Walker Family

di Yuphie_96
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Primo Capitolo ***
Capitolo 2: *** Secondo Capitolo ***
Capitolo 3: *** Terzo Capitolo ***
Capitolo 4: *** Quarto Capitolo ***
Capitolo 5: *** Quinto Capitolo ***
Capitolo 6: *** Sesto Capitolo ***
Capitolo 7: *** Settimo Capitolo ***
Capitolo 8: *** Ottavo Capitolo ***
Capitolo 9: *** Nono Capitolo ***
Capitolo 10: *** Decimo Capitolo ***
Capitolo 11: *** Undicesimo Capitolo ***
Capitolo 12: *** Dodicesimo Capitolo ***
Capitolo 13: *** Tredicesimo Capitolo ***
Capitolo 14: *** Quattordicesimo Capitolo ***
Capitolo 15: *** Quindicesimo Capitolo ***
Capitolo 16: *** Sedicesimo Capitolo ***



Capitolo 1
*** Primo Capitolo ***


Angolino della Robh: eccomi di ritorno nel fandom, dolci fanciulle! Stavolta con una storia tutta incentrata sulla famiglia Walker, come avevo accennato nella mia scorsa fict.
Prima di lasciarvi alla lettura però prima è meglio che vi spiego un paio di cose; io ho letto solamente il manga italiano, purtroppo il 25 l'ho letto solo dopo che avevo concluso la storia, quindi se vedete delle forti incongruenze con le scan giapponesi è perchè semplicemente ho stravolto un paio di cose, alcune abbastanza importanti.Mana e Neah sono umani, Neah è diventato un Noah e insieme al fratello ha iniziato a fuggire dal Conte, ma non muore nello scontro con lui. Mana non impazzisce e, soprattutto, Allen non fa e non farà parte dell'Ordine Oscuro siccome non ha mai incontrato Cross.
Non odiatemi per non aver messo Tim, è stato difficile anche per me ç.ç.
La storia non avrà proprio un ordine, ci saranno vari salti temporali segnati nei capitoli in modo che si capisca; alcuni saranno corti ed altri lunghi, spero che li possiate apprezzare in egual modo.
Comunque questo è tutto, spero che la storia vi piaccia, nel caso fatemelo sapere con qualche recensione, sia positiva che negativa ;).
Buona lettura e alla prossima settimana!

 

Le piccole gocce di pioggia continuavano a picchiettare contro la finestra della stanza che avevano affittato per qualche giorno, finalmente di nuovo in Inghilterra.
Ma sia Mana che Neah sapevano che presto si sarebbero dovuti spostare di nuovo, non per volontà loro, ovvio che no, ma perché il Conte presto li avrebbe trovati nuovamente e tutto sarebbe ricominciato da capo.
Almeno questo pensava il maggiore dei due fratelli, seduto sul suo letto, perso nei suoi pensieri mentre osservava la pioggia cadere.
“Mana, è ora della cena”
Lo richiamò il fratello.
Ma Mana non sembrava averlo sentito, i suoi occhi erano ancora tutti per le gocce che colpivano la finestra. Neah allora si avvicinò, gli toccò una spalla e Mana trasalì e fu lì che i suoi occhi incontrarono quelli del fratello minore.
“Scusa, hai detto qualcosa?”
Chiese Mana.
“è ora della cena, dobbiamo scendere”
“Uhm…non ho molta fame, vai pure senza di me”
Neah si sedette accanto al più grande con uno sbuffo stizzito.
“Devi mangiare, fratello degenerato, altrimenti ti ammalerai di nuovo”
Mana rise leggermente.
“Sto bene tranquillo, per quando partiremo sarò in formai proprio come adesso”
“Approposito…”
Ora il più piccolo dei due aveva la più completa attenzione del maggiore.
“Domani voglio andargli incontro”
“Incontro a chi?”
Domandò Mana, anche se sapeva perfettamente la risposta.
“Al Conte, mi batterò con lui per lasciarci in pace”
“Non lo farai!”
Neah si girò verso l’altro, con gli occhi pieni di furia mista a disperazione.
“Lo farò, invece! È me che vuole Mana, se non lo faccio questa fuga non finirà mai!”
“Ti ucciderà”
“Non sottovalutarmi fratello”
Mana lasciò andare un sospiro sospirato e, con un gesto della mano, attirò a sé il fratello per stringerlo contro il proprio petto, poggiando il mento tra i suoi capelli.
“Non ti sottovaluto, solo non voglio perderti Neah…molte volte siamo stati sul punto di essere separati, senza di te, onestamente non so cosa farei”
“Continuerai a camminare, ad andare avanti anche senza di me…ed alla fine mi dimenticherai”
“Questo non succederà mai Neah, mai”
Il minore si concesse un sorriso.
Dopo alcuni minuti passati a respirare i loro profumi mescolati da quell’abbraccio, i due si decisero a staccarci e a scendere per la cena; dopo di questa ritornarono in camera ed ognuno si coricò nel proprio letto.
Se avrebbero dormito, nessuno dei due lo sapeva.

Era a malapena l’alba quando Neah si alzò dal suo letto.
Cercò di vestirsi con il più assoluto dei silenzi ed una volta fatto, uscì dalla stanza e dopo alcuni istanti abbandonò anche la pensione, immergendosi nella prima nebbia del mattino.
Mana, rimasto in camera, si girò a guardare la porta della stanza.
“Rimani vivo Neah…non riesco ancora a camminare senza di te”

Il ragazzo aveva percorso pochi metri in maniera tranquilla, ancora nessuno girava per le strade a quell’ora.
Nessuno tranne lui e l’uomo grasso che si ritrovò davanti all’improvviso.
Cappotto lungo, ghigno cattivo perennemente sul volto, occhiali, capello con strani ornamenti e l’immancabile Lero, il suo fidato ombrello. Impossibile non ricordarci chi fosse, era passato ancora troppo poco tempo dall’ultima volta che si erano visti.
“Conte del Millennio”
Salutò, facendo un leggero ghigno.
“Neah”
Rispose allo stesso modo Adam.
“Finalmente hai deciso di ricongiungerti con la tua famiglia, Quattordicesimo?”
Continuò il Conte, poggiando Lero a terra.
“è mio fratello la mia famiglia, credevo di avertelo già detto”
Gli rispose Neah.
Il ragazzo sostenne lo sguardo, ora furioso, di quello che, secondo la sua memory, era suo fratello.
Ma lui non era Mana.
Comunque decise di riprendere la parola prima che il Conte desse inizio alla battaglia.
“Ho un patto da proporti però”
“Un…patto?”
Chiese curioso l’uomo, inclinando di poco la testa.
“Non voglio combattere, non sono qui per questo…piuttosto verrò con te alla villa dei Noah”
Gli occhi del Conte s’illuminarono ma Neah non aveva ancora finito.
“A patto che…tu lascerai vivere Mana in maniera tranquilla, ed io possa fargli visita qualche volta così come lui possa far visita a me alla villa”
Le lunghe orecchie del Conte ascoltarono per bene quelle parole, le soppesò, pensò ai lati positivi così come a quelli negativi, ma era inutile. Quelli positivi erano indubbiamente di più, primo tra i quali il fatto di avere finalmente Neah dalla sua parte senza perdere altre memory nel frattempo; dividerlo con Mana Walker qualche volta era una richiesta che poteva facilmente accettare, se riusciva a sopprimere la gelosia.
E così fece.

“E così mi lasci solo per davvero…”
Mormorò Mana, osservando il fratello finire la sua valigia.
Neah si fermò un attimo per ricambiare lo sguardo triste del fratello.
“Era l’unico modo per metterti in salvo e per poter rimanere in contatto, non ti lascerò del tutto”
“Ma dovrò continuare il mio cammino da solo”
Protestò il più grande.
“Non lo sarai per sempre”
“Non sarai tu”
“Io ci sarò sempre!”
Il minore appoggiò la fronte contro quella del fratello, chiudendo gli occhi per non vedere quelli di Mana pieni di lacrime.
“Sei tu la mia famiglia Mana, non dimenticarlo mai”
Se ne andò con quella frase.


Un paio di giorni dopo Mana trovò un cagnolino in un vicolo vicino alla pensione, decise di chiamarlo Allen.

Alcune stagioni dopo, nel circo dov’era appena arrivato con il suo lavoro di pierrot girovago, incontrò un bambino con uno strano braccio rosso, proprio quando stava seppellendo il suo amico di tante avventure.
Lo prese con sé la sera di Natale e lo chiamò Allen, gli diede anche il suo cognome.
Allen Walker.

Alla fine Mana aveva continuato a camminare, proprio come gli aveva detto Neah, e non è più stato solo, proprio come gli aveva promesso il fratello.
 

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Capitolo 2
*** Secondo Capitolo ***


Angolino della Robh: eccomi di nuovo qui! Come avete notato non ho pubblicato nello stesso giorno, ebbene questa volta non ho un appuntamento fisso anche se la storia è completa, insomma farò degli attacchi a sorpresa u.u.
Questo l'ho fatto volutamente, per potervi augurvi a tutti un Buon Natale! <3
Buona lettura adesso ;)
Ps: in questo capitolo farà la sua comparsa Allen che, per motivi frivoli, ho deciso di tenere con i capelli bianchi, e pure Tyki, siccome è uno dei miei preferiti ho deciso di metterlo come prima comparsa dei Noah.

 

La villa che si stagliava davanti a loro era immensa, molto più di alcuni tendoni che avevano visitato. Il portone di legno aveva una maniglia di metallo lucido con una strana forma di zucca, forma che ritornava anche nei vasi che si vedevano appesi alla finestre, per il resto assomigliava a tutte le altre ville che gli erano accanto: con i muri bianchi immacolati, le finestre che quasi luccicavano nella leggera luce di quel giorno di fine Ottobre, i fiori freschi dentro i vasi che mandavano un bel profumo e, se allungavano un attimo lo sguardo, riuscivano a scorgere un pezzo del giardino di dietro, pieno di cespugli di rose rosse.
Ma quell’aspetto tranquillo non convinceva il più piccolo dei due visitatori.
“Mana, torniamo al circo! Non voglio entrare!”
Urlò il bambino dai capelli bianchi e il vestito da piccolo pierrot, che teneva la mano ad un ragazzo che si avviava verso i trent’anni, vestito elegante che copriva con un giaccone, con i lunghi capelli castani legati in una coda bassa dietro la schiena.
Mana si abbassò, inginocchiandosi all’altezza del bambino e gli sistemò il grande guanto che gli copriva la mano sinistra.
“Allen ti ho già detto che per me è un incontro importante, voglio farti conoscere tuo zio”
Il più piccolo gonfiò le guance e si tuffò nel petto del suo padre adottivo.
“Non ho bisogno di uno zio, ho già te!”
Mana sorrise e gli accarezzò i capelli.
“Ti voglio bene anch’io”

Da dentro la villa però, c’era qualcuno che non condivideva quel loro pensiero.
“Perché diavolo ci mette così tanto?!”
Urlò Neah, indispettito, mettendo i piedi sul tavolo e rubando uno dei biscotti che i camerieri avevano portato per il thè.
Tyki lo guardò male.
“Un po’ di educazione a tavola”
Gli ricordò, ma Neah in risposta si rubò un altro biscotto.
Joyd cercò di trovare un appoggio almeno nel Conte, seduto a capo tavola, ma lo ritrovò a ridacchiare.
“Neah-pon cerca di calmarti, Mana-pon non ha mai saltato un appuntamento quindi dobbiamo presumere che abbia solo avuto qualche problema con la sorpresa che ti ha accennato l’ultima volta”
Disse il Conte, calmando almeno un po’ l’irritazione del Quattordicesimo.
Neah infatti tirò giù i piedi dal tavolo, con molta soddisfazione da parte di Tyki, e si sedette composto, iniziando ad immaginare cosa potrebbe avergli portato il fratello.
Lo scoprì poco dopo, quando suonò il campanello fu il primo a scattare verso la porta, ignorando il commento di Tyki e i camerieri che stavano già iniziando ad incamminarsi.
Aprì la porta sempre più entusiasta e trovò davanti a lui il suo Mana.
Con uno sgorbio attaccato alla sua gamba.

