Cullata dalla Luna

di Gloria Lovely
(/viewuser.php?uid=913754)

Disclaimer: Questo testo proprietà del suo autore e degli aventi diritto. La stampa o il salvataggio del testo dà diritto ad un usufrutto personale a scopo di lettura ed esclude ogni forma di sfruttamento commerciale o altri usi improri.


Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Prologo ***
Capitolo 2: *** Capitolo 1 - Festa e paura ***
Capitolo 3: *** Capitolo 2 - Ancora una speranza ***
Capitolo 4: *** Capitolo 3 - L'eclissi lunare ***
Capitolo 5: *** Capitolo 4 - Messaggio o minaccia? ***
Capitolo 6: *** Capitolo 5 - La misteriosa Lady Moon ***
Capitolo 7: *** Capitolo 6 - Eden ***
Capitolo 8: *** Capitolo 7 - Legami e pericoli ***
Capitolo 9: *** Capitolo 8 - Il ricatto ***
Capitolo 10: *** Capitolo 9 - Guerra interstellare ***
Capitolo 11: *** Capitolo 10 - Il miracolo della Luna ***
Capitolo 12: *** Epilogo ***



Capitolo 1
*** Prologo ***


cdl 1
Non vi aspettavate un seguito di "Prima di te, c'era un'altra"? Beh, c'è.
E non ci sarà solo questo! Buona lettura. :)

- Gloria













Prologo






L'oscurità regnava per tutto il Regno della Luna. Serenity non vedeva nulla, a parte una scintilla bianca davanti a sé. Era la prova che la sua amata bambina fosse sparita?
Non era la solita battaglia, dove il bene trionfava sul male. Per una volta, accadde il contrario.
«Cosa facciamo, adesso?» chiese Endymion.
«Non ne ho idea.» rispose la principessa con le lacrime che le inondavano gli occhi, pronte ad uscire come mare in tempesta.

Nessuno sapeva dove fosse la bambina dagli occhi zaffiro blu, il vestito bianco e candido, una mezzaluna tatuata sul polso sinistro e la voce cantilena.


Serenity aveva paura di perdere sua figlia, dopo la piccola Cherry, la bambina mai nata. Essere madre, per lei, era difficile, perché c'era sempre qualcuno a rovinare tutto.
«Maledizione, perché volete distruggere la mia felicità?» gridò la principessa.

Udì solo sghignazzi e risatine malefiche. L'unica cosa da fare era attaccare, ma chi poteva aiutarli? Erano indifesi.

La principessa non voleva morire. Tra l'altro, vedere quella scena, le ricordava la morte di sua madre.
«Tranquilla, la salveremo.» la rassicurò il principe.
«E come?»
«Troveremo una soluzione.»
Le prese il viso tra le mani e la guardò.
«Te lo prometto, principessa.» e la baciò dolcemente, prima che il Regno venisse attaccato da un fulmine.

+
Serenity pensava soltanto ad una cosa: dov'è la  piccola Eden?








Ritorna all'indice


Capitolo 2
*** Capitolo 1 - Festa e paura ***


cdl 1













Festa e paura






La città era piena di ragazzi e adulti in festa. Capodanno era vicino, e tutti non vedevano l'ora di vedere i fuochi d'artificio disegnare e colorare il cielo.
Era tutto pronto. La festa sarebbe cominciata tra due giorni, e Usagi era la più felice di tutti. I suoi genitori le avevano regalato un vestito di seta bianco e un paio di scarpe décolleté rosa chiaro, abbinate allo scialle dello stesso tessuto.
Le luci erano abbaglianti, annunciando la vigilia, ormai, vicina.

Usagi si provava il vestito, entusiasta all'idea di indossarlo proprio quel giorno. Le maniche erano lunghe e sottili, così come la gonna. Arrivava fino alle caviglie, larga e molto soffice al tatto. Lo adorava.

Non avrebbe smesso di tenerlo addosso e far volteggiare la gonna, ma non poteva rovinarlo. Era molto prezioso.
«Hai finito di bighellonare con quel vestito?» la riprese Rei, spalancando la porta della sua stanza.
«Scusa, Rei. Il fatto è che non voglio aspettare per indossarlo.»
«Quanto sei impaziente.» incrociò le braccia un po' irritata.
«Devi aspettare.»
Usagi abbassò lo sguardo avvilita. Tra l'altro, aveva già stropicciato la gonna, presa dalla voglia di stringerla tra due pugni e farla danzare nell'aria.
«Mi auguro che tu non abbia rovinato altro del vestito.»
«N-no... solo la gonna.»
«Rimettilo sul manichino e aspetta sabato. Lo so che ti piace da impazzire. Ti ricordo, inoltre, che i tuoi genitori hanno speso ben diecimila yen per quel pezzo di stoffa.»

La bionda sobbalzò.

«D-diecimila yen? Ma sono impazziti?»
«L'hanno fatto per te, Usagi. Non vorrai rovinare un capo così pregiato.»
Si chiese, poi, cambiando completamente argomento, come avrebbe reagito Mamoru guardandola con quel bellissimo vestito addosso.
Si morse il labbro pensando a ciò che - probabilmente - avrebbe detto, non appena i suoi occhi si sarebbero posati sul quell'abito scintillante.

«Sei uno schianto, mia principessa.»

Quant'era infantile! Usagi avrebbe voluto costruire il suo futuro con lui, ma era troppo giovane. E la principessa Serenity? Anche lei era giovane, eppure lei e il principe avevano già provato a coronare il loro sogno: un bambino.
Il solo pensiero le fece ribollire il sangue della rabbia.
«Aaaah, perché non posso crescere subito? Voglio diventare grande!» esclamò di colpo.
«Usagi, mi stai ascoltando?»
La bionda tornò alla triste realtà, vedendo il volto di Rei infuocato di rabbia. Si coprì il volto presa dall'imbarazzo.
«Oh, mammina. Scusami.» disse con voce bassa, poco udibile.
Rei sospirò facendo un sorrisetto malizioso.

«Sei incorreggibile. Ti comporti ancora come una bambinetta.» le sfuggì una risatina che fece irritare la povera Usagi.
«Non sono una bambinetta! Anche se vado alle scuole medie, questo non vuol dire che sia infantile.
»
«Lo sei.» e Usagi, subito dopo, s'irrigidisce con aria paonazza.
«Vedi, i tuoi genitori tengono molto a te e vogliono che questo Capodanno sia indimenticabile, per te e per tutte noi.»
Si era dimenticata di Mamoru, visto che anche lui sarebbe andato alla festa con lei.
«Certo.» rispose con aria nostalgica, sfiorandosi il grembo con i polpastrelli delle dita. Voleva piangere, ma non ci riusciva nonostante fosse una ragazza emotiva. Il giorno della perdita di Cherry aveva distrutto il cuore di Serenity, e lei non era riuscita ad aiutarla.

Era come se fosse stata colpa sua. Non se lo riusciva a perdonare, anche se Serenity l'aveva già fatto.

«Adesso vado. Riposati, Usagi.» sorrise la mora, per poi chiudere la porta e andare via dalla sua vista, con un sorriso stampato sulle labbra.
Usagi era avvilita. La principessa non aveva mai pensato di voler riprovare, come il principe le promise quel giorno, dopo la battaglia che uccise sua madre - e quasi la principessa stessa, in dolce attesa.

