A birthday to remember

di JEANPAGET
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** At last ***
Capitolo 2: *** A perfect moment ***
Capitolo 3: *** The Pacific Trail Dream ***



Capitolo 1
*** At last ***


Ciao! Questa settimana ho deciso di stressavi. Una mini raccolta sul compleanno del nostro amato Oliver.

Come l’avevo immaginato prima dell’uscita del trailer e delle stils

Come l’ho immaginato dopo l’uscita del trailer e delle stills (QUANTO sono belli gli Olicity nelle foto??)

Spero mi verra’ ispirazione dopo l’episodio per commentare e sclerare...

Sopportatemi... J

 

La festa era in corso al Municipio. Non se l’aspettava. Davvero. Era cosi’ tanto tempo che non festeggiava il suo compleanno. Da 10 anni. Forse perche’ non si era piu’ sentito di farlo. Non si era piu’ sentito di celebrare la sua nascita perche’ non si era piu’ sentito  … vivo?

Chi lo sa. Ma adesso era diverso. Si sentiva diverso. Dopo quel che era riuscito a confessare a lei. La sua paura piu’ grande. Il timore che lei se ne andasse. Ma no. Lei era rimasta. Lei si fidava. Lei si era scusata. E lui? Il perdono di Felicity era stato un balsamo al suo cuore ferito. Ma il perdono rendeva quel che aveva fatto comprensibile. Non piu’ giusto. Non scusabile a priori. Ma lei non glielo aveva fatto pesare. Come sempre. Sempre con lui. Anche se non era d’accordo. Le cose potevano tornare come prima? Forse si. Forse no. Ma non poteva stare senza di lei. Questo aveva capito, una volta di piu’. La sua presenza nella sua vita. La sua comprensione. La sua luce. Non poteva farne a meno.

Doveva lottare per riconquistarla? Lo avrebbe fatto. Ma lei? Lei cosa provava?

A questo pensava mentre arrivava al suo ufficio in Municipio. A lei. Il loro rapporto era sensibilmente migliorato dopo tanto gelo. Parlavano come un tempo. Di tutto. Pure di William, che prima era un argomento tabu’. Si era fatto aiutare nel cercarlo. Avevano parlato di suo padre. Lei aveva visto il video. Lo aveva rincuorato con le sue parole. Come prima. Come sempre. La sua forza. Ed era tornato a indossare il costume. Quello che non si si sentiva piu’ degno di portare, prima. Dopo di Chase. Ma lei. Lei ci sapeva fare con le parole. Lo aveva toccato. Ancora una volta. Come con le sue mani. Quanto gli era mancato il suo delicate e confortante tocco.

Era talmente preso dai suoi pensieri che fu una vera sopresa quando entro nella sala antistante il suo ufficio.

Una festa. Una festa di compleanno. Il suo compleanno.

Palloncini, festoni colorati ovunque. Coriandoli e stelle filanti. Un bel buffet, calici di vino. E gente. Tanta gente. Pure una piacevole musica di sottofondo si diffondenva dagli autoparlanti in alto sul soffitto. Uno striscione nel mezzo della sala antistante il suo ufficio “Buon compleanno Sindaco Queen”.

Tutti che gli facevano gli auguri. Lo staff. Amici e conoscenti. C’erano Curtis, Dig, Rene’ e Dinah. Lance. Gente comune. Imbucati. E loro. Le donne della sua vita

Thea e Felicity. Le due congiurate.

Al taglio della torta si era pure commosso, ringraziando tutti. Non ci era piu’ abituato. I mega party a Villa Queen con i suoi scatenati amici a far casino, ubriacarsi e tirar tardi con le ragazze che ci volevano stare...sembravano lontani anni luce. Tommy. Un piccolo momento di malinconia e rimpianto.

Spazzato via dall’abbraccio caloroso di Thea “Buon compleanno fratellone!”

“Grazie, sorellina. Grazie. Sei stata fantastica. Questa festa e’…”

“Tutto merito di Felicity.”

“Felicity?”

“Si, era stata lei a organizzare tutto.” Ne avevano parlato fra loro, era venuto fuori per caso che il 17 maggio fosse il suo compleanno. E Felicity aveva proposto di fare una festa. Con Chase in galera, le cose piu’ tranquille. Era il momento giusto. E si chiedeva come mai in tanti anni non le fosse mai venuto in mente. Troppo impegnati con la loro lotta. E dopo troppo felici, quasi in una bolla fuori della realta’. E dopo troppo lontani.

La cerco’ con gli occhi in mezzo alla gente. Stava parlando con Lance. Ma fu distratto da una segretaria che gli fece gli auguri. E dopo un attimo lei non c’era piu’.

Cerco’ piu’ volte di avvicinarsi ma per un motivo o per un altro non ci riusciva. E cominciava a innervosirsi. Voleva parlarle. Aveva bisogno di parlarle.

Stava bevendo un sorso di champagne dopo essersi intrattenuto con il capo del servizio di pubbliche relazioni del Municipio quando entro’ nella sala una persona che non si aspettava. Susan.

“Ciao, signor Sindaco.” Composta. Seria.

“Ciao.” Era un po’.. non imbarazzato, ma non a suo agio. Ma non sapeva bene come comportarsi. L’aveva lasciata. Piuttosto bruscamente, dopo le torture di Chase. E lei se n’era andata da Star City. Si era allontanata, per la sua sicurezza. L’ aveva Saputo dopo.

