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di sangueoro
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** prologo ***
Capitolo 2: *** primo capitolo ***
Capitolo 3: *** secondo capitolo ***
Capitolo 4: *** terzo capitolo ***
Capitolo 5: *** quarto capitolo ***
Capitolo 6: *** quinto capitolo ***
Capitolo 7: *** sesto capitolo ***
Capitolo 8: *** settimo capitolo ***
Capitolo 9: *** ottavo capitolo ***
Capitolo 10: *** nono capitolo ***
Capitolo 11: *** decimo capitolo ***
Capitolo 12: *** undicesimo capitolo ***
Capitolo 13: *** dodicesimo capitolo ***
Capitolo 14: *** tredicesimo capitolo ***
Capitolo 15: *** quattordicesimo capitolo ***
Capitolo 16: *** quindicesimo capitolo ***
Capitolo 17: *** sedicesimo capitolo ***
Capitolo 18: *** diciassettesimo capitolo ***
Capitolo 19: *** diciottesimo capitolo ***
Capitolo 20: *** diciannovesimo capitolo ***
Capitolo 21: *** ventesimo capitolo ***
Capitolo 22: *** ventunesimo capitolo ***
Capitolo 23: *** ventiduesimo capitolo ***
Capitolo 24: *** ventitreesimo capitolo ***
Capitolo 25: *** ventiquattresimo capitolo ***
Capitolo 26: *** venticinquesimo capitolo ***
Capitolo 27: *** ventiseiesimo capitolo ***
Capitolo 28: *** ventisettesimo capitolo ***
Capitolo 29: *** ventottesimo capitolo ***
Capitolo 30: *** ventinovesimo capitolo ***
Capitolo 31: *** trentesimo capitolo ***
Capitolo 32: *** trentunesimo capitolo ***
Capitolo 33: *** trentaduesimo capitolo ***
Capitolo 34: *** trentatresimo capitolo ***
Capitolo 35: *** trentaquattresimo capitolo ***
Capitolo 36: *** trentacinquesimo capitolo ***
Capitolo 37: *** trentaseiesimo capitolo ***
Capitolo 38: *** trentasettesimo capitolo ***
Capitolo 39: *** Trentaottesimo capitolo ***
Capitolo 40: *** Trentanovesimo capitolo ***
Capitolo 41: *** Quarantesimo capitolo ***
Capitolo 42: *** quarantunesimo capitolo ***
Capitolo 43: *** Epilogo ***



Capitolo 1
*** prologo ***


Premessa 

Questa è una storia che ho iniziato a scrivere un'ora dopo che Caroline ha ricevuto la famosa lettera con annesso assegno nel finale di The Vampire Diaries. 

Devo ammettere che nonostante il cuore gonfio e le lacrime per la fine della serie, per me quello è stato il momento più bello della puntata. 

Il mio cuore Delena non è stato del tutto soddisfatto, quindi punto decisamente verso il mio animo Klaroline! 

Lo confesso… faccio parte di quella nutrita schiera di visionarie che nonostante tutto, nonostante ci abbiano dato dei piccolissimi momenti tra loro, nonostante ci abbiano fatto capire che non era intenzione degli autori di metterli insieme, non ha mai perso le speranze… 

E quella lettera è arrivata come un fulmine a ciel sereno. 

Per correttezza devo avvertire che ci saranno accenni ai fatti avvenuti in The Originals, era inevitabile ai fini della trama. 
 

Buona lettura (spero) 

sangueoro





























Rebekah stava guidando tranquilla mentre guardava la nipotina che si era addormentata sul sedile del passeggero.

La situazione a New Orleans era sempre più difficile e allontanare Hope era diventato inevitabile.

Klaus e Hayley per una volta erano d’accordo tra loro ma era stata comunque una decisione di “famiglia”. 

Quella loro strana famiglia che mai come in questo periodo teneva fede al suo motto Always and Forever.

Erano secoli, nel vero senso della parola, che i fratelli Mikaelson non dividevano lo stesso tetto per così tanto tempo e il merito era di quella bambina che dormiva placida e serena accanto a lei.

Placida all’apparenza ovviamente! “Perché dorme!“ rise Rebekah.

Quel piccolo terremoto aveva sconvolto le loro esistenze. Quattro vampiri millenari, una licantropa e una strega erano completamente sotto smacco delle magie della loro principesca streghetta.

Lei è il loro miracolo… 

L’arrivo di una bambina nella famiglia dei vampiri originali, una famiglia che corso dei millenni di cose strane ne avevano viste e vissute parecchie, era a dir poco una cosa prodigiosa! 

Ed Hope era un mix di tutti loro…

Era forte e dispotica come il padre, determinata come la sua mamma, ma era anche molto matura per la sua età, con un forte senso della giustizia e quando si metteva in testa qualcosa tirava fuori quella faccetta seriosa che sembrava uno zio Elijah in miniatura… fino a che non capiva di averla spuntata!

A quel punto esplodeva quel sorrisino birichino e scanzonato! Tale e quale a zio Kol!

E poi era bella! Bella come zia Rebekah! “Ok… anche io ero una monella da bambina… ok… sono una monella anche ora!“

Ma le loro personalità non erano l’unico lascito che avevano tramandato alla piccola Hope.

Lei era la figlia di Niklaus Mikaelson, vampiro e ibrido originale e di Hayley Marshall nata Andréa Labonair, la discendente di uno dei sette branchi originali dei licantropi. 

Ma era anche la nipote di Esther, la Strega Originale, colei che aveva dato il via a tutto… era un’eredità pesante… decisamente…

Doveva essere protetta e anche preparata.

“Abbiamo preso la decisione giusta“ si disse Rebekah parcheggiando l’auto, “l’unica possibile“ continuò quasi per darsi coraggio.

Era la seconda volta che suo fratello le affidava Hope. 

La prima volta era appena nata e lei si era sentita sopraffatta dal compito che le aveva assegnato, ma anche commossa per la fiducia che Klaus aveva riposto in lei. 

Ora però aveva la sensazione che il suo incarico sarebbe stato un po' più arduo da portare a compimento… 

«Hope… tesoro… siamo arrivate…»

Nulla…

«SVEGLIA DORMIGLIONA!»

«Ehm…. non stavo dormendo! Pensavo… ad occhi chiusi!» Hope sbadigliò stiracchiandosi.

Rebekah scosse la testa “Ho detto arduo? Rettifico… mostruoso!“ sorrise guardando la nipote scendere dall’auto.

«Che bello questo posto, che bella casa… e che bel parco!» Hope già stava correndo verso l’edificio.

«Aspettami!» disse Rebekah «Fermati, vieni qui!» 

La vampira procedeva lentamente verso la maestosa struttura.

Quella casa le era sempre piaciuta, l’aveva frequentata per un breve periodo ma era stato molto intenso “Si mi ci sono proprio divertita“ pensò “c’erano delle piacevoli attività extrascolastiche“ sogghignò leggendo la targa che affiancava il portone:

SALVATORE 

Boarding School for the Young & Gifted

“Protezione e preparazione… si, avevano preso la decisione giusta“ rifletté con un sospiro… e suonò il campanello.

 

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Capitolo 2
*** primo capitolo ***


























 

Caroline era adagiata sul divano, i capelli raccolti in una crocchia improvvisata tenuta ferma da una matita.

Stava leggendo dei documenti e delle fatture ma proprio non riusciva a concentrarsi “Dobbiamo assumere un commercialista!“ pensò mentre accomodava meglio le lunghe gambe.

Era sabato e i ragazzi ospiti del collegio stavano facendo una passeggiata nei boschi con Alaric e Jeremy.

Le sue figlie, Josie e Lizzie, invece erano rimaste a scuola e ora le sentiva ridere e sghignazzare con Bonnie in cucina.

Le due bambine in un primo momento erano rimaste deluse dalla mancata gita, ma poi Caroline gli aveva spiegato che faceva affidamento su di loro per un incarico importantissimo... stava arrivando una nuova studentessa e il loro compito era quello di farla sentire a proprio agio.

«Voi due siete fortunate! Vivete insieme a me e papà, e poi avete zia Bonnie… zio Jeremy, lei invece viene da un’altra città ed ha dovuto salutare i propri famigliari. Conto su di voi ragazze!”

Aveva funzionato ovviamente, quelle due scimmiette, come le chiamava Damon, avevano subito cominciato a discutere su cosa far fare e vedere alla nuova arrivata.

“Dovrebbero essere qui a momenti“ rifletté Caroline mentre metteva via con un gesto stizzito i documenti che teneva in mano.

“A chi voglio darla a bere? Non mi serve un commercialista, mi serve uno psicologo! Possibile che ancora mi faccia questo effetto? Gli assomiglierà?”

Il suono del campanello la riportò alla realtà.

«Ci siamo» sospirò «stai calma e sorridi!»

 

«Rebekah…»

«Ciao Caroline» rispose la bionda.

Care guardava negli occhi l’Originale, cercando il coraggio di abbassare lo sguardo e quando lo fece le mancò un battito.

Due occhioni vispi la scrutavano curiosi, un delizioso nasino a patatina accompagnava il sorriso furbetto “Si… gli assomiglia… decisamente“ si rispose.

«Tu devi essere Hope» il suo tono era un po' troppo alto, risultando artificioso.

Rebekah la guardava divertita.

«Piacere, io sono Caroline, Caroline Forbes… Salvatore» aggiunse «Ma prego… entrate».

Si scostò per farle passare ed intravide le figlie al centro del salone, tenute a stento da Bonnie.

«Hope… loro sono le mie figlie Josie e Lizzie e Miss Bennet, che sarà una delle tue insegnanti” 

«Bonnie…» salutò la vampira originale.

«Rebekah…» rispose la strega.

La tensione nella stanza era palese, le tre ragazze avevano parecchi trascorsi ed era difficile fare finta di nulla, ma avevano deciso di voltare pagina per il bene di tutti.

Fu Bonnie a prendere in mano la situazione «Ok Hope vieni con noi, tua zia e Mrs Forbes devono discutere di cose noiosissime e io e le ragazze stavamo preparando la merenda… hai fame?»

«Da morire!» rispose Hope, unendosi a loro senza neanche voltarsi a guardare sua zia.

«Bene…» disse Caroline sedendosi sul divano e facendo cenno a Rebekah di imitarla «come vi siete organizzati?»

«Freya ha fatto un amuleto di protezione che impedisce anche gli incantesimi di localizzazione, Hope lo ha al collo e ne ho uno anche io» rispose la vampira originale, alzando la mano per far vedere un grazioso anellino di lapislazzuli «nessuno potrà sapere dove siamo a parte mia sorella… e mio fratello, ovviamente…»

«Perfetto» sospirò Caroline abbassando lo sguardo, per non far vedere alla sua interlocutrice quanto il solo accenno a Klaus la turbasse.

«Ora…» continuò professionale «questo è un collegio e non è permesso ai parenti dei nostri allievi di stare qui… quindi ho dovuto darti un incarico. Sarai la nuova insegnante di letteratura antica”

«Cosa?» strabuzzò gli occhi Rebekah.

«Abbiamo quindici studenti, ora sedici con Hope» continuò Caroline incurante della sua reazione «E il numero è destinato a salire, abbiamo continuamente delle nuove richieste di iscrizione.

Le lezioni si svolgono nel piano inferiore dell’ala centrale che è stato ampliato ed è presente anche un cortile interno che i nostri ragazzi usano al momento della ricreazione.

Poi abbiamo costruito un edificio attiguo e collegato dove ci sono le camere dei nostri alunni.

Nel convitto ci sono anche delle stanze destinate al corpo docenti e ai nostri collaboratori, ma se preferisci puoi stare in una delle camere del piano superiore.

E’ la nostra area privata e ci viviamo io, Bonnie, Alaric e Jeremy, ti consiglio vivamente questa soluzione.

Le mie figlie dormono nella zona riservata agli allievi per favorire la loro integrazione e non farle apparire delle privilegiate… dovresti permettere ad Hope la stessa cosa.

L’edificio è assolutamente sicuro, abbiamo dei guardiani e del personale molto qualificato, sappiamo benissimo che non abbiamo a che fare con degli studenti “convenzionali” ma vogliamo che nelle piccole cose si sentano dei ragazzi il più “normali” possibile»

«Klaus vorrebbe che non la perdessi un attimo di vista, ci… » Rebekah guardò Caroline «ha affidato la persona più importante che ha al mondo»

«Lo so… » rispose Caroline «e noi… la terremo al sicuro» continuò ricambiando lo sguardo.

«Bene…» sospirò la vampira originale «non ci resta che discutere del mio presunto “incarico”. Non ho nessuna intenzione di fare l’insegnante! Di lettere antiche poi!» disse alzandosi in piedi e mettendosi le mani sui fianchi con fare minaccioso, guardando la biondina seduta sul divano.

«Non c’è nulla di cui discutere, è già deciso!» rispose Caroline per nulla intimidita.

“Ora si che la riconosco!“ pensò Care.

Erano tornate ad essere le due ragazze che discutevano per l’organizzazione del ballo studentesco! Non le piaceva la versione seria e ragionevole di Rebekah!

«I grimori sono scritti in lingue un po' desuete, lo sai bene… chi meglio di te? Così antica?»

«ANTICA?»

«Preferisci… vegliarda? Converrai che sei una donna di altri tempi! E la maggior parte di quelle lingue per te erano di uso quotidiano! La nostra l’hai vista nascere!» esclamò Caroline allargando le braccia.

«Ma non potrei insegnare un qualcosa di più chic? Tipo… lezioni di bon-ton?» chiese Rebekah.

«Ti sembra di essere in un collegio svizzero per signorine aristocratiche? 

Tra l’altro abbiamo anche studenti maschi… 

E ti risenti pure se ti apostrofo come donna “arcaica”… ma poi, permettimi, tu lezioni di buone maniere?… Esilarante!»

«Ehi! Io sono stata una nobildonna! Ricevuta in più di una corte reale!» replicò risentita l’Originale.

«Esatto!» scoppiò a ridere Caroline «Sfruttiamo questo tuo passato così blasonato!».

“Uno a zero per me!“ si disse compiaciuta Care, vedendo la sua rivale a corto di parole… sia antiche che moderne!

«In ogni caso, torniamo a cose veramente importanti» continuò Caroline «che tu voglia o meno sistemarti al convitto, Hope in ogni caso dividerà la sua camera con una compagna.

Il suo nome è Felicity ed è un po' più grande, ha 14 anni… ed è una vampira».

«Una vampira di 14 anni?» esclamò Rebekah stupita «Come… chi può aver… ad una bambina!» la ragazza era indignata

«E’ una ragazza dolcissima e tranquilla» proseguì Caroline «si troveranno molto bene. Felicity è qui per imparare a convivere con la sua nuova natura… la sua trasformazione è stata un evento piuttosto recente e me ne occupo personalmente.

Una giovane vampira in una scuola di streghette e stregoni… non è ben vista dai suoi compagni… ho pensato che Hope, al contrario, non avrebbe avuto problemi…»

Rebekah stava per insistere nel volerne sapere di più, ma le tre ragazzine tornarono come tornati in soggiorno.

«Una merenda con troppi zuccheri» si rammaricò Bonnie.

«Bene! Tanto qui abbiamo finito, ci siamo dette tutto…» si alzò Caroline «Facciamo un giretto Hope? Vuoi vedere la tua nuova casa? Se ti fa piacere inizierei dal parco…»

«Certo!» esclamò la ragazzina che presa per mano dalle due scimmiette stava già correndo fuori.

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Capitolo 3
*** secondo capitolo ***























 

“Zio Kol aveva ragione“ stava pensando Hope “non è una vecchia arpia! Avevo proprio paura che la direttrice della scuola fosse una anziana signora molto severa!

Come aveva detto zio? Ah già… “stunning”

Quanto rideva guardando papà! 

In effetti anche zio Elijah mi aveva detto che Mrs Forbes era molto graziosa e gentile“

Hope guardava curiosa Caroline che aveva aperto il portone e stava salutando zia Rebekah, poi aveva abbassato il volto verso di lei e si stava presentando.

“E’ proprio bella! Altro che carina… e ha gli occhi buoni, mi piace!“ le tese la mano e la salutò a sua volta.

Caroline fece un bel sorriso e girandosi le fece accomodare.

Hope intravide due bambine, erano più piccole rispetto a lei.

“Josie e Lizzie“ annotò “e anche la mia insegnante, Mrs Bennett, non mi sembra severa… bene“ rifletteva stando stranamente in silenzio “Se ho fame?“ «Da morire!»

Mrs Bennet le stava tendendo la mano e lei la seguì in un’enorme cucina.

Sul ripiano c’era una bella torta al cioccolato e dei succhi di frutta “Ho proprio fame! Zia non si è mai fermata visto che papà le aveva proibito di farlo!“

«Ti chiami Hope, vero?» le chiese la bambina bionda «Io sono Lizzie» continuò.

«Ed io Josie» fece l’altra.

«Siete gemelle?» chiese Hope «Perché vi assomigliate ma non tantissimo… meglio così, almeno non vi confondo» continuò al loro annuire.

Mrs Bennet le stava allungando un piattino con una generosa fetta di torta, Hope lo prese ed educatamente ringraziò.

Mentre mangiavano iniziò un vero e proprio interrogatorio, le ragazzine le fecero mille domande, erano buffe perché si parlavano una sopra l’altra e si completavano le frasi a vicenda.

La giovane streghetta rispondeva e rideva, non era abituata a nulla del genere. 

Hope viveva in un mondo di soli adulti, in una casa blindata, non frequentava nessuno tranne la sua famiglia e poche altre persone, gente della quale suo padre si fidava, quindi la cerchia era molto ristretta!

Quando la mamma ed il papà le avevano comunicato che sarebbe andata a studiare in un’altra città, Hope non reagì benissimo e fece un mucchio di capricci, tanto che Klaus stava riconsiderando la questione.

Poi la giovane strega capì che stava per spuntarla per l’ennesima volta… e si innervosì ancora di più. Hope non voleva lasciare i suoi genitori, la sua casa… ma voleva degli amici!

Il suo passatempo preferito era quello di sedersi sul pavimento del terrazzino della camera di suo padre e guardare attraverso l’inferriata le persone che passavano nella strada sottostante.

Una volta aveva visto un gruppo di ragazzini, erano vestiti tutti uguali, camminavano a gruppetti, degli adulti continuavano a richiamarli dicendogli che rischiavano di perdersi e di rimanere indietro. Tre ragazzine in particolare, attirarono la sua attenzione, procedevano abbracciate, si parlavano nelle orecchie e ridevano, guardavano un gruppetto di ragazzini che camminavano un po' più avanti e continuavano a ridacchiare.

Uno di quei ragazzi si era girato e aveva guardato una delle tre ragazze, lei aveva abbassato lo sguardo, lui le aveva sorriso… poi i suoi amici avevano cominciato a dargli delle spintarelle e delle pacche sulle spalle, invece le amiche della ragazza l’avevano abbracciata mentre facevano dei gridolini così acuti che per poco non diventava sorda lei sul terrazzino. 

Chi erano? Dove stavano andando? Quel ragazzino e quella ragazzina erano innamorati? 

Ci aveva pensato per giorni, si era immaginata tante storie, aveva sognato di stare con quelle tre ragazze, di passeggiare abbracciata raccontando segreti mentre ridevano.

Un pomeriggio il papà l’aveva scoperta e si era arrabbiato tantissimo, era troppo pericoloso! 

A cena, visto che oramai il padre era già nervoso, Hope chiese il perché non la mandavano in una scuola, salvati cielo! Klaus aveva dato di matto solo all’idea. 

Lei aveva degli insegnanti privati e faceva lezione tutte le mattine.

Zio Kol un pomeriggio aveva avuto una brillantissima idea, una delle sue…

Visto che la nipotina voleva degli amici, era andato in un parco e aveva “convinto” una decina di ragazzini a seguirlo, poi aveva organizzato una bella merenda nel loro cortile. 

Hope si era divertita da matti! Fino a che non erano tornati zio Elijah, con la mamma e zia Rebekah…

Zio Kol si era giustificato dicendo che nel giro di un paio d’ore li avrebbe riaccompagnati al parco, soggiogati a dimenticarsi tutto.

Zio Elijah ci è mancato poco che lo pugnalasse con lo stiletto intinto nella cenere di quercia bianca, alla mamma erano venuti gli occhi gialli da lupa… zia Rebekah era piegata in due dal ridere…

Il papà non lo aveva mai saputo, prova evidente il fatto che Zio Kol fosse ancora vivo!

Hope si era divertita, è vero… ma le era rimasta l’amarezza per il fatto che quei ragazzini non se lo sarebbero mai ricordato.

 

Hope rispondeva alle domande di quelle due bambine vivaci e chiassose e sorrideva… ed era felice, Josie e Lizzie se la sarebbero ricordata quella merenda!

Le gemelle la presero per mano e la riportarono nel salone dove avevano lasciato sua zia e Mrs Forbes.

Un minuto dopo, tenendosi sempre per mano, le tre streghette stavano correndo fuori nel parco.

«MAMMAAAAA… non è ancora arrivato zio Damon?» chiese Lizzie, mentre passeggiavano.

«E’ ancora presto, zia Elena aveva lezione stamattina» rispose Caroline.

«Ti piacerà zio Damon» spiegò Josie ad Hope «E’ troppo divertente! Anche se ci chiama scimmiette! Lui e zia Elena abitano a New York… » 

«A Tribeca!» puntualizzò Lizzie «Zio ha un bar e zia diventerà un medico…»

«Ma vengono a trovarci molto spesso, non possono stare troppo lontano da Mystic Falls» continuò a raccontare Josie.

«E poi stanno organizzando il loro matrimonio» fece Lizzie con lo sguardo sognante «si sposeranno qui»

«La tua mamma e il tuo papà sono sposati?» chiese Josie.

«No» sorrise Hope «mamma è fidanzata con mio zio Elijah, il fratello del mio papà»

«Dici sul serio?» sghignazzò Lizzie «Anche la nostra mamma non è sposata con il papà! Ed era sposata con zio Stefan!»

«Che cosa buffa!» commentò Josie.

«Allora non è solo la mia famiglia ad essere strana!» Scoppiò a ridere Hope «anche tua mamma sposata con il fratello del tuo papà! Lo devo raccontare a zio Kol che prende sempre in giro il mio!»

«Zio Stefan era il fratello di zio Damon, non di papà» spiego Lizzie «Era… perché ora è morto…» chiosò con un filo di tristezza.

«Lizzie! Ha trovato la pace… lo sai che mamma vuole che diciamo così!» la riprese sua sorella.

«Mi dispiace…» fece Hope.

«Zio Stefan ci manca molto» riprese Josie «e la mamma era molto triste, ma ora con la scuola ha ricominciato a ridere di nuovo» continuò con un piccolo sorriso.

Hope gli sorrise di rimando continuando a guardarsi intorno.

 

Quel parco era immenso… e in lontananza si vedeva un bosco! 

C’era anche una grande struttura dalla quale uscivano dei rumori… 

No… non può essere…. CAVALLI! Ci sono dei cavalli!“ realizzò Hope.

Si staccò dalle due bambine e cominciò a correre… stava per entrare nelle scuderie quando dalla porta uscì un uomo con in mano alcuni attrezzi di lavoro, si urtarono e per poco non finirono a terra.

«Ehi! Piano!… » la rimproverò bonariamente il ragazzo «E tu da dove spunti? Non c’era una gita?»

«Sono Hope Mikae…. Marshall, Hope Marshall e sono arrivata oggi» “Porca miseria!“ pensò Hope “Iniziamo bene! Mi sono quasi sbagliata! La prima volta che devo dire come mi chiamo… e mi sono sbagliata! Se lo sapesse papà…“

Avevano deciso che Hope avrebbe usato il cognome della mamma, nessuno avrebbe dovuto sospettare che fosse una Mikaelson.

Anche se per la maggior parte dei vampiri la famiglia degli Originali era poco più di una leggenda, era meglio non attirare l’attenzione. 

Anche Rebekah avrebbe dovuto cambiare il suo, ma sua zia non voleva sentire ragioni, ci avevano messo parecchio a farle cambiare idea.

Zio Kol aveva suggerito i cognomi dei potenziali mariti che avrebbe voluto avere nel corso dei secoli, a partire da Salvatore ovviamente, cosa evidentemente inopportuna, visto che era il nome della scuola diretta dalla vera signora Salvatore.

Papà aveva reagito male a quelle battute “Zio Kol riesce sempre a farlo infuriare“ ricordò con un velo di nostalgia Hope, poi aveva suggerito anche Gerard, ovviamente davanti a Marcel! 

Zia per poco non lo azzannava al collo! 

Alla fine, come al solito, era intervenuto zio Elijah a risolvere la questione, a suo dire la cosa migliore era rimanere il più possibile vicino alla verità.

Il grado di parentela tra Hope e Rebekah sarebbe venuto fuori, impossibile negarlo a lungo, aveva spiegato con il suo solito pragmatismo… anche zia si sarebbe chiamata Marshall, fine della discussione!

Persa nei suoi pensieri, Hope quasi non sentì la presentazione dell’uomo che aveva travolto.

«Piacere Hope, io sono Oliver… Oliver O’Neill» le disse guardandola.

“Che strano accento… mi ricorda quello di papà“ pensò Hope mentre lo guardava, le similitudini però finivano lì.

L’uomo aveva i capelli neri un po' scompigliati, un accenno di barba e due bellissimi occhi azzurri, era alto e indossava una camicia a quadri, dei jeans e degli stivali ricoperti di fango, sembrava un boscaiolo… un bel boscaiolo! 

“Lo pensa anche zia“ notò divertita la streghetta mentre guardava Rebekah che si avvicinava insieme a Caroline e Bonnie.

Mrs Forbes fece le presentazioni «Rebekah, ti presento Oliver, è un nostro… collaboratore che si occupa dei cavalli, del giardino, dell’orto… è molto prezioso…»

«Piacere» tese la mano la vampira originale, squadrandolo con quell’atteggiamento molto Mikaelson.

«Il piacere è tutto mio» rispose Oliver.

«E’ mia zia, Rebekah Marshall» chiarì Hope, ricevendo uno sguardo omicida dalla zia.

«Signorina Marshall…» aggiustò il tiro Oliver facendole un mezzo inchino, divertito dal dialogo senza parole tra zia e nipote.

«Odio i formalismi, chiamami Rebekah!» fece l’Originale, quasi fosse una concessione, continuando a guardare Hope.

«Ehm… zia…. che hai combinato?» chiese ad un tratto Hope, guardando alle sue spalle.

«Che ho combinato? Niente…» rispose la vampira.

«C’è lo sceriffo… e ti sta guardando! E viene diretto verso di te… » spiegò la nipote.

Rebekah si girò un po' perplessa, ma un attimo dopo la sua bocca si allargò in un fantastico sorriso.

«MATT!» urlò e gli corse incontro.

Lo sceriffo si bloccò e allargò le braccia, un attimo dopo fu travolto dalla biondina che gli era saltata al collo ed aveva allacciato le gambe dietro la sua schiena.

«Forse non la vuole arrestare» constatò Hope.

«Direi proprio di no» commentò Oliver.

«Ma lo zio Matt conosce la zia di Hope?» chiese Lizzie alla madre.

«Rebekah ha vissuto qui a Mystic Falls per un periodo ed erano… amici» rispose Bonnie, un po' sarcastica.

Ma Hope non colse l’allusione.

«Eravamo tutti amici» chiarì Caroline

«Anche con papà?» domandò Hope sbalordita.

Questa volta invece non le sfuggi il lieve sussulto di Mrs Forbes prima che rispondesse con un «Certamente» quasi sussurrato.

La sua attenzione però era tutta sullo sceriffo e sua zia che abbracciati si stavano avvicinando continuando a sorridersi tutti felici.

«E tu devi essere Hope» le si rivolse il nuovo arrivato con un largo sorriso «Sei bella come la tua mamma».

«Anche mamma ha vissuto qui?» chiese stupita.

«Eh già!… eravamo una bella comitiva di amici!» le rispose Bonnie.

«Anche zio Kol?» Hope era ancora più disorientata, lei non ne sapeva proprio nulla!

«Kol… è stato poco con noi» ribatté Bonnie riuscendo a stento a trattenere una risata, mentre Rebekah la fulminava con lo sguardo.

«Sceriffo Donovan» salutò con un cenno del capo Oliver.

«O’Neill» ricambiò Matt.

«Torno al mio lavoro… con permesso» cercò di congedarsi Oliver.

Ma Hope non era molto d’accordo «Voglio vedere i cavalli!» esclamò.

«Se per tua zia va bene…» rispose conciliante il ragazzo.

«Facciamo un’altra volta, Hope?» Intervenne Caroline «Ti volevo far vedere la tua camera, e se per Rebekah va bene, aiutarti a sistemarti mentre lei e lo sceriffo Donovan continuano la loro passeggiata. 

Hanno tante cose da raccontarsi, vero signorina… Marshall?» chiese un po' divertita.

Matt fece una faccia un po' dubbiosa… 

«Ma certo! E’ una vita che non ci vediamo! Avrai mille novità!» Si riprese subito «E non vedo l’ora si saperle tutte! Come stanno i tuoi fratelli?» le disse cingendola alla vita e spingendola verso i boschi.

«Facciamo così, visto che stanno per arrivare anche Damon ed Elena, per questa volta e solo per questa volta» fece Caroline in direzione delle proprie figlie «ceneremo tutti insieme nel nostro salone! Anche voi due e Hope… niente sala mensa con i vostri compagni, che tra l’altro dovrebbero arrivare tra poco.

Bonnie, avverti tu la cuoca?» cominciò a organizzare Caroline.

«Voi due non fate troppo tardi!» si rivolse a Matt e Rebekah 

«Lizzie e Josie aiutate zia Bonnie… Hope vieni con me… per di qua! C’è una scorciatoia per i dormitori… ciao Oliver, buona serata…» salutò sorridente l’uomo.

“Però…“ pensò Hope mentre veniva trascinata via per mano da Caroline “Ci è mancato poco che si mettessero tutti sull’attenti! E non mi ha dato neanche il tempo di fare mezzo capriccio! Volevo vedere i cavalli! L'ho sottovalutata con quel sorriso così gentile… questa riuscirebbe a mettere in riga pure papà!” rifletté guardandola un po' in cagnesco…

 

«Ti piace?» le stava chiedendo Caroline una volta entrate in una bella camera molto spaziosa e luminosa.

«Questa è la cabina armadio» continuò aprendo una porta «E qui c’è il bagno» proseguì aprendone un’altra.

«Quello è il tuo letto e questa la tua scrivania, dividerai la stanza con una ragazza molto simpatica, si chiama Felicity… ora è fuori per una gita nei boschi con gli altri compagni, ma dovrebbe tornare a momenti, vedrai ti piacerà…»

Hope era un po' frastornata, si guardava intorno e non riusciva a dire nulla, cosa molto strana per lei.

Caroline sembrava quasi che le potesse leggere nella mente, si inginocchiò davanti a lei per stare al suo livello e la guardò negli occhi.

«Hope…» cominciò a parlarle piano «stai tranquilla, è normale sentirsi un po' agitata, sarebbe strano se non lo fossi, è tutto nuovo per te…

Ti serve solo qualche giorno per ambientarti, ma ti posso assicurare che domani andrà meglio… e il giorno dopo ancora meglio, qui c’è tua zia… e ci sono io…

Io per te sono Mrs Forbes solo davanti agli altri studenti… 

In realtà sono un’amica della tua famiglia e per quanto riguarda te sono solo Caroline.

Se hai bisogno di qualcosa, non devi far altro che venire da me… siamo d’accordo?»

«Va bene» rispose Hope.

Non riusciva a capire il perché, ma quella donna le era piaciuta da subito, e aveva uno strano modo di guardala, si sentiva confortata, tranquillizzata, era come se già la conoscesse…

«Sai quale è la prima cosa da fare?» fece Caroline che si era rialzata e aveva cambiato il tono di voce.

«Devi mettere una cosa alla quale tieni molto nella stanza! E’ come mettere la bandierina sulla luna! E’ come dire… SEI MIA!» continuò Caroline indicandole le valigie che qualcuno aveva avuto la gentilezza di portare nella stanza.

Hope invece prese il suo zainetto, lo aprì e tirò fuori una cornice.

«E’ questo il mio comodino?» chiese prima di piazzarcela sopra, poi ci ripensò, la riprese e la girò per mostrarla a Caroline.

«E’ un disegno, siamo io e papà… lo ha fatto lui, sai a papà piace disegnare e dipingere»

«Si… lo so… » fece Caroline mentre prendeva in mano la cornice che Hope le stava allungando.

A Hope era sembrato che quella mano tremasse un po’…

Ma era già andata a prendere un’altra cosa dallo zainetto «Quella va sul comodino, mentre questa deve essere per forza appesa» disse mostrando un’altra cornice.

«Ce l’abbiamo un chiodino? La voglio mettere sopra la scrivania! Siamo noi Mikaelson!” disse con una faccetta fiera.

«Non lo dire alla mamma… ma non mi piace non poter dire il mio vero nome!» spiegò avvilita.

«Mi sembra giusto!» la rincuorò Caroline «Allora… quando siamo sole, io ti chiamerò Principessa Mikaelson!»

«E’ come mi chiama papà!» sgranò gli occhi Hope.

«Non avevo dubbi!» fece con un tenero sorriso Caroline «Lui si considera un Re!» ammiccò.

«Lui è un RE!» puntualizzò Hope.

«Hai ragione… lo è…» mormorò Caroline, prendendo in mano la seconda cornice.

Era una foto della famiglia al gran completo, con Hope seduta sulle gambe di Klaus.

 

Caroline e Hope stavano finendo di sistemare l’armadio e i cassetti, quando entrò una ragazza con dei lunghi e lisci capelli neri e due occhioni azzurro mare.

«Ecco Felicity!» esclamò Care «Lei è Hope, la tua compagna di stanza»

«Ciao» si dissero all’unisono tendendosi la mano.

Quando si toccarono, Hope ebbe un sussulto «Ma sei… sei… molto carina! E che bei capelli che hai! Non come i miei così… rossi!»

“E’ un vampiro“ stava pensando in realtà, ma la ragazza aveva un’aria un po’ imbarazzata e non aveva voluto dirlo a voce alta.

«Invece sono belli i tuoi capelli» sentenziò Felicity «nel mio paese in molti li hanno come i tuoi»

«Quale paese?» chiese curiosa Hope.

«Irlanda» rispose Felicity «io e la mia fam… ehm… io e mio fratello ci siamo trasferiti da poco.

Carol… ehm… Mrs Forbes, prima di cena posso andare da mio fratello?»

«D’accordo tesoro, ma non fare tardi! Lo sai che Miss Young si innervosisce se non siete tutti puntuali a tavola!» rispose Care alla giovane vampira.

«Miss April Young» spiegò rivolta a Hope «si occupa di voi, qualunque cosa ti serva chiedi a lei… ti troverà anche il chiodino! »

«Fel» si rigirò poi verso l’altra ragazza «Un paio d’ore fa tuo fratello era nelle scuderie, credo che sia ancora lì»

«Oliver è tuo fratello?» realizzò Hope «Beh, in effetti siete due gocce d’acqua»

«Si… è vero, ce lo dicono tutti … a più tardi Hope, buona serata Caroline» esclamò Felicity uscendo.

«Dai Hope, andiamo anche noi, è quasi ora di cena e i nostri ospiti saranno arrivati, qui abbiamo praticamente finito… stasera Miss Young ti porterà la divisa»

Hope la guardò scettica.

«Non preoccuparti! E’ molto fashion! L’ho scelta io… e io sono una maga della moda, chiedi a tua zia!» scherzò Caroline.

 

Caroline e Hope presero la direzione opposta rispetto a dove erano entrate dal parco e percorsero un corridoio che terminava con una vetrata.

Sbucarono vicino alla cucina dove aveva fatto merenda “Ci metterò una vita prima di capire come è fatta questa casa così grande“ riflettè Hope.

In cucina c’erano Mrs Bennet e un’altra giovane donna con dei lunghi capelli castani, stavano sorseggiando del vino e chiacchieravano.

«Lei è Elena, una nostra cara amica» spiegò Caroline.

«Ciao Hope, benvenuta!» l’accolse la ragazza con un sorriso gentile «Vieni, andiamo in soggiorno, così conoscerai anche gli altri… allora... lui è il mio fratellino Jeremy, lavora qui quindi lo vedrai molto spesso.

Il signore che gli sta accanto è il professor Alaric Saltzman, anche lui è un tuo insegnante… ma questa sera è solo Ric ed è il papà di Josie e Lizzie…» poi sospirò.

«… e lo scemo che sta tenendo Lizzie capovolta a testa in giù ed ha Josie sulle spalle è Damon… Mettila giù!» fece rivolta all’uomo moro che si stava divertendo un mondo, ma che fece esattamente come gli era stato chiesto, lasciando andare Lizzie.

«Ehi! Peldicarota!» l’apostrofò lui poi, visto lo sguardo sbigottito di Hope, continuò «Non mi dire che nessuno ti ha mai dato quel soprannome… con quei capelli!» aggiunse come se fosse una cosa ovvia.

«No mai!» ribatté Hope furiosa «E non lo farai più nemmeno tu» terminò la frase puntandogli un dito contro.

Damon scoppiò a ridere «E’ proprio la figlia di Klaus, senza alcun dubbio!»

«Non mi piaci» sentenziò Hope.

«Non piaccio a nessuno, mettiti in fila… non piaccio neanche a tuo padre» ribatté Damon divertito.

«A me piaci, zio Damon» fece Josie che era ancora sulle sue spalle.

«Perché tu sei una delle mie due scimmiette!» le disse afferrandola e stampandole un bacio in fronte «E poi… mi amerà anche lei! Prima o poi mi amano tutte!» dichiarò regalando a Hope uno dei suoi sorrisetti.

Per tutta risposta Hope fece una linguaccia e si mise accanto alla zia che scuoteva la testa sospirando.

«Lo odio…» le disse sottovoce.

«Sì, all’inizio lo odiamo tutte» le rispose la zia sospirando ancora più forte.

 

La serata proseguì tranquilla, tra risate, prese in giro e aneddoti di avventure passate.

Anche la cena era squisita, Hope guardava le persone attorno al tavolo molto incuriosita, era una strana compagnia… ma sembrava una famiglia.

Non era mai stata in un posto così pieno di umani, in fin dei conti gli unici vampiri erano sua zia e Caroline, Mrs Bennet era una strega e lo erano anche Josie e Lizzie, per gli altri, escluso lo sceriffo Donovan, aveva strane sensazioni, ma erano decisamente degli umani.

Sua zia era molto a suo agio, si stava divertendo ed era serena tra quelle persone.

Hope non poteva saperlo, ma aveva fatto un altro miracolo.

Grazie a lei sua zia era tornata in quella cittadina e aveva finalmente trovato la scusa per riallacciare i rapporti con quelle persone.

Hope non conosceva i loro trascorsi, che erano stati drammatici a volte, si erano feriti, si erano fatti del male, erano arrivati addirittura ad uccidersi, ma piano piano, con il tempo, ognuno dei Mikaelson aveva creato un punto di contatto con almeno una delle persone seduta a quel tavolo.

Hope non poteva sapere quanto Elena stimasse e fosse affezionata a suo zio Elijah, anche Damon lo rispettava profondamente.

Non poteva sapere dell’amicizia che aveva legato Stefan a suo padre e che sua zia ne fosse stata innamorata.

Non poteva sapere che suo padre, con il suo sangue, aveva salvato la vita almeno una volta alla maggior parte di loro e che aveva un’alta considerazione di Bonnie, ritenendola una potentissima strega.

Aveva intuito che zia Rebekah e Matt si piacessero, o almeno si erano piaciuti… 

Ma soprattutto non aveva idea che seduta a quel tavolo c’era la donna che suo padre aveva scoperto di poter amare con un’intensità della quale non credeva di esserne capace.

Quando i Mikaelson partirono per New Orleans, lasciarono un pezzetto del loro cuore in quella cittadina, ma non lo avrebbero mai ammesso… 

Gli abitanti di Mystic Falls, di contro, era da tempo che non li consideravano più una minaccia.

Al contrario, più volte dopo la loro partenza, quando si erano trovati a fronteggiare delle serie minacce, avrebbero voluto averli accanto a guardagli le spalle, ma anche loro non lo avrebbero mai ammesso…

 

Stavano ancora finendo di mangiare il dolce, quando Oliver entrò trafelato.

«Caroline, c’è un problema alle scuderie! La giumenta sta partorendo e non sono un medico, ma direi che c’è qualcosa che non va… dobbiamo chiamare il veterinario»

Elena balzò in piedi e si diresse verso l’uscita, seguita da Bonnie e Caroline che diceva ad Alaric dove fosse il numero del dottore e di raggiungerla una volta chiamato.

In un attimo furono tutti diretti verso le scuderie, comprese le ragazze.

Quando arrivarono trovarono Felicity che guardava la cavalla distesa sulla paglia che nitriva e si agitava, Oliver entrò nel box seguito da Elena, si mise accanto alla giumenta e cominciò ad accarezzarle la testa parlandole a voce bassa.

«Che ti serve Elena?» chiese Caroline alla sua amica.

«Direi asciugamani, acqua calda, guanti, forbici… grandi! … E della glicerina, si mi serve della glicerina» rispose Elena cercando di inquadrare la situazione.

«Hai sentito Damon?» fece Bonnie al suo amico «Corri! Sbrigati»

«Mi serve una mano Caroline… ci vuole un po' di… forza, te la senti?»

«Certamente!» rispose prontamente la bionda «Jeremy, porta le ragazze fuori di qui… Rebekah, rimani anche tu? Anche tu Bonnie potresti servirci…»

Rebekah stava rispondendo, quando il suo sguardo si posò su Oliver.

«Io da qui non mi muovo» chiarì il ragazzo «Se ti fa sentire meglio… farò finta di non vedere… come se qualcosa potesse ancora stupirmi!» chiosò in un sussurro.

Jeremy e Matt avevano accompagnato le ragazzine fuori e le avevano fatte sedere su delle balle di fieno.

Damon era andato a prendere le cose che aveva chiesto Elena ed era ritornato con Alaric, entrarono nelle scuderie e uscirono subito dopo.

«Papà… non dovresti camminare avanti e indietro?» chiese Josie ad Alaric. 

«Nei film fanno vedere così quando qualcuno deve partorire» spiegò Lizzie.

Hope, suo malgrado, cominciò a ridere e anche Felicity.

«Quelle due sono una forza! Mi fanno morire dal ridere» disse Hope alla moretta, che sembrava meno preoccupata ora che erano tutti lì.

«Hai ragione, sono due pazze» commentò a sua volta Felicity.

«Tutte lo zio…» dichiarò Hope, guardando Damon di traverso.

«No… Damon è ok, credimi è molto dolce» le bisbigliò la sua compagna di stanza.

«Sarà… ma mi ha chiamato peldicarota!» tornò ad innervosirsi la ragazzina.

«Capirai, il soprannome che ha dato a me è tristecy, perché dice che non sorrido mai!» sogghignò la ragazza smentendo di fatto Damon.

Lo sceriffo e Alaric erano tornati in casa ad attendere il veterinario.

Jeremy era seduto accanto a Hope e Felicity mentre guardavano Damon che rincorreva le gemelle cantando e urlando, infilandogli il fieno ovunque.

«Damon, quando mio fratello vedrà cosa hai fatto con il fieno, sei un uomo morto» disse Felicity.

Hope continuava a guardare l’ex vampiro scuotendo il capo.

«Sta cercando di distrarci» le spiegò sorridendo Felicity, che sentiva tutto quello che stava succedendo nelle scuderie.

La zia di Hope gridava ordini a Caroline!

Bonnie e Elena più metodiche cercavano di calmarle ma la cosa peggiore… erano i nitriti strazianti della cavalla.

Ad un certo punto la giovane vampira scese dalla balla di fieno «Sta nascendo» spiegò alla streghetta.

Un attimo dopo delle grida arrivarono dalle scuderie «E’ nato! E’ bellissimo!» annunciò Bonnie che si era affacciata.

Quando entrarono nella stalla videro Caroline, Rebekah e Elena che tutte sporche si abbracciavano felici.

Oliver teneva la testa della giumenta e un puledrino di un colore indefinito tra il biondo e il rossiccio traballava sulle sue gambe.

Quando arrivò il veterinario, pochissimi minuti dopo, uscirono dal box, ma il dottore non poté far altro che assistere la giumenta per il dopo parto e constatare che sia lei che il puledro stavano benissimo.

“Che giornata!“ pensava Hope “Ho visto un puledro appena nato!“ non ci poteva ancora credere… 

Quando il veterinario andò via, rientrarono di nuovo a guardare il puledrino.

Tutti facevano versetti estasiati, Damon baciava Elena facendole i complimenti per la sua prima esperienza da ostetrica! 

«Dobbiamo dargli un nome!» esclamò Lizzie 

«Ma è maschio o femmina?» chiese Josie.

«E’ un maschietto» chiarì Oliver.

«Potremmo…. potremmo chiamarlo Niklaus» suggerì Hope un po' intimidita.

«BELLO!» esclamarono in coro le gemelle.

«E’ un bel nome» concordò Felicity.

Rebekah guardava la nipote con gli occhi lucidi.

«Vada per Niklaus» approvò Caroline «E’ perfetto…»

 





Note:

per chi come me ha bisogno di raffigurassi un volto, quando legge…

beh, Oliver ha le bellissime :-D  fattezze di Colin O’Donoghue, Hook di Once Upon a Time

e no… i due fratelli non si chiamano così a caso, adoro Arrow e gli Olicity

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Capitolo 4
*** terzo capitolo ***























 

Rebekah era nervosa, uscì dalla scuola quasi di corsa, aveva bisogno di una boccata d’aria.

Subito dopo pranzo aveva avuto un’accesa discussione con Caroline.

Era più di un mese che lei e Hope erano arrivate e le cose fino a quel momento stavano andando bene, sua nipote era serena, si era integrata con tutti i compagni e aveva stretto una bellissima amicizia con Felicity.

Sembrava maturata vicino alla giovane vampira, al punto che le due facevano da responsabili sorelle maggiori a quelle due pesti di Josie e Lizzie.

Quelle quattro erano inseparabili e con molta probabilità in questo momento erano da Niklaus, il puledrino.

Le aveva viste trafugare delle mele rimaste nel cesto della frutta, Felicity era andata addirittura a prendere gli spicchi e i frutti smangiucchiati lasciati nei piatti dai loro compagni.

«E’ un peccato!» la sentì dire a Hope 

«Niklaus non mangia gli avanzi» aveva ribattuto sua nipote. 

«Niklaus non lo sa che sono avanzi!» aveva replicato la ragazza più grande.

«Io si!» aveva contrattaccato Hope.

«E mica li devi mangiare tu» aveva messo fine alla discussione Felicity.

“Sono un amore“ sorrise Rebekah, contenta che la sua nipotina avesse trovato un’amica come la giovane vampira.

“In questo Caroline aveva perfettamente ragione“ si stizzì ricordando la loro discussione.

Per quanto riguardava lei, non era male fare l’insegnante, si divertiva con quei ragazzi!

“E anche in questo aveva ragione” constatò sempre più nervosa «E’ irritante!» esclamò a voce alta!

I primi giorni, facendo l’appello aveva avuto un sussulto, alcuni di quei nomi non le erano del tutto sconosciuti, così nei giorni successivi aveva indagato un po'.

Certo che non le erano nuovi! Deveraux, LaRue, DuBois… li aveva sentiti più di una volta da Davina o da Vincent.

Una delle giovani streghette era proprio di New Orleans. 

Sia un ragazzino che una ragazzina invece le avevano confidato che la loro famiglia era originaria di New Orleans ma che erano stati costretti a lasciare la città, c’erano troppi vampiri che si facevano la guerra e non era più sicura.

Piccolo il mondo per gli esseri soprannaturali! 

Si immaginava una possibile conversazione a tavola, nel caso fossero tornati a casa per una qualche festività.

«Sai mamma, ho una bellissima nuova insegnante di lettere antiche, molto preparata e gentile… si chiama Miss Mikaelson»

“Forse Nik non è così paranoico“ ammise “forse… e dico forse, i miei fratelli hanno fatto bene a suggerirmi di cambiare il cognome, ma cascasse il mondo se glielo dico… No, forse è meglio se gli riferisco che ho tre alunni imparentati con le streghe del quartiere francese! Se dovesse succedere qualcosa a me o a Hope… Nik mi pugnala per un paio di secoli!“

 

Era arrivata ai margini del bosco, quel luogo le era sempre piaciuto, le trasmetteva una sensazione di pace e dopo il litigio con Caroline ne aveva proprio bisogno, così si avventurò tra gli alberi.

E pensare che in quel mese il suo rapporto con Caroline e Bonnie era migliorato notevolmente.

Era inevitabile visto che convivevano, ma le piaceva pensare che si stavano davvero affezionando.

Rebekah capiva più di tutti il bisogno della nipote di avere delle amiche, perché è sempre stato così anche per lei, la sua lunghissima vita era stata veramente vuota da quel punto di vista.

Specialmente con Caroline le cose erano notevolmente cambiate, contro ogni previsione visto che l’aveva sempre detestata!

La ragazza dei salotti bene, coinvolta nel sociale, figlia dello sceriffo, Miss Mystic Falls, studentessa modello… come si faceva a non odiarla?

Senza contare che era stata fidanzata con Matt!… e Stefan l’aveva addirittura sposata, doveva continuare? 

Si… poteva farlo, c’era anche un’altra ragione per la quale Caroline non le era mai piaciuta… di lei si era innamorato anche l’uomo più importante della sua vita, suo fratello. 

Non aveva mai capito come fosse potuto accadere.

Klaus, l’ibrido originale, vampiro millenario che poteva avere tutte le donne che voleva, e ne aveva avute nel corso dei secoli, tante… bellissime… si era andato ad invaghire di una ragazza di provincia, che non aveva mai messo il naso fuori dalla sua cittadina, un’insulsa neo-vampira… 

Caroline era carina lo ammetteva, ma cosa aveva di così speciale per attirare l’attenzione di Nik?

Quante volte se lo era chiesto…

Doveva ammettere che nell’ultimo mese stava cominciando a capirlo.

Caroline era molto più… di un bel faccino…

Doveva confessare che i momenti della giornata che preferiva e che aspettava con ansia, erano i loro dopo pasto.

Dopo aver mangiato in sala mensa con tutti gli altri docenti e gli studenti, Caroline e lei si chiudevano in un salottino privato, al piano superiore… e si nutrivano.

Con le sacche di sangue, ovviamente, ma non direttamente dal contenitore ospedaliero 

«Mi sa di squallido» sosteneva Caroline, sorridente.

Così dopo pranzo lo serviva in comuni bicchieri di vetro e lo consumavano spiluccando un po' di frutta fresca.

Dopo cena, con un po' di dolcetti, preferibilmente a base di cioccolata, lo serviva in bicchieri di cristallo.

«Fa tanto sera così!» aveva commentato ridendo Caroline la prima volta.

All’inizio bevevano in un imbarazzante silenzio, poi avevano incominciato a parlare della scuola, delle lezioni, dei programmi, dei progressi dei ragazzi… praticamente delle riunioni tra direttrice e insegnante.

Con il passare dei giorni avevano cominciato a parlare degli studenti in maniera più approfondita e Caroline l’aveva stupita, conosceva la storia personale di tutti i suoi alunni, si interessava ad ognuno di loro in una maniera quasi materna.

L’Originale aveva capito che Care aveva un rapporto speciale soprattutto con Felicity e aveva tentato di saperne il motivo, ma Caroline era stata bravissima a sviare ogni volta il discorso.

Più passavano i giorni e più le loro chiacchiere andavano sul personale, specialmente di sera, e avevano cominciato ad aprirsi l’una con l’altra.

Rebekah aveva raccontato delle cose che non avrebbe mai creduto di poter condividere con qualcuno e aveva scoperto una Caroline che proprio non immaginava.

Non era poi così popolare a scuola e non era nemmeno venerata come una dea.

Per tanto tempo era stata addirittura gelosa di Elena, lei sì che era una divinità per tutti!

Care le confidò che prima di diventare una vampira, la trattavano tutti con sufficienza, era considerata la classica biondina scialba con poco cervello, debole… insicura.

Diventare un vampiro l’aveva cambiata, le aveva fatto prendere consapevolezza dei propri mezzi e anche gli altri avevano cominciato a rispettarla.

Caroline era stata molto schietta e sincera, si era aperta a lei con naturalezza, senza indugi o imbarazzi, si stava veramente bene in sua compagnia.

E così la sera prima aveva deciso di chiederle una cosa che proprio le arrovellava il cervello da anni!

«Caroline, ti posso fare una domanda un po' personale? Ma devi essere sincera…» iniziò titubante.

«Spara!» fece Caroline, togliendosi le scarpe e piegando le gambe sul divano.

«Ok… che Nik si fosse preso una cotta per te se ne erano accorti anche i sassi…» cominciò a parlare Rebekah guardandola.

Caroline fece un sospiro e abbassò un po' lo sguardo.

«…e anche che tu ti fossi divertita tantissimo a tenerlo a distanza» continuò la vampira originale.

Caroline ora la guardava, ma non disse nulla.

Rebekah continuò «Ma era anche palese che neanche a te fosse proprio indifferente…»

Caroline si mise un’ immaginaria ciocca di capelli dietro l’orecchio «Non hai ancora domandato niente… » affermò.

«Hai ragione, ma la premessa è un po' lunga…» sorrise Rebekah «e non è ancora finita»

«Ok, ti ascolto…» le sorrise Caroline di rimando.

«Sarò sincera io per prima Caroline… stentavo a riconoscere mio fratello in quel periodo… ti ha fatto una corte paziente e non è da lui! Nik è abituato a prendersi tutto quello che vuole… poi di punto in bianco ha mollato! E mio fratello non molla mai! Te lo posso assicurare…

Sono quasi sicura, di sapere anche quando ha deciso di farlo, perché ero con lui in quel momento… Stavamo tornando a New Orleans, eravamo venuti qui per Katherine e nel viaggio di ritorno Nik alternava momenti di rabbia a momenti di felicità, era molto strano… sembrava euforico e depresso al momento stesso… e ora la domanda…»

«Non credo che serva…» sussurrò Caroline.

«Mi risponderai? Anche se non la formulo? » chiese Rebekah.

«Si… e tenterò di essere sincera» rispose Care.

«Mi devo mettere comoda?» chiese la vampira originale, togliendosi anche lei le scarpe e assumendo la stessa posizione di Caroline, nella parte opposta del divano angolare, stemperando così la tensione.

«In effetti anche la risposta è lunga…» ammise Caroline.

«Ho tutto il tempo che vuoi» la rassicurò l’altra.

«Stavo cercando Matt nei boschi, la figlia di Katherine, Nadia, l’aveva rapito e seppellito da qualche parte. Ad un certo punto mi sono trovata davanti tuo fratello» iniziò a parlare Caroline «non me lo aspettavo, e sono rimasta a dir poco sorpresa.

Gli ho detto che ero impegnata e sono letteralmente fuggita, ma lui ovviamente non mi ha lasciato via di fuga seguendomi, mi ha detto che Damon vi aveva avvertito che Katherine stava morendo e abbiamo discusso, perché non mi sembrava cortese venire a “gongolare su un cadavere” gli dissi proprio così, prima di scappare di nuovo»

«Non per difenderlo, ma aspettava da 500 anni quel momento» si intromise Rebekah.

«Ad essere onesti, non è che noi ci stavamo strappando i capelli dal dispiacere…» ammise Caroline.

«Lui mi raggiunse di nuovo e mi chiese se volevo sapere di Tyler» continuò Care «per un attimo pensai che lo avesse ucciso, ma Klaus mi raccontò della sua visita di “cortesia” a New Orleans e che prima di ripartire con la coda tra le gambe gli aveva detto della nostra rottura…»

«Perché vi siete lasciati tu e il lupetto?» la interruppe l’Originale.

«Non era la prima volta che tuo fratello ritornava qui, era già venuto in occasione della consegna dei diplomi e in quell’occasione mi rassicurò sul fatto che Tyler potesse tornare tranquillamente a casa, che non lo avrebbe più braccato… era il mio regalo di maturità». 

Caroline fece un enorme sospiro prima di continuare «Ma al signor Lockwood questo non bastava, anzi si era infuriato all’idea che potevamo stare insieme solo per il fatto che l’onnipotente Klaus Mikaelson ci avesse dato la sua benedizione. Lo misi alle strette, gli chiesi di scegliere tra me e la sua sete di vendetta… lui scelse di venire a New Orleans… e questo è esattamente quello che dissi a tuo fratello, che Tyler aveva fatto la scelta sbagliata! Aveva scelto di odiare lui, invece di amare me!” si inalberò Caroline.

Dall’altra parte del divano Rebekah la guardava in silenzio aspettando che continuasse.

«A quel punto Klaus mi ha chiesto di dare una possibilità di scelta anche a lui, io ho fatto finta di non capire… non volevo approfondire, quindi gli dissi che mi stava facendo perdere del tempo, che Matt era in grave pericolo e non potevo farmi distrarre, ma tuo fratello mi ha rassicurato dicendomi che lo aveva sentito urlare e che aveva mandato qualcuno a salvarlo, mi ha fatto capire che sarebbe stato molto cortese non disturbare…» lanciò alla sua amica uno sguardo allusivo.

«Credo di poter parlare a nome del misterioso salvatore e ringraziarti per il tuo tatto, molto gentile da parte tua…» scherzò di rimando Rebekah.

«Con Matt al sicuro e io che mi ero ripresa dallo shock di ritrovarmelo davanti, abbiamo cominciato a passeggiare, gli feci notare che aveva un appuntamento importante con Katherine, che rischiava di perdersi l’agognato evento! Ma tuo fratello mi disse che era prontissimo a perderselo, in cambio di una piccola cosa da parte mia, voleva la mia confessione…»

Caroline ora non la guardava più… fece un attimo di pausa e continuò.

«Mi disse che lui oramai viveva altrove, che non correvo più il rischio di incontrarlo in giro… che non avrei più dovuto guardarlo con disprezzo cercando di nascondere la connessione che era evidente ci fosse tra noi due.

Aveva solo bisogno che l’ammettessi una volta per tutte.

Era la prima volta che ci trovavamo in una situazione del genere, ero senza difese… mi stava facendo una domanda diretta, voleva sapere cosa provavo per lui… 

Ho cercato di tergiversare, dicendogli che ero in un momento di svolta, avevo cominciato l’università, stavo mettendo le basi per il mio futuro e nel mio futuro per lui non c’era assolutamente posto… 

Lui fece una faccia… 

Aveva frainteso o forse era proprio quello che volevo disperatamente fargli credere… ma non ce la feci a mentirgli così spudoratamente e così confessai… 

Aveva perfettamente ragione, mi nascondevo dietro i nostri litigi, lo tenevo a distanza e pubblicamente lo disprezzavo, per non far conoscere quella parte di me che teneva a lui nonostante tutto quello che ci aveva fatto passare… 

Gli dissi che odiavo quella parte di me!

Ma se lui mi avesse promesso che sarebbe andato via per sempre e che non sarebbe mai più tornato, avrei potuto essere sincera e dirgli cosa volevo…

Lui me lo ha promesso, allora io mi sono avvicinata e l’ho baciato.

Lui mi ha guardato in un modo… 

Mi ha sorriso in un modo… 

Non ci ha messo molto a reagire e mi ha sbattuta contro un albero strappandomi…» Caroline era come in trance, persa tra i suoi ricordi.

«STOOOP … » gridò Rebekah «non ho bisogno dei dettagli!»

Caroline, come fosse tornata da un mondo lontano,cominciò a ridere rossa come un peperone, nascondendo la faccia tra le mani…

«E’ così bravo?» si sorprese a chiedere a voce alta Rebekah, poi continuò «NO! Non lo voglio sapere!»

«Mettiamola così… » cercò di trovare le parole giuste Caroline, oramai tornata del tutto nel presente «tuo fratello è l’Ibrido Originale, è “unico” nel suo genere» sbottò a ridere.

«O santiddio!» esclamò Rebekah «Ci metterò una vita a togliermi dalla mente l’immagine di te e mio fratello che ci date dentro!»

«Già… ti posso capire, ho ripensato tantissime volte a quel nostro ultimo incontro… l’ho rivissuto molte volte nella mia mente…» era tornata seria Caroline.

«Te ne sei pentita?» chiese l’amica.

«NO…» era stata veloce a rispondere, era estremamente seria ora «Ma forse non sono stata del tutto sincera… quella volta» confessò Caroline all’amica.

Rebekah la guardava sottecchi.

«Gli ho fatto credere che volessi solo del sesso… che tra noi fosse una questione di chimica e attrazione fisica…» mormorò Caroline alzandosi in piedi.

«E non era così?» le chiese Rebekah «Pensi che ci fosse dell’altro?»

«NON doveva esserci dell’altro…” rispose Care irritata.

«Perché?» domandò Rebekah.

«Uhm!… Perché? Stiamo parlando di Klaus Mikaelson! L’uomo che ha ucciso la zia di Elena! E che era venuto per uccidere anche lei!

Poi invece la voleva trasformare in una sacca di sangue ambulante! 

Parliamo dell’uomo che ha tentato di uccidere me! DUE volte! Che ha tentato di ucciderci tutti… PIU’ VOLTE! 

Che ha ucciso la mamma del mio ragazzo! Devo continuare? » Caroline era fuori di sé, camminava avanti e indietro, continuando a mettersi le mani nei capelli.

«Si è venuto a sapere sai?» continuò Caroline guardandola «La nostra scampagnata nei boschi è diventata di pubblico dominio, i loro sguardi…» 

Caroline scuoteva la testa ad occhi chiusi «Mi hanno fatto sentire una traditrice! Mi ero fatta sbattere dal nemico! Avevo scopato con Klaus, questa è stata l’esatta definizione che è stata data… 

Quando hanno ricominciato a guardarmi senza giudicarmi, credo che si fossero convinti che mi avesse soggiogata, solo Stefan mi ha difeso… solo lui.

E’ stato facile auto-convincermi che era davvero solo attrazione fisica, che non ci dovevo più pensare e andare avanti con la mia vita…»

«Con Stefan…» affermò Rebekah.

«Mi sono innamorata di lui, follemente innamorata…» chiarì Caroline.

«Beh… era più facile, Stefan il bravo ragazzo, molto più accettabile, te lo riconosco…» fece l’Originale con un pizzico di sarcasmo.

“Rebekah… che vuoi che ti dica? Che a provare dei sentimenti per un mostro, mi sarei sentita un mostro anche io?» non realizzò subito quello che aveva detto così di slancio, si girò verso l’amica “Scusa… non volevo dire…»

«Tranquilla… quando si viene definiti così dalla propria madre, ti posso assicurare che sentirlo da chiunque altro non ti ferisce neanche lontanamente…» cercò di darsi un contegno Rebekah, ma si vedeva chiaramente che le parole dell’altra avevano fatto male.

«Perdonami, mi sono espressa male, non volevo… credimi» tentò di giustificarsi ancora Caroline.

Per un po' rimasero in silenzio.

Poi Rebekah disse che si era fatto veramente tardi, che il giorno dopo dovevano lavorare, quindi salutò e andò a dormire.

Caroline tenne lo sguardo basso e si limitò a un «Buonanotte» appena udibile.

 

Rebekah era tornata nella sua stanza, si era sdraiata sul letto ancora scossa.

Era infuriata, non capiva come un altro vampiro potesse giudicare loro, la famiglia Originale, loro che erano dei vampiri da quanto? 

Facile fare la morale, quando ci si era trasformati negli ultimi anni!

Che ne potevano sapere loro di cosa si prova, quando hai fame e non sai perché… fame vera! 

Lei e i suoi fratelli si erano trovati a fronteggiare i propri istinti senza la minima idea di quello che gli fosse successo.

Loro non avevano le sacche di sangue! 

Non avevano qualcuno che ci fosse già passato e che poteva rassicurarli.

Nessuno che potesse spiegargli come funzionasse, che gli potesse insegnare…

Avevano imparato da soli, sulla loro pelle… con i loro sbagli.

Per ogni cosa che si sapeva sui vampiri, per ogni cosa che insegnavano anche in quella scuola, loro portavano la cicatrice! 

Era da due settimane che non ne sentiva la necessità, ma in quel momento ne aveva proprio bisogno… aveva aperto la finestra ed era saltata giù… veloce era sparita nella notte.

Quando lei e Hope erano arrivate a scuola, Caroline era stata chiara: era proibito nutrirsi di persone, tassativamente! Rebekah aveva fatto finta di accettare la regola.

Invece di notte usciva e andava a caccia, se voleva, sapeva essere molto discreta.

Periferia di Mystic Falls, persone isolate… più di una, un sorso da ognuno, lasciava piccoli segni e poi soggiogava… facile e pulito.

Poi aveva cominciato a divertirsi nutrendosi con Caroline e le sue battute di caccia erano diminuite, fino a cessare del tutto.

Quella sera però era troppo nervosa, non sapeva esattamente cosa avesse sbagliato, forse la zona non era periferica, forse aveva scelto male le persone… fatto sta che mentre stava soggiogando la sua ultima vittima, aveva alzato gli occhi e aveva visto Matt che la fissava furioso.

E Matt lo aveva detto a Caroline.

Era il motivo del loro litigio

Si erano gridate di tutto, non ricordava neanche tutta la dinamica, di certo ad aggravare la situazione c’erano stati gli strascichi della sera prima.

“Quel che fatto è fatto” pensò “per un po' me ne starò buona con le sacche di sangue… si sta facendo tardi, meglio tornare indietro” decise.

 

Per tornare, prese la strada che portava alle scuderie, ci trovò April che stava parlando con Oliver.

April Young era stata la cosa più simile ad un amica che aveva avuto nel periodo che aveva vissuto a Mystic Falls, ma dal suo ritorno la governante del convitto la trattava con una fredda cortesia, ci era rimasta un po' male a dire il vero.

Si stampò in faccia il sorriso migliore che potesse fare e li salutò.

«Ciao Rebekah» rispose April «scusami ma vado un po' di fretta, ero solamente venuta a dire ad Oliver che la ragazza che aveva lezione di equitazione è leggermente indisposta e che può evitare di aspettarla, ora però devo tornare dai miei ragazzi» finì parlando velocemente mentre si allontanava.

Oliver la guardò andare via senza staccarle gli occhi di dosso.

«Ti sei preso proprio una bella cotta» lo prese in giro Rebekah.

«Si nota molto?» rispose Oliver.

«Un po’… » replicò la vampira.

«Non ho nessuna possibilità con lei…» sbuffò il ragazzo.

«Perché April è innamorata dello sceriffo Donovan…» ribatté Rebekah.

«Vedo che sei un’attenta osservatrice!» la guardò stupito Oliver.

«No!» rise Rebekah «April ha una cotta per Matt dai tempi del liceo!»

«Ah! Buono a sapersi!» commentò il ragazzo «E pensare che con il tuo arrivo mi ero convinto di poter avere una qualche speranza, mi sembrava che ci fosse sintonia tra te e lo sceriffo» fece un po' allusivo.

«Non ci potrà mai essere nulla tra me e Matt, nulla di serio almeno, ci siamo divertiti un po' in passato, puro e semplice divertimento a tempo determinato! Una storia con scadenza predefinita… mi spiace deluderti ma non ti posso essere di nessun aiuto» chiarì la ragazza.

«Peccato! Ci avevo proprio sperato» rise Oliver «Storia a tempo? Lo avete deciso di comune accordo? Un po' strana come cosa…» affermò oramai incuriosito.

«Matt non potrebbe mai stare con una come me…» spiegò Rebekah.

«Un vampiro intendi?» domandò il ragazzo mentre si dirigeva verso le balle di fieno prendendo per mano Rebekah.

«Esattamente» confermò la ragazza, seguendolo.

«Ancora più strano, non mi pare proprio che lo sceriffo si faccia simili problemi, mi sembra molto a suo agio» cercò di capire Oliver prendendo una balla di fieno e mettendola a terra, davanti alle altre.

«Con i suoi amici? Che erano amici da prima di diventare vampiri?… Diciamo che si sforza di accettare la situazione, non ha scelta direi, le cose cambiano quando si tratta di una relazione…» affermò con un pizzico di ironia Rebekah.

«Devo dire che sono veramente confuso… non riesco a crederci» 

Oliver sembrava proprio stupito, intanto si era seduto e aveva fatto cenno alla ragazza di imitarlo.

«Credimi, so di cosa parlo, ti basti pensare che Matt era fidanzato con Caroline quando era ancora un’umana e l’ha lasciata quando è diventata una vampira, non è proprio riuscito ad accettarla… le è rimasto amico, questo sì… un fidato amico, anche troppo…» aggiunse con sarcasmo al ricordo di quello che era successo poche ore prima.

«Matt… e Caroline?» esclamò il ragazzo «Non ci credo!» scoppiò a ridere.

«Ed invece è proprio così! Tu proprio non hai idea degli intrecci amorosi che ci sono stati qui! Se ci scrivessimo un libro, potremmo diventare molto ricchi! Sarebbe un sicuro best seller!» si unì alla risata la ragazza.

Erano seduti vicini su una balla di fieno, leggermente rialzati da terra ed erano appoggiati con la schiena alle altre che erano ordinatamente impilate, avevano le gambe allungate e leggermente piegate, sarebbe stato molto difficile scorgerli dalla stradina che portava alle scuderie.

Passato il momento di ilarità, Oliver si era fatto un po' pensieroso.

«Ho detto qualcosa che ti ha offeso?» chiese Rebekah.

«No… assolutamente! E’ che mi hai alterato il quadro che mi ero dipinto in testa, dovrei averci fatto l’abitudine, in questo ultimo periodo… sono quasi contento che ancora riesca a stupirmi di qualcosa» affermò il ragazzo, ma era come se stesse parlando a se stesso.

Rebekah prese un respiro, stava per dire qualcosa ma poi si trattenne.

«Che c’è?» le chiese Oliver.

«Nulla…» cercava di fare l’indifferente la vampira.

«Sicura?Perché ho quasi l’impressione che tu voglia chiedermi qualcosa…» la guardava ironico il ragazzo.

«Assolutamente no…» cercò di dissimulare Rebekah.

«Stai morendo dalla voglia di sapere come mia sorella è diventata una vampira, è da quando sei arrivata che la curiosità ti sta mangiando viva!» la derise Oliver.

«Ma no! Non mi permetterei mai!»cercò di sembrare scandalizzata la ragazza «Certo.. se ti vuoi confidare, io ti ascolto» continuò evitando di guardarlo in faccia.

Oliver non riuscì a nascondere che l’atteggiamento della ragazza lo divertisse, per un po' continuò a ridacchiare, poi si stropicciò un po' gli occhi e con un sospiro si sistemò indietro i capelli con le mani.

L’uomo si allacciò le mani dietro alla nuca ed appoggiandosi ancora meglio alle balle di fieno iniziò a raccontare.

«Sono un avvocato… mi sono laureato alla facoltà di giurisprudenza di Dublino. La mia famiglia gestiva un piccolo emporio in un paesino sulla costa, poco lontano dalla capitale. 

Ho iniziato a lavorare subito dopo conseguita la laurea in un modesto studio legale, ma dopo qualche tempo abbiamo dovuto affrontare una causa molto importante che coinvolgeva i Navy Seals della Marina degli Stati Uniti e per un periodo mi sono dovuto trasferire a Virginia Beach.

A quanto pare sono stato bravo, perché lo studio legale degli avvocati della parte avversa mi ha offerto un lavoro, una proposta che non si poteva proprio rifiutare così mi sono trasferito definitivamente.

La mia famiglia è sempre stata molto unita, mia madre non riusciva proprio a farsene una ragione per la mia lontananza, così pochi mesi dopo lei e mia sorella sono venute a trovarmi e sono rimaste piacevolmente stupite dalla città, si erano fatte un’altra idea dell’America.

Non chiedermi come hanno fatto, ma al ritorno in Irlanda hanno convinto mio padre a vendere l’emporio e trasferire l’attività a Virginia Beach». Oliver si fermò un attimo e la guardò.

Rebekah inclinò la testa sorridendogli, ma rimase in silenzio.

«Io ero molto felice all’idea che la mia famiglia si riunisse e mi sono subito attivato per cercare un locale adatto all’attività di mio padre.

Quando sono arrivati negli Stati Uniti, avevo selezionato 3-4 alternative, mio padre si innamorò del primo posto che visitammo.

Il proprietario risiedeva in una cittadina dell’entroterra, ad un centinaio di km da qui, mio padre è un uomo un po' vecchio stampo, voleva conoscere il venditore, voleva spiegargli cosa volesse farci con il negozio… voleva incontrarlo.

Andò in banca e prelevò 15.000 dollari, per la trattativa mi disse! 

Io gli ho ricordato che esistevano gli assegni, ma lui fu irremovibile. 

“I bigliettoni uno sull’altro fanno un altro effetto! Riuscirò a strappare un prezzo migliore!“ questo mi ha risposto» Oliver sorrise al ricordo. 

«Organizzammo una gita, era anche un modo per visitare la Virginia, arrivammo alle porte di Mystic Falls che era ora di pranzo, eravamo un po' in anticipo per l’appuntamento e così decidemmo di fermarci.

Avevamo appena lasciato la superstrada quando un camion ci ha travolti in pieno, dicono che l’autista ha avuto un malore, io non ricordo praticamente nulla dell’incidente, il primo ricordo che ho è sull’ambulanza, io con pochi graffi e Felicity completamente illesa, neanche un livido, aveva i jeans quasi ridotti a brandelli, ma stranamente le gambe che si intravedevano non erano neanche arrossate. 

Mio padre e mia madre che sedevano sul sedile posteriore non ce l’avevano fatta, erano morti sul colpo»

Oliver chiuse gli occhi, cercando la forza di andare avanti con il racconto.

Rebekah con gli occhi lucidi si appoggiò alla sua spalla, rimanendo in silenzio.

«All’ospedale visitarono sia me che Felicity, stavamo bene quindi non ho voluto farmi ricoverare» Oliver mise la testa tra le mani, cercando di ricacciare indietro le lacrime.

«Ho firmato per farmi dimettere» disse con un filo di voce, mentre una lacrima era sfuggita al suo controllo.

«C’era lo sceriffo Donovan e mi ha detto che non potevamo lasciare la città, stavano facendo delle verifiche e dovevamo rimanere a disposizione, quindi mi feci suggerire un albergo, lo sceriffo si offrì di accompagnarci e io accettai.

Prima di lasciare l’ospedale degli agenti mi consegnarono gli effetti personali dei miei genitori, c’era la busta con i soldi e l’anello di mia madre, un bell’anello…

Si era fatta ora di cena, non mangiavamo dalla mattina, quindi dallo sceriffo ci siamo fatti lasciare in un locale, a pochi passi dall’albergo, e abbiamo cenato… 

Circa un ora più tardi ci siamo incamminati a piedi, eravamo appena usciti, quando sono sbucate due persone, erano armate… ci hanno puntato la pistola contro e mi hanno chiesto i soldi e l’anello.

A quanto pare erano due paramedici del servizio ambulanze, suppongo che dovevano aver visto i soldi e l’anello sul luogo dell’incidente e poi l’agente quando mi ha reso la busta.

Stavo per dargli tutto, senza reagire, non so cosa li ha spaventati, forse un rumore… so solo che uno ha sparato e Felicity che mi si era parata davanti è stata colpita in pieno petto.

Pochi attimi e dal locale sono usciti un uomo ed una donna, Damon ed Elena.

Uno dei due ladri appena li ha visti è fuggito senza neanche prendere la busta, l’altro ha tentato di imitarlo ma Damon è riuscito a bloccarlo, ha fermato quello che aveva sparato.

Elena invece si è inginocchiata vicino a Felicity che io stavo tenendo tra le braccia e ha controllato il battito, ha tentato di rianimarla ma poi ha cominciato a disperarsi, ha fatto una chiamata con il cellulare e dopo pochissimo è arrivata Caroline, doveva essere nel locale anche lei.

E’ andata vicino a Damon che teneva il ladro bloccato, gli ha detto qualcosa e lui è corso via… 

Caroline ha detto qualcosa anche al ladro che si è seduto a terra fermo, immobile… Damon è tornato subito con la macchina, Care ha preso il corpo di Felicity e l’ha caricato in auto, Elena ha fatto salire anche me e ci hanno portati qui.

Caroline portava Felicity in braccio, ricordo di aver pensato che lo faceva come se non pesasse nulla, è scesa per una scala e siamo arrivati nei sotterranei.

C’era Bonnie che stava preparando un letto in una specie di cella… non c’erano finestre e c’era tanto silenzio…»

Oliver rifletteva sull’accaduto, come se a parlarne si fosse ricordato alcuni dettagli, infatti annuì e fece un mezzo sorriso.

«C’era una rientranza appena fuori della cella dove avevano messo Felicity e in un angolo c’era una specie di congelatore.

Caroline lo aprì e tirò fuori una sacca di sangue, ricordo che pensai che fossero dei medici e che Felicity non fosse ancora morta… invece Caroline lo aprì e cominciò a bere.

Damon allargò le braccia e fece come per riprenderla, ma lei si girò dandoci le spalle, dicendo che ne aveva bisogno, ero come inebetito e quasi non mi accorsi che Elena mi stava facendo sedere sul letto di Felicity e poi prendendo una sedia si sedeva e mi prendeva le mani tra le sue.

Ha cominciato a parlare e mi ha detto che quella mattina Caroline era andata a prendere lei e Damon all’aeroporto, che erano passati sul luogo dell’incidente.

Era successo già da qualche minuto, perché io ero fuori dall’auto e urlando cercavo di liberare mia sorella, chiamavo i miei genitori che non mi rispondevano.

Elena aveva controllato mia madre e mio padre, che già non potevano più rispondermi… Caroline ha liberato Felicity, era ferita molto gravemente e l’ha dovuta aiutare, Elena ha detto “Aveva bisogno di un aiuto, non ce l’avrebbe fatta senza” non capivo cosa intendesse, perché poi ha aggiunto “A te non serviva, tu stavi bene” non capivo proprio cosa volesse dire e lei non riusciva a trovare le parole per spiegarsi.

A quel punto è intervenuto Damon, ricordo che pensai che fosse un pazzo, perché in maniera schietta e diretta disse:

«Caroline è un vampiro, il suo sangue rigenera i tessuti, se non ne avesse dato un po' a Felicity, all’arrivo dell’ambulanza sarebbe stata già morta».

Lo guardai interdetto, ricordo che allungai una mano verso il petto di Felicity per toccare la ferita da arma da fuoco, che era ancora lì e lo riguardai 

«Non funziona così» mi disse Damon impassibile «avrebbe funzionato se anche questa sera Caroline fosse arrivata in tempo, ma non ce l’ha fatta».

«Quindi ora è morta» ricordo che gli domandai.

Damon mi rispose che era morta… ma non in maniera definitiva, a quel punto ero certo che fosse pazzo!»

Oliver si girò verso Rebekah, che lo guardava, aveva gli occhi lucidi e annuiva

«Invece cominciò a spiegarmi come fa un umano a diventare un vampiro» continuò a raccontare Oliver «Elena mi disse che dovevo fare una scelta, che dovevo rifletterci bene, perché avrebbe cambiato le nostre vite per sempre, ma che avevo un po' di tempo.

Mi rassicurarono che mi avrebbero aiutato qualunque cosa avessi deciso, che loro erano lì e non mi avrebbero lasciato solo, Felicity si mosse ma non si svegliò subito, rinvenne e svenne più volte nel corso della notte.

Decisi che l’avrei fatta nutrire ancora prima che si svegliasse in maniera definitiva.

Decisi anche che non avrei chiesto la sua opinione, era una bambina, sarebbe stato troppo complicato spiegarglielo, lo avrei fatto in un secondo tempo, Felicity ancora non lo sa che avrei potuto scegliere di non farla trasformare. 

Ma perdere anche lei quella notte non era un’opzione, non potevo perdere tutta la mia famiglia in meno di 24 ore».

Rebekah aveva messo un braccio intorno alle sue spalle e lo teneva stretto, piangendo silenziosamente.

«E così siamo rimasti qui, Felicity ha tanto da imparare e io ho lasciato lo studio legale, ufficialmente ho avuto una crisi esistenziale, preferendo la vita di campagna alla giacca e cravatta» sospirò il ragazzo.

«In effetti non ti ci vedo in un aula di tribunale, tutto in tiro» cercò di stemperare Rebekah asciugandosi gli occhi.

«Si, meglio una vita semplice e tranquilla! Ho una sorella che rimarrà una teenager per sempre!» scherzò Oliver.

«Oh si! Ti aspettano tempi duri, amico mio!» lo assecondò la ragazza.

«Tra qualche anno potrà passare per mia figlia, poi per mia nipote… e quando sarò malato e decrepito, passerò per un vecchio bavoso con la badante ragazzina!» 

Si interruppe un attimo e poi ricominciò a parlare «Ho esagerato con l’ironia … vero?» la guardò di sottecchi con una smorfia.

«Un po’…» convenne la ragazza, scoppiando poi a ridere.

Le piaceva quel ragazzo, pensò la vampira, non si piangeva addosso, aveva reagito con coraggio quando il mondo gli era crollato addosso… e aveva ancora la forza di sorridere!

Oliver si slacciò il colletto della camicia a quadri, fu allora che la ragazza vide i segni sul collo, morsi…

Il ragazzo se ne accorse e spiegò «E’ una teoria di Damon, Caroline avrebbe voluto che Felicity si nutrisse solo con le sacche, ma Damon sostiene che nella vita non si può mai sapere, mia sorella deve imparare a nutrirsi e a controllarsi…».

«Ha ragione» sostenne Rebekah.

«Felicity non ce l’avrebbe mai fatta a nutrirsi di una persona a caso, quindi le faccio da cavia, a quanto pare ho un sangue buonissimo, meglio delle sacche» terminò la spiegazione Oliver.

«Che fratello premuroso» commentò la ragazza guardandolo con tenerezza.

«Il tuo… il papà di Hope, non lo è?» chiese il ragazzo.

«Beh… » sogghignò Rebekah «mio fratello si farebbe uccidere per me» disse seria «ma non mi viene proprio di definirlo premuroso…» fece un sorrisetto.

«Siete solo voi due?» le domandò Oliver.

«No, siamo una famiglia numerosa. Avevo cinque fratelli, uno è morto che era un bambino ed era un umano, un altro qualche anno fa ed era un vampiro, come gli altri tre… poi ho una sorella, che è una potente strega» rispose la ragazza.

«Una famiglia… molto originale» commentò il ragazzo impressionato.

“Non sai quanto ci hai preso, amico!“ pensò la ragazza ridendo «Eh già… » si limitò a dire.

«Ti ho vista sai? Più di una volta…» la guardò di sottecchi Oliver.

«Visto fare cosa?» chiese Rebekah.

«Sgattaiolare dalla finestra, di notte… anche se sgattaiolare non è proprio il termine esatto… visto che ti muovi ad una velocità impressionante! Non posso fare molti paragoni, conosco pochissimi vampiri, oltre a te, due per l’esattezza, e uno è mia sorella… 

Ma è stupefacente…» la guardò annuendo.

Rebekah non sapeva cosa dire.

«Non sei tipo da sacche vero?» continuò allora il ragazzo.

«No, decisamente no» confermò Rebekah.

«Me ne ero accorto subito che eri un tipetto spregiudicato!» le sorrise Oliver.

«Eh… ma ora devo stare buona, ieri notte Matt mi ha beccata e lo ha riferito a Caroline, abbiamo litigato…» si confidò la vampira.

«Ahi ahi… nell’ufficio del preside! Sei nei guai!» la prese in giro Oliver.

Rebekah lo squadrò guardandolo in cagnesco.

«Forse posso aiutarti…» le disse Oliver per farsi perdonare.

«In che senso…» chiese la vampira.

«Dai su! Quando hai visto i segni dei morsi, mi hai guardato come guardavo io gli Scones che metteva in forno mia madre mentre aspettavo che si cuocessero! 

Ti sono venute anche delle rughette intorno agli occhi» fece dei cerchietti con il dito vicino alla faccia della ragazza «Che se non le avessi trovate deliziose, avrei detto che fossero inquietanti!… molto!» ora Oliver rideva apertamente.

«Ma non è vero!» esclamò la ragazza stizzita alzandosi in piedi.

«Si che è vero!… Giuro!» continuò a ridere Oliver.

Rebekah si girò e fece per andarsene.

Oliver si alzò e la bloccò.

«Dai Becca!… posso chiamarti Becca?» chiese.

«No!» rispose la ragazza

Oliver sorrise e inclinò la testa, facendo poi un broncetto e gli occhietti dolci, sbattendo le ciglia.

«Ok!» concesse la ragazza, scuotendo la testa.

«Becca… hai idea di quanti integratori mi ha prescritto Elena? Ferro, Acido Folico! E le Vitamine? Tutto l’alfabeto! Per non parlare degli spinaci che mi hanno fatto piantare nell’orto!

I’m Popeye the Sailor Man, tuuttt

I’m Popeye the Sailor Man, tuuttt

I’m strong to the finich,

‘cause I eats my spinach,

I’m Popeye the Sailor Man.

TUUT TUUT…»

Cominciò a cantare il ragazzo agitando le braccia.

«Tu sei pazzo!» Rebekah non riusciva a smettere di ridere.

«No, non sono pazzo Becca» le disse facendosi serio Oliver, alzandole il mento per guardarla negli occhi.

«Voglio solo esserti amico, io non lo so perché sei qui, perché tu ed Hope siete dovute venire in questa scuola, e non lo voglio neanche sapere, anche perché credo che non sarei in grado di capirlo… 

Ma sono praticamente certo che non è stata una tua libera scelta e ti posso assicurare che so molto bene cosa significa, quindi… dobbiamo aiutarci… vieni…» le disse prendendola per mano e conducendola dentro le scuderie.

Rebekah si fece guidare come una bambina.

Oliver si tolse la camicia.

«Sarà un segreto tra me e te» disse buttandola lontano.

Si appoggiò alla parete di legno e piegò la testa offrendo il collo.

Rebekah si avvicinò.

Il volto della vampira stava lentamente cambiando, i suoi canini si stavano facendo strada. La ragazza sembrava titubante… ma il ragazzo era rimasto fermo in quella posizione e la guardava fisso negli occhi, in silenzio e senza un accenno di timore.

L’Originale allora gli cinse la testa con un braccio e lo attirò delicatamente a sé, cercò di mordere in un punto il più vicino possibile ad un segno che aveva già.

Il ragazzo non si mosse di un centimetro, non fece neanche un sussulto… non gli uscì neanche un piccolo lamento, si limitò a metterle una mano sul braccio.

Rebekah bevve con più premura possibile, poi si staccò e cercò i suoi occhi.

Lui la guardava e le sorrideva, sembrava la tranquillità fatta persona.

 



















 

 

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Capitolo 5
*** quarto capitolo ***
























 

Caroline si versò un altro po' di sangue nel bicchiere di cristallo.

Rebekah era appena uscita dalla stanza e lei si sentiva veramente in colpa per quello che aveva detto.

Cosa le era saltato in mente? E poi non lo pensava affatto, era proprio quello il problema, non riusciva a vedere in Klaus il mostro che tutti sostenevano che fosse.

“I’m pure evil, and I can't help myself“
“You were hurt. Which means that there is a part of you that is human“
“How could you possibly think that?“
“Because I've seen it“ 
(*)

 

Stefan una volta le aveva raccontato di quando stava fuggendo da Rayna Cruz e si era rifugiato nel bar senza magia.

L’Originale si era infuriato quando aveva visto il marchio, lo aveva cacciato in malo modo… minacciato di morte a dire il vero.

Stefan ammise che Klaus aveva ragione in quella circostanza, lui aveva portato la cacciatrice a New Orleans, una città piena di vampiri dove viveva la famiglia Mikaelson, dove viveva la piccola Hope ed aveva messo in pericolo tutti… poi le aveva anche confidato che non riusciva a capire il perché avesse cambiato idea aiutandolo.

Già… chissà perché aveva cambiato idea…

Forse perché mi ha sentito disperata al telefono?
Forse perché gli ho detto che non ti sentivo da ore e non facevo altro che immaginarmi gli scenari peggiori? 

Aveva avuto voglia di dirgli!

Ma cosa sarebbe cambiato? Avrebbe liquidato il fatto con il classico “Aveva proprio un debole per te” o peggio, avrebbe tirato fuori la storia che poi lui lo aveva aiutato con la Strige e che Klaus non fa mai nulla senza un tornaconto

Era inutile, era una causa persa…

E a proposito di tornaconti, il “debole” che aveva per lei aveva fatto comodo molte volte, l’avevano usata come distrazione, come spia… come esca! O semplicemente nel ruolo di mediatore.
Klaus se ne era accorto ogni singola volta, ma era sempre stato al gioco…
lo divertiva vederla arrivare, un po' provocante, magari si slacciava un bottone in più… magari gli si metteva un po' più vicino…e nonostante anche lei sapesse che lui non c’era cascato… finiva sempre la missione assegnatale.

Le piaceva il modo in cui la corteggiava, come le parlava, come la guardava…

 

«I came here to distract you».

«You don't say». (**)

 

“Basta!“ si disse “La devo smettere di pensare a lui!“

“E’ che da quando Hope è arrivata qui, è diventato impossibile non farlo!“ si auto-giustificò “Certo prenditi in giro da sola!“

Care appoggiò il bicchiere oramai vuoto sul tavolinetto e si incamminò verso la sua camera.

 

«Devo far dare una sistemata a questo soffitto» disse sottovoce, mentre guardava una piccola macchia scura proprio sopra il suo letto cominciando a sghignazzare in maniera sommessa.

“Meglio riderci su“ si disse…

Non riusciva proprio a prendere sonno, si mise a sedere sul letto e si appoggiò alla testata.
Quando aveva ampliato la casa per tramutarla in una scuola, aveva fatto riarredare la stanza, non riusciva proprio a dormire nello stesso letto che aveva condiviso con Stefan.
I mobili li aveva smistati nelle varie stanze dell’area che era riservata a loro, la scrivania dove Stefan scriveva i suoi diari l’aveva voluta Jeremy, la libreria era nella stanza di Alaric.
Amava il suo nuovo letto, era in stile Luigi XV, testata in legno intagliata con finitura a foglia oro con imbottitura capitonné in seta beige, ma la cosa che l’aveva fatta innamorare era la pediera, che era in realtà una cassapanca.

Scese dal letto e tolse il cuscino di seta che la ricopriva per intero e alzò il coperchio

Passò tutto il resto della notte a guardare e riordinare il suo contenuto.

 

La mattina preparò una ricca colazione, che Jeremy ed Alaric apprezzarono molto, ma Rebekah non si fece vedere “Avrà fatto colazione insieme ai ragazzi alla mensa” pensò.

Bonnie scese molto tardi e si limitò al caffè.

«Ehi! Straniera… » l’apostrofò.

«Buongiorno Care» fece lei tutta allegra.

«Ultimamente ti vedo molto raramente!» si rese conto Caroline «La sera poi sparisci sempre! E’ una vita che non ci facciamo una chiacchierata!».

«Ho da fare signora Direttrice! Lezioni da preparare… compiti da correggere…» rispose Bonnie «e ora se non mi sbrigo faccio tardi, i miei ragazzi mi aspettano… ci vediamo a pranzo, tesoro» la salutò prima di allontanarsi.

Caroline passò tutta la mattinata nel suo ufficio, non era affatto semplice amministrare una scuola, ma lei era brava a farlo ed era il terrore di tutti i loro fornitori!

A metà mattina l’aveva chiamata Matt, l’aveva invitata a pranzo dicendo che doveva parlarle. Lei ovviamente aveva accettato, era contenta di passare un po' di tempo con lui, ma al suo ritorno dal Mystic Grill non era affatto felice… era semplicemente infuriata.

La trovò in sala mensa che stava chiacchierando con Bonnie.

«Rebekah, potresti venire un attimo con me? Ho bisogno di parlarti» le chiese cercando di sembrare il più calma possibile.

Appena aveva chiuso la porta del suo ufficio, si era lasciata sopraffare dall’ira! 

Si erano gridate di tutto... e Rebekah era uscita dall’ufficio come una furia.

Fuori dalla porta c’erano Bonnie, Alaric e Jeremy, richiamati dalle urla, avevano sentito ogni cosa ovviamente e avevano tutti lo stesso sguardo d’accusa, come al solito.

Caroline li oltrepassò senza rivolgergli la parola e andò a chiudersi nel salottino per nutrirsi.

Era circa un’ora che stava chiusa lì dentro, quando sentì bussare, sospirò e si preparò all’ennesima lezione di morale e buona condotta, all’ennesimi «Perché LORO sono… invece NOI siamo…»

«E tu quando sei arrivata?» chiese, dopo aver aperto la porta, pensando che la lezione sarebbe stata ancora peggiore di quello che temeva.

«Questo mese ho fatto parecchi doppi turni all’ospedale e ho superato di gran lunga il tetto massimo delle ore che sono previste per il tirocinio» le rispose Elena entrando «ho pensato di saltare qualche lezione e venire a parlare con la mia wedding planner, ci sono troppe cose da fare e la data si avvicina… Damon mi raggiunge nel fine settimana» spiegò.

«Bene! Avevo proprio bisogno di pensare a fiori, catering…» le sorrise Caroline richiudendo la porta.

«Ho saputo che hai avuto una discussione con Barbie Klaus…» sganciò subito la bomba l’amica.

«Si, Matt l’ha beccata in città a nutrirsi… lo so Elena… lo so… non ci si può fidare di loro… dovevamo aspettarcelo… LO SO!» fece Caroline esasperata.

«Beh, cambiare il proprio regime alimentare richiede una notevole forza di volontà» iniziò invece a dire Elena «quando ho deciso di eliminare i carboidrati dalla mia dieta, sono quasi impazzita! Infatti ho deciso che al matrimonio metterò un vestito con una linea più morbida, così da continuare a prendermi qualche Hot Dog del carretto fuori l’ospedale!

Dopo un doppio turno ne ho proprio bisogno! 

Credo proprio che ad una vampira che per secoli si è nutrita solo di “warm blood from the vein” come direbbe il mio futuro marito, le serva un po' di tempo per abituarsi alle sacche… dovremmo essere un po' più pazienti… non credi?» terminò guardandola con un sorriso.

«Presumo di si…» fece Care un po' titubante «che ne hai fatto della mia amica? Chiunque tu sia esci dal corpo di Elena!» continuò con un tono teatrale.

«Perché dici così?» chiese Elena tra il sorridente e l’offeso.

«Elena o-mio-dio-sono-diventata-una-vampira Gilbert da ora mi nutrirò solo di animali grandi così che possano riprendersi meglio?» la prese in giro Caroline.

«Ma Bambi mi guardava con certi occhioni!» scoppiò a ridere l’amica.

 

Cominciarono a parlare un po' di quello che dovevano fare per l’organizzazione del matrimonio, poi Elena cambiò di colpo discorso.

«Avere Hope qui ti ha riportato in mente un po' di cose vero?»

«Già…» 

«Care… quando successe quella cosa… Bonnie era appena diventata l’Ancora e io non ero io… non ne abbiamo mai parlato»

«Quale cosa?» fece finta di non capire Caroline.

«Quella cosa, che a quanto pare hai confidato a Katherine» sghignazzò Elena.

«Ah… quella cosa che lei ha pensato bene di far sapere subito a Tyler! Forse è stato un bene non averne potuto parlare» sospirò la vampira guardando altrove.

«Perché?» le chiese Elena.

«Perché non è stato nulla, non era importate farlo!» replicò Caroline.

«Non è che temevi che io e Bonnie avremmo reagito come avete fatto tu e lei, quando io vi ho confidato di essere stata a letto con Damon?» ora Elena era estremamente seria.

Caroline si alzò e la guardò, rimanendo in silenzio non sapendo cosa risponderle.

«Avevo bisogno delle mie amiche quella volta» continuò allora Elena «mi avete ferito con la vostra reazione…»

«Eri asservita a lui! Eravamo preoccupate!»

«Preoccupate o sollevate?» chiese Elena.

«Che intendi?»

«Chi ci ha pensato?» domandò la ragazza, invece di rispondere «E’ venuto fuori da subito, la mattina dopo… mi sono sempre chiesta chi fosse stato, così perspicace da averlo capirlo in così breve tempo, chi è stato?»

«Io…» rispose Caroline «l’ho capito io».

«E come ci sei arrivata?» la incalzò l’amica.

«Tyler stava cercando un modo per rompere l’asservimento a Klaus, il suo e quello degli altri ibridi, se ne faceva un gran parlare in quel periodo» rispose la vampira con noncuranza.

«Non è quello che ti ho chiesto… ti ho domandato come hai fatto a capire che IO ero asservita a Damon» chiarì Elena.

«Beh… ti comportavi in modo strano, eri sempre d'accordo con lui…».

«Fammi vedere se ho capito» rifletté Elena «visto che mi piaceva un vestito blu e poi ho concordato con Damon che anche quello rosso era carino… tu hai subito pensato che non poteva essere altro che asservimento…» annuì la ragazza «impressionante» chiosò. «Dillo Care… dillo!» la incalzò.

«Ok! Non riuscivo a capire come tu potessi scegliere Damon al posto di Stefan!» sbottò l’amica.

«Perché ne ero innamorata? Non ti è venuta in mente la spiegazione più semplice?»

Caroline era di nuovo a corto di parole.

«No eh… ci doveva essere una giustificazione più accettabile se Elena preferiva il fratello cattivo a quello buono, giusto?… e quando l’avete trovata, eravate tutti sollevati, l’unica preoccupazione era come avrebbe reagito Damon…» spiegò Elena che le stava sorridendo.

«Si è così…» concordò Caroline.

«Care… lo amavo da tanto tempo, me ne sono innamorata piano piano ogni giorno di più» iniziò a confidarsi l’amica «all’inizio mi sono detta “E’ bellissimo, è ovvio che ti senti attratta da lui“

Poi Damon si comportava male, faceva cose che mi ferivano e che non condividevo, quindi era semplice dirmi che non era nulla di più che attrazione fisica!
Ma sai Caroline? Ogni volta che ero in pericolo lui era lì, e faceva quello che nessun’altro aveva il coraggio di fare, mi metteva davanti a tutto, non gli interessava nessun’altro!

Lo odiavo per questo, mi sentivo in colpa, perché sapevo che non era giusto! Ma lui me lo ripeteva sempre “I will always choose you“ e io mi sentivo al sicuro sapendo che c’era lui e mi detestavo per questo»

Caroline era appoggiata al muro e la guardava, non avevano mai parlato così apertamente di quel periodo, non voleva interromperla.

Elena lo capì e continuò «lo so che pensate che Damon ha sfruttato il periodo che Stefan era con Klaus per prendere il posto del fratello.

Non è così Care…

Ti ricordi la festa per il mio compleanno, quella che tu hai organizzato poco dopo la partenza di Stefan?

Damon mi fece un regalo, mi aveva ritrovato la collana che Stefan mi aveva dato per proteggermi dai vampiri, per proteggermi da LUI!

Sapeva quanto ci tenessi a quella collana, sapeva cosa significasse per me e Stefan, sapeva che mi mancava suo fratello e mi ha dato qualcosa che poteva farmelo sentire vicino.
La sua prima preoccupazione ero sempre io…
la mia felicità, il mio benessere veniva sempre messo davanti a tutto per lui, anche davanti a se stesso e ai suoi sentimenti per me.
Era triste quando me l’ha allacciata al collo e io avrei voluto baciarlo!
Mi sono resa conto in quel momento che lo amavo.

Quando Stefan è ritornato ad essere se stesso, ero confusa, non sapevo cosa fare.

Quindi ho fatto quello che tutti si aspettavano che facessi, ho scelto l’uomo buono e gentile che ancora amavo e che rispettavate tutti.

Poi sono diventata un vampiro e le cose sono cambiate… ma non come avete pensato tutti!

Non ho scelto Damon perché ero diventata un vampiro e quindi lo comprendevo meglio, come se avessi accettato la sua parte oscura e neanche per i sentimenti amplificati… tantomeno per l’asservimento!

Ho scelto Damon perché lui aveva scelto ME… perché lui amava ME, non l’idea di me che si facevano tutti, l’Elena buona, gentile e giudiziosa…
a lui non interessava se fossi un umana o un vampiro… lui voleva semplicemente me!
In quel momento così difficile della mia vita, lui è stato l’unico che non mi ha trattato come una cosa rotta, come una cosa da riaggiustare, l’unico che ha continuato a trattarmi come un attimo prima di cadere da quel ponte.»

Caroline aveva abbassato lo sguardo, sentendosi giustamente chiamata in causa.

«Una volta gli ho detto che mi ha fatto sentire viva in quel periodo» continuò Elena «ma non era del tutto giusta come affermazione, lui mi ha sempre fatto sentire viva, da umana… da vampira… e poi quando sono tornata ad essere un’umana
Damon ha messo sottosopra la mia vita, Care… mi ha fatto mettere in discussione tutto… le mie priorità, il mio senso della morale, i miei sogni e i miei progetti.
Io ho bisogno di uno come lui al mio fianco, di una persona all’apparenza così diversa, ma che in realtà mi è tanto simile.

Nulla è bianco o nero Caroline…

Ci sono una miriade di sfumature, dovresti permetterti di notarle e non lasciarti scoraggiare dal fatto che non tutti riescano a vederle»

Caroline era ancora senza parole, come aveva previsto la lezione morale era arrivata, ma un po' differente da quella che si era aspettata!

«Bene, torniamo alla mia domanda iniziale» fece Elena cambiando tono di voce «come è stato fare sesso con lui?»

«ELENA!»

«Lo sai chi me lo ha raccontato? Damon! Era così divertito all’idea!» rise la ragazza.

In quel momento sentirono bussare, poi la porta si aprì ed entrò Bonnie.

«Ecco dove vi eravate cacciate tutte e due! Vi stavo cercando… a dire il vero cercavo te» disse rivolta a Caroline.
«Ho chiamato Matt e mi sono fatta raccontare quello che è successo ieri sera» continuò la strega «è vero… avevamo detto a Rebekah che non poteva andare a nutrirsi in città, è una cosa intollerabile, non si può proprio accettare… tutto giusto!
Ma Caroline! Ora che siamo sole e non ci sente nessuno….ho sentito Barbie Klaus mentre ti diceva che all’inizio ci andava tutte le sere, ma che ora erano sue settimane che non andava in città… e sai una cosa? Matt non se ne è mai accorto, vuol dire che è stata davvero attenta e non ha fatto mai del male a nessuno.
Ma santiddio Care stiamo parlando di Rebekah Mikaelson! Fino a qualche anno fa avrebbe fatto una carneficina dalla prima sera qui…

Ti garantisco che mi sorprende anche solo sentirmelo dire, ma credo che dovremmo essere un po' meno intransigenti con lei, perché sembra proprio che ci stia provando a stare alle nostre regole!
E riguardo a Matt… la finisse una volta per tutte!

I vampiri esistono, le streghe esistono… o accetti la cosa o ci combatti! 

Non puoi per sempre far finta che ti sta bene e poi puntare il dito alla prima occasione che ti capita» terminò la strega un po' alterata.

Caroline la guardava allucinata «Ma vi siete messe d'accordo voi due?» chiese guardando le amiche.

«No…» rispose Elena «dice così perché le ho detto esattamente la stessa cosa» spiegò a Bonnie.

«Quindi qui l’unica fiscale sono io? Io che sono una vampira, passo per essere la bacchettona nei confronti dei comportamenti non certo ortodossi di una mia simile…» cercò di capire Caroline.

«Il problema è proprio che sei una vampira! Quindi ti senti responsabile dei comportamenti di Rebekah» chiarì Bonnie.

«Calmati Care… perché non è successo nulla e Rebekah non ha nessuna intenzione di far capitare nulla, può aver mille difetti ma non è scema… sa perfettamente che metterebbe a rischio la nipote se attirasse troppo l’attenzione. Restiamo tutti tranquilli che le cose stavano andando benissimo fino a ieri notte…
chissà perché ieri sera di punto in bianco a Barbie Klaus le è venuta la voglia di andarsene a caccia, non si è nutrita qui con te?» chiese.

«Certo…» rispose Caroline «e sai che vi dico? Magari avete ragione diamoci una calmata e vediamo come va!

Noi non abbiamo tantissime commissioni da fare? Non sei venuta per quello Elena?» esclamò Caroline «Forza, andiamo…» le esortò.

«Ok… andiamo…» concordò Elena «ma riprenderemo il nostro discorso più tardi… non mi arrendo così facilmente, dovresti conoscermi!» l’avvertì sottovoce quando Bonnie si era già allontanata.

 

La prima tappa era stata il negozio di abiti da sposa della signora Tanner, la sorella del loro professore di storia e allenatore dei Timberwolves, la squadra di football del liceo, prima che Damon lo uccidesse e che venisse sostituito dal Prof Alaric Saltzman, il loro Ric.

A differenza del fratello era molto cortese e gentile, le accolse con un sorriso e con un bonario rimprovero.

«Ce l’hai fatta Elena! Ti aspettavo da settimane!» esclamò.

«Ha ragione Mrs Tanner, ma sa, l’ospedale, l’università… e poi New York non è proprio dietro l’angolo» si scusò la ragazza.

«Sono arrivata addirittura a pensare che l’abito te lo comprassi li!» fece un po' indispettita.

«Ma non ci ho neanche pensato!» rispose Elena «Sogno di comprare il mio abito in questo negozio da quando ero una bambina e lo gestiva sua madre!»

«Ne sono felice» replicò la donna con un radioso sorriso «allora… il problema è che, essendo un piccolo negozio, non ho molte cose da farti provare, così su due piedi… ma tu hai una taglia perfetta e per darci un idea sul modello, ne ho più che a sufficienza» cominciò pratica.

«Quanto rimani a Mystic Falls?» chiese.

«Cinque giorni, fino a domenica» rispose Elena.

«Perfetto! Vieni che ti mostro qualcosa, così puoi scegliere dal catalogo cosa possiamo farci mandare dal magazzino.

Sai è un escamotage che abbiamo trovato noi piccoli negozianti della zona, abbiamo un magazzino condiviso visto che non abbiamo lo spazio necessario nei nostri negozi, poi dividiamo la spesa! Ma domani o al massimo dopodomani i vestiti che vuoi provare saranno qui» le disse scortando tutte e tre nel salottino prova.

Elena cominciò la sua sfilata.

Al primo abito Bonnie quasi in lacrime esclamò «Mio Dio… Elena»

Caroline con gli occhi lucidi sbottò «Non cominciamo eh! Se iniziamo così, facciamo notte» disse completamente nella parte della wedding planner.

Cinque vestiti dopo, scelsero dal catalogo una decina di modelli da provare.

Era il momento di pensare agli abiti delle damigelle, grandi e piccole, quindi decidere il colore dominante.

Elena adorava il giallo, Caroline non era d'accordo.

Alla fine tra i campionari di stoffa scelsero un giallo pastello e un verde Tiffany, riservandosi la scelta finale quando avrebbero visto un paio di modelli per ogni colore.

«Quante sono le damigelle?» chiese la signora Tanner.

«Tre piccole…» rispose Elena «Giusto?» fece rivolta alle amiche.

«Lizzie, Josie… e?» chiese Bonnie.

«Felicity…» rispose Elena.

«Ti dispiacerebbe coinvolgere anche Hope?» chiese Caroline.

«Giusto… Hope!» fece Elena «Allora sono quattro!» disse rivolta alla signora Tanner.

«Le mie damigelle invece, oltre a queste due» disse Elena indicando le amiche «c’è una mia collega che ci tiene moltissimo… e… Caroline» si rivolse all’amica «le damigelle devono essere in numero pari ai testimoni dello sposo?»

«Sarebbe preferibile» rispose Caroline.

«Damon ne ha quattro, Alaric, Jeremy, Matt e Oliver» elencò Elena «io già glielo volevo chiedere, ma a quanto pare è indispensabile che abbia una quarta damigella… pensi che Rebekah accetterebbe?»

«Rebekah?» esclamò Bonnie «Sei impazzita?»

«No Bonnie, non sono affatto impazzita» disse calma la futura sposa «qualche volta penso addirittura che ho un debito di riconoscenza verso di lei»

«Ti ha uccisa!» bisbigliò Bonnie all’amica.

«Proprio per quello!» rispose con un sorriso, facendo l’occhiolino a Caroline.

Uscite dal negozio, concordarono che prima di continuare con fiori, tovagliati e suppellettili dovevano decidere il colore, quindi soprassederono per quel giorno e si diressero verso il Mystic Grill, un bell’aperitivo era quello che ci voleva

 

Caroline stava tornando dal bagno e si dirigeva verso le sue amiche che si erano accomodate in un tavolino all’esterno del locale, le trovò che parlottavano e ridevano complici.

«Che avete voi due da confabulare» le chiese mentre si sedeva.

«Elena mi stava raccontando della vostra chiacchierata» rispose Bonnie con un sorrisino malizioso.

«Già… abbiamo chiacchierato un po’, cosa che noi due non facciamo da un bel pezzo» disse Caroline cambiando discorso «devi sapere Elena» continuò la vampira «che ultimamente Bonnie è un po' uccel di bosco, sparisce per serate intere e più di una volta l’ho beccata con il cellulare in mano che messaggiava con espressione sognante, non me la racconta giusta!» 

«Noooo» esclamò Elena «ti vedi con qualcuno?»

«Ma no!» rispose l’amica «Certo che no»

«Bonnie Sheila Bennett non mentirmi! Lo sai che non sei capace a dire bugie»

Caroline si gustava il battibecco delle due che fino ad un attimo prima facevano comunella contro di lei.

«Ok! Va bene… mi vedo con qualcuno» confessò Bonnie «ma siamo solo all’inizio, nulla di serio e volevo attendere un po’, prima di presentargli la nostra sconclusionata famigliola»

«Io sapevo io che mi nascondevi qualcosa!» esultò Caroline «Parla! Chi è?»

«Il veterinario» disse Bonnie.

«Il dottor Shepherd? Mark? Il nostro veterinario?» chiese Caroline.

«Si lui, è tornato qualche volta per controllare Niklaus e la madre, e sai una parola tira l’altra…» fece Bonnie che era un po' arrossita.

«Non me lo ricordo bene» cominciò a dire Elena «quella sera ero un po' occupata, ma mi è parso che fosse carino…»

«E’ più che carino!» confermò Caroline «E brava la nostra Bonnie! E perché non me lo hai detto?»

«Perché siamo usciti solo un paio di volte, non ci ho neanche fatto sesso! Volevo arrivare in prima base, prima di farlo scappare a gambe levate! Non sa nulla di me, di noi…» finì in un sussurro Bonnie.

«Cosa non sa?» chiese Elena «Che sei una donna fantastica, intelligente, generosa ed amorevole? Dagli tempo! Vi conoscete da poco»

Bonnie fece una smorfia e la guardò scettica.

«Bon, il tuo essere una strega non ti definisce come persona» le disse Caroline.

«A meno che tu non gli abbia fatto un incantesimo per farlo capitolare» disse Elena sorseggiando il suo cocktail «L’hai fatto?» chiese ridendo.

«Lo sai Elena» le si rivolse Caroline «hai proprio ragione, stai diventando sempre più simile al tuo futuro marito!» concluse facendo scoppiare a ridere le sue amiche.

«Esatto» replicò Elena «e lo sai che non sa proprio farsi il mio Damon? I fatti propri!»

«Lo posso confermare» esclamò Bonnie «io ho confessato, ora tocca a te» continuò rivolta a Caroline.

«Confessare cosa? Non ho fatto nulla»

“Ecco appunto“ rifletté sorridendo tra sé “mi pare proprio di averla già detta questa frase“

«Care… finiscila» la prese in giro Bonnie.

«Sai perfettamente a cosa ci riferiamo» inarcò un sopracciglio Elena.

“Ecco ora sembra proprio Damon!“ 

«Elena, come è che diceva sempre lei, proprio a questo tavolo» chiese Bonnie.

«Boy likes girl» cominciò Elena.

«Girl likes boy» continuò Bonnie.

«SEX» gridarono insieme attirando l’attenzione dei vicini di tavolo.

Caroline si mise una mano sugli occhi, avrebbe voluto sprofondare.

«Io non lo so mica che vi è preso» esclamò Caroline «tutti che volete rinvangare il passato, ieri sera Rebekah…»

«Cosa cosa…» sbottò Bonnie.

«Lo hai raccontato a Barbie Klaus e non vuoi raccontarlo a noi?» finì la frase Elena.

«Non la chiamare così» disse Caroline facendo un sorriso «Rebekah voleva solo sapere cosa fosse successo quel giorno, perché il fratello le era sembrato strano al ritorno a New Orleans»

«Care…» le disse Bonnie prendendole una mano «Io ero… l’Ancora! Stavo cercando ancora di abituarmi, vedevo fantasmi ovunque, Katherine aveva rubato il corpo ad Elena, non ci siamo potute essere in quel momento, per fare le amiche e ascoltarti, poi sono successe molte cose, poi c’era Stefan e non ci sembrava più il caso! Ma ora… i Mikaelson sono ritornati nelle nostre vite, credo che sia arrivato il momento di capire a che punto eravamo quando le nostre strade si sono allontanate»

Caroline per la seconda volta in meno di ventiquattro ore raccontò i fatti di quel giorno.

Bonnie e Elena l’ascoltarono senza interromperla.

«… gli ho detto “bene” mi sono avvicinata e l’ho baciato» arrivò a raccontare Caroline.

Bonnie e Elena che fino a quel momento erano state serie ed attente, cominciarono a sorridere.

“Loro i dettagli li vogliono!“ pensò Caroline sorridendogli di rimando.

«Lui mi ha guardato in un modo, mi ha sorriso in un modo… poi ha reagito, mi ha sbattuto contro l’albero più vicino e mi ha strappato il top“ ricominciò a raccontare Caroline.

Bonnie e Elena fecero un sorriso ancora più aperto e la incoraggiarono a continuare con un cenno del capo.

«E’ stato… molto intenso, molto da Klaus… è stato delicato solo quando mi ha sbottonato e tolto i pantaloni “Questi ti servono per tornare a casa” mi disse con il suo modo ironico»

«Perché il top non ti serviva?» chiese Bonnie.

«Beh, avevo un giubottino… i pantaloni mi servivano di più» rispose Caroline ridendo.

«Lo abbiamo fatto così, in piedi contro un albero, senza neanche spogliarci del tutto…» Caroline non ce la faceva a raccontare tutto alle sue amiche, fece una pausa e aggiunse mentalmente “Ci siamo completamente lasciati andare, è stato animalesco, passionale… è stato come se ci conoscessimo da sempre, come se sapessimo già come toccarci, cosa piacesse all’altro… i nostri respiri e i nostri gemiti erano sincronizzati ed è così che siamo venuti nello stesso momento senza chiedere o aspettarci…“, poi continuò «è avvenuto in maniera abbastanza impetuosa diciamo…» disse invece a voce alta.

«Poi ha finito di spogliarmi lentamente… senza staccarmi gli occhi di dosso, ha preso la sua giacca e l’ha stesa a terra e mi ci ha fatto adagiare sopra…» poi di nuovo si lasciò sopraffare dai ricordi “Ed è rimasto in piedi a fissarmi per un lungo attimo, si è sdraiato tra le mie gambe e ha osservato, accarezzato, baciato ogni centimetro del mio corpo, è stato sensuale, appassionato, lento…“ 

«… e lo abbiamo rifatto con più calma… è stato come fare l’amore con due uomini diversi ed è stato bellissimo con tutte e due… siamo restati abbracciati per un po’, senza parlare… io non sapevo proprio che cosa dire… poi lui mi ha accarezzato il viso e mi ha dato un bacio tra i capelli.

Mi ha sussurrato “Ti ho fatto una promessa e ora la manterrò“ e ha cominciato a rivestirsi, l’ho fatto anche io… poi ha semplicemente detto “Goodbye, Caroline“ ed è sparito…»

Non le aveva guardate mentre parlava, troppo persa nei suoi ricordi.

Non aveva il coraggio di alzare lo sguardo, ma quando lo fece vide solo Bonnie ed Elena, nessun biasimo o condanna, solo due ragazze che avevano appena sentito le confidenze di una amica.

«E da quel giorno non lo hai più visto e sentito?» chiese Bonnie.

«Rivisto mai» rispose Caroline «ci ho parlato una volta al telefono, ma è stato accidentale… quando Stefan stava scappando da Rayna Cruz, ho chiamato e mi ha risposto lui perché Stefan si era dimenticato il telefono al bar»

«E che vi siete detti?» chiese Elena.

«Nulla di che» rispose la vampira «avevo appena avuto Josie e Lizzie, le bambine piangevano, lui mi ha dato dei consigli su come farle smettere» rise «poi mi ha preso un po' in giro, chiedendomi del college e dei miei piani per il futuro, si ricordava esattamente le mie parole, mi ha detto che gli dispiaceva per la mia mamma e visto che ero terrorizzata per Stefan mi ha rassicurato e promesso che se ne sarebbe occupato lui, è stata una telefonata breve… qualche anno dopo, quando quella cacciatrice si era risvegliata, sono andata a cercarlo a New Orleans … ma come sappiamo è stato imprigionato per cinque anni, quindi non l’ho potuto vedere»

«Cinque anni di torture mentali e fisiche, per tenere al sicuro la sua famiglia…» commentò Bonnie.

«Già… in quella telefonata mi disse che la sua famiglia metteva a dura prova il suo buonsenso e lo portava a fare cose indicibili, mentre loro trovavano sempre un modo creativo per torturarlo, ma in fin dei conti la sua famiglia era la cosa che lo rendeva felice»

“It’s not a crime to love what you cannot explain“ (***) aggiunse mentalmente.

«Come ti dicevo oggi Care, niente è tutto bianco o tutto nero…» fece Elena.

«Si è fatto tardi, dovremmo rientrare» disse Caroline.

«Prima facciamo un salto in libreria?» chiese Bonnie «Voglio prendermi un libro che mi è stato consigliato…» aggiunse.

«Che libro?» chiese Elena.

«Beh… mi sono data al romance erotico» sghignazzò Bonnie «dopo 50 sfumature, è stato un prolificare di nuovi titoli».

«Cerchi suggerimenti per il prossimo appuntamento con il bel veterinario?» la canzonò Elena.

«Può darsi» rispose Bonnie «ma non mi sembra che sia necessario» aggiunse maliziosa.

 

Andarono in libreria e mentre le sue due amiche si divertivano a leggere trame di quello che, in effetti, si era rivelato un filone letterario molto fertile, Caroline vagava nel negozio curiosando e ripensando a quelle ultime ore, quando tutti avevano fatto a gara per farle ricordare cose che si era imposta di dimenticare “Senza riuscirci“ ammise.

Vide un libro e le venne in mente un fatto, un ricordo, uno scambio di battute… e come le era successo altre volte, non resistette alla voglia di prenderlo, senza neanche rifletterci era già in cassa a pagarlo.

Elena e Bonnie stavano pagando i loro acquisti, lessero il titolo e la guardarono interrogative.

«Il padre delle mie bimbe è un professore di storia, mi ha trasmesso un po' della sua passione» si giustificò Caroline.

 

Tornarono a casa e ognuna di loro andò nella propria stanza per prepararsi per la cena.

Caroline si avvicinò alla cassapanca, l’apri e ci mise dentro il nuovo acquisto.

 

Cenarono alla mensa insieme a tutti, Rebekah era seduta vicino ad Oliver e parlavano allegri.

“Sembra tranquilla“ rifletté Caroline.

Dopo cena andò nel salottino e qualche minuto dopo entrò l’Originale.

«Ciao» la salutò Caroline.

«Ciao…» le rispose l’altra facendole vedere una scatola che aveva in mano «sono venuta con un offerta di pace».

«Che cosa è?» chiese Caroline sorridendo.

«Praline al cioccolato, vengono dall’Italia e sono le mie preferite… nocciole del Piemonte, pistacchi di Bronte, mirto della Sardegna, peperoncino dalla Calabria, arance siciliane… il meglio del BelPaese, introvabili qui… Nik me le fa portare direttamente dall’Italia… anche se preferisce farmi credere che sia di Elijah l’idea… è l’ultima scatola! Ed è un po' cominciata» si giustificò.

«Veramente allettante» esclamò Caroline entusiasta «posso prepararti qualcosa?» le domandò indicandogli il bicchiere pieno che aveva in mano.

«Beh… gradirei un bel cocktail, una parte di 0 negativo una di A e una di B positivo, con una spruzzata di AB così… per dargli un po' di brio! Mescolato e non shakerato mi raccomando» scherzò Rebekah.

«Come desidera signorina» rise Caroline.

Caroline stava porgendo il bicchiere a Rebekah, quando entrarono Bonnie ed Elena.

«Abbiamo preparato una cheesecake» fece Bonnie mettendola sul tavolino.

«E questa viene direttamente dalle cantine di casa Salvatore» asserì Elena poggiando una bottiglia di Bourbon.

Chiacchierano per un po' del più e del meno, mangiarono i cioccolatini di Rebekah, concordando che non avevamo mai assaggiato niente di simile e si finirono anche mezza torta.

Semplicemente quattro ragazze che si godevano il dopocena.

«Sai che facciamo» disse Elena, prendendo dalla credenza quattro bicchierini da shot «sedetevi a terra intorno al tavolinetto, giochiamo a non ho mai!» esclamò prendendo anche la bottiglia di Bourbon.

Caroline si sedette davanti a Rebekah, con a sinistra Elena e a destra Bonnie.

«Inizio io con una facile facile» disse Elena «non sono mai morta!» esclamò bevendo, seguita dalle altre tre.

«Non ho mai bevuto sangue direttamente da una vena!» disse Caroline guardando Rebekah e buttando giù il suo bicchierino.

L’Originale guardò Bonnie interrogativa, dopo aver visto che anche la strega aveva bevuto.

«Hai idea di quante volte ho rischiato di morire, per stare dietro a loro? Ho bevuto il sangue praticamente di tutti!» spiegò la ragazza scatenando una risata generale.

«Comunque tocca a me… non ho mai cercato di uccidere nessuna di voi” proclamò bevendo… e lo fecero anche tutte le altre.

«Non ho mai… ucciso nessuna di voi» disse allora Rebekah guardando Elena, poi si accorse che stava bevendo anche Caroline «Chi?» le chiese stupita.

«Elena…» rispose Caroline con un’alzata di spalla.

«Mi ha spezzato il collo» raccontò l’amica ridendo... «Non ho mai ucciso un Originale» dichiarò poi bevendo e guardando Rebekah.

Anche l’Originale si scolò il suo bicchierino «Capirai… ho perso il conto di quante volte ho ucciso i miei fratelli in tutti questi secoli!» spiegò.

«Non sono mai stata salvata da un Originale» disse allora Caroline e bevvero tutte.

«Non ho mai salvato un Originale» affermò allora Bonnie e anche in questo caso alzarono tutte il loro bicchierino.

Rebekah guardava Caroline «Tu hai salvato me» mormorò.

«Te lo ricordi…» le rispose l’altra.

«Certo! Alaric stava per uccidermi con il pugnale che gli aveva fatto mia madre, sei arrivata in tempo per un soffio! E tu hai salvato Nik» fece poi rivolta a Bonnie «invece tu ci hai salvato tutti dicendo ad Elijah il piano di mia madre…» sorrise guardando Elena «certe cose non si dimenticano» spiegò.
«Ma ora tocca a me… movimentiamo un po' la serata…» aggiunse maliziosa l’Originale alzando un sopracciglio 

«Non ho mai… fatto sesso con un vostro fidanzato» bevve ridendo… e bevvero anche Elena e Caroline.

«Non ho mai fatto sesso con due uomini! Che sono stati vostri fidanzati-barra-amanti» rincarò la dose Elena! 

Rebekah e Caroline rifletterono un attimo e poi bevvero…

«Non ho mai fatto sesso con TRE! uomini che sono stati vostri fidanzati-barra-amanti» scoppiò a ridere Caroline! 

Elena e Rebekah erano piegate in due dal ridere e bevvero anche loro.

«A parte che mi sento esclusa! Ma come tre?» chiese Bonnie.

«Stefan, Damon e Matt» replicarono in coro le altre, non riuscendo a smettere di ridere.

«Oh, mio Dio… è vero… anche tu con Damon! E con Stefan! Come ho fatto a dimenticarmelo» rifletté Bonnie rivolta a Rebekah.

«Ad essere precisi, io con Stefan ci sono stata prima di loro due! Negli anni 20!» chiarì lei fintamente offesa «e poi anche dopo…» aggiunse continuando a ridere.

«Ok… non posso farmi battere così! Fatemi pensare!» fece Bonnie guardandosi intorno «Non ho mai fatto sesso con un vostro fratello!» esclamò soddisfatta scolandosi il bicchiere tutto d’un fiato.
Caroline buttò giù il suo bicchierino.

«Pure tu hai fatto sesso con uno dei miei fratelli?» chiese allora Rebekah sconvolta

«Non con uno dei tuoi!» gridò Bonnie «Con quello di Elena!»

«Ah… ok!» sbuffò rassicurata l’Originale.

«Non ho mai baciato uno dei vostri fratelli» affermò Elena bevendo, seguita da Caroline e Bonnie.

«Mi hai rubato il turno!» protestò Rebekah… poi come se fosse stata colpita da una folgorazione esclamò «Ma loro non hanno fratelli! Quale dei miei hai baciato?»

Oramai le due umane erano quasi ubriache, Caroline non riusciva a smettere di ridere vedendo la reazione sconvolta di Rebekah, il clima era decisamente sopra le righe…

«Elijah…» riuscì a dire Elena mentre rideva a crepapelle.

«Come sarebbe a dire che hai baciato Elijah?» domandò Bonnie con le lacrime agli occhi. «Quando? Come? Dove?»

«Mi ha scambiato per Katherine, la sola volta che mi sono fatta passare per lei, ho rimediato proprio un gran bel bacio» spiegò Elena cercando inutilmente di rimanere seria.

Rebekah la guardava con gli occhi sgranati.

«Ad essere sincera… io ho quasi baciato Kol» confessò Bonnie, poi guardando la reazione ancora più sconvolta di Rebekah, aggiunse «Ehi! Mica è colpa nostra se hai dei fratelli uno più sexy dell’altro!».

«Devo decidere che cosa mi sconvolge di più …
il fatto che Bonnie pensa che i miei fratelli siano sexy…
Elena che bacia Elijah…
o che quello zuccone, dopo tutti quei secoli, ancora correva dietro le gonnelle della Petrova!» rifletté incredula l’Originale.

«A pensare che fino a qualche ora fa, non riuscivo a togliermi dalla mente l’immagine di Caroline e Nik che si davano da fare!» aggiunse sospirando.

Rebekah guardò le altre tre che le stavano sorridendo e ricambiò il sorriso divertita.

«Certo che ne abbiamo fatte di cose in questi anni!… Ne abbiamo passate tante e non ci siamo sempre odiati… a quanto pare» rifletté sghignazzando la vampira originale.

«Direi proprio di no» confermò Caroline.

«Rebekah…» attirò la sua attenzione Elena «volevo chiederti una cosa… mi farebbe molto piacere se fossi una delle mie damigelle al matrimonio…» 

Rebekah rimase a bocca aperta, ora lo stupore era di un altro genere…

«Certo» rispose «ne sarei felice…» e sembrava sinceramente commossa.


 

(*) “Io sono il male assoluto e non posso farne a meno“

“No, è perchè tu sei ferito, il che significa che c’è una parte di te che è umana“

“Come puoi pensare una cosa del genere?“

“Perchè l’ho vista“

 

(**) “Sono venuta per distrarti“

“Non mi dire…“

 

(***) “Non è un crimine amare ciò che non puoi spiegare“

 

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Capitolo 6
*** quinto capitolo ***




























 

Niklaus girava in tondo nel paddock sotto l’occhio vigile della mamma, si vedeva che aveva voglia di correre ma non aveva lo spazio per farlo.

Il puledrino era ancora troppo piccolo per stare nel recinto più grande insieme agli altri cavalli, ma l’ambiente dove lo avevano sistemato era proprio minuscolo! 

Per questo alcuni operai ne stavano costruendone un altro lì vicino e Oliver stava dando loro una mano.

Hope era seduta sulla staccionata e guardava quel cavallino scalpitante.

Era cresciuto e diventava ogni giorno più bello e più irrequieto, zia Rebekah scherzando sosteneva che avevano fatto un grave errore a dargli “quel” nome.

Per la ragazzina invece era di conforto, era felice di averlo suggerito e pensava che fosse perfetto per lui!

Il mantello di Niklaus era di un giallo dorato, la coda e la criniera sembravano fili di platino e aveva una stella bianca sulla fronte che sembrava sempre un po' aggrottata, i suoi occhioni castani erano sempre guardinghi e non si faceva avvicinare facilmente.

Il veterinario aveva raccomandato di accarezzarlo ogni giorno, di toccarlo cominciando dal collo, il muso e la schiena, poi con il tempo anche i punti più sensibili come la pancia le gambe e le orecchie ma senza mai farlo sentire costretto o imprigionato, aveva anche consigliato di portare una spazzola con le setole morbide e accarezzare il piccolo con quella, così da poterlo iniziare a spazzolare sul serio quando fosse un po' cresciuto.

Ma Niklaus non ne voleva proprio sapere, li guardava e con fare minaccioso cercava di mordere! 

In effetti assomigliava molto al suo papà!

Josie e Lizzie non volevano ammetterlo ma avevano un po' paura e anche Felicity era molto cauta nell’avvicinarsi, ma Hope non aveva mollato, fissandolo tendeva la mano con calma e pazienza aspettando che fosse lui ad avvicinarsi, cosa che oramai Niklaus faceva quasi subito.

Fu così che la vide, una piccola ferita sotto il collo.

Aveva visto Oliver che da qualche giorno, dopo averlo accarezzato, gli avvicinava una cavezza, il veterinario aveva detto di iniziare a fargliela annusare e mangiucchiare….era ancora troppo presto per mettergliela, ma era necessario che imparasse a non temerla.

“Qualcosa deve essere andato storto!” pensò la ragazzina con un sorriso, orgogliosa del suo ribelle amico a quattro zampe.

Si guardò un po' intorno, per accertarsi che non ci fosse nessuno, poi portò le sue mani in avanti verso il collo del puledro senza sfiorarlo e… la piccola lesione era scomparsa.

Il suo Niklaus doveva essere perfetto! Su quel bellissimo mantello non ci doveva essere neanche un graffio!

Quando arrivarono Bonnie e il dottor Shepherd, trovarono Hope seduta sulla staccionata con Niklaus che spingeva il musetto contro la sua pancia.

«Ciao tesoro! Sapevamo di trovarti qui!» la salutò Miss Bennet.

«Cercavo proprio te!» fece il veterinario «Mia cara signorinella! Non vi avevo detto di non dare nulla a Niklaus? Ancora non può mangiare “frutta” sai per caso chi gli ha portato delle mele?»

“Una mela al giorno toglie il medico di torno” pensò beffarda Hope… ma con un aria innocente disse «Ci scusi… pensavamo che una mela non fosse grave, mangia anche l’erba!»

«Ancora non è il momento» rispose sorridendo il dottor Shepherd «ti prometto che quando si potrà iniziare lo svezzamento, la prima mela la mangerà dalla tua mano» concluse facendole l’occhiolino.

«Hope, Miss Young ti sta aspettando, ha delle cose da dirvi» le comunicò Bonnie «e poi devi prepararti per andare in città» concluse con un sorriso.

Nel pomeriggio dovevano andare al negozio della signora Tanner a prendere le misure per l’abito da damigella, era la prima volta che Hope partecipava ad un matrimonio e non stava più nella pelle.

«Ok Miss Bennet… ciao Niklaus! Arrivederci dottor Shepherd» esclamò Hope mentre correva via, la ragazzina non aveva notato che il veterinario non la stava ascoltando, troppo preso ad esaminare il puledro, poi disse qualcosa a Bonnie che subito chiamò Oliver.

 

“Oh mio Dio” pensò Hope entrando nel negozio di abiti da sposa, si guardava intorno meravigliata con un sorriso stampato in faccia, strinse la mano di Felicity che le sorrise di rimando, Josie e Lizzie stavano già toccando stoffe e tulle.

«Sul bancone c’è una ciotola con caramelle e cioccolatini» disse Mrs Tanner «a quale signorina prendiamo le misure per prima?» chiese poi aprendo la porta che dava sul salottino delle prove.

«Vai tu Hope» decise Bonnie «Elena… l’accompagni? Devo far vedere una cosa a Rebekah, arriviamo subito» disse poi trattenendo anche Caroline. «Ragazze, andate anche voi con zia Elena» fece rivolta alle gemelle.

«Possibilmente senza portarvi i cioccolatini!» si raccomandò la madre.

Bonnie aspettò di rimanere sola con Rebekah e Caroline, poi iniziò a parlare.

«Devo dirvi una cosa un po' strana, ieri Niklaus per sfuggire a Oliver si è graffiato il collo andando a sbattere su un’asse scheggiata della staccionata, Mark… il dottor Shepherd… oggi è venuto a visitarlo, anche se ci aveva già rassicurato per telefono».

«Molto zelante questo veterinario…» la prese in giro Caroline, ricevendo un’occhiataccia dall’amica.

«In ogni caso» continuò Bonnie «quando lo ha controllato, Niklaus non aveva nulla, neanche un graffietto… abbiamo chiamato Oliver che un’ora prima era andato a cambiare l’acqua e a far mangiare la mamma....

ci ha assicurato che la lesione c’era… abbiamo trovato Hope con il puledro, quando siamo arrivati».

Rebekah annuì, non sapendo cosa dire.

«Hope è in grado di rigenerare i tessuti?» chiese allora Bonnie.

«Si… lo ha già fatto altre volte»

«E’ stupefacente … » affermò Bonnie «mi sono resa conto di non avere idea dei poteri che ha quella bambina» rifletté.

«Nessuno ce l’ha…» rispose Rebekah.

«In che senso» si intromise Caroline.

«Non sappiamo cosa è in grado di fare Hope… onestamente non siamo in grado neanche di dire cosa è esattamente» replicò titubante l’Originale.

Bonnie e Caroline la guardarono perplesse, così Rebekah si spiegò meglio.

«Hope è figlia di due licantropi, ha di sicuro il gene…ma come si attiva? In maniera normale? Se provoca la morte di qualcuno diventerà un lupo mannaro? E in quel caso perderebbe i suoi poteri magici? Non lo sappiamo.

Sappiamo per certo che il suo sangue trasforma i licantropi in Ibridi, Hayley è morta mentre stava partorendo e poi si è trasformata… è lei stessa un ibrido? Non lo sappiamo… ma sappiamo che anche il suo sangue rigenera i tessuti, come se fosse un vampiro…

E’ la nipote della strega Originale, mia madre… colei che ha creato i vampiri, ma mia madre era meno potente di sua sorella, perché i poteri più forti ce li hanno le primogenite…»

«E Hope è una primogenita…» la interruppe Caroline con un sussurro, portandosi le mani sul volto.

«Esatto… » confermò Rebekah con lo stesso tono «poteri sempre più forti, mia sorella Freya è più potente di mia zia… Hope quindi…»

«Dovrebbe essere più dotata di Freya» concluse Bonnie.

«Ma non sappiamo esattamente quanto» annuì l’Originale «per sviluppare appieno i suoi poteri e comprenderli deve essere istruita da un’altra primogenita, mia zia lo ha fatto con mia sorella… Freya doveva farlo con Hope, ma era necessario allontanarla da New Orleans… mi spiace, vi chiedo scusa se non vi abbiamo spiegato tutto dal primo momento, ma davvero non avrei saputo cosa dirvi…»

Bonnie mise una mano sul braccio di Rebekah e annuì.

Anche Caroline stava per fare la stessa cosa, ma guardando fuori dalla vetrina si bloccò.

«Che c’è?»

«Niente… è che mi pareva… no niente…» rispose Caroline un po' scossa «andiamo di là, le ragazze ci aspettano, stasera parleremo con Alaric dobbiamo fare qualche ricerca, ma la situazione è sotto controllo Rebekah» disse rivolgendosi all’amica «Hope voleva solo guarire Niklaus… sappiamo tutti quanto si sia affezionata a quel puledro».

 

Il resto del pomeriggio lo passarono nel salottino prova di Mrs Tanner a discutere di colori e modelli, alla fine la Wedding Planner ebbe la meglio sulla sposa.

Hope guardava Caroline con ammirazione, non aveva avuto il minimo dubbio che l’avrebbe spuntata.

Care non mollava mai, aveva quel modo di fare tipico dei leader, di imporre la propria opinione senza dare l’impressione di prevaricare, e infatti Elena era tranquilla e sorridente, pienamente convinta delle scelte che avevano fatto.

Elena aveva pensato che le damigelle dovessero essere vestite tutte uguali, ed aveva scelto un modello molto semplice che le faceva sembrare delle bamboline, Caroline non era d’accordo, le ragazze avevano età e fisici diversi, Felicity avrebbe “compiuto“ 14 anni tra qualche giorno… non potevano vestirla come le gemelle! E Hope non poteva vestirsi né come Felicity, né come Lizzie e Josie.

Servivano tre modelli diversi ma simili.

«Dobbiamo creare una sorta di evoluzione degli abiti! Da bambina a adulta, una storia! Che deve comprendere anche i vestiti delle damigelle grandi, fino ad arrivare a quello della sposa… una cosa organica e progressiva». 

Hope sghignazzava pensando al modo con il quale Caroline aveva imposto le sue idee, rise apertamente ricordando la reazione di Elena che tutta soddisfatta aveva dato ragione all’amica esclamando «Bella idea! Mi piace».

Stessa cosa era successa con il colore, Elena adorava quel giallino pastello e sembrava irremovibile! E infatti avevano scelto un’organza in pura seta color verde Tiffany!

“Caroline è diabolica!” decise Hope accarezzando la stoffa, le piaceva da morire quel colore “e i miei capelli sembrano meno rossi!” constatò soddisfatta.

 

Hope era euforica, il modello che Caroline aveva scelto per lei era bellissimo.

Quando arrivarono a casa scese dalla macchina tutta allegra e sorridente, non pensava che la giornata stesse per migliorare ulteriormente, quando entrò dal portone principale che dava sul salotto, vide il Professor Saltzman che seduto sul divano beveva e conversava con un uomo, poi i due si girarono verso di loro.

«VINCENT» urlò sua zia andandogli incontro.

Lo stregone si alzò e abbracciò Rebekah, poi la lasciò andare e sorrise a Hope che lo guardava incredula, la ragazzina le corse incontro e lui la sollevò da terra stringendola forte «Mi sei mancata peste!» 

«Anche tu mi sei mancato Vincent! » le rispose Hope «Come stanno mamma e papà?»

«Stanno tutti bene… e ho qualcosa per te» rispose l’uomo indicando con un cenno del capo una borsa che era appoggiata sul divano.

Hope non riusciva a credere che lui fosse lì, si sentiva anche un po' in colpa, in quelle settimane era stata così coinvolta con la scuola e le nuove amicizie, che New Orleans le sembrava lontanissima, non che non le mancasse casa sua, i suoi genitori, i suoi zii e la sua vita, ma era felice a Mystic Falls.

Vincent l’aveva rimessa a terra ma continuava a stringerla sul suo fianco mentre zia Rebekah faceva le presentazioni.

«Finalmente ci conosciamo Caroline» stava dicendo lo stregone stringendo la mano alla vampira. 

«Miss Bennet… è un onore mi creda»

«Bonnie… » lo corresse la strega «e credo proprio che sia il caso di darci del tu»

«Certamente… » rispose Vincent guardandola affascinato «è che non è da tutti i giorni incontrare una Bennet e poi ho sentito tante storie su di te, Klaus ti ammira molto… e credo che ti temi, il che è interessante».

«Ne sono lusingata!» ribatté ridendo Bonnie «In ogni caso, neanche conoscere il Reggente delle congreghe di New Orleans è cosa da poco!»

La strega e lo stregone si guardarono per un lungo attimo continuando a stringersi la mano.

«Piacere Vincent, io sono Elena» esclamò la ragazza allungando la mano, divertita dalla situazione.

«Piacere mio, ho sentito parlare anche di te… mi sembra di conoscervi tutti a dire il vero» constatò Vincent sorridendo.

Hope si stupiva sempre nello scoprire che la sua famiglia e quelle persone che erano appena entrate nella sua vita, sembravano legate da vicende passate.

Forse era quello il motivo che la faceva sentire come se fosse a casa… un giorno gli avrebbe chiesto di raccontarle le loro avventure!

«Hope, mi presenti le tue amiche?» chiese Vincent.

«Certo! Lei è Felicity, la mia compagna di stanza e loro sono Lizzie e Josie»

«Tu sei uno stregone?» chiese Lizzie «Sei bravo?» domandò Josie.

«Sai, abbiamo dei compagni maschi…» continuò Lizzie «ma sono delle schiappe con la magia! Noi femmine siamo più brave! Vero Hope?» concluse Josie.

Hope era divertita, adorava il modo di terminarsi le frasi a vicenda di quelle due! «No, lui è molto bravo» disse «ma in effetti mia zia Freya è più brava» aggiunse impertinente.

«Lo è anche zia Bonnie…» sentenziò Lizzie «sicuramente!» rincarò Josie guardandolo scettica.

Vincent le guardava divertito, sentendosi sotto esame, «Diciamo che me la cavo, ma ammetto di non essere bravo come le vostre zie»

«Lo sapevo!» asserì Josie «le Streghe battono sempre gli Stregoni!» proclamò Lizzie.

«Ragazze!» le riprese Alaric .

«Vincent… » intervenne Caroline «forse vorrai rinfrescarti prima di cena»

«In effetti sono un po' stanco, sono di ritorno da un incontro per discutere di problemi legati ad una delle nostre congreghe, diciamo che Mystic Falls non era esattamente di strada, ma avevo bisogno di salutare Rebekah e Hope, inoltre l’avevo promesso a Klaus e Hayley, sono passato direttamente qui, senza neanche fermarmi in albergo…»

«Quale albergo? » lo interruppe Caroline «non se ne parla proprio! Sarai nostro ospite per tutto il tempo che lo desideri»

«Riparto domani nel primo pomeriggio, sei molto gentile Caroline… ma ho già la prenotazione»

«Insisto! Le prenotazioni si cancellano e poi così passerai anche più tempo con Hope»

«Dai Vincent! Rimani qui…» lo pregò la ragazzina.

«Va bene…» cedette.

Bonnie nel frattempo si era allontanata un po' per leggere e rispondere ad un messaggio sul cellulare, sembrava un po' preoccupata.

Caroline si rivolse alle ragazze «Che ne dite di far conoscere Niklaus a Vincent? Manca ancora un po' per la cena»

«Chi devo conoscere?» chiese lo stregone tra il divertito e il perplesso.

«E’ un piccolo puledro» rispose Hope «è nato la sera che io e zia siamo arrivate qui… il nome l’ho scelto io» concluse arrossendo un po’.

Vincent la guardava con tenerezza «Allora me lo devi proprio far vedere! Andiamo… fammi strada».

Si incamminarono tutti verso le scuderie, le ragazze come loro solito iniziarono a correre, Vincent e Rebekah le seguivano passeggiando e chiacchierando tranquillamente.

Bonnie era rimasta un po' indietro con Elena, Caroline ed Alaric, «Ho ricevuto un messaggio dal dottor Shepherd, non riesce proprio a capire cosa sia successo con Niklaus, dobbiamo fare qualcosa…» disse fermandosi.

Caroline spiegò ad Alaric e a Elena la situazione, anche Vincent e Rebekah che erano tornati indietro l’ascoltarono.

«Non possiamo dire che è stata Hope» intervenne la vampira Originale «ma in questa scuola non mancano certo le streghe, possiamo sempre dire che è stata un’alunna preoccupata per la salute di Niklaus, oppure che io o Caroline gli abbiamo dato un po' del nostro sangue…»

«Sei impazzita?» sbottò Bonnie «Mark … non sa nulla…»

«Ma non ci esci insieme?» le chiese Rebekah.

«Non è esattamente la cosa che ti viene da raccontare durante i primi appuntamenti!»

«Ma se ci esci da oltre un mese!… Neanche il fatto che sei una strega e che questa è una scuola speciale, è una cosa che puoi nascondere in eterno!… A questo punto l’unica soluzione è soggiogarlo e fargli dimenticare che Niklaus si era ferito» concluse pratica Rebekah.

«Concordo» disse Elena.

Vincent guardava in silenzio Bonnie, che sembrava molto turbata.

«Forse sarebbe meglio soggiogare anche Oliver» intervenne Alaric.

«No, Oliver no… a lui diremo la verità» replicò risoluta Rebekah.

«Che verità?» chiese il diretto interessato che stava sopraggiungendo alle loro spalle.

Tutti si girarono un po' sorpresi, mentre Oliver mise un braccio intorno alle spalle di Rebekah e le schioccò un sonoro bacio sulla tempia.

«Vincent, lui è Oliver ed è il fratello di Felicity» fece le presentazioni l’Originale.

«...e sono lo stalliere, il giardiniere e il contadino di questo posto » scherzò il ragazzo tendendo la mano «Che è successo Becca? Che devo sapere?»

«E’ stata Hope a guarire Niklaus» rispose diretta Rebekah, sotto lo sguardo sbigottito di tutti i presenti.

«Ah…. beh... allora dovrei dirle che quel pazzo furioso ha sbattuto anche a me contro la staccionata, ho la spalla tutta ammaccata» replicò Oliver per nulla turbato dalla rivelazione.

«Se vuoi ci penso io» propose Rebekah allegra.

«No grazie… vorrei evitare di dovermi preoccupare di non morire per le prossime 24 ore!» Scherzò il ragazzo «Devo preoccuparmi anche per Niklaus? Un cavallo può diventare un vampiro?» chiese semiserio.

«Niente sangue, Hope ha usato la magia… » scoppiò a ridere la ragazza, prendendolo sottobraccio ricominciando a camminare.

Gli altri seguirono lo scambio di battute a bocca aperta, ma il più sconvolto di tutti era Vincent, che non aveva mai visto la sua amica così spontanea e disinvolta.

«Ci si può fidare di quel ragazzo?» chiese sottovoce a Bonnie.

«Assolutamente si, Oliver è una bellissima persona… ma ti giuro che sono scioccata quanto te, non pensavo che Rebekah intendesse proprio tutta la verità!» sussurrò la strega.

«Mi sono persa qualcosa?… Quei due?» bisbigliò Elena.

Caroline rispose con un’alzata di spalle allargando le braccia.

«NON C’E’ NIENTE TRA ME ED OLIVER! E POI LUI HA UNA COTTA PER APRIL» urlò Rebekah per farsi sentire, visto che erano parecchio avanti.

«METTI PURE I MANIFESTI BECCA, FORSE QUALCUNO NON TI HA SENTITO!» urlo’ a sua volta sarcastico Oliver.

«Prega che non ti abbia sentito Felicity! Ti lascio senza cena per una settimana!» le sussurrò beffardo.

«Provaci» lo sfidò Rebekah.

«Grrr!!! Aggressiva… mi piace!» la canzonò.

 

Arrivati alle stalle, Vincent conobbe Niklaus che come suo solito, non si fece avvicinare dallo sconosciuto e provò a morderlo.

«Esattamente come il primo incontro tra me e il suo omonimo!» fu il commento dello stregone tra l’ilarità generale.

«Sono proprio curioso di conoscerlo questo tuo terribile fratello!» disse Oliver a Rebekah.

«Non ti conviene» intervenne Hope «se papà sapesse che fai finta di corteggiare zia per far ingelosire Miss Young, ti uccide».

«Miss Young sembra sempre arrabbiata!» commentò Lizzie «Non ride mai!» rincarò Josie.

Felicity con le braccia incrociate squadrava il fratello interrogativa.

Oliver cercò lo sguardo di Rebekah e si abbottonò il colletto della camicia con un gesto plateale, poi rivolto alle ragazze «Io non corteggio nessuno, né April… tantomeno questa pazza qui» disse indicando con il capo la vampira originale.

«Peccato… a me piace Miss Young» disse Felicity ironica.

«Mia zia è mille volte più bella» fece risentita Hope.

«Molto più bella» concordarono in coro le gemelle.

«E poi non è vero che non ride mai… ride quando vede lo sceriffo» affermò Hope con uno sguardo di chi la sa lunga.

«Ma zio Matt è innamorato di tua zia!» esclamò Lizzie «Molto innamorato» fece Josie con uno sguardo sognante.

«Non credo che a papà piacerebbe lo sceriffo come fidanzato di zia» rifletté Hope «anche se a papà non piace nessun fidanzato di zia… quando siamo partite, le ha detto di stare lontana dal quarterback… voi sapete cosa è un quarterback?» chiese alle amiche.

«E’ uno che gioca a football» intervenne Alaric sghignazzando 

Caroline, Bonnie e Elena stavano cercando in tutti i modi di mantenersi serie, ma quando Hope disse che la scuola non ce l’aveva un squadra di football, scoppiarono a ridere.

«Quando avete finito di organizzare matrimoni, anche perché ho già il mio bel da fare con quello di Elena, possiamo tornare a casa per la cena» fece Caroline tra una risata e l’altra «Vincent, preferisci cenare solo tra di noi, o vuoi conoscere i nostri studenti e cenare tutti insieme alla mensa?» chiese.

«Assolutamente la cena con i futuri stregoni! Devo dargli qualche consiglio su come mettere quelle streghette al loro posto!» rispose Vincent allegro.

Le quattro ragazzine si avviarono continuando a discutere tra di loro, seguite dagli adulti che le guardavano divertiti.

«Chi sarebbe il quarterback?» chiese Oliver sottovoce a Rebekah.

«Matt… » rispose Rebekah con un sorriso.

«Lo devo proprio conoscere tuo fratello… ho la sensazione che ci andrei d’accordo»

 

Passarono una bella serata, la cena fu allegra e spensierata.

Vincent si divertì molto con i ragazzi, Rebekah gli aveva raccontato dei tre alunni che venivano da New Orleans, così Hope e lei fecero finta di non conoscerlo, la recita di Hope fu esilarante, era un attrice nata!

Vincent sedette accanto a Bonnie tutta la sera e continuarono a chiacchierare anche una volta tornati nel salotto, la ragazza era rilassata, non le accadeva spesso di poter parlare tranquillamente di incantesimi e grimori con uomo piacevole e gentile che sapeva comprenderla, non mentire per nascondere la sua natura fu un toccasana per lei.

Il giorno dopo Vincent ripartì e a Hope occorsero un paio di giorni per riprendersi, la visita dello stregone le aveva fatto venire nostalgia di casa.

Vincent le aveva portato delle lettere dei suoi genitori e dei suoi zii, lei aveva risposto a tutti.

Prima di andare via le aveva dato anche una scatola di puzzle da 5000 pezzi, riproduceva una strada di New Orleans durante la sfilata del Mardì Gras, la ragazzina andò subito nella sua stanza per iniziare a dividere i colori, adorava fare i puzzle … ma l’aiutava sempre il suo papà.

Le veniva un po' il magone al pensiero di doverlo fare da sola, quando aprì la scatola insieme a tutti i pezzettini colorati trovò una scatolina, dentro c'era un ciondolo a forma di cuore, ma era bucato… al centro c’era la sagoma mancante di un pezzettino di puzzle.

Non resistette più e cominciò a piangere, quasi non si accorse che qualcuno aveva bussato e poi non avendo ricevuto risposta era entrato.

Si lasciò abbracciare e affondò il viso tra i profumati capelli biondi, rimasero in silenzio, poi quando riuscì a smettere di piangere le mostrò il ciondolo, Caroline le sganciò la catenina che portava al collo e lo infilò accanto a quello che zia Freya le aveva dato per impedire l’incantesimi di localizzazione.

«Ho sempre amato fare i puzzle» disse la vampira con un tono allegro «ma ognuno ha il suo sistema, come intendi procedere?»

«Prima suddivido i colori…»

«Ci occorrano delle bustine allora… »

«Poi serve una tavola…»

«Chiederò a Jeremy di costruircela»

Un enorme sorriso si aprì sul viso della ragazzina, mentre guardava Caroline studiare la figura sul coperchio della scatola.

 

I primi giorni dopo la partenza di Vincent furono duri, ma poi Hope ricominciò con la sua routine, la scuola, i compiti, le sue amiche e le visite a Niklaus che cresceva a vista d’occhio.

Avevano festeggiato il compleanno di Felicity, mangiando una spettacolare torta al cioccolato e lamponi!

Le settimane passavano veloci e il puzzle si stava pian piano completando, non avevano a disposizione tanto tempo libero per farlo, ma quei momenti con Caroline le piacevano molto.

La primavera era alle porte e il clima si stava facendo più mite, a Hope piaceva molto passeggiare per il parco, si guardava intorno e pensava a come le sarebbe piaciuto dipingere quel paesaggio con il suo papà.

Un giorno vide Oliver che stava uscendo dal bosco, era stranamente serio e sembrava spaesato, le piaceva molto il fratello di Felicity ed era contenta che fosse diventato così amico di sua zia.

La giovane streghetta aveva dovuto accantonare i suoi propositi di farli fidanzare, perché era proprio evidente che il ragazzo fosse innamorato della signorina Young!

Hope non riusciva a capire come fosse possibile che un uomo così solare e divertente fosse innamorato di una ragazza così seria e riservata! 

Ma si era dovuta arrendere, anche perché sua zia aiutava Oliver a conquistarla, si divertiva un mondo a inventarsi stratagemmi e situazioni per farli incontrare e poi lasciarli da soli! Alcune volte sembrava più bambina di lei!

«Oliver… » lo chiamò avvicinandosi.

«Ciao Hope… » le rispose il ragazzo un po' sorpreso, come se l’avesse vista solo in quel momento, eppure a Hope era sembrato che stesse guardando nella sua direzione, mentre usciva dal bosco.

«Che fai?» le chiese la ragazzina.

«Se devo essere sincero, non mi ricordo cosa dovevo fare… avevo un paio di piante da potare, credo…»

«Ah… l’amore…» sospirò la ragazzina prendendolo in giro.

Oliver scoppiò a ridere, una risata aperta e solare… era bellissimo quando rideva, pensò Hope… peccato che fosse troppo piccola per lui! 

Se zia non lo voleva quando sarebbe diventata più grande se lo sposava lei Oliver! 

Tornarono verso casa insieme, con Oliver che le faceva degli scherzi e la rincorreva.

Anche lui sembrava più ragazzino di lei… 

“Lui e zia sono perfetti insieme… dannazione!” si ritrovò a pensare Hope. Arrivati alla scuola intravide la signorina Young che li guardava con un timido sorriso… “Quando serve uno sceriffo non c’è mai!“ pensò imbronciata.

 

Con l’arrivo della primavera era arrivato anche lo Spring break, gli studenti per una settimana erano tornati a casa dalle loro famiglie, Rebekah e Hope erano rimaste ovviamente, lo stesso dicasi per Oliver e Felicity.

Anche Miss Young era andata a trovare i parenti, così Caroline aveva sistemato una stanza dell’area privata della casa con quattro letti, proprio tra la sua e quella di Rebekah.

Non era come tornare a New Orleans, ma ad Hope stava piacendo questa “vacanza”.

Erano tornati anche Elena e Damon, con quest’ultimo i rapporti erano cambiati, Hope fingeva di detestarlo ancora, ma l’uomo aveva ragione quando aveva predetto che lo avrebbe amato… era impossibile non farlo, quell’uomo era una forza della natura!

Due giorni prima erano andati tutti a Virginia Beach, Felicity all’inizio era un po' triste ma alla fine si erano divertiti sulla spiaggia.

Hope conosceva la storia di Felicity, la sua amica si era confidata un paio di settimane dopo che la streghetta e la zia erano arrivate a Mystic Falls.

La ragazza aveva raccontato a Hope della sua famiglia e del perché avevano lasciato l’Irlanda, del lavoro del fratello e dell’incidente, ma Hope aveva avuto la sensazione che non sapesse spiegare bene il perché e il come fosse diventata una vampira.

Hope sapeva come si diventava vampiri, sua madre dopo molte insistenze aveva ottenuto che suo padre e i suoi zii glielo spiegassero, ne erano venute fuori delle vere e proprie lezioni, e nonostante il tema trattato, erano state divertenti… Zio Kol riusciva a farla ridere sempre!

La sera prima avevano finalmente finito il puzzle, il momento dell’incastro dell’ultimo pezzo era stato solenne e Caroline l’aveva immortalato con il cellulare, poi aveva preso la tavola e se l’era portata nella sua camera, per non correre il rischio che le figlie lo facessero cadere, Jeremy aveva promesso di incollarlo e incorniciarlo il prima possibile e Hope non vedeva l’ora di appenderlo nella sua stanza.

Quel giorno sua zia, Elena, Caroline e Bonnie avevano programmato una rilassante giornata alla Spa, Felicity invece doveva andare con suo fratello a fare un po' di shopping, avevano invitato anche Hope ma lei aveva pensato di lasciarli un po' da soli.

La ragazzina per un po' aveva giocato a baseball con le gemelle, Alaric, Damon e Jeremy, ma si stava annoiando

«Vado a salutare Felicity, prima che esca» annunciò allontanandosi «E poi vado a disegnare un po’» aggiunse.

Entrando in casa Hope salutò l’amica che stava aspettando il fratello seduta sul divano, poi salì le scale che portavano al piano superiore.

Oliver stava uscendo dalla camera di Alaric, aveva di nuovo quello sguardo perso, lo chiamò e lui sembrò come risvegliarsi.

«Stavo cercando Felicity…»

«Ma quella è la stanza di Alaric! Ti sei sbagliato…» lo prese in giro Hope.

«E già… » rispose Oliver un po' stranito, in mano aveva un libro nero e lo guardava come se non sapesse cosa fosse, quindi lo appoggiò su una mensola lì vicino.

«Felicity ti sta aspettando in soggiorno» le comunicò Hope che lo guardava un po' preoccupata.

«Bene… ci vediamo più tardi Hope»

«Ciao Oliver…»

“Ma cosa ha?” si domandò la ragazzina guardandolo mentre scendeva.

Hope stava passando davanti alla stanza di Caroline, la porta era socchiusa, curiosa sbirciò dentro.

La camera era bellissima e il letto sembrava quello di una principessa, il suo puzzle era appoggiato sulla scrivania, non resistette alla voglia di andare a guardarlo, il tratto della strada raffigurato sembrava proprio lo stesso che si vedeva dal terrazzino della loro casa.

Lo stava toccando quando sentì un rumore, sobbalzò un po' e nel farlo fece cadere qualche pezzo di uno degli angoli, andò a vedere se c’era qualcuno fuori dalla stanza, ma non vide nessuno, quindi rientrò per risistemare il danno.

Ne manca uno!“ si disse mentre carponi lo stava cercando, lo trovò ai piedi del letto davanti ad un mobiletto basso con sopra un cuscino uguale alla testiera del letto, mentre ci si appoggiava per alzarsi il cuscino si spostò e lei vide delle cerniere.

“Si apre!” pensò… “sembra un nascondiglio segreto”.

Rimise l’ultimo pezzo al puzzle e troppo curiosa alzò il ripiano di quello strano mobile.

C’erano tante cose dentro, ma appoggiata sopra a tutto c’era una lettera, sulla busta, identica ad una che le aveva portato Vincent, c’era scritto “Caroline”.

Avrebbe riconosciuto quella scrittura tra mille… l’aprì e cominciò a leggerla

“Dearest Caroline, 

non so nemmeno come iniziare questa lettera, come ringraziarti per quello che stai facendo per Hope, non esiste un modo per farlo. 

Mia figlia è tutta la mia vita e il solo pensiero che le possa succedere qualcosa mi fa impazzire, mai avrei pensato di dovermi separare di nuovo da lei, non dopo quei cinque anni d’inferno e mai l’avrei fatto.
Solo la certezza che te ne saresti occupata tu mi ha dato il coraggio di farle lasciare la nostra casa, solo la consapevolezza che con te sarebbe stata al sicuro, che l’avresti protetta da tutto come avrei fatto io. 

Tu sai cosa significa crescere una figlia come Hope, conosci la paura che il loro essere speciali le possa mettere sempre in pericolo.

Sembra incredibile che io ti possa scrivere queste parole, un ibrido che parla con una vampira dei loro figli, è un miracolo Caroline, ma non è un caso che questo sia accaduto a noi due, te l’ho detto… noi due siamo simili, Love.

Prima o poi potrò ringraziarti di persona, me lo sento…

e aspetterò… ti ho detto più volte anche questo…

However long it takes

Yours

Klaus

 

Hope era turbata, non tanto per quello che il padre aveva scritto di lei, sapeva quanto le voleva bene e sapeva anche quanto fosse preoccupato, glielo aveva detto centinaia di volte, era il resto… il fatto che lo avesse scritto a Caroline, era il fatto che sembrava ammirarla molto… era il fatto che sembrava conoscerla molto bene…

Ce ne era un’altra di lettera, iniziava e finiva con le stesse frasi, notò…

Era una lettera con la quale il padre si complimentava per un progetto di Caroline e dove la pregava di accettare un suo contributo…

“Papà ha aiutato Caroline a fare la scuola?” si domandò.

Ma la sua attenzione era tutta rivolta alle altre cose che erano nel mobile.

C’era un abito ben ripiegato, lo sollevò e vide cadere una busta di plastica trasparente, dentro c’erano una stola argentata e dei guanti in raso bianco, il vestito aveva il corpetto ricamato, ed era di tante sfumature di azzurro e grigio… era semplicemente stupendo, ma mai come il secondo abito che trovò.

Era bianco ed era tutto quanto ricamato, sembrava il vestito di una principessa, non aveva mai visto un abito così bello, anche questo era piegato insieme ad una bustina trasparente, ma molto più piccola dell’altra e al suo interno c’erano delle forcine con perle e brillantini.

Un terzo abito era stranissimo, era rosso e violetto, con delle balze ed era corto, nella busta trasparente che l’accompagnava c’erano altri guanti ma più lunghi di quegli altri… un lunga collana di perle e un pettinino con delle piume rosa scuro e viola.

“Halloween?” si chiese la ragazzina.

Si guardò intorno e vide che era circondata dagli abiti che aveva tirato fuori, sapeva che non era giusto quello che stava facendo, ma non riusciva a smettere di curiosare.

Tirò fuori una busta che sembrava non essere associata a nessun abito, con dentro una camicetta fiorata, un po' lunga e con i bottoncini sul davanti… ma aveva tutte e due le bretelle rotte “perché Caroline conserva una maglia strappata?” si chiese.

Ma quello non era strano quanto quello che trovò poi, una specie di tenaglie… 

"Che ci facevano in un baule pieno di cose bellissime?" 

Hope continuò a tirare fuori cose:

Il tocco che si usa nella consegna dei diploma.

Delle guide turistiche di Roma, Parigi e Tokyo

Una foto di un meraviglioso colibrì e una cartolina delle Ande…

Un foglio ripiegato “Domanda di ammissione a Miss Mystic Falls“ lesse «Caroline ha partecipato ad un concorso di bellezza?» mormorò «Certo che lo ha fatto! E’ bellissima…» aggiunse in un sussurro.

“Capo della commissione decoro, Presidente della lotteria annuale della polizia“ «però… » valutò sottovoce “……. prometto di aspirare, ispirare e traspirare…” «traspirare?… che significa? Boh…» commentò ripiegando il foglio e continuando a curiosare.

Una biografia di Magellano… 

Un dizionario Inglese-Aramaico

L’invito ad un ballo… «Famiglia Mikaelson?» lesse Hope a voce alta, lo girò e a penna c’era la richiesta del padre di riservargli un ballo “Caroline è andata ad un ballo organizzato a casa nostra?” era senza parole, riguardò nel mobile e si accorse che il cassettone ora era vuoto.

Hope si guardò intorno chiedendosi come avrebbe fatto a rimettere tutto in ordine, senza che Caroline si accorgesse che qualcuno aveva frugato… fu così che vide un foglietto arrotolato, era molto piccolo ed era rotolato su uno dei lati, per quello gli era sfuggito.

«Sembra uno dei fogli di disegno di papà» sussurrò aprendolo.

Infatti era un disegno di suo padre, un ritratto di Caroline e di un cavallo, che somigliava moltissimo a Niklaus «Thank You For Your Honesty, Klaus» lesse la dedica, mentre le tremava la mano.

“Papà ha fatto un ritratto a Caroline?” era meravigliata, non ricordava un altro disegno di suo padre che raffigurasse qualcuno, tranne lei ovviamente… “Papà disegna solo me… così mi ha detto” rifletté «ritraggo solo le persone alle quale voglio bene e io amo solo te» ricordò le parole del padre.

«Papà ha voluto bene a Caroline? Papà e Caroline sono stati innamorati?» quasi urlò sbigottita.

Ricordò il giorno della sua partenza, papà che si comportava in modo strano, lei aveva pensato che fosse solo perché era preoccupatissimo...
Rifletté su alcuni sorrisini di zia Rebekah, alcune sue battute… gli sguardi a Caroline ogni volta che veniva fuori il nome del padre…
Alcuni atteggiamenti di Caroline, certe volte sembrava imbarazzata… come il giorno del suo arrivo, quando aveva visto il disegno incorniciato che da allora era sul suo comodino…

Hope ora vedeva tutto sotto una luce diversa…

«Si… papà e Caroline sono stati innamorati» mormorò.

Per non pensarci, si mise a risistemare tutto, Caroline non doveva accorgersi che lei aveva guardato dentro quel mobile, fu molto difficile ripiegare gli abiti, si aiutò stendendoli sul letto, alla fine si convinse di aver fatto un ottimo lavoro, o almeno lo sperò…

Passò il resto della giornata nella sua camera a far finta di disegnare, scese solo per pranzare, Damon aveva cucinato e doveva ammettere che era stato bravo.
Risalì subito in camera e si distese sul letto a pensare, non sapeva dire se fosse arrabbiata o felice, alternava momenti nei quali si diceva “Caroline e papà… che bello…“ ad altri “Perchè papà non mi ha mai parlato di lei? Perché Caroline non mi ha detto nulla?“

«Non racconterò a nessuno di quello che ho visto nel mobile segreto di Caroline» decise.

 

Forse si era addormentata, perché improvvisamente si ritrovò Lizzie ed Josie che salite sul letto la scuotevano dicendole che sua zia e le altre erano tornate e chiedevano se volesse fare merenda, scese con loro e scrutò Caroline, era tranquilla e rilassata, raccontava della loro giornata di bellezza e benessere.

Damon faceva le sue solite battute stupide e tutti ridevano, sembrava tutto normale.

Più tardi tornarono anche Felicity e Oliver.

Stavano per mettersi a tavola per cena, quando sentirono suonare alla porta.

Caroline andò ad aprire, fece un passo indietro e rimase immobile, come paralizzata...

«Stefan…» sussurrò sconvolta.

 

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Capitolo 7
*** sesto capitolo ***

























 

«Devi invitarmi ad entrare Care…»

Caroline non riusciva a proferire parola, si girò e vide Damon che sconvolto le era arrivato accanto.

«Stefan… » sussurrò il ragazzo «non è possibile…»

«Hello brother…» disse il nuovo arrivato con un sorriso.

«Non serve che lo faccio... Stefan» disse Caroline «sei tornato ad essere un vampiro…» constatò ancora più sconvolta.

«Care… l’ho immaginato tante volte questo momento e me lo ero figurato un po' diverso…» disse Stefan facendo un passo oltre la soglia, si fermò ed allargò le braccia.

Caroline, che sembrava essersi ripresa dallo shock gli si buttò al collo, Stefan la strinse forte e la baciò.

Tutti guardavano la scena in silenzio, increduli… persino le gemelle stavano a bocca aperta e non riuscivano a muoversi.

Stefan lasciò andare Caroline e guardò il fratello, i due si abbracciarono, Elena si avvicinò cauta, Stefan le sorrise da sopra la spalla di Damon e le fece cenno di avvicinarsi, si abbracciarono così tutte e tre, era un momento magico e le parole non servivano.

Dopo un lungo attimo, Stefan lasciò andare Damon ed Elena e si avvicinò agli altri, le gemelle ritrovarono l’uso della parola «Zio Stefan… » sussurrarono mentre il ragazzo si chinava alla loro altezza, per stringerle entrambe.

Si avvicinarono anche Alaric e Jeremy, anche loro abbracciarono il nuovo arrivato mentre Bonnie rimase in disparte, aveva il volto rigato dalle lacrime.

Stefan la fissò, «Bonnie…»

«Oh mio Dio Stefan… » disse la ragazza andandogli incontro, non dovettero dirsi altro, il tempo aveva lenito il dolore e la strega era troppo felice di rivedere il suo amico.

Hope aveva assistito a tutta la scena e non riusciva a capire che cosa fosse successo, perché fossero tutti così emozionati.

«Chi è?» chiese sottovoce a Felicity.

«Non lo so» le rispose la giovane vampira.

«E’ Zio Stefan… » rispose Josie «il fratello di Zio Damon» chiarì Lizzie.

«Il fidanzato di vostra madre?» realizzò Hope.

«Marito a dire il vero…» rispose il diretto interessato «e tu? Sei un alunna della scuola? Come ti chiami?»

«Hope… Hope Marshall…»

«Ahi Ahi… non si dicono le bugie signorina Mikaelson… ciao Rebekah» si rivolse con un sorriso a sua zia, anche l’Originale non era riuscita a trattenere le lacrime ed abbracciò il ragazzo.

Hope era sempre più sconvolta, “sa chi sono” pensò… guardò Felicity che si era avvicinata al fratello e gli stava dicendo qualcosa, Oliver scosse il capo, negando.

«Stefan, loro sono Oliver e Felicity… sono nostri amici… » li presentò Damon.

Oliver si avvicinò con la mano tesa, mentre la sorella era rimasta immobile, sembrava impaurita.

Stefan rivolse ad entrambi un sorriso cordiale e Felicity finalmente si mosse per ricambiare la stretta di mano.

«Mikaelson? » chiese Oliver a Rebekah.

«Già… »

«Mi hai mentito sul tuo nome?» chiese il ragazzo infastidito.

«E’ una lunga storia… » disse Rebekah allontanandosi.

«Credevo fossimo amici… si era detto niente bugie… » bisbigliò il ragazzo sapendo che l’amica lo poteva sentire ugualmente.

Infatti Rebekah lo guardò con aria colpevole «lo so, ma è complicato… » si scusò riavvicinandosi e poi allontanandosi di nuovo.

 

«Stefan… » disse Alaric «sono passati anni… credevamo fossi morto…»

Caroline che fino ad allora aveva detto si e no un paio di parole,disse che era ora di cena, avrebbero parlato più tardi.

«Caroline… » l’apostrofò Alaric contrariato.

«Parleremo a tavola» cercò un compromesso Stefan.

Si sedettero e cominciarono a servirsi la cena in un clima teso.

Stefan incominciò a raccontare «Mi sono risvegliato in una galleria, ho vagato a lungo, era buio ma sembrava sapessi dove andare, sono riuscito ad uscire e mi sono ritrovato in un bosco, non mi ricordavo chi fossi, non mi ricordavo nulla… mi sono nutrito di animali vivi, ero inorridito… ma mi sembrava naturale, mi sentivo forte, non avevo nessun dolore, ma stava arrivando l’alba e il sole mi dava fastidio… ho cominciato a bruciare, mi sono rintanato di nuovo nella galleria…»

«Il tuo anello è di sopra… è in un cassetto» sussurrò Caroline.

«Ho cominciato a uscire solo di notte, di giorno mi nascondevo al buio… fino a che non ho trovato questo…» continuò Stefan alzando la mano… facendo vedere un anello.

«E’ il mio anello…» fece Damon.

« L’ho trovato su un ceppo, insieme ad altre cose… ma io vedevo solo questo anello, qualcosa mi diceva di indossarlo… c’era una tomba lì accanto, quella della famiglia Salvatore, sono entrato ed ho visto una lapide che sembrava nuova… ma non mi diceva nulla.
Per un po' ho continuato a nutrirmi di animali di notte e rintanarmi di giorno, poi una sera una macchina si è fermata ed un ragazzo mi ha chiesto se avessi bisogno di qualcosa, sono salito in auto ed avevo una gran voglia di morderlo, ma non l’ho fatto, mi sono trattenuto.
Mi sono spaventato però… gli ho chiesto di farmi scendere ed ho cominciato a camminare, all’alba mi sono ritrovato lontano dalle gallerie, stavo cercando un posto dove nascondermi, quando mi sono reso conto che il sole era sorto e non stavo bruciando… ho continuato a camminare e mi sono allontanato definitivamente da Mystic Falls.
Ogni tanto affioravano ricordi ed ho cominciato a viaggiare seguendoli, mi sono ritrovato in Tennessee, sulle Smoky Mountains, ma le immagini che mi venivano alla mente erano terribili, poi in un appartamento a Chicago… c’era un ripostiglio pieno di scritte, nomi di persone.
A New Orleans, sono capitato in un bar e la barista mi ha chiamato Stefan… Stefan l’amico di Klaus mi disse, mi tornò alla mente la tomba e la lapide, ora sapevo come mi chiamavo e sapevo che tutti mi credevano morto, mi sentivo pericoloso… avevo paura e così decisi di lasciare le cose così, fuggendo immediatamente, non volevo correre il rischio di incontrare nessuno.
Decisi di andare lontano il più possibile… sono arrivato in California a Monterrey, lì ricordai cose tremende, quindi presi un aereo e andai in Europa, decisi di andare in Italia, il mio cognome sembrava essere di quelle parti, ci sono rimasto per tutto questo tempo, avevo trovato lavoro ed ero molto felice.
E’ stato in Italia che piano piano sono cominciati a riaffiorare un altro tipo di ricordi, forse è stato il fatto che ero più tranquillo e che non ci ero mai stato prima, ho cominciato a ricordare di voi.
Ho ricordato che avevo un fratello, dei cari amici e… una moglie» disse guardando Caroline, poi continuò il racconto.
«I ricordi si facevano man mano più dettagliati, ho cominciato ad avvertire la vostra mancanza e mi rendevo anche conto che non ero poi così pericoloso, continuavo a nutrirmi di animali e non avevo mai fatto del male a nessuno, ed ho cominciato a ricordarmi di quanto mi volevate bene, di quanto io ne volevo a voi ed ho ricordato che non ero l’unico vampiro qui… ho ancora qualche vuoto di memoria, ma credo di sapere le cose più importanti. Così mi sono fatto coraggio e un paio di mesi fa sono tornato».

«Un paio di mesi?» sbottò Caroline… «perché non sei venuto subito a casa?»

«L’ho fatto… ma mentre decidevo come rientrare nelle vostre vite, vi ho seguito un po' da lontano e pochi giorni dopo il mio arrivo, ti ho vista entrare nel negozio di abiti da sposa della signora Tanner… ho creduto che fossi andata avanti con la tua vita e che stessi per risposarti…»

«Perché hai pensato una cosa del genere?» chiese Caroline stupita.

«Perché c’erano le tue figlie? Le tue più care amiche… e Rebekah insieme ad una ragazzina che mi ricorda molto qualcuno… »

«Hai pensato che stessi per sposare Kl… » si interruppe Caroline, ricordandosi di Hope.

«Chi?» chiesero in coro le gemelle.

«Il papà di Hope» rispose tranquillo Stefan.

Caroline sgranò gli occhi, stava per dire qualcosa a suo marito, ma era troppo impegnata a guardare la reazione di Hope, che se ne stava tranquilla come se la cosa non la toccasse minimamente, fece un gesto verso le gemelle che erano rimaste allibite e cambiò discorso.

«Ti ho visto quel giorno, ma credevo di avere avuto un’allucinazione… cosa ti ha fatto capire che stavi sbagliando?»

«Sono andato a New York ed ho capito che lo sposo era Damon, alcuni avventori del bar gli hanno chiesto delle nozze»

«E ci hai messo due mesi per capirlo?» Caroline ora era arrabbiata, guardava Hope che non si perdeva una parola, ma rimaneva seria ed in silenzio “Sembra suo padre… “ pensò Caroline scambiandosi uno sguardo con Rebekah.

«Nel frattempo ho sistemato alcune situazioni che avevo creato nel periodo con Cade».

Stefan era tranquillo e Caroline lo guardava furiosa, era arrabbiata anche con Alaric che aveva voluto fare quella conversazione davanti a tutti, Damon era piombato in un ostinato silenzio, Elena guardava preoccupata il suo futuro marito e la rabbia di Care cresceva sempre di più.

 

Damon si alzò da tavola ed andò a versarsi da bere, Elena lo seguì senza parlare. Si era sentito così in colpa per quello che era successo quella notte, quando aveva lasciato che il suo fratellino si sacrificasse per tutti uccidendo Katherine, ed ora eccolo lì che stava tranquillamente seduto a tavola e raccontava una storia incredibile.

Damon stentava a riconoscerlo, i suoi comportamenti erano diversi, il suo modo di fare era diverso… non riuscì ad evitare di pensare che per tutto quel periodo si fosse allontano da loro in maniera consapevole… in cuor suo non riusciva ad evitare di pensare che lo considerasse ancora il fratello egoista ed avesse trovato il modo di continuare la sua vita, finalmente senza di lui.

“Ma ora è qui!” pensò guardandolo “ho un’altra possibilità… “ i suoi occhi si inumidirono, avvertì la carezza di Elena e il bacio che gli diede sulla guancia, ma la cosa che più lo lasciò senza parole fu l’esile braccio che sentì attorno alla sua vita, Hope lo stava abbracciando e si era appoggiata al suo fianco. 

Lui si chinò per darle un bacino sulla testa «Pel di carota… » l’apostrofò commosso, la ragazzina gli diede un pizzico sul fianco ma stava sorridendo…

 

Bonnie aveva ascoltato il racconto con attenzione, aveva qualche domanda da fare, ma decise di tenersele per sé… almeno per il momento.

Anche se era passato del tempo, non riusciva a togliersi dalla mente quel momento… quando Stefan aveva ucciso Enzo davanti ai suoi occhi.

Le mancava molto il suo vampiro… era stato l’amore della sua vita, ma avevano avuto così poco tempo per vivere il loro amore.

Le piaceva la sua vita, la scuola era molto importante per lei, aveva intorno i suoi affetti più cari, Damon, Elena e Caroline erano la sua famiglia, come anche Jeremy, Matt ed Alaric… le gemelline erano come delle figlie per lei, ma le mancava Enzo… le mancava un uomo nella sua vita.

Le piaceva Mark, moltissimo… ma in cuor suo sapeva che era una storia destinata a non durare, troppi segreti… 

Era felice del ritorno di Stefan, aveva visto come aveva sofferto Damon, come era stato difficile per Caroline andare avanti, ma quel ragazzo era la causa della morte di Enzo, e nonostante tutto l’affetto che provava ancora per lui, con tutte le attenuanti che nel corso degli anni aveva trovato, quello era un fatto inconfutabile, in cuor suo non sarebbe mai riuscita a perdonarlo del tutto.

Chiedere spiegazioni sulle parti del racconto che non le tornavano, era fuori discussione!

Non voleva rovinare il momento a nessuno con quelle che, con molta probabilità, sarebbero state catalogate da tutti come delle elucubrazioni di una strega che aveva ancora un po' di astio nei suoi confronti… “Non posso proprio” si disse.

 

Rebekah guardava il ricongiungimento profondamente commossa, sapeva cosa significasse riunirsi ad un proprio caro, lei lo provava ogni volta che Klaus si decideva a togliere il pugnale ad uno dei suoi familiari, lo aveva provato quando Kol e Finn erano tornati dall’Altra Parte e quando dopo secoli aveva scoperto di avere una sorella… quando aveva creduto di aver ritrovato sua madre… sì decisamente sapeva cosa stavano provando i suoi amici in quel momento!

Lei stessa era molto affezionata a Stefan Salvatore, era stato molto importante per lei, se ne era sinceramente innamorata molti anni prima.

La cosa più assurda, era che davanti a lei sembrava esserci proprio il “suo” Stefan, un po' sfacciato, divertente ed ironico, non sembrava lo Stefan che aveva conosciuto a Mystic Falls, attento e premuroso, pieno di sensi di colpa e sempre pronto a caricarsi sulle spalle i problemi di tutti. 

Lei sapeva che il “suo” Salvatore si comportava in quella maniera sotto l’influsso del sangue umano, lo Stefan che aveva vissuto a Chicago negli anni 20, era sregolato e sfrontato… ma ora non avrebbe dovuto essere così, aveva detto di nutrirsi da anni solo di sangue animale…

Lo Stefan che tutti amavano non avrebbe mai parlato in quella maniera… senza riguardi e senza pensare alle conseguenze delle sue parole!

Aveva rivelato il loro vero cognome davanti a persone che non conosceva, noncurante del fatto che Hope si fosse presentata con un nome diverso, lo Stefan che aveva scoperto quando si era risvegliata, si sarebbe chiesto il perché…

Senza parlare del fatto che aveva praticamente rivelato ad Hope che tra suo padre e Caroline c’era stato qualcosa in passato! Come aveva potuto? Aveva rischiato di sconvolgere i sentimenti di una ragazzina! Anche se, a quanto pare, non era successo…

Rebekah stava guardando sua nipote, era stranamente silenziosa, era stato molto tenero il suo tentativo di confortare Damon, ma sembrava non aver capito le illazioni del nuovo arrivato. Lei sapeva perfettamente che non era possibile… conosceva troppo bene la sua nipotina ed era impossibile che non avesse colto l’allusione, semplicemente sembrava che la cosa non le fosse nuova… “Eh si… lo sapeva già!” rifletté l’Originale “è proprio una Mikaelson!” sorrise orgogliosa.

 

“Quest’uomo non mi piace” stava pensando Hope.

Non era antipatia, era qualcosa di più profondo “non come con lui” pensò alzando lo sguardo su Damon che, mentre beveva, continuava a tenerla stretta a lui.

Stavano guardando Stefan che giocava e scherzava con Lizzie e Josie, anche se sembrava più un’interrogazione, gli stava chiedendo della magia, se avessero fatto dei progressi e cosa avessero imparato a fare… ed ora stava chiedendo ad Alaric se avessero avuto notizie su altri componenti della congrega Gemini ancora in vita.

Hope spostò lo sguardo su Bonnie e fece un sorrisetto, le sembrava di vedere del fumo uscirle dalle orecchie per quanto fosse nervosa. Non si parla di magia fuori dalle aule, è la regola.

La magia è una cosa seria, è personale e pericolosa e cosa fondamentale… la magia ha sempre un prezzo! Per praticarla bisogna essere sicuri di avere la forza, le capacità e le risorse per pagarlo. 

Miss Bennet lo ripeteva come un mantra ed ora era furiosa con Stefan che stava facendo domande inopportune.

“Passerai un brutto quarto d’ora, quando Bonnie ti beccherà da solo, Signor TornatoInVita” rise sotto i baffi Hope.

«Noi andiamo a dormire, Felicity questa notte starà da me nella dependance» stava dicendo Oliver, tenendo per mano sua sorella.

Mentre tutti li salutavano dandogli la buona notte, Hope non poté fare a meno di notare lo sguardo della sua amica, sembrava veramente impaurita, mentre Oliver era furibondo e non si girò neanche una volta a guardare sua zia che al contrario lo fissò fino a che non uscirono dalla stanza.

“Quando il professor Saltzman inizia a parlare delle sue ricerche non si riesce a fermare“ rifletté annoiata, vagò con lo sguardo ed incontrò quello di Caroline che la osservava, spontaneamente le fece un sorriso e Caroline lo ricambiò.