L'impatto con le mattonelle rotte e scheggiate del palazzo era indescrivibile, per non parlare della bambina. Era qualcosa di terribile, qualcosa che soltanto una donna poteva capire.
Avrebbe avuto un'altra chance, ma non quel giorno. I suoi occhi azzurri erano lucidi, come zaffiro sotto il sole splendente di primavera. Tiepido, piacevole, gioioso.
Sarebbe stato bello regalare a sua figlia una bellissima giornata in cortile, sulla Terra, senza nessun nemico o mortale nei dintorni.
Ma quando sarebbe arrivato quel giorno?

Ogni sera, Serenity guardava la Luna. Voleva riprovarci, ma aveva paura di perderla nuovamente. Cherry era il suo raggio di luce che si era spento dopo qualche mese, durante un altro attacco da parte delle guerriere di Galaxia.
Anche se Endymion le aveva promesso di ritentare, lei non ci riusciva.

La paura era troppo grande, e di sicuro, non sarebbe riuscita a superarla.







Ritorna all'indice


Capitolo 3
*** Capitolo 2 - Ancora una speranza ***


cdl 1













Ancora una speranza





«Qualcosa non va, principessa?» chiese Endymion, voltandosi verso la sua amata, preoccupato.
«Sto bene.» rispose.

In realtà, era depressa. Aveva provato ogni cosa, aveva cercato in ogni modo di avere un figlio, il tanto desiderato erede.
Anche se sua madre non era al suo fianco, cercava di vedere il mondo in positivo, nonostante la crisi di Cherry, dopo averla persa.

Tutto era stato improvviso, e Serenity non era in grado di prevedere il futuro. Sailor Cosmo non poteva aiutarla, e la principessa non aveva scelta che andare via. Via dall'universo.
Endymion glielo impedì parecchie volte, ma la sua amata ci avrebbe provato all'infinito, fino a riuscirci. Sarebbe stato inutile.

«Non vuoi riprovare?» domandò prendendole la mano con un sorriso.
«Falliremo di nuovo.» rispose
«Cerca di dimenticarti Cherry, principessa. Così, non fai altro che peggiorare la situazione in cui ti trovi.»
«Non cambierebbe niente.» concluse allontanandosi verso il balcone del palazzo, circondato da semi di stella e stelle luminose.
Serenity sapeva con esattezza il giorno dell'eclissi lunare, e probabilmente, sarebbe stata la sua ultima speranza per far nascere il suo futuro bambino. Forse non funzionerà, pensò, ma ci doveva provare.

Vedeva la luna piena brillare davanti a sé, e con gli occhi chiusi e le mani incrociate di fronte al viso, pronunciò a voce alta il suo desiderio: «Potere immenso della Luna Piena, aiutami a dimenticare il passato. Ricostruisci il mio presente e donami un bambino.»
Non appena si voltò verso il suo principe, il vestito bianco della principessa lasciò una scia di stelle pure e lucenti, come fosse un incantesimo
Riacquistando la fiducia in se stessa, Serenity camminò verso di lui e lo abbracciò amorevolmente.

«Allora... ti va di riprovare?»

La principessa annuì, per poi prendere per mano il suo partner di vita, trascinandolo dentro il palazzo avvolto dalla luce della luna.



***



Usagi si svegliò dopo una notte d'inferno, dopo aver mangiato tre coppette di gelato al pistacchio e cioccolato, il giorno prima della festa di fine anno.
Fortunatamente, si sentiva meglio, ma il solo pensiero di mangiarne ancora le fece rivoltare lo stomaco.

«Credo proprio che non andrò alla festa.» disse con voce nasale, e il naso coperto di muco e fazzoletti.
«Suvvia, Usagi, non puoi perderti una festa come quella. Ci sarà la bancarella degli onigiri."» rispose Luna.
«Non parlare di cibo, altrimenti...» ruttò di colpo, facendo sobbalzare la gatta.
«... vomito.» continuò.
«Prenditi un digestivo e scendi. Rei vuole la tua compagnia.»
«Ci saranno anche Ami e Makoto, perché mai vorrebbe la mia compagnia?»

La depressione di Serenity l'ha contagiata, pensò la gattina viola, tra l'altro non poteva neanche dirle dell'eclissi lunare di quella sera. Sapeva a cosa, poi, Usagi sarebbe andata incontro.

«Sono tue amiche, Usagi. Non dovresti abbandonarle.»
La ragazza abbassò lo sguardo, giocando con i polpastrelli delle sue dita, mordendosi il labbro.
«Sì, hai ragione.»
«Allora, non perdere tempo e vestiti. Non dimenticarti il digestivo.» disse, e scese dal lettino della ragazza dai codini assurdi.

Usagi si alzò dal letto e, con il sorriso sulle labbra, aprì l'armadio, afferrò la sua uniforme scolastica e lo chiuse con forza, infilandosi il vestitino marinaro.
La sua attenzione, poi, si rivolse al manichino accanto all'armadio. Non vedeva proprio l'ora di mettersi addosso quel vestito bianco, ma il solo pensare alla principessa l'affliggeva.

Alla festa, di sicuro, avrebbe pianto. Ma poi, perché avrebbe dovuto farlo in una giornata felice come quella? Tutti erano sorridenti, tranne lei. Makoto l'avrebbe consolata, ma non sapeva niente dell'incidente della principessa Serenity.

Più che altro, non sapeva chi fosse Cherry. Usagi, invece, sì.











Ritorna all'indice


Capitolo 4
*** Capitolo 3 - L'eclissi lunare ***


cdl 1
Piccola nota dell'autrice:

A regà! Ho anticipato il capitolo, dal momento che starò senza connessione per quattro giorni, senza farvi mancare gli aggiornamenti.
Ringrazio tutti coloro che stanno leggendo e seguendo la storia e... wow, non mi aspettavo di vedere più di cinquecento visite totali della storia.
Vi bacio e vi abbraccio fortissimo! Ancora grazie.
Detto questo, vi lascio proseguire nella lettura. Buon inizio giugno a tutti!



«Alcuni di voi mi hanno fatto notare, tramite commento privato e recensioni (solo una, però) che la depressione di Serenity, sebbene abbia contagiato anche Usagi, essendo anche la stessa persona, vi confonde. Tranquilli!
Verrà spiegato nell'epilogo che pubblicherò a fine mese. Per il momento, sono costretta a tenervi all'oscuro di tutto e lasciarvi con tante domande in testa.»















L'eclissi lunare





Le lezioni sembravano durare un eternità. Usagi voleva uscire il più presto possibile da quell'aula. Ciò non era possibile. Era obbligata a frequentare le lezioni, dal momento che gli esami di fine semestre erano quasi vicini - più precisamente, un mese.
Usagi era in preda al panico.

«Che ti prende? Sembra che tu abbia visto un morto.» commentò Rei.
«Sarà ancora depressa per la principessa Serenity. Da quando è precipitata dal balcone, Usagi non fa altro che pensarci.» aggiunse Makoto.
«Non è stata colpa tua.» concluse Ami.
Si scosse i capelli presa dalla tensione che, poco a poco, cresceva.
«No, no, no, no! È colpa mia! Non l'ho salvata in tempo.»
«E smettila di comportarti così!» esclamò Rei furiosa. Usagi rialzò lo sguardo con le lacrime che le inondavano le iridi.