“Buon Compleanno.”

“Grazie”

“Bella festa.”

“Stai.. stai bene?”

“Sto.. come vedi.” Era molto bella, elegante in quell’abito scuro. I lunghi capelli ondulati che le accarezzavano le spalle.

Ma aveva un’aria diversa. Meno dura. Piu’ malinconica.

“Susan mi spiace, io..”

“Oliver” il tono calmo, lo interruppe. Ma lui non si fermo’

“Quando ti ho detto che non potevo stare con te, che non era cosi’ che volevo che la mia vita toccasse la tua”

“Sei stato molto chiaro.”

“Quello che intendo dire... sono stato brusco, sbrigativo”

“Eri in uno stato particolare di prostrazione, si vedeva. Dopo quel che avevi passato con Chase. Ma non toglieva niente alla tua decisione. Quello lo avevo capito.”

“Dovevo dirlo meglio.”

“Meglio o peggio cosa avrebbe cambiato?”

“Susan, non poteva funzionare tra noi. Non ero, non sono.. innamorato.”

“Lo sei.”

Oliver la guardo’ stranito

“Solo non di me.” Susan fece un mesto sorriso.

Oliver distolse lo sguardo per un secondo. La risata argentina di Felicity risuono’ poco lontano. Stava parlando animatamente con Thea. Il suo sguardo si fisso’ su di lei.

Era la verita’. Lui era innamorato. Aveva solo una donna nel cuore. E la voleva esattamente come quando aveva capito che lei era importante per lui, dalla faccia delusa che aveva visto in Russia quando lo aveva beccato con Isabel Rochev. Quel che le aveva detto. Per la vita che conduco meglio non stare con qualcuno al quale potrei tenere veramente. E dopo 3 anni ancora ci girava attorno. Era ora di finirla.

“Decisamente non di me. Non l’hai mai dimenticata, vero?”

Oliver guardo’ Susan con senso di rispetto nuovo. Si morse leggermente le labbra.

“Ho parlato solo una volta con lei. Ma deve essere speciale. E non solo a hackerare PC, a quanto pare”

Allora aveva immaginato... 

“Ero di passaggio. Volevo salutarti prima di partire.”

“Partire? Di nuovo? “

“Si, non c’e’ niente che mi trattenga qui. Il mio capo mi ha trasferito a Hub city e quindi.. nuova vita. Nuova ripartenza”.

“Mi spiace Susan. Davvero.”

Quel che e’ stato e’ stato. Evidentemente non era destino. Vado, prima che tua sorella mi incenerisca con lo sguardo. Non le sono mai piaciuta”

In effetti Thea la stava guardando piuttosto male, in lontananza. Felicity non era piu’ con lei.

“Addio Oliver.”

“Addio Susan.”

Un leggero bacio sulla guancia. Un attimo dopo non c’era piu’. Un’ altra persona che aveva incrociato nella sua vita. Una donna con la quale si era illuso potesse andare avanti.

Felicity. Dove si era cacciata? La trovo’ nel suo ufficio, aveva posato dei pacchetti per lui sulla sua scrivania. Stava mettendosi addosso un cappottino. Rosato. Gli ricordava quello che portava quando se n’era andata.

“Ciao”

Lei sobbalzo’.: “Ehi, avvisa prima di entrare cosi di sorpresa!”

Oliver la guardava, serio.

“Tutto bene?” chiese lei

“Volevo…volevo ringraziarti.”

“Di cosa?”

“Della festa. Thea mi ha detto..”

“Beh, non ho fatto tutto io. Anche Thea si e’ data da fare”

Lui allungo’ una mano, la tocco’ sul braccio “Grazie, Felicity”

“Si.. beh, ecco… prego.” Sembrava imbarazzata.

“Adesso devo.. devo andare.”. balbettava. Era nervosa.

“Perche’?” fece lui allarmato “La festa non e’ finita!”

“Lo e’ per me. Ho da fare.. si, insomma .. a casa ho del lavoro da fare..”

“Felicity...”

“E’ tornata, vedo”

“Scusa?”

“Susan Williams. E’ tornata.”

“No. Se n’e’ andata.”

“Mi vi ho visto prima, di la’.”

“Se ne va.”

“Se ne va?”

“A Hub City”

“A Hub City”

Continuava a ripetere le parole di lui come un pappagallo. Si diede della sciocca. Eppure..

“Ma tornera’, no? State insieme.”

“Non piu’”

“Come?”

“Ci siamo lasciati.”

“Davvero? Quando?”

“Ha importanza?”

“Beh, si. Avrai sofferto. Sembravi avere una relazione seria con.. con quella donna.”

“Non lo era.”

“Oh?”

“Non avrebbe mai funzionato.”

“Perche’?”

 

Si sentiva in lontanza, ovattata, una musica. Una canzone. Etta James “At last”

At last
my love has come along
my lonely days over
and life is like
a song


Finalmente il mio amore è arrivato
I miei giorni di solitudine sono finiti
e la vita è come una canzone

Si, finalmente ... la sua speranza. Sperava che lei tornasse da lui.  Ma lei non sembrava intenzionata a fare quel passo. E lui invece voleva con tutta l’anima che tornasse da lui.

“Perche’ no. Ma basta parlare di Susan.”

Lei lo guardava attenta

“Vuoi ballare con me Felicity?”

“Ballare?” Fece lei incredula

“Si, ballare.”

Felicity annui’. Non riusciva a parlare. Si stavano guardando. Come solo loro sapevano guardarsi. Quasi non riuscivano a muoversi.

In quell’ufficio inondato di luce. Dove si erano parlati un po’.  Dopo che lui le aveva detto che era giusto darsi delle opportunita’ al di fuori di loro. Dove sembrava che l’amore fosse finito. Dove sembrava di poter dimenticare quella notte al covo. L’incendio dei sensi. Il tumulto del cuore. L’unione delle anime.

Dove sembrava che nuove strade potessero aprirsi. Strade che si erano rivelate senza uscita. Ci avevano provato. Non aveva funzionato. Nessuno di loro due era riuscito ad andare avanti. Nessuno dei due si era mosso da quello che c’era tra di loro.



well
You smile
you smile
oh and then the spell was cast
and here we are in heaven
for you are mine at last
oh, finalmente

beh, tu hai sorriso, tu hai sorriso
e dopo l'incantesimo è stato lanciato
Ed eccoci qui in paradiso
perchè tu sei mio... finalmente

Quel legame fortissimo, inscindibile, che non era morto.

Quelle parole ancora sospeso nell’ufficio. Io tengo a te. Io terro’sempre a te. 

La mano di lui timidamente a stringerle le spalle, un passo verso di lei. Un passo verso di lui, quel suo sguardo scintillante pieno di promesse.


I found a dream
that I could speak to
a dream that I
could call my own
I found a thrill
to press my cheek to
a thrill that I have never known

Ho trovato un sogno a cui potevo parlare
un sogno che posso chiamare mio
ho trovato un brivido contro il quale premere la mia guancia
un brivido che non ho mai provato prima

Con delicatezza la prese tra le braccia. Lei si abbandono’ tra quelle braccia forti e protettive. Le era mancato stare nelle sue braccia. Era mancato a lui stringere quella piccola donna a se’, trarne forza e calore. Sentire le braccia non piu’ vuote. Sentire il cuore non piu’ vuoto.

Si muovevano leggermente al ritmo attutito della musica. Lei aveva appoggiato la testa sul suo petto, il risvolto della giacca sotto la guancia.

ooo yea
you are mine
you are mine
at last
at last
at last
at last

 

ooo si

tu sei mio

tu sei mio

finalmente

finalmente

finalmente

finalmente

La musica fini’. Smisero di ballare. Rimasero fermi, lei ancora stratta nelle forti braccia di lui.  Alzo’ la testa per guardarlo, lentissimamente. Quasi al rallentatore.

Annego’ ancora una volta nello sguardo di lui. Nel sorriso appena accennato di lui. Uno sguardo d’amore. Uno sguardo che non poteva cambiare.

Le appoggio’ la fronte sulla sua. Le mani risalirono a circondarle il viso, accarezzandole il collo, i capelli.

“Felicity..”  mormoro’ lui sommessamente

“Oliver...” rispose lei sussurrando

“Lo so che non ho nessun diritto su di te”

Il respiro caldo di lui sulle labbra. Lei che fu percorsa da un brivido

“Abbiamo bisogno di... tempo” disse lei

“Felicity... Felicity...” il suo nome pronunciato come una preghiera.

Fu lei ad accostarsi a lui. Lo bacio’ quasi titubante... lui rispose con cautela. Si controllo’. Assaporava quelle labbra dolci dopo tanto tempo. Quelle labbra cedevoli che gli dicevano che anche lei lo voleva. Si impose calma. Anche se voleva solo stringerla forte e soffocarla di baci. Ma era troppo preziosa. Non voleva forzarla. Aveva paura che scappasse via. E non voleva. Non voleva perderla. Non voleva sentire di nuovo quella sensazione, sentirla sua e poi perderla. Non l’avrebbe sopportato stavolta.

“Ho.. bisogno... di te” ansimo’ lui interrompendo brevemente il bacio

“Amore...”

Oliver quasi non credeva alle sue orecchie. La passione repressa fu troppo forte. A quelle parole ruppe gli argini. Le loro bocche si schiusero, affamate. Assetate. E i baci divennero piu’ profondi. Intensi. Ardenti.

Si strinsero forte l’uno all’altra. D’impeto lui la sollevo’ e la fece sedere sulla scrivania, insinuandosi fra le sue gambe.

E continuarono a baciarsi, abbracciandosi stretti. Come se non ci fosse nient’altro al mondo. Nessun altro al mondo. Niente di piu’ importante.

Thea li vide passando davanti alla porta. Fece un sorriso. Finalmente. Era ora che quei due testoni tornassero sui loro passi.

Silenziosamente ando’ a chiudere quella porta, celando al mondo esterno la vista di quei due innamorati che si baciavano appassionatamente. L’amore meritava un po’ di privacy. Il regalo piu’ bello del mondo. L’emozione piu’ potente del mondo.

Buon compleanno Oliver, penso’ Thea. Meriti un po’ di pace e di felicita’.

“Ho avuto un istante di grande pace. Forse e’ questa la felicita’” Virginia Woolf

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Ecco: per quanto odiosa fossa la cavalla meritava un “congedo” un po’ meglio articolato.

Con una chiara scelta da parte del nostro Oliver. E un’altrettanto chiara ripartenza con Felicity.

Io l’ho vista cosi.’ Spero vi sia piaciuta. Se ce la faccio domani vi posto capitolo 2. Bacio!

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Capitolo 2
*** A perfect moment ***


“Sorpresa!” Esclamarono Felicity e Thea, i calici in mano, anche se a dire la verita’ ci erano rimaste un po’ male.