«Caroline, si è fatto un po' tardi, sarebbe il caso di mandare a letto Josie e Lizzie ed anche Hope… se Rebekah è d'accordo» disse Bonnie cercando uno sguardo di intesa.

“No! Voglio vedere mentre lo fai a pezzi“ pensò Hope malefica.

«Si forse è meglio… le accompagno io» disse Caroline «andiamo ragazze… »

«Io vado a prendere una boccata d’aria» disse Rebekah alzandosi «ci vediamo tra un po' Caroline? Come al solito?» 

«Certo Rebekah… come al solito» annuì Care.

Hope seguì le gemelle e Caroline su per le scale, dopo aver dato la buonanotte a tutti.

«Mamma… perché lo Zio Stefan pensava che stessi per sposare il padre di Hope?» chiese Lizzie appena entrarono nella loro stanza.

Caroline, anche se si aspettava quella domanda, rimase per un attimo interdetta.

«Perché ho un papà bellissimo…» la tolse d’impaccio Hope «tutte vorrebbero sposare il mio papà…»

«Anche Zio Stefan è molto bello» disse Josie.

«Mio papà è molto più bello… mio padre è un Re…» chiarì Hope, guardando Caroline.

«Un Re?» fece sbalordita Josie «è vero mamma? Il papà di Hope è un Re?» chiese Lizzie.

«Si… lo è… » sorrise Caroline «ma è un segreto… deve rimanere tra di noi» finì con fare cospirativo, poi si girò verso Hope e le fece uno splendido sorriso.

“E tu sei una Regina“ pensò Hope.

 

Rebekah, bussò piano alla porta della dependance, Oliver aprì quasi subito e si face da parte per farla entrare.

«Puoi uscire?» chiese Rebekah.

«Avverto Felicity» le rispose il ragazzo.

Dopo pochissimo tempo Oliver uscì, si richiuse la porta alle spalle e iniziarono a camminare.

«Mi chiamo Rebekah Mikaelson» iniziò la ragazza qualche minuto dopo «sono nata circa alla fine del 900, intendo proprio il 900… non il 1900…» chiarì guardando la reazione di Oliver, che si era fermato guardandola stupito.

«Mi stai dicendo che hai più di 1000 anni? Dovresti brevettare la tua crema antirughe» rise.

Rebekah gli diede una leggera spallata e sospirò.
«Avevo quattro fratelli maggiori, Finn, Elijah, Niklaus e Kol ed un fratello minore Henrik. Una sera di luna piena il più piccolo è uscito con Klaus per spiare la trasformazione dei lupi mannari, sì esistono anche loro » spiegò notando lo sguardo scettico del suo amico, poi proseguì
«uno di loro morse Henrik e lo uccise. Mia madre Esther era una potente strega e in accordo con mio padre decise che l’unico modo per salvarci dai licantropi fosse quello di renderci immortali, ed è quello che fece, ci trasformò tutti».

«Chiese ad un vampiro di trasformarvi?» domandò Oliver.

«No Oliver…» sospirò profondamente la ragazza «io sono una vampira Originale, io e i miei fratelli siamo stati i primi, è stata mia madre a creare i vampiri».

Oliver sgranò i suoi meravigliosi occhi blu e si strofinò l’accenno di barba.

«Mi stai dicendo che la tua famiglia è una sorta di Famiglia Reale? Che tu sei una specie di Principessa dei Vampiri?»

«E’ un modo un po' arcaico di definirla… ma si, è quello che ti sto dicendo» rispose Rebekah.

Oliver era esterrefatto «Da oggi devo chiamarti Sua Maestà?» scherzò.

«La mia famiglia » continuò la ragazza lanciandogli un’occhiataccia «per i nuovi vampiri è praticamente sconosciuta, per altri è una specie di leggenda… ma per quelli più antichi è una minaccia o addirittura un’arma per sconfiggere i propri nemici. Devi sapere che uccidere uno di noi comporta la morte di tutta la sua discendenza, se uccidono me… con me muoiono tutti i vampiri che sono stati trasformati con il mio sangue, quelli che ho trasformato io stessa e tutti quelli che quest’ultimi hanno trasformato a loro volta… »

«Felicity…» chiese con un filo di voce Oliver…

«Tua sorella è della stirpe di Klaus… il padre di Hope» rispose la ragazza «lì la situazione è un po' più complessa, proprio perché la storia della discendenza è diventata di dominio pubblico, diciamo che se uccidessero mio fratello, tua sorella non dovrebbe avere problemi… »

«E’ un bene vero?» chiese il ragazzo.

«Beh si… » rispose Rebekah «comunque non è semplice uccidere uno di noi… c’è un solo modo… beh due… » rifletté poi «permettimi di non spiegarti oltre questa cosa, sai i miei fratelli li conoscono i modi, e se sapessero che li vado a raccontare in giro, potrebbero usarli su di me» rise… Anche Oliver sorrise alla battuta «quindi è per questo che mi hai mentito sul tuo nome…» asserì.

«Non solo Oliver… » rispose la ragazza « come ti ho spiegato, esistono i Vampiri ed i Licantropi, che sono nemici da sempre, sarebbe troppo complicato raccontarti tutto, le loro storie, i loro poteri… tutte le leggende e i fatti che li hanno coinvolti… ma devi sapere che con il gene della licantropia ci si nasce, si eredita dai genitori, sei un umano a tutti gli effetti e potresti non sapere mai che sei un licantropo, ma se commetti un omicidio anche in maniera involontaria il gene si “attiva” e cominci a trasformati in un lupo ogni luna piena, la trasformazione è lunga e dolorosa, diventi forte, feroce… ed il morso di un lupo mannaro uccide un vampiro… ti ho raccontato tutto questo, per dirti che esiste un’altro essere sovrannaturale ovvero chi è entrambe le cose.
Uno dei miei fratelli aveva il gene della licantropia, essendo non figlio di mio padre ma il frutto di un amore clandestino con un lupo, così mia madre, dopo averlo trasformato in un vampiro, ha assopito questa sua parte, ma mio fratello attraverso i secoli e molte vicissitudini, che ora non sto a raccontarti, è riuscito a spezzare la maledizione… ora è un ibrido, è stato sempre più forte e potente di noi, ma ora lo è ancora di più, lui si trasforma in un lupo a suo piacimento non solo quando c’è la luna piena…»

«Sembra molto pericoloso… E’ da lui che vi state nascondendo tu ed Hope?» chiese Oliver.

«No…» rise la ragazza «è Klaus il mio fratello ibrido…»

Oliver annuì.

«Hope è stata concepita qui, a Mystic Falls» continuò a raccontare Rebekah «un rapporto occasionale tra mio fratello ed Hayley, una licantropa anche lei di stirpe reale, discende infatti da uno dei sette branchi originali…»

«Quindi Hope» la interruppe il ragazzo «è la figlia di uno dei Vampiri Reali, il più potente e forte di tutti … che è anche un Ibrido e di una Principessa Lupa?»

Rebekah scoppiò a ridere per il modo romanzato di Oliver di descrivere la situazione.

«Esatto…» cercò di tornare seria « e non dimenticare che è anche la nipote della Strega Originale, colei che ha creato i vampiri»

«Ed è una strega a sua volta» registrò Oliver che stava cercando di capire.

«Esattamente…» confermò la vampira «è molto potente, ha delle facoltà particolari e non solo legate alla magia, sua madre è morta mentre la dava alla luce e poi si è risvegliata come un Ibrido, è il sangue di Hope che l’ha trasformata… quindi tecnicamente Hope è la figlia di due ibridi, al momento conosciamo l’esistenza di solo un altro ibrido, oltre a Klaus ed Hayley, Marcel…» Rebekah si sistemò una ciocca di capelli dietro le orecchie quando pronunciò quel nome, poi con un sospiro continuò «che in questo esatto momento non possiamo definire un nemico… ma la cosa preoccupante è che il sangue di Hope potrebbe trasformare qualsiasi lupo in ibrido, ed è una cosa che non possiamo rischiare…».

Oliver aveva colto l’imbarazzo di Rebekah, ma lasciò correre ed affermò «Credo di aver capito il motivo della vostra fuga qui sotto false identità…»

«E’ molto complicato, è un insieme di cose… è la nostra vita che è complicata!» cercò di spiegare Rebekah.
«Noi Mikaelson, siamo sempre sotto minaccia, sotto un fuoco di fila, abbiamo nemici ovunque… qualche anno fa i vampiri più antichi della stirpe di Klaus, hanno tentato di uccidere me ed Elijah quelli di quest’ultimo me e Klaus… i miei ovviamente loro due… è stata una guerra, e non so come abbiamo fatto a venirne fuori… Beh, ne siamo venuti fuori grazie alla sorella che abbiamo saputo di avere solo ultimamente, e questo è un altro motivo per il quale Hope è speciale e va protetta.
Mia madre era una strega potentissima, prova è quello che è riuscita a fare… ma sua sorella maggiore era ancora più potente, lo sono tutte le primogenite… mia madre non riusciva ad avere figli, così sua sorella l’ha aiutata con un incantesimo di fertilità, ma come insegna Bonnie a tutti i suoi allievi, la magia ha sempre un prezzo e quello di mia zia fu la promessa di poter avere il suo primo figlio. Nacque Freya e mia zia la prese con sé per istruirla e potenziare anche il suo potere, canalizzò la magia di mia sorella e con un incantesimo hanno vissuto un anno ogni cento anni, rimanendo in un sonno profondo per tutto il tempo restante, lo scopo di mia Zia era quello di mettere le mani su un’altra primogenita Mikaelson, per divenire ancora più potente… per diventare immortale a tutti gli effetti… ci era quasi riuscita, per fortuna siamo riusciti a sconfiggerla… ma la certezza che nessun altro ci riprovi non ce l’abbiamo…
Il problema è che non abbiamo nessuna certezza sui poteri di Hope, non sappiamo esattamente cosa è in grado di fare… essere qui, oltre a proteggerla ci potrebbe dare la possibilità di saperne di più»

Oliver era stravolto da tutte queste rivelazioni «non so che dire…» disse confuso.

«Beh… è molto complicato, sia da raccontare che da capire…» ammise la ragazza «Oliver, vivo da più di mille anni, nella mia vita ho affrontato tante di quelle situazioni, sono stata tradita da così tante persone… non mi sono mai potuta permettere di fidarmi di nessuno, non posso fidarmi neanche di te… vorrei… voglio farlo, ma davvero non posso…»

«Vuoi uccidermi?» chiese il ragazzo ancora più disorientato.

«No… » rise la ragazza «assolutamente no… ma il mio istinto mi dice di doverti soggiogare per farti dimenticare tutto».

«Soggiogare? Che significa?»

«E’ un’abilità che hanno i vampiri, costringere un umano a fare quello che vuole… io posso costringere anche un vampiro… perché sono una Principessa Vampira» lo prese in giro.

«E lo farai?» chiese Oliver serio.

«Devo… dovrei… ma farò un’altra cosa…» disse guardandolo fisso negli occhi «Ti ricorderai ogni cosa di questa sera, compreso anche il fatto che ora ti sto soggiogando, ma non potrai mai raccontare niente di quello che ti ho rivelato a nessun altro…» concluse.

«Funzionerà?» chiese il ragazzo.

«Certo… solo una persona al mondo ha il potere di cancellare una mia compulsione… tu evita mio fratello Klaus e siamo a cavallo» rispose allegra.

«Vuoi cenare?» chiese il ragazzo sbottonandosi la camicia.

«Mi piacerebbe molto e ne avrei proprio bisogno… ma no… vado a cena con Caroline » rispose facendo un occhiolino «credo proprio che abbia bisogno di un amica stasera».

«Perché Stefan ha pensato che Caroline si stesse per sposare con tuo fratello?» chiese il ragazzo mentre la guardava allontanarsi.

«Perché Klaus è stato innamorato di Caroline» rispose Rebekah «e Caroline, anche se non lo vuole ammettere neanche con se stessa, lo è stata di lui… te l’ho detto, Care ha proprio bisogno di un amica stasera… buona notte Oliver»

«Buonanotte Principessa Becca»

 

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Capitolo 8
*** settimo capitolo ***
























«Ciao Matt» salutò Rebekah rientrando nel salone principale.

«Ma quanto è stata lunga questa passeggiata?» chiese ironico Damon.

«Tranquillo sceriffo» chiarì subito vedendo Matt che la scrutava sospettoso «Sono stata davvero a fare una passeggiata nel parco, non mi sono mossa di qui!» fece un lieve cenno a Caroline che si alzò «Stefan, spero che mi scuserai ma ti rubo la tua mogliettina per un po' … notte a tutti».

Caroline la seguì silenziosa per le scale, poi entrate nel loro salottino sprofondò nel divano.

Rebekah prese due bicchieri dalla credenza e due sacche di sangue dal frigorifero, le versò e servì la sua amica, che ne bevve più della metà in un solo sorso. Rebekah prese subito un’altra sacca e l’appoggiò sul tavolinetto davanti a Care.

«Perché reagisco così?» le chiese Caroline con un filo di voce.

«Perché anche se siamo delle vampire e siamo abituate a vedere le cose più assurde, un marito che torna dall’aldilà è una cosa straordinaria» spiegò Rebekah.

«Dovrei essere felice… sono felice» chiarì Care.

«Lo so… » la rassicurò l’amica «sei solo sconvolta, una maniaca del controllo come te? Non oso pensare a cosa ti frulla nella testa, vai su tutte le furie quando dimentico di segnare i compiti sul registro elettronico!»

«E’ una questione di principio! Devi segnare ogni volta i com…» non terminò la frase e nascose la faccia tra le mani… la sua amica la stava prendendo in giro e lei ci era cascata con tutte le scarpe. «Sei impossibile!» rise guardando Rebekah che sghignazzava «E’ tutto così assurdo…» disse poi in un sospiro.

«Prenditi del tempo» le consigliò l’Originale.

«E’ mio marito!» fece Caroline «vivrà qui… è Stefan! Ed io lo amo… so che lo amo! Non è un ragazzo che ho appena conosciuto al bar e devo decidere se e quando richiamarlo!»

«Non intendevo quello… » chiarì Rebekah «prenditi del tempo prima di analizzare le tue emozioni e le tue reazioni, non puoi farlo ora! Stamattina stavamo immerse nel cioccolato a fare battute spinte sui massaggiatori della Spa… stasera stiamo parlando di tuo marito che è tornato dal regno dei morti dopo anni… io mi rallegrerei per il fatto che siamo qui e non al manicomio a fare battute porno sull’infermiere…»

Caroline scoppiò a ridere, era l’ultima cosa che si era immaginata di fare quella sera… ma con una Rebekah in missione sdrammatizzante, era impossibile non farlo «Ti voglio bene Barbie Klaus!» le disse.

«Odio quel soprannome!» l’ammonì l’Originale fingendosi arrabbiata.

«Lo so! Ma Vampire Barbie sono io! Damon è un po' ripetitivo con i nomignoli!»

«Come sta?» chiese Rebekah cambiando tono di voce «Come l’ha presa lui?»

«E’ Damon… » fece Caroline «è impossibile dirlo, si nasconde come suo solito… domani lo chiederò ad Elena».

Sentirono bussare alla porta, che si aprì subito dopo.

«Ecco dove siete» esclamò Stefan richiudendosi la porta alle spalle.

«Cena… » spiegò Rebekah mostrando il bicchiere «domani mi procurerò un paio di topolini per te».

«Come in “V - Visitors“!» scherzò il ragazzo, poi vedendo lo sguardo interrogativo delle due vampire spiegò «La serie tv!… non l’avete mai vista? Certo Caroline negli anni 80 non era ancora nata, ma tu Rebekah!»

«Io ero in una bara con un pugnale conficcato nel petto!» le ricordò l’Originale.

Stefan la guardò un po' confuso, poi riprendendosi esclamò «Ah… già…”

«Da quando guardi serie tv?» chiese Caroline.

«Avevo molto tempo libero, in Italia… tra un turno e l’altro…» rispose Stefan.

«Non ci hai detto che lavoro facevi» chiese curiosa Rebekah.

«Il meccanico, in una officina di auto d’epoca… ho messo a frutto la mia esperienza con la Camaro di mio fratello» replicò pronto il ragazzo, poi rivolgendosi alla moglie «andiamo a dormire Care?»

«Certo, ho finito» rispose Caroline alzando il bicchiere «buonanotte Rebekah»

«Notte Vampire Barbie!»

 

«Hai cambiato tutto qui… non sembra neanche la mia stanza» commentò Stefan, guardandosi intorno.

«Non riuscivo a dormirci» spiegò Caroline timorosa «Mi spiace… » sussurrò.

«Tranquilla amore» l’abbracciò il marito «Non era un accusa… lo capisco, al tuo posto avrei fatto lo stesso, e poi mi piace!… forse è un filino troppo principesca, per i miei gusti, ma è molto bella» la canzonò.

«E’ Luigi XV… in effetti mi sono lasciata prendere un po' la mano» sorrise Caroline stando allo scherzo “qualcuno mi aveva promesso un cassettone originale appartenuto al Re… “ pensò tra sè, il suo sguardo andò subito alla cassapanca ai piedi del letto “Mio Dio… devo svuotarla! Dovrò mettere tutto in soffitta…“ rifletté presa dal panico “forse sarebbe meglio buttare tutto…“ realizzò costernata.

«Non capisco quel quadro però… non è troppo moderno? Pure un po' angosciante a dirla tutta…” stava dicendo Stefan, mentre guardava il dipinto incorniciato sulla parete di fronte al letto.

«Mi fa pensare alla solitudine… era perfetto per questa stanza» rispose Caroline “Non l’ha riconosciuto… “ sospirò sollevata “strano… “ si trovò a pensare.

Stefan si era avvicinato al letto e si stava spogliando, tranquillamente… come se avesse dormito lì anche la sera prima e quelle ancora precedenti, Caroline guardava il suo stupendo marito, ammirava il suo fisico scolpito, le spalle ed i pettorali ampi, i fianchi stretti…uno spettacolo sublime, quanto le era mancato!

Le prime notti senza di lui erano state lunghissime e quando riusciva ad assopirsi, sognava quelle braccia muscolose che la stringevano con una delicatezza inimmaginabile a guardale, ma era così che si addormentava dopo aver fatto l’amore, Stefan la cingeva e lei gli si adagiava contro, era stato troppo penoso per lei dormire da sola in quell’enorme letto.

La sera che erano arrivati i mobili nuovi, non riuscì comunque a riposare… poi con il passare dei giorni la stanchezza ebbe la meglio sui sensi di colpa, le settimane e i mesi passarono e senza rendersi conto iniziò a sognare anche altre braccia che la stringevano, braccia meno possenti ma non meno vigorose e cominciò ad addormentarsi immaginando di tracciare con le dita il volo degli uccelli che si sprigionavano da una piuma.

«Caroline… » la stava chiamando Stefan che si era sdraiato dopo aver scostato il copriletto e le lenzuola.

La ragazza si destò dai suoi pensieri e gli sorrise «dammi solo un minuto» rispose entrando nel bagno privato della stanza.

Caroline si chiuse la porta alle spalle e gli si appoggiò contro “calmati!“ si impose “è Stefan! Il tuo Stefan… il ragazzo che ti è piaciuto dal primo momento che lo hai visto nei corridoi del liceo, quello con il quale hai subito immaginato di organizzare un June Wedding… è tuo marito! L’uomo che ami! Ora ti fai bella e vai da lui! ” e fu quello che fece.

Quando uscì dal bagno con il suo negligé glicine, l’apprezzamento che colse sul volto del marito la rassicurò, Stefan non le staccò gli occhi di dosso neanche per un attimo mentre si avvicinava e fu sotto quello sguardo bramoso che finalmente gli si stese al fianco e si lasciò accogliere tra le sue braccia.

Cercò subito il suo angolino preferito, l’incavo della clavicola, dove appoggiava sempre il capo mentre Stefan le accarezzava i capelli, ma le mani del marito scesero immediatamente alla sua vita, strattonandola con urgenza, la fece stendere sulla schiena posizionandosi tra le sue gambe, baciandole proprio quello stesso punto che lei aveva cercato sul suo corpo, con voracità spostò le labbra sui suoi seni, poi alzò lo sguardo per incontrare il suo.
Caroline era sopraffatta dalle emozioni, non riusciva a parlare… Stefan interpretò la sua reticenza come un tacito consenso e si avventò sulla moglie.
Il corpo di Caroline reagì subito a quelle attenzioni, mettendo a tacere il suo cervello, fu un amplesso veloce, lasciarono che l’impellenza di riunirsi avesse la meglio sulla tenerezza, non ci furono effusioni ma solo una donna ed un uomo che dopo tanto tempo non aspettavano altro che rientrare in possesso l’uno dell’altra.

Caroline guardava il marito dormire, il suo fisico era stanco ed appagato, ma la sua mente aveva ricominciato a lavorare, era stato fantastico! Tra di loro lo era sempre stato, ma era proprio quello che la faceva restare sveglia ad elucubrare “perché ho la sensazione di avere fatto solo dello straordinario, meraviglioso sesso?… perché non lo facevi da una vita!“ si rispose.

Al suo risveglio, la mattina dopo, non trovò Stefan al suo fianco, al suo posto c’era un foglietto appoggiato sul cuscino «Sono andato a fare colazione! Ne approfitto per una passeggiata tra i boschi. Ti amo»

Caroline si stiracchiò voluttuosa, “Al diavolo il raziocinio! Mi ama ed io ho rimesso la mani su quegli addominali pazzeschi!“ sospirò soddisfatta.

In cucina trovò Bonnie con una tazza di caffè in mano, notò che era piena e gliela sequestrò.

«Fai pure! Quello che è mio è tuo!» scherzò l’amica «Siamo di ottimo umore vedo… presumo che la nottata sia andata bene» continuò con uno sguardo allusivo.

«Si… direi di si, molto bene… » rispose la vampira.

«Ma? Mi pare di capire che ci sia un ma…» indagò Bonnie.

«No assolutamente nessun ma… credimi, è stato grandioso» rispose Caroline.

«Dov’è? Ancora a letto?»

«No, è andato a fare colazione, nei boschi»

«Perdonami, ma questa cosa mi mette i brividi, capisco la voglia di non ferire nessuno, ma quei poveri animaletti!» fece la strega con un broncetto «Non è meglio una sacca di sangue donata da persone condiscendenti?” continuò.

«Che non donano certo per sfamare i vampiri…» intervenne una persona alle loro spalle.

«’Giorno Elena” la salutarono le amiche.

«In ogni caso è meglio che Stefan non si nutra con le sacche, sono molto contenta che il suo istinto gli abbia indicato la retta via, se ci pensate bene è straordinario che privo di memoria sia rimasto lontano dal sangue umano, non oso immaginare come sarebbe stato uno Stefan non del tutto consapevole di se stesso, alle prese con la sua dipendenza…» analizzò la nuova arrivata.

Bonnie annuì assorta.

Caroline invece rifletté a voce alta «anche se stanotte ho avuto la sensazione… » si interruppe rendendosene conto

«Hai avuto la sensazione?» la incoraggiò Elena, a finire il ragionamento.

«No nulla… però…» continuò allora la vampira.

«Lo vedi che c’era un però!» esultò Bonnie.

Caroline sorrise «non so come spiegarlo, mi sembra quasi stupido… è stato strano…»

«Strano bello o strano brutto?»

«Bello… decisamente bello!» ammise Caroline.

«Non la prendere male, ma da quel che mi ricordo, quando si tratta di Stefan… bello non è una stranezza ma è la normalità» commentò Elena con un sorriso.

«Ed io confermo… » intervenne Rebekah che stava arrivando «ma amica mia, ti consiglio di…»

«No! Perché Barbie Klaus? E’ il sogno di ogni futuro marito quello di beccare la sua futura moglie mentre commenta le arti amatorie del proprio fratello con le amiche» irruppe Damon fiondandosi sui muffin ai mirtilli addentandone uno, guardando ironico la fidanzata che era un po' arrossita.

«Lasciaci sole bello!» lo spinse via Rebekah «capisco che ora vorresti assistere ad un dibattito di confronto tra te e Stefan, visto che possiamo tutte dire la nostra…»

«Tutte non direi!» chiarì Bonnie «io non faccio parte del club…»

«Ho ancora qualche mese per farti avere la tessera gold BonBon…» ammiccò Damon prima che sia Bonnie che Elena gli tirassero la prima cosa che si erano trovate tra le mani.

«Allora stavate dicendo?» chiese Rebekah quando Damon fu fuori dalla portata di orecchie «Cosa si può definire “strano” parlando di sesso tra due vampiri?»

Caroline non poteva credere che stessero avendo quella discussione, ma capì che aveva bisogno di confrontarsi con le amiche «Non strano nel senso letterale del termine, è stato… nuovo? Diciamo che ho avuto la sensazione di non riconoscere il suo… modus operandi?» cercò le parole imbarazzata.

«Beh, quello è perché è passato del tempo» ponderò l’Originale, ricevendo un cenno di assenso da Bonnie ed Elena.

«Ad un certo punto… quel punto» si fece capire Caroline «stava quasi per mordermi…»

«Eh si eh…» la canzonò Rebekah «una pratica alquanto inusuale tra due vampiri… tra l’altro per nulla soddisfacente» sbottò a ridere.

«Blood sharing…. is kind of personal» sospirò Elena ad occhi chiusi.

«Stefan non mi ha mai morso in quei momenti» fece piccata Caroline.

«Neanche a me, non poteva farlo… era troppo pericoloso» intervenì Elena prendendo la mano della sua amica.

«A me si, ma lo Stefan che ho conosciuto io era completamente un’altra persona…» ricordò l’Originale.

«Non mi ha mai morso neanche quando abbiamo spento la nostra umanità… » cercò di ricordare Caroline «ed a maggior ragione non avrebbe dovuto volerlo fare stanotte, lui non si nutre di sangue umano…» ragionò.

«In quei momenti non sei molto lucido, è puro istinto…» cercò di rassicurarla Rebekah.

«Hai ragione…» concordò Care «mi sono appena resa conto di una cosa» rifletté cambiando tono di voce «da quando sono una vampira non sono mai stata morsa, ne ho morso un altro vampiro in quei momenti… io potrei averlo fatto ad un umano, Tyler era un lupo e non avendo tendenze suicide…» continuò la riflessione «da vampira non ho mai bevuto sangue di un altro vampiro!» sgranò gli occhi a quella rivelazione «A parte quello di….» ammise guardando Rebekah.

«Beh quando sei in punto di morte, non fa lo stesso effetto» commentò divertita l’Originale.

«In effetti è stato comunque intenso…» ammise Caroline «e se la memoria non mi inganna devo anche ammettere che quando ero umana e venivo morsa… immagino che da vampira sia tutto più… »

«Amplificato?» la interruppero in coro Elena e Rebekah «SI!» conclusero sempre in coro.

La conversazione era decisamente degenerata e Caroline rideva serena con le amiche quando Stefan rientrò dalla sua colazione, l’abbracciò e chiese con nonchalance alle altre donne in cucina, che tipo di impegni avessero quel giorno.

«Se non ne avete, trovatevi qualcosa da fare! Perché io e Caroline abbiamo da fare! Un impegno inderogabile!».

La ragazza guardò il marito raggiante, ogni dubbio sembrava essersi dissolto, mentre veniva trascinata per mano su per le scale, seguita dallo sguardo divertito delle altre.

Dopo una replica della notte precedente, seguirono dei momenti di coccole e tenerezze che sfociarono finalmente in un momento più romantico, fecero l’amore in un modo molto simile a quello che Caroline ricordava.

Ora appoggiava il suo viso nel suo posto preferito ed accarezzava il torace di suo marito, il suo gentile ed amorevole compagno di vita era tornato, forse era un po' cambiato, il suo viaggio alla ricerca di se stesso le aveva restituito uno Stefan più solare ed allegro “e non è una cosa brutta… sembra meno tormentato, potrei abituarmici!“ rifletté baciandolo con trasporto.

Stefan e Caroline non si fecero vedere tutto il giorno, non scesero nemmeno per pranzo ed a cena furono bersagliati da occhiate e frecciatine, ma erano troppo felici per preoccuparsene.

Nei giorni a seguire Stefan si dedicò a suo fratello ed ai suoi amici, approfondì la conoscenza con Oliver ed un paio di volte andarono al Mystic Grill per una serata tra soli uomini. La settimana dello Spring Break volò ed Elena e Damon rinviarono il più possibile il loro ritorno a New York, ma il momento della partenza inevitabilmente arrivò, la ragazza doveva rientrare in università ed il ragazzo aveva un’attività da mandare avanti. I saluti furono commoventi e Stefan promise al fratello che sarebbe andato a trovarlo molto presto.

 

Le lezioni ricominciarono e Stefan si unì ad Oliver aiutandolo con le mansioni più pesanti, ampliarono l’orto, costruirono un pollaio e presero altri animali, «con tutto lo spazio che abbiamo, non capisco come non avete pensato ad una fattoria didattica!» stava dicendo Stefan alla moglie che se lo mangiava con gli occhi, mentre fissava delle assi con indosso solo i jeans.

«Perché non ti metti una maglia? Lo so che non puoi scottarti, ma…» lo rimproverò Caroline colta in fragrante da Oliver che sogghignava allontanandosi.

«E negare lo spettacolo a mia moglie? Sono un generoso, dovresti saperlo…» disse il ragazzo attirandola a sè e facendosi allacciare le gambe intorno ai fianchi.

«Sei tutto sudato» cercò di farsi rimettere giù Caroline.

«E’ sexy!» cercò di baciarla Stefan.

«E’ appiccicoso!» cedette la moglie baciandolo con passione.

 

Con la ripresa delle lezioni, erano tornati anche tutti gli studenti e con loro anche April. 

Oliver la intravide mentre stava annaffiando alcuni vasi che adornavano l’entrata dei dormitori

«Già finito con il nuovo pollaio?» chiese la ragazza vedendolo.

«No, ma è arrivata Caroline e Stefan era troppo distratto, ho preferito lasciarli soli» rispose malizioso il ragazzo avvicinandosi.

«E’ incredibile che sia ancora vivo» sospirò April «come se avessimo bisogno di un altro vampiro!» aggiunse innervosita «lo sapevo che era questione di tempo e saremmo stati invasi di nuovo!» commentò stizzita, poi si rese conto della gaffe «scusami Oliver, non mi riferivo a Felicity ovviamente, quella povera ragazza è solo un altra ennesima vittima».

Oliver rimase un po' interdetto dallo sfogo della ragazza, non l’aveva mai vista così veemente,era sempre così distaccata.

«E’ che… solo con Caroline, le cose potevano andare bene, lei è una brava persona è gentile e premurosa» continuò la ragazza «Mystic Falls è casa mia e quando ho deciso di ritornarci è stato perché le cose sembravano essere cambiate, alcuni di loro erano ritornati umani, altri avevano lasciato la città ed altri ancora erano morti! E’ stato per questo che ho accettato questo impiego, in questa scuola così speciale… volevo aiutare a mantenere le cose sotto controllo, io che sapevo che cosa fossero, cosa avevano fatto alla mia città! Ero la persona giusta per aiutare Matt a vigilare» aggiunse lievemente arrossita «poi è arrivata Rebekah! E le cose non andavano già più bene… ma ora c’è anche Stefan! Senza contare che potrebbero ritornare i Mikaelson ed allora si che saremmo nei guai!»

Oliver la guardò dubbioso.

«La famiglia di Rebekah ed Hope» spiegò April.

«Non ne so nulla, e se Becca non ne vuole parlare credo che non dovremmo farlo neanche noi» dichiarò Oliver di slancio, non capendo neanche il perché “quella cosa che mi ha fatto Becca, funziona… non riesco neanche a pronunciare quel cognome!” si stupì.

«Hai ragione» concordò April «meno se ne parla e meglio è… hai voglia di un bel the freddo? l’ho fatto stamattina e dovrebbe essere già alla temperatura giusta» aggiunse sorridendogli.

«Con piacere» le sorrise di rimando il ragazzo.

 

Oliver stava tornando verso la sua dependance, quando incontrò Rebekah che lo stava cercando.

«Dove eri finito? Caroline e Stefan mi hanno detto che ti sei dileguato quasi due ore fa! Non hai un pollaio da costruire?» lo redarguì la ragazza.

«Non ci crederai mai dove sono stato! Ero a prendere un the con April! … un’occasione unica, così non mi è parso il caso di dirle che sono più un tipo da caffè! Oltretutto non lo sa neanche fare il the… ma con lei berrei anche dell’olio di ricino, ha degli occhi…» sospirò il ragazzo «e non vorrei farmi dei film mentali, ma direi che abbiamo un po' flirtato… » aggiunse eccitato con un sorriso a tutta bocca.

«Alleluia! ce l’ha fatta a rendersi conto che qui c’è un bel ragazzo che le muore dietro!» commentò Rebekah un po' infastidita.

«Fingerò di non aver notato che hai detto che sono bello» alzò un sopracciglio Oliver.

«Ecco bravo… non vorrei essere costretta a fartelo dimenticare» lo minacciò la vampira con un sorriso.

«Mi cercavi Becca?» chiese il ragazzo.

«In effetti si… avevo voglia di… » Rebekah non gli aveva mai chiesto di farla nutrire, era sempre Oliver che si offriva e lei accettava, ed era da un bel po' che non succedeva «Sai, Caroline oggi non è venuta nel salottino dopo pranzo, era impegnata… ed io mi deprimo a bere da sola da quelle sacche»

«Al suo servizio Principessa» disse Oliver dirigendosi verso la dependance facendole strada, aveva notato che la ragazza si era un po' imbarazzata a farle quella richiesta.

«Preferirei una passeggiata nei boschi» disse Rebekah restando ferma.

«Hai voglia di un picnic o è una velata allusione che la mia camicia a quadri ti ricorda una tovaglia?» scherzò il ragazzo prendendola per mano cambiando direzione.

«In effetti sembra una tovaglia» ammise Rebekah. 

«Non è vero! E’ magnifica… e sono tanto felice di non dover più usare quelle camicie formali, con il colletto che ti strozza!»

Rebekah guardava il suo amico sollevata, non le aveva fatto pesare la sua esigenza, era un caro ragazzo "ed April non se lo merita proprio…” aggiunse tra sé.

Chiacchierarono dei nuovi animali, degli ortaggi che avevano piantato quella mattina, camminavano fianco a fianco tenendosi per mano, si inoltrarono parecchio nel bosco passeggiando senza fretta e Rebekah quasi dimenticò il motivo che li aveva portati li.

«Non avevi fame?» chiese ad un certo punto il ragazzo.

«Si certo… è che mi sono quasi pentita di avertelo chiesto…» rispose sincera la ragazza.

«E perché? Non devi Becca! Non devi mai vergognarti con me…» le disse Oliver serio.

«Questa è una cosa nuova per me, non mi sono mai nutrita da una persona consenziente in maniera continuativa, lo fai sembrare quasi normale!» cercò di spiegarsi la vampira.

«Per te lo è… per te è normale bere sangue, come per me è bere del caffè…» spiegò Oliver.

«Non è proprio così! Non è solo nutrirsi per me, non è solo che il sangue caldo bevuto da una vena è più buono di quello nelle sacche, la mia natura è da predatore… ho bisogno di cacciare la mia preda… ho bisogno di placare i miei istinti, assecondarli… mi sento come un animale in gabbia» ammise con gli occhi un po' velati.

«Una leonessa in cattività, rimane comunque una leonessa…» asserì il ragazzo. 

«Mi sento come se mi stessero limando le zanne e gli artigli, poco alla volta, millimetro dopo millimetro e a volte fatico a riconoscermi» Rebekah si stava mettendo a nudo, le risultava davvero facile con Oliver.

«Devi confidarti con me Rebekah» le disse Oliver fermandosi.

La prese per le spalle guardandola negli occhi «lo sai cosa c’è di più pericoloso del ritrovarsi di fronte una leonessa nella savana?» le chiese «Trovarsi di fronte ad una leonessa appena fuggita da una gabbia, arrabbiata… feroce e fuori controllo, dimmi come vuoi che ti aiuti… vuoi che ti faccia da palo la sera in città? Llo farò se ne hai bisogno, ti coprirò con Caroline, con lo sceriffo… tutto quello che ti serve per continuare a sentirti te stessa Becca».

«No, non voglio andare a nutrirmi in città… non lo so neanche io quello che voglio, ho iniziato questo percorso, sto sfruttando il fatto che sono qui, lontano dalla violenza che imperversa a New Orleans. 
Con i miei fratelli ne abbiamo discusso spesso, dovevamo cambiare per Hope ora abbiamo una bambina in famiglia e il nostro stile di vita non va bene per lei! E’ che da quando è tornato Stefan mi sono ricordata di quanto mi manchi… »

«Marcel… l’unico ibrido oltre tuo fratello e la mamma di Hope» la interruppe Oliver.

Rebekah lo guardò stupita.

«Non era difficile da capire, visto come ne hai parlato» spiegò il ragazzo.

«Non stiamo insieme, non più… ma per anni, secoli… ho creduto che fosse l’uomo della mia vita, che prima o poi ci saremmo ritrovati, il tempo è un concetto molto astratto per noi vampiri, vedere Caroline con Stefan mi ha fatto capire che non ci ho provato abbastanza.
Ho sempre pensato che Stefan non fosse l’uomo giusto per Caroline e una volta tornata qui me ne sono convinta più che mai, ma ora? Questo nuovo Stefan forse lo è… »

«In che senso nuovo Stefan?» chiese Oliver

«Sembra un altro, come se la sua perdita di memoria lo avesse resettato, come se gli fosse stata offerta la possibilità di ricominciare da capo, era sempre così tormentato, sempre in preda ai sensi di colpa ed ora sembra sereno, felice…»

«Si, sono molto belli insieme quei due…» ammise Oliver.

«E fanno anche un sacco di sesso!» scherzò Rebekah.

«A volte è arduo stare a guardarli mentre si mangiano con gli occhi…» confermò il ragazzo.

«Mi manca il sesso…» rise la ragazza.

«A chi lo dici…» sospirò Oliver.

Si sorrisero imbarazzati.

«E’ meglio che torniamo indietro» disse Becca.

«Siamo qui ormai… devi nutrirti…» cercò di convincerla Oliver, poi notando che la ragazza era combattuta continuò«se vuoi posso far finta di essere terrorizzato!… AIUTOOOO UNA BELLISSIMA VAMPIRA VUOLE MORDERMI!» cominciò a gridare iniziando a correre.

Rebekah si mosse ridendo e in un baleno lo raggiunse trascinandolo a terra sopra di lei, poi con un unico movimento invertì le posizioni, ora lui era sdraiato di schiena e lei lo bloccava a cavalcioni.

«Fingerò di non aver notato che hai detto che sono bellissima»

«Fai come vuoi… io non ho la capacità di fartelo dimenticare» ribatté il ragazzo.

Rebekah lo guardò con bramosia, sfoderò le zanne e si avventò sul suo collo, un attimo dopo si staccò e si rialzò con un urlo… «Hai ingerito della verbena!» gridò.

«Cosa ho fatto?» chiese il ragazzo allarmato mettendosi a sedere.

«Hai preso la verbena… da quando ne fai uso?» chiese spaventata.

«Che cosa è la verbena… non so di cosa stai parlando» cercò di capire Oliver alzandosi.

«La verbena è una pianta, ed è molto pericolosa per noi vampiri, se la ingeriamo o ne entriamo in contatto è come se assumessimo o toccassimo il fuoco, ci indebolisce e tu ne hai nel tuo organismo, per voi umani è innocua…» spiegò Rebekah guardandolo furiosa.

«Io non ho preso nulla… te lo giuro!» si giustificò Oliver.

«Ti dico che è nel tuo organismo, te lo posso assicurare… e non solo mi avvelena e mi indebolisce … ma mi impedisce di soggiogarti! DA QUANDO NE FAI USO???» Urlò inferocita spingendolo contro un albero bloccandone i movimenti «da prima che ti raccontassi della mia famiglia?» gli sibilò a pochi centimetri dalla faccia.

«Rebekah, ti sto dicendo che non so di cosa stai parlando» scandì bene le parole Oliver «devi calmarti e lasciarmi andare»

Rebekah mollò la presa e continuò a guardarlo, ogni traccia di allegria e complicità era sparita.

Oliver la stava fissando, non l’aveva mai vista così, per la prima volta aveva di fronte Rebekah Mikaelson il Vampiro Originale, in tutta la sua aristocratica pericolosità, la donna indomabile forgiata da secoli di conflitti. Un brivido gli corse lungo la schiena 

"E’ bella da mozzare il fiato" fu il suo pensiero, consapevole del fatto che avrebbe dovuto essere spaventato a morte.

«Hai parlato a qualcuno della mia famiglia?» chiese Rebekah glaciale mentre continuava a guardarlo dritto negli occhi.

«No Rebekah» rispose Oliver sostenendo il suo sguardo «oggi pomeriggio April me ne ha parlato, ma io gli ho detto che se tu non ne volevi parlare, avremmo fatto bene a non parlarne neanche noi, quelle parole sono uscite dalla mia bocca senza che me ne rendessi conto»

«Il the… la verbena era nel the che ti ha offerto April» rifletté l’Originale «per quello l’ho sentita così forte, l’hai appena assunta»

«Mi ha drogato?» domandò Oliver esterrefatto. 

«No, ti ha voluto proteggere… congratulazioni, sei ufficialmente entrato nelle sue grazie» lo informò fredda la ragazza.

«Proteggere da cosa?»

«Da me… da Stefan, da Caroline…» elencò Rebekah.

«Non volevo essere protetto» chiarì rabbioso il ragazzo «non ne sapevo nulla, non ho chiesto nulla!»

«Ti consiglio di non nutrire tua sorella … è un vampiro giovane, le faresti veramente del male»

«Ho rischiato di far del male a mia sorella?» la rabbia di Oliver cresceva sempre di più.

«Te ne ha data un bel po' … ha fatto del male a me, e ti posso assicurare che nella mia vita, l’ho provata così tante volte che ho sviluppato una sorta di assuefazione» il tono di Rebekah si era un po' addolcito ma il suo sguardo era rimasto freddo e serio

«Scusami Becca, ma ne ero del tutto inconsapevole… non ti avrei mai fatto una cosa del genere» Oliver era costernato.

«Si… l’ho capito, ti chiedo scusa per la mia reazione» fece Rebekah. 

«Ora che devo fare?» domandò il ragazzo.

«Se vuoi nutrire Felicity, devi attendere che il tuo organismo si ripulisca, ci vorranno un po' di giorni»

«Come si è permessa di farmi una cosa del genere? Senza chiedere il mio consenso! Devo andare a parlare con April!» disse Oliver incamminandosi furioso.

«Non avresti dovuto accorgertene, quando le spiegherai come l’hai scoperto avvalorerai la sua tesi che avevi bisogno di protezione… a chi altro la starà dando?» si chiese l’Originale «scommetto che è coinvolto anche Matt»

«Oggi April mi ha fatto un discorso strano, mi è parso di capire che in passato qui a Mystic Falls siano successe delle cose tremende e che April incolpi voi vampiri… mi ha detto che è tornata per aiutare lo sceriffo a vigilare affinché non succedesse di nuovo, fino a che era rimasta solo Caroline era tranquilla, ma poi sei arrivata tu, Stefan… ha paura che torni la tua famiglia al completo» raccontò il ragazzo.

«Non sarà un po' di verbena a tenere lontano i miei fratelli se avessero davvero l’intenzione di tornare, abbiamo vissuto qui quando la mettevano nelle condutture comunali! Nulla che un buon filtro non potesse risolvere, ma non credo sia una buona idea far sapere agli altri che April distribuisce verbena…» rifletté la ragazza

«Perché?» chiese Oliver.

«Faremmo inasprire gli animi, lei si metterebbe sulla difensiva e Caroline si sentirebbe tradita, specialmente se è coinvolto anche Matt» spiegò Rebekah “ma lui indossa il braccialetto, non l’assume… ne hanno uno anche Jeremy, Alaric e Damon… Elena ha la sua collana» 

«Non credo di capire»

«Portano tutti la verbena addosso, impedisce che vengano soggiogati, dovresti averla anche tu»

«E correre di nuovo il rischio di fare del male a Felicity ed a te?… non ci penso proprio!»

«Indossarla, non è come assumerla… » cominciò a spiegare la ragazza sorridendogli «quando pensi che non ti serva, non devi far altro che togliertela… è una sicurezza Oliver… ad esempio se April avesse saputo che ti eri tutelato, avrebbe evitato di mettertela nel the! Chiederò a Caroline di procurarti un braccialetto»

«Terremo per noi il tentativo di avvelenamento?» chiese Oliver.

«Per il momento direi di sì… e poi non ha tentato di avvelenare te, semmai di avvelenare me… rallegrati, è stato un atto d’amore nei tuoi confronti»

«Beh… in tutta onestà credo di voler fare a meno di certe dimostrazioni d’affetto» rispose serio il ragazzo.

 

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Capitolo 9
*** ottavo capitolo ***
























Rebekah e Caroline stavano consumando la loro cena in silenzio, tutte e due perse nei loro pensieri. Stefan come al solito era nei boschi, era il suo momento preferito della giornata, cacciare animali notturni lo divertiva, cervi e volpi prediligevano quelle ore per gironzolare ed essendo animali grandi non aveva timore di ferirli troppo gravemente.

«Mi vuoi dire cosa hai?» chiese ad un tratto Caroline all’amica.

«Non è che tu sia molto più loquace» rispose Rebekah.

«Mi conosci oramai, da perfetta maniaca del controllo mi soffermo anche sulle piccolezze, sciocchezze insignificanti che nella mia testa diventano enormi, sai com’è? La vita matrimoniale all’inizio è un po' problematica e bisogna prendere le misure, sposarsi… rimanere vedova per un lungo periodo e riavere indietro il proprio marito non ha aiutato… credimi, parlarne… non ne vale neanche la pena, tu invece! Sei insolitamente silenziosa».

«Nostalgia… ogni tanto mi capita, siamo qui da mesi, mi manca casa… i miei fratelli, mia sorella…» Rebekah non stava mentendo, New Orleans le mancava davvero, ma non era quello il problema.

Aveva pensato e ripensato a quanto era successo il giorno prima con Oliver, a come aveva reagito quando aveva scoperto che aveva assunto la verbena, il terrore che la prendesse da molto tempo, che avesse solo finto di essere stato soggiogato.
Secoli con Nik l’avevano resa paranoica, come aveva potuto pensare che un avvocato, che fino a pochi mesi prima non sapeva neanche dell’esistenza dei vampiri, potesse mettere su un piano diabolico per fare del male alla famiglia Originale? 
Quando si erano salutati davanti alla dependance, Oliver era sconvolto, era silenzioso e non riusciva a guardarla negli occhi, le aveva augurato una buona serata in modo impacciato e sembrava non vedesse l’ora di allontanarsi da lei, come poteva biasimarlo? “L’ho spaventato a morte!“

Lo aveva evitato tutto il giorno, non era uscita dall’edificio neanche per un attimo, con una scusa non era andata a pranzo e nemmeno a cena per timore di incontrarlo, non solo era una pazza paranoica, era anche una codarda! Ma perdere l’amicizia di Oliver l’avrebbe distrutta “meglio lasciar passare un po' di tempo e magari quando smaltisce la verbena, gli faccio dimenticare tutto… si sono proprio una vigliacca!“

«Vuoi andare un po' a casa?» stava dicendo Caroline «ora che c’è anche Stefan, puoi allontanarti qualche giorno, Hope sarà al sicuro, te lo prometto».

Rebekah a quelle parole si destò dalle sue elucubrazioni, “A casa? E’ un’idea… “

«Forse, per qualche giorno non sarebbe una cattiva idea… per ricaricare un po' le pile…» stava rispondendo Rebekah quando la porta si spalancò ed entrò Bonnie, Felicity era dietro di lei insieme ad Hope e sembrava sconvolta.

«Non riusciamo a trovare Oliver» disse la strega senza preamboli «non lo vede nessuno da prima di pranzo»

«Come sarebbe a dire?» chiese Rebekah «non è venuto a mensa?»

«No… ed ad essere sincera abbiamo pensato che eravate insieme, visto che non c’eri neanche tu… ci abbiamo scherzato anche sopra!» disse Caroline «Quando ti ho visto così triste, ho pensato che aveste litigato»

«Abbiamo litigato ieri sera!» rispose Rebekah allarmata.

«Beh… allora forse vuole semplicemente rimanere un po' da solo» disse Bonnie.

«Si… per riordinare le idee» tentò Caroline.

«E sparire per un giorno intero, senza nemmeno avvertire la sorella? Vi ha dato di volta il cervello?» chiese Rebekah «Non lo farebbe mai! Inoltre era solo un piccolo litigio» sminuì.

«Talmente piccolo che stavi scappando a New Orleans» rispose Caroline.

«Quando hai finito di psicanalizzarmi, possiamo iniziare a cercare Oliver?» sbottò l’Originale nervosa.

Caroline si fece raccontare da Felicity cosa fosse successo.

La sorella non si era preoccupata quando il fratello non era venuto a mangiare a pranzo, succedeva molto spesso che aveva da fare e mangiava un panino tra una mansione e l’altra.
Nel pomeriggio era andata a trovare Niklaus con Hope e le gemelle e non lo aveva trovato nelle scuderie, ugualmente non aveva dato peso alla cosa, pensando che fosse nell’orto o a finire di costruire il pollaio, quando non l’ha visto neanche a cena, non si era preoccupata perché la dependance aveva una cucina ed Oliver qualche volta preferiva prepararsi qualcosa da solo e starsene tranquillo a leggere o a guardare la tv.
Dopo cena era andata a trovarlo ma la casetta era vuota, lo aveva chiamato al cellulare che risultava spento, così era andata a chiamare Hope ed insieme erano andate a cercarlo da Esposito e Ryan, i due braccianti che Caroline aveva assunto ancora prima che i due fratelli arrivassero alla scuola e che ora erano agli ordini di Oliver per gestire l’immenso giardino. I due uomini dissero che non vedevano Oliver dalla tarda mattinata, che lo avevano cercato più volte ma il cellulare aveva squillato a vuoto per ore e poi aveva smesso del tutto.
Mentre tornavano verso casa per avvertire, avevano incontrato anche Miss Young ed anche lei non lo vedeva dal pomeriggio del giorno prima.

Felicity tremava ed aveva gli occhi velati, Hope la teneva per mano e cercava di calmarla.

Bonnie, Caroline e Rebekah insieme alle due ragazze tornarono dai due operai per fare qualche altra domanda, ma li trovarono a metà strada che parlavano con Alaric e Jeremy per coordinare le ricerche. Stefan non era ancora tornato dalla sua caccia e a sentire i due braccianti forse era stato l’ultimo a parlarci.

Caroline si allontanò dal gruppo e subito fu raggiunta da Rebekah.

«Chiama… » ordinò l’Originale.

Care aveva già il cellulare in mano, dopo qualche minuto dall’altra parte qualcuno rispose.

«Avete visto qualcosa di strano? » iniziò a parlare la vampira «Non si riesce a trovare Oliver, lo avete visto uscire?» restò in silenzio qualche attimo, poi prese ad annuire ascoltando la risposta, «Ok ragazze, si… vi chiamo tra un po' per aggiornarvi e organizzarci… a dopo» alzò lo sguardo per vedere che Alaric la stava fissando e scosse la testa, Ric gli fece cenno che aveva capito il messaggio.

Poi Caroline si girò verso Rebekah «a parte il furgone del supermercato che ci ha portato la spesa è uscito solo Stefan con il pick up, erano circa le 10 e mezza, aveva del legname quando è partito e ne aveva ancora di più quando è ritornato due ore dopo e non hanno notato nessuno aggirarsi nella zona.

«Deve essere passato per i boschi…» ragionò Rebekah «dobbiamo fare qualcosa per quel confine, è il nostro punto debole».

«Sai perfettamente che è impossibile» ribatté Caroline «ed è anche la nostra via di fuga… inoltre» aggiunse a voce bassissima in modo che solo la ragazza di fronte potesse udirla, «Emma e Cristina ci fanno lunghe passeggiate».

Emma e Cristina, insieme alle sorelle Lucy e Donna, erano quattro vecchiette scorbutiche, vivevano nella casetta appena fuori l’entrata principale della scuola, odiavano i bambini… erano pettegole ed ficcanaso.
Non passava giorno che non venivano a lamentarsi di qualcosa, una volta perché i ragazzi giocavano a pallone troppo vicino al loro giardino, un’altra volta la siepe che delimitava le due proprietà aveva bisogno di essere tagliata… potevi passare a qualunque ora del giorno e della notte e potevi giurare che ne trovavi almeno una che scostava la tendina per impicciarsi o stava nel giardino a fare da sentinella! Sarebbero state delle ottime guardiane…

Ed erano esattamente quello! Erano la loro stravagante squadra di vigilanza in incognito.

 

Qualche mese dopo la morte di Katherine e il sacrificio di Stefan, Damon ed Elena si trasferirono a New York.

Un paio di settimane dopo l’inizio del tirocinio in ospedale, la ragazza aveva cominciato a notare quattro signore anziane con la divisa da volontarie, erano molto carine e simpatiche ed era uno spasso vederle all’opera.
Seppe che erano quattro sorelle, tutte e quattro nubili, che si presentavano puntuali in ospedale tutte le mattine da anni, perennemente in disaccordo tra di loro, i loro bisticci erano epici, ma potevi chiedere a chiunque, dal primario alla più giovane delle infermiere e tutti avrebbero risposto che il loro lavoro era essenziale, erano infaticabili nonostante l’età e rimanevano in servizio per delle ore.

Fu dopo un interminabile turno di notte che Elena cominciò ad avere dei sospetti, verso le cinque di mattina arrivarono numerose persone, c’era stata una rissa fuori un locale tra due bande molto pericolose, una signora che stava uscendo per andare al lavoro era rimasta coinvolta ed era stata portata con il codice rosso in ospedale.
Era incosciente e i medici erano molto scettici sulla sua ripresa, difficilmente si sarebbe risvegliata. Elena stava tornando con le risposte degli ultimi esami quando Donna le andò a sbattere contro con una tazza di caffè, che finì per intero sulla cartellina che aveva in mano, Cristina subito sbraitò contro la sorella dandole dell’imbranata, ma nel frattempo le aveva sottratto la cartellina dalle mani, mezz’ora dopo la signora era vigile e parlava con i medici.

Questi fatti più o meno miracolosi continuarono a capitare ed Elena ovviamente le tenne sott’occhio, le adorava ogni giorno di più!

Una mattina le seguì a distanza, era reduce da un altro turno di notte e le stava aspettando, le vide entrare proprio nella stanza dove si aspettava che entrassero e restò ad origliare

«E’ troppo grave!… questa volta ci beccano!» stava dicendo Emma «ma è solo un ragazzo…» stava dicendo Lucy accarezzando il malato «procedura di emergenza?» chiese Donna «Madonna di Lourdes?» domandò, rivolta alle sorelle «un giorno o l’altro viene ad indagare il Papa in persona, con tutte le apparizioni che ci sono in questo ospedale» ribatté Cristina.

Elena non riuscì a trattenersi e fece un rumore, nonostante la situazione grave del ragazzo disteso nel letto, lo scambio delle quattro signore era stato esilarante.

Le sorelle si girarono verso la porta, a quel punto Elena entrò e si richiuse la porta alle spalle

Cristina le si parò davanti e tentò di soggiogarla.

Elena indicò la sua collana e disse «verbena, non puoi… sbrigatevi a fare quello che dovete fare, a minuti arrivano a prenderlo per la tac, che è stata fuori uso per una mezz’ora» disse facendo l’occhiolino «il sangue che gli abbiamo prelevato ahimè… si è perso… se vi sbrigate glielo riprendo, prima che tornino gli infermieri…»

Emma aveva provveduto a iniettare il suo sangue al ragazzo, prima che Elena avesse finito di parlare, poi a bocca aperta la guardò togliere velocemente tubi, garze e bende facendo sparire tutto in un cestino che era li vicino, poi prese una siringa, la inserì nella farfallina che il ragazzo aveva al polso e prelevò del sangue che mise dentro a delle provette «Prima delle indagini ragazze! Dovete intervenire prima… non potete continuare a soggiogare i tecnici di laboratorio che devono cancellare i risultati, ne avete fatti licenziare troppi!» disse la ragazza mentre lavorava.

«Trovano un altro lavoro, una vita è più importate» ribatté Donna.

«Sta arrivando qualcuno» si allertò Lucy.

Elena fece un cenno con il capo, diede un calcio al cestino allontanandolo il più possibile, si mise in tasca le provette e coprì il corpo del ragazzo fino al collo con un lenzuolo, appena udì dei movimenti fuori dalla porta iniziò a parlare «Povero ragazzo, ma tranquille… sembra ridotto peggio di quel che sembra, ecco… ora andrà a fare la tac, buongiorno ragazzi…» salutò gli infermieri che erano entrati, attesero che portassero via il paziente, poi Elena chiuse la porta e si rivolse alle quattro donne che la guardavano come fosse un aliena, spiegò loro cosa dovevano fare in casi come questo.

C’erano altri tre medici oltre a lei in Pronto Soccorso, quando il ragazzo era arrivato due ore prima, e due infermieri… dette loro i nomi e spiegò quali procedure dovevano fargli ricordare di aver effettuato, cancellando dalla loro memoria le innumerevoli che avevano fatto realmente, il ragazzo era praticamente morto e serviva davvero un intervento divino per salvarlo… alla cartella clinica ci avrebbe pensato Elena, era ancora in Pronto Soccorso ed era un suo compito finire di completarla prima che lo spostassero in reparto «Che per inciso era l’obitorio, prima che arrivaste voi, ma io sapevo che stavate arrivando… quindi l’ho lasciata incompleta» finì rifacendogli l’occhiolino.

Quello fu l’inizio di una bella amicizia tra l’ex vampira e le quattro sorelle pazzerelle. Elena aveva sempre in tasca una piccola siringa con il sangue di una di loro ed interveniva per tempo solo nei casi di massima urgenza, le aveva rimproverate di aver guarito anche casi che non necessitavano del loro intervento.

La ragazza le portò anche al bar di Damon e le interazioni tra il ragazzo e le quattro arzille vecchiette erano presto diventate l’intrattenimento principale del locale.

Una sera, alla chiusura del locale, davanti ad una bottiglia di bourbon, i due giovani e le quattro vampire si raccontarono le loro vite.

Le quattro donne erano originarie della Pennsylvania ed erano nate all'inizio del 1800. Cristina ed Emma non si erano mai state sposate ed avevano sempre vissuto insieme alla loro sorella Donna che era rimasta vedova molto presto, Lucy invece era sposata e viveva vicino a loro con suo marito.

Nei primi di luglio del 1863, a Gettysburg la loro cittadina, imperversava una delle battaglie più sanguinose della guerra di secessione americana, qualche giorno dopo la fine della battaglia Lucy e suo marito stavano prestando soccorso ai feriti nell’ospedale da campo, anche il loro figliolo stava combattendo e in quel modo lo sentivano più vicino. 

C’era anche una ragazza che stava aiutando, molto bella, con dei lunghi capelli biondi, lei e Lucy stavano cercando di tenere fermo un soldato che doveva essere medicato, quando quest’ultimo con uno strattone fece perdere l’equilibrio alla donna che cadde andando a sbattere la testa, si riprese subito e continuò a lavorare, un paio d’ore più tardi lei, suo marito e un medico dell’ospedale da campo ebbero un incidente di carrozza mentre tornavano in città, morirono tutte e tre.

La bella ragazza bionda si chiamava Lexi ed era una vampira.

«Lexi?» chiese Damon stupito, prese il portafogli e tirò fuori una foto, era suo fratello con la sua più cara amica, la tese a Lucy.

«Si è lei… » disse la donna con le lacrime agli occhi «Mi sono risvegliata e sono corsa all’ospedale per chiedere aiuto, c’era ancora Lexi che mi ha accompagnato a casa, aveva già capito cosa fosse successo, io non lo sapevo ma erano passate ore dal momento dell’incidente ed era quasi l’alba, lei e le mie sorelle si occuparono di me. Lexi mi spiegò cosa fossi e come sarebbe diventata la mia vita, vivevo di notte e il giorno dormivo nella cantina, resistevo solo perché aspettavo il ritorno di mio figlio, fino a che un giorno non arrivò la notizia che non sarebbe tornato mai più, volevo morire, avevo deciso di uscire al sole e morire, non avevo più un marito, non avevo più mio figlio… avevo solo tre sorelle anziane che sarebbero morte presto, cosa dovevo fare?» stava raccontando Lucy.

«Ed invece di far morire lei, abbiamo deciso di non morire noi!» tagliò corto Cristina «lei una mattina ci ha dato un po' del suo sangue e la sera ci siamo fatte una bella zuppa con il veleno per i topi».

Damon scoppiò a ridere «Un colpo di pistola no?» chiese.

«E se questa mammalucca ci avesse spezzato il collo non facevamo ancora prima?» ribatté Emma.

«Non ne avevo il coraggio!» si giustificò Lucy.

«E ci hai fatto morire tra atroci sofferenze! Ci abbiamo messo ore!» sbottò Donna.

«Ci siamo trasferite lontano, in una casa in aperta campagna» continuò a raccontare Lucy «avevamo due domestici che avevamo soggiogato, si occupavano di noi e della casa di giorno perché continuavamo a vivere solo dal tramonto all’alba, Lexi ci veniva a trovare spesso, ma non era vita quella… poi un giorno venne con quattro anelli, ci disse di aver conosciuto un vampiro che poteva uscire anche di giorno, ed aveva dovuto cercare una strega particolare che poteva riprodurre lo stesso incantesimo…»

«Doveva trovare una strega Bennet» la interruppe Elena.

«Si…proprio così!» disse Donna.

«Con quegli anelli finalmente potevamo fare una vita quasi normale…» spiegò Emma «ed un giorno tanti anni dopo, ci presentò anche il ragazzo che è in quella foto con lei… Stefan»

«Avete conosciuto Stefan…» sussurrò Damon.

«Era suo fratello… » spiegò Elena alle sorelle «è morto pochi mesi fa…»

Nei mesi a seguire le quattro vampire diventarono una sorta di nonne per Elena e Damon e specialmente con quest’ultimo crearono un legame fortissimo. Una sera il ragazzo aveva confessato che era stato lui ad uccidere Lexi, Cristina lo abbracciò e gli confidò che lo sapevano dalla sera che si erano raccontati le loro storie.

Quando Lee, il fidanzato di Lexi, le aveva avvertite della morte della ragazza gli aveva raccontato che era stato il fratello di Stefan ad ucciderla e gli aveva anche riferito del suo tentativo di vendicarsi ad Atlanta e di come una ragazza, che lui aveva pensato essere la fidanzata dell’assassino, lo avesse convinto a desistere.

«Elena sa essere molto convincente… » disse Damon con un filo di voce.

«Meno male…» rispose Cristina dandogli un bacio in fronte.

Da quel momento la donna era diventata una presenza fissa dietro il bancone del bar «Ora che c’è Elena, non abbiamo niente da fare in ospedale» diceva passando davanti al ragazzo mettendosi il grembiule.

Quando Caroline chiamava Elena per raccontargli come proseguivano i lavori della scuola, molto spesso le quattro donne erano presenti, sapevano tutto del progetto e c’erano anche quando una sera i due fidanzati stavano discutendo in maniera animata.

Elena dava ragione a Caroline e Bonnie, Damon invece era della stessa idea di Alaric e Jeremy, il motivo del contendere era la sicurezza della scuola.

«Una scuola piena di streghette e stregoni?» stava dicendo Damon «servono delle guardie speciali! Vampiri e licantropi, Ric è andato a New Orleans e può reclutare qualcuno, 5/6 elementi possono bastare».

«Come no!» ribatteva Elena esasperata «gli mettiamo un bel vestito nero, auricolari alle orecchie e occhiali scuri… quale scuola oggigiorno non è protetta come la Casa Bianca! … guardate troppi film! Deve sembrare una normalissima scuola!»

«Non è una scuola normale!» stava urlando Damon.

«Ci sono Caroline e Bonnie, bastano loro» sosteneva Elena.

«Se è per questo ci sono anche Ric e Jeremy…» ribatté il ragazzo.

«Ha ragione Damon» intervenne Cristina «è una scuola speciale e i suoi studenti potenzialmente potrebbero avere nemici supernaturali, non puoi non avere una vigilanza adeguata»

«Si, ma se metti al cancello degli energumeni… è come mettere un insegna luminosa che dice -Attenzione questa non è una scuola normale- non si può fare» le rispose Donna.

«Sono solo dei bambini, di che nemici parli?» le rispose anche Lucy.

«Non sono dei “bambini“ sono il futuro della magia! Devono essere protetti!» prese le difese di Cristina sua sorella Emma.

Un secondo dopo le quattro sorelle stavano litigando di fronte allo sguardo allucinato di Damon ed Elena.

Fu Elena ad iniziare a parlare sottovoce al fidanzato che era al suo fianco, continuando però a fissare le quattro donne.

«Serve una vigilanza discreta, che non dia nell’occhio…»

«Servono dei vampiri che non sembrino dei vampiri…» le rispose il ragazzo, che stava anche lui guardando le quattro sorelle.

Si girarono a guardarsi nello stesso momento, poi di scatto si rigirarono a guardare le quattro vampire che avevano di fronte.

Inutile dire che le quattro sorelle accolsero l’idea all’istante, tutte eccitate di cominciare questa nuova avventura.

Jeremy ed Alaric andarono a New York per insegnargli delle tecniche di combattimento, furono dei mesi assurdi, Ric non aveva mai riso tanto in vita sua e Jeremy oramai per tutti era “bello di nonna“.

Addestrarle a combattere non fu tanto difficile, quanto lo fu insegnargli il sofisticato sistema di vigilanza, le “Salvatore’s Angels“, come le chiamava Damon, e l’informatica erano proprio due mondi a parte! 

Nel frattempo a Mystic Falls, Caroline aveva “convinto“ gli eredi della piccola proprietà confinante con Casa Salvatore, che era disabitata da anni, a vendere quel pezzo di terra alle quattro sorelle, e anche grazie all’aiuto economico che era arrivato come una manna da New Orleans, aveva assunto una ditta diversa da quella che stava lavorando alla scuola, per costruire un piccolo cottage, proprio al confine delle due proprietà, dal portico si vedeva benissimo il cancello della scuola, che non distanziava più di 100 metri.

Le Salvatore’s Angels si stabilirono nel cottage, molto tempo prima dell’apertura della scuola, ebbero il tempo di integrarsi nella cittadina e farsi conoscere dai suoi abitanti, nessuno aveva capito che erano correlate con loro.

«Dovete apparire come quattro zitelle acide, ficcanaso, pettegole e rompiscatole… non vi sarà difficile» le istruì Damon, le quattro sorelle lo guardarono minacciose.

«Ora sappiamo combattere, ti metto al tappeto…» lo sfidò Emma.

«Non potete interagire con i ragazzi» proseguì più conciliante Elena «alcuni di loro potrebbero capire che siete vampire solo toccandovi… mi spiace, ma ha ragione Damon, entrate in qualche comitato di Mystic Falls, fate vita sociale e fatevi delle amiche, fate sapere a tutti che la scuola vi dà fastidio e spettegolate dal parrucchiere, è il modo migliore per avere informazioni in una piccola cittadina»

Ed ora erano li, se passavi davanti al cottage, molto probabilmente trovavi Lucy che stava facendo giardinaggio, se non c’era lei era molto facile che Donna era sul portico a leggersi un libro, ma nel caso che non vedevi nessuno all’esterno, c’era qualcuno in casa davanti ai monitor, la scuola era vigilata 24 ore su 24…

Gli unici che sapevano dell’esistenza delle Salvatore’s Angels erano, oltre a Damon ed Elena, Caroline, Bonnie, Alaric e Jeremy… neanche Matt era stato messo al corrente.

E lo sapeva Klaus…

Quando Alaric era andato a New Orleans, chiamato dall’Ibrido per accordarsi sul trasferimento di Hope, Klaus voleva assolutamente spedire a Mystic Falls la famigerata squadra di Vampiri e Licantropi che piaceva tanto ai maschietti, Ric per convincerlo gli aveva dovuto raccontare delle quattro sorelle.

All’inizio l’Originale era stato molto scettico «devo affidare mia figlia a quattro vecchie rincoglionite?» tuonò.

«Sono vampiri di oltre 150 anni!» spiegò Alaric «credimi che sono molto forti, le ho addestrate e so di che parlo… ti basti sapere che abbiamo scavato un tunnel di collegamento tra il seminterrato del cottage e le segrete di Casa Salvatore, abbiamo dovuto farlo da soli, non ci fidavamo della ditta di costruzione, nessuno doveva saperne dell’esistenza»

«Bastava soggiogarli!» disse Klaus.

«Una compulsione può essere annullata… fidati… e la prudenza non è mai troppa» rispose Ric «lavoravamo di notte, loro quattro da una parte, io, Jeremy e Caroline dall’altra… lo hanno praticamente fatto tutto loro! Ci hanno annientato…» scoppiò a ridere Alaric.

«Caroline… si è fatta sconfiggere da delle vecchiette?… avrei voluto vederla» fece Klaus.

«Sono preparate, sono astute… e sono completamente assorbite dal loro compito, dedite alla causa 24 ore su 24, delle guerriere con l’istinto di protezione delle nonne… devi vederle, fanno spavento… non possiamo mettere delle guardie ai cancelli e a girare per il parco, attireremmo l’attenzione Klaus, fidati… è la scelta migliore…»

L’ibrido si era fatto convincere e non aveva detto a nessuno dell’esistenza delle Salvatore’s Angels. Klaus era preoccupato che sarebbe stato difficile convincere i fratelli ed in particolare Elijah ed Hayley, senza rivelare nulla, ma con molta probabilità furono troppo stupiti dalla sua ostentata tranquillità per ribattere ed accettarono senza troppe discussioni.

La sera prima della partenza di Rebekah ed Hope, Klaus chiamò la sorella e la mise a conoscenza della particolare squadra di vigilanza della scuola, aveva concordato con Alaric che l’avrebbe fatto, era stato irremovibile su questo.

La sera del loro arrivo, dopo la nascita del puledrino, Caroline ed Rebekah aspettarono che tutti si fossero addormentati, poi scesero nelle segrete e attraversarono il tunnel.

Le quattro sorelle le stavano aspettando nel seminterrato, le avevano viste arrivare dalle telecamere.

«E così tu saresti una dei Vampiri Originali…» la scrutò Cristina.

«I tuoi fratelli sono belli come te?» chiese Donna, poi rivolta alle sorelle continuò «Ragazze! io voglio essere della sua stirpe!»

« Alaric ha detto che sta facendo delle ricerche! Presto ci dirà chi è il nostro Originale! dovete avere pazienza…» sbuffò Emma.

«Per me siamo della stirpe di Elijah… vedrete se non ho ragione…» intervenne Lucy.

«Se proprio dobbiamo dire chi preferiremmo… io scelgo Klaus! E ci mancherebbe pure» chiarì Cristina.

Caroline si guardava i piedi, cercando di restare seria. 

Rebekah, invece era rimasta impalata letteralmente senza parole… poi improvvisamente Cristina la prese per mano e la trascinò su per le scale, «vieni ti facciamo vedere come siamo organizzate».

Nella mezz’ora successiva le quattro sorelle spiegarono tutto il sistema di sorveglianza, furono precise ed efficienti…

«Capito tutto?» chiese Emma alla fine «ora fila a dormire che sarai stanca»

«Qualunque cosa ti serva, sai come fare a parlare con noi, noi siamo qui e vegliamo su tutti voi… stanotte tocca a me» disse Donna.

«Caroline, il piccolo Charlie DuBois, l’ho visto un po' strano a mensa… per me ha qualche linea di febbre, chissà dove li hanno portati Ric e Jeremy! Devi chiedere ad April se gliela controlla per favore…» stava dicendo Lucy.

«Certo Lucy, vado a controllarlo io» promise Caroline «a quest’ora April starà dormendo…»

«Non dorme, sta chiacchierando con Matt fuori dai dormitori…» la informò Cristina. 

«E’ nato il puledro vero?» chiese Emma… «sono dovuta uscire per vedere cosa stava succedendo! Dobbiamo mettere le telecamere anche li…»

«Ve lo abbiamo già spiegato… non si può fino a laggiù!» le ricordò Caroline «noi andiamo… Buona notte Salvatore’s Angels» le salutò. 

«Sono delle pazze… » disse Rebekah sottovoce mentre risalivano dalle segrete di Casa Salvatore arrivando nel salone principale «Sicura che non ci possono sentire? » chiese spaventata.

«No solo immagini…» rise Caroline «e come hai visto, di sopra nel piano privato, non ci sono telecamere… e nel convitto solo nei corridoi e negli spazzi comuni, come la sala mensa ovviamente… fai ciao ciao con la manina, una telecamera è lì…» disse indicando un punto nella parete «gli piace tanto quando lo facciamo…» sbottò a ridere Caroline.

«Se non fossero tutti morti, avrei scommesso che sono della stirpe di Kol!» disse Rebekah muovendo la mano.

 

Felicity era sconvolta, guardava il fermento intorno a lei senza riuscire a dire nulla, troppo preoccupata per il fratello.

«Dobbiamo organizzare le squadre di ricerca» stava dicendo Jeremy.

«Tu e Ric cominciate, noi andiamo nella dependance, mi serve qualcosa per un incantesimo di localizzazione, ma Stefan dove è finito! Avete provato a contattarlo?» chiese Bonnie.

«Abbiamo tentato, ma il cellulare non gli prende, sarà in un punto del bosco senza ricezione» spiegò Ric.

«Oramai è uscito da più di due ore…» disse Caroline «dovrebbe essere sulla via del ritorno… riprovate».

Le ragazze seguite da Felicity ed Hope si allontanarono.

La dependance era in perfetto ordine.

«Un uomo ordinato!» esclamò Bonnie entrando «si rifà persino il letto prima di uscire, miracolo! » disse affacciandosi alla porta della stanza da letto.

Rebekah non era mai entrata nella dependance prima di allora, si muoveva cauta, le sembrava di invadere la privacy di Oliver a curiosare tra le sue cose, aveva un inspiegabile groppo alla gola ed aveva la sensazione di avere un macigno sullo stomaco.

Si avvicinò alla scrivania, c’era una foto di quattro persone sorridenti, erano in riva al mare e in lontananza si vedeva una scogliera, il cielo era di un azzurro stupendo ed Oliver rideva felice abbracciato ad un uomo che sembrava la sua versione con i capelli sale e pepe.

«L’abbiamo fatta prima della partenza di Oliver per l’America» disse Felicity alle sue spalle

«Bellissimi» commentò Rebekah mettendo giù la cornice.

Bonnie con al seguito Hope arrivò in quel momento con in mano una spazzola dei capelli ed una delle camice a quadri di Oliver “la tovaglia“ pensò Rebekah.

«Possiamo andare» stava dicendo la strega, «ma prima devo prendere un po' del tuo sangue Felicity».

Tornarono nel punto dove avevano lasciato gli altri e notarono che era tornato anche Stefan.

Con una piantina in mano Alaric spiegò come si erano suddivisi la zona, Jeremy e Stefan sarebbe andati da una parte, Caroline con Rebekah da un’altra, spiegò anche dove sarebbero andati lui e i due braccianti, Matt era stato avvertito e avrebbe controllato in città, Bonnie sarebbe rimasta a tentare l’incantesimo e in caso avrebbe avvertito su dove convogliare.

Stefan era perplesso «rimane scoperta quest’area…» disse indicandola sulla mappa «potrei andare io da solo qui… e quella potrebbe coprirla Jeremy» disse come se la cosa fosse ovvia.

«No, andiamo in coppia, è più sicuro di notte, in caso da questa parte ci andiamo più tardi» disse Ric lanciando uno sguardo a Caroline che annuì.

«Io vengo con voi» disse Felicity rivolta a Rebekah e Care.

«Ed io rimango con Bonnie» disse subito Hope.

Caroline stava obiettando, spiegando che era meglio che andassero a riposare, ma Rebekah la prese per un braccio e gli fece un no con la testa «Sarebbe inutile… lasciale partecipare» suggerì, Caroline acconsentì «Ok avviamoci» disse rivolta a tutti, prendendo la ricetrasmittente che Alaric le stava porgendo, il gruppo si sparpagliò muovendosi in più direzioni «datemi un minuto» si rivolse a Rebekah e Felicity.

Si allontanò un po' e fece la chiamata, spiegò dove dovevano andare di ronda Emma e Cristina, Donna e Lucy sarebbero dovute rimanere di guardia, poi tornò dalle due vampire che la stavano aspettando e cominciarono a camminare.

 

«Ora mi dici esattamente cosa è successo ieri tra te ed Oliver» chiese perentoria Caroline a Rebekah, poi vedendo che l’Originale aveva indicato con lo sguardo Felicity, aggiunse «hai deciso tu di portarla…»

Rebekah a malincuore, dovette spiegare l’accordo tra lei ed Oliver, spiegando che alcune volte si era nutrita del ragazzo, Felicity non fece una piega, continuando a camminare di fianco a lei in silenzio, anche Caroline non disse nulla, non sembrava né arrabbiata né turbata dalla cosa, Rebekah la guardò interrogativa, «siete tutte e due maggiorenni e vaccinati» disse l’amica con un alzata di spalle.

«Io già lo sapevo» disse Felicity «me lo ha detto Oliver molto tempo fa»

«Okkkkay… » disse Rebekah che si era aspettata un dramma epico «il giorno dell’arrivo di Stefan, ho dovuto raccontare della mia famiglia ad Oliver e poi gli ho DETTO» rimarcò questa parola a beneficio di Caroline «che NON POTEVA» altra occhiata all’amica «parlarne con nessuno…»

Caroline annuì.

«Ieri Oliver è andato a prendere un the con April, lo ha preparato lei con le sue manine” continuava a fare ammiccamenti all’amica che ora la guardava attenta, «poi siamo andati a fare una passeggiata nel bosco ed Oliver mi ha chiesto se avevo fame, così mi sono nutrita e mi sono accorta che il the gli aveva fatto MALE» Becca fece una pausa, Caroline sgranò gli occhi e l’Originale annuì «così gli ho chiesto da quanto tempo andava a prendere il the da April…»

«Ma tu non ti nutri con il sangue di Oliver tutti i giorni?» chiese Caroline continuando il gioco di sguardi.

«Nooooo… erano settimane che non succedeva» rispose Rebekah.

Felicity le stava osservando attenta.

«Vediamo se ho capito bene» cominciò la ragazza «Miss Young ha messo la verbena nel the, quando ti sei nutrita te ne sei accorta ed hai chiesto a mio fratello se quando gli hai raccontato la verità sulla tua famiglia e lo hai soggiogato per non farglielo raccontare in giro, aveva già cominciato a bere the insieme ad April… ti rispondo io, ieri all’ora di pranzo il suo sangue era buonissimo… e lo è stato sempre in questi giorni»

Caroline e Rebekah guardarono Felicity a bocca aperta.

«Divido la mia stanza con Hope Mikaelson da mesi! Voi mi trattate come una ragazzina, anche se ora sono un vampiro e non mi avete mai spiegato niente, ad Hope invece suo padre e i suoi zii hanno fatto delle interessanti lezioni! Ed Hope la sera ne fa a me… è la mia migliore amica!» sbottò la giovane vampira «la notte della mia trasformazione, Oliver ha dovuto fare una scelta molto difficile, ma mio fratello non me ne ha mai parlato! Sicuramente pensa che mi arrabbierei con lui, invece sono arrabbiata perché lui me lo ha nascosto! Se ci fosse stato Oliver al mio posto, anche io lo avrei fatto trasformare! Non avrei mai potuto vivere senza di lui, dopo che erano morti mamma e papà!» Felicity stava tremando ed aveva gli occhi pieni di lacrime.

Rebekah la prese tra le braccia e la strinse forte «Hai ragione…» le disse.

Poi guardò Caroline e continuò a raccontare.

«Mi sono spaventata Caroline» spiegò Rebekah all’amica «ho pensato che Oliver avesse solo finto di essere soggiogato…»

«Come hai potuto pensare una cosa del genere?» chiese Care all’amica «Oliver fino a pochi mesi fa faceva l’avvocato e non sapeva neanche che esistevamo!»

«Sono la sorella di Klaus!» disse Becca, come se quello spiegasse tutto

ed infatti Caroline scosse la testa sospirando «Hai fatto la Mikaelson!»

«Mikaelson al 100%…» ammise l’Originale.

«Si sarà spaventato a morte!» esclamò Care «forse è vero che è solo scappato…»

«Lasciando qui Felicity?… non dire idiozie Care… e poi» continuò Rebekah «quando mi sono calmata, ho capito che Oliver non sapeva neanche che esistesse la verbena e che era la prima volta che la prendeva… ne abbiamo parlato, lui si è infuriato perché ha capito che aveva rischiato di far del male anche a Felicity, abbiamo concordato di tenercelo per noi, per evitare di far scoppiare il finimondo… quando ci siamo salutati avevamo chiarito…»

«Non mi è sembrato… volevi scappare a New Orleans!» le ricordò l’amica.

«Te ne volevi andare?» chiese allarmata Felicity.

«Solo per qualche giorno… volevo andare a fare una visita!… Non stavo scappando!» disse poi rivolta a Caroline «Mi sentivo in colpa…» si giustificò.

 

Bonnie era nella sua aula insieme ad Hope, era seduta a terra, davanti a lei c’era una mappa e una grande candela accesa, a destra ed a sinistra della cartina aveva messo la spazzola e la camicia, una grande macchia rossa era sulla mappa, nel punto esatto dove era situata la scuola, era il sangue di Felicity e non si era mosso di un millimetro… ci stava provando e riprovando inutilmente…

Hope stava seduta su uno dei banchi e guardava la sua insegnante, poi scese e le si mise accanto, incrociò le gambe e le afferrò la mano con fermezza, Bonnie ebbe una forte scossa, vide che la candela aveva una fiamma altissima, Hope era ad occhi chiusi e molto concentrata, ripeteva le parole che Bonnie stava dicendo già da un bel pò, i suoi capelli svolazzavano come se fossero mossi da un tornato, il sangue di Felicity finalmente si era mosso, ma come se fosse impazzito faceva una parte di strada e poi ritornava al punto di partenza, ogni volta riuscivano a farlo procedere un po' di più, ma ritornava sempre sul punto della scuola…

Hope interruppe il contatto, si girò verso Bonnie «Oliver è con una strega» disse «sta bloccando il nostro incantesimo, sento che non è molto potente, sta usando un incantesimo molto semplice, ma non lo riesco a capire… e poi è come se le streghe fossero due, ma solo una ci sta fermando…»

«E’ un incantesimo della congrega degli Gemini!» realizzò Bonnie guardando Hope «Brava! Ci servono Lizzie e Josie, dobbiamo svegliarle…»

Qualche minuto dopo le due gemelle assonnate, stavano stropicciandosi gli occhi mentre si sedevano una a fianco di Hope, l’altra vicino Bonnie tutte e quattro si presero per mano e ricominciarono la loro litania, bastò un attimo, il sangue di Felicity si mosse all’istante e si fermò in un punto non troppo lontano da li, vicino al bosco fuori città, dove c’era un casolare abbandonato.

Bonnie non perse tempo, prese la ricetrasmittente e dette le coordinate.

«Jeremy, siete i più vicini, ci vediamo li» disse Caroline alla radio.

«Ok… » rispose il ragazzo.

«Dai Felicity, è arrivato il momento di mettere a frutto gli allenamenti sulla corsa… pronta?»

Le tre vampire cominciarono a correre tra gli alberi, la più giovane rimase un po' indietro ma se la stava cavando alla grande.

Quando arrivarono a destinazione, si fermarono poco prima della radura, il casolare era vicinissimo al bosco e da lì si vedeva chiaramente, Caroline e Rebekah stavano cercando di capire se Stefan e Jeremy fossero già arrivati, quando il cellulare di Care iniziò a vibrare.

«Che fine ha fatto tuo marito?» disse una voce appena rispose «siamo qui già da qualche minuto il casolare è vuoto, non c’è nessuno… ma Jeremy e Stefan ancora non sono arrivati!»

«Non vi muovete» rispose Caroline « ci pensiamo io e Rebekah… con noi c’è Felicity… lei rimane qui… »

«Lo vedo che c’è Felicity! Siamo alla vostra destra…» rispose Emma «la controlliamo noi …»

«Felicity…» stava dicendo Rebekah « io e Caroline adesso entriamo, tu rimani qui e nasconditi, hai ragione… ti dovevamo preparare meglio e ti giuro che lo faremo, lo farò io! Sarò l’insegnante migliore che esista, ma ora… devi stare qui, non posso entrare in quella casa senza sapere cosa ci troveremo ed essere preoccupata per te, appena ci sarà via libera, ti verrò a riprendere… promettimi che resterai buona qui e non ci seguirai…»

«Va bene» disse la ragazzina.

 

Caroline e Rebekah valutarono come avvicinarsi, si mossero velocemente, un attimo dopo stavano sbirciando dalle finestre dell’edificio, Emma aveva ragione sembrava che non ci fosse nessuno…

Entrarono e cominciarono a guardarsi intorno, di Oliver non c’era traccia, ma qualcuno li ci viveva, non c’erano dubbi e ci abitava anche da un bel po' di tempo, la casa era arredata e sembrava proprio vissuta, c’erano fiori… riviste sul divano, il frigorifero era pieno di provviste, c’erano dei piatti da lavare ordinatamente impilati nel lavabo.

Rebekah stava esaminando le camere da letto, quando Caroline urlò «Qui sotto Rebekah… è qui!»

Come un fulmine l’Originale scese le scale che portavano nel seminterrato, Caroline era in ginocchio vicino al corpo di Oliver che era a terra, circondato da candele spente.

«Respira! E’ vivo… stai tranquilla…» le disse l’amica che l’aveva vista immobilizzarsi a pochi metri da loro con la faccia sconvolta. 

«Vai a prendere Felicity» disse Becca avvicinandosi.

Caroline corse via.

Rebekah si accucciò vicino ad Oliver, lo prese tra le braccia, risalì le scale e lo adagiò sul divano, gli scostò i capelli dalla fronte, aveva una esortazione sulla tempia e le nocche delle mani sanguinanti, notò portandosele alla bocca per un lieve bacio.

«Ti sei difeso…» gli sussurrò accarezzandogli il viso, la sua attenzione fu attirata da un segno che aveva sul collo.

Felicity era appena entrata e si era catapultata sul fratello, Rebekah si rialzò per fargli spazio e rivolta a Caroline «Lo hanno drogato, ha una puntura sul collo» disse dirigendosi di nuovo verso le scale, qualche attimo dopo, tornò su con una fiala. «Propofol…» annunciò mostrando l’etichetta «Gliene hanno iniettato parecchio!»

«Sta arrivando Bonnie con un’auto, Ric sta cercando Stefan e Jeremy, non si trovano… dovremmo perquisire un po' questo posto… ci penseremo più tardi» disse Care con un piccolo cenno del capo.

«Certo… » comprese l’Originale.

Qualche minuto dopo sentirono il rumore di un motore, Caroline scostò la tendina della finestra «E’ Bonnie, andiamo…»

Rebekah mise un braccio intorno al collo di Oliver, l’altro sotto le sua ginocchia e lo sollevò portandoselo al petto.

Bonnie stava tenendo la portiera dell’auto aperta «Ric ha trovato Jeremy a neanche un chilometro da qui con il collo spezzato, li stanno andando a prendere» disse allusiva «ma tu Care devi raggiungerli perché Stefan non è con lui, tu e Ric dovete cercarlo, ma prima devi occuparti di Ryan ed Espo, devi soggiogarli Care, stanno fuori di testa, ovviamente pensano che “bello di nonna“ è morto…» ci scherzò un po' su, per allentare la tensione.

Hope era seduta sul sedile del passeggero «Tu che ci fai qui?» l’apostrofò la Zia sistemando Oliver nell’auto, poi fece il giro, aprì l’altra portiera ed entrò sollevando la testa ed il busto del ragazzo appoggiandoselo addosso, Felicity fece lo stesso dall’altra parte sistemandosi le gambe del fratello sulle sue.

«Non è voluta restare a casa da sola… » spiegò Bonnie mettendosi alla guida.

Non erano neanche uscite dal cancello della tenuta, che Emma e Cristina erano già all’interno del casale per perquisirlo, mentre Donna era già dal suo “nipotino” per occuparsi di lui, lo avrebbe portato nel loro cottage fino al suo risveglio.

 

«Ci penso io qui… » disse Rebekah adagiando Oliver sul letto «Voi occupatevi di Jeremy e cercate Stefan. »

Bonnie uscì dalla dependance per tornare nell’edificio principale, sarebbe passata per il tunnel ed avrebbe raggiunto Jeremy.

Hope rimase nella dependance, con la Zia e Felicity a vegliare su Oliver, le due ragazzine dopo un’ ora erano già addormentate, si erano sistemate al fianco del ragazzo sul letto matrimoniale, poi Hope era crollata e Felicity gli era andata dietro. Rebekah aveva avvicinato una poltroncina al bordo del letto ed aveva trovato un libro, stava cercando inutilmente di seguire la trama…

«Becca…» sussurrò Oliver con la bocca impastata.

«Buongiorno Bell’Addormentato…» esclamò Rebekah con un sorriso.

«Fingerò di non aver sentito che hai detto che sono bello» biascicò il ragazzo con gli occhi chiusi «Mi hai trovato…» disse poi in maniera più comprensibile.

«Sono una Principessa Vampira… avevi dubbi?» gli sorrise Rebekah.

«E’ stato Stefan… Mi ha rapito Stefan… » disse Oliver aprendo gli occhi.

 

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Capitolo 10
*** nono capitolo ***
























La sera che Stefan giunse alla scuola, le Salvatore’s Angels lo videro arrivare dalle telecamere, era apparso dal nulla, non entrò dal cancello principale… ma dal vialetto che conduceva alle scuderie, doveva essere passato per il bosco.

Le quattro sorelle piansero commosse nel vedere il momento dell’abbraccio con Elena e Damon, avrebbero tanto voluto essere li con loro, stringerlo forte e dargli il loro bentornato.
La mattina dopo, quando lo videro scendere dalle scale ed uscire, Cristina, Emma e Donna presero la strada che da casa loro conduceva al bosco per incontrarlo, Lucy con grande rammarico era dovuta rimanere di guardia.

Ma il momento che avevano immaginato per tutta la notte, non arrivò… il ragazzo non le riconobbe, tornarono a casa deluse e frastornate.

Non volendo disturbare Caroline, chiamarono subito Alaric e Jeremy e gli raccontarono quello che era accaduto, di rimando Ric e il loro nipotino gli rivelarono la storia che Stefan aveva narrato a loro la sera prima.

«Ha perso la memoria…» ripeté Donna come se cercasse di convincersi «visto?» disse rivolta a Cristina «ci doveva essere per forza una spiegazione» sospirò rincuorata allungando un vassoio pieno di muffin ai mirtilli che avevano preparato il giorno prima.

Quella mattina ne avevano lasciato un cesto pieno nelle segrete della scuola, avevano avvertito Bonnie affinché li andasse a prendere, quando la strega aveva visto il contenuto gli aveva mandato un bacio dalle telecamere con un radioso sorriso, ora dalle telecamere videro Damon che se ne stava gustando uno.

«Poverino…» disse Lucy «le ragazze lo hanno cacciato dalla cucina!… Chiamatelo dobbiamo parlare anche con lui».

Nonostante il racconto di Ric e Jeremy, le quattro donne volevano suggerire una cosa, ma prima di farlo, volevano parlarne anche con Damon, che arrivò un attimo dopo la loro chiamata.

«Tesoro… come stai?» lo accolse Cristina abbracciandolo.

«Alla grande, Angelo!… Come uno che ha appena ritrovato suo fratello» rispose il ragazzo con un sorriso.

Le donne spiegarono anche a Damon cosa era accaduto nel bosco.

«Non la prendere male, gioia… ma crediamo sia meglio non dire a Stefan chi siamo e cosa facciamo, capisco che la cosa ti può risultare strana e mentire a tuo fratello non è il modo migliore per riallacciare i rapporti… ma siamo convinte che per il momento è meglio essere prudenti» spiegò Emma.

«Damon… » iniziò a parlare Ric, ma il ragazzo lo bloccò subito.

«Sono d’accordo» proclamò «ha dei vuoti di memoria e non sappiamo se ricorda tutto quello che ha fatto e chi ha incontrato in questi anni… tra qualche giorno torneranno tutti gli studenti, dobbiamo pensare alla loro sicurezza, mio fratello capirà… sono sicuro che lui avrebbe fatto la stessa cosa… quindi non ci sono problemi, per quanto mi riguarda, ma dobbiamo parlarne con le ragazze».

Visto che Caroline era occupata con Stefan, dopo pranzo Bonnie, Elena e Rebekah andarono da sole al cottage per parlare con le Salvatore’s Angels.

Era deciso, Stefan non sarebbe stato messo a conoscenza della squadra di vigilanza, Caroline dovette adeguarsi, la decisione era stata presa a maggioranza, ed anche se non era d'accordo, cedette.

«Quel ragazzo ha dei comportamenti che non mi piacciono» stava dicendo Cristina alle sorelle un paio di sere dopo, mentre guardava dal monitor Stefan che si dirigeva verso il bosco.

«Sei sempre la solita» l’apostrofò Lucy «dagli tempo, è arrivato solo da pochi giorni, deve abituarsi, povero ragazzo! Chissà cosa ha passato… e poi tra un po’, ripartiranno anche Damon ed Elena! Hanno avuto troppo poco tempo!»

«Vanno solo a New York! Può andarli a trovare quando vuole, senza contare che quei due passano più tempo qui che li!» sbuffò Emma.

«Andiamo…» decise Cristina, rivolta alla sorella « una bella passeggiata serale è quello che ci vuole».

«Non fatevi vedere…» si raccomandò Donna «e lasciate perdere quel cesto! Chi è che va a cercare frutti di bosco di notte?… senza contare che potremmo farci un commercio… non so più come utilizzarli!» spiegò guardando la fila di vasetti che stava riempendo.

«Con tutti quei bambini, la marmellata non è mai troppa» le disse con un sorriso Lucy che stava scrivendo le etichette da metterci sopra.
 

«E’ sparito!» annunciò una ventina di minuti dopo Emma rientrando.

«E’ veloce il ragazzo!» spiegò Cristina infastidita «La colpa è vostra che ci avete fatto perdere tempo!» si sfogò con le sorelle ancora alle prese con la confettura.

«Avrà avuto fame!… » gli rispose Lucy «E poi un conto è non dirgli di noi, un altro è spiarlo! Dategli tregua!»

 

---

Hope e Felicity camminavano fianco a fianco, si erano attardate e guardavano il gruppo che camminava davanti a loro, sembravano proprio un allegra comitiva che stava facendo una scampagnata.

Stefan per celebrare degnamente il suo ritorno, aveva proposto una gita alla cascata “deve essere proprio un posto speciale per loro“ aveva pensato Hope ricordando gli occhi lucidi di Elena, quando aveva accettato commossa.

«Felicity… mi vuoi dire cosa hai?» chiese all’amica.

«Non so come spiegartelo Hope, ma… Stefan mi fa paura» rispose la ragazza angosciata.

«Ora non esagerare» la rimproverò l’amica «non piace neanche a me, ma non mi sembra pericoloso, ride sempre… cosa avrà poi da ridere! Guardalo come abbraccia Caroline!» sbottò infastidita.

«E’ sua moglie… » commentò Felicity.

Hope alzò gli occhi al cielo con un sospiro «Lo so…» 

«I suoi occhi» continuò Felicity «quando incrocio il suo sguardo, mi vengono i brividi».

 

---

«Finalmente!» li accolse Matt «me ne stavo andando…»

«Abbiamo avuto difficoltà a strappare mio fratello dalle braccia di Caroline» rispose Damon mettendosi a sedere.

Anche Oliver, Jeremy, Alaric e Stefan lo imitarono, quest’ultimo con un sorriso replicò «Dovete avere pazienza, abbiamo molto tempo da recuperare!»

Era una serata per soli uomini al Mystic Grill, due giorni dopo Damon sarebbe dovuto tornare al suo bar, ed avevano pensato che quello fosse un bel modo per salutarsi.

«Beh, non metto in dubbio che ti sia mancata molto… ma ci vorresti far credere, che in questi anni… non c’è stata nessuna?» chiese divertito Jeremy.

Stefan fece una smorfia fintamente dispiaciuta «L’Italia è famosa per le sue belle donne… ma a mia parziale discolpa, non sapevo di essere sposato! … almeno all’inizio» rise malizioso «… e visto che siamo tra di noi, ditemi… come si è comportata la mia mogliettina?»

«Una Santa!» dichiarò Damon.

«Confermo… » rise Matt.

«Mi volete far credere che il nostro Ric, non ha approfittato della mia dipartita?» chiese Stefan scettico, guardando Alaric.

«Che vuoi insinuare?» rispose il diretto interessato un po' stizzito «Sai perfettamente come stanno le cose tra Caroline e me».

«Beh stavate per sposarvi… » lo stuzzicò il vampiro.

«E tu, più di chiunque altro, sai cosa ci avesse spinto a farlo!» ora Alaric era davvero innervosito.

«Beh, qualcosa almeno in passato c’è stata, tra voi due… avete delle figlie!» constatò Oliver che voleva capirci qualcosa.

«Diciamo che Caroline ha fatto l’inseminazione artificiale» scoppiò a ridere Damon, mentre si prendeva un bel pugno sul fianco da Alaric, che gli sedeva accanto, scatenando l’ilarità generale.

«E tu sceriffo?» chiese Stefan.

«Tra me e Caroline è finita secoli fa…» rispose Matt.

«E poi ha il suo bel daffare a smarcarsi dalle attenzioni di April» raccontò Jeremy.

Oliver ora seguiva lo scambio di battute interessato.

«Quella ragazza mi mette i brividi» proclamò il vampiro «mi guarda con quegli occhioni inquietanti, sembra che mi voglia uccidere, sicuri che non è una strega?»

«E’ solo una ragazza che ha perso il padre, per colpa dei vampiri…» la difese Matt.

«Tecnicamente, noi non c’entriamo nulla, si è dato fuoco insieme a tutto il consiglio…» chiarì Damon. 

«Chiedilo al doppelganger di tuo fratello, se c’entrate qualcosa» ribatté acido lo sceriffo.

La situazione si era fatta un po' tesa, quindi Alaric tentò di cambiare discorso.

«Altro che Caroline ed April, qui la domanda che mi assilla è solo una…» fece una pausa ad effetto Ric, con un sorriso malizioso «…perché dopo tutti questi mesi, Matt non si è ancora dato alla pazza gioia con Rebekah!»

«Non sei ancora andato a letto con Rebekah? Neanche una volta dal suo ritorno? Che mi combini sceriffo!» lo prese in giro Stefan.

«Anche quella è una storia morta e sepolta» rise più rilassato Matt.

«Ma come fai a guardare quella bella vichinga e non avere voglia di saltarle addosso» stava dicendo il vampiro «specialmente dopo che già ci sei stato…è impossibile da dimenticare! Io non l’ho fatto… ed ho perso la memoria» scoppiò a ridere.

«Non ditelo ad Elena, ma confermo…» rispose il fratello.

«Ma siete andati tutti a letto con Becca?» chiese a quel punto Oliver irritato.

«Proprio tutti no» rispose Jeremy «e se la cosa non disturba nessuno, vorrei porci rimedio»

«Cognatino… fai attenzione, quella ti smonta come una radiolina» lo mise in guardia Damon divertito.

«Sempre che non lo faccia prima suo fratello! E’ il motivo per il quale non mi faccio avanti io!» dichiarò Alaric.

«Beh sarebbe la donna giusta per te invece» fece Damon ridendo «l’unica donna al mondo che possiamo essere sicuri non passi a miglior vita dopo averti frequentato» finì nel mentre gli arrivò un altro pugno sul fianco.

«Non sono più un vampiro! Mi fai male!» disse il ragazzo senza fiato.

«Ha ragione… neanche tu riusciresti a far morire una Mikaelson» gli dette manforte il fratello.

«Stefan!…» borbottò Matt sottovoce.

«Abbassa la voce fratello…» lo riproverò Damon «qui anche le mura hanno orecchie e quel nome se lo ricordano tutti, purtroppo…»

La serata proseguì con risate, birre e chiacchiere da spogliatoio. Ad un certo punto Oliver si alzò per andare in bagno, non si stava divertendo molto, quelle battute spinte su Rebekah l’avevano infastidito.

Si stava lavando le mani, quando entrò Stefan, che chiuse a chiave la porta del bagno, si piazzò davanti ad Oliver e lo fissò negli occhi.

«Perché Rebekah non vuole far sapere che è una Mikaelson?» chiese.

Oliver restò in silenzio.

«C’è un motivo particolare?»

Oliver non rispose di nuovo.

«Klaus è mai venuto qui? o sai se è atteso?»

Oliver continuò la sua scena muta.

«Perché non mi rispondi!»

«Rebekah mi ha soggiogato, non posso parlare della sua famiglia con nessuno» disse Oliver con una voce monocorde.

Stefan lo riguardò fisso negli occhi «puoi andare, non ricorderai niente di quello che ci siamo detti» disse stizzito, poi lo guardò uscire dal bagno.

«Maledetta!» sibilò prendendo il cellulare.

«Non sono riuscito ad avere informazioni degne di nota» disse dopo qualche attimo al suo interlocutore «a quanto pare l’ Originale si è tutelata soggiogando Oliver… no sembra che l’unica cosa che gli abbia impedito di fare, è parlare della sua famiglia, ci può ancora essere utile! Anzi dopo gli chiedo di prendermi un altro diario, c’è un periodo che devo approfondire… dobbiamo avere pazienza… i Mikaelson nel piano non erano previsti! Non possiamo correre il rischio di scontrarci con loro, dobbiamo trovare il modo di mandare via Rebekah e la principessa… non devi preoccuparti, procede tutto bene… si ti amo anch’io» terminò riattaccando.

---

 

Stefan salutò allegro Ryan ed Esposito che stavano ripulendo il recinto di Niklaus «Oliver è nelle scuderie?» chiese continuando a camminare entrando.

«Buongiorno Stefan» lo accolse Oliver mentre stava sistemando la paglia nei box.

Il Vampiro gli si mise davanti, lo guardò fisso «devi rapire la piccola Martha LaRue, la porterai nelle celle sotterranee della famiglia Lockwood, poi ci penserò io…»

«Cosa?» chiese sbigottito Oliver.

Stefan lo guardò scioccato, gli scansò il colletto, come se cercasse qualcosa… poi gli prese entrambi i polsi, non trovando niente si avvicinò e lo morse… quasi si soffocò… 

Oliver cercò di scappare, il vampiro lo fermò prima che riuscisse ad uscire dalle stalle, lo prese con una mano e lo sbatté contro lo stipite della porta, il ragazzo cercò di divincolarsi e cominciò a sferrare pugni alla cieca, Stefan con la mano libera prese una delle spazzole per i cavalli e lo colpì sulla tempia, facendogli perdere i sensi, lo buttò in un box e lo coprì sommariamente con la paglia, poi prese il telefono.

«Oliver ha preso la verbena!» cominciò a dire infuriato «il problema è che me ne sono accorto solo dopo, che ho gli ho ordinato di rapire quella ragazzina! L’ho dovuto mettere KO ed ora devo portarlo via da qui!… Lo porto da te, così quando smaltisce la verbena, possiamo soggiogarlo di nuovo… fammi riflettere! STAI CALMA! … ok…. lo carico sul pick up, dirò che devo andare a cambiare la legna che abbiamo preso per il pollaio, dirò che è sbagliata… arrivo tra un po’… preparati per un incantesimo di oscuramento, Bonnie non deve poterlo localizzare»

 

---

 

«E’ stato Stefan… Mi ha rapito Stefan… » disse Oliver aprendo gli occhi.

Rebekah sospirò cercando di calmarsi e ragionare.

«Cosa ti ricordi» chiese al ragazzo.

«Ero nelle scuderie e stavo sistemando la paglia nei box» iniziò a raccontare Oliver «Stefan è entrato e ha cominciato a fissarmi, chiedendomi di rapire Martha… voleva che rapissi la piccola e che la portassi nelle celle di una famiglia… gli L qualcosa… finiva in wood».

«Lockwood…»

«Esatto!… Quando ha visto la mia reazione sconvolta, ha cominciato a toccarmi, come a perquisirmi, poi mi ha morso… e deve aver sentito la verbena, ho provato a scappare ma lui mi ha preso, ho cercato di colpirlo… ma mi ha tramortito con qualcosa ed ho perso i sensi.
Mi sono risvegliato in una cantina, c’erano delle candele intorno ed una ragazza con dei capelli rossi era inginocchiata davanti a me. Eravamo tutte e due in una specie di cerchio disegnato a terra, sembrava in trance, ho cercato di alzarmi ma non ci sono riuscito … non potevo neanche parlare, non so quanto ci sono rimasto così, ma devono essere passate delle ore. Ad un certo punto le candele si sono spente e la ragazza si è come risvegliata, mi sono alzato ma la ragazza ha fatto uno strano gesto …mi stava strozzando senza neanche toccarmi! Sono ricaduto a terra, non riuscivo a respirare mentre lei rimaneva ferma a guardarmi senza parlare… le è squillato cellulare, ha risposto e si è subito allarmata chiedendo che cosa dovesse fare con me… qualcuno le deve aver detto di farmi un’iniezione, perché si è avvicinata e mi ha iniettato qualcosa… è l’ultima cosa che ricordo. »

Rebekah aveva un’espressione indecifrabile mentre stava ascoltando la storia.

“Rieccolo lì“ pensò il ragazzo “di nuovo quello sguardo, di nuovo quell’atteggiamento…“ 

Oliver aveva pensato molto a Becca in quelle ore che era stato immobile, sdraiato sul pavimento… ripensava a quando l’aveva catturato per gioco immobilizzandolo sotto il suo corpo sinuoso, a quando aveva sfoderato i canini a pochi centimetri dal suo viso per morderlo, a quel volto bellissimo ed angelico che si trasformava e diventava Rebekah Mikaelson… al suo sguardo feroce… alla sua forza quando lo aveva sbattuto contro l’albero… ancora più bella, se fosse possibile… “la mia Guerriera Vampira, bella come una Principessa… che è venuta a salvarmi…“

«Come ti senti?» la domanda di Rebekah ridestò Oliver dai suoi pensieri.

«Un po' dolorante, ma sto bene…» rispose.

«Non mentirmi… ho bisogno di certezze…» 

Il tono determinato di Rebekah lasciò basito il ragazzo che non sapeva cosa rispondere.

«Oliver!» tuonò Rebekah «devo affrontare la situazione che si è venuta a creare! Devo essere concentrata! Non posso pensare a te che potresti avere una lesione interna o una commozione cerebrale! Non posso stare qui a controllarti… anche se è l’unica cosa che vorrei fare« la voce di Becca si era leggermente incrinata, Oliver se ne accorse e le sorrise.

La ragazza riacquistò la sua fermezza «potrei darti il mio sangue, per essere sicura… ma non posso prevedere cosa succederà nelle prossime 24 ore e non posso proteggerti… potrei farti guarire da Hope, ma non sappiamo esattamente quali siano i suoi poteri e le possibili controindicazioni, non posso rischiare… devo fidarmi di te! Devi promettermi che al minimo sintomo, mi avverti…»

«Giuro che ti dirò di ogni singolo colpo di tosse… » scherzò il ragazzo.

«OLIVER!… non è un gioco!» urlò la vampira

«Ora sto bene, non avverto niente di strano, ma se dovesse cambiare qualcosa te lo dirò…» rispose serio.

«Bene… chiamami sul cellulare… » fece Rebekah avvicinandosi a sua nipote.

«Perché dove vai?» le domandò Oliver alzandosi dal letto.

«Tesoro…» Rebekah stava cercando di svegliare la nipote, ignorando la domanda del ragazzo «Svegliati Hope… devi fare una cosa per me… »

La ragazzina assonnata annuì… 

«Ti serve una bella lavata al viso!» scherzò la zia con dolcezza portandola in bagno.

«Allora, Hope… ascolta Zia» spiegò Rebekah prendendo la nipote per mano, dirigendosi verso la porta d’ingresso della dependance, la vampira uscì e trattenne la nipote all’interno, al dì là della soglia.

«Ora tu sigilli questo posto… nessuno deve poter entrare o uscire di qui… Ti affido Oliver… controllalo… proteggi lui e sua sorella, è importante… torno presto»

Hope annuì, fece un passo indietro, si concentrò e allargò le braccia, alle sue spalle Oliver guardava la scena stupito, un’improvvisa folata di vento li colpì in pieno…

Rebekah allungò la mano all’interno della casa «Perfetto tesoro…» disse rivolta alla nipote «ora tornate nella camera da letto, restate lontani dalla finestre e dalle porte… chiamami» disse rivolta ad Oliver che aveva messo le sue mani sulle spalle di Hope «Va bene… stai attenta» rispose il ragazzo.

 

Quando Rebekah arrivò dalle Salvatore’s Angels, Jeremy era sveglio e stava raccontando cosa fosse accaduto.

«Ci stavamo avvicinando al luogo che ci avevi segnalato» stava dicendo rivolto a Bonnie «quando siamo stati aggrediti da una strega, mi ha spezzato il collo… con un gesto delle mani… e poi deve aver preso Stefan come ostaggio»

«No, non l’ha fatto, sono complici…» disse Rebekah entrando «è stato lui a rapire Oliver… avvertite Caroline e Ric, devono rientrare per organizzarci… Bonnie, vai immediatamente a sigillare con un incantesimo il convitto, Stefan ha in mente di rapire Martha LaRue e dobbiamo capire il perché… dove è il suo fascicolo?» chiese alle due donne della vigilanza.

Lucy corse a prendere quello che le era stato richiesto da uno schedario che era accanto ai monitor e lo tese all’Originale.

Bonnie era corsa nei sotterranei per raggiungere Casa Salvatore mentre Jeremy stava cercando di mettersi in contatto con Caroline ed Alaric, ma non rispondevano alle ricetrasmittenti «Non rispondono!» esclamò allarmato.

«Chi non risponde?» domandò Cristina entrando, seguita dalla sorella, tutte e due avevano in mano dei scatoloni. 

«Caroline e Ric» rispose Rebekah sollevando appena lo sguardo dai fogli che stava leggendo, poi guardò Lucy che capendo il messaggio, informò le sorelle degli ultimi sviluppi.

«Lo avevo detto che aveva strani comportamenti!» esclamò Cristina.

«Abbiamo preso alcune cose che abbiamo trovato nel casolare…» spiegò Emma mettendo il suo scatolone sul tavolo, imitata dalla sorella.

«Io vado a cercarli» disse Jeremy «Caroline è un vampiro… potrò seguire le sue tracce»

«Sicuro che te la senti, Bello di nonna?» chiese Lucy «comunque io e Donna veniamo con te»

«Ma prima diamo un’occhiata alle cose che hanno trovato» rispose la sorella annuendo.

Jeremy si avvicinò, la sua attenzione fu subito attratta da quattro volumi con la copertina nera.

«Sono diari» spiegò Emma.

«Sono i diari di Stefan» chiarì il ragazzo.

«Che ci deve fare Stefan con i suoi diari?» chiese Donna.

«Forse gli servivano per ricordare qualcosa che si era dimenticato…» cercò una giustificazione Jeremy.

«O forse quello non è Stefan…» disse Rebekah chiudendo il fascicolo «Martha, è imparentata alla lontana con Josephine LaRue, una strega anziana delle congreghe del quartiere Tremé a New Orleans, suonava il violino… ma aveva le mani malate…» stava cercando di fare uno sforzo di memoria Rebekah «mia zia prima l’ha guarita, dopo l’ha uccisa con le corde del violino… poi controllando il suo cadavere l’ha mandato da noi per riferirci un messaggio… Nik le ha staccato la testa…»

«Storia affascinate…» disse Bonnie che stava ritornando «il dormitorio è protetto, a parte me, nessuno può uscire od entrare»

«Ma Martha non è mai stata a New Orleans!» spiegò Rebekah indicando il fascicolo «non ci sono nati neanche i genitori! I suoi nonni si sono trasferiti molti anni fa… non hanno mai praticato la magia, nessuno della sua famiglia frequenta quel mondo… la ragazzina è qui perché hanno trovato giusto darle un’educazione adatta considerati i suoi antenati e poi perché c’è stato qualche episodio dove la bambina non è riuscita a controllarsi… ma cose stupide, insignificanti… non capisco a cosa serva a Stefan… Nik direbbe che è un attacco a noi, ma non voglio ragionare come una Mikaelson!»

«E quelli cosa ci fanno qui?» chiese ad un tratto Bonnie avvicinandosi a Emma che teneva tra le mani due fermagli identici, ma di due colori diversi.

«Li abbiamo trovati nel casolare» rispose la vampira.

«Sono di Josie e Lizzie… e visto che la strega è della congrega dei Gemini… forse il rapimento di Martha, era solo un depistaggio… è a loro due che puntavano…»

«Ha più senso…» ammise Rebekah.

«Dobbiamo trovare Caroline e Ric…» disse Jeremy uscendo, seguito da Lucy e Donna.

«Vengo con voi…» annunciò Rebekah.

«No tu resti…» ordinò Bonnie «Caroline ti vorrebbe qui a proteggere le figlie»

«Allora andiamo a prenderle…» disse Rebekah.

«E dove le vuoi portare?» chiese la strega.

«Dove sto proteggendo anche mia nipote… nella dependance di Oliver».

 

«Hope…. » chiamò a gran voce Rebekah.

Oliver scostò le tendine, poi qualche attimo dopo Hope aprì la porta.

«Facci entrare» chiese la zia.

Rebekah con Bonnie e le gemelle superarono l’uscio.

«Rifai l’incantesimo tesoro…» chiese a quel punto Rebekah «anzi… fallo insieme a Bonnie» poi con un sorriso aggiunse «un incantesimo lanciato insieme da una Bennet ed una Mikaelson… sfido chiunque a spezzarlo»

L’Originale guardò le due streghe all’opera, poi chiamò la nipote «Togliti il ciondolo…» le chiese mentre si toglieva il suo anello di lapislazzuli.

«Che fate?» domandò Oliver

«Chiamiamo i rinforzi…» rispose Rebekah.

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Capitolo 11
*** decimo capitolo ***































Rebekah aveva appoggiato il suo anello e il ciondolo di Hope sulla scrivania, vicino al suo cellulare.

«Siete protetti qui dentro, potete starci anche senza di me!» disse rivolta a Bonnie «Devo andarla a cercare… non resisto… non me lo perdonerei mai se dovesse succederle qualcosa… » sussurrò per non farsi sentire dalle gemelle “non me lo perdonerebbe mai…“ aggiunse tra sé.

Il cellulare cominciò a squillare.

«Io ed Hope stiamo bene» chiarì subito Rebekah appena rispose.

«Ma la situazione è grave» continuò «abbiamo bisogno di aiuto…» poi fece un sospiro per trovare il coraggio… e lo disse «Non sappiamo dove sia… Lei».

La ragazza non parlò per lunghi attimi, poi cominciò ad annuire.

«Va bene… » e riattaccò.

«C’è un aereo tra un’ora e mezza, massimo tra sei ore sarà qui…» disse rimettendosi l’anello e riallacciando il ciondolo al collo di Hope.

 

Erano le quattro di notte, quando Rebekah e Bonnie erano andate a prendere le gemelle, avevano svegliato April e le avevano spiegato la situazione.
La ragazza era terrorizzata ma la strega e la vampira l’avevano tranquillizzata, non le avevano raccontato i particolari, come ad esempio che Caroline ed Alaric fossero spariti o che ci fosse stato il tentativo di rapire la piccola Martha, le dissero solo di avvertirle nel caso si presentasse Stefan.
Spiegarono che il dormitorio era sigillato da un incantesimo e che nessuno poteva entrare, o uscire, lei si sarebbe dovuta occupare degli studenti al loro risveglio, le lezioni erano sospese e avrebbe dovuto trovare un modo per tenerli occupati.
«Questo posto è sicuro!» le garantì Rebekah «Ora come ora, il posto più sicuro dove trovarsi visto che siamo coinvolti in questa situazione… hai deciso tu di lavorare in una scuola per bambini con poteri!» la provocò.
«Che non ti salti in mente di fare l’eroina! Hai già fatto abbastanza danni con i tuoi “infusi”» la redarguì irritata.
 

Ora le gemelle dormivano nel letto matrimoniale con Hope e Felicity, Oliver aveva preso un analgesico e si era sdraiato un po' sul divano.

Rebekah gli si avvicinò per controllare che stesse bene, si era solo appisolato e sembrava tranquillo, così la vampira raggiunse Bonnie che stava sorseggiando un caffè vicino alla penisola della cucina.

«Che intendevi quando hai detto ad April che ha fatto danni con i suoi infusi?»le chiese la strega.

“Tanto ormai lo sanno anche Caroline e Felicity“ pensò la ragazza, quindi raccontò all’amica cosa era successo il giorno prima… “due giorni“ rifletté Rebekah “sono le sei e mezza…“ constatò guardando l’orologio.

«Lei e Matt sono fatti l’una per l’altra» commentò una stizzita Bonnie alla fine del racconto «anche se dovremmo ringraziarla… Oliver avrebbe rapito Martha a quest’ora» continuò.

«Lo so… ma non lo ammetterò mai con lei!» rispose Rebekah.
«E’ imperdonabile quello che ha fatto… agiva alle nostre spalle! Non si fida di noi! E’ qui per controllarci!… Ridicola! Che pensava di poter fare con qualche foglia di verbena?» inveì sottovoce fuori di sé.

«Signori e signori ecco a voi Rebekah Mikaelson!» la canzonò l’amica «In questi mesi mia cara, ho imparato a conoscerti un po’… ho capito che quando reagisci così lo fai perché ti senti minacciata… e visto che parliamo di April Young, una ragazza tanto sciocca quanto inoffensiva, non parliamo di una minaccia fisica…» terminò guardando Oliver che dormiva sul divano.

Rebekah seguì il suo sguardo «Non essere ridicola… siamo solo amici».

«Io e te… contro ogni previsione» le sorrise Bonnie «siamo amiche. Ho visto come ti guarda, dopo quello che mi hai raccontato ne sono ancora più convinta… dopo quello che gli hai fatto nel bosco? Quell’uomo avrebbe dovuto essere terrorizzato in tua presenza! Te lo posso dire con cognizione di causa… io so cosa significa avere di fronte un Originale in modalità “Always and Forever chiunque tocca un Mikaelson è morto!“ e lui mi sembra tutto meno che spaventato, dopo quello che gli è appena successo, è li che dorme come un bambino… deve fidarsi molto di te…» ammiccò.

«Ha preso un antidolorifico e gli hanno iniettato dell’anestetico…» la vampira si bloccò sbarrando gli occhi.

«Che c’è?» le chiese Bonnie.

«L’anestetico… era un farmaco ospedaliero… non di quelli commerciali…» rifletté.

«Ne sei sicura?»

«Era proprio il Propofol il principio attivo!… Perché andarlo a rubare in un ospedale, quando puoi soggiogare un qualsiasi farmacista e prendere una fiala già dosata? Quel farmaco, in quella forma… bisogna saperlo usare…»

«Abbiamo una strega medico… quindi…» ragionò Bonnie «oppure Stefan ha preso una laurea in medicina in Italia». 

 

Rebekah aveva convinto Bonnie a riposarsi un po’, avevano chiamato le Salvatore’s Angels e non c’erano novità.

Lei si era seduta a terra, con le gambe piegate, appoggiata al divano dove stava dormendo Oliver, era ad occhi chiusi ed ascoltava il respiro regolare del ragazzo, la tranquillizzava.

«Sarai sfinita…» sentì ad un tratto la sua voce.

«Sono un vampiro… non ho bisogno di dormire…» rispose lei, restando ad occhi chiusi.

«Ma hai fame…» constatò lui.

«E’ possibile che pensi sempre a nutrirmi?» si girò a guardarlo aprendo gli occhi «Mi vedi deperita?»

«Ti vedo un po' grigia a dire il vero…» scoppiò a ridere lui alzandosi.

Lei sospirò scuotendo la testa.

Oliver stava tornando con una sacca di sangue in mano.

«E quella da dove è uscita?» chiese la ragazza.

«La tengo in frigo per Felicity…» rispose il ragazzo.

«Che fratello amorevole!» lo canzonò lei con un sorriso, prendendo la sacca.

Oliver gli passò una delle sue gambe sopra testa e si sedette sul divano nel punto esatto dove era appoggiata lei, l’abbracciò da dietro e avvicinandosi al suo orecchio… 

«E comunque si… non faccio altro che pensare a te che ti nutri… di me…» le sussurrò. Rebekah girò il volto ed incontrò i suoi meravigliosi occhi blu che la fissavano, la sua guancia era solleticata dalla sua barba «Si è alzata tua sorella…» gli sussurrò lei a fior di labbra.

«Vieni Felicity, se vuoi fare colazione… ce la dividiamo…» disse Rebekah, alzandosi.

Un attimo dopo, la testa corvina di una Felicity rossa come un peperone fece capolino dalla porta della camera da letto, seguita da una Hope infuriata… «Te lo avevo detto di non muoverti!» mugugnò rivolta all’amica.

Un Oliver imbarazzato non poté fare a meno di sorridere di fronte all’atteggiamento delle due ragazzine, mentre una Rebekah divertita porgeva a Felicity un bicchiere.

«Sangue di prima mattina! Bleah…» esclamò Hope passandole davanti con le mani sui fianchi e un passo cadenzato.

Nel giro di mezz’ora Oliver e Rebekah si stavano occupando della colazione di quattro ragazzine affamate, a guardarli in quel momento, poteva sembrare una normale mattina in una stramba famiglia allargata, i due adulti stavano facendo del loro meglio per non far capire a Lizzie e Josie quanto fosse drammatica la situazione, con entrambi i loro genitori scomparsi.

Rebekah guardò per l’ennesima volta l’orologio alla parete “nove e mezza… è a momenti“ il tempo non passava mai, aveva passato le ultime sei ore a guardare quel dannato orologio, vide Bonnie affacciarsi dalla camera da letto che le faceva cenno di avvicinarsi.

«Ric si è fatto vivo… è stato aggredito, ma grazie all’anello si è appena risvegliato, Jeremy e gli angeli gli stanno andando incontro» le disse sottovoce, il telefono di Bonnie squillò ancora.

«E’ arrivato» annunciò riattaccando «lo stanno accompagnando qui…» poi andò a prendere per mano Hope «Dobbiamo far entrare tuo padre, tesoro…»

Hope, dopo aver fatto l’incantesimo andò ad aprire la porta, suo padre era sulla soglia.

«Sweetheart…» sussurrò l’Ibrido prendendola in braccio e stringendola forte.

«Mi sei mancato» gli disse la figlia con la faccia nell’incavo del suo collo.

«Anche tu, honey… anche tu…» rispose l’uomo camminando fino al centro della stanza. 

Bonnie guardava quella scena incredula, quello era un Klaus inedito per lei.

Klaus alzò lo sguardo per cercare la sorella, spostò il peso della figlia su un solo braccio ed allargò l’altro per accogliere Rebekah… «Sister…» sussurrò stringendola.

Felicity si era avvicinata al fratello, timorosa… Josie e Lizzie erano ammutolite.

«Dobbiamo rifare l’incantesimo» intervenne Bonnie.

«Miss Bennet…» la salutò l’Ibrido con un cenno del capo, mettendo giù la figlia.

«Klaus… » rispose la strega «mai avrei creduto di poterlo dire… ma sono felice di vederti» sospirò perdendo Hope per mano. 

Tutti nella stanza, guardarono le due streghe ripetere l’incantesimo, poi Hope chiese al padre «Mamma?»

«Non potevamo lasciare New Orleans tutti insieme, ma è pronta a partire insieme a Zio Elijah se sarà necessario»

Hope fece un sorriso rammaricato, poi gli prese la mano e guardando Felicity «Papà… lei è Felicity, la mia amica e lui è Oliver suo fratello…»

«Ho sentito molto parlare di te» disse Klaus guardando la ragazzina con un sorriso «Vincent, mi ha detto che Hope è stata molto fortunata a conoscerti»

Felicity ricambiò il sorriso imbarazzata.

«E loro sono Josie e Lizzie…» disse poi Hope indicando le gemelle.

«Sua Maestà… » dissero in coro lo bambine con un inchino.

Tutti nella stanza le guardarono a bocca aperta.

«Non è così che si saluta un Re?» chiese Lizzie notando gli sguardi sorpresi «Mamma ci ha detto che lui è un Re» chiarì Josie «però ci ha anche detto che era un segreto…» le sussurrò la sorella coprendosi la bocca con una mano.

«Ma voi potete chiamarmi Klaus… » concesse con ironia l’Ibrido stando al gioco, ma a Rebekah non era sfuggito il piccolo sussulto che aveva preceduto la battuta.

«Dove sono gli altri studenti?» cambiò tono l’Ibrido.

«Nel dormitorio… con April Young, sono protetti da un incantesimo come questo» rispose la sorella.

«Allora portiamoci anche Hope, Felicity, Lizzie e Josie» cominciò a dare ordini l’uomo «è meglio che vada anche tu… » disse rivolgendosi per la prima volta ad Oliver.

«Magari dopo…» intervenne Rebekah «con lui è meglio se ci parli…».

Klaus fissò l’uomo di fronte a sé.

“Ecco… lui fa paura…“ pensò Oliver.

«Bene… » ritrovò il suo sorriso ironico l’Ibrido «ora io e Miss Bennet vi accompagniamo ai dormitori, così oltre a farmi vedere la tua stanza» disse rivolto a sua figlia «potrò anche fare i miei omaggi a Miss Mystic Falls»

«E chi sarebbe?» chiese Hope.

«Miss Young» le rispose il padre.

«Anche Caroline ha partecipato a quel concorso!» ribatté la figlia.

«Anche Caroline… ha vinto quel concorso» la corresse il padre.

 

L’uomo che tornò qualche minuto dopo alla dependance, sembrava un altro.

«Adesso mi spiegate cosa è successo!» sbraitò appena oltrepassato l’uscio «DOVE E’ CAROLINE!»

«Nik…» iniziò a parlare la sorella.

«Non qui!… Dalle vigilanti… voglio tenere sott’occhio il convitto…» la fermò Klaus.

Rebekah e Bonnie, guardarono Oliver. «E’ un umano!» sbottò l’Ibrido.

«Ho preso la verbena…» chiarì Oliver.

«La smaltirai…» gli rispose truce Klaus.

 

Oliver si guardava intorno meravigliato, dopo essere entrati nella scuola erano scesi nelle segrete. Lui non ci era più stato dalla trasformazione di Felicity, poi avevano imboccato un tunnel ed ora erano arrivati in una specie di scantinato, ad aspettarli c’erano due delle signore anziane che venivano sempre a lamentarsi.

«Ciao Oliver» lo salutò una «io sono Emma e lei è mia sorella Cristina» disse «siamo felici di averti ritrovato sano e salvo, ci hai fatto preoccupare» concluse con un sorriso cordiale.

«Salve… » rispose confuso Oliver.

Bonnie stava già salendo al piano superiore, seguita da Klaus, Rebekah prese per mano Oliver e con un sorriso gli fece strada.

Klaus si appoggiò ad una parete e sua sorella cominciò a raccontare.

«E… non avete sospettato niente fino ad ora?» chiese l’Ibrido alla fine «Neanche Caroline?»

«Era tranquillo… gentile… divertente…» rispose Rebekah.

«Appunto! … Non vi è sembrato strano?» inveì Klaus innervosito.

«Eravamo felici per lui! Sembrava più sereno, meno tormentato!» chiarì la sorella.

«Miss Bennet?» si rivolse alla strega.

«All’inizio c’erano dei punti nel suo racconto che non mi tornavano, ma ho taciuto… quando Stefan è morto… non ci eravamo lasciati nel migliore dei modi…» stava rispondendo Bonnie.

«Lo so cosa è successo… quindi?» la fermò Klaus.

«Quindi non volevo passare per una paranoica vendicativa» sospirò la strega.

«Sei già qui!» esclamò Jeremy entrando con al seguito Alaric, Lucy e Donna.

«Come avete fatto a non accorgervi di niente?» li aggredì l’Ibrido.

I due uomini non sapevano cosa rispondere.

«Dobbiamo trovare Caroline, ora è l’unica cosa che importa» disse Alaric.

Jeremy, cominciò a fare il punto della situazione.

«Perché credete che la strega sia della congrega dei gemini?» chiese.

«Perché siamo riuscite a fare l’incantesimo di localizzazione solo con l’intervento di Lizzie e Josie, inoltre c’è la faccenda dei due fermagli…» rispose Bonnie.

«I diari che abbiamo trovato nel casolare…» chiese Alaric.

Emma li prese e glieli porse.

«Questo è del periodo della sua fuga da Rayna Cruz» disse dopo qualche minuto Ric.

Anche Rebekah ne aveva preso uno ed aveva iniziato a sfogliarlo «Questo è del periodo dei Viaggiatori…» disse.

Ric iniziò a leggere il terzo e consegnò il quarto a Jeremy.

«Bel periodo questo…» fece con un sussurro Alaric «è di quando Klaus è arrivato per spezzare la maledizione del sole e della luna…» 

«E questo invece è Chicago negli anni ’20…» disse Jeremy.

«Passatemi quello della fuga dalla cacciatrice» chiese Klaus, poi iniziò a leggerlo velocemente.

Dopo qualche attimo cominciò ad annuire «Tre diari su quattro riguardano il suo rapporto con noi… qui c’è quando è venuto a New Orleans… qualunque cosa volessero fare, non si aspettavano Rebekah ed Hope… hanno dovuto documentarsi»

«Quindi il diario che stona è quello del periodo dei Viaggiatori, bisognerà leggerlo…» disse Bonnie.

«Cosa c’è Oliver?» chiese Becca al ragazzo che se ne stava muto in un angolo.

«Mi puoi passare uno dei diari?»

Oliver si girò nelle mani il libro chiuso «E’ una specie di ricordo… sembra un sogno, ma ci siamo io ed Hope che mi chiede il perché sono uscito dalla stanza di Alaric, ed in mano avevo uno di questi…» rispose confuso.

«Tutti i diari di Stefan sono nella mia stanza» chiarì Ric «da quando Caroline ha cambiato tutto il mobilio nella sua»

«C’è un modo per parlare con i dormitori?» chiese Klaus.

Cristina fece il numero e gli passò il telefono.

«Miss Young, sono Klaus… vorrei parlare con mia figlia»

«E’ successo davvero» disse Klaus terminata la conversazione con Hope «proprio la mattina dell’arrivo di Stefan… ed Hope mi ha detto che già un altra volta Oliver era confuso, tornava dal bosco e sembrava disorientato. Stefan lo deve aver soggiogato per prepararsi al grande rientro…» continuò guardando Oliver in modo ostile.
«Hope mi ha anche detto che Felicity aveva paura di Stefan… l’ha avuta dalla prima sera e le ha appena confidato di aver avuto, da subito, la sensazione di averlo già visto. Lo ha anche chiesto al fratello, se avesse la sua stessa sensazione… ma lui gli ha detto di no…» continuò l’Ibrido sempre più contrariato «quanta verbena ha preso questo qui?» chiese brusco alla sorella.

«Non lo so, gliel’ha messa April nel the… » rispose Rebekah «quasi due giorni fa…»

Klaus si avvicinò ad Oliver minaccioso ma Rebekah gli si parò davanti «Non ti azzardare Nik!» gli ringhiò.

«Dobbiamo fargliela smaltire in fretta!» sbraitò Klaus.

«Aspetteremo quanto è necessario…» precisò minacciosa la sorella.

«Devo trovare Caroline…» sibilò l’Ibrido.

«La troveremo… ma non ti permetterò di fare del male ad Oliver…»

Klaus indietreggiò, sua sorella non si era mossa, era piazzata davanti al ragazzo che con un sospiro di sollievo aveva poggiato la sua nuca contro la sua schiena.

«Andiamo a vedere se manca qualche altro diario» disse Klaus continuando a fissare Rebekah.

Alaric e Jeremy imboccarono le scale che portavano allo scantinato, quindi l’Ibrido si girò e li seguì.

Ora Oliver cingeva con entrambe le braccia la vita di Rebekah ed aveva messo il suo viso sopra la sua spalla «Lui è spaventoso…» le mormorò.

«E’ preoccupato per Caroline» gli rispose Becca «e questo lo rende imprevedibile» ammise in un sussurro.

«Non ti toccherà…» promise Bonnie passandogli accanto «andiamo…» li incitò imboccando anche lei le scale.

Ora erano tutti nella stanza di Alaric, che osservava la fila ordinata di diari, ne prese uno… poi lo rimise a posto e ne prese un altro… continuò così per qualche secondo « Mio Dio!» esclamò «li avevo sistemati in un ordine bel preciso! Ci ho messo giorni… ed ora sono in ordine cronologico!… Sono un professore di storia! Ho il mio metodo di archiviazione!» si giustificò irritato guardando lo sguardo di scherno degli altri.

«Meno male!… Così ora sappiamo che Stefan li ha praticamente letti tutti» chiarì Bonnie stringendo una mano del suo amico.

«Ce l’ha fatta sotto il naso…» considerò Jeremy a capo chino «dobbiamo avvertire mia sorella e Damon».

«Certo… abbiamo proprio bisogno di altri due umani da proteggere» rispose stizzito Klaus guardando Oliver.

«Potrebbero essere in pericolo…» insistette Jeremy.

«Possibile che non ci sia modo di fare un incantesimo di localizzazione?» chiese Klaus a Bonnie ignorandolo.

«Stanotte non volevamo spaventare Lizzie e Josie, avrebbero capito che stavamo cercando il loro padre, ma almeno quando lui era con Caroline, avevamo qualche possibilità…» spiegò demoralizzata la strega «ma ora… non posso farlo, Care non è la loro vera madre… non ho il sangue… non è in vita nessun suo parente prossimo…»

«Sarebbe stato inutile stanotte, siamo stati aggrediti subito, avreste trovato solo me…» la rassicurò Ric.

«Posso cercare nella sua stanza, qualche effetto personale di sua madre… posso tentare» fece Bonnie uscendo dalla camera di Ric.

Tutti la seguirono nella stanza di Caroline.

Appena entrato Klaus si bloccò.

Nella parete di fronte al letto faceva bella mostra di sé un quadro, riconobbe la cornice dorata che aveva scelto personalmente, si avvicinò per guardare il fiocco di neve che dominava il dipinto “Un senso di solitudine… questo ha detto quando lo ha visto“ stava pensando Klaus mentre guardava la sua opera in silenzio “Ha un mio quadro nella sua camera da letto“ si rese conto improvvisamente.

«Puoi usare il mio di sangue» disse senza distogliere lo sguardo dal dipinto «le streghe potranno anche aver spezzato il legame con la mia stirpe, resta il fatto che Caroline è una mia discendente» il suo tono distaccato poteva darla a bere a tutti in quella stanza, ma non a sua sorella.

Rebekah aveva notato il suo atteggiamento, sembrava incredulo, lì immobile… era entrata molte volte in quella stanza, come aveva fatto a non riconoscere lo stile? Come aveva fatto a non vedere che Caroline aveva proprio di fronte al suo letto un quadro di suo fratello?

«Vieni… ti offro da bere» gli disse avvicinandosi.

«Vado a prendere Hope e le gemelle… vi aspetto nella mia aula» gli disse Bonnie vedendo che si avvicinavano al salottino dove Rebekah e Caroline si nutrivano.

Rebekah si chiuse la porta alle spalle.

Klaus sprofondò sul divano.

«Qui io e lei veniamo a nutrirci… è in questa stanza, che in questi mesi abbiamo legato molto» disse versando del sangue in un bicchiere.

Klaus lo prese facendole un cenno del capo.

«La troveremo Nik…»

«Speriamo presto… non posso lasciare così New Orleans…» disse l’uomo, poi cominciò a bere il suo sangue.

«Nik… siamo soli qui, questo è il salottino dei momenti a cuore aperto! E’ qui che io e le ragazze ci siamo sbronzate una delle prime sere e ci siamo perdonate tutto quello che ci siamo fatte in passato… lo sai? Sarò una delle damigelle al matrimonio di Damon ed Elena… ci avresti mai creduto? … E’ qui che Care mi ha raccontato di voi due…»

Klaus guardò la sorella, poggiando il bicchiere mezzo vuoto sul tavolinetto di fronte a lui.

«Si… so del vostro assurdo accordo… andiamo Nik! Come hai potuto acconsentire ad una cosa del genere? Mio fratello… Niklaus Mikaelson… che non lotta per quello che vuole? Che si arrende?»

L’uomo si alzò di scatto uscendo dalla stanza.

«NIK! » gli urlò dietro sua sorella.

 

«Ecco dove siete, sweetheart… ho seguito la tua voce» disse Klaus entrando nell’aula, dando un tenero bacio sulla fronte a sua figlia «sono pronte per fare un bell’incantesimo, le mie suddite preferite?» chiese facendo l’occhiolino alle gemelle.

«Certo Sire!» disse Lizzie «abbiamo deciso di chiamarti così… ti piace?» chiese Josie.

«Moltissimo!» gli fece un ampio sorriso l’Ibrido.

«Ci serviva proprio qualcuno che assecondasse la tua megalomania» gli bisbigliò Bonnie mentre Klaus si mordeva il palmo della mano per far gocciolare il suo sangue sulla cartina.

«Facciamo un incantesimo con il suo sangue?» disse sbalordita Lizzie per nulla turbata dal fatto che Klaus si era morso davanti a loro «ma allora è un incantesimo importante» ribatté Josie «ma mamma e Zio Stefan ancora non sono tornati?» chiese. «Volevamo che ci vedessero farlo!» si lamentò.

«Vi prometto che appena torna gli racconto quanto siete state brave» le rassicurò Klaus.

«L’incantesimo serve a trovare la mamma…» disse Lizzie a sua sorella «Avevi ragione tu…» le rispose Josie, entrambe stavano guardando la spazzola per i capelli e una maglia della madre ai lati della mappa che Bonnie aveva sistemato a terra.

Alaric si avvicinò ed abbracciò le sue figlie «Perché usiamo il suo sangue?» le chiese Josie guardando Klaus.

«Perché mamma è diventata una vampira con il sangue di una persona che a sua volta si è trasformata con il sangue di Klaus… è come se…» tentò di spiegare Ric.

«Lui è il suo Re…» lo anticipò Lizzie «E’ così?» chiese liberandosi dall’abbraccio del padre avvicinandosi all’Ibrido «Tu sei il suo Re e sei venuto a cercarla?»

«Si… è così…» le rispose Klaus.

«Grazie…» lo abbracciò la bambina.

Tutti nella stanza avevano gli occhi lucidi, anche il grande ed onnipotente Niklaus Mikaelson non poté fare a meno di ricambiare l’abbraccio commosso, poi chiamò a sé anche Josie, le prese entrambe in braccio e si avvicinò a Bonnie.

«Ora voi mi fate vedere dove devo andare a cercarla… ed io ve la riporterò sana e salva…»

Anche Hope abbracciò le sue piccole amiche, poi prese per mano Josie e si sedette accanto a Bonnie, mentre Alaric accompagnava Lizzie alla sinistra di Miss Bennet.

Le quattro streghe cominciarono la loro litania, sotto lo sguardo attento degli altri presenti nella stanza.

Oliver era accanto a Rebekah “Se qualcuno un anno fa mi avesse detto che ora sarei stato qui a vedere un incantesimo fatto con il sangue… “ stava pensando sbalordito.

Come se la vampira potesse leggergli nella mente gli sussurrò «E’ così che abbiamo trovato te… abbiamo usato il sangue di Felicity»

Oliver le cinse la vita con un braccio e l’attirò più vicino a sé.

L’incantesimo non stava funzionando.

Klaus si avvicinò ad Alaric «Lizzie e Josie, hanno bisogno di una fonte di magia per potenziare i loro poteri… giusto?»

«Si… loro risucchiano la magia… hanno quasi ucciso Caroline, quando stavano nascendo…» spiegò Ric.

«Ferma Bonnie…» urlò l’Ibrido.

Klaus si sedette davanti alla mappa, tese le mani verso le due gemelle…

Ora si era formato un cerchio, quando la litania ripartì le fiamme delle candele erano altissime, le gemelle sussultarono, non avevano mai sentito tutta quella magia prima di allora, Klaus le rassicurò con un cenno del capo… le bambine chiusero gli occhi e il sangue di Klaus si mosse… uscendo dalla mappa…

«Non sono più in Virginia…» disse Jeremy «Oh mio Dio no….» disse andando a prendere l’Atlante.

Klaus si morse di nuovo il palmo della mano… ma tutti a quel punto avevano intuito dove il sangue si sarebbe fermato.

New York.

Jeremy aveva già cominciato a chiamare dal momento che aveva consegnato l’atlante a Bonnie ma sua sorella non rispondeva.

Alaric stava chiamando Damon che rispose dopo qualche squillo, stava dormendo.

Era mattina inoltrata, ma lui aveva chiuso il bar all’alba, «Elena è in ospedale…ha cominciato il turno alle sei di mattina» riferì.

Alaric non riusciva a trovare le parole per spiegare al suo amico cosa fosse accaduto, Bonnie si fece passare il telefono.

«Damon…» cominciò con un sospiro BonBon sapendo che da lì a qualche attimo avrebbe sconvolto la vita al suo migliore amico.

La spiegazione fu penosa per entrambi, ma la cosa più sconvolgente la scoprirono un quarto d’ora più tardi.

Dall’ospedale riferirono che Elena era stava vista salire su un ambulanza, che poi era ripartita a folle velocità, i colleghi non avevano dato peso alla cosa, pensando che si trattasse di un emergenza, ma l’ambulanza era stata ritrovata a qualche isolato di distanza con solo l’autista in stato confusionale… Elena e un paramedico erano scomparsi.

«Elijah… tu e Freya, salite sul primo aereo per New York… hanno rapito anche Elena Gilbert» disse Klaus al cellulare.

«Voi rimanete qui» disse rivolto a Bonnie ed ad Alaric «ma prima devi darmi un po' del tuo sangue» fece in direzione di Jeremy «avete degli studenti da proteggere… ci pensiamo noi… preparati Rebekah» ordinò alla sorella.

«Tu verrai con noi…» disse prendendo per un braccio Oliver «una bella gita con la famiglia Originale quasi al completo… sei contento?»

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Capitolo 12
*** undicesimo capitolo ***























La tensione nella lounge dell’aeroporto John F. Kennedy di New York era palpabile, erano “riusciti“ a farsi riservare una saletta privata nell’area prima classe e stavano attendendo Elijah e Freya. Il volo da New Orleans era molto più lungo di quello che avevano preso loro tre da Richmond.

Oliver osservava con interesse le dinamiche dei due fratelli che aveva davanti.

Rebekah e Klaus si erano scambiati pochissime parole da quando erano partiti da Mystic Falls, ma non avevano mai smesso di comunicare, era affascinato dalla loro comunicazione non verbale.
“Deve essere così quando vivi insieme per oltre mille anni“ stava riflettendo il ragazzo.

Mezz'ora prima erano arrivate due hostess molto gentili, che si erano messe a loro completa disposizione e Oliver non si era stupito quando una di loro si era tolta il foulard ed aveva offerto il suo collo a Klaus.
Rebekah non si era mossa quando l’altra aveva riservato lo stesso trattamento a lei, si era limitata a guardare il fratello con uno sguardo glaciale.

Klaus senza dire una parola si era staccato dal collo della sua ragazza e si era avvicinato a quella che stava in piedi davanti alla sorella, l’hostess era uscita silenziosamente. 

Era ritornata una decina di minuti dopo con una sacca di sangue, proveniente sicuramente dal pronto soccorso dell’aeroporto, aveva versato il suo contenuto in un bicchiere e lo aveva servito come se si fosse trattato di un normale cocktail, Rebekah l’aveva ringraziata ed aveva cominciato a bere.

Suo fratello la guardava dal divanetto di fronte, lui aveva già congedato il suo “pasto“, che si era limitata a rimettersi il suo foulard, uscendo in maniera discreta.

Il tutto si era svolto con contegno e riservatezza, nulla di ostentato, nulla di efferato…

Ogni tanto Oliver sentiva lo sguardo dell’Ibrido che indugiava sulla sua persona.

“Mi stai valutando“ considerò il ragazzo “tu sarai anche un vampiro millenario, ma io sono un avvocato…“ lo fronteggiò sostenendo il suo sguardo con un aplomb che era bel lungi dal provare veramente.

La porta della saletta si riaprì ed entrarono due persone, un uomo ed una donna.

L’uomo portava un abito di alta sartoria “Un completo da svariate migliaia di dollari“ valutò Oliver, emanava carisma da tutti i pori e si muoveva con mascolina eleganza. Si avvicinò a Rebekah e prendendola per entrambe le mani, l’aiutò ad alzarsi dalla sua poltrona, poi la baciò delicatamente su una guancia, trattenendola a lungo stretta a sé.

La donna era bionda ed era molto bella, era più grande di Rebekah. “Ha un volto angelico ma anche uno sguardo sibillino“ notò Oliver mentre la guardava abbracciare Rebekah.

Al ragazzo sembrava di essere tornato in tribunale, si prendeva sempre un po' di tempo per studiare le persone che aveva di fronte ed a detta di tutti aveva uno straordinario talento nel scegliere i giurati di un processo.

L’uomo si era seduto nella poltrona accanto a Klaus, diede uno sguardo ad Oliver e fece un piccolo cenno all’Ibrido.

«Il fratello di Felicity» disse Klaus.

«Oliver O’Neil, l’avvocato…» constatò Elijah.

“Hai fatto i compiti a casa… elegantone” pensò Oliver senza battere ciglio, sostenendo l’esame muto del nuovo arrivato.

La donna si era accomodata sul bracciolo della poltrona dove era seduta Rebekah, anche se proprio accanto a lei ce n’era una libera, teneva la mano di sua sorella e stava guardando Oliver, anche lei lo faceva senza proferire parola.

“Una famiglia di chiacchieroni…“ pensò Oliver portandosi alla bocca il suo bicchiere di whiskey irlandese.

Klaus cominciò a spiegare la situazione, i suoi fratelli ascoltarono il racconto senza interromperlo, apparentemente senza la minima reazione, ma Oliver li stava studiando attentamente e la voce di Klaus si era incrinata in maniera impercettibile quando riferì della scomparsa di Caroline e poté giurare che lo sguardo di Elijah si fosse velato di preoccupazione e commiserazione per suo fratello.
Quando arrivò a spiegare come era scomparsa Elena, la mascella di Elijah si era contratta in un evidente segno di frustrazione.

«Un doppelganger che ne rapisce un altro…» disse Elijah.

«Non lascia presagire niente di buono…» sentenziò Freya.

“Ma allora ce l’hai la voce…“ meditò Oliver continuando a sorseggiare il suo whiskey “Che cazzo è un doppelganger?!“ pensò, mantenendo la sua faccia da poker per mascherare la forte perplessità. 
Lo aveva già sentito quel termine, durante la serata per soli uomini al Mystic Grill “Perché non ho chiesto spiegazioni?“ si chiese… “Ah… già… perché subito dopo si sono messi ad elogiare le straordinarie performance di Rebekah a letto…“ si rispose… a quel punto nessun autocontrollo poté fermarlo dal digrignare i denti in un moto di stizza.

I cinque lasciarono l’aeroporto di New York diretti al bar di Damon, lo trovarono nel retro del locale, seduto dietro ad una scrivania con una bottiglia mezza vuota di bourbon davanti.

«Ho appena finito di rispondere alle domande della polizia, li ha coinvolti l’ospedale» disse senza neanche alzare lo sguardo.

Oliver gli era andato vicino ed aveva poggiato una mano sulla sua spalla, Damon ci aveva messo sopra la sua, Rebekah gli si era accucciata accanto, l’uomo si girò a guardala e si lasciò abbracciare stretto. Tra le braccia della sua amica l’ex vampiro si lasciò andare ad un pianto sommesso «Non posso più proteggerla… non posso fare niente…» mormorava disperato.

«Noi si…» cercava di confortarlo Rebekah «ed ora siamo qui…»

Damon alzò il viso per incontrare lo sguardo dei due vampiri originali che si erano tenuti in disparte, ma gli fecero un cenno di saluto, poi guardò la donna che era con loro «Freya Mikaelson… presumo»

«In persona…» rispose lei, addolcendo l’espressione.

“Sa anche sorridere!“ constatò Oliver.

«Damon, mi occorrono una mappa di New York e un effetto personale di Elena» disse Freya.

«Allora è meglio che andiamo di sopra nell’appartamento» rispose Damon facendo strada.

Entrarono in un loft luminoso con ampie finestre e un terrazzo, era un open space molto spazioso con una scala in acciaio e legno che portava alla zona notte. 

L’arredamento era un misto di moderno e antico, Damon ci aveva portato tante cose che erano nella sua casa a Mystic Falls, compresi i suoi amati tappeti.

Ovunque c’erano fotografie di Elena e Damon con i loro amici e famigliari, moltissime ritraevano Elena con Caroline e Bonnie, c’erano quelle che avevano scattato i loro genitori mentre erano piccoline e giocavano al parco o frequentavano i primi anni scolastici, quelle da adolescenti con pettinature che facevano sorridere, loro vestite da cheerleader, i balli studenteschi, il giorno del diploma e al campus universitario. Fino ad arrivare ad un selfie che aveva scattato Elena nel salottino prova di Miss Tanner, mentre decidevano le stoffe per il matrimonio, c’erano anche le gemelle, Felicity, Hope… e Rebekah naturalmente.

Rebekah stava guardando le foto, stava osservando tutto a dire il vero, quella casa era un sogno…

il suo sogno ammise “Una vita tranquilla, con un uomo che ti ama, in una bella casa… una famiglia, gli amici… una carriera…“ sorrise scorgendo una fotografia particolare, anche questa molto recente, anche questo un selfie, ma scattato da Caroline e lei ricordava perfettamente quel momento.

La ritraeva mentre seduta sul tavolinetto del loro salottino cercava di mantenere dritte Elena e Bonnie, visibilmente alticce, che erano sedute per terra, Care in primo piano aveva un sorriso divertito e sincero.

«Ma che brave… bell’esempio per i vostri studenti…» commentò Oliver alle sue spalle.

«Voi umani non reggete l’alcool» scherzò la ragazza.

«Ha ragione…» intervenne Elijah, prendendole la foto dalle mani «delle brave insegnanti non dovrebbero trascorrere certe serate» concluse facendo un cenno d’intesa ad Oliver.

«Tu ringrazia che sono una vampira, dopo quello che ho scoperto su di te quella sera… sarei potuta andare in coma etilico!»

«Su di me?» chiese il fratello meravigliato.

«Il bacio tra te ed Elena!»

«Credevo fosse Katerina!» scoppiò a ridere il vampiro.

«Che è anche peggio!» rispose la sorella dandogli uno scappellotto.

Oliver seguiva il loro scambio di battute costernato.

«Porta la sua di collana…» stava dicendo Damon scendendo dalle scale, di ritorno dalla camera da letto «ed indossa anche l’anello di fidanzamento» disse continuando a frugare nel portagioie che poggiò sul tavolo della zona pranzo.

«Questa però è di Caroline…» fece prendendo una catenina con un piccolo ciondolo a forma di cuore.

Klaus tese la mano per prenderla.

«Contiene verbena» lo mise in guardia Damon.

L’Ibrido la prese con cautela dalla catena, senza toccare il pendente.

«E’ un regalo che le ha fatto Elena, quando Care era ancora umana e frequentava me…» spiegò l’ex vampiro.

Klaus scosse piano la testa, infastidito.

Oliver allargò le braccia sospirando.

«Te l’ho detto! Peggio di una soap opera!» sogghignò Rebekah notando il suo gesto.

Damon fece un sorrisino, poi continuò la spiegazione «Quando io ed Elena ci siamo trasferiti qui, Caroline gliel’ha ridata chiedendole di indossarla, l’ha riempita personalmente con la verbena… si è ustionata per farlo, ma non ha voluto sentire ragioni… voleva farlo lei…» terminò con gli occhi lucidi.

Freya tolse la collana dalle mani di Klaus «Mi stai dicendo» disse rivolta a Damon «che questa collana apparteneva a Caroline quando era ancora umana ed ora la indossa anche Elena? Inoltre la verbena che contiene è stata toccata da Caroline? Che si è ferita maneggiandola?» la strega fece un ghigno e la strinse saldamente in pugno.

“Sembra che abbia preso il biglietto vincente alla lotteria“ pensò Oliver guardando la strega.

 

Mentre Freya si stava preparando per il suo incantesimo, Damon prese dalla credenza qualche bicchiere e ci versò del bourbon, poi prendendone uno si diresse verso il salotto, anche Klaus ed Elijah lo imitarono.

Dopo qualche secondo di silenzio Damon cominciò a parlare.

«Quando Elena volle prendere la cura per tornare umana, dissi subito che l’avrei presa con lei, Stefan non reagì bene » ricordò come se stesse parlando a se stesso «anche Elena aveva molti dubbi… mi conosceva troppo bene» alzò le sopracciglia e scosse la testa il ragazzo «così si misero d'accordo e Stefan mi portò in una casetta in periferia, mi fece vivere un ipotetico futuro, molto nefasto… ce la mise tutta… io ed Elena che ci lasciavamo dopo qualche anno, sopraffatti dalla vita vera… Elena che moriva lasciandomi solo… cercò di spaventarmi, e quasi ce la fece, ma io ero determinato… volevo una vita perfetta con la donna che amo, dei figli… invecchiare insieme, l’avrei amata per la nostra personale eternità…».

I due vampiri originali restarono in silenzio guardando l’interno dei bicchieri che avevano in mano.

«Ora capisco che quel giorno Stefan dimenticò un’eventualità… l’unica che mi avrebbe fatto cambiare idea…»

Klaus alzò lo sguardo per guardare Damon che continuò a parlare con lo sguardo fisso nel vuoto.

«Io e lei potevamo anche tornare umani, ma il nostro mondo… i nostri affetti… la nostra famiglia…sono una vampira e una strega … le nostre migliori amiche, due sorelle… il nostro fratellone è un professore di storia dell’occulto, il nostro fratellino, un cacciatore di vampiri!… la luce dei nostri occhi sono due scimmiette succhia magia…» Damon mise la testa tra le mani disperato «la nostra vita è quella… non la possiamo cambiare, non possiamo fingere una normalità che non ci appartiene, ed io ora… non la posso più proteggere, non sono più in grado di farlo… Stefan non avrebbe dovuto portarmi in una casa di periferia, avrebbe dovuto farmi vedere come avremmo vissuto da umani… fronteggiando i nemici di sempre…»

 

Rebekah stava sorseggiando il suo bicchiere di bourbon sulla terrazza, Oliver l’aveva seguita.

«Anche i maschietti lo fanno…» le disse.

«Cosa?» chiese la vampira.

«Raccontarsi le proprie conquiste… ed io ho scoperto un po' di cose, in una serata tra soli uomini…»

«Ad esempio?» fece curiosa Rebekah.

Oliver sorrideva malizioso «A quanto pare, avere dei momenti… intimi… con te, è una esperienza impossibile da dimenticare…»

«Ah si?… sono lusingata…» si compiacque la ragazza.

«Ehm… avrei preferito che non lo avessero convenuto la maggior parte degli uomini seduti a quel tavolo…» Oliver ora la guardava sarcastico.

Rebekah dissimulò il sorrisetto divertito, girandosi a fissare il panorama.

«La cosa interessante…» proseguì Oliver « è che chi non aveva elementi per pronunciarsi sulla veridicità della cosa, vorrebbe tanto fare un indagine sul campo… ma uno ha paura di tuo fratello, un altro sembrava quasi volesse chiedere il permesso…»

«Smidollati!… Peccato…» disse la ragazza con un’alzata di spalle.

Freya li stava chiamando, era tutto pronto per l’incantesimo di localizzazione.

«Per la cronaca» disse Oliver trattenendola per un braccio «io non ho paura di nessuno di loro» dichiarò facendo un cenno del capo in direzione del salone «e non rivelo mai le mie mosse… tanto meno chiedo il permesso di agire…»

«Bene…» sussurrò la ragazza sostenendo il suo sguardo.

 

Freya aveva un modo diverso di praticare la stregoneria rispetto a Bonnie, stava notando Oliver.

Ci mise pochissimo per individuare una zona, un’area molto precisa.

«Ozone Park, nel Queens» lesse sulla mappa Elijah.

«E’ vicinissimo al JFK! Ci siamo passati per venire qui!» realizzò stizzito Klaus.

«Finalmente…» mormorò Oliver a Rebekah.

La ragazza lo guardò interrogativa.

«Erano ore che tuo fratello non diceva una parola… lo conosco da poco, ma l’ho visto gioviale con le bambine, una furia quando si è fatto spiegare l’accaduto… ma questo suo atteggiamento mi inquietava…»

«Esatto… questa è la sua versione peggiore, la calma prima della tempesta…» Rebekah guardava Oliver, l’empatia di quel ragazzo non finiva mai di stupirla.

«REBEKAHHHHH» tuonò l’Ibrido già sulla porta.

«Voi tre restate qui… » disse Elijah rivolto a Damon ed Oliver, poi si rivolse direttamente a Freya «continua a monitorare la posizione…».

«Fai attenzione…» sussurrò Oliver continuando a trattenere la ragazza per un braccio…

«Credimi… non può accadermi nulla! A meno che non continui a trattenermi qui, in quel caso potrei finire pugnalata in una bara per decenni…» gli mormorò dolce la ragazza liberandosi. Raggiunse Elijah che le stava tenendo la porta aperta e gli regalò un sorriso prima di scomparire in un lampo.

«Freya… posso chiamarti così spero…» disse Oliver rivolto alla strega.

La donna annuì.

«Come si fa a far smaltire in fretta la verbena dall’organismo?» chiese il ragazzo.

Freya lo fissò per un attimo stupita, poi per un momento la sua bocca si piegò in un sorriso di approvazione.

La strega assunse una posizione rigida, alzò le braccia e ruotò i polsi.

Oliver cominciò a sanguinare dal naso… aveva dei piccoli tagli sulle braccia, su tutta la sua camicia si stavano formando delle piccole macchie di sangue, anche i suoi pantaloni si stavano sporcando… non avvertiva molto dolore, ma la stanza cominciò a girare, Damon arrivò in suo soccorso per sostenerlo…

«Coraggioso… mi piace» disse Freya e il suo abbraccio mentre aiutava Damon a stenderlo a terra fu l’ultima cosa che Oliver percepì prima di perdere i sensi.

 

Quando si risvegliò si ritrovò sdraiato sul divano, portava una maglia nera attillata e un paio di jeans scuri… un po' corti notò… di sicuro erano di Damon … poi la vide… era seduta sulla poltrona di fronte, lo sguardo furioso.

«Quando ti sarai ripreso del tutto TI UCCIDO!» sibilò. 

«Cosa è successo? Dove sono Elena e Caroline?» chiese Oliver.

«Li abbiamo mancati per un soffio» rispose Rebekah «sembrerebbero diretti di nuovo verso Mystic Falls… Freya non riesce più a localizzarli, devono aver trovato un modo per schermare la loro posizione, ma sembra che siano in movimento… si può sapere cosa ti è saltato in mente?»

«Se avessi permesso a tuo fratello di farlo, ora avremmo trovato Caroline ed Elena» gli rispose il ragazzo risoluto.

«Finalmente uno che ragiona! » disse Klaus avvicinandosi al divano.

 

Bonnie era nella stanza che Hope e le gemelle avevano diviso nel periodo dello Spring Break e stava tenendo d’occhio le ragazze, compresa Felicity, nel frattempo leggeva il diario di Stefan, quello sul periodo dei Viaggiatori.

Aveva esteso l’incantesimo di protezione a tutto l’istituto ed ora Jeremy ed Alaric stavano facendo lezione agli altri studenti, tentando di far apparire la situazione il più normale possibile.

Quei diari erano differenti da come se li aspettava, Stefan ci annotava di tutto e parlava di molte cose, soprattutto di loro.

Durante la lettura si era persa più volte nei ricordi, era come vedere un film sulle loro vite, Stefan era un osservatore attento e si era commossa molto quando aveva letto le sue impressioni sul periodo in cui era l’Ancora.

Il suo amico era preoccupatissimo per lei e leggere i suoi pensieri era stato molto toccante, aveva addirittura colto il momento nel quale lei e Jeremy avevano cominciato ad avere i primi problemi di comunicazione “Ce lo potevi anche dire però!… Ci saremmo risparmiati mesi di incomprensioni!“

Caroline aveva ragione, quando lei e Klaus avevano avuto quel momento di passione, Stefan le era stato accanto, infatti sul diario aveva scritto molto di quell’episodio.

Quando la sua amica sarebbe tornata, si era ripromessa di farle leggere quella parte del diario, perché le riflessioni di Stefan sull’accaduto erano molto interessanti!

Bonnie aveva dovuto sospendere la lettura per un po’, le era arrivata una telefonata di Rebekah da New York.

Freya aveva localizzato Elena e Caroline, ma quando lei e i suoi fratelli avevano raggiunto il luogo, non c’era nessuno! La sorella insisteva nel dire che era il posto giusto, che risultavano esseri lì, che il sangue non si era mosso, però la casa era deserta.

Nella sala da pranzo trovarono delle corde bagnate con la verbena e un kit di trasfusione, oltre che parecchie sacche di sangue, era come se li avessero visti arrivare e fossero scappati in fretta e furia… Klaus era fuori di sé, aveva distrutto tutto quello che gli era passato sotto le mani.

Ora sembrava che si stessero spostando lentamente verso Mystic Falls, ma non erano sicuri del come e del dove fossero 

Freya non riusciva ad avere informazioni sicure, l’unica cosa che sembrava certa, era che non avessero preso un aereo, cosa che invece avrebbero fatto loro il prima possibile.

A quanto pare Oliver si era fatto aiutare da Freya a smaltire rapidamente la verbena ed era ancora incosciente… Rebekah era a dir poco furiosa! “Che testone…“ pensò Bonnie, guardando Felicity che insieme ad Hope cercava di far svagare le gemelle.

 

«Procediamo?» fece finta di chiedere Klaus.

«Aspetta che si riprenda del tutto» lo bloccò di nuovo Rebekah.

«Sto bene…» disse Oliver tentando di mettersi a sedere.

«STAI ZITTO TU!»gli intimò la ragazza.

«SPOSTATI!» gli urlò il fratello.

«Si Becca… spostati…» chiese Oliver con un tono più conciliante.

«Non ci siamo capiti» disse Rebekah guardando prima uno e poi l’altro «Tu non riesci neanche a metterti seduto!» disse rivolta a Oliver «e tu… » si rivolse a Klaus minacciosa «tu non ti avvicinerai a lui con questo stato d’animo… prima ti calmi…»

 

Bonnie aveva ripreso la lettura del diario, Stefan stava parlando del suo Enzo.

Lacrime silenziose avevano cominciato a scendere sul suo viso.

C’era la storia dell’Augustine, i pensieri di Stefan erano strazianti, il suo rammarico e il suo senso di colpa per non essere stato li a salvare suo fratello, erano tangibili in ogni singola parola.

Per Bonnie era stato difficile leggere quelle pagine, immaginava l’amore della sua vita legato ad un lettino a subire le torture più atroci, il suo Enzo che moriva di fame per dare a Damon la sua razione giornaliera, per permettergli di tornare ad essere forte ed avere qualche chance di fuga… per poi vederlo uccidere tutti e lasciarlo da solo a bruciare chiuso in una cella dentro una casa in fiamme.

Ma nonostante tutto, anni dopo, era stato lui a consegnare a Damon ed Elena l’antidoto contro il virus che li rendeva cannibali.

La ragazza cominciò a sorridere per un aneddoto che Stefan aveva annotato…

“Mi ero appena risvegliato da uno dei giochetti che i Viaggiatori amavano fare con il mio cervello“ scriveva il ragazzo “c’era Caroline che mi guardava con un faccino preoccupato, così le ho detto «Ciao… Rebekah…» non dimenticherò mai la sua faccia sconvolta, così ho aggiunto «scherzavo… Lexi» a quel punto si è resa conto che la stavo prendendo in giro e mi ha dato un buffetto dicendo che non ero divertente, ma stava ridendo… aveva quel sorriso che ti illumina la giornata, ti illumina la vita… “

 

«In base a quale criterio deciderai se mi sento bene?» chiese Oliver per spezzare il silenzio.

«Tu ti ricordi di Felicity vero? Una cara ragazza, molto dolce che ha bisogno di suo fratello…»gli disse invece Rebekah.

Oliver si mise a sedere, ma non alzò lo sguardo.

«Sei un idiota!» fece Becca.

«Volevo essere utile…» si giustificò il ragazzo.

«Sai quanto ci mette un vampiro ad uccidere? Un battito di ciglia… se vuole farlo» spiegò la ragazza «se Elena e Caroline sono ancora in vita c’è una ragione… e più passa il tempo, più la ragione deve essere importante… e meno possibilità ci sono che l’intento di Stefan fosse quello di ucciderle…» concluse alzandosi.

«Dove vai?» le chiese Oliver.

«A chiamare Nik… sei un idiota con una salute sufficiente…»

 

«Mi mancava questa…» sussurrò Bonnie continuando a leggere.

“Enzo si è offerto di accompagnarla ma non mi fido molto di lui. Ho la sensazione che abbia un tornaconto personale del quale non siamo a conoscenza. 
Ma sono certo che ha un secondo fine! Ed è che ci vuole provare con Caroline! Ma non è lui che mi preoccupa… E’ Lei!
Enzo ha un passato travagliato, è cosmopolita, ha un sexy accento inglese ed è moralmente discutibile…
Mi ricorda troppo qualcuno!“

A Bonnie nonostante tutto scappò una risatina “Chissà se è vero che ci voleva provare con Caroline“ rifletté poi con un pizzico di malinconia.

 

Klaus si sedette sul divano a fianco di Oliver, cominciò a guardalo fisso negli occhi ad una distanza ravvicinata «Devi ricordare ogni singolo dialogo che hai avuto con Stefan, devi andare oltre ogni singolo soggiogamento che ti ha fatto…» disse scandendo bene le parole.

Oliver prese un enorme sospiro e il suo volto piano piano cominciò a cambiare espressione…

Si girò verso Rebekah… gli occhi si fecero lucidi… con uno scattò si alzò in piedi dal divano, camminando avanti ed indietro, i pugni serrati… «Me l’ha uccisa lui…» disse mentre tremava dalla rabbia.

«Ucciso chi?» chiese Rebekah che non aveva mai visto Oliver in quello stato.

«Felicity…» riuscì a dire Oliver.

«Cosa stai dicendo?» intervenne Damon.

«Stefan era uno dei due paramedici che ci hanno aggredito fuori dal Mystic Grill, quella sera» cominciò a raccontare Oliver mentre cercava di controllarsi «quello che è fuggito appena ti ha visto arrivare con Elena… portava un cappello ed aveva la barba… ma era lui… anche Felicity lo ha riconosciuto e Stefan ha soggiogato anche lei, ora capisco perché continuava a dire che le faceva paura…»

«Ma per un normale vampiro è impossibile soggiogarne un altro!» sentenziò Klaus « Ma certo… Felicity è ancora giovane forse potrebbe esserci riuscito almeno in parte… » riflettè.

«C’era anche la strega quando l’ha fatto…».

«Quindi le hanno fatto un incantesimo» disse Freya «ma aveva ancora dei vaghi ricordi, quindi non è una strega molto dotata…» sentenziò.

«Oliver…» intervenne Elijah «mi spiace molto… ma dobbiamo sapere con esattezza cosa è successo quella sera».

Fu Rebekah a raccontare, con Damon che interveniva per chiarire alcuni punti… Oliver si limitò ad annuire.

«Non riesco a capire il perché l’abbia fatto… a cosa gli serviva trasformare una ragazzina in una vampira…» sbottò Klaus furioso alla fine del racconto.

«Non gli serviva infatti…» chiarì Oliver «è stato un incidente di percorso… “uno scherzo del destino durante il mio passatempo preferito” lo ha definito quando l’ho riconosciuto…»

 

“I Viaggiatori hanno bisogno del sangue di una coppia di doppelganger“ stava leggendo Bonnie “ma devono essere gli ultimi ancora in vita, hanno scoperto che oltre a Silas, io ne ho ancora un altro ed Enzo e Caroline sono andati ad Atlanta per ucciderlo, si chiama Tom Avery ed è un paramedico…“

Il dialogo tra lei e Rebekah le venne in mente in un baleno, Bonnie fece cadere il diario… 

«L’anestetico… era un farmaco ospedaliero… non di quelli commerciali…»
«Ne sei sicura?»
«Era proprio il Propofol il principio attivo!… Perché andarlo a rubare in un ospedale quando puoi soggiogare un qualsiasi farmacista e prendere una fiala già dosata? Quel farmaco, in quella forma… bisogna saperlo usare…»
«Abbiamo una strega medico… oppure Stefan ha preso una laurea in medicina in Italia».

 

«Oh mio Dio…» sussurrò Bonnie

 

«Passatempo?» chiese Rebekah.

«Si… fare il paramedico lo divertiva, gli ricordava quando era un umano… anche allora con i suoi colleghi si divertivano a derubare i pazienti…” disse Oliver.

«Stefan si è trasformato nel 1864! Non faceva il paramedico da umano…» disse di getto Damon bloccandosi subito dopo «non può essere… lo ha ucciso Enzo!» notando gli sguardi degli altri nella stanza Damon iniziò a spiegare. «Silas non era l’unico doppelganger di Stefan, i Viaggiatori avevano scoperto che ce n’era un altro, ma doveva essere ucciso per permettergli di compiere il loro rito, era un paramedico di Atlanta… andarono Enzo e Caroline ad ucciderlo, per liberare Stefan… e lo uccisero! Poi quella dannata setta fece l’incantesimo… con il sangue di Elena e Stefan, l’ultima coppia di doppelganger in vita…»

 

Il cellulare di Rebekah squillò in quel momento.

«Non è Stefan!» urlò Bonnie quando la ragazza rispose.

«Lo sappiamo… lo abbiamo appena capito anche noi» rispose Rebekah. «Aspetta che ti metto in vivavoce… come ci sei arrivata?» le chiese.

«Il diario di Stefan, è tutto il giorno che lo leggo…» rispose la strega «e quando sono arrivata al punto dove ha scritto che Enzo e Caroline erano andati ad uccidere il suo doppelganger, che era un paramedico… mi sono ricordata dell’anestetico che hanno iniettato ad Oliver! Tu avevi detto che era un farmaco ospedaliero… e voi?»

«Nik ha soggiogato Oliver… e l’uomo che si è fatto passare per Stefan…»

«Si chiama Tom Avery» la interruppe Bonnie.

«…Era uno dei due paramedici che hanno aggredito lui e Felicity» disse Rebekah.

Bonnie rimase in silenzio alla notizia… poi sussurrò «Mi dispiace Oliver».

«Ora che abbiamo appurato che non è Stefan» fece il punto della situazione Elijah «dobbiamo prendere atto che ora lui ed Elena sono, di fatto, l’ultima coppia di doppelganger in vita… e sono in compagnia di una strega… ogni momento che passa diventa sempre più pericoloso! Non sappiamo neanche il loro piano…»

«No!» sbottò Klaus «la cosa pericolosa è che Caroline non gli serve! IO AL SUO POSTO L’AVREI GIA’ UCCISA!» urlò.

«Non lo farà… » sussurrò Oliver «è innamorato di lei…»

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Capitolo 13
*** dodicesimo capitolo ***



























 

Caroline guardava la sua amica, era pallida e legata a quella sedia sembrava una bambina.

Non si era accorta di nulla, il tempo di sentire un rumore e tutto si era fatto nero, l’avevano attaccata alle spalle e le avevano spezzato il collo… quando si era ripresa era nel retro di un furgone in movimento, al buio e legata con delle corde intrise di verbena.

Il viaggio durò parecchio, poi il furgone si era fermato ed era salita una donna dai capelli rossi che l’aveva fatta alzare con uno strattone e l’aveva spinta fuori, facendola cadere.

Caroline cercò di raccogliere tutte le sue forze per reagire, ma la donna impose entrambe le mani e lei si sentì soffocare.

«BASTA!» sentì gridare, poi nel suo campo visivo entrò Stefan.

«Smettila…» ripeté il vampiro rivolto alla donna «non cercare di ribellarti Caroline, non voglio farti del male…» le disse avvicinandosi, la prese per un braccio e la condusse all’interno di una abitazione bassa.

Entrarono in un soggiorno, la casa era umile ma completamente arredata. Sia Stefan che la strega si muovevano con sicurezza, “Ci hanno vissuto“ rifletté Caroline. Guardò fuori dalla finestra, non riusciva a capire dove si trovavano, ma era sicuramente una città, anche abbastanza grande e dalla luce del sole dovevano essere all’incirca le otto del mattino, valutò.

La fecero sedere a terra, la donna con i capelli rossi la legò meglio e bagnò di nuovo le corde con altra verbena, facendola urlare, poi gliela iniettò con una siringa e Caroline perse conoscenza.

Quando si riprese, legata alla sedia di fronte a lei c’era Elena, ancora con la divisa dell’ospedale. Vicino a lei c’era Stefan, che vestito come un paramedico delle ambulanze, stava inserendo un ago nell’avambraccio della sua amica, poi con gesti esperti cominciò a prelevarle il sangue, Elena era priva di conoscenza ed Caroline pregò che non fosse morta.

«E’ viva e sta bene» disse Stefan che l’aveva sentita muoversi.

«Stefan… » sussurrò Caroline.

«Ancora non l’hai capito Care? Non mi riconosci neanche vestito così?» disse il vampiro girandosi a guardarla.

«Atlanta… » disse Caroline.

«Esatto… sono Tom…»

«Ma Enzo ti ha ucciso…» sussurrò Caroline.

«L’unica persona che quel giorno avete ucciso… è stata mia sorella!» disse la donna dai capelli rossi entrando «Te la ricordi biondina? Mia sorella Hezel?»

Caroline guardò la donna dritta negli occhi, poi si ricordò di quella strega che era impegnata in un incantesimo quando Enzo la uccise con il pomello della porta d’ingresso… le due streghe erano due gocce d’acqua.

“Non ci sono dubbi… sono della congrega Gemini“ si disse la vampira mentre un brivido le correva lungo la schiena.

«Ci ho pensato io a Tom, l’ho protetto… ho legato la sua vita a quella di un poveretto… hai presente cosa ha fatto Kai alla tua amica? Legando la sua vita a quella di Bonnie?» chiese la donna. «E’ una specialità della mia congrega…» spiegò facendole l’occhiolino beffarda «poi quando i Viaggiatori hanno completato il loro rito, è bastato uccidere il tizio per riavere indietro Tom… peccato che quella setta non abbia avuto fortuna, facendovi fuori tutti!» 

«E lo hai trasformato in un vampiro?» chiese Caroline.

«No… quello lo ha fatto Enzo uccidendomi…» chiarì Tom «Hezel e Demelza mi stavano proteggendo per conto dei Gemini, per salvarmi dai Viaggiatori…»

«Te li ricordi Liv e Luke?» lo interruppe la strega «erano loro a gestire i contatti… e Luke ha conosciuto Katherine, tu la conosci bene la Petrova… ha sempre un piano B e il piano B eravamo noi… aveva capito cosa la congrega stava facendo e sua figlia Nadia, conosceva i piani dei Viaggiatori… hanno fatto due più due… e sono arrivate a noi senza l’aiuto del cervello del tuo maritino…» Demelza si stava divertendo a raccontare la storia alla Vampira.

«Tutto doveva svolgersi secondo i piani dei Gemini» continuò il racconto la strega «ma Katherine aveva deciso su una piccola assicurazione, in caso le cose fossero precipitate… Nadia ci aveva lasciato il suo sangue e noi ogni mattina ne iniettavamo un po' a Tom… così quando siete arrivati tu e il tuo compare… uccidendolo, lo avete trasformato in un vampiro! Quando ho cercato di mettermi in contatto con le Petrova… ho scoperto che avevate ucciso anche loro! Per vendicarmi ho fatto in modo che i Viaggiatori potessero compiere il loro rito… ma io e Hezel, non eravamo le figlie di Joshua, noi non ci dovevamo fondere per diventare Leader della Congrega… noi eravamo semplici membri! Il nostro compito era quello di portare a termine le missioni che decidevano di affidarci, io e mia sorella insieme eravamo potenti… da sole, perdiamo metà dei poteri! Fare quell’incantesimo mi ha condotto quasi in fin di vita… e mi ha indebolito… indovina un po' cosa mi serve potenziare le mie abilità?» disse Demelza guardando Elena.

«Il sangue di due doppelganger» rispose con un sospiro Care.

«Degli ultimi due ancora in vita» completò maligna Demelza «il tuo maritino suicidandosi insieme a Katherine ci ha risparmiato il lavoro… ma ora basta! Sennò che divertimento ci sarebbe ad attuare il nostro piano… » finì con falsa noncuranza.

«Ci troveranno…» disse Caroline.

La strega prese la siringa che gli porgeva Tom, mise il sangue di Elena in una ciotola e l’allungò verso il vampiro, che si morse un polso e ci fece gocciolare il suo sangue.

Demelza cominciò la sua litania imponendo le mani, poi bevve un sorso «Ora possono anche venire» disse rivolta a Caroline. «Per sfortuna della tua amica… devo continuare ad assumerlo per far sì che faccia un effetto permanente, almeno per il momento…» aggiunse sarcastica.

Tom stava preparando Elena per una vera trasfusione, lo faceva tenendo gli occhi bassi, non aveva il coraggio di guardare in faccia Caroline, poi lui e Demelza lasciarono la stanza.

Caroline rimase a vegliare sulla sua amica per delle ore, fino a che lei si svegliò, Elena le raccontò i dettagli del suo rapimento e Care la mise al corrente degli ultimi sviluppi.

«Mi spiace Care…»

«Tutti noi, in fondo, abbiamo sempre sospettato che non fosse il nostro Stefan…» rispose la vampira «presumo che siamo a New York » continuò.

«Credo di si…» rispose l’amica.

«Ora che ci sei tu possono usare il sangue di Jeremy, non potevano cercare me… non ho nessun parente prossimo in vita… quindi dobbiamo aspettare che Damon dia l’allarme… e che Rebekah venga qui… ci vorranno ore» aggiunse sconsolata «dobbiamo resistere…»

Restarono in silenzio tutte e due perse nei propri pensieri, era passata circa una mezz’ora quando sentirono un trambusto.

Tom entrò trafelato e liberò Elena dagli aghi e dai tubi, mentre Demelza liberò Caroline dalle corde

«Invisique… » pronunciò la strega.

Un attimo dopo, Klaus insieme a Rebekah ed Elijah irruppero nella casa come un tornado.

Demelza impose le mani verso Caroline che finì contro la parete, impossibilitata a muoversi, Tom teneva saldamente Elena.

Le due ragazze videro i tre Originali correre in tutte le stanze, videro Elijah che parlava al telefono, stava dicendo che lì non c’erano, chiedeva di rifare l’incantesimo di localizzazione e si infuriava con il suo interlocutore “Parlerà con Bonnie…“ si disse Caroline mentre guardava l’Ibrido che muovendosi ad una velocità impressionante continuava a cercare ovunque. «KLAUSSSSS» urlò.

«Non può sentirti» rise beffardo Tom.

Klaus prese in mano le corde intrise di verbena, Caroline vedeva la sua mano ustionarsi ma l’Ibrido non faceva una piega, poi le scaraventò lontano e cominciò ad urlare… il suo volto si trasfigurò, gli occhi diventarono gialli… si stava trasformando in un lupo…

Caroline aveva visto Tyler, ma mai Klaus, rimase a guardarlo incantata, l’animale inferocito cominciò a distruggere tutto, le sacche di sangue, il mobilio… nulla rimase al suo posto. Elijah si fece da parte e lo lasciò sfogare, mentre Rebekah uscì di corsa dalla casa. 

Caroline guardava la scena ammutolita, gli altri tre, compresa Elena erano terrorizzati.

Dopo qualche minuto che sembrò infinito il lupo si accucciò e Caroline poté ammirare il fisico definito dell’uomo, i suoi muscoli delineati… quel tatuaggio che mille volte aveva sognato di accarezzare, il suo volto era ancora una maschera rabbiosa… aveva il sangue delle sacche che aveva distrutto ovunque, Elijah si avvicinò con cautela porgendogli la sua giacca «La troveremo…» disse rivolto al fratello che ricambiò il suo sguardo senza prendere quello che gli stava offrendo.

Rebekah rientrò in quel momento con una busta di un negozio di abbigliamento, Klaus si alzò in piedi e completamente nudo prese la sorella per il collo.

«DOVEVI FARMI RIPULIRE L’ORGANISMO DEL TUO AVVOCATO!» urlò con rabbia.

«Non lo toccherai Nik…» rispose la sorella per nulla intimorita «ma noi troveremo Caroline ed Elena! Te lo posso assicurare, sono mie amiche! Lo voglio quanto te!» gli urlò a pochi centimetri dal viso.

«Se le dovesse succedere qualcosa ti riterrò responsabile…» rispose Klaus « e se Stefan le torcerà anche un solo capello… non esisterà posto sulla faccia della terra dove si potrà nascondere… lo scoverò… e avrà una morte lenta e dolorosa…» minacciò, non sapendo che l’uomo lo stava guardando con il terrore negli occhi.

Caroline invece lo guardava fiera… poi si girò verso la strega e con un sorriso constatò che aveva perso tutta la sua spavalderia.

Riportò il suo sguardo su Klaus che aveva preso la busta dalle mani della sorella e si stava ripulendo e vestendo, non gli staccò gli occhi di dosso… non vide Tom avvicinarsi, il vampiro con un gesto secco le spezzò il collo… Caroline cadde a terra a pochi passi da Klaus.

 

«Se ne è innamorato?» chiese Klaus serrando i pugni.

«Ha dovuto fare la parte del marito devoto per settimane» spiegò Oliver «e una volta mi ha confidato che si stava divertendo un mondo a farlo, ha poi aggiunto che avrebbe tanto voluto che la farsa durasse per sempre… mi sembrava sincero» raccontò.

«E’ un bene…» intervenne Rebekah «Caroline è il suo punto debole…» spiegò al fratello che la fissava rabbioso «l’hai detto anche tu! Non aveva senso che se la trascinasse dietro fino a qui!» cercò di farlo ragionare.

«Andiamo…» disse gelido l’Ibrido.

Si diressero tutti verso l’aeroporto, Elijah aveva chiamato Joshua, il vampiro stava venendo a New York, si sarete occupato del bar di Damon fino a che la situazione non si fosse risolta.

Oliver durante il viaggio raccontò cosa aveva fatto per Tom.

Quando lui e Felicity erano arrivati alla scuola, il vampiro aveva già letto quasi tutti i diari, aveva soggiogato praticamente tutti gli operai dell’impresa che stava lavorando a Casa Salvatore, un paio di volte quando i lavori erano finiti, aveva dovuto rischiare in prima persona, entrando nella scuola «Per fortuna sei arrivato tu!.. mi disse una volta» ricordò il ragazzo furioso «mi diceva quali diari dovevo prendere e mi ridava indietro quelli che aveva letto, mi diceva di rimetterli al loro posto, in rigoroso ordine cronologico, Alaric non si doveva accorgere di niente»

«Aveva sottovalutato il disturbo ossessivo compulsivo da ordine e simmetria del nostro Prof» commentò Rebekah.

