Love Like Stars

di BebaTaylor
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** 1. ***
Capitolo 2: *** 2. ***
Capitolo 3: *** 3. Prima Parte ***



Capitolo 1
*** 1. ***


Niente di quanto narrato in questa fanfiction è reale o ha la pretesa di esserlo. È frutto della mia fantasia e non vuole assolutamente offendere la persona in questione. I personaggi originali appartengono alla sottoscritta.

Love Like Stars

Oooh, it starts with a fire,
Brighter and brighter,
We light up the dark,
A million sparks.
Oooh, exploding desire,
Higher and higher,
We light up the dark,
We love like stars.
[Love Like Stars — Ben Montague —]

1.

Ad Ale, perché la nostra Crew è una famiglia..

Nick fissò Skylar e sorrise guardando la ragazza dai capelli castani sdraiata accanto a lui. Era stata la sua migliore amica per tanti anni, poi erano arrivati i Backstreet Boys, il successo, le ragazze che si buttavano ai suoi piedi senza che lui dovesse dire o fare qualcosa; e così aveva perso Skylar e la sua amicizia. L'aveva lasciata, dimenticandosi di lei, troppo preso dal suo successo. Ed erano passati anni — undici anni e sette mesi — prima che la ritrovasse — dall'altra parte degli Stati Uniti, a Los Angeles — e che tutto ritornasse come prima. Fino a quando non l'aveva rivista per puro caso, in spiaggia, non aveva idea di quanto le fosse mancata fino a quel momento. Ma gli era bastato guardare gli occhi castani della ragazza per rendersi conto di quanto si avesse perso a stare lontano da lei.
Ma ora lei era di nuovo lì e non poteva chiedere di meglio. Sfiorò i capelli castani della ragazza e sospirò. «Devo andare.» esclamò e si chinò per baciare le labbra di Skylar.
«Resta qui.» mormorò lei cingendogli il collo con le braccia e attirandolo a sé.
«Devo andare.» ripeté Nick posando le mani su quelle di lei e stringendole con dolcezza, «Io e Tammy siamo stati invitati a cena dai suoi genitori.»
Skylar fece una smorfia — non sopportava che Nick usasse quel diminutivo quando si riferiva a Tamara e lui lo sapeva bene —, «Non andare.» mormorò e spinse in fuori le labbra che Nick si affrettò a baciare. «Inventa una scusa qualsiasi e resta qui con me.»
Nick sospirò. «Lo vorrei tanto, Sky, ma non posso.» disse e si mise seduto sul bordo del letto. «Se non lo faccio Tammy scoprirà ogni cosa e saranno cazzi amari per tutti noi.» esclamò trascinandosi sul bordo del letto e posando i piedi sul tappeto celeste.
«Perché?» chiese lei, «Non potresti mollarla senza troppi complimenti?» domandò facendo scivolare le mani sul torace di Nick e iniziando a baciargli le spalle.
Lui sospirò e chiuse gli occhi per un'istante. «No.» rispose, «Non posso farlo.» disse, «Io la...» sospirò e non finì la frase.
«Tu cosa?»
Nick scosse la testa e si alzò in piedi, afferrò la t-shirt nera e la indossò. «Non posso farlo e basta.» rispose, «Ci sono troppe cose in ballo per poter solo pensare di fare una cosa del genere in questo momento.» baciò la testa della ragazza e sorrise, «Più avanti, magari.» mormorò, «Dopo il tour.»
Skylar annuì e Nick capì che non era contenta. «Va bene.» mormorò lei stringendo il lenzuolo, «Aspetterò.»
«Devo andare.» Nick recuperò i jeans e l'indossò, infilò le scarpe e baciò le labbra di Skylar, le sorrise e si sentì male nel vedere il viso di lei contratto in una smorfia delusa, «Sky...» mormorò, «Ci sentiamo più tardi, promesso.» disse dopo averle baciato la fronte, controllò di aver preso tutto e uscì da quella casa.

***

Nick entrò in casa sua e la trovò silenziosa, gettò le chiavi della macchina nel cestino di vimini sopra la consolle dell'ingresso e salì le scale, «Tamara?» chiamò, «Sono a casa!» disse, entrò in camera da letto e sorrise nel sentire Tamara borbottare.
«Non sai cosa metterti?» domandò entrando nella cabina armadio.
Tamara sbuffò, «No.» rispose. «Lo sai come sono i miei fratelli, se mi metto qualcosa di corto è per farmi vedere, se mi vesto un po' più...un po' più normale mi dicono che lo faccio per far vedere che non sono montata, se mi...» disse e sia alzò dal pavimento sul quale si era seduta, guardò la maglietta che aveva in mano e la posò su un ripiano.
«Mettiti quello che hai scelto e non ascoltarli.» disse Nick. «Vado a farmi una doccia.» esclamò. La famiglia di Tamara era una come tante, con i propri problemi — meno della sua famiglia di origine, in ogni caso —, il vero problema erano il fratello e la sorella di Tamara che, secondo lui, si sentivano schiacciati e invidiosi del successo della sorella, che da Reginetta dell'homecoming era diventata la regina delle librerie con i suoi best sellers. Nick si spogliò e gettò i vestiti nel cesto della biancheria, facendo attenzione a non far cadere le calze fra il cestino e il muro altrimenti Tamara lo avrebbe costretto a portare fuori la spazzatura anche se non era il suo turno.
«Di questo che ne dici?» domandò Tamara entrando nel bagno e mostrò un semplice abitino azzurro dal taglio semplice e con la scollatura tonda e le spalline sottili.
«Che va benissimo.» rispose Nick, «Tammy rilassati!» disse e baciò la fronte della ragazza, inspirando il profumo di lei alla vaniglia, che gli ricordò una delle vacanze passate insieme in una località esotica.
Lei sorrise, «Grazie.» disse, «Sai sempre come tirarmi su di morale.»
Nick la fissò e si sentì terribilmente in colpa per quello che le aveva appena fatto, «Sei mia moglie.» mormorò guardando gli occhi azzurri della ragazza e le sfiorò i capelli, «È mio dovere tirarti su il morale.»
Tamara sorrise, «Non metterci un'eternità.» esclamò, «E non allagare il bagno.» aggiunse, sorrise e uscì dal bagno. Nick respirò profondamente e si appoggiò alla parete mentre il senso di colpa si faceva strada in lui — come ogni volta — e pensò che non avrebbe più visto Skylar.
Pensò ai suoi capelli neri, lunghi e setosi, i grandi occhi castani che sembravano verdi alla luce del sole, le labbra rosee e carnose, al suo piccolo corpo tonico sotto alle sue mani...
Nick sospirò ed entrò nella doccia.
Non avrebbe mai lasciato Skylar.

***

Nick prese la mano di Tamara e la strinse. «Non preoccuparti, andrà tutto bene.» esclamò.
Lei lo guardò e inarcò un sopracciglio, «Sembra quasi che tu non conosca Simon e Claire.» disse, «Sicuramente troveranno qualcosa di cui lamentarsi.» sospirò e fissò fuori dal finestrino. «Li conosco da trentatré anni, so cosa pensano e come la pensano su di me.»
«Tammy... se sei nervosa loro lo vedono e faranno ancora più commenti.» disse Nick. «Quindi calmati, fai un bel respiro profondo e rilassati.» consigliò, Tamara sorrise e fece un respiro profondo. «Ecco, così mi piaci.» esclamò lui e le baciò il dorso della mano.
Dieci minuti dopo Nick fermò l'auto davanti alla casa dei genitori di Tamara, scesero entrambi e Nick sentì la mano di Tamara cercare la sua, sorrise e la strinse.
«Loubutin... scarpe meno costose non ne hai trovate?» esclamò Claire, la sorella minore di Tamara quando aprì la porta, «Lo abbiamo capito che avete i soldi, potresti evitare di sbattercelo in faccia ogni singola volta che venite qui.»
Nick strinse la mano della moglie e pensò che la serata era incominciata male. Guardò Tamara e la vide mordersi il labbro inferiore — lo faceva sempre quando cercava di non piangere — e le strinse ancora di più la mano.
«Claire!» esclamò Samanta, la madre delle ragazze, «Smettila di dire sciocchezze!» disse e si avvicinò alla coppia, li abbracciò e si scusò. «Sedetevi, la cena sarà pronta fra una decina di minuti.»
Nick e Tamara si sedettero sul divano, «Papà?» chiese lei.
«È fuori con Simon, tornano fra poco.» rispose Claire e si sedette sull'altro divano, di fronte a loro.
«Allora, Claire... come va?» domandò Nick.
La ragazza alzò le spalle, «Bene... mi chiedono continuamente di voi.» sospirò come se le chiedessero di dire i segreti dell'universo, «È la prima cosa che domandano, ancora prima di sapere come sto.» aggiunse e guardò la sorella, spinse in fuori le labbra, incrociò le braccia e posò la schiena contro lo schienale del divano.
Nick annuì piano e pensò che Claire si lamentava sempre delle stesse cose, ogni singola volta che si vedevano diceva sempre la stessa cosa.
«Ho visto una tua foto.» esclamò Claire rivolgendosi alla sorella, «La didascalia diceva che avevi una borsa da trecentocinquanta dollari... per forza poi parlano sempre di te.»
Tamara sobbalzò e guardò Nick, «Sbaglio o sei ingrassata, Claire?» sbottò lui, «Oppure è una reazione allergica a qualche farmaco? Dovresti mangiare meno fare più ginnastica se vuoi indossare anche tu quello che mette Tammy.» disse e si accorse di essere stato troppo cattivo, ma bastò che rivolgesse per un istante lo sguardo verso Tamara e cambiò idea.
Claire si meritava ogni singola parola che aveva detto, visto che continuava a sminuire la sorella.
Claire strinse i pugni e Nick sorrise, capendo di averla offesa. Lei spinse in fuori le labbra, pronta a dire qualcosa — un insulto, forse — ma la porta d'ingresso si aprì ed entrarono Simon con il padre.
Claire guardò Nick di traverso e lui le sorrise sapendo che davanti al padre non avrebbe osato dire qualcosa di cattivo nei suoi confronti o in quelli della sorella — lo faceva solo se erano soli —, e Nick ebbe ancora una volta la conferma che Claire era solo una vigliacca; si alzò in piedi e andò a salutare il cognato e il suocero.

La cena era stata tranquilla, senza battutine o frecciatine da parte di Simon e Claire.
Per il dolce si spostarono in salotto e si sedettero sui divani.
«Allora... sorellina.» esclamò Simon, «L'altro giorno un cliente mi ha chiesto quando esce il tuo nuovo libro prima ancora di domandarmi a quanto ammontava il preventivo.» disse e sospirò, «Parlano sempre di te quando scoprono che sono tuo fratello.» esclamò e fissò Tamara sorridendo anche se Nick sapeva bene che quel sorriso era finto.
«Quando avrò finito di scriverlo sarai uno dei primi a saperlo.» replicò Tamara, «Anche se so che non ti interessa.» sorrise e posò le mani sulle ginocchia.
Nick le posò un braccio sulle spalle e sorrise, «Sono sicuro che sarà un successo anche questo.» disse e baciò la testa di Tamara, la fissò per un breve istante, rendendosi conto che le labbra di sua moglie erano piegate in un sorriso tirato e sperò che la serata finisse presto, voleva allontanarsi da quella casa al più presto e portare via Tamara da tutta quella negatività.
«Teo è diventato padre per la terza volta.» disse dopo un po' Simon, «E sua moglie ha ventotto anni.» aggiunse, «Tu quando mi renderai zio?»
Tamara strinse le labbra e fissò il fratello, Nick le strinse la mano e si accorse di averci messo troppa forza quando lei cercò di liberarsi; allentò la presa e guardò il ragazzo con il desiderio di dargli un pugno in piena faccia per cancellargli quel sorriso.
«Oh, Simon...» sospirò Samanta, «Lascia stare tua sorella!» esclamò, «Tu sei il maggiore e non hai ancora una fidanzata!» Nick sorrise, grato che la suocera prendesse la difesa della figlia. «Già, tu sei il maggiore, dovresti dare il buon esempio.» disse, «Sempre se trovi qualcuna che ti sopporta.» esclamò e ridacchiò.
Simon sbuffò e incrociò le braccia al petto con aria offesa; Nick si girò verso Tamara e sorrise nel vederla più rilassata — l'ultima cosa che voleva era vederla soffrire a causa di qualcuno — si rilassò anche lui, «Dai, Simon... se ogni tanto venissi nel backstage di uno dei concerti potresti conoscere qualche ragazza.» esclamò, «Magari trovi la donna giusta!»
Simon annuì lentamente, «Va bene.» mugugnò, «Ci proverò.» borbottò e cercò di sorridere, anche se sul suo viso si leggeva chiaramente che non avrebbe mai fatto una cosa del genere e Nick lo sapeva bene, ma al momento non gli importava più di aiutare il cognato — e d'altronde Simon non lo avrebbe mai accettato — per cui si limitò ad annuire con un sorriso.