Diavolo, Oliver sapeva davvero essere tremendo. Si aspettavano che avrebbe reagito. Ma non quel tipo di reazione. Aveva atterrato violentemente Curtis senza dargli quasi il tempo di difendersi.

Povero Curtis, che volo! Era fortunato a essere ancora intero.

Ma lui sembrava averla presa abbastanza bene. Era ancora a terra ma aveva sorriso a Oliver “Buon compleanno!”

Oliver aveva aggrottato le sopracciglia. Curtis?  Buon Compleanno? Che giorno era, il 17 maggio?

Si guardo’ attorno, come smarrito. Festoni, palloncini. Calici di champagne in mano alle ragazze. Una torta sul tavolo, piatti e posate. Lance che lo guardava divertito. Diggle che lo osservava con aria sorniona, come solo lui sapeva fare.

Cos’era quella, una festa? Una festa a sorpresa? Per lui?

“Potresti per favore accantonare per un secondo la modalita’ Green Arrow e darmi un mano a rialzarmi?” Chiese Curtis

Oliver rilasso’ la postura del corpo. Emise un profondo sospiro. Allungo’ una mano per tirarlo su

“Non ci provare mai piu’ ad aggirarti di soppiatto in quel modo!” gli disse in modo burbero, per nascondere quel che provava in quel momento.

“Messaggio ricevuto, boss. Ci tengo all’osso del collo.”

Una festa. Una festa di compleanno. Non festeggiava il suo compleanno da… non ricordava da quanto non festeggiava piu’ il suo compleanno. Anche prima del naufragio il suo compleanno non era poi una gran festa. I suoi genitori, dopo un distratto bacio d’auguri e l’ennesimo regalo costoso di cui si sarebbe stancato il giorno dopo, sparivano dietro i loro reciproci impegni e interessi. Thea era ancora una ragazzina piu’ interessata a sballarsi che a stare con lui. Il suo buon amico Tommy era l’unico a cui la cosa interessasse ma giusto per andarsi a divertire assieme con un paio di ragazze disponibili. Era stato un viziato arrogante figlio di papa’. Tanto tempo fa. Una vita fa. E avrebbe invece tanto voluto che fosse stato diverso.

Fu distratto da questi mesti pensieri dall’ affettuoso abbraccio della sorella. La sua Thea. Era cresciuta. Era diventata forte. Era sempre stata forte. Come aveva detto suo padre. Piu’ forte di lui.

“Buon compleanno, fratellone!”

“Grazie.  Beh vedo che vi siete impegnati nell’impresa di prendermi in contropiede! Quell’sms non poteva piu’ essere criptico di cosi’.”

“Colpa di Felicity, ha fatto tutto lei!”  disse Diggle strizzandogli un occhio

“John! Avevamo detto di non … “ comincio’ Felicity. Ma s’interruppe. Oliver l’aveva subito fissata con quel suo modo. Quel suo sguardo. Quello sguardo che, stando a Curtis, non avrebbe mai potuto cambiare. Era vero.

“Allora, cominciamo questi benedetti festeggiamenti, signor Sindaco?” Fece Lance sfregandosi le mani nervosamente. Era calato un silenzio imbarazzato fra quei due e attorno a loro. Possibile che non si potessero mettere d’accordo e tornare insieme? Gia’ far finta che fra loro non ci fosse niente era difficile e imbarazzante a volte. Se poi si guardavano cosi’ era addirittura impossibile.

“Su avanti, il festeggiato deve tagliare la torta e fare un discorso!” disse Felicity

E si avviarono verso il tavolo, dove una torta bianca e verde dall’aspetto invitante li aspettava.

“Oddio, un altro discorso dei suoi no!” Fece Curtis che a ogni discorso di Oliver come sindaco non sapeva se esserne fiero perche’ era suo amico e perche’ era un eroe, incazzarsi perche’ era costretto a sentire certe cose a volte trite e ritrite o annoiarsi per la retorica che ci metteva. Era bravo a parlare. Nessuno lo negava. Ma ne aveva sentiti troppi di suoi discorsi.

“Curtis ha ragione” disse Felicity

Thea la guardo’ un po’ risentita. Ma Felicity aggiunse subito “Perche’ noi vogliamo sentire due parole da Oliver Queen e non un discorso dal Sindaco!”

“Te l’avevo detto che una festa a sorpresa non era una buona idea!” disse Lance a Thea.

Thea alzo’ le spalle. Oliver ne aveva passate decisamente troppe in quel’ultimo anno. Aveva bisogno di staccare un attimo. Non poteva andare avanti cosi’. Ne aveva parlato con Felicity che si era detta completamente d’accordo. E quale momento migliore di quello. Chase finalmente in prigione. Le cose erano decisamente piu’ tranquille. Eppure lui non riusciva a calmarsi. A rilassarsi. Era sempre in tensione. Vigile. Vigilante. Sempre in modalita’ Green Arrow come aveva detto Curtis. O modalita’ Sindaco. Insomma non riusciva a essere se’ stesso. Qualsiasi cosa volesse dire.