Oliver sorrise alla battuta guardando la ragazza con tenerezza, Becca ricambiò il sorriso.

Klaus li stava osservando “Aveva ragione Vincent, è serena e sembra felice“ rifletté.

Oliver continuò a raccontare, Tom voleva sapere in modo dettagliato tutto quello che succedeva nella scuola, gli spostamenti di tutti quanti, gli orari delle lezioni, i piani di studio, in modo particolare gli argomenti di lezione trattati da Bonnie.

Un giorno gli aveva chiesto di prendere anche i fermagli di Lizzie e Josie.

Quando aveva messo in atto il suo piano ed era ricomparso, spesso la sera lui e Oliver si fermavano a parlare e Tom si confidava, come se parlasse con un amico, in fin dei conti poteva farlo solo con lui, ma erano per lo più commenti e battute, era impressionato da quanto Stefan, nei suoi diari, avesse descritto bene i caratteri e i suoi rapporti con tutti loro e di quanto fosse stato semplice ingannarli.

Oliver cercò di riportare fedelmente tutto ciò che ricordava, ma erano davvero particolari di poco conto, che non aggiungevano nulla a quello che già sapevano, solo su una cosa il ragazzo capì di dover tacere … il suo istinto di sopravvivenza gli diceva di non riferire i commenti su Caroline.

Tom più volte aveva parlato di lei, arrivando addirittura a decantare i loro momenti intimi, il più delle volte erano racconti piccanti, ma aveva riportato anche piccoli aneddoti, momenti di tenerezza e sembrava davvero dispiaciuto che Caroline pensasse che lui fosse Stefan.

Tom gli aveva confidato di desiderare che Care potesse guardare lui in quel modo, consapevole che non fosse il suo ex marito.

Oliver osservava Klaus di sottecchi “Non posso proprio parlare…“ stava pensando “lo farò con Rebekah, da soli“ decise guardando la ragazza.

 

 

Caroline era tutta indolenzita, si accorse di essere di nuovo su un furgone in movimento, prima ancora di aprire gli occhi.

«Buongiorno… » disse Elena «non sei granché come compagna di viaggio» aggiunse cercando di essere ironica.

«Da quanto siamo partiti?» chiese Caroline mentre cercava di stirarsi il collo, le corde con la verbena le facevano male ad ogni singolo movimento.

«Da troppo tempo!» rispose sconsolata l’amica.

«Dici che stiamo tornando a Mystic Falls?» chiese la vampira.

«Non so se augurarmelo o meno…» disse Elena.

«Le mie bambine… sono in pericolo, me lo sento…» disse Care con le lacrime agli occhi.

«C’è Lui…» cercò di rincuorarla Elena «è stato spaventoso… è un sollievo che stia dalla nostra parte!»

Caroline non riuscì a trattenere un sorriso.

«Spaventoso… e sexy!» continuò l’amica.

«ELENA!» 

«Care… siamo qui legate! Non possiamo fare nulla, sto solo cercando di pensare ad altro per non impazzire!… Damon sarà distrutto» aggiunse con un filo di voce «non c’è niente da fare… possiamo giocare ad essere una coppia normale, cercare di rifarci una vita… di costruirci una carriera, ma la realtà è questa! Sono una doppelganger! Il mio sangue è l’ingrediente principale per riti assurdi!» la ragazza era disperata.

«Si è stato spaventoso… ed anche sexy…» disse Caroline guardandola con tenerezza.

Elena sollevò lo sguardo e provò a sorridere ricacciando indietro le lacrime «… e sconvolto… furioso…» sussurrò.

«Elijah, invece non cambia mai! Sempre controllato, misurato…» commentò Caroline

«Sono venuti… gli Originali sono corsi ad aiutarci…» realizzò Elena.

«Sono venuti a proteggere Hope…» precisò la vampira.

«Caroline….» la redarguì l’amica «era fuori di sé… se non stessimo parlando di Klaus, oserei dire che fosse impaurito… e non vorrei essere al posto di Tom, quando gli potrà mettere le sue zanne addosso…»

«Anche Demelza passerà un brutto quarto d’ora… ha perso tutta la sua arroganza…» concordò con un sorrisino Caroline.

«Beh… vederselo trasformare davanti ai propri occhi, è stato un bel “coup de théâtre“ … a proposito… gran bel lupo! Lo avevi mai visto prima?» chiese Elena.

«No mai… eh si… un gran bell’esemplare…» concordò la vampira.

«Quasi quanto nella sua versione umanoide…» disse maliziosa Elena.

«Ribadisco… gran bell’esemplare…» confermò scoppiando a ridere Caroline.

In quel momento, tutto sembravano meno che due donne in pericolo, ma la paura di Caroline era scomparsa nell’attimo esatto che lo aveva visto entrare in quella casa.

Bello ed affascinante come se lo ricordava, pericoloso e letale come lo aveva sempre temuto, solo che questa volta era lì per lei. Quel suo sguardo furioso non le faceva paura ma la rassicurava, quelle minacce ai suoi rapitori non erano parole al vento, Caroline era certa che quello sarebbe stato il destino di Tom e Demelza.

Ora che era arrivato Lui, era solo questione di tempo… Klaus l’avrebbe salvata ed avrebbe protetto le sue figlie, non aveva il minimo dubbio.

 

«ZIAAAA » urlò Hope correndo incontro a Freya, che la prese tra le braccia stringendola forte.

«Ehi! Ci sono anche io!» disse Elijah facendo l’offeso.

Hope lo guardò birichina «e sei sempre più bello Zio!» disse civettuola mentre si lasciava prendere in braccio, Klaus passando le diede un sonoro bacio in testa, poi si diresse verso le gemelle.

«Ci siamo quasi! Ci sono sfuggiti per pochissimo… ma non hanno scampo!» disse accucciandosi per stare al loro livello.

Le due bambine lo abbracciarono.

«Loro sono Josie e Lizzie» le presentò girandosi verso il fratello e la sorella «sono le figlie di Alaric e Caroline»

Hope si fece mettere giù dallo zio e si affrettò ad andare ad abbracciare Damon.

«Ehi peldicarota!» l’apostrofò il ragazzo.

La ragazzina alzò lo sguardo che era velato dalle lacrime.

«Hai sentito tuo padre? Non hanno scampo…» le disse l’uomo trattenendosi a stento.

«Non mi dire che anche tu sei vittima del fascino di Damon Salvatore!» la rimproverò il padre.

«Tutte prima o poi lo amano, dicono che è impossibile resistere…» rispose la ragazzina che era arrossita.

Damon la strinse più forte a sé e, per la prima volta in ventiquattro ore, sul suo viso comparve un sorriso autentico e sincero.

«Già… proprio tutte… » sussurrò Oliver che cingeva la vita di sua sorella, ma guardava Rebekah che gli stava accanto, la ragazza reagì dandogli una gomitata.

«Ahia!… Ma dai… con due fratelli! è un tale cliché…» la prese in giro Oliver.

«Con quei due fratelli, ne è valsa la pena! Quando le ritroveremo, puoi chiedere anche ad Elena e Caroline» lo provocò Rebekah «e comunque… vorrei farti presente, che lo Stefan con il quale hai parlato tu, lavorava di fantasia!» continuò pungente.

«Eh… ma sapeva di che parlava, ho idea che Stefan sia stato parecchio efficace con le sue narrazioni su quei diari, quando tutta questa storia finirà… credo proprio che andrò a leggermi qualche passo!» affermò il ragazzo.

«Quando questa storia finirà… potresti anche evitare di dedicarti alla lettura! Ti posso assicurare che c’è un modo più efficace per valutare se le belle recensioni sono state meritate!» alluse Rebekah maliziosa, piantandolo lì… letteralmente senza parole.

“Gliel’ho servita su un piatto d’argento“ sorrise tra sé Oliver, un attimo dopo.

 

«Nik… » lo chiamò piano Freya «Rebekah mi ha detto cosa hai fatto in quella casa…»

«Non sono riuscito a controllarmi, non volevo trasformarmi… ma la rabbia… ha avuto la meglio, per fortuna non ho ferito lei ed Elijah» ammise l’Ibrido sottovoce.

«E’ che… quando sono entrato, ho avvertito la presenza di Caroline, sentivo il suo odore… era stata li per così poco tempo, era impossibile che lo sentissi così forte, l’ho cercata… ovunque… e quando mi sono reso conto che la casa era vuota, quando ho visto le corde con la quale l’avevano legata… non sono riuscito ad evitarlo, la cosa strana è che da lupo… il suo odore era ancora più forte, mi ha fatto impazzire… avrei giurato che fosse lì Freya!»

«Anche l’incantesimo di localizzazione, diceva che era lì!» confermò la strega innervosita.

«Klaus… » si intromise Damon «forse una spiegazione c’è… ci stavo pensando, ma ora ne sono quasi sicuro… erano lì… Caroline ed Elena erano davvero li, quando siete arrivati… uno degli incantesimi nel quale la congrega degli Gemini sono maestri è quello dell’occultamento»

L’ibrido lo prese per il collo e lo spinse contro il muro.

«E CE LO DICI SOLO ORA?» urlò inferocito.

«Hanno rapito l’amore della mia vita… la ragione della mia vita!» proclamò con rabbia Damon con la voce stridula, dovuta alla stretta di Klaus, che lo lasciò andare «te l’ho detto quando l’ho capito!»

Tutti nella stanza avevano guardato la scena sconvolti, Hope si avvicinò al padre «Papà… » lo chiamò accarezzandolo per calmarlo.

«Certo… certo…» cercò di ricomporsi l’Ibrido.

Bonnie prese la ragazze per mano «E’ meglio se vi accompagno ai dormitori, Miss Young ha organizzato dei tornei con i giochi da tavola, noi dobbiamo discutere di cose importanti…» concluse lanciando un occhiataccia all’Ibrido.

«Le due bambine sono della stessa congrega della strega?» chiese Freya quando si erano allontanate.

«Fino a qualche ora fa, pensavamo fossero le uniche ancora in vita» rispose Alaric che poi raccontò a grandi linee la storia della congrega e la sua fine.

«Quindi con la morte del leader, sarebbero dovuti morire tutti..» concluse Ric.

«E come è sopravvissuta la rossa?» chiese Jeremy.

«Beh, potrebbe essere più semplice di quello che si possa pensare» provò a capire Freya «magari l’avevano cacciata, ripudiata dalla congrega»

«Non è così che agivano» disse Bonnie che era ritornata « i membri che si macchiavano di crimini, li spedivano nei mondi prigione, una sorta di mondo parallelo, dove erano costretti a rivivere in eterno lo stesso giorno, gli serviva solo che in quel giorno avvenisse un fenomeno celeste…»

«Io, Bonnie e Kai, avevamo l’eclissi» spiegò Damon «mia madre e la sua strampalata famiglia di stregoni vampiri, l’Aurora Boreale…”

«Quindi Josie e Lizzie sono le discendenti dirette della famiglia leader… » chiese Klaus, poi al cenno di assenso di Alaric, continuò «la rossa potrebbe voler prendere il loro posto oppure gli serve che loro assumono il ruolo che gli spetta di diritto… opterei per la seconda ipotesi…» 

Alaric, sconvolto annuì di nuovo, concordando con le supposizioni di Klaus.

«Non abbiamo scelta Saltzman, le dobbiamo coinvolgere… la chiave di tutto sono loro due» sancì l’Ibrido.

«No Klaus, non posso permetterlo, è troppo pericoloso… Caroline non sarebbe d’accordo» si oppose Alaric.

«Non sarebbe la prima volta Ric!» intervenne Bonnie «Le altre volte, Caroline le ha lasciate fare… e non avevamo loro a guardarci le spalle» disse guardando gli Originali.

«Non permetterò mai che succeda qualcosa a Josie e Lizzie, te lo posso garantire!» affermò Klaus.

Alaric si passò una mano sul volto, «Ok…» cedette «come ci muoviamo?»

«Intanto bisogna sapere cosa le bambine sono in grado di fare… ad esempio, sanno occultare?»

«Non ci hanno mai provato…» spiegò Ric «Jo, la loro mamma, aveva preso le distanze dalla magia, per diventare un chirurgo, ma ad un certo punto ha dovuto imparare di nuovo, per combattere contro il fratello… ho i suoi appunti» disse prendendo le scale che portavano al piano superiore.

Ridiscese dopo qualche minuto con un quaderno voluminoso, Bonnie lo prese ed insieme a Freya, cominciarono a leggerlo.

«Occultamento, allucinazioni… c’è tutto il repertorio di Kai…» commentò poco dopo Bonnie «noi non possiamo fare nulla» disse poi guardando l’altra strega «se dobbiamo fare dei tentativi ci servono le scimmiette… le vado a prendere… ma vorrà tornare anche Hope, ed anche Felicity… ti comporterai bene Klaus?»

L’Ibrido annuì e Bonnie lasciò la stanza, per poi tornare con le ragazze.

La Strega Bennet e la Strega Mikaelson cominciarono ad insegnare l’incantesimo alle due future leader dei Gemini “E’ incredibile…“ stava pensando Klaus.

«Poi c’è un modo per farglielo dimenticare vero?» chiese ironico Damon «Se così non fosse… povero amico mio, ti vedo proprio male!» disse battendo sulla spalla di Ric «senza contare che Caroline ci uccide!» scoppiò a ridere.

Tutti si unirono alla risata, compreso Klaus “Anche questo è incredibile…” rifletté.

L’Ibrido aveva dimenticato come si facevano le cose a Mystic Falls, l’amicizia e il legame che c’era tra quelle persone, il loro spirito di gruppo, il loro sacrificarsi gli uni per gli altri, molte volte li aveva invidiati, loro erano una famiglia, senza esserlo nella realtà… “alcune volte più di noi, che lo siamo veramente…“ si rammaricò. Certo, i rapporti con i suoi fratelli erano migliorati molto negli ultimi anni e questo era accaduto proprio grazie al periodo che avevano passato in quella cittadina, tra quei pazzi che si permettevano di scherzare anche quando la situazione era drammatica! Era sempre stato il loro punto di forza.

«Invisique… » dissero in coro le gemelle che tenevano per mano Bonnie, sparendo tutte e tre all’istante.

Lizzie scoppiò a ridere vedendo la faccia di tutti «Non ci possono vedere davvero!» gridò entusiasta.

«Ora tu Josie tocca Freya…» disse Bonnie avvicinandosi alla strega.

Josie fece come gli era stato detto ed anche la Freya sparì dalla vista di tutti…

«Brave!» disse la Mikaelson «ora proviamo con un vampiro… Lizzie, occulta Rebekah.

«Bravissime!» le incitò Becca.

«Come vi sentite? Ora siamo in cinque! Vi fa male la testa? Siete stanche?» domandò Bonnie.

Le due bambine scossero la testa.

«Bene… allora proviamo con un umano, Damon…» chiese Freya.

«Scimmiette! Mi avete invitato al party!» fece allegro l’ex vampiro «ma in sei siamo tanti… forse troppi» disse serio, rivolto alla sua BonBon.

«Ok, ci fermiamo così…» stabilì Freya «Ora però vediamo se riescono ad occultarci se ci allontaniamo un po' da loro, e nel mentre interagiamo con le persone» parlando incominciò ad incamminarsi verso la porta d’ingresso, Damon la imitò avvicinandosi ad Hope, poi la prese in braccio.

Le persone che erano nel salone, videro Hope sollevarsi, la ragazzina prima sussultò… poi cominciò a ridere, i suoi capelli cominciarono a scompigliarsi, come se fossero mossi da un venticello impazzito.

La porta d’ingresso si aprì ed Elijah si mosse all’istante allarmato, ma nessuno entrò…

l’Originale restò sull’uscio «Ora ti vedo» disse dopo qualche attimo, girò la testa «saranno 150 metri» valutò.

Lizzie e Josie interruppero l’incantesimo

«Noi vedevamo e sentivamo tutto quello che accadeva qui» cominciò le valutazioni Bonnie. «Hope, quando Damon ti ha preso in braccio, sentivi la sua stretta?»chiese alla ragazzina.

«No! Era come una carezza…» cercò di spiegare Hope «e un vento tra i capelli…»

«Eppure glieli stavo scompigliando con forza!» fece presente Damon.

 

Passarono la serata a riprovare l’incantesimo, Freya e Bonnie a turno provarono a localizzare Elena e Caroline, ma sembravano scomparse dalla faccia della terra, non erano neanche più sicuri che fossero tornate a Mystic Falls.

Mandarono a dormire le ragazze al piano superiore, decidendo di rimanere tutti nel corpo centrale della casa, i vampiri si nutrirono con le sacche, direttamente nel salone principale, il nervosismo era palpabile, ma in una qualche maniera stavano godendo della compagnia reciproca.

Damon beveva in compagnia di Alaric ed Elijah.

Bonnie e Freya, chiacchieravano e si confrontano su alcuni incantesimi che avevano letto negli appunti di Jo, Rebekah era con loro.

Klaus era andato ad accompagnare le ragazze nella loro camera, si divertì a farsi raccontare del puledrino che portava il suo nome e colse l’occasione per conoscere un po' di più Felicity, che sembrava avesse timore di lui… non era passata neanche mezz’ora che la ragazza scese a dire una cosa a suo fratello, che stava chiacchierando con Jeremy, poi risalì in camera sogghignando.

«Ha funzionato?» chiese divertito Klaus.

«SI!» urlò gioiosa la ragazza.

«Che gli hai fatto fare?»

«Un ballo irlandese!» scoppiò a ridere Felicity.

«FELICITY!» sopraggiunse Rebekah che aveva le lacrime agli occhi dal ridere «Non si fa!… lo sapevo che c’eri dietro tu!» disse rivolta al fratello, ma non riusciva a smettere di sghignazzare.

«Nessuno le ha ancora insegnato a soggiogare! Qualcuno doveva pur farlo!» ribatté l’Ibrido.

«Si ma la prossima volta avvertite!» arrivò anche Jeremy che si stava sbellicando dalle risate.

Rebekah raggiunse Oliver che si guardava intorno un po' confuso, lo stavano guardando tutti e sembravano divertiti.

«Ma che hanno tutti?» le chiese il ragazzo.

«Ma niente… Nik ha insegnato a tua sorella come si soggioga» rispose la ragazza cercando di trattenersi.

«Eh?…» chiese allora Oliver insospettito.

«Beh… hai un gran talento per il ballo…» scoppiò a ridere Becca.

«Io lo uccido tuo fratello!» protestò il ragazzo.

«Non puoi… è immortale…» gli ricordò divertita Rebekah.

«Mettiti in fila Oliver… » dichiarò l’Ibrido scendendo le scale.

 

Provarono di nuovo la localizzazione, inutilmente e dopo aver convocato le vigilanti per spiegare cosa fosse successo a New York, riposarono un po' a turno. Durante la notte Oliver trovò un momento per parlare con Rebekah e raccontarle le confidenze di Tom su Caroline, ne parlarono anche con Elijah, concordando che la cosa si poteva tacere a Klaus.

Era pomeriggio inoltrato quando finalmente l’incantesimo funzionò… Elena e Caroline stavano nel casolare dove avevano ritrovato Oliver.

«E’ assurdo!» disse Alaric «Usano lo stesso nascondiglio? E’ sicuramente una trappola»

«E’ un po' strano…» concordò Elijah.

«Questa volta non ci vedranno arrivare» annunciò Klaus guardando Ric, che a malincuore annuì.

 

Decisero che sia Bonnie che Freya avrebbero canalizzato Josie e Lizzie e che Rebekah si sarebbe occupata solo di loro due, il suo unico compito sarebbe stato quello di proteggere le due bambine e farle uscire sane e salve da quel casolare. Elijah si sarebbe occupato esclusivamente dell’incolumità di Elena, Klaus avrebbe pensato al resto… a Tom, alla strega ed ovviamente a trarre in salvo Caroline.

Alaric e Jeremy avrebbero aspettato con due auto a distanza di sicurezza, Cristina ed Emma li avrebbero raggiunti e sarebbero state con loro pronte ad intervenire, Donna e Lucy sarebbero rimaste alla scuola.

 

Arrivati nel punto dove avevano stabilito che Ric e Jeremy avrebbero atteso il loro ritorno, Klaus ed Elijah si misero davanti alle quattro streghe, Rebekah si sistemò dietro, Bonnie e Freya presero per mano le gemelle, che lanciarono l’incantesimo di occultamento.

Con calma si avviarono verso il casolare, arrivati alla veranda dell’ingresso principale, Klaus salì i gradini, mentre Elijah restò davanti a Lizzie e Josie.

L’Ibrido controllò l’interno della casa, poi fece cenno agli altri di raggiungerlo.

«Il soggiorno è libero…» sussurrò.

«La scala per scendere nel seminterrato dove abbiamo trovato Oliver è sulla destra» disse Bonnie.

«Ok, io ed Elijah entriamo e controlliamo tutto il piano superiore, se è libero vi facciamo entrare… poi voi rimanete nel soggiorno» ordinò Klaus «ed io ed Elijah scendiamo… aspettate qualche minuto e poi tornate indietro, in caso sentiate rumori di colluttazione, ve ne andate all’istante…»

Rebekah annuì.

Le cose andarono bene, la casa sembrava vuota, i due Originali cominciarono a scendere le scale che portavano nel seminterrato.

La vide subito, era legata ad una sedia, il volto sofferente e guardava Elena che legata ad un altra sedia, sembrava svenuta.

Elijah corse verso la doppelganger «E’ viva… » disse al fratello «ma le devono aver tolto tantissimo sangue»

Klaus si avvicinava lentamente, si guardava intorno circospetto.

«Non c’è nessuno… mi sembra troppo facile…» disse.

L’Ibrido si mise alle spalle di Caroline, la vide sussultare quando si rese conto che le corde che legavano Elena si stavano sciogliendo, poi fece per liberarsi, urlando di dolore, quando la vide fluttuare nel vuoto.

«Che succede!» urlò… quando si trovò anche lei libera dalle corde, si guardò le mani incredula, cercò di alzarsi troppo in fretta, era troppo debole… stava per cadere quando qualcosa glielo impedì, era come se qualcuno la cingesse per la vita, sentì come una carezza sul collo, vide i suoi capelli spostarsi… poi si sentì sollevare, ora anche lei fluttuava nel vuoto e si abbandonò completamente tra quelle braccia immaginarie.

Improvvisamente quelle braccia divennero reali, stavano salendo le scale arrivando al soggiorno, lei non dovette alzare il viso per capire a chi appartenessero, si appoggiò e si aggrappò al suo collo.

«Ciao, Love…» sussurrò l’Ibrido.

«Ciao… perché ora ti vedo?» chiese Care.

«Le tue figlie si sono allontanate troppo per occultarci»

«Lizzie e Josie sono qui?» chiese preoccupata Caroline.

«Stai tranquilla, sono occultate e Rebekah è con loro»

«Elena?»

«Elijah…»

«Posso camminare Klaus….»

«Non mi interessa»

Care si aggrappò ancora di più a lui, finalmente alzò lo sguardo ed incontrò i suoi occhi.



 


















nda:
nello scrivere il tredicesimo capitolo, ho avuto un pò di difficoltà, quindi mi sono messa a giocare con Photoshop, è venuto fuori quest'altro banner, ma sono troppo affezionata al primo che ho fatto, quindi l'ho messo qui, alla fine... spero vi piaccia!
è la prima volta che scrivo qualcosa dopo un capitolo e mi sento un pò a disagio, ma volevo ringraziare chi sta leggendo la mia storia, grazie mille... grazie di cuore!
In modo particolare, ovviamente a chi mi lascia un commento... sono molto grata e felice quando avviene!
E poi, è d'obbligo un pubblico ringraziamento alla prima persona che si è complimentata con me tramite messaggio! abbiamo parlato molto, gli ho spiegato le difficoltà che trovavo a scrivere la mia primissima storia, e lei mi ha rassicurato ed aiutato, ho cominciato a mandarle le bozze, lei mi ha corretto qualche errore...
lei sostiene che è la mia beta, io poco avvezza a questi nuovi termini, preferisco considerarla un amica!
grazie goka74... grazie di tutto! ;-)

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Capitolo 14
*** tredicesimo capitolo ***

























 

Tom guidava silenzioso, ogni tanto lanciava un’occhiata a Demelza che sedeva accanto a lui, anche lei sembrava persa nei suoi pensieri.

Avevano lasciato Elena e Caroline nel casolare dove avevano vissuto negli ultimi mesi.

Entrambi avevano convenuto che era la scelta giusta… l’unica da fare se volevano avere qualche possibilità di portare a termine il loro piano.

Quando anni prima Tom si era risvegliato come vampiro, avevano provato a mettersi in contatto con Katherine e sua figlia Nadia ma avevano scoperto che erano morte entrambe. Demelza era impazzita, non gli aveva neanche chiesto il permesso… lo aveva addormentato ed aveva simulato la sua morte, accecata dalla sete di vendetta per la morte di sua sorella. Quando si era risvegliato, l’aveva trovata in pessime condizioni di salute e depressa per il fatto che il piano dei Viaggiatori non fosse andato a buon fine, così l’aveva convinta a partire lasciandosi tutto alle spalle.

Non era stato difficile perché la sua congrega la credeva morta. Non sarebbe mai potuta tornare a casa e dire che aveva stretto un accordo con le Petrova, confessare che aveva di fatto aiutato i Viaggiatori a compiere il loro rito, l’avrebbero di certo confinata in un qualche mondo prigione! Molto meglio far credere a tutti che fosse morta insieme a Hezel nel tentativo di fermarli.

La Congrega aveva organizzato per loro un funerale, una cerimonia molto sentita che Demelza aveva guardato da lontano… aveva visto sua madre vinta dal dolore, aveva visto Joshua, il loro leader, officiare il rito che di fatto anni dopo, le aveva salvato la vita. Da quel momento lei e sua sorella erano delle eroine, morte per salvare la congrega, ma ovviamente non ne facevano più parte.

Tom e Demelza erano partiti ed avevano viaggiato ovunque, si erano avvicinati molto e vivevano come marito e moglie. Tra loro non c’era quella passione che ti brucia e ti consuma, come la raccontano nei libri, era un amore nato da un profondo affetto, la loro vita era serena ed a loro stava bene così.

All’improvviso una sera la strega si ammalò. Tom aveva provato di tutto, il suo sangue ovviamente, ma essendo anche un paramedico, le aveva prestato tutte le cure necessarie. L’aveva accudita e vegliata per mesi, poi come si era ammalata, improvvisamente e senza una ragione, aveva cominciato a guarire.

Tutto gli si era fatto chiaro qualche anno più tardi quando Nadia, ritornata dall’Inferno, li aveva ritrovati. Aveva spiegato loro il piano di sua madre di radere al suolo Mystic Falls e vendicarsi.

Demelza aveva saputo della fine della sua congrega, di Kai che era diventato il nuovo leader e che si era ucciso per diventare un eretico provocando la morte di tutti… quasi tutti… 

Nadia le aveva parlato delle gemelle, le future leader, le figlie di Jo… era grazie a loro, al fatto che la congrega le avesse messe in salvo che lei era guarita!

Il piano delle Petrova era molto semplice, avrebbero ucciso tutti a Mystic Falls. Tutti tranne le due gemelle. 

Demelza le avrebbe cresciute e preparate, a Katherine serviva una congrega di streghe forti! Tom sarebbe diventato Stefan Salvatore, fingendo di essersi miracolosamente salvato, così Josie e Lizzie sarebbero vissute con il loro amato zio ed avrebbero superato meglio la morte dei loro genitori. Tutti avrebbero avuto la propria vendetta, era un piano perfetto!

Ma le cose non erano andate come le Petrova avevano programmato: Nadia si era polverizzata davanti ai loro occhi nel momento in cui Stefan aveva ucciso Katherine.

Dopo un primo attimo di smarrimento, Demelza aveva compreso che per lei nulla era cambiato. Lei avrebbe potuto avere quello che voleva, non era la vendetta che cercava, l’unica cosa che la strega desiderava era ricreare la Congrega Gemini e lo avrebbe fatto senza spargimenti di sangue.

A Demelza serviva l’ultima coppia di doppelganger per riacquistare del tutto i propri poteri, Katherine non c’era più… ma c’era Elena Gilbert.

Tom sarebbe diventato Stefan, tutti lo stavano ancora piangendo e sarebbero stati ben contenti di riaverlo, avrebbe studiato i suoi diari, si sarebbe preparato e poi a tempo debito sarebbe ricomparso, portando Demelza con sè. 

Avrebbe detto a sua moglie che lei lo aveva salvato, che negli anni si erano innamorati ed avrebbe chiesto il divorzio. Lei e Tom avrebbero fatto parte di quella famiglia allargata e avrebbero visto crescere Josie e Lizzie dando a Demelza la possibilità di prepararle al ruolo che le attendeva.

Tutto era andato come previsto, avevano dovuto superare qualche intoppo, ma niente di complicato. Quando per errore avevano provocato la trasformazione di Felicity si erano allarmati, ma poi avevano rigirato la situazione a loro favore, ora avevano Oliver all’interno che li aiutava.

Il primo vero grande problema erano state Rebekah ed Hope. I Mikaelson non erano previsti, specialmente dopo che dalla lettura dei diari era emersa la storiella tra Caroline e Klaus.

Demelza, da donna, aveva subito capito che era un particolare da non sottovalutare…

Tom riviveva i fatti di quelle ultime settimane, Demelza aveva capito subito che qualcosa in lui era cambiato, avevano modificato il loro piano, decidendo che per il momento sarebbe ritornato solo lui, lei sarebbe stata presentata solo in seguito.

La strega aveva visto il cambiamento di Tom, giorno dopo giorno… si era accorta che gli piaceva essere Stefan, gli piaceva essere il marito di Caroline, la gelosia l’aveva quasi accecata e per poco non aveva mandato all’aria anni di lavoro e pianificazione.

Quando la situazione era precipitata, con Oliver che aveva assunto la verbena, per un attimo aveva pensato che il suo Tom fosse ritornato, il suo piano di rapire Caroline le era sembrato sensato, l’aveva convinta che fosse l’unico modo per sistemare la situazione e tenere in piedi la farsa. Avrebbe finto di essere stato rapito anche lui, avrebbe fatto l’eroe salvando lei ed Elena e a Mystic Falls sarebbero stati troppo felici per soffermarsi sulle incongruenze.

Ma poi Demelza aveva visto con che cura l’aveva legata, facendo attenzione a non bagnare troppo le corde con la verbena, l’aveva visto accarezzare il viso di Caroline… l’aveva visto dargli un fugace bacio sulla fronte e la gelosia aveva avuto la meglio!

Senza contare che avevano lasciato andare Oliver! Lei voleva ucciderlo… ma Tom non era dello stesso avviso, Demelza come al solito si era lasciata convincere.

 

Tom sapeva che era un errore, ma la conferma l’aveva avuta vedendo entrare Klaus nella casa di New York.

Al solo pensiero un brivido di terrore lo scosse, lo rivedeva entrare come una furia, cercare ovunque… poi lo vedeva trasformarsi, distruggere tutto… ma la cosa che l’aveva ferito di più era stato lo sguardo di Caroline.

Care aveva una strana luce negli occhi, lui aveva passato con lei le ultime settimane e più i giorni passavano, più diventava geloso dell’amore che aveva percepito lei provasse per Stefan. Tom la voleva per sé… ma quello sguardo era ancora diverso… ed era una cosa alla quale non era preparato.

Caroline stava guardando lo sfogo di Klaus e non ne era affatto spaventata, quello che le si leggeva in faccia era eccitazione, desiderio… ammirazione, era lo sguardo di una donna fiera della forza del suo uomo, le aveva spezzato il collo perché la smettesse di guardarlo in quella maniera.

Ora il solo pensiero che lui l’avesse ritrovata e che stessero insieme in questo momento, lo faceva impazzire.

Con Demelza avevano deciso di prendere tempo, avevano prelevato molto sangue da Elena, sarebbe bastato addirittura per anni, lui aveva provato a dire alla strega che stavano esagerando, che stavano rischiando di ucciderla, solo le sue competenze mediche avevano salvato la vita alla doppelganger, ma Demelza non aveva voluto sentire ragioni, a suo dire non si sapeva con esattezza quando avrebbero potuto portare a compimento il loro piano e non voleva rischiare.

La loro idea era di attendere che i Mikaelson tornassero a New Orleans e poi quando tutti a Mystic Falls avrebbero abbassato la guardia, rapire le gemelle.

Ma se Demelza non aveva fretta, la stessa cosa non valeva per lui… lui voleva che Klaus ripartisse al più presto…

 

Era ancora in braccio a Klaus quando arrivarono alle auto dove li stavano attendendo. 

L’Ibrido con cautela la face scendere e Caroline si affrettò ad andare incontro alle figlie, le abbracciò strette strette, poi Lizzie si liberò ed andò di corsa tra le braccia di Klaus, imitata dalla sorella.

«Grazie Sire!» urlarono in coro.

L’Ibrido le sollevò entrambe da terra ridendo «Non c’è di che mie suddite adorate!» proclamò divertito.

Caroline le guardava perplessa.

«Mi risulta che sei stata tu a dirgli che sono un Re…» spiegò Klaus inarcando un sopracciglio.

Rieccoli lì… a giocare al gatto e al topo… “Quanto mi è mancato questo suo modo di fare“ pensò la vampira sorridendo un po' imbarazzata.

 

L’incontro tra Damon ed Elena era stato emozionante, la ragazza era debolissima, molto provata, ma appena fu tra le braccia del suo amore, sembrava avesse ripreso i colori, l’uomo l’abbracciava e la copriva di baci, lei rideva in maniera sommessa, aggrappata a lui.

“E pensare che ho sempre creduto che questi due non avessero proprio nessuna possibilità di farcela…“ stava pensando Klaus guardando la scena. Non si era accorto che stava tenendo Caroline per mano da quando erano entrati a Casa Salvatore.

Era stato come un riflesso incondizionato, l’aveva aiutata a scendere dall’auto tenendole aperta la portiera, poi si erano presi per mano come se fosse la cosa più naturale del mondo.

La consapevolezza che entrambi non riuscissero a fare a meno di un piccolo contatto fisico, Klaus l’ebbe quando si rese conto che, mentre Caroline stava raccontando cosa le era accaduto, gli aveva tenuto una mano sopra la sua gamba.

Care era seduta sul divano, lui si era accomodato sul bracciolo accanto a lei, la vampira durante il racconto gli aveva appoggiato la mano sul ginocchio e di tanto in tanto la muoveva accarezzandolo, lui di contro teneva un braccio sulla spalliera.

Se gli altri nella stanza si stavano accorgendo di cosa stessero facendo non lo diedero a vedere… Ad un certo punto del racconto però, si era reso conto di aver perso il filo del discorso, l’unica cosa che riusciva a percepire era la sua mano sulla spalla della ragazza, il suo pollice che le accarezzava il collo, i suoi capelli che si muovevano sul suo braccio, come una carezza.

Si sentì osservato, “Se ne sono accorti…“ fu il suo primo pensiero, invece no… Elena stava raccontando cosa fosse avvenuto nella casa, vide Rebekah sorridere maliziosa, Bonnie che ascoltava a bocca aperta continuando a spostare lo sguardo da Elena a Caroline che era arrossita. A Klaus non era sfuggito lo sguardo d’intesa tra la strega e sua sorella, come a dire “Dopo mi racconti!“, non era sfuggito neanche a Caroline che si mise le mani sul viso.

L'Ibrido si avvicinò al suo orecchio «Voglio sapere tutti i commenti…» sussurrò divertito.

«In questi anni hai perso un po' di autostima… love?» rispose la vampira sarcastica.

Klaus la fissò a lungo sorridendo, quanto gli erano mancati i loro battibecchi.

Tutti li stavano guardando, ovviamente sia Care che Klaus sapevano perfettamente che Rebekah ed Elijah avevano ascoltato anche il loro scambio di battute, ma mentre l’uomo cercava di fare l’indifferente, la ragazza non nascondeva quanto la cosa la rendesse felice.

Quando il racconto finì e loro avevano terminato di fare il punto della situazione, convinsero Elena ad andare a riposare, Damon l’aiutò a fare le scale e la portò nella loro stanza, anche gli altri avevano bisogno di rilassarsi un po’, una bella nottata di sonno serviva a tutti.

«Io prima devo andare a fare rapporto» disse Caroline indicando con un cenno del capo le telecamere.

«Ti accompagno» rispose pronto Klaus.

Care annuì, diede la buonanotte a tutti e si incamminò verso le segrete seguita dall’Ibrido.

Erano circa a metà del passaggio sotterraneo, quando l’uomo la bloccò contro il muro, le prese il viso tra le mani e lentamente, continuando a fissarla negli occhi, si avvicinò.

Le loro bocche quasi si sfioravano, rimasero a guardarsi per un tempo infinito, neanche l’osservatore più attento avrebbe potuto asserire con certezza chi dei due si fosse deciso per primo a mettere fine alla distanza. Il bacio che seguì fu appassionato e tenero, si presero tutto il tempo necessario, si assaporarono a lungo, poi si divorarono… per poi tornare a degustare l’uno il sapore delle labbra dell’altra.

 

Le quattro sorelle li stavano attendendo nello scantinato.

«Lui non può saperlo… ma tu cara, te lo ricordi che ci sono le telecamere nel passaggio?» attaccò subito Donna con un sorriso radioso.

Caroline era arrossita fino alla punta dei capelli.

«Confidiamo nella vostra discrezione» rispose l’Ibrido divertito.

«Si… certo… come se non se ne fosse accorto nessuno che non siete riusciti a togliervi le mani di dosso per tutta la sera» commentò Cristina risalendo le scale.

Klaus non riusciva a smettere di ridere, Caroline gli diede una gomitata.

L’Ibrido questa volta si tenne a distanza di sicurezza, non voleva perdersi neanche una parola del racconto di Caroline, doveva rimanere concentrato.

«Quello che non capisco è il perché vi hanno lasciato li, da sole…dove abbiamo trovato Oliver per giunta!» commentò Emma.

«Infatti… dato che c’erano potevano portarle direttamente alla scuola! Sarebbe stato più comodo anche per loro! Non dovevano neanche legarle!» rincarò Donna.

«Magari con un bigliettino di scuse» ironizzò Cristina.

Klaus si stava divertendo, stava mangiando un muffin che gli aveva offerto Lucy, Alaric aveva ragione, quelle quattro erano una forza della natura.

«Stefan… Tom… » si corresse Caroline «ha discusso con Demelza, pensava che stavano prelevando troppo sangue ad Elena, diceva che la metà di quello che le avevano preso le sarebbe potuto bastare per anni! Si è fatto in quattro per tenerla in vita, Elena continuava a collassare» sussurrò con gli occhi velati dalle lacrime.

«Tesoro» la confortò Lucy «mi dispiace molto… per tutto…» aggiunse evitando lo sguardo di Klaus.

Cristina fece un colpetto di tosse.

«Quella rompiscatole di mia sorella, vorrebbe che ti dicessi che lei lo aveva capito subito! Che non le era mai piaciuto e che era sicura che portasse guai… ma noi… IO in particolare, non le abbiamo voluto dare retta» confessò infastidita Lucy.

«Ecco! Vedi? Non è stato difficile! Volevo solo che lo sapesse» commentò soddisfatta Cristina.

«Beh… potevi dirmelo allora» disse Caroline sorridendole.

«E come facevo? Te ne andavi in giro con gli occhi a cuoricino!» rispose pronta la vigilante. «Credeva fosse suo marito!» puntualizzò rivolta a Klaus.

L’Ibrido alzò le mani.

«Credo che per un po' non li vedremo» cominciò a ragionare Klaus «anche la storia del rapimento della piccola Martha, mi sto convincendo che era per spaventare me, una streghetta di New Orleans? Non può essere una coincidenza, volevano che portassi via Hope e di conseguenza Rebekah».

Klaus fino a quel momento non era intervenuto ed ora mentre parlava aveva la completa attenzione delle cinque vampire che erano in quella stanza.

«Pianificavano questa storia da anni!» continuò guardandole «Ma non avevano previsto noi Mikaelson e prima di tornare ad agire, aspetteranno che ce ne torniamo a casa e che voi abbassiate la guardia» concluse.

«Non lo faremo mai… saremo sempre pronte a difenderci» asserì Cristina.

«Ed io non ho intenzione di andare da nessuna parte… quindi siamo a cavallo» ribatté l’Ibrido. «Devono solo pregare che il sangue della doppelganger che hanno, gli basti davvero per anni!» aggiunse.

«Caroline… hai bisogno di riposare» asserì poco dopo con un tono che non ammetteva repliche, mentre si incamminava verso le scale.

Cristina trattenne un attimo Caroline per un braccio «Lui si che è sexy!» le sussurrò. 

«Sono un vampiro Cristina! Ti sento…” disse Klaus senza voltarsi.

«Volevo che mi sentissi, Splendore…» ribatté l’anziana vampira.

L’Ibrido scosse la testa divertito.

 

«Dove stai andando?» chiese allarmata Rebekah ad Oliver, che aveva dato la buonanotte a tutti e si stava dirigendo verso la porta d’ingresso.

«A riposare…» rispose il ragazzo.

«Devi andare di sopra…» rispose la vampira indicandogli le scale.

«Ma non ci penso proprio! Ho bisogno del mio letto… di andare a casa mia!»

«Sei impazzito? E’ pericoloso!» quasi urlò.

«Dovete proteggere Lizzie e Josie, non vogliono me…»

«Oliver!»

«Beh… se sei così preoccupata potresti offrirti come guardia del corpo…» disse Oliver ammiccando.

«Sono seria Oliver!… OK! Ti accompagno fino alla dependance» dichiarò Rebekah uscendo infuriata.

«Beh… era quello che ti ho chiesto di fare!» rispose Oliver seguendola.

Rebekah camminava a passo spedito, continuando a borbottare.

«Non mi dire che avevi capito che ti stavo facendo una proposta indecente? Non mi permetterei mai Miss Mikaelson» la prese in giro Oliver.

«OLIVER! Se non la finisci ti uccido io! Sei uno scriteriato! Un irresponsabile… una persona normale con quello che ha vissuto nelle ultime 72 ore sarebbe a dir poco terrorizzato! No lui no… lui vuole andare a dormire nel suo letto, da solo, in una casetta vicino ai boschi!» sbraitò Becca, che ormai era arrivata alla porta della dependance.

«Beh… da solo dipende da te…»

Rebekah si girò e lo guardò furiosa, poi gli mise una mano contro il torace e lo sbatté contro la porta, lo afferrò per il collo e lo avvicinò a sé cercando le sue labbra con rabbia. Oliver reagì subito al bacio, l’afferrò per la vita e invertì le posizioni.

Rebekah era alta ma lui la predominava, la ragazza si incuneò contro di lui, era un incastro perfetto, sembravano fatti per stare l’una tra le braccia dell’altro.

Oliver si staccò per primo, la guardò e con un braccio la strinse a sé, con l’altro aprì la porta della dependance, senza dire una parola la condusse verso la camera da letto e cominciò a spogliarla.

Rebekah lo assecondava, stranamente remissiva… stranamente silenziosa.

Le mani di Oliver scesero lungo i suoi fianchi, prendendo l’orlo della sua maglia, Rebekah alzò le braccia per farsela sfilare, poi il ragazzo prese a baciarle il collo, scese lungo le spalle e con la bocca le spostò le spalline del reggiseno, le sue mani le accarezzarono la schiena fino ad arrivare al gancetto, la pelle di Rebekah era morbida, candida, come aveva sempre immaginato, le sollevò il mento e la baciò di nuovo, le sue labbra erano un qualcosa di meraviglioso. Con una mossa rapida la fece stendere sul letto, inginocchiandosi tra le sue gambe, le sbottonò e sfilò delicatamente i pantaloni, iniziò a baciarle il ventre fino a scendere all’elastico dei suoi slip.

«Sei bellissima» sussurrò Oliver.

Rebekah era ammutolita, lo guardava… i suoi meravigliosi occhi blu erano enormi, spalancati…

«Becca…» la chiamò il ragazzo fermandosi e mettendosi seduto sui talloni.

La ragazza si passò la lingua sulle labbra gonfie e rosse, si mise seduta anche lei, di fronte a lui, poi cominciò a sbottonargli la camicia, un bottone dopo l’altro con lentezza. Oliver l’aiutò sfilandosela dalle braccia e gettandola a fare compagnia ai vestiti delle ragazza, che aveva fatto volare nella stanza qualche minuto prima.

Rebekah cominciò ad accarezzargli il torace, poi si fermò in corrispondenza del suo cuore, lo attirò a sé e ci appoggiò il suo orecchio, chiuse gli occhi e rimase così… ascoltando.

Il cuore di Oliver batteva come se fosse un martello pneumatico, il contatto del suo viso sul suo petto lo stava facendo impazzire, senza muoversi da quella posizione, le mani di Rebekah andarono sul bottone dei suoi jeans, poi la cerniera…Infilò le mani nel bordo accarezzandogli le natiche, Oliver fece per alzarsi e sfilarsi quell'inutile indumento. 

«No…» quasi urlò la ragazza «voglio sentire… fammi sentire quello che provi» disse in un sussurro attirandoselo di nuovo a sé, rimettendo il volto sul suo petto.

Fu lei a liberarlo dei pantaloni, senza mai perdere il contatto, continuando a dargli piccoli baci sull’ampio torace.

Il cuore di Oliver perse qualche battito… Rebekah con delicatezza passò il palmo della mano sui suoi boxer attillati, sentendo la sua erezione, alzò lo sguardo e gli fece un sorriso, che lui ricambiò, poi richiuse gli occhi appoggiandosi di nuovo a lui.

Oliver la contemplava, era semplicemente stupenda… le labbra schiuse, il seno sodo, rotondo, che sembrava creato appositamente per le sue mani, la curva perfetta dei fianchi. Le sfiorò il collo dolcemente, prima con la sua guancia solleticandola con il suo accenno di barba, poi con le labbra, per scendere più giù, su quelle due curve candide, facendole sue, stringendole più forte ad ogni sussulto, ad ogni sospiro soddisfatto.

Il ragazzo si stava gustando ogni singolo momento, le sue mani poggiate su quella pelle così liscia, morbida e profumata. Lei sospirò infilandogli le mani tra i capelli scuri, spingendolo più giù, divaricando leggermente le gambe, inarcò la schiena e alzò il bacino invitandolo a spogliarla del tutto, lo aiutò a sfilarle l’ultimo indumento, piccolo ma ingombrante, poi ricambiò il favore liberando lui.

Oliver entrò con un gesto rapido, naturale, mentre con la mano stringeva una ciocca dei suoi capelli biondi, muovendosi contro di lei e dentro di lei, con un ritmo lento, pacato… le spinte erano profonde, cadenzate… si muoveva dondolando, possedendola piano, godendosi i suoi sospiri, i suoi gemiti sommessi. Non aveva mai smesso di guardala, percepiva che si stava trattenendo, così accelerò le spinte, Rebekah aprì gli occhi ed un ringhio uscì dalle sue labbra, piccole venature cominciarono a formarsi sul suo volto, i suoi occhi divennero rossi, i canini spuntarono dalle sue labbra perfette.

Oliver perse completamente il controllo, il suo respiro si fece affannoso e le spinte più forti, più profonde, la afferrò per i fianchi per spingere ancora e ancora, per entrarle il più dentro possibile. Rebekah si arpionò con le gambe ai suoi di fianchi, completamente fuori controllo le sue unghie entrarono nella carne della schiena del ragazzo… ma Oliver non sentiva nessun dolore. Gli occhi fissi sul volto di Becca che scossa dal piacere si muoveva contro di lui, era lo spettacolo più bello a cui avesse mai assistito, si stava mordendo da sola…. i suoi canini conficcati nelle sue labbra, il sangue che colava… poi un grido forte, animalesco… Oliver chiuse gli occhi e la prese per le natiche schiacciandola il più possibile contro di lui, la sentì esplodere intorno a lui con un flebile lamento d'estasi nel momento stesso in cui si sentì irrigidirsi contro di lei nell'orgasmo, gemettero insieme con ogni fremito, uno nel corpo dell’altra.

Sfinito Oliver si appoggiò con tutto il suo peso su Rebekah, che non aspettandoselo cadde all’indietro contro il materasso in un tonfo. Suo malgrado gli scappò una risatina, il ragazzo capovolse subito le posizioni, trascinandosela dietro, poi abbassò lo sguardo alla ricerca dei suoi occhi, ma vide solo una nuvola di capelli biondi sparpagliati sul suo petto, cominciò a giocarci, arrotolando le ciocche tra le sue dita.

«Non so cosa dire…» annunciò con la voce arroccata «sinceramente…»

«E allora stai zitto!» si sentì rispondere da sotto quella matassa di fili dorati.

Oliver rimase interdetto a fissarla.

«Sono ancora arrabbiata con te» continuò la vocina.

«Mi era sembrato che avessimo fatto pace…» rispose il ragazzo tra lo stupito e il divertito.

Rebekah sollevò un po' la sua testa, per poi fargliela ricadere pesantemente sul torace.

La risata del ragazzo fu impercettibilmente guastata da un lievissimo fremito di dolore.

«Cos’hai…» chiese subito la ragazza sollevando il viso e spostandosi i capelli dal viso.

Poi cominciò a tastarlo ovunque…

«Rebekah… non credo che potrei… concedimi altri 5 minuti…» disse il ragazzo facendole l’occhiolino.

La ragazza si rimise a sedere… offrendogli una ampia visuale del suo petto nudo, Oliver era troppo impegnato a guardare il panorama e si lasciò tirar su senza opporre resistenza.

«Mio dio…» sussultò la ragazza vedendo le lenzuola sporche di sangue, si mise in ginocchio e si appoggiò Oliver addosso per guardargli dietro la schiena «Santo cielo!» sussurrò.

«Si… santissimo cielo… è così che mi immagino il paradiso» commentò Oliver mentre sprofondava il naso in mezzo ai suoi seni.

«Ti ho ferito…» mormorò Becca «mi dispiace… perdonami…» aggiunse con un filo di voce.

«Spero tu stia scherzando» disse Oliver serio sollevando lo sguardo e lasciando per un momento il capezzolo che stava mordicchiando «sono solo un paio di graffi!» aggiunse.

«No, non è vero… sono ferite più profonde di semplici graffi…» commentò con la voce rotta.

«Guariranno…» la rassicurò Oliver.

Rebekah scosse la testa, poi si nascose il viso tra le mani.

Oliver la prese tra le braccia, stringendola forte, poi cercò la sua bocca, la baciò… un bacio lieve come una carezza «E' per quello che sei stata così silenziosa? Stavi cercando di mantenere il controllo?» le mormorò a fior di labbra.

La ragazza annuì «Ma poi tu…» sussurrò.

«Lo prendo come un complimento» mormorò con un sorriso.

Rebekah gli sorrise di rimando, scuotendo la testa e alzando gli occhi al cielo.

Oliver la fece sdraiare sul letto, poi la bloccò con il suo corpo.

«Becca… so perfettamente cosa faccio, so chi sei e cosa sei… e ti garantisco che ne sono più che consapevole. Vuoi sapere perché ci ho messo un po' per arrivare a questo punto, vuoi la verità? Vuoi saperla senza nasconderci?» chiese il ragazzo senza mai perdere il contatto con i suoi occhi.

La ragazza annuì.

«Bene… mi hai fulminato dal primo momento che ti ho visto, quando Hope mi è venuta addosso, io ho sollevato lo sguardo e tu stavi arrivando, bellissima… poi quando mi hai concesso di chiamarti Rebekah, lo hai fatto con un’altezzosità… » sorrise il ragazzo al ricordo «ma quando è arrivato lo sceriffo, il modo in cui gli sei andata incontro, allegra, genuina… una bambina! Nei giorni successivi ogni volta che ti vedevo sembravi una persona diversa… mille sfaccettature che non riuscivo ad inquadrare, mi intrigavi… perché io di solito sono abituato a farmi un’idea ben precisa delle persone, deformazione professionale» spiegò.

«Ho capito subito che eri un vampiro» continuò a parlare Oliver «ti vedevo sgattaiolare ogni sera dalla finestra, mi chiedevo dove andassi… e subito mi rispondevo che non lo volevo sapere» le rivolse una smorfia un po' mortificata facendo un sospiro.

«Quando sono arrivato qui ho notato subito la straordinaria bellezza di April, ho capito subito che era una ragazza “normale“ ed io avevo bisogno di semplicità… di un qualcosa di convenzionale, dopo quello che era accaduto a Felicity. E poi non mi voleva… era una sfida e la cosa mi divertiva! Perché avevo bisogno di lottare per qualcosa… in quel periodo avevo dovuto subire di tutto! Non ho avuto la benché minima scelta sul mio futuro… era tutto nuovo e sentivo di non aver la capacità e la facoltà di decidere cosa fare».

Il ragazzo si mise seduto, appoggiandosi alla spalliera del letto, prese una mano della ragazza e se la mise in grembo.

«Mi piaceva April, ma poi ho cominciato a conoscere meglio te… » il ragazzo si interruppe per fissarla intensamente «quando ti ho raccontato della trasformazione di Felicity, eri rattristata… è impossibile non esserlo, ma sei stata gentile, affettuosa… senza commiserarmi, hai risposto alle mie battute, assolutamente di cattivo gusto!» rise divertito Oliver al ricordo.

Anche Rebekah lo fece «Si… sei stato pessimo!» concordò.

«April un giorno mi ha detto che provava pena per me…che la cosa che mi era successa era impossibile da superare e che non riusciva a capire come potevo essere così amico di Caroline che aveva trasformato mia sorella…
Io a Care, a Bonnie, a Damon ed Elena, a Jeremy ed Alaric, devo tutto… loro sono piombati nella mia vita in un momento dove avevo perso qualunque cosa, mi hanno ridato mia sorella e ci hanno circondato di affetto e comprensione. Gli sarò eternamente grato per essere capitati su quella strada in quel momento, mai… neanche per un secondo ho pensato che avrei preferito che mia sorella fosse morta davvero in quell’incidente… Io quando li guardo, non vedo vampiri, streghe, cacciatori o strani sosia… vedo solo degli amici, delle persone straordinarie.

Ed è quello che ho tentato con tutto me stesso di vedere in te, un’amica ed una persona fantastica, con la quale stavo benissimo, una persona con la quale fin da subito ho avvertito un alchimia… una chimica pazzesca.

Ti ricordi quando mi hai detto che Matt accettava, anche se a fatica, di avere amici vampiri, ma quando si tratta della persona con la quale avere una relazione le cose erano diverse? Beh… ha ragione Matt! Stramaledettamente ragione! »

Becca abbassò lo sguardo.

Oliver la afferrò per le spalle e la costrinse a guardarlo negli occhi.

«Perché quando i sentimenti che provi per un altro individuo non sono solo di amicizia, ti devi rendere perfettamente conto di chi hai di fronte! Lo devi accettare a 360 gradi e a me piace Rebekah Mikaelson, che è un vampiro di oltre 1000 anni, che ha avuto una vita pazzesca e tutto quello che ha provato e vissuto, l’ha resa la persona che è… una persona complicata ed assolutamente fuori dall’ordinario! Ed io non accetto che neanche per un secondo, quando è con me, lei cerchi di rinnegare anche la più piccola parte di se!» disse tutto d’un fiato, senza interrompere mai il contatto visivo… con voce ferma e seria.

Rebekah lo guardò a bocca aperta.

«Non ti sto dicendo che ti amo Rebekah… perché sono ancora in stato confusionale… specialmente dopo quello che è successo tra noi, poco fa… ma ti posso assicurare che se non è amore… beh, è una cosa che gli assomiglia stramaledettamente!» le disse mentre si avventava su di lei.

«Ora basta parlare… perché non ce la faccio più a vederti qui, nel mio letto… nuda… la creatura più bella che abbia mai visto in vita mia! Ti chiedo solo una cosa… quando impazzirai di piacere… perché io ti farò impazzire… e quei deliziosi canini spunteranno dalla tua meravigliosa bocca… usali per mordermi, perché è la cosa che sogno ogni dannata notte, da quando lo hai fatto la prima volta…»




 





Nda:
Ho aggiornato un po' prima del solito, sono andata avanti con la storia più velocemente in questo periodo e non vedevo l'ora di pubblicare questo capitolo...
quando ho dovuto decidere il rating, ho scelto l'arancione, non sapevo esattamente come scrivere e descrivere, questi momenti... ma sapevo che sarebbero arrivati.
Questa è la mia prima storia e di conseguenza anche i primissimi approcci con questo tipo di “situazioni“ spero che vi sia piaciuto e che il colore del rating, sia giusto
alla prossima

 

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Capitolo 15
*** quattordicesimo capitolo ***


























 

Rebekah non riusciva a smettere di guardare quei segni rossi sulla sua schiena.

Oliver dormiva a pancia in giù con un braccio sotto il cuscino e l’altro a cercare lei. Fino a qualche minuto prima era intorno alla sua vita, ora lei si era seduta appoggiandosi sui cuscini, la stretta del ragazzo si era allentata e la sua mano era posata dolcemente sul suo ventre.

Si era mossa con cautela, per non svegliarlo… ma era quasi certa che non sarebbe successo, dormiva come un sasso! Sfinito… “Per essere un umano ha una resistenza niente male!“ non poté fare a meno di riflettere con un sorrisino soddisfatto “Già… un umano… come era potuto succedere?“ il pensiero la colpì come un pugno nello stomaco.

Nella sua lunga vita, la vampira aveva avuto tantissimi uomini, così tanti da non poter neanche ricordarseli tutti, umani… lupi… cacciatori… stregoni… vampiri… molti aveva anche creduto di amarli.

Per tutte le donne, il momento in cui si prova a fare un bilancio della propria vita, è difficile e particolare, ma quando si è una vampira millenaria… diventa un impresa titanica!

Lei aveva sempre cercato l’amore, era una ragazza dolce e spensierata, piena di vita e idee romantiche quando sua madre l’aveva trasformata, la sua vita poi era stata dura… difficile… e lunga… ma in tutta onestà, quanti uomini aveva veramente amato? Tre volti le vennero subito alla mente.

Alexander… il cacciatore della Fratellanza dei cinque, era giovane e inesperta, si era follemente innamorata e voleva sposarlo, lui invece l’aveva usata per avvicinarsi alla famiglia Originale ed ucciderli tutti… la sua sconsideratezza era costata a suo fratello Nik oltre 50 anni di pene e allucinazioni… 

Stefan… aveva veramente amato Stefan Salvatore, quel vampiro sregolato, vizioso… complici anche gli anni venti, loro due e Nik avevano vissuto un’epoca sfrenata e dissoluta, uno dei periodi più felici della sua vita! Ma al suo risveglio, quando l’aveva rivisto… quando era arrivata a Mystic Falls… aveva capito che era tutta una menzogna… il suo Stefan non era mai esistito, il vero Stefan Salvatore era lontano anni luce da quello che lei aveva conosciuto a Chicago…

E poi c’era lui… il più importante di tutti… Marcel.

Quanto poteva essere strana la sua vita? Quante donne potevano asserire di aver visto crescere l’amore della propria vita?

La prima volta che aveva visto Marcel era un bambino, un indomito, ostinato, ribelle ragazzino e l’aveva guardato mentre diventava un uomo, forgiato nel carattere da Nik, istruito da Elijah…

Non ricordava il momento esatto nel quale quei bellissimi e vispi occhi scuri avevano cominciato a guardala con desidero ed amore… era stato un processo naturale, il loro sentimento era cresciuto gradualmente, inesorabilmente…

Cosa era andato storto tra loro due? Semplicemente che la voglia di sentirsi parte di una famiglia, la stima e la venerazione che Marcel nutriva per Klaus era stata sempre più forte del suo amore per lei.

Nessuno aveva mai avuto l’ardire di scegliere lei, di metterla al primo posto…

Quegli uomini, cacciatori e vampiri… forti e potenti… non avevano neanche la metà del coraggio che le aveva dimostrato quel tenace, sconsiderato, imprevedibile umano che ora dormiva tranquillo al suo fianco.

Si soffermò a guardare il corpo dell’uomo addormentato, quante volte negli ultimi mesi si era sorpresa ad ammirare quel magnifico fondoschiena, fasciato nei jeans, mentre lavorava nelle scuderie? Ma la realtà superava di gran lunga la fantasia, dalla sua posizione aveva un invidiabile scorcio del suo spettacolare sedere solo parzialmente coperto dalle lenzuola.

Anche il suo fisico, era diverso da quelli a cui era abituata, meno imponente e massiccio… Oliver era più asciutto e slanciato.. il suo corpo era flessuoso… ma non perdeva nulla in virilità e mascolinità…

«Ti piace quel che vedi?» bisbigliò Oliver con la voce arrochita dal sonno e attutita dal cuscino.

«Insomma… ho visto di meglio» rispose Rebekah colta in flagrante.

In tutta risposta Oliver l’afferrò con un braccio e l’attirò a sé cominciando a farle il solletico.

«Ok… Ok… raramente ho visto di meglio…» si arrese Becca.

«Direi che messa così, posso ritenermi abbastanza soddisfatto… specialmente se tutti i vampiri hanno il fisico dei tuoi fratelli, di Stefan… Tom… o di Jeremy…»

«Ohi ohi ohi… che cosa sto sentendo… Oliver O’Neill che teme di essere inadeguato?» lo prese in giro la vampira.

«Che vuoi farci… sono umano…» rispose Oliver con un sorrisetto ironico, carico di sottintesi.

Rebekah distolse lo sguardo.

«Allora?» incalzò il ragazzo «Quale è la sentenza, vostro onore?» 

«In che senso?…» chiese la vampira tornando a guardarlo.

«Rebekah… mi hanno svegliato le rotelle che giravano nella tua deliziosa testolina… sei arrivata ad una decisione? Posso sperare che almeno mi concederai un’occasione?»

«Quello non è mai stato messo in discussione» rispose Becca, prendendolo per la nuca ed attirandoselo a sé per baciarlo.

 

Freya entrò nella cucina per prendersi una tazza di caffè, ci trovò Caroline con Elena e Bonnie che chiacchierando, lo stavano preparando, nel frattempo stavano mangiando una crostata dall’aspetto delizioso.

«Lamponi! E’ divina…» spiegò Bonnie con un coltello in mano «Vuoi?» chiese.

«Volentieri!» rispose la strega «Avete visto Rebekah? Non ha dormito nella nostra stanza stanotte…» spiegò leggermente preoccupata.

Le altre donne nella stanza si guardarono per un attimo, poi esplosero in grida di giubilo dandosi il cinque.

«FINALMENTE!»

«HALLELUJAH»

«CE L’HANNO FATTA!!!!»

Freya le guardava come se fossero impazzite.

«Lei e Oliver!» spiegò Caroline.

«Beh… lo supponevo onestamente, ma credevo che già fossero una coppia e non volevano farcelo sapere… a noi dico, a me ed ai suoi fratelli…» 

Freya abbassò un po' lo sguardo.

«In effetti è un po' triste che io, sua sorella… non sappia nulla sulla sua vita sentimentale… non è una cosa sulla quale ci soffermiamo… sempre presi da altre situazioni» concluse con amarezza.

«Lo capisco… » disse Caroline «ma noi troviamo sempre il tempo per farci un po' gli affari degli altri» proclamò solare.

Nel giro di un quarto d’ora le ragazze raccontarono a Freya tutta la situazione tra Oliver e Rebekah in quei mesi, il loro proclamarsi amici, il loro continuo cercarsi, i giochi… gli scherzi… le battute, lei che si nutriva di lui…

Quando Rebekah entrò nella cucina, le trovò che parlottavano e ridevano complici, ma appena palesò la sua presenza quattro paia di occhi cominciarono a fissarla curiosi.

«Allora?» sbottò Elena, che non riuscì a trattenersi.

«Cosa?» rispose Rebekah girandosi di spalle per prendere una tazza.

«Non fare la finta tonta!» la riprese Bonnie «Parla!»

«Non ho niente da dire… » continuò la sceneggiata l’Originale.

In un attimo Elena, Caroline e Bonnie si avvicinarono a Rebekah, chi le dava delle lievi spintarelle, chi cercava il suo sguardo… alla fine la Vampira cedette e scoppiò a ridere… «Fantastico!» disse con un sospirone, le amiche l’abbracciarono stretta e cominciarono a fare urletti di gioia.

Freya le guardava sorridendo, stava pensando che sua sorella aveva davvero trovato delle amiche.

Klaus entrò in quel momento «Che succede?» indagò.

«NIENTE» si sollevò un coro a cinque voci.

L’Ibrido le guardò… una per una… poi sollevò un sopracciglio facendo un espressione beffarda.

«D’accordo…» disse l’Ibrido sarcastico «Caroline, ti devo parlare di una cosa» poi captando le occhiate maliziose delle sorelle e delle altre ragazze «… a te e a quelle svitate delle Salvatore’s Angels» aggiunse uscendo.

 

«Dovremmo spostare queste telecamere…» fece Klaus guardandosi intorno, mentre percorrevano il sottopassaggio.

«Ci sono tanti posti dove le telecamere non ci sono» rispose di getto Caroline.

«Cos’è… un invito?» chiese l’Ibrido bloccandosi.

«No… è un dato di fatto…» rispose Care piccata, consapevole che oramai il danno lo aveva fatto.

Infatti Klaus continuava a sogghignare sornione.

«Allora…» iniziò l’Ibrido dopo i convenevoli e dopo aver rifiutato una fetta di crostata ai lamponi, che era davvero invitante …

«Quando Alaric è venuto da me a dirmi che la vigilanza era affidata a voi quattro, devo essere sincero… ho pensato che fosse impazzito»

Cristina lo guardò livorosa.

«Ma ammetto che mi sbagliavo» continuò «non solo state facendo un ottimo lavoro, ma l’idea della vigilanza sotto copertura è stata davvero geniale… ed assolutamente efficace. Ma ora le cose sono cambiate, la scuola è stata attaccata e prima o poi lo sarà di nuovo, quindi dobbiamo farci trovare pronti… » 

Klaus fissò le sue interlocutrici, per vedere la reazione.

«Ho pensato che sarebbe il caso di ampliare la squadra…»

Cristina fece per parlare, ma l’ibrido la bloccò con un cenno…

«Manteniamo lo stesso concetto, mettiamo dei vampiri a fare i giardinieri… gli operai… così che possano girare liberamente nel parco…»

Anche Caroline stava per intervenire… Klaus fulminò con lo sguardo anche lei…

«E’ chiaro che saranno al vostro servizio! Voi siete la squadra di vigilanza della scuola, voi gestirete tutto… decidendo mansioni, orari e turni…»

«Klaus… ce li abbiamo i giardinieri! Non possiamo certo licenziarli…» riuscì a dire Caroline.

«Love… con tutto quel parco? Costruiamo una piscina! Dei campi da tennis! Una scuola ha bisogno di un centro sportivo, una palestra… Mens sana in corpore sano! Non importa cosa gli facciamo fare… abbiamo bisogno di vigilanti all’interno… che possano girare liberamente e tenere d’occhio gli studenti»

«Non è sbagliato… ha ragione…» sentenziò Emma.

Anche le sorelle annuirono.

Caroline sospirò «Dobbiamo parlarne con gli altri…» 

«Prima dovevo sapere che ne pensavano le Salvatore’s Angels… dovevano essere d'accordo loro, per procedere…» chiarì l’Ibrido.

«Stamattina, ho fatto un giretto nel parco e mi sono accorto di un punto un po' nascosto ma abbastanza spazioso.E’ proprio sul retro della scuola, da lì… scavando, si dovrebbe sbucare all’incirca a metà del passaggio che dalle segrete conduce qui. Non sarebbe credibile che un operaio entri nella scuola a tutte le ore… ma questo è il quartier generale e loro dovranno andare e venire liberamente senza dare nell’occhio… » spiegò. «Dovremmo anche rivedere la posizione delle telecamere nel tunnel…» aggiunse ironico, lanciando un’occhiata allusiva a Caroline, che lo fulminò.

«Di quante persone stiamo parlando?» chiese Cristina.

«Almeno quattro… due licantropi e due vampiri» rispose prontamente Klaus.

«Possiamo gestirli…» decise Donna.

Le sorelle annuirono.

 

Klaus aveva riunito tutti quanti nel soggiorno per spiegare la sua idea e con sua grande sorpresa li trovò tutti d’accordo, solo Caroline era stranamente silenziosa e un po' innervosita.

L’Ibrido se ne accorse, quindi le si avvicinò e le chiese di andare a fare una passeggiata. «Mi porti a conoscere il mio omonimo equino?» chiese sorridendo.

Caroline si alzò senza rispondere.

«Che hai combinato?» chiese Elijah al fratello.

Anche Bonnie si era avvicinata con uno sguardo accusatore.

«Niente!» rispose piccato l’Ibrido allontanandosi.

 

«Non ti senti bene?» chiese Klaus per spezzare il silenzio.

«Sto benissimo» rispose la vampira che camminava a passo spedito, un paio di metri davanti a lui.

L’ibrido la raggiunse, guardandola con un sorrisino ironico «Io direi che sarebbe il caso di dirmi cosa ti turba… tanto prima o poi scoppi…» spiegò guardandola di traverso.

Care lo squadrò furibonda.

«Tu sei consapevole che questa è la mia scuola? Vieni… sconvolgi tutto, prendi decisioni… quando arrivano i nuovi vigilanti? O pensi davvero che io creda al fatto che hai messo la cosa ai voti?» la vampira scosse la testa imbestialita.

Klaus sorrideva.

«Stanotte ho chiamato Marcel a New Orleans, ne abbiamo selezionati quattro… sono giovani ma affidabili…» ammise con un sospiro, continuando a sorridere un po' in imbarazzo.

Caroline lo fulminò con lo sguardo.

«Era da fare, Love… » cercò di giustificarsi «E lo sai anche tu… per questo sei arrabbiata! Se avessi pensato che fosse una pessima idea avresti fatto il diavolo a quattro… invece odi il fatto che ho interferito, ma visto che è una cosa ragionevole, non puoi opporti… e la cosa ti fa impazzire» spiegò sogghignando Klaus.

«Una cosa positiva c’è… quando arriveranno i rinforzi, te ne tornerai a casa!» ribatté innervosita la vampira.

«Non contarci!» rispose l’uomo “Questa volta, love… non te lo permetterò… stavolta devi affrontarmi!“ stava pensando Klaus che non rideva più.

Erano arrivati alle scuderie, Niklaus appena li vide cominciò a nitrire ed a correre in circolo nel recinto.

«Ha un bel caratterino» constatò l’Ibrido.

«Perché credi che si chiami così?» chiese Care.

«Perché mancavo a mia figlia…» rispose dapprima insolente e poi con un'espressione tenera.

Anche il volto di Caroline si addolcì mentre guardava l’animale che non la smetteva di scalpitare.

«E’ nato la sera che Hope è arrivata qui?» chiese Klaus continuando a guardare il puledro.

«Si… è un tipo tosto, è riuscito a venire al mondo nonostante io e tua sorella non la smettessimo di litigare» sorrise Care, ricordando quella strana nottata.

«Rebekah sta bene qui… sembra felice» constatò l’Ibrido «e non solo perché crede… per l’ennesima volta… di aver trovato l’Amore» l’Originale alzò gli occhi al cielo. «E con te e con le altre sembra aver un rapporto speciale… non lo avrei mai creduto!»

«Non dirlo a noi! Quando Bonnie ha saputo che Hope veniva accompagnata da lei e che sarebbe rimasta… per poco non si dimetteva!» scoppiò a ridere Caroline. «Poi invece la convivenza… le piccole situazioni quotidiane, il fatto che era passato così tanto tempo dalla vostra partenza… ha fatto venire alla luce una cosa che tutti sapevamo, ma non volevamo ammettere… le cose tra noi e voi erano cambiate… non era più come quando siete venuti la prima volta a Mystic Falls…»

Klaus annuì, senza girarsi a guardarla.

«Per ammetterlo, una sera ci siamo dovute scolare un paio di bottiglie di Bourbon, ma poi ci siamo arrivate… e da lì è stato tutto in discesa…» ridacchiò Care.

«Credo di aver visto una foto dell’evento…» disse l’Ibrido «era nella casa di Damon a New York… Elena e Bonnie erano conciante piuttosto male… Ora capisco perché Rebekah sorrideva, mentre la guardava… ho captato anche il fatto che vi siete fatte delle confidenze quella notte… tipo Elijah che bacia Elena credendola la Petrova!»

Caroline sorrideva apertamene al ricordo di quella serata, il malumore era passato.

«Abbiamo fatto un giochino stupido, sai… il “Non ho mai…“ quando Elena ha lanciato il “Non ho mai baciato un vostro fratello“ e Rebekah l'ha vista bere… » Care scosse la testa divertita «Non dimenticherò mai la sua faccia quando ha realizzato che io e Bonnie non abbiamo fratelli… quindi doveva essere per forza uno dei suoi!»

«Elena che bacia Elijah! Da non credere… e nessuno ha notato che avevi bevuto anche tu?» chiese l’ibrido fissandola.

«Noooo… Elena lo sa che è mia abitudine baciare Jeremy!» rispose la vampira guardando fissa davanti a sé.

Klaus le rivolse uno sguardo di traverso…

«Lo sapevano già tutti… » lo informò caustica Caroline.

«Rebekah no!…» chiarì Klaus.

«Lo sapeva anche lei… gliel’avevo raccontato io…» rivelò la vampira.

Klaus rimase a bocca aperta «Tu hai raccontato a mia sorella… quello che è successo tra noi nei boschi? Tutto… quello che è successo?»

«Si… non è un segreto, lo sapevano tutti… lo sarebbe venuta a sapere in ogni caso… e comunque già lo sospettava, me lo ha chiesto apertamente…”

«Se non ricordo male … quel pomeriggio tutto è partito da un semplice fatto… ti ho chiesto di ammettere che mi tenevi a distanza e mi trattavi con ostilità perché non volevi far sapere ai tuoi amici che nonostante tutto… tra me e te…» Klaus lasciò il discorso a metà non volendo dare una definizione precisa. «Credevo che dovesse essere una cosa solo nostra! Che nessuno avrebbe dovuto saperlo… » disse invece.

Caroline continuava a tenere gli occhi fissi su Niklaus.

«L’ho detto ad Elena…» si giustificò «ma non era Elena…» sospirò.

«Lo hai detto a Katherine?» sgranò gli occhi Klaus, scoppiando poi a ridere.

«E lei ha fatto in modo di farlo sapere subito a Tyler…» spiegò Care annuendo «che come puoi immaginare ha dato di matto e lo ha detto a tutti…» continuò.

«Mi dispiace… » disse l’Ibrido, poi vedendo la faccia sorpresa di Caroline aggiunse «che hai dovuto affrontare il giudizio di tutti… ovviamente»

La vampira fece un alzata di spalle «E’ stato meglio così» commentò.

«Quindi lo sapeva anche il tuo futuro marito…» constatò l’Originale.

«Stefan è stato l’unico che non mi ha criticato…» affermò Care.

Klaus aveva un’espressione strana, la sua mente era andata a quando Stefan era venuto a New Orleans, alla loro chiacchierata in macchina… e poi quando si erano salutati al cimitero, per lui era stato uno shock sapere che il suo amico e Caroline stavano insieme, che lei era incinta… e ricordava perfettamente le parole di Stefan…

La rabbia stava montando “Ha detto di sapere che io provavo dei sentimenti per Caroline, ma non ha accennato minimamente ad un possibile coinvolgimento di lei…“ lo sguardo dell’Ibrido si era fatto freddo.
“Per lei è stata solo una cosa di poco conto... davvero non c'era posto per me nella sua vita...“
Caroline lo osservava attentamente, aveva visto quell’espressione molte volte sul volto dell’uomo, stava per dire qualcosa quando vide arrivare Oliver.

«Che ci fai qui?» lo apostrofò «Rebekah lo sa?» chiese.

«I cavalli devono pur mangiare!» rispose il nuovo arrivato «Ed essere accuditi…» aggiunse.

«Ma non puoi stare qui da solo! E’ pericoloso!» spiegò Care.

«A quanto pare sono un uomo fortunato… ci siete voi due!» constatò il ragazzo allargando le braccia.

«Tra qualche giorno arriveranno altri vigilanti in incognito, lavoreranno all’interno della scuola, così da poter intervenire tempestivamente in caso di pericolo» lo mise al corrente la vampira.

«Mi sembra un’ottima idea» commentò Oliver cominciando a lavorare.

Caroline gli fece un sorriso, poi lo guardò teneramente e lo abbracciò forte.

Il ragazzo in un primo momento sembrò stupito, poi comprese e ricambiò l’abbraccio felice.

«Credo che basti la direttrice a proteggerti…» annotò Klaus allontanandosi e lasciandoli lì.

 

Le settimane si susseguirono e la scuola aveva ripreso le sue normali attività.

Freya ed Elijah erano ripartiti, ma al loro posto era arrivato per un breve periodo Vincent, che aveva tenuto anche qualche lezione insieme a Bonnie, tra i due stava nascendo una bella amicizia.

Ripartito lui, era stato il turno di Hayley, Hope era stata felicissima di passare del tempo con la madre ed anche Rebekah era stata felice di rivedere la cognata.

Dopo un iniziale e comprensibile momento di imbarazzo con Caroline, anche la licantropa era stata ammessa a quello che tutti chiamavano il Club delle donne, ovvero le serate nel salottino privato, interdetto agli uomini della casa. Le ragazze ci si rifugiavano tutte le sere per restare tra di loro, alcune volte facevano anche una videochiamata con Freya che era ben contenta di sapere tutte le novità.

Klaus si era gettato anima e corpo nella costruzione del centro sportivo, i nuovi vigilanti erano arrivati e con soddisfazione Caroline constatò che erano quattro ragazzi in gamba, con un aspetto gioviale e niente affatto intimidatorio.

Jamie e Ian erano due licantropi del branco di Jackson, l’ex marito defunto di Hayley, e proprio grazie a quel rito, potevano controllare la propria trasformazione.

Kate e Rick erano due vampiri di Marcel, due persone squisite che si divertivano molto con gli studenti, Elena aveva subito capito che erano una coppia ed Hayley poi l’aveva confermato.

Sembravano veramente quattro istruttori sportivi, giovani ed aitanti, più passavano i giorni e più Caroline doveva ammettere che Klaus aveva avuto ragione.

Avevano assunto una ditta per edificare il centro sportivo e che si era occupata anche di costruire una dependance per i quattro “istruttori“, proprio nell’area che Klaus aveva individuato nel retro della scuola, dove era possibile costruire il sottopassaggio che si collegava alle segrete della casa e al cottage delle vigilanti.

Era lì sotto che Klaus passava le sue notti, a scavare il tunnel, lui da una parte con i quattro nuovi acquisti e alcune volte anche con Alaric e Jeremy, le Salvatore’s Angels dall’altra.

Alcune volte andava anche Caroline, ma l’Ibrido sembrava infastidito quando succedeva.

Di giorno invece Klaus sovrintendeva i lavori della ditta a stretto contatto con Oliver, tra i due uomini non c’era stato bisogno di molte parole, l’Ibrido aveva capito perfettamente che l’umano e sua sorella stavano insieme… ma tra di loro non ne parlavano.

Parlavano pochissimo in generale, a dire il vero… ma c’era una buona intesa tra i due, andavano d’accordo, entrambi pragmatici e concreti, si intendevano alla perfezione.

Caroline avvicinandosi li trovò seduti ad un tavolinetto piazzato sotto un albero, a studiare delle carte, gli stava portando qualcosa da mangiare e delle birre, anche se era autunno inoltrato e l’inverno era alle porte, il clima era ancora mite.

C’era anche Elijah con loro, era arrivato qualche giorno prima, ma sarebbe ripartito presto con Hayley.

Oliver ed Elijah l’accolsero entusiasti «Ci voleva proprio una birra fresca!… Ed avvertivo anche un languorino!» esclamò l’umano.

«Senza contare che è sempre un piacere essere accuditi dalla nostra meravigliosa direttrice» fece galante Elijah «grazie mille Caroline» aggiunse con un sorriso.

Caroline aveva già appoggiato il cesto che aveva in mano sul tavolino e stava spostando la tovaglietta, scoprendo due sacche di sangue e due bicchieri, facendogli un occhiolino.

«E’ AB negativo?» chiese sorridente l’Originale «lo preferisco…» 

«Assolutamente… e mi sono anche accertata che sia alla temperatura giusta» rispose la vampira.

Klaus non aveva alzato gli occhi dalle carte che stava leggendo, ignorandola apertamente.

Caroline, sorrise di nuovo e si congedò.

Oliver ed Elijah si scambiarono un’occhiata, poi l’umano fece un’alzata di spalle.

«Niklaus…» lo apostrofò il fratello «perché tratti Caroline in questa maniera?»

«In quale maniera?» chiese l’Ibrido, continuando imperterrito a controllare i conti.

«Come se fosse trasparente?» lo rimproverò «Ma guarda… una sacca AB ed una Zero negativo… il tuo preferito, pensa proprio a tutto Miss Forbes» constatò.

«E’ Mrs Salvatore…» lo corresse l’Ibrido, senza sollevare lo sguardo.

«E’ questo il problema?» chiese il fratello.

«Certo che no… anche perché ad essere pignoli è la vedova Salvatore» puntualizzò Klaus continuando a tenere gli occhi bassi.

«Niklaus…»

«Non ne voglio parlare…» sibilò, finalmente alzando lo sguardo.

«Mi fa strano quando lo chiami così… »intervenne Oliver per stemperare la situazione.

«E’ il suo nome!» si giustificò Elijah.

Oliver prese un panino dal cesto, iniziando a mangiarlo con gusto, poi si stappò una bottiglia di birra, facendo leva contro il tavolinetto «Caroline non pensa proprio a tutto, per fortuna che ho frequentato un college in Irlanda…» considerò il ragazzo.

Elijah prese una bottiglia e la stappò a mani nude, guardandolo beffardo.

«Ognuno ha il suo metodo» commentò Oliver.

Klaus suo malgrado sorrise allo scambio di battute, poi prese una delle due sacche di sangue, la sua espressione cambiò per un attimo, leggendo l’etichetta.

 

«Sono due testoni!» sentenziò Rebekah.

Oliver le aveva raccontato cosa era successo all’ora di pranzo e stavano commentando l’accaduto.

Praticamente la vampira si era trasferita nella dependance di Oliver, una volta o due era stato il ragazzo ad andare nella stanza di Becca, ma non erano a loro agio, sapendo che i loro amici erano sullo stesso piano, senza considerare che alcuni erano vampiri e avevano anche un formidabile udito.

Molto meglio l’intimità della dependance e giorno dopo giorno, con naturalezza, gli effetti personali di Rebekah avevano trovato posto a fianco alle cose di Oliver. Inoltre alcune sere preferivano cenare da soli, senza andare in sala mensa, Rebekah stava imparando anche a cucinare.

Oliver non ci voleva credere quando lei gli aveva confidato che non aveva mai fatto una cosa del genere, ma ne era stato felice, aveva trovato una cosa che la ragazza non aveva condiviso con nessuno.

«Non riesco a capire cosa sia successo…» stava continuando a ragionare la vampira mentre stavano risistemando insieme la cucina dopo aver cenato «Caroline mi ha giurato che non hanno litigato»

«Ma lei che ne pensa?» chiese Oliver, mettendo un bicchiere nella lavastoviglie.

«Non lo ammette apertamente, ma ci soffre… anche lei non riesce a spiegarsi il comportamento di mio fratello» rispose Becca. «Gliel’ho dovuto strappare con le pinze… mi ha confidato che si erano anche baciati… ma poi senza alcuna ragione lui ha cominciato ad evitarla»

«Una ragione c’è sicuramente…» disse il ragazzo a difesa dell’Ibrido.

«Che cos’è solidarietà maschile?» chiese la ragazza perplessa.

«Come se tu non prendessi le parti della tua amica!» ribatté il ragazzo.

«Beh… lei è mia amica!»

«E lui è tuo fratello… dovresti cercare di comprendere, invece di giudicare»

«Che succede? Siete diventati amichetti del cuore?» domandò la ragazza stupita.

«All’inizio era più… "Tieni i tuoi amici vicino, ma ancora più vicino tieni i tuoi nemici" …» spiegò il ragazzo. «Ma poi devo dire che tuo fratello è una persona totalmente differente da quello che pensavo… Quando un uomo si comporta così, si riempie di lavoro… si cerca mille incombenze, di solito lo fa per non pensare, il problema di Klaus è che lui non si sfinirebbe neanche con ventiquattro ore di lavori forzati! Anche essere un infaticabile e potente vampiro ha il suo rovescio della medaglia!» aggiunse con un sorrisino.

«Devo andare…» disse Rebekah, asciugandosi le mani «riunione serale al salottino…»

«Ed io ho un appuntamento con gli altri… domani Elijah ed Hayley ripartono… chissà chi verrà a sostituirli» disse Oliver. «Tuo fratello è una forza! Fa l’indifferente… come se non fosse palese che uno va e uno viene da New Orleans… » sbottò a ridere.

«Tornerà sicuramente Freya» concordò divertita la ragazza, uscendo seguita da Oliver.

Il ragazzo la bloccò prima di entrare nella struttura principale e le diede un tenero bacio, poi avvicinandosi al suo orecchio sussurrò «Non finire di… cenare… tieniti un po' di spazio, ti offro il dessert più tardi»

 

Rebekah, aveva ancora un sorrisino ebete quando entrò nel salottino.

«Ah.. l’amore… » commentò Bonnie.

Tutte sorridevano complici.

«Fatela finita!» le riprese l’Originale, cercando di darsi un contegno.

«La cosa strana non è tanto vedere lei, così dolce e sulle nuvole… è che Oliver è ancora vivo! Che Klaus non lo abbia ancora sbranato!» commentò sarcastica Hayley.

«Ma lascia stare!» ribatté Rebekah «Sono diventati amichetti del cuore… devi sentire Oliver come lo difende!»

«Difende riguardo a cosa?» chiese Elena.

«Per come tratta Caroline» spiegò la vampira.

«Non c’è nessuna necessità di difendere nessuno» chiarì l’interessata «Tuo fratello non mi tratta in nessuna maniera!…. Ed ora pensiamo a salutare la nostra lupacchiotta!» continuò Caroline con un tono di voce artificiosamente allegro sollevando il suo bicchiere. «Alla prossima! … Ma Klaus vi ha fatto un calendario per i turni o vi autogestite?» aggiunse sorridendo, questa volta era sinceramente divertita.

«Ci autogestiamo… io ho fatto il turno doppio! Non volevo lasciare Hope e voi… ma Freya mi sta assillando! Dice che tocca a lei venire!» rispose Hayley.

 

La mattina dopo, il saluto di Hope a sua madre fece commuovere tutti.

«Torno presto» la rassicurò la donna, la ragazzina restò a guardare la macchina allontanarsi, fino a che non scomparve, poi prese per mano suo padre e rientrò in casa. 

«Papà… perché sei sempre così arrabbiato? Vorresti tornare a New Orleans anche tu?» gli chiese triste.

«No Hope… sto benissimo qui con te…» le rispose il padre dandole un bacino in testa, poi la salutò per andare a controllare i lavori.

Caroline lo seguì.

«Klaus… ti avevo chiesto di controllare insieme il preventivo per la seconda piscina… quella scoperta, non credo che ce la possiamo permettere!» gli disse una volta affiancato.

«I soldi non sono un problema, love… »

«Lo sono eccome! Questa cosa ci sta costando uno sproposito! Gestisco io la contabilità… credimi!»

«Vedrai che a giorni ti si accrediterà la donazione di un eccentrico genitore di una delle tue studentesse… mi ha fatto solo una stramba richiesta, vuole che gli sia intitolato l’impianto sportivo, vuole la scritta “SIRE“ a caratteri cubitali!»

«Non posso accettare!» 

«Lo so… è tremendamente kitsch, ma è irremovibile! Ho provato a fargli cambiare idea…»

«Klaus!»

«Ho da fare Caroline…» la liquidò per andare a parlare con il capo cantiere.

 

Avevano cenato da poco, quando finalmente arrivò Freya, Hope la stava attendendo con trepidazione, corse ad abbracciarla ma subito si rese conto che non era sola.

«MARCEL!» urlò all’indirizzo dell’uomo che era alle spalle della zia.

«Ma quanto sei cresciuta!» l’abbracciò il vampiro. «E quanto mi sei mancata! New Orleans senza di te è triste e silenziosa» continuò scompigliandole i capelli.

«Klaus…» disse poi a mò di saluto all’Ibrido.

«Ciao Rebekah…» 

La ragazza era al centro della stanza, il cuore in gola… «Ciao…» rispose in un sussurro.



 

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Capitolo 16
*** quindicesimo capitolo ***






















Caroline richiuse la porta del salottino alle sue spalle, dopo le presentazioni e qualche convenevole avevano atteso che Hope, Felicity e le bambine tornassero nel dormitorio. 

A quel punto aveva preso Rebekah per mano ed aveva fatto un cenno alle altre ragazze di seguirla.

«Mi spiace» aveva esclamato «ma noi abbiamo troppe cose da raccontare a Freya, divertitevi con le vostre cose da maschi!» 

Poi aveva trascinato la sua amica su per le scale, Becca l’aveva lasciata fare, seguendola docile docile.

Elena si diresse immediatamente verso lo stereo, lo accese e alzò il volume al massimo.

Al piano di sotto Klaus scoppiò a ridere, seguito da Marcel.

«Beh, mi sembra giusto!» commentò Oliver «non tutti hanno il super udito» aggiunse alzandosi per versarsi un po' di whisky. 

Ne versò in un altro bicchiere e lo porse a Klaus, poi prese la bottiglia di bourbon e preparò i drink ad Alaric, Jeremy e Damon, infine si rivolse al nuovo venuto e con tranquillità chiese «Cosa preferisci?»

«Whisky» rispose l’uomo.

«Perfetto...» commentò Oliver.

 

«Cosa ti è saltato in mente?» chiese Rebekah alla sorella «Potevi almeno avvertirmi!»

«Me lo sono ritrovato sull’aereo! Non ne avevo idea... Poi lui ha detto che voleva fare una sorpresa e a quel punto ho pensato che sarebbe stato molto meglio fargli vedere una reazione spontanea... per non fargli capire che vedertelo arrivare qui sarebbe stato un problema per te...»

«Non posso lasciare Oliver da solo con lui» fece Rebekah avvicinandosi alla porta.

Caroline la bloccò «Se la caverà... è un uomo intelligente, lo faresti passare per un debole ed è l’ultima cosa di cui ha bisogno...»

Le altre annuirono «E poi c’è Damon... » la rassicurò Elena.

«Anche Ric e Jeremy» continuò Bonnie «stai tranquilla».

«Inoltre avrà tante di quelle cose da riferire a Klaus che questa serata passerà in un baleno… poi quando tu ed Oliver sarete soli ti impegnerai moltissimo per farlo pensare ad altro» suggerì Caroline maliziosa.

«Infatti... godiamoci la serata, finalmente è tornata la mia amica strega!» esultò Bonnie.

«Mio Dio... mi sono dimenticata! Mi uccideranno... »imprecò Caroline.

«Devo andare un attimo dalle Salvatore’s Angels... ti hanno preparato una cosa per festeggiare il tuo ritorno!»

«Non mi dire... la crostata di lamponi?» chiese speranzosa Freya.

«Esatto! Vado a prenderla, faccio in un baleno... versatemi da bere!» disse Caroline uscendo a velocità vampiresca.

Gli uomini la intravidero sfrecciare.

«Che succede?» si allarmò Marcel alzandosi.

«Niente… si era solo dimenticata di andare in pasticceria» rispose Damon mentre gli altri scoppiarono a ridere.

«Abbiamo un servizio di vigilanza un po' particolare» spiegò Klaus al suo amico.

«Durante le ronde approfittano per raccogliere i frutti dei boschi e poi preparano dolci in quantità industriale... sto quasi pensando di suggerire a Caroline di farci un business, sarebbe una buona entrata per la scuola».

Stavano ancora commentando quando Caroline ritornò alla stessa velocità di prima, ma si fermò in soggiorno e appoggiò una crostata sul tavolinetto di fronte a loro.

«Buona serata dalle Salvatore’s Angels... fate gli educati e ringraziate» suggerì mentre si avviava su per le scale.

«La vostra è più grande!» si lamentò Jeremy.

«Ringrazia che non le ho portate tutte e due su!» rispose la vampira prima di scomparire.

Gridolini entusiastici arrivarono anche alle orecchie dei non vampiri.

«Cresceranno mai?» commentò Alaric.

«Rebekah ha mille anni, io direi che non c’è più speranza» rispose Marcel.

«E meno male!» chiosò Damon, poi guardando Oliver «Avvocato… partitina a biliardo?».

«Se vuoi perdere anche stasera» rispose il ragazzo alzandosi dal divano.

Era passata all’incirca mezz’ora, quando April entrò nel salone, la vide per primo Alaric.

«E’ successo qualcosa April?»

«Avevo… » rispose la ragazza guardando i presenti «bisogno di Caroline, ma se è andata a dormire… non fa nulla, posso pensarci io».

«No, è di sopra con le altre ragazze… te la vado a chiamare» spiegò Ric.

April annuì… ma era evidente che avrebbe solo voluto uscire da quella stanza, sembrava impaurita, ma quando vide Oliver, sembrò rilassarsi un pochino.

Caroline stava scendendo le scale «Che è successo?» chiese preoccupata.

«Il piccolo Eric ha la febbre alta, non riesco a fargliela scendere» stava rispondendo April.

«Arrivo subito… chiamo Elena» disse la vampira tornando indietro, per poi scendere di nuovo con l’amica.

«Stava male da stamattina!» stava dicendo Rebekah, scendendo le scale con Bonnie e Freya un attimo dopo.

«Glielo avevo anche detto ad April, ma lei ultimamente non ascolta!» si lamentò.

Poi si avvicinò ad Oliver con un sorriso «Lo stai battendo spero!».

«Ovvio…» le rispose il ragazzo cingendole la vita.

L’interfono suonò… 

Bonnie prese il telefono e fece partire la chiamata.

«Tranquille! Eric ha solo qualche linea di febbre, Rebekah dice che non si sentiva bene già stamattina a lezione… certo, poteva farlo… hai ragione… d’accordo… sì, era squisita… buonanotte Angeli… certo lo so che Emma rimane sveglia… sì, vi facciamo sapere a qualunque ora… sì, vi chiamiamo immediatamente… buonanotte… sì, ok… buonanotte…»

Rebekah nascondeva il viso nell’incavo del collo di Oliver, ma si vedeva chiaramente che stava ridendo, anche Damon e Jeremy cercavano di dissimulare le risate.

«Ci stanno guardando» ricordò Alaric, cercando di mantenersi serio.

«No… solo voi potevate trovare quattro pazze scatenate come quelle ed affidargli la vigilanza dell’istituto…» commentò Klaus «ma come le avete conosciute?»

Damon raccontò tutta la storia, nessuno di loro voleva andare a dormire prima che Caroline ed Elena fossero tornate dal dormitorio, quindi avevano tutto il tempo.

 

Klaus era entrato in casa per passare dalle segrete e andare a parlare con le Salvatore’s Angels, quando sentì la voce concitata di Matt. Ultimamente lo sceriffo si faceva vedere di rado, la cosa non lo turbava minimamente, ma pensava che fosse un po' strano.

Quando si rese conto che stava discutendo con Caroline nel suo ufficio, si prese un goccio di whisky e si sedette sul divano ad ascoltare.

«Non è possibile!» stava dicendo lo sceriffo «questo posto è un via vai di vampiri! Streghe… ibridi! La situazione peggiora di giorno in giorno! Vanno e vengono da New Orleans! Più che una scuola sembra un albergo!»

«Lo fanno per noi… ci stanno proteggendo» rispose Caroline.

«Ma tu lo sai chi è quello che è venuto ieri? Lo sai che potrebbe uccidere un Originale?» chiese Matt.

«Non credo che lo voglia fare qui… sono sicura che ha avuto più di un occasione per farlo a casa loro… visto che sono anni che vivono tutti a New Orleans» rispose ironica la vampira.

Klaus sorrise.

«Come se me ne importasse qualcosa di quelli! Non è questo il punto! Il punto è che è pericoloso!» Matt era furioso.

«Beh allora speriamo che Tom e Demelza ci attacchino ora… visto che è così forte…» valutò Care.

«April se ne vuole andare! E’ terrorizzata, dice che non ce la fa più a lavorare qui…» la mise al corrente Matt.

«Sai che ti dico?… che se ne vada pure! Ne ho abbastanza di lei! E’ sempre distratta, non fa quello che le si dice, ne troveremo un'altra! Non c’è problema… e poi manda te? Non ha neanche il coraggio di dirmelo in faccia? Abbiamo passato buona parte della notte scorsa insieme…» anche Care si stava alterando.

«Come puoi biasimarla? Avete fatto venire altri due licantropi e due vampiri che se ne vanno in giro tra i ragazzi! Senza contare che Klaus… sono settimane che è qui e sembra proprio che non accenni ad andarsene…» stava quasi urlando Matt.

Klaus si concentrò per sentire bene… Caroline non stava parlando.

«Lo so io perché non se ne va…» stava continuando la sua filippica lo sceriffo «Dì la verità… avete ricominciato da dove avevate interrotto?» chiese astioso.

Care continuava il suo mutismo.

«D'altronde non aspettavi altro! Quando dopo la morte di Stefan ti sei rinchiusa qui dentro… pensavamo che fosse naturale, stavi soffrendo… ma gli anni passavano e tu non accennavi a ricominciare a vivere, tu così bella… che quando entri in un posto si girano tutti, non degnavi nessuno di uno sguardo, neanche una storiella di poco conto… l’ho sempre sospettato, ma poi quando è arrivata Hope… ne sono stato sicuro… aspettavi solo di rincontrare lui…»

Klaus deglutì… 

Caroline continuava a stare zitta.

«Come puoi… come fai! Ha ucciso la zia di Elena, la madre di Tyler… ha tentato di ucciderci tutti… più volte…» il tono di Matt era insopportabile, Klaus si stava trattenendo a stento, poi la voce di Caroline arrivò chiara, decisa… 

«Tu hai ucciso suo fratello Finn! Elena e Jeremy hanno ucciso Kol… tutti noi abbiamo tentato di uccidere lui! Eravamo in guerra… ci stavamo combattendo! Ma ora le cose sono cambiate! Siamo andati avanti… ti suggerisco di fare lo stesso! Dimentichi che lui ci ha salvato più volte con il suo sangue!»

«A me non è mai servito!» disse Matt.

«Ha salvato anche la tua di vita, quando Nadia ti ha seppellito vivo! Lui ti ha trovato! Lui ti ha sentito urlare… io non sarei mai arrivata in tempo!»

«Lo difendi! Siamo arrivati a questo punto! Non ci posso credere!» disse incredulo lo sceriffo.

«Certo che lo difendo!» urlò Caroline.

Klaus l’avrebbe sentita anche se non fosse stato un vampiro.

«E’ qui! Ci sta aiutando! Avrebbe potuto prendere sua figlia e sua sorella e riportarsele a New Orleans! Invece è rimasto qui… per proteggere le mie figlie! I nostri studenti… E’ lui che paga per i lavori che stiamo facendo. Non solo lo difendo! Ma gli sarò sempre riconoscente!»

Klaus era scosso, si alzò dal divano e scese nelle segrete «Sono qui per proteggere anche te, love…» mormorò.

L’ibrido non poteva certo prevederlo, ma se fosse rimasto un attimo di più ad ascoltare, molti dei dubbi che aveva avuto nelle ultime settimane si sarebbero chiariti.

«Lo vuoi proprio sapere?» stava dicendo Caroline a Matt «No, non stiamo insieme… e non è una mia scelta… è lui che non mi vuole…»

 

Klaus non riusciva a concentrarsi sulla riunione che aveva indetto con la vigilanza… i ragazzi venuti da New Orleans si erano trasferiti nella nuova dependance, che era stata costruita a tempo di record, il tunnel era finito, il feeling tra le quattro anziane sorelle e i nuovi arrivati era scattato istantaneo, tutto stava procedendo bene… ma lui era inquieto.

“Riconoscenza… è questo che prova Caroline?“ Il tono veemente con il quale era esplosa lo aveva sorpreso, allora perché si soffermava su quella singola parola? Perché era Niklaus Mikaelson e per tutta la vita, la gente lo aveva cercato per due motivi: per ucciderlo o per interesse.

Volevano aiuto, protezione, essere trasformati… il suo sangue.

L’idea che Caroline vedesse in lui solo il mezzo per tenere al sicuro Josie, Lizzie e la scuola, lo feriva.

Avrebbe potuto prendere Hope e Rebekah e portarle via da lì, lasciandoli al loro destino… il problema era che questa alternativa l’aveva realizzata solo qualche minuto prima… quando l’aveva sentita da Caroline, a lui non era neanche venuta in mente! Non era mai stata un'opzione…

Fino a qualche decennio prima sarebbe stato il suo primo ed unico pensiero, fino a qualche anno prima, non sarebbe restato neanche un minuto in quella scuola… sarebbe venuto a prendere la figlia e la sorella e sarebbe ripartito all’istante…

Fino a qualche anno prima avrebbe considerato impensabile passare le sue serate con sfide a biliardo e chiacchiere rilassate, una sera aveva persino sfidato Jeremy con la playstation! Non si sarebbe mai messo a scavare tunnel nel cuore della notte… Non si sarebbe mai divertito a battibeccare con Cristina ed Emma, a flirtare con Donna… o a farsi coccolare da Lucy.

Fino a qualche anno prima non aveva conosciuto Caroline Forbes.

 

Caroline era rimasta nel suo ufficio, la discussione con Matt l’aveva scossa.

Non era la prima volta che le rivolgevano quelle accuse, lei per prima se le ripeteva da anni fino a convincersi di quanto fosse inappropriato un qualsiasi altro sentimento per Klaus, che non fosse l’odio…

Ma a chi voleva prendere in giro? La cosa che la sconvolgeva più di tutte era aver confessato a voce alta, ad un altra persona quello che non riusciva neanche ad ammettere a se stessa, la notte… da sola nella sua stanza.

Quanto la ferisse il suo atteggiamento, il suo ignorarla… 

Guardò l’orologio, tra qualche minuto le lezioni sarebbero finite, doveva parlare con gli altri della situazione di April, mandò un messaggio a tutti per indire una riunione ed attese con la testa tra le mani.

Klaus la trovò così, quando entrò poco dopo.

«Che ti succede, Love?» chiese.

La vampira sollevò lo sguardo e lo fissò per qualche istante, stava per rispondere quando entrarono Alaric e Jeremy, seguiti da Bonnie e Freya.

«Elena e Damon?» chiese Caroline «Non li vedo da stamattina…»

«Sono andati con Marcel a fare un giro in città…» rispose Klaus.

«Ok, dobbiamo solo aspettare Rebekah allora…» ribatté Caroline.

Quando anche l’Originale entrò nell’ufficio, Care raccontò della discussione con Matt.

Del suo essere preoccupato del fatto che la scuola si stesse riempiendo di vampiri e licantropi, e che la preoccupazione fosse condivisa da April, che non si sentiva più a suo agio a lavorare lì.

“Non ti ha detto proprio così, love…“ stava pensando Klaus senza toglierle gli occhi di dosso.

In effetti Caroline stava dando una versione molto edulcorata.

«Dobbiamo cercare un’altra governante» stava dicendo Care «è impossibile andare avanti con questi presupposti, lei non si fida di noi… e noi non possiamo più fidarci di lei, anche la situazione di ieri sera è stata gestita malissimo, avrebbe dovuto ascoltare Rebekah e controllare il ragazzo dal mattino, la febbre non sarebbe salita così tanto… il problema è che April non capisce le esigenze dei nostri studenti… o peggio ancora, ne ha paura…»

«Esatto… serve una governante che conosca la magia, che sappia quanto possa essere difficile accettarla e gestirla… serve una strega, love…» spiegò l’Ibrido.

Caroline annuì «Hai ragione…»

Klaus si portò entrambe le mani al petto, come a simulare un attacco cardiaco «Ohhhh… non credevo di vivere abbastanza per sentirti dire queste parole… eppure sono immortale!» commentò.

Caroline, suo malgrado, fece un sorriso…

«Credo di conoscere la persona giusta» disse Freya.

Parlò di una strega del quartiere francese, che a seguito di lotte interne nella loro congrega, aveva perso la sua unica figlia anni prima, qualche volta andava ad aiutare Vincent nella vecchia chiesa.

«Era una strega molto potente, ma sono anni che non pratica più la magia, è una donna dolcissima, parla francese, ama la musica e il canto… suona benissimo il pianoforte, sarebbe perfetta per questo ruolo… e credo proprio che per lei sarebbe l’occasione giusta per lasciarsi il suo passato alle spalle, se siete d'accordo ne parlo con Vincent…»

Tutti annuirono.

«Bene… » fece Caroline «fammi sapere cosa ne pensa e come possiamo fare per conoscerla… Poi parlerò ad April, ho motivo di credere che sarà molto sollevata nel lasciare la scuola…» aggiunse con amarezza.

«Mai quanto noi… » commentò Rebekah, provocando una risata generale.

 

Quando tornarono Elena e Damon, Bonnie e Caroline li misero al corrente dell’accaduto, poi dopo pranzo Elena raggiunse Care e Rebekah nel salottino dove si stavano nutrendo. 

Caroline era silenziosa e sembrava afflitta, la ragazza aspettò che Rebekah uscisse e poi affrontò l’amica.

Bastò poco… la vampira cedette quasi subito e raccontò cosa le aveva detto realmente Matt nella loro discussione, le confessò anche cosa aveva ammesso.

Elena si limitò ad ascoltarla, poi le asciugò le lacrime e prese il suo telefono, scrisse qualcosa ed inviò… un paio di minuti dopo Damon entrò.

«E’ esattamente come avevamo pensato» disse la ragazza al fidanzato.

L’uomo annuì.

«Ora…» continuò Elena «convochi immediatamente April Young nel tuo ufficio e la licenzi in tronco!»

«Non posso farlo… prima dobbiamo trovare una sostituta» rispose Caroline.

«Ce li hai davanti i sostituti… fino a che non troviamo qualcuno più adeguato» affermò Damon.

«Non volete farlo veramente…» disse Care a bocca aperta.

«Cosa? Quello che facciamo da settimane? Io ci passo le giornate con quei ragazzi!» chiarì Damon «ed anche Elena… e ci avremmo passato volentieri più tempo se April non ci trattasse puntualmente con freddezza ed astio….inoltre ora vado al bar a fare due chiacchiere con Donovan… non si deve più permettere…»

Quando Damon riaprì la porta, si affacciò Bonnie, il ragazzo le fece un cenno d’intesa.

«Vado a chiamare April!» annunciò la strega.

 

La notizia del licenziamento di April fece velocemente il giro della scuola, le Salvatore’s Angels avevano addirittura brindato! Quella ragazza sempre nervosa e rancorosa, non le era mai piaciuta, ora dalle telecamere, la guardavano mentre raccoglieva le sue cose tutte soddisfatte.

Elena era nella sala comune che si occupava di supervisionare lo svolgimento dei compiti, lei e Damon avevano studiato un bel pomeriggio di giochi quando tutti avrebbero finito.

April aveva terminato di fare i bagagli e li aveva impilati nella sua stanza, Matt le aveva detto di chiamarlo quando fosse stata pronta, ma prima doveva andare a salutare una persona.

Si incamminò verso le scuderie certa che l’avrebbe trovato li, quello che non si era aspettata era di trovarci anche Klaus con il vampiro che era arrivato la sera prima.

Si bloccò un centinaio di metri prima sperando che Oliver la vedesse… fu Klaus ad accorgersi della sua presenza, poi notando che guardava Oliver, lo avvertì, lui sollevò subito lo sguardo per cercarla.

Il ragazzo le stava venendo incontro ed anche April avanzò un po' verso di lui. Oliver però le fece segno di fermarsi e poi una volta raggiunta, delicatamente la prese per un braccio e la invitò ad allontanarsi insieme, lì erano troppo a portata di orecchie super sviluppate per i suoi gusti.

«Me ne sto andando…» iniziò a parlare poco dopo la ragazza.

«Si lo so…» rispose Oliver.

«Va benissimo così… non resistevo più, non siamo riusciti a tenerli lontani! Queste mostruosità sono tornate in massa»

Oliver sospirò.

«April…» la richiamò.

Ma la ragazza imperterrita continuò a parlare «Ma devono rimanere confinati qui! In questa fabbrica di scherzi della natura! Che non si azzardino a riappropriarsi della mia città… quello non glielo permetteremo!»

«April… bada a come parli…» Oliver stava perdendo la pazienza.

«Te ne stai innamorando…» April sgranò i suoi occhioni «te ne sei innamorato… io pensavo che vi stavate solo divertendo! E’ così che fa Rebekah… non ti facevo così stupido…» 

Oliver la stava guardando senza sapere cosa dire, voleva bloccarla… ma una parte di lui voleva sapere cosa pensasse.

La ragazza lo accontentò subito, partendo a razzo con un’arringa che avrebbe fatto impallidire molti suoi ex colleghi.

«Già innamorarsi di un vampiro è da folli! Ma di Rebekah Mikaelson? E’ da ricovero immediato! Quella donna è crudele… perversa! Una psicopatica! Ha fascino, lo ammetto… io per prima ci sono cascata, c’era un periodo che l’ho considerata addirittura un’amica! Ma poi l’ho vista all’opera! E’ un Originale! Ti rendi conto di quanto sia pericolosa? Hai visto i suoi fratelli? Non vanno per il sottile, si sbarazzano di chiunque intralci il loro cammino, la loro famiglia, il loro potere… è l’unica cosa che conta per loro… ed hai visto i suoi amici? Il tizio che è arrivato ieri? Lui può uccidere un Originale! Che pensi che farà con te? Tu che credi di poterti prendere la sua donna… perché Rebekah si diverte in giro… ma poi ritorna sempre da lui. Loro due sono anime gemelle… demoni gemelli, ad essere precisi!»

Oliver l’aveva ascoltata, ma il suo volto non aveva lasciato trasparire neanche un’emozione.

«Buona fortuna April…» la congedò freddo.

«Credimi… ne hai bisogno più tu…» rispose la ragazza scuotendo la testa.

 

Oliver era arrabbiato con se stesso.

Perché non l’aveva fermata? Perché l’aveva ascoltata? Era una persona sicura di sé, che non si faceva condizionare da niente e da nessuno… ma tutto aveva un limite, le parole di April continuavano a tornargli in mente.

Klaus e Marcel lo stavo guardando mentre si avvicinava ed Oliver non poté fare a meno di osservare il suo rivale.

Marcel era senza ombra di dubbio un bell’uomo ed era anche consapevole di esserlo! Aveva un fisico possente ed allenato, un sorriso accattivante e uno sguardo fiero ed attento, ora se ne stava lì a parlottare con Klaus, che sembrava divertito.

“Fai passi da gigante Oliver! Ora sei anche geloso del rapporto che ha con lui!“ si rimproverò il ragazzo. Con rabbia prese due balle di fieno e si diresse verso il recinto dove c’erano il puledro Niklaus e sua madre.

«Che c’è? L’addio è stato troppo doloroso?» chiese Klaus.

«Dolorosissimo e strappalacrime…» rispose Oliver prendendo altre due balle “Ma non per la ragione che pensi tu…“ aggiunse mentalmente.

Continuò a lavorare senza fermarsi, con il morale sotto i tacchi e di umore nero.

I due vampiri ricominciarono a parlare di New Orleans, di beghe tra vampiri e streghe, non prestando più attenzione a lui, tranne per il fatto che Klaus ogni tanto si soffermava a guardarlo sottecchi.

Oliver all’improvviso si sentì travolgere alle spalle e trattenere per i fianchi.

La risata di Rebekah fu ancora più travolgente «Quasi Felicity… ci sei quasi…» 

«Mi devi dare più vantaggio!» si lamentò la ragazzina.

Rebekah stava mantenendo fede alla promessa che le aveva fatto fuori dal casolare… quando avevano rapito Oliver. 

Ogni pomeriggio, dopo che Felicity aveva finito i compiti, lei l’allenava... un po' di corsa, caccia ed anche combattimento corpo a corpo. 

Oliver non voleva vedere mentre lottavano, la prima volta si era spaventato, Felicity invece si divertiva da morire.

«Intorno al recinto… e non ti fermare fino a che non te lo dico io» ordinò Rebekah.

Felicity iniziò a correre in cerchio…

Rebekah la guardava con una strana luce negli occhi… la ragazzina era minimo al suo decimo giro quando l’Originale sfrecciò nella direzione opposta alla sua.

«EVITAMI» urlò.

Ma Felicity non ci riuscì, travolgendola in pieno, un frontale spaventoso… che la fece sbalzare a diversi metri di distanza, mentre Rebekah praticamente non si era mossa dal punto dello scontro.

«FELICITY!» urlò Oliver impietrito.

La ragazzina non si muoveva da terra e Rebekah si stava avvicinando tutta soddisfatta.

«Tu sei pazza…» sbraitò Oliver iniziando a correre verso la sorella.

«Non la sto allenando per una maratona…» rispose tranquilla la vampira «deve essere sempre concentrata e deve SEMPRE sapere esattamente dove è e dove sta andando» disse bloccandolo.

Dopo qualche istante Felicity si sollevò a sedere «Ci voglio riprovare!» disse frustrata.

«No… andiamocene da qua» disse Rebekah aiutandola ad alzarsi «Sennò a tuo fratello gli viene un infarto…» spiegò guardando Oliver.

All’improvviso una sagoma le saettò accanto e cominciò a girare come poco prima stava facendo Felicity… con un sorrisetto diabolico Rebekah si lanciò al suo inseguimento. Dopo qualche giro l’Originale cambiò direzione, ma lo fece immediatamente anche la sagoma, continuarono per un po’.. in una sorta di balletto, poi ci provò la sagoma a cambiare direzione ma Rebekah la puntò e quando sembrava che la collisione fosse inevitabile la schivò all’ultimo con una risata argentina, anche l’altra rideva perché avevano scelto entrambe la stessa parte per evitarsi, ma era l’Originale che ora la teneva bloccata a terra, a cavalcioni.

«Te l’ho sfiancata Felicity» stava dicendo Rebekah mentre respirava con un filo di affanno. «Oggi è la volta buona che la metti al tappeto!» 

«Non è che la tua istruttrice sia proprio fresca come una rosa »ribatté l’altra «che c’è vecchietta… ti ho fatto sudare?» la prese in giro.

«Devo ammettere che sei un osso duro Forbes!» disse l’Originale tendendole la mano per aiutarla a rialzarsi.

«Andiamo Felicity» disse Caroline alla ragazzina che era rimasta a guardarle in adorazione.

Rebekah mise un braccio intorno alla vita dell’amica, entrambe in tenuta di allenamento, che lasciava ben poco spazio all’immaginazione, erano uno spettacolo che mise a dura prova la sanità mentale dei tre uomini che avevano assistito alla loro sfida.

«A dopo tesoro…» esclamò Rebekah nella direzione di Oliver che continuava a fissarle a bocca aperta.

«Però!… » esclamò Marcel «domani voglio essere portato in punizione nell’ufficio della preside…»

Klaus lo guardò torvo.

Non era riuscito a staccarle gli occhi di dosso. Caroline aveva una grazia innata ed era perfetta in ogni situazione… i suoi seni che si alzavano ed abbassavano mentre cercava di riprendere fiato, bloccata a terra dalla sorella, erano ipnotici.

Nella mente dell’Ibrido altre immagini si fecero spazio, quando era il suo corpo a dominarla, quando quei respiri affannosi avevano un altro suono a pochi centimetri dal suo orecchio…

“Sembro un adolescente con gli ormoni in subbuglio“ cercò di darsi un contegno, ma poi l’occhio cadde sui leggings che si erano tesi intorno alle rotondità del suo perfetto fondoschiena nell’atto di darsi la spinta per alzarsi, e il ricordo di quando l’aveva afferrato nel momento dell’estasi tornò alla mente prepotente.

Il commento di Marcel l’aveva riportato al presente.

Anche Oliver faceva fatica a respirare, notò Klaus con un sorriso.

«Tua sorella è completamente pazza!» lo informò il ragazzo, che si era reso conto che lo stava fissando.

«Sa esattamente quello che fa… devi stare tranquillo»rispose l’Ibrido.

«Dillo a me… ho ancora i lividi delle nostre sessioni di allenamento…» rise Marcel.

Oliver cambiò espressione.

«Eri un ragazzino terribile… faceva bene a suonartele» chiarì Klaus che lo aveva notato.

Infatti Oliver si stava immaginando ben altri tipi di allenamento.

«Non ci andava leggera, anche se eri un bambino ed eri ancora umano… devo ammetterlo, ma sei ancora qui… e guarda che ragazzone che ti sei fatto!» proseguì rivolto all’amico con uno sguardo di biasimo.

 

Quella sera Rebekah e Caroline si nutrirono in fretta perché poi andarono ad aiutare Elena a supervisionare l’ora del coprifuoco degli studenti, anche Bonnie era lì con loro.

La cosa si era dimostrata più facile del previsto, nel pomeriggio Damon aveva organizzato delle attività un po' più movimentate di quelle che erano soliti svolgere ed erano stanchissimi.

Ora che erano tutti nelle proprie stanze e con le Salvatore’s Angels che monitoravano tramite le telecamere, potevano concedersi una serata tranquilla.

Quando tornarono nel salone, trovarono i loro amici che parlavano tranquilli.

«Ma è possibile che sia così difficile distinguerli? Io non ho mai avuto a che fare con un doppelganger, ma una persona non è solo l’aspetto fisico, ci sono le movenze, gli atteggiamenti… il linguaggio corporeo in generale, non è possibile che questo sia identico» stava dicendo Marcel.

«Non chiederlo a Damon» intervenne Elena entrando «Ha baciato più volte Katherine credendola me… che la sottoscritta!» spiegò scuotendo la testa.

«Ma non è vero…» si difese il ragazzo »è successo un paio di volte» poi vedendo lo sguardo della ragazza, ammise « Ok… qualcuna in più… la prima volta non avevamo idea che fosse tornata! E voi?» disse rivolto a Bonnie e Caroline «Eravate le sue migliori amiche! Amiche d’infanzia! E non l’avevate capito! Figurati io quando mi è saltata addosso… volevo pensare con tutto me stesso che fosse lei!»

«Avresti dovuto capirlo che non ero io, proprio perché ti ero saltata addosso mentre ero fidanzata con tuo fratello!» ribatté Elena.

«Ed io ti posso assicurare che la prima volta che l’ho incontrata, l’ho capito subito che non era Elena!» rincarò la dose Caroline «mi ha ucciso! Non ce la vedo Elena a soffocarmi con un cuscino».

«E’ stata la sosia di Elena a trasformarti?» chiese Oliver che si stava divertendo a vederli battibeccare.

Caroline annuì.

«Prima ti ha dato il sangue e poi ti ha ucciso?» chiese Oliver. Era incuriosito, non aveva mai avuto modo di fare quelle domande.

«No, il sangue me lo aveva dato Damon, avevo avuto un incidente d’auto ed ero in pericolo di vita» rispose la vampira.

«Col mio sangue ho trasformato solo belle donne… puntavo a farmi un harem» scherzò il ragazzo.

«E comunque Katherine ha ingannato più volte anche te» continuò Damon rivolto a Caroline con un sorrisino «Me ne ricordo una piuttosto gustosa…» 

Caroline incassò il colpo, ma quando vide Klaus ridere sotto i baffi, attaccò «Ti ricordo che tu, quella volta, ti eri fatto mollare da lei!»

Tutti nella stanza, scoppiarono a ridere.

«Touchè… » si dichiarò sconfitto il ragazzo.

«Davvero non ti sei accorto che non era Elena?» insistette Marcel «E’ incredibile…»

«Sono identiche…» intervenne Rebekah.

«Rebekah… » scosse la testa Marcel «io ti ho riconosciuta in un altro corpo, guardandoti camminare per un secondo!»

I due si fissarono per un lungo attimo.

«E meno male, perché poi mi hai seguito e mi hai salvato la vita» commentò la ragazza.

«Ora lo dici! Quando è successo non mi hai parlato per mezz’ora! E poi hai accettato la mia protezione solo perché te lo ha imposto Elijah» le ricordò l’uomo.

«Odiavo sentirmi vulnerabile…» ammise Rebekah.

«Eri in un corpo umano?» chiese incuriosita Caroline.

«Di una strega… ma non sapevo usare i suoi poteri!» rispose l’Originale «uno scherzetto della mia adorabile mammina… mi aveva anche rinchiuso in un manicomio!»

Oliver la guardava, non sapeva proprio nulla di lei, si rendeva conto che mille anni erano lunghi da raccontare, ma Rebekah parlava raramente di sé.

«Però è in quel manicomio che ci siamo incontrate» stava dicendo Freya.

«Eh già… alla fine mamma ci ha fatto un favore!» rispose Rebekah sorridendo alla sorella.

«Come no… gentilissima… aveva messo te nel corpo di Eva Sinclair, lo spirito di Finn nel corpo di Vincent e Kol in quello di Kaleb… mi aveva cambiato i connotati a tutti i famigliari… ho dovuto far rifare tutti i ritratti di famiglia» disse Klaus cercando di rimanere serio senza riuscirci, scatenando l’ilarità generale.

«Però lo spirito di una persona cara in un corpo che non conosci, credo che sia più distinguibile di due persone identiche che si interscambiano per trarti in inganno» fece Alaric, tornando a parlare seriamente.

«Infatti! Non è per difendermi ma anni fa, in questo stesso salotto, c’erano Amara, Katherine ed Elena… tutte nello stesso momento, è stato surreale!» raccontò Damon.

«Wow… avete conosciuto Amara» esclamò Klaus «sono geloso! La mia conoscenza delle doppelganger Petrova parte solo da Tatia».

«Ma quante sono queste sosia?» chiese allibito Oliver.

«Quattro… » rispose Bonnie.

«E tu le hai baciate tutte e quattro credendo fossero Elena?» chiese divertito Oliver a Damon.

«No, il record spetta ad Elijah, 3 su 4…. io e Damon ci fermiamo a due, ma io ho ancora la possibilità di migliorarmi» disse Klaus guardando maliziosamente Elena.

«Io non ci conterei» rispose la ragazza.

«Quindi è Elijah il massimo esperto!» si rallegrò Marcel «Dovrò chiedere a lui se non ci sono differenze tra baciarne una o l’altra…»

«Con me se ne è accorto subito» ammise Elena «ma c’è da dire che è stata la prima e l’unica volta che ho tentando di farmi passare per Katherine, quindi potrei non essere stata molto credibile. E’ anche vero che non mi aspettavo di trovarmelo davanti e lui mi ha a malapena salutato, prima di baciarmi…»

Bonnie e Freya scoppiarono a ridere.

«Mi ha preso alla sprovvista!» si difese Elena.

«Perché… se invece vi eravate dati appuntamento?» chiese Damon infastidito.

«Beh… ci sarei andata preparata e mi sarei impegnata al meglio! Come ha sempre fatto Katherine!» rispose mordace la ragazza.

«Ma ti puoi preparare quanto vuoi!» sbottò Marcel «Quelle situazioni sono “personali“, ognuno ha un proprio modo di fare! Per non parlare del sesso! O mi volete far credere che anche in quei contesti i doppelganger sono interscambiabili?»

«Quello no!» rispose prontamente Damon «mai fatto sesso con Katherine pensando che fossi tu…» chiarì puntando un dito contro la fidanzata.

«E ci mancherebbe…» puntualizzò la ragazza.

Tutti li stavano osservando divertiti, poi gli sguardi si spostarono su Caroline, che restava in silenzio con un sorrisino, guardando ad una ad una le sue amiche.

Klaus era già da un po' che la fissava, da quando Marcel aveva tirato fuori l’argomento.

«OK!» fece Rebekah «Caroline ce lo ha confidato… che c’era qualcosa che non andava… siamo state noi a dirle di non farsi dei viaggi mentali, che la situazione era strana… eccetera eccetera, tutti quei discorsi che le amiche fanno per rassicurare una di loro quando va fuori di testa…»

Caroline annuiva compiaciuta… stava cercando di sembrare rilassata e tranquilla, perché sentiva lo sguardo di Klaus fisso su di lei e non voleva dargli la soddisfazione di vederla imbarazzata. Più che altro non voleva mostrargli il fianco per uno dei suoi commenti ironici.

Infatti anche l’Ibrido restava in silenzio, limitandosi a guardarla.

«Però… visto che ne stiamo parlando…» continuò Rebekah scambiandosi uno sguardo di intesa con Oliver, che acconsentì «La somiglianza tra doppelganger va davvero oltre l’aspetto fisico, c’è davvero qualcosa in più…del tipo che sono portati a innamorarsi delle stesse persone» la ragazza era titubante su come proseguire.

«Elena… hai qualcosa da confessarmi?» chiese Damon ansioso.

«Sta parlando di Caroline…» intervenne Oliver con un sorriso.

Rebekah guardò il ragazzo incoraggiandolo a proseguire.

«Quando Tom ha cominciato a spacciarsi per Stefan, mi soggiogava spesso…» cominciò a spiegare Oliver rivolgendosi a Caroline «perché così poteva parlarmi, confidarsi… essere se stesso, lo poteva fare solo con me… tanto poi me lo faceva dimenticare! Mi ha rivelato che il piano iniziale era quello di tornare qui insieme a Demelza e chiedere il divorzio da te, non mi ha detto il perché ovviamente, ma ora possiamo presupporre che volessero stare accanto a Josie e Lizzie. Mi ha assicurato che avrebbero fatto tutto senza fare del male a nessuno… tranne a Felicity, ovviamente» commentò il ragazzo stizzito.

«Ma andando avanti con la lettura dei diari… e poi guardandoti e studiandoti da lontano, qualcosa è cambiato in lui, è per questo che è tornato da solo, rivedendo il piano originale, era consapevole che Demelza avesse dei sospetti, ma non se ne è curato… voleva tornare qui e starti vicino… voleva essere tuo marito…»

Caroline stava ascoltando meravigliata, continuava a sentirsi addosso lo sguardo di Klaus, quindi non staccava gli occhi da Oliver.

Il ragazzo continuò «Il problema è che non è stato semplice per lui, vedeva quanto eri affettuosa, gentile, innamorata… passionale… ma si rendeva conto che non erano rivolte a lui quelle attenzioni, più volte è stato sul punto di confessarti la verità, specialmente… beh…» Oliver sorrise imbarazzato «… diciamo che in certe situazioni non gli piaceva sentirsi chiamare Stefan…»

Caroline era arrossita, ma non avrebbe dovuto preoccuparsi, perché Klaus non aveva proprio nessuna voglia di fare battute ironiche, se ne stava lì seduto rigido, senza staccarle gli occhi di dosso, ma il suo sguardo era glaciale.

«Si era innamorato di te Caroline… follemente innamorato, me lo diceva continuamente» terminò Oliver.

«Ma mi ha rapito!» disse Caroline.

«In effetti non ce lo siamo mai spiegati il perché, non c’era una ragione logica, non gli servivi… anzi eri un problema in più, se volevano solo il sangue di Elena» ribatté Rebekah «… questo… potrebbe spiegarlo invece…»

«Allora lo faceva davvero…» sussurrò Elena.

Tutti la guardarono.

«Non ero completamente lucida» spiegò la ragazza «ma mi era sembrato che ti controllasse in continuazione, quando eri priva di sensi, che ti allentasse le corde, sembrava che ti accarezzasse… credevo di averlo sognato!»

Klaus si stava trattenendo a fatica.

«Mi ha spezzato il collo!» ribatté Caroline «due volte! Anche nella casa… dove non ce n’era bisogno perché Demelza mi teneva incollata alla parete!»

Elena sorrise «Si stanno rimettendo a posto un po' di pezzi, con questa cosa che ci ha detto Oliver…»

«Infatti…» tuonò Klaus «non capisco perché non ce lo hai detto subito…».

«Ne abbiamo parlato con Elijah, non sembrava una cosa importante» spiegò Rebekah fissando il fratello.

Klaus sospirò inferocito.

Elena e Caroline si stavano fissando da un po', l’umana cercava di far capire alla sua amica che non era il caso di continuare a parlarne, lo avrebbero fatto privatamente.

«Ha letto i diari…» ragionò mormorando Bonnie, Elena la guardò… e la strega annuì smettendo di parlare.

«Quando fate così non vi sopporto!» sbottò Jeremy «Ci volete fare partecipi?»

«Quando loro sono entrati nella casa» disse Elena facendo un cenno verso Klaus «Tom mi teneva bloccata… non avevo mai capito il perché ma mi aveva lasciato andare, per spezzare il collo a Caroline, che era resa inoffensiva da Demelza, ha rischiato che raggiungessi Elijah! Ci ero quasi arrivata, prima che lui mi riafferrasse…» spiegò Elena.

«Ora credo di averlo capito…» fece con un sorriso «ma non è importante e quindi me lo tengo per me…» chiarì.

Rebekah la guardò contrariata, poi Elena la guardò sospirando… ed allora un sorrisino cominciò a farsi largo sul volto dell’Originale… annuì e scoppiò a ridere, anche Bonnie ed Elena si unirono.

Caroline le guardava perplessa, poi allargò le braccia…

«Andiamo a letto tesoro…» disse Bonnie, prendendola per le spalle e trascinandola via… continuando a sghignazzare.

Caroline la seguiva incerta.

«Andiamo Oliver…» disse Rebekah tendendo la mano al ragazzo.

Anche Elena stava facendo cenno a Damon si alzarsi.

«Beh ci lasciate così?» chiese Marcel.

«E’ una cosa privata» disse Elena «e non spetta a me rivelarla… stasera abbiamo messo in piazza già troppi particolari intimi…» disse facendo un sorrisino ironico al fidanzato.


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Capitolo 17
*** sedicesimo capitolo ***




























 

«Che voleva dire Elena?» chiese Caroline trascinando Bonnie nella sua stanza.

«Tesoro…» rispose l’amica «non ci arrivi da sola?»

Caroline si stava innervosendo «No! Sennò non te lo chiedevo!»

«Ha visto come lo guardavi… » spiegò Bonnie sorridendo.

«Quando Elena ce lo ha raccontato, a me ed a Rebekah… beh… ha detto che era molto palese quello che stavi pensando» chiarì guardandola maliziosa «e se Tom è innamorato di te… la cosa non deve avergli fatto piacere…» continuò.

Caroline la guardò in silenzio… non sapeva che dire.

«E’ inutile che cerchi di negarlo Caroline…» disse l’amica.

«Buona notte, Tesoro» aggiunse uscendo dalla stanza lasciandola ai suoi pensieri.

 

Klaus era inquieto, ormai il tunnel era stato completato e lui non poteva neanche andare a sfogarsi con il piccone!

Non appena chiudeva gli occhi gli arrivava l’immagine di Caroline che urlava il nome di Stefan in preda all’orgasmo, con Tom che contrariato la mordeva… e lei sembrava ancora più eccitata.

Si alzò di scatto dal letto, decise che aveva bisogno di un goccio di sangue.

Non perse tempo a mettersi una maglia, uscì solo con i pantaloni e a piedi scalzi… arrivato davanti alla stanza di Caroline rallentò un poco, ma passò oltre senza fermarsi, stava per scendere le scale quando si ricordò del famoso salottino.

“Perché no?“ rifletté aprendo la porta e dirigendosi verso il frigo che le ragazze avevano fatto installare.

Udì prima il suo sospiro, poi si rese conto della sagoma che era rannicchiata sul divano. Si girò a guardarla, la flebile luce del frigorifero aperto riusciva ad illuminarla solo in parte.

«Non mi andava di scendere fino ai sotterranei» spiegò con una sacca di sangue in mano.

«Non c’è problema» rispose la ragazza «i bicchieri sono lì… se ti servono».

Klaus richiuse la porta del frigo, ora la stanza era di nuovo al buio.

Si mise a sedere nell’angolo opposto del divano con in mano il suo bicchiere e cominciò a sorseggiarlo in silenzio.

Caroline non si era mossa dalla sua posizione.

Quando l’aveva visto entrare, istintivamente aveva afferrato i lembi dello scollo della sua vestaglia. Adorava la lingerie, ed anche se dormiva da sola, quello era un piccolo piacere al quale non aveva mai rinunciato. Amava la seta, il raso, i pizzi francesi … erano anni che non indossava una camiciola di cotone per dormire ma ora a vedere Klaus vestito solo di un pantalone da jogging nero…

“Devo rivedere la mia idea di quanto possa essere sexy il jersey di puro cotone“ aveva pensato mentre lo guardava chinarsi a prendere la sacca di sangue nel frigorifero. Lui ancora non l’aveva vista, era sicura che era stato il suo sospiro a rivelare la sua presenza, ma non era riuscita a trattenersi! Quando Klaus si era piegato, la coulisse che non aveva stretto a sufficienza si era allentata e il pantalone era sceso un po' troppo giù sui fianchi…

Ritrovarsi davanti Caroline vestita in quella maniera era l’ultima cosa della quale l’Ibrido aveva bisogno, e visto il modo con il quale si stringeva la vestaglia al petto, la camicia da notte non era solo corta… ma doveva avere anche delle notevoli trasparenze…. non che la vestaglia la coprisse granché!

Klaus sorrise, Caroline se ne stava lì tutta rigida con le gambe piegate sotto di lei, il bicchiere vuoto in una mano e la vestaglia stretta nell’altra… decise che mai sarebbe uscito per primo da quella stanza. 

“Ti dovrai alzare prima o poi… “ la sfidava con lo sguardo, senza proferire parola “Ho tutto il tempo del mondo, Love…“

Ma la sua spavalderia scemò del tutto quando Caroline mosse le sue lunghe gambe e le mise a terra, alzandosi… lasciò andare i lembi della vestaglia a kimono che si aprirono rivelando una camicia da notte in raffinato pizzo trasparente, dal quale si intravedeva uno slip modello brasiliano… e nient’altro. Poi si piegò per appoggiare il bicchiere sul tavolinetto, la vestaglia che davanti era in pura seta, in realtà era coordinata con la camicia da notte e la schiena era completamente in pizzo, il tutto di un delicato ed etereo celeste cielo… sembrava un angelo, una celestiale creatura peccaminosa.

«Buonanotte…» sussurrò passandogli a fianco senza guardarlo.

 

La mise notturna di Caroline gli aveva dato il colpo di grazia, Klaus non era riuscito a chiudere occhio.

Nella sua testa le aveva tolto di dosso quella camicia da notte in mille modi diversi, che andavano dal ridurla in brandelli… a farla in mille pezzi. Ci aveva provato a immaginarsi di cominciare con delicatezza, togliendola lentamente… ma neanche il suo subconscio riusciva a trattenersi!

“Quella donna mi manderà al manicomio!“ stava riflettendo mentre controllava l’ennesima fattura dei materiali per la costruzione del centro sportivo.

Damon e Marcel si stavano avvicinando parlottando.

«Niente giro turistico in città, oggi?» chiese l’Ibrido.

Damon scosse la testa «Sono arrivati alcuni tovagliati per il matrimonio, Elena e Caroline li stanno sistemando, le ditte li hanno voluti spedire lo stesso anche se abbiamo rimandato la data… Elena sorride, ma io lo vedo che è delusa…».

«Magari in primavera la situazione si sarà risolta…» provò a dire Klaus.

«E’ quello che continua a dire Caroline… se la sento dire un’altra volta “Il matrimonio perfetto è a Giugno“ giuro che le pianto un paletto in petto!» rispose l’ex vampiro.

I due Ibridi scossero la testa divertiti.

«Però ha ragione, giugno è un bel mese per sposarsi» disse Oliver, che stava sistemando alcuni sacchi di materiale edile.

«O almeno lo è in Irlanda…» aggiunse vedendo lo sguardo perplesso dei tre uomini.

«Respira Klaus… lo so che non moriresti comunque, ma tranquillo non ho progetti matrimoniali al momento» concluse scoppiando a ridere.

«Stavo chiedendo a Damon« fece Marcel infastidito, per cambiare discorso «se ieri sera Elena gli avesse spiegato cosa intendeva con quella storia di Tom e Caroline…»

Damon negò sconsolato.

Oliver invece si allontanò con un sorrisino.

«Lui lo sa… » disse Klaus.

In tutta risposta Oliver alzò un braccio per fargli vedere che portava un bracciale con la verbena.

«Te lo potrei togliere in un attimo» minacciò l’Ibrido.

«Ma non lo farai…» rispose Oliver «in ogni caso Rebekah me lo ha confidato solo perché lo avevo praticamente capito da solo…».

Poi si avvicinò a Klaus e proseguì «Lo sai qual è il problema di voi vampiri? Che ragionate troppo nel lungo periodo e non vedete le piccole cose che vi accadono intorno quotidianamente… quanti giorni avete vissuto?» chiese rivolto a tutti ma guardando Klaus. 
«Centinaia di migliaia? E contate di viverne ancora di più… ma perdete di vista una cosa, ora… oggi… è un momento unico, che non vi ricapiterà più di vivere. Sembra che voi pensiate che non ha importanza quello che succeda in ogni singolo giorno… come se fare un errore di valutazione oggi non contasse… beh… vi sbagliate, perché non importa quanti giorni abbiate davanti per rimediare, rimane in ogni caso un’occasione persa…» poi si girò verso Marcel «ed alcune volte, non si può più tornare indietro…» finì sostenendo il suo sguardo.

 

Klaus aveva pensato molto alle parole di Oliver.
Mentre era a mensa con tutti i ragazzi era stranamente taciturno, se qualche anno prima qualcuno gli avesse detto che sarebbe finito a mangiare in una mensa scolastica, come minimo gli avrebbe riso in faccia… ma con molta probabilità lo avrebbe sbranato.

Invece si divertiva ad interagire con tutti gli studenti, essere diventato padre lo aveva cambiato e poi la cuoca della scuola era bravissima ed il cibo era ottimo. Come al solito Caroline aveva scelto il meglio, non osava immaginare i colloqui di lavoro che avesse fatto per assumere il personale!

Forse la stava fissando da troppo tempo, perché Caroline si voltò a guardarlo, lui le sorrise e mormorò «Sei splendida oggi, Love… ma ti preferisco in celeste…».

Caroline si mise una ciocca di capelli dietro le orecchie e arrossì, poi lo guardò e con una strana luce negli occhi sussurrò «Perché non mi hai mai vista in rosso…»

Klaus e Caroline continuarono a fissarsi, gli altri vampiri nella stanza erano presi da altre conversazioni e sembrava proprio che non si fossero accorti del loro scambio di battute.

Care tornò a parlare con Elena interrompendo il loro contatto visivo, Klaus invece captò una conversazione tra Hope e Felicity, aveva sentito il nome di Caroline, quindi restò ad ascoltare.

«Non ti piace il tuo vestito?» chiedeva Felicity.

«Si… e poi è così simile al tuo!» rispose Hope.

«Quando oggi Elena me lo ha fatto vedere, per poco non svenivo, è stupendo! Essere una vampira ha dei vantaggi, non cresco ed il mio vestito è già pronto… tu invece dovrai andare a riprendere le misure!» rise la giovane vampira.

«E così posso chiedere a Caroline se possiamo cambiare il modello» ribatté la streghetta compiaciuta.

«E’ Elena a sposarsi! Perché continui a dire che devi parlare con Caroline?» chiese Felicity.

«Perché è lei quella che decide!» rispose Hope come se fosse ovvio.

Klaus si mise a ridere.

«Ma quest’altro vestito lo hai visto su una rivista?»

Hope si guardò intorno circospetta «No…»

«In un negozio?»

La streghetta negò di nuovo «L’ho visto in camera di Caroline… lo tiene in un baule, è bellissimo… è azzurro… con delle perline e dei brillantini qui» illustrò toccandosi il busto.

«Ma se è di Caroline, è un modello che non va bene per te!» cercò di farla ragionare Felicity.

«Si lo so… lo voglio simile, non uguale… ce n’era anche un altro! Bianco… sembra quello di una principessa, le perline e i brillantini li ha ovunque, quello è proprio da grande!» ammise Hope.

«Te li ha fatti vedere Caroline?» chiese la vampira.

Hope scosse la testa di nuovo «Li ho visti un giorno che ho portato nella sua stanza il puzzle che io e lei avevamo fatto… ci sono altre cose stranissime dentro quel baule! Libri, fermagli con le piume, c’è pure una pinza!» disse poi allargando le braccia confusa.

«E lettere…» continuò guardandosi intorno «lettere e disegni di mio padre» sussurrò all’orecchio di Felicity.

«Che ha scritto a te e Care non ti ha dato?»

«Ma no!» esclamò Hope avvicinandosi di nuovo all’orecchio dell’amica «Che ha scritto a lei…» 

«Lettere d’amore?» chiese emozionata Felicity.

«No…» rispose Hope «però sono un po' strane… e poi lei le ha conservate… c’è anche un invito ad un ballo!»

Si guardò intorno con aria circospetta «Visto che sono tutti qui… lo vuoi vedere il baule?»

Felicity annuì con vigore.

Le due ragazzine si allontanarono tranquille, facendo le vaghe…

“Ma guarda tu che attrici“ stava pensando Klaus guardandole uscire dalla sala mensa facendo le indifferenti “e che ficcanaso!”.

Non riusciva a credere che Caroline conservasse il suo disegno e le sue lettere “e Hope le ha anche lette…“ pensò scuotendo il capo. 

Però Care aveva nella stanza da letto un suo quadro, ancora non se ne capacitava… e non le aveva neanche chiesto spiegazioni.

Possibile che il vestito azzurro fosse… “Non è possibile…“ si rispose l’Ibrido, lasciando anche lui la sala mensa.

«E’ vuoto» stava mormorando Hope quando Klaus arrivò fuori dalla camera di Caroline.

«Era pieno quando l’ho visto… » sua figlia sembrava delusa e lo era anche lui.

Sentì che la ragazzine stavano uscendo ed entrò nella prima stanza che trovò.

Era la camera di Alaric, sulla scrivania c’era un diario di Stefan ed accanto degli appunti che Ric aveva scritto… Klaus iniziò a sfogliarlo, era il diario del periodo dei Viaggiatori, d’istinto lo prese ed uscì dalla stanza.

 

Incrociò Caroline e Rebekah che stavano salendo per andare a nutrirsi.

«Buon pranzo…» esclamò l’Ibrido.

La sorella e Care lo guardarono allontanarsi «Sembra di buonumore…» commentò Rebekah.

«Mi terrorizza vederlo così, chissà che ha in mente» continuò.

Passò al cantiere per dare indicazioni e consegne, poi vedendo che stava arrivando anche Oliver gli andò incontro.

«Ci pensi tu qui?» chiese.

«Vado a fare una passeggiata nei boschi» annunciò.

«Non c’è nulla di meglio che immergersi nella natura per schiarirsi le idee…» commentò Oliver ironico.

Klaus lo guardò diffidente.

«Alcune volte ve lo invidio il super udito» disse Oliver quando Klaus si era girato per andarsene, l’Ibrido si voltò.

«Quanto mi piacerebbe sapere che vi siete detti… sono curioso» aggiunse sornione l’umano.

Klaus ricominciò a camminare.

«Non mi hai neanche chiesto a chi mi riferissi» gli urlò dietro, beffardo Oliver.

«Sappiamo tutte e due che non ce ne è bisogno…» gli rispose l’Ibrido senza neanche voltarsi.

Il moro scoppiò in una risata argentina, lui non poteva vederlo ma anche Klaus stava sorridendo.

 

 

“La sensazione di panico che ti pervade è indescrivibile“. 

Iniziava così il diario scritto da Stefan, Klaus si era seduto contro un albero ed aveva iniziato a leggere.

“Annaspi e vorresti inspirare più aria possibile, vorresti tornare in superficie, invece ingoi acqua… e tossisci e nel farlo ingoi ancora più acqua, il liquido comincia a raggiungere i polmoni… piano piano subentra la calma, perché perdi conoscenza per mancanza di ossigeno… e questo per giorni, settimane… mesi“.

Stefan stava descrivendo il periodo che era stato gettato da Silas nella cassaforte, sott’acqua.

“Avevo sentito Elena dire a Damon che lo amava, che era innamorata di lui. Le sue parole sono state pugnalate al cuore, gli ha detto che vicino a lui si sentiva più viva che mai, nonostante fosse una vampira, nonostante fosse morta…

Mio fratello la rende vitale, combattiva… ed io lo devo accettare.

Con il passare dei giorni mi sono reso conto che Damon ed Elena stavano iniziando a vivere in libertà la loro storia e che credevano che io fossi partito per un lungo viaggio.

Non c’era proprio possibilità che si accorgessero che fossi sparito… almeno in tempi brevi.

Provi dolore ed angoscia non sapendo per quanto tempo durerà ancora questa agonia, hai la certezza che non passerà mai e che non puoi fare nulla per farlo cessare, vorresti arrenderti, ma è un lusso che non ti puoi permettere… non ti resta che sperare…

La mia speranza era Caroline… di certo le sarei mancato, le nostre chiacchierate, le nostre battute di caccia, la mia amica si sarebbe preoccupata dopo un po' che non davo notizie… così pensavo a lei… al suo sorriso, alla sua esuberanza, ai suoi modi eleganti ed affettuosi.

Per fortuna non sapevo che Silas si era sostituito a me.“

Klaus richiuse il diario, sapeva perfettamente di cosa stava parlando Stefan, lo aveva provato più volte anche lui nel corso della sua vita, l’ultima volta pochi anni prima quando aveva vissuto cinque anni prigioniero di Marcel, aspettando che Hayley trovasse la cura per i suoi fratelli e che lo venissero a liberare.

Anche lui non sapeva quando sarebbe finita la sua pena, il suo dolore… il conforto era pensare ai suoi fratelli, a Camille… la speranza era pensare ad Hope, il suo futuro… 

Immaginava di vivere sereno accanto alla sua bambina… e qualche volta in quei sogni faceva capolino Caroline, si aggrappava con tutto se stesso alla convinzione che pur provando sentimenti per altri… lui per Camille, Caroline per Stefan… loro erano destinati ad essere l’ultimo amore l’uno dell’altra.

Klaus continuò a leggere… su quei diari c’era la Mystic Falls che gli era mancata nei primi periodi che era a New Orleans, pensava di averla idealizzata… invece eccola lì, nero su bianco.

Stefan era un attento osservatore e gli piaceva scrivere dei suoi amici, di quello che provava e di quello che desiderava per loro, adesso capiva perché per Tom fosse stato così facile ingannare tutti!

L’Ibrido sorrideva… la Petrova ne sapeva una più del diavolo, era riuscita a viversi una quasi relazione con Stefan prima di morire e il suo amico nei suoi scritti lasciava trapelare affetto per quella donna.

Katherine era malvagia, opportunista e calcolatrice, ma nella vita dei fratelli Salvatore aveva sempre avuto un ruolo importante… e niente… neanche i suoi piani più diabolici o le sue azioni più crudeli, potevano cancellarlo del tutto.


“Katherine sta morendo… abbiamo avvertito Klaus che dovrebbe essere già arrivato da New Orleans, ma ancora non si è fatto vivo…“

«Ed invece ero arrivato… ma avevo qualcosa di più interessante da fare che “gongolare su un cadavere“» pensò Klaus sorridendo.

“E’ successo… Caroline e Klaus…“

L’ibrido si sistemò meglio a sedere.

“Era inevitabile… quando lui è partito per New Orleans in molti hanno tirato un sospiro di sollievo… ma io lo sapevo che la distanza non sarebbe bastata.

Io avevo una chiave di lettura che nessun altro possedeva.

Quando Klaus era con Caroline, tutti vedevano un uomo invaghito di una donna… io vedevo il mio amico di Chicago.

Lo stesso amico che lui mi aveva soggiogato a dimenticare e poi mi aveva fatto ricordare. Nel periodo che è stato qui ho cercato di non far trapelare quanto quei ricordi mi fossero cari, in primo luogo con lui…

Ma quelli erano stati anni felici e ironicamente a Chicago era lui che cercava di farmi rimanere il più possibile sulla retta via, non era di certo un santo ma di sicuro non era nemmeno l’uomo che qui hanno odiato tutti… tutti tranne lei.

Ed anche con Caroline… avevo una chiave di lettura che gli altri non avevano.

Perché io ho visto una donna che amavo mentre si innamorava di un uomo che tutti consideravano inadeguato per lei…

I primi tempi che Klaus era qui, lo sguardo di Caroline era identico a quello di Elena quando ha incontrato per la prima volta Damon, ne era impaurita… ma affascinata…

Al ballo dei Mikaelson, Damon ed Elena ballavano vicino a Klaus e Caroline ed erano speculari…

Mio fratello guardava Elena nello stesso modo in cui Klaus guardava Caroline e le espressioni di Elena e Caroline erano identiche…

Ero a bordo pista e li osservavo… era così palese…

Mi ricordo di quella volta che Elena e Caroline erano state rapite da Alaric, trasformato da Esther in un Originale.

Klaus era sconvolto ed è entrato in quella scuola con l’unico intento di salvare Caroline.

E’ stata la prima volta che abbiamo collaborato fianco a fianco ed ho avuto la netta sensazione che in quel momento si fosse completamente dimenticato che l’altra donna rapita era la sua formula magica per creare ibridi.

La certezza l’ho avuta quando è stata Caroline la prima ad uscire sana e salva.

E Caroline?

Mi ha ricordato Elena la prima volta che abbiamo incontrato Elijah!

Io ero corso in suo aiuto con Damon e quando l’abbiamo salvata lei ha abbracciato me… il suo fidanzato … ma non riusciva a staccare gli occhi di dosso a Damon, che era in fondo alle scale…ho fatto finta di non accorgermene…

Caroline ha fatto di peggio… è corsa a casa perché Klaus le aveva ordinato di mettersi in salvo e non si è neanche accorta che c’eravamo anche io, Damon e Bonnie!

Perché quando sei coinvolto emotivamente tutto il resto del mondo sparisce, non ragioni lucidamente e fai cose che non avresti mai fatto… che vanno anche contro i tuoi interessi, come quando una strega ti mette nel corpo di un altro per salvarti la vita e invece di startene tranquillo e nascosto, te ne vai in giro a salvare una vampira che è stata arrestata…

Avrei tanto voluto esserci quando Caroline gli è saltata addosso pensando fosse Tyler, chissà se ha tentato davvero di resistere alle sue avances! Care ha detto di sì…

Quando le ho chiesto come avesse fatto ad accorgersi che era Klaus, lei mi ha risposto che l’aveva chiamata Love… ed io ho fatto finta di crederci.

Il giorno che è partito per New Orleans, quando tutti erano sollevati ad non averlo più qui a minacciare la nostra cittadina, Caroline ascoltava un suo messaggio in segreteria… non ho potuto fare a meno di tendere l’orecchio per ascoltarlo, un po' la curiosità… un po’ il suo sguardo mentre lo stava sentendo.

Si era dovuto allontanare da lei, ma non poteva evitare di pensarla, avrebbe tanto voluto mostrarle il perché amava così tanto quella città… si augurava che Care un giorno glielo avrebbe permesso e l’espressione di lei era molto eloquente, desiderava la stessa cosa.

Per non parlare del giorno del diploma, quando ci serviva il suo sangue per salvare Damon, non ho mai visto Care tanto preoccupata per mio fratello! 

Si è attaccata al telefono e lo ha bersagliato di messaggi.

E quando Klaus è arrivato salvandoci dall’attacco delle streghe che Caroline aveva ucciso… la sua entrata in scena è stata eclatante! Ma non credo che lo sguardo estasiato di Care fosse per il suo uso bizzarro dei cappelli da diplomandi! 

Quando Caroline ci ha detto che Tyler poteva tornare a Mystic Falls, il suo sorriso… 

era per la felicità di riavere accanto il suo fidanzato o perché aveva avuto la prova che Klaus Mikaelson fosse capace di grandi gesti altruistici?

Caroline stasera era sconvolta, non posso biasimarla, la reazione di Tyler e di tutti gli altri quando hanno scoperto cosa era successo con Klaus nel bosco, è stata aggressiva e piena di rancore, nessuno si dovrebbe permettere di sentenziare su un momento di passione!

Mi ha chiesto di dirle che era una brutta persona… di rimproverarla…le ho ripetuto le parole che mi suggeriva, ma entrambi sapevamo che ci stavamo prendendo in giro…

Avrei dovuto abbracciarla e dirle "Vattene… vai da lui a New Orleans, infischiatene dell’opinione che i nostri amici hanno di Klaus, perché io e te sappiamo benissimo che lui non è solo un ibrido assetato di sangue e potere". 

Lui è soprattutto un uomo ferito… che nella vita ha dovuto sempre difendersi, anche da chi avrebbe dovuto proteggerlo ed amarlo…

Avrei tanto voluto dirle che era inutile negarlo, che si vedeva chiaramente che si stava innamorando di lui e far finta che sia solo attrazione fisica… non porta da nessuna parte!

Avrei voluto dirle di imparare la lezione da Elena, negare i propri sentimenti fa solo soffrire… che posticipare l’inevitabile è solo una perdita di tempo!

Ma questa è più una speranza… spero che un giorno non troppo lontano… lei e Klaus sappiano ritrovarsi…anche se la mia dolcissima amica mi mancherà da morire…“

 

Klaus era stordito…leggere quelle pagine del diario era stato sconvolgente… ma anche illuminante.

Per fortuna che era da solo e che aveva deciso di andare nei boschi… così aveva tutto il tempo per riprendersi durante la via del ritorno.

Non ci poteva credere che mentre uccideva a destra e manca, usava Elena come una sacca di sangue… Stefan avesse la forza d’animo di intravedere in lui quell’uomo che cercava sempre di tenere nascosto.

Il suo lato debole… come amava sempre ripetergli suo padre.

Quel lato debole che ora stava prendendo il sopravvento mentre tornando a casa ripensava alle parole di Stefan.

Il suo amico era convinto che Caroline provasse dei sentimenti per lui… 

Quante volte ci aveva sperato? E quante volte invece si era convinto che quello che percepiva negli sguardi di Caroline era solo un’illusione?

Una donna come Caroline… con la sua bontà d’animo, la sua empatia… 

Poteva mai amarlo?

«Ora… ed oggi…» sussurrò Klaus.

 

 

Marcel aveva atteso che Rebekah terminasse di nutrirsi con Caroline.

In quei giorni aveva imparato la routine della scuola, aveva poco tempo prima che Rebekah uscisse insieme a Felicity per gli allenamenti.

«Becks… ho bisogno di parlarti» le disse mentre stava scendendo le scale con Caroline «Non qui… possiamo fare una passeggiata?» 

Rebekah annuì, sapeva che quel momento sarebbe arrivato, aveva fatto come gli struzzi, aveva nascosto la testa sotto la sabbia nella speranza che Marcel come era arrivato, sparisse… senza creare problemi.

Aveva creduto che fargli vedere che era felice con Oliver, valesse più di mille parole.

Ovviamente si era illusa.

Marcel si stava dirigendo verso la macchina, la ragazza lo guardò confusa.

«Andiamo a prenderci qualcosa in città!» spiegò Marcel nel vedere la sua espressione.

«Beh… devo avvertire…» cominciò a dire Rebekah.

«Lo farà Caroline» la interruppe l’Ibrido.

Care annuì «Non puoi rimandare ancora…» le sussurrò per incoraggiarla «Ci penso io a Felicity… ed a Oliver…»

La vampira rimase in silenzio per il breve viaggio che li separava dal centro di Mystic Falls, una volta parcheggiato, cominciarono a camminare.

«Questo è il liceo che frequentavi quando siete tornati qui?» chiese Marcel davanti alla scuola.

«Si… » rispose Becca.

«Mi sarebbe piaciuto vederti in divisa da cheerleader» la prese in giro.

«Beh… in effetti stavo benissimo! Ho rubato anche il posto a Caroline» si pavoneggiò.

«Tutte liceali… chissà che spettacolo che eravate nei vostri abiti del ballo di fine anno!» commentò Marcel.

«Sì, in effetti non ero affatto male neanche con il mio abito del Prom!» ribatté Rebekah compiaciuta.

«Sarai stata la Reginetta del ballo!» 

«Mi ha battuto Bonnie!» esclamò piccata «E Matt era il Re…»

«Il quarterback con il quale uscivi? Lo Sceriffo?…»

Becca annuì.

«Mystic Falls ti fa uno strano effetto… troppi umani…» commentò Marcel.

Rebekah sospirò… erano arrivati al punto.

«Per fortuna… gli umani invecchiano… muoiono…» proseguì l’uomo.

La ragazza si voltò a guardarlo.

«E’ la realtà Rebekah… lo dimenticherai ed io invece sarò ancora qui… al tuo fianco come sempre, posso aspettare».

«Sono secoli che aspetti!» gli rinfacciò la ragazza.

«E’ per questo?… E’ per questo che ti sei fiondata tra le sue braccia? Perché anche se è solo una cosa passeggera… io non ce la faccio a vedere come ti guarda, come ti tocca…» Marcel era inferocito. 

«Non è una cosa passeggera…» negò Rebekah.

«Oh si che lo è…. è solo un umano!» asserì il vampiro.

«Invece io sono il Re di New Orleans! Ho lavorato tanto per arrivare a questo punto, ho dovuto mettere da parte tante cose… ma ora ci sono! Con tuo fratello le cose vanno bene! Hai visto come stiamo lavorando tutti uniti! Ora è pronto a lasciarmi governare la città… e possiamo finalmente farlo insieme… io e te!»

Rebekah scuoteva il capo.

«Cosa ti lega a questa cittadina? Così piccola… insignificante! Quando potresti avere New Orleans ai tuoi piedi… l’ho riconquistata per te! Per noi…»

«Non avevo bisogno di un regno… non ho bisogno di una città ai miei piedi, ho sempre voluto soltanto un uomo che mi amasse, che scegliesse me… »

Marcel scosse la testa «Hai sempre saputo quanto ti amassi…»

«Ma non mi hai mai scelta… »

«Che potevo offrirti? Una vita a sfuggire da tuo fratello oltre che da tuo padre? Tu avevi bisogno che Klaus ti proteggesse da Mikael ed io avevo bisogno di diventare un uomo degno di te…»

«Degno di me?» chiese ironica Rebekah.

«Rebekah… tu sei una Mikaelson, puoi giocare quanto vuoi alla coppietta tranquilla che vive una vita semplice, ma sei un’Originale! E vicino a te ci vuole un uomo come me!»

 

Caroline era andata a cercare Oliver, lo trovò che organizzava il lavoro agli operai per il giorno successivo, visto che oramai la giornata lavorativa stava finendo.

La vampira si guardava un po' intorno.

«Non c’è… scampagnata nei boschi» disse Oliver.

Care annuì.

«E neanche tu hai bisogno che specifichi il soggetto della frase…» fece sornione il ragazzo.

Caroline lo guardò confusa.

«Niente… una considerazione mia…» rise Oliver.

«Oliver… ero venuta a dirti una cosa» fece seria la vampira «Rebekah e Marcel sono andati in città… Marcel le voleva parlare…»

Oliver annuì «Beh… doveva succedere, era doveroso chiarirsi… avrei preferito che lo avessero fatto qui… ma va bene…» il ragazzo stava tornando alle sue mansioni.

Caroline lo guardava sconsolata.

«Che è successo… Love?»

Caroline sussultò, Klaus le era arrivato alle spalle e lei non lo aveva sentito avvicinarsi.

«E’ successo che dovresti ricontrollare i turni di servizio dei tuoi rinforzi da New Orleans e depennare qualcuno… mi è simpatico ed è gentile… ma avrei preferito che non fosse venuto!» esclamò Caroline allontanandosi.

«Turni di servizio? Ma di che parli?» chiese Klaus raggiungendola.

«Andiamo… Klaus… uno parte ed uno arriva da New Orleans… davvero pensi di aver ideato un piano sicurezza segretissimo? Scommettiamo su chi è il prossimo ad arrivare!»

«Non doveva essere segreto!… e comunque perché non vuoi Marcel qui?» chiese l’Ibrido.

«Ha portato Rebekah in città… per parlare» rispose Caroline guardando Oliver.

«E’ arrivato da giorni… ha aspettato anche troppo» commentò Klaus.

«Non doveva proprio venire!» affermò la vampira.

«Ha il diritto di sapere come stanno le cose… ed è legittimo che pretenda di saperlo da Rebekah».

«Pretende? Lui ha delle pretese?» sbottò Caroline «Per cosa? Per averle preferito una città? Per aver preferito non contraddire te? Sono secoli che la mette sempre in secondo piano… ed ora viene qui a reclamare cosa? Un diritto di prelazione?»

«Marcel è innamorato di mia sorella! E lei lo ha amato per decenni! Permetti che voglia rendersi conto se ha qualche possibilità di riprendersela?» anche Klaus aveva alzato la voce ed ora si stavano fronteggiando, una davanti all’altro.

«Riprendersela? Becca non è una cosa! E’ una persona… ed è serena qui… è felice…» ribatté Care.

«E lui come faceva a capirlo? Se non venendo qui e rendersene conto di persona? Tu non hai idea di come la mente viaggi quando sei lontano dalla persona che ami! Di quanto tutto ti sembra migliore di quello che le puoi offrire tu…» 

Ora l’Ibrido parlava in maniera più tranquilla.

«Oliver è un bravo ragazzo! Vincent e Freya sicuramente potevano confermarglielo!» Caroline aveva abbassato il suo tono di voce di conseguenza.

«In confronto ad un vampiro potente come Marcel tutti sono brave persone… » asserì Klaus.

«Non serve qualcuno che te lo confermi. Quando nella tua vita ti sei comportato in un certo modo, sei il peggior giudice di te stesso, ti convinci che non meriti niente, che rovineresti qualunque cosa tocchi… che chiunque può rendere più “felice e serena“ una donna… non ha importanza quanto la ami… anzi, è proprio perché la ami che cerchi di starle il più lontano possibile… ammiro Marcel perché ha avuto il coraggio di venire qui…»

«Potrebbe rovinare tutto… potrebbe farli lasciare…» scosse la testa la vampira.

«Sono un umano e una vampira millenaria, Love… credo che nel loro futuro ci saranno prove più complicate di un ex spasimante che è tornato alla carica!» asserì l’Ibrido.

«Marcel non è un ex spasimante… lei lo ha amato per così tanto tempo… quello che sta nascendo tra Rebekah ed Oliver… è ancora troppo fragile…»

«Non esiste un amore “fragile“, Love… ne può esistere uno che non accetti, che cerchi di rinnegare, che ti spaventa, che non sei pronto a viverti… per il quale ti senti inadeguato, ma ti posso garantire Caroline… che te ne rendi subito conto di quanto è forte, a cosa può resistere… puoi decidere di non metterlo alla prova, puoi decidere di non voler lottare per lui… ma lo sai dal primo momento!
Se Rebekah è davvero innamorata di Oliver, non c’è Marcel Gerard che tenga… »

«Sembra tranquillo…» affermò Caroline guardando Oliver che lavorava.

«Non lo è… posso sentire il suo battito cardiaco da qui…» sorrise Klaus «ma punta tutto su una cattiva abitudine di noi vampiri…»

Caroline si girò a guardarlo.

«Pensiamo di aver talmente tanto tempo a nostra disposizione che tendiamo a rimandare le cose, senza affrontarle, specialmente se si tratta di rapporti interpersonali…».

Poi subito dopo aggiunse «Caroline… ho bisogno che tu faccia una cosa… ma voglio essere presente mentre la fai…»

Care lo guardò circospetta.

«Tranquilla…» sorrise l’Ibrido «non è nulla di disdicevole… »

Caroline annuì.

«Vieni…» disse Klaus incamminandosi verso le scuderie.

La vampira lo seguì.

Quando furono arrivati, l’Ibrido la fece accomodare su alcune balle di fieno, poi mise una mano dietro la schiena e dalla cintura dei pantaloni tirò fuori il diario.

Caroline lo guardò perplessa.

Klaus cominciò a sfogliarlo.

«Da qui…» disse porgendolo a Caroline, poi si allontanò e si appoggiò alla parete esterna delle stalle proprio di fronte a lei… 

Caroline aveva cominciato a leggere, ma si interruppe subito per guardarlo.

«Coraggio, Love…» la esortò Klaus.



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Capitolo 18
*** diciassettesimo capitolo ***




























 

Le parole erano sfocate, le lettere ballavano davanti ai suoi occhi inumiditi dalle lacrime.

Caroline non avrebbe saputo dire cosa la stava emozionando di più: i pensieri di Stefan, che come nessuno sapeva leggerle dentro il cuore, o lo sguardo di Klaus che non si stava perdendo nulla della tempesta di emozioni che si era scatenata dentro di lei.

Non aveva mai sollevato gli occhi dal diario da quando l’Ibrido l’aveva incoraggiata a leggere, ma sentiva i suoi che la scrutavano attento, si sentiva messa a nudo.

“Ho visto una donna che amavo mentre si innamorava di un uomo che tutti consideravano inadeguato per lei”.

Stefan stava parlando di Elena... e lei sapeva quanto avesse sofferto nel vedere i suoi sentimenti per Damon crescere sempre di più.

Il suo asserire che aveva visto lei guardare Klaus con la stessa paura mista ad attrazione la sconvolgeva... poteva negarlo? In tutta onestà no... non poteva farlo. 

Si era sentita attratta dalla forza e dalla pericolosità dell’Ibrido dal primo momento che l’aveva visto e, come le aveva detto una volta Klaus, il fatto che lui con lei si comportasse in una maniera così diversa da come si mostrava a tutti gli altri, la faceva sentire speciale...

Ricordava ogni singolo momento descritto da Stefan...

Le sue mani sulla sua bocca per impedirle di urlarle, il suo “Sono io... sei salva“, il suo fiato sul collo, le sue labbra a sfiorarle il viso mentre parlava, la sua stretta ferrea mentre le ordinava di tenersi al sicuro... se ci pensava le venivano ancora i brividi.

E’ vero, l’aveva chiamata “Love” e le era scattato il campanello di allarme, ma prima le aveva detto che non “era l’attrezzatura giusta” aveva tentato di resistere al suo assalto, ma poi l’aveva baciata, l’aveva stretta... e lei aveva avvertito che non era Tyler...

Il suo messaggio in segreteria da New Orleans, mentre lo ascoltava pensava a Roma... a Tokyo... a Parigi, al mondo pieno di arte e musica... alla piccola città di provincia... ed alla voglia che aveva di credere che un giorno avrebbe davvero avuto il coraggio di presentarsi alla sua porta per permettergli di mostrargli tutto...

Quando aveva staccato la testa a quelle streghe con il tocco... quando lo aveva visto in tutta la sua magnificenza, nel suo completo elegante, forte e virile... perfetto...

La dolcezza mista ad ironia del suo complimentarsi per il diploma, il suo tenero bacio sulla guancia e la sua dichiarazione “Lui è il tuo primo amore, io intendo essere l’ultimo... non importa quando debba aspettare” diretta... spontanea... grandiosa nella sua semplicità.

Lei non aveva mai raccontato ai suoi amici i momenti più intimi e privati che c’erano stati con Klaus, neanche a Stefan.

Non sapevano cosa fosse successo quando lui l’aveva morsa e poi non era riuscito a vederla morire, stesa su quel divano, cosa si erano detti in quei momenti e dopo... quando lui aveva asserito che lei non voleva prendere la cura perché amava essere una vampira, perché loro due erano simili.

Non sapevano che lui l’aveva chiamata quando Silas lo aveva convinto di avere una scheggia di quercia piantata nel cuore... di come avevano discusso, di come la veemenza e la passionalità del loro litigio lo avesse riportato alla realtà...

Ora mentre leggeva quel diario si chiedeva se fosse Stefan ad essere particolarmente ricettivo... o se semplicemente i suoi sentimenti, quello che provava, fossero così palesi.

Sentiva i suoi occhi che la accarezzavano, la sua pelle andare a fuoco sotto il suo sguardo attento, non poteva tergiversare oltre, aveva finito di leggere e lui se ne era accorto.

Lentamente sollevò il viso, i loro occhi si incontrarono, Klaus si staccò dal muro dove era appoggiato e si avvicinò, si chinò per sfiorarle i capelli con un bacio... poi si girò e si allontanò.

«Klaus...» lo chiamò Caroline.

«Non possiamo parlarne ora, Love...» le rispose l’Ibrido senza voltarsi a guardarla «hai bisogno di restare un po' da sola... forse non avrei dovuto neanche guardarti mentre lo leggevi, ma non ho resistito. Era tuo marito, lo capisco… è stato il tuo secondo amore... » l’uomo si girò a fissarla «However long it takes.....» le sussurrò con un sorriso prima di allontanarsi.

 

Rebekah si era allontanata da Marcel, lo aveva lasciato senza commentare.

Si era mossa a velocità vampiresca, voleva tornare alla scuola, voleva tornare da Oliver.

Aveva rallentato la sua corsa solo quando aveva preso la scorciatoia nei boschi, ora passeggiava pensierosa.

“Rebekah… tu sei una Mikaelson, puoi giocare quanto vuoi alla coppietta tranquilla che vive una vita semplice, ma sei un’Originale! E vicino a te ci vuole un uomo come me!”

Le parole di Marcel continuavano a venirle in mente, non riusciva ad evitarlo, era consapevole che ci fosse un fondo di verità, cosa potevano avere in comune un giovane avvocato irlandese e una vampira millenaria?

Nulla… e negarlo non risolveva il problema.

Ma lei si stava innamorando di quel ragazzo, con la sua allegria, la sua gentilezza, la sua vitalità l’aveva conquistata, la faceva sentire normale e la cosa le piaceva.

Oliver era genuino, era intelligente e perspicace, era ironico… ma sapeva essere equilibrato ed attento.

“Per fortuna… gli umani, invecchiano… muoiono…” avrebbe voluto schiaffeggiarlo quando Marcel aveva detto quella cosa, ma sapeva che corrispondeva a verità, un’amara ed avvilente realtà.

Cosa doveva fare? Godersi questi anni? Questa piccola parte della sua vita e poi voltare pagina? Tornare da Marcel? Lui le aveva detto che l’avrebbe aspettata.

Quanto era cambiata in questi ultimi mesi, un tempo questa prospettiva l’avrebbe tranquillizzata… ora la gettava nello sconforto più totale. Oliver le era entrato dentro… non riusciva ad immaginare la sua immortalità senza di lui!

Non si era resa conto di essere arrivata in prossimità del parco della scuola, deviò un pochino per sbucare nei paraggi delle scuderie, ma quando ci arrivò vide suo fratello appoggiato alle pareti esterne, stava fissando un punto davanti a sé e non si era accorto della sua presenza. Avvicinandosi notò che stava guardando Caroline che seduta su una balla di fieno ed era concentrata nella lettura di un libro, si dileguò in silenzio non volendo disturbare, sperando che quei due testoni avessero finalmente deciso di chiarirsi.

Se non era alle scuderie, Oliver non poteva che essere al cantiere, infatti lo trovò impegnato a parlare con degli operai.

Rebekah si nascose dietro un albero e lo guardò per un po’.

Oliver stava scherzando e facendo battute, ma aveva un tono di voce forzatamente allegro, stava bonariamente ordinando a Jamie e Ian, i due istruttori licantropi, di spostare dei materiali pesanti, i due gli stavano dando dello schiavista, ma poi con un sorriso presero due sacchi a testa e li sollevarono come se fossero pieni di piume.

Oliver si abbassò per prenderne uno, che riuscì a sollevare a fatica… scoppiando a ridere.

Poi vide Rebekah e il suo sguardo si velò di preoccupazione.

Rebekah si mosse e si avvicinò sorridendo, il ragazzo sospirò sollevato.

«Credo che metterò su un’impresa di costruzioni» scherzò Oliver quando Becca lo raggiunse «ed assumerò solo vampiri e licantropi! Hai idea di quanto risparmierei? Non dovrei neanche comprare un muletto!»

La vampira scoppiò a ridere «Spero che mi farai socia!»

«Assolutamente no, un cantiere non è posto per una principessa» rispose Oliver.

«Non sono una principessa!» ribatté la ragazza.

«Infatti sei una Regina… la mia Regina» chiarì il ragazzo baciandola.

La vampira ricambiò il bacio allacciando le sue braccia al suo collo.

«Tutto bene?» chiese Oliver.

Becca annuì.

Oliver la guardò leggermente contrariato «Marcel?» chiese direttamente.

«In città credo» rispose Becca con un’alzata di spalle «sono tornata da sola» aggiunse.

Il ragazzo la guardò interrogativo.

La vampira lo abbracciò stretto «Sono qui Oliver, io rimango qui con te ed è l’unica cosa che conta» gli sussurrò.

Oliver l’abbracciò con un sospiro, era felice… ma non del tutto soddisfatto della risposta, Rebekah sembrava turbata e lui avrebbe tanto voluto sapere cosa si fossero detti.

 

A cena Klaus e Marcel non c’erano, tutti sembravano preoccupati.

Caroline e Rebekah si guardarono, poi fecero un’alzata di spalle e rassicurarono gli altri.

“Avrà bisogno di riflettere“ si stavano dicendo sia l’una che l’altra pensando ognuna all’Ibrido con il quale avevano passato parte del pomeriggio.

La serata passò con la solita routine, dopocena nella sala comune, poi gli studenti furono mandati a dormire. Rebekah e Caroline andarono a nutrirsi e furono raggiunte in un secondo momento da Bonnie, Freya ed Elena.

Damon, Alaric, Jeremy e Oliver stavano bevendo un drink e giocavano alla playstation.

Accadde in un attimo, una sagoma entrò come un fulmine nel salone e mise fuori gioco Ric e Jeremy spezzandogli il collo, tramortì Damon ed Oliver e prese con sé quest’ultimo uscendo velocemente dall’edificio.

Donna e Lucy entrarono qualche secondo dopo dalla porta principale, Cristina ed Emma stavano pattugliando il parco con Jamie e Ian, Rick e Kate andarono nei dormitori per proteggere gli studenti.

Donna controllò Damon, poi lo adagiò su un divano, sistemò meglio anche Jeremy e Ric.

Lucy salì al piano superiore e andò ad avvertire le ragazze.

«SIAMO STATI ATTACCATI» urlò entrando.

Le ragazze reagirono all’istante, Care e Rebekah scesero le scale in un lampo, poi con Donna controllarono l’edificio per assicurarsi che non ci fosse nessuno.

Elena abbracciava Damon singhiozzando.

Rebekah chiamava Oliver disperata, Lucy la informò che l’assalitore l’aveva portato via con sé.

Furono attimi molto concitati, quando si furono accertate che l’edificio fosse sicuro, Bonnie e Freya fecero un incantesimo di protezione, Lucy rimase di guardia fuori dalla porta principale. Caroline con Rebekah e Donna andarono nel cottage delle vigilanti passando dal tunnel, dovevano controllare le telecamere.

I filmati non furono di nessuno aiuto, l’aggressore si era mosso molto velocemente e non si riusciva ad identificare. Becca con sgomento vide Oliver sparire in un lampo.

 

Quando Oliver si riprese, si ritrovò in una grotta, ovunque c’erano catene pesantissime ed anelli cementati alle pareti.

In una cella con sbarre di acciaio c’era Klaus, era seduto appoggiato alle pareti ed aveva dei ceppi alle mani, ai piedi e al collo, intorno al dorso e alle gambe era legato con delle catene che gli impedivano qualsiasi movimento.

«NICK…» urlò Oliver, poi prese un sasso e cominciò a battere sull’enorme lucchetto della catena che teneva chiusa la cella.

«Cosa stai facendo?» chiese l’Ibrido «Queste sono le segrete della famiglia Lockwood, queste catene hanno contenuto la trasformazione di decine di licantropi, non puoi spezzarle con un sasso!»

Oliver continuava a battere forte, le sue mani stavano sanguinando.

«Oliver basta!» lo richiamò Klaus .

«SMETTILA» urlò.

«Ti stai ferendo!» l’Ibrido scuoteva la testa contrariato, poi girò la testa verso l’entrata della grotta.

«CHE CI FA LUI QUI?» gridò all’indirizzo di chi stava entrando «Avevamo detto che gli umani li tramortivi e li lasciavi al sicuro nell’edificio!» continuò all’indirizzo di Marcel che stava entrando con Jamie e Ian privi di coscienza.

Marcel fece un’alzata di spalle e incatenò i due licantropi.

Oliver lo guardava a bocca aperta.

«E’ una simulazione… » spiegò Klaus «dovevamo testare il piano difensivo…» continuò guardando Marcel infuriato.

«Ma gli altri lo sanno che è una simulazione?» chiese Oliver sconvolto.

«Certo che no!» rispose l’Originale «Ma tu dovevi restare nella scuola al sicuro! Becks sarà terrorizzata!» considerò scuotendo la testa.

«CHE TI E’ SALTATO IN MENTE?» sbraitò contro Marcel.

«Così è più divertente» rispose il vampiro con un ghigno.

«SI E’ FERITO NEL TENTATIVO DI SALVARMI!» ringhiò innervosito l’Originale. «Apri questa dannata cella e fallo entrare!»

Marcel fece come gli era stato chiesto.

«Oliver togliti il bracciale di verbena» lo invitò Klaus «ed avvicinati… »

Oliver non si mosse, Marcel si avvicinò a lui.

«Non lo toccare!» intimò l’Ibrido «Anzi prega che non gli succeda niente! Per favore Oliver…»

Il ragazzo lo assecondò e si chinò.

«Oliver, ora tu ti siedi qui vicino a me e non ti muovi, non tenti di scappare… non intervieni in aiuto di chicchessia, non dirai a nessuno che è una simulazione, ricorderai tutto… non preoccuparti… quando sarà tutto finito, potrai dire e fare quello che vuoi…»

Oliver obbedì e si mise seduto silente vicino a Klaus. 

Klaus restò in silenzio guardando Oliver, lo sguardo del ragazzo era rabbioso.

L’Originale guardò Marcel innervosito «Continuiamo» chiosò con un sospiro.

«Mi dispiace…» disse l’Ibrido quando rimasero soli «Ha cambiato il piano… non doveva andare così!»

«Vuole farmi capire quanto sia debole e inutile… quanto non vada bene per tua sorella» la voce del ragazzo era glaciale.

Klaus avrebbe voluto ribattere ma lo sguardo furioso dell’umano lo fece desistere, qualunque cosa gli avesse detto non sarebbe servita a nulla, rimasero in silenzio ognuno perso nei propri pensieri.

Una mezzora dopo Marcel fece ritorno trascinando i corpi di Emma e Cristina.

«Si sono difese come due leonesse! Dopo gli devo fare i complimenti» raccontò con una risata mentre le incatenava a fianco dei due licantropi.

«Tua sorella e Bonnie, come da piano, hanno fatto un incantesimo di protezione a tutto l’istituto, Rick e Kate sono nei dormitori a proteggere gli studenti, che dormono tranquilli ignari di tutto» riportò pacatamente. «Lucy è davanti la porta principale, non va bene così… è inutile in quella posizione, è da sola e chiunque potrebbe avere la meglio su di lei… lo stesso discorso vale per Donna che è rimasta nel cottage davanti alle telecamere, devono restare sempre in coppia! Comunque le vado a prendere… poi inizia il divertimento» sogghignò.

«Caroline e Rebekah sono ben assortite… farle agire insieme è una mossa vincente, per due volte ho tentato di sorprenderle, ma si guardano bene le spalle a vicenda, si capiscono al volo, sarà piacevole braccarle!» spiegò con un sorriso malizioso, per poi sparire in un lampo.

Oliver e Klaus si scambiarono uno sguardo «Non gli farà del male» proclamò l’ibrido per tranquillizzare l’altro, ma sembrava più che parlasse a se stesso «e poi non è detto che riesca a catturarle» aggiunse con un sorriso.

«Quelle due sono ossi duri!»

Oliver per la prima volta sorrise.

«Mi togli una curiosità?» chiese poi all’Originale «Nel vostro magnifico piano di simulazione, quale essere soprannaturale avrebbe la forza di ridurti in quello stato? Legato come un salame?»

«Spero nessuno!» rispose con una risata Klaus. «Mi dovevo togliere di mezzo, inizialmente il piano era un altro… il cattivo lo avrei dovuto fare io e Vincent doveva fare Demelza… ed era previsto per la prossima settimana, ma oggi Marcel era un po' nervoso e mi ha chiesto di anticipare, in definitiva lui basta ed avanza per mettere tutti fuori gioco, non ha bisogno di una strega…»

«Se dovevamo simulare un attacco di Tom, era meglio avere un vampiro ed uno stregone a fare i cattivi!» puntualizzò Oliver.

Klaus lo guardò ironico «Niente male per un inutile e debole umano aver fatto uscire di testa un ibrido potente… non trovi?»

Oliver gli sorrise con gratitudine, ma Klaus si mise in allerta.

«Sta arrivando qualcuno» sussurrò, poi si lasciò andare contro la parete chiudendo gli occhi.

Oliver avvertì un fruscio…

Rebekah e Caroline si materializzarono davanti ai suoi occhi chine sui due licantropi e sulle due vigilanti che erano ancora privi di sensi, poi Becca si girò e lo vide.

«Oliver…» sussurrò iniziando a scuotere le grate della cella.

«Sto bene tesoro…» rispose il ragazzo.

«Dove sono Tom e Demelza?«chiese Rebekah.

Oliver scosse la testa.

«KLAUS» urlò nello stesso momento Caroline «Oh mio dio… » la vampira cominciò a trafficare con il lucchetto.

«Da quanto tempo sta così?» chiese terrorizzata ad Oliver.

Oliver scosse di nuovo la testa non sapendo cosa rispondere.

«No, no, no… » stava dicendo Caroline in preda ad un attacco di panico.

«Caroline…» la prese per le spalle Rebekah «non gli può succedere nulla…stai calma…»

«E’ stata Katherine a trasformare Tom! Di lei non ci si può fidare! Sicura che non esista un arma fatta con quella dannata quercia?»

Rebekah la guardò a bocca aperta.

«Ma cosa vai a pensare?… Certo che no! L’unica cosa che può far del male a Nick è il sangue di Marcel…» poi vedendo lo sguardo impaurito dell’amica aggiunse «ed anche in quel caso Freya ha l’antidoto»

Caroline continuò a trafficare con il lucchetto cercando di romperlo.

«Calmati! Dobbiamo restare lucide!» la rimproverò Rebekah. «Se lo hanno incatenato vuol dire che sta bene! Che si riprenderà tra poco…»

Care scosse le grate con tutta la forza che possedeva «Ma dove si è cacciato Marcel!» sbraitò.

Rebekah si unì all’amica, ma le sbarre non cedettero di un millimetro.

«Sono state costruite a prova di licantropo» commentò Caroline sconfitta. «Era qui dentro che mi rinchiudeva Tyler quando si trasformava»

«Tu ti chiudevi qui per assistere alla trasformazione del tuo fidanzato licantropo?» chiese Rebekah sconvolta. «Ti rendi conto di quanto fosse pericoloso?»

«Le prime volte era impaurito! Non potevo farglielo fare da solo!» si difese l’amica.

Klaus a quelle parole sembrava si fosse mosso.

Caroline e Rebekah improvvisamente si guardarono, comunicarono a cenni per qualche attimo, poi Becca richiamò l’attenzione di Oliver e gli intimò di non fare rumore.

Caroline si arrampicò silenziosamente e con cautela sulla grata, l’Originale si nascose in un anfratto della grotta.

Un’enorme sagoma scura entrò trascinando due corpi, le due vampire attaccarono simultaneamente, prendendo il nemico alle spalle, furono veloci e letali: Rebekah lo immobilizzò, Caroline piombò dall’alto spezzandogli in collo in un unico movimento.

