Knight revenge - la battaglia personale

di jarmione
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Convocazione ***
Capitolo 2: *** Paure ***
Capitolo 3: *** Tutto svanisce ***
Capitolo 4: *** ...E come abbatterle ***
Capitolo 5: *** 5 anni dopo ***
Capitolo 6: *** Come convincere Michael ***
Capitolo 7: *** Un passo avanti ***
Capitolo 8: *** Incubi ricorrenti ***
Capitolo 9: *** Torneo fin troppo ravvicinato ***
Capitolo 10: *** Chi può amarmi? ***
Capitolo 11: *** Colpe mai avute ***
Capitolo 12: *** Tra due fuochi ***
Capitolo 13: *** L'accordo di Austin ***
Capitolo 14: *** Tra vita e morte ***
Capitolo 15: *** Nuova vita ***



Capitolo 1
*** Convocazione ***


Macciauuuu, ogni tanto mi parte l'ispirazione ed eccomi qua.
Questa storia è il seguito di Knight revenge e, come avete potuto leggere dalla trama, questa volta la battaglia sarà diversa dal solito.
Qualche cattivo lo farò spuntare ma tutto si incentrerà su Michael ed Amy.
Grazie a chiunque voglia seguire.



Il sole di iniziò estate batteva sulle strade, rendendole cocenti come la brace.
Michael, per un attimo, ebbe lo strano impulso di cuocerci sopra due belle bistecche ed era convinto che si sarebbero cotte nel giro di pochi minuti.
Sudava, ma per fortuna KITT aveva l'aria condizionata e qui si poteva tirare un minimo di respiro.
Avrebbe tanto gradito un bicchiere di acqua, anche una birra, ma era in servizio e, nonostante il suo modo di indagare, doveva mantenere un certo decoro.
Tamburellava le dita sul volante e batteva i piedi, come se ci fosse della musica.
KITT, però, sapeva che era solo teso e nervoso.
Michael odiava restare in attesa.
Dopo l'ennesimo sbuffo da parte dell'uomo, la macchina decise di intervenire.
"I tuoi parametri sono alti Michael" disse "sei più teso del solito"
"Tu dici?" Domandò sarcastico "in questo momento vorrei essere altrove"
"Sulla spiaggia con qualche signora?"
"KITT!" Michael si trovò in imbarazzo "ma che domande sono?"
"Semplice curiosità"
"Tienila per te"
Passarono alcuni secondi e infine l'orologio di Michael gracchiò
"Michael sta uscendo"
"Grazie RC" mise in moto KITT "era ora"
Sgommó e si piazzò davanti all'ingresso dell'hotel, che teneva d'occhio da quasi due ore e mezza.
Uno stupido pedinamento a causa di un tizio che maneggiava droga.
Un ragazzo giovane ed incosciente che, per pagarsi l'università, spacciava cocaina a uomini ricchi ed illustri, che non faceva altro che sniffare e bere alcolici.
Non per niente morivano sempre abbastanza giovani.
"RC aspettami al camion"
"Sissignore" Michael vide una moto partire da lontano e andarsene.
"Perché l'hai fatto andare?" Chiese KITT "se dovesse servirti aiuto?"
"È solo un ragazzo, due minuti ed è finita" rispose "prepara il numero che ti ho chiesto"
Attese alcuni secondi e vide uscire un ragazzo dai lunghi capelli spettinati, l'aria furtiva è una giacca di pelle sotto cui nascondeva una panetta di droga.
Michael scese dalla macchina e, con fare disinvolto lo raggiunse.
"Tenterò un approccio amichevole" commento Michael "Ehi John, amico, come stai?"
Il ragazzo si voltò verso di lui e appena lo vide comincio a correre.
"Inseguilo KITT e bloccalo"
KITT sgommó un altra volta e insegui John.
Era veloce e agile, Michael faticava a stargli dietro ma si difendeva ancora bene.
Quando John svoltó l'angolo si ritrovò all'improvviso per terra, con il naso dolorante e male di testa.
Michael gli fu sopra nel giro di qualche secondo.
"Approccio amichevole, Michael?"
"Sta zitto KITT" tirò su il ragazzo "e tu sali"
Lo gettó, senza troppi complimenti, sul sedile posteriore e poi sali in macchina allontanandosi da li.
John si dibatteva e cercava di aprire la portiera...invano.
"Che cosa vuoi? Chi sei e dove mi stai portando"
Nessuno rispose finché non raggiunsero un vicolo cieco.
"Cosa ho fatto?"
"Calma amico" disse Michael con tono tranquillo "avanti svuota la giacca"
"Che stai dicendo? Sei impazzito per caso?"
Michael sospiró "Quelli come te mi danno parecchio sui nervi, quindi collabora amico"
Non ottenendo riscontro, decise di ricorrere alle maniere forti.
"KITT mostrami il numero che ti ho chiesto"
Sul monitor di KITT apparve un numero di telefono.
John, nel vederlo, tremó visibilmente.
"La scelta è tua John" continuó Michael "o fai quello che ti dico ed io ti lascerò libero di vagare dove vuoi, oppure faccio partire una bella chiamata e ti porto in prigione" osservó il numero "se non sbaglio tuo padre fa parte della catena di industrie tessili più famosa del paese, sarai su ttti i giornali"
John ci penso su e sbuffó, mentre porgeva a Michael la pancetta di cocaina tremando.
"Non lo chiamerai vero?"
"Data la tua collaborazione non lo chiamerò" lo assicuró Michael "ma non garantisco per loro" fece aprire le portiere e tre agenti di polizia erano pronti ad arrestarlo per spaccio.
"Avevo giurato!" Rimase scandalizzato "mi hai mentito!" E John disse parole impronunciabili, mentre gli agenti lo sbattevano in macchina, salutarono e ringraziarono Michael e se ne andarono.
"Qualcuno deve insegnare l'educazione quel ragazzo" constató KITT "un linguaggio così volgare non si sente facilmente"
"C'è chi sa l'educazione e chi no"
"Approposito di educazione" continuó KITT "te lo hanno mai detto che è educazione arrivare puntuali o in anticipo agli appuntamenti?"
"Sì certo, perché me lo chiedi"
"....Sono le cinque"
Michael sbiancó "Accidenti KITT, ma perché non me lo hai detto subito?!"
"Cosa centro io se dovevamo pedinare un ragazzo?"
"Faremo i conti dopo" mise in moto e sfrecció a gran velocità nel traffico, facendosi suonare un paio di volte.
Ogni giorno ne accadeva una e casualmente sempre a lui.
Dalla morte di Bonnie, Michael aveva sempre cercato un modo per distrarsi, per non pensare a lei e auto distruggersi.
Lavorava di continuo e aveva ben poco tempo per se stesso.
Amelia, però, non si lamentava anzi tutt'altro.
Anche se lo vedeva di rado, a causa del lavoro, lo adorava e poi aveva sempre qualcuno su cui contare.
Per esempio RC, da quando la fondazione lo aveva assunto un anno fa, proprio quando Amelia era stata appena affidata del tutto a suo padre, lei aveva subito trovato un confidente e un compagno di avventure.
Le sue storie di quando era un ragazzo di strada la affascinavano e sarebbe stata ad ascoltarla per ore.
Poteva dire che la sua vita era sempre piena di movimento e che l'unica cosa noiosa e monotona era la scuola.
Arrivava fin troppo puntuale ed usciva fin troppo in ritardo ma non le importava.
Michael raggiunse la scuola dove andava Amy e si fermò davanti ai cancelli.
Scese e corse immediatamente all'interno.
La scuola era deserta, c'era solo qualche inserviente che puliva i corridoi e un paio di insegnati.
"Signor Knight" lo chiamó una di loro.
Michael tirò un leggero sospiro di sollievo "Mi dispiace, non ho avuto modo di avvisare e..."
"Sua figlia la sta aspettando" indicó una porta vicina.
L'uffici del preside.
"È successo qualcosa?"
"Gliene parlerà la responsabile" abbassó lo sguardo e se ne andò.
Michael iniziò a gelare e sudare freddo.
Che diavolo era successo?
Si avvicinò alla porta e bussó.
"Avanti" era la voce di una donna.
Michael entró e vide una donna sui cinquant'anni che che stava seduta alla scrivania e osservava lui ed Amy, che invece era sulle sedie lì vicino e teneva lo sguardo basso.
"Prego signor Knight, si accomodi" lo fece sedere.
"È successo qualcosa?" Domandò "se è per il mio ritardo chiedo perdono ma ho avuto da fare e..."
"No" lo fermò la preside "di quello ne parleremo dopo"
Indicó Amy con lo sguardo
"Allo scoccare dell'ultima ora, Amelia ha dato vita ad una rissa con una sua compagna, la signorina...Emily Olsen, procurandole lesioni ad un braccio"
"Ha cominciato lei" ribatte Amelia
"Amy!" La rimproveró Michael 
"Ma è vero!"
"Signorina Knight adesso la smetta" intervenne la preside "chi ha cominciato non mi importa, sta di fatto che lei ha ferito la signorina Olsen, se non vuole una sospensione le consiglio di non aggiungere altro" il tono della preside era tranquillo ma allo stesso tempo risoluto.
Questo irritó un po' Michael ma non disse nulla, la preside era in autorità in quella scuola.
Amy sospiró ed incroció le braccia al petto "Scusi signorina Hetti"
La preside sospiró a sua volta "Adesso, gentilmente, mi lascerebbe sola con suo padre?"
Amy prese il suo zaino e, dopo essersi sistemata la maglietta, uscì, seguita dallo sguardo del padre e della signorina Hetti.
Michael era esasperato, non sapeva cosa dire o cosa fare.
"Se sarà necessario pagherò le spese mediche della bambina"
"Non è necessario signor Knight" lo rassicurò la preside "non l'ho fatta venire qui solo per questo, ma per altre questioni" disse "una rissa ci capita a volte e su questo possiamo sorvolare"
Lo guardò dritta negli occhi e lo squadrò da cima a fondo.
"Il motivo per cui è qui nel mio ufficio è proprio lei signor Knight"
"Io?"
"Si signore" la signorina Hetti portó le mani sotto al mento e sospiró con fare stanco e sconsolato "è il suo comportamento che ci preoccupa"
"Ve l'ho detto, se è per il ritardo io..."
"Qui non si tratta di ritardo, signor Knight" lo zittì lei "fossero cinque o dieci minuti, anche un quarto d'ora, la scuola riesce sempre a capire. Molti genitori hanno difficoltà a lasciare il lavoro prima di un certo orario ma lei, signor Knight, il minimo di ritardo è quello di oggi" sottolineó "un ora di ritardo, senza contare che settimana scorsa ha lasciato qui la bambina per tre ore e cioè fino alla sette quando me ne sono andata io. Devo ringraziare che arriva almeno puntuale all'inizio della scuola"
Michael rimase in silenzio.
Era nel torto marcio.
"E non è tutto" proseguì la preside "abbiamo inoltre notato che sua figlia a scuola non va bene, non viene seguita e questo si nota non solo dai compiti svolti malamente o dai voti ma anche da come la fa venire a scuola" lo guardò negli occhi "crede che non ci siano accorti delle magliette macchiate di...olio di motore o qualcosa del genere? Dei capelli spettinati?"
Michael non sapeva cosa dire o cosa fare, aveva paura.
Non era un padre modello e di certo non avrebbe ricevuto il premio padre dell'anno, ma a sua figlia non mancava nulla e sapeva che era felice.
Ma era la sua parola contro quella della preside.
"So di non essere un padre molto presente" iniziò "e sicuramente non sono nemmeno il migliore, ma posso assicurarle che ad Amy non manca nulla ed ha le attenzioni necessarie" disse "il mio lavoro a volte mi fa stare lontano per alcuni giorni e non sempre riesco a controllare ciò che fa, ma Amy sta bene, sia di salute che tutto il resto"
"Stare bene di salute non basta signor Knight" commento la signorina Hetti "Amy ha bisogno di qualcuno che la segua, che si prenda cura di lei come merita, una figura femminile e..." si fermò alcuni secondi "nonostante io sappia la vostra situazione, lei non è per nulla adatto secondo il mio parere e quello degli altri insegnati
A Michael venne una morsa allo stomaco
"Che intende dire?"
"Che riteniamo opportuno far intervenire i servizi sociali"
Michael ebbe un tuffo al cuore e si sentì le gambe molli.
"Non potete farlo"
"La scuola ha il dovere di tutelare i propri studenti" disse la preside "la nostra è solo una precauzione, se i servizi riterranno che la bambina sta bene e non ha problemi, non avrà niente da temere"
Michael scosse la testa
"Questo...questó è un abuso di potere"
"È solo la legge, signor Knight, lei dovrebbe saperla molto meglio di me" sistemó alcune carte e le infiló nella sua borsa "verranno qui domani dopo la scuola e parleranno con la bambina e subito dopo con lei" si alzò in piedi "le consiglio di essere puntuale signor Knight"
Michael si alzò a sua volta e si voltò dirigendosi verso la porta.
Si bloccò sentendo la voce della preside da dietro "Mi dispiace"
"Non lo dica a me" ed uscì, facendo cenno ad Amelia di seguirlo.
Era serio e non parlava, tanto che Amy non osó fiatare per non farlo arrabbiare più di quanto già non fosse.
Nemmeno KITT proferì parola.
Fu un viaggio silenzioso e tetro.
Raggiunta la fondazione, Amy scese di corsa e se ne andò nella sua stanza senza dire nulla onsalutare nessuno, nemmeno RC.
Michael, invece, rimase in macchina con le mani sul volante e uno sguardo cupo in volto.
Che cosa sarebbe successo?

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Capitolo 2
*** Paure ***


Ciao a tutti! ATTENZIONE: Michael non ha MAI parlato del suo passato e la sua infanzia nelle puntate quindi mi sono presa la libertà di scrivere io qualcosa.

Se non vi piace ditemelo pure e cambierò completamente la trama.



Michael non mangiò e non uscì dalla sua stanza, il solo pensiero di perdere Amy lo stava distruggendo.

Magari aveva solo sognato, magari non era reale e se invece lo fosse stato, sarebbe andata bene.

Si stava facendo un sacco di fisse ma lui ben sapeva come funzionava in quei casi...lui ci era passato.

Aveva solo due anni e sua madre era deceduta a causa della stessa malattia che gli aveva strappato la sua amata Bonnie.

Era rimasto solo con suo padre, che non faceva altro che picchiarlo e ubriacarsi come se non esistesse un domani, come se l'alcool fosse l'unica soluzione possibile ad una vita segregata con lui.

Fu così sin da quando era nato, botte e silenzi, tanto che Michael si chiese come aveva imparato a parlare sotto quell'uomo che, oltre alle brutte parole, non sapeva dire nulla.

All'età di sette anni venne allontanato e messo in una casa famiglia per ben tre anni.

Ricevette solo umiliazioni e mai un complimento, forse una volta ma non era certo neanche di quella.

Gli dicevano che era colpa sua se suo padre era arrivato a picchiarlo e sua madre a morire, lui l'aveva uccisa.

E quando, alla fine, venne adottato dalla sua nuova famiglia, ottenne tutti i benefici che un bambino potesse desiderare.

Una madre e un padre amorevoli e tanti giocattoli.

Ebbe anche un educazione, che però lui aveva sprecato come un idiota.

Tutto finì all'età di diciannove anni, quando stava all'accademia di polizia e venne a sapere che i genitori adottivi erano morti in un incidente d'auto a causa di un malvivente che era passato con il rosso.

Il suo desiderio di vendetta e di difendere il prossimo era diventato tale da invaderlo completamente.

Ma era quello il problema.

Non ci stava riuscendo.

Il tizio che aveva ucciso i genitori era finito in prigione e condannato alla pena capitale e quindi lui aveva trovato un minimo di pace su quel fronte.

Ma la difesa del prossimo era per lui una guerra sempre aperta e quella volta stava sentendo il fallimento che lo sovrastava.

Non poteva difendere Amy.

Non poteva difendere l'unica sua ragione di vita che, a breve, poteva sfuggirgli dalle mani.

E che cosa sarebbe successo? Non l'avrebbe più rivista?

Già si immaginava la scena di lei che veniva portata via sotto i suoi occhi e il suo corpo inerme, incapace di muoversi se non per procurare danni a qualcuno.

Vedeva gli altri bambini prenderla in giro, umiliarla e trattarla male o rubarle i vestiti.

La vedeva in mezzo alla strada in cerca di lavoro e senza una fissa dimora in quanto troppo grande per essere dichiarata adottabile e troppo grande per restare nella casa famiglia.

Si portò le mani alla testa -Dio ti prego non farlo- se li strinse quasi a strapparli e cercò di calmarsi con respiri profondi.

Pensò a Bonnie, a cosa avrebbe fatto o cosa gli avrebbe detto.

Gli avrebbe detto -Sei un idiota, non sai fare il padre-

Michael sapeva bene cosa avrebbe risposto -Lo so, mi dispiace...dovevo morire io-

se quel giorno...quel giorno in ospedale, mentre combatteva tra la vita e la morte, avesse scelto di lasciarsi andare...forse Amy avrebbe avuto una famiglia amorevole come era riuscito ad averla lui.

Era indeciso, non sapeva come agire.

Fece per alzarsi, con l'intenzione di andare da KITT, ma venne fermato dal bussare alla porta.

Non rispose, non voleva, non era in grado.

“Michael?” era Devon.

Non ottenendo risposta, entrò di fretta, convinto di trovarlo steso a terra o in fuga.

“Ah..sei qui” sospirò di sollievo “sarebbe gradita una risposta”

Michael lo guardo serio.

Non ce l'aveva con lui ma non era in grado di parlare e Devon non sapeva ancora nulla.

“Questa è per te” reggeva in mano una busta grande “arriva dai servizi per i minori, sarà il controllo annuale, ho sentito che lo fanno per i primi due anni e poi basta” vedendo che Michael era molto più cupo del solito, iniziò a preoccuparsi “Michael ti senti bene?” ma niente.

Michael aprì la busta lentamente, aveva paura di scoprire il contenuto.

Dentro c'era un plico di almeno dieci pagine.

Si tirò il collo e lesse velocemente, cercando la motivazione di tutte quelle pagine.

Devon era sempre lì ad osservare e quel silenzio non gli piaceva.

Trovò ogni risposta in terza pagina.


- Si dichiara, inoltre, che se, al verificarsi del controllo, risulteranno incongruenze, le autorità competenti provvederanno al mandato per l'allontanamento della minore Amelia Jane Knight -


Michael, dalla frustrazione, emise una specie di ringhio e accartocciò il plico gettandolo a terra con forza, tanto che Devon si spaventò di quella reazione e si chinò a prendere il plico per leggerne il contenuto.

Michael se ne andò fuori dalla stanza e scese in garage, dove stava KITT.

“Ehi Michael” lo salutò “ho fatto una scoperta ed ho aggiornato il mio database lo sapevi che le mosche su centinaia di occhi ne funzionano solo la metà?”

ma non ottenne risposta e, non sapendo cosa stava accadendo, rimase zitto rilevando i parametri di Michael.