Quel che avevano saputo del loro padre non aveva aiutato. Si erano detti che dovevano lasciare il passato nel passato. E vivere per loro stessi. E Thea aveva scoperto che erano state parole di Felicity. Felicity era cosi’ importante per suo fratello da far diventare proprie le sue parole. Lei sapeva che la amava. E sapeva che suo fratello non era mai stato tanto innamorato di una donna. Ci era rimasta male quando si erano lasciati. Si vedeva che soffrivano, tutti e due. E poi quando Oliver aveva deciso di frequentare quella dannata giornalista. Lei lo aveva messo in guardia. Era arrivata anche a misure estreme per difenderlo dal rischio che la Williams sbandierasse la sua identita’ segreta per un premio giornalistico. Ma dal punto di vista sentimentale… finche’ non l’avesse guardata come guardava Felicity non c’era pericolo.

Li osservava in quel momento. Oliver aveva uno sguardo che valeva mille parole. Felicity cercava invece di darsi un contegno.

“Dai forza, Ollie. Parla.” Disse Thea allungandogli un bicchiere di champagne

Oliver strinse le labbra. Si guardo’ i piedi nervosamente, ondeggiando sulle gambe. Poi alzo’ lo sguardo. Schiari’ la voce.

“Il sindaco e’ bravo a parlare perche’ fa parte della sua mansione. Io diro’ solo una cosa invece. Grazie, amici miei. Grazie perche’ ci siete. Grazie per quello che fate. Grazie soprattutto perche’ credete in me. Non solo come sindaco o come Green Arrow. Ma perche’ credete in me. Oliver. La vostra fiducia, la vostra perseveranza e la forza che mi date sono preziose per me. Non sapete quanto. Grazie davvero. Dal profondo del cuore.”  

John Diggle lo osservava. Ricordava quando lo aveva incontrato. Un essere distrutto. Un bel involcruo esterno, dalla bella facciata ma senza contenuto. Quasi una macchina. Che sotto nascondeva un’anima ferita, tormentata. Un sopravvissuto. I loro scontri. La scoperta’ della sua identita’ di vigilante. La loro amicizia. Il fatto che fosse diventato un fratello. La loro missione. Ne aveva fatta di strada Oliver Queen in quei 5 anni.

“Buon compleanno, amico!” Disse levando il calice

“Buon compleanno!” Dissero tutti gli altri, levando anch’essi i calici

La festicciola proseguiva tranquilla. Thea aveva acceso lo stereo e la musica aleggiava nell’aria mentre Oliver si fermava a parlare un po’ con tutti mentre gli altri chiacchieravano a coppie.

Felicity osservava Oliver e Diggle parlare. Le due colonne. I vertici del triangolo di quello che lei chiamava Original Team Arrow. Sorrise. Quei due testoni erano cosi’ importanti per lei.

Diggle era un fratello maggiore, la coscienza del gruppo. La roccia salda su cui poggiava il team. Potevi sempre fidarti di lui.  Non ti avrebbe mai abbandonato.

Quanto a Oliver. Lui era.. lui. Aveva tanti sentimenti nel suo cuore per lui. Tanti e a volte contrastanti. Non avrebbe saputo nemmeno da dove incominciare per elencarli, descriverli. Uno su tutti. Troppo grande. Troppo forte. Che non era riuscita a sopprimere. A dimenticare. Ma lui? Bevve un sorso di vino. Si erano parlati. Avevano chiarito. Il loro rapporto era quasi tornato come prima. Quasi. Perche’ era diverso. Lui le aveva confidato la sua paura piu’ grande. Ma lei non se ne era andata. Al contrario. Era rimasta. Ma ora? Quel che c’era tra loro era forte ma cosi’ fragile al momento. Non sapeva bene cosa fare.

Oliver intanto parlava con John. Avevano optato per due birre, in mancanza di whiskey o vodka. Lo champagne andava bene per festeggiare il compleanno ma per parlare serviva altro. 

“Allora Oliver, che mi dici?”

“Mi sento .. strano.”

“Non sei piu’ abituato a festeggiare compleanni, vero?”

“No. Ma non e’ solo questo.”

“Cosa c’e’?”

“Dovrei essere contento. Chase e’ finalmente chiuso in una prigione. Le cose adesso sono abbastanza calme. Eppure… Lo senti anche tu?”

“Che c’e’ qualcosa che non quadra?” 

“Si. Non riesco a togliermi di dosso questa sensazione. Mi sembra la calma prima della tempesta.”

“Oliver prenditi un attimo di pausa. Solo un momento. Non puoi continuare a torturarti in questo modo. Chase non e’ piu’ tua responsabilita’. Paghera’ per quel che ha fatto. E nella prigione Argus vedrai che ci stara’ fino a che non ci marcira’ dentro.”

“Lo so John. Ma non sono tranquillo. Si e’ arreso troppo facilmente.”

“Ha tentato di ucciderti. Peggio, di distruggerti. Capisco il tuo stato. Ma forse anche lui era stanco di questo gioco al massacro. Quel che gli hai detto su suo padre e’ stato pesante. L’ha fatto crollare.  Ma per una volta rilassati. Datti un momento per tirare il fiato per poi ripartire. Lascia che il mondo giri per un giorno senza averne il peso sulle spalle, ok?”

“Ci provero’. Grazie fratello.”

“Grazie a te, fratello.” Si abbracciarono. “Adesso vado. Lyla mi aspetta a casa con JJ. Di nuovo buon compleanno!”

“Ciao Dig.”