«MARCEL?» gridarono in coro quando videro chi fosse l’uomo che avevano abbattuto.

Una risata le fece girare.

«Fantastiche!» stava dicendo Klaus, completamente sveglio.

Anche Oliver sorrideva «E sexy…» aggiunse scambiandosi uno sguardo d’intesa con l’Ibrido.

Le due donne li guardarono a bocca aperta.

«I miei più vivi complimenti ragazze» fece Klaus compiaciuto.

«Avete superato brillantemente la prova! Senza contare che rinfaccerò a vita a Marcel di essersi fatto mettere knock-out da due affascinanti donzelle!» concluse con una risata.

«In che senso la prova?» chiese Rebekah. «Era una finta?» 

Oliver distolse lo sguardo, Klaus annuì titubante.

«E tu lo sapevi?» chiese Becca ad Oliver.

Il ragazzo scosse la testa convinto «Certo che no! Me lo hanno detto quando Marcel mi ha portato qui e poi tuo fratello mi ha soggiogato» rispose facendogli vedere il braccio sguarnito del bracciale.

«Tu sei proprio sicura che non esiste un’arma fatta con la quercia bianca?» sibilò Caroline infuriata a Rebekah.

Klaus scoppiò a ridere «No, Love… ma eri dolcissima così preoccupata per me…» aggiunse con un tenero sorriso mostrando due irresistibili fossette.

Caroline gli lanciò uno sguardo assassino.

«Le chiavi dei vari lucchetti le ha addosso Marcel…» le disse l’Ibrido, continuando a fissarla.

Caroline si avvicinò al corpo esanime del loro amico.

«Io lo lascerei ancora qualche ora legato…» proclamò sua sorella con le mani sui fianchi «Prendi solo quelle della cella! Così facciamo uscire Oliver!»

Caroline sorrise con il mazzo di chiavi in mano, poi le provò nella serratura finché non trovò quella giusta.

Oliver uscì dalla cella ed abbracciò Rebekah, le prese il volto tra le mani e la baciò.

«Mi sono spaventata da morire!» sussurrò Becca.

Caroline era chinata vicino a Klaus e stava trafficando con le chiavi sui vari lucchetti, iniziò da quello che chiudeva la catena intorno alle sue gambe, uno dopo l’altro li aprì tutti.

L’ibrido la fissava godendosi quella vicinanza, quando la donna gli liberò le mani dai ceppi non riuscì a trattenersi dal cingerle la vita, Caroline si avvicinò ancora di più per aprire l’ultimo lucchetto, quello che gli stringeva un pesante anello intorno al collo. Si appoggiò contro il suo torace, Klaus poteva sentire il suo respiro corto, l’odore della donna gli stava dando alla testa, una mano dell’ibrido lentamente scivolò sui suoi fianchi, l’altra risalì lungo la schiena, Caroline rabbrividì, le sue mani tremavano quando trovò la chiave giusta facendo scattare la serratura, l’anello si aprì, Care appoggiò le sue labbra nel punto dove un attimo prima c’era il cerchio di metallo, un ringhio soffocato sfuggi dalle labbra dell’Ibrido che intensificò la stretta, premendosela contro.

Le labbra di Caroline risalirono lentamente lungo il suo collo, lambirono il neo che aveva in quel punto e si soffermarono sul suo pomo di Adamo, poi risalirono sulla mascella, cercando le sue labbra.

Un leggero tossicchiare li riportò alla realtà, la vampira nascose il viso tra la sua clavicola.

«Non avete niente di meglio da fare vuoi due?» chiese torvo Klaus.

Rebekah e Oliver si spostarono leggermente facendogli vedere Jamie e Ian che si erano ripresi e li stavano guardando curiosi.

Klaus prese il mazzo di chiavi dalle mani di Caroline, continuando a tenerla abbracciata.

«Liberateli…» ordinò lanciandolo verso la sorella.

«Wrong time. Wrong place…» sussurrò all’orecchio di Caroline.

«Però stavolta l’attrezzatura era giusta» mormorò maliziosa Care.

«Ci puoi giurare!» rispose divertito baciandole una tempia.

 

Caroline aveva chiamato la scuola ed aveva spiegato cosa fosse accaduto, Alaric e Jeremy si erano ripresi ed anche Damon stava bene.

«Sono tutti infuriati…» spiegò a Klaus con un sorrisino beffardo.

L’Ibrido le fece un occhiolino «Ci sono abituato…»

I due licantropi lo guardavano accigliati, ma niente al confronto di come reagirono Emma e Cristina al loro risveglio.

«Tu sei un pazzo!» gridava Emma trattenuta a fatica da Caroline che sghignazzava.

«Abbiamo capito cosa non funziona nel nostro piano di difesa!» cercò di farla ragionare l’Ibrido.

«Punto primo, tu sei parte del nostro piano di difesa!» stava elencando livorosa Cristina. «Punto secondo, Tom non è Marcel! Avremmo avuto la meglio su di lui! Non ci avrebbe mai sconfitte!»

«Tom avrebbe avuto anche una strega dalla sua parte» le ricordò Klaus «e comunque Marcel quando si sveglierà vi farà i suoi complimenti, ha detto che vi siete battute come due leonesse!» continuò guardando Oliver, nel tentativo di farsi aiutare.

Oliver annuì «Si… Si… ha detto proprio così! Però tu sei davvero un pazzo…» aggiunse ammiccando verso le due vigilanti.

Marcel si riprese in tempi brevissimi rispetto agli altri e un po' indispettito fece i complimenti a Caroline e Rebekah, Klaus se la rideva sotto i baffi.

«E’ pur sempre tua sorella!» si difese stizzito l’uomo.

«Il collo però te lo ha spezzato Caroline…» rispose l’Originale con una punta di orgoglio guardando la ragazza.

Decisero di tornare alla scuola per fare il punto della situazione, Klaus e Marcel presero Donna e Lucy che ancora non si erano ridestate.

 

Quando Donna si svegliò si ritrovò tra le braccia di Klaus.

«Sei arrivato finalmente! Dove ti eri cacciato?» lo apostrofò risentita, poi vide la sorella che era ancora priva di conoscenza tra le braccia di Marcel.

«Ci hanno messo fuorigioco, ma ne è valsa la pena… un gran bel risveglio…» aggiunse soddisfatta. «Dove sono Tom e Demelza? Li avete catturati?»

Emma e Cristina guardarono l’Ibrido con aria di sfida.

«Ti spiegheremo tutto una volta arrivati alla scuola» rispose Klaus vago. «Riesci a camminare?» chiese.

«Certo… ma sto bene così, tesoro…» rispose Donna aggrappandosi meglio al suo collo.

L’Originale si girò a guardare Caroline e Rebekah che sghignazzavano.

 

Anche Lucy si era ripresa quando arrivarono a destinazione, Marcel l’accomodò con premura sul divano.

«Grazie, gioia…» cinguettò l’anziana vampira.

Il clima era decisamente ostile, tutti stavano guardando Klaus e Marcel con biasimo.

«D’accordo… è stata una decisione al limite, sicuramente azzardata» ammise l’Originale «ma ne avevamo bisogno per capire l’efficacia del nostro piano di sicurezza»

«Tu ti rendi conto del rischio che abbiamo corso?» attaccò Bonnie. «E se Tom ci stava spiando e avesse preso la palla al balzo per attaccarci veramente?»

Donna e Lucy guardarono tutti perplesse.

«Era una simulazione!» spiegò acida Emma.

Lucy sgranò gli occhi.

«Un’idea un po' ardita» commentò Donna.

«Da vero leader… » annuì compiaciuta all’indirizzo di Klaus «e come siamo andati?»

«Bene…» rispose l’Ibrido. «Ne siamo usciti vincitori… grazie per la comprensione Donna!» poi rivolgendosi a Bonnie aggiunse «Era un rischio calcolato, non ci siamo mai allontanati dalla zona, eravamo solo alle grotte dei Lockwood ed io e Marcel potevamo intervenire tempestivamente… o io e le due vincitrici della prova!» aggiunse ironico guardando Marcel.

«Caroline e Rebekah hanno sconfitto Marcel» spiegò compiaciuta Cristina alle sorelle.

Lucy e Donna guardarono le due vampire con orgoglio.

«Due guerriere… belle e pericolose» commentò Emma fiera.

Anche Marcel sorrideva «Ci metterò un po' a superare quest’onta… ma si, sono state brave…»

Rebekah e Caroline si dettero il cinque sorridendosi.

«E ce l’hanno fatta perché hanno agito insieme e cooperato…» disse Marcel.

Cominciarono ad analizzare la serata, i punti deboli e i punti forti del loro piano di sicurezza, andarono avanti per un bel po’, ma Caroline era distratta.

Guardava Klaus che gestiva la situazione, sviscerando i dati che erano emersi, tutti lo ascoltavano ed intervenivano, nessuno dava più peso al fatto che erano stati ingannati e raggirati.

Il fine giustifica i mezzi? Quando la finalità è importate forse si, specialmente se chi ha preso in mano la situazione è pronto a prendersi anche tutte le responsabilità che ne derivano ed accettare tutti i danni collaterali senza chiedere scusa, senza pentirsi delle sue decisioni.

Klaus era così, deciso e determinato, caparbio e volitivo, lui andava dritto al punto, senza tentennamenti e questo le dava un senso di protezione.

Non poteva credere a quello che aveva fatto nella grotta, in quel momento il mondo era sparito ed esisteva solo lui.

Averlo così vicino, toccarlo per liberarlo dalle catene, la risposta di lui ai suoi sfioramenti, i suoi occhi che non l’avevano lasciata per un attimo, e poi le sue mani che l’avevano afferrata, la sua presa così forte e delicata allo stesso tempo, gli studiosi avrebbero parlato di feromoni, ma non rendeva bene l’idea… era stato il suo odore maschio a farla impazzire e quando si era chinata per togliere il ceppo intorno al collo si era lasciata andare, non aveva pensato più a nulla…

Se Oliver e Rebekah non avessero tossito, gli avrebbe strappato i vestiti di dosso e si sarebbe fatta prendere lì… 

«Giusto Care?… » stava chiedendo Bonnie, tutti la stavano guardando.

«Scusate, ero sovrappensiero… stavi dicendo?» chiese cercando di mascherare il suo imbarazzo.

«Non sarebbe meglio se tu e Rebekah prendeste il posto di Rick e Kate a protezione dei dormitori? » domandò la Strega guardandola perplessa.

«Per me non fa nessuna differenza» rispose Caroline «Se la squadra di vigilanza decide così… va benissimo»

«Perché così potremmo fare due squadre di ricerca con un vampiro ed un licantropo» spiegò Klaus guardandola «E poi nella nostra simulazione abbiamo tenuto fuori i dormitori dall’attacco, ovviamente quando torneranno Tom e Demelza, quello sarà il punto più a rischio e io mi sentirei più sicuro sapendovi lì…»

«Perfetto… come vuoi…» rispose Caroline annuendo.

Parlarono ancora per qualche minuto e poi si congedarono, era quasi l’alba ed erano tutti stanchi.

«Non so se ti perdonerò mai…» stava dicendo Cristina a Klaus mentre scendeva nelle segrete, per tornare al cottage.

«Abbiamo fatto degli errori stasera» le rispose Caroline «e senza questa folle idea avremmo potuto farli quando avrebbero avuto delle conseguenze… è un prepotente e uno sconsiderato…» scosse la testa guardando Klaus «ma andava fatto… e nessuno, a parte lui avrebbe mai avuto il coraggio di pianificare una cosa del genere».

 


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Capitolo 19
*** diciottesimo capitolo ***






















 

«Sei strana… che hai?» Bonnie la stava aspettando sull’ultimo gradino della scala.

«E’ stata una nottata alquanto movimentata» rispose Caroline ironica.

Anche Klaus stava salendo «Però ha avuto anche dei risvolti positivi» commentò con uno sguardo allusivo passandole accanto.

Caroline abbassò lo sguardo con un sorriso imbarazzato.

Bonnie li guardò interrogativa «Hai qualcosa da raccontarmi?» chiese poi all’amica, quando l’Ibrido si era allontanato.

«No!» rispose Care con troppa enfasi.

Klaus stava tergiversando sulla porta della sua camera e non poté fare a meno di sorridere ascoltando quella replica.

«Non riuscirei mai a dormire» stava dicendo Bonnie a Caroline « e tra un po' ho lezione… mi fai compagnia?» chiese incamminandosi verso il salottino.

«Certo… » accettò la vampira seguendo l’amica, arrivata alla porta si girò e vide Klaus che la guardava contrariato.

Allargò le braccia sconsolata e poi dopo essersi fissati per un lungo momento Care entrò nel salottino con un sospiro.

 

«Mi serve una firma della direttrice» .

La telefonata di Klaus era stata brusca e mentre Caroline si dirigeva verso il cantiere, era un po' perplessa, ma quando arrivò lui era calmo e sorrideva.

Care firmò la ricevuta e gentile sorrise al fornitore, che ordinò ai suoi operai di scaricare il materiale.

«Non ti era mai servita una mia firma» rifletté guardando l’Originale.

«Li ho sempre soggiogati… ma dovevo farti uscire dal tuo ufficio!» 

Mentre parlava, Klaus si guardava intorno e teneva una mano sulla parte bassa della schiena di Caroline, spingendola dolcemente a seguirlo.

«Chi cerchi?» domandò la ragazza curiosa.

«Nessuno!» rispose l’Ibrido «è questo il problema… li vorrei far sparire tutti!» poi come se avesse preso una decisone, le cinse la vita con una stretta più ferrea e la guidò con più convinzione…. quando furono usciti dal raggio visivo degli operai del cantiere, la sollevò e si mosse a tutta velocità. Un attimo dopo Caroline era distesa tra il fieno delle scuderie con Klaus che la sovrastava…

Care allacciò le mani dietro il collo e lo attirò verso di sé con urgenza, l’uomo rispose con un ringhio roco, poi tutte e due si fermarono in ascolto.

«C’è qualcuno all’esterno…» sussurrò Caroline.

«Oliver…» realizzò Klaus furioso «Tra un’ora alla grotta!» ordinò guardandola.

Caroline annuì sospirando poco convinta.

«Che c’è?… Non resisti per un’ora?» chiese l’ibrido malizioso.

«No… è che… per una volta vorrei una superficie un po' più comoda… magari fornita di lenzuola! Troppo esigente?» chiese ironica.

«Un po’…» replicò Klaus «non possiamo a scuola!» aggiunse con un tono arrochito cominciando a baciarle la giugulare «E credo che sia fuori discussione chiedere alle tue figlie di farci un incantesimo di occultamento!» terminò divertito.

Caroline gli diede uno scappellotto, poi capovolse le posizioni e tenendolo fermo gli stampò un bacio sulle labbra …come un fulmine si alzò e uscì dalle scuderie, evitando per un pelo Oliver che stava entrando.

Il ragazzo intravide la sua sagoma saettare via, poi si accorse di Klaus che era ancora sdraiato sul fieno.

«Sto insieme a tua sorella… te lo sto ricordando in caso tu voglia sbranarmi…» disse alzando le mani, con un sorriso.

Klaus lo guardò minaccioso.

«Mi hanno detto grandi cose del sesso tra vampiri… ma voglio dire… stamattina all’alba non è bastato?» si informò ironico.

«Bonnie…» disse Klaus, guardandolo di traverso.

«Due vampiri ed una strega… interessante» soppesò accarezzandosi il mento.

L’Originale alzò gli occhi al cielo, poi lo fissò truce.

«Non riusciva a dormire! L’ha tenuta sequestrata nel salottino fino all’inizio delle lezioni…» spiegò scuotendo il capo.

Oliver scoppiò a ridere.

«Attento… non saresti il primo fidanzato di mia sorella che uccido…» lo minacciò l’Ibrido con un ghigno.

 

Il cellulare di Caroline squillò.

«Vuoi un letto? E un letto avrai… indici una riunione, tra mezzora dalle Salvatore’s Angels»

Klaus riattaccò prima di darle il tempo di rispondere.

La donna guardò l’orologio… mancava giusto mezzora alla ricreazione, quell’uomo non faceva mai nulla a caso!

Anche Klaus stava guardando l’orologio, aveva pochissimo tempo, ma era deciso a fare in modo che fosse tutto perfetto.

Quando la notte prima aveva visto la reazione di Caroline, non aveva capito più niente, pensava solo ad una cosa… continuare da dove li avevano interrotti… ma dal momento in cui la donna aveva espresso il desiderio di stare insieme in un vero letto, aveva realizzato che non potevano.

Riprendere dal punto in cui si erano allontanati non era un’opzione, non era quello che voleva.

Avrebbero avuto il tempo di capire il perché erano stati tutti questi anni lontani, perché avevano deciso di non poter stare insieme.

Al momento la cosa più importante era ripartire con il piede giusto, fare le cose nella maniera più consona.

La desiderava in una maniera che era difficile da dominare ed era intenzionato a dimostrarglielo in tutti i modi possibili, ma ora la priorità era un’altra.

Non voleva convincerla che fosse cambiato, il contrario… voleva che le fosse ben chiaro che non era cambiato nulla.

Lui era sempre l’uomo che le si era mostrato, quell’uomo che aveva visto solo lei, l’uomo che sapeva amare e quindi poteva essere salvato… 

Le voleva dimostrare che se un tempo si era trovata a desiderare di poter dimenticare le brutte azioni che aveva commesso, ora era arrivato il momento di farlo davvero.

Adesso che nella sua vita aveva una bambina da amare, aveva capito che non era una debolezza mostrare ad altri la sua compassione, la sua indulgenza… la sua gentilezza.

Forse non era più l’uomo capace di fare gratuitamente cose terribili, ma continuava ad interessarsi a lei… continuava a voler fare di tutto per lei…ed aveva tutte le intenzioni di provarglielo nei giorni a seguire…

 

Klaus arrivò quando erano già tutti presenti.

«Scusate… sarò breve perché i tempi stringono, voi dovete tornare in aula ed alle vostre cose… e io e Caroline dobbiamo prendere un aereo».

La vampira lo guardò confusa «E dove dobbiamo andare?» chiese.

«Atlanta!»

«E che ci dobbiamo andare a fare ad Atlanta?» domandò irritata.

«Tu sei l’unica qui che ha conosciuto Tom da umano, che ha visto dove lavorava, che ha parlato con i suoi colleghi… che è andata a casa sua! Dobbiamo farci un quadro della situazione più dettagliato, non sappiamo nulla di lui tranne che è il doppelganger di Stefan e che si accompagna con una strega che vuole le tue bambine… ora che il piano di sicurezza è stato messo a punto, dobbiamo agire… non abbiamo altra scelta, Love!»

«Ho una scuola da dirigere!» ribatté Caroline.

«Ci sono Bonnie ed Alaric… e stanno arrivando Elijah ed Hayley, il volo è tra tre ore… hai poco tempo per preparati!… Ed anche io ho tante cose da organizzare» disse facendole vedere il cellulare mentre usciva in un lampo.

Tutti si guardarono scioccati.

«Ma in una riunione non si dovrebbe discutere il da farsi?» chiese Jeremy.

«Non se la indice Klaus!» sbottò Caroline uscendo dalla sala.

Oliver e Rebekah si guardarono trattenendo a stento una risata.

«Tuo fratello è un genio…» mormorò il ragazzo.

 

Il cellulare di Caroline squillò di nuovo.

«Brava, Love! Sembravi proprio arrabbiata…»

«Sono arrabbiata!»

«Ti prometto che troverò il modo per farti rilassare… prepara la valigia… solo le cose essenziali… e ricorda… mi aspetto di vederti in rosso!»

 

Un’ora dopo erano pronti per partire, Caroline stava salutando le sue bambine che avevano accettato di buon grado il suo piccolo viaggio.

Anche Klaus stava parlando con Hope, che all’inizio sembrava rattristata per la partenza del padre.

Si era rasserenata quando aveva saputo che stava tornando sua madre, ma fu quando comprese che partiva con Caroline che il suo sorriso si illuminò «Beh… divertitevi!»

«Andiamo a indagare sul falso Stefan!» rispose il padre.

«Tra una domanda e l’altra… potresti farle un po' di corte!» suggerì la bambina.

«Ti piace Caroline…» dedusse Klaus.

Hope annuì convinta.

«Anche a me…» le sussurrò il padre all’orecchio.

Hope andò a salutare anche Caroline e le stampò un bacio sulla guancia, la vampira ricambiò e poi la guardò allontanarsi tutta gongolante.

«Hai una fan…» rivelò Klaus tenendole la portiera aperta «Mi ha appena consigliato di farti la corte»

Caroline sorrise guardando la bambina che parlottava con Felicity, poi si girò a salutare le sue amiche.

«Tranquilla… ci pensiamo noi qui» la rassicurò Bonnie.

«Non pensare…» le consigliò Elena.

Rebekah si limitò ad abbracciarla stretta.

«Ve la riporto tra due, tre giorni!» esclamò Klaus.

 

Il viaggio in auto per l’aeroporto era relativamente breve. Klaus e Caroline non erano mai stati così vicini, in un ambiente piccolo, da soli per così tanto tempo… era una cosa nuova.

E se la vissero in pieno, senza forzare un dialogo che avrebbe reso tutto artificioso e imbarazzante.

Ognuno perso nei suoi pensieri, ogni tanto si guardavano e si sorridevano.

Una volta arrivati Klaus, da perfetto gentiluomo, prese dalla macchina i bagagli di entrambi e si diresse verso l’area di imbarco.

Caroline lo raggiunse e gli tolse dalle mani la sua valigia, poi lo guardò sorridendo e gli si avvicinò allacciando il braccio libero alla sua vita, l’uomo fece altrettanto… poi si chinò a sfiorarle la tempia con lieve bacio, stretti in un abbraccio entrarono insieme nell’aeroporto di Richmond.

Quando arrivarono all’area controlli, Caroline stava per avvicinarsi agli agenti quando Klaus la bloccò.

«Presumo che abbiamo pensato entrambi alla cena…» disse con una risata. Anche Care scoppiò a ridere.

«Me ne occupo io, Love…»

Caroline lo guardò divertita mentre soggiogava gli addetti alla sicurezza.

In viaggio parlarono fitto fitto, agli occhi degli altri passeggeri potevano sembrare una coppia di innamorati che chiacchieravano, in realtà stavano organizzando come procedere per indagare sulla vita umana di Tom Avery. All’atterraggio avevano stabilito un piano minuzioso ed erano d'accordo su come procedere… compreso il fatto che il tutto potesse essere rimandato all’indomani.

Noleggiarono un’auto e Klaus si mise alla guida. Invece di dirigersi a nord, verso il centro della città, prese una direzione ad est.

«Dove stiamo andando?» chiese Caroline.

«Ho pensato che un albergo in città fosse banale… vedrai… ti piacerà» rispose Klaus con un sorriso enigmatico.

Caroline non fece altre domande, voleva godersi la sorpresa, Klaus guidava sicuro allontanandosi dall’area urbana, Caroline si accomodò rilassata accanto a lui.

Ogni tanto lo guardava sottecchi, ma l’espressione smaliziata dell’uomo rivelava che lui se ne stava accorgendo.

Elena le aveva consigliato di non pensare e lei aveva tutta l’intenzione di darle retta, anche se questo significava non avere sotto controllo la situazione, una cosa sconvolgente per lei! Ma non voleva rimuginare troppo, anzi… non voleva farlo affatto!

Cosa le aveva portato rinnegare l’attrazione per Klaus? Anni di rimpianti, anni passati a guardare un quadro alla parete… notti infinite a ripensare a come si era sentita quell’unica volta che era stata tra le sue braccia.

Chiuse gli occhi e si rilassò contro il sedile dell’auto.

«Tutto bene, Caroline?» si informò l’uomo.

“Ecco… voglio pensare solo al suo modo di pronunciare la -O- quando dice il mio nome…" sorrise soddisfatta.

«Tutto bene…» rispose.

Il tragitto durò poco meno di un’ora, entrarono in quella che sembrava una tenuta di campagna.

Quando Caroline vide l’architettura classica della casa sgranò gli occhi… poi si guardò intorno.

«Sembra di essere a…»

«Tara?» la interruppe Klaus.

«Io amo Via Col Vento!» disse fissandolo stupita.

«Lo so… mi ricordo tutto, Caroline…»

 

Entrando nella locanda l’ambiente era ancora più somigliante all’atmosfera della Georgia ai tempi della Guerra Civile, Caroline guardava ogni dettaglio estasiata.

Klaus l’afferrò e la baciò.

«Voi dovreste essere baciata. E spesso. E da qualcuno che sa farlo…» disse in tono grave.

«Voi non siete un gentiluomo!» ribatté Caroline stando al gioco.

«E voi non siete una signora! E non è un titolo di demerito... le signore non mi sono mai piaciute!» continuò Klaus guardandola negli occhi beffardo.

Caroline lo guardò stupita.

«Anche i vampiri millenari vanno al cinema!» si giustificò l’Ibrido. «Tra l’altro io ho assistito alla prima!» aggiunse sottovoce.

«Il solito megalomane!» lo apostrofò Care.

 

La stanza era stupenda, una piccola suite con un delizioso salottino e una bella stanza da letto dove troneggiava un enorme letto a baldacchino, con delle colonne del tutto simili a quelle dove si aggrappava Rossella per farsi stringere il corsetto da Mammy, notò Caroline con un sorriso malizioso mentre la sfiorava.

«Che c’è?» chiese Klaus cingendola.

«Vedrai…» rispose Caroline con uno sguardo pieno di sottintesi.

Andò a curiosare in giro ed aprì la porta del bagno.

Era molto spazioso ed al centro c’era una stupenda vasca bianca con i piedi in ottone.

«E’ un peccato che tu preferisca le superfici morbide fornite di lenzuola…» commentò Klaus da sopra la sua spalla.

«E’ troppo piccola per tutte e due» ribatté la vampira.

«Ci stiamo… tranquilla…» la rassicurò Klaus con un sorriso.

Caroline ridacchiò… poi girò la testa per guardarlo.

Klaus se la strinse un po', facendo aderire la schiena della donna al suo torace, sospirando.

La stava lasciando andare, quando Caroline con un braccio cercò di riavvicinarlo.

L’Ibrido ansimò, ma si allontanò.

Care lo guardò.

«Caroline, quella volta… è stato perfetto… » iniziò a dire l’uomo guardandola negli occhi «ma hai ragione… meritiamo di meglio, un posto più consono, privacy… tempo» continuò guardandosi intorno «ma abbiamo diritto anche a qualcos’altro… di riniziare nella maniera giusta, fammi fare le cose nel modo corretto… quindi smettila di guardarmi così, perché non lo so quanto ancora posso resistere e fatti portare fuori a cena!»

Caroline annuì… poi scoppiò in una risata.

«Vado a preparami allora…» disse sorridendo.

«Ed io vado a farmi una passeggiata… il pensiero di te, a pochi metri che ti svesti e ti vesti…» fece scuotendo il capo, si stava allontano quando si girò di nuovo «Hai bisogno di qualcosa? Di fare shopping dico… è tradizione che io mi occupi dei tuoi outfit, ma questa volta non ce ne è stato proprio il tempo…»

«Se non andiamo in un locale troppo pretenzioso… direi che sono a posto»

«Sarà un posto semplice… nella zona non ci sono grandi ristoranti, avremo tempo per serate più raffinate, una sera andremo a cenare in un ristorante nel Principato di Monaco e ti garantisco che metteranno una tua foto accanto a quella della Principessa Grace» rispose Klaus facendole l’occhiolino.

Caroline lo guardò uscire con un sorriso sulle labbra, raramente aveva visto un uomo così attento ai dettagli, ma lei era una donna…ed una donna la prima cosa che infila in una valigia è il tubino nero! 

Il passe-partout per ogni occasione, l’abito che grazie agli accessori puoi modificare ed adattare ad ogni situazione.

E lei aveva anche l’accessorio adatto, pensò maliziosa mentre lo tirava fuori dalla valigia…

Un’ora dopo si era fatta una doccia veloce, si era acconciata i capelli, si era truccata in maniera semplice e naturale… ed aveva indossato l’accessorio, aveva avuto un po' di difficoltà a farlo da sola, magari avesse avuto una Mammy ad aiutarla!

Lo sentì rientrare e si infilò velocemente il vestito, cercando di tirare su la lampo da sola, un'impresa abbastanza ardua, considerato che la cerniera si impigliava all’accessorio… era riuscita a farla arrivare a metà schiena, quando sentì bussare lievemente.

Sospirò… 

«Entra pure…» disse.

Klaus entrò e si fermò ad ammirarla «Sei bellissima…»

«Grazie…» rispose, poi fece un sospiro «Ho bisogno del tuo aiuto…» confessò sconsolata «Ma mi devi promettere di non sbirciare…»

L’ibrido la guardò con un sorrisino malizioso.

«Mi si è inceppata la lampo!» spiegò innervosita.

«Dubito che riesca a disincastrarla, senza vedere a cosa si è impigliata!»

«Sei un vampiro! Hai tutti i sensi sviluppati… chiudi gli occhi ed usa il tatto!»

«Pensi di aiutarmi così? Ti rendi conto di quanto sia pericolosa questa cosa?»

«Dobbiamo fare le cose nel modo giusto…» lo ammonì con un dito della mano puntato contro di lui.

«Ok… girati…»

«Chiudi gli occhi»

«Sono chiusi…»

Klaus le toccò la vita, poi risalì lungo la schiena, seguendo con un dito la cerniera fino a trovare il punto in cui si era bloccata.

«Dannazione…» ringhiò « Dimmi che è rosso…»

«E’ rosso…» sussurrò Caroline.

Klaus tirò su la lampo, poi appoggiò il suo visto contro la testa di Caroline.

«Nel modo giusto…» sussurrò roco.

Rimasero qualche attimo così, respirando per riprendere il controllo.

«Vero che potrò strappare questo dannato abito?» chiese Klaus tornando a respirare quasi normalmente.

«Ti sembra il modo giusto per togliermelo?» chiese la vampira ridendo.

«Quando torneremo qui… tutto sarà appropriato… nessuna regola…»

«Sono d’accordo…» replicò Care in un sussurro.

Caroline si girò a guardarlo, Klaus sospirò… e poi si allontanò per andare a prendere una cosa nella sua valigia.

Quando tornò verso di lei, aveva tra le mani un astuccio in velluto, con un nastro in raso panna.

Care aveva capito cosa contenesse prima che lui lo aprisse.

Klaus lo prese e glielo agganciò al braccio.

«Promettimi che questa volta non me lo tirerai dietro a fine serata»

«Te lo prometto» rispose Caroline.

 

Il locale era carino ed intimo, la cucina era genuina e tipica del luogo, molto simile a quella di New Orleans.

Klaus parlò molto della città che amava tanto, raccontandole aneddoti divertenti.

Gustarono delle freschissime ostriche e mangiarono i gamberi di acqua dolce.

Presero anche il Gumbo, la tradizionale zuppa di pesce, densa e saporita, speziatissima e piccante.

Terminarono la cena dividendosi una porzione di Peach pie, la famosissima torta di pesche della Georgia, Klaus asseriva che non potevano evitare di farlo ed anche il cameriere che li aveva serviti era d’accordo.

La serata passò in un baleno, la conversazione era stata spontanea, parlarono un po' di tutto, delle loro figlie, di arte, di musica… tutte e due evitarono argomenti troppo intimi e personali, come se si fossero messi d’accordo, come se tutte e due pensassero che non fosse il momento.

Finita la cena, una volta pagato il conto, Klaus si alzò e con galanteria l’aiutò ad alzarsi, poi le porse il braccio.

Salutarono in maniera cortese il loro cameriere e la proprietaria del ristorante e si avviarono eleganti verso l’uscita.

Un impeccabile gentiluomo con al braccio una raffinata ragazza.

Fecero circa dieci passi sul marciapiede, quando si girarono a guardarsi nel medesimo istante.

Klaus l’afferrò e la sollevò da terra, un braccio intorno alle sua schiena e uno sotto l’articolazione delle ginocchia.

Con una risata Caroline si aggrappò al suo collo. Senza rendersene conto si ritrovò seduta in auto.

Qualche minuto dopo erano nel parcheggio della loro locanda.

Klaus scese e fece il giro per aprirle la portiera, poi le porse di nuovo il braccio.

Entrarono nella hall.

«Questa cosa ti sta sfuggendo di mano» mormorò la ragazza.

«E divertente… » ribatté l’uomo facendo un cenno cortese al Concierge che gli augurava la buona notte.

La ragazza alzò gli occhi al cielo, ma stava sorridendo, quel comportamento di Klaus non le era sconosciuto, aveva sempre apprezzato il suo senso dell’umorismo.

 

Klaus si chiuse la porta alle spalle.

«Vieni…» le disse prendendola per mano.

Entrarono nella camera da letto, il vampiro la posizionò delicatamente contro la colonna del letto a baldacchino, le sue mani le cinsero la vita e poi lentamente risalirono lungo la sua schiena fino ad arrivare al collo, prese i lembi del vestito e con movimento secco lo strappò, il tessuto cedette con grande facilità.

Non sentendo più le mani di Klaus su di sé, Caroline lentamente si girò.

Lo vide che la stava fissando.

«C’è un’altra arma a questo mondo in grado di uccidermi… sei perfetta» le disse con voce roca.

Caroline fece un respiro profondo, rabbrividendo sotto lo sguardo infuocato dell’Ibrido.

I suoi seni costretti nel corpetto rosso si sollevarono, scatenando la reazione di Klaus.

La prese per la vita e la rigirò, poggiandola di nuovo contro la colonna.

Poi con un sospiro, tirò i lembi dei nastri di raso che si incrociavano sulla sua schiena e con una lentezza esasperante cominciò a sfilarli dagli occhielli.

Ogni volta che le dita dell’uomo le sfioravano la pelle, Caroline rabbrividiva, le sentiva allontanarsi per assecondare la lunghezza dei lacci e rimaneva in attesa di sentire ancora il suo tocco.

Il bustino si stava allargando, liberandole i seni… Quando Klaus arrivò all’ultimo occhiello si aprì del tutto cadendo a terra.

L’Ibrido si piegò per baciarle la nuca, poi scese lungo la sua colonna vertebrale, fino ad inginocchiarsi dietro di lei, le sue mani partite dalle sue spalle, seguirono tutta la linea dei suoi fianchi, fino ad arrivare all’elastico della mutandina in pizzo.

Anche la sua bocca era arrivata allo stesso punto, l’Ibrido dischiuse le labbra e lei sentì la durezza delle sue zanne, sussultò emettendo un sospiro di piacere.

L’uomo le sfilò le mutandine, continuando a baciare le sue rotondità.

Poi si alzò e la voltò, passò in rassegna ogni centimetro del suo corpo nudo, come a volerselo imprimere nella mente, quando arrivò al suo volto e vide i suoi occhi arrossati e le piccole increspature che li adornavano, prese freneticamente a slacciarsi la cravatta. 

Caroline gli si avventò contro per aiutarlo, gli strappò la camicia di dosso e poi la fece scendere lungo le sue spalle ampie.

La fibbia della cintura di Klaus le premeva addosso insieme alla sua erezione, era così duro contro il suo corpo nudo che le mancava il respiro.

L’Ibrido la attirò ancora più a sé, poi la sollevò facendole allacciare le gambe intorno ai suoi fianchi, la teneva con una mano, mentre con l’altra si sbottonava i pantaloni. Se li tolse insieme ai boxer. Poi si avvicinò al letto facendola stendere tra le lenzuola.

 

“Dio… Caroline, quanto ti desidero… quanto ti voglio.

Ora ci siamo solo io e te… e siamo affamati, una fame che deriva da un digiuno senza fine…

Sei di una bellezza mai vista…

Ti muovi, rabbrividisci sotto il mio tocco…

Finalmente sei qui, sotto di me…

La mia bocca tra le tue gambe, i tuoi capezzoli tra le mie dita…

Ti assaggio, ti mordo… piano… non voglio ferirti…

Sei eccitata, lo sento dal tuo respiro che è diventato sempre più affannoso, lo vedo dai canini che spuntano dalle tue labbra.

Ti stai lasciando andare… finalmente Caroline… finalmente…

Sei troppo intelligente per non capirlo, troppo coraggiosa per pensare di poter sfuggire. 

Io lo so quello che vuoi… io ti conosco…

Io li vedo i tuoi bisogni, le tue voglie… percepisco i tuoi desideri ed i tuoi sogni. 

Permettimi di starti accanto, di prendermi cura di te… di proteggerti.

Voglio spogliarti e vestirti.

Farti dormire tra le mie braccia… e poi svegliarti per rifare l’amore con te. 

Li senti i miei canini Caroline? 

Lo so che li senti, spingi la mia testa tra le tue gambe e mi vieni incontro con il bacino… sento il tuo sangue che scorre nelle vene.

Ma mi piace il tuo sapore… non voglio altro.

Mi piace sentirti urlare come stai facendo adesso… mentre sento le contrazioni contro la mia lingua… il tuo ventre che si appiattisce… i tuoi seni che si muovono.

Sono ipnotici Caroline… li afferro… li palpo… pizzico i tuo capezzoli eretti e risalgo lentamente.

Le mie labbra… i miei denti… la mia lingua passano sulla tua pancia, giocano con il tuoi addominali delineati… eleganti… eleganti come te Caroline.

Easy, Love…

Mi afferri per i capelli e mi tiri su.

Vuoi che ti bacio?… Lo voglio anch'io Love.

Ti apro le labbra con la lingua, te la faccio scorrere piano… prima sul labbro superiore, poi su quello inferiore… poi comincio a giocare con la tua.

Le mie mani sul tuo viso… sul tuo collo.

Mi chiami… mi supplichi…

Non vorrei… non ancora…

Non resisto più!

Entro dentro di te…

Mi lascio sopraffare dal profumo del tuo collo… ti abbraccio… 

Continuo, scivolo, respiro forte… la tua schiena si inarca…

Ed io spingo… ti guardo mentre ti faccio mia…

Respiro i tuo sospiri… i tuoi gemiti… ed affondo sempre di più, sempre più forte…

Le nostre gambe intrecciate…

I tuoi seni che mi stringono il viso…

Le mie mani sollevano ritmicamente le tue natiche e io entro ed esco da te…

Stai per venire di nuovo… ogni respiro mi fa capire che sei vicina al culmine…

Godi… vieni tremando come una foglia…

Vengo anche io… dentro di te…

Crollo su di te…

Rimango stretto a te…

Tu mi abbracci… io chiudo gli occhi…

Quanto ti amo Caroline…“

 

Rimangono così, le gambe intrecciate, stretti in un abbraccio.

Passano i minuti… tanti…

Non dicono niente, non perché non sappiano cosa dire… ma perché non serve.

Caroline lo stringe forte, accarezza i suoi capelli… scorre le dita tra i suoi riccioli ribelli.

Klaus apre gli occhi e si solleva sui gomiti.

Si guardano, si sorridono…

Caroline ha fatto un lieve sussulto quando l’Ibrido si è mosso.

Klaus scende con lo sguardo lungo il suo corpo, poi lo vede… un piccolo graffio vicino l’inguine.

Era solo un taglietto… ma stava diventando rosso, un po' gonfio…

«Dannazione… ti ho graffiato…» mormorò l’Ibrido, portandosi il polso alla bocca.

«Fermo…» Caroline blocca il suo braccio, prima che Klaus riesca a mordersi.

«Aspetta…» sussurra.

«Sei impazzita? Cosa vuoi aspettare?»

«E’ solo un piccolo graffio…»

«Ma peggiorerà… devo curarti!» Klaus la guardava sconvolto…

«E lo farai… prima che diventi pericoloso…»

Caroline lo guardava con una strana luce negli occhi.

«E poi è stata colpa mia… è successo quando ti ho afferrato, perché volevo che mi baciassi…» aggiunse sussurrando «L’ho sentito… il tuo canino che mi tagliava la pelle, ma solo superficialmente, mentre avrei voluto che affondasse… » confessò con la voce roca, mentre gli prendeva il viso con entrambe le mani e lo avvicinava al suo.

 

“Hai queste labbra così invitanti… carnose, morbide…

E queste fossette che si formano mentre sorridi… mentre mi sorridi.

I tuoi occhi che mi stanno scrutando… che si muovono velocemente, sul mio viso.

Guardami… guarda quello che mi fai… guarda come mi fai perdere il controllo.

Tu… solo tu ci riesci.

Strofino la mia guancia sul tuo accenno di barba… è così morbida e profumata… sa di me…

La mia bocca segue il contorno del tuo viso, sulla tua mascella… sul tuo collo.

Il primo uccello che vola libero dalla piuma… e poi il secondo e tutti gli altri.

La piuma disegnata sulla tua spalla… che scende sul tuo avambraccio.

Fammela guardare… l’ho sognata così tante volte.

Pensavo di ricordarmela bene… invece no, è molto più bella.

Segue l’armonia dei tuoi muscoli… si fonde con loro.

Si muove mentre cerchi di afferrarmi…

Invece sono io che ti prendo… con forza.

Ti giro e salgo sopra di te.

Ringhi…

Mi piace quando lo fai…

Sono Caroline Forbes… ogni tanto dovrai concedermi di avere il controllo!

Zitto!

Fermo…

Non ti muovere… lascia fare a me.

Te lo dico… te lo ordino!

E tu mi sorridi… eccole le fossette.

Continuo a fissarti dritto negli occhi… mentre mi abbasso lentamente…

Scivolando lungo il tuo corpo… fino ad inginocchiarmi davanti a te….

Non sorridi più… la tua bocca semiaperta.

Mi raccolgo i capelli.

Voglio che tu veda quello che sto per farti.

Prendo la tua mano…

Mi metto un tuo dito in bocca… 

Lo succhio un po’… 

Tiro fuori le mie zanne…

Ti guardo… e poi mordo.

Faccio gocciolare un po' del tuo sangue sopra di… te.

E poi mi chino per succhiarlo… ti prendo… tutto.

Tu sei immobile… mi guardi sorpreso.

Che c’è… Love… preferivi un olio per massaggi?

Sento la ferita che si rimargina… le forze tornare.

Il tuo sguardo ora è compiaciuto.

Tu fai per affermarmi i fianchi…

«Ho detto FERMO!» ti ringhio… ti mostro i canini…

Tu tiri indietro la testa e ridi.

Sei bellissimo…

Finalmente cedi…

Chiudi gli occhi e ti abbandoni.

Io posso tornare ad occuparmi di te…

Gioco con te… ti assaporo… ti assaggio… 

Fino a che non ti faccio impazzire“.























Ciao a tutti!
Finalmente Klaus e Caroline si sono lasciati andare...
Mi è sembrato il modo migliore per mettere in pausa la mia storia fino a settembre...
Impegni famigliari e le vacanze estive, non mi permetteranno di aggiornare il prossimo mese...
Colgo l'occasione per ringraziare tutti quelli che leggono la mia storia, chi mi ha messo nei favoriti... chi legge in silenzio
Grazie mille! di cuore...
E la mia prima esperienza e non credevo che mi prendesse così tanto, che mi divertisse così!
Ovviamente la mia gratitudine va in modo speciale a chi ogni settimana si prende un pò di tempo per lasciarmi una recensione, ogni volta è un piacere immenso leggerle e rispondere!
grazie grazie grazie...
E poi c'è la mia Beta! che non ha preso molto bene questa cosa della pausa estiva! :-D
Senza di lei, questa storia avrebbe molti meno capitoli e con molta probabilità sarebbe già terminata.
E' stata lei a convincermi ad ampliarla...
quindi se vi ha stancato prendetevela con lei!
Io invece la ringrazio, è una persona stupenda ed è stato un vero piacere conoscerla!
Grazie tesoro... di tutto quello che fai, per fortuna che tu conosci l'uso corretto dei pronomi e degli accenti! senza di te sarei persa! :-D
Ci leggiamo a settembre! Buone vacanze a tutti...

PS:
Ho fatto un banner celebrativo del capitolo... spero che vi piaccia! ;-)

nda:
le descrizioni dei due momenti...
sono raccontate dal punto di vista dei due protagonisti
prima Klaus...
poi Caroline...
ma sono solo un loro pensiero... quelle cose non se le dicono realmente...
questo per chiarire in modo particolare un pensiero di Klaus... il suo “Quanto ti amo Caroline…“ 
Non glielo dice... ancora non è il momento...

 

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Capitolo 20
*** diciannovesimo capitolo ***






















 

Non aveva riflettuto sul fatto che si sarebbero risvegliati nello stesso letto.

Il giorno prima era stato frenetico, era successo tutto alla velocità della luce!

La mattina era nel suo ufficio ad occuparsi di scartoffie e qualche ora dopo era su un aereo diretto ad Atlanta!

Una volta atterrati, Klaus l’aveva portata in una meravigliosa locanda, che sembrava uscita direttamente dal film “Via col vento“, e poi c’era stata la cena, avevano gustato ottimi cibi in un clima sereno e rilassato…

Quando erano tornati in albergo, non c’era stato tempo per ponderare! 

“E’ stato… incredibile…“ Caroline sorrise al ricordo della notte appena passata, aveva fatto come le aveva suggerito Elena, si era lasciata andare senza pensare ed erano stati fuochi d’artificio!

Caroline, che era rannicchiata dalla sua parte del letto, sospirò.

«Sai come si supera questa impasse?» la voce dell’Ibrido arrivò chiara e forte «Non ci crederai ma ci sono addirittura due modi!»

Caroline si girò a guardarlo.

«Il primo prevede di darsi il buongiorno…» continuò Klaus facendole l’occhiolino.

«Buongiorno!» esclamò allora Care.

«Buongiorno anche a te, Love» rispose dolcemente l’Originale, ma subito dopo l’afferrò e la intrappolò sotto di sé «ma io preferisco il secondo modo…» le bisbigliò nell’orecchio scendendo a baciarle il collo.

«Uno non esclude l’altro» ridacchiò Caroline.

 

“E’ stato proprio un bel risveglio“ sospirò Caroline con un sorrisetto appagato.

Era ancora in accappatoio, si era fatta una doccia veloce mentre Klaus ordinava la colazione.

La ragazza scosse la testa guardando il pantagruelico banchetto che il cameriere aveva appena portato, aveva in mano due bicchieri di sangue e non sapeva dove appoggiarli!

«Abbiamo ospiti per colazione?» esclamò ironica all’indirizzo dell’Ibrido che era uscito dalla doccia, indicandogli il tavolinetto.

«No Love, mi basta la tua di compagnia» rispose Klaus prendendo il bicchiere che lei gli porgeva.

Caroline gli lanciò un'occhiata di sottecchi, con indosso solo un asciugamano intorno ai fianchi era sexy da morire…

Sorridendosi, si misero a sedere e cominciarono a mangiare.

Stavano pianificando la loro giornata di indagini quando il cellulare di Caroline emise un suono avvertendola di una videochiamata su Skype, la ragazza vide il nome apparire sul display e rifiutò.

Klaus la guardò accigliato.

«Bonnie!» spiegò Caroline con il cellulare ancora in mano. «Credo di non essere vestita nel modo adeguato per una videochiamata!» trafficò sul telefono e se lo portò all’orecchio.

Klaus buttò indietro la testa, scoppiando a ridere.

«Non pensi che avrà già fatto mille congetture sul perché hai rifiutato la chiamata?» le chiese.

«Per questo la sto richiamando subito!» rispose la ragazza alzandosi.

Anche il cellulare di Klaus squillò.

«Oliver…» la informò l’Ibrido scuotendo la testa divertito.

«Care!» esclamò Bonnie «Pensavamo fossi occupata!»

«Sono liberissima…» rispose Caroline «stavo… stavamo facendo colazione…»

«In camera o nel ristorante dell’albergo?» chiese Elena.

«Ma siamo in vivavoce?» domandò Care.

«Certo!» sentì rispondere Rebekah.

 

«Problemi al cantiere?» domandò Klaus senza neanche salutare.

«Buongiorno anche a te…» rispose infatti Oliver, poi spiegò di un piccolo disguido su un ordine che non sarebbe arrivato prima di qualche giorno.

«E mi hai chiamato per questo?» chiese l’Ibrido.

«Beh… si…» ribatté il ragazzo «e poi ti avrei chiesto se tutto procedeva bene… sai una chiamata di cortesia!»

«Tutto procede alla grande» chiarì l’Originale «io sto bene, Caroline sta bene…»

«Ottimo… mi fa piacere… esattamente quanto alla grande?» si informò.

«Oliver!»

«E’ una domanda legittima! La nostra direttrice e il nostro più generoso finanziatore sono sulle tracce di un pericoloso criminale! Mi preoccupo!» sghignazzò il ragazzo.

«Puoi stare tranquillo… abbiamo tutto sotto controllo»

«Avete già trovato informazioni utili?»

«Contiamo di scoprire qualcosa stamattina in ospedale…» rispose l’Ibrido.

«Ancora non ci siete andati? E che avete fatto ieri?» indagò Oliver ironico.

Klaus ringhiò contrariato.

«Sei felice?» domandò il ragazzo cambiando tono di voce, ora era serio… e il suo timbro sembrava affettuoso.

L’Originale si stupì del cambio di registro, ma quello che lo meravigliò di più fu il sentirsi rispondere.

«Si…» fece in un sussurro.

«Bene…» bisbigliò Oliver di rimando «state attenti e sbrigatevi a tornare a casa… è più divertente guardarti negli occhi mentre mi minacci di morte» aggiunse ridendo, prima di chiudere la chiamata.

 

«Allora? Camera o ristorante?» richiese Elena.

«E’ importante?»

«Caroline!»

«Camera…»

Grida di giubilo arrivarono forti al suo orecchio… tanto da dover staccare il telefono, guardò Klaus e, con sollievo, lo vide che stava discutendo con il suo interlocutore.

«Allora? Racconta!» la esortò Bonnie.

«Cosa ti eri portata per l’occasione?» chiese nello stesso momento Elena.

«In che senso?» sentì domandare Rebekah, ma Caroline capì che non stava parlando con lei.

«Care ha una passione per la biancheria intima…» sentì rispondere Elena.

«Il suo guardaroba è di tutto rispetto!» rincarò Bonnie.

Caroline scuoteva la testa mentre le ascoltava parlottare tra di loro.

«Che indossavi?» indagò Bonnie, questa volta la domanda era rivolta a lei.

Care sospirò…

«Caroline!» la richiamò Elena.

«Il bustino rosso che Bonnie mi ha portato da Parigi» confessò con un filo di voce.

«Scelta perfetta! Brava ragazza!…» si congratulò Bonnie.

«Eccellente amica mia!» commentò anche Elena «Chi meglio di Klaus può apprezzare quel tipo di capo? Immagino che non abbia trovato nessuna difficoltà con i lacci! Chissà quanti ne ha slacciati… »

«Ti ricordo che stai parlando di mio fratello!» 

Caroline, sentendo la voce piccata di Rebekah, si mise la mano sugli occhi sbuffando.

«Grazie Elena!» esclamò «Pensare a quante amanti ha avuto nella sua lunga vita… era la cosa che più desideravo in questo momento!»

«Scusami! Non volevo…» Elena era sinceramente mortificata.

Caroline sorrise «Tranquilla… » la rassicurò «Ora però devo lasciarvi… mi devo preparare, dobbiamo andare ad Atlanta».

«Perché ora dove siete?» chiese Rebekah.

Caroline alzò gli occhi al cielo, maledicendosi…

«Siamo un po' fuori dal centro città… intendevo dire che dobbiamo andare all’ospedale…» cercò di aggiustare il tiro.

Le amiche cominciarono a salutarla… fu un concerto di «Ok… va bene… ciao… stai attenta…»

Care le salutò e riattaccò.

Si girò a cercare Klaus e lo vide sul terrazzino intento a guardare il panorama mentre sorseggiava il suo bicchiere di sangue.

 

La mattinata all’ospedale fu molto fruttuosa.

Soggiogarono medici ed ex colleghi di Tom, ricavando molte notizie interessanti.

«Quanto mi ero sbagliata su di lui!» stava commentando Caroline allo stesso tavolino della tavola calda dove aveva portato Tom a pranzo anni prima.

«Enzo ovviamente voleva ucciderlo senza farsi tanti problemi» raccontò la vampira «ma sai come sono fatta!»

Klaus annuì ironico.

«L’ho portato qui perché volevo capire che persona fosse! Non si può ammazzare una persona così! A cuor leggero… solo perché te lo ha chiesto una congrega di pazzi! E poi me lo hai insegnato tu!»

Caroline gli puntò un dito contro.

«Ti ricordi quando ho ucciso dodici streghe per salvare Bonnie?» continuò la ragazza «Mi hai detto che quel sacrificio era la cosa che serviva a Silas per compiere il suo rito! E che a quel punto non aveva più nessun ostacolo… Non potevo fare lo stesso errore di nuovo aiutando i Viaggiatori ad avere le condizioni per compiere il loro piano…»

«Non ci credo che fossi pronta a sacrificare Stefan per fermare i Viaggiatori…» la interruppe l’Ibrido guardandola negli occhi.

«Avrei trovato un altro modo per cercare di salvarlo, ma sai… la matematica dice che uno è meglio di tanti…» rispose Caroline ricambiando lo sguardo.

L’Originale face un profondo sospiro «Sono stato troppo duro quella volta».

«Si è vero… ma avevi ragione, mi sono comportata nel modo che contestavo a te… ho pensato ai miei desideri, ai miei sentimenti… e non che stavo togliendo la vita a dodici persone per salvarne una…»

«Ma quell’una era la tua migliore amica… e non solo» disse Klaus serio «era anche una parte indispensabile del vostro team, della vostra squadra… avere una strega Bennet con voi vi ha tolto dai pasticci innumerevoli volte… anche contro di me!» aggiunse con una risatina, poi tornando serio «E’ difficile da accettare… è difficile anche da dire, ma non è solo questione di sentimenti… qualche volta siamo portati ad agire anche per interesse, per strategia… Bonnie Bennet è una strega eccellente, i suoi poteri sono enormi e hai fatto bene a salvarla…»

Caroline sospirò, abbassando gli occhi «Stai dicendo che abbiamo la facoltà di decidere se una vita è più importante di quella di un altro?»

«No Caroline… non siamo i giudici supremi, ti sto dicendo che a volte dobbiamo prendere delle decisioni, agire… e lo facciamo seguendo il nostro metro di giudizio, tutto sta nell’esserne sicuri per poi accettare le conseguenze delle nostre azioni…»

Si stavano fissando negli occhi, Caroline annuì lievemente… Klaus le sorrise.

 

«Vuoi che faccio fare una telefonata dalla nostra direttrice per sollecitare quell’ordine?» di nuovo Klaus non salutò.

Aveva chiamato Oliver mentre aspettava Caroline che era andata alla toilette della tavola calda.

«Non ho dubbi sul fatto che se chiamasse Care tra un paio d’ore quei legnami sarebbero qui… ma tranquillo, me ne sto occupando io…» rispose il ragazzo con una risata.

«Quella donna riesce a far fare a tutti quello che vuole… e non ha bisogno neanche di soggiogarli!» commentò l’Originale.

«Non posso darti torto, ma permettimi di dirti… amico mio, che non puoi essere obiettivo…»

«Invece sono uno dei pochi ad essere nella condizione di poter giudicare! Non può soggiogarmi! Eppure faccio tutto quello che vuole…» ribatté Klaus.

«Beh… potremmo anche dire che con te usa un metodo di compulsione differente da quello che sono soliti usare i vampiri…»

l’Ibrido suo malgrado scoppiò a ridere «Sta tornando… ti saluto» annunciò.

«Perché dove era andata?»

«A rinfrescarsi il trucco presumo…»

«E’ confortante sapere che ci sono cose che non cambiano… anche quando si tratta di vampire…»

«Le vampire sono donne Oliver!»

 

Parlando con il Primario dell’ospedale, Klaus e Caroline avevano saputo che anni prima un gruppo di parametrici era stato indagato per dei furti ai danni dei pazienti.

In ospedale erano stati in molti a sospettare che Tom fosse coinvolto, era svanito nel nulla poco prima che scoppiasse lo scandalo, ma nessuno dei suoi colleghi lo aveva denunciato, negli interrogatori era emersa la sua totale estraneità ai fatti.

Caroline e Klaus avevano rintracciato uno dei paramedici che era stato arrestato, aveva scontato la sua pena ed ora lavorava come inserviente in una clinica privata.

I loro sospetti si dimostrarono fondati, Tom era la mente della banda. Per anni avevano derubato i pazienti sulle ambulanze, piccoli furti che la maggior parte delle volte non venivano neanche denunciati, non rubavano mai grosse somme di denaro o cose troppo preziose.

Quando gli inquirenti arrivarono in ospedale per eseguire gli arresti, Tom era scomparso da mesi, ma quel giorno si era presentato al distretto di polizia, aveva rilasciato la sua deposizione, si era confrontato con i suoi amici e ne era uscito pulito.

I due vampiri incrociarono date ed eventi, tutto combaciava perfettamente.

Enzo e Caroline erano stati ad Atlanta un paio di mesi prima degli arresti, l’ultima volta che Tom era stato visto in ospedale era stato quando Hezel, la gemella di Demelza, lo aveva rapito per tenerlo al sicuro dai viaggiatori.
Quando si era recato al distretto era già diventato un vampiro in grado di soggiogare i suoi complici. Infatti scoprirono che, per ripagarli del loro silenzio “forzato”, nel momento in cui erano usciti di galera avevano trovato dei conti bancari intestati a loro nome con una somma di denaro sufficiente per rifarsi una vita, nessuno di loro era ricaduto nelle vecchie abitudini.

«Un ladro gentiluomo» commentò sarcastico Klaus.

Caroline gli lanciò un’occhiataccia.

«Si è fatto tardi» valutò Klaus «direi di tornare in albergo e rimandare la visita a casa sua domani mattina».

La vampira si dichiarò d'accordo ed insieme si incamminarono verso la loro auto.

Erano stati un buon team, avevano avuto un’ottima intesa, spesso uno faceva la stessa domanda che l’altra stava pensando di fare o faceva una considerazione che anche l’altro aveva appena colto, quando succedeva si sorridevano complici.

Caroline però era un po' infastidita, Klaus era stato tutto il giorno focalizzato sulla loro indagine e, a parte qualche contatto casuale, era stato molto rigoroso, quasi scostante … lei invece aveva dovuto sforzarsi di restare concentrata, stargli vicino dopo la notte appena trascorsa si era rivelata una tortura!

Le era già capitato in passato di collaborare con Klaus e, oggi come allora, ne era rimasta affascinata. L’uomo era intuitivo e riusciva sempre a far quadrare il cerchio, ovviamente avevano soggiogato tutte le persone con le quali avevano parlato, in primo luogo per farsi dire la verità, ma anche per nascondere le loro tracce.
Tom non avrebbe mai dovuto sapere che erano venuti ad Atlanta ad indagare sul suo passato.

Mentre stavano viaggiando in direzione della loro locanda, Caroline ogni tanto si girava a guardare l’Ibrido che sembrava pensieroso… la ragazza era consapevole che avevano tante cose da chiarire, che avrebbero dovuto parlarsi, ma non era ancora pronta a farlo.

Non voglio rovinare il momento“ stava pensando… ”Bugiarda… è solo una scusa! Non saprei da dove iniziare… questo è vero!… Ancora non so cosa voglio veramente… Bugiarda! Lo sai…“

Caroline stava discutendo con la sua coscienza e quasi non si accorse che, a pochi chilometri dalla loro destinazione, l’Ibrido aveva preso una stradina laterale e aveva fermato la macchina.

Erano in un piccola radura, circondati da una ricca vegetazione che li nascondeva alla vista degli pochi automobilisti che viaggiavano lungo la strada principale.

Klaus era sceso senza dire nulla, poi aveva aperto la portiera a Caroline che lo guardava perplessa, le tese una mano per aiutarla ad uscire dall’auto, quello che all’apparenza poteva sembrare un gesto galante, ben presto diventò altro.

Caroline in un attimo si ritrovò piegata sul cofano con l’uomo che la teneva bloccata.

«Stamattina ho visto questo posto... e ci penso da allora...» le ringhiò il vampiro vicino all’orecchio.

Caroline era rimasta di sasso, sentiva il motore caldo contro il suo viso, Klaus la teneva saldamente in quella posizione e lei non sapeva se avesse davvero voglia di ribellarsi, inoltre lui era molto più forte di lei, sarebbe stato inutile…

«Non sprecare energie, Love...» le mormorò l’Ibrido quasi leggendole nella mente «Ti serviranno stanotte, ma ora... stai buona, lascia fare a me...» 

Caroline girò la testa a guardarlo per un istante, poi prese la sua decisione… l’uomo con un sorriso allentò la presa.

«Metti le mani sul cofano» le ordinò l’Originale.

Senza perdere tempo e senza tante cerimonie Klaus le sbottonò i pantaloni, poi li calò insieme alle mutandine, facendoli arrivare a metà coscia.

«Tieniti forte» le sussurrò un attimo prima di entrare dentro di lei in un unico impetuoso movimento.

«Brava, Love... così...» la incitava mentre le sue spinte si facevano sempre più vigorose, sempre più brutali.

Il vampiro si muoveva ad un ritmo forsennato «è… stata… una… tortura… starti… vicino…tutto… il… giorno!» l’Ibrido cadenzava ogni parola con un affondo sempre più energico, sembrava indemoniato, quasi furioso «Quando… ti… volevo… fare… solo… questo!»

Caroline era completamente alla sua mercé, il suo corpo sussultava e si muoveva assecondando gli assalti dell’uomo.

«Mi...fai...impazzire...mi...fai...perdere...il...controllo» la voce dell’ibrido era irriconoscibile, più simile a un ringhio che ad una voce umana.

Anche Caroline non voleva controllarsi, si lasciò travolgere dalla situazione… e da un orgasmo irrefrenabile.

«GUARDA CHE MI FAI!» ruggì Klaus, mentre con un'ultima violenta spinta crollava su di lei.

Caroline girò il viso per obbedire alla sua richiesta.

Gli occhi dell’Ibrido erano gialli e brillavano, le sue zanne completamente esposte, il suo volto trasfigurato.

La ragazza trattenne il fiato.

L’uomo fraintese la sua reazione.

«Non aver paura di me... non ti farei MAI del male...» le disse abbracciandola stretta.

«Paura?» chiese la ragazza sospirando «Sei dannatamente bello così... ed è stato grandioso» ammise.

Klaus la girò per baciarla, un bacio dolce…

«Nessuna regge il confronto, Love…»

Caroline lo guardò con aria interrogativa.

«L’allusione di Elena sui tanti corsetti che ho slacciato…»

«Origli?»

L’ibrido fece un’alzata di spalle, poi inclinò la testa come a chiedere scusa.

Caroline gli sorrise, poi lo abbracciò.

 

Prima di tornare alla locanda, i due vampiri fecero una passeggiata nella piccola cittadina, mangiarono in un piccolo locale e poi tornarono in albergo.

Caroline chiamò le sue amiche che stavano facendo il solito dopocena nel salottino, questa volta era vestita in modo adeguato, quindi fece una videochiamata.

La ragazza mise subito in chiaro di non voler parlare di lei e di Klaus, quindi dopo aver chiesto come andassero le cose alla scuola, raccontò quello che avevano scoperto su Tom.

Klaus si era defilato per permetterle di parlare in libertà con le ragazze.

Il parco della locanda era curatissimo e molto vasto, il clima era piacevole, senza rendersene conto si ritrovò a chiamare Oliver.

«Che state facendo? La solita partita a biliardo o Jeremy vi ha coinvolto in una sfida all’ultimo sangue con la playstation?»

«Nessuna delle due cose» rispose Oliver con una voce cupa «Siamo nella dependance dei nuovi vigilanti… sai com’è… Jeremy ed Alaric non hanno preso molto bene la vostra simulazione…»

«Che intendi dire? Cosa sono questi rumori?» chiese l’Ibrido.

«Jeremy sta lottando con Ian e prima ha sconfitto Jamie… non ha digerito il fatto di essere stato messo fuorigioco da Marcel… a quanto pare è un cacciatore con un pedigree di tutto rispetto! E intende dimostrarlo…» rispose Oliver sempre più infastidito.

«Beh… non ha torto, è uno dei Cinque!»

«Si lo so! Non fa che ripeterlo! Anche Alaric sembra impazzito! Si è allenato tutto il pomeriggio con Rick e Kate! Non sembra neanche un umano! E’ molto forte e preparato…» 

Oliver sembrava aver perso il suo abituale buonumore. «Anche Damon ha dato prova di saperci fare, Kate ci ha messo un po' ad avere la meglio su di lui…» aggiunse sempre più angosciato.

«Oliver!» lo richiamò l’Ibrido «Damon è stato un vampiro per centocinquanta anni! Quello che non può più fare fisicamente lo sopperisce con l’esperienza e l’astuzia, che di certo non gli manca! Anche Alaric è stato un vampiro… e non uno qualsiasi! E’ stato trasformato da mia madre…»

«Si! So tutta la storia!» lo interruppe nervoso l’umano «Già la conoscevo… ma dopopranzo c’è stato un viaggio tra i ricordi!… ed io…»

«Ti senti a disagio quando succede…» finì per lui Klaus.

«Più che altro mi sento uno spettatore… ed ultimamente la curiosità sta venendo meno, lasciando il posto ad un senso di inadeguatezza…» spiegò Oliver.

«Non devi…» cercò di intervenire l’Originale.

«Nick!» lo interruppe l’umano «Fino a qualche mese fa gli unici esseri assetati di sangue che conoscevo erano gli avvocati con i quali mi scontravo nelle aule di tribunale! Ma con loro combattevo ad armi pari! Ora invece sto guardando Marcel che sta facendo da arbitro tra Jeremy e Ian… quando esagerano li divide, tenendoli fermi entrambi! Ride e li blocca usando una sola mano!»

«Marcel Gerard è un ibrido! L’unica creatura che potrebbe uccidere anche me! Hai ragione… non puoi pensare di scontrarti fisicamente con lui… Ma tu hai dimostrato di avere coraggio da vendere… stai con Rebekah! E ci vuole una bella dose di temerarietà!» disse Klaus ridendo «e di fiducia in se stessi Oliver…» aggiunse tornando serio «e tu l’hai sempre avuta… quando hai incontrato Elijah e Freya in quella saletta dell’aeroporto» l’Ibrido stava ridendo al ricordo «mi ricordo il tuo modo di guardarci, di dissimulare il tuo stato d’animo… perché te la stavi facendo sotto ovviamente! Eri da solo in una stanza con tre vampiri originali ed una strega millenaria… Potevi benissimo essere il nostro spuntino…»

«EHI!…» si ribellò Oliver.

«Ce l’hai fatta a reagire!» lo prese in giro Klaus «Stai perdendo colpi amico mio! Quello che stai provando non ha niente a che vedere con la forza fisica di Marcel. Sei solo geloso. Geloso come lo sarebbe chiunque davanti ad un uomo che ha avuto una storia con la tua donna! Non di un vampiro immortale! Semplicemente di un uomo… e non negherò che ne hai ben donde! La storia tra Marcel e Becks dura da secoli, insieme ne hanno passate tante… ma ti posso assicurare una cosa…
guardalo… guarda quel pericoloso e potente ibrido che hai davanti, è forte e immortale… ma è stato sconfitto e non può farci nulla… ha il tuo stesso stato d’animo Oliver… si sente inadeguato ed è geloso di te … di un umano che potrebbe uccidere in un battito di ciglia, ma non può farlo… Rebekah non glielo perdonerebbe mai e avrebbe la certezza di averla persa per sempre… 
Stai vincendo Oliver, non permettergli di rimettersi in gioco…tu sei l’unica possibilità che ha… minare la tua sicurezza è l’unica cosa che gli rimane da fare…non glielo permettere…»

«Fai il tifo per me?» chiese Oliver stupito.

«Io faccio il tifo per mia sorella… e Marcel non se la merita! Non ha avuto le palle per prendersela quando ne ha avuto la possibilità… e ti posso garantire che ne ha avute di occasioni! Non mi piacciono i codardi Oliver…»

«Ti fa bene stare ad Atlanta…» commentò l’umano «mi correggo… ti fa bene passare del tempo con Caroline…» aggiunse sentendo la risata dell’Ibrido.

«Piantala! Non ho voglia di parlarne» lo ammonì Klaus.

«Perché hai chiamato?» chiese a quel punto Oliver.

«Caroline mi ha sbattuto fuori dalla stanza per la sua chiacchierata serale, stamattina ho origliato…» ammise divertito.

«Quindi Rebekah avrà delle notizie succulenti stasera… sicuro di volere che io sappia solo la versione femminile? Potresti uscirne romantico e sdolcinato… io ti avverto»

«Bel tentativo avvocato… ma non credo che Caroline racconti chissà cosa…anzi ne sono sicuro» disse con un sorriso ironico.

«Ci sono solo due motivi per i quali una donna non vuole scendere nei particolari con le amiche… o sei stato pessimo o sei stato troppo bravo… quale dei due?» chiese Oliver malizioso.

La reazione di Klaus, come aveva previsto, non tardò ad arrivare

«Ehi… non osare neanche insinuare…»

«Sfrutta ogni attimo, Nick… quando tornerete qui ricomincerà la solita routine e sarete sotto gli occhi di tutti e anche inconsapevolmente potremmo intrometterci… o peggio far riemergere insicurezze…»

«Non è ancora pronta… ma ci sto lavorando, non voglio sprecare tempo a parlare, a chiarire… voglio agire… ci sarà tempo per le parole»

«Sono d’accordo… fai una cosa, torna in camera, così magari mi liberi Rebekah… mi sono stancato di guardare uomini mezzi nudi che se le danno di santa ragione…» spiegò Oliver.

«Chi ha vinto?» chiese Klaus.

«Non ci crederai… ma Jeremy ha battuto anche Ian…»

«Ho capito… quando torno dobbiamo allenare un po' i nuovi vigilanti, quei due si farebbero sconfiggere anche da Lucy…» sbottò l’Ibrido.

«Eviterò di riferire alla nostra dolce Angel’s questo tuo commento…» scoppiò a ridere Oliver.

 

Quando Klaus ritornò in camera, Caroline aveva terminato la sua chiacchierata con le ragazze e si era preparata per la notte.

Aveva indossato il completino celeste della notte che si erano incontrati nel salottino.

«Quella notte ho sognato di strappartelo di dosso in mille modi diversi» le aveva confessato l’Ibrido con voce roca, mentre glielo toglieva con delicatezza.

Ora l’indumento era sul pavimento ai piedi del letto, perfettamente integro.

Dalla sua posizione Caroline non poteva vederlo, ma era felice che fosse rimasto intatto, le piaceva molto quel capo! E quasi aveva avuto paura ad indossarlo! Tuttavia le era sembrata una cosa romantica… e Klaus doveva pensarla alla stessa maniera, l’aveva guardata con uno sguardo adorante... poi era stato un amante attento e premuroso, aveva venerato lei e il suo corpo, facendole passare una notte straordinaria.

La ragazza, stanca ed appagata, era appoggiata sul suo petto, mentre l’uomo la cingeva con un braccio, erano tutte e due svegli… Caroline lo avvertiva dal suo respiro rilassato, ma irregolare.

In silenzio stavano godendosi il momento di intimità.

“Riuscirò mai a conoscerlo del tutto?“ stava pensando la vampira “Quest’uomo è incredibile e non finirà mai di sorprendermi, forse è perché ha vissuto così a lungo, tante esperienze diverse… ma sembra essere tante persone in una… e non sai mai quale ti ritroverai di fronte… o nel letto! Anche quando fa sesso è imprevedibile!… Sesso… abbiamo appena fatto del sesso?“ 

Caroline chiuse gli occhi facendo un enorme sospiro… “Basta Care! Lo devi ammettere! Ci hai fatto l’amore! Tu stanotte hai fatto l’amore con Niklaus Mikaelson! Ed erano anni che non ti sentivi così!“

La ragazza alzò la testa e incontrò i suoi meravigliosi occhi azzurri, si fissarono per un lungo momento, poi Caroline si avvicinò per stampargli un lieve bacio a fior di labbra, l’espressione di Klaus si addolcì, continuando a guardarsi negli occhi l’Ibrido ricambiò il bacio…

Non avevano proferito parola, ma si erano parlati a modo loro.



 

 

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Capitolo 21
*** ventesimo capitolo ***
























 

Caroline giocava nervosamente con il bracciale che aveva al polso, guardava fuori dal finestrino la pista dell’aeroporto di Atlanta che scorreva veloce. Quando le ruote si staccarono da terra, chiuse gli occhi e si lasciò andare contro lo schienale della poltrona “E’ finita…“ pensò “stiamo tornando a a casa…“.

Klaus, seduto accanto a lei, le prese la mano «All’andata non mi ero accorto che avessi paura di volare!» considerò con un sorriso ironico.

«Non ho paura!» rispose piccata la ragazza senza aprire gli occhi “Non di volare… almeno…“ aggiunse tra sé.

L’ibrido la fissò a lungo, l’ironia lasciò il posto ad un tenero sorriso.

«Stai tranquilla…» disse rassicurante.

La ragazza si voltò a guardarlo.

«Fidati di me…» continuò in un sussurro il vampiro, senza interrompere il contatto visivo.

Caroline annuì con un sorriso, uno dei suoi… uno di quelli che sono capaci di arrivarti dritto al cuore. L’Ibrido continuava a contemplarla, il sole stava tramontando e dal finestrino entrava una luce rossastra che le incendiava i capelli biondi “Really… she’s stunning…“ non poté far a meno di pensare.

 

Arrivarono a scuola in tarda serata, si erano fermati a cena lungo la strada che da Richmond portava a Mystic Falls. Il clima era stato a tratti malinconico e il pasto si era protratto più del dovuto, come se nessuno dei due avesse alcuna fretta di uscire da quella bolla che si erano costruiti intorno negli ultimi giorni.

Caroline stava attendendo che Klaus facesse il giro della macchina per aprirle la portiera, avrebbe quasi voluto dirgli di rimettersi alla guida e tornare indietro! Ma ormai le vigilanti li avevano visti entrare nel parco ed era davvero troppo tardi per i ripensamenti.

“Un’altra notte solo per noi… non sarebbe stata una cattiva idea!“ rifletté con un mesto sorriso mentre scendeva dall’auto.

Senza rendersene conto aveva ricominciato a giocare con il braccialetto.

«Se vuoi toglierlo, non è un problema…» le sussurrò l’Ibrido.

La ragazza in un primo momento non capì a cosa si stesse riferendo, poi sgranò gli occhi «Assolutamente no… non voglio…» negò con convinzione.

Klaus annuì compiaciuto «Coraggio, Love… entriamo…».

Erano tutti nel salone che li stavano aspettando, Hope e le gemelle un po' assonnate si alzarono di corsa dal divano per andare incontro ai loro genitori.

«Ma il volo non è atterrato ore fa?» chiese ironico Damon.

«Ci stavamo preoccupando…» rincarò la dose Oliver.

Tutti e due vennero inceneriti dallo sguardo di Klaus e ricevettero uno scappellotto dalle rispettive fidanzate.

«In effetti è un po' tardi» ammise Caroline «E voi quattro dovreste essere già a letto! Dai su… vi accompagniamo nelle vostre camere» propose guardando Klaus. 

L’Ibrido prese per mano sua figlia e Felicity «Avete sentito la direttrice? A dormire! E domani farete colazione con la torta di pesche che vi abbiamo portato da Atlanta»

 

Quando Klaus uscì dalla stanza di Hope, si sentì strattonare e scaraventare in un angolo del corridoio.

«Ma quanto ci hai messo?» si lamentò Care quando staccò le sue labbra da quelle dell’uomo «Non ci eravamo salutati a dovere…» aggiunse ricominciando a baciarlo.

«Perché dove hai intenzione di andare?» chiese ironico l’Originale.

«Avremo tutti gli occhi puntati…» spiegò la vampira «… ma questo è un angolo cieco, qui le telecamere non ci sono…»

«E' un problema! Non ci dovrebbero essere parti dei dormitori dove le telecamere non arrivano!» esclamò Klaus guardandosi intorno, poi tornò a guardare la ragazza che aveva tra le braccia «Abbi fede…» disse alzando un sopracciglio con un sorriso emblematico, poi si chinò a baciarla con passione.

Mentre tornavano nel salone dagli altri, Caroline stava riflettendo che era una fortuna che fossero due vampiri, le labbra gonfie tornavano normali in baleno!

«Non volevano addormentarsi?» chiese Oliver vedendoli arrivare.

«Eppure stavano cadendo dal sonno! Si erano pure appisolate sul divano…» continuò Damon abbassando la testa per evitare la mano di Elena che aveva visto arrivare. Non aveva messo in conto però Bonnie che era in piedi dietro il divano… e infatti la strega non lo mancò, provocando una risata generale.

«Scommetto che non vedete l’ora di sapere cosa abbiamo…» cominciò a dire Klaus « …scoperto ad Atlanta» finì dopo una pausa ad effetto che provocò un'altra risata. 

«Se avete la compiacenza di seguirci dalle vigilanti, saprete tutto…» disse imboccando le scale che portavano nei sotterranei.

«Ragazzi! Bentornati!» li accolse affettuosa Donna, abbracciandoli entrambi con trasporto.

«Alaric… dovremmo rivedere la posizione delle telecamere nei dormitori» disse Cristina «abbiamo appena capito che ci sono degli angoli scoperti…» spiegò con una smorfia impertinente.

«Cristina!» la richiamò Lucy scuotendo la testa.

«Sono d’accordo!» annuì provocatorio Klaus con una faccia da schiaffi.

La vigilante stava per ribattere, ma poi con sconfitta… sorrise.

Caroline e Klaus spiegarono cosa avessero appreso all’ospedale, la visita a casa di Tom invece si era rivelata un buco nell’acqua.

La villetta era stata svuotata ed era priva di mobilio, la porta che Enzo aveva scardinato era stata riparata e la cantina dove avevano trovato Tom privo di conoscenza ripulita, ma sembrava abbandonata da anni, l’unico particolare che poteva avere una rilevanza era che Klaus e Care erano potuti entrare, quindi doveva appartenere ancora a Tom.

«Bene!» esclamò Rebekah alla fine del racconto «Per adesso credo che possa bastare, da domani possiamo cercare di capire come mettere a frutto queste informazioni, ora però abbiamo bisogno di rilassarci un po' con la nostra amica che ci è mancata tanto!»

Le ragazze presero insieme la via del ritorno chiacchierando, anche gli uomini le seguirono.

Klaus stava parlando con Elijah, quando Oliver si intromise e gli chiese «Posso parlarti un attimo?» 

 

 

«Cos’è?» domandò Caroline scoppiando a ridere, prendendo il bicchiere che Elena le stava porgendo.

«Un cocktail!» rispose divertita Bonnie.

Elena aveva preso dal frigorifero un vassoio con sopra cinque bicchieri enormi, decorati con tanta frutta fresca, cannucce ed ombrellini.

Due erano pieni di un liquido arancione e giallo, tre invece erano rosso… sangue.

«Li ho preparati io!» spiegò divertita Rebekah «Quelli ovviamente sono per le umane! Per noi invece…» finì porgendo un bicchiere ad Hayley che osservava la scena sorridendo.

«In quello delle umane c’è dell’alcool però!» chiarì Bonnie.

«Ma Care ha bisogno di qualcosa di più sostanzioso…» spiegò Rebekah «La vedo un po' provata…»

«Non cominciate!» le ammonì Caroline.

«Bel bracciale…» ammiccò Becca «mi sembra di averlo già visto…»

Elena afferrò il polso di Caroline «Ma non è… ma mi avevi detto di averglielo… lo ha riparato?» chiese sbalordita, non riuscendo ad articolare una frase di senso compiuto.

«E lo ha tenuto tutto questo tempo… e se lo è portato anche ad Atlanta…» rifletté Bonnie.

Rebekah sorrideva compiaciuta «Che volete farci? Mio fratello è un romantico… e ci sa fare…»

Hayley sbuffò ironica.

Caroline non riuscì a trattenersi dal fulminarla con lo sguardo, poi lo abbassò.

«Care…» la chiamò l’Ibrida avvicinandosi «Hope è la cosa più bella che mi sia mai successa e sono felice di averla avuta… ma l’atto che ha portato al suo concepimento, è stato… nulla… per tutti e due, ed unico… nel senso che non si è mai replicato…». Vedendo che Caroline non riusciva a dissimulare un certo nervosismo, continuò «… e se proprio vogliamo parlarne sinceramente, io avrei anche un’ipotesi sul perché è successo…»

La vampira adesso la stava guardando attenta, così Hayley spiegò «Ricordi che gli avevamo fatto credere che tra me e Tyler c’era una “tresca”? Credo che lo abbia fatto per ripicca, non ha potuto portargli via te… ha pensato di prendersi una rivincita con me…»

«La cosa non mi è di conforto… anzi… è anche peggio!» chiarì seccata Caroline.

«E’ da Klaus…» sentenziò Bonnie

«Beh si… » ammise Rebekah «E’ plausibile, potrebbe essere un suo modo di fare…»

«Ma è cambiato! » cercò di mitigare Elena.

Caroline scosse la testa.

Le amiche si affrettarono a cambiare discorso raccontando di un aneddoto successo il giorno prima in aula. Rebekah aveva intercettato uno scambio epistolare tra due alunni, un ragazzo ed una ragazza, ed era più che certa che ci fosse del tenero tra i due! Anche Bonnie aveva notato qualcosa «Che dovremmo fare?» chiese.

«E che vuoi fare?» rispose Elena «Sono così carini! Lasciamoli in pace! Sono le prime cotte!»

Caroline sembrava pensierosa e non stava prestando molta attenzione al discorso. Voleva bene alle sue amiche… ma stavolta erano proprio fuori strada. “Non è cambiato… è sempre lui, la cosa grave… è che a me sta bene, mi è sempre stato bene così come è… che qualcuno mi aiuti… sono proprio nei guai! L’unico problema che ho… è come riuscirò a stargli lontana stanotte!“ si disse prendendosi il viso tra le mani.

 

Klaus aveva seguito Oliver fuori dall’edificio, ma il ragazzo continuava a camminare spedito con l’evidente intento di arrivare fuori la portata di orecchie vampiresche.

«Credo proprio che qui non ci senta nessuno!» disse ad un certo punto l’Ibrido. «Che vuoi dirmi, di così “confidenziale“?»

«Io… lo so…» disse Oliver con un sorriso.

«Sai cosa?»

«Quello che hai organizzato prima di partire, quello che stai facendo… fare» spiegò guardandolo negli occhi.

Klaus ebbe un moto di stizza «E lo hai detto a qualcuno?» chiese.

«Certo che no!»

«Neanche a Becks?»

Il ragazzo scosse la testa «Neanche a lei…»

«Ecco bravo, avvicinati e togliti il braccialetto… così te lo faccio dimenticare»

«No… e poi non ho solo il bracciale, ho un po' di verbena qua e là… mi sono premunito! Ho evitato solo di assumerla! Ma… voglio parlarti e dirti delle cose, poi se proprio vuoi, ti permetto di soggiogarmi!»

«Forza parla!» disse spazientito l’Originale.

«Innanzi tutto i miei più vivi complimenti! Un’idea fantastica! Oserei dire… originale… » cominciò a dire Oliver scoppiando a ridere alla sua battuta.

Klaus lo guardava impassibile.

«Ma vi serve un complice! E io sono il vostro uomo, non ho legami di parentela con voi, almeno non ufficialmente» si corresse «Vi conosco da poco… chi potrebbe mai pensare che tu ti fidi di me? Un umano… e poi ho fatto delle modifiche…»

«CHE HAI FATTO?» tuonò l’Ibrido.

«Mi sembrava che ci fosse qualcosa che non andava… ma poi ho capito che avevo questa impressione perché pensavo da umano… in fin dei conti non è che ho cambiato granché… e poi è stato bello ragionare come un vampiro! Immedesimarmi…»

«Non sono affari tuoi! Non dovevi intrometterti!» ruggì Klaus.

«Guarda che se non fossi intervenuto io… ci sono stati una serie di intoppi, ho dovuto sistemare qualche situazione…» chiarì Oliver.

L’ibrido annuì «E ora come siamo messi?»

«La prima fase è quasi terminata… »

«Bene… » commentò Klaus iniziando camminare.

«Quindi non mi soggioghi… e posso aiutarti per la fase due?» chiese l’umano.

L’Originale continuò a camminare «Dai muoviti!»

«Vuoi andare a controllare a quest’ora? Ma è notte… non si vede nulla!»

«Sono un vampiro! E poi devo assicurarmi che non hai fatto casini!»

«Io non faccio… CASINI!» si difese Oliver.

«Ci sarei andato lo stesso, stanotte…» spiegò Klaus «Non ho tempo da perdere! Anche se devo ammettere che vedere Caroline così agitata e frustrata… mi piace…» aggiunse.

«Beh… lei si preoccupa di come farete a ritagliavi i vostri spazi, ora che siete tornati… non lo sa che tu hai trovato la soluzione…» rifletté Oliver.

«E deve continuare a non saperlo!» chiarì l’Ibrido.

«Mi pare ovvio! Vuoi farle una sorpresa…» ragionò l’umano.

«Certo… ma non solo! Vorrei anche che continuasse a saltarmi addosso negli angoli senza telecamere della casa…»

I due uomini scoppiarono a ridere complici.

 

Quando Oliver tornò alla dependance, Rebekah era già addormentata.

Si infilò nel letto cercando di fare meno rumore possibile.

«Dove sei stato?» si sentì chiedere un attimo dopo.

«Ero con tuo fratello»

«Questo lo avevo capito da sola! Mancavate tutti e due! E poi me lo ha detto anche Elijah, vi ho cercato… ma non sono riuscita a trovarvi»

«Siamo andati a fare quattro passi e due chiacchiere…»

Rebekah lo guardò un po' incuriosita «Mio fratello… Nik… Klaus Mikaelson voleva fare due chiacchiere con te?»

«Lo dici come se fosse un’eresia! Tuo fratello non può voler parlare un po’ con me?»

«No… è che lui non parla proprio! Con nessuno…» chiarì Becca.

«Beh… né tu né Elijah stasera gli avete chiesto come stava… o come erano andate le cose ad Atlanta… lo hai mai sentito in questi giorni?»

«Al telefono?»

«Si Becca… hai presente quell’apparecchio che tu e le altre avete usato per parlare con Caroline?»

«Io e mio fratello non ci telefoniamo» spiegò la ragazza con noncuranza «E a lui non piace che ci si immischi nelle sue cose!» aggiunse.

«Quello non piace a nessuno… ma quando chiamavate Caroline, lo facevate solo perché eravate curiose? Non per supportarla? Per farle sapere che le eravate vicine? Non c’era solo Care ad Atlanta…»

La ragazza lo guardava sbalordita non sapendo come ribattere.

«Ho chiamato tuo fratello più volte… e lui ha chiamato me… più volte»

Ora Rebekah era proprio a bocca aperta.

«Io non l’ho incontrato l’Ibrido spietato con la sete di potere che tutti raccontano, il Klaus che ho conosciuto io, a parte le ovvie differenze che ci sono tra un avvocato ed un vampiro millenario, è una persona con la quale sento di avere molte affinità, siamo tutte e due molto testardi e caparbi… orgogliosi, un filino arroganti a volte… ma sappiamo fare dell’ironia e capiamo quando non è il caso di prendere le cose troppo sul serio! Abbiamo entrambi delle sorelle che amiamo profondamente e che ci danno dei grattacapi» spiegò guardando Becca con un sorriso ironico «e tutte e due stiamo vivendo un momento molto particolare» proseguì addolcendo l’espressione.

«Tu e lui parlate di me e di Care?»

«Anche… quasi mai direttamente, ma praticamente si, voi due siete uno dei nostri argomenti preferiti!»

Rebekah era sconvolta.

«E come sta? Come ti è sembrato?”

«Beh, sta bene… è abbastanza tranquillo, di certo appagato! Come uno che sta facendo del gran sesso!»

Rebekah si mise le mani sulle orecchie scoppiando a ridere, poi tornando seria «Caroline invece era molto strana» raccontò «sembrava turbata… e stasera per la prima volta ha esternato un po' di gelosia nei confronti di Hayley…»

«Gelosa di Hayley? E perché mai… in fin dei conti è solo un Ibrido che ha un passato importante con Klaus! Hanno solo una figlia insieme! Come si fa ad essere gelosi di un ibrido, forte… immortale… che ha un passato significativo con la persona con la quale hai una relazione?» scosse la testa Oliver «Come vorrei non sapere esattamente come ci si sente!»

«Tu non hai nulla di che preoccuparti…» lo rassicurò Becca, accarezzandogli il viso.

«Lo so… me lo dici continuamente e ti do atto che con i tuoi comportamenti non mi dai nessun motivo per dubitare di te… comprendo perfettamente che è tutto nella mia testa, ma non è semplice Becca, non lo è mai all’inizio di una storia… ma noi due…»

«E’ come se venissimo da due mondi diversi…» lo interruppe la vampira.

Oliver annuì «Ed è, al momento stesso, meraviglioso ed eccitante… ma anche complesso… e sfibrante, il timore di non essere abbastanza per te Rebekah…in alcuni momenti è insostenibile…»

La ragazza stava per ribattere, ma Oliver la fermò con un cenno… poi l’abbracciò «No Becca, non dire niente… non c’è nulla che tu possa dire in grado di rassicurarmi» continuò il ragazzo «Io una cosa l’ho ben chiara… io e te… abbiamo poco tempo per stare insieme e non possiamo sprecarlo con fisime e paure… se voglio che tu abbia un bel ricordo di me, ti devo rendere felice… devo farti passare dei bei momenti, non voglio essere una meteora nella tua vita… voglio essere una stella luminosa…»

 

 

La mattina seguente Caroline e Rebekah erano appoggiate una di fianco all’altra al bancone della cucina e stavano sorseggiando il caffè. Dovevano aver passato una nottata non proprio serena, o almeno era quello che stavano pensando Bonnie ed Elena, che gustando la torta di pesche, erano sedute al tavolo e le guardavano silenziose.

«E’ morto qualcuno?» chiese Damon entrando.

«Vado in ufficio, ho molta corrispondenza arretrata» disse Caroline lanciando un’occhiataccia al nuovo arrivato.

«Ed io devo finire di preparare la lezione» spiegò Rebekah seguendola.

 

 

Qualche ora più tardi nel salottino, le due vampire ed Hayley si stavano nutrendo in un clima non certo più gioioso, l’Ibrida guardava la cognata e Caroline con un’espressione dubbiosa.

«Vado un po' da Hope, domani io ed Elijah torniamo a New Orleans, meglio che sfrutti ogni momento…» annunciò uscendo dalla stanza, le due vampire si limitarono ad un gesto di assenso.

Caroline e Rebekah si guardarono.

«Prima tu… » disse l’Originale.

«Ma io non ho niente!» si giustificò Care «Sono solo un po’ di malumore»

«E cosa te l’ha provocato questo stato d’animo?» chiese Rebekah.

«Ma niente… credevo che tuo fratello… beh… non lo vedo e non lo sento da ieri sera, è sparito! Neanche una buonanotte… un buongiorno… un messaggio… nulla!»

«Ieri sera era con Oliver… che è tornato a notte fonda!» la informò Becca.

«Con Oliver? A fare cosa?»

«A quanto pare chiacchierano e si confidano»

Per la prima volta da quella mattina, il volto di Caroline si distese in un sorriso, anche se un po' incredulo.

«E non è tutto! Si sono sentiti spesso in questi giorni!» continuò Rebekah «si sono chiamati, mentre eravate ad Atlanta!»

«Un paio di volte, l’ho sentito mentre parlava con Oliver, ma credevo che fossero aggiornamenti del cantiere, problemi con i fornitori…»

«No… parlano di noi!»

Caroline scosse la testa «Non ce lo vedo Klaus che parla di sentimenti…»

«Lo dici a me?» ribatté l’Originale «Ho detto la stessa cosa ad Oliver! Ho vissuto mille anni con Nik! Lo conoscerò mio fratello! E non è certo un chiacchierone quando si tratta di affari di cuore! Ma Oliver mi ha rimproverato, dicendo che la colpa è mia che non ci parlo abbastanza, che non mi interesso ai suoi stati d’animo! Mi ha criticato perché non l’ho mai chiamato ad Atlanta, per sapere come stesse! Mi ha fatto sentire una sorella degenere! Ma che ne sa lui! Per secoli quando lo vedevo arrivare, mi chiedevo dove avesse depositato la mia bara con dentro il pugnale intriso di cenere!»

Caroline scoppiò a ridere «E’ per questo che sei arrabbiata? Hai discusso con Oliver?»

«No…» rispose Becca abbassando il capo «poi il discorso è andato avanti e lui mi ha spiegato chiaramente il suo… di stato d’animo»

Caroline rimase in silenzio, incoraggiandola a continuare.

«Le nostre… “diversità“ cominciano a pesargli, ma non vuole che ci lasciamo… anzi, si sente in colpa per questo, mi ha detto che è consapevole che abbiamo pochi anni da passare insieme e non vuole rovinarli, vuole che io conservi solo un buon ricordo di lui… quando non ci sarà più ed io invece continuerò a vivere la mia vita… Ma Care… io non voglio vivere senza di lui…»

Caroline la prese tra le braccia e la strinse forte.

 

 

«Ciao…» disse un Oliver un po' ansimante, appoggiando una sacca sul pavimento.

«Dovresti fare un po' di palestra! Sei affannato!» rispose Klaus senza girarsi, continuando a dipingere.

«Ma è… Caroline?… E' stupendo! Ha un sorriso favoloso… e anche una bella acconciatura!» esclamò l’umano avvicinandosi.

«E’ così che portavano i capelli le donne… prima che mia madre mi trasformasse…» spiegò l’Ibrido continuando a lavorare.

«Becca mi aveva detto che sei bravo… ma non immaginavo quanto! E’ semplicemente meraviglioso… e poi senza modella…»

«Non mi è mai servita Caroline in carne ed ossa… per dipingerla»

Oliver sorrise «Ti ho portato il pranzo, qualche toast e una sacca di sangue… e un paio di birre!» disse sedendosi sul pavimento.

Klaus appoggiò il pennello e prese uno strofinaccio per pulirsi le mani, dopodiché lo raggiunse.

Appoggiato alla parete Oliver continuava a fissare il dipinto «E’ una mia impressione o sullo sfondo, in mezzo alla nebbia… c’è la Torre Eiffel?» si alzò per avvicinarsi e vedere meglio «E questo sembra il… Colosseo a Roma?» poi indicò un punto con aria interrogativa.

«Il santuario Meiji… a Tokyo» rispose l’Ibrido.

Oliver annuì «Non faccio domande…»

«Bravo»

«Solo una… che cosa è questa cosa che stavi cominciando a dipingere vicino alla testa di Care?»

«Un colibrì… »

«Magnifico… sono felice di averti lasciato questa parete come da progetto… mi chiedevo perché la volessi preparata in questo modo, l’unica che non è stata lasciata al naturale… quindi mi son detto che doveva essere per una ragione importante»

«Lo era…»

«Il problema è che stride con la mia idea per la fase due!»

Klaus lo guardò ironico

«Mai sentito parlare di feng shui?» chiese l’umano.

«Ho mille anni! Di architetti fedeli alle più disparate dottrine ne ho conosciuti a migliaia!»

«Vabbè… ma vista la “struttura“, che ti costa orientare tutto a Sud-Ovest e usare molto giallo?»

«Ho paura a chiederti il perché…»

«Protegge il matrimonio e le relazioni» 

 

Il giorno seguente Caroline entrò in cucina con passo deciso.

«Buongiorno a tutti» esclamò.

Poi si avvicinò a Rebekah, la prese per un braccio e la trascinò fuori nel parco.

«Dove era Oliver stanotte?» chiese senza preamboli.

«Sopra di me… sotto di me… dentro…»

«Stop! Ho capito!»

«Perché?» chiese Becca.

«Perché tuo fratello non era neanche nella stanza accanto a me! E non ha passato la notte in camera sua!»

L’Originale sgranò gli occhi.

«Dopo che è arrivato tardi a cena e poi ha mangiato ed è subito andato via… visto che è sparito per tutta la serata, stanotte… sono andata da lui…»

Rebekah fece un gesto di apprezzamento.

«Ma lui non c’era… l’ho aspettato… mi devo essere addormentata! Ma all’alba ero ancora sola su un letto intatto!… Eccolo lì… sta arrivando… fai finta di niente!»

«Buongiorno, my loves… E’ proprio una bella giornata, non trovate?»

Caroline e Rebekah lo guardarono entrare nella scuola, poi si girarono a guardarsi allibite.

«Non venite a salutare Elijah ed Hayley che partono?» esclamò allegro Klaus che si era riaffacciato.

 

«Sei in debito con me!» esordì Oliver entrando.

«Perché mi hai riportato il pranzo?»

«No… ho distratto e portato via Caroline che si aggirava da queste parti»

Klaus sorrise compiaciuto.

«Ti deve aver seguito!» ragionò il ragazzo.

«No…»

«E non ti sembra strano che lei fosse proprio qui vicino?»

«No… affatto…» rispose l’Ibrido.

Oliver scrutava l’Originale che sembrava gongolare.

«Non l’hai scelto a caso questo posto!» comprese.

«No… affatto…»

«Non finirai mai di stupirmi!» scoppiò a ridere l’umano.

«Però… questo significa che devo sbrigarmi!»

 

«Caroline!» la richiamò Rebekah, afferrandola.

«Oddio… scusa Felicity!»

La giovane vampira tossì forte, poi la guardò con un sorriso.

«Oliver è nelle scuderie e ci sta guardando! Se spezzi il collo alla sorella si arrabbierà molto!» scoppiò a ridere Becca, aiutando la ragazzina ad alzarsi

«Scusami ancora tesoro… non volevo!»

«Per oggi può bastare così, l’allenamento è finito… vai a farti una doccia Felicity, sei stata bravissima! Migliori ogni giorno di più!» esclamò Rebekah.

«Mi sono distratta! Ho perso il controllo» si giustificò ancora Care, dopo che Felicity si era allontanata.

«Andiamo a cambiarci anche noi ed andiamo in città? Un aperitivo, magari un po' di shopping! O ancora meglio… dal parrucchiere! Funziona sempre»

 

«Dove sei stato?» chiese Oliver vedendo arrivare Klaus.

«A fare compere, ho fatto scaricare tutto nella cantina di Tom, domani mattina la squadra di operai porta tutto qui»

«Hanno fatto un ottimo lavoro, sembra che sia finita, quando sono arrivato stavano terminando il terrazzino, è come l’avevi pensata?»

L’Ibrido annuì soddisfatto.

«Rebekah…» fece Oliver sollevando il cellulare «mi ha appena mandato un messaggio, lei e Caroline rimangono in città stasera, le altre le raggiungono dopo cena, hanno fatto shopping e al momento sono in una spa a farsi coccolare»

«Meglio così… posso evitare di andare a mensa, ho ancora parecchie cose da sistemare… prima della fase due!»

«Vuoi compagnia?»

«Se ti caccio te ne vai?»

«No»

«Oliver… puoi rimanere qui ad aiutarmi?» 

«Devo controllare l’agenda e spostare qualche impegno, ma direi che posso! Per la cena… se chiamo un take away, pensi che ci trovino? »

L’Ibrido scosse la testa divertito.

Lavorarono per un po' in silenzio, poi Oliver andò a prendere qualcosa per cenare, tornando con del cibo e una bottiglia di ottimo whisky irlandese.

Klaus stava guardando il suo lavoro finito, aveva sezionato e intagliato un enorme tronco, il risultato era molto suggestivo.

«E’ la testata del letto?» chiese Oliver

Il vampiro annuì.

«E’ bellissima… più che un terrificante ibrido millenario, sembri più un falegname… o un artista, visto come hai affrescato quella parete» commentò l’umano.

«Dipingere è la mia passione… per quanto riguarda il legno, anni ed anni a ricavare paletti per uccidere i miei nemici hanno dato i loro frutti»

Oliver lo guardò contrariato.

«Mi piace lavorare il legno» concesse Klaus «credo che sia un retaggio del mio essere in parte un lupo»

Oliver annuì «Hai fatto proprio un ottimo lavoro, è tutto stupendo… e molto intimo, una vera e propria piccola oasi… se Caroline sapesse cosa stai facendo, credo che si calmerebbe un po' … ho come l’impressione che oggi pomeriggio abbia rischiato di uccidere Felicity, stavano facendo il consueto allenamento e mi è sembrato che si fosse lasciata prendere la mano…»

Klaus sorrise «E’ stata una tua impressione! Avrà solo intensificato l’addestramento, Care è una maniaca del controllo, non lo perde mai. E’ necessario credimi, tutta la scuola è un oasi, non è così il nostro mondo… Felicity deve essere preparata»

«A cosa? Spiegamelo Nick… come è questo vostro mondo… cosa dovrà affrontare mia sorella? E’ una cosa che non mi fa dormire la notte, il pensiero che lei dovrà vivere in una realtà che non conosco… e che dovrò lasciarla sola, quando io invecchierò e morirò…»

«Non te lo nascondo Oliver» disse l’Ibrido prendendo la bottiglia di whisky «La sua più grande sfortuna è stata quella di incontrare noi… Mikaelson» continuò versandosi un bicchiere «Potrebbe vivere in pace se si allontanasse da noi… noi portiamo guai… lo conosci il detto Uneasy lies the head that wears a crown? La testa che indossa la corona dorme scomoda… ci siamo fatti molti nemici in mille anni, in molti pensano che gli abbiamo rovinato la vita, altri pensano che siamo un abominio e i responsabili di tutti i mali… altri vogliono semplicemente prendere il nostro posto»

«Oramai questa cosa non si può modificare, vi abbiamo incontrato…» replicò Oliver «e in tutta onestà non vorrei che fosse altrimenti…»

«Ti prometto Oliver che proteggerò sempre tua sorella… io e Becks lo faremo sempre…»

L’umano annuì «Grazie… è molto importante per me saperlo…»

Il bip del cellulare, interruppe il momento.

«E’ incredibile che ci sia ricezione qui!» commentò Oliver trafficando sul telefono.

«Credo proprio che ci sia lo zampino di Caroline, quando ero qui, anni fa… c’era qualche antenna di meno a Mystic Falls! Ma con la scuola è molto più sicuro così…»

Oliver sgranò gli occhi, poi fece un sospiro.

«Che c’è?» domandò l’Originale.

«Una foto… e credimi… non la vuoi vedere…»

«Ti credo sulla parola…»

Oliver annuì convinto «Ti dico solo… vasca di cioccolato fuso…»

«Non c’erano neanche le spa… anni fa» commentò l’Originale.

«O forse si… ma da quello che mi hanno raccontato, non avevi tempo per i centri benessere!»

Klaus scoppiò a ridere «No direi di no… ero troppo occupato a rubare il corpo di Alaric, uccidere la zia di Elena… rapire Caroline… e questo solo nella mia prima settimana qui» continuò sarcastico.

Oliver lo fissava esterrefatto «Hai rapito Caroline appena arrivato a Mystic Falls?»

«No… un paio di giorni dopo… e a dirla tutta… non l’ho solo rapita, mi servivano un vampiro ed un lupo per il mio rito… quindi ho preso lei e il suo amico Tyler per ucciderli… solo che Damon li ha liberati e ho rimediato trasformando la zia di Elena e rapendo una lupa che era solo di passaggio… un'amica di Tyler Lockwood»

«Avete iniziato bene… tu e Care…» commentò l’umano.

«Ed è proseguita anche meglio! Il mio desiderio era quello di crearmi un esercito di ibridi, tutti assoggettati al mio volere, quindi dopo aver fatto il rito, sono partito alla ricerca di un branco di lupi, ma i nostri amici di qui… mi avevano avevano fatto uno scherzetto… quindi sono dovuto tornare per capire cosa non andasse, una volta risolto il mistero… ho trasformato Tyler in un ibrido e per testare la sua obbedienza gli ho ordinato di mordere quella che nel frattempo era diventata la sua fidanzata… Caroline… e il morso di un licantropo è fatale per un vampiro…»

«Hai tentato di ucciderla due volte in poco tempo?» 

Klaus annuì «Ma la seconda volta… era solo un danno collaterale, quindi sono andato a casa sua… e l’ho curata»

«Perché?» domandò l’umano.

«Bella domanda… me lo sono chiesto più volte anche io… Aveva uno sguardo fiero e combattivo, oltre ad essere molto bella… ma il mondo è pieno di belle donne.
Le ho dato una possibilità di scelta, le ho chiesto se volesse essere curata… non tutti sono tagliati per essere dei vampiri Oliver… e lei mi ha detto di non voler morire, quindi le ho dato il mio sangue…» Klaus bevve un lungo sorso di whisky «Credo che quello sia stato il momento… dove è cambiato tutto…»

Oliver lo guardava in silenzio.

«Una semplice ragazza di provincia… una insignificante neo vampira… che abitava in una insulsa cittadina… ha cambiato tutto» l’Ibrido buttò giù tutto il contenuto del bicchiere in un fiato. «L’insulsa cittadina…» continuò «ha cambiato tutto, qui ho rimesso in piedi la mia famiglia… qui è stata concepita Hope, qui ho capito che vivere solo per se stessi… non è vita…»

«Allora forse è un bene che Felicity è stata trasformata qui… sembra il posto ideale per un vampiro» commentò Oliver.

Klaus scosse la testa sorridendo «Sei un tipo strano Oliver O’Neill! Ti ho appena raccontato che quando sono arrivato qui, ho praticamente messo a ferro e fuoco la cittadina! E tu… tranquillo! Anzi trovi anche l’aspetto positivo!»

«Nick… se proprio vuoi saperlo, le foto osé di tua sorella non sono gli unici messaggi che ho ricevuto in queste ore… Alaric ci ha cercato ed anche Damon… la bottiglia di whisky l’ho presa in cantina e ne ho approfittato per dire a tutti che io e te, visto che Rebekah non tornava, avremmo passato la serata fuori…credi davvero di poter sparire per due giorni senza che nessuno si chieda dove sei? Quelle persone che hai ferito tanto, non hanno semplicemente messo una pietra sopra il passato, ne hanno messa una tombale! E chi sono io per giudicare, visto che quel periodo non l’ho neanche vissuto? Da quel che ne so… vi siete fatti del male reciprocamente, la cosa importante è che siete riusciti ad andare avanti, per questo sono lieto che Felicity sia vicino a voi… tutti, nessuno escluso… »

L’Ibrido annuì «In effetti è incredibile… Caroline e Becks sono uscite insieme! Impensabile… fino a qualche anno fa! Si odiavano… ed erano invidiose l’una dell’altra!»

«Davvero?»

«Caroline era la figlia dello sceriffo» spiegò Klaus «ed era in tutti i comitati cittadini! Organizzava balli studenteschi, concorsi di bellezza… era a capo delle cheerleader, quando io e Rebekah siamo arrivati qui, mia sorella ha tentato di soppiantarla in tutto e in parte ci era anche riuscita! Era troppo divertente vederle rivaleggiare… in quella vasca di cioccolata, ci avrebbero fatto lotta libera!»

I due uomini scoppiarono a ridere.

«Ora l’immagine di loro due che lottano, tutte sporche di cioccolata… non me la leverò facilmente dalla mente!» commentò Oliver.

«A chi lo dici!» ribatté l’Originale.

 

I due uomini tornarono alla scuola, aspettarono con gli altri che le ragazze tornassero dalla loro serata in città e poi si ritirarono nelle loro stanze.

L’Ibrido era alle spalle di Caroline, mentre salivano le scale che portavano al piano superiore.

Le si avvicinò e le cinse la vita, respirò a fondo contro il suo collo.

«Hai un profumo fantastico… mi viene voglia di ricoprirti di panna montata» le sussurrò.

Caroline trattene il respiro.

«Eri bellissima nel mio letto stanotte… ti ho guardata per ore»

«Potevi svegliarmi…» mormorò la vampira.

«Se ti avessi svegliato… poi avremmo svegliato tutto il resto della casa» le disse ammiccando.

La vampira sospirò.

«Devi avere pazienza, Love… fidati di me…»

 

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Capitolo 22
*** ventunesimo capitolo ***
























 

Klaus stava sistemando la testata, fissandola al letto che gli operai avevano appena portato. Mentre stava constatando che le modifiche da fare erano minime, le parole “direttrice“ e “gran fica“ attirarono la sua attenzione.

«Invece Miss Marshall? Sembra una vichinga! Ha quelle gambe così lunghe… non so che le farei!» stava dicendo un giovane operaio dai capelli rossi.

«Si… non è male! Ma assolutamente niente a che vedere con Miss Forbes, che oltre ad essere bellissima… quando ti sorride… ti fa sciogliere» rispose un ragazzone dal forte accento del sud.

«Sapete come la penso!» esclamò un ragazzo dai tratti ispanici «La più bella è Miss Bennet, questa scuola ha delle insegnanti una più bella dell’altra! E difatti non capisco cosa ci facciamo qui… Tutte le mattine non vedevo l’ora di venire a lavorare! Speriamo di tornare presto a finire quello che stavamo facendo prima! Che poi… ma che stiamo facendo? Cosa è questo posto? Ci credete che la sera, non mi ricordo cosa ho fatto durante il giorno?»

«Neanche io!» rispose il ragazzo con l’accento del sud «L’unica cosa che so… è che qui non passa mai la direttrice Forbes, con quel suo fondoschiena da urlo…» chiosò con un sospiro, mentre andava a prendere un altro pacco.

Klaus si appoggiò alla parete pensieroso, è così che lo trovò Oliver qualche minuto più tardi, con due caffè in mano.

«Che c’è?» chiese l’umano.

«Stavo pensando ad un modo creativo per far avere un incidente sul lavoro a quel tizio» spiegò indicandolo con il capo «Una caduta mi sembra banale»

«Di certo letale…» rifletté Oliver «Ma perché? Che ha fatto?»

«Si lamenta delle condizioni di lavoro… dice che qui non passa mai la direttrice Forbes con il suo “fondoschiena da urlo“»

Oliver scoppiò a ridere «Da avvocato… posso dire che ci sono gli estremi per un esposto ai sindacati! E’ una cosa inaccettabile!»

«Non ridere, mate… quello con i capelli rossi è indeciso su cosa fare ad una vichinga dalle gambe lunghe…»

«Ah si?… Ha ragione però, le prime volte ti senti come un bambino di fronte ad una vetrina di dolci! Poi individui i più succulenti ed inizi da lì… dici che gli dovrei dare qualche dritta?»

«No… dico che un incidente sul lavoro lo avrai tu!»

«Stanotte… era una torta sacher» bisbigliò l’umano con un profondo sospiro.

«Ma la finisci?» ringhiò l’Ibrido «Sentivo il profumo di cioccolato di Caroline dalla mia stanza» confessò in un sussurro «I vampiri hanno anche l’olfatto più sviluppato, per non parlare dei licantropi! Stavo impazzendo!» spiegò.

«Potevi andare da lei!» esclamò Oliver.

Klaus lo guardò di traverso.

«Non sei capace di essere… silenzioso? Prima che Rebekah si trasferisse nella dependance, un paio di volte sono salito su da lei…» spiegò.

«Si… lo so… le mattine dopo avevo tanta voglia di sbranarti!»

Oliver gettò la testa all’indietro scoppiando in una fragorosa risata «Ma tu e Caroline siete gli unici vampiri che dormono di sopra!» disse continuando a sghignazzare.

«Dimentichi Marcel e tua sorella al piano di sotto, anche Hope e i vigilanti che sono di ronda nel parco… senza contare che qualcuno mi poteva vedere mentre entravo o uscivo dalla sua stanza»

«Vedo che hai vagliato tutti i possibili intoppi… ma se anche fosse? Siete due adulti… inoltre pensi davvero che qualcuno ha creduto alla necessità di andare ad Atlanta?»

«Non è la stessa cosa… qui… non voglio metterla in difficoltà» spiegò Klaus irritato.

«In difficoltà?… Non capisco… è una sorta di rispetto per il suo defunto marito? Ma sono passati anni…so che eravate amici…»

L’Ibrido lo interruppe scuotendo la testa infastidito «Non è per Stefan… ma per ciò che Stefan era! L’uomo giusto per una come lei! Un uomo per bene, leale… uno dei buoni, come lei…»

«La devi finire con questa storia Nick!»

«L’altra volta non hanno reagito bene quando hanno saputo che tra me e lei era successo qualcosa, l’hanno giudicata… l’hanno fatta sentire in colpa, non voglio che accada di nuovo»

«Ti ripeto… nessuno crede che siate andati ad Atlanta per cercare informazioni su Tom! Tutti hanno capito che tra voi due è successo qualcosa! E io non ho sentito nessun giudizio o commento negativo…»

«Perché confidano sul fatto che anche questa volta lei rinsavirà! Che mi dirà di nuovo che tra noi due c’è una connessione… ma nulla di più! Che lei ha dei piani ben precisi per la sua vita… e che io non ne faccio parte… non potrò mai farne parte! Perché io sono Niklaus Mikaelson e lei è CAROLINE FORBES!»finì alzando la voce innervosito.

Gli operai si fermarono a guardarlo. Klaus come un fulmine si scaraventò contro il ragazzo con l’accento del sud, lo attaccò al muro sostenendolo con una mano, poi guardandolo negli occhi ringhiò «A te piacciono le brunette e per quanto carina… pensi che la direttrice Forbes non è niente di che» poi lo lasciò andare, il ragazzo cadde a terra in un tonfo.

«Sarà contento Damon…» commentò Oliver serio «Sei ridicolo…» proseguì scuotendo la testa.

Klaus gli si parò davanti minaccioso, Oliver era leggermente più alto di lui e lo fronteggiò senza arretrare di un millimetro.

«Sei RI-DI-CO-LO» scandì «Quella donna ti AMA! Se ne sono accorti anche i sassi! E ti stima e ti rispetta… come TUTTI! … qui l’unico che non ha stima per se stesso… sei TU!»

Oliver continuando a scuotere la testa si girò e se ne andò.

 

Caroline era così assorta a controllare ed archiviare delle fatture, che quasi non si accorse che Elena e Bonnie erano entrate nel suo ufficio. Avevano chiuso la porta alle loro spalle e si erano sedute davanti a lei, la vampira sollevò lo sguardo dalle carte e gli fece un sorriso «Un attimo… sono già tre volte che la rileggo»

Le amiche annuirono.

Un paio di minuti dopo Care, mise via il foglio e le guardò.

«Che cosa sta succedendo?» chiese Elena, Bonnie incrociò le braccia guardandola accigliata.

«Cos’è… sono sotto processo? Non so a cosa vi riferiate» rispose Caroline.

«Che cosa è successo tra te e Klaus ad Atlanta?» esordì diretta Bonnie.

«Lo sapete cosa è successo… mi pare di avervelo fatto capire chiaramente…» rispose Care.

«Dopo… quello!» la incalzò Bonnie.

«Abbiamo indagato su Tom…» Caroline guardava incerta le sue amiche.

«E poi?» insistette Elena.

«Sono stata via neanche tre giorni! Non è che abbiamo fatto molto altro, siamo stati a cena fuori… abbiamo fatto qualche passeggiata… non so cosa dirvi…»

«Non avete litigato?» chiese Bonnie.

«No…» rispose la vampira «Assolutamente…»

«Allora perché vi parlate appena?» Elena e Bonnie si alternavano a fare domande, guardandosi complici.

«Ma non è vero!»

«Sparisce per tutto il giorno! Vi ignorate!… Ti sembra un comportamento normale?» era stata Bonnie a parlare.

«Vi risulta forse che Klaus sia un uomo normale?» chiese a sua volta Caroline alterata.

Le due amiche ammutolirono.

«Sono io che vorrei tanto chiedervi… perché fa così? Eppure siamo stati benissimo ad Atlanta e abbiamo fatto tanto… ma tanto sesso… ed è stato straordinario!
Credetemi! Fa sesso come fa tutto il resto! In maniera assolutamente imprevedibile!
E’ impetuoso! Selvaggio! Ma sa essere amorevole, premuroso e appassionato! Più di così non saprei davvero come spiegarvelo!
Ma poi torniamo qui… e lui sparisce! Per giorni interi! E il telefono tace!» spiegò la vampira mostrandogli il suo cellulare «Ma poi mi si avvicina e mi dice che vorrebbe coprirmi di panna montata! E a me diventano le gambe molli! Sento il suo respiro sul collo e mi sembra di avere un arresto cardiaco!
Ma io sono una vampira! Il mio cuore non si può fermare! Quindi vi chiedo… me lo sapete spiegare voi perché fa così?»

Caroline che aveva parlato a voce sostenuta e vibrante, ora guardava le sue amiche serena e controllata
«Non sapete che dire vero?» proseguì «Non ve ne ho parlato perché neanche io ci sto capendo nulla! Ma lui mi ha detto “Devi avere pazienza! Fidati di me…“ quindi ho deciso di dargli retta! Anche perché non ho altra scelta… Ma vi prometto che appena ci capirò qualcosa ve ne parlerò… ora posso tornare alle mie fatture?»

Le amiche annuirono e si alzarono.

Arrivata alla porta Elena commentò «Ti rendi conto che sembri una psicopatica?»

«Tu più di chiunque altro dovresti sapere che si finisce sempre per assomigliare all’uomo di cui ti innamori» rispose Care di getto, senza alzare gli occhi dal foglio che stava leggendo.

Bonnie ed Elena si guardarono a bocca aperta.

Caroline aspettò che le amiche fossero uscite, poi si prese la testa tra le mani «perché l’ho detto?» mormorò “perché è vero… “ si rispose

 

Care era molto turbata quando Oliver una mezzora più tardi venne a bussare alla sua porta, aveva abbandonato l’idea di lavorare, si era versata del whisky ed era rimasta tutto il tempo a guardare fuori dalla sua finestra.

«Caroline, devi scusarmi… mi spiace doverti disturbare, ma mi servi al cantiere» esordì l’uomo.

«Tranquillo… ti scuso, ma solo se prometti che non dirai a nessuno che mi hai beccato a bere durante l’orario di lavoro»

«Sarò una tomba!» sorrise gentile l’umano, poi le tenne aperta la porta dell’ufficio e insieme uscirono dall’edificio.

«Che è successo?» chiese Care.

«Niente di grave, hanno sbagliato una consegna, ma non vogliono ricaricare il camion senza la tua firma… di norma c’è qualcuno che li soggioga…» spiegò.

«Che anche oggi è uccel di bosco… ho capito» rispose Caroline con un sospiro «Tu non ne sai niente ovviamente» continuò guardandolo di sbieco.

«Sono una tomba» sorrise Oliver.

 

A mensa Caroline si avvicinò a Bonnie ed Elena e si scusò per il suo comportamento, le amiche l’abbracciarono.

«Ma figurati!» esclamò Elena.

«Ci siamo dette anche di peggio! Le amiche servono anche a questo!» continuò Bonnie. 

«Presumiamo che tu non voglia parlare di quello che ci hai detto mentre uscivamo…» chiese Elena facendole un occhiolino.

«Preferirei di no…» rispose Care.

«Quando sarai pronta… noi siamo qui!» la rincuorò Bonnie.

 

«Sei sicuro che quello è il Sud-Ovest? Per il giallo… direi che ce ne è abbastanza» esclamò Oliver entrando.

«Pensavo di dover digiunare oggi…» affermò Klaus.

Oliver fece un’alzata di spalle «Ho pensato di non darti la scusa per azzannare l’ex ammiratore della direttrice Forbes»

L’Ibrido lo guardò irritato «Se ne sono andati ore fa… tutti sani e salvi…» chiarì.

«Lo so… ero a lavorare nel cantiere IO! » asserì l’umano «E la direttrice è dovuta venire per risolvere un problema, se la cosa ti può fare piacere il nostro amico non l’ha degnata di uno sguardo… la stessa cosa non si può dire degli altri suoi colleghi, mi spiace ma il suo “fondoschiena da urlo“ ha parecchi estimatori, avrai il tuo bel da fare a soggiogarli tutti!»

L’Originale non poté fare a meno di sorridere, seguito da Oliver.

«Mi piace il letto messo così… ad angolo» affermò l’umano «e anche l’accorgimento che hai usato per riempire il vuoto che si era creato… è molto suggestivo»

«In una stanza a pianta quadrata… era l’unico modo per metterlo esattamente a Sud-Ovest» fece ironico l’Ibrido.

I due uomini rimasero a fare gli ultimi ritocchi, Klaus aveva comprato delle cose molto particolari era stato molto minuzioso nella scelta, ogni suppellettile aveva la sua esatta collocazione.

«E’ tutto semplicemente meraviglioso Nick» affermò Oliver quando ebbero finito «ora manca solo lei… »

Klaus annuì soddisfatto.

 

Caroline era nelle scuderie insieme alle figlie ed Hope, erano andate a giocare un po' con Niklaus. Il puledro era cresciuto molto ed era diventato anche più mite, si avvicinava e si faceva accarezzare più volentieri.

C’erano anche Rebekah e Felicity che si stavano allenando, ma niente lotta a corpo a corpo, dopo quello che era successo il giorno prima, Care non se l’era sentita.

«Come era Atlanta?» chiese Hope «Io non ci sono mai stata»

«E’ molto bella» le rispose Care «Ma noi l’abbiamo vista poco… avevamo molto da fare e poi il nostro albergo era fuori città»

«Che peccato!» esclamò la ragazzina «Di sicuro un’idea di mio padre! A lui non piacciono molto le persone! Preferisce sempre stare dove ce ne sono poche!» spiegò scuotendo la testa.

«Non è così!» lo difese Caroline «La locanda che ha scelto era molto particolare! Devi sapere che io amo tanto un film che si intitola “Via col vento”, il posto dove siamo stati era arredato come se fosse una delle case che ci sono in quella storia, era bellissimo… e il tuo papà mi ci ha portato perché sapeva che mi sarebbe piaciuto tanto…»

Hope sorrise «Non l’ho mai visto quel film, di cosa parla?» chiese.

«Di una ragazza del sud, come me e te!
E’ molto bella, ammirata e corteggiata, all’inizio del film vive nella spensieratezza e nella ricchezza… ma poi c’è la guerra che distruggerà tutto il suo mondo…
Rossella, si chiama così la protagonista, dimostrerà che non è solo bellissima, ma anche molto forte e determinata, che niente e nessuno la può sconfiggere… non sempre si comporterà bene, ma è grazie a lei che la sua famiglia riuscirà a sopravvivere a quel periodo così difficile… certo dovrà sacrificare molte cose, i suoi sogni… la sua gioventù… e anche l’uomo del quale è innamorata… non finisce benissimo, ma io ho sempre immaginato che con il tempo riuscirà ad avere anche l’amore…»

Hope la guardava estasiata «Lo voglio vedere!» esclamò.

«Non è un film adatto ad una bambina… magari tra qualche anno…»

«Io non sono una bambina piccola!» chiarì la giovane strega.

«Neanche noi!» dissero in coro le gemelle, che erano state ad ascoltare.

«Tu ci hai vestito da Rosella O’Hara ad Halloween! E hai detto che un giorno ci avresti fatto vedere il film!» le ricordò Lizzie.

«Vi ho detto che ve lo avrei fatto vedere quando sareste state più grandi…»

«Siamo cresciute… era due anni fa!» asserì Josie.

«Dovete crescere ancora un po'… »

«Dai mamma!» dissero in coro le gemelle.

«Dai Caroline…» si aggiunse anche Hope.

«E’ un film molto lungo e pieno di storie e personaggi… non vi piacerà, vi annoierebbe…»

Le ragazzine continuarono ad insistere e alla fine la vampira cedette.

Nella zona dei dormitori l’alloggio privato della governante era ancora libero perché la strega che doveva prendere il posto di April non era ancora arrivata da New Orleans, aveva chiesto un po' di tempo per sistemare qualche questione personale.

L’appartamento era piccolo ma dotato di ogni confort, nel soggiorno c’era un bel televisore e un lettore dvd oltre ad un enorme e comodissimo divano. Care inserì il dvd e si accomodò con le ragazze a gustarsi per l’ennesima volta il suo film preferito.

Tempo un’ora le gemelle si erano stancate ed erano corse a giocare con i loro compagni, Damon ed Elena avevano organizzato dei tornei che erano arrivati alle fasi finali… Lizzie e Josie dichiararono di non poter proprio mancare.

Hope al contrario era rimasta attenta e concentrata sulla storia, quando le gemelle lasciarono la stanza, diete un’occhiata al divano «Ci possiamo mettere più comode, ora che siamo rimaste sole…» disse rivolta a Caroline.

«Hai ragione!» le rispose la vampira togliendosi le scarpe e allungandosi sulla chaise longue, Hope la imitò e si sdraiò sulla parte restante del divano.

La ragazzina le si era accucciata contro, usando le gambe di Care come se fossero un cuscino.

Continuarono la visione, commentando i momenti più salienti. Hope fece delle considerazioni non proprio gentili su qualche personaggio, si commosse, rise e si arrabbiò… 

Caroline si stava divertendo a scrutare le sue reazioni, le accarezzava la testa quando la notava turbata, le dava dei buffetti quando faceva battute impertinenti.

«Ecco dove siete!» esordì Klaus entrando.

«Ssshhh papà! Non è proprio il momento» mormorò Hope.

«Posso rimanere con voi?» chiese l’Ibrido.

«Basta che stai zitto!» rispose piccata la figlia, facendo sorridere Caroline.

“Giuro davanti a Dio, e Dio m'è testimonio, che i Nordisti non mi batteranno! Supererò questo momento e quando sarà passato non soffrirò mai più la fame, né io né la mia famiglia, dovessi mentire, truffare, rubare o uccidere. Lo giuro davanti a Dio: non soffrirò mai più la fame”

Hope alzò lo sguardo verso Caroline, facendo un cenno di approvazione.

La vampira le accarezzò i capelli e le fece un occhiolino «Siamo forti noi ragazze del sud» mormorò.

Klaus si accomodò ad un angolo del divano, ma non guardava il film… osservava Caroline e sua figlia tutte prese dalla storia, ogni tanto Hope le chiedeva qualcosa e Care le dava il suo punto di vista.

«Mio Dio…» sussurrò Hope.

«Un po' eccessivo in effetti… » commentò Care.

«Perché?» chiese la ragazzina.

«Beh… non è un abbigliamento consono alla situazione! Così provocante… rosso…» spiegò la vampira.

«Sono solo invidiose perché nessuna di quelle vecchie befane, lo può indossare! Solo Rossella può! Lei è bellissima!»

Klaus rise «Concordo, honey…»

«Anche tu potresti indossarlo…» continuò Hope guardando Caroline.

«Ti ringrazio tesoro… ma il rosso non mi dona molto…»

«Permettimi di dissentire…» sospirò Klaus.

Caroline lo guardò con un sorriso imbarazzato.

Quando verso la fine del film i due protagonisti perdono la loro amata figlia, Hope con gli occhi lucidi, si accoccolò ancora di più contro Caroline, la vampira asciugandosi una lacrima, le mise un braccio sopra la spalla e la attirò ancora di più a sé, poteva aver visto quel film centinaia di volte, ma quel momento la commuoveva sempre, vedere la disperazione di Rossella e Rhett, la faceva piangere ogni volta.

Klaus guardava intenerito la scena, sua figlia e Caroline erano bellissime insieme.

“Tara! A casa! A casa mia! E troverò un modo per riconquistarlo. Dopotutto, domani è un altro giorno!“

Hope si alzò a sedere nervosa. «Perché? Perché! Gli doveva correre dietro! E’ tutta colpa di Rossella! Ashley era brutto e noioso! Rhett invece era simpatico e bello! Perché non gli ha detto subito che era innamorata di lui!»

«Perché non l’aveva capito che ne era innamorata… da quando era una ragazza ha sempre pensato di amare Ashley… non è sempre facile capirle certe cose…» cercò di spiegare Caroline, continuando a guardare la ragazzina mentre avvertiva lo guardo di Klaus su di lei, ma non aveva il coraggio di alzare gli occhi.

«Che c’è da capire?» chiese Hope «Quando era con Rhett era sempre allegra, si divertiva ed era contenta! E ora lui se ne è andato!»

«Non è andato da nessuna parte, Hope… Rhett non può vivere senza Rossella, puoi essere certa che è tornato da lei» le rispose il padre «Ci sono persone che possono allontanarsi, litigare e convincersi di stare meglio separati, ma alla fine si ritroveranno sempre perché sono destinate a stare insieme» L’ibrido parlava con sua figlia, ma non aveva mai smesso di fissare Caroline.

«Si… Rhett torna da Rossella e saranno felici! Me lo sento! » dichiarò Hope «Grazie Care che me lo hai lasciato vedere! E’ un film bellissimo! Sarà anche il mio film preferito ora!»

Caroline le sorrise.

«Ad Halloween mi posso vestire anche io da Rossella O’Hara?» chiese la ragazzina.

«Ma certo! Te lo cucirò io! Ti farò il vestito che porta al picnic alle Dodici Querce! Quello a fiori con il grande cappello di paglia!»

Hope annuì eccitata «E quando sarò grande, mi cucirai quello rosso!»

«Quando sarai molto… ma molto più grande» chiarì Klaus.

 

Quella sera a mensa Hope stava commentando il film con Felicity, anche la giovane vampira aveva visto “Via col Vento“ una volta, perché anche alla sua mamma piaceva tanto.

Klaus le stava guardando sorridendo «A quanto pare le è piaciuto parecchio» disse a Caroline che gli sedeva accanto.

«Capisco che non è un film adatto ad una ragazzina della sua età… ma ha insistito tanto!» si giustificò la vampira.

«Ogni ragazza del sud che si rispetti deve vederlo! Hope non poteva sperare in una madrina migliore. Ma come le è venuto in mente di chiedertelo?»

«Stavamo parlando di Atlanta, Hope mi ha chiesto com’era… ed io le ho detto che non abbiamo avuto molto tempo per visitarla… mi sono lasciata sfuggire che il nostro albergo era fuori città, tua figlia ti ha dato dell’asociale! Ha detto che non ti piace stare dove ci sono troppe persone e che era sicuramente per questo che hai voluto prenotare un posto fuori Atlanta… mi sono sentita in dovere di difenderti! Quindi le ho detto la verità… ovvero che tu sapendo quanto mi piaccia “Via col Vento“ mi hai voluto portare in un posto che ricordava le atmosfere del film…ha voluto sapere la trama… e così…»

Klaus annuiva «Un asociale…» commentò ridendo.

«Non ha tutti i torti!» rifletté Care «Da quando siamo tornati, te ne sei stato sempre per conto tuo…»

«Avevo da fare, Love…» si giustificò continuando a sorriderle «e se me lo permetti… più tardi vorrei mostrarti cosa stavo facendo…» aggiunse in un sussurro.

«Mi farebbe molto piacere…» rispose Care a bassa voce.

 

"Sto rischiando di fare tardi“ stava pensando Caroline, guardando l’orologio.

Aveva un appuntamento con Klaus alle scuderie e mancavano solo cinque minuti all’orario stabilito.

“Come mi sgancio?“ stava riflettendo guardando le sue amiche che chiacchieravano senza alcuna fretta, “c’è un solo modo…” decise “dire la verità!“

«Ragazze… » cominciò a parlare attirando la loro attenzione «Mi spiace dovervi salutare… ma ho un appuntamento e sono un po' in ritardo…» finì un po' imbarazzata.

«Che stai aspettando?» chiese Bonnie.

«Vai!» la incoraggiò Elena.

«Buona serata!» esclamò Rebekah alzando il bicchiere che teneva in mano.

«Grazie!» rispose Care avvicinandosi alla finestra.

«Esci da lì?» chiese Elena.

«Faccio prima… e così non dovrò sopportare le battute del tuo fidanzato, quando mi vedrà uscire a quest’ora!»

 

Quando arrivò alle scuderie Klaus la stava aspettando.

«Scusa se ti ho fatto aspettare, ma non è stato facile sganciarmi dalle ragazze» spiegò mentre si avvicinava.

«Sei in perfetto orario» constatò l’Ibrido «che scusa hai dovuto inventarti per andartene?» chiese.

«Nessuna… ho detto loro la verità» rispose con un’alzata di spalle.

L’Originale in un primo momento sembrò stupito poi sorridendo annuì.

La prese per mano e la guidò verso il sentiero che conduceva ai boschi.

 

Camminarono in silenzio per un po’.

«Vengo spesso da queste parti» disse ad un certo punto la vampira.

«Anche io…» ammise l’Ibrido.

Si guardarono imbarazzati e si sorrisero.

Improvvisamente Klaus si fermò «Caroline, ho bisogno di fare una cosa… ti devo bendare» 

La ragazza sorrise un po' stupita «Se proprio devi…» disse incerta.

L’Ibrido annuì, poi dalla tasca del suo giubbotto tirò fuori una sciarpa di seta.

Dopo avergliela legata sugli occhi, l’uomo si chinò a baciarle il collo, Caroline fu scossa da un brivido intenso.

«Aggrappati a me» le mormorò Klaus.

Care fece come le era stato detto, percepì che si stavano muovendo velocemente, un attimo dopo le sembrò di volare, si aggrappò ancora di più al collo dell’uomo.

Klaus ora camminava molto lentamente tenendola in braccio, poi l’adagiò su una superficie morbida.

“Un letto?“ si stava domandando la ragazza, poi avvertì le mani di Klaus che le stavano slacciando la sciarpa.

Caroline si guardò intorno meravigliata, sembrava una piccola baita di montagna, tutto era in legno e c’erano delle candele ovunque, la sua attenzione fu attirata dalla parete affrescata che risaltava su tutto. 

Si alzò e si avvicinò lentamente, toccò il suo volto magistralmente dipinto, poi si girò a guardare Klaus che era rimasto in silenzio al centro della piccola stanza e stava osservando la sua reazione, aveva uno sguardo indecifrabile.

«Stavi facendo questo?» chiese Caroline in un sussurro.

L’uomo annuì.

La ragazza chiuse gli occhi che le stavano diventando lucidi.

«Vieni» disse l’Ibrido prendendola per mano, la guidò verso l’esterno, su quello che sembrava un terrazzino.

Caroline si ritrovò circondata da rami e foglie, l’Ibrido la prese di nuovo in braccio e saltò nel vuoto, poi la rimise di nuovo a terra.

La ragazza si guardò intorno, poi guardò in alto… quando il suo sguardo si posò di nuovo sul volto dell’uomo che aveva davanti, non riuscì più a contenere le lacrime di commozione, si gettò tra le sue braccia e cominciò a baciarlo.

Fu un bacio molto diverso da quello che si erano scambiati molti anni prima, in quello stesso esatto punto del bosco.

Klaus le aveva costruito una casa sugli alberi, nel posto dove avevano fatto l’amore la prima volta.

 

Non aveva capito bene come si fosse ritrovata di nuovo distesa sul letto.

Klaus era steso su di lei, la baciava e le asciugava le lacrime «Perché piangi?» le sussurrò.

«Nessuno aveva mai fatto una cosa del genere per me…» mormorò la vampira in risposta.

«Anche io non avevo mai fatto niente di simile prima d’ora» Klaus la stava guardando intensamente «Perché non ho mai amato una donna come amo te Caroline…»

«Hai mille anni…» sussurrò Care.

«Non ho mai amato una donna come amo te Caroline…» ripeté l’uomo continuando a guardala negli occhi.

La vampira li chiuse e poi li riaprì…

«Questo posto è nostro… potremmo venire qui ogni volta che vogliamo… giusto?» chiese in un sussurro.

L’ibrido annuì.

«Bene… » disse «ho bisogno che tu veda una cosa…» continuò spostandolo ed alzandosi.

Caroline gli stava tendendo una mano e l’Ibrido la prese a malincuore.

Si era immaginato mille scenari diversi, era stato nervoso tutto il giorno pensando a cosa Caroline potesse rispondere quando le avrebbe detto che l’amava… ma questa reazione lo coglieva di sorpresa.

Caroline lo sospinse fuori, poi si aggrappò al suo collo.

«Hai paura di fare questo piccolo saltino?» chiese l’Ibrido che aveva riacquistato un po' della sua ironia, prendendola in braccio «Aveva ragione Oliver allora… avrei dovuto prevedere una scala!»

«Oliver sapeva di questa cosa?» chiese stupita Care.

«Mi ha aiutato… anche a farti rimanere lontana da qui!»

 

Caroline era voluta tornare alla scuola, avevano coperto la distanza correndo a velocità vampiresca, quando entrarono nel soggiorno, i presenti si girarono a guardarli.

«Quando sei uscita?» chiese Damon «Non ti ho visto passare!»

«Io sono ancora una vampira!» esclamò la ragazza sogghignando, poi prese per mano Klaus indicandogli con lo sguardo il piano di sopra.

Oliver stava guardando l’Originale sorpreso, l’Ibrido rispose alla tacita domanda con un’alzata di spalle, poi seguì la ragazza.

Care non si fermò al piano delle stanze, ma continuò a salire la rampa di scale che portava sulla soffitta.

Una volta entrati, la vampira lasciò la mano di Klaus e si diresse verso una delle pareti, spostò delle cose, poi trascinò al centro un baule e l’apri, poi guardò all’interno, come a cercare qualcosa.

La prima cosa che la ragazza tirò fuori fu il vestito azzurro del ballo dei Mikaelson e lo appoggiò su una poltrona che era lì accanto, poi prese anche la busta di plastica con gli accessori che aveva indossato quella sera.

Guardò di nuovo nel baule e tirò fuori l’abito che aveva indossato al ballo studentesco anni 20, aprì la busta allegata, con gli accessori e si passò la piuma sul volto sorridendo.

Anche queste cose finirono sulla poltrona, la vampira non aveva mai sollevato lo sguardo sull’Ibrido, che rimaneva a distanza in silenzio.

Ma quando tirò fuori l’abito bianco che lui gli aveva dato per il ballo del diploma, lo fissò dritto negli occhi.

«Quando sei partito per New Orleans» iniziò a parlare Caroline «mi sono detta… è meglio così! Quando sei tornato e mi hai chiesto di essere sincera su quello che provavo per te, mi sono autoconvinta di averlo fatto davvero.» Care tirò fuori dal baule una bustina trasparente con dentro il top che indossava quel giorno.

«Poi ho saputo di Hayley e che stavi diventando padre» continuò «e mi sono detta che fosse proprio una fortuna che non provassi nulla per te, che per fortuna era solo attrazione fisica…»

Klaus si mosse ma Caroline alzò una mano per non farlo avvicinare.

«Fammi continuare…» chiese 

«Mi sono invaghita di Stefan appena l’ho visto» continuò a parlare «ma lui era innamorato di Elena e mi ha detto chiaramente, in maniera anche un po’ crudele, che tra me e lui non poteva succedere niente.

Poi sono diventata una vampira e lui mi ha aiutato… siamo diventati amici, gli sono stata accanto quando Elena lo ha lasciato per Damon.

Lui mi è stato vicino quando è morta mia madre, poi i nostri sentimenti sono cambiati, si sono evoluti… è stato naturale, io lo amavo… come non avevo amato neanche Tyler.

Ne abbiamo passate tante insieme… ci siamo allontanati e riavvicinati, non ti pensavo più!» esclamò fissandolo negli occhi.

«Poi Stefan è venuto a New Orleans e tu hai risposto al telefono» Caroline aveva gli occhi lucidi «E’ bastata la tua voce… è bastato che mi richiamassi ancora un volta Love… è bastato sentire come arrotondi la “O” quando dici il mio nome… e tutto quello che avevo accantonato, tutto quello che avevo negato… è riaffiorato!» Caroline abbassò lo sguardo, Klaus non si mosse.

«Stefan non è mai tornato a casa da quel viaggio… è sparito per anni… io avevo le gemelle da crescere, non avevo tempo per piangermi addosso, con Alaric abbiamo deciso di partire e ricominciare altrove.

Mentre sistemavo le mie cose per la partenza, mi sono tornati tra le mani quei vestiti» disse Caroline girandosi a guardare gli abiti poggiati sulla poltrona «Ho preso una valigia e ce li ho messi dentro, insieme ad altre cose»

La vampira si abbassò a cercare nel baule, frugò per un po' e poi prese un foglio arrotolato, lo aprì e lo mostrò all’Ibrido, era il disegno che lui le aveva fatto la sera del ballo, poi prese il biglietto di invito, dove lui aveva scritto di riservagli una danza, sorridendo prese un altro foglio «la mia domanda di ammissione a Miss Mystic Falls» spiegò con un sorriso.

Anche Klaus sorrise.

Caroline si chinò di nuovo e prese il tocco del giorno del suo diploma «Non è quello… ovviamente, questo è pulito…» spiegò ridendo.

«Mi sono trascinata dietro quella valigia ovunque sia andata… continuando a riempirla, quando vedevo qualcosa che mi riportava alla mente un momento, un discorso…»

Mentre finiva di parlare Care cominciò a prendere dal baule delle cose, mostrandole all’uomo.

Le guide turistiche di Roma, Parigi e Tokyo.

La cartolina delle Ande.

La foto del colibrì.

Il dizionario Inglese-Aramaico.

La biografia di Magellano.

Le tenaglie.

L’ibrido sembrava incredulo, ma sorrideva e muoveva gli occhi, come se stesse tornando con la memoria a quei momenti, facendo i giusti collocamenti.

Ad un certo punto sorrise e scosse la testa «Magellano?» chiese.

Caroline sorrise «Stavamo nei boschi seguendo una mappa… ti ho chiesto se la sapessi leggere, e tu mi hai detto che te lo aveva insegnato il tuo amico Magellano»

Klaus annuì sorridendo.

«Di quella passeggiata io mi ricordo altro…» rifletté poi con una piccola smorfia.

«Una persona che fa cose terribili, rimane una persona terribile» disse Caroline guardandolo.

L’Ibrido annuì di nuovo.

«Era quello che mi ripetevo continuamene, come un mantra… ogni volta che passavamo anche un solo minuto insieme e io mi dimenticavo il perché ti dovevo odiare» confessò Caroline con gli occhi lucidi.

L’uomo e la donna si guardarono.

«Perché mi hai voluto portare qui… » chiese Klaus «Perché mi hai fatto vedere queste cose?»

«Perché volevo che tu capissi una cosa… e avevo paura di non essere in grado di spiegartela bene… forse avevo anche timore che non mi avresti creduta… o peggio, che mi avresti creduta, ma che non avresti capito come stanno esattamente le cose.»

L’ibrido la guardò, poi chiuse gli occhi e dopo aver preso un profondo respiro, si girò per andarsene.

«Dove vai?» chiese Caroline allarmata.

«Non credo di volermi sentire dire ancora una volta… che pur provando qualcosa per me, non posso far parte della tua vita… dei tuoi piani… del tuo futuro…» Klaus per un momento si era fermato, senza girarsi, ma poi ricominciò a camminare per uscire della soffitta.

«Invece tu ascolterai quello che ho da dire!» esclamò Caroline «Perché io sono stanca di nascondermi!»

Klaus si girò a guardarla.

«Tu hai fatto parte della mia vita» disse Care allargando le braccia per indicare tutte le cose che prima erano nel baule ed ora erano sparse «Vuoi fare piani? Facciamoli!» quasi urlò la ragazza «Per quanto riguarda il futuro… tu una volta mi hai detto che era tua intenzione essere il mio ultimo amore, che avresti aspettato tutto il tempo necessario e io ti ho creduto… e non sai quante volte mi sono aggrappata a quella tua promessa per andare avanti con la mia vita, specialmente dopo aver perso il mio secondo amore…» Caroline stava piangendo «Ci speravo… ma non potevo essere sicura che sarebbe accaduto veramente, tu avevi cominciato un altra vita, lontano da me… ma una cosa sono riuscita a capirla con il tempo, forse non saresti stato il mio ultimo amore… ma di certo sei stato il primo… » confessò guardandolo dritto negli occhi.




 

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Capitolo 23
*** ventiduesimo capitolo ***

























 

Caroline non aveva mai visto Klaus in quello stato, si era immobilizzato vicino alla porta della soffitta e la fissava, sul suo viso non c’era nessuna traccia di quel suo perenne sorrisetto ironico, anche le sue deliziose fossette erano sparite.

«Dimmelo… voglio sentirtelo dire» disse in un sussurro.

«Ti amo, Niklaus Mikaelson»

«I'm your last, however long… we live» sussurrò l’ibrido.

I suoi occhi erano lucidi, le sue fossette erano ricomparse ma il suo sorriso non era ironico.

Mentre si avvicinava lentamente, Caroline stava pensando che in quel momento sembrava… umano.

Nell’uomo che la stava guardando con amore, non c’era nessuna traccia dell’ibrido immortale, del sanguinario vampiro originale.

Quando furono abbastanza vicini da sfiorassi, Klaus le prese il volto tra le mani e le baciò le guance bagnate dalle lacrime «Hai pianto troppo stasera, Love… io non sono mai stato così felice in tutta la mia vita e quando ripenserò a questo momento, non è così che mi voglio ricordare il tuo bellissimo viso»

Caroline si passò le mani sugli occhi e si asciugò le ultime lacrime.

«Così va molto meglio, sei bellissima amore mio…» mormorò Klaus chinandosi a baciarla.

«Amore mio…» ripeté l’ibrido con la voce rotta dalla commozione.

«Devi continuare a chiamarmi Love… anche se… nessuno pronuncia il mio nome come lo fai tu…» sussurrò la ragazza.

«D’accordo, Love…» rispose l’uomo continuando a baciarla «My Caroline….»
 

Oliver era silenzioso mentre percorrevano il breve tragitto dall’edificio principale alla dependance.

«A che pensi?» chiese Rebekah.

«Penso che voi donne siete delle guastafeste!» rispose scuotendo il capo.

«Che ho fatto?» domandò confusa Becca.

«Tu niente» le disse l’uomo «parlo di Caroline! Klaus… lascia perdere… » finì sbuffando.

«Questa… cosa… tra te e mio fratello non finisce mai di meravigliarmi!» esclamò la vampira.

«Perché?» le domandò Oliver fermandosi a guardarla «Io e Nick non possiamo essere amici? Cosa è che ti sconvolge tanto? E’ perché sono un umano?»

«Non ho detto che mi sconvolge! Ho detto che mi meraviglia… Nik non è il tipo da amici… non ne ha mai avuti! Non parla di sé … mai! Con chicchessia! Umani o vampiri che siano! Certo … il fatto che tu sia un umano lo rende ancora più strano!»

«Invece con me parla! Te ne devi fare una ragione! » rispose piccato l’uomo mettendo la chiave nella serratura della porta.

«Tu…. sai… cosa sta combinando in questi giorni!» realizzò Rebekah a bocca aperta.

«Certo che lo so!» confermò Oliver aprendo la porta «Ma non posso dirtelo, non spetta a me farlo…»

«Lo sai che potrei costringerti vero…» sghignazzò Becca con un sorrisino, che subito si spense quando vide lo sguardo glaciale di Oliver.

«Stavo scherzando!» chiarì la vampira «E poi hai il braccialetto…» continuò a bassa voce.

«Becca… sono a pochi metri da te, non mi occorre il super udito per sentirti!» replicò l’uomo infastidito.
 

Klaus e Caroline erano sul pavimento della soffitta, circondati da stoffe… libri… 

«Ecco cos’era!» esclamò Caroline con in mano la tenaglia «Ce l’ho avuta tutto il tempo conficcata su un fianco!» spiegò ridendo.

L’Ibrido gliela prese dalle mani «Un giorno sei andata a fare compere in una ferramenta e hai pensato a quanto ti eri divertita a torturarmi?» chiese ironico.

«No… sono andata a casa tua a pensare a quanto mi fossi divertita a tagliuzzarti la schiena… è proprio quella tenaglia…» chiarì la vampira.

Klaus con un sorriso la abbracciò stringendosela a sé.

«Non ho mai capito perché hai chiamato me quel giorno… eri in difficoltà… eri…» 

«Vulnerabile?» la interruppe l’Ibrido «Proprio per quello ho chiamato te… l’unica persona che ero sicuro non avrebbe sfruttato la situazione… l’unica di cui mi fidassi…»

Caroline lo guardava con un tenero sorriso.

«Nonostante tutto quello che ci succedeva intorno, nonostante volessimo tutti ucciderci a vicenda… io e te avevamo un’unica sicurezza, che non ci saremmo mai fatti del male l’un l’altra…»

«Insomma… quella volta a casa di Elena non ne ero così sicura!» infierì Care.

«Sapevi benissimo che non ti avrei mai lasciata morire… e lo sapeva anche Tyler! Per quello ti ha lasciato da sola con me… »

La vampira continuava a sorridergli scuotendo un po' la testa.

«Non fare la finta tonta! Quella sera mi hai detto che sapevi che ero innamorato di te!» la rimproverò bonario Klaus.

«Non l’hai negato…» 

«Non potevo… era la verità…»

 

«Oliver!» lo chiamò Rebekah, mentre il ragazzo entrava nella loro camera da letto visibilmente arrabbiato. «Perché stiamo litigando?» chiese perplessa seguendolo.

«Non lo so!» rispose innervosito l’uomo «Ed è una cosa che mi succede spesso! Faccio tante cose che poi non mi sono chiare! Sono sempre confuso! Succedono tante cose strane intorno a me! E io alcune volte penso… “Perché ho reagito così”? Molte volte temo di non agire con libero arbitrio! Spesso mi chiedo “Mi avranno soggiogato? … Rebekah mi ha soggiogato?»

La vampira sgranò gli occhi «Come puoi pensare una cosa del genere? Io non lo farei mai…»

«Mai? Lo hai fatto!»

«Ti ho SEMPRE lasciato la consapevolezza di essere stato soggiogato! Mai una volta te l’ho fatto dimenticare del tutto!» chiarì la vampira che si stava alterando.

«Suppongo di dovermi fidare della tua parola…» sbuffò ironico Oliver.

Non ebbe neanche il tempo di alzare gli occhi per guardarla che Rebekah in un lampo era sparita.

«PERFETTO!» sbraitò Oliver allargando le braccia «E’ perfettamente normale che mentre litighi con la tua ragazza, lei sparisca così!»

 

Caroline si svegliò da sola nella camera di Klaus «Ora dove è finito!» sbuffò quando se ne rese conto.

La vampira si stiracchiò, sospirando… era stata una nottata molto intensa, avevano fatto l’amore in soffitta, stando bene attenti a non fare troppo rumore... avrebbero tanto voluto andare nel bosco, ma le Angel’s si sarebbero insospettite a vederli uscire a quell’ora! 

La stanza di Klaus era l’ultima del corridoio, molto più defilata rispetto a quella di Care. Avevano deciso di terminare la loro nottata lì, si erano addormentati l’uno nelle braccia dell’altra ed era stato meraviglioso…

Caroline scese dal letto e si rivestì. Aprì piano la porta e sbirciò nel corridoio per vedere se ci fosse qualcuno, si fermò ad ascoltare se ci fosse qualche movimento, quando decise di avere via libera, uscì dalla stanza e lentamente si avviò verso camera sua. Stava passando davanti alla stanza di Rebekah quando vide la porta aprirsi e la vampira uscire, era vestita di tutto punto per iniziare la giornata lavorativa.

«Che ci fai qui?» chiese Caroline.

«Non fare domande! Sennò ti chiedo il perché hai passato la notte nella camera di mio fratello!»

Un luminoso sorriso si aprì sul volto di Caroline.

«Bitch!» esclamò l’Originale, prendendola tra le braccia e stritolandola «Sono così felice per voi!» mormorò continuando a stringerla forte.

 

-Buongiorno Love… sono al cantiere, non ho voluto svegliarti, ci vediamo tra un po’… I <3 you …-

Klaus ripose il cellulare in tasca dopo aver inviato il messaggio.

«Abbiamo fatto qualche passo in avanti…» commentò Oliver ironico «ora mandiamo anche messaggini…» 

L’Ibrido lo guardò sorridendo.

«E non mi fulmini… minacci… presumo che siano notevoli passi in avanti!» commentò l’umano sgranando gli occhi.

Klaus scoppiò a ridere… poi sospirando annuì.

«Sono così felice per voi!» affermò Oliver dando una pacca sulle spalle all’amico.

 

Sentendo il bip del cellulare, Becca liberò la sua amica dall’abbraccio.

Caroline prese il telefono e poi sorrise.

«Mio fratello ha finalmente imparato che il cellulare non si usa solo per dare ordini?» chiese sbirciando. «MIO DIO… » urlò «ha anche imparato ad usare le faccine!»

Caroline la spinse via ridendo.

«La fine del mondo è vicina…» commentò l’Originale avviandosi verso le scale.

 

Oliver e Klaus entrarono in cucina, dando il buongiorno.

Erano tutti lì a chiacchierare e a fare colazione, mancava solo Caroline.

«I lavori al cantiere sono quasi terminati» li aggiornò l’Ibrido.

«Finalmente ti sei ricordato che hai un lavoro da supervisionare!» commentò Bonnie.

«… nell’ultima settimana la ditta se l’è presa un po' comoda, visto che tu non c’eri… c’erano anche molti meno operai al lavoro…» lo informò Alaric.

Klaus annuì trattenendo a stento un sorriso «L’importante è che ora abbiano quasi finito…» chiosò.

Care entrò in quel momento, bellissima nel suo impeccabile tailleur pantalone «Questa sì che è una splendida notizia» commentò con noncuranza, versando il caffè in due tazze «e io ne ho un’altra… » disse avvicinandosi a Klaus porgendogliene una, poi lo cinse e gli diede un bacio.

«Ora lo sapete tutti» disse continuando a guardare l’Ibrido «potete smetterla di fare congetture… vi sarei grata se, per il momento, evitaste di parlarne con le nostre figlie… per i dettagli, quelli riferibili ovviamente» chiarì girandosi a guardare le sue amiche «Noi ci vediamo più tardi nel salottino…» .

Poi prese per mano Klaus e lo sospinse fuori dalla portafinestra che dava sul parco.

L’Ibrido si voltò a guardare i loro amici che li fissavano sconvolti «Avete sentito la direttrice?» chiese ironico «Al lavoro! Ognuno al proprio posto…» 

 

La neo coppia non poteva saperlo, ma c’erano altri otto occhi sgranati che stavano guardando la scena.

Cristina aveva gli occhi lucidi.

«Non ci posso credere» commentò Donna «Tu… che ti commuovi…» esclamò rivolta alla sorella.

«Lui è il nostro originale, se è felice lui… lo sono anche io!» spiegò Cristina.

«Non siamo sicure che sia lui a capo della nostra stirpe» chiarì Lucy.

«Oh si che lo è… io e Caroline lo sappiamo riconoscere un Maschio Alpha, quando ne vediamo uno…» sorrise compiaciuta l’anziana vampira.

 

«Complimenti… un’entrata ad effetto!» sorrise Klaus.

«Era inutile tirarla troppo per le lunghe» commentò Care con un’alzata di spalle «e poi ti avevo avvertito… qualche volta mi devi lasciare il controllo della situazione» chiarì ammiccando.

«E’ molto difficile per me» dichiarò l’Originale «ma mi sforzerò… per te… solo per te… Caroline» terminò cercando di rimarcare il più possibile la sua pronuncia.

La vampira sospirò, poi lo guardò maliziosa «Ieri notte non sono riuscita ad osservare tutte le rifiniture della nostra casetta… » gli mormorò a fior di labbra «nel bosco… lontano da tutti… senza doverci preoccupare che orecchie indiscrete possano sentirci…»

«Siamo in orario di lavoro direttrice Forbes, non mi sembra opportuno» la rimproverò ironico l’Ibrido.

«Ok… se vuoi stare alle regole…» disse Care civettuola.

«Torneremo prima che qualcuno si accorga che siamo spariti…» esclamò Klaus afferrandola.

«Non credo di essere entusiasta di questa cosa!» rispose la vampira scoppiando a ridere.

«Oh si… che lo sarai… entusiasta e soddisfatta… te lo garantisco!» esclamò l’uomo prendendola in braccio per poi sfrecciare via.

 

Oliver era appoggiato alla porta dell’aula dove Rebekah stava facendo lezione.

«tha mi
tha thu
tha e
tha sinn…»

«Miss Marshall! Un minuto… vada più piano» esclamò uno degli studenti infastidito «Non riesco a scrivere tutto! E poi… ma a che ci serve sapere il verbo essere in gaelico!» sbuffò.

«La Scozia è una terra misteriosa con antiche tradizioni, la magia è ovunque in quelle lande… senza contare che alle tue compagne farebbe molto piacere capire cosa dice Jamie Fraser in Outlander!» spiegò facendo un occhiolino alle ragazze.

Le studentesse annuirono convinte.

«Anzi… sapete che facciamo? Lasciamo perdere la grammatica che è noiosa e traduciamo una cosa… lasciatemi cercare su Internet! » disse prendendo il portatile.

Un minuto dopo cominciò a scrivere sulla lavagna.

“Is tu fuil ‘o mo chuislean, is tu cnaimh de mo chnaimh“

«Prendete il dizionario» chiese la vampira «traduciamolo insieme…»

Becca sorrise vedendo i ragazzi intenti a sfogliare i vocabolari, dopo neanche un minuto una ragazza facendo un sorriso compiaciuto esclamò «Tu sei sangue del mio sangue e ossa delle mie ossa»

«EHHHH NO!» la riprese Rebekah «Furbetta… quella è la maniera nella quale l’hanno tradotta in tv! Ma non è la traduzione letterale…»

Oliver, che la stava guardando dalla finestrella della porta, sorrise scuotendo la testa.

«Ma perché? Cos’è quella roba?» chiese Damien, lo studente che non riusciva a scrivere velocemente.

«E’ l’inizio delle promesse matrimoniali che gli antichi scozzesi si facevano sull’altare, come la tua compagna ben sa… le ripetono anche Jamie e Claire, i protagonisti della serie Outlander, al loro matrimonio…»

«Ci fa tradurre una cosa da femminucce!» sbottò il ragazzo.

«Ehi! Non esistono cose da maschietti o da femminucce… siete la classe dei ragazzi più grandi, pensavo che potessimo divertirci un po’… o volete tornare al verbo essere?»

I compagni intimarono al loro amico di fare silenzio e ricominciarono a sfogliare i dizionari.

«Guarda quella serie… prima di parlare» sussurrò ammiccando il compagno di banco a Damien, dandogli una gomitata.

«Infatti… non bisogna giudicare mai una cosa che non si conosce…» commentò Rebekah dalla cattedra.

Il ragazzo la guardò sbuffando.

«Si lo so… è una tortura avere una vampira con un udito straordinario come insegnante» lo prese in giro Becca.

«Tu sei il sangue delle mie vene, sei un osso delle mie ossa» affermò con voce incerta Felicity.

«Esatto!» esclamò Rebekah «Brava… continuiamo» disse iniziando a scrivere un’altra frase sulla lavagna.

I compagni si girarono a guardare la giovane vampira che sedeva da sola nell’ultima fila di banchi.

La ragazza non si era fatta molti amici tra i suoi coetanei... preferiva stare principalmente in compagnia di Hope, le due erano inseparabili ma avendo età diverse dovevano frequentare corsi diversi.

Ma la vera ragione del perché non riuscisse ad integrarsi era riconducibile al fatto che i suoi compagni di classe sin da piccoli erano stati abituati a tenere le distanze dai vampiri.

Oliver guardava la sorella con tenerezza, sapeva delle sue difficoltà ad inserirsi e con lei aveva sempre sminuito il problema... in realtà la cosa lo preoccupava molto e vederlo con i propri occhi lo rattristava.

Stava facendo questo tipo di considerazioni quando vide un sorrisetto comparire sul volto della sorella, poi notò che muoveva le labbra, sogghignava e faceva delle strane espressioni col viso. Spostò lo sguardo verso Rebekah e notò che anche lei, dando le spalle alla classe, stava trattenendo a stento una risata… anche lei muoveva impercettibilmente le labbra.

«Perché io non la conosco questa serie tv?»

«Perché se tuo fratello sapesse che te la faccio vedere mi ucciderebbe»

«Ecco perché tutti ridacchiano… deve essere… interessante!»

«Non immagini quanto tesoro…»

«La voglio vedere!»

«Basta che non lo diciamo ad Oliver!»

«Comunque è “Tuo è il mio corpo, così che possiamo essere uno solo”»

«Non dirlo a me… dillo a tutti!»

«No!»

«Ti dono il mio corpo, così saremo una sola cosa?» disse una ragazza seduta ai primi banchi.

«Laurel… usa il dizionario… cerca parola per parola…» sbuffò Rebekah scuotendo la testa «abbiamo capito che sei una fan di Outlander!»

I ragazzi cominciarono a ridacchiare, Becca li ammonì con lo sguardo «Ma ti ho già detto che non è esatta quella traduzione… Felicity?» 

La giovane vampira guardò la lavagna, poi spostò lo sguardo sulla sua insegnante e con una faccetta mortificata disse «Non lo so… »

Rebekah la fulminò con lo sguardo.

Oliver aveva seguito tutta la scena, aveva intuito che Felicity e Becca stavano chiacchierando alla loro maniera, la cosa non poteva che renderlo felice. Chi non lo sarebbe a vedere la sorella e la fidanzata andare d’amore e d’accordo? Ma stranamente stava provando un senso di fastidio.

 

Quando Oliver tornò al cantiere, trovò Caroline, Klaus e Marcel che stavano valutando la disposizione degli attrezzi ginnici nella palestra.

«E quella cos’è?» chiese avvicinandosi.

«Una Salmon Ladder… dicono…» rispose Caroline «non guardare me… non ho la più pallida idea di cosa sia, ma ne abbiamo ordinate ben tre!» commentò alzando gli occhi al cielo.

«Mi sembrava un po' strana come scala… ha un piolo solo…» osservò Oliver.

«Funziona così» spiegò Marcel, che con un balzo andò ad afferrare la barra d’acciaio che era posizionata all’ultimo appiglio.

«Con la forza delle braccia e del busto… devi semplicemente spostare la barra… da un gancio… all’altro… andando giù… per poi… tornare su… da qui il nome… ci vogliono forza, agilità e coordinazione» continuò la spiegazione mostrando l’esercizio senza il minimo affanno.

«Semplicemente… » ripeté Oliver.

Caroline guardava Marcel a bocca aperta, fino a che non le arrivò uno scappellotto dietro la nuca.

«Contieniti, Love…» sibilò Klaus.

«I miei studenti su quel coso non ci salgono» dissimulò la vampira colta in flagrante.

«I più grandi potranno e poi qui ci si dovranno allenare anche i nostri vigilanti… e fidati, ne hanno bisogno» chiosò l’Ibrido.

«Vuoi provare?» chiese Marcel ad Oliver una volta sceso dall’attrezzo.

«Passo» rispose l’umano infastidito.

Klaus e Caroline si lanciarono uno sguardo complice.

«Marcel... dovrebbero essere arrivate le provviste settimanali della mensa, verresti a darmi una mano a sistemarle?» chiese la vampira.

«Ma certo» rispose l’uomo sfoderando uno dei suoi magnifici sorrisi.

Care annuì sorridente, poi facendo un cenno di saluto a Klaus e Oliver si avviò verso l’uscita della palestra insieme a Marcel.

«Buongiorno Miss Forbes… » la salutò l’operaio dai tratti ispanici.

«Salve » rispose Care «avete fatto un ottimo lavoro… complimenti» continuò gentile. 

«Grazie signora direttrice» replicò il ragazzo dai capelli rossi.

L’operaio dall’accento del sud continuò a fare quello che stava facendo, limitandosi ad annuire.

Klaus stava osservando tutta la scena con un sorriso compiaciuto.

«Io mi preoccuperei di più per Iron Man….» commentò Oliver.

«Lui sa benissimo che Caroline è off-limits e sa anche che lui potrebbe uccidere me, ma io posso fare altrettanto con lui…» replicò l’Ibrido.

«Già… » annuì l’umano.

«Ma che hai?» chiese Klaus.

«Ho discusso con tua sorella» spiegò Oliver.

«Non deve essere niente di grave… sei ancora tutto intero!» commentò ironico l’Originale.

L’amico lo fulminò con lo sguardo «Questo è proprio il genere di battute che non ho bisogno di sentire oggi!» ribatté velenoso allontanandosi.

 

Nel salottino Caroline e Rebekah si stavano nutrendo da sole, Bonnie ed Elena a malincuore erano dovute andare a finire di organizzare la finale del torneo, una partita di calcio a otto.

«Non vi azzardate a parlarne senza di noi!» le aveva ammonite Bonnie un attimo prima, mentre usciva dalla stanza con Elena.

«Perché hai passato la notte in camera tua?» domandò diretta Caroline.

«Se devo essere sincera… non lo so!» replicò Rebekah «Se non fosse un uomo… direi che Oliver è in piena sindrome premestruale!» 

«In effetti si comporta in un modo strano, non è da lui essere così angustiato» commentò Care.

«Prima di pranzo eravamo nella palestra e lui sembrava nervosissimo… a proposito di palestra, Marcel si è esibito in un esercizio sull’attrezzo che hanno appena installato… amica mia… i miei più vivi complimenti, proprio niente male…» sghignazzò la vampira.

«Lo so…» ribatté l’Originale «perché quando sorride?»

Le due donne scoppiarono a ridere complici.

«Tu lo sai che rischi grosso se ti sente mio fratello, vero?» chiese Becca sarcastica.

«Abbiamo promesso di non parlarne! » l’ammonì divertita Caroline «Ma credimi, Marcel non ha neanche un pizzico dello charme e del sex appeal di tuo fratello…ma non riferirlo a lui! Che è già abbastanza pieno di sé!»

L’Originale la guardò stupita «Ti credo sulla parola…» esclamò continuando a ridere.

 

Hope e Felicity erano sedute sulle balle di fieno che fungevano da tribuna all’improvvisato campo da calcio, in attesa dell’inizio della partita.

«Perché non vuoi giocare?» chiese la vampira all’amica.

«Non ne ho voglia!» rispose la streghetta.

«Magari potessi farlo io…» ribatté sconsolata Felicity.

«Vorresti correre dietro ad una palla?» commentò sarcastica Hope.

«Ehi… io vengo dall’Europa! Da noi il calcio è … una religione!» replicò la giovane vampira.

«Non mi dirai che sei una tifosa?»

«Certo! Mi mancano i miei Drogs! Io ed Oliver non ci perdevamo una partita del Drogheda United in tv… ma il campionato irlandese non è così competitivo… prima di partire per gli Stati Uniti, mio fratello mi ha portato a Londra… all’'Emirates Stadium a vedere il nostro amato Arsenal! Il giorno più bello della mia vita!» spiegò la giovane vampira con un sospiro.

Le squadre fecero il loro ingresso in campo, in due file ordinate camminando dietro Damon in tenuta da arbitro, con il fischietto al collo e il pallone sotto il braccio.

Hope scoppiò a ridere «Ma come si è vestito?»

«Damon è bello sempre» commentò Felicity « ma oggi è ancora più bello…»

Hope la guardò di sbieco.

Le squadre erano miste, sia per sesso che per età, le gemelle erano state divise ed ora erano ai lati di Damon per la cerimonia dello scambio dei gagliardetti, poi si diedero la mano.

«Preparati a perdere» disse Josie alla sorella «Vedremo » rispose Lizzie.

«Cominciamo bene» commentò Damon. «Allora ragazze e ragazzi, squadra rossa e squadra blu, siete pronti?» proseguì rivolto a tutti «Siate leali e sportivi… e ricordate… niente magia! Miss Bennet è a bordo campo e vi controlla!»

Era in corso il decimo minuto della partita e la squadra rossa era già in vantaggio di due gol, entrambi segnati da Damien. Ora il ragazzo era impegnato in una percussione sulla fascia.

«MA PASSALA PERO’…» urlò Felicity dalle tribune.

Come se l’avesse sentita il ragazzo fece un millimetrico assist alla sua compagna Laurel, che non dovette far altro che toccarla per metterla in porta.

«Non a lei…» sussurrò la giovane vampira «ARBITRO ERA FUORIGIOCO!» urlò invece all’indirizzo di Damon «Non è vero, non esiste il fuorigioco nel calcio a otto» rivelò poi rivolta ad Hope.

«Ma allora le conosci davvero le regole» esclamò Hope stupita.

«Giocavo a calcio in Irlanda» confessò la vampira «E avevo trovato anche una squadra qui… sono… ero brava… almeno così mi dicevano»

Oliver era a bordo campo, intento a seguire la partita, ma non riusciva ad evitare di girarsi a guardare la sorella di tanto in tanto. I due si lanciarono un’occhiata «Mi spiace tanto» sussurrò piano il ragazzo.

Felicity annuì «Lo so…» mormorò, anche se il fratello non poteva sentirla da quella distanza.

«Io non ci capisco niente… ma anche Damien sembra bravo» affermò Hope.

«Sì, è antipatico e arrogante ma a pallone ci sa decisamente giocare» replicò la giovane vampira.

La partita era terminata, la squadra rossa aveva vinto con un largo punteggio, ma la squadra blu era riuscita a segnare un paio di gol, ora erano a centrocampo a scambiarsi le maglie.

Quando Damien si tolse la sua, Felicity rimase a bocca aperta.

«Che c’è?» le chiese Hope che se ne era accorta.

«Damien sotto la maglia ne indossava un’altra… quella della nazionale francese… la maglia di Thierry Henry»

«Di chi?»

«E’ un calciatore, ha giocato anche nell’Arsenal, era l’idolo di mio fratello. Quando avevo due anni, con il suo primo stipendio mi ha regalato una sua maglia… io non la toglievo neanche per andare a dormire…» spiegò.

Anche Oliver si era accorto della strana coincidenza, e ora guardava la sorella con un largo sorriso, Felicity gli andò incontro ridendo.

«Due tiri?» chiese Oliver quando gli era arrivata accanto.

«Si Ollie! Ti prego!» sbottò la sorella.

Oliver prese il pallone e cominciò a palleggiare piano.

«Fatti sotto» la sfidò.

Felicity si mosse velocemente, sottraendogli il pallone.

«Ehi! » la riproverò il fratello «Gioca lealmente!»

Felicity gli andò incontro smarcandolo… Oliver sorrise, poi la contrastò e le sfilò il pallone… evitò il suo rientro con una rabona, infine la dribblò con un doppio passo.

«Sarai anche più veloce» la provocò «ma la tecnica è un altra cosa!»

Iniziò così una sfida tra i due fratelli, sotto l’occhio attento di tutti quanti, compresi i giocatori che si erano affrontati in campo poco prima.

«DAI FELICITY!» cominciò ad urlare Hope.

«FORZA TESORO!» si unì Rebekah.

«Tranquilla… non ha nessuna chance contro di me» replicò Oliver.

«PARLAVO CON TUA SORELLA!» lo rimbeccò Becca, facendo scoppiare a ridere tutti quanti.

Tra incitamenti e urla entusiastiche Oliver e Felicity diedero spettacolo, facendo giocate degne del migliori manuali del calcio, fino a che Oliver non fece partire un tiro dalla trequarti, teso, potente e preciso che si infilò sotto il sette.

Felicity lo vide partire e lo seguì con lo sguardo fino a che non arrivò in rete, poi abbassò e scosse la testa. 

Il fratello la guardava con un sopracciglio alzato… lei si avvicinò… Oliver sollevò un piede e la ragazza gli pulì la scarpa con la sua manica… poi si abbracciarono ridendo.

Tutti stavano battendo le mani, anche Damien che non si era perso un passaggio.

«Però… » commentò Marcel quando gli passarono vicino uscendo dal campo.

«Io e te saremo anche dei vampiri veloci e resistenti» gli si rivolse Felicity «ma lui è cresciuto guardando giocare Zidane, Messi e Francesco Totti…» chiosò con un sorrisetto.

Oliver non poté fare a meno di afferrarla per il collo e darle un bacio sulla testa.

 

«Perché non hai giocato la partita?» Chiese Damien a Felicity avvicinandosi.

«Lo sai perché…» rispose la ragazza guardandolo storto.

Il giovane fece un’alzata di spalle.

«Thierry Henry…» lo guardò interrogativa la giovane vampira.

«Sai chi è?» domandò il ragazzo stupito «Non sei troppo piccola per ricordartelo?» continuò.

«Se è per questo anche tu… »

«Sono più grande di te!»

«Capirai… di quanto? Un paio d’anni? E comunque esiste YouTube… e poi a fine carriera è tornato all’Arsenal… E’ il giocatore preferito di mio fratello!» spiegò allargando le braccia, vedendo lo sguardo sempre più perplesso del ragazzo.

«Anche quello di mio padre» annuì il giovane stregone «Me l’ha regalata lui questa maglia»

«Quella che mi ha regalato Oliver non posso più indossarla, avevo due anni quando me l’ha comprata!» esclamò Felicity ridendo, seguita da Damien.

«DAMIENNNNN» si sentì urlare in lontananza.

«Devo andare» disse il ragazzo «sei brava davvero» affermò prima di allontanarsi.

Felicity annuì «Grazie» mormorò.

 

«Non ti avevo mai visto giocare» disse Rebekah avvicinandosi a Oliver.

«Non c’è mai stata l’occasione» ribatté l’uomo «siamo in America! Già che lo chiamate soccer… non vi meritate di vedere le mie giocate! Incivili!» continuò scuotendo la testa.

Becca si mise a ridere, abbracciandolo.

Oliver ricambiò l’abbraccio «Scusami per ieri sera…» le mormorò all’orecchio.

«Sei perdonato…» rispose la vampira.

«Mi sei mancata tanto… stanotte»

«Anche tu»

«Non farlo più… scomparire in quella maniera, mentre stiamo discutendo… io non posso correrti dietro! Non è leale!»

«Hai ragione» replicò Rebekah.

 

 

«Eccomi! Ho messo i nostri allievi a nanna, gli uomini di sotto stanno commentando le gesta atletiche dei loro campioncini» esordì Elena entrando nel salottino per poi chiudersi la porta dietro le spalle «e noi finalmente possiamo parlare di cose serie!» continuò mettendosi a sedere sul divano, tra Bonnie e Rebekah.

Caroline, che era in piedi vicino alla finestra, si avvicinò e prese un bel respiro «Mi dovete promettere che tutto quello che vi dirò rimarrà in questa stanza… che non lo direte a nessuno… Klaus si è impegnato molto per fare tutto in segreto» poi guardando Rebekah aggiunse «Tu non devi far capire ad Oliver che lo sai»

Tutte annuirono.

«Quando mi sono presentata al nostro appuntamento, Klaus mi ha portato nel bosco per farmi vedere dove andava tutti i giorni nell’ultimo periodo» Caroline sospirò di nuovo «Ha fatto costruire una casetta su un albero» rivelò titubante, scrutando la reazione delle sue amiche, che infatti la guardavano interrogative «nel punto esatto dove anni fa ci siamo… incontrati» le amiche sgranarono gli occhi 
«E’ bellissima e ha fatto delle rifiniture…» la vampira chiuse gli occhi scuotendo leggermente il capo «la testata del letto è uno spettacolo e mi ha dipinto su una delle pareti» quando li riaprì, i suoi occhi erano lucidi… di nuovo!

Le amiche erano rimaste di stucco e la guardavano a bocca aperta.

«Quando l’ho vista… ma soprattutto, quando mi sono resa conto di cosa fosse e dove fosse stata costruita… non sono riuscita a controllarmi! Mi sono messa a piangere come una scema!»

Caroline si mise una mano sugli occhi «Ovviamente lui mi ha chiesto il perché della mia reazione e io gli ho confidato che nessuno aveva mai fatto una cosa del genere per me» 

La vampira alzò lo sguardo verso le sue amiche «A quel punto Klaus mi ha risposto che neanche lui aveva fatto niente di simile prima d’ora… perché non aveva mai amato nessuna come ama me»

Elena si portò le mani alla bocca, Bonnie e Rebekah le sorrisero.

«Hai fatto capitolare Klaus Mikaelson amica mia» commentò Bonnie con un profondo sospiro.

«Era da anni che ci era riuscita! » replicò Becca «Quindi la cosa importante è… cosa gli hai risposto tu?»

«Che potevo rispondergli dopo un gesto così plateale? Dopo una dichiarazione così diretta e importante? Uno dei vampiri originali che mi dice che in mille anni non si era mai innamorato come lo è di me? » Caroline scosse la testa «Nessuna risposta mi sembrava all’altezza della situazione… non ho trovato le parole adatte per spiegargli cosa provassi… per farlo nella maniera più completa… per essere creduta… così gli ho fornito le prove.»

Rebekah allargò le braccia, anche Elena e Bonnie la guardavano interrogative.

«L’ho portato qui» continuò a raccontare Care.

«Senza rispondergli?» la interruppe Elena.

«E lui ti ha seguito?» Becca era incredula.

Caroline annuì.

«Non ci credo» scosse vigorosamente la testa Rebekah.

«L’ho portato in soffitta» continuò Caroline.

«Lo sappiamo » sghignazzò la vampira Originale lanciando uno sguardo complice alle altre due ragazze.

«Abbiamo acceso lo stereo!» si affrettò a chiarire Bonnie.

Caroline scoppiò a ridere.

«Non sono a mio agio ad origliare mio fratello in momenti intimi!» spiegò Becca «Lo abbiamo acceso appena vi abbiamo sentiti tornare, ho preferito prevenire…»

«Io non ero d’accordo» confessò Elena «le avevo chiesto di continuare ad ascoltare almeno fino a che… beh insomma… hai capito…» continuò la spiegazione un po' imbarazzata.

«E certo! La fa facile lei!» replicò l’Originale piccata «Un porno con protagonisti mio fratello e la mia migliore amica? Non se ne parla proprio!»

Caroline la guardò con tenerezza.

In meno di ventiquattro ore un Originale le aveva detto di amarla come non aveva mai amato nessuna e ora un altro le stava dicendo che era la sua migliore amica...

«In questi anni» continuò il racconto Care «ho fatto una cosa che non ho mai confessato a nessuno» le amiche tornarono ad ascoltarla attente.

«Quando Klaus è stato qui e ha creato il caos nelle nostre vite… tra me e lui ci sono stati dei momenti… non quel tipo di momenti!» chiarì Caroline vedendo la reazione delle amiche «situazioni che si sono venute a creare nonostante intorno a noi ci fossero solo conflitti, quando eravamo soli… tra un battibecco e l’altro, ci siamo detti delle cose… ci siamo confidati… ci siamo aiutati a vicenda…»

«Aiutati?» la interruppe Elena.

«Beh, mi ha dato il suo sangue due volte!» le ricordò la vampira «Ora non ti focalizzare sul fatto che era colpa sua se stavo morendo… ma non era tenuto a salvarmi, specialmente la prima volta»

«E tu in che modo lo avresti aiutato?» chiese Bonnie, poi prima che l’amica rispondesse continuò «Non mi dire che hai avuto la possibilità di ucciderlo e non l’hai fatto!» disse sgranando gli occhi.

«E’ stato dopo che abbiamo saputo che eravamo della sua linea di sangue!» si difese Caroline «Non avrei potuto in ogni caso… ma sì, una volta lui mi ha chiamato perché Silas lo aveva attaccato e aveva bisogno di aiuto»

«E tu sei andata da lui?» chiese Bonnie «Fammi capire… nel periodo nel quale noi cercavamo un modo per metterlo incatenato e dormiente in una bara, magari somministrandogli la cura… lui era in difficoltà e invece di chiamarci… sei andata in suo soccorso?»

Caroline annuì.

«E’ incredibile!» commentò Bonnie sconvolta.

«Non avevamo messo una pietra sopra il passato?» chiese Rebekah innervosita.

«Non lo sto dicendo per quello» replicò Bonnie «Non la sto giudicando e tanto meno accusando, dico solo che… Caroline… non ti sei chiesta il perché hai preferito agire così? Tenevi già a lui! E non ce ne hai mai parlato! Noi ti abbiamo usato come diversivo tante di quelle volte! Ti mandavamo da lui per distrarlo! Perché pensavamo che lui avesse un debole per te… ma che tu lo odiassi come noi! Invece, praticamente… vi organizzavamo incontri romantici!»

Elena scoppiò a ridere, seguita da Becca.

Anche Bonnie scuoteva la testa divertita.

Caroline si nascose il viso tra le mani, poi proseguì il racconto «Quei momenti sono stati significativi per me e io non li ho mai dimenticati… ho provato ad accantonarli… e l’ho fatto… non in senso figurato… ma reale, tangibile… ho messo tutto quello che mi ricordava Klaus in una valigia… i suoi regali, i vestiti che mi ha donato e quelli che indossavo in qualche momento particolare, i suoi disegni, le sue lettere… tutto quello che lo riguardava era in una valigia che mi sono portata dietro ovunque in questi anni»

Le amiche erano esterrefatte.

«Ora quelle cose sono in un baule in soffitta» continuò «ce le ho portate quando Stefan… Tom… è apparso… prima erano nella cassapanca ai piedi del mio letto dove potevo averle vicino e magari prenderle e guardarle di tanto in tanto, quando mi sentivo giù di morale. Ho passato molte notti a ricordare e a sperare… confidavo che un giorno o l’altro Klaus sarebbe tornato a mantenere la promessa che mi aveva fatto il giorno del diploma, quando mi disse che il suo regalo era che Tyler potesse tornare da me… quando mi spiegò che era consapevole che Tyler fosse il mio primo amore… ma mi disse anche che lui intendeva essere l’ultimo e che avrebbe aspettato tutto il tempo necessario.»

Caroline parlava a bassa voce, il suo volto era malinconico e il suo sguardo basso.

Le amiche ascoltavano in silenzio, consapevoli di quanto fosse difficile per lei confidargli quelle cose.

«Ho portato Klaus in soffitta» riprese a parlare con voce più sostenuta alzando gli occhi per guardarle «per mostrargli il contenuto del baule, per essere sicura che lui capisse. Io e lui siamo bravissimi a dissimulare e a fraintendere! Anche ieri sera, nonostante tutto, ci stavamo riuscendo!» Caroline sbuffò sospirando.

«Volevo che non avesse dubbi sul fatto che io non mi sono innamorata di lui negli ultimi mesi, solo perché è venuto a salvare me e le mie figlie… tanto meno perché mi ha costruito una romantica casa sull’albero in un posto molto significativo per noi. Volevo che gli fosse chiaro che io ho cominciato ad amarlo… piano piano… sempre di più… anni fa… dal momento che lui è entrato nella mia camera e trovandomi ferita a morte, mi ha dato una possibilità di scelta! Continuare ad essere ancorata alla mia natura umana e alle sue convenzioni… o chiedergli di salvarmi la vita, consapevole che il mondo mi stava aspettando per mostrarmi tutte le cose belle che ha da offrirmi...dal momento che lui mi ha abbracciato augurandomi buon compleanno, con voce dolce e carezzevole, e mi ha offerto il suo braccio per nutrirmi… dal momento che tutto il mio corpo aveva capito una cosa che il mio cervello non accettava, ovvero che Klaus Mikaelson non era solo uno psicopatico che uccideva senza scrupoli, solo per spezzare una maledizione… Volevo che sapesse che la sera del mio diploma aveva fatto un grave errore di valutazione… non è stato Tyler il mio primo vero amore…»



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Capitolo 24
*** ventitreesimo capitolo ***























 

Caroline stava scendendo le scale con le sue amiche, era serena e aveva una nuova luce negli occhi mentre si avvicinava sorridente a Klaus. Lui aveva smesso di parlare appena l’aveva vista e non aveva smesso di fissarla.

«Hai voglia di fare quattro passi?» chiese la ragazza.

«Certamente, Love» rispose l’Ibrido alzandosi e cingendole la vita.

Klaus spostò lo sguardo su Bonnie ed Elena che erano rimaste in silenzio a guardare la scena.

Le due donne per un po' sostennero lo sguardo dell’Originale restando serie, poi dopo essersi guardate di sottecchi, sorrisero entrambe.