***

“Buona notte amore mio, spero di vederti domani! Sky xxx”
Nick fissò il messaggio sul cellulare e sorrise leggendo le parole di Skylar, si appoggiò al mobile del lavandino e pensò a cosa scrivere.
“Buona notte Sky, ti faccio sapere domani mattina se ci sono. Baci”
Cancellò i messaggi — sia quello che gli aveva inviato lei che la sua risposta — e uscì dal bagno.
«Pensavo che ti fossi addormentato lì dentro.» scherzò Tamara mentre legava i lunghi capelli biondi in una treccia morbida.
Nick sorrise, «No, stavo solo controllando che non mancasse nulla.» disse e si sedette sul letto, gli occhi fissi sulla schiena di Tamara.
Lei si passò le mani sulla nuca, le posò in grembo e sospirò.
«Stai bene?» domandò Nick piegando una gamba e posandola sul letto. «Tammy...»
«Sto bene.» rispose lei voltando la testa, allungò le gambe sul letto e appoggiò la schiena contro ai cuscini. «Ho solo mal di pancia.» mormorò posando le mani sul ventre, fece un piccolo sorriso e guardò Nick. «Non è niente, passerà.»
Nick la guardò e respirò piano. «Sei sicura?» chiese sistemandosi al suo fianco, «Non mi sembri stare bene.»
Tamara alzò le spalle. «Sto bene.» ripeté, «Non è nulla.» disse socchiudendo gli occhi azzurri, «Sarà per la prossima volta.» mormorò.
Nick la strinse e le baciò i capelli, rimase in silenzio, non sapendo cosa dire o fare — anzi, quello che voleva fare lo sapeva benissimo: correre da Skylar —, la baciò di nuovo e chiuse gli occhi mentre posava la testa su quella di lei. Le sfiorò le braccia con la punta delle dita e rimase in silenzio, ascoltando il respiro lento e regolare di Tamara, restarono così per alcuni minuti fino a quando il cellulare di Nick non vibrò.
«Chi ti chiama alle undici e mezzo passate?» domandò Tamara mentre Nick si staccava da lei.
Guardò il cellulare e si morsicò il labbro inferiore, deviò la chiamata, tolse la suoneria e infilò in cellulare nel cassetto del comodino.
«Chi era?» domandò lei infilandosi sotto le coperte.
«Aveva l'anonimo.» rispose Nick facendo lo stesso, «Sarà stato uno scocciatore.» disse e sorrise, sentendosi in colpa per averle mentito e per non aver risposto a Skylar. «Buona notte.» mormorò, baciò la fronte di Tamara e si sdraiò sulla pancia, chiuse gli occhi e desiderò essere al fianco di Skylar.
E si sentì terribilmente in colpa. Amava Tamara ma amava anche Skylar e non sapeva più come avrebbe potuto andare avanti quella storia.

***

Sei mesi prima
Nick camminò lentamente sulla spiaggia, guardano la sabbia che scivolava via dal sue piede e si infilava fra le dita. Lui e Tamara erano sposati da quasi tre anni — mancavano due mesi e cinque giorni al loro anniversario — e non aveva idea di cosa regalarle. Un braccialetto? Aveva una scatola piena di gioielli. Si sedette su una roccia e abbandonò le ciabatte nere accanto ad essa e guardò l'oceano, continuando a pensare al regalo; posò i gomiti sulle ginocchia e il mento sulle mani, sospirò e chiuse gli occhi per un istante, inspirò l'odore salmastro dell'oceano e aprì gli occhi, fissando sorpreso la ragazza davanti a lui.
«Nick?»
Lui fissò la ragazza per un istante, domandandosi se fosse una fan o meno, fu solo un attimo, poi la riconobbe, «Skylar!» esclamò alzandosi in piedi.
«Mi hai riconosciuto.» disse lei incrociando le braccia al petto, «Sai sono almeno dodici anni che non ti fai vivo...» Nick sospirò e infilò le mani in tasca, «Scusa.», mormorò guardando la sabbia, «Mi dispiace, ero preso da altre cose...» aggiunse alzando il viso e sorrise, «Come stai?»
«Bene.» esclamò lei, «Mi sono trasferita qui da un paio di mesi.» aggiunse e sorrise.
«Sul serio?» esclamò Nick, «Allora ci possiamo vedere... cioè...» prese un respiro profondo, «Potremmo riallacciare i rapporti.» disse e si sentì stupido.
Skylar sorrise, «Sarebbe un vero piacere.» esclamò, «Come mai sei qui da solo?» domandò.
«Bhe, ecco... ero venuto qui per pensare a cosa regalare a Tamara per il nostro anniversario.» rispose Nick, «Ho le idee un po' confuse.»
Skylar sorrise di nuovo, «Un gioiello?» propose e si sedette sulla roccia dove prima era seduto Nick.
«Ne ha già tanti.» rispose Nick, guardò la ragazza, ispirò a fondo e si sedette accanto a lei.
«Una cornice?»
«Abbiamo la casa piena.»
«Un viaggio?»
Nick sospirò. «Al momento abbiamo poco tempo per organizzare un viaggio.» sospirò Nick guardando l'oceano, non sapeva perché ma temeva che se avesse guardato Skylar anche solo per un secondo, poi non ne avrebbe più potuto farne a meno.
«Mio padre ha regalato un cofanetto per una beauty farm a mamma, per il anniversario.» disse dopo un po' Skylar, «Sai, sauna per due, massaggio di coppia, fanghi di coppia... quelle cose lì, insomma.»
Nick sorrise e si girò verso di lei, quasi ignorando — o forse non lo vide sul serio — il rossore sulle guance della ragazza, «È un idea fantastica!» esclamò, «A Tamara piacerà di sicuro.» disse, «Grazie.» sorrise, «Sarà una cosa carina... almeno staccherò Tammy dal suo portatile!» scherzò. «Quando inizia a scrivere non si ferma più, se non le ricordassi che è ora di mangiare probabilmente si scorderebbe di farlo.»
Skylar sorrise, «Dovrai toglierle anche carta e penna, allora.» scherzò.
Nick scrollò le spalle, «Non credo.» disse e sorrise, «Comunque starò attento!» scherzò e guardò Skylar, pensando che era cambiata molto da quando l'aveva vista l'ultima volta... era diventata una bella donna, attraente e sexy; distolse lo sguardo, fissando l'oceano, sentendosi in colpa per pensare quelle cose di un'altra donna che non fosse sua moglie. Nick guardò le mani e lo sguardo cadde sull'orologio, «Devo andare.» disse, «È il compleanno di mia cognata.»
Skylar annuì, «Oh... va bene.» mormorò, «Anche io devo andare a casa.»
«Se vuoi ti do un passaggio...» propose Nick, pentendosi quasi subito di quel gesto impulsivo, «Sempre se ti va...»
Skylar sorrise e annuì, «Mi piacerebbe ma non vorrei disturbare o farti fare tardi...» disse, abbassò lo sguardo e lo rialzò, fissando gli occhi azzurri di Nick e arrossendo.
«Nessun disturbo.» esclamò Nick e indossò le ciabatte, «È un piacere.» disse, «Così vedo dove vivi.» aggiunse e girò il viso dalla parte opposta e sperò che Skylar non fraintendesse le sue parole — o che lo facesse, non era sicuro neanche lui di cosa voleva — guardò la ragazza e sorrise.
Anche lei lo fece, «Va bene.» disse, «Allora... andiamo?»

Nick fermò la macchina nel parcheggio sul retro di una serie di villette a schiera, con la facciata dipinta di bianco, molto piccole e graziose. «È un bel posto.» esclamò.
«Grazie, mi piace stare qui, è molto carino.» disse Skylar.
«Allora...» sospirò lui e fissò il cellulare su cui la ragazza aveva salvato il suo numero. «Magari ti chiamo uno di questi giorni così... così... bhe,» balbettò, «così magari conoscerai Tamara.» riuscì a dire guardando le sue mani, alzò il viso e fissò gli occhi di Skylar.
«Certo.» disse lei, «Mi farebbe piacere.» aggiunse e posò la mano destra sulla portiera, «Devo andare.» aprì la portiera e sorrise a Nick. «Ci vediamo... spero presto.» esclamò, si sporse verso Nick, gli baciò la guancia e scese velocemente dall'auto, chiuse la portiera e si diresse verso casa sua.
Nick la fissò, la mano posata sulla guancia che Skylar aveva baciato; poteva sentire il cuore battere più velocemente, la pelle dove le labbra della ragazza si erano posate andare a fuoco, la bocca secca.
Inspirò a fondo un paio di volte mentre guardava la porta da dove era entrata Skylar, poi partì, diretto verso la casa in cui lui e sua moglie Tamara vivevano da prima del matrimonio.

«Ho incontrato una mia vecchia amica.» esclamò Nick dopo aver baciato la guancia della moglie.
«Ah, sì?» fece lei, «Chi è? La conosco? Com'è?» chiese divertita e Nick sapeva che quello non era un terzo grado perché Tamara non era gelosa, “Con tutte le belle ragazze che ti ronzano attorno dovrei starti con il fiato sul collo ventiquattr'ore su ventiquattro... ma ho una vita anche io, sai?” gli aveva detto una volta.
«La conoscevo quando abitavo a Tampa... eravamo vicini di casa.» rispose lui, «Ci siamo incontrati in spiaggia, anche lei vive qui e così le ho dato un passaggio.»
«Da bravo cavaliere con l'armatura scintillante...» commentò Tamara distogliendo lo sguardo dal sito di scarpe e borse che stava guardando, «Il mio bel Nick che offre passaggi a ragazze senza l'auto.» scherzò con un sorriso.
Nick rise e si sedette accanto a lei sul grande divano bianco, «Non do passaggi a tutti... altrimenti avrei fatto l'autista, non il cantante!» esclamò e fissò il portatile posato sulle ginocchia di Tamara, «Sei sempre a fare shopping!»la prese in giro.
Lei sbuffò e lo guardò di traverso, «Senti chi parla!» esclamò, «Anche tu hai un armadio pieno di roba... almeno io la metto tutta!» disse, «Bhe... quasi tutta!»
Nick incrociò le braccia al petto e le sue labbra si piegarono in una smorfia offesa, «Sì... bhe... non è vero!» borbottò. «Io non ho così tanta roba.»
Tamara rise e posò il portatile sul tavolino da caffè, «Sei adorabile quando metti su quel finto broncio...» disse sporgendosi verso di lui, «Adorabile e sexy.» soffiò per poi baciare le labbra del marito.
Nick le circondò le spalle e la strinse a sé, baciandole il collo e infilando le mani sotto alla canottiera verde mela, sfiorandole la pelle calda della schiena, sentendola quasi formicolare sotto alle sue dita. «Tu sai sempre come distrarmi...» le sussurrò all'orecchi.
Tamara sospirò e sorrise contro la sua spalla, «Non sono io che ti distraggo.» mormorò e chiuse gli occhi mentre Nick si sdraiava sul divano portandola con sé, «Sei tu che distrai me dallo shopping...»
Nick rise e le lasciò una scia di baci lungo la mandibola, raggiunse le sue labbra e le baciò, «Io amo essere distratto da te.» sussurrò, «E amo distrarti.» mormorò prima di mordicchiarle il labbro inferiore. Sotto ai baci e alle carezze di sua moglie dimenticò Skylar e i suoi grandi occhi castani e il sorriso luminoso.

***

Nick si svegliò lentamente e con gli occhi chiusi tastò il letto, alla ricerca del corpo della moglie ma trovò solo lenzuola fredde. Si mise seduto e guardò l'ora, pensando di aver dormito più del solito, ma vide che erano appena le sei meno un quarto del mattino. Sbadigliando si alzò e scese al piano di sotto; sorrise quando vide Tamara seduta sullo sgabello del tavolo della cucina, intente a fissare lo schermo del portatile, la mano stretta attorno a una tazza bianca con una striscia verde.
Si avvicinò a lei e l'abbracciò da dietro, sorridendo quando la sentì sobbalzare fra le sua braccia, rise e la baciò sulla nuca. «Giochi a Spider?» domandò guardando lo schermo, «Pensavo che stessi scrivendo.»
«Sono in pausa.» disse lei e portò la tazza alle labbra, «C'è del caffè, se vuoi.» aggiunse e sorrise a Nick, lui guardò la caffettiera e scosse la testa.
«No, grazie.» disse e si sedette sull'altro sgabello, «A che ora ti sei alzata?»
«Mezz'ora fa, minuto più, minuto meno.» rispose lei, «Potevi dormire ancora...»
Nick sorrise, «Mi mancavi.» disse ed era vero, svegliarsi e non trovarla più al suo fianco lo spaventava ogni volta, aveva ancora paura che lei lo lasciasse, non avrebbe mai sopportato una cosa del genere — il che cozzava con i sentimenti che provava per Skylar ma Tamara era sua moglie e lui l'amava —, «Il letto era vuoto e freddo senza di te.» mormorò prima di baciare la guancia di Tamara.
Lei sorrise e chiuse il portatile, «Sei sempre così dolce, anche se è l'alba e di solito a quest'ora sei irascibile come pochi.»
Nick sorrise e posò la mano destra su quella di lei e rimase in silenzio guardando Tamara che fissava lo schermo del portatile. «Non scrivi?» chiese dopo qualche minuto.
«Mmh... con te che tieni la mia mano in ostaggio?» disse lei mentre le sue labbra si piegavano in un piccolo sorriso e Nick ridacchiò, «E poi lo sai che non scrivo se mi gironzoli attorno.» aggiunse e bevve del caffè, «Spione.»
«Io non ti spio... sono solo curioso.» si difese lui, «E poi è da un po' che non mi fai leggere qualcosa... lo sai che sono il tuo primo fan!» disse e fissò Tamara che continuava a guardare lo schermo del portatile, «Tammy...» la chiamò piano e temette che ci fosse qualcosa che non andasse. «Stai andando avanti con il libro, vero?»
Lei si girò verso di lui e sorrise, «Sì, certo.» rispose e abbassò la testa per un istante, «È solo una piccola pausa, niente di cui devi preoccuparti.»
Nick annuì e si sporse verso di lei, le baciò la tempia e sorrise, «Okay.» mormorò, «Spero che mi farai leggere presto qualcosina, anche mezzo capitolo...» disse, «Sono curioso di sapere come si evolveranno le cose fra Dawn e Steven1.» Tamara sorrise, «Certo che ti farò leggere qualcosa... ma non oggi!» promise e baciò le labbra di Nick.
«Senti... perché non smetti di giocare, non ce ne torniamo a letto per un paio d'ore, poi ci vestiamo e andiamo a farci un giro lungo la costa?» propose lui e Tamara annuì prima di baciarlo di nuovo.

