Wild Heart

di Elsa007
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Back in the lain ***
Capitolo 2: *** The Lone Wolf ***
Capitolo 3: *** Acting Normal ***



Capitolo 1
*** Back in the lain ***


Correvo.

L'unica cosa a cui riuscivo a pensare era a scappare, correre per salvarmi la vita. Il buio non mi permetteva di vedere, come se correre nel mezzo del bosco a mezzanotte non fosse già abbastanza difficile.

I rami degli alberi mi graffiavano i leggins e la felpa, i capelli mi rimanevano impigliati tra le foglie e le radici che spuntavano dal terreno continuavano ad ostacolare il mio percorso, il fiato sembrava sfuggirmi dai polmoni e il mio cuore batteva all'impazzata.

Quando alle mie spalle sentii che i ringhi e i rumori delle zampe si avvicinavano sempre di più lanciai un grido nella speranza che qualcuno mi sentisse, ma a parte un gufo e il lupo che mi stava inseguendo non c'era nessun altro.

All'improvviso sentii un verso simile ad un latrato e qualcosa di molto pesante mi fece perdere l'equilibrio e caddi graffiandomi una guancia e sbattendo la testa; cercai di colpire l'animale che si inchiodava al suolo ma quello non perse tempo a ringhiare e io mi raggelai.

Sperai che stando immobile mi avrebbe lasciata stare ma trasudavo paura da tutti i pori e sapevo che gli animali lo potevano sentire, strinsi i pugni e sentii la terra entrarmi sotto le unghie cercando in tutti i modi di togliermelo di dosso.

Urlai con tutto il fiato che avevo nei polmoni non appena sentii una fitta fortissima al fianco, potevo sentire la stoffa della felpa e della maglietta lacerarsi mentre il lupo conficcava i denti nel mio fianco.

Mi svegliai di soprassalto mettendomi seduta, mi portai le mani al petto cercando di calmare il battito del mio cuore; respirai profondamente scostandomi delle ciocche di capelli sudati dal collo e dalla fronte, mi passai una mano sugli occhi prima di rivolgerli alla finestra.

Il sole non era ancora sorto, ma già alcuni raggi facevano capolino tra le punte verdeggianti dei boschi del Montana, feci scorrere lo sguardo da destra a sinistra riempiendomi gli occhi di tutto il verde che mi circondava.

Non appena ritornai alla realtà però, chiusi di scatto le tendine bianche e scesi dal letto dirigendomi in bagno. Mi tolsi i pantaloni della tuta e la canotta mentre attraversavo la stanza e, non appena accesi l’acqua, mi gettai sotto la doccia.

Speravo che l’acqua calda riuscisse a rilassarmi ma furono tutte speranze vane: la consapevolezza che da li a qualche ora avrei dovuto cominciare il mio nuovo anno nella scuola che due anni fa avevo abbandonato mi stava opprimendo il petto.

Non sono pronta, questo pensiero mi assillava da mesi ormai ed ora che ero arrivata al fatidico giorno, quelle tre parole urlavano nella mia mente più forte che mai.

Erano due anni esatti che non mettevo piede nella cittadina di Roderick Valley, un piccolo paese sperduto nei fitti boschi del Montana; ridacchiai pensando alle facce che avrebbero fatto gli studenti rivedendomi,  immaginandomi già il titolo in prima pagina sul giornalino della scuola: “June la pazza è tornata in città”

-Non ti sembra un po’ presto per farsi la doccia?

Spensi subito l’acqua e aprii le ante, trovandomi davanti l’esile figura di mia zia Josie in pantaloncini corti e maglietta lunga.

-Non sono più riuscita ad addormentarmi- mi giustificai mentre mi avvolgevo l’asciugamano attorno al corpo e ritornavo nella mia stanza.

Aprii l’armadio e presi un paio di jeans blu sbiaditi che abbinai ad una maglietta aderente verde.

-Ancora l’incubo?

Sebbene fosse ancora in bagno, la sua voce mi arrivò chiara come se  mi stesse parlando a pochi centimetri di distanza; alzai gli occhi al cielo e pensai subito ad una risposta che la tranquillizzasse, sapevo che stava male a vedermi soffrire e non volevo darle ulteriori motivi per farla preoccupare.

-No zia Jo, tranquilla. Mi ha svegliata il sole e non sono più riuscita ad addormentarmi - risposi cercando di parlare in modo tranquillo.

Per me non è mai stato un incubo, ma un ricordo. Il dolore che ho provato quella notte è stato qualcosa di inspiegabile e di sicuro non un’allucinazione come tutti mi avevano detto.

‘Ci sono state aggressioni da parte di lupi nel Montana, ma non si è mai sentito parlare di aggressioni a Roderick! La ragazza ha avuto un’allucinazione dovuta allo shock dell’incidente.’

Scossi impercettibilmente la testa quando mi ricordai delle parole della guardia forestale, e sentii la rabbia farsi strada dalle mie viscere fino alla gola, sapevo cosa mi sarebbe successo se non mi fossi calmata...

