A Familiar Sight

di momoko89
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Day 1 - Sakura ***
Capitolo 2: *** Day 2 - Water ***
Capitolo 3: *** Day 3 - Free ***
Capitolo 4: *** Day 4 - Competition ***
Capitolo 5: *** Day 5 - Success and Failure ***
Capitolo 6: *** Day 6 - Change ***
Capitolo 7: *** Day 7 - Eternal ***
Capitolo 8: *** Day 8 - Shoujo Shenanigans ***



Capitolo 1
*** Day 1 - Sakura ***


A Familiar Sight

 
Title: A Familiar Sight
Rating: Arancione
Words: 561
Pairing: RinHaru (belli gna <3)
Beta: SognatriceNotturna
Prompt: Sakura (Day 1)
Warnings: Nessuno >.<

Momoko's notes: Mhhh ehilà! Ebbene, benvenuti nel primo capitolo di questa raccolta che ho scritto in occasione della RinHaruWeek. Lo so che è passata una settimana dalla sua conclusione, ma per varie questioni/impegni sono riuscita a pubblicare in tempo solo su tumblr. Mi spiace arrivare su efp solo ora, ma alla fine eccomi qua >.<
Allora, la settimana prevedeva un prompt diverso al giorno, quindi ogni capitolo tratterà un tema in particolare. C'è una trama, comunque, perciò i capitoli sono tutti collegati. E nulla....spero vi piaccia >.< Scrivere una os al giorno è stato uno sclero (sì, sono tonta e non ho pensato a prepararmi prima) però mi sono divertita tantissimo. E' stata una piccola sfida che ho proposto a me stessa e sono molto contenta dei risultati che ho ottenuto *____* Un grazie immenso va soprattutto alla mia beta, che ha avuto la pazienza di seguirmi e aiutarmi nella traduzione. Senza di lei non sarei sopravvissuta <3 <3 <3
Dato che i capitoli sono già pronti, aggiornerò due volte a settimana (ovvero, il sabato e il martedì).
Buona lettura! >.<

 

 

Day 1- Sakura

 

I paesaggi gli scorrevano davanti agli occhi come ricordi fugaci. A Rin piaceva viaggiare in treno. Era una delle poche cose che veramente amava, del viaggio. Volare in aereo era spesso una noia: le file erano snervanti, i tempi lunghi - troppo lunghi. E la valigia? L’avranno imbarcata nell’aereo giusto? Dovrò aspettare settimane prima di riaverla? E se qualcuno la ruba? – Ma il treno… Il treno era diverso. La valigia si poteva tranquillamente sistemare nello scomparto sopra il posto assegnato, e sedersi accanto al finestrino era un continuo viaggiare con la mente, tornare ai tempi che furono, vivere di ricordi, di cose mai dette, di sogni destinati a concretizzarsi, un giorno, quando l’occasione si fosse presentata.

Il paesaggio di un Giappone anonimo correva fuori dal finestrino. Rin lo osservava assorto, il mento appoggiato al palmo della mano sinistra – le campagne sono sempre state così vaste? – si chiese, aggrottando le sopracciglia, - non mi ero mai accorto che gli alberi fossero così alti – Non era nemmeno sceso dal treno che già si sentiva uno straniero in casa propria. Ma forse in sei anni che era stato via era normale, sentirsi un po’ straniero. Rin decise di non dar peso a quelle sensazioni. Era abituato a sentirsi diverso dagli altri, a doversi adattare al mondo che lo circondava. Ormai non era più un peso, per lui. Aveva imparato a vedere la positività anche nei periodi più bui. – Mi farà bene riscoprire il Giappone – pensò. In fondo, non era proprio questo lo scopo del suo ritorno?

Qualcosa lo destò dai suoi pensieri. Le immagini di un luogo sconosciuto stavano iniziando a richiamare nei suoi ricordi qualcosa di familiare: si stava finalmente avvicinando ad Iwatobi. Rin sentì il suo stomaco smuoversi, come se avesse avuto delle piccole farfalle. Si sorprese: non pensava che tornare a casa gli avrebbe fatto questo effetto.

Si mise in testa il cappellino, si alzò e prese la valigia. Si appostò davanti alle porte scorrevoli insieme ad altri due o tre passeggeri, in attesa anche loro di scendere alla fermata. Il treno si fermò dopo pochi minuti. Non appena sceso dalla carrozza, venne subito investito dall’odore di mare. Il caldo era leggero, tipico di una giornata primaverile di aprile, e la gente in attesa di salire sul treno era tanta, ma non gl’importò. Chiuse gli occhi, inspirò a fondo, e si lasciò trasportare dai brividi della pelle d’oca.

-Sono a casa

Risvegliato da una spallata, decise di mettersi in moto e finalmente uscire dalla stazione. Doveva chiamare sua sorella e avvisarla del suo arrivo, ma decise di farlo non appena avesse trovato un posto più tranquillo dove appoggiare la valigia e prendere il cellulare in santa pace. Attraversò il corridoio con fatica, cercando di superare gli ultimi ritardatari ansiosi di salire sul treno in partenza. Nemmeno si rese conto di essere uscito. Fu un odore familiare a colpirlo. Alzò il viso, ed eccolo lì, l’albero di ciliegio ergersi imperioso al centro della piazza.

-Ai tempi delle elementari mi avevi detto di voler nuotare in una piscina di fiori di ciliegio-

Il pensiero lo investì insieme al profumo dolce dei petali. Improvvisamente il viso di Haruka riemerse dai suoi ricordi, il suo cuore perse un battito. L’ombra di un sorriso gli comparì sulle labbra.

Lo aspettava una settimana interessante.

 


 
 

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Capitolo 2
*** Day 2 - Water ***


A Familiar Sight

 
Title: A Familiar Sight
Rating: Arancione
Words: 787
Pairing: RinHaru (belli gna <3)
Beta: SognatriceNotturna
Prompt:Water (Day 2)
Warnings: Nessuno >.<

Momoko's notes: A fine capitolo >.<
 

Day 2 - Water

 

Quella mattina decise di farsi una corsa lungo la spiaggia. Si svegliò presto, sebbene il viaggio l’avesse stancato molto. - È strano - pensò Rin, - eppure non sono mai stato una persona mattiniera - per quanto si sforzasse, non riusciva a capirne il motivo. La verità, però, era che non voleva avere risposta al suo dubbio. Stava bene così, senza dover ammettere a se stesso che il motivo per il quale il suo sonno si era ridotto drasticamente era dovuto al cambiamento che gli avevano sbattuto in faccia, qualche giorno prima. Era molto meglio scaricare la tensione e la rabbia attraverso la corsa piuttosto che lasciare le energie al proprio cervello e continuare a tormentarsi su nuovi scenari futuri.

- Quand’è che la mia vita ha preso una piega simile? -  

Sin da quando era piccolo aveva sognato una carriera sportiva. Lui era un nuotatore: sentire l’acqua scorrergli addosso lo faceva sentire vivo; sfidare se stesso era la sua linfa vitale; la competizione era il suo respiro. Aveva dimostrato quanto valeva, quanto poteva dare, quali vette poteva raggiungere. Era arrivato più in alto di quanto potesse desiderare. Ed ora, dopo vari record e medaglie guadagnate, gli avevano chiesto di ritirarsi? Sul serio? Era questo il ringraziamento che si meritava?

“Fuck.”

Ci doveva essere  qualcosa di profondamente sbagliato nella sua vita perché non poteva credere che una simile proposta fosse veramente uscita dalle labbra del suo allenatore. Ma forse c’era sempre stato qualcosa di sbagliato, nella sua vita. Forse le stelle non erano allineate nel modo corretto quando era nato, forse i pianeti erano destinati a girare al contrario solo per lui. Forse non era fatto per vivere una vita in discesa.

- Forse…-

Scese dal letto, si lavò e si vestì. In pochi minuti era pronto per andare in spiaggia. Quando uscì di casa, la brezza marina di un venerdì mattina gli graffiò il viso. Si lasciò andare una smorfia: era ancora abituato all’estate australiana. Dopo aver inspirato a pieni polmoni, iniziò a correre. Attraversò zone del paesino che non ricordava minimamente. Passò per le viuzze, poi si diresse verso la piazza, la stazione - il profumo dei fiori di ciliegio la mattina… Mi ero dimenticato di quanto fosse buono - passò per altre viuzze, e poi finalmente eccola, la spiaggia.

Anche a Sidney aveva l’abitudine di correre vicino al mare. Quella visione la mattina presto gli dava una carica in più. In Giappone, però, era più bello, e la differenza lo colpì non appena mise piede sulla sabbia. Il colore del mare era più limpido, e il celeste più chiaro. C’era qualcosa in quelle sfumature blu che gli infondeva sicurezza e positività. Dentro di sé non poté fare a meno di chiedersi come fosse possibile che due paesi, geograficamente così vicini, potessero sembrare così lontani.