“Dig se ne va?” Chiese Felicity vedendo Oliver venire verso di lei. Si era appoggiata per un momento a uno dei piedistalli per appoggiarci sopra il bicchiere e il cellulare. Era bellissima. In quell’abitino rosato dalle decorazioni rosse. La profonda scollatura evidenziata dalla collana girocollo, la gonna corta al ginocchio come piaceva a lui. Le gambe tornite, snelle. Le braccia nude. La pelle bianca e liscia che ricordava fremere sotto i suoi baci, le sue carezze. I suoi capelli, i riccioli che le ricadevano sul viso. Quel viso tanto amato. I suoi occhi. La sua bocca. Quelle labbra che avrebbe voluto tanto baciare in quel momento.

“Si, torna dalla sua famiglia”

“E’ dura per te, vero?”

“Cosa?”

“Non sei piu’ abituato a… questo.”

Felicity fece un arioso cenno alla stanza ma intendeva qualcos’altro. Qualcosa che Oliver capi’ subito. Una casa. Una vita normale. Amici con cui uscire a farsi una bevuta e parlare. E non sempre e solo di come catturare un cattivo o con cui uscire di notte a perlustrare la citta’. Compleanni da festeggiare. Qualcuno da amare, con cui stare senza il terrore di metterlo in pericolo. Una famiglia. Dei figli. William. Un futuro diverso.

Lei sentiva. Sapeva. Capiva. Lo conosceva meglio di chiunque altro al mondo. Se ne era innamorata. Lo aveva amato. Lo amava ancora?

“No. Non ci sono piu’ abituato. Troppi anni a fare questa vita da ..”

“Da eroe. E non mi contraddire, sai?”

Lui sorrise e la contemplo’ con il suo sguardo intenso e carezzevole. Riusciva sempre a farlo sorridere. Fin dalla prima volta che l’aveva incontrata. La sua luce. Il tempo si era come fermato. Non vedevano piu’ gli altri che li osservavano di lontano e facevano finta di non vederli. Avevano occhi solo l’uno per l’altra.

“E’ che..”  comincio’ lui

“Che non sei tranquillo.”

“No, infatti. Abbiamo lottato cosi’ tanto contro Chase”

“Ma abbiamo vinto!”

sorrise lei, toccandogli il nodo della cravatta con fare scherzoso. Stava flirtando? Di nuovo sorrise. Il loro rapporto era tornato un po’ come una volta. Ma lui avrebbe voluto di piu’. Lo sapeva, era troppo presto. Erano appena tornati ad avere un bel rapporto dopo un anno di gelo, di lontananza, di tentativi di andare avanti per un’altra strada che non fossero loro. Altre persone nelle loro vite. E non era andata un granche’ bene. Per poi ritrovarsi. Il legame fra loro non era morto. Anzi.

“Si, forse.” Un attimo di silenzio e poi  “Grazie Felicity.”

“Di cosa?”

“Di tutto. Della festa. Dopo quel che e’ successo … “

“Beh, era ora che festeggiassimo il tuo compleanno come si deve. Il passato e’ passato. Festeggiamo una nuova partenza. Prendila come la celebrazione della tua nuova nascita.”

“Una nuova nascita… mi piace.” Fece lui serio

“Non ho esagerato vero con le decorazioni, vero?” Fece lei, ansiosa

“Esagerato?”

“Si, lo sai che noi Smoak tendiamo a esagerare con i lustrini. Ti ricordi cosa aveva combinato mia madre alla nostra festa di..” Felicity si interruppe. La festa di fidanzamento. Maledizione alla sua bocca che parlava senza essere collegata al cervello. Era nervosa. Sentiva l’agitazione in ogni fibra del suo corpo. Lui era vicino. Troppo vicino. Quando gli aveva toccato la cravatta aveva sentito come una scossa. E ora parlava a vanvera.

Ma Oliver sorrise divertito “Come sta tua madre?”

“Bene, suppongo. Voglio dire spero. E’ da un po’ che non la sento. L’ho trascurata ultimamente. Ho trascurato tutto e tutti ultimamente.”

Helix. Era stata troppo presa da loro. Era stato uno sbaglio. Avrebbe dovuto ascoltare Oliver. Ma non ascoltava nemmeno se’ stessa. Era convinta di essere nel giusto. Non sentiva ragioni. Se non fosse stato per lui ora sarebbe stata chissa’ dove. In un baratro di oscurita’ dal quale non si sarebbe ripresa facilmente. Solo lui l’aveva fermata. Non con la forza. Ma con la sua debolezza, la sua fragilita’. Devastante, intensissima, commovente fragilita’.

“Non ci siamo piu’ mandati sms, giuro!” Fece lui alzando le mani come in segno di resa

Felicity sorrise.  “Si, lo so. Ha passato un brutto periodo, povera mamma. Dopo …”

“Dopo Lance?”

“Si. Sentiva di non poter fare niente per lui e si sono lasciati.”

Un po’ come aveva fatto lei con Oliver.

“Peccato erano una bella coppia. Stavano bene assieme.” Come noi penso’ Oliver

“Gia’. E’difficile dimenticare un legame bello e importante. Certe emozioni. Ma a volte non abbiamo scelta.”

“A volte e’ impossibile.”

“Ma tu puoi ancora farcela.”

Oliver la guardo’ interrogativo

“Puoi farla tornare da te. O raggiungerla.”

“Di cosa stai parlando?”

“Di Susan Williams”.

“Susan?”

“Si, adesso che le cose si sono calmate puoi.. potete tornare assieme.” Lo disse con la morte nel cuore. Ma se lei lo rendeva felice.

“No. Ci siamo lasciati.”

“Oh?”

“Non pensavo a Susan quando ho detto che a volte..” comincio’ lui

“E ’impossibile dimenticare” fini’ lei

Si guardarono fisso negli occhi. Le espressioni si fecero diverse. La tensione elettrica fra di loro crebbe di colpo. Allora lui era libero. Allora a lei importava ancora di lui. Videro qualcosa negli occhi l’uno dell’altra. Desiderio. Passione. Amore. Era ancora tutto li’. Vivo. Bruciante.

Oliver mosse impercettibilmente una mano verso di lei

“Manda via tutti cosi che…” fece roco, la voce un’ottava piu’ bassa del normale, da brivido

“Come faccio?” sussurro’ lei gutturalmente

“Felicity…”

Lei annui’, non staccando gli occhi dai suoi. Tocco’ leggermente il touch del suo cellulare, che era appoggiato sul supporto.

Il telefono di Curtis emise il bip di messaggio ricevuto.

“Messaggio dal server al covo. Devo andare!”

“Devo venire anch’io?” chiese Felicity, falsamente innocente

“No. Direi proprio di no.” E Curtis le strizzo’ l’occhio.

“Vengo via pure io!” fece Thea, che non si era persa lo sguardo intenso tra Oliver e Felicity.

“Quentin, mi accompagna?”

“Io? … oh si, certo!” fece Lance dopo una significativa occhiata da parte di Thea.

“Ciao, ancora buon compleanno!”

E in meno di due minuti erano rimasti soli.

Oliver ando’ a chiudere la porta a chiave, i passi lenti, l’andatura dinoccolata.

Poi si giro’ verso di lei. L’occhiata che le rivolse le incendio’ i sensi.

“Sei sempre fantastica. Come fai?” Chiese lui ma si stava controllando a malapena

“Sono Felicity Smoak, no?” Scherzo’ lei mentre pensava Oliver Queen, che diavolo aspetti?

“Si, Felicity Smoak. Sei … unica.”

“Oliver…”

La raggiunse in due passi, la prese tra le braccia con un’urgenza che non poteva essere piu’ negata, frenata.

Senti’ l’esile corpo di lei stringersi al suo mentre si impadroniva delle sue labbra. Labbra che si schiusero prontamente accogliendo le sue, le braccia che subitamente risalirono alle sue larghe spalle, le piccole mani che si insinuarono subito fra i suoi capelli. Un bacio profondo, ardente, appassionato. I respiri che si fusero, le lingue che si intrecciarono. Un altro bacio. E un altro ancora.

Si staccarono per il bisogno di aria.

“Felicity… “

“Oliver ..”

La sollevo’ d’impeto fra le braccia, la poso’ gentilmente su uno dei divani. La guardo’ ancora una volta

“Ti amo. Non ho mai smesso di amarti.”

“Lo so. Anch’io.” ammise lei accarezzandogli la guancia ricoperta di barba

Ricomincio’ a baciarla, mentre il fuoco della passione divampava sempre di piu’. Lei gli tolse la cravatta, la giacca fini in mezzo al salotto, seguita dal resto degli abiti mentre lui la spogliava in fretta dall’abito baciandole il seno freneticamente, affamato.

Il cellulare di Oliver prese a suonare proprio in quel momento.

“Lascialo suonare!” Disse lei respirando convulsamente, le mani nei capelli e sul collo di lui.

“Ti scongiuro, lascialo suonare!”

“Non ho nessuna..  intenzione …  di rispondere.” Sussurro’ lui sulla sua pelle diafana

“Volevo che tutto fosse perfetto..  e invece.. “

“Lui si fermo’ un secondo a guardarla “Lo e’,  amore. Tu sei perfetta. Questo momento e’ perfetto.. perche’ siamo insieme.”

E di nuovo cominciarono la loro danza d’amore. Mentre sul display del cellulare che fuoriusciva dalla tasca della giacca di Oliver in mezzo al salotto compariva la scritta della persona chiamante

Unknown.. Unknown… Unknown…

L’inizio della fine.

 

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Seconda versione!  Lo so, sono fissata con la cavalla ma Oliver non ha mai detto ufficialmente a Felicity che ha mollato Susan, ergo..

Avete visto ultimo trailer? Ma Emily la deve finire di improvvisare certe cose. Se tocca la cravatta a Stephen in quel modo noi poi ci aspettiamo certe cose… 😊

Buona 5X22 Sis! E buon compleanno, Oliver!

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Capitolo 3
*** The Pacific Trail Dream ***


Meglio tardi che mai… eccovi la terza e ultima parte del trittico Compleanno di Oliver.

I was thinking the Pacific Crest Trail. For a night. For, you know, just one night under the stars and then definitively a manicure-pedicure afterwards.

Felicity Smoak – episodio 5x22 – Missing

Non sei stata precisamente sottile quando hai detto quelle parole.

Bevi e mi guardi maliziosa da sopra il bicchiere. Non sai cosa ti farei in questo momento se non fossimo soli. O forse lo sai e mi stai provocando? Mi dici poi che dobbiamo prenderla un passo alla volta. Come faccio quando mi guardi come mi guardi? E come fai tu quando ti guardo come ti guardo? Quando penso che vorrei solo stringerti tra le mie braccia e soffocarti di baci? Tanto l’hanno capito tutti e si sono allontanati per darci un po’ di tempo e spazio da soli.  E’ il mio compleanno e tu sei l’unico regalo che vorrei. Tu che torni da me. Lo so che ne abbiamo passate tante quest’anno. E che e’ troppo presto. Che devo aver pazienza. Ma solo a guardarti la ragione va a farsi benedire. Sei stupenda, stasera. Sei sempre stupenda.