***

Skylar fissò la rivista di gossip che aveva davanti e si trattene dal prendere una biro nera e scarabocchiare dei baffi sulla faccia di Tamara — o prendere una sua foto, ritagliare la sua faccia e incollarla su quella della moglie di Nick. Fissò ancora l'immagine, desiderando essere accanto a lui, indossando quel bel vestito che aveva Tamara — rosa cipria, lungo fino ai piedi — e posare con Nick davanti ai fotografi.
Invece no. Lei era nella sua minuscola casa mentre Nick e Tamara erano nella loro enorme casa, — e non voleva pensare a cosa stessero facendo in quel momento.
Skylar voleva stare con Nick da quando aveva dieci anni e lui undici ma non era mai riuscita a dirgli nulla prima che lui sparisse dalla sua vita. Si era trasferita a Los Angeles apposta per lui, e ci aveva messo mesi per riuscire a trovarlo e alla fine ce l'aveva fatta ed ora era “quasi” suo, anche se Nick e Tamara erano ancora sposati sapeva che era questione di mesi e poi Nick avrebbe lasciato quella bionda con la puzza sotto al naso che si credeva chissà chi e che l'unica volta che l'aveva incontrata le aveva dato della stupida — non direttamente ma gliela aveva fatto capire — solo perché amava leggere romanzetti rosa.
Aveva seguito la carriera di Nick fin dall'inizio e ogni volta che usciva con una ragazza sperava che lui si stufasse presto e la lasciasse e aveva fatto lo stesso quando si era messo con Tamara Andrews, aveva sperato che lui la lasciasse ma non era andata così, dopo appena un anno e mezzo avevano deciso di sposarsi e Skylar si era sentita male, spezzata in due. Ma poi l'aveva ritrovato e lui si era innamorato di lei. Ora sperava solo che lui la lasciasse al più presto.
Skylar fissò ancora Tamara e si domandò come facesse ad essere così bella in ogni occasione e come facesse ad avere una famiglia perfetta: il padre della scrittrice lavorava alla Kane Software, sua madre insegnava all'università, suo fratello aveva una serie di autofficine e la sorella minore era maestra d'asilo.
Sapeva tutto di loro, un po' perché era stato Nick a dirglielo, un po' per via delle interviste di Tamara.
Lei la odiava con tutto il cuore, odiava i suoi lunghi capelli biondi, i grandi occhi azzurri, il sorriso, i denti perfetti... odiava ogni singolo aspetto di Tamara da sempre e l'odio era aumentato quando Nick gliela aveva fatta conoscere. Skylar aveva ammesso di non aver mai letto un libro di Tamara e che i suoi libri preferiti erano i romanzi rosa, meglio se corti e Tamara aveva commentato con un “Almeno leggi.” che le era sembrato molto offensivo.
Skylar chiuse la rivista e afferrò il cellulare, compose il numero di Nick e rimase in attesa di una sua risposta ma scattò la segreteria, sbuffò e gettò il cellulare sul divano. Voleva vedere Nick, voleva averlo tutto per sé. Sorrise, pensando che il suo piano era incominciato e che presto avrebbe vinto lei.

***

Tamara sbuffò ed entrò nel bagno. Lei e Nick erano andati a mangiare fuori, avevano gironzolato per la città senza una meta precisa, avevano passeggiato sulla spiaggia ed ora erano a casa, in attesa che arrivasse il fattorino con le pizze e Tamara aveva pensato di tenersi occupata facendo il bucato. Posò la cesta di plastica rosa sul tappeto del bagno e afferrò i vestiti dalla cesta, scuotendoli per liberarli dalla sabbia e controllando che non ci fosse nulla nelle tasche, era arrivata quasi in fondo alla cesta di vimini quando afferrò i jeans di Nick, rivoltò le tasche anteriori ma non trovò nulla ma, nella tasca posteriore sinistra trovò un bigliettino piegato a metà. Lo aprì, pensando che potesse essere importante e si bloccò quando lesse cosa c'era scritto in una grafia femminile, grande e tonda.
“Sono felice del tempo che passiamo insieme, ma so che presto staremo insieme insieme per sempre.
Ti amo tanto e so che anche tu che mi ami.
Skylar.”
Tamara ingoiò la saliva mentre la stanza le girava attorno, piegò il bigliettino e lo infilò nella tasca dove l'aveva trovato, gettò il resto degli indumenti sporchi nella cesta e andò nel locale lavanderia. Sistemò i vestiti nella lavatrice, aggiunse il detersivo e l'ammorbidente e avviò il lavaggio.
“Non è successo nulla.” pensò, “È solo una pazza invasata. Una fan pazza e invasata.” pensò ancora mentre avviava l'elettrodomestico.
Respirò a fondo e guardò l'oblò riempirsi di acqua e schiuma bianca, convincendo se stessa che quel bigliettino non volesse dire nulla, che le “fughe” di Nick non avessero nessun significato, che le telefonate che lui riceveva da numeri anonimi fossero solo di gente che aveva sbagliato numero.
Fece un paio di respiri profondi e sorrise, dicendosi che andava tutto bene, che Skylar era mezza pazza, che Nick non andava da lei ma in spiaggia o da un altra parte, che la gente sbagliava spesso numero di telefono...
«Tamara!» urlò Nick, «La pizza è arrivata!»
Lei uscì dal bagno, chiudendosi la porta — e le preoccupazioni — alle spalle, «Arrivo subito!» rispose e raggiunse Nick in salotto, dove lui aveva sistemato il cartone della pizza sul tavolino da caffè. «Ti amo.» borbottò baciando velocemente la guancia di Nick.
Lui sorrise e le porse un piatto di plastica con una fetta di pizza, «Oh...» ridacchiò, «Ti amo anche io, Tammy.»



Salve! Mia piccola intrusione in questo fandom. La storia in realtà nasce come originale ma ho passato un po' di tempo guardando le foto di Nick e mi sono detta: "Perché no?" e quindi ho modificato una cosina qui, una lì ed ecco la storia. Non dovrebbe durare troppo, solo otto capitoli compreso questo ma non contateci troppo, solo in rari casi seguo le scalette che faccio. E mi chiedo perché le faccia, a 'sto punto.
1: Dawn e Steven sono i personaggi di un'altra mia storia originale, che prima o poi, giuro, posterò su efp!

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Capitolo 2
*** 2. ***


Niente di quanto narrato in questa fanfiction è reale o ha la pretesa di esserlo. È frutto della mia fantasia e non vuole assolutamente offendere la persona in questione. I personaggi originali appartengono alla sottoscritta.

Love Like Stars

Oooh, it starts with a fire,
Brighter and brighter,
We light up the dark,
A million sparks.
Oooh, exploding desire,
Higher and higher,
We light up the dark,
We love like stars.
[Love Like Stars — Ben Montague —]

2.

Tamara fissò lo schermo del portatile, la pagina bianca - se non per le dieci righe scritte - la fissava di rimando, come se le chiedesse perché non stesse scrivendo, perché non stesse digitando, perché...
Tamara sospirò, posò il dito sul touchpad e spostò la freccetta bianca sulla X nell'angolo in alto a destra, fissò lo schermo, indecisa se chiudere quel documento e dedicarsi ad altro oppure se insistere e vedere se riusciva a continuare il suo terzo romanzo. Era ferma al capitolo dieci - all'inizio del capitolo dieci - da più di cinque settimane, e il suo editor continuava a farle pressioni affinché si sbrigasse ma lei non riusciva a scrivere, non le veniva in mente nulla. Ogni volta che apriva quel file si limitava a cambiare qualche parola, riscrivere una o due frasi... e si fermava lì, senza aggiungere nient'altro, senza andare avanti. E la cosa non le piaceva per nulla: non era l'ispirazione che le mancava — sapeva cosa scrivere — era un misto, una mancanza d'ispirazione su come scrivere quello che doveva scrivere e la voglia di farlo. Il problema era lì è più ci pensava, più si distraeva e perdeva la voglia e la concentrazione, più le mancavano più ci pensava... era caduta in un circolo vizioso. Sapeva che non poteva continuare così, che doveva trovare una soluzione, doveva sbloccarsi... perché scrivere era quello che amava fare.
Sentì dei passi fuori dallo studio e chiuse il file senza pensarci due volte, la porta si aprì e Nick entrò.
«Ehi, Tammy.» disse il ragazzo avvicinandosi a lei, «Cosa fai di bello?» domandò allegramente, arrivò alle spalle della ragazza e le baciò il collo lasciato scoperto dai capelli raccolti.
«Cerco l'ispirazione.» rispose lei e sorrise.
«In una nostra foto?» domandò Nick fissando lo schermo del portatile, «Bhe, se sono io che t'ispiro... è ancora meglio.» disse e baciò la guancia di Tamara mentre le massaggiava con lentezza le spalle.
Tamara chiuse gli occhi, godendosi il massaggio. «In realtà cercavo l'ispirazione per cercare l'ispirazione.» scherzò e sorrise. «Cosa fai oggi? Esci?» domandò dopo qualche secondo di silenzio, alzò il viso per guardare Nick.
Lui la fissò e per un momento Tamara temette che dicesse di sì e lei non voleva che uscisse, voleva che restasse a casa con lei; non era gelosa o almeno non lo era stata finché non aveva trovato quel biglietto nella tasca di Nick quasi cinque settimane prima. Non le davano fastidio le fans che scrivevano a Nick, quelle che lo fermavano per strada per fare una foto con lui, lei si fidava di suo marito, era sicura di lui, dei suoi sentimenti e, sopratutto, della sua fedeltà. Quindi non aveva motivo di preoccuparsi, si ripeté. Sorrise a Nick, in attesa di una sua risposta.
«Resto a casa.» rispose lui e le sorrise e lei si sentì ancora più fiduciosa.
“Sono stupide paranoie.” si disse Tamara. “Quel biglietto era solo un vaneggiamento di una qualche fan un po' matta e lui non mi ha detto nulla per non farmi preoccupare.” pensò. «Perfetto.» sorrise, «Così ti riposi prima di partire per il tour.» disse, era la fine di giugno e i Backstreet Boys avevano già fatto alcune date del “In a world like this Tour” in Asia e mancavano poche settimane prima che iniziasse il tour negli USA.
Nick le sorrise dolcemente prima di baciarla sulle labbra e Tamara chiuse gli occhi a quel contatto, godendosi le labbra morbide di Nick sulle sue, inspirò il profumo del ragazzo e aprì gli occhi sorridendo. «Andiamo da qualche parte o restiamo a casa a rilassarci?» domandò.
Nick si appoggiò alla scrivania, «Per me è uguale.» rispose e incrociò le braccia, «Possiamo andare in quel negozio che mi dicevi e prendiamo la sedia nuova.» disse e indicò la sedia girevole sulla quale era seduta Tamara, «Visto che questa si sta rompendo.»
«Ma non è vero!» protestò lei, «Non si sta rompendo.» esclamò e posò le mani sui braccioli.
Nick inarcò un sopracciglio e rise, «Ah, non si sta rompendo?» disse, «Ma se si sta staccando una ruota.» le ricordò.
Tamara sorrise, «Per ora sta ancora al suo posto.» disse.
Nick alzò le spalle e diede un lievissimo calcio alla ruota posteriore della sedia, quella si staccò e Tamara lanciò un piccolo strillo quando la sedia si sbilanciò all'indietro. Nick la fermò e rise, «Ora non è al suo posto.» disse chinandosi sopra lo schienale, «È rotta.» ridacchiò.
Tamara sospirò, «Bello scherzo.» borbottò incrociando le braccia al petto, «Non sei divertente» aggiunse; Nick rise di nuovo e le baciò la testa, sussurrandole che aveva ragione, che la sedia era rotta e andava cambiata. «E va bene...» sospirò lei, «Andiamo a comprare una nuova sedia.» sorrise, «Ma me la regali tu, okay?» disse e alzò la testa per guardare Nick che la fissava sorridendo. «Per me va bene.» fece lui, «L'importante è che cambi questa trappola mortale.»
Tamara alzò gli occhi al cielo e sorrise, si alzò in piedi e spense il portatile. «Vado a cambiarmi.» disse e baciò la guancia di Nick.
«Non metterci un'eternità.»
Tamara scosse la testa e salì al piano superiore e si sentì felice: Nick era il solito, era il "suo" Nick, quello che aveva conosciuto, quello di cui si era innamorata, quello che amava... "Va tutto bene." pensò mentre apriva un'antina della cabina armadio. Afferrò una maglia a righe bianche e azzurre, un paio di jeans blu chiaro e si cambiò nella cabina armadio, sistemando la maglia e i pantaloncini che usava in casa sul gancio appeso alla porta.
Dieci minuti dopo scese in salotto e trovò Nick su divano, «Io sono pronta.» disse.
Nick le sorrise e lanciò in aria le chiavi dell'auto, le riprese e le strinse nel pugno destro, «Allora andiamo.» sorrise, Tamara fece lo stesso e i due uscirono da casa.

***

I due rientrarono in casa nel primo pomeriggio, dopo aver ordinato una nuova sedia — Tamara l'aveva voluta blu scuro — e dopo aver fatto un giro, curiosando fra le vetrine e fermandosi per pranzare.
Tamara posò il sacchetto, contenente la maglietta gialla che si era comprata, sul divano e si sedette, posando la testa sullo schienale e chiudendo gli occhi.
«Stanca?»
Lei sorrise ad occhi chiusi, «No, Nick.» rispose, «Sto solo riposando gli occhi.» ridacchiò.
Sentì Nick sedersi accanto a lei e lo sentì respirare piano, spostò la mano destra e la posò su quella del marito, intrecciò le dita con quelle di lui e sorrise, con gli occhi ancora chiusi.
Nick l'attrasse a sé e lei si sistemò contro di lui, posando la testa contro la sua spalla; inspirò il profumo del ragazzo e sfiorò con la fronte il collo di lui.
«Mi ami?» domandò Tamara dopo un minuto di silenzio.
«Certo.» rispose lui, «Mi pare ovvio.» disse e baciò la testa di Tamara. «Ti amo.» sussurrò Nick.
Tamara si strinse a lui e sorrise, «Ti amo.» soffiò prima di alzare il viso e baciargli una guancia; anche Nick sorrise e la baciò con dolcezza sulle labbra, e Lauren si sentì felice, sicura, innamorata e amata. Non c'era nulla che non andasse, fra lei e Nick, ne era sicura.
Quel biglietto non voleva dire nulla, ne era certa.