-E’ da un po’ che non ti capita, sono contenta- continuò mia zia mentre scendeva le scale di legno e si dirigeva in cucina -ti vanno i pancakes?

-Sì!- esclamai sentendo il mio stomaco brontolare -arrivo subito!

Mi avvicinai al comodino e presi la boccetta del profumo, sebbene mi desse fastidio sapevo che era utile per coprire, almeno in parte, il mio odore.

 

-Non hai un po’ esagerato con il profumo?- mi chiese mia zia svoltando nel parcheggio della scuola.

Mi guardai intorno nervosamente, forse cercando di riconoscere il viso di alcuni ragazzi che chiacchieravano tranquilli nel parcheggio.

-Ti sembra esagerato? Io nemmeno lo sento...- commentai guardando gli occhi neri di mia zia. In realtà speravo che si sentisse, sebbene non amassi ciò che copriva il mio odore non potevo permettermi che qualcuno di indesiderato sentisse la mia scia.

-No, no dicevo per dire. Sei perfetta, vedrai che andrà benissimo- detto questo si allungò e mi stampò un bacio sulla guancia -ci vediamo a casa! Buona fortuna!

Non appena scesi dalla macchina, l’aria fresca proveniente dalle montagne mi riempì i polmoni e l’odore del bosco mi calmò un po’; mi guardai intorno cercando di reprimere l’istinto che mi diceva di annusare l’aria in cerca di tracce di altri, non potevo mettermi a fare cose insolite il primo giorno di scuola, così mi tirai il cappuccio in testa e attraversai il parcheggio.

Non appena entrai feci una smorfia notando che non era cambiato nulla: il pavimento a scacchi nero, i muri verdognoli e gli armadietti rossi... tutto terribilmente uguale.

Sorridendo continuai a camminare lungo il corridoio fino a raggiungere l’atrio principale, mi abbassai il cappuccio e mi avvicinai ai tabelloni cercando le mie lezioni.

Sgranai gli occhi appena lessi che il lunedì e il giovedì mattina avrei avuto due ore di storia, ero terribile nelle materie umanistiche.

-Scusami... permesso, posso passare?

Sentii una mano sulla spalla e mi voltai per vedere chi mi stesse toccando e mi ritrovai faccia a faccia con una ragazza che sembrava appena uscita da una rivista di moda; aveva i capelli biondi molto corti e gli occhi chiari, era più alta di me e molto magra.

Mi spostai di lato e la osservai mentre faceva scorrere il dito lungo il tabellone.

-Non ci posso credere! Storia il lunedì mattina!- esclamò guardandomi.

Mi stupii del fatto che mi avesse rivolto la parola, dopotutto non ci conoscevamo.

-Sei nuova anche tu?- continuò avvicinandosi.

Inevitabilmente il suo odore e mi colpì in pieno e mi sorpresi di sentire quanto fosse dolce, sapeva di vaniglia e talco; sebbene non fossi un’esperta ero piuttosto sicura che non fosse naturale.

-No, non proprio- le risposi spostandomi un po’ indietro.

Feci per voltarmi e la ragazza nuova mi affiancò sistemandosi la borsa sulla spalla -Come non proprio?- mi chiese corrugando le sopracciglia.

-Ho frequentato questa scuola per i primi due anni, poi mi sono trasferita in Canada, vicino ad Abbotsford- spiegai pazientemente.

-Sei stata qui abbastanza da potermi dire dove sia l’aula 12?- mi chiese poi ridacchiando.

-Sì, anche io ho il corso di storia, se vuoi puoi venire con me, cercherò di non perdermi.

-Fantastico, mi chiamo Cristine, comunque.

-June, piacere.

 

Non appena entrai nell’aula al terzo piano notai con piacere che il professore non era ancora entrato e sospirando mi diressi al primo banco, sedendomi nel posto vicino alla finestra.

-Proprio davanti!?- esclamò Cristina attirando l’attenzione di diversi studenti.

Sebbene la conoscessi solamente da mezz’ora avevo capito che era una vera casinista, la guardai facendole un cenno con la testa per farle notare che, anche se avesse voluto andare più indietro gli unici posti disponibili sarebbero stati una fila indietro e quindi non ci sarebbe stata molta differenza.

-... le conosci?

-Non mi sembra.... quella mora ha un’aria familiare.

-Assomiglia alla figlia dei Wright- mormorò un’altra voce.

-La pazza? ... non si era trasferita?

Non appena sentii queste parole sentii le guance scaldarsi ma resistetti all’impulso di voltarmi e digrignare i denti, non sarebbe stato un comportamento normale perciò respirai profondamente e cercai di calmarmi guardando Cristine sistemarsi al mio fianco.

-Buongiorno a tutti!

Mi voltai verso l’uomo che entrava con aria sicura e autoritaria nella classe: era un uomo attorno alla trentina, aveva i capelli castani tagliati molto corti e un filo di barba che spuntava; sotto la camicia bianca che indossava, si potevano intravedere i muscoli tipici di un assiduo frequentatore della palestra.

