CREDICI SE PUOI
Lui non ci credeva. Non credeva in quasi nulla.
Non credeva nel vero amore, perché non
era altro che una stupida reazione chimica che inviava strani impulsi al
cervello. Comunque non credeva di meritarlo. Non credeva nel sacramento del matrimonio,
perché trovava che investire tutta la vita in un rapporto che poi avrebbe
potuto troncarsi e ferire delle persone fosse un suicidio. Non credeva che
avrebbe avuto figli, perché non si riteneva in grado di crescerli in modo
adeguato.
Ma soprattutto non credeva che un ragazzo come lui
avrebbe potuto vedere i suoi sogni realizzati.
Lui, il classico cattivo ragazzo, il combina guai,
che rispondeva ai professori e tornava a casa la sera fumato e ubriaco. Quello
misterioso, il ragazzo che a scuola ogni ragazza si era girata a guardare
almeno una volta durante la lezione o nei corridoi. Impertinente,
irresponsabile, casinista fino al midollo. Menefreghista come solo un ragazzo
disilluso può essere. Ed era proprio per questo che non si aspettava niente da
quella vita così altalenante, colma di alti molto alti e bassi molto bassi.
Lui non si aspettava niente perché era sicuro che
niente sarebbe arrivato. No, Max Green non ci credeva.
Ma Ronnie sì. Così
determinato, così forte. Il ragazzo bello, vivace, che nei corridoi regalava
grandi sorrisi a destra e a manca. Il ragazzo che ogni week-end aveva un
appuntamento con una ragazza diversa, ma che non era odiato da nessuna di loro,
perché lui le trattava con dolcezza e gentilezza, con rispetto. Lo stesso ragazzo
che era apprezzato dalle professoresse, che lo consideravano un “giovane
gentiluomo”. In effetti Ronnie era anche questo.
Ma soprattutto era il suo migliore amico, e Max e Ronnie non avrebbero potuto essere più differenti, eppure
così perfettamente simili. Un giorno, però…
“Max, senti, ma tu cosa vuoi fare da grande?”
“Eh??”
rispose Max, accendendosi l’ennesima sigaretta davanti a scuola.
“Sì,
insomma, con questa storia della musica… Credi che potrà diventare una cosa
seria?”
“Ronnie, io non credo
niente. Non lo so…No, non credo. Non credo proprio.”
Ronnie
tacque, pensieroso. Un vago velo di delusione adombrava le sue iridi ambrate.
Espirò una boccata di fumo e parlò di nuovo.
“Ma scusa, la musica non è la tua linfa vitale?”
“Sì”
“Non è quella cosa sempre perfetta, che è una cura
e una droga allo stesso tempo?”
“Sì”
“Non è forse la cosa che dona al mondo i suoi
colori, che rende tutto sopportabile giorno dopo giorno?”
“Sì”
“Non è forse ciò che ci ha fatto incontrare?”
“Sì, lo è”
“E allora credici Max”.
“Ronnie, è una follia,
lo capisci o no?!” disse Max, prendendo l’amico per il braccio.
“No, non lo
capisco, e in fondo perché dovrei? Sto lavorando per realizzare il mio sogno,
cosa ci vedi di così sbagliato?!” Ronnie ora si era
voltato verso il più piccolo, trapassandolo con lo sguardo.
“Nessuno accetterà, nessuno, perché siamo solo
degli adolescenti che suonano in un fottuto garage e
tu lo sai bene, non voglio che tu ti faccia inutili illusioni. Io non credo…”
“Max, credici. Per una volta fallo, fregatene di
quello che può succedere, del fallimento, della delusione. Vivi l’attimo Max, e
se proprio non ci riesci, allora fidati di me”.
Quella sera Max, connettendosi e andando su MySpace,
vide sul profilo di Ronnie un’offerta di audizione
per chitarristi e batteristi, per “suonare con la band più forte del mondo!”
Max non poté fare a meno di sorridere, l’entusiasmo e la grinta che l’amico ci
stava mettendo erano incredibili, e Ronnie era come
un bambino sognatore e ostinato. Gli faceva quasi tenerezza. Il sorriso di Max
fu spezzato dal suono del telefono che cominciò a trillare. Il sorriso rinacque
subito, dopo che riconobbe la voce che parlava nell’altra cornetta.
“Allora,
l’hai visto?? Com’è, grida abbastanza ROCKSTAR???”
“Sì, Ronnie hai fatto un
ottimo lavoro!” disse l’amico, sghignazzando. Il Rad
sembrava un bambino in cerca di conferme.
“Lo sapevo! Fidati Maxie,
è solo l’inizio!”
“Ronnie…”
“Sì, sì lo so… Ma tanto ci credo io per tutti e
due!!” e detto questo l’amico riattaccò il telefono. Max sorrise e si stese sul
letto. Era proprio vero, Ronnie Radke
era una vera forza della natura.
I giorni seguenti trascorsero tranquilli, con Ronnie che controllava MySpace ad
ogni ora del giorno, febbrile.
Un mattina poi…
“Indovina chi verrà con me a fare le audizioni per
il chitarrista e il batterista??”
“Eh?? Ma di che diamine…”
“Hanno risposto in molti, per ora sono almeno una
un centinaio, tra chitarristi e batteristi.”
“Mi prendi in giro?!”
“NO! E ora cerca di pensare a come organizzare la
cosa, e a come li vuoi, i nuovi membri.”
Ronnie
fece per andarsene, poi si girò e raggiante gli disse
“Crediamoci, Max!”