Mana non sapeva davvero se piangere o ridere, come stava facendo il Conte da quando erano entrati nella sala da thè, per la situazione che gli si parava davanti.
Lui era seduto a capo tavola, al lato opposto a quello del Conte, alla sua destra c’era il piccolo Allen mentre alla sua sinistra si trovava Neah, che a sua volta aveva accanto Tyki, il quale forse era l’unico davvero tranquillo.
Il problema erano gli sguardi di malcelato odio che si stavano scambiando il bambino e il Quattordicesimo.
Quest’ultimo, appena aveva visto Allen attaccato alla gamba del suo fratello, aveva capito che il piccolo era entrato nel suo spazio (alias Mana stesso) e cercava di prenderne possesso senza  il suo permesso. Ma avrebbe trovato pane per i suoi denti, poco ma sicuro.
Dal punto di vista di Allen invece, quel famigerato zio voleva solo portargli via Mana, il suo papà. Gliel’avrebbe impedito a costo di morire nell’impresa.
E da qui partivano gli sguardi pieni d’odio, mentre il piccolo mangiava i biscotti e l’altro beveva il suo thè.
Mana sospirò, portandosi una mano al volto.
La situazione non migliorò per niente quando si spostarono nell’altro salotto e il Conte e Tyki decisero di lasciare la famiglia da sola, per potersi raccontare le novità del periodo in cui non si erano visti.
Ma le occhiatacce non finirono, anzi, Allen, che sedeva al posto di onore accanto a Mana, decise di aggrapparsi al braccio del genitore, facendo innalzare l’aura omicida del Noah seduto davanti a loro.
"Allora…come vanno le cose con i Noah?”
Chiese Mana per smorzare la tensione.
“Benissimo grazie”
Rispose Neah, non distogliendo lo sguardo dal bambino.
“Capisco…sai che Allen è davvero bravo come pierrot? Credo che abbia grandi potenzialità, quando sarà grande non sarà un problema per lui trovare un circo dove trasferirsi, anche in maniera fissa magari”
Continuò Mana, smorzato nuovamente dal fratello.
“Si…nel circo delle pulci”
A quel commento acido anche Allen non si risparmiò, facendogli una dignitosa linguaccia.
Fu allora che Mana decise, saggiamente, di battere in ritirata, addicendo come scusa che doveva usare la toilette.
Ed i due, finalmente soli, iniziarono a dar voce alle loro ragioni.
“Stai lontano da Mana!”
Urlò il bambino, incrociando le braccia al petto.
“Ah? Chi ti credi di essere, piccolo sgorbio? Io sono suo fratello, non starò mai lontano da lui! Tu piuttosto, stagli alla larga!”
“è il mio papà!”
“Non avete legami di sangue!”
“Però passa più tempo con me che con te!”
A quella stoccata Neah dovette per forza battere in ritirata.
Guardò male Allen e passò alle mani…ma non in maniera violenta, altrimenti Mana non glielo avrebbe mai perdonato sospettava.

“Che ci fate voi due davanti alla porta?”
Chiese Mana, davvero al limite della pazienza.
I due citati, il Conte e Tyki, si spostarono, di poco perché sennò si perdevano il pezzo clou, dalla porta del salotto.
“Ovviamente per tenere d’occhio Neah-pon e il piccolino mentre tu non c’eri, bisogna preoccuparsi per i membri della propria famiglia Mana-pon”
La risposta del Conte sembrava tanto una scusa…ma purtroppo il pierrot non aveva le prove per dimostrarlo.
Tyki intanto, indicò la porta con il pollice.
“Non si sente niente da cinque minuti buoni, o Neah ha ammazzato il piccoletto o il piccoletto ha soffocato Neah”
“E non siete intervenuti?!”
Urlò Mana, correndo preoccupato verso la porta.
“Non è la nostra famiglia”
Ribatterono in coro i due Noah.
“E il discorso di prima?!”
“Quale discorso, Mana-pon?”
Chiese il Conte, facendo lo gnorri.
Mana si morse il labbro per non bestemmiare, era un genitore e doveva dare il buon esempio ad Allen…sempre se il suo bambino fosse stato ancora vivo, pensò aprendo di scatto le porte del salotto.
Una cascata di piume gli arrivò dritta in faccia.
In mezzo alla stanza, Neah ed Allen avevano il fiatone, in mano avevano due cuscini ciascuno e i capelli pieni di piume, gli sguardi che mandavano scintille.
“Beh…almeno non si sono ammazzati”
Mormorò Tyki, accendendosi una sigaretta.
“Tyki-pon non fumare davanti ad un bambino”

I tre decisero di lasciarli sfogare…per tutta la giornata, quando si trattava di Mana i due Walker erano pronti a tutto.
Fu Allen a cadere addormentato alla fine, troppo stanco perfino per dichiarare pausa, i capelli chiari pieni di piume altrettanto candide e il visino rosso e rilassato.
“Almeno stasera dormirà senza incubi”
Sussurrò Mana prendendolo in braccio, pronto a tornare al circo con lui.
“Tsk, pappamolle”
Borbottò Neah, i capelli messi peggio di quelli del bambino e un segno di morso sulla guancia.
“Intanto quello lo ha fatto lui, vero?”
Chiese Tyki, con un ghigno.
“Silenzio!”
“Grazie per essere venuti a farci visita Mana-pon”
Mormorò il Conte avvicinandosi al pierrot che stava davanti alla porta di casa.
“Grazie a voi, avrei voluto parlare di più con Neah ma suppongo che questi due debbano ancora imparare a conoscersi”
“Sarà solo questione di tempo, ve-“
“Conte?”
Chiamò Tyki.
Il Primo dei Noah si era avvicinato ai due sulla porta per accarezzare una guancia di Allen, improvvisamente però si era bloccato, irrigidendo tutto il corpo, osservando la mano rossa del bambino scoperta e ben in vista.
“Quella croce…”
Sussurrò appena, con voce rabbiosa.
Mana strinse di più suo figlio a sé mentre gli altri due Noah si fecero sull’attenti.
“Innocence!”
Urlò il Conte.
“Hai portato dell’Innocence in casa mia, traditore!”
“Allen ci è nato con questa mano, non sapevo che fosse Innocence!”
Rispose Mana, facendo scudo al bambino.
“Allora glielo taglieremo”
Sibilò Tyki, già pronto ad avventarsi sui due.
Prima che potesse fare una mossa però, Neah gli aveva già portato la mano al collo, pronto a spezzarglielo se il portoghese avesse fatto una mossa di troppo.
“Ti ho già ucciso una volta Joyd, non costringermi a farlo una seconda”
Bisbigliò con voce cattiva ed occhi gelidi.
“Nessuno di voi due toccherà Mana o Allen”
Continuò, spostando lo sguardo sul Conte.
“L’Innocence è nostro nemico, Neah-pon, cosa farai se questo bambino diventerà un esorcista?”
Chiese quello.
“Non lo farà, Allen non ci farà mai del male”
Rispose il Quattordicesimo, sicuro delle sue parole.
“Perché?”
Domandò Tyki, con voce roca.
Neah lo lasciò andare e si avvicinò al fratello, accarezzando leggermente i capelli del piccolo, posandogli poi un bacio sulla fronte, sotto lo sguardo pieno di felicità ed amore di Mana.
“Perché siamo una famiglia, e le famiglie non si tradiscono mai”
La sicurezza negli occhi di Neah fece rilassare anche il Conte e Tyki che gettarono l’ascia di guerra, promettendo a Mana che sarebbero andati a vedere lui ed Allen al circo.

“Siamo una famiglia eh?”
Chiese Mana, una volta fuori di casa con il fratello.
Neah fece una smorfia.
“Beh, ha la stoffa dello zio…”
“Certo certo”
Le risate di Mana coinvolsero anche Neah, e guidarono la mente dormiente del piccolo Allen verso dolci sogni.

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Capitolo 3
*** Terzo Capitolo ***


Angolino della Robh: Eccomi di nuovo con un altro capitoletto, spero vi possa piacere e ne approfitto per augurarvi un buon Anno! Che il 2017 vi possa portare gioia e felicità <3.
Alla settimana prossima e buona lettura ;).

 

La signora Camille, una simpatica vecchietta che abitava nel condominio Rose da quando era a malapena una neonata, si era appena svegliata dal suo riposino pomeridiano.
Stranamente non per colpa dei gattini che suo figlio gli aveva regalato per farle avere un po’ di compagnia, ma per via di alcuni rumori fuori dalla porta, precisamente dall’abitazione appena presa in affitto dallo strano ma gentile, pierrot che ogni mattina la salutava con un fiore di rosa rossa fresco; guardò l’orario, era troppo presto perché Mr. Walker e il piccolo Allen tornassero dal circo, quindi decise di dare giusto una sbirciatina per capire cosa stesse succedendo.
Si ritrovò davanti ad un ragazzotto, somigliante al signor Walker, non fosse stato per i capelli, che lottava con le chiavi di casa.
“Dunque, questa…non è, quest’altra…no…questa!”
Esclamò lo sconosciuto.
L’anziana decise di ritirarsi in casa. Al massimo avrebbe chiamato la polizia.

Fischiettando la melodia che faceva muovere l’Arca, Neah sistemò il suo giaccone si tirò su le maniche della camicia.
Aveva scoperto dal fratello che da pochi giorni era riuscito finalmente e prendere in affitto un’abitazione abbastanza comoda e vicina al circo dove lui ed Allen avevano iniziato a lavorare da poco. Il bambino aveva bisogno di stabilità e che ci fosse qualcuno con lui nel caso si fosse ammalato e Mana non poteva saltare lo spettacolo, per questo il condominio scelto non distava troppo dalla via, dove risiedevano il Conte e i Noah.
Inutile dire quanto fosse stato entusiasta Neah a sapere quella notizia!
Finalmente avrebbe avuto il fratello accanto, non del tutto ma almeno era vicino, e i loro incontri sarebbero stati di più che una semplice visita allo spettacolo dei due.
Dovevano assolutamente festeggiare la cosa!...Ma purtroppo Mana ed Allen avevano uno spettacolo impegnativo, quello sera, e non potevano partecipare al ricevimento a villa Noah organizzata dal Conte, con somma tristezza di quest’ultimo che aveva fatto confezionare un mini smoking apposta per il piccolo Walker.
Ma Neah non si era arreso, voleva festeggiare con la sua famiglia e così avrebbe fatto!
Per questo aveva fatto rubare le chiavi da Tyki ed era entrato di nascosto nell’appartamento, avrebbe preparato una cena con i fiocchi per suo fratello e suo nipote, si sarebbero leccati i baffi, poco ma sicuro!
…Almeno dopo che avrebbe preparato la cena…dopo che avrebbe capito come si accendevano i fornelli…e dopo aver scoperto per quanti minuti dovesse cuocere l’arrosto.
“…”

La signora Camille da quando abitava in quel condominio, e ci abitava da tanto tempo eh, non aveva mai sentito così tanto trambusto, neanche quando la signorina Flora aveva partorito due gemelle e queste avevano subito dato prova di avere delle ugole d’oro.
Si alzò nuovamente dalla sua comoda poltrona, lasciando a terra uno dei suoi adorati micini e si avvicinò nuovamente alla porta per dare un’altra sbirciatina.
Trovò sempre quello sconosciuto di prima sulla porta dei due Walker, stavolta insieme con un uomo abbastanza panzuto che indossava uno strano cilindro, accompagnato da un ombrello che finiva con una piccola zucca.
I due però non erano soli.
Si vedeva una serie, quasi infinita per la signora Camille che non ne aveva mai visti di persona, di camerieri che portavano avanti e indietro decine e decine di portate.
Adesso era davvero tentata di chiamare la polizia, ma allo stesso tempo era curiosa di come sarebbe andata a finire quella storia, non ne capitavano spesso in quel condominio di cose così.