«Buona passeggiata» disse Bonnie continuando a sorridere.

«E buona notte, presumo che non dobbiamo aspettarvi svegli» aggiunse Elena. 

«No, non occorre» replicò Klaus con una espressione più distesa, con un sospiro annuì in direzione delle due donne «Ci vediamo domani mattina» esclamò stringendo di più Caroline a sé e cominciando ad incamminarsi verso la porta d’ingresso.

Quando furono usciti, l’Ibrido si chinò verso la ragazza e le mormorò «Mi sento come se avessi appena avuto il consenso della tua famiglia a frequentarti!»

Caroline si strinse di più a lui, scoppiando a ridere «Premesso che non ne avevi bisogno… ma credo che sia quello che è appena successo! Ora» continuò «dobbiamo solo pensare a come dirlo alle più piccole»

«Io non mi preoccuperei» replicò Klaus «le tue figlie mi amano! Sono il loro Sire! E Hope ti adora»

«E’ come se fossero figlie di divorziati» sospirò Care «e anche se non lo vorranno ammettere, in cuor loro, sperano sempre in una famiglia normale con mamma e papà che stanno insieme… anche io ero figlia di divorziati» aggiunse con una piccola smorfia.

L’uomo la guardò scoppiando a ridere «Tre streghette che sono figlie di due ibridi, una vampira e un cacciatore di vampiri credo che abbiano un concetto po' diverso di “normalità” rispetto ad una ragazzina di provincia che da grande voleva diventare "Capo della commissione decoro" e "Presidente della lotteria annuale della polizia” così da poter ridefinire l’eccellenza!» proclamò tutto compito andando a memoria, prendendola in giro.

Caroline sgranò gli occhi, si mosse velocemente per prenderlo per il collo ma l’Ibrido aveva previsto la sua mossa e l’aveva schivata partendo a razzo in direzione del bosco. La ragazza si lanciò al suo inseguimento ma subito perse il contatto visivo, si fermò sconsolata poco dopo l’inizio della boscaglia. Scoppiò a ridere prima che venisse travolta e buttata a terra.

«Io ed Hayley non siamo mai stati una coppia» le disse Klaus serio, restando a cavalcioni sopra di lei «E Hope lo sa benissimo, anche perché sua madre e suo zio non hanno mai nascosto cosa c’è tra loro. Da quel che so neanche tu e Alaric siete mai stati…»

«Stavamo per sposarci» lo interruppe la vampira.

«Cosa?» ringhiò l’Ibrido stupito.

«La ragazza un po' bigotta che è rimasta in me credeva che fosse la soluzione migliore per far crescere serene le nostre bambine, ma tra me ed Alaric non è mai successo niente… mai… forse Ric avrebbe voluto, qualcosa di più ma io lo facevo solo per essere una vera famiglia»

«E poi che è successo?» chiese Klaus più conciliante.

«E’ tornato Stefan, quello vero» aggiunse Care con una smorfia, per alleggerire l’atmosfera «dalla sua fuga da Rayna Cruz»

«E hai sposato lui…»

Caroline annuì.

«Quando è venuto a New Orleans gli ho chiesto se ti amasse» le confidò l’Ibrido «Stefan mi ha risposto che ti amava e che sapeva che ti avevo amato anche io… quindi mi ha promesso che si sarebbe preso cura di te»

Caroline gli allacciò le braccia intorno al collo e lo attirò a sé per baciarlo.

L’uomo rispose al bacio, l’urgenza di andare oltre ebbe la meglio sulla ragione. Con una mano iniziò ad accarezzarle la curva del seno fino ai bottoni della camicetta, cominciando a slacciarli lentamente, le sue dita le sfiorano i capezzoli sopra il pizzo del reggiseno…

«Ma non ce l’avete una camera?» 

Caroline nascose il volto contro il petto dell’Ibrido.

«La mia parte licantropa trova molta soddisfazione nell’accoppiamento tra la natura» rispose sfacciatamente Klaus, mettendosi seduto e trascinandosi dietro Care.

Cristina lo guardò con disapprovazione mentre sua sorella Donna sogghignava divertita.

«Presumiamo di dovervi fare le nostre congratulazioni» considerò Cristina con un sospiro «ce ne avete messo di tempo! Per fortuna che sono una vampira! Sennò sarei morta di vecchiaia prima di vedervi finalmente insieme… anche se non così… insieme» gesticolò nella loro direzione «Di questa visione avrei volentieri fatto a meno!»

Caroline, che continuava a tenere la sua faccia premuta contro il petto di Klaus, non poté fare a meno di ridere.

«Beh, se proprio ci tieni a farci i tuoi auguri nella maniera più appropriata» replicò l’Ibrido «potresti voltarti cosicché io e la mia dama possiamo ricomporci»

L’anziana vampira si girò, imitata dalla sorella.

Klaus diede a Caroline un ultimo bacio a fior di labbra, poi si alzò e tendendole una mano la aiutò a sollevarsi da terra.

«Cose dell’altro mondo» sbuffò Cristina.

«Manca solo che aggiungi che ai tuoi tempi queste cose non accadevano!» polemizzò l’Originale ridendo «Ma io ai tuoi tempi ci ho vissuto!» continuò l’Ibrido sistemandosi i pantaloni «E ti posso assicurare che succedevano eccome… magari la sveltita nei boschi era un po' più complessa da attuare» mentre parlava Klaus aiutava Caroline ad abbottonarsi la camicetta «considerati gli strati di stoffa che vi mettevate addosso, ma nulla che con un po' di buona volontà e un po' di estro non si potesse superare» concluse dando una sistemata ai capelli di Care sorridendole.

«Siamo presentabili!» esclamò un attimo dopo.

Donna si girò per prima, si avvicinò all’Ibrido e gli diede un bacio sulla guancia, poi andò da Caroline e l’abbracciò «Brava ragazza! Così si fa» le mormorò.

Klaus guardava Cristina con un sopracciglio alzato e il suo sorrisetto ironico «Allora? Me le fai o no queste congratulazioni?»

«Che faccia da schiaffi che hai!» sbottò la vigilante abbracciandolo «“Vincit qui patitur“ vince chi resiste, la persistenza e la costanza premiano gli audaci» gli disse l’anziana vampira stringendolo ancora più forte « e in vita mia non ho mai incontrato un folle insolente come te! Neanche coraggioso e temerario quanto te» poi abbassando la voce mormorò «e Dio solo sa quanto meriti di essere felice finalmente»

L’Originale rimase come pietrificato tra le braccia della donna, sentendo queste sue parole, poi stringendola la ringraziò in un sussurro, rimasero qualche attimo così poi si guardarono sorridendosi leggermente imbarazzati. 

«Trattala bene, sappi che io vedo tutto e so tutto!» tornò a parlare con il suo solito piglio Cristina, poi girandosi verso Care aggiunse «Tienitelo stretto, gioia. Non ci sono altri uomini così a questo mondo!»

Caroline annuì sorridente.

«E ora mi fate il santo piacere di andarvene a finire quello che avete cominciato… nella vostra casetta tra i rami»

Klaus e Care la guardarono a bocca aperta.

«Io vedo tutto e so tutto» ripeté l’anziana vampira allontanandosi sotto braccio alla sorella.

 

«Andiamo a fare quattro passi anche noi?» chiese Oliver.

«Certamente, Love» rispose Becca facendo il verso al fratello, che era uscito con Care una mezzoretta prima.

Oliver sorrise facendole strada, poi dando la buonanotte a tutti uscirono dal salone.

«I nostri sono veramente poco più di quattro passi » commentò Oliver «non dobbiamo andare fino al bosco noi»

Rebekah lo guardò perplessa, facendo finta di non capire.

«Ma finiscila!» sbottò a ridere Oliver «Mi vuoi dare ad intendere che Caroline non vi ha raccontato TUTTO? Sei una pessima attrice… Love»

Becca abbassò il capo.

Oliver scuoteva la testa continuano a fissarla, fino a che la vampira non incrociò il suo sguardo e scoppiò a ridere anche lei.

«Una casa sugli alberi… non riesco a crederci! Ci deve essere un’aria magica a Mystic Falls, succedono cose incredibili qui! Mio fratello che si comporta come un normale uomo innamorato! Fa cose romantiche, scrive messaggini, USA LE FACCINE!» Rebekah gesticolava per dare enfasi alle sue parole.

«Non credo che Mystic Falls centri qualcosa, è Caroline che compie la magia ogni volta che tuo fratello si trova nei suoi paraggi. L’ho notato la prima mattina che erano ad Atlanta, quando mi ha risposto al telefono era scontroso e brusco! Tant’è vero che neanche mi ha salutato chiedendomi subito cosa volessi, poi gli deve essere passata davanti Caroline… presumo in abbigliamento discinto…»

«Probabile» lo interruppe Rebekah con una risatina «se stiamo parlando dello stesso momento… ovvero quando Caroline ha rifiutato la nostra videochiamata su Skype»

I due annuirono lanciandosi uno sguardo complice.

«Quando parla di lei, quando pensa a lei, cambia completamente. Dovevi vedere il suo viso mentre la stava dipingendo sulla parete. Tra l’altro» aggiunse l’umano cambiando tono di voce «quell’affresco è un capolavoro! Dovrebbe stare in un museo! Caroline è bellissima, ha i capelli più lunghi, acconciati con un intreccio complicato. Tuo fratello mi ha detto che era così che vi pettinavate voi donne prima che diventaste dei vampiri»

Rebekah chiuse gli occhi, toccata da questa rivelazione «Presumo» commentò in un sussurro «che il suo desiderio più grande sia quello di vivere una normale e perfetta vita con la donna che ama. Una famiglia, dei figli, innamorarsi, crescere ed invecchiare insieme… è il sogno di ogni vampiro» 

Oliver prese la donna tra le sue braccia «Io lo avevo interpretato diversamente, ovvero che Caroline facesse uscire il suo lato umano» replicò con una voce un po' titubante e intenerita «ma presumo che tu abbia ragione» sussurrò dandole un bacio in fronte.

«Hai ragione anche tu» replicò Becca «Nik era un ragazzo dolce e premuroso… si è indurito nel corso dei secoli per tutto quello che ha dovuto affrontare e subire. Negli ultimi mesi in qualche momento rivedo il mio fratellone gentile e affettuoso, che mi difendeva e mi consolava, come lo era anche nei primi tempi che era un vampiro. Non ce l’avrei mai fatta senza di lui ad accettare la nostra nuova natura… come dicevo non è sempre stato feroce ed implacabile, diventare un vampiro non ti cambia, ma al contrario amplifica quello che già sei e quello che provi»

«Mi stai dicendo che se io un giorno dovessi diventare un vampiro, ti amerei di più di quanto ti amo ora?» chiese Oliver guardandola negli occhi.

Becca rimase a fissarlo a bocca aperta.

«No, perché già così quello che provo per te… mi fa diventare pazzo» aggiunse l’umano chinandosi a baciarla.

Rebekah rimase immobile come imbambolata, poi alzò lo sguardo per incontrare i suoi occhi e… sfrecciò via, lasciando Oliver sconcertato e solo davanti la porta della dependance.


«CAROLINE…» urlò Rebekah irrompendo nella casetta.

«Che ci fai qui?» chiese l’amica cercando di coprirsi alla bell’e meglio con il lenzuolo «Come l’hai trovata?»

«Ogni volta che passeggiavamo nel bosco finivamo sempre ad aggirarci qui intorno! Non ci voleva un genio!» spiegò piccata allargando le braccia.

Klaus si mise a ridere, poi cercando di risultare minaccioso «Sister! Ho costruito questo posto per stare SOLI! Vattene!»

«Devo parlare con lei!» replicò Becca guardando Caroline «A quanto pare oggi è la serata delle chiacchiere a cuore aperto, io ho ascoltato te ed ora tu ascolti ME!» spiegò agitata «Quindi tu SPARISCI!» sbraitò rivolta al fratello.

Klaus stava per replicare quando la sorella gli punto un dito contro «ORA!»

L’Ibrido guardò Caroline, quando la ragazza gli fece un piccolo cenno di assenso, sbuffò e cominciò a guardarsi intorno.

«Non farla tanto lunga! Ti ho visto nudo migliaia di volte!» si spazientì Rebekah.

«Non c’è mai una bara e un pugnale quando ti serve» commentò Klaus uscendo dal letto alla ricerca dei suoi vestiti.

Caroline guardava la scena e rideva divertita.

«Visto che ci sei» balbettò Becca «potresti andare a vedere come sta il tuo amico?»

Klaus che si stava infilando i pantaloni, si bloccò guardandola «Che gli hai fatto? Lo hai…?»

«MA NO!» rispose la sorella «Come sta di morale! Diciamo che me ne sono andata senza salutare»

«Vuoi nient’altro?» domandò l’Ibrido tirandosi su la lampo dei pantaloni.

«No, sparisci» mormorò la sorella sedendosi sul materasso dando le spalle a Caroline che si stava rivestendo.

Klaus si mise la maglia e si avvicinò a Care per darle un bacio «A dopo Love, a quanto pare mi tocca andare a confortare un uomo dal cuore infranto… io che di norma li strappo i cuori!» commentò lanciando un’occhiataccia alla sorella.

Caroline aspettò che l’Ibrido uscisse, poi si mise seduta accanto all’amica.

«Ha detto che mi ama» disse Rebekah guardandola.

 

Klaus entrò nella dependance senza bussare.

Oliver, che era seduto sul divano con un bicchiere in mano, alzò lo sguardo «A quanto pare volevate davvero fare solo quattro passi» commentò tornando a guardare il liquido ambrato.

«No direi di no» rispose l’Ibrido «le intenzioni erano altre prima che quella isterica di mia sorella arrivasse a cacciarmi dal letto»

Oliver sospirò mettendosi una mano tra i capelli.

Klaus si mise seduto accanto a lui sul divano.

Dopo un paio di minuti di silenzio l’Ibrido cominciò a parlare «Devi dimmi quello che è successo, non ho tempo da perdere! Devo tornare a prendere a calci Rebekah e buttarla giù dall’albero»

«Le ho solo detto che la amo» confessò Oliver con un’alzata di spalle «e poi lei è sparita in un baleno» continuò allargando le braccia.

Klaus si girò a guardarlo, poi scosse la testa «Ma dove sono finite quelle ragazze che quando un uomo le diceva di amarle, arrossivano e rispondevano educatamente “Anche io, mio signore“?

«Dannazione!» imprecò poi stizzito «Ne avranno per delle ore!»

«Ti ci metti anche tu?» replicò Oliver «Non è una cosa che si dice a cuor leggero… lo comprendo, anzi lo so perfettamente! Visto che è la prima volta che lo dico! Ma…»

«No» lo interruppe Klaus «non comprendi, non sai nulla! Hai detto a Rebekah che la ami e a noi Mikaelson non capita tutti i giorni! Non posso parlare per Becks, ma io ieri sera me lo sono sentito dire, forse per la seconda volta, in oltre mille anni, ma mai in quella maniera così diretta» ammise con lo sguardo basso, non riuscendo a guardarlo negli occhi.

Oliver non sapeva cosa dire «Beh, con le dovute proporzioni… in ogni caso, un paio di volte più di me» replicò poi dandogli una pacca sulla spalla.

Klaus sorrise scuotendo il capo, imitato da Oliver «Queste donne ci faranno diventare matti!»

 

«E… » la incoraggiò Caroline.

Rebekah rimaneva in silenzio con la testa tra le mani.

«Oliver ti ha detto che ti ama e tu sei venuta qui?» cercò di capire Care. Visto che la sua amica continuava a non rispondere, lo prese per un sì «Permettimi di dirtelo tesoro, ma voi Mikaelson avete uno strano modo di reagire quando vi si dice che vi si ama. Ieri sera quando l’ho detto a tuo fratello, per un attimo ho temuto che mi volesse sbranare »

I capelli di Rebekah si mossero, segno evidente che aveva riso.

«Non abbiamo molta esperienza in queste cose» disse senza muoversi «Prima di questa sera, non me lo aveva mai detto nessuno»

Care la costrinse a sollevare la testa ed a guardarla, spostandole i capelli da davanti gli occhi «E’ per questo che hai reagito così?» le chiese.

«No» scosse il capo Becca.

 

«Dici che è solo per questo che ha reagito così? Non perché non ricambia i miei sentimenti?» chiese Oliver guardando davanti a sé.

«In effetti è un po' strano» rispose Klaus «Come siete arrivati in argomento?» chiese a sua volta.

L’umano sospirò «Sinceramente stavamo parlando di te e di Caroline» rivelò.

«Beh, sono compiaciuto del fatto che ti ispiriamo per cotanta sconvolgente dichiarazione» commentò ironico l’Ibrido.

«Dovresti esserlo ancora di più allora, perché stavamo parlando proprio di te» chiarì Oliver.

«Ora sono curioso, non riesco a capire il nesso» fece titubante l’Originale.

«Rebekah» iniziò a raccontare Oliver «mi stava dicendo che ultimamente le sembra di aver ritrovato suo fratello, quel fratello gentile e premuroso che aveva mille anni fa. Mi stava spiegando che erano state le tue “vicissitudini“ a cambiarti, a renderti più duro e temibile» 

L’uomo parlava cautamente, cercando di capire le reazioni dell’Ibrido, che rimaneva impassibile ad ascoltare, quando quest’ultimo si rese conto che Oliver si era fermato gli disse «E quindi? Vai avanti»

Oliver annuì «Anche quando siete diventati vampiri, continuavi ad essere affettuoso e disponibile con lei. Mi ha detto che è stato grazie a te che è riuscita ad affrontare la vostra nuova condizione, mi stava spiegando che quando diventi un vampiro non diventi un’altra persona ma si amplifica solo quello che già sei e quello che senti. A quel questo punto, non lo so come mi è venuto, le ho detto “E quindi se io un giorno dovessi diventare un vampiro, ti amerei di più di quanto ti amo ora?“ mi è uscito così… di getto!» si giustificò Oliver

Klaus si prese la testa tra le mani «Non uscirà mai da quella casetta» sospirò sconsolato.

 

«E allora perché questa reazione? Non ricambi i suoi sentimenti?» chiese Caroline stupita «Mi era sembrato che ne fossi innamorata»

«Ma certo che lo amo!»

Caroline scuoteva la testa confusa «Perdonami tesoro, ma non riesco a capire»

«Se io un giorno dovessi diventare un vampiro ti amerei di più di quanto ti amo ora?» Rebekah si girò verso Care «Così ha detto, queste esatte parole. Il “ti amo“ l’ho a malapena sentito, il mio cervello si è fermato al “dovessi diventare un vampiro“»

Care annuì «Si, ora è chiaro»

 

«Nick, non ti seguo» affermò Oliver.

«Mi spiace Mate, il punto è proprio che non posso spiegartelo» replicò l’Ibrido.

L’umano si fermò a riflettere «E se me lo spieghi e poi me lo fai dimenticare?» chiese.

«A che servirebbe?» domandò Klaus.

«A me serve! In questo momento! Vorrei capire… anche solo per qualche minuto! Sto diventando pazzo a cercare di comprendere l’atteggiamento di tua sorella! Tu invece vieni qui, ti racconto sommariamente cosa è successo e sembra che tu abbia tutte le risposte!» spiegò innervosito.

Klaus lo guardava in silenzio.

«Di qualcosa!» sbraitò l’umano.

«Non posso, Mate»

«Vuoi proteggere tua sorella, lo capisco, ma io la amo! Non le farei mai del male!» 

«Lo so »

«Ok» esclamò Oliver togliendosi il bracciale e prendendo una bustina di verbena che teneva nella tasca della camicia, le mostrò all’Ibrido e le gettò lontano «Me lo spieghi e poi mi soggioghi, per favore!»

«Non sto proteggendo Becks, sto proteggendo te» disse Klaus «Quindi ti chiedo, siamo amici? Perché sai, una volta una persona a me molto cara, mi ha detto “Amicizia? Primo step: fiducia!" Oliver se hai dell’altra verbena addosso, ti consiglio di togliertela perché è importante che tu non abbia memoria di questa nostra conversazione e non per il bene di Rebekah, ma per il tuo o se preferisci, per la vostra relazione»

Oliver chiuse gli occhi con un sospiro, poi prese un’altra bustina di verbena dalla tasca dei pantaloni.

Klaus sorrise «Tranquillo, avrei fatto la stessa identica cosa al posto tuo.»

 

«Ovviamente ci penso dal primo momento che ho capito di amarlo, ma da quando Marcel mi ha detto che è solo questione di tempo, che è disposto ad aspettarmi visto che Oliver invecchierà e morirà e io tornerò da lui… è diventata un ossessione! La notte lo guardo mentre dorme e immagino di dargli il mio sangue e poi ucciderlo nel sonno così che non soffra» Rebekah si prese il viso tra le mani «Sono una persona orribile!» esclamò «Non ridere!» ringhiò offesa vedendo l’espressione di Caroline.

«Non rido di te, rido di noi!» spiegò Care abbassandosi al suo livello ed alzandogli il mento per guardarla negli occhi «Sorrido al pensiero di come reagirebbe una persona comune ad una confessione del genere, mentre a me sembra una delle cose più tenere e romantiche che abbia mai sentito in vita mia»

«Sono dovuta scappare via Care, perché il mio primo istinto è stato quello di dirgli “Ti prego trasformati, così staremo insieme per sempre!“ ma non posso, non posso chiederglielo e lui non aveva mai accennato ad una cosa del genere prima d’ora. Non ha neanche mai voluto il mio sangue per far rimarginare i segni dei morsi, preferisce abbottonarsi la camicia fino all’ultimo bottone»

 

«Io amo una vampira che non invecchierà e non si ammalerà ma che al contrario di me può essere uccisa e la sola idea di perderla mi rende pazzo.

Non riesco neanche ad immaginare cosa prova Rebekah che è innamorata di un essere umano che vive in mezzo a noi, quindi esposto a mille pericoli. Quella che per te era semplice curiosità o un espediente per fare la tua dichiarazione, è la cosa che Becks vorrebbe da quando ha cominciato a provare dei sentimenti per te. Vorrebbe che tu fossi un vampiro, così da avere qualche possibilità di non dover passare l’eternità senza averti al suo fianco, allo stato attuale invece è inevitabile» spiegò Klaus con voce calma.

«Non è fuggita perché le ho detto di amarla» realizzò Oliver.

«No» rispose l’Ibrido «quello lo sapevamo un po' tutti, presumo anche lei. Se ti fossi limitato ad una canonica dichiarazione d’amore, ora sia io che te ci staremmo divertendo molto di più!»

«Io ho pensato di trasformarmi» confessò Oliver dopo qualche secondo di silenzio.

«Mi pare ovvio, sei un uomo intelligente, mi sorprenderei se non avessi vagliato anche questa soluzione» commentò il vampiro.

«Ma…»

«Fermo» lo interruppe Klaus «Quel “ma“ è il motivo della fuga di Becks e il perché io dopo ti devo soggiogare»

«Non sarebbe solo per Becca» continuò a parlare l’umano pensieroso «ma anche per Felicity. Potrei stare insieme a tutte e due, potrei vedere crescere mia sorella, starle accanto nella sua vita, continuare a guidarla e a proteggerla»

«Per quanto nobile, sarebbe per il motivo sbagliato» considerò l’Ibrido «Oliver, non è semplice essere un vampiro, controllare la sete di sangue, gestire la nostra forza e le nostre abilità,convivere con le nostre emozioni. La rabbia diventa furia, la tristezza disperazione, è tutto più intenso, è una decisione che sconvolgerebbe la tua vita, decidere di essere trasformato, devi assicurati di farlo per la persona giusta, ovvero per te stesso. In caso contrario sarebbe amplificato anche il risentimento per colei che ti ha spinto a farlo ed è quello che avrebbe fatto Becks, se fosse rimasta ti avrebbe supplicato di trasformarti ed è consapevole che non può farlo»

Oliver annuì.

«Mi spiace Mate, ma devo farti dimenticare tutto ed è un vero peccato! Perché mi era venuto un discorso molto ispirato!» aggiunse ironico prima di guardare l’umano negli occhi.

 

«Ha detto così perché forse ci sta pensando» rifletté Caroline «le due donne più importanti della sua vita sono delle vampire, magari inconsciamente ha capito che trasformarsi è una soluzione per restare accanto ad entrambe»

Rebekah annuì «Lo spero. Lo so che è una cosa orribile da dire, ma non voglio perderlo! Se me lo dovesse chiedere in maniera diretta, lo trasformerei seduta stante! Senza dargli il tempo di cambiare idea!»

«No, non farlo!» replicò Care «Se vuoi lo faccio io o ancora meglio tuo fratello, ma non trasformarlo tu!»

«Beh sarebbe romantico»

«Fidati, non vuoi passare tutta la vita a chiederti se è amore o asservimento, chiedi a Damon ed Elena! A quanto pare è molto facile che succeda se ci sono di mezzo dei forti sentimenti tra l’umano e il vampiro che lo trasforma. Meglio non correre rischi!» spiegò Caroline.

«Lo avevo dimenticato! Hai perfettamente ragione»

«Il mio amore ha sempre ragione!» esclamò Klaus entrando «E comunque visto che non si deve trasformare nessuno, direi che è una questione che non devi affrontare nell’immediato, per stanotte te ne puoi tornare a dormire nel tuo letto, accanto all’uomo che pensa che avete passato una piacevole e appassionata serata e poi vi siete addormentati tranquilli e sereni… FILA! Prima che ti butto giù dall’albero!» concluse sfilandosi la maglia.

«Lo hai soggiogato?» chiese titubante Rebekah.

«Sì, ne aveva bisogno! Sei scappata un attimo dopo che ti ha detto che ti ama! Non voglio e non posso riferirti i particolari della nostra conversazione, ma quando sono arrivato era uno straccio! Siete fatti l’una per l’altro… siete due pazzi! Pensava che non ricambiassi i suoi sentimenti! Ma come poteva anche solo ipotizzarlo!» disse l’Ibrido allargando le braccia e scuotendo la testa, poi guardando la sorella continuò «Allo stato attuale, questa serata è come se non ci fosse stata per Oliver, quindi se una di queste sere si dovesse dichiarare di nuovo, per favore arrossisci e digli “Si, ti amo anche io!“»

«Grazie Nik»

«Vattene »

Caroline aveva ascoltato il dialogo sorridendo «Buonanotte tesoro, ci vediamo domani mattina» disse all’indirizzo di Rebekah che stava uscendo dalla casetta, l’amica la salutò con un cenno della mano.

Klaus, mentre guardava la sorella uscire, si stava finendo di spogliare, poi girandosi verso Care alzò gli occhi al cielo e sbuffò.

«Sei stato bravo, hai gestito e risolto la situazione, sono impressionata» cominciò a dire la vampira avvicinandosi piano «penso che ti meriti un premio»

«Trovi?» rispose l’Ibrido stando al gioco.

«Assolutamente» annuì Care dandogli una lieve spinta facendolo sdraiare sul letto, poi si inginocchiò tra le sue gambe…

L’ibridò chiuse gli occhi «“Colui che desidera assicurare il bene di altri si è già assicurato il proprio“» citò in un sospiro «E’ Confucio, stanotte sono in vena di pensieri profondi» spiegò ad una Caroline che per un attimo aveva smesso di fare ciò che stava facendo per scoppiare a ridere.

 

Elena e Damon stavano controllando i ragazzi che facevano colazione con un po' di tristezza nel cuore, la nuova governante aveva fatto sapere che sarebbe arrivata il giorno dopo.

«Laurel sei sempre in ritardo!» esclamò Elena vedendo arrivare la ragazza trafelata, seguendola con lo sguardo mentre si sedeva a tavola.

«Mi scusi Miss Gilbert» cinguettò la giovane strega per poi fare un sorriso a Damien che le stava versando un bicchiere di succo d’arancia.

«Se la mattina non si truccasse come se dovesse andare ad una sfilata di moda invece che a lezione non farebbe tardi» commentò stizzita Felicity a bassa voce.

«Perché a lei la divisa sta così bene?» chiese Hope un po' indispettita.

Felicity sorrise all’amica «Perché lei ha già qualcosa che tra qualche anno avrai anche tu e che a me non finiranno mai di crescere» aggiunse in un sussurro.

«Per fortuna» le mormorò all’orecchio Rebekah che era entrata nella sala mensa «perché sono perfette così! Serve solo il reggiseno giusto, invece di quelli sportivi che sei solita indossare, andremo a fare shopping oggi pomeriggio!» promise facendole l’occhiolino.

«Posso venire anche io?» chiese Hope.

«Ma certo!» rispose Becca.

«Chiediamo anche a Caroline di venire? Lei ha gusto per la moda!» spiegò Hope annuendo.

 

Klaus guardava Oliver che stava controllando una bolla d’accompagnamento, era tranquillo e sorridente mentre ordinava agli operai di scaricare il camion.

«Oliver» Rebekah attirò la loro attenzione e quella dell’operaio dai capelli rossi che diede una gomitata ad un suo collega.

Klaus rendendosene conto sghignazzò divertito «Appiccica anche lui ad un muro» gli disse Oliver sorridendo, prima di prendere Becca per la vita e baciarla in modo plateale.

La vampira rimase sorpresa, ma poi ricambiò il bacio «Di che parlate?» chiese poi.

«E’ una lunga storia» rispose Oliver continuando a ridere.

«Ok» replicò Rebekah con un espressione perplessa «volevo solo dirti che oggi pomeriggio porterò Felicity a fare un po' di compere, è giunto il momento di aggiornare il suo guardaroba. Per fortuna al momento della sua trasformazione aveva già tutte le curve al posto giusto» spiegò un po' titubante all’uomo che la guardava circospetto «Oliver! Mentalmente ora tua sorella ha 14 anni! E’ in quella fase che non è più una bambina e vuole sentirsi una giovane donna. Tu sei un uomo! Non puoi capirlo! Ce ne occuperemo io e Care» aggiunse stizzita.

«A sentire Hope, non si può fare shopping senza Caroline! Perché lei ha un gusto impeccabile» la vampira anche se sorrideva scuoteva la testa.

Klaus annuiva divertito.

«Ok allora… se c’è anche Caroline, vi do carta bianca!» esclamò Oliver, ricevendo in risposta una gomitata dalla vampira che si stava allontanando senza salutarlo.

«La devi finire di andartene così!» le gridò dietro l’umano.

Rebekah si girò e scambiò uno sguardo preoccupato con Klaus.

«Se proprio non vuoi darmi un bacio, mi accontento almeno di un ciao!» sorrise Oliver.

 

Caroline e Rebekah avevano deciso di andare in un grande centro commerciale che era un po' distante da Mystic Falls. Avevano chiesto anche a Elena e Bonnie di unirsi a loro, ma le amiche avevano declinato l’invito, consigliando di sfruttare l’occasione per stare un po' da sole con le due ragazzine. Anche Damon e Alaric erano d'accordo e avevano coinvolto Josie e Lizzie nell’organizzazione di un torneo pomeridiano, le gemelle eccitate, avevano preferito rimanere a scuola.

«Che ne pensate se dopo aver fatto un po' di shopping ce ne andiamo al cinema?» chiese Becca, girandosi a guardare Felicity ed Hope che erano sedute sul sedile posteriore dell’auto.

«Abbiamo già avvertito di non aspettarci per cena» spiegò Caroline che stava guidando.

Le due ragazze si dimostrarono entusiaste dell’idea e iniziarono a discutere su quale film andare a vedere, la scelta cadde su “La bella e la Bestia“ con Emma Watson.

«Per prima cosa» esordì Care entrando nel centro commerciale «dobbiamo scegliere l’intimo giusto! Poi possiamo andare a comprare il resto»

Rebekah annuì prendendo Felicity sottobraccio, Caroline tese la mano verso Hope che la prese facendole un sorriso.

Scelsero un negozio specializzato e quando una delle dipendenti gli andò incontro sorridente, Becca con aria solenne la mise al corrente di cosa stavano cercando «Dobbiamo trovare il reggiseno adatto a questa meravigliosa ragazza, è il primo, fino ad ora ha usato solo cose sportive» ammiccò all’indirizzo della commessa. 

Quest’ultima con un sorriso si rivolse a Felicity «Posso?» disse avvicinandosi per guardarla meglio, la giovane vampira annuì imbarazzata, poi quando vide che la commessa la stava palpando, arrossì violentemente «Iniziamo a vedere qualche modello, seguimi» disse ancora più cordiale la negoziante.

«E quelle quando ti sono cresciute» esclamò Hope a bocca aperta quando vide la sua amica che timidamente usciva dal camerino con indosso un delizioso modello a balconcino, che risaltava le sue forme acerbe ma piene.

«Da un bel pezzo direi» replicò la commessa «quella è una coppa C!» riferì a Caroline e Becca che guardavano Felicity con un tenero sorriso.

Una ventina di minuti dopo, Rebekah e la giovane vampira stavano decidendo cosa acquistare «Prendiamo questo e quest’altro» stava dicendo l’Originale «di ognuno ce li dia in bianco e in panna e poi prendiamo anche questo qui» affermò prendendo in mano un delizioso modello in un delicato pizzo rosa, Felicity arrossendo annuì contenta.

Mentre attendevano che la commessa terminasse di sistemare quello che avevano comprato, Caroline si mise a curiosare. La sua attenzione fu attratta da un négligé blu notte, raffinato e molto sexy, lo prese per valutare la squisita fattura quando una voce la fece sussultare «E’ bellissimo!» stava esclamando Hope, Care rimise immediatamente il capo al suo posto.

«Non lo vuoi provare?» chiese la streghetta.

«No, stavo solo curiosando» spiegò Caroline «Non mi occorre un capo del genere » balbettò.

«Peccato! Sicuramente ti sarebbe stato benissimo!» commentò la ragazzina allontanandosi.

Rebekah, che si era gustata tutta la scena, rideva apertamente appoggiata alla cassa.

Il pomeriggio di shopping continuava spensierato con Hope che rimaneva sbalordita ogni volta che Felicity provava un capo. Indossando il nuovo modello di reggiseno, ogni maglia, ogni vestitino le stava d’incanto e Hope ovviamente non mancava mai di esprimere a voce alta e con toni entusiastici il suo giudizio, facendo ridere Care e Rebekah ma mettendo in imbarazzo la giovane vampira.

Quando decisero di prendersi una pausa per gustarsi un gelato, videro April Young appoggiata alla parete della gelateria.

«Ma quella non è quella noiosa di Miss Young?» esordì Hope, con i suoi consueti modi gentili. Poi sgranando gli occhi esclamò a voce ancora più alta «C’è anche lo sceriffo Donovan! Quella gattamorta si è trovata un fidanzato!»

Rebekah l’aveva attirata a sé, mettendole una mano sulla bocca per farla tacere.

«Sono fatti l’una per l’altro, due rompiscatole» continuava a commentare imperterrita la streghetta, tanto da costringere la zia a trascinarla via chiedendo «Che ne dite di una bella cioccolata calda al bistrot al piano di sotto?» Caroline e Felicity le seguirono sghignazzando.

«Non ridere Felicity» fece piccata Hope «hai rischiato di averla come cognata!»

«E’ stato tanto tempo fa e per così poco tempo» rispose pacata la vampira «ho capito che non sarebbe mai successo la sera che è nato Niklaus, quando ho notato come Oliver guardava tua zia. Per mia fortuna, mio fratello ha buon gusto e un po' di sale in zucca!»

Rebekah, che camminava insieme ad Hope qualche passo avanti, sorrise commossa a quelle parole.

Caroline era andata a mettere le numerose buste nel bagagliaio della macchina, mentre Rebekah e le ragazze erano a fare i biglietti per il cinema.

Aveva acquistato anche un paio di cosette per le gemelle e aveva aiutato Rebekah a scegliere qualcosa per Hope. A dirla tutta lei e la streghetta avevano selezionato e deciso cosa comprare, facendo infuriare Becca in più di una occasione, visto che l’Originale non voleva cedere il suo status di Personal Shopper della nipote, ma Hope aveva continuato imperterrita a chiedere solo ed esclusivamente il parere di Care.

Era quasi l’ora di andare a vedere il film, quando Felicity aveva espresso il desiderio di acquistare qualche cosmetico nella profumeria. Hope si era divertita a provare ogni cosa esposta, compreso un lucidalabbra al sapore di ciliegia, chiedendo se potesse comprarlo, ma Caroline non se l’era sentita di assecondare la richiesta della ragazzina e le aveva fatto chiamare sua madre per chiedere il permesso e solo dopo il benestare di Hayley, avevano proceduto all’acquisto.

 

Hope era euforica sulla via del ritorno, canticchiava le canzoni del film, facendo ridere Felicity. Anche Caroline e Rebekah cominciarono a cantare e in men che non si dica, tutte e quattro diedero vita ad un improvvisato concerto. 

“Non si è mai troppo grandi per una favola“ rifletté Caroline.

 

Quando entrarono nel salone trascinandosi dietro il loro bottino, stavano ancora ridendo e canticchiando. Hope corse in braccio al padre che la stava salutando dal divano «Noti niente?» gli chiese la ragazzina muovendo piano il viso.

«Fammi vedere» replicò Klaus prendendole il mento con una mano «No, non noto niente di nuovo» disse con un sorrisetto.

«Ma papà!» esclamò Hope dandogli un appiccicoso bacio sul naso.

«Hai mangiato un gelato alla ciliegia?» chiese l’Ibrido, poi vedendo lo sguardo aggrottato della figlia, continuò «Non sei un po' piccola per queste cose?»

«E’ solo un lucidalabbra! Caroline mi ha anche fatto telefonare alla mamma prima di comprarlo!» spiegò alzando gli occhi al cielo.

Klaus spostò lo sguardo su Caroline, ma lei era intenta a frugare nella sua borsa.

Le gemelle guardarono Hope e poi imbronciate cominciarono a brontolare «Ma non è giusto! Anche noi vogl… SIIIII!!!!!» gridarono in coro vedendo la madre con in mano due lucidalabbra alla fragola.

«Certo che non è giusto!» ribatté Hope «Io sono più grande di voi! Quindi dovevo avere un rossetto come quello di Felicity!»

«Un cosa?» intervenne Oliver «Sono proprio curioso di vedere cosa hai comprato» disse poi avvicinandosi alla sorella, che era arrossita.

«Non puoi farlo» gli si mise davanti Rebekah «Arriva un momento in cui una ragazza ha diritto a mantenere i suoi segreti di bellezza e condividerli solo con le amiche!» spiegò con un sorrisetto malizioso.

«Noi siamo tue amiche!» esclamò Josie.

«Venite» sorrise Felicity alle gemelle «Vi faccio vedere!» poi avvicinandosi a Rebekah le diede un bacio sulla guancia «Grazie… per tutto» sussurrò, prima di allontanarsi verso i dormitori insieme ad Hope e alle due scimmiette che le saltellavano intorno.

Klaus stava versando del sangue in due bicchieri, poi avvicinandosi li porse a Caroline e alla sorella «Vi vedo un po' provate» esclamò ironico

«Tua figlia sta diventando…» Becca scuoteva la testa.

«… identica al padre» concluse Care al suo posto «Un’adorabile canaglia!» spiegò guardando teneramente l’Ibrido.

 

Quella sera, distesa nel proprio letto, Felicity non riusciva a dormire, ancora emozionata per il pomeriggio «Mi è mancata un po' la mia mamma oggi, ma pensavo che mi sarebbe mancata di più, mi sono divertita» disse rivolta ad Hope che era sdraiata nel letto accanto al suo.

«Anche a me manca la mamma… qualche volta» rispose la streghetta.

«Ma tu hai tua zia»

«Anche tu hai mia zia» replicò Hope sorridendo.

«Certe volte penso a quando Oliver… resterò da sola» sospirò. 

«Non sarai mai sola! Forse sono immortale anche io! Oppure ci saranno mio padre, mia zia e Caroline, loro ti staranno sempre vicino» la rincuorò l’amica.

«Certo» mormorò un po' intristita Felicity.

«Io spero proprio di essere immortale!» esclamò la streghetta piccata «Non voglio morire prima che mio padre si decida a fare la corte a Caroline!»

L’amica scoppiò a ridere «Sei matta da legare» commentò.

«Care è bellissima e anche mio padre è bellissimo, devono essere bellissimi insieme! Io lo vedo che papà è innamorato di Caroline, poi ho letto le sue lettere! E non dimentichiamoci che lei le ha conservate!» rifletté puntando un dito contro la vampira per evidenziare il suo ragionamento.

«Io non l’ho viste» puntualizzò Felicity «ma se dici che le hai lette…»

«Anche Belle alla fine si innamora della bestia » continuò la riflessione Hope.

«Tuo padre non è una bestia!» la riprese Felicity.

«Certo che no!» le rispose la streghetta «Ma una volta mi ha raccontato delle cose che ha fatto in passato, sono in tanti a pensare che lo sia, forse anche Caroline…»

«No lei no!» rispose risoluta la vampira «Caroline non è così»

«No lei è troppo buona per giudicare male il mio papà. Alcune volte la guardo e mi sembra che anche lei sia innamorata di lui… e poi papà è molto più felice qui, sorride molto più spesso» 

«E’ perché ci sei tu» le disse Felicity.

Hope sbuffò «Perché non mi dai ragione e dici che è felice perché è innamorato di Care?»

«Ma certo Hope, è sicuramente innamorato di Caroline» replicò Felicity accondiscendente alzando gli occhi al cielo.

«Devo fare qualcosa» rifletté Hope con un espressione machiavellica.

 

«Non so come ringraziarti per quello che hai fatto con Felicity oggi» fece Oliver mentre si stava spogliando per andare a dormire.

«Non devi! Non l’ho fatto per te» rispose Rebekah «l’ho fatto per me, perché volevo passare un po' di tempo con tua sorella. Nell’ultimo periodo ho notato un cambiamento in lei ed è un bene! Perché significa che finalmente ha cominciato ad accettare la sua natura, tanto da non essere più tormentata perché è un vampiro ma semplicemente perché è un adolescente!» spiegò ridendo.

L’uomo sorrise.

«Sai» continuò a parlare Becca «anche io ero giovane quando ho perso i miei genitori e sono rimasta con i miei fratelli, tutti maschi» ammiccò con una smorfia del viso «Sono stati favolosi con me, non mi sto lamentando, mi hanno protetto, guidato, ma erano uomini! Io avrei voluto una sorella, qualcuno con cui parlare, confidarmi. So bene cosa si prova e quindi voglio esserci per Felicity! Voglio che lei mi veda come un’amica alla quale può dire tutto, voglio che sappia che io per lei ci sarò sempre e che non dovrà mai temere nulla, perché la proteggerò da tutto e da tutti. Quindi non ringraziarmi, non l’ho fatto per te» ripeté la vampira.

Oliver si avvicinò abbracciandola «Va bene, non ti dirò grazie… ma devi permettermi di dirti un’altra cosa. Sei una donna meravigliosa Becca e lo diventerà anche Felicity accanto a te, io e mia sorella siamo stati fortunati ad incontrarti. Nell’ultimo anno ci sono capitate cose pazzesche, ma a me ne è capitata una ancora più incredibile, alla quale non ero proprio preparato… mai avrei pensato di innamorarmi così. Ti amo Rebekah, ti amo da impazzire»

Rebekah lo guardò, poi arrossendo sussurrò «Ti amo anche io Oliver»













 

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Capitolo 25
*** ventiquattresimo capitolo ***

























 

«Stanotte Oliver mi ha ridetto che mi ama» confessò con un sospiro Rebekah.

«E tu?» chiese Caroline.

Becca inclinò il capo con un sorriso imbarazzato.

«Sei arrossita? Tuo fratello ci teneva tanto a questo particolare» sorrise Care.

«Non ho dovuto fingere, mi è venuto naturale…» replicò l’Originale socchiudendo gli occhi e abbassando il capo.

Caroline l’abbracciò stretta «Non ci pensare, tesoro… ti ama! E te lo ha detto due volte! Pensa solo a questo! E goditi il momento»

Un leggero tossicchiare attirò la loro attenzione, Marcel era entrato nella cucina dove le due vampire stavano sorseggiando il caffè, era vestito di tutto punto e aveva un trolley.

«Non faccio in tempo a salutare Vincent e la nuova governante, anche se dovrebbero essere qui a momenti» disse guardando l’orologio «se non mi muovo immediatamente rischio di perdere il volo per New Orleans. Ho già salutato tutti ma ci tenevo a ringraziare in modo particolare te, Care… per la tua ospitalità.»

«Ci rivedremo quando sarà di nuovo il tuo turno di guardia!» replicò Caroline affabile.

«No non credo, per un po' mi toglierò dall’avvicendamento» sorrise Marcel «a meno che non serva la mia presenza, ovviamente… in caso di pericolo o di bisogno, ti prometto che tornerò immediatamente, non dubitarne Caroline»

La vampira annuì.

«Ciao Becks…» fece Marcel prima di girarsi, poi come se ci avesse ripensato la guardò di nuovo «Ti amo anche io… e ti aspetterò» sussurrò.

Rebekah si mise il volto tra le mani mentre Caroline stava per dire qualcosa ma poi si frenò.

«Non guardarmi così Care» le si rivolse il vampiro «so che tornerà da me prima o poi… lo ha sempre fatto. Rebekah è una Mikaelson, non è fatta per questa vita tranquilla e serena, sono combattenti! Hanno bisogno dell’adrenalina, dello scontro… anche per Lui è così! Non puoi davvero pensare che quello che prova per te lo abbia cambiato così tanto » Marcel scosse la testa, poi uscì dalla stanza.

«Non lo stare a sentire!» mormorò Rebekah.

«Facciamo così, non ascoltiamolo nessuna delle due» fece Caroline sorridendo all’amica.

 

Caroline, naturalmente, non poteva evitare di pensare a quello che le aveva detto Marcel e nervosamente cominciò ad aprire la corrispondenza. La lettera di uno studio legale attirò la sua attenzione, quando cominciò a leggerla rimase a bocca aperta, prese uno dei fascicoli che aveva in un cassetto e dopo aver trovato il numero che cercava, lo compose sul cordless che aveva sulla sua scrivania. Dopo qualche convenevole, Care chiese lumi al suo interlocutore, riguardo il contenuto della lettera, ne nacque una animata discussione e quando la vampira mise giù il telefono era più nervosa di prima!
Avvertendo un lieve bussare ringhiò un «Avanti!»

Elena fece capolino dalla porta «Sono arrivati…» annunciò titubante, prima di aprirla completamente.

Caroline prese un bel respiro e si alzò dalla sedia, per andargli incontro.

«Vincent! Che piacere averti di nuovo qui» disse abbracciando lo stregone «e lei deve essere Mrs Byrne» continuò tendendo la mano ad una donna sulla cinquantina, “ma con le streghe non si è mai sicuri“ pensò

«Ti prego, chiamami Emily» rispose cordiale la strega ricambiando la stretta di mano.

«Caroline…» replicò la vampira.

Emily Byrne aveva un aspetto un po’ austero e a prima vista confermava l’impressione che Care aveva avuto nelle loro conversazioni telefoniche, invece ora che l’aveva davanti poteva notare un sorriso gioioso che ti metteva a proprio agio, la vampira provò un’immediata simpatia per la strega e a giudicare dall’espressione della donna, il sentimento ero reciproco.

Vincent uscì dall’ufficio della direttrice per permettere a Caroline di spiegare a Emily i dettagli del lavoro e come avevano deciso di organizzare il passaggio di consegne.

Elena e Damon avrebbero affiancato la nuova governante nel primo periodo, per far sì che gli studenti imparassero a conoscerla e non sentissero troppo il distacco da quei “supplenti“ che avevano svolto il lavoro con entusiasmo, facendoli divertire un mondo.

Mrs Byrne sospirò rincuorata «Mi sembra un’ottima idea, ad essere sincera temevo la reazione dei ragazzi al mio arrivo. Freya mi ha raccontato delle molteplici attività che si sono fatte nell’ultimo periodo e non volevo che mi giudicassero come una guastafeste, anche perché mi farebbe molto piacere che si continuassero a svolgere, non credo nell’efficacia del pugno di ferro quando si parla di educazione e di ragazzi» spiegò

«Benvenuta Emily! Siamo sulla stessa lunghezza d’onda, collaboreremo benissimo insieme!» replicò Caroline con uno dei suoi sorrisi.

Care cominciò a passare alla nuova governante i fascicoli con i curriculum degli studenti, facendo una approfondita presentazione di ognuno di loro, passarono così buona parte della mattinata. 

Quando sembrava che avessero finito, Caroline tirò fuori dal suo cassetto altre tre fascicoli «Questi… sono casi un po' più particolari» disse piegando leggermente la testa.

La governante annuì

«Hope Marshall, è così che la dobbiamo chiamare qui, in realtà è Hope Mikaelson, la figlia di Niklaus e Hayley» disse aprendo il primo.

«Non credo che ci sia bisogno di aggiungere altro, so perfettamente chi sia» replicò Mrs Byrne

Caroline annuì, chiudendo il fascicolo e aprendone un altro.

«Felicity O’Neill, lei non è una strega… è un vampiro» disse guardando Emily che non fece una piega.

«E’ stata trasformata all’incirca un anno fa… da me» continuò Care con un sospiro «Non era una cosa voluta ovviamente… ci sono stati molti fatti contingenti, che con il tempo avrò modo di spiegarti, ma lei è parte di questa strana famiglia allargata che gestisce una scuola per ragazzi speciali, è stato naturale tenerla qui, per provvedere alla sua educazione e guidarla nell’accettazione della sua nuova natura»

Mrs Byrne sorrise rassicurante «Ed io sarò molto felice di aiutarvi a farlo» commentò.

«Grazie» replicò la direttrice «e ora il caso più complicato e recente, perché è qui da neanche due mesi: Damien Digne. Lui è uno stregone, la madre discende da una famiglia che vanta un albero genealogico di tutto rispetto nel mondo della stregoneria, il ragazzo è molto dotato ma quello che lo rende speciale è che suo padre gli ha trasmesso il gene della licantropia. E’ rimasto orfano di entrambi i genitori da pochissimo ed è stato affidato ad una zia materna che non se l’è sentita di provvedere a lui, intimorita da questa spada di Damocle che penzola sopra la sua testa.» Caroline sospirò, poi guardò la governante come se volesse aggiungere qualcosa… fece un sospiro ancora più profondo e continuò a spiegare «lo ha mandato qui perché non si sa cosa succederebbe se il gene venisse attivato, probabilmente perderebbe i suoi poteri e diventerebbe un lupo… ma c’è anche il rischio che si trasformi in una sorta di ibrido… il nostro compito, oltre ad istruirlo, è evitare che succeda…»

«Lo controlleremo con maggiore attenzione» rispose la governante annuendo.

Caroline sorrise “E’ troppo perfetta per essere vera!” stava pensando, invece guardando l’orologio esclamò «Le lezioni sono finite da qualche minuto, i ragazzi si stanno radunando nella mensa… pronta per fare la loro conoscenza?»

«Certamente!» rispose Mrs Byrne alzandosi.

 

I ragazzi guardavano la nuova arrivata un po' timorosi, al contrario erano molto entusiasti di rivedere Vincent, al quale riservarono una calorosa accoglienza.

«Ragazzi… un attimo di attenzione» esordì Caroline «Vi voglio presentare Mrs Emily Byrne, la vostra nuova governante che insieme a Miss Gilbert e Mr Salvatore si occuperà di voi»

Gli studenti si rianimarono e sui loro volti si dipinsero sorrisi sollevati.

Anche Damon ed Elena sorridevano, si erano affezionati a quei ragazzi e non erano pronti a passare la mano.

Il pranzo si svolse in un clima festoso e sereno, ma Care sembrava preoccupata.

«Che c’è, Love?» chiese Klaus.

«Quando abbiamo finito di mangiare, dobbiamo riunirci nel mio ufficio… ho una cosa importantissima da riferirvi» rispose prendendo il cellulare per mandare un messaggio a tutti gli interessati.

Gli studenti si guardarono intorno incuriositi dalla sequenza di “bip“, ma poi tornarono a chiacchierare tra di loro.

«Bene ragazzi» esclamò la direttrice «Vi lasciamo a fare conoscenza con Mrs Byrne, ci vediamo tra un po’» sorrise rassicurante.

 

«Che è successo?» chiese Bonnie chiudendo la porta.

Anche gli altri guardavano Caroline che si era appoggiata alla scrivania con un espressione che non lasciava presagire niente di buono.

«Si è venuta a creare una situazione molto grave…» esordì Care, prendendo la lettera dello studio legale. «L’ho ricevuta questa mattina, ci informano che Martha Corey, la zia di Damien, ha rinunciato alla custodia legale del nipote».

«Cosa?» esclamò Rebekah.

Caroline annuì «Ora il ragazzo è passato sotto la tutela dello stato e stanno cercando una famiglia affidataria» Caroline si passò la mano tra i capelli, con un sospiro. «Ho chiamato la signora Corey, ma non ha voluto sentire ragioni, mi ha raccontato che sua sorella è scappata con il padre del ragazzo e la famiglia non ha mai accettato il loro matrimonio… e neanche il “mezzosangue“, così l’ha definito, che è nato da quella relazione. Lei stessa è stata messa sotto accusa e allontanata perché aveva accettato l’affidamento del nipote… e visto che non vuole mettersi contro nessuno, ha deciso di non voler avere niente a che fare con Damien».

Tutti nella stanza erano sconvolti dalla notizia.

«Un qualsiasi ragazzo di quindici anni passerebbe i prossimi tre sballottato da una famiglia all’altra» stava riflettendo a voce alta Alaric «non oso pensare a quando gli affidatari si renderanno conto di avere preso in casa uno stregone! Figuriamoci se poi gli dovesse accadere di attivare il gene della licantropia»

Klaus era irrigidito e aveva uno sguardo inespressivo, Becca gli si avvicinò per prendergli una mano, solo in quel momento l’Ibrido sembrò ridestarsi per farle un mezzo sorriso.

Oliver invece, che era appoggiato al muro affianco all’amico, gli mise una mano su una spalla.

«Lo adottiamo noi» esclamò Damon.

Elena si girò a guardare il suo fidanzato a bocca aperta.

«E’ l’unica soluzione!» spiegò l’uomo «Parleremo direttamente con la zia e ce lo facciamo affidare. Klaus, Rebekah o Caroline lo renderanno possibile… da un punto di vista burocratico intendo».

«Non è quello il punto!» replicò Elena «E’ una decisione importante, una grande responsabilità… dovremmo parlarne… da soli» spiegò mettendo l’accento sull’ultima parola.

«Ne parliamo da quando siamo diventati umani, di mettere su famiglia» continuò imperterrito Damon senza curarsi degli sguardi degli altri presenti nella stanza «C’è un ragazzo in difficoltà… che ha bisogno di aiuto, chi meglio di due ex vampiri, possono capire la sua situazione?»

Elena stava riflettendo in silenzio.

«Certo ci dovremmo almeno sposare…» ponderò Damon «Per facilitare il lavoro ai nostri vampiri… »

Elena alzò lo sguardo.

«Per il momento lo faremo in comune, poi quando sarà sicuro… lo faremo per bene, con il rito e la festa che stavamo organizzando» continuò a spiegare l’uomo fissandola.

Elena lo guardò sospirando, poi fece un sorriso.

L’uomo le si avvicinò. «Allora amore mio, ci tuffiamo in questa nuova avventura? Magari le preoccupazioni da genitori ci consumeranno… ma lo faremo con passione… e chissà forse sarà anche pericoloso…» sussurrò facendole un occhiolino.

«E’ proprio tutto quello che desidero dalla vita» rispose Elena abbracciandolo.

«Ma fate sul serio?» chiese Caroline che come gli altri aveva osservato la scena a bocca aperta.

«Certo» rispose Elena.

«Vabbè… siete impazziti!» replicò la vampira «Lui è sempre stato un pazzo… ma tu…»

«Tu più di chiunque altro dovresti sapere che si finisce sempre per assomigliare all’uomo di cui ti innamori…» la interruppe Elena ridendo.

Caroline e Bonnie si guardarono per poi scoppiare a ridere, gli altri si guardarono ancora più perplessi.

«Dimenticate… che c’è una persona che dovrebbe essere d'accordo con questa “soluzione“» disse Jeremy facendo il gesto delle virgolette con entrambe le mani.

«In effetti io avrei seri problemi ad accettare Damon come padre» commentò Becca.

Klaus sghignazzò, poi tornando serio «Se questi due sono veramente convinti di farlo» disse guardando Damon ed Elena «bisogna parlare con il ragazzo, prima… di avviare l’iter» continuò.

«E non abbiamo tempo da perdere, dobbiamo evitare che la pratica arrivi su qualche tavolino del dipartimento dei minori… da un punto di vista procedurale, rendere tutto più complicato» illustrò Oliver «sempre che non sia già troppo tardi».

«Vado a chiamare Damien?» chiese Bonnie.

Tutti guardarono Damon ed Elena, che annuirono.

 

«Vieni, accomodati» fece Bonnie facendogli strada nell’ufficio della direttrice.

Damien entrò nella stanza, in un primo momento guardò Caroline che era seduta dietro la sua scrivania, poi lentamente passò in rassegna tutti gli altri presenti che lo stavano fissando, si grattò dietro il collo e con una smorfia esclamò «Non sono stato io!»

Damon scoppiò a ridere.

«Già noto delle somiglianze» mormorò Alaric mettendo un braccio intorno alle spalle dell’amico.

Caroline cercò di rimanere seria «Non preoccuparti… non ti stiamo accusando di niente, volevamo parlati di una cosa molto importante» la vampira prese un respiro, avevano avuto poco tempo per decidere come spiegare la situazione al ragazzo.

Klaus aveva consigliato di dire la verità in maniera veloce e senza fronzoli. Era in piedi dietro Care, le mise una mano sulla spalla, la vampira si girò a guardarlo e poi riprese a parlare «Questa mattina abbiamo ricevuto una lettera che ti riguarda, viene da uno studio legale… tua zia, ha deciso di rinunciare alla custodia parentale»

«Quella non è mia zia… non è nessuno per me… meglio così!» ribatté Damien impassibile.

«No… tesoro» rispose Care «Non lo è… perché hai solo 15 anni e ora sei sotto la tutela dello stato, che ti sta cercando una famiglia affidataria»

«Dovrò andarmene?» chiese il ragazzo, che ora sembrava in preda al panico.

«Sai… non è mai semplice per una famiglia accogliere un ragazzo della tua età… nel tuo caso, potrebbe essere ancora più difficile, perché non tutti sono in grado di comprendere… » Caroline non riusciva a trovare le parole giuste.

«Ho capito, Miss Forbes…» annuì il ragazzo.

«Quindi sì… una famiglia che non ha mai avuto contatti con il nostro mondo, potrebbe decidere di farti lasciare la scuola, a meno che non si trovi una coppia che sa chi siamo… chi sei… ed è in grado di gestire la situazione con semplicità» spiegò Caroline con un sorriso, per poi girarsi a guardare Damon e Elena.

Damien aveva seguito lo sguardo della direttrice e ora guardava con curiosità la coppia che gli stava sorridendo, fu Damon a parlare.

«Ci abbiamo pensato, io e Elena riteniamo che la soluzione migliore sia che… potremmo essere noi due a chiedere di diventare la tua famiglia affidataria»

Damien sbarrò gli occhi, continuava a guardarli non sapendo che dire.

«Se ci vuoi riflettere… » disse Elena 

«Voi due quanto ci avete riflettuto?» chiese il ragazzo.

«Un paio di minuti…» rispose Damon

«Io sono un disastro…» mormorò il ragazzo.

«Sono stato un vampiro per 150 anni!» replicò l’uomo «Non ti bastano dieci vite per eguagliare i casini che ho combinato io… e lei» continuò guardando con amore Elena «è allenata a porci rimedio»

Damien sorrise «Va bene…» sussurrò guardando a terra.

«Ne sei sicuro?» chiese Elena.

«Se è sicura lei, Miss Gilbert» rispose il ragazzo sollevando appena lo sguardo.

«Credo proprio che dovresti cominciare a chiamarmi Elena» rispose la donna, continuando a sorridergli.

«Anche perché» esclamò Damon guardando l’orologio «Resterà Miss Gilbert ancora per poco… dobbiamo andare in comune, prima che chiuda…vuoi essere presente al nostro matrimonio Damien?»

Il ragazzo li guardò aggrottando la fronte.

«Non accoglieranno la nostra richiesta se prima non ci sposiamo» spiegò Elena allargando le braccia.

 

Elena entrò nel salone in braccio a Damon, che rideva felice. Oliver e Rebekah gli andarono incontro, ma furono sorpassati dalle gemelle che furiose si pararono davanti alla coppia di neo sposi.

«Zio Damon! Come hai potuto sposarti…» cominciò Josie «…senza di NOI!» concluse Lizzie.

L’interpellato mise giù sua moglie e tentò di spiegare alle ragazzine la situazione ma fu interrotto da Hope «Avevamo anche i vestiti!» disse la streghetta.

Klaus, Oliver e Rebekah erano rimasti a scuola per controllare gli studenti e spiegare alle bambine cosa stesse succedendo, si erano limitati a dire che Damon ed Elena si dovevano sposare per una questione burocratica, ma non erano scesi nei particolari che riguardavano Damien, avevano concordato di non farlo fino a che la situazione non si fosse sistemata.

«Ragazze… » disse Elena «quello di oggi è stato un matrimonio fatto solo per avere un timbro su un foglio di carta! Poi ci sarà quello vero! Dove io indosserò il mio bellissimo abito bianco e voi i vostri adorabili…» Elena stava continuando il discorso ma venne interrotta di nuovo da Hope.

«E LUI? PERCHE’ DAMIEN ERA AL VOSTRO MATRIMONIO?» urlò la ragazzina, scorgendo il ragazzo che stava entrando accanto a Caroline.

Anche Josie e Lizzie guardavano il loro compagno irritate.

Gli adulti si lanciarono un’occhiata.

Felicity, che era rimasta in disparte, aveva capito che non sapevano bene cosa rispondere così si avvicinò per abbracciare Damon e Elena «Congratulazioni» gli disse sorridente.

«Grazie tesoro! » ricambiò l’abbraccio Elena.

Damon le diede un bacio su una tempia «Visto come si fa?» disse rivolto alla gemelle e a Hope che continuavano a guardarlo in cagnesco «Ora venite immediatamente qui! Tutte e tre! E mi date un bacio e un abbraccio! E ci fate gli auguri!» Ordinò con un piglio severo, che fece scoppiare a ridere le tre ragazzine, che gli si fiondarono addosso facendogli perdere l’equilibrio… si ritrovarono tutte e quattro a terra a farsi i dispetti e il solletico.

«Le hai spaventate a morte» commentò Jeremy superandoli.

«La personificazione dell’autorità» rincarò la dose Alaric scuotendo la testa.

«Gli servirebbe a lui una famiglia affidataria» diede il colpo di grazia Klaus.

Damien osservava la scena divertito.

Le bambine, che erano troppo occupate a fare la lotta con Damon, non sentirono il commento dell’Ibrido, Felicity invece spostava lo sguardo dal ragazzo all’uomo a terra e viceversa.

 

Caroline era andata a scusarsi con la nuova governante, dicendole che era sorto un problema e avevano dovuto risolverlo «Non era così che doveva andare il suo primo giorno di lavoro » le stava dicendo

«Non avevamo concordato di darci del tu?» la interruppe Mrs Byrne «Non preoccuparti! Anzi… è andata meglio così, ho avuto modo di chiacchierare con i ragazzi e conoscerli, senza la presenza autoritaria del collegio docenti al gran completo»

Care approfittò della gentilezza di Emily per informarla che quella sera avevano un evento molto importante da festeggiare in famiglia, quindi, continuando a scusarsi, le chiese di occuparsi dei ragazzi da sola, informandola anche che Damien avrebbe cenato con loro.

«Tranquilla… fate pure! » rispose Mr Byrne accomodante.

«E poi ci sarò io ad aiutarla» disse Vincent che aveva seguito l’ultima parte del discorso.

«A dire il vero, volevamo chiederti di unirti a noi!» esclamò Caroline

«E’ una festa di famiglia… io starò benissimo con Emily e i ragazzi, inoltre ho una partita di Risiko in sospeso con tre di loro» spiegò lo stregone.

Care annuì, poi dopo averli ringraziati un altra volta, li salutò.

 

Damien entrò in camera sua e si gettò sul letto.

«Dove sei finito tutto il pomeriggio? Io e le ragazze credevamo che ti avessero sospeso!» esclamò Wade, il suo compagno di stanza che si stava preparando per la cena.

«E’ una lunga storia» replicò il ragazzo «ora non posso raccontartela, perché mi devo preparare anche io, avverti tu Laurel e Zoe che non mangerò alla mensa con voi stasera, io cenerò di là con… gli insegnanti.» Damien fece una pausa non sapendo bene come giustificare una cosa così inusuale «Ci sono dei problemi con la mia famiglia e ne dobbiamo parlare» si affrettò poi a spiegare.

Wade lo guardava a bocca aperta «Ci sarà anche Miss Gilbert?» chiese mentre seguiva con lo sguardo Damien che si era alzato ed era diretto in bagno.

«Certo…» rispose il ragazzo.

«Non posso venire con te? Sono invidioso! A cena nella zona privata, magari vicino a lei… che ti sorride e ti passa l’acqua…» sospirò Wade.

«Se gliela chiedi, Elena te la passa anche alla mensa l’acqua!» rispose Damien chiudendo la porta.

«Elena? Da quando chiami Miss Gilbert per nome? Te lo ha dato lei il permesso?» chiese a voce alta l’amico per farsi sentire.

Damien si strofinò gli occhi nervoso, poi aprì l’acqua della doccia.

 

«Ehi peldicarota! Se non la finisci di usare tutto quel sale, ti vengono le corna e la barbetta come le caprette!» esclamò Damon all’indirizzo di Hope.

«Beeee Beeee» rispose impertinente la ragazzina.

«In Siria ne ho viste di carine, tutte rosse ma senza corna, in effetti… una somiglianza…» stava ponderando Klaus squadrando la figlia da più angolazioni.

Felicity rideva di gusto, poi con una mossa lesta impedì a Lizzie di rovesciare un bicchiere.

«Che riflessi, tesoro!» commentò Rebekah «Migliori ogni giorno di più»

«Dovresti cambiare sport… tipo il tennis!» considerò Oliver.

«Non se ne parla… potrei fare il portiere però!» rifletté con una smorfia compiaciuta la giovane vampira, come se avesse avuto un’illuminazione.

Damien guardava la sua compagna, non l’aveva mai vista così allegra e spontanea, in classe se ne stava sempre in silenzio all’ultimo banco e non partecipava mai alle attività pomeridiane del gruppo dei ragazzi più grandi, preferendo stare con Hope e le gemelle.

«Lizzie, mi puoi passare il purè di patate, quando hai finito di servirti?» chiese Care alla figlia.

«Certo» rispose la bambina, poi la guardò con un sorriso da furbetta, afferrò il braccio di Felicity che le sedeva accanto e fece volare il piatto da portata fino alla madre.

«Lizzie!» la rimproverò Bonnie.

«Non si fa così sorella…» rispose Josie, prendendo una mano di Hope e facendo tornare il piatto al punto di partenza.

«Josie!» urlò ancora Bonnie.

«Zia Bonnie!» si lamentò Lizzie «Qui non ci vede nessuno! Facci divertire un po’!»

«Ma si Bon Bon lasciale fare…» fece Damon facendo un occhiolino alle gemelle «Però scimmiette, prima di usare Hope e Felicity come delle batterie… sarebbe carino chiedere il permesso»

«Loro che chiedono prima di agire? E’ una causa persa!» commentò Alaric.

«Ma a Hope e Felicity non importa» risposero le gemelle in coro con un’alzata di spalle.

Jeremy scoppiando a ridere, prese la mira e tirò due tovaglioli che colpirono perfettamente le gemelline «A me non serve la magia per far volare le cose!» commentò, scatenando l’ilarità generale.

Damien era stato tutta la serata in silenzio a studiare quelle persone che conosceva da due mesi, ma che stasera vedeva con una luce diversa. Lo aveva messo in preventivo ovviamente… ogni individuo si conforma al ruolo e alla situazione quando è in un contesto formale, per conoscere il vero carattere bisogna frequentarlo in un ambito familiare e confidenziale.
Ma alcune cose erano state una rivelazione, tipo Felicity che scherzava con Klaus Marshall… da quando l’uomo era arrivato, era diventato una sorta di mito tra i ragazzi, che erano suggestionati dal suo carisma, ma ne erano intimoriti… o vedere la direttrice Forbes e Miss Bennet che piangevano al matrimonio di Damon ed Elena, per poi abbracciarsi a lungo tutte e tre alla fine della cerimonia, o Mr Salvatore… che era adorato da tutti gli studenti per il suo carattere schietto e divertente, ma davanti all’ufficiale del comune aveva perso tutta la sua spavalderia e aveva risposto alle domande di rito con una voce rotta dall’emozione, guardando Miss Gilbert con occhi umidi ed innamorati… ma questo poteva capirlo, tutti gli studenti maschi della scuola erano infatuati di Elena, compreso lui!

Damien si era distratto, perso nei suoi pensieri, non aveva visto Miss Bennet e la direttrice che si erano alzate da tavola alla fine della cena, ma ora le stava guardando tornare, la strega aveva tra le mani una torta nuziale in miniatura mentre la vampira aveva un vassoio con dei calici e Mr Saltzman stava uscendo dalla cucina con una bottiglia di champagne «Stasera niente Bourbon… vabbè forse più tardi» chiarì sorridente.

«Prima di brindare» disse Bonnie scambiando uno sguardo con Caroline «dobbiamo fare una cosa… avevamo pensato di riservala al dopocena, in privato… ma poi abbiamo capito di non poter privare Damon della presenza della sua mogliettina stasera! Lo vai a prendere Care?» disse rivolta all’amica che annuì sfrecciando via «Tu Elena vieni qui, meglio che ti sposti da accanto alla torta! Portati la sedia…» chiese.

Elena fece come le era stato detto, ma quando vide Caroline tornare con un oggetto familiare in mano, si mise seduta e si prese il volto tra le mani iniziando a commuoversi.

Bonnie ruppe la stoffa e iniziò a spargere il contenuto intorno alla sedia di Elena, Caroline invece fece un cenno a Rebekah e andò a prendere per mano tutte le altre ragazze.

«Questo è stato il primo incantesimo che ho fatto…» iniziò a spiegare Bonnie «e l’ho fatto davanti a lei.
Elena aveva appena conosciuto Damon e ne era terrorizzata… giustamente» aggiunse guardando l’uomo, che stava sorridendo «poi lo abbiamo ripetuto altre volte, in momenti particolari… quando ne sentivamo il bisogno, è diventato una sorta di rito, non potevamo non compierlo anche stasera»

Caroline con Rebekah e le altre ragazze, si misero accanto a Bonnie, che con gli occhi lucidi, alzò lentamente le braccia, facendo volare le piume intorno ad Elena che piangeva.

«Auguri amica mia… testarda e caparbia come poche! Non so cosa avevi visto da subito in lui… ma ti sono grata che l’hai percepito, le nostre vite… la mia vita… non sarebbe la stessa senza quel pazzo che oggi ti sei sposata!» Poi facendo un occhiolino alle gemelle e a Hope, si presero tutte per mano e le piume cominciarono a roteare in maniera vorticosa, tre le grida di giubilo di tutte.

«Guardati intorno, tesoro» esclamò alzando la voce Caroline, abbracciata a Becca ed a Felicity «eravamo tre bambine che giocavano nel parco, sognavano di diventare grandi, innamorarci ed avere una famiglia… direi che abbiamo fatto un ottimo lavoro!»

Alaric fece saltare il tappo dello champagne e cominciò a versarlo nei calici.

«Auguri sorellina» fece Jeremy commosso, prendendo e alzando uno dei bicchieri «Auguri a te e a questo scriteriato che ha atteso più di dieci anni per far di te una donna onesta! Ma forse era troppo impegnato a farmi da fratello maggiore…» concluse rivolto a Damon

«Ad un amore tanto potente da sovvertire tutte le leggi soprannaturali e dell’universo!» esclamò Klaus alzando il suo di calice «Anche perché… e ringraziamo la nostra buona stella… di Damon ne basta uno a questo mondo!»

Oliver sorrideva, ma guardava perplesso l’Ibrido non comprendendo il suo brindisi, mentre tutti gli altri annuivano divertiti.
«Voi due siete stati i primi che ho conosciuto quella sera» cominciò a parlare Oliver «Mi avevate promesso che ci sareste sempre stati per me e Felicity, e avete mantenuto la parola… perché siete due persone meravigliose e generose e oggi ne avete dato un’ulteriore prova, meritate tutta la felicità di questo mondo… auguri… Salvatore’s Family!»

«Beh… » disse Alaric «quando oramai quasi quindici anni fa, mi sono messo alla ricerca del vampiro che credevo avesse distrutto la mia vita… mai avrei pensato di trovarmi qui, con questo calice in mano a brindare al suo matrimonio» Ric sorrise «e non solo! Ha anche sposato la ragazza che amo come una figlia… e sapete bene che ho tentato di farglielo dimenticare!»

Bonnie e Caroline scoppiarono a ridere abbracciando Elena.

«You got the girl, Man» fece Alaric sorridendo al suo migliore amico, alzando il calice.

«I got the girl» rispose Damon.

«Now don't screw it up» replicò Alaric.

Damon annui «Te lo prometto Ric… anche perché questa volta ci sarai tu a controllarmi!»

«Ci puoi giurare!» ribatté l’amico.

Damien aveva visto ed ascoltato tutto e sembrava sereno e a proprio agio, Damon gli si avvicinò per porgergli uno dei calici, il ragazzo sorrise e lo prese, poi lo alzò verso l’ex vampiro «Auguri…» sussurrò prima di iniziare a bere.

«Damon!» sibilò Elena avvicinandosi.

«Ha quindici anni! Pensi davvero che è il primo bicchiere di alcol che beve?» esclamò il marito.

«Ha ragione…» intervenne Oliver «Ma è meglio che questa cosa non gliela diciamo agli assistenti sociali»

«Come desidera avvocato» rispose Damon scambiandosi un sorrisetto complice con il ragazzo.

 

«C’è qualcosa di strano…» mormorò Hope a Felicity «Prima lui va al matrimonio… e noi no! Poi è qui con noi stasera…»

«Hai ragione» rispose la vampira «ma è meglio non fare domande… hai notato tuo padre e Caroline?» continuò per cercare di distrarla.

«Cosa? Che hanno fatto?» chiese la streghetta avvicinandosi curiosa.

«Non ti pare che si guardino e si sorridano un po' di più, ultimamente?» 

«Si che l’ho notato! Ma non te l’ho detto… perché poi tu mi dici che sono matta!»

Felicity abbracciò la sua amica «Sei un po' matta… e ti voglio bene anche di più, per questo!»

«Pensi che io ci sarò al tuo matrimonio? Che resteremo amiche per sempre?» domandò Hope ricambiando l’abbraccio.

«Sul matrimonio, non ci conterei! Per il resto… certo che saremo amiche per sempre» rispose la giovane vampira.

 

Il cellulare di Caroline vibrò di nuovo, come quello di Alaric… di Bonnie… e degli altri adulti presenti! Vani erano stati i messaggi nei quali rispondevano di stare tranquille, che la situazione era sotto controllo e che poi gli avrebbero spiegato tutto.

«Non si può più rimandare… rischiamo di ritrovarcele tutte e quattro qui con una scusa!» mormorò Caroline all’orecchio di Klaus.

L’ibrido annuì divertito «Mandiamo a dormire le ragazze e Damien, e prepariamoci ad una riunione epica!»

Una mezzora dopo, erano tutti nel sottopassaggio che conduceva al quartier generale delle vigilanti.

«Ma si può sapere che state combinando?» gli venne incontro Emma appena entrarono.

«Con calma… » disse Klaus «vi chiariremo tutto» poi iniziò a spiegare cosa fosse accaduto.

Le anziane vampire ascoltarono attente e stranamente in silenzio, sorrisero orgogliose a Damon e Elena nel momento in cui l’Ibrido illustrò come si era deciso di risolvere la situazione, ma ad un certo punto sgranarono gli occhi.

«Ma allora vi siete sposati per davvero!» esclamò sconvolta Donna.

«Ma potevate soggiogare qualcuno e fare finta!» sbraitò Emma.

«Volevamo vedervi… mentre vi sposavate» si lamentò Lucy delusa, abbassando la testa.

«Abbiamo litigato per mesi! Su chi di noi quattro aveva più diritto ad accompagnare Damon all’altare! Anche se sapevamo che non sarebbe mai successo! Così… solo per ipotesi! Perché sapevamo che sarebbe stata Bonnie a farlo!» esclamò furiosa Cristina.

«E parlando ipoteticamente… chi avevate deciso» chiese Damon tra lo stupito e il commosso.

«Che domande…» sbottò Cristina «Io naturalmente…»

«Non eravamo ancora arrivate ad una decisione…» chiarì Donna

«Beh avete tempo per farlo…» disse Elena «il matrimonio come lo avevamo organizzato si farà ancora! Io voglio indossare l’abito bianco e voglio tutte le mie damigelle! E voglio anche percorrere la navata al braccio di Jeremy… Non è cambiato niente!»

«E vi promettiamo che voi sarete lì, in prima fila… a guardare me… che accompagno Damon» chiarì Bonnie.

 

La mattina dopo, di buon’ora, quando tutti gli studenti si stavano ancora preparando per andare a fare colazione e iniziare le lezioni, Felicity era nella stanza delle gemelle e stava sistemando il fermaglio tra i capelli di Josie, quando notò Damien che, senza divisa e trascinando un trolley, stava camminando lungo il corridoio, diede un bacio alla bambina «Sei a posto ora» le disse uscendo dalla camera.

«Dove stai andando?» chiese rincorrendo il ragazzo.

«Mi aspettano di là…» rispose titubante Damien, poi alzando gli occhi le indicò Caroline e Rebekah che stavano venendo verso di loro.

«Ma si può sapere che succede?» mormorò Felicity, quando la zia e Care li avevano raggiunti «Non ho detto niente davanti alle altre… ma è evidente che sta succedendo qualcosa!»

«E’ lunga da spiegare, tesoro…» rispose Caroline «Ma eravamo venute proprio ad informarti che Rebekah e tuo fratello si assenteranno insieme ad Elena e Damon per qualche giorno e Damien andrà con loro… devono sistemare alcune faccende che lo riguardano» spiegò alzando gli occhi sul ragazzo.

«Ma tornerà a scuola?» chiese Felicity.

«Lo speriamo…» rispose Rebekah «E faremo del tutto per riportarlo qui»

La giovane vampira annui.

«Vieni con noi… così saluti Oliver» la incoraggiò Care.

 

Quando Felicity scorse il fratello che stava parlando con Klaus, un ampio sorriso illuminò il suo volto «Sei bellissimo…» gli disse.

«Non dirlo a me!» concordò Becca «Quando l’ho visto uscire dalla camera da letto… per poco non mi prende un colpo»

«La cravatta mi da un po' fastidio, non ci sono più abituato» fece Oliver sistemandosi il nodo.

«Devo darvi ragione» commentò Klaus «Vestito così sembra proprio un avvocato!»

Oliver indossava un completo Blu di Prussia, scurissimo quasi tendente al nero, si vedeva che era su misura e di ottima fattura, enfatizzava il suo fisico snello e slanciato e faceva risaltare i suoi occhi, la barba che aveva sistemato e definito gli dava un aspetto ricercato e sexy. Caroline gli aveva tagliato leggermente i capelli, che ora erano pettinati ed ordinati… avrebbe fatto sfigurare persino Harvey Specter e Mike Ross della serie Suits!

«Però io ti preferisco più selvaggio…» fece Becca passandogli le mani sulle guance e dandogli un lieve bacio a fior di labbra.

«Ricrescerà amore…» la rassicurò l’uomo.

 

Quando anche Damon e Elena scesero nel salone pronti per partire, Oliver diede un bacio alla sorella. «Torno presto, comportati bene…» si raccomandò.

Felicity annuì e poi lo abbracciò piano «Non voglio sciuparti il vestito» si giustificò, poi si incamminarono con gli altri verso il portone, Damien si era affiancato a Felicity nel farlo.

«Se per risolvere il tuo problema hai bisogno di un avvocato… beh hai il migliore» gli disse la ragazza annuendo.

«Forse sei un po' di parte» sorrise il ragazzo.

«Lo è sul serio!» rispose piccata la vampira.

«Stavo scherzando!» esclamò Damien «Sento che mi posso fidare di loro… di tutti quanti» rifletté poi con un sospiro.

«Ciecamente» concordò Felicity «Hai avvisato… i tuoi amici?» chiese poi.

«Mi hanno raccomandato di non parlarne, così ho detto a Wade che devo tornare a casa per qualche giorno» spiegò il ragazzo «Ci penserà lui ad avvertire tutti…»

«Ci vediamo allora…» sussurrò la giovane vampira, evitando di guardalo.

«Speriamo…» chiosò Damien avvicinandosi alla macchina.

 

«Come abbiamo concordato, restate qui e fate parlare sempre e solo me!» disse Oliver serio, salendo i gradini che portavano alla veranda della casa di Mrs Corey insieme a Rebekah, poi suonò il campanello.

«Buon pomeriggio, cercavamo Mrs Corey… è in casa?» fece Oliver appena una donna aprì la porta.

«Sono io… » rispose la donna cercando di guardare alle spalle dell’uomo e della donna che aveva di fronte.

«Sono Oliver O’Neill, un avvocato… e rappresento la Salvatore Boarding School for the Young & Gifted e di conseguenza suo nipote Damien Digne.» annunciò l’uomo in maniera formale, poi sia lui che Rebekah si spostano leggermente per fargli vedere Damien che era in piedi in fondo alle scale tra Damon ed Elena.

«Vorremmo parlarle in modo informale, per suggerire una soluzione alla sua richiesta di rinuncia alla custodia legale di suo nipote» continuò Oliver.

Martha Corey sembrò riflettere, poi fissò Rebekah «Accomodatevi…» rispose con un sospiro «Potete entrare tutti…» aggiunse continuando a guardare Becca. «Ma se volete farmi cambiare idea, vi dico subito che state sprecando il vostro tempo… e potevate anche evitare di portarmi qui lui, non cambierà le cose» continuò a parlare mentre gli faceva strada nel salotto.

Elena prese una mano di Damien che rimaneva in silenzio guardando il pavimento, il ragazzo gliela strinse leggermente, ma non alzò gli occhi da terra.

«Non vogliamo farle cambiare idea… tutt’altro» disse Oliver «Le voglio presentare i signori Salvatore, Damon ed Elena… sono i responsabili del convitto del nostro istituto, si occupano dei nostri studenti quando non sono a lezione, hanno un modo di approcciarsi ai ragazzi molto spontaneo, istaurando con loro un rapporto sincero e familiare, prendendosene amorevolmente cura… è questo il tipo di rapporto che hanno costruito anche con suo nipote negli ultimi due mesi, siamo qui per chiederle di suggerire al tribunale dei minori di affidare a loro due la custodia legale di Damien.»

Martha Corey sussultò leggermente ascoltando l’ultima parte del discorso dell’uomo, poi girandosi a guardare il nipote, vide Damon che con fare protettivo gli aveva messo una braccio intorno alle spalle, mentre Elena continuava a tenergli una mano, come gli aveva suggerito Oliver non proferirono parola, limitandosi a sostenere lo sguardo della donna.

«Per me non fa nessuna differenza» rispose la donna «Lei chi è?» chiese rivolta a Rebekah.

«Miss Rebekah Marshall» rispose Oliver «Una delle nostre insegnanti, è qui in vece della nostra direttrice Mrs Caroline Forbes Salvatore, che non è potuta essere presente per impegni improrogabili»

Damien, quando sentì il nome esteso della loro direttrice sgranò gli occhi, stava per dire qualcosa… ma Elena gli strinse un po' la mano.

«Ssshhh» mormorò Damon, poi avvicinandosi al suo orecchio sussurrò «Più tardi ti spieghiamo tutto l’albero genealogico della tua strampalata nuova famiglia…»

Il ragazzo sorrise.

La zia guardò il nipote, poi respirando a fondo riportò lo sguardo su Rebekah «Sulla brochure che ho letto, c’era scritto che i docenti erano molto preparati e competenti, ma non credevo così tanto… competenti» asserì continuando a studiare Becca «Ci scrivono tante stupidaggini su quei cosi!… Posso?» chiese prendendole una mano senza aspettare la risposta, la lasciò subito come se scottasse «Santo cielo…» esclamò «Anche tu sei una delle insegnanti di Damien?» le domandò.

«Certo…» rispose Rebekah, poi vedendo lo sguardo di Oliver smise di parlare.

«Si, è la sua insegnate di lettere antiche» spiegò Oliver.

«Hai intenzione di lasciare la scuola nel prossimo futuro?» continuò a domandare la donna, rivolgendosi sempre direttamente a Becca.

Ma fu sempre Oliver a rispondere «Miss Marshall, come suggeriscono le nostre brochure, è una persona seria e professionale, non ha in programma di interrompere la collaborazione con il nostro istituto»

«Se questa vampira, così antica… lavora nella scuola…» affermò Mrs Corey continuando a guardare Rebekah «firmerò tutti i documenti che volete»

Oliver non se lo fece ripetere due volte, aprì la ventiquattrore e prese dei fogli, li lesse e li spiegò alla donna che ascoltava attenta, poi dopo averle indicato dove apporre la propria firma, le passò una penna, Martha Corey firmò senza nessuna esitazione.

«Buona fortuna» disse rivolta al nipote.

 

«Il prossimo passo è depositare la domanda in tribunale, poi dobbiamo convincere l’assistente sociale che ci verrà assegnato che questi due saranno degli ottimi genitori» spiegò Oliver sedendosi in macchina «E’ stato più facile del previsto convincere Mrs Corey» rifletté, prima di girare la chiave nel cruscotto.

Rebekah, che era seduta accanto a lui, annuì pensierosa, non la convinceva una strega che era felice che suo nipote fosse protetto da un vampiro.

Un’ora più tardi stavano uscendo dal tribunale, Oliver aveva presentato la domanda e Rebekah era “riuscita” ad avere un appuntamento con l’assistente sociale per la mattina dopo.

Damon, Elena e Damien li stavano attendendo in un locale sulla baia.

Erano arrivati a Boston all’ora di pranzo, giusto il tempo di fare la registrazione in albergo e mangiare qualcosa, prima di andare a fare visita alla zia del ragazzo.

Avevano scelto il Four Seasons che era in pieno centro, nonostante Mrs Corey vivesse in un quartiere alla estrema periferia nord, la collocazione dell’hotel gli sarebbe stata infinitamente più utile nella seconda fase, quella dell’iter burocratico.

Si erano fatti riservare una spaziosa suite, dove avrebbe alloggiato Damien e due lussuose camere ai suoi lati, entrambe comunicanti con il soggiorno che sarebbe servito da ufficio e area comune.

«Voi potete andare» esordì Rebekah entrando e sedendosi sul divano, rivolta a Damon e Elena «Ci occuperemo io ed Oliver di Damien… in fin dei conti siete in luna di miele, una bella cena romantica a lume di candela è d’obbligo»

«Non occorre» rispose Elena.

«E poi domani incontriamo l’assistente sociale, non farebbe una buona impressione se uscisse fuori che lo lasciamo con le tate, per andarci a divertire…» spiegò Damon.

«Perché tu credi che gli permetterò di fare una vera perizia su di te?» sbottò a ridere Becca «Dopo 10 minuti, capirebbero di non poterti affidare neanche un pesce rosso!»

«Ma finiscila!»esclamò Elena ridendo «Che poi Damien ci crede!»

«Lo spero!» ribatté Rebekah «Deve essere consapevole del guaio in cui si sta cacciando!»

«Gli ho promesso che gli avrei illustrato il nostro albero genealogico» spiegò Damon lanciando uno sguardo fintamente contrariato alla vampira, per poi guardare il ragazzo.

«Beh, allora forse è meglio se vi lasciamo soli» intervenne Oliver.

«Se volete uscire a divertirvi, fate pure… ma se lo fate per noi, non è necessario! Non sono segreti… inconfessabili» disse Damon che sembrava un po' ansia.

«Avevamo pensato che potremmo farci servire la cena qui e rilassarci… domani ci aspetta un’altra giornata impegnativa e siamo tutti un po' stanchi» spiegò infatti Elena lanciandogli uno sguardo.

Rebekah ed Oliver annuirono sorridendo «Perfetto…» disse l’umano.

Ordinarono la cena e si misero seduti bevendo qualcosa.

«Facci tu le domande, Damien… cosa vuoi sapere?» iniziò a parlare Damon.

«Perché la direttrice si chiama Salvatore?» iniziò a chiedere il ragazzo allargando le braccia.

«Perché era sposata con mio fratello Stefan» rispose l’ex vampiro «che è deceduto qualche anno fa»

«Mi spiace…» ribatté il ragazzo.

«Grazie… gli saresti piaciuto molto… »

«Di dove siete?»

«Siamo entrambi nati e cresciuti a Mystic Falls» rispose Elena «Io molti… moltissimi anni dopo di lui!»

«Eravate dei vampiri… come mai ora siete umani?»

Elena spiegò sommariamente al ragazzo tutta la storia della cura.

Damien ascoltava affascinato «Che avventura!» commentò «E come vi siete conosciuti?»

Fu Damon a raccontare la loro storia, Elena interveniva di tanto in tanto, Oliver e Damien seguivano divertiti e a tratti sbalorditi il racconto, Rebekah che conosceva bene tutta la storia, avendola vissuta, stava apprendendo dei particolari che le mancavano, quindi commentava alla sua maniera scuotendo la testa, facendo sbellicare dal ridere il ragazzo e il suo fidanzato.

Nel frattempo era arrivata la loro cena, quindi si erano seduti a tavola.

«Hai rubato la fidanzata a tuo fratello!» osservò Damien ridendo alla fine del racconto, addentando un pezzo di carne, ma non sembrava un giudizio era più un apprezzamento.

«Non è stato un capriccio… eravamo veramente innamorati» spiegò Damon abbracciando la moglie.

«Beh… alla fine» rifletté il ragazzo «Non è che a tuo fratello gli è andata male con la direttrice Forbes!»

Damon lo guardò sollevando un sopracciglio

«Siamo ragazzi!» spiegò Damien «Si occupano di noi delle donne bellissime, ognuno ha la sua preferita…»

«E la tua è Caroline?» chiese Elena.

«Onestamente?» domandò il ragazzo guardandola con la coda dell’occhio «No… ma ora mi sembra più opportuno che lo diventi» spiegò arrossendo.

Damon e Oliver scoppiarono a ridere

«Tienitelo per te però… rischi di venire sbattuto contro un muro!» commentò Oliver.

Gli altri lo guardarono perplessi e l’uomo raccontò degli operai che facevano commenti inopportuni mentre lavoravano, senza fare nomi… anche perché tutti tranne Damien sapevano esattamente di chi stava parlando, riferì del poveretto dall’accento del sud che era stato sbatacchiato contro il muro e convinto che il suo tipo di donna fossero le brunette.

«Bastardo…» commentò Damon «Tu al cantiere non ci vai più» disse poi rivolto alla moglie.

«Povero Lavon!» commentò Elena sorridendo.

Oliver la guardò sbarrando gli occhi «Si, proprio lui…»

«Caroline non sarà molto contenta quando lo saprà…» rifletté Elena.

Oliver e Damon la guardavano confusi.

«Dì al tuo amico, di stare lontano dal mio Colin!» esclamò Becca puntando un dito contro il suo fidanzato «Sai quel bel ragazzone irlandese dai capelli rossi? Lui mi vale sempre punti doppi! Perché è il più sfacciato di tutti!»

Gli uomini continuavano a guardarle aggrottando la fronte.

«Ma andiamo! Credete che una donna non si accorga di ogni singolo sguardo? Ammiccamento o… vabbè avete capito!» sbottò Rebekah rivolta ai due uomini «Ci abbiamo organizzato sopra un torneo a punti! Fino ad ora io e Caroline ce la stavamo battagliando per le prime posizioni, con Elena che ci tallonava! Bonnie li spaventa con quel suo sguardo che sembra incenerire! Ma ora Care è stata messa fuori gioco! Rimaniamo noi due…» guardò poi con aria di sfida la sua amica, inarcando un sopracciglio.

«Fatti sotto bellezza…» replicò Elena, guardandola allo stesso modo.

«Siamo circondati da delle pazze!» commentò Damon sbattendo le mani e aggirandole unite.

«Il bue che dice cornuto all’asino!» ribatté Becca.

Damien aveva seguito tutto il discorso ed era piegato in due dal ridere.




Ho voluto fare un banner, per presentarvi i volti dei ragazzi della storia
Hope e le gemelle ovviamente le conosciamo tutti
Mentre Felicity e Damien, essendo di mia invenzione...
Eccoli qui!
Felicity mora e con dei bellissimi e grandi occhi blu... identici a quelli del fratello
E il biondo Damien
Spero vi piacciano.
Ora anche voi potete prefiguravi il loro volto mentre leggete, come faccio io mentre scrivo di loro
Se siete arrivati a questo punto... è segno che avete letto il capitolo!
Quindi vi ringrazio!
Al prossimo aggiornamento...





 

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Capitolo 26
*** venticinquesimo capitolo ***
























 

Rebekah era seduta sulla scrivania e stava praticamente dettando all’assistente sociale la perizia perfetta! Quella che tutti gli aspiranti genitori adottivi, sognano di vedersi redigere.

Oliver era appoggiato alla porta per evitare che qualcuno entrasse e si rendesse conto che c’era qualcosa che non andava, seguiva distrattamente il filo del discorso, conosceva perfettamente i termini che Becca stava suggerendo, visto che l’aveva scritta lui quella perizia!

Era consapevole che non potevano fare altrimenti, che dovevano accelerare i tempi e che lo stavano facendo a fin di bene, ma il fatto di aver soggiogato una persona per fini personali lo infastidiva… mentre Rebekah sembrava completamente a suo agio.


«Eccolo li… sta scaricando gli ultimi vasi, dobbiamo muoverci!» sussurrò Hope, che stava sbirciando il fioraio che riforniva la scuola da dietro un angolo del cortile «Anche perché la ricreazione sta per finire!»

«Hope… è una pessima idea…» mormorò Felicity.

«Non puoi tirarti indietro! Mi servi! Forse potrei farlo io… ma non ne sono sicura!» rispose la strega.

«Ok!» replicò la vampira «ma facciamo in fretta!»

Le due ragazze si avvicinarono all’uomo.

«Signor Castle…» lo chiamò Felicity.

Quando l’uomo si girò sorridente, la vampira guardandolo negli occhi cominciò a parlare «Appena ritornerà al suo negozio, farà recapitare due dozzine di rose rosse alla signora Caroline Forbes, qui alla scuola, accompagnate da questo biglietto. Se qualcuno le chiederà chi è il mittente, risponderà “un affascinate signore che vuole restare anonimo“. Domani invece….» continuò a parlare la vampira.

Alla fine delle istruzioni, il signor Castle annuì.

 

«Avvocato! E’ un piacere rivederla di nuovo» cinguettò una delle segretarie del giudice che era stato assegnato al caso di Damien.

«Il piacere è reciproco!» rispose con un gran sorriso Oliver «Abbiamo la perizia dell’assistente sociale…» 

«Di già?» rispose la ragazza sbattendo le ciglia. 

«Come le dicevo ieri, è un caso piuttosto urgente» spiegò l’uomo continuando a sorridere alla donna che se lo stava mangiando con gli occhi «le sarei grato se fissasse un’udienza preliminare quanto prima…»

«Il che significa» intervenne Rebekah picchiando su una spalla della ragazza per farla girare e guardarla negli occhi «Che ora tu controlli l’agenda, sposti tutti gli impegni del giudice e ci dai un appuntamento oggi pomeriggio o al più tardi domani mattina!»

La segretaria cominciò immediatamente a controllare «Mi rincresce profondamente, ma il giudice oggi pomeriggio non è in ufficio, ma lo potete incontrare domani mattina alle 10» disse cominciando a sbarrare con la penna dei nomi che erano scritti.

Becca si piegò leggermente verso di lei «E l’avvocato O’Neill… è proprietà privata, buona giornata»

«Buona giornata anche a lei signorina» rispose la segretaria senza degnare di uno sguardo Oliver.

«Ma… perché l’hai fatto?» chiese Oliver quando furono usciti dalla stanza. «Me ne stavo occupando io!»

«L’unica udienza che saresti riuscito a fissare, sarebbe stata con quella civetta in orizzontale su un divano del tribunale!»

Oliver si bloccò allargando le braccia «Essere gentili e flirtare con impiegate, assistenti e segretarie, te lo insegnano alla facoltà di legge! Sono le basi!»

«Se sei con me, non ti serve! Sono molto persuasiva!» ribatté la vampira continuando a camminare.

 

«Care, il fattorino del fioraio ha portato questo per te» disse Alaric bussando alla porta del suo ufficio, per poi entrare con un enorme scatola rettangolare, la appoggiò sulla scrivania e dopo averle lanciato uno sguardo di apprezzamento, rispettosamente uscì.

Caroline tolse il coperchio e rimase senza parole, 24 meravigliose rose rosse a gambo lungo accompagnate da un biglietto “Con amore…” semplicemente e senza firma, la vampira si portò il cartoncino al petto sospirando e facendo un luminoso sorriso.

Terminò in fretta l’e-mail che stava scrivendo e dopo averla inviata, uscì.

Klaus era nella palestra a parlare con uno degli operai che annuiva.

Caroline si avvicinò lentamente sorridendo.

«Miss Forbes…» si congedò l’operaio limitandosi ad un cenno del capo.

«Buongiorno Lavon» rispose Care continuando a sorridergli… per poi seguirlo perplessa con lo sguardo.

«Mi sto rendendo conto di una cosa» stava dicendo Klaus «Oliver non è così inutile come pensavo! Fa un lavoro enorme! E mi risparmia mille grattacapi!»

«Le cose si apprezzano solo quando ti vengono a mancare» commentò Caroline sghignazzando.

«Si sbrigasse a tornare!» sbuffò l’Ibrido infastidito, per poi dirigersi verso un altro gruppo di operai che sembravano in palese difficoltà.

La donna attese che Klaus risolvesse il problema, quando lo vide che stava ritornando verso di lei, gli sorrise.

«Scusami, Love» ricambiò il sorriso l’Ibrido «Eri venuta a dirmi qualcosa?»

«Si… sono bellissime! Un pensiero dolcissimo! Grazie» fece la vampira abbracciandolo per poi dargli un bacio.

Klaus ricambiò il bacio con passione «Un bacio non si rifiuta mai!» replicò «Ma non so di cosa stai parlando…»

Care lo guardò perplessa «Delle rose…» 

«Quali rose?»

Caroline resto a bocca aperta.

«Quali rose, Love?» ripeté Klaus meno tranquillo di prima.

«Delle due dozzine di rose rosse, che ho appena ricevuto…» mormorò la vampira titubante.

«Due dozzine? 24 rose… ROSSE?» chiese l’uomo «Non te l’ho mandate io!» ringhiò.

Poi vedendo che la donna era pensierosa domandò «C’era un biglietto?»

«Si…» rispose Care «Giusto una riga… “Con amore…“ senza firma» confessò «Non ho avuto il minimo dubbio su chi fosse il mittente! Sono venuta immediatamente a ringraziarti!»

L’Ibrido sollevò gli occhi al cielo sbuffando «Lo spero bene!» replicò «Invece hai un ammiratore segreto, Love… deve solo sperare che non scopra mai chi è!»

Caroline non poté fare a meno di sorridere, poi abbracciandolo di nuovo mormorò «Non ho bisogno di nessun ammiratore… segreto poi! Già mi sento in colpa di non aver parlato alle ragazze!»

«Dobbiamo farlo, Love» replicò Klaus «Non possiamo continuare a nasconderci e comportarci come due innamorati clandestini! Anche se la cosa ha il suo fascino…» chiosò

«Sto aspettando il momento giusto! E poi con questa storia di Damien… lo faremo…» lo rassicurò Caroline.

 

«Sono quasi felice che il giudice non lavori oggi pomeriggio» stava dicendo Elena davanti al Bunker Hill Monument «così abbiamo modo di girare un po' la città» spiegò.

Erano appena stati a visitare la U.S.S. Constitution, la fregata in legno simbolo della Marina Americana, che era ormeggiata lì vicino.

«Non mi ricordo quale vittoria celebri questo Obelisco» continuò a parlare Elena rivolta a Damien.

Il ragazzo fece un’alzata di spalle «Non l’avevo mai visto prima d’ora…» chiarì.

«Non vivevi a Boston?» domandò Damon.

«Io sono nato e vissuto in Francia, nel principato di Monaco per essere precisi, mia madre e mio padre erano di qui, io ci sono venuto per la prima volta cinque mesi fa, ma… non abbiamo avuto il tempo di visitarla» spiegò, per poi allontanarsi un po'.

I quattro adulti si guardarono preoccupati, nel fascicolo di Damien c’era riportato che lui e i suoi genitori avevano avuto uno spaventoso incidente cinque mesi prima, nella periferia di Boston, mentre si recavano al funerale della nonna materna del ragazzo.

La madre era deceduta sul colpo, mentre il padre un paio di giorni dopo in ospedale.

Damien invece era rimasto gravemente ferito e tenuto in coma farmacologico per due settimane, dopo di che era iniziata la sua riabilitazione, era stato ricoverato in ospedale per più di due mesi e i suoi parenti non gli avevano mai fatto visita durante la lunga degenza, al momento della sua dimissione era stato ospitato in una casa famiglia fino al trasferimento a Mystic Falls.

Elena guardava l’obelisco, stava immaginando cosa potesse aver provato quel giovane ragazzo in quei terribili momenti, anche lei aveva vissuto un’esperienza del genere, ma a supportarla aveva avuto un’intera cittadina e una zia amorevole che si era presa cura di lei e di Jeremy. Gli occhi si stavano velando quando percepì l’abbraccio del marito «Ora ci siamo noi… ci occuperemo noi di lui…»

La donna annuì asciugandosi le lacrime.


«Ma come fai a sopportarli! Sono degli incapaci!»

«Buon pomeriggio Nick» esclamò Oliver rispondendo al telefono.

«Come procedono le cose lì?» chiese Klaus.

Oliver stava camminando lentamente, allontanandosi da Elena e Damon che abbracciati stavano davanti all’obelisco, Rebekah invece stava sorvegliando Damien, tenendosi a qualche metro di distanza dal ragazzo, per lasciargli un po' di privacy.

«Procedono…» rispose Oliver con un sospiro «Domani mattina abbiamo la prima udienza preliminare»

«Avete fatto in fretta» commentò l’Ibrido.

«Già…» replicò l’umano «abbiamo trovato tante persone accondiscendenti sul nostro cammino» chiosò un po' irritato, poi sospirando di nuovo «E li, come vanno le cose? Felicity?» domandò.

«Tua sorella sta bene, tutto normale… se non vogliamo considerare che gli operai sono davvero degli incapaci… e che Caroline ha ricevuto due dozzine di rose rosse, da non si sa chi!»

«Cosa?» scoppiò a ridere Oliver, poi continuando a sghignazzare «Io escluderei il rude uomo del sud! Non solo perché lo hai soggiogato… ma anche perché so quanto lo paghiamo!»

«24 costosissime rose rosse a gambo lungo!» ringhiò Klaus all’altro capo del telefono.

«Non vorrei essere nei panni del misterioso corteggiatore, quando scoprirai chi è!» fece Oliver.

«Fai bene…» replicò l’originale minaccioso.

«Stavo riflettendo che non ho mai mandato dei fiori a tua sorella…» fece Oliver.

«Domani a Caroline, gliene faccio portare quattro dozzine!» lo informò Klaus.

«No… meglio una rosa al giorno per 48 giorni, è più romantico» suggerì l’umano.

 

 

«Permette due parole, Signor Giudice?» mormorò suadente Rebekah.

«Ho solo qualche minuto, ma glieli dedico volentieri signorina» rispose l’uomo.

Quando mezzora dopo Oliver uscì dalla stanza era leggermente scuro in volto.

«Che è successo?» chiese preoccupata Becca.

«L’udienza è fissata per dopodomani…» rispose l’uomo.

«Non era possibile prima?» domandò scocciata la vampira.

«Pensa!» ribatté Oliver bloccandosi e fissandola «Lo hanno chiesto anche l’assistente sociale e il Procuratore dell’ufficio minori! Loro erano pronti a procedere anche subito! Tanto non sono necessarie deposizioni e sono d'accordo su tutto! Ma… giustamente, almeno un giorno per far finta di leggere le carte, il giudice se l’è preso!» sospirò scuotendo la testa ricominciando a camminare.

 

«Chi ha ammazzato Klaus, per volersi far perdonare così?» chiese Alaric entrando nell’ufficio di Caroline con un enorme cesto pieno di Lillà.

La vampira guardò l’amico mentre lo depositava sulla sua scrivania, «C’è anche questa» disse Alaric mentre le dava in mano una scatola lunga e stretta, che Care aprì immediatamente dopo che Ric era uscito.

Conteneva un’elegante e lunghissima Black Baccara, meravigliosa nei suoi vellutati petali di un rosso scurissimo, prese il biglietto allegato e sorrise riconoscendo la scrittura “Ti amo, Klaus”.

Poi guardò preoccupata l’enorme cesto che occupava tutta la scrivania, con un sospiro prese il biglietto, c’era un cartoncino stampato “Lillà: palpiti d’amore.
Fiore dal profumo leggero e dalla forma elegante è legato alla sfera dei sentimenti amorosi, di cui coglie differenti sfumature in base al colore. È il fiore che simboleggia un nuovo amore, una nuova emozione che cresce e che non si può esprimere a parole.“ 

Care si rigirò il bigliettino tra le mani, poi prese il cellulare e inviò un messaggio “Appena hai terminato la lezione, vieni da me!“

«E’ successo qualcosa?» chiese Bonnie entrando una ventina di minuti dopo, poi vide il cesto che Caroline aveva appoggiato a terra «Che bello!» esclamò.

L’amica le raccontò delle rose del giorno prima, la strega si guardò intorno…

«Le ho gettate… non io a dire il vero» spiegò Caroline.

Bonnie sghignazzò, poi guardò la scatola che era sulla sua scrivania «No, quella è veramente da parte sua!» chiarì Care, abbassandosi a prendere il biglietto che era tra i lillà per darlo all’amica.

La strega era perplessa «Che razza di uomo è, uno che ti manda una cosa così bella» commentò «e poi stampa il significato del fiore su un comune cartoncino?»

Caroline allargò le braccia. «Ti devo confidare una cosa, ci ho pensato tutta la notte, cercando di capire chi sia questo misterioso “ affascinate signore che vuole restare anonimo“, ho chiamato il signor Castle per chiedergli chi gli ha ordinato le rose…» spiegò «Poi ha cominciato a balenarmi un’idea, che non mi ha fatto più riaddormentare… e se fosse Tom?»

Bonnie abbassò lo sguardo «E’ stato il primo nome che è venuto in mente anche a me» confessò «ma non volevo sembrare paranoica…»

Caroline si prese il volto tra le mani «Che facciamo?» chiese.

«Cominciamo con il chiamare Rebekah!» rispose la strega.

Care la guardò perplessa.

«Elena!» fece Bonnie «Se Tom è nei paraggi, avrà visto che lei non è qui! E se hanno finito le scorte di sangue? Dobbiamo spiegare a Becca la situazione e dirle di non perderla mai di vista, per il momento direi di limitarci a questo e non dire dei nostri sospetti a nessun altro»

Care annuì «Nemmeno a Klaus?» chiese.

«Nemmeno a lui… però ti consiglio di dirgli del cesto, se lo viene a sapere da solo…» la strega alzò gli occhi al cielo, mettendosi il cellulare contro un orecchio.

Caroline e Bonnie raccontarono ad una Rebekah, in un primo momento divertita, la situazione ma quando l’Originale capì le loro preoccupazioni, tornò subito seria «Tranquille, la controllo io» promise «Ora devo andare… Oliver è di nuovo nel periodo premestruale!» commentò prima di riattaccare.

 

«Saranno… 200 Lillà!»

«Nick, capisco che quando eri un bambino il telefono non era stato ancora inventato, ma qualcuno ti dovrebbe insegnare come si inizia una conversazione telefonica!»

«Ciao Oliver! Tutto bene? Come è il tempo a Boston? A Caroline oggi hanno consegnato un cesto pieno di Lillà!» disse Klaus tutto d’un fiato.

«Lillà? Singolare…»

«Tutto qui? Questo è il tuo commento?»

«Che ti devo dire Nick? Chiama il fioraio… chiedi chi è questo tizio che gli ordina i fiori!»

«Già fatto! “un affascinate signore che vuole restare anonimo“… dovrei andare a soggiogarlo…»

«Ovvio…» rispose Oliver ironico.

«Ma non lo faccio, perché Caroline si arrabbierebbe…»

«Lo credo anche io»

«Anche se avrei una scusa per farlo, devo solo decidere se preferisco che si arrabbi perché sono troppo geloso o troppo paranoico, ho una teoria… o per meglio dire un timore… e se fosse Tom?»

«Certo… Tom che ci avverte che è tornato in città mandando fiori a Caroline, mi sembra sensato» commentò Oliver.

Klaus grugnì «Ok… accertati che Rebekah non perda mai di vista Elena, senza dare nell’occhio fai si che la nostra amica doppelganger sia sempre al sicuro… puoi farlo?»

«D’accordo»

 

«Io non capisco! Hai visto dove sono le rose? Nel bidone della spazzatura! Erano così belle…» Hope camminava nervosamente tra i due letti della loro stanza, Felicity la stava ascoltando seduta sul suo. «Le abbiamo fatto mandare tutti quei bei Lillà e lei fa finta di niente! A tutte le donne piacciono i fiori! Perché a Caroline no?»

«Perché hai fatto mandare dei fiori a mamma?» Lizzie era sulla porta, insieme a Josie erano entrate senza bussare.

Felicity si mise le mani tra i capelli.

Hope per un attimo le guardò scioccata, poi gli andò incontro tirandole per un braccio per farle entrare e richiuse la porta.

«Vi piace il mio papà?» chiese la streghetta con le mani sui fianchi.

Le gemelline annuirono.

«Li voglio far fidanzare!»

Le bambine la guardavano a bocca aperta.

«La nostra mamma…» cominciò a dire Lizzie.

«… e il tuo papà?» finì Josie.

Hope annuì.

«I fiori non glieli dovrebbe mandare lui?» chiese Lizzie.

«Li hai mandati tu, ma sul biglietto hai scritto che li aveva mandati il tuo papà!» realizzò Josie.

«Quasi…» disse Hope.

Felicity continuava a tenersi la testa tra le mani, scuotendola leggermente. «Che ti avevo detto? Era più logico firmarli!» mormorò.

«No! Te l’ho spiegato! Volevo vedere la sua reazione! Volevo vedere se guardava papà in modo diverso, pensando che fosse lui a mandarglieli! Poi sarei andata da papà e gli avrei raccontato quello che avevamo fatto, gli avrei detto che anche Caroline era innamorata di lui e che poteva farle la corte!»

«E come facciamo a sapere se anche lui è innamorato di lei?» chiese Josie.

«Lui è innamorato! Ne sono già sicura!» ribatté Hope.

Le gemelle sorrisero.

«Ma se la mamma sposa un Re, diventa una Regina!» realizzò Lizzie.

«E noi delle Principesse!» si entusiasmò Josie.

Felicity si lasciò cadere all’indietro sul letto sconsolata.

«Alla mamma piacciono di più i cioccolatini, che i fiori» disse Josie.

Lizzie annuì.

«Bene! Ci avevo già pensato di farle arrivare dei cioccolatini, facciamo così… ora usciamo e andiamo da Niklaus, come ogni pomeriggio… poi Felicity, passa per i boschi e va in città a comprarli!»

«No!» rispose la vampira rimettendosi a sedere.

«Sei l’unica che puoi farlo! Se corri, ci metti mezzora al massimo! Ci pensiamo noi a coprirti! Ora siamo anche di più!» spiegò contenta.

«E’ proprio questo il problema!» la vampira, si rigettò all’indietro ancora più sconsolata.

 

Oliver era disteso sul letto con un libro di diritto famigliare in mano.

Rebekah girava in costume da bagno e si stava legando i capelli «Non vieni giù alla s.p.a.?» chiese.

«No, ho un po' da fare» rispose l’uomo «Ma tu vai… stai vicino alla tua amica che è preoccupata per Damien» continuò senza staccare gli occhi dalle pagine.

«Mentre io mi occupo di Elena, a Damon e Damien farebbe piacere scambiare due chiacchiere con te» insistette la vampira, mettendosi una canotta ed un paio di calzoncini.

«BECKS! NOI ANDIAMO… VI ASPETTIAMO GIU’» sentirono urlare da dietro la porta.

«ARRIVIAMO!» rispose l’Originale.

«Sbrigati!» la esortò Oliver guardandola da sopra il libro. 

«Vieni anche tu…» richiese la vampira dolcemente, mettendo un libro in una piccola borsa.

Poi vedendo che l’uomo non rispondeva.

«Pensavo che potevamo sfruttare la situazione per stare un po' insieme, a fare qualcosa di diverso!» articolò Becca titubante.

«Beh, hai ragione» replicò l’uomo chiudendo il libro «Perché dovrei stare qui a impegnarmi per l’udienza, quando mi dovrò scontrare con dei burattini ammaestrati? Che cretino che sono! Ma sai? Ero abituato a preparami al meglio! Come vuole Mia Signora!» disse scendendo dal letto «Un minuto e sono pronto!»

«Ma sei impazzito?»

«Se vuole, Milady mi tolgo il bracciale, così potrò seguire i suoi ordini anche con il sorriso sulle labbra» esclamò cerimonioso facendo un inchino.

Becca lo guardava a bocca aperta.

«Si, sei impazzito…»

«Il pazzo sono io, che trovo fastidioso che tu costringi le persone a fare quello che vuoi, forzando la loro mente?»

«E’ questo il problema? Che ho soggiogato delle persone?»

«Il problema è questa tua reazione! Come se fosse una cosa normale! Come se fosse un tuo pieno diritto farlo!… che non provi il minimo rimorso!»

«Dovrei sentirmi in colpa perché sto aiutando degli amici ed un ragazzo che negli ultimi mesi ha perso tutto? Che ha passato l’inferno, da solo in un letto di ospedale… senza che nessuno si occupasse di lui?» Rebekah era furiosa.

«Ti sto imputando le modalità! Non certo le intenzioni…» chiarì Oliver con voce ferma.

«Le modalità?» Rebekah scoppiò a ridere «Davvero non ci arrivi? »

Oliver la guardava perplesso.

«Non sto facendo le cose a modo mio… perché se lo avessi fatto, né tu né gli altri avreste mai messo piede a Boston, sarei partita con un aereo la mattina e sarei tornata la sera con la sentenza del giudice! Anzi… perché scomodarsi tanto? Nella pausa di ricreazione sarei andata in ospedale a Mystic Falls! E sarebbe risultato che Damien lo aveva partorito una giovanissima Elena!»

Oliver la guardava impietrito «Mi stai facendo giocare a fare l’avvocato?» chiese ribollendo dalla rabbia.

Rebekah rimase in silenzio sostenendo il suo sguardo.

«E’ questo che fai! GIOCHI CON LE PERSONE!» urlò l’uomo inferocito.

«Le uso, come le usano tutti!» rispose Rebekah calma «In questo non c’è nessuna differenza tra un umano ed un vampiro! Sei un avvocato, il tuo mestiere è convincere gli altri che la tua tesi è quella giusta! Che stavi facendo ieri? Stavi sfruttando quello che madre natura ti ha dato per far fare a quella segretaria, quello che volevi… e lei? Stessa identica cosa! Lei stava sfruttando il suo potere, derivante da quella agenda che teneva in mano, per farsi sedurre! Vi stavate sfruttando a vicenda! Stavate giocando…
Tu usi i tuoi occhioni, il tuo sorriso, la dialettica, la tua intelligenza… il tuo fascino, per perseguire i tuoi obiettivi, ognuno usa quello che ha! Che c’è, sei invidioso che il mio sistema è garantito al 100%? La cosa essenziale è non pentirsi delle proprie azioni e stare con la coscienza a posto, ed io sono serenissima!
Siamo qui perché ne avevamo tutti bisogno! Damon e Elena hanno preso una decisione che sconvolgerà le loro vite e lo hanno fatto in soli due minuti! Damien in cinque mesi ha subito una batosta dietro l’altra! E quando sembrava che avesse trovato una sua dimensione, che avesse una sorta di quotidianità… BANG! La zia lo abbandona e rischia di dover ricominciare tutto altrove! E poi ecco questi due sconosciuti che gli dicono che gli vogliono fare da mamma e papà! E lo trascinano ad un matrimonio! E poi ad una cena con gente che conosce a malapena, che ride e scherza, che si commuove e fa discorsi a cuore aperto!
Avevano bisogno di tempo! Avevano bisogno di pensare e riflettere in un altro contesto! Lontano da casa, da soli! Avevano bisogno di conoscersi!
E tu? Pensi che non ti vedo? Che non me ne accorgo? Fai tremila cose! Ti tieni sempre occupato! La stalla, l’orto, il cantiere… non ti fermi mai! E questo perché vuoi dimostrare di essere utile! Vuoi mostrarci che sei una persona capace e competente! Ti dò una notizia! LO SAPPIAMO GIA’! E tutti te lo confermano ogni santo giorno!
Non serve che ce lo dimostri continuamente! Ma tu non te ne accorgi! Sei troppo impegnato a sentirti diverso e inadeguato!
Quando mi stupisco del tipo di rapporto che sei riuscito a costruire con Niklaus, tu reagisci male! E ti metti sulla difensiva, ma la mia è ammirazione! Perché tu sei riuscito in una cosa che in mille anni nessuno è stato in grado di fare, non un umano… ma neanche un ibrido, un vampiro, un licantropo o uno stregone, o qualsiasi altra creatura soprannaturale…
Lo fai parlare, lo fai sfogare, eviti che le sue frustrazioni ci rendano la vita impossibile!
Mio fratello in questi giorni chiama te! Invece di andare a soggiogare il fioraio che ha l’ordine di inviare dei fiori a Care! Invece di andare a sbranare quel poveretto che glieli manda e che ha firmato la sua condanna a morte! Che tu stai rimandando! Complimenti! Gli hai fatto ottenere una proroga! Tu l’avvocato lo fai a casa, nella nostra vita di tutti i giorni!»
Rebekah stava alzando sempre più la voce e gesticolava nervosa «Quando tutto questo è iniziato, tu dove eri? Con noi! A che titolo c’eri? Sei un docente? NO! Sei del servizio di sicurezza? NO! Eri li perché c’era un problema e noi le crisi le affrontiamo tutti insieme! Uniti! Tutti alla pari! Perché tante persone… tante idee!
Perché non importa se questo» Becca si batté un indice sulla tempia «appartiene ad un vampiro o ad un umano! E neanche questo» continuò con una mano sul petto «Siamo tutti uguali, quando siamo tra di noi! Quando siamo… in famiglia…
Fuori nel mondo? No, siamo diversi e tu devi accettarlo! Noi vampiri siamo forti! Siamo veloci! Possiamo soggiogare le persone! Possiamo prenderci una pallottola e non schiattare! Non ci ammaliamo! Non ci stanchiamo… se c’è un pericolo? Tocca a noi stare in prima linea e cercare di proteggervi tutti, non lo facciamo perché ci sentiamo superiori! Lo facciamo perché vi vogliamo bene… e perché lo possiamo fare! »

Oliver continuava a guardarla impietrito.

«Ti senti usato? Preso in giro? Ti posso solo dire che mi dispiace, ma non era mia intenzione…
Forse volevo solo vederti all’opera, nel tuo ambiente» Becca aveva gli occhi lucidi «E mi è piaciuto tanto, sentirti usare tutti quei paroloni giuridici, ammirarti finalmente in giacca a cravatta… e vederti entrare in una stanza sicuro dei tuoi mezzi e delle tue abilità» Becca si chinò a prendere la borsa che si stava preparando «Devo andare… ho promesso di controllare e proteggere Elena e devo farlo… perché sono una vampira e quindi posso… e anche perché sono una sua amica e se le dovesse succede qualcosa, non riuscirei a sopportarlo… sono più umana di quel che pensi Oliver» concluse chiudendosi la porta alle spalle.

 

Caroline e Bonnie si stavano divertendo ad osservare un gioco che la governante aveva proposto ai ragazzi, anche Klaus era rimasto tutto il pomeriggio nei dintorni, senza tornare al cantiere.

«Pensi che l’ammiratore segreto sia uno di loro?» Chiese ironica Bonnie vedendolo avvicinare.

«Oliver mi ha fatto notare che non è possibile che sia uno degli operai del cantiere» rispose tranquillo l’Originale fermandosi al fianco della strega «Li paghiamo troppo poco per mettersi quel tipo di regali, invece qualche studente che viene da una famiglia facoltosa ce l’abbiamo» considerò pensieroso accarezzarsi il mento.

Care scosse la testa sorridendo «E’ molto brava» disse poi guardando la governante.

Bonnie annuì «E le Angel’s la odiano! Perché lei può stare con i ragazzi, mentre loro li possono vedere solo dalle telecamere” riferì sghignazzando girandosi verso l’Ibrido che rideva di gusto, continuò raccontandogli di una telefonata che Lucy le aveva fatto nella mattinata, lamentandosi che la sera prima Mrs Byrne aveva permesso ai ragazzi di rimanere alzati oltre il solito orario, per poi cominciare a snocciolare tutti gli studi che parlavano di quanto fossero importanti le otto ore di sonno, elencando tutte le fasi! L’aveva tenuta al telefono per più di mezzora.

Klaus e Bonnie ridevano divertiti, mentre Caroline che aveva assistito alla telefonata sorrideva ma continuava a seguire attenta il gioco, non perdendo di vista gli studenti e in particolare le figlie, che non stavano giocando ma chiacchierando con Hope e Felicity.

«Tu sei proprio sicura che sia innamorato di mamma?» stava chiedendo Josie.

«Guarda come ride con Zia Bonnie…» commentò Lizzie.

«La sta anche toccando!» riferì con gli occhi sgranati Josie.

Hope stava guardando la scena infastidita «Che stanno dicendo?» chiese a Felicity.

«Lo sai che non mi piace ascoltare le conversazioni! E’ una mancanza di rispetto!» rispose la vampira.

«E’ un emergenza! Ascolta solo un attimino!» chiese implorante.

La vampira sospirò, poi girò un po' la testa concentrandosi, dopo qualche attimo fece una strana smorfia.

«Che dicono?» chiese Hope.

Felicity scosse la testa titubante «Bonnie sta dicendo che la frequenza cardiaca rallenta e la temperatura del corpo diminuisce e inizia la fase del sogno… non voglio ascoltare!»

«Ma che significa?» chiese Hope.

«Non lo so e non lo voglio sapere…» chiarì la vampira puntandole un dito contro.

«E perché papà ride tanto?» si chiese Hope guardando sconsolata la scena.

«Sono carini però…» Stava dicendo Josie.

«La zia non ha un fidanzato da quando è morto zio Enzo… » disse Lizzie con un sospiro.

«Anche io voglio bene a Bonnie!» chiarì Hope «… e se le piace il mio papà, e se a lui piace lei…» disse facendo un’alzata di spalle. «Li regaliamo a Bonnie i cioccolatini?» chiese alle gemelle, abbassando la testa sconfitta.

A malincuore, le ragazzine annuirono.

 

Oliver si affacciò dalla camera, sentendo che gli altri erano tornati dal loro pomeriggio benessere.

«Dove è Becca?» chiese vedendo solo Elena e Damon che parlavano con Damien.

«Si era dimenticata una cosa nello spogliatoio, è dovuta tornare indietro» lo informò il ragazzo, mentre Elena riceveva e leggeva un messaggio e passava il cellulare al marito, per farglielo leggere.

«Stasera Sushi?» chiese Elena.

Avevano preso l’abitudine di cenare nella loro suite, senza scendere nel ristorante dell’albergo.

«Con una montagna di tempura» cercò un compromesso il marito.

La donna alzò gli occhi al cielo, annuendo.

Damien si avvicinò per battere cinque con l’ex vampiro.

«Possiamo cenare senza aspettare Rebekah… » disse titubante Elena «Si è ricordata che aveva dimenticato di sistemare una questione importante per l’udienza di domani» disse poi più sicura annuendo.

Oliver sospirò.

«Ed è uscita in calzoncini e canotta?» chiese Damien «Siamo a metà novembre!»

«I vampiri non sentono freddo» replicò Damon con noncuranza.

«Ma la gente la prenderà per una pazza» ribatté il ragazzo.

«Ci è abituata!» sghignazzò Damon.

Dopo cena Elena era andata in camera sua per chiacchierare un po' con Bonnie e Caroline.

Damien accese la console di cui era dotata la suite e cominciò a giocare davanti al maxi schermo che occupava buona parte della parete «Wade impazzirebbe, se avessimo un televisore così nella sala relax!» commentò eccitato.

«Sono un buon amico della direttrice» replicò Damon «Vedo che posso fare»

Oliver che era seduto in una delle poltrone sorrise, poi si alzò ed uscì su terrazzino.

Un attimo dopo lo raggiunse anche Damon, indossando un giubbotto e tenendo in mano quello dell’amico «Non sono più un vampiro…» si giustificò.

«Sicuro che… non sentono freddo?» chiese Oliver.

«Certo… ma sono anche sicuro che mai nella vita Becks uscirebbe conciata in quella maniera, avrà fatto di sicuro una visita alla boutique dell’albergo»

Oliver annuì «Magari soggiogando la commessa» considerò.

«Probabile…» rispose Damon.

«Che vi ha scritto nel messaggio?»

«Che aveva bisogno di una boccata d’aria… e poi ha aggiunto di non uscire da questa stanza e se avvertiamo qualcosa di strano di chiamarla che arriva immediatamente… un po’ ambiguo» rifletté.

Oliver sospirò «Dove sarà andata?» sussurrò appoggiandosi alla ringhiera guardandosi intorno.

«Mah… potrebbe essere in un bar a dissanguare qualcuno… o a una riunione degli alcolisti anonimi a far si che la smettano davvero di bere! Rebekah è imprevedibile…» ponderò l’ex vampiro, mettendosi a fianco a lui.

«Sarà sempre così? Discutiamo e poi mi dovrò preoccupare che vada in giro a fare del male alla gente?»

Damon si girò a guardarlo un po' irritato «Io mi preoccuperei di più per il litigio! Rebekah è una vampira da mille anni… si sa controllare, puoi stare tranquillo»

«Scusami… è che quando sono nervoso straparlo» mormorò Oliver.

L’ex vampiro gli diede una leggera spallata, poi gli sorrise.

«Da quello che avete raccontato, tu sei stato con Elena quando lei era una umana e tu un vampiro, poi quando siete stati entrambi vampiri… e ora da umani, il vostro rapporto era diverso? E’ cambiato a seconda di quello che eravate?» chiese Oliver.

«Da un punto di vista sentimentale no… ho amato Elena dal primo momento che l’ho vista così come l’amo ora. Per il resto, beh… forse non te ne dovrei parlare, ma io sono famoso per la mia schiettezza e franchezza, dico sempre quello che penso e non farò eccezione neanche questa volta» rispose Damon
«L’importante è essere la stessa cosa» asserì guardandolo negli occhi «Quando lei era un umana, anche se era la fidanzata di Stefan… io vivevo nel costante terrore che le potesse accadere qualcosa ed ero ossessivo, iperprotettivo, le stavo sempre addosso.
Quando è diventata una vampira… ero dispiaciuto per lei, perché sapevo quanto desiderasse avere una famiglia, ma egoisticamente ero felice, finalmente riusciva a capire delle cose di me, che da umana erano difficili da comprendere, infatti è stato allora che ci siamo messi insieme! E poi era più difficile che morisse! Quindi ero più tranquillo e l’idea che il per sempre… era davvero per sempre! Beh mi piaceva! Ma lei non voleva restare un vampiro!

Un paio di giorni dopo che ha preso la cura, lo psicopatico zietto delle nostre scimmiette, le ha fatto un incantesimo, legando la sua vita a quella di Bonnie… fin che era in vita BonBon, Elena era come… morta! Gli umani che probabilmente non l’avrebbero più vista l’hanno salutata, noialtri le abbiamo detto arrivederci e l’abbiamo messa in una bara.
Mi sono detto 60/70 anni che sono per un vampiro? In fin dei conti Katherine, la doppelganger di Elena, il mio primo amore, l’ho attesa per 150 anni!
Neanche tre mesi dopo per poco non faccio finire BonBon sotto un furgone, lo vedevo che si avvicinava… e lei era i mezzo alla strada, ma io non riuscivo a muovermi! Non riuscivo a toglierla da li! Per fortuna ho realizzato che è la mia migliore amica e che avrei perso la testa, se fosse morta!
Elena è stata 6 anni addormentata, tre li ho passati in una bara accanto a lei! I restanti tre… sono stati i peggiori della mia vita.

Ora siamo entrambi umani, il terrore che possa succederle qualcosa ce l’ho sempre, ma potrebbe accadere anche a me!
Ora è
“Nel bene e nel male, in salute e in malattia, in ricchezza e in povertà finché morte non ci separi…“, se potessi tornare indietro nel tempo ti confesso che pregherei Elena di non assumere la cura… ma se non riuscissi a convincerla, la riprenderei di nuovo anche io… non voglio vivere una vita immortale senza di lei!» concluse l’ex vampiro.

«Grazie» disse Oliver che aveva ascoltato tutto in silenzio.

«Non c’è di che…» rispose Damon.

 

Bonnie stava uscendo dal suo bagno in accappatoio e con i capelli avvolti in un asciugamano, quando vide che sul suo letto era appoggiata una scatola regalo con un bel fiocco e un bigliettino.

Le tremavano le mani, quando lo aprì e lesse “hai stregato il mio cuore“, prese il pacchetto e si catapultò fuori dalla camera.

«Caroline!» chiamò dopo aver bussato e aperto la porta senza aspettare la risposta «OH MIO DIO!» urlò poi voltandosi.

«Buongiorno Bonnie!» esclamò l’Ibrido chiudendo il libro che stava leggendo, restò a guardarla appoggiato ai cuscini, coperto a malapena da un lenzuolo.

«Che è successo?» strillò Care uscendo dal bagno sgocciolante, mentre cercava di avvolgersi con l’asciugamano.

L’Ibrido sorridendo le guardava dalla sua posizione «Ve lo devo confessare…una volta, me l’ero sognata una situazione del genere… eravate più vicine e con meno spugna addosso… ma direi che mi posso accontentare!» disse sghignazzando, facendo segno a Bonnie di allacciarsi meglio l’accappatoio.

Le due donne gli lanciarono un’occhiataccia, cercando di coprirsi meglio.

«Sei una calamita per gli psicopatici, tesoro! Anche il tuo ammiratore segreto lo è!» disse Bonnie «oltre che indeciso!» esclamò dandole il biglietto e facendole vedere la scatola.

Tutto il buonumore dell’Originale scemò, indossò i pantaloni del pigiama ed uscendo dal letto si avvicinò in un lampo.

«Una maglia?» lo rimproverò Bonnie.

«Perché voi due siete presentabili?» ribatté l’Ibrido prendendo il bigliettino dalle mani di Caroline.

Le due donne si guardarono, Care si stava girando verso l’uomo, quando lui la precedette.

«Potrebbe essere Tom» disse Klaus, serio.

Caroline e Bonnie annuirono.

«Chiunque sia, è entrato nella scuola ed è arrivato fino al piano privato!» fece la strega «E lo ha fatto negli ultimi venti minuti, quando mi sono alzata e sono andata a fare la doccia, il pacchetto non c’era sul letto» spiegò.

Klaus annuì «Dobbiamo visionare le telecamere» disse «Dopo esserci vestiti, ovviamente.» aggiunse ironico.

 

Cinque minuti dopo, Klaus, Caroline e Bonnie stavano camminando a passo spedito nei sotterranei.

«L’hai sentita?» mormorò Bonnie rallentando e prendendo Care per un braccio.

«Non risponde alle chiamate» sussurrò scuotendo la testa Care.

«Chi non risponde alla chiamate?» chiese Klaus, senza voltarsi.

Le due donne si guardarono sospirando.

«Tua sorella… ha litigato con Oliver ed è sparita da ieri sera» spiegò la vampira.

L’Ibrido si bloccò e si girò a guardarle «Quindi Elena è da sola!»

Le donne annuirono, l’Originale aprì la porta che dava nel seminterrato delle vigilanti con un imprecazione, poi si portò il telefono all’orecchio.

Caroline stava scuotendo la testa «Non risp….» stava per dire.

«Sister! Vai immediatamente in albergo da Elena! Qualcuno è entrato nella camera di Bonnie stamattina, intanto che noi vediamo di capirci qualcosa, tu non perderla un secondo di vista!» Sbraitò per poi riattaccare «A me risponde» disse poi alle due donne che lo stavano guardando a bocca aperta.


Oliver non aveva chiuso occhio, era arrivato a odiare la schermata iniziale del suo cellulare per quante volte l’aveva guardata quella notte. Vestito di tutto punto uscì dalla camera e si avvicinò al tavolo apparecchiato per la colazione.

«Rebekah ci aspetta in tribunale» disse Elena vedendolo arrivare, toccandosi la tasca del pantalone indicandogli il cellulare.

Oliver si limitò ad annuire.

La porta d’ingresso si aprì in quel momento «Croissant caldi?» chiese una Becca tutta sorridente, con in mano un vassoio.


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Capitolo 27
*** ventiseiesimo capitolo ***




























 

«Quei fiori non glieli mandavi tu?» Donna era stupita.

«Te lo avevo detto che lui non è tipo da rose e lillà!» replicò Cristina mentre caricava i video delle telecamere.

«Questo non è vero!» chiarì l’Ibrido «Forse per i lillà hai ragione, ma sono tipo da rose!»

«Come vi dicevo!» fece Cristina «Ero io davanti ai monitor, non è entrato nessuno, nulla di anomalo anche all’esterno, a parte Josie e Lizzie non è salito nessuno» commentò riproducendo le immagini relative al lasso di tempo indicato da Bonnie.

«Ma come mai le mie bambine sono salite di sopra? Saranno andate da Ric, non sono venute nella mia stanza, per fortuna…» rifletté Caroline.

«Avevi compagnia?»chiese Emma.

Care abbassò lo sguardo imbarazzata.

«Beh! Era mattina presto! Non sarebbe stato così sconvolgente se lo avessero trovato in camera tua!» fece Cristina.

«Dato che non sanno che io e la loro mamma stiamo insieme … è meglio che non ci abbiano visti!» precisò l’Ibrido.

«Ancora non avete detto alle bambine di voi?» esclamò stupita Lucy «Cosa state aspettando?»

«Il momento giusto, a quanto pare» spiegò Klaus guardando Care.

Bonnie controllava il video con attenzione dietro alle spalle di Cristina «Torna indietro di circa tre minuti… ora va avanti… lo zainetto! Quello che porta Lizzie sulle spalle, prima è pieno… poi è vuoto! Guardate!»

Tutti si avvicinarono meglio «Hai ragione!» esclamò Emma.

«Stai calma, Love!» fece l’Originale, mettendo un braccio intorno alle spalle di Care che si stava agitando mettendosi il viso tra le mani.

«E’ Demelza! Ora non ci sono dubbi… gli avrà fatto un qualche incantesimo dei Gemini!» sospirò Care. «Sono riusciti ad arrivare a loro due!» cominciò a disperarsi.

«Non arriviamo a conclusioni affrettate, Love…. magari sono solo andate veramente a portare qualcosa ad Alaric»

«Ric è uscito presto per allenarsi» comunicò Cristina titubante «Era già uscito da almeno un’ora e ancora non è rientrato…»

«Dove sono le bambine ora?» chiese Klaus abbracciando Care.

«Sono tornate nella loro stanza» rispose Cristina.

«Dobbiamo parlare con loro…» fece Klaus continuando a tenere Caroline stretta a sé «ma prima devi calmarti, Love…» le disse dandole un bacio sulla tempia «Bonnie, vai tu a prenderle, noi due vi aspettiamo di sopra nel club delle donne!» cercò di scherzare l’Ibrido.

La strega annuì.

«Vi terremo informate…» anticipò la richiesta l’Originale, seguendo Bonnie mentre teneva per mano Caroline.

 

«Dove la metti tutta quella roba?» scherzò Rebekah scompigliando i riccioli biondi di Damien, che stava mangiando di gusto.

«Sono un calciatore!» ribatté sorridente il ragazzo.

«E anche piuttosto bravo! Rapido e molto tecnico… mi ricorda Sterling!» commentò Oliver.

«Ti ringrazio» rispose Damien addentando un altro croissant «ma preferisco Griezmann!»

Ne nacque una spassosa diatriba sugli esterni d’attacco.

«Quanto mi è mancato tutto questo!» scosse la testa lo stregone.

«A chi lo dici!» sorrise l’umano «Non è facile trovare uno che ci capisce di calcio in questo paese!»

«Potremmo… guardarci qualche partita del Monacò insieme… magari di Champion League, anche se stiamo andando malino quest’anno…» chiese titubante Damien.

«Solo se mi prometti che poi il giovedì ci guardiamo il mio Arsenal in Europa League» ribatté Oliver.

«Affare fatto!» esclamò entusiasta il ragazzo dandogli in cinque «E poi come allenatore avete il nostro Wenger!» spiegò con un sorrisetto.

Oliver lo guardò di traverso « E’ il nostro Wenger! Ci allena da 21 anni!» chiarì scoppiando a ridere.

«Sai giocare a Fifa?» chiese Damien.

«Ehi ragazzino! Quando io giocavo con Fifa tu non eri nato e la PlayStation era a 32 bit!» rispose indignato l’uomo.

Al giovane stregone brillavano gli occhi «Io ci gioco con Wade! Che pretende di farsi tutto il campo con palla al piede, perché non capisce dove e come passarla e poi si arrabbia se gliela tolgo! Che si fa fischiare contro almeno 10 rigori a partita, perché mi entra sempre duro e in ritardo! E si imbestialisce perché le rare volte che riesce ad entrarmi in area gli fischiano fuorigioco!»

Oliver rideva apertamente «Jeremy gioca nello stesso modo! Quando torniamo a casa voglio godermi una partita tra loro due! Ma io ce l’ho una degna avversaria per le mie serate Fifa» aggiunse compiaciuto «e volendo ce l’avresti anche tu…»

«Chi?» chiese Damien.

«Felicity!» rispose Oliver allagando le braccia.

Il ragazzo strabuzzò gli occhi «Davvero?… Ma tua sorella non ama stare con noi…» spiegò.

«Forse è la scusa buona per legare un po’?» suggerì l’uomo.

 

«Perché ci stai portando su Zia Bonnie?» stava chiedendo Josie, guardando la sorella preoccupata.

«Io e la mamma volevamo solo parlare un po' con voi prima delle lezioni» le rassicurò la strega.

«Nella stanza delle ragazze!» commentò entusiasta Lizzie, vedendo Bonnie che si avvicinava alla porta del salottino.

Lizzie e Josie entrarono tutte contente, poi si fermarono vedendo che c’era anche Klaus.

«Perché il Sire è nella stanza delle donne?» domandò Lizzie.

«Anche lui voleva parlarvi» rispose Bonnie.

Le due bambine si guardarono ansiose.

«Ragazze» cominciò a parlare Care «Zia Bonnie stamattina ha trovato questa scatola sul suo letto, noi vi abbiamo… sentito salire…»

Lizzie guardò la sorella in cagnesco «Ti avevo detto di fare piano!» sussurrò.

I tre adulti si guardarono «Quindi ce l’avete messa voi…» chiese Klaus.

Le due bambine dopo un attimo di esitazione annuirono.

I tre adulti sospirarono.

«Qualcuno vi ha chiesto di farlo?» chiese Bonnie.

Le due bambine annuirono di nuovo.

«Chi è stato?» chiese ansiosa Caroline.

Le due bambine si guardarono.

«Hope…» risposero in coro.

 

 

«Becca…» sussurrò Oliver entrando nella stanza, dove la ragazza stava finendo di truccarsi.

«Non è il momento» rispose la vampira.

«Per favore…» mormorò l’uomo cingendole la vita.

«Non sei solito prepararti al meglio quando hai un udienza in tribunale… avvocato?» rispose la donna, spostandogli le mani per poi uscire dalla camera.

 

 

«Hope?» chiese Klaus alzando un sopracciglio.

Le due bambine annuirono.

«E perché Hope vi avrebbe chiesto di fare una cosa del genere?» chiese Caroline perplessa.

«Per far fidanzare…» iniziò a dire Josie

«…il Sire con zia Bonnie» continuò Lizzie.

I tre adulti le guardarono a bocca aperta, tutto si aspettavano tranne che il discorso prendesse quella piega.

«E i fiori?» chiese Klaus un attimo dopo «Anche quelli li avete mandati voi?»

Le bambine annuirono.

«E perché li avete mandati a me?» chiese Caroline.

«Perché noi volevamo che il Sire si fidanzasse con te mamma!» rispose Josie allargando le braccia irritata.

«Ma poi abbiamo capito che lui era innamorato di zia…» disse Lizzie con un sospiro.

«Ah si?» commentò l’Ibrido che iniziava a divertirsi.

«Si… ieri ridevate tanto insieme!» spiegò Josie.

«E tu la toccavi!» lo accusò Lizzie puntandogli un dito contro.

L’Ibrido sollevò un sopracciglio, cercando di rimanere serio.

«Hope ha chiesto a Felicity…» continuò Josie

«Che non voleva farlo…» puntualizzò Lizzie

Josie annuì alla sorella «di sentire cosa vi stavate dicendo… parlavate di cuori…»

«frequenza cardiaca che rallenta…» puntualizzò di nuovo Lizzie

«di febbre…» continuò Josie con un espressione incerta

«temperatura del corpo che diminuisce!» chiarì esasperata Lizzie guardando male la sorella.

«E di sogni!» disse poi Josie piccata guardando la gemella, che annuì soddisfatta della scelta di parole.

Klaus si teneva il viso in una mano, sghignazzava sommessamente cercando di contenersi.

Caroline e Bonnie invece guardavano le bambine a bocca aperta, sotto shock… ma quando si girarono a guardare l’uomo, l’Originale non riuscì più a trattenersi, scoppiando a ridere e non riuscendo più a fermarsi.

Anche le gemelle guardavano l’Ibrido perplesse.

«I fiori… sono stati un’idea di Hope…» continuò titubante Josie continuando a fissare il loro Sire.

«Ha convinto Felicity a soggiogare Mr Castle…» aggiunse Lizzie.

«Noi neanche lo sapevamo…»

«Ma quando Hope ci ha spiegato cosa stava facendo, eravamo d’accordo» chiarì Lizzie.

Josie annuì.

Bonnie senza dire una parola uscì dal salottino.

Klaus appoggiato a una parete, continuava a sogghignare.

Caroline era seduta sul divano con la testa tra le mani.

Le gemelle erano in piedi e continuavano a guardarsi perplesse, ma non dicevano una parola.

L’Ibrido si avvicinò a Care, stava per dire qualcosa, quando la donna lo ammonì «Stai zitto!»

Klaus continuando a ridere alzò le mani.

 

«Oliver!» esclamò la segretaria del giudice avvicinandosi strizzata in un mini abito, che lasciava ben poco all’immaginazione «Devi essere proprio bravo avvocato! Se concludi i tuoi casi così velocemente sono spacciata! Ma possiamo sempre festeggiare…» aggiunse maliziosa.

«Non ho ancora finito, mi sembra prematuro parlarne prima dell’udienza» rispose gentile l’uomo «a tal proposito, devo parlare un minuto con la mia collega» continuò prendendo per un braccio Becca allontanandosi dalla donna che continuava a sorridergli.

«Che hai combinato?» mormorò irritato «Mi era sembrato di capire che le avevi intimato di starmi alla larga!»

«Ho rimesso le cose a posto» rispose Rebekah con noncuranza.

Oliver sbarrò gli occhi «Che intendi?» poi continuando a guardarla spaventato «Non sono più soggiogati?»

«Che c’è ora hai paura? Non volevi dimostrare il tuo valore?» la vampira sorrideva ironica «Tranquillo, non metterei mai a rischio il futuro di un ragazzo… solo lei e solo nei tuoi confronti, ha di nuovo il “libero arbitrio”! » spiegò «Quindi puoi già da ora prenotare il ristorante per festeggiare, perché vincerai! Anche se credo che lei non voglia cenare… divertitevi!»

 

Hope e Felicity entrarono nel salottino seguendo Bonnie, quando la streghetta vide le gemelle spalancò la bocca «Vi siete fatte beccare?» esclamò «Era una cosa semplice!» aggiunse sospirando e alzando gli occhi al cielo.

«Ragazze…» fece Caroline «io lo so che non ci avete pensato, ma dopo quello che ci è successo ultimamente, siamo tutti un po' preoccupati e dei regali che arrivavano con dei bigliettini anonimi, ci hanno fatto spaventare. Per questo Lizzie e Josie sono state scoperte… eravamo guardinghi e attenti, volevamo essere certi che Tom e la strega che lo sta aiutando non fossero tornati…»

Felicity chiuse gli occhi, poi girandosi verso Hope «Dovevo fermarti! Io che sono più grande avrei dovuto farti ragionare! Non aiutarti! Scusateci…» disse poi rivolta ai tre adulti, che le stavano sorridendo.

«Sarebbe bastato firmare i biglietti!» considerò Bonnie.

«Non potevamo firmarli!» rispose Hope «Papà mi ha insegnato che non bisogna mai scoprire le proprie carte!»

L’ibrido guardava la figlia con un misto di divertimento e mal celato orgoglio.

«Bisogna tenersi tutte le strade aperte» stava continuando a spiegare Hope «così da decidere le mosse successive» continuò seria.

«Eh… ma non l’hai fatto, sweetheart» la interruppe il padre «Non sei stata attenta e non hai colto dei segnali importanti…»

La figlia lo guardò confusa.

«Vogliamo analizzare la situazione così da capire dove avete sbagliato?» chiese Klaus sedendosi sul bracciolo del divano.

«Che stai facendo?» esclamò Care.

«Una lezione! Non siamo in una scuola, love?» rispose l’Ibrido.

«L’arte di manipolare la gente?» chiese ironica Bonnie.

«Strategia! Anzi… dovremo aggiungere questo tipo di lezione nel piano di studi!» rispose Klaus annuendo pensieroso.

Le donne lo guardarono contrariate.

«Bene ragazze» cominciò a parlare l’Originale «Innanzitutto le basi, si deve ponderare bene ogni singola mossa, valutarne i pro e i contro… ma quando si decide di agire, bisogna andare fino in fondo, convinti di quello che si sta facendo. Felicity…» fece rivolto alla ragazza «non si ascoltano discorsi a metà…»

«Io non volevo farlo!» si giustificò la giovane vampira.

«Ma poi hai deciso di ascoltare! E se prendi una decisione del genere, che va contro il tuo senso della morale… devi almeno farlo per bene! Non ha senso fare una cosa che pensi sia scorretta e farla male! Così sbagli due volte! E in questo caso specifico, è stato deleterio e fuorviante, credetemi… vi ha portato proprio fuori strada! Perché nonostante io pensi che Bonnie sia una delle donne più belle che conosco, non sono innamorato di lei…» spiegò dolcemente l’uomo.

Le ragazze guardarono la strega, che stava sorridendo.

«Invece devo farti i complimenti per come hai soggiogato Mr Castle» continuò Klaus rivolto sempre a Felicity «Hai coperto bene le tue tracce! Brava! E oltretutto, indirettamente, mi hai dato dell’uomo affascinante! Quindi grazie!» continuò sorridendo mentre la giovane vampira diventava rossa come un peperone.

«Torniamo ai fatti, avete soggiogato il fioraio e mandato fiori a Caroline, cosa volevi ottenere Hope?» continuò l’Ibrido rivolto alla figlia.

«Volevo vedere la reazione di Care» rispose la bambina «volevo vedere se ti guardava e si chiedeva se eri stato tu a mandarli»

Klaus annuì «E come ha reagito la nostra direttrice?»

«Sembrava arrabbiata!» rispose Hope «Ha addirittura buttato i fiori nella spazzatura!»

L’Ibrido annuì «E nonostante questo, avete perseverato con la stessa mossa, mandandole altri fiori, non aveva avuto la reazione che vi aspettavate, ma non vi siete fermate a riflettere sul perché»

Le due ragazze più grandi fecero una piccola smorfia annuendo.

«Secondo voi, quando una donna non è contenta ricevendo dei fiori?» chiese l’Originale.

Hope e Felicity stavano riflettendo «Quando glieli manda la persona sbagliata?» chiese timidamente la giovane vampira.

«Un punto per Felicity» annuì Klaus.

Hope era pensierosa «Quindi se Caroline era arrabbiata… sapeva che non venivano da chi desiderava…. e come faceva a saperlo? Glielo ha chiesto! Mentre noi eravamo a lezione, prima di venire a mensa!» esclamò sgranando gli occhi.

«Un punto anche per Hope!» esclamò Caroline che cominciava a divertirsi.

«Non interferisca con la mia lezione, direttrice Forbes!» l’ammonì l’Ibrido sorridendole.

«Non interferisco!» rispose Care «Integro la sua lezione con qualche nozione di buone maniere Mr Mikaelson, sono pur sempre delle signorine! Quando si riceve un regalo è buona educazione ringraziare per il gentile pensiero, se poi stiamo parlando di due dozzine di rose rosse, accompagnate da un biglietto dove si parla di amore… beh… non vedi l’ora di farlo! Sono andata immediatamente, appena le ho ricevute» raccontò la vampira.

« E Alaric ti ha detto che non era stato lui…» commentò Hope con un sospiro.

«Chi?» chiesero in coro le gemelle, che erano state attente ad ascoltare tutto.

«Perché papà avrebbe dovuto mandare dei fiori alla mamma?» chiese Lizzie.

«Il suo compleanno è tra due mesi!» spiegò Josie.

«Papà non manda mai rose rosse alla mamma?» chiese Klaus.

«No!» rispose Josie sicura.

«Non sono fidanzati!» rispose Lizzie allargando le braccia, guardando Hope.

L’Ibrido con un sorriso annuì, poi girò leggermente il viso per guardare Caroline che si nascondeva il volto con una mano.

L’Originale si alzò e girando dietro il divano si mise esattamente dietro la vampira.

«Secondo voi… una donna gentile e dolce come Caroline, avrebbe il coraggio di gettare 24 bellissime rose rosse nella spazzatura?» chiese mettendo una mano sulla spalla della donna.

Le gemelle scossero il capo.

Felicity osservava la scena in silenzio, poi quando vide che l’uomo si chinava per abbracciare la vampira cominciò a sorridere felice.

Hope invece stava guardando a terra sconsolata «No… » rispose senza alzare gli occhi.

«Sono d’accordo, sweetheart. Non è stata lei a gettarle, ma un uomo molto meno gentile e molto geloso»

«Azzarderei arrogante e rude…» aggiunse Caroline sorridendo.

«Beh allora perché ti piace?» esclamò Hope nervosa alzando lo sguardo per guardarla, per poi sgranare gli occhi.

«Perché ne sono innamorata tesoro…» rispose Caroline appoggiando la sua guancia su quella dell’uomo.

 

Oliver si stava guardando intorno, erano appena usciti dall’aula del giudice e ora stavano attendendo che gli consegnassero i documenti che attestavano l’affido del minore Damien Digne ai coniugi Elena e Damon Salvatore, che molto emozionati guardavano il ragazzo che sorrideva impacciato.

L’avvocato li guardava intenerito e commosso.

Rebekah non c’era e non aveva idea di dove fosse finita, all’inizio del dibattimento era seduta vicino ad Elena, ne era sicuro… visto che non riusciva a concentrarsi e la guardava continuamente, poi si era dovuto avvicinare al giudice per consegnargli dei documenti e quando si era girato per tornare al suo posto, lei era già uscita.

Il suo stupido orgoglio maschile gli aveva impedito di chiedere una spiegazione ad Elena, che ora era al telefono e stava ridendo divertita. Damon e Damien invece stavano facendo commenti irriverenti sulla maggior parte delle persone che gli passavano accanto, ma Oliver non era dell’umore giusto e interveniva di tanto in tanto a monosillabi.

Elena riattaccò il telefono e avvicinandosi, cominciò a raccontare quello che avevano combinato le ragazze, interrompendosi più volte perché non riusciva ad andare avanti dal gran ridere.

«E’ tutta il padre!» commentò Damon scuotendo il capo «Pensateci! Hope è la mente oscura! Ha ideato il piano… ma ha delegato tutto alle sue amiche! Lei a conti fatti non ha fatto nulla! E’ proprio una leader! Una Mikaelson fatta e finita!» concluse, ricevendo una gomitata dalla moglie.

«Una chi?» chiese infatti Damien.

«Non qui… » rispose Elena «Te lo spieghiamo più tardi» concluse con uno sguardo di biasimo rivolto al marito.

Il ragazzo annuì «Quindi è Mr Marshall ad attaccare la gente al muro…» rifletté. 

Quando Damon sorrise affermativo, il giovane stregone sgranò gli occhi «Ho capito… devo scegliere un’altra favorita!» affermò convinto, per poi guardare Oliver con un sorrisetto malizioso.

«Ehi ragazzino! Non sarò un un vampiro millenario, ma se provi a soffiarmi la ragazza ti posso far fuori anche io!» lo minacciò con una risata.

«Sempre che tu riesca a farti perdonare!» ribatté Damien «Sono un suo alunno… so perfettamente come è quando è arrabbiata!» spiegò facendo rimanere Oliver di sasso e facendo scoppiare a ridere Damon.

«Ha ragione Alaric» commentò l’umano «Vi assomigliate davvero!»

«Ma una della tua età?» chiese Damon al ragazzo «Mi sembra che tra te e… Laurel» ammiccò.

«Siamo solo amici!» chiarì il ragazzo un po' imbarazzato

La segretaria del giudice si stava avvicinando con una cartellina in mano, stava per consegnarla ad Oliver quando se la rimise stretta al petto con aria maliziosa «Te la posso far avere stasera, davanti ad una bottiglia di Champagne» propose.

L’uomo sorrise cordiale «E’ una proposta molto allettante» rispose «ma stasera ho già un impegno con i miei clienti, che sono in primo luogo degli amici e con la mia collega, che in realtà è la mia fidanzata» spiegò gentile ma fermo.

«Donna fortunata» commentò la segretaria dandogli il fascicolo.

«Uomo fortunato» ribatté Elena, prendendo Oliver sotto braccio.

«Talmente fortunato che non ho idea di dove sia» mormorò l’uomo all’amica, mentre si stavano dirigendo verso l’uscita.

«Mi ha scritto di avviarci in hotel, che ci raggiungerà li» rispose la donna

Stavano lasciando il tribunale, quando Oliver intravide Becca dietro una delle colonne che parlava con un uomo.

L’umano restò a guardarli per qualche secondo, poi distolse lo sguardo infastidito. Rebekah e l’uomo si stavano abbracciando calorosamente e gli era parso che lui si fosse chinato per darle un bacio, poi quando tornò a guardare in quella direzione vide Becca che tranquillamente si stava avvicinando sorridente, dietro le colonne non c’era più nessuno e dell’uomo non c’era più traccia.

“Un vampiro“ rifletté Oliver cominciando a scendere le scale nervoso.

«Dove eri finita?» chiese Damon.

«A prendere una boccata d’aria, le aule di tribunale non mi piacciono!» rispose Becca.

 

Hope era seduta su un muretto a gustarsi la sua merenda nella pausa di ricreazione, ancora non poteva crederci! 

Quando aveva visto il padre abbracciato a Caroline, aveva temuto di avere le allucinazioni, ma poi la vampira aveva detto di essere innamorata e lei per un attimo era rimasta sgomenta, anche le gemelline erano rimaste senza parole, un evento rarissimo per loro!

Poi non c’era stato bisogno di dire niente, si erano avvicinate ognuna al proprio genitore e lo avevano abbracciato felici.

Ancora non si era ripresa dall’emozione, infatti era silenziosa e Felicity la guardava sorridendo, poi improvvisamente la giovane vampira le aveva dato un bacino sulla guancia e si era allontanata.

«Che c’è, sei triste?» si sentì domandare.

«No, sono molto felice» rispose.

«Non devi fare mai più una cosa del genere! Ci hai fatto preoccupare! Ma che rimanga tra noi» fece il padre con fare cospiratorio «Sei stata brava! Bel piano!»

«Non ha funzionato» si schernì la ragazzina.

«Non ha funzionato, perché non serviva! Se lo avessi attuato qualche settimana fa… avresti avuto successo» annuì Klaus.

Hope sorrise «Davvero?» chiese.

«Penso proprio di si» rifletté l’Ibrido «Caroline avrebbe pensato che fossi io ad averle mandato le rose, ma non me lo avrebbe di certo chiesto, se lo sarebbe tenuto per sé… ma le avrebbe messe in un vaso» continuò a ragionare l’uomo sorridendo «non tutte però, una avrebbe cercato di conservarla, magari facendola essiccare» spiegò con un’alzata di spalle «forse non avrebbe mostrato una reazione evidente ed esplicita… Caroline è una maga nel dissimulare quello che prova, ma se l’avessi osservata attentamente te ne saresti accorta».

Hope sorrideva felice.

«Il problema sarebbero stati i lillà» continuò a ponderare Klaus «l’avresti mandata in confusione. Ho letto il biglietto… a quanto pare nel linguaggio dei fiori significano la nascita di un nuovo amore, non erano i fiori adatti, sweetheart » spiegò.

La figlia lo guardava curiosa.

«Io e Caroline, siamo innamorati da tanti anni»

Hope sgranò gli occhi sorpresa da quella rivelazione così sincera, ma poi abbassò lo sguardo.

«So che hai curiosato nel baule di Care» la rimproverò bonariamente il padre guardandola di sottecchi «Non fare la finta tonta, sapevi già che io e lei avevamo un passato»

«C’erano solo qualche lettera, un invito, un disegno… non avevo capito che eravate proprio innamorati!»

«Ogni singola cosa che c’è in quel baule, riguarda me e Caroline» le confidò il padre.

Hope si portò una mano alla bocca meravigliata «Anche gli abiti?»

Il padre annuì «Il vestito azzurro lo indossava al ballo a casa nostra, qui a Mystic Falls»

«Abbiamo una casa qui?» chiese stupita la streghetta.

«Si Hope… questo è un posto molto speciale per la nostra famiglia, io e i tuoi zii abitavamo in queste zone, da umani… quando ci siamo tornati ed abbiamo conosciuto tutti loro, ho fatto ristrutturare una bella casa, un giorno ti ci porterò!»

«E l’abito bianco?» chiese Hope.

«Gliel’ho regalato per ballo di fine anno, quando si è diplomata… era bellissima, sembrava una principessa! Anche il vestito con le frange era per un ballo studentesco, che come tema aveva gli anni 20, abbiamo ballato insieme e ho fatto arrabbiare Tyler, il suo fidanzato» spiegò ridendo l’Ibrido imitato dalla figlia.

«C’era anche una maglietta a fiori… ma era rotta» cercò di ricordare la bambina.

Il padre sospirò «Eravamo andati a fare una passeggiata nei boschi, è stato molto divertente proprio perché le si sono impigliate le spalline tra dei rami» spiegò.

«Peccato che si sia rovinata! Era molto carina!»

«Si le donava molto» concordò l’uomo.

«Perché vi siete lasciati?» chiese Hope

«Per tante ragioni» rispose Klaus «io qui non mi ero fatto molto amare e Care non riusciva a perdonarmi del tutto, poi sono partito per New Orleans, dovevi nascere tu…»

«Vi siete lasciati per colpa mia? Caroline mi odia allora!» lo interruppe la bambina.

«Ma cosa dici, honey?» rispose il padre «Care non ti odia! Ti vuole bene! Sono partito per ricominciare altrove… la verità è che non eravamo ancora pronti! E’ stata colpa nostra! La tua nascita è stata la cosa più bella che mi è successa in vita mia!»

«Ed ora siete pronti?» chiese Hope.

«Penso proprio di si, sweetheart» 

 

Anche Rebekah non riuscì a dissimulare il suo orgoglio per quella pazza di sua nipote, quando Elena le raccontò del piano che aveva escogitato per far mettere insieme Klaus e Caroline.

Dovettero raccontare anche la verità sulle loro identità a Damien.

«A mio padre verrebbe un colpo se lo sapesse» commentò il ragazzo «vivo sotto lo stesso tetto con la famiglia originale dei vampiri! Io che discendo dai Poldark!»

«Uno dei sette branchi originali…» osservò Becca.

«Mia madre non la prenderebbe meglio, i nostri antenati più illustri sono stati processati a Salem, Giles e Martha Corey, l’orgoglio della famiglia! Ed infatti sono i nomi dei primogeniti di ogni generazione… una Martha, l’avete conosciuta anche voi…» spiegò.

La vampira annuì di nuovo.

«Ma forse no…» rifletté Damien «Forse sarebbero orgogliosi di me, sono il figlio della versione supernaturale di Romeo e Giulietta, osteggiati e rinnegati da entrambe le loro famiglie… ma io potrei fare ancora meglio di loro! Da grande potrei sposare Hope! Saremo un manifesto della multirazzialità e della tolleranza tra i popoli! Ci daranno un Nobel!» valutò scoppiando a ridere, seguito da tutti i presenti.

«Mi manca solo di diventare il consuocero di Klaus! Lascia perdere che è meglio!» esclamò Damon facendo di no con un dito.

Avevano consumato un pranzo veloce nella loro suite, i bagagli erano già pronti vicino alla porta d’ingresso, il volo per Richmond era a metà pomeriggio, in tempo per arrivare a casa per l’ora di cena. Damien prese la sua borsa e quella di Elena «Faccio io…» le disse con un timido sorriso, che fece commuovere la donna.

«Non sono riuscito a dissuadere Damon dal prenotare il volo entro oggi» disse Oliver chiudendo la porta «mi rincresce se hai dovuto annullare gli impegni per la serata» continuò con aria strafottente, rivolto a Becca.

«La tua corteggiatrice sarà inconsolabile…» ribatté la vampira allontanandosi.

 

«E’ una specie di cugino, quindi…» stava chiedendo Josie ad Elena.

La donna annuì.

«Avrei voluto una cuginetta femmina» proclamò Lizzie, squadrando Damien che sembrava divertito.

«No… può andare» valutò Hope «Ci serviva un maschio…»

Le gemelline guardarono la loro amica accigliate.

«Lui stamattina non si sarebbe fatto beccare!» le rimbrottò la streghetta.

«Poco, ma sicuro…» commentò il ragazzo.

Le gemelle punte sul vivo, ammutolirono offese.

«Pensavo che avessimo concordato di non attuare più piani sconsiderati e segreti» l'ammonì Caroline.

«Non si sa mai…» rispose Hope «e in caso servisse, un maschio sarebbe utile»

«In caso, mi dovrai cedere lo scettro del comando…» chiarì Damien.

«Te lo puoi scordare!» rispose la streghetta.

Stavano di nuovo cenando nel loro soggiorno privato, avevano voluto spiegare tutta la vicenda alle ragazze ed ora gli adulti stavano guardando divertiti le loro reazioni.

Felicity seguiva il battibecco in silenzio, guardava suo fratello che nervoso non aveva detto una parola per tutta la cena e Rebekah che si sforzava di sembrare normale, facendo battute a raffica.

«Che è successo a Boston?» chiese la giovane vampira, alla fine della cena prendendo in disparte Damien, trascinandolo per un braccio.

«Se parli di tuo fratello e Miss Marshall, hanno litigato…» rispose il ragazzo.

«Quello l’ho capito da sola!» sbottò Felicity.

«La ragione non la conosco!» chiarì lo stregone «Ma Rebekah ha passato tutta una notte fuori e tuo fratello non l’ha presa benissimo… giustamente» aggiunse.

«Giustamente cosa?» rispose la ragazza «Se Becca ha reagito così, avrà avuto le sue valide ragioni!»

«La difendi? Non dovresti prendere le parti di Oliver?» la biasimò Damien.

«Di sicuro ha torto Ollie, è un caprone testardo!» commentò Felicity tornando verso le donne che si erano alzate per andare nel loro salottino.

«Non mi nutro da tre giorni…» confidò Becca a Caroline «Sono esausta! Ed affamata… »

«Due parti di zero negativo e una di AB positivo?» propose l’amica.

«Mescolato, ma non shakerato» ribatté l’Originale.

Oliver che aveva captato la conversazione, fece un piccolo sospiro di sollievo.

Becca prese sottobraccio Felicity «Ragazze…» fece rivolta alle tre streghette che stavano facendo i dispetti a Damon «lei sale qualche minuto con noi, un quarto d’ora e ve la rimandiamo giù, poi tornate di là, che Mrs Byrne vi sta aspettando, intesi?»

Le ragazzine annuirono.

Caroline si avvicinò alle figlie, dandogli un lieve bacio sulle guance «Buonanotte… e quando Mrs Byrne vi dice di spengere le luci, non fate storie!» si raccomandò come ogni sera, poi prese il viso di Hope con entrambe le mani scuotendolo leggermente «E tu fai riposare questa testolina!»

«Così riposo anche io!» intervenne Felicity.

Care scoppiando a ridere si chinò per baciare la fronte della streghetta, che per tutta risposta le mise le braccia intorno al collo per darle un bacio sulla guancia.

Klaus guardava intenerito la scena.

«A papà non gliela dai la buonanotte?» chiese Hope.

«Con lui ci vediamo più tardi» rispose la vampira facendole un occhiolino.

L’Ibrido si avvicinò a Care sorridendo «Prima che mi trasformi in un ranocchio, in attesa del bacio della principessa» disse chinandosi a baciarla «Sei soddisfatta ora?» chiese poi girandosi verso la figlia.

Hope annuì raggiante.

 

«Che ti ha detto Oliver?» chiese la donna all’uomo che la teneva tra le braccia.

«Non puoi fare sul serio Caroline! La prima cosa che mi aspetto di sentirti dire dopo averti fatto, quello che ti ho fatto è “Grazie amore! Sei stato fantastico!”» ribatté Klaus.

«Tua sorella non ha voluto parlarne, ha fatto salire Felicity proprio per evitare di rispondere alle nostre domande!» continuò Care pensierosa.

L’Ibrido sbruffò, poi con una lieve spinta la fece rotolare dalla sua parte del letto.

«Grazie amore, sei stato fantastico… tutte e due le volte, ovviamente…» fece Care ridacchiando «Che ti ha detto Oliver?» richiese.

«Io non ho chiesto e lui non ne ha parlato, Sono cose che riguardano Oliver e Becks! Lasciateli in pace!» l’ammonì l’Originale.

«I morti si lasciano in pace! Ai vivi bisogna stargli vicino!» ribatté la vampira.

«Tecnicamente mia sorella è morta…» le ricordò Klaus ridendo e non facendo nulla per evitare la cuscinata che aveva visto partire.

«Se io e te litigassimo non vorresti parlarne con qualcuno?» chiese Care.

«No!» rispose l’uomo «Vorrei che tutti si facessero gli affari propri e mi lasciassero crogiolare nel mio dolore» spiegò continuando a sghignazzare.

«Oliver non te lo permetterebbe» lo ammonì Caroline puntandogli un dito contro.

«Lo so! Mi metterebbe alle strette con uno dei suoi discorsetti motivazionali e sentimentali! Ed io lo odierei! Per cui, visto che ho fatto mio il pensiero biblico "Fai agli altri ciò che vorresti fosse fatto a te”, mi faccio gli affari miei e lo lascio a crogiolarsi nel suo dolore!

Faranno pace, stai tranquilla! In men che non si dica saranno di nuovo gli stucchevoli piccioncini che conosciamo!»

Caroline gli lanciò un'occhiataccia.

«Non puoi farmi questo, love! Ho parlato di sentimenti più negli ultimi mesi che in tutti i miei mille anni! Certe volte non mi riconosco più!» sbruffò Klaus.

Caroline fece un piccolo sussulto «Hai ragione, scusami… » sussurrò «Io invece chiederò a Becca» aggiunse facendogli un sorriso per poi tornare nella sua posizione iniziale, cioè tra le braccia dell’uomo.

«Molli così?» chiese Klaus stupito.

«Riflettendoci, ho capito che hai ragione! Non è da te andare a parlare di problemi di cuore! E visto che io ti amo perché sei tu e non ti vorrei diverso da quel che sei… chiederti di fare una cosa che non ti appartiene per indole, è sbagliato!» spiegò Caroline.

«E’ una strategia vero? Mi dici che non sono in grado di fare una cosa, così che io per dimostrarti che non esiste una cosa che non posso fare… spicciola psicologia inversa» rifletté l’Originale.

«Ma no!» rispose Care girandosi a dargli un bacio «Parlavo sul serio!»

«Domani farò in modo di farmi dire da Oliver cosa diavolo è successo a Boston tra lui e mia sorella… lo soggiogherò se sarà necessario!» chiarì l’Ibrido, iniziando a baciarla.

«Fai come vuoi!» ribatté la donna ricambiando i baci «Ma ti giuro che non stavo attuando nessuna strategia e che parlavo sul serio!»




















 

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Capitolo 28
*** ventisettesimo capitolo ***
























 

«Un uomo?» chiese Klaus infastidito.

«Un vampiro ad essere precisi! Non ne ho la sicurezza, ma ci scommetterei tutto quello che ho! Erano dietro una colonna e si abbracciavano» continuò a raccontare Oliver «poi lui si è chinato su di lei, io non sono rimasto a guardarli… ma non puoi certo biasimarmi se ipotizzo che si siano baciati! Dopo qualche secondo ho riguardato nella loro direzione, Becca veniva verso di noi e lui era sparito» 

L’Ibrido scosse la testa pensieroso «Mi dispiace, Mate… vorrei poterti dire che non è un comportamento tipico di Becks, ma in tutta onestà non posso anche se nell’ultimo periodo era diversa, quindi sono sinceramente sbalordito… questo in tutta coscienza, lo posso affermare» fece l’Originale, annuendo all’amico.

«Non mi hai detto il motivo del litigio…» continuò poi Klaus.

Oliver abbassò lo sguardo e non rispose.

«Ok, ho capito» affermò l’Ibrido «riguarda la sua natura, quindi temi che mi possa offendere, beh… tranquillo, non è facile trovare una cosa contro i vampiri che non mi sia stata ripetuta qualche centinaio di volte… spara!»

«Mi sono innervosito perché Rebekah non dimostrava il minimo di senso di colpa a soggiogare tutte quelle persone, io mi sentivo a disagio… le stava privando del loro libero arbitrio per i nostri scopi! Non è onesto! Non è deontologico! Sai com’è… “Consapevole della dignità della professione forense e della sua funzione sociale, mi impegno ad osservare con lealtà, onore e diligenza i doveri della professione di avvocato per i fini della giustizia ed a tutela dell’assistito nelle forme e secondo i principi del nostro ordinamento”» recitò l’umano «Poi i toni sono degenerati… e Becca prima ha incassato le mie accuse e poi mi ha fatto un lungo discorso facendomi sentire un ipocrita… se non fosse uscita dalla stanza, se mi avesse fatto replicare, le avrei chiesto scusa… ma invece se ne è andata, non è tornata per la notte e poi non ha voluto ascoltarmi… anche questa notte ha preferito rimanere nella sua vecchia stanza»

«Bene, visto che ci ha pensato mia sorella a fare l’avvocato difensore della categoria… non mi dilungo» fece l’Ibrido prendendo il suo cellulare e leggendo il messaggio che gli era arrivato «Oliver… dovete chiarirvi! Non far passare troppo tempo, le cose si ingigantiscono se ci rimugini… ora devo andare…» spiegò poi all’amico, che annuì guardandolo allontanarsi.

 

Klaus entrò nervoso nella casetta sull’albero «Hai fatto sesso con un vampiro che hai incontrato per caso, solo perché hai litigato con Oliver? Ma che ti dice la testa!» sbottò aggredendo Rebekah che lo aspettava seduta sul letto.

«Cosa?» rispose la sorella sorpresa.

«Oliver vi ha visto mentre vi baciavate dietro una colonna del tribunale» spiegò il fratello.

Becks scoppiò a ridere «Cosa ti ha riferito? Cosa pensa di aver visto?» chiese divertita.

«Che vi abbracciavate e poi lui si è chinato per baciarti» la delucidò Klaus.

«Su una guancia…» chiarì Rebekah «perché al contrario dei due maggiori io ho anche un terzo fratello più incline alle dimostrazioni d’affetto nei miei confronti!»

«Era Kol?» chiese l’Ibrido scoppiando a ridere.

Becks annuì «L’ho chiamato io, dovevo parlargli»

«Kol è venuto a Boston da New Orleans perché tu hai litigato con Oliver e avevi bisogno di chiacchierare? Io non volevo neanche attraversare il bosco per rispondere al tuo messaggio!» si stupì l’Ibrido.

«Beh grazie!» rispose piccata Rebekah «Per fortuna che non volevo chiacchierare! Né con Kol… e tantomeno con te!»

«Non volevi sfogarti e raccontarmi del litigio?» chiese il fratello.

«Ma ti pare che io mi voglia confidare con te? Quando mai abbiamo parlato di queste cose? Come dice Marcel… non puoi essere cambiato così tanto!» commentò Becks alzandosi dal letto.

«Marcel? Di cosa stai parlando?» domandò Klaus.

Rebekah sospirò «Niente di importante… una cosa che ci ha detto prima di partire…»

«Ci?» L’Ibrido ora la stava guardando sospettoso «Con chi avrebbe condiviso le sue perle di saggezza?»

«Io e Caroline stavamo parlando in cucina, le stavo confidando che Oliver la sera prima si era dichiarato di nuovo, Marcel ha ascoltato parte del discorso perché stava venendo a salutarci prima di rientrare a New Orleans e ne ha approfittato per dirmi di nuovo che lui mi aspetterà… quando la natura farà il suo corso» spiegò la ragazza con una smorfia e un profondo respiro.

Klaus annuì.

«A quel punto Caroline stava intervenendo per dirgli di smetterla» continuò a raccontare Becca « ma Marcel l’ha interrotta con un discorso su noi Mikaelson che abbiamo bisogno di adrenalina e di situazioni che ci stimolano, che non siamo fatti per una vita tranquilla e serena! Diciamo che l’ha messa in guardia sul fatto che anche se sei innamorato di lei, rimani Niklaus Mikaelson…» 

Il vampiro respirava profondamente, cercando di controllarsi «E Caroline? Come ha reagito a questa analisi psicologica sulla mia persona?»

«Mi ha detto di non ascoltarlo, che non avremmo dovuto farlo nessuna delle due… non ne abbiamo più parlato, perché nel pomeriggio è venuto fuori il problema di Damien, che tra l’altro è il motivo per il quale ho chiamato Kol… e volevo parlare con te!» spiegò Rebekah.

Klaus fece un respiro profondo «Ok… ti ascolto»

Rebekah raccontò della loro visita a Martha Corey e del suo strano atteggiamento nei suoi confronti «Quando mai una strega si fida di un vampiro? Specialmente dopo aver appurato che è antico e forte» spiegò al fratello che l’ascoltava con attenzione.
«La notte che ho litigato con Oliver» continuò Becks «sono andata a fare qualche domanda alla stazione di polizia e ho scoperto delle cose riguardo l’incidente in cui sono morti i genitori di Damien. Non è stato un incidente Nik! Hanno insabbiato la faccenda, il rapporto della polizia parla del conducente che con un tasso alcolemico dieci volte superiore al consentito,  ha perso il controllo dell’auto mentre guidava ad una folle velocità… era un licantropo! Non può essere andata così e in ospedale ne ho avuto la conferma. Solo le prime analisi del sangue, quelle che sono state date alla polizia, confermavano il tasso alcolemico… quelle fatte neanche due ore dopo, evidenziavano la totale assenza di alcool nel suo organismo. Non potevo continuare ad indagare senza far insospettire Damon, Elena ed Oliver e quando tu mi hai chiamato sono dovuta tornare in hotel, quindi ho telefonato a Kol che è arrivato la mattina successiva. Mentre tutti erano in aula ci siamo incontrati fuori il tribunale e gli ho spiegato i miei dubbi, questa notte mi ha chiamato per dirmi cosa ha scoperto, non sono buone notizie Nik…»

«Alla faccia di una vita serena e tranquilla…» commentò Klaus.

 

«Vi ho fatto venire qui e non nell’ufficio di Caroline perché dobbiamo decidere se far sapere alle vigilanti cosa io e Rebekah vi stiamo per dire, o tenercelo per noi» esordì Klaus guardando i suoi amici seduti nel salottino del “club delle donne“.

«Mentre aspettiamo che mia sorella si unisca a noi, devo spiegare a Vincent cosa è successo in questi ultimi giorni» continuò guardando lo stregone che, dopo aver pranzato tutti insieme in sala mensa, era stato invitato a seguirli al piano superiore.

«Klaus…» fece Vincent alla fine del racconto «Ti rendi conto che io, in qualità di reggente delle congreghe di New Orleans, potrei essere un problema? Essere causa di fraintendimenti… quindi più un peso che un aiuto?»

«Lo so… ci ho riflettuto bene e ho deciso che mi servi, quindi ora sta a te…» rispose l’Ibrido.

«Ci sto, come sempre… Sire» rispose Vincent ridendo. «Dove è Rebekah?» chiese.

Oliver alzò lo sguardo sull’Ibrido in attesa della sua risposta.

Klaus sorrise «Sta salendo le scale… con un ospite» rispose.

Rebekah aprì la porta del salottino qualche secondo dopo, poi si spostò per fare entrare Kol.

Oliver si alzò dal divano innervosito.

«Bonnie Bennet!» esclamò il nuovo arrivato «Ma che piacere, dopo tutti questi anni… e c’è anche la mia coppia di assassini preferita!» continuò guardando Elena e Jeremy che lo fissavano a bocca aperta «ma come è che si è deciso? Il passato è passato… e visto che io sono qui, di fatto avete solo liberato il mondo da quei pazzi della mia progenie! E come ama tanto ripetermi la mia sorellina… è un bene per l’umanità!» 

Becks, che era alle sua spalle, non poté far a meno di ridere, poi gli passò accanto dandogli uno scappellotto.

«Fratello… » lo salutò Klaus «Si, Mate… » rispose alla tacita domanda dell’umano, che li fissava sconvolto «Lui è Oliver…» lo presentò rivolgendosi a Kol.

«Si lo so chi è» rispose il fratello senza accennare neanche una stretta di mano «quello che non so è perché mi sta guardando così…» sussurrò poi alla sorella «io sono il fratello figo! Anni luce lontano da quei barbosi di Elijah e Nicklaus, per non parlare di Finn… » spiegò poi rivolto ad Oliver.

«A proposito…» continuò guardandosi intorno «Donovan non c’è? Manca un omicida a questa bella riunione…»

«Finiscila!» lo fulminò Klaus «Basta così!»

«Visto?» si rivolse Kol ad Oliver «il fratello rompiscatole è lui! Dove è la mia nipotina?»

«Dopo!» gli lanciò un’occhiataccia Rebekah.

«Posso almeno salutare la mia cognatina?» chiese Kol avvicinandosi a Caroline «Sempre più bella… ce l’hai fatta ad accettare quel drink!» commentò facendole un occhiolino.

La vampira non riuscì a trattenersi dal ridere «Non sei cambiato di una virgola!» commentò alzandosi per dargli due baci sulla guancia.

«Abbiamo finito con i convenevoli? Possiamo procedere?» chiese infastidito Klaus.

«Allora… » iniziò a parlare Becca «lui è qui perché l’ho chiamato io quando eravamo a Boston. C’erano delle cose che non mi tornavano e quando ho cominciato ad indagare… beh, avevo avuto la sensazione giusta»

La vampira raccontò cosa aveva scoperto, Elena e Damon ascoltarono attenti il suo racconto, Caroline e Bonnie si avvicinarono per sedersi vicino ai loro amici.

«Sono tornato a casa di Martha Corey» continuò il racconto Kol con un tono di voce serio e compassato «con mio profondo stupore mi ha invitato ad entrare dicendomi che si aspettava un’altra visita, anche se immaginava sarebbe stata di Rebekah.
Mi ha offerto da bere e ha fatto una telefonata, dopo qualche minuto è arrivata un altra donna, Mazikeen Hubbard… anche lei discendente di una delle famiglie processate a Salem e migliore amica della mamma di Damien.
Maze mi ha raccontato una storia molto interessante, lei e Martha, insieme allo zio paterno di Damien, sono state le uniche persone presenti al matrimonio.
Di nascosto da tutti e con l’aiuto di una anziana della loro congrega, hanno continuato a mantenere i contatti con Annabeth e George, così si chiamavano i genitori del ragazzo, che si erano trasferiti nel Principato di Monaco.
Dopo la nascita del bambino Maze e Martha hanno organizzato un viaggio di piacere in Europa portando con loro la nonna materna che sentiva terribilmente la mancanza della figlia, è stata l’unica volta che si sono incontrati di persona.

Cinque mesi fa la signora Corey è venuta a mancare, una morte inaspettata e inopportuna… visto che il suo primogenito Giles, era tra i papabili per diventare il nuovo reggente della congrega e l’ultima cosa di cui aveva bisogno, era che sua sorella si presentasse al funerale della madre, insieme alla sua scandalosa famiglia.
I suoi avversari avrebbero preso la palla al balzo per screditarlo davanti al consiglio che li doveva valutare.
Martha mi ha spiegato che in un primo momento non ha avuto il minimo dubbio che si fosse trattato realmente di un incidente, era certa che suo fratello non fosse capace di un azione tanto vile.
Maze al contrario, non ne era così sicura… è l’ex moglie di Giles, e ha un opinione non proprio edificante del suo ex marito!» Kol sorrise, poi continuò «I primi dubbi li hanno avuti quando gli hanno vietato di fare visita a Damien in ospedale, inoltre Giles ha chiesto subito a Martha d
i non accettare l’affido del nipote. 
E’ stata Maze a trovare questa scuola. Lo zio ha dato il suo benestare solo dopo aver ricevuto la garanzia che Damien non sarebbe mai entrato in casa loro e che appena si fosse rimesso, sarebbe stato trasferito qui, inoltre lo hanno convinto a far sì che Maze potesse rimanere accanto a Damien durante tutta la convalescenza. 
La donna, ha dovuto promettere di non rivelare al ragazzo la sua identità, facendogli credere di essere una volontaria che aveva preso a cuore la sua situazione. 
Damien non è mai stato da solo… l’amica di sua madre non si è mai allontanata dal suo capezzale».

Caroline abbracciò Elena che fece un mesto sorriso.

«Giles Corey ora è il Reggente della Congrega delle Streghe di Salem» continuò Kol «Martha e Maze pensavano che le acque si sarebbero calmate e aspettavano il momento giusto per cominciare a far accettare l’esistenza di Damien.
Si sbagliavano… perché la situazione è precipitata, l’entourage vicino allo zio pensa che un nipote stregone con il gene della licantropia è uno scheletro nell’armadio che un nuovo leader non si può permettere, le pressioni a Martha per fargli rinunciare alla tutela legale del ragazzo sarebbero solo una prima fase del loro piano… la zia e Maze temono per l’incolumità di Damien.
Sono quasi certe che la volontà del Gran Consiglio della congrega sia quella di farlo uscire da questa scuola e farlo affidare ad una normale famiglia, per terminare con più facilità il lavoro che hanno iniziato la mattina del funerale… per quello Martha era così felice che una delle insegnanti di Damien fosse una vampira antica e forte, non potete immaginare come fossero contente di sapere che qui c’è anche il mio fratellone… e poi hanno conosciuto me…»

«Sanno chi siamo?» chiese Klaus.