Erano alti e la pressione altrettanto.

Mise in moto e partì a tutta velocità.

All'ingresso della fondazione, sui gradini principali, Amy stava osservando le stelle.

La serata era calda e la brezza estiva era un vero toccasana.

Adorava vedere le stelle.

Quando sentì sgommare si alzò di scatto e vide KITT e suo padre sfrecciare lungo il viale

“KITT!” chiamò ma senza essere udita “papa!”

l'unico che rispose fu RC che, sentendola chiamare, era accorso convinto fosse successo qualcosa.

“Dove sta andando?”

“Non lo piccola, avrà avuto qualche compito da svolgere da Devon” si tranquillizzò e si sedette sui gradini assieme a lei “ti piacciono le stelle?”

“Moltissimo” Amy abbassò lo sguardo, sicuramente era arrabbiato per la rissa a scuola.

“Ehi, nana, che hai?”

“L'ho deluso RC, oggi ho litigato con Emily Olsen e sono finita dalla preside Hettie”

RC rimase senza parole “Beh...sono cose che capitano, ma non dovresti comunque farlo” gli disse, non era in grado di arrabbiarsi con lei “cos'è accaduto?”

“Emily mi prendeva in giro dicendo che papà era un poliziotto corrotto”

RC sospirò e scosse la testa “E' solo invidia, ignorala, tu sei superiore a lei” le accarezzò i capelli

Amy sospirò “Tu conosci qualche storia sulle stelle?”

RC riflettè “Aveva un amico che le studiava e mi ha insegnato qualcosa”

“Dai racconta”

lui la guardò “Hai fatto i compiti?”

Amy alzò la mano destra “Sissignore lo giuro” ringraziò che suo padre non aveva detto nulla della rissa a scuola.

RC la guardò ancora più serio

“Ok mi manca un tema, ma è sulle stelle e chi meglio di te mi può aiutare?”

RC rise “Sei...sei incredibile”

“Sono una Knight”

“Me ne sono accorto” po si avvicinò di più alla bambina e indicò verso il cielo “vedi quel gruppo di stelle? Quella lì è Cassiopea, la chiamano signora sulla sedia a dondolo” poi indicò un altro gruppo di stelle “Quella invece è l'orsa maggiore affiancata da quella minore e sai cosa si dice dell'orsa maggiore?” Amy scosse la testa “si dice che...”

“RC” Devon apparve alle loro spalle, facendoli sobbalzare.

RC si alzò subito e si sistemò i pantaloni “Perdonami Devon, mi ero concesso una pausa, vado subito a finire e...”

“No RC non è per questo, dobbiamo parlare” poi guardò Amy “e tu? Hai finito il tuo dovere?”

“Mi...manca un tema sulla stelle e...RC mi stava aiutando”

“Immagino” sorrise, intuendo da solo che il tema c'era ma non sulle stelle “facciamo così, ti lascio RC come racconta favole se vai a finire il tuo tema subito”

Amy capì di essere stata beccata “Si zio Devon” li superò, salutò RC e salì in camera sua.

RC ricambiò il saluto e poi guardò Devon, che era tornato serio “Zio Devon” ridacchiò, poi si zittì “Sono nei guai?”

Devon scosse la testa e porse al ragazzo il plico stropicciato “Stavolta no”


*****


Michael raggiunse a gran velocità le strade del cimitero.

Si fermò a metà e scese dalla macchina.

Si osservò attorno e si addentrò fra le lapidi, fermandosi davanti alla tomba della sua amata Bonnie.

Tremava, non dal freddo o da altro, ma perchè si sentiva impotente.

Sarebbe davvero andata bene?

“Bonnie aiutami” ma non ottenne risposta “che devo fare? Lei diventa grande, io sempre più vecchio e non riesco a gestirla come dovrebbe fare un vero padre” si mise dietro alla lapide e si sedette appoggiando la schiena su di essa, immaginandosi di stare vicino a Bonnie e non al marmo gelido.

Quel marmo che, ogni volta, gli ricordava che Bonnie non c'era più, che gli era scivolata via dalle mani così in fretta che lui non era riuscito rendersene conto.

“La sto perdendo, ti prego non farmela portare via”

si portò le mani al volto e sospirò.

Sarebbe stata una lunga notte.

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Capitolo 3
*** Tutto svanisce ***


Ok va bene, meglio non commentare. Comunque farò felici tutti. Facciamo un collegamento con Amy grande (farò comunque una terza storia tranquilli)
Buona lettura.


Il resto della giornata passó in un batter d'occhio.
Michael aveva passato il tempo tra la tomba di Bonnie e la fondazione.
Tutto risultava noioso, anche perché di missioni non ce n'erano e KITT aveva bisogno di alcuni miglioramenti, suggeriti anche da Amy.
Il dono di Bonnie era passato a lei e Michael era grato che l'intelligenza fosse quella dell' amata e non la sua, altrimenti avrebbe avuto una bella gatta da pelare.
Devon gli faceva capire che aveva tutto il suo sostegno, ma non parlava per evitare in ennesima discussione.
Aveva una strana sensazione, di quelle poco piacevoli.
Si sentiva come se stesse andando al patibolo.
Quando, ormai, mancava poco alla fine della scuola, Michael iniziò ad avere qualcosa di simile ad un esaurimento nervoso.
Cerco di contenersi per evitare di esplodere e mettersi ad urlare, ma non sapeva quanto avrebbe resistito senza impazzire.
"Devon mi ha detto di stamattina"
"KITT stanne fuori" taglio corto Michael, che non voleva parlarne anche se sapeva che KITT gli avrebbe dato solo sostegno.
Non voleva impazzire e dare di matto anche con lui.
"Ok" rispose KITT, finendo la conversazione.
Michael sospiró ed iniziò a tamburellare, con parecchio nervoso, le dita sul tetto della macchina.
"Michael...se ti dicessi che andrà tutto bene la smetteresti di usarmi come tamburo?"
"Scusa" smise di tormentarlo e sprofondó nel sentire la campanella della scuola suonare.
Vide un orda di bambini urlanti uscire di corsa e raggiungere i genitori o le proprie case.
Attese, ma Amy non uscì.
Cerco di stare calmo e respiró profondamente.
"Amy è dentro" lo tranquillizzó KITT, che l'aveva rilevata con i sensori.
Lo ringrazió e corse dentro fino all'ufficio della preside.
Bussó e attese il consenso per entrare.
Nell'attesa chiuse gli occhi ed iniziò a pensare a come sarebbe stata la sua vita senza Amy.
Vuota.
Vuota come quando aveva perso Bonnie, vuota come il giorno in cui aveva cambiato identità e non poteva mostrarsi ai suoi vecchi amici...sempre se ne aveva.
Vuota come quando aveva perduto KITT.
Sarebbe stata struggente, perché se fosse accaduto l'irreparabile stavolta non l'avrebbe più rivista fine Bonnie.
Ma perché aveva voluto che lui avesse la bambina? Perché non poteva rifarsi una vita diversa o lasciarla a Garth?
Gli vennero i brividi.
Odiava Garth, lo odiava con tutto se stesso, eppure continuava a credere che, nonostante questa sua cattiveria, avesse dato ad Amy una vita che lui non poteva offrirle.
Le dava solo ritardi e a malapena la classica giornata del gelato.
Iniziò a pensare che Amy fosse stata uno sbaglio.
Uno sbaglio dal quale non riusciva, però, a separarsi.
"Signor Knight" venne ridestato dai suoi pensieri dalla voce della preside "venga dentro signor Knight"
Entró lentamente.
Ad accoglierlo, assieme alla preside, c'erano una signora in tailleur grigio, occhialini a mezzaluna sul naso e una cartelletta in mano.
Un signore, vestito altrettanto elegante, sull'età di Michael e con la stessa cartellina e per finire la maestra di Amy.
Un sacco di persone in un ufficio così piccolo.
Un sacco di gente tranne Amy.
Questo non piacque per niente a Michael
"Dov'è Amy?"
"Signor Knight..."
"Dov'è mia figlia?"
Tutti si guardarono sospirando
"Sua figlia è in classe, vogliamo parlare con lei prima di farla venire qui"
Gli indicarono una sedia.
Si sedette e attese.
"Immagino lei sappia perché è stato convocato" disse la donna in tailleur "giusto?"
"Si lo so"
"Meno male" borbottò l'uomo al suo fianco, convinto di non essere ascoltato.
Michael era preparato a certi tipi di commenti, avrebbero fatto di tutto per provocarlo...lo sapeva bene.
Il problema, era che sapeva di avere in atto un esaurimento...quello era il problema.
"Abbiamo saputo dall'insegnate di sua figlia che non entra mai puntuale e non esce altrettanto in orario"
"Il lavoro mi tiene bloccato"
"Se il lavoro la tiene bloccata dovrebbe chiedere a qualche parente" aggiunse l'uomo.
Cosa era uno scherzo?
"Immagino lei sappia che Amy ha solo me"
"Allora si cerchi una baby sitter!" Disse come se fosse una cosa ovvia.
Michael strinse i pugni.
-Calma Michael, calma-
Avverti l'orologio al suo polso che vibrava, segno KITT cercava di sostenerlo è stava rilevando i suoi parametri.
"Il fatto è, signor Knight" continuó la donna che, nonostante l'aria di sufficienza e antipatica, si stava mostrando più gentile del suo collega "che Amy ha bisogno di qualcuno che la segua, che le stia accanto"
"Scusate se mi intrometto ma..." intervenne la maestra "Amy è una bambina veramente dolce ma il suo modo di vestire non aiuta la situazione....non tanto perché è un abbigliamento molto maschile più che femminile ma...ha gli abiti lisi e talvolta con dei buchi"
"Quindi immagino non abbia nemmeno i soldi per mantenerla" quell'uomo stava davvero esagerando "adesso mi spiego perché l'ho vista così deperita, povera ragazzina"
"Voglio vederla" disse Michael, sapeva che lei sarebbe stata l'unica che poteva tenerlo fermo "portatela qui"
"Questo non è possibile al momento signor Knight" prese appunti sulla sua cartella "e poi, chiede di portare sua figlia come se fosse un oggetto, questo dimostra la sua competenza di padre"
Michael si infervoró è tutto il nervoso che aveva accumulato esplose.
Si alzò di scatto e lo afferrò per il colletto della camicia e lo pianto al muro, facendogli sbattere la testa.
"Vediamo se metterà in dubbio la mia competenza dopo che le avrò messo la cartella nel..."
"Signor Knight adesso basta!" Sbottó la preside, che teneva evidentemente le parti dei servizi sociali.
Tutta la calma che doveva mantenere era uscita e sapeva che quella sarebbe stata la goccia che avrebbe fatto traboccare il vaso.
Venne afferrato da due braccia possenti, che nessuna delle persone presenti nella stanza poteva avere.
Si voltò, senza lasciare la presa dalla camicia dell'uomo.
RC, dietro di lui, lo guardò dritto negli occhi.
Michael immagino che fosse stato Devon a mandarlo e l'assistente sociale doveva ringraziarlo.
"Lascialo Michael...lascialo"
Anche se riluttante, gli diede ascolto.
Solo perché era il padre, lo indagavano, se fosse stata la madre nessuno l'avrebbe toccata.
Gli uomini sono considerati più incompetenti delle donne, non per niente era difficile trovare dei papà single.
La maggior parte aveva una relazione e quindi una figura femminile.
E chi lo toccava quelli?
L'assistente sociale si sistemò la camicia e finse di riprendere a respirare, fingendo che Michael l'avesse strozzato.
"L'avete visto tutti vero? Quello che mi ha fatto?"
"Penso che tutti abbiano visto signor Brench" intervenne la preside "vedremo di risolvere anche questo"
"Risolvere?" Sbottó questo Brench "avete visto anche voi! Non sa nemmeno contenere la sua rabbia! Non è idoneo a fare il padre"
Quelle parole risuonarono nella mente di Michael come un orchestra stonata.
Non era idoneo a fare il padre.
Significava solo una cosa.
Ebbe un altro eccesso di rabbia.
"Questo è troppo!" Con uno scatto felino tirò un pugno a Brench "vediamo chi non è più idoneo adesso!"
"Michael fermo!" RC tentò di bloccato ma con insuccesso.
La donna che stava con Branch fece una chiamata al volo col telefono e, in pochi secondi, l'ufficio della preside venne invaso da un paio di poliziotti, che sicuramente stavano pronti ad intervenire ma che ne lui ne KITT avevano notato.
Presero Michael facendolo allontanare e portandolo fuori dalla scuola.
C'erano ancora alcune mamme con i figli e qualche passante, tutti stavano osservando quella scena come se fossero nel set di un film.
"Lasciatemi andare!" Nel portarlo fuori passarono davanti alla classe di Amy "Amy!"
"Papà!" Corse fuori, notando solo in un secondo momento i poliziotti che lo portavano via con la forza "papà!"
"Amy! Amy corri alla fondazione! Corri Amy!"
"Papà!" Fece per correre, ma verso di lui.
Venne bloccata da RC, che dovette stringere le braccia attorno all'addome di Amy per tenerla.
Era piccola ma veloce.
"Amy ferma"
"No lasciami, papà!" Vide che venne messo nella volante della polizia, mentre gli assistenti sociali segnavano qualcosa sulle loro cartelle e Brench si fingeva moribondo per un po' di sangue dal naso.
Gli avevano messo le manette e a malapena avevano lasciato il finestrino aperto, benché fosse una giornata calda.
Amy si divincolò e corse fino alla macchina, mettendo le mani dentro a quel poco di finestrino che stava aperto.
Ci passavano a malapena le sue dita.
"Papà!" Era spaventata e in lacrime, Michael non avrebbe voluto farle assistere ad una scena del genere e nemmeno lui avrebbe voluto essere in quelle condizioni.
"Amy!" Cerco di stare calmo ma era impossibile ormai "Amy ascoltami, sta calma, corri a casa, corri a casa e restaci, RC starà con te, io tornerò Amy...tornerò a prenderti Amy!"
Altri due poliziotti, sicuramente chiamati successivamente, si avvicinarono ad Amy e le misero le mani sulle spalle e fecero scostare RC
"Ehi e voi due che volete?" Chiese RC cercando di difendere la bambina
"Lei è un parente della ragazzina?"
"No ma..."
"Allora si tolga di mezzo, abbiamo un ordine del tribunale" gli porsero una carta.
Michael lo notò e capì che quell'incontro era solo una scusa per coprire qualcosa di scritto e già deciso.
Allora era così che funzionava, era così che avevano fatto con lui quando era piccolo.
Decidevano già cosa fare e poi tentavano di farti crollare per dimostrare che la loro decisione era esatta.
Quelli erano colpi bassi, ma Michael sapeva che non poteva fare nulla.
Era con le mani legate e con gli occhi puntati su quelli di Amy
Trascinarono Amy su un altra volante.
"Amy! No!"
RC comunicó con KITT e fece capire a Michael che sarebbe subito corso alla fondazione per fare qualcosa.
Lo vide salire sulla sua moto e vide KITT sgommare e seguirlo.
Amy piangeva, mentre lo chiamava e lo implorava dal finestrino della seconda volante, che sgommò e parti anche essa.
"No...no...Amy...AMYYY!!!!"

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Capitolo 4
*** ...E come abbatterle ***