Devo farlo, Rei, avrebbe voluto dire, ma la biondina non trovava la forza per aprire bocca e compiangersi.

«Possibile che, nonostante la tua età, ti comporti ancora come una bambina dell'asilo nido?»
«È inutile parlarne, Rei. Usagi è fatta in questo modo e a me piace così.» sorrise Makoto.
«Non può tenere il muso stasera, è un giorno speciale.» ribatté la mora.
«Rei, è solo una festa, non un ballo di gala.»

Ne discussero a lungo, finché non arrivò l'ora di mettersi in abito lungo e raggiungere la piazza cittadina.




***



All'inizio, Usagi sembrava entusiasta all'idea di mettersi quel vestito, ma non era comunque felice.
Delusa dal suo fallimento, decise di andare comunque alla festa, per far felice Rei e le altre ragazze. Non avrebbe mai ignorato le sue migliori amiche per una battaglia persa.

La festa, forse, potrebbe rallegrarmi un po'.

Inarcò le sue labbra in un piccolo sorriso e, dopo aver indossato il suo splendore, uscì di casa e raggiunse Ami fuori di casa.
Il suo vestito era blu cobalto, abbastanza corto con un cinturino pieno di brillantini, così come le sue scarpe e la sua borsetta a tracolla.

Usagi teneva le mani attorno al grembo, ripensando alla brutta perdita del bambino della principessa. L'impatto l'aveva coinvolta, e perciò soffriva. Forse più di Serenity stessa.
La biondina, però, voleva restare accanto alla sua protetta, ma le fu impossibile.

«Coraggio, Usagi. Appena arriveremo alla festa, ti sentirai meglio.»

Se lo dici tu, per me va bene.

Dopo aver raggiunto Makoto, Rei e Mamoru, tutti insieme, raggiunsero la piazza colma di luci colorate e bancarelle. Neanche il cibo riusciva a consolare la povera Usagi.
«Ti va di mangiare qualcosa, capelli buffi?» sorrise Mamoru, cercando di tirarla su.
La biondina accennò un piccolo sorriso, ma non reagì più di tanto. La depressione era molto più forte di lei.
«Sì...» si limitò a rispondere.
«Si riprenderà, Mamo. È questione di tempo.» concluse Rei, allontanandosi in compagnia di Ami e Makoto.

Gli occhi del ragazzo fissavano quelli di Usagi. Lui sapeva benissimo che la nuova sovrana del regno della Luna ci aveva riprovato, e forse la ragazza non ne era neanche a conoscenza. Ma dopo la festa, glielo avrebbe detto.
Usagi e Mamoru camminavano mano nella mano, guardandosi attorno. C'erano un sacco di bancarelle e piccoli giochi divertenti, e forse avrebbero aiutato la ragazza a superare quel lutto.

«Ti va di giocare con le paperelle?» le chiese con un dolce sorriso, e lei annuì con poco entusiasmo.
Il ragazzo tirò fuori una banconota e, dopo aver preso la canna di plastica, cercarono di pescare una di quelle papere di gomma che giravano attorno al laghetto.
La felicità negli occhi di Usagi, finalmente, riuscì a vederla. Era uno spettacolo della natura.
«Sei stata brava.» disse, guardando il cestino davanti a lei pieno di paperelle.
«Grazie, ma la mia è stata solo fortuna.» ridacchiò.



La mezzanotte era giunta, e in cielo la luna splendeva, finché qualcosa non cominciò ad oscurarla.
Il grembo della ragazza, all'improvviso, cominciò a splendere emanando una luce bianca e pura. Tutti i presenti rimasero meravigliati a tale evento, così come i suoi amici.
Non appena la luna tornò a splendere, Usagi perse i sensi e cadde sulle mattonelle della piazza. Mamoru e le ragazze corsero verso di lei preoccupati, e spaventati all'idea di sentire i battiti del suo cuore.

Fortunatamente, era ancora viva.

«Qualcuno chiami l'ambulanza! Portatela a casa! Fate qualcosa, per l'amor di Dio!» esclamò Makoto, e Mamoru si offrì volontario per riportarla a casa.



Svegiati, Usagi. Ti prego...





Ritorna all'indice


Capitolo 5
*** Capitolo 4 - Messaggio o minaccia? ***


cdl 1










Messaggio o minaccia?





La stanza rilasciava un odore di umido e muffa, e Usagi era lì.
Giaceva sul suo letto ancora priva di coscienza, dopo l'eclissi di luna di qualche ora prima. Luna, la gatta ambasciatrice, era lì a osservarla.

Spero non sia quello che penso io.


I genitori erano preoccupati, da quando Mamoru l'aveva riportata a casa in braccio. Teneva ancora quel vestito, e la madre aveva deciso di non toglierglielo. Era come una principessa, ma vederla addormentata sembrava tutt'altro che essa.
I poteri curativi di Luna, purtroppo, non avevano fatto alcun effetto, così ci aveva rinunciato e l'aveva lasciata dormire per tutta la notte.

Tutti sapevano che Usagi era depressa per qualcosa, o qualcuno, che le aveva reso la vita difficile - e già lo era di suo. Dopo quella maledetta battaglia, aveva perso la sua autostima.
Era una brava ragazza, amava i bambini più di ogni altra cosa, e sperava di avere un futuro con Mamoru appena terminati gli studi.
Ma come potevo, disse una volta, pensare a tutto questo? Aveva ucciso Cherry, è mai se lo sarebbe perdonato.

La porta si aprì ed entrò sua madre. Si avvicinò al letto di sua figlia e le accarezzò il viso.
«Dio mio, Usagi. Mi farai andare fuori di testa.» disse, per poi esalare un lungo respiro.
«Perché non mi dai mai ascolto?»
La gatta rimase ferma a vedere quella meravigliosa immagine della madre e della figlia, rendendosi conto che Serenity non sarebbe mai diventata madre, con la terribile guerra ora in atto.

Galaxia cercava vendetta nei suoi confronti, e aveva giurato che la principessa, un giorno, sarebbe caduta in un sonno profondo e sarebbe stata infelice per sempre. O sarebbe morta come sua madre.


«Mangiare troppo ti fa stare male, lo sai piccola?»
Credeva fosse una cosa passeggera, ma quel bagliore era tutt'altra cosa. Forse era un segno.
«Mi auguro che tu non abbia mangiato il nigiri di pesce palla alle bancarelle.» sospirò.
Usagi lo adorava quel piatto, e sua madre glielo cucinava ogni sabato sera, fatta eccezione per quel giorno.
«Come faccio con te?» ridacchiò tra sé, dandole poi un bacio sulla fronte.
«Dormi bene, principessa.» mormorò allontanandosi dalla biondina, chiudendo piano la porta.
Intanto, il bagliore si era fatto rivedere e, questa volta, era ancora più luminoso.


***


Finalmente, Usagi si svegliò sentendo le note del pianoforte di Chopin, proveniente dalla sua sveglia. La gatta balzò su di lei, felice di vederla di nuovo con gli occhi aperti, Usagi rimase di sasso.
«Che ti prende, Luna?» domandò con un sorriso.
«Non sai quanto ero preoccupata per te stanotte.»
«Perché...? Cosa mi è successo?»
Luna fece un cenno indicandole il grembo. Usagi se lo coprì con le braccia, e immediatamente tornò triste con gli occhi lucidi, proprio come la sera precedente.
«No, Usagi, non piangere!» implorò la gatta viola.
«Potrebbe essere un messaggio.»
«Q-quale messaggio?» domandò con voce incrinata.