***

Nick sospirò.
Amava Tamara, ne era certo. Quando era lontano da lei, quando era dall'altra parte del mondo per un concerto sentiva la sua mancanza in un modo che, molto spesso, lo lasciava senza fiato e con la voglia di prendere il primo aereo e tornare da lei. O chiamarla e chiederle di raggiungerlo.
Però amava anche Skylar.
E in quel momento, mentre Tamara dormiva al suo fianco, le mancava. La voleva lì, accanto a lui. Voleva stringerla, baciarla, fare l'amore con lei...
Nick scosse la testa dicendosi che non poteva pensare ad un'altra mentre sua moglie dormiva a meno di dieci centimetri da lui; inspirò un paio di volte e guardò Tamara, che dormiva su un fianco, dandogli la schiena, la coperta tirata fin sopra il naso e i capelli biondi sparsi sul cuscino. La guardò alla luce fioca della lampada e per un istante gli sembrò che l'immagine di Skylar si sovrapponesse a quella di Tamara. Sospirò e pensò che sarebbe impazzito se avesse continuato in quel modo — a pensare a Skylar mentre era con Tamara —, così si alzò, prese il cellulare dal comodino e andò al piano di sotto, nella stanza che usava come palestra, era la più lontana dalla camera da letto. Si sedette su una panca e digitò il numero di Skylar, erano quasi le due e mezza del mattino e sperava, desiderava che fosse ancora sveglia.
«Pronto?»
Nick sorrise nel sentire la voce assonata della ragazza, «Sono io.» mormorò, «Volevo sentirti.» disse, «Mi mancavi.»
«Anche tu.» mormorò lei, «Oggi non ti sei fatto sentire...»
Nick sospirò, «Lo so, scusa.» disse, «Sono stato impegnato...»
«Con tua moglie.» sbottò con malignità lei, «Cinque minuti per chiamarmi avresti potuto trovarli!»
Nick prese un respiro profondo, «Scusa.» mormorò, «È che...» sospirò nuovamente, «Scusami, ma non ho avuto un minuto di tempo.»
«Non volevo aggredirti.» mormorò Skylar con voce dolce, «Come stai? Domani riesci e venire?»
«Sto bene.» rispose lui e alzò gli occhi verso il soffitto, attento al minimo rumore, «Non so se riesco.» aggiunse, «Spero di sì.» disse, «Perché mi manchi tantissimo e ho bisogno di te.»
Skylar ridacchiò, «Oh, vorrei tanto essere insieme a te.» disse, «Spero che tu riesca a venire, sul serio.» aggiunse, «Mi sei mancato tantissimo...»
Nick sorrise, «Farò il possibile.» sussurrò e lo avrebbe fatto sul serio, ne era certo, sentì Skylar sbadigliare e sorrise ancora di più, quasi con tenerezza. «Ti lascio dormire.»
«Uhm... okay.» sbadigliò lei, «Ti amo.» mormorò, «Buona notte.»
«Anche io ti amo.» disse, «Buona notte.» esclamò e chiuse la chiamata, sospirò, di nuovo, e tornò in camera facendo attenzione a non far rumore per non svegliare Tamara. Una volta a letto si chinò sulla ragazza e le baciò la tempia, «Ti amo.» sussurrò.
Come succedeva ogni volta che sentiva Skylar si sentiva in colpa — però non avrebbe mai smesso di sentirla o di vederla —, inspirò a fondo mentre si sdraiava accanto alla moglie e la stringeva a sé, sentendo la stoffa morbida del pigiama sotto le dita e la pelle calda delle gambe nude di Tamara contro le sue, le baciò di nuovo la testa e le sussurrò nuovamente che l'amava.
Alla fine, nemmeno lui sapeva cosa fare.

***

Nick posteggiò l'auto nel garage sotteraneo e strinse il volante, con forza. Inspirò un paio di volte e sorrise, ancora pochi secondi e avrebbe rivisto Skylar. Sorrise alla sua immagine riflessa nello specchietto retrovisore e scese dall'auto.
Era uscito da casa, lasciando Tamara in salotto con il portatile che scriveva. Le aveva detto che usciva perché, altrimenti, se fosse rimasto lì, non avrebbe fatto altro che gironzolarle attorno, cercando di sbirciare quello che scriveva e chiedendole di fargli leggere quello che aveva scritto.
Tamara aveva annuito e aveva detto che andava bene , così lui era uscito.
Arrivò davanti alla porta di Skylar con il sorriso sulle labbra, bussò e la ragazza aprì la porta. «Sei qui.»
Nick non rispose e non diede il tempo alla giovane di aggiungere altro: entrò in casa, prese il viso di Skylar fra le mani e la baciò mentre chiudeva la porta con un calcio. La fece indietreggiare verso il divano senza staccare le labbra, mentre le sue mani cercavano di abbassare la cerniera della camicetta di Skylar. Quando ci riuscì, Nick buttò la camicetta per terra, sul pavimento, e accarezzò la schiena della ragazza, sentendosi quasi un animale mentre spogliava con frenesia Skylar ma, in fondo, non gli importava: voleva fare l'amore con lei e lo voleva fare subito.

Nick girò la forchetta nella vaschetta d'alluminio del ristorante italiano d'asporto. Se fosse rimasto a casa sicuramente Tamara avrebbe preparato qualcosa con le sue mani... infilò una polpetta in bocca, dicendosi che non era quello il momento di pensare alle doti culinarie di Tamara.
«A cosa pensi?» domandò Skylar, ancora nuda sotto il plaid leggero che aveva avvolto attorno al corpo.
«A nulla.» rispose Nick sorridendo e mentendo — non poteva dirle che pensava a sua moglie in quel momento —, mangiò ancora e guardò la tv, su cui scorrevano le immagini del TG che lui stava ignorando.
«Sai... stavo pensando...» fece Skylar dopo un po', «Perché non andiamo da qualche parte per un paio di giorni?»
Nick la fissò, «Cosa?» domandò, «Vuoi dire che ce ne andiamo via, insieme, per una mini vacanza?»
«Bhe... sì.» rispose lei e sorrise.
Nick sospirò, gli sarebbe piaciuto passare qualche giorno in compagnia di Skylar, ma... «Non posso.» disse, «Non saprei cosa inventarmi con Tammy.»
«Potresti inventarti qualche balla.» replicò lei, «Le dici che vai via per...» s'interruppe per pensare a cosa dire, «per la promozione dell'album.» disse e sorrise a Nick.
«Lei sa quando sono impegnato.» disse lui e fissò le due polpette nella vaschetta, le rigirò con la forchetta e sospirò, «Mi piacerebbe tanto, Skylar, ma non posso.» disse, alzò il viso e guardò la ragazza al suo fianco, «Scusa.»
«Potresti mentirle.» fece lei e Nick notò una punta di rabbia nella sua voce, «Le dici che è una cosa saltata fuori all'improvviso...»
Nick scosse di nuovo la testa, «No, Sky.» esclamò, «Tammy lo scoprirebbe.» disse, «Scusami.» mormorò e le baciò la fronte.
Gli sarebbe piaciuto tanto andare via con Skylar ma sapeva che non poteva, non poteva dire una bugia così grossa a Tamara, non senza che Brian, A.J, Kevin e Howie lo coprissero ma, dato che loro non sapevano nulla di Skylar, la cosa era fuori questione. Sapeva cosa avrebbero detto, sapeva esattamente cosa gli avrebbe urlato conto Brian — che non poteva fare una cosa del genere a Tamara — sapeva come avrebbero reagito: sarebbero corsi ad informare Tamara e allora tanti saluti a Skylar.
«Perché no?» fece lei, le labbra distorte in un broncio, «Le dici che vai che so... in Italia e invece ci andiamo noi due.»
Nick sospirò nuovamente e posò la vaschetta sul tavolino davanti al divano, «Se le dico che vado in Italia vorrebbe venire anche lei.»
«Bhe... ma mica ci vai veramente.» protestò Skylar, «Dai, Nick, per favore!» lo supplicò.
Nick inspirò a fondo, poi annuì. «Ci penserò, okay?» le disse e Skylar sorrise prima di buttarsi contro di lui e baciarlo. E lui l'aveva stretta, dimenticandosi di Tamara, dei Backstreet Boys, del tour... di tutto, pensava solo a Skylar fra le sue braccia.

***

Tamara finì di rileggere le dieci pagine che aveva scritto e sorrise. Era successo all'improvviso: si era seduta davanti allo schermo e aveva iniziato a scrivere, fermandosi solo per bere un sorso d'acqua ogni tanto o per andare in bagno.
Salvò il file, scese dello sgabello del bancone della cucina e si stiracchiò, sentendo i muscoli della schiena indolenziti. Prese del succo alla pesca dal frigo e lo verso in un bicchiere con il fondo celeste, prese un pacchetto di grissini dal mobile e tornò al portatile, si collegò ad internet e curiosò fra vari siti, senza soffermarsi su uno in particolare. Era felice, quel mattino. Il giorno prima lei e Nick avevano passato il pomeriggio e la sera a non fare nulla, erano rimasti sul divano e avevano fatto l'amore fino all'ora di cena, per poi continuare una volta a letto.
Tamara fissò la fede alla mano sinistra e sorrise. Ormai aveva dimenticato quel bigliettino, ormai aveva accantonato l'idea che Nick potesse tradirla — a quel pensiero le venne quasi da ridere — e fece un sospiro, sentendosi rilassata.
Amava Nick come non aveva mai amato nessun altro. Certo, c'era sempre quel "piccolissimo" problema, quel bambino che cercavano da qualche mese e che non era ancora arrivato. Da una parte lei e Nick erano d'accordo che quel momento non era del tutto perfetto: Nick sarebbe stato presto impegnato con il resto del gruppo con i concerti negli USA, sapeva che avrebbero voluto aggiungere date in Europa... così Nick si sarebbe perso buona parte della gravidanza e forse anche il parto — e nessuno dei due lo voleva.
Ma nonostante il periodo poco indicato, lei quel bambino lo voleva, lo desiderava con tutta se stessa, per completare la sua famiglia.

Quattro anni prima.
Tamara era in quel grande locale di Los Angeles pieno di persone famose, di cantanti, attori, meteore, di ex partecipanti dei vari talent-show in cerca di pubblicità e fortuna, e lei, in mezzo a quella folla, dove non conosceva quasi nessuno — tranne la sua manager che era da qualche parte in mezzo a tutta quella gente — si sentiva un po' spaesata. Non era famosa come alcune persone lì presenti, ed era stata invitata solo perché il suo primo libro aveva venduto parecchio, arrivando in cima alle classifiche dei libri più letti in poco tempo — il che era un semplice eufemismo: due giorni dopo l'uscita del libro il suo editor l'aveva chiamata per dirle che il libro stava sbancando.
Ed ora, in mezzo a quelle persone, si sentiva intimorita, così, con in mano un Bellini, vagava per la sala, alla ricerca di una faccia simpatica con cui scambiare due parole.
«Ciao.»
Tamara si girò e mancò poco che sputasse il Bellini in faccia al ragazzo che aveva parlato. «Nick?» starnazzò, apri e chiuse la bocca non sapendo cosa dire o cosa fare e si sentì completamente stupida, si stava comportando come una ragazzina di fronte a Nick Carter, una di quelle che si dimentica persino una cosa semplice e ovvia come il proprio nome. Effettivamente era di fronte a Nick Carter. Effettivamente si stava comportando come una ragazzina. Effettivamente in quel momento non era sicura di come si chiamasse. Non era neppure certa di essere sveglia, per quanto ne sapesse poteva essere svenuta e quello era solo un sogno o un'allucinazione.
Lui le sorrise, «Sei Tamara Andrews, la scrittrice, giusto?»
Tamara sorrise, «Io... sì, sono io.» rispose e guardò gli occhi azzurri di Nick, «Ciao.» pigolò e quasi sperò che si aprisse una voragine sotto di lei, una voragine che la inghiottisse e la facesse sparire da quella situazione surreale e imbarazzante — Nick Carter sapeva chi era e l'aveva salutata — dove lei non sapeva cosa fare.
«Mi piace il tuo libro.» le sorrise Nick e lei si sentì al settimo cielo, in un attimo sparirono le recensione entusiaste dei critici letterali, i commenti di chi aveva letto il suo libro perché... piaceva a Nick. Nick Carter, quello dei Backstreet Boys, quello di cui aveva avuto il poster in camera fino a qualche anno prima... lui. Quel lui che in quel momento era di fronte a lei, che la guardava sorridendo, non accorgendosi che era nell'imbarazzo più totale.
«Grazie.» mormorò lei e sentì le guance andare a fuoco. “Gli sembrerò una cretina” pensò e bevve un sorso di Bellini, «Sei molto... molto gentile.»
Nick sorrise ancora e a Tamara sembrò che qualcuno avesse acceso una lampada da mille watt perché il sorriso di Nick sembrò illuminare l'intera sala.
«Ci sediamo?» propose Nick allungando la mano destra verso di lei e Tamara la fissò e per un istante pensò che sarebbe svenuta da un momento all'altro.
Inspirò a fondo un paio di volte e poi sorrise, «Certo.» esclamò posando la sua mano su quella di Nick, che era calda e grande al confronto con la sua.