Il mattino seguente, il sole splendeva alto nel cielo e raramente veniva oscurato da qualche nuvola di passaggio.
Erano solo le sei e mezza e Michael, che non aveva chiuso occhio tutta la notte, era appena rientrato dopo aver vagato sulla spiaggia e per le colline circostanti.
Non aveva visto né Devon ne RC, sicuramente stavano ancora dormendo.
In punta di piedi, sali le scale raggiungendo gli appartamenti della fondazione.
Nel suo c'era silenzio, nemmeno un fiato.
Ebbe paura, per un attimo, che fosse già accaduto l'irreparabile, ma si rese conto che era proprio la pura a dargli quella spiacevole sensazione.
Respiró profondamente e andò verso la stanza di Amy, con l'intenzione di svegliarla e passare del tempo con lei prima della scuola.
Da quando vivevano assieme ne avevano avuto pochissimi di momenti di relax.
Lentamente aprì la porta della sua camera e sentì il cuore sprofondare nelle viscere della terra quando vide il letto vuoto e disfatto.
Corse vicino e lo disfó ancora di più, sperando di sognare.
Un altro colpo gli venne quando sentì la porta del bagno aprirsi dietro di lui.
Amy, con gli occhi sgranati, lo stava osservando impietrita.
Michael si sentì sollevato e si diede dello stupido per aver ceduto ancora alla paura.
"Che succede?" Chiese la piccola.
Michael non seppe rispondere e si avvicinò ad Amy stringendola forte a se.
Amy ricambio, sempre senza capire.
"Ero venuto a svegliarti"
"Ah..." Amy abbassó lo sguardo.
"Che c'è?"
"Sei ancora arrabbiato con me?"
Michael scosse la testa, capendo a cosa si riferiva.
Come poteva essere arrabbiato con lei? Con l'unica persona senza colpa ne peccato?
Lei che sin da subito lo aveva amato e non lo aveva giudicato.
"No Amy, anzi tutt'altro" rispose lui "e per dimostrarti che non lo sono più, voglio che ti vesti e che vieni con me"
Amy lo guardò interrogativa ma, vedendo il sorriso solcare le labbra del padre, si vestì.
Michael scese in garage da KITT e si appoggiò alla portiera del conducente, sospirando sonoramente.
"Hai i valori alti Michael" disse KITT "avverto ansia e paura"
"Va tutto bene KITT" rispose Michael "non preoccuparti"
E invece andava tutto tranne che bene.
Poco dopo la porta del garage, che dava sul corridoio interno della fondazione, si aprì.
Michael si preparò a riceve Amy ma, al suo posto, noto che il benvenuto lo dovette dare a Devon.
Devon rimase immobile sulla soglia e lo guardò dritto negli occhi.
Michael sbuffó 
"Non stare in giro la notte con KITT senza essere in servizio a meno che non te l'ho detto io" cerco di imitare la voce di Devon, sapendo che gli avrebbe detto qualcosa del genere.
E invece no.
Devon non disse nulla.
Si avvicinò a Michael e gli mostró un plico di fogli stropicciati.
Solo in quel momento, Michael, realizzó la sera prima.
Aveva gettato i fogli nel cestino mentre c'era anche Devon ed era ovvio che lui li avrebbe presi e letti per capire cosa l'aveva fatto infuriare.
Distolse lo sguardo.
"Michael..."
"Non dire nulla" lo fermó Michael, sapendo che Devon avrebbe iniziato qualche storia su come affrontare la situazione e uscirne puliti.
Nel frattempo Amy era giunta in garage e stava in disparte ad ascoltare, in attesa di istruzioni.
"Avresti dovuto dirmelo subito" continuo Devon con tono calmo "avrei potuto fare qualcosa e..."
"Non c'è nulla da fare!" Sbottó "e non c'è nulla da spiegare!" In quel momento si accorse di Amy, che guardava Michael spaventata.
Raramente alzava la voce e quando accadeva lo si sentiva per tutta la fondazione.
Amy non era abituata.
"Amy" sorrise Devon, cercando di mostrare alla piccola che tutto andava bene "buongiorno, hai dormito bene?"
Amy annuì
Devon sospiró e tornó guardare Michael "Continueremo dopo"
"La conversazione è finita!"
Devon se ne andò, salutando Amy prima di tornare dentro alla fondazione.
Amy rimase immobile, lontano da Michael, senza sapere cosa fare.
"Pronta?"
Annuì di nuovo e si avvicinò a KITT, salendo sul sedile del passeggero e mettendo lo zaino di scuola dietro.
Michael mise in moto e parti, aveva esagerato e lo aveva fatto davanti ad Amy.
Non parló e raggiunse il centro città, dove si fermò accanto ad bar che dava sulla spiaggia.
Colazione fuori quella mattina.
Entrarono e Michael ordino una bella tazza di caffè, ne aveva bisogno, è una tazza di latte caldo per Amy con due brioche.
Quella scena gli fece tornare in mente il giorno che era andato a prenderla, si erano fermati in un bar e avevano fatto colazione proprio come stavano facendo.
Gli umori all'epoca erano differenti, Michael si stava lentamente calmando e stava scoprendo un amore differente e Amy stava vivendo qualcosa di nuovo.
Ma adesso, invece, erano entrambi silenziosi.
Amy non parlava per paura che Michael si arrabbiasse anche con lei e Michael perché aveva paura di rovinare tutto.
Arrivata la colazione, la consumarono in un altrettanto silenzio.
Michael pensó che al cimitero ci fosse più vita che al loro tavolo.
Tutto rimase così fino alla fine della colazione, dove Michael, all'improvviso, scoppió a ridere.
Amy lo guardò senza capire.
Michael la guardò, sempre ridendo "Sei invecchiata di colpo" indicó le labbra ed Amy subito si ripulì.
Anche la prima volta aveva avuto i baffi.
"Non sono invecchiata"
"Invece si, sei una piccola e dolce vecchietta"
A quel punto anche Amy rise e Michael si chiese come avrebbe potuto vivere senza quel sorriso.
Non oso pensarci.
"Aspettami da KITT...dentro" disse facendo memoria di quanto accaduto un anno prima.
Amy obbedì ed uscì mentre Michael pagó.
La piccola entro in macchina e si accomodò al sedile, sbadigliando.
"Se vuoi dormire sono comodo"
"Oh lo so bene" sorrise Amy "ma sono sveglia e non ho sonno"
"Se cambi idea..."
"Mi rivolgerò a te" si appoggiò al cruscotto come per abbracciarlo "papà è strano"
"Ha molti pensieri per la testa" rispose KITT "deve pensare a te e al lavoro"
"Ma io non voglio dargli fastidio"
"Pensa a te nel senso che vuole solo il tuo bene e il meglio"
Amy non rispose e si staccò dal cruscotto, osservando verso il finestrino del conducente.
Michael le stava facendo cenno di scendere.
Amy esegui e scese andando vicino.
La portò fino alla spiaggia.
"Perché siamo qui?"
"So che ti piace il mare e la mattina è il momento migliore per goderlo oltre alla sera"
Una volta sulla sabbia, Michael si tolse le scarpe e stessa cosa fece Amy.
Camminarono fino alla riva e immersero i piedi nell'acqua.
"È fredda"
"Tra un po' non sentirai più niente" guardò l'orizzonte con fare pensieroso.
Amy sospiró e chiuse gli occhi, lasciandosi cullare dal rumore delle onde, che si infrangevano sulla riva solleticandole i piedi.
A volte si sentivano dei gabbiani gracchiare e qualche folata di vento scompigliarle i capelli.
Aprì le braccia e sorrise.
"Guarda sto volando!"
"Ah si?" Sorrise Michael osservandola "e dove stai volando?"
"Non lo so, volo e basta"
Michael ebbe un lampo.
Senza preavviso, la prese facendola girare "E allora vola!"
Amy rise e lo lasció fare, tenendo le braccia aperte come un uccello.
Quando Michael la rimise a terra, si sedettero sulla sabbia continuando a ridere.
Amy scavó una piccola buca e trovó due conchiglie.
Una la diede a Michael "Mamma mi diceva sempre che con queste di può sentire il mare che parla"
Michael sospiró "La mamma ti ha insegnato molto" tutto quello che non aveva fatto lui.
"Penso di si"
Michael si alzò e aiuto Amy a fare lo stesso e ripulendola dalla sabbia "È ora di andare"
"Di già?"
"Purtroppo si Amy, ti vengo a prendere puntuale stavolta, promesso"
Amy annuì e tornarono verso KITT.
Davanti alla scuola la salutó e poi si diresse verso la fondazione.
Il solo pensiero che bel pomeriggio avrebbe avuto un colloquio con i servizi sociali lo opprimeva a tal punto che volle urlare, ma si trattenne.
Pregó che tutto andasse bene.



Mi serve un consiglio bella gente, rispondete
1) finisco la storia con Amy piccola
2) A metà finisco con Amy piccola e mi collego con Amy grande

In poche parole, volete una terza storia o concludo con questa??

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Capitolo 5
*** 5 anni dopo ***


Mi farò perdonare...ve lo giuro!!! Vi voglio bene cari lettori e con questo capitolo vi auguro buone feste e fino al nuovo anno mi fermo! (Almeno con questa, aggiornerò la long si Lupin e poi stop davvero fino al nuovo anno) ❤️


5 ANNI DOPO

RC scese da KITT e sbadigliò sonoramente.
Dopo un turno di quasi ventiquattr'ore senza pausa, la voglia di dormire era diventata tale da farlo quasi crollare mentre parcheggiava.
Persino KITT lo aveva avvertito dei parametri, ma lui preferiva finire il lavoro e poi si sarebbe riposato.
"Ottimo lavoro KITT"
"Grazie Reginald"
RC sbuffó "Lo sai che detesto essere chiamato per nome"
"Eppure suona bene"
RC sorrise e gli diede dei colpetti sul tettuccio.
Recuperó le sue cose e, dal garage, sali negli uffici della fondazione, con l'idea di recarsi nella sua stanza a dormire.
Da quando era diventato lui il pilota di KITT, la sua vita era cambiata radicalmente.
Era passato di grado e faceva il lavoro che doveva essere destinato a Michael.
Ancora in quel momento, dopo cinque anni, si chiedeva come faceva a reggersi in piedi dopo turni esasperanti come l'ultimo, che aveva appena fatto, di ventiquattro ore.
Non volle pensarci, gli sarebbe venuto il male di testa.
C'era silenzio nei corridoi, solo la segretaria di Devon era in giro con un sacco di carta in mano.
"Ciao Grace"
"Ciao RC"
Mentre lui le passava di fianco, le lancio un occhiata di intesa, che venne ricambiata con un sorriso.
"Potrei essere tua madre, ragazzo"
"Allora devi avermi avuto all'età di dieci anni"
Lei sgranó gli occhi "Prego?"
"Avrai si e no dieci anni più di me, io ne ho trentacinque"
Grace fece due conti al volo "facciamo dodici"
"Per poco" rise RC.
Grace era una donna di colore stupenda e RC le aveva messo gli occhi addosso da quando lavorava alla fondazione, considerandola la sua personale Tina Turner.
Il problema era che lei lo faceva solo impazzire senza fargli concludere nulla.
E lui, sempre innamorato, la corteggiava da ben sei anni senza successo.
Solo in alcuni casi, Grace, si lasciava andare ad un semplice bacio sulle guance.
RC la imploró qualche istante, poi si arrese e sali in camera sua.
Prima o poi sarebbe stata sua.
Giunto nel corridoio, si bloccò a metà e vide Devon, dal lato opposto, che lo fissava.
Nel giro di cinque secondi esatti, RC iniziò a pensare a cosa aveva fatto per far sì che Devon fosse lì ad attenderlo.
Aveva dimenticato il garage aperto?
Gli venne un flash.
Aveva preso l'ultima merendina, un plum-cake alla ciliegia di cui Devon andava pazzo, dal distributore automatico prima di andare via con KITT.
La risposta ai suoi pensieri non tardò ad arrivare.
"Sorvolerò sull'ultimo plum-cake solo perché hai appena finito il tuo turno e non mi va di tormentarti" disse, lanciandogli un occhiataccia.
RC sospiró di sollievo, per fortuna si era risparmiato la ramanzina...ma gli ordini no
"Sei pratico di lotta?"
RC non capì "Si perché?"
"C'è un giro di lotte clandestine in città" continuó Devon, ignorando volutamente la stanchezza di RC "dobbiamo scoprire chi le organizza, pare ci sia di mezzo anche traffico di droga"
RC volle morire "Adesso?"
"Si, adesso RC"
Sprofondò "Sarò anche pratico di lotta ma non la faccio da tanto, rischio di essere messo al tappeto in due minuti" pregò di poterla sviare.
"RC, ti renderai conto di essere l'unico a cui posso chiedere"
RC annuì.
Da quando Michael se n'era andato le cose erano cambiate drasticamente.
Devon era sempre il capo ma si divideva tra la burocrazia e le ricerche a computer.
RC lo aiutava ma avendo sostituito Michael era sempre fuori e si divideva tra missioni e aiuto manutenzione a KITT.
Era diventato un disastro, ma per fortuna tutto procedeva bene e nessuno aveva avuto lamentele.
"Si lo so...ma Devon..."
"Si RC" lo fermó "so che sei stanco e ti sto chiedendo troppo, ma a chi altro potrei chiedere?"
RC ragionò, era un problema.
"Non possiamo provare?"
Devon cerco di capire, poi intuì "Lo sai che direbbe di no"
"Ma sai anche che sarebbe perfetto"
Devon ragionó e sospiró.
"Non vorrà vedermi"
"Per una sola notte di prigione?"
Devon scosse la testa "Per tutto il resto" maneggió nelle tasche prendendo una fotografia.
"È la foto che ti ho procurato?" Devon annuì "mi spiace che è scappata quando l'ho chiamata"
"Non fa niente...andrò io da lui e proverò a parlarci...anche se non mi ascolterà"
"Tentar non nuoce Devon" commento RC "io vado a dormire, non ci sono per almeno tre ore"
"Una"
"Due e non ti rubo più i plum-cake e ti lascio il budino al cioccolato della mensa" RC Chiuse la porta, prima che Devon aggiungesse altro.
"Tentar non nuoce...fa presto lui...ladro di plum-cake" e se ne andò.
**********
Il sole primaverile era un toccasana, così come la brezza leggera.
La giacca si poteva già togliere e qualcuno era persino in maniche corte.
Michael se ne stava seduto su un ponticello vicino a casa sua, i piedi a mollo nel ruscello e gli alberi che ombreggiavano la zona.
Teneva gli occhi chiusi e respirava quell'aria magnifica.
Dopo il suo breve pernottamento in prigione cinque anni prima e dopo essere scampato ad una denuncia per violenza a pubblico ufficiale, si era trovato una vecchia casa e l'aveva rimessa a nuovo.
Era abbandonata, nella periferia della città, nel giro di pochi mesi e aveva fatto mettere i servizi basilari per vivere e l'aveva arredata con uno stile molto rustico.
Era diventata il suo rifugio e nessuno avrebbe mai detto che Michael avesse certi gusti.
Non era poi così lontano dal centro abitato e poco distante c'era una fermata dell'autobus.
Si era trovato una macchina usata e l'aveva rimessa a nuovo, utilizzandola solo se strettamente necessario.
Tutto era perfetto...o quasi.
Gli mancava Amy, gli mancava come l'aria e ogni volta che ci pensava finiva con il distruggere tutto quello che lo circondava.
Aveva provato una pallina anti stress e persino sedute da uno psichiatra.
Il risultato? Gli aveva letteralmente distrutto lo studio.
Gli aveva chiesto se gli fosse mai venuto in mente che fosse colpa sua l'allontanamento della bambina.
Michael, che aveva frainteso la frase, diede di matto lanciando per prima una sedia fuori dalla finestra e poi ribaltando la scrivania.
Non avevano sporto denuncia solo perché aveva fatto meno danni di un altro paziente che il dottore aveva in cura.
Aveva optato per la solitudine, se doveva provare dolore era meglio l'auto distruzione che un tizio che si nascondeva dietro una scrivania con registratore.
Sospiró e poco dopo si alzò.
Recuperó le scarpe ed entró in casa.
Decise di farsi un the caldo, lo aiutava a stendere i nervi.
Preparó il bollitore e accese il fuoco.
Nell'attesa si guardò attorno, soddisfatto del lavoro svolto in cinque anni dentro quella casa.
Non era amante dei quadri, non ce n'era neanche uno, ma di fotografia si.
Solo alcune, però, avevano ottenuto il posto sulla parete.
Una di esse, ritraeva Michael seduto sul cofano di KITT.
Si ricordava quel giorno.
Avevano appena rimesso a posto KITT, aggiunto pezzi e innovazioni.
Gli mancava anche lui, il suo migliore amico, suo fratello.
Un altra ritraeva Devo e RC.
Devon in posa con un lieve sorriso e RC con i pollici in alto e un sorriso smagliante.
Anche Michael sorrise.
Nella terza foto c'erano lui ed Amy sulla spiaggia, durante un tramonto.
E nella quarta, ed ultima foto, c'era ritratta Bonnie.
La sua amata Bonnie.
Si era recato al cimitero si e no quattro volte, da quando aveva lasciato la fondazione.
Si sentiva in colpa per il suo comportamento vergognoso bei confronti della sua amata.
Anche se ormai non era più in vita, non trovava il coraggio di recarsi a salutarla.
Si chiedeva con che faccia poteva presentarsi sulla sua tomba, dopo che gli avevano portato via Amy.
Qualcosa che avevano creato, lui l'aveva distrutto.
Qualche istante dopo, avverti un rumore di motore avvicinarsi e spegnersi vicino alla sua abitazione.
Ebbe un brivido di freddo lungo la schiena.
Spense il bollitore, che nel frattempo aveva fischiato e ricordato a Michael che il the era pronto, poi uscì.
Si fermò sulla soglia della porta e osservó.
C'era una macchina grigia sul suo vialetto, una macchina abbastanza antica e parecchio costosa.
Era lucidata a dovere e brillava sotto la luce del sole.
Michael incrocio le braccia e attese che il guidatore scendesse.
Quando ciò avvenne, senti un tuffo al cuore ma mantenne comunque uno sguardo serio.
Devon scese dalla macchina e chiuse la portiera.
Prima di avvicinarsi, rimase immobile ad osservare Michael con un mezzo sorriso che gli spuntava sulle labbra.
Era felice di rivederlo, ma non poteva dire lo stesso per lui.
Il silenzio che scorreva era glaciale e l'impulso che Michael aveva di prenderlo alla gola era forte, si tratteneva solo per rispetta dell'età di Devon.
"Ciao Michael"
Non ci fu risposta, Michael rientro in casa, lasciando però la porta aperta.
Devon sospiró, chiuse la macchina e lo segui entrando.
"Ti sei sistemato bene, hai buon gusto in fatto di arredamento" cerco di attaccare bottone ma sapeva non essere nella posizione per farlo.
Michael continuava a stare in silenzio, lo sguardo cupo e l'intento di fare strage.
Si versó una tazza di the caldo e né fece una anche per Devon
"Grazie" tamburelló con le dita sulla tazza, prima di dare un sorso "ti porto i saluti di RC e di KITT" ancora nulla.
A quel punto sospiró e decise di andare dritto al sodo, tanto sapeva che Michael non era stupido
"Sono qui per farti una proposta e...per Amy"
A quelle parole, Michael drizzò le orecchie e finalmente si decise a guardarlo negli occhi.
Devon frugó in tasca e tirò fuori una fotografia che ritraeva una ragazza di sedici anni con un vestito rosso.
Michael iniziò a tremare.

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Capitolo 6
*** Come convincere Michael ***


Rieccoci con un nuovo capitolo! Non sarà il massimo ma spero vi piaccia! Buona lettura!!!