Spiegò che quel bagliore poteva essere da parte della principessa, annunciando un pericolo o una bella notizia. Usagi non sapeva con esattezza cosa fosse, se un messaggio o una minaccia. Ciò la terrorizzava a morte.

«Ma ci pensi? Se fosse nata la piccola Lady della Luna?»
La ragazza trasalì.
«La... la piccola... Lady?!»
«Forse Serenity è riuscita a superare il lutto.»
«Beh, io no, invece.» e si buttò sotto le coperte.

Luna decise di prendere la palla al balzo e salire sulle sue spalle, avvolte dal piumone di stelle e piccoli smile colorati.
La ragazza non voleva assolutamente incrociare nuovamente gli occhi della gatta, presa dal terrore di "uccidere" anche la nuova Lady Moon.


Sono un disastro, non faccio altro che creare problemi su problemi.

«Avanti, sorridi! Saremo pronti ad accogliere la nuova Lady Moon.»
«Qualunque cosa sia, io non ci sarò.»
La gatta indietreggiò.
«U-Usagi... non puoi mancare!» esclamò.
«Non m'interessa. Resto qui a prendere medicine senza uno scopo.»
Luna era sul punto di perdere la pazienza, ciò era inutile. Conosceva bene Usagi, e forse avrebbe cambiato idea non appena si sarebbe voltata.
«Fai come vuoi, ma sappi che la principessa non ne sarà affatto orgogliosa.»
«Andate pure, se questo vi rende felici.» disse l'ultima parola con tono acido.
Non voleva essere felice? Eppure, lo era sempre stata. Per Luna, erano parole nuove. La gatta uscì dalla finestra, raggiungendo le altre ragazze sprizzante di gioia.

Usagi, invece, rimase sotto le coperte calde e morbide.




***



«Mie care Sailor, voglio ringraziarvi per tutto quello che avete fatto finora.» annunciò Serenity.
«Per dimostravi la mia riconoscenza nei vostri confronti, ho deciso di donarci la benedizione della Luna, ma prima di ciò, voglio presentarvi qualcuno.»
Le Sailor e gli ambasciatori, non appena guardarono quella piccola ombra avvicinarsi al balcone di fianco a sua madre, rimasero di stucco.
«Sono felice di presentarvi...»
Ma il tutto s'interruppe, sentendo la voce della madre di Usagi. La ragazza si svegliò di soprassalto, con qualche goccia di sudore nella fronte, affannata. Di chi era quell'ombra?

«Usagi, tesoro, va tutto bene?» domandò la madre con un vassoio tra le mani.
«S-sì, tutto... ehm, bene.» si schiarì la gola presa dal nervoso.
«Ti ho portato i waffles e il succo d'uva, il tuo preferito. Spero ti piaccia.» poggiò il vassoio sulle cosce coperte della ragazza.
«Grazie, mamma.» rispose dandole un piccolo bacio sulla guancia, alzandosi frettolosamente dal letto. Si vestì, afferrò la sua borsa ed uscì lasciando la porta spalancata.

Non posso assolutamente assentarmi, gli esami sono quasi vicini.

Usagi corse senza guardare avanti, non doveva assolutamente perdere tempo. Anche se stava poco bene, decise comunque di andare. La curiosità di sapere chi fosse la nuova Lady Moon la stava portando alla rovina, ma nonostante tutto, riuscì a pensare ad altro.
Fu proprio in quel momento che si scontrò contro qualcosa, o qualcuno, cadendo di sedere sull'asfalto umido.

«Ma guarda dove vai, razza di...»

I suoi occhi puntarono verso una piccola sagoma dagli occhi splendenti. Non appena si avvicinò, chiese scusa e, leccando un gelato, se ne andò saltellando allegramente. Usagi rimase senza parole.

Che fosse... la piccola Lady Moon?


Ritorna all'indice


Capitolo 6
*** Capitolo 5 - La misteriosa Lady Moon ***


cdl 1










La misteriosa Lady Moon





La biondina rimase a terra con gli occhi spalancati, dopo aver visto quella piccola ombra. Capelli corti e morbidi, un po' in carne e due occhi chiari. Usagi non riusciva a togliersi dalla testa quella strana sagoma. Il gelato non le era cascato dalle mani, il che era davvero strano.
Rimase incantata dal bagliore di quei piccoli occhi, da quello strano medaglione che portava al collo, e quello che sembrava un vestito alla marinara corto e ben sistemato.
«Usagi, ma cosa ci fai qui?» Rei catturò la sua attenzione, mentre camminava verso di lei.
«Lo sai che oggi non si va a scuola? È festa.»
La bionda sgranò gli occhi.
«Ahhhh, ma dove ho la testa? Ed io che mi ero preparata per biologia.» si lamentò.
«Sei pallida. Hai bisogno di riposarti.»
Si alzò immediatamente da terra e la fulminò con gli occhi, mentre una fiamma si disegnò dietro di lei.

«Non ho bisogno di riposo, sono iperattiva e non voglio fallire gli esami.»
«Sì, ma è festa. Non si andrà a scuola per due giorni.» ripeté Rei seccata.
«Posso sapere cosa ti è preso?»
«N-n-niente... a parte un dolore allo stomaco e... ora che ci penso, torno a casa a riposarmi.» ridacchiò la bionda imbarazzata.
«Brava, fai bene.»

Usagi, immediatamente, si allontanò.



***



Di sicuro, neanche Rei sapeva dell'esistenza della piccola Lady Moon. O forse, quel bagliore era soltanto un pericolo. Non capiva più non niente.
Usagi camminò lungo il marciapiede, ripensando a quella piccola figura. Luna le doveva spiegazioni, e subito. Voleva saperne di più.

«Luna!»
La gatta trasalì e si voltò verso di lei.
«Non dovresti essere a scuola?»
«Mi sono dimenticata che oggi e domani è festa.»
Luna sospirò.
«Mi chiedo dove abbia la testa, a volte.»
Subito dopo, Usagi parlò facendo incuriosire - stranamente - la gatta.
«Ho visto una bambina e forse è proprio la piccola Lady.»
«Non dire stupidaggini, lei non può essere qui.»
«Ma ti dico che...»
Luna si voltò dandole le spalle.
«Fai come ti pare, io comunque l'ho vista.»
Se n'è andò di nuovo e questa volta, lasciò la borsa a terra ai piedi del letto in disordine.

Scese le scale ed uscì correndo come una furia, finché non incrociò Makoto, in compagnia di una bambina dagli occhi celesti.
«Oh, ciao Usagi.»
La bambina ridacchiò allegramente.
«Ciao... Makoto. È sempre bello rivederti.» si grattò la testa con aria imbarazzata.
«Ti ho già presentato Eden, la figlia della mia vicina?»

Usagi squadrò la bambina dai capelli viola ametista, e notò una strana coincidenza con l'ombra che aveva visto prima.