Mentre tornava a casa Tamara ripensò alla serata appena trascorsa, lei e Nick avevano parlato di un sacco di cose, e lui sembrava sinceramente interessato alla sua vita e la cosa le faceva un immenso piacere. Quando rientrò in casa, alle tre del mattino, trovò suo padre sveglio. «Non mi avrai aspettato sveglio tutta la notte?» domandò.
Suo padre scosse la testa, «No, mi ero alzato solo perché Buck,» indicò il labrador acciambellato sul pavimento, «ha fatto cadere il porta riviste.»
Tamara sorrise, «Oh, è il solito combina guai.» disse.
«Ti sei divertita?»
Lei sorrise, «Ho conosciuto Nick Carter.» disse, «Usciamo a cena fra due giorni.» aggiunse e andò in camera sua con un sorriso idiota — se ne rese conto mentre si guardava allo specchio del bagno. Nick Carter le aveva chiesto di uscire e lei non poteva chiedere di meglio.
Meno di un mese dopo, lei e Nick facevano coppia fissa, e lei lo aveva presentato alla sua famiglia. I suoi genitori erano stati contenti di conoscerlo, un po' meno sua sorella e suo fratello, già invidiosi del suo successo come scrittrice. Ma a lei non importava, aveva Nick ed era felice. Un anno e mezzo dopo la sua felicità si era moltiplicata all'infinito quando lei e Nick si erano sposati il Venti Gennaio 2011.

***

Tamara si alzò dal divano sul quale era sdraiata e sorrise a Nick, «Ehi.» disse avvicinandosi a lui si lasciò baciare sulle labbra e abbracciare.
«Hai scritto?» domandò lui e Tamara annuì in risposta, «Mi fai leggere qualcosa?» domandò sfoderando il suo migliore sguardo da cucciolo, «Per favore?»
Tamara sospirò e sorrise, «Forse.» disse, «Se fai il bravo.» mormorò e lo baciò di nuovo.
«Okay.» disse Nick, «Cosa devo fare?» domandò e Tamara rise mentre lo prendeva per mano e lo trascinava in cucina.
«Apparecchiare.» rispose, «Non adesso, visto che sono appena le quattro...» aggiunse, «Però, se vuoi, puoi preparare due coppe di gelato.» disse e sorrise ancora, felice. Un'ora, mentre dava una sistemata alla camera da letto, aveva trovato un biglietto sotto la lampada sul comodino di Nick. La scrittura era quella di lui, e le tre parole scritte l'avevano riempita di gioia. “Ti amo, sempre.” E lei si era sentita ancora più felice di quanto non fosse poco prima.
«Stai bene?» domandò Nick seguendola in salotto, «Sembri una sotto acido.»
Lei sorrise e annuì, «Sì.» disse, «Ho trovato il tuo bigliettino...» mormorò.
«Bigliettino?» fece Nick inarcando le sopracciglia, «Quale?»
Tamara rise, «Quello che avevi nascosto sul tuo comodino, sotto alla lampada.» disse, «Quel biglietto.»
Nick sorrise, «Oh... sì, quel biglietto.» ridacchiò, «Volevo... volevo farti una... sorpresa.» disse.
Tamara sorrise ancora di più e si strinse al ragazzo, non accorgendosi dell'espressione confusa dipinta sul suo viso. «Sono contenta che ti sia piaciuta.» mormorò Nick e le baciò i capelli, respirando il suo profumo.
Tamara sorrise contro la sua spalla. «Allora... il mio gelato?»
Nick rise e la baciò ancora, «Arriva subito.» disse lui, si alzò in piedi e andò in cucina mentre Tamara sorrideva, felice.

***

Skylar sbuffò e sospirò mentre guardava l'ennesima foto di Nick e Quella, in giro per Los Angeles a fare shopping. Quella se ne stava appesa al braccio di Nick con un sorriso stampato sulle labbra, e solo perché lei era sposata con lui. Pensò che non era giusto, doveva esserci lei al posto di Quella — ormai si era decisa a chiamarla in quel modo —, doveva essere lei la signora Carter, doveva essere lei quella che cucinava per lui, doveva essere lei quella che andava a dormire con Nick... dopotutto lei era stata la migliore amica di Nick per anni, mentre Quella era spuntata all'improvviso, con la sua pelle candida e la sua aria da perfettina-saccente-so tutto io.
Skylar ingoiò un paio di caramelle gommose pensando che non fosse giusto. «Quella stronza.» sputò guardando quella foto, poi fece un paio di respiri profondi. Doveva calmarsi.
Chiuse gli occhi e fece altri due respiri profondi, quando fissò lo schermo del pc e vide la foto, borbottò un insulto. Non era servito a nulla, era ancora nervosa. Sperava che infilando quel biglietto nei pantaloni di Nick, Tamara lo trovasse, facesse una scenata e lasciasse Nick. Invece...
Invece non era successo. Le possibilità erano poche: o Nick aveva trovato il biglietto, lo aveva letto e lo aveva nascosto da qualche parte, oppure lo avesse buttato nella spazzatura senza volerlo, magari insieme a qualche scontrino o la carta di una caramella. Oppure Quella aveva messo i jeans a lavare senza controllare le tasche e il biglietto si era trasformato in una poltiglia informe... oppure l'aveva trovato e aveva pensato a uno scherzo.
Skylar afferrò una penna e la lanciò dall'altra parte della stanza. Com'era possibile? Eppure era sicura che avrebbe funzionato. Era sicura che Nick sarebbe stato suo in fretta, dopo quel bigliettino... invece era passato un mese e mezzo e non era successo nulla. Nick stava ancora con sua moglie, la chiamava Tammy e lei non lo sopportava, quel diminutivo faceva sembrare tutto così... squallido. Faceva sembrare Nick così innamorato di Quella... ma lei sapeva che era impossibile, Nick era innamorato di lei e Skylar lo sapeva bene, lo sentiva e Nick glielo diceva sempre.
Skylar pensò che avrebbe dovuto aspettare, che in pochi mesi — il tour negli USA sarebbe finito il Diciotto Dicembre, con in mezzo altre date in Asia — e poi Nick sarebbe stato suo, glielo aveva promesso.
E Tamara avrebbe dovuto farsi da parte.



Salve! SOno contenta che la storia vi piaccia!
Sono di fretta perché sto scroccando la connessione wifi gratis del comune accanto al mio e mi si sta gelendo il sedere perché sono all'aperto visto che dentro il bar non prende molto bene.
Comunque... grazie ancora a chi legge, chi commente (vi risponderà appena possibile, giuro!), chi mette la storia in una delle liste... GRAZIE!

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Capitolo 3
*** 3. Prima Parte ***


Niente di quanto narrato in questa fanfiction è reale o ha la pretesa di esserlo. È frutto della mia fantasia e non vuole assolutamente offendere la persona in questione. I personaggi originali appartengono alla sottoscritta.

Love Like Stars

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3.
Parte Prima.

Skylar trattenne un urlo, afferrò il portapenne — un semplice barattolo di latta dipinto con colori vivaci — e lo scagliò dall'altra parte della stanza. Non era possibile, Nick era in Italia con Quella. Il fatto che fosse per la promozione dell'album non le importava, Nick non era con lei e questo le bastava.
Anche se lui le aveva promesso di fare un viaggio insieme... non aveva rispettato la promessa. Era ormai Novembre ed era da Settembre che non lo vedeva. Prima gli impegni dei Backstreet Boys, poi Nick e Quella che andavano in vacanza, poi di nuovo i Backstreet Boys, poi lei che era impegnata... e sua madre che si era arrabbiata quando lei aveva detto che non voleva andare in Canada con loro. Era stata la minaccia dei suoi genitori — le avevano detto che andava con loro o che non avrebbero più pagato le rate del mutuo per casa sua — a farle fare le valigie e partire alla volta di Ottawa. Poi la Bsb Cruise a cui non sarebbe potuta andare perché non aveva abbastanza soldi e perché i suoi non le avevano voluto prestarglieli, dicendole che le stavano già pagando la casa, che se voleva andare su quella nave doveva trovarli lei i soldi per pagare il tutto.
Così Skylar era rimasta a casa, a rimuginare, a guardare le foto postate su Facebook e Twitter, dove seguiva Tamara solo perché postava foto di Nick, anche se ogni tanto aveva l'impulso di insultarla ma si tratteneva perché aveva paura che Quella la bloccasse e lo dicesse a Nick, e lei non lo voleva.
Skylar voleva solo avere Nick tutto per sé, voleva stare con lui, svegliarsi accanto a lui, preparargli le valigie, partire con lui, osservarlo cantare durante i concerti dal backstage... ma non poteva. Aveva visto il concerto di Los Angels, aveva fatto la foto con i Backstreet Boys, aveva partecipato all'after party... ma c'era un mucchio di gente e lei aveva scambiato a mala pena un paio di sguardi con Nick.
Invece c'era Quella al suo posto. Skylar urlò, quando vide l'ennesima foto postata da Tamara su Twitter, in cui si vedeva Nick con un buffo cappellino in testa.
Si gettò sul letto e nascose la testa sotto al cuscino e scoppiò a piangere. Lei lo amava, con tutto il cuore e disperatamente. Lo amava da così tanto tempo che ormai non si ricordava più l'esatto momento in cui aveva preso consapevolezza dei suoi sentimenti.
Afferrò il cellulare e con la mano sinistra si sfregò gli occhi, cancellando le lacrime.
“Perché mi fai questo, Nick? Perché non sei con me?” scrisse e inviò il messaggio.

✫✫✫

Tamara aprì un occhio quando sentì il cellulare vibrare. «Chiunque sia... mandalo a quel paese.» borbottò avvicinandosi a Nick e raggomitolandosi contro il suo corpo. «Ho sonno.»
Nick grugnì e prese il cellulare, sfiorò lo schermo e lesse appena il messaggio. Aveva troppo sonno per poter capire il significato di quelle parole, così si limitò a cancellare il messaggio. «Adesso lo spengo.» biascicò, tastando lo smartphone alla ricerca del tasto per spegnerlo. Riuscì a trovarlo e lo spinse, poi sistemò il cellulare sul comodino, sbadigliò e strinse a sé Tamara.

Tamara guardò la scatolina con dentro una piccola riproduzione del Duomo di Milano e sorrise prima d'infilarlo dentro un sacchettino blu elettrico, ripiegò il bordo, lo fermò con un pezzo di nastro adesivo e attaccò la coccardina azzurra.
«Per chi è?» chiese Nick, sdraiato sul letto, le mani sotto alla testa.
«Marie.» rispose Tamara, sorridendo e pensando alla donna che era stata la sua babysitter quando andava alle elementari. «Le piacerà.» 0disse, «Adora queste cose.»
Nick si limitò ad annuire, «Uhm... okay.» fece, «Ricordati che dobbiamo andare dai tuoi, più tardi.»
Tamara sospirò, «Lo so.» mugugnò, «Adesso incarto anche i loro regali.»
«Credi che piaceranno a Claire e Simon?»
Tamara fissò Nick, «Lo spero.» disse, «Altrimenti glieli rompo in testa.» esclamò e tornò ad incartare i regalini.
Ogni volta che andava in giro per il mondo sua sorella e suo fratello le chiedevano un regalino, un qualcosa di tipico del paese che visitava, un ricordo di quella città... e, puntualmente, ogni singola volta, quando scartavano il pacchetto, si lamentavano sempre.
Tamara non riusciva a capire: prendeva cose belle, passava diverso tempo a scegliere qualcosa che andasse bene ai suoi famigliari e non andava mai bene nulla. I suoi genitori erano entusiasti ogni volta che tornava a Los Angels dopo un viaggio più o meno lungo ed erano sempre felici di quello che portava loro come ricordo dei suoi viaggi.
«Tammy?»
Tamara fissò Nick e lo vide sorridere, così lo fece anche lei, «Sì?»
Nick sbatté la mano sul letto e Tamara lo raggiunse, sedendosi al suo fianco, «Stai tranquilla.» disse abbracciando la moglie, «Tu sei fantastica e loro due sono solo gelosi e invidiosi del tuo successo.» continuò contro i capelli di Tamara La ragazza chiuse gli occhi, rilassandosi contro il torace di Nick.
«Cercherò di farlo.» mormorò lei, pensando che Nick fosse perfetto per lei, lo aveva pensato sempre, fin dalla prima volta che erano usciti insieme. «Devo finire.» disse dopo un po' e si mise seduta sul letto.
«No, rimani qui.» esclamò Nick, abbracciandola di nuovo e trascinandola su di sé, «Lo farai dopo.» mormorò baciandole la mandibola.
Tamara rise, «Fra tre ore siamo a cena dai miei.» gli ricordò, «E abbiamo ancora un sacco di cose da fare.» continuò con gli occhi chiusi, mentre Nick continuava a baciarla e a sfiorarle la schiena.
Si godette i baci e le carezze di Nick, dimenticandosi di tutto il resto.