Il volto di Michael era ormai segnato dalla stanchezza e dalla rabbia che lo avevano accompagnato negli ultimi cinque anni.
Nonostante fosse ancora molto in forma, si era lasciato andare e i primi sintomi della vecchiaia comparivano sul suo corpo.
Un po di rotondità sulla pancia e qualche ruga in più, Devon in confronto sembrava si fosse fatto un lifting, talmente si teneva curato bene.
Iniziavano a spuntargli anche i capelli bianchi ma, per fortuna, si mescolavano alla perfezione con il color castano e quindi erano difficili da notare.
Devon non sapeva cosa dire, sapeva che quella fotografia lo aveva profondamente toccato.
Le mani di Michael si strinsero a pugno.
Mentre osservava quell'immagine, ritraente una ragazza che corrispondeva in tutto e per tutto ad Amy, non potè fare a meno di notare quanto fosse uguale a Bonnie.
Era proprio la sua copia, era rimasto ben poco di lui.
Lunghi capelli castano chiaro, occhi verdi come i prati in primavera, viso snello e aria circospetta.
Era, praticamente, Bonnie versione adolescente e l'avrebbe riconosciuta ovunque.
Sussurrò il suo nome senza accorgersene e senza badare a Devon, che sospirò.
“L'abbiamo cercata ovunque” disse “ma nel momento che si è mostrata è fuggita”
Michael non lo guardava, però ascoltava e assimilava ogni singola informazione che gli potesse essere utile al suo ritrovo.
Ebbe un pensiero.
Solo in quel frangente l'avevano cercata? O la stavano cercando sin dal principio?
Aveva passato cinque anni della sua vita nella speranza di rivederla, cinque anni un cui si era presentato tre volte in tribunale e più di una volta aveva rischiato la prigione per oltraggio alla corte.
Perchè cercarla adesso?
“So che ti stai chiedendo come mai sono venuto solo adesso a chiamarti” disse Devon, che ormai conosceva talmente bene Michael da sapere ogni suo singolo pensiero “ci avevano chiesto di starne fuori, ci sorvegliavano”
Michael osservò ancora la foto.
Aveva tanta rabbia in corpo che, se fosse stata elettricità, avrebbe illuminato gli interi stati uniti d'America per almeno dieci anni.
Il suo senso di colpa, invece, era anche più forte.
Si era perso l'infanzia di sua figlia, gli anni rosei e più belli che un genitore possa avere con suo figlio, adesso si stava perdendo anche l'adolescenza e il resto della crescita.
Non era in grado di tenere unita una famiglia.
Non poteva pretendere che sua figlia, se l'avesse ritrovata, lo perdonasse e tornasse ad amarlo.
Non aveva neanche la certezza che lo amasse prima, figuriamoci dopo ciò che era accaduto.
Chiuse gli occhi e, con uno scatto di ira, lanciò la sua tazza, per fortuna vuota, contro alla parete.
Emise anche un urlo di rabbia.
Devon sgranò gli occhi e si alzò di scatto
“Michael calmati”
“Stanne fuori Devon” quelle furono le prime vere tre parole che rivolse a Devon dopo cinque anni e, nonostante fosse una nota molto stonata, non gli importava se il suo ex capo si sentiva offeso.
“Ascoltami...”
“No!” lo zittì “non mi importa un accidente di quello che vuoi dirmi!” lo guardò dritto negli occhi “ho ben altro a cui pensare!” prese la sua giacca e mise la foto in tasca.
Uscì e si avvicinò alla sua macchina.
“Michael fermati!” ma non ottenne la sua attenzione “devo dirti una cosa!” ancora nulla “so come trovarla!” ultimo disperato tentativo.
Michael, a quelle parole, finalmente si bloccò.
Era ormai salito in macchina, teneva le mani strette sul volante e lo sguardo fisso davanti a se.
Rimase in attesa.
Devon sospirò e ringraziò il cielo di non doverlo seguire fino a chissà dove.
Si avvicinò a tentoni e si appoggiò al tettuccio della macchina
“Te l'hanno mai detto che fai venire l'esasperazione?”
Michael alzò gli occhi al cielo “Parla o lasciami andare”
Era davvero una testa dura.
“Abbiamo scoperto delle lotte clandestine in città, non sappiamo dove siano ma sappiamo chi le gestisce” disse “pare che di mezzo ci sia anche del traffico di droga”
Michael iniziò a spazientirsi “Non vedo come possa aiutarmi la tua proposta”
“Adesso ci arrivo” sperò di tenerlo tranquillo “devi riuscire ad infiltrarti fra i duellanti e scoprire questo traffico di droga e..."
Michael scosse la testa e mise in moto, senza dare il tempo al vecchio di proseguire.
“Tempo scaduto Devon”
“No aspetta!” Michael ingranò la marcia e Devon non venne ascoltato.
“Se non mi viene un infarto adesso non mi viene più” Devon salì sulla sua macchina e lo seguì.
Rimase a debita distanza.
Michael, dal canto suo, era già troppo che gli aveva offerto una tazza di the.
Se non fosse che aveva un minimo di rispetto nei confronti di Devon, a quest'ora lo avrebbe già ammazzato.
Venirgli a proporre di entrare in lotte clandestine, benchè sapesse qual'era il suo vero obbiettivo, fu una pugnalata al cuore.
Non era venuto per Amy ma per delle stupide lotte.
Perchè non mandarci RC?
Pensò velocemente a tutti i luoghi e le fabbriche poco fuori città e decise che avrebbe cominciato le ricerche da lì.
Avrebbe potuto farlo anche prima, questo lo sapeva, ma non era così stupido da mostrarsi alla polizia, che stava apposta nelle zone dove abitava per sorvegliarlo ed assicurarsi che non facesse cose strane.
In questo caso sapeva di avere la piena colpa, aveva fatto più di una volta oltraggio alla corte che lo ritenevano una potenziale minaccia.
Poco dopo, ebbe la sensazione di essere seguito.
Guardò dallo specchietto e notó la macchina di Devon tre vetture più dietro.
Si sentì prossimo ad un travaso di bile.
Ingranò la quarta e tentò di lasciare più spazio possibile tra lui e l'uomo che lo aveva indotto a vivere come un reietto.
Cambiò strada all'improvviso ma, nell'attimo che fece la curva, la macchina iniziò a dare dei colpi strani e solo in quel momento si ricordò e si accorse che non aveva benzina sufficiente.
Inveì e battè le mani sul volante, pregando che non si fermasse e che gli desse almeno la possibilità di arrivare al primo benzinaio.
Purtroppo le sue speranze furono vane.
Devon, che era riuscito a stargli dietro, ne approfittó e, con un accelerata, gli si parò davanti e gli bloccò qualunque modo di scappare.
Scese dalla macchina e si avvicinò.
Michael, nel frattempo, era sceso con l'idea di proseguire a piedi.
"Michael per carità ascoltami!"
Ma per tutta risposta, Devon si ritrovò delle mani sul colletto della camicia e un Michael infuriato e con le fiamme negli occhi.
Attese persino un colpo in faccia ma, fortunatamente, non arrivò niente.
"Ho accettato di cambiare identità e di lavorare per la fondazione, ho accettato di dover chiudere i rapporti con i pochi amici che avevo alla polizia e ho accettato ogni tipo di missione e trattamento arrivando a rinunciare a storie d'amore e a volte ho anche ucciso" Michael teneva i denti stretti per non sbottare ma non resistette a lungo "non intendo ascoltare un vecchio che mi propone missioni che non hanno niente a che vedere con ciò che davvero a me interessa...MI AVETE SOLO ROVINATO LA VITA!" Urlò con quanto fiato aveva in gola.
Devon cerco di stare calmo, ma quella rabbia lo terrorizzava.
I dieci anni senza Bonnie erano stati un bijou a confronto, senza contare che Michael non aveva mai fatto così con Devon prima di quel momento.
Fece un respiro profondo e lo guardò negli occhi.
"Se mi avessi ascoltato..." la sua voce era roca "ti avrei detto che Amy l'hanno vista girare proprio in mezzo a chi osserva le gare"
La presa sul colletto si allentó.
Gli occhi di Michael si illuminarono di una luce che poteva definirsi un mix tra gioia e satanismo.
Facevano paura.
Quando capì di avere la più completa attenzione, Devon prosegui.
"Quando abbiamo scoperto queste lotte..." riprese fiato e si sistemò la camicia "ho mandato un mio informatore a dare un occhiata, per vedere come funzionano"
Michael incroció le braccia e gli fece capire che poteva continuare
"Andando come spettatore aveva la possibilità di osservare meglio. In una delle foto abbiamo visto Amy e l'ho fatta controllare ottenendo quella foto" fece un cenno verso la tasca dove Michael aveva messo l'istantanea ritraente la figlia "a noi serve qualcuno che stia all'interno, che sia fra i partecipanti"
"E quel qualcuno sono io" Michael gli fece capire che era d'accordo, ma aveva comunque delle riserve e delle condizioni che avrebbe tirato fuori se fosse servito.
Devino annuì "Sei l'unico che potrebbe farlo, se devo essere sincero...RC è bravo ma parecchio impulsivo e distratto"
"Cosa ti fa credere che non lo sia anche io?"
"Due cose...primo, tu non ti distrai e osservi tutto senza usare sempre e solo KITT" puntualizzo bene le ultime parole.
RC si lasciava tentare spesso e volentieri, ricorrendo a KITT nel caso non avesse notato qualcosa.
Veniva tentato dai vizi più disparati, non perché lui lo volesse davvero ma perché era ingenuo e cascava nelle trappole che gli tendevano.
Donne o partite a carte o altre cose a cui Michael aveva sempre dato poco peso...donne parzialmente escluse.
Michael difficilmente ci cascava
"E secondo, tu sei impulsivo ma più moderato quello che credi, magari ti viene la voglia di uccidere ma te la cavi con una rissa. Sei impulsivo ma sai regolarti all'ambiente e alle situazioni"
Michael abbozzò un sorriso sarcastico e poi tornò serio "Io credo che se non mi fosse finita la benzina ti avrei seminato e teso un agguato dove ti saresti ritrovato contro un albero e con la macchina distrutta...e tu dentro immobile"
Devon sgranó gli occhi 
"Scegli tu come prenderla" aggiunse "mi farò vivo io fra due giorni"
E si avviò a piedi verso la città, lasciando li la macchina.
-Me ne pentirò amaramente- pensó 
Devon provvide a chiamare qualcuno e sospiró.
"Me ne pentirò amaramente"

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Capitolo 7
*** Un passo avanti ***


Salve a tutti!!! Nuovo capitolo! Spero vi piaccia alla prossima!


Due giorni dopo esatti, Devon si ritrovò a fare avanti e indietro per il suo ufficio con fare nervoso.
Si sentiva come se dovesse preparare un discorso per il presidente in meno di due ore, in poche parole uno straccio.
Non aveva chiuso occhio tutta la notte e si era immaginato le possibili reazioni di Michael ed eventuali precauzioni.
Chiuse gli occhi e penso che se Bonnie fosse ancora viva, tutto questo non sarebbe mai accaduto.
Ogni volta che arrivava alla finestra, osservava fuori e poi ricominciava a camminare.
Michael non era ancora arrivato, aveva sicuramente cambiato idea o era andato a denunciarlo alle autorità.
Difficile come ipotesi ma possibile.
Decise di smetterla di struggersi ed uscì scendendo in garage da KITT.
Il commento che lo accolse fu "Avverto il battito cardiaco accelerato e la pressione in aumento"
Devon sospiró e sorrise, KITT era sempre così vigile neo suoi confronti.
"Va tutto bene KITT" gli si avvicinò "sono solo un po' preoccupato"
"È per via di quella cosa?"
Devon sgranó gli occhi "Quella cosa?"
"Ne parlate sempre tu e RC, la chiamate così"
"Ehm..." non riuscì a realizzare subito ma quando capì scosse la testa "no KITT...è per via di Michael"
"Mi hai detto che aveva accettato"
"Si ma non si sta presentando"
"Se ha detto che arriva puoi fidarti" ci fu silenzio per qualche istante "i miei sensori rilevano una persona in avvicinamento"
Devon ebbe un sussulto e uscì dal garage usando la porticina che dava sul cortile.
Ed eccolo lì.
Michael si avvicinava con passo deciso e un aria spensierata che puoi trovare solo in un parco pubblico in piena primavera.
Teneva la giacca dietro la spalla e le sue labbra erano tirate in un lieve sorriso.
Ovviamente, Devon sapeva che quel sorriso non sarebbe durato a lungo e aveva ragione.
Quando i loro sguardi si incrociarono, divenne serio.
Si aspettava una reazione simile da parte di Michael e quest'ultimo si aspettava in accoglienza da parte del vecchio.
"Ciao Michael" lo salutò amichevolmente Devon, che nonostante le avversità era sempre felice di vederlo.
Michael rispose con un cenno del capo.
"È un piacere che tu abbia cambiato idea"
"Non posso dire lo stesso"
"Michael!" L'esclamazione di RC, apparso sulla porta del garage, li fece sussultare.
Michael sorrise, facendo rodere Devon fino alle viscere
"RC!"
Si diedero un abbraccio come due vecchi amici, cosa che ancora erano...così speravano.
"Come stai Michael?" Chiese "ehi hai messo su qualche chilo"
"Senti chi parla, tu invece stai iniziando ad avere i capelli bianchi"
"Il fascino dell'uomo, baby!" Ammiccò 
Devon cercò di non ridere "Non avevi qualche lavoretto da fare?"
"Già finiti" ricevette un occhiata si avvertimento e alla fine capì "ehm...mi manca solo un ultimo appunto ad un chip per KITT, vado a finire" salutó ancora Michael e rientrò.
Michael si sentì infastidito.
Avrebbe preferito ricevere accoglienza da RC che da Devon, almeno RC poteva capire come si sentiva e, come lui, sarebbe andato contro la burocrazia pur di ottenere ciò che voleva.
Fece un occhiataccia e poi, senza attendere inviti di nessun genere, entró nel garage.
Era ansioso di rivedere KITT, il suo migliore amico, suo fratello di metallo.
Quando entrò ebbe un tuffo al cuore.
Eccolo lì.
In tutto il suo splendore, nero, lucido e con i sensori sempre attivi.
Invece che cinque anni, sembrava che non si vedessero da venti.
"Michael?"
"Si KITT...sono io" abbozzò un sorriso
"Era ora che tornassi!" Disse KITT "non ne potevo più, da quando te ne sei andato alcuni miei circuiti si sono guastati e si sono decisi a ripararli solo adesso e RC guida in modo spericolato mettendo a rischio se stesso e me!"
"Ah ma davvero?" Non sapeva se restare serio o mettersi a ridere.
Si limitò a dare qualche colpetto sul tettuccio.
"Mi sei mancato amico"
"Anche tu Michael, non ti trovo molto in forma"
"Senti chi parla!" Ribattè "mettiamoci al lavoro, ti serve la mia guida"
"Non vedo l'ora"
Devon si mise in mezzo
"Dammi solo il tempo di spiegarti..."
Michael gli lanció un occhiataccia.
Era stufo di qualsiasi spiegazione, di qualsiasi parola, di lui.
Voleva muoversi subito, voleva trovare Amy.
Salì su KITT.
Provó un senso di beatitudine quando mise le mani sul volante e senti i suoi nervi stendersi quando accese il motore.
Gli era mancato.
"Pronto KITT?"
"Pronto Michael"
L'uomo sorrise ed uscirono dal garage, ignorando Devon e RC, che li aveva raggiunti.
Finalmente guidava una macchina famigliare, la sua vera macchina.
Al diavolo la Fondazione e al diavolo i convenevoli.
Era entrato e doveva anche uscire, ovviamente il più veloce possibile.
Si sentiva soffocare, anche se la Fondazione era stata la sua unica casa dopo il cambio di identità.
Quando smise di pensare, cioè dieci minuti dopo la partenza, si accorse che stava guidando senza una meta.
Accostò.
"Qualche problema Michael?"
Ovviamente si, ma non lo avrebbe mai dato a vedere.
"Tracciami il percorso fino al primo luogo degli incontri"
KITT eseguì.
Anche se non si era fermato ad ascoltare Devon, sapeva che il suo migliore amico aveva già tutte le informazioni inserite e di fatti fu così.
Efficace come sempre.
Il primo incontro si teneva solo ad un chilometro dalla fondazione, in un parcheggio sotterraneo.
Sentì un brivido lungo la schiena.
Avrebbe rivisto Amy?
Ma sarebbe stata lì?
Se KITT non obbiettava e non diceva nulla sicuramente si.
E poi glielo avrebbe detto...o no?
Adesso che era così vicino, iniziò ad immaginare come sarebbe stato rivederla.
Conoscerla è stato spiazzante.
Bello ma spiazzante, in quanto non aveva nemmeno idea della sua esistenza.
Ora doveva solamente trovarla.
Il suo cuore batteva forte.
Avrebbe ancora voluto stare con lui?
O avrebbe preferito andarsene via?
Aveva solo sedici anni e lui come padre era uno schifo.
Ma se si intrometteva dentro agli incontri clandestini, come avrebbe fatto a trovarla?
In mezzo al pubblico sarebbe stato difficile localizzarla, in quanto sarebbe stato intento a schivare i colpi.
Sentì un trillo.
"Michael, c'è Devon in linea"
"Non mi interessa" rispose secco. Non voleva ascoltarlo.
KITT non disse nulla e fece cessare la chiamata.
Poco dopo, apparve sullo schermo una scritta, che Michael non poteva ignorare.
-Chiedi di Austin-
Tre parole, semplici e veloci.
Lo chiamava solo per questo? Il messaggio era decisamente ideale, almeno non lo sentiva.
Un altro bip e un altra scritta
-Se ti chiedono la motivazione devi dire "Rocky"-
Rocky?
E che diamine voleva dire Rocky?
Michael alzò gli occhi al cielo e finalmente raggiunsero il luogo degli incontri, un parcheggio sotterraneo di un enorme edificio.
Accostò al marciapiede e scese
"Tieni i sensori attivi" e KITT obbedì.
Non andò nel parcheggio, entró nell'edificio.
Doveva essere un palazzo di uffici.
Le persone erano vestite con completi gessati e tailleur, con borse da lavoro e pratiche in mano.
Avevano anche la classica aria da ricconi con la puzza sotto il naso, le tipiche persone che Michael odiava.
Rabbrividì e si avvicinò al bancone del call center.
Attese che la signorina finisse di parlare al telefono.
"Benvenuti agli uffici Austin" disse senza alzare lo sguardo e con voce scocciata "in cosa posso esserle utile?"
"Mi chiamo Michael Knight, sto cercando il signor Austin"
"Ha un appuntamento?"
"No nessuno"
La signorina sfogliò alcune carte, poi prosegui
"Motivo della sua richiesta?"
Michael sospiró 
-Dimmi che non è vero-
"Rocky"
A quel punto la donna alzò lo sguardo e sgranó gli occhi
"Attenda un attimo" compose un numero e dopo qualche attimo di silenzio disse "Rocky"
E fece accomodare Michael.
Si mise in un angolo e attese impaziente.
Si sentiva un idiota.
Mentre si osservava intorno, il suo sguardo si posò su una donna giovane, girata di spalle e con i capelli castani chiari.
Lo stesso vestito rosso che aveva Amy nella foto.
Amy...e se fosse lei?
Si avvicinò, forse un po' troppo irruente "Amy!" La obbligò a voltarsi.
Quando vide che era una povera donna, pure miope.
"Mi...mi dispiace...io..."
Terrorizzata, la donna se ne andò velocemente da lì.
Michael si sentì un idiota.
Voleva sprofondare fino alle viscere della terra e nascondere la testa sotto al terreno come gli struzzi.
Si mise una mano fra i capelli, sentendo il suo cuore battere così forte da scoppiargli.
Sentiva una crisi in arrivo, partiva dallo stomaco e giungeva alla gola.
Sentiva anche il bisogno di bere qualcosa di forte per dimenticare quella figura.
"Signor Knight!" Una voce maschile lo fece ridestare dai suoi pensieri.
Ma cosa gli era venuto in mente?
Credere di trovare Amy così facilmente era decisamente surreale.
Tornó verso il bancone, dove un uomo anziano, sull'età di Devon, lo attendeva.
Aveva un completo gessato rosso e una cravatta nera.
Odorava di dopobarba in maniera nauseante.
"Salve signor Knight" salutó con un enorme sorriso "io sono il signor Austin"

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Capitolo 8
*** Incubi ricorrenti ***


Ciao a tutti. 
Nuovo capitolo tutto per voi, un grazie infinite ad Evelyn80 che mi segue ovunque e ormai non mi sopporta più.
Se vado a rilento con le altre storie è perché continuo a cambiare idea e non riesco a mettere giù una frase senza cancellare tutto dal nervoso.
Grazie a chiunque mi segue, buona lettura.



