Kingdom Hearts 2W

di Walt96
(/viewuser.php?uid=954501)

Disclaimer: Questo testo proprietà del suo autore e degli aventi diritto. La stampa o il salvataggio del testo dà diritto ad un usufrutto personale a scopo di lettura ed esclude ogni forma di sfruttamento commerciale o altri usi improri.


Lista capitoli:
Capitolo 1: *** The Ghost Station ***
Capitolo 2: *** The Old Wise ***
Capitolo 3: *** The Reins of Justice ***
Capitolo 4: *** The Heroes ***
Capitolo 5: *** The Infinity Stone ***
Capitolo 6: *** Magical Creatures ***
Capitolo 7: *** The Greater Good ***
Capitolo 8: *** Door to Darkness ***
Capitolo 9: *** Old Friends ***
Capitolo 10: *** Pityfull Heartless ***
Capitolo 11: *** Absence ***



Capitolo 1
*** The Ghost Station ***


Capitolo 1
 
The Ghost Station
  
 
 
 
 
 Lo sferragliare dei convogli era una cosa rara nella vecchia stazione di Brixworth, una piccola cittadina nel cuore dell’Inghilterra meridionale, dimenticata da tutti, quasi abbandonata a se stessa.
L’unico binario rimasto tutt’ora operativo veniva utilizzato solo poche volte al giorno: al mattino con il solito carico di minerali che viaggiava verso Southampton, deviato per Brixworth a causa dell’eccessivo peso per i nuovi ponti sul fiume, e con i classici treni per i pendolari; poi si ravvivava due volte di seguito alle sei di sera, con un treno passeggeri, prima in un senso e poi nell’altro, raramente però c’era il viavai tipico delle stazioni ferroviarie, al massimo scendevano tre o quattro persone, lavoratori che attendevano con ansia l’arrivo dell’età pensionabile.
Se non fosse stato per loro sarebbe stata una stazione fantasma.
Negli anni Settanta la cittadina iniziò a subire un forte fenomeno di spopolamento dovuto al sempre più scarso lavoro che costrinse i giovani a lasciare il paese, e pian piano chiusero anche la maggior parte delle attività produttive della zona.
La stazione rispecchiava perfettamente lo stile del resto della cittadina, era un bel fabbricato con cancellate in ferro battuto e il tetto in tegole scure in perfetto stile inglese, ma tutto quanto era vecchio e usurato dagli anni trascorsi, così come gli abitanti ormai principalmente anziani.
Dietro l’edificio ferroviario si poteva vedere un piccolo lago che si estendeva per un paio di chilometri, meta fissa nella stagione calda per gli appassionati di pesca della zona.
Quel giorno in piedi sulla banchina c’era un signore alto sulla sessantina d’anni, i capelli grigi erano nascosti da un borsalino nero, aveva un lungo cappotto e un paio di guanti di pelle altrettanto neri.
Alle diciotto esatte si iniziarono a sentire le prime vibrazioni nelle vecchie rotaie instabili, che annunciavano l’imminente arrivo del treno diretto verso sud.
La locomotiva spuntò sferragliando dalla galleria frenando rumorosamente e si andò ad arrestare poco più avanti lasciando lo spazio della banchina ai quattro vagoni da cui scesero le solite persone.
La curiosità verso l’uomo col cappotto nero fu evidenziata dagli sguardi storti dei passeggeri appena arrivati a destinazione che evidentemente si aspettavano di trovare la stazione deserta come al solito; ma nulla turbò l’atmosfera e i lavoratori si diressero verso l’uscita senza rivolgere la parola al curioso viaggiatore e il treno ripartì con un fischio.
Era questione di pochi minuti che l’altro convoglio in direzione nord passasse dalla stazione, una volta ottenuto il via libera per intraprendere l’unica strada ferrata disponibile.
Passarono alcuni momenti di silenzio assoluto, in città nulla si muoveva e il sole iniziava a dipingere il cielo di un rosa caratteristico dell’estate.
L’uomo non mosse un muscolo quando nuovamente le rotaie tornarono a vibrare, però percepì un’anomalia: le vibrazioni aumentarono considerevolmente invece che diminuire man mano che la locomotiva si avvicinava, in vista dell’imminente sosta.
L’uomo alzò lo sguardo verso la curva dalla quale era appena comparso il treno che non accennava a rallentare, che si fossero dimenticati della vecchia stazione di Brixworth?
Sempre col capo voltato assistette al passaggio dei vagoni a tutta velocità che sembrarono ignorare completamente la sua presenza, anzi quella di tutta la stazione e scomparvero altrettanto velocemente.
Ma qualcosa era cambiato.
Nella banchina opposta a quella utilizzabile ora c’era in piedi un uomo, era molto anziano e con la barba argentata che gli arrivava fino alla vita, indossava una mantella turchese con qualche perlina e aveva un’aria molto saggia e capace. Teneva le mani unite nascoste nelle grandi maniche del mantello, probabilmente era apparso proprio mentre il treno scivolava davanti a lui coprendogli la vista dell’altra banchina; lo aveva già incontrato un paio di settimane prima e aveva dato parecchio filo da torcere…
Albus Silente l’aveva trovato.
«Sarebbe davvero un peccato rovinare questa ben conservata stazione, amico mio, non vorrei disturbare troppo la quiete nei dintorni, sai sono affezionato ai luoghi di riposo come questo» disse Silente facendo un passo avanti sulla banchina; le maniche e la base del suo mantello oscillarono consequenzialmente al movimento.
«È stato imprudente venire qui da solo, come sapevi che non ero insieme a Voldemort?» chiese Magneto, in quel momento le rotaie ricominciarono a vibrare, che stesse passando un altro treno?
«Sarò anche un vecchio, ma non sono uno sprovveduto. Voldemort non nutre rispetto o ammirazione verso nessuno al di fuori di sé stesso, infatti l’altra sera non ha esitato ad abbandonarvi quando la battaglia stava volgendo al termine, se credevi che fosse una persona magnanima che aiuta i suoi alleati deve avervi ingannati bene» rispose Silente.
Magneto si sfregò lentamente le mani tra loro e si tolse i guanti di pelle, le vibrazioni alle rotaie ora erano davvero elevate, quasi si notavano alla vista.
«Vedo che hai subito gravi danni per una persona della tua età, non vorrei sforzarti troppo» ribatté Magneto riferendosi alla mano mezza annerita di Silente, consapevole che un danno del genere era legato al colpo infertogli da Dialga durante la loro ultima battaglia.
 «Oh hai ragione, sono solo un vecchio» rispose Silente facendo scivolare velocissima la bacchetta proprio nella mano annerita, in segno di sfida, «ma ho ancora qualcosa da dire in proposito» e così dicendo la fece roteare e lanciò un incantesimo bianco e splendente di luce proprio nel momento in cui le due rotaie si liberarono dai bulloni e si sollevarono in aria.
Magneto portò una mano in avanti e fece roteare la rotaia più vicina a Silente in modo che l’incantesimo ci si schiantasse contro esaurendosi.
Sia l’immenso movimento compiuto dal binario sia l’energia sprigionata dall’incantesimo causarono un forte spostamento d’aria verso l’esterno che fece indietreggiare Silente di qualche passo durante lo scontro.
Una volta compreso che non aveva ottenuto l’effetto desiderato, il preside si preparò a compiere un’altra magia, ma Magneto fu più rapido e, con un movimento delle mani, ruotò le rotaie e le scagliò come proiettili contro il preside.
L’anziano mago pronunciò il primo incantesimo utile che gli venne alla mente: «Impacto Evanesca!» e le due rotaie che si dirigevano a tutta velocità verso Silente e che gli avrebbero facilmente rotto le ossa scomparvero consumate da una parete invisibile.
Magneto strappò via le inferriate in ferro battuto dal muretto che chiudeva la banchina, erano particolarmente appuntite, e le scagliò come mille frecce verso Silente.
Questa volta fu la sua abilità di trasfigurazione a salvarlo egregiamente, perché al momento giusto tutte le inferriate si tramutarono in colombe, che volarono via innocenti.
Fu allora che Silente riconobbe l’unico elemento che Magneto aveva già utilizzato nella scorsa battaglia, ovvero la piccola sacca contenente il pulviscolo di ferro.
L’uomo infatti tirò fuori dal cappotto il piccolo sacchetto e, manipolandolo con le mani, ne estrasse un’enorme nube nera e lucida che andò a oscurare la luce del tramonto che prima irradiava la stazione.
Silente capì che un solo frammento metallico ingerito o inalato sarebbe potuto divenire fatale, perciò si preparò all’impatto.
Magneto spinse la nube verso la banchina opposta alla sua causando un enorme turbine di ferro.
Silente scagliò un colpo di bacchetta davanti a lui e la polvere iniziò a bloccarsi formando uno spesso strato e chiudendolo in una area sempre più ristretta.
Il pulviscolo era talmente sottile e opprimente che la luce non riusciva più a entrare nella bolla in cui era rinchiuso Silente che senza la luminescenza dell’incantesimo sarebbe rimasta buia.
Il preside era in preda allo sforzo e intanto studiava la prossima mossa, in quanto quello era un incantesimo di espulsione, perciò a breve avrebbe scaraventato tutta quella densa ferrite verso l’esterno, distraendo l’avversario.
Dopo qualche secondo infatti l’incantesimo ebbe la meglio, e dopo l’attimo in cui tutto il pulviscolo si immobilizzò, venne scaraventato via con un’enorme forza che investì anche Magneto facendolo cadere a terra.
In quel momento la bacchetta di Silente si illuminò di un rosso intenso sulla punta, rifletteva quasi di nero, assorbendo l’energia circostante. La fece volteggiare lentamente davanti al viso, aveva gli occhi chiusi e labbra serrate dallo sforzo di quell’incantesimo così impegnativo.
L’avversario si rialzò, era arrabbiato, deluso e un po’ avvilito dalla situazione, ma per un momento si fermò a contemplare l’incantesimo del preside davanti a lui, ammirava la magia e ne aveva la giusta dose di paura, però non poteva fermarsi.
Si risollevò leggermente in aria e iniziò a contorcere e piegare tutti gli elementi metallici che percepiva e iniziò a scagliarli addosso al preside con tutta la forza che aveva.
«Omni Pulsus!» formulò Silente e dalla punta della bacchetta si formò un piccolo vortice di luce rossa e nera che assorbì i colpi di Magneto, che si infuriò ancora di più.
Scardinò tutti i bulloni che si svitarono via dalle assi di legno e li scaraventò contro l’incantesimo che li assorbì.
Il fragore metallico iniziò a essere preoccupante, tutto il pulviscolo di prima venne richiamato dai metri di distanza in cui era stato disperso, i tombini si sollevarono, le viti schizzarono via dappertutto e vennero sparati come proiettili, le ultime inferriate rimaste agganciate alle pareti della stazione strapparono via il cemento per venire fuori ed essere scaraventate contro il flusso di magia che divorava ogni cosa.
L’unica macchina parcheggiata nella piccola piazzola della stazione venne sollevata e divorata dall’incantesimo di Silente, insieme alle grondaie in rame, alle vetrate a piombo delle finestre e ai pali della luce in acciaio.
Il vortice rosso risucchiò tutto quanto, allargandosi di volume come se crescesse man mano che gli oggetti venivano gettati al suo interno, ma quando Silente intuì che era arrivato il momento giusto lo richiuse muovendo la bacchetta verso sinistra e la magia rossa e nera si compresse in un sol punto.
Un attimo di silenzio.
Il mago liberò tutta l’energia assorbita dagli elementi metallici in un’onda d’urto che spaccò tutti i vetri della stazione all’unisono e crepò significativamente la parete esterna, Magneto venne scaraventato contro il muro perdendo i sensi e anche Silente sbalzò all’indietro contro la parete della galleria ricoperta di edera.
Si rialzò con fatica, ammirando dispiaciuto la stazione di Brixworth distrutta e dilaniata dal loro scontro. Non vi era più nulla di metallico nel giro di cinquecento metri, tutto tramutato nel colpo finale.
Silente si diresse cautamente nella banchina opposta a quella in cui si trovava e si avvicinò a Magneto, lo guardò con dispiacere, capiva che lui era stato trascinato in quella guerra unicamente per le sue abilità e non perché lo volesse davvero, in fondo il maestro Yoda aveva detto che Magneto aveva un immenso potere.
Gli passò la bacchetta sopra il volto addormentandolo profondamente anche se era già svenuto, poi lo prese per un braccio e si smaterializzò.
 
 
 
 
 Ricomparve nell’infermeria di Hogwarts dove Madama Chips, a cui gli erano temporaneamente state sospese le ferie estive, accorse subito per dare una mano al preside a mettere Magneto su una brandina.
«Ha subito incantesimi gravi?» chiese preoccupata.
«No Poppy, sta benone, ha solo bisogno di dormire parecchio, dormire finché non sarò io a svegliarlo, siamo intesi?».
«Ho capito preside, intanto gli farò un’iniezione per rinvigorirlo, o è meglio lasciarlo così com’è?» chiese lei nel dubbio che fosse un temibile nemico e che rimetterlo in sesto forse sarebbe stato uno sbaglio.
«Procedi pure, ma ti consiglio di evitare gli aghi con lui, perché non invece qualche caramella solubile?».
«Capito, e lei preside? Una bella pozione rigenerante alla linfa di radigorda non gliela leva nessuno» disse Madama Chips e senza neanche aspettare una risposta camminò svelta nella dispensa a prendere una bottiglina verde scuro.
Silente la bevve in un sol sorso e, nonostante il sapore che ricordava molto del succo di cipolla, sentì il fluido scendergli per la gola e riscaldargli tutto il corpo restituendogli pian piano le forze.
«Grazie Chips, tienimi aggiornato se dovesse succedere qualcosa».
«Ma certo, signor preside».
Silente si diresse verso il suo studio, la professoressa McGranitt era lì ad attenderlo preoccupata, sapeva che era partito per la cattura di Magneto ma non aveva mai visto di cosa fosse capace e l’attesa la snervava.
Silente aprì la porta ed entrò.
«Albus! L’hai trovato?» chiese subito senza lasciare che il preside glielo annunciasse.
«Sì Minerva, è in infermeria, l’ho addormentato permanentemente, aspetteremo Topolino per interrogarlo e farci dire quello che sa, d’altronde sono trascorse due settimane dall’incidente con Dialga, se Malefica l’avesse voluto trovare l’avrebbe già fatto, ora è irraggiungibile per lei» spiegò Silente e continuò «Devo scrivere una lettera al Ministero, devo denunciare la distruzione della stazione ferroviaria di Brixworth, daranno la colpa ai Mangiamorte, credo che non sia una cattiva idea.
Inoltre devo scrivere immediatamente a Topolino, ci raggiungerà il prima possibile e dovrò partire con lui per riportare indietro Magneto e, se me lo concederà, alla ricerca del nostro caro amico Walt».
«Chiedigli se ha notizie Albus, sono molto preoccupata per lui, è così giovane…».
«Ma certo Minerva non preoccuparti, per quanto incerto il futuro sia, se quello che ci ha riferito Topolino è vero, Walt ha tutte le capacità per sopravvivere nelle situazioni più critiche» disse Silente mentre estrasse dalla scrivania una pergamena e una meravigliosa piuma rosso fiammante.
 
 
Gentile, neoeletto, Ministro della Magia, Rufus Scrimgeour,
vorrei sottoporre alla sua attenzione, e a quella dell’Ufficio Auror,
la tragica fine della stazione di Brixworth,
nella mia modesta opinione credo che sia opera dei Mangiamorte,
suggerisco di indagare ulteriormente per scoprire quali crimini siano stati consumati
in quel luogo di pace e tranquillità.
 
 
                                                                                                     Albus Silente
 
 
 
«Quante false lacrime, Albus, non è da te» commentò la professoressa McGranitt leggendo la lettera dall’altro lato della scrivania; Silente si limitò a sorriderle mentre consegnava la lettera nel becco di Fannie, la fenice rossa e oro appollaiata su un trespolo affianco alla sua scrivania.
Lei spiegò le ali pronta a partire «È per il Ministro della Magia» gli disse mentre le accarezzava delicatamente il becco, lei fece un cenno d’intesa e si lanciò verso la porta spalancata dello studio, sparendo nella scala a chiocciola.
Silente la guardò sparire poi prese un’altra pergamena, molto più importante.
 
 
 
Caro Topolino, ti comunico ufficialmente che ho rintracciato e
catturato Magneto, ora in custodia nell’infermeria di Hogwarts
sotto un incantesimo del sonno che dovrebbe mantenerlo innocuo fino al tuo arrivo.
Ti prego di raggiungerci il prima possibile, Magneto potrebbe avere
informazioni utili per trovare gli altri.
 
 
                                                P.S.
                                               Hai notizie di Walt e Sora? Minerva ed io siamo molto preoccupati.
 
 
                                                                                                   Albus Silente
 
 
Il preside finì di scrivere la lettera con cura e la chiuse in una busta, la sigillò con la ceralacca rossa e vi impresse sopra il simbolo di Hogwarts: uno stemma con un leone, un serpente, un corvo e un tasso con una grande H in centro.
La lettera in quel momento iniziò a fremere e tremare prendendo quasi vita, Minerva guardava questo fenomeno con diffidenza anche se si aspettava che la lettera per Topolino non potesse essere consegnata con un semplice gufo.
La base della busta iniziò ad emettere uno strano luccichio e piano piano fluttuò in aria, poi prese una specie di rincorsa e andò a sfondare nuovamente la finestra in alto nello studio di Silente, spargendo il vetro in tutta la stanza, e scomparendo nel cielo notturno.
Silente sbuffò e con un movimento pigro della bacchetta andò a riparare la vetrata per l’ennesima volta, poi si voltò verso i quadri dei vecchi presidi di Hogwarts appesi dietro la sua scrivania e si rivolse verso un ritratto rettangolare in cui era rappresentato solo un’antica poltrona verde smeraldo e qualche drappo sullo sfondo: «Phineas? Phineas, ci sei?» chiese rivolto al quadro.
Dopo un attimo di attesa un ometto comparve dalla cornice e si mise a sedere nella poltrona: indossava un’elegante veste verde e argento, aveva una curata barbetta nera, indossava un paio di anelli lussuosi alle dita e aveva un’aria assonnata, come se il Preside lo avesse appena svegliato.
«Oh Phineas, ho bisogno di sapere chi c’è a Grimmauld Place, per favore» chiese cortesemente Silente all’uomo raffigurato nel ritratto.
«Chi sta occupando ingiustamente la mia casa, intendi? Mpf! Ricordati che non sono il tuo fattorino, Silente» rispose lui con aria infastidita ma poi si diresse nuovamente fuori dalla cornice e ne rientrò dopo qualche minuto.
«Ci sono l’auror Moody e Remus Lupin, che ti serve sapere?».
«Chiedigli come sta procedendo la sorveglianza di Harry, per cortesia».
Phineas Nigellius scomparve nuovamente a riferire il messaggio dall’altro lato del ritratto.
I ritratti magici avevano la particolarità di donare uno stato di coscienza alle persone raffigurate, e quest’ultime erano libere di viaggiare tra i riquadri adiacenti a loro o nelle copie del proprio ritratto, come in questo caso.
Phineas Nigellius fu un preside di Hogwarts di casata Serpeverde e apparteneva alla antica famiglia Black, per questo le copie del suo ritratto si trovavano sia nell’Ufficio di Silente sia nella casa dei Black a Grimmauld Place n°12.
L’antico preside ricomparve nuovamente nello studio e riferì quanto appena detto dai due auror «Harry passa la maggior parte del tempo a seguire i telegiornali babbani alla ricerca di segni riconducibili ai Mangiamorte, ogni tanto di notte spedisce qualche lettera agli amici, di nascosto alla famiglia di Babbani che lo ospita e a volte passeggia per la via alla ricerca di qualche giornale recente dimenticato» rapportò Phineas.
«La sua sete di notizie è comprensibile, è logico aspettarsi qualche malefatta dei Mangiamorte nel mondo babbano ora che sono stati smascherati… riferisci loro di dargli una mano ogni tanto a trovare qualche giornale nel vialetto senza farsi notare e digli che manderò l’elfo domestico Dobby a sorvegliarlo per il resto delle vacanze e che loro sono liberi di concentrarsi di più sulle calunnie del Ministero e sulla ricerca dei Mangiamorte, grazie mille Phineas».
Il preside nel ritratto scomparve nuovamente a riferire il messaggio senza più ricomparire.
«Credi sia saggio affidare la sicurezza del giovane Potter ad un elfo domestico?» chiese la McGranitt.
«Vedi Minerva, finché Harry vive in quella casa con i suoi consanguinei, gode di una protezione magica invalicabile anche da Lord Voldemort in persona, perciò Dobby sarà più che sufficiente per sorvegliare Harry e potrà smaterializzarlo altrove se dovesse essere in pericolo» spiegò Silente.
«Capito, vado subito a chiamarlo, allora» disse la professoressa alzandosi e uscendo dall’ufficio del preside dirigendosi verso le cucine, dove lavorano gli elfi domestici della scuola di Hogwarts, tra cui Dobby.
Scese dalla scala a chiocciola e intraprese la via che conduceva verso la Sala Comune dei Tassorosso, in un piano seminterrato, poi però si fermò davanti ad un enorme quadro che rappresentava della frutta su un tavolo, si trovava direttamente sotto la Sala Grande.
Con estrema naturalezza la McGranitt si mise a solleticare con il dito la grossa pera sul tavolo nel dipinto, quest’ultima sembrò soffrire il solletico e, con qualche movimento dei fianchi, si trasformò in una grossa porta di legno alla base della cornice.
Convinta che ad accoglierla si sarebbe presentato il solito marasma di un centinaio di elfi domestici indaffarati a preparare leccornie di ogni genere e dimensione, Minerva si sistemò i capelli e prese un respiro prima di entrare nel enorme cucina di Hogwarts, poi aprì la porta.
Tutto il fiato venne tossito fuori dallo stupore, infatti all’interno non c’era nulla di ciò che si aspettava, oltre al centinaio di elfi che correvano di corsa da una parte all’altra; il pavimento era ricoperto di una decina di centimetri di acqua e agli angoli delle pareti si erano accumulate delle montagnole di schiuma candida.
Bolle di sapone volteggiavano nell’aria e decine di elfi correvano per le gradi cucine con degli scopettoni in mano per pulire il pavimento.
Altri erano indaffarati ad entrare dentro i forni armati di spugne e detersivi e altri si stavano lanciando, avvolti da stracci impregnati di sapone, lungo i quattro grandi tavoli identici a quelli nella sala grande.
Il caos era totale ma apparentemente quel sistema di pulizia doveva funzionare, in pochi si accorsero che la McGranitt era rimasta a bocca spalancata sulla soglia della porta.
Dopo qualche secondo si riprese, si tirò su la gonna con le mani in modo da non bagnarsela e scese i due gradini che la separavano dalle ondine che si erano formate in quella piccola piscina, si puntò la bacchetta alla gola e con la voce magicamente amplificata chiamò: «Dobby?»
Tutto si fermò in quel istante in cui il nome dell’elfo domestico venne rimbombato in tutti gli angoli dell’enorme cucina.
In un punto distante da lei vide scomparire una piccola figura lasciando cadere uno scopettone nell’acqua con un ploff, e ricomparve materializzandosi davanti a lei.
Aveva due enormi occhi verdi, grossi come due palline da tennis, le orecchie che penzolavano e il vestito solito degli elfi domestici ma, in più, indossava un paio di calzini neri ai piedi, zuppi di acqua.
«Ha chiesto di Dobby professoressa, signora?» chiese l’elfo domestico con la sua voce acuta.
«Si, sei richiesto dal preside, ti assegna un incarico speciale» riferì la McGranitt «Seguimi».
Dobby si voltò a guardare i suoi colleghi prima di seguire la professoressa verso l’ufficio del preside, lasciando le orme di acqua dappertutto con i calzini.
Arrivarono allo studio di Silente e la McGranitt annunciò formalmente l’elfo domestico quando entrò.
«Oh Dobby, mi fa piacere vedere che stai bene, come va il lavoro nelle cucine?» chiese Silente garbatamente.
«Anche per me è un piacere vedervi signor preside, signore. Siamo indaffarati nelle pulizie annuali della cucina, signore» rispose Dobby anche se era evidentemente emozionato nel parlare con il preside.
«Non continuerai a svolgere il tuo lavoro nelle cucine per quest’estate Dobby, ho bisogno che svolgi un altro compito, devi andare a Privet Drive a tenere d’occhio Harry Potter ed aiutarlo in caso di bisogno» spiegò Silente in tono pratico.
«Oh che bello! Sono onorato di ricevere questo incarico speciale, signore, non vedo l’ora di rivedere il mio amico Harry Potter, signore» disse Dobby in tono allegro.
«Mi raccomando, però, è necessario che tu ti nasconda e non ti faccia vedere, Harry non dovrebbe correre pericoli, questa è solo una precauzione Dobby, devi lasciargli la sua libertà» disse Silente e in quel momento una piccola dose di entusiasmo si spense immediatamente sul viso dell’elfo domestico ma era comunque contento di eseguire quell’incarico speciale, «È tutto Dobby, puoi andare» lo congedò Silente.
«Grazie signore» disse lui alzandosi in piedi, poi schioccò le dita e si dissolse nel nulla.
La McGranitt mosse la bacchetta con cui asciugò la pozzanghera che si era formata ai piedi dell’elfo e poi si mise a sedere su una delle due poltrone di fronte a Silente.
«Avevi finito di studiare quell’enciclopedia che ti ha dato il professor Rowan?» chiese Minerva notando la presenza del volume al bordo della scrivania.
«È un’enciclopedia molto esaustiva, analizza con cura le creature mitologiche e leggendarie delle varie regioni dei Pokemon, le ho studiate con cura e ci sono diverse nozioni importanti da riferire a Topolino, alcune di queste mi preoccupano».
«Cioè?».
 «Ogni regione ha come minimo quattro o cinque specie di Pokemon chiamate “leggendari”, Pokemon che appunto posseggono poteri straordinari oltre alla normalità, poteri che trascendono la natura. Nella regione che ho visitato, ovvero Sinnoh, ad esempio c’è Dialga, che abbiamo affrontato, che ha il pieno controllo del Tempo; Palkia invece, ha il pieno controllo dello Spazio; e solo ora riesco a comprendere appieno il marchingegno in possesso del Consiglio dei Jedi in cui era misurato l’andamento dello Spazio-Tempo: era raffigurata anche una terza entità, che dev’essere Giratina, confinato in una realtà distorta, controllore dell’antimateria. Sono a tutti gli effetti delle divinità e sarebbe da sciocchi mettersi contro di loro se fossero in pieno controllo delle loro facoltà. Malefica doveva fare molto affidamento sul suo piano per decidere di dominarne una» spiegò Silente pensieroso.
«Aspetta un secondo Albus, come faceva Malefica a…» il vetro della finestra si infranse nuovamente, lasciando entrare una lettera simile a quella inviata precedentemente.
«Oh, Topolino ha già risposto, speriamo che ci raggiunga presto» commentò Silente.
La busta volteggiò teatralmente nella stanza consumando fino all’ultimo scintillio della misteriosa forza motrice che l’aveva condotta fino allo studio del preside di Hogwarts.
Silente l’afferrò al volo e proprio in quel momento anche la sua fidata fenice oltrepassò la finestra infranta e volteggiò nella stanza fino ad appollaiarsi sul suo trespolo, una volta atterrata notò che né il preside né la professoressa McGranitt avevano ammirato il suo volo elegante e vermiglio, rapiti dalla lettera ancora chiusa, così sbuffò e ritirò la testa sotto l’ala decisa a riposarsi dopo il viaggio.
La McGranitt si accovacciò accanto alla poltrona del preside per assistere all’apertura e alla lettura della lettera di Topolino; Silente spezzò delicatamente la ceralacca con il simbolo del re e estrasse la pergamena:
 
 
Caro Albus, sono felice di ricevere questa lieta notizia,
sospetto che Walt e Sora siano da qualche parte nel Regno dell’Oscurità
ma è solo un’intuizione.
Arriverò domani sera a Hogwarts per prelevare Magneto,
sarò felice se tu volessi accompagnarmi a riportarlo a casa
e andare a cercare i nostri due amici.
 
 
                                                                                               R.T.
 
 
«Domani sera! Ma che bella notizia! Sono davvero contenta che partiate insieme subito alla ricerca di Walt e Sora» disse la McGranitt con entusiasmo riandandosi a sedere sulla sua poltrona.
«Non interpretare male la lettera Minerva, il fatto che partiamo subito non esclude che ci vorranno mesi per trovarlo, e io ho anche i miei incarichi da svolgere qui. Devo convincere Horace a tornare come professore di Pozioni, ricordi? Non dobbiamo trascurare la nostra guerra con Voldemort, anche se apparentemente sembra traslata in secondo piano» rifletté Silente.
«Ma certo… hai ragione, non intendevo questo» si chiarì la McGranitt in colpa per aver pensato di trascurare la sicurezza del suo mondo.
«Anche tu sei una Referente Minerva, ed è giusto che finché siamo in due, sia tu ad occuparti della sicurezza di questo mondo durante la mia assenza».
«Ma certo, farò del mio meglio».
«Non voglio in alcun modo che tu corra i rischi che hai corso l’ultima volta con Doflamingo, chiaro?» chiese il preside in evidente preoccupazione.
«Ma certo, Albus, non ti deluderò».
«Perfetto, convengo allora che durante questa giornata prima dell’arrivo di Topolino, gli incantesimi di difesa di Hogwarts vengano potenziati, anche dai nemici provenienti dagli altri mondi» assegnò l’incarico il preside.
«Farò del mio meglio, Albus».
«Perfetto, poi preparati all’arrivo di Topolino, non sappiamo se sarà solo, credo che il primo passo dopo esserci assicurati che Magneto torni a casa sia quello di andare a trovare Sengoku e raccontargli quello che è successo, forse si unirà a noi per trovare Doflamingo» spiegò Silente.
«Ho capito, mi do subito da fare allora» disse la McGranitt e uscì dalla porta del ufficio del preside, carica di energia.
Erano passate due settimane dalla battaglia che vide protagonisti metà dei Referenti contro la squinternata alleanza messa in piedi da Malefica: Doflamingo, Voldemort, Magneto che controllavano Dialga, contro Silente, Topolino, Yoda, Walt e Sora, Paperino e Pippo.
Dopo una serie di peripezie nella regione di Sinnoh, fortunatamente i Referenti risultarono vincitori, Malefica era scomparsa, Voldemort aveva abbandonato tutti ancor prima di venire sconfitto, Doflamingo volò in un'altra dimensione ancora in groppa al Pokemon leggendario e Magneto intraprese una fuga che durò quelle due settimane; furono Walt e Sora la più grande perdita, scomparsi in un tunnel oscuro.
Troppe persone in differenti mondi erano venute a conoscenza delle molteplici realtà e la lotta per il potere sembrava inevitabile.
I Referenti non sapevano dove fosse Doflamingo, cosa stesse tramando ora l’Oscuro Signore, quale fosse la prossima mossa di Malefica, se stesse succedendo qualcosa di oscuro negli altri mondi e nemmeno a chi appartenesse la voce che aveva attratto in trappola il giovane Referente e il prescelto del Keyblade.
La partenza alla ricerca di Walt era imminente.
 









Angolo dell'autore:
Questo è il primo capitolo della nuova storia! Per chi non lo avesse fatto e fosse interessato all'argomento, consiglio di leggere la storia precedente a questa, che si trova comodamente sul mio profilo con il titolo "Kingdom Hearts W"
Cercherò di aggiornare spesso, circa ogni due settimane, però a volte potrebbe capitare di aver bisogno di più tempo, in tal caso non preoccupatevi che arriverà comunque.
Commenti, idee, critiche e recensioni sono sempre ben accette!
See you nex time!
 
 
 

Ritorna all'indice


Capitolo 2
*** The Old Wise ***


Capitolo 2
 
 
The Old Wise
 
 
 
 
Topolino aveva concluso il viaggio nella regione di Sinnoh da poco tempo, era tornato lì per ncontrare la campionessa della Lega Pokemon, Camilla, e assicurarsi che le cose nel suo mondo andassero per il verso giusto, nonostante ciò che era successo al Monte Corona con Dialga.
Fortunatamente poté constatare che la vita, nel mondo dei Pokemon, scorreva tranquilla e gli abitanti sembravano aver preso quelle forti scosse provenienti dal luogo sacro come un piccolo terremoto.
Ovviamente Camilla sapeva che non era andata così, ma fortunatamente si rifiutò di lasciare dichiarazioni ufficiali alla Giubilo TV, la rete televisiva locale, in attesa del ritorno dei suoi nuovi amici.
Topolino arrivò proprio due giorni dopo l’avvenimento, la rintracciò grazie al Professor Rowan, che acconsentì gentilmente di aiutare il Referente in missione.
Il Re gli restituì l’Adamasfera e raccontò loro tutto ciò che era accaduto dopo la loro separazione al Monte Corona, fortunatamente gli eventi erano andati per il meglio, però il rischio era stato particolarmente alto.
Camilla rimase di stucco dal potere dimostrato da Walt e gli altri Referenti e si intristì particolarmente alla notizia che il giovane risultava attualmente disperso.
Topolino, che confidava nella genuinità della ragazza, le offrì di entrare a far parte ufficialmente dei Referenti in modo da poter lottare per il bene quando se ne sarebbe presentata l’occasione, sia per la salvezza del suo mondo, sia per quella di tutti gli altri.
La campionessa titubò un po’, lei non possedeva poteri straordinari o capacità fuori dal comune come gli altri, era una semplice allenatrice, seppur brava.
Si sentiva però troppo compromessa, non lei personalmente, ma i Pokemon, il suo mondo e ciò che lei rappresentava, perciò accettò comunque.
Camilla accompagnò Topolino all’ospedale di Cuoripoli, dove erano ancora ricoverati Blaze, Travers e Convoy, i tre ragazzi che stavano esplorando la caverna nel Monte Corona quando furono attaccati da Malefica e i suoi alleati; nel reparto al piano di sotto, invece, erano sotto osservazione anche i loro fidati Pokemon, tutti erano salvi ma non nelle migliori condizioni, la loro riabilitazione sarebbe stata lunga.
Anche il Garchomp di Camilla aveva subito notevoli danni, ma si dimostrò già grintoso nel ripartire quando riconobbe Topolino. Il re cercò di fargli capire che la cosa più saggia era rimettersi in sesto prima di affrontare un’avventura tra i mondi.
La campionessa discusse con Topolino sul da farsi e convennero entrambi che la cosa migliore sarebbe stata lasciare lei a Sinnoh in modo da poter avvisare immediatamente i restanti Referenti nel caso in cui succedesse qualcosa, o qualcuno facesse ritorno.
Il Re perciò recuperò la sua gummyship ancora al sicuro nascosta nel bosco sulle rive del lago Verità, spiegò a Camilla come contattarlo e la salutò, facendo rotta verso il Castello Disney.
Arrivò a destinazione tre giorni dopo (il suo castello era molto distante dal mondo dei Pokemon) e trovò la Regina Minnie ad accoglierlo a braccia aperte con un misto di affetto, orgoglio e timore.
Ne approfittò per passare del tempo con lei e raccontò a tutti gli abitanti ciò che era successo durante la sua assenza.
Fu due giorni dopo che tornarono a casa anche Paperino e Pippo, erano stati inviati in missione nel mondo della Rotta Maggiore alla ricerca dell’ex grand’ammiraglio Sengoku, per informarlo che il suo ricercato, Doflamingo, aveva viaggiato tra i mondi e rimaneva attualmente errante tra di essi.
Fortunatamente Sengoku era riuscito a farsi dare un periodo di ferie dalle sue mansioni di ispettore generale della Marina ed era pronto ad entrare in azione alla ricerca di Doflamingo, e ovviamente di Walt e Sora, che rappresentavano la priorità assoluta.
Topolino decise che dopo qualche giorno di riposo sarebbe partito proprio per il mondo della Rotta Maggiore, per prendere Sengoku e incominciare le ricerche, fu interrotto però dalla buona notizia che Silente aveva appena catturato Magneto, perciò decise di recarsi prima a Hogwarts.
Il viaggio trascorse senza intoppi, il re partì da solo, in modo da far riposare ulteriormente Paperino e Pippo per un eventuale bisogno di rinforzi.
Quando sbucò nel cielo nero della notte intravide la sagoma del castello di Hogwarts poco distante, si avvicinò ma ad un certo punto l’intera navicella subì uno scrollone e rallentò a tal punto da quasi fermarsi «Whoaaa!» urlò il re sbalzando giù dal posto di guida, sembrava fosse affondato in un muro di miele denso, la navicella venne investita da un aria calda e poi, istantaneamente, recuperò la sua velocità iniziale.
Ancora un po’sbigottito, atterrò con la gummyship nel parco della scuola, senza preoccuparsi di nasconderla nel folto della foresta proibita, in quanto Silente gli aveva permesso di farlo durante tutto il periodo estivo in cui erano assenti gli studenti.
Scese dal boccaporto della gummyship e poggiò i piedi sull’erba fresca del perfetto prato all’inglese nel parco del castello.
Per un momento si fermò a guardare oltre il lago nero, nel punto in cui si era consumata la battaglia contro Dialga, e gli venne in mente che quello fu il luogo dove aveva visto per l’ultima volta il suo amico Walt…
I suoi pensieri furono interrotti dal rumore di una cigolante porta di legno che si apriva, e da Hagrid che si sbrigò a salutarlo.
«Ben tornato, Vostra Maestà» disse lui formalmente.
«Ciao Hagrid! Ti prego chiamami Topolino» rispose gentilmente il re ricordandogli di trattarlo come un suo pari.
«Ma certo scusami Topolino, vieni, ci conviene sbrigarci» disse lui facendo strada verso il castello con passo molto svelto, tant’è che Topolino dovette mettersi a correre per tenere il suo andamento.
«È successo qualcosa?» chiese non spiegandosi la fretta del guardiacaccia.
«Niente di particolare, no, ma il professor Silente ha urgenza di parlarti e vuole partire al più presto» tentò di spiegare Hagrid, «sai, è preoccupato per Walt e… beh lo sono anche io».
«Tranquillo Hagrid lo ritroveremo! A proposito, la mia gummyship ha subito una forte resistenza per arrivare qui sai per caso se è normale?».
«Ti conviene chiederlo alla professoressa McGranitt, l’ho vista trafficare ai confini della scuola oggi, probabilmente è opera sua».
Sempre a passo molto spedito entrarono nel castello attraversando il grosso portone di legno della Sala d’Ingresso, oltrepassarono alcuni corridoi e raggiunsero il gargoyle del grifone balzante.
«Brioche alla crema» disse Hagrid e, come l’ultima volta, la strada si liberò e arrivarono davanti all’Ufficio di Silente.
 