Kol alzò gli occhi al cielo e sospirando fece una smorfia «Non hanno chiesto e io non ho detto nulla… ma tre vampiri antichi, che continuano a stare insieme per tanti secoli… sono troppo sveglie per non averlo capito…»

«C’è dell’altro…» sospirò Becca prendendo il cellulare «Kol mi ha mandato delle foto stanotte… Maze e Martha stano tenendo sottocchio la congrega, fotografando i loro incontri… beh… c’era anche questa…» disse porgendo il cellulare a Caroline «Io non l’ho incontrata… ma dalle vostre descrizioni…»

«Demelza…» sussurrò la vampira guardando lo schermo.

Klaus e Rebekah si lanciarono un’ occhiata «Era quello che temevamo…» commentò l’Ibrido.

«Quando è stata scattata questa foto?» chiese Bonnie.

«Due sere fa, il giorno prima del mio arrivo a Boston» rispose Kol.

«Non può essere una coincidenza…» esclamò Caroline «Ci stanno controllando! Vi hanno seguito…» proseguì guardando Elena e Damon.

«Tom deve aver soggiogato qualcuno in tribunale» rifletté Alaric « hanno scoperto di Damien e sono andati alla ricerca di alleati…»

«E con la Congrega delle Streghe di Salem non si scherza» li avvertì Vincent.

«E non lo faremo…» garantì Klaus «Potremmo aver commesso un grave errore» continuò «Kol ci serviva a Boston, dobbiamo sapere esattamente cosa sanno, ma anche stare attenti a non fargli capire che conosciamo le loro nuove mosse, questo significa che nessuno di noi può andare ad indagare, neanche Elijah… Tom e Demelza lo hanno visto nella casa di New York.
Temo che a Boston ci sia rimasta solo Demelza, Tom potrebbe avervi seguito di nuovo a Mystic Falls, dubito fortemente che una strega si sia presentata a Salem accompagnata dal suo compare vampiro… di certo non da quella congrega, che sembra poco avvezza alle interazioni con le altre “razze”, se lui è tornato qui, potrebbe aver visto Kol arrivare… rimandare mio fratello a Boston, è un rischio che non possiamo correre»

Caroline guardò l’Ibrido “No, non sei cambiato amore mio… sei sempre tu per fortuna“ pensò «Non rimangono che Marcel e Hayley» disse poi con un sospiro.

Klaus annuì pensieroso «Che mi dici della famiglia Digne?» chiese poi al fratello.

«Maze mi ha detto che la famiglia del padre di Damien non si è mai ripresa dallo scandalo del matrimonio» rispose Kol «i Corey sono elementi di spicco nella società, tutte le famiglie della Congrega lo sono. Nel Massachusetts sono loro che comandano e la comunità dei licantropi non può proprio competere… il padre di George, che era il capo branco, è stato destituito poche settimane dopo la fuga in Francia dei due piccioncini e il nuovo leader li ha cacciati per non avere problemi… i due nonni paterni sono deceduti qualche anno fa, senza essersi mai riconciliati con George ed Annabeth, non hanno neanche conosciuto Damien. Eric, l’atro figlio, se ne è andato da Boston e ha cominciato a girovagare ma ha continuato a mantenere i contatti ed è andato a Monaco più di una volta. Sono due anni però che non si fa vedere… non sono riusciti a rintracciarlo neanche per dirgli dell’incidente, potrebbe non essere a conoscenza del fatto che suo fratello è morto.»

«Marcel può restare a New Orleans, non possiamo lasciare tutti la città» decise Klaus « Saranno Hayley e Freya ad andare a Boston… e noi dobbiamo trovare lo zio paterno di Damien» fece in direzione di Bonnie e Vincent, che annuirono.

«Che diciamo al ragazzo?» chiese Caroline.

«La verità, love…» rispose l’Ibrido rammaricato.

Elena e Damon annuirono.

 

Klaus era al telefono con sua sorella Freya, erano nel quartier generale delle vigilanti e avevano concordato il loro piano, Elena e Damon entrarono insieme a Damien che si guardava intorno sconcertato.

«Tesoro…» sussurrò Lucy rivolta al ragazzo che la guardava stupito.

«Io sono Lucy» si presentò l’anziana vampira «e loro sono le mie sorelle, Donna, Cristina e Emma…»

«Siete le nostre vicine… venite sempre a lamentarvi…» mormorò Damien titubante.

«I ragazzi ci odiano!» sbottò Donna «Pensano che siamo delle zitelle acide! Non possiamo addolcirci un po' con loro? Essere più affabili?»

«No… fare la parte delle rompiscatole vi si addice a pennello» rispose Damon sghignazzando.

«Non sono delle normali vicine» spiegò Elena a Damien «Sono la nostra eccezionale squadra di vigilanza, le nostre Angel’s… ci serviva qualcuno che gestisse la nostra sicurezza, ma non volevamo dare nell’occhio mettendo delle guardie armate al cancello… abbiamo preferito affidare questo compito a loro quattro, dei veri e propri angeli custodi in incognito, forse poco convenzionali… ma ti garantisco che vegliano su di voi e vi tengono al sicuro.»

Damien guardò le quattro anziane, poi scrutò i vari monitor e si avvicinò per curiosare «E’ così che avete beccato Josie e Lizzie!» rifletté «Poverine… pensando di aver fallito la missione! Hope le ha sgridate… dovrebbero saperlo»

«Nessuno lo deve sapere» intervenne Bonnie «Questa cosa funziona proprio perché nessuno pensa che ci sono…»

«Non devi dirlo a nessuno Damien» fece Elena «a te lo abbiamo dovuto dire… perché sta succedendo una cosa…»

Damon spiegò la situazione al ragazzo, che ascoltò il racconto sempre più sconvolto.

Lucy prese una sedia per farlo sedere e un bicchiere di succo di frutta che il ragazzo rifiutò.

«Hanno ucciso i miei genitori… » mormorò Damien con gli occhi velati dalle lacrime «Aveva ragione papà… non dovevamo tornare negli Stati Uniti, eravamo felici in Francia…»

Klaus guardava il ragazzo, la sua espressione era fredda, la mascella serrata.

«Io non ci volevo venire… al funerale di una nonna che si VERGOGNAVA DI ME!» urlò Damien sconvolto.

Oliver si avvicinò, poi si chinò per mettersi alla sua altezza «Tua nonna non si vergognava di te… fattelo dire da una persona che sta ancora cercando di capire come funziona questo mondo “soprannaturale“, è difficile interpretare il loro modo di agire, di pensare… di risolvere le situazioni« l’umano aveva un tono di voce rassicurante, era inginocchiato davanti al ragazzo e con una mano gli sollevava il mento per guardarlo negli occhi «Visto come stanno andando le cose… tua nonna è stata lungimirante, ha voluto darti un infanzia felice, ti voleva talmente bene da aver preferito soffrire la mancanza tua e di tua madre, pur di mantenervi al sicuro… e tua zia Martha ha fatto la stessa scelta, è passata per una donna egoista ed anaffettiva, ma in verità ha anteposto la tua sicurezza scegliendo di affidarti a degli estranei che possono difenderti… Damien, devi farti coraggio e reagire, ho ascoltato per ore queste persone mentre mettevano a punto un piano per proteggerti, sanno quello che fanno… hanno reso questo posto una fortezza inespugnabile e nel contempo agiranno per prevenire il loro attacco… non si può tornare indietro nel tempo, nessuno potrà ridarti il tuo papà e la tua mamma… questa scuola… questi vampiri e queste streghe… queste persone che sono entrate nella tua vita, sono la cosa migliore che ti poteva accadere, io ci sono passato prima di te… devi stare tranquillo e aiutarci a capire tutte le possibili implicazioni… andrà tutto bene…»

Damien singhiozzando abbracciò Oliver, passò qualche minuto e il suo respiro piano piano tornò regolare, quando si sciolse dall’abbraccio aveva uno sguardo determinato «Che posso fare?» chiese a Klaus.

«Damien… sai chi è questa donna?» domandò l’Ibrido mostrandogli una foto sul cellulare.

«Ellie… » mormorò il ragazzo «E’ stata così buona con me… non è possibile» 

«Il suo vero nome è Mazikeen ed è…» cominciò a dire Klaus.

«Maze? La Maze di mia mamma?» lo interruppe il ragazzo.

«Si è lei… non era una volontaria dell’ospedale, si occupava di te d'accordo con tua zia Martha…» spiegò Rebekah con un sorriso.

Damien annuì commosso «Quando questa storia finirà, dovrò chiedere scusa alla zia…» commentò.

Becca gli scompigliò i riccioli biondi « Già… » rispose «Lui è Kol» continuò «E’ un altro dei miei fratelli…»

«Un altro Originale? Ma quanti siete?» chiese stupito lo stregone.

«Siamo finiti» sbottò a ridere il vampiro «e ovviamente il migliore lo hai conosciuto per ultimo» ammiccò.

Kol spiegò nei dettagli cosa aveva scoperto a Boston, il ragazzo seguì tutto molto attentamente facendo delle domande.

Klaus seguiva il discorso con un sorriso compiaciuto «E’ forte… ce la farà…» sussurrò a Caroline che gli stava vicino.

Poi Alaric spiegò il piano che avevano messo a punto.

«Ci serve il tuo sangue per fare un incantesimo di localizzazione per trovare tuo zio Eric» fece Bonnie.

«Non è meglio che lo faccia io?» domandò Damien.

«Sarebbe più facile» si intromise Vincent «ma devi permettici di assisterti…»

«D'accordo» concordò il ragazzo.

Bonnie con un sorriso gli tese una mano e lo accompagnò in una stanza attigua dove aveva sistemato delle candele e un planisfero.

«Scusami» fece Caroline prendendogli il polso, poi gentilmente e con cautela con un piccolo pugnale lo punse facendogli una lieve ferita, Damien per nulla scosso fece sgocciolare il suo sangue sulla cartina.

«Cognatina… usare un pugnale! Che c’è… hai perso le tue zanne? Sono più che sicuro che Damien avrebbe preferito un bel morso» commentò facendo l’occhiolino al ragazzo che nonostante fosse arrossito non poté evitare di scambiarsi uno sguardo d’intesa con Oliver e Damon, i due iniziarono a sghignazzare sommessamente, sotto lo sguardo sospettoso di Klaus.

«Hai qualcosa da raccontarmi, Mate?» sussurrò l’ibrido all’amico.

«Vuoi un disegnino?» intervenne Kol «Non bisogna essere un ragazzo di 15 anni, con tutti gli ormoni in subbuglio… per eccitarsi all’idea di una bellissima vampira bionda che affonda le sue zanne nella tua carne!»

Damien era diventato rosso come un peperone e guardava a terra imbarazzatissimo, mentre le donne nella stanza si girarono verso il vampiro lanciandogli un’occhiataccia.

«E’ la natura!» commentò l’Originale «E tutta salute!»

 

Damon ed Elena stavano guardando il loro ragazzo, che concentrato imponeva le sue mani sulla cartina, le fiamme della candele si alzarono alte e cominciarono a tremolare, il sangue lentamente si mosse fermandosi sulla costa della California, nei pressi di San Jose, una cittadina a sud di San Francisco.

«Bene…» commentò Klaus «A quanto pare te ne andrai sulla costa del Pacifico» fece rivolto a Kol che reagì con un’ alzata di spalle 

«Sei sempre convinto a farmi partire con uno dei due licantropi?» gli chiese il fratello.

«Si, Jamie verrà con te, ti sarà più facile avvicinare Eric» rispose l’ibrido.

«Perché non posso tramortirlo e caricarlo su un aereo?» domandò Kol infastidito.

Klaus lo fulminò con lo sguardo «Partirete da Richmond e vi fermerete a New Orleans per un paio di giorni, dopo di che volerete in California» ordinò.

«Oliver… ti posso parlare un minuto?» fece poi in direzione dell’amico, che annuì.

«Vorrei suggerire una cosa, ma prima dovevo chiederti se eri d’accordo» esordì Klaus quando Oliver lo raggiunse davanti ai monitor, l’umano gli fece un cenno d’assenso.

«Vorrei coinvolgere Felicity…» annunciò il vampiro.

Oliver sgranò gli occhi «Pensi che sia necessario?» chiese.

«Rebekah l’ha preparata e allenata ed è una ragazza responsabile… non possiamo continuare a trattarla come una bambina, inoltre sarebbe d’aiuto a Damien… affrontare tutto questo, potendosi confidare e confrontare con una sua coetanea, renderebbe le cose molto più facili… e tua sorella potrebbe mettersi alla prova in una situazione che per quanto pericolosa è sotto controllo… Non intendo coinvolgerla in momenti operativi, ma solo di supporto… renderla partecipe facendogli sapere cosa sta succedendo, così che possa darci una mano a controllare il ragazzo, ad esempio durante le ore di lezione o mentre sono coinvolti in attività di routine.»

L’umano rifletté per qualche secondo «Hai ragione… servirebbe anche a lei…» decise.

 

Quando Klaus propose di coinvolgere la giovane vampira, la reazione fu quasi unanime, Caroline e Becca in particolare annuirono convinte «Sono assolutamente d’accordo» esclamò Rebekah «E’ pronta, ve lo garantisco» asserì.

L’unico a non essere entusiasta fu Damien «Non ho bisogno di una ragazza che mi faccia da guardia del corpo!» protestò contrariato.

Rebekah in tutta risposta si mosse verso lo scantinato «La vado a chiamare» annunciò.

 

Felicity era nella sua stanza insieme alle gemelle e a Hope, si stavano divertendo a vestirsi, pettinarsi e truccarsi.

Becca bussò e poi entrò, la vampira stava facendo una treccia molto complessa a Hope, che si ammirava allo specchio.

«Dovrebbe fare la parrucchiera! Vero zia?» esclamò la streghetta.

Rebekah si avvicinò ad ammirare il complicato intreccio «Hai ragione! E’ molto bella! Complimenti tesoro…» affermò rivolgendosi alla ragazza, che sorrise imbarazzata.

Felicity si era truccata leggermente, aveva messo in evidenza i suoi bellissimi occhi con una matita blu scuro e del rimmel, poi si era applicata un lipgloss di un tenue rosa che rendeva le sue labbra più carnose e voluminose. Erano alcuni dei prodotti che avevano acquistato nel loro pomeriggio di shopping, ma la giovane vampira non li usava mai…

«Sei bellissima» fece Becca osservandola meglio «dovresti truccarti un po' anche fuori da questa stanza» asserì «oltre ad indossare queste cose quando non devi mettere la divisa!» continuò girandola leggermente per poi fare un fischio di ammirazione per i jeans e la maglia aderente che le delineavano un fisico armonioso e decisamente femminile.

«Ve la devo portare via per un’oretta» dichiarò rivolta alle tre streghette, prendendo per mano Felicity.

«Fammi cambiare e struccare» chiese la giovane vampira.

«Non ci penso proprio!» rispose Rebekah.

 

«Non dovevi andare a chiamare la bambina vampira?» chiese Kol vedendole entrare nella stanza dove c’erano i monitor.

«Felicity, lui è Kol… mio fratello»

La ragazza si guardava intorno confusa «Piacere…» sussurrò distrattamente allungando una mano, mentre continuava ad osservare la stanza curiosa.

«Ti posso assicurare che il piacere è tutto mio…» rispose Kol prodigandosi in un galante baciamano.

Felicity sgranò gli occhi e arrossì, poi guardò le quattro donne che la stavano osservando.

Becca le spiegò chi fossero e la ragazza sorrise divertita.

«Siamo così felici di poterti finalmente parlare!» esclamò Lucy.

«Sei bellissima… » sussurrò Donna.

Anche Cristina e Emma sembravano turbate e guardavano la giovane vampira con un tenero sorriso, Jeremy gli mise un braccio intorno alla spalle «Piano piano li state conoscendo tutti! Povero me… verrò soppiantato…»

«Non dire idiozie, bello di nonna…» sbottò Cristina.

«Gli altri sono nell’altra stanza a cercare di perfezionare l’incantesimo di localizzazione, con una cartina della California» li mise al corrente Emma.

«Permette signorina?» chiese Kol prendo Felicity sottobraccio.

 

Nessuno si voltò a guardare chi fosse entrato, troppo presi dal momento. Felicity rimase alle loro spalle al braccio dell’Originale, guardando Damien che concentrato stava compiendo l’incantesimo, tenendosi per mano con Bonnie e Vincent che erano ai suoi lati.

La stanza era in penombra, illuminata solo dalle fiamme delle candele, la ragazza non riusciva a staccare gli occhi dal ragazzo che sembrava in trance, recitava la sua litania con voce bassa e roca, i suoi capelli con quella luce, avevano preso una colorazione ramata e si muovevano come scossi da un vento impetuoso.

«Perfetto…» commentò Klaus «L’area è abbastanza circoscritta…»

Alaric si mosse per andare ad accendere la luce, mentre Bonnie e Vincent lasciarono le mani di Damien che abbassò il capo restando ad occhi chiusi, cercando di respirare profondamente, quando il giovane stregone sollevò la testa guardò davanti a sé e granò gli occhi.

Tutti si girarono a guardare Felicity, che sentendosi osservata si strinse ancora di più a Kol.

«Ma come ti sei…» cominciò a dire Oliver sconcertato.

«Stai zitto!» lo ammonì Rebekah.

«Ve l’avevo detto…» commentò sorridente Caroline, parlando con Bonnie ed Elena.

«Posso portare lei con me in California?» chiese Kol.

Klaus si avvicinò alla giovane vampira tendendole una mano, lanciando un’occhiataccia al fratello.

«Non far caso a Kol, honey… ha mille anni ma si comporta come un ragazzino! Sei molto carina stasera» sussurrò poi a Felicity facendola accomodare su un divano, poi guardando la sorella chiese «Le spieghi tu cosa sta succedendo?»

Rebekah annuì, poi cominciò a raccontare.

Felicity ascoltava attentamente, cercando di non mostrarsi turbata, ma quando il suo sguardo si posò sul giovane stregone che era appoggiato ad una parete e guardava a terra imbarazzato, le si inumidirono gli occhi, Caroline che le si era seduta accanto, le mise una mano sulla spalla «Non lo aiuti così…» sussurrò ricevendo un segno di assenso dalla ragazza.

Quando Becca arrivò a parlare del suo compito, la giovane vampira mise da parte le emozioni e si concentrò, facendo domande pratiche e pertinenti.

«Pensi di farcela?» chiese Klaus.

«Certo!» rispose risoluta Felicity.

L’ibrido sorrise.

«L’unico problema sarà tua figlia!» esclamò la giovane vampira «Cosa dico a Hope?»

«Ci inventeremo qualcosa» rispose scoppiando a ridere l’Originale.

 

«ZIOOO» urlò Hope vedendo entrare Kol in sala mensa «Ma quando sei arrivato?» chiese saltandogli al collo.

«Qualche ora fa… ho avuto un po' da fare con tuo padre… mi sei mancata viperetta!» rispose il vampiro stringendola forte.

«E lui chi è?» chiese Laurel a Damien che si stava avvicinando.

«Un altro Mr Marshall…» rispose il ragazzo.

«Bisognerebbe dare un premio alla mamma… ha fatto dei figli uno più bello dell’altro!» commentò Zoe «Anche se il papà di Hope non si batte» sospirò guardando l’Ibrido che parlava con Caroline.

«Avete saputo?» mormorò Laurel «Sembra che lui e la direttrice stiano insieme!» continuò ammiccando.

«E’ vero?» domando Wade a Damien «Ti dovresti saperlo… oramai passi più tempo con loro che qui con noi! Sei appena tornato e oggi sei sparito tutto il giorno! Si può sapere che combini?»

«Ho avuto dei problemi con dei documenti… con il mio permesso di soggiorno» rispose il ragazzo, era la scusa che avevano concordato e sembrava funzionare, visto che i suoi amici annuirono «E si… Mrs Forbes e Mr Marshall stanno insieme…» confermò.

Zoe fece un piccolo broncio «Sono una bella coppia» ammise.

I quattro ragazzi si avvicinarono al tavolo per sedersi.

«Ehi tesoro!» esclamò Kol alla volta di Felicity «Ti ho tenuto un posticino vicino a me… oggi cenerò tra le mie due ragazze preferite» aggiunse facendo l’occhiolino alla nipote che gli si era già seduta accanto.

La giovane vampira che si era andata a cambiare per la cena ed aveva indossato la divisa della scuola, sorrise scuotendo la testa, poi andò ad accomodarsi vicino all’Originale.

«Sei un incanto anche vestita così… » le sussurrò Kol vicino all’orecchio facendola arrossire.

Damien stava osservando la scena e si voltò a cercare Oliver, ma l’uomo era troppo occupato a scherzare con Damon e Alaric.

«Sbaglio o la O’Neill ha qualcosa di diverso stasera» commentò Wade.

«Il trucco fa miracoli» valutò acida Laurel.

«E tu lo sai bene» rispose piccato Damien, facendo rimanere l’amica di stucco.

Il giovane stregone, consumò la sua cena in silenzio, ogni tanto sollevava lo sguardo su Felicity che al contrario sembrava divertirsi a chiacchierare con Jeremy che le sedeva alla sua destra e con Kol che alla sua sinistra non perdeva occasione per fare il galante.

«La vampiretta ha fatto colpo!» osservò Zoe.

«Si chiama Felicity» la rimproverò Damien.

«Ma che hai stasera? Sei nervoso?» lo rimbeccò Laurel.

«Sono stanco… e non sono in vena di cattiverie e pettegolezzi…» rispose il ragazzo.

 

«E quella dove l’hai presa?» domandò la ragazza.

Damien senza girarsi continuò a bere la sua birra direttamente dalla bottiglia.

Felicity si mise seduta accanto a lui sul muretto che era appena fuori i dormitori.«Non dovresti stare qui da solo…» lo rimproverò.

«La mia guardia del corpo era troppo occupata ed io avevo bisogno di una boccata d’aria» rispose il ragazzo.

«La tua guardia del corpo, voleva gustarsi il dessert… la Creme Brulle che ha preparato la cuoca era paradisiaca!» sospirò la vampira «Hai sbagliato a saltarla!»

«Preferisco questa» replicò Damien mostrandogli la bottiglietta «Ma le ragazze non evitano di mangiare dolci la sera?» chiese poi con un sorrisetto ironico.

«Non le vampire… ne posso mangiare fino a scoppiare e non ingrassare di un etto!» rispose Felicity con un’ alzata di spalle.

«Conosco delle ragazze che ucciderebbero per avere questa fortuna!» commentò Damien.

«Oh lo so… c’è una nostra compagna che mi lancia certe occhiate quando mi vede mangiare! Stasera però non ha resistito, deve essere un po' nervosa… perché si è finita la sua porzione e quella della sua amica… e devo confessarti che sentendo tutto quello che mi dice alle spalle, è una grande soddisfazione sapere che le finirà tutto sui fianchi» sghignazzò la ragazza.

«A te fa male passare tutto quel tempo con Hope…» esclamò il ragazzo guardandola stupito.

«Voi due non dovreste stare qui fuori…»

Damien e Felicity si girarono a guardare Damon che era alle loro spalle.

«Sbrigati a finire quella birra e rientrate» lo ammonì l’ex vampiro «Lascia la bottiglietta in un angolo, cercherò di farla sparire prima che la veda Elena» aggiunse con una risata, prima di allontanarsi.

 

Oliver si avvicinò alla sorella e a Damien che stavano rientrando.

«Ho chiesto e ottenuto il permesso di Mrs Byrne, per organizzare una partita con Fifa» esclamò «Stasera ne abbiamo proprio bisogno» sussurrò «Io e Felicity, contro te e Jeremy»

«Non penso proprio» ribatté Damien «Lei gioca con me… » affermò prendendo per mano Felicity, per poi dirigersi verso la sala ricreativa.

Jeremy aveva acceso la Play Station e li stava attendendo con un joystick in mano, lo stava per dare a Damien quando il ragazzo con una risata gli disse «Tu giochi con Oliver!»

«Sia chiaro… l’Arsenal lo prendiamo noi!» dichiarò l’umano, che li stava seguendo.

«Real o Barça?» chiese Felicity

«Barcellona!» rispose Damien come se fosse ovvio.

La vampira sorrise «Risposta esatta!» affermò.

Laurel, con a fianco Zoe e Wade, aveva sgranato gli occhi quando li aveva visti entrare nella stanza, mano nella mano, ma dopo quello scambio di battute, li guardava a bocca aperta.

Il giovane stregone e la giovane vampira stavano confabulando complici per decidere la formazione e lo schema da usare, poi soddisfatti aspettarono che anche Jeremy ed Oliver completassero le azioni preliminari.

Palla al centro, gioco in mano alla squadra dei due uomini… Jeremy perde palla e neanche due secondi dopo, con quattro passaggi millimetrici Damien e Felicity avevano segnato, i due ragazzi batterono cinque. 

«Per fare una cosa equa avremmo dovuto prenderci una squadra di serie C… e schierare i pulcini!» commentò Damien facendo scoppiare a ridere Felicity.

«A quanto pare gli è passato il malumore» sussurrò Wade all’orecchio di Zoe.

Cinque minuti di partita e i due giovani stavano vincendo 4 a 0, Oliver scuoteva la testa innervosito «JEREMY! non puoi sempre perdere palla così!» sbraitò.

«Dammi quel controller!» intervenne Kol che aveva le lacrime agli occhi dal gran ridere «fatti sotto tesorino…» disse poi all’indirizzo di Felicity.

L’ Originale sapeva il fatto suo, la partita era finalmente equilibrata, i quattro erano circondati dagli studenti e dagli adulti che facevano un tifo indiavolato.

Mancavano una manciata di secondi e Damien e Felicity stavano conducendo 6 a 2 la ragazza e il ragazzo senza neanche guardarsi, fecero una bellissima azione con passaggi stretti e precisi, trovandosi a meraviglia, fino a che segnarono il settimo gol un attimo prima il fischio dell’arbitro.

«SI!!!!» esultò Damien abbracciando la sua compagna «3 a 2!» proclamò soddisfatto

«Bravi!» esultò Rebekah.

Kol la guardò accigliato .

«Lo so… ma alla squadra di fratello e fidanzato… preferisco senza ombra di dubbio quella dei cuccioli!» proclamò sicura la vampira abbracciandosi Damien e Felicity.

Oliver si avvicinò e appena Becca si sciolse dall’abbraccio con i ragazzi, la cinse da dietro per la vita «fratello e fidanzato?» le mormorò all’orecchio.

«E si…» rispose la donna restando tra le braccia dell’uomo «Il mio amante, non è altri che mio fratello…» rispose con una smorfia maliziosa.

Oliver la girò per guardarla negli occhi, poi le prese il viso tra le mani «Quanto ti sei divertita a torturarmi?» chiese «Me lo sono meritato… e ti chiedo scusa, per tutte le cose orribili che ti ho detto, ti prego amore mio… perdonami, non ce la faccio più a starti lontano…»

Rebekah lo guardò, poi lo attirò verso di sé per baciarlo.

 

«Finalmente…» mormorò Damien guardando la scena.

«Te lo avevo detto che era stata colpa di Ollie» commentò Felicity.

Il giovane stregone la guardò interrogativo.

«Potrei aver ascoltato la loro rappacificazione» confessò la vampira con una smorfia rammaricata.

Damien scoppiò a ridere «Puoi davvero sentire quello che dicono da questa distanza?»

«A dire il vero anche da molto più lontano e anche se avessero parlato a voce ancora più bassa» replicò la ragazza, poi sorridendo aggiunse «So quello che dite su di me, tu e i tuoi amici… vi sento…»

Il ragazzo sussultò.

«Non mi conoscevi… » lo rassicurò Felicity «e poi sono una vampira… lo capisco…»

«Non è una giustificazione, ti chiedo scusa… io più di chiunque altro, non dovrei avere dei pregiudizi» si rammaricò Damien.

«Ok…ti perdono e ripartiamo da zero… è il minimo che ti devo, dopo che hai fatto tacere Laurel in quella maniera, riguardo il fatto che mi fossi truccata» sghignazzò Felicity allontanandosi.

Damien in un primo momento rimase interdetto, poi scoppiò a ridere.



















 

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Capitolo 29
*** ventottesimo capitolo ***



























 

«Godiamoci questi momenti…» stava dicendo Caroline ad occhi chiusi spaparanzata sul divano.

«E’ incredibile cosa ci è successo in questi giorni» commentò Elena.

Avevano appena finito di pranzare, Care e Becca si stavano nutrendo mentre Bonnie e Elena gli stavano facendo compagnia.

«E pensare che neanche una settimana fa qualcuno ci ha detto che qui facevamo una vita noiosa e tranquilla…» rincarò la dose Rebekah.

«Beh guardaci… siamo rilassatissime» valutò Bonnie mettendosi in bocca un cioccolatino «a parte il fatto che in una settimana Elena si è sposata, è diventata madre… e ora stiamo sotto attacco di una congrega di streghe razziste, una strega gemella pazzoide e un vampiro con crisi di identità… procede tutto serenamente»

Caroline scoppiò a ridere, rimanendo ad occhi chiusi «In effetti, niente di che… ordinaria amministrazione, abbiamo affrontato di peggio» commentò.

«Poco ma sicuro» replicò la strega mentre tutta concentrata stava scegliendo un altro cioccolatino dalla scatola «Sono buonissimi! Devo chiedere a Felicity dove li ha comprati» aggiunse con un mugolio soddisfatto.

 

Felicity si fermò e si nascose in un anfratto, poi attese immobile… appena la scorse si fiondò sulla sagoma scura gettandola a terra.

«Ehi! Mi fai male!» urlò il ragazzo.

«Ma sei tu!» esclamò la ragazza «Perché mi stavi seguendo?» chiese aiutandolo a rialzarsi.

«Sei sgattaiolata via dopo pranzo! Pensavo fosse successo qualcosa vedendoti scendere qui sotto… » ribatté Damien innervosito.

«Hope e le gemelline stanno facendo i compiti di matematica, non mi andava di… stare da sola in camera mia…le Angel’s mi hanno detto che potevo andare a trovarle di tanto in tanto, volevo conoscerle un po’, ieri non ce ne è stato il tempo» spiegò continuando a camminare nei sotterranei. Quando aprì la porta trovò Emma e Cristina che li guardavano divertite.

«Stavate giocando a nascondino?» chiese Emma ridendo.

Damien si aggiustò la cravatta della divisa «A quanto pare… ma lei bara! Per poco non mi ammazza…» rispose lanciando uno sguardo di traverso a Felicity.

«Ho sentito dei passi dietro di me… » si giustificò la giovane vampira.

«E reagisci così? Chi volevi che fosse nei sotterranei segreti che nessuno conosce! Mio zio?» 

«Puoi tornare indietro… non è successo niente, non ci sono novità! Volevo solo… fare quattro chiacchiere con loro» ribatté stizzita la ragazza.

«“Devi controllarlo durante le lezioni, nei momenti che siete nella residenza degli studenti o in quelli di svago, sei un alunna e poi farlo senza dare nell’occhio…“ mi pare che Rebekah ti abbia detto così» rifletté il ragazzo con una faccia da schiaffi «Beh… controllami!» esclamò salendo le scale che portavano nel soggiorno del cottage delle vigilanti.

«Lo adoro!» commentò Cristina ridendo.

«Si, è uno spasso…» ribatté piccata Felicity.

 

 

«E’ un peccato che dobbiamo affrontare questa crisi!» stava dicendo Klaus nervoso «Proprio ora che la palestra era finita…» scosse la testa contrariato.

Gli uomini stavano ammirando l’enorme area super attrezzata, gli operai erano in un cantiere attiguo, la realizzazione della piscina coperta era a buon punto e stavano già iniziando i lavori per l’enorme campo polivalente e i due da tennis, per l’estate erano sicuri che sarebbe stata pronta anche la piscina scoperta.

«Quando il centro sportivo sarà finito potremmo affittarlo a qualche squadra professionista per i ritiri precampionato» commentò Oliver «Mai vista una cosa del genere in una scuola…»

«Si Nik… devo proprio farti i complimenti» aggiunse Kol guardandosi intorno.

«E non sapete del mio progetto segreto…» affermò l’Ibrido sollevando un sopracciglio.

 

 

«Le fai tu queste crostate così buone?» esclamò Damien mentre se ne gustava una fetta enorme.

Lucy annuì felice.

Le quattro vigilanti erano entusiaste di avere ospiti ed avevano avvertito Bonnie che i due ragazzi erano con loro.

Felicity guardava Damien con disapprovazione.

«E’ buonissima! Non sei tu la golosona?» le chiese lo stregone.

La vampira sospirò abbassando lo sguardo.

Cristina guardò la ragazza «Felicity, puoi venire a darmi una mano in cucina?»

La giovane vampira la seguì.

«Dovevi nutrirti?» chiese l’anziana vampira.

Felicity annuì, tirando fuori dalla tasca una sacca di sangue.

«La prossima volta non te la portare!» la rimproverò bonariamente Cristina «Non te ne devi vergognare, il sangue è il nostro sostentamento» continuò «succederà che un umano ti veda mentre ti nutri, prima o poi… Damien sa chi sei… non devi nasconderti! Torna di là… ci penso io.»

Qualche minuto dopo Cristina porse a Felicity una divertente Mug in ceramica gialla, un enorme smile che faceva la linguaccia, ovviamente non si vedeva il suo contenuto, la ragazza sorrise portandosela alle labbra.

 

 

«Sono enormi!» commentò Oliver.

«Tunnel, grotte e passaggi sotterranei che partono da Mystic Falls, ne conosciamo moltissimi» riferì Alaric «Ma così ampie non ne avevamo mai viste»

«Le hanno scoperte quando stavano facendo le fondamenta per la palestra» comunicò Klaus «Ho subito pensato di farci un rifugio sotterraneo per tenere al sicuro gli studenti in caso di attacco… ma poi abbiamo scoperto le altre, sei in tutto» continuò a parlare l’Ibrido inoltrandosi in un tunnel «Tra le quali questa…» fece fermandosi ed illuminando con la torcia una grotta enorme, con una suggestiva piccola cascata naturale che formava un laghetto.

«Che spettacolo…» sussurrò Jeremy.

«In due, quelle più appartate, lo costruiamo davvero un bunker» riferì Klaus «Ma queste… che sono praticamente sotto la palestra e il campo sportivo… non vi sembrano perfette per un bel centro benessere? Sauna,bagno turco, la vasca idromassaggio è anche naturale!» l’Ibrido si guardava intorno con un sorriso, gli altri erano rimasti senza parole.

«Per iniziare i lavori ve lo dovevo dire… » continuò l’Originale «ma deve rimanere tra noi! Non dovete dirlo alle ragazze»

«Sempre pensato che sei un megalomane» dichiarò Damon «ma stavolta ti sei superato! Non ti sembra un po' troppo per una semplice scuola?»

«Non deve essere necessariamente una cosa privata ad uso e consumo esclusivo della scuola… » ribatté Klaus «Come suggeriva Oliver, potrebbe diventare una valida entrata. Recintando e costruendo una strada possiamo fare un accesso per il pubblico… volendo possiamo anche costruire un bar, un ristorante o un albergo! Oramai anche tu sei sposato con prole! Bisogna pensare al futuro, Damien crescerà… così come Hope, Felicity, Josie, Lizzie… non rimarranno degli studenti per sempre!
Dobbiamo costruire un qualcosa dove possano vivere… o tornare se decidono di crearsi una vita altrove.»

«Ma che ti è successo?» chiese Kol esterrefatto «Che ne hai fatto di mio fratello… quello che pensava solo a diventare il generale di un esercito di ibridi sanguinari?»

«Sono invecchiato» rispose ironico Klaus.

«O forse… semplicemente, è diventato padre» mormorò Oliver «e finalmente ha trovato la donna con la quale vuole passare il resto della sua vita» continuò con un sorriso «Inoltre ha promesso al suo amico umano di prendersi cura della sorella quando lui invecchierà e morirà… magari ha anche realizzato che essere il “Sire” in una grande famiglia allargata è molto meglio che essere il Re di una città di sconosciuti…» Oliver guardava il suo amico titubante, temendo la sua reazione.

Invece Klaus sorrideva sornione «Forse…» commentò prendendo la strada del ritorno.

 

Le vigilanti avevano raccontato un po’ della loro vita, partendo da quando erano umane a quando si sono trasformate in vampire, fino ad arrivare all’incontro con Damon e Elena e alla decisione di lasciare New York per venire ad occuparsi della sicurezza della scuola.

Felicity e Damien avevano riso tutto il tempo, divertiti dai continui bisticci delle quattro sorelle.

«Mio Dio… è tardissimo! Dovevamo andare da Niklaus!» esclamò la ragazza guardando l’orologio che era sulla parete «Ora cosa racconto a Hope?» si chiese prendendosi il viso tra le mani.

«Anche Wade mi starà cercando… non so più che scuse inventare per giustificare le mie sparizioni» considerò Damien.

«Dovremmo parlane con Becca e gli altri, forse sarebbe il caso di dire che Damon e Elena sono diventati i tuoi genitori affidatari!» ragionò Felicity «Spiegherebbe il fatto che passi più tempo di qua con tutti noi.»

«Klaus ha detto che ci sono almeno tre studenti legati a quella congrega nella scuola… non possiamo rischiare!» le ricordò lo stregone.

«Beh… allora dovrai scervellarti a trovare un ennesima scusa! Perché io devo andare alle scuderie e tu vieni con me!» lo avvisò la giovane vampira.

«E che gli diciamo alla capobanda e alle sue due luogotenenti? Perché arriviamo insieme? Cosa abbiamo fatto per metà pomeriggio?» chiese con un sorrisetto beffardo.

Le Angel’s stavano seguendo lo scambio di battute «Beh… siete un ragazzo ed una ragazza, ci sarebbe una giustificazione plausibile per passare più tempo insieme» intervenne Donna.

I due giovani la guardarono interrogativi.

«Potete fingere di esservi innamorati!» suggerì la vigilante.

Damien sgranò gli occhi.

«Cosa?» chiese Felicity con una voce stridula «No!» aggiunse perentoria.

«Non possiamo farlo» concordò il ragazzo.

«Infatti! La sua ragazza è una strega, potrebbe fare una bambolina vudù con le mie fattezze e usarla come puntaspilli!» affermò Felicity.

«Giusto per amor di verità… io non ce l’ho la ragazza!» chiarì Damien.

«Ma per favore!» esclamò sarcastica la giovane vampira «Tutta la scuola sa di te e Laurel!»

«E tutta la scuola si sbaglia! Non c’è mai stato assolutamente niente tra me e lei! Siamo solo amici…» replicò lo stregone.

«Ha ragione» intervenne Cristina.

Damien in un primo momento annuì soddisfatto, poi ripensandoci sollevò un sopracciglio e guardò i monitor «Ma è legale quella roba?» chiese indicandoli «Non c’è qualche legge sulla privacy? Devo chiedere a Oliver!» si disse convinto.

Emma e Cristina sghignazzavano divertite 

«Andate… che è veramente tardi!» li sollecitò Lucy.

 

«Niklaus… che strano nome per un cavallo» stava commentando Damien mentre si dirigevano verso le scuderie.

«E’ il nome esteso di Klaus, il puledrino è nato la sera che Hope e Rebekah sono arrivate nella scuola» replicò sorridendo Felicity, al ricordo di quella caotica notte.

Le vigilanti, prima di salutarli, gli avevano dato un cestino pieno di carote «Magari Hope e le gemelle saranno troppo occupate a farle mangiare a Niklaus per fare delle domande» aveva spiegato Donna.

Ed aveva avuto ragione, quando il giovane stregone aveva appoggiato a terra il cesto, Niklaus aveva cominciato a nitrire e le ragazzine avevano fatto a gara per chi riusciva ad attirare la sua attenzione, il puledro era stato ben felice di accontentarle tutte… 

«Devo dire a Oliver che il cavallino ha già cenato» rise Felicity guardando la scena.

«Ciao Damien…»

Felicity e il ragazzo si voltarono a guardare i tre amici dello stregone che si dirigevano verso di loro.

«Ti abbiamo visto mentre uscivi dall’edificio principale con lei…» fece Zoe.

«Mr Saltzman mi ha chiesto di aiutarlo con storia» spiegò pronta Felicity «abbiamo preferito studiare nell’ufficio del professore… Alaric ha molti libri interessanti, nella sua biblioteca» “e magari un giorno convinco Ric a farmeli leggere davvero“ aggiunse tra sé.

«Che barba!» commentò Laurel.

«E’ stato interessante, invece…» replicò Damien «abbiamo trovato un libro sulla battaglia di Gettysburg… » riferì scambiandosi uno sguardo divertito con Felicity.

«Non è nel programma di quest’anno…» asserì Wade.

«Era sulla scrivania del professore, ci siamo incuriositi perché era particolare… non il classico libro che si usa per studiare, era più un romanzo…» spiegò l’amico.

«La biografia… di quattro sorelle» illustrò la vampira, trattenendo a stento una risatina.

«Beh, ora che l’hai aiutata a portare da mangiare al cavallino… possiamo andare a studiare un po' di storia anche noi!» fece maliziosa Laurel «I piccoli sono tutti a fare un gioco con Mrs Byrne, possiamo guardare un po' di tv in santa pace!» riferì facendogli un occhiolino «con il fatto che sei dovuto partire, sei rimasto indietro con la visione di Outlander! Ti garantisco che l’episodio che devi vedere… è molto interessante!» annunciò.

«Ti unisci a noi Felicity?» chiese Damien

«E’ una serie tv! Se non ha visto gli episodi precedenti non ci capirà nulla…» esclamò Laurel

«Mi mancano tre puntate per finire la prima stagione» replicò Felicity «Dopo che ne avevate parlato in classe, mi sono incuriosita… a che episodio siete?» domandò.

«Anche io ho cominciato dopo la lezione di gaelico! Dobbiamo vedere il sette… mi sembra» replicò il ragazzo.

Felicity annuì «D’accordo… fatemi avvertire Hope e le gemelle che vengo con voi»

Laurel sbuffò infastidita.

“Altro che puntaspilli… questa usa un paletto di legno!“ pensò Felicity mentre si avvicinava alle ragazze.

 

Felicity era entrata molto di rado nel salottino che era una appendice della sala ricreativa più grande.

Quando la scuola era stata aperta, gli studenti non superavano i dieci anni di età, dopo qualche mese invece, erano cominciate ad arrivare richieste di ammissione da famiglie con ragazzi più grandi e di conseguenza anche il convitto degli studenti aveva subito qualche modifica, l’enorme sala comune era stata pensata per attività ludiche, che potevano non interessare degli adolescenti.

Quando si sceglieva di guardare un programma televisivo o qualche film, la scelta ricadeva inevitabilmente su prodotti adatti ai ragazzi più piccoli, lo stesso si poteva dire quando si accendeva la console collegata all’enorme schermo piatto, i giochi che facevano bella mostra nella libreria, erano perlopiù pupazzetti carini che saltellavano da un livello all’altro.

Creare una stanza attigua, dove gli studenti più grandi potessero trascorrere il loro tempo in attività più adatte alla loro età, era stato indispensabile.

Tecnicamente quella stanza era aperta a tutti, di fatto era un club privato gestito da Damien, Wade, Laurel e Zoe, gli studenti più “anziani” della scuola, gli altri ci trascorrevano del tempo solo in loro presenza.

Felicity si mise seduta nel punto più lontano del divano ad angolo, Laurel e Zoe fecero in modo che Damien trovasse posto tra loro due… Wade che stava inserendo il dvd nel lettore guardò il divano e poi la giovane vampira, con un sospiro le si accomodò accanto un po' intimorito.

Felicity gli si avvicinò «Non mordo…» gli mormorò in un orecchio «ho già mangiato…» scherzò poi rimettendosi dritta.

Il ragazzo sgranò gli occhi… poi scoppiò a ridere.

Quando aveva accettato di unirsi a quei ragazzi, Felicity sapeva esattamente quale episodio stavano per vedere ed era consapevole di quanto potesse essere imbarazzante una visione collettiva.

Dopo che Rebekah le aveva fatto avere il cofanetto, ogni sera con le cuffie e il portatile, la ragazza si gustava la visione di una puntata nella tranquillità del suo letto, ed era diventato il momento preferito della giornata.

Non aveva fatto i conti con il pagliaccio che le sedeva accanto, Wade cominciò a scherzare e fare battute dal primo minuto di visione, Felicity rideva divertita, le scene sexy passarono senza il minimo imbarazzo e quando Zoe fece un apprezzamento sul lato b di Sam Heughan la vampira si aggiunse senza il minimo disagio all’elogio.

«Non è solo il fisico perfetto…» continuò Zoe «vogliamo parlare del suo accento?»

«Quello mi fa meno effetto» replicò Felicity «Sarà che ci sono abituata… nel mio paese tutti gli uomini ce lo hanno simile!»

«Lo so! Mi incanto a sentire parlare tuo fratello!… e Mr Marshall…» aggiunse Zoe con un sospiro.

«Ammetto che l’accento di Klaus… è fantastico e particolare!» affermò la giovane vampira.

«Io preferisco quello francese…» confessò sfacciatamente Laurel con voce suadente, guardando Damien.

Il giovane stregone tossicchiò imbarazzato, poi quando incontrò lo sguardo canzonatorio di Felicity, tornò alla visione della puntata, che era in un momento molto particolare «Gli farà venire un infarto così!» commentò, anticipando senza volerlo la battuta del protagonista maschile, dopo qualche secondo infatti, Jamie confessò a Claire che gli era sembrato che il suo cuore si fosse fermato… i cinque ragazzi scoppiarono a ridere.

 

Damien stava guardando Felicity che seduta ad uno dei tavolini della sala comune, stava controllando i compiti di matematica delle gemelle.

«Siete sicure di questo passaggio?» chiese.

Lizzie si chinò meglio, per leggere il quaderno che la vampira aveva tra le mani, mentre Josie aprì il suo.

Quando ebbero trovato l’errore, Felicity annuì sorridente «Il resto è giusto» commentò.

Le gemelline le diedero un bacio sulle guance «Grazie!» urlarono in coro.

Poi la giovane vampira prese il quaderno di Hope, dopo qualche minuto lo richiuse «E’ tutto esatto, come al solito…» valutò riconsegnandolo alla streghetta.

«Dove eri finita? Ti ho cercato per chiederti una cosa e non c’eri nella nostra stanza» chiese Hope.

«Ero di là… » rispose l’amica «Avevo voglia di… una sacca di sangue diversa da quella che avevo nel nostro minifrigo» sussurrò.

Hope annuì, soddisfatta della spiegazione.

Felicity invece, sembrava rammaricata, odiava mentire… specialmente ad Hope.

«E hai incontrato Damien…» commentò la streghetta «Poverino… si è ritrovato con due genitori che neanche conosce…» continuò pensierosa «Dovremmo aiutarlo a capire che è stato molto fortunato, che Elena e Damon sono due persone buone…»

«Credo che lo sappia…» replicò la vampira «Ma hai ragione… non ti dispiace se passo un po' più di tempo con lui?»

«No… oggi papà mi ha chiesto di suggerirti di stargli un po' più vicino… tu sei più grande e sei l’unica che può farlo, sarebbe troppo strano se passasse del tempo con me e le scimmiette… e poi noi dormiamo insieme! Abbiamo tanto tempo per chiacchierare» spiegò.

Felicity abbracciò l’amica «Ti voglio bene…» le mormorò “e tuo padre è favoloso… pensa a tutto!“ rifletté con un sorriso.

Lo stregone aveva osservato tutta la scena da lontano, mentre faceva finta di interessarsi alle chiacchiere di Laurel e Zoe, che circondate da un gruppo di altre studentesse leggermente più piccole, facevano dei commenti sui concorrenti di un talent show.

«Non avrei mai immaginato che fosse così…» gli sussurrò Wade prendendolo in disparte.

Damien seguì lo sguardo dell’amico, rendendosi conto che anche lui stava guardando Felicity.

«E’ simpatica… ed è anche molto carina! Zoe proprio non mi vede! Io cerco di farle capire che mi piace ma lei…» il ragazzo scosse la testa sconsolato «Forse è il momento di provarci con qualcun’altra…» asserì tornando a guardare la vampira «Chissà… magari Zoe si ingelosisce!»

«Felicity è una persona! Non un giocattolo… non puoi usarla così!» replicò Damien innervosito.

Wade lo guardò costernato «Se non ti conoscessi, direi che ti piace!»

«Ma che dici! Lo sai… non voglio avere una ragazza»

«Già lo so… ma io ti avverto, dopo aver rifilato questa scusa a Laurel, rifiutandola… non puoi proprio fare il filo a qualcun’altra! Le donne sono vendicative… delle vere e proprie streghe! E Laurel lo è per davvero! Molto pericoloso contrariarla…»

Damien scoppiò a ridere «Tranquillo… è la ragione per cui non voglio una fidanzata!»

«Io invece voglio correre il rischio… e voglio avere una ragazza! Magari… scoprirò che mi piace davvero e me ne frego di far ingelosire Zoe…» asserì continuando a guardare Felicity.

 

«Tesorino! Ma dove sei finita tutto il giorno!» esclamò Kol entrando nella sala, dirigendosi verso Felicity che stava chiacchierando con Hope «Mi sei mancata anche tu viperetta» disse poi dando un bacino alla nipote.

La streghetta alzò gli occhi al cielo «Non sei un po' troppo vecchio per farle la corte?» chiese allo zio.

Kol rise attirando la nipote a sé, scompigliandole i capelli «Come al solito diretta!» commentò divertito «L’età… è relativa Hope… posso sempre aspettare che cresca un po’, io e Felicity non abbiamo problemi di tempo» sussurrò facendo un occhiolino alla giovane vampira che arrossì violentemente.

«Buona fortuna…» bisbigliò Damien «Il tuo nuovo interesse amoroso ha pretendenti agguerriti e pericolosi…» commentò rivolgendosi all’amico.

«E’ un vecchio! Io sono più giovane e bello» proclamò Wade sicuro di sé.

“Vecchio è riduttivo…“ rifletté il giovane stregone sorridendo.

 

 

«Ma la finisci di fare il cascamorto con Felicity?» lo rimproverò Becca dopo cena.

«Il mio umano cognatino si è lamentato con te?» chiese Kol sorridendo.

«Ma no! E’ che Fel è giovane!» ribatté Rebekah «Qualche giorno fa Oliver mi aveva confidato che finalmente sta tornando ad essere la ragazza di sempre… la morte dei suoi genitori e il diventare una vampira l’avevano turbata parecchio, si era… come spenta! Ma Felicity fin da piccola è sempre stata una ragazzina forte e combattiva, vederla sempre triste e silenziosa era la cosa che più turbava il fratello! Ora che finalmente sta reagendo…lasciala in pace!»sbottò Becca.

Kol rise «Hai ragione… ma… mi ricorda un po' qualcuno…» confidò l’Originale con un sospiro.

«Si è vero… un po' assomiglia a Davina…»

«Comunque domani parto, ho un licantropo da rintracciare» sorrise il vampiro «Dì ad Oliver che può stare tranquillo…»

Rebekah lo guardò di sottecchi scoppiando a ridere.

 

 

Era passata una settimana da quando Kol era partito per rintracciare lo zio di Damien e le giornate alla scuola scorrevano tranquille.

Da quando Klaus aveva parlato con Hope, Felicity era più serena e il rapporto con i ragazzi più grandi si era consolidato, durante le lezioni aveva cominciato anche a interagire con i suoi compagni.

La classe raggruppava gli alunni che avevano compiuto gli undici anni di età, oltre ai tre amici di Damien, c’erano altri due ragazzi e quattro ragazze che pendevano letteralmente dalle labbra di Laurel e Zoe.

Quella mattina, con le loro nuovissime e molto fashion tute da ginnastica, i ragazzi stavano facendo lezione con Jeremy nella nuova palestra.

Felicity era distratta, stava osservando Kate, Rick e Ian che si stavano allenando. 

Per tutti i suoi compagni, quei ragazzi così atletici erano dei semplici istruttori che erano stati assunti per gestire il centro sportivo, ma lei e Damien sapevano che insieme a Jamie, il licantropo che era partito con Kol, facevano parte della squadra di vigilanza.

Anche i suoi compagni maschi si stavano distraendo, Kate stava eseguendo l’esercizio alla Salmon Ladder, l’istruttrice era una bellissima ragazza con dei lunghi capelli castani, con un fisico sinuoso e tonico.

«Vuoi provare Felicity?» chiese Jeremy, attirando l’attenzione della giovane vampira.

La ragazza lo guardò intimidita, poi scosse leggermente la testa.

«Perché no?» chiese Mr Gilbert.

Felicity stava cercando una scusa, quando sentì il commento sarcastico di Laurel che la stava guardando beffarda.

«Infatti… perché no?» ripeté Felicity alzandosi «Certo che voglio provare!»

Jeremy sorrise «Facciamo finta che hai bisogno che ti sollevi io» le bisbigliò in un orecchio mentre la prendeva per la vita per farla aggrappare alla sbarra.

Felicity rise e lo lasciò fare.

«Fagli vedere chi sei, piccola!» sussurrò impercettibilmente l’uomo mentre si allontanava.

La ragazza prese un profondo respiro, prima oscillò leggermente, per stabilizzare la presa e prendere le misure, poi si tirò su con la forza delle braccia, si diede una spinta con le gambe e simultaneamente sfilò la sbarra per incastrarla ai ganci superiori, fece un sorriso ed annuì a Jeremy che la guardava orgoglioso. Con coordinazione perfetta e grazia nei movimenti, quasi fosse una danza, la giovane vampira arrivò fino ai ganci più alti… per poi riscendere fino a che con un piccolo balzo mise i piedi a terra.

I suoi compagni avevano seguito l’esercizio a bocca aperta «Posso provare anche io?» chiese Wade.

«Certamente…» rispose Jeremy.

Rick si avvicinò per sollevare il ragazzo «Lui è un po' più pesante di Felicity» affermò all’indirizzo di Jeremy.

Wade rimase per qualche secondo appeso come un salame, non riuscendo a muoversi, poi tentò di sollevarsi ma fece un movimento troppo scoordinato e la sbarra uscì dal gancio, l’istruttore era li pronto e lo prese al volo.

Un po' imbarazzato, il ragazzo guardò i suoi compagni «E’ impossibile da fare!» dichiarò «Prova!» esclamò all’indirizzo di Damien.

Il giovane stregone si alzò con un sospiro, poi ascoltò con attenzione i consigli che gli stavano dando Rick e Kate «Quando cadrò, voglio che mi prendi tu…» chiese alla donna, facendo scoppiare a ridere i suoi amici, Kate annuì divertita.

Damien riuscì a fare una trazione, spostando la sbarra di uno scalino, tra gli applausi convinti di Jeremy e degli istruttori, prima di scuotere la testa e chiedere affannato «Mi fai scendere?» Kate avvicinandosi lo afferrò.

«Qualcun’altro vuole provare?» chiese Jeremy.

«Se lo scopo è far salire quell’asta…» affermò Laurel «Si può fare anche da qui…» concluse facendo un ampio gesto con le mani, la barra lievitò per qualche secondo e poi si ancorò ai ganci superiori.

Le ragazze scoppiarono a ridere, ma subito dopo ammutolirono vedendo l’espressione di Mr Gilbert.

«Sai perfettamente che dovrei riportare l’accaduto a Miss Bennet» dichiarò Jeremy «ma visto che siamo in palestra… dieci flessioni signorina» ordinò con un tono di voce che non ammetteva repliche.

Mentre tutti i ragazzi guardavano divertiti Laurel che con molte difficoltà scontava la sua punizione, Felicity andò a chiedere a Rick se le spiegava come fare l’esercizio sulle parallele asimmetriche «Ho sempre desiderato imparare» rivelò con gli occhi che le brillavano.

Jeremy attese che Laurel terminasse le flessioni «Facciamo qualche giro» esclamò iniziando a correre seguito dagli studenti.

Damien fu il primo ad accodarsi all’insegnante, non riusciva a staccare gli occhi dalla vampira che volteggiava sull’attrezzo, poi la ragazza tentò un passaggio più complesso e mancò la presa, cadendo rovinosamente a terra. Lo stregone con uno scatto si precipitò a soccorrerla, ma quando la raggiunse vide che Felicity rideva divertita insieme a Rick e Kate che l’avevano guardata cadere senza intervenire.

«Mi hai fatto spaventare… ma ovviamente non puoi farti male» rifletté il giovane stregone, sorridendole affettuosamente, poi le tese una mano per aiutarla a rialzarsi.

«No, ma grazie lo stesso per il pensiero» rispose la ragazza accettando il suo aiuto.

 

Usando la scusa delle ripetizioni di storia, Felicity e Damien erano tornati un paio di volte a trovare le Angel’s.

Il ragazzo non aveva mai conosciuto i suoi nonni e gli piaceva passare del tempo con quelle anziane signore così esuberanti e chiassose e la stessa cosa si poteva dire della ragazza.

Felicity non aveva mai conosciuto il nonno materno e aveva perso i nonni paterni in tenera età… sua nonna materna invece era molto simile a Cristina, burbera all’apparenza ma con un cuore d’oro. Abitava in un piccolo appartamento vicino al negozio dei genitori di Oliver e Felicity, e mentre quest’ultimi lavoravano si occupava dei nipoti, era venuta a mancare qualche mese prima del loro trasferimento negli Stati Uniti e a Felicity mancava terribilmente.

I ragazzi erano arrivati da neanche dieci minuti, quando Donna informò le sorelle che stava arrivando una macchina.

«E’ Kol… » affermò la vigilante «C’è anche Jamie e un uomo…»

«E’ mio zio…» confermò Damien.

Le vigilanti chiamarono per annunciare il loro arrivo.

Dopo qualche secondo dai monitor, videro che tutti si stavano radunando nell’ufficio di Caroline, Klaus si avvicinò alla vampira e dopo averci parlato lo videro sfrecciare via, comparì nella stanza dopo un battito di ciglia.

«E’ un bene che lui sia già qui» esclamò l’Ibrido guardando Damien «Ora noi parleremo con Eric Digne e gli diremo che Damien non è nella scuola, che per la sua sicurezza lo teniamo in un luogo lontano e segreto»

«E io dovrò rimanere qui?» chiese il ragazzo.

«Solo per il momento, dopo che ci abbiamo parlato porteremo tuo zio nella stanza che gli abbiamo preparato e Bonnie farà un incantesimo per non farlo uscire, mi dispiace ma è inevitabile» rispose l’Originale.

Il giovane stregone annuì con un sospiro.

«Non possiamo permettere che vada in giro per la scuola a parlare con gli studenti, fino a che non siamo sicuri di poterci fidare di lui… abbiamo messo delle telecamere e dei microfoni nella sua camera e voi dovrete controllarlo!» si raccomandò con le vigilanti.

«Certo non ti preoccupare» lo rassicurò Cristina.

«Tu Felicity ovviamente sei libera di tornare alla scuola…»

La ragazza annuì, poi guardando Damien «Resto qui» comunicò.

Come era arrivato, Klaus scomparve.

 

I due ragazzi e le vigilanti guardavano la riunione che si stava tenendo nell’ufficio della direttrice dai monitor.

«Peccato che non possiamo sentire quello che dicono!» commentò il giovane stregone.

«Ecco! Diglielo anche tu!» sbottò Cristina «A volte ho l’impressione di passare le mie giornate a guardare un acquario!»

Damien sorrise, mettendo un braccio intorno alle spalle dell’anziana vampira.

«Però… carino tuo zio, alto… biondo… sembra un vichingo!» valutò Donna.

«Più che carino…» rincarò la dose Felicity.

«Mamma diceva sempre che gli somiglio…» affermò Damien.

Felicity lo guardò beffarda, «Certo… ti mancano solamente almeno trenta centimetri di altezza, la mascella squadrata, per non parlare poi di quello che sembra celare quella maglia attillata…» continuò con un sospiro.

Donna e Emma cominciarono a sghignazzare.

Il ragazzo rimase a bocca aperta con un’espressione contrariata, poi alzandosi la maglietta «Ti presento Turtly! La mia tartarughina! E’ ancora piccola… ma ne vado molto fiero!» esclamò risentito mostrando degli addominali di tutto rispetto, considerata la sua età.

Felicity alzò un sopracciglio «Beh… se continui a farla crescere, magari un giorno assomiglierà ad un vera tartaruga» commentò divertita, facendo innervosire ancora di più il ragazzo che tornò a guardare i monitor sbuffando.

 

«Buonasera Mr Digne» esclamò Caroline tendendogli una mano.

«Poi chiamarmi Eric» rispose l’uomo stringendola con una presa decisa.

«Sono la direttrice Forbes, Caroline…» replicò la vampira «Miss Bonnie Bennet, Elena e Damon Salvatore… » Care presentò ad uno ad uno tutti i presenti nella stanza, finendo con Klaus che era appena entrato.

Il licantropo diede la mano ad ognuno «Il vostro collega mi ha portato qui senza darmi nessuna spiegazione, essendo un vampiro presumo che mi abbia soggiogato e visto che non mi ha ucciso, suppongo di dovermi ritenere fortunato… ma mi fa anche temere che si tratti di una cosa importante…»

«Si… riguarda Damien, tuo nipote… che è un alunno della nostra scuola. Mi rincresce tanto doverti informare che quasi sei mesi fa tuo fratello George e sua moglie Annabeth hanno avuto un grave incidente…» cominciò a spiegare la direttrice.

Eric si appoggiò alla scrivania, Bonnie gli si avvicinò per porgergli un bicchiere d’acqua.

Avevano concordato il modo in cui avrebbero riferito le vicende al licantropo, come al solito Klaus aveva suggerito di farlo in maniera chiara e schietta, senza tanti giri di parole.

«Non ce l’hanno fatta… e anche Damien è rimasto gravemente ferito…» continuò Care.

Elena avvicinò una sedia all’uomo che stava tremando, visibilmente scosso.

«Ma dalla Francia… come ha fatto Damien ad arrivare qui?» chiese Eric un paio di minuti dopo, era rimasto in silenzio per assimilare la notizia, i presenti nella stanza rispettosamente avevano atteso che fosse lui a riprendere a parlare.

«Non è successo a Monaco… ma a Boston, erano tornati per essere presenti al funerale della signora Corey, la mamma di Annabeth.» rispose Caroline.

«Erano negli Stati Uniti?» domandò sconcertato Eric.

La vampira annuì «Ovviamente non era una cosa programmata, la nonna di Damien è venuta a mancare all’improvviso, non era malata…»

«Quella donna non era la nonna di Damien!» sbottò il licantropo «Era solo la matriarca di una famiglia senza scrupoli che pensa di fare il buono e il cattivo tempo in tutto il Massachusetts!» spiegò sbraitando.

Caroline annuì restando calma «Lo sappiamo… è il motivo per il quale ti abbiamo cercato…»

La vampira guardò l’uomo e prendendo un respiro cominciò a raccontare… partendo dalla difficile riabilitazione di Damien, l’affido a Martha Corey, il suo arrivo alla scuola… 

Eric ascoltava in silenzio.

«Una mattina mi è arrivata una lettera di uno studio legale…» continuò il racconto la vampira.

Il licantropo fissò a lungo Damon ed Elena, Care stava dicendo che i suoi amici erano diventati i genitori affidatari del nipote.

Nel momento in cui Caroline arrivò a spiegare come era evoluta la vicenda e quello che avevano scoperto a Boston, Eric si prese il volto tra le mani «Era solo una questione di tempo, ho sempre saputo che George avrebbe pagato con la vita il suo amore per Annabeth…» bisbigliò sconvolto «Voglio vedere Damien!» affermò alzandosi.

«Non è qui…» rispose Klaus «Il ragazzo è la nostra unica priorità. La situazione è già complessa, non permetteremo che si aggravi più del dovuto, è in un posto protetto…»

«Non potete farlo! Che diritti avete?» chiese Eric nervoso.

«Siamo i suoi tutori legali…» spiegò Damon.

Il licantropo lo fissò per qualche secondo «Cosa avete intenzione di fare?» domandò.

«Ti abbiamo cercato… per capirlo» rispose Klaus.

 

Non era servito l’audio per capire cosa stesse dicendo Caroline, era bastata la reazione dello zio. Damien guardava il monitor con gli occhi lucidi.

Felicity lo prese per mano, il ragazzo la lasciò fare… senza dirsi una parola restarono una accanto all’altro continuando a guardare le immagini delle telecamere.

 

Elena e Damon stavano accompagnando Eric nella sua stanza, appena cominciarono a salire le scale, Klaus sparì dalle riprese, un attimo dopo era nel cottage delle vigilanti.

Cristina aprì la schermata delle quattro telecamere che avevano messo in quella camera e accese le casse audio.

«Puoi sistemarti qui» stava dicendo Elena che aveva appena fatto strada al loro ospite.

«Vi chiedo scusa per prima…» mormorò Eric «ho reagito male…»

«Credo che sia comprensibile» replicò Damon.

«Avrei dovuto ringraziarvi… invece di mettere in discussione le vostre decisioni» continuò il licantropo.

«Non servono ringraziamenti» replicò l’ex vampiro «come ha detto Klaus, Damien è la nostra unica priorità, se vuoi dimostrarci gratitudine, l’unico modo è quello di aiutarci a tirare fuori il ragazzo da questa situazione»

«Perché lo avete fatto?» chiese Eric «Avete sconvolto la vostra vita per un ragazzo che conoscete a malapena»

«Quando abbiamo deciso di chiedere l’affidamento di Damien» rispose Damon «Pensavano di poter dare un po' di affetto e di stabilità ad un ragazzo che aveva appena perso tutti i suoi punti di riferimento, non nego che è stata una decisone avventata e neanche di essermi chiesto se avevamo fatto bene… se eravamo in grado di svolgere un compito così importante, se ne eravamo capaci!» l’uomo sospirò «Ora… sapendo come stanno realmente le cose, ringrazio il cielo che il mio sesto senso funzioni ancora!» Damon alzò gli occhi al cielo con un sorriso «Per fortuna che siamo due pazzi impulsivi!» esclamò dando un bacio sulla tempia ad Elena «Ora dobbiamo salvargli la vita… e ti garantisco che non permetteremo a nessuno di fargli del male! Poi… se Damien ancora lo vorrà… impareremo ad occuparci di lui… nei piccoli, banali e noiosi problemi quotidiani.»

Il ragazzo, che aveva ascoltato tutto il discorso, deglutì visibilmente scosso. Felicity lo guardava di sottecchi con un tenero sorriso, anche le vigilanti e Klaus sorridevano.

Elena e Damon si girarono per vedere se Bonnie e Caroline fossero pronte.

«Mi dispiace…» cominciò a dire Elena «Ma in questa scuola ci sono tre studenti che hanno a che fare in maniera più o meno diretta con la Congrega di Salem, non possiamo fargli sapere che ti abbiamo trovato e che sei qui…»

Eric la guardò interrogativo.

«Credimi, sono desolata…» continuò Elena facendo un passo indietro oltre la soglia e facendo spazio a Bonnie che entrò nella stanza.

La strega ispirò e recitò la sua formula accompagnandola con un ampio gesto delle braccia. «Da questo momento, nessun altro può entrare o uscire da questa stanza oltre a me, non avevamo alternativa… non possiamo rischiare, ci rincresce veramente… se hai bisogno di qualcosa puoi chiamarmi» spiegò porgendogli un foglietto di carta ripiegato.

Eric lo prese facendo una smorfia «Come ho detto prima, non sono nella condizione di poter criticare il vostro operato, non posso neanche dire che sono felice di essere stato imprigionato qui dentro… ma comprendo il vostro punto di vista.»

Bonnie annuì e uscì dalla stanza chiudendo la porta.

Rimasto solo, Eric prese il suo borsone, lo aprì e tirò fuori una piccola cornice, con un sospiro si mise seduto sul letto e guardando la foto sommessamente cominciò a piangere.

L’Ibrido abbassò l’audio e si voltò, dando le spalle ai monitor «Continuate a controllarlo» ordinò «Da domani mattina Eric ci aiuterà a dare un nome ai volti sulle foto che Freya e Hayley ci stanno mandando da Boston, vediamo se tutto coincide con quello che ci riferiscono Maze e Martha.

Ce ne occuperemo io, Alaric e Oliver.

Damien… capisco che la tentazione di andare da tuo zio è molto forte, ma ti prego di non farlo! E’ troppo importante che nessuno sappia che lui è qui… tu e Felicity siete liberi di tornare dai vostri compagni…»

Il ragazzo annuì.

 

«Non ci riesco!» stava dicendo Elena. «Ho altre cose per la testa!»

«Dobbiamo far sembrare tutto normale!» affermò Bonnie «Domani pomeriggio arriveranno i genitori a prendersi i ragazzi per il giorno del ringraziamento, comprese le tre famiglie di Salem! Dobbiamo addobbare tutto e comportarci normalmente!»

«E’ molto facile che una volta tornati a Boston, quei genitori si precipitino dal Gran Consiglio per fare rapporto…» commentò Caroline «Anche se non siamo dell’umore, dobbiamo far vedere che ci prepariamo a festeggiare…»

La vampira cominciò ad aprire gli scatoloni con le decorazioni «Non bastano…» valutò contrariata.

«Posso fare un salto in città» propose Rebekah.

Care annuì «Vengo con te?» chiese.

«Vorrei andare con Felicity, tu potresti andare un po' di là… a dare un’occhiata a Damien» replicò Becca.

«Certamente…» rispose Caroline.

 

«Come stai?» chiese Rebekah, guardandola di sottecchi mentre stava guidando.

«Bene… perché me lo domandi?» rispose Felicity.

«Non è un momento facile» commentò Becca.

«Non sono io quella che rischia di essere uccisa da uno zio ottuso ed idiota!» replicò la ragazza contrariata. «Non ci posso credere che esistano persone del genere… »

«Vorrei poter dire la stessa cosa… invece ne ho conosciute tante altre di persone così!»

Rebekah parcheggiò l’auto vicino al centro di Mystic Falls, il negozio di articoli per la casa e giocattoli non era molto distante.

«Ci fermiamo a prendere una cioccolata calda prima di andare a fare compere?»chiese alla giovane vampira che sorrise annuendo.

Una cameriera era venuta a prendere le loro ordinazioni, cioccolata calda con panna e cannella per Felicity, mentre Rebekah aveva optato per un Irish Coffee.

«Stai studiando i nostri usi e costumi?» la prese in giro Fel.

«Non ci crederai… ma l’ho sempre adorato! Si vede che era destino!» replicò Becca.

«Sono felice che abbiate fatto pace… non riuscivo a guardarvi mentre vi ignoravate» le confidò la ragazza.

«Si litiga… si fa pace… è normale tesoro, sai che noia ad andare sempre d’accordo?» replicò l’Originale.

Le loro ordinazioni erano arrivate e Felicity si portò alle labbra la sua cioccolata «Muhhh» mugolò «Buonissima!» poi fece una risatina divertita.

«Che c’è?» chiese Rebekah.

«Stavo pensando alla faccia di Laurel, se mi vedesse bere questa cioccolata con tutta questa panna!» spiegò Fel «Lei che conta ogni singola caloria che ingerisce… mi odia perché non ho bisogno di farlo!»

«Credo che ti detesti per un altro motivo…» ribatté Rebekah guardandola sarcastica.

Felicity la guardò interrogativa.

«Damien… penso proprio che sia gelosa…» chiarì Becca.

«Non ne ha motivo… lei è più grande… bionda… sempre perfetta!»

«E tu sei bellissima, intelligente… gentile»

Felicity scosse il capo «Damien passa il tempo con me solo perché è stato costretto! Certo, Laurel non lo sa…»

«Non mi sembra molto dispiaciuto il ragazzo, fidati!»

La giovane vampira abbassò lo sguardo «Appena questa storia finirà… lui tornerà a passare tutto il tempo con i suoi amici…» mormorò.

«Non ne sono convinta… ma se dovesse accadere ti dispiacerebbe?» chiese Rebekah.

«Beh… un po' si… cioè… spero che la situazione si risolva prestissimo! Che lui sia al sicuro e che quei pazzi dei suoi parenti la smettano di provare ad ucciderlo! Ma finalmente sono riuscita a fare un po' di amicizia con i compagni più grandi… io voglio bene ad Hope, tantissimo! E mi diverto con lei… e anche con Lizzie e Josie…»

«Ma hai bisogno di stare con qualcuno della tua età… è normale tesoro! Non devi sentirti in colpa!» la rassicurò Rebekah «Ma non era di questo che stavamo parlando! E’ comprensibile anche voler passare del tempo con qualcuno che ti fa provare cose… emozioni… diverse dall’amicizia.»

Felicity la guardò a bocca aperta «Non sono innamorata di Damien!» chiarì.

«Chi ha parlato di innamoramento? Ci sono tante fasi prima di provare quel tipo di sentimento! Io vi guardo mentre siete insieme… siete carini, vi comprendete, avete tante cose in comune ed è una cosa bella… che non deve essere rovinata cercando di dargli una definizione! Ma non va neanche rinnegata perché temi che gliela diano gli altri! Sei giovane tesoro… avrai tanti uomini nella tua vita perché sei bellissima… e non solo esteticamente, sei meravigliosa per quello che sei! Per come ti rapporti con tutti… e Damien è molto carino, gentile ed è simpatico e divertente! Se ti piace, non c’è niente di male!» affermò con un’alzata di spalle.

Felicity l’aveva ascoltata attentamente «Beh… non è brutto e mi fa ridere… ma mi fa anche arrabbiare!» chiarì.

«Quello non cambierà mai! Lo farà anche l’uomo della tua vita… è più forte di loro!» la mise in guardia l’Originale scuotendo il capo.

 

Felicity e Rebekah si divertirono un mondo a scegliere le decorazioni, avevano riempito il carrello di candele, foglie… zucche! Un tripudio di arancione!

Sorridenti si diressero verso la cassa, passando per il reparto giocattoli Felicity si attardò a curiosare tra i peluche, con un sorriso ne prese uno… e lo mise nel carrello.




















 

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Capitolo 30
*** ventinovesimo capitolo ***


























 

Bonnie bussò alla porta e attese che Eric aprisse.

«La cena…» giustificò inutilmente visto che teneva in mano un vassoio stracolmo di cibo.

«Avete intenzione di imprigionare qualcun’altro in questa stanza? O ancor meglio… hai deciso di farmi compagnia?» chiese l’uomo stupito.

«Né l’una né l’altra» replicò la strega entrando e mettendo il vassoio sulla scrivania.

«Un vero peccato! Forse dovrei essere meno docile ed accondiscende… così la mia sexy carceriera potrebbe decidere di rimanere a controllarmi!» valutò il licantropo con uno sguardo malizioso.

Bonnie lo guardò glaciale.

«Stavo scherzando!» chiarì l’uomo alzando le mani «Reagisci così quando un uomo ti fa un complimento?» chiese.

«Dire ad una donna che hai conosciuto solo da qualche ora che è sexy… non mi sembra questo gran complimento!» ribatté la strega.

«Permettimi di dissentire!» rispose Eric «Quello è proprio quello che si dice ad una ragazza che ti ha colpito alla prima occhiata! Sexy è qualcosa di indefinito… è una sensazione! Un insieme di cose che vanno oltre il “Ma lo sai che hai degli splenditi occhi?“ se vuoi essere galante o “Ma lo sai che hai proprio un bel culo!“ che è un po’ più greve… ma sincero!» spiegò l’uomo con un sorrisetto ironico.

Bonnie lo guardava a bocca aperta, poi si girò per uscire dalla stanza «Buon appetito!» esclamò con un sospiro.

«Un notevole lato b…» commentò Eric ridendo.

 

Emma stava ridendo davanti ai monitor, anche le sorelle avevano assistito allo scambio tra Eric e Bonnie.

«Ti rendi conto cosa ci perdiamo?» commentò stizzita Donna «Dovremo insistere per mettere i microfoni ovunque!»

 

Quella sera Klaus si stava svestendo in camera di Caroline, a malincuore avevano deciso di non usare la casetta sull’albero fino a che la situazione non fosse tornata tranquilla.

Quando la vampira uscì da bagno lo trovò sotto le coperte, era appoggiato ai cuscini con un braccio dietro la testa e guardava davanti a sé.

«Mi sono sempre dimenticato di chiederti una spiegazione… per quello!» esclamò l’Ibrido indicando il quadro sulla parete.

«La mattina che sono arrivato qui, siamo venuti nella tua stanza per cercare qualcosa di utile per l’incantesimo di localizzazione… quando l’ho visto, beh… credevo di avere le allucinazioni»

Caroline con un sorrisetto imbarazzato scostò le coperte e si sdraiò appoggiandosi a lui «Potrei aver convinto chi lo aveva acquistato a quell’asta di beneficenza a rivedermelo…» confessò.

«Sono lusingato! Io di norma quando voglio un quadro, come ben sai… soggiogo il curatore del Louvre… »

Care scosse la testa sorridendo.

«In ogni caso non è questa la spiegazione che volevo» continuò l’uomo guardandola di sottecchi.

«Vuoi sapere il perché l’ho comprato…» commentò la ragazza con un sospiro.

«No… voglio sapere da quanto tempo è appeso lì…» replicò Klaus fissandola intensamente.

Caroline rimase per qualche secondo interdetta davanti ad una domanda così diretta, poi abbassò lo sguardo.

«Dopo la morte di Stefan non ho dormito per settimane, questa stanza era rimasta intatta e appena chiudevo gli occhi potevo vederlo seduto alla scrivania intento a scrivere il suo diario… » Care deglutì «quando abbiamo tramutato la casa in una scuola, ho fatto rimodernare la stanza… mi era stato promesso un autentico cassettone Luigi XV» disse con una smorfia «e quando ho scelto il nuovo mobilio, ho optato per qualcosa che fosse in stile…»

Klaus sorrise «Vedrò di mantenere la mia promessa…» rispose.

«Il quadro lo avevo già acquistato anni prima» confessò Care «ed era insieme a tutte le altre cose» 

La donna continuava a tenere lo sguardo basso mentre parlava «In quel momento una parte di me era rotta… spezzata… avevo bisogno di…» Caroline guardò l’uomo «far riemergere l’altra me… quella istintiva, non controllata… quella che mettevo sempre in un angolo, quella che mi spaventava… Ho appeso il quadro alla parete perché avevo bisogno di vederlo la mattina appena sveglia, per ricordarmi che ero ancora viva, che la mia vita non era finita…»

L’uomo la guardava con una strana espressione sul viso, un misto di felicità e stupore.

«… e che fosse anche l’ultima cosa che guardavo la sera prima di dormire… per poi… sognare piume che diventavano stormi di uccelli che volavano liberi…» confessò tutto d’un fiato, nascondendosi il volto tra le mani.

«Ohhh… » sospirò Klaus «Questo è ancora più lusinghiero… » tentava di fare dell’ironia, ma il suo sguardo diceva altro…

«E anche di conforto… l’idea che il mio dipinto era lì quando avevi ospiti maschili… e ti ricordava che nessuno può reggere il confronto… mi dà sollievo!» continuò l’Ibrido.

«Non ci sono stati ospiti maschili in questa stanza! Neanche altrove… a dirla tutta!» replicò Caroline piccata, per poi sgranare gli occhi rendendosi conto di quello che aveva detto a voce alta.

L’uomo infatti la guardava con un sopracciglio alzato «Non c’è stato nessun altro… dopo Stefan?» chiese in un sussurro «Dei due Stefan, quello vero e quello falso… ovviamente» chiarì infastidito.

«No… anche se le mie amiche mi hanno spinto più volte ad accettare appuntamenti… ma non mi andava, stavo bene così, ho un immaginazione molto fervida… » spiegò terminando con un tono di voce suadente.

«Beh… se mi dai qualche indizio… potrei dimostrarti che la realtà supera di gran lunga ogni fantasia…» replicò l’uomo intrappolandola sotto di sé.

Care rideva, era imbarazzata ma sosteneva lo sguardo dell’uomo che continuava a fissarla con un sorrisino malizioso.

«Non mi guardare così! Non ti racconterò quello su cui fantasticavo! E poi… voglio dire… hai 1000 anni, non credo che esista una cosa che tu non abbia sperimentato a letto! Io sono una giovane e inesperta vampira… sei tu che dovresti insegnarmi qualcosa» Caroline parlava con voce carezzevole e seducente.

«Non te la caverai così… voglio che mi guidi, che mi dica esattamente quello che vuoi… Ci sarà stato un sogno ricorrente!» Klaus era sdraiato sopra di lei, ma non si muoveva di un millimetro, continuando a guardala.

Care chiuse gli occhi e fece un sospiro.

«Non può essere così imbarazzante!» le sussurrò l’uomo a fior di labbra.

«Si che lo è… » mormorò Care «più incredibile che imbarazzante… »

«Ora oltre che eccitato sono anche curioso… guarda che ti posso soggiogare e fartelo confessare!»

«Non oseresti!»

«Ti mordo e non ti curo finche non me lo dici…»

Care deglutì «Non lo faresti mai…» sussurrò provocante.

«Non mi sfidare…» ribatté roco l’uomo.

Caroline girò la testa, per dargli libero acceso al suo collo «Fammi vedere cosa sai fare» bisbigliò sensuale.

«Rischio di perdere il controllo» l’avvisò l’Ibrido leccandole la vena.

«E’ quello che voglio…»

Klaus affondò le sue zanne, cercando di trattenersi il più possibile.

«Noooooo…» biascicò Caroline «di più… divorami…»

L’uomo con un ringhio animalesco l’afferrò e la attirò a sé, per poi accanirsi sul suo collo candido.

«Così… » mormorò infiammata la donna «Prendimi… » lo incitò.

Caroline gridò sommessamente quando lui affondò dentro di lei.

«Più forte… di più…»

La voce della donna era poco più di un bisbiglio, le forze le stavano venendo meno, mentre il suo corpo si muoveva assecondando le spinte dell’uomo.

«Tua…» gemette scossa da un intenso orgasmo «Mio… » mormorò poi prendendo il polso di Klaus e portandoselo alla bocca.

Il sangue denso dell’Ibrido le colava sul mento, sul collo… fino ai seni, mentre lei succhiava avida.

L’uomo la guardava ammaliato, poi le allargò le gambe e chinandosi affondò le sue zanne nella vena iliaca.

Caroline spalancò gli occhi, lasciando andare il polso dell’uomo.

«No… Love… continua a bere» la incitò l’Ibrido, per poi ricominciare a leccarla e morderla.

«Così… Love, vieni di nuovo per me…» sussurrò con voce arrochita Klaus.

L’uomo era inebriato dal suo odore, dal sapore del suo sangue e la guardava mentre con delicatezza succhiava da quella vena così vicina al punto che sentiva pulsare contro il suo dito.

Caroline era ad occhi chiusi e teneva il suo polso con entrambe le mani, le sue labbra gonfie e rosse… le zanne nella sua carne.

Raggiunto il culmine, la vampira si abbandonò continuando a gemere sommessamente. Klaus baciava la ferita che lentamente si stava richiudendo, leccando e assaporando le gocce di sangue che si erano fatte strada nell’interno coscia.

«Non lo avevo mai fatto…» mormorò Care restando ad occhi chiusi.

L’Ibrido si fermò guardandola interrogativo «Di che parli?»

«Blood sharing… »

«Sei una vampira, Love…» Klaus era ancora scosso da quello che avevano condiviso, per dissimulare il suo stupore.

Caroline aprì gli occhi sorridendo «Te lo avevo detto che era incredibile… ma se ci rifletti…»

La donna lo prese per le spalle attirandolo su di sé.

«Da quando mi sono trasformata ho avuto un ragazzo licantropo… che tu hai trasformato in un ibrido… non era il caso di farmi mordere da lui, sarei dovuta venire da te per farmi curare… avrei avuto qualche difficoltà a spiegarti il perché mi serviva il tuo sangue»

«Ti avrei lasciato morire!» le sussurrò Klaus a fior di labbra «E poi sarei andato a sbranare lui!»

Caroline sghignazzò divertita «Poi c’è stato un vampiro che non beveva sangue umano… e io non sono uno scoiattolo» continuò la spiegazione continuando a guardarlo negli occhi «Il tuo è stato l’unico sangue di vampiro che ho bevuto in vita mia, a parte quello di Damon che è servito per trasformarmi…ma me lo hanno iniettato con una siringa!» Care rise «E anche quando ho bevuto il tuo… non erano propriamente momenti intimi!» spiegò.

«Parla per te… io mi sono goduto ogni singola sorsata…»

Klaus la guardava intensamente «Fammi vedere le tue zanne, Love…» chiese, per poi passarci la lingua sopra. «Morditi…» bisbigliò, mordendosi a sua volta «Il mio resterà l’unico sangue che berrai in vita tua» ringhiò possessivo iniziando a baciarla. Il loro sangue si mischiava nelle loro bocche, sospiravano e si assaggiavano, mordendosi reciprocamente le labbra.

Klaus tenendola stretta a sé, si mise seduto mettendosela a cavalcioni «Mordimi» ordinò piegando leggermente la testa, poi scostando i suoi capelli fece altrettanto.

Si muovevano lentamente, tenendosi stretti… sollevandola entrò dentro di lei, Caroline lo accolse con un sospiro compiaciuto.

Era una danza lenta… uno tra le braccia dell’altra, con i loro canini conficcati l’una nella carne dell’altro, il ritmo aumentava progressivamente, senza accelerate improvvise.

Non avrebbero mai saputo dire quanto erano rimasti così… minuti?… Ore? Completamente persi l’una nell’altro arrivarono insieme al culmine… per poi guardarsi senza riuscire a dire una parola.

 

Bonnie constatò con sollievo che Eric fosse adeguatamente vestito prima di entrare e appoggiare il vassoio con la colazione, accanto a quello della cena.

«Buongiorno, dolcezza» la salutò il licantropo.

La strega scosse la testa «Vedo che l’appetito non ti manca» commentò prendendo il vassoio vuoto. 

«Il cibo è uno dei piaceri della vita… non quello che preferisco, ma credimi… stanotte…» stava ribattendo Eric prima di venire interrotti da un lieve bussare.

Si girarono per guardare Alaric e Oliver che erano sulla soglia della porta, con un movimento del braccio Bonnie fece in modo di farli entrare, insieme a Klaus che era alle loro spalle.

«Voi tre potete entrare ed uscire a vostro piacimento» comunicò salutandoli con cenno del capo, prima di lasciare la stanza.

Ric con in mano una cartellina si avvicinò alla scrivania, poi aprendola cominciò a disporre ordinatamente delle fotografie.

Eric prese la sua tazza di caffè e addentò uno dei muffin «Zucca e cioccolato!… » valutò deliziato.

«La nostra cuoca sa il fatto suo…» commentò Klaus.

Il licantropo lo guardava con un sorriso beffardo «Come sta la nostra direttrice stamani?» domandò, con falsa noncuranza.

L’Ibrido che stava osservando l’operato di Alaric, alzò lo sguardo infastidito.

Oliver li guardava interrogativo.

«Diciamo che stanotte non ho sentito la mancanza della tv via cavo…» spiegò il licantropo sghignazzando.

Oliver non sapeva bene se ridere o tentare di calmare l’Ibrido che stava per assalire il licantropo.

«Ti garantisco amico che il mio era un attestato di stima! Non sono riuscito ad astenermi dal complimentarmi!» Eric si teneva a debita distanza mettendo le mani avanti «Quando ho cominciato a sentire… dei rumori inequivocabili, ho messo gli auricolari e ho fatto partire la mia playlist! Che è di tutto rispetto!» tenne a precisare «Ma a quanto pare non abbastanza lunga…» ammise scuotendo la testa.

Alaric si mise una mano sul viso cercando di contenersi, mentre continuava a tenere lo sguardo sulla scrivania.

Oliver sghignazzava apertamente.

«Il che fa di te il mio nuovo idolo…» continuò Eric «ma mi infastidisce anche! Ho sempre amato pensare che un certo tipo di resistenza fosse una prerogativa di noi licantropi…»

«Allora ti farà piacere sapere che sono sia un vampiro che un lupo…» commentò Klaus inarcando un sopracciglio.

«Si! Mi è di gran conforto…» esclamò Eric stupito «Sei uno di quelli che non è riuscito a scappare dall’Ibrido Originale?» chiese «Anni fa, mi trovavo in Tennessee, sulle Smoky Mountains…si era sparsa la voce che uno della famiglia originale dei vampiri stava cercando dei licantropi per trasformarli in questo mix letale, ma che non ci riusciva! Aveva sterminato più di branco tentando… sono riuscito a sfuggirli per il rotto della cuffia»

«Quando è arrivato a me… aveva affinato la sua tecnica» chiosò Klaus.

 

«Ditemi che quell’arrogante almeno ci è utile!» esclamò Bonnie entrando nel cottage delle vigilanti insieme a Caroline.

Le quattro vampire si girarono a guardarle con un sorrisino ironico.

«Come ti senti stamattina tesoro?» chiese Donna rivolta a Care «Hai fatto colazione? Ti sei nutrita?»

Caroline la guardò sospettosa «Sto bene grazie» rispose.

«Un po' di AB positivo?» chiese Emma.

«No grazie… sono a posto così» replicò Care con un sorriso.

«Ci credo…» commentò Cristina, lasciando Caroline ancora più basita.

Donna mise un braccio intorno alle spalle di Bonnie «Guarda la tua amica che bella cera ha questa mattina, dovresti ammorbidirti un po’… Eric forse è un tantino irriverente ma l’hai guardato bene?»

«Ha degli occhi stupendi… » sghignazzò Emma.

«No no… ha proprio un culo da urlo!» sbottò a ridere Donna.

Bonnie e Caroline si guardavano a bocca aperta.

«Abbiamo… solo qualche minuto prima dell’inizio delle lezioni» cominciò a dire Caroline titubante «lo zio di Damien ha detto qualcosa di utile?»

«Sta confermando i nomi che Maze e Martha Corey ci hanno mandato» riferì Lucy che seduta davanti ai monitor aveva tra le mani le stesse foto che Ric stava mostrando ad Eric.

 

«Ma che gli è preso alle Angel’s oggi? Erano più pazze del solito» stava commentando Bonnie mentre percorreva il passaggio sotterraneo con Caroline.

«Non ne ho idea…» rispose sincera la vampira.

«Vado in aula…» la informò la strega.

«E io finisco di addobbare…» replicò Care.

 

La direttrice Forbes, con uno smagliante sorriso e il suo impeccabile tailleur, era sulla porta d’ingresso del convitto per accogliere i genitori dei suoi alunni ricevendo molti complimenti per il gusto squisito delle decorazioni per la Festa del Ringraziamento.

L’obiettivo dell’evento era quello di non perdere di vista nessuna delle tre famiglie che avevano un legame con Salem, oltre a lei e a Bonnie, anche Ric e Jeremy avevano il ruolo di chaperon.

«Alla tua destra, tesoro…» la voce di Lucy le arrivava chiara attraverso l’auricolare «la signora in blu, lui cappotto grigio e cappello»

Caroline annuì impercettibilmente, poi facendo un cenno a Bonnie andò a salutare la coppia.

Erano i genitori di Holly Hobbs, compagna di classe di Hope e le gemelle. Gli Hobbs erano una famiglia molto legata ai Corey, il nonno paterno di Holly era stato l’ultimo reggente della congrega prima di Giles, questo faceva di loro i sorvegliati speciali. 

Era stato preparato un piccolo rinfresco e il clima sembrava sereno e tranquillo ma erano tutti vigili e attenti. I tre istruttori vigilanti erano ai lati della stanza pronti ad intervenire, Kol e Rebekah con un bicchiere i mano erano appostati davanti l’entrata del corridoio che portava ai dormitori e Mrs Byrne aveva l’ordine di seguire chiunque volesse avventurarsi a curiosare nelle stanze dei figli.

Klaus invece era appoggiato alla porta a vetri che conduceva al corpo centrale e bastava la sua presenza e il suo sguardo a non far avvicinare nessuno.

Hope, con Felicity, le gemelle e Damien erano nella stanza del piano superiore, la camera che le ragazze condividevano quando la scuola era chiusa per le vacanze o qualche festività.

Con loro c’erano anche Vincent, Oliver, Damon ed Elena.

«Ma di là c’è una festa!» si lamentò Josie.

«Perché dobbiamo restare chiusi qui?» chiese anche Lizzie.

«Le persone che hanno rapito me e vostra madre… forse sono tornate» spiegò Elena «non ne siamo sicuri, ma meglio essere prudenti…»

«Ma io ho fame! E la cuoca aveva preparato tante cose buone da mangiare…» commentò con una smorfia Josie.

La sorella la guardò contrariata.

 

Jeremy stava chiacchierando di sport con il papà di Peter Lewis, un ragazzo di 13 anni che era nella classe di Damien e Felicity. La sua famiglia era originaria di Amesbury,una cittadina del Massachusetts e a quanto gli risultava erano anni che cercava di avere un ruolo importante nella congrega.

«Peter! Sono curioso di conoscere quel tuo compagno francese» esclamò l’uomo al figlio «quello che mi hai detto che è un asso a soccer»

«A calcio…» lo corresse Jeremy facendo un cenno a Klaus che si mise ad ascoltare la loro conversazione «se la sente chiamarlo soccer si arrabbia!»

«Non lo vedo…» rispose il ragazzo guardandosi intorno.

«Sua zia è venuta a prenderlo appena finite le lezioni» spiegò il cacciatore «non si sono potuti fermare per il rinfresco, avevano un impegno familiare a Boston»

L’uomo lo guardò in un primo momento perplesso, poi fece un sorriso «E’ un vero peccato, magari la prossima volta che organizzate una partita ci inviterete… così che possiamo ammirarlo in azione» commentò.

«Dateci il tempo di terminare il campo da gioco… e di allenarli un po’! Le garantisco che ne hanno bisogno!» replicò Jeremy sorridendo di rimando.

 

Non hanno avuto modo invece di interagire con Aliyu Indians lei e sua figlia Lami si erano fermate solo il tempo necessario ai convenevoli e poi erano partite per la Florida. 

Subito dopo il processo del 1692, Tituba Indians, una delle primissime ad essere stata accusata di stregoneria, aveva fatto perdere le sue tracce. Nonostante avesse confessato di essere una strega, pur essendo solo una schiava di origini caraibiche, lei e suo marito scamparono alla pena capitale.

Aliyu era una sua diretta discendente e la sua famiglia aveva preso le distanze da Salem, una sorte del tutto simile a quella delle Bennet.

Klaus una sera ci aveva scherzato su, ricordando a tutti come anche Bonnie discendesse da una delle streghe di Salem, la ragazza lo aveva fulminato con lo sguardo.

 

Una Caroline affabile stava salutando l’ultima coppia di genitori che con il loro figlio stavano salendo in macchina per lasciare la scuola, poi si girò e sbuffò esausta.

Nel convitto lavoravano tre inservienti più la cuoca, la direttrice con sollievo vide che stavano già rimettendo tutto in ordine sotto lo sguardo attento di Mrs Byrne.

«Emily…» si avvicinò Care «Puoi cominciare ad andare altrimenti rischi di perdere l’aereo per New Orleans»

La governante guardò l’orologio «Si forse è il caso» concordò annuendo.

«Ci vediamo tra una settimana… riposati! Ne avrai bisogno…» esclamò Caroline abbracciandola.

«Invece non vedrò l’ora di tornare a lavoro…» replicò la donna sorridente.«State attenti…» aggiunse poi seria.

Con le vigilanti avevano deciso di non dire a Mrs Byrne cosa stesse accadendo.

La strega di contro, benché avesse capito che stava succedendo qualcosa, non aveva fatto domande, limitandosi a seguire le direttive.

Caroline aveva apprezzato molto la discrezione della donna ed era certa che in un futuro non troppo remoto avrebbero potuta considerarla parte del team di sicurezza.

 

Klaus non si era lasciato distrarre dalle occhiatine maliziose delle vigilanti, presiedendo la riunione con il suo solito piglio.

Si era deciso di non togliere completamente Aliyu Indians dalla loro lista nera, continuando a tenerla sottocchio, ma di focalizzarsi su Mr Hobbs e Mr Lewis, erano più che certi che entrambi si sarebbero recati a fare rapporto al consiglio.

I due si erano ignorati durante tutto il pomeriggio, ma Lucy li aveva visti parlare prima di salire in auto.

Ora che la scuola era vuota, avevano concordato di liberare Eric dalla sua prigionia «Visto che non può più parlare con nessuno degli studenti, farlo interagire con il nipote potrebbe darci la possibilità di capire meglio che tipo di persona abbiamo di fronte» spiegò Klaus.

Gli altri annuirono concordando con lui.

Soltanto al momento di lasciare il cottage, l’Ibrido sorrise scuotendo il capo guardando le quattro anziane vampire «Quanto vi siete divertite?» chiese.

«Non hai idea!» rispose Donna 

Caroline aveva ascoltato il breve scambio di battute con aria interrogativa.

«Niente di importante, love…» le disse Klaus allacciando un braccio alla sua vita guidandola con gentilezza verso le scale che scendevano nel seminterrato. Nel sottopassaggio l’Ibrido si fermò aspettando che gli altri si allontanassero, poi divertito riferì a Care quanto successo la mattina… i commenti di Eric che le Angel’s avevano sentito tramite i microfoni piazzati nella stanza.

L’uomo le aveva parlato in un orecchio, la donna si era immobilizzata e poi sgranando gli occhi era arrossita violentemente.

«Easy, Love… abbiamo fatto un figurone!» sghignazzò divertito prendendogli il viso e chinandosi a baciarla.

«Chi altro ha sentito?» mormorò Caroline imbarazzata.

«Alaric e Oliver erano con me…» rispose Klaus con una smorfia, sforzandosi di non ridere, vedendo l’espressione della donna.

 

Damon e Alaric entrarono nella stanza dove Elena stava facendo compagnia ai ragazzi.

«Poi venire tesoro?» le si rivolse il marito «Vieni anche tu Damien» sorrise poi al ragazzo.

Lo stregone che stava leggendo un libro lo chiuse e si alzò, ma prima di uscire guardò Felicity.

La ragazza che era sdraiata sul letto a leggere una rivista ricambiò lo sguardo, il ragazzo non si muoveva «E lei?» domandò girandosi verso Damon.

«Certo… » rispose l’uomo «Vieni Felicity»

«Ripassiamo un po' di storia?» chiese allegro Ric spostandosi per far uscire gli altri dalla camera.

«Papà!» esclamarono in coro le gemelle che stavano disegnando con Hope.

Damon fece strada fino al salottino del club delle donne, Bonnie e Rebekah che li stavano attendendo sulla porta li fecero passare e si allontanarono.

 

«E’ l’ora della merenda?» domandò Eric vedendole.

«Puoi seguirci?» chiese a sua volta Bonnie.

«Ovunque bellezze!» rispose il licantropo.

 

Damien era agitato, gli avevano spiegato cosa stava per succedere, era rimasto in piedi tra Elena e Damon e quando vide la porta aprirsi fece un profondo sospiro.

Eric, che stava ancora ridendo per l’atteggiamento di Bonnie, entrò… e appena vide il nipote rimase a bocca aperta.

«Damien?» chiese sbalordito «Quanto sei cresciuto…» sussurrò.

«Non ci vediamo da quattro anni!» rispose un po' piccato il ragazzo «e da due… non ti fai vivo neanche per telefono…» aggiunse con un sospiro.

L’uomo un po' frastornato stava per rispondere, ma poi tacque.

Il licantropo e lo stregone si guardavano, non sapendo che cosa dire.

«Ma ora è qui…» intervenne Damon «e potete recuperare un po' del tempo perduto» continuò mettendo le mani sulle spalle del ragazzo, dandogli una piccola spinta di incoraggiamento.

Damien titubante si avvicinò allo zio che lo abbracciò «Mi dispiace… per tutto, avrei dovuto esserci» sussurrò Eric.

Il ragazzo annuì e lo strinse più forte «Non li ho neanche salutati, quando mi sono svegliato non c’erano più…» mormorò.

Felicity che era seduta sul divanetto, stava cercando di trattenere le lacrime, ma con scarsi risultati.

«Chi è questa bella ragazza una tua amica?» chiese Eric.

«Si…» rispose Damien.

«Sono una sua compagna di classe» rispose nello stesso momento la giovane vampira.

Rebekah che era rimasta sulla porta sorrise.

«Vogliamo mostrare a tuo zio la scuola prima di cena?» domandò Elena, era più un consiglio che una richiesta.

Damien annuì.

 

La cuoca aveva preparato un enorme tacchino ripieno pronto per essere infornato, il clima nella cucina era sereno e tranquillo, tutti si stavano dando da fare per allestire il pranzo per la festa del Ringraziamento.

Quando Freya con Elijah e Hayley arrivarono da New Orleans il tavolo era imbandito di ogni ben di Dio, c’erano tutti i piatti che tradizionalmente si preparavano per festeggiare quella giornata così importante per ogni famiglia americana.

Caroline guardava soddisfatta e sorridente il risultato dei loro sforzi e osservava Klaus che chiacchierava con i suoi fratelli e i loro amici, l’uomo se ne accorse e ricambiando il sorriso invitò tutti a sedersi a tavola.

Per un giorno misero da parte le minacce che dovevano affrontare e tutti i problemi, godendosi il momento.

«Era giusto festeggiarlo, avevate ragione…» sussurrò Elena alle sue amiche.

«E’ strabiliante… assurdo…» replicò Bonnie «e meraviglioso…» aggiunse.

La famiglia Originale al gran completo, la stramba famiglia di Mystic Falls, due fratelli irlandesi che avevano perso i loro genitori e uno zio ed un nipote che non si vedevano da anni… erano seduti tutti mischiati tra di loro… l’atmosfera era calda e intima, un gioviale vocio inondava il salone.

Ognuno in quella stanza avrebbe avuto più di una ragione per rattristarsi, ma il loro cuore era colmo solo dei motivi per cui essere grati.

Caroline si era seduta vicino a Klaus e gli prese una mano «Ti amo» gli mormorò a fior di labbra prima di sfiorarle con un lieve bacio.

«Ti amo anche io» rispose l’Ibrido «Always and forever, Love» aggiunse.

 

Anche le Angel’s erano sedute a tavola e stavano per iniziare il loro pranzo, i monitor erano accesi e controllavano quello che stava succedendo nel salone di casa Salvatore.

Avrebbero preferito essere lì con loro, ma sapevano perfettamente che non era possibile, forse un giorno le cose sarebbero cambiate.

In ogni caso erano felici di essere lì e ringraziavano per aver finalmente trovato un posto dove si sentivano a casa, circondate da persone alle quali volevano bene.

Tutti quelli che erano a conoscenza della loro esistenza quella mattina avevano trovato un momento per fargli visita, tutti…eccetto uno.

Quando il fattorino di Mr Castle aveva bussato alla loro porta con una spettacolare composizione di dalie, Donna avevano preso il bigliettino che l’accompagnava emozionata, le sorelle le stavano addosso curiose.

«Quattro veri angeli» recitava il biglietto scritto a mano «tanto forti da tenerci al sicuro, tanto amorevoli da coprirci di affetto, tanto generose da donarci tutte loro stesse e tanto altruiste da non aspettarsi nulla in cambio.

Con profonda gratitudine.

Klaus»

Le quattro vampire colsero il momento di tenerezza tra Klaus e Caroline, con un sorriso osservavano quell’uomo così forte, così temerario mentre guardava la donna che amava.

Videro i suoi occhi sempre vigili e attenti, abituati a cogliere ogni minima minaccia, mentre scrutavano gli altri commensali e cosa ancora più incredibile ammirarono il bellissimo volto del vampiro disteso in un espressione rilassata, sembrava felice… 

 

Alaric, incoraggiato da un tifo da stadio, era pronto a tagliare l’enorme tacchino «Forse è meglio che lo faccia tu!» esclamò rivolto ad Elena.

«E’ facile!» rispose la donna «Incidi dal mediastino in su!»

«Mi ecciti quando usi questi paroloni medici!» commentò Damon baciandola.

Bonnie rise guardando il suo amico, era seduta tra Vincent ed Eric che si era affrettato a prendere posto accanto a lei «Non posso stare troppo lontano dalla mia carceriera» si giustificò ironico.
Damien era accanto allo zio e davanti aveva Felicity che sedeva tra Hope ed Oliver, per entrambi era la prima vera festa del Ringraziamento.
La ragazza era già a Mystic Falls l’anno prima, ma non era riuscita a cogliere il significato della festa, era una ragazza appena arrivata dall’Irlanda che aveva perso tutto… pensava che non ci fosse nulla per essere grata.

Il ragazzo aveva sempre festeggiato con i suoi genitori, ma come tutti gli americani che vivevano all’estero, la difficoltà di reperire alcuni degli ingredienti per i piatti tipici, aggiunta alla totale mancanza dell’atmosfera che si creava in quei giorni negli Stati Uniti, avevano inevitabilmente contaminato le loro tradizioni

Damien assaggiò il tacchino che aveva nel piatto e sorrise ripensando al petto ripieno di brie accompagnato dalla salsa di mirtilli, che la madre era solita preparare quel giorno «E’ buonissimo» commentò, nonostante la rivisitazione in chiave francese fosse uno dei suoi piatti preferiti.

Alla fine del pranzo, tutti erano sazi e soddisfatti, gli umani anche un po' brilli e i vampiri si stavano divertendo un mondo ad osservarli.

Felicity un po' timorosa si alzò dal tavolo, poi dopo essere andata in cucina, ritornò con un vassoio in mano che mise davanti ad Oliver «Mi ha aiutato… la cuoca» si riprese all’ultimo ricordandosi della presenza di Hope e delle gemelle.

Il fratello guardò commosso la Christmas Cake, un tipico dolce irlandese, la loro nonna e la loro mamma avevano sempre battagliato su chi la sapesse preparare meglio.

Lucy dal cottage delle vigilanti sorrideva orgogliosa, era stata una preparazione lunga e laboriosa, era un dolce che si preparava con diversi giorni in anticipo per far esaltare correttamente tutti i sapori.

Felicity era stata bravissima, attenta e precisa aveva dimostrato di conoscere perfettamente tutti i passaggi della realizzazione, l’anziana vampira si era limitata ad aiutarla nelle fasi preliminari, era stata la ragazza ad assemblare tutti gli ingredienti.

Oliver assaggiò il dolce sotto lo sguardo ansioso della sorella, poi chiuse gli occhi… quando li riaprì guardò Felicity «Sembra quello della nonna… e anche se non glielo abbiamo mai confessato, io e te sappiamo che quello della mamma non era mai stato all’altezza»

La ragazza abbracciò il fratello mentre Rebekah, intenerita, cominciava a fare le porzioni.

«Voi due solo un pezzetto…» si raccomandò Felicity rivolta alle gemelle «C’è molto rum e brandy… anche se ho rischiato di non averne abbastanza» aggiunse lanciando un’occhiataccia a Damien.

Il giovane stregone sghignazzò, poi sentendo su di sé lo sguardo accusatorio di Elena fece una smorfia contrita «Mi sono tenuto uno spazio proprio per questo momento!» esclamò poi «Voglio proprio vedere come ti è venuta!» aggiunse provocatorio sfidando la ragazza.

«Becca, anche per lui solo un piccolo assaggio… non ci sono cremine, tantomeno meringhe o qualsiasi altra sofisticheria che possa risultare gradevole ad un delicatissimo palato francese» ribatté la ragazza sollevando un sopracciglio.

Tutti scoppiarono a ridere «Ragazzo mio… ti serve urgentemente qualche lezione su come trattare le donne» commentò Damon scuotendo il capo.

«Puoi contare anche su di me!» esclamò Eric.

«Dalla padella alla brace!» commentò stizzita Bonnie «Se vogliamo dargli una qualche possibilità di diventare un gentiluomo, dobbiamo tenerlo lontano da tutte e due!… anche da te!» aggiunse bloccando Kol che stava per intervenire.

«Solo Elijah potrebbe compiere il miracolo» valutò Elena, facendo alzare gli occhi al cielo al marito che sbuffò.

L’Originale sorrise all’amica, a testimonianza della profonda stima che avevano l’uno per l’altra.

«Loro due hanno sempre avuto una connessione» rigirò il coltello nella piaga Klaus.

«Ti ricordi quando gli ha tolto il pugnale…» fece Alaric.

«E sono spariti per un giorno intero? Come dimenticarlo!» ribatté stizzito Damon.

«Perché Elena era più intelligente di voi!» spiegò Elijah «Lei aveva capito che io ero l’unica possibilità che avevate per cercare di ammazzarlo!» continuò facendo un cenno verso il fratello che sghignazzò.

Le ragazzine chiesero il permesso di andare a vedere la parata in tv e quando si furono allontanate, gli adulti si lasciarono andare nel viale dei ricordi.

Complici qualche bicchiere di troppo e l’atmosfera rilassata, si rinfacciarono le peggiori atrocità che avevano perpetuato gli uni contro gli altri, ma con un tono allegro e scherzoso, che stava lasciando senza parole Eric e Damien e che faceva divertire Felicity e Oliver che ormai erano abituati a quei racconti.

«Ti dico che gli facevamo un favore!» stava ribadendo Bonnie ad un certo punto «Gli organizzavamo incontri galanti!» spiegò ancora a Damon che la guarda a bocca aperta.

«A lui!» valutò l’ex vampiro.

«No! A tutte e due!» chiarì BonBon.

Damon guardava Caroline che si nascondeva il volto tra le mani, mentre l’Ibrido se la sghignazzava divertito «Senza contare che ogni volta che la vedevo arrivare con una maglia più attillata o una camicetta un po' sbottonata… non potevo far a meno di chiedermi “E ora che hanno in mente quei dementi?“» Klaus alzò gli occhi al cielo scuotendo la testa.

Caroline gli diede una spallata «Eri adorabile, Love» le sorrise l’uomo.

Sotto lo sguardo sbalordito di Elijah, l’Ibrido si lasciò prendere in giro da Damon e Bonnie, ricordando momenti e situazioni. Klaus con estrema tranquillità aggiungeva particolari intimi che loro non potevano conoscere e Caroline, per quanto imbarazzata, lo guardava teneramente.

«Fammi capire… Silas ti aveva fatto credere di stare per morire… e tu invece di chiamare me o Rebekah, hai chiamato Caroline?» chiese ad un certo punto l’Originale.

Klaus annuì con la sua solita espressione divertita.

«Silas continuava a presentarsi a te con le sembianze di Caroline… e tu hai continuato a chiamare lei?» continuò a chiedere Elijah, sempre più stupido «Era l’ultima persona che avresti dovuto chiamare!» spiegò il fratello «Come facevi ad essere sicuro di quando arrivava la vera Caroline?»

«Fidati… l’ho riconosciuta al primo istante, la sua Caroline era… come dire? Un po' troppo affettuosa nei primi momenti…» Klaus ammiccò «La mia Caroline aveva uno sguardo sinceramente preoccupato ma rimaneva a debita distanza»

«Non ti avevo mai visto così…» si giustificò Care.

«Si fa un po' impressione vedere lui in difficoltà… quando abbiamo dovuto simulare la sua morte…» stava dicendo Bonnie, ma si interruppe notando la faccia di Klaus.

«Intendevo… mezzo nudo» chiarì infatti Caroline scoppiando a ridere.

Tutti ridevano, ma Elijah guardava il fratello, non gli era sfuggito l’uso dell’aggettivo possessivo e neanche la naturalezza con la quale lo aveva usato.

Per la prima volta in mille anni aveva la sensazione di poter smettere di preoccuparsi per Klaus, lui che per tutta la vita si era occupato di tenerlo sotto controllo, sempre pronto ad intervenire per calmarlo e supportarlo, stava percependo che era arrivato il momento di passare la mano a quella giovane vampira bionda.

Nessuno aveva voglia di alzarsi da quel tavolo, continuarono a chiacchierare tranquillamente passando da un discorso ad un altro, senza fare il minimo accenno a problemi legati a congreghe, minacce, strategie… si erano presi una giornata di pausa e avevano tutte le intenzioni di godersela fino alla fine.

Felicity prese un piccolo vassoio e dopo averci messo quattro pezzi della sua torta, si incamminò verso i sotterranei,. Le gemelle e Hope erano ancora davanti alla tv, poteva andare tranquillamente senza il rischio di farle insospettire.

Questa volta non reagì male sentendo dei passi dietro di sé, aveva visto con la coda dell’occhio che anche Damien si era alzato e l’aveva seguita.

«Era molto buona…» confessò il ragazzo «Con un gusto deciso… che mi è piaciuto molto» aggiunse ironico.

La ragazza annuì guardandolo di sottecchi ridendo «Allora sei meno “delicato“ di quel che pensassi» ribatté.

Dieci minuti dopo erano di nuovo nel sottopassaggio per tornare nella scuola, si erano trattenuti poco con le Angel’s, non volendo rischiare che Hope o peggio ancora Eric, si chiedessero dove fossero finiti.

«Ti va una partita a Fifa?» chiese Damien.

«Certo!» rispose Felicity.

Quando arrivarono in salotto videro che sia Hope che le gemelle erano profondamente addormentate ed occupavano tutto il divano, la ragazza prese tre plaid e le coprì, poi con un sorriso rammaricato, face un’alzata di spalle.

«Possiamo sempre andare nel convitto» suggerì Damien.

«Ok…» rispose la giovane vampira.

Rebekah li vide passare e dirigersi verso la porta a vetri, sorridendo compiaciuta incontrò lo sguardo di Eric che aveva guardato il nipote allontanarsi con Felicity, ammiccarono complici.

 

Damien aveva acceso la playstation e stava aprendo la custodia del gioco.

«E se invece ci guardassimo l’ottavo episodio di Outlander?» chiese.

«Non vuoi aspettare gli altri?»

«Loro la prima stagione l’hanno vista! Anche la seconda a dirla tutta!»

«Lo so… io sto cercando di mettermi in pari… qualche giorno fa sono dovuta fuggire perché Laurel e Zoe stavano commentando l’ultimo episodio andato in onda! Quello della terza stagione.»

«Una ragione in più per darci una mossa!» esclamò Damien spegnendo la console.

«Io l’ho già visto questo episodio!» ribatté Felicity.

«Ho avuto un po' da fare nell’ultimo periodo… devi essere paziente e farti raggiungere! Che gusto c’è a vedere una cosa da sola… e non avere nessuno con cui commentarla» spiegò il ragazzo allargando le braccia.

La ragazza sospirò «Va bene!» concesse sedendosi sul divano.

«No… ma siediti più lontano! Così per parlarci dobbiamo prendere un megafono!» la rimproverò Damien vedendo dove si era accomodata «Guarda che io non temo che mi mordi!» aggiunse malizioso.

Felicity in un primo momento rimase a bocca aperta, poi scoppiò a ridere ricordandosi cosa aveva detto a Wade su quel divano qualche giorno prima, a quanto pare anche Damien aveva sentito il loro scambio di battute.

Con un sospiro si avvicinò allo stregone che alzando gli occhi al cielo aveva premuto il tasto del telecomando per far partire il dvd.

Felicity diede un buffetto sul braccio del ragazzo che aveva appena dato del cornuto al povero marito di Claire che era rimasto nel presente e la stava cercando smuovendo mari e monti.

«Pensi che Claire abbia ragione?» sussurrò Damien dopo qualche altro minuto di visione.

«Non saprei… non ho “una vasta conoscenza degli uomini“» rispose Felicity citando la frase del protagonista.

I due personaggi del telefilm si stavano confrontando cercando di capire se il legame che avevano, le sensazioni che provavano stando vicini, era una cosa comune o se fosse speciale e la donna le stava spiegando che no… loro due erano diversi.

Damien prese il telecomando e mise in pausa.

«Hai ascoltato la storia di Caroline e Klaus?» chiese poi alla ragazza.

Felicity annuì.

«In mille anni… quante donne avrà incontrato? Perché Caroline? Hai sentito cosa faceva? Come si comportava… a conoscerlo ora, ti sembra quel tipo di persona?»

«Beh… no…»

«E’ quello che prova per Caroline che l’ha cambiato?»

«Beh… Care è una donna fantastica, è gentile… premurosa, ovviamente bellissima… » stava rispondendo Felicity «è una vampira…»

«NO!» la interruppe bruscamente Damien «Questo discorso non lo voglio sentire! Io non sono uno stregone e neanche un licantropo… sono una persona!»

«Stavo solo dicendo che l’essere entrambi dei vampiri è un punto che hanno in comune» spiegò conciliante la ragazza.

«Mia madre era una strega, mio padre un licantropo… e si amavano al punto di abbandonare tutti e tutto per stare insieme, non può essere quello… anche perché io allora non mi innamorerò mai! Dove la trovo una strega con il gene della licantropia? A quanto pare sono una specie rara.»

«C’è Hope!» esclamò divertita Felicity «Mio fratello è umano… e Rebekah è una dei vampiri originali, hai ragione… non può essere quello, ma siamo giovani… avremo tempo per capirle certe cose» aggiunse prendendo il telecomando per riavviare il programma.

Damien glielo tolse dalle mani prima che ci riuscisse «Tu non ti sei mai innamorata?»

«No…» rispose la ragazza «Mi ero presa una cotta per il mio allenatore… credo»

«Fa tanto “Sognando Beckham“» la prese in giro il ragazzo.

«In effetti assomigliava pure a Jonathan Rhys-Meyers» rise la vampira «E tu?»

Damien sospirò «Io avevo una ragazza in Francia, ci siamo lasciati… e lei non l’ha presa molto bene, mi ha spaventato la sua reazione» spiegò con una strana smorfia.

«L’hai tradita?»

«No!»

«Non sei stato del tutto sincero sui motivi per cui la volevi lasciare?»

«Questo si… ma ho una valida scusa, non potevo esserlo!»

«Perché?»

Damien la guardò titubante «Avevo il timore di ucciderla…» confessò arricciando il naso in una smorfia buffa.

«Cosa?« scoppiò a ridere Felicity, poi cercando di tornare seria «Perché?» richiese.

«Una volta al mese mio padre scendeva prima del tramonto nella nostra cantina… e ci passava tutta la notte» iniziò a raccontare «Da quando ero piccolino mi hanno sempre detto che mai per nessuna ragione sarei dovuto scendere a disturbarlo… così quando avevo all’incirca otto anni…»

«Sei sceso… » lo interruppe Felicity.

«Già…»

«Non avevo dubbi… è come dire a Lizzie e Josie di non fare qualcosa!»

«Ho visto mia mamma fare un incantesimo, noi non facevamo mai incantesimi in casa!» continuò a spiegare Damien «e così sono scappato, poi dopo qualche ora… quando mamma dormiva, sono risceso, la porta non si apriva… mio padre non mi rispondeva, ma sentivo dei rumori lontani…

A parte quell’unica notte ogni 30 giorni, la nostra era una vita normale… tranquilla… poi circa un anno fa, una sera mia madre e mio padre mi hanno spiegato tutto.

Lui si trasformava in un lupo ogni luna piena… era bravo il mio papà, si sapeva controllare… non rischiava davvero di fare del male a noi o a qualcun altro, c’erano voluti anni per imparare a farlo ma continuavamo a rinchiuderlo per non correre nessun rischio e avevamo insonorizzato la cantina per non attirare l’attenzione dei vicini.

Mi avevano spiegato che anche io… un giorno… avrei potuto cominciare a trasformarmi ogni luna piena…» il ragazzo guardava Felicity di sottecchi, un po' imbarazzato.

La ragazza con le mani nelle mani lo stava ascoltando attenta.

«Se avessi provocato… in modo consapevole, ma anche per un incidente… che non volevo… la morte di una persona» spiegò guardandosi le scarpe.

«Beh… è una cosa che fa paura» commentò Felicity «Ma non credo che volessi uccidere la tua ragazza…»

«Sono andato in paranoia, non la volevo portare sul motorino, neanche con il casco! Niente parchi giochi con giostre pericolose… non gli offrivo neanche una caramella per paura che soffocasse»

Felicity soffocò in gola una risata.

Damien la guardò stizzito.

«Scusa…» mormorò la ragazza.

Il ragazzo sbuffò ma poi cominciò a ridacchiare anche lui «Hai ragione… detta così è assurdo, ma ti giuro che avevo paura anche a toccarla! A baciarla… la nostra prima… » Damien si bloccò a guardare Felicity, rendendosi conto di quello che stava confessando preso dall’impeto «Beh… è stata un disastro!» decise di essere sincero.

La giovane vampira tossicchiò un po' imbarazzata «Ammetto che era una situazione difficile… e che non potevi confessargliela…» valutò.

«Qui… non so… mi sento più tranquillo! Questo posto è pieno di creature soprannaturali, abituate alle cose più assurde, posso essere me stesso… i miei amici sono dei stregoni! E da stasera so che… anche se dovessi provocare la morte di Hope o di Lizzie… o di Josie, non mi dovrei preoccupare della luna piena, perché Klaus non mi ci fa arrivare a vederla!»

Felicity scoppiò a ridere.

«E poi ci sei tu…» fece il ragazzo fissandola «con te non mi devo proprio preoccupare di nulla! Non ti posso proprio uccidere!» allargò le braccia.

«Che fortuna! E’ per quello che con me sei uno stronzo!»

«Già!» rispose con un enorme sorriso il ragazzo prendendo il telecomando.

Terminarono di guardare la puntata commentando di tanto in tanto.

Alcune scene erano un po' imbarazzanti da guardare da soli in una stanza… praticamente al buio, inoltre si erano svelati un po' quella sera…

“Lui lo ha già fatto…” non poteva fare a meno di pensare Felicity.

Che mi è saltato in mente di dirle che non sono riuscito ad arrivare fino in fondo con Amelie! Già pensa che sono una mezza cartuccia!“ stava pensando Damien.

«Sai…» mormorò lo stregone guardando i titoli di coda «quando mi sono risvegliato in ospedale… e ho saputo quello che era successo… io e papà stavano discutendo quel giorno, in macchina… non ero vestito in modo adeguato secondo lui…ho atteso la prima luna piena con tanta paura, pensavo che fosse stata colpa mia…»

«Beh… non sei un lupo, quindi mi pare evidente che già prima di scoprire i veri responsabili, già sapessi che ti sbagliavi…
Quando succede una cosa del genere, hai bisogno di dare la colpa a qualcuno… nel mio caso è del camionista che non ci ha proprio visto… e ci ha travolti in pieno.

Anche io non ho potuto salutare il mio papà e la mia mamma… non c’erano più neanche loro, quando mi sono risvegliata»

I due ragazzi si abbracciarono, poi un po' imbarazzati fecero per allontanarsi… Damien però la trattenne e chinandosi appoggiò le sue labbra su quelle di Felicity.


























 

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Capitolo 31
*** trentesimo capitolo ***






























 

Felicity sentiva le labbra di Damien che premevano sulle sue, dopo un primo momento di confusione avvertì il suo ritmo cardiaco, l’odore del suo sangue… frastornata aprì leggermente la sua bocca che stava tenendo serrata… 

Il ragazzo ne approfittò immediatamente per approfondire il bacio, la lingua di Damien iniziò a giocare delicatamente con la sua, un calore che non aveva mai provato prima cominciò ad irradiare il suo corpo… ma lo stregone si allontanò bruscamente da lei… 

Felicity si portò una mano alla bocca per nascondere le sue zanne che erano spuntate senza che potesse evitarlo, arrossendo fuggì via in un baleno, lasciando il ragazzo impietrito.

Damien respirava profondamente cercando di riprendere il controllo, poi si guardò intorno «Le telecamere!» quasi urlò prendendosi la testa tra le mani.

 

 

«Ho bisogno di parlarti» 

Oliver si era avvicinato a Klaus che stava chiacchierando con Kol, il tono di voce era serio e determinato, l’Ibrido guardò il fratello che si allontanò immediatamente.

«Non qui…» continuò l’umano «andiamo a fare due passi…» 

«Devo chiederti una cosa» iniziò a parlare Oliver dopo qualche minuto che camminavano nel parco «ma ho bisogno di fare una premessa, inoltre non devi reagire alla tua maniera che ti chiudi a riccio e non mi lasci parlare… e non fare dell’ironia, perché è una cosa dannatamente seria!»

«Non vorrai chiedermi la mano di mia sorella?» chiese Klaus.

«Ecco… questo è il tipo di atteggiamento che ti ho chiesto di evitare!» rispose brusco l’umano «No… è una cosa ancora più importante!» spiegò.

L’ibrido lo guardò interrogativo.

«Io ti considero un amico!» iniziò a dire Oliver «Non il fratello di Rebekah… ma un mio amico! 

E non me ne frega niente di tutto quello che dicono su di te! Loro non ti conoscono bene! E i tuoi fratelli si sono dimenticati chi sei veramente! A loro discolpa devo dire che ce l’hai messa tutta per farglielo scordare! 

Io invece ti ho conosciuto quando hai deciso di far calare questa maschera che ti sei tenuto addosso per secoli… e non fare quella faccia! 

Devi accettare il fatto che ti stimo… e che mi fido di te!

Non ho molte persone a cui chiedere questa cosa… ma vorrei che ti fosse chiaro che anche se avessi la possibilità di rivolgermi a migliaia di persone… la chiederei in ogni caso solo a te!»

«Ok… taglia corto e dimmi cosa vuoi…» rispose Klaus.

«Voglio che mi trasformi»

L’Ibrido restò impassibile mentre guardava l’uomo davanti a sé.

«Non dici niente?» chiese Oliver.

«No» rispose l’Originale.

«No… è la tua risposta?»

«No… non dico niente…»

«Ci ho pensato molto…» ricominciò a parlare Oliver «Se ti dicessi che non lo faccio per Rebekah e Felicity ti mentirei… lo faccio per stare con loro è evidente… ma lo faccio anche per te! Per Caroline… per i tuoi fratelli… e soprattutto lo faccio per me.

Per sentirmi bene, a mio agio… per vivere a pieno la mia vita! E la mia vita è questa! Ho appena trascorso la festa del Ringraziamento con dei vampiri, degli stregoni e dei licantropi! E abbiamo fatto discorsi assurdi! Da reparto psichiatrico!

Un tizio ti ha convinto che stavi per morire! Ti si è presentato ripetutamente nelle sembianze di Caroline e a quanto pare ti ha fatto anche delle avance!

E non solo ho capito tutta la storia... ma l’ho trovata divertente! E non ci ho trovato nulla di strano…» Oliver scosse la testa sorridendo.

«Non sono più l’uomo che è arrivato qui… e neanche il mio mondo è più lo stesso…» sospirò l’uomo. «Ma in un certo senso sono sempre la stessa persona! Mia sorella è sempre la mia sorellina… e oggi mi ha preparato il dolce che tradizionalmente si preparava nella nostra famiglia in questo periodo dell’anno.

Siamo noi la cosa importante, quello che proviamo, quello che sentiamo… perché dovrei restare in un angolo e vivere a metà? Per timore di cosa? Di non saperla gestire?

Vi ho osservato molto in questo ultimo periodo, ognuno di voi vive la propria natura a suo modo!

Guarda le Angel’s, sono quattro sorelle così diverse tra di loro.

Anche voi Mikaelson avete ognuno il vostro modo di fare! Siete tutti un po' paranoici e arroganti… ma credo che sia una questione di dna e del fatto che avete vissuto per un millennio… ma non è detto che io ci arrivi a spengere mille candeline… e in ogni caso è una preoccupazione che posso rimandare a tra qualche secolo.

Stamattina sono andato a fare gli auguri alle nostre vigilanti e ho guardato per qualche minuto i monitor.

E lo sai cosa ho visto? Rebekah che cercava di evitare che Damon mettesse un dito nella salsa di mirtilli, Alaric che controllava il tacchino nel forno… Eric che ci provava con Bonnie e Vincent che lo guardava infastidito.

Caroline dava ordini a destra e manca e sgridava tre ragazzine perché correvano troppo vicine ai fornelli.

Senza audio… senza sapere se stavano parlando di incantesimi o vampiri.

Sono sicuro che quella era una scena che si stava ripetendo nella maggior parte delle case americane, dove vive una famiglia numerosa…

Quindi ti chiedo… mi aiuti a farne parte al meglio?»

«Non ne vuoi parlare con Rebekah e Felicity?» chiese Klaus.

«No… voglio che sia una decisione mia, non voglio fare un dibattito sulla questione. Non voglio sentire la loro opinione a riguardo, per poi poterla usare come scappatoia o giustificazione quando dovrò affrontare momenti difficili che son sicuro si presenteranno! Non voglio poter dire “Mi dovevi fermare… “ o sentirmi dire “Ti dovevo convincere a non farlo“.

Io e te… da soli e stasera» disse tirando fuori una sacca di sangue dalla tasca del suo giubbotto.

Klaus prese il telefono.

«Che fai?» domandò Oliver.

«Ho una cosa di cui occuparmi, Love… porto Oliver con me, avverti anche mia sorella. Ti spiego tutto al mio ritorno, ci vediamo domani mattina…» cominciò a parlare l’Ibrido senza rispondergli «Ti amo…» mormorò prima di riattaccare «A quanto pare non posso più assentarmi una notte intera senza almeno avvertire!» spiegò.

 

 

Felicity stava camminando nel bosco piangendo e disperandosi.

Era corsa via e non si era fermata fino a che non era stata sicura di essersi allontanata abbastanza.

Era la prima volta che veniva baciata, anche se una volta che aveva segnato un gol importantissimo il suo Mister l’aveva stretta forte e le aveva dato un bacio sulla fronte, aveva provato un emozione fortissima, ma niente a che vedere con quello che era successo con Damien.

Nella sua scuola in Irlanda c’era un ragazzo che le piaceva, ma era più grande di lei e non aveva mai avuto il coraggio di rivolgergli la parola.

Poi si era trasferita negli Stati Uniti, non aveva avuto il tempo di ambientarsi e tantomeno farsi degli amici…

La ragazza si accasciò a terra contro un albero, si prese le ginocchia con entrambe le braccia e continuò a piangere.

Non le era mai successo che le sue zanne uscissero senza che se ne rendesse conto, i primi tempi non lo facevano neanche quando le servivano! 

Ripensò al modo in cui Damien l’aveva spinta via, quando la sua lingua aveva avvertito la presenza dei suoi canini.

Una mano sulla spalla la fece sobbalzare «Sono io…» disse Emma.

«Dai, vieni con noi… non è sicuro stare qui da sola» sussurrò Cristina «Tra l’altro anche tuo fratello e Klaus sono dei paraggi a farsi una passeggiata notturna» continuò aiutandola ad alzarsi.

La ragazza si guardò intorno, spaventata all’idea di incontrare Oliver e di non sapere che scusa trovare per giustificare la sua presenza nei boschi a quell’ora.

«Se ci vedono gli diciamo che eri con noi… ti volevamo far vedere come facciamo le nostre ronde!» la tranquillizzò Emma prendendola per mano.

Muovendosi velocemente si allontanarono e dopo qualche minuto erano nel loro cottage.

Donna era davanti ai monitor, Lucy in piedi alle sue spalle, Felicity si avvicinò e vide che stavano guardando Damien che era rimasto nel salottino del convitto.

Il ragazzo compariva su due dei monitor, su una era ripreso di fronte… l’altra era una ripresa laterale, la giovane vampira sgranò gli occhi, rendendosi conto solo in quel momento che le vigilanti avevano visto tutto.

Arrossì violentemente nascondendosi il viso tra le mani.

«Ehi…» l’abbracciò Lucy «non ti curare di quello che queste quattro vecchiette hanno visto… Non ci pensare! Ne vediamo tante di cose durante il giorno!»

«E’ da solo…» mormorò Felicity «non dovrebbe restare da solo»

«Non si è mosso… è restato li per tutto il tempo» riferì Donna.

La giovane vampira lo guardò sdraiato sul divano, le braccia dietro la testa appoggiato su uno dei braccioli, guardava il soffitto pensieroso.

Lucy prese il telefono «Gioia, dovresti andare nel salottino piccolo dell’area relax del convitto, non chiedermi il perché, non spetta a me dirtelo… ma c’è Damien che è da solo, se vuoi un consiglio tesoro, non forzarlo a dirti nulla» aggiunse guardando le sorelle.

 

«Ehi! Mi chiedevo dove fossi finito» esclamò Damon avvicinandosi.

«Te lo hanno detto le Angel’s dove fossi finito…» rispose il ragazzo.

«Se vogliamo essere del tutto onesti anche prima della chiamata di Lucy speravo che fossi qui, ti ho visto mentre ti allontanavi con Felicity. Se fosse stata un’altra ragazza… ti devo confessare che ti auguravo di essere altrove! Hai un intero dormitorio deserto a pochi metri da qui» ribatté l’uomo.

Damien sgranò gli occhi «Tu non dovresti essere quello che mi dice di non fare cavolate, di stare attento… »

Damon scoppiò a ridere «Parlo così perché non c’era nessuna possibilità che tu usassi davvero uno dei letti del dormitorio!»

Il ragazzo sospirò.

«Damien… è inutile che ci giriamo intorno… dove è Felicity?»

«Non lo so»

Damon prese il cellulare «Dove è Felicity? Devo chiamare Rebekah?» chiese, poi ascoltò la risposta «Non me lo potevate dire prima?» sospirò prima di riattaccare.

«E’ di là con loro… »

Damien si mise seduto, l’uomo si accomodò accanto a lui.

«Devo chiamare Elijah per quelle lezioni?» chiese dopo qualche secondo di silenzio.

«Basta che non chiami Oliver…» rispose il ragazzo.

Damon lo guardò.

«L’ho solo baciata!» si affrettò a precisare lo stregone.

«Ok… è una ragazza molto giovane…» stava iniziando a dire Damon.

«Non è scappata perché non voleva… anche se è vero che non lo desiderava…» mormorò Damien.

«Beh, se tu la volevi baciare è giusto che tu ci abbia provato… consapevole che potevi essere respinto! Non c’è niente di male in questo, anzi… ci vuole coraggio!»

«Sono io che l’ho… respinta» mormorò il ragazzo «Mi sono spaventato…» confessò sussurrando guardandosi le scarpe.

L’uomo lo guardò interrogativo, poi capì e fece un profondo respiro «Ok… diciamo che ho una buona notizia» Damon si portò una mano a strofinarsi gli occhi «Scusami, ma quando mi sono immaginato di parlare con te di una cosa di questo tipo… non mi aspettavo di parlare di Felicity»

Damien sollevò leggermente lo sguardo.

«Ma capisco il perché stiamo parlando di lei… hai buon gusto ragazzo mio!» continuò Damon facendogli un occhiolino.

«E’ una vampira da pochissimo tempo, ancora non riesce a controllare le sue emozioni» spiegò l’uomo «quello che le è successo è la dimostrazione che le piaceva molto quello che stavate facendo.»

Il ragazzo si girò di scatto «Non si è arrabbiata? Non voleva… mordermi?»

«Se fosse stata arrabbiata, le sarebbe bastato spingerti via… e ti garantisco che saresti volato dall’altra parte della stanza… »

Damien sorrise, poi fece un sospiro sollevato «Era solo…» annuì senza terminare la frase.

«Già… » rispose Damon.

Lo stregone si appoggiò allo schienale del divano «Ora capisco meglio il perché Kol ha fatto quella battuta consigliando a Caroline di mordermi quando ci serviva il mio sangue per l’incantesimo» commentò pensieroso.

Damon gli mise un braccio intorno alle spalle e lo attirò a sé «Per ora limitiamoci ad imparare a baciarla senza farla scappare… per il corso di approfondimento direi di aspettare ancora un altro po’!»

 

«Perché qui?» chiese Oliver «Quando ci siamo diretti verso la casetta sull’albero pensavo che lo avremmo fatto lì…» spiegò.

«Hai bisogno di buio… c’è troppa luce nella casa sull’albero, ci siamo passati solo per prendere queste!» replicò Klaus tirando fuori da una sacca due bottiglie di whisky e tre bicchieri.

«Te lo chiedo un’unica volta Oliver… sei sicuro?»

«Si»

Klaus si morse un polso e riempì per un terzo il bicchiere che aveva in mano.

«Sláinte!» esclamò porgendolo ad Oliver.

«Non sapevo che parlassi irlandese…» commentò l’uomo prendendo il bicchiere «Sláinte!» ripeté portandoselo alla bocca e bevendo il contenuto tutto in un sorso, senza lasciar trapelare il disgusto che stava avvertendo.

Klaus che lo stava fissando fece un sorriso compiaciuto. 

«E ora?» chiese l’umano.

«Ora… ci beviamo su» rispose l’Ibrido riempiendo due bicchieri con il whisky.

«Sono irlandese! Non mi bastano due bottiglie per andare in coma etilico!»

«Oliver… siediti e bevi!»

«Sembri più nervoso di me…»

«Se non la finisci ti ammazzo davvero!»

 

Felicity guardava Damien che parlava con Damon.

Il ragazzo era seduto sul bordo del divano, era curvo e con una mano si teneva la fronte.

L’uomo gli stava parlando tranquillamente, poi sembrò sconcertato da quello che lo stregone gli stava dicendo.

«Gli sta raccontando che mi ha allontanato con forza…» sussurrò.

Lucy le mise una mano sulla spalla.

«Ridono…» mormorò la ragazza.

«Non sappiamo cosa si stanno dicendo…» le ricordò l’anziana vampira.

«Potrebbero non star ridendo di me… ma si stanno divertendo… e io invece non ne ho proprio voglia» fece con un sospiro.

«Ci vuoi dire cosa è successo?» chiese Donna.

Lucy le diede una gomitata.

«Non possiamo aiutarla se non ce lo dice!» rispose la sorella «Come hai detto, non sappiamo cosa si stanno dicendo…»

«Non abbiamo parlato!» replicò Felicity con le lacrime agli occhi «Mi stava baciando e poi mi ha spinto via… perché sono una vampira! Scusate… buona notte!» esclamò prima di saettare via velocemente.

«Da dove arrivi?» chiese Hope ritrovandosela vicino.

«Tu dormivi… sono andata a fare una passeggiata» rispose Felicity.

Poi scorse Damon e Damien che stavano tornando.

«Andiamo in camera…» le sussurrò ad un orecchio, poi velocemente si mosse verso le scale.

«Ma che le prende?» esclamò la streghetta allargando le braccia, poi si alzò e passando davanti a Damien lo fissò per qualche secondo «Se è colpa tua… ti trasformo in un rospo!» lo minacciò puntandogli un dito contro.

«Così poi arriva una bella principessa e con un bacio ti fa tornare normale» sospirò sognante Josie.

«I miei incantesimi non si rompono con una cosa così banale!» chiarì Hope.

«Ma ci vuole il bacio del vero amore!» le ricordò Lizzie.

«Ed allora lui non ha speranza! Resterà un rospo per sempre» sentenziò la strega Mikaelson avviandosi verso le scale.

Damon rideva divertito, mentre Damien seguiva Hope con lo sguardo un po' preoccupato.

La ragazzina entrò nella camera, la sua amica era distesa sul letto.

«Che ti è successo?»

«Io e Damien ci siamo baciati»

Hope rimase a bocca aperta.

«E come è stato?»

«Bellissimo… all’inizio, poi lui mi ha respinto e si è allontanato»

La streghetta sgranò gli occhi.

«Ho tirato fuori le zanne…» confessò Felicity..

«E perché? Lo volevi mordere?»

«No! Non lo so perché mi sono cresciute!»

Hope sospirò, iniziando a riflettere.

«A papà… ma anche a mamma o ai miei zii… ho visto che succede quando si arrabbiano molto… non potrebbe accadere anche quando ti emozioni?»

«Beh… sicuramente ero agitata! Non avevo mai baciato un ragazzo!»

«Felicity, io ho sentito zia dire spesso di quanto sei brava… che ti controlli, che la voglia di bere sangue non ti fa mai essere… cattiva… se per una volta non sei riuscita a restare calma, non è una cosa grave…» la ragazzina si era seduta sul letto e l’accarezzava.

«E’ grave… perché lui si è impaurito e mi ha respinto»

«E’ un maschio! E’ un pappamolla!» esclamò la streghetta.

«Ma ora come faccio a guardarlo in faccia?» sospirò Felicity.

«Non c’è problema… tanto domani mattina lo trasformo in un rospo…»

 

Lizzie stava correndo verso il salotto con una custodia in mano.

«Dove corri?» chiese Caroline.

«Damien ci ha promesso di insegnarci a giocare!» spiegò la figlia emozionata.

«I ragazzi monopolizzano sempre la console» continuò il ragazzo prendendo il dischetto «spero che non ti dispiaccia se ho promesso a Josie e Lizzie di farle giocare un po' a questo gioco, è molto carino… è un gomitolo di lana con le fattezze di un piccolo omino, Yarny… per avanzare di livello dovrà affrontare diversi enigmi e rompicapo, deve costruire liane, ponti, aquiloni e altri oggetti utili usando il suo filo… ti giuro che non è un gioco violento» espose titubante.

«Dicevo solo perché è un po' tardi… ma dopotutto siete in vacanza» replicò Care sorridendo.

«Un paio di livelli… e poi dritti a nanna!» promise Damien.

«Buon divertimento!» alzò le spalle Caroline.

Un’ora dopo Lizzie e Josie entrarono nella stanza tutte sorridenti, si avvicinarono a Felicity ed Hope che sdraiate una accanto all’altra sul letto stavano trafficando sul portatile.

«Che fate?»

«Shopping on line!» rispose Hope «Tra qualche minuto è il black friday!»

Lizzie bussò sulla spalla di Felicity, poi le consegnò un foglietto di carta ripiegato.

La ragazza si mise seduta, poi lo aprì.

“Scusami…

Non volevo reagire così…

c'était merveilleux“

 

Klaus rideva guardando l’amico «Goditela, Mate… non ti sarà più possibile sbronzarti così!»

«E’ questo che volevi fare? Farmi ubriacare?» chiese Oliver buttando giù tutto d’un fiato il contenuto del bicchiere «Perché non ci sono neanche lontanamente vicino!» esclamò sollevando il bicchiere vuoto.

«Certo…» sghignazzò l’Ibrido.

«Ma è vero! Guarda…» l’uomo si alzò e si arrampicò sulla grata.

«Scendi da lì… che se cadi ti rompi l’osso del collo! Non vorrai togliermi il divertimento!»

«Ho chiesto a Eric di farmi vedere quanto è lunga la sua playlist!» annunciò Oliver rimettendosi seduto «Sei curioso di saperlo?»

«No… ma tanto tu me lo dirai lo stesso!» rispose Klaus.

«Un’ora e 24 minuti!» proclamò infatti l’uomo con un ghigno ammirato.

«Nettamente al di sotto della media…» commentò il vampiro «Ma quella notte Caroline mi ha confidato una cosa che mi ha mandato su di giri…»

«Ohhh… » sospirò Oliver.

«E lo so… succede anche ai migliori!»

«Non me lo dirai vero?» chiese l’umano.

L’Ibrido scosse la testa.

«Comunque 84 minuti sono lunghi…»

«Non tanto quanto ci si diverte! E poi bisogna vedere da quando ha iniziato ad ascoltarla, ora che ci penso… credo di poter contestare il riscontro cronometrico!»

Oliver scoppiò a ridere.

L’Ibrido si mosse velocemente, l’uomo non se ne rese neanche conto, in un unico, letale e fulmineo movimento Klaus gli spezzò il collo, poi con un sospiro lo adagiò delicatamente a terra.

L’Originale tornò seduto e si versò da bere «Sláinte, Mate… » mormorò alzando il bicchiere verso il corpo esanime di Oliver.

Bevve lentamente il suo whisky, poi prese il telefono.

«Devi venire subito nelle grotte dei Lockwood, ma mi raccomando… non devi dirlo a nessuno! E’ importante…»

Una mezzora dopo la donna entrò trafelata e si bloccò scorgendo il corpo del loro amico.

«MIO DIO…» urlò mettendosi in ginocchio accanto ad Oliver «Non hai potuto fare niente?» chiese in lacrime mentre gli accarezzava il volto.

«Sono stato io…» mormorò l’Ibrido «Me lo ha chiesto lui…»

La ragazza sgranò gli occhi «SEI IMPAZ…» stava urlando prima di interrompersi rendendosi conto di quello che era successo.

«E’ stato molto convincente, con argomentazioni valide… molto motivato…» riferì Klaus fissandola.

«Ma Rebekah? E Felicity…»

«Non ha voluto coinvolgerle… ma ti posso garantire che era il desiderio inconfessabile di mia sorella… che lui prendesse questa decisione, anche se Oliver non lo sapeva…»

«Devo preparare un anello solare!»

«Perché pensi che ti ho buttata giù dal letto a quest’ora?»

«Chiama Caroline…»

«Non serve… ci penso io…»

«Non la devi chiamare per Oliver… ma per te!» esclamò Bonnie uscendo dalla grotta.

Klaus guardava il corpo immobile del suo amico, era sdraiato supino e sotto la testa aveva il suo giubbotto che l’Ibrido aveva ripiegato come cuscino improvvisato. 

Di punto in bianco Oliver si risvegliò e con un profondo respiro alzò il busto fino a mettersi seduto, poi ricadde all’indietro e restò di nuovo immobile. 

L’Originale gli si avvicinò per controllarlo, poi prese di nuovo il telefono. «Puoi venire alle grotte dei Lockwood, Love?»

 

Caroline entrando vide Klaus che era seduto per terra con un bicchiere in mano, si fissarono qualche secondo, poi l’uomo spostò il suo sguardo e la donna lo seguì, portandosi una mano alla bocca, sgranò gli occhi.

Care inspirò profondamente e controllando l’impulso di avvicinarsi ad Oliver tornò a guardare Klaus «E’ quello che penso?» mormorò «Ti prego… dimmi che è quello che penso…»

L’Ibrido annuì.

«Non è così che dovevate farlo!» sbraitò la vampira «Vi ha dato di volta il cervello a tutte e due?»

«E’ la sua trasformazione… ho fatto come voleva lui!» ribatté l’uomo.

«Potevamo farlo nei nostri sotterranei! Dove si è trasformata anche Felicity! In un letto… con Rebekah e sua sorella vicine… non capisco perché così… da quanto tempo lo stavate progettando?»

«Non è un party, Love! Me lo ha chiesto stasera…»

«Cosa?»

Klaus guardò Caroline, poi si alzò e gli andò incontro.

«Stasera mi ha chiesto di uscire a fare quattro passi, dicendomi che voleva parlarmi… ha fatto una premessa, come al suo solito lunga e prolissa… mi aveva convinto già a metà arringa… è un avvocato nato!» l’Ibrido sorrise scuotendo il capo, ma poi vedendo lo sguardo di Care tornò serio «Era quello che voleva!» affermò.

«Senza parlarne con sua sorella, senza discuterne con nessuno… così, di punto in bianco? Una decisione così importante?» la vampira era sconvolta.

«Non ha voluto parlarne con nessuno per prendersi la piena responsabilità della sua scelta! E poi ci sono io! Ed ora ci sei anche tu… anche se mi pento di essermi lasciato convincere da Bonnie a chiamarti!» Anche Klaus cominciava ad innervosirsi.

«Bonnie lo sa?» domandò Care.

«L’ho dovuta chiamare! Dopo aver…» l’Ibrido sospirò, poi indicò il corpo di Oliver «gli deve preparare un anello solare… »

Caroline annuì «Scusami, non volevo mettere in discussione la tua decisione di assecondarlo… ma devi capirmi, è una cosa… mi serviva qualche minuto per mettere a fuoco la situazione…»

Klaus convenne con un sospiro «Quando si sveglierà ci troverà qui… io, te e Bonnie… è molto di più di quel che abbiamo avuto entrambi quando è stato il nostro momento» chiosò, ricevendo un cenno di assenso dalla donna.

Caroline si inginocchiò vicino ad Oliver, gli sistemò meglio il giubbetto sotto la testa, rassettò i suoi vestiti e con un sorriso cercò di domare una ciocca ribelle dei suoi capelli corvini «Vi siete proprio trovati voi due… testardi… orgogliosi… audaci…» sussurrò chinandosi per dargli un bacino sulla tempia.

«Non funziona così, Love… non basta il bacio della principessa a risvegliare il prode cavaliere…»

Caroline sorrise scuotendo il capo.

Klaus si era seduto di nuovo nel punto dove lo aveva trovato quando era arrivata e aveva ricominciato a bere «Ovviamente il motivo principale è di stare insieme a Becks e Felicity, ma non lo ha voluto fare solo per quello… ha parlato un po' di tutti, voleva sentirsi parte di questo nostro assurdo mondo…»

«Amore mio…» lo interruppe Caroline «Lui ancora si deve risvegliare, qui ci siamo solo io e te… nessuno ti sentirà! Puoi dirlo…»

Klaus sorrise «Certo… ha messo anche me… nell’elenco»

«Ha messo principalmente te…» lo corresse Care, sedendosi accanto a lui e prendendogli il bicchiere dalle mani per berne il contenuto.

L’Ibrido con un sospiro annuì.

Un’ora dopo tornò anche Bonnie «Ho trovato solo questo» disse provando al dito di Oliver un anello con un importante montatura in argento e un lapislazzulo ovale.

«Un po' appariscente» commentò Care.

«Sembra l’anello di un pirata…» valutò Klaus divertito.

«E allora potrà mettersi al timone di un bel vascello… senza friggere al sole» replicò la strega, riprendendosi il gioiello «appena sorgerà farò l’incantesimo» annunciò tendendo una mano verso l’Ibrido facendogli cenno di versarle un po' di whisky.

«Aveva ragione Oliver… due bottiglie erano poche» commentò Klaus.

Oliver si risvegliò e svenne più di una volta, poi finalmente quando cominciava ad albeggiare si riprese definitivamente.

«C’è una tromba d’aria li fuori?» biascicò «E tutti gli uccelli e gli animali del bosco stanno tenendo un concerto…» continuò prendendosi la testa tra le mani.

«E normale… ma questa cosa passerà appena completerai la trasformazione» lo rassicurò Caroline.

«Che ci fanno loro due qui?» chiese Oliver a Klaus «Ti avevo detto che doveva restare una cosa tra me e te»

«Senza di me e senza questo…» replicò Bonnie facendogli vedere l’anello «non potevi uscire da qui!»

«Ed io mi annoiavo a guardarti mentre ti facevi il sonnellino!» spiegò l’Originale.

Oliver alzò gli occhi al cielo «E ora?» chiese.

«Ed ora ci beviamo su!» rise Klaus lanciandogli la sacca di sangue.

I tre amici guardarono l’uomo mentre si nutriva per la prima volta.

«E’ fatta?» chiese Oliver.

Klaus annuì.

Bonnie prese Caroline per un braccio «Il sole è sorto… torniamo tra qualche minuto» spiegò mentre si dirigeva verso l’uscita seguita da Care.

I due uomini le guardarono mentre si allontanavano.

«Non mi sono accorto di niente, stavamo parlando e poi ho dei ricordi vaghi di te e Caroline che vi avvicinavate a controllarmi…» fece Oliver.

«Perfetto… era mia intenzione farlo quando meno te lo aspettavi» spiegò l’Ibrido.

«Grazie…»

«Non c’è di che…»

 

Con al dito il suo nuovo anello solare, Oliver uscì dalle grotte insieme ai suoi amici, si sentiva bene…

Era tutto un po' strano, gli odori erano più intensi, sentiva dei rumori che non riusciva a spiegarsi… tipo dell’acqua che scorreva, ma era più che sicuro che nelle vicinanze non c’erano torrenti o laghetti, anche i colori gli sembravano più brillanti.

Mentre camminavano non riusciva a fare a meno di sorridere.

Caroline lo guardava di sottecchi, lanciandogli occhiate curiose, il neo vampiro se ne accorse.

«Mi sto ricordando delle cose» spiegò l’uomo «alcune vorrei dimenticarle… tipo i momenti passati con Tom e Demelza, ora tutto è più dettagliato…» aggiunse infastidito.

«Magari ci tornerà utile» rifletté Klaus.

«Altre mi rassicurano su come Rebekah reagirà alla novità» commentò con un sorriso guardando il suo amico.

«Già…» sghignazzò l’Ibrido, seguito da Caroline.

«Non sapevo che si annullassero tutte le compulsioni quando ti trasformi, è una fortuna… mi avrebbe dato ansia saperlo! Avrei avuto timore di qualche brutta sorpresa… invece…» Oliver aveva gli occhi lucidi «non mi ha mai soggiogato… mai, ho sempre avuto il libero arbitro con lei… esattamente come mi aveva promesso» l’uomo cercava di controllarsi e ricacciare indietro le lacrime.

«Non comincerai a piagnucolare!» lo rimproverò l’Ibrido.

Caroline gli diede una gomitata e lo guardò irritata «Non ascoltarlo! Anche questo è perfettamente normale… le emozioni sono un casino! Specialmente all’inizio… ma tu sei uno degli uomini più equilibrati che conosco, troverai il modo di gestirle, devi solo avere pazienza.» lo rassicurò.

«Mi spiego tante cose» continuò Oliver con un sospiro «Mi sono sempre chiesto il perché Felicity fosse sempre così taciturna, così cupa… perché si isolasse…»

«Tua sorella è stata bravissima! Diventare una vampira subito dopo aver perso i vostri genitori… gestire un lutto con tutte le emozioni amplificate… io ed Elena non siamo state così brave…»

 

Quando arrivarono nei pressi della dependance, Oliver si fermò per prendere un profondo respiro «Ci siamo…» sussurrò.

«Voi siete sicuri che Rebekah reagirà bene…» domandò Bonnie perplessa.

Klaus e Caroline annuirono «Sicurissimi…» rispose l’Ibrido, poi dopo aver dato una pacca sulle spalle all’amico si allontanarono.

 

«Siete tornati…» biascicò Becca scorgendolo sulla porta della camera da letto, Oliver era da qualche minuto che la stava guardando mentre dormiva «Ma che cosa era questa faccenda così improvvisa che tu e Nik dovevate…» continuò mentre si stava risvegliando completamente, poi improvvisamente sgranò gli occhi, si alzò fulminea dal letto e avvicinandosi gli mise una mano sul petto… poi notò l’anello.

Lentamente sollevò la testa per guardarlo negli occhi «Siete stati attaccati… mio fratello ti ha dovuto curare… » cercò di darsi una spiegazione sempre più angosciata «Perché non mi avete chiamato!» aggiunse sconvolta.

Oliver scosse lentamente la testa «Non è andata così… è stata una scelta consapevole»

Rebekah lo guardò a bocca aperta.

«Ho chiesto io a Nick di trasformarmi… dopo averci riflettuto per un bel po' di tempo»

Becca continuava a fissarlo senza riuscire a parlare.

«Non volevo coinvolgerti… non volevo parlarne con nessuno, desideravo che fosse una decisione mia e solo mia… così da non poter incolpare nessuno nel caso succeda qualcosa che me ne faccia pentire o se avrò problemi ad adattarmi» Oliver sorrise «e visto quello che mi sono ricordato, quello che tuo fratello mi aveva soggiogato a dimenticare, so che anche se ora mi stai guardando sconvolta… ho fatto la scelta giusta a non metterti al corrente dei miei progetti»

L’uomo prese il viso della donna con entrambe le mani «Becca, non sopportavo l’idea di perderti, di essere solo una stella luminosa nella tua vita… so che è quello che ti ho detto una volta, ma non mi bastava… voglio essere il tuo uomo, voglio che tu condivida la tua esistenza con me senza doverci preoccupare di una data di scadenza inevitabile.
Certo potrei morire domani, Tom potrebbe conficcarmi un paletto nel cuore… ma sarebbe una cosa che non potrei evitare… rimanere un umano invece era una mia scelta… non sopportavo l’idea di decidere deliberatamente di darci un tempo limitato, voglio poter avere tutto con te…»

«Non è così…» sussurrò Rebekah «Stanotte hai gettato al vento la possibilità di avere una famiglia, dei figli… una vita normale…»

«Ho scelto di non avere una vita… convenzionale quando mi sono follemente innamorato di una donna straordinaria, fuori dal comune… io ce l’ho una famiglia! Tu e Felicity siete la mia famiglia! Caroline ha due figlie… Damon ed Elena hanno appena adottato un ragazzo, non sappiamo cosa ci riserva il futuro… l’unica cosa che so con sicurezza è che sarà con te… e comunque mi hai mentito… Ti amo esattamente come ti amavo ieri sera, i miei sentimenti non si sono amplificati, era impossibile…»

Rebekah lo avvicinò a sé cominciando a baciarlo… ridendo lo strinse forte e poi lo scostò leggermente per guardarlo «Sei bellissimo… » mormorò intenerita.

«Ok… » valutò l’uomo toccandosi i canini che erano sporti dalle sue labbra… «Questa cosa come si gestisce?»

«Ci vuole pratica… tanta pratica…» replicò Becca spingendolo con forza contro una parete.

Oliver reagì subito, invertì le posizioni e sollevandola se l’attirò contro, Rebekah allacciò le sue gambe intorno ai suoi fianchi «Impari subito…» sussurrò roca la vampira.

«Sei un’insegnante eccezionale…» rispose il vampiro.

 

«Ho sentito che eri già sveglio…» fece Bonnie appena Eric le aprì la porta «Ho pensato che avresti gradito una tazza di caffè, lo sto preparando… puoi scendere per colazione se vuoi»

«Grazie… molto gentile, questa cosa che mi imprigionate e mi liberate a vostro piacimento mi sta cominciando a far innervosire… anche se capisco le vostre ragioni» rispose il licantropo con un sospiro «d’altronde se non si fida completamente mio nipote, perché dovreste farlo voi…»

«Non sei stato una figura molto presente nella sua vita» commentò la strega facendogli strada.

«I fatti dicono questo e non posso contestarli… ma potrei giustificarli…» replicò Eric.

Bonnie si girò a guardarlo.

«Nelle mie ultime visite, io e George litigavamo in continuazione, in maniera sempre più violenta»

Entrarono in cucina e la strega prese due tazze, continuava a guardarlo rimanendo in silenzio.

«I motivi dei nostri litigi erano i più disparati, ogni scusa era buona… ma di fondo il problema era solo uno, le conseguenze della sua fuga d’amore…» continuò Eric.

«Pensavamo che tu lo supportassi… eri presente al loro matrimonio…» valutò la donna.

«Ed è così… lui ed Annabeth si amavano profondamente ed ero felice per loro… ma nonostante il tempo passasse le ripercussioni del loro gesto rimanevano, anzi… peggioravano, la mia famiglia… la mia vita… ne è uscita distrutta.

Tutto quello in cui credevo è stato spazzato via… non saremmo stati politicamente influenti come i Corey… ma noi eravamo una famiglia Reale! 

I discendenti di uno dei branchi originali, i miei antenati si sono avvicendati per secoli come coppia Alfa e quello era il ruolo che avrebbe dovuto assumere mio fratello con la sua consorte.

E’ difficile da far comprendere, ma in un branco… la leadership, il predominio… non si impone, viene riconosciuto dagli altri membri.

L’integrità, l’affidabilità, il senso della giustizia sono stati i valori che ci hanno insegnato dalla nostra nascita, io sono stato cresciuto e preparato per diventare il Beta di mio fratello.

Insieme avremmo dovuto pensare al benessere della nostra gente, avremmo dovuto prendere il posto dei nostri genitori quando non sarebbero stati più in grado di farlo».

Eric parlava lentamente, la sua voce era ferma e seria «Il branco è tutto… è la priorità, mio fratello invece aveva anteposto se stesso e non è un comportamento da leader… non è la cosa che le persone che ti vedono come la loro guida si aspettano.

Essere stati allontanati dal branco è stata una ferita mortale per mio padre, per lui e mia madre è stata la fine del loro mondo.

Per quanto riguarda me… il mito del lupo solitario è un falso… io ho bisogno di sentirmi parte di un qualcosa… a lungo andare… il rancore nei suoi confronti mi ha consumato, non sono riuscito ad evitarlo. Lui continuava a ripetermi che quando mi sarei innamorato come lui lo era di Annabeth, avrei compreso ma non è ancora successo…»

Bonnie era rimasta ad ascoltare in silenzio, stava per dire qualcosa quando furono interrotti dall’arrivo di Hayley e Freya.

«Anche voi mattinieri?» chiese l’Ibrida entrando.

Bonnie annuì.

«Se non avessimo avuto l’aereo così presto, sarei rimasta volentieri a dormire» spiegò la strega Mikaelson.

«Non sono riuscita a salutare Hope, mi dispiaceva svegliarla… dalle un bacino da parte mia e dille che ci vediamo presto» chiese Hayley mentre con Freya guadagnava l’uscita.

«Certo… voi state attente, chiamate appena arrivate» replicò Bonnie.

Eric attese che le due donne fossero uscite «Te lo devo chiedere… sono troppo curioso, ci sto riflettendo da ieri mattina… Hayley è una lupa, e neanche una lupa qualsiasi ho visto il tatuaggio, ma è anche un vampiro.

Dalle mie informazioni, l’Ibrido originale era riuscito a trasformare pochissimi di noi e anche quei pochi… si diceva che non erano sopravvissuti, che fossero stati uccisi dal loro creatore. Ci sono molte leggende su questa vicenda, nessuno sa esattamente il perché…

Ho sempre presupposto che fossero un esperimento non riuscito, che non fossero controllabili… quindi non utili alla causa ma solo una minaccia… e che questa fosse la ragione per il quale l’Originale avesse smesso di trasformarli.

Ma ora ne ho conosciuti due che fanno parte della stessa famiglia, che hanno addirittura una figlia, il che è impossibile per tanti motivi, ma uno in particolare… i fratelli del fortunato papà sono vampiri antichi, lo percepisco! Il che lascia presupporre che lo sia anche lui… ma c’è anche Freya, che è una strega… quindi umana, non dovrebbe essere così giovane! Non riesco a venirne a capo…» il licantropo la guardava di sottecchi, attento a cogliere la sua reazione.

«E’ semplice invece… i fratelli vampiri non sono così antichi. Sono solo una famiglia un po' speciale di streghe e stregoni e un fratello licantropo! Si sono ritrovati in una una situazione difficile incrociando la strada dell’Originale che li ha trasformati tutti! E' successo subito dopo la nascita di Hope, che è il motivo per il quale è rimasta coinvolta anche Hayley, che al tempo aveva una storia con Klaus, due licantropi che come ben sai, sono in grado di procreare… Freya è rimasta una strega perché in quel periodo viveva altrove» spiegò Bonnie.

«Ammetto che sembra verosimile» sorrise Eric «io invece ho un altra teoria che per quanto incredibile… è ancora più semplice e lineare. Se voglio soddisfare la mia curiosità sul perché il più leggendario e temibile della famiglia dei Vampiri Originali ha smesso di creare ibridi… non devo far altro che chiederlo a Klaus» affermò «che ovviamente non me lo confiderà mai…» aggiunse sogghignando.

«Se vuoi fantasticare su teorie assurde, accomodati…» chiosò Bonnie con un’alzata di spalle.

 

Felicity era distesa sul letto e guardava il soffitto, aveva passato la notte a cercare di capire come evitare Damien.

La sua condizione di vampiro le impediva di inscenare una finta influenza che sarebbe stata un’ottima scusa! Quella che ogni adolescente avrebbe adottato in una situazione come la sua!

Il biglietto di scuse che Damien le aveva fatto recapitare da Lizzie l’aveva in parte rassicurata ma non era ancora pronta ad affrontare il giovane stregone e ancor meno Damon! 

Era più che certa che il ragazzo gli avesse confidato quello che era successo tra loro.

Felicity voleva molto bene all’ex vampiro, ma il suo modo di fare così diretto e spontaneo a volte la metteva in imbarazzo “Non ce la posso fare!“ rifletté strofinandosi il viso con entrambe le mani.

«La mia offerta di trasformarlo in un rospo è ancora valida» Hope la stava guardando dal suo letto con un sorrisetto malefico.

«Molto gentile… da parte tua» rispose Felicity «ma non penso sia una soluzione»

«Soggiogalo… faglielo dimenticare!»

«Ci ho pensato… ma oltre a non essere giusto, è anche impossibile… è uno stregone! Non sono in grado di farlo!» rispose la giovane vampira.

«Mio padre o mia zia… lo possono fare»

«Certo… ingigantiamo il problema! L’ultima cosa che mi serve è che lo sappiano altre persone! Non bastano le… Damon!» si riprese all’ultimo «Non basta che lo sappia lui? Mi guarderà con quel suo sorrisino… che vergogna!» 

Un lieve bussare le distolse dalle loro chiacchiere, Rebekah fece capolino dalla porta «Fel… puoi venire con me?»

La ragazza annuì e poi scese del letto «Dammi cinque minuti per sistemarmi» chiese.

«Ti aspetto in cucina» rispose Becca.

 

Felicity stava chiudendo silenziosamente la porta per non svegliare le gemelle che ancora stavano dormendo, sobbalzò quando si sentì sfiorare una spalla.

«Ma non dovresti avere un super udito? Possibile che riesco a coglierti di sorpresa ogni volta?» 

«Ero soprappensiero…»

«Felicity…»

«Non ora Damien… Rebekah mi sta aspettando in cucina, sembrava una cosa importante…»

Il ragazzo annuì con un espressione delusa.

Con un sospiro la ragazza prese velocemente le scale, sparendo in un lampo.

 

«Di cosa stavate parlando tu ed Hope? Che cosa sa Damon che ti imbarazza tanto?» chiese Rebekah mentre stavano camminando verso la dependance.

Felicity abbassò lo sguardo arrossendo.

«Sono io tesoro… a me puoi confidare tutto» Becca si era fermata per accarezzare il viso della ragazza e farle un sorriso quando lei aveva rialzato lo sguardo.

«Ieri sera Damien… mi ha baciato» confessò la giovane vampira «ma poi mi ha allontanato con forza quando… ha sentito che… i miei canini erano…» Felicity riabbassò lo sguardo per cercare di trattenere le lacrime.

«E’ stata una reazione comprensibile… entrambe lo sono state» la confortò Rebekah.

«Non credo che Damien avesse mai baciato una vampira prima d’ora, non puoi biasimarlo perché d’impulso si è spaventato… » Becca le risollevò il volto per cercare di nuovo un contatto con i suoi occhi «e non puoi demonizzare te stessa per avere avuto quella reazione, che è normale! Tesoro… un ragazzo che ti piace ti stava baciando! Eri emozionata, del tutto presa dal momento, il tuo corpo ha reagito senza che tu potessi fare nulla per impedirglielo ed è una cosa naturale!

Ma questo è un bene… è una cosa bella! Perché significa che è stato un bel bacio, il primo deve essere speciale… magico… e il tuo lo è stato, sei una ragazza fortunata! Non sempre è così, non soffermarti su quello che è successo dopo, conserva in te il ricordo del durante!»

Felicity guardava Becca con un mesto sorriso «Ieri sera mi ha fatto arrivare un bigliettino di scuse…» rivelò titubante.

«Un ragazzo che sa chiedere scusa….» commentò Rebekah «Sei decisamente una ragazza fortunata» valutò annuendo sorridente.

«E ora? Come mi devo comportare…» chiese la giovane vampira.

«Ora lo tieni un po' sulle spine… per vedere di che pasta è fatto! Ma non troppo… sennò rischi di farlo demoralizzare»

«Stamattina era fuori dalla mia stanza, ma io gli ho detto che mi stavi aspettando…»

«Perfetto!» commentò l’Originale facendole un occhiolino e prendendola sottobraccio.

 

Oliver le stava aspettando appoggiato al bancone della cucina, aveva preparato la colazione per tutti e tre.

Aveva avvertito un po' di nausea mentre stava cucinando le uova, al contrario non era riuscito a trattenersi dall’assaggiare un po' del sangue che aveva versato in tre tazze colorate.

Felicity stava entrando al braccio di Rebekah, ridevano complici e l’uomo non poté evitare di pensare a quanto fossero belle insieme “Ha ragione Klaus!“ rifletté “Devo cercare di tenere sotto controllo tutto questo sentimentalismo!“

La sorella lo stava guardando sospettosa «Che hai Ollie? Sembri strano…»

Il fratello le sorrise «In effetti è successa una cosa… ma non preoccuparti, va tutto bene…»

Ora Felicity lo stava fissando ancora più intensamente.

«Dove vai Becca?» chiese Oliver vendendo che la ragazza stava uscendo per lasciarli soli «E’ una cosa che riguarda la nostra famiglia… me, te e Fel» poi vedendo che la donna era tornata indietro e si era messa accanto a sua sorella, prese un bel respiro 

«Felicity, tu mi conosci …sai che ci rifletto molto bene quando devo prendere una decisione… e quando arrivo ad una conclusione e agisco è esattamente quello che desidero fare, senza ripensamenti… stanotte ho chiesto a Klaus di trasformarmi…»

Felicity sgranò gli occhi, poi sommessamente iniziò a piangere «Mi sentivo tanto cattiva… » iniziò a dire singhiozzando «Avevo tanta paura di restare sola… ma non potevo chiederti di sacrificarti per me! 

Poi è arrivata Rebekah ed è andata un po' meglio, perché sapevo che lei ci sarebbe stata sempre» la ragazza prese una mano dell’Originale che le sorrideva commossa.

«Come anche Caroline… e Klaus…» continuò la giovane vampira «io voglio bene a tutti loro, ma non sono te» mormorò guardandolo «E io volevo te… quando ho visto che ti stavi innamorando di Becca ho pensato che lo stavo facendo anche per lei…» la ragazza assunse un’espressione colpevole.

«Fare cosa?» chiese Oliver.

«Ho iniziato quando ti ha rapito Tom» rivelò Felicity «Mi sono spaventata… così tutte le mattine ti mettevo una goccia del mio sangue nel caffè» confessò.

L’uomo la guardava sbalordito.

«Non potevo rischiare che ti uccidessero… già non sapevo come avrei fatto tra 60 anni quando saresti invecchiato!

Quando tornavi sano e salvo ero molto felice… ma una parte di me» la ragazza scuoteva la testa «nei momenti che ero un po' più triste, quando avevo un po' paura… quasi sperava che ti succedesse qualcosa… alcune volte ho immaginato di ucciderti io» confessò non riuscendo a guardarlo in faccia.

Rebekah sghignazzò, poi abbracciò la cognata «Non sei una cattiva persona… tesoro, non lo siamo nessuna delle due… anche io sognavo di ammazzarlo praticamente ogni notte!»

L’uomo le guardava sconvolto «Le due donne che amo più della mia vita negli ultimi mesi fantasticavano su come uccidermi?»

Le due ragazze abbracciate lo stavano guardando contrite, poi la consapevolezza dell’assurdità del momento ebbe la meglio e cominciarono a sghignazzare, seguite dall’uomo.

«E’ quasi una fortuna che vi ho preceduto e l’ho fatto fare a Klaus!» commentò avvicinandosi ad abbracciare le due ragazze.


























 

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Capitolo 32
*** trentunesimo capitolo ***





























 

«Mi trasformi in un rospo?»

Hope si girò a guardare il ragazzo.

«Mi è stato detto che non posso farlo…» ribatté la streghetta.

«Ma vorresti farlo?» chiese Damien sedendosi vicino a lei con il suo bicchiere di succo d’arancia, stavano facendo colazione e in quel momento non c’era nessun altro in cucina.

«Se questo è il tuo modo per capire se Fel me lo ha detto… non sei capace a fare le indagini!» ribatté impertinente Hope.

Damien scoppiò a ridere «Capito… con te è meglio un approccio diretto! Lizzie le ha dato il mio bigliettino?»

«Sì»

«E lei come ha reagito?»

«Vuoi sapere se dopo averlo letto, se lo è portato al petto e ha cominciato a saltellare per la stanza? NO!» rispose la ragazzina.

«Non speravo in tanto!» ribatté lo stregone «Mi basta sapere che non lo ha stracciato…»

«No, lo ha ripiegato e lo ha…» la streghetta guardò il ragazzo «messo via…» aggiunse.

Damien la guardò sospettoso «Che stavi per dire?» chiese.

«Niente!… Buongiorno zio!» aggiunse ad alta voce salutando Elijah che era entrato in cucina.

«Buongiorno anche a te… nipote adorata! A che devo tutta questa enfasi?»

Hope notò la sua valigia «Non voglio che parti…» replicò facendo il broncio «non ho salutato neanche la mamma» aggiunse.

«Mamma e zia si stanno occupando di una cosa importante, il loro aereo partiva molto presto… il mio invece nel pomeriggio! Abbiamo ancora un po' di tempo» spiegò l’Originale guardandola ironico «Vi lascio alle vostre cose…» aggiunse lasciando la cucina con in mano una tazza di caffè.

«NO! Vengo con te…»

Hope era scesa dallo sgabello di corsa, Damien non era riuscito ad afferrarle il braccio per trattenerla «Non mi scappi streghetta!» le urlò dietro «Te lo faccio vedere io… se so fare le indagini…» sussurrò.

«Che indagini?»

Damien si girò verso la portafinestra a guardare Felicity che stava entrando.

«Niente di che… » rispose con noncuranza il ragazzo «Del succo?» chiese poi sollevando la brocca.

La ragazza scosse la testa «Ho fatto colazione con Ollie e Becca nella dependance» 

Bonnie con Elena e Caroline entrarono nella cucina.

«Buongiorno ragazzi» esordì Care «Come stai tesoro?» fece rivolta a Felicity.

«Bene…» rispose la ragazza.

«Hai parlato con Oliver» domandò Bonnie.

Felicity annuì.

«E va tutto bene?» chiese la strega.

«Benissimo!» sospirò la giovane vampira con un sorriso.

«Avete visto mio zio?» domandò Damien «Non è nella sua stanza…»

«E’ andato con gli altri nella nuova palestra» rispose Elena «Ho visto che Elijah ed Hope li stanno raggiungendo, se ti sbrighi fai in tempo ad andare con loro»

«No… non ne ho voglia… ti funziona il Wi-Fi?» chiese poi a Felicity «stamattina volevo navigare un po’… ma internet non funzionava»

«Quello della scuola lo abbiano spento» rispose Caroline «ma c’è la linea privata, però non credo che sia sicuro usarla con uno dei portatili del convitto… ne hai uno tuo?»

Damien scosse la testa.

«Gli posso prestare il mio… » propose Felicity un po' titubante.

«Se non ti scoccia…» replicò il ragazzo.

«Ma no… vieni, così te lo prendi» gli rispose la ragazza mentre usciva dalla cucina «Basta che mi prometti che non vai a curiosare tra le cartelle… o nella cronologia…» aggiunse sussurrando mentre saliva le scale.

«Puoi restare a controllarmi se vuoi…»

«Non occorre…» replicò Felicity mentre apriva la porta della sua camera.

«Dico sul serio… voglio solo andare a leggere qualche notizia sul Monaco e magari fare un giro su Facebook, è l’unico modo che ho per rimanere un po' in contatto con i miei vecchi amici…» replicò Damien entrando.

«Neanche io ho questi segreti inconfessabili… non preoccuparti!»

La ragazza appoggiò il portatile sulla scrivania, lo accese e digitò la password, Damien alle sue spalle sgranò gli occhi vedendo lo sfondo.

«E’ Jack Wilshere…» arrossì un po' Felicity.

«So benissimo chi è… ma sono abituato a vederlo con la maglia addosso mentre calcia un pallone»

«Beh… qui la maglia se l’è tolta per tirarla ai tifosi, dopo una partita importante» commentò la ragazza con un’alzata di spalle.

«Certo… ed è un puro caso che come sfondo hai lui con muscoli e tatuaggi… e non… che so Sánchez o Özil»

«Un puro caso…» annuì la ragazza.

Damien scosse la testa sospirando poi si chinò e si affrettò ad aprire la finestra del browser.

«Abbiamo perso di nuovo! 1 a 0 con un gol nel secondo minuto di recupero! Ma si può prendere un gol al 92esimo?» sbraitò qualche secondo dopo, sollevò lo sguardo a cercare Felicity.

La ragazza lo guardava rammaricata «Mi dispiace…» sussurrò, poi si guardò intorno un po' a disagio.

Il ragazzo fece altrettanto «Forse è meglio che vada in camera mia» mormorò.

Felicity annuì «Fai con comodo… non mi serve…»

Damien la salutò con un sorriso impacciato ed uscì dalla stanza.

 

Lo stregone aprì qualche sito sportivo per leggere della disastrosa partita della sua squadra del cuore, guardò sconsolato la classifica della Ligue1, poi chiuse tutto e aprì Facebook.

Stava scorrendo la home page e sorrideva guardando delle foto che i suoi amici francesi avevano postato, quando si aprì la finestra di Messenger.

Laurel Burley: Damien!

Damien Digne: Ciao

Laurel Burley: Come è andato il giorno del Ringraziamento?

Damien Digne: Molto bene… il tuo?

Laurel Burley: Una noia! 

Damien Digne: Mi dispiace…

Laurel Burley: Ma dove eri finito mercoledì? Non ci siamo neanche salutati!

Damien Digne: Mi sono venuti a prendere prima del ricevimento, hai ragione… non ci siamo neanche fatti gli auguri…

Laurel Burley: Sei imperdonabile!

Damien Digne: Lo so <3

Laurel Burley: Ma ti perdono… perché mi manchi troppo <3

Damien Digne: :-)

Laurel Burley: Ma ho una sorpresa! Indovina dove vado tra un paio d’ore?

Damien Digne: A fare shopping per il Black Friday?

Laurel Burley: SI! Ma non qui… a Boston!

Damien Digne: Ma tu non abiti in Luisiana?

Laurel Burley: Siamo ospiti di amici di mio padre! E io ho accettato subito perché a Boston ci sei tu! Ci possiamo vedere! (*_*) 

Damien guardava il monitor non sapendo cosa fare, non ricordava di aver parlato di Boston con i suoi amici e tantomeno di sua zia… “Ma forse mi sbaglio…“ rifletté. 

Laurel Burley: Damien.. Ci sei?

Damien Digne: Scusami tesoro… ma mi hanno chiamato per fare una commissione, ci sentiamo più tardi?

Laurel Burley: Ma io tra un paio d’ore vado in aeroporto! 

Laurel Burley: Come facciamo a metterci d’accordo? 

Laurel Burley: Non hai neanche il cellulare! 

Laurel Burley: Se ci dessimo un appuntamento?

Laurel Burley: Facciamo domani mattina alle 11 al Copley Place?

Damien Digne: Ti faccio sapere… ora devo andare…

Laurel Burley: E come mi contatti?

Damien Digne: Come stiamo facendo ora! Usando Messenger!

Laurel Burley: D’accordo! :-(

Damien Digne: Ciao :-)

 

«Felicity…» chiamò bussando alla sua porta.

«Puoi tenerlo ancora un po' se vuoi…» esclamò la ragazza.

«Ti devo far vedere una cosa…» disse Damien entrando «chiudi la porta… è importante» aggiunse vedendo l’espressione della vampira.

Felicity chiuse la porta ma ci si appoggiò contro.

«Vieni qui! Devi leggere una cosa» esclamò lo stregone mettendo il portatile sulla scrivania.

La ragazza si avvicinò, poi guardò il ragazzo infastidita.

«Sei venuto per farmi leggere una conversazione tra te e Laurel?» chiese stizzita.

«Tra me e Laurel non c’è niente! Te l’ho già detto!»

«A giudicare dalle faccine non si direbbe!»

Il ragazzo sbuffò «Credimi… mi farebbe molto piacere approfondire e chiederti il perché sembri gelosa… ma non è il momento! Ti prego… leggi!»

Ma la ragazza lo stava già facendo e dopo qualche secondo prese il portatile e uscì dalla stanza.

«Dove vai?» chiese Damien.

«Secondo te?» rispose scendendo le scale.

 

Oliver e Rebekah arrivarono alla palestra abbracciati, sorrisero notando il trambusto.

«Ce l’hai fatta ad arrivare!» esclamò Damon all’indirizzo dell’uomo «Noi non siamo come loro… che si allenano per divertimento! Noi dobbiamo farlo per smaltire il pranzo di ieri!»

Kol, che stava combattendo con Jeremy, sorrise «Così impari a “curarti“!» esclamò rivolto all’ex vampiro.

Oliver sorrise «Un’altra cosa da mettere nell’elenco dei pro…» mormorò dando un bacio sulla fronte a Rebekah che lo strinse più forte.

Klaus stava chiacchierando con Elijah e Vincent, ma non perdeva di vista Hope e le gemelle che si erano messe in testa di usare il bilanciere, Alaric stava tentando di convincerle che alcuni pesi erano fuori la loro portata.

Eric invece si stava allenando con Jamie e Ian, i due licantropi vigilanti.

«Non glielo hai detto…» valutò Oliver avvicinandosi a Klaus.

«Non spetta a me farlo» replicò l’Ibrido.

Vincent ed Elijah fissavano il neo vampiro perplessi.

«E’ opera tua?» chiese lo stregone sbalordito.

«Tecnicamente si… ma ho solo soddisfatto una sua richiesta» rispose Klaus.

«Era questa la cosa che dovevi fare stanotte…» considerò Elijah.

Il fratello non gli rispose limitandosi a sostenere il suo sguardo.

Jeremy si stava avvicinando sconvolto «Oliver…» mormorò guardando l’amico «Come… quando…»

Anche gli altri ora li fissavano incuriositi.

«Che è successo?» chiese Damon.

Anche le bambine smisero di giocare con i pesi ed andarono vicino all’uomo, Hope lo toccò «SEI UN VAMPIRO!» urlò.

Damon ed Alaric restarono di sasso.

«Bella mossa cognatino!» sghignazzò Kol dandogli il cinque «Lo avevo immaginato dalla faccia che avevi quando ieri hai chiesto di poter parlare in privato con Nik, posso tornare qualche giorno a New Orleans con Elijah? Non voglio perdermi la reazione di Marcel quando lo saprà» aggiunse scoppiando a ridere.

Rebekah non poté fare a meno di sorridere, Oliver si girò a guardarla.

«Lo hai fatto per Zia e Felicity…» contemplò Hope pensierosa «Hai fatto bene!» annuì sorridendo.

«E’ così romantico…» esclamarono in coro le gemelle.

Oliver le guardò intenerito.

«Hanno ragione…» commentò Damon dandogli una pacca sulla spalla.

«Sono scioccato… » intervenne Alaric «mi vengono in mente solo domande stupide e inutili, perché è ovvio che ci hai pensato bene, che sei sicuro… si vede dalla tua espressione, quindi l’unica cosa che ti posso dire è che… qualunque cosa ti serva… io ci sono»

Oliver annuì con gratitudine.

«Ti ha ucciso papà?» chiese Hope.

Oliver la guardò imbarazzato «Si… gliel’ho chiesto io, però…»

«Ti ha fatto male?»

«Non me ne sono neanche accorto…»

Hope annuì sorridente, poi si girò verso il padre guardandolo orgogliosa.

Klaus le fece un occhiolino, poi rispose al suo telefono.

«Damon… le nostre dolci metà hanno bisogno di noi» fece alzando gli occhi al cielo in maniera plateale appena riattaccò.

Le ragazzine si misero a sghignazzare e non videro lo guardo che l’Ibrido fece all’indirizzo degli adulti.

«Voi rimanete qui e state attenti» sussurrò passando accanto a Rebekah «Vi faccio sapere cosa sta accadendo» 

La sorella annuì.

 

 

«Fai uno sforzo di memoria, è basilare sapere se hai detto o meno ai tuoi amici che andavi a Boston» stava dicendo Caroline.

«Sono sicuro al 100% di non avergli detto che passavo questo periodo da mia zia» rispose il ragazzo «non mi ricordo però se prima che succedesse tutto questo ho accennato al fatto che i famigliari di mia madre vivessero lì.