Michael continuò a voltare la testa tra il signor Austin e il punto dove aveva appena terrorizzato la ragazza.
Decisamente la vecchiaia faceva strano scherzi.
Si ricompose.
"È un piacere signor Austin" rispose educatamente
"Prego venga con me"
Il signor Austin lo scortó fino ad un ascensore.
Premette il tasto che indicava i sotterranei, che stavano circa cinque piani più sotto.
Come edificio era davvero strano.
"Mi dica signor Knight" Austin lo scrutò da testa a piedi "cosa l'ha spinta a venire da noi?"
Michael alzò le spalle.
"Diciamo che non ho nulla da perdere" rispose "la voglia...di mettersi in gioco in un certo senso" spiegò il tutto con un euforia che non pensava di avere.
Aveva maturato il suo modo di dire le bugie e per questo riusciva a fargli credere quello che voleva.
"Solo?" Austin sembrò sorpreso
"Mi ha spinto anche una certa mancanza di denaro e di lavoro" una conclusione come quella era la ciliegina sulla torta.
Un uomo, spinto dalla rabbia e dal denaro, poteva essere pericoloso e quindi un buon candidato per quei tornei illegali.
Michael partecipava solo per Amy, non gli interessava nemmeno del traffico di droga.
Era ovvio e scontato che ci fossero sostanze illegali in giro per quelle lotto clandestine.
La cosa che si chiedeva con più curiosità, era il perché Devon voleva che lui entrasse fra i partecipanti e non gli spettatori.
Da una parte si pentì di non averlo ascoltato, anche se la parte che lo odiava era più forte di tutto.
Scesero fino a questo fatidici sotterranei.
L'ascensore sembro metterci un eternità e questo non era piacevole.
Giunti al termine della corsa, vennero accolti da urla e schiamazzi.
Qualcuno fischiava e le parole più ricorrenti erano "Dacci dentro" e "Sei una schiappa"
"Non sono un tipo che ama le lunghe spiegazioni" disse Austin "mi piacciono di più i fatti e le immagini, il che si sa vale più di mille parole"
Lo condusse fino al centro del parcheggio.
Un ammasso di gente, composta in un cerchio enorme e vestita in maniera elegante, sbraitava contro due tizi che stavano in mezzo al cerchio.
Sventolavano soldi in aria e piazzavano scommesse.
Uomini e donne dall'aspetto miliardario e alcuni di loro in compagnia di prostitute costose che non facevano altro che passare le loro mani in tutto il corpo dei loro partner.
A volte facevano dei passi indietro, per evitare gli schizzi di sangue che volavano, ridendo e tifa do ancora di più.
Un mucchio di gente ricca che godeva nell'osservare due poveri disgraziati che si picchiavano per racimolare soldi e vivere.
Uno spettacolo che Michael non aveva intenzione di vedere.
Adesso si spiegava il perché Devon non gli aveva proposto di partecipare come osservatore.
Non era miliardario e non era tipo da fare il tifo per quelle cose.
Non avrebbe nemmeno partecipato, ma la sua rabbia doveva sfogarla e poi voleva trovare Amy.
Si chiese persino cosa ci facesse sua figlia in mezzo alla platea.
Era diventata una donna poco pudica? Aveva trovato un miliardario? 
Pregó che non fosse arrivata a tanto, che avesse avuto il buon senso della madre invece che il suo.
E pregó anche che tutto quello che stava per fare fosse solo un brutto incubo.
Ma chi voleva prendere in giro?
Si iniziava a vedere un filo di pancia e i capelli si stavano lentamente ingrigendo sulla base.
Come poteva pretendere di fare il ragazzino alla sua età?
Quando l'incontro si concluse, Michael noto che il vincitore era un bestione simile a king kong e da come si muoveva e chiedeva altro sangue non doveva essere neanche molto intelligente.
Lo sconfitto ne uscì in barella e completamente livido s ricoperto di sangue.
Era mingherlino e avrà avuto si e no vent'anni.
-Povero ragazzo, ma chi te lo ha fatto fare?- sospiró.
"Vede signor Knight?" I pensieri di Michael vennero interrotti "noi qui mettiamo alla prova chi vuole entrare nella nostra mischia" spiegò ed indicò il bestione che aveva appena vinto "lui è King Kong"
Michael si trattenne dal ridere.
Della serie, detto fatto
"È il nostro miglior lottatore, ogni nostra associazione ne propone uno e alla fine si giunge all'obiettivo finale" guardò Michael dritto negli occhi "cento milioni di dollari"
"Una cifra da capogiro"
"Esattamente, ma non sempre si riesce ad arrivare in finale" Austin tornó a guardare King Kong "magari batterai lui ma al prossimo finisci a terra, è tutta questione di forza"
Michael notó che mentre l'uomo osservava il bestione, le sue labbra si muovevano come segua pregustasse la vittoria...di chi dei due non si sapeva.
"Mostrami quello che sai fare" Austin si avvicinò alla massa di persone e richiamó la loro attenzione "mie cari ed illustri amici ascoltatemi!" Disse "abbiamo un nuovo partecipante e dobbiamo metterlo alla prova"
Qualcuno sembró felice, altri delusi, ma Austin proseguì "diamo il benvenuto al signor Knight" e lo fece avvicinare.
Lo acclamarono e lo insultarono, King Kong non vedeva l'ora di saltargli addosso.
Michael si sentiva a disagio ma non gli importó.
Si guardava attorno nella speranza di vedere già Amy e poter fingere un cambiamento di idea.
Ma Amy non c'era.
"Da adesso lo conoscerete come il Cavaliere!"
-Cosa? Cavaliere? Ma neanche per idea! E che fantasia!-
"Fate le vostre scommesse signori"
Non fece in tempo a ribattere che ormai era stato segnato con quel nome.
Si sentiva come se fosse entrato nel film di Fight Club, anche se c'era poca connessione fra il film e quello che stava provando e vivendo.
Finite le scommesse venne portato in mezzo al cerchio.
King Kong lo provocava e questo non gli piaceva.
Aveva già abbastanza rabbia repressa, più lo provocavano più sentiva la voglia di ucciderlo.
-Un momento...è quello che vogliono!- 
Più sangue c'era meglio era.
Non doveva finire così.
Si tolse la giacca e levó anche l'orologio, mettendoli in un angolo indicatogli da Austin.
L'uomo gli mise una mano sulla spalla e gli sussurrò "Buona fortuna" prima di allontanarsi.
I tifosi bramavano ancora sangue, volevano una lotta in cui uno solo sopravvive.
Se funziona così in una specie di arena in un parcheggio, cosa sarebbe accaduto se arrivava alla fine?
Non poté pensarci a lungo.
Un dolore lancinante, causato da un pugno ben assestato sullo stomaco, lo fece piegare è un altro colpo lo prese alla schiena facendolo finire a terra.
Gli schiamazzi e i fischi erano tali che si potevano sentire per chilometri.
King Kong si faceva acclamare ed era già convinto di averlo battuto.
Michael dovette usare tutte le sue forze per non sentire male.
Isoló mentalmente quelle urla, non li sentiva neanche più.
Si alzò lentamente, pieno di rabbia e uno strano formicolio alle mani, che chiuse in un pugno.
Sapeva che se lo colpiva lo avrebbe steso ma non voleva ucciderlo spaccandogli il naso.
Fece qualche respiro profondo e si avvicinò.
Lo guardò per qualche secondo, confermando il fatto ne fosse ben poco sveglio.
Gli tirò un destro all'altezza del viso e, come aveva previsto, lo bloccò con entrambe le mani.
Michael colse l'occasione e assestò un calcio dritto bei bassifondi.
King Kong portò subito entrambe le mani nel punto colpito.
Al posto dei ringhi disumani uscirono dei rantolii striduli e il bestione dapprima si inginocchiò e infine si accasciò a terra senza più la forza di lottare.
Poche persone, più esattamente cinque, avevano scommesso su Michael e quindi acclamarono la sua vittoria, mentre gli altri lo denigravano ed erano delusi per la perdita dei soldi.
Michael aveva ancora molta rabbia in corpo e quando udì uno dei delusi dire "Lo stendevo io a quello" di assalito da un impulso poco gradevole.
Si avvicinò a quest'uomo è lo afferrò per il colletto, ignorando la prostituta che lo accompagnava.
Strinse il colletto ed anche un pezzo di collo, il malcapitato stava gridando dal dolore.
"Ok basta così!" Due bodyguard, seguiti da Austin, lo fermarono e lo trascinarono via, mentre il disgraziato che era stato ferito si allontanava di corsa.
"Direi che ha dato abbastanza dimostrazioni per oggi signor Knight" disse Austin attirando la sua attenzione "ha dimostrato non solo forza, che avremo il piacere di vedere meglio più avanti, ma anche di furbizia e questo sarà un punto a suo favore"
Michael non lo stava neanche ascoltando, capiva una parola o due di quello che diceva.
La sua mente stava cercando altro, ancora sperava di vedere Amy in mezzo alle persone.
"Ha un posto dove andare signor Knight?"
Michael scosse la testa e lo guardò "Si" mentì.
Non sarebbe tornato a casa ma non sarebbe andato neanche alla Fondazione.
Sarebbe andato alla spiaggia e sarebbe rimasto lì con KITT.
"Molto bene, torni pure domani e le diremo cosa fare"
Michaela annuì.
Raccolse la sua giacca e l'orologio, per poi essere scortato fino all'ingresso da cui era arrivato.
Aveva male allo stomaco ma era abbastanza sopportabile.
"Michael?" Era KITT "Michael riesci a sentirmi?"
"Si KITT, che succede?"
"Avverto la presenza di Amy"
Michael si bloccò, come congelato "Dove?"
"Sul retro dell'edificio, ti mando il segnale"
Non se lo fece dire due volte.
Iniziò a correre, mentre l'orologio iniziò a fare dei bip sempre più frequenti man in mano che si avvicinava.
Si ritrovò nel retro, dove c'erano dei cassonetti della spazzatura e quello che doveva essere un garage.
L'unica cosa che vide fu una chioma castana che scompariva dietro ad un muro.
"Amy!" Corse fino a quel muro e cercó di arrampicarsi ma con insuccesso "AMY!"
Ma non ottenne risposta è stavolta era sicuro che fosse lei.
Si lasciò andare ad un grido disperato che chiedeva pietà.
"Michael, i miei sensori non la rilevano più"
Michael si ricompose e concluse la sua sceneggiata con un calcio ben assestato ad uno dei cassonetti.
KITT, nel frattempo, era giunto all'inizio del vicolo per prenderlo.
Michael andò da lui e sali all'interno.
"Rilevo i parametri alti Michael è qualcosa simile ad una contusione all'altezza dello stomaco"
Michael strinse il volante, come se volesse staccarlo.
"Andiamo via da qui KITT, portami alla spiaggia" mise il pilota automatico e il blocco.
Se avesse guidato lui avrebbe compiuto una strage.
KITT partì e Michael si lasciò alle spalle il palazzo e la visione di Amy.
Prese la fotografia recente ottenuta da Devon e la osservó.
Voleva tenersi ben impressa nella mente quella ragazza che ormai gli era scivolata dalle mani.
Che vedeva ovunque e che la scambiava con delle impiegate d'ufficio o con qualcuna che scappava.
Quella chioma castana, vista prima di arrendersi, poteva essere di chiunque e lui era così stupido da essere convinto che fosse la sua Amy.
Sua figlia.
Ormai era dentro ad una mischia dal quale sarebbe uscito solo se vinceva, altrimenti lo attendeva morte certa.
Pensó che non aveva più nulla da perdere, che se fosse morto avrebbe solo tolto un peso all'umanità.
Non potendo ritirarsi decise che avrebbe continuato solo perché non aveva scelta.
Avrebbe considerato quell'esperienza come un modo per sfogare la sua rabbia.
Al diavolo Devon, al diavolo la Fondazione.
Al diavolo il mondo intero.

***************

"Michael..."
Michael si guardò attorno.
Era alla spiaggia, c'era un sole splendido e le onde dell'oceano si infrangevano sulla riva creando suoni paradisiaci.
"Michael" ebbe un tuffo al cuore e si voltò alle spalle.
Era lì, la sua amata Bonnie.
"Bonnie..."
"Non arrenderti Michael"
Michael sentiva il bisogno di piangere, era da tanto che sognava più la sua Bonnie e si era convinto che ormai la sua mente l'avesse dimenticata.
Invece lei era sempre lì, sempre vigile.
Sapeva che i sogni erano dettati dall'inconscio e sapeva che ciò c'è sentiva nei sogni erano le sue paure o ciò che in realtà voleva sentirsi dire.
Ma non gli importava.
"Come posso fare?""
"Segui il tuo istinto Michael e ritroverai nostra figlia"
Scosse la testa "Non posso"
"Tu puoi" indicò dietro di lui.
Michael udì la voce di una bambina che rideva.
Si voltò nuovamente e vide lui assieme ad Amy che stavano sulla spiaggia e che giocavano.
Amy alzava l'acqua e fingeva fosse pioggia e schizzava Michael.
"Perché" tornó a guardare Bonnie "perché mi fai vedere questo?"
Non ottenne risposta.
Notó che le voci si erano di colpo fermate.
La Amy bambina era dietro di lui e lo guardava seria.
"Amy..."
"Trovami"

E Michael si svegliò.

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Capitolo 9
*** Torneo fin troppo ravvicinato ***


Perdonatemi per il capitolo lungo, spero vi piaccia.

 

 

Michael non riuscì più a chiudere occhio quella notte.

Quando sognava Bonnie cercava sempre di rimanere intrappolato all'interno di quel ricordo e ogni volta che si svegliava non aveva più il coraggio di riaddormentarsi.

Bonnie per lei era tutto e rivedere anche solo per qualche istante la Amy bambina era anche meglio.

Quando fu l'alba, si vestì e decise che andare a correre sarebbe stata un idea migliore.

Fece cenno a KITT, che era rimasto nel parcheggio con i sensori attivi, di stare all'erta mentre lui usciva.

Iniziava già a fare caldo ma l'aria mattutina era salutare e c'era una brezza, che ogni tanto soffiava, leggera.

Per fortuna aveva deciso di mantenersi in forma negli ultimi anni, altrimenti la corsa lo avrebbe sfiancato.

Non avendo chissà quale arsenale nel suo guardaroba, dopotutto aveva passato la notte in una macchina e non aveva nient'altro che jeans, camicia e l'immancabile giacca.

Pessimo modo di fare jogging, ma meglio di niente.

Mentre correva si guardava attorno, ma non cercava Amy.

Cercava di distrarsi, di osservare il panorama.

L'unica cosa che ottenne era la visione di altre donne che correvano e, la maggior parte di loro, aveva i capelli castani come Bonnie e Amy, neanche a farlo apposta.

Si fermò e si appoggiò ad un muro, riprendendo fiato.

- E' una persecuzione - pensò – Qualcuno mi odia lassù -

cercò con lo sguardo un bar e appena lo vide vi si fiondò all'interno.

Un caffè lo avrebbe di certo aiutato.

Al diavolo la corsa, che era durata si e no venti minuti.

Si mise al bancone e attese.

Il bar era praticamente vuoto, c'era solo un povero disgraziato che avrebbe dovuto lavorare in ufficio, a giudicare dal completo giacca e cravatta e la ventiquattro ore.

Poveretto, rinchiuso dentro ad un ufficio.

Però, in fondo, Michael lo invidiava.

Forse era meglio se si dedicava alla vita da ufficio che come poliziotto.

Sempre in giro a rischiare la vita.

Da quando era alla Fondazione, poi, era anche peggio.

La nota positiva era KITT, almeno aveva qualcuno con cui parlare ed era sempre fuori.

Eppure quell'uomo aveva un aria più felice della sua.

Sorseggiò il suo caffè e decise di dedicarsi solo a quello.

Venne, però, interrotto da un tizio che si era seduto al suo fianco e lo osservava.

Con la coda dell'occhio, Michael fece lo stesso e lo riconobbe come uno degli uomini che lo accompagnò il giorno prima nel parcheggio assieme ad Austin.

Anche lui bevve un caffè e lo pagò, aggiungendo anche quelli per Michael.

“Appena hai finito raggiungimi qua fuori” e se ne andò.

Michael sbuffò.

La giornata non poteva cominciare nel modo peggiore.

Finito di bere, fece un cenno di saluto alla cameriera ed uscì.

“KITT rintracciami e seguici”

“Si Michael”

L'uomo di poco prima lo attendeva vicino ad un auto.

Lo fece salire, chiuse la portiera e si mise al posto di guida, partendo per la destinazione solo a lui nota.

La macchina era una semplice Cadillac, confortevole ma semplice.

Davanti a se, attaccato al sedile del guidatore, c'era un piccolo schermo.

L'uomo che guidava premette un bottone vicino al cambio e lo schermo si accese.

Apparve il signor Austin, un video registrato.

“Buongiorno signor Knight, spero abbia dormito bene” Michael alzò gli occhi al cielo e continuò ad ascoltare “perdoni per il modo in cui le è stato chiesto di seguire il mio uomo, mi auguro che almeno il caffè sia stato di suo gradimento”

-E questo come fa a sapere che ho preso il caffè?-

“La stiamo scortando a destinazione, dove le verrà spiegato con chi combatterà quest'oggi e dove potrà fruire di una colazione più adatta a lei, le consiglio il succo d'arancia”

Michael si sentiva preso in giro.

“Nel frattempo si goda il viaggio, che sarà breve” specificò “e le auguro una buona mattinata” il video si concluse.

Come buongiorno era veramente perfetto, essere trattato come un cretino.

Il viaggio in auto fu effettivamente breve.

Raggiunsero il porto, dove un aria salmastra penetrò nei polmoni di Michael.

Gli venne subito in mente i giorni alla spiaggia con Amy.

Era sicuramente una coincidenza, ma aveva comunque seri dubbi che lo stessero prendendo in giro.

Quando scese, trovò Austin che lo attendeva con un sorriso smagliante.

"Buongiorno signor Knight" lo salutò "mi auguro abbia passato una buona serata e una buonanotte"

Michael alzò le spalle "Non posso lamentarmi"

"Ottimo" rispose "e mi auguro che Nelson non l'abbia messa a disagio o altro"

Michael guardò l'uomo che l'aveva scortato fino a lì, Nelson.

Sorrise, in maniera abbastanza sarcastica, rispondendo, però, sinceramente "No, nulla di che, anzi è proprio un bravo ragazzo"

Anche se la sua faccia dava l'idea del contrario.

Non volle dire altro, magari il povero Nelson lavorava per Austin ma non sapeva nulla del traffico di droga, che Michael si rifiutava categoricamente di investigare, o se lo sapeva non ne era coinvolto.

Non per niente era rimasto senza sentire Devon dal giorno prima.

"Decisamente perfetto" ribadì Austin "ma prego, mi segua, c'è una colazione migliore che l'aspetta"

Lo segui all'interno di uno dei cantieri.

Al posto di trovare barche dismesse o cose simili, trovó degli spalti dove c'erano delle persone che pulivano.

C'era persino una tavolata lunga tutta la parete destra, con su ogni ben di Dio, compresa la colazione abbondante.

Sul fondo, dove c'era il secondo ingresso, vi era un furgone bianco.

Alcune persone lo stavano caricando

"Si serva signor Knight"

"Molto gentile" ne approfittò per prendere la spremuta di arancia "seguo il suo consiglio"

"Lei è un buon intenditore signor Knight"

L'orologio si Michael emise un lieve bip, che non sfuggì ad Austin.

KITT era arrivato.

"Chiedo perdono" si scusò Michael "di solito a quest'ora smetto il mio allenamento e l'orologio mi serve per ricordarmelo" pessima scusa, ma credibile "altrimenti andrei avanti troppo e la mia età è quello che è"

"Oh capisco, ma non si preoccupi, se ha bisogno di cure noi possiamo aiutarla"

"Su quel fronte sto bene, non vedo ospedali da almeno cinque anni, prelievo di sangue"

L'ultima volta che era entrato in ospedale era per dare l'ultimo saluto alla sua amata Bonnie.

"Allora meglio così no?" Disse Austin senza perdere il sorriso, che Michael considerò falso più di una banconota di cartapesta.