 
 
 
Hagrid bussò e annunciò Topolino a Silente e alla professoressa McGranitt, che lo attendevano alla scrivania, per poi ritirarsi.
«Bentornato Topolino» lo accolse Silente alzandosi dalla poltrona.
«Buonasera Albus, Minerva» salutò il re educatamente avanzando verso la scrivania. Due particolari saltarono all’occhio del re: l’enciclopedia dei Pokemon aperta sulla scrivania davanti a Silente e Magneto addormentato su una poltrona in disparte.
«Come è andato il viaggio Topolino? Hai avuto modo di riposare?» chiese Minerva amichevolmente.
«Sì Minerva, sono rimasto qualche giorno al mio castello prima di ricevere la vostra lettera. Ah a proposito! La mia gummyship ha fatto fatica ad arrivare nell’area del castello, mi chiedevo se fosse successo qualcosa…» chiese il re con fare vago.
«È opera di Minerva, si è destreggiata bene questa mattina rinforzando gli incantesimi di difesa della scuola: ora opporranno resistenza anche ai personaggi provenienti dagli altri mondi, per evitare incidenti come quello avvenuto nella biblioteca con Doflamingo; solo personaggi oscuri ovviamente, per questo tu sei riuscito a entrare» spiegò il preside mentre la McGranitt sorrideva compiaciuta del funzionamento delle sue nuove difese.
«Capisco! Ottimo, è stata un’idea geniale!» si complimentò Topolino, poi si immerse nel lungo racconto degli avvenimenti dopo la sua partenza dal castello, informando i due maghi della loro nuova collega Referente nel mondo dei Pokemon e del ritorno di Paperino e Pippo con la notizie riferite da Sengoku.
«Molto bene, molto bene davvero» sospirò Silente «ora che il Maestro Yoda non è più disponibile era poco cauto intraprendere questo viaggio solamente noi due, con Sengoku avremo un ottimo elemento in più a darci man forte» disse Silente rallegrato dalla notizia che il grand’ammiraglio si sarebbe unito alle ricerche con loro.
«Mario e la signorina Tsunade non sono ancora disponibili purtroppo, ma non si sa mai che magari troviamo qualche degno alleato per la strada» ipotizzò ottimisticamente Topolino.
«A tal proposito…» iniziò a dire Silente alzandosi dalla poltrona e sfilando la bacchetta, «Expecto Patronum» sussurrò appena, Topolino e Minerva si erano girati incuriositi di vedere le intenzioni del preside.
Dalla sua bacchetta prese vita una magnifica figura argentea, chiaramente una fenice, candida e opalescente, quasi mistica.
Silente si schiarì la voce e disse davanti all’incantesimo che stava fluttuando davanti a lui: «Rapporto Severus, hai qualche notizia riguardante le ultime mosse di Voldemort?» poi annuì gentilmente alla fenice fumosa, lei intuì qualcosa di sottointeso e con un battito d’ali svanì attraverso il muro.
«Dove sta andando?» chiese incuriosito Topolino con la bocca aperta dalla scena appena avvenuta.
«Ho inviato il messaggio al professor Piton, riceveremo subito una risposta, statene certo, i patroni viaggiano molto rapidamente, ed è un sistema non tracciabile neanche dal Ministero, in questo modo scopriremo la posizione di Voldemort, e spero anche le sue prossime intenzioni» spiegò Silente.
Dopo pochi minuti in cui la professoressa McGranitt spiegò esaustivamente a Topolino cosa fossero i patroni, una luce bluastra riempì improvvisamente la stanza, era fatta della stessa sostanza della fenice di Silente ma aveva la forma di un cervo, anzi una cerva facendoci attenzione.
La cerva si avvicinò delicatamente alla scrivania, poi la voce melliflua e monotona di Severus  Piton echeggiò nello studio: «L’Oscuro Signore si è presentato a villa Malfoy tre giorni fa, non ha fatto accenno a nulla di accaduto, i suoi piani proseguono senza particolari intoppi e nessuna figura nuova è stata avvistata nei pressi della villa.Lle sue intenzioni sono poco chiare, tuttavia ritengo che non abbia abbandonato la ricerca di un metodo per andarsene da questo mondo» disse, poi sia la cerva che la voce del professore svanirono dalla stanza.
«Sembra essere una buona notizia» commentò per prima Minerva attendendo la conferma della sua intuizione da Silente.
«Sì, almeno per ora, se nell’immediato non sa come uscire da questo mondo noi siamo in vantaggio e posso concedermi di partire».
«Sono contento Albus, ora che l’oscurità di Voldemort è cresciuta a dismisura, dobbiamo solo sperare che non venga percepita da nessuno in grado di viaggiare tra i mondi come è successo con Malefica» disse Topolino avvertendolo su un possibile futuro prossimo «Raccontami di Magneto, è stato difficile catturarlo?» chiese dopo che si era posto quella domanda da quando lo aveva notato addormentato nell’angolo della stanza.
«Un attimo solo vostra maestà» interruppe Silente, «se me lo concede vorrei prima riferirvi delle informazioni che ho ricavato studiando l’enciclopedia del professor Rowan».
«Ma certo! Sono molto curioso, pur essendo stato da Camilla poco fa loro parlano dei Pokemon come se fossero un cosa ovvia e non posso biasimarli, ma per noi forse è più difficile apprendere questo concetto».
Minerva annuì vigorosamente facendo intuire che lei ci aveva capito ancora meno ed era curiosa di sapere dei Pokemon tanto quanto loro.
Silente si schiarì nuovamente la voce prima di iniziare a spiegare: «Questa enciclopedia non è una completa trascrizione della mitologia del mondo Pokemon, riporta con esattezza le leggende di sole sette regioni del loro mondo, le successive sono descritte e spiegate nel secondo volume, ancora inedito» disse aprendo il libro sulle prima pagine, dove erano raffigurate sette cartine geografiche a piena pagina tutte ben colorate e disegnate con cura e poi le elencò sfogliandole davanti agli altri due Referenti «la prima è Kanto, affianco c’è Johto, poi c’è l’isola di Hoenn, Sinnoh dove siamo stati, Unima, Kalos e infine l’arcipelago di Alola». Il re e la McGranitt osservarono con avida attenzione le sette cartine che scorsero sotto il loro naso, apparentemente non avevano nulla di speciale, sembravano normali isole e regioni.
«Le prime due regioni: Kanto e Johto sono molto antiche e popolose e hanno leggende riguardanti Pokemon legati agli elementi naturali, la terza: Hoenn tratta Pokemon leggendari legati all’oceano, ai continenti e all’atmosfera, elementi difficili da poter controllare… o contrastare; la quarta: Sinnoh, è quella che conosciamo meglio, riconosci al centro il Monte Corona, dove siamo stati, lì venerano due Pokemon leggendari come delle divinità: Dialga e Palkia che ormai conosciamo entrambi, poi ce n’è un terzo che invece rimane all’oscuro di molti: Giratina, e infine, Arceus. Il libro lo descrive chiaramente come il dio dei Pokemon, il creatore, colui che ha iniziato l’esistenza. Mi auguro che questa informazione non sia trapelata a nessuno dei nostri nemici».
Il re cercò di immagazzinare la maggior quantità di informazioni nel più breve tempo possibile, poi iniziò a elaborare una risposta: «Poteri divini tali da essere definiti tali sarebbero un vero vantaggio per chiunque. Credo che se Malefica ne fosse stata a conoscenza li avrebbe già sfruttati, ma così non è stato» concluse Topolino aggrottandosi il mento con aria pensierosa.
«Immaginavo…» disse Silente e poi proseguì «la quinta regione è Unima, anch’essa molto popolosa in cui i Pokemon leggendari incarnano ideali e verità, poi c’è Kalos, in cui i miti narrano di due Pokemon padroni della creazione e della distruzione ormai assopiti da migliaia di anni, e l’ultima, la settima: Alola, è questa che ha suscitato particolarmente la mia preoccupazione».
«Come mai Albus? L’aveva nominata il professor Rowan se non sbaglio» disse Topolino andando a scavare nei ricordi.
«Vero, ma credo che, essendo scosso dagli eventi, non ci abbia dato troppo peso: nell’arcipelago di Alola e anche in tempi molto recenti sono stati avvistati, registrati e studiati dei fenomeni riguardanti un particolare tipologia di Pokemon, le Ultracreature; le Ultracreature sono Pokemon a tutti gli effetti e sono molto potenti, ma hanno una speciale abilità che li contraddistingue: possono aprire e viaggiare attraverso degli “Ultravarchi”» e così dicendo il preside aprì una pagina dell’enciclopedia in cui era stampata una fotografia.
La didascalia era chiara “Un Ultravarco avvistato nel cielo dell’isola di Mele Mele” e infatti rappresentava uno scorcio di cielo in cui si vedeva un portale dimensionale, veramente molto simile a quello utilizzato dal Maestro Yoda per attraversare i mondi. «Sono particolari tipi di Pokemon che possono viaggiare tra i mondi?» chiese il preside dopo qualche secondo di silenzio.
Topolino tornò a sedersi quando Silente chiuse l’enciclopedia, aveva capito cosa lo preoccupava, e naturalmente doveva prenderne atto anche lui «È possibile… i metodi per viaggiare tra i mondi sono rari e difficili da eseguire, ma esistono. Non mi è mai capitato di trovare un Pokemon lontano dal suo mondo prima di Dialga, però non si può escludere questa possibilità. Bisognerà indagare una volta sistemata questa faccenda» disse Topolino seriamente incuriosito da questa novità.
«Sì concordo» disse Silente riponendo il libro sullo scaffale più vicino «Minerva saresti così gentile di trasfigurare tutto il metallo della stanza in legno?» chiese mettendo fine all’argomento Pokemon.
 
 
  
 
La McGranitt si alzò ed estrasse la sua elegante bacchetta dalla veste e iniziò ad avvicinarsi alle credenze dov’era concentrata la maggior parte di oggetti metallici esposti sugli scaffali.
Con un movimento calmo della bacchetta tutti gli oggetti iniziarono a tramutarsi in legno uno dopo l’altro, anche la parte più sfuggente e miserabile.
La teiera tonda e sbuffante perse la sua lucentezza divenendo opaca e dal centro si snervarono le varie trame del legno mutandola in un’antica teiera di mogano, il telescopio divenne di pioppo e perfino tutto le viti delle ante divennero piccoli intarsi di legno, così dopo un paio di minuti non vi era presenza di metallo nella stanza neanche lo si cercasse con la calamita.
Silente intanto aveva avvicinato la poltrona in cui dormiva Magneto alla scrivania, attese che Minerva avesse finito e che si fosse nuovamente accomodata, poi con la mano annerita (e senza bacchetta) puntò le candele dello studio che quasi si spensero facendo una luce soffusa e rendendo l’atmosfera molto più intensa.
Si avvicinò al loro prigioniero e sussurrò un incantesimo: «Reinnerva» e lui subito prese coscienza e aprì gli occhi mettendo a fuoco la stanza e i suoi interlocutori, riconobbe immediatamente Silente e poi anche Topolino associandolo alla creatura che combatteva contro Doflamingo, mentre invece non sapeva attribuire nessun ruolo alla professoressa McGranitt che ovviamente non aveva mai visto. Fu lui il primo a parlare: «È chiaro che ormai nessuno mi verrà a prendere, tanto vale collaborare… cosa volete sapere?» disse, aveva un aria rassegnata ma dalla sua frase si intuiva che ormai aveva capito che l’unico modo per tornare a casa era che ce lo portassero i Referenti.
«Mi fa piacere la tua collaborazione, credo che ormai avrai capito che non puoi fidarti né di Voldemort né di Malefica» disse Silente.
«Sì ho notato, anche se su Voldemort non avevo dubbi fin da subito».
«Sai qual è il suo piano? Cosa ha intenzione di fare adesso?».
«No. Ci ha abbandonati nel momento del bisogno e non ci ha mai considerato suoi alleati, eravamo solo pedine che partecipavano ad un'occasione per portarlo alla vittoria, sfortunatamente l’occasione è sfumata».
«Come avete fatto a raggiungere il mondo dei Pokemon? Non potete attraversare i corridoi oscuri come Malefica» osservò Topolin.
«Sono stati lei e Voldemort insieme, hanno aperto un portale grazie alle istruzioni di un vecchio libro, non ne so molto».
«Il libro rubato dalla biblioteca» osservò Minerva «hanno utilizzato l’Incantus Moundi».
«Questo ci pone davanti ad una problematica: il portale aperto utilizzando quell’incantesimo può essere attraversato da più persone, Voldemort potrebbe utilizzarlo con tutto il suo esercito» ragionò il preside facendo preoccupare gli altri Referenti.
«C’è una condizione per l’esecuzione dell’incantesimo» interruppe Magneto, «dev’essere eseguito da due persone dall’egual potere ma provenienti da mondi diversi».
Topolino si mise a pensare «Non sono in tanti ad essere alla pari di Voldemort, per fortuna».
«Ciò ci pone in vantaggio» aggiunse Minerva «Un’eccentrica come Malefica tornerebbe da un alleato che l’ha abbandonata con disprezzo?».
«Dobbiamo presumere che non lo faccia, né lei né nessun altro, altrimenti sarebbero guai nei mondi» convenne Silente «E sai dove può essere scomparso Doflamingo?».
«Quel pirata è un pazzo, forte, ma pazzo. Ossessionato dal potere, e se devo essere sincero mi è sembrato infatuato da quello dei Pokemon in particolare. Non so cosa avesse intenzione di fare ma posso assicurarvi che l’idea di scappare da solo con Dialga l’aveva da tempo».
«E Malefica? Sai dove è andata?» chiese Topolino preoccupato da tutti i precedenti trascorsi della strega.
«No, era convinta che il suo piano sarebbe riuscito non ci ha mai riferito un’opzione di riserva o qualcosa del genere».
«Uhm…» si mise a pensare il re.
Le ipotesi erano tante, Malefica ha sempre avuto mille risorse, per non parlare che Pietro Gambadilegno, il suo scagnozzo personale, non si era ancora fatto vedere e sicuramente era pronto ad accoglierla a casa nel caso di un fallimento.
A sentire Magneto l’ossessione di Doflamingo lo avrebbe dovuto riportare nel modo dei Pokemon ma quando Topolino aveva fatto visita a Camilla non c’era nulla di strano lì...
Ci fu un momento di silenzio pensieroso prima che qualcuno ricominciasse a parlare e fu proprio Magneto.
«Non mi avete chiesto, però, la cosa più importante» disse e tutti si girarono verso di lui con facce sbigottite, a cosa alludeva?
«Non vi siete domandati perché, una strega così potente e con così tanta conoscenza dell’Oscurità, sapesse dell’esistenza e delle abilità di Dialga, ma avesse bisogno di rapire un professore per farsi spiegare cosa fossero i Pokemon?» disse e tutti rimasero sbalorditi dalla logicità di quella domanda, come faceva Malefica a sapere le caratteristiche di Dialga senza essere mai stata nel mondo dei Pokemon?
«Ha ragione!» disse Topolino «da quanto mi risulta Malefica non era mai stata prima nel mondo dei Pokemon».
«È l’impressione che ho avuto anche io».
«Suggerisci che dietro ci sia qualcuno?» chiese Minerva.
«Questo non ve lo so dire. Malefica sapeva che Dialga era un Pokemon tra i più potenti, che controllava il Tempo e che aveva qualcosa a che fare con l’acciaio, per questo ha stretto alleanza con me. Voldemort poteva trarne vantaggio e casualmente Doflamingo spunta fuori proprio qui nelle sue braccia. Possono essere tutte coincidenze ma converrete con me che c’è qualcosa di strano».
«Effettivamente ha una logica ferrea, potrebbe essere un caso ma è più probabile che non lo sia» disse Silente, gli altri annuirono ancora pensierosi.
«Se davvero le cose dovessero stare così, la ricerca di Sora e Walt ha la massima priorità, potrebbero essere in guai più grandi di quello che pensavamo» ipotizzò il re, forse poteva essere tutta un’enorme trappola.
«Allora ci conviene partire subito» disse Silente alzandosi dalla poltrona, Magneto rimase stupito di quella notizia: andando per esclusione Walt doveva essere il ragazzo giovane che combatteva con Voldemort, a quanto pare era sparito dopo la battaglia.
Il preside si diresse verso di lui e gli puntò la bacchetta contro «Sei stato molto utile, ti riporteremo a casa, ma fino ad allora…» disse e poi la punta della bacchetta si illuminò debolmente e Magneto (che era evidentemente agitato ad avere quell’arma brandita a pochi centimetri dal viso) si addormentò subito.
«Secondo me avrebbe collaborato» disse Minerva con fare fiducioso mentre si alzava a ritrasfigurare il legno in metallo.
«Anche secondo me» rispose Albus «ma è meglio non risparmiarsi con le precauzioni».
Silente recuperò le poche cose che aveva intenzione di portarsi dietro e diede chiare istruzioni a Minerva, Hagrid e anche al professor Piton con un altro messaggio via patrono esortandolo a mantenere la copertura e seguire l’Oscuro Signore anche se fosse partito per un nuovo mondo.
Consultò Topolino sul da farsi e insieme decisero che la prima tappa sarebbe stato il mondo di Magneto, il più vicino a qualche ora di distanza, poi si sarebbero recati dal maestro di Topolino, Yen Sid, che probabilmente avrebbe potuto dare loro informazioni utili su come trovare Walt e Sora, successivamente avrebbero recuperato Sengoku e sarebbero partiti per la ricerca vera e propria.
 
 
 
 
La mattina seguente Magneto venne fatto levitare fino alla gummyship dalla professoressa McGranitt che, insieme ad Hagrid, salutarono con cura i due avventurieri prima della partenza.
Dopo aver superato la resistenza delle nuove difese della scuola, Silente salutò la sua amata Hogwarts per la seconda volta diretto verso un mondo nuovo ed ignoto, anzi per più mondi nuovi ed ignoti, in cui avrebbero dovuto affrontare chissà quali pericoli ed ostilità.
Non era ancora abituato ai viaggi tra i mondi e gli faceva sempre un certo effetto rendersi conto di quanto vasta era la realtà che lo circondava; durante il viaggio si fece raccontare da Topolino tutte le avventure che aveva vissuto nel suo addestramento per diventare un Maestro del Keyblade e di come aveva debellato insieme a Sora la minaccia oscura di Xheanort, tant’è che il re si chiese nuovamente se potesse esserci ancora lui dietro tutto questo, ma sembrava una possibilità assurda.
La mancanza di Walt si fece sentire durante il viaggio, visto che la volta scorsa era lui a mantenere sempre viva la conversazione con il suo fare dinamico e scherzoso, adesso invece il silenzio era pesante.
Le ipotesi si susseguirono nella mente dei due Referenti, quello che aveva detto Magneto aveva senso, ma non riuscivano a trovare una risposta al quesito di Malefica, probabilmente gli mancavano ancora le informazioni per giungere ad una conclusione.
Avvistarono il mondo di Magneto dopo circa quattro ore di viaggio, era relativamente vicino a Hogwarts prendendo in considerazione invece la distanza col Castello Disney.
Scesero con la gummyship nel primo bosco che incontrarono, si assicurarono di non lasciare Magneto troppo distante dalla civiltà, lo adagiarono sul terreno e Silente procedette a obliviarlo, ovvero a cancellargli la memoria su tutto ciò che riguardasse più mondi. Quando la navicella riprese quota videro che si stava svegliando dal sonno; lui li vide solo svanire in lontananza.
Nuovamente nello spazio Topolino fece rapporto a Cip e Ciop, i suoi assistenti navigatori e presentò Silente alla regina Minnie con cui fecero un po’di chiacchiere riportando le recenti novità.
All’alba della mattina dopo avvistarono finalmente il piccolo mondo in cui viveva il Maestro Yen Sid.
Era particolarmente minuscolo, c’era qualche albero e dei cespugli che crescevano spontaneamente sul suolo giallognolo, formavano un unico viale che portava ad un'alta torre misteriosa: era di pietra e aveva un bel portone di legno con due colonne ai lati, alcuni piani dell’edificio salivano in diagonale invece che in verticale e ciò contribuiva ancor di più a renderla molto particolare.
Un altro dettaglio che si poteva notare era che le finestre erano grandi e a forma di stelle, sparse un po’ ovunque, infine aveva alcune torri secondarie che sporgevano dappertutto, tutte con i tetti a guglia fatti con tegole verdi.
Topolino parcheggiò la gummyship davanti all’entrata e insieme si diressero verso il portone di ingresso.
Entrarono e salirono le innumerevoli scale che portavano in cima alla torre, alcune erano a chiocciola, altre seguivano una linea retta, altre ancora procedevano a zig zag o facendo linee curve attraverso i piani.
Arrivarono alla fine ad una porta di legno tondeggiante «Questo è lo studio del Maestro Yen Sid» si limitò a dire Topolino e poi aprì la porta.
La stanza non era enorme ma enormi erano le due meravigliose vetrate sul retro della scrivania, una a forma di stella e l’altra a forma di falce lunare, da cui si poteva ammirare uno spettacolare cielo stellato.
Al centro della stanza c’era una scrivania con una sedia dal lunghissimo schienale su cui era seduto Yen Sid: era un uomo anziano molto alto, con una lunghissima barba grigia, un naso adunco e due intensi occhi neri.
Indossava un lungo abito blu con grandi maniche e sulla testa portava un cappello a punta con disegnate stelle gialle e una luna, aveva un aspetto molto saggio e potente.
Silente notò la somiglianza con il suo aspetto.
«Re Topolino, immaginavo saresti venuto» disse, aveva una voce molto lenta e profonda «sono successe cose molto importanti».
«Salve Maestro Yen Sid, vi presento il Referente di Hogwarts, Albus Silente» disse, così Silente fece un cenno di saluto educato al maestro del re.
Yen Sid ricambiò sorridendo «È un onore conoscervi professor Silente, le vostre abilità sono leggendarie».
«Lei mi lusinga Maestro Yen Sid, devo ammettere che anche Topolino parla molto bene di voi».
I due Referenti si accomodarono e Silente si prese un momento per ammirare di nuovo il cielo da quella stanza: una meravigliosa ed infinita distesa di stelle, anzi mondi.
«Maestro Yen Sid…» iniziò Topolino con voce mogia, «Walt è scomparso con Sora attraverso un portale, dove sono finiti? Di chi era quella voce? E come facciamo a trovarli?» chiese quasi disperatamente; Silente si stupì che il re non riferì a Yen Sid nulla del resto dell’avventura, in fondo c’erano dettagli importanti, ma a quanto pareva il Maestro ne era già a conoscenza.
«Percepisco la grande Luce che contraddistingue i cuori di Walt e Sora nel Regno dell’Oscurità, ma non so dirti chi li abbia trascinati al suo interno. Il mistero aleggia intorno agli eventi che sono accaduti e che stanno per accadere, ma conosci i pericoli che incombono laggiù, è fondamentale andare a recuperarli».
«Ma, Maestro Yen Sid, non esistono più porte che conducono nel Regno dell’Oscurità! Dopo che Xehanort è stato sconfitto finalmente i mondi hanno conosciuto la pace e l’Oscurità è stata confinata laggiù, come faremo a raggiungerlo?».
Silente non disse niente, gli sfuggivano troppe nozioni, comprendeva che Yen Sid, Topolino e Sora erano molto più esperti di Luce e Oscurità rispetto a lui, che aveva solo sentito raccontarne gli eventi, perciò decise di prestare più attenzione possibile alla spiegazione di Yen Sid.
«Questo non è del tutto vero, un recente evento corre in nostro aiuto, un evento in cui siete stati coinvolti» disse e con la mano fece comparire sulla scrivania un ologramma: si trattava di uno sfondo rosa e una linea blu che lo percorreva orizzontalmente, poi continuò a spiegare «Tutti gli eventi si susseguono nei mondi, in un determinato spazio e in una linea temporale a senso unico. Dialga e Palkia hanno il pieno controllo di questi due fondamentali fattori e, recentemente, Dialga ha perso il controllo del suo elemento a causa di agenti esterni».
In quel momento nel grafico illustrato nella scrivania la linea blu zigzagò un po’ e alcuni puntini neri comparvero accanto all’area in cui la linea aveva traballato.
«Malefica!» rispose il re «insieme a Magneto, Voldemort e Doflamingo ha preso il controllo sulla mente e sul corpo di Dialga! Ma il tempo ha continuato a scorrere normalmente…»
«Questo è vero, perché Dialga è stato salvato prima che le distorsioni intaccassero il presente. Ma nel passato qualcosa è accaduto. Senza la copresenza di Tempo e Spazio, le sorti della storia non possono essere modificate e infatti non è successo, ma alcuni mondi nel passato sono stati aggrediti nuovamente dall’Oscurità. Fortunatamente non è un problema esteso ma dovrete viaggiare attraverso i mondi passati e salvarli dall’Oscurità, in uno di questi spero troviate la porta per il Regno dell’Oscurità, dove potrete trovare Walt e Sora».
Fu in quel momento che Silente decise di porre una domanda, secondo lui fondamentale, a cui proprio non riusciva a darsi una risposta «Mi scusi se mi intrometto Maestro Yen Sid, ma come faremo a viaggiare nel tempo alla ricerca di un luogo e di un momento che non conosciamo?».
Il Maestro Yen Sid non mutò espressione e proseguì: «Il Keyblade è la chiave che può aprire qualunque serratura, anche quelle per i mondi passati. Sarà lui a guidarvi, lasciatevi trasportare dal vostro cuore e la via per Walt e Sora si illuminerà davanti a voi».
Silente rimase confuso da questa risposta ma con la coda dell’occhio vide il re annuire come se fosse una cosa logica, perciò decise di fidarsi della sua intuizione.
«Grazie Maestro Yen Sid! Partiremo subito!» disse Topolino scendendo dalla poltrona, Silente salutò e fece lo stesso.
«Ancora un’ultima cosa…» li fermò il maestro «…se nel vostro viaggio nel tempo dovreste imbattervi in persone, luoghi o situazioni che avete già vissuto non dovete influenzare l’andamento del tempo in alcun modo, anche se fosse per salvare delle vite, altrimenti gli eventi potrebbero distorcersi e modifichereste la realtà per cui stiamo combattendo» disse con tono di avvertimento, poi Yen Sid sorrise «Possa il vostro cuore essere la vostra chiave guida» e loro lasciarono lo studio.
Raggiunsero la gummyship e decollarono subito dalla torre di Yen Sid per andare a prendere Sengoku.
Topolino era alla guida e aveva un sorriso stampato in volto, Silente dubitava che fosse unicamente per mantenere al massimo i motori della navicella perciò pose una domanda: «Vostra Maestà, non vorrei mancare di rispetto, ma non ho compreso appieno il metodo spiegato da Yen Sid per raggiungere i mondi del passato, potreste chiarirmelo?».
«Ma certo Albus, dovrà essere tutto nuovo per te» disse in tono comprensivo «vedi, Yen Sid è stato il mio maestro, è lui che mi ha insegnato a usare il Keyblade e tutto quello che c’è da sapere su Luce e Oscurità. Quello che ha detto Yen Sid è che il Keyblade può aprire qualsiasi porta, anche quelle per andare nel passato. Ci sono molte nozioni che nessuno può spiegarsi, il funzionamento del cuore delle persone è una di quelle. Il Keyblade è fortemente connesso al cuore del suo possessore. Premettendo che i mondi del passato non sono geograficamente situati da nessuna parte, visto che ormai sono trascorsi, e visto che viaggiare attraverso essi è l’unica speranza che abbiamo per ritrovare Walt e Sora, sarà il nostro cuore a guidare il Keyblade ad aprire la porta giusta. È il nostro legame con Walt la luce che ci condurrà da lui» spiegò Topolino in maniera un po’ più pratica di quello che aveva fatto Yen Sid.
«Credo di aver capito…» rispose Silente a bassa voce, in realtà a lui sembrava impossibile, ma forse per un possessore del Keyblade la questione era diversa; solo loro avevano un legame così profondo con la Luce e l’Oscurità.
Dopo qualche ora di viaggio passata a cercare di capire quanto i cuori hanno influenzato l’equilibrio dei mondi, il re fece una telefonata al Castello Disney.
«Cip e Ciop a rapporto!» dissero in coro i due scoiattolini mettendosi sull’attenti.
«Avrei bisogno di parlare con Paperino e Pippo».
«Glieli passiamo subito».
Lo schermo divenne nero in attesa che la chiamata fosse traferita, dopo pochi secondi comparvero Paperino e Pippo.
«Gorsh, salve Vostra Maestà» salutò Pippo
«Ciao ragazzi, sono in viaggio verso la Rotta Maggiore, manca poco ormai, dovreste dirmi dove si farà trovare il grand’ammiraglio Sengoku»
«A noi ha riferito che si sarebbe imbarcato da solo su una nave da guerra della Marina e che si sarebbe diretto all’arcipelago Sabaody, al grove quarantasei nella zona turistica» spiegò Paperino recitando l’informazione memorizzata.
«Molto bene, la Rotta Maggiore è un mondo pieno di isole ma sono già stato all’arcipelago Sabaody in passato, saprò riconoscerlo!» disse Topolino «Bel lavoro ragazzi, vi aggiorno il prima possibile, se ci fosse qualche problema andate da Yen Sid».
«Sì, Vostra Maestà» dissero in coro prima che la comunicazione si interrompesse.
«È forse quel mondo laggiù?» chiese Silente che notò in lontananza un mondo tutto ricoperto d’acqua eccetto una sottile linea rossa che lo percorreva lungo un meridiano.
«Sì è proprio quello, benvenuto nella Rotta Maggiore, Albus!»
 






 
Angolo dell'autore: 
In questo capitolo ci sono state molte rivelazioni! Credete che la preoccupazione di Silente riguardo alle Ultracreature sia giustificata e che viaggeranno tra i mondi ?
Magneto ha avuto un' intuizione giusta su Malefica? 
Il viaggio alla ricerca di Walt e Sora sembra lungo e impervio, avreste immaginato delle conseguenze del genere? Secondo voi, in che mondo capiteranno i Referenti? 
Fatemelo sapere in un commento!
Critiche, idee e recensioni sono sempre ben accetti!
Il prossimo capitolo verrà pubblicato tra due/tre settimane.
See you nex time!