«Eden, lei è Usagi, la mia migliore amica.»
La bambina, educata com'era, allungò la sua mano con un sorriso. Usagi la strinse dolcemente, e ricambiò il saluto. Una bimba davvero adorabile, pensò.
«Dove stai andando così di corsa?» domandò Makoto.
«A comprare delle cioccolatiere in edizione limitata.»
«Pensi solo a mangiare.»
Si alzò di scatto e s'innervosì.
«Fatti gli affari tuoi, coda di cavallo! Voglio fare quello che mi pare.»
«Come vuoi.»

Makoto, poi, prese per mano la piccola Eden, allontanandosi da Usagi. La bambina si era appena girata verso la ragazza goffa, e le aveva sorriso dolcemente, come se la conoscesse da anni. Poi, tornò a guardare avanti.

Ma la biondina aveva altro in mente: scoprire quella misteriosa ombra.



Ritorna all'indice


Capitolo 7
*** Capitolo 6 - Eden ***


cdl 1










Eden







«Ami! Ami! Apri subito questa porta!»

Usagi continuò a sbattere pugni sul legno della porta della casa di Ami, energica come non mai. La ragazza blu si affacciò alla finestra irritata.


«Si può sapere cosa vuoi? Sono le nove del mattino.»
«Ami, devi aiutarmi.»
Sbadigliò e, socchiudendo leggermente gli occhi, decise di scendere e farla entrare. La sua casa era arredata in stile antico, con tante piante di bambù e cuscini ricamati da artigiane professioniste. Usagi rimase stupita.
«Quindi?»
La bionda trasalì, tornando alla realtà.
«Ah, sì. Ho bisogno di scoprire qualcosa sulla Lady Moon.»
«Di cosa parli, Usagi? So che Serenity ci ha riprovato ma, per quanto ne sappia, la bambina ancora non è nata.»
«Luna ha detto che esiste, e ha più di cinque anni.»
Ami inarcò un sopracciglio.
«È la verità.»
«Usagi, è innaturale. Non può nascere una bambina dopo una notte e avere già un'età.»
«Se è il caso di Princess Serenity, allora, sì.»

Salirono le scale, e Usagi avvertì improvvisamente un senso di nausea. Decise comunque di proseguire le "indagini" sulla piccola Lady.
Entrate nella camera di Amy, la ragazza dai capelli blu indossò i suoi occhiali e prese il monitor tascabile, digitando tutte le informazioni che Usagi, pian piano, le forniva. Alla fine, le ragazze trovarono ciò che cercavano.

«Allora esiste!» esclamò Ami.
«Cosa hai scoperto?» domandò Usagi.
«Si chiama Eden, capelli viola scuro e occhi di cristallo. Ha appena due giorni, ma dimostra cinque anni appena compiuti.»
La biondina incrociò le gambe con aria curiosa, ed era felice di aver detto la verità una volta nella sua vita.
«E dove sarebbe nata?»
«C'è scritto l'arco di tempo, ma non il luogo.»
«Credo sia nata durante l'eclissi di luna, ne sono sicura.»
Ami la guardò allibita.
«Tu credi?»
«Sì, e credo anche che quel bagliore di ieri sera sia qualcosa legato a lei.»
«Ne sei sicura?»
«Ovvio, altrimenti non si spiegherebbe.»

Usagi rimase soddisfatta, ma avrebbe voluto tanto vederla bene in faccia. Quando Makoto l'aveva presentata, aveva nascosto i suoi occhi dietro la frangia. È una bambina davvero carina, e fragile.


Non posso di certo seguirla come una stalker.


Le informazioni su di lei erano poche, ma Usagi avrebbe voluto sapere di più, soprattutto dov'era nata.
Il solo pensiero di vederla, però, la spaventava. Non voleva che facesse la stessa fine di Cherry, la bambina mai nata, e che aveva ucciso assieme alla felicità della principessa.

Quella scena se la ricordava. Eccome.



***




Usagi salutò Ami, per poi andarsene con la felicità e la tristezza in volto. Un mix di emozioni indescrivibile. Raggiunse il parco e si sedette con le lacrime agli occhi, ricordando quella terribile scena.



Serenity era proprio lì, a guardare la luna splendere, accarezzandosi il grembo con un sorriso. Fu un fulmine a spaventarla, e ad avvertire le guerriere Sailor del pericolo imminente.
Ma la scagnozza di Galaxia era dietro di lei per rubarle i poteri, e ciò che fece fu farla precipitare dal balcone.
Sailor Moon non sapeva cosa fare, se pensare ai fulmini o salvare Serenity, e la scelta che prese fu liberare il regno dai fulmini. Se ne pentì subito, e dopo ciò, ha cominciato ad odiarsi.


Si accasciò sul legno umido della panchina e cominciò a piangere. Aveva percepito l'impatto con le mattonelle del palazzo, l'immagine delle lacrime scorrere come cascata, le emozioni di Serenity.

Sputava contro se stessa e il fatto che, come paladina della giustizia, era assolutamente negata. E maledisse Luna per questo.

«Ragazza, perché piangi?»
Una dolce voce cancellò quelle immagini di terrore e dolore, e Usagi alzò lo sguardo incrociando due occhi di cristallo puri e lucenti.
«Non lo so.» rispose deglutendo.
«Vuoi un gelato?» domandò la bambina tendendole la mano.
La biondina l'afferrò dolcemente, si alzò dalla panchina e si asciugò le lacrime con la mano libera, facendosi trasportare dai movimenti lenti della piccola Eden.

Un momento... Eden?!


Ritorna all'indice


Capitolo 8
*** Capitolo 7 - Legami e pericoli ***


cdl 1










Legàmi e pericoli







Usagi sobbalzò nel vedere la piccola Lady Moon proprio accanto a lei. Era dolce, sensibile e amorevole. Chi mai avrebbe messo il broncio davanti a quel dolce viso?
Le teneva la mano come se fosse sua figlia, e Usagi conosceva molto bene quella tenera e affettuosa stretta, nonostante fosse stata la prima volta che teneva per mano una bambina, sconosciuta per giunta.

«Oggi c'è il sole, dovresti essere felice.» sorrise allegramente, guardando in alto nel cielo.
«Lo so, hai ragione Eden.» rispose la biondina, rendendosi conto che piangere per una bambina mia nata era stupido, dal momento che non era nemmeno sua figlia.
«Sai, bimba, che sorridere fa bene?» disse la piccola.
«Lo so infatti, sono una tipa allegra.»
«Allora, perché piangevi? È morto il tuo criceto?»
Usagi scoppiò a ridere come una pazza.
«Non ho un criceto, e poi sono anni che non ho un animale domestico vero e proprio in casa.»
Eden si girò e la guardò ridere, e subito un bagliore la circondò.

«Adesso sei felice.» disse facendosi stringere la mano, senza farsi del male.
Il legame tra le due ragazzine, in un baleno, diventò sempre più profondo, fino a quando qualcosa non interruppe quel momento magico.

«Sono cento yen.»
La biondina trasalì, e la piccola Lady Moon tirò fuori dalle tasche una monetina, porgendola al gelataio con un sorriso.
Usagi rimase stupita da quel gesto, poi la bambina le porse il cono gelato, e la biondina lo afferrò con dolcezza, ringraziandola con un sorriso.
Camminando lungo il marciapiede, Eden osservò attentamente Usagi, e notò una stranissima somiglianza con sua madre. Quello strano bagliore, quella stretta di mano che sembra tutt'altro che amichevole. La bambina, però, era contenta di averlo fatto.