Poi lo squadrò da cima a fondo "Mi permette un consiglio signor Knight?"

"Sono tutto orecchie"

"Ha mai pensato ad un abbigliamento più comodo per i suoi combattimenti?"

Michael si guardò "Di solito jeans e camicia sono comodi per me"

"Non lo metto in dubbio, ma secondo me è meglio cambiarsi, almeno per queste occasioni"

Michael ci pensò un attimo.

Doveva entrare nella parte più che poteva e poi non poteva essere così male seguire i consigli di Austin in quel caso, quello della spremuta era stato ottimo.

"In effetti ha ragione, mi servirebbe un cambiamento"

"Molto bene, vada pure laggiù" indicò sue piccole porte "la sua è quella di sinistra, all'interno troverà ciò che le serve e tutte le informazioni sul suo sfidante"

Michael fece per andare ma bene subito fermato

"Un ultima cosa" dose Austin "quello di oggi, non è ciò che ha visto e fatto ieri sera, nell'attimo che noi troviamo qualcuno valido, lo comunichiamo subito agli altri nostri affiliati e, una volta pronti, si parte subito per il torneo" spiegò "e, per l'appunto, oggi parte il suo e quindi non mi deluda signor Knight, ho scommesso un mucchio di soldi su di lei"

Michael non sapeva se ringraziare o mandarlo al diavolo.

Andò nella porta che Austin gli aveva indicato e si chiuse dentro.

C'era una specie di barella e una sedia con sopra dei vestiti.

Era un pantalone da tuta nero e una maglietta senza maniche bianca.

Ai piedi della sedia un paio di converse nere.

A Michael venne da ridere, l'ultima volta che aveva indossato quelle scarpe era durante la sua permanenza alla scuola di polizia.

Poi aveva smesso di indossarle.

Salvo le scarpe e la maglietta, i pantaloni erano l'ultima cosa che voleva.

Aveva sempre amato i jeans e la tuta gli aveva sempre dato fastidio.

Però ammise che per i combattimenti erano forse l'ideale.

Qui non si trattava di criminali o altro da inseguire, si trattava di gente che combatteva sul serio.

Sbuffó e si cambiò.

Sulla barella c'era un foglio con i dati dello sfidante.

C'era persino una foto ma non si vedeva il volto.

Era coperto da una maschera a forma di teschio dagli occhi rossi.

-Inquietante- pensó Michael -e questo dovrebbe essere il mio sfidante?-

Il nome era Spacca Ossa

Ma tutto il resto era sconosciuto, sia il nome reale che l'età e il sesso.

Si sapeva solo l'altezza è il peso.

1,65 per 58 kg vestito.

Era uno scricciolo persino per una donna.

Come poteva combattere contro un elemento simile? Era più facile che gli avrebbe fatto male Michael che lui.

"KITT mi senti?"

"Forte e chiaro Michael"

"Com'è la situazione là fuori?"

Qualche secondo di silenzio "Qua fuori c'è un mucchio di gente elegante eh sta entrando nella fabbrica"

Gli spettatori 

"Altro?"

"Si Michael" rispose KITT "c'è un furgone bianco carico di droga che sta lasciando il retro"

Il carico di droga che Devon gli ha chiesto di trovare e investigare.

Non gli andava di pensarci, non gli interessava

"Prendi la targa e inviala a Devon, ci penseranno loro"

"Subito Michael" ed inviò il segnale.

"Ben fatto, io ho altro a cui pensare" si tolse l'orologio e lo mise accanto alla giacca, da cui poi prese la foto di Amy.

Sospiró.

-Ti troverò Amy- strinse al petto la foto -fosse l'ultima cosa che faccio-

Qualcuno bussò alla porta.

"Signor Knight" era Austin "posso entrare?"

"Si" mise via la foto e si preparò ad accogliere Austin

"Vedo che è già pronto, molto bene" sembrava fiero "si sente più comodo?"

"Comodo si, ma a mio agio già meno" rispose "ma non importa"

"Vedrà che tra poco non sentirà più fastidio" ammiccò "ha letto la scheda?" Riferito al foglio di Spacca Ossa

"Si l'ho letta e devo ammettere che non c'è molto su di lui, nemmeno le tecniche di combattimento"

"Purtroppo abbiamo solo queste informazioni e dobbiamo farcele bastare"

"Lo so" Michael rilesse ancora gli unici dati in suo possesso "doveva essere il più piccolo della classe"

Austin rise "Lei invece il più alto"

"Il secondo" lo corresse Michael "un certo Randy Black era cinque centimetri più di me"

"Mi piace il suo temperamento signor Knight" Austin gli diede qualche colpo sulla spalla, come ad incoraggiarlo "tra due minuti esca fuori, che avrà inizio la sua sfida"

Michael annuì e attese che Austin uscisse.

"Augurami buona fortuna"

"Sta attento Michael"

"Sta attento tu" ed uscì.

Le persone erano già in attesa di sangue.

Non erano neanche le nove del mattino e già volevano vedere morti sul ring.

Ma non avevano un lavoro o una famiglia?

"Signor Knight" Austin si avvicinò "adesso comincia la sua sfida, chiediamo scusa per l'orario ma al mattino la polizia non gira al porto e quindi possiamo fare il nostro torneo in santa pace" spiegò "mi raccomando, resti vivo"

"Ci conti" e si mise in mezzo alla fabbrica, in attesa dello sfidante.

Il giorno prima aveva imparato ad isolare le voci e gli schiamazzi dei tifosi e quindi era come se fosse solo.

Quando vide lo sfidante arrivare, non sapeva se mettersi a ridere.

Aveva addosso la stessa maschera che aveva visto in foto, un felpone verde militare largo tre volte la sua taglia, jeans neri che gli stavano su con una cintura ben stretta in vita e per concludere un pio di converse come quelle di Michael.

Per l'appunto, era alto 1,65 cm scarsi.

Povero ragazzo, che brutta fine aveva fatto.

Michael era così immerso nei suoi pensieri, che non aveva udito la campana che segnava l'inizio della sfida. 

Ricevette un colpo in pieno petto.

Ne ricevette altri, prima che di rendersi conto che doveva difendersi.

L'unica cosa che notò, era che i colpi gli venivano dati con parecchia forza ma in punti non vitali.

Punti dove non sarebbe morto nemmeno se gli sparavano.

Quando finalmente riuscì a difendersi, anche lui iniziò a colpire.

Avendo più forza di quel nano con cui combatteva, non gli era difficile farlo cadere o spingerlo lontano.

Ma aveva purtroppo timore di ucciderlo, essendo veramente piccolo, perciò decise di stare leggero.

Ma non gli fu difficile farlo finire fuori dall'arena.

Lo sfidante non emise neanche un suono o un gemito.

I tifosi gridarono e credevano già finita la sfida ma ancora non era conclusa.

Lo Spacca Ossa era in piedi e lo istigava per uscire fuori e farla finita.

Michael aveva lo sguardo basso ma lo segui e sua volta era seguito dai tifosi e da Austin.

Una volta fuori, il combattimento riprese ma Michael, che era stanco di far male a quel po ero disgraziato, cambiò strategia.

Cercò di farlo avvicinare al ponte e non appena di vicino, poté constatare il peso di 58 kg vestito.

Lo prese di peso e lo gettó in acqua concludendo definitivamente la sfida, durata esattamente un quarto d'ora, e facendo scatenare l'inferno fra i tifosi.

La maggior parte era a suo favore e solo pochi avevano scommesso sullo sfidante, che stava nuotando verso riva e voleva andarsene.

Senza togliersi la maschera.

A Michael venne curiosità ma si trattenne.

"Ben fatto Knight" Austin gli alzò il braccio "il Cavaliere vince!" Altre grida di approvazione da parte dei tifosi.

Michael sorrise e fece la sua scena da vincitore

"Vada a cambiarsi signor Knight, adesso ci sono altri che devono sfidarsi, non siamo gli unici"

-Ecco spiegato l'orario mattutino-

Rientró e andò nel suo spogliatoio e si cambiò.

Duravano poco gli incontri, credette che fossero fatti su misura ma poco gli importava.

Era comunque preoccupato per quello scricciolo che aveva appena buttato a mare.

Sperò di non avergli fatto troppo male, rabbia o meno, non voleva uccidere nessuno.

Quando finalmente riebbe in dosso i suoi abiti più comodi, non vide l'ora di andarsene.

Non appena si mise l'orologio, KITT lo chiamò

“Michael sei tutto intero?”

“Si KITT”

“Qualcuno si sta avvicinando e...”

“E..?”

attimi di silenzio

“Giudica tu stesso, ma sbrigati”

Non se lo fece ripetere due volte.

Michael uscì di corsa, salutando Austin con un lieve cenno del capo, raggiungendo il retro della fabbrica, dove KITT lo attendeva.

Vide anche lo Spacca Ossa, ancora fradicio e grondante, che si avvicinava a KITT, con l'intenzione di aprirlo.

“Ehi!” urlò Michael.

Il tizio mascherato lo notò e iniziò a correre.

“Michael fermo!”

Ma Michael non gli diede retta e continuò a seguire lo Spacca Ossa.

Il problema era che il tizio aveva i vestiti più grossi e bagnati e quindi la sua fuga era lenta.

Michael non ci mise molto a raggiungerlo.

Nell'attimo che lo prese, il ragazzo cercò di dimenarsi.

Essendo piccolo e bagnato, Michael faceva fatica a tenerlo fermo.

Non aveva altra scelta.

Lo atterrò e gli diede un colpo ben assestato sulla schiena, che levò il fiato al poveretto e lo stese a terra.

Era svenuto.

“E adesso vediamo chi sei...KITT raggiungimi”

si chinò e levò la maschera a forma di teschio dal volto dello Spacca Ossa.

Una lunga chioma castano chiara spuntò.

Labbra sottili, lineamenti aggraziati e a malapena sedici anni.

Michael spalancò la bocca, si sedette a terra e dai suoi occhi scesero due lacrime.

“Amy...”

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Capitolo 10
*** Chi può amarmi? ***


Michael rimase a terra qualche istante.

Quando si riscosse non esitò a prendere fra le braccia Amy e metterla sul sedile del passeggero, per poi sgommare e andarsene lontano da li.

Decise di raggiungere la Fondazione.

Anche se odiava quel posto, sapeva essere l'unico dove Amy era al sicuro.

Aveva finalmente raggiunto il suo obbiettivo, adesso doveva solamente farle capire che non l'aveva abbandonata.

Guidava senza nemmeno vedere la strada, infatti non si era nemmeno accorto che KITT era passato in modalità automatica per evitare incidenti.

Non aveva neanche il coraggio di voltarsi a guardarla, credeva fosse solo un sogno e voleva che quel sogno rimanesse reale ancora un po.

Ogni tanto sentiva dei mugugni, ma non faceva nulla.

Ad ogni suono emesso da lei, equivaleva una morsa allo stomaco.

L'aveva ritrovata.

Lei era lì.

Lei era reale.

La sua Amy.

Amelia Jane Knight.

I capelli castani che ricadevano sulle spalle, morbidi e lucenti.

Le labbra sottili e semi aperte.

I lineamenti delicati e rosei.

Uguale a Bonnie, di lui aveva ben poco...forse solo il carattere ma sempre poco.

Era come se Bonnie l'avesse generata da sola, senza l'aiuto di nessuno, come se lui non avesse contribuito alla generazione di una nuova vita.

Ogni volta che pensava a come aveva lasciato andare Bonnie, senza nemmeno cercarla o fermarla, si sentiva un verme.

Anzi peggio.

Non voleva nemmeno ricordarlo, ma il passato era lì, sempre presente.

KITT teneva d'occhio i parametri vitali di Amy, ma per fortuna era solo svenuta a causa del colpo che Michael le aveva dato.

Si portò le mani al volto, trattenendo un grido di rabbia.

Come aveva potuto colpirla?

È vero che non sapeva che fosse lei, ma non era comunque una scusa per fare del male a qualcuno che si era iscritto ad un torneo solo per soldi...o per cercare lui.

Raggiunsero la Fondazione in men che non si dica.

KITT agevolò Michael e gli fece trovare la portiera del passeggero già aperta.

Michael la prese fra le braccia ed entrò alla Fondazione.

Superando Grace, la segretaria, RC, che passeggiava senza meta e Devon, che aveva ricevuto da KITT un segnale di emergenza.

Li ignorò tutti e salì in camera sua.

Adagiò Amy sul letto e poi corse in bagno a prendere un piccolo asciugamano, che bagnò e lo usò per rinfrescarle il volto accaldato e sudato.

“Michael” Devon e RC lo avevano seguito fino in camera.

Quando videro chi stava sul letto si bloccarono.

“Per tutti i numi...ma quella è...”

“FUORI!” sbottò Michael!

Non ce l'aveva con loro, ma era troppo furioso con se stesso per mettersi a rispondere alle domande ovvie degli altri.

“Michael...”
“Per favore RC...” lo fermò “va fuori...lasciatemi solo...se avrò bisogno chiamerò”

RC non volle mettersi in mezzo e se ne andò.

Devon sospirò.

adesso aveva trovato Amy, il tempo di chiarire con lei e forse avrebbe accettato la presenza degli altri.

Uscì, ma si tenne pronto ad intervenire se fosse stato necessario.

Una volta che la porta si chiuse, Michael tornò ad occuparsi di Amy.

Come poteva meritarsi una creatura come Amy, se lui era il diavolo in persona?

Non era stato in grado di fare nulla per lei.

Solo non esserci negli anni più belli della vita di una bambina e scomparire di nuovo dopo averla avuta un anno.

Era cambiato.

Le avrebbe dimostrato che c'era del buono e c'era qualcosa di diverso in lui.

Lo avrebbe fatto solo per lei.

Perchè, da quando la conosceva, non aveva mai provato prima d'ora quelle sensazioni di cambiamento.

Ma come poteva pretendere di essere preso in considerazione?

Ma chi è il genitore così sconsiderato che può essere amato?

Nessuno, nemmeno Amy, poteva volergli bene.

Chi avrebbe mai potuto amare una bestia?

 

For your eyes only, can see me through the night.
For your eyes only, I never need to hide.
You can see so much in me, so much in me that's new.
I never felt until I looked at you

 

 

Breve, lo so, ma mi auguro possa esservi piaciuto.

Ho voluto entrare nel profondo dei pensieri di Michael e nel suo modo di essere e di voler cambiare per Amy.

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Capitolo 11
*** Colpe mai avute ***


Mi spiace averci messo un po' ad aggiornare ma è stato un periodo del piffero.
Un mega scusa anche ad Evelyn80, che so adorare Michael e KITT.
Mi auguro che il capitolo vi piaccia.



Intorno a notte fonda, quando tutta la fondazione dormiva, Amy finalmente riaprì gli occhi.
Sobbalzò e si mise seduta sul letto, accorgendosi anche dove stava.
Aveva un leggero mal di testa ma cercò di ignorarlo.
"No...no no no no!" Si passó le mani sul volto e si alzò.
Rimase immobile quando notó Michael che dormiva sulla poltrona lì vicino.
"No no..."
In punta di piedi si avvicinò alla porta e una volta aperta iniziò a correre.
Immaginando che KITT fosse in garage, uscì dalla porta principale.
Fece per riprendere la fuga ma, senza accorgersene, andò a sbattere con tutto il corpo contro qualcosa di duro e finì stesa a terra.
Dolorante tentò di mettersi in piedi, per osservare contro chi o cosa aveva sbattuto.
"Mi dispiace Amy" la voce di KITT risuonò nel parcheggio "non volevo farti del male"
"No no no" fece un passo indietro "non è possibile! Come ci sono arrivata qui? Io non devo essere qui"
"Invece dovresti, ti ha portato qui Michael"
"Devo andarmene subito da qui" si voltò, con l'intenzione di fuggire dalla parte opposta.
Ma anche lì andò a sbattere contro qualcosa.
Michael, che aveva sentito la botta che Amy aveva preso contro KITT, era corso in aiuto.
Vedere Amy aveva sempre uno strano effetto su di lui.
Gli occhi erano sempre più belli e più uguali a Bonnie.
Scosse la testa e la guardò
"Amy..."
"Lasciami andare!" Disse la ragazza avvicinandosi a KITT.
Anche se KITT era una macchina si fidava di lui.
"Amy tranquilla, non voglio farti del male"
"Non voglio stare qui, lasciami andare!"
Michael non capiva, anzi si sentiva peggio.
"Amy ascolta...."
"Michael Knight ti ordino di lasciarmi andare!!" Esclamò con quanto fiato aveva in gola.
Michael iniziò a tremare.
Nel frattempo anche Devon e RC erano corsi all'ingresso per vedere cosa accadeva
"Michael, Amy!"
"State lontani!" Ordinó Amy, che guardò KITT e tentò di aprire la portiera.
Ma KITT non collaborò.
"Aprimi KITT"
"Mi dispiace Amy" rispose "ma ho percepito le tue intenzioni e non posso permettere che tu lo faccia"
Amy era senza parole "Mi stai prendendo in giro?"
"Amy..."Devon si era avvicinato, incurante del fatto che era in pigiama e vestaglia e stessa cosa RC "ti abbiamo portato alla fondazione, qui sei al sicuro e nessuno ti farà del male"
"Tu dici?" Disse in modo sarcastico "e di lui che mi dici?" Indicò Michael.
"Non so cosa ti abbiano detto ma non ho intenzione di farti del male" tentò di spiegare Michael, che ad ogni parola sentiva un pezzo di anima morire.
Dentro di se prego Bonnie affinché mandasse ad Amy un segno che lui non avrebbe fatto nulla.
Ma invece di un segno positivo, la situazione peggiorò.
Devon e RC si ritrovarono a discutere con Amy, incuranti del dolore che l'altro uomo sentiva.
"...Ma se non ha fatto altro che cercarti ovunque" disse RC "ha persino chiuso i rapporti con noi per avere una vita diversa e poterti riprendere"
"Se è così allora che ci fa qui?" Domandò Amy "vuole uccidere qualcun'altro come ha ucciso mia madre?"
Michael sgranó gli occhi
"Aspetta un momento ma che...?"
"Non fare finta di niente, sai di che parlo!" Esclamò "non hai fatto niente per lei e l'hai uccisa!"
Anche se dentro di se stava male, Michael prese un po' di forza e tentò di rispondere in maniera risoluta.
Guardò Amy cercando di essere più serio possibile.
La situazione stava degenerando.
"Io non ho ucciso tua madre Amy, tua madre era malata ed io non lo potevo neanche sapere"
"Tu lo sapevi benissimo" ribattè "ed hai fatto in modo che lei subisse tutto senza di te, ancora mi chiedo cosa le ha fatto credere che tu fossi un brav'uomo"
"Amy..." deglutì "Amy stai esagerando tu..."
"È COLPA TUA!" Urlò contro Michael, urlò con quanto fiato aveva in gola.
Uno sfogo, una liberazione.
Fra i quattro caló il silenzio.
KITT aveva i sensori attivi e monitorava lo stato di Michael e di tutti.
Non disse nulla, ma Amy era in preda ad una grave forma di stress, ansia e paura e stessa cosa Michael.
Devon e RC erano zitti ma anche loro stressati e preoccupati.
I parametri vitali di tutti erano alle stelle.
Anche se era solo una macchina, decise che forse era meglio prendere in mano la situazione.
"Amy, saliresti un momento"
"Non adesso KITT"
"Te lo chiedo solo per un momento...ti fidi di me?"
Amy deglutì, senza distogliere gli occhi da Michael "Si"
KITT aprì la portiera ed Am salì.
Devon aveva capito le sue intenzioni e fece cenno ad RC di rientrare.
Michael invece rimase immobile, ancora senza parole e con le braccia alzate, come se volesse tentare di abbracciarla e implorarla.
Le sue gambe cedettero e si ritrovò in ginocchio, le mani al volto e la voglia di urlare così forte da far si che lo sentissero fino in California.
KITT chiuse la portiera, mise in moto e parti.
Rimasero in silenzio per un po', fino a che KITT non si fermò.
Erano vicini all'ingresso della spiaggia dove lei è Michael andavano sempre dopo la scuola o per svagarsi.
"Perché mi hai portata qui?" 
"Lo riconosci questo posto?"
"Si e non intendo starci"
"Spiegami perché"
Amy non sapeva cosa dire.
Sembrava che KITT le stesse andando contro, ma allo stesso tempo sentiva il bisogno di sfogarsi e KITT era l'unico, in quel momento, di cui poteva fidarsi.
Sempre meglio un computer degli esseri umani.
"Mi...mi portava sempre qui..."
"Chi?"
Amy si sentiva infastidita ma lo sapeva bene che KITT, nonostante avesse capito di chi parlava, voleva spronarla a dire le cose dettagliate.
"Michael..."
"E ti ricordi quello che facevate qui sulla spiaggia?"
"Questo cosa c'entra?"
"Tu rispondimi ed io poi ti spiego"
Amy sospiró
"Facevamo lunghe camminate...immergevamo i piedi nell'acqua...facevamo il bagno..."
"E questo ti sembra un comportamento di qualcuno che vuole uccidere?"
"Potrebbe essere la bella faccia della medaglia"
"Non sapevo che le medaglie avessero una faccia"
Amy sorrise appena.
Si era dimenticata che KITT non aveva in memoria i modi di dire degli esseri umani
"È un modo di dire" spiegò "significa che una persona fa la brava con te e quando non siete assieme fa le cose in modo completamente diverso...cioè peggio"
"Che strani modi che avete voi umani per dire le cose"
Amy rise.
"Che c'è da ridere?"
"Scusami, mi immaginavo la tua faccia se fossi stato come noi"
"Non credo di aver capito la tua affermazione ma se è servito a farti tornare il sorriso allora mi sta bene"
Amy rise ancora e poi si calmò.
"Oh KITT, tu non sai quanto mi sei mancato"
"Anche tu Amy" rispose KITT "allora? Vuoi tornare alla fondazione"
"Io...non credo che..."
"Ho capito" la fermó lui "permettimi di mostrarti una cosa, potrebbe esserti utile"
Attivó il suo monitor e delle onde verdi e rosse di muovevano senza un senso particolare.
La voce di Michael e KITT risuonò nell'abitacolo.

"Non so cosa fare KITT, ho perso sua madre e adesso perderò lei"
"Forse non succederà nulla e lo fanno per spaventarti"
"Non conosci così bene gli umani come li conosco io"
"Ma non sono tutti come te?"
"Non tutti KITT"
"Cosa ti preoccupa realmente?"
"Perderla...quando Bonnie se n'era andata nessuno di voi mi aveva messo al corrente e tu non mi hai mai detto se eravamo vicini o lontani, se era nelle vicinanze oppure no, se stava bene...ho dovuto scoprire tutto da solo...arrivando a darle l'ultimo addio sul letto di morte...se solo Amy sapesse quello che ho passato"
"Potresti sempre dirglielo"
"Se glielo dicessi se ne andrebbe e la perderei definitivamente...non intendo perderla KITT...non voglio perdere anche lei..."

La registrazione si interruppe con il pianto disperato di Michael.
Amy era rimasta a bocca spalancata.
"Era preoccupato per me..."
"Lo è sempre stato"
Amy aveva le lacrime agli occhi.
"Se sentì il bisogno di piangere fallo, dicono che sia utile ad alleviare lo stress e la paura"
Amy infatti scoppiò in lacrime.
Si sfogó e buttò fuori tutta la sua rabbia e la sua ansia.
Quando finalmente si riprese, circa cinque minuti dopo, si asciugò gli occhi e fece un profondo respiro.
"Ti senti meglio?"
Amy annuì "Grazie KITT"
"Di niente"
La ragazza sorrise "Se potessi ti abbraccerei"
"Per voi umani è importante questa forma di affetto"
"In un certo senso si"
"Sara scomodo ma puoi fare qualcosa con lo schienale del sedile"
Amy rise e abbracciò il sedile.
"Sei unico"
"Su questo hai ragione"
E lei rise ancora.
"Posso dirti una cosa?"
"Certo KITT dimmi"
"Hai il sorriso di tua madre"
Glielo avevano detto in tanti, anche Garth.
L'unica a dire il contrario era proprio sua madre.
Lei aveva sempre visto in Amy tutti i tratti del padre.
Amy non capiva e nemmeno adesso riusciva a capirlo.
Forse il carattere era diverso, quello non era della madre ma di suo padre e forse era proprio per quel motivo che si scontravano.
"KITT..."
"Si Amy?"
"Andiamo a casa"

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Capitolo 12
*** Tra due fuochi ***


KITT eseguì ed era anche fiero del suo successo.
Non era mai stato pratico nel parlare assieme agli umani, capire i loro sentimenti e il loro modo di esprimersi.
Tante volte commetteva errori che cercava di non memorizzare o comunque di cancellarli.
Con Amy gli risultava tutto più facile, forse perchè una donna era più aperta che un uomo.
Quello era un mistero al quale KITT cercava ancora risposta.
Durante la strada del ritorno, quando erano quasi vicino alla Fondazione, trovarono la strada sbarrata da un camion.
“Usiamo il turbo?”
“Come vuoi tu Amy”
Amy guardò il camion.
Era fermo e con le luci accese.
O aveva avuto un guasto oppure l'autista si era fermato per qualche malanno o altro.
Non ricevendo ordini, KITT si fermò ed Amy scese.
“Amy, io non mi avvicinerei”
"Perché?"
"Ho il compito di proteggere vite umane, compresa la tua"
“Ma potrebbe essere un guasto oppure il conducente sta male, vorrei aiutarlo”
KITT attivò meglio i sensori e indietreggiò di poco.
“Nessun guasto e nessun malanno, rientra subito”
Anche se poco convinta, Amy fece per rientrare ma qualcuno la prese in vita e le tappò la bocca.
“Un solo fiato e sei fregata”
Amy si dimenava e tentava di liberarsi, ma la presa era ben salda e poi lei era uno scricciolo in confronto all'uomo che la stava tenendo.
Guardò KITT, che si era subito attivato e stava andando a prendere Michael.
Riuscì a liberarsi solo le labbra "KITT aiuto!"
Amy venne trascinata sul camion e quest'ultimo ripartì.
*****
Michael era rimasto in ginocchio, davanti alla fondazione, per tutto il tempo.
Senza parola, senza forze.
Perduta...l'aveva perduta definitivamente.
“Michael!” la voce di KITT risuonò nel vialetto della fondazione.
Michael alzò lo sguardo e vide KITT sgommare a tutta velocità.
Si vedeva che era di fretta.
“Che succede KITT?” domandò scuotendo la testa e cercando di riprendersi “dov'è Amy”
“L'hanno presa” rispose KITT facendo sentire Michael ancora peggio “li ho ancora sotto radar”
“Allora non c'è tempo da perdere” e salì in macchina, facendo però guidare KITT, in quanto lui non si sentiva in grado di stare al volante.
KITT sgommò e partì a tutta velocità all'inseguimento del camion.
Michael assunse uno sguardo di sfida, rivolto a chiunque avesse preso Amy.
Anche se era tutto finito fra loro, non poteva permettere che venisse portata via ancora.
Non poteva permettere che qualcuno facesse del male alla sua Amy.
Strinse così forte il pugno che prese dentro anche i copri sedili.
“Anche se sono indistruttibile, Michael, i miei interni possono rovinarsi più facilmente”
“Scusa KITT” e tentò di calmarsi.
Qualche miglio dopo videro finalmente il camion in questione.
“Amy è nel retro” disse KITT "e c'è un uomo con lei"
“Allora andiamo a prenderla” fece per avvicinarsi di più ma il portone del container si aprì, rivelando un uomo enorme, che Michael riconobbe come il gorilla di Austin, ed Amy.
Aveva le mani legate e cercava di dimenarsi.
“Amy!...apri il tetto KITT” e una volta aperto, Michael si mise in piedi.
“Coraggio Knight!” esclamò l'uomo “vieni a prenderla”
Michael si mise in piedi sul cofano e con un balzo saltò all'interno.
Il gorilla spinse Amy in fondo al camion, facendola sbattere e cadere a terra, per poi ritrovarsi faccia a faccia con Michael, che assestò un bel destro sotto al suo mento.
Essendo, però, il gorilla parecchio enorme, il suo pugno venne fermato e la forza dell'uomo rischiava di spezzargli le dita.
Michael si difese con una testata e riuscì ad allontanarsi ed avvicinarsi ad Amy, liberandola dalle corde, mentre lei si teneva a lui spaventata.
“Cerca di raggiungere KITT” le accarezzò la testa e si rialzò per cercare di neutralizzare il gorilla, che nel frattempo si era rialzato.
Amy non se lo fece ripetere due volte e cercò di avvicinarsi all'uscita.
KITT era pronto a prenderla ma lei faticava a saltare, in quanto Michael e il gorilla si muovevano di continuo e il camion stava affrontando delle curve, di cui la maggior parte quasi a gomito.
A causa di una buca, ad un certo punto si ritrovarono tutti a terra.
Approfittando della situazione, il gorilla si mise sopra Michael e lo bloccò con la sua mole.
“Hai un accordo con Austin, Knight!” disse “hai ancora dei combattimenti da fare!”
“Preferirei morire”
“Morirai sul ring!” e gli diede un pugno al petto per poi prenderlo di peso e scaraventarlo fuori dal camion.
Per fortuna KITT era vicino e lo fece atterrare sul suo cofano.
Si riprese subito, anche se con qualche gemito, ed entrò nell'abitacolo, restando con il busto fuori dal tettuccio, pronto a prendere Amy.
Il gorilla, invece, l'aveva afferrata per il colletto della felpa e la teneva a circa dieci centimetri da terra.
“Anche il tuo accordo è ancora valido!” le disse “e ti ricordo che Austin, non accetta chi trasgredisce...immagino tu lo sappia”
Amy non rispose
"Austin tornerà a prenderti, in un modo o nell'altro"
"Andate al diavolo"
"Come vuoi" sorrise malignamente “Ci vediamo dall'altra parte Amelia” e anche lei fu scaraventa fuori dal camion, che si allontanò a tutta velocità.
Michael riuscì a prenderla e KITT si fermò subito, permettendole di entrare nell'abitacolo.
Rimasero fermi qualche istante, prima che Michael prendesse la parola.
“Amy stai bene?” lei annuì e lui sospirò “bel lavoro KITT”
“Grazie, ho anche preso la targa" la mostrò a video "questa targa è abbinata ad un camion eh fa parte...."
"Della Austin tower" concluse Amy per lui.
Ci fu silenzio e Michael guardò Amy, sperando gli dicesse qualcosa
“Avverto i parametri vitali di Amy alti, ha una grave forma di stress” constatò KITT.
Michael ammise che Amy stava per scoppiare.
Tentò un approcciò tranquillo.
“Amy...”
“Fammi scendere...” disse “ti scongiuro fammi scendere, non posso restare!”
Michael ebbe l'ennesima pugnalata al cuore, mentre KITT cercava di rilevare chef cosa pensava dal tono di voce.
“Ti prego” lo implorò in lacrime “fammi scendere...lasciami andare...io non dovrei neanche essere qui”
Michael riuscì a capire che qualcosa non andava e non era solo il loro rapporto
“Amy nessuno ti farà del male”
“Si invece!” disse “per favore...Michael per favore lasciami andare”
Michael...lo aveva chiamato per nome...gli vennero i brividi.
"No...no se non mi dici il perché"
Amy si morse il labbro inferiore e guardò davanti a se
"Austin è il mio tutore legale"
Michael era nuovamente senza parole.
Un uomo così infido come lui era il tutore legale di sua figlia!? Scherzava vero?
Ma la cosa importante era un altra...
"Ti ha portata lui nell'ambito dei combattimenti?"
Amy annuì "E finché non arrivo alla fine non mi lascerà andare" spiegó "mi cercherà finché non combatterò il mio ultimo duello e verrà a cercare anche te"
"Deve solo provare ad avvicinarsi" rispose "verrai alla fondazione e lo sarai al sicuro, anche a costo di doverti tenere rinchiusa dentro KITT"
"A me non dispiacerebbe, riesco a fare ottima conversazione con Amy"
"Non posso..." Amy scosse la testa
"Si che puoi Amy"
“No! Ti prego...Michael ti prego lasciami andare” e scoppiò a piangere, senza più forza nemmeno di implorare.
Michael si sentiva uno straccio ma cercò lo stesso di farle capire che non sarebbe accaduto nulla, che nessuno l'avrebbe toccata.
Allungò le braccia e lentamente la strinse a se, facendole appoggiare il volto contro il suo petto e accarezzandole la testa.
Anche se non sapeva come si sarebbe evoluta la situazione, per lui quello era già un passo avanti.
Stava finalmente riabbracciando sua figlia.
“Sfogati...” sussurrò “sfogati tesoro...va tutto bene, ci sono qui io"
E così fu, Amy sfogò tutta la sua rabbia e il suo stress.
Persino Michael si lasciò sfuggire qualche lacrima, ma lui doveva essere forte per entrambi e cercò di calmarsi subito.
KITT aveva lanciato un segnale a Devon, che li avrebbe raggiunti con il camion della fondazione.
Nel frattempo, fuori, stava albeggiando.


So che è corto ma di meglio non sono riuscita a fare (mi serve per spiegare meglio alcune cose dopo quindi farlo tanto lungo mi pareva stupido)
E poi, diciamocelo, e diamo una gioia a sto povero disgraziato di Michael, facciamolo abbraccia con Amy (alla faccia della gioia)
Grazie a chiunque legga e un super mega grazie ad Evelyn80 (che non mi sopporta più XD ti adoro ragazzona)

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Capitolo 13
*** L'accordo di Austin ***


Il viaggio fino alla Fondazione fu silenzioso.
Amy, che non era voluta scendere da KITT benché fosse sul camion, guardava fuori dal finestrino con aria pensierosa e preoccupata.
C'era Austin là fuori che la stava cercando ed era più che sicura che avrebbe fatto del male a Michael pur di riprenderla.
Devon e RC stavano in disparte con Michael e con sguardi cupi.
"Non vuole saperne di me" sospiró Michael osservando verso Amy.
"Da quello che abbiamo sentito prima e da ciò che ci hai appena raccontato, la cosa non mi stupisce" commentò RC
Devon si passò due dita sotto al mento.
"È chiaro che la legge non ci sta aiutando" disse "ma in questo caso possiamo fare qualcosa"
"Rinchiuderla?" Domandò Michael.
Devon scosse la testa
"KITT ci ha avvisato del camion carico di droga e subito è stata attivata la polizia che ha arrestato i trafficanti, ma Austin è più potente e non credo che potrà essere catturato facilmente"
"Allora mi spieghi che cosa vorresti fare?" Michael era esasperato "non mi sembra di aiuto constatare cose ovvie"
Devon sospiró "Non possiamo arrestarlo così" spiegò "ma possiamo intervenire alla fine del torneo finale"
"Che cosa!?" Esclamò Michael facendo sobbalzare RC ed Amy "Amy potrebbe morire e tu vuoi aspettare il finale!?"
"Michael..." Amy era scesa da KITT e si era avvicinata "forse è meglio se torno da Austin"
"Non dirlo neanche per scherzo Amy!" L'ammonì Michael "non ti lascerò andare da quel mostro"
"Ma...ti ucciderà" rispose Amy "e poi sono sotto la sua tutela, se non torno mi riportano alla casa famiglia e tra i due non so cosa sia peggio"
"Oh Amy..."
"Michael non voglio tornare alla casa famiglia"
Devon e RC erano sbalorditi, non si aspettavano di sentire Amy chiamare Michael per nome invece che papà.
"No Amy..." Michael cercava di farsi scivolare tutto.
Strinse Amy dolcemente e lei ricambiò "non ci tornerai"
"Secondo me Devon ha ragione" si intromise RC "beccarlo alla fine è meglio"
"Ma uno di noi due non ci arriverà" constatò Michael 
"Con gli ultimi sviluppi farà di tutto per farvi arrivare al finale insieme"
Michael ed Amy si guardarono e nella loro mente si formò lo stesso pensiero al che Amy chiese "Mi insegni tu?"
Michael sospiró.
Non c'era altra scelta...non c'era mai stata.
"Si"
*********
Nel pomeriggio, dopo essersi assicurati che nessuno al di fuori di Devon e RC li osservava, Michael ed Amy si postarono nel giardino sul retro della Fondazione.
KITT era entrato in stato di allarme e sorvegliava la zona.
Michael si era tolto la sua amata giacca ed Amy aveva preso una delle vecchie divise da lavoro di Bonnie, al che Michael aveva pensato di non provarci nemmeno a colpirla.
Non avrebbe mai colpito sua figlia, figuriamoci la copia perfetta di Bonnie.
Le spiegò come difendersi e come attaccare.
Amy imparava alla svelta tanto che, dopo quasi mezz'ora, aveva steso Michael...con un bel calcio allo stomaco...è una certa soddisfazione.
Devon e RC applaudirono.
Ovviamente anche Devon provava un senso di soddisfazione.
"Complimenti Amy" disse avvicinandosi "hai fatto quello che io avrei voluto fare da tempo"
Michael si rialzò emettendo un gemito e scrollandosi l'erba e la terra di dosso.
"Molto gentili ragazzi, anche io sto bene non temete"
RC rise di gusto "Ammettilo amico, tua figlia ha un buon calcio" disse "e devi anche ammettere che un po' te lo meritavi"
Michael sbuffó ma poi sorrise "In effetti avere ragione"
"Michael" KITT interruppe la conversazione "c'è Austin in linea"
"Austin?" Amy si mise dietro Michael.
"Ma come ha avuto il numero interno di KITT?" Domandò Devon sconcertato
Michael entrò in macchina e si chiuse dentro attivando la linea.
Austin apparve a video.
Aveva un completo di seta blu e una cravatta color oro che, confronto, un pugno in un occhio era meno fastidioso.
Il sorriso che aveva in volto era tutto tranne che rassicurante.
"Signor Knight" salutò "che piacere, come sta?"
Michael fece roteare gli occhi 
"Che cosa vuole Austin?"
"Oh nulla di irraggiungibile signor Knight" rispose "solamente la ragazza, ho saputo che l'ultima volta avete avuto qualche controversia con la mia guardia del corpo" il suo tono di voce fece salire la furia omicida di Michael.
"A volte sa essere proprio fastidioso ma sa...esegue solo i miei ordini"
Ci fu ancora silenzio.
"Immagino che siamo d'accordo se le chiedo di ridarmi la ragazza"
Ridarmi la ragazza...suonava come se stesse chiedendo un oggetto.
Amy non era il pacco postale di nessuno, Amy era sua figlia e di Bonnie e nessuno gliel'avrebbe portata via di nuovo.
Solo la morte avrebbe potuto separarli, ma non sarebbe stato lì e non in quel momento.
"Immagino che dire di no non serva a nulla"
"Decisamente no...le propongo un accordo" disse e Michael gli fece cenno di esporre "io la riprendo momentaneamente, il che è l'unico punto che in intendo discutere oltre" precisò "farete i vostri combattimenti e farò in modo che entrambi arriviate in finale, lei contro Amy e se vince potrà riportarla a casa"
Michael ci mise qualche secondo a realizzare ciò che aveva appena sentito.
"Sta scherzando vero?" Domando sapendo che in realtà non c'era traccia di scherzi "ma così non..."
"Prendere o lasciare signor Knight"
Era fregato.
"Lei è un maledetto Austin!"
"Sono solo in affarista" disse "avrò perso la droga ma non perderò le scommesse" fece per staccare ma si fermò "un ultima cosa...il cielo aiuta chi ha un obbiettivo" e chiuse la linea.
Michael non capì e l'unica cosa a cui pensava era all'accordo, a cui non aveva dato consenso, con Austin.
Austin voleva la morte dei combattenti.
Se lui ed Amy arrivavano alla fine la sarebbe stata la fine.
Amy avrebbe dovuto uccidere lui oppure il contrario, ciò significava che uno dei due sarebbe rimasto solo e con i sensi di colpa.
"Michael" KITT lo fece ridestare "ho capito cosa voleva dire Austin, guarda in alto!"
Michael scese dalla macchina e vide un elicottero che volava basso e sopra al giardino.
Una lunga corda, con una specie di cintura metallica attaccata, scese e afferrò Amy bloccandola per le braccia.
"Amy!" Devon e RC tentarono di prenderla ma non riuscirono.
Michael rientrò in macchina "Sparami KITT!"
KITT esegui e sparò in aria Michael, che afferrò la corda e tenne stretta Amy.
"Michael aiutami!"
La cintura era munita di un dispositivo elettronico
"KITT sbloccalo!"
"Mi dispiace Michael, non riesco a penetrante nel sistema della cintura"
Michael tentò di sganciarla ma la cintura emise uno strano bip e pochi secondi dopo emise una scarica elettrica.
Michael emise un gemito e la presa sulla corsa si fece debole e i suoi occhi si chiudevano.
"Michael!" Amy tentò di svegliarlo "Michael!"
E la presa venne mollata, lasciando cadere Michael di sotto.
"MICHAEL!!"