Non ho parlato molto di quello che mi è successo» aggiunse mormorando «e di certo non ho parlato dei Corey!» esclamò piccato «Credo di essermi limitato a raccontare che dopo l’incidente sono stato affidato ad una sorella di mia madre che non avevo mai visto e conosciuto e che lei ha preferito iscrivermi qui invece di tenermi con sé, senza aggiungere altri dettagli, ma non ne sono sicuro»

Elena diede una carezza al ragazzo, che sollevò lo sguardo sorridendole.

Damon e Klaus entrarono in quel momento, Bonnie gli raccontò cosa fosse successo, l’Ibrido e l’ex vampiro si misero a leggere la conversazione tra Laurel e Damien.

Il ragazzo li guardava chiaramente a disagio, Damon sollevò lo sguardo inarcando un sopracciglio… poi scrutò Felicity che imbarazzata teneva gli occhi fissi a terra.

«Andiamo dalle Angel’s, dobbiamo studiare il dossier della ragazza e vedere se troviamo dei collegamenti con Salem» decise l’Originale prendendo il portatile e avviandosi verso le scale che scendevano nei sotterranei.

«Laurel Burley di Ruston, Luisiana» cominciò a leggere Caroline «vive con il padre Russell, vedovo… la moglie Arlene, la mamma di Laurel, è deceduta otto anni fa per cause naturali… arresto cardiaco, un malore improvviso» continuò mostrando una foto di una donna bionda.

«Entrambi i genitori sono stregoni, ma hanno preferito tenersi a distanza da congreghe e affari legati alla magia, questo almeno è quello che ci ha detto il signor Burley al momento dell’iscrizione della figlia.

Ha deciso di farle frequentare la nostra scuola, perché ha cominciato ad avere delle difficoltà a crescere da solo una strega adolescente un po' irrequieta, che aveva preso l’abitudine di usare i suoi poteri nelle situazioni più disparate e senza una motivazione»

«In quello non è migliorata…» commentò un po' acida Felicity.

Damien sorrise «Qualche giorno fa ha usato la magia durante l’ora di ginnastica» spiegò continuando a guardare la giovane vampira con un sorrisetto ironico «Jeremy l’ha punita» raccontò poi guardando Bonnie che stava allargando le braccia infastidita.

Damon invece si stava godendo gli sguardi che i due ragazzi si stavano lanciando, lui la guardava divertito e gongolante, mentre lei era sempre più infastidita e lo stava incenerendo.

«Dobbiamo mandare immediatamente qualcuno in Luisiana» affermò Klaus.

«Vado io» rispose Bonnie «Ruston non è molto lontano da Monroe, ne approfitto per andare a trovare mia madre… tra l’altro vive lì da anni ed era una strega, con molta probabilità conosce la famiglia Burley»

«Non puoi farti vedere, Honey!» replicò l’Ibrido «Sei l’insegnante di Laurel… se qualcuno ti riconosce? Meglio mandare Kol… magari insieme a Vincent»

«A quanto ne sappiamo in questo momento stanno partendo per Boston, chi dovrebbe riconoscermi?»

«Laurel ha una passione per selfie e social network…» intervenne Damien «posta in continuazione su Instagram… potresti essere presente in una delle sue “storie”» disse abbassando lo sguardo «e con questo voglio dire… che sei presente nelle sue storie» aggiunse con un sospiro «ti chiama… Medusa» confessò infine contrito.

Damon sghignazzò, la strega si girò per fulminarlo con lo sguardo.

«Ma chissà perché ti chiama così BonBon!» commentò l’uomo scoppiando a ridere.

Anche tutti gli altri presenti ridacchiavano, facendo innervosire ancora di più Bonnie.

«Dovremmo regolamentare l’uso dei cellulari nella scuola» valutò Care cercando di tornare seria.

Cristina era intervenuta per dare una gomitata a Damon «La finisci?» lo rimproverò.

«Però è vero che dovrebbe ammorbidirsi un po’!» si intromise Donna.

«Tu parti sempre dal presupposto che una donna è tale solo se ha un uomo accanto!» affermò Emma innervosita.

«E tu da quello che se ne può fare a meno!» ribatté la sorella.

«Perché è così!» rispose Emma «Servono solo…»

«EMMA!» la fermò Lucy «Ci sono due ragazzi…» aggiunse rimproverandola con lo sguardo.

Klaus e Damon rimasero a bocca aperta.

«Che c’é» li guardò l’anziana vampira «Avevo solo 52 anni quando sono morta! Mica sono una vecchia decrepita!»

«Lo eravamo per i canoni dell’epoca…» aggiunse Cristina «Ma poi siamo diventate vampire… e abbiamo detto addio agli acciacchi dell’età» spiegò divertita. «E tu ragazza… » fece poi rivolgendosi a Bonnie «Non dare retta alle mie sorelle! Ma guardati un po' intorno… perché a volte mi sembra che non vedi neanche quello che succede sotto il tuo naso! Magari… se lo facessi, ti accorgeresti di uno stregone che non aspetta altro che un segnale da parte tua!»

«Chi?… Quello che non riusciamo a cacciare da qui e che avrebbe una congrega da gestire a New Orleans?» domandò ironico Klaus.

«Già!« rispose Donna «E non sai quanto vorrebbe che una volta che avete rinchiuso un certo licantropo nella sua stanza… poi gettaste le chiavi!» continuò sghignazzando seguita dall’Ibrido.

Bonnie restò senza parole guardandosi intorno sconvolta, notando che tutti la stavano fissando divertiti, quando incontrò lo guardo stupito di Damien abbassò gli occhi imbarazzata.

«Comunque lo stregone in questione se ne va immediatamente a farsi un viaggetto con Kol» tornò serio Klaus «Chiamiamoli…»

«Vado con loro…» disse Bonnie con le mani sui fianchi «Mi fermo direttamente a Monroe da mia madre, a Ruston non mi faccio vedere, così non corro il rischio di pietrificare nessuno!»

L’Originale la guardò sbuffando «Va bene…» concesse. 

 

«Tu ti siedi dietro!» esclamò Kol rivolto a Vincent aprendo la portiera a Bonnie «La pantera dagli occhi ammalianti si siede accanto a me!» fece poi ammiccando alla strega.

Eric stava guardando la scena dalla finestra della sua camera, dove la ragazza lo aveva dovuto imprigionare prima della sua partenza, Bonnie alzò la testa e incrociò il suo sguardo, il licantropo la salutò muovendo una mano e la ragazza non riuscì ad evitare di sorridergli.

«Povero Vincent» sussurrò Elena.

«Vincent è molto affascinante… ma puoi biasimarla?» mormorò Caroline.

«Direi proprio di no…» rispose Rebekah.

Tutte e tre avevano visto la loro amica impegnata nel dialogo a distanza con Eric, e ora sorridevano e salutavano i loro amici che erano saliti in macchina.

«L’importante è che si dia una mossa!» aggiunse Becca.

«Direi che è proprio arrivato il momento!» valutò Care.

«Anche perché a quanto pare anche Emma ha una vita sessuale più movimentata della sua!» rincarò la dose Elena.

Caroline scosse la testa divertita «Lascia stare! Sono ancora scioccata!»

«Ma con chi se la fa?» chiese l’Originale sghignazzando.

«Sicuramente con qualcuno in città! Sono tutte coinvolte in vari comitati… come gli avevo suggerito io, quando hanno accettato di venire qui» replicò l’ex vampira.

«E brava Emma!» esclamò Rebekah continuando a guardare l’auto che oltrepassava il cancello.

 

Klaus, Alaric, Jeremy ed Oliver erano andati dalle vigilanti per fare il punto della situazione, erano dovuti scendere a turno per non far insospettire le ragazzine.

Elijah era partito alla volta di New Orleans, avevano considerato l’ipotesi di farlo restare, ma uno di loro doveva tornare a casa, non potevano fare altrimenti.

«Non ci posso credere che ci siamo fatti cogliere impreparati!» sospirava infastidito l’Ibrido «Ci siamo focalizzati sui sospettati più ovvi, senza considerare le interazioni tra le varie congreghe!»

«Dovevamo dare una priorità, tesoro!» rispose Cristina «Non potevamo controllarli tutti… ma abbiamo i filmati»

Stavano guardando per l’ennesima volta i video relativi al rinfresco del giorno del Ringraziamento, ma il padre di Laurel continuava a parlare solo ed esclusivamente con i genitori di Wade e Zoe e lasciava la scuola molto presto senza aver neanche guardato gli Hobbs o il signor Lewis.

Klaus osservò Oliver che teneva in mano la cartellina del dossier di Laurel, stava guardando la foto di sua madre e aveva una strana espressione sul viso, sospirava e si guardava intorno come se cercasse di farsi tornare alla mente qualcosa, poi guardò l’Ibrido sgranando gli occhi «Dove sono le cose che avete trovato nel capanno di Tom e Demelza?» chiese.

Donna e Cristina scesero nello scantinato e tornarono al piano superiore con un paio di scatoloni voluminosi.

Oliver cominciò ad aprirli in maniera frenetica, fino a che non trovò quello che stava cercando: una cornice in argento con una foto di quattro ragazze, due dai capelli rossi e due bionde «Era molto più giovane… ma è lei» esclamò facendola vedere agli altri.

Klaus prese la cornice e guardando i quattro volti sorridenti li confrontò con la foto che avevano nel dossier «Senza dubbio, Mate» concordò annuendo all’amico «Stavamo cercando nel posto sbagliato… non sono collegati a Salem…» considerò con un sospiro.

«Non c’è il nome da nubile nel dossier?» chiese Alaric.

Oliver si mise a cercare, poi scosse la testa.

«Cerca nell’anagrafe di Portland, Oregon…» chiese Ric con un sospiro ad Emma che era già al computer.

«Arlene Falley» lesse dopo qualche minuto la vigilante «Nata a Portland il 22 febbraio 1969, morta a Ruston il 7 maggio 2009»

Alaric con un sospiro annuì «La causa naturale del decesso… è stata la trasformazione di Kai, era una Gemini…» affermò, confermando quello che ormai era chiaro a tutti.

«E il signor Burley ce l’ha tenuto nascosto» fece Jeremy.

«Non facciamo considerazioni affrettate» replicò Oliver «Al momento dell’iscrizione non aveva alcun motivo di farlo…»

«Le dinamiche che portano alla fine di una congrega non sono cose che si raccontano» intervenne Klaus annuendo ad Oliver «per quanto si faccia vita ritirata e non si partecipi alle loro attività, su certe cose si mantiene sempre il riserbo…»

«Dici che non ne era al corrente?» cercò di capire il Cacciatore.

«Certo che lo era… » rispose Ric «ma come dice Klaus sono informazioni riservate e di certo non si vanno a riferire a degli estranei per una semplice iscrizione scolastica»

«La domanda è… cosa è cambiato?» rifletté Oliver «Perché un uomo che si è sempre tenuto lontano da certi problemi improvvisamente cambia idea e si mette a tramare insieme ad una vecchia amica della sua defunta moglie?»

«E la gemella?» chiese Klaus «Dove era quel giorno? Magari era qui a Mystic Falls… invitata al matrimonio» spiegò con uno sguardo rammaricato guardando Ric.

«Holly Falley…» lesse Emma, poi fece una piccola pausa e girandosi a guardare gli altri «non dà notizie di sé da marzo del 2005, c’è una denuncia di scomparsa presentata da sua sorella Arlene.»

 

«Rimani attaccata all’aquilone!» stava urlando Josie ad una Lizzie un po' impanicata.

«Sennò finisci sulle pigne!» concordò Hope.

Stavano giocando alla playstation con il giochino dell’omino di lana che Damien gli aveva fatto conoscere la sera prima.

Il ragazzo le stava controllando e tenendo occupate per dar modo agli adulti di andare e venire dal cottage delle vigilanti, anche Felicity era con loro ma non stava prestando attenzione al gioco, era seduta su una delle poltrone e stava leggendo un libro.

«Che leggi?» chiese lo stregone, andandole vicino «Chocolat… Joanne Harris…» lesse poi dalla copertina, visto che la ragazza non gli rispondeva «Non c’era un film con questo titolo?»

Felicity alzò lo sguardo «Lo vedrò quando avrò finito di leggere il libro»

«Che gusto c’è a vedere un film se già conosci la storia?» domandò Damien.

«Mi limiterò a guardare Johnny Depp… visto che non devo seguire la trama» replicò la ragazza con un’alzata di spalle.

«Ma ce l’hai con me?» si informò lo stregone chinandosi.

«Perché dovrei?» obiettò la vampira, continuando a leggere.

«Perché dopo che ti ho baciato mi sono messo a chattare con Laurel» le sussurrò il ragazzo ad un orecchio.

«Non serve che le parli in un orecchio, è una vampira… ti avrebbe sentito lo stesso» commentò Hope.

I due ragazzi si girarono a guardare la streghetta che li fissava impertinente.

Nel farlo Felicity si era mossa leggermente in anticipo rispetto a Damien e le loro labbra si erano sfiorate per un attimo. 

Il ragazzo deglutì e poi sospirando guardò la ragazza che si era allontanata imbarazzata.

«Damien…» lo chiamò Damon dalla porta della cucina.

«Dobbiamo rispondere a Laurel» gli mormorò quando il ragazzo lo raggiunse«Se non lo facciamo si insospettiranno»

«Andate, ci pensiamo noi alle ragazze…» annuì Care.

«Allora… come sta andando?» chiese Rebekah avvicinandosi al divano insieme a Caroline e ad Elena, le tre donne con il loro corpo impedirono alle bambine di vedere Damon e Damien che stavano passando per andare verso le scale e scendere nei sotterranei, Felicity invece era in una posizione diversa e intravedendoli, riprese a leggere con un profondo sospiro.

«L’hai fatta arrabbiare…» commentò Damon.

«Io non ho fatto niente, non l’ho cercata io Laurel!»

«Beh… le mancavi…» commentò l’uomo guardandolo malizioso.

«Io a lei… non le ho mica detto che lei mancava a me!» ribatté il ragazzo.

«Io la tua età l’ho vissuta in un’altra epoca… nel vero senso della parola» rise l’ex vampiro «Però la tua situazione potrebbe essere equiparata al chiedere a due damigelle di fare più di un ballo nella stessa serata danzante… molto disdicevole!» chiarì muovendogli l’indice davanti il viso.

 

«Fel… ti va di darmi una mano a preparare la merenda?» chiese Rebekah con un sorriso.

La ragazza chiuse il libro e dopo averlo riposto sul tavolinetto si alzò.

«Non ti far vedere così…» mormorò Becca quando erano entrate in cucina.

La giovane vampira abbassò lo sguardo.

«Circa un mese fa…» iniziò a raccontare l’Originale «ho intercettato un bigliettino, era di Laurel…»

Felicity si girò a guardarla interessata.

«Il destinatario era Damien, ne ho parlato anche con le altre e abbiamo deciso di far finta di nulla, di lasciarli fare…» continuò Rebekah «Ma sai come sono fatta! Sono curiosa! Quindi li ho osservati per capire come era andata a finire… Niente! Lui continuava a fare come se nulla fosse… credo che la bella e appassionata dichiarazione d’amore non abbia avuto l’effetto sperato…»

La giovane vampira sgranò gli occhi.

«Ma se tu ti fai vedere così… il signorino si guarderà bene dal dirtelo! Si divertirà a tenerti sulle spine, gongolando nel vederti così gelosa…»

Felicity annuì sbuffando.

«Bonnie è bloccata all’aeroporto di Dallas dove hanno fatto scalo… non ci sono altri voli prima di domani mattina» esordì Elena entrando in cucina «stavamo aspettando qualche notizia prima di rispondere a Laurel ma ora bisogna decidere il da farsi.. io e Caroline portiamo le ragazze a dare da mangiare a Niklaus… voi andate e fateci sapere…»

Becca annuì, poi guardò Felicity «Ho un'idea…» disse prendendola per mano.

 

«Io direi di continuare come si era deciso» stava dicendo Alaric «far dire a Damien che non si sente molto bene e che non può andare all’appuntamento.»

«Io ho un’altra idea…» esclamò Rebekah entrando «lui conferma l’appuntamento e ci andiamo io e Felicity…»

«Cosa?» esclamò Oliver «Non se ne parla nemmeno!»

«Ti ricordo che a Boston ci sono Hayley e Freya… non saremo sole! E poi io punto sull’effetto sorpresa» affermò Becca «Se va tutto come penso, Laurel sarà così innervosita da mandare all’aria i loro piani…» continuò guardando Damien ironica «Al contrario Freya ed Hayley potranno controllare la situazione a distanza e capire chi c’era effettivamente all’appuntamento»

«E se vi attaccano?» chiese Oliver.

«Questa domanda mi offende!» ribatté Rebekah «Se ci attaccano… prega per loro! Perché sono stregoni morti!»

Klaus era rimasto in silenzio «Perché pensi che Laurel si arrabbierà a vedervi lì?» chiese alla sorella.

«Perché spera in un tête-à-tête con il nostro dongiovanni» rispose Becca lanciando un’occhiata al ragazzo che era arrossito «e vedere sul luogo dell’appuntamento la ragazza con la quale ha passato le ultime settimane, la manderà fuori di testa… lei non sa che Felicity gli faceva solo da guardia del corpo» spiegò «Fidati… conosco la psiche femminile, ha di certo equivocato… ed è gelosa della mia bellissima cognatina!»

Klaus annuiva pensieroso «Oliver…»

«Se decidiamo di attuare questo folle piano… io vado con loro, sia chiaro…» rispose l’uomo.

«Tu non vai da nessuna parte!» ribatté Becca «Non ti offendere, ma non sei pronto! Lei invece è addestrata, io le starò vicino e non la perderò di vista un secondo… ma credimi, è in grado di difendersi! L’ho allenata io… so di cosa è capace…»

«Andrò io con loro, Mate…» esclamò Klaus «Non possiamo lasciarci sfuggire un’occasione del genere… Becks ha ragione, la nostra piccola guerriera sa il fatto suo, mi sono fermato più di una volta ad osservare il suo addestramento… starò a distanza con Hayley e Freya ma sarò pronto ad intervenire, puoi stare tranquillo…»

Oliver sospirò «Te la senti?» chiese alla sorella.

«In missione con Rebekah, Klaus, Hayley e Freya? Stai scherzando spero!» ribatté Felicity.

Cristina scoppiò a ridere seguita dall’Ibrido, Becca invece l’abbracciò.

«Non puoi lasciarla andare…» fece timidamente Damien in direzione di Oliver «E’ troppo pericoloso… non voglio che le succeda qualcosa per causa mia…»

«Dietro questa storia ci sono Tom e Demelza» ribatté piccata la giovane vampira «Non sei l’unico ad essere in pericolo… ci sono anche Josie e Lizzie da proteggere! E poi io ho un conto in sospeso con quei due…» 

«Così ti voglio, honey…» annuì Klaus «Oliver… capisco la tua preoccupazione, è tua sorella… non posso costringerti ad accettare che si esponga così… ma…»

«Ma sarà con te e Becca» lo interruppe il neo vampiro «e so per certo che farete tutto quel che è in vostro potere per proteggerla, non potrebbe avere un team migliore per la sua prima “missione“» virgolettò per prendere in giro la sorella «se vuole farlo… non la fermerò»

«Emma… prenotaci tre biglietti per Boston, Damien conferma l’appuntamento… e noi belle fanciulle andiamo a prepararci» fece Klaus prendendo sottobraccio la sorella e Felicity.

 

 

Felicity stava preparando una piccola valigia «Avanti…» esclamò sentendo bussare «Oliver… stai tranquillo» continuò senza girarsi.

«Sono io…» replicò Damien.

«Becca mi ha mandato un messaggio, il volo è tra meno di tre ore… devo sbrigarmi» lo informò la ragazza.

«Non voglio che tu faccia da esca…» mormorò il ragazzo.

«E’ un ottimo piano e poi ho mezza famiglia Originale che mi copre le spalle!»

«Loro sono immortali… tu no…» continuò Damien guardando a terra.

«Ma sono una vampira… e sono forte abbastanza»

Il ragazzo scuoteva la testa «Puoi segnarti questo numero?» sussurrò tirando fuori un telefono dalla tasca dei pantaloni.

«Ora hai un cellulare?» chiese Felicity.

«Me lo ha dato Damon, lo usava per lavoro… ha pensato che mi avrebbe fatto piacere poter comunicare con te… mentre sei via»

La ragazza annuì, poi si scambiarono i numeri telefonici.

«Devo andare…» affermò la vampira.

«Aspetta…» la bloccò lo stregone prendendole un braccio, poi si avvicinò timoroso e le diede un bacio a stampo sulle labbra, Felicity rimase a guardarlo immobile e il ragazzo si chinò per baciarla un’altra volta.

Le cinse la vita con entrambe le mani e l’attirò gentilmente a sé, la ragazza gli allacciò le braccia intorno al collo e rispose al suo bacio, fece per allontanarsi quando avvertì di nuovo che i suoi canini stavano per spuntare.

«Non mi importa» mormorò roco Damien intensificando la presa per impedirle di muoversi.

 

 

Oliver lasciò andare la sorella dalla sua stretta, poi abbracciò e baciò Rebekah.

Le due ragazze si allontanarono sorridendogli, l’uomo le stava guardando mentre Becca apriva la portiera a Felicity. 

Klaus gli passò accanto dopo aver salutato Caroline, si stava dirigendo verso il lato guidatore quando Oliver lo bloccò «Sono la ragione della mia vita…» mormorò.

«Sei fortunato allora… fanno parte anche della mia esigua lista, Mate…»

Damien fissava Felicity che era seduta nel sedile posteriore, Damon stava al suo fianco e teneva un braccio intorno alle sue spalle.

Oliver seguì con lo sguardo la macchina fino a che, dopo aver imboccato il cancello di uscita, passava davanti al cottage delle vigilanti che erano in piedi sotto il portico, poi si girò e passando accanto al giovane stregone gli diede una pacca sulla spalla «Stai tranquillo… tornerà sana e salva» bisbigliò.

 

Felicity stava armeggiando con il suo cellulare, andò sulla rubrica e dopo aver selezionato un contatto andò nel menù per modificare il nome con il quale lo aveva salvato. Aveva appena terminato di farlo quando un bip le notificò l’arrivo di un messaggio su WhatsApp.

Turtly: <3

La giovane vampira sorrise e rispose nella stessa maniera.

 

Felicity e Rebekah stavano uscendo dal negozio di Victoria's Secret, entrambe avevano una delle buste a righe rosa chiaro e rosa scuro.

«Restate concentrate!» tuonò una voce.

Klaus era a parecchi metri da loro, ma sentirono distintamente il tuo tono arrabbiato.

«Non è credibile che due ragazze vengono in un posto del genere senza fare shopping!» replicò sottovoce Becca.

Hayley: Laurel è arrivata.

«Bene… » rispose Klaus dopo che Becca lo aveva avvertito del messaggio «potete rallentare il passo, non siete lontane dal luogo dell’appuntamento»

«Il ridicolo luogo dell’appuntamento vorrai dire» commentò Felicity alzando gli occhi al cielo.

«Un po' pretenzioso in effetti» non poté fare a meno di sghignazzare l’Ibrido.

Rebekah sospirò e serrò la presa della mano di Felicity appena intravide le scatole verde acqua che, impilate a gradazione dalla più grande alla più piccola, formavano due colonne davanti all’entrata del lussuoso negozio. 

Laurel vestita di tutto punto era al fianco di una di queste, esattamente sotto la T dell’insegna.

«Vuoi fare “Colazione“ tesoro?» chiese a voce alta Becca.

Felicity scoppiò a ridere, era una risata spontanea… avevano deciso di esordire in quella maniera da quando avevano saputo che il luogo dell’appuntamento era davanti al negozio di Tiffany & Co!

Ma nessuna delle prove era stata all’altezza della realtà, perché appena Rebekah aveva detto la sua battuta, Laurel si era girata di scatto e le aveva guardate con un’espressione che avrebbe voluto immortalare!

«Ciao Laurel! Ancora non è arrivato Damien? Abbiamo lasciato lui e Oliver da Hugo Boss, pensavamo che avessero finito a quest’ora» esclamò Felicity tutta sorridente.

«Non impareranno mai che non si fa aspettare una ragazza!» commentò Rebekah.

«Che ci fate qui?» balbettò Laurel.

«Abbiamo accompagnato Damien a Boston… non te lo ha detto?» rispose Becca «In effetti è anche strano che tu pensassi che avesse passato qui la festa del Ringraziamento! Non sai che sua zia ha rinunciato alla sua tutela legale settimane fa?»

Laurel sgranò gli occhi.

«Giovedì è stato con la sua nuova famiglia affidataria ma la sera è tornato a scuola, sono ancora nel periodo di prova e ci vuole tempo ad adattarsi» continuò Rebekah «non lo sanno che hanno preso in casa uno stregone…» le sussurrò all’orecchio con fare cospiratorio.

«Visto che avevamo ancora qualche giorno di vacanza ci ha chiesto di accompagnarlo qui» continuò l’Originale con noncuranza «voleva andare in ospedale per salutare e farci conoscere chi si è occupato di lui durante la degenza e anche per prendere qualche effetto personale che si era dimenticato.»

«Per questo quando ieri gli hai chiesto di vedervi a Boston è rimasto un po' sorpreso» continuò Felicity «Ma prima di confermare l’appuntamento… ha preferito aspettare di sapere a che ora avevamo l’aereo»

«E lo avete accompagnato anche qui?» sbottò Laurel infastidita.

«Damien voleva farti una sorpresa!» replicò la giovane vampira sorridente «Pensava che saresti stata entusiasta all’idea di fare un po' di shopping tutti insieme!»

La sua compagna continuava a guardarsi intorno nervosa. «Credevo che saremmo stati da soli!» rispose piccata.

«Che problema c’è…» esclamò Becca mentre si metteva il cellulare in tasca… aveva ricevuto un messaggio da parte di Hayley in cui diceva che avevano fatto molte fotografie riconoscendo parecchie persone. Lei e Felicity potevano anche andarsene, loro sarebbero rimaste a vedere la reazione quando si sarebbero resi conto che Damien non sarebbe arrivato.

«Andiamo tesoro?» chiese sorridendo alla cognata. «Li lasciamo soli per il loro appuntamento galante?»

«Certo…» rispose Felicity «ma se fossi in lei aspetterei prima di scegliere l’anello di fidanzamento…»

Rebekah e Felicity sentirono distintamente la risata di Klaus.

 

Ore 10,50 Turtly: Stai attenta

Ore 10,52 Turtly: Resta sempre vicino a Rebekah

Ore 10,55 Turtly: In bocca al lupo

Ore 10,57 Turtly: Appena puoi fammi sapere come è andata

Ore 11,05 Turtly: Allora?

Ore 11,07 Turtly: Come è andata?

Ore 11,10 Turtly: Felicity?

Ore 11,12 Turtly: Perché non rispondi!

Ore 11,15 Turtly: Tuo fratello è agitatissimo… ma a lui non gli può venire un infarto … a me SI!

Ore 11,18 Turtly: Felicity…

Ore 11,19 Felicity: Tutto Ok

Ore 11,19 Turtly: Che significa tutto ok?

Ore 11,20 Felicity: Significa che stiamo uscendo dal centro commerciale tutte intere, non preoccuparti… 

Ore 11,20 Felicity: La tua bella invece era un po' verdina… in tinta con il luogo dell’appuntamento.

Ore 11,21 Turtly: Non è la mia bella… 

 

Qualche minuto dopo che Felicity e Rebekah si erano allontanate, il signor Burley si avvicinò alla figlia insieme ad una donna, parlottarono qualche minuto.

«Gli sta raccontando per filo e per segno la storiella di Rebekah…» sussurrò Klaus.

«Sembra arrabbiata…» mormorò Hayley che era ad una cinquantina di metri da lui.

Russell Burley e la donna si girarono per allontanarsi e l’Ibrido la riconobbe «Aliyu Indians… » sibilò innervosito.

Il padre di Laurel si avvicinò a due uomini.

«Giles Corey e il suo braccio destro» illustrò Hayley.

«Gli sta dicendo che Damien era da Hugo Boss… » replicò Klaus.

«Li seguo io…» affermò l’Ibrida.

«Proseguiamo da piano…» rispose l’Ibrido.

L’Originale prese il telefonino «Felicity e Rebekah sono al sicuro… Corey era qui, potete mandate il messaggio a Laurel»

Klaus vide la ragazza mentre prendeva il suo cellulare e dopo aver letto il messaggio sgranare gli occhi.

Damien Digne: Ho visto il fratello di mia madre vicino al negozio… me ne sono andato! Non lo voglio incontrare quel viscido verme!

Il senso del messaggio era stato deciso tutti insieme, ma era stata Cristina a scriverlo e non aveva voluto sentire ragioni, aveva sostenuto che un messaggio forte e arrabbiato sarebbe stato più credibile.

Quella gli era sembrata la scusa migliore per non far presentare il ragazzo senza destare troppi sospetti, volevano far credere ai loro nemici che non avevano ancora capito che erano sotto attacco.

Laurel andò dal padre e gli fece leggere il messaggio, il signor Burley con un gesto di stizza si avvicinò ad altri tre uomini e dopo aver detto qualcosa alla figlia, si incamminarono nella direzione che avevano preso Giles Corey e il suo braccio destro.

La ragazza e Aliyu Indians invece presero la direzione opposta.

«Tu segui quelle due…» esordì Klaus appena Freya rispose «io vado a dare man forte ad Hayley… nel caso stiano semplicemente lasciando il centro commerciale, ci vediamo in albergo»

 

Quando Klaus e Hayley arrivarono in hotel, Rebekah e Freya stavano inviando le foto che avevano scattato al centro commerciale.

L’Ibrida era al telefono con Martha Corey, le stava raccontando cosa era successo al Copley Place, benché si erano viste solo una volta, il giorno che Hayley e Freya erano arrivate a Boston, si sentivano frequentemente per aggiornarsi sulla situazione.

La sera prima Giles Corey era piombato a casa della sorella senza preavviso, insieme ad altri due componenti del consiglio.

«A che gioco state giocando tu e Maze?» era sbottato il fratello.

«Che intendi?» aveva risposto Martha.

«Dove lo nascondete?»

«Ma di chi parli?»

«Del piccolo bastardo!»

«Intendi… Damien? Che ne so io dove è? Mi avevi chiesto di rinunciare alla sua custodia… e l’ho fatto!»

«E’ qui a Boston!»

«Cosa? Non so di che parli… non è qui da me e se vuoi chiamo Maze, così puoi verificare che non ne sa nulla neanche lei!» replicò la strega prendendo il cellulare, poi sotto lo sguardo indagatore del fratello chiamò la sua amica «Sta arrivando…» annunciò dopo aver riattaccato.

«Manda qualcuno a casa di Maze… a controllare» ordinò Giles ad uno degli altri due.

«Quel ragazzo sparisce e ricompare come se nulla fosse!» riprese a parlare lo stregone «Non era a scuola quando Hobbs e Lewis sono andati a prendere i figli! E gli hanno detto che eri andata a prenderlo prima… ma tu non ti sei mossa da qui! E neanche Maze…»

«Ci fai controllare?» domandò innervosita Martha, ovviamente lo sapevano che erano sotto sorveglianza, Hayley e Freya le avevano avvertite, era il motivo per il quale cercavano di comportarsi normalmente.

Martha e Maze dovevano dare l’impressione di aver messo definitivamente una pietra sopra il passato, di aver voltato pagina e di non pensare più a Damien, al contrario non passava giorno che le due donne non pensassero al ragazzo e combattessero contro il desiderio di andare a Mystic Falls per incontrarlo.

«Hai ospiti…» considerò Maze entrando nel soggiorno qualche minuto dopo.

«A quanto pare si…» replicò Martha con un sospiro «Stanno cercando il figlio di Annabeth…»

«Non lo chiamare così!» 

«E’ la realtà… quel ragazzo è il figlio di nostra sorella…» sibilò la strega al fratello. «Dicono che è qui a Boston e pensano che lo stiamo nascondendo noi due…» spiegò poi all’amica che si mise a ridere.

«E come vi è venuta questa idea?» chiese Maze divertita.

«Abbiamo usato un‘esca… lo abbiamo fatto contattare da una sua compagna e lui ha accettato di incontrarla domani mattina in un centro commerciale qui a Boston!» spiegò Giles.

«Noi non ne sappiamo nulla… e tra qualche minuto te lo confermeranno anche chi hai mandato a casa di Maze…» rispose Martha, lanciando uno sguardo rammaricato all’amica.

«C’è gente a casa mia?» chiese la donna sgranando gli occhi «Digli di non mettere a soqquadro tutto! Un ragazzo non si nasconde in un cassetto segreto!»

Qualche minuto dopo arrivò una chiamata e quando il suo braccio destro scosse la testa, Corey reagì innervosito.

«E’ tutto assurdo! In tribunale la pratica è sparita… nessuno la trova! Tu non sei più il suo tutore… ma non si sa nulla della famiglia che lo ha preso in affido!

La sua compagna ci ha riferito che nell’ultimo periodo spariva per giorni! E non ha mai detto dove andava… usando scuse di permessi di soggiorno ed altre cose burocratiche!» Giles Corey camminava avanti e indietro nel soggiorno sempre più agitato «Quando abbiamo chiesto alla sua amica di contattarlo e di chiedergli di incontrarsi a Boston, ci aspettavamo che lui le dicesse che non era qui! Così che lei potesse chiedergli dove fosse! Invece lui ha accettato l’appuntamento! L’unica spiegazione è che anche la nuova famiglia affidataria sia di Boston… è una strana coincidenza! Ma deve essere così!»

“Per nostra fortuna sei un idiota… “ stava pensando Maze guardando l’ex marito, che dopo aver salutato stava uscendo insieme ai suoi uomini.

Dopo aver atteso qualche minuto e controllato che nessuno le stesse spiando, le due donne chiamarono Hayley.

L’ibrida le rassicurò, il ragazzo era al sicuro a Mystic Falls e non si sarebbe presentato all’appuntamento… al centro commerciale ci sarebbero state Miss Marshall e una studentessa della scuola, una giovane vampira.

Quando chiesero più dettagli scoprirono che la ragazza che la congrega stava usando per far uscire allo scoperto il nipote, si chiamava Laurel e aveva una cotta per Damien.

«Beh? Se è innamorata di lui… perché lo sta mettendo in pericolo?» chiese Martha.

«E’ quello che vogliamo scoprire» rispose Hayley «Ma dubito che la ragazza sia a conoscenza dei retroscena…»

«E la giovane vampira? Perché la state facendo venire… è pericoloso…»

«Si chiama Felicity…» spiegò l’Ibrida «Si è occupata di tenere al sicuro Damien in questo ultimo periodo, seguendolo ovunque andasse per non lasciarlo mai solo… abbiamo pensato che la sua presenza potesse far innervosire Laurel, visto che ha fatto capire più di una volta di non apprezzare il fatto che Damien e Felicity fossero inseparabili…»

«Felicity… una ragazza coraggiosa, con un nome bellissimo… mi piace!» sussurrò Martha «Sono felice che mio nipote abbia trovato persone così… »

«Stai tranquilla Martha…» replicò Hayley «Quando tutto questo sarà finito, potrai tornare nella vita di Damien…»

 

Hayley aveva rassicurato Martha e Maze, dicendogli che era andato tutto bene, non erano arrivati allo scontro ed erano riusciti a raccogliere molti elementi utili.

Stavano cercando di analizzare la situazione, quando il telefono di Klaus squillò.

L’ibrido ascoltò cosa Caroline gli stesse dicendo con un’espressione preoccupata, poi riattaccò.

«Dobbiamo tornare immediatamente a casa» annunciò «Hanno ucciso la madre di Bonnie… quando sono arrivati a Monroe l’hanno trovata morta…»





















Nda
Ciao a tutti!
continuo a presentarvi i protagonisti della mia storia!
Questa volta è il turno delle nostre Angels!
grazie a tutti quelli che mi leggono... a chi mi ha messo tra i preferiti... a chi trova un momento per lasciarmi una recensione
ed ovviamente a chi mi aiuta a far si che non ci siano troppi svarioni grammaticali! <3
grazie!

Sangueoro

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Capitolo 33
*** trentaduesimo capitolo ***





























 

Ruston, Luisiana - Il giorno prima.

Laurel era al telefono con Zoe.

«Una noia mortale! Non credevo di poter arrivare a dirlo… ma non vedo l’ora di tornare a scuola!»

«Non vedi l’ora di rivedere Damien!» ribatté l’amica.

«Ovvio!» scoppiò a ridere la streghetta. «Non so come farò a resistere tutti questi giorni…»

«Esci con le amiche! Che facevi prima di arrivare alla Salvatore? Possibile che non c’è niente da fare in Luisiana?» chiese Zoe.

«Non vivo mica fuori dalla civiltà! E’ ovvio che ho degli amici! Ieri sera ci siamo incontrati… ma non riuscivo a seguire i loro discorsi…» raccontò un po' sconsolata Laurel «succede quando vivi in un collegio e rimani fuori dal giro! Non dirmi che non lo hai notato anche tu nella frenetica New York!»

«Mia madre ha invitato un mucchio di gente con i loro figli… non c’è nulla che la fama e i soldi non possano comprare, anche degli amici per la figlia che studia all’estero in una prestigiosissima scuola privata…» sussurrò Zoe.

«Una scrittrice, che deve la sua fama ai suoi libri sul soprannaturale, che si ostina a voler segreto che lei e sua figlia sono delle streghe!» rise Laurel «Tua madre è mitica!»

«Già… scusami ma devo andare, mi sta chiamando! Ci sentiamo…»

Laurel aprì Facebook e guardò il profilo di Damien.

Non postava nulla da mesi e le ultime foto lo ritraevano nel Principato di Monaco, le sarebbe piaciuto conoscere quel ragazzo così sorridente ed allegro… anche se doveva ammettere che ultimamente rideva molto di più.

Sbuffò come al solito nel vedere le fotografie che lo ritraevano con una ragazza con dei cortissimi capelli castani e due enormi occhi scuri, in molte si abbracciavano e in alcune si baciavano.

«Ti dimenticherà prima o poi!» esclamò parlando allo schermo del telefonino.

Suo padre bussò alla porta «Sei sveglia… bene» esclamò entrando.

L’uomo si mise seduto sul letto della figlia «Devo proporti una cosa» cominciò a parlare con un sospiro «riguarda un tuo compagno di scuola, si chiama Damien… siete amici?»

Laurel lo guardò stupida «Buonissimi amici, papà» rispose.

«lo supponevo» rispose il signor Burley «Siete in pochi di quell’età e devo ammettere che questa cosa mi ha sempre preoccupato, ma non avevo scelta, quella è una scuola unica nel suo genere…»

«Ora va molto meglio, comincio ad adattarmi ed io, Zoe, Wade e Damien abbiamo un salottino tutto nostro dove passiamo il nostro tempo libero, in fin dei conti non è così male essere i più grandi!»

L’uomo sorrise «Ieri sera mi ha chiamato un mio carissimo amico, alcuni suoi colleghi gli hanno riferito di avermi visto al ricevimento della tua scuola e così mi ha telefonato per chiedermi un favore… si chiama Giles Corey ed è lo zio di Damien.»

La ragazza lo guardò stupita «Credevo che avesse solo una zia! Una brutta persona che dopo la morte dei suoi genitori non ha voluto neanche conoscerlo! Pensa che non è mai andata a trovarlo in ospedale dopo l’incidente! E poi lo ha spedito in collegio per non averlo tra i piedi!» Laurel scuoteva la testa disgustata.

Il padre la scrutava attento «E’ proprio quello che il mio amico Giles temeva… che sua sorella non avesse raccontato al ragazzo che ha anche uno zio…

Mercoledì è andata a prenderlo prima dell’inizio del ricevimento, proprio per non farlo parlare con nessuno.»

Laurel seguiva la storia molto interessata «E perché fa così? Lei non vuole occuparsi di Damien»

«Giles teme che punti alla sua eredità… Il padre di Damien ha accumulato una fortuna nel Principato di Monaco»

Laurel sgranò gli occhi «E lei lo fa vivere senza un soldo… pensa che Damien non ha neppure un cellulare!»

«Dobbiamo aiutarlo… lo zio lo vuole incontrare, ma non sa dove sia! 

Vorrebbe che tu lo chiamassi per fartelo dire e fissare un appuntamento… Giles teme che non accetterebbe di incontrare un parente di cui non conosce l’esistenza»

La ragazza aveva cominciato ad annuire alla parola “appuntamento“.

«Ma dobbiamo fare le cose per bene… tu devi dirgli che stiamo andando nella sua città ad incontrare degli amici di famiglia, che sei contenta perché così avete la possibilità di incontrarvi…»

Laurel lo guardò un po' interrogativa.

«A quel punto lui ti dirà che non è a Boston… e solo allora gli devi chiedere dove si trova, non dobbiamo farlo insospettire…»

La ragazza annuì, non aveva idea che i parenti di Damien fossero di Boston, ma non lo confessò al padre, che razza di amica è una che non sa un informazione del genere?

«Ma pensavamo che avessi il suo numero di cellulare…» commentò pensieroso il padre.

«Ha un profilo su Facebook però… gli piace andare a curiosare su cosa fanno i suoi amici in Francia, anche se non posta mai niente! A casa della zia potrebbe avere un computer… potrei lasciargli un messaggio in privato…» disse prendendo il cellulare «E’ ON LINE!» urlò felice.

«Ok… salutalo come se nulla fosse, fai qualche domanda in generale…» la istruì il padre andandole vicino.

«Papà… spostati! Non puoi leggere la chat! E’ una cosa privata!»

L’uomo alzò le mani e chiese scusa.

«Ci penso io!» gli sorrise la figlia.

«Gli ho detto che tra un paio d’ore prendiamo l’aereo per Boston e che ci possiamo incontrare» lo informò dopo qualche minuto Laurel.

«E lui… come ha reagito» chiese ansioso il signor Burley.

«Non risponde… » ribatté perplessa la ragazza «ecco… sta scrivendo…» annunciò sollevata dopo un po’ «dice che è stato chiamato per fare una commissione…»continuò infastidita «ha detto che è molto felice che ci possiamo vedere!» aggiunse subito dopo.

Il signor Burley sgranò gli occhi «Cosa? Ma a Boston?»

Laurel annuì… poi cominciò a trafficare sul cellulare.

«Che fai?»

«Cerco un centro commerciale…»

«Perché?»

«Perché Damien non conosce bene la città ed io gli ho detto che devo fare shopping!» rispose Laurel «Copley Place… domani mattina alle 11» lo informò «ma deve confermarlo, credo che stia cercando un modo per liberarsi e non farlo sapere alla zia… ha detto che me lo scrive in chat più tardi»

Russell Burley guardò la figlia con disapprovazione «Non dovevi accettare un appuntamento così a breve termine! Ora dobbiamo andare per davvero a Boston il prima possibile! »

«Tra qualche giorno torniamo a scuola… non vuoi che lo zio abbia di un po' di tempo per conoscerlo?» replicò la ragazza avvicinandosi al suo armadio per prendere una valigia.

Il padre sospirò e scuotendo la testa uscì dalla stanza.

La ragazza cancellò buona parte della conversazione.

 

«E’ a Boston…» disse al suo interlocutore quando rispose «e deve confermare un appuntamento per domani mattina alle 11 al Copley Place, un centro commerciale… lo so! Ma sono stati i ragazzi a deciderlo! E poi…. meglio un posto affollato e pubblico, perché i termini dell’accordo sono sempre validi!

Lo preleverete solo ed esclusivamente dopo che si è allontanato da mia figlia! E prima di fare qualsiasi cosa, dovete lasciarlo parlare con me e Aliyu!

Dopo di che è tutto vostro…Si! Ho cambiato idea» sbraitò dopo aver ascoltato qualche istante «potete ammazzarlo se vi va! Deve rimanere lontano da mia figlia! Credo che gli abbia messo gli occhi addosso… anche se, ucciderlo o no fa poca differenza… quando avremo finito, non avranno più una scuola dove incontrarsi…»

 

 

Boston, Massachusetts - il giorno dopo.

Laurel si sistemò l’orlo della minigonna, per fortuna la sua bugia non aveva avuto ripercussioni, Damien era davvero a Boston e ora la stava raggiungendo “Beh, a volte il destino ha bisogno di una spintarella“ pensò sorridendo.

Era troppo contenta e non voleva rovinarsi il momento, mise da parte la sensazione che aveva avuto la sera prima quando la freddezza della risposta di Damien l’aveva ferita.

Il ragazzo si era limitato a confermare l’appuntamento e quando lei aveva proposto di incontrarsi davanti il negozio di Tiffany aveva replicato con un “Va bene, ci vediamo lì alle 11“ inoltre, pur avendo visualizzato tutti i successivi messaggi della ragazza, non aveva mai risposto… neanche per darle la buonanotte!

La streghetta guardò il display del suo telefonino, le 10,55… mancava poco.

Guardò la vetrina del lussuoso negozio dove faceva bella mostra di sé un bellissimo anello con un importante diamante, non poté far a meno di fantasticare… 

Quello era un anello da sogno e a quanto pare Damien se lo poteva permettere… 

Quando la sera prima era arrivata nell’enorme casa dei Corey, si era guardata intorno stupita dal lusso che la circondava, poi aveva conosciuto il padrone di casa ed era rimasta colpita dalla referenza con la quale le persone si rivolgevano a lui, quasi fosse un sovrano.

Da lì a cinque anni si vedeva in quell’enorme salone, Damien in ginocchio con in mano una scatolina verde Tiffany… 

«Vuoi fare “Colazione“ tesoro?» 

Fu un brusco risveglio… Miss Marshall e Felicity la stavano guardando con un’espressione ironica “Sarà vero che i vampiri riesco a leggere la mente?“ non poté far a meno di pensare Laurel mentre le guardava sconvolta.

«Che ci fate qui?» si sentì chiedere in risposta a qualcosa inerente al fatto che Damien era con Oliver da Hugo Boss e che non era gentile far aspettare una ragazza.

Ascoltò la replica della sua insegnante e di Felicity a bocca aperta, non riuscendo a capire bene quello che le stavano dicendo, la sua mente cercava di collegare quella spiegazione al racconto di suo padre, le incongruenze erano palesi… ma era troppo sconvolta per coglierle in pieno.

«E lo avete accompagnato anche qui?» era l’unica cosa che riusciva a pensare, aveva mentito e tramato alle spalle del padre per avere un incontro con Damien ed era l’unica cosa che le importava!

“Shopping tutti insieme? Queste due sono pazze!“ «Credevo che saremmo stati da soli!» sbottò infastidita!

Le guardò congedarsi ancora più incredula, poi Felicity fece la battuta sulla scelta dell’anello di fidanzamento “Leggono davvero la mente” rifletté sconvolta… quando sentì montare la rabbia ormai la sua insegnante e la giovane vampira si erano allontanate, avrebbe voluto avere più prontezza e dare una lezione a quell’insolente!

 

«Chi erano?» le domandò il padre preoccupato.

«Miss Marshall, la mia insegnante di lettere antiche e una mia compagna di classe! Sono qui insieme a Damien!» rispose la ragazza nervosa.

«E lui dove è?» incalzò il signor Burley che si era avvicinato con la donna che avevano trovato ad attenderli all’aeroporto di Boston.

Aliyu Indians le faceva paura, sembrava la versione malevola di Miss Bennett, ed era tutto dire… perché la loro insegnante era molto temuta e rispettata alla Salvatore ma Mrs Indians aveva quello sguardo livoroso che ti metteva in soggezione.

«A fare compere con il fidanzato di Miss Marshall che è anche il fratello di Felicity, la mia compagna… da Hugo Boss, mi sembra che abbiano detto…» riferì Laurel sempre più infastidita «Papà… non è qui dalla zia! La zia non è più il suo tutore legale! Sono qui per fare una visita all’ospedale dove lo hanno ricoverato dopo l’incidente! CHE SUCCEDE?» urlò in preda ad una crisi di nervi»

«Lo chiedi a lui quando arriva» rispose il padre «Ora stai calma e comportati come se non fosse successo niente» la istruì il padre guardandosi intorno chiaramente preoccupato, poi con Aliyu andò a parlare con il signor Corey.

La ragazza vide lo zio di Damien che si allontanava insieme ad uno dei suoi uomini “Che sta succedendo!“ rifletté sempre più nervosa.

Laurel teneva il cellulare in mano, che si illuminò ed emise un bip, lesse il messaggio di Messenger sgranando gli occhi e come una isterica si avvicinò al padre facendoglielo leggere.

«CHE STA SUCCEDENDO?» urlò di nuovo «Lo conosce eccome lo zio! Lo ha anche riconosciuto! ED ORA SE NE E’ ANDATO!»

«Te ne devi andare da qui!» replicò in risposta il signor Burley «Aliyu… portala via»

«Io non mi muovo!» ribatté la ragazza.

«Ed invece torni a casa Corey immediatamente… » le intimò autoritario il padre «Mi aspetti lì… quando arrivo ti spiego tutto»

Mrs Indians la strattonò senza troppe cerimonie e lanciandole uno sguardo minaccioso le indicò la direzione da prendere, Laurel sconfitta si lasciò accompagnare all’uscita.

In silenzio e con passo veloce la giovane strega seguiva la donna, ma sentiva la sua rabbia montare… 

In quel momento Damien era con Felicity e stavano ridendo di lei! Se lo sentiva!

Perché quella dannata vampira non era rimasta nel suo angolino all’ultimo banco?

Damien aveva cominciato a lanciarle sguardi curiosi dal primo momento che era arrivato alla scuola, ma fino a che Felicity aveva continuato a non rivolgere la parola a nessuno e a stare con le figlie della direttrice e con Hope, non le era interessato.

Poi c’era stata la partita di calcio e Damien era rimasto incantato ad ammirarla mentre giocava con il fratello, ma anche in quel momento non si era allarmata, lei era una ragazza curata e femminile! Poteva preoccuparsi di una ragazzina che amava correre dietro una palla?

Ma poi qualcosa era cambiato, la divisa aveva cominciato a starle molto meglio, i capelli che prima portava legati con una semplice coda sembravano più lucenti e curati… a volte sciolti, altre intrecciati in pettinature più complicate e femminili… i suoi occhi sembravano più grandi e più blu e anche le sue labbra sembravano più piene, aveva cominciato a truccarsi leggermente, ma non eccedeva mai… rimaneva sempre molto naturale.

Lei e Zoe lo avevano notato, ma la sua amica l’aveva rassicurata… i ragazzi non notano certe sottigliezze.

Ma a quanto pare Damien non era un ragazzo come gli altri, perché aveva dimostrato di notarlo eccome!

Molte volte nel bel mezzo della lezione lo aveva beccato a guardarla di sottecchi, durante la ricreazione la cercava con lo sguardo e poi rimaneva a fissarla da lontano, la sera accettava di ritirarsi nel loro salottino a malincuore.

Non aveva capito quando e come avevano cominciato a parlarsi! 

Damien era sparito per qualche giorno mentre Felicity era rimasta regolarmente a scuola… quando il ragazzo era ritornato, improvvisamente erano diventati amici del cuore! Inseparabili!

Felicity aveva preso l’abitudine di unirsi a loro la sera, mentre lui aveva cominciato a stare con Hope e le gemelle!

Inutile dire che non aveva preso molto bene la novità e un giorno lo aveva affrontato… ma Damien l’aveva rassicurata «Non c’è niente tra me e Felicity… siamo solo amici»

 

«Come sarebbe a dire che mi ha visto e se ne è andato?» sbraitò Corey al telefono «E dove è passato? Non l’ho visto!»

«Ha appena mandato un messaggio a mia figlia! Ti sei fatto scoprire! Hai mandato tutto in malora!» replicò Burley che stava andandogli incontro a spasso spedito, quando lo intravide l’uomo riattaccò il telefono con un gesto di stizza.

«Non è possibile che mi è passato accanto e non l’ho notato! I miei uomini stanno setacciando questo posto da prima della sua apertura! Quel bastardo non era qui!» lo affrontò furioso Giles Corey, quando erano uno davanti all’altro.

«Ah no?» rispose il padre di Laurel «E come avrebbe fatto a sapere che invece tu c’eri?»

Il Reggente di Salem si guardò intorno, poi tirò fuori dalla tasca una piccola scatola in metallo, l’aprì e con un accendino bruciò alcune delle foglie di salvia che erano al suo interno.

«Che stai facendo!» domandò irritato Russell Burley.

«Che materia insegna la donna che ha parlato con tua figlia?» chiese Corey invece di rispondere.

«Lettere antiche… Miss Marshall, mi pare…»

«Rebekah Mikaelson! vorrai dire…» sospirò Corey alzando gli occhi al cielo.

«Quella era la vampira originale?» sgranò gli occhi Burley.

«E la ragazza?»

«Felicity… mi sembra»

«E’ la giovane vampira che si è trasformata dopo che Tom Avery l’ha uccisa…» affermò Corey «Non so se il ragazzo è mai stato qui… » fece poi guardandosi intorno «ma di sicuro c’è qualcuno che ci osserva… non vorrei che fosse qualcuno della famiglia dell’insegnante! Andiamocene…» ordinò.

 

Monroe, Luisiana 

«Stiamo lasciando l’aeroporto ora! Ce l’abbiamo fatta… è stata un’odissea!» 

Bonnie, nonostante si stesse lamentando, sembrava di ottimo umore.

«Com’era Dallas?» chiese Elena ridendo.

«Beh… diciamo che viaggiare con un Originale ti apre nuovi scenari! Un comune mortale avrebbe visto solo le scomode poltroncine della sala d’attesa…

Invece ho scoperto che la The Centurion Lounge, riservata alle carte Platinum dell’American Express, ha addirittura una spa!»

Elena rise ancora più forte «Che fortuna che Kol ne possedesse una…»

«Non credo…» commentò Bonnie sghignazzando «Ma per una volta nella mia vita non ho voluto indagare e mi sono goduta ogni attimo, non ci crederai… ma era tutta a nostra disposizione…»

«Brava… non farti domande! Cogli l’attimo… da sola, con due uomini affascinanti… senza vestiti, in una spa deserta…»

«Ferma! Ho detto che me la sono goduta… ma sono sempre io!» esclamò la strega continuando a ridere.

«Ok! Ed ora come vi siete organizzati?» domandò Elena continuando a sghignazzare.

«Abbiamo preso un’auto a noleggio e non ti dico che auto è… quando arriveranno a Ruston non credo che passeranno inosservati! Ora mi stanno accompagnando a casa di mia madre… siamo quasi arrivati in effetti, l’aeroporto è quasi a ridosso del centro abitato… ed io mi fermerò qui come da programma, novità da Boston?»

«Ancora niente…» rispose Elena «ci sentiamo più tardi… salutaci Abby!»

Qualche minuto dopo la fiammante berlina nera con i vetri oscurati si fermò davanti al cancello della villetta di Abby Bennett, Vincent con galanteria scese dall’auto ed aprì la portiera a Bonnie.

«Tenetemi aggiornata» gli disse la strega facendo un sorriso.

«Come desidera signorina…» replicò Kol che era rimasto seduto al volante e aveva lasciato il motore acceso.

Vincent rimase a guardare Bonnie mentre percorreva il vialetto e saliva gli scalini del portico, quando la vide entrare in casa fece per salire in auto… ma un urlo lo sbloccò.

 

«Caroline…» la voce di Kol era stranamente seria e compassata «abbiamo trovato la madre di Bonnie con un paletto nel cuore»

La vampira dall’altra parte del telefono si lasciò sfuggire un grido di disperazione.

«Fammi parlare con lei…» fece subito dopo.

L’Originale passò il cellulare alla strega che dopo aver ascoltato la sua amica annuendo parlò con voce ferma.

«Manca qualche minuto alle 11, non dire niente a Boston… devono rimanere concentrati, ma subito dopo… mandami qui Klaus e… se è possibile anche Rebekah» aggiunse con una lieve inflessione della voce «Lo so… questo significa che deve venire anche Felicity… ma…»

«Bonnie stai tranquilla…»

«Voi invece» la interruppe l’amica che aveva riacquistato il controllo «non muovetevi da lì! La situazione non è chiara ed è molto peggio di quello che pensavamo…»

«Bonnie… non è il momento di pensare a queste cose…» sussurrò Care.

«E’ quello che vogliono… destabilizzarci, non dobbiamo fare il loro gioco!» replicò dura Bonnie.

 

La ragazza aveva passato le ultime due ore seduta sulla poltrona, a terra davanti a lei c’era il corpo senza vita della madre. Tutti da Mystic Falls l’avevano chiamata per darle un po' di conforto ma Bonnie si era limitata ad annuire e a ripetere le sue raccomandazioni «State attenti… non abbassate la guardia… io sto bene e quando arriveranno Klaus e Rebekah capiremo cosa sta accadendo»

Vincent la guardava preoccupato.

Kol era al telefono con Caroline.

«Sono in aeroporto, per fortuna hanno trovato un volo diretto» gli stava dicendo la vampira «Arriveranno intorno alle sei di pomeriggio»

«Lo so ho appena parlato con Nik» replicò l’Originale «ed appena arrivano io parto» aggiunse «Elicottero… 4 ore e sono lì»

«Grazie Kol…» sussurrò Care.

«Figurati… sia chiaro, avrei preferito restare qui con Bonnie ma capisco che sono più utile a Mystic Falls»

Caroline riattaccò il telefono e guardò Hope che curiosa stava subissando di domande Cristina, la vigilante sorrideva e rispondeva pazientemente a tutto, spiegandole come funzionava il sistema di sorveglianza.

Avevano dovuto dire alle ragazzine cosa era accaduto e volendo raggiungere al più presto Bonnie, si erano visti costretti a rivelare anche a loro l’esistenza delle Angels.

«Oramai è un segreto di pulcinella» ironizzò Damon.

Care fece un’alzata di spalle «L’importante è che riusciamo a non farlo sapere al di fuori del nostro nucleo familiare…»

«Con le scimmiette sarà un po' difficile» ribatté l’ex vampiro.

«Tenteremo» chiosò la vampira con un sorriso.

Elena stava aiutando Lucy a sistemare le stanze per la notte.

«Vi dovrete stringere un po’, mi dispiace…» commentò Caroline affacciandosi.

«Non dire idiozie, gioia…» replicò Lucy «Abbiamo cinque camere da letto! Damien si sistemerà nella stanza degli ospiti… e le ragazze in quella di Emma che avrebbe dovuto fare il turno di notte, ma stai tranquilla che nessuna di noi dormirà…»

Elena la guardò con tenerezza e gratitudine. «Siamo tranquillissime Lucy, lo sappiamo che sono in buone mani» affermò.

 

Felicity: Ci siamo imbarcati, tra poco devo spengere il cellulare

Turtly: Il volo da Richmond parte tra 3 ore… Damon Elena e Caroline sono ancora qui

Felicity: Hope, Lizzie e Josie come hanno reagito quando hanno conosciuto le Angels?

Turtly: Sono tutte eccitate… Hope gioca a fare l’agente segreto! Sta facendo impazzire Cristina con mille domande

Turtly: Mentre Josie e Lizzie si stanno facendo pettinare da Donna, dicono che ci pensi sempre tu… e la coda che gli ha fatto Caroline non va bene!

Felicity: <3

Felicity: mi mancano…

Turtly: Solo loro?

Felicity: … certo! Chi altro mi dovrebbe mancare?

Turtly: (>_<)

Felicity: Mi manca anche Oliver… ovviamente!

Turtly: (>_<)

Felicity: Tu me manques énormément

Turtly: (o.o)

Turtly: <3

Turtly: Non pensavo che conoscessi il francese…

Felicity: L’ho studiato a scuola! Ed è una lingua molto musicale… l’adoro

Turtly: Credevo che non ti piacesse come accento…

Felicity: mentivo…

Turtly: <3

Felicity: Il pilota ha chiesto di spegnere i telefonini…

Turtly: fai buon volo… ci sentiamo più tardi

Turtly: <3

Felicity: <3

Damien si mise il cellulare in tasca.

«Sono partiti… presumo» sorrise Damon. 

Il ragazzo annuì «Stanno decollando» 

«Quanto dura il volo?»

«Cinque ore e mezza» rispose il giovane stregone.

«Come farete a non parlarvi per così tanto tempo…» gli sussurrò Damon in un orecchio

Damien arrossì un po’«Ne approfitterò per mettere il cellulare in carica» rispose poi stando al gioco.

L’uomo infatti rise divertito.

«Non c’è modo per convincervi a portarmi con voi vero?» domandò poi il ragazzo con una smorfia.

«No… mi dispiace, ma proprio non si può»

«Ci ho provato…»

«Bisogna sempre tentare…» gli sorrise Damon.

 

«Non ti offendere… ma non vedo l’ora che torni Bonnie! Quando me lo porta lei il pranzo è tutto più buono…» scherzò Eric vedendo entrare Alaric.

Ric annuì e poi fece un sospiro.

«Che è successo?» domandò il licantropo «Le è successo qualcosa? STA BENE?» aggiunse preoccupato.

«Bonnie… sta bene» rispose Alaric mettendo il vassoio sul tavolino.

«Ma?… Sento che c’è un ma…»

«No… va tutto bene!»

«Alaric…» sospirò Eric «io mi sto trattenendo, cerco di essere accondiscendente… mi tenete qui e non mi ribello… sto cercando di guadagnarmi la vostra fiducia. Ma sono una brava persona! Desidero che mio nipote sia al sicuro, vorrei contribuire a renderlo possibile e aspetterò pazientemente che mi darete la possibilità di farlo! Ma tu sei agitato… sei nervoso… lo percepisco! Sono un LUPO! Quindi ti prego… Bonnie sta bene?»

«Lei si… ma quando questa mattina sono arrivati…» Alaric si interruppe per qualche istante, poi continuò «qualcuno ha ucciso sua madre, l’hanno trovata morta»

Eric appoggiò una mano sul piano del tavolino e poi socchiuse gli occhi. «Corey?» sibilò.

«Non possiamo dirlo con sicurezza…» scosse il capo Ric.

«Ieri ho visto partire anche Klaus con Rebekah e Felicity… chi è rimasto alla scuola?»

«Non preoccuparti… qui siamo al sicuro.» replicò Alaric.

«Lo sto dicendo perché qualcuno di voi deve andare da Bonnie!» sbraitò il licantropo.

«Caroline con Elena e Damon partiranno a momenti e anche Klaus e le ragazze hanno finito quello che erano andati a fare ed ora sono su un volo per raggiungerla…»

Eric annuì «Avrei potuto aiutarvi…» sussurrò «Vai! Avrete mille cose da organizzare, non stare dietro a me…» aggiunse poi risoluto.

 

 

Il cancello del curatissimo giardino era aperto. Kol, che era seduto sugli scalini del piccolo portico, fece un cenno di saluto ai tre che stavano avanzando nel vialetto.

Rebekah fece segno a Felicity di sedersi accanto al fratello, poi con Klaus entrarono nel piccolo soggiorno e accadde una cosa che fino a qualche mese prima sarebbe stata impensabile. Bonnie, che era ancora seduta sulla poltrona, alzò lo sguardo ed appena vide l’amica si alzò per andarle incontro ed iniziando a piangere si gettò tra le sue braccia.

«Ancora non aveva pianto» sussurrò Vincent all’Ibrido «E’ rimasta seduta lì a vegliare sua madre per ore»

Rebekah teneva stretta la strega e le sussurrava parole di conforto, dopo qualche minuto Bonnie riprese a respirare normalmente poi asciugandosi le lacrime si voltò verso l’Ibrido che era rimasto in silenzio senza avvicinarsi al corpo senza vita di Abby Bennett.

Come se fosse la cosa più normale e naturale del mondo l’uomo abbracciò stretta Bonnie «Mi dispiace tanto, honey…» le sussurrò.

«Promettimi che li prenderai…» mormorò di rimando la strega.

«Ci puoi contare Bonnie!» replicò Klaus accompagnandola verso la porta d’ingresso, la lasciò ad abbracciare Felicity e rientrò in casa.

«L’avete trovata così?» chiese a Vincent che annuì.

«E la casa?» continuò con le domande l’Ibrido.

«Tutto in perfetto ordine…» rispose lo stregone.

Rebekah era chinata ad esaminare il corpo della mamma di Bonnie «Ha il collo spezzato, quindi solo in un momento successivo le hanno infilato il pugnale di legno nel petto»

«Un’arma molto particolare, è tutto intagliato» valutò l’Ibrido «Era della signora Bennett?»

«Bonnie ha detto di non averlo mai visto prima…» fece Vincent «non abbiamo toccato nulla, ma… l’ho osservato e ho riconosciuto il simbolo di quasi tutte le congreghe di New Orleans… e ce ne sono altri… Salem, San Francisco … Baltimora … Savannah … Washington… parecchi riconducono alle Wicca» lo stregone stava indicando all’Ibrido tutti i segni e le sigle che erano finemente intagliate.

«Sembrerebbe un pugnale del MACUSA, il Magico Congresso degli Stati Uniti d’America di Harry Potter» commentò Becca.

Klaus la guardava interrogativo.

«Dovresti frequentare di più i nostri studenti» gli disse la sorella.

«Letteratura per ragazzi a parte… potremmo non essere così lontani dalla realtà» rifletté Vincent «Sembra proprio un pugnale simbolico»

«Un pugnale di legno… intarsiato con simboli di varie congreghe? Non ci vuole un genio per capire cosa doveva “simboleggiare“» valutò Klaus.

Lo stregone suo malgrado annuì.

«Ma perché Abby Bennett? Ho parlato con Caroline… mi ha raccontato che si era ritirata in questa casa da prima di essere trasformata! Erano anni che non esercitava più la sua magia, l’ultima cosa che aveva fatto era stata imprigionare nostro padre… poi più nulla prima di aiutare Bonnie a risvegliare nostra madre… dopo di che Damon e Stefan l’hanno trasformata in un vampiro…»

«Una strega che è stata trasformata in un vampiro…» affermò Vincent allargando le braccia «E’ questo…»

«E perché ora? E’ successo più di dieci anni fa… non può essere» commentò Rebekah.

 

«Io devo andare Bonnie…» affermò Kol guardando la ragazza con un mesto sorriso.

«Dove?» chiese la strega un po' stupita.

«A Mystic Falls…» replicò l’uomo «sono a corto di Originali» aggiunse chinandosi a sussurrarle in un orecchio.

Il vampiro guardò teneramente la ragazza, felice di averla fatta sorridere.

«Ma quando tutto questo finirà… preparati!» aggiunse con il suo abituale sorrisetto malizioso «Perché ti rapisco… provoco un’altra allerta maltempo e ci chiudiamo nella spa di Dallas per una settimana! Senza Vincent… ovviamente» chiarì facendole l’occhiolino.

Ora Bonnie rideva sul serio e abbracciò stretto l’Originale. «Io eviterei l’allerta maltempo e sceglierei una spa in un posto più suggestivo di un terminal!» suggerì.

«Ti prendo in parola… pantera dagli occhi ammalianti!» replicò Kol dandole un bacio sulla tempia «Ma per il momento… accetta il mio consiglio» le mormorò «Rinfodera le unghie e fatti coccolare da chi ti vuole bene, sei una donna forte e in gamba! Sii coraggiosa… permettiti di vivere il tuo dolore, lascia che ti travolga… più cerchi di evitarlo e più avvelenerà il tuo futuro»

 

Turtly: Sono arrivati?

Felicity: Ancora no… Però Kol è partito per venire da voi.

Turtly: Meno male…

Felicity: Volevo chiedergli se mi portava con sé…

Turtly: Cosa? 

Turtly: No… meglio se rimani vicino a Bonnie

Felicity: Ma sarei potuta tornare! E magari sarei stata più utile lì!

Turtly: Non serve! Qui è tutto tranquillo! Siamo nel cottage… l’unico rischio che corriamo è che Lucy ci faccia venire un’indigestione!

Felicity: (>_<)

Turtly: Non fraintendere… non vedo l’ora che torni… ovviamente!

Felicity: Beh… non sembrerebbe!

Turtly: Diciamo… che preferisco che torni con chi sei partita…

Felicity: (?_?)

Felicity: Kol? Il problema era se tornavo con Kol?

Felicity: (◠‿◠)

Turtly: (>_<)

Felicity: Ha 986 anni più di me… non puoi essere geloso!

Turtly: Dovresti ricordarlo a lui! Che non fa altro che provarci!

Turtly: In ogni caso avrà anche 1000 anni… ma ne dimostra 20…

Felicity: E’ vero…

Turtly: (>_<)

Felicity: La sua di tartaruga è cresciuta… bene 8-)

Turtly: Ti diverti molto a farmi innervosire?

Felicity: Ti rendo pan per focaccia!

Turtly: Io non faccio commenti inopportuni…

Felicity: ma le mandi i cuoricini…

Turtly: Era per tenerla buona e farmi perdonare del fatto che sparisco senza dare giustificazioni!

Felicity: E certo!

Turtly: mon chéri

Turtly: <3

Felicity: Vuoi “tenere buona“ anche me? Che ti dovrei perdonare io?

Turtly: Rien… tu es mon petit coeur <3

 

 

Quella sera arrivò anche Jamie il ragazzo che Abby aveva adottato anni prima, ora lavorava a Houston ma si sentiva quotidianamente con la madre. L’uomo riferì che aveva parlato con lei il giorno prima in tarda mattinata, gli era sembrata tranquilla… quando quella mattina non aveva risposto non si era preoccupato credendo che fosse nel giardino a curare le sue amate piante… poi quando aveva riprovato, aveva risposto Bonnie.

Jamie era arrivato insieme ad un’amica di vecchia data della madre, una strega… la donna raccontò che la loro comunità aveva voltato le spalle ad Abby quando si era trasformata e perso i suoi poteri, inoltre il fatto che sua figlia frequentasse tranquillamente dei vampiri e che addirittura aveva avuto una relazione con uno di loro non aveva aiutato.

Bonnie abbassò lo sguardo, Klaus le mise una mano sulla spalla mentre guardava la nuova arrivata con una espressione che la sua amica non aveva più visto nell’ultimo periodo.

Elena, Damon e Caroline arrivarono in quel momento.

«Che ci fate qui?» sgranò gli occhi Bonnie.

«Davvero pensavi che ti avremmo lasciata affrontare tutto da sola BonBon?” rispose Damon.

«Il tempo di organizzarci…» le sussurrò Caroline abbracciandola.

«Le ragazze… Damien… la scuola… vi avevo detto di non muovervi!» cercò di trattenere le lacrime la loro amica, mentre si stringevano tutti e quattro in un abbraccio.

«Siamo una famiglia…» le ricordò Elena «e i nonni ci sono apposta» cercò di fare dell’ironia.

«Abbiamo lasciato le ragazze alle cure delle Angels, non avevamo altra scelta» spiegò Care andando a salutare Klaus con un bacio.

Bonnie guardò l’Ibrido «Gli avevo detto di non venire» sussurrò quasi per scusarsi.

«Ma noi abbiamo deciso che era il caso che lo facessero» le rispose l’Originale.

«Tu lo sapevi? Ed eri d’accordo?» la strega lo guardava stupita.

«Certo… » replicò Care.

«Avrei solo voluto esserci al primo incontro tra Hope e Cristina…» rise Klaus.

«Lucy gli ha sistemato una stanza… è talmente bella che non vorranno più tornare a casa!» raccontò Elena.

«Ora te lo posso far vedere… » fece Felicity avvicinandosi con il suo cellulare.

La strega con le lacrime agli occhi guardò un video girato nel cottage delle vigilanti, dove tutte le persone che aveva a cuore le mandavano dei baci e dei saluti.

«La mia famiglia…» spiegò all’amica della madre «composta da umani, streghe, vampiri e cacciatori di vampiri… licantropi… c’è anche chi è un mix di più nature» aggiunse guardando Klaus «il problema ce l’ha chi deve per forza catalogare…»

La donna abbassò lo sguardo non riuscendo più a sostenere quello di Bonnie.

Caroline anche se ormai era quasi sera cominciò ad organizzare la funzione per salutare degnamente la mamma della sua amica.

Il corpo di Abby Bennett fu composto in una bara di cellulosa e legno, senza nessuna verniciatura o elementi in metallo, completamente biodegradabile e quindi ecologica.

«Proprio come avrebbe voluto» commentò Bonnie sorridendo all’amica.

 

La mattina dopo alla cerimonia si presentarono molte più persone di quelle che si sarebbero aspettati. Caroline non si scompose, fece fronte alla situazione che si era creata facendo aggiungere sedie e tavolini nel bellissimo giardino che Abby curava con tanto amore, ordinando altro cibo e bevande.

«E’ venuta anche qualche strega…» mormorò Rebekah che la stava aiutando.

«Con noi non parleranno mai… » replicò Care.

«Ho detto a Vincent di avvicinarle… » si intromise Klaus.

 

Dopo aver salutato ed accompagnato al cancello tre amiche di Abby, Vincent fece segno di rientrare in casa.

«C’erano altre due streghe, oltre l’amica che abbiamo conosciuto ieri… delle signore un po' sopra le righe, ma per nostra fortuna abbastanza loquaci» iniziò a parlare lo stregone dopo che tutti si erano riuniti «Gli ho chiesto se nell’ultimo periodo avessero notato delle persone che facevano domande o si erano avvicinate a qualcuno della loro comunità.

Mi hanno raccontato che qualche settimana fa due uomini e due donne si sono presentate a casa di Rachel Paulsen, una strega che da anni non partecipa più alle riunioni e che raramente fa vita sociale. Rachel lo ha confidato ad un amica che ancora frequenta, dicendole di avvertirle e di fare attenzione.

La Paulsen non sa cosa volevano da lei, non li ha fatti entrare… si è spaventata perché era sicura che tra loro ci fosse un vampiro e non si è fidata nonostante l’altro uomo fosse uno stregone molto conosciuto ed influente da queste parti, lavora in una banca di Ruston ed è il referente a cui si affida ogni affiliato della loro congrega per questioni economiche.»

«Russell Burley è un dirigente della Chase Bank» affermò Caroline.

«Mi ricordavo di averlo letto» replicò Vincent annuendo «La signora Paulsen è abbastanza certa che anche le due donne fossero delle streghe.

Le signore mi hanno raccontato che Rachel ha smesso di frequentarle da quando anni fa sua figlia Dana si è unita ad un gruppo di streghe e stregoni. 

La ragazza era una giovane solare e piena di vita, amava partecipare alle iniziative che la congrega organizzava, perlopiù opere di beneficenza.

Fino a che non ha cominciato a subire il fascino di una strega che era arrivata da poco tempo, ma che con il suo carisma aveva subito preso un ruolo di spicco nella loro piccola comunità.

Questa donna ospitava a casa sua streghe e stregoni provenienti da tutto il paese, parlavano di come il nostro mondo fosse pieno di persone che usavano il loro potere per scopi malvagi, sognavano di porre fine a tutta l’oscurità. 

Dana era completamente presa da questi discorsi idealistici, fino al appunto di seguirla… e lo ha fatto di punto in bianco, una sera la ragazza non è più rientrata e non ha più dato notizie di sé.»

Klaus seguiva attento il discorso mentre teneva tra le mani il pugnale che avevano estratto dal corpo di Abby «Questo… potrebbe essere stato concepito in una di quelle riunioni» osservò pensieroso.

«Non è da escludere… anzi, molto probabile…» valutò Vincent «affiliati di varie congreghe che si organizzano in una sorta di squadra interforze magica…»

«Praticamente dei pazzi visionari con il delirio di onnipotenza» commentò Rebekah.

«Questo continua a non spiegare il perché Abby… e perché ora» valutò Caroline.

«Quando è sparita Dana Paulsen?» chiese Klaus.

«Una decina di anni fa…» rispose Vincent.

«Il nome di questa fantomatica guida spirituale?» domandò Bonnie.

«Ho provato a farmelo dire… più di una volta! Ma continuavano a cambiare discorso, non ho voluto essere troppo insistente, avrebbero smesso di parlare…» replicò lo stregone «La cosa strana è che per mesi… hanno continuato a presentarsi persone che la cercavano…»

«Si vede che le prove di arruolamento erano piuttosto dure e non l’avevano superate!» intervenne Damon.

«Oppure una missione era andata a finire male…» commentò Felicity.

Klaus fissò la ragazza.

«Potrebbe essere» considerò Becca «Anche se non si spiega come il pugnale sia ricomparso… io se avessero tentato di uccidermi e mi fossi salvata, ci avrei acceso il camino…»

“A meno che la missione non avesse niente a che fare con un vampiro… e che non avessero il pugnale con loro...“ rifletté Klaus con un sospiro.

«Dovremmo andare… quando abbiamo il volo, Love?»

«Tra due ore… ma l’aeroporto è a pochi km da qui, abbiamo un po' di tempo» rispose Care.

«Bene…» le sorrise l’Ibrido «mentre voi finite di sistemare… se non vi dispiace vado a fare quattro passi, ragiono meglio… da solo» affermò con un sorrisino dei suoi.

«E non ti va di darci una mano…» commentò Damon.

«Anche…» annuì l’Originale.

 

«Alaric…» esclamò Klaus come al suo solito senza salutare «devi prendermi uno dei diari di Stefan, quello che riguarda il periodo di Silas e il triangolo d’espressione, e leggermi quello che ha scritto riguardo il terzo sacrificio… quello delle dodici streghe, richiamami appena ce l’hai» riattaccò di nuovo senza salutare.

Dopo qualche minuto Ric lo richiamò.

«Leggimelo…» ordinò l’Ibrido

«Io, Caroline e Klaus siamo…»

«Non da lì! C’ero… mi ricordo perfettamente tutto!» lo interruppe Klaus infastidito «Devi cercare quello che gli ha raccontato Bonnie quando si è risvegliata!»

«Ok…» sbuffò Alaric, poi dopo qualche secondo riprese a leggere «Quando Bonnie si è ripresa, non ricordava niente di quello che le era successo, la sua memoria era stata completamente cancellata, il suo ultimo ricordo era nella caverna… al momento in cui Jeremy prendeva la cura dalle mani di Silas, ho dovuto raccontarle tutto… ho dovuto dirle che Jeremy era morto…»

Ric fece una pausa «Poi parla di Damon che lo ha chiamato perché tua sorella ed Elena gli avevano rubato la macchina a New York ed è dovuto andare a recuperarlo»riferì divertito.

«Non dice nulla di come si erano procurati le streghe? Come le avevano contattate… CERCA MEGLIO RIC!» sbraitò l’Originale.

«Ecco… forse ci sono» esclamò Alaric «Stefan lo ha scritto il giorno dopo il ballo di fine anno…»

«Silas continua ad apparire a Bonnie» riprese a leggere Ric «vuole che distrugge l’altra parte… e lei è fuori controllo, non riesce a gestire i suoi poteri.

Caroline è molto preoccupata, Bonnie le ha confidato che una sera si è risvegliata e il divano dove era sdraiata era in fiamme! 

Abbiamo anche scoperto da dove venivano le streghe del sacrificio, Caroline che è nel comitato di organizzazione della consegna dei diplomi, ha sentito il padre di Bonnie che parlava con la sua ex moglie…» Alaric fece una pausa «la stava rimproverando perché le streghe che le aveva mandato non erano riuscite ad aiutare la figlia…» terminò di leggere con un filo di voce «Era questo che temevi?» chiese in un sussurro.

«Si…» sospirò Klaus «il giorno del sacrificio… che data riporta Stefan?»

«21 marzo… » rispose Alaric.

«Coincide con la denuncia della madre di Laurel, sua sorella era una delle dodici streghe che ha ucciso Caroline… e Tom e Demelza lo hanno saputo leggendo i diari, questo spiega il perché si sono vendicati ora! E anche perché Russell Burley si è unito ai Corey… 

Devi chiedere alle Angels di fare un controllo e cercare se anche Aliyu Indians ha qualche parente che non dà notizie… da quel giorno»

«D’accordo» replicò Ric.

L’Originale osservava Caroline che concentrata coordinava le operazioni di riordino, l’aveva vista molte volte al “comando della nave“, ma ogni volta lo sorprendeva.

“Come glielo dico…“ si ritrovò a pensare, una cosa inedita per lui… grande sostenitore della “verità nuda, cruda e senza fronzoli!“

Il telefono squillò di nuovo.

«Una sorella… Aja Indians» lo informò Alaric «abbiamo trovato una sua foto… te la mando»

L’Ibrido attese che si caricasse e l’aprì.

Non riuscì ad evitare una smorfia ironica «Di bene in meglio… il Guru in persona…» mormorò.

























 

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Capitolo 34
*** trentatresimo capitolo ***









 

Klaus si avvicinò a Caroline abbracciandola da dietro.

«Puoi venire a fare quattro passi, Love?»

La vampira girò la testa per guardarlo «Certo… tanto abbiamo quasi finito di sistemare»

Stavano camminando da qualche minuto.

«Non è da te… tergiversare» fece Care ad un certo punto «Ti tolgo dall’imbarazzo… centra per caso il fatto che è stata Abby a mandare le dodici streghe per il sacrificio di Silas?»

Klaus la guardò, poi fece un sorriso «Te l’ho già detto una volta… mi sono innamorato di te perché ho capito immediatamente che sei molto di più di un bel faccino»

«Lo scoprii io… per caso…»

«Hai ascoltato una telefonata tra il padre e la madre di Bonnie» la interruppe l’Ibrido «Per nostra sfortuna… è scritto nei diari di Stefan…»

«La zia di Laurel… Dana Paulsen…» mormorò la vampira guardandolo.

«Si… Love» replicò l’Ibrido ricambiando lo sguardo «e la donna che aveva canalizzato il loro potere si chiamava Aja Indians ed era la sorella di Aliyu»

Caroline si prese il viso tra le mani «E’ tutta colpa mia…» mormorò.

«No Love! Non è da te… semplificare così le cose! Tu sei intervenuta per risolvere un problema che aveva creato Bonnie… che a sua volta era stata raggirata dal professor Shane che agiva per conto di Silas» Klaus prese il viso di Care tra le mani per costringerla a non distogliere lo sguardo «Se vogliamo fare questo inutile gioco dell’addossarci le colpe, ti potrei dire che è colpa mia! Se avessi risposto alla tua richiesta di aiuto, avrei trovato un modo per salvare Bonnie… e non saresti stata costretta a pugnale quell’invasata che voleva uccidere la tua migliore amica!»

 

Klaus, dopo aver parlato in privato con Caroline, mise al corrente anche gli altri degli ultimi sviluppi.

Bonnie guardava la sua amica con un espressione severa «Non cominciare Care!» esclamò contrariata interrompendo le sue scuse «La colpa è solo mia! Io ho voluto contattare Shane! Io mi sono fatta convincere a farmi insegnare l’espressione! Mia madre… aveva tentato di farmi cambiare idea ancor prima che le chiedessi di mandarmi qualcuno per aiutarmi… io le ho attirate a Mystic Falls, sono stata io a tendergli una trappola!»

«Tesoro…» intervenne Elena «Lo hai fatto per noi… per Jeremy…»

«Infatti BonBon…» si aggiunse anche Damon

«Quando avete finito con questa sciocchezza di rimpallarvi le responsabilità… avvertite! Perché avremmo delle contromosse da studiare!» tuonò l’Ibrido.

Tutti ammutolirono e annuirono all’Originale.

«Meglio…» sospirò Klaus «Abbiamo un aereo da prendere e dobbiamo sbrigarci! Tu Vincent… »

«Rimango qui…» lo procedette lo stregone.

«Esatto… sta arrivando Elijah, dovrete cercare di scoprire di più di questo “esercito della salvezza“. Dobbiamo sapere i nomi degli altri nove che sono venuti a Mystic Falls… quando hai finito qui credo che sia il caso di iniziare con…»

«Chi potrebbe essere venuto da New Orleans…» lo interruppe di nuovo Vincent.

«Esatto… di sicuro ci sarà stato anche qualcuno di Salem, ma sapere la sua identità non ha molta importanza, siamo già in guerra con tutta la congrega! Se hanno invitato al party di vendetta qualcuno di New Orleans… meglio saperlo invece! Perché potrebbe essere pericoloso…»

«Chiaro…» annuì Vincent.

 

Alla spicciolata e in silenzio, percorsero il vialetto incamminandosi verso le auto che avevano preso a noleggio per andare in aeroporto…

«Bonnie…» la fermò Vincent «ha ragione Klaus, la caccia a chi è più colpevole è un esercizio inutile e deleterio, bisogna rimanere concentrati e cercare di risolvere la situazione.

Non è più proteggere Damien o Lizzie e Josie! Ora in pericolo ci siete tutti… e lo è anche quello che avete costruito… la scuola…
Capisco il vostro stato d’animo… questa è una conseguenza di un qualcosa che avete fatto, ma lo avete fatto insieme e insieme ne uscirete! Ho sentito dire che è proprio l’affiatamento la vostra più grande forza!

E tu Bonnie Bennett… quella volta hai cercato nella magia la soluzione al problema, perché è quello che noi stregoni facciamo continuamente.

Quando ci vediamo messi alle strette, ricorriamo a pratiche pericolose e oscure… sottovalutando le implicazioni, ti capisco! Non c’è nessuno che ti può capire più di me… l’ho fatto anche io, molte volte…»

Bonnie guardò l’uomo annuendo mortificata.

«Ti capisco… non dimenticarlo… io comprendo perfettamente…» ripeté fissandola intensamente.

 

Bonnie salì in auto, accomodandosi sul sedile posteriore, Elena che era seduta accanto a Damon la osservò dallo specchietto retrovisore.

«C’era una volta uno stregone, un licantropo e un vampiro antico…» sussurrò l’ex vampira «Il vampiro… la vuole rapire e portare in una spa!» cominciò ad elencare la donna guardando il marito «il licantropo dal fisico pazzesco e gli addominali scolpiti, la sta aspettando preoccupatissimo… ma con lo stregone… c’è intesa! Hanno molti interessi in comune»

«Chi sceglierà la bellissima strega BonBon?» domandò Damon.

«Finitela tutte e due!» replicò piccata Bonnie.

Marito e moglie si guardarono e cominciarono a sghignazzare divertiti.

«Vi sembra il momento?» chiese la strega scuotendo il capo.

Damon e Elena continuavano a guardarsi complici e scoppiando a ridere annuirono.

«Certo!» rispose la donna.

«Il sesso è il miglior antidepressivo del mondo!» aggiunse l’uomo «Le endorfine rilasciate dall'organismo durante il rapporto sessuale fanno dimenticare l’ansia!».

 

Hope li stava aspettando sulla soglia della porta, concentrata e seria alzò le braccia e chiuse gli occhi «Potete entrare ora…» esclamò poi solenne.

Il padre la guardò divertito.

«Non siamo riusciti a dissuaderla dal farlo!» commentò Kol che era alle spalle della nipote «Ci ha intrappolati qui dentro… »

«Bel lavoro tesoro!» commentò Rebekah entrando e andando incontro a Oliver abbracciandolo stretto stretto.

Il neo vampiro la baciò, poi la lasciò andare per salutare e stritolare Bonnie, che rise divertita «Devi imparare a dosare la tua forza» esclamò con voce strozzata, facendo scoppiare a ridere tutti.

Felicity e Damien si stavano guardando esitanti, era molto più facile comunicare dietro lo schermo di un telefonino, ma ora che erano uno di fronte all’altra non sapevano come comportarsi.

«Bentornata…» sussurrò il ragazzo.

Felicity gli sorrise imbarazzata.

Damien le prese una mano impacciato, la ragazza si guardò intorno a disagio, poi intrecciò le dita con quelle del ragazzo e dopo aver fissato i suoi occhi per un lungo momento, lasciò la presa per andare a salutare il fratello.

 

Passarono le due ore successive a fare il punto della situazione nel cottage della vigilanti, parlarono con Freya e Hayley a Boston e con Elijah e Vincent in Luisiana, non c’erano grosse novità. 

Ovviamente il signor Russell Burley e Giles Corey non potevano avere un coinvolgimento diretto nell’omicidio di Abby, dovevano essere stati Tom e Demelza a uccidere materialmente la mamma di Bonnie.

Decisero di rimandare ogni decisione a quando avessero delle notizie più certe e tornarono nel corpo centrale.

 

«Sei tornata…» sussurrò Eric vedendola entrare «mi dispiace tanto, piccola…» continuò muovendo leggermente il capo «posso abbracciarti?» chiese titubante.

Bonnie annuì avvicinandosi.

Il licantropo la strinse a sé senza aggiungere altro, la strega sospirò ricambiando l’abbraccio.

«Scendi per cena?» domandò poi allontanandosi.

Eric annuì e la seguì con un sorriso.

 

«Sei libero di andare» esclamò Klaus quando vide il licantropo scendere le scale con Bonnie.

«Che intendi?» chiese Eric.

«Che quella è la porta… dovevamo valutare se eri implicato o meno in tutta questa faccenda, sembri a posto… non abbiamo nessun motivo per trattenerti» replicò l’Ibrido.

«Stai scherzando spero…» sibilò l’uomo.

«Tecnicamente è un reato sequestrare una persona come abbiamo fatto noi e, non prenderla come una minaccia, ti consiglio vivamente di non denunciarci… inoltre tra qualche giorno c’è la luna piena e stanno per tornare i nostri studenti…»

Eric si guardò intorno, cercò lo sguardo del nipote… ma Damien stava guardando a terra, poi si girò verso Bonnie.

«Io non lo lascio qui! E’ mio nipote… è in pericolo! Posso essere utile! 

Chiudimi da qualche parte durante la notte della luna piena! 

Incatenatemi… sedatemi! 

IN QUESTA CAZZO DI SCUOLA NON AVETE UN POSTO DOVE TENERE UN LICANTROPO DURANTE LA TRASFORMAZIONE?» urlò fuori di sé…

La strega guardò Klaus che era rimasto immobile con le braccia conserte.

«Ho di meglio…» replicò Bonnie con un sospiro tornando a guardare Eric, che ancora furioso aggrottò la fronte nel vedere un accenno di sorriso sul volto della ragazza.

La strega si mise una mano in tasca e tirò fuori un anello da uomo con incastonato un cristallo nero.

«Non ti sta chiedendo di sposarla… sia chiaro» intervenne Kol.

Il licantropo si girò a guardare il vampiro originale, poi tornò a fissare Bonnie interrogativo «Cosa è?» chiese.

«Cianite… dà ai licantropi il controllo della loro trasformazione»

«Cosa?» sgranò gli occhi l’uomo.

«Non dovrai trasformarti durante la luna piena… se non vuoi, ma puoi farlo… quando ne hai bisogno»

Eric continuava a fissarla incredulo.

«Freya ha aggiustato qualche difetto di fabbrica della prima versione di questi anelli» continuò Bonnie sorridendo a Klaus «Ma anche io ci ho aggiunto qualcosa di mio…»

La strega si rifece seria e guardò il licantropo dritto negli occhi.

«Tradisci la nostra fiducia… disattendi le nostre aspettative… e rimarrai un lupo, senza poter più tornare umano… quindi riflettici bene prima di accettarlo, perchè come dice Klaus… quella è la porta!»

L’uomo le tese la mano «Pensala come vuoi Kol… intanto mi sta mettendo un anello al dito» esclamò facendo un sorriso malizioso a Bonnie.

 

Bonnie guardava Eric che seduto di fronte a lei scherzava con Damien, si stavano gustando il dessert gentilmente offerto da Lucy, dopo aver consumato una cena deliziosa preparata da Alaric. Per tutta la durata del pasto la ragazza era stata silenziosa e i suoi amici pur guardandola di sottecchi un po' preoccupati, avevano rispettato il suo stato d’animo evitando di coinvolgerla nella conversazione.

Bonnie era inquieta “Mi sto suggestionando“ rifletté toccandosi il pendente che portava al collo.

Quando nella riunione dalle vigilanti, stavano prendendo una decisione su Eric, la strega aveva riferito cosa avesse fatto con la pietra che Freya le aveva portato da New Orleans, ma non aveva spiegato dettagliatamente in cosa consisteva l’incantesimo che aveva messo a punto.

Klaus l’aveva guardata orgoglioso per l’escamotage che aveva trovato.

Quelle pietre avevano creato non pochi problemi all’ibrido, la prima volta che erano state usate… La strega che all’epoca aveva preparato gli anelli, aveva usato il sangue di Klaus per renderli efficaci, in quel modo però, ogni licantropo assorbiva la magia direttamente dall’Ibrido, indebolendolo e rendendolo vulnerabile.

Freya aveva ovviato al problema per fortuna… ed era stato quel racconto a far venire a Bonnie l’idea della modifica da fare prima di dare una di quelle preziose pietre a Eric.

Durante la riunione tutti i presenti avevano convenuto che tenerlo segregato in una camera era diventato un problema, visto che la situazione era precipitata.

Avrebbero voluto avere un po' più di tempo per ragionare, ma dovevano mettere a punto le loro contromosse, quindi Eric andava o allontanato o reclutato.

«In questi giorni è stato tranquillo nella sua stanza, leggeva… ascoltava musica, niente di sospetto, non ha ricevuto telefonate… niente di niente!» aveva riferito Cristina.

«Anche con noi… è stato amichevole ma rispettoso» stava dicendo Jamie, l’istruttore vigilante, cercando una conferma dal suo compagno Ian.

«Nessuna domanda fuori luogo» concordò l’altro licantropo «ci siamo limitati ad allenarci, a parlare del più e del meno… ovviamente abbiamo parlato dei nostri branchi, da dove venivamo… ma niente di troppo personale o riservato, mi sembra un tipo a posto» affermò Ian.

In quel piccolo lasso di tempo, nessuno aveva avuto da ridire sul comportamento di Eric, erano tutti concordi che sembrava un uomo di sani principi.

“A me… qualche domanda un po' fuori luogo l’ha fatta“ stava pensando Bonnie ricordando la loro chiacchierata in cucina di qualche giorno prima “senza contare i suoi modi sfacciati!“ aggiunse mentalmente.

«Dargli la cianite però…» stava dicendo Klaus «è un grande rischio… un licantropo che si trasforma a piacimento è una minaccia enorme! Non me la sento di rischiare l’incolumità di… dei nostri vampiri» si corresse notando lo sguardo ironico di Cristina.

«Per fortuna che Caroline è un vampiro!» commentò infatti la vigilante scuotendo il capo e facendo sorridere Care.

«E se io avessi trovato un modo per togliere i poteri a Eric in un qualsiasi momento?» chiese Bonnie.

«Direi che sarebbe fantastico!» replicò l’Ibrido.

«Ed allora sono fantastica!» fece spallucce la strega con un sorrisetto compiaciuto.

Quello che non aveva spiegato era il come…

La strega continuava a tenere tra le mani il ciondolo che aveva attaccato alla lunga catenina, le arrivava praticamente in mezzo ai seni e sembrava bruciare.

Nessuno aveva notato il nuovo monile che indossava Bonnie, tantomeno il fatto che tra la filigrana in argento si intravedeva un cristallo scuro, un pezzo della pietra che ora Eric portata al dito.

“Si mi sto suggestionando…” si disse.

 

Eric stava parlando con il nipote, cercava di risultare il più tranquillo e sereno possibile… ma non si sentiva affatto bene, da quando Bonnie gli aveva messo al dito quell’anello!

Era una sensazione che non riusciva a spiegare, si sentiva scombussolato… 

Non era ansia o nervosismo… non era una cosa dolorosa o negativa! Ma una sorta di fremito… come se fosse “eccitato…” si disse, non riuscendo a trovare un’altra definizione…

 

«Ehi… pantera dagli occhi ammalianti» Kol prese da parte Bonnie a fine cena, mentre stava aiutando a sistemare la cucina «pensi che le tue amiche si arrabbierebbero se gli dai buca per la serata nel club delle donne?»

«Assolutamente no…» rispose Elena che stava passando «dove la porti?» domandò poi curiosa.

«Ovunque voglia…» replicò l’Originale «sono aperto ad ogni eventualità» aggiunse con il suo sorrisetto malizioso.

«Non sarebbe prudente uscire con la situazione che si è creata» commentò Klaus, che stava guardando Caroline mentre riempiva la lavastoviglie «ma presumo che con te sia al sicuro» aggiunse.

«Magari meglio in un locale… tra la gente» valutò Alaric facendo un cenno d’intesa con l’Ibrido.

La strega spostava lo sguardo da l’uno all’altro, con le mani sui fianchi in una posa un po' indispettita.

«Non toccherebbe a me decidere se accettare o meno?» esclamò stizzita.

«Guarda che me lo hai promesso!» le ricordò Kol.

«Non è così! Ti ho detto che quando la situazione si fosse risolta… potevi rapirmi per portarmi in una spa…» puntualizzò Bonnie, interrompendosi quando si rese conto di quello che aveva detto e che tutti la stavano guardando sghignazzando.

«Non per prendere le parti di mio fratello, honey… » intervenne Klaus «ma mi sembra doveroso che un uomo per bene voglia procedere per gradi e iniziare con un appuntamento meno… intimo»

Bonnie continuava a guardare tutti i suoi amici che ridacchiavano «OK! Mi vado a preparare!» sbottò infastidita.

«Il tuo entusiasmo mi riscalda il cuore, tesoro!» la prese in giro Kol mentre gli passava davanti.

 

Mezzora dopo la strega stava scendendo le scale con un delizioso miniabito in seta di Etro, lo sfondo era nero ma la stampa era ad effetto quadrettato con motivi floreali a contrasto, tipica della prestigiosa casa di moda italiana.Era un regalo di Caroline, che adorava i modelli e i disegni dei tessuti, ma sosteneva di non avere i colori giusti per indossarli, mentre alla sua amica stavano d’incanto.

Tutti gli uomini nella stanza si girarono a guardare Bonnie.

Donna nel cottage delle vigilanti stava battendo le mani davanti ai monitor «Ma guardatela! E’ bellissima… è sexy e di classe… e che fisico pazzesco!» stava commentando entusiasta.

Jeremy emise un fischio ammirato «Ma quanto posso essere pazzo a essermi fatto scappare una donna così?» esclamò con un tenero sorriso.

Bonnie ricambiò il sorriso «Hai avuto la tua chance!» lo prese affettuosamente in giro.

«Buon per me Gilbert!» replicò Kol andandole incontro.

Eric non aveva staccato gli occhi da Bonnie per tutto il tempo, la guardò mentre usciva al braccio del vampiro originale. “Giocati bene le tue carte ora Kol… perchè non mi lascio battere così!“

 

Le bambine erano stanche, le gemelle si erano quasi addormentate sul divano, mentre Hope stoicamente cercava di resistere al sonno, Caroline e Elena le guardavano intenerite.

«Ci penso io» si propose Felicity «voi andate pure a fare due chiacchiere…»

«Grazie tesoro, farebbe bene anche a te andare a riposarti un po', devi essere stanca…» valutò Rebekah.

«Un pochino lo sono…» 

Damien, che stava giocando alla playstation con Jeremy, si voltò a guardare la giovane vampira che accompagnava le sue amiche al piano di sopra, una decina di minuti dopo lasciò il suo posto a Oliver.

«Vi saluto anche io… questi ultimi giorni sono stati un po' stancanti!» esclamò, poi dopo aver dato la buonanotte allo zio ed agli altri uomini che stavano nel salone cominciò a salire le scale.

Damon lo stava guardando di sottecchi.

«Dici che andrà davvero a dormire?» sussurrò Eric all’ex vampiro.

«Non credo…»replicò Damon con un sorriso.

 

Turtly: Sei ancora sveglia?

Felicity: Si 

Turtly: Esci un attimo dalla camera…

Felicity: Non credo che sia il caso…

Turtly: Solo qualche minuto…

 

Damien era fuori dalla stanza delle ragazze.

 

Turtly: sbrigati! Che se qualcuno mi vede siamo nei guai!

 

«Mi stavo rivestendo!» mormorò Felicity facendo capolino dalla porta.

«Vieni…» sussurrò il ragazzo prendendola per mano.

Felicity si lasciò guidare lungo il corridoio, stavano andando nella direzione opposta rispetto alla camera di Damien e questo la rassicurava, oltrepassarono le porte delle stanze riservate agli ospiti, dove nell’ultimo periodo aveva soggiornato chi arrivava da New Orleans «Ma dove stiamo andando?» bisbigliò la ragazza.

«Vedrai!» replicò il giovane licantropo continuando a camminare senza lasciarle la mano.

Felicity non era mai andata in quell'ala del piano superiore «Questa casa è enorme!» mormorò.

Damien si era fermato davanti ad una porta, l’aveva aperta… e guardato Felicity che sembrava titubante.

«Ti prometto che mi comporterò bene… da perfetto gentiluomo…»

La ragazza si guardò dietro le spalle, poi con un sospiro si convinse a seguire il ragazzo.

Appena superato l’uscio, c’erano delle scale che salivano.

«E’ un altra soffitta!» spiegò Damien «E’ molto simile a quella che sta vicino alle nostre stanze! Ce ne sarebbe anche una terza… a metà strada, ma questa per me è la più bella! Anche perché è molto più grande…» continuò a descrivere mentre salivano gli ultimi gradini «E ha una finestra enorme!» terminò indicando un abbaino «Con una vista spettacolare sul parco!»

Felicity si avvicinò al vetro, erano all’estremità di uno dei lati lunghi di villa Salvatore, da lì si vedeva sia l’entrata principale che il cortile interno della scuola, la soffitta era rischiarata dalla luce proveniente dai lampioni che erano disseminati in mezzo alla piante e ai vialetti.

«Che bello…» mormorò.

Damien stava trascinando davanti all’abbaino un divanetto, più che altro era una dormeuse chaise longue dorata, con un tessuto damascato avorio «Siediti…» la incoraggiò «Se ti sdrai… potresti far finta di essere Giuseppina Bonaparte» scherzò.

«Ma dove l’hai preso?» rise la ragazza.

«Ci sono tanti mobili in queste soffitte! Sembra di essere da un antiquario! Mia madre sarebbe impazzita… adorava andare in giro per mercatini…» commentò con un velo di tristezza il ragazzo.

«Damon e suo fratello sono nati nel 1800! Mi hanno detto che la loro famiglia è di origini italiane… Non escluderei che su questo divanetto, Napoleone in persona ci abbia preso un the con sua sorella!» cercò di scherzare Felicity prendendo una mano di Damien.

Il giovane licantropo sorrise.

«Come hai fatto a scovare questo posto?» domandò la giovane vampira.

«Mi annoiavo un po' senza di te questi giorni…» replicò il ragazzo « e poi…» si interruppe un po' a disagio.

La ragazza lo guardava di sottecchi.

«Cercavo un posto… dove non ci fossero le telecamere!» confessò imbarazzato.

Felicity scoppiò a ridere e senza rendersene conto abbracciò Damien, era stato un gesto spontaneo…

«Chérie… se fai così… ti ho fatto una promessa e…»

«Per fortuna io non ho promesso niente…» replicò la ragazza sfiorando le labbra del ragazzo con le sue.

 

Il giorno prima avevano spento le telecamere che erano nella stanza di Eric «E’ un vero peccato» aveva commentato Donna «Vederlo quando usciva dalla doccia era uno spettacolo!»

«Non avrete cancellato le registrazioni spero!» aveva replicato Rebekah, ricevendo uno scappellotto da Oliver.

«Certo che no, gioia!» aveva risposto la vigilante.

Avevano concordato che se si decideva di reclutare lo zio di Damien, avrebbero dovuto considerarlo parte del gruppo a tutti gli effetti e questo comprendeva il metterlo al corrente dell’esistenza delle Angels.

«Posso sempre soggiogarlo, se qualcosa va storto» aveva valutato Klaus «ma non possiamo agire in libertà se lui non conosce il nostro piano di sicurezza»

 

Quella mattina Alaric e Jeremy avevano portato Eric nel cottage delle vigilanti, il licantropo stava seguendo attentamente le spiegazioni sotto lo sguardo vigile delle quattro donne che lo stavano scrutando attentamente.

«Scusami, gioia!» aveva esclamato ad un tratto Lucy «Mi sono dimenticata…»

«Buongiorno ragazze!» aveva salutato Bonnie che stava entrando «Figurati Lucy! Posso anche fare due passi e venirmeli a prendere i dolci della colazione!»

«Assaggia…» le aveva sorriso la vigilante dandole un enorme cookie «Nel negozio di Frank è arrivata una fornitura di cioccolato belga… senti che bontà!»

La strega aveva preso il biscotto e lo aveva addentato «Mmmhm….» mugolò di piacere mentre lo assaporava «paradisiaco…»

«Come è andata la serata?»

«Donna… non rovinarmi il piacere di questo momento…» rispose Bonnie restando a occhi chiusi.

«E’ andata così male?»

«No… affatto! Serata piacevole… compagnia gradevole, ma è tutto quello che ho da dichiarare!» replicò la ragazza «E dovete finirla di cercarmi un uomo! Sono perfettamente in grado di trovarmelo da sola!» aggiunse.

«Questo lo sappiamo perfettamente!» commentò Cristina «Il problema è che tu non hai nessuna intenzione di cercartelo!»

«Eri uno spettacolo ieri sera…» sospirò Donna.

«Grazie…» le sorrise Bonnie scuotendo il capo.

«Concordo…» si intromise Eric che aveva seguito tutto il dialogo.

La ragazza si girò a guardarlo, come se si fosse accorta della sua presenza solo in quel momento.

«Vedi?» valutò Donna «Non solo entri in una stanza dove c’è questo gran pezzo d’uomo… e neanche lo noti! Ma ti fa un complimento e tu rimani come uno stoccafisso e neanche rispondi! Come facciamo a non preoccuparci!»

Bonnie avrebbe tanto voluto risponderle che lo aveva notato eccome Eric! 

E lo aveva ignorato di proposito.

La serata con Kol aveva avuto un epilogo bollente! Non aveva messo in preventivo una notte di sesso selvaggio… ma era successo!

Dopo aver ascoltato dell’ottima musica dal vivo in uno dei locali più esclusivi della zona, Bonnie aveva invitato l’Originale ad andare a casa sua. 

Anche se viveva a Villa Salvatore, la ragazza non aveva voluto disfarsi della casa dove era cresciuta… era il suo rifugio ed era anche la ragione per la quale tutti credevano che non avesse una vita sociale!

Non si sentiva a suo agio al pensiero che i suoi amici potessero vederla, o peggio sentirla… mentre rientrava con una compagnia maschile…

Dalla morte di Enzo, la ragazza aveva avuto qualche relazione occasionale, tutte storie che erano finite dopo qualche appuntamento tra le lenzuola… non si era più innamorata, ma era una donna adulta e aveva delle esigenze!

Anche con Kol era stata chiara la sera prima… sarebbe stato solo sesso! Non escludeva categoricamente che avrebbero potuto rifarlo nelle sere a venire! Ma non ci sarebbe stato niente altro tra loro e il vampiro originale si era dichiarato d’accordo.

Piacevole e gradevole… non erano esattamente gli aggettivi che avrebbe usato per descrivere la notte appena trascorsa, perchè era stato appagante… e sfrenato! Kol era un amante fantastico… fantasioso e instancabile.

Damon aveva ragione! Il sesso è un antidepressivo miracoloso!

Bonnie e l’Originale erano rientrati che era quasi l’alba, cercando di fare meno rumore possibile… o almeno quella sarebbe stata l’intenzione della ragazza, visto che per Kol la discrezione era un concetto astratto! 

Il vampiro l’aveva accompagnata fino alla porta della sua stanza e l’aveva salutata con un bacio appassionato, la teneva contro il battente incurante del fatto che lo scricchiolio del legno e i loro gemiti riecheggiavano nel corridoio deserto e silenzioso.

Quando l’aveva lasciata andare, la strega lo aveva guardato con il suo famosissimo sguardo di biasimo, quello che faceva tremare le ginocchia ai suoi studenti, sospirò e scosse la testa al pensiero di quanti amici con l’udito sviluppato dormissero vicino alla sua stanza da letto… ma erano delle orecchie in particolare che la preoccupavano… quelle di Eric.

Non riusciva a spiegarsi il perché si sentisse a disagio, non c’era stato niente tra lei e il licantropo… Allora perché si sentiva un macigno sullo stomaco? 

Con un sospiro cercò di mettere fine ai suoi pensieri e tornare al presente, avvertiva i suoi bellissimi occhi chiari che la scrutavano, quando ricambiò lo sguardo…sentì un groppo in gola.

«Le ragazze mi stanno aspettando per fare colazione…» Bonnie tossicchiò leggermente e deglutì… poi guardando la fila di monitor, indicò con il capo lo schermo che rimandava l’immagine delle sue amiche che chiacchieravano in cucina.

Prese il cestino che le stava porgendo Lucy e con un piccolo cenno di saluto, scese le scale che portavano allo scantinato.

La strega era arrivata nel salone quando avvertì il cellulare che aveva in tasca fare un piccolo bip di notifica, entrò in cucina e dopo aver appoggiato i biscotti sul ripiano prese il suo telefono.

Numero sconosciuto: Lo so cosa è successo tra di voi… posso avvertire il suo odore su di te…

Bonnie chiuse gli occhi a disagio.

Numero sconosciuto: Ma lo cancellerò…

Bonnie fece un profondo sospiro.

Numero sconosciuto: Tu sarai mia…

Un brivido lungo la schiena fece tremare Bonnie, sotto lo sguardo curioso delle sue amiche.

 

Felicity era ancora nel suo letto, stava ascoltando per l’ennesima volta una canzone che Damien le aveva inviato durante la notte.

 

Turtly: Do you ever think (Hai mai pensato)

Turtly: When you’re all alone (Quando sei tutta sola)

Turtly: All that we can be? (A tutto quello che possiamo essere?)

Turtly: Where this thing can go (Dove questa cosa può portarci?)

Turtly: Am I crazy or falling in love? (Sono impazzito o mi sto innamorando?)

Turtly: Is it really just another crush (E’ davvero solo un’altra cotta?)

Turtly: Do you catch a breath (Ti manca il respiro per un po’)

Turtly: When I look at you (Quando ti guardo)

Turtly: Are you holding back (Ti stai trattenendo) 

Turtly: Like the way I do (Come faccio io)

Turtly: Cause I’m tryin, tryin to walk away (Perchè sto provando a farla passare)

Turtly: But I know this crush aint goin away, goin away (Ma so che questa cotta non ha intenzione di andare via)

Turtly: <3

Turtly: https://www.youtube.com/watch?v=I1QaJfA_vOA

 

Certe volte Damien la lasciava senza parole, il ragazzo sbruffone e pieno di sé, lasciava il posto ad un giovane premuroso e gentile.

Felicity era turbata, Damien le era mancato terribilmente nei giorni che era stata via e quando le era vicino sentiva le farfalle nello stomaco, per non parlare di quando si baciavano… era normale? Erano le sensazioni amplificate di cui tutti le parlavano da quando era diventata un vampiro?

Mentre riascoltava quei versi, la ragazza fece un sorriso… anche lui si faceva le sue stesse domande, era contenta di non essere l’unica a essere confusa!

 

«Dobbiamo capire come comportarci domani» 

Klaus stava facendo il punto della situazione, l’indomani sarebbero ritornati tutti gli studenti.

In mattinata avrebbero preso servizio Mrs Byrne e il personale del convitto, i ragazzi avrebbero cominciato ad arrivare nel primo pomeriggio, avevano lasciato ai genitori un ampio margine per il rientro a scuola, l’unica raccomandazione era stata di portare i loro figli entro l’orario di cena, per dare loro la possibilità di mangiare tutti insieme.

«E’ una situazione anomala» stava considerando l’Ibrido «Non riesco a capire come facciano a portare qui i loro figli… e fare come se nulla fosse! Possibile che pensino che non abbiamo ancora capito cosa sta accadendo?»

«Devi considerare che è una cosa che è cominciata come una questione familiare» stava valutando Caroline «E poi con quello che gli avranno raccontato Demelza e Tom si è ingigantita. Hanno fatto un ultimo tentativo di risolverla in maniera veloce, quando hanno cercato di attirare Damien in una trappola, ma visto il fallimento del loro piano, hanno la necessità di compattare le fila e decidere una strategia comune…»

«E se consideriamo che a Salem non piace molto mischiarsi con altre “entità“ soprannaturali, non deve essere un processo facile… necessitano di tempo» commentò Bonnie.

«Per quanto possa sembrarci paradossale, l’unica cosa che possono fare ora è dare ad intendere che è tutto normale…» intervenne Alaric «Se non riportassero i loro figli qui, potremmo metterci in allarme… ed è l’ultima cosa che vogliono.»

«Questo significa che non hanno nessuna intenzione di agire nell’immediato» valutò Rebekah «tra neanche venti giorni la scuola si svuoterà di nuovo per le festività natalizie, puntano a farci stare tranquilli fino a quel momento… ci attaccheranno in quei giorni…»

Klaus stava annuendo «E noi li ripagheremo con la stessa moneta» dichiarò. «Siamo capaci anche noi a… recitare!»

 

L’ampio salone dell’area comune del convitto era stato tirato a lucido e addobbato con decorazioni rosse e oro, in un angolo era stato allestito un enorme e bellissimo albero di Natale, anche la sala mensa era stata adornata con ghirlande, nastrini e ornamenti a tema natalizio.

Quando i primi ragazzi avevano cominciato ad arrivare, un allegro vocio invase tutti i locali… i genitori si intrattenevano tra di loro, il clima era sereno e rilassato.

«Gli Hobbs e i Lewis sono appena entrati dal cancello principale» annunciò Emma tramite gli auricolari «Sono arrivati insieme…»

«E’ normale… arrivano entrambi da Salem, hanno preso lo stesso volo…» valutò Caroline «sarebbe stato sospetto il contrario…»

«Aspettiamo qualche minuto…» intervenne Klaus che era di nuovo posizionato davanti alla vetrata che conduceva al corpo centrale della villa «Più testimoni ci sono e meglio è… »

«Dubito che se ne vadano in tempi brevi… devono acquisire più informazioni possibili da riferire…» rispose Caroline.

Holly Hobbs e Peter Lewis entrarono nel convitto quasi correndo e si affrettarono ad andare a salutare i compagni che erano già arrivati.

«Ci sono solo i papà…» commentò Jeremy andando incontro al signor Lewis con un largo sorriso.

Come Care aveva previsto, i due uomini non davano l’impressione di volersene andare e rimasero a chiacchierare con Alaric e Jeremy.

«Laurel con il padre…» annunciò Emma.

Zoe era già arrivata da qualche minuto insieme alla madre e quando vide entrare la sua amica le corse incontro, le due ragazze si abbracciarono felici di ritrovarsi.

«Ok… io direi che lo spettacolo può cominciare» suggerì Klaus.

Bonnie annuì e inviò un messaggio dal suo telefonino.

 

Eric stava entrando dall’ingresso principale del convitto, portava un borsone con una mano e teneva l’altro braccio intorno alle spalle del nipote.

Damien procedeva tranquillo senza affrettarsi verso le sue compagne, le due ragazze lanciarono un’occhiata ammirata all’uomo che stava accanto al loro amico.

«Zio… loro sono Laurel e Zoe, due mie carissime amiche» fece le presentazioni il giovane stregone.

«Eric Digne…» dichiarò il licantropo tendendo una mano verso le due streghette «Ora capisco perchè non vedevi l’ora di tornare a scuola» commentò con uno sguardo ammiccante chinandosi a fare un galante bacia mano ad entrambe «due signorine incantevoli…»

Le due ragazze ridacchiarono raggianti.

«Due oche giulive…» sussurrò Felicity che insieme a Rebekah e Oliver si stava avvicinando.

«Oliver! Rebekah!» esclamò Eric a voce sostenuta vedendoli «Tesoro… » fece poi abbracciando stretta Felicity.

Anche la giovane vampira scoppiò a ridere, ma era una risata diversa… era sinceramente divertita dalle doti attoriali del licantropo.

Russell Burley si era avvicinato incuriosito, anche Hobbs e Lewis li stavano osservando da lontano.

«Tuo zio?» chiese Laurel vedendo il padre che la stava incoraggiando a fare qualche domanda.

«Zio Eric è… era il fratello di mio padre» rispose Damien.

«Non sarò mai abbastanza grato a Oliver e Rebekah per avermi trovato…» continuò il licantropo con uno sguardo sinceramente riconoscente.

«Ti ricordi quando settimane fa ho fatto tutte quelle assenze?» domandò il giovane stregone «Mrs Forbes aveva ricevuto una lettera da un avvocato, la sorella di mia madre voleva rinunciare alla mia custodia legale… rischiavo di essere affidato ad un’altra famiglia… e forse avrei dovuto lasciare la scuola… »

Laurel sgranò gli occhi.

«La direttrice ha assunto un investigatore privato per cercare il fratello di papà… Mr O’Neill è un bravo avvocato…» continuò Damien guardando Oliver «Si è occupato lui di tutte le questioni burocratiche… per questo ero a Boston con lui, Miss Marshall e… Felicity» terminò sorridendo alla vampira.

«Hai passato con lei tutti questi giorni?» domandò con voce stridula Laurel.

«Avremmo voluto…» sospirò Damien abbassando lo sguardo «Ma solo Oliver è rimasto con me e zio Eric, per terminare le pratiche legali… Felicity e Rebekah sono dovute correre da Miss Bennet… è venuta a mancare sua mamma in questi giorni…»

«Sono desolata…» commentò Laurel «Perchè sei scappato al centro commerciale?» chiese poi innervosita, non riuscendo più a trattenersi.

«Zio Eric aveva riconosciuto il fratello di mia madre!» replicò stizzito lo stregone «Eravamo appena arrivati quando ci ha avvertito! Siamo andati via subito… Io non voglio avere niente a che fare con i Corey!» spiegò alzando la voce Damien.

Klaus stava guardando la reazione degli uomini che non si erano persi una battuta della recita che avevano organizzato.

L’Ibrido aveva visto il signor Corey mentre bruciava la salvia, al centro commerciale e aveva pensato che sfruttando la presenza di Eric potevano provare a dare una spiegazione credibile alla “fuga“ di Damien.

«Dici che se la sono bevuta?» gli domandò Kol.

«E’ abbastanza verosimile…» replicò Klaus «ma sarebbero degli idioti… a crederci!»

«Beh… non mi sono parsi particolarmente svegli» sghignazzò il fratello «io dico che la prendono per buona…»

 


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Capitolo 35
*** trentaquattresimo capitolo ***




























 

Damien era infastidito, sorrideva a Laurel mentre fingeva di interessarsi ai suoi discorsi… da una settimana gli sembrava di essere uno dei protagonisti di una kermesse teatrale!

«Damien! Mi stai ascoltando?» lo strattonò leggermente la giovane strega per attirare la sua attenzione.

«Scusami… stavo pensando alla verifica di Miss Bennet, non sono sicuro di aver fatto bene…»

«E da quando in qua ti interessa?» chiese divertita Zoe.

«Da quando mio zio lavora a scuola e Miss Bennet può andare a riferirgli i miei voti in tempo reale!» spiegò il ragazzo sbuffando.

«E’ così carino tuo zio…» cinguettò Zoe scambiandosi un’occhiata con Laurel.

«Quasi quanto il nipote…» aggiunse arrossendo l’amica.

Il giovane stregone sorrise imbarazzato.

“Devo parlare con Klaus!“ stava riflettendo Damien “Non posso andare avanti così!“

Quando avevamo deciso la strategia da adottare l’Ibrido era stato chiaro: «Devi marcare stretto Laurel» aveva spiegato usando termini calcistici «non fare domande dirette perché potrebbe insospettirsi, ma cerca di capire cosa sa… sfruttiamo il fatto che ha una cotta per te».

Il problema non era tanto che doveva fare il galante con la giovane strega, ma che doveva farlo davanti a Felicity!

Klaus era stato chiaro anche con la giovane vampira.

«Non puoi continuare a proteggere Damien, tienilo d’occhio da lontano… in modo discreto, lo faremo un po' tutti» aveva spiegato guardando gli altri «l’ultima cosa che ci serve è scatenare la gelosia di Laurel, io c’ero al centro commerciale e quella ragazza ha un caratterino!»

Rebekah stava per intervenire ma Felicity le fece cenno di lasciar perdere, poi con un sorriso annuì all’Ibrido.

Anche Damon ed Eric si guardarono per poi scrutare la reazione di Damien, ma il ragazzo guardava a terra restando in silenzio.

I giorni seguenti erano stati pesanti, il giovane stregone sentiva lo sguardo di Felicity su di sé, mentre in maniera garbata e cavalleresca ricopriva Laurel di attenzioni.

«Sono impressionato!» aveva commentato divertito Klaus durante una riunione dalle vigilanti «Chi dice che i giovani di oggi sono maleducati e sgarbati non ha conosciuto il nostro Damien! Ci credo che la streghetta pende dalle sue labbra… sembra un Principe Azzurro!»

«E’ una recita…» aveva sussurrato il ragazzo in risposta.

«Ma dai! » aveva ribattuto l’Ibrido «Su con il morale! C’è di peggio che fare la corte a una bella biondina! E’ un po' inquietante te lo concedo, ma devi ammettere che è anche molto carina… e disponibile! Non ci credo che ti lasciano indifferente tutti i suoi tentativi di… approccio! Divertiti! Hai sedici anni!»

Damien lo aveva fulminato con lo sguardo ma poi aveva annuito imbarazzato, per fortuna che Felicity non era presente…

Il giovane stregone invece non aveva partecipato al meeting della sera prima ed era stato Damon a raccontargli l’ultima trovata di Klaus.

«Oliver… ho notato una cosa mentre tenevo d’occhio i ragazzi nel cortile… tua sorella ha uno spasimante!» aveva dichiarato sghignazzando facendo arrossire Felicity.

La ragazza aveva scambiato uno sguardo preoccupato con Rebekah, poi si era girata a guardare il fratello che la scrutava con un sopracciglio alzato.

«Ma ci può tornare utile… » aveva continuato l’Ibrido tornando serio «sarei meno preoccupato se Fel potesse passare più tempo con Damien! E dove lo troviamo un alibi migliore di Felicity che accetta la corte del suo compagno di stanza? E’ perfetto… » aveva commentato compiaciuto.

La giovane vampira lo aveva guardato a bocca aperta «Wade?» aveva chiesto con un filo di voce.

«Non mi dire che non te ne sei accorta!» l’aveva canzonata ironico Klaus «Non ti toglie gli occhi di dosso! Ti posso garantire che li terrò d’occhio, Mate… ma se tua sorella si lasciasse corteggiare un po' da quel ragazzo, potrebbe passare più tempo con Damien senza far diventare gelosa Laurel…»

«Non puoi giocare così con le persone!» era sbottata Rebekah «Sono ragazzi!»

«E i ragazzi si frequentano… si conoscono, chiacchierano… questo deve fare Felicity! Se solo Wade si azzarda ad allungare un po' le mani, se ne pentirebbe amaramente!» aveva replicato l’Ibrido.

Felicity aveva sgranato gli occhi, rossa come un peperone.

 

Damien si guardava intorno, non riuscendo a scorgere né Felicity né Wade.

“Dove sono?“ si chiedeva nervoso, avrebbe tanto voluto mandare un messaggio alla giovane vampira ma avevano concordato di limitarsi.

Chiacchieravano un po' di sera quando si ritiravano nello loro camere, stando bene attenti a non chiamarsi per nome o parlare di fatti inerenti alla loro giornata.

«Laurel potrebbe sbirciare… o peggio prendermi il telefono e mettersi a curiosare» aveva spiegato imbarazzato Damien una sera che si erano incontrati di nascosto nella soffitta.

«Ti dispiace se ti salvo con un altro nome?» aveva chiesto titubante.

Felicity l’aveva guardato con una smorfia.

«Avevo pensato ad Amelie…» aveva confessato il ragazzo con un profondo respiro «E’ così che si chiamava la mia ragazza a Monaco, sarebbe più facile da spiegare se Laurel scoprisse delle conversazioni un po' compromettenti…» aveva terminato imbarazzato.

«Meraviglioso…» aveva commentato Felicity «Mi scriveresti chiamandomi come la tua ex… per non far insospettire la ragazza che devi corteggiare… non potrei desiderare di meglio!» aveva sospirato con gli occhi lucidi.

«Chéri…»

«Va bene così… non è colpa tua»

«Forse anche tu dovresti salvarmi con un nome diverso…»

Felicity aveva sorriso «Certo…»

«Come mi chiamerai?» aveva chiesto il ragazzo.

«Io sono previdente e ho giocato d’anticipo! Non ti ho mai salvato come Damien» aveva sghignazzato la ragazza chinandosi a dargli un bacio a stampo prima di scomparire in un lampo.

 

Damien si era seduto al suo posto e guardava Wade che parlava con Bonnie, poi a capo chino l’amico lo aveva raggiunto e gli si era accomodato accanto.

«Che è successo?»

«Ho sbagliato tutto il compito…»

«Sei stato in classe per tutta la ricreazione?»

«Già… Miss Bennet mi voleva parlare» rispose Wade sconsolato.

Damien non poté far a meno di sorridere.

«Sono lieto che la cosa ti diverta!» 

«Ma no! E’ che…» il ragazzo si interruppe un attimo a guardare Felicity che rientrava in aula «… avevi un’espressione da cane bastonato!»

 

«Felicity… vuoi vedere un film con noi?»

La giovane vampira sorrise allo stregone.

Wade era un tipo divertente sempre allegro e pronto alla battuta, un ragazzo amichevole e cordiale che riusciva a metterla a proprio agio.

«Dipende dal film» replicò la giovane vampira.

«Ti piacerà! E’ uno di quelli strappalacrime che a voi ragazze piacciano tanto e che danno a noi maschietti la possibilità di farvi vedere che siamo persone dolci e sensibili…»

La ragazza scoppiò a ridere «Come potrei perdermi l’occasione di vederti turbato e commosso?»

«Esatto! Ci sederemo vicini e ci divideremo la scatola di fazzoletti!» ribatté il ragazzo stando al gioco con un radioso sorriso.

I cinque ragazzi si incamminarono verso la saletta.

Felicity aspettò che Damien le passasse accanto e con un filo di voce spiegò «Ieri sera Klaus mi ha consigliato…»

«Lo so!» la interruppe il ragazzo «Me lo ha detto Damon…» sussurrò stizzito.

Felicity lo guardò infastidita «Come s’intitola il film?» esclamò poi rivolta alle ragazze ignorandolo.

«Io prima di te» rispose Zoe facendole vedere il dvd. «Ho letto il libro e mi è piaciuto un sacco!»

«Rebekah… Miss Marshall» chiarì la vampira «Me l’ha regalato… ma ancora non ho cominciato a leggerlo»

«E ora stai per vedere il film, quindi potrai evitare di farlo!» sghignazzò Laurel prendendo sottobraccio Damien con fare possessivo.

«Credo invece che lo inizierò stasera» ribatté Felicity «Adoro leggere libri da cui vengono tratti dei film, anche se preferisco fare il contrario…»

«Che gusto c’è se conosci la trama?» ribatté la bionda streghetta facendo sorridere Damien.

«Dopo aver visto il film» si intromise Wade «a me piace rileggere il libro! Hai dei volti da immaginarti e dei luoghi dove far svolgere le dinamiche… poi visto che il film non è quasi mai all’altezza del libro, la cosa ideale a mio avviso è leggere, vedere… rileggere» spiegò poi sorridendo a Felicity.

«Credo che ascolterò il tuo consiglio» valutò Zoe mentre apriva la custodia e inseriva il dischetto nel lettore.

Wade annuì all’amica un po' imbarazzato «Non te ne pentirai…» le rispose prima di sedersi vicino a Felicity facendole vedere una scatola di fazzoletti di carta.

«Ma allora fai sul serio!» ridacchiò divertita la vampira.

«Non dirlo a nessuno…» le sussurrò il ragazzo in un orecchio «Ma ho letto il libro e so esattamente quello che ci aspetta, credimi… ci serviranno tutti!»

«Non mi sembra una lettura adatta ad un ragazzo…» mormorò la ragazza guardandolo un po' di sottecchi.

«Che Dio benedica chi ha inventato il Kindle! Prima che i miei me ne regalassero uno, strappavo le copertine per leggere questo tipo di romanzi…»

La ragazza sgranò gli occhi con un sorriso divertito.

«Non sai quanto sono utili per rimorchiare!» spiegò sghignazzando lo stregone «Ti danno un sacco di idee e di argomenti per attaccare bottone! Per non parlare del fatto che le ragazze si sciolgono al pensiero che sei un tipo romantico!»

Felicity guardava l’amico scuotendo la testa «Sei un professionista…»

«Corteggiare è un’arte!» la interruppe il ragazzo «Peccato che non sia una scienza esatta…» aggiunse in maniera impercettibile, guardando a terra col chiaro intento di non farsi sentire dalla ragazza.

Felicity lo guardò sorridendogli teneramente.

Damien aveva osservato infastidito tutta la scena, non aveva idea di quello che si stavano dicendo, ma vedere il suo amico che sussurrava all’orecchio di Felicity lo faceva imbestialire quasi quanto l’atteggiamento della ragazza che sembrava divertirsi un mondo.

Laurel si era seduta accanto al giovane stregone ed era intenta a guardare la sua amica che stava impostando il lettore per la visione, quando Zoe sorridendo si girò per accomodarsi, piegò e sollevò le gambe accoccolandosi contro Damien e le indicò il posto vicino a Felicity sull’altro divano.

La giovane vampira prese un lungo respiro, tentando di calmarsi e sforzandosi di distogliere lo sguardo, Wade la guardò con un sorrisetto sibillino, poi le passò un braccio intorno alle spalle e attirandola verso di sé le fece un occhiolino.

 

I cinque ragazzi seguirono attenti il film, commentando di tanto in tanto…

Felicity e Damien non avevano proferito parola e non avevano staccato gli occhi dallo schermo.

«Ha ragione!» commentò Laurel ad un certo punto «In condizioni normali non l’avrebbe degnata di uno sguardo… Lui è bellissimo, ricco… era destinato a stare con una ragazza alla sua altezza! Come quella che aveva prima dell’incidente…»

«Louisa è molto carina…» valutò Damien.

«Ma non come Alicia! Lei era perfetta per lui» ribatté la strega «Guardatela… bionda elegante…»

«Meschina…» aggiunse Felicity in un sussurro.

«Lo ha abbandonato quando lui non era più il fidanzato perfetto…» analizzò Zoe guardando con biasimo l’amica.

«Ma Louisa è inadeguata!» insisteva Laurel «Con quei modi strampalati, quei vestiti eccentrici… Will era un giovane in carriera! Il rampollo di una famiglia facoltosa, frequentava l’alta società e poi lei non è neanche così carina! Piccoletta… un po' rotondetta… mora…»

«Perchè cosa avresti da dire contro le morette, non troppo alte e con le curve al posto giusto?» sbottò risentita Zoe.

«Ma tu sei bellissima!» ribatté Laurel «Di norma… le more sono scialbe e insignificanti…» aggiunse ironica.

Felicity continuò a respirare profondamente.

«E poi parliamoci chiaro…» continuò la bionda streghetta sempre più maligna «Quando due persone sono costrette a frequentarsi, può nascere un’ amicizia… ma non sempre sfocia in un qualcosa di più profondo, bisogna fare attenzione perché si corre il rischio di rimanere deluse…»

La giovane vampira accusò il colpo con classe, non degnando Laurel di una risposta, solo Wade che le sedeva accanto capì quando le costava controllarsi.

Damien continuava a tenere gli occhi fissi sullo schermo, sapeva che se avesse guardato Felicity non sarebbe riuscito a mantenere la calma e avrebbe vanificato tutti gli sforzi fatti negli ultimi giorni.

Continuarono la visione del film quasi in silenzio, le vicende diventarono sempre più coinvolgenti fino all’epilogo che lasciò i cinque ragazzi profondamente scossi e commossi.

«Che vi avevo detto?» commentò Laurel tirando su con il naso in maniera non proprio elegante.

«Non era amore… se l’avesse amata davvero avrebbe cambiato idea…»

«Ma cosa dici!» non si trattenne più Damien «L’amava così tanto da donarle una vita piena!»

«Ma Louisa voleva solo lui…» intervenne Felicity in un sussurro.

«Ma Will non era solo ferito nel fisico, lo era anche nell’animo» rispose il ragazzo fissandola «Non poteva vivere in pace con se stesso legando a sé una ragazza così piena di vita… sarebbe come tenere una stupenda farfalla in un barattolo di vetro e chiedersi tutti i giorni come sarebbe vederla volare… consapevole di non poter seguire il volo…»

 

«Felicity…» la chiamò Wade mentre stavano uscendo dalla saletta per ritirarsi nelle proprie stanze.

La sala comune era vuota, gli studenti più piccoli erano stati mandati a dormire da Mrs Byrne, che un attimo prima si era affacciata per chiedergli di fare altrettanto.

«Possiamo parlare un secondo?» chiese il giovane stregone prendendola per un braccio.

La vampira aveva annuito evitando di guardare Damien, anche senza vederlo era consapevole che si era bloccato sulla porta e la stava fissando, poi con la coda dell’occhio vide Laurel che prendendolo sottobraccio lo stava trascinando fuori dalla stanza.

Wade attese che fossero rimasti da soli prima di prenderla per mano e farla risedere sul divano.

«E’ tardi…» cercò di dire Felicity.

«E’ questione di un attimo…» rispose il ragazzo.

«Io e te ci possiamo aiutare» mormorò lo stregone fissandola sollevando un sopracciglio.

La ragazza lo guardò interrogativa.

«A te piace Damien!»

Felicity sgranò gli occhi.

«Non lo negare! Si vede che ti piace!»

La vampira stava per rispondere, quando Wade la interruppe con un cenno della mano.

«E ti giuro che non lo capisco proprio! Perché ora è così galante con Laurel? Non gli piaceva! L’aveva rifiutata! E avrei giurato che gli piacevi tu…» continuò indicando la ragazza.

«Io qualche settimana fa gli ho detto di volerci provare con te… ma ho cambiato idea! Sembrava volesse strozzarmi! E pur vero che gli avevo confessato di volerti usare per fare ingelosire Zoe…»

Felicity lo guardò aggrottando la fronte «Mi volevi fare il filo per far ingelosire un’altra?» chiese divertita.

«Si!» rispose lo stregone alzando le spalle «E ora te lo farò… e tu ricambierai, per farli ingelosire tutti e due!» spiegò con un sorrisetto impertinente.

 

Felicity scuoteva la testa divertita mentre si stava preparando per andare a dormire, ripensava alla chiacchierata con Wade.

Si erano trattenuti nella saletta una ventina di minuti e lei sentiva il suo cellulare che vibrava nella tasca dei pantaloni, non le serviva leggere il mittente per sapere esattamente chi fosse a bersagliarla di messaggi.

Wade aveva cercato di concordare una strategia per attuare il suo piano e a Felicity faceva male la pancia dal gran ridere, era una fortuna che non potesse fargli leggere il suo cellulare, avrebbe smesso di fare congetture se avesse saputo che stava già funzionando alla grande!

In un primo momento aveva deciso di confessare a Damien che lei e Wade si erano messi d'accordo e che stavano solo fingendo, ma poi aveva cambiato idea.

In cuor suo sapeva che a Damien non interessava minimamente Laurel, ma vederli sempre vicini, vedere come la ragazza lo toccava in continuazione e cercava momenti di intimità con lui, la faceva soffrire troppo! Le sembrava equo che anche il giovane stregone capisse esattamente come fosse il boccone amaro che lei doveva inghiottire quotidianamente!

Quindi si era limitata a un paio di messaggi, dove in maniera vaga lo tranquillizzava dicendogli che non era successo niente e che Wade si era comportato da perfetto gentiluomo.

 

Eric stava chiacchierando con le Angels e i due vigilanti licantropi, era diventata una piacevole abitudine quella di raggiungere il cottage dopo cena.

Un paio di volte, insieme a Ian e Jamie, era andato a correre nel boschi, anche loro erano dotati dell’anello di cianite ed era stato molto piacevole trasformarsi e lasciarsi andare tra la natura.

Il licantropo aveva un ottimo rapporto con tutti, specialmente con Damon. Si era inserito bene ed era benvoluto ma gli risultava difficile restare a guardare Kol e Bonnie che continuavano a interagire e uscire insieme, quindi, con la scusa di dover studiare bene il piano di sorveglianza, dopo aver cenato si rifugiava dalle Angels.

Qualche sera prima, Eric aveva intercettato uno scampolo di conversazione tra Bonnie e le sue amiche.

«Ho bisogno di divertirmi!» l’aveva sentita dire convinta «Vi assicuro che non mi sto innamorando! Ho bisogno di leggerezza, di un qualcosa di poco complicato… e credetemi Kol è perfetto!» aveva concluso con un sorrisetto malizioso, facendo sbottare Rebekah.

«Tu e Care la dovete finire di fare allusioni sulle prestazioni sessuali dei miei fratelli!» aveva esclamato esasperata l’Originale.

Eric quella notte non era riuscito a chiudere occhio e ci aveva messo qualche giorno a capirne la ragione, pur provando una voglia irrefrenabile di picchiare Kol si era reso conto di non voler competere con lui.

La verità aveva sconvolto il licantropo, prima di arrivare alla Salvatore’s, una bella ragazza che proclamava di cercare sesso senza nessun coinvolgimento sentimentale sarebbe stato un dono divino! Come trovare il Santo Graal! 

Invece Eric aveva dovuto ammettere a se stesso che, appena aveva conosciuto Bonnie, la voglia di complicarsi la vita con lei era pari alla sua voglia di sentirla gemere sotto di sé…

 

«Ma guardala come fa la gatta morta!» Esclamò stizzita Donna scuotendo la testa davanti ai monitor.

Eric guardò le immagini con un sorriso «Povero il mio nipotino che deve sopportare una biondina che gli si struscia addosso facendogli le fusa…»

«Un alto senso del dovere e… spirito di sacrificio» rincarò la dose sghignazzando Ian.

«Non lo guardate ora…» commentò Jamie inarcando un sopracciglio «pensate a quando si ritroverà da solo con Felicity…»

«Povero il mio nipotino…» ripeté Eric con un altro tono di voce.

Mentre stavano studiando i dossier degli studenti, attirati dai commenti di Emma e Donna che li stavano controllando, i tre licantropi lanciavano un’occhiata ai cinque ragazzi che stavano guardando il film nella saletta del convitto.

Rimasero un po' perplessi quando Felicity e Wade si erano attardati a chiacchierare da soli, ma dovettero convenire che sembravano più due amici che si stavano divertendo, che una coppia di innamorati.

Il dormitorio era in silenzio da più di un’ora, quando videro Laurel che furtiva usciva dalla sua camera da letto dirigendosi in cucina.

«Attenta bella… quel biscotto ti finirà tutto suoi fianchi» commentò Donna ironica.

I tre licantropi non poterono evitare di scoppiare a ridere.

 

Felicity era nel suo letto e stava leggendo il libro che Rebekah le aveva regalato.

Un rumore nel corridoio… 

La ragazza rimase qualche attimo in allerta per ascoltare con attenzione…

Dei passi… un’anta che si apriva e che si richiudeva in cucina… silenzio.

 

«Ehi! Che fa?… » esclamò Emma allarmata.

Lucy e Cristina si avvicinarono ai monitor.

«Rick e Kate sono di ronda nel parco?» chiese Cristina.

Ian prese la ricetrasmittente annuendo «Avvicinatevi al convitto e fate attenzione…» disse poi parlando con i due vampiri.

«Dovremmo avvertire Klaus?» chiese Eric.

«Aspettiamo un attimo…» rispose Emma.

«Cos’era?» esclamò Lucy sgranando gli occhi…

Eric e Jamie scattarono verso lo scantinato imboccando le scale per dirigersi verso la scuola.

«ENTRATE IN CAMERA DI DAMIEN!» urlò Ian alla ricetrasmittente seguendoli.

 

Felicity stava tornando alla sua lettura quando sentì di nuovo dei rumori nel corridoio… 

Una porta che si apriva… un urlo…

Non ragionò, si alzò dal letto e a velocità vampiresca si precipitò in camera di Damien, arpionò la sagoma che era chinata sul letto del ragazzo e la fece volare contro un muro della stanza, poi afferrò il giovane stregone con l’intento di farlo uscire dalla camera.

 

Rick e Kate entrando un attimo dopo, trovarono Laurel tramortita contro la parete e Felicity che la fissava rabbiosa.

La giovane vampira aveva le zanne esposte, il volto trasfigurato e teneva saldamente Damien che a bocca aperta spostava lo sguardo prima su una e poi sull’altra ragazza.

«Oh… mio Dio…» sussurrò Wade sconvolto stropicciandosi gli occhi.

Eric, con Ian e Jamie arrivarono in quel momento, un battito di ciglia dopo entrarono anche Klaus con Caroline.

«Oh mio… Dio…» mormorò di nuovo Wade a bocca aperta, guardando la loro direttrice che indossando una camicia da notte con delle notevoli trasparenze, si era accucciata ai piedi del suo letto per controllare Laurel. 

«Sta bene…» dichiarò subito dopo la vampira.

Klaus controllò la stanza e poi sorrise notando l’espressione sconvolta del ragazzo che non riusciva a staccare gli occhi da Caroline «Lo so… » gli disse facendogli un occhiolino.

Felicity prese un bel respiro cercando di calmarsi, poi si guardò intorno sentendosi osservata e solo in quel momento si ricordò di cosa avesse addosso.

Indossava uno degli acquisti che aveva fatto al centro commerciale di Boston, un delizioso babydoll in cotone di Victoria's Secret.

La camiciola era in un delicato rosa confetto e aveva le spalline strette, la parte superiore era a balconcino e i ferretti cuciti all’interno esaltavano il suo seno acerbo ma pieno, tra le due coppe c’era un fiocchetto nero, che non solo era la firma della casa di moda, ma dava al capo un tocco angelico.

Damien abbassò gli occhi sulle gambe della ragazza con un sospiro, l’orlo del babydoll era uno sfizioso volant che le arrivava a malapena a coprire lo slip coordinato.

«Si può sapere che è successo?» chiese Klaus sforzandosi di risultare minaccioso.

«Ha gridato…» mormorò Felicity.

«Non ho proprio urlato… » cercò di barcamenarsi lo stregone «diciamo che non ho capito subito che fosse Laurel e in un primo momento… potrei essermi spaventato.»

Anche Bonnie, che era stata avvisata dalle Angels, era arrivata trafelata mentre si stava ancora annotando la cintura di una corta vestaglia in raso, e insieme a Caroline era china a controllare la giovane strega che ancora non si era ripresa.

«Se sto sognando non mi svegliate…» non poté far a meno di commentare Wade che seduto nel suo letto, si guardava intorno con un espressione tra il confuso e il divertito.

«Presumo che non sia un’abitudine della ragazza quella di farti visita in piena notte…» continuò a domandare Klaus, cercando di ignorare le risatine degli altri.

«Certo che no!» rispose Damien «No! » ribadì rivolgendosi direttamente a Felicity.

Laurel si era mossa e si stava lentamente riprendendo, quando aprì gli occhi si guardò intorno spaventata.

Miss Bennet e Mrs Forbes la guardarono accigliate.

«Signorina Burley!» tuonò la direttrice «Si rende conto di quanto ha rischiato? Kate e Rick erano nel parco e hanno sentito Damien… hanno pensato ad un aggressione!» spiegò contrariata.

«Kate avrebbe potuto ferirti gravemente!» esclamò guardando la vigilante che annuiva.

«Mi spiace… » si scusò Kate «Abbiamo sentito un grido e siamo intervenuti»

«Non è colpa vostra… » si intromise Eric guardando la giovane strega con biasimo.

Laurel era mortificata e con imbarazzo si fece aiutare ad alzarsi da Caroline «Non riuscivo a dormire…» si giustificò «sono andata in cucina e poi… volevo fare uno scherzo ai ragazzi» spiegò con un filo di voce, poi notò la presenza di Felicity e, fissandola a bocca aperta, la sua espressione cambiò «E tu che ci fai qui?» esclamò stizzita squadrandola rabbiosa.

«Ti ricordo che sono una vampira!» rispose glaciale Fel «Ho un udito sviluppato e la mia camera è a pochi metri! Ho sentito un gran trambusto!»

«Sei sicura di essere nella posizione di poter dare lezioni di etica e buona condotta a una tua compagna?» chiese la direttrice Forbes con voce autoritaria.

«Io almeno sono vestita in maniera decorosa» sibilò Laurel.

«Io ero nel mio letto… non avevo in programma di infilarmi nottetempo in quello di un ragazzo» replicò velenosa Felicity prima di girarsi per uscire lentamente dalla stanza.

«Mi spiace…» mosse impercettibilmente le labbra guardando Klaus che le sorrise annuendo.

«Grazie… » mormorò poi passando accanto a Kate.

«Buonanotte tesoro…» replicò la vigilante facendole un occhiolino.

«Ti accompagno nella tua camera» affermò Caroline rivolta a Laurel «Ma domani mattina sei convocata nel mio ufficio alle 8,30 in punto!» la informò severa.

 

«E’ stata Felicity ad aggredire Laurel» sussurrò Wade quando tutti erano usciti dalla loro stanza.

Damien si girò a guardare il suo amico con un sospiro.

«Credo che Mrs Forbes abbia preferito non peggiorare ulteriormente la situazione, è palese che Felicity e Laurel non siano proprio amiche…»

«Ma Kate si è addossata la colpa tranquillamente… senza battere ciglio! Non ti è sembrato strano?»

Damien guardò l’amico «Ok… ora ti dico una cosa, ma non deve uscire da questa stanza…»

Wade si mise seduto sul letto attentissimo.

«Ti ricordi quando qualche mese fa, siamo stati rinchiusi nel convitto insieme a Miss Young e che per un paio di giorni non abbiamo neanche fatto lezione?»

«Perfettamente…» rispose Wade annuendo.

«Non so con esattezza che cosa è accaduto, ma da quel che ho capito qualcuno degli studenti era in pericolo…»

«Hope e le gemelle non erano qui con noi…» cercò di ricordare Wade.

Damien annuì «Beh potrebbe essere» soppesò «Ma se ci fai caso, Kate… Rick, Jamie e Ian sono arrivati subito dopo…» continuò.

L’amico annuì con vigore.

«Due vampiri e due licantropi…» spiegò Damien «Li hanno assunti con un doppio ruolo, gestiscono il nuovo centro sportivo e ci tengono d’occhio…»

«E tu come le sai queste cose?»

«In effetti non dovrei saperle… ma me lo ha confidato mio zio, è stato assunto per aiutare Oliver… ma ufficiosamente ha lo stesso ruolo dei quattro istruttori» terminò in un sussurro facendo segno all’amico che non doveva farne parola con nessuno.

Quella era la versione che avevano deciso di fornire nel caso si fosse reso necessario l’intervento di uno dei vigilanti, Damien era stato costretto a inserire nel quadro anche suo zio, visto che era presente anche lui all’imbarazzante raid notturno nella sua stanza!

Wade sembrava avesse preso per buona la spiegazione, infatti un sorrisetto malizioso gli fece capire che stava pensando ad altro. «Ma l’hai vista?» esclamò infatti cominciando a sghignazzare.

«Di chi parli?» domandò l’amico facendo finta di non capire.

«Avresti mai immaginato che sotto la divisa nascondesse tutto quel ben di Dio?» chiese a sua volta Wade.

Damien strinse le mani a pugno.

«Ti ha afferrato e te le ha sbattute sotto gli occhi! Non puoi essere rimasto indifferente!»

“Indifferente?“ pensò il ragazzo indispettito.

Aveva cercato si nascondersi dietro a Felicity per non far notare la reazione che aveva avuto dal momento che era entrata con quella camicia da notte e se lo era stretto contro per proteggerlo.

Ma più le stava vicino e più… si faceva evidente l’effetto che gli faceva!

Se la guardava in viso, ripensava al suo volto sconvolto, ai canini che spuntavano da quelle labbra così morbide…

Se la guardava più in basso… 

Gli era successo di sfiorarla mentre si baciavano… ma un conto è toccare, un conto è vedere! “Sono meravigliose…“ non poté far a meno di pensare chiudendo gli occhi.

Per non parlare delle gambe… non poteva proprio pensare al minuscolo slip rosa che aveva visto mentre era saltata addosso a Laurel e che continuava a intravedere ogni volta che si muoveva nervosa quando erano arrivati tutti e lei avrebbe voluto solo scappare via.

Si girò come per tornare a letto, dando le spalle al suo amico… il pantalone del suo pigiama non era abbastanza largo… e la sua eccitazione era troppo evidente e dolorosa!

«Felicity è un’amica!» sbottò «Nell’ultimo periodo ho frequentato le persone che gestiscono la scuola! 

Sono diventato amico di suo fratello! 

Ho viaggiato con loro! 

Ci ho passato insieme il ringraziamento! 

Mrs Forbes… è diventata Caroline! Miss Bennet… Bonnie! Jeremy, Ric…. Elena e Damon» continuò a spiegare con più calma.

«Tra me e Felicity non può succedere niente! Ma le voglio bene… tantissimo! Ed è per questo che non ti devi azzardare a usarla per far ingelosire Zoe!» terminò girandosi puntandogli un dito contro.

«Ok… stai calmo!» replicò l’amico.

Un lieve bussare attirò la loro attenzione, Wade si alzò dal letto per andare ad aprire la porta, poi sgranando gli occhi si allontanò per far entrare Damon seguito da Elena.

«Volevamo sapere se stai bene…» esordì la donna.

«Non sarebbe riuscita a dormire!» la prese in giro l’uomo.

«Hanno svegliato anche voi!» sospirò Damien «Non dovevano…»

«Non stavamo dormendo…» sghignazzò Damon, spostando la testa per evitare lo scappellotto della moglie.

I due giovani stregoni scoppiarono a ridere.

«Sei soddisfatta ora?» chiese l’ex vampiro «Possiamo tornare nella nostra stanza?».

Elena si avvicinò a Damien per dargli un bacino in fronte e una carezza su una guancia.

«Ora si!» rispose al marito.

«Bene…» commentò Wade chiudendo la porta «mi mancava vedere anche Miss Gilbert in tenuta da notte stasera…»

«E’ la signora Salvatore ora… si sono sposati…»

Wade annuì compiaciuto «Ora manca solo Miss Marshall all’appello…»

«E credimi… ne vale la pena!» replicò Damien «A Boston siamo stati in una spa… l’ho vista in bikini!».

Aveva pensato che fosse meglio assecondare il suo compagno di stanza, se era abbastanza fortunato avrebbe smesso di parlare di Felicity e del suo babydoll rosa!

 

Dopo aver lasciato il convitto, Eric e tutti gli altri andarono dalle Angels per visionare le immagini e fare il punto della situazione.

«Ok…» valutò Klaus «è stato tutto un fraintendimento per fortuna… un eccesso di zelo da parte di Felicity, ma se si fosse trattato di un reale pericolo era esattamente quello che avrebbe dovuto fare, è stata bravissima…» commentò con un sorriso.

«C’è un po' di bromuro da somministrare a Damien e Wade?» chiese Eric ironico «Dubito che riescano ad addormentarsi facilmente dopo averla vista in tutto il suo splendore…»

«La prossima volta che Becca e Fel vanno a fare shopping da Victoria's Secret, vado con loro… quel babydoll era delizioso!» commentò Caroline.

«Un po' verginale per te… » le sussurrò l’Ibrido in un orecchio «ma ti starebbe d’incanto…»

Cristina tossicchiò «Tornatevene nelle vostre stanze!».

«Complimenti per i vostri outfit notturni!» esclamò Donna rivolta a Care e Bonnie «Siete una gioia per gli occhi!».

Le due ragazze sorrisero imbarazzate, Klaus le prese entrambe per la vita e le sospinse gentilmente verso le scale che scendevano nello scantinato «Notte Angeli!» esclamò nel farlo.

«Buonanotte a tutti» dissero in coro Care e Bonnie lasciandosi guidare.

«Vengo con voi…» annunciò Eric seguendoli.

Il licantropo seguiva a qualche metro di distanza il terzetto che ridacchiando commentava l’assurda situazione che si era venuta a creare nel convitto.

Era completamente ipnotizzato dal movimento dei fianchi di Bonnie.

La giacchetta corta in raso amaranto avvolgeva le morbide curve della donna, la camicia da notte coordinata aveva un orlo in pizzo tono su tono ed era quest’ultimo che sbucava dalla vestaglia creando un effetto trasparenza che lo stava facendo impazzire.

«Avete avvertito Damon ed Elena?» chiese allungando il passo per raggiungerli.

«Dici che è il caso svegliarli a quest’ora? In fin dei conti non è successo nulla!» rispose Caroline.

«Credo proprio che vorrebbero essere informati» replicò il licantropo.

«Ha ragione…» valutò Bonnie «Elena farebbe il diavolo a quattro domani mattina!»

«Vado io…» si offrì Eric.

«Vengo con te…» affermò Bonnie.

Klaus e Caroline gli diedero la buona notte e si ritirarono nella loro camera.

Solo dopo aver bussato, la strega si rese conto di aver interrotto un momento intimo dei loro amici.

Il licantropo cominciò a sghignazzare vedendo la reazione imbarazzata della donna «Questa nottata si fa sempre più interessante» commentò divertito.

Dopo qualche secondo, Damon fece capolino dalla porta «E’ successo qualcosa?» chiese.

«In effetti si…» rispose Bonnie «niente di importante, ma se avete un attimo ve lo raccontiamo»

«Dateci un minuto…» replicò Damon con la sua consueta faccia da schiaffi, prima di richiudergli la porta in faccia.

«C’è chi passa le nottate a studiare i dossier degli alunni… e chi si diverte! Il mondo è ingiusto…» soppesò Eric scuotendo il capo.

Bonnie lo fulminò con lo sguardo.

 

«Cosa ha fatto?» chiese Elena sgranando gli occhi.

«Sfacciata la ragazza…» commentò Damon.

«Sfacciata? A dir poco!… Intrufolarsi di notte in camera di due ragazzi!» l’ex vampira sospirava indignata.

«Hanno 16 anni!» la riprese il marito «E’ normale! E’ natura!»

Eric annuì sorridendo.

«Ed è anche naturale che poi si ritrovi scaraventata contro un muro…» commentò Bonnie stizzita.

Elena la guardò interrogativa.

«Felicity… » spiegò Bonnie sghignazzando «Ha sentito urlare Damien ed è intervenuta» continuò scoppiando a ridere, seguita dall’amica.

«Bel lavoro Fel! Così si fa!» esclamò Damon.

«Si è fiondata in camera alla velocità della luce, così come si trovava! Mio nipote non dimenticherà facilmente la sua mise…» illustrò Eric scambiandosi uno sguardo d’intesa con Damon.

«Hanno ragione Rebekah e Caroline!» intervenne Bonnie con un sorriso «Ha tutto al posto giusto…»

Il licantropo e la strega spiegarono per bene cosa fosse successo e le misure che avevano deciso di adottare nei confronti di Laurel, poi guardarono Damon ed Elena che si incamminavano per andare a vedere come stava il ragazzo. L’ex vampira non aveva voluto sentire ragioni, voleva accertarsi personalmente che Damien stesse bene.

 

«Che nottata assurda!» commentò Eric quando furono arrivati all’altezza della camera di Bonnie.

«Puoi dirlo forte! In pieno stile Villa Salvatore!« replicò la donna «Questa casa ne ha viste delle belle… prima di essere trasformata in una scuola!»

«La cosa positiva è che entrambi i ragazzi Digne si sono rifatti gli occhi stasera…» affermò l’uomo facendo scorrere il suo sguardo lungo il corpo della ragazza.

Bonnie abbassò lo sguardo «Si… era piuttosto evidente lo stato d’animo del povero Damien» sussurrò divertita «Cercava di nascondersi dietro Felicity, peggiorando la situazione!» tentò di fare dell’ironia.

«Ti posso assicurare che suo zio… non è messo meglio» mormorò roco l’uomo.

«Non hai più sedici anni… dovresti aver imparato a controllarti» ribatté la donna senza riuscire a guardarlo negli occhi.

«Potrei tornare in camera mia e fare training autogeno per tutta la notte» bisbigliò Eric con voce arrochita chinandosi all’orecchio di Bonnie «usare tutte le tecniche di rilassamento conosciute… neanche se fossi il Mahatma Gandhi in persona riuscirei a dimenticare l’effetto che mi fa il pizzo porpora che ti esce da questa vestaglia» le mani dell’uomo accarezzarono la gamba della donna fino ad arrivare a sfiorare il suo interno coscia «per non parlare di come questa stoffa sottolinea il tuo “notevole lato b…“» sorrise sensuale al ricordo di quando le aveva fatto quel tipo di apprezzamento la mattina che gli aveva portato per la prima volta la colazione in camera.

Bonnie tremava sotto le mani dell’uomo.

«Fammi entrare…» chiese Eric con uno sguardo penetrante.

La donna abbassò la maniglia della porta.

Non appena entrò nella camera della ragazza, Eric la schiacciò contro il muro e la baciò con urgenza, assaporando ogni respiro.

La tensione sessuale che Bonnie aveva provato a soffocare dal loro primo incontro prese il sopravvento facendola ansimare.

L’uomo le fece scivolare la vestaglia e la camicia da notte lungo le spalle, emise un grugnito animalesco chinandosi ad assaggiare i seni alti e sodi della donna, la sollevò e la portò fino al bordo del letto.

La fece stendere con delicatezza e prendendo l’elastico della mutandina in raso la spogliò completamente… rimase in piedi per qualche attimo, osservandola nuda e accaldata che lo stava aspettando, poi con frenesia si tolse i vestiti rimanendo solo con i boxer aderenti.

Continuando a fissarla si inginocchiò di fronte al letto iniziando a baciarle il collo del piede, poi la caviglia… il polpaccio fino a risalire lungo la coscia ed arrivare al centro della sua intimità.

«Eric…» sussurrò Bonnie.

«Non avere fretta…» rispose lui roco tornando ad accarezzarla.

Bonnie sentiva la lingua dell’uomo, le sue labbra sembravano scottare, era un tocco delicato e intimo e si ritrovò a inarcare la schiena eccitata più che mai… sentiva il piacere crescere… si stava abbandonando all’estasi quando l’uomo si fermò…

Bonnie sgranò gli occhi e vide il sorrisetto insolente di Eric mentre continuando a fissarla si stava alzando per togliersi anche i boxer…

La strega trattenendo il fiato si prese del tempo per ammirare il suo fisico scolpito… «Vieni qui…» ordinò in un sospiro.

Il licantropo non si fece attendere si sdraiò tra le sue gambe e continuando a fissarla con una lentezza esasperante si spinse dentro di lei… 

Iniziò a muoversi piano piano… ritmicamente e con leggerezza scivolava avanti e indietro contro la donna beandosi del suo ansimare, gioendo dello sguardo perso e sognante di Bonnie, fino a che lei lo afferrò impaziente aggrappandosi alle sue spalle.

Il licantropo andò definitivamente in tilt, affondò con decisione mentre la donna guidava le sue spinte e gli andava incontro famelica, il piacere li stravolse a pochi attimi l’una dall’altro, Eric rallentò le sue spinte per godersi appieno la vista di Bonnie che si lasciava andare al culmine, poi con un ultimo affondo la raggiunse sussurrando il suo nome.

Nessuno dei due ebbe il coraggio di dire una parola, tantomeno di guardarsi negli occhi.

Vinti dalla stanchezza si addormentarono…

Era l’alba quando Eric si rese conto che non stava sognando, che il braccio che lo cingeva era quello di Bonnie e che la morbida protuberanza che premeva contro il suo torace era il suo seno perfetto.

Ce l’aveva fatta, rifletté sospirando, aveva abbattuto ogni sua difesa. Si voltò a fissarla mentre dormiva tranquilla, con delicatezza si liberò dal suo abbraccio e la coprì con il lenzuolo e la coperta, poi dopo essersi vestito uscì silenziosamente dalla camera.

 

«Siamo tutti su di giri… stasera» mormorò Caroline, era impossibile che Klaus non si fosse accorto di cosa stesse accadendo in camera di Bonnie.

L’Ibrido strinse a sé il corpo caldo e nudo di Care «A quanto pare…» commentò.

La vampira restò in silenzio ad ascoltare il respiro dell’uomo.

«Se stai aspettando che dia in escandescenza, per fermarmi e convincermi a non precipitarmi nella stanza di Bonnie e azzannare Eric, rilassati… non ne ho nessunissima intenzione, Love…» sghignazzò divertito Klaus.

Caroline si girò per incontrare il suo sguardo.

«Kol non è innamorato della tua amica» spiegò «Questo non significa che farà i salti di gioia quando verrà a sapere dei nuovi sviluppi, ma è una cosa che non ci riguarda.».

Care annuì.

«Cercavano la stessa cosa mio fratello e Bonnie» continuò a parlare l’Ibrido «Entrambi hanno vissuto un grande amore e non sono pronti ad andare avanti… BonBon non riesce a dimenticare Enzo… Kol ha ancora nel cuore Davina.»

Caroline lo guardò interrogativa.

«Era una strega del Quartiere Francese di New Orleans, mio fratello ha perso la testa per lei… ricambiato…»

«Che le è successo?»

«Elijah e Freya l’hanno sacrificata per salvare la nostra famiglia» confessò Klaus.

«Kol ci ha messo un po' per perdonarci» continuò a parlare l’Ibrido dopo qualche secondo, visto che Care era rimasta in silenzio «Ma forse non l’ha mai fatto del tutto…

Freya subito dopo il fatto è stata occupata con Hayley a trovare un modo per salvarci in maniera definitiva dagli ibridi come Marcel e come sai le ci sono voluti cinque lunghi anni per farlo…»

Caroline annuì leggermente.

«Ma quello che ha fatto a Davina non l’ha mai dimenticato… e vorrebbe porci rimedio»

«Può farlo?» domandò Care stupita girandosi a guardarlo.

«Forse… lo spirito di Davina è nel Piano Ancestrale insieme agli antenati… potrebbe esserci un modo per farla tornare indietro, ma le streghe sono già dispettose di natura, quelle morte sono ancora più fastidiose e restie ad aiutare la sorella dei Vampiri Originali» spiegò con un sorrisetto.

«Si… lo sono, anche le antenate di Bonnie non sono molto magnanime, ma c’è da dire che molte volte ci hanno aiutato… forse Freya troverà un modo…»

«Lo spero…»

«Ci eri affezionato anche tu?»

Klaus scoppiò a ridere «Non direi, Love… io e Davina avevamo un rapporto un po' conflittuale! Abbiamo provato a ucciderci a vicenda più volte ed è stata lei a spezzare il legame con la mia stirpe».

Caroline sgranò gli occhi «Hai ucciso per molto meno…»

«Già…» replicò l’Ibrido «Ma Kol merita di riavere la donna che ama e Marcel la ragazza che considera come una figlia… e poi Davina era molto amica di una persona che non c’è più… salvarla è un atto dovuto anche alla sua memoria…»

«Camille?» chiese Caroline senza girarsi.

«Tu sai di lei?» sussurrò Klaus, la sua voce risultava incerta ed era una cosa a dir poco inconsueta!

«Rebekah…»

«Non si doveva permettere di parlartene!»

«Lo ha fatto prima del tuo arrivo… quando non aveva ancora idea di quello che provavo per te… ha parlato di questa amica che aveva perso ed ha accennato al fatto che tu e lei…» Caroline prese un respiro, ma non finì la frase.

«Non mi hai mai chiesto niente, Love…»

Klaus l’aveva voltata per guardarla negli occhi.

«Aspettavo che lo facessi tu…» replicò Caroline «Ne eri innamorato?» chiese abbassando lo sguardo.

«Te l’ho detto, Love… non ho mai amato nessuna come amo te, quindi ti dovrei dire di no… invece la mia risposta è sì…»

L’Ibrido mise una mano sotto il mento di Care, per farsi guardare.

«Camille è entrata nella mia vita in un momento molto particolare, mi ha aiutato ad affrontare la mia paternità, la mia oscurità, il complicato rapporto con la mia famiglia… e il fatto che dovevo vivere senza di te…»

Caroline abbassò di nuovo lo sguardo.

«Era una donna molto dolce e empatica, all’inizio ho fatto finta che fossero dei veri e propri incontri di psicoterapia» l’uomo sorrise al ricordo «faceva la barista… ma era una psicologa» spiegò «ho capito quanto mi fosse facile aprirmi con lei dal primo momento che l’ho conosciuta dietro quel bancone.

Era un periodo di grossi cambiamenti per me… e lei mi ha aiutato tantissimo, mi ha fatto capire che non è un male aprirsi alle persone che ti sono care, che provare dei sentimenti per qualcuno non è una debolezza e l’ho amata… avevo bisogno di farlo e lei ha amato me, nonostante fossi io…»

«Lei non è scappata…» sussurrò Caroline.

«O si che l’ha fatto, Love…» replicò Klaus guardandola con un sorriso «A tutti e due c’è voluto un po' per lasciarsi andare, lei ovviamente era terrorizzata da me» spiegò alzando un sopracciglio con il suo sorrisetto ironico «Per quanto riguarda me, nonostante sapessi che avrei dovuto voltare pagina… mi rendevo perfettamente conto che non eri tu…» lo sguardo dell’uomo si era addolcito «Non esiste un’altra Caroline Forbes… nessuna donna potrà mai farmi provare quello che sento per te… nessuna può sostituirti… prendere il tuo posto…»

Care gli diede un dolcissimo bacio a fior di labbra, poi si accoccolò contro di lui.

«Che silenzio…» sospirò Klaus dopo qualche minuto, poi cominciò sommessamente a sghignazzare.

«Perchè ridi?»

«Stavo pensando che a Eric serve una playlist di due/tre brani… quattro a essere generosi! Non va bene per Bonnie!»

Anche Caroline scoppiò a ridere «Non esiste un altro Niklaus Mikaelson…» mormorò poi sensuale.

«Lo puoi dire forte, Love!»

Care continuò a sorridere accoccolandosi sempre di più.

«Vorrei che Bonnie trovasse quello che abbiamo trovato io e Elena… O per meglio dire che lo ritrovasse, lei ed Enzo erano bellissimi insieme» ricordò con un profondo sospiro.

«Beh ultimamente è molto popolare! Ha tre pretendenti! Due se escludiamo Kol…» commentò Klaus.

«Con Rebekah ed Elena ne parliamo molto…»

«Non avevo dubbi! Siete tremende…»

«Ma le nostre idee non collimano… Becca ovviamente fa il tifo per Vincent, Elena per Eric…»

«E tu, Love?»

«Io sono indecisa…»

«Vincent è un amico… ed è una bravissima persona, affidabile e generosa, ma è la versione maschile di Bonnie! Non va bene per lei…» valutò Klaus.

«Lo dici come se fosse un male! Affinità, interessi comuni… non sono delle buone basi per un rapporto?» domandò Caroline.

«No, Love… serve sempre lo “yin e yang”… yin and yang è armonia!» spiegò l’Ibrido muovendo leggermente le mani «yin e yin… è il nome per un panda!» spiegò poi scoppiando a ridere seguito da Caroline.

«A volte stento a riconoscerti… da quando sei diventato un esperto di relazioni amorose?»

«Io vedo tutto… e so tutto, Love! Il fatto che non amo parlare di sentimenti non deve trarti in inganno…»

«Non è così… se fossi stato un po' più attento a dei particolari, alcune delle decisioni che hai preso nell’ultimo periodo sarebbero state diverse…»

«A cosa ti riferisci?»

«Al fatto che hai chiesto a Damien di avvicinarsi a Laurel… »

Klaus sorrise leggermente «Eh si… hai ragione» la canzonò «Era così difficile capire che lui e Felicity si stavano innamorando!»

Caroline si sollevò a sedere contrariata.

«E allora perchè lo hai fatto? Giochi con i sentimenti di due ragazzini?»

«Intendi a parte il fatto che è la cosa migliore per il nostro piano di sicurezza?» replicò l’Ibrido con il suo sorrisetto «L’ho fatto perchè Felicity è la sorella di Oliver… è parte della famiglia» continuò con un’alzata di spalle.

Care lo fulminò con lo sguardo «Becca mi ha raccontato il tuo modo di trattare gli spasimanti delle donne della tua famiglia!»

«Uccidevo i fidanzati di Rebekah! Sono migliorato!»

«Non oso pensare a cosa farai quando crescerà Hope…» commento Caroline prendendosi il volto tra la mani.

«Ecco brava… non parliamone proprio! Con Felicity… sto facendo pratica! Le prove generali per quando saranno cresciute Hope, Lizzie e Josie…»

Caroline non poté evitare di sorridere commossa alla precisazione di Klaus.

«Sto solo mettendo alla prova Damien per capire di che pasta è fatto… e so perfettamente che anche lui è parte della famiglia» spiegò poi addolcendo la sua espressione l’Ibrido.

«E come si sta comportando?» chiese Care con un sospiro.

«Molto bene! E’ un ragazzo giudizioso e responsabile… sta facendo quello che gli è stato richiesto perché razionalmente capisce che è una cosa di vitale importanza per la sicurezza di tutti, ma ne è infastidito perché è consapevole di far soffrire Felicity.

Un paio di giorni fa l’ho stuzzicato un po’, gli ho detto di godersi le attenzioni della bella streghetta bionda… ed è stato ad un passo dal mandarmi a quel paese!» raccontò annuendo e alzando le sopracciglia. «Quando avrà il coraggio di farlo… mi dimostrerà di meritarsi il permesso di corteggiare Felicity!»

«Tu pretendi che un ragazzo di sedici anni… ti tenga testa?»

«SI!» dichiarò Klaus convinto.

«Neanche Marcel è stato capace di farlo… e lui amava tua sorella! Ed era un adulto… Damien e Felicity sono due bambini! Con tutta la vita davanti… ancora non sanno neanche cosa è l’amore…»

«E poi sarei io quello che passa per un cinico anaffettivo! L’amore è amore, Love… e non ha età…»







































 

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Capitolo 36
*** trentacinquesimo capitolo ***


























 

«Hai fatto quello che dovevi…» 

Felicity non riusciva a sollevare lo sguardo.

«Forse è stata una reazione esagerata… Damien non era realmente in pericolo» ravvisò la giovane vampira.

«Ma tu non lo potevi sapere… » la giustificò Caroline.

«Ho fatto saltare la copertura di Kate e Rick, ed anche quella di Jamie ed Ian… e solo perché non sono stata lucida! Ora Laurel dirà al padre che abbiamo quattro persone di ronda, che ci controllano…»

«Di questo non devi preoccuparti!» intervenne Alaric «E’ impossibile che non lo sapessero… non penso che siano talmente idioti da non aver capito che non è un caso che i quattro istruttori che abbiamo assunto, siano due vampiri e due licantropi.
La cosa importante è che non sia saltata la copertura delle Angel’s»

Felicity sospirò, poi con una smorfia annuì.

Una Bonnie sorridente le aprì la porta dell’ufficio di Caroline per farla uscire.

Damien, che era seduto su una poltroncina del corridoio, si alzò subito in piedi... i due ragazzi si guardarono per qualche istante, poi Felicity si allontanò verso il convitto.

Il ragazzo con un sospiro passò accanto alla sua insegnante ed entrò nell’ufficio della direttrice.

«Laurel?» chiese Caroline a voce alta, come se stesse parlando al vento.

«Ancora non è uscita dalla sua stanza» rispose Lucy dal cottage tramite l’interfono.

Care annuì «Avvertiteci quando sta per arrivare…».

Damien era in imbarazzo e aveva seguito il dialogo tenendo gli occhi bassi, Damon lo aveva chiamato una mezzora prima dicendogli di presentarsi da Caroline.

«E’ una messa in scena ovviamente» gli aveva detto l’uomo. «Dopo quello che è successo stanotte dobbiamo comportarci come si farebbe in una normale scuola, convocare gli interessati e fare luce sulla questione, Care ha chiamato a testimoniare anche Felicity… come persona a conoscenza dei fatti» era scoppiato a ridere l’ex vampiro.

«L’importante è che io non sia l’imputato… sono innocente!» aveva replicato Damien divertito.

Era stato semplice fare battute con Damon e scherzare sull’accaduto, ma ora che era entrato nell’ufficio della direttrice, si sentiva a disagio e non aveva il coraggio di alzare lo sguardo, quando lo fece notò che tutti i presenti lo stavano guardando con un sorriso.

Per dare alla convocazione una parvenza di ufficialità, erano presenti solo i docenti che nell’immaginario di tutti gli studenti dell’istituto erano i collaboratori più stretti della direttrice Forbes, oltre a Miss Bennet, che lo aveva fatto entrare, c’erano Miss Marshall e Mr Saltzman.

Damian non poté fare a meno di sorridere al pensiero di come si sarebbe sentita Laurel a comparire davanti a quello che aveva tutto l’aspetto di un plotone di esecuzione!

Damon lo aveva avvertito che tutti gli altri avrebbero seguito il colloquio tramite le telecamere e l’interfono.

Il ragazzo aveva tirato un sospiro di sollievo, aveva riflettuto molto su cosa fosse successo la notte prima ed era arrabbiato con Klaus, era stata colpa sua se aveva dovuto corteggiare Laurel… se non lo avesse fatto la ragazza non si sarebbe mai sognata di prendersi certe libertà!

«Io non ho fatto niente…» disse facendosi forza.

«Lo sappiamo…» lo rassicurò Alaric.

«Raccontaci nei dettagli cosa è accaduto prima dell’intervento di Felicity» domandò a quel punto Rebekah.

«Stavo dormendo e ho sentito qualcuno che mi toccava, mi ha messo una mano sul torace e una intorno al collo… si stava avvicinando alla mia faccia e credo di aver gridato… è stato un attimo perché poi mi sono reso conto che era Laurel, le stavo chiedendo come fosse entrata… ma in quel momento è arrivata Felicity che l’ha afferrata da dietro…

Anche lei si è accorta troppo tardi che era solo Laurel… un istante dopo sono arrivati Rick, Kate e poi tutti gli altri»

«Come ha fatto ad entrare? Avevamo concordato che dovessi tenere sempre la porta chiusa a chiave…» chiese Caroline.

«Wade se ne è dimenticato, non siamo tornati in stanza insieme ieri sera» rispose il ragazzo nervoso.

Klaus guardando lo schermo scoppiò a ridere, sapeva esattamente il perchè Wade si era attardato e lo divertiva la reazione di Damien.

«Che c’è?» chiese Damon vedendo che Klaus non era il solo a sghignazzare.

«Dopo che hanno finito di vedere il film, Wade e Felicity sono rimasti una mezzoretta da soli nella sala piccola a chiacchierare» gli rispose Emma.

L’ex vampiro sospirò contrariato lanciando uno sguardo di biasimo all’Ibrido che lo ignorò continuando a guardare i monitor.

«Ecco Laurel…» esclamò Cristina indicando con il capo le immagini della ragazza che stava percorrendo il corridoio del convitto.

«Laurel è uscita dalla sua stanza e non si è fermata a fare colazione, Elena la sta accompagnando da voi» si affrettò ad avvertire Lucy.

«Va bene… grazie» replicò Care.

«8,32… come suo solito è in ritardo!» commentò Rebekah.

«Avanti…» esclamò Caroline dopo che avevano sentito bussare 

«Grazie Damien, puoi tornare nel convitto» continuò guardando il ragazzo.

Il giovane stregone passò davanti alla sua compagna che lo fissava furibonda… sorrise a Elena e uscì dalla stanza.

Laurel affrontò la ramanzina dei suoi insegnanti con il suo consueto atteggiamento altezzoso, si giustificò come la sera prima… esponendo i fatti confermò la versione di Damien.

«Voi state mettendo sotto accusa me!» esclamò a un certo punto inviperita «Ma c’è una cosa che dovete sapere! Damien ha chiamato Felicity quando si è accorto che ero nella stanza!»

Klaus imprecò sottovoce, tutti nel cottage sbuffarono innervositi.

«Questo significa che la vostra dolce Felicity… non è proprio la santarellina che credete!» continuò Laurel maligna.

Caroline non aveva lasciato trasparire nessuna emozione. 

«Se fossi in lei signorina Burley starei attenta a fare delle accuse così pesanti» le rispose con voce calma e misurata «Il signor Digne non l’ha riconosciuta al buio, si è realmente spaventato e ha fatto una cosa che… IO gli ho chiesto di fare: chiedere aiuto alla signorina O’Neill! 
Per motivi che non voglio e non sono tenuta a spiegarle, mi sono persuasa che le vicende personali e famigliari di Damien non siano del tutto cristalline, pertanto ho chiesto a Felicity di stargli vicino e di stare attenta che nessuno dall’esterno si potesse avvicinare a lui.
Ho scelto la signorina O’Neill per questo compito così delicato, non solo perché è una ragazza gentile ed affidabile, ma essendo una vampira, ha anche la forza fisica per farlo.
E’ stata fortunata Laurel… il suo scherzo… come lei si ostina a definirlo, poteva avere un epilogo molto più tragico. Kate o la stessa Felicity avrebbero potuto farle del male…
L’avverto Signorina Burley, quello che le ho appena detto è strettamente confidenziale e non deve farne parola con chicchessia!
Nessuno in questa scuola è in pericolo, non si azzardi a far girare la voce che avete qualcosa da temere!
Sono stata chiara?» chiese severa.

Laurel annuì intimidita.

«Inizialmente io e i miei colleghi avevamo deciso di non prendere nessun provvedimento per quello che è successo questa notte.
Se lei fosse venuta qui scusandosi… il tutto sarebbe stato archiviato senza nessuna conseguenza.
Il fatto che lei sia venuta da me cercando di mettere in cattiva luce una sua compagna… mi mette nella condizione di non poter far finta di niente…» Caroline fece una pausa e guardò i suoi colleghi.

«Come sa, abbiamo deciso di allestire un piccolo spettacolo per le festività natalizie» continuò a parlare la direttrice «la nomino responsabile delle scenografie. Giudicheremo la qualità del suo lavoro e le varrà il 50% della sua valutazione di questo quadrimestre.»

Laurel sgranò gli occhi.

«Ovviamente dovrà farsi aiutare dai suoi compagni… 
Inutile dirle che la controlleremo e osserveremo come si rapporterà con loro, le consiglio vivamente di non usare metodi coercitivi per convincerli a cooperare e di limare quei tratti così spigolosi e autoritari del suo carattere… 
abbiamo finito, può andare.
Buona giornata signorina Burley…»

Rebekah aveva guardato Laurel che a capo chino era uscita dall’ufficio di Caroline.

«Fai spavento…» commentò rivolgendosi all’amica «la degna compagna di quel dispotico di mio fratello…»

Klaus, nel cottage delle vigilanti, sorrise.

«E’ il sorriso solare che trae in inganno!» rincarò la dose Bonnie «Stessa cosa dicasi per Elena! Occhioni da cerbiatta, modi gentili… ma fattelo dire da chi le conosce bene… sono dispotiche e cocciute come poche! Ma per tutti sono quelle buone…mentre io sono sempre passata per la strega cattiva!»

Elena e Care sorrisero all’amica.

«Non ridete!» le redarguì ironica Bonnie «Ma quanto è carina e dolce Miss Gilbert! Ma quanto è brava e incantevole la direttrice Forbes!» cominciò a dire con una vocetta stridula «Invece Miss Bennet è Medusa!» 

«Di Miss Marshall invece pensano che sia un po' pazza…» rifletté Becca.

«Tu sei pazza!» esclamarono in coro Caroline e Elena.

Alaric guardava le quattro donne scuotendo la testa «Come ti è venuta in mente quel tipo di punizione per Laurel, così su due piedi…» domandò a Care.

«Non la volevamo controllare e tenere il più possibile confinata in un luogo?» rispose la direttrice con un’alzata di spalle.

«Che vi dicevo? Diabolica…» affermò Bonnie.

«Io direi geniale… brava, Love!» replicò Klaus dall’interfono.

«Grazie tesoro…»

«Ed è l’unica persona al mondo che può chiamare impunemente mio fratello “tesoro“!» scoppiò a ridere Becca.

Oliver sghignazzò divertito, poi vedendo lo sguardo di Klaus cercò di tornare serio.

«Non so se avete notato una cosa…» esclamò «C’è un’omissione, sia nel racconto di mia sorella che in quello di Damien…»

L’Ibrido annuì «Già…»

«Finitela!» sbottò Rebekah «Sono solo due ragazzi e abbiamo giocato un po' troppo con i loro sentimenti… direi che possiamo sorvolare sul fatto che entrambi non se la sono sentita di dirci che quando lui si è spaventato l’ha chiamata… »

«Inoltre…» intervenne Caroline «è esattamente quello che gli abbiamo detto di fare!»

«D’accordo, Love… avete ragione, possiamo soprassedere…»

Care annuì «Possiamo tornare ognuno ai nostri compiti…» affermò.

Alaric, prendendo il suo tablet, uscì dalla stanza augurando una buona giornata. 

Caroline guardava Elena, per poi spostare lo sguardo su Bonnie.

L’ex vampira ricambiava lo sguardo interrogativa.

Anche Rebekah si accorse dello scambio di sguardi «Che succede?» chiese.

Care spense l’interfono e continuando a fissare Bonnie sospirò «Glielo dico io?»

La strega alzò gli occhi al cielo.

Nel cottage delle vigilanti, i quattro istruttori e Jeremy uscirono per dirigersi verso il centro sportivo, Lucy e Donna avevano un impegno in città e andarono a prepararsi.

Gli altri che avevano assistito alla convocazione di Laurel nell’ufficio della direttrice, rimasero a chiacchierare dietro le spalle di Emma che stava controllando i monitor ormai muti.

Con la coda dell’occhio Oliver vide Rebekah che si era appoggiata alla scrivania con le braccia conserte, sembrava risentita e infastidita «Che sta succedendo?» domandò attirando l’attenzione degli altri uomini.

Elena era saltata al collo di Bonnie e la stava abbracciando entusiasta, Caroline si limitava a sorridere.

Klaus osservava le immagini con un sorrisetto sornione.

 

«Ok…» respirò a fondo Bonnie per farsi coraggio «Ieri notte… io ed Eric abbiamo fatto sesso…» confessò evitando di guardare in faccia le amiche.

Elena sgranò gli occhi, poi si lanciò verso l’amica per abbracciarla «Brava! Così si fa!» esclamò.

«Non ci posso credere…» commentò Rebekah.

«Becca… tra me e Kol…»

«Conosco mio fratello!» la interruppe l’Originale «Non mi riferivo a lui… ma a Vincent»

Bonnie sospirò «Non era programmato» cercò di spiegare «ieri notte è stato tutto così assurdo, ci siamo ritrovati da soli… io ero praticamente nuda, lui mi guardava in un modo… poi ha cominciato a parlarmi… a toccarmi… non ce l’ho fatta a resistere!»

«E infatti non dovevi farlo!» esclamò Elena «Carpe diem! … Come è stato?» chiese eccitata.

Caroline non poté far a meno di pensare ai commenti di Klaus e gustandosi la scena si aggiustò i capelli divertita.

«L’avete visto bene?» domandò invece di rispondere Bonnie «Come pensate che sia andata?»

«Vabbè…gli addominali scolpiti non significano niente! Anzi… molte volte chi ha un fisico pazzesco è egocentrico e vanesio, più interessato al suo piacere che a quello della sua compagna!» la rimbeccò Rebekah.

«Non è questo il caso…» scosse la testa la strega.

Becca fissò la sua amica, poi un largo sorriso si aprì sul suo volto e avvicinandosi l’abbracciò «Sono felice per te… Medusa!»

 

«Che pensate si stiano dicendo?» chiese Oliver curioso.

«Quelle quattro sono meravigliose» commentò Kol che stava osservando la scena «Becks ha trovato delle amiche… incredibile!»

Eric guardava i monitor silenzioso, da quando era arrivato al cottage delle vigilanti aveva parlato pochissimo, sembrava di malumore e la cosa aveva incuriosito Klaus che lo stava osservando.

