labbra. Sento la sua lingua insinuarsi dentro la mia bocca, e mi ritrovo incredibilmente a rispondere a quel bacio. 
E' da tanto che non provavo un'emozione così, anzi forse mai.  D'altronde le mie relazioni sono state talmente sporadiche, con sconosciuti di cui il giorno dopo non ricordavo più il nome. Lo facevo quando ero un giovane Mangiamorte e per  dimenticare l'unica donna che era riuscita a farmi battere il cuore, per dimenticare che non era mia e che non lo sarebbe mai stata. 
Ma adesso, non so perché, sembra che quel organo che credevo morto stia ricominciando a battere. No, non mi sto innamorando ma forse sto riprendendo a vivere. E cedo. Cedo e mi lascio andare, non oppongo più resistenza. Anzi, il fatto che sia qualcun altro a condurre il gioco mi eccita ancor di più, e comincio a muovermi e ad attirare l'attenzione del mio amico che capisce.    
Mi slaccia la cintura, sento il tintinnio metallico della fibbia che sbatte contro il legno della sedia e che poi cade per terra, sul freddo pavimento di marmo del mio ufficio. 
E tutto quello che successe dopo fu molto confuso, posso solo dire che si ripeté. Lui veniva a trovarmi e io lo accoglievo   nel mio letto. Non dicevamo una parola, non serviva. Continuò così finché rimase nel Consiglio della scuola, poi dovemmo trovare altri luoghi per i nostri incontri. 
Non so se Silente abbia mai saputo di noi, tutti ci credevano solo amici, ma se lo capì non disse mai nulla a riguardo. 
Continuò anche durante la seconda guerra magica, eravamo uno la distrazione dell'altro. 
E continuata anche dopo di essa, quando tutto il mondo magico cercava di ricostruire i pezzi, è un miracolo che sia ancora vivo. 
Se sono sopravvissuto è stato grazie a Lucius. Non vedendomi tornare venne a cercarmi, trovandomi ormai più morto che vivo, in coma quasi,  ma è  riuscito a riportarmi tra i vivi (probabilmente con qualche mistura illegale rimediata a Nocture Alley, nelle sue cantine private si poteva trovare qualunque cosa, e sinceramente non m'importa più di tanto). 
Non so se sia amore quello che c'è fra di noi (il mio patronus è e rimane una cerva. Lily ha fatto parte della mia esistenza per talmente tanto che non può sparire)  ma so per certo che non sono mai stato così bene in vita mia. 

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Capitolo 11
*** Tutto cambia ***


Paring: Illegal Substance 
Personaggi: Severus Piton e Harry Potter 
Contesto: Post-war
Genere: sentimentale 
Titolo: Tutto cambia 
 
 
Dedicata a LadyVaderFrancy per il suo compleanno! Tantissimi auguri!! 
 
 
 
Sei sempre stato una persona ligia al dovere.Ti sei autoimposto dei confini, dei paletti restrittivi su ciò che potevi e non dovevi fare. 
Questi ti hanno allontanato dagli altri, ma non ti importava più di tanto, sapevi bastarti. 
Misantropo per convenzione e per scelta, ormai hai capito che la società non  ti rispecchia e non può offrirti nulla. 
Di rapporti amorosi neanche per sogno. Ti sei innamorato una volta e hai provato tanto  di quel dolore che il tuo cuore  non ne vuole nemmeno saperne di questo sentimento. 
Di sesso? Manco a parlarne. Non ti è mai interessato più di tanto e, diciamo,  che anche lì ti sei saputo bastare. 
Fino a quel maledetto giorno, quando tutte le tue certezze sono andate in frantumi. 
Quando hai cominciato ad accorgerti che qualcosa era cambiato. 
Che non vedevi le cose come prima. 
Che non vedevi lui come prima. 
Sei cambiato pure tu, inutile negarlo, ed è cambiato anche quel ragazzo, trasformandosi in un giovane uomo. 
Non è più il moccioso arrogante che osava sfidarti.
Non è più quel bambino dai brillanti occhi verdi (che ti ricordano un passato che non tornerà più) e che avevi giurato di proteggere a costo della tua stessa vita.  
E' diverso. E questo ti dimostra che tutto cambia, e che ti sei sbagliato. 
Non è vero che che Potter è la copia sputata del padre, tutt'altro. Si è dimostrato coraggioso e pronto a sacrificarsi, ad affrontare il suo destino esattamente come hai fatto tu, con la differenza che tu l'avevi scelto per rimediare al male fatto da te e da altri, addossandoti a volte anche colpe non tue. 
Si è dimostrato umile, tutti lo acclamano come un eroe ma lui ha scelto di rintanarsi nell'ombra. 
Tu che nell' ombra ci sei vissuto sempre e sai cosa si prova. 
Siete più simili di quanto si potrebbe pensare. 
Avete avuto entrambi un'esistenza difficile, entrambi abbandonati, avete trovato rifugio tra  le accoglienti mura di Hogwarts. 
Entrambi avete combattuto per amore e siete vissuti per esso. Amore in ogni sua forma e sfumatura. Stucchevole a pensarci, ma è così.
Ed è ad Hogwarts che ti ritrovi ora, precisamente nei suoi giardini. 
Un Patronus con la sua luce illumina le tue riflessioni. 
E' rimasto una cerva, nonostante tutto, ma essa ora ha un significato ben diverso. 
Se prima rappresentava un amore vero ma sofferto,  felicità nei momenti più bui del rimpianto, ora è la forma più vera della rinascita. 
Rappresenta ancora Lily ma anche suo figlio. 
La cerva è la compagna perfetta per un cervo. 
Come a conferma di ciò un' altra luce sopraggiunge. 
Un cervo risplende nelle tenebre della notte e raggiunge, con passo deciso e veloce, la tua cerva che non arretra, anzi. 
Si riconoscono come proprio simili, come esseri esattamente uguali. Due meta che si sono ritrovate a combaciare, a compenetrarsi perfettamente.
Chi avrebbe potuto immaginarlo. 
Tutto cambia veramente. 
  

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Capitolo 12
*** Follia e desolazione: la distruzione di un'anima e del mondo intero ***


Paring: Black Potions 
Personaggi: Severus Piton e Bellatrix Lestrange 
Contesto: What if  (e se Harry fosse morto a un anno, poiché privo della protezione di Lily,  cosa sarebbe successo?) 
Genere: drammatico 
Titolo: Follia e Desolazione: La distruzione di un'anima e del mondo intero 
 
 
 
 
Labbra sulla pelle infuocata. 
Segni rossi che la deturpano, 
la sfregiano, la macchiano con crudeltà. 
Ogni cosa che Bellatrix  possiede si distrugge. Macerie piegate al suo orgoglio di Purosangue. 
Ella vuole così, questo è il suo perverso gioco. Donna dalla voce e dalle movenze di bambina, capricciosa e superba, sotto il suo scacco ognuno  viene  soggiogato. 
Bella, maga egregia e ambiziosa.  Incubo erotico di qualsiasi uomo che lei sfiori con il suo tocco malefico. 
Ha preso anche te. Sei caduto anche tu nella sua tela di ragno, intrisa di bugie e di dolore. 
Ti maltratta, ti tortura ma  non puoi farne a meno. 
Vuole distruggerti, ma povera sciocca, non sa che sei già distrutto e tutto il mondo con te. 
Il male ha trionfato, il tuo unico amore è morto per causa tua, ormai cosa ti resta? 
Hai condannato lei, hai condannato tutti, cosa puoi fare? 
Il vostro Lord   domina su di voi, burattinaio che tira i fili di un triste Fato. 
Follia e desolazione: questo c'è davanti ai tuoi occhi. 
La distruzione della tua anima e del mondo intero: sulle tue spalle un pesante fardello. Una colpa inconfessabile intrisa di sangue innocente. 
E allora anneghi nell'oblio, in questo oscuro maelstrom , sperando di morire  in fretta. 
Un suicidio annunciato, un suicidio ricercato. 
Sei un codardo ma non puoi far più nulla. Non puoi farne a meno.  Non puoi fuggire. 
Tra le braccia di questo mostro, dalle bellissime sembianze, spiri sconfitto.  
Un  orgasmo sarà il tuo ultimo alito di vita.  
 
 
Sarai solo uno dei tanti cadaveri che lastricano la via. Una delle innumerevoli  vittime della Signora Oscura. 

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Capitolo 13
*** Bella addormentata ***


Paring: Dungeon and Domination 
Personaggi: Severus Piton e Lucius Malfoy 
Contesto: generale, vago 
Genere: erotico 
Titolo: Bella addormentata 
 
 
 
Mi ritrovo seduto sulla  poltrona nera del mio ufficio.  
E' comoda, molto. Rilasso  e distendo le membra affaticate da una dura giornata di lavoro (i miei  studenti sono risultati ancora più incompetenti e svogliati del solito). 
Tra le dite tengo lo stelo del calice di vetro. La mia immagine si riflette distorta su di esso.
Il mio profilo pallido , noto, appare a dir poco bizzarro e grottesco sulla superficie trasparente. 
In esso il liquido giace  tranquillo. Vino rosso che macchia le mie labbra sottili, rendendole più scure. 
Il sapore mi invade il palato, deliziandomi con il suo retrogusto dolciastro. 
Odo, quasi fosse un eco lontano, la voce di Lucius. Strascicata e dal tono altezzoso come sempre, le sue parole mi giungono a malapena. 
Sta parlando da quasi un'ora, lamentandosi di Silente. Niente di nuovo, lo fa sempre, e d'altronde io mi lamento sempre di Potter, quindi siamo pari. 
Ma oggi sono stanco, vorrei che finisse, che mi lasciasse andare a riposare, ma non sembra intenzionato ad abbandonare la stanza. I suoi passi risuonano sordi sul pavimento, va avanti e indietro, su e giù, come se fosse intenzionato a lasciare un solco circolare sul marmo. 
-Certo che potresti almeno fingere di ascoltarmi, Severus - a quanto pare si è accorto del mio disinteresse. 
- Chiedo venia Lucius, non volevo mancarti di rispetto, ma come puoi notare anche tu sono esausto -
-Giornata faticosa? - 
-Non hai idea di  quanto lo sia stata- 
-E se facessi qualcosa per rilassarti?- 
Adesso sono confuso. Cosa diamine ha in mente ora. E perché si sta muovendo con passo, che  oserei dire, felino? 
Il suo ghigno furbo spicca sul suo viso affilato, devo ammettere che mi sta facendo un poco preoccupare. 
-Lucius, ma cosa...- non faccio in tempo a finire la frase che me lo ritrovo sulle ginocchia. 
Si è accomodato su di me,  sento il peso del suo corpo magro ma robusto, lo definirei tonico, in contrasto con il mio, magro  ma quasi fino all'osso. 
La pelle del suo viso è a stretto contatto con la mia. Le nostre guance non si sfiorano solo per qualche misero millimetro. 
-Lucius spostati! Non sto scherzando- 
-Perché? Sto così comodo. Posso?- non mi da nemmeno il tempo di rispondere che subito mi strappa dalle mani il bicchiere, bevendo un generoso sorso di vino. 
L'apprezza, sento lo schiocco della  lingua all'interno della sua bocca. 
Bocca con cui mi bacia un istante dopo, riscuotendomi dal torpore rimasto. Mi sento sveglio, e sento anche qualcos'altro risvegliarsi , e non sono il solo. 
- La bella addormentata è tornata fra noi- lo sento mormorare divertito al mio orecchio. Morde il mio lobo, lo succhia e io spero vivamente che non mi lasci dei segni permanenti, visto che domani lavoro. 
Tuttavia non mi ritraggo,  anzi. Se vuole giocare con il sottoscritto ben venga. 
Afferro il colletto della sua camicia e lo stringo a me con possessività.  Sbottono  la sua veste con forza, tanto da minacciare di far saltare i bottoni dalle asole. 
E' sempre così con lui, non riesco mai a controllarmi veramente. L'autocontrollo viene messo da parte in un angolo della  mente e la lussuria prende le redini della situazione. 
Non capiamo più nulla. Le nostre mani corrono su di noi, esplorandoci e scoprendoci di nuovo. Accarezzo la sua coscia mentre Lucius mi abbassa  rapido la zip dei pantaloni, liberandomi da questa morsa di stoffa. Successivamente  si slaccia i calzoni, liberandosi e toccandosi freneticamente,seguendo lo stesso ritmo che dona a me.  
Tutto è come allora, quando eravamo ragazzi. Era un nostro gioco, un modo tutto nostro di capirci, fatto di maliziosi sguardi e passioni consumate in fretta. 
E in fretta raggiungo l'orgasmo, che mi annulla, che annebbia la vista e i sensi. Lucius viene poco dopo, raggiungendomi. 
Restiamo così per qualche minuto, il tempo necessario per riprendere a respirare, poi  con un tocco fulmineo della sua bacchetta ci ripulisce e ci riveste entrambi.  Si alza, scostandosi da me con la naturale eleganza che lo caratterizza e  guardandomi sornione. 
-Buono a sapersi. Ho appena trovato il modo, quando non mi ascolti, di attirare la tua attenzione. Meno male che qualcos'altro è più recettivo delle tue orecchie. Ti auguro dolci  sogni, mia bella addormentata- 
E sparisce nel mio camino, tra le fiamme smeraldine della Metropolvere,  lasciandomi solo nella camera  che ora risulta di un silenzio quasi opprimente. Già un po' mi manca.
E soprattutto... adesso chi dorme più? 
 

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Capitolo 14
*** Partners in crime ***



Paring: Mind Games and Manacles 
Personaggi: Severus Piton e Evan Rosier 
Contesto: Prima guerra magica 
Genere: drammatico, romantico 
Titolo: Partners in crime 

Storia scritta ascoltando la canzone Partners in crime dei Set it off , la cui musica mi ha ispirato. 
Scusatemi per il ritardo, è un periodo piuttosto stressante, ma prometto che continuerò ad aggiornare e le richieste fatte, riguardo alle coppie, esaudite in breve (almeno spero).  

Buona lettura!






Siamo Mangiamorte. 
Compagni di crimine. 
Il mondo magico ci appartiene. 
I nostri crimini sono opere d'arte o verranno ribattezzate tali, poiché lo sono. 
Noi siamo la salvezza del mondo magico, l'eterna luce. 
I nostri volti d'argento inondano le strade. 
Le foto animate  dei manifesti con le nostre taglie tappezzano i muri, facendoli cantare e facendovi ritrarre disgustati e impauriti. 

You' ll ne take us  alive
We swore that death will do us part.
They'll call our crimes a  work of art. 


Non ci prenderete.
Inafferrabili come vento. 
Non ci prenderete mai vivi. 
L'abbiamo giurato a noi stessi, alla causa a cui siamo devoti. 
Vivremo nell'ombra come reali (che siamo) nobili viziati, corrotti, amanti e  di sventura compagni. 
Questa è la nostra novella, la nostra fiaba crudele. 
La vostra sofferenza sarà il lieto fine che ci spetta.  
Una bacchetta per dipingere il mondo di nero. 
Bruceremo tutto, sotto il fuoco del nostro Marchio. 
Il calore inonderà come lava il vostro cammino. 
Nulla ci fermerà.

We 'll live like spoiled royality, lovers and partners
partners in crime

Maledizioni spezzano il silenzio. 
I buoni, voi, non dormirete più sogni tranquilli, è una solenne promessa. 
Vi piegherete al nostro cospetto e ci riconoscerete come supremi vincitori. 
Per voi siamo assassini. 
Noi invece siamo artisti. 
I morti sono  macchie di colore di un spettrale quadro. 
I cadaveri sfigurati dei Babbani, i nostri modelli preferiti.
Il nostro Lord, Maestro, noi allievi. 

I brush to a gun
to paint these states green and red

C'è Bellatrix laggiù, con suo marito. 
Sposi maledetti, le loro promesse nuziali strette nella pazzia e nel sangue dei vincoli incestuosi. 
Le loro Cruciatus volano come colombe, leggere, ma letali come serpenti velenosi. 
Avery e Mulcibel, più volgari, lanciano incanti sgraziati. I corpi si accumulano scomposti e disordinati ai loro piedi. 
Lucius, più raffinato, incanta le loro deboli menti con l'Imperio, lasciandoli così ad attaccarsi da soli. Uno spettacolo davvero buffo, che gli permette di uscire ancora una volta pulito (se si fanno male lui che colpa ne ha, infondo?). 
Fuggono come tante mosche impazzite, cercano di nascondersi, poveri e stolidi illusi. 
E poi ci siamo noi, io e Evan. Folli amanti nella più completa distruzione. 
Vi ricorderete i nostri nomi, oh se lo farete. 
Ma devo ammetterlo, ho un po' di timore.  Una paura nascosta, velata di muto rimpianto. 
Ma so che non mi abbandonerai.  Almeno tu non lo farai. Non mi volterai le spalle.
Tu mi hai capito, ascoltato le mie preghiere, non mi hai respinto, ma accolto tra le tue braccia. 
Mi hai posseduto. Mi hai distrutto. 
Annientato tutte le riserve, chetato la mia coscienza e quel po' di bonta che avevo. 
Mi hai ucciso, per farmi rinascere più forte che mai, risorto dalle ceneri e dalla polvere che ho dovuto mangiare per colpa di tutti i soprusi e le angherie subite. 
Una fenice nera immolata sull'altare dei tuoi, dei nostri desideri. 
E combattiamo insieme questa battaglia, fianco a fianco.  
Ma mi accorgo troppo tardi che non siamo più soli. 


Partners in crime


Sono arrivati. Gli Auror ci hanno raggiunti. 
Ci hanno teso un'imboscata. Vili.
-Arrendetevi! Giù  le bacchette...Giù le bacchette!- urlano verso di noi. Inutile. 
E' finita. Non ci avrete mai vivi. 
E' una carneficina. 
Ma non ci arrenderemo. Non ci piegheremo più oltre. 
Ma continuo ad aver paura, mi rimbomba il petto e ho un cattivo presentimento. 
Vengo attaccato  da Potter e Black, ma non mi preoccupo. Temo solo per la tua vita.
Sgorgo rapido, con la coda dell'occhio, che lotti con Malocchio e ghigno quando gli sfregi il viso (con la stessa maledizione che ti ho insegnato, che ho inventato per te). 
Piange il mio cuore quando vedo che ti uccide. 
La mia rabbia e il dolore è incontenibile. Non mi accorgo neanche di aver lanciato il Sectumsepra, a mia volta. Non mi accorgo neanche del macello che ho combinato. 
La mia vista è annebbiata dal sangue che mi schizza il viso. 
I corpi ora giacciono  immobili. Con arti sparsi di qua e di là. 



Il cielo è scuro, e una pioggia plumbea ci bagna.
E tu sei stato colpito. Me lo sentivo nelle ossa, ormai fradice. 
Ma tanto è inutile. 
Non ci avete presi vivi. 
Noi siamo l'oscurità, e anche da morti continueremo a tormentarvi. 
Vivremo come fantasmi, i nostri volti incisi resteranno per sempre nella vostra mente e nel vostro cuore, il ricordo vi perseguiterà nella tomba.
Noi siamo Mangiamorte. 
Pittori macabri.
Tinti di rosso sangue saranno i vostri occhi.
Le udite queste? Sono le risate di scherno che escono dalle nostre  bocche. 
E lì ti vedo.
Ti riconoscerei tra mille.
I tuoi capelli tiziani volteggiano, incorniciandoti    fieramente il viso. 
Una guerriera. L'unica donna che ho amato. 
Evan, l'unico uomo che amerò mai. 
Il mio Patronus non è più una cerva. 
Non posso evocarlo più, la magia oscura mi ha corrotto l'anima. Ma non me ne pento, è un prezzo che sono disposto a pagare per poterti amare.
Avrò la gloria e il rispetto. Il mio posto nel mondo è accanto a te, Rosier.



You're never take us alive



Avevo ragione, non ci avete presi vivi. 
Ti ho seguito senza remore e lo farei mille volte ancora, nei baratri infernali troveremo la nostra dimora. 
Ho bevuto la pazzia come ambrosia dalle tue labbra. 
La morte siamo noi, la rappresentiamo e non può separarci, solo unirci. 
Quant'è brutto Lily perdere chi si ama vero? E' un dolore che ti dilania. Ora sai cosa ho provato io. 
E lo sto riprovando ancora, ma passerà presto. 
Scorgo l'odio nelle tue verdi iridi, verdi come la maledizione che uccide.  Non te l'aspettavi vero? Non da Mocciosus, patetico fallito che tu hai lasciato per metterti con il vincitore nato.  
Verde  l'Avada Kedavra che  mi scagli contro. 
Avrei potuto difendermi, ma perché poi? 
Il mio corpo cade come il  tuo Evan. 
Cade come una bambola rotta. 
L'unico rumore che si sente ora sono i singhiozzi di Lily che piange la morte di suo marito, del padrino di suo figlio e caro amico. Oh. è forse anche la mia  scomparsa, ma chissà se sono degno dei suoi pensieri.


Siamo Mangiamorte.
Compagni di crimine. 
Lo saremo per l'eternità. 
Sempre.

Partners in crime



 

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Capitolo 15
*** Ghost ***



Paring: Prudence & Potions  
Personaggi: Severus Piton e Hermione Granger 
Genere: triste
Contesto: what if 
Titolo: Ghost 



È così difficile.

È così difficile convivere con il timore della sua presenza.


Inquietante.  Indiscreta. Indesiderata. 


Soprattutto quest'ultima.  Perché non puoi essere solo mio? 


Ho lottato per te, difeso, combattuto. Penso di meritarti, no? 
Ho fatto  cose per te che solo per i miei amici più cari ho fatto. Anzi, molto spesso sono andata contro di loro, contro i loro pareri, i giudizi, il disprezzo. Solo per te.
È mi ripaghi in questo modo ingrato? 

Forse sono io il problema, forse sto impazzendo, non so. 
La gelosia corrode il mio animo provocandomi allucinazioni. Mi sembra quasi di scorgerla tra le ombre. 
Bella, talmente tanto da farmi sentire misera. Eppure non dovrebbe esistere, non più. 
Che poi gelosia... forse invidia... non credo che mi appartieni, non come bramerei. 
Mi ami? I tuoi occhi sembrano affermarlo, ma per un Occlumante come te l'inganno è il pane quotidiano. 
Io non riesco a mangiarlo, il pane, manco quello. Lo stomaco si è chiuso  e non una sola briciola di qualsiasi alimento  vi entra. 
Noto la tua preoccupazione. Magari sto esagerando. 


Oppure sei un patetico bugiardo come penso    

È così dura però vivere nel terrore dettato dalla mia insicurezza e dal tuo cuore. 
Le tue premure sul mio stato di salute mi confortano, ma non mi bastano. Non possono bastarmi. Voglio che tu sia solo mio. 
Ma non sono sola, c'è sempre lei, la presenza. Non dovrei pensare a queste sciocchezze, ma ti giuro, è più forte di me. 
E nell'amplesso  ho paura. Ho paura dei tuoi tocchi, dei tuoi baci, delle tue carezze. 

Ho paura di scoprire che non siano solo per me. 

E allora tacciamo.  Ti impedisco, ti ordino di non parlare. 
Il silenzio domina nelle coltri del nostro talamo e del desiderio dei nostri corpi. 
Non potrei sopportare di udire il suo nome, anziché il mio,  dalle tue diafane labbra. 
Il nome dell'altra, lei che non hai mai dimenticato. 
Mi voglio risparmiare almeno quest'ultima umiliazione. 


È così difficile vivere con il fantasma di Lily Evans.    

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Capitolo 16
*** Opposti ***



Paring: Snak(p)epuff (nome inventato da me, visto che la coppia non lo possiede) 
Personaggi: Severus Piton e Cedric Diggory 
Contesto: Seconda guerra magica
Genere: triste 
Titolo: Opposti

Dedicata ad Ashley More che mi ha richiesto questo paring. Scusa per l'infinita attesa. 


Non ne faccio mistero: io odio gli studenti. 
Non li sopporto, la maggior parte sono una manica di teste di legno, impertinenti e che godono nel vivere nella beata ignoranza. 
Vi sono anche quelli che si applicano, ma in maniera a dir poco ossessiva e solo per ostentarlo con esordante platealità. Insomma non lo fanno perché provano piacere o sanno che è giusto ogni tanto assimilare qualche concetto nelle  loro zucche, tristemente vuote. 
Un banale esempio? La signorina Granger: un'insopportabile   SoTutto che si crede superiore a ogni singolo mortale (la modestia deve averla imparata da Potter, ci scommetto). Sì, se non si era capito detesto anche lei, anche se è "leggermente" più capace rispetto alla media. Leggermente però. Molto Leggermente. 
E non che ci voglia molto ad esserlo, se sono tutti asini. 
Quindi cala dal piedistallo, Granger! 
C'era anche un Weasley, mi pare che si chiamasse Patrick o Paddy (non posso ricordarmi ogni singolo nome di battesimo di tutti i Weasley, ne sono un esercito. Se continuano a riprodursi come conigli l'Inghilterra, fra qualche anno, sarà popolata esclusivamente da loro). 
Anche quello si applicava e studiava con diligenza, ma in una maniera così pomposa che avrei voluto dargli una botta con  il libro di pozioni su quel naso perennemente alzato all' insù. E sono sicuro che avrei avuto il beneplacito di ogni persona. Eletto eroe nazionale di Hogwarts.
Gli unici che salvo, più o meno, sono i miei adorati Serpeverde. Purtroppo devo ammettere che anche fra loro c'è qualche mela marcia, e molto spesso  chiudo un occhio (anche tutti e due se mi capita di assistere a un particolare livello di imbecillità). 
Però devo dirlo, c'è stata nella mia lunga carriera lavorativa come insegnante una rara eccezione. 
Questa eccezione si chiamava Cedric Diggory. 
Il signor Diggory apparteneva alla casa di Tosca Tassorosso.  
Era uno studente diligente e brillante, rispettoso e ligio delle regole. 
Non dava noie a nessuno, e anzi, era un leader nato. Tutti lo adoravano. 
D'altronde un ragazzo del genere non poteva passare inosservato.  Non con tutte le doti che Madre Natura gli aveva gentilmente elargito. 
Le studentesse​ morivano dietro di lui. I ragazzi  lo invidiavano o lo idolatravano. 
Non sembrava avere un singolo difetto, e la cosa più straordinaria è che non  se ne vantava. Anzi non sembrava accorgersi delle sue capacità, o non lo faceva notare, rimanendo nell'ombra dell'umiltà. 
Ombra forse è una parola eccessiva visto che sembrava brillare di luce propria sempre e comunque. 
Se fosse stato di Serpeverde di sicuro sarebbe diventato il mio pupillo, il gioiello che avrei usato per i miei scopi, e sicuramente l'alunno avrebbe raggiunto le vette più alte. 
Invece il Cappello Parlante l'aveva assegnato a Tassorosso, Casa mediocre, a cui però sembrava devoto. 
Era fiero di essere di essere il Cercatore della loro squadra di Quidditch, come era fiero di essere un Prefetto, ma sempre con umiltà. 
E non ne capisco perché. Molti suoi compagni si pavoneggiano e non avevano  un quarto delle sue qualità. 
Poteva essere grande e invece ha preferito non esserlo. Come mai? 
Non posso nasconderlo, con rammarico devo ammettere che da giovane mi sarebbe​ piaciuto essere come lui.
Sarei stato più sicuro di me, avrei ottenuto finalmente quel riconoscimento che tanto bramavo e sapevo di meritare. Magari Lily si sarebbe accorta di me e mi avrebbe amato.  E invece nulla, non ero mai stato  come lui. Ero l'esatto opposto e sempre lo sarei stato. 
In un' altra cosa era diverso. Non mi parlava mai contro.  
Sì, sono a conoscenza dei numerosi e dolci appellativi e nomignoli inventati per me. Lui non ne ha mai usato uno. Non mi aveva mai preso in giro, come altri. Perfino Lily rideva della mia figura poco aggraziata e delle mie figuracce. 
Ti facevo pena, Diggory? O mi stimavi? Se sì, per quale motivo? 
Andavi contro anche i tuoi stessi amici per difendermi. 
Eri un'incognita, non sono riuscito a capirti e mai potrò farlo. 
Sei stato la prima vittima dal ritorno del Signore Oscuro. 
Non meritavi di morire, soprattutto non per mano di un verme come Minus. 
Vittima. Solo questo accomuna noi opposti. Vittime di uno stregone malvagio e di una vita ingiusta. 
Con una differenza: tu, come in tutta la vita, sei il primo. 
Io come in tutta la mia vita, sono ultimo.  Nessuna novità, dunque. 
Se non fossi ateo spererei di incontrarti nell'aldilà, ma già so che mi aspetta il nulla. 
Peccato. Avrei voluto farti le mie congratulazioni per il tuo coraggio, per la persona che eri, dirti che ogni volta che vedevo i raggi del sole tramontare nel nero del cielo pensavo a te, ai colori della Casa che tanto amavi.  I tuoi genitori non ti hanno mai dimenticato. 
Io non ti ho mai dimenticato. 
Eri e sei il mio opposto. 
E come tutti gli opposti ci  eravamo attratti. O almeno io lo ero.



 


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Capitolo 17
*** Sono solo innamorato di te ***


Paring: Snak(p)epuff
Personaggi: Severus Piton e Cedric Diggory 
Contesto: Post war, what if ( e se Cedric fosse sopravvissuto al Torneo TreMaghi?) 
Genere: sentimentale, romantico 
Titolo: Sono solo innamorato di te
 
 
 
 
Seduto sulla sua  consunta poltrona di pelle nera stava. La testa reclinata leggermente sullo schienale e la mano, rilassata su uno dei braccioli, teneva  in bilico un calice contenete qualche goccia di vino elfico, che minacciavano da un momento all'altro di sfuggire da esso e macchiare come sangue il tappeto (una volta bianco ma ormai grigio per la sporcizia). Non sembrava però curarsene l'uomo, stanco e anche mezzo addormentato nel soggiorno della sua casa di infanzia. 
Spinner's End non era cambiata molto da quando era fanciullo, rimasto sempre un quartiere degradato e malfamato. L'unica differenza era il fatto che ormai fosse un quartiere fantasma. 
Infatti da quando la vecchia ciminiera era stata chiusa molti degli operai, rimasti senza lavoro, si erano trasferiti con le loro famiglie in cerca di fortuna altrove da lì. In pochi erano rimasti, suo padre era stato uno di quelli (e d'altronde dove avrebbe potuto andare? Senza soldi e con la nomea di fallito ubriacone che lo perseguitava ovunque). 
La sua casa era sempre stata sporca e poco curata. Il giardino non aveva mai visto sbocciare fiori ma solo erbacce rinsecchite come il terreno su cui crescevano. 
L'interno era perfino peggio: disordine, piatti sporchi, biancheria non lavata, polvere sugli scaffali, spazzatura accumulata che non veniva buttata... era questo l'ambiente in cui Severus Piton era cresciuto, o per meglio dire sopravvissuto.    
Sua madre faceva quello che poteva per mantenere la casa almeno un poco vivibile e per assicurare sempre un piatto almeno tiepido (non dico caldo) in tavola, ma era dura. 
Non era facile destreggiarsi tra un lavoro come sarta sottopagata, tra piccoli lavoretti che riusciva a scovare, con un bambino piccolo a cui badare e un marito violento e la depressione, in ultimo, che mano a mano la stava consumando dentro. Inoltre Eileen Prince non era nata per fare la casalinga. 
Era una strega purosangue, era stata abituata fin da piccina a essere servita e riverita, ad avere sempre ogni cosa pronta ad ogni suo minimo bisogno. 
Ritrovarsi di colpo in una realtà così dissimile dalla sua era stato parecchio problematico, ma si era rimboccata le maniche. Senza alcun successo, però. 
Non poteva neanche usare la magia. Sembrava che ogni stilla del suo potere fosse stata risucchiata da quell'ambiente malsano, come  se quel luogo fosse  un malefico ed enorme aspirapolvere. O forse la colpa era da imputare a Tobias. 
D'altronde si  sa  che le minacce e gli insulti non sono proprio il miglior metodo per incoraggiare una persona. 
Ma una cosa si poteva dire di lei: era stata una buona madre prima che il tempo e la morte se la portassero via. 
Il figlio serbava un bellissimo ricordo di lei. In suo onore aveva preso il titolo di Principe Mezzosangue. 
Era per lei se tornava in quella casa. Poteva andare da qualsiasi parte, poteva perfino rimanere ad Hogwarts eppure alla fine vi tornava sempre ad abitare, anche se per un breve periodo. 
Era il suo piccolo rifugio, lontano dal mondo e da tutti. Lontano dai problemi, dalle seccature, dalla fatica e in ultimo dalle delusioni (e di delusioni nella sua esistenza ne aveva avute parecchie). 
Era per l'ennesima delusione che si trovava a Spinner's End. O meglio si nascondeva. 
Il conflitto era finito da poco. La sconfitta del Signore Oscuro da parte di Potter aveva riportato l'equilibrio e ordine nella comunità. 
Certo, c'era ancora molto da fare, ma si poteva affermare che il peggio era passato. 
Tutti, sempre grazie a Potter, avevano scoperto il suo ruolo nella guerra. Ringraziamenti, onorificenze e medaglie erano stati donati alla sua persona. 
Tutti buttati nel cestino, ovviamente. 
No che non fosse stato soddisfatto di averli ricevuti. Non voleva essere ricordato come il traditore e l'assassino di Silente, voleva che si sapesse la verità e a chi era andata la sua fedeltà e tutto il lavoro che aveva compiuto ma magari la sua  vita privata poteva essere lasciata stare. 
Ma no, il Bambino Sopravvissuto (ancora per poco, se solo gli metteva le mani addosso) aveva rivelato ogni singolo dettaglio delle sue memorie. Tutto. 
Certo, credeva che il suo insegnante fosse morto, e voleva onorare il suo sacrificio. 
Peccato che  non fosse morto e comunque erano faccende  private, dannazione! 
Era giusto che il ragazzo sapesse tutto, anche il suo amore per Lily, ma magari sarebbe stato bello non dirlo a tutto il mondo intero. Magari, eh. 
Tuttavia, c'era una cosa che non aveva rivelato. Una cosa talmente privata e vergognosa che se si fosse saputa sarebbe morto dalla vergogna. 
Severus si era innamorato. Un' altra volta (come se non gli fosse bastata la lezione) ed era ancora una volta un amore impossibile.
Ovvio, chi mai avrebbe potuto amarlo? Lui non di certo, era troppo fuori dalla sua portata. 
Ancora stentava a crederci. Erano così diversi, come il sole e la luna. 
Eppure, con tutto questo, l'amava. Un ragazzo, un suo ex allievo. Un Tassorosso, per giunta. 
Poteva dire di aver toccato il fondo del barile. 
Non sapeva neanche bene quando fosse successo, ma era accaduto. 
Si era invaghito di un giovane con molti anni in meno, bello come pochi. 
Sì, per quanto non badasse a frivolezze come l'aspetto, possedeva degli occhi, funzionanti per giunta. 
D'altronde non era la prima volta. Anche Lily aveva posseduto  una rara bellezza, e così anche Diggory. 
Si era consumato le iridi nell'osservare i lineamenti cesellati del ragazzo, la mascella prominente ma non per questo sgraziata, il naso perfettamente diritto, la bocca sottile e sempre piegata in un sorriso. 
Avrebbe voluto tuffare le sue dita in quei capelli soffici e perdersi nei suoi occhi. Bearsi della sua spensieratezza e della sua gioia, Avrebbe voluto essere la sua gioia. 
Il mago si sentii talmente ridicolo nel formulare questi pensieri che arrossì e cerco di affogare i dispiaceri nel vino. Magari sarebbero riuscito a dimenticarlo nei fumi dell'alcool. Il suo volto sarebbe sparito, come tutte le sciocchezze che si portava appresso. 
Maledetto il giorno che aveva deciso di entrare a far parte dell'Ordine. Maledetto il momento che gli aveva rivolto la parola ed era entrato come un virus nel suo corpo e nella sua testa.  
Maledetto il suo coraggio, la sua voglia di vivere. Gli ricordava di quanto fosse morto e di quanto avrebbe voluto assomigliargli. 
E dopo essersi scolato un intera bottiglia era crollato, vinto e senza forze. Stava per cadere tra le braccia di Morfeo quando udii un rumore che lo riscosse. 
Qualcuno bussava alla sua porta. 
Piton, con i sensi in allerta, si alzo piano dalla seduta. Chi poteva essere? Quasi nessuno conosceva l'indirizzo della sua abitazione. 
Si avvicino alla finestra e, con un gesto lento  e misurato, scostò la consunta stoffa della tenda per  potervi vedere. La visione che gli si parò davanti lo destabilizzo talmente da farlo quasi crollare a terra. Dietro alla sua porta, coperto da  un semplice mantello nero, c'era Cedric Diggory. 
Non poteva crederci. Cosa cavolo ci faceva qui!?
-Diggory - fu l'unica parola che disse quando aprì la porta. La gola improvvisamente gli si era seccata, come se non bevesse nulla da giorni. 
-Professor Piton - rispose Cedric in maniera pacata. Dalla sua voce comunque traspariva tutta la sua gioia nel vederlo. Puro balsamo per le orecchie e le ferite dell'animo di Severus. 
-Posso entrare? - A questa domanda lo stregone non rispose, ma si sposto per farlo entrare, troppo scioccato per replicare. 
-E così abita qui. Sa, non è stato facile trovare questa zona. Sembra quasi dimenticata da tutti - 
-Chi ti ha dato il mio indirizzo?- non seppe neanche lui come fece a formulare questa semplice frase. E comunque il suo tono di voce era paurosamente gracchiante, in confronto a quello del giovane uomo. 
-Ho chiesto a Silente. O meglio, alla sua effige. Mi ha rivelato il suo indirizzo e mi sono smaterializzato nelle vicinanze. Ripeto, non sapevo dove fosse precisamente il posto. Ma davvero abita qui?- 
-Sì, qualcosa in contrario?- 
-No, affatto -  gentile anche davanti alla scontrosità del professore.  - Ma pensavo abitasse a Hogwarts- 
-Nel periodo estivo vengo qui - 
-Ma ora non siamo più nel periodo estivo. Siamo a novembre. Non dovrebbe tornare a scuola? -
-Ho abbandonato l'incarico- 
Cedric era visibilmente stupito. -Come mai? - 
-Ho ritenuto che l'incarico di Preside spettasse a una persona più competente del sottoscritto- 
-Ma poteva ritornare a essere docente di Pozioni o anche di Difesa. Non hai sempre amato quella materia, Severus?- 
-Ho preferito fare in questo modo. Minerva sarà più che in grado di trovare un sostituto. Inoltre da quando mi dai del tu? - 
Avrebbe voluto che continuasse a dire in eterno il suo nome, ma non era possibile. Inutile illudersi. 
-Non dovrei?- 
-No, non dovresti. Non te ne ho mai dato il diritto - 
"Ti sei preso fin troppo di me"  pensò l'uomo. Intanto il ragazzo era sempre più vicino. 
-Severus, ormai non sono più uno studente. Siamo stati colleghi e abbiamo combattuto insieme. Penso che sia il caso se cominciamo a darci del tu -
-Non ne vedo il motivo, francamente - 
E fu  allora  che le labbra del giovane si scontrano con quelle dello stregone, in un bacio caldo, casto e ricco di sottintesi. 
-Questo è un motivo sufficiente? - 
-Sei un'allucinazione, vero? Ho esagerato con il vino? -
-Ma no- rise Diggory -Sono reale. Perché non mi tocchi? Potrai vederlo tu stesso- 
-Non può essere vero. Perché mai dovresti baciarmi? -
-Forse perché sono innamorato di te? E credo che anche tu lo  sia, almeno l'ho intuito dal modo in cui mi guardi- 
-Ti sbagli. Io non sono innamorato di te. Non lo sono mai stato- mentì veloce. Non poteva ammetterlo, anche se la sua bocca fremeva di rivelare  l'inganno.
Ma il ragazzino​ sembrò capirlo. Un secondo bacio, più audace del primo, venne dato. Severus poteva sentire delle dita morbide che afferravano   il colletto della sua tunica per stringerlo, per non farlo sfuggire via da quella presa possessiva sì, ma al tempo stesso  dolce. 
Davanti a ciò non riuscì a non ricambiare quel bacio. Era troppo bello e se era un sogno, come pensava che fosse, voleva goderselo il più possibile.  
M non sembrava un sogno. Poteva la sua mente ingannarlo in maniera così perfetta? Poteva essa stessa ricreare l'immagine e la solidità di un corpo scattante e pieno di desiderio, come era quello che stava abbracciando? 
No, semplicemente non poteva. Era tutto reale. 
Tra molti Cedric aveva, inspiegabilmente, scelto di star con un burbero, acido uomo ormai disilluso dalla vita che pure si era innamorato di lui, che sembrava rappresentare esso stesso l'essenza   della vita.
 
 
-Che delusione sarà per le tue ammiratrici scoprire che sei gay-  esordì Piton dopo quello che sembrava essere un tempo infinito. 
-Beh, credo che se ne faranno una ragione. Che poi, non sono gay, sono solo  innamorato di te -
 
 
 
 
 
 

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Capitolo 18
*** Desiderio e sciagura ***



Paring: Delusional Beaker 
Personaggi: Severus Piton e Sibilla Cooman 
Contesto: contesto generale, vago
Genere: Angst, erotico 
Titolo: Desiderio e sciagura  



L'aria nell'aula è  satura di incenso, dolce e soffocante  coltre di fumo che borbotta dal calderone di rame, posto sul fuoco scarlatto. 
L'aria però non è  carica solo di questo odore, ma vi si respira anche un'energia piena di sospiri e sottintesi. 
Segreti celati nella mente e nelle carte sparse sul  vecchio pavimento, come una bizzarra decorazione, come un buffo tappeto di carta. 
I flebili raggi  del sole,  che filtrano timidi  dalle tende tirate, si specchiano sul cristallo delle sfere, illuminando   l'ambiente  e le figure che quasi sono nascoste dalla confusione cirostante. 
Le due figure sono quelle di una donna e di un uomo. Le due figure giacciono per terra, o quasi. 
La donna ha metà del corpo adagiato su una poltroncina foderata di chintz, l'altra che sfiora le assi di legno. 
È una posizione piuttosto scomoda, ma non può cambiarla. L'uomo è sopra di lei che incombe, che la regge afferandola stretta per  i fianchi. 
Lui è inginocchio tra le sue gambe e non cenna a voler molare la presa, come un famelico vampiro marchia il collo e il petto magro della donna. Lascia sulle clavicole quasi scheletriche marchi, e i suoi scialli leggeri  non possono proteggerla  visto che sono scivolati come acqua e caduti come foglie al vento. Possiedono  colori sgargianti,  che spiccano maestosi sul letto di soffice velluto d'ebano del mantello del collega. 
Lui è ancora vestito, invece. Ogni singolo bottone è  nella sua rispettiva asola. È lui invece ad essere fuori posto in quella stanza che non gli appartiene quello non è il suo regno di tenebre e ombre, il fumo leggero non è quello venefico delle sue pozioni.  Non sembra però importare  al momento. Troppo impegnato nel suo compito, troppo impegnato a sfigurare il busto della strega con la sua incontrollata  lussuria.  Curioso, lui mago del controllo e di un fato che controllo aimé   non ha.  I gemiti della strega sono l'unico rumore, assieme a quello che proviene dal camino, che si odono su quella Torre solitaria. Il mago non emette fiato, solo il mortal respiro che proviene dai suoi polmoni. 
Prova rabbia, oltre che piacere, Severus. Non vorrebbe trovarsi lì, ma non riesce a staccarsi da quel luogo infernale. 
Vuole sfogarsi di tutto il dolore che prova da quando è nato,  e lo fa su quella patetica donna patetica come lui che cede alla sua forza.   
È colpa sua  se la profezia che gli ha rovinato ulteriormente la vita è stata pronunciata, se Lily se ne andata. Per questo deve pagare. 
Per questo riversa su Sibilla quelle carezze, quei baci che invece erano destinati all'altra, e li condisce con una buona dose  di tutta la cattiveria di cui è capace. Sibilla non sa che è la sua valvola si sfogo, Sibilla che dovrebbe saperlo, non ha il dono della Vista, dopotutto?  Non avresti dovuto prevedere l'avvento di questo demone dalle sembianze umane, che con i suoi occhi riesce a uccidere tutto ciò a cui rivolge lo sguardo e le brame?
Ah, no, d'altronde non possiede manco la vista normale. Senza i suoi enormi occhiali è cieca e nessun fondo di caffé può salvarla.
La tunica viola della Veggente è alzata. La sua intimità tocca quella dell'uomo, ancora rinchiusa nei pantaloni. Sente però che spinge, che struscia, e lo asseconda poiché lo vuole, segnando la sua condanna nell'oblio. 
Oh, Sibilla, neanche tutti i tarocchi del mondo avrebbero potuto salvarla dalla sua incoscienza. 
Le stelle sono rimaste mute a brillare sulla sua  Torre, il posto in cui si nasconde dalle sue paure e dalle sue insicurezze, dalla sua depressione​  velata dall'alcolismo.
Ma c'è qualcuno più bugiardo e disperato di Sibilla su questo pianeta. 
L'oscurità  ha raggiunto la sua dimora, e neanche se n'è accorta, stolta.

 

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Capitolo 19
*** Sherry ***



Paring: Delusional Beaker 
Personaggi: Severus Piton e Sibilla Cooman
Contesto: quinto libro
Genere: Sentimentale, romantico 
Titolo: Sherry 




Stucchevole. Il sapore che invade la sua lingua è stucchevole. 
L'aria che respira, che filtra dalle sue narici, è stucchevole, oltre che decisamente soffocante. Non è abituato a tutto quel caldo, il freddo dei suoi Sotterranei si confà di più al suo essere. 
Ma come accidenti gli è venuto in mente di salire? Ah, sì, ora rimembra, l'hanno costretto a trovarla, lui ancora non è impazzito del tutto. 
Le sue colleghe invece sì, loro sono completamente folli se pensano che potrebbe aiutarla a farla stare meglio. 
"Tutti siamo andati a farle compagnia, Severus. Manchi solo tu" aveva affermato Minerva. Certo, sembrava che lui non avesse niente di meglio da fare in fondo che consolare una svitata (tutti pensano che lo è, anche la tanto "compassionevole" Minerva), ha un'agenda totalmente libera dagli impegni, tra fare lezioni extra a quell'imbecille di Potter e l'Oscuro Signore, ne ha proprio di tempo libero! 
Era stato costretto a  salire quell'infinita scala a chiocciola, gradino per gradino, per assistere a quello strazio, ai piagnistei di quell'inutile donna. 
Era distrutta, Sibilla. Lo stress e le umiliazioni subite dalla Umbridge avevano fatto finalmente centro sulla sua psiche  già visibilmente provata.  
Le lacrime scivolano ininterrotte dal viso, cadendo sul suo té ormai freddo con piccoli plin plin che di certo non  smorzavano l'opprimente silenzio. 
Non l'aveva nemmeno cacciato dalla sua aula. Ecco, sperava che la collega l'avrebbe fatto, d'altronde (come tanti altri) non poteva sopportarlo e lo detestava (sentimento reciproco). Lo sperava, così il suo compito sarebbe finito ancor prima di cominciare, invece era costretto ad assistere a questo penoso spettacolo. 
Che poi lui non era mai stato bravo ad aiutare le persone. Se lo fosse stato forse sarebbe riuscito ad aiutare se stesso.
In qualche modo Sibilla gli ricordava sua madre, e ciò non migliorava la disastrosa situazione. 
Si assomigliavano, facevano entrambe finta che i problemi non esistessero e vivevano nella costante depressione, dettata dalle loro insicurezze. 
Sì, Sibilla soffriva di una latente depressione, forse neanche tanto latente, e affogava i suoi dispiaceri nell'alcool (ecco in questo somigliava più a suo padre, con la differenza che Sibilla si limitava a spaventare gli studenti, non umiliava e non metteva le mani addosso a nessuno, lei). 
Poi lei beve Sherry. Severus non sa come fa a sopportarne il gusto. Arriccia il naso solo a sentir nominare il nome di quella disgustosa bevanda.
Ma la donna sembra apprezzarla parecchio. Una moltitudine di bottiglie faceva compagnia alle cianfrusaglie sparse per la sala. Aveva provato a nasconderle malamente ma era impossibile non accorgersi di esse. 
L'unica piena era disposta sul suo tavolo. Mezza vuota, il suo liquido sembrava attirare i pochi raggi del sole presenti nella stanza,  rilucendo, come se volesse attirare l'attenzione. 
Delle dita sottili e magre afferrarono il ventre panciuto della bottiglia. Le unghie corte, colorate di uno smalto viola ormai rovinato, graffiavano la superficie del vetro, come gli artigli di un corvo su una povera preda. 
L'uomo però fu più veloce della strega, e con un gesto rapido gliela strappo dalle mani. Da parecchio tempo non vedeva uno sguardo così carico d'odio negli occhi di qualcuno. 
-Ridammela!- gracchiò, con voce roca, la donna. 
-Assolutamente no. Penso, mio modesto parere, che ne hai bevuta abbastanza di questa robaccia - la mosse lievemente, il liquido manda quasi  dei bagliori evanescenti. - Ti sei scolata già mezza bottiglia e sono solo le dieci  del mattino. Non ti vergogni neanche un po'? Inoltre mi chiedo come tu faccia a ingurgitare questa roba senza rimettere - 
-Ridammela!- ripetè la maga,  senza aver dato segno alcuno di sentirlo. -Ridammela!- e si sporse per riprenderla, peccato che perse l'equilibrio cadendo a terra. La sua rovinosa e umiliante caduta almeno fu attutita dall'imbottitura di una delle piccole poltroncine di chintz.  Severus non potè non guardarla beffardo, un sadico sorriso dipinto sul volto. 
La Cooman provò a rialzarsi, ma come un bambino che prova per la prima volta a camminare, cadde un'altra volta, facendo divertire ancora di più Piton. 
Lei, come ultimo tentativo, allungo il  lungo braccio, facendo tintinnare i numerosi braccialetti. Quello sforzo sembrò costarle parecchia  fatica, vista la smorfia che si formò sulle sue labbra, ma l'uomo non sembrò curarsene, anzi, si alzo dallo sgabello e allontanò ancora di più la bottiglia. Un gesto davvero cattivo. 
Come ultimo tocco buttò la bottiglia nella pattumiera. 
-Oh, che peccato, mi è scivolata -  disse in maniera fintamente dispiaciuta   -Ma sono sicuro che striscerai per riprenderla -
Quest'ultima provocazione sembro rianimare la Veggente, riuscendo ad alzarsi in piedi, anche se malamente,  per fronteggiare il pozionista. 
-Sei un essere spregevole. Nessuna meraviglia che tutti ti odino- 
-Senza offesa, ma non credo di essere stato io ad averti umiliato davanti all'intera scuola. Non sono stato io a ridurti in questo stato. Forse è con qualcun altro che dovresti alzare la voce- 
-Oh, hai ragione, tu non mi hai umiliata davanti a tutta la scuola! Ti limiti a farlo solo nel mio ufficio! Come sei gentile! - 
-Lo so , è una delle caratteristiche più peculiari del mio carattere- rispose Severus, sarcastico. Il ghigno sempre più largo. 
-Tu!- strillò Sibilla, ma non  fece in tempo a dire altro che perse l'equilibro. Sarebbe caduta sul pavimento, facendosi molto male, se Severus non l'avesse afferrata  in tempo. 
-Stai bene?- domandò lui con un soffio sul suo orecchio. Pochi millimetri e le loro guance si sarebbero toccate. 
-Sì, credo di sì - l'imbarazzo nella voce della strega era palese. Le guance erano tinte ormai di un rosa accesso e i suoi  occhi enormi guardavano verso il basso per la vergogna. Per non parlare delle sue labbra sottili, che tremavano vistosamente. Pareva una bimba nella sua fragilità. 
Qualcosa si mosse nel cuore di Piton, un moto di compassione improvviso. Avrebbe voluto stringerla di più tra sé e forse chiedergli scusa per il comportamento di prima, ma non ce ne fu bisogno ( e lui diciamolo non l'avrebbe mai fatto). Sibilla gli sorrideva, anche se con un sorriso debole, lo stava facendo. 
-Potresti accompagnarmi in camera? Non è molto lontana, e io non ho la forza di arrivarci da sola, come puoi vedere-
Non rispose l'uomo, ma bensì le passo un braccio sul fianco sorreggendola in un muto assenso. La stese sul letto, desideroso di lasciarsi quel luogo e le emozioni che lo stavano travolgendo. 
Un bacio casto e leggero, di cui Sibilla si sarebbe scordata per colpa dei fumi  dell'alcool, fu il suo ringraziamento. 


E Severus dovette ammettere che lo sherry era decisamente più buono preso dalle labbra di Sibilla. 








   
 

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Capitolo 20
*** Nero e Argento: i due colori dell'anima ***


Paring: Black and Silver 
Personaggi: Severus Piton e Draco Malfoy 
Contesto: Settimo libro 
Genere: triste, romantico, sentimentale
Titolo: Nero e Argento: i due colori dell'anima 
 
Ispirata dalla bellissima fanfiction di Manu75 (che vi consiglio vivamente di leggere) "Una pace fredda e umida di pianto " .
Sinceramente non potevi farmi un regalo migliore, cara. Grazie ancora!!
 
 
 
 
Nero e Argento sono due colori. 
Non particolarmente allegri, non particolarmente vivaci. 
Sono due colori oscuri, tetri, ma affascinanti nella loro conturbanza. 
Il Nero ha la capacità innata di nascondere e nascondersi , ma se vuole, è capace anche di far risaltare qualunque cosa.  
Non che Argento ne abbia bisogno: sa benissimo da solo spiccare, non ha bisogno di alcun aiuto. 
Argento è un po' arrogante e vuole essere sempre al centro dell'attenzione.  
Si sente migliore degli altri colori, poiché puro e poiché è un colore molto ricercato e prezioso. 
Eppure Argento, senza essere abbinato al Nero, non sa stare. 
Ad Argento, Nero, sta molto simpatico. 
Nero privilegia sempre Argento e lo innalza al di sopra di tutti gli altri colori. 
Nero e Argento: una combinazione mortale. 
Nero e Argento si sentono speciali. 
Sapete che questi due colori erano i preferiti dal loro capostipite, dal loro mentore, Salazar Serpeverde? 
È curioso però. Argento, nello stemma della loro Casa, è abbinato al Verde, al Verde smeraldo per la precisione. Un colore nobile anche più di lui. 
È curioso però perché Argento del verde non sa che farsene. Lui vuole il Nero. 
Nero invece ha rincorso impazzito, come un' ostica chimera, Verde. Ha sempre voluto essere legato a lei. Argento neanche esisteva per lui, è arrivato ben dopo. 
È arrivato quando pensava che sarebbe rimasto sempre solo. Lui con il suo buio. 
Argento però è arrivato ad illuminarlo, a farlo risplendere. 
Argento è un fanciullo dagli occhi chiari e presuntuosi. Che non ha mai accettato un No come risposta. 
Ha sempre avuto tutto Argento, ma non gli basta, vuole lui, Nero, e lo vuole ora. 
Nero pensa che sia un mero capriccio, l'ennesimo, ma non è così. 
Nero pensa che non sia vero, che sia una sbandata, ma non è affatto così. 
Nero è un pover'uomo dal cuore di pietra, raggrinzito come un vecchio e brutto Bezoar. Peccato che il Bezoar, tanto brutto, sappia guarire da tanti veleni.
Ironia del destino, non sa guarire dal suo di veleno, che sgorga dalle sue vene. È il veleno di chi ormai non ha nulla per cui vivere. 
Non sarà perfetto, ma è perfetto per Argento. 
Argento è testardo come solo i giovani possono esserlo. 
Argento è un bellissimo nastro di seta che avvolge il cuore spezzato di Nero. 
Il nastro sottile riesce ad entrare in ogni singola fessura, come uno spago in una collana di perline. 
Ci entra prepotentemente, senza curarsi di nulla, senza curarsi del male che sta procurando a Nero, non sa che sta facendo riemergere ricordi nascosti dalle tenebre della memoria e dal Verde smeraldo. 
Ma è un dolore buono, che passerà presto. È come una cattiva medicina che poi ti guarisce. 
Argento caccia Verde che ha dominato sul Nero per afferrare ciò che gli spetta e per salvarlo da un triste destino. 
Nero e Argento sono legati indissolubilmente ora.   
Dall'amore, dal perdono e da lacrime trasparenti e argentee che leniscono ogni cicatrice. 
Nero e Argento sono i due colori dell'anima. 
L'anima di due uomini che sono ormai una vita sola. 
 
 
 

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Capitolo 21
*** Scogliera e mare ***



Paring: Pride and Prejudice 
Personaggi: Severus Piton e Minerva McGranitt  
Genere: Malinconico, sentimentale
Contesto: Post War 
Titolo:  Scogliera e mare  



Stanchezza. 
E così che ti senti. Stanca. 
Senti inevitabilmente il peso degli anni sulle tue povere membra.
E solo la mera forza di volontà che anima le tue ossa a reggerti. 
La tua vita è stata costellata da eventi importanti, sia brutti che belli. 
Battaglie. Ma tu sei una guerriera, lo sei sempre stata. 
Coraggiosa, forte e pronta di mente come la più degna dei Corvonero, ma Grifondoro nel cuore. 
Minerva è un nome che si confa alla perfezione con il tuo essere. Te l'hanno detto in molti e ne sei convinta anche tu. 
Ma a volte, nei momenti più bui, hai avuto anche la tentazione di cedere e lasciarti andare, d'altronde sei umana. 
Tutti hanno le proprie debolezze, ma bisogna prendere in mano le redini del proprio destino, affrontare i propri demoni e combattere. 
Ma pensi che alcuni non ci riescono o non ne hanno la possibilità. A volte la strada viene tracciata da mani estranee alle nostre. 
Allora si frantumano in tante piccole scaglie che si perdono tra gli abissi o disperse dal vento, senza lasciarne tracce. Succede alle pietre perché non dovrebbe accadere anche alle persone? 
Le pietre sono dure, sono nate per resistere alle intemperie, eppure anche loro si rompono e non possono più essere riaggiustate. 

Anche le persone, se si rompono, non si possono più aggiustare. 
Le pietre però posso anche erodersi, consumarsi in polvere che scivola piano tra le dita. 

Esattamente come le persone. Che caso strano. 

Le rocce possono essere di molti tipi e con caratteristiche specifiche. Non ce n'è una uguale. Sono tutte particolari, a modo loro. 
Colore, forma, taglio. Raccontano la loro storia a coloro che sanno osservare. 
Ve ne sono alcune con una superficie talmente liscia che scorre sui tuoi polpastrelli quasi come fosse acqua. 
Altre talmente ruvide da segnarti crudeli la carne. 
Altre ancora hanno talmente tanti segni, scheggiature, che ti viene da domandarti come sia possibile che non si spezzino al più lieve tocco. 

E incredibile quante cose hanno in comune le pietre e le persone. 
Ogni segno però è fonte di immenso d'orgoglio. Non rimpiangi neppure la più piccola cicatrice. 
Per gli altri, ciò che è imperfezione, per te è verità. Descrivono chi siamo o cosa abbiamo vissuto. 
Come non rinneghi niente della tua vita. Non cancelleresti neanche una ruga dal tuo volto. 
Ogni ruga è espressione di un qualcosa di passato, sia felice che triste, ma che rimarrà ancorato nel mare delle memorie. 
Gioia e dolore si scontrano, come le onde sugli scogli, diventanto un tutt'uno.
Gioia è stato vedere i tuoi nipoti venire alla luce.
Una vittoria della tua squadra di Quidditch   preferita. 
I tuoi successi come insegnante. 
Ma insieme alla gioia c'è sua sorella Dolore.
E il dolore è stato vedere giovani innocenti morire sotto i tuoi occhi. 
Vedere tua madre spegnersi dopo aver rinnegato la sua natura di strega. 
E l'amore. 
Per te l'amore non è stato mai come quello raccontato nei libri. Per te il lieto fine non è arrivato. 
Non hai trovato il principe con cui passare il resto dei tuoi giorni, felici e contenti. 
L'amore è arrivato da giovane, spento e lasciato solamente con la sua morte che ti ha liberata. Sarà egoistico ma è stato come levarsi un peso dall'anima, anche se l'amavi con tutta te stessa. 
Troppo diversi e i tempi erano ancora troppo acerbi per accettare una relazione tra un babbano e una strega. 
Poi è arrivato Albus. 
Che ti  ha dato una nuova possibilità, tu che già l'ammiravi nella tua ingenuità di bambina e nella matura consapevolezza di giovane donna.
Siete stati ottimi amici. Il tuo mentore era diventato il tuo migliore amico.
Il consigliere, la tua guida nella tempesta. La tua scogliera a cui aggrapparti. 
Se anche tu puoi dire di aver trovato il tuo posto nel mondo è anche grazie a lui. Neanche tutte le parole di tutte le lingue esistenti basterebbero per ringraziarlo. 
E arrivato  tuo marito, che ha saputo aspettarti e ti avrebbe aspettato altri mille anni ancora. E se ne andato troppo presto, lasciandoti nuovamente sola.
E quando pensavi che ne avessi avuto abbastanza di sogni distrutti, l'amore è tornato con tutta la sua prepotente irruenza. 
Severus Piton. 
Un altro amore impossibile e perciò più difficile da dimenticare. 
Eri, sei, e saresti stata troppo vecchia per amarlo. 
Anche se dimostrava ben di più dei suoi anni, nello spirito e nel corpo, non avresti mai potuto toccarlo. 
Già sfiorarlo con il pensiero e il semplice sguardo era troppo per te. 
Non ti sei mai persa in fantasticherie romantiche, ma avresti dato metà della tua bacchetta per tornare giovane e avere una possibilità.
Per poterlo conoscere meglio. 
Per  avere una possibilità, sì, di salvarlo. 
L'immagine del suo cadavere ancora ti causa incubi la notte. 
Non riesci a darti pace e a non sentirti in colpa per averlo odiato. 
Forse, se quella notte non fossi stata tanto accecata dall'ira e dal desiderio di vendetta, avresti visto e capito. 
Colto gli innumerevoli indizi. 
Salvato un innocente da un triste destino. 
Ormai è tardi e anche il corpo di Severus, come le rocce, si è disintegrato sotto la morsa degli eventi e del tempo. 
E tu sei solo una vecchietta che si regge a malapena. 
Ma resisti, sei arrivata fin qui. 
Sulla fine della vita, sul ciglio della scogliera. 
Sei  diventata la scogliera stessa. 
E il mare la tua essenza. 
Ogni onda una persona a cui hai tenuto. 
Severus è sicuramente una di queste.
      







 

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Capitolo 22
*** Baciati dal Male ***



Paring: Illegal Substance 
Personaggi: Severus Piton e Harry Potter 
Contesto: epilogo alternativo, AU (un universo dove Harry è stato costretto a scegliere il male ed è  diventato il nuovo Signore Oscuro e Padrone di tutti i Doni della Morte, in particolare della bacchetta)
Genere: Dark, angst , erotico
Titolo: Baciati dal Male  





Si scende sempre più giù. 
Più giù nel baratro, nel gorgo senza fondo.
Fagocitati da un mostro senza nome,  sempre affamato.   
Cercate di risalire, ma  l'oscurità vi fa rimanere saldamente ancorati a terra. 
Vischiosa melma che tarpa le sue ali d'angelo e la tua ultima speranza di salvezza e perdono per le tue colpe (davvero molteplici per essere calcolate ed enumerate tutte).  
Si è trasformato in un demone e  non hai potuto far nulla per aiutarlo. 
Eppure ci hai provato. Eccome se l'hai fatto.
Eppure hai miseramente fallito. 
Invano.
Il ragazzo ha cercato  di essere migliore. 
Ha cercato di salvare 
Ha solo distrutto tutto ciò che lo circondava. 
Le macerie vi circondano, cupi testimoni dello sfacelo intorno a voi. 
La guerra, per essere vinta, ha chiesto un prezzo troppo alto. 


Nato puro, si è trasformato in tutto ciò che non voleva essere.
Un servo delle tenebre. 
Il padrone della Morte diventa la Morte stessa. Ironico, no? Certo che sì, si odono le risate di scherno perfino dalla fine del mondo.
Queste sono le nuove vesti del Prescelto, vesti che calzano a pennello.
Cucite dal  perfetto e macabro sarto che è il Fato. 


E cala il buio, perfino più nero dei tuoi occhi di  onice, stregone.
Calano le ombre. 
Sul vostro cuore.
Sulla vostra anima (ma potete dire di averla ancora? Potete affermare con certezza che sia mai  essa esistita?).
Sull'unico luogo che avete potuto chiamare casa.
Non c'è  luce. Il sole è morto. E mai più sorgerà l'Astro di Apollo sulle vostre teste e sui vostri sottili capelli corvini, dove  si intrecciano  le corone di spine della vostra crocifissione  - state pagando pure per i peccati non vostri- . 


I suoi raggi non vi scalderanno più, non illumineranno più.
Le vetrate del castello sono serrate a lutto.
Il Male ha vinto e il vostro amore pure, anzi, senza di lui non sarebbe mai sbocciato. Dovreste ringraziarlo. 
Come una rosa nera piena di spine che pungono, che feriscono, che dilaniano la carne tenera e putrida dei cadaveri. 
E il sangue cola da esse, cola dalle mura del gotico edificio, nero come i petali di fragilità e di effimera bellezza della rosa. 
Hogwarts è diventata la vostra dimora, il simbolo della vittoria e insieme della sconfitta. 
Gli opposti e i contrari si rincorrono in un macabro girotondo e coincidono perfettamente nelle vostre grame  esistenze. 
Si incastrano come tessere di un puzzle perfetto.   


La presidenza è diventata la vostra sede e il vostro talamo. Ne avete preso le redini. 
L'ufficio è così cambiato. 
Non vi sono più sbuffanti strumenti d'argento. 
Nessun vecchio mago dal sorriso indulgente e dai mille segreti nascosti. 


I quadri sono coperti da drappi scuri. 
Come pesanti sudari, ma tanto sono effigi di persone ormai scomparse da questa Terra. Di loro rimangono solo gli scheletri di bianche d'ossa e pesanti lapidi di nomi dimenticati. 
Harry Potter siede sulla sedia della Presidenza come se fosse un trono. 
Manca la corona, ma l'invisibilità è il prezioso mantello che adorna le sue spalle e la bacchetta il suo scettro. 
È il re dei dannati. 
Dietro di lui, fido consigliere, Severus Piton. 
La sua mano diafana e affusolata poggia elegante sul bracciolo della seduta, si intreccia con la mano del suo padrone e regnante.
Per il suo sovrano insinua brame, tesse trame, come il ragno con la sua ragnatela. 
Tele di sogni, poggiati sul filo trasparente come un impavido equilibrista. 
Sibila lo schiavo, con bassa e roca voce di seta, parole cariche d'amore e di devozione nell'orecchio del suo Signore, nuovo Sire Oscuro.
Lo studente  è diventato Mentore. La bacchetta gira, (incastonato nella sua superficie di legno una pietra scura, portale per l'Oltretomba),  mollemente tra le sue piccole  dita. 
Molte volte ha sfiorato la guancia del pozionista, molte volte ne ha lasciato brutali segni, cicatrici indelebili.
Ferite  poi lambite con lasciva dalla lingua del giovane, come per volerle curarle. 
Invece le infetta ancora. Malato, vuole contagiarlo con la sua medesima malattia. Male senza cura. 


Il professore è diventato invece allievo. Sottomesso a una volontà più forte della sua. 
Le parti si girano come un ago di bussola impazzita. 
Prima l'odiava, ora non può vivere senza  sentire le sue labbra contro le sue. 
Si baciano e loro volta sono stati baciati dal Male
Legato a quel ragazzo, prima come nemico adesso come amante.      

Posseduto con forza, il serpente è vinto dal leone. 

È tra le sue braccia che trova la forza di vivere e di continuare a farlo. 
Sembra che la sua vita sia iniziata solo ora a scorrere. 
Come granelli di sabbia di una clessidra scheggiata e malfunzionante. 
Le memorie del suo passato sono solo echi muti. 
Nei suoi sogni vede una donna ma non  ricorda  chi sia. 
Ha suoi occhi, uguali nella forma e nel colore, ma quelli del suo Harry sono di certo più belli. 
Sembra un angelo per via delle fattezze delicate ma Piton degli angeli non sa che farsene. 
Vuole i demoni. Vuole Harry. 
E anche se quella donna pare chiamarlo, lui la scaccia. 
E sparisce in volute di fumo trasparente dallo stucchevole odore di gigli freschi che lo soffoca, quasi. 
Preferisce altri odori. Quello della decadenza, della morte, della putrefazione, delle rose essiccate nella corteccia del Sambuco. 
Perché è di quello che odorano i loro corpi nel loro amplessi, è come una droga, non potrebbe farne a meno. 
Non conta altro ormai.




Note autore: Era da parecchio che non aggiornavo questa raccolta eh? Purtroppo vari impegni nella vita reale (problemi anche  gravi mi duole affermare) mi hanno allontanato dalla scrittura. Inoltre devo ancora finire la mia long   "Sorelle Black" e credo che non avrò pace  finché non posterò l'ultimo capitolo che la conclude XD. 
Tuttavia non dimentico questa raccolta, non dimentico le richieste fatte. Non dimentico le persone che mi seguono e recensiscono. 
Quindi non preoccupatevi, non abbandonerò la FF ma vi chiedo solo un po' di tempo. 
A presto!
 

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Capitolo 23
*** Le memorie di un Malandrino ***



Paring: Silver and Steel
Personaggi: Severus Piton e James Potter 
Contesto: generale, vago
Genere: sentimentale, malinconico 
Titolo: Le memorie di un Malandrino


Questa, e le altre che seguiranno, sono dedicate a Cola23 che mi ha richiesto storie su questa coppia. Spero ti piacciano e scusa l'attesa! 




Mi chiamo James Potter. 
Sono un Malandrino. 
Oh, e dimenticavo, sono morto. 

Oh, no! Non piangete per me. Ritirate le vostre lacrime, piagnoni che non siete altro. 
La mia esistenza è stata a dir poco magnifica. 
Memorabile, oserei dire! 
Nella vita ho ottenuto tutto ciò che una persona potesse desiderare. 
Non mi è mancato proprio nulla. 
Sono nato in una famiglia di maghi Purosangue, ricca, i soldi non sono mai mancati. 
I miei genitori mi hanno sempre amato, quasi venerato, e sostenuto sempre le mie scelte. 
Sono stato viziato, coccolato, ogni mio desiderio (capriccio) esaudito. 
Mio padre era il mio eroe. Se ho voluto essere un Grifondoro fin da piccolo è stato grazie a lui. 
Era lui che mi raccontava storie su eroi coraggiosi, dalla lucente armatura e dalla spada affilata, che sconfiggevano i draghi. Serpenti cattivi dagli occhi scuri e bui. 
Ero  un ragazzo brillante e intelligente. 
E non dimentichiamoci che sono stato un valente giocatore di Quidditch! Sono stato uno dei Cacciatori migliori che Grifondoro ricordi.  Ogni tanto mi dilettavo anche nel ruolo di Cercatore, riuscendoci benissimo ovviamente, non c'è bisogno manco di dirlo.  
La cosa che amavo di più al mondo era volare. Librarsi a tutta velocità nell'immensità del cielo, sfidare i propri limiti e sentire l'adrenalina scorrere nel proprio corpo. Cosa c'era di meglio? Io ero nato per l'avventura! 
I miei capelli che si scompligliavano ancor di più con il vento, vento che mi trasportava le urla di giubilo dei miei compagni di scuola, sbarlorditi dalle mie capacità. 
Ero popolare. Le ragazze mi adulavano e ridacchiavano divertite e maliziose al mio passaggio. 
Ho avuto tanti amici. 
Compagni di scorribande. Quante ne avevamo combinate insieme! 
Le nostre gesta riecheggiano ancora tra le mura di Hogwarts. Se i nostri professori sono invecchiati prima o si sono ritirati in pensione pre-anticipata, beh, mi sa che c'è il nostro zampino. Scusateci ancora!
Al mio fianco poi c'è stata anche lei, Lily. 
La bellissima Lily Evans. Mi ha donato quella splendida creatura che è nostro figlio Harry. 
Se Harry è un ragazzo forte e intelligente è soprattutto grazie a lei. 
Se Harry è sopravvissuto è stato al suo grande amore. 
Amore che io non mi meritavo. 


Perché qui arriviamo al punto. 
Perché c'è stato qualcosa che è andato storto. 
Forse le cose dovevano andare così, io non rinnego nulla ma... c'è appunto un ma. 
Una nota stonata in una composizione armoniosa. 
Un qualcosa che non avevo mai calcolato prima, e di cui mi accorgo solo ora. 
Anche i migliori sbagliano. Anche i migliori possono innamorarsi dei peggiori. 
È assurdo, neanch'io​ riesco a crederci. 
Eppure se ci penso bene, lui ha fatto sempre parte della mia vita. 
Il nostro primo incontro non fu dei migliori, anzi, fu quello che sancì il nostro eterno odio. 
Accadde in uno dei tanti scompartimenti del treno, quello che ti porta ad Hogwarts per capirci. 
Era il mio primissimo viaggio. Quello sarebbe stato il mio primo anno, è già sapevo che sarebbe stato fantastico. 
Avevo appena conosciuto quello che sarebbe stato il migliore amico, Sirius Black, e stavo parlando proprio con Sirius quando entrò. 
Indossava una divisa che non sembrava proprio nuovissima, anche un po' più grande del suo corpo sottile se vogliamo dirla tutta. 
Era molto piccolo, e anche io che non sono mai stato alto, avrei potuto superarlo in altezza. 
Con quei unticci capelli neri e i suoi movimenti rapidi ricordava un ragnetto. 
Non ci degnò di uno sguardo, né a me né al mio nuovo amico, e raggiunse la bambina seduta in fondo al nostro scompartimento, vicino al finestrino. Colei che sarebbe stata mia moglie. La sua migliore amica e, come in seguito capì bene, la persona che amava e che avrebbe amato per tutta la sua vita. Il suo unico vero amore. 
Ma al tempo non potevo saperlo, avevo solo undici anni e non mi interessai più di tanto di quella bimba dai tristi occhi verdi. 
Era una bambina, una femmina, e i ragazzini di undici anni preferiscono stare con i loro coetanei maschi piuttosto che con una bimba musona e dalla boccuccia imbronciata. La ignorai come si fa con un giocattolo noioso e di scarso interesse. 
Il ragnetto però non lo fece. Con la coda dell'occhio notai come la fissava. Era preoccupato per lei, si vedeva, inoltre la guardava con quella che pareva bramosia. 
La stessa che avrei mostrato per un nuovo modello di scopa volate. Si vedeva che la desiderava e in tutti questi anni mi sono sempre domandato come né Lily né nessun'altro non si sia mai accorto di questi sentimenti. 
Fui io che mi introdussi nei loro discorsi. Fu il mio primo gesto, uno dei tanti, che avrebbe distrutto il loro fragile legame. 
Serpeverde! Andiamo, chi avrebbe voluto esserlo? 
Evidentemente ragnetto voleva esserlo visto come  reagì sprezzante alla mia battuta (la mia infatti era stata solo una battuta, non avevo intenzione di offenderlo, quello l'avrei fatto solo successivamente). 
Lily prese le sue difese, e lo allontano da noi e dai nostri sberleffi. Non riuscì mai veramente a proteggerlo da noi, se ci fosse riuscita tutto sarebbe stato diverso. 
Fu grazie a Lily che seppi il nome di quello strano ragazzino. 
Severus. Che nome bislacco. 
Ma non per questo smise di ronzarmi in testa, come una mosca fastidiosa rimasta intrappolata nella scatola cranica del mio cervello. 
Questo nome ronza tutt'ora anche dopo la mia dipartita. 
Per cercare di scacciarlo, inventai appositamente l'appellativo dispregiativo di Mocciosus. 
Mi accorgo solo ora che questo soprannome è stato  solo l'inizio di tutto. 
Continuammo a tormentarlo per tutti i seguenti anni. 
Non lo lasciavamo mai in pace, lo vessavamo di continuo. 
Insulti, prese in giro, umiliazioni. Arrivai persino ad appenderlo a testa in giù, mostrando le sue mutande a tutti i nostri compagni di scuola. 
Stupido James! Già il fatto di aver voluto togliere le mutande a un ragazzo che hai sempre proclamato ti disgustasse avrebbe dovuto dirti qualcosa. 
Vederlo nudo, sottomesso a te, in balìa del tuo gioco. 
Si deve dire che ero parecchio ottuso all'epoca. 
Godric! Che cosa patetica! Il classico caso del bambino, che per attirare l'attenzione della compagnuccia di banco di cui si è invaghito, le tira i capelli e le fa i dispetti.
Non avevo mai considerato le ragazze, anche se apprezzavo l'interesse che nutrivo nei miei confronti. 
L'unica è stata Lily. Lily, che era la fedele compagna di Severus. Forse per questo mi attirò. 
Fu una sfida o forse fu per mera ripicca. 
Tutti mi ammiravano. Anche Lily, che detestava il mio atteggiamento arrogante, era rimasta colpita da me. Era lusingata dalla mia corte e dalle mie abilità, ma non l'avrebbe mai ammesso. 
Se non fosse stato così perché si sarebbe innamorata di me? Perché, anche se mi insultava, mi difendeva? 
Una volta la sentì che litigava con Piton proprio per questo. 
Ero pomposo, presuntuoso, ma almeno non usavo la Magia Oscura?
Questa è stata la tua difesa, Lily? Davvero? Un po' deboluccia, non trovi? 
Un comportamento rimane sbagliato indipendentemente dai mezzi utilizzati per farlo. 
Mi difese anche perché avevo salvato la vita di Piton. Gli diede dell'ingrato. 
Ma era normale che lo salvassi. I miei amici sarebbero stati coinvolti, Sirius e Remus accusati di omicidio. Inoltre, sarebbe stata colpa nostra se fosse morto. 
Era il minimo, ma lo ammetto solo adesso. E ammetto che mia moglie non seppe mai tutta la verità. 
Comunque sia, solo Piton non si accorse di quanto furono patetiche le tue scuse, Lily. Ti amava parecchio per essere così cieco. 
Ma quando ti appesi a testa in giù, non ti sei accorto della neonata risata che spuntò sulle labbra della tua amica e che fu  abortita solo in seguito? 
Ti facevo più intelligente, Mocciosus. 
Ma ho sbagliato pure io un poco, se me ne fossi accorto prima... 
Ma ripeto, non rimpiango nulla. 
La mia esistenza è stata magnifica, memorabile oserei dire! 
Forse doveva andare così. 
Ma sappi Piton che tra un mare d'odio, beh, c'è stata una goccia d'amore. 
L'unica che abbia provato in tutta la mia vita. 


Queste solo le mie memorie. 
Le memorie di un Malandrino e di un uomo felice. 


Sì, felice, perché sono morto da eroe. Come ho sempre sognato di essere. 
Quello che non avevo calcolato è che il cavaliere invece di innamorarsi della dama salvata, si sarebbe innamorato del drago sconfitto, dagli occhi neri e bui. 
Ma va  benissimo così.



 

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Capitolo 24
*** La Scommessa (prima parte) ***



Paring: Silver and Steel 
Personaggi: Severus Piton e James Potter 
Contesto: Epoca dei Malandrini, what if 
Genere: generale, sentimentale 
Titolo: La scommessa (prima parte)





Era una giornata normale ad Hogwarts, la scuola di Magia e Stregoneria più famosa d'Europa ed oltre.
La primavera era appena sbocciata, portando con sé il suo solito carico di doni: fiori profumati e colori sgargianti che prendevano il posto della candida neve ormai scomparsa. 
Insomma, pareva tutto tranquillo in questo idilliaco e tipico  paesaggio inglese. 
Ecco, pareva. 
Neanche il tempo di affermarlo che una serie di esplosioni sconquassarono il silenzio circostante (per la serie "era troppo bello per essere vero").
A seguire si udirono anche delle grida concitate che provenivano da uno dei numerosi corridoi della scuola. 
Il baccano era provocato proprio da due studenti che si frontegiavano come fiere, con le proprie bacchette sguainate a mo' di spada. 
Uno di questi era alto, molto magro, sembrava quasi un giunco nella sua flessuosità. Il suo viso era spigoloso e dalla carnagione cerea, pallore da cui spiccavano occhi neri come il buio e che in quel momento mandavano lampi di pura ira rivolti al suo avversario, che ricambiava con altrettanto sentimento. 
Il suo avversario era di statura più piccola, ma con occhi color nocciola e indomabili capelli scuri. 
In mezzo a loro c'era invece una bella ragazza, dai capelli rosso fiamma e splendenti occhi verdi. 
Ella cercava di fare da paciere non riuscendovi però, visto che continuavano a volare sortilegi da entrambe le direzioni. 
Una piccola folla si era riunita ad assistere allo spettacolo, anche se spettacoli di questo tipo avvenivano di frequente, quasi tutti i giorni. 
Difatti chi non aveva mai assistito  a uno scontro tra i Malandrini, eroi indiscussi di Hogwarts, e Severus Piton, strambo ragazzo della Casa di Serpeverde immischiato fino al collo nelle Arti Oscure?
-Basta! Finitela!- li sgridò Lily Evans.   -Non vi stancate mai?- 
-È stato Mocciosus a cominciare!- 
-Sei un bugiardo, Potter!- 
-Finitela! - Ripeté la giovane, ma inutilmente visto che nessuno le prestava ascolto. 
Severus e James continuavano imperterriti di tutto a guardarsi in cagnesco. Le loro bacchette non erano state riposte ma erano sempre pronte a un rapido attacco. 
A un certo punto successe qualcosa di inaspettato, che stupì quasi tutti i presenti. 
James scoppiò in una fragorosa, quanto davvero inopportuna, risata. 
Gli altri lo osservavano confusi da questo repentino cambiamento. Prima era arrabbiato e ora era piegato in due dalle risa?  
L'unico che invece non lo fissava confuso era Piton, anzi, la cosa lo infuriò ancora di più. 
-Che hai tanto da ridere, Potter?- 
-Niente, Mocciosus. Pensavo solo a quanto fossi ridicolo-  sul viso gli si aprì un sorriso malandrino e cattivo.  -La tua vita è davvero patetica- . 
L'unica ragione che bloccava il Serpeverde dal picchiarlo era la sua amica, che lo tratteneva con tutte le sue forze. 
-Guardati - disse, indicandolo.  - E ora guarda me- e si indicò a sua volta. 
-Non c'è partita. Tutti mi adorano. Io sono l'idolo delle folle, il campione di Quidditch. Tu lo sfigato che rimane seduto in panchina- 
Molti risero, altri erano rimasti muti, in attesa della prossima mossa. 
Lily era rimasta talmente basita che aveva perfino mollato la presa dalla spalla dell'amico. 
Piton invece era rosso dalla rabbia. La sua carnagione pallida si era tinta di un brutto color mattone. 
-Come ti permetti?! Stai per caso affermando, nella tua folle idiozia, che desidererei essere come te, Potter? Perché mi duole informarti che, piuttosto, preferire di gran lunga essere tramutato in un Vermicolo- . 
-Non ci sarebbe molta differenza, no? A pensarci,  forse  ne guadagneresti in aspetto- affermò Sirius Black. 
Alla sua battuta di spirito alcune ragazze ridacchiarono frivolmente. Magari non avevano neanche afferrato il senso di quelle parole, magari non sapevano manco cosa fosse un Vermicolo, ma per farsi notare lo fecero, sbattendo ripetutamente le ciglia in quella che credevano fosse un gesto di pura sensualità. 
Più che altro sembrava che fossero in preda a un tic nervoso.  
Perfino Remus Lupin, ragazzo famoso per la sua bontà, le fissò con una smorfia disgustata.   
-No, non sto dicendo questo. Sto dicendo che se non fossi uno stupido invidioso anche tu mi ameresti- 
Se prima era mattone, ora il colorito  di Severus virò sul bianco latte. 
-Amarti?- farfugliò.  -Ti sei per caso bevuto il cervello?- 
-Davvero? Scommettiamo? Io, James Potter lancio davanti ai qui presenti questa scommessa. In una settimana devo far innamorare di me Severus Piton- 
-Ma Ramoso, sei per caso impazzito?- gli chiese Black, guardandolo con tanto d'occhi. 
-Mai stato più sano di mente di così. Vedrai Mocciosus, imparerai ad idolatrarmi come fanno gli altri. Anche tu dovrai riconoscere la mia superiorità e il  mio superbo  fascino-
-La settimana parte da domani. Preparati, Pivellus- 


Meteo:
Per domani è previsto sole, con qualche nube sparsa, e grandi guai ad Hogwarts

  

 

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Capitolo 25
*** La Scommessa (seconda parte) ***



Paring: Silver and Steel 
Personaggi: Severus Piton e James Potter 
Contesto: Epoca dei Malandrini, What if
Genere: sentimentale, comico, parodia
Titolo: La Scommessa (seconda parte) 



Si ringrazia del betaggio, del sostegno e dell'incredibile pazienza nel sopportarmi, Manu75, che trova sempre il tempo (anche se non è ha) per ascoltarmi. Un giorno ti faranno santa, mia cara XD. Grazie, come sempre! 


Siamo alla mia 25esima storia, che dire, alla metà del traguardo. Grazie per chi legge ( e siete veramente tanti) e per chi segue e commenta questa raccolta! Per chi fa richieste, e per chi ha messo questa FF tra le preferite/seguite/ricordate. 
Vi auguro buona lettura!





È così cominciò la suddetta sfida.
Molti erano ancora increduli, e non si discuteva d'altro in tutto l'istituto. 
D'altronde era un pettegolezzo troppo gustoso per non parlarne. 
I fratelli Prewett avevano perfino aperto un banco per le scommesse*. 
C'erano quindi le fazioni: i Serpeverde sapevano per certo che Potter avrebbe miseramente fallito (già pregustavano  la sconfitta del ragazzo rosso-oro). 
I Grifondoro erano dubbiosi, ma credevano nel loro leader e non era la prima volta che James riusciva in un'impresa che pareva senza vittoria.
I Corvonero, più saggi, preferivano rimanere in disparte e seguire silenziosamente gli esiti della vicenda. 
I Tassorosso invece avrebbero fatto una grande azione; avrebbero distribuito biscotti durante quei sette giorni.
Già i primini si erano armati di panchetti abusivi per la vendita dei dolci. 
Pure i professori erano coinvolti, anche se fingevano di non sapere nulla. In cuor loro erano preoccupati ma  anche molto curiosi. 
Albus Silente invece era l'allegria fatta persona. Lo si poteva trovare in giro a canticchiare motivetti, fischiettando gioiosamente e sgranocchiando biscotti.
Ne mangiava talmente tanti che i Tassorosso avrebbero potuto ingaggiarlo come sponsor ( e Madama Chips era seriamente preoccupata per il diabete fulminante che lo avrebbe colto prima o poi). 
Evidentemente, a differenza dei suoi colleghi, non era minimamente turbato dagli eventi: ne era divertito il vecchietto.
Beh, se Silente era divertito, beh... forse era il caso di allarmarsi. Ma poco poco eh. 
Ma il più assurdo, in tutto questo caos, era James Potter che doveva aver preso la sfida sul serio visto come si era conciato. 
Agghindato di tutto punto, con la divisa a posto (lui che pareva vestirsi al buio) e con i capelli pettinati con il gel (quando di solito sembrava gli fosse esplosa una bomba sulla testa) in perfetto stile "leccata di mucca". 
In mano, per completare la "grandiosa"  opera, portava un grande mazzo di fiori (doveva aver fatto razzia nelle serre, povera Pomona Sprite). 
Al suo fianco, Sirius. Disperato, cercava di far desistere il compare di scorribande da questa sciagurata impresa. 
-Non puoi farlo sul serio! Fare la corte a Mocciosus. Ma che schifo!-
-Felpato ormai ho deciso. Lo farò innamorare di me, così ammetterà una volta per tutte che io sono migliore di lui-
-E Lily? A lei non ci pensi? Una volta, quando eri sano di mente, facevi la corte a lei-
-Lily per una volta aspetterà. Prima Piton, poi la Evans. E poi pensaci, se riesco con Pivellus, con Lily sarà una passeggiata. Inoltre se  starò simpatico al suo amichetto del cuore, lei mi vedrà sotto una nuova luce. Vedrà che sono un bravo ragazzo, il fidanzato perfetto, e capirà che siamo anime gemelle. È un piano geniale, non puoi negarlo-  e fece apparire una lavagnetta in mezzo a loro.
Sulla superficie nera c'erano disegnati due omini stilizzati che dovevano rappresentare Severus e Lily. 
-Prima Piton- e indicò la prima figura.  - Poi la mia adorabile, futura fidanzata- e indicò l'altra figura. 
-Prima Mocciosus, poi Lily. Prima Pivellus, poi  il mio amore. Prima il pipistrello...-
-Sì,sì, ho capito- disse Felpato, interrompendo quella nenia insensata. -Ma continuò ad affermare che sia una follia- 
-Fatto sta che l'ho appena scovato- proseguì James come se non l'avesse ascoltato. -Augurami buona fortuna, anzi, non ce n'è bisogno, so già che ce la farò!-
Infatti il giovane aveva appena individuato il suo obiettivo: era in mezzo alla folla di studenti, con lo sguardo basso e immerso nei suoi pensieri.
James si diresse spedito verso di lui.
-Severus!- lo chiamò con un inchino pieno di svolazzi.  -Permettimi di omaggiarti con questo umile ma stupendo (come me, del resto) mazzo di fiori appena colti- e glielo mise sotto il naso, ma con una tale irruenza che per poco non glielo infilava su per una narice. 
Quello che  il Grifondoro  non sapeva era che Severus fosse altamente allergico al polline. Il poveretto cominciò a starnutire, non riuscendo proprio a fermarsi.
-Mocciosus, smettila! Hai un naso talmente grande che se continui così provocherai una tromba d'aria-
-Sirius, questo è il suo modo per esprimere la  gratitudine per il mio dono-  Ramoso guardò Severus, compiaciuto.   -Si sa che i Serpeverde sono strani- 
Piton non potè replicare a quel mucchio di scempiaggini (e forse è meglio così, altrimenti avrei dovuto alzare il rating della storia N.d.a).
E i giorni successivi furono pure peggiori.
Severus stava cominciando a rimpiangere disperatamente i tempi in cui i Malandrini lo prendevano solo in giro.
James lo tampinò ovunque, senza dargli la benché minima tregua. Il Serpeverde se lo ritrovò pure sotto la doccia. 
-Allora ogni tanto se li lava i capelli. Questa sì che è una scoperta- mormorò Black, sfogliando distrattamente il suo volume di Incantesimi. 
I Malandrini si erano rintanati in biblioteca (Lunastorta li aveva costretti ad andarci per studiare, aimè con scarsi risultati). 
-È perfino più tosto della Evans nel farsi corteggiare!- brontolò James.  -Diamine, ho provato di tutto. Altri già mi avrebbero chiesto la mano-
-Non sarebbe il caso di lasciar perdere?- suggerì saggiamente Lupin.  
-Appunto! Te lo dice pure Remus, lascialo perdere!- tentò, con speranza, Sirius.
-Giammai! James Potter non si arrende mai! Io non posso perdere! Dovessi arrivare a farmi il bagno con lui!- rispose il suo compagno, con tale enfasi da ribaltarsi sulla sedia dov'era seduto e provocando un gran baccano.
Madama Pince lo fulminò letteralmente con lo sguardo e stava per cacciarlo quando fu quasi travolta da un piccolo gruppo misto di studentesse, provenienti da tutte e quattro le Case, compresa Grifondoro.
Il gruppetto era capeggiato da una ragazza che indossava una cravatta verde smeraldo, dai ricami argentei. Potter la conosceva benissimo visto che ella era la Cercatrice della sua Casa e spesso se l'era trovata contro. Il suo nome era Isabella Gold (nome del tutto scelto a caso eh N.d.a).
-Magari sbaglio, Potter, ma mi sembra di capire che qualcuno qui tema la sconfitta!-esordì sicura la ragazza.
-Io non temo proprio un bel niente! Fatti gli affari tuoi, Gold!- la rimbeccò James, piccato. 
-Certo, come no. Comunque, se dovessi seguirlo sotto la doccia un'altra volta prendi questa-  e gli allungò una macchinetta fotografica.  - Così ci immortali la scena- 
-Vogliamo vedere il Pitone!- esordì un'audace Corvonero.
-Dicci; com'è?- lo incalzarono un paio di ridacchianti Tassorosso.
-Possiamo venire anche noi la prossima volta?-  si infervorarono le Grifondoro.
E altre domande vennero poste (ma non verrano riportate, sempre colpa del rating. Non voglio essere cacciata da Efp N.d.a).
-Siete delle perverse!- replicò disgustato (e un tantinello invidioso) Felpato, simulando un conato di vomito.
-Ha ragione! Perverse, lui è mio! Giù le zampe!- urlò James. - Soprattutto tu, Gold! E comunque non si vedeva un granché, era tutto  coperto di schiuma, ma non sembrava messo male-
-Se volete vedere qualcuno nudo, ci sono io- ammiccò sfrontato Black.  -Vi posso assicurare di essere uno spettacolo ben più gradevole-
-Ma chi se ne frega di te, Sirius! Noi vogliamo Severus!- una voce mascolina  si levò chiara in mezzo alle altre.
-No, Regulus, ti pregò, tu no!- trasecolò Felpato, disperato.    -Tutto ma non mio fratello invaghito di Pivellus! Passi l'amico rimbecillito ma il fratello non posso accettarlo.  Tutti i dispiaceri mi hai dato Regulus, prima ti fai smistare tra le Serpi, ora questo. Confessa, tu vuoi uccidermi!- 
-Ma magari!- esclamò Isabella.   -Un idiota di meno- 
-Se riesci a fare tante foto, James, passacele. Così possiamo venderle a caro prezzo- 
-Dite un po', ma voi Tassi cosa siete diventati? Prima tutti buoni e cari, e adesso mi sembrate dei criminali di Mafia. Cosa diamine ci volete fare con tutti questi soldi?- domandò Black. 
-Vogliamo costruire una piscina nella nostra Sala Comune. Così potremo farci il bagno nei biscotti al cioccolato- 
-Mi accogliereste?- chiese Lupin, fiutando l'aria speranzoso.  -Ho sempre avuto un debole per il cioccolato-
-Certamente! Farò tante foto, e sarà mio- si entusiasmò Potter, ignorando Lunastorta.  -Piton non sa ancora di cosa sia capace. Vedrà, i giochi sono appena iniziati!- 
Un luccichio poco rassicurante balenò nei suoi occhi a seguito di queste parole. Era a dir poco inquietante.
Intanto, negli anfratti più bui e reconditi del castello, precisamente nei Sotterranei, un giovane dai lunghi capelli  neri fu percorso da un brivido di paura lungo la schiena. 
Aveva un brutto presentimento. Un bruttissimo presentimento. 



*I Prewett sono gli zii dei gemelli Weasley. Ho pensato di donargli lo stesso carattere scapestrato dei loro nipoti.

















 

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Capitolo 26
*** Argento e Acciaio ***



Paring: Silver and Steel 
Personaggi: Severus Piton e James Potter 
Contesto: Prima guerra magica, what if
Genere: sentimentale, triste, angst (sì, avevo detto che avrei abbandonato l'angst per un po' ma ci sono ricascata. L'autrice si scusa per il disagio, soprattutto mentale :D)
Titolo: Argento e Acciaio



Intanto che aspettate la terza parte de "La Scommessa" io vado avanti con le storie. 
Come sempre, ricordo che questi piccoli racconti  sono dedicati a Cola23. 
Buona lettura!





Non provate a sfidarmi. 
Non provate a fermarmi. 
Assisterete alla mia rinascita. 
Subirete la mia vendetta. 
Sarà terribile. 
Pagherete tutti. 



Tu per primo. 
Come hai osato? 
Perché l'hai fatto? 
Tu, eterno rivale. 
Mio nemico mortale. 
Hai contribuito alla nascita del Principe. 
Mi hai legato, con le ingiurie, il cuore. 
Sei il mio cuore è corrotto dall'odio è colpa tua. 
Se io ho ancora il cuore è sempre colpa tua. 
Perché mi sento così? 
Desidero la vendetta. 
Desidero la tua dipartita. 
Ma perché voglio essere la tua morte? 
Perché voglio essere la Morte stessa, e colpirti io stesso con la mia falce d'argento. 
Forse perché è l'unico modo per essere legati. 
Una bara d'acciaio il nostro talamo. 
Sono masochista. 
Tu il sadico. 
O forse è il contrario? 
Forse sono io il sadico e tu lo stupido masochista. 
Masochista, sai com'è, ti sei infatuato del sottoscritto.
E il peggio, è che non vuoi ammetterlo.
Infondo, chi potrebbe amarmi?




Argento è  la mia forma.
Eppure, all'apparenza, non lo sembrerei. 
L'argento è un elegante colore. 
Di veleno sapore, attenti alle sue parole.
Duttile, tenero, può piegarsi, ma è più forte dell'oro. Oro con cui amate condire le vostre azioni, voi Grifondoro. 
Lucida splendezza bianca. E io son tutto meno che bianco.
Sprigiona calore, io che non ne ho mai provato. 
Nasconde nella sua forza, una gran debolezza. Una fievole resistenza che cela nella luce della sua riffletenza.
Ma è anche esplosione. Forza distruttrice di tutto ciò che lo circonda. 
Per un mero scherzo del Fato, è il leone il suo simbolo e suo compagno. Un leone però sinistro e malvagio. 
Argentum Prince. 





Ti indentifico con qualcosa all'apparenza simile, ma che non c'entra nulla. 
Una milantante versione.
Grigio-argenteo, una brutta copia, ma per certi versi utile.
Debole o di grande forza, a seconda con  chi si lega.
Avrei voluto legarti a me, solo per renderti più misero, per distruggerti, per unirti al mio soccombere in un suicidio assistito. 
La lama della tua spada è d'acciaio, specchio delle tue brame. 
Quello stesso specchio che tu hai reso cieco poiché avrebbe dovuto farti vedere la menzogna del tuo sorriso furbo. 
Caro Acciaio, sei solo un moccioso mai cresciuto e che non crescerà mai. 
Non ne avrai mai la possibilità. 
Giovane sei, e nella caduta della tua vita, giovane rimarrai. 




Io sono il Principe, tu un patetico buffone. 
Siamo in una favola.
Il cattivo lo interpreto io. Tu sei il buono, l'eroe. 
La tua figura è intrisa di falsi perbenismi e stupidi ed effimeri ideali. Come quella del classico eroe da favola, perfetto e senza macchia (ma veramente non è hai?).
Ma attento, questa fiaba non avrà il solito lieto fine. 
Qui trionferà il malvagio, il Mangiamorte. 
Che poi, si può veramente affermare che io sia il "cattivo"?
Mi stai dicendo che saresti innocente? Potter, non lo sei mai stato.
Per caso lo eri quando mi umiliavi? Per caso lo eri quando mi hai portato via tutto? 
Dovevi prenderti perfino lei? L'unica persona che mi era rimasta.
No, non sei innocente. Le tue innumerevoli colpe si riflettono sul tuo sguardo impietoso d'acciaio. 
Brillano sul mio, ferito d'argento.
Il Signore, il Sovrano, il Lord manderanno alla gogna il buffone, perché non serve, perché ha stancato, perché ha smesso di far ridere.
E stavolta a ridere sarò io.
Riderò della verità: sappiamo entrambi che non la ami. 
La mia risata: l'ultimo suono che udirai.
Non hai potuto avere me e allora, per farmi del male, ti sei preso Lily.
E divenuta la tua ossessione. 
Il gioco.
Il paravento di una vita che ti è stata imposta, che ti sei autoimposto perché, anche se te ne vanti, non hai il coraggio.
Sei un vigliacco, uno dei molti.
Hai intessuto con il fuoco dei suoi capelli rossi, trame di menzogne che scottano come braci infernali. Ti sei costruito il tuo Inferno personale spacciandolo per il Paradiso.
E questo tuo Inferno è stato la tua tomba.




La Corte dice addio al piccolo bimbo triste
rannicchiato sofferente su se stesso​.
Lacrime argentee scorrono sul viso, segnandolo inevitabilmente. 
Piange sui cocci di un amore infranto, petali secchi e spenti di un qualcosa non c'è più o non c'è mai stato
La Corte dice addio al ragazzino emanciato
disilluso,
cresciuto come  una pianta al buio (nel buio oscuro dell'anima).
Rialzo la testa.
Un mantello nero la mia pelliccia d'ermellino.
Una maschera, che neanche a farlo apposta è d'argento.
Lunga vita al Principe. 
Un Marchio sarà lo scettro del mio potere. 
Argento lo affermerà quarantesette volte ancora. Come rintocchi di un pendolo rotto e scordato.
Acciaio neanche più d'una.






Note finali: Dunque gli elementi identificativi del racconto sono,  come si è capito sicuramente, l'argento e l'acciaio ( che poi è il nome dello stesso paring).
Argento è interpretato da Severus, voce narrante di tutta la vicenda e che ci racconta la sua visione dei fatti e della torbida relazione che ha con James (una specie di odi et amo, ma con molta più odi, altrimenti avrei snaturato il carattere dei due personaggi). 
L'argento, ma è stato fatto anche presente nella FF, è un elemento presente nella tavola periodica al num.47 (quarantasette saranno le volte ancora che Severus riaffermerà, come un disco rotto, come una pendola che nessuno sentirà visto che non lo racconterà mai a nessuno).
Argento è una materia che si presenta a noi lucida, bianca, splendente, gran conduttore di calore e elettricità. 
Duttile e tenera. Preziosa e regale visto che appare negli stemmi delle famiglie nobili (Piton prenderà il titolo di Principe appunto. Argentum Prince). 
Il fulminato d'argento è altamente esplosivo, quindi l'argento non è solo un materiale ricco e bello da vedere.
Anche se ha un azione battericida, è molto tossico, velenoso. 
In Inghilterra l'argento è raffigurato da un Leone che volge corpo e testa verso sinistra (il leone nel racconto è anche il simbolo dei Grifondoro, di James. Malvagio e sinistro perché si  rivolge dalla parte sinistra, ritenuta anticamente malvagia, come se fosse Piton a corrompere questo simbolo di coraggio e poi Potter è tutto meno che innocente. Detto fra di noi, Piton non ha dovuto fare molto.). 
Acciaio è simile (a primo occhio) ma completamente diverso. Più forte, a seconda delle leghe e dei materiali con cui l'acciaio viene fuso. 
La lama della spada è d'acciaio. Il simbolo degli eroi è la spada, la cui lama ha il duplice significato: essa riflette sia i pregi che le virtù di chi le impugna.

 

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Capitolo 27
*** La Scommessa (terza parte) ***



Paring: Silver and Steel 
Personaggi: Severus Piton e James Potter 
Contesto: Epoca dei Malandrini, What if
Genere: sentimentale, comico, parodia
Titolo: La scommessa (terza parte) 



Scusate per l'attesa! Spero che, anche  questa parte, vi strappi almeno un sorriso.
Buona lettura a tutti!





Si era giunti così alla metà della settimana stabilita dalla scommessa. 
Potter era più agguerrito e determinato che mai nel raggiungere la sua vittoria, e armato di macchina fotografica appesa al collo e sempre pronta ad un eventuale uso, cercava di rintracciare e scovare Piton, la sua preda, che per timore si rintanava in ogni angolo del castello. Ma ormai il Serpeverde non sapeva più dove nascondersi e poi Potter riusciva a trovarlo comunque in quell'assurdo nascondino (Severus non sapeva ancora dell'esistenza della mappa del Malandrino).
James, intanto, aveva raccolto un mucchio di materiale. Difatti era riuscito di nuovo a beccarlo sotto la doccia e il povero Severus era quasi diventato cieco a furia dei flash che l'avevano investito in pieno (come un procione spaventato,  colpito in pieno dai fanali di una macchina. Ammettiamo, anche se non bello, era questo l'esempio più calzante). 
Poi, in seguito e come d'accordo, il Malandrino le aveva passate ai Tassorosso che avevano messo su un giro che faceva a dir poco spavento (alla faccia della loro presunta bontà. Ormai erano stati corrotti dal vil denaro). 
-Io dico che avreste potuto ricattarlo. Dopotutto, chi comprerebbe le foto di Pivellus nudo?- domandò con superiorità Black mentre addentava una fetta biscottata sottratta dalle mani di Peter. 
- Non hai idea invece di quante copie abbiamo venduto. Non c'è rimasto più nulla- gli disse un Tasso che stava contando un gran mucchio  di lucidi Galeoni davanti a lui.    -E giusto per metterti al corrente, i nostri clienti sono stati i più disparati. Persone di tutti i tipi, ragazze soprattutto, ma anche insospettabili- 
-Tipo?- 
-Sai, non so se posso rivelartele. Sono informazioni riservate...- 
-Tieni, avido di un Tasso-    Felpato gli allungò due Galeoni che furono presi in tutta velocità.  - Adesso rivelami alcuni nomi- 
-Beh- rispose quest'ultimo, addentando una delle monete per verificarne l' autenticità. -Sono persone di cui non si sospetterebbe mai, tipo: anziani signori dalla barba lunga e dagli occhiali a mezzaluna, studenti con strane fisse per i pavoni albini, anche allegre signorine di alto borgo purosangue, dai lunghi capelli biondi e dal nome di fiori... e c'è anche tuo fratello, Regulus- Questo fece quasi strozzare il primogenito di casa Black. 
-Ci sono gli altri? Almeno mi consolo dalle mie sciagure- 
-C'è una persona, che ricopre un ruolo importante nel Collegio docenti, talmente importante che non so se faccio bene a parlarne...- 
-È per caso Lumacorno? Ho sempre pensato che dietro a tutte le lusinghe smielate  che rivolge a Pivellus...-
-No, è una donna. Ed è tra le vostre schiere-
-No! Non mi dire che è la McGranitt!-
-Io non ho detto nulla!- ma dal ghigno era più che palese. Ma non disse  altro e spari in fretta e furia con il suo bottino.
-Ma in questa scuola sono tutti folli! James!- appena vide il suo amico che entrava nella Sala Grande lo chiamò a gran voce.  -Lo sai che c'è un traditore fra di noi?-
-Chi? No, non tu Sirius. Avevo notato in effetti uno sguardo bramoso verso Mocciosus, ma pensavo di sbagliarmi- 
-Ma sei scemo!? Non sono io, e fra l'altro quello che rivolgo a Piton è uno sguardo di disgusto, non certo di bramosia-
-Ma allora...- e l'occhio del Cacciatore cadde su Minus, che si ingozzava con la sua colazione.  -Peter! Come hai potuto tradirmi?- 
-Guarda che non è lui. Peter qui è l'unico, oltre me, a continuare ad essere sano di mente. E poi non ci tradirebbe mai per un suo guadagno personale, vero Codaliscia?- 
-Ehm...- gocce di sudore scorrevano sulla fronte del ragazzotto e gli occhi acquosi schizzavano da una parte all'altra senza guardare veramente i due.    -Ma certo! Ragazzi, io vi sono fedele. Non vi tradire mai!- 
-Visto, Jamie? Io non sbaglio mai, dovessi farmi dodici anni ad Azkaban per questo. E comunque mi stavo riferendo alla McGranitt-
-Cosa! Adesso mi sente! Sono giorni che dico che Piton è solo mio e lei... Ma come si permette?- e stava per andare spedito dalla professoressa per far valere le sue ragioni, se non fosse stato bloccato da Felpato e dalla voce di una ragazzina (poteva avere sui dodici, undici anni) che lo chiamava. 
-L'ho visto! L'ho visto!- 
-Scusa, chi avresti visto?- chiese Black, non con poca fatica visto che stava ancora trattenendo il suo compagno di classe dal fare una spiacevole fine.
-Ma lui, ovvio! Il ragazzo dai bei occhi neri!-
-Oh, no! Pure le bimbe avete traviato!-
-Zitto, Sirius! Dimmi piccola, dov'è?- 
La bambina guardò i ragazzi con i suoi grandi occhi chiari,  sporgenti, e dall'aria un po' folle e inquietante a dire il vero. Pareva studiarli con curiosità, come specie rare di qualche particolare animale, giocherellando con le sue trecce  color biondo sporco. Alla fine, soddisfatta del suo studio, rispose a James con aria sognante e dondolando su se stessa.  -Si trova fra il confine tra l'ignoranza e l'eterno sapere-  
-Dove scusa?!- 
-Ma certo! Si trova davanti all'entrata della biblioteca, giusto? -
-Esatto, James Potter. Ora scusami ma devo andare. Xeno Lovegood dice di aver avvistato,  vicino al Lago Nero, una colonia di Nargilli- e se ne andò saltellando, lasciando sul posto uno sbigottito Sirius Black e un entusiasta James Potter.
-Per caso l'ho già detto che siete diventati tutti pazzi? Questa scuola è divenuta un manicomio! Non poteva dirtelo chiaramente dove si trovavano?-
-Suvvia, è solo una bimba un po' eccentrica Cassandra Moon, ma completamente innocua*.Ora scusami ma la caccia a Pivellus si è riaperta- gli rispose il Cacciatore, dirigendosi lesto verso la sua destinazione.


Severus e Lily intanto, ignari di ciò che sarebbe accaduto di lì a poco, stavano tranquilli, godendosi gli ultimi attimi di quiete prima di entrare in biblioteca per studiare e finire il tema di Pozioni. 
O meglio, Lily appariva tranquilla, il suo amico d'infanzia un po' meno.
Saranno stati i numerosi tic all'occhio, oppure i frequenti scatti delle mani volte ad afferrare il manico della sua bacchetta, o i giri di testa per vedere se ci fosse qualcuno nelle vicinanze a dare questa vaghissima idea di agitazione. 
In effetti, pensò la Evans, non era un bel periodo per Sev. James Potter aveva escogitato un nuovo modo per dargli fastidio e il Serpeverde non l'aveva presa proprio bene. Quelle continue smancerie e richieste di attenzioni lo stavano mandando letteralmente al manicomio. 
Ormai era l'unico pensiero che Potter aveva in testa. Molti pensavano che la faccenda si sarebbe conclusa presto, lei in primis, ma evidentemente non era stato così. 
I mezzi, per combattere questa ardua ed epica battaglia tra bene e male, Potter li aveva trovati tutti. Anche quelli più illeciti e sporchi ripensando alla scena avvenuta solo il giorno prima dove, all'improvviso, si era ritrovata davanti un tremante e insaponato Severus, terrorizzato, stretto in un accappatoio rosa (che doveva aver rubato da qualche  parte perché  non avrebbe mai indossato un qualsiasi indumento di quel colore), stringendo tra le mani nervose una paperella di gomma  gialla (e con cui, ma non ne era sicura, parlava e rivolgeva frasi di conforto del tipo "tranquilla Quacky, qui quel bruto non può trovarci". Ma non poteva essere. Suvvia, chi avrebbe potuto chiamare una paperella di gomma, Quacky? Dolly, quello sì che è un nome. Poi lo sanno tutti che le paperelle di gomma sono femmine, ovvio).
Calmarlo non era stato per nulla facile e le urla di Gazza che risuonavano per tutto l'antico edificio, che si lamentava del lago che Piton aveva creato cercando di scappare dalle grinfie del Grifondoro, non aiutavano di certo il suo operato. 
E doveva dirlo, anche se con dinamiche e sfumature diverse,  scene come queste erano già capitate e cominciava ad essere stufa.
Stufa del fatto che Severus continuasse ad essere perennemente appiccicato a lei (va bene essere amici, ma ormai le stava sempre  addosso. Solo durante le lezioni aveva qualche attimo di tregua).
Lily di qui, Lily di qua, Lily guarda  dietro l'angolo e vedi se la via è libera. Lily leggi questo bigliettino, è di Potter e potrebbe essere stregato. Lily entra dentro il bagno, solleva la tavoletta del gabinetto e controlla che non ci sia Potter nascosto nel sifone della tazza. Stufa! C'era un limite a tutto!
Poi doveva sorbirsi la sfilata di doni, gufi carichi di pacchetti, scatole di dolci, lettere.
Tutti regali che una volta era lei a ricevere. 
A lei Potter chiedeva di uscire, era a lei che dedicava le vittorie delle partite di Quidditch. Lui aveva fatto  qualunque cosa, anche solo per un suo cenno o sorriso. 
E ora il nulla. E  ne era disperatamente gelosa. 
Non la degnava più di un solo sguardo, e non lo trovava giusto.
Ma certo non poteva ammetterlo, che figura ci avrebbe fatto? E così era costretta a contenere la sua cocente invidia dentro di sé.
E naturalmente a fare da balia a Sev, come dimenticarlo.
-Sev, potresti per favore calmarti?- 
-Guarda Lily che io sono calmo- gli rispose il compagno accanto a lei, accompagnando ogni sua parola con uno ticchettio all'occhio destro. -Sono calmissimo. Mai stato meglio nella mia vita, davvero- 
-Certo, certo. Ti faccio semplicemente notare che qui siamo soli. Non c'è nessun Malandrino all'orizzonte, quindi potresti gentilmente lasciarmi la spalla? Non credo che slogarmela servirà a qualcosa- 
-Giusto- rispose Severus liberando l' amica dalla sua morsa. -In fondo non c'è nessuno qui, hai ragione. Solo noi du...-
-Mocciosus! Eccoti!- Piton non fece neanche in tempo a formulare la fine della frase che subito Ramoso fece la sua comparsa. Il terrore tornò ad affacciarsi prepotentemente nell'animo del giovine che, per difendersi e allontanarsi da lui, si rifugiò nel primo luogo disponibile  che gli venne in mente. 
Sotto la gonna di Lily. 
-Sev!- urlò la ragazza presa alla sprovvista . -Smettila subito e lasciami!- ma l'amico non accennava a mollare la presa, anzi, la strinse ancora di più. Ormai la fanciulla poteva sentire i capelli corvini di lui solleticarle il fondoschiena e ciò la fece diventare ancor più rossa dei suoi capelli.
-Insomma! Mollami!- 
-No! Non voglio più uscire!-
-Chiamalo scemo!- latrò scherzando, un ragazzo del settimo anno di Corvonero che stava assistendo allo spettacolo. E non era l'unico che vi era a ridere di quella allegra pantomima. 
-Pivellus! Esci da lì che devo parlarti- disse Ramoso, ignorando bellamente che il ragazzo che aveva sempre odiato fosse in "intimità" con la ragazza che aveva sempre spergiurato di amare.  Questo fece infuriare ancor di più la ragazza che con colpo di bacino colpì Severus e lo fece ruzzolare a terra, lungo, disteso sul pavimento di marmo. Inerme, sembrava una tartaruga rigirata sul guscio che non riusciva ad alzarsi (da procione impaurito a tartaruga, che gran passo in avanti proprio).
Il Malandrino ne approfittò subito e si gettò su di lui, immobilizzandolo con il peso del suo corpo e sistemandosi sul ragazzo come se fosse stato una morbida seduta.
-Oh, finalmente posso parlarti, sono giorni che cerchi di sfuggirmi-
-Non voglio parlare con te! Se fossi una persona dotata di un minimo di acume l'avresti capito-
-Mocciosus! Perché fai così? Ma tranquillo, cambierai idea immediatamente grazie a questa- ed estrasse dalla tasca un rotolo di pergamena. -Il segreto del mio futuro successo. Sai che cos'è?- 
-No. E francamente me ne infischio- 
-Questa, maleducato di un pipistrello, è la lista stilata da me sui motivi che mi rendono così unico ed irresistibile.  Dopo averla ascoltata sono sicura che cambierai parere nei miei confronti e mi adorerai-
-Giammai! Preferirei avvelenarmi che subirmi te e la tua patetica lista!-
-Motivo numero uno per ammirarmi: sono bello-
-Che gran motivo, ma guarda un po' Potter, ti detesto tutt'ora- 
-Motivo numero due: sono capace e sveglio-
-Ma per favore!-
-Arguto, intelligente e dotato-
-Dotato di un' immensa scemenza!-
-Motivo numero tre: sono un gran giocatore di Quidditch-
-Mi sono sempre domandato come potesse reggere la  scopa il peso del tuo egocentrismo e permetterti anche solo di alzarti un millimetro dal suolo-
-Piton, smettila di borbottare, mi impedisci di leggere e mi deconcentri. Ecco, ora ho perso il filo e mi tocca ricominciare dall'inizio. Dunque...-
-Ma anche no- Piton reagì di impulso. Gli strappò di mano il foglio e prontamente lo nascose.
-Ridammi la pergamena!-
-Dovrai prendermela con la forza!- ghignò in segno di sfida il Serpeverde-
-L'hai voluto tu. Mi costringi a usare le maniere forti- e non esitando  neanche un secondo, gli mise le mani addosso, ovunque sul corpo magro  del giovane Serpente, frugando nelle vesti ampie e austere che lo racchiudevano.
Questa volta fu Piton a diventare rosso. Le mani del Grifondoro non esitavano a frugare  da ogni parte per trovare la pergamena e i suoi tentativi di allontanarlo risultavano vani. Potter risultava fisicamente più forte di lui. 
Cercava di spingerlo, di toglierselo di dosso, ma tutto inutile. Incombeva e non aveva scampo né via di fuga, soprattutto all'audacia del Leone che era arrivato a sondare, per trovare la sua pergamena, una parte ben sensibile e delicata di Severus.
-No! Lì tu posso assicurare che non c'è nulla!-
-Come no? Eppure sento qualcosa... Sì! So che la tieni là, sento un rigonfiamento...- 
-Non è lì!-
Ma Potter pareva non udirlo. Ora era arrivato perfino a slacciargli la cintura dei calzoni ed ad infilarsi con le mani tra di essi. 
-Potter, finiscila!-
-Finiscila tu, lo so che la mia lista...-
-Quella non è la tua stupida lista! Quello è il mio uccel...-
-Potter! Piton! Cosa diamine sta succedendo qui?-
A interrompere il ragazzo (e lo scampato turpiloquio non proprio elegante) era stata l'austera professoressa  McGranitt, la cui sola presenza aveva intimorito e allontanato tutti i presenti. Con lei vi era anche il Preside, Albus Silente, totalmente opposto alla sua collega, che se la rideva sotto i baffi della barba bianca.
-Insomma! È mai possibile che voi due dobbiate sempre creare confusione?- 
-Ma veramente professoressa...- cercò di giustificarsi Severus, ma venne zittito dal gesto secco e imperiale della docente di Trasfigurazione.
-Non voglio sentire ma, signor Piton. Anzi, sono costretta a prendere provvedimenti per questa nuova "bravata"- l'anziana donna si rivolse poi  al Preside. 
-Professor Silente, Lei a qualche idea su come punirli?-
-In effetti Minerva, avrei qualche idea-



*Ho introdotto una possibile idea di come immagino la madre di Luna Lovegood 










 

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Capitolo 28
*** Testa o Croce. Chi vincerà? Nessuno ***


 
Paring: Silver deer 
Personaggi: Severus Piton, Lily Evans, James Potter
Genere: angst, romantico. 
Contesto: generale, vago
Avvertimenti: threesome
Titolo: Testa o Croce. Chi vincerà? Nessuno
 
 
 
 
Ruota frenetica la medaglia degli eventi su se stessa.
Rapida, sfuggevole, lo fa sulla tavola del destino, dalla superficie non certo liscia (ogni venatura è un ostacolo che la vita ci pone di fronte). 
Il Fato è la mano invisibile che fa girare la medaglia, ancora e ancora, divertendosi come non mai  a giocare con le vite e con i sentimenti altrui, come un bimbo capriccioso con i suoi  stupidi e infantili balocchi.
 
S'intravedono in questa mortale  e argentea danza, due facce di ferro e acciaio. 
Paiono di uguale grandezza e spessore ma in realtà non potrebbero essere più diverse. 
Le minime uguaglianze non colmano la distanza delle differenze.
Testa o Croce. Chi vincerà? Qualcuno lo sa?
 
La prima, rappresenta la figura appena smussata  e dai contorni storti e sgraziati di un Principe.
L'altra, un buffone di Corte dalle vesti variopinte d'oro e scarlatto.
Il Principe è legato da un sottile filo, simile alla lingua biforcuta di un serpente, vermiglio come il sangue e come colei per cui immolerà la sua anima spezzata. 
Lei troppo perfetta per essere vera, lei che in verità non lo è mai stata nella sua umana capricciosità . 
Circonda e l'avvolge, circonda e avvolge  -stritola stritola stritola nenia senza fine e capo- anche la figura di una pesante croce. Le sue colpe di assassino e traditore.  
Il buffone dall'altra parte lo deride. Gioca con la sua testa recisa come un macabro giocoliere sulle disgrazie del Principe triste. 
La testa mozzata vola e lo giudica dall'alto, sbeffeggiandolo sornione.
Eterni rivali, tra loro una  civettuola cerva  bianca che saltella con incredibile  e naturale leggiadria.
Cercano di afferrarla, di accarezzare il suo manto morbido come quello di un unicorno e di conquistare il suo cuore piccino.
E solo uno alla fine potrà proclamarsi vincitore. Forse.
Ma intanto la medaglia gira con forza, ancora. Senza voler smettere per ora - o forse per sempre girerà? Probabilmente farà così -
La cerva vaga errante da una parte all'altra, effimera, non decidendo ancora da che parte schierarsi effettivamente . 
Perché, anche se ha scelto la parte dei buoni, della speranza e della luce della stella fulgida sotto cui è nata, ha deciso anche di rifugiarsi in una tiepida ombra.
La fiamma non esisterebbe senza il buio che la circonda, d'altronde. E anche se è la paladina dei giusti ha scelto di essere la regina delle menzogne.
Una regina dalla corona di bugie e di petali di giglio sporchi.
 
La strada dell'inferno è sempre stata lastricata dalle buone intenzioni 
E Lily era sempre stata così piena di trasudante bontà che era  impossibile che non ci sarebbe mai caduta.
E vittime del suo animo incerto e fragile saranno ancora una volta il piccolo Principe e il riso  morente dello sciocco Giullare. 
Testa o Croce. Chi vince? Nessuno.
 
 
 
note della scribacchina: Hola! Chi non muore si rivede eh. Scusatemi per l'assenza ma purtroppo sono dovuta mancare e con quella anche l'ispirazione.   
So che molte di voi aspettavano la quarta parte di "Scommessa" ma purtroppo dovrete attendere ancora un pochetto, visto che al momento non ho potuto scrivere nulla. Questa per fortuna, era una storia già completata da parecchio tempo, quindi, per evitare di non aggiornare per nulla, ho preferito postarla. 
A breve, dovrei postare il seguito, richiesto da molte di "Bella addormentata" , almeno variamo un po' il tema slash :D
Passiamo ora alla spiegazione della storia: la FF tratta il triangolo amoroso tra Severus/Lily/James. La ragazza  è coinvolta in questa relazione a tre, ufficialmente sta con Potter ma intrattiene un relazione   clandestina con Piton, che è divenuto il suo amante. La ragazza è indecisa da che parte stare effettivamente, la decisione è sempre sospesa (come una moneta che gira) li ama entrambi, ma non sa decidersi. 
Non è perfetta, come tutti pensano, anche lei sa sbagliare, e nella sua imperfezione  non sa chi scegliere. Si rende conto che non è giusto, che è sbagliato, ma non si rende conto di quanto farà soffrire i suoi compagni, eterni rivali di una sfida che non avrà mai un vincitore. 
Ah, il nome del paring è stato inventato da me, visto che non c'era (davvero, inventano di tutto, le coppie più impossibili e improbabili, eppure su di loro niente. Ammetto di essere sconvolta). 
 

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Capitolo 29
*** Biancaneve ***



Paring: Dungeon and Domination 
Personaggi: Severus Piton e Lucius Malfoy 
Contesto: generale
Genere: erotico 
Titolo: Biancaneve 

 
Avvertimento  per i lettori: questa one shot (che  è il prequel di "Bella addormentata") si avvicina molto al rating rosso. Spero che la cosa non disturbi qualcuno, io intanto ve lo dico. 
Si ringrazia naturalmente per i consigli e il betaggio la splendida Manu75.
Se non aggiorna "Un Gelido destino" sappiate che è per colpa mia, potete insultarmi benissimo via recensione, grazie mille :D 
Buona Lettura! 




Poco da fare. L'aveva sempre irretito. 
Con quei suoi modi sprezzanti, ma al tempo stesso sofisticati e sinuosi come quelli di un serpente.
Con la sua presenza. 
Con quei suoi occhi magnetici.   
Argentei e sottili come lame di spade. 
Esattamente come la sua lingua: spada affilata anch'ella.
La sua voce strascicata. 
Così altezzosa, enfatizzata dal ghigno sfrontato delle labbra.
Labbra da cui aveva sempre dipeso, da cui pendeva sin  da bambino, da quando era entrato in quel Mondo che gli spettava di diritto, dalla nascita. 
Egli era l'amico, la persona  importante. Il "grande" che ti permetteva di evadere dalle regole imposte dagli adulti e che ti permetteva di fare tutto. 

Da cui si sarebbe fatto fare di tutto.
Sì, non l'avrebbe mai ammesso a voce alta, ma avrebbe desiderato ardentemente quelle stesse labbra su una parte specifica del suo corpo. 
Quella parte che ora si stava facendo sentire più che mai. 
Sì, Severus Piton era attratto inevitabilmente e inesorabilmente da Lucius Malfoy. 
In una maniera quasi tragica, come la falena dalla luce.
Paradossale se si considera il fatto che lo stregone dagli occhi di onice era una creatura oscura, sempre vissuta nel buio della sua solitudine. 
"Calma ora, Severus" si disse Piton, tra le recondite stanze  della sua mente. "Sarà qui a momenti, non puoi farti trovare in questo stato".
Difatti stava aspettando proprio  il mago. Avevano  deciso, di comune accordo,  di incontrarsi a Londra, anche se non ne  conosceva assolutamente il motivo.
"Sei un uomo. Sei appena diventato un Mangiamorte". 
Ed era vero. Proprio ieri c'era stata la sua cerimonia di investitura, e proprio Malfoy era stato il suo secondo.
Il Marchio, come sentendosi appellato,  bruciò, impresso a fuoco sulla pelle candida e accaldata, sensibile e bisognosa...
"Basta, Severus! Dacci un taglio con queste fesserie!". 
Ma non fece in tempo a formulare questo pensiero che sentì bussare alla porta della sua stanza al Paiolo Magico (che si era potuto permettere solo grazie appunto a Lucius. A lui sarebbe bastata una semplice camera alla Testa di Porco ma l'amico non aveva voluto sentire ragioni). 
Era ancora irritato con se stesso per la propria stupidità ed era anche preoccupato: si sentivano piuttosto spesso tramite gufo e si erano visti già, perché voleva vederlo di nuovo? Anche se gliela aveva domandato, non aveva ricevuto risposta riguardo all'enigma.
Nervoso, cercò comunque di calmarsi, di controllare il respiro corto, e si sedette sulle candide lenzuola del letto ostentando con un certo successo (o almeno gli parve), una calma che non possedeva per nulla. 
-Avanti- mormorò con voce roca, ma pacata, il diciannovenne . 
-Severus - L'uomo lo salutò con un  gesto rispettoso del capo e con voce cordiale.  -Sono lieto di rivederti-  
-Anch'io lo sono, Lucius- rispose il mago più giovane, osservando la figura dell'altro. Impeccabile come sempre, un completo raffinato  vestiva la sua figura snella ma robusta. Guanti di finissima pelle di Drago proteggevano le sue mani  dal vento gelido Londinese e un caldo mantello nero da viaggio completava il tutto, rendendolo più  elegante che mai. Il nero del mantello, poi, faceva risaltare ancora di più i suoi capelli biondi che incorniciavano l'algido ovale appuntito   dello stregone. 
Sembrava un angelo. 
Un angelo caduto. 
Ecco un'altra cosa che gli invidiava (perché lo invidiava moltissimo, anche se non avrebbe osato neanche formulare l'idea per non permettersi di essere inferiore a qualcuno). L'aura di potere che emanava. Cosa si provava ad essere Lucius Malfoy? Il rampollo di una delle più prestigiose Casate Magiche?  Se l'era chiesto spesso.
Ad avere soldi, conoscenza, fama... tutto ciò che aveva costantemente bramato per tutta la sua esistenza era lì, a portata di mano e in forma di uomo. 
E ne sembrava entusiasta. 
Quanto avrebbe voluto assomigliargli. 
-Severus, mi sembri pensieroso. C'è per caso qualcosa che ti tormenta?-domandò il purosangue, soppesandolo con il suo sguardo plumbeo. 
-Non avrai per caso dei ripensamenti?- 
-Cosa? No! Nient'affatto- esclamò di rimando Piton, guardandosi il braccio sinistro dove il Marchio  era celato dalle vesti  scure.
-Non sono mai stato così convinto in tutta la mia vita - 
-Molto meglio allora- disse Malfoy, profondamente rincuorato.  -Questo significa che  possiamo dedicarci a faccende ben più piacevoli- 
La frase era stata condita con una buona dose di sarcasmo, e quella che sembrava lascivia pura.  Per non parlare dell'espressione sorniona che lampeggiava sul viso austero dell'amico. Un'espressione che ebbe la capacità di intimorire l'altro, anche se cercò disperatamente di non darlo a vedere, grazie alle sue doti di Occlumante. 
-Quali sarebbero queste attività piacevoli? Ed era per queste che volevi vedermi?- 
Il suo amico non rispose alle sue domande, tuttavia, guardandolo ancora con quella espressione che rendeva così torbido il suo sguardo, si fece più vicino, tanto che le loro ginocchia  ora si toccavano. Lui in piedi, Piton seduto. Malfoy che lo sovrastava e che poggiava le sue mani, ora libere dai guanti, sulle spalle magre e nervose del mezzosangue. Mani fredde che gli causavano brividi d'eccitazione su tutta la colonna vertebrale. Scariche elettriche che lo misero in guardia e lo fecero alzare di scatto. Ora si trovavano faccia a faccia.  
Malfoy era di poco più alto di lui.
-Qualcosa non va, Severus?- il tono era canzonatorio. Era chiaro che lo stesse prendendo in giro. 
-Dimmelo tu, Lucius. A che gioco stai giocando? -
- Al gatto e al topo, direi. Indovina chi è il topo - 
-Non sono un giocattolo, né ho voglia di giocare! -
-Ne sei  veramente sicuro? Eppure ho visto come mi guardi. Pensavi che non l'avrei mai notato? Mi cerchi, vuoi sempre sapere la mia opinione, il mio pensiero...-
-Tu mi vuoi- sfrontato, secco.   -E guarda un po', anch'io ti voglio- 
Lo afferrò per allacciatura del mantello, tirandolo possessivamente a sé, per poi baciarlo. 
Le loro bocche cozzarono fra loro. La lingua di Lucius cercò di infilarsi prepotentemente tra le labbra di Severus, per poter lambire anche la sua, di lingua. 
Ogni suo movimento denotava una sicurezza e un'esperienza di cui l'altro era vistosamente privo. Quello era il suo primo bacio. 
Per Malfoy invece era solo uno dei tanti che aveva elargito. 
Avrebbe voluto dare il suo primo bacio a Lily, la ragazza che aveva e tutt'ora amava. Tuttavia doveva ammettere che era sempre stato attratto in maniera forte, quasi viscerale perfino, dal suo compagno di Casa. 
Sì, Lily con la sua dolcezza gli aveva rapito il cuore ma Lucius si era preso ben altro. Aveva stregato i suoi sensi, oscurato la sua mente e i suoi pensieri. 
Lucius era il fuoco dirompente dei suoi lombi, la lava nelle sue vene. Non aveva mai provato niente di simile per lei. 
Lei era riflessa nel suo Patronus ma per Lucius avrebbe dato anche l'altro braccio non marchiato. 
Lily era amore. Lucius lussuria e ben altro ancora. 
Non aveva mai considerato  la donna in una maniera più carnale. Sì, desiderio, ma non quel tipo di desiderio...
Ella pareva talmente pura ai suoi occhi che sfiorarla in quel modo sarebbe stato un oltraggio.
Ma comunque non poteva cedere così facilmente. Cedere sarebbe significato confessare qualcosa di intimo e inconfessabile. Cedere sarebbe stato affidarsi sotto il dominio di un'altra persona e per un tipo come lui, schivo, riservato e diffidente verso chiunque, sarebbe stato come gettarsi da un baratro senza paracadute. 
E di innamorarsi ... aveva già dato.
Ma una vocina all'interno della sua testa gli suggeriva di provare. Una nenia tentatrice che pareva spingerlo tra le braccia del biondo. 
Ma era tutto così incerto. Anche se l'aveva voluto con tutto sé stesso, era ancora molto teso e sconvolto da tutti gli avvenimenti appena accaduti. Diventare Mangiamorte era una vocazione che durava per tutta la vita. Inoltre Lucius non aveva mai dato segni di essere interessato alla sua persona. E poi stava per sposare Narcissa Black. Un matrimonio combinato dagli interessi  e non dall'amore (anche se i due futuri coniugi  si stimavano molto e ognuno aveva la sua vita a discapito dell'altro). Ma ciò non spiegava affatto il perché di questo.
L'uomo dagli occhi grigi, pur non essendo un Legilimens, parve udire i suoi dubbi e gli disse: 
-Suvvia, Severus. Lasciati andare- 
Sussurrava all' orecchio, parole sibilanti che facevano vibrare le corde del suo povero cuore. 
-E poi, non vuoi aiutare un tuo vecchio compagno? Il tuo amico. Un tuo fratello? Non lo sai che tra Mangiamorte ci si dà sempre una mano- 
-Anche se da te, confesso, vorrei ben altro che una mano-  Piegò la testa di lato e verso il basso.  - Un qualcosa di più sottile e, a vedere bene, di lungo- 
Le guance di Piton si tinsero immediatamente  di rosso per l'imbarazzo e la sfrontatezza di quella frase. Rimase in silenzio mordendosi le labbra, rendendole rosse quasi quanto le guance. 
-Ma guardati- esclamò vivace il Lord. -Con queste guance rosse, la carnagione più pallida del solito - ti spavento, forse?- e i capelli neri scompigliati, sembri Biancaneve.  Forse ti sta anche meglio del tuo soprannome "Principe Mezzosangue". Mia principessina, forse, se me lo permettessi, potrei impersonare la parte della Matrigna- 
-Non ti chiederò come fa un Purosangue del tuo calibro ad essere a conoscenza dell'esistenza di fiabe di stampo babbano- rispose Piton, con la bocca improvvisamente secca. 
-Oh, in realtà è una lunga storia, alquanto tediosa se vogliamo, che riguarda una persona altrettanto noiosa e banale. Di nessuna importanza, a dispetto di tutto*-
-E comunque la Matrigna voleva uccidere Biancaneve-
-Sinceramente-  ridacchiò  in tono sardonicamente basso il purosangue.   -Ho sempre pensato che la Matrigna, più che uccidere Biancaneve, volesse scoparsela. E che la bellezza fosse solo una scusa, dettata da  più che un capriccioso e incestuoso desiderio. Tutti amano le cose belle e sono attratti da esse, e cosa più importante, farebbero di tutto per ottenerle-
-Ho tante doti ma posso assicurarti Lucius che la bellezza non è una di quelle. Forse la tua vista, con il passare degli anni sta peggiorando? O è il tuo buongusto che deteriora? Torna da Narcissa, è lei la tua principessa, la tua bella, non certo io. Allontanati da me, da Mocciosus dal naso adunco e dalle gambe a stecco- 
A quelle parole Malfoy ebbe una reazione inaspettata. I suoi occhi si assottiliarono e un lampo di furia l'illuminò. 
Con uno scatto repentino afferrò i capelli lisci di Severus, quasi volesse strapparlieli di netto. Con l'altra mano, invece, afferrò il suo mento. 
Severus era talmente vicino a egli, che poteva vedere i suoi denti bianchi e sentire il suo respiro caldo. Era arrabbiato quasi quanto lui sorpreso e intimorito. E non era facile intimorire uno come lui, non dopo un' infanzia e un'adolescenza da incubo, non dopo le ripetute violenze subite dal padre violento e ubriacone. 
-Non osare dirmi cosa devo o non devo fare. Non osare dirmi con chi dovrei stare, ma sopra ogni altro - tirò ancor di più i suoi capelli facendolo mugugnare di dolore. -Non osare mai più appellarti con quel nome o trattarti in questo modo. Mi sono spiegato?-
La sua voce poi si fece più calma e rilassata (anche se non aveva mai urlato), e delicatamente, mollò la presa sul mento e sui capelli del più giovane, senza lasciarlo andare però.
La rabbia, com'era apparsa, era scomparsa. 
-Fidati. Fin dalla nascita sono sempre stato circondato dal fascino. Sono un amante della bellezza e so riconoscere il pregio di ciò che mi sta davanti, sia esso un gioiello, sia esso  una donna o in questo caso un giovane ragazzo.  Mostrami cosa c'è  sotto il Mantello da pipistrello. Cedi, ti prometto che non te ne pentirai-
La voce era soave, accarezzava queste semplici parole come seta pregiata, avvolgendolo. 
-Come fai a dire che non me ne pentirò? Come fai ad esserne  sicuro? Perché adesso?-  gli rispose il mezzosangue in maniera bassa ed esitante. Il cuore ora batteva così forte che sembrava voler uscire fuori dalla gabbia toracica. 
Ridacchiò l'ex Serpeverde, sul collo del suo futuro amante, sentendolo. Sbuffi scherzosi di fiato caldo, dal sapore di menta e tabacco magico, sul suo incavo magro.
-Lucius...-
-Severus- lo redarguì semplicemente, come si fa con un bambino poco ubbidiente. -Posso assicurarti che nessuno si è mai lamentato delle mie "doti". Dicono, che io sia, ah sì, piuttosto bravo in ciò che faccio-
Poi continuò- Mi chiedi perché ora... Perché volevo vedere che tipo di uomo fossi. Se avessi la forza per combattere, per innalzarti dalla comune plebe. Se eri degno di stare accanto a me, un Malfoy. Non sono come le altre persone, non ho la malsana abitudine di mescolarmi con gli altri, con la feccia. Intesso rapporti sociali per puro scopo personale, per potere e denaro. Ho sedotto donne per puro piacere ed a essere sincero...- e qui il Lord rise apertamente   - È la prima volta che cerco di portarmi a letto un uomo- 
-È così sarei solo una mera conquista? Un semplice capriccio dettato dall'appetito  del momento- ringhiò Piton, cercando di divincolarsi dalle spire in cui era caduto, senza riuscirci però. L'altro lo sovrastava con la sua forza. 
- Non hai capito nulla, eppure ti ritenevo un uomo intelligente-   
Anche se erano parole dure, non pareva infastidito o deluso.  Pareva aspettarselo. Ma non voleva perdere altro tempo prezioso. 
Così le sue mani  scesero  dal bavero fino alla cinta dei suoi calzoni e stavano, con studiata delicatezza, insinuandosi sotto la stoffa leggera della camicia. 
I polpastrelli massaggiavano  quei fianchi, sottili, da sempre nascosti agli occhi altrui. Lucius sapeva che stava toccando un territorio inesplorato e vergine, era il primo a farlo e ne fu estremamente lieto, anche se Piton appariva ancora riluttante. Ma lui era vincitore nato e avrebbe vinto anche questa battaglia. Severus dentro di sè già lo sapeva.
E ne ebbe la certezza quando Malfoy lo butto di malagrazia sul letto. E lo rigirò come se fosse una bambola di pezza. 
Schiacciato tra le coltri candide della biancheria del letto, sotto il peso dell'altro. 
I capelli  corvini li coprivano completamente il viso, impedendogli di vedere alcunché.
L'unica cosa che poteva fare era sentire: sentire il suono leggero degli abiti che cadevano, il suono ovattato dei baci sulla pelle, lo stridere delle molle del materasso.
Il rumore più onnipresente nella stanza però erano i gemiti e i gorgoglii​ soffocati sulla sua  schiena da parte  del Purosangue. 
Osceno, scandaloso, perverso. Tutti questi termini ed altri non sarebbero bastati per descrivere ciò che stava accadendo su quel letto. Per descrivere quello che Lucius, stava compiendo con il suo corpo.
Severus sperò con tutto se stesso che nessuno li udisse, che le pareti di quell'ostello fossero insonorizzate, perché, anche se ci stava provando con tutte le forze, non riusciva a trattenersi.
Non era più padrone di sè, dalla bocca uscivano gemiti che cercava disperatamente di serrare tra le labbra. I denti ormai avevano creato delle minuscole ferite tra di  esse, poteva sentire il sapore ferroso del suo sangue. 
Ora non era più disteso. Si ritrovava a carponi, quattro zampe, come se fosse un cane. Lucius l'aveva strattonato con forza per fargli assumere quella posizione e prepararlo.
Strette  tra le sue dita sottili e chiare, le lenzuola, quasi volto a lacerarle. 
Si spingeva con  il bacino, assecondando e  pompando quasi, le spinte  dell'amico, che si ritrovava dietro, in ginocchio,  e che con vigore lo possedeva.
Ogni tanto, con il dorso della mano, gli assestava qualche vigoroso schiaffo sulle natiche, lasciando sulla pelle bianca dei segni. Rose  rosse in un mare di latte.
Incredibilmente la cosa eccitava  il corvino, che stringeva le gambe, strusciando le cosce sul membro duro. Dall'alto  dei suoi diciannove anni nessuno gli aveva mai fatto provare ciò, era come perdersi in girandola di continue emozioni. 
In bilico tra il dolore della prima volta e l'estasi carnale.
Raggiunse  la resa, stremato, macchiando le coltri  con il proprio seme caldo.
E probabilmente sarebbe sarebbe venuto prima se avesse potuto guardarsi indietro: 
Il rampollo di casa Malfoy era un vero spettacolo, con i lunghi capelli biondi tirati dietro le robuste spalle, leggermente sudati e incollati al viso. 
I lineamenti distorti dalla stanchezza e dalla passione, il fiato corto, le unghie conficcate sui lombi del mezzosangue. 
O forse, sarebbe bastata solo la voce del Lord che gli mormorava eccitato che era solo suo, e sempre lo sarebbe stato.
Che era la sua fottuta principessa, che invece del principe azzurro e del bene, aveva preferito le vie dell'oscurità e del male. 
Se avesse potuto non avrebbe mai abbandonato quella stanza. Avrebbe lasciato la vita scorrere altrove dalle loro colpe e dal loro egoismo.

Gli sguardi sarebbero stati d'ora in poi maliziosi, sfrontati e di una sincerità disarmante.  Ogni volta che si sarebbero  incontrati si sarebbero provocati  in quel  silenzio urlato, ovattato dal mondo, un lasciarsi andare agli istinti, nascosti dalle comuni apparenze di maghi, di uomini, di signori e di povere vittime.
Amanti nella guerra, anche dopo tutto. Dopo il matrimonio, dopo la dipartita tragica di Lily, di cui Lucius non parlò mai. 
Si erano finalmente scoperti per ciò che erano: anime affini

Tocchi impercettibili, che ad occhi estranei sarebbero parsi casuali, innocenti (ed innocente non avevano proprio nulla). 
Loro non erano e mai sarebbero stati innocenti in qualcosa.



* di questo, ne parlerò in un'altra storia.







 

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Capitolo 30
*** L'iniziazione ***



Paring: Dungeon and Domination
Personaggi: (Female)Severus Piton e Lucius Malfoy 
Contesto: Prima guerra magica, what if
Genere:  sentimentale, angst
Titolo: L'iniziazione 



Mi guardo.
Di fronte a me un grande specchio ovale, la cui cornice, arricchita con sfarzosi ghirigori claustrofobici, riflette ubbidiente la mia immagine. Servo dei miei desideri.
Non sembro neppure io. Per un attimo stento a riconoscermi su quell' algida superficie di vetro. 
Indosso un lungo abito nero, perfino più scuro delle tenebre della notte, drappeggiato da un mantello  austero che mi segue fedele ad ogni mio passo.  
Me l'ha donato Lucius, con un sorriso sulle labbra e il cuore in mano. Veste totalmente la mia figura. Sono una vergine nera immolata sull'altare della mia vendetta e cupidigia. 
Solo le braccia rimangono scoperte, impudentemente, allo sguardo altrui . Sottili e candidi rami, protesi verso il basso. Io che mi sto innalzando. 
Bianche e immacolate, almeno per ora. Finché un serpente non farà la sua tetra comparsa.   
Finché Eva non verrà tentata dal Demonio.


La seta accarezza voluttuosa  la mia pelle, la lambisce con il suo tessuto liscio e freddo. Ricco e prezioso.
Leggero come l'acqua e pesante come le mie future colpe.
Non ho mai indossato un abito così. È bellissimo, perfino troppo  per una persona come me.
Non  sono abituata a delle  vesti così belle, così magnifiche. Questo vestito è degno di una regina.
Io sono solo una povera stracciona. 

Ho sempre posseduto abiti di seconda mano, di mia madre.  A volte, anche quelli di mio padre.
Vecchi, logori, ridicoli, più grandi del mio corpo. Riadattati malamente alla mia figura di giunco. 
Larghi pantaloni da uomo e ingrigite camiciole di scarso cotone.
Magra, troppo magra per i miei compagni di classe. Quante volte mi hanno presa in giro per questo? Quante volte mi sono chiesta dove fossero le mie forme di donna?
Perché non fossi come Lily, perfetta principessa e riflesso della mia bruttezza (eppure ti ho sempre amata Lily. Eri come una sorella per me).
Dove fossero i miei seni che dovevano sbocciare nel fiore della mia adolescenza? Perché non possedevo fianchi morbidi da poter toccare e fare propri?
Dei lineamenti d'angelo e  non un naso storpio da megera.
All'inizio della mia vita di donna, mi ritrovo a rimembrare che sono sempre stata scambiata per un uomo. Ennesima umiliazione. 
Eppure per me l'aspetto non è stato mai così importante. Ho sempre pensato che l'intelletto lo fosse.  
Forse io non ero abbastanza.
Ma che sciocchezze sto dicendo? Tutti quelli che mi hanno deriso  si inchineranno. 



Mi avvicino lentamente allo specchio.  Con piccoli passi, ma mi sembra di percorrere innumerevoli miglia per lo sforzo che compio. Mi manca quasi il fiato.
Con la punta delle dita lo tocco. Percorro con i polpastrelli, il mio riflesso evanescente.
Guardandomi bene posso perfino considerarmi bella. Finalmente.
Lucius non mi ha mai sminuita. Per lui sono sempre stata bella.

Ricordo la prima volta che i tuoi occhi di ghiaccio si sono posati su di me.
A Hogwarts, castello dalle promesse non mantenute.  Ero solo un'emaciata ragazzina, piccola e sola, ma con grandi sogni che non sapevo ancora che si sarebbero infranti come cristallo contro un muro di cemento. Contro la dura realtà, ancora una volta.
Potevo specchiarmi nelle tue iridi plumbee come sto facendo ora con questo specchio. 
E anche allora, anche se non lo ero  -e mai lo sarei stata veramente-  mi trovavo bella.


Lucius, dove gli altri vedevano il difetto, lui trovava il pregio. 
Ha sempre amato il mio fisico. Lo trovava aggraziato, fine come quello di una ballerina di carta, di una foglia che si libra nel vento.
Stringeva sempre le mie mani lunghe, da pozionista, a sé. Baciava con le sue diafane labbra le mie dita, una a una. 
I miei polsi fragili si piegavano fino quasi a spezzarsi sotto il suo tocco. Per compiacerti. Per compiacermi.
Con una riverenza che neanche per Narcissa splendida e perfetta ha mostrato.
Se fossi stata purosangue, avrebbe scelto me. Se non avessi il sanguesporco (contaminato da quella nullità di mio padre), a quest'ora sarei già la sua legittima sposa.
Non l'amante nascosta nell'ombra.
Sarei stata felice come Lily, anzi di più perché non avrei avuto al mio fianco un patetico ragazzino ma un uomo.
Lily, hai abbandonato la tua migliore amica per seguirlo, io che invece avrei dato tutto per averti al mio fianco ora.
Per proteggerti. Per renderti fiera. 
Non volevo insultarti, mi dispiace ancora.
Ma che importa? La mia vita precedente non ha più senso ormai.
Non sarò mai una purosangue, ma potrò almeno provare a pulire il mio sangue macchiato per metà.
Non sarò mai una giovane sposa, una madre, non potrò mai concepire un erede nel mio sterile grembo. Sarò una martire, ma tanto mi basta se potrò avere conoscenza e fama al mio cospetto. Se potrò avere giustizia.
Se potrò avere Lucius accanto fino al resto dei  miei giorni della mia insulsa vita mortale. 
Accanto come lo è ora. Le sue braccia mi circondano la vita e la sua bocca è sui miei capelli d'ebano, intrecciati da perle bianche come la sua pelle. Pura e candida. Perfetta come io non sarei mai stata.
-Vieni. È ora della tua iniziazione. Il Signore Oscuro ti attende per la tua nuova vita- 
-No- correggo Lucius, appoggiandomi a lui.  -Della nostra nuova vita- 
Della vecchia Severa Snape sarebbe rimasta solo polvere e una vecchia tunica dimenticata.  

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Capitolo 31
*** Non ti scordar di me ***



Paring: Unbreakable
Personaggi: Severus Piton e Narcissa Black
Contesto: Durante l'adolescenza di Piton, prima guerra magica
Genere:  sentimentale, malinconico
Titolo: Non ti scordar di me



Viso di alabastro, fragile ma bello. Bianco e perfetto.
Lunghi fili d'oro sono i tuoi capelli con cui hai intrecciato il mio cuore, come una corona di spine e al tempo stesso morbidi tra le mie dita come il velluto dei tuoi ricchi abiti.
Sei una piccola donna che gioca a fare la grande regina. Io sono solo il servo che si china. Uno dei tanti.
Ma sono gli occhi la tua vera fonte di bellezza.
Se prima era abituato agli smeraldi, ora  mi immergo in un mare di chiari zaffiri.
Se dovessi paragonarli a qualcosa di altrettanto bello ed effimero, li paragonerei ai non ti scordar di me. Anche l'odore della tua pelle mi rimembra questi fiori.
Con questi mi guardi, mi osservi, mi scruti e mi giudichi. So di non essere alla tua altezza, perché continuare a rinfacciarmelo?
Non sei la prima donna a cui volgo lo sguardo senza esserne degno.
Ma tu mi ami, oso dirlo.
Sei tentata come Eva con il serpente. Perderesti il tuo paradiso personale per me, Narcissa? 
Non credo ma neanche io te lo chiederei.
Lascia cadere la mela. Come essa, mi hai appena morso e sei costretta a lasciarmi andare.



 

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Capitolo 32
*** Aquilegia ***



Paring: Dreamsnake
Personaggi: Severus Piton, Luna Lovegood
Genere: Sentimentale, romantico
Contesto: Post War, what if
Titolo: Aquilegia 




Il tuo abito è intessuto di sogni e meraviglie color viola scuro, Luna Lovegood.
Calpesti la terra umida a piedi nudi, saltellando come una piccola e stravagante ninfa dei boschi tra i fili d'erba verde, rincorrendo  farfalle e coccinelle .
Sei persa in un mondo tutto tuo che solo chi ti guarda negli occhi può intravedere. 

Ci sono tutti colori nel tuo sguardo. Sei viva, sei luce, ma la luce non esisterebbe senza il buio, suo eterno rivale e fedele compagno.
Severus Piton è lui stesso il buio. È una grande macchia nera che si staglia su un orizzonte bianco. 
È la notte scura senza stelle e solo tu, figlia di Selene, lo riscaldi con i tuoi raggi di perla e gli regali mazzi di aquilegia che egli colleziona tra le pagine dei suoi tomi antichi. La pelle delle loro copertine sarà anche vecchia e consunta, ma i  fogli profumano di una nuova vita adesso.
Mazzi di aquilegia sono anche dentro le tasche della sua austera  tunica, tra le boccette di vetro e sul bavero del suo cuore.
Tra i calderoni di petro, le bilance d'ottone  e gli strumenti da lavoro in argento. 
È la rugiada nascosta come le lacrime che ha versato. Come il suo primo amore, nascosto e alla vista altrui celato.
E tu, Luna, come l'aquilegia, le hai conservate dentro di te come il più prezioso dei tesori. 
Il buio non è mai stato così luminoso ora.






Note: Aquilegia è simbolo di stravaganza per via della sua forma strana, a conca. Simbolo anche di amore nascosto poiché grazie alla sua forma riesce a nascondere l'acqua tra i suoi petali. È di color viola scuro.
 

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Capitolo 33
*** La tua personale vendetta ***



Paring: Illegal Substance
Personaggi: Severus Piton, Harry Potter
Contesto: generale, what if
Genere: angst, erotico (in maniera molto leggera)
Titolo: La tua personale vendetta



La vendetta è dolce.
Dolce come le labbra scarlatte del tuo pubere amante.
Sanno di giovinezza e verginità perduta.
Di omicidio e miele
Di gigli e ricordi.
Fingi di adorarlo ma lo detesti. 
Quasi tremi alla sua vista. Lui pensa che i tuoi siano spasmi di piacere e voluttà. 
Che incauto e sciocco essere. È davvero egli la speranza del Mondo Magico?


Ci sono momenti, rari, in cui vorresti schiacciarlo sotto il peso delle tue misere e ossute dita.
Ma poi ti freni, e riesci a nascondere questi scatti d'ira con false carezze, con baci leggeri.
E il ragazzo pensa che ogni tuo gesto, ogni tuo respiro, sia oro colato. Oro sì, come quello dei Lepricani.


C'è stato un tempo in cui avresti potuto e voluto amarlo. Ma ormai è troppo tardi per tornare indietro.
Quando ti specchiavi nei suoi occhi verdi e pensavi che la tua vita avesse un senso.
Ma ti sei reso conto che sono bugie quelle che ti racconti. Che quelli non sono gli occhi di Lily, non lo sono mai stati.
Sembrano verdi come i suoi ma in realtà sono più chiari. Scorgi vicino alle pupille piccole pagliuzze dorate e  calde sfumature nocciola.
Quelli di Lily erano di un verde puro e freddo come gli smeraldi.


E la vendetta è così perfetta. Ti prendi gioco della sua infatuazione.
Il Preside pensa che tu lo stia proteggendo dal Signore Oscuro, ma è da te che avrebbe dovuto proteggerlo.
Lo renderai come te, e in quanto al tuo Padrone, ti vendicherai tu stesso del torto subito. Non vuoi e non sarai mai il burattino di Silente e di certo non chinerai la testa per splendere sotto la bandiera del Bambino Sopravvissuto.



Non hai potuto spezzare il cuore del padre. Spezzerai quello del figlio per riparare il tuo.








 

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Capitolo 34
*** Principessa ***



Paring: The Potion Master and the Princess (il nome del paring è stato inventato da me)
Personaggi: Severus Piton e Sansa Stark 
Contesto: Cross-over (Game of Thrones), AU 
Genere: romantico, introspettivo, malinconico
Titolo: Principessa 




Principessa dai lunghi  capelli di fuoco come lingue di rosse fiamme.
Ti affacci nei pensieri  e nei miei sogni di povero stolto. Sono un nobile, un Mastro Pozionista, ma voi siete una Lady d'Inverno, pochi sono degni della Vostra persona e tutti sanno che siete destinata  un giorno ad essere regina. 
Fanciulla dalle gota di fresca rosa e la pelle di bianco giglio; la purezza del fiore rivaleggia con la vostra, mia Signora.
Nelle mie perversioni bramo nell'intaccare la vostra virtù e bramo nell'udire il mio nome uscire dalle vostre labbra morbide e calde.
Donna bambina, non mi sazio mai di bearmi del vostro volto. Vi scruto silenzioso e attento, come una vedetta scruta l'orizzonte.
Vi muovete nei giardini, giocate a rincorrervi con vostra sorella fra le fronde degli alberi e le siepi lussureggianti. Le vostre vesti, eleganti e colorate, sottolineano la vostra esile figura. Siete flessuosa come un   giunco (tanto che potrei spezzarvi se non fossi troppo attento) e aggraziata come una cerbiatta. 
La vostra felicità mi contagia e fa cantare il mio povero cuore stanco che non ha mai provato l'ebbrezza della passione e dell'amore e fa cantare il mio sangue dello stesso colore della vostra chioma.
Ma sono anche infelice. Voi siete qualcosa di proibito e inaccessibile  per me. Posso allungare le braccia quanto voglio. Siete e sarete troppo distante.
E a che  servono i miei denari? Sono stanco di spenderli sempre per prostitute che vi assomigliano vagamente. 
Mi sento solo nell'immensità delle mie stanze e neanche i fumi delle pozioni e i miei libri mi possono tener più compagnia come prima che vi conoscessi.  


Molti pensano siate una sciocca, una ragazzina immatura che si perde in romantiche fantasie  di cavalieri e eroi.
Ma non vi giudico e lo ritengo più che normale. Perfino io che sono sempre stato un bimbo triste e rancoroso desideravo essere un principe. Non lo sono mai diventato però.
Sono un nobile, ma non di così alto rango. Un nobile reietto che si è costruito da solo il suo impero. Il mio sangue non è puro e sono infido come lo stemma della mia Casata: il Serpente
Vedete che non ci apparteniamo neanche un po'? 



Quindi vi osservo, non posso farne a meno (anche se mi sento sporco nel farlo. Siete troppo giovane per me. Il tempo della mia gioventù è passato via di già), e quando sollevate lo sguardo  mi scorgete attraverso l'alta finestra e mi sorridete con il sorriso più bello  che abbia mai visto.   
Forse vi ricordate di quanto ho fatto apparire piccole e bianche colombelle dal mio calderone per il vostro compleanno. Il mio personale dono per voi, Sansa Stark.


Mi immergo nei vostri occhi, chiari e azzurri come le cristalline acque di un lago e penso, che potrei morire felice se Voi mi sorrideste ancora una volta.
Sarebbe una bella morte. Perire per amore d'altronde resta la morte più bella e dolce di tutte.
Ed è una morte che sogno tutte le volte che chiudo gli occhi.



  

 

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Capitolo 35
*** The wolf and the snake ***


Paring: The Potion Master and the Princess (il nome del paring è stato inventato da me)
Personaggi: Severus Piton e Sansa Stark 
Contesto: Cross-over (Game of Thrones), AU 
Genere: romantico, sentimentale
Titolo: The wolf and the snake  
 
 
Conosceva Lord Piton fin da quando era bambina.
"Conoscere"  forse era un termine troppo poco adatto, non ci aveva mai neppure parlato tanto allora, ma la sua presenza era stata una costante in tutta la sua breve vita.
Lord Piton, della Casata del Serpente, frequentava spesso Grande Inverno.
Le sue terre erano vicine a quelle degli Stark, e suo padre lo invitava nei loro domini per un consulto o per qualche favore.
Suo padre era un uomo buono e giusto, chiedeva a Lord Piton aiuti per il popolo che dimorava a città dell'inverno che si ripopolava dopo  l'estate e che poteva aver bisogno di cure per i malanni più gravi. Ma non era l'unico poiché la sua fama di Maestro Pozionista era vasta quasi quanto i Sette Regni.
Era chiamato in ogni dove per i suoi servigi. Si muoveva spesso, la sua carrozza nera come la pece e i suoi destrieri, anch'essi neri, percorrevano le strade dei feudi, anche se non tanto quanto sarebbe servito effettivamente. Severus Piton era un eremita, un lupo solitario e allo stesso tempo un reprobo.
Grande era la sua fama ma grandi erano le malelingue su di lui. Da alcuni veniva definito un demone, da altri più gentili un maledetto.
Anche il suo aspetto non ispirava benevolenza ma timore. 
Non si sapeva molto di egli e la sua storia, solo poche voci disperse nel vento freddo del Nord. 
Si diceva, non ad alta voce naturalmente, che venisse da una famiglia di umilissime origini e che grazie alle sue qualità, alla sua intelligenza e  a mille sotterfugi e inganni fosse diventato l'uomo che oggi era. Un uomo molto ricco,  potente, da non sottovalutare o prendere in giro.
Si mormorava anche che fosse uno stregone, e che dietro la distruzione di alcune casate come quella dei Potter e dei Black, ci fosse stata la sua mano. Ma poteva mai essere vero? I maghi esistevano solo nelle storie che le narravano da bambina.
Egli serviva, nonostante tutto ciò,  i Lord -forse anche quelli  che magari gli parlavano dietro le spalle- e Re Robert Baratheon   stesso. Pareva perciò che avesse alleati ma sicuramente non amici.
Non aveva parenti in vita, non aveva moglie, non aveva figli, neanche bastardi.
Eppure avrebbe potuto benissimo aspirare ad avere una consorte. Benché non fosse bello di certo non poteva essere definito un mostro, uno storpio, e l'aspetto sgradevole poteva essere colmato dai denari in suo possesso.  
Era un uomo  alto, magro, sempre vestito di nero come se fosse in lutto perenne. Le sue vesti e anche il suo mantello erano neri, di stoffa pregiata ma senza nessun ricamo vistoso e particolare. Era raffinato nella sua semplicità, ricercato e prezioso nell'umiltà e non nello sfarzo come tanti altri.
Aveva la pelle molto pallida, di un colore un po' malsano nonostante fosse evidente che godesse di ottima salute. 
I lineamenti del suo volto erano austeri, duri, il suo naso grifagno. Theon una volta, osservandolo passeggiare da solo per gli immensi cortili di Grande Inverno, l'aveva deriso a bassa voce per i suoi capelli lunghi e unti e per il suo naso adunco. Mossa sbagliata: anche se era parecchio lontano da loro aveva sentito tutto. Fece uno scatto rapido, visto che era girato di schiena, e il suo sguardo! Spaventò  perfino lei  che era innocente ed era sicura che Theon sognasse nei suoi incubi peggiori quello sguardo dannato.
La sua bocca era una linea severa che si dipingeva di frequente di disgusto o di sarcasmo se qualcosa non era di suo gradimento. E ben poche cose lo soddisfavano pienamente.
Aveva occhi di ebano, ardenti come braci quanto era arrabbiato o animato da passioni violente, altrimenti spenti come fondi di pozzi. 
Ma stregavano quegli occhi, lei non ne aveva mai visti di così scuri, ma poteva essere umano un uomo con quelle iridi?
Ammaliavano insieme alla voce: bassa, melliflua, arida o morbida come la seta. Essa era cangiante, mutava, si componeva di diverse sfumature e non aveva mai la stessa tonalità o espressione come il cielo  sopra le nostre teste. 
Molti avevano paura di Severus Piton. Emanava un'aurea fredda ma nonostante tutto questo non si poteva dire che fosse una persona malvagia.
Non era brutale, né prepotente o ingiusto. I suoi uomini e i suoi servi venivano trattati dignitosamente. 
Non suscitava simpatia ma quando parlava calava il silenzio e tutti rimanevano affascinati dalla sua voce e dai suoi discorsi. Era colto, erudito, i suoi modi educati e tinti di un'austera eleganza. Anche se, ed era palese, non amasse le feste, i balli e non rispettasse l'adeguata etichetta verso le dame di alto lignaggio che non avvicinava  alla sua persona.
Alcune, le più audaci, ci avevano provato fallendo miseramente. Le più giovani di queste erano persino scoppiate in lacrime con l'orgoglio a pezzi e la voce sardonica del Lord  che risuonava ancora nelle loro orecchie. Ed erano donne nient'affatto brutte. 
Qualcuno aveva sparso la voce che fosse insensibile alle fanciulle perché preferiva compagnie più maschili.
Tanto che Loras Tyrell al Torneo del Primo Cavaliere del Re, gli chiese se volesse venire nella sua tenda per vedere la sua nuova spada.
-Sinceramente-  aveva risposto stizzito Piton.    -Comprendo la sua passione per i combattimenti fra uomini, ma della sua spada non so che farmene, mi basta la mia-
Frase che fece ridere Lord Baelish, l'unico a comprenderne l'effettivo senso della battuta tra i pochi presenti che li avevano uditi. 
Anche quanto aveva conosciuto Olenna Tyrell con sua nipote Margaery aveva dato prova della sua lingua tagliente.
Margaery era molto bella, addirittura veniva ritenuta più bella di Cersei Lannister. Con quei suoi occhi da cerbiatta e le forme suadenti riusciva a incantare e sedurre chiunque, ma non c'era riuscita con Lord Piton che l'aveva praticamente ignorata, salutando solo con una piccola reverenza Lady Olenna. 
-A saperlo che non era interessato alle fanciulle giovani, mi sarei messa una veste più elegante e mi sarei proposta-
-Nonna!- esclamò scandalizzata la futura sposa del re.
-Non credo di essere degno della Regina di Spine, ma ne sono lusingato- le rispose mellifluamente il Lord.
Stranamente quando   vide lei invece, a differenza delle donne Tyrell, la salutò con estremo garbo. Nei suo sguardo si era animato improvvisamente  un sentimento che solo con tempo avrebbe compreso. Allora  era troppo giovane e infantile per  capire cosa si celasse nel cuore di quell'uomo.
L'aveva scambiato solo per semplice cortesia, forse pena per la sua condizione misera. Ma perché in fondo avrebbe dovuto interessarsi alla sua sorte? 
A Lord Piton non interessava nessuno, aveva mancato di rispetto perfino a Joffrey che era il re. Si era rifiutato di obbedire ai suoi ordini. 
Lei si trovava in ginocchio, come sempre, davanti alle scale che portavano al trono, implorando una grazia che non scendeva mai. Joffrey ancora una volta la stava torturando  davanti a tutta la corte. I suoi cavalieri dopo averla picchiata, le avevano perfino strappato la parte superiore dell'abito scoprendole la schiena coperta di lividi bluastri. I capelli le si erano sciolti dalla complicata acconciature e le ciocche ribelli sembravano sangue sulle sue ferite fresche.
L'uomo era stato chiamato a cospetto di sua maestà e le si trovava accanto, o forse sarebbe meglio dire che era lei a trovarsi ai suoi piedi come se fosse stata un docile cagnolino.
Il re gli aveva chiesto di far preparare per le sue nozze degli spettacoli per intrattenerlo. Lord Piton si era rifiutato.
-Non sono il vostro giullare e la mia arte di certo non  è qui per accontentare i vostri assurdi capricci- 
Le persone dentro la Sala del trono avevano trattenuto di colpo il fiato, nessuno si permetteva di mancare di rispetto a Joffrey Baratheon, forse solo suo zio Tyrion lo faceva. 
Joffrey si era alzato, adirato per quella grave offesa, ma fu costretto immediatamente a   indietreggiare. Il suo volto era diventato bianco come quello degli altri presenti.
Era calato un gelo irreale e le fiamme delle torce avevano preso in quel momento a tremare in maniera vistosa, come se ci fosse  stato del vento a scuoterle imperiosamente. 
Nessuno aveva detto una parola. Invece Lord Severus si era tolto con un movimento fluido  il  mantello e gliel'aveva messo  sopra le spalle, presa per le braccia delicatamente e fatta alzare. Poi l'aveva  affidata  a una delle sue ancelle, porgendole una strana boccetta viola. 
-Questo è per i suoi lividi. Fateglielo bere ogni notte prima di coricarsi- 
E se ne era andato, senza degnare nessuno di altra attenzione. 
Questi erano i suoi ricordi più importanti, ma ce ne erano stati altri e ritornare con la mente ad essi la faceva sentire meno sola. 
- Mia signora-
Si girò rapida,  richiamata da una voce. Era quasi sera, il buio era già sceso e stava anche incominciando a nevicare.  
-Mio signore- 
La figura del Mastro Pozionista si stagliava imponente e lei sembrava più piccina che mai inginocchiata in mezzo alla neve candida.  Lui pareva un'ombra nera su uno sfondo quasi irreale, i fiocchi di neve che cadevano lenti. 
-Non sentite freddo?- domandò Severus Piton alla giovane donna che aveva davanti.
Ella sospirò. Dalla sua bocca uscì una piccola nuvola di vapore che si disperse nell'aria.
-Io non sento più nulla e voi? Perché avete lasciato la vostra stanza al caldo?- 
Forse era per colpa del buio che le giocava brutti scherzi, ma a Sansa parve che sul volto di Lord Piton fosse apparso un tenue sorriso. Ma probabilmente aveva torto.
-In verità mia Lady speravo di trovarvi qui. Stavate pregando?-
-Non prego più da molto tempo ormai. Una volta lo facevo, quando ero solo una bambina stupida che non si rendeva conto di ciò che aveva. Ora quella bambina ha perso tutto.
Volevo avere altro e pregavo gli dei di accontentarmi. Volevo vivere un avventura, incontrare il mio cavaliere, vivere l'amore che veniva raccontato nelle ballate. Sono stata una stolta-
-Anch'io alla vostra età avevo dei sogni come i vostri, cavalieri a parte naturalmente- disse sarcastico.  -Penso sia normale. Tutti possiedono desideri, hanno ambizioni. Tutti sognano di salire una scala-
Si avvicinò e  le si sedette accanto. I suoi occhi sembravano ancora più neri nella penombra e i loro mantelli si sfioravano reciprocamente. 
-Sognavo di essere un principe. Come saprete non sono di  grandi e nobili natali, e ciò mi veniva costantemente rinfacciato. Sognavo di abbandonare per sempre l'umiltà delle mie origini e della mia condizione, di dimostrare finalmente il mio autentico valore-  strinse i pugni sotto il proprio mantello nero di velluto e pelliccia.  -E più di ogni altro sognavo la vendetta contro coloro che mi avevano umiliato per ciò che ero- 
-L'avete ottenuta la vendetta?-
-Sì-
-E ne siete felice?-
-Un poco ma non come auspicavo. Posso dedurre che anche per voi sia lo stesso, se non pure peggio. Non so trovare parole sufficienti per esprimervi il mio dispiacere per le vostre perdite-
Una lacrima scese sulle gote della fanciulla prima che potesse fermarla. Non pensava di riuscire ancora a fare qualcosa di così umano come piangere. 
-Mi mancano i miei fratelli, i miei genitori. Mi ricordo a malapena il volto di mia madre, l'ultima volta che l'ho vista è stato quando sono partita per Approdo del Re. Dicono che le assomiglio molto ma non ho mai avuto il suo coraggio. Anche voi sentite il peso della solitudine, mio Lord? Sentite la mancanza di qualcuno che vi capisca?- 
-Mi manca mia madre. È stata colei che mi ha insegnato tutto, l'unica che mi capiva appieno. Ho girato per molti regni per rincorrere la conoscenza, ma quello che mi ha donato lei nella sua umiltà è ineguagliabile. Era una strega,  è stata lei a tramandarmi i suoi segreti e a costruirmi questa- 
Dalla tasca dei suoi abiti cacciò un lungo bastoncino di legno scuro con degli strani disegni incisi. 
-Questa è la mia bacchetta. Sono certo che voi sappiate chi sia, la mia triste fama mi precede ovunque io vada- 
-Non m'importa di cosa dicano su di voi e della vostra fama. Io vi sono riconoscente per tutto quello che avete fatto per me- 
Lady Stark appoggiò le sue piccole mani su quelle dell'uomo che tremò sotto il suo labile ma deciso tocco. 
-Non vi ho mai dimostrato di esservi riconoscente- 
-Non ce ne bisogno, mia Lady-
-Insisto-
E lo bacio. Poggiò le sue labbra morbide come petali di rosa sulla bocca dell'uomo. Le dita della fanciulla si posarono lievi sulle sue guance magre, sotto i polpastrelli un accenno di barba ruvida. La ragazza temeva che l'uomo si scostasse e fuggisse via.
Ma Lord Piton pareva non credere a ciò che le sue pupille vedevano. Era un sogno, un miraggio, un'illusione da cui si sarebbe presto svegliato. Non poteva non essere altrimenti.
Ma tutto sembrava così reale, il viso bello e puro di Lady Stark era lì, contro il suo più vecchio, più stanco e più brutto. E l'aveva sempre amata più di qualunque altra cosa al mondo, più di se stesso. Il suo cuore batteva forte contro il suo petto, contro le sue ossa, incredulo. L'amava e sempre l'avrebbe fatto. 
Con i fiocchi di neve che incorniciavano i loro capelli e sotto gli alberi- diga, gli unici spettatori di questo spettacolo. 
Una foglia rossa cadde in mezzo a loro e tutto intorno  scomparse.
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 

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Capitolo 36
*** Rivali Uguali ***


Paring: Knowledge and Potions (il nome del paring è stato inventato da me)
Personaggi: Severus Piton e Petyr Baelish
Contesto: AU, cross over ( Game of Thrones)
Genere: Introspettivo 
Titolo: Rivali Uguali
 
 
 
La sala era grande e lussuosamente arredata. Morbidi cuscini di stoffa erano stesi per terra, sparsi in maniera disordinata sui ricchi tappeti che ricoprivano l'intero pavimento, permettendo a chiunque  di non far udire i propri passi.  Ciò donava la sensazione di poter camminare su una soffice  nuvola carminia.
Le  tende di un  pesante tessuto cremisi erano tirate, i drappeggi calavano gravi quasi come moniti minacciosi e su di esse i ghirigori cuciti parevano tanti serpenti che si intrecciavano fra di loro. Vi era tra queste, in mezzo,  solo una piccola fessura da cui  poteva filtrare un tremolante spiraglio di luce  di un sole morente e rosso che si univa  alle altre flebili luci  delle candele che fluttuavano in giro. Esse rendevano l'ambiente saturo di aromi dolciastri  e scarlatti. 
Il padrone di quel luogo, di quel regno di perdizione e sogno, era seduto mollemente  su un grande divano di pelle scura, le sue braccia erano stese dietro lo schienale di legno della suddetta, le sue gambe incrociate. 
La tunica era slacciata e si poteva intravederne la veste sotto. Sul bavero, una spilla d'argento raffigurante un tordo sbeffeggiatore. 
Ai suoi fianchi c'erano due fanciulle, bellissime e perse, adagiate in posizione languida intente ad accarezzarlo. Avevano perle bianche tra i capelli, orecchini  di rubino e cascate di collane che ricadevano sull'incavo dei loro seni nudi, solo i fianchi e le gambe tornite erano  coperti da una gonna d'organza trasparente. Le gemme dei loro gioielli  catturavano e mandavano piccoli bagliori, fari tentatori di anime perse. Caronti dal viso d'angelo e anime da sirena.
L'antimonio truccava pesantemente i loro occhi e le labbra scarlatte spiccavano su quei volti sbiancati dalla cipria.   
Creavano un'atmosfera intorno a loro onirica, surreale, di lussuria e oblio. Sembravano soggetti di un quadro dipinto da un artista pazzo. 
Ma non erano gli unici ad essere presenti in quella stanza. C'era una quarta persona, posta in disparte e in piedi che li guardava. Era talmente immobile che qualcuno avrebbe potuto pensare che non fosse un essere di carne ed ossa ma di pietra e polvere. 
I suoi occhi erano due pozzi neri, talmente profondi  da non intravederne una fine. 
La sua bocca era una linea dura da cui non usciva un sospiro. Pareva li giudicasse  con severità e il centro del suo giudizio era proprio l'uomo tra quelle due giovani meretrici.  
Indossava una tunica piena di bottoni e il mantello. Non vi era un solo centimetro di pelle scoperto tranne solo per il viso e le mani parzialmente.
Creava un bizzarro contrasto, lui con quegli abiti austeri dal taglio monacale e quelle due donne invece quasi nude. 
Fiere che facevano da guardia al demonio in mezzo a loro. Lui il santo che li fronteggiava .  
Un odore di gigli appestò l'aria quando le due donne lo fissarono. Entrambe avevano i capelli rossi.
Lord Baelish stesso  lo fissava. Un sogghigno beffardo  si delineava tra le sue sottili labbra. 
-Severus- lo chiamò suadente.  -Mio caro vecchio amico- 
Severus Piton non gli rispose e si strinse nelle sue ampie vesti nere. 
-Mi tieni il broncio?- lo burlò Baelish. -Non è  carino da parte tua- 
Piton incrociò ancora di più le braccia, serrate sul suo petto. -Non è un mio compito esserlo- gli disse di rimando.
-Oh, certo- scherzò l'altro. La fiamma di una delle candele tremò vistosamente. -Il tuo unico compito è essere il solito pipistrello troppo cresciuto, l'uccello del malaugurio, il corvo portatore di sventure. Direi che con quella palandrana che indossi ciò  ti riesca benissimo, non trovate care?-
Le ragazze risero alla sua battuta. Le loro voci risultavano  cinguettanti e leziose. 
-Quanti bambini ha spaventato oggi il nostro uomo nero?-
-Non credo siano affari tuoi come gestisco il mio ruolo di insegnante, Baelish- 
Il sorriso del Lord si allargò e i suoi occhi grigi , dalle striature verdastre, brillarono maliziosamente.
-Lasciateci soli- ordinò alle due donne. Quelle si alzarono, senza dire una parola.  
Una di loro però lo sfiorò delicatamente mentre passava. Piton  sembrò non accorgersene. 
Nell'aria si percepiva ora un vago odore di zolfo. 
Quando esse se ne andarono, Baelish si stiracchiò e allungò un braccio verso un piccolo tavolino posto davanti a lui.
-Vuoi?- gli chiese indicandogli una caraffa e due coppe di vino.  Il pozionista fece di no con la testa.
-Peccato. È veramente buono-
Il vino era scuro e speziato, macchiò le sue labbra quando lo bevve.  Dal bordo della coppa, Baelish lo studiava di nuovo. 
-Almeno potresti sederti?-
Severus sbuffò, ma si avvicinò e si sedette accanto a lui. 
- Sempre difficile. Possibile che con te debba essere tutto più complicato?- 
-Potrei sapere la motivazione per cui sono qui? Visto che sei stato tu a contattarmi-
-Da quanto tempo non ci vediamo, Severus? Almeno dieci anni, se non di più-
-Dovrei credere che mi hai chiamato solo per una vecchia rimpatriata?- 
-E perché non dovrebbe esserlo?-
Piton alzò un sopracciglio.
-Oh, Severus- calcò con calma il nome  dell'altro come se volesse assaporarlo lentamente più del vino che aveva appena bevuto.  -Siamo più simili di quanto ti piaccia ammette. Due facce della medesima medaglia.
Siamo entrambi uomini capaci, dotati di un intelletto non comune rispetto alla massa, rispetto al "popolino", a cui non è stato mai riconosciuto il pieno valore. Sottovalutati, disprezzati in maniera salace e crudele, additati con nomignoli che sbeffeggiassero le nostre debolezze. Abbiamo amato  un'unica donna in tutta la nostra vita, amiche dai capelli di fiamma  che sono state le nostre muse nei momenti difficili, che abbiamo perso, che hanno preferito uomini molto più mediocri di noi.
Ma dobbiamo andare avanti. La vita è stata ingiusta il mondo non è giusto. La vita è un insegnante intransigente che non ammette  errori. 
Pensavamo che i nostri sogni di gioventù fossero ali di fenice pronte per farci librare in volo ma invece sono state come quelle di Icaro e ci siamo schiantati al suolo.  Il passato è passato, quando imparerai la lezione?-
-Ho imparato la lezione. Ho imparato che non posso aspettarmi nulla dalla vita-
-Allora non hai imparato niente. Tutto ciò che vuoi è a portata di mano. Se solo mi permettersi di aiutarti- la voce di Baelish era diventata un sussurro, ma fu un attimo che tornò a possedere il tono grave di prima.  -Ma quanto pare hai deciso di rinchiuderti  in un vecchio sotterraneo ammuffito a collezionare ragnatele e a  fare  da balia  a dei mocciosi, piangendo per le tue disgrazie- 
Severus strinse i pugni. Le unghie delle sue dita lasciarono solchi dolorosi ma non reagì più di così alle insinuazioni del Lord. 
-Io almeno non vivo nella menzogna  della carne e dei sensi-
-Sempre meglio degli sterili ed evanescenti fumi delle tue pozioni. Tra essi non potrai scorgere ciò che non c'è più ma solo fantasmi. Davvero ti vuoi accontentare di un fantasma?- 
- E tu davvero ti vuoi accontentare di questo?- gli disse allargando le braccia per indicare la stanza.  
-Cos'ha il mio bordello che non va? È il più rinomato di Notturn Alley. Non hai idea di quanti maghi, membri dell'alta società magica, entrino qui. Le loro perversioni inconfessabili le conosco tutte. Potrei rovinarli se volessi. E non hai idea di quante tue allieve sono cadute tra le mie trame, alcune anche purosangue come i loro padri-
-Lascia in pace le mie studentesse- 
-Altrimenti? Chiamerai Silente? Dubito che si degni a scomodarsi dal suo trono dorato, almeno se ciò non rientri nei suoi piani per il bene superiore. E tu sei stato così stupido da non usare il tuo potere -  
-Pensa, molte si sarebbero concesse, tutto anche solo per  mantenere intatta  la loro media alta, avrebbero alzato le loro caste gonne per il loro professore, ancora di pozioni,  giusto? Il vecchio Albus ancora respinge la tua richiesta di diventare insegnante di Difesa contro le arti oscure? -
Un gesto rapido e il purosangue si ritrovò la bacchetta del pozionista puntata alla gola.
-Non un'altra parola, Petyr - 
L'altro pose due dita sul manico di betulla e la spostò con noncuranza. 
-Mi chiedevo quanto ancora in basso sarei dovuto scendere per farti reagire e per farti usare finalmente il mio nome. Baelish è così formale, specie per due vecchi compagni di scuola. Anche se la curiosità rimane. Ti sei arrabbiato perché ho toccato gli studenti di Hogwarts o perché ti ho ricordato che non hai ancora ottenuto la cattedra?-
Severus storse la bocca con una smorfia di disgusto, ma ripose la bacchetta  nella tasca del suo mantello. 
-Se  sei  contento di questa vita, Petyr- calcò il nome dell'ex serpeverde con la sua voce melliflua. 
-Sì, molto. Mi diverte vedere le contraddizioni e le ipocrisie del mondo magico. Uomini  che difendono la loro immagine pubblica, i valori delle loro famiglie e le tradizioni del sangue puro e poi non esitano a copulare con qualsiasi graziosa ragazza che potrebbe  essere  loro figlia. Chissà, alcune potrebbero esserlo veramente,  non sarebbe la prima volta, i bastardi dei Lord sono sempre esistiti. E alcune ragazze portano delle maschere per non farsi riconoscere e intaccare il loro onore-
-Ti ha divertito anche avvelenare il marito di Lysa Arryn? A proposito, lei come sta? Pazza come sempre, scommetto. Te le scegli proprio bene le amanti-
-Il medico legale ha detto che  Jon Arryn è morto per  cause naturali. Era molto anziano-
-L'ha detto il medico che hai comprato? Guarda che riconosco gli effetti di un veleno, specie se creato da me-
-Allora devi biasimare solo te stesso- scherzò Baelish.  -Se fossi stato meno bravo ora marcirei ad Azkaban. Forse in gioventù il Principe Mezzosangue avrebbe dovuto dedicarsi ad altro che alla creazione di potenti veleni e malefici oscuri-
Il mago di pozioni ora lo stava praticamente incenerendo con lo  sguardo. 
-Ma passiamo ad altro. Dimmi, come sta Sansa? Ho saputo che è una serpeverde come noi. Scelta particolare quella del Cappello Parlante, tutta la sua famiglia, sua madre compresa, è finita a Grifondoro- 
-Immagino ti riferisca  alla signorina Stark. Perché ti interessa? Ha già perso la sua famiglia non ci servi tu ad aumentare la lista delle sue disgrazie-
-Lysa ha ottenuto la sua custodia e visto che sto con lei questo fa di me una specie di zio adottivo, non trovi?- 
-Dubito che uno zio sogni di giacere con la propria nipote- 
-Assomiglia molto a Cat, l'ho vista questa estate a Diagon Alley. Frequenta il quinto anno ora,  è corretto?- 
-A che serve fare tutte queste domande se sai già tutto?-
-Mi piace avere conferma di ciò che so, lo sai. Anche da ragazzo. Ti ricordi di quando eravamo ragazzi? - 
-Vagamente- 
- Io credo  invece che  lo ricordi molto bene- Piton gli aveva risposto quasi ringhiandogli  contro, lui invece aveva una voce morbida, soffusa, perfino carezzevole. 
Il diavolo ti accarezza l'anima quando vuole ottenere qualcosa. 
-Ti ricordi delle nostre scorribande giovanili? Non ci beccavano mai, a differenza di quegli idioti dei Malandrini . Ti ricordi di quando ci chiudevamo dentro lo sgabuzzino delle scope di Gazza? -
-Rivangare il passato non ti farà ottenere nulla da me. I nostri erano solo passatempi innocenti-
-Innocenti non è il proprio il termine che userei-
-Eravamo degli sciocchi e uno era la distrazione dell'altro. Non ci amavamo e la bisessualità nel mondo magico è praticamente prassi- 
Seccato, Baelish si scostò per tornare a bere il vino rimanente nel suo calice di bronzo. Ormai era certo che il suo vecchio amico di scuola non sarebbe mai stato dalla sua parte. Tempo perso, avrebbe dovuto saperlo.
-Scommetto che neanche di James Potter ti sei dimenticato. Adorabile, era stato lui a coniare il soprannome Mocciosus per te,  Ditocorto lo creò per me con Edmure Tully. Avesse avuto tutta questa inventiva anche quando il Signore Oscuro lo stava attacando forse sarebbe ancora vivo e tu non ti ritroveresti a proteggere suo figlio, identico al padre. Avresti un figlio tuo. D'altronde se il mondo fosse un posto migliore io avrei potuto avere una figlia come Sansa-
Piton si alzò, deciso a non rispondere più. Quella pantomima era durata abbastanza per i suoi gusti o forse aveva paura di ricadere nelle vecchie abitudini come gli diceva Silente quando gli negava la cattedra ogni anno.
-Potresti essere meglio di così, Petyr-
-Una volta lo ero, aimé non è bastato. Spero che tu non ti faccia ammazzare per la tua smania di fare l'eroe-
-E spero che tu non ti faccia ammazzare per la tua smania di potere-
 
 
Entrambi ebbero torto. 
 
 
La Sala Grande era addobbata a festa. Era il primo settembre e la cerimonia dello Smistamento era appena giunta al termine.  La tavolata dei Serpeverde, come quella dei Grifondoro, dei Corvonero e dei Tassorosso era imbandita con ogni pietanza possibile, molti dei ragazzi si stavano proprio in quel momento servendo le proprie porzioni. 
Un bambino dai capelli neri, la carnagione giallastra e una vecchia toga di seconda mano rimaneva immobile, a differenza dei suoi compagni di Casa, non toccando nulla. Il suo piatto d'oro era vuoto.
-Non devi essere triste- una voce vicino a lui lo riscosse. -Anche una mia amica è a Grifondoro e io la vedo comunque tutti i giorni- 
Chi aveva parlato era un bambino, un studente del secondo anno, con i capelli scuri e i ridenti occhi grigio-verdi. 
-Il mio nome è Petyr Baelish, comunque. Il tuo?-
-Severus Piton-

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