Un'ora e mezza dopo, avvolta in un grande e morbido accappatoio rosa, Tamara finì d'incartare i regali per la sua famiglia, sistemò l'ultimo fiocchetto e sorrise mentre sistemava i regali in un grosso sacchetto di carta colorata. Entrò nella cabina armadio, alla ricerca dei vestiti, quando il cellulare di Nick squillò. Tamara sbuffò e andò verso lo smartphone e vide che la chiamata proveniva da un numero anonimo. Ci pensò un attimo, poi premette il tasto di risposta: Nick era sotto la doccia e non poteva rispondere e magari era qualcosa d'importante. «Pronto?»
Dall'altra parte si udì un fruscio e un mormorio che Tamara non capì, «Pronto?» ripeté, «Non la sento.» disse, «La linea dev'essere disturbata.»
Ancora nessuna risposta, solo il silenzio rotto da qualche fruscio. Tamara scrollò le spalle, chiuse la chiamata e posò il cellulare sul comodino.
«Chi era?»
Tamara fissò Nick che, appoggiato allo stipite della porta, si asciugava i capelli con un un asciugamani verde scuro.
«Un numero anonimo.» rispose lei e lanciò una breve occhiata al cellulare, «Non si sentiva un cavolo.» aggiunse, «Richiamerà.» disse scrollando le spalle.
Nick la fissò per qualche secondo, rimanendo in silenzio. «Okay.» disse, «Vado a finire.» aggiunse e ritornò nel bagno.
Tamara fissò il punto fino a dove qualche secondo prima si trovava Nick, fece un respiro profondo e tornò nella cabina armadio. Dieci minuti, dopo essersi vestita, entrò in bagno, trovando Nick che si sistemava i capelli.
«Pronta?»
Tamara sospirò, «Uh, diciamo di sì.» rispose e afferrò la spazzola da cassetto sotto al lavabo e iniziò a pettinarsi i lunghi capelli, «Tu?»
Nick rise, «Sì.» disse, baciò la guancia di Tamara e uscì dal bagno.
La ragazza sospirò fissando la sua immagine allo specchio. “Va tutto bene.” pensò, “Va tutto bene e non c'è nulla che non vada.” si disse. “Quello aveva sbagliato numero.”
Tamara mise via la spazzola, afferrò il minuscolo beauty case e si truccò leggermente, continuando a ripetersi che non c'era nulla che non andava, che stava andando tutto bene, che tutto era — più o meno — perfetto.
Si sorrise allo specchio, dicendosi che non doveva preoccuparsi di quello, visto che stava andando dalla sua famiglia e doveva essere il più rilassata possibile per evitare di urlare contro sua sorella e suo fratello.
«Tamara?»
La ragazza sobbalzò, «Sono pronta.» disse, infilò il tubetto del lucida labbra nel cassetto, «Mi lavo le mani e arrivo.» aggiunse e dieci minuti dopo uscì dal bagno. Nick l'aspettava in salotto, con il sacchetto dei regali in una mano e l'iPhone nell'altra. Tamara lo osservò e si chiese a chi stesse scrivendo. «Che fai?» domandò avvicinandosi.
«Guardavo Twitter.» le sorrise lui, «Andiamo?»
Tamara si rilassò sorrise, «Sì.» rispose, «Dammi.» esclamò, allungò una mano e sfiorò il sacchetto.
«Non c'è nessun problema.» ribatté Nick, così Tamara gli lasciò il sacchetto. I due uscirono da casa e, una volta in auto, Nick sistemò il sacchetto sul sedile posteriore. «Rilassati, Tammy.» sorrise e Tamara annuì piano, «Non credo che vogliano mangiarti!» continuò Nick e Tamara rise.
«Uh, lo spero.» disse lei, «Anche perché sono indigesta!»
«Non sei indigesta!» ridacchiò Nick mentre percorreva lentamente il vialetto.
«Uh, grazie!» fece Tamara per poi ridere di nuovo. “Non c'è nulla che non vada.” pensò.

✫✫✫

Erano seduti sul divano della casa dei genitori di Tamara, Claire e Simon davanti a loro, che scartavano i regali da parte della sorella.
Claire osservò la palla di vetro con dentro il Duomo di Milano, l'agitò e osservò la neve che si muoveva, creando una piccola tempesta. «Ah... il Duomo è fatto così?» domandò quando la neve si depositò. «Credevo fosse diverso.» commentò.
«È una chiesa.» replicò Tamara, «Cosa ti aspettavi?» chiese, «Me lo hai chiesto tu di portarti una riproduzione del Duomo.»
Claire la osservò e sbuffò, «Pensavo che fosse diverso!» si giustificò. «Non credevo che fosse così!»
Tamara sospirò e fissò la mano di Nick che stringeva la sua e s'impose di calmarsi, e si disse che non era colpa sua se sua sorella non sapeva come fosse fatto il Duomo. Alzò la testa e sorrise al marito, dicendosi che non doveva badare alle critiche di sua sorella.
Osservò Simon scartare il pacchetto e si morse le labbra, fissò gli occhi del fratello spalancarsi e un sorriso fare capolino sulle sue labbra.
«È bella.» disse lui osservando la riproduzione di una Ferrari, «Grazie.»
Tamara sorrise e fu felice che almeno uno dei regali piacesse — era stato Nick a suggerirle di regalare a Simon quel modellino —, «Sono contenta che ti piaccia.» disse.
Claire sbuffò, «A lui la macchinina, a me una palla di neve.» si lamentò.
«L'hai chiesta tu, tesoro.» disse il padre dei tre, «Non puoi lamentarti.»
Claire sbuffò di nuovo, posò l'oggetto sul tavolino e incrociò le braccia al petto. «Pensavo che fosse diversa!» esclamò, «Se sapevo che era così... non gliela avrei chiesta!»
Tamara decise di non replicare, sospirò e bevve un sorso d'acqua. «Come vuoi.» disse fra una lamentela e l'altra della sorella, «La prossima volta non ti porto nulla.» sbottò.
Claire la fissò sorpresa, «Co-cosa?» balbettò, «Perché?» domandò.
«Perché ti lamenti sempre.» rispose il padre.
Claire sbuffò e incrociò le braccia mentre Tamara sorrideva al padre, grata che avesse preso le sue difese.
E poi Nick le era accanto e le stringeva la mano: Tamara sorrise anche a lui.

✫✫✫

«Scusami.» esclamò Nick e si abbassò appena in tempo per evitare di essere colpito da una scarpa lanciata da Skylar. «Ma sei matta?!» squittì.
«Me lo avevi promesso!» pianse la giovane, «E' Dicembre, sono mesi che non ti vedo.» singhiozzò e lanciò l'altra scarpa, che sbatté contro il muro accanto a Nick prima di cadere a terra.
«Scusa.» ripeté Nick e si sentì male nel vedere il viso della ragazza distorto dal dolore. Fissò le guance rigate dalle lacrime, gli occhi gonfi e rossi per il troppo piangere e i capelli arruffati. «Ho avuto un sacco di impegni.» si giustificò e le si avvicinò con lentezza, pronto a chinarsi di nuovo nel caso Skylar avesse voluto lanciargli addosso qualcos'altro. La raggiunse e la strinse, le baciò i capelli mentre lei si stringeva a lui e singhiozzava rumorosamente. «Mi dispiace.» disse Nick, «Perdonami.» soffiò, «Ti amo.» mormorò baciandole la fronte.
Le asciugò le lacrime e abbozzò un sorriso, felice di essere con lei dopo tutto quel tempo: Skylar gli era mancata e non gli erano bastati i messaggi e le telefonate.
Rimasero abbracciati a lungo, poi Nick la fece sedere sul divano, le versò un bicchiere d'acqua e glielo porse.
«Mi hai fatto soffrire tanto.» pigolò lei bevendo a piccoli sorsi.
«Lo so.» disse lui, «Sono stato stupido.» si sedette accanto a lei e l'abbracciò ancora.
Skylar tirò su con il naso e lo guardò, «Mi ami?» pigolò stringendo il bicchiere.
Nick le sorrise, «Sì, ti amo.» disse e le baciò una guancia, sentendo sulle labbra il sapore salato delle lacrime.
Rimase abbracciato a lei a lungo, accarezzandole le braccia e i capelli, baciandole il viso, giurò a se stesso che non l'avrebbe più fatta soffrire così.
Aveva detto a Tamara che sarebbe uscito con alcuni amici a cena e che sarebbero andati a giocare a biliardo, così avrebbe avuto un po' di tempo da passare con Skylar e recuperare — almeno in parte — il tempo che aveva perso. Lo sapeva che non era colpa sua se non l'aveva vista: fra gli impegni del gruppo e quelli di Tamara non aveva avuto molto tempo libero. E non poteva — e voleva — rinunciare alle vacanze con Tamara, sentiva di doverglielo, visto che andava a letto con un'altra.
Quando Skylar si fu calmata, ordinarono del cibo cinese d'asporto e lo mangiarono accompagnandolo da un paio di birre mentre fissavano vecchie repliche di “Friends”, erano le puntate del matrimonio di Ross a Londra, quando lui aveva chiamato nel modo sbagliato la sua futura sposa mentre erano sull'altare.
Nick sperò che non gli succedesse una cosa simile, sarebbe stato imbarazzante e deleterio se fosse accaduta una cosa del genere. L'ultima cosa che voleva era chiamare Tamara con il nome di Skylar o viceversa.

Più tardi, mentre erano in camera da letto, Nick amò Skylar come non aveva mai fatto prima, sfiorandole tutto il corpo, baciando ogni centimetro quadrato della pelle di lei, sussurrandole che l'amava ogni volta che le sue labbra giungevano all'orecchio di lei.
In quel momento sentì che le era manca tantissimo, lo percepì con tutto il corpo, e giurò a se stesso che non avrebbe mai più fatto trascorrere così tant0 tempo prima di vederla.
Quando finirono di fare l'amore Nick abbracciò Skylar, stringendola forte e affondando il viso nei capelli di lei. E fu così che si addormentò.

Si risvegliò che era quasi mezzanotte e mezza.
«Vai via?» domandò Skylar avvolgendosi il lenzuolo attorno al corpo.
«Sì.» rispose lui infilandosi la maglia.
«Potresti restare.» pigolò lei.
Nick la fissò e sospirò, «La prossima volta.» disse e si sedette sul letto.
«Lo prometti?» domandò Skylar abbracciandolo da dietro e gli baciò il collo.
Nick chiuse gli occhi e le prese le mani, «Lo prometto.» giurò, le baciò i dorsi delle mani e inspirò a fondo prima di alzarsi. Guardò Skylar e le sorrise con dolcezza, «A presto.» soffiò baciandole la fronte.
«A presto.» mormorò lei, «Ti amo.» disse.
«Ti amo anche io.» esclamò lui

✫✫✫

Tre quarti d'ora dopo entrò in casa sua. Gettò le chiavi dell'auto nel cestino accanto alla porta, inserì l'allarme e andò di sopra. Una volta in camera guardò verso il letto, fissando la sagoma di Tamara rannicchiata sotto le coperte.
Entrò nel bagno, si spogliò, gettando i vestiti sporchi nella cesta di vimini e si fece una doccia, cancellando il profumo di Skylar da sé. Sospirò, dicendosi che quella situazione doveva finire, che doveva prendere una decisione, che doveva scegliere, prima che qualcuno lo facesse per lui.
Ma era tutto così troppo complicato, difficile, per potere scegliere. E poi... e poi amava Tamara, il solo pensiero di non vederla più, di non averla al proprio fianco lo faceva star male.
Ma amava anche Skylar.
Con un gemito di frustrazione uscì dalla doccia e si rivestì — boxer neri, pantaloni della tuta e una canotta bianca — e andò a letto.
«Sei qui.» soffiò Tamara quando Nick l'abbracciò.
«Sì.» mormorò lui e le baciò il viso.
«Ti sei divertito?» chiese lei, la voce bassa e soffice, «È andato tutto bene?»
«Sì.» rispose lui, «È andato tutto bene.» assicurò mentre il senso di colpa tornava a farsi strada in lui.
«Bene.» mormorò lei, gli occhi socchiusi, «Buona notte.»
«Buona notte.» mormorò lui e la baciò piano sulle labbra; la strinse più forte, affondando il viso nei capelli di lei, inspirandone il profumo.

Tamara e Nick, il giorno seguente, rientrarono che era quasi l'ora di cena. Lui l'aveva svegliata e l'aveva trascinata in spiaggia e lei aveva apprezzato ogni secondo di quella giornata.
Tamara era stata felice di non pensare a nulla tranne che a lei e a Nick, al sole, alla sabbia, al cibo che avevano mangiato nel loro ristorante preferito, all'acqua che Nick le schizzava in faccia, ai baci, alle carezze, alle risate...
Con un sospiro di pura soddisfazione si lasciò cadere sul divano, chiuse gli occhi e ripensò alla giornata appena trascorsa.
«Stanca?» le domandò Nick.
«Un po'.» rispose lei aprendo gli occhi.
«Birra?» propose lui, «Possiamo ordinare la cena.» disse.
Lei annuì, «Sì, grazie.» soffiò.
«Cosa prendiamo?» domandò lui tornando con due bottiglie di birra.
Tamara lo ringraziò, «Non so.» disse dopo aver bevuto il primo sorso. «Cinese?» propose.
«Non mi va.» rispose lui, «Italiano?» propose.
Tamara lo guardò e sorrise, «Va bene.» disse e si strinse contro Nick, amando la sensazione di sentirlo su di sé, di inspirare il suo profumo. Chiuse gli occhi e si rilassò, sentendo il braccio di Nick che la stringeva e le sue labbra che si posavano sulla testa.
Ad occhi chiusi scacciò tutti i pensieri negativi, concentrandosi solo sulle braccia di Nick, sul calore del suo corpo, sul rumore del respiro di lui.
«Hai fame?»
Tamara alzò lo sguardo, le labbra piegate in sorriso, «Sì.» rispose.
«Ordino.» esclamò Nick.
Tamara si alzò in piedi e stiracchiò le braccia sopra la testa, «Perfetto.» esclamò, «Intanto vado a ficcare i panni in lavatrice.»
Nick alzò un sopracciglio mentre prendeva il telefono, «Adesso?»
«Bhe, dovevo farle stamattina, ma qualcuno mi ha svegliato e ordinato di vestirmi perché voleva portarmi in spiaggia...» rispose e bevve un altro sorso di birra.
Nick sorrise. «Ragazzo fortunato.» commentò e lei si allontanò, salendo le scale che conducevano al primo piano.
Tamara sollevò i panni sporchi dalla cesta di vimini e li sistemò in quella di plastica, ritornò al piano di sotto, entrò nella lavanderia e infilò gli abiti nel cestello della lavatrice. Poi si bloccò, la maglia azzurra in mano.
La stese, fissando la macchia rosso scuro sulla parte posteriore, proprio sotto il collo.
Deglutì nel riconoscere la forma delle labbra femminili. Non erano le sue, ne era certa; lei non usava rossetti così scuri. E poi…
Infilò la maglia in lavatrice, seppellendola sotto gli altri capi, chiuse lo sportello e lo fissò, dicendosi che Nick non la tradiva, aveva giurato, promesso davanti a Dio di non tradirla.
Si alzò in piedi e avviò la lavatrice dopo aver aggiunto il detersivo.
“Magari è stata una fan.” pensò, “Una un po' troppo affettuosa.” si convinse.
«Ieri sera hai incontrato qualche fan?» domandò tornando in salotto.
«No, perché?» fece Nick fissandola.
Tamara lo guardò, gli occhi fissi nei suoi. «Ho trovato una macchia di rossetto sulla tua maglia, dietro la schiena.» disse.
Lui si bloccò, la mano che sfiorava la bottiglia di birra, «Ah.» commentò, «Bhe, sì.» disse, «Era una mezza pazza, mi si è avvinghiata e voleva baciarmi.»
«Una pazza.» commentò Tamara e sospirò dal sollievo. Era come aveva pensato, non c'era nulla di cui preoccuparsi, «Potevi dirmelo.»
Nick sorseggiò la birra, «Non volevo che ti preoccupassi.» le sorrise e le baciò la fronte. «Non farci caso.» disse. «La macchia andrà via?» domandò, «La maglia che avevo ieri mi piace molto.»
Lei annuì, «Sì.» rispose, «Andrà via.» disse e lo guardò. “Lui ti ama,” si disse, “Smetti di pensarci.” ordinò a se stessa.
E lo fece. Smise di pensare a quella macchia, al bigliettino, al telefono di Nick che suonava un paio di volte e per poi smettere all'improvviso.
Non volevano dire nulla quelle cose: lei si fidava di Nick ed era sicura del suo amore.