 

«Stamattina come è andata?» chiese Caroline.

Bonnie scosse la testa «Quando mi sono svegliata lui non c’era più… e non l’ho ancora visto» spiegò «Non ho ancora capito se sono sollevata o infastidita…»

Care le sorrise teneramente «Io sono felice del fatto che hai questo dubbio…»

 

Oliver con Damon e Eric stavano prendendo le misure dell’enorme sala comune del convitto.

«Il palco lo dobbiamo mettere per forza in questa posizione» stava dicendo Oliver «Siamo obbligati… così abbiamo abbastanza spazio per le sedie dei genitori e possiamo usare la stanza più piccola per il backstage…»

«Aspettiamo Caroline» consigliò Damon.

«Ma allora è vero che è una tiranna…» affermò Eric.

«Bonnie ha perfettamente ragione» sghignazzò Oliver «…è subdola! Il suo sorriso e i suoi modi eleganti sono un’arma infallibile… »

«Ma quanto ci mette a dire ai ragazzi che l’insegnante di biologia è ammalata e per oggi c’è la supplente?» esclamò Damon.

«Il problema non erano gli alunni, ma l’insegnante!» replicò Caroline che stava entrando nel convitto «Era terrorizzata… e pensa che nelle prime ore è nella classe dei più piccoli, che farà dopo la ricreazione con quelli più grandi?»

Oliver spiegò alla direttrice come aveva pensato di costruire il palcoscenico.

«La posizione è obbligata, Oliver…. c’è poco da decidere, per quanto riguarda le misure invece…» Care spiegò al neo vampiro come si era immaginata il palco, facendo un disegno sui fogli che l’uomo aveva in mano, comunicando misure e proporzioni con il suo consueto piglio decisionale.

«Devi lasciarmi almeno un paio di metri tra lo sfondo e la parete» stava dicendo la direttrice «useremo il salottino tv per i cambi d’abito, ma mi serve abbastanza spazio per gestire l’entrata e l’uscita dei nostri giovani talenti» spiegò con un radioso sorriso.

Caroline continuò ad impartire ordini per più di un quarto d’ora «Qui ci voglio questo… li ci voglio quest’altro… in questa posizione dovete prevedere questa cosa…»

Eric la guardava imbambolato a bocca aperta, Damon osservava la sua reazione e sghignazzava divertito.

Oliver al contrario era tranquillo, ascoltava la direttrice annotando diligentemente tutte le sue richieste.

«Per il momento direi che ci siamo, abbiamo un’ idea di massima su come deve venire… vai con Jeremy a comprare il legname?» domandò Care a Oliver che annuiva. 

«Viene anche Kol…» la informò l’uomo.

«Perfetto… se vi servo sono nel mio ufficio! Buona giornata e buon lavoro ragazzi» salutò amabile con un sorriso gentile.

Damon tossicchiò «Quando si è diplomata il comitato studentesco ha dato una festa!» raccontò ad Eric che stava seguendo con lo sguardo Caroline che si dirigeva verso la porta a vetri «Era lei che organizzava ogni singolo evento, ogni ballo… ogni raccolta fondi ed era un inferno per tutti!»

«Invece è un piacere lavorare con lei!» affermò Oliver «Ha le idee precise ed è organizzata… oltre ad avere buongusto e creatività, preferisci forse una che non sa cosa vuole, cambia idea continuamente e ti rifà fare il lavoro cento volte?»

Damon scoppiò a ridere «E’ questa la grande forza di Caroline» spiegò al licantropo «Non si limita a comandarti a bacchetta! Ma ti convince che il suo… è il modo più opportuno di fare qualcosa!»

 

«Mi stai evitando?»

Felicity alzò gli occhi per guardare Damien.

«Perchè dovrebbe evitarti?» chiese Hope «Che le hai fatto?» domandò minacciosa.

«Niente…» rispose il ragazzo «ma devo… parlare con lei, potresti cercare di distrarre Laurel, Zoe e Wade?»

«E come dovrei fare?» domandò la streghetta «Uso un incantesimo?» chiese speranzosa.

«Niente magia!» l’ammonì Felicity.

Damien si girò a guardare i suoi amici che erano seduti su una panchina sotto un albero, sorrise guardando Hope, fece un leggero movimento con le mani e un fastidioso venticello si alzò… scuotendo i rami dell’albero.

Hope sghignazzando ripeté lo stesso movimento del ragazzo, ora anche le foglie che erano a terra si alzarono.

Felicity li guardava a bocca aperta «Finitela!» sibilò.

La streghetta e lo stregone ruotarono leggermente i polsi e le foglie cominciarono a vorticare intorno a Zoe e Laurel, le due ragazze stavano mangiando ed infastidite si alzarono per mettersi in un punto più riparato del cortile, seguite da Wade.

«Grazie dell’aiuto peldicarota!» esclamò Damien.

«Non mi chiamare così!» 

Damien prese Felicity per mano, guardandosi attorno per vedere se qualche loro compagno li stava osservando, la sospinse leggermente verso uno degli angoli del cortile.

«Cosa c’è?» chiese la ragazza «Sai che non possiamo farlo! Anche se non ci vede Laurel… ci sono tutti gli altri che glielo andranno a riferire!»

Il giovane stregone continuava a camminare, serrava la sua mano e la trascinava con sé.

«Damien!» bisbigliò la vampira «Mi stai ascoltando?»

Erano arrivati alla fine del porticato, quando avevano fatto i lavori di ristrutturazione per tramutare l’edificio in una scuola, a quel punto era stato eretto un muro per delimitare il cortile interno, in precedenza quelle logge percorrevano tutto il perimetro della villa.

Damien bloccò Felicity nella rientranza tra l’ultima colonna del portico e il muro, poi si avventò sulla sua bocca.

E’ impossibile per una vampira isolarsi da tutto, non sentire il vociare dei compagni o il rumore della natura che la circondava, ma in quel momento tutto era sparito, esisteva solo Damien, le sue labbra morbide… la sua lingua che giocava con la sua, a tratti leggera… e improvvisamente più decisa, più audace.

Percepiva le sue braccia che la stringevano forte, la teneva così vicina che poteva sentire distintamente il suo battito cardiaco risuonare accelerato.

Quando il ragazzo si staccò, la ragazza avvertì una sensazione di stordimento… chiuse gli occhi smarrita, poi si concentrò sul ritmo del cuore del giovane stregone che sentiva ancora galoppare impazzito, prendendo coraggio cercò il suo sguardo.

Damien la stava osservando cercando di riprendere fiato, era consapevole di aver fatto una cosa pericolosissima, avvertiva la presenza dei loro compagni a pochi metri da loro, era cosciente che potevano essere scoperti, ma lui non vedeva nient’altro che gli occhi della ragazza che aveva davanti e si perse in quei due laghi blu… che lo stavano fissando.

Il giovane stregone appoggiò la fronte su quella della giovane vampira, facendole scorrere le mani lungo le braccia.

«Scusami… ma non resistevo più» mormorò roco «Era da stanotte che volevo baciarti!… Ho sempre voglia di baciarti!
Ma ieri sera… non puoi venire in camera mia vestita con quel… cosetto minuscolo!
Non puoi stringermi a te… se sei mezza nuda!» continuò a sussurrare a occhi chiusi
«Non puoi… far spuntare le tue zanne» sospirò prima di chinarsi ancora sulle sue labbra «Fammi sentire i tuoi canini… chérie» bisbigliò.

«Mio… Dio…» ansimò avvertendo la consistenza delle zanne della vampira.

 

«Salve ragazzi… non so se lo avete saputo, ma la vostra insegnate di biologia è malata, oggi la sostituisco io…» Elena sorrise cercando di farsi coraggio «Miss Grey mi ha spiegato che state studiando l’apparato riproduttivo e che avete fatto una verifica che non è andata molto bene…»

I ragazzi annuirono sconsolati.

«Mi ha anche detto» continuò l’ex vampira « di avervi lasciato i compiti corretti affinché potevate rendervi conto dei vostri errori e prepararvi delle domanda da farle per eventualmente approfondire e rivedere i concetti che non vi erano chiari…» proseguì Elena «iniziamo con te, Felicity… portami la tua verifica e correggiamola insieme…»

La vampira si alzò un po' imbarazzata.

Wade scoppiò a ridere «Ha scelto la persona sbagliata Miss Gilbert… Felicity avrà sicuramente preso una “A“, non avrà fatto neanche un errore!»

La giovane vampira arrossì, mentre Elena controllava i fogli che la ragazza le aveva consegnato.

«Hai ragione Wade, Fel è stata molto brava e ha preso una A… in ogni caso Miss Grey ha evidenziato una risposta, annotando che pur essendo esatta, risulta un po' approssimativa e incompleta, la numero 5… quella che riguarda le salpingi… o "tube di Falloppio”… qualcun altro ha poco chiaro l’argomento?»

Tutti alzarono la mano.

«Bene… allora cominciamo da lì…» annuì Elena.

La donna cominciò la lezione… in fin dei conti era quasi un medico! Con il passare dei minuti prese più sicurezza, la sua esposizione era chiara ed efficace e gli studenti sembravano seguirla senza particolari difficoltà.

Quando avevano terminato di correggere le verifiche, il discorso si era spostato da argomenti teorici a questioni più reali… i ragazzi in un primo momento imbarazzati, poi sempre più disinvolti, cominciarono a porre delle domande più pratiche e personali.

Felicity e Damien non stavano intervenendo, rimanevano in silenzio ed evitavano il più possibile di intercettare lo sguardo della loro insegnante… era pur sempre Elena! Ed era imbarazzante sentirla parlare di certe cose!

«Come funziona la pillola anticoncezionale?» chiese Zoe.

Elena rispose spiegando in maniera semplice e comprensibile come tecnicamente impedisse l’ovulazione.

«E’ vero che può servire come terapia per disturbi e mestruazioni dolorose?» chiese Laurel.

Alla risposta affermativa della sua insegnante, la streghetta sorrise compiaciuta «Una mia amica ha convinto i suoi a farsela prescrivere, giustificandosi con il fatto che le serviva a scopo curativo! Così non gli ha dovuto dire che aveva un ragazzo e le serviva per non rimanere incinta!»

«La pillola anticoncezionale nella quasi totalità dei casi impedisce una gravidanza indesiderata» cominciò a spiegarle Elena «ma quello non è il solo rischio che si corre, quando si decide di fare sesso con qualcuno.»
«Non voglio fare della morale o sembrare una bacchettona…» continuò la donna mettendosi seduta sulla cattedra «tutti siamo stati dei giovani uomini e delle giovane donne, e tutti, ad un certo punto, abbiamo cominciato a provare il desiderio di condividere dei momenti intimi con qualcuno.
Non sto qui a parlare di grande amore e convincervi che dovete aspettare di incontrare la persona con la quale starete per tutta la vita… tantomeno farvi una lezione di anatomia per spiegarvi cosa accade al vostro corpo quando avvertite del desiderio fisico… sarebbe estremizzare, in tutte e due i casi…» Elena guardò i ragazzi che attenti la stavano ascoltando.

«Ma posso dirvi di fare attenzione, di non prendere la cosa alla leggera, fare l’amore… o fare del sesso, chiamatelo come preferite… è in ogni caso una cosa molto intima e importante, non bisogna prenderla alla leggera… non esiste una pillola che vi guarisca, nel caso aveste preso una decisione affrettata e lo aveste fatto con la persona sbagliata…»

«E come si capisce che è la persona giusta?» domandò Wade.

«Mi dispiace…» scosse la testa Elena «Non esistono libri o manuali che possano darvi una risposta, nessuno con teorie scientificamente verificate ovviamente! E diffidate di chi vi dice il contrario, fidatevi del vostro istinto… perchè ognuno di noi lo capisce al primo istante…»

«Quando ha incontrato Mr Salvatore… ha capito subito che era la persona giusta?» domandò Zoe arrossendo un po’.

Elena sorrise un po' imbarazzata.

«Quanti anni aveva quando lo ha conosciuto?» chiese un’altra ragazza che la guardava con uno sguardo sognante.

«Avevo diciassette anni…» rispose l’ex vampira «E si… ho capito subito che era una persona speciale, ma mi ci è voluto un po' per ammetterlo…»

«Era molto giovane…» si stupì Zoe «poco più grande di noi…»

Elena annuì «Sono stata una ragazza molto fortunata…»

«Mai quanto Mr Salvatore…» commentò Wade, facendo sorridere l’insegnante.

 

«Che bella storia d’amore…» sospirò Zoe mentre uscivano dall’aula alla fine delle lezioni.

Laurel si guardò un po' intorno circospetta «raccontata così… potrebbe sembrare» commentò sfrontata.

I suoi amici la guardarono interrogativi.

«Che vorresti dire?» chiese Wade.

«Nello studio di mio padre ho trovato dei documenti…» cominciò a raccontare la streghetta «ha fatto indagare su chi gestisce la scuola… è un maniaco del controllo» sbuffò la ragazza.

Zoe e Wade la guardarono curiosi, Damien e Felicity si lanciarono un’occhiata, poi la vampira con la coda dell’occhio vide Caroline che li stava osservando da lontano.

«Miss Gilbert… era fidanzata con il fratello del suo attuale fidanzato! Stefan Salvatore… che poi ha sposato la nostra direttrice!» continuò sempre più supponente «E hanno il coraggio di farci la morale!»

Laurel scosse la testa innervosita.

«Loro sono le prime a non essere delle sante!» continuò indignata «Mrs Forbes che sposa l’ex fidanzato della sua amica e poi lo caccia… per stare con l’amante! Ve lo ricordate? E’ stato qui per un periodo… e poi è arrivato il papà di Hope!»

Zoe e Wade ascoltavano attenti lo sfogo della loro amica, che sembrava un fiume in piena.

«Mi spiegate il perchè usa il suo cognome da nubile se ha un marito?» chiese con sdegno la ragazza «Ma a quanto pare cambiarsi il nome è una cosa di uso comune in questa scuola! Nei fascicoli di mio padre, Mr Marshall aveva un altro cognome, anche Hope… tutta la loro famiglia…» sussurrò con fare cospiratorio «Non lo trovate strano?»

Felicity lanciò un fugace sguardo nella direzione di Caroline, la loro direttrice era a braccia conserte e le fece un cenno di assenso.

«Si può avere la necessità di cambiarsi il cognome per tantissime ragioni… » commentò Damien «Non deve essere per forza un sordido motivo! In America poi è semplicissimo…»

«Io non capisco come abbia fatto mio padre a decidere di iscrivermi, nonostante quei dossier!» scosse la testa infastidita Laurel.

«Ora non esagerare!» la rimbeccò Wade «Non ha mica scoperto chissà quali scheletri nell’armadio! Capirai… una ragazza che si innamora del fratello del fidanzato! Succede…»

«Nel dossier di Miss Gilbert c’era scritto dell’altro…» sussurrò la streghetta avvicinandosi «Una strana parola… dopplequalcosa… e poi c’era scritto che era una vampira! Anche Damon Salvatore lo era!»

Wade e Zoe sgranarono gli occhi «Come è possibile? Sono umani!»

«Infatti è impossibile…» scosse la testa Felicity.

«Lo so perfettamente» rispose piccata Laurel «Non farti illusioni! Non esiste un incantesimo che vi possa far tornare… normali…»

«Laurel!» la riprese Damien.

«Smettila di difenderla!» sbottò la strega «E’ una vampira! E’ un morto che cammina! E per farlo ha bisogno di nutrirsi di sangue! Anche del tuo… potrebbe ucciderti! Te ne rendi conto? Non dovrebbe frequentare le lezioni con noi! Non dovrebbe neanche stare in mezzo a noi! Quelli come lei, dovrebbero stare solo tra di loro… e lasciare in pace noi umani!»

Felicity era rimasta paralizzata.

«Lo so cosa speri…» continuò furibonda Laurel «Che l’amicizia che è nata tra te e Damien possa un giorno crescere e diventare qualcos’altro… non potrà mai accadere! Perchè tu sei una bambina e lo resterai per sempre, invece lui diventerà un uomo… e si innamorerà di una donna! Adulta… con la quale crearsi una famiglia! Un umano non potrà mai innamorarsi di una come te!»

 

Caroline vide Felicity voltarsi senza proferire parola e scappare via a velocità vampiresca.

«Non devo diventare un uomo… per evitare di frequentare le ragazzine immature» ringhiò Damien a Laurel «Ci sono persone che neanche da vecchie diventeranno delle adulte!»

Il giovane stregone si allontanò di corsa nella direzione che aveva preso Felicity.

Wade e Zoe erano rimasti esterrefatti a fissare la loro amica «Questa volta hai proprio esagerato…» mormorò la ragazza.

Caroline con un sospiro rientrò nell’edificio.

Damien era fuori di sé quando salì le scale che dallo scantinato portavano nel soggiorno del cottage.

«Io ho chiuso con quella vipera!» sbraitò.

«Che cosa è successo?» domandò Cristina andandogli incontro.

«L’ha insultata…»

Il ragazzo evitò di riportare le parole che Laurel aveva detto a Felicity.

«Avete visto in che direzione è andata?» chiese.

Emma stava guardando e riguardando attentamente alcuni video.

«E’ rientrata nella scuola… e poi è uscita dalla portafinestra della cucina» affermò.

«Dobbiamo andarla a cercare!» esclamò Damien sempre più nervoso.

Caroline entrò in quel momento, dopo qualche istante arrivò anche Klaus.

«Basta così!» gli urlò andandogli incontro il giovane stregone «Io non voglio più avere a che fare con Laurel! Ha insultato Felicity! Le ha detto delle cose bruttissime e ora lei è scappata via!»

«D’accordo» rispose calmo l’Ibrido.

Damien rimase a fissarlo a pochi centimetri da lui, tremando…

Nel cottage era calato il silenzio, le tre donne presenti osservarono l’uomo e il ragazzo che si stavano fronteggiando, poi l’Originale annuì… 

Il giovane stregone non aveva paura di lui, era semplicemente furioso…

«Oliver è ancora in città?» chiese Klaus continuando a fissare Damien negli occhi.

«Ancora non sono tornati» rispose Cristina.

«Avete chiamato Rebekah?» continuò a domandare l’Ibrido avvicinandosi ai monitor.

Emma prese il telefono e fece partire una chiamata.

Caroline cominciò a raccontare cosa fosse successo. «Sa che Marshall non è il vostro vero nome, che Elena e Damon erano dei vampiri ed è a conoscenza dei nostri gradi di parentela, ma tutte queste informazioni non le dicono niente… ha solo trovato dei fascicoli nello studio di suo padre… l’hanno usata come esca senza darle nessuna spiegazione… non sa nulla di quello che stanno tramando, dopo questa sua sfuriata ne possiamo essere abbastanza sicuri… 

Quello che ha detto a Felicity non ha nulla a che fare con tutta la situazione, era solo lo sfogo di una ragazza che si sente minacciata, pura e semplice gelosia…»

Care guardò Damien con tenerezza.

«L’ha attaccata nel modo che sapeva potesse farle più male, per il suo essere una vampira…» si limitò a riferire.

 

 

«Damon…» mormorò Bonnie avvicinandosi.

Eric aveva avvertito la sua presenza nel momento che aveva varcato la porta a vetri e si era avvicinata silenziosamente. Rimase chino a continuare il lavoro che stava facendo, aveva cercato di evitarla per tutta la mattina e non riusciva a spiegarsi il perché… ma era furioso.

«E’ successa una cosa… un po' spiacevole, Laurel ha avuto una reazione ai fatti di questa notte e innervosita ha insultato Felicity che è fuggita… credo che Damien abbia bisogno di qualcuno con cui parlare…»

Bonnie si era rivolta solo al suo amico, evitando di incrociare lo sguardo di Eric, ma il licantropo aveva smesso di lavorare appena lei aveva iniziato a parlare e le era andato incontro non appena aveva nominato il nipote.

 

Kol e Jeremy stavano finendo si assicurare il carico di legname sul pick-up, Oliver parlava con il fornitore, per un disguido non avevano consegnato dei materiali al cantiere e di conseguenza c’era stato un rallentamento dei lavori per il centro sportivo.

«Si è fatto troppo tardi» commentò Jeremy mettendosi alla guida.

«Si… dobbiamo rinunciare all’aperitivo al Mystic Grill…» commentò l’Originale guardando il suo orologio «Orari prestabiliti, una vita tranquilla… ma che mi è successo?» sbottò a ridere, salendo in auto.

«Sesso con la stessa donna due volte si seguito…» aggiunse Oliver accomodandosi sul sedile posteriore e richiudendo la portiera.

«Tre volte…» precisò Kol.

I tre uomini stavano ridendo e scherzando quando l’Originale si fece per un attimo serio.

«Sai che vi dico? Scusatemi con gli altri, ma non ho nessuna voglia di mangiare alla mensa oggi… ho bisogno di farmi una passeggiata!» esclamò girandosi verso Jeremy che rallentò e poi fermò l’auto.

«Non fare danni!» gli intimò Oliver.

Kol scoppiò a ridere «Tranquillo cognatino!»

 

«Dobbiamo trovarla!» affermò Lucy che era appena tornata con Donna.

Caroline scosse la testa «Aspettiamo un po’… magari non si è allontanata e ha solo bisogno di calmarsi, se le stiamo tutti addosso corriamo il rischio di peggiorare la situazione»

«Ha ragione…» esclamò Bonnie che stava arrivando insieme a Damon e Eric.

«E che avete intenzione di fare?» sbottò Damien «Andare a mangiare come se nulla fosse? Potrebbe essere in pericolo!»

«Calmati, tesoro» lo confortò Elena «Rebekah è andata a cercarla… e se c’è qualcuno che può riuscire a rassicurare Felicity… è lei»

Care aveva raccontato dettagliatamente alle sue amiche, quello che Laurel aveva detto a Felicity, e ora le tre donne guardavano il ragazzo cercando di dissimulare la loro preoccupazione.

Quando arrivò Oliver e dovettero raccontargli l’accaduto, l’uomo dette in escandescenza e vani furono i tentativi di calmarlo «E’ da sola chissà dove! C’è un’intera congrega di pazzi che ci vuole attaccare! Tom e Demelza potrebbero essere lì fuori a controllarci! Potrebbero catturarla! Farle del male… Potrebbero uccidermela…» sbraitò.

«Calmati, Mate… ora io e te l’andiamo a cercare…» affermò Klaus.

«Vengo con voi!» esclamò Damien.

L’Ibrido scosse la testa «Tu non ti muovi da qui!» rispose con un tono che non ammetteva repliche.

Il giovane stregone non si fece intimidire «E’ colpa mia se Laurel si è comportata così!»

«E quando riporteremo Felicity qui… potrai parlarci» asserì l’Originale con un tono meno autoritario «Vi potrete chiarire… ma al momento devi restartene tranquillo nella scuola e non aggravare la situazione, controllatelo…» intimò di nuovo perentorio agli altri nella stanza «a vista! L’ultima cosa di cui abbiamo bisogno è dover andare a cercare anche lui!»

Damon si avvicinò al ragazzo annuendo, poi mettendogli un braccio intorno alle spalle, guardò Klaus e Oliver che uscivano dal soggiorno.

«Sei sicuro che non si è rifugiata dove vi incontrate di nascosto?» sussurrò all’orecchio di Damien.

«Si…» mormorò lo stregone.

Care sorrise, facendo finta di non aver sentito… anche le Angels si scambiarono uno sguardo divertito.

«E’ l’ultima cosa che avrei voluto chiederti…» sibilò Bonnie avvicinandosi a Eric «Ma… perchè fai così?»

Il licantropo sostenne il suo sguardo «Non era quello che volevi?» chiese gelido «Non volevi divertirti senza nessuna complicazione?»

La strega lo guardò a bocca aperta.

«Scusami, ma mi devo occupare di Damien… lui ancora pensa che provare dei sentimenti abbia un senso» continuò Eric asciutto.

Bonnie rimase a fissarlo mentre seguiva Damon e Damien che stavano scendendo le scale.

Caroline le si affiancò inarcando un sopracciglio.

«Hai visto come mi ha trattato? E’ un pazzo…» sussurrò la strega «Hai sentito che mi ha detto… certo che hai sentito! Figuriamoci…» aggiunse irritata.

«Oh si… ho sentito…» annuì compiaciuta Care.

«Lo trovi divertente?» bisbigliò a denti stretti l’amica, sempre più nervosa.

«Se mi fai questa domanda, mi chiedo se… TU hai ascoltato bene quello che ti ha detto! O meglio… se lo hai capito! Eppure è stato molto chiaro… cri-stal-li-no!» sillabò divertita.

 

Il vampiro seguiva la ragazza a qualche metro di distanza, sentiva distintamente i singhiozzi che la vampira cercava inutilmente di reprimere.

«Ho pensato anch’io che fosse la giornata adatta per una passeggiata in città, stellina…»

Felicity sussultò.

«Ma non dovresti farlo tutta sola… è pericoloso…»

«Che ci fai qui?»

«Dovrei essere io a chiederlo a te…»

Felicity scosse la testa.

«Posso almeno chiederti se tuo fratello e gli altri sanno che sei qui?»

La ragazza negò di nuovo.

«Lo supponevo.... » Kol aggrottò le sopracciglia «Il tuo faccino mi dice che ti è capitato qualcosa che ti ha sconvolto...»

L’Originale sorrise vedendo la vampira che si passava il palmo delle mani sugli occhi per asciugarsi le lacrime.

Camminarono in silenzio per qualche minuto, uno di fianco all’altra.

«Ho un’idea…» esclamò Kol ad un certo punto.

L’uomo si avvicinò ad un ragazzo che stava sistemando il suo casco nel sellino del suo scooter, ci parlò per qualche attimo e poi il suo interlocutore gli diede le chiavi con un sorriso.

«Che fai?» chiese Felicity.

«Ho convinto quel simpatico giovanotto… a prestarci il suo bolide!» rise Kol.

«Ma non si fa!»

«Tranquilla… mi sono fatto dire dove abita, glielo riporteremo più tardi! Mettiti questo…» aggiunse prendendo un secondo casco dal sellino «A noi non serve… ma non vorrei che un galoppino dello sceriffo Donovan ci fermasse!» spiegò con una smorfia.

Felicity non poté fare a meno di sorridere.

«Ma prima mi devi permettere di fare una cosa»

Kol prese il suo telefonino, digitò per qualche secondo sulla tastiera e poi mostrò lo schermo alla ragazza.

-Felicity sta bene ed è con me… -

La ragazza annuì.

Kol inviò il messaggio e si mise il telefonino in tasca, poi aiutò la giovane vampira a salire sullo scooter.

 

Rebekah entrò in sala mensa, si avvicinò a Caroline e le fece vedere il suo telefono.

Damien era seduto tra Damon e Eric, si era tenuto a debita distanza dai suoi amici, ma continuava a fulminare Laurel con lo sguardo.

Becca si avvicinò al giovane stregone «Sta bene… l’hai trovata Kol» gli mormorò all’orecchio.

Damien si girò di scatto «E dove sono?»

«Non ne ho idea…» gli rispose la sua insegnante.

«Ma presumo che dovremmo stare tranquilli» affermò prima di baciarla Oliver che stava rientrando con Klaus.

L’Ibrido sorrise vedendo l’espressione scettica di Damien.

 

Felicity uscì dal camerino indossando un jeans e una maglia aderente.

«Metti questo» esclamò Kol aiutandola ad indossare un giubbotto in pelle rossa.

La ragazza si guardò allo specchio «Sembro Emma Swan…»

«E chi è?» chiese l’Originale.

La giovane vampira lo guardò con biasimo «E’ la protagonista di Once Upon a Time!»

«Ne so quanto prima… ma sei uno splendore, stellina!»

«Sei proprio un vecchietto!»

Al contrario di quanto asseriva Felicity, chiunque li incrociasse al centro commerciale, avrebbe potuto giurare di avere di fronte due normali adolescenti, la ragazza lo era davvero e l’Originale ne aveva tutto l’aspetto.

«Ti devi togliere quella divisa!» le aveva detto l’uomo qualche minuto prima, spingendola dentro il negozio. «Per due motivi… primo, non voglio che qualche agente di sicurezza ci pedini pensando che sono un ragazzaccio che ha convinto la sua fidanzatina a marinare la scuola!
Secondo, non puoi risalire sullo scooter con quella gonnellina, hai rischiato di fare ammazzare più di un automobilista mentre venivamo qui!»

Felicity arrossì come un peperone, facendo scoppiare a ridere Kol.

 

«Dove è Felicity?» Gli chiese Wade quando avevano finito di pranzare.

«E’ andata a fare una passeggiata con Kol»

L’amico sgranò gli occhi.

«E bisogna ringraziare quella strega di Laurel per questo» aggiunse Damien irritato.

«Ha davvero esagerato…»

«Lo puoi dir forte!»

«E’ gelosa… puoi continuare a ripeterlo all’infinito che siete solo amici, ma quello che provi per Felicity ti si legge in faccia!»

«Anche se fosse, Laurel non ha nessun diritto di trattarla in quella maniera»

«E allora dovevi evitare tutte le smancerie che le hai dedicato negli ultimi giorni!» Lo rimproverò Wade «Se ti comporti in un certo modo, poi è normale che una ragazza crede di interessarti!»

Il ragazzo prese un profondo respiro, poi senza replicare si girò per dirigersi verso la porta a vetri, Klaus che aveva sentito tutto il dialogo tra i due stregoni, gli si parò davanti.

«Ho bisogno di restare un po' da solo… fammi passare!» sibilò Damien «Non andrò da nessuna parte! Non ho proprio nessun posto dove andare a cercarla!» sbottò infastidito «Chissà dove l’ha portata tuo fratello! Stando ai suoi modi di fare… potrebbe anche aver affittato un elicottero ed aver organizzato una cena romantica a New York!»

L’Ibrido, davanti alla disarmante sincerità del ragazzo, non poté far a meno di guardarlo con affetto «Kol non farebbe mai una cosa del genere, stai tranquillo… ma nel caso che gli avesse dato di volta il cervello, ti prometto che te lo levo di torno per il prossimo secolo!»

«Con il pugnale intinto nella quercia bianca?» bisbigliò Damien.

«Esatto… mi servirà solo qualche ora per farmi portare la sua bara da New Orleans!»

«Perfetto…» annuì il giovane stregone aprendo la porta che portava al corpo centrale della villa.

 

Mentre si sedeva sulla dormeuse dorata davanti all’enorme finestra, fece partire l’ennesima telefonata…

Niente… il cellulare di Felicity continuava a risultare spento e il suo ultimo ingresso su whatsapp, era della sera prima quando lo aveva rassicurato che tra lei e Wade non era successo niente.

Damien si prese il viso tra le mani… i suoi occhi si inumidirono e delle fastidiose lacrime cominciarono a scendergli lungo le guance nonostante avesse fatto del tutto per trattenerle.

 

«Sembra che non mangi da una vita!» scosse la testa Felicity guardando Kol che addentava un cheeseburger.

La ragazza stava spiluccando il suo, non aveva proprio fame…

«Allora… ti confidi o no con il tuo zietto figo?»

La vampira lo guardò perplessa.

«Sei la sorellina del mio cognatino!»

La ragazza scoppiò a ridere scuotendo la testa.

«E’ successo qualcosa con Damien?» domandò Kol.

«No…»

L’uomo continuò a fissarla in silenzio fino a che Felicity non cominciò a parlare e a raccontargli cosa fosse accaduto.

«Ok…» soppesò l’Originale «Sei una ragazza intelligente e quindi non insulterò il tuo intelletto dicendoti che Laurel è semplicemente gelosa marcia… lo sai anche tu!»

Fel abbassò lo sguardo.

«E tantomeno ti dirò che non devi preoccuparti… perchè Damien è cotto a puntino e la streghetta bionda neanche la vede… sai anche questo»

Felicity non poté evitare di sorridere.

«Il problema è ovviamente cosa ti ha detto alla fine… ti sei appena trasformata ed è perfettamente normale che sei vulnerabile, mi spiace doverti avvertire che non sarà l’ultima volta che qualcuno ti dirà quelle cose, con il tempo imparerai ad accusare il colpo… ma non smetterà mai di fare male.»

Felicity rialzò lo sguardo con un sospiro.

«Gli umani si dividono in due grandi categorie» continuò Kol «chi ci teme… e chi ci invidia e tu le devi evitare entrambe…»

Fel sgranò gli occhi.

«Solo all’inizio ovviamente… » aggiunse l’uomo sorridendo «quando un umano viene a sapere cosa sei, il suo primo istinto sarà quello di incasellarsi in una delle due categorie.
Fatti scivolare addosso tutto quello che dice, quello che fa… non giudicarlo, dargli tempo, ha bisogno di capire… fai restare nella tua vita solo chi arriva a comprendere quanto siamo pericolosi… chi è consapevole dei nostri poteri ma che è abbastanza intelligente da non lasciarsi influenzare…

Non ne incontrerai molti così… ma questo vale per tutti, non solo per noi vampiri! 
Gli affetti veri e sinceri sono pochi.
Tutte le altre persone fanno da contorno e non sono essenziali… e quello che dicono o pensano, non ha nessuna importanza.»

Felicity fece un mesto sorriso. «Rimarrò una bambina per sempre…» sospirò.

Kol scoppiò a ridere «Mi sono arrivate delle voci su come eri vestita quando ti sei fiondata in camera di Damien stanotte… sei in errore, stellina…»

La giovane vampira avvampò e si nascose il viso tra le mani.

«Gli anni passeranno, farai esperienze» continuò l’Originale con una inflessione dolce nella voce «imparai cose, diventerai un’adulta in uno splendido giovane corpo, che farà girare la testa a tutti gli uomini che incontrerai sul tuo cammino… tutti, senza nessuna classificazione, umani… vampiri, stregoni, licantropi…
Quando mia madre mi ha trasformato, non avevo neanche diciassette anni e Rebekah era la mia sorellina minore…»

Felicity sgranò gli occhi.

Kol annuì «E anche se molti ti diranno che mentalmente sono rimasto un diciassettenne, non è così… stellina.
Io e Rebekah siamo solo rimasti bellissimi» spiegò con un’alzata di spalle che fece ridere Felicity.

«Ho amato…» continuò l’uomo tornando serio «e sono stato amato… profondamente…

E succederà anche a te»

«Ho tanta paura…» sospirò la ragazza.

«Come diceva Lao Tzu, un filosofo cinese, più vecchio e più saggio di me» citò Kol «”Essere amati profondamente da qualcuno ci rende forti, amare profondamente ci rende coraggiosi.”
Buttati stellina… non importa che tu sia un’umana o una vampira, vivere è l’unico modo che hai per crescere…»

«E se lui… mi spezza il cuore?» chiese la vampira.

«Lo uccido…» replicò l’Originale.

«KOL!» lo riprese Felicity.

«Sempre che non lo faccia prima Oliver… o Klaus!» rifletté sghignazzando l’uomo.

«Fai il serio…» sospirò la ragazza «Io voglio trovare un uomo che mi guardi come mio fratello guarda Becca…»

«Si quei due sono fastidiosamente felici» considerò il vampiro «Non te lo posso garantire, stellina… è raro trovare una cosa del genere»

L’uomo abbassò lo sguardo.

«A te è capitato?» domandò Felicity.

«Si tesoro…» rispose Kol «per questo ti consiglio di essere coraggiosa, se non ti butti… rischi di farti scappare la tua occasione e non importa se soffrirai… se poi lo perderai, ne varrà sempre la pena…»

 

«Dove è andato Damien?» chiese Eric sedendosi sulle assi di legno che avevano appena portato nella sala comune del convitto.

«Da qualche parte nel piano privato…» rispose Damon, accomodandosi al suo fianco «Credo che lui e Felicity si siano trovati un posticino segreto» spiegò poi sorridendo.

«Un po' li invidio… sai?» rifletté il licantropo «I primi batticuore…»

L’ex vampiro annuì.

«Più che altro gli invidio la maniera con la quale li vivono» continuò Eric «senza sovrastrutture… in maniera istintiva, incosciente… oggi Damien non si è preoccupato di nascondere quel che provava…»

«No… è stato molto spontaneo… » sghignazzò Damon «Mi ricorda tanto qualcuno…»

«Tuo fratello?»

«No… me… prima che mi trasformassi»

I due uomini si lanciarono un’occhiata.

«Però non so se vorrei tornare adolescente» rifletté Damon inarcando un sopracciglio «E non lo dico perchè io sedici anni li ho avuti nel 1800 ed era un miracolo se potevamo parlarci con una ragazza!» continuò sghignazzando.

Eric scoppiò a ridere.

«L’ormone impazzito…» proseguì l’ex vampiro «e non poterti sfogare… se penso a quanto ci ho messo prima di riuscire ad averla» aggiunse scuotendo la testa guardando Elena.

«Beh… forse all’inizio di un rapporto è meglio così» asserì il licantropo «Il sesso confonde…» sussurrò.

Damon lo sguardo di sbieco «Ho paura a farti questa domanda, visto che parliamo della mia migliore amica… ma tu e Bonnie… »

Eric annuì senza guardarlo «Io e Bonnie…» sussurrò.

L’amico prese un profondo respiro «Ok… e questa faccia da funerale? Mi è sembrato di capire che era quello che volevi!»

«Già… era quello che volevo da quando l’ho incontrata… ma poi l’ho conosciuta»

Damon sgranò gli occhi, poi sorrise.

«Non mi guardare così!» sbottò il licantropo.

«Tu mi piaci…» asserì Damon annuendo.

«Mi fa piacere…» rispose ironico Eric.

«Enzo era il mio più vecchio e caro amico…»

Il licantropo lo guardò interrogativo.

«Il grande amore di BonBon… la storia è lunga, ma il riassunto è che mio fratello Stefan lo ha ucciso… per errore, mentre stavamo combattendo con il diavolo in persona e Bonnie… non l’ha ancora superata»

«Quando è successo?»

«Qualche anno fa…» rispose Damon «Per trovare la forza di perdonarci e cercare di andare avanti con la sua vita, Bonnie è partita per un lungo viaggio, poi è tornata da noi… ma quello che avevano lei ed Enzo era speciale e non è facile voltare pagina…»

Il licantropo annuì.

«Ha tenuto la sua casa in città» continuò l’ex vampiro «lei pensa che non lo sappiamo… e noi le facciamo credere di non aver capito che è lì che… approfondisce la conoscenza con gli uomini che incontra occasionalmente, compreso Kol…»

«Capisco…» sussurrò Eric.

«No, non hai capito…» affermò Damon «Da quando sei qui… hai avuto modo di visitare la nostra stupenda cittadina?» gli chiese inarcando un sopracciglio.

Il licantropo lo guardava perplesso.

«BonBon è la prima volta che… approfondisce la conoscenza … con qualcuno in questa casa…» gli mormorò l’ex vampiro prima di allontanarsi.

 

Damien era sdraiato sul divanetto, aveva gli auricolari alle orecchie e ascoltava musica, ogni volta che il volume si abbassava e il cellulare emetteva il bip di una notifica, gli arrivava il cuore in gola, ma erano sempre suo zio o Damon che gli chiedevano se stava bene, aveva risposto a tutti i messaggi per non farli preoccupare.

Dall’enorme finestra si vedeva il cancello e il vialetto d’entrata, non aveva nessuna intenzione di muoversi da lì fino a che non l’avrebbe vista rientrare.

Nel portico del cottage delle vigilanti poteva vedere Lucy che si stava occupando dei vasi di fiori e Donna che stava leggendo un libro seduta sui scalini, non si erano mosse da lì per tutto il pomeriggio, evidentemente erano preoccupate quanto lui “Non si fidano neanche loro di Kol!“ rifletté il ragazzo sorridendo.

Era buio quando vide un faro avvicinarsi e oltrepassare il cancello, si alzò in piedi per vedere meglio.

Una ragazza con dei jeans e un giubbotto rosso scese dallo scooter che si era fermato davanti al portone d’ingresso, poi si era tolta il casco e aveva scosso i suoi lunghi capelli neri.

Istintivamente Felicity si era girata e aveva alzato lo sguardo verso la soffitta.

Damien era appoggiato al vetro e quando la ragazza si era voltata i loro occhi si erano incrociati e si erano sorrisi, fu solo per un attimo…

Oliver e Rebekah erano usciti per andarle incontro, poi arrivarono anche Hope e le gemelle.

Felicity consegnò il casco a Kol che rimise in moto lo scooter e facendo un’inversione uscì dal cancello, sollevò di nuovo lo sguardo verso la soffitta ma Damien non c’era più.

Il ragazzo era sulla porta e la fissava titubante.

Rebekah guardò Oliver che con un sospiro annuì… 

Hope prese per mano Josie e Lizzie e le convinse a rientrare.

Damien si avvicinò lentamente «Non fare mai più una cosa del genere» mormorò abbracciandola.

Felicity annuì.

Damien si guardò un po' intorno e a malincuore la lasciò andare, poi l’osservò divertito.

«Con questo giubbotto di pelle… sembri Emma Swan!»

La giovane vampira gli fece un radioso sorriso.




 

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Capitolo 37
*** trentaseiesimo capitolo ***


























 

«Signorina Burley?»

La voce perentoria della direttrice la fece sussultare.

«Miss Forbes… non mi vogliono ascoltare! I miei voti dipendono da come viene la scenografia!»

«Ed io le avevo detto di non essere troppo arrogante e sgarbata!»

Felicity alzò leggermente lo sguardo, Laurel non le aveva chiesto di aiutarla e lei non riusciva ad evitare di compiacersi ogni qualvolta la vedeva in difficoltà.

La giovane vampira stava aiutando un gruppo di allievi a memorizzare delle battute mentre Damien alla chitarra e Mrs Byrne al pianoforte stavano lavorando sui brani che avevano deciso di inserire nel loro spettacolo.

«E’ bravo…»

Felicity annuì alla sua amica.

«Uffa!… Mi sta sta sempre più simpatico!» Hope sbuffò stizzita allontanandosi.

La giovane vampira sghignazzò seguendo con lo sguardo la streghetta, poi tornò a guardare Damien che era concentrato a suonare.

Quando Freya aveva suggerito a Care di assumere Mrs Byrne, aveva accennato al fatto che fosse un’eccezionale pianista e la direttrice aveva ordinato un fantastico pianoforte non appena aveva accettato l’impiego.

La governante amava suonare e cantare insieme ai ragazzi e in un pomeriggio di pioggia Caroline si era fermata ad ascoltare.

«Ma sono bravissimi!» aveva esclamato la direttrice avvicinandosi alla fine del concerto improvvisato.

«Alcuni hanno proprio delle belle voci, Zoe… in particolare è bravissima!» aveva replicato Mrs Byrne.

«Dovremmo organizzare uno spettacolo» aveva riflettuto Caroline annuendo.

«Potremmo farlo a Natale» aveva suggerito la governante.

Da lì era partita l’iniziativa, poi dopo gli avvenimenti che avevano dovuto affrontare, avevano pensato di accantonarla.

«Dovremmo riconsiderare l’idea della recita natalizia» aveva affermato Damon la sera della riapertura della scuola dopo il Ringraziamento. «Abbiamo appurato che non ci attaccheranno con tutti i ragazzi nell’istituto» aveva continuato «e tenerli impegnati in un progetto è il modo migliore per farli restare in gruppo e al sicuro»

Klaus che in un primo momento era scettico, aveva cominciato ad annuire.

«E poi sarà divertente… » aveva aggiunto l’ex vampiro «non possiamo passare questo mese nell’attesa della catastrofe!»

«Hai ragione» aveva commentato Caroline «serve anche a noi tenere le menti occupate…»

«Io potrei aiutare…» era intervenuto timidamente Damien «so suonare la chitarra… anche se non lo faccio da molto tempo…»

La riunione per decidere cosa mettere in scena si era tenuta nel soggiorno del convitto, era stata molto animata e alla fine era arrivata l’idea vincente.

Avrebbero recitato e cantato delle scene natalizie tratte da film o spettacoli famosi.

Una delle compagne di Felicity e Damien si era rivelata un’eccellente ballerina, avrebbe aperto lo spettacolo sulle note dello “Schiaccianoci”.

Wade, che era un comico fatto e finito, avrebbe interpretato Buddy e Hope, le gemelle e un gruppo di piccoli stregoni sarebbero stati i suoi elfi, era venuto fuori un pezzo esilarante.

Ai ragazzi della classe dei più grandi era stato affidato “Nightmare Before Christmas“, era perfetto per un gruppo di giovani streghe e stregoni!

Tutti quanti avevano concordato che fosse impossibile non mettere in scena il Canto di Natale di Charles Dickens, i tre spiriti del Natale passato, del Natale presente e del Natale futuro che cercano di redimere il vecchio Scrooge, è un classico!

Ma quale film avrebbero preso di riferimento? Ce n’erano così tanti!

Era stata Caroline a suggerire come avrebbero fatto.

«Lo divideremo in due parti!» aveva esclamato entusiasta «La prima, con i bambini più piccoli, sarà l’adattamento della Disney, Il canto di Natale di Topolino… ho già in mente tutti i costumi!» batté le mani entusiasta.

Klaus l’aveva guardata con un tenero sorriso.

«I più grandi avranno la seconda parte parte e ci baseremo su “A Christmas Carol” il film di Robert Zemeckis» terminò allargando le braccia.

«Ora dobbiamo solo decidere il gran finale…» era intervenuta Elena «deve essere una cosa corale… tutti insieme»

«LA VITA E’ MERAVIGLIOSA!» esclamarono quasi tutti i presenti.

«In effetti…» valutò Caroline con un radioso sorriso.

«Non potrebbe essere altrimenti… non è Natale se non si guarda quel film!» commentò Bonnie.

«Love…» le si era avvicinato Klaus al termine della riunione «tu sei consapevole che non siamo a Broadway…»

«E tu Niklaus Mikaelson… ti ricordi che io sono Caroline Forbes?»

«Hai ragione, Love… ti chiedo umilmente perdono» scoppiò a ridere l’Ibrido.

 

Tutti erano stati coinvolti nella realizzazione dello spettacolo.

Quando finirono di realizzare il palcoscenico, l’orario delle lezioni era stato addirittura modificato e ridotto per permettere ai ragazzi di imparare i canti e le parti recitate.

Erano stati molto fortunati, avevano trovato uno straordinario e talentoso artista che avrebbe dipinto tutti gli sfondi delle scene che dovevano allestire.

«E’ meraviglioso…» commentò Caroline guardando l’enorme telo che avrebbero usato per “Nightmare Before Christmas“.

Il pittore annuì continuando a lavorare.

Care si stiracchiò voluttuosa…

«Io avrei ancora qualche minuto…» sussurrò sensuale scostando il lenzuolo che la copriva e appoggiandosi ai cuscini.

«E io invece ho una direttrice tiranna che mi ha commissionato ben sei fondali per una recita natalizia… e se lo racconta a qualcuno giuro, che per quanto l’amo… la uccido!» ribatté l’uomo.

«Ehi…»

L’Ibrido si girò a guardarla.

La vampira lo fissava seducente.

Gli occhi del vampiro si velarono di desiderio.

Erano nella loro casetta sull’albero, Klaus aveva bisogno di spazio e di un posto dove lavorare senza vedere i sorrisetti di scherno dei loro amici.

Il potente e crudele Klaus Mikaelson che dipingeva Topolino e Minnie era una cosa che nessuno di loro aveva neanche lontanamente immaginato di poter vedere!

«Presumo di potermi prendere una pausa…» mormorò roco avvicinandosi. 

 

«Bravissimo!» gli sorrise Mrs Byrne alla fine delle prove. «Hai un gran talento… e una voce meravigliosa!»

«Grazie…» rispose Damien un po' imbarazzato.

La sera in cui avevano indetto la riunione per decidere cosa mettere in scena, Jeremy gli aveva dato una chitarra acustica «Era la mia… è un po' vecchiotta, ma è stata usata pochissimo! Non ho questo gran talento! Ho fatto anche cambiare tutte le corde».

Il giovane stregone gli aveva sorriso ringraziandolo.

Era da tanto tempo che non suonava, la sua chitarra era vicino a lui nel sedile posteriore dell’auto che guidava suo padre il giorno del funerale di sua nonna, non aveva mai saputo che fine avesse fatto, probabilmente si era rotta ed era stata accantonata in qualche magazzino della polizia di Boston.

Era stato suo padre ad insegnargli i primi accordi quando era solo un bambino e poi lo aveva convinto a prendere delle lezioni.

Non si separava mai dal suo strumento, persino quando andava agli allenamenti se lo portava dietro, il borsone con gli scarpini e la divisa su una spalla e la custodia della chitarra dietro la schiena.

Calcio, musica, amici e le ragazze… la sua vita era semplice e felice, fino a quel dannato giorno… quando in un solo attimo era finito tutto.

Quando si era svegliato dal coma, la donna che lo veniva a trovare ogni giorno, quella che lui credeva essere una volontaria, e invece si era rivelata Maze, la migliore amica di sua madre, gli aveva portato una chitarra «Ho notato i calli che hai alle mani…» si era giustificata, ma evidentemente era a conoscenza della sua passione.

Il ragazzo si era rifiutato categoricamente di prendere in mano lo strumento “Non suonerò mai più!“ aveva deciso.

Aveva cominciato a sentire la mancanza della sua musica un mese dopo che era arrivato a Mystic Falls.

Aveva fatto amicizia con Wade e il pomeriggio, appena finito di studiare, insieme a Laurel e Zoe, si mettevano seduti sotto un albero, in un angolo un po' appartato dell’immenso parco, vicino al sentiero che portava alle scuderie.

In quei momenti avrebbe voluto strimpellare qualche canzone, come faceva sulla spiaggia di Monaco, insieme ai suoi amici…

Era stata in una di quelle occasioni che aveva visto per la prima volta il sorriso di Felicity.

Aveva notato quella strana ragazza il primo giorno che era arrivato alla scuola… sempre taciturna, si sedeva in disparte vicino alla porta della classe e usciva quasi di corsa appena suonava la campanella, 

Anche se non aveva un filo di trucco e non aveva accorciato la gonna della divisa come tutte le altre ragazze, era indubbiamente molto bella… ma nel suo sguardo leggeva troppa sofferenza… e lui ne aveva fin troppi di casini per ascoltare anche quelli degli altri!

Quel giorno invece stava ridendo a crepapelle con Hope mentre Lizzie gli stava raccontando qualcosa, doveva averne combinata una delle sue… vista la reazione delle amiche, e non faceva fatica a crederlo, le due gemelline erano delle canaglie!

Gli era piaciuto vederla così rilassata e tranquilla.

Qualche giorno dopo l’aveva vista in compagnia di Miss Marshall con indosso un fuseaux e una canotta sportiva, si dirigevano verso il bosco…

«Ma l’hai vista?» gli aveva dato una spallata Wade.

“L’ho vista si…“ aveva risposto mentalmente, ma si era limitato ad annuire.

«Miss Marshall… è uno schianto!» aveva esclamato l’amico.

“Ma l’hai visto il culo di Felicity?“ gli avrebbe voluto chiedere «Strepitosa…» aveva invece commentato «ma come ben sai ho un debole per Miss Gilbert…».

«Chi non ce l’ha?» aveva replicato l’amico.

 

Il giorno che era stata organizzata la partita di calcio, si era lasciato convincere a partecipare ma non ne aveva molta voglia, gli altri non conoscevano neanche le regole! 

Invece si era infilato la maglietta di Thierry Henry e quando era arrivato al campo, la voglia di prendere a calci quel pallone era diventata irresistibile!

“Ok…” si era detto “ci andrò piano… non sarebbe corretto! Nessuno di loro sa giocare…“

L’aveva vista subito, seduta sulle balle di fieno, ovviamente accanto ad Hope… quelle due erano inseparabili!

Mentre Mr Salvatore stava facendo le sue raccomandazioni, il giovane stregone guardava Felicity, aveva una strana luce negli occhi quel giorno… sembrava eccitata e vitale.

Quando Josie, che era nella sua squadra, diede il calcio di inizio sentì distintamente la giovane vampira che battendo le mani incitava le sue amiche.

Durante le prime fasi di gioco era distratto, la ragazza sembrava seguire con interesse tutte le azioni e commentava continuamente con Hope, nonostante non si stesse impegnando, ad un certo punto si ritrovò in aria di rigore, senza neanche guardare la porta, calciò e la palla si infilò nell’angolino alla destra del portiere.

Felicity si alzò in piedi applaudendo.

Mentre tornava verso il dischetto di centrocampo con la coda dell’occhio l’aveva guardata tutto il tempo… e allora decise di dare spettacolo!

Solo contro tutti… correva palla al piede saltandoli come birilli.

«MA PASSALA PERO’…»

Sentì urlare della tribune e lo fece…

Quando Laurel gli era saltata al collo per festeggiare il gol che aveva segnato, la sentì urlare di nuovo.

«ARBITRO ERA FUORIGIOCO!»

“Non esiste il fuorigioco nel calcio a otto… chérie“ pensò con un sorrisetto “ma è già un miracolo che tu sappia che esiste in quello a undici!“

Si era informato, Felicity era irlandese e da europea era naturale che avesse visto qualche partita, ma a quanto pare ne aveva vista più di qualcuna! E la cosa stranamente gli fece un immenso piacere.

Amelie, la sua ex ragazza, odiava il calcio… e quando dopo molte insistenze riusciva a convincerla a venire a vederlo giocare, se ne restava per tutto il tempo in un angolino degli spalti a trafficare con il suo cellulare… per non parlare delle litigate che facevano ogni volta che lei voleva uscire e lui voleva guardare la partita!

Damien e suo padre erano abbonati alle gare interne del Monacò e la domenica che dovevano andare allo stadio, lei immancabilmente metteva il broncio… lo stesso che faceva la settimana dopo quando seduta accanto al lui, doveva aspettare che terminasse la partita in trasferta!

Quando i suoi genitori si erano trasferiti in Europa non era stato facile, suo padre non riusciva ad inserirsi nella nuova realtà.

Il calcio era stato fondamentale, George Digne osservava divertito i suoi colleghi che si sfottevano e scherzavano ogni lunedì mattina, lui non aveva mai visto una partita, negli Stati Uniti il soccer era considerato uno sport minore… come tutti quelli che si fanno usando i piedi e non le mani! 

Una sera la moglie aveva insistito che uscisse e andasse nel bistrot sotto casa, aveva sentito che era in programma una partita molto importante…

Ed era stato subito amore… e quella passione l’aveva trasmessa al figlio.

La prima volta che Damien era entrato nello Stade Louis II era rimasto a bocca aperta… il sole del primo pomeriggio faceva brillare il verde dell’erba del campo di gioco.

Suo padre aveva preso dei biglietti di un settore sicuro, ma da lì si potevano ammirare gli UM94, i tifosi più calorosi del Monacò, che cantavano senza sosta dalla Tribuna Pesage.

“Un giorno anche io sarò in mezzo a loro e canterò quei cori fino a che non mi andrà via la voce!“ aveva pensato… e così era stato.

Damien e suo padre avevano un piccolo rituale scaramantico, prima del calcio d’inizio recitavano una battuta di “Febbre a 90“, il film tratto dal libro di Nick Hornby.

«Noi non supereremo mai questa fase» esclamavano guardando il manto verde.

L’autore nel libro descriveva il suo amore, ai limiti della patologia, per la sua squadra del cuore e per Damien era quasi un testo sacro… 

Era a tutto questo che il giovane stregone pensava mentre correva dietro a quel pallone, in un campo con l’erba troppo alta, ad occhio e croce più corto e largo di uno regolamentare e che aveva delle balle di fieno al posto degli spalti.

Oltre ad aver accantonato la chitarra, da quel dannato giorno non aveva neanche più giocato, troppi ricordi…

La partita era terminata e dopo lo scambio delle maglie si era messo a palleggiare, il tutto senza mai perdere d’occhio la giovane vampira.

Oliver l’aveva presa per mano e la stava portando in campo.

Aveva scambiato poche parole con quell’uomo, di lui sapeva che era il responsabile delle scuderie, dell’orto e del parco e che quasi tutte le studentesse gli sbavavano dietro.

Zoe e Laurel gli avevano raccontato che per un periodo aveva fatto la corte a Miss Young, ma da quando era arrivata Miss Marshall aveva occhi solo per lei… e poi era il fratello di Felicity.

Li guardò curioso mentre ridevano complici, dopodiché Oliver cominciò a palleggiare…

“Niente male…“ pensò Damien.

Poi era rimasto letteralmente a bocca aperta, senza parole.

Felicity aveva cominciato a fare degli scambi con il fratello, non aveva mai visto una ragazza giocare a pallone in quella maniera! Aveva una tecnica pazzesca…

Per una decina di minuti, l’uomo e la ragazza si fronteggiarono facendo delle giocate spettacolari, tutti li stavano guardando e incitando.

Il suo primo istinto era stato quello di unirsi al gioco, ma poi aveva desistito… era un momento intimo e non aveva voluto interferire.

“Perché non ha voluto giocare?” si stava chiedendo.

Avrebbe voluto che fosse nella squadra avversaria, sarebbe stato molto divertente contrastarla! L’avrebbe marcata a uomo per tutta la partita… ingaggiare un corpo e corpo con lei sarebbe stato molto interessante…

Ora si spiegava quelle gambe tornite e quel sedere a mandolino… era una calciatrice…

Oliver appena superato il centrocampo, fece partire un tiro che si insaccò in rete, facendo esplodere i presenti in grida entusiastiche.

Felicity aveva seguito la traiettoria con lo sguardo e poi scuotendo la testa si era avvicinata sorridente al fratello.

Damien si unì alle urla battendo le mani, per posizione, potenza e precisione quel gol gli aveva ricordato una rete che aveva preso il Barcellona, l’aveva segnata Alessandro Florenzi in una partita di Champion League, ma quello era un giocatore professionista! E quel gol era stato selezionato tra i tre più belli dell’anno durante la cerimonia del Pallone d’Oro!

Con un sorriso guardò Felicity che con la manica della sua maglietta puliva la scarpa al fratello, era il minimo! Oliver era stato semplicemente fantastico!

Si fece coraggio e si avvicinò alla ragazza, da quando era arrivato alla scuola si erano scambiati qualche parola in classe o a tavola, ma solo quando era strettamente necessario in un ambito di civile convivenza.

«Perché non hai giocato la partita?» le chiese avvicinandosi.

«Lo sai perché…» rispose la ragazza guardandolo storto.

Il giovane fece un’alzata di spalle.

«Thierry Henry…» lo guardò interrogativa la giovane vampira.

Damien sgranò gli occhi…

«Sai chi è? Non sei troppo piccola per ricordartelo?»

«Se è per questo anche tu… »

«Sono più grande di te!»

Felicity gli aveva risposto a tono e poi aveva cercato di spiegargli il perché conoscesse il giocatore preferito di suo padre.

Ma lui la stava ascoltando a malapena, non sapeva se lo turbava di più il fatto che quella ragazza era una vera appassionata di calcio o il suo desiderio di verificare se quelle bellissime labbra fossero così morbide come apparivano…

Da quel giorno la sua routine alla scuola fu completamente stravolta, passava tutta la giornata a scrutare di sottecchi la ragazza.

L’aveva vista cambiare… giorno dopo giorno la ragazza aveva cominciato a pettinarsi i suoi lunghi capelli in complicate trecce, anche la divisa le stava in maniera diversa, la camicia le sottolineava delle forme che fino a poco prima sembrava non avesse… e poi aveva cominciato a mettere su quelle labbra, che lo facevano impazzire, qualcosa che le rendevano lucide e ancora più grandi! Ma non era un rossetto come quelli che usava Laurel…

“Mi devo dare una regolata!“ aveva scosso la testa una mattina mentre facevano colazione “Quando si è mai visto un ragazzo che nota certe cose?“

 

Ma la vita gli stava riservando l’ennesimo colpo mancino.

Dal momento che la direttrice Forbes l’aveva convocato nel suo ufficio e gli aveva detto che sua zia non lo voleva più come nipote… Damien era stato risucchiato in un vortice, gli sembrava di essere stato messo in una lavatrice…

In poche ore il ragazzo era stato portato ad un matrimonio, invitato ad una cena dove il corpo docente e i suoi collaboratori erano diventate delle… persone…

Il giovane stregone aveva visto Miss Bennet, alias Medusa… piangere commossa! E l’aveva ammirata mentre faceva un dolcissimo incantesimo con le piume di un cuscino…

Era stato messo su un aereo, trascinato a casa di una donna che non aveva mai visto in vita sua, anche se era la sorella di sua madre, fatto comparire davanti ad assistenti sociali, procuratori e giudici… quando era uscito dal tribunale di Boston, era legalmente il figlio di Damon ed Elena Salvatore, le persone che fino a qualche giorno prima erano semplicemente i nuovi responsabili del convitto al posto di Miss Young.

C’era da impazzire!

Ma Damien, per preservare la sua sanità mentale, aveva deciso di focalizzarsi su un unico ed importantissimo particolare… di quella stramba e divertente famiglia allargata faceva parte anche Felicity…

Il giorno che la situazione era precipitata ulteriormente, quando era venuto fuori che il ragazzo e i suoi genitori non erano state vittime di un incidente, Damien era definitivamente crollato… aveva pianto davanti a tutti…

Oliver lo aveva abbracciato e confortato, erano state le sue parole a scuoterlo.

Mettendo in ordine stralci di conversazioni e cose che gli aveva raccontato Damon, si era fatto un’idea della storia di quei due fratelli irlandesi che, come lui, in un attimo si erano visti stravolgere la vita.

“Loro hanno reagito, ce la farò anche io!“ si era detto, non poteva essere meno coraggioso della ragazza che gli piaceva!

Qualche minuto dopo aveva terminato l’incantesimo di localizzazione per trovare suo zio Eric e appena aveva riaperto gli occhi, era stata la prima persona che aveva visto... ed era abbracciata a Kol Mikaelson…

Era Felicity, ma non sembrava lei… era perfettamente truccata e tutti la stavano guardando ammirati, quella maglia così aderente, quei jeans che evidenziavano quel fondoschiena pazzesco… tutti sembravano essersi accorti di un qualcosa che lui aveva sempre notato, che era bellissima…

Era furioso! 

Lo infastidivano i commenti piccanti del nuovo arrivato, quel suo braccio che non si decideva a lasciare la vita della ragazza.

Anche Klaus le aveva fatto un complimento…

«Non ho bisogno di una ragazza che mi faccia da guardia del corpo!» aveva ribadito.

Non voleva che lei provasse pena per lui, che lo vedesse in difficoltà… non voleva che lei pensasse che fosse un debole…

Incredibilmente e contro ogni previsione, da quel momento la sua vita era di nuovo diventata serena…

Passava gran parte della sua giornata con Felicity, era tornato a divertirsi e a comportarsi come un qualsiasi ragazzo della sua età, i loro battibecchi erano epici! 

Lo divertiva stuzzicarla e farla arrabbiare, quegli incredibili occhi azzurri diventavano ancora più belli quando si innervosiva, per non parlare di quella bocca che tremava leggermente quando avrebbe voluto rispondergli a tono e invece cercava di controllarsi.

Quando Donna gli aveva suggerito di fingersi fidanzati per giustificare il fatto che erano sempre insieme, aveva scosso la testa inorridito.

Felicity aveva travisato la sua reazione.

Il ragazzo aveva sorriso compiaciuto, la vampira pensava che Laurel fosse la sua fidanzata e sembrava gelosa… Laurel ci aveva provato in tutti i modi con lui, ma Damien l’aveva sempre respinta, all’inizio perchè non aveva proprio voglia di mettersi ad amoreggiare, il dolore per la perdita di tutti i suoi affetti, compresa Amelie… la sua ex ragazza, era ancora troppo vivo.

Poi perché aveva occhi solo per quella meravigliosa vampira mora…

“Quando tutto sarà finito, chérie… sarai per davvero la mia ragazza, non per finta!“ aveva pensato.

Non era riuscito ad aspettare… la sera del Ringraziamento l’aveva baciata…

Quando l’aveva fatta fuggire via in quel modo, si sarebbe preso a schiaffi!

Quando Damon gli aveva spiegato cosa fosse realmente accaduto, lo avrebbe baciato dalla contentezza!

A Felicity, il loro bacio era piaciuto esattamente come era piaciuto a lui…

Starle lontano quando era dovuta andare a Boston era stato terribile…

Quando era tornata e lui l’aveva portata nella soffitta… era stato meraviglioso…

Dopo che Laurel l’aveva insultata e Felicity era fuggita, finalmente Damien aveva avuto la scusa per troncare definitivamente con la strega bionda!

Wade gli mancava e anche con Zoe si era sempre divertito un mondo, ma ora lui e Fel potevano stare insieme alla luce del sole!

Non dovevano più nascondere quello che c’era tra loro.

 

Una sera, dopo la fine delle prove dello spettacolo, Damien stava riponendo la chitarra che Jeremy gli aveva dato.

Caroline e Klaus si erano avvicinati, l’uomo aveva in mano un enorme pacco.

Damon, Elena e suo zio erano alle loro spalle per non perdersi la sua reazione.

«E’ per farci perdonare il fatto di averti messo in una situazione molto imbarazzante» aveva mormorato l’Ibrido appoggiando a terra lo scatolone.

Il giovane stregone si era chinato per aprirlo… e le mani, mentre toccava il contenuto, avevano cominciato a tremare.

Felicity gli si era avvicinata e sbalordita aveva notato gli occhi umidi del ragazzo.

«Cos’è?» chiese incuriosita.

«Una Martin&co…» rispose Damien tirando fuori dalla scatola una meravigliosa chitarra acustica.

Il sogno di ogni chitarrista.

«Io… N… on so…» cominciò a balbettare il ragazzo.

«Te la sei guadagnata…» annuì Klaus.

Damien ripose con cura lo strumento nella scatola e poi con slancio andò ad abbracciare l’Ibrido.

Lo stregone aveva capito subito che quella era stata un’idea dell’Originale, c’era la sua firma… 

Damien e suo padre amavano passare pomeriggi interi a curiosare nei negozi di strumenti musicali e i prezzi di una Martin&co erano proibitivi, ci volevano almeno seimila euro per acquistarne una… 

«Quando diventerai una pop star te la potrai permettere» scherzava suo padre.

«O un calciatore…» ribatteva sorridendo il ragazzo.

La chitarra che gli avevano regalato non si trovava nei negozi… era un modello che aveva visto solo su Internet e valeva almeno ventimila dollari…

«Se la farai soffrire… ti uccido» sussurrò Klaus.

«Afferrato…» mormorò Damien stringendolo ancora più forte.

 

Quella sera Damien stava salendo le scale che portavano alla loro soffitta, tenendo Felicity per una mano e la sua preziosa chitarra nell’altra.

«Tienimi questa…» sussurrò porgendole lo strumento, poi dalla tasca dei pantaloni tirò fuori un mazzetto di salvia e un accendino.

«Che fai?» domandò Fel.

«Voglio suonare… ma se lo faccio, tutti sentiranno che siamo qui! Ci serve un po' di privacy!» spiegò facendole un occhiolino.

«Ma cos’è?»

«Semplice salvia… l’ho rubata in cucina…» sghignazzò il ragazzo.

«E funzionerà?» domandò scettica Felicity.

«Ehi…» replicò Damien facendo l’offeso. «Non dimenticarti mai che il tuo…»

Il ragazzo si bloccò per un istante.

«… fidanzato…» mormorò dopo aver preso un profondo respiro.

La fissava un po' intimorito, scrutando la sua reazione.

«… è un potente stregone…» terminò in un sussurro.

«Lo so…» annuì visibilmente emozionata la ragazza.

«E la mia, una bellissima e dolce… vampira» bisbigliò altrettanto commosso il ragazzo, avvicinandosi per abbracciarla.

Quella sera Damien non aveva suonato…

Si erano baciati a lungo, seduti a terra davanti alla grande finestra, appoggiati al divanetto dorato.

Il giovane stregone la guardava dritto in faccia quando si staccavano per riprendere fiato, non poteva abbassare lo sguardo… 

Ogni volta che Felicity respirava profondamente i bottoni della camicetta si tendevano sul seno, ogni volta che la ragazza si stringeva a lui, muoveva le gambe che teneva leggermente piegate… e la gonna a pieghe si sollevava…

Damien cercava di pensare ad altro, teneva una mano tra i capelli della ragazza e con l’altro braccio la stringeva dolcemente tenendola per le spalle…

Gli veniva un po' da ridere… le sue compagne di classe, quando Caroline gli aveva mostrato i costumi di scena, avevano gongolato tutte felici.

«Finalmente un qualcosa di più sexy della divisa» aveva esclamato Zoe.

Il giovane stregone scosse la testa, affondando il suo viso nell’incavo della scapola di Felicity, in quel momento la loro uniforme scolastica gli sembrava più provocante che mai!

Damien voleva solo nascondere il suo turbamento, voleva calmarsi prima di ricominciare a baciarla… ma quando le sue labbra si erano posate sul collo della ragazza, Felicity aveva tirato indietro la testa con un gemito.

Non era riuscito a bloccare la sua mano, sembrava avesse vita propria…

Vide le sue dita mentre lasciavano la ciocca di capelli con la quale stavano giocando e scendere dietro la nuca della giovane vampira fino ad accarezzarle il collo che era proteso verso di lui.

Chiuse gli occhi… sentiva la sua eccitazione crescere.

“Calmati…“ si disse “se vai avanti così… “

Sotto il suo tocco poteva sentire le vene… i muscoli tirati… le ossa…

“Carotide… arteria succlavia… arteria tiroidea“

Il ragazzo sospirò…

pensa a quella noiosa di Miss Grey… osso ioide, laringe…“

Il ragazzo cercava di raffigurarsi il freddo schema che avevano sul loro libro di biologia, ma i sospiri di Felicity glielo stavano rendendo troppo difficile…

“clavicola… scapola… come ho fatto a prendere solo una B nel compito di anatomia del collo umano?“

Sorrise, sentendo la sua tensione diminuire, poi aprì gli occhi. 

Felicity lo stava guardando, le sue pupille erano dilatate e i suoi occhi sembravano un oceano in tempesta.

«Scusa… chérie» bisbigliò Damien smettendo di toccarla.

La ragazza gli afferrò il polso e arrossendo gli rimise la mano sul suo sterno.

Senza smettere di fissarla negli occhi, il ragazzo sentì il primo bottone cedere sotto le sue dita, poi il secondo… il terzo…

La sua mano si infilò tra i lembi della camicia sbottonata e il suo palmo si chiuse ad accarezzare la morbida curva di uno dei seni.

La giovane vampira aveva richiuso gli occhi, tremando… sotto il tocco del ragazzo.

Damien terminò di sbottonare la camicetta e poi tirandola fuori dalla gonna gliela fece sfilare lungo la braccia.

Felicity aveva riaperto gli occhi intimorita.

«Stai tranquilla… voglio solo guardarti… » sussurrò roco lo stregone.

«Sei una visione… chérie» 

Il ragazzo non le staccava gli occhi di dosso, poi con un lampo malizioso negli occhi si avvicinò a guardare meglio il gancetto del reggiseno, quel modello era allacciato sul davanti e lo stregone sorrise mentre ci passava un dito sopra «Ho sempre pensato che sei un… angelo…» commentò divertito.

La ragazza lo guardò interrogativa.

«Un angelo di Victoria's Secret» spiegò il ragazzo.

Felicity incrociò le sue braccia contro il seno «Bene… sei un esperto di intimo femminile» sbuffò contrariata alzandosi per riprendere la sua camicetta.

«Tutti i ragazzi del mondo conoscono gli angeli di Victoria's Secret!» cercò di fermarla Damian «Tutte le modelle più belle e famose prima o poi sfilano con quelle ali!… E tu sembri una di loro, sei un sogno…»

La ragazza si stava riallacciando la sua camicetta mentre lo guardava di sbieco.

Damien aveva ragione, il coordinato che indossava, pure essendo in jersey di cotone, era molto femminile.

Il ragazzo sorrideva, quando si innervosiva Felicity era ancora più bella!

Era un bene che si fossero fermati, non era sicuro che sarebbe riuscito a trattenersi se le cose si fossero scaldate ulteriormente, non voleva affrettare le cose, tantomeno farlo con il timore di essere scoperti…

“Deve essere un momento speciale…“ rifletté con un sospiro.

 

I ragazzi stavano correndo intorno al perimetro della palestra, Damien stranamente era in coda alla fila.

«Se la notte dormissi… invece di chiuderti in bagno… la mattina saresti più fresco!» sghignazzò Wade che lo aveva aspettato e ora correva all’indietro.

L’amico lo fulminò con lo sguardo.

«Stanotte hai fatto in fretta… più del solito» continuò a sfotterlo il compagno di stanza «I preliminari son stati più… intensi?»

«Finiscila!»

Damien si guardò intorno, al centro della palestra Klaus e Oliver si stavano allenando.

Lo sguardo dell’Ibrido gli confermò che aveva sentito tutto, anche Felicity lo guardava con un sorrisetto compiaciuto.

“Dannazione!“ scosse la testa contrariato il ragazzo.

«Ma ti capisco» continuò Wade che ora gli correva affianco «Quella tuta le sta… da paura»

Damien gli diede una gomitata «Ti ricordo che stai parlando della mia ragazza!» ringhiò sottovoce.

Wade si bloccò con un espressione sconvolta «E da quando?» gli urlò ricominciando a correre per raggiungerlo.

«Da settimane, per quanto mi riguarda… ma ufficialmente da ieri sera» confessò il ragazzo.

L’amico lo abbracciò e gli diede una pacca sulla spalla «A Laurel verrà una crisi isterica quando lo saprà…»

Damien fece un’alzata di spalle.

Klaus lo stava fissando mentre aspettava che Oliver si alzasse da terra, da quando l’aveva trasformato, si era occupato personalmente del suo addestramento, non avevano tempo da perdere se voleva che fosse pronto per fronteggiare i loro nemici.

Il giovane stregone sorrideva mentre guardava Felicity che divertita prendeva in giro il fratello.

«Ehi… ragazzina, un po' di rispetto…» la riprese Rebekah che stava entrando in palestra, da quando il pomeriggio erano occupati nelle prove dello spettacolo, non avevano avuto più il tempo per allenarsi e con Klaus avevano convenuto che era troppo pericoloso non farlo.

«Jeremy… me la posso prendere per un po’?»

«Vai pure» rispose l’uomo rivolgendosi direttamente a Felicity.

La giovane vampira fece un radioso sorriso e si affrettò a raggiungere Becca, si vedeva che si annoiava molto durante la normale lezione di educazione fisica.

Al centro dell’enorme palestra, avevano fatto installare una specie di gabbia, le pareti erano di una resistente rete metallica ed era perfetta per gli allenamenti a corpo a corpo.

Rebekah aprì la porta alla ragazza, poi si avvicinò a Oliver per dargli un bacio.

«Forza…» incitò i due fratelli, uscendo insieme a Klaus.

«Devo lottare con lei?» chiese Oliver.

I due Originali annuirono.

Felicity non se lo fece ripetere, diede una spinta al fratello facendolo rimbalzare contro la rete, poi quando le tornò contro, lo ancorò per il collo e lo trascinò a terra immobilizzandolo.

«Ho paura di farle male!» ringhiò il neo vampiro mentre cercava di rialzarsi.

La sorella lo afferrò per un braccio e lo fece volare contro la parete opposta.

Klaus scoppiò a ridere «Datti una svegliata, Mate… e rimetti in riga quella mocciosa!»

«Tu sei proprio sicuro di voler stare con una ragazza che può ucciderti con un dito?» chiese Wade.

«Assolutamente si…» rispose Damien fissando la sua fidanzata orgoglioso.

Non era riuscito a svolgere la lezione di educazione fisica, era troppo distratto nel guardare Oliver e Felicity che combattevano, dopo un iniziale tentennamento, l’uomo aveva cominciato a rispondere colpo su colpo e ora i due stavano lottando senza esclusione di colpi.

Rebekah e Klaus erano all’esterno della gabbia e davano consigli ai due contendenti.

L’Ibrido con la coda dell’occhio vide Caroline che stava arrivando.

«Santo cielo…» bisbigliò Wade.

«Ti consiglio di fare silenzio» lo ammonì Damien «Mr Marshall può sentirti…»

L’Ibrido sghignazzò, abbracciando Caroline.

Quando arrivano anche Eric con Kol, Klaus si girò a guardare Jeremy.

«Per oggi basta così…» esclamò l’insegnante «Facciamo una corsa fino al convitto, le docce ve le farete nelle vostre camere»

Damien si stava avvicinando.

«Jamie… Ian» urlò Mr Gilbert anticipandolo «Fate fare dieci serie di addominali a questo scansafatiche, oggi se l’è presa troppo comoda» terminò facendogli l’occhiolino.

Lo stregone sorrise, prese un materassino e sdraiandosi cominciò i suoi esercizi.

Klaus si avvicinò «Voi andate… ci penso io» esclamò alla volta dei due vigilanti.

«Era solo una scusa! Non volevo andarmene…»

«Non mi interessa» replicò l’Originale guardandolo dall’alto «Conta a voce alta, voglio sentirti»

Klaus era in piedi vicino al giovane stregone e stava guardando i vampiri e i licantropi che entravano nella gabbia.

Kol e Rebekah si misero al centro, gli altri gli stavano girando intorno, poi attaccarono.

Il giovane stregone fissò ammirato la scena, anche se era solo una simulazione, sembrava un vero combattimento e Felicity era fantastica, concentrata al massimo stava avendo la meglio su uomini il doppio di lei.

«Allora?» lo rimproverò l’Ibrido.

Sbuffando il ragazzo ricominciò a contare.

 

«Promettimi che non la farai mai arrabbiare!»

Damien sorrise ad Eric che gli si era avvicinato.

Tutte e due guardavano Felicity che ascoltava attenta Rebekah, le due vampire stavano facendo delle valutazioni sul loro allenamento e l’Originale aveva qualche consiglio da dare alla più giovane.

Lo stregone era molto felice che suo zio fosse rientrato nella sua vita, ma tra i due c’era sempre un leggero imbarazzo quando erano da soli. 

Normalmente Damon faceva da mediatore, quando c’era anche lui sembrava tutto molto più facile e spontaneo, il giovane stregone aveva costruito uno splendido rapporto con l’ex vampiro, e quando scherzavano e ridevano, Eric non riusciva a nascondere quanto invidiasse la loro complicità.

Era stato Damon a farglielo notare… il ragazzo non lo voleva ammettere ma era evidente che non lo aveva completamente perdonato per aver abbandonato lui e i suoi genitori, tuttavia aveva promesso di sforzarsi di ricucire il loro rapporto.

«Che cosa hai fatto a Bonnie?» chiese senza tanti giri di parole.

Eric lo guardò sconcertato, era passata più di una settimana dalla loro notte di passione e dopo che avevano discusso non si erano più rivolti la parola.

«E’ una donna dolcissima» continuò Damien «Felicity mi ha detto che ha sofferto molto… e che sembra più dura di quello che è, ma negli ultimi giorni è sempre nervosa e arrabbiata! In classe è ancora più severa del solito… e penso proprio che sia colpa tua!»

Il licantropo sospirò abbassando lo sguardo «Siamo stati a letto insieme» sussurrò.

Damien sgranò gli occhi «E poi… dopo che hai avuto quello che ti interessava hai cominciato ad ignorarla?» lo accusò sconvolto.

Eric lo guardò a bocca aperta «Ma come ti viene in mente? E’ questo che pensi di me?»

«Non sei certo la persona più affidabile di questo mondo…» 

Lo sguardo del ragazzo era duro.

«Andiamo a fare due passi…» lo incoraggiò lo zio.

Per la prima volta da quando Eric era arrivato a Mystic Falls, zio e nipote affrontarono seriamente il discorso su cosa fosse successo alla loro famiglia.

Il licantropo diede la sua versione dei fatti, raccontò del loro branco, delle loro tradizioni, del ruolo che lui e suo fratello avrebbero dovuto avere… raccontò di quanto fosse stato penoso vedere i suoi genitori spegnersi piano piano dopo che avevano perso tutto, spiegò che nonostante tutto era voluto restare vicino a George e ad Annabeth, di come era stato felice quando gli avevano detto che stavano aspettando un bambino.

Il ragazzo lo ascoltava attentamente senza interromperlo, lo zio confessò che anno dopo anno il risentimento aveva cominciato a consumarlo, che lui e suo fratello avevano cominciato a discutere ogni volta che li andava a trovare in Francia, fino alla rottura definitiva.

«Ti stai comportando così con Bonnie perchè anche lei come mamma è una strega?»

«Assolutamente no!» rispose Eric «Tra me e lei… è complicato…»

«A lei piaci… si vede benissimo» replicò lo stregone «E mi sembrava che anche a te piacesse molto… che c’è di complicato?»

«Non sai quanto vorrei affrontare le cose con la tua spontaneità… vorrei tornare ad avere la tua età… quando tutto ti sembra più semplice e fattibile…» Eric stava sorridendo, ma suo nipote era molto serio.

«La mia ragazza è una vampira! Ti sembra una situazione facile?» replicò il giovane «Se io avessi ancora i miei genitori, se fossimo tornati a vivere a Boston, in questo momento dovrei affrontare gli stessi problemi che hanno dovuto superare mamma e papà… e come papà io avrei scelto Felicity… non è una questione di età, ma solo di priorità… di quanto tu sia disposto a perdere pur di non dover lasciare la persona della quale sei innamorato… »

«E tu ami Felicity?»

«Si… da impazzire… lo so che siamo entrambi giovani… che voi adulti pensate che non sappiamo neanche cosa è l’amore… ma io per stare insieme a lei farei di tutto e se tu non vuoi superare i problemi che pensi ci siano tra te e Bonnie, è solo perchè non ne sei innamorato…»

 

«Lo sai che per colpa tua ho dovuto mentire?»

Damien guardò l’uomo «Volevo stare un po' da solo a riflettere…»

«Lo avevo capito… ho parlato con Eric che mi ha detto della vostra chiacchierata, ma come ben sai non puoi sparire così! Felicity ti stava cercando e quando Elena ha capito che non ti trovava, ha avuto una crisi isterica! Sperando di trovarti qui, gli ho detto che ti avevo visto mentre ti allontanavi con la chitarra e di stare tranquille. Ma se mi fossi sbagliato, mia moglie mi avrebbe ammazzato!»

Il ragazzo scoppiò a ridere.

«Dammi una mano a salire!» scosse la testa Damon.

L’uomo gli si accomodò accanto nel soppalco del fienile.

«Stavo pensando a mamma e papà…» sospirò il giovane «Si amavano molto…»

«Sì, quella dei tuoi genitori è veramente una bella storia d’amore…»

«Come quella dei miei genitori affidatari…»

Damon sorrise.

«Vi odio! A tutte e quattro!» esclamò il ragazzo divertito «Siete un modello impegnativo! Per anni ho visto papà ricoprire di mille attenzioni la mia mamma… quando sono un po' cresciuto e uscivo con le ragazze, gli dicevo sempre che era troppo sdolcinato!»

«Io non sono così romantico» scosse la testa l’ex vampiro.

«Tu hai viaggiato tra mondi magici per tornare da Elena! Ti sei rinchiuso in una bara per anni perché non riuscivi a stare senza di lei!»

Damon sgranò gli occhi.

«Me lo ha raccontato Rebekah»

«Bell’amica! Così mi rovina la reputazione di bello e impossibile!»

«Papà diceva sempre che sperava che un giorno avrei capito… si augurava che un giorno avrei incontrato una persona che mi facesse comprendere quanto è bello dimostrare i propri sentimenti…» 

«Concordo… e bisogna essere dei veri uomini per riuscirci»

Damien annuì «Io e Felicity… ci siamo fidanzati…»

Damon sorrise «Congratulazioni…»

«Ma non ho fatto le cose per bene…»

L’ex vampiro sgranò gli occhi «Che intendi dire?»

«Ma che vai a pensare!» arrossì lo stregone «Anche perché in quel caso… sarei stato all’altezza della situazione» aggiunse sghignazzando.

Damon gli diede uno scappellotto.

«Invece di chiederle di essere la mia ragazza… le ho chiesto se io fossi il suo…»

«Beh… cambiando l’ordine dei fattori…»

Damien scosse la testa interrompendolo «Felicity merita di avere una dichiarazione in piena regola…»

«Se ti senti così… è giusto che tu lo faccia, hai in mente qualcosa?»

Il ragazzo sorrise annuendo.

 

Oliver aveva fatto installare un’antenna satellitare nella sua dependance e da quel momento non si perdevano una partita delle loro squadre del cuore!

Damien amava quelle serate con Oliver e Felicity, cenavano con panini e patatine davanti al televisore e di nascosto da Elena poteva bersi anche una bella birra gelata!

Quella sera era in programma una partita di Premier League, Arsenal-Liverpool.

Entrando nel soggiorno, notò che erano presenti anche Kol, Jeremy, Damon ed Eric… sbuffò alzando gli occhi al cielo, avrebbero parlato in continuazione e fatto mille domande assurde! Sorrise nel vedere che Oliver e Felicity erano già seduti sul divano, con la loro sciarpa al collo e il cappello dell’Arsenal in testa, sarebbe toccato a lui spiegare azioni e situazioni di gioco! Quei due sarebbero stati troppo impegnati a fare il tifo!

Alla fine del primo tempo, l’Arsenal perdeva per una rete a zero.

«Se il tuo amato Jack Wilshere la piantasse di farsi fotografare mezzo nudo e pensasse solo a giocare…» commentò Damien con un sorrisetto.

Felicity lo fulminò con lo sguardo.

«Si può permettere di fare entrambe le cose!» replicò la ragazza.

«Che ci troverai…»

«Oltre al fatto che è un eccellente calciatore con un fisico da modello?» Felicity lo fissava ironica.

Gli uomini nella stanza seguivano divertiti il battibecco dei due ragazzi.

«Fisico da modello… non esagerare! Ho notato che si è un po' appesantito, ha la pancetta!»

La vampira scoppiò a ridere «Tutta invidia!… Turtly…» 

«E’ così che lo chiami?» scoppiò a ridere Jeremy «Se avessi saputo che il peluche era una cosa tra voi due… non lo avrei mai comprato a Josie e Lizzie per Natale!»

L’uomo sembrava veramente dispiaciuto, mentre Felicity era arrossita fino alla punta dei capelli e Damien la guardava sollevando un sopracciglio.

«Avrei dovuto capirlo!» continuò l’uomo non rendendosi conto che stava mettendo la ragazza in difficoltà «Fel lo tiene con gran cura sul letto!»

«Si… è un mio regalo» annuì lo stregone divertito «Ma non mi ricordo bene, chérie… quand’è che te l’ho dato… prima o dopo il Ringraziamento?»

«Prima!» rispose Jeremy «Le scimmiette me lo hanno fatto vedere la mattina mentre stavamo aspettando che il tacchino finisse di cuocere… e mi hanno detto che gliene volevano chiedere uno identico a Babbo Natale…»

Damien sghignazzava compiaciuto, mentre Felicity si stava trattenendo a stento dallo sbranare il loro amico che li guardava incuriosito. «Sta iniziando il secondo tempo!» chiosò asciutta sedendosi accanto al fratello.

Le cose per l’Arsenal peggiorarono ulteriormente, all’inizio della ripresa presero un altro gol, Felicity e Oliver cominciarono ad agitarsi e sotto lo sguardo divertito degli altri iniziarono ad intonare cori, facendo roteare la loro sciarpa, incitando i loro beniamini.

Neanche fossero presenti allo stadio e i giocatori li potessero sentire, la loro squadra cominciò ad attaccare a testa bassa, in meno di dieci minuti ribaltarono il risultato, arrivando a segnare anche il terzo gol e passare in vantaggio.

I due fratelli si abbracciarono urlando.

«Siete incredibili…» commentò Eric «Lei è ancora una ragazza! Ma tu sei un uomo… possibile che una partita di calcio ti riduca così?»

(*)«Non è facile diventare un tifoso di calcio, ci vogliono anni. Ma se ti applichi ore e ore, entri a far parte di una nuova famiglia. Solo che in questa famiglia tutti si preoccupano delle stesse persone e sperano le stesse cose. Cosa c'è di infantile in questo?»

Damon sgranò gli occhi.

Con un sorriso Oliver si girò verso Felicity e ricominciò a parlare «Il calcio ha significato troppo per me e continua a significare troppe cose. Dopo un po' ti si mescola tutto nella testa e non riesci più a capire se la vita è una merda perché l'Arsenal fa schifo o viceversa. Sono andato a vedere troppe partite, ho speso troppi soldi, mi sono incazzato per l'Arsenal quando avrei dovuto incazzarmi per altre cose, ho preteso troppo dalla gente che amo…»

«Forse è qualcosa che non puoi capire se non ci sei dentro.» continuò Felicity guardando il fratello «Come fai a capire quando mancano tre minuti alla fine e sei due a uno in una semifinale e ti guardi intorno e vedi tutte quelle facce, migliaia di facce stravolte, tirate per la paura, la speranza, la tensione, tutti completamente persi senza nient'altro nella testa…»

«E poi il fischio dell’arbitro» si intromise Damien «e tutti che impazziscono e in quei minuti che seguono tu sei al centro del mondo e il fatto che per te è così importante, che il casino che hai fatto è stato un momento cruciale in tutto questo rende la cosa speciale, perché sei stato decisivo come e quanto i giocatori, se tu non ci fossi stato a chi fregherebbe niente del calcio? E la cosa stupenda è che tutto questo si ripete continuamente, c'è sempre un'altra stagione. Se perdi la finale di coppa in maggio puoi sempre aspettare il terzo turno in gennaio, che male c'è in questo? Anzi, è piuttosto confortante, se ci pensi»

Oliver e Felicity avevano ascoltato il ragazzo sbalorditi «Noi non supereremo mai…» iniziarono a dire 

«questa fase» terminò il giovane stregone con le lacrime agli occhi.

 

La sera dello spettacolo era arrivata, Caroline aveva fatto un breve discorso, ringraziando i suoi allievi che si erano impegnati moltissimo, aveva approfittato per augurare a tutti di trascorrere serenamente le prossime festività dandogli appuntamento per l’anno venturo quando la scuola avrebbe riaperto.

Tutti gli allievi avevano preso parte allo spettacolo ed erano stati bravissimi!

Hope e le gemelle, con i loro costumi da Elfi erano state esilaranti e Wade che divideva la scena con loro aveva faticato non poco a trattenersi dallo scoppiare a ridere, per non parlare di quando avevano interpretato i tre fantasmi dei natali ne «Il canto di Natale di Topolino»

Klaus e Caroline avevano le lacrime agli occhi dal gran ridere, il grillo parlante di Hope era stato grandioso! Lizzie con la sua gamba di legno era stata buffissima e Josie per interpretare Willie il gigante aveva recitato tutto il tempo sulle spalle di Felicity, nascosta sotto il suo costume, rischiando di cadere in più di una occasione.

Damien pur non avendo recitato in nessuna delle scene che avevano rappresentato, era stato il protagonista indiscusso, era restato seduto su uno sgabello, in un angolo del palcoscenico, accanto a Mrs Byrne che era al pianoforte, e aveva incantato tutti con la sua chitarra e la sua voce.

Elena e Damon lo avevano guardato orgogliosi.

«Risparmia le lacrime per dopo…» aveva sussurrato divertito l’uomo nel vedere la moglie che si era commossa in più di una occasione.

La donna lo guardò interrogativa.

«Fidati… » l’aveva abbracciata il marito facendole un occhiolino.

Tutti gli sforzi furono ripagati, la recita fu un enorme successo, i genitori e i parenti si erano divertiti ed emozionati, quando il sipario si chiuse dopo le ultime note di “Auld Lang Syne”, che Damien aveva cantato in maniera splendida, tutti i presenti si alzarono per applaudire.

Il sipario si era riaperto e i ragazzi erano allineati per fare un inchino e prendersi l’ovazione del pubblico, Caroline era salita sul palcoscenico e applaudiva i suoi allievi, Damien le si avvicinò, la direttrice prima lo guardò interrogativa… e poi annuì.

«Prima di salutarvi, il nostro Damien vuole cantare ancora una canzone…» annunciò sorridente.

Tutti i ragazzi andarono a mettersi seduti sul gradino del proscenio, mentre lo stregone aggiustandosi il microfono andava a prendere il suo sgabello per metterlo al centro del palco, poi cercò con lo sguardo Felicity e dopo averla individuata le andò vicino porgendole una mano.

Il ragazzo si girò e sorrise a Damon che stava sistemando sulla scena una poltroncina.

«Che devi fare?»

«Siediti… chérie» 

Tutti stavano seguendo in silenzio, nessuno aveva idea di quello che stava per accadere, anche Mrs Byrne aveva scosso la testa e alzato le spalle alla tacita domanda di Care.

Dopo aver preso la chitarra, Damien si mise a sedere, non era proprio di fronte al pubblico, si era girato leggermente per guardare la sua Felicity che lo fissava imbarazzata.

Cominciando a suonare il ragazzo iniziò a cantare…

 

(**)«I found a love for me

Darling just dive right in

And follow my lead

Well I found a girl beautiful and sweet»

 

Rebekah si strinse al braccio di Oliver «E’ incredibile…» commentò con un filo di voce.

«Devo ammettere che il ragazzo ha fegato…» annuì l’uomo con un sorriso.

 

«I never knew you were the someone waiting for me

'Cause we were just kids when we fell in love»

 

Damon guardava il ragazzo orgoglioso.

«Ma tu lo sapevi?» gli chiese Elena che si stava emozionando.

«Certo… l’ho aiutato» 

 

«Not knowing what it was

I will not give you up this time

But darling, just kiss me slow, your heart is all I own

And in your eyes you're holding mine»

 

«Allora? Spero che ora tu sia convinto…»

Klaus guardò Caroline «Ammetto di essere impressionato… »

 

«Baby, I'm dancing in the dark with you between my arms

Barefoot on the grass, listening to our favorite song

When you said you looked a mess, I whispered underneath my breath

But you heard it, darling, you look perfect tonight»

 

«Credo proprio di dover imparare da mio nipote… su come trattare una donna»

Bonnie si girò a guardare Eric, la donna aveva gli occhi lucidi «Si… dovresti…» si limitò a dire, tornando a guardare il ragazzo che fissava dolcemente Felicity, era chiaramente emozionato, ma la sua voce era melodiosa e perfettamente modulata.

 

«Well I found a woman, stronger than anyone I know

She shares my dreams, I hope that someday I'll share her home

I found a love, to carry more than just my secrets

To carry love, to carry children of our own

We are still kids, but we're so in love

Fighting against all odds

I know we'll be alright this time

Darling, just hold my hand

Be my girl, I'll be your man

I see my future in your eyes»

 

Laurel stava ribollendo dalla rabbia, Zoe le prese una mano «Non ti azzardare a rovinare questo momento! Lui non è mai stato innamorato di te! Lo sai bene!» le intimò con voce ferma «Ma ti capisco» continuò addolcendo la voce e l’espressione «E’ la cosa più romantica che abbia mai visto in vita mia!»

«Ti prometto che prenderò lezioni di canto…» annunciò subito Wade.

L’amica scosse la testa sorridendogli.

 

«Baby, I'm dancing in the dark, with you between my arms

Barefoot on the grass, listening to our favorite song

When I saw you in that dress, looking so beautiful

I don't deserve this, darling, you look perfect tonight»

 

Felicity guardava Damien con gli occhi lucidi, si sentiva addosso gli sguardi di tutti, ma non le interessava…

Il ragazzo di cui era innamorata le stava dedicando una meravigliosa canzone d’amore ed era la sola cosa che le importava.

E non era una canzone qualunque, lei adorava Ed Sheeran… era il suo cantante preferito e la prima volta che aveva ascoltato “Perfect” si era commossa… e Damien lo sapeva, non l’aveva scelta a caso, anche se doveva ammettere che era “Perfetta“… per loro due.

Stava cercando di trattenersi, per non perdersi neanche un attimo di quel momento, ma fece l’errore di distogliere per un secondo lo sguardo e cercare Hope.

La ragazzina a dispetto della sua indole stava piangendo, profondamente toccata dal gesto del ragazzo e anche gli occhi di Felicity si velarono di lacrime.

 

«Baby, I'm dancing in the dark, with you between my arms

Barefoot on the grass, listening to our favorite song

I have faith in what I see

Now I know I have met an angel in person

And she looks perfect

I don't deserve this

You look perfect tonight»

 

Il ragazzo terminò la canzone, poi appoggiando la chitarra a fianco dello sgabello, si avvicinò a Felicity e chinandosi le fece un galante baciamano.

«Ti amo tanto Felicity O’Neill… vuoi essere la mia fidanzata?» le sussurrò dolcemente.

 

 

*Nick Hornby (Fever Pitch-Febbre a 90’)

** “Perfect“ Ed Sheeran

“Ho trovato un amore per me/Tesoro, buttati dentro e segui la mia direzione/Bene, ho trovato una ragazza, bella e dolce/Oh, non ho mai saputo che tu fossi quel qualcuno che mi stava aspettando/Perchè eravamo solo bambini quando ci innamorammo/Non sapendo cosa fosse/Non mi arrenderò con te questa volta/Ma tesoro, baciami lentamente, il tuo cuore è tutto ciò che possiedo/E nei tuoi occhi stringi i miei/Piccola, sto ballando al buio con te tra le mie braccia/A piedi nudi sull'erba, ascoltando la nostra canzone preferita/Quando dicevi che sembravi un disastro, sussurravo sottovoce/Ma lo sentivi, tesoro, sei perfetta questa sera/Bene ho trovato una donna, più forte di chiunque io conosca/Lei condivide i miei sogni, spero che un giorno condividerò la sua casa/Ho trovato un amore, per tenere più che solo i miei segreti/Per tenere amore, per tenere i nostri bambini/Siamo ancora bambini, ma siamo così innamorati/Lottando contro ogni previsione/Lo so che andremo bene questa volta/Tesoro, basta che stringi la mia mano/Sii la mia ragazza, sarò il tuo uomo/Vedo il mio futuro nei tuoi occhi/Piccola, sto ballando al buio, con te tra le mie braccia/A piedi nudi sull'erba, ascoltando la nostra canzone preferita/Quando ti ho vista in quel vestito, sembravi così bella/Non mi merito questo, tesoro, sei perfetta questa sera/Piccola, sto ballando al buio, con te tra le mie braccia/A piedi nudi sull'erba, ascoltando la nostra canzone preferita/Ho fiducia in quello che vedo/Ora so che ho incontrato un angelo in persona/Ed è perfetta/Non merito questo/Sei perfetta stasera”























 

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Capitolo 38
*** trentasettesimo capitolo ***




























«Tale madre… tale figlio!»

«Una vampira… da non crederci! Radiamo al suolo questo posto!»

Rick che era alle spalle della platea dietro una telecamera fissa e stava riprendendo lo spettacolo, cercò con lo sguardo Kate che per tutta la serata aveva svolto il ruolo di assistente di scena, la donna gli fece un cenno di assenso, poi parlò nel suo microfono.

«Bastardi…» sibilò Cristina rivolta verso il monitor che inquadrava fisso Mr Hobbs e Mr Lewis.

«Come si fa ad essere così cinici e non commuoversi di fronte al gesto di Damien?» scosse la testa sconsolata Lucy.

 

«Pagherà anche questa… umiliare così la mia bambina! Preferire una vampira alla mia Laurel…»

Aliyu Indians neanche si girò a guardare il suo interlocutore «Puoi contarci» bisbigliò rabbiosa.

«Trattieniti! Non ti girare» sussurrò Rebekah «Non devi fargli capire che abbiamo sentito!»

Oliver le strinse la mano, cercando di dissimulare il suo nervosismo.

Tutti i vampiri presenti nel convitto continuarono a sorridere guardando Damien e Felicity, e dopo l’ultima nota si unirono all’applauso entusiasta, Caroline asciugandosi elegantemente una lacrima salì sul palcoscenico.

«Così si fa tesoro!» esclamò guardando lo stregone che si chinava a fare il baciamano alla giovane vampira 

«E con questo possiamo dire che il nostro spettacolo è terminato! Non credo che ci sia altro da aggiungere» proclamò emozionata rivolta agli spettatori «tranne il fatto che sono onorata di dirigere una scuola che ha il privilegio di contribuire alla crescita dei vostri figli, i nostri ragazzi stasera ci hanno dimostrato di non essere solo degli ottimi e diligenti alunni, non hanno solo mille talenti… ma sono anche dei giovani perbene.

Questa scuola accoglie ragazzi dotati e speciali, in questo istituto così particolare insegniamo l’amicizia, la solidarietà, la condivisione… il rispetto delle diversità, non potrebbe essere altrimenti… 

Permetteteci l’ardire di un piccolo momento autoreferenziale, oggi abbiamo avuto la conferma di essere sulla strada giusta, siamo molto fieri di loro!

A nome di tutto il corpo docenti e non, della Salvatore Boarding School for the Young & Gifted, vi rinnovo i più calorosi auguri e vi do appuntamento a gennaio!

Buon Natale e Felice anno nuovo… buona serata a tutti!»

Klaus si avvicinò per aiutare la direttrice a scendere dal palcoscenico, era il momento che temevano più di tutti, il caos derivante dai saluti. Molti dei genitori si avvicinarono per fare i complimenti e in quell’allegro vociare era difficile controllare la situazione , l’Ibrido si guardava intorno nervoso.

«Ehi piccioncini…» Kol si era avvicinato ai due ragazzi che si stavano abbracciando dopo essersi scambiati un bacio «mio fratello vi sbrana se non vi attenete al piano!»

Felicity si staccò immediatamente e prese saldamente per mano Damien «Beh… io mi dovevo occupare di lui» sorrise facendo un occhiolino all’Originale.

«E direi che stai facendo un lavoro meticoloso» scoppiò a ridere Kol.

Damien sghignazzando si lasciò guidare dalla ragazza a scendere dal palcoscenico, ma furono intercettati dai loro amici.

«Sei stato fantastico!» gli diede una pacca sulla spalla Wade.

«Siete dolcissimi!» esclamò Zoe abbracciando Felicity con trasporto, la vampira per un attimo rimase spiazzata, poi imbarazzata ricambiò la stretta «Sei perfetta per lui!» le mormorò la strega con un sorriso sincero.

Laurel era a qualche metro di distanza accanto al padre e li guardava furiosa.

«Non badare a lei» sussurrò Zoe «le passerà… ha sempre saputo che tra lei e Damien non poteva succedere niente. Si è subito accorta che lui si stava prendendo una cotta per te, per questo ti trattava male, so che non mi crederai… ma non è cattiva…»

«Beh… in effetti faccio un po' fatica… perchè sembra proprio perfida! E da come ti guarda… al posto tuo eviterei di fraternizzare con il nemico…»

«Tranquilla» scoppiò a ridere la moretta «io so come gestirla…»

Felicity si guardò intorno, Rebekah ed Oliver non erano più nel convitto, come da piano avevano portato via Josie, Lizzie ed Hope, anche lei doveva affrettarsi a portare Damien al sicuro nell’area privata.

«Dobbiamo andare» sorrise all’amica «Ci vediamo a gennaio…» salutò abbracciandola.

«Certo… e a Laurel sarà passata così potremmo ricominciare a stare tutte e cinque insieme…» sospirò Zoe guardandola speranzosa «Damien ci è mancato molto… ma anche tu, mi piace chiacchierare con te…»

«Ne sarei felice…»

 

Damien e Felicity fecero capolino nella stanza delle ragazze, poi entrarono.

«Ce l’avete fatta!» sbottò Rebekah «Se non fossi stato così carino e romantico, vi picchierei!» L’Originale si avvicinò sbuffando, poi abbracciò i due ragazzi, anche Oliver prese la sorella tra le braccia stampandole un bacio in fronte, poi girandosi verso Damien lo guardò di traverso.

«Vieni qui!» lo strattonò scoppiando a ridere per poi stringerlo a sé «Se la farai soffrire ti ammazzo!»

«Mettiti in fila… ci ha già pensato Klaus a minacciarmi!»

«E ci sono anche io!» annuì Hope con le mani sui fianchi.

Rebekah scosse la testa sorridendo «Io e Oliver dobbiamo tornare di là!» spiegò «Tu Fel occupati di loro… tu Hope sigilla questa stanza. Non uscite da qui per nessuna ragione fino a quando anche l’ultimo dei genitori sarà andato via e qualcuno di noi tornerà per darvi il via libera»

«Ve lo ricordate che anche io sono uno stregone?» chiese contrariato Damien.

«Anche noi!» si unirono in coro le gemelle.

Becca annuì «Ok… sigillate questa camera tutti insieme»

Restò a guardare i quattro ragazzi che si prendevano per mano «Un incantesimo lanciato dal nipote del reggente di Salem, dalla nipote della strega Originale e dalle nipoti del reggente dei Gemini…» mormorò rivolta ad Oliver «meglio non farli innervosire, che se si coalizzano… ci fanno fuori tutti!»

Hope chiuse la porta, poi si girò a fissare Damien.

Il ragazzo si affrettò a cingere Felicity per la vita, nascondendosi dietro di lei «Mi terrorizza quando mi guarda così» sussurrò.

La vampira sghignazzò.

«E’ stato molto romantico e tu sei stato bravissimo…» bisbigliò la streghetta.

Damien sgranò gli occhi «Mi stai facendo dei complimenti?»

«Felicity… è la mia migliore amica… mia sorella…» cominciò a dire Hope.

«E continuerà ad esserlo» la interruppe rassicurandola dolcemente il ragazzo.

La ragazzina gli si avvicinò tendendogli una mano, lo stregone la prese e attirò verso di sè per abbracciarla.

«Ok… potete ricominciare a sbaciucchiarvi!» sospirò Hope guardandolo con un sorrisetto malizioso «Voi due tirate fuori il Monopoli!» ordinò alle gemelline.

Damien prese il viso di Felicity con entrambe le mani, poi con un sorriso si chinò per baciarla «E’ un ordine di peldicarota, bisogna ubbidire!» le mormorò a fior di labbra.

Dopo aver ricambiato il bacio con trasporto la ragazza lo guardò felice «Ad Hope piaci molto, anche se non lo ammetterebbe mai… e tu sei stato bravissimo con lei poco fa…»

«Chérie… una delle cose che mi ha fatto innamorare di te è stato il vedere quanto tieni a loro» spiegò il ragazzo continuando a fissarla «il giorno che sono arrivato alla scuola, Lizzie e Josie sono venute a salutarmi e a presentarsi, si parlavano una sopra l’altra, come al solito… in cinque minuti mi hanno stordito di chiacchiere! Le ho adorate dal primo istante! Io sono figlio unico… e ho sempre desiderato avere un fratellino… o delle sorelline! Voglio bene a quelle tre…»

Felicity lo strinse forte, poi cercò le sue labbra.

«Io voglio la fiaschetta di vino!» esclamò Damien facendole un occhiolino e prendendola per mano, insieme si avvicinarono al tavolo dove le tre ragazzine stavano sistemando il cartellone per giocare.

«Ubriacone!» lo apostrofò Hope.

«A lei le diamo il vasetto di cactus!» replicò lo stregone alzando un sopracciglio.

«Io ho il funghetto!» dichiarò la streghetta aprendo la mano per mostrarglielo «Attento che è velenoso!» aggiunse strafottente.

«Lo prendo io il cactus!» esclamò Felicity scoppiando a ridere.

 

Il convitto era silenzioso e perfettamente in ordine, gli inservienti avevano risistemato tutto e insieme alla cuoca erano andati via già da un paio d’ore.

Dopo la fine dello spettacolo, Kol e Rebekah avevano seguito gli Hobbs e i Lewis fino all’aeroporto dove c’erano Hayley e Freya che avevano il compito di tenerli d’occhio fino al momento dell’imbarco. Laurel e suo padre, insieme ad Aliyu Indians e a sua figlia, si erano diretti verso Richmond ed erano stati Klaus e Oliver a pedinarli, i due vampiri dopo che li avevano visti entrare nel terminal erano tornati in fretta alla scuola.

«Hobbs si è imbarcato insieme ai ragazzi e alle loro madri» Freya era in vivavoce e stava facendo rapporto agli altri che erano riuniti nel cottage delle vigilanti «invece Lewis aveva una berlina nera che lo stava aspettando fuori e non abbiamo potuto seguirlo…»

«Dovevamo controllare anche Burley e la Indians!» sbottò Hayley «Non dovevate andarvene!»

«Non potevamo neanche correre il rischio di farci vedere!» replicò Klaus contrariato.

«C’era una signora che attendeva Laurel e Lami» continuò Freya «poi i loro genitori le hanno salutate e noi li abbiamo seguiti fino ad un hotel di Petersburg, oltre all’entrata principale ce ne sono due secondarie, Hayley ha soggiogato i dipendenti, ci avvertiranno se dovessero uscire dalle loro stanza…»

«Si… avete capito bene!» sghignazzò l’Ibrida «Hanno preso una matrimoniale… è nato un amore!»

«Vi sta raggiungendo Elijah» le informò asciutto Klaus lanciando uno sguardo di disapprovazione agli altri presenti nella stanza che stavano ridacchiando, aveva voglia di sbranarli… non era il momento per i pettegolezzi! 

«Vincent è rimasto nel Quartiere Francese» aggiunse guardando di sottecchi Bonnie «Abbiamo pensato che il reggente della congrega di New Orleans non potesse essere coinvolto nella lotta contro quella di Salem, si correva il rischio di scatenare una guerra…»
 
«Saggia decisione» commentò Freya «Avete avuto novità su quali stregoni del Quartiere Francese erano nella spedizione a Mystic Falls?» chiese.

«Li abbiamo identificati tutti e dodici» rispose l’Ibrido scrutando Caroline «Ma stranamente nessuno sembra legato a New Orleans».

«E’ impossibile!» intervenne Hayley «I loro simboli erano impressi sul pugnale che hanno usato per uccidere Abby…»

«Sono d’accordo, ma i fatti dicono altro…» Klaus sospirò

«Meglio così…» commentò Freya.


Dopo lo spettacolo Lucy aveva preparato una cena deliziosa e mangiarono tutti insieme nel soggiorno del cottage, era la prima volta che facevano una cosa del genere e le Angels erano felicissime.

Bonnie aveva fatto in modo che lo scantinato del quartier generale delle vigilanti e la villa fossero completamente inaccessibili dall’esterno, la strega aveva fatto più di una prova per rendere perfetto il suo incantesimo, non poteva intrappolare chi doveva occuparsi della sicurezza, alcuni di loro dovevano poter entrare ed uscire a loro piacimento.

Damon non era stato felice di essere nella lista di chi non poteva lasciare l’edificio, era la prima volta che non partecipava attivamente all’azione e sentirsi vulnerabile lo deprimeva

«Non posso proteggere né Elena… né Damien» si era sfogato con Eric.

«Il tuo ruolo è in ogni caso fondamentale, non potrei uscire là fuori senza sapere che tu resterai sempre vicino a mio nipote…» lo aveva rassicurato il licantropo.


«Non dovevamo farlo…»

«Chérie… siamo a pochi metri da loro»

«Dovevo restare a sorvegliare Lizzie e Josie» scosse la testa Felicity.

«Solo per un po’…» sussurrò Damien abbracciandola.

Erano nella loro soffitta dopo la romantica dichiarazione d’amore, stare per un po' da soli era d’obbligo, il ragazzo aveva spiegato alla vampira il perché del suo gesto così plateale e la ragazza si era commossa.

«E’ stato bellissimo» aveva sussurrato emozionata «e tu sei stato favoloso… la mia canzone preferita, oltretutto…»

«Lo so…» le aveva mormorato Damien a fior di labbra.

«Sappi che mi era piaciuto anche il modo con il quale me lo hai chiesto qualche giorno fa» spiegò Felicity sorridente.

«Non era piaciuto a me… troppo contorto» replicò lo stregone.

«Certe volte le parole non servono, è da un po' che io mi sento la tua ragazza…» confessò la giovane vampira arrossendo e distogliendo lo sguardo.

«Da quanto esattamente?» sogghignò lo stregone.

Felicity alzò lo sguardo interrogativa.

«Un paio di sere fa… ho scoperto che hai un peluche sul letto» inarcò un sopracciglio il ragazzo «Ed ancora non ti ho chiesto da quanto ce l’hai!»

«L’ho comprato il pomeriggio che io e Becca siamo andate a comprare gli addobbi per il Ringraziamento…» spiegò la ragazza scuotendo il capo ed allontanandolo da sé «Ma era un gioco! L’ho visto e ho pensato a te, ma non significa quello che pensi!»

«Ah no?» chiese Damien afferrandola per una mano e attirandosela di nuovo addosso.

«Un po' mi piacevi, certo…» confessò Felicity alzando gli occhi al cielo.

«Te lo sei messo sul letto!»

«Era una tartarughina tanto carina!»

Il ragazzo le prese le mani e se le mise sull’addome «Davvero pensi che sia carina?» chiese allusivo con un sorrisetto malizioso.

«Parlavo del pupazzo!» esclamò Felicity tentando di allontanarsi.

Damien le teneva saldamente i polsi «Ultimamente mi sono allenato duramente…» dichiarò facendole un occhiolino «Sicura sicura… che non vuoi vedere se è cresciuta?»

Felicity lo guardò di traverso, poi un lampo divertito attraversò i suoi occhioni blu, muovendo leggermente le mani accarezzò i fianchi del ragazzo.

Damien sostenne lo sguardo della ragazza con un sorrisetto furbetto, le piccole dita di Felicity sbucarono da sotto la giacca dell’uniforme scolastica e delicatamente sfiorarono i suoi pettorali, quando le vide sciogliergli il nodo della cravatta non sorrideva più.

Lo stregone guardò la lunga striscia di seta con stampa regimental sfilarsi dal colletto per poi cadere a terra… dopo qualche attimo anche la sua giacca fece la stessa fine, tornò a contemplare le mani di Felicity che stavano sbottonando la sua camicia, profondamente turbato, non sapeva se aveva più paura che la vampira smettesse di spogliarlo o il terrore che continuasse a farlo…

«Chérie…» mormorò roco quando anche la camicia raggiunse il pavimento, ma Felicity era troppo concentrata a sfilargli la t-shirt bianca, solo dopo che l’aveva gettata insieme agli altri indumenti, la ragazza lo fissò di nuovo negli occhi.

«Eh si…» sussurrò accarezzandogli gli addominali con mani tremanti «E’ proprio cresciuta… ma posso continuare a chiamarla Turtly?»

Damien annuì sconvolto, Felicity aveva cominciato ad armeggiare con la sua cintura…

«No… Chérie…»

«Tranquillo… voglio solo guardarti» sorrise la ragazza maliziosa.

«Touchè…» scoppiò a ridere il ragazzo, ricordato di averle detto le stesse identiche parole, proprio in quella soffitta, solo qualche sera prima.

«Ma non è corretto…» sussurrò ritrovando un briciolo di lucidità «Io sono già per metà svestito e tu invece hai ancora tutto addosso»

Felicity fece per sfilarsi il maglione.

«No!» la fermò Damien «Tocca a me…»

La giovane vampira non indossava la divisa, lei al contrario dello stregone aveva cambiato numerosi costumi di scena durante lo spettacolo e alla fine della recita si era infilata un paio di leggings e un maxi maglione che le arrivava quasi al ginocchio.

Era da quando l’aveva vista uscire dal bagno della camera delle ragazze, che Damien voleva toglierle quell’indumento troppo largo e coprente, non riusciva a capire il perchè Felicity tendesse a nascondere il suo fisico.

Ultimamente aveva capito di essere un tipo estremamente geloso e di sicuro non voleva che gli altri ragazzi potessero ammirare le forme piene e armoniose della sua ragazza… ma neanche che lei indossasse abiti di almeno due taglie più grandi del dovuto!

Sorrise compiaciuto quando il maglione raggiunse i suoi vestiti sul pavimento, si chinò a slacciarle le scarpe da ginnastica, gliele tolse e le spinse lontano, rimanendo inginocchiato percorse con le mani tremanti la linea del suo corpo fino ad arrivare ai fianchi, poi infilò entrambi gli indici sotto l’elastico dei fuseaux, e lentamente… senza alzare lo sguardo per il timore che la ragazza lo fermasse, li fece scendere lungo le gambe, Felicity sollevò prima un piede e poi l’altro per aiutarlo a sfilarli completamente.

La giovane vampira aveva una carnagione chiarissima, sembrava fatta di porcellana finissima, quando Damien si alzò e si allontanò di qualche passo per ammirarla, Felicity sospirò cercando di coprirsi con entrambe le mani.

«Non devi nasconderti…» mormorò roco lo stregone «Sei perfetta… la ragazza più bella che io abbia mai visto… più bella di quelle in tv… più bella di quelle che fotografano sulle riviste…»

Felicity scosse leggermente la testa.

«Te lo giuro… Chérie…»

Il ragazzo sorrise per allentare la tensione «Senza contare, quello che indossi sotto… i vestiti!»

La ragazza arrossì imbarazzata, il coordinato che portava era di un viola inteso, non aveva trasparenze e sembrava non avere neanche cuciture, ma era deliziosamente femminile con dei piccoli merletti che uscivano dalla scollatura del reggiseno e dai bordi della culotte.

«Becca e Caroline» mormorò «hanno una passione per l’intimo… Care sostiene che non importa se devi indossare una divisa o un formale tailleur, non importa se…» Fel avvampò facendo ridere Damien che l’ascoltava molto interessato «…hai un uomo o dormi sola… una donna deve indossare biancheria che la faccia sentire bella per se stessa»

«Ha ragione…» commentò Damien.

«E così… non fanno altro che comprarmi cose…»

«Vorrei tanto ringraziarle… ma temo che non reagirebbero bene» sghignazzò lo stregone.

Felicity scoppiò a ridere scuotendo la testa, poi sospirò divertita, qualche giorno prima si era nutrita nella saletta delle donne e avevano fatto un po' di shopping online… i capi che Care, Elena, Becca e Bonnie avevano acquistato… erano scandalosi!

«Che c’è?» chiese curioso Damien.

«Beh… diciamo che Oliver, Klaus e Damon… saranno molto felici dei loro ultimi acquisti» si limitò a rispondere.

«Hanno preso qualcosa anche per te?» chiese malizioso il ragazzo.

«Si ma non lo vedrai mai…» replicò la ragazza convinta.

«Interessante…»

Felicity aveva ripreso un po' di coraggio, nonostante fosse praticamente nuda davanti ad un ragazzo, era rilassata e a proprio agio, stavano giocando… e le piaceva…

«Ora sono io ad essere curiosa… sei un tipo da boxer o slip» rifletté facendo una smorfia e arricciando il naso.

Era adorabile, pensò Damien ridendo «Dovresti saperlo… un calciatore indossa gli slip, è costretto… ma quando non devo giocare preferisco…»

«…preferisco scoprirlo personalmente…» lo interruppe la ragazza avvicinandosi.

Damien si stava divertendo, non aveva mai visto Felicity così sfrontata e audace e la cosa lo deliziava, mentre si toglieva le scarpe e le allontanava con un calcetto, fece finta di non accorgersi che le mani della ragazza avevano ricominciato a tremare quando erano tornate ad armeggiare con la sua cintura.

Entrambi volevano scoprirsi, andare oltre i baci e le carezze impacciate… farlo in modo giocoso e scherzoso era la maniera migliore per non lasciarsi sopraffare dalle emozioni.

“E’ l’unica possibilità che ho per cercare di fermarmi…“ rifletté il ragazzo con un sospiro, non voleva andare fino in fondo con Felicity, era la cosa che desiderava di più al mondo ovviamente… ma la loro prima volta doveva essere magica! 

“Senza l’ombra di zii assassini, vampiri e streghe vendicative… senza i loro famigliari che potessero scoprirli…“ si ripeteva in testa come una nenia cercando di calmarsi.

Quando Felicity con mani incerte gli sbottonò i pantaloni… qualcosa si mosse…

La ragazza avvampò di nuovo.

«Chérie…» sussurrò Damien «vorrei poterti dire che non è colpa mia, che… lui… ha vita propria, ma non posso, se mi tocchi… io…»

La vampira lo abbracciò e lo baciò.

«Così peggiori la situazione!» scherzò Damien allontanandola leggermente mentre lasciava che i suoi pantaloni si abbassassero lungo le sue gambe muscolose.

Erano entrambi in biancheria intima… e si abbracciavano al centro dell’ampia soffitta.

«Rivestiamoci…» sussurrò Felicity.

«Non ancora…»

«Damien… io…»

«Non lo faremo… non ancora, non ora…»

Damien le teneva il mento, per costringerla a guardarlo negli occhi, poi la sua mano scivolò dietro la sua nuca e si abbassò per trovare le sue labbra… la fece indietreggiare lentamente fino a farla appoggiare ad una delle pareti, le labbra di Felicity si aprirono e la sua lingua cominciò una timida esplorazione… il ragazzo gemette approfondendo il bacio.

Il corpo del giovane stregone era massiccio per la sua età, la giovane vampira poteva sentire il suo abbraccio energico… il suo torace ampio che ora sembrava andasse a fuoco…

Le mani del ragazzo scesero ad accarezzarle la schiena, poi trovato il gancetto del reggiseno…

«Damien…»

«Shhh…»

Erano abbracciati, le spalline le si allentarono, Damien con un sospiro gliele fece scivolare lungo le braccia… ma le coppe rimasero al loro posto… Felicity si scostò il tanto che bastava per farlo cadere a terra, poi tornò contro il busto del ragazzo.

«Santo cielo…» bisbigliò roco lo stregone, sentirsele contro era meglio che vederle… poteva percepire la loro forma piena e soda, i capezzoli irti e turgidi… non riusciva più a pensare lucidamente, avvertì il gemito di Felicity e cercò il suo sguardo… 

Una miriade di piccole increspature intorno a quelli occhioni spalancati che erano diventati di un blu intenso, profondo… in tempesta… le zanne conficcate nelle sue meravigliose labbra, mentre un piccolo rivolo di sangue le scendeva lungo il collo… 

Premendole i palmi contro le natiche la attirò per farle capire cosa stava succedendo a lui… Felicity affondò i suoi canini con ancora più forza quando sentì la sua erezione.

«KLAUSSSSS!» sentirono urlare


Bonnie era inquieta, solo poche ore prima c'era stata la recita, la meravigliosa dichiarazione d’amore di Damien, nelle ultime settimane avevano cercato di non pensare a Salem, a Tom e Demelza, ma ora era il momento di farlo, con un sospiro cercò di concentrarsi…  sgranò gli occhi, non riusciva a distogliere lo sguardo da quel fisico scolpito… era di spalle e quando si era chinato per infilarsi i boxer il bicipite femorale si era teso e i suoi glutei… 

“Sembra un Dio vichingo“ rifletté a bocca aperta.

«Però…» commentò Caroline.

«Non potrebbero rivestirsi in un luogo un po' più appartato?» sussurrò Bonnie ancora turbata.

Lucy scosse la testa, Emma e Cristina ridacchiavano.

«Loro non lo sanno che c’è una telecamera lì…» sghignazzò Donna «glieli ho spostati io i vestiti… tendevano a lasciarli in un luogo non coperto dal nostro sistema di vigilanza» spiegò compiaciuta.
Care e Bonnie si girano a guardarla sconvolte, poi la vampira scoppiò in una risata irrefrenabile.

La strega tornò a guardare il monitor, Eric si era girato e stava togliendo dei residui di erba e terra dai suoi pettorali, poi si era infilato la felpa ed alzato il cappuccio a coprire i suoi bellissimi capelli biondi, la donna sospirò al ricordo di quando ci aveva passato le sue dita… era successo poche settimane prima, ma le sembrava fosse passata una vita e ancora non riusciva a dimenticare quella notte sconvolgente.

I tre licantropi stavano attraversando il passaggio sotterraneo chiacchierando tra di loro, erano passati dalla loro dependance, anche Eric ci si era trasferito dopo che era diventato a tutti gli effetti parte della squadra di vigilanza, lasciare il corpo centrale e il piano privato gli era sembrata la scelta migliore, si trovava molto bene con gli altri “istruttori“… e inoltre voleva stare il più possibile lontano da Bonnie!

«Come è andata?» chiese Donna con un sorrisetto, quando entrarono nel soggiorno.

«Nulla da segnalare» rispose Ian.

«Sembra tutto tranquillo» aggiunse Jamie.

Eric non aveva alzato lo sguardo, sembrava troppo impegnato ad osservarsi le mani e il suo anello di cianite.

Controllare la propria trasformazione era il sogno di ogni licantropo… non dover subire gli effetti della luna piena e poter liberare la propria natura quando se ne sentiva la necessità o quando serviva per affrontare un pericolo.

Dalla morte dei suoi genitori, Eric aspettava ogni luna piena come se fosse una maledizione, nel suo vagabondare aveva incontrato molti licantropi che non avevano mai accettato il loro essere dei lupi o che addirittura se ne vergognavano, con il passare del tempo si era convinto che l’eccitazione e l’entusiasmo con il quale il branco si preparava alla trasformazione era stata solo un’utopia… 

Aveva idealizzato la situazione, la realtà era molto semplice: scatenare il gene della licantropia era una punizione per aver tolto la vita ad un altro essere umano! Quindi quando c’era la luna piena cercava una cantina o un sotterraneo, un posto dove incatenarsi sperando che quella notte passasse in fretta.

Quando Bonnie gli aveva infilato quell’anello al dito, il suo primo pensiero era stato che non si sarebbe dovuto più trasformare, poi Ian e Jamie lo aveva convinto a uscire con loro ed era stato sconvolgente, dopo tanti anni aveva riscoperto la gioia di una corsa a perdifiato, l’odore dell’erba, la terra umida sotto le zampe, si era sentito di nuovo libero…

Una notte gli si era affiancato un bellissimo esemplare grigio e fulvo, era ovvio chi fosse… ma non poté evitare di guardarlo incuriosito quando dopo essere tornati nella loro forma umana lo aveva visto indugiare a rivestirsi.

«Se devo dipingere un altro personaggio Disney mi faccio sbranare da Marcel!» aveva sbuffato Klaus mentre sdraiato in mezzo alla vegetazione continuava ad inspirare profondamente «Ne avevo proprio bisogno… » aveva aggiunto con un sospiro.

L’Ibrido si era alzato e lentamente era andato a recuperare i suoi vestiti, ma si era limitato a prendere una sacca di sangue da una delle tasche.

«Lo preferirei direttamente da una vena» aveva commentato alzandola a mo' di brindisi «ma non si può avere tutto…» aveva esclamato prima di iniziare a bere.

Klaus aveva centellinato il suo pasto, come se fosse il Bowmore Sheriff’s 7 y.o che avevano gustato la sera prima, un whisky la cui distillazione era avvenuta nel 1950 e il rilascio nei primi anni ’60, lo avevano acquistato ad un asta ed erano stati tutta la sera in estasi a decantare le sue note degustative, l’aspetto, l’olfatto… il palato.

Eric annusando il liquido ambrato aveva concordato di sentire il vago sentore “metallico” come quello emanato dalle antiche monete, misto al profumo dei libri d’antiquariato.

«Uno splendido lato fruttato di mandarini e arance acerbe… nota floreale, con rose e violette…» aveva aggiunto Oliver.

«Olive miste…» aveva continuato Klaus «la sentite la piacevole brezza costiera?»

Il licantropo aveva annuito «Un leggero fiore di pesco. S-P-L-E-N-D-I-D-O!»

Eric fissava l’Ibrido che completamente nudo e ad occhi chiusi si gustava il suo sangue annusando l’aria, non si sarebbe sorpreso se avesse ricominciato a parlare di imbocco balsamico, della torba leggera e elegante.

«Malto estremamente fresco e vivace dopo tutti questi anni…» aveva esclamato sghignazzando non riuscendo a trattenersi.

«Direi un po' di colesterolo e le transaminasi alte» aveva soppesato Klaus serio facendo schioccare la lingua sul palato.

Il licantropo gli aveva tirato addosso la maglia ed i pantaloni, ma l’Ibrido con una risata li aveva schivati.

Eric aveva pensato molte volte a quanto fosse cambiata la sua vita nell’ultimo periodo, aveva ritrovato suo nipote, aveva conosciuto delle persone splendide, alcuni aveva cominciato a considerarli degli amici, nonostante la situazione di pericolo era sereno… e poi c’era Bonnie.

Quella donna gli faceva ribollire il sangue, avvertiva il suo odore ovunque, non dovevano neanche essere nella stessa stanza… la notte disteso sul suo letto gli sembrava che lei gli fosse accanto, le finestre del piano privato si affacciano sul cortile dove avevano costruito la dependance degli istruttori e lui poteva sentire distintamente il profumo di zenzero e arancia amara.

Quando le passava accanto odorava di rose e gelsomini…

Quando l’aveva stretta nuda contro il suo corpo e si era perso dentro di lei, sapeva di miele… ambra e legno di sandalo.

Jimmy Choo Illicit… 

Lo aveva scoperto un sera che era arrivato un pacco, le ragazze avevano fatto shopping on line.

«Finalmente sono arrivati!» aveva esclamato Caroline tirando fuori una boccetta di La Panthère Edition Soir di Cartier, provandolo su un polso, Klaus le si era avvicinato «Una pantera di sera… irresistibile, Love»

Anche Rebekah ed Elena avevano aperto la loro confezione curiose, Bonnie si era limitata a sorridere e a prendere il suo profumo.

«Lo cambierai mai?» aveva chiesto Elena.

«Perché dovrei? Lo adoro…»

«Ma quel tizio non faceva scarpe?» aveva domandato Damon.

«Esatto» aveva replicato Bonnie mostrandogli un sandalo gioiello.

«Una cliente affezionata…» aveva commentato sarcastico Eric.

La donna indossava un abitino cipria e stava attendendo il suo cavaliere, lo aveva bellamente ignorato… per poi sorridere a Kol che la stava aiutando ad indossare un soprabito.

«Non aspettateci svegli» aveva esclamato l’Originale mentre la sospingeva verso la porta.

Era la prima volta che quei due uscivano…da quando lui e Bonnie erano stati a letto insieme e Eric era semplicemente fuori di sé, gli sguardi indagatori dei loro amici peggioravano solo la situazione, si era alzato ed era uscito dalla stanza senza dire una parola pienamente consapevole che quella sarebbe stata la prima cosa che le sue amiche le avrebbero riferito la mattina dopo.

Per cercare di calmarsi aveva corso nel bosco fino a sfinirsi, era l’alba quando era ritornato alla scuola, camminava lentamente mentre si riallacciava la camicia… zenzero e arancia amara… rosa, gelsomino… aveva alzato lo sguardo e Bonnie era dietro il vetro della finestra che lo stava guardando, esattamente come aveva fatto lei qualche ora prima la ignorò e si affrettò ad entrare nella dependance.


Il licantropo aveva ascoltato attentamente il resoconto di Hayley e Freya, aveva seguito lo sguardo di Klaus quando aveva spiegato il perché si era deciso che Vincent non poteva tornare a Mystic Falls, ma a differenza dell’Ibrido aveva continuato a fissare Bonnie.

Eric, dal primo giorno che era arrivato, aveva subito notato il legame che c’era tra lo stregone e la strega, l’evidente connessione di due anime affini, Bonnie gli era piaciuta dal primo istante, ma, pur essendo un po' geloso, aveva dovuto ammettere che lei e Vincent erano perfetti l’una per l’altro.

La stessa cosa non poteva dire di Kol, la prima volta che la donna aveva accettato un appuntamento con l’Originale si era sentito relativamente tranquillo, quei due erano troppo diversi! Aveva passato tutta la serata ad aspettarsi che da un momento all’altro Bonnie rientrasse con quella sua espressione severa, quasi la poteva vedere alzare gli occhi al cielo esasperata 

“Troppo seria e compassata per sopportare quel buffone di Kol!“ si era detto convinto.

Non era andata così, l’Originale e la strega iniziarono ad uscire sempre più spesso, durante il giorno erano tranquilli e rilassati, non si evitavano… ma neanche si cercavano, non aveva mai colto un momento tra loro che evidenziasse la nascita di una relazione… poi aveva sentito lo stralcio di conversazione tra le ragazze 

«Mi voglio solo divertire e Kol è perfetto…»

La mattina che si era svegliato tenendo tra la braccia Bonnie, si era sentito felice… appagato, poi mentre la guardava dormire gli erano tornate alla mente quelle parole.

Lui era un licantropo, lei una strega… lui aveva un carattere scanzonato, aveva la battuta pronta ed era piuttosto sfrontato… lei era controllata e rigorosa, lui… esattamente come Kol, era perfetto per un avventura fine a se stessa così si era alzato ed era uscito dalla stanza infuriato.

Nei giorni che seguirono Bonnie non fece nulla per smentire questa sua convinzione, esattamente come era accaduto le mattine dopo che lei e Kol erano usciti insieme, lo trattava con distacco e noncuranza, vane erano state le parole di Damon 

“Non mi ha portato nella sua alcova in città?“ si era detto “Non era stata programmato! Di certo non poteva uscire in vestaglia e camicia da notte!“ si era risposto.

La sera prima della recita, Kol e Jeremy erano andati nella dependance degli istruttori.

«Bonnie si è ritirata presto» riferì l’Originale «Aveva un terribile mal di testa»

«E Ric è uscito…» continuò Jeremy scambiando una sguardo d’intesa con Kol.

«Un appuntamento con Miss Grey presumo…» sghignazzò il vampiro «il prof di Storia e la professoressa di Biologia, sembra il titolo di un film a luci rosse» scoppiò a ridere.

«Non potevamo rimanere con le coppiette!» sbottò Jeremy infastidito «Non glielo riferire, ma tuo fratello è irriconoscibile con quello sguardo innamorato!».
L’Originale continuò a ridere apertamente.

“Se non lo odiassi… lo troverei anche simpatico“ pensò Eric «Una birra?» chiese ai nuovi arrivati.

Il rapporto che sembrava esserci tra Jeremy e Kol lo incuriosiva, erano praticamente inseparabili e davano l’impressione di essere grandi amici, ma da stralci di racconti e battute aveva saputo che avevano un passato alquanto burrascoso e non avrebbero dovuto esserlo! 

Glielo chiese apertamente… 

Il racconto che fecero il cacciatore di vampiri e l’Originale fu divertente e spassoso, i quattro istruttori e Eric avevano le lacrime agli occhi.

«Ma finiscila! Ci siamo divertiti insieme a Denver…»

«Tu eri felice e spensierato… Damon ti aveva soggiogato! Io invece sono dovuto ritornare tra i banchi di scuola e starti appiccicato come se fossi il mio migliore amico… a me Klaus lo aveva imposto senza svuotarmi la memoria! Eri una palla al piede!»

«Poverino… ti sei solo portato a letto l’intera squadra di cheerleader!… sai che sofferenza!»

«Che volevi che facessi? Piangere come te che avevi lasciato la fidanzatina a Mystic Falls?» lo provocò Kol.

Jeremy scosse la testa «Non ho mai capito il perché lei mi mancasse così tanto… non avrei dovuto ricordare quello che c’era tra noi…»

«Semplice» alzò le spalle Kol «Damon non è capace di soggiogare…»

Jeremy sorrise «Preferisco pensare che ci amavamo così tanto che era impossibile farmela dimenticare… e poi c’era il suo sguardo quando ci eravamo salutati prima della mia partenza…»

Kol alzò gli occhi al cielo.

«Piantala!» lo riprese Kate «Non l’hai più rivista quella ragazza?» chiese poi a Jeremy.

L’uomo aggrottò la fronte «L’ultima volta… circa mezzora fa quando le ho augurato la buona notte… Bonnie…» aggiunse come se fosse ovvio, vedendo lo sguardo interrogativo della vampira.

«Pensavo che la vostra fosse una storiella adolescenziale» commentò Eric.

«Io e Bonnie siamo stati insieme per anni e ci siamo amati profondamente, ad oggi è ancora l’unica donna che io abbia mai amato…»

«E che è successo? Perchè vi siete allontanati?» domandò Kate.

«La vita… la morte, la mia… e la sua, quando si è sacrificata per farmi tornare da Elena…» sussurrò Jeremy.

Tutti lo stavano guardando incuriositi, così il cacciatore raccontò la loro storia d’amore, la narrazione fu meno divertente, ma molto tenera.

«Incredibile…» commentò Kate alla fine, con le lacrime agli occhi.

Anche Eric era profondamente turbato, non aveva idea di quello che c’era stato tra Jeremy e Bonnie, sembravano molto uniti… ma più come fratelli che come innamorati, avrebbe voluto fare una domanda, ma si rese conto che non voleva sentire la risposta.

«Ma quando vi siete ritrovati… non avete tentato di ricominciare?»

Eric si girò a guardare Kate, strinse i pugni per controllare la voglia di strozzarla, poi chiuse gli occhi.

«Io si…» mormorò Jeremy in risposta.

Eric sospirò.

«Avrei tanto voluto…» continuò il cacciatore «ma Bonnie nel frattempo aveva trovato un uomo migliore di me… un uomo che era stato pronto a tutto per lei, cosa che io non avevo mai fatto, lei è stata la donna della mia vita, ma Enzo è stato l’uomo della sua»

Jeremy fece un sorriso e un’alzata di spalle «L’ho accettato…» spiegò.

Eric non aveva più affrontato l’argomento con Damon, si era detto che il forte legame che c’era stato tra lui e questo esempio di perfezione che sembrava essere questo fantomatico grande amore di Bonnie, avrebbe potuto distorcere il racconto del suo amico… Jeremy era la persona adatta per soddisfare le sue curiosità, magari lui avrebbe trovato qualche difetto a quell’uomo!

«Tu lo hai conosciuto?» chiese, notando infastidito che la sua voce non era stata ferma come avrebbe voluto.

Kol lo guardò con un sorrisetto ironico e lui lo fulminò con lo sguardo.

«Certo… e ti posso assicurare che mai nella vita avrei potuto immaginare che quel disgraziato potesse essere anche lontanamente l’anima gemella di Bonnie!» rispose Jeremy scuotendo il capo.

«Non era un santo?» La reazione di Eric era stata così spontanea che nella sua voce c’era solo tanta incredulità.

«La santità ce l’aveva solo nel nome!» esclamò Jeremy divertito «Lorenzo St. John…»

L’uomo cominciò a raccontare come Enzo era arrivato a Mystic Falls, e quanto scompiglio aveva portato nelle loro vite, raccontò come aveva conosciuto Damon alla Augustine, la sua sete di vendetta e le volte che li aveva traditi.

«Avrei tanto voluto conoscerlo» commentò Kol divertito «saremmo stati grandi amici!»

«Non ho dubbi» ribatté Jeremy ridendo.

«Bonnie si è innamorata di uno così?» Eric era sconcertato e ormai non faceva più niente per nasconderlo.

«Si…» rispose Jeremy «dopo avergli fatto venire svariati aneurismi celebrali, avergli spezzato il collo in più di una occasione… una volta gli ha addirittura amputato una mano con un ascia!» aggiunse sghignazzando.

Kol ormai rideva in maniera irrefrenabile.

«Il giorno e la notte…» continuò il cacciatore.

«Ma il giorno e la notte si incontrano all'alba e al tramonto…» mormorò Eric «e quelli sono i momenti più belli di tutta la giornata…»

«Pensiero profondo…» commentò Kol.

Il licantropo lo fulminò di nuovo con lo sguardo.

«Io non c’ero… quando si sono “incontrati“» affermò Jeremy.

«Raccontagli tutto…» sospirò Kol «Non si deciderà mai sennò!» continuò guardando il licantropo.

Eric inarcò un sopracciglio scrutando l’Originale… ma il vampiro aveva un sorriso cordiale, senza nessuna traccia della sua fastidiosa ironia.

«Bonnie si è confidata con me…» cominciò Jeremy rivolgendosi direttamente ad Eric «credo che fosse convinta di non poterlo fare con gli altri… Damon ed Elena erano finalmente insieme, Caroline… era nella sua stessa condizione e stava piangendo la morte di Stefan… colui che aveva ucciso Enzo…»

Eric annuì.

Jeremy raccontò dell’Armory e di Rayna Cruz.

«Quando sembrava che la situazione fosse sotto controllo per la prima volta il nostro gruppo si allontanò e si separò, Damon si fece rinchiudere in una bara accanto ad Elena chiedendo di essere risvegliato solo quando mia sorella fosse tornata in vita, Caroline e Ric avevano avuto le gemelle e si erano trasferiti, volevano dare a Josie e Lizzie una vita normale… una famiglia, Stefan era fuggito con Valery per via della sua cicatrice… 
Bonnie si trovò sola, abbandonata… si sentì tradita specialmente da Damon, non riusciva a perdonargli di aver scelto consapevolmente di non rivederla mai più… visto che Elena si sarebbe risvegliata solo quando Bonnie fosse morta…»

Eric socchiuse gli occhi profondamente turbato.

«Ma la situazione non era affatto sotto controllo…» continuò Jeremy «All’Armory serviva Bonnie… Enzo capì che c’era qualcosa di poco chiaro, decise di non voler essere complice… sventò il tentativo di rapimento e la nascose, erano rimasti gli unici a voler capire le reali attività di quella inquietante associazione.
Per tre lunghi anni Bonnie è stata rinchiusa in una baita, anni di solitudine a studiare grimori e libri antichi, Enzo doveva salvare le apparenze con l’Armory… continuava a lavorare per loro, ma andava da lei ogni volta che poteva»

Jeremy sorrise «Gli ci volle molto tempo per lasciarsi andare… a tutte e due… gli ci sono voluti due anni per arrivare a darsi il primo bacio!»

«Due anni?» ripeté Eric.

Jeremy annuì «Enzo non aveva mai avuto una vera famiglia, era un orfano… da umano è vissuto in un orfanotrofio, da vampiro è stato torturato per oltre 70 anni nel laboratorio della Augustine… Bonnie aveva dovuto affrontare talmente tante perdite, tante situazioni… non era semplice per nessuno dei due arrendersi ai sentimenti che provavano l’una per l’altro…»

Il cacciatore continuò a raccontare per quasi un’ora.

Le pillole che Enzo aveva dato a Bonnie per nasconderla agli incantesimi di localizzazione e che poi si erano rivelate letali, la perdita della magia, la loro vittoria contro l’Armory.
L’arrivo di Sybil e come Enzo e Damon erano stati costretti a seguirla, le infinite manipolazioni mentali della sirena alle quali lui aveva resistito per tenere al sicuro la sua Bonnie…
Il vampiro che aveva dovuto spegnere la sua umanità e la strega che per riportarlo indietro aveva dato fuoco alla loro casa e si era rifiutata di lasciarlo, fino a svenire… e costringere lui a salvarla…
Enzo che voleva tornare umano per Bonnie, la loro scelta di non essere egoisti e usare la cura per rendere mortale Cade… e tanti altri momenti…
Eric più ascoltava e più si convinceva di non poter essere all’altezza di un amore simile… ma più ascoltava e più si innamorava di quella dolce, pazza e altruista donna…
Quando Jeremy arrivò a raccontare il momento e le circostanze della morte di Enzo e come lei per settimane aveva continuato a vederlo, sentirlo… come lui aveva continuato a proteggerla, supportarla, spronarla…nella stanza c’era un silenzio di tomba…

«Anche in quel caso si sono sacrificati entrambi per il bene di tutti» stava finendo di raccontare Jeremy «Avrebbero potuto continuare ad avere quel legame speciale, ma lui l’ha aiutata nel momento più critico per salvarle la vita… e salvare tutti noi…. e poi è sparito… ovviamente Bonnie ha la sensazione che lui le stia sempre accanto, ma questo è quello che vogliamo sperare tutti quando perdiamo una persona cara…»


Dopo la cena dalle vigilanti e la riunione che ne era seguita per fare il punto della situazione, Eric si era rifugiato nella dependance, l’unico posto dove poteva restare un po' da solo, al buio sdraiato sul divano pensava alla storia che Jeremy gli aveva raccontato la sera prima, si era fatto un’idea molto diversa di Enzo… e per ironia della sorte ora si sentiva più inadeguato di quando pensava fosse un santo! 

Pensava anche a Damien, il suo giovane nipote gli aveva dato una bella lezione di vita… si era dichiarato pubblicamente facendo una romantica serenata alla ragazza che amava… c’era voluto coraggio e avrebbe tanto voluto seguire il suo esempio.

“Non è proprio il momento! Siamo nel bel mezzo di una guerra…“ si giustificò “Magari… quando tutto sarà finito…“ sospirò.

Vide con la coda dell’occhio la porta che si apriva, era quella che portava allo scantinato e di conseguenza nel cottage delle Angel’s e nel corpo centrale, poi Bonnie entrò… teneva gli occhi chiusi e le braccia larghe.

La donna lo notò e si bloccò al centro della stanza «Stavo… stavo vedendo se il mio incantesimo comprendesse anche la vostra dependance» spiegò dopo un attimo di esitazione.

Eric annuì continuando a fissarla.

«Che ci fai qui?»

«Gli altri sono di ronda… io ero rimasto per stare con Damien, ma a quanto pare mio nipote voleva prendersi la giusta ricompensa per il suo gesto romantico»

Bonnie sorrise «Se l’è ampiamente meritata»

«Concordo…»

Con un cenno del capo la donna si era girata per andarsene.

Eric si era alzato con un balzo e cingendola da dietro l’aveva bloccata.

Bonnie sentiva il suo respiro contro la nuca, lui la teneva ferma e le aveva appoggiato il viso tra i capelli, sembrava la stesse annusando « Zenzero e arancia amara… rosa, gelsomino, miele… ambra e legno di sandalo» mormorò roco.

L’altra volta si era fatto travolgere dalla passione, dalla frenesia… questa volta voleva prendersi tutto il tempo, le sue mani scesero all’orlo della maglia, lei alzò le braccia per aiutarlo a sfilargliela.

L’uomo non la gettò a terra, se la portò al naso per odorarla, poi con la mano libera prese quella di Bonnie trascinandola nella sua stanza.

Uno di fronte all’altra… si spogliarono lentamente, continuando a fissarsi senza parlare.

Bonnie con un sospiro guardò il corpo che, soltanto qualche ora prima, aveva ammirato tramite i monitor… le spalle larghe, il petto ampio… le braccia forti e muscolose, proporzionato… perfetto.

Anche Eric si prese qualche minuto per contemplarla, le curve generose in un corpo minuto, le gambe snelle… la vita stretta… i capezzoli scuri… la riprese per mano e la fece stendere sul letto.

Bonnie appoggiò le mani, i palmi all’ingiù… aspettava continuando a fissarlo ed Eric si chinò su di lei, le sue mani vagavano sul corpo della donna, toccandola e facendola vibrare, la bocca sulle labbra, un bacio lento… non profondo, non appassionato… delicato, tenero… reverenziale, la lingua che lambiva il labbro inferiore e poi il mento… il collo… il seno, e continuava a scendere… l’interno delle cosce, il ginocchio… il polpaccio, i piedi… 

Le mani con cortese urgenza le avevano fatto aprire le ginocchia e poi l’avevano accarezzata dove era calda e umida, mentre le dita di Eric, che si muovevano lievi ed esperte, sembravano fredde per il contrasto.

Bonnie guardava il suo bellissimo viso, l’uomo aveva le palpebre pesanti ed era concentrato in quello che stava facendo, poi la toccò in un punto ben preciso con il pollice, sfregando lievemente… la donna tirò la testa all’indietro ed inarcò la schiena, esplodendo e tremando in un orgasmo profondo.

Eric rise piano e godendosi l’espressione di Bonnie si sistemò tra le sue gambe penetrandola con forza, un unico movimento deciso, la ragazza sussultò aggrappandosi ai suoi fianchi, lui si ritirò fin quasi a uscire e poi affondò di nuovo… e poi ancora ed ancora, mentre lei rispondeva colpo su colpo.

Continuavano a fissarsi, ad osservarsi… gemiti… sussurri… ma neanche una parola.

Bonnie perse il ritmo, perse ogni residuo controllo… lo afferrò e lo abbracciò, gridò e tremò di nuovo avvinghiata a lui.

Eric sospirò stringendola a sé… senza uscire da lei continuò ad annusarla, ad inebriarsi del suo profumo… quando Bonnie si rilassò e smise di tremare la fece stendere di nuovo… la guardò e le sorrise, le prese le mani intrecciando le dita, poi si chinò di nuovo a baciarla, nascose il viso tra i suoi capelli e riprese a muoversi in lunghi e profondi affondi, fino a che non si immobilizzò, rimase teso per un istante e poi rilasciò il suo peso con un ringhio basso e roco.

La copriva completamente, Bonnie lo teneva stretto mentre lui completamente abbandonato la schiacciava contro il materasso…

Non potendo continuare a starle addosso, Eric lentamente era scivolato di lato e l’aveva attirata a sé, Bonnie gli si era accoccolata contro e dopo qualche minuto la sentì rilassarsi, si era certamente addormentata, era sicuramente stanca, erano tutti sotto pressione…

Il licantropo sorrise, non aveva voglia di parlare, non ancora… non aveva voglia di analizzare cosa fosse successo… 

Il cellulare di Bonnie prese a squillare dalla tasca dei pantaloni che erano ai piedi del letto, a malincuore l’uomo si alzò.

«Damon…» mormorò consegnandolo alla strega.

«Si?»

«Josie e Lizzie… sono sparite».






 

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Capitolo 39
*** Trentaottesimo capitolo ***


dopo tanto, tantissimo tempo...
finamente sono riuscita a finire questa mia storia
spero che chi la seguiva e la leggeva, ritorni a farlo...
ma terminarla era un impegno che avevo preso con me stessa
questo è il primo degli ultimi quattro capitoli...
e questa volta senza pause fino alla fine!

Sangueoro












 

«NON POSSONO ESSERE…»

Bonnie che stava arrivando trafelata insieme ad Eric si bloccò sulla porta.

Nella stanza che le ragazze dividevano quando non dormivano nel convitto c’era un silenzio irreale, tutti guardavano ammutoliti Klaus che era seduto a terra contro una delle pareti.

«… uscite da qui…» terminò la strega in un sussurro.

Quando Felicity e Damien erano arrivati di corsa, ancora non completamente vestiti, Klaus li aveva aggrediti… 

Rebekah aveva temuto che stesse per ucciderli.

«PAPA’…» aveva urlato Hope sconvolta. 

L’Ibrido si era bloccato e aveva cominciato ad arretrare fino ad andare a sbattere contro la parete, e scivolando lentamente si era seduto contro il muro.

«Sono nell’edificio!» insistette Bonnie.

Caroline che era seduta sul letto delle figlie riprese a singhiozzare.

Alaric sconvolto, ricominciò a sbraitare disperato.

Felicity era scoppiata in un pianto irrefrenabile e Damien accucciato davanti a lei cercava invano di farla calmare.

«Alzati da lì!» la strega aveva ordinato risoluta all’Ibrido.

Klaus aveva alzato lo sguardo.

«Sono nell’edificio!» ripetè la donna.

L’uomo continuava a fissarla in silenzio.

«Ma se non ragioniamo con calma, se perdiamo la testa… troveranno il modo di uscire! E allora si che ci dovremmo disperare!»

«Sei sicura che l’incantesimo di protezione abbia funzionato?» 

La voce di Klaus era un sussurro.

Bonnie non rispose, limitandosi a fissarlo negli occhi.

«Ok…» rispose l’Ibrido.

Come per magia tutti nella stanza ricominciarono a parlare, facendo il punto della situazione e congetture.

«SILENZIO!» tuonò Klaus «Non parlate! Non dite NIENTE!»

L’Originale si alzò e si avvicinò alla scrivania, poi prese una penna e cominciò a scrivere.

«Nik…»

«Stai zitta Sister!»

Klaus ripiegò il foglio, poi lo passò ad Oliver che era alla sua destra «Leggilo e passalo» ordinò con un cenno del capo.

L’uomo dopo un attimo lo ripiegò e in silenzio lo diede a Rebekah.

“Incantesimo di occultamento, in questo momento potrebbero essere a pochi metri da noi.
Non dite una singola parola e soprattutto
NON ABBIAMO ANGELI IN PARADISO!
Jeremy chiama i quattro vigilanti“

L’Ibrido guardò il biglietto che passava di mano in mano, quando infine arrivò a Damien il ragazzo lo lesse insieme a Felicity, poi il giovane stregone guardando l’Originale lo distrusse, l’Ibrido gli fece un cenno di assenso ed un sorriso, quindi rigirandosi verso la scrivania ricominciò a scrivere.

Damon prese biglietto che Klaus gli stava dando.

“manda un sms e digli di stare calme
e che non si muovessero da dove sono PER NESSUNA RAGIONE
voglio che la finestra della camera di Lucy sia aperta…
Il tuo compito è di gestire le comunicazioni tra noi e loro“

L’ex vampiro annuì, poi passò il foglio di carta per far sapere a tutti cosa doveva fare.

Klaus tese il foglietto a Felicity, quando la giovane lo stava prendendo senza guardare in faccia l’Ibrido, l’uomo le afferrò la mano, se l’attirò contro e le diede un bacio sulla tempia, la ragazza stava per rimettersi a piangere ma l’Originale scosse la testa, poi le fece cenno che doveva condividere la nota che le stava dando con Damien.

“Trovate un modo semplice ed intuitivo per connetterci tutti, un applicazione semplice… non vi dimenticate che alcuni di noi sono dei vecchi matusa…»

I ragazzi, mostrando il messaggio a tutti gli altri, si affrettarono a farsi consegnare i cellulari.

«Va bene…» mormorò Bonnie dopo aver letto il suo compito. 

“Tu ed Alaric studiate gli appunti di Jo, ci serve sapere se c’è un controincantesimo per l’occultamento o una qualsiasi cosa che ci possa aiutare a… vederli“

Klaus si girò verso Kate che era arrivata con gli altri vigilanti «Tu vai con loro due e non li perdere di vista»

L’ibrido consegnò le istruzioni a Rebekah, poi lentamente si avvicinò a Caroline abbracciandola forte.

«Ce le riprenderemo, Love…»

«Lo so…» sussurrò la donna

“Kol, Felicity, Jeremy ed Ian… porteranno Damon, Elena, Hope e Damien nel soggiorno, devono proteggerli e tenerli al sicuro, due squadre di ricerca:
Caroline, Oliver ed Eric CONVITTO
Rebekah, Rick e Jamie SCUOLA 
i licantropi devono consegnare a Kol i loro telefoni.”

Quando il biglietto finì il suo giro nelle mani di Caroline, Klaus attese che la donna lo leggesse.

«Sei d’accordo?»

Care annuì «e tu?» chiese.

«Io sarò ovunque…» rispose l’Ibrido dandole un bacio.

L’Originale dopo aver consegnato il suo cellulare a Kol, si avvicinò ad Eric mostrandogli l’ultimo foglio che aveva in mano, l’uomo letto il messaggio si girò verso Ian ed Jamie facendogli un cenno.

«Stai attenta» sussurrò chinandosi a baciare la guancia di Bonnie, poi dopo averle consegnato il bigliettino la guardò mentre lo riduceva in cenere come aveva fatto con tutti gli altri.

Klaus si girò a guardare Caroline, quindi i suoi occhi divennero gialli e con un urlo rabbioso cominciò la sua trasformazione imitato dagli altri licantropi.

I vampiri sgranarono gli occhi e per un momento si guardarono intimoriti, ma quando ogni esemplare di lupo di avvicinò docile al gruppo che gli era stato assegnato si rilassarono.

Kol scoppiò a ridere «Scusate… ma è surreale»

Il maestoso lupo grigio e fulvo gli ringhiò contro.

L’Originale alzò le mani «Non aggiungere altro fratello…» poi fece cenno a Felicity di muoversi.

«Dovevamo attaccarli nei primissimi momenti» ringhiò Giles Corey, Tom annuì…

«Che cosa sta facendo?» domandò Demelza

«Sa che siamo qui…» rispose il vampiro

«Impossibile!»

I tre guardarono il foglio di carta ripiegato che passava di mano in mano, nella stanza regnava il più assoluto silenzio.

Tom continuava a fissare Caroline.

Il cellulare di Corey squillò.

«Dove siete?… Meglio così» aggiunse dopo qualche attimo «noi siamo ancora intrappolati nella scuola, ma troveremo la maniera per uscire… voi disponetevi come da piano ed aspettate il mio segnale… 

Dobbiamo mettere le mani su quel foglio» ordinò una volta che aveva chiuso la comunicazione, ma seguendo lo sguardo di Demelza e Tom vide che Damien gli aveva appena dato fuoco.

«Ed allora andiamo a leggere nel mentre scrive!» fece un alzata di spalle la strega, iniziando a camminare, ma fu prontamente bloccata da Tom, l’uomo che era entrato insieme a Bonnie si era voltato di scatto verso di loro quando Demelza gli stava passando vicino.

Tom si era girato interrogativo verso Corey.

«Eric Digne… lo zio paterno del bastardo» lo mise al corrente il Reggente.

«Tesoro» fece una smorfia sarcastica il vampiro «a quanto pare il tuo incantesimo di occultamento ha qualche limite, l’odore! E in questa stanza ci sono quattro licantropi!»

«Cosa importa?» rispose strafottente la donna.

Tom osservò Eric, poi spostò lo sguardo sulle persone che erano arrivate dopo che lui se ne era andato, i due ragazzi più giovani erano ad occhi chiusi esattamente come lo zio di Damien.

«Dobbiamo uscire immediatamente, più restiamo in questa stanza e più avranno modo di assimilare i nostri odori! Li condurremo dritti dritti alle bambine!»

«Per uscire da questa dannata scuola dobbiamo sapere il loro piano di sicurezza! Dobbiamo conoscere il tipo di incantesimo che è stato usato per sigillare questo posto! Chi di loro lo ha fatto e capire se hanno previsto qualche varco! Atteniamoci al piano!» si oppose Corey.

Demelza annuiva dando ragione allo stregone.

«Li vedete? GUARDATELI!» ringhiò Tom «Neanche respirano… LUI gli ha detto di fare silenzio e nessuno di loro dirà una parola fino a che non avranno ritrovato Josie e Lizzie! Fino a che non ci avranno ammazzato tutti! Loro sono una SQUADRA!»

«Io vedo solo un accozzaglia di scherzi della natura che rispondono agli ordini di un abominio ancor maggiore!» replicò stizzito il Reggente. «Anzi sai che ti dico? Sanno che siamo qui? Tanto vale portarsi avanti con il lavoro e spuntare la prima casella! Quella che interessa a me! Per il resto si vedrà…»

Giles Corey alzò le braccia fissando Damian, ma Tom con una mossa rapida lo aggredì spezzandogli il collo.

«Che hai fatto?» urlò Demelza

«Stava per uccidere il ragazzo…»

«Stiamo qui apposta!»

«No… io e te siamo qui per Lizzie e Josie! Vuoi rifondare i Gemini? Allora è meglio non farli incazzare e tenere un basso profilo, se vuoi uscire da questo posto! E come ha detto lui… Per il resto si vedrà…»

«Voglio vendicare anche Holly» sibilò la strega fissando con odio Caroline.

«Ma non è la priorità…» replicò il vampiro

«E come lo giustifichiamo questo agli altri?» scosse la testa la donna indicando il cadavere di Corey

«Stai scherzando spero! Se c’è una cosa che non manca in questa stanza è uno “scherzo della natura“ a cui addossare la responsabilità! Ma io opterei per Klaus Mikaelson con lui si va sul sicuro» chiosò Tom lanciando un occhiata all’Ibrido che stava abbracciando Caroline. «Andiamo… fidati di me»

Demelza continuò a fissare la scena con le braccia conserte.

«Sei ancora dell’avviso di restare?» sussurrò il vampiro nel mentre i licantropi si stavano trasformando, prese Demelza per la vita e velocemente la trascinò fuori dalla stanza.

 

Nel soggiorno erano tutti seduti sul divano con la schiena dritta ed una postura rigida, sembravano delle statue…

Ian era immobile con la testa alta, le orecchie dritte e gli occhi puntati davanti a se, la coda seguiva la linea della schiena.

«E’ carino…»

Hope si era alzata e si era seduta sul tavolinetto basso iniziando ad accarezzare il lupo.

«Hope!» la rimproverò Elena.

«Ma non morde! Vero che non mi mordi?» si chinò a guardare negli occhi l’animale che continuava a guardare davanti a se ignorandola, poi con una mossa fulminea il lupo le diete una leccata sul viso tornando immediatamente vigile ed attento.

Hope scoppiò a ridere, imitata da tutti i presenti, ma un secondo dopo tornarono immediatamente seri, il lupo grigio e fulvo stava procedendo lentamente verso di loro, guardandosi intorno, li superò e si avvicinò al portone d’ingresso facendo un piccolo ululato e grattando l’anta con una zampa.

«Devi fare i bisognini?» chiese Damon alzandosi «non ci potevi pensare prima?»

Klaus emise un lungo ringhio tirando indietro le orecchie.

«Ti apro… ti apro… un po’ di pazienza!»

Damien non riuscì a trattenersi cominciando a sghignazzare, anche Ian aveva impercettibilmente scodinzolato, un attimo dopo scoppiarono tutti in una irrefrenabile risata.

«OK… voglio dire, dobbiamo stare zitti per quanto riguarda le nostre strategie!» cominciò a dire Kol «Ma possiamo anche fare quattro chiacchiere e parlare di altro! Tipo… dove eravate e cosa stavate facendo?» chiese alzandosi rivolto a Damien e Felicity «E perché la mia adorabile nipotina acquisita, chiaramente non porta il reggiseno sotto la felpa?»

 

«Cosa è stato?» sussurrò Emma allarmata.

Le quattro donne si mossero all’unisono per fiondarsi nella stanza in fondo al corridoio dove avevano avvertito un rumore.

Rimasero a bocca aperta.

«Chi è rimasto davanti ai monitor?» ringhiò Klaus.

Completamente nudo, le stava fissando furibondo.

«Trovami qualcosa da mettere» ordinò a Lucy, per poi incamminarsi verso l’area operativa cominciando ad aggiornarle sulla situazione.

«COSA???» urlò Cristina «E perché non ci avete avvertito?»

Klaus la ignorò continuando a parlare, anche dopo che Lucy gli aveva consegnato una pila di vestiti.

«Sono di Damien» spiegò la donna quando l’uomo l’aveva guardata interrogativo mostrando la maglia rossa con la stampa di un tizio incappucciato e l’enorme scritta “Ultras Monaco”

Quando l’ibrido aveva finito di vestirsi, le Angels erano state messe al corrente di tutti i fatti avvenuti nell’ultima ora. 

Lucy davanti ai monitor seguiva attentamente l’operato delle squadre di ricerca e controllava che nel soggiorno tutti stessero bene.

«Dobbiamo trovare qualsiasi incoerenza» stava dicendo l’Originale alle altre vigilanti «Una sedia che si sposta, una porta che si apre… e soprattutto chi, dopo la recita, NON è uscito dall’edificio, siamo stati troppo impegnati a seguire chi l’ha fatto…»

Le tre vampire annuirono cominciando a passare in rassegna i video del pomeriggio.

Klaus prese il telefono.

«Mettimi in vivavoce» esclamò un secondo dopo con il suo solito tono di comando «sono riusciti a prendere Josie e Lizzie…» concluse con una voce completamente differente.

«Niklaus…» mormorò Elijah preoccupato.

«Oramai è inutile che restate li, era un diversivo…» lo interruppe l’Ibrido di nuovo brusco, poi continuò a parlare mettendoli al corrente della situazione.

«Stanno uscendo Nik…» lo informò Freya.

«Staranno venendo qui per la fase due del loro piano, mettere a ferro e fuoco la scuola» ragionò Klaus «spero che il fatto che si siano mossi non significhi che hanno trovato il modo di far uscire le scimmiette»

«A giudicare dal loro atteggiamento preoccupato… non direi» intervenne Hayley.

«Bene…» replicò l’Ibrido «tornate qui… 

Sister, pensa a qualcosa che vi possa permettere di entrare nel cottage senza essere visti»

«Non sarebbe meglio fare un entrata plateale?» chiese Elijah.

«No Fratello… preferisco l’effetto sorpresa, inoltre nell’edificio principale non ci potete entrare…»

«Nik… dimmi che Bonnie non ha fatto l’incantesimo di protezione da sola» domandò Freya titubante.

«Invece è proprio così, ma è molto complesso ed articolato»

«Fai in modo che non lo scoprano… perché al contrario, annullarlo sarebbe molto semplice»

 

Klaus: Bonnie non può stare da sola con Alaric e Kate, falla scendere… gli appunti li possono studiare li con voi, dì a Kol di stare particolarmente attento con lei…

Damon: OK

 

Operation Always and Forever
iscritti al gruppo: Klaus, Caroline, Damien, Felicity, Oliver, Rebek…
 
Damon: Bonnie… il grande capo ha detto che devi restare nel soggiorno con noi, così che Kol può tenerti d’occhio… scendete!
Alaric: Non abbiamo ancora trovato niente!
Kol: Portate gli appunti con voi!
Elena: Almeno vi possiamo dare una mano anche noi!
Bonnie: Arriviamo
Bonnie: dove sono gli altri?
Rebekah: stiamo controllando la classe di storia
Oliver: noi siamo nei dormitori
Rebekah: Stai attento
Oliver: <3
Kol: CONCENTRATEVI!
Kol: Visto che il grande capo non può intervenire faccio le sue veci, sono stato abbastanza intimidatorio?
Rebekah: ce la siamo fatta sotto…

 

«Non può essere… ma ho controllato già due volte»

Klaus si era avvicinato a Donna che fissava il monitor sconvolta

«In effetti c’è qualcuno che non è uscito dal convitto… Mrs Byrne» rivelò titubante la vampira.

 

«Corey?» Domandò Emily vedendo arrivare solo il vampiro e la strega.

«Lo ha ucciso Klaus» rispose Demelza

«L’ho ammazzato io» ammise Tom nel medesimo istante, poi dopo aver lanciato uno sguardo infastidito alla sua compagna spiegò «A quanto pare l’incantesimo di occultamento dei Gemini, non nasconde anche gli odori… i licantropi hanno avvertito la nostra presenza e quindi Klaus ha pensato bene di iniziare a comunicare in modo epistolare… 

A quel punto Corey ha deciso che visto che sapevano che eravamo nella stanza, poteva tranquillamente portare a termine la sua missione, gli ho spezzato il collo un attimo prima che uccidesse Damien… avrebbe mandato all’aria tutto il resto!»

Mrs Byrne annuì «hai fatto bene»

«Con quelli di Salem ti sarei grato se mi coprissi e avvalorassi la versione che lo ha ucciso Klaus» chiarì Tom facendole un occhiolino.

«Certamente…» lo rassicurò Emily.

«I Licantropi si sono trasformati in lupi» la ragguagliò il vampiro «E’ una questione di tempo prima che ci trovino ed anche se non ci vedono… la cosa non mi piace»

«L’unica soluzione è spostarle e portarle in un posto dove possiamo confonderli, nel magazzino delle provviste potrebbe andare… ci sono un mucchio di spezie e aromi… » suggerì la strega più anziana.

«Fate decidere qualcosa anche a me?» commentò stizzita Demelza.

In tutta risposta Emily e Tom presero le gemelle che dormivano tranquille sul letto della governante e si incamminarono verso le cucine.

Erano ancora a metà corridoio del dormitorio, quando si resero conto che qualcuno stava perlustrando la cucina super attrezzata che era il vanto della loro cuoca.

«Dietro il palcoscenico della recita…» suggerì Emily «C’è ancora qualche vernice dell’allestimento e l’odore è abbastanza forte da mascherarci, poi quando abbiamo via libera andiamo nel magazzino, dove, considerato che lo hanno già controllato, potremmo stare abbastanza tranquilli e decidere il da farsi.» 

 

Klaus: immediatamente negli alloggi di Mrs Byrne

 

Operation Always and Forever
iscritti al gruppo: Klaus, Caroline, Damien, Felicity, Oliver, Rebek…
 
Damon: Andate subito negli alloggi di Emily
Kol: Che è successo?
Damon: Non ne ho idea
Kol: Sempre più surreale… comunicare così nonostante stai ad un metro da me…
Damien: :-D
Damon: Il capo mi sta dicendo che Emily non è mai uscita dall’edificio.
Elena: Mio Dio… hanno rapito anche lei?
Kol: Oppure è complice e li ha aiutati
Elena: Non dire idiozie
Caroline: Eric dice che sono state qui…
Kol: Eric dice? Codice morse con la coda?
Caroline: Ma ora non ci sono più…
Bonnie: Kol!
Elena: Emily? l’avete trovata?
Rebekah: No

 

 

Il sabato dopo la festa del Ringraziamento, New Orleans

«Mi scusi!»

Mentre faceva finta di inciampare il vampiro aveva infilato un bracciale rigido in cuoio al polso della donna, poi si era seduto accanto a lei in una delle panchine di Chartres Street.

«Che cos’è?» chiese Emily

«Inibisce la magia… un giocattolino della Congrega di Salem, a quanto pare non hanno mai smesso la caccia alle streghe che non gli piacciono»

«Chi sei?» chiese la donna studiando il suo volto.

L’uomo si fece guardare bene in faccia.

«C’è una tua foto nello studio della Direttrice Forbes»

«Quello non sono io, diciamo che siamo… correlati…»

«Cosa vuoi da me?» domandò la strega

«Parlare di tua figlia Jiya.. e di Rufus Flynn, il suo ragazzo»

Senza dire una parola Emily si era alzata e diretta verso l’entrata del Parco di Jackson Square.

«Ottima idea… mi piace camminare tra i vialetti di un bel giardino» esclamò con un alzata di spalle il vampiro seguendola.

Dopo qualche minuto di silenzio Tom ricominciò a parlare.

«Il Quartiere Francese è meraviglioso, si respira così tanta … magia… 
Ho sempre pensato che mi sarebbe piaciuto fare parte di una comunità… noi vampiri tendiamo a starcene per conto nostro. Ma nell’ultimo periodo mi sono ricreduto, le congreghe sono un covo di vipere! Le loro lotte intestine sono alquanto… sanguinarie!
Immagino cosa possa accadere se una forte e combattiva strega venga qui con propositi rivoluzionari, parlando di giustizia… della necessità di sconfiggere per sempre l’oscurità e promettendo di liberarvi da quel tiranno di Re Gerard che vi vessava da anni…
Lo avete deciso tutti insieme di mandare con lei due delle più promettenti giovani streghe del Quartiere Francese? C’è stata una votazione? Sei stata felice quando la scelta è ricaduta su Jiya e la sua amica Abigail?Cosa è successo poi? 
Aja Indians non dava la giusta priorità al vostro problema con Marcel?
Qui a New Orleans le congreghe sono così tante, che altri pensavano di aver trovato una strada migliore per liberarvi dal Vampiro Cattivo?»

Emily Byrne fece un profondo respiro.

«Ma vivere insieme con delle persone per mesi» continuò Tom «ti fa fare delle amicizie… in alcuni casi ti fa trovare anche l’amore…
Quando l’avete richiamate in città, tua figlia non deve averla presa molto bene, ma era una brava ragazza, molto legata alle sue radici e alle sue tradizioni e così ha obbedito…
Ti svelo un segreto…» il vampiro si era avvicinato all’orecchio della donna «Avete avuto un tempismo perfetto! E’ stata molto fortunata… e anche voi!
Aja non aveva preso molto bene la vostra defezione… e stava progettando di farvela pagare, ma ha avuto un piccolo intoppo… è morta!»

Emily si era girata di scatto a guardarlo.

Tom aveva allargato le braccia con un ‘alzata di spalle, poi aveva continuato il suo discorso.

«Quanto era disperata Jiya quando Rufus non rispondeva alle sue chiamate? Quando sembrava scomparso dalla faccia della terra?
E poi sono cominciate ad arrivare persone che facevano domande, che volevano sapere se eravate coinvolti nella sparizione di Aja e di undici dei suoi migliori adepti, innamorato di tua figlia compreso.
E il dubbio che davvero il Quartiere Francese avesse avuto un ruolo ha cominciato ad insinuarsi nella testolina di tua figlia… e si è messa contro persone importanti, influenti… alcune streghe anziane hanno iniziato a mal sopportare le sue continue accuse…
E se devi fare un rito sacrificale per tentare di portare in vita uno degli stregoni più forti che siano vissuti su queste terre… uno che davvero poteva sconfiggere Marcel Gerard, perché non usare la giovane strega che stava creando un mucchio di guai?
Due piccioni con una fava!
Il problema è che il rituale non è neanche riuscito! Papa Tunde ha dovuto aspettare ancora qualche anno per risorgere!
Ma prima di salire sull’altare tua figlia ti ha chiesto di farle una promessa, che avresti scoperto cosa era successo al suo fidanzato e che avresti punito i responsabili…
Poi sono arrivati i Mikaelson e uno dopo l’altro ti hanno fatto fuori tutti i sospettati, una bella fortuna…»

«Non li ho mai ringraziati… ma neanche mi sono disperata».

«Hai ragione, la maggior parte di loro se lo sono meritato… alcune tue colleghe erano delle gran brutte persone!
Ma nessuna di loro ha commissionato l’omicidio del gruppo di Aja Indians… lo vuoi sapere chi è stata ad ucciderli tutti quanti?»

Emily gli fece un leggero cenno del capo.

«Caroline Forbes»

Tom lasciò alla strega qualche minuto per assimilare la notizia, poi cominciò a raccontare la vicenda che aveva portato a quel tragico epilogo.

Emily aveva gli occhi lucidi, conosceva quasi tutti i protagonisti dei fatti… tutte persone alle quali negli ultimi mesi aveva imparato a volere bene.

«Ti richiedo… cosa vuoi da me?» chiese la donna alla fine della narrazione.

«Ci sono persone che si stanno organizzando per fare giustizia… ti sto solo dando la possibilità di unirti a noi»

«Cosa ti fa pensare che voglio farlo?»

«Perché una promessa in punto di morte ad una figlia… non è una cosa che si può disattendere»

 

Caroline si era seduta esausta sul letto della governante mentre tutti gli altri stavano controllando ogni millimetro di quell’appartamento. Eric, che per parlare con loro aveva riacquistato la sua forma umana, era in piedi davanti alla vampira avvolto in una coperta e la stava guardando assorto.

«Sai cosa mi aiuterebbe?» disse ad un certo punto il licantropo.

Care aveva alzato lo sguardo.

«Ho una passione per le essenze, sai… quei bouquet fatti in laboratorio, un po' naturali e un po' artificiali.

A contatto con la nostra pelle… diventano una fragranza unica, quella di Bonnie riesco a sentirla ovunque…»

La vampira gli sorrise.

«Ma ci riesco molto meglio se ho la possibilità di annusarla… in purezza.

Non glielo andare a riferire, ma potrei essere entrato nella sua camera quando lei non c’era ed aver preso in prestito la boccetta del suo profumo per qualche minuto»

Ora il sorriso di Caroline era più aperto.

«Josie e Lizzie… anche se sono gemelle, hanno un odore molto differente, ma di positivo c’è che stando sempre insieme, i loro profumi si fondono… creandone un terzo, è su quello che vorrei concentrami… presumo che usino gli stessi prodotti… 
L’eau de toilette? Qualche crema? Lo stesso shampoo? Il bagnoschiuma?
Mi serve la cosa che usano da più tempo, una di quelle che nel corso degli anni hai cambiato di rado…»

«Lo shampoo al cocco!» esclamò Caroline «Si rifiutano di lavarsi i capelli se per qualche ragione è finito e non ho fatto in tempo a ricomprarlo… »

«Sembra perfetto…»

«Questa mattina ho aperto l’ultima confezione della nostra scorta, è nel bagno della stanza al piano di sopra»

«Vogliamo andare a prenderlo?» chiese Eric gettando a terra la coperta e trasformandosi di nuovo in un magnifico esemplare di lupo dal mantello grigio chiaro con sfumature bronzee e dorate.

 

Avevano continuato a passeggiare per un po' nel Parco di Jackson Square, poi Tom aveva comprato un cappellino dei New Orleans Pelicans e un paio di occhiali scuri in uno dei banchetti di St Peter Street e si erano addentrati tra le mille viuzze del Quartiere Francese.

«Lo sai quanto sto rischiando?» sogghignò ironico.

«Elijah, Hayley e Freya erano attesi a Mystic Falls per il Ringraziamento e Vincent era già lì…» lo informò Emily.

«Lo so… ma Elijah è tornato e Marcel era già qui» replicò Tom «fortunatamente sono nel Bayou, stamattina un vampiro cattivo ha creato un po' di scompiglio nell’accampamento dei licantropi, sono entrambi andati a raffreddare gli animi» spiegò facendole un occhiolino.

La donna non riuscì ad evitare di sorridere scuotendo il capo.

Quel vampiro era un tipo singolare… lei non poteva usare i suoi poteri, non sarebbe stata in grado di difendersi, eppure non aveva la sensazione di essere in pericolo.

«Che succede se declino la vostra offerta?».

«Le direttive che mi hanno dato, sono molto chiare…».

«Capisco…».

«Ti sto concedendo molto tempo, spero che ti sia chiaro che l’ultima cosa che vorrei fare è eseguire gli ordini…».

«Perché? Ci siamo appena conosciuti…mi uccidi e te ne vai da qui prima che qualcuno ritorni dalla gita».

«Perché mi serve un’alleata…».

Emily lo guardò di sottecchi.

«Io e te siamo nella stessa posizione» spiegò il vampiro «siamo stati entrambi arruolati in una guerra che non sentiamo nostra, ma che non possiamo evitare di combattere».

La donna annuì «Io voglio bene a quelle persone…» spiegò.

«Anche io… » replicò l’uomo.

«E allora perché lo fai?» chiese la strega.

«Per tanti motivi… perché ho un debito di riconoscenza, perché ormai non ho scelta, perché ho la folle aspirazione di riuscire a rimanere vivo… io morirò in questa battaglia… è già scritto».

Emily lo fissò a bocca aperta.

«Mi ucciderà…» rispose Tom con un’alzata di spalle alla tacita domanda «Quando uccideranno Caroline, Klaus si vendicherà…».

«Non hai pensato che potresti salvarla? Andare da loro ed avvertirli…».

«E’ troppo tardi, ho già fatto cose che non mi perdoneranno… l’ultima ieri.
Ho ucciso la mamma di Bonnie, me lo hanno ordinato e io l’ho fatto…
Dopo che si erano mossi come elefanti in una cristalleria, facendo troppe domande in giro, era diventato inevitabile, ma si rivelerà un enorme errore strategico, io li ho avvertiti…»

«Se non volevi farlo, potevi opporti!» gli ringhiò contro Emily.

«Non ho potere decisionale… sono solo un vampiro, vorrebbero tanto fare a meno di me e farmi fuori, ma capiscono che sono utile… non mi accettano, ma mi usano come braccio armato…
e comunque mi sto opponendo ora parlando con te…»

«Se io rifiuterò… dovrai uccidermi»

«Ma tu non lo farai… non dopo che ti dirò quello che voglio fare».

 

«Non mi era mai piaciuta» scosse la testa Lucy.

«Potrebbe essere una loro vittima!» esclamò Emma «Non ci posso credere che tu… proprio tu… non le conceda il beneficio del dubbio».

«E’ sempre stata gelosa di lei… » commentò Cristina.

«Solo perché io avrei potuto fare il suo lavoro molto meglio di lei!» rispose stizzita la vampira tornando a fissare il monitor davanti a lei.

«Sei una vampira! I genitori degli studenti non avrebbero mai accettato che facessi da governante ai lori figlioli!» le ricordò Donna alzando gli occhi al cielo.

«Gelosia o meno… sono dello stesso avviso di Lucy» intervenne Klaus «Con l’incantesimo di occultamento, non avevano bisogno di rapire la nostra governante, al contrario… gli serviva qualcuno che conoscesse bene l’edificio… l’hanno reclutata» sospirò mentre continuava a leggere il fascicolo di Mrs Byrne.

«La domanda è…» continuò l’Ibrido «Lo fa per i Gemini, per Salem… o per la squadra interforze magica?»

«Per i Gemini lo escluderei…» intervenne Freya mentre entrava insieme a Elijah e Hayley, avevano usato la finestra della camera di Lucy come aveva fatto in precedenza Klaus, era l’ultima del corridoio ed arrivava praticamente a ridosso del bosco.

«Lo stesso vale per Salem… i Byrne sono una delle più antiche famiglie di stregoni del quartiere Tremé, non è proprio possibile che combattano in nome di altre congreghe!».

«Con la sua storia… io odierei qualsiasi congrega, anche quelle di New Orleans» commentò Hayley.

«Povera donna…» aggiunse Emma lanciando uno sguardo di biasimo a Lucy «Non oso pensare a cosa ha provato quando hanno sacrificato la sua unica figlia per quel rito…»

«Non poteva fare niente» scosse la testa Freya «Era da sola contro tutto il consiglio delle anziane… quello che non mi sono mai spiegata è il perché avessero scelto Jiya, era una giovane strega molto dotata…»

«Quello che non mi spiego io è come abbia fatto a rimanere a New Orleans! Insieme a quelle persone che hanno condannato a morte sua figlia!» commentò Cristina piccata.

«Da quello che so non partecipava più alle attività delle Congreghe» le rispose Freya.

«Io gli avrei dato la caccia uno ad uno e li avrei ammazzati tutti» replicò Emma.

«Forse ci ha provato… ma non conosco bene la sua storia, non ero in città in quel periodo e neanche Vincent» spiegò Freya.

Klaus aveva seguito tutto il discorso. «Il rito c’è stato circa otto mesi dopo l’uccisione di Aja Indians e del suo gruppo, potrebbe non essere una coincidenza» valutò «Dì a Vincent di indagare con discrezione… ne voglio sapere di più».

 

Tom ed Emily avevano preso una macchina a noleggio e poi si erano messi in viaggio sulla Interstate-10 verso la baia di St. Louis, Marcel ed Elijah potevano essere tornati e l’uomo non voleva rischiare di essere visto.

Il vampiro aveva parlato tutto il tempo, aveva raccontato alla strega tutta la sua vita.

«Leggere i diari mi aveva dato una chiara idea di quelle persone… ma solo quando ho vissuto con loro li ho veramente compresi…»

«Sono straordinari… si capisce che hanno sofferto molto nella vita, ma il loro legame è così forte che sembrano le persone più serene del mondo» commentò la strega «Anche i Mikaelson sono completamente differenti da quello che mi ero immaginata, vedendo come Klaus interagisce con i ragazzi ti viene da dubitare che sia veramente il vampiro sanguinario che ha seminato terrore per secoli.»

«Mi fido del tuo metro di giudizio, dopo aver liberato Elena e Caroline… ce ne siamo andati il più lontano possibile» replicò Tom «è stato allora che rileggendo con attenzione le fotocopie dei diari, ci siamo soffermati su situazioni che non riguardavo direttamente il nostro scopo e Demelza ha fatto il collegamento della sparizione della sua amica Holly con il sacrificio delle dodici streghe… abbiamo iniziato ad indagare e i pezzi si sono incastrati perfettamente.
Da soli non potevamo farcela, ci servivano degli alleati… la Congrega di Salem è stata la prima che abbiamo contattato e la fortuna ci ha sorriso, loro avevano un altro conto in sospeso con la Salvatore Boarding School»

Tom raccontò alla strega la vicenda di Damien e dei suoi genitori.

Emily era inorridita «Non ho mai compreso i motivi per i quali le congreghe, i vampiri e i licantropi si debbano per forza fare la guerra, quando si può vivere tranquillamente in pace» commentò la donna «e dopo che sono stata assunta alla scuola lo capisco ancora meno! 
Quando vedo come i ragazzi tendono ad isolare Felicity, mi viene una rabbia! Quella ragazza è la gentilezza fatta persona… se solo si sforzassero di conoscerla…»

«Emily… io devo aiutare Demelza, lei mi ha salvato la vita… ho un debito di riconoscenza verso di lei.
Le cose potevano andare differentemente, si poