June cap2
Non
vi racconterò tutta l'ora di lezione, non sono così
cattiva da sottoporvi a questa tortura, sarebbe troppo noioso, vi basti
sapere che la campanella di fine lezione pose fine alle mie sofferenze.
-Io
non posso resistere un anno cosi, June! - esclamò Cristine
appoggiandomi la testa sulla spalla.
Questi
suoi gesti di affetto mi rendevano piuttosto inquieta, negli ultimi
anni avevo sviluppato una certa intolleranza verso le persone che
invadevano i miei spazi, non mi piaceva avere l'odore di estranei
addosso e Cristine non sembrava nemmeno conoscere il significato delle
parole "spazio personale" e questo stava davvero mettendo a dura prova
il mio autocontrollo.
Quando,
dopo qualche secondo, spostò la testa, mi passai una mano sulla
spalla e iniziai a sistemare le mie cose dentro la borsa, senza
guardarmi troppo attorno; tutti gli studenti stavano lasciando, chi
più velocemente, chi meno la stanza e una parte di me sperava
ancora che Sarah non mi avesse riconosciuta e che se ne stesse andando
con i suoi amici fuori dalla classe, ma non fu cosi.
-June?
Avrei
riconosciuto la sua voce tra mille.
Due
anni fa sarei stata felicissima di sentirla, ma ora non ero sicura di
essere pronta a ricevere tutte le sue domande e non volevo vederla
arrabbiata, anche se ne avrebbe avuto tutto il diritto.
Mi
voltai e mi sorpresi nel vedere quanto fosse cambiata: i capelli erano
diventati molto più lunghi, era dimagrita e abbozzai un sorriso
quando vidi che si era truccata. Doveva essere successo qualcosa di
incredibile perché Sarah aveva sempre odiato il trucco e in
moltissimi anni di amicizia non ero mai riuscita a fargliene mettere un
po' nemmeno ai miei compleanni!
-Ciao
Sarah- mormorai.
Non sono pronta...
Ci
divideva solamente il banco e Cristine, che con un'espressione confusa,
muoveva la testa a destra e sinistra guardandoci a turno.
-Sarah,
io vado avanti. Ci vediamo dopo, fuori al parcheggio.
Mi
voltai verso quella voce autoritaria e mi accorsi che era stato il
ragazzo moro a parlare, gli rivolsi uno sguardo incuriosito curvando la
testa e lo osservai mentre si alzava dal suo posto e, dopo aver passato
una mano sulla spalla di Sarah, la superava senza degnare nè me
nè Cristine di uno sguardo.
Simpatico...
-Ehm...
anche io devo andare, ho matematica, ci vediamo dopo June!- mi
salutò poi la mia nuova amica spostando la sedia e facendomi un
occhiolino. La salutai con un gesto della mano e poi tornai a guardare
Sarah che, nel frattempo, aveva recuperato la sua borsa e si era
appoggiata al banco laterale.
-Qual'è
la tua prossima lezione?-mi chiese scostandosi una ciocca di capelli
dal viso e allungandosi per prendere il mio orario.
-Penso
che sia francese.
Sarah
sorrise - Buona fortuna, dicono tutti che sia uno dei corsi più
noiosi della scuola!- sorrise e mi restituì il foglietto
lanciandomi uno sguardo divertito.
Non
capii come mai stesse parlando di altro, pensavo che la prima cosa che
avesse fatto nel caso in cui ci fossimo incontrate sarebbe stata
sommergermi di domande e invece non aveva minimamente accennato alla
mia "fuga".
-Quando
sei tornata?- mi chiese una volta uscite dall'aula.
-Da
un paio di settimane più o meno, sai zia Jo è stata
trasferita nell'ospedale qui vicino con una promozione che non poteva
rifiutare e siamo ritornate.
-Hai
intenzione di ripartire?
-Non
lo so... diciamo che al momento non me la sento di lasciare Jo. Non
penso che possa sopportarlo, capisci?
Lei
annuì abbassando lo sguardo. -Sì, ti capisco
perfettamente. June io..
-Sarah!
Ci
voltammo entrambe verso la fine del corridoio e vidi che, appoggiato ad
uno degli armadietti, c'era il ragazzo biondo che avevo visto un'ora
prima; fece un cenno nella nostra direzione e quando guardai Sarah lei
sorrideva.
-Chi
è?- le chiesi alzando le sopracciglia e dandole un colpetto
sulla spalla.
Lei
distolse lo sguardo dal ragazzo per rivolgerlo a me -Si chiama Ryan,
è il mio ragazzo.
-Ahh,
capisco. Dai tranquilla, vado a lezione.
-Aspetta!
Hai ancora il mio numero?
-E'
lo stesso?