Ritorna all'indice


Capitolo 3
*** The Reins of Justice ***


Capitolo 3
 
 
The Reins of Justice
 
 
 
 
La forte luce del sole inondò l’abitacolo della gummyship, abbagliando i due passeggeri. Topolino e Silente raggiunsero il mondo della Rotta Maggiore dopo la visita effettuata al castello del maestro Yen Sid, e attualmente stavano sorvolando una vastissima distesa d’acqua.
«Quest’oceano è immenso, è già un’ora che vaghiamo ad alta velocità senza trovare la terra ferma» osservò il vecchio mago che era abituato a vivere nelle terre scozzesi.
 «Hai ragione, qui la geografia è molto particolare, è presente un unico continente: la Linea Rossa, che attraversa il mondo come un meridiano, è molto sottile e montuosa. Il resto delle terre emerse sono piccole isole... è per questo che qui è molto diffusa la pirateria» spiegò Topolino che aveva già avuto modo di visitare quel mondo in passato e aveva ricevuto spiegazioni dettagliate da Sengoku.
Stavano sorvolando un mare calmo e cristallino, la temperatura esterna segnata sulla plancia di comando dell’astronave segnava trentasette gradi.
Volavano a pochi metri dall’acqua; la gummyship era un'astronave dotata di grande velocità per i viaggi tra i mondi ma nonostante mantenessero un andamento “terrestre” la rapidità era tale da sollevare l’acqua al loro passaggio.
«La nostra destinazione è subito dopo la Linea Rossa, giusto?» chiese conferma Silente che iniziava a sentire la stanchezza del viaggio.
«Sì, esatto! L’arcipelago Sabaody si trova subito dopo la terra ferma. Anche se è chiamato arcipelago si tratta in realtà di un agglomerato di mangrovie giganti che spuntano dal mare, ognuna di esse funge da isola grazie alle proprie radici»
«Che fenomeno interessante… Guarda un’altra nave!» avvisò Silente.
Prima di raggiungere la superficie del mondo, i due Referenti decisero di farsi vedere il meno possibile, o almeno di mantenere un profilo basso.
Topolino perciò, preparò la manovra di immersione e gettò la navicella sott’acqua.
Silente fece un sospiro di sollievo dovuto alla notevole riduzione di temperatura all’interno dell’abitacolo, che ormai viaggiava da parecchio sotto il sole.
L’ombra scura di un grosso veliero scorse sopra di loro e, dopo qualche minuto di viaggio subacqueo, riemersero.
Ma finalmente, in lontananza di fronte a loro, videro l’ombra di un lunghissimo massiccio montuoso le cui vette scomparivano a tratti nelle nuvole.
La terra e la roccia che componeva questo sottile continente aveva una cromaticità molto particolare, in quanto erano presenti tutte le tonalità del rosso: dall’amaranto al vermiglio.
Il re spinse in avanti la cloche iniziando a prendere quota per prepararsi a oltrepassare le montagne. Da lontano non era possibile distinguere bene i dettagli, però non sembrava molto abitato come continente: non c’erano città costiere né borghi di montagna, sembrava più una sterile separazione naturale dei mari.
L’inclinazione della gummyship aumentò ulteriormente segnando un angolo nadirale di sessanta gradi e in quel momento iniziarono a sorvolare la Linea Rossa.
Con quella propulsione verso l’alto si percepiva a pieno la verticalità di quelle montagne e, in un momento, arrivarono oltre le nuvole oltrepassando le cime rocciose.
Si rimmersero nel cielo subito dopo e, voltandosi di sfuggita, Silente notò che, immersa nella nebbia delle nuvole, si ergeva una città costruita tutta in marmo, con un grosso palazzo prestigioso al centro. L’attimo fu troppo breve per un esame più dettagliato.
Ora la navicella sfrecciava lungo i ripidi pendii della montagna e scendeva a gran velocità verso l’oceano sconfinato dall’altra parte della Linea Rossa.
Poco distante, si poteva già notare quell’insieme di gigantesche mangrovie che formavano l’arcipelago Sabaody.
«Eccolo! Siamo quasi arrivati, ci conviene atterrare sui rami delle mangrovie in modo che nessuno ci veda, useremo la chioma come copertura» disse Topolino iniziando la manovra di atterraggio.
Alla fine si ritrovarono su un robusto ramo di un legno biancastro, nella parte più alta della foresta di mangrovie e scesero con cautela dalla navicella.
«Albus, puoi rendere invisibile la gummyship? Così da non correre alcun rischio» chiese Topolino premurandosi di agire in incognito, non voleva mettere nei guai né loro né Sengoku.
«Ma certo!» rispose Silente estraendo la bacchetta dalla veste e eseguendo l’incantesimo di disillusione «Utilizzerò l’incantesimo anche su di noi, come abbiamo fatto a Sabbiafine, così tutti ci vedranno come si aspettano di vederci» riferì.
«Ottima idea!».
Percorsero il possente ramo fino a raggiungere il tronco principale della mangrovia e si accovacciarono per dare un’occhiata furtiva: parecchio sotto di loro c’erano persone che passeggiavano con i bambini, una pattuglia di soldati e qualche creatura marina umanoide che camminava in superficie.
«In che grove siamo?» chiese Topolino cercando di mettere a fuoco il lontano cartello poco distante dal tronco della pianta.
«Purtroppo non ho più la vista di un tempo» gli rispose Silente rivolgendoli un sorriso sotto i baffi candidi «intanto dovremo scendere in tutti i casi».
«Molto bene!» disse Topolino rialzandosi, poi prese qualche metro di rincorsa e si tuffò roteando tra i rami.
Sembrò rimbalzare tra un appiglio e l’altro come se fosse di gomma, infine sul fusto principale e atterrò illeso ai piedi della pianta; saranno stati circa cento metri.
Silente guardò tutta la scena con gli occhi increduli e preoccupati, non essendo abituato a lanci nel vuoto di quel calibro.
Si alzò anche lui e, mentre Topolino agitava la mano da terra, chiuse gli occhi e gli si materializzò accanto, in un fruscio.
«Adesso dobbiamo solo trovare Sengoku e ripartire» disse Topolino avviandosi verso il cartello che indicava il grove numero settantadue (così venivano chiamate le varie piante).
Un secondo cartello spiegava una particolarità dell’arcipelago Sabaody, Silente lo lesse ad alta voce: «”Le mangrovie Yarukiman, che compongono i grove dell’arcipelago, sono piante particolari che secernono una speciale resina, talmente leggera ed elastica che viene liberata naturalmente dalle piante sotto forma di bolle dai trenta ai quattrocento centimetri”».
Solo in quel momento notarono il leggero suono in sottofondo di un continuo scoppiettio di bolle tutto intorno a loro; nel cartello erano raffigurate inoltre alcuni usi di questa resina, ad esempio gli abitanti ne facevano borse e contenitori, venivano utilizzati per far levitare piccoli mezzi come biciclette mono e multi passeggiero e gli artigiani locali ne ricoprivano le navi per poterle far viaggiare anche sottacqua.
«Che particolare fenomeno della natura…» commentò Silente osservando una grossa bolla di resina che si formava proprio in quel momento, uscendo dal terreno.
«Forza Albus, da questa parte» si incamminò Topolino che ricordava vagamente la struttura dei vari grove e delle zone periferiche dell’arcipelago.
Silente lo seguì e non dovettero attendere molto per vedere in azione le stravaganti invenzioni legate alla resina tipica della zona. Davanti a loro sfrecciò una biciletta che al posto delle ruote aveva due grosse bolle che la sorreggevano a circa un metro da terra e diverse signore portavano a tracolla borse formate da una bolla con la cerniera.
«Affascinante…» continuava a ripetersi il professore ogni volta che una di queste formazioni resinose si sollevava dal terreno, levitava verso l’alto e scoppiava raggiungendo la chioma degli alberi.
Topolino proseguiva sbrigativo e attraversarono comodamente due grove percorrendo appositi ponti di congiunzione.
Sotto i ponti, tra una pianta e un'altra, scorrevano numerose barche e velieri molto particolareggiati e spesso stravaganti. La maggior parte sfoggiavano il vessillo pirata.
«La pirateria dev’essere contemplata in una maniera molto particolare in questo mondo…» commentò Silente a bassa voce.
«Hai proprio ragione Albus, come hai potuto vedere questo mondo è formato per lo più da oceani e isole, è naturale che i giovani vogliano prendere il largo… poi, con le opportunità che hanno qui, è difficile non provare bramosia per l’avventura. Ma non sono la persona giusta, di sicuro Sengoku, che è più esperto in materia, saprà spiegarcelo meglio».
«Ci aspetta al grove quarantasei, giusto?».
«Così aveva detto, speriamo di trovarlo in fretta»,
Attraversarono la zona commerciale dei grove con negozi, bar e ristoranti tipici; Silente non poté non notare che, tra le persone, camminavano tranquillamente anche alcuni individui diversi, particolari, con tratti di creature marine
«Vostra Maestà, che tipo di creature sono quelle lì?» chiese educatamente.
«Sono uomini-pesce, sono natii di un’isola sommersa, dev’essere negli abissi qui vicino e a volte salgono in superficie. Me lo aveva spiegato Sengoku la prima volta che feci visita a questo arcipelago» spiegò il re.
Si inoltrarono nel centro della fitta foresta di mangrovie, oltrepassando un grove dopo l’altro. C’era una netta differenza tra le zone controllate attivamente dalla marina e quelle frequentate prevalentemente da pirati. Quest’ultimi non sembravano tutte persone cattive e crudeli, alcuni avevano una certa classe nell’essere il lato “malvagio” della società della Rotta Maggiore.
Incrociarono anche i soliti bucanieri buzzurri, ubriaconi e molesti che incarnavano l’icona di pirata a cui Silente era abituato, però notò anche diversi giovani, uomini intellettuali o stravaganti. Sembrava più uno stile di vita che una fuga dalla legge, o almeno così sembrò ad un perfetto estraneo come lui.
Proseguirono ulteriormente ed arrivarono al grove uno, era nella zona centrale dell’arcipelago e l’unico luogo di interesse era un edificio malridotto alla base del tronco della mangrovia.
Arrivò in quel momento una meravigliosa carrozza d’oro, tutta ricca di fronzoli e ghirigori, trainata da otto animali che fecero arrestare Silente al loro arrivo.
Topolino si accorse che il suo collega era rimasto indietro e gli si avvicinò curioso di sapere cosa lo trattenesse.
«Quelli sono ippocampi, sono creature estremamente delicate e rare, si possono trovare anche nel mio mondo…» disse a Topolino con lo sguardo fisso su quegli animali simili ad un cavallo ma con la coda squamata di un pesce.
La carrozza che trainavano restava sospesa in aria grazie ad una decina di bolle di resina posizionate sotto l’abitacolo.
I due cocchieri fermarono i cavalli e assicurarono le redini, mentre i due lacchè scesero per posizionare una piccola scaletta in legno (anch’essa lussuosissima) davanti alla porta dell'abitacolo e aprirono.
Ne uscì un personaggio molto ambiguo: era un signore sulla cinquantina d’anni, grasso, con pronunciati labbroni, una capigliatura all’insù molto ambigua, ma la cosa che attrasse di più l’attenzione dei due Referenti fu l’ampolla di vetro in testa, collegata ad una bombola che portava sulla schiena. Aveva l’aria di essere un nobile molto strafottente.
La folla intorno a loro si era fermata e tutti si erano inginocchiati alla vista del nobile, i due Referenti fecero altrettanto per non destare sospetti.
«” Casa d’Aste di Umani” … ma è inconcepibile!» si chiese Silente leggendo l’insegna dipinta sopra la grande porta del palazzo, allarmandosi.
Uno dei due lacchè entrò correndo nell’edificio fatiscente e ne uscì poco dopo andando a riposizionarsi davanti alla carrozza.
Ne seguì una scena molto cruda: dall’entrata della casa d’aste, uscì un uomo con al guinzaglio una sirena, giovane e spaventata. La stava trascinando verso il nobile contro la sua volontà.
Anche Topolino si allarmò alla vista di quella creatura indifesa, sembrava una ragazzina, il suo aguzzino la stava costringendo ad avanzare in posizione eretta, evidentemente innaturale per lei.
La sirena cadde a terra perdendo l’equilibrio, pianse mentre tentò di rialzarsi.
Il nobile con i labbroni si avvicinò lentamente mentre la ragazza si rimise in posizione eretta, evidentemente sofferente di poggiare tutto il suo peso sulla delicata pinna caudale.
I due Referenti udirono uno stralcio di conversazione da una coppia di sconosciuti che si era inginocchiata vicino a loro «Di nuovo i Draghi Celesti, possibile che debbano sempre prendersi schiavi nuovi?» ciò fece irritare particolarmente entrambi che si guardarono dubbiosi.
Il nobile camminò con un’espressione crudele fino a porsi davanti alla sirena, tutti intuirono le sue intenzioni: fermarsi lì finché la povera sirena non avesse nuovamente ceduto alla fatica, cadendo.
Evidentemente la ragazza era già affaticata prima di uscire dal edificio, perché si ritrovò in ginocchio dopo pochi secondi; la pinna caudale era graffiata e dolente.
«Non vale neanche la pena di venderti» disse il nobile con indifferenza estraendo dalla cintura una pistola a tamburo con la canna corta, puntandogliela alla testa e caricandola.
«Albus…» bisbigliò Topolino ma la bacchetta di Silente gli era già scivolata in mano dalla manica della veste e un attimo prima che il nobile pomposo premette il grilletto disse: «Expelliarmus» e il revolver saltò via compiendo un arco in aria e scivolando al suolo verso il mago.
Tutti i presenti si voltarono verso di lui, compresi il nobile, i suoi servitori, la sirena e l’uomo della casa d’aste.
«Chi diavolo sei tu?!» gli urlò l’uomo che teneva al guinzaglio la giovane.
Il nobile, nello spavento, era caduto a terra e teneva le mani davanti a sé come per coprirsi dalla traiettoria della bacchetta e chiamò i suoi servitori «Presto avvertite l’ammiraglio Kizaru! Sono stato aggredito, proteggetemi!».
Così dicendo un cocchiere entrò di corsa nella carrozza mentre gli altri andarono a comporre uno scudo umano davanti al loro signore.
«Albus, devi cancellare la memoria e tutti!» disse Topolino che iniziò a correre verso la giovane sirena liberandole la testa dal cappio del guinzaglio.
Il preside si riprese dal momento istintivo e si rese conto di aver compromesso la loro missione, anche se aveva fatto la cosa giusta.
Le persone iniziarono ad allontanarsi e fuggire sui grove adiacenti, Silente puntò la bacchetta in alto e pronunciò l’incantesimo di memoria «Oblivion!» e la scena sembrò subire un forte rallentamento: le persone in fuga smisero di correre e si fermarono, meccanicamente, si guardarono intorno e ripresero a camminare nella direzione iniziale.
Silente si voltò nuovamente verso la casa d’aste e, dopo che Topolino aiutò la sirenetta a calarsi in mare scendendo dalle radici della mangrovia, ripeté l’incantesimo su tutti i coinvolti nella vicenda.
Mentre il nobile tentò di capire cosa stesse facendo seduto in terra, Silente e Topolino passeggiarono tranquillamente davanti alla carrozza, dove poterono constatare che il cocchiere appena obliviato era comunque riuscito a mettersi in contatto con le autorità.
«Dobbiamo andarcene, potrebbe aver chiamato qualcuno di pericoloso» suggerì Topolino.
«Sì, dileguiamoci tra la folla e abbandoniamo il grove, troviamo Sengoku e ce ne andiamo subito» confermò il preside dirigendosi sul ponte che collegava il grove con quello successivo.
Si avvicinarono ad un bar ed attesero il tempo necessario a far calmare le acque, videro anche di sfuggita la carrozza trainata dagli ippocampi andare via scorrendo a pelo d’acqua, non avevano avuto tempo sufficiente per poter liberare anche quelle rare creature.
Si riavviarono verso la loro meta attraversando altri due grove, anche se con la gummyship erano atterrati in un punto abbastanza centrale, la conformazione delle piante di mangrovia era così intricata da risultare difficili da percorrere a piedi; ecco perché in molti utilizzavano le biciclette in grado di fluttuare tra una pianta e l’altra.
Svoltarono l’angolo e si ritrovarono in una strada deserta se non per la presenza della pattuglia di soldati della marina che stavano controllando la zona, al centro c’era un personaggio particolare: era uomo molto alto, con varie rughe sul volto e una sottile barba. Indossava un vestito giallo a righe verticali, un paio di scarpe bianche e un paio di occhiali con il vetro ambrato. Sopra il vestito, come un mantello, portava la divisa d’alto grado dei marines.
Sorrise in maniera rilassata quando vide Silente e Topolino.
«Uhm… devono essere loro, ci penso io» annunciò l’ammiraglio ai suoi commilitoni che si misero da parte.
I due Referenti erano immobilizzati, non sapevano che fare visto che erano circondati da una ventina di uomini armati; in fondo, visto che non avevano intenzione di fare del male a nessuno, erano abbastanza in svantaggio.
«Voi, laggiù!» disse l’ammiraglio andandogli incontro con le mani in tasca come se nulla fosse «Sono l’ammiraglio Kizaru, avete aggredito un nobile mondiale e perciò siete condannati a morte» disse con voce placida, sorridendogli.
 Poi puntò l’indice contro Silente, che si illuminò piano piano, diventando difficile da guardare.
«Vostra Maestà, copritemi mentre cancello la memoria a tutti quanti» disse Silente.
«Uhm…» disse Kizaru prima di sparare un sottile ma intensissimo raggio di luce dalla punta del dito diretto contro Silente.
Quando Topolino evocò il suo Keyblade, il preside aveva già scagliato un potente incantesimo rosso contro il raggio di luce di Kizaru, contrastandolo.
Nel frattempo il re saltò da un soldato all’altro colpendoli alla nuca e facendoli svenire.
L’incantesimo di Silente si schiantava fragorosamente contro la luce di Kizaru, tant’è che quest’ultimo sorrise sornione «Che personaggi interessanti» disse pacatamente.
Il preside si rese conto che la sua magia perdeva rapidamente terreno contro il raggio sempre più intenso di luce, tutta la strada stava diventando abbagliante.
Così cercò di intensificare anch’egli la sua magia attendendo che il suo collega finisse di occuparsi dei soldati, colti completamente alla sprovvista.
Il re colse l’urgenza e saltò in aria col Keyblade sguainato «Stopza!» pronunciò, e una bolla di magia si propagò avvolgendo tutta la strada e bloccando tutti i presenti al suo interno nella loro posizione.
Tutti tranne Topolino e Silente.
Il mago mise fine al suo incantesimo e osservò la scena particolarmente strana: Kizaru era immobile con la bocca ferma in un evidente “wow” di stupore, il suo raggio di luce era immobilizzato e Silente si avvicinò ad analizzarlo.
«È luce prodotta dal suo corpo, dev’essere un potere analogo a quello di Doflamingo» disse al re che si era avvicinato, altrettanto incuriosito.
«Ti ha messo in difficoltà?» chiese.
«Sì, era una forza spaventosamente concentrata, mi avrebbe bucato il corpo senza alcuna fatica, non me l’aspettavo».
«Non ti preoccupare amico mio, come hai visto hai ancora una prontezza di riflessi straordinaria».
«Voi mi lusingate Vostra Maestà. È stata solo fortuna…» si giustificò Silente mentre procedeva a cancellargli la memoria; mentre eseguiva quest’operazione gli cadde l’occhio sulle dita anneritegli durante la loro ultima impresa. Per quanto ancora sarebbe stato in grado di essere utile ai mondi? Cosa sarebbe successo pochi secondi prima se non avesse stretto tra le mani la Bacchetta di Sambuco? Sono domande a cui forse non voleva dare una risposta.
Una volta cancellata la memoria a tutti quanti si spostarono ai lati del grove, e Topolino lasciò concludere la magia di congelamento temporale; Kizaru riprese il suo attacco da dove l’aveva inconsapevolmente lasciato e una decina di metri di terra esplosero dal suolo, ma nessuno si fece male.
I due Referenti si dileguarono tra gli edifici e raggiunsero la zona turistica: erano presenti diversi giardini, locali alla moda e un grande luna park dove i genitori in vacanza o in viaggio per il Nuovo Mondo portavano i propri figli.
Al centro dell’area c’era un elegante fontana da cui zampillavano getti d’acqua in tutte le direzioni, proprio lì, seduto sulla base in pietra, riconobbero Sengoku, impegnato a mangiare delle crocchette di riso.
L’ormai ex grand’ammiraglio Sengoku era un uomo di mezza età molto alto e muscoloso, portava la barba lunga intrecciata coi baffi, un paio di occhiali rotondi e una folta capigliatura afro brizzolata.
Appena il marines li vide quasi si strozzò con il riso e si diede due colpi secchi sul petto per farlo andare giù: «Hey ragazzi!» urlò dalla loro parte salutandoli con la mano.
A quel gesto Topolino lo raggiunse con un balzo, si portò un dito sulle labbra e disse: «Shh! Il nemico potrebbe ascoltarci. Cerchiamo di non dare nell’occhio e andiamo subito alla gummyship, abbiamo già rischiato abbastanza di farci scoprire qui».
Sengoku si abbassò al livello del re e gli diede una pacca sulla spalla talmente vigorosa da farlo cadere a terra e senza accorgersi di nulla rise fragorosamente «Prendi sempre tutto troppo sul serio Topolino, se non ti rilassi rischi di non portare a termine la missione!» aggiunse «Hey Alb! Come te la passi tra i libri?» disse poi quando anche Silente ebbe raggiunto i colleghi, stringendolo nelle spalle in una morsa decisamente troppo forte.
«Molto bene Sengoku, e tu? Mi è giunta voce che non ricopri più il ruolo di grand’ammiraglio».
«Lunga storia Alb, però devo dire che non mi dispiace affatto essere l’ispettore generale ora».
I due Referenti aggiornarono il loro ritrovato collega su ciò che era gli era appena successo all’interno dell’arcipelago scoprendo poi che in realtà i nobili mondiali sono odiati dalla maggior parte delle persone.
«Sono individui della peggior specie, si credono delle divinità scese in terra, pensa che si portano dietro una bombola di ossigeno per non condividere l’aria con gli altri comuni qui sotto. Ho passato anni trattenendomi dal malmenarne qualcuno, essendo parte della marina sarebbe un affronto e una condanna immediata. Vi invidio» si confidò Sengoku spiegando la situazione delicata del governo nel mondo della Rotta Maggiore.
Raggiunsero la gummyship e senza dare nell’occhio partirono alla volta dello spazio, videro il mondo blu allontanarsi sotto i loro piedi e si resero conto allora che la vera ricerca stava incominciando in quel momento.
«Allora… Walt è scomparso, abbiamo qualche indizio su dove possiamo andare a recuperarlo?» chiese il grand’ammiraglio dopo che i due colleghi gli ebbero raccontato tutta la storia di Malefica e del suo piano per ottenere il controllo del Tempo.
«Il Maestro Yen Sid ci ha riferito che molto probabilmente si trova nel regno dell’Oscurità e visto che l’accesso a tale regno si può trovare solo in mondi intaccati dall’oscurità è lì che ci stiamo dirigendo!» spiegò il re mentre intraprendeva una rotta nello spazio.
«Ma l’Oscurità non intacca più i mondi, o sbaglio?».
«No, hai ragione, ma durante i pochi minuti in cui Dialga ha perso la ragione, l’Oscurità ha intaccato alcuni mondi del passato, in uno di quelli troveremo la porta che ci condurrà da Walt» spiegò.
«Ma caro amico mio, come si fa ad andare nel passato?» chiese Sengoku spiazzato da quel ipotesi.
Silente si sporse dal sedile in modo da udire nuovamente la spiegazione che Topolino stava per dare.
«Ma grazie al Keyblade e alla forza dei nostri cuori, naturalmente!» disse il re senza neanche distogliere lo sguardo dalla rotta, in modo completamente naturale.
Silente sospirò e incrociò lo sguardo con Sengoku esprimendo tutto il suo dubbio.
«Alb, ormai ho preso l’abitudine di non chiedermi troppo sulla meccanica dei mondi» disse il grand’ammiraglio aggrottando l’angolo delle labbra.
«Sengoku, sai dirci qualcosa di più dettagliato su Doflamingo?» chiese Silente curioso di scoprire qualcosa di più sul pirata che aveva osato invadere la sua scuola.
«Era un membro della Flotta dei Sette, pirati che agivano sotto la protezione del Governo Mondiale… è stato destituito mesi fa, dopo la liberazione di Dressrosa, l’isola su cui regnava. Non mi stupisco che sia andato alla ricerca della gloria in altri mondi, ha una passione maniacale per il potere» spiegò.
«Ma come ha fatto a raggiungere il mio mondo?» chiese Silente «Hai qualche ipotesi?».
«Già, svelerebbe uno dei misteri che avvolgono questa lunga serie di coincidenze» aggiunse Topolino.
«Credo che abbia utilizzato uno dei Frutti World World, permettono di viaggiare tra i mondi. Non si hanno molte informazioni su questo particolare Frutto perché apre portali a senso unico, nessuno dei possessori è mai riuscito a tornare indietro.
La settimana scorsa ho rintracciato la ciurma di Doflamingo dietro uno scoglio nella Fascia di Bonaccia, sono dovuto andare da solo e sono riusciti a sfuggirmi» riassunse Sengoku.
«Capito. Doflamingo è ancora in giro per i mondi, non sarà facile rintracciarlo, forse non ci riusciremo mai, ma abbiamo bisogno di Walt prima di tutto» rispose Topolino scendendo dal posto di pilotaggio.
«Ehm, dobbiamo pilotare noi?» chiese Sengoku che incrociò nuovamente lo sguardo dubbioso con quello fiducioso di Silente.
«Solo un secondo…» rispose il re.
Estrasse il suo Keyblade dorato e lo puntò verso lo spazio al di fuori dell’abitacolo della gummyship.
La punta della chiave si illuminò brevemente ed un enorme serratura si materializzò radiante sulla rotta della navicella.
«Ecco, quella ci condurrà nei mondi del passato!».
«Come fai a esserne tanto sicuro?» chiese Sengoku stringendo i braccioli del suo sedile.
«Perché è lì che i nostri cuori hanno bisogno di andare» spiegò Topolino ammiccando ai suoi due compagni di viaggio, poi aumentò la velocità e si immerse nell’enorme serratura.

Ritorna all'indice


Capitolo 4
*** The Heroes ***


Capitolo 4
 
The Heros
 
 
 
 
Si ritrovarono in un cielo limpido con qualche nuvola in lontananza, stavano sorvolando delle immacolate praterie a grande altitudine.
«Chissà dove siamo capitati…» borbottò Silente lisciandosi la lunga barba intrecciata.
«Chissà anche quando siamo capitati!» aggiunse Sengoku ironicamente, strozzando una risata.
Intorno a loro sembrava non esserci nulla, osservando l’orizzonte non si vedeva altro che cielo azzurro e candidi cirri ogni tanto, così continuarono a volare all’altitudine iniziale, sorvolando prati, campi coltivati e raramente qualche paesino.
«Normalmente quando si attracca in un nuovo mondo non si dovrebbe arrivare nel luogo in cui si ha bisogno di noi?» chiese il grand’ammiraglio.
«Di solito sì, ma non accade sempre. Solamente seguendo il proprio istinto si arriva alla meta» disse Topolino ottimista.
«Mah, sarà…».
Continuarono il loro viaggio tranquilli mantenendo la rotta dritta davanti a loro a velocità costante, il sole irradiava intenso la loro navicella.
Fuori dall’abitacolo l’attrito con l’aria causato dalla velocità provocava un forte rumore di vento, la temperatura era piuttosto fredda e sembrava non stesse accadendo nulla di particolare.
All’improvviso una grossa costruzione in metallo e vetro cadde dall’alto e per poco non li colpì in pieno.
Topolino fece una rapida manovra evasiva per schivarlo e riuscì nell’intento per pochi centimetri.
«Cosa diavolo era !?» chiese Sengoku rialzandosi dalla sua sedia e riposizionandosi il cappello bianco con il simbolo della Marina sulla testa.
«Credo che la domanda più adatta sia: da dove è arrivato?» precisò Silente che si era aggrappato ai braccioli della sua postazione appena in tempo.
«Sopra di noi non c’è nulla!» commentò Topolino.
«Non può essere arrivato dallo spazio».
«Topolino che ne dici di rallentare e alzarci ancora di quota? Magari c’è qualcosa che a noi sfugge» consigliò il preside ricomponendosi.
«Subito!».
Topolino ridusse la velocità della Gummyship e spostò la cloche in modo da aumentare l’altitudine di crociera.
All’inizio non sembrò cambiare nulla, a parte la vista che si amplificava sul suolo, ma bastò un secondo per svelare il mistero di ciò che era presente sopra le loro teste.
Superando una certa angolazione infatti, apparve chiara un enorme nave portaerei completamente schermata in modo da risultare invisibile da chiunque fosse al di sotto di essa.
«Oh!» si lascò sfuggire Sengoku vedendo quell’enorme nave dotata di quatto eliche che volava grazie ad una tecnologia a cui lui non era abituato.
Si intuì subito che la grossa nave non era in buone condizioni, un motore era fermo e un altro sembrava funzionare per grazia divina, emettendo del fumo.
Rimasero tutti sbalorditi da quella svolta e rimasero ad osservare lo spettacolo per alcuni momenti senza dire né fare nulla.
Sotto di loro due velivoli più piccoli, simili a dei caccia, fuggivano dalla portaerei in direzione nord.
«Che cosa facciamo?» chiese Sengoku ancora sbalordito dalla nave volante sotto i suoi occhi.
«Sembra malandata, dovremmo scendere e chiedere se hanno bisogno di aiuto» disse Topolino e così si avvicinarono delicatamente con la gummyship fino ad atterrare sulla portaerei.
Scesero dal portellone e Silente dovette compiere un magia per evitare che i tre Referenti (soprattutto Topolino) non venissero scaraventati via dal forte vento; d’altronde dovevano trovarsi a più di qualche chilometro dal suolo e l’aria molto rarefatta impediva di soffermarsi a lungo all’esterno della nave.
Si diressero verso quella che sembrava essere l’entrata principale della base, grazie all’incantesimo Alohomora aprirono alcune porte e accedettero alla camera di pressurizzazione.
All’interno le cose non sembravano andare in maniera particolarmente migliore rispetto all’esterno: era quasi deserto, incrociarono qualche soldato ferito e in alcuno punti erano presenti degli evidenti segni di spari e colluttazione.
Decisero di andare a cercare qualcuno di alto grado per scoprire se effettivamente potevano essere utili lì o se sarebbe stato meglio cercare la fonte di Oscurità altrove.
Di solito Topolino e Sora, durante le loro avventure, avevano una naturale attrazione verso la strada giusta da prendere e anche in questa occasione il re sentiva che c’era bisogno di loro lì.
Attraversarono alcune camere senza trovare il centro di comando e ogni tanto Silente di fermava a medicare con la magia le persone ferite. Non era sua abitudine ma con un leggero accenno di legilimanzia capì che non era necessario celare le loro abilità e il loro aspetto a quegli uomini, perché avevano appena visto di peggio.
C’era una sorta di irrequietezza nell’aria, alcuni ufficiali andavano e venivano di corsa ma sfiniti, altri invece si erano fermati con aria rassegnata.
Entrarono in un corridoio quando ad un certo punto sentirono un rumore meccanico davanti a loro. Era un rumore metallico e ritmico, quasi altalenante, come dei passi.
Le ante metalliche di una porta ormai non più funzionante si aprirono, i Referenti rimasero sbalorditi nel vedere che ad aprirle era stato una specie di robot malandato, colorato di rosso e oro, appena li vide si fermò sul posto e gli puntò la mano contro, dove si illuminò brevemente un dispositivo minaccioso sul palmo.
«Hey!» disse con voce metallica, aveva due fessure luminose nel punto in cui ci sarebbero dovuti essere gli occhi.
Nel momento in cui il suo palmo illuminò bene il corridoio si poté notare che aveva la vernice graffiata in diversi punti e in altri era anche ammaccato.
«Siamo venuti in pace!» disse Topolino alzando le mani in aria in gesto di innocenza.
La maschera del robot abbassò lo sguardo verso il re e quando lo vide fece un movimento di sorpresa seppur non mutando espressione.
La maschera si alzò in un movimento secco lasciando il posto ad un volto umano rivelando che il robot era in realtà un armatura tecnologicamente molto avanzata.
«E voi chi sareste? Le nuove mascotte dello S.H.I.E.L.D.?» disse l’uomo abbassando la mano e studiando con più attenzione l’aspetto di tutti e tre.
«E tu chi sei, invece?» chiese di risposta Sengoku, diffidente.
«Chi sono io?! E dai! Vengono venduti centinaia di gadget al minuto con la mia faccia sopra, su!» disse mostrando il suo sorriso migliore e mettendosi in posa. Aveva una quarantina d’anni, baffi e pizzetto molto curati e un aspetto aitante.
«Mi permetta di intromettermi» disse garbatamente Silente, «Mi chiamo Albus Silente, veniamo da molto lontano e veniamo in pace, anzi vorremmo offrirvi il nostro aiuto».
«Uhm… Forse è meglio se mi seguite, vi porto dal grande capo» disse l’uomo in armatura e si diresse lungo il corridoio a destra, i Referenti si scambiarono uno sguardo e si comunicarono silenziosamente l’intensione di collaborare.
Camminando si notava che l’armatura era decisamente mal ridotta, si muoveva a fatica e a volte si inceppava pure, Sengoku notò che sotto ai piedi aveva dei propulsori come quelli sulle mani, di sicuro era in grado di volare, almeno quando era in buono stato.
Dopo una manciata di minuti arrivarono nella sala di pilotaggio, alcuni soldati erano seduti ai vari computer e digitavano costantemente qualcosa sulle tastiere, una persona era in piedi sul posto di comando, circondato da quattro schermi che indicavano lo status della portaerei.
Era un uomo di colore con una benda sull’occhio sinistro ed era vestito con indumenti di pelle nera; ma non fu a lui a cui l’uomo in armatura si rivolse per primo, sembrò invece parlare con un altro più giovane, biondo, molto muscoloso e con addosso una calzamaglia blu a stelle e strisce.
«Hey Rogers! Guarda un po’ qui, mi sa che ho trovato un tuo parente direttamente dagli anni ’20!» disse evidentemente prendendolo in giro per poi sedersi in una poltrona allo stesso tavolo senza curarsi minimamente di fare delle presentazioni.
Il biondo si alzò e osservò attentamente i tre nuovi arrivati con diffidenza, anch’egli era evidentemente stanco, con il costume strappato e sporco, aveva anche una ferita aperta sulla tempia.
Sembrava intenzionato a dire qualcosa ma il comandante che aveva assistito alla scena lo precedette.
«Sono il sergente Fury, voi chi siete? E chi vi ha autorizzato a salire sulla mia nave?».
Questa volta Topolino si fece avanti.
«Io sono Topolino, loro sono Albus Silente e Sengoku» disse nella maniera più innocente possibile «vi abbiamo avvistato dalla nostra gummyship e vedendo la situazione abbiamo deciso di offrirvi il nostro aiuto»
«Cosa vi fa pensare che abbiamo bisogno del vostro aiuto?» chiese Fury in tono severo.
Topolino non seppe cosa rispondere «…Beh… noi… volevamo solo…»
«Dai Nick non essere scortese» intervenne nuovamente l’uomo in armatura, poi si rivolse a Referenti «Dovete cercare di capirlo, si è appena fatto sfuggire un dio asgardiano intento a distruggere la Terra da sotto il naso, è un po’ stressato, tu invece che ne pensi Rogers?» chiese dando una pacca sulla spalla a quello che sembrava essere un suo “collega”.
«Mi chiamo Steve, avete qualche… abilità particolare?» chiese lui quasi in imbarazzo dalla situazione che si era creata.
«Beh, non andiamo in giro a svelare le nostre abilità» intervenne Sengoku, sulla difensiva.
«Pft, non hanno nulla di speciale…» disse l’uomo con il pizzetto voltandosi e lasciando perdere.
Silente decise di prendere in mano la situazione «Forse posso convincerla io, signor Stark» disse e gli si avvicinò.
«Aha! Lo sapevo che mi conoscevate».
«No, le ho appena letto nella mente signor Stark, e se non mi crede posso anche dirle che ha intenzione di utilizzare l’armatura chiamata “Mark 7” appena arriveremo a New York, solo lei e la signorina Pepper siete a conoscenza di questo prototipo, vero?».
Il viso di Tony Stark perse nitidamente di colore e anche la sua caratteristica lingua lunga.
«Ebbene?» chiese Fury per avere prova delle abilità che il nuovo arrivato aveva appena dimostrato.
«Sì ne siamo a conoscenza solo io e Pepper…» disse a bassa voce.
«E mi permetta signor Rogers» aggiunse Silente avvicinandosi a Capitan America con la bacchetta, lui decise di fidarsi del suo istinto e lo lasciò fare. In un attimo il taglio che aveva sulla fronte si rimarginò come se non ci fosse mai stato.
«Quello sì che è utile!» intervenne nuovamente Stark.
«Non mi convincete, da dove venite e che cosa c’entrate voi con Loki?» chiese Fury.
«Non conosciamo nessun Loki, ma siamo alla ricerca di una fonte di energia oscura» rispose Topolino, «saremmo contenti di darvi una mano se ci portate con voi».
«Voi due vi fidate?» chiese Fury ai due supereroi.
«Io credo che ora che non sappiamo dove siano finiti Thor e il dottor Banner ci conviene accettare tutto l’aiuto disponibile» commentò Steve Rogers.
«Concordo, basta che non mi rubiate la scena» disse Stark facendo l’occhiolino «E tu capellone? Che sai fare?» chiese a Sengoku.
Sengoku, evidentemente irritato, decise di dare comunque una piccola dimostrazione delle sue abilità: si concentrò un secondo e dopo aver caricato al massimo la sua aura rilasciò l’energia accumulata facendo svenire contemporaneamente tutti i soldati che stavano digitando sui computer di bordo.
 «Ma che diavolo!?» esclamò Fury voltandosi e andando a controllare che i parametri della nave fossero ancora stabili, per quanto precari.
Silente con un colpo di bacchetta provvide a risvegliare tutti con un incantesimo.
«Ottimo, siete assunti!» si congratulò con loro Stark applaudendo con le mani.
«Avremmo avuto bisogno di voi qualche ora fa» commentò Rogers.
«Perché cosa è successo?» chiese Topolino «Abbiamo notato che la nave è in pessime condizioni, e anche gli uomini».
Iron Man e Capitan America si immersero nel racconto di ciò che aveva preceduto il loro incontro, descrissero gli avvenimenti per filo e per segno, dall’arrivo di Loki alla sua cattura, del Tesseract, di Thor e del dottor Banner, attualmente dispersi.
Le prospettive non erano delle migliori: sembrava che questo dio asgardiano fosse dotato di un potere particolare che gli permetteva di controllare la menti altrui, e avesse così obbligato una schiera di scienziati a costruire un dispositivo che sfruttasse il potere del Tesseract per aprire un portale per un altro universo in modo che l’esercito dei Chitauri prendesse piede sulla Terra.
«Avete un’idea su come fermarlo?» chiese Topolino
«No, nessuna. Troveremo un modo di disattivare il dispositivo.» rispose Tony «Sarò io ad avvicinarmi a Loki per primo, devo andare alla Stark Tower dove si trova lui e cambiare l’armatura; gli offrirò un drink».
«Noi interverremo dal basso invece, cercheremo di mettere al sicuro i civili e far fuori il maggior numero possibile di alieni, sarebbe meglio che veniste con me» spiegò la seconda parte del piano il capitano Rogers.
Dietro di loro qualcuno si schiarì la voce facendo notare il suo arrivo, tutti quanti si voltarono.
Si trattava di una donna: esteticamente bella e formosa, con i capelli rossi e una tuta in pelle nera molto aderente; era accompagnata da un uomo muscoloso dai capelli biondi, portava con se un arco e delle frecce molto sofisticate.
«Potreste anche renderci partecipi quando aggiungete nuovi membri al gruppo anti-Loki, comunque» esordì lei dopo essersi presentata come Natasha Romanoff e lui come Clint Burton.
«Non volevamo disturbarti mentre ti incipriavi il naso con il tuo nuovo fidanzatino» disse Tony con voce falsamente dolce.
Approfittando del battibecco appena nato tra quel gruppo di particolarissimi soggetti che si facevano chiamare “Avengers”, Topolino chiamò a raccolta i suoi colleghi Referenti.
«Se davvero Loki vuole impadronirsi di questo mondo con un esercito alieno, allora è probabile che l’Oscurità provenga da lui» disse il re esponendo le sue intuizioni.
«Ci conviene andare con loro. Sembrano capaci ma sono un gruppo eterogeneo e disorganizzato, hanno bisogno di noi» disse Silente.
«Concordo, non hanno idea di come sconfiggere il nemico. Quante possibilità abbiamo di trovare la porta per il Regno dell’Oscurità?» chiese Sengoku al re.
«È difficile a dirsi, Yen Sid ha detto che i mondi passati colpiti dall’Oscurità non sono molti, credo che avremo circa il venti per cento di possibilità circa» rispose il re onestamente.
Sengoku espose agli altri la sua preoccupazione sul fatto che più ore trascorrevano nei mondi del passato più il rischio che Walt e Sora fossero sopraffatti dall’Oscurità era alto.
Non aveva torto.
L’ex grand’ammiraglio Sengoku aveva una mente abituata a pensare strategie militari, ma per lui non era usuale destreggiarsi tra alieni, supereroi e invasioni intergalattiche; non conoscendo le forze a disposizione degli Avengers non poteva dare una mano come avrebbe voluto realmente, e la preoccupazione per il Referente disperso andava via via accentuandosi.
«Hey voi!» li chiamò Clint avvicinandosi «Ci stiamo avvicinando a New York, Tony ci anticiperà in cima alla Stark Tower, noi scenderemo a terra con il Quinjet, partiamo subito» e così, annuendosi l’un l’altro, partirono insieme agli Avengers.