-Chissà come sarebbe stata la mia vita se fossi rimasto qua -

Rin scacciò via il pensiero scuotendo la testa: era meglio non chiederselo.

Continuò il suo tragitto improvvisato. Aveva intenzione di arrivare fino in fondo, dove ci sono le calette e - perché no? Magari scalare un po’-  Quando arrivò agli scogli, però, dovette abbandonare il suo piano: qualcosa, in mare, destò la sua attenzione. Rin si fermò, si asciugò il sudore sulla fronte col polsino, appoggiò le mani sulle ginocchia. Nel frattempo, cercava in tutti i modi di acuire la sua vista e capire cosa l’aveva colpito. Solo dopo aver assestato il respiro capì che non era qualcosa, ma qualcuno. Prima ancora che potesse rendersene conto, il suo cuore riprese a battere forte, e le sue gambe si mossero senza che lui gli desse il comando.

- Quello stile perfetto… Può essere solo lui -

Si avvicinò ancora di più alla riva, salì su uno scoglio e, non appena ne fu certo, iniziò a fare segnali alla persona che nuotava in mare.

- Girati, maledizione - pensò, ansioso di richiamare l’attenzione dell’altro. E finalmente accadde: il ragazzo portò fuori il viso per respirare, e subito smise di nuotare. Rimase fermo qualche secondo, titubante.

“Haru!” lo richiamò il rosso, con un entusiasmo che sorprese anche lui. L’altro, però, non sembrava ancora convinto a rispondere.

“Jeez…” borbottò Rin tra sé e sé, commentando l’incertezza del moro, “Haru!”

Fu allora che il ragazzo in acqua si mosse. Nuotò fino agli scogli, raggiungendoli in poche bracciate.

- Il suo stile è impeccabile anche quando è di fretta - pensò Rin, con l’angolo delle labbra piegate leggermente verso l’alto - non è cambiato per nulla -

Con quel pensiero in mente, si accovacciò: Haru era finalmente di fronte a lui. Con un gesto rapido, il moro si levò gli occhialini trattenendo il fiato il più possibile, e a rivedere il blu dei suoi occhi, Rin non riuscì a trattenere un sorriso.

“Ero certo che ti avrei rincontrato in acqua.”


 


Momoko's notes: Bonjour les filles (?) Ebbene, eccoci al secondo capitolo >.< (Lo so che siete poco contente ahahahah) Il prompt del secondo giorno era "Water".  Sinceramente, mi sono trovata un po' in difficoltà con questo tema, dato che è molto sfruttato nel fandom (per ovvie ragioni). Avevo paura di scrivere qualcosa di banale, letto e straletto. Onde evitare, ho cercato di esprimere il significato più profondo che questo elemento possiede tra i nostri due scemi <3 Ho visto nell'acqua il principio che li lega e l'ho quindi tradotto nel loro punto d'incontro (per l'appunto, il mare). Ora, non so se sono riuscita nel mio intento xD Magari è uscita comunque una cosa banale...non so, se vi fa piacere, ditemi che ne pensate >.<
Un grazie immenso a Kiss the Night che è stata così carina da recensire il primo capitolo *____* tra rinharu fangirls  ci si sostiene ahahahah <3
Al prossimo sabato,

Momoko

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Capitolo 3
*** Day 3 - Free ***


A Familiar Sight

Rating: Arancione
Words: 1557
Pairing: RinHaru (belli gna <3)
Beta: SognatriceNotturna
Prompt: Free (Day 3)
Warnings: Anche se non fanno nulla, questi due insieme sono sempre un po' porno <3

Momoko's notes: A fine capitolo >.<
 


 

Day 3 - Free

 

“Non vedevo una pioggia simile da mesi”

“Non piove in Australia?”

“Sì, ma lì è autunno adesso, e le giornate sono ancora calde.”

Haruka annuì, guardando la pioggia scendere copiosa di fronte a sé. Erano usciti per un gelato nella tenue speranza che il tempo lo permettesse, ma evidentemente il destino aveva voluto giocare un’altra carta. Rin non si sorprese; gli sfortunati eventi facevano parte della norma nella sua vita, ormai. Non appena s’incontrarono, il cielo iniziò ad annuvolarsi e poco dopo cominciò a diluviare. Rin si era coperto la testa con la felpa nel tentativo di ridurre il più possibile i danni della pioggia. Incredibilmente, però, Haruka aveva tirato fuori un ombrello tascabile e lo aveva aperto, intenzionato a coprire entrambi. Il tutto avvenne sotto l’espressione sorpresa di Rin, dimentico del lato prevenuto del moro. Un senso di amarezza lo avvolse non appena la vaghezza dei ricordi lo colpì. Com’era solito fare, nascose il suo umore dietro una battuta, a cui il moro aveva risposto con una smorfia annoiata, e si misero a correre in cerca di un luogo dove ripararsi. Dopo aver superato vari locali ancora chiusi, si ritrovarono davanti alle piscine comunali. Il cancello era aperto, sebbene non ci fosse anima viva nei dintorni. Rin propose di entrare. Haruka ostentò il suo disaccordo, ma l’insistenza del rosso ebbe ancora una volta la meglio. Si sedettero su una panchina riparata che dava sul giardinetto. L’odore di pioggia primaverile era forte, intenso; richiamò alla mente del rosso vecchi ricordi, sensazioni vissute una volta, forse in un’altra vita. Haruka sedeva accanto a lui, assorto forse negli stessi pensieri del rosso. La sua presenza era forte, incisiva, e subito il - mi manca, tutto questo - lo investì. Temeva che tornare in quel luogo gli avrebbe invaso la mente di momenti passati, attimi che non avrebbe più vissuto. Sapeva che non sarebbe stato facile. E forse, inconsciamente, aveva deciso di intraprendere quel viaggio proprio per questo.

- Mi farà bene riscoprire il Giappone, mi farà bene riscoprire il Giappone, mi farà be... -

“Come stai, Rin?”

La voce di Haruka lo risvegliò come uno schiaffo. Il rosso si volse verso di lui, ma l’altro continuava ad osservare imperterrito la pioggia scendere.

- Come sto? Uno schifo -

“Bene” disse, invece.

Il silenzio si fece opprimente. Rin si lasciò sfuggire una smorfia: come pensava di poter dargliela a bere?

“Mi hanno proposto di ritirarmi.”

Improvvisamente, Haruka sembrò risvegliarsi dal suo mondo. Si voltò verso Rin, gli occhi sgranati, incapace di credere alle parole che aveva appena udito.

“Sul serio?”

- Che razza di domanda è? -

“Ti sembra una cosa su cui scherzerei?”

Il moro rimase un po’ perplesso dalla reazione dell’altro. Si limitò ad osservarlo, cercando di analizzare ogni minimo movimento facciale.

- Jeez… Non è cambiato per nulla - pensò il rosso, strofinandosi la faccia con le mani. Non sapeva se sorridere o sentirsi frustrato a quel pensiero.

“Sì, sul serio” ripeté allora, levando via ogni dubbio.

Rin continuava a guardare di fronte a sé, i gomiti appoggiati sulle ginocchia - La pioggia è sempre stata così grigia in questo paese? - si sentiva lo sguardo dell’altro addosso, ma non osava ricambiarlo.

“Mi dispiace” ammise Haruka, sopra il rumore incessante della pioggia.

“Già.”

“Cosa farai?”

“Non lo so” rispose, strofinandosi i capelli con le mani. “Mi hanno proposto di allenare le stelle emergenti.”

Lo sguardo di Haruka sembrò essere risvegliato da un pizzico di speranza, al che un “Non è una cattiva idea” uscì dalle sue labbra, ma a Rin venne solo una risata amara.

“Sì, certo. Come no.”

Haruka si limitò ad osservarlo, e subito un brivido percorse la schiena del rosso.

“La smetti di giudicarmi?” esclamò.

“Non sto scherzando.”

“Beh, nemmeno io.”

“È un’idea che dovresti prendere in considerazione. Sei un ottimo atleta, potresti offrire tanto.”

- Io voglio nuotare, non voglio guardare gli altri farlo al posto mio -

“È da anni che non insegno.”

“Posso consigliarti io. Insegno ai bambini a nuotare, a Tokyo. Sono tornato qua per le vacanze, ma non mi dispiacerebbe farmi una nuotata.”

La proposta non attizzava molto il rosso, ma al solo pensiero di stare in acqua insieme ad Haruka, trattenne a malapena un sorriso.

“Ok.” accettò. Si alzò e si diresse verso l’entrata principale.

“Che stai facendo?”

“Sto entrando in piscina” rispose, con una certa ovvietà.

“Ma è chiusa.”

Rin allora spinse la porta, e quella si aprì.

“Tu dici?” commentò.

Entrò nell’edificio, con Haruka al seguito. Si diressero verso i camerini e si tolsero i vestiti. A vedere il moro indossare il costume da bagno sotto i pantaloni, Rin accennò un sorriso.

-È sempre il solito -

Non appena entrarono in sala, l’umidità della piscina avvolse Rin. Subito un senso di completezza lo riempì, e per un attimo tutti i suoi dubbi e i suoi problemi sparirono. Si mise la cuffietta, sistemò gli occhialini pizzicando l’elastico dietro la testa e si tuffò. L’acqua fredda graffiò il suo corpo senza alcuna pietà, pervadendolo di un senso di benessere. Non appena arrivò alla superficie, iniziò a nuotare a stile libero. Fece quattro vasche per riscaldarsi, e solo dopo essersi fermato si accorse che, invece, Haruka non era ancora entrato in acqua.

“Che fai, non entri?”

Quello per tutta risposta, lo osservò con uno sguardo curioso. Poi sistemò gli occhialini, salì sulla pedana e si tuffò. Rin lo seguì subito dopo, d’impulso. Si diede la spinta con le gambe e partì, scivolando sull’acqua. Raggiunse Haruka poco dopo, e non appena fatta la virata si ritrovò già davanti a lui. Il pensiero che il moro si fosse rammollito negli ultimi anni sfiorò la sua mente per un attimo, ma si dovette ricredere: a metà vasca l’aveva quasi raggiunto sebbene, Rin poteva giurarlo, con una certa fatica.

Il rosso arrivò per primo, ma la differenza tra i due risultò molto poca.

“Che talento sprecato” commentò Rin, sotto il fiato della fatica.

Haruka si tolse gli occhialini e si appoggiò al muretto. Non disse nulla, ma Rin poteva giurare di aver visto delle scintille d’energia in quelle iridi blu.

Il rosso si appoggiò alla corsia, così da scrutarlo meglio.

“Ammettilo.”

L’altro gli rivolse il suo solito sguardo vuoto, ma non disse nulla.

“Ti sono mancato.”

Al che, Haruka virò lo sguardo dall’altra parte e con un gesto annoiato aggiunse “Finiscila.”

Rin accennò una risata, la prima risata - spensierata dopo tanto tempo. Mi era mancato, nuotare con lui -

“Ti va di farci altri 100 metri?” propose, allora.

“Non siamo qui per questo” rispose l’altro, con una certa serietà.

Rin corrucciò lo sguardo. Nel frattempo l’altro passò sotto la corsia e lo raggiunse. Senza perdere altro tempo, Haruka iniziò a dargli alcune nozioni sull’insegnamento che aveva imparato negli ultimi anni. Gli spiegò come approcciarsi, su quali aspetti focalizzarsi di più, i tempi di apprendimento, e via discorrendo. Rin lo ascoltava con attenzione, interessato soprattutto agli accenni della sua vita che faceva, ogni tanto. Alcune cose che il moro gli spiegava le sapeva già. Ogni tanto gli tornavano sprazzi di ricordi di quando era diventato capitano della Samezuka. Alcuni metodi e strategie le aveva già messe in pratica anche con Rei, quando gli aveva chiesto il favore di aiutarlo ad imparare a nuotare. Non era per nulla intenzionato ad interrompere la lezione, però. Era come catturato dalla voce di Haruka, così calma, lineare, che lo accompagnava in ogni ragionamento che faceva. Sembrava un po’ come -  osservarlo nuotare, e io non posso fare a meno di seguirlo -

“...capisci quello che voglio dire?” gli venne chiesto, improvvisamente.

“Sì.”

“I ragazzi non capiscono che per nuotare a stile libero la mano deve essere rigida, con le dita ben unite, così da dare una spinta maggiore. Se invece li aiuti accompagnandoli nel gesto, riescono a comprendere anche quale intensità devono dargli.”

Rin non riuscì ad ignorare la piccola scintilla comparsa negli occhi del moro.

“Tu ami quello che fai.”

Haruka lo osservò perplesso, non capendo bene se quella di Rin fosse una domanda o una semplice affermazione.

“Intendo, ti piace insegnare.”

L’altro virò ancora una volta lo sguardo verso il basso e timidamente annuì.

“Sono contento che tu abbia trovato la tua libertà.”

Haruka si limitò ad osservarlo, ed un - figurati se parla - fulminò i pensieri di Rin.

“Voglio dire, non era questo il significato che davi al sentirsi liberi? Fare ciò che ti fa stare bene?”

Haruka annuì, solenne. Il suo sguardo impassibile dava spazio a mille interpretazioni, ma Rin non si premurò di valutarne nemmeno una. Il suo umore scese drasticamente, pensando alle scelte che era obbligato a prendere. Si lasciò andare dietro di sé, ben sapendo che avrebbe incontrato il muretto. Si levò cuffia e occhialini mentre il suo sguardo si perdeva in un punto imprecisato, di fronte a sé.

“Non penso che l’insegnamento sia la mia strada, Haru” rivelò poi, con voce flebile, “non mi sento libero.”

Fu un istante. Un’ombra coprì la visuale del rosso, e improvvisamente il moro era a pochi centimetri da lui, cuffia e occhialini giù.

“Tu non hai mai capito cosa significasse veramente sentirsi libero.”

Rin non seppe bene cosa fu a confonderlo di più, se l’affermazione di Haruka o il bacio che venne subito dopo. Sapeva solo che aveva le labbra dell’altro sulle sue, ansiose di trovare qualcosa che forse cercavano da tempo. E per quel momento decise di non porsi altre domande.

Chiuse gli occhi e ricambiò il bacio.

 


Momoko's notes

Hey <3  Eccomi col terzo capitolo, anche se con un giorno di ritardo >.< Chiedo perdono, ma tra una cosa e l'altra ieri non sono riuscita ad aggiornare .____.  Come quello precedente, anche questo prompt è stato abbastanza difficile da sviluppare. Le probabilità di scrivere qualcosa di banale erano molto alte. Ho provato a tirare fuori qualcosa di particolare ma vabbé, mi sto rendendo conto che, se si rimane nel mondo canon, i temi alla fine ruotano sempre allo stesso modo >.< Spero comunque che sia stato di vostro gradimento.
Un grazie infinite a _nOa_, che ogni volta mi riempie di parole bellissime <3
A martedì prossimo <3

Momoko

 

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Capitolo 4
*** Day 4 - Competition ***


A Familiar Sight

Rating: Arancione
Words: 909
Pairing: RinHaru (belli gna <3)

Beta: SognatriceNotturna
Prompt: Competition (day 4)
Warnings: Anche se non fanno nulla, questi due insieme sono sempre un po' porno <3

Momoko's notes: A fine capitolo >.<


Day 4 - Competition

 

Un tuffo.

Tocco l’acqua, e subito l’eccitazione si trasforma in brivido sulla mia pelle. L’adrenalina scorre nelle vene, si sostituisce al sangue, muove ogni cellula del mio corpo. Due, tre, quattro colpi di gambe. Finalmente la superficie. Una bracciata, poi un’altra, un’altra ancora. Già mi trovo a fine vasca. Virata. Eccolo, Haru, di fronte a me. Lui mi guarda, io lo guardo, poi lo scatto, insieme, diretti verso lo stesso traguardo. Di nuovo tre colpi di gambe. Superficie. Trattengo il respiro. Tre, quattro bracciate. Ho bisogno di ossigeno, ma non posso respirare. Se respiro perdo tempo e non posso perdere tempo. Devo arrivare prima degli altri, devo toccare prima di Haru. Una bracciata. Non respiro. Un’altra bracciata. Ho bisogno d’ossigeno. Una bracciata. Piego il viso di lato, i miei polmoni si riempiono d’aria umida. E’ a quel punto che lo vedo: Haru è poco più avanti di me. Cazzo, sapevo che non dovevo respirare. Non posso perdere contro di lui, non adesso, non quando ho passato una vita ad allenarmi, a spingere il mio corpo sempre più lontano per raggiungere finalmente il mio scopo, questo scopo, la cima del podio. Cazzo, ho bisogno di nuovo d’ossigeno, ma non posso respirare, prima devo superare Haru, devo arrivare alla fine, devo ottenere la vittoria altrimenti non avrebbe senso, nulla avrebbe senso, la mia vita non avrebbe senso. Quando finisce questa vasca? Mi manca l’ossigeno. Quanto tempo ci sto mettendo? Non respiro. Ci sto mettendo troppo. Mi serve aria, non posso andare avanti, non riesco ad andare avanti. Una bracciata. Viro di nuovo il viso di lato, riempio i miei polmoni, ma... Haru? Dov’è Haru? Possibile che l’abbia superato senza accorgermene? Possibile che mi abbia superato lui senza accorgermene? Sono solo? Quanto tempo ci sto mettendo? Non posso essere solo. Haru era qua, stava nuotando con me un attimo fa. Devo averlo superato. Deve avermi superato. Non posso perdere tempo. Fanculo, devo andare avanti. Devo raggiungerlo, devo superarlo. Devo toccare prima di lui, devo arrivare per primo, devo vincere, devo-

“Stanno arrivando nuovi ragazzi dal Giappone”

“Atleti promettenti”

“Ci servirebbe qualcuno che li seguisse”

No.

“Matsuoka sarebbe perfetto come allenatore.”

No.

“Che ne dici, Rin? Ti andrebbe di lavorare come coach?”

Io non voglio allenare. Io voglio nuotare. Voglio continuare a tuffarmi, toccare l’acqua, sentire l’eccitazione trasformarsi in brividi sulla mia pelle. Voglio che l’adrenalina si sostituisca al sangue e muova le mie cellule. Voglio che mi manchi l’ossigeno. Voglio prendere il respiro e vedere Haru accanto a me. Voglio che mi raggiunga. Voglio inseguirlo. Voglio superarlo. Voglio vincere. Io voglio vincere, io voglio vin-

“Matsuoka non può continuare a gareggiare. È troppo grande ormai.”

Lo stridio del cancello delle piscine che si chiude è assordante. Echeggia nell’aria, ferma il mio cuore. Tutti gli sforzi, tutti i sacrifici che ho fatto. Tutte le scelte che ho dovuto prendere. Tutte le persone che ho lasciato per vivere il mio sogno. È questo ciò a cui ho aspirato fino ad ora? È questo ciò per cui ho lavorato tanto?

È questo ciò che mi rimane?

“Rin”

Una voce. La sua voce. Mi volto. La visione di un albero di ciliegio mi abbaglia. Un Haru cresciuto tende la mano verso di me.

“Eccoti.” dico, “Ti ho ritrovato.”

Ma lui mi ignora. Non mi risponde. Cazzo, perché non parla mai? Che cavolo di problema ha? Perché mi devo sempre ridurre ad interpretare le sue espressioni facciali? Perché devo sempre parlare io per lu-

“Lascia che stavolta sia io a mostrarti un paesaggio che non hai mai visto prima.”

Diamine, come fa a sorprendermi sempre?

“Non posso.” rispondo, “Non posso vederlo, Haru. Io non…” abbasso lo sguardo, nel vano tentativo di fermare le lacrime, ma la vista mi si sta offuscando e no, non voglio che Haru mi veda di nuovo così, non posso permetterlo, non-

“Perché ti ostini a cercare la libertà dove non c’è?”

Alzo di nuovo lo sguardo in cerca del suo, e solo allora mi rendo conto di quanto siamo vicini. Quando si è mosso? Quando mi sono mosso?

“Segui me, Rin.”

Mi bacia; con un po’ di titubanza iniziale, io bacio lui. Le sue mani mi stringono forte, le sue labbra sono calde, ed ecco l’adrenalina di nuovo scorrermi nelle vene, sostituirsi al mio sangue e muovere ogni cellula del mio corpo. Lo sbatto sul letto di camera mia, e gli slaccio i pantaloni. Mi manca il respiro, ma se mi stacco perderei tempo, perderei ogni minimo gemito che fuoriesce dalla sua bocca e no, non posso permetterlo. Non mi è concesso farlo, non mi è concesso perdere anche lui. Voglio sentirlo sotto di me, voglio sentirlo vivo come non l’ho mai sentito prima, voglio baciarlo e morderlo e viverlo e maledizione, fa male. Il desiderio di lui fa male, la voglia di lui fa male. Devo averlo, devo percepirlo, devo dargli un senso, devo darmi un senso. Devo dare un senso alla mia vita. Dev-

 

Lo squillo acuto della sveglia obbligò Rin ad aprire gli occhi. Con uno scatto rapido, si girò verso il comodino e la spense. Quando si portò il braccio sulla fronte, si rese conto di essere tutto sudato -Il sogno che ho fatto, che cazzo - significava? Con un leggero movimento della testa, diede un’occhiata alle sue parti basse.

“Cazzo.” esclamò.

Tirò un grosso sospiro, si portò una mano sul viso e si stropicciò gli occhi.

La giornata non sarebbe potuta iniziare peggio di così.


 


Momoko's notes.

Bonjour ladies <3
Ebbene no, non sono scomparsa xD Scusatemi per questo immenso ritardo, ma la settimana scorsa è stata molto impegnativa e nel fine settimana sono stata completamente catturata dalla convention di Supernatural, perciò avevo la testa decisamente altrove xD Comunque non mi sono dimenticata di questi due scemi (come si potrebbe?) <3 <3 <3 Quindi, eccovi il quarto capitolo. E insomma, chi ha già letto qualcosa di mio, sa benissimo che il mio stile comprende anche i sogni, e ovviamente non potevo esimermi dal scavare così a fondo anche nella testa del nostro Rin <3 Devo ammetterlo, mi diverto troppo a scrivere il flusso di coscienza *___* Visto il contesto in cui è stata scritta la fiction, questo sogno l'ho facilitato alla lettura utilizzando una punteggiatura regolare. E niente, spero sia stato di vostro gradimento :)
A sabato (ci sarò stavolta, giuro xD),

Momoko

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Capitolo 5
*** Day 5 - Success and Failure ***


A Familiar Sight

Rating: Arancione
Words: 1607
Pairing: RinHaru (belli gna <3)

Beta: SognatriceNotturna
Prompt: Success and Failure (day 5)
Warnings: Sorry in advance for the angst .___.

Momoko's notes: A fine capitolo >.<
 

Day 5 - Success and Failure


La brezza salina del mattino si infrangeva sulle guance di Rin con innata prepotenza.
Quella mattina si era alzato col solito umore che ormai caratterizzava le sue giornate. Sembrava quasi che ci avesse fatto l’abitudine. Decise di seguire la sua routine: alzarsi e farsi una corsa fino alla spiaggia. Stavolta aveva allungato il tragitto di qualche chilometro con l’intenzione, ormai automatica, di superare se stesso. Fece un sentiero lungo i monti che si ergevano dietro Iwatobi. Attraversò il parco ricoperto di alberi e poi scese di nuovo verso il paese, diretto alla spiaggia – Ho bisogno di rilassare i nervi, scacciare via i – brutti pensieri. E quale posto migliore per farlo se non davanti alla vista di un mare tinto dei colori del mattino?
Per quel motivo ora si trovava lì, su quella roccia, un po’ lontano dalla spiaggia per – evitare i pochi turisti della stagione, prossimi a farsi una giornata di mare -
Alle otto del mattino, l’aria era ancora spietatamente fresca. Rin si asciugò con la manica della felpa il naso umido, evidentemente rosso. Non aveva voglia di prendere un fazzoletto; la visione delle sfumature rosa mischiarsi col blu del mare era abbagliante e – incantevole – sì, forse la parola giusta era proprio incantevole. Il ragazzo si asciugò di nuovo il naso con la manica, stavolta non tanto perché ne avesse bisogno, ma più per un gesto incondizionato: il suo lato romantico non sembrava mai abbattersi, nemmeno nei momenti più bui. Riemergeva senza alcun preavviso, richiamato semplicemente dagli sprazzi di realtà che la vita sorprendentemente gli presentava.
Un lieve sorriso sorprese le labbra di Rin. In qualche modo, quel pensiero lo fece sentire meglio. Gettare i suoi malumori sulle onde caotiche del mare lo aiutava sempre. Inspirò profondamente nel tentativo di accumulare dentro di sé la calma di quell’istante, sperando che potesse ricaricarlo e sostenerlo per il resto della giornata. Poi si alzò, diede un ultimo sguardo alla vastità che aveva davanti, infine si girò. Decise di tornare a casa e farsi una bella doccia rilassante. Sarebbe tornato in spiaggia più tardi, sempre che Gou non lo avesse incastrato con una gita dalla destinazione ignota perché “hai bisogno di distrarti”, com’era solita ripetere insistentemente negli ultimi giorni. La verità era che la sorella aveva una voglia matta di passare un po’ di tempo libero col fratello, e Rin lo sapeva bene. – Forse – valutò, – dovrei assecondarla – Non era male l’idea di cambiare aria, soprattutto dopo – quello che è successo con Haru
Il pensiero di lui venne improvviso eppure allo stesso tempo inevitabile, come il tuffo al cuore che sentì subito dopo. Gli eventi degli ultimi giorni lo avevano decisamente lasciato perplesso. Quando Haru lo baciò, decise di non reagire. Si lasciò trasportare dal momento, forse perché era troppo frustrato con se stesso, o forse semplicemente perché lo voleva anche lui. In fondo, il sogno che fece il giorno dopo parlava chiaro. Il ricordo di quelle sensazioni tornarono vivide su di lui. Si tradussero in brividi lungo la schiena, ma Rin non si fermò. Continuò a camminare, a seguire la strada, liberandosi del formicolio con una leggera scrollata di spalle.
Poco importa se lo volevo, comunque. Se avesse voluto, si sarebbe fatto sentire
Effettivamente era proprio così. Dopo quella volta in piscina, Rin non vide più il moro. Non ricevette nessuna chiamata, nessun messaggio. Nemmeno lui provò a cercarlo, tuttavia. Non se la sentiva di dover affrontare una cosa così grande insieme al rovesciamento che aveva colto la sua carriera. Perché in fondo, quel bacio era qualcosa di grande, giusto?
- Forse troppo grande - le parole presero forma nella sua mente con la stessa forza di un’onda che si  infrange sugli scogli. E in quel preciso, esatto momento Rin dovette fermarsi, colpito dalla persona che si ritrovò davanti. Anche l’altro si fermò, e il rosso poteva leggere nel suo sguardo la sua stessa sorpresa.
“Hey” riuscì a dire Rin, in segno di saluto.
Un Haruka sudato e affannato per la corsa lo osservava titubante, e forse anche un po’ stupito, interdetto.

No, semplicemente quella è l’espressione di una persona che non vorrebbe essere qui, in questo preciso istante. È l’espressione di una persona che si sta chiedendo ‘perché non ho girato l’angolo?’ – e un po’, Rin si sentì deluso da quella reazione, ma non mollò. Tenne lo sguardo fisso su quello dell’altro, in attesa che di una mossa, un ‘ciao’, un borbottio, un – qualcosa, cavolo! Di’ qualcosa!
“Hey”
- Meglio di niente

“Non pensavo di trovarti qua.”
Rin pensò di doversi sentire fortunato. Non si era dovuto imbarcare in discussioni particolari per stimolare il moro a parlare. A quanto pare, era capace di darsi l’input anche da solo.
“Faccio questo tragitto per correre.” rispose, allora.
Haruka annuì, e dopo qualche secondo di silenzio aggiunse, “Ma non stai correndo.”

“Come l’hai capito?” gli chiese l’altro, sarcastico.

Il moro si limitò a distogliere lo sguardo dal rosso con fare annoiato. Si asciugò la fronte con l’avambraccio e tornò al suo silenzio.

- Oh, è ridicolo, assolutamente ridicolo -

“Haru, possiamo parlare?” gli chiese Rin in uno scatto d’impulsività.

Haruka riportò lo sguardo su di lui e, esitante, annuì.

Si trasferirono nel parco, in un punto riparato. I cespugli e gli alberi circostanti davano loro l’impressione di essere isolati. - Forse non è il posto migliore dove discutere - rifletté Rin, temendo che il moro si richiudesse in se stesso e nel suo silenzio. Era una delle cose che avrebbe voluto evitare perché - mi servono risposte. Ho bisogno di risposte e lui in questo momento è l’unico che può darmele, quindi - Haruka avrebbe fatto meglio a parlare. Sebbene il rosso si fosse fatto mille problemi per l’altro, Haruka sembrava tranquillo. Rin avrebbe detto quasi a suo agio. Tra sé e sé  sospirò e pensò - non riuscirò mai a capire che diamine gli passa per la testa -

C’era una panchina accanto a loro, ma nessuno dei due sembrava aver voglia di stare seduto. Rin era sul punto di iniziare, quando Haruka prese sorprendentemente parola.

“Come stai, Rin?”

Il rosso non sapeva bene come prendere quella domanda, quindi stavolta fu lui, a rimanere in silenzio, in attesa di qualche sottotitolo in più da parte dell’altro.

“Stai ancora pensando al tuo futuro?”

-Quale futuro?-

Il rosso fece una smorfia, “Tu che dici?”

Il moro sviò il suo sguardo e con tono neutrale pronunciò, “Ci stai pensando troppo”

-E questo che cosa mi dovrebbe significare?- sbottò dentro di sé l’altro, ma decise di non dire nulla, per ora. Magari aveva capito male il senso della frase, magari Haruka non intendeva veramente che si stava preoccupando troppo del fatto che la sua vita stesse andando allo sfascio. O forse sì, e inconsciamente non voleva crederci, ma valutò comunque di dare all’altro la possibilità di spiegarsi, ignorando con difficoltà la rabbia che gli stava scorrendo nelle vene.

“In che senso?” chiese, allora.

“Dovresti accettare l’offerta.” rivelò allora, “È un grande onore il fatto che abbiano pensato a te come allenatore. Ti sei costruito una reputazione, ti stimano, e vorrebb-”

“Cazzate” pronunciò Rin, con tono sprezzante.

-Non è possibile che Haru mi stia facendo la ramanzina sulla mia vita. Non è vero, non può star succedendo sul serio, non è...-

“Rin…” provò l’altro, ma ormai fermare il rosso sembrava un’impresa impossibile.

“Non puoi dire sul serio. Haru, hai visto dove sono arrivato? I record mondiali, le olimpiadi...”

“Lo so, Rin. E sei stato incredibile, ma devi capire anche quando è il momento di fermarsi.”

“Il mio momento non è ancora arrivato.”

“Sì, invece. Ma puoi fare ancora tanto, come allenatore.”

“Mi stai dicendo di rinunciare ai miei successi?”

“Ti sto dicendo di guadagnarne altri, in un altro modo.”

“Non esiste un altro modo.”

“Esiste. Te lo stanno offrendo su un piatto d’argento, ma sei troppo ostinato a seguire la tua strada invece di fermarti e valutarne altre.”

“Valutare altre strade? Haru…” esclamò allora l’altro, con un accenno di risata, “La competizione è la mia strada, e lo sarà sempre. Non ci sono altre vie, non ci sono altre possibilità.”

“Tu pensi veramente di poter gareggiare per tutta la vita?”

“Farò tutto quello che è in mio potere per farlo.”

Haruka si lasciò andare una smorfia, e quella fu la - goccia che fa traboccare il vaso -

“E tu, invece?” iniziò allora il rosso, “Ti permetti di sputare sentenze sulla mia vita, ma tu dove sei arrivato fino ad ora? Come puoi capire la paura di perdere il proprio successo quando tu non ne hai raggiunto nemmeno uno?”

Il moro spalancò gli occhi, incredulo davanti a quello che aveva appena sentito, e - che cazzo sto dicendo? - si ripeteva il rosso dentro di sé, ma ormai sembrava troppo tardi per fermarsi.

“Proprio tu vuoi darmi consigli sulla mia vita, quando per tutto il tempo non hai fatto altro che sfuggire all’unica cosa che poteva portarti in alto.” - smettila - “La verità è che non hai idea di quello che sto passando, non lo saprai mai.” - tappati quella bocca - “E forse è per questo che ti permetti di parlare. Vuoi controllare i miei successi” - finiscila prima che - “perché in realtà tu” - sia troppo - “non ne hai mai guadagnati dei tuoi.”  - tardi -

Haruka non disse nulla, parlò il silenzio per lui. Rin non poteva dire quanto tempo fosse passato. Potevano essere dei secondi come dei minuti. Era comunque abbastanza per fargli realizzare quello che aveva sputato fuori.

- Cazzo - esclamò dentro di sé, - sono un coglione -

Sotto le nuvole di un cielo ostile, si mise le mani in tasca e se ne andò senza dire nulla, lasciando dietro di sé l’ennesimo fallimento della sua vita.

 


Momoko's notes

Ehm...come anticipato, scusate per l'angst >.< Magari sembra anche un po' forzato, ma era necessario ai fini della trama. Fosse stata una fic più lunga avrei sviluppato meglio il procedimento che avrebbe portato Rin a sbottare, ma visto che la storia doveva essere racchiusa in 8 capitoli (e pure non troppo lunghi) mi sono dovuta arrangiare. Spero comunque che la lettura sia stata di vostro gradimento >____<
A martedì,

Momoko

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Capitolo 6
*** Day 6 - Change ***


A Familiar Sight

Rating: Arancione
Words: 948
Pairing: RinHaru (belli gna <3)

Beta: SognatriceNotturna
Prompt: Change (day 6)
Warnings: None

Momoko's notes: A fine capitolo >.<
 

Day 6 – Change


Rin non chiuse occhio quella notte. La sua mente gli permise di riposare giusto due, massimo tre ore. Quando era sul punto di entrare nel mondo dei sogni, ecco che la sua coscienza lo pizzicava, obbligandolo ad aprirli di nuovo. Il tempo sembrava non passare mai, e più ci pensava più l’idea di dormire sembrava sempre più lontana.

Si girò dall’altra parte, scocciato. Diede un’occhiata alla finestra: fuori era ancora buio. Le ombre dei rami si riflettevano sul vetro, sembravano braccia fameliche pronte ad afferrare il pavimento. Rin si sentì soffocare. Si voltò, ma – vuoi controllare i miei successi perché in realtà tu non ne hai mai guadagnati dei tuoi
“Sono un idiota” mormorò con disprezzo.
Si sfregò gli occhi con le dita e li chiuse di nuovo, tentando inesorabilmente di trovare un po’ di pace. Sospirò, nel tentativo di buttare fuori tutta la frustrazione che aveva accumulato nelle ultime ore, poi si scoprì, gettando con rabbia le coperte dalla parte opposta.
“Basta”

Si alzò, indossò la tuta, le scarpe da tennis e uscì. Aveva bisogno di correre, andare da qualche parte, liberarsi dei demoni che continuavano a stuzzicare la sua mente - Non prenderò mai sonno. Tanto vale – farsi una corsa e sfogarsi  spingendo se stesso oltre il limite.
Attraversò tutto il paese. Passò per ogni strada, ogni vicolo, nella speranza di riuscire a trovare le risposte alle sue domande dentro i profumi, i muri delle case, le impressioni, i ricordi d’infanzia che riemergevano pronti nella sua mente, ma per quanto si sforzasse tutto sembrava riportarlo sempre allo stesso pensiero, alla stessa persona.
- Haru
E insieme a lui seguivano, implacabili, le parole che gli aveva detto il giorno prima. Invece di trovare qualcosa, aveva come l’impressione – di averne perso un’altra
Raggiunse il parco, si perse nei sentieri stretti e fitti degli alberi – Inspira. Espira. Inspira – l’aroma fresco delle foglie umide gli riempiva i polmoni, rigenerandolo. Gli sembrava quasi di aver recuperato più energie in quel momento che in tutte quelle ore che aveva passato a letto, in  cerca di un po’ di sonno.
Salì le scale ripide. La visione di una Iwatobi affacciata sul mare stava iniziando a rivelarsi oltre gli alberi. Continuò a salire, in alto, ancora più in alto e – quand’è che queste scale sono diventate così pesanti?

 

“…devi anche capire quando è il momento di fermarsi”


- Non sai di cosa parli – ruggì subito dentro di sé. Continuò a salire ancora più in alto, scalino dopo scalino, passo - dopo passo, controlla il respiro, stai concentrato sulla vetta – ignorò la fatica che iniziava a propagarsi su tutto il corpo. Continuò a guardare davanti a sé: il punto d’arrivo si faceva sempre più vicino; le scale erano sempre meno, - sempre meno, sempre meno - fino a quando non finirono del tutto. Non appena fu arrivato in cima, si piegò sulle ginocchia, cercando di recuperare più ossigeno possibile. Si portò su solo quando il respiro si fece più regolare. Si appoggiò ad un albero e si girò.

-Wow -

Il paese illuminato si estendeva sotto di lui. La visione gli parve così pacifica che per un attimo ebbe l’impressione che tutti i suoi problemi fossero svaniti in un soffio di vento. Rimase immobile per un po’ ad osservare il panorama, nel frattempo che il suo cuore riprendeva il battito normale. Non si ricordava un simile paesaggio, non si ricordava - niente di questo posto. Eppure ci venivo spesso insieme a Gou, da piccolo, ogni volta che sentivamo di dover parlare con nostro padre, ogni volta che avremmo voluto raccontargli qualcosa di bello, ogni volta che - avevano bisogno di un consiglio. Possibile che metà della sua vita fosse svanita senza che se ne fosse accorto?

Si portò il cappuccio sulla testa nel tentativo di proteggersi dall’umidità di una notte in prossimità dell’alba. Si avvicinò alla tomba di suo padre, si sedette accanto. La lapide era maestosa come la ricordava - almeno questa - pensò, - Forse un po’ provata dalle intemperie del tempo - ma nulla di grave. La toccò nella speranza che gli infondesse la stessa forza che sentiva quando lo faceva da bambino, ma ebbe poco successo. Forse avrebbe dovuto parlargli, raccontargli come - sta andando la mia vita, le cose che ho visto, gli obiettivi che ho raggiunto. Chissà cosa avrebbe pensato dell’offerta che mi hanno fatto, chissà cosa avrebbe detto di... -

“...Haru.”

Quel nome gli uscì dalle labbra inesorabilmente. Inevitabilmente.

“Sai, penso ti piacerebbe” pronunciò all’improvviso, appoggiando la schiena alla lapide, “E’ testardo, diffidente e sta sempre in silenzio. Sembra distratto, disinteressato, ma la verità è che non ha tempo di parlare perché lui osserva. Osserva sempre. Osserva quello che gli succede intorno, valuta tutto, sta attento ad ogni minimo dettaglio. Non è facile che ti dica quello che pensa, ma quando lo fa significa che…”

- ...ha ragione - le parole gli morirono in gola prima ancora che potesse pronunciarle.

Portò la testa indietro, pensieroso. La fatica della corsa e il mancato sonno iniziavano a farsi sentire, ma non voleva ancora rientrare: voleva aspettare l’arrivo dell’alba.

 

La luce del sole bagnò l’oceano per primo, disegnando davanti a sé una scia brillantinata. Poi toccò la spiaggia, le case del paese, e infine la collina. Il calore mattutino accarezzò la pelle di Rin, provocandogli la pelle d’oca. Il ragazzo osservava paziente come il mondo davanti a sé cambiava lentamente. Sembrava tutto più chiaro alla luce del sole. Era tutto più luminoso, più colorato. Eppure - è lo stesso posto di poco fa, sono le stesse case, la stessa spiaggia, lo stesso - mare. Era tutto diverso, eppure allo stesso tempo così…

“...familiare” pronunciò in un sussurro.

E all’alba del nuovo giorno, Rin capì.

 


Momoko's notes

Ehilà! Come promesso, eccomi col sesto capitolo >.< Dunque, so che le persone che seguono questa fiction mi staranno odiando internamente per non aver fatto ancora riappacificare questi due, ma abbiate ancora un po' di pazienza, non manca molto >_____<  Avevo bisogno di un capitolo Rin-centric dopo la lite con Haru, così che si rendesse pienamente conto di quanto idiota è stato ahahahahhah (no, non sto ridendo. Sto piangendo. Questi due divisi mi fanno piangere .____. )
E coooooomunque. Il prompt del sesto giorno era Change. Ho voluto sperimentare un po', in questo caso, rappresentandolo nell'epifania che Rin ha a fine capitolo. E' molto sottile il cambiamento, e non so se si percepisce bene. Nel caso in cui abbiate critiche o consigli, non esitate a farmi sapere >.<
Al prossimo sabato <3

Momoko

 

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Capitolo 7
*** Day 7 - Eternal ***


A Familiar Sight

Rating: Arancione
Words: 1076
Pairing: RinHaru (belli gna <3)

Beta: SognatriceNotturna
Prompt: Eternal (day 7)
Warnings: Cose belle <3

Momoko's notes: A fine capitolo >.<
 
 

Day 7 - Eternal

 

Era un pomeriggio di sole quando si presentò alla porta di Haruka. Provò a suonare, nella speranza che non fosse da qualche altra parte, magari - in piscina a farsi una nuotata per liberarsi dei suoi pensieri - Rin sperò, dentro di sé, di non averlo turbato a tal punto. Si augurò che Haruka non avesse fatto caso alle parole che aveva detto, si augurò che non le avesse sentite, che per qualche oscura ragione la sua voce si fosse persa in mezzo al vento che soffiava tra gli alberi. Quando la porta si aprì, però, dovette affrontare la cruda realtà.

- Sono fottuto - pensò, non appena il moro gli lanciò una delle sue solite occhiate. Lo stava già - fulminando con lo sguardo, e non ho nemmeno aperto bocca -

“Ho capito cosa intendevi” disse subito il rosso, “Riguardo al cambiamento”

“Questo prima o dopo avermi dato del fallito?”

Il tono sprezzante dell’altro fu come una freccia dritta al cuore.

“Non lo pensavo veramente” si scusò Rin, “Ho esagerato, non avrei dovuto dire quelle cose… Non a te”

Haruka non si diede pena di rispondere. Lo studiava attentamente, dall’uscio di casa, come suo solito.

“Ero frustrato per la mia vita, non era di te che parlavo”

“Lo so” pronunciò l’altro, allora.

Al sentire quelle parole, il cuore di Rin riprese a battere. Alzò gli occhi sull’altro, e per un attimo non ci fu bisogno di aggiungere una parola. Portarono avanti una conversazione silenziosa fatta di sguardi. Inaspettatamente, fu Haruka ad interromperla. Si mise di lato, offrendogli così la possibilità di entrare. Rin abbozzò un lieve sorriso e accettò in un muto consenso.

Haruka chiuse la porta e si diresse verso il corridoio. Fece giusto in tempo a salire il gradino, quando Rin lo bloccò. Gli afferrò il polso, obbligando l'altro a voltarsi, e prima che Haruka se ne potesse accorgere, il rosso aveva già appoggiato la fronte sulla sua spalla.

“Rin”

“Stiamo un attimo così” mormorò, lasciandosi avvolgere dal profumo fresco e intenso dell'altro - ho bisogno di lui. Dio, quanto ne ho bisogno, ora più che - mai, “Ti dispiace?”

Il corpo di Haruka improvvisamente si ammorbidì, ricambiando l'abbraccio.

Non ci fu bisogno di aggiungere altro.

***

Rin non poteva dire cos’era stato esattamente, se l'atmosfera della casa di Haruka o suoi sospiri nell'aria. Qualsiasi cosa fosse stata, però, aveva scatenato un meccanismo dentro di sé per cui i ricordi che aveva perso, improvvisamente erano riaffiorati come terraferma che si scopre al fine di una marea.

A fine rapporto, ancora abbracciati sotto le lenzuola, Rin si perse nei suoi pensieri, in cerca della miccia che aveva risvegliato il suo subconscio. Ripercorse gli eventi di un'ora fa mentre riposava accanto ad Haruka, inebriandosi del profumo della sua pelle. Forse era stato il – suo respiro che si mischiava al mio, il calore della sua pelle, le sue - dita che scorrevano sul suo corpo. Forse - è stato quando gli ho baciato il collo; o forse quando si è seduto sopra di me; forse quando ci siamo uniti come mai avremmo pensato di poter fare; quando - aveva catturato le sue labbra in un ennesimo bacio famelico, nel tentativo di ritrovare l'aria che aveva perso. Oppure quando - Haru ha immerso le dita nei miei capelli, ha legato i nostri sguardi, e per la prima – volta era stato in grado di leggere nella mente di Haruka, capire cosa volesse veramente, in un gesto che si traduceva in loro – due, insieme, in un momento che era eterno -

“Sei silenzioso”

Le riflessioni del rosso vennero inaspettatamente interrotte dalla voce del moro. Rin spalancò gli occhi, e senza un minimo di preavviso si ritrovò immerso in quelli blu dell'altro, che lo osservavano con curiosità.

“Parli proprio tu”

“Dico solo che è strano” accennò Haruka. Il suo tono era piatto, ma in qualche modo Rin riuscì a percepirci un filo d'incertezza.

- Possibile che Haru sia preoccupato? -

“Riflettevo”

“Su cosa?”

Rin passò la punta del naso sul suo braccio, lasciandosi sopra piccoli baci, - questo profumo… Ho voglia di mangiarlo – ma prima ancora che potesse fare qualsiasi cosa, Haruka accompagnò di nuovo il viso di Rin di fronte al suo, obbligandolo ad affrontarlo.

“Sei una scocciatura”

“Ti posso assicurare che su questo possiedi il primato”

“Vuoi scommettere?” chiese Rin, accennando il sorriso.

Gli occhi di Haruka si risvegliarono improvvisamente.

“Per quanto mi alletti, non penso che potrei mai batterti in questo campo” disse, però.

“Oltre ad essere una scocciatura, sei anche noioso”

Il rosso sospirò portandosi una mano tra i capelli, poi posò lo suo sguardo su Haruka.

“Da quando sono tornato, mi sono reso conto di non riuscire a ricordare”

Portò di nuovo la mano sulle lenzuola, mentre Haruka gli lasciava il tempo di piegarsi.

“Ho corso tanto negli ultimi giorni. Ho attraversato ogni via del paese, sono stato in ogni luogo che avesse un minimo d'importanza per me, quando ero piccolo. Speravo che l'aria di casa potesse aiutarmi a chiarirmi le idee e capire cosa fare. Speravo che, riscoprendo il Giappone, sarei riuscito a ritrovare me stesso”

Fece una pausa, nel tentativo di mettere ordine ai suoi pensieri, trovare le parole giuste, cercare di spiegare ad Haruka quello che stava capitando nella sua testa perché parlare tanto era facile, ma per dire la cosa giusta sentiva sempre la necessità di un cavolo di manuale per le istruzioni.

“Ma ieri, quando ho fatto visita alla tomba di mio padre, mi sono reso conto di una cosa” rivelò allora, “Ogni ricordo dimenticato mi riportava a te”

A quelle parole, lo sguardo di Haruka si fece più intenso, il blu dei suoi occhi più scuro, e per una volta Rin ringraziò il cielo di non essere in grado di leggere nella sua mente.

“Sono tornato in Giappone con l'intenzione di cercare me stesso, ma la verità è che, per tutto questo tempo, stavo cercando solo te”

Il silenzio calò nella stanza, impregnò le mura, riempì l'aria. Il rosso iniziava a sentire su di sé il peso delle sue parole e - cazzo, ora come ne esco da questa situazione? -

Accennò una risata, nella speranza di alleggerire l'atmosfera.

“Quando io mi perdo, ho bisogno di te per ritrovarmi. Assurdo, vero?” scherzò, “Sembra quasi un circolo vizioso”

Prima ancora che potesse dire altro, Haruka si allungò verso di lui e lo baciò. Fu allora che il rosso realizzò, dentro di sé, che il suo futuro poteva semplicemente comporsi di momenti come quelli. E in quel pensiero, Rin trovò la sua eternità.

 


Momoko's notes

Buon sabato ladies <3
Mhhhh... dunque, finalmente questi due si sono riappacificati >____< contente? Scontente? Volevate altro angst? (no vi prego, basta con l'angst. La mia anima è in sciopero).
Che dire? Sinceramente questo è uno dei capitoli che preferisco. Anche qui, il prompt Eternal poteva cadere molto facilmente nel banale, ma ci tenevo particolarmente a non farlo accadere. Spero di esserci riuscita >.< Forse mi è uscita una cosa troppo romantica, ma considerando il fatto che stiamo parlando di Rin ci può anche stare xD Sono felice di questo capitolo, comunque. Questi due mi fanno felici <3 Rin che si scioglie per Haru mi fa felice <3 <3 <3
Siamo già arrivate al penultimo capitolo, e lo ammetto, mi si stringe un po' il cuore .____. So di aver già finito la fic, ma ogni volta che arrivo a questo punto della storia mi coglie la malinconia T__T L'esperienza della Rinharu Week è stata incredibile. Spero che venga indetta anche l'anno prossimo *.*
Martedì prossimo pubblicherò l'ultimo, che poi non sarebbe altro che un prompt extra che le amministratrici della rinharuweek hanno deciso di aggiungere agli altri.
Allora, a martedì <3

Momoko

 

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Capitolo 8
*** Day 8 - Shoujo Shenanigans ***


A Familiar Sight

Rating: Arancione
Words: 1260
Pairing: RinHaru (belli gna <3)

Beta: SognatriceNotturna
Prompt: Shoujo Shenanigans (day 8)
Warnings: LE MIE LACRIME PERCHE' STO PIANGENDO DI NUOVO

Momoko's notes: A fine capitolo >.<
 
 

Day 8 – Shoujo Shenanigans

 

“Quanto manca?”

“Non molto.”

“E' la stessa cosa che hai detto un quarto d'ora fa.”

“Quanto ti lamenti! Siamo quasi arrivati.”

Haruka sbuffò, spazientito. Stavano attraversando un sentiero del parco, intenti a raggiungere uno dei luoghi preferiti dell’infanzia del rosso. Rin aveva pensato bene di portare il moro a vedere i fuochi d'artificio del festival proprio lì, in – alto, dove potremo stare – in tranquillità. La sola idea della vista che li aspettava lo entusiasmava a tal punto da non badare alle lamentele di Haruka, che evidentemente – quando vuole, la voce la trova - commentava, tra sé e sé. Non era un problema, però. Quando – vedrà Iwatobi dall'alto, si accorgerà che fare la salita valeva la pena

Rin non vedeva l'ora di vedere la consapevolezza comparire in quelle iridi blu e osservare quel viso dipinto dai colori dei fuochi.

Si girò quando sentì i passi di Haruka rallentare.

“Beh?” lo incitò.

“Dammi un attimo” disse l’altro, sistemandosi i geta, “Non è facile camminare con questi”

Rin sospirò.

“Ancora non so come hai fatto a convincermi ad indossare questa roba.”

Al rosso scappò un sorriso ripensando alle insistenti richieste che aveva dovuto fare per far sì che Haruka indossasse lo yukata.

- Tormentarlo funziona sempre -

Lo raggiunse, scendendo i pochi scalini che li separavano, gli cinse un fianco con il braccio e lo baciò.

“Ti fidi di me?”

“Non proprio”

“Credo di dovermi sentire offeso”

Haruka si limitò a roteare gli occhi, annoiato. Il rosso gli prese la mano e, dopo qualche sbuffo del moro, ripresero a camminare. Arrivarono a destinazione dopo qualche minuto. La visione del paese illuminato si rivelò dietro i cespugli, lasciando Rin senza fiato. Vedere le cose dall'alto lo entusiasmava sempre.

“Allora? Che di-” iniziò Rin, ma non appena si voltò verso Haruka, l'incanto nei suoi occhi blu lo sorprese. E dentro di sé pensò che - sì, la noia di quella salita ne è valsa la pena -

Allungò lo sguardo sul ragazzo accanto, mentre quello era occupato ad osservare il paesaggio che si stendeva davanti a lui.

-Dio, come gli sta bene lo yukata – pensò, sentendosi ancora una volta soddisfatto dell'idea che aveva avuto. Non riuscì a trattenersi. In un impeto di impulsività, lo attirò verso di sé e lo baciò. Assaggiò le sue labbra, poi si spostò lentamente sul mento, fino a quando non nascose il viso nell'incavo del suo collo.

“Rin” lo richiamò l'altro non appena sentì il suoi denti sulla pelle.

“Mh?”

“Smettila”

“Ti sei già stancato di me?”

“Non siamo qui per questo” spiegò Haruka, allora.

“Stai usando questa scusa troppe volte” rispose l'altro, portando le mani sull'obi, ma lo sguardo d'avvertimento del moro non gli permise di andare oltre.

“Ti piace?” gli chiese Rin, allora.

Haruka lo osservò, perplesso.

“Il posto che ho scelto per vedere i fuochi, intendo”

“È carino” disse solo l'altro, piatto.

“Solo carino?” chiese Rin, con un leggero tono d'incredulità.

Haruka spostò lo sguardo dall'altra parte prima di aggiungere “La vista è interessante.”

Rin sciolse l'abbraccio e sbuffò, “Non mi abituerò mai.”

“A cosa?”

“Al fatto che debba leggerti nella mente per sapere cosa pensi.”

Haruka non commentò. Invece, si voltò ad osservare il panorama, lasciando l'altro senza una risposta. Rin allora si diresse verso lo zaino che aveva lasciato sotto un albero e tirò fuori una coperta. La distese sull'erba e ci si sedette sopra. Haruka lo raggiunse poco dopo. Si tolse i geta e si sedette accanto a lui.

“Questo era uno dei miei posti preferiti quando eravamo piccoli” disse improvvisamente Rin, “Non ci ero ancora tornato da quando sono qui. Aspettavo di farlo con te.”

Distolse lo sguardo dal paese illuminato, e solo in quel momento si accorse che Haruka lo stava osservando da un bel po'. Si perse nel blu dei suoi occhi, in cerca della chiave che gli permettesse di accedere ai suoi pensieri, ma l'unica cosa che trovò fu la voglia di sfida che gli provocava ogni volta incontrare il suo sguardo, seguito da un inesauribile bisogno di possederlo – qui, su questa coperta, in questo esatto momento -

Lo baciò, portò una mano sulla sua coscia, ma il botto che sentì subito dopo lo obbligò a cambiare i suoi piani. Improvvisamente il cielo si illuminò di mille colori. Le scintille salivano in alto, sempre più in alto, provocando in Rin il desiderio di andare lassù, insieme a loro. Si lasciò trasportare dalla pelle d'oca di quel cielo di colori, dall'eccitazione degli scoppi attutiti che si libravano in aria, - sembra quasi di essere ad una gara – pensò, - manca solo – l'acqua.

A quel pensiero, si voltò verso Haruka nella speranza di tuffarsi ancora una volta nei suoi occhi, ma il moro era impegnato nella visione di quello spettacolo. E a vederlo così, Rin non poté chiedere di meglio. Le sfumature dei colori si riflettevano sul suo viso, rendendolo – ancora più bello di quanto potessi mai immaginare -

Lo osservò in evidente ammirazione, mentre Haruka continuava a dare attenzioni al cielo, incantato - lo voglio, lo voglio, lo voglio – ma non si permetteva di distrarlo perché, in fondo, voleva continuare ad osservarlo meravigliarsi per ogni nuovo fuoco d'artificio che si disegnava in aria.

“Ancora convinto che il posto sia solo carino?” pronunciò, ormai incapace di trattenersi.

Haruka staccò gli occhi dal cielo, come destato da un sogno bellissimo.

“Allora, ti piace?” riprovò di nuovo il rosso.

Haruka abbassò lo sguardo, lasciando Rin abbastanza perplesso.

“Non pensare che io abbia dimenticato” disse, all'improvviso.

“Di cosa parli?” chiese allora Rin.

“È qua che abbiamo visto insieme i fuochi d'artificio, l'ultima volta.”

Rin fece mente locale, richiamando il ricordo dell'altro. Sì, effettivamente – è proprio questo il posto. E c'erano anche Makoto e - Nagisa. Ricordava tutto, di quella sera: i profumi, i colori, le risate dei compagni. Si era stampato tutto nella mente con scrupolosità perché - ero certo che, nei momenti bui, tornare alla memoria di quel momento mi avrebbe aiutato a rialzarmi, una volta che sarei stato lì - in Australia.

A quel punto, ebbe il timore di aver capito che diavolo stesse passando per la testa al ragazzo accanto.

“Haru...”

“Te ne andrai via di nuovo, vero?”

Il suo tono era piatto, come al solito. Forse troppo piatto, per il significato di cui era impregnata la domanda.

“Non voglio lasciarti” rispose senza esitazione il rosso, “Non ora che ti ho ritrovato.”

Haruka incontrò finalmente i suoi occhi, allora Rin intrecciò le dita del moro tra le sue e si portò la mano alle labbra.

“Troveremo una soluzione” pronunciò fermo, poco dopo averci lasciato un bacio.

A sentire quelle parole, lo sguardo di Haruka si rilassò e Rin riprese a respirare. Si osservarono per un momento che durò un'eternità, lasciandosi addolcire dalla speranza e dal futuro che contenevano quelle parole. Ad interromperli fu soltanto il botto di un fuoco d'artificio un po' più vicino degli altri, che costrinse Rin a volgere l'attenzione di nuovo al cielo.

“Adoro i fuochi d'artificio” iniziò, “Cominciano come una scintilla, ma quando arrivano in alto e si aprono, scopri che in realtà contenevano un universo dentro di loro” ammise, pensieroso. Fece una pausa, incantato per un attimo dalle luci variegate che coprivano il cielo. Poi, con aria sognante, aggiunse “Mi sono sempre chiesto come debba essere, raggiungere il cielo, guardare il mondo da lassù.”

“Penso che tu lo sappia già.”

Rin si voltò verso Haruka, sorpreso dalle sue parole. E alla vista di quel raro sorriso sulle sue labbra, non poté fare a meno di sorridere, anche lui.

“Già” concluse, “Forse hai ragione.”


 


Momoko's notes

.....
STATE PIANGENDO? PERCHE' IO STO ANCORA PIANGENDO.
QUESTI DUE MI UCCIDERANNO UN GIORNO. LO SO.
......

Ok, la smetto. Ebbene, girls, siamo arrivate alla conclusione. Cosa dite? Vi è piaciuto? Faceva schifo? Devo darmi al giardinaggio? (Spoiler: faccio schifo anche in quello)
E nulla, come ho già detto in precedenza, mi sono divertita tantissimo durante la Rinharu Week. Partecipare mi ha dato più soddisfazioni di quanto mi aspettassi, e spero di riuscire a rifarlo >.< E' un'esperienza che consiglio a tutte <3 <3 <3
Prima di lasciarvi, ringrazio tutte le persone che mi hanno letta, seguita e recensita <3 Un grazie speciale anche a Luana, che mi ha seguito in questa pazzia per una settimana intera *.*
Ah, avviso già che ho una rinharu in corso >____< possibile che vedrà la luce fra qualche mese *.*
A presto,

Momoko <3


 

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