✫✫✫

Nick si bloccò, l'angolo del lenzuolo in mano. Osservò Tamara, sdraiata sulla pancia, che dormiva tranquilla.
Ripensò a quello che gli aveva detto sulla macchia di rossetto sulla schiena. Era stata Skylar, ne era sicuro. Non sapeva il perché — anche se una vaga idea cominciò a farsi strada in lui — ma era certo che fosse stata lei.
Con un sospirò si sdraiò e coprì Tamara, che emise un sospiro rumoroso. Lui le sfiorò i capelli e la schiena. Sorrise. Tamara sembrava una bambina piccola quando dormiva, con il viso schiacciato contro il cuscino e l'espressione rilassata; la mente vagò, arrivando al giorno in cui l'aveva conosciuta.

Quattro anni prima
Nick si bloccò nel vedere la ragazza: lunghi capelli biondi raccolti in una mezza coda, un tubino azzurro, sandali dall'alto tacco tempestati di brillanti, in una mano una pochette dello stesso colore del vestito, nell'altra un bicchiere mezzo pieno. La riconobbe immediatamente, non avrebbe potuto fare altro, anche perché le foto di lei erano praticamente ovunque. "È bellissima." pensò.
Ricordò quello che era successo qualche giorno prima, quando era così preso e assorto nelle lettura del libro di lei da non accorgersi di AJ che lo chiamava. Il ragazzo si era riscosso solo quando l'altro gli aveva sottratto il libro dalle mani — e lui si era incazzato, anche perché l'amico aveva piegato un angolo della pagina — e Nick lo aveva inseguito, sbraitando e agitando i pugni, mentre AJ fuggiva ridendo. Alla fine riprese il libro, stringendolo al petto come se fosse un tesoro prezioso e mostrò il dito medio all'altro che non smise di prenderlo in giro.
Bevve un sorso del suo cocktail e avanzò, senza togliere lo sguardo dalla biondina. La raggiunse, «Ciao.» esclamò e sorrise — quasi intenerito — quando lei lo guardò a bocca aperta, per poi balbettare il suo nome e un saluto.
«Sei Tamara Andrews, la scrittrice?» chiese, anche se era ovvio che fosse lei.
La giovane annuì e lui la trovò adorabile e, uno strano senso di protezione, salì in lui.
«Mi piace il tuo libro.» commentò e sorrise quando lei arrossì. Le domandò se volesse spostarsi in un posto un po' più tranquillo e Tamara sorrise — e Nick pensò che qualcuno avesse acceso un riflettore e glielo avesse puntato in faccia, perché la stanza si era illuminata.
Si spostarono in una zona appartata, si sedettero a un divanetto semi circolare, su cui i camerieri posavano bicchieri pieni e stuzzichini vari.
Nick ascoltò con interesse quello che Tamara gli raccontava, ed era felice di averla incontrata. C'era un qualcosa in lei che lo spingeva a saperne di più, un qualcosa che non sapeva neppure lui cosa fosse, ma sapeva che era giusta.
Continuò a fissarla, guardando i capelli che cadevano sulle spalle nude in morbide onde, perdendosi in quei occhi di un azzurro così intenso che gli faceva venir voglia di starsene lì per sempre, a guardarla e ascoltarla.
«Parlo solo io.» esclamò lei, «Penserai che sia una stupida egocentrica...»
«No.» replicò lui, «Mi piace ascoltarti.» le disse e sorrise, apprezzando il rossore dipinto sue guance di lei.
«Ah... davvero?» domandò lei.
Nick sorrise, «Bhe, sono io che ti ho fatto tutte quelle domande.» disse, «Non preoccuparti.» le sorrise di nuovo.
Anche lei sorrise e a Nick sembrò che, per un singolo istante, in quell'enorme sala, ci fossero solo loro.
E avrebbe voluto che fosse vero.

Erano fuori, nel parcheggio, in attesa dei loro taxi. Nick calcolò che da casa sua a quella di lei ci fossero circa cinquanta minuti di strada — ma con il traffico di Los Angeles avrebbe potuto impiegarci tre volte tanto — e si disse che non gli importava, che avrebbe guidato anche ore e ore per raggiungerla.
«Usciamo a cena una di queste sere?» domandò fissandola, si accorse che Tamara tremava un po', mentre si stringeva nella giacca tono su tono con il vestito. «Hai freddo?» domandò.
«No, non ho fredd-cosa?» esclamò lei, «Tu... ce-cena? Fuori? Io e te?» balbettò.
Nick la osservò per un paio di secondi, poi scoppiò a ridere, «Sì, Tamara, voglio andare a cena con te.» disse.
Le labbra di lei formarono una piccola "o" poi si piegarono in un sorriso, «Con molto piacere.» disse.
Nick sentì il cuore battere all'impazzata mentre si scambiavano i numeri. Poi il taxi di lei arrivò, fermandosi davanti loro. Lui aprì la portiera, «Ci sentiamo, allora.» soffiò e chinò la testa e le baciò la guancia, pelle liscia e profumata.
«Ciao.» mormorò lei, gli occhi che scintillavano, salì sul taxi e Nick chiuse la portiera e rimase a osservare il mezzo che si allontanava.
Nick sorrise nella notte tiepida e rumorosa della città degli Angeli.

✫✫✫

E poi era arrivato il mercoledì, il giorno in cui sarebbe uscito a cena con Tamara, il loro primo appuntamento, si rese conto mentre si fermava davanti alla casa di lei. Scese dall'auto e si incamminò lungo il vialetto, osservando distrattamente i fiori e le piante. Inspirò a fondo e bussò, gli rispose l'abbaiare di un cane e la voce di Tamara che lo zittiva.
Poi lei aprì la porta e lui si ritrovò senza fiato nel ritrovarsela davanti, con il top bianco che metteva in mostra il seno, e i jeans blu scuro che fasciavano le lunghe gambe.
«Ciao.» disse trovando il controllo di se stesso, «Sei bellissima.» sorrise.
«Grazie.» fece lei, «Entra, devo dare una cosa a Buck, faccio in fretta.»
Nick si accorse solo allora del labrador nero seduto accanto a lei, «Va bene.» disse e la seguì, chiuse la porta e si guardò attorno, «Bella casa.» commentò.
«Grazie.» esclamò lei e andò a sinistra, in cucina, «Dovresti dirlo a mia madre, l'ha arredata lei.»
Nick osservò il cane che seguiva Tamara, «Non c'è?» domandò curioso.
Tamara lo guardò, «Sono fuori tutti.» rispose, «Buck rimarrà solo, questa sera.» ridacchiò e sollevò il coperchio di un bidoncino, rivelando a Nick che era pieno di croccantini.
«Bhe, deve mangiare anche lui.» rise Nick mentre lei riempiva di croccantini una caraffa di plastica. Buck se ne stava seduto accanto alla sua ciotola, lo sguardo fisso sulle mosse di Tamara, la coda che si muoveva piano. Allungò una mano e sfiorò la testa del cane che lo guardò appena, poi Tamara riempì la ciotola e l'attenzione del labrador si spostò su di essa e sul suo contenuto.
Tamara si sciacquò le mani al lavandino, le asciugò in uno strofinaccio bianco e sorrise a Nick, «Possiamo andare.» esclamò.
Nick le sorrise a sua volta e la osservò spegnere le luci, lasciando però accesa una delle applique della cucina. In salotto la ragazza prese una giacca di jeans nera e la indossò, afferrò la borsa e si avvicinò a Nick.
Uscirono e, dopo che Tamara chiuse la porta, si avviarono all'auto.
All'ultimo Nick la superò e aprì la portiera del passeggero.
«Oh, grazie.» esclamò lei leggermente sorpresa.
Ma anche Nick rimase sorpreso dal suo gesto, «Di niente.» disse. Chiuse lo sportello dopo che lei fu salita, fece il giro della macchina e si sedette al posto di guida; si fermò ad osservarla per un momento, fissando la luce del tramonto che regalava riflessi dorati ai capelli di lei.
"È bellissima." pensò prima di mettere in moto.
Rimasero in silenzio per qualche secondo, e Nick riuscì a sentire il rumore del respiro di lei, «Hai freddo? Caldo?» domandò.
«Va bene così, grazie.» rispose lei.
Nick sorrise, sollevato. Voleva che tutto fosse perfetto, quella sera. Voleva che Tamara si trovasse bene, con lui, così bene da accettare un secondo appuntamento; lui glielo avrebbe chiesto anche subito,ma sapeva che sarebbe stato un errore: in fondo erano insieme da cinque minuti scarsi.
Inspirò a fondo mentre svoltava a destra, «Dove sono i tuoi familiari?» domandò.
«Mamma e papà sono andati a cena con i colleghi di papà perché uno di loro va in pensione.» rispose lei, «Claire è uscita con le sue amiche. Simon... bho, credo sia fuori con una.» continuò.
Nick accennò un sorriso, «Tutti fuori a divertirsi.» disse e Tamara ridacchiò. Nick la fissò per un breve istante, trovando adorabile quella risata e pensò che avrebbe voluto sentirla ancora.
E ancora.
«Questa sera hai una borsa più grande.» notò lui, fissando per un breve istante la borsa nera di lei, posata fra i piedi della ragazza.
«Ah, sì.» ridacchiò lei e Nick si domandò se fosse nervosa — perché lui lo era, e tanto — «Preferisco avere una borsa grande, quelle piccole non mi piacciono.» disse, «E non mi trovo.» continuò. «E poi...»
Nick approfittò del semaforo rosso per guardarla, «E poi cosa?» domandò curioso.
Tamara distolse per un istante lo sguardo da lui, facendolo vagare per l'auto, «Ho una cosa per te.» soffiò a bassa voce, la testa china.
«Per me?» domandò Nick, «Tu mi hai... mi hai fatto un regalo.» disse. «Mi hai fatto un regalo?!» gracchiò.
«Io...io... sì.» confermò, la testa ancora bassa.
Il rosso divenne verde e Nick avanzò, per poi fermarsi in un parcheggio. «Cosa mi hai pre-»
«No! No! Fa' finta che non ti abbia detto nulla!» esclamò lei alzando la testa, le guance rosse. «Che imbarazzo... ecco, fai finta di niente. È che ti piace ed è appena uscito e io ho pensato che sì insomma e quindi ecco... i-»
Nick la zittì posandole un dito sulle labbra. «Calmati.» disse intenerito e sorpreso dal fiume di parole, «Tranquilla.» disse, «Di cosa parli?» domandò, «Cosa mi hai preso?» chiese, mentre lei lo fissava gli occhi chiari sgranati, fissi sul dito. Nick lo scostò, «Tamara?»
Lei arrossì ancora e scosse la testa, «Io...» deglutì e Nick si intenerì ancora — e pensò che si sarebbe sciolto se si fosse intenerito un'altra volta — «Okay.» sospirò e si chinò appena, aprì la zip della borsa e ne estrasse un sacchetto di plastica bianco, sotto cui si intravedeva il blu lucido di un altro sacchetto.
Nick lo prese e lo scartò, aprì la bocca alla vista del contenuto. La guardò, sorpreso e sconvolto, «Ma questa è...» aprì la copertina di cartone rigido e spesso, sfogliò le pagine di quel libro che sapeva a memoria e fissò le foto, i disegni dei ritratti dei protagonisti, mappe varie... tornò alla copertina, fissando il nome di lei, stampato in un elegante corsivo dorato. «Ma questa è...» ripeté.
«La versione deluxe del libro.» concluse lei con un risolino, «Uscita oggi, è fresco di stampa.»
Nick aprì e chiuse la bocca un paio di volte. Deglutì. «Grazie.» soffiò fissandola.
«Ti piace?» domandò lei, la mano destra chiusa a pugno premuta sulla bocca.
«Sì.» rispose Nick, «Grazie.» le sorrise.
Lei si mosse sul sedile, «Sicuro? Perché se non ti piace puoi dirmelo anche perché è una cosa stupida e poi non ho neanche scritto la dedica perché si scrive sempre la dedica in questi casi ma io non so cosa scrivere "Con affetto" è troppo impersonale "con amore sembra una presa per il culo e io non so mai cosa scrivere quando qualcuno mi ferma per farmi autografare il libro e davvero non so e Dio sto straparlando e no-»
Nick la zittì nuovamente, con un bacio, però. Sì scostò da lei come se avesse ricevuto la scossa. «Scusa.» soffiò, «Va bene anche senza dedica.» mormorò, la voce dolce.
«Sicuro?» pigolò lei.
Nick annuì. «Sicuro.» disse. «Non preoccuparti, sul serio.» sorrise ancora ed era vero: non gli importava nulla se la dedica ci fosse o no. Quello che per lui era importante era essere lì con lei.
«È che ci tenevo.» sospirò lei, «Ho passato tutto il pomeriggio a pensare a cosa scrivere ma mi sembrava tutto così... noioso e scontato.»
«Ah, allora è per questo che ti esce il fumo dalle orecchie.» rise Nick.
Tamara lo fissò, poi rise anche lei, la testa reclinata, posata contro il poggia testa, le mani a coprire la bocca, le spalle scosse dalle risate.
Nick la guardò e la trovò ancora più bella. «Facciamo così,» esordì «quando ti riaccompagno a casa mi scriverai la dedica.» disse, «In base a come ti sei trovata.» spiegò, «Va bene?» domandò, «Dovrei avere una penna da qualche parte...»
«Va bene.» sorrise lei, «La penna ce l'ho io.» disse.
Nick sorrise, «Perfetto.» disse e ripartì.

✫✫✫

Nel ristorante furono fatti accomodare a un tavolo appartato, chiuso su tre lati. Nick fissò Tamara sedersi di fronte a lui e pensò che avrebbe dovuto scostarle la sedia. Il cameriere portò loro i menù e una bottiglia di acqua, per poi lasciarli soli.
E Nick non seppe cosa dire. Osservò Tamara leggere i menu e la trovò bellissima.
«Cosa prendi?»
Nick sobbalzò e la fissò, «Io... io... non saprei.» disse sentendosi stupido.
«Bene.» ridacchiò Tamara.
Nick scosse la testa divertito e le riempì il bicchiere d'acqua. Alla fine, dopo cinque minuti di "Ti va questo?; Non so, e questo? Cosa vuoi?" scelsero il menu di pesce, accompagnato da un vino bianco della California.
Rimasero in un piacevole silenzio, poi Nick parlò: «I tuoi prossimi impegni?» domandò per tastare il terreno, voleva sapere quando avrebbe potuto rivederla, il pensiero che sarebbero potute passare settimane prima di vederla gli attorcigliava lo stomaco. Ma non c'erano solo gli impegni di lei, ma anche i suoi: la seconda parte dell'Unbreakable Tour era alle porte e sarebbe stato lontano da lei per...
«Settimana prossima vado a New York per due giorni.» la risposta di Tamara interruppe i pensieri di Nick, che la fissò. «Sarò talmente impegnata che non riuscirò a vedere la città.» si lamentò.
«Non se mai stata a New York?» domandò Nick ed ebbe la tentazione di prenotare il primo volo disponibile e mostrarle la Grande Mela.
«Ci sono stata.» rispose lei, «È che...» scrollò le spalle, «Vorrei vederla anche questa volta, ma sarà impossibile a giudicare dai mille impegni stipati in quarantotto ore scade.» sospirò e ringraziò il cameriere che aveva portato loro due bruschette e la bottiglia di vino.
«Altre cose?» chiese lui, curioso. Agosto, l'inizio di Settembre, la fine di Ottobre e l'intero Novembre erano già tutti pieni di concerti, in Nord America e in Sud America. Quasi tremò al pensiero che l'avrebbe rivista solo dopo intere settimane, «Spero che la tua agenda sia meno fitta della mia.» rise.
Tamara sgranò gli occhi, «A metà Agosto incontrerò i... oddio, mi fa strano dirlo,» rispose lei e deglutì un sorso d'acqua «i fan nelle librerie.»
Nick sorrise, orgoglioso e fiero di lei, «È bellissimo.» disse e le versò il vine nel bicchiere. «Assicurati che ci siano abbastanza guardie del corpo.»
«Co-perché?» gracchio lei.
Nick scrollò le spalle, «Perché i fan pazzi esistono.» rispose, «Ci sono quelli che si buttano sul tavolo per abbracc-» si bloccò nel vedere il viso di lei su cui serpeggiava una leggera paura. «Tamara?» chiamò, «Tutto bene?»
«Fan pazzi?» gracchiò lei, «Veramente?» soffiò.
Nick capì di aver parlato a sproposito, «Non preoccuparti» le disse e le prese la mano, stringendole con delicatezza il polso sinistro, sentendo il calore di lei sotto i polpastrelli, «Ci hanno già pensato loro.» sorrise di nuovo.
«Dici?» pigolò lei.
Nick annuì, «Sì, tranquilla.» la sua mano che stringeva quella di lei.
Tamara sospirò, «Bene.» esclamò, «Perché se qualcuno sale sul tavolo per abbracciarmi... io scappo.»
Nick rise, «Ti abituerai.»
Lei ingoiò un pezzo della bruschetta, «Ai fan pazzi?» chiese, il sopracciglio destro inarcato.
«Anche.» fece lui. Bevve un sorso di vino, «Intendevo l'affetto dei fan.» disse, «È bello.» le sorrise e, quando sorrise anche lei, a Nick sembrò di essere finito davanti a un angelo.

«E quella?» Nick indicò la cicatrice su bicipite sinistro si lei.
Tamara tagliò in quattro la seppia alla griglia, «Cosa?» domandò.
«La cicatrice.»
«Ah... quella.» disse, «Ma niente.» esclamò, «Da piccola sono salita su un albero...»
«Sei caduta?» rise Nick.
Tamara ingoiò il cibo, «Veramente no.» esclamò piccata, «Sono salita, sono arrivata abbastanza in alto, papà mi ha scattato una foto e poi sono scesa...»
«E sei caduta?» esclamò Nick cercando di trattenere le risate.
«No.» sbuffò lei e lasciò le posate appoggiate al piatto, «Ero una scimmietta.» mosse le mani come se si stesse arrampicando, «Non sono mai caduta.» disse.
Nick rimase in silenzio, felice di ascoltare quello spaccato della vita di quando Tamara eta piccola.
«Bhe, sono salita e scesa,» lei riprese il discorso, «Mi stavo spostando e sono inciampata in un gioco di mia sorella, sono caduta e sono finita su un pezzo di legno che mi ha graffiato.» si fermò per bere, «Io piangevo perché mi ero fatta male, Claire perché le avevo rotto il gioco, mio fratello piangeva perché con quel legno voleva costruire non so cosa per le sue action figure...»
Nick rise, «Sembra comico.» disse.
Anche lei rise coprendosi la bocca con la mano. «Mamma urlava perché era convinta che mi fossi spaccata un braccio o addirittura la testa, papà le strillava di stare zitta...»
«Come è finita?» domandò Nick, continuando a sorriderle.
«È finita che papà ha gridato a mamma di chiudere la bocca, ci ha caricati in auto e siamo andati al pronto soccorso.» rispose lei, mangiò un altro pezzo di seppia, «È buonissima.» commentò, «Là mamma continuava a gridare ai medici di controllare che non mi fossi rotta, perché piangevo. In realtà non mi ero rotta nulla, mi hanno messo solo dei punti.»
Nick allungò una mano e sfiorò con l'indice la cicatrice, apprezzando il calore che sentiva sotto il polpastrello. «Bhe... è logico che tua madre si sia spaventa, è una cicatrice bella grossa.» commentò e distolse la mano.
Tamara alzò gli occhi al cielo, «Le hanno dato del sedativo.» raccontò.
Nick ridacchiò, «Quanti anni avevi?» chiese.
«Sette.» rispose lei e Nick se la immaginò:una bambina dai lunghi capelli biondi legati in due codini alti, ai lati della testa, grandi occhi azzurri, calzoncini e maglietta rosa, che si arrampicava sull'albero, orgogliosa di riuscire a farcela da sola.
E scoprì che avrebbe voluto sentirne altre, di storie del genere, e sapeva che non si sarebbe mai stancato di ascoltarla.

✫✫✫

Dopo cena avevano passeggiato lungo la spiaggia, i corpi vicini, le mani che si sfioravano.
E adesso Nick la stava riaccompagnando a casa, perché lei aveva un incontro con la sua editor il giorno seguente alle undici meno venti.
La casa di lei arrivò troppo presto. «Eccoci qui.» esclamò Nick fermando l'auto.
«Già.» fece lei.
«È stato bello.» soffiò lui incatenando i suoi occhi in quelli di Tamara.
«Sì.» disse lei. «La dedica.» ricordò, frugò nella borsa e prese una biro blu. Nick prese il libro e glielo pose, la fissò aprirlo, «Non sbirciare.» fece lei e si chinò, i capelli scivolarono di lato come una cascata, nascondendo il libro alla sua vista. «Leggilo a casa.» si raccomandò chiudendo la copertina.
«Okay.» fece lui e lo rimise nel cruscotto, «Allora... buonanotte.» soffiò.
«Buonanotte.» mormorò lei e slacciò la cintura di sicurezza.
«Ti chiamo.» disse Nick. "Sei un coglione." pensò, "Baciala! E se lei non vuole?"
«Mi dai un bacio della buonanotte come Dio comanda o devo stare qui a fissarti per mezz'ora?»
Nick la fissò, sorpreso e quasi sconvolto, poi sorrise, slacciò la sua cintura e si avventò su di lei, le prese il viso fra le mani e posò le labbra su quelle di Tamara, trovandole morbide e invitanti. Spostò una mano e le toccò il fianco, sfiorando la stoffa morbida del top di lei. Inspirò il suo odore, la spinse contro la portiera e le baciò il collo prima di tornare alle labbra.
Con un piccolo gemito si staccò da lei, «Buonanotte, Tamara.» soffiò.
«Buonanotte, Nick.» mormorò lei e sfiorò la guancia di Nick, che le baciò la punta delle dita.
Lui le sorrise, «Dopo domani sei libera?» domandò e sperò che dicesse di sì, «Potremmo pranzare insieme...»
Tamara annuì, «Sì.» rispose, «Sarebbe... perfetto.» sorrise.
Nick la baciò di nuovo, un bacio leggero a fior di labbra, «Ti chiamo.» soffiò.
Lei gli sorrise, «Sì.» mormorò, «Vado.» disse.
Nick annuì, «Va bene.» mormorò.
Tamara scese dall'auto e Nick la guardò camminare lungo il vialetto, la fissò mentre apriva la porta d'ingresso e accarezzare la testa di Buck, poi lei agitò una mano in segno di saluto, gli soffiò un bacio che ricambiò. Solo allora ripartì con il sorriso sulle labbra.

Fu solo quando arrivò a casa e si sedette sul letto che aprì il libro, lesse la dedica e le labbra si piegarono in un sorriso. Sfiorò quelle parole, lettere scritte in una grafia tonda e piccola, immaginò Tamara seduta a una scrivania, mentre rimuginava su quello che doveva scrivere
Nick sorrise ancora, posò il libro sul comodino e andò a dormire.

✫✫✫

Skylar non poteva crederci, ma le foto erano lì, davanti ai suoi occhi. Nick e Quella, in giro per la città, come due piccioncini. Le venne da vomitare al pensiero di loro due che si comportavano come due adolescenti in preda agli ormoni che si baciavo ad ogni angolo. Continuò a spingere il dito sulla rotellina del mouse, scorrendo la pagina. Altre foto. E ancora, ancora. Una ragazza fortunata li aveva incontrati e aveva fatto delle foto con loro.
Skylar la fissò abbracciata a Nick, lui che la stringeva e sentì la gelosia salire in lei, non le era mai capitata una cosa del genere, non aveva mai incontrato Nick per caso, tranne quella volta che si erano incontrati in spiaggia per caso.
Sì sentì invidiosa di quella ragazza e terribilmente gelosa perché lo aveva abbracciato. “Solo io posso farlo.” pensò.
Afferrò il cellulare e lo controllò per l'ennesima volta nell'ultima ora. Ancora niente. Nick non le aveva scritto nulla. Represse un urlo e si domandò cosa non avesse funzionato questa volta. Eppure...
Eppure era convinta che quella macchia di rossetto avrebbe fatto litigare Nick e Quella, ne era certa. E invece... invece erano usciti come una coppietta qualunque.
Si lasciò cadere sul letto con un gemito, domandandosi cosa dovesse fare per obbligare Nick a lasciare Quella.
Rimanere incinta? Ma Nick usava il preservativo con lei, anche se gli aveva detto che prendeva la pillola. Avrebbe dovuto convincerlo che non era necessario usare una protezione.
Oppure... oppure avrebbe potuto mandare a Tamara un paio delle foto che aveva scattato quando Nick dormiva accanto a lei. Anche quella era una buona idea, peccato che non avesse l'indirizzo email di lei.
Pensò che avrebbe potuto mandarle un tweet con un collage di foto, ma poi avrebbe dovuto scontrarsi con le ire delle fan di Nick e della coppia. E poi c'era la possibilità che il messaggio passasse inosservato.
No, no, doveva trovare un'altra idea.
Si alzò e andò in bagno, si sciacquò il viso e aprì l'antina dello specchio, afferrò la boccetta degli antidolorifici e ne ingoiò un paio, sperando che il mal di testa le passasse. E i suoi occhi si posarono su un altro boccetta, dal corpo verde chiaro e il tappo bianco.
Gli occhi le si illuminarono e un sorriso piegò le sue labbra. Sapeva cosa fare.
E poi Nick sarebbe stato suo.



Ed eccomi, sono ritornata con questa storia, dopo... lasciamo stare, va'. Ho avuto un piccolo blocco.
È solo la prima parte perchè altrimenti sarebbe venuto troppo lungo e per non farvi aspettare troppo.
Grazie a chi legge!

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