 






Angolo dell'autore:
Ecco il primo mondo che dovranno affrontare i nostri tre Referenti alla ricerca di Walt e Sora!
Dite la verità lo avevate capito già dal titolo o lo avete intuito dopo? 
Siete contenti di questa scelta? Cosa ne pensate ? 
Questo capitolo è stato un po' più difficile del solito in quanto personaggi come Tony o Steve sono difficili da rendere IC, o almeno per me :)
Cosa credete che succederà nel prossimo capitolo? Sarà veramente Loki la fonte dell'Oscurità di quel mondo? 
Fatemelo sapere in un commento!
Critiche, recensioni e nuove idee sono sempre ben accette!
Nel mio profilo potete trovare "Kingdom Hearts Before W", un progetto completamente nuovo che racconta la storia del passato di Walt!

See you nex time!

Ritorna all'indice


Capitolo 5
*** The Infinity Stone ***


Capitolo 5
 
The Infinity Stone
 
 
 
 
L’obbiettivo del signor Stark era quello di sostituire l’attuale armatura con la nuova e ormai non più segreta Mark 7, guadagnare tempo per l’arrivo degli altri vendicatori e scoprire il più possibile del piano di Loki, perciò li precedette dirigendosi alla Stark Tower.
I Referenti invece salirono insieme a Capitan America, Natasha Romanoff e Clint Burton a bordo di un Quinjet in direzione New York.
Natasha e Clint pilotavano, così i Referenti ebbero l’occasione di parlare in privato con Steve.
«Sappiamo qual è il potenziale di Loki?» chiese Silente in modo da prepararsi in maniera adeguata al confronto se ne fosse capitata l’occasione.
«È fisicamente molto forte» gli rispose il Capitano «ma è il suo scettro al quale bisogna fare particolarmente attenzione, spara raggi laser e sembra che abbia la capacità di controllare la mente».
«Molto interessante…».
Topolino aveva un’aria preoccupata, il pensiero che una città metropolitana come New York fosse messa in pericolo da un esercito alieno lo sconfortava, ma il pensiero di dover cercare la fonte oscura tra tutti quegli innocenti lo attanagliava ancor di più.
«Ascolta, Steve» disse deciso ad esternare il suo pensiero «Noi stiamo cercando una fonte di Oscurità, molto probabilmente è un oggetto o una persona fondamentale in tutta questa faccenda… hai qualche idea per aiutarci?».
«Uhm… potrebbe trattarsi di Loki in persona» disse pensando «altrimenti potrebbe trattarsi del Tesseract stesso, noi non lo vediamo da un po’ quindi potrebbe aver sviluppato questa Oscurità a cui fai riferimento».
«Topolino, pensi che possa essere quello che stiamo cercando?» chiese Sengoku.
«Per ora è la cosa più probabile, ci conviene iniziare da quello, grazie Capitano!» disse il re.
Il viaggio nel jet stava per concludersi, vedevano già New York all’orizzonte; i Referenti avevano assistito alla preparazione alla battaglia degli Avengers: Steve aveva affilato a dovere i bordi del suo scudo in vibranio, Tony aveva riparato il riparabile per affrontare il viaggio fino alla Stark Tower e Natasha e Clint si erano armati con arco e frecce lui e con gli stiletti elettrici lei.
Li avevano anche informati che probabilmente a New York sarebbero arrivati gli ultimi due membri della squadra: il dio asgardiano e fratellastro di Loki, Thor, e il dottor Banner, genio della fisica che possiede la capacità di trasformarsi in Hulk, un gigantesco e incontrollabile uomo verde.
Un boato scosse il jet.
«Ma cosa diavolo…?» disse Clint sbalordito da ciò che stava accadendo.
«Signori, questo è uno spettacolo che non vi dovreste perdere» aggiunse Natasha.
Cosi tutti i passeggeri si avvicinarono all’abitacolo per vedere ciò che stava succedendo ad una manciata di chilometri davanti a loro.
Si intravedeva la sagoma della Stark Tower e un intenso flusso di energia generato da un dispositivo sul tetto della torre che aveva appena aperto un portale nel cielo.
In quel momento uno sciame di piccole navicelle fuoriuscì dal buco nello spazio e una sagoma rossa iniziò a farne esplodere alcuni.
«I Chitauri… per fortuna Stark è già lì» commentò Capitan America.
«Sì, e sono in buona compagnia» disse la voce di Stark uscendo dall’altoparlante «Mettetevi le auricolari così potremmo parlare» disse e tutti eseguirono il consiglio.
In quel momento un fulmine colpì violentemente il grattacielo.
«Sembra che sia arrivato anche Thor».
«Menomale, è il momento giusto per una bella riunione di famiglia» commentò la voce di Tony questa volta nelle orecchie di tutti.
Il Quinjet sorvolò le strade di New York avvicinandosi alla torre a grande velocità. Con la mitragliatrice neutralizzarono già diversi Chitauri, da quanto sembrava erano degli alieni umanoidi con la pelle grigia vestiti con armature spartane.
«Stark siamo a ore tre diretti a nord-est!» disse Natasha all'interfono.
«Vi siete fermati a fare uno spuntino? Venite sulla Parker così ve li presento» rispose lui, quando trasmetteva si sentiva in sottofondo il rumore di esplosioni e il forte attrito con l’aria.
Clint virò il jet e intraprese la via indicata da Tony, estrasse il mitragliatore e, nel momento in cui l’armatura rossa di Iron Man sfrecciò davanti a loro, sparò contro i Chitauri che lo stavano inseguendo. La raffica comportò anche numerosi danni all’edificio retrostante.
Topolino inconsciamente abbassò le orecchie, Silente notò il movimento e decise di dar voce alla sensazione comune ad entrambi.
«C’è pieno di persone per le strade, non fuggiranno mai in tempo, non c’è modo di allontanare la battaglia dai civili?».
«Purtroppo il varco dimensionale si trova esattamente sopra la Stark Tower, che è in centro alla città, l’unica cosa che possiamo fare è contenere l’invasione e proteggere i civili che riusciamo» disse Clint mentre faceva prendere quota al jet e sparando ad altri seguaci di Loki.
«Siamo noi contro un esercito, purtroppo non è una lotta alla pari» aggiunse Steve che notò con la coda dell’occhio la reazione del re a tanta violenza.
Si avvicinarono alla cima della torre e sul balcone panoramico dell’appartamento di Tony videro i due giovani dei asgardiani combattere l’uno contro l’altro.
Uno indossava un armatura argentata con un mantello rosso e brandiva un pesante martello, l’altro aveva con se un lungo scettro dorato e indossava anch’egli un armatura ma con le parti in tessuto e il mantello verdi.
Clint prese la mira su Loki e appena Thor si allontanò provò a sparargli con il mitragliatore.
Anche se il colpo andò a segno non sortì l’effetto desiderato, in quanto Loki non sembrò subire particolari danni, anzi si rialzò e punto lo scettro contro il quinjet sparando un raggio laser che andò a colpire l’ala destra.
La battaglia tra i due fratellastri ricominciò immediatamente ma i passeggeri del jet non poterono più assistere in quanto stavano perdendo quota molto, anzi troppo rapidamente.
Clint cercò in tutti i modi di mantenere il jet stabile in modo da riuscire a eseguire un atterraggio di fortuna lungo una delle strade di New York, ma con scarso risultato.
Nonostante i movimenti disperati del jet facessero sbalzare i suoi passeggeri da una parte all’altra, non appena Silente riuscì ad aggrapparsi ad una cintura di sicurezza estrasse la bacchetta e pronunciò «Wingardium Leviosa».
Subito un rumore metallico fece pensare a tutti di essersi schiantati, ma in realtà era dovuto allo scheletro del Quinjet che non doveva più mantenere il suo peso. Erano fermi, sospesi nel vuoto a una decina di metri da terra.
Il preside era evidentemente sotto sforzo a causa dell’elevato peso del mezzo, ma con delicatezza riuscì a portarlo a terra mantenendolo intatto e soprattutto senza distruggere degli edifici.
Scesero si diressero davanti alla Stazione Centrale, il caos era totale: le macchine erano state abbandonate per le strade in evidente stato di panico, molti edifici erano distrutti, altrettanti allarmi suonavano senza che nessuno li considerasse e si vedevano gruppi di Chitauri sfrecciare da una parte all’altra volando sulle loro piccole navicelle biposto.
Dal punto in cui si trovavano però, si poteva vedere benissimo il foro tra le dimensioni, dal quale uscivano sempre più soldati alieni e ad un certo punto anche due grossi mostri, ricordavano una specie di bruco volante assassino e corazzato.
Uno dei due giganteschi mostri si diresse con movimenti placidi verso terra e sorvolò la strada di qualche metro, con la pinna distrusse la statua di marmo della stazione centrale e poi passò proprio sopra le loro teste. Ogni tanto dalla sua corazza venivano sganciati dei soldati alieni.
«Stark, l’hai visto?» chiese Steve ancora con il viso verso l’alto seguendo l’andamento del mostro.
«Sì, ma ancora non ci credo. Dov’è Banner? È già arrivato?»
«Banner?».
«Tienimi informato».
«Abbiamo ancora civili intrappolati» disse Clint che aveva fatto un rapido sopralluogo nei dintorni.
In quel momento Loki sfrecciò sopra le loro teste a bordo di una delle navicelle dei Chitauri facendo esplodere numerose macchine nella strada dietro quella in cui si trovavano, a quanto pare lo scontro con il fratellastro si era concluso.
«Loro sono in troppi e i civili vanno protetti. Dobbiamo dividerci» concluse Sengoku sperando che il potere che aveva utilizzato per far svenire i soldati sulla portaerei (l’Ambizione del re conquistatore) funzionasse anche sugli alieni.
«Voi riuscite a contrastarli da soli?» chiese il capitano a Clint e Natasha.
In quel momento una decina di alieni li raggiunse saltando dalle navicelle e atterrando davanti a loro. Subito Clint inarcò una freccia e colpì il nemico al centro del gruppo, quando la freccia andò a segno, sparò dei proiettili intorno a se facendo fuori la maggior parte dei Chitauri, i restanti furono bersagliati dalle pistole di Natasha.
«Sarà un onore, Capitano» disse alla fine Clint in risposta.
«Voi andate, qui ci pensiamo noi» diede conferma Natasha.
Detto questo Capitan America si lanciò nella strada inferiore alla loro.
Sospettando di doverlo seguire anche i Referenti si diressero verso il ciglio della strada: Topolino si lanciò facendo una capriola e atterrò tranquillamente, evocando il Keyblade, Sengoku saltò e atterrò provocando un forte tonfo mentre invece Silente si materializzò semplicemente accanto a loro.
I Referenti si avvicinarono ad un autobus in cui avevano cercato riparo diverse persone tra le quali anche dei bambini, il problema è che era stato colpito e si era capovolto impossibilitando i presenti ad uscire.
Due alieni si stavano avvicinando al mezzo con i loro fucili laser sguaiati.
Sengoku con una sola mano alzò il pullman rimettendolo in posizione verticale, Silente puntò la bacchetta alla porta «Alohomora» e le tre porte si aprirono mentre Topolino colpì i Chitauri con il Keyblade dorato mandandoli al tappeto.
«Presto nascondetevi in quell’edificio» disse il re alle persone che scendevano dal mezzo indirizzandole verso quella che sembrava una banca.
Il preside ripeté l’incantesimo anche su una macchina colpita da un raggio laser che ancora ospitava una coppia al suo interno.
Due alieni scesero da un grattacielo atterrando su un balcone, Sengoku saltò con un incredibile gittata e gli atterrò a fianco. Con una forza sbalorditiva prese le teste dei due increduli alieni e le sbatté contro il cornicione del balcone fracassandolo.
Poco davanti a loro, Capitan America lanciò il suo scudo contro un nemico che, venendo colpito, lo fece rimbalzare verso un altro e così via per cinque nemici neutralizzandoli in un sol colpo.
«Avete del talento, non c’è che dire!» commentò Steve riguardo l’operato dei Referenti.
Tra spari, esplosioni e il caos più totale si avvicinarono ad una barricata di macchine della polizia dove alcuni agenti cercavano di fermare i Chitauri con le loro pistole.
Il capitano gli si avvicinò «Servono uomini in quegli edifici, ci sono persone all’interno e finiranno sulla linea del fuoco. Fateli passare nei seminterrati o nella metropolitana, teneteli lontani dalle strada. Mi serve un perimetro a partire dalla trentanovesima».
L’agente di polizia, che sembrava essere un sergente, fissò il capitano nella sua calzamaglia a stelle e strisce e poi posò il suo sguardo anche sui particolari indumenti dei Referenti.
«Perché dovrei prendere ordini da voi?» disse e proprio in quel momento una ventina di alieni si lanciò giù dai grattacieli atterrando vicino a loro.
Sengoku decise che era il momento giusto per provarci: si concentrò e poi scaricò l’Ambizione del re conquistatore.
Subito tutti gli alieni e, per sbaglio, anche un paio di agenti della polizia persero i sensi e si accasciarono a terra.
Il Sergente di polizia si voltò verso i suoi colleghi «Mi servono uomini in quegli edifici, tenete la gente lontana dalle strade» poi si rivolse al suo walkie talkie «Allestiamo un perimetro a partire dalla trentanovesima».
Steve si voltò «Dobbiamo tornare da Nat e Clint, sono in netto svantaggio numerico» e senza farselo ripetere due volte Silente si smaterializzò.
«Ah! Farebbe comodo anche a noi qualche trucchetto come quello» commentò Steve.
Il preside riapparve vicino ai due colleghi e subito immobilizzò un alieno con un colpo di bacchetta.
«Stupeficium!» e ne neutralizzò altri due in volo sopra di loro.
Un fulmine scese dal cielo colpendo gli altri e Thor atterrò accanto a loro, sembrava ferito all’addome.
Il dio asgardiano notò Silente e voltandosi vide arrivare anche Topolino con la sua chiave sguainata e Sengoku accompagnati da Capitan America, dal movimento del suo sguardo si intuì che non avrebbe fatto domande.
«Come va là sopra?» chiese Steve
«L’energia intorno a cubo è impenetrabile» rispose il dio appena arrivato.
«Thor ha ragione, bisogna prima battere questi affari» risuonò la voce di Tony nelle auricolari.
«Ehm… forse io ho una soluzione» disse timidamente Topolino.
«Ti ascoltiamo» lo incalzò Thor.
«Il mio Keyblade. Può aprire e chiudere qualunque serratura, probabilmente è in grado di chiudere l’energia del Tesseract al suo interno» spiegò il re in tono pratico mostrando la sua arma agli altri.
«Ottimo, ma bisogna anche liberarci di questi alieni. Abbiamo Stark in cima ma per quei mostri giganti avrà bisogno di…» e fu bloccato dal rumore di una motocicletta malandata che si avvicinò dietro di loro.
A guidarla era un uomo dai capelli neri, in forma ma con l’aspetto da studioso.
L’uomo scese dalla moto e si avvicinò agli Avengers «sembra uno scenario orribile».
«Ho visto di peggio» rispose Natasha facendo sorridere il nuovo arrivato.
«Stark! È arrivato» disse Steve
«Banner?» gli rispose Iron Man.
«Sì come avevi detto».
«Allora che si metta l’armatura, la festa la facciamo da voi» e in quel momento, in lontananza, apparve Tony inseguito dal primo dei due bruchi volanti corazzati che compiendo la curva distrusse gran parte dell’edificio che faceva da angolo, mentre il secondo li stava raggiungendo da dietro.
I due mostri si abbassarono a raso terra in modo da colpire e distruggere tutte le macchine e la strada con la loro impenetrabile corazza.
Mentre il primo stava per raggiungerli e il Dottor Banner gli andava incontro a piedi, Steve intervenne «Dottore questo sarebbe il momento giusto per arrabbiarsi».
«Vede, è questo il mio segreto capitano…» gli rispose «…Io sono sempre arrabbiato» e così dicendo si trasformò in una versione ultra muscolosa di se stesso con la pelle verde e sferrò un micidiale pugno contro il primo mostro, piegandogli l’armatura protettiva a facendolo ribaltare con un movimento goffo, Tony gli lanciò un piccolo missile facendolo esplodere parzialmente.
Analogamente dall’altro lato, il secondo mostro si stava avvicinando a raso terra e in quel momento Sengoku utilizzò il suo Frutto del Diavolo: il suo corpo già di per sé muscoloso iniziò a risplendere di un bagliore aureo fino a diventare completamente dorato. Sembrava una piccola statua del Buddha.
Dimostrando di possedere una forza analoga a quella di Hulk ma mantenendo la dimensione originale, Sengoku saltò in aria e colpì il mostro alieno proprio in mezzo agli occhi, affondandolo nel terreno.
I Chitauri ruggirono e urlarono alla vista di quello che gli Avengers e i Referenti avevano fatto.
Ma mentre dal portale entravano altri mostri e alieni, come in una silenziosa intesa, gli Avengers si separarono e iniziarono nuovamente a combattere: Thor volò con il suo martello in cima ad un grattacielo, evocando fulmini e scagliandoli contro i nuovi mostri, Hulk saltò sulla facciata di un palazzo e con una foga mostruosa iniziò a picchiare un alieno dopo l’altro e Tony portò Clint in cima ad un edificio in modo che avesse una visuale più ampia per scagliare le sue frecce.
Anche i Referenti iniziarono a darsi da fare: Topolino affiancava Capitan America e Natasha affrontando i nemici in un corpo a corpo, sull’altro fronte invece Silente lanciava incantesimi rossi contro i nemici facendoli cadere dalle loro navicelle e Sengoku saltava molto in alto e affrontava gli alieni coi in suoi solidissimi pugni dorati.
Ad un certo punto tre Chitauri si posero davanti a Silente con i fucili carichi, non appena spararono il preside lanciò un potente incantesimo respingente che bloccò i proiettili laser a mezzaria per un secondo e poi li rispedì all’indietro verso i proprietari.
Vicino a lui, Capitan America lanciò il suo scudo come un frisbee, che andò a colpire prima un alieno a terra, poi schizzò verso l’alto colpendone uno su una navicella e infine ritornò nelle mani del suo proprietario, come se nulla fosse accaduto.
Nella strada davanti alla loro volò Iron Man, sparando due raggi di energia contro Loki, in volo ma quest’ultimo li deviò all’ultimo.
Sopra le loro teste, Hulk era sul dorso di uno dei mostri giganti e lo colpiva mentre neutralizzava tutti i Chitauri che cercavano di proteggere il loro ariete da sfondamento. Ad un certo punto lo raggiunse Thor, che picchiò via col suo martello altri nemici, poi il mostro verde strappò una scaglia della corazza e il dio asgardiano la piantò nella schiena della bestia, che perse quota e si accasciò al suolo.
Topolino si era fermato un secondo per ammirare la straordinaria versatilità dei suoi alleati Avengers e ne rimase talmente sbalordito da dimenticarsi la bocca aperta davanti a tutti quelle fantastiche abilità.
Loki si fermò con la sua navicella davanti a Silente «E voi chi diavolo siete?» disse arrabbiato dell’aiuto che gli eroi terrestri stavano ricevendo.
Ma non attese risposta.
Sparò con un raggio laser un secondo dopo che il preside aveva evocato l’incantesimo scudo dove si andò a schiantare.
Loki volò via.
«Devo raggiungere il portale e provare a chiuderlo!» disse Topolino.
«Non ti ci posso smaterializzare, non conoscendo la destinazione potremmo sbagliare di qualche metro e finire dentro il flusso che apre il portale» gli rispose Silente mentre schiantava via un alieno che stava per colpire il Capitano alle spalle.
«Ho bisogno di un passaggio» continuò Topolino.
«Ci penso io» rispose Sengoku che atterrò accanto a lui rompendo l’asfalto della strada nel punto in cui era arrivato «Ti posso dare una spinta verso una delle loro navicelle».
«Ottimo» disse e gli porse il braccio «Voi rimanete qui e aiutate gli Avengers».
Sengoku annuì e poi, con una forza decisamente sovrumana lo scagliò verso il cielo come un proiettile.
Topolino dovette chiudere gli occhi dalla tanta velocità che aveva acquisito, le orecchie gli si erano ripiegate all’indietro e istintivamente si era rannicchiato a palla.
Raggiunto però il punto di elevazione massimo, aprì gli occhi e vide che c’era solo una navicella sotto di lui, così si inclinò in modo da poterla afferrare, ma quest’ultima fu troppo veloce e gli sfuggì.
Precipitando ad alta velocità verso la morte certa, riuscì solo a pensare a Minnie, da sola al castello.
Un forte scossone lo riportò alla lucidità e aprendo nuovamente gli occhi si ritrovò tra le braccia di Thor che aveva usato il suo martello per librarsi in volo e salvargli la vita.
Appena atterrarono sulla cima della Stark Tower, Topolino non riuscì a reggersi in piedi da tanto gli tremavano le gambe «T-ti ringrazio infinitamente» balbettò rivolto a Thor.
«Dovresti dire al tuo amico di controllare la sua forza» disse il dio appoggiandosi sfinito alla ringhiera del tetto «Toglimi una curiosità, venite da un altro mondo, vero?» disse con la più totale naturalezza che stupì il re «Manterrò il segreto, tranquillo. Conosco il rischio di viaggiare tra i mondi, esattamente come quello di viaggiare tra i nove regni, io provengo da Asgard» proseguì.
«Sì… veniamo da altri mondi» rispose Topolino, ma ci mise un po’ a decidersi se dire la verità, optò per non spiegargli che in realtà loro provenivano anche dal futuro.
Intorno a loro i Chitauri fuoriuscivano ancora dal foro dimensionale e da sotto il grattacielo provenivano boati, esplosioni e sirene.
Thor sembrò incassare l’informazione in maniera tranquilla, non rimase né stupito né incuriosito anzi, sembrò soddisfatto come se avesse avuto quell’intuizione fin dall’inizio.
Topolino riprese la concentrazione, evocò il suo Keyblade e si avvicinò al macchinario che generava il portale: era un treppiede con al centro il Tesseract, un cubo azzurro che produceva un continuo flusso di energia verso il cielo, verso un altro universo.
La cosa che stava cercando Topolino però lo circondava: un inconfondibile fiamma nera, l’Oscurità, che stava ardendo avvolgendo del cubo.
Topolino la fissò con sfida, da un lato era soddisfatto di averla trovata, dall’altra era orripilato nel rivedere l’Oscurità dopo aver faticato anni per debellarla dai mondi.
«Possiamo chiuderlo» interruppe Thor il flusso di pensieri.
«Fallo! Ce ne sono altri in arrivo!» disse la voce di Capitan America nelle auricolari.
«No!» rispose invece Tony «C’è un missile diretto verso la città ed esploderà in meno di un minuto… e so anche dove metterlo».
Tutti intuirono il piano di Iron Man.
«Stark, è un viaggio di sola andata…» gli rispose Capitan America.
«Nah, tieni il resto del divertimento per il ritorno».
Dall’alto della torre Topolino e Thor videro bene il missile avvicinarsi alla città a gran velocità e Tony posizionarcisi al di sotto per spingerlo con i suoi propulsori dell’armatura verso l’alto, cambiandone la traiettoria.
Da sotto Silente e Sengoku ammirarono lo spettacolo in silenzio, mentre la testata nucleare viaggiava sopra di loro, sfiorando la torre e scomparendo nel portale.
Una sensazione di sollievo alleggerì i cuori di tutti, Avengers e Referenti, anche i Chitauri si fermarono ad osservare il risultato di quella imprevista manovra.
Quegli attimi parvero interminabili per tutti, Topolino era con il Keyblade puntato contro il cubo, pronto a chiudere il portale non appena sarebbe stato il momento.
Tutt’un tratto gli alieni persero conoscenza tutti insieme e si accasciarono a terra sia i Chitauri che gli enormi mostri volanti, come se fossero stati disattivati.
Non appena la sagoma di Iron Man fu nitida al di fuori del portale, Topolino colpì il Tesseract e il suo contenuto con un raggio di Luce: l’Oscurità si dimenò, si contrasse e si estinse mentre il portale si richiuse, confinando l’esplosione nucleare nell’universo alieno.
«Non rallenta!» esclamò Thor notando che l’armatura di Tony stava cadendo come un peso morto nel cielo, allora iniziò a roteare il suo martello acquisendo spinta verso l’alto.
Non fece in tempo a lanciarsi che Hulk fece un balzo da un grattacielo vicino e afferrò Iron Man al volo portandolo a terra con ulteriori balzi.
Una volta che anche i due in cima alla Stark Tower raggiunsero i colleghi a terra, tutti si avvicinarono a Tony, che ancora non accennava a dare segni di vita.
«Fatemi vedere» disse Silente avvicinandosi ed estraendo la bacchetta.
«Waddiwasi» disse e subito la maschera dell’armatura si sganciò saltando via «Emendo» proseguì il preside illuminando brevemente la punta della bacchetta. Tutti erano intorno a loro e osservavano la scena con attenzione.
Tony non si risvegliò e la preoccupazione salì nella gola di tutti.
«Woha!» urlò Hulk.
«AH!» urlò Tony spaventato e con il respiro affannoso «Anf… anf… ditemi che nessuno di voi mi ha baciato».
Tutti sorrisero all’evento e dopo che si fu ripreso raggiunsero tutti insieme la Stark Tower, dove negli appartamento di Tony si trovava Loki, messo al tappeto precedentemente da Hulk.
Quando lo raggiunsero era privo di forze, stava tentando invano di tirarsi su dal pavimento poi li vide dietro di lui e poté solo arrendersi «Se per voi è lo stesso, accetterei quel drink» disse.
 
 
 
 
«Vi siamo debitori» disse Steve mentre accompagnava i Referenti alla Gummyship.
«Già, soprattutto io» aggiunse Tony.
«No, non è vero. Noi vi dobbiamo ringraziare invece, senza il vostro contributo non avremmo mia trovato la fonte di Oscurità» rispose Topolino.
«Cavolo non ci capisco davvero niente».
«Tranquillo uomo di latta, neanche io ci ho capito molto» disse Sengoku dandogli una pacca sulla spalla talmente forte che fece quasi inciampare Tony.
«Adesso dove andrete?» chiese il capitano e fu Silente a rispondergli.
«Avanti».
I Referenti salirono nel boccaporto della loro navicella, «Spero che Loki risponda delle sua azioni davanti alla giustizia» aggiunse l’ex grand’ammiraglio.
«Oh, sospetto che lo farà. Se decideste di tornare saprete dove trovarci!».
«Sarà un onore rivedervi» disse il preside mentre il boccaporto si chiuse e i motori iniziavano a far vibrare la navicella.
«Sono dei bravi combattenti ma sono disuniti, non hanno armonia. Non mi stupirei se un giorno lottassero l’uno contro l’altro» commentò Sengoku mente la navicella si alzava in volo.
«Cosa imprevedibile è il futuro, hanno delle grandi responsabilità su questo mondo» aggiunse Silente.
«Ma adesso noi dobbiamo proseguire nel passato!» disse ottimisticamente Topolino soddisfatto dell’impresa.
«A proposito Vostra Maestà, mi corregga se sbaglio ma non mi è minimamente apparso “passato” questo mondo anzi, possedevano tecnologie invidiabili».
«Hai ragione su questo Albus, si può dedurre che quindi ci troviamo di appena un paio d’anni nel passato».
«Questo cosa può voler significare?».
«Che la contaminazione dell’Oscurità causata dallo squilibrio di Dialga si è avvicinata vertiginosamente al presente. Abbiamo rischiato parecchio».
«Ora vedremo cosa ci capiterà nel prossimo mondo» disse Sengoku distogliendo l’attenzione degli altri dal peggio.
Topolino scese dal suo posto di guida, col Keyblade evocò una seconda serratura verso il passato e insieme ci si tuffarono dentro.
 
 
 







Angolo dell’autore:
 
Ecco trovata la fonte di Oscurità! Si trattava del Tesseract, la Gemma dell’Infinito che controlla, per l’appunto, lo spazio.
Come vi è sembrata quest’avventura insieme agli Avengers? Ho ripreso alcune battute dal film per renderlo il più possibile fedele all’originale.
Vi aspettavate che Thor fosse a conoscenza del viaggio tra i mondi? Se conoscete il personaggio, alla fine anche lui viaggia tra i nove regni e la meccanica è pressocchè la stessa, essendo lui figlio di Odino ed erede al trono di Asgard, è probabile che abbia l’autorità per conoscere il viaggio tra i mondi.
Vi sono piaciute le scene di lotta? Ho voluto rendere veloci e dinamiche proprio come sono nel film, una dietro l’altra e senza tregua, spero di esserci riuscito.
Alla fine il mondo degli Avengers è molto vicino al presente (nel presente attualmente siamo tra Civil War e Thor: Ragnarok) quindi giusto un paio di anni nel passato.

Andando a ritroso, quale pensate che sarà il prossimo mondo visitato dai Referenti? Fatemelo sapere in un commento! Chiedetemi pure se volete un suggerimento ;) Scommetto che vi piacerà!
Critiche, commenti e nuove idee sono sempre ben accetti!
Il prossimo aggiornamento sarà del prequel “Kingdom Hearts Before W” che trovate nel mio profilo autore, dovrei riuscire a pubblicarlo già domenica 30!
 
See you nex time!

Ritorna all'indice


Capitolo 6
*** Magical Creatures ***


Capitolo 6
 
Magical Creatures
 
 
 
Dopo un’intera notte di viaggio passata a riposare, la gummyship affondò il suo parabrezza in un denso cielo plumbeo, quasi temporalesco, dove l’umidità bagnò il vetro dell’abitacolo.
«Cielo… sempre cielo! Non è che per una volta si potrebbe atterrare in qualche isola, vero?» si lamentò borbottando Sengoku, incrociando le braccia.
Silente osservò l’orizzonte dall’oblò posto al fianco della sua postazione: «In realtà non credo che ci siamo spostati molto. Siamo di nuovo a New York» affermò indicando la Statua della Libertà sotto di loro.
Effettivamente si trovavano a New York in una fresca sera di ottobre, sotto di loro scorrevano le varie street ed avenue e molte persone si apprestavano a tornare a casa dopo una giornata di lavoro.
Non era però la stessa città a rischio di invasione aliena che avevano appena lasciato, era molto diversa: la gente vestiva in maniera più sobria, non c’era traccia di tecnologia avanzata, le macchine avevano il tettuccio in tela e le ruote alte e sottili, perfino il treno che videro passare sotto di loro era ancora a vapore.
«Albus, credo che sarebbe utile un tuo incantesimo per evitare di essere visti» consigliò Topolino che stava per atterrare.
Silente eseguì il solito incantesimo di disillusione, lasciarono la gummyship in cima ad uno dei primi grattacieli di New York e scesero in strada.
Erano già le nove di sera e la città dinnanzi a loro era enorme, non sembrava stesse accadendo nulla di particolare e il pensiero di Topolino si fissò sul dubbio: come avrebbero fatto a trovare la fonte di Oscurità in una città così grande e così densamente popolata?
Non riuscì a darsi una risposta nonostante la sua pluriennale esperienza sul campo, ma quel pensiero non era l’unico: avevano oltrepassato il mondo degli Avengers dando una mano ad evitare un’invasione aliena, ma non avevano trovato traccia della porta del Regno dell’Oscurità… non avendo molti tentativi la statistica giocava a loro sfavore.
Oltrepassarono qualche isolato riconoscendo alcuni palazzi e piazze già viste nel mondo precedente.
Silente rimembrava la sua gioventù, ad occhio sembravano trovarsi negli anni Venti e a quei tempi lui era un professore di Hogwarts agli albori della sua grande carriera.
Egli aveva intuito i pensieri di Topolino già dalla visita alla torre di Yen Sid: non c’era certezza di trovare la porta. Parte della sua preoccupazione però era dedicata a Minerva e Hagrid, da soli a difendere il castello, era sicuro che Voldemort stesse architettando qualcosa a loro insaputa.
Sengoku da parte sua era estraneo a molti concetti di viaggio tra i mondi, non era abituato. Dopo aver conosciuto Walt, aveva cercato di convincerlo ad accettarlo come suo Istruttore ma il ragazzo rifiutava sempre educatamente. Conosceva il motivo dei suoi rifiuti: Walt era uno spirito libero, indomabile. Non gli serviva una preparazione tecnico-militare gli bastava l’istinto; sarebbe stato un ottimo ammiraglio della sua Marina. Pensarlo a vagare senza meta nell’Oscurità era opprimente.
Un rumore tintinnante interruppe il silenzio dei Referenti, sembrava qualcosa di metallico.
Intorno a loro non c’era più nessuno: tutti erano rientrati nelle loro case e si vedeva giusto qualche persona ogni tanto, dovevano trovarsi a qualche isolato di distanza da Central Park.
Si voltarono alla ricerca della fonte di quel suono senza vedere nessuno per la strada.
«Uhm?» Topolino si avvicinò alla vetrina di una prestigiosa gioielleria newyorkese «Hey guardate qui!» disse chiamando a sé i due colleghi.
Dentro alla vetrina si vedeva un animaletto nero, simile ad una talpa, che si infilava dentro il marsupio sul ventre una quantità spropositata di orecchini e collane.
«Dev’essere un animale ladro. Esiste una specie che si è evoluta come animali dotati di coscienza nel mio mondo, probabilmente è qualcosa di simile» disse Sengoku facendo riferimento al popolo dei Visoni.
«Mi dispiace contraddirti amico mio, ma quello è chiaramente uno snaso» disse Silente.
 