“Come hai fatto a perdere le chiavi proprio stasera?!”
Borbottò Allen, avvolto nel suo piccolo giubbotto per ripararsi dal freddo invernale.
“Erano nella tasca interna della giacca, non capisco chi abbia potuto prenderle”
Si giustificò il genitore, continuando a cercare le famose chiavi nonostante avesse costatato già parecchie volte che non erano più al loro posto, e senza di quelle non potevano entrare nella loro nuova casa.
La loro unica speranza è che la portinaia ne avesse un paio di riserva, poi sarebbe stato Mana a cambiare la serratura e quindi fornire quelle nuove, nel caso qualcuno avesse trovato quelle vecchie e volesse fare una visitina in casa loro.
Era questa l’intenzione dell’adulto…prima di vedere che le luci del loro appartamento erano già accese.
“Sono già entrati Mana! Che facciamo?!”
“Tranquillo piccolo, adesso chiamiamo la polizia”
“E vorresti far arrestare tuo fratello?”
Urlò Neah, sorridendo, dalla finestra.

“Quindi le aveva prese Tyki?”
Chiese Mana, salendo le scale insieme ad Allen e al fratello, che era sceso per andare ad aprire loro la porta del condominio.
“Certo! Sennò come facevo a farvi una sorpresa?”
“Piuttosto che una sorpresa, ci hai fatto prendere un infarto”
Gli rinfacciò il bambino, scatenando le ire dello zio che gli tirò la guanciotta paffuta.
“Sentilo il piccoletto dalla vocetta squillante, mi sono accorto che eravate in strada grazie alle tue urla”
Allen era sicuramente pronto a ribattere, come sempre d’altronde, ma poi vide tutto il cibo che traboccava dal loro appartamento.
Gli s’illuminarono gli occhi di felicità.
“Ti voglio tanto bene zio Neah!”
Urlò il bambino, dando perfino un bacio sulla guancia del Noah, per poi correre ad abbuffarsi prima che Mana lo fermasse. L’uomo però, era troppo scioccato per dire alcunché.
“Come hai fatto a preparare tutto questo? Non hai mai cucinato in vita tua!”
“Caro fratello, come vedi ho molti assi nella manica”
Sorrise il minore, tutto sodisfatto e con il petto gonfio di orgoglio.
Mana stava per crederci davvero, perché quel cibo da solo non era potuto arrivare, ma la vera risposta arrivò poco dopo con una porta a forma di cuore, con decorazione a quadri neri e rossi.
La porta di Road.
La Noah uscì dalla porta saltando, andando a finire accanto al bambino che stava finendo di spazzolare un vassoio di mitarashi dango.
“Allen! ~ Ti sono mancata, piccolino?”
Il bambino sorrise e annuì con la testolina, perché parlare con la bocca piena era maleducato gli diceva Cheryl; Road urlò contenta e lo strinse forte al petto, mentre Allen continuava a riempire il suo stomaco senza fine.
Dopo la bambina, uscì anche il Conte dalla porta, tenendo in mano due coppe gelato.
“Neah-pon hai scordato di prendere il dolce”
Mana si girò verso il fratello, bianco come un cadavere, che cercava di evadere il suo sguardo.
Alla fine il maggiore sospirò, pensando che almeno adesso era sicuro che il cibo non fosse avvelenato.

La signora Camille, dall’alto dei suoi ottant’anni e passa, aveva sempre vissuto in quel condominio, non aveva mai pensato di trasferirsi altrove, tantomeno non voleva andare nel ricovero che suo figlio le consigliò, decisamente no; non ora che aveva trovato dei vicini così divertenti, che rianimavano il vecchio condominio, come la famiglia Walker.

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Capitolo 4
*** Quarto Capitolo ***


Angolino della Robh: Eh buonasera a tutti quanti, questa è la mia prima pubblicazione del 2017, spero che porti bene! >.<
In questo capitolo si nota sempre di più il carettere 'non proprio' facile di Allen e si vede uno scorcio dei suoi vari rapporti con Noah, quello messo in evidenza è ovviamente il rapporto...roccambolesco (?) che ha con l'adorato zio.
E si vedrà anche un piccolissimo, minimo pezzettino che v'indicherà quale sarà la coppia shonen-ai :3.
Buona lettura! <3



Neah adorava Mana, il suo adorato fratello maggiore.
Pur essendo Noah, lui considerava l’umano la sua vera ed unica famiglia…certo c’era anche Allen adesso, ma si poteva dire che si stava abituando anche a quel piccolo sgorbio che certe volte gli rubava le attenzioni del fratello.
Esattamente come in quella situazione.
Mana doveva sostituire un amico pierrot in un circo distante dalla città, purtroppo non poteva portare anche Allen perché l’amico influenzato poteva passare il raffreddore al piccolo e poi il viaggio era troppo lungo per un bambino della sua età, almeno secondo Mana.
Secondo Allen, lui poteva cavarsela da solo.
Neah approvava.
Mana ovviamente no e quindi il Noah stava da un paio di minuti sulla porta della villa, Allen in braccio nonostante entrambi volessero farne a meno, e con il pierrot che stava snocciolando da almeno una decina di minuti tutte le raccomandazioni possibili che gli passavano per la testa.
“Mana…non sto reggendo un vaso di cristallo”
Borbottò Neah, con le orecchie piene delle parole del fratello.
“Ma Allen è piccolo!”
“Ho 10 anni”
Borbottò a sua volta il piccolo contro il genitore, con la faccia nascosta nel collo della camicia di Neah.
“Ehi, non m’insozzare la camicia”
Per risposta ebbe una linguaccia.
“Piccolo…”
Mana a quel punto iniziò ad avere dei ripensamenti, seri ripensamenti guardando le occhiate omicide che si stavano scambiando, ma doveva per forza partire e non poteva attardarsi altrimenti.
“Ci vediamo tra un paio di giorni, mi raccomando, fate i buoni in mia assenza”
“Si”
Dissero in coro i due, con voce lamentosa.
“Vi voglio bene!”
Urlò Mana, ormai in lontananza, e i due stavolta risposero con altrettanto calore, poi poterono, finalmente, tornare in casa.

“Okay sgorbio, non voglio far arrabbiare Mana ma non ti voglio neanche tra i piedi mentre svolgo i miei compiti per il Conte, quindi abbiamo bisogno di alcune regole: prima tra tutte non metterti a fare giochetti da circo nei corridoi, ci sono alcuni vasi veramente costosi e non voglio essere io a ripagarli, secondo non gironzolare da solo, questa villa è collegata all’Arca e c’è seriamente il rischio di perdersi e non voglio che Mana si arrabbi con me perché sei scomparso chissà dove, terzo la casa è piena di Noah, se non vuoi farti ammazzare per via della tua innocence ti consiglio di rimanere buono buono nella mia stanza, puoi uscire solo quando sono pronti i pranzi…e anche per il bagno magari, sono un bravo zio quindi te lo concedo, fin qui hai capito tutto?...Allen?”
Neah smise di parlare per la prima volta da quando aveva iniziato a camminare per il corridoio che portava dritto alla sua stanza.
Perché c’era quel silenzio? …Aveva paura di rispondersi, ma doveva.
Si girò quindi, e vide dietro di sé solo il corridoio vuoto.
E non erano passati neanche dieci minuti.
“ALLEN WALKER!!!”

Il piccolo Allen stava gironzolando per un grosso corridoio pieno di porte, ovviamente non era stato ad ascoltare lo zio, troppo noioso.
Preferiva esplorare da solo la villa, era abituato a cavarsela fin da prima che Mana lo prendesse con sé quindi non era un problema per lui, sarebbe tornato da Neah quando avrebbe finito il suo giro.
Aprì la prima porta del suo cammino, trovandosi davanti tantissimi cuscini a forma di caramelle e bambole senza qualche pezzo sparse un po’ qua e là; il bambino capì subito a chi apparteneva la stanza.
“Allen!!!! ~”
Con un sorrisone, il piccolo si gettò tra le braccia di Road.

“Conte smettila di ridere! Qui la questione è seria, se Mana viene a sapere che ho perso Allen dopo neanche cinque minuti che s’è andato è  la volta buona che non mi parla più!”
“Oh non farla così tragica Neah-pon, Allen-pon è un bambino intelligente, quanto scommetti che sarà lui a trovare noi e non noi a trovare lui?”
Rise il Conte, saltellando per il corridoio.
Neah, accanto a lui, accelerò il passo.
“Questo non deve succedere! Non posso dare anche questa soddisfazione a quello sgorbio!”
“Ohohoh ~”

“Quindi un altro colpo di ago qui…ed ecco fatto! Abbiamo finito il tuo fantasmino!”
Sorrise Road, con in mano il pupazzo.
Allen batté le mani felice, il sorriso sporco di alcuni sbaffi di cioccolato che lui e la Noah si erano mangiati alcuni minuti prima.
“Che dici, lo facciamo vedere al Conte?”
Chiese Road, mettendo via i pezzi di stoffa non utilizzati.
Il bambino non l’ascoltò molto, troppo preso dal suo nuovo pupazzo…un po’ inquietante, ma era sempre un regalo che, con il loro stipendio, lui e Mana non potevano permettersi; la Noah dal suo canto, prese quel silenzio per un assenso quindi acchiappò il piccolo per una mano e corse alla sua porta per aprirla e per potersi immergere nel corridoio.
Solo che Road andò da una parte tutta convinta…Allen, che era riuscito a togliere la mano dalla sua senza farsi scoprire, andò in direzione opposta.

“Gli hai dato i cioccolatini prima di cena?! Poi perde la fame!”
Urlò Neah, con un diavolo per capello, al fratello.
Skin, da canto suo, rimase immobile seduto sulla panca. Si limitò ad annuire.
Allen lo aveva trovato poco prima d’inoltrarsi nel corridoio delle camere e gli aveva regalato dei cioccolatini, poiché aveva sentito il brontolio dello stomaco del bambino.
“Gli paghi tu il dentista se gli vengono delle carie, sappilo!”
Urlò di nuovo il Quattordicesimo, andandosene a passi sostenuti.
“Per me hai fatto una cosa carina, Skin-pon”
Gli pattò la testa, il Conte.

Stringendo al petto il suo nuovo pupazzetto, Allen vide una gattina tutta nera che gli stava venendo incontro, l’accarezzò giusto un po’ prima di riprendere il suo cammino verso la camera che aveva di fronte; la spalancò giusto un po’ per vedere cosa c’era all’interno…prima di scappare a gambe levate, sotto lo sguardo comprensivo della gattina.
La camera di Debitto e Jasdero era la più paurosa di tutta la casa.

“Lo hai perso?!”
Road mise il broncio.
“Anche tu hai perso Allen! Non incolpare solo me!”
Neah strinse i denti, sconfitto dalla risposta della ragazzina.
“Quando lo trovo, lo uccido!”
“Mana non ti vorrebbe più bene”
“Ma voi da che parte state?!”
“Allen”
Risposero in coro i due.
“Traditori!”
“Mai quanto te”
Risposero ancora.
“…”

Quella che Allen aveva trovato doveva essere per forza la stanza del Conte, era strapiena di pacchetti regalo e di telefoni che continuavano a squillare.
Riuscì perfino a recuperare Lero in fondo alla stanza, svegliando così il povero ombrello.
“Allen-tama! Cosa ci fa qui? Lero”
“Esploro la casa!”
“Ma…Neah-tama lo sa? Lero”
“No, era troppo noioso farlo con lui, non mi faceva fare niente”
“Questo perché sei ancora un bambino”
Disse una voce e Allen fu preso in braccio dal possessore di quella.
“Tyki!”
Esclamarono in coro l’ombrello e il bambino.
Joyd sorrise ferino ed uscì dalla stanza del Conte per incamminarsi verso la sua.
“Non mi stai portando da Neah vero?!”
Chiese Allen preoccupato.
“Tranquillo, anch’io sopporto poco il tuo caro zietto, starai con me fino all’ora di cena ti va? Posso leggerti una storia”
Finì l’uomo facendo l’occhiolino.
Allen non poté che accettare.

“Quindi è scappato dalla stanza dei gemelli dopo averla vista, sicura che non è entrato?”
Lulubell annuì per l’ennesima volta.
“ E’ passato davanti correndo, era spaventato dalle condizioni in cui versava evidentemente”
“Ehi!”
Urlarono in coro i gemelli, iniziando a urlare contro la bionda che, con infinita nonchalance, l’ignorò per lisciarsi un attimo i capelli.
Neah, invece, avrebbe volentieri messo le mani nei suoi per strapparseli.
Decise però di mantenere la calma, in pratica tutti i Noah lo avevano intravisto quindi ora la cosa diventava più difficile siccome non poteva chiedere a nessun’altro…tranne che a Tyki!
Mancava solo lui! La sua unica speranza! La sua unica luce! Il suo fratello adorato!
Corse come un matto verso la stanza del portoghese e, con la stessa foga, spalancò la porta.
“Tyki!”
“Ssssssshhhhh!”
Gli si piantò in faccia Lero sibilando.
“…Eh?”
L’ombrello si spostò e fece vedere Tyki seduto su una sedia a dondolo, con in braccio Allen che dormiva tranquillo, coccolato dalle carezze e dai baci che il Noah gli lasciava sulle gote e tra i capelli.
Neah si sentì come se qualcuno gli stesse toccando Mana.
Non fece neanche parlare Tyki, bastardo traditore, no, si limitò a dargli un pugno ben assestato che lo mandò al tappeto, urlandogli pure contro che era un pervertito approfittatore di bambini innocenti.
“Ma veramente l’ho trovato nella camera del Conte…”
“E l’hai portato in camera tua invece che da me?! Quindi sei anche un adescatore?!”
Urlò Neah, caricando anche l’altro pugno.
Tyki capì di dover starsene zitto.

Alla fine Neah aveva recuperato Allen, svegliato da tutto quel trambusto ma ancora un po’ insonnolito.
“Adesso andiamo a mangiare e poi ti chiudo dentro la mia camera, fosse l’ultima cosa che faccio”
“Neah…”
“E non provare a fare la vocina per farmi cambiare idea, non sono Mana e-“
“Credo che mi piacerà stare qui con voi”
Il Noah si dovette fermare per lo stupore.
Osservò il visino di Allen ma quello si era già riaddormentato, con la guancia posata sulla sua spalla e il fantasmino tra le braccia; un calore iniziò a risalire nel petto di Neah e capì che anche lui era contento di avere il nipote in casa con lui, che Mana si fosse fidato così tanto di lui d’avergli lasciato il bambino nonostante lo stesse mettendo in casa di nemici, suo fratello sapeva che l’avrebbe protetto…e cercato per tutta la casa ogni volta, perdendo anni di vita nel frattempo, visto che il bambino era deciso a curiosare senza la sua presenza anche il giorno dopo, e quello ancora, e quello dopo ancora.
In quei momenti Neah pregava che Mana ritornasse in fretta a riprenderselo.

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Capitolo 5
*** Quinto Capitolo ***


Angolino della Robh: Buona Domenica a tutte quante, questa settimana aggiorno un pò in ritardo ma...ho avuto da fare ecco u.u''' (alias mi sono dimenticata >.>''').
Ma passiamo al capitolo! Anche se sembra triste all'inizio non pensate male, non finisce in modo orrendo giuro, anche perchè è piccolino, farlo finire male sarebbe una tortura ò.ò.
Adesso vi auguro una buona lettura <3.



Mana sentiva di avere tutto il corpo pesante, le orecchie erano ovattate come se avesse dentro del cotone, gli occhi erano stanchi, faceva fatica a tenerli aperti; stava in mezzo ad un cimitero deserto, scuro per via della notte piena di nuvole, nonostante fosse sicuro di essersi addormentato nel suo letto, scomodo certo ma era pur sempre quello che gli offriva il circo quando era troppo stanco per tornare a casa.
Come ci era finito in quel cimitero, a quell’ora soprattutto?
Iniziò a sentire un pianto in lontananza, incuriosito, iniziò a prendere il sentierino che lo avrebbe portato alla fonte di quel pianto disperato.
Alla fine trovò Allen.
Il suo piccolo bambino piangeva vicino a una tomba che recava il suo nome.
Sarebbe voluto andare da lui, correre per stringerlo forte, per dirgli che era lì, che non l’aveva ancora abbandonato, ma il suo corpo non rispondeva, restava inchiodato lì e la sua voce non usciva.
Allen continuava a piangere.
Mana sentiva il cuore spezzarsi ogni attimo di più, non avrebbe resistito ancora a vedere il suo bambino disperarsi per lui.
Fu allora che vide arrivare Neah.
Suo fratello si chinò verso il bambino, gli asciugò le lacrime e lo prese in braccio, sussurrandogli che era ora di tornare a casa, che sarebbero tornati ancora a trovarlo.
Il pierrot iniziò a sentire le lacrime scendere sulle sue guance, chiuse gli occhi in pace.
“Mana…Mana, sveglia!”
L’uomo iniziò a socchiudere gli occhi, vedendo l’immagine sfocata di Neah davanti a lui che sorrise.
“Menomale! La febbre è scesa, adesso posso portarti a casa”
“Fe…Febbre?”
“Sì, sei svenuto durante uno spettacolo, lo sgorbio e il direttore si sono preoccupati così hanno fatto venire il dottore, ha detto di non sposarti finché non si sarebbe abbassata”
Spiegò Neah, prendendo il maggiore in spalla per poterlo portare finalmente a casa.
“Al-len?”
“è dal Conte, si è spaventato molto lo sgorbietto, quel dannato pervertito di Tyki ha dovuto faticare per farlo addormentare”
“uhn…ho fatto un sogno…?”
Bisbigliò Mana piano.
Neah sentì la camicia dietro inumidirsi, il fratello stava piangendo?
“Sicuro che non era un incubo? Ne vuoi parlare?”
“No…era un sogno bellissimo”


Anche se Mana fosse mancato, Allen non sarebbe stato da solo.

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Capitolo 6
*** Sesto Capitolo ***


Angolino della Robh: scusate per aver saltato una settimana, chiedo umilmente perdono! ç.ç
Purtroppo ho avuto troppe cose per la testa e non sono riuscita ad aggiornare, perdonatemi davvero...spero che questo capitolo mi possa far perdonare e allo stesso tempo farvi ridere, prometto che m'impegnerò di più a rispettare la scadenza settimanale ><.

Buona lettura <3



Le luci illuminavano il pezzo di strada, dove vi era la villa del Conte del Millennio.
Mille luci colorate accompagnate da fiori freschi, argenteria per ogni tavolo, bicchieri di cristallo sui vassoi dei camerieri; ogni angolo era stato ripulito, ogni dettaglio era stato curato, perfino i vestiti che indossavano i padroni di casa, erano stati comprati giusto per l’occasione.
Quel giorno era importante perché Allen, dodici anni compiuti da poco, entrava ufficialmente in società.
Una festa era assolutamente obbligatoria per quell’occasione e il Conte aveva dato il meglio di sé per organizzare il tutto.
…Senza pensare minimamente a quello che avrebbe voluto fare il festeggiato e il genitore di questo.
Allen, infatti, si stava tenendo a distanza di sicurezza dalla pista da ballo, dove il Conte lo aspettava perché il suo primo ballo doveva essere assolutamente suo, con in mano un piattino dove a malapena ci stavano una decina dei suoi amati mitarashi dango. L’unica cosa positiva che trovava in quella festa, il buffet.
Mangiucchiava svogliatamente, il papillon lo soffocava e voleva toglierselo il più presto possibile.
Mana cercava di tenerlo buono dandogli anche il contenuto del suo piattino ma la cosa non sembrava funzionare.
Il ragazzo voleva tornarsene nel condominio, dove lo aspettava la cioccolata calda della signora Camille, e anche Mana se proprio doveva dirla tutta.
Non erano abituati a tutto quello sfarzo.
E il Conte iniziava ad avvicinarsi a loro.
…I mitarashi dango iniziarono risalire dallo stomaco del giovane Walker.

“Allen, ti prego, esci da sotto il tavolo, mi stanno guardando tutti come se fossi pazzo”
Bisbigliò Mana, con un sorriso di circostanza sul viso, per non farsi considerare più pazzo di quello che sembrava a parlare con il tavolo del buffet, dove Allen si era nascosto per sfuggire alle grinfie del capo dei Noah.
Il ragazzo non rispose.
“Allen…ti scongiuro…”
“Ci pensiamo noi!”
Il pierrot si portò una mano sul cuore, perdendo una decina di anni di vita a causa dell’urlo dei gemelli nelle orecchie.
Jasdero e Debitto, vestiti come al solito tranne per una giacca elegante che sostituiva le loro normali, ghignarono e s’infilarono sotto il tavolo. Così. Senza preoccuparsi degli sguardi scioccati degli ospiti.
Il tavolo iniziò a muoversi.
Mana decise di chiamare aiuto.
“Neah!”

Alla fine non solo Neah era dovuto intervenire, ma anche Tyki e Cheryl, siccome i gemelli avevano fatto comunella con Allen e si rifiutavano di uscire; i tre uomini si erano infilati anche loro sotto il tavolo e ne avevano acchiappato uno per uno, e Neah si era beccato anche il solito morso sulla guancia da parte di Allen.
“Dannato sgorbio”
Bisbigliò con un’aura nera il Quattordicesimo, tenendosi la guancia ferita e guardando male il nipote.
L’unica soddisfazione era vederlo che cercava di fuggire dalle braccia del Conte.
“Se la questione è solo il ballo, il ragazzo può ballare tranquillamente con me”
Intervenne Tyki con nonchalance.
“No! Voglio ballare io con Allen ~”
Borbottò Road, prontamente portata via da Cheryl.
“Non se ne parla Tyki-pon, io sono il padrone di casa, quello che ha organizzato la festa per Allen-pon quindi ballerà con me!”
Mise il broncio (?) il Conte.
“Anche Dero vuole ballare con Allen! IhIh ~”
Urlò il biondo.
“Chiediamo ad Allen con chi vuole ballare”
Propose Lulubell, per mettere fine a quella guerra.
“Tsk, dirà sicuramente Tyki”
Borbottò Debitto, incrociando le braccia al petto.
“Stupido Tyki!”
Urlò Jasdero.
Il portoghese li guardò seriamente male, ma decise di mantenere il contegno che lo contrastingueva, d’altronde non era colpa sua se Allen lo adorava…ma poteva comunque girarci il dito nella piaga.
“Beh il ragazzo vorrebbe avere solo il meglio per il suo primo ballo, non è vero piccolo Allen?...Allen?”
I Noah si guardarono intorno e non trovarono né il ragazzo, né il pierrot e nemmeno il Quattordicesimo.
“Se ne sono andati mentre parlavate”
Comunicò Cheryl, comodamente seduto con Road in braccio.
“E perché non ci avete avvertito?!”
Urlò Tyki.
“Perché non volevate farmi ballare con Allen!”
Gli rinfacciò la bambina, mettendosi il suo lecca-lecca in bocca offesa.

“Aaaahh qui si sta sicuramente meglio”
Mormorò Allen, avvolto nella sua coperta davanti al camino, gustandosi finalmente la sua adorata cioccolata calda della signora Camille.
“Uhm, per una volta concordo la cosa stava diventando asfissiante”
Mormorò Neah, bevendo la sua tazza.
“Una cosa su cui andate d’accordo, che strano!”
Rise Mana, concentrandosi poi solo sul figlio.
“Ma dimmi la verità Allen, non contando il Conte, con chi avresti ballato?”
Chiese.
Il ragazzo arrossì, e Neah stava già partendo con le maledizioni per Tyki, ma il nipote si girò sorprendemente verso di lui.
Il Noah allora si fece serio e si alzò dal tavolo, fece un leggero inchino e porse la mano al nipote, Allen sorrise e gliela prese, Mana intanto mise su la musica.
Così nipote e zio si misero a ballare, osservati da un paio di occhi pieni d’amore per loro.
Un’entrata in società più bella di così, Allen non poteva averla.

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Capitolo 7
*** Settimo Capitolo ***


Angolino della Robh: *con voce da Maga Magò* Spero che voi non abbiate l'influenza come la sottoscritta @.@.
Non mi delungo tanto proprio per questo, spero che il capitolo vi piaccia, di aver scritto bene il nome dell'ispettore antipatico e che domani sia una bella giornata per quelli che andranno a Novegro ^^ (pioggia a parte

 

Un bambino di a malapena quattro anni indicò alla madre un ragazzo buffo che correva verso di loro.
Quel ragazzo aveva i capelli bianchi, una strana cicatrice sulla guancia, l’altra metà del volto dove questa non c’era, era piena di trucco che il ragazzo stava cercando di togliersi con una manica del cappotto.
Allen Walker, quindici anni, aveva appena finito il suo spettacolo di pierrot insieme al padre adottivo Mana, e ora stava correndo a prendere il pane dal fornaio prima che questi lo finisse, come era già successo anche altre volte. E la fortuna non era dalla sua neppure quella volta vista la coda che lo attendeva.
“Non ci credo…”
Mormorò tra sé e sé, sconsolato.
Doveva prendere il pane per lui e per il padre, insieme con quello morbido per la signora Camille, la loro vicina di casa, ormai non più tanto arzilla ma sempre così gentile da preparare ai due una bella scodella di stufato quando tornano tardi dal circo. Il minimo che potevano fare, era portare il pane.
Si mise quindi ad aspettare, sperando di trovare qualcosina di buono alla fine.
“Scusami ragazzo…”
Allen batté un paio di volte le palpebre prima di girarsi.
Trovò davanti a sé un uomo, con dei baffi buffi, che gli sorrideva e vicino un ragazzo, forse più di grande di lui, con una lunga treccia bionda e due strani nei sulla fronte che leggeva un libro.
Per essere sicuro che quel signore stesse parlando con lui, Allen s’indicò con un dito, quando l’altro gli annuì, il ragazzo decise di avvicinarsi.
“Ci conosciamo?”
Chiese per esserne sicuro, incontrava tanta gente ogni giorno, la maggior parte era il pubblico del suo circo, e non riusciva a tenere a mente tutti i volti ogni volta.
“No, ma vorrei rimediare, potresti venire con me?”
Domandò l’uomo, sorridendo e porgendogli un sacchetto di pane caldo appena sfornato.

“Così il mio braccio è speciale?”
Domandò Allen, seduto al tavolo di un ristorante costoso con i due.
Prima era corso a casa per dare il pane a Mana e chiedere scusa alla loro vicina, non poteva partecipare al loro pranzo; il padre aveva provato a chiedergli spiegazioni ma il ragazzo aveva cercato di rassicurarlo, sarebbe tornato prima delle prove per lo spettacolo serale.
L’uomo davanti a sé annuì.
“Si chiama innocence e questo fa automaticamente di te un’esorcista”
Spiegò l’ispettore Leverrier.
“Ovviamente questa è una spiegazione minima, per saperne di più dovrai venire con noi all’Ordine Oscuro, il quartier generale degli esorcisti, dove potremo sostenere degli esami e spiegarti di più riguardo al tuo dono”
Continuò l’uomo, bevendo un sorso del suo thè.
“Dovrei partire?!”
Urlò Allen.
“è necessario che lei venga con noi, sarebbe un importante aiuto”
Intervenne il ragazzo biondo, Link.
“Non sto capendo niente! Perché dovrei venire con voi e abbandonare Mana?”
“Per il bene del nostro pianeta”
Riprese l’uomo.
“Vedi Allen, il mondo è un posto pieno di pericoli, molti sono ben in mostra mentre altri sono nascosti pur se davanti ai nostri occhi, sto parlando di esseri chiamati akuma”
“Demoni?”
“Non proprio, direi piuttosto mostri creati da una mente contorta, la tua mano è un’arma speciale che può combattere questi mostri, sei uno dei pochi eletti, per questo è necessario che tu venga con noi”
Finì Leverrier, guardando Allen dritto negli occhi.
Il giovane pierrot lasciò vagare il suo sguardo sulla sua mano rossa, un’arma…lui l’aveva sempre vista come una maledizione: per quella i suoi veri genitori l’avevano abbandonato, per quella al circo lo avevano picchiato e anche la sua famiglia non la vedeva di buon occhio…abbandonare Mana poi…la questione sembrava importante, però e voleva altri dettagli.
“Chi è questa mente contorta?”
Mormorò Allen.
“È chiamato Conte del Millennio”
Gli rispose Link.

Ad Allen mancò il fiato nel petto.
Il Conte del Millennio, quel simpatico uomo panzutello che l’ospitava in casa sua quando Mana era impegnato, che da piccolo gli faceva dei regali e che gli accarezzava i capelli come un nonno amorevole.
“C-Conte?”
“Sì, i suoi seguaci sono la famiglia Noah”
Un altro colpo al cuore.
La famiglia Noah, la sua famiglia.
Il calore di Road gli scaldava sempre il cuore, i metodi di Cheryl che aveva usato nell’educarlo, la gentilezza e le risa di Tyki mentre gl’insegnava a giocare a poker, gli scherzi che architettava con Jasdebi, i dolci che Skin gli passa sempre di nascosto e i consigli di Lulubell quando ne aveva più bisogno.
Solo gesti di affetto, solo quelli riempivano i suoi ricordi e non riusciva a capire perché ora quell’uomo stesse dicendo che invece erano persone crudeli e cattive.
Soprattutto su Neah, su suo zio.
Leverrier stava ancora parlando ma Allen ormai non lo ascoltava, non accettava quelle parole e lo dimostrò alzandosi dal tavolo.
“Rifiuto”
Disse risoluto lasciando i due ispettori ad occhi aperti.
“Come prego?”
“Ho detto che rifiuto, non vi seguirò, non parteciperò a questa cosa, sono solo un pierrot e intendo rimanere tale”
“Sei un esorcista!”
Urlò l’uomo.
“Sono Allen Walker! E decido io cosa fare nella mia vita!”
E quello che aveva in mente non riguardava scontrarsi con chi aveva di più caro.
Il discorso per lui era finito lì.
Prese il suo cappotto e uscì dal ristorante senza guardarsi più indietro, aveva scelto la sua strada.
Nonostante quello, Leverrier non era della stessa opinione, infatti, lo seguì immediatamente in strada, urlando di tornare indietro.
‘Non avvicinarti a mio nipote’
Mormorò una voce gelida che fece fermare l’ispettore sul marciapiede, si guardò intorno e vide un giovane sui trent’anni, pelle scura e stigmate sulla fronte, gli occhi color oro gelidi puntati su di lui.
‘Stai lontano da Allen’
Continuò quella voce e l’uomo si allontanò, seguendo Walker.
Levverier invece rimase lì, impietrito.

“Allora, sgorbio, che voleva quel vecchietto da te? Mana era preoccupato”
“Come se tu non lo sapessi”
Borbottò il giovane allo zio, con il broncio in bella vista.
“Uhn si…se te ne sei andato quindi preferisci noi suppongo”
“Tsk, non certo te”
I due si guardarono in cagnesco come sempre, ma alla fine Neah allungò un braccio e tirò a sé il nipote, abbracciandolo per le spalle e lasciandogli un bacio sulla tempia.
“Andiamo a casa adesso”
“Si…”
Il ‘Ti voglio bene’ rimase nell’aria, ma entrambi lo sentirono nel calore di quell’abbraccio.

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Capitolo 8
*** Ottavo Capitolo ***


Angolino della Robh: Buona sera, buona sera, buona sera!
Questa settimana aggiorno a poca distanza, incredibile ma vero ragazze! (xD) Vi devo dire la verità, questo capitolo non mi convince del tutto ma spero che riesca comunque a farvi ridere come ha fatto ridere me mentre la rileggevo.
Ho messo anche un'accenno alla mia precedente fict, niente di speciale da farvela leggere per forza tranquille, certamente però se fate una visitina di conto proprio mi fate certamente felice xD.
Buona lettura! <3

 

Allen Walker aveva sedici anni.
Era felice di essere arrivato a quell’età, quando era piccolo e solo pensava che sarebbe morto entro un paio di anni, ma soprattutto era grato a Mana Walker di avergli dato l’opportunità di crescere con una famiglia, un po’ stramba ma a cui voleva un gran bene…tranne per Neah.
Neah Walker aveva dei sani problemi mentali.
Perché?
Perché in quel momento, tenendolo abbracciato per le spalle, lo stava spingendo verso l’entrata di un bordello.
Perché?
Perché il Noah era venuto a scoprire un paio di giorni prima da fonti attendibili, alias un Mana commosso che urlava che il suo bambino stesse crescendo, che Allen era innamorato; niente di sbagliato in questo, il problema era la persona di cui si era innamorato…inaccettabile.
Come risolvere il problema? Portarlo in un bordello per farlo cambiare idea.
…Che zio premuroso.

“Voglio tornare a casa”
Ordinò in pratica il giovane Walker, circondato da belle signorine che cercavano di sbattergli in faccia il seno prosperoso.
“Perché?”
Chiese lo zio, facendo lo gnorri, bevendo la sua birra.
“Quando Mana lo saprà, ti ucciderà”
“Quando Mana lo saprà, mi ringrazierà di averti fatto cambiare idea”
Il volto di Allen arrossì leggermente, e non per merito di certi sussurri osceni.
“Ma che t’importa a te di chi m’innamoro?!”
“Sono tuo zio fino a prova contraria! E quello è un pessimo candidato!”
“Non per me!”
“Per me si!”
I due si guardarono così in cagnesco che le signorine decisero di andare da altri clienti più ben disposti a dare qualche mancetta per la loro compagnia.
“Perché ti devi intromettere in questioni che non ti riguardano?!”
Urla il più piccolo, sbattendo il pugno sul tavolo.
“Per proteggerti! Io conosco quel soggetto molto più di te e non fa per te!”
Neah sbatté il calice della birra finita.
“Lo dici tu!”
“Ed io sono il Quattordicesimo Noah e non voglio sentire questioni!”
“Lo dirò al Conte!”
“Mi darà ragione!”
“Non ne sarei così sicuro se fossi in te, e adesso andiamo a casa!”
“No! Prima devi formicare con qualche bella signorina, ti pago pure l’intera notte se sarà necessario! Ma stasera tu dovrai fare ses-“
E un pugno lo raggiunse sul volto prima che finisse la frase.
Per essere specifici Allen usò il braccio con l’Innocence, sicuro che così almeno Neah si sarebbe fatto un male cane e che sarebbe rimasto il segno per un po’.