«Non mi vuoi dire perché sei triste?» chiese Eden con aria curiosa.
«Preferirei non parlarne, e non è per vergogna o paura.»
La guardò per qualche secondo e aggiunse: «Non voglio piangere di nuovo.»
Eden annuì senza dire altro, mangiando il suo gelato all'amarena. Usagi era rimasta stupita dalla sua innocenza, pura e semplice.

Che sia davvero la Lady Moon di cui parlavamo io e Ami?

Usagi si rialzò e, dopo essersi mangiata frettolosamente il gelato, salutò la piccola Eden, scappando a gambe levate verso casa.
«Scusa, devo proprio andare.» gridò da lontano.
«A domani, allora.» agitò la mano e leccò il gelato, salutando Usagi con un sorriso.




***




«Luna! Luna!»

Appena tornata a casa, chiamò la gattina con tutta l'aria che aveva nei polmoni. Luna uscì dal salotto infastidita dalle grida della ragazzina.
«Si può sapere perché stai urlando?»
«L'ho trovata.»
«Trovato cosa? Usagi, non capisco cosa...»
«La piccola Lady Moon!»
La gatta trasalì.
«E chi è?»
«Eden, la figlia della vicina di casa di Makoto. Mi ha trasmesso la sua energia e...»

In un lampo, la felicità di Usagi svanì. Quell'energia che le aveva trasmesso Eden era un segnale di pericolo. Una devastazione, un grande buco nero, tuoni e fulmini, Galaxia.

Non è possibile!

«Cos'altro?»
Usagi deglutì, e tirò fuori le parole.
«Ho visto il Regno della Luna sotto attacco, come se lì ci fosse una guerra.»
La gattina ci rimase di sasso.
«Significa che...»
La bionda annuì, e poi un bussare alla porta attirò l'attenzione delle due. Usagi aprí la porta con le mani sudate, e non appena vide Makoto, il suo sguardo raggelò.


Ritorna all'indice


Capitolo 9
*** Capitolo 8 - Il ricatto ***


cdl 1










Il ricatto







Entrò in casa con le lacrime agli occhi, poi Usagi vide anche Rei e Ami che aspettavano con lei.


«Cosa... cosa è successo?» domandò incredula, non capendo cosa stesse accadendo.
Makoto era distrutta, e forse non sarebbe riuscita a superare quel probabile lutto - Usagi pensava fosse così.
«Eden è scomparsa.» Ami anticipò Makoto sopraffatta dal dolore.
«Era con te questo pomeriggio, vero?»
La bionda annuì.
«Non hai visto nulla di strano mentre tornava a casa?»
«Ragazze, è andata per la sua strada. Non ho visto niente di niente.»

Rei incrociò le braccia, non credendo alle parole di Usagi. Non mentiva. Eden era andata via per conto suo, ma qualcosa - o qualcuno, l'aveva portata via da quelle strade. Forse era davvero qualcuno.
«Usagi è tornata qualche minuto fa, non ha idea di dove sia Eden.» intervenne Luna.
Il cuore di Usagi palpitava, le dita delle sue mani tremavano. Credeva fosse colpa sua. Perdinci, era solo una ragazzina! Scaricare la colpa verso di lei era decisamente esagerato, sostenne Luna, e sapeva da poco che la bambina era la piccola Lady Moon. Rei era furibonda, Makoto era sommersa tra le lacrime e Ami era confusa.

Rintracciare Eden era un'impresa ardua, dal momento che sapevano poco di lei. Usagi rimase immobile a guardare Makoto e Ami lavorare, mentre sorseggiava un bicchiere di succo di limone portato da Rei. Il micro computer di Ami riuscì ad individuare qualcosa: un buco nero, davanti al regno della Luna.

Forse era un fenomeno cosmico.
Forse era un caso.
Forse era una... guerra interstellare.

«Allora, hai trovato qualcosa?» domandò Makoto in preda al terrore.
«È stata presa in ostaggio... da Galaxia e le sue scagnozze. A quanto pare, stanno ricattando la principessa per impossessarsi del Cristallo d'Argento.»
Usagi proiettò la scena dentro la sua testa, e una lacrima rigò il suo volto.



«Lasciala andare, Galaxia!»
«Sai benissimo che non puoi competere con me, Serenity. Devi consegnarmi il Cristallo d'argento, o non rivedrai più tua figlia.»
La principessa spalancò gli occhi vedendo sua figlia rinchiusa in una bolla, a pochi passi da un grandissimo buco nero. Era impotente. Chiedere aiuto alle Sailor sarebbe stata la scelta più giusta da fare, e così fece. Fu proprio in quel momento che Usagi avvertì una fitta alla testa.

«Usagi, Usagi. Guardami.»


Rei le prese il viso con due mani e la fissò dritta negli occhi, il blu degli occhi della bionda erano meravigliosi. La mora riuscì a percepire le emozioni che stava provando in quel momento.
Un cuore spezzato - come quello della madre di Eden, due cascate, un milione di pezzi di vetro nell'animo.
«È colpa tua, Rei. Non avresti dovuto accusarla per una cosa che non ha fatto.» la rimproverò Luna, e la mora si morse la lingua dalla vergogna.
«Hai ragione. Scusami, Usagi.» distolse lo sguardo.
La bionda si asciugò le lacrime col palmo della sua mano, e subito si calmò.
«So dove... si trova.» disse lei attirando l'attenzione delle ragazze. Come poteva sapere tutto questo? Perché Galaxia aveva ricattato lei. Sapevano benissimo che Usagi era la dolce principessa Serenity, ma non ci credevano.
«Dillo, allora.» la incoraggiò Ami.
La biondina deglutì terrorizzata, ma trovo la forza di parlare di quel ricatto.
«È intrappolata in una bolla di vetro scura e indistruttibile, dietro uno specchio. E se non vinceremo la guerra... sparirà per sempre.»
Tutte ansimarono spaventate, soprattutto Luna.

«Dietro uno specchio?» domandò Ami.
«Allora, raggiungiamo il regno della Luna. Non c'è un minuto da perdere!» esclamò la gatta, raggiungendo il piano superiore della cas adi USagi, assieme alle altre ragazze.
«In quale specchio dobbiamo passare, Usagi?» chiese Luna.
«Nella mia stanza, lo specchio lungo dal bordo di legno.»
Usagi le condusse nella sua cameretta, davanti allo specchio grande
. Oltrepassano il vetro, venendo teletrasportate le ragazze dall'altra parte del cosmo, verso un universo parallelo anzi, speculare. Il caos regnava per tutto il Regno. Non c'era anima viva, solo qualche goccia di sangue sul marmo bianco. Usagi deglutì osservando l'orrore davanti a sé.

La guerra è appena iniziata.


Ritorna all'indice


Capitolo 10
*** Capitolo 9 - Guerra interstellare ***


cdl 1










Guerra interstellare






** Nel mondo dietro lo specchio **





Non appena arrivarono a destinazione, alzarono le loro penne magiche e pronunciarono la formula, trasformandosi in Sailor. Usagi aveva deciso di combattere in nome della Luna, anche se avrebbe preferito non farlo. Eden era lì, imprigionata in una bolla scura, con gli occhi chiusi e priva di sensi.


Non posso rinunciare proprio adesso. Non oggi.