Un grazie ad Evelyn80 e mi auguro che il capitolo vi sia piaciuto.

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Capitolo 14
*** Tra vita e morte ***


In teoria questo avrebbe dovuto essere l'ultimo, ma ho preferito dividerlo e fare un altro capitolo.

Buona lettura e...Evelyn80 sono il tuo incubo sopportami!

 

 

 

L'elicottero si era alzato da terra e si era sposato di poco.

Fortunatamente, la Fondazione disponeva di una bella fontana e Michael ci cadde dentro.

Essendo svenuto non si accorse nemmeno e non si accorse nemmeno di Amy, che lo chiamava mentre la portavano via.

Devon e RC accorsero immediatamente e lo tirarono fuori.

"Il polso è debole" constatò RC

"Ha bisogno di un medico e al più presto" disse KITT, che chiamò immediatamente l'ambulanza.

La scarica elettrica era stata tale da metterlo fuori combattimento, se fosse durata qualche secondo in più rischiava di rimanere paralizzato.

Quando L'ambulanza arrivò, Michael fu portato all'ospedale con le sirene spiegate e a tutta velocità.

Devon e RC lo seguirono con KITT.

 

*********

 

"Michael..." un sussurro, una carezza al volto "Michael..."

Michael venne accecato da una luce bianca.

"Michael..."

Ancora un sussurro...quel sussurro...il suo sussurro.

Michael emise un gemito.

"Svegliati Michael..."

Michael scosse la testa e richiuse gli occhi "Non voglio svegliarmi"

Sapeva che se non si fosse svegliato non avrebbe trovato Amy.

Ma sapeva anche che non avrebbe potuto restare aggrappato al suo unico amore se lo faceva.

"Svegliati Michael..."

Ma lui continuò a tenerli chiusi.

Avvertiva solo una strano formicolio al petto e qualcosa che, ogni tanto, sembrava tirargli un pugno dritto al cuore.

"Fallo per Amy...svegliati..."

Sempre tenendo gli occhi chiusi, Michael allungò una mano e incontró quella di lei, quella di Bonnie.

"Puoi farcela Michael"

"Non voglio"

"Devi"

Michael tremó lievemente "Se mi sveglio non so quando ti rivedrò"

Ci fu qualche attimo di silenzio

"Se mi sveglio ti perderò ancora"

"Se ti svegli riavrai Amy"

"Amy non mi ama...come può amare un padre come me?"

"Guardami..."

Michael scosse la testa, se la guardava si sarebbe svegliato e lui non aveva intenzione di farlo.

Aveva bisogno di Bonnie, in quel momento lei era l'unica cosa che gli importava.

Quando la sognava, quando la vedeva, in sua presenza sentiva un senso di beatitudine e di pace.

"Michael...?" La voce di Bonnie si fece grave.

Michael non capì perché, avvertì solamente il formicolio al petto farsi più forte.

Un colpo al petto, che risultó doloroso, fece tenere ancor di più gli occhi chiusi a Michael.

"Michael!"

Un grido, un altro colpo e lui spalancò gli occhi.

Tutto divenne buio e Bonnie scomparve.

 

***********

 

"Eccolo, si sta riprendendo!"

"Ce l'ha fatta..." erano voci maschili "signor Knight...mi sente?"

Iniziarono a toccarlo, a verificare se gli occhi rispondevano e se sentiva.

Aprì un occhio, giusto per verificare dove fosse.

Realizzò che era in ospedale, che alcuni medici erano sopra di lui ad armeggiare con il suo corpo.

Non avvertì una luce diretta sul volto quindi intuì di essere in una semplice stanza e non in una sala operatoria.

"Ben tornato fra noi signor Knight" disse uno dei medici.

Michael voleva guardarlo, ma faticava a svegliarsi bene.

Si sentiva intontito e debole.

E tutto per via di una scossa micidiale.

"Ancora pochi secondi e l'avremmo perduta" continuò il medico "lei deve un angelo che la protegge"

Infatti...Lui aveva il SUO angelo.

Li sentì parlare ancora e poi avvertì la loro uscita dalla stanza.

A quel punto si rilassò e continuò a pensare a Bonnie.

E se non si fosse mai svegliato?

 

************

 

Più i giorni passavano più Michael si sentiva inerme.

Lo avevano obbligato a fare un po' di riabilitazione e, nonostante i suoi muscoli rispondevano divinamente, non lo lasciavano andare.

Devon e RC, che erano stati al suo fianco, avevano provato a persuadere i medici ma con insuccesso.

Passarono due settimane prima che Michael fu libero di andarsene.

Neanche una prigione era così.

Doveva trovare Amy e in più aveva un conto in sospeso con Austin.

Voleva anche tornare su KITT, si sentiva perso senza il suo amico.

Devon gli aveva tolto l'orologio prima che arrivasse l'ambulanza il giorno dell'incidente e glielo aveva ridato all'uscita.

Camminó fino al parcheggio barcollando ogni tanto, ma più forte e deciso che mai.

Nella sua mente sentiva ancora la voce di Bonnie che lo intimava a combattere, a reagire e tornare in vita.

Michael, invece, avrebbe voluto bearsi di quel senso di tranquillità che la morte gli offriva, ma Bonnie non voleva ed Amy neanche.

Forse non era stata una brutta idea a risvegliarsi, a non cedere, ma sapeva che prima o poi si sarebbe pentito.

Raggiunto il parcheggio cercò il suo amico.

Quando salì su KITT si sentì a casa.

"Michael!" Esclamò KITT "finalmente era ora che tornassi, mi sei mancato"

"Anche tu amico mio" Michael era felice di rivederlo, lui era l'unico che davvero poteva capirlo.

"Andiamo alla fondazione?"

Michael scosse la testa "No KITT, abbiamo una cosa da fare più importante"

"Non dire altro, sono a tua disposizione"

Ed ecco la vera intesa fra veri amici.

"E KITT..."

"Si Michael?"

Si vergognó alla domanda che stava per fare ma ammise che era l'unica soluzione

"...Guida tu"

KITT non rispose e mise subito in moto.

Partirono alla volta del palazzo degli uffici di Austin.

Anche se debole, la sua vendetta l'avrebbe avuta.

Aveva perso due settimane, non avrebbe perso altro.

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Capitolo 15
*** Nuova vita ***


FINEEEEE!!!! Evelyn80 ti giuro che appena mi sistemo con almeno una long in ballo ti farò qualcosa di carino su questi due (con calma perché sono proprio fusa ultimamente XD)

 

 

Non poter guidare a causa di forze maggiori era un conto, non farlo perché era troppo nervoso era un altro.

Senza contare che aveva le mani indolenzite e il corpo che gli rispondeva a suo piacere.

Era stata una bella scossa.

Cercò di non pensarci, se si torturava in quel modo rischiava di non portare a termine la sua missione.

Raggiunti gli uffici di Austin, si stupì di trovare tutto chiuso e vuoto.

"KITT aprimi" avvicinò l'orologio alla serratura ed essa su aprì.

Michael entrò e iniziò a cercare ovunque sia Amy che Austin.

Li cerco per ogni piano fino a che KITT, che non riceveva ordini o richieste, ebbe pietà di lui.

"Ultimo piano Michael"

"Grazie amico" e corse su per le scale.

Avrebbe potuto usare l'ascensore ma era troppo orgoglioso per ammetterne il bisogno e così obbligava il corpo a muoversi.

Raggiunto l'ultimo piano, trovo una sola porta ben chiusa che bloccava proprio le scale.

Tentò di forzarla ma inutilmente.

"KITT dammi una mano"

"Non posso, i miei sensori sono bloccati" rispose "qualcosa da interferenza"

-Perfetto- pensó Michael.

Ci provò ancora a furia di spintoni ma, all'improvviso, la porta si aprì e Michael cadde rovinosamente a terra.

C'era silenzio, solo dei passi dietro di lui facevano da sottofondo.

Erano passi lenti, inquietanti.

"Spero non si sia fatto troppo male" la voce di Austin lo obbligó a rialzarsi.

Si mise in piedi, sentendo però il corpo che cedeva.

"Mi permetta di dirle...che mi ha colto alla sprovvista" disse Austin

"Dov'è Amy!?" Chiese Michael, ormai al culmine della rabbia e della disperazione.

"Una cosa alla volta signor Knight" osservó un punto alle spalle di Michael, che si voltò.

Il gorilla, lo stesso che aveva preso Amy, sorrideva ed era vestito con dei pantaloni neri e una canotta bianca, che metteva in risalto la sua mole.

Si schioccó le dita e il collo, facendo intendere che era pronto a combattere.

"Le regole sono semplici" disse Austin "giocate tre round, vince chi rimane in piedi è ovvio" 

A Michael iniziò a ribollire il sangue.

Doveva combattere.

Ma sapeva che Austin era a conoscenza delle sue condizioni, non gli avrebbe reso la cosa facile come diceva.

"Una volta concluso con il mio braccio destro" continuò "ci sarà un quarto round ma con il migliore" lo guardò dritto negli occhi e poi gli fece cenno di sistemarsi come meglio credeva.

Si avvicinò alla porta, adesso chiusa, appoggiando la giacca e l'orologio.

"Vieni sotto la finestra KITT" mormorò prima di metterlo giù.

Non aveva un piano ma se c'era bisogno di una fuga veloce KITT sarebbe stato pronto.

E per fortuna non era un edificio così alto.

Quando Michael fu in centro alla stanza, nella sua mente si formò una sola immagine ed un solo pensiero.

-Per te Amy...per te Bonnie-

Fece un respiro profondo e chiuse qualche istante gli occhi.

Poi udì il suono di una campanella e nel momento che li riaprì, un pugno ben assestato lo colpo in pieno volto.

Michael non sentiva dolore, sentiva solo il caldo del sangue che fluiva dalla bocca.

Si ridestò subito ed iniziò il contrattacco.

Il gorilla era forte, lo aveva già notato sul camion quando cercava di difendere Amy.

Non era sicuro di reggere tre round con lui.

Ogni due colpi che subiva, riusciva a malapena a tirarne uno.

Il primo round si concluse con lui a terra e il gorilla in piedi.

"Mi delude signor Knight" disse Austin con una punta di sarcasmo ben marcata "vuoi passare direttamente all'ultimo round con il migliore?"

Michael lo guardò dritto negli occhi.

Le parole e i pensieri che gli passavano per la testa erano ben chiari anche senza parlare.

Austin sorrise e fece cenno al gorilla di proseguire con il secondo round.

Michael si rimise in piedi e tentò quanto meno di difendersi.

Non gli importava nemmeno combattere.

Sapeva che Austin voleva vedere il sangue e gli interessava farlo arrivare vivo all'ultimo round.

Avvertiva che i colpi del gorilla non erano dati con tutta la sua potenza e per di più lo colpiva in punti non vitali.

Anche il secondo round si concluse con Michael a terra e il gorilla vincitore.

Stessa cosa anche il terzo.

Michael non attaccò e alla fine decide di non difendersi nemmeno.

Austin sembrava soddisfatto.

"Puoi andare" disse al gorilla "fai arrivare il migliore dei nostri campioni"

E il gorilla se ne andò.

Michael sapeva che sarebbe morto.

Ormai che senso aveva combattere? 

Tentò di riprendere le forze ma gli effetti di quella brutta scarica ancora si sentivano, dopo tutto era uscito da poco dall'ospedale.

Il gorilla tornó poco dopo e...

"Amy!"

Teneva in braccio Amy, con i polsi legati e imbavagliata.

Amy aveva gli occhi lucidi e lo implorava di aiutarla.

"Lasciala andare Austin!" Fece per avvicinarsi ma, quest'ultimo, tirò fuori una pistola e gliela punto contro, facendo scaturire una risata dal gorilla e dei gemiti da Amy.

Michael alzò le mani e attese

"Tu farai quello che ti dico io" disse "perciò apri bene le orecchie"

Michael respiró profondamente e lentamente.

"Tu sai che cosa desidero"

Michael ci mise qualche secondo ad intuire e, quando capì, sgranó gli occhi e scosse la testa.

"Hai idea di cosa significhi per te?" Gli domandò Michael "sei il suo tutore"

"Ma quale tutore!" Esclamò l'uomo "era solo una copertura, pensi davvero che mi interessi di questa ragazza viziata e urlante?"

"Non azzardarti a dire..." si zitti quando Austin caricò il colpo

"Smettila Knight e fai ciò che ho chiesto"

Sempre con la pistola puntata contro e un senso di disgusto incredibile, Michael si avvicinò al gorilla e si fece passare Amy.

Con una mano la teneva per la corsa che le legava i polsi, cercando di smollarli senza farsi notare, mentre con l'altra le faceva capire che sarebbe andato tutto bene.

Si avvicinò alla finestra e la prese fra le braccia come se volesse buttarla giù.

Amy si fidava di lui ma la sensazione era tale da farla gridare, cosa difficile essendo imbavagliata.

Michael la guardò dritta negli occhi e con le labbra mimó le parole "Fidati di me"

Amy annuì lievemente e Michael, dopo aver chiuso gli occhi, la lasciò andare ed Amy cadde nel vuoto.

Austin rise di gusto e poi punto la pistola alla testa di Michael.

"E adesso, una volta tolto di mezzo il padre" disse "il tribunale mi darà ciò che mi spetta come liquidazione"

"Io..." Michael si voltò lentamente "non ne sarei così sicuro"

La porta da cui erano entrati venne spalancata e un orda di poliziotti fece irruzione, mettendo a terra il gorilla e ammanettando Austin.

Il gorillone emise un gemito e tentò di dimenarsi ma invano, sapeva di aver combinato abbastanza malefatte da non meritarsi la libertà.

Al seguito della polizia spuntò anche Devon con RC.

"Permettete?" Chiese Devon ai poliziotti che tenevano Austin.

"Signor Austin, ho da dirle una cosa che penso di lei da molto tempo" una volta ottenuta la sua attenzione, gli assestó un pugno ben piazzato sul volto, facendolo genere e sanguinare dalle labbra "ora sono soddisfatto"

E sia Austin che il gorilla vennero portati via.

"Michael, dov'è Amy?"

Michael sorrise e si avvicinò alla finestra, dove sotto c'era KITT.

"Amy!" 

Amy, che grazie all'aiuto di Michael si era liberata da corde e bavaglio, spuntó fuori dal tetto di KITT.

Spalancó le braccia e sorrideva, facendo intendere che andava tutto bene.

Finalmente era finita

 

********

 

Era un giorno di quiete alla Fondazione.

Devon sistemava alcune pratiche e RC tentava di battere KITT a scacchi, con insuccesso.

Michael era sul cortile della Fondazione e sembrava in attesa.

Dopo aver aiutato Amy, avevano dovuto riportarla alla casa famiglia in attesa che il giudice ritirasse le accuse fatte a Michael cinque anni prima ingiustamente.

Fu questione di poco prima di vedere una macchina fermarsi davanti al cancello.

"Devon, KITT, RC venite!" Li chiamò, iniziando lentamente ad avvicinarsi al cancello.

Quando la macchina ripartì, ciò che rimase era proprio Amy.

Con un sorriso smagliante ed una valigia è uno zaino sulle spalle.

"Amy..."

La ragazza molló tutto per terra e corse verso di lui

"Amy!"

"Papà!"

Michael si fermò a metà strada quando sentì la ragazza chiamarlo papà.

Ebbe una sensazione così strana da non riuscire ne a descriverla ne a muoversi.

Quando se la ritrovò fra le braccia, quasi non riuscì a stringerla dall'emozione.

"Mi sei mancata tesoro"

"Mi sei mancato anche tu"

Nessuno dei due badó agli altri, erano troppo felici.

"Papà fammi un favore"

"Quello che vuoi"

Amy sorrise "La prossima volta che vuoi gettarmi da una finestra...dimmelo con qualche giorno di anticipo"

Michael rise e la strinse ancora.

Avrebbero ricominciato una nuova vita e l'avrebbero fatto alla Fondazione.

Insieme.

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