Dopo aver costatato che lo zio fosse stato messo k.o., Allen si alzò deciso dal tavolo e si diresse a velocità sostenuta verso il telefono, doveva assolutamente chiamare qualcuno per farsi venire a prendere, casa era troppo lontana per tornare a piedi e stava pure piovendo; con enorme tristezza, però, apprese dal proprietario che il telefono era fuori uso appunto per la pioggia e fino a quando non smetteva di piovere non avrebbero potuto risolvere il problema.
Maledicendo ancora una volta Neah, il pierrot andò a sedersi al bancone con il muso che non finiva più.
“Che cosa posso darti ragazzo?”
Chiese il signore dietro al bancone.
“Ce li avete i mitarashi dango per favore?”
Il signore lo guardò come a chiedergli se sapeva che si trovassero in un bordello, Allen purtroppo lo sapeva, lo sapeva fin troppo bene e alla fine ordinò semplicemente un bicchiere d’acqua.
“Tsk, mitarashi dango, roba per mammolette”
“Eh?”
Il ragazzo si girò verso la sua destra e trovò un ragazzo (?), con dei lunghi capelli blu chiusi in una coda alta, una strana divisa accompagnata da una spada e il viso completamente rosso; accanto a lui ci stava anche un altro ragazzo con la stessa divisa anche se con alcune modifiche, capelli rossi tenuti su da una bandana e una benda sull’occhio destro che biascicava qualcosa su una certa Shoko.
Allen decise di sorvolare sul rosso e si concentrò sul ragazzo che aveva insultato il suo cibo preferito.
“Cos’hanno di male i mitarashi dango? Sono squisiti!”
Il blu si girò verso di lui, dopo aver finito la sua birra.
“E’ da mammolette! La soba è un cibo per veri uomini!”
“Ah, per questo ti acconci i capelli da donna?”
Chiese Allen ghignando, vedendo come gli occhi dell’altro da annebbiati diventarono arrabbiati.
“è colpa di quella dannata ragazzina!”
“Shokoooooooo, amore mio perché hai preferito Saya! Potevamo fare una cosa a treeee!”
Urlò ancora il rosso, evidentemente troppo ubriaco.
“Silenzio stupido coniglio!”
Urlò il blu.
“Perché lo chiami così? Non vedi che sta soffrendo per amore?”
Chiese Allen che non conosceva per niente il tizio rosso, ma voleva davvero andare contro il blu antipatico.
“Che ne vuoi sapere tu?!”
Sbraitò quello.
“Oooooohhhh Yuuuuuuu, che amico dolce che hai trovato! Io sono Laviiiii mentre la mia ragazza si chiama Shoko…mi ha lasciato da solo per andare con un’amicaaaaaaaaa, non mi ama piùùùùù!”
Iniziò a urlare/piagnucolare Lavi, andando addosso a Yu con forza facendolo cadere addosso ad Allen; alla fine si ritrovarono tutti e tre per terra, Yu in mezzo ad Allen e Lavi.

Proprio in quel momento Neah si riprese dal pugno del nipote, massaggiandosi la guancia si chiese, dove fosse appunto quello sgorbio quando lo trovò a fare un menagè a trois con una bella donna dai lunghi capelli blu e un rossino.
C’era sempre un ragazzo ma…meglio di niente.
“Vai Allen, dimostra a quella donna chi comanda a letto!...O per terra!”
“E’ un uomo idiota di uno zio!”
“No! Questa è una maledizione, attiri solo uomini! Vengo a salvarti nipotino mio!”
“Ma vaffan-“

“Dove diamine siete stati?”
Chiese Mana sconcertato mentre lasciava entrare in casa il figlio e il fratello.
Entrambi con i vestiti mezzi strappati, tagli qua e là, succhiotti, lividi e qualche piuma colorata tra i capelli e nei vestiti.
“All’inferno”
Risposero in coro.
Quel Yuu sarà stato anche un uomo ma graffiava peggio di una donna.
E il problema di Neah non era neanche stato risolto.

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Capitolo 9
*** Nono Capitolo ***


Angolino della Robh: perdonate davvero il mio enorme ritardo nell'aggiornare ma ho avuto dei problemi, ovvero il fatto che ho cambiato casa e che ho dovuto aspettare un bel pò di giorni senza internet, ma prometto (o almeno spero) di ricominciare a rispettare la scadenza settimanale! >.<
Anche perchè adesso ho due nuove fan! **
Ringrazio tantissimo Kasumi_89 e Yuki124 per le loro recensioni dello scorso capitolo! Spero che anche questo possa piacervi a farvi ridere ragazze >.<.
E a chi oggi va in fiera, un buon cartoomics :3 <----lei ci è andata ieri
Buona lettura!


Neve bianca e fredda si posava sui marciapiedi in quella fredda notte di Dicembre.
Allen Walker osservava quelle gocce d’acqua solidificate dalla finestra di camera sua, rannicchiato in quante più coperte possibili per non subire il freddo, aspettava semplicemente.
Cosa?
I dodici rintocchi dell’orologio che avrebbero fatto nascere il giorno di Natale.
Il suo diciottesimo compleanno per l’esattezza.
Fin da quando era bambino, da quando Mana lo aveva preso con sé, non si era mai aspettato grandi regali né li voleva, aveva Mana e questo gli bastava. Poi aveva conosciuto Neah e la famiglia Noah, e con loro erano arrivati i regali ma li aveva sempre rifiutati, erano grandi, bellissimi, più di quanto ogni bambino potesse mai desiderare ma Allen non li voleva, non li aveva mai desiderati.
Quando era piccolo, aveva sempre chiesto una cosa, una sola, chiuso a fagotto per non farsi colpire da Cosimo; quando questa era stata esaudita, si era sentito felice ma allo stesso tempo disperso, cos’altro poteva desiderare allora?
Prima che potesse rispondersi, la risposta arrivò da sola, travolgendo completamente la sua vita.

Adesso stava per compiere diciotto anni, e aveva una nuova richiesta.
Ma poteva anche aspettare ancora un po’.
Pensò con un sorriso, sentendo l’eco dell’ultimo rintocco dell’orologio e la porta aprirsi.
“Sei sveglio?”
Bisbigliò piano Mana entrando con Neah nella stanza.
Allen si voltò verso di loro con un sorriso dolce in volto.
“Buon compleanno Allen”
Gli sussurrò il padre avvicinandosi, chinandosi poi a baciargli la tempia.
Il giovane sentì poi qualcosa di caldo circondargli il collo. Era una sciarpa bianca, immacolata come i suoi capelli.
“Tanti auguri sgorbio”
Sorrise Neah.
“Grazie ad entrambi”
Mormorò a voce più bassa il neo diciottenne, coccolato da quel dolce tepore della lana calda, cui si aggiunsero le braccia di suo padre che lo avvolsero e la mano di suo zio tra i capelli.
Tutti e tre insieme davanti alla finestra, Allen non poteva chiedere di meglio.

Ma si sa che il Conte fa le cose senza chiedere.
Infatti, a interrompere il loro momento di pace fu il calcio dato alla porta dai due gemelli, Jasdero e Debitto, e la loro entrata insieme a Road nella camera.
“Buon compleanno Allen!”
Gridarono i tre in coro.
Dietro di loro vi erano Tyki, Cheryl e Lulubell con in mano dei bicchieri pieni di champagne, Skin con in braccio una scatola enorme e il Conte che girava tenendo sospesa sopra la sua testa quella che era la sua torta, il tutto con Lero che soffiava dentro una trombetta.
E dire che loro tre avevano parlato piano per non svegliare i vicini…
Scoppiarono a ridere e raggiunsero di gran passo gli altri, pronti per festeggiare come si doveva Allen e il giorno di Natale.

Quello che Allen non aveva fatto in tempo a scoprire di desiderare era il calore di una famiglia allargata che ti vuole bene.
Adesso, a diciotto anni appena compiuti, poteva dire che ne era completamente e piacevolmente sommerso.


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Capitolo 10
*** Decimo Capitolo ***


Angolino della Robh: Buonasera a tutte! Scusate il ritardo di una settimana ma questa volta sono giustificata, insomma la mia migliore amica era a Milano u.u.
Comunque per questo capitolo dovete ringraziare mia madre, si lei, perchè? Molto semplice, perchè prima mi ero addormentata e se lei non mi svegliava non avrei pubblicato nemmeno stasera. Quindi se piangerete la colpa sarà solo sua, perchè si, capitolo triste ragazze u.u''''.
Non so se augurarvi buona lettura ma...lo faccio lo stesso <3.

 

Un capello bianco in più tra la lunga chioma castana.
Una ruga in più sul viso sorridente.
Un acciacco in più che non permette di eseguire i giochi come una volta.
Neah si era accorto di tutto questo in Mana.
Il suo adorato fratello maggiore stava invecchiando con il passare degli anni, felice grazie ad Allen e a tutti gli altri.
Lui invece restava uguale.
I suoi capelli restavano castani, la sua pelle era ancora liscia che fosse bianca come il latte o nera come la pece, il suo corpo rimaneva agile e le sue dita non sbagliavano un tasto quando suonava.
Non poteva far altro che restare a guardare l’età che avanzava su suo fratello, anno dopo anno, senza far niente per impedirlo, senza poter far qualcosa per fermare quel processo che prima o poi lo avrebbe portato via da lui.
Non poteva fare niente, non poteva impedirlo.
Poteva solo sperare che si sarebbero separati il più tardi possibile e di non soffrire troppo nel frattempo.

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Capitolo 11
*** Undicesimo Capitolo ***


Angolino della Robh: Buona sera, stranamente non sono ritardo e non ho scuse, mi sento leggera a pubblicare nei tempi giusti :3.
Comunque stasera capitolo divertente! Soprattutto per farmi perdonare del capitolo scorso u.u'''''.
Buona lettura! <3


Neah Walker era un uomo tutto d’un pezzo; un Noah con i controcavoli per la miseria.
Era andato contro il Conte e ne stava uscendo vincitore!...Quasi…Dipende dai punti di vista.
Voleva bene per davvero a un solo uomo, ed era per lui che era lì in quel momento.
Solo non capiva perché doveva mettersi quella roba sulla sua faccia.
“Il trucco è la parte fondamentale del costume di un pierrot!”
Gli urlò ancora Allen, già pronto nel suo costume, finendo di mettergli il trucco.

Perché Neah si trovava nei camerini del circo?
Semplice, il povero Mana si era beccato un virus che non lo faceva alzare dal letto, lui si era offerto per sostituirlo nello spettacolo di quella sera siccome il direttore era riuscito a contattare un signore che purtroppo arrivava solo il giorno dopo.
All’inizio quella gli era sembrata una grande idea, poteva finalmente mostrare allo sgorbio di cos’era capace…poi Allen gli aveva mostrato cosa doveva fare in dieci minuti sul palco…i gemelli, Road e Tyki avevano riso per un’ora intera quando si era esercitato a casa, e non di certo per la sua bravura.
Insomma, sperava solo che Mana non sia punito per il suo lavoro.

