fools that fell in love

di RVNVWAY
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** I ***
Capitolo 2: *** II ***



Capitolo 1
*** I ***


​FOOLS THAT FELL IN LOVE



CAPITOLO 1

 
Quel giorno era impossibile lavorare.
 
Era tutto inutile: un caffè, un tè, un cocktail, un abbraccio, un film o un libro, il mio mal di testa non voleva cessare.
In bocca avevo ancora il sapore della tachipirina orosolubile, ora divenuto amaro, e qualche residuo di quella polverina nauseante sui denti quando mi arresi e chiusi il PC.
Il letto era ancora sfatto e le coperte disordinatamente lasciate aperte mi invitavano ad entrarci.
Così neanche me ne resi conto che le mie gambe si mossero sino al materasso e il mio corpo si infilò sotto quel rifugio caldo e accogliente.
Inalando l'odore del mio pupazzo mi parve che per un paio di secondi l'emicrania cessò, ma poi tornò come chiusi gli occhi.
Non penso che quel giorno sarei potuta uscire di casa in quelle condizioni. Probabilmente non avrei neppure pranzato.
Così allungai svogliatamente una mano verso il piccolo mobile bianco alla destra del letto e, tastando la superficie, riuscii a trovare il mio cellulare.
Composi il numero di mia sorella, Alison, che rispose immediatamente al secondo squillo.
 
- Hey Ali,- mormorai con la voce bassa. - Oggi non posso venire da te.-
 
Dall'altro capo del telefono sentii sussurrare un'imprecazione, non ricordo se "cazzo" o "merda", ma insomma, quel genere lì.
 
- Evie, diamine, si può sapere che hai combinato?- Sospirò.
 
Riuscivo ad immaginarla con le sopracciglia folte e scure aggrottate che si toccava i capelli per una volta sciolti e pettinati.
 
- Senti ora non ho proprio voglia di sentire il sermone perciò ti saluto,- scattai, e la chiamata si concluse lì.
 
Sempre un piacere parlare con lei, pensai, richiudendo gli occhi.
Essendo le tende aperte, quando chiusi gli occhi lo sfondo che mi si presentò non era uniformemente monocromo e nero, bensì una miscela dei colori rosso, azzurro e arancione in un mare scuro.
Dalla finestra, infatti, potevo scorgere il cielo azzurro stranamente sereno e le piante verdeggianti di fronte alla schiera di appartamenti.
Giusto un poco di vento movimentava le chiome degli alberi, ma appena accennato e neanche troppo fastidioso rispetto a quello tipico di Boston.
Finalmente, dopo che passò quanto tempo quanto quello necessario per farsi una ceretta, e altrettanto doloroso, l'emicrania si ridusse fino a divenire un leggero dolore di fondo, che -non ne dubitavo- mi avrebbe accompagnata sino al termine della giornata.
Nel momento in cui mi alzai dal letto mi parve come se mi fossi messa in piedi dopo un secolo trascorso in una barra sotterrata.
Poi andai in bagno e aprii l'acqua della doccia, dove entrai solamente quando fui certa che il getto era abbastanza caldo da accogliere il mio corpo debole e dolorante.
Ripensai alla sera precedente. Non ero ridotta in quello stato perchè avevo fatto baldoria fino all'alba o perchè mi ero ubriacata sino a non ricordarmi il mio nome, bensì perchè lacrime incessanti sgorgando dai miei occhi pian piano lasciarono spazio a un mal di testa altrettanto insistente.
 
Anche quella mattina, ormai quasi primo pomeriggio, il mio corpo nudo non mi piacque.
Mi affrettai a coprirmi con una tuta grigia e una maglietta nera a maniche lunghe che lasciava semi-scoperte le spalle, poi andai in cucina dove bevvi una tazza di tè verde, sperando che questo altro rimedio potesse aiutarmi a curare il mio malessere.
Sorseggiando il tè verde ripensai a quando, un paio di anni prima, il tè non mi riusciva affatto e aveva un sapore disgustoso. Non sarei sopravvissuta neanche quattro ore in un appartamento da sola, e invece ora il massimo aiuto che ricevevo era un responso al telefono dalla mia collega Meredith.
Il flusso di pensieri venne interrotto da un breve suono al campanello. Indebolita, mi alzai dalla sedia ipotizzando che fosse il postino e senza curarmi del mio aspetto pessimo.
Davanti a me però non trovai alcun uomo o ragazzo in divisa, come immaginavo, bensì una giovane ragazza dai capelli neri e lisci tenuti corti. La sua pelle era estremamente chiara, del colore della neve, e i suoi occhi cristallini come palle di vetro.
Mi sorrise ampliamente mostrando una dentatura bianca e impeccabile, se non per un leggerissimo -particolare, ma non brutto- spazio tra i due incisivi.
 
- Signora Dixon?- Esordì.
 
Scossi la testa, sorridendo lievemente. -Signorina,- la corressi.
 
La ragazza di fronte a me ridacchiò quasi per il nervosismo. - Sono Kiara, la nuova vicina.-
 
Sebbene non fossi chiaramente nella mia forma migliore e nonostante mi infastidisse l'idea di non essere più sola sul terzo piano, sorrisi nuovamente tentando di far sentire la ragazza più accolta e a suo agio possibile.
 
- Ti andrebbe di venire a bere un tè da me? Così ti faccio vedere la casa!- Esclamò entusiasta, forse realizzando un istante dopo che non ero in ottime condizioni.
 
- Ne ho appena bevuto uno, ma vengo volentieri,- replicai, seguendo la solare ragazza bionda.
 

A/N:

Ciao a tutti e benvenuti nella mia nuova (e prima) storia!
Ci ho messo molto tempo per elaborare questo capitolo e spero possa essere venuto bene.
Spero anche che vi sia piaciuto tanto da continuare con la lettura al prossimo aggiornamento.
Ovviamente, accetto critiche costruttive e consigli di ogni genere.
Grazie per la considerazione,
 
- RVNVWAY

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Capitolo 2
*** II ***


CAPITOLO 2

Appena tornai a casa mi precipitai sotto la doccia, quasi come facevo qualche anno prima a casa dei miei genitori per evitare che i miei fratelli me la occupassero.

Istantaneamente l'acqua calda rilassò il mio collo, poi le spalle e infine la spina dorsale. Chiusi gli occhi e mi cullai sotto il getto potente.

Afferrai il bagnoschiuma alla lavanda e i miei pensieri ricaddero su Kiara, la nuova vicina dagli occhi cerulei.

Il suo appartamento aveva un odore specifico, dolce e accogliente, di vaniglia.

Nel momento in cui varcai la soglia della sua porta questo profumo mi inebriò completamente.

Mi domandai se anche nel mio appartamento ci fosse un odore così particolare. Probabilmente si.

Kiara mi condusse sopra tre scalini che portavano a un ampio open space col pavimento coperto in parquet dove c'erano il soggiorno e la sala da pranzo. A sinistra, invece, si dividevano su un muro bianco due porte e, alla fine di uno strettissimo e corto corridoio, si intravedeva un'ultima stanza.

- È piccolo,- commentò, spezzando il silenzio. - Ma ci abito solamente io.-

Gli stivaletti neri di Kiara produssero un suono gommoso a contatto con il parquet e la ragazza mi guidò fino a una delle due porte a sinistra, che ci intrometteva nella cucina. Anche questa aveva un arredamento spoglio, mirato all'essenziale.

Mi piaceva Kiara e il suo stile. Il suo appartamento era semplice, ma con peculiarità che lo diversificavano dagli altri, ad esempio l'enorme quantità di piante presenti o di quadri con foto di grandi città quali Londra, Parigi e Roma.

Lei anche era semplice, aveva un modo di parlare, di sorridere e di porsi che stranamente mi mise subito a mio agio. Nonostante fossi una persona di estrema riservatezza e molto chiusa Kiara riuscì a farmi ridere e chiacchierare tranquillamente, non come se mi stessi appendendo a qualche discorso forzato, ma come se stessi scambiando qualche parola con un'amica di vecchia data.

Uscii dalla doccia che ero rigenerata e avvolsi il mio corpo in un asciugamano bianco.

Il pensiero di una serata soft e piacevole con la mia nuova vicina di casa mi tentava assai, così risposi all'invito della ragazza e indossai un comodo leggins e una semplice maglia bianca.

Infilai le pantofole e bussai alla porta dell'appartamento 332.
Kiara era graziosa e sorridente così come lo era la prima volta che la vidi.

- Evie!- esclamò, scostandosi dalla porta e lasciandomi entrare nella casa odorante di vaniglia.

Inspirai profondamente inalando la fragranza, la seguii sull'ampio divano bianco e osservai la televisione ferma sulla figura del primo piano di Julia Roberts.

- Notting Hill?- domandai leggendo il titolo del DVD inserito.

Kiara sparì in cucina e ricomparse dopo pochi secondi con un contenitore colmo di patatine italiane. Si accomodò accanto a me e incrociò le gambe coperte da un pigiama con donuts ripetute paratatticamente.

- Il mio film preferito.

- Andiamo, un fallito che si innamora di un' attrice, succede solo nei film,- replicai. - È paradossale.

Presi una manciata di patatine e Kiara, dopo aver spostato comodamente il cuscino, avviò il film e imitò la mia azione precedente.

- Il bello dei film è questo, Evie.

Separai le labbra per ribattere prima che Kiara parlò di nuovo marcando l'ultima parola: - Ora stai zitta e fantastica un po' silenziosamente.

Ridacchiai e anzichè far uscire parole dalla mia bocca la riempii di cibo.

- Questo non fa bene alla mia dieta,- confessai. - Anche se effettivamente non ho alcuna dieta.

Kiara rise portando la mani davanti alla bocca per non far uscire residui di patatine. Mi ammonì di fare silenzio senza riuscire a rimanere seria.

Il film era iniziato con una breve presentazione di Notting Hill, un quartiere di Londra, e Kiara, ammutolita per i primi minuti, poco dopo incominciò a commentare e a prevenire le battute degli attori.

- Ma sono anche una semplice ragazza che sta di fronte a un ragazzo e gli sta chiedendo di amarla ...- recitò con una mano drammaticamente posata sul petto.

Alzai gli occhi al cielo e mi concentrai su Julia Roberts, anzichè sulla voce della mia amica.

- Ma era così difficile trattenersi dal citare ogni battuta del film?- domandai al termine della proiezione.

Kiara rise e riaccese l'abat jure sul tavolino accanto al divano.

- Ehi! Recitavo solo le cose più importanti!- contestò.

- Beh, grazie per la performance indimenticabile. Surreale, ma bello!- citai.

Kiara si risedette sul divano e scostò dalla fronte un ciuffo che le era ricaduto sugli occhi.

- Allora, ho un programma,- esordì. - 5 sere in discoteca, un pool party e un yellow party.

- E per fare cosa?- chiesi, strabuzzando gli occhi.

Kiara scrollò le spalle. - Per conoscere nuove persone. Andiamo, Evie, frequenti l'università?-

Scossi la testa con uno sguardo colmo di malinconia. - Ho mollato poco fa, ora lavoro.-

- Oh, si,- mi interruppe. - Me lo avevi detto. Ecco, beh, ti capita mai, nonostante tu abbia colleghi simpatici e ancora amici rimasti dall' Università o dalle scuole superiori, di non sentirti bene?-

Annuii, non capendo inizialmente il nesso con la discoteca.

Kiara continuò: - lì ci sono persone come te, come me, alcuni vanno lì per ubriacarsi, per le foto su instagram, per divertirsi o distrarsi, ma altri per trovare sè stessi e trovare altra gente che cerca la medesima cosa.

- Oddio, Kiara,- mi lamentai. - è troppo tardi per questi discorsi.

Kiara ridacchiò e, dopo aver riportato il contenitore, ora vuoto, in cucina, mi accompagnò al mio appartamento.

- Mi sono divertita,- esordii.

La mia amica annuì. - Penso che diventeremo amiche, Evelyn Dixon.

​A/N:

​Ecco qui il secondo capitolo! Lo so che è molto corto ed è ancora un capitolo di passaggio ma prometto che il prossimo arriverà presto.

​Ringrazio slv_93 che ha recensito il mio primo capitolo e vi invito a leggere la sua storia!

​Fatemi sapere se vi è piaciuto il capitolo, cosa ne pensate e se avete consigli sono sempre ben accetti.

Grazie,


​RVNVWAY.

 

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