-Anche quest’anno sarò io il vostro docente di storia, per chi non lo sapesse sono il signor Butler- continuò avvicinandosi alla fila dei primi banchi e posandosi le mani sui fianchi.

-Sto cominciando a ricredermi riguardo ai nostri posti in prima fila- commentò Cristine dandomi un colpetto con il gomito e facendomi ridacchiare.

La lezione era già cominciata da qualche minuto quando la porta si aprì di scatto, tutte le teste della classe si voltarono verso il gruppo di ragazzi che stava entrando.

Annunciati da una risata entrarono nella classe due ragazzi che a giudicare dalla loro espressione non si curavano minimamente di essere arrivati in ritardo il primo giorno; il ragazzo davanti agli altri catturò la mia attenzione e istintivamente piegai un po’ la testa di lato.

Un ciuffo di capelli neri spuntava fuori da una cuffietta di tela che indossava e gli ricadeva sulla fronte facendo contrasto con gli occhi color ocra. Okay, lo ammetto era attraente... e la parte peggiore era che anche il lupo in me lo pensava!

Cercai di togliermi dalla faccia l’espressione da ebete che ero sicura essermi spuntata e feci scorrere lo sguardo sul ragazzo che lo affiancava; questi aveva i capelli biondi lunghi fino alle spalle e gli occhi erano così scuri che facevo fatica a distinguere la pupilla.

Il sangue si raggelò non appena vidi una ragazza raggiungere i due amici alle spalle, riconobbi una massa di capelli rossi che non potevano appartenere ad altri se non a Sarah; cercai di nascondermi dietro il corpo di Cristine e non appena vidi che si guardava intorno abbassai lo sguardo e provai a far finta di niente.

-La lezione è già cominciata, sbrigatevi a prendere posto- li riprese il palestrato.

Il gruppetto iniziò a guardarsi intorno e io con loro, sentii una stretta allo stomaco non appena vidi che il ragazzo moro e Sarah si stavano avvicinando a noi; salirono qualche gradino e si sedettero esattamente nel banco dietro.

-Hai visto quanto sono belli? La mia opinione riguardo a questa scuola sta migliorando!

Cercai di improvvisare un sorriso e di concentrarmi sul professore che nel frattempo aveva ricominciato a spiegare, provando ad ignorare la sensazione di avere gli occhi della mia vecchia migliore amica puntati nella schiena.


Note dell'Autrice:
Ciao a tutti!
Non so se qualcuno mi conosca già, ho postato questa storia con una trama differente qualche anno fa.
Ho deciso di cambiare la trama, mantenendo invariati i personaggi principali. Quindi anche se doveste aver letto la mia storia l'anno scorso non troverete alcuna somiglianza in questa trama con la versione precedente. 
Spero comunque che la storia vi piaccia, 
buona lettura.
Elsa <3

 

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Capitolo 2
*** The Lone Wolf ***


June cap2

Non vi racconterò tutta l'ora di lezione, non sono così cattiva da sottoporvi a questa tortura, sarebbe troppo noioso, vi basti sapere che la campanella di fine lezione pose fine alle mie sofferenze.

-Io non posso resistere un anno cosi, June! - esclamò Cristine appoggiandomi la testa sulla spalla.

Questi suoi gesti di affetto mi rendevano piuttosto inquieta, negli ultimi anni avevo sviluppato una certa intolleranza verso le persone che invadevano i miei spazi, non mi piaceva avere l'odore di estranei addosso e Cristine non sembrava nemmeno conoscere il significato delle parole "spazio personale" e questo stava davvero mettendo a dura prova il mio autocontrollo.

Quando, dopo qualche secondo, spostò la testa, mi passai una mano sulla spalla e iniziai a sistemare le mie cose dentro la borsa, senza guardarmi troppo attorno; tutti gli studenti stavano lasciando, chi più velocemente, chi meno la stanza e una parte di me sperava ancora che Sarah non mi avesse riconosciuta e che se ne stesse andando con i suoi amici fuori dalla classe, ma non fu cosi.

-June?

Avrei riconosciuto la sua voce tra mille.

Due anni fa sarei stata felicissima di sentirla, ma ora non ero sicura di essere pronta a ricevere tutte le sue domande e non volevo vederla arrabbiata, anche se ne avrebbe avuto tutto il diritto.

Mi voltai e mi sorpresi nel vedere quanto fosse cambiata: i capelli erano diventati molto più lunghi, era dimagrita e abbozzai un sorriso quando vidi che si era truccata. Doveva essere successo qualcosa di incredibile perché Sarah aveva sempre odiato il trucco e in moltissimi anni di amicizia non ero mai riuscita a fargliene mettere un po' nemmeno ai miei compleanni!

-Ciao Sarah- mormorai.

Non sono pronta...

Ci divideva solamente il banco e Cristine, che con un'espressione confusa, muoveva la testa a destra e sinistra guardandoci a turno.

-Sarah, io vado avanti. Ci vediamo dopo, fuori al parcheggio.

Mi voltai verso quella voce autoritaria e mi accorsi che era stato il ragazzo moro a parlare, gli rivolsi uno sguardo incuriosito curvando la testa e lo osservai mentre si alzava dal suo posto e, dopo aver passato una mano sulla spalla di Sarah, la superava senza degnare nè me nè Cristine di uno sguardo.

Simpatico...

-Ehm... anche io devo andare, ho matematica, ci vediamo dopo June!- mi salutò poi la mia nuova amica spostando la sedia e facendomi un occhiolino. La salutai con un gesto della mano e poi tornai a guardare Sarah che, nel frattempo, aveva recuperato la sua borsa e si era appoggiata al banco laterale.

-Qual'è la tua prossima lezione?-mi chiese scostandosi una ciocca di capelli dal viso e allungandosi per prendere il mio orario.

-Penso che sia francese.

Sarah sorrise - Buona fortuna, dicono tutti che sia uno dei corsi più noiosi della scuola!- sorrise e mi restituì il foglietto lanciandomi uno sguardo divertito.

Non capii come mai stesse parlando di altro, pensavo che la prima cosa che avesse fatto nel caso in cui ci fossimo incontrate sarebbe stata sommergermi di domande e invece non aveva minimamente accennato alla mia "fuga".

-Quando sei tornata?- mi chiese una volta uscite dall'aula.

-Da un paio di settimane più o meno, sai zia Jo è stata trasferita nell'ospedale qui vicino con una promozione che non poteva rifiutare e siamo ritornate.

-Hai intenzione di ripartire?

-Non lo so... diciamo che al momento non me la sento di lasciare Jo. Non penso che possa sopportarlo, capisci?

Lei annuì abbassando lo sguardo. -Sì, ti capisco perfettamente. June io..

-Sarah!

Ci voltammo entrambe verso la fine del corridoio e vidi che, appoggiato ad uno degli armadietti, c'era il ragazzo biondo che avevo visto un'ora prima; fece un cenno nella nostra direzione e quando guardai Sarah lei sorrideva.

-Chi è?- le chiesi alzando le sopracciglia e dandole un colpetto sulla spalla.

Lei distolse lo sguardo dal ragazzo per rivolgerlo a me -Si chiama Ryan, è il mio ragazzo.

-Ahh, capisco. Dai tranquilla, vado a lezione.

-Aspetta! Hai ancora il mio numero?

-E' lo stesso?

Tirai fuori il cellulare facendo scorrere la mia numerosissima rubrica composta da ben 7 contatti e annuii non appena il nome di Sarah mi balzò sotto agli occhi.

-Perfetto! Ci sentiamo, okay?

Annuii e me ne andai.

Per mia sfortuna Sarah aveva ragione, la lezione di francese fu una vera tortura, l'unica cosa che aveva impedito che io mi addormentassi era stata la terribile puzza del mio vicino di banco; tuttavia anche le due lezioni seguenti misero a dura prova la mia attenzione e tirai un sospiro di sollievo quando sentii la campanella di fine giornata.


-... dico solo che avrebbe potuto darmi dei turni meno fastidiosi! Dopotutto sono nuova, no? I turni notturni sono una vera tortura, dovrò preparare litri di caffè!

Alzai gli occhi al cielo e sorrisi quando sentii mia zia lamentarsi per l'ennesima volta dei turni all'Ospedale, purtroppo essendo l'ultima arrivata non aveva molte possibilità di scelta. Tirai fuori la chiave spingendo con insistenza la porta prima di riuscire ad aprirla, aspettai che Jo fosse entrata prima di richiuderla con un calcio. 

-Un sacco di colleghe nuove hanno potuto scegliere! Io no! Nonostante avessi già lavorato qui, è una vera ingiustizia.

Personalmente questo suo orario mi andava benissimo, con mia zia fuori casa quasi tutte le sere non dovevo preoccuparmi di essere vista fuori o non avrei dovuto rispondere ai suoi interrogatori qualora fossi tornata troppo tardi, cosa che, ve lo posso assicurare, nella mia situazione succedeva spesso.

-Massi, tranquilla zia, dormirai di giorno!- la rassicurai dandole un bacio sulla guancia.

-Ruffiana. Non credere che solo perché non sono a casa non possa tenerti d'occhio- mi disse agitandomi davanti agli occhi la sciarpa poco prima di mettersela.

Sorrisi prendendo la cartella e salendo le scale di corsa - Sei troppo minacciosa zia! - la presi in giro.

Non appena chiusi la porta di camera mia tirai un sospiro di sollievo. 

Finalmente sono al sicuro...

Buttai per terra lo zaino, togliendomi la giacca, i pantaloni e andando direttamente in bagno per togliermi il terribile odore di zucchero filato che avevo addosso.

Subito dopo essermi sistemata mi buttai diretta a letto fissando fuori dalla finestra, il sole era nascosto dietro le nuvole ma era ancora troppo alto per poter uscire e già sentivo l'impazienza del lupo. Chiusi gli occhi coprendomi il viso con il piumino e pensando alla mattinata appena trascorsa.


Dovevo essermi addormentata perché la sera arrivò prima di quanto potessi immaginare, mi alzai di scatto dal letto e corsi a prendere un paio di pantaloncini dal cassetto con la mia solita canotta sgualcita; mi cambiai velocemente e aspettai che mia zia fosse uscita prima di scendere al piano di sotto. Afferrai a caso una delle felpe appese, indossai le scarpe da ginnastica e uscii velocemente; il freddo invernale mi colpì come uno schiaffo ma cercai di non pensarci troppo visto che da li a pochi minuti mi sarei dovuta spogliare. Senza guardarmi attorno iniziai a correre verso la fine del quartiere e una volta raggiunta l'ultima casa svoltai nella strada che precedeva il supermercato della città, mi assicurai che non ci fosse nessuno e attraversai il parcheggio di corsa fino a raggiungere il cancello, lo scavalcai e atterrai subito su una miriade di aghi di pino, il lupo dentro di me ringhiò di approvazione e scrocchiai il collo prima di riprendere a camminare. Mi fermai qualche chilometro più avanti, in una posizione abbastanza nascosta, annusai l'aria in cerca di odore di pericolo e, una volta che mi sentii abbastanza sicura, iniziai a spogliarmi nascondendo i vestiti e le scarpe sotto un cespuglio.  

Mi guardai intorno ancora una volta prima di chiudere gli occhi e lasciare che la trasformazione iniziasse, strinsi i denti non appena sentii che le ossa si spostavano, caddi in ginocchio quando sentii una fitta alla schiena e conficcai le unghie nella terra quando le sentii trasformarsi in artigli. 

Arcuai la schiena e mi morsi il labbro per non urlare quando sentii la mia colonna vertebrale allungarsi, mossi le dita dei piedi non appena le sentii pizzicare ; descrivervi questa cosa con il solo aggettivo 'doloroso' sarebbe troppo poco, penso che la parola 'tortura' o 'tormento' sarebbero più adeguate. 

Sentii la mia pelle tendersi, tirarsi e un formicolio mi attraversò facendomi rabbrividire, la vista iniziò a cambiare e sapevo che la trasformazione era ormai quasi completa. L'urlo che mi uscì quando sentii anche i denti cambiare venne trasformato poco dopo in un ululato. Non appena i muscoli si rilassarono e le orecchie smisero di pulsare, mi scrollai soddisfatta. 

Finalmente 

Mi guardai intorno cominciando a camminare a muso basso, annusando l'aria per capire se ci fossero pericoli in giro e quanto lontano mi potessi spingere. 

Sebbene la mia prima mutazione fosse avvenuta tra quei boschi non conoscevo quasi nulla del territorio su cui mi trovavo, era passato troppo tempo e parecchie cose erano cambiate. La mia prima trasformazione era stata una cosa terribile, ero sola e al freddo nei boschi; stavo tornando a casa dopo essere stata da Sarah, e accadde tutto all'improvviso: la vista divenne sfuocata in un primo momento e i colori cambiarono subito dopo, le ossa iniziarono a fare male, la pelle a bruciare e la testa sembrava sul punto di esplodere. 

All'epoca pensavo di morire, immaginatevi la mia reazione quando ripresi i sensi in forma di lupo, fu un trauma. La cosa peggiore non fu quella però, il vero incubo fu il mattino seguente: mi svegliai in mezzo al bosco, completamente nuda e coperta di sangue. All'inizio pensai di essermi immaginata tutto, credevo che fosse una reazione dovuta allo shock della morte dei miei ma la conferma di non essere impazzita mi arrivò la notte seguente, e quella dopo ancora. Controllarsi, all'inizio, mi sembrava quasi impossibile, sentivo tutti i rumori e gli odori, a scuola ogni voce era come una martellata nelle orecchie, e impiegai molto a controllare il lupo perché l'istinto mi suggeriva di cedere alla trasformazione al minimo imprevisto o spavento. 

Un mese dopo la prima trasformazione, iniziai a cercare  il lupo che mi aveva trasformata, volevo vendetta, per me e per la mia famiglia ma non lo trovai, a parte qualche cane randagio la cosa più pericolosa che girava nei boschi ero io. Nessun'altro lupo. 

A distrarmi da questi pensieri fu il mio stomaco, erano già due ore che non mangiavo qualcosa e sentii la necessità di mettere sotto i denti qualcosa che non fosse verdura dato che a casa di mia zia si mangiava maggiormente quello visto che lei si rifiutava categoricamente di portare in casa qualsiasi  prodotto animale. Una vera sfortuna per me, non vi pare?

Voltai il muso verso destra non appena sentii un fruscio tra i cespugli qualche metro più avanti, senza fare rumore sulle foglie cadute mi avvicinai al cespuglio rimanendo controvento; sentii il rumore del piccolo cuore ancora prima di vederlo: un coniglietto stava acquattato tra i cespugli guardandosi nervosamente intorno, respirava molto velocemente muovendo le orecchie per captare ogni minimo rumore. 

Scattai in avanti ringhiando e il coniglio si voltò iniziando a correre, le foglie scricchiolavano sotto le mie zampe mentre lo rincorrevo, il pelo si rizzò sulla schiena e la coda si mosse seguendo le inclinazioni del mio corpo; superai il cespuglio in cui si stava nascondendo con un salto e feci lo slalom tra i vari pini per stargli alle costole, non ci volle molto prima che i miei artigli agganciassero il piccolo corpo e ponessero fine a quella breve, seppure divertente corsa. Azzannai il coniglio ponendo fine alle sue sofferenze e iniziando a riempire il mio stomaco; essendo sola non potevo cacciare animali più grossi tipo cervi o bisonti, solamente un branco aveva la capacità e il numero necessari ad abbattere un animale di quella stazza, non di certo una lupa solitaria. 

Quando finii lo spuntino avevo il muso sporco di sangue e le zampe anteriori non erano da meno, mi alzai leccandomi i baffi e annusando il tronco dell'albero vicino al quale avevo appena mangiato. Il pelo sulla schiena si rizzò imitato dalla coda ancora prima che io potessi con certezza realizzare di aver ucciso e mangiato nel territorio di un branco. L'odore non era quello di un lupo normale, perché per quelli della mia specie mischiato all'odore del lupo normale c'era anche quello dell'essere umano, e io a quanto pare ero appena entrata nel territorio di un branco di licantropi. 





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Capitolo 3
*** Acting Normal ***


Acting Normal

Non appena mi fui ritrasformata corsi subito a prendere i vestiti e me li infilai saltellando; continuavo a guardarmi intorno, nella speranza che nessuno del branco mi avesse sentita o avesse fiutato il mio odore, anche se nel profondo sapevo che fosse una magra consolazione.
Saltai la ringhiera traballante del supermercato e tornai correndo al meglio delle mie capacità verso casa; non appena arrivai impiegai un po' ad aprire la porta ma non appena entrai mi ci appoggiai contro con tutto il peso tirando un sospiro di sollievo.
Tuttavia, la sensazione di sicurezza durò solamente qualche secondo e lasciò quasi subito il posto all'ansia; lanciai un'occhiata veloce verso l'orologio e sgranai gli occhi quando vidi che erano già le quattro e mezza, non pensavo di essere rimasta fuori così tanto!
Mi passai una mano sul viso, mi voltai e chiusi la porta a chiave con più attenzione del solito, passai in tutte le stanze della casa e, dopo essermi assicurata che tutte le finestre fossero chiuse, iniziai a spogliarmi per farmi una doccia.
Avevo i capelli infangati e sapevo di bosco, non che mi dispiacesse ma non era l'outfit migliore con cui andare a scuola, non vi pare?
Rimasi sotto il getto bollente d'acqua calda per un tempo che mi parve eterno, sapevo che questo era il modo migliore per far andare via il mio odore quindi rimasi sotto anche se la pelle bruciava, l'unica cosa importante era rimanere nascosta.
Mettermi il profumo fu la prima cosa che feci appena uscii dal bagno; ero decisa a comportarmi nel modo più normale possibile, anche se per farlo non avrei potuto trasformarmi per un po'.
Dopo essermi vestita e aver sistemato le cose per scuola, mi buttai sul divano in salotto appoggiandomi allo schienale e provando a convincermi che sarebbe andato tutto bene.


A svegliarmi un'ora e mezza dopo fu la suoneria del mio cellulare, scattai in piedi buttando per terra la coperta e afferrai il telefonino prima che quell'odiosa canzoncina ricominciasse da capo.
-Pronto?
-Che bella voce! Ti ho svegliata?
Allontanai un po' il telefono dall'orecchio quando sentii la squillante esclamazione di Sarah all'altro capo del telefono.
-In un certo senso...- commentai camminando verso la cucina e aprendo il frigorifero in cerca di qualcosa di dolce.
I licantropi avevano bisogno di mangiare più degli esseri umani, la trasformazione richiedeva un dispendio energetico maggiore e quindi era necessario mangiare di più; fortunatamente però era anche molto difficile ingrassare, un'altra delle poche note positive dell'essere un licantropo.
-Dovresti ringraziarmi pupa! Sono in macchina e posso darti uno strappo, dammi l'indirizzo e ti passo a prendere.
Quasi mi strozzai con il biscotto che stavo mangiando -Non devi Sarah posso...
-Non cominciare, il 'no' non è accettabile come risposta- m'interruppe -dammi l'indirizzo.
Sospirai e l'accontentai, sapevo che Sarah poteva diventare parecchio insistente e sarebbe stata capace di chiamarmi a ripetizione finchè non avessi accettato.
Inoltre, se proprio volevo integrarmi e passare inosservata era il caso di cominciare.
-Va Bene, va bene! Vai su Holmes Street, la seconda villetta sulla destra.
-Ottimo! Sono vicinissima! Un minuto e sono li!
Alzai le spalle e m'infilai il cellulare in tasca masticando un altro biscotto.
Puntuale come un'orologio Sarah suonò il clacson poco dopo, io ero già pronta e uscii subito vedendo la mia amica alla guida di una piccola Chevrolet marrone sbiadito.
Alzai lo sguardo e notai con piacere che il cielo in quelle ore si era rannuvolato e capii che da li a poco avrebbe sicuramente piovuto, tirai un sospiro di sollievo pensando che la pioggia avrebbe portato via, almeno in parte la mia scia.
Mi guardai intorno furtivamente ma venni interrotta da Sarah che, impaziente, suonò il clacson ancora una volta -Poi smettere di fare la mistica e sbrigarti? Siamo in ritardo!
Affrettai il passo chiudendomi il cancello alle spalle e aprendo la portiera del passeggero; la prima cosa che sentii appena mi sedetti sui sedili cigolanti della macchina fu un fortissimo odore di menta e caffè.
-Era ora!- esclamò la mia amica abbracciandomi velocemente e scompigliandomi i capelli. Sbuffai cercando di risistemarmeli con le dita, fortunatamente il fatto che fossero lunghi fino alle spalle e un po' mossi aiutava.
Alzai gli occhi al cielo e la fissai mentre si allungava sotto il sedile tirando fuori un sacchetto traballante e fumante; non appena lo aprii l'odore del caffè aumentò, riempiendomi le narici, afferrai il bicchiere caldo e sorrisi a Sarah.
-Non dovevi...
Lei alzò le spalle accendendo il motore e iniziando a guidare lungo la via. -Non è nulla di che, come stai?
-Va tutto bene, tu? - le risposi sorseggiando la bevanda.
-Non c'è male, pronta al secondo giorno?
Sbuffai appoggiandomi al finestrino -Non ho proprio voglia, io non mi ricordavo delle lezioni così noiose. Oggi sarà perfino peggio di ieri, alla prima ora ho matematica.
-Sono sempre state così noiose, Ju! Solo che Nathan non ce l'ha mai detto!
La voce le morì in gola quando si rese conto di aver nominato mio fratello; sentii una fitta al cuore e mi staccai dal finestrino, guardando la mia amica che era diventata improvvisamente pallida.
Mi allungai verso di lei e le passai una mano sulla spalla e sorridendole per tentare di rassicurarla; erano passati due anni ormai e se nei primi mesi dall'incidente bastava sentire il nome dei miei famigliari per scoppiare in una crisi, dopo tutto quel tempo avevo imparato a controllarmi.
-Stai tranquilla Sarah, è tutto okay.
Lei annuì, abbozzò un sorriso mesto e tornò a concentrarsi sulla strada. Quella mattina avevo intenzione di chiederle come mai si stesse comportando come se non fosse successo nulla e non fosse arrabbiata ma adesso non mi sembrava proprio il caso di sollevare questo argomento.
Non avevo intenzione di passare i minuti successivi in un silenzio tombale e così iniziai a farle domande sul ragazzo biondo che avevo visto ieri.
-Ryan l'ho conosciuto un anno fa- iniziò Sarah svoltando nel parcheggio della scuola e parcheggiando sotto un pino - si è trasferito qui con suo padre e il suo migliore amico Josh, il ragazzo moro.
Si.. ho presente chi sia... Certo sul carattere potrebbe anche migliorare...
Mi rimproverai mentalmente per quel pensiero e tornai ad ascoltare la mia amica.
-... mi ha chiesto di uscire e ci siamo messi insieme ufficialmente da quattro mesi! Mi piace tantissimo Ju! Mi è piaciuto fin dal primo giorno in cui ci siamo visti!
Sobbalzammo entrambe quando, all'improvviso, sentimmo un bussare prepotente al vetro posteriore; ci voltammo e attraverso il vetro brinato riuscii ad intravedere la figura del ragazzo di Sarah.
La mia amica aprì la portiera di scatto e io la imitai, non appena uscii scrollai le spalle sentendo il freddo della mattina scorrermi lungo la schiena; infilai le mani nelle tasche e raggiunsi Sarah appoggiandomi vicino a lei contro al baule.
Ryan troneggiava davanti a noi con un'espressione di rabbia mista ad apprensione dipinta in volto.
- A che ora sei uscita?- esordì lui senza nemmeno salutare e con un tono impaziente.
Io corrugai le sopracciglia, scattando immediatamente sull'attenti.
-Al solito orario Ry, sono passata a prendere June e sono venuta qui subito.
Un momento.. Sarah si sta giustificando?
-Perché non mi hai avvisato?- continuò lui alzando la voce e attirando l'attenzione di diversi ragazzi nel parcheggio.
Guardai Sarah e vidi che aveva abbassato lo sguardo e che si stava arrotolando una ciocca di capelli sul dito; la conoscevo abbastanza da sapere che quel gesto lo faceva ogni volta che si sentiva a disagio o spaventata e non mi piaceva che si sentisse cosi.

-Scusa ma tu chi ti credi di essere esattamente?- m'intromisi spostandomi davanti a Ryan -non mi sembra il caso di fare una tragedia per questa cosa.
Lui, che fino a quel momento aveva ignorato la mia presenza, spostò lo sguardo sul mio viso e mi puntò gli occhi addosso.
- Tu non ti intromettere- mi rispose duro.
Okay, lo so cosa avevo detto sul mantenere il controllo e tenere un profilo basso, ma era più forte di me.
-Sei tu quello che non deve intromettersi. Sarah è grande e vaccinata quindi può fare tutto quello che vuole, e tu non dovresti permetterti di parlare così.
Mossi un passo avanti tentando di tenere sotto controllo il nervosismo che si stava lentamente diffondendo perchè sapevo cosa sarebbe successo se non mi fossi trattenuta.
-Ju, non c'è bisogno- tentò di dire Sarah afferrandomi per un polso. Io la ignorai sostenendo lo sguardo di quell'umano impertinente.
Ryan assottigliò lo sguardo e indurì la mascella, cosa che mi fece indispettire ancora di più; sentii che la pelle iniziava a pizzicare e gli occhi premevano per cambiare, un ringhio iniziò a salire prepotentemente lungo la mia gola e mi sforzai di renderlo inudibile alle orecchie umane, anche se lui se lo sarebbe meritato un bello spavento.
Prima che lui potesse rispondermi, una mano si posò sulla sua spalla e alla sua sinistra comparve Josh, il ragazzo moro che avevo visto ieri in classe.
-Che sta succedendo?- chiese con voce tranquilla facendo scorrere lo sguardo da me al suo amico.
Eh si... era carino. Non si poteva dire niente, era alto anche più del suo amico e aveva gli occhi ambrati, il genere di colore che ti inchioda al muro insomma.
Sebbene ci fossero due gradi, portava la giacca aperta.
Un netto gesto di narcisismo volto a farsi osservare i muscoli pensai alzando un sopracciglio.
Per un secondo, ma solo un secondo, mi dimenticai del fatto che il giorno prima si fosse comportato da maleducato e lo osservai con interesse.
Dopo poco mi accorsi che la situazione era diventata estremamente imbarazzante e avevo troppi occhi puntati addosso, iniziai a sentirmi a disagio e il mio corpo se ne accorse.
Abbassai lo sguardo per terra e vidi che l'asfalto iniziò ad assumere colori diversi, stavo iniziando a cambiare.
Strinsi le spalline dello zaino in una mano e superai Ryan, ignorando Sarah che mi chiamava e lasciando indietro il gruppetto.
Sapevo che questa mia mossa non avrebbe fatto altro che attirare ancora di più l'attenzione su di me ma dovevo andarmene assolutamente e calmarmi prima di poter affrontare la giornata.
Attraversai di corsa il parcheggio e salii velocemente i gradini senza guardarmi troppo intorno e puntando direttamente al bagno che sapevo essere a pochi metri di distanza.
-Ehi! Aspetta!
Una mano estranea si posò sulla mia spalla trattenendomi.
Okay, se è Ryan gli stacco la testa davanti a tutti. 'Fanculo al basso profilo.
Ma quando mi voltai il mio sguardo non incrociò gli occhi neri del ragazzo di Sarah ma due occhi castani.
Corrugai le sopracciglia e fissai interrogativa quel ragazzo, cercando di capire il motivo per il quale mi avesse fermata.
-Io non voglio disturbarti- iniziò a dire -ma...sei June, vero?
Ero sulla difensiva. Annuii cercando di capire che tipo di reazione potesse avere, sinceramente speravo che non si mettesse a fare battute sulla mia reputazione di "pazza psicopatica" perchè non ero proprio dell'umore per sopportarle.
-Siamo nello stesso corso di francese.- affermò sorridendomi.
-Okay, e tu sei?- indagai circospetta
-Sono Adam. Io volevo chiederti se per caso avessi gli appunti della lezione di ieri.
Ah menomale, io che mi stavo già preoccupando!
-Sì, dovrei averli.- risposi togliendomi lo zaino dalle spalle e cercando il quaderno di lingua.
-No tranquilla, in realtà speravo me li potessi dare magari nel pomeriggio. Potremmo andare a bere qualcosa e me li passi li, che dici?
Alzai lo sguardo verso di lui con un'espressione di pura sorpresa dipinta in volto, sentii le guance arrossarsi e la temperatura del mio corpo aumentare; non ero più nervosa come qualche minuto prima, non c'era nessuna imminente trasformazione eppure mi sentivo inquieta.
Basso profilo. Uscire con i compagni di scuola è una cosa normale. 
Proprio mentre stavo pensando di essermi calmata e stavo per rispondere allo sconosciuto davanti a me, lo sguardo scappò per un momento alle spalle di Adam e il cuore perse un battito.
Fuori da scuola, appena oltre il parcheggio e nascosto tra i cespugli mi era sembrato di vedere un lupo. 


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