 
 
 
«Uno snaso?» chiesero in coro Topolino e Sengoku.
«Sì, è una creatura magica del mio mondo: scavano in profondità e sono sempre alla ricerca di tesori. Appena vedono qualcosa di luccicante non riescono a resistere e la rubano mettendola nella loro tasca che ha una naturale abilità di espansione» spiegò il preside.
Gli altri due Referenti si guardarono increduli e poi volsero lo sguardo verso lo snaso che aveva ricominciato a rubare i gioielli della vetrina non curante dei suoi ammiratori.
«Ma, Albus, se questo animaletto proviene dal tuo mondo…» iniziò Topolino.
«… vuol dire che è lì che ci troviamo» concluse Sengoku.
«Sì lo credo anche io, solo che siamo molto lontani da Hogwarts, non credo che ci sia pericolo di incontrare il me stesso più giovane nei paraggi» disse. Effettivamente la vista di quello snaso lo fece sentire un po’ a casa, e anche se effettivamente casa sua era dall’altra parte del mondo in confronto all’immensità dell’universo sembrava quasi una distanza trascurabile.
«È un vantaggio per noi» affermò Sengoku «per quanto la magia sia potente e versatile almeno sappiamo quello che ci aspetta. E non dobbiamo dimenticarci che qui con noi c’è il più grande mago di tutti i tempi!» esclamò prendendo con forza Silente sotto braccio e strattonandolo in segno di amicizia e ammirazione.
«Mi lusinghi, ti chiedo solo di fare più attenzione alle mie fragili ossa, non sono più giovane come in questo tempo» disse Silente liberandosi dalla morsa serrata del collega.
Successivamente il preside si voltò e puntò la bacchetta contro la vetrina della gioielleria, la toccò leggermente ma il vetro non mutò di una virgola. Lo snaso andò a nascondersi chissà dove tra scaffali, cassetti, teche ed espositori.
«Sono difficili da catturare, fate attenzione» disse.
Infilò la punta della bacchetta dentro la finestra rivelando la consistenza gommosa che aveva assunto dopo l’incantesimo precedente e pronunciò «Tempestatis».
Dalla punta della bacchetta venne evocato un forte turbine di vento che fece cadere a terra tutti i gioielli e i manichini sugli scaffali.
Pian piano all’interno della gioielleria si formò un turbine circolare nel quale volteggiavano collane, orecchini, anelli e cristalli di ogni genere, forma e dimensione.
Tra tutto il tripudio di oggetti spiccava agli occhi lo snaso aggrappato ad una collana che volteggiava in tondo, appena il vento fu un po’ più forte l’animaletto perse la presa e si schiantò contro la finestra gommosa rimanendoci incollato.
«Questa la devo raccontare ad Hagrid!» commentò Silente prendendo tra le mani lo snaso e svuotandolo di tutti gli oggetti rubati
Topolino e Sengoku erano rimasti a guardare lo spettacolo in disparte controllando che nessuno passasse di lì nel momento in cui Silente eseguiva la magia, poi si riavvicinarono.
«Albus, hai qualche idea sulla fonte di Oscurità che si trova in questo mondo?» chiese Topolino congiungendo le mani.
«Mi spiace amico mio, non essendo presente in questo luogo in questo momento non so su cosa indirizzarti» lo snaso ancora di divincolava dalla presa di Silente cercando di fuggire di nuovo verso la gioielleria che guardava con gli occhioni lucidi.
In quel momento due uomini voltarono l’angolo dirigendosi nella loro direzione: uno era magro, alto, con i capelli castani e con una grossa valigia in una mano; l’altro era più grassoccio e con l’aria particolarmente disorientata.
Il ragazzo con la valigia appena vide lo snaso si avvicinò deciso verso Silente che lo stava fissando con aria incuriosita, gli ricordava qualcuno…
«Lei è un mago, vero?» disse prendendo lo snaso dalle mani del preside e proseguì senza aspettare la risposta «Perfetto, mi ha risparmiato di obliviarla. È stato gentilissimo a recuperare il mio snaso, le devo un favore» concluse facendo scattare le chiusure della valigia e riponendo l’animaletto al suo interno.
Il secondo personaggio grassottello osservò la scena in silenzio con gli occhi colmi di stupore per i personaggi che stava vedendo.
L'altro richiuse la valigetta e con aria indaffarata prese per mano l’amico ancora incantato a fissare Topolino e proseguirono per la loro strada.
Silente mosse istintivamente un passo in avanti «…Scamander?» disse con il tono più interrogativo che riuscì a formulare.
Il giovane si fermò di colpo quando udì quel nome e rimase immobile sul posto.
Topolino sguainò il Keyblade e pronunciò un incantesimo «Stop!» immobilizzando i due nuovi arrivati impedendogli di girarsi nuovamente verso di loro.
«Albus! Conosci questo ragazzo?» chiese il re.
«Credo di sì… dovrebbe essere un mio ex studente… aveva la passione per le creature magiche, fece un invidiabile carriera nella sua vita» rispose il preside preso dal dubbio.
«Non capisco Topolino, perché li hai bloccati?» chiese Sengoku avanzando e guardandoli in viso con attenzione «Non sembrano minacciosi, soprattutto lui» concluse indicando l’amico del signor Scamander.
«Dobbiamo ricordarci che stiamo viaggiando nel passato, non possiamo creare paradossi. È un bravo ragazzo Albus? Sai cosa sta facendo?».
«Era molto timido ma un gran lavoratore, un amico fedele, un ottimo Tassorosso. Avrà un’affermata carriera nel campo della magizoologia. Possiamo fidarci di lui, ma non ho idea di che cosa stia facendo. Cercava quello snaso e lo ha messo nella valigia con un evidente incantesimo di espansione…» ragionò Silente.
Ma in quel momento la magia di Topolino si esaurì e i due arrivati si sbloccarono voltandosi.
«Mi conosce?» chiese il castano avvicinandosi a Silente e scrutandolo nella speranza di riconoscerlo anch’egli.
«Non ne ho il piacere, no. Ma tuo fratello Theseus si vede spesso sulla Gazzetta del Profeta, tu… gli somigli molto».
«E con chi ho il piacere di parlare?».
«Io sono…. ehm… Neville, Neville Paciock» disse Silente pronunciando il primo nome che gli passò per la testa; era sicuro che Newt non avesse particolari rapporti con la famiglia Paciock.
I due si scambiavano sguardi particolari: Newt era sospettoso ma Silente stava giocando bene le sue carte, mostrando la massima sicurezza e tranquillità.
Fortunatamente intervenne Topolino distogliendo l’attenzione del magizoologo «Io sono Topolino, piacere!» disse in maniera solare e poi si presentò anche Sengoku.
«Posso chiederti, Newt, lui è per caso un Babbano?» chiese Silente facendo riferimento all’amico cicciotto dall’aria disorientata.
«Oh, più precisamente lui è un NoMag. È originario di qui, purtroppo non sono riuscito ad obliviarlo e mi sta dando una mano» spiegò il ragazzo presentandolo.
«Piacere a tutti! Sono Jacob Kovalski» disse lui salutando con la mano educatamente ma con un evidente distacco. Dall’aspetto sembrava una persona semplice e sincera probabilmente era solo molto estraneo alla situazione.
«L’ho vista di fretta signor Scamander, ha perso qualcosa?» chiese Silente facendo finta di niente.
«In effetti, sì… Stiamo recuperando le mie creature magiche».
«Di che tipo di creature stiamo parlando?» chiese Sengoku intromettendosi.
«Beh ora che ho recuperato lo snaso mancano solo: un demiguise, un erumpent e un cucciolo di occamy. Probabilmente l’erumpent si trova nel parco» azzardò Newt.
«Potremmo darvi una mano a catturare il demiguise e l’occamy se voi avete intenzione di occuparvi dell’erumpent» propose Silente.
«Beh un paio di bacchette in più mi sarebbero d’aiuto. Ci rivediamo appena li avremo catturati alla stazione centrale. Conto su di voi Signor Paciock!» accordò Newt e senza aspettare una particolare risposta si diresse in maniera spedita verso Central Park, seguito da Jacob, che si voltò a guardare un’ultima volta i tre Referenti.
Passò qualche istante in cui Albus li guardò allontanarsi.
«Esattamente cos’è che dovremmo trovare?» chiese Sengoku.
«Sono due creature magiche molto particolari: gli occamy sono dei serpenti alati, innocui ma hanno la particolare abilità che li porta ad assumere la grandezza massima dello spazio in cui si trovano; i demiguise invece sono animali molto apprensivi, prevedono l’immediato futuro e si possono rendere invisibili. Se l’occamy è un cucciolo probabilmente il demiguise è lì con lui a fargli da balia. Li prenderemo in poco tempo» disse Silente e intrapresero insieme la strada verso il centro della città.
«Dove pensi che si possano trovare, Albus?» chiese Topolino seguendolo.
«Se il mio intuito non mi inganna si troverà in qualche soffitta o edificio dismesso, si nutrono di insetti e adorano stare in grandi spazi» disse Silente spiegando la natura di quelle creature magiche.
«Eppure…» si fermò a osservare nuovamente il cielo, sopra di loro la luce di un lampione traballò per poi spegnersi definitivamente «sono convinto che ci sia della magia oscura in questa città».
 
 
 
 
Nelle ore successive i Referenti vagarono per le strade di New York alla ricerca di qualche segno riconducibile all’occamy o al demiguise di Newt ma senza particolare successo.
La città era praticamente deserta e non incontrarono altri maghi o streghe durante la loro visita. Silente si impegnò a spiegare come funzionava la comunità magica americana: naturalmente i maghi americani non frequentavano Hogwarts ma studiavano in una scuola tutta loro, situata nel nord degli Stati Uniti, si chiamava Ilvermorny; il Ministero della Magia americano prendeva il nome di Magico Congresso degli Stati Uniti d’America (MACUSA) ed in quel periodo era retto dalla presidentessa Seraphina Picquery, una maga molto abile secondo Silente.
Entrarono facilmente nella hall di un albergo, Sengoku fece svenire il personale notturno in maniera innocua grazie alla sua particolare abilità dell’Ambizione.
Dindon! Fece l’ascensore quando arrivò e sul quale salirono.
«Sono un po’ preoccupato… forse stiamo perdendo tempo» disse Topolino mogio mentre salivano verso il tetto. Non aveva intenzione di offendere il bisogno di aiuto di Newt, ma in fondo loro avevano una missione ben più importante.
«Non preoccuparti Topolino. Come avevi detto tu, il nostro cuore ci porterà a ritrovare Walt e Sora giusto? Allora non ci conviene che seguire il nostro istinto e vedrai che tutto arriverà a suo tempo» rispose Silente in maniera incoraggiante.
«Alb! Non mi vorrai far credere che anche tu ti sei messo a filosofeggiare con queste cose!» disse Sengoku con una sonora risata e una forte pacca sulla spalla di Silente andando a rovinare la scena confortante.
Topolino recepì comunque il messaggio e si unì alla risata del marine «Grazie ragazzi, mi fido di voi».
Dondin! Fece l’ascensore arrivato al tetto.
I tre uscirono senza esitazione e Silente si mise a controllare gli edifici vicini alla ricerca di qualche segno di creature magiche.
Mentre analizzava con cura ogni lato dell’edificio, Sengoku si mise a mangiare una polpetta di riso mentre parlava con Topolino.
«Mi mancava tanto così per catturare la ciurma di Doflamingo… maledizione, detesto invecchiare».
«Forza Sengoku, non ti abbattere».
«Sai, prima di venire alle Sabaody ho effettuato una ricerca nell’archivio generale della Marina. Contiene molte informazioni riservate. C’è un dettaglio importante di cui forse tu non sei a conoscenza».
«Caspita! Dimmi tutto, potrebbe essere fondamentale!».
«Il Frutto World World che attualmente è in possesso di un membro della flotta di Doflamingo è molto particolare: dona l’abilità di aprire dei portali per i mondi esterni».
«Uhm… lo sospettavo, infatti Doflamingo possiede il frutto che gli permette di controllare i fili, giusto?».
«Esatto. Ma la cosa interessante non è questa, bensì che è colui che apre il portale a deciderne la destinazione».
«Ma questo vuol dire…».
«…che è stato il subordinato di Doflamingo a spedirlo nelle braccia di Voldemort, sì».
«Accipicchia! Sembra che l’intuizione di Magneto fosse esatta…»
«Quale intuizione?»
«Lui credeva che non fosse un caso che Doflamingo fosse arrivato proprio nel mondo di Hogwarts e proprio sotto gli occhi di Voldemort, e lo stesso vale per le azioni di Malefica: conosceva alla perfezione il potere di Dialga ma non conosceva i Pokemon e le loro capacità».
«Sembra proprio che ci sia qualcuno a muovere la situazione».
«Già, non so perché ma ho la sensazione che tutto fosse finalizzato alla… alla nostra presenza a Hogwarts con Dialga».
«Hey eccolo!» li interruppe Silente avvicinandosi «Si vede da qui guardate!» disse loro invitandoli a raggiungerlo.
I due si alzarono e andarono a controllare il punto indicato dal mago: effettivamente di vedeva un grosso ammasso bluastro dentro una soffitta in costruzione.
«Forza, andiamo» disse il preside allungando i due gomiti verso i colleghi.
«Stiamo per smaterializzarci, vero?» chiese Sengoku toccando riluttante il collega
«Esattamente» rispose Silente mentre anche Topolino si appoggiava al suo braccio.
«Oh no…».
Crac!
Una sensazione vorticosa li attanagliò allo stomaco per poi sbatterli sul cornicione del grattacielo a cui stavano puntando.
Sengoku si accasciò a terra, tremante e nauseato a tal punto da rimettere di stomaco; anche Topolino sembrava un po’ provato ma non ai suoi livelli.
«Avevo appena mangiato! Odio smaterializzarmi» commentò Sengoku mentre si riprendeva.
«Oh, ti ci abituerai amico mio» disse Silente ma fu bruscamente interrotto da una forza invisibile che si appese alla sua veste turchese costringendolo ad ingobbirsi.
«Ecco il nostro amico demiguise» commentò cercando di far scendere quella creatura invisibile dalla sua vecchia schiena che a fatica riusciva a reggere l’animale.
Una volta sceso il demiguise si rese visibile mostrando il suo particolare aspetto: ricordava un bradipo con tratti scimmieschi, aveva il pelo bianco e due grossi occhi.
Tirava la manica di Silente indicando l’interno dell’edificio con aria demoralizzata.
«Sembra che sia preoccupato per il cucciolo di Occamy, lo vuole riportare da Newt» ipotizzò Silente facendosi accompagnare dentro, seguito dai due colleghi curiosi.
All’interno la soffitta rispecchiava la decadenza che sembrava avere, alcune travi spuntavano dall’soffitto incompleto, diverse tavole di legno e oggetti da lavoro erano accatastati alla rinfusa e uno spesso strato di polvere ricopriva tutto.
L’occamy era un gigantesco serpente piumato blu con due alucce sproporzionalmente piccole rispetto alla lunghezza del suo corpo. Occupava ogni angolo della soffitta.
«Vostra Maestà voi converrete con me che bisogna catturare questo occamy nel più breve tempo possibile e senza fargli del male, vero?» incalzò Albus estraendo la bacchetta in allerta.
In quel momento un movimento sembrò annunciare che l’occamy si stava svegliando.
«Certo Albus! Perché mi fai questa domanda?».
La testa dell’occamy comparve dai grovigli che quel sinuoso corpo longilineo formava nella soffitta abbandonata, era particolarmente elegante come creatura: aveva delle piume meravigliose sulla testa, simili a quelle dei pavoni e un becco turchese.
«Perché vedi, gli occamy si nutrono principalmente di insetti…».
Il serpente fissò con intensità il re.
«…ma spesso ricorrono anche a piccoli topolini se le circostanze lo permettono» concluse Silente.
Topolino intuì, estrasse il Keyblade come faceva abitualmente e saltò iniziando a schizzare da una parte all’altra della stanza facendo capriole e volteggi da tutte le parti.
L’occamy lo seguiva con il palese tentativo di poter gustare il Referente per cena ma fortunatamente Topolino era molto più veloce, essendo piccolo, e utilizzava lo stesso corpo della creatura fantastica per darsi lo slancio e saltare sempre più in alto e più velocemente.
Il demiguise si portò le mani agli occhi in modo da non seguire la scena.
Silente era con la bacchetta in mano e stava evidentemente aspettando il momento giusto per lanciare un incantesimo.
Un ammasso di scatole di cartone venne colpito dalla coda dell’occamy e uno di questi contenitori cadde in centro alla soffitta.
«Engorgio» formulò Albus colpendo la scatola che si ingrandì diventando un contenitore di circa un metro cubo.
«Topolino! Entra dentro la scatola!» urlò Silente ad alta voce per sovrastare il rumore provocato dai movimenti dell’occamy.
Il re compì ancora due balzi per schivare il becco affamato dell’animale poi si tuffò dentro la scatola.
Il serpente piumato gonfiò il petto mostrando tutta la sua imponenza poi si tuffò a capofitto nella scatola.
Ridusse il suo corpo diventando non più lungo di trenta centimetri e tentò di morsicare un dito di Topolino.
«Aha! È molto più carino in queste dimensioni» disse il re facendolo intrecciare tra le mani.
«Creature meravigliose gli occamy, si riducono anche per occupare tutto lo spazio» commentò Silente che prese la bestiola tra le mani e chiudendola in un taschino in modo che non assumesse nuovamente dimensioni mastodontiche.
Sengoku si avvicinò con il demiguise appoggiato alle sue spalle «Adesso non ci resta che tornare all’appuntamento alla stazione centrale con il giovane mago» disse consapevole che il loro lavoro era finito.
I tre Referenti uscirono dalla soffitta ancor più malandata di prima ma ad attenderli sotto di loro c’era solo il caos ed un boato cupo.
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 





Angolo dell’autore:
Eccoci con un nuovo capitolo! Vediamo i Referenti imbattersi nuovamente nel mondo della magia ma in una veste completamente diversa, più precisamente siamo in “Animali fantastici e dove trovarli”!
Ve lo aspettavate? Vi piace come idea? Spero proprio di sì, quando mi venne l’idea di sfruttare questo nuovo film come mondo passato visitato dai Referenti mi è parsa una genialata!
Vi è piaciuto l’incontro con Newt? Preferivate che collaborassero tutti insieme per tutti gli animali o è meglio in questo modo, dividendosi e risparmiando tempo?
Il discorso tra il Re e Sengoku ha rivelato nuove informazioni, cosa pensate che stesse per dire Topolino quando voleva ipotizzare il piano del nemico?
E secondo voi chi è questo nemico? Iniziamo a vedere il quadro completo?
Cosa potrebbe aver provocato il boato finale?
Fatemi sapere le vostre intuizioni e le vostre idee!
 
Critiche, commenti e nuove idee sono sempre ben accetti!
Il prossimo aggiornamento sarà del prequel “Kingdom Hearts Before W” che trovate nel mio profilo autore, dovrei riuscire a pubblicarlo domenica 27!
 
See you next time!

Ritorna all'indice


Capitolo 7
*** The Greater Good ***


 
Capitolo 7
 
 
The Greater Good
 
 
 
 
Si affacciarono dal cornicione del grattacielo.
«Ma quello… non ci posso credere… è un Obscurus» commentò Silente.
Lo spettacolo che si presentava sotto di loro era inquietante e da quell’altezza si poteva ammirare in tutta la sua drammaticità.
Un’enorme entità oscura viaggiava per gli edifici di New York dilaniandoli, volando da uno all’altro senza trovare tregua e seminando distruzione.
«Cosa diavolo è quello?» chiese Sengoku guardando quel essere fumoso e nero che si immergeva nel piano di un palazzo facendolo esplodere.
Silente era senza parole, non riusciva quasi a formulare la frase di risposta per i suoi compagni, tanto era sbalordito dal fenomeno che stava ammirando.
«Un Obscurus…» si ripeté «… è un parassita magico. Si origina da un bambino che per qualche motivo sopprime i propri poteri magici e sviluppa dentro di sé quell’entità violenta e distruttiva. Erano anni che non ne sentivo parlare. Sono estinti nei giorni moderni» spiegò con amarezza nella voce.
«Uhm…» fece Topolino grattandosi il mento, «e se provenisse da lì l’Oscurità di questo mondo?» chiese più a sé stesso che agli altri.
«Potrebbe essere ma bisogna stare all’erta, gli Obscurus non si riescono a sconfiggere tanto facilmente. Non so perché ma credo che il giovane Scamander sappia qualcosa di questa faccenda. Ci conviene trovarlo».
I Referenti concordarono sul fatto di cercare Newt seguendo la scia distruttiva dell’Obscurus, perciò scesero dal grattacielo smaterializzandosi e iniziarono a seguire la pista.
Le strade di New York erano invase dal terrore: i cittadini scappavano dalle zone centrali, consapevoli di non essere al sicuro né dentro né fuori le loro case.
Il caos era totale.
Silente, grazie alla sua straordinaria abilità cercava di cancellare la memoria alla maggior parte dei NoMag spaventati che incontrava.
Raccontò che nella sua gioventù aveva avuto a che fare molto da vicino con un Obscuriale (le persone che generano gli Obscurus) e che era stata l’esperienza più brutta della sua vita.
I due colleghi rimasero inorriditi dal racconto del preside tant’è che anche Topolino si era ammutolito e correva con le orecchie abbassate.
Alcuni danni causati dall’Obscurus avevano provocato delle vittime e numerosi feriti, i Referenti utilizzarono le loro capacità per cercare di riparare ai disagi causati.
Silente guariva i feriti con la magia, Sengoku assunse nuovamente la sua forma dorata per sollevare parti di solai e pilastri che bloccavano le vie di fuga e Topolino utilizzava la Luce per eliminare i brandelli del demone magico rimasti indietro.
Anche altri maghi direttamente inviati dal MACUSA erano intervenuti per riparare i danni della città e Silente parlò con una ex auror Tina Goldstein, aveva informazioni su Newt e riportò ai Referenti la notizia che il magizoologo era ricercato ufficialmente del MACUSA ed era addirittura sospettato di aver liberato lui stesso il parassita.
I Referenti concordarono che la versione ufficiale delle autorità forse non avrebbe combaciato con la verità, ma mancava poco per scoprirlo di persona.
Nuovi boati e rumori di sirene scoppiavano ogni minuto, segno che il loro obiettivo era vicino.
«Aspettate!» disse Topolino allarmando i colleghi «Albus, hai detto che questo Obscurus è generato da un ragazzo».
«Esatto, un giovane che reprime lo sviluppo della magia».
«E se noi distruggessimo l’Oscurità di questa creatura, che ne sarà di lui?» chiese mogio.
Silente e Sengoku si guardarono, consci entrambi che Topolino era un personaggio dall’animo troppo buono per arrivare da solo alla triste sorte dell’Obscuriale.
«Il ragazzo morirà…» disse infine il mago, nella maniera più delicata possibile.
Le orecchie del re si abbassarono ancor di più «Non possiamo permettere che accada, ci sarà un modo per salvarlo!»
«Vostra maestà, non c’è tempo. Il parassita ha già perso il controllo e non c’è modo di fermarlo. Lo faranno gli auror del MACUSA anche se noi non ci fossimo. Invece siamo qui con un’importante missione da compiere. Se è l’Obscurus a portare l’Oscurità in questo mondo, noi dobbiamo fermarlo» disse garbatamente Silente.
«Distruggerà l’intera città se non ci sbrighiamo. Dobbiamo raggiungere Walt il prima possibile, ti ricordi?» aggiunse Sengoku incoraggiando il suo collega.
«M-ma certo!» si convinse Topolino e svoltarono l’angolo.
Davanti a loro c’era l’entrata di una fermata della metropolitana, quasi irriconoscibile dopo che l’Obscurus ci si era tuffato dentro. Si avvicinarono con cautela.
La zona era circondata da NoMag incuriositi e avidi di informazioni su quel fenomeno che stava mettendo in ginocchio la loro città.
I maghi stavano formando una catena umana per proteggere l’entrata della metro in modo che non fosse raggiungibile dai NoMag.
«Sigillatela!» ordinò a gran voce un uomo autoritario sulla quarantina, indossava un mantello nero e bianco; stava scendendo nella tana del mostro.
Subito gli auror americani eseguirono l’ordine impartitogli e eseguirono dei potenti incantesimi di difesa che stavano chiudendo la zona sotto una spessa cupola magica trasparente.
«Presto!» sussurrò Albus afferrando per le maniche i compagni.  «Woa!» esclamò Topolino smaterializzandosi e ricomparendo dentro la cupola un secondo prima che sigillasse l’area.
Il re ci mise un attimo per recuperare l’equilibrio e la stabilità messa a dura prova dalla smaterializzazione improvvisa poi, confondendosi tra i dipendenti del MACUSA, i Referenti si addentrarono nella metropolitana.
L’interno era tutto in pietra beige in perfetto stile neoclassico, le inferriate delle scalinate erano verdi e riportavano lo stesso motivo floreale e naturalistico in tutti i dettagli presenti.
Il silenzio era totale, nessun auror si era ancora addentrato nel tunnel della galleria in quanto il loro capo si era intrufolato per primo e non aveva lasciato altre istruzioni oltre a quella di bloccare il passaggio.
Topolino, Sengoku e Silente scesero rimanendo sull’attenti, pronti a difendersi contro ogni eventualità. Probabilmente Scamander era già arrivato.
L’atmosfera era tesa, i Referenti si muovevano con estrema cautela cercando di osservare e analizzare ogni centimetro che riuscivano, procedendo passo dopo passo e misurando ogni dettaglio.
Gli unici suoni che potevano essere uditi erano i rumori e le voci ovattate che provenivano dei piani superiori, evidentemente stavano radunando tutti gli auror prima di attaccare.
Il luogo era in penombra, l’oscurità dei tunnel della metropolitana sembravano celare le più grandi paure di ognuno di loro in quel momento e le rotaie erano fredde e insidiose.
Solo Silente se ne accorse.
L’energia dell’Obscurus si scaraventò violentemente contro di loro, inondando tutta la fermata della metro.
Silente aveva mosso la bacchetta una frazione di secondo prima che fossero colpiti in pieno e con estrema fatica aveva deviato l’Obscurus che stava ricoprendo tutto a parte una piccola area intorno a loro.
Albus chiuse gli occhi e digrignò i denti a causa dell’enorme forza che cercava di spezzare la sua magia difensiva.
Sengoku e Topolino ancora scossi dall’attacco si guardavano intorno mentre tutto veniva lacerato e distrutto da quell’essere.
Le mattonelle beige della metropolitana venivano spaccate e graffiate, le rotaie si contorsero e sbalzarono via mentre le colonne e gli archi esplodevano lanciando schegge da tutte le parti.
Proprio un frammento appuntito di marmo stava viaggiando in maniera pericolosamente veloce verso il viso di Silente, ancora impegnato a mantenere libera la loro area vitale, ma un braccio dorato si interpose nella sua traiettoria riducendolo in polvere.
Topolino riuscì a evocare il Keyblade nonostante la furia che imperversava, saltò in aria e generò la Luce.
I raggi luminosi andarono a colpire l’Obscurus, ferendolo e bloccandolo.
Silente percepì che il suo incantesimo aveva cessato la sua utilità e riaprì gli occhi vedendo i resti di una fermata della metro irriconoscibile e il fumo nero e letale dell’Obscurus tutto intorno a loro tranne che nel foro che il mago aveva salvato; sembrava una scena immobile.
Ebbero solo il tempo per incrociare gli sguardi e formulare un intesa che l’Obscurus riprese a muoversi e questa volta sembrò venire risucchiato in un punto oltre l’ombra del tunnel della fermata.
«Credence! Credence, ascoltami! Non vogliamo farti del male…» disse la voce di Newt che si era appena materializzato nel punto da cui era provenuto l’Obscurus.
Nello stesso momento un'altra figura apparve dall’ombra: era il capo degli auror che i Referenti avevano visto prima che la cupola protettiva chiudesse l’entrata della metro.
Quest’ultimo si avvicinò ai Referenti in maniera decisa, aveva un volto arrabbiato: «Chi diavolo siete voi? Come hai fatto tu a deviare questo abominio?» chiese con fredda autorità.
Silente ricambiò lo sguardo come Topolino non l’aveva mai visto fare in vita sua.
Gli occhi del preside erano indagatori e penetravano il suo interlocutore, stava percependo qualcosa di molto preoccupante.
Non ebbe tempo di dare nessuna risposta perché l’attenzione di tutti fu richiamata dall’Obscuriale, che stava avendo nuovi spasmi in cui la forza oscura tentava nuovamente di uscire.
«Signor Graves se ne vada! Non vede che Credence ce l’ha con lei? Lo ha ingannato per scoprire chi fosse l’Obscuriale senza accorgersi che si trattava di Credence stesso!» disse Newt riferito al capo degli auror.
«Non credergli Credence!» ribatté il signor Graves «Io voglio solo che tu sia libero».
Credence, che ancora mostrava sembianze umane, era un ragazzo di circa sedici anni, con i capelli tagliati a scodella e in evidente stato di disperazione più totale; l’Obscurus stava uscendo nuovamente.
Mentre il ragazzo si sollevò in aria avvolto dalla nube dell’Obscurus arrivarono una trentina di auror di corsa, tutti con le bacchette sfoderate verso il loro obiettivo.
«Fermi! O dovrete risponderne a me!» ordinò Graves, compromettendosi.
Evidentemente gli auror avevano ricevuto delle istruzioni chiare da parte di qualcuno al di sopra di Graves e iniziarono ad attaccare Credence e l’Obscurus senza sosta.
Una scarica di incantesimi bianchi, piccoli e diretti lo invase, l’Obscurus tentò di salvarsi avvolgendo il ragazzo ma gli avversari erano troppi e non poteva scappare.
I Referenti si erano gettati a terra per non essere colpiti dalle magie, «Vostra Maestà presto! La Luce prima che sia troppo tardi!» esclamò Silente sopra il frastuono provocato dagli incantesimi e dagli spasmi della creatura oscura.
Topolino puntò il Keyblade contro il parassita magico e lo colpì con un raggio di luce che gli bloccò i movimenti.
In quel momento l’entità perse notevolmente volume e fu disintegrata insieme alla povera vittima dagli incantesimi degli auror.
Ciò che rimase fu solo una nuvola di frammenti di fumo nero che andò a diradarsi in pochi istanti.
Graves fece qualche passo avanti verso il punto in cui si era consumata quella che altro non era che una pubblica esecuzione «Credence… Sciocchi, capite che cosa avete fatto?» disse voltandosi verso gli auror.
Una donna si fece avanti.
Silente la riconobbe come la presidentessa del MACUSA negli anni Venti.
«L’Obscuriale è stato ucciso su mio ordine, signor Graves» disse lei con calma e autorità.
«E la storia ne terrà debito conto, Madama Presidente. Questa sera è stata consumata un ingiustizia».
«Si era reso responsabile della morte di un NoMag. Poteva smascherare l’intera comunità magica, ha infranto una delle nostre più sacre leggi».
La mente di Silente iniziò a lavorare febbrile.
«Una legge che ci tiene rintananti come topi di fogna» rispose Graves, «una legge che soffoca la nostra natura, una legge che ci costringe a farci piccoli per non essere scoperti. Le chiedo, Madama Presidente, lo chiedo a tutti voi! Questa legge chi protegge: noi o loro?» disse indicando verso l’alto e facendo un chiaro riferimento di NoMag, ovvero i Babbani.
Silente iniziò a fare dei passi intorno al punto in cui si trovava Graves che chiaramente non si curava di lui, si trovava sulla sua destra. Intanto pensava e scavava nei ricordi, gli sembrava un déjà-vu.
«Mi rifiuto di inchinarmi oltre…» disse Graves.
«Auror, alleggerite il signor Graves dalla sua bacchetta» ordinò la Presidentessa.
Ma certo! Il disastro insabbiato dal Magico Congresso degli Stati Uniti d’America nel 1926! Ho sempre sospettato che si trattasse di…” pensò Silente ma Graves iniziò un impressionante duello: lui solo contro una ventina di Auror.
Alternava ad una velocità incredibile magie difensive a potenti attacchi uno dopo l’altro, riuscì a mettere al tappeto anche due nemici ma fece il grave errore di non considerare molto il vecchietto alla sua destra e così il suo rivale d’un tempo lo interruppe.
«Incarceramus Incantatio!» disse e da dietro, Graves venne avvolto da una pesante catena bianca e luminosa, utilizzata appositamente per bloccare sia i movimenti che le abilità magiche.
Graves cadde in ginocchio e si voltò verso il suo carceriere, solo in quel momento notò la Bacchetta di Sambuco nella sua mano: «Che cosa!?».
«Revelio!» pronunciò di nuovo Albus, e in quel momento Graves mutò aspetto: i suoi capelli divennero biondi, gli occhi si colorarono di due sfumature differenti e l’espressione divenne ancor più sadica.
«Ma quella ?! Dove l’hai presa!» esclamò irritato «Chi diavolo sei tu?!» chiese la persona che evidentemente si spacciava per Graves e che palesò la sua vera voce.
Silente si avvicinò a lui e gliela puntò alla fronte illuminandola di un inconfondibile alone verde, aveva uno sguardo arrabbiato e rancoroso.
Topolino intuì la situazione e saltò verso di lui «No! Non farlo, chi è quest’uomo?».
«Gellert… Grindelwald…» disse Silente con tono amaro. Anche la presidentessa del MACUSA, Newt e gli auror avevano riconosciuto il mago oscuro che era stato smascherato.
«Quest’uomo ha fatto vittime in ogni dove e ha scatenato una vera e propria guerra magica per soddisfare il “bene superiore” come lo definiva. Lo schiavismo dei Babbani nei confronti di chi aveva i poteri magici. Una follia…» proseguì Silente che era a conoscenza molto da vicino del passato di Grindelwald, uomo dal quale, nel 1945, vinse la Bacchetta di Sambuco che stringeva attualmente nella mano.
«Lo sai che non possiamo modificare gli eventi, tu sai già come andrà a finire. Non possiamo creare paradossi» lo invitò calorosamente Topolino e, anche se Silente avrebbe sicuramente voluto fermare definitivamente Gellert Grindelwald, spense l’alone verde che stava per farlo fuori.
«Si può sapere TU chi sei?» urlò Grindelwald che non aveva compreso appieno il discorso tra i due.
«Oh, le risposte arrivano sempre Gellert, a chi se lo merita» disse Silente allontanandosi e lasciando che gli auror del MACUSA portassero via il mago oscuro.
Salendo le scale che portavano fuori dalla metropolitana li raggiunse nuovamente la voce di Grindelwald che urlava: «Quella frase! Silente ti ha detto quella frase! Non è così? NON È COSì?!» e la voce si perse nell’aria aperta.
«Lei conosce il professor Silente?» chiese Newt avvicinandosi ai Referenti.
Albus in evidente imbarazzo cercò di inventarsi qualcosa «L’ho conosciuto, sì, in Inghilterra».
«È il miglior professore che abbia mai avuto, davvero un grande mago» disse Newt con ammirazione.
Silente sorrise e poi gli porse due esserini minuscoli che teneva nella mano.
«Ecco il suo Occamy e il suo Demiguise, signor Scamander. Li ho rimpiccioliti con un incantesimo prima di addentrarmi qui, in modo che non corressero rischi.
«Vi ringrazio molto, vi sono debitore!» disse Newt mentre appoggiava i due animaletti all’interno della sua valigia e poi pronunciò «Engorgio» l’incantesimo per restituire le dimensioni reali a ciò che viene rimpicciolito.
«Per noi è giunto il momento di andare, hai per caso un velenottero con te, Newt?» chiese Silente.
«Sì, perché?».
«Vedi, un gran magizoologo mi ha raccontato che se diluito adeguatamente, il veleno del velenottero ha ottime proprietà di cancellazione della memoria. Scommetto che se lo proponi alla Madama Presidente, ti concederà di salvare la segretezza della comunità magica mondiale» gli disse facendogli l’occhiolino.
«Oh ma certo! Vado subito!» disse Newt e con il suo andamento goffo corse su per le scale inseguendo la presidentessa del MACUSA.
«Sei un tenerone Albus, perché gli hai rivelato questa cosa?» chiese Sengoku incuriosito.
«Perché è lui il magizoologo che fece quella scoperta. L’ho solo anticipata di un paio d’anni» concluse lui con una risata.
Dopo che il veleno fu diffuso per la città grazie alla forte pioggia su tutti i babbani che avevano assistito alla temibile furia dell’Obscurus, i Referenti raggiunsero la gummyship lasciata sulla cima di uno dei grattacieli centrali di New York e decollarono.
«Non stiamo ignorando un po’ troppo il fatto che per distruggere l’Oscurità di questo mondo sia stata tolta la vita ad un ragazzo?» chiese Topolino mogio.
«Purtroppo è una cosa che non poteva essere evitata» disse Silente «Questo evento è stato avvolto nel mistero per moltissimi anni e adesso che sono a conoscenza del nostro intervento capisco anche il perché».
«In che senso è avvolto nel mistero?» chiese Sengoku.
«Vedi, il Magico Congresso degli Stati Uniti d’America insabbierà questo fatto per molto tempo. Solo dopo che io sconfissi Grindelwald nel 1945, cioè tra vent’anni, il MACUSA svelò il mistero. Vedi, Grindelwald evaderà tra pochi giorni e al MACUSA non conveniva pubblicizzare questo grave errore. Gli eventi legati all’Obscurus però videro la luce e dopo questo fatto partì una campagna internazionale per la prevenzione del fenomeno e gli Obscurus praticamente si estinsero. Adesso capisco perché Newt fu un forte promotore di questa campagna» spiegò Silente.
La pioggia batteva i vetri della gummyship e a Topolino venne in mente un’altra triste realtà «Anche in questo mondo non abbiamo trovato la porta per il Regno dell’Oscurità…».
«Orsù non si scoraggi Vostra Altezza!» disse Sengoku in tono ottimistico «Non abbandoneremo Sora e Walt neanche se ci fossero altre cento mondi passati da visitare!».
«Lo so Sengoku, è solo che il Tempo non scorre nel Regno dell’Oscurità, quindi più ci mettiamo noi più tempo potrebbe essere percepito da Walt e Sora e non vorrei mai che perdessero la speranza.
«Non dica così Vostra Maestà!» lo riprese l’ex grand’ammiraglio «Vede? Anche Alb, qui, ha ritrovato un vecchio amico! Non esiste realtà in cui noi non riporteremo indietro Walt e Sora!».
«Sì, hai ragione Sengoku! Massima velocità!» disse e, sopra i cieli di una New York piena di magia, si inoltrarono in una nuova serratura.
 
 
 
 
Dieci anni o qualche secondo?
Sora non riusciva a distinguere quanto tempo fosse trascorso tra il loro ingresso nel Regno dell’Oscurità e il presente.
Sapeva che nel luogo in cui si trovava il Tempo non scorreva e quindi non ci si poteva rendere veramente conto di quanto fosse passato.
Stavano rincorrendo quella voce, quella voce che balbettando aveva dato inizio a tutto.
Non si era presentata ma Sora aveva la netta sensazione che Walt la conoscesse già.
Lui era lì, distaccato da terra di una manciata di centimetri grazie alla potere della sua elettricità, più leggera dell’aria, e proseguiva in avanti senza sosta e senza rivolgergli la parola.
Si trovavano su di un piccolo sentiero sterile e tortuoso oltre il quale, da entrambi i lati, c’era solo l’immenso abisso tipico del Regno dell’Oscurità: nero, profondo e indefinito.
Anche la loro meta era indefinita ma Sora era più che deciso a seguire il suo idolo Walt ovunque ci fosse l’occasione di combattere al suo fianco.
Correva a perdifiato con il Keyblade in mano e stava facendo davvero molta fatica per mantenersi vicino a Walt, che invece procedeva senza sforzi.
«Walt, ti prego! Fermiamoci un attimo, sono sfinito!» disse con la voce mozzata dal fiatone, era decisamente provato, si vedeva.
Walt non si preoccupò neanche di rispondergli e proseguì.
«Walt… Walt, ti prego! Non lasciarmi qui da solo!» disse e il suo corpo, non reggendolo più, cadde a terra e con una capriola si ritrovò seduto.
A Walt gli si ingrossò una vena sul collo e si voltò fermandosi «Perché mi hai seguito!? Non dovevi! Mi sei di intralcio!» e così dicendo fece apparire la sua lancia con una punta in lama e l’altra a forma di saetta e la scagliò velocissima contro Sora.
 Il ragazzino non fece in tempo a pararsi con il Keyblade che questo venne scaraventato in aria qualche metro dietro di lui e la lancia si conficcò volutamente a qualche centimetro dal suo volto.
Con un suono magnetico, Walt si portò vicinissimo a Sora in un istante, i loro volti erano a un palmo di distanza e lui lo guardava serio.
«Perché ce l’hai con me!? Che cosa ti ho fatto?» chiese Sora in preda alla esasperazione, le lacrime iniziarono a sgorgagli dagli occhi.
Walt si erse in tutta la sua statura e parve placarsi un po’ «Io non ce l’ho con te, ragazzino» disse e andò a recuperare il Keyblade volando. L’arma non scomparve dalle mani di Walt, anzi sembrò accettarlo tranquillamente. Sora notò questo fatto incredibilmente anomalo.
Porse la chiave al suo possessore, fece scomparire il suo scettro e lo guardò dritto in volto.
«Sora, lo sai che anche io, come te, ho cercato i miei amici viaggiando per i mondi per molto molto tempo. Sono stato anche qui».
Sora si asciugò le lacrime con la manica della sua felpa «E cosa è successo?» chiese.
«Niente. Io, a differenza tua, non li ho trovati» disse Walt freddamente.
Non aveva il coraggio di colpevolizzare Sora, sapeva che si stava comportando male nei suoi confronti ma ora aveva un’occasione per scoprire davvero come erano andate le cose, com’era possibile che ci fosse un altro sopravvissuto.
Niente e nessuno gli avrebbe fatto perdere l’occasione di sapere qualcosa di più sul come ritrovarli.
«Forza, andiamo» disse il ragazzo del Fulmine e riprese a volare verso la loro meta ma con un andatura decisamente più lenta.
 
 
 
 
 
Angolo dell’autore:
Eccoci alla conclusione del settimo capitolo!
Credo che questo sia uno dei capitoli più importanti che abbia scritto fin ora, e non solo per la seconda parte, anche per la prima.
Siamo andati a toccare tematiche importanti come la morte, il sacrificio e il “bene superiore” motivo per cui Grindelwald scatena la guerra in Europa alla ricerca dei doni della Morte e per sottomettere la comunità Babbana a quella magica.
Come vi è sembrato l’incontro tra Silente e Grindelwald ? Ve lo aspettavate così? Pensate che Silente avrebbe avuto la forza per arrivare fino in fondo? Per chi non avesse letto i libri consiglio di recuperarseli in quanto il passato di questi due personaggi è molto interessante.
Nella seconda parte abbiamo rivelazioni altrettanto importanti!
Era moltissimo tempo che non avevamo notizie di Walt e Sora e finalmente li abbiamo rivisti!
Cosa pensate del comportamento del Referente?
Cosa troveranno all’interno del Regno dell’Oscurità?
Pensate che Walt abbia le giuste motivazioni?
Quale sarà, secondo voi, il prossimo mondo ancor più passato?
Fatemelo sapere in un commento!
La prossima pubblicazione sarà in "Kingdom Hearts Before W" domenica 10! Vi aspetto!  
 
Critiche, commenti e nuove idee sono sempre bene accetti!
 
See you next time!

Ritorna all'indice


Capitolo 8
*** Door to Darkness ***


Capitolo 8
 
Door to Darkness
 
 
 
 
La gummyship attraversò la serratura e, già prima di uscirne, fu investita da un ondata di aria fredda che venne trasmessa, tramite le bocchette di areazione, nell’abitacolo dove sedevano i Referenti.
Capirono immediatamente il motivo di questo abbassamento di temperatura, in quanto sbucarono sopra una città posta in un anfratto di mare, completamente congelata e ricoperta di neve.
Benché il paesaggio fosse suggestivo, lo spettacolo che si parò davanti a loro era dei più preoccupanti: la città fortificata si stava chiaramente preparando ad essere assaltata da numerose navi da guerra d’acciaio.
«Beh, questa volta non posso lamentarmi, siamo già nel mezzo dell’azione» disse l’ex grand’ammiraglio Sengoku, osservando strategicamente la situazione.
«Sembra che qui si stia per scatenare una guerra» aggiunse Topolino stabilizzando la navicella in maniera che potessero osservare la scena dall’alto prima di intervenire.
«Almeno questa volta non avremo dubbi sulla parte da cui schierarci, è evidente chi stia compiendo un’invasione» osservò Silente facendo riferimento alle spartane navi da guerra che si stavano avvicinando minacciosamente alle mura della città.
La cenere delle ciminiere di quest’ultime invadeva l’aria purissima della zona, sporcando il candido manto bianco che copriva quel paese dall’aspetto antico.
Sotto di loro numerosi abitanti con un pesante cappotto blu scuro stavano iniziando ad occupare le mura di ghiaccio formando la prima linea di difesa, avevano tutta l’aria di essere soldati addestrati.
«Atterriamo!» disse Topolino, dirigendosi con la gummyship verso un anfratto nella montagna dietro la città.
«Non credo ci facciano caso più di tanto, vista la situazione di emergenza» aggiunse il re mentre scendevano dal boccaporto rosso della navicella, che effettivamente con i suoi colori sgargianti era un pugno in un occhio in quel paesaggio bianco «però forse conviene incantarla ugualmente, Albus».
«Ma certo, non si sa mai» rispose Silente compiendo l’incantesimo di disillusione.
«Ci conviene muoverci! A giudicare dalla distanza delle navi nemiche l’attacco dovrebbe iniziare a momenti» comunicò Sengoku facendo affidamento alla sua esperienza militare.
I tre Referenti si diressero verso il centro della città. Se non ci fosse stato quel clima di emergenza ed agitazione si sarebbero volentieri fermati per una visita turistica: era architettonicamente meravigliosa, piena di costruzioni bianche in pietra candida, strade innevate e numerosissime fontane ad ogni angolo, da cui sgorgava un’acqua fredda ma purissima.
Giunti in una piazza geometricamente centrale, che avevano notato anche dall’alto, cercarono di individuare una specie di generale o qualcuno che detenesse il comando.
Riuscirono velocemente a trovare quello che sembrava il capo delle forze armate e Topolino ci si avvicinò: «Scusi, potremmo sapere cosa sta succedendo? Abbiamo abilità che potrebbero esservi d’aiuto» disse il re con un aria decisa e convincente.
L’uomo a cui si era rivolto aveva una barba e i capelli bianchi anche se non era troppo vecchio. Indossava una spessa tunica blu in tessuto pesante, che gli copriva tutto il busto e le gambe.
«Siete forestieri anche voi, vero? Benvenuti nella Tribù dell’Acqua del Nord. Come è evidente stiamo per subire un attacco, un tentativo di invasione da parte della Nazione del Fuoco. Se volete combattere vi consiglio di prestare la massima attenzione contro di loro» spiegò alla bell’è meglio. Era di fretta e il tempo stringeva. Fortunatamente non si era posto domande troppo scomode.
«Perché vi stanno invadendo?» chiese Sengoku.
«L’Avatar ha fatto ritorno e loro lo cacciano da quasi un secolo».
«Chi è l’Avatar».
«Un ragazzino a quanto pare. L’unico al mondo in grado di governare tutti e quattro gli elementi. Si è rifugiato qui per imparare il dominio dell’acqua».
«Voi sapete manipolare gli elementi?» chiese Silente che trovò particolarmente interessante questa informazione.
«Noi sappiamo manipolare unicamente l’acqua in tutte le sue forme, loro solo il fuoco» disse facendo riferimento agli invasori «ma lui può apprendere tutti i domini».
«Questo ragazzo allora è una risorsa fondamentale! Dove si trova adesso?» chiese Topolino.
«È andato a meditare al Tempio dell’Oceano e della Luna» disse il capo della città.
«Meditare?! Dovrebbe essere in prima linea a combattere!» lo schernì Sengoku, ma in quel momento una grossa palla di fuoco fu catapultata da una delle navi e, oltrepassando le mura ghiacciate, atterrò vicino a loro: l’attacco era iniziato.
 
 
 
 
Il capo della Tribù dell’Acqua del Nord, senza allarmarsi, compì dei gesti con il proprio corpo: mosse le gambe accarezzando il suolo, ondeggiò braccia e mani con movimenti fluidi e lisci.
Subito i Referenti non capirono cosa stesse facendo poi, osservando meglio, videro che la neve che copriva il manto stradale stava seguendo i movimenti del dominatore dell’acqua e, sollevandosi, andò a spegnere la sfera di carbone incendiato che si era fermata vicino a loro.
«I dominatori non possono creare il proprio elemento dal nulla, perciò spegnete tutti i fuochi che vedete e respingete i signori del fuoco» disse, poi si voltò e andò a raggiungere i suoi uomini.
Topolino si rivolse verso i suoi colleghi: «Purtroppo questa volta non abbiamo alcun indizio sulla fonte di Oscurità di questo mondo. Dovrebbe essere qui da qualche parte, ci conviene cercarla mentre combattiamo».
«Mi chiedo se possiamo fare davvero affidamento su questo Avatar, a meno che non sia troppo impegnato a meditare» commentò Sengoku aspramente.
Un'altra palla di fiamme era stata lanciata e stava per raggiungerli, Silente la intercettò con la bacchetta pronunciando «Aguamenti» e la spense con un getto d’acqua «Ci conviene aspettarlo sul campo di battaglia mentre affrontiamo i dominatori del fuoco e cerchiamo la fonte Oscura».
I due colleghi furono d’accordo e si diressero insieme verso le mura della città, pronti a combattere.
Alcuni dominatori del fuoco, a cavallo di grossi rettili simili ad iguane gigantesche, avevano raggiunto la cima delle mura e le stavano scavalcando.
Topolino notò che non tutti gli abitanti della Tribù dell’Acqua sfruttavano l’elemento per difendersi e combattere.
«Non credo che tutti sappiano esercitare il dominio» disse «Dovremo concentrarci a proteggere i più deboli» si concordò con gli altri.
Evocò il suo Keyblade e iniziò a tramortire i dominatori nemici seguito a ruota da Silente.
Sengoku, invece, utilizzava il suo potere sprigionando l’Ambizione del Re Conquistatore e facendo svenire in un istante la maggior parte dei nemici circostanti in un colpo solo.
Fortunatamente, anche se il fuoco era un elemento pericoloso anche al minimo contatto, i dominatori combattevano in maniera abbastanza schematica e facilmente prevedibile.
La loro necessità di trovarsi vicino ad una fonte di fiamme per attingere al fuoco non li aiutava, in quanto, una volta estinte le fonti, era difficile procurarsene altre.
I dominatori dell’acqua, invece, erano approvvigionati, dalla neve, dal ghiaccio e dalle fontane, presenti in ogni angolo della loro città in maniera inestinguibile.
Tra gli alleati più capaci alcuni gruppetti si rifornivano direttamente dalle acque dell’oceano.
I primi effettuavano gesti fluidi, lenti, calmi ma molto precisi; i secondi invece ne compivano di più veloci, più confusionari e complessi, simili ad arti marziali.
Silente pensò che se fosse stato giovane gli sarebbe piaciuto impararli, anche se lui non avrebbe mai controllato un bel niente.
Notò ancora che a seconda di gesti più secchi o più morbidi, i dominatori dell’acqua controllavano anche il ghiaccio.
In alcuni casi i nemici venivano intrappolati in prigioni dalle sbarre di ghiaccio in altri casi, più efficaci, venivano ibernati in lastre.
L’attacco della Nazione del Fuoco si fece più intenso quando, per un inspiegabile motivo, la luna divenne rossa
«Ma cosa sta succedendo?» chiese Topolino spaventato dal fenomeno.
«Deve essere qualche tipo di mossa spirituale» ipotizzò Sengoku che aveva iniziato a scazzottare i nemici con una combinazione della sua grande forza e velocità, senza però assumere la sua forma dorata «I Chitauri erano molto più forti» disse ripensando a quando si trovò per la prima volta a New York.
«Stupeficium!» esclamò Silente scagliando un incantesimo rosso contro il un flusso di fiamme di un dominatore del fuoco.
Ovviamente fu quest’ultimo ad esaurirsi per primo e il colpo di Silente andò a segno, schiantandolo.
«Effettivamente… anche io noto una certa mancanza di preparazione tra i nostri nemici» disse.
«Meglio! Concentriamoci di più sulla fonte Oscura allora!» incoraggiò Topolino.
Ma della fonte di Oscurità non c’era traccia…
La luna ritornò fortunatamente alla normalità con il suo solito bagliore bianco e la minaccia della Nazione del Fuoco sembrava decrescere nonostante la moltitudine di navi che aveva raggiunto la base delle mura ghiacciate.
 
 
 
 
Mentre i tre Referenti sconfiggevano altrettanti dominatori del fuoco, una folata di vento più intenso del normale sferzò via il quarto nemico che si era deciso a combattere.
La spinta dell’aria era stata generata da un ragazzo, aveva la testa rasata e con un incredibile numero di tatuaggi che formavano una freccia, sia sul capo che sul dorso delle mani.
«Chi sei tu, ragazzino?» chiese Sengoku.
Il giovane si fermò, guardò i Referenti con aria curiosa e sembrò capire al volo che erano persone straordinarie tanto quanto lui.
«Il mio nome è Aang, e sono l’Avatar!» si presentò lui con un misto di audacia e timore.
Silente, che era abituato a vedere crescere i suoi studenti ad Hogwarts anno dopo anno, capì subito che il giovane Aang, pur essendo l’Avatar, era ancora molto inesperto ma lo contraddistingueva quello sguardo di chi ha un vero motivo per cui combattere.
«Hai finito di meditare?» lo canzonò Sengoku.
«Sì» gli rispose il ragazzo «E sono pronto ad accettare il mio ruolo nel mondo» e poi, con la leggerezza che solo i dominatori dell’aria come lui possedevano, compì un salto altissimo, avvicinandosi alle mura.
Topolino sconfisse gli ultimi due dominatori nemici: «Ci conviene seguirlo ragazzi, intanto sembrano sforniti di uomini lì sulla cinta muraria» disse, e si avviarono.
Raggiunsero la cima del muraglione giusto in tempo per vedere l’inizio dello spettacolo.
Perché sì, da lì la scena risultò spettacolare.
Sotto di loro c’era una grande distesa d’acqua scura e gelida, le cui onde si infrangevano placide contro la città.
Sulla superficie poggiavano una trentina di navi da guerra della Nazione del Fuoco, cariche di soldati.
Aang iniziò a muovere le braccia e le gambe assumendo specifiche posizioni che pochi sarebbero stati in grado di capire.
In un istante, tutti i suoi tatuaggi si illuminarono di un’intensa luce azzurra e un forte suono riempì l’aria.
Topolino salì sul battipetto delle mura per avere una visuale migliore sugli eventi.
I movimenti di Aang non avevano sortito alcun effetto particolare anche se continuava a compierne sempre di nuovi, ma in realtà il mare si stava ritirando.
Il mare si ritira solo per ritornare indietro, ed è quello che fece.
Attraendolo a sé, Aang generò un’onda molto forte che andò a sbattere contro le mura e proseguì la sua corsa, salendo verticalmente e superandoli, rimanendo sospesa in aria.
Sengoku acchiappò Topolino al volo prima che fosse investito dall’acqua che risaliva la parete, si era sporto troppo.
Lo spettacolo adesso era talmente mozzafiato che la maggior parte di dominatori smise di combattere: una nuova muraglia d’acqua separava la Nazione del Fuoco dalla Tribù dell’Acqua del Nord, e se ne stava lì, minacciosa di cadere sulle navi nemiche, che infatti batterono in ritirata.
Tutti quei milioni di litri di acqua erano magicamente appesi alle mani di Aang, che adesso si era fermato in una posizione statica.
Fu un secondo.
Una luce fortissima investì tutto.
Proveniva dalla base del muro d’acqua che aveva creato l’Avatar.
A Topolino bastò uno sguardo per riconoscerla: «È lei! Finalmente l’abbiamo trovata! Ecco perché non trovavamo Oscurità in questo mondo!».
«Chi è lei?» chiesero Sengoku e Silente che non avevano afferrato il concetto, ancora rapiti dalla magia del domino.
«È la porta dell’Oscurità! La porta che conduce al Regno dell’Oscurità!» esclamò il re, poi corse verso Aang e sperando di non interrompere la sua concentrazione, gli chiese se potesse congelare la base del mare per loro.
Cambiando solo la posizione delle mani con un gesto rapido, lui lo accontentò.
Scesero rapidamente verso la base delle mura, questa volta dal lato esterno, e raggiunsero la lastra ghiacciata.
Il loro obiettivo apparve chiaro: un’altissima porta bianca e sottile era comparsa sulla colonna d’acqua che stava facendo allontanare i dominatori del fuoco.
Era davvero maestosa, al centro, in un punto in alto, c’era anche un rosone con i vetri tutti colorati.
Topolino si voltò verso i suoi amici prima di entrare: «Non sappiamo dove entreremo, è molto probabile che ci sia da combattere» avvertì i suoi compagni.
«Era ora! Iniziavo ad essere stufo di questo riscaldamento!» disse Sengoku mostrandosi pronto alla battaglia.
«La mia bacchetta è al vostro servizio, Maestà» aggiunse Silente sorridendo.
«Ottimo!» rispose il re, fiero di avere dei colleghi fedeli come loro.
Si allontanò di qualche passo dalla porta, puntò il Keyblade verso la serratura che venne colpita dal solito fascio di Luce e scattò, sbloccandosi.
Tutti diedero un’ultima occhiata al Regno della Luce alle loro spalle, poi si addentrarono nell’Oscurità.
 
 
 
 
 



 
 
Angolo dell’autore:
Eccomi a proporvi un nuovo capitolo!
Finalmente i nostro Referenti hanno trovato la porta del Regno dell’Oscurità, che in vero stile Kingdom Heartsiano, si è presentata da sola.
Ma andiamo con ordine!
Di idee per il terzo mondo visitato nel passato ce n’erano tante: Merlin, Game of Thrones, la saga di Lorien ambientata nel passato di Pittacus Lore, un episodio nel mondo di Naruto ambientato magari durante la Terza guerra Ninja… insomma avevo molte idee ma alla fine Avatar ha vinto. Voi cosa ne pensate, vi è piaciuto questo mondo? Lo conoscevate?
Ho voluto cambiare un po’ gli schemi, cercando di introdurre il momento dell’apparizione della porta in maniera improvvisa e non a fine battaglia come ci si sarebbe potuto aspettare.
Cosa vi aspettate nel prossimo capitolo? Siete contenti che sia arrivato il momento di entrare nel Regno dell’Oscurità oppure preferivate un altro mondo ancora?
La Gummyship è rimasta nel mondo dell’Avatar: questo bloccherà tutti dall’altro lato della porta?
Fatemi sapere cosa ne pensate in un commento!
 
Critiche, recensioni e nuove idee sono sempre ben accette!
La prossima pubblicazione sarà domenica 24 con un nuovo capitolo di “Kingdom Hearts Before W”! Non mancate!
 
See you next time!

Ritorna all'indice


Capitolo 9
*** Old Friends ***


Capitolo 9
 
Old Friends
 
 
 
 
 
La via sterile e rocciosa che stavano seguendo Walt e Sora mutò andando a formare un'area pianeggiante, larga più di qualche chilometro quadrato, circondata a semicerchio da alti muraglioni naturali di roccia, sembrava un bassopiano, come una gola prima dell’abisso oscuro.
Tutta l’area poteva definirsi completamente anonima se non fosse stato per un enorme particolare che era difficile da ignorare: davanti a loro, al centro della gola, emergeva dalla roccia un’antica statua consumata dal tempo.
Raffigurava un essere umano ma era troppo indefinita per capire se fosse un uomo o una donna, giovane o anziano; era solo una figura umanoide a mezzobusto, con una grossa pancia e che allungava la mano destra davanti a sé, tentando di afferrare l’aria.
L’unico particolare della statua era la sottile linea azzurrissima che la attraversava da sotto l’attaccatura dell’ascella fino alla base del collo del lato opposto. Probabilmente era solo un curioso scherzo della natura che aveva fatto formare proprio lì una vena di minerale cristallino, che risplendeva della poca luce di quel luogo.
«Che posto strano…» commentò Sora facendo riferimento alla statua.
Walt non rispose, era distratto anch’egli della strana atmosfera che li circondava.
Camminando, ci avrebbero messo mezz’ora a raggiungere l’estremità della gola e risalire la scogliera a strapiombo, facendo il paragone con il tempo che scorreva nel Regno della Luce.
Aveva un'aria familiare.
«Walt è molto ormai che siamo qui…» disse Sora quando iniziarono ad incamminarsi verso la base della scogliera, «di chi era quella voce che è uscita dal corridoio oscuro?» chiese timidamente il ragazzo.
Avrebbe voluto porre quella domanda fin dal momento in cui aveva seguito Walt all’interno del Regno dell’Oscurità, ma avendo visto l’atteggiamento remissivo nei suoi confronti non si era osato.
Invece, da quando avevano litigato lungo il sentiero, le cose andavano molto meglio e Sora riuscì a trovare il coraggio per farsi avanti.
Walt si fermò sul posto come se i suoi pensieri fossero stati interrotti da una brutta verità, anzi, più una conferma.
Erano quasi al centro della pianura.
«Allora…?» incalzò il giovane custode.
Walt chiuse gli occhi, concentrandosi sull’analisi di tutta l’elettricità statica dell’area, poi, quando apparentemente raggiunse un risultato, sospirò.
«…Non dovrebbe più appartenere a nessuno… non è vero, Lucas?» disse, e quando riaprì le palpebre pochi decine di metri davanti a lui c’era un altro ragazzo, sui venticinque anni.
«N-n-non sei contento di vedermi?» chiese lui.
Era più alto di Walt di una spanna, ma molto più mingherlino, aveva dei capelli neri portati in un imbarazzante taglio a caschetto. Aveva i denti sporgenti e la “s” moscia.
«Sora, dietro di me» disse Walt posizionando al sicuro il custode che aveva evocato il suo Keyblade e sembrava desideroso di combattere.
«È finito il tempo in cui ero contento di vederti, Lucas. Cosa ci fai qui e come fai ad essere sopravvissuto!?» chiese Walt alzando la voce, dato che il suo animo si stava scaldando.
«Sono qui per finire l-l-l’opera che avevamo iniziato tempo fa», Lucas sembrava molto sicuro di sé e consapevole del fatto che Walt non aveva accettato la sua ricomparsa nel mondo dei vivi, non dopo quello che era successo.
Un globo elettrico si formò davanti a Walt, che aveva già preso le sue decisioni, ma non attaccò, bensì iniziò a ruotare attorno al suo padrone con un rombo forte e ritmico, sempre più velocemente, quasi musicale.
Mente la velocità del globo di energia elettrica aumentava e la sua immagine iniziava a confondersi, Walt, al centro del cerchio, si sollevò di qualche centimetro da terra e subì una lenta trasformazione.
Dalla base dei suoi pantaloni bianchi, il tessuto cambiò colore e diventò grigio scuro, quasi nebuloso.
Evidentemente anche a Lucas questa trasformazione ricordò qualcosa e la sua sicurezza parve svanire in un istante.
I vestiti di Walt divennero completamente scuri e, quando l’entità elettrica che gli vorticava intorno si consumò, le strisce azzurre sui suoi vestiti presero vita accendendosi come dei neon luminosi.
«LUI È M-M-MORTO! Non verrà a salvarti questa volta!» gridò Lucas con un cenno di disperazione nella voce, fissando il nuovo look del suo avversario.
Walt, invece, fiero della sua trasformazione, evocò il suo scettro che mise ancora più in crisi il nemico.
«Lui vive in me!» e si avvicinò istantaneamente a Lucas, sferrandogli un calcio alla velocità della luce sotto il mento.
In quel momento, da ogni centimetro del bassopiano, emersero centinaia e centinaia di Heartless: mostri che vengono generati dall’Oscurità delle persone, ormai confinati in quel luogo.
Alcuni erano piccoli, altri più grandi e qualcuno addirittura gigantesco, tutti della famiglia Shadow e Darkside.
Sora era pronto. Quelli erano i suoi nemici storici, si sentiva quasi a suo agio rimembrando i vecchi tempi in cui compì tre viaggi in giro per i mondi con Paperino e Pippo a caccia di Heartless.
Ma all’improvviso altre due figure umane emersero dall’Oscurità.
 
 
 
 
La porta scomparve alle spalle dei tre Referenti subito dopo che fecero il loro primo passo all’interno del Regno dell’Oscurità.
Si trovavano in cima ad una ripida scogliera, e lo spettacolo sotto di loro era spaventoso: Walt, con una veste scura a strisce luminose, stava intrattenendo un duello straordinario con un ragazzo della sua età, mentre Sora era rimasto indietro.
Ciò che più saltava agli occhi, però era la mastodontica quantità di Heartless che stava nascendo in tutta la gola, erano tantissimi.
Mentre i Referenti fissarono stupiti la scena dall’alto, davanti a Sora comparve un'altra persona: era uno massiccio e con gli occhi semichiusi.
 La cosa che allarmò però i Referenti in maniera ancor più preoccupante e che dal buio della massa di Heartless, proprio alle spalle di Sora, ne arrivò un terzo, un po’ ingobbito, da cui il giovane custode non sapeva di essere minacciato
«Sora! Attento!» gridò invano il Re evocando il Keyblade e saltando giù dalla scogliera con una capriola, non si era posto neanche un dubbio su ciò che doveva essere fatto.
Silente e Sengoku erano ancora sbigottiti dalla realtà che li stava chiamando ad un'altra inferocita battaglia ma fu un ultimo dettaglio che osservarono a spronarli ad entrare definitivamente in azione: il ragazzo massiccio era in procinto di attaccare Sora con una sfera di energia evanescente, mentre il terzo nemico, stava per colpirlo alle spalle a sua insaputa con un flusso di elemento Buio.
Silente guardò Sengoku come ultimo monito prima di intervenire e, ricevuto l’assenso dal compagno e con la consapevolezza che Topolino non sarebbe mai arrivato in tempo, si smaterializzò.
Dietro di lui l’ex grand’ammiraglio stava aumentando esponenzialmente le sue dimensioni, emanando un’aura dorata.
Il preside si materializzò alle spalle di Sora e, facendo roteare la bacchetta di sambuco, generò un flusso di magia rossa che andò a schiantarsi contro un fluido nero controllato dal nemico.
Nello stesso istante, Sora riuscì a deviare in aria il colpo sferico del ragazzo massiccio.
«Signor Silente!» esclamò Sora vedendo il preside.
«Hanno dei rinforzi Jacob, ve l’avevo detto, stupidi!» disse il ragazzo ingobbito che aveva utilizzato il Buio, aveva una voce malignamente acuta.
«Scusa, David» disse dispiaciuto l’altro, pacatamente.
Con un immenso fragore di rocce infrante, un enorme Sengoku d’oro atterrò nel bassopiano e corse in direzione dei compagni, schiacciando numerosi Heartless con il suo peso.
«Su di loro non funziona l’Ambizione del Re!» commentò quando raggiunse Topolino che stava sconfiggendo Heartless lungo la strada.
«Probabilmente perché non hanno un cuore!» rispose Topolino, ma non c’era tempo per teorizzare.
Sengoku raggiunse Sora e Silente e con un incommensurabile energia e velocità, tentò di schiacciare con un pugno Jacob.
Il suolo sprofondò sotto quella forza, frantumandosi, però Jacob riuscì a uscirne illeso nonostante la differenza di dimensioni significativa: aveva sferrato anch’egli un semplice pugno contro quello dell’ammiraglio.
«Ma che diavolo?!» esclamò Sengoku quando vide che il suo colpo devastante non aveva sortito il risultato voluto.
Silente utilizzò altri due incantesimi contro David ma non andarono a buon fine, entrambi assorbiti da una massa nera che sembrava avvolgere il nemico al momento giusto per difenderlo.
«Sectio!» esclamò, descrivendo un fendente con la bacchetta all’altezza del busto, e, da quell’arco disegnato nell’aria, generò un incantesimo di taglio potentissimo, talmente forte che andò a separare il busto dalle gambe di numerosissimi Heartless, che scomparvero all’istante, ma non riuscì ugualmente a colpire David che scomparve nel terreno.
Topolino li raggiunse in quel momento e, insieme a Sora iniziò a liberarsi degli Shadow più vicini ai loro compagni, in modo che non fossero attaccati a tradimento.
«Come avete fatto a trovarci, Vostra Maestà?» chiese Sora combattendo.
«Abbiamo seguito i consigli di Yen Sid, poi vi racconteremo tutto in un momento più opportuno!» rispose il Re compiendo un sinuoso balzo e facendo fuori quindici Heartless contemporaneamente.
In alto, a mezz’aria, Walt stava combattendo la sua battaglia, ma non aveva ignorato l’arrivo dei compagni.
A velocità talmente assurde da non poter essere visti ad occhio nudo, Walt e Lucas si sferravano colpi l’uno contro l’altro, tra calci e pugni.
Mentre quelli di Walt erano carichi di elettricità, quelli di Lucas erano d’Ombra, spettrali e subdoli.
In un momento si presero per le mani l’un l’altro, spingendo talmente forte da atterrare al suolo e facendo svanire tutti gli Heartless lì intorno, solo con la forza del confronto tra i due.
«Ti sei portato Jacob e David. Non sei mai stato in grado di concludere qualcosa senza i tuoi amichetti» lo schernì Walt sferrandogli un pugno che Lucas parò con gli avambracci.
«Almeno io ho ancora degli amici» gli rispose Lucas in un secondo momento di contatto tra il suo calcio e la spalla di Walt.
Poi quest’ultimo si fermò.
Guardò imprudentemente sotto di lui, dove Topolino, Silente, Sengoku e anche Sora, stavano combattendo duramente contro il nemico.
Senza che sapessero chi fosse, sicuramente dopo un lungo viaggio alla loro ricerca.
«Anche io ce li ho» rispose Walt, fedele ai suoi compagni, e si avvicinò a Lucas dall’alto, talmente veloce che riuscì a colpirlo alla testa con il tallone, sbattendolo fortissimo al suolo dove si creò un piccolo cratere.
Al che anche Walt scese alla velocità del tuono per infliggergli un ulteriore colpo, allargando il cratere.
Ma il corpo di Lucas era svanito.
Il Referente del Fulmine tornò in aria, era più arrabbiato che mai: «Non usare i tuoi stupidi trucchetti con me!» e una bolla di elettricità si espanse partendo dal corpo di Walt.
Appena trovò un corpo vivo, seppur reso invisibile, la bolla gli trasmise elettricità, evidenziando il punto in cui si trovava.
Walt conosceva bene quel subdolo trucco che usava Lucas, così, appena lo localizzò, gli spedì contro un tuono che rimbombò in tutta la gola con un rombo simile al suono del distaccamento di migliaia di ghiacciai.
Il corpo del ragazzo nemico era in preda agli spasmi causati dall’enorme scarica che lo aveva investito e che stava ancora facendo tremare il terreno.
Sembrava momentaneamente paralizzato e compariva e svaniva a caso.
Sotto di loro Sengoku stava combattendo da solo contro Jacob, mentre gli altri si erano uniti per tentare di battere David.
Il grand’ammiraglio continuò a provare a colpirlo con i suoi pugni d’oro, ma Jacob rispondeva con altrettanti colpi fisici e lo contrastava perfettamente senza fare particolari sforzi.
Era certamente dotato di una forza fisica incompatibile col suo corpo.
Sengoku decise di cambiare tattica e allora posizionò il pollice davanti al palmo della mano tesa e caricò un onda d’urto fortissima che scaraventò via Jacob e tutti gli Heartless circostanti.
Gli Heartless colpiti svanivano, invece Jacob rialzandosi non sembrava aver subito danni ingenti.
«Tu e i tuoi miseri amici siete da eliminare. Non rientrate nei nostri piani» disse Jacob formando una piccola sfera di aura e lanciandola contro Sengoku.
«Prima dovrai fare i conti con la giustizia!» rispose il marine utilizzando un’altra onda d’urto.
Quando i due colpi entrarono in contatto si generò un’esplosione fortissima che incrinò le rocce del suolo e fece svanire in un istante tutti gli Heartless lì intorno.
Dall’altra parte, invece, Topolino, Sora e Silente tenevano testa a David, che sembrava non opporre alcuna resistenza ma parava tutte le ondate di colpi e magie simultaneamente.
L’elemento che utilizzava per difendersi non era molto esplicito, sembrava una semplice massa nera, che attutiva e assorbiva tutto quello che gli si lanciava addosso, per ora non si erano visti attacchi offensivi da parte sua andare a buon fine. Non sapevano che danni potesse causare.
David sembrava quasi annoiato e lasciava fare agli Heartless il lavoro sporco di entrare in contatto con i Referenti, attaccandoli.
Silente non era pratico con queste creature perciò lasciava ai due maestri del Keyblade il compito di sbarazzarsene.
Topolino fece un balzo in avanti, puntò il Keyblade verso David e generò un raggio di Luce.
Quest’ultimo ebbe una reazione diversa, seppur sempre inconcludente, ovvero venne catturato dal Buio e quest’ultimo sembrò surriscaldarsi fino a esplodere. Ma la richiesta di energia era troppa per il Re.
In quel momento Jacob, con un salto incredibilmente alto, sfuggì ad un attacco di Sengoku e raggiunse il fianco di David, poggiò la mano a terra e, da quel punto, una melma verde iniziò a espandersi verso i Referenti.
Sengoku era alle prese con un enorme Darkside che lo stava attaccando e non poteva aiutarli.
Walt prese in mano il suo scettro.
Lo puntò verso terra e, con un flusso di elettricità sottilissima ma estremamente concentrata, descrisse un semicerchio davanti ai suoi compagni, che andò a rompere il terreno roccioso.
I Referenti non riuscirono a vedere per intero la scena, in quanto preoccupati da quella melma verde e putrida che stava per investirli.
Fortunatamente, il liquame incontrò la profonda crepa creata da Walt, ci cadde dentro e si solidificò prima di creare danni.
Sollevati, tirarono tutti un sospiro di sollievo, poi Sengoku li raggiunse, tornando a grandezza naturale in modo da non schiacciare per sbaglio i compagni.
Tutti stavano fissando David e Jacob, in attesa della loro prossima mossa, finché Walt non scese di colpo in mezzo a loro, atterrando piegando le gambe, ma arrivò talmente veloce che si udì chiaramente il rombo del tuono. Nella mano destra stringeva il suo scettro con la saetta alla base.
«Dovete fare molto attenzione a quello che vi dirò» iniziò il suo discorso ai Referenti in modo chiaro e preciso, «David controlla il Buio e l’Aria. Potrebbe togliervi il respiro, o peggio trascinarvi in un gorgo oscuro senza fine. Jacob controlla il Veleno e la Lotta, un suo pugno vi distruggerebbe le ossa, e non c’è bisogno che vi dica cosa fanno i veleni, fate attenzione anche ai gas…» disse Walt, erano gli avvertimenti più fondamentali che gli erano venuti in mente.
David e Jacob attaccarono insieme, il primo con un onda nera e il secondo con la sfera di aura.
Walt, con un tocco a terra dello scettro, generò una barriera di elettricità compressa su cui i due colpi si scatenarono, ma che non oltrepassarono.
Un sorrisetto si formò sul volto di Walt: «Vi ricordate a chi appartiene questo, vero?» disse, inclinando lo scettro verso di loro.
Da quel momento gli attacchi si susseguirono troppo velocemente perché fossero sostenibili da uno chiunque degli altri Referenti.
David attaccava con la massa di Buio, in tutti i modi possibili: lanciava sfere, generava sottili aghi, formava onde. Jacob invece era più monotono, generalmente si affidava alla solita sfera di aura e a volte utilizzava un ondata di Veleno, si vedeva che prediligeva il corpo a corpo.
Walt era davvero veloce come un fulmine, rispondeva a tutti gli attacchi in maniera perfetta, non solo generava elettricità e saette dalle mani, più o meno fluidi a seconda dei casi, ma anche barriere istantanee, ogni tanto faceva cadere un fulmine dal cielo nero e spesso non lasciava tempo agli altri due di intervenire, schivando ed attaccando simultaneamente.
I Referenti si resero conto di essere ad un livello decisamente inferiore rispetto al loro.
In quel momento lo scettro di Walt si mosse con volontà propria e, mentre il suo proprietario combatteva contro quei due, formò una barriera alle spalle di tutti, bloccando una sfera di Ombre viola.
Lucas si era ripreso dal colpo devastante di prima.
«Non i-i-ignorarmi Walt!».
Sagome scure strisciarono lungo il terreno in direzione dei Referenti e lo scettro reagì sparando cinque fulmini contro le cinque ombre che si bloccarono e svanirono.
Silente e gli altri Referenti allora intrapresero la battaglia contro Lucas.
Quest’ultimo formò due sfere violacee e le scagliò contro di loro.
«Reflex!» formularono Sora e Topolino, generando la difesa esagonale che andò a proteggere sia loro che Silente e Sengoku.
Un Neoshadow stava per attaccare Sengoku quando lui lo prese con le mani e lo strappò in due facendolo evaporare tornando alle dimensioni di Buddah gigante.
Sora teneva a bada gli Heartless che si stavano avvicinando all’area mentre Silente e Topolino si esprimevano in colpi magici contro Lucas.
Silente ripeté l’incantesimo di taglio supremo: «Sectio!» ma questa volta in verticale, cercando di colpire proprio Lucas e gli Heartless davanti e dietro di lui.
L’obiettivo svanì nell’ombra ma il taglio netto proseguì comunque la sua corsa eliminando un gran numero di mostriciattoli.
Fu alla fine, quando avrebbe dovuto colpire l’enorme statua che venne annullato senza motivo, ma c’era talmente confusione e il fenomeno era così distante che nessuno se ne accorse.
Silente notò che David e Jacob stavano effettuano un colpo combinato, infatti il primo sollevò una folata di vento mentre il secondo avvelenava l’aria con un gas tossico verdognolo.
«Omni Pulsus!» pronunciò, assorbendo tutto il colpo dei due nemici e procedendo alla sua liberazione esplosiva contro Lucas, che venne scaraventato qualche metro indietro, in aria.
Mentre il preside era voltato, però, con uno sbuffo nero David fece comparire nella sua mano una lunga falce ricurva e la utilizzò contro l’anziano mago.
A quattro centimetri dal viso di Silente, cadde lo scettro di Walt, conficcandosi nel terreno e bloccando la lama della falce tenuta da David, che stava sfiorando il viso del suo obiettivo.
Walt scese a terra al fianco del suo vecchio collega: «È un piacere rivedervi, davvero» disse nella più totale sincerità.
«Anche per noi, Walt» rispose Silente.
David colpì in  pieno Topolino con il Buio.
Quell’attimo di distrazione era costato caro.
Il Re cadde a terra apparentemente privo di sensi, Silente accorse subito rimembrando i più complessi incantesimi di guarigione.
Sora era furioso e corse verso David con il Keyblade sguainato, verso morte certa.
Sengoku faticava a respingere gli attacchi di Lucas da solo.
Ma Walt diede sfogo alla sua furia.
Con la vena pulsante sul suo collo e gli occhi accecati dalla rabbia, si sollevò in aria e, urlando, divaricò gambe e braccia, generando una pioggia di fulmini e tuoni che andò a colpire la totalità del bassopiano, facendo esplodere la maggior parte di tutti le centinaia di Heartless presenti.
La forza dell’attacco scaraventò in aria tutti quelli che si trovavano al di fuori dell’area di Walt.
Sengoku non subì gravi danni, essendo di metallo e pesante non volò via e le scariche lo attraversarono senza colpirlo, ma Sora, essendo magro venne sbalzato in aria e cadde tra le braccia di Walt che si era preparato ad acchiapparlo.
Ci vollero diversi secondi perché il rombo di quei migliaia di fulmini cessasse di risuonare nel bassopiano e nelle orecchie di tutti.
Silente e Sora avevano la vista rintronata, ondeggiante.
Tutti e tre i nemici erano stati colpiti, ma non abbattuti.
La battaglia era appena iniziata.
 
 
 
 
In tutta quella confusione, nessuno aveva prestato attenzione a ciò che stava accadendo a qualche centinaia di metri dietro di loro.
Un enorme portale si era aperto e tre maestose creature ne erano uscite.
«Mhuhuhu, quegli sciocchi della Devon. Non hanno idea del potere che avrebbero potuto sfruttare… Muhuh, non vi sarete dimenticati di me, spero!».
 
 
 



 
Angolo dell’autore:
Beh, che dire… Ciao a tutti ed eccovi in pasto la prima parte della battaglia!
Ci sono state molte, molte rivelazioni.
Finalmente la voce che abbiamo sentito alla fine del primo libro ha un volto ed un nome: Lucas.
Chi è? Che cosa vuole?
Lucas non si è presentato da solo, ma aveva due compagni con sé, avete qualche idea di chi possano essere?
Come ogni volta che mi inoltro in una battaglia come si deve, vorrei sapere il vostro parere su ciò che è accaduto: scene preferite, personaggi che vi sono piaciuti, poteri che vi sono piaciuti ed eventi che non vi aspettavate e che vi hanno sorpreso. Ci tengo molto.
Come al solito ho inserito dettagli rilevantissimi per la trama, voi avete notato qualcosa?
Finalmente Walt, Sora e gli altri Referenti si sono riuniti! Come vi è sembrato il comportamento dei personaggi? Ho dato per scontato qualcosa o ho dato poca importanza ad alcuni fattori?
Fatemelo sapere in una recensione!
 
Critiche, commenti e nuove idee sono sempre ben accette!
 
Sarò buono per questa volta e non vi tengo sulle spine con questa battaglia! Vedremo la seconda parte direttamente domenica prossima, l’8 ottobre!
Però non perdetevi l’altra storia che sto pubblicando, strettamente collegata al resto “Kingdom Hearts Before W”!
 
See you nex time!

Ritorna all'indice


Capitolo 10
*** Pityfull Heartless ***


Capitolo 10
 
Pityfull Heartless
 
 
 
 
Il rombo della pioggia di tuoni andava disperdendosi in lontananza, mentre Lucas, David e Jacob cercavano con fatica di riprendere il controllo delle loro terminazioni nervose, attraversate da dolorose scariche elettriche.
Walt scese a terra dove appoggiò delicatamente Sora, le cui gambe erano ancora tremanti dallo spavento causato dall’improvviso attacco del giovane.
Fu in quell’istante che però il Referente del Fulmine si accorse di un enorme cambiamento nell’elettricità statica dell’area e si voltò per vederne la causa, sgranando gli occhi dallo stupore.
Tre enormi creature erano uscite da un portale che si chiuse in quel momento alle loro spalle.
Il suolo del bassopiano subì delle forti conseguenze: si divise perfettamente a metà tra i due mostri che toccavano terra, il lato in cui erano presenti i Referenti e i tre nemici divenne in un istante arido, secco e sterile, crepandosi dall’assenza di liquidi nel suolo; l’altra metà invece venne letteralmente inondato da tre metri di acqua di mare, con tanto di schiuma e onde.
Parte del busto della grossa statua fu sommerso nell’acqua.
La separazione dei due terreni era ancor di più messa in evidenza dal fatto che nel punto in cui l’acqua incontrava la terra arida evaporasse in continuazione, generando un rivolo di vapore lungo tutto il bassopiano.
«Non ci posso credere…» esclamò Silente che riconobbe i tre mostri dalle illustrazioni dell’enciclopedia: «Quelli sono… i tre Pokemon leggendari della regione di Hoenn: Groudon, Kyogre e Rayquaza!» disse con aria disperata.
Groudon era colui che portava la siccità, un gigantesco rettile rosso con la pelle corazzata, ricca di placche, spine e spuntoni. Gli arti tozzi con enormi artigli bianchi, sembrava che negli occhi e nelle vene tra una placca sul corpo e l’altra, scorresse magma incandescente.
Kyogre era colui che portava l’inondazione, un’enorme orca blu e bianca con due grosse pinne laterali tali da sembrare delle gigantesche ali e quattro lunghe code. Anch’egli aveva delle linee sul corpo illuminate da una strana energia azzurra.
Rayquaza invece era il possente Pokemon draconico con corpo da serpente volante di colore verde. Aveva due piccoli arti e delle forti mascelle arancioni da cui pendevano due lunghe membrane. Il suo corpo era flessibile ma molto resistente e maestoso.
«Kyogre e Groudon controllano gli oceani e le terre, e sono Archeoevoluti, mentre Rayquaza vive nella stratosfera e può generare venti terribilmente forti e lui è Megaevoluto… mi chiedo come possano essere qui…» aggiunse Silente, informando gli altri Referenti.
Nessuno poteva notare i sottilissimi fili attaccati agli arti dei tre Pokemon e che ne controllavano pienamente i movimenti.
«Mhuhuhuhu! Che strano luogo dove incontrarsi, non è vero grand’ammiraglio?».
Sengoku trasalì e, aguzzando la vista verso le tre leggende, riconobbe a malincuore la giacca di piume rosa che si trovava sulla groppa di Rayquaza.
«DOFLAMINGO! Scendi subito giù o dovrai vedertela con me!» gli urlò infuriato l’ex grand’ammiraglio.
«Muhuhuh, non fai più alcuna paura!» disse e muovendo le dita, e consequenzialmente i fili, mosse Kyogre e Groudon in avanti, i quali ruggirono costretti ad eseguire le loro mosse più potenti.
Walt si alzò in volo di un centinaio di metri, davanti ai due Pokemon, esattamente sopra alla separazione di vapore tra le loro due abilità secondarie.
Il ragazzo si caricò di energia e poi sprigionò un'onda rosata nell’aria, apparentemente senza effetto.
«Kyogre usa Primopulsar! Groudon, tu Spade Telluriche!» disse Doflamingo e subito i due Pokemon eseguirono.
Attorno al Pokemon Oceano vennero evocate una decina di sfere d’acqua ad altissima compressione che vennero scagliate contro il nemico; mentre nel suolo davanti a Groudon si alzarono numerosissimi spuntoni di roccia appuntiti che avanzavano a velocità assurda verso il loro obiettivo.
Mentre i due attacchi si avvicinavano pericolosamente a Walt, dietro di lui si aprirono due portali circolari dai quali fuoriuscirono Dialga e Palkia che scagliarono subito Fragortempo e Fendispazio.
Il Fragortempo colpì le Spade Telluriche che tornarono indietro, o meglio, risprofondarono nel terreno a ritroso fino al punto in cui Groudon le aveva scagliate.
Il Fendispazio, che consisteva in una falciata rosa generata da una delle due perle che Palkia aveva nelle spalle, colpì il Primopulsar, che fu trasportato in chissà quale dimensione.
I due Pokemon di Sinnoh si appoggiarono al suolo con due grandi tonfi, davanti a Walt.
«Muhuhuhu, chi si rivede, presto sarete miei anche voi!» disse Doflamingo e ordinò nuovamente a Groudon e Kyogre di ripetere le loro mosse.
A loro volta anche Dialga e Palkia si prepararono a ripetere ciò che avevano appena fatto, illuminando rispettivamente il diamante blu sul petto e le perle rosa sulle spalle.
Il Tempo impazzì, assorbendosi nella sfera nero bluastra nelle fauci di Dialga, e a sua volta l’essenza dello Spazio fu assorbito nel braccio di Palkia.
La scena si ripeté allo stesso modo.
«Muhuhu, Rayquaza! Usa Dragopulsar!» ordinò Doflamingo al suo terzo Pokemon che invece mancava all’appello dal lato dei Referenti.
Gli attacchi di Groudon e Kyogre furono neutralizzati nella stessa identica maniera di prima, ma il Dragopulsar avanzava pericolosamente verso Walt e i due Pokemon.
Sul terreno apparve con uno sbuffo di fumo una figura femminile in ginocchio, era bionda e vestita di verde.
«Tecnica del Richiamo! Katsuyu!».
 
 
 
 
Con una grossa nuvola di fumo, apparve all’improvviso una gigantesca lumaca bianca, ma non ebbe una gran longevità sul campo di battaglia.
Il colpo di Rayquaza la colpì in pieno e Katsuyu incassò il colpo, però invece di cadere a terra sconfitta, esplose in moltissime lumache più piccole che si dispersero man mano sul basso piano.
 «Ma quella è… Tsunade!» esclamò Sengoku.
Tsunade, il quinto Hokage del Villaggio della Foglia, si alzò in piedi: era una donna di mezza età ma con un aspetto incredibilmente giovanile, bionda con due codini che le ricadevano sulla schiena, indossava una giacchetta verde e aveva un piccolo ed insolito tatuaggio romboidale sulla fronte.
«Katsuyu!» disse rivolgendosi al mucchio di lumache vicino a lei, che nonostante avessero ridotto notevolmente le dimensioni a causa dell’attacco rimanevano comunque delle lumache giganti, «Voglio che ti disperdi sul campo di battaglia in modo da essere pronta ad intervenire nel caso di necessità» ordinò l’Hokage con tono chiaro e deciso.
«Sì, signorina Tsunade» rispose la lumaca più vicina con una voce evanescente, e così facendo le numerose copie di Katsuyu iniziarono a disperdersi in tutta l’area arida, ignorando gli Heartless che erano sopravvissuti fino ad ora.
Sengoku saltò davanti a Rayquaza: «Doflamingo! Ti riporterò in cella ad Impel Down stasera stessa!» disse e con i palmi delle mani rivolti l’uno verso l’altro concentrò due onde d’urto formando una sfera di energia trasparente alla vista, molto instabile.
Sprigionò quel raggio di energia verso il pirata che a sua volta mosse i fili legati al Pokemon stratosfera: «Protezione» disse.
Il colpo furioso di Sengoku andò a toccare una barriera azzurrina apparentemente impenetrabile e si consumò con un tintinnio accennato.
«Mhuhuhuhu, non sei più tanto imponente, grand’ammiraglio».
«Forse è meglio se vai a dare un occhiata a Topolino, Tsunade. Non è messo molto bene…» consigliò Sengoku a bassa voce in modo che solo la diretta interessata potesse udirlo.
Lei si voltò alla ricerca del re e appena lo vide annuì e corse verso di lui.
«È un piacere conoscerla, sono Albus Silente» disse il preside educatamente mentre scacciava alcuni Heartless dalla zona in cui giaceva Topolino ancora privo di sensi.
«Anche per me!» intervenne Sora che era lì a dare una mano.
«Saltiamo i convenevoli a più tardi! Sono un ninja medico, mi occuperò del re con l’aiuto di Katsuyu, sarà meglio che voi andiate a dare una mano a Sengoku invece. Gli servirà aiuto contro quei tre cosi» disse riferendosi ai Pokemon, a lei sconosciuti.
«Sicura che non ti serva una mano per tenere a bada gli Heartless?» chiese Sora.
Tsunade lo guardò, seria, mentre dietro di lei un Novashadow stava per attaccarla.
Si voltò e gli sferrò un pugno talmente forte che l’Heartless prima di dissolversi ebbe il tempo di frantumare la roccia al suolo.
«Wow!» esclamò il custode del Keyblade.
«Vedi ragazzino anche se sono una donna e sono un medico ho le mie doti per essere una Referente» gli disse lei sorridendogli dolcemente come se nulla fosse accaduto. Aveva una forza fisica inconcepibile, non solo per una donna ma per un essere umano.
Convinti che l’Hokage fosse in grado di cavarsela da sola, Sora e Silente andarono a fiancheggiare Sengoku che con l’appoggio di Palkia e Dialga stavano per ricominciare a combattere contro Doflamingo.
Tsunade si accovacciò vicino a Topolino ed esaminò il suo corpo.
«Katsuyu, che cosa ne pensi?» disse rivolta ad una delle sue lumache che l’aveva seguita.
«Sembra essere stato attaccato con il Buio, è un elemento rarissimo nel nostro mondo, signorina. Ma non è grave, dovremmo debellarlo in poco tempo».
«Ottimo» disse e appoggiò le mani sull’addome di Topolino mentre Katsuyu gli saliva sulle gambe.
Nei punti di contatto con il re venne prodotto il Chakra, l’energia che i ninja utilizzavano per produrre attacchi, tecniche e, in questo caso, arti mediche.
Fortunatamente il trattamento a base di Chakra e concentrazione assoluta durò una manciata di minuti e Topolino si risvegliò sbattendo le palpebre con fatica.
«M-ma tu sei… Tsunade! Ma cosa è successo?!» si chiese il re subito dopo aver rimembrato la situazione.
«Non così in fretta Vostra Maestà, siete ancora molto debole. Vi aggiornerò sugli avvenimenti che mi riguardano una volta terminata questa battaglia, per ora è meglio darsi da fare» gli rispose l’Hokage mentre una lumaca quasi di dimensioni tradizionali si andò ad appoggiare sulla spalla di Topolino.
«Tenga Katsuyu con lei, le donerà le forze che le mancano. Ma stia attento, il suo corpo rimane comunque in fase di debilitazione».
Topolino era distratto da i tre Pokemon mastodontici di cui si era perso l’arrivo sul campo di battaglia, e da Doflamingo che li stava controllando, ma annuì a Tsunade.
Lei si alzò, pronta a darsi da fare «È tempo di mettere fine a questo scontro».
 
 
 
 
La debolezza principale dei Frutti del Diavolo è quella di perdere potere e indebolirne il possessore una volta immerso nell’acqua, e proprio questo era ciò che stava cercando di ottenere Doflamingo con Sengoku.
Le onde d’urto dell’ex grand’ammiraglio andavano a schiantarsi contro le mosse di tipo terra di Archeo Groudon, ma poco poteva fare contro quelle di tipo acqua di Archeo Kyogre.
Fortunatamente stava ricevendo aiuto da Dialga e Palkia che però iniziavano a esaurire le energie a causa di quell’estenuante scontro anche contro Mega Rayquaza.
Silente si materializzò a qualche centinaia di metri davanti a Groudon, deciso ad utilizzare l’acqua presente nella seconda metà del campo di battaglia contro di lui.
Purtroppo Doflamingo intuì le sue intenzioni e mosse tre fili della mano sinistra.
L’enorme pinna di Kyogre si alzò e, con una falcata, generò un’onda di migliaia di litri d’acqua che avanzò ineluttabile contro il punto in cui si trovava Silente.
Quell’enorme quantità di oceano si riversò nella parte arida del bassopiano inondando tutto ciò che trovò sulla sua strada, e anche sul mago, che si era pietrificato alla vista di tutta quella forza della natura.
«Reflex!» pronunciò Sora, e una cupola composta dagli scudi esagonali coprì sia lui che il preside.
Quel Surf si abbatté violentemente sopra di loro mettendo a dura prova lo scudo ma, dopo qualche secondo di resistenza, l’acqua andò a evaporare nuovamente e loro si liberarono da quella minaccia.
«Deve stare attento, signor Silente!» disse Sora sorridendo e mettendosi le mani dietro la testa.
«Ti sono debitore Sora, ti ringrazio» disse il preside sinceramente, una volta superato quel momento di terrore.
 
 
 
 
Lucas, ripresosi dallo shock elettrico che gli aveva paralizzato i nervi e approfittandosi della confusione creata dall’arrivo di Doflamingo con i tre Pokemon leggendari, aveva assunto una forma evanescente violacea per sgattaiolare indisturbato verso la grande statua a mezzo busto al centro della scogliera.
Un tuono cadde a pochi centimetri davanti a lui, facendo saltare in aria il terreno.
«Il tuo avversario sono io» disse Walt scendendo dal cielo, lo stava cercando da qualche minuto, era sicuro che l’arrivo del pirata non fosse un caso.
«Sei stato tu a fare in modo che accadesse tutto questo, non è così? Sarebbe tipico dei codardi come voi, fare in modo che si formi un esercito che combatta al posto loro»
Lucas riacquisì la sua forma umana: «Non è come pensi», e questa volta svanì completamente.
«Non ci provare!» disse il Referente agguantando l’aria davanti a sé con tutta la forza che aveva: si creò una bolla rosa in cui lo spazio era sotto il suo controllo e così chiuse ermeticamente il luogo dov’era scivolato Lucas, alla destra del punto in cui era svanito.
«Dopo tutti questi anni non sei cambiato proprio per niente, vai sempre sulla destra del tuo avversario quando gli sparisci davanti. Sei rimasto ingenuo, come un tempo!» gli rimproverò Walt.
Il tono che usava era strano, non sembrava un’accusa ma un rimprovero, come se avesse sperato che Lucas dopo tutto questo tempo avesse potuto regalargli una battaglia degna dell’attesa. O forse c’era qualcosa di diverso…
Walt si guardò la mano con cui riusciva a controllare lo Spazio «Finalmente ci sono riuscito. I miei sospetti erano fondati, il tocco della Splendisfera ha riattivato il mio potere dello Spazio» constatò tra sé e sé.
Carico di euforia, scarico i fulmini contro il suo avversario venuto da un passato che aveva cercato a tutti i costi di dimenticare, si contorceva dal dolore. Non poteva sfuggire.
Il fragore delle saette copriva le grida di lamento di Lucas, anche se stava soffrendo in maniera evidente.
La vista dei suoi occhi ruotati al contrario dal dolore, della pelle che iniziava a ustionarsi e i suoi vestiti che fumavano leggermente dalla scarica di energia che stava subendo il suo nemico, a Walt vennero in mente ricordi che aveva sepolto da tempo, ricordi felici.
E lasciò la presa per un momento, un istante talmente fugace da essere quasi impercettibile, ma che purtroppo permise a Lucas di scappare dissolvendosi come un’ombra sul terreno.
Walt aveva due lacrime che gli rigavano il viso, non poteva biasimarsi per quel momento di debolezza, un momento in cui l’amicizia aveva preso il sopravvento sulla ragione, sul dovere e sui fatti.
Si passò la manica sul viso asciugandole, e ripartì al suo inseguimento, deciso a farla finita.
 
 
 
 
«Muhuhuhu, poveri sciocchi, non conoscete minimamente il potere dei Pokemon! Rayquaza, Ascesa del Drago!» ordinò Doflamingo deciso a sfoderare nuovamente la sua arma più potente, ora che Katsuyu non poteva più parare il colpo.
Il verde serpente volante si alzò vertiginosamente di quota per poi scendere in picchiata, ad una velocità tale che Doflamingo rimase aggrappato al suo Pokemon solo grazie ai suoi fili, mentre rideva selvaggiamente.
L’Ascesa del Drago andò a spazzare via tutti gli Heartless presenti sul terreno e nell’acqua, e Rayquaza si stava dirigendo a tutta forza contro i Referenti.
Un enorme portale oscuro si aprì davanti a loro e un grosso drago nero e alato ne uscì a tutta velocità andando a scontrarsi con Rayquaza e mordendolo nella parte centrale del corpo.
Il Pokemon sembrò accusare il colpo e per tutta risposta, grazie alla sua flessibilità, rispose con un altrettanto morso al drago nero.
«Mi stavo chiedendo quando ci saremmo rivisti, strega» commentò Doflamingo.
Il drago nero si liberò dalla presa di Rayquaza, che si portò nuovamente a distanza, e si appoggiò al suolo, davanti a Dialga e Palkia.
Dolorante per il morso subito, si rimpicciolì e cambiò forma, fino a ritornare la strega che quasi tutti i Referenti avevano combattuto per il loro scorso viaggio: Malefica.
«Malefica!» esclamò Topolino che stava correndo verso i suoi compagni grazie alle energie traferitegli gradualmente da Katsuyu.
Malefica lo ignorò completamente e si portò la mano sulla ferita che Rayquaza le aveva inferto, e con un barlume verde la curò.
Poi prese il suo scettro, illuminato con un’intensissima luce e lo sbatté a terra con violenza, trasferendo la magia al terreno: «Pietosi Heartless! Che collezionano cuori senza controllo. Io, la regina di ogni male, che sono stata la vostra sovrana, vi sottometto nuovamente!» disse a gran voce.
«Malefica! Non ce la puoi fare!» le disse Topolino dopo averla raggiunta.
«Tu… mi sottovaluti, topo!» disse lei in preda alla fatica che le richiedeva l’incantesimo.
Effettivamente però tutti gli Heartless che erano sopravvissuti agli attacchi dei Pokemon, e quelli che erano apparsi nel frattempo, ebbero un momento di confusione.
Tremando, come se stessero davvero compiendo una decisione matematica, ebbero dei leggeri spasmi, e poi meccanicamente cambiarono direzione ed obiettivo, puntando a Doflamingo e ai tre Pokemon leggendari da lui controllati.
«Wow!» esclamò il re alla vista di quel nuovo loro esercito alleato.
«Sei stata grande Malefica!» le disse Sora che si era avvicinato a loro.
«Non prenderti certe confidenze, ragazzino! Posso schiacciarti come uno scarafaggio in qualunque momento, sappilo!» ristabilì lei la gerarchia.
Numerosi Heartless erano comparsi nuovamente dal nulla, e iniziarono tutti insieme a colpire Kyogre, Groudon e Rayquaza. Essendo di dimensioni molto variabili, sia gli Heartless terrestri che quelli acquatici e volanti, avevano un’ottima possibilità di infliggere dei danni ai tre Pokemon che erano dei bersagli troppo esposti anche se nettamente più potenti.
«Ti ringrazio Malefica» disse Topolino.
«Solo per questa volta… Vostra Maestà» rispose lei sottolineando “Maestà” con una schifezza degna di nota.
 
 
 
 
Dialga fu avvolto di colpo da un vortice oscuro che gli catturò le zampe e man mano saliva verso il corpo.
Il Pokemon tentò di liberarsi, ruggendo e colpendo il vortice nero con un colpo esplosivo, ma il Buio sembrava non volerlo più lasciare andare.
«Jacob è questo! È il Pokemon leggendario che controlla il Tempo! Dammi una mano!» disse David uscendo dal vortice e fermandosi a mezz’aria davanti a Dialga.
Tsunade stava correndo velocissima verso di loro: «Qui l’unica cosa di leggendaria sono io!» sbraitò e, con un salto molto più energico del previsto, raggiunse in un attimo David e lo colpì con un pugno violentissimo al volto, rompendogli la mascella e scaraventandolo al suolo.
Dopo qualche istante il ragazzo del Buio si rialzò dolorante sputando del sangue e reggendosi la bocca con la mano: «Non mi aspettavo una forza tale in una donna, complimenti. Jacob, pensaci tu» ordinò al suo scagnozzo tutto muscoli.
L’intento di Tsunade però era stato raggiunto: Dialga si era liberato dalla morsa di David e ora si teneva a distanza fluttuando in aria, pronto a continuare a combattere contro Kyogre e Groudon.
«Tsunade! Da quanto tempo non ci vediamo, non sei invecchiata di un giorno!» gli disse Sengoku che l’aveva raggiunta.
«È un piacere anche per me ma levati quell’aria stupita, grand’ammiraglio. Io sono giovanissima».
«Ehm… veramente ormai… vabbè, mi daresti una spinta?»
«Come se non fossi in grado di dartela da solo» disse lei ma con fare deciso posizionò una mano sotto il corpo d’oro massiccio di Sengoku in versione Buddha e con uno sforzo minimo lo lanciò in aria contro Groudon.
«Le è rimasta la stessa forza straordinaria di un tempo» borbottò l’ex grand’ammiraglio mentre veniva catapultato verso il Pokemon Continente.
La velocità acquisita combinata con il peso del suo corpo conferirono a Sengoku una forza strepitosa grazie alla quale, quando si aggrappò ad una delle spine sul corpo di Groudon, riuscì a fargli perdere l’equilibrio abbattendolo al suolo.
«Arg! Dannazione scotta!» urlò Sengoku che si stava ustionando a contatto con il corpo di Groudon che grazie alla Archeo Evoluzione possedeva la peculiarità di avere del magma al suo interno.
Il corpo del Buddha rischiava di liquefarsi, perciò il grand’ammiraglio dovette allontanarsi il più in fretta possibile e vide con la coda dell’occhio che Groudon si stava già rialzando lentamente.
Jacob generò una ondata di veleno verdognolo che avanzò verso l’Hokage.
«Arte Medica, Tecnica dell’Antidoto Istantaneo!» pronunciò lei mentre compiva rapidi ma precisi movimenti con le mani per richiamare il Chakra.
Affondò la mano destra nel liquame verde che, partendo da quel punto, cambiò istantaneamente colore diventando azzurrino.
«Devi impegnarti molto di più a creare veleni più complessi. Non lo sai che sono una dei tre ninja leggendari nonché la più grande ninja medico del mondo?» disse e senza aspettare risposta aggiunse una nuova mossa: «Arte del Fuoco, Tecnica della Fiamma Ossidrica!» così dicendo diede fuoco all’antidoto, creato appositamente infiammabile, nel quale Jacob aveva i piedi immersi.
Il suo nemico dovette saltare via dalla pozzanghera in fiamme e spense le sue calzature scottandosi mani e piedi.
«Arte della Terra, Tecnica della Tomba Rocciosa!» disse l’Hokage e quattro spessi muri di roccia chiusero Jacob in un cubo.
Quest’ultimo con un pugno riuscì ad abbattere il muro che lo separava da Tsunade e con un balzo la raggiunse.
Lo scontro tra i loro pugni generò una forza tale da spazzare via tutto ciò che si trovava intorno a loro, compreso il terreno che si schiacciò verso l’interno.
Non troppo distante David era ricomparso, deciso a mettere fine a quella battaglia e ad ottenere ciò per cui era stata progettata.
Ma Silente si materializzò davanti a lui, accompagnato da Topolino e Malefica.
«Siete degli stolti, voi siete solo subdoli frammenti di ciò che siamo noi!» disse David e scaraventò un onda di Buio contro i tre nemici.
«Lumen Somnium!» formulò Silente e un fascio di luce potentissimo investì in pieno il Buio che si estinse prima di colpirli.
«Forse dovresti ricrederti, amico mio» gli disse Silente.
David si rialzò evocò la sua falce ricurva e la lanciò contro di loro, mantenendola in aria grazie al suo controllo dell’Aria.
Malefica la intercettò con il suo scettro, bloccandola similmente a come aveva fatto Walt.
«Sei uno sciocco se pensi di poter sconfiggere me!» aggiunse lei.
«Sei finito!» disse Topolino e lo trapassò con il raggio di Luce del Keyblade.
Lui si ingobbì ancor di più di quanto non lo fosse naturalmente e sputò nuovamente del sangue.
Li guardò con uno sguardo carico d’odio.
Lo scettro di Walt cadde a terra infilzandosi nel terreno direttamente davanti a David, e con una scarica lo colpì costringendolo alla fuga.
A lanciarlo era stato ovviamente il ragazzo, che al momento si trovava in alto nel cielo, allo stesso livello del viso della statua gigante. Davanti a Lucas, per mettere fine allo scontro.
Controllando gli Spettri, Lucas creò un enorme sfera violacea instabile, al cui interno vorticavano anime dannate e spiriti urlanti. La scagliò con forza contro Walt.
Lui concentrò tutte le energie nel pugno destro, una bolla di Spazio lo avvolse e, poco prima dell’arrivo della sfera d’ombra, la fece scoppiare contro l’aria che si frammentò in grossi pezzi che poi generarono un’onda d’urto che dissolse la sfera nemica.
«Oh, ecco com’era!» disse Walt facendo riferimento all’attacco che aveva voluto utilizzare contro Dialga nella battaglia davanti a Hogwarts; in quell’occasione l’attacco gli era venuto male a causa del troppo tempo trascorso senza allenamento con l’elemento Spazio
«D-d-dov’è il tuo scettro, Walt? O, per meglio dire, il suo» disse Lucas bisbigliandogli sottovoce nell’orecchio.
Infatti il capo del ragazzo nemico era comparso dal nulla al fianco di quello di Walt, facendogli notare che prima aveva sacrificato il suo scettro senza recuperarlo e poi, facendo comparire il resto del corpo, evocò la sua arma già in posizione di attacco.
Un forcone di acciaio apparve pericolosamente intorno al collo di Walt, con un rebbo a destra e uno a sinistra, in modo da tenerlo sotto scacco.
Poi, con un incredibile forza per il corpo esile di Lucas, lanciò il forcone al suolo, trascinando Walt con esso.
Il giovane Referente si schiantò a terra senza poter tramutarsi in elettricità, in quanto il forcone di Lucas aveva il potere di trattenere l’anima della sua vittima, precludendogli ogni via di fuga.
L’arma a due rebbi tornò nella mano del suo possessore, che guardava il buco in cui era semi sepolta la sua vittima con aria di strafottenza e compiacimento.
Ciò che accadde dopo si susseguì con estrema velocità.
Kyogre e Groudon erano pronti a scatenare nuovamente la loro ira controllati da Doflamingo, Rayquaza era volato in alto pronto a compiere una nuova Ascesa del Drago.
Di nuovo, Dialga e Palkia caricarono rispettivamente il diamante blu sul petto dell’uno, e le perle rosa sulle spalle dell’altro pronti a sguinzagliare il potere del Tempo e dello Spazio anche se in minoranza numerica.
Walt emerse dal terreno alla velocità della luce, aveva gli occhi talmente intrisi di elettricità da essere luminosissimi, le strisce azzurre sul suo nuovo completo grigio scuro che risplendevano di energia e le vene sul suo collo gonfie di rabbia e decisione.
Aveva le braccia incrociate al petto e, in entrambe le mani, teneva l’indice e il pollice uniti: tra le dita della mano destra c’era una piccola scintilla elettrica e tra quelle della mano sinistra una piccola bollicina rosa.
Nel frammento di secondo in cui Lucas riconobbe quella particolare mossa riuscì solamente a spaventarsi e a dire: «No! È impossibile!».
Facendo scivolare una mano sull’altra, la piccola scarica elettrica generò una scintilla che andò a colpire la piccola bollicina di Spazio e l’attacco ebbe inizio.
Davanti a lui, uno squarcio violaceo di dimensioni catastrofiche si aprì nel cielo sopra tutto il basso piano e, come un buco nero, risucchiò al suo interno tutto ciò che poteva essere preso.
Un potentissimo vento tentava di trascinare all'interno di quello squarcio di circa cinquecento metri di ampiezza tutto ciò che poteva sollevarsi dal terreno, e non solo.
L’incantesimo rosso che Silente stava scagliando un momento prima dell’apertura fu risucchiato verso l’alto come se fosse fluido.
La luce che risplendeva nel diamante e nella perla di Dialga e Palkia venne estratta dai due Pokemon e trascinata a forza nello squarcio.
Tutti i fili di Doflamingo si infransero, ma anche l’energia dell’Archeo evoluzione e della Mega evoluzione di Kyogre, Groudon e Rayquaza venne risucchiata, lasciando i tre Pokemon di Hoenn nella loro forma base, più piccola, senza magma all’interno di Groudon e senza tutti i fronzoli nell’aspetto di Rayquaza. Diminuendo anche molto il loro livello di potenza.
Tutti gli Heartless si dissolsero in Oscurità che anch’essa venne risucchiata all’interno dell’attacco di Walt.
Anche tutte le copie di Katsuyu stavano venendo sollevate da terra per essere portate via ma Tsunade fortunatamente annullò la Tecnica del Richiamo facendola svanire in tempo.
Sengoku fu costretto a riassumere la sua forma umana a causa della perdita istantanea dei poteri del Frutto del Diavolo.
Durante questi minuti in cui tutto venne portato via all’interno del suo attacco, Walt era in una specie di trance davanti al taglio creatosi nello spazio davanti a lui, senza però venire trascinato al suo interno.
Anche i Referenti erano vittime del potente vento che tentava di portar via ogni cosa: Topolino, che era nettamente il più minuto, aveva evocato il suo Keyblade incastrandolo in una roccia e sventolava quasi come una bandiera prima di perdere definitivamente l’appiglio; fortunatamente lo acchiappò al volo Sengoku che, essendo naturalmente più massiccio riusciva a correre quasi senza problemi.
Dialga e Palkia e Rayquaza, che erano in grado di volare, opponevano resistenza alla forza che li attraeva dentro, e parvero riuscirci.
Kyogre e Groudon erano comunque molto pesanti anche nella loro forma base perciò non correvano particolari rischi.
In quel momento in cui tutto era a rischio di estinguersi, un piccolo portale si aprì nel cielo sferzato dal vento e ne uscì una navicella cannoniera del tipo LAAT.
 
 
 
 
«Sembra che siamo arrivati appena in tempo, maestro» disse il giovane alla guida dell’astronave, era castano con una leggera barba e indossava una tunica beige.
«Ai Referenti avvicinati Obi-Wan, in fretta dobbiamo agire!» rispose il Maestro Yoda, dal retro della nave.
Il cannoniere si avvicinò con fatica al gruppo di Referenti che si stava riunendo per aiutarsi a vicenda a non perdere il contatto con il terreno.
La parte centrale della navicella si aprì: «Albus!» urlò una voce femminile con tutto il fiato che aveva in gola, cercando di superare il frastuono del vento.
Silente, che era impegnato a mantenere la posizione, udì nel fragore quel leggero richiamo e si voltò vedendo la navicella di Yoda.
«Minerva! Che ci fai qui!?» ripose lui vedendo la professoressa McGranitt con il mantello sferzato dall’aria, aggrappata ad una maniglia della nave con una mano mentre con l’altra reggeva il suo cappello da strega.
«Albus sono dovuta venire! Ci sono importanti novità!» disse lei sempre a gran voce.
«Ci penseremo più tardi, ora dammi una mano con gli incantesimi!» disse lui e, puntando la bacchetta verso l’alto iniziò a pronunciare diversi incantesimi di difesa: «Protego Horribilis, Fianto Duri, Repello Inimicum…».
La McGranitt capì le sue intenzioni di creare una cupola protettiva in vista della fine dell’attacco di Walt, e ricopiò gli incantesimi del preside aiutandolo a formare uno spesso scudo che andò a coprire i Referenti e la navicella appena arrivata.
Gli altri colleghi capirono che presto si sarebbe rivelato utile sfruttare le loro abilità difensive, quindi seguirono il saggio esempio di Silente e lo aiutarono.
«Attivare gli scudi deflettori!» disse Yoda a Obi-Wan che utilizzò lo scudo deflettore della navicella per creare una seconda cupola sulla prima.
«Sora, insieme a me, forza! Reflexaga!» disse Topolino evocando la magia con il Keyblade e creando il terzo strato difensivo composto dagli scudi esagonali.
Sora lo imitò creando il quarto.
Tsunade prese un rotolo di carta, lo slegò e tracciò alla svelta alcuni simboli con il sangue che si era fatta uscire dal pollice per evocare Katsuyu: «Arte della Luce, Sigillo Sferico» disse e la quinta sfera trasparente avvolse i Referenti.
E mentre loro concludevano le difese, Walt rincrociò le braccia, riunendo le dita, riformando la scintilla e la piccola sfera di Spazio.
Lo squarcio si rimpicciolì in un piccolo globo roseo compresso, in tensione.
Anche Dialga e Palkia si stavano proteggendo nelle loro barriere di Tempo e Spazio.
Per un attimo ci fu un istante di calma piatta, in cui non soffiava più una bava d’aria.
Ma non appena Walt rilasciò tutta l’energia accumulata, ci fu il vero caos.
Un’esplosione luminosa investì ogni angolo del bassopiano disintegrando il suolo e scatenando una furia devastante, era una scena apocalittica.
Lo scudo più esterno di dissolse senza alcuna fatica e lo stesso accade al secondo e poi al terzo.
Il quarto si scheggiò, si crepò e poi si ruppe anche quello, il quinto, cioè l’ultimo quello creato da Silente e la McGranitt insieme, da trasparente iniziò a surriscaldarsi velocemente divenendo rosso e liquido.
Malefica, che sfruttando la situazione di caos e paura si era intrufolata nelle grazie dei Referenti, illuminò il suo scettro e un attimo prima che lo scudo dei due maghi cedette ne creò uno lei che resistette quel tanto che bastò a far esaurire l’attacco di Walt, salvandoli tutti.
 
 
 
 
L’intero basso piano era ancora più desolato di quanto non lo fosse all’arrivo di Walt e Sora e regnava la stessa calma piatta di prima.
I Referenti uscirono lentamente dalla loro piccola area intatta, osservando con occhi attenti ma anche increduli ciò che era accaduto
L’unica cosa che sembrava essere sopravvissuta era l’enorme statua di pietra.
Dialga e Palkia dissolsero le loro barriere, sembravano intatti seppur sfiniti.
Ciò non si poteva dire per Kyogre, Groudon e Rayquaza, che avevano subito il colpo e ora erano svenuti, senza forze.
Silente intravide una macchia rosa sul terreno e ci si materializzò accanto.
Doflamingo aveva evidentemente tentato di chiudersi in una sfera di fili ma il suo tentativo di difesa non era bastato a contrastare quell’improvviso attacco ed ora giaceva svenuto al suolo; Silente lo prese e, smaterializzandosi, lo consegnò nelle mani di Sengoku.
Palkia emise il suo particolarissimo ruggito e, con tre ondate di energia rosa, fece svanire i tre Pokemon leggendari di Hoenn rispedendoli a casa, successivamente scomparve insieme a Dialga nelle loro rispettive dimensioni.
Lucas era atterrato ad una manciata di metri davanti ai Referenti e respirava affannosamente, con gli occhi sgranati, occhi che avevano visto la morte a pochi attimi da loro; di Jacob e David non c’era neanche l’ombra, evidentemente erano fuggiti.
Walt scese lentamente tra lui e i suoi colleghi, non sembrava nemmeno stanco, però quando toccò terra, i suoi vestiti tornarono gradualmente candidi e le strisce azzurre si spensero, ridonandogli l’aspetto di sempre.
Non scambiarono parole, ne sguardi particolari, Walt semplicemente alzò il dito indice puntandolo contro Lucas, carico del raggio di energia elettrica compressa con cui avrebbe posto fine alla sua vita, in un istante.
I Referenti avevano capito le sue intenzioni e si scambiarono sguardi cupi, dubbiosi sul fatto se quella fosse la cosa giusta o sbagliata da fare.
«Tu… tu mi hai rovinato la vita… e distrutto il mio mondo, e io che ti consideravo come un fratello… Adesso basta Lucas, è finita».
«No, Walt non farlo!» disse Sora correndo davanti a lui e proteggendo Lucas con il suo corpo.
«Non fraintendermi non voglio difendere lui, ma te… Non ti macchiare di una cosa simile, non ucciderlo. Tu non sei così, Walt. Tu sei una persona buona!» disse Sora.
Il dito di Walt pulsava luminoso, quasi desideroso di scagliare quel raggio nel petto del suo nemico con cui un tempo aveva condiviso bei momenti. Ma davanti a Sora che aveva quella straordinaria abilità di affondare le proprie radici nei cuori delle persone e inondarle con la sua genuinità e ottimismo… lui, lentamente, abbassò il dito, sospirando.
In quel momento la Luce fece la sua mossa e con una bagliore accompagnato da una musica quasi celestiale fece apparire dietro le spalle dei Referenti una meravigliosa porta argentata e splendente.
«Il Regno della Luce… è ora di tornare a casa, Walt» disse Topolino tendendogli la mano.
Walt si voltò e osservò la porta per tornare nei mondi reali, Sora lo raggiunse e lo cinse alla vita con il braccio come un vero amico.
Topolino con il Keyblade aprì la porta e si preparò ad attraversarla.
Lucas si alzò di scatto, evocò il suo forcone e lo scagliò verso Walt, puntando a perforarlo da parte a parte.
Walt non aveva abbassato la guardia un secondo e con il suo scettro nella mano destra evocato all’ultimo secondo colpì il forcone alla base dei due rebbi con la punta della saetta.
Il colpo fu talmente forte e talmente intriso di energia elettrica che distrusse completamente il forcone del nemico in mille pezzi, sotto gli occhi di tutti i presenti.
Ma nel attimo in cui Walt alzò lo sguardo, Lucas svanì nell’ombra.
Osservando un’ultima volta la statua torreggiante sul bassopiano e questa volta appoggiando lui una mano sulla testa di Sora per scompigliarli i capelli già arruffati di per se, oltrepassò con gli altri la Porta per la Luce.
 
 


 
Angolo dell’autore:
Che dire, questi capitoli per me sono i più importanti e i più difficili da realizzare.
La battaglia che avete appena letto è frutto di mesi e mesi di pensieri, tentativi di scene, tempo e fatica. Spero che il risultato vi sia piaciuto!
Che dire ci sono moltissime importanti novità!
Prima tra tutte andando in ordine cronologico: avevate riconosciuto Doflamingo e i tre leggendari di Hoenn? Se avete giocato a Pokemon Rubino Omega o Zafiro Alfa avrete anche capito a quale tecnologia fa riferimento Doflamingo quando aveva nominato la Devon S.p.A.
Vi aspettavate l’entrata in scena di Tsunade? Ovviamente c’è un motivo del suo arrivo e una giustificazione del fatto che sia comparsa proprio lì, che scopriremo presto. Quindi fatemi sapere se vi è piaciuto questo personaggio!
Dialga, ma soprattutto Palkia reagiscono al richiamo di Walt, vi ricordate un evento legato a questi ultimi due personaggi ? C’è un motivo se Walt ha potuto evocarlo.
Vi aspettavate il ritorno in grande stile di Malefica? Lei è un personaggio con i controcoglioni e anche in KH2 la si vede difendere i Custodi del Keyblade nel momento del bisogno. Visto che quando vidi questa scena mi commossi non poco non potevo non farla redimere almeno in parte anche nella mia storia!
Perfino il Maestro Yoda e Obi-Wan sono arrivati ad aiutare il resto dei Referenti, e la McGranitt dice di avere importanti novità, talmente importanti da lasciare Hogwarts in mano al solo Hagrd, cosa potrebbe essere successo secondo voi?
Cosa pensate che fosse l’attacco finale di Walt? Qualche chiarimento lo avremo già nel prossimo capitolo, tranquilli.
Lucas, David e Jacob sono fuggiti, e apparentemente non hanno ottenuto nulla da questa battaglia, anzi, hanno sonoramente perso alla fine. Perché allora Lucas avrebbe dovuto iniziare tutto? Perché costringere Cytrus a far andare Doflamingo da Voldemort solo per far intervenire i Referenti e attirare Walt in quel posto? Ricordiamoci le supposizioni di Magneto: secondo lui qualcuno aveva tratto Malefica in inganno raccontandogli di Dialga.
 
Lo so. ci sono molti interrogativi, però mi piacerebbe sentire la vostra su questo capitolo e su ciò che viene rivelato, perciò vi chiedo di lasciarmi una recensione con i vostri pensieri, ne farò tesoro.
 
Critiche commenti e nuove idee sono sempre ben accetti!
 
Noi ci rivediamo tra due settimane, domenica 22 con un nuovo capitolo di Kingdom Hearts Before W! Che come avete capito, è sempre più collegato a questo;)
 
See you nex time!

Ritorna all'indice


Capitolo 11
*** Absence ***


Capitolo 11
 

Absence
 
 




La porta si spalancò sul Regno della Luce e i reduci dalla battaglia ritornarono nel luogo di partenza.
«Ma questa… è la torre del Maestro Yen Sid!» esclamò Topolino, che fu il primo a inoltrarsi nel mondo in cui il destino aveva scelto di mandarli.
Man mano che i Referenti uscivano dalla porta osservavano curiosi il minuscolo mondo dove viveva Yen Sid: un piccolo atollo dove si ergeva la sua torre tutta storta e obliqua in mezzo al cosmo.
Gli ultimi ad approdare lì furono Yoda e Obi-Wan  con la loro navicella; successivamente il cancello che connetteva i due Regni si richiuse e svanì con un bagliore.
«È un luogo… davvero strano» commentò Tsunade osservando i piccoli cespugli che crescevano nel brevissimo sentiero che portava all’entrata del castello, oltre il quale c’era il vuoto.
Walt stringeva ancora il collo di Sora con il braccio, sia in segno di amicizia sia per farsi sorreggere un po’.
L’ultimo colpo, che aveva messo fine alla battaglia su tutti i fronti, gli era costato molta energia e adesso il giovane Referente riusciva a stare a malapena in piedi, sostenuto in parte da Sora e in parte dal suo scettro.
Il custode del Keyblade era invece felicissimo, anche se ci era voluta una ferocissima battaglia, era riuscito ad aprirsi completamente con Walt e viceversa, e per lui questa era una conquista fantastica.
Era un altro elemento che avevano in comune quei due, mettevano l’amicizia davanti a tutto, sempre.
«Sarà meglio fare rapporto a Yen Sid, già che ci siamo» disse Walt non in maniera troppo entusiasta; il padrone della torre non gli era mai stato troppo simpatico a causa del suo parlare per metafore e mai direttamente, anche se rispettava il Maestro nella sua persona.
I Referenti non diedero particolare peso alla presenza di Malefica, che era venuta insieme a loro nel Regno della Luce; dopotutto, il suo aiuto era stato prezioso e fondamentale per l’esito della battaglia, e si erano meritati tutti una giusta tregua.
Salirono le scale storte della torre e raggiunsero lo studio di Yen Sid, dove trovarono il mago intento a meditare preoccupato davanti ad una delle enormi finestre che davano sul cielo stellato.
Quando udì i suoi imprevisti ospiti entrare nello studio, si voltò e raggiunse la sua scrivania.
«Referenti dei mondi del Regno della Luce, vi faccio i miei più sentiti ringraziamenti per ciò che avete fatto» disse con la sua voce profonda e calma «Non solo avete recuperato i due colleghi perduti ma avete combattuto una battaglia titanica e ne siete usciti indenni. Questo fa onore a voi e ai vostri mondi» disse il maestro.
«Avete visto la battaglia?» chiese Sengoku che non aveva mai conosciuto Yen Sid prima d’allora.
«Ho percepito tutti gli avvenimenti che sono accaduti nel Regno dell’Oscurità. Una tale concentrazione di forze non passa facilmente inosservata» rispose lui.
Walt fece un passo avanti, lasciando andare Sora e reggendosi unicamente al suo bastone, stava lentamente recuperando le forze ma era ancora debilitato.
Però si sentiva responsabile, si sentiva colpevole di ciò che era successo e doveva raccontare la verità, per quanto ne sapesse.
«Maestro Yen Sid, David, Jacob… e Lucas, sono ancora vivi. Avevano architettato tutto loro… come è possibile tutto ciò?» chiese.
«Suppongo che siano abitanti del tuo vecchio mondo, vero Walt?» si intromise Topolino cercando di fargli capire che lui gli era vicino, che gli voleva bene nonostante ciò che era successo.
«…Sì… come è possibile che siano ancora vivi?» insistette il ragazzo.
«Purtroppo non ho una risposta a questa domanda ma hanno agito nell’ombra e le loro mosse subdole non fanno pensare nulla di buono» rispose il maestro.
«Lucas… lui mi ha detto di essere qui per “terminare il lavoro”… crede che possa essere possibile?» chiese il ragazzo.
«Sfortunatamente non ho una risposta nemmeno a questo quesito»
«Sembra che il loro obiettivo fosse quel mostro d’acciaio, quello che hanno chiamato “Pokemon leggendario”» disse Tsunade, fu proprio lei a salvare Dialga dalla presa del Buio di David.
«È vero! Fortunatamente si è liberato!» disse Topolino «Hey aspettate un attimo! Forse puoi aiutarci tu, Malefica!» esclamò voltandosi ma ciò che vide fu solo l’ombra di un corridoio oscuro in cui la strega si era inoltrata un attimo prima, lasciandoli.
«Uffa è sempre la solita, non ammetterebbe mai di aver ricevuto aiuto da qualcuno di quei tre ragazzi» commentò Topolino «Comunque le possiamo confermare che sia Dialga che Palkia sono fuggiti dal Regno dell’Oscurità poco prima di noi, maestro. Non sono stati catturati».
«Questo ci fa tirare un sospiro di sollievo. Ma le conseguenze che la presenza dei due Pokemon nel Regno dell'Oscurità possa portare, ci sono ancora sconosciute» disse Yen Sid tornando a osservare fuori dalla finestra e chiudendo gli occhi. Probabilmente cercava una conferma di quello che aveva appena affermato il re.
«Tsunade non credi sia arrivato il momento di dirci il motivo del tuo arrivo e di come diavolo tu abbia fatto a raggiungerci?» chiese Sengoku che si poneva quella domanda da quando il quinto Hokage era apparso davanti a Rayquaza.
«Come abbia fatto a raggiungervi è presto detto, la Tecnica della Trasmigrazione permette al soggetto che ne viene colpito di raggiungere un'altra persona, ovunque essa sia. Anche in un altro mondo o, come è capitato oggi, nel Regno dell’Oscurità.
La persona che ho cercato di raggiungere eri proprio tu, Sengoku. Mi avevi detto che saresti partito con re Topolino per un viaggio e ero sicura di trovarvi insieme» spiegò Tsunade con fare pratico.
«E perché volevi vederci? Avevi bisogno di aiuto?» chiese Topolino, sempre altruista.
«No, ma volevo informarvi su ciò che è avvenuto ieri al Villaggio della Foglia e che oggi ha acquisito molta più importanza e significato: il ragazzo a cui ho rotto la mascella e che ha cercato di catturare Dialga ha fatto visita al mio mondo».
«Che cosa?!» esclamarono tutti in coro colti dallo stupore.
«Ovviamente non potevo sapere chi fosse, però ho riconosciuto subito che provenisse da un altro mondo, per ciò ho deciso di raggiungervi al più presto per fare rapporto. Ha rubato la pergamena contenente una Tecnica proibita, molto, molto pericolosa» disse.
«Cioè? Che tecnica?» chiese Walt prendendole una mano per convincerla a parlare.
«… La Tecnica della Resurrezione Impura sviluppata dal secondo Hokage».
Ne seguì un silenzio tombale.
I pensieri di tutti cercavano di immagazzinare questa importantissima e rivoluzionaria informazione che andava a cambiare parecchie carte in tavola.
Cosa se ne faceva David della Tecnica della Resurrezione Impura? Come avrebbe potuto utilizzarla senza conoscere le arti ninja del mondo di Tsunade?
«È una Tecnica che può riportare in vita i morti?» chiese Walt dopo aver boccheggiato senza fiato per qualche secondo dopo aver assimilato quella notizia.
«Fortunatamente la Tecnica da sola non basta per riportare in vita i morti. Per questa è detta “Impura” andrebbe perfezionata e attualmente è praticamente priva di utilità» aggiunse l’Hokage positiva.
«Questo ci fa guadagnare tempo ma non ci risolve l’enigma del perché l’abbia rubata…» commentò il Referente del fulmine.
Silente era in un angolo dello studio del maestro e si era lasciato cadere sul davanzale di una finestra, riposando le sue vecchie ossa ma non la sua allenata mente, infatti cercava di fare il punto della situazione ragionando su tutte le novità che stavano per travolgerli.
Notò però che Minerva era stranamente tesa. Non solo il suo sguardo passava da un personaggio all’altro all’interno dello studio come se stesse assistendo a chissà quale spettacolo ma tremava, e stringeva la bacchetta nella mano come se da un momento all’altro dovesse riprendere a combattere.
«Scusate se mi intrometto» disse il preside alzandosi dal davanzale «Minerva, puoi renderci partecipi delle importanti novità che mi avevi annunciato sul campo di battaglia?» la incalzò Silente cercando di metterla a suo agio.
«Io… non so proprio come dirvelo. Sembra che stiano accadendo troppe cose tutte insieme, ma… Poco dopo l’arrivo del maestro Yoda e il signor Obi-Wan a Hogwarts e dopo che dissi loro che probabilmente tu eri alla ricerca di Walt e che il re Topolino nella sua ultima lettera aveva espresso il dubbio che Walt e Sora si trovassero in un certo “Regno dell’Oscurità”, fummo raggiunti da un Patronus istantaneo del Professor Piton» disse e successivamente fece una pausa, pronta a rivelare la verità.
«Che cosa diceva il messaggio, Minerva? Harry è in pericolo?» chiese Albus.
«No, lui sta bene… ma si è aperto un nuovo portale per il mondo dei Pokemon, un Ultravarco per l’esattezza. E l’Oscuro Signore è partito nuovamente per quel posto» e così dicendo si contorse le mani. Minerva McGranitt aveva combattuto contro Doflamingo ma ora era di nuovo pronta a dare del suo meglio per difendere il proprio mondo.
«Questa è una brutta notizia» disse Walt «Bisogna intervenire immediatamente, non si può sapere cosa stia facendo nel mondo dei Pokemon. Camilla potrebbe essere in pericolo!»
«Unire le nostre forze dobbiamo. Più di un nemico da combattere abbiamo» aggiunse il maestro Yoda.
Obi-Wan di fianco a lui faticava a capire ciò di cui stavano parlando tutti i Referenti, perciò optò per rimanere in silenzio ed osservare e ascoltare più cose possibili.
«Purtroppo» riprese la parola il maestro Yen Sid «Vi devo trattenere ancora per qualche minuto, ci sono ancora fattori da prendere in considerazione. Ad esempio mi chiedo, Walt, come tu abbia fatto a porre fine alla battaglia» chiese il maestro che, come tutti gli altri, non aveva compreso la natura dell’attacco finale di Walt.
Il ragazzo sembrò decisamente turbato da quella domanda, in realtà aveva sperato che nessuno gliela ponesse.
Ancora doveva rendersi conto di ciò che aveva davvero fatto nel Regno dell’Oscurità.
Quello era un colpo che non gli apparteneva ma che non si era mai dimenticato dall’ultima volta che l’aveva visto con i suoi occhi.
La sua espressione si fece seria e con un sospiro rispose: «L’Assenza».
«CHE COSA?!» si alzò di scatto il maestro Yen Sid sgranando gli occhi e facendo cadere la sua alta poltrona.
 
 
 
 
«L’Assenza è un concetto che i maestri Eraqus e Xheanort studiarono per anni senza giungere ad una conclusione! Si diceva che fosse impossibile!» esclamò Yen Sid stupefatto.
«L’Assenza è imprecisa, non impossibile. L’Assenza è la privazione di Luce e di Oscurità. Per questo ha risucchiato tutte le fonti di energia tranne me, tutte le vostre abilità sono in qualche modo figlie della Fantasia e l’Assenza si nutre di tutto.
Lo sfruttamento dell’Assenza è un dono utilizzabile solo da quelli che come me possono manipolare lo Spazio e l’Elettricità.
Ci vogliono anni di duro allenamento per imparare ad utilizzare questa energia, non ho idea di come io ci sia riuscito oggi.  L’ho vista utilizzare solo una volta… tanto tempo fa» concluse Walt la sua spiegazione.
Yen Sid si risedette, sfinito da quelle infomazioni così utili e preziose «Ci sarebbe stato molto utile saperlo, durante la battaglia contro Xheanort…» disse a mo di rimprovero.
«Ormai quella storia è acqua passata, maestro» intervenne il re in difesa del giovane «Abbiamo nemici molto più pericolosi, al momento».
«Scusate se mi intrometto» disse Sengoku facendo un passo avanti «Ma di lui cosa ne facciamo?» disse indicando Doflamingo, ancora svenuto in un angolo della stanza.
Tutti lo osservarono con il giusto disgusto. Era una persona subdola, che dopo aver scoperto il vero potenziale dei Pokemon aveva abbandonato Malefica e il resto degli alleati per sguire i propri scopi. E chissa in che modo era stato abbandonato da Dialga ed era riuscito a impadronirsi di altri tre Pokemon leggendari, il trio di Hoenn.
Ancora non sapevano come era riuscito a trasportarsi nel Regno dell’Oscurità…
«La cosa migliore credo sia cancellargli la memoria dell’ultimo mese in modo che non si ricordi nulla ne dei mondi esterni ne della loro esistenza» propose Silente, chinandosi davanti a lui e impugnango la bacchetta, pronto ad obliviarlo.
«Sì, concordo» disse Sengoku che, essendo il Referente del suo mondo, si sentiva responsabile del suo destino.
Ottenuta anche l’approvazione degli altri, il preside eseguì l’incantesimo Oblivion illumando leggermente la punta della bacchetta e risucchiando tutti i ricordi di Doflamingo riguardante i mondi e i Pokemon.
Successivamente, Silente si rialzò con fatica «Ah, avrei proprio bisogno della pozione rinvigorente di Chips… fa miracoli».
«Te la preparo io Albus, tranquillo» disse Minerva che si era portata dietro una borsetta incantata con l’incantesimo di espansione che le permetteva di contenere moltissime cose, tra cui gli ingredienti delle pozioni.
«Lo riporterò nella Rotta Maggiore il prima possibile» disse Sengoku mettendo la parola “fine” alla questione di Doflamingo.
 
 
 
 
«Re Topolino, Walt, purtroppo non posso acconsentirvi di andare alla ricerca di Voldemort insieme agli altri Referenti» disse Yen Sid con tono grave e serio.
«Come no?! Perché?» esclamò il re preoccupato.
«Ho ricevuto un messaggio urgente per voi e siete richiesti altrove» rispose il maestro.
«Di chi è questo messaggio? Si può sapere?» Chiese Walt incalzante.
«È di Paperone de Paperoni, vuole vedervi entrambi e subito. Dal suo messaggio mi è sembrato molto preoccupato» rivelò il maestro.
«Zio Paperone? Cosa vorrà da noi?» si chiese il Re.
«Non è lo zio ricco di Paperino?» cercò di ricordare Walt che lo aveva incontrato solo una volta al castello del re.
«Sì è proprio lui, dice di possedere una cosa che ha a che fare con te, Walt. Vi consiglio di andargli a fare visita al più presto, in modo che possiate raggiungere i vostri colleghi il prima possibile».
«Aha! Allora è deciso! Referenti, siete pronti ad affrontare un nuovo viaggio ? L’obiettivo più urgente è quello di recuperare e neutralizzare Voldemort prima che crei danni o si impossessi del mondo dei Pokemon» disse il Re organizzando il da farsi.
«Utilizzare la nostra navicella possiamo, con l’aiuto di Obi-Wan tutti posso trasportare» disse Yoda propositivo.
«Ottimo!»
«Minerva, te la senti di venire con noi? Sei una Referente anche tu ma non voglio che tu corra rischi inutili» chiese Albus proccupato sia per la sua fidata collega sia per il destino della scuola.
«Sì Albus, è ora che anche io faccia la mia parte! E in fondo con Tu-Sai-Chi in un altro mondo, nessuno minaccia Hogwarts. Prima di andarmene con il Maestro Yoda ho allertato i membri rimanenti dell’Ordine della Fenice, sorveglieranno la scuola mentre non ci saremo» rispose Minerva organizzata e zelante come sempre.
«Noi però abbiamo perso la Gummyship…» affermò il re che aveva abbandonato la sua navicella nel mondo dell’Avatar senza preoccuparsi di recuperarla.
«Utilizzerai il tuo frammento di stella per dirigerti al tuo castello insieme a Walt. Ho già ordinato a Cip e Ciop di farti trovare una Gummyship pronta per il tuo arrivo» rispose il maestro.
«Perfetto allora! Partiamo!» e dopo aver salutato il maestro Yen Sid, tutti i referenti si prepararono a partire, per la loro nuovo viaggio.
«Quel mattacchione lo conosco già» disse Walt riferendosi a Sengoku «Ma noi non ci siamo ancora presentati, mi chiamo Walt» si presentò a Tsunade per la prima volta, visto che non aveva avuto occasione di salutarla prima.
«Sono Tsuande del clan Senju, quinto Hogake del Villaggio della Foglia. È stato un piacere combattere al tuo fianco, Walt» rispose lei gentilmente.
«Mi spiace per il Maestro Sarutobi, era un uomo dai grandi valori» fece le sue condoglianze Walt.
«Ti ringrazio. Lui è stato il mio maestro. Ora sono io l’Hokage del Villaggio e anche Referente del mio mondo. Potete contare su di me, curerò le vostre ferite» disse lei seria.
«Ne sono sicuro» gli sorrise lui sincero.
Il gruppo di Referenti salì sulla navicella di Yoda mentre Obi-Wan si mise ai comandi e accese i motori.
«Mi raccomando Walt, devi proteggere il re!» li salutò Silente insieme agli altri che augurarono buona fortuna e di rivedersi presto nel mondo dei Pokemon.
Dopo un “in bocca al lupo” generale da entrambe le parti, la porta della navicella si chiuse e i Referenti ripartirono alla volta di Sinnoh.
Topolino e Walt rimasero soli sul piccolo atollo del mondo di Yen Sid, pronti ad affrontare un nuovo viaggio.
«Walt…» iniziò Topolino un discorso che si era lasciato proprio per il momento in cui fossero rimasti soli «… i nostri nemici, tu li vuoi salvare?» chiese, sicuro che nel cuore del suo amico albergasse già da tempo quell’idea.
Walt infatti non riuscì a incrociare lo sguardo del re, perché sapeva che lui più di tutti gli abitanti del Regno della Luce lo conosceva meglio.
«Non lo so Vostra Maestà… non lo so» disse sincero.
Il suo cuore lo indirizzava verso una scelta e il suo cervello verso un'altra. Dopo tutto quello che era successo ad Athom, meritavano davvero la sua pietà?
Gli eventi non erano ancora abbastanza sviluppati per poter dare una risposta a quella domanda.
Topolino lo abbracciò facendogli intendere che lui avrebbe accettato qualunque sua decisione, poi attivando il suo frammento di stella lo salutò «Ci vediamo tra qualche secondo al mio castello, Walt. Possa il tuo cuore essere la tua chiave guida» e con qualche scoppiettio, Topolino fu trascinato nel cosmo in direzione di casa sua.
Walt rimase lì sul ciglio del mondo di Yen Sid, sotto di lui solo il cosmo.
«Che cosa hai intenzione di fare, Lucas?» disse e si lasciò cadere nel vuoto avvolto da un bagliore rosa.
 
 
 
 
 
Una calma innaturale inondava il bassopiano dialniato dalla battaglia.
Il fango si era rinsecchito nuovamente, detriti di roccia comparivano dappertutto, tagli, crateri, spaccature… era devastato in ogni dove.
La tempesta di fulmini aveva creato solchi in tutta la vallata, la caduta di Groudon aveva fuso la roccia che si trovava al di sotto di lui, Tsunade e Sengoku avevano lasciato rotture ovunque…
Ma ora il silenzio era totale, niente deturpava la tranquillità di quel luogo, niente tranne una persona, un ragazzo al centro del bassopiano.
Lucas era emerso dall’ombra e se ne stava lì, sembrava avere un’aria triste, malinconica, quasi dispiaciuta.
Al suo fianco, due figure nere emersero dal Buio, e presero forma man mano che camminavano, rivelando essere David e Jacob.
«Hai finito di giocare con il tuo amichetto, Lucas?» chiese il gobbuto mellifluo.
«S-sta zitto David» rispose il balbuziente con arroganza.
«Hey, hey, hey!» lo rimproverò David evocando la sua falce affiata e puntandola alla gola di Lucas «Ricordati che non ti sto costringendo io, siamo tutti e tre costretti. Tu sei solo il più sacrificabile, non hai neanche più il forcone…»
Lucas si fece ferire appositamente alla gola dalla falce del compagno, facensodi uscire una piccola goccia di sangue.
David così levò l’arma e gli fece una smorfia «Siamo stati fortunati, sai? Non potevamo sapere che bastava la presenza di quel Pokemon per i nostri scopi e non catturarlo completamente. Altrimenti eravamo punto e a capo!»
«Quando arriverà il momento del suo ritorno?» chiese Jacob con fare burbero e tonto come il suo essere.
«Tranquillo Jacob, ormai…» disse avvicinandosi di scatto all’orecchio di Lucas «…è solo questione di Tempo, non è così?» disse e poi, insieme al suo scagnozzo personale, svanì nel Buio.
Lucas diede un ultimo sguardo alla statua ancora intatta che sovrastava il bassopiano, poi alzò il braccio e osservo con attenzione il suo orologio da polso.
Tic… Tac…
La lancetta dei secondi ripartì, e il tempo tornò a scorrere nel Regno dell’Oscurità.
 
 
 








Angolo dell’autore:
È stato un viaggio lungo e ricco di eventi ma anche questo è giunto alla sua conclusione.
Molte spiegazioni sono state date e altrettante domande sono state poste.
Tsunade è arrivata nel fulcro della battaglia per un motivo e questo motivo è presto detto: il furto da parte di David della Tecnica della Resurrezione Impura (Edo Tensei).
Minerva, Yoda e Obi-Wan portano notizie gravi ma attenzione: Voldemort ha attraversato un Ultravarco, non un portale qualunque, vi dice qualcosa? E non è stato detto se lo ha attraversato da solo o con qualcuno.
Zio Paperone ha richiesto con urgenza la presenza di Walt e Topolino, cosa mai potrebbe essere successo?
Cosa ne pensate di come si stanno evolvendo gli eventi?
Come pensate che possa influenzare lo scorrere del tempo nel Regno dell’Oscurità?
Attenzione alle parole, David ha parlato di una “questione di Tempo” la lettera maiuscola può significare qualcosa?
Ditemi cosa ne pensate in una recensione!


Attualmente dedicherò tutte le mie attenzioni alla conclusione di “Kingdom Hearts Before W” ma state tranquilli che il terzo capitolo della saga ha già una sua bozza e una trama di base ormai delineata.
Ci sarà bisogno di qualche mese ma arriverà sicuramente, la troverete nel mio profilo e pubblicizzerò adeguatamente sulle pagine Facebook.
 
Ringrazio di cuore Ghillyam, Sayman, Revil96 e Uptrand per aver seguito la storia e spero che continuino fino alla conclusione della trama, ringrazio inoltre tutti i lettori silenziosi e li invito a farmi sapere le loro considerazioni sulla storia in un commento!
 
Critiche, commenti e nuove idee sono sempre ben accetti!
 
Ci leggiamo domenica 19 con un nuovo capitolo del prequel!
 
See you next time!

Ritorna all'indice


Questa storia è archiviata su: EFP

/viewstory.php?sid=3666728