“Sei pronto? Tra poco iniziamo”
Chiese Allen, iniziando a mettersi in equilibrio sulla grossa palla colorata.
“Seriamente, come fa Mana a stare su questa cosa?”
Borbottò Neah, cercando di mettersi seduto e restare in equilibrio sulla tipica bicicletta da clown.
Lo sketch sarebbe iniziato con loro due che entravano dalle due parti opposte del palco, Neah sulla biciclettina e Allen rotolando sulla palla, finendo poi per scontrarsi a metà palco, lì Allen sarebbe ‘caduto’ facendo una capriola.
Poi avrebbero continuato con le palline che sarebbero uscite dalla palla più grossa che aveva usato il ragazzo…o meglio, avrebbero dovuto continuare così…quando Neah si era alzato per andare a far scoppiare la palla con uno spillo, la biciclettina gli era rimasta incastrata.
Il Noah era andato nel panico.
Allen era corso da lui, iniziando a tirare quella dannata cosa per staccargliela dal sedere; c’è da dire che ci riuscì, ma facendo cadere entrambi per terra, Allen si beccò pure uno scontro frontale con la biciclettina mentre Neah cadde sulla palla facendola esplodere e sparpagliare tutte le palline per il palco.
Il pubblico rise, pensando che quello facesse parte dello spettacolo, Allen invece guardò con odio profondo lo zio, con il bernoccolo che iniziava ad intravedersi nonostante il trucco.

Decisero di andare avanti comunque.
Pessima…pessima idea.
Neah riuscì a sparpagliare le carte in faccia ad un bambino, invece di fare il solito gioco di scegli una carta, facendo piangere il piccolino che si era fatto male all’occhio.
Gli s’incastrano i cerchi nel costume e diede una facciata sul pavimento…almeno il pubblico rise.
Per il gioco del fazzoletto quasi strappava il costume di scena.
Dietro le tende tutti gli altri artisti si stavano per mettere a piangere, convinti che dopo quello show avrebbero dovuto cercare un altro lavoro…
Almeno fino a quando Allen decise di  prendere in mano lo spettacolo e mettere lo zio in un angolino a fare da assistente, ruolo che in teoria doveva essere di Allen.
Grazie ai giochi del ragazzo lo spettacolo poté finire con i soliti applausi meritati, i due pierrot s’inchinarono per poi correre dietro le tende, potendo finalmente tirare un sospiro di sollievo.
Come lo tirarono anche tutti gli altri artisti, il direttore offrì addirittura un aumento di stipendio al ragazzo per aver salvato quello spettacolo.

“Ora capisco perché Mana è così stanco quando torna a casa la sera”
Borbottò con tono funebre il Noah, sfregandosi il volto con l’asciugamano per togliere tutto il trucco.
“Pensavi che fosse solo un gioco? Ognuno di noi s’impegna ogni giorno per far riuscire il tutto”
Annunciò il diciottenne orgoglioso del suo lavoro.
Neah lo fissò curioso.
“Ti piace proprio fare il pierrot eh? Hai preso ispirazione da Mana?”
“All’inizio era per stare con lui, avrei fatto di tutto purché non mi abbandonasse…poi un giorno ho iniziato a guardare i volti della gente del pubblico, i sorrisi contenti e gli sguardi limpidi, come se non avessero nessun altro pensiero se non ridere dei nostri gesti, mi ha fatto sentire bene”
“Uhm…Mana non ti avrebbe lasciato anche se non avessi fatto il pierrot con lui”
Mormorò Neah, ritornando a pulirsi.
“…immagino che per un Noah non serva a molto una persona felice visto che non diventerà un akuma”
Bisbigliò Allen, colpendo lo zio con la frecciatina.
Neah lo guardò, abbastanza colpevole ma il nipote alzò lo spalle.
“Ognuno fa il suo lavoro, non voglio immischiarmi in questioni che non mi riguardano”
Mormorò il minore tranquillo, facendo rilassare anche il Noah.
“Basta che non fai più il pierrot”
Continuò il ragazzo.
…Quella figuraccia gliel’avrebbe rinfacciata a vita, Neah ne era strasicuro.

Quello che Neah non sapeva era che Allen non sarebbe stato il solo a prenderlo in giro, visto che il Conte con il resto della famiglia era nel pubblico quella sera, per non perdersi assolutamente il suo ‘debutto’.

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Capitolo 12
*** Dodicesimo Capitolo ***


Angolino della Robh: Buon venerdì sera a tutte quante, anche questa settimana ce l'ho fatta! :3
Non ho molto da dirvi, se non di non mettervi mai contro tutti i Noah riuniti...perchè alla fine...scopritelo leggendo u.u.
Buona lettura! <3

Il Conte osservò attentamente la sua tazza da thè, seduto compostamente a capo tavola nella sontuosa sala da pranzo dell’Arca.
I Noah tutti riuniti ai suoi lati aspettavano i suoi ordini, come sempre. Tranne uno.
Neah aspettava di sentire il piano, valutarlo e nel caso metterlo in atto, ma dovevano sbrigarsi, ormai avevano poco tempo a disposizione.
Il capo dei Noah poggiò delicatamente la tazzina sul tavolo, si asciugò i lati della bocca con il tovagliolo e guardò tutti i suoi fratelli attentamente.
“Neah-pon”
“Si, Conte?”
“Questo è un problema grave”
“Lo so, per questo dobbiamo agire in fretta”
Il Conte annuì.
“C’è solo una cosa da fare…”
Tutti gli altri si agitarono sulle sedie, tendendo le orecchie pronte ad agire al minimo segnale.

“Il Conte vuole offrirmi una stanza nella villa?”
Chiese Allen stupito.
Neah annuì sorridente, cercando di sfoggiare tutta la sua aura più angelica.
“Beh…è una bella offerta…”
Ponderò il ragazzo.
“Esatto!”
“E non mi costerà niente”
“Neanche un centesimo!”
“E sarò abbastanza vicino al circo per fare a meno dei mezzi”
“Niente di meglio che una bella passeggiata per la salute!”
Esultò ancora Neah.
“E-“
“E non sarebbe quello che Allen aveva in mente”
L’interruppe Mana, seduto accanto al figlio, mentre la famiglia era riunita a pranzo in casa dei due pierrot.

Ecco la questione che premeva tanto al Quattordicesimo, e a tutti gli altri Noah: Allen aveva diciotto anni compiuti da un paio di mesi, era grande e aveva detto al padre che pensava fosse ora di cercare un posto tutto suo, Mana ovviamente era stato d’accordo, gli dispiaceva separarsi dal suo piccolo ma era il momento che anche lui volasse via dal nido, e poi lo avrebbe comunque visto al circo.
Chi l’aveva presa male era Neah, con a seguito il Conte e gli altri.
Per loro Allen era ancora quel bambino, piccolo e tenero, che correva loro incontro con i bastoncini di mitarashi dango stretti nelle manine sporche…anche se Neah non l’avrebbe confessato neanche in punto di morte.
Il fatto era che per lui il nipote era ancora inesperto, e di pericoli fuori dalla tutela sua e di Mana ce n’erano a milioni, non potevano rischiare così.
Stava per farlo presente al fratello quando questi chiese ad Allen di andare un attimo in camera sua perché i grandi dovevano parlare in privato. Una volta che il ragazzo ebbe eseguito, Neah si ritrovò a fronteggiare l’espressione seria di Mana.
“Mana…”
“Ha diciotto anni, io sono suo padre e se io lo reputo pronto a fare questo passo, allora vuol dire che è pronto”
“Sai anche tu quanti pericoli potrebbe correre”
Obbiettò Neah.
“è un giovane adulto responsabile, capisce cos’è il bene e cosa il male”
“Infatti ha come famiglia quella dei Noah”
Mana lo guardò in modo eloquente e Neah si morse quasi la lingua da solo visto che lui rientrava in quella categoria.
“Comunque non è sicuro per lui”
Continuò il Noah.
“Neah, fratellino mio, ormai Allen riesce a camminare da solo…si è scelto la sua strada e non sarò io e nemmeno tu ad impedirgli di andare avanti”
Mormorò Mana sorridendo.
L’altro abbassò lo sguardo, ed infine sospirò.
“Credo che tu abbia rag-“
“Allen verrà a vivere con noi! ~♥”
Urlò Road, uscendo tutta contenta dalla stanza del ragazzo citato.
I due Walker più grandi si guardarono sbalorditi negli occhi, ma poi videro Allen uscire dalla stanza, rosso in faccia, abbracciato per le spalle da Tyki.
Neah, tralasciando gl’insulti e dimentico del discorso del fratello, alzò il pollice in segno di approvazione.
Mana?
Mana si limitò a sospirare, pensando che almeno il figlio sarebbe stato protetto da tutti i mali che, infondo, anche lui non voleva fargli vedere.

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Capitolo 13
*** Tredicesimo Capitolo ***


Angolino della Robh: Bona sera, anche questa settimana ce la faccio per un pelo! xD
Un ringraziamento speciale a sarita21,una nuova recensitrice! (*-*) Come sono emozionata <3.
Spero che tu possa goderti anche questo nuovo capitolo e che ti faccia ridere come hanno fatto gli altri ^^.
Buona lettura!


Tovaglie finemente ricamate, posate d’argento lucido, bicchieri di cristallo con dettagli in oro, tovaglioli perfettamente coordinati con le tovaglie, piegati in maniera semplicemente perfetta, infine un menù rilegato in pelle rossa, abbinato alla pelle delle sedie dove in quel momento Mana stava seduto con il fratello.
“Neah…mi sento un tantino a disagio, non sono mai stato in un posto del genere”
“Abbassa la voce fratello, non riesco a sentire quello che dicono!”
Bisbigliò furente l’altro, cercando di sporgersi ancora di più sulla sedia per ‘avvicinarsi’ al tavolo dove Tyki ed Allen stavano brindando alla cena.

Erano proprio i due il motivo per cui anche Mana e Neah si trovavano lì: il giorno prima Allen aveva comunicato, estremamente felice, che Tyki lo aveva invitato a cena per festeggiare il compimento del suo trasloco a villa Noah. Sul momento Mana non aveva detto nulla, per non smontare l’entusiasmo del figlio che era innamorato del portoghese da parecchio tempo, ma quando Allen era andato via non aveva esitato a chiamare il suo ‘infiltrato’ ovvero suo fratello minore per parlargli delle sue ansie, era il primo a dire che Allen era grande ma anche il pierrot conosceva la fama di Don Giovanni che si tirava dietro Tyki e non voleva che il figlio fosse un’altra tacca sulla cintura di Joyd.
Ovviamente Neah era stato d’accordo dopo la prima parola del fratello, perché lui lo sapeva fin dall’inizio che Tyki era un pervertito, nonostante il Conte sostenesse il contrario, e aveva ideato un piano d’azione: seguirli al ristorante.
Inutile dire che Mana si era pentito dopo neanche due passi nel ristorante, troppo elegante per il suo portafoglio da pierrot.
Sarebbero dovuti fuggire alla portoghese…nome azzeccatissimo tra l’altro.
Ma l’importante adesso era scoprire cosa stessero facendo i due all’altro tavolo.

“Hai bevuto a malapena un sorso, non ti piace il vino rosso ragazzo?”
Domandò Tyki, posando il suo bicchiere sul tavolo.
“Ah…nono, solo che non bevo molto…non mi piace”
Spiegò imbarazzato il giovane.
“Uhm, sei proprio un ragazzo”
Ridacchiò Tyki, allungando una mano per portare una ciocca bianca dei suoi capelli dietro l’orecchio.
Questo gesto fece arrossire le pallide guance di Allen che, per non darlo a vedere, prese il menù e ci nascose in mezzo il viso, facendo ridacchiare di più il Noah.
“Ordina tutto quello che vuoi Allen, stasera offro io per festeggiare”
Mormorò Tyki, riprendendo il suo bicchiere per bagnarsi le labbra.

“Razza di figlio di put-“
“Cosa gli ha fatto?!”
Si agitò Mana sulla sedia, interrompendo il fratello.
“Gli ha spostato i capelli!”
Urlò Neah, battendo il pugno sul tavolo, facendo rovesciare i bicchieri.
“…Solo?”
“Come solo?”

“Allora, Allen, hai deciso?”
“Uhm…”
Il giovane fece scorrere nuovamente lo sguardo indeciso sul menù, non voleva far aspettare il cameriere ma proprio non sapeva decidersi.
Tyki allora gli prese dolcemente la mano, accarezzandogli il dorso con il pollice.
“Vuoi una mano, per caso?”
Mormorò suadente.
Le gote di Allen ripresero nuovamente colore.

“Avete deciso signori?”
Chiese il cameriere, tutto sorridente, arrivando al tavolo dei due Walker.
“Certo!...Quanto costano pane ed acqua?”
Chiese Mana.
Neah era tutto concentrato a maledire Tyki.

“Ci…ci riesco benissimo da solo”
Borbottò Allen, imbarazzato.
“Sicuro? Non mi dispiacerebbe per niente darti una mano…in tutti i sensi”
Sorrise malizioso.

“Ma come osa?!”
Ci mancava poco che Neah si mangiasse il tovagliolo.
Mana, al contrario, si stava gustando dell’acqua ‘purissima!’ e del pane ‘croccantissimo’ a suo dire; ascoltando ogni tanto quello che diceva il fratello.

“In tutti i…sensi?”
Chiese Allen, deglutendo sonoramente, ormai il viso completamente in fiamme.
“Si, sai che ci sono sempre quando hai bisogno Allen, ho chiesto al Conte di darti la camera vicina alla mia apposta e, naturalmente, per non farti sentire la mancanza di Mana, dev’essere dura separarsi dai genitori…ma io conosco un modo molto speciale per intrattenere le tue giornate…o notti”
Sottolineò il portoghese, leccandosi leggermente il labbro inferiore.

“Razza di pervertito maniaco!”
Urlò Neah, scattando in piedi, pronto ad assaltare la gola di Tyki per aprirgliela a morsi.
Fortunatamente Mana riuscì a fermarlo in tempo.
“Neah, Neah calmati, non ha fatto niente di così stra-“
“Gli ha proposto di andare a letto con lui!”
…Tutti sanno che Mana è umano, gentile e cortese…ma se qualcuno lo avesse visto adesso, non avrebbe saputo dire chi fosse il Noah tra lui e Neah.
Ed entrambi avevano un unico obiettivo: castrare Tyki il più dolorosamente possibile.

Ormai il cervello di Allen era completamente in tilt.
Le frasi dette da Tyki non avevano solamente imbarazzato lui, perfino il cameriere aveva il viso paonazzo nonostante stesse facendo finta di niente.
Che cosa doveva rispondere? Non lo sapeva, ma proprio per niente e l’unica cosa che voleva in quel momento era uscire fuori da quella situazione imbarazzante.
Chiuse il menù di scatto, facendo separare la mano del Noah dalla sua.
“Tutto quanto! Ordino tutto quanto!”
Urlò rosso in viso.
“…Eh?”
Domandò Tyki sbalordito.
“Subito signore”
Il cameriere scrisse l’ordinazione e si defilò a tutta velocità.
E a tutta velocità Mana fermò Neah dall’assaltare Joyd.
“Andiamo pure a casa”
Mormorò il pierrot tranquillo.
“Cosa?!”
“Non ci proverà più, possiamo andare”
“Come fai a esserne sicuro?”
Chiese Neah, seguendo comunque il fratello fuori dal ristorante.
“Non hai dato un’occhiata al menù, eh fratellino?”

Mana al contrario aveva dato un’occhiata ben approfondita al citato menù, e Tyki sarebbe stato troppo preoccupato per i suoi risparmi per poter provarci per davvero con Allen.
Potevano stare tranquilli e anzi, Mana sperava quasi che il figlio non ordinasse anche i dolci ma conoscendo il suo appetito…Tyki avrebbe passato la serata in bianco, in tutti i sensi.

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Capitolo 14
*** Quattordicesimo Capitolo ***


Angolino della Robh: Questa settimana sono in perfetto orario, sono orgogliosa di me stessa u.u.
Passando al capitolo, è normaletto, niente di che ma che per me ha molto significato, spero di aver saputo interpretare i sentimenti che Neah vuole far comprendere a Cross, perchè si, lui non poteva mancare u.u.
Spero vi piaccia! Buona lettura <3

Lunghi capelli rossi, maschera bianca che gli copriva metà volto, cappello e divisa da generale con dettagli in oro, tra cui svettava la rosa degli esorcisti.
Marian Cross non era cambiato per niente dall’ultima volta che Neah l’aveva visto.
Scroccone esattamente come l’ultima volta, pensò osservandolo finire la seconda bottiglia di vino pregiato del Conte.
“Quindi, quello è il moccioso di Mana”
Disse il rosso, gustandosi il suo bicchiere ma osservando fuori dalla finestra Allen che giocava divertito con Tim, Lero e Road.
“Moccioso mica tanto, ormai è grande”
Rispose Neah.
“Uhm, avrei voluto esserci quando ha rifiutato la proposta di Levverier”
“è stata esilarante in effetti, la faccia dell’ispettore, dico”
Confermò il Noah, bevendo un sorso dal suo bicchiere, per poi soffermarsi a guardare il liquido rosso al suo interno.
Marian lo fissò.
“Potrei insegnargli a controllarla sai?”
“Fallo e dico ai tuoi debitori dove trovarti”
“Non lo faresti mai”
Disse Marian sicuro.
Lo diventò un po’ meno osservando il ghigno sulla faccia del Noah.
“Allen non deve entrare in questa storia”
Continuò poi Neah, andando a guardare il sorriso sul volto del nipote.
“Sta vivendo felice, come Mana voleva e come volevo anch’io, più sta lontano dalla guerra meglio è”
“Cosa succederà quando incontrerà degli akuma?”
Chiese Cross.
“A quello ci ha già pensato il Conte”
“Sei sicuro che è la cosa più giusta?”
“Per la mia famiglia assolutamente”
“I Noah?”
Chiese ancora il generale, con un ghigno.
“Sai benissimo quale famiglia intendo”
Rispose al ghigno, Neah.
“Naturalmente…credo che a Tim piaccia comunque, è un problema se glielo lascio?”
Il Noah guardò il golem dorato posato sulla testa del nipote e scosse il capo.
“Credo che lo farai felice, un compagno in più nel viaggio che lo aspetta non sarà una cosa cattiva”

Viaggio che non avrebbe compreso la guerra tra Noah ed Esorcisti, Neah si sarebbe ucciso prima di vedere Allen davanti a sé nei panni del nemico.

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Capitolo 15
*** Quindicesimo Capitolo ***


Angolino della Robh: Devo confessarvi che questo doveva essere l'ultimo capitolo...ma poi ho pensato che farlo finire così sarebbe stata una mazzata, sia per me che per voi! (ò.ò) Quindi state tranquille, anche se questo capitolo è triste...è solo il penultimo, ci sarà comunque un lieto fine per le cose, giuro su quella pallina adorabile di Tim u.u.
Detto questo, buona lettura! Ci sentiamo settimana prossima con l'ultimo capitolo! <3

Piccoli fiocchi immacolati si posavano tra i suoi capelli castani bagnandoli, ma il Noah non ci faceva caso.
Camminava tranquillo verso la sua direzione, facendosi superare da altri passanti che andavano dalla parte opposta per partecipare alla messa di Natale. Lui invece andava verso il cimitero.
Doveva fare gli auguri a suo nipote.

Si chinò sulla tomba bianca e posò il mazzo di rose bianche, comprate poco prima, vicino alla scritta che segnava il nome di Allen.
Gli fece gli auguri per il suo compleanno e poi si spostò sulla tomba del fratello, poggiando anche sulla sua delle rose, stavolta rosse, perché infondo Mana restava il suo preferito.
Infine si alzò e guardò le due lapidi.
Erano passati anni dai momenti felici che avevano passato in famiglia, Neah era rimasto solo ma poteva ritenersi soddisfatto.
Mana e Allen avevano vissuto tranquilli, senza essere intaccati dall’oscurità della guerra e questa era la cosa che riempiva il cuore del Noah di felicità.
“Neah-pon, dobbiamo andare”
Mormorò il Conte, apparso dietro di lui.
Neah indossò la sua maschera di freddezza, ma prima lasciò un ultimo saluto alla sua famiglia.
“Come vuole, Conte del Millennio”

Quando i due Walker erano morti, anche un pezzo di Neah se n’era andato con loro, lasciando in vita solo il Quattordicesimo Noah.

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Capitolo 16
*** Sedicesimo Capitolo ***


Angolino della Robh: E siamo giunte al capitolo finale. Sono contenta di come sia venuta questa storia, e sono contenta che vi abbia fatto ridere la mia stramba idea di come avrebbero potuto essere Mana, Neah e Allen se avessero potuto vivere insieme.
Non so se tornerò presto con un'altra storia su D.Gray-Man, nel frattempo vi dico arrivederci e, per l'ultima volta, buona lettura a tutte!

Thè caldo alla vaniglia con un goccio di latte.
Quando era piccolo, solo quella bevanda riusciva a calmarlo quando stava male, sua madre gliela preparava ogni sera e lui si addormentava quasi subito, resisteva abbastanza per sentire il bacio sulla fronte di Caterina e augurare la ‘buona notte’ al fratello, poi scivolava nel regno dei sogni con il sapore della vaniglia ancora sulle labbra.
Gli anni erano passati, ma comunque Mana non riusciva a fare a meno della bevanda calda.
Lo calmava, rilassava e lo aiutava a passare i momenti più bui.
Scoprì che era l’unica cosa che riusciva a far addormentare Allen.
Godersela poi in un bel terrazzo fiorito, era davvero la cosa più rilassante che Mana Walker avesse sperimentato in vita sua; avrebbe dovuto ringraziare il Conte per aver invitato lui e Allen per il thè.
Il pierrot aveva bisogno di quei momenti di completo relax, fuori dal circo e con la sua adorabile piccola peste a giocare con Road e lo zio.
Sentiva le urla felici del suo bambino e le risate di suo fratello, avrebbe voluto aprire gli occhi per vederli ma non voleva rovinare quel momento.
Respirava la felicità della sua famiglia, sentiva il corpo rilassato e, soprattutto, la mente completamente svuota di pensieri.
Mana Walker non poteva sentirsi più completo quel giorno.


RINGRAZIAMENTI!
Grazie mille a Lunetta12, kasumi_89, yuki124 e sarita21 per aver recensito!
Grazie mille a Akiracri22, Francesca200496, a severus_ e _Allenina per aver messo la storia nelle preferite!
Grazie mille a azrael, TomMalfoyandEmmaGranger e Yamicry per averla messa nelle seguite!
GRAZIE DI CUORE A TUTTE QUANTE PER AVERMI SEGUITA! <3
 

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