Tirai
fuori il cellulare facendo scorrere la mia numerosissima rubrica
composta da ben 7 contatti e annuii non appena il nome di Sarah mi
balzò sotto agli occhi.
-Perfetto!
Ci sentiamo, okay?
Annuii
e me ne andai.
Per
mia sfortuna Sarah aveva ragione, la lezione di francese fu una vera
tortura, l'unica cosa che aveva impedito che io mi addormentassi era
stata la terribile puzza del mio vicino di banco; tuttavia anche le due
lezioni seguenti misero a dura prova la mia attenzione e tirai un
sospiro di sollievo quando sentii la campanella di fine giornata.
-...
dico solo che avrebbe potuto darmi dei turni meno fastidiosi! Dopotutto
sono nuova, no? I turni notturni sono una vera tortura, dovrò
preparare litri di caffè!
Alzai
gli occhi al cielo e sorrisi quando sentii mia zia lamentarsi per
l'ennesima volta dei turni all'Ospedale, purtroppo essendo l'ultima
arrivata non aveva molte possibilità di scelta. Tirai fuori la
chiave spingendo con insistenza la porta prima di riuscire ad aprirla,
aspettai che Jo fosse entrata prima di richiuderla con un calcio.
-Un
sacco di colleghe nuove hanno potuto scegliere! Io no! Nonostante
avessi già lavorato qui, è una vera ingiustizia.
Personalmente
questo suo orario mi andava benissimo, con mia zia fuori casa quasi
tutte le sere non dovevo preoccuparmi di essere vista fuori o non avrei
dovuto rispondere ai suoi interrogatori qualora fossi tornata troppo
tardi, cosa che, ve lo posso assicurare, nella mia situazione succedeva
spesso.
-Massi,
tranquilla zia, dormirai di giorno!- la rassicurai dandole un bacio
sulla guancia.
-Ruffiana.
Non credere che solo perché non sono a casa non possa tenerti
d'occhio- mi disse agitandomi davanti agli occhi la sciarpa poco prima
di mettersela.
Sorrisi
prendendo la cartella e salendo le scale di corsa - Sei troppo
minacciosa zia! - la presi in giro.
Non
appena chiusi la porta di camera mia tirai un sospiro di sollievo.
Finalmente sono al sicuro...
Buttai
per terra lo zaino, togliendomi la giacca, i pantaloni e andando
direttamente in bagno per togliermi il terribile odore di zucchero
filato che avevo addosso.
Subito
dopo essermi sistemata mi buttai diretta a letto fissando fuori dalla
finestra, il sole era nascosto dietro le nuvole ma era ancora troppo
alto per poter uscire e già sentivo l'impazienza del lupo.
Chiusi gli occhi coprendomi il viso con il piumino e pensando alla
mattinata appena trascorsa.
Dovevo
essermi addormentata perché la sera arrivò prima di
quanto potessi immaginare, mi alzai di scatto dal letto e corsi a
prendere un paio di pantaloncini dal cassetto con la mia solita canotta
sgualcita; mi cambiai velocemente e aspettai che mia zia fosse uscita
prima di scendere al piano di sotto. Afferrai a caso una delle felpe
appese, indossai le scarpe da ginnastica e uscii velocemente; il freddo
invernale mi colpì come uno schiaffo ma cercai di non pensarci
troppo visto che da li a pochi minuti mi sarei dovuta spogliare. Senza
guardarmi attorno iniziai a correre verso la fine del quartiere e una
volta raggiunta l'ultima casa svoltai nella strada che precedeva il
supermercato della città, mi assicurai che non ci fosse nessuno
e attraversai il parcheggio di corsa fino a raggiungere il cancello, lo
scavalcai e atterrai subito su una miriade di aghi di pino, il lupo
dentro di me ringhiò di approvazione e scrocchiai il collo prima
di riprendere a camminare. Mi fermai qualche chilometro più
avanti, in una posizione abbastanza nascosta, annusai l'aria in cerca
di odore di pericolo e, una volta che mi sentii abbastanza sicura,
iniziai a spogliarmi nascondendo i vestiti e le scarpe sotto un
cespuglio.
Mi
guardai intorno ancora una volta prima di chiudere gli occhi e lasciare
che la trasformazione iniziasse, strinsi i denti non appena sentii che
le ossa si spostavano, caddi in ginocchio quando sentii una fitta alla
schiena e conficcai le unghie nella terra quando le sentii trasformarsi
in artigli.
Arcuai
la schiena e mi morsi il labbro per non urlare quando sentii la mia
colonna vertebrale allungarsi, mossi le dita dei piedi non appena le
sentii pizzicare ; descrivervi questa cosa con il solo aggettivo
'doloroso' sarebbe troppo poco, penso che la parola 'tortura' o
'tormento' sarebbero più adeguate.