I blocchi di pietra attorno al castello erano distrutti, e numerosi cristalli di ghiaccio stavano circondando la struttura. Usagi non sarebbe riuscita ad affrontare Galaxia da sola, aveva bisogno delle sue amiche.
Alzò gli occhi al cielo e vide una grande nuvola nera e luminosa che scatenava fulmini, distruggendo tutto ciò che si parava davanti a sé. Era uno spettacolo orribile, e dire ciò è poco per descriverlo. Un vero e autentico disastro.


«Sailor Moon...»


Le sue compagne la videro afflitta, e l'unica cosa che potevano fare era sconfiggere Galaxia, il che sarebbe stato difficile. Sailor Mars poggiò la mano sulla spalla della guerriera della luna, trasmettendole calore e vicinanza. Quest'ultima sorrise.
«Possiamo ancora salvarla.» disse, sorridendo dolcemente alla sua compagna.
«Ci siamo noi a farti compagnia.»
Sailor Moon annuì, esalò un respiro profondo e annunciò: «Sono pronta.»
La nuvola era sopra di loro, e subito scagliò un paio di fulmini potenti che le indebolirono. Sailor Jupiter riuscì a respingere le successive, ma erano troppo forti e, di sicuro, avrebbe perso la forza di deviarle.
«Voi andate da Galaxia, penserò io ai fulmini.» disse scacciando un terzo fulmine.
«Sailor Moon, vieni con me!» disse poi Sailor Mars, afferrando il polso della sua compagna di squadra, trascinandola davanti alla bolla oscura dove la piccola Lady era imprigionata. Davanti c'era anche Princess Serenity, che iniziò a piangere.


La mia bambina... la mia Eden...


«Un momento... ma questa non è Eden!» l'ologramma della bolla oscura svanì e si trovarono circondate da un cumulo di cristalli di ghiaccio scuri e privi di luminosità.


«Maledizione, perché volete distruggere la mia felicità?» gridò la principessa della luna.
«Di cosa state parlando, principessa?» chiese Sailor Mars intontita.
«Lei è mia figlia, sono sempre stata accanto a lei. Siamo stati noi a concepirla!» confessò con le lacrime agli occhi.
Seguì un applauso, le guerriere si voltarono e videro Galaxia seduta su un trono di cristallo nero.
«Complimenti. Davvero un ottimo debutto, Serenity. Mi congratulo con te.» sorrise malefica.
«Dov'è Eden?» domandò Sailor Moon con la rabbia negli occhi.
«In un posto felice.» rispose guardandosi le unghie laccate con aria minacciosa.
«Pensavate davvero che avrei lasciato la bambina con facilità? Vi sbagliate di grosso, Sailor.»


Entrambe le guerriere serrarono gli occhi fulminando la nemica con lo sguardo, stringendo i pugni.


«Libera subito la piccola Lady, altrimenti te la dovrai vedere con noi!» minacciò Sailor Mars.
«Che paura!» recitò Galaxia «Sto tremando.»
Sailor Mars si preparò a lanciare una sfera di fuoco, ma mancò il bersaglio. Galaxia era protetta da uno scudo, e distruggerlo sembrava impossibile. Rise maleficamente.


Non è possibile.


«Ha uno scudo impenetrabile.» ringhiò la guerriera di fuoco - come dicevano sempre i nemici.
«Eden è vicina all'entrata del buco nero, non dobbiamo perdere tempo.» rispose la compagna.
«Lancia un'altra sfera di fuoco.» disse poi imperativa alla sua amica, e lei obbedì. Fu tutto inutile. La nemica continuò a guardare indifferente con le gambe accavallate, le mani sotto il mento e una risata maliziosa. Si stavano sforzando per niente.


«Zafira, tocca a te.»


Apparve una donna - ragazzina, per precisione, giovane e piuttosto carina. Non appena il fumo oscuro l'avvolse, i suoi occhi diventarono neri, così come il suo vestito. Scagliò di colpo una sfera di luce oscura che imprigionò le guerriere, in una cupola grande e impenetrabile.
Galaxia rise assistendo a quella scena, ma Sailor Moon studiò la sua nemica, individuando il suo punto debole. Non appena si tastò il petto con le dita, capí che il cuore era la fonte dei suoi poteri.


Devo distruggere il suo cuore, ma come faccio se sono imprigionata qui?


All'improvviso la cupola sparì, e le due guerriere videro Zafira accasciata a terra. Dietro di loro, c'erano Sailor Jupiter e Sailor Mercury.
«C'è ne avete messo di tempo!» protestò Sailor Mars con un sorriso poco convincente.
«Siamo riuscite a disintegrare la nuvola nera, poi abbiamo visto qualcosa che... oh, cielo!»
Sailor Jupiter rimase ferma ad osservare l'ologramma di Eden, ormai a un passo dall'essere risucchiata dal buco nero.
«Siamo arrivate troppo tardi.» disse Sailor Mercury sul punto di piangere.


La bolla oscura venne risucchiata, e la bambina scomparì nel vuoto. Sailor Moon si buttò a terra in ginocchio, sconfitta e in preda alla disperazione. Zafira svanì circondata da un fumo tossico, tornando se stessa: una ragazza dai capelli viola e il vestito blu, sui dieci anni.
«Peccato, avrei voluto continuare all'infinito.» disse Galaxia, e subito Sailor Moon alzò gli occhi ringhiando come un cane rabbioso. Letteralmente.


Tu... sei una persona senza cuore!


«Povera Princess Serenity, come farà senza sua figlia?»
Non aveva un briciolo di pietà nei confronti della principessa, a lei importava solo il Cristallo d'argento. Nient'altro.
«Oh, beh. Condoglianze.» concluse per poi schioccare le dita e sparire dal trono di cristallo oscuro. Le altre Sailor erano rimaste a fissare la loro compagna afflitte, col cuore spezzato, Sailor Jupiter in primis.


«Troveremo una soluzione, principessa. Te lo prometto.» le aveva detto Endymion, ma quello che fu fatto fu fatto. Eden era dall'altra parte dell'universo, e a Sailor Moon e Princess Serenity non restava altro che versare lacrime, compiangendo la piccola Lady Moon, se stessa e quella povera ragazzina accasciata davanti a lei.




Ritorna all'indice


Capitolo 11
*** Capitolo 10 - Il miracolo della Luna ***


cdl 1










Il miracolo della Luna






La ragazzina era ancora a terra, senza coscienza. Non muoveva un muscolo, forse era morta.

Sailor Mars la prese delicatamente in braccio prendendola per il collo e le gambe, la testa della bambina cadde all'indietro di scatto, lasciando che i suoi capelli oscillassero per aria. La guerriera della luna era lì a guardare Princess Serenity che piangeva per sua figlia; era sempre stata lì, fin dal momento in cui lei e il suo amato ci avevano riprovato.
L'eclissi lunare, la vigilia di capodanno, quel pomeriggio... era sempre stata lì.

La bambina era adagiata perfettamente tra le braccia di Sailor Mars, anch'essa in lacrime. Le altre Sailor tenevano una mano sul cuore, compiangendo quella povera ragazzina, ormai, in fin di vita. Una vittima innocente. Tutto pur di ottenere il tanto desiderato Cristallo d'Argento.
Galaxia, una nemica spietata. Perché sacrificare una bambina? Il suo cuore era avvolto dalle tenebre, e mai la principessa sarebbe riuscita a scacciarle via.
«Serenity... è il caso di lasciare perdere e tornare indietro.» disse la guerriera della luna a se stessa. Era il suo riflesso proiettato in uno specchio con due crepe.
«No, non lo farò.» rispose di scatto, alzandosi subito in piedi per poi tendere le braccia verso la ragazzina.
Sailor Mars decise di concederle la sua salma, e subito la principessa la prese dolcemente e la strinse forte sul suo petto, ancora in lacrime.
«Voglio che la piccola Eden torni tra noi.» disse poi.
«È dall'altra parte dell'universo, come sperate che torni?» domandò Sailor Jupiter.
Dal petto di Princess Serenity, un bagliore cominciò a farsi vivo tra il cuore della bambina e il suo. Non era affatto un pericolo, come all'inizio sosteneva Sailor Mercury, ma sembrava un potere immenso. Forse era un miracolo.


Una lacrima cadde sul petto della bambina, e subito il bagliore si allargò diventando sempre più abbagliante.







«Mamma... dove sei?» bisbigliò sottovoce la bambina.
«Sono qui, adesso.»

I suoi occhi color ghiaccio splendevano tra le lacrime agli occhi e quel bagliore.

«Ho avuto tanta paura...»
«Adesso ci sono io qui con te.»

La strinse forte, mentre i loro vestiti cominciavano a cambiare forma e colore, molto lentamente.

«Non dovrai più aver paura.»

La luna era proprio sotto di loro, che illuminava il cielo.
Le guerriere Sailor stavano assistendo ad un miracolo. Il miracolo della Luna.

«Mai più, mia piccola Eden.»

Il vestito lungo, candido e lucente splendette assieme alla corona che, subito, apparve sulla testa della bambina e di sua madre; così come le sue piccole ali. Eden cambiò completamente forma, tornando se stessa, con un vestito bianco dai bordi dorati, corto dalla gonna soffice.
Il bagliore svanì lentamente e, da quello che sembrava una nebulosa, apparve la principessa Serenity in tutto il suo splendore e la piccola Lady Moon: Eden. Tutti erano felici.








«La ragazzina era proprio...»
«Credevo che...»

Fu tutto un inganno. Galaxia era riuscita solo a rapire la sua anima, rendendola il contrario di quello che era. Imprigionarla sarebbe stato stupido, aveva affermato la nemica, e avrebbe potuto eliminare le guerriere con l'immenso potere della Lady Moon. Ancora una volta, il bene trionfò sul male.

«Non ci capisco più niente.» si grattò la testa Sailor Mars, confusa e allibita.
«Sono sempre stata presente. Il solo ricordare la mia perdita iniziale mi ha uccisa, e non sono mai riuscita a superare la sua morte.»
Le emozioni di Serenity erano forti, e fu proprio la ragione per cui Usagi era caduta in depressione, e non era solo stata la caduta a distruggere il suo cuore, ma anche vedere il suo regno distrutto.

«Troveremo una soluzione, principessa... te lo prometto.»

Endymion le era sempre stata vicino, nonostante la crisi che, anche lui, stava attraversando. Amava la sua principessa e mai l'avrebbe lasciata sola, nella depressione eterna. Avevano già attaccato una volta, perdendo tutto, ma quella volta non fu così.

«Sono felice che tutto sia finito, e questa volta per davvero.» sorrise Sailor Mercury.
«Spero che ora possiate vivere felici, tu e la tua famiglia.» disse Sailor Jupiter, rivolgendosi a Eden.
«Senz'altro, Sailor Jupiter.» rispose Eden con un dolce sorriso.
Il regno era stato devastato dai fulmini, ma ciò non tolse la felicità che, in quel momento, Serenity e la piccola Eden mostravano.







Ritorna all'indice


Capitolo 12
*** Epilogo ***


cdl 1
Piccola nota dell'autrice:

Siamo giunti alla fine di questa storia! Ringrazio tutti voi che l'avete recensita, inserita nelle vostre liste e sostenuta nei social. Sono felice che questa fanfiction abbia raggiunto le duemila visite totali, e di questo non posso fare altro che ringraziarvi dal profondo del cuore.

Spero continuiate a seguire questa serie e a sostenerla come avete fatto con questa storia.

Vi aspetto a fine agosto con "The Last Again"! || (Il prologo è online, se volete leggerlo cliccate QUI.)















Epilogo




** Due mesi dopo. **






Il regno della Luna tornò come prima, così come lo stato d'animo della principessa. La depressione era svanita - così come quella di Usagi - e finalmente non dovette più preoccuparsi della sua perdita, ora che Eden era accanto a lei. Fin dal giorno in cui l'aveva concepita.
Guardando il cielo stellato, la piccola Eden sedeva su quello che restava di quel balcone, dove Serenity aveva espresso il suo desiderio. Le sue piccole gambe oscillavano nel vuoto, lasciando una scia bianca e stellata.

«Mamma.» mormorò la bambina, la principessa si voltò verso di lei con un sorriso, sedendosi accanto sua figlia.
La gonna del suo lungo vestito dondolò a contatto col vento, così come le sue gambe. Lo stesso movimento di Eden.
«Mi vuoi bene, anche se sono nata dalla luna?»
«Certo che ti voglio bene. Non sarai nata dal mio grembo, ma il tuo sangue è uguale al mio.»
I suoi occhi azzurri incrociarono quelli della figlia, emanando amore e protezione.
«Sei stata cullata dalla luna, ed essa ha deciso di affidarti a me, purché tu possa diventare la futura regina di questo regno.»
Eden deglutì.
«Ma io... ho paura.»
«Io e tuo padre ti seguiremo. Quando ti sentirai pronta, potrai intraprendere il tuo viaggio.»

La bambina annuì osservando il cielo a testa alta. Il padre era proprio dietro sua madre che accarezzava dolcemente il grembo della moglie, con un dolce sorriso. La tanto desiderata felicità arrivò. Serenity aveva sperato a lungo di poterla finalmente ottenere, per poter uscire da quella depressione che, per mesi, la teneva imprigionata.
L'amante accarezzava il suo grembo, e un dolce sorriso riempì il cuore della principessa di gioia. Avevano preannunciato l'arrivo di una seconda Lady Moon, e tutti ne furono entusiasti.

«Come la vorresti chiamare?» domandò il principe, dandole un dolce bacio sulla guancia.
«Chibiusa, e credo che questo nome sia perfetto per lei.» rispose la principessa.
Eden poggiò la testa sulla spalla della madre, lasciandosi cullare dal suo calore e dal suo dolce profumo. Non vedeva l'ora di assistere alla nascita della sua sorellina. Sarebbero andate d'accordo, per com'era il carattere della First Lady Moon: socievole, impacciata e sorridente.

Sua madre si girò verso sua figlia che aveva appena chiuso gli occhi, dopo una giornata passata a correre per i corridoi del castello. Le sfiorò dolcemente i capelli, per poi farle un bacio sulla fronte.




Eri un dolce desiderio, ora sei una stella viaggiatrice. La mia piccola dolce Eden, nata sotto le stelle, cullata dalla luna.










Cullata dalla Luna - Fine












Ritorna all'indice


Questa storia è archiviata su: EFP

/viewstory.php?sid=3667177