Pacific Crest Trail con manicure-pedicure, eh? Solo tu, Felicity Smoak, potevi pensare a una cosa del genere come vacanza

Gia’ ti ci vedo sul Pacific Trail Crest, vestita di tutto punto, equipaggiamento high-tech, la tua coda alta che balla dietro alla tua tesa mentre cammini, zaino in spalla sul quel sentiero cosi’ difficile e impegnativo. Ti sarai allenata tutto un anno per una sola notte. Una notte da passare sotto le stelle. Ma non da sola, questo e’ garantito.

Io che ti seguiro’, zaino enorme ed equipaggiamento pesante. Scarpineremo tutto il giorno, persi in quel panorama incantevole. E alla sera, montata la tenda, accendero’ il fuoco per mangiare qualcosa. Io sono abituato a certi sforzi fisici. Mentre tu…

“Quanto mi fanno male i piedi!”  Ti toglierai una scarpa e inizierai a massaggiarti sopra il calzettone bianco ormai sporco

“Succede, specie quando non si portano le scarpe adatte per un trekking”

“Ma dove le ho comprate mi hanno detto che sono della marca piu’ di moda!”

“Essere di moda non significa essere la migliore e la piu’ protettiva, Felicity. Camminiamo da stamattina, ci credo che ti fanno male i piedi con quelle calzature da design”

“Mi potevi avvisare!”

“Io? Questa era la tua idea di vacanza, se ricordo bene. Pensavo fossi preparata, come ti prepari sempre per tutto. la mia idea di vacanza era solo comprare dei calzini nuovi, se ricordi bene.”

“Seh, se aspettiamo te non metteremmo piede fuori da Star City.”

“Forse perche’ ho passato un po’ troppo tempo fuori citta’ negli ultimi 10 anni?”

“No, intendevo che sei sempre troppo impegnato. Non mi permetterei mai di scherzare su.. beh, hai capito.”

“Lo so. Hai ragione. Ma sono il sindaco. Non posso prendermi troppe ferie.”

“Sindaco ed eroe mascherato, troppo impegnato. Ben mi sta, cosi’ imparo a scegliere uno come te come boyfriend”

“Boyfriend? E vado bene anche senza calzini?”

“Ti compro un negozio intero di calzini se usi le tue mani magiche e mi fai passare questo dolore ai piedi, te lo giuro!”

Sorridero’ a questa tua uscita.

“Ti prego, Oliver, non li sento piu’”

Prendero’ il tuo piccolo piede nelle mie mani. Togliero’ il calzettone e comincero’ a massaggiarti la pianta del piede.

“Ah ecco.. si si… ooh.. ah ah.. ancora!”

Ti guardero’ alzando un sopracciglio ma tu a occhi chiusi continuerai ad mormorare quelle parole. Quasi come… gemiti

“Aaah.. si si!”

“Felicity  non per dire ma da come parli sembra che tu stia facendo…”

“Sesso, si. Questo e’ anche meglio del sesso. Uhm… aah..”

Mi fermero’ e tu aprirai gli occhi

“Beh no, meglio del sesso no. Del sesso con te poi non ne parliamo. Pero’ e’ una goduria lo stesso. Non che lo prefererirei sempre al posto del sesso, questo no. Insomma sesso e piedi non vanno bene insieme, a me no che tu non sia un feticista. Cosa che non sei!”

Ti impappinerai. Straparlerai. Sarai nervosa. Perche’? Adoro quando straparli, lo sai. Da sempre.

Sarai arrossita. A cosa penserai? Mi guarderai. Sarai bellissima. Anche in tenuta da trekking tutta stropicciata, i capelli arruffati e gli occhiali storti sul naso. La mia Felicity.

La mia mano scivolera’ sul tuo polpaccio, sotto i pantaloni. Mi guarderai ancora piu’ intensamente. L’altra mano ti accarezzera’ i fianchi sopra i pantaloni fino a insinuarsi sotto al tuo maglione e alla tuta che porterai sotto.  Fremerai sotto la tuta high tech mentre sentiro’ la tua pelle di seta sotto le mie dita e mi sporgero’ fino a baciarti. Fino a prenderti quelle labbra dolci e ciarliere. Fino ad investirti col mio corpo, sdraiarti indietro per terra, il suolo duro sotto la stuoia che avevamo steso per sederci.

“Mi piace il tuo modo di farmi smettere di parlare a vanvera” sussurrerai, accarezzandomi una guancia mentre smettero’ di baciarti per prendere fiato

“Per dei calzini nuovi questo e altro!”

Rideremo insieme. E poi ci baceremo ancora, la passione crescera’ fra di noi. E lo faremo. Sotto alle stelle. Con solo il cielo e la terra come testimoni.

Il Pacific Crest Trail.  Solo per una notte. Insieme. Un sogno. Una promessa. OK, ci sto.

Sara’ bello. Si, sara’ davvero bello. L’anno prossimo ti ci portero’, mi riprometto.  L’anno prossimo. E sarai mia, di nuovo. Sotto le stelle.

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Un’idea per i pensieri di Oliver Queen in quello sguardo mangia Felicity quando lei dice la frase citata a inizio capitolo.

Spero vi sia piaciuta.

 

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