Sentii
la mia pelle tendersi, tirarsi e un formicolio mi attraversò
facendomi rabbrividire, la vista iniziò a cambiare e sapevo che
la trasformazione era ormai quasi completa. L'urlo che mi uscì
quando sentii anche i denti cambiare venne trasformato poco dopo in un
ululato. Non appena i muscoli si rilassarono e le orecchie smisero di
pulsare, mi scrollai soddisfatta.
Finalmente
Mi
guardai intorno cominciando a camminare a muso basso, annusando l'aria
per capire se ci fossero pericoli in giro e quanto lontano mi potessi
spingere.
Sebbene
la mia prima mutazione fosse avvenuta tra quei boschi non conoscevo
quasi nulla del territorio su cui mi trovavo, era passato troppo tempo
e parecchie cose erano cambiate. La mia prima trasformazione era stata
una cosa terribile, ero sola e al freddo nei boschi; stavo tornando a
casa dopo essere stata da Sarah, e accadde tutto all'improvviso: la
vista divenne sfuocata in un primo momento e i colori cambiarono subito
dopo, le ossa iniziarono a fare male, la pelle a bruciare e la testa
sembrava sul punto di esplodere.
All'epoca
pensavo di morire, immaginatevi la mia reazione quando ripresi i sensi
in forma di lupo, fu un trauma. La cosa peggiore non fu quella
però, il vero incubo fu il mattino seguente: mi svegliai in
mezzo al bosco, completamente nuda e coperta di sangue. All'inizio
pensai di essermi immaginata tutto, credevo che fosse una reazione
dovuta allo shock della morte dei miei ma la conferma di non essere
impazzita mi arrivò la notte seguente, e quella dopo ancora.
Controllarsi, all'inizio, mi sembrava quasi impossibile, sentivo tutti
i rumori e gli odori, a scuola ogni voce era come una martellata nelle
orecchie, e impiegai molto a controllare il lupo perché
l'istinto mi suggeriva di cedere alla trasformazione al minimo
imprevisto o spavento.
Un
mese dopo la prima trasformazione, iniziai a cercare il lupo che
mi aveva trasformata, volevo vendetta, per me e per la mia famiglia ma
non lo trovai, a parte qualche cane randagio la cosa più
pericolosa che girava nei boschi ero io. Nessun'altro lupo.
A
distrarmi da questi pensieri fu il mio stomaco, erano già due
ore che non mangiavo qualcosa e sentii la necessità di mettere
sotto i denti qualcosa che non fosse verdura dato che a casa di mia zia
si mangiava maggiormente quello visto che lei si rifiutava
categoricamente di portare in casa qualsiasi prodotto animale.
Una vera sfortuna per me, non vi pare?
Voltai
il muso verso destra non appena sentii un fruscio tra i cespugli
qualche metro più avanti, senza fare rumore sulle foglie cadute
mi avvicinai al cespuglio rimanendo controvento; sentii il rumore del
piccolo cuore ancora prima di vederlo: un coniglietto stava acquattato
tra i cespugli guardandosi nervosamente intorno, respirava molto
velocemente muovendo le orecchie per captare ogni minimo rumore.
Scattai
in avanti ringhiando e il coniglio si voltò iniziando a correre,
le foglie scricchiolavano sotto le mie zampe mentre lo rincorrevo, il
pelo si rizzò sulla schiena e la coda si mosse seguendo le
inclinazioni del mio corpo; superai il cespuglio in cui si stava
nascondendo con un salto e feci lo slalom tra i vari pini per stargli
alle costole, non ci volle molto prima che i miei artigli agganciassero
il piccolo corpo e ponessero fine a quella breve, seppure divertente
corsa. Azzannai il coniglio ponendo fine alle sue sofferenze e
iniziando a riempire il mio stomaco; essendo sola non potevo cacciare
animali più grossi tipo cervi o bisonti, solamente un branco
aveva la capacità e il numero necessari ad abbattere un animale
di quella stazza, non di certo una lupa solitaria.
Quando
finii lo spuntino avevo il muso sporco di sangue e le zampe anteriori
non erano da meno, mi alzai leccandomi i baffi e annusando il tronco
dell'albero vicino al quale avevo appena mangiato. Il pelo sulla
schiena si rizzò imitato dalla coda ancora prima che io potessi
con certezza realizzare di aver ucciso e mangiato nel territorio di un
branco. L'odore non era quello di un lupo normale, perché per
quelli della mia specie mischiato all'odore del lupo normale c'era
anche quello dell'essere umano, e io a quanto pare ero appena entrata
nel territorio di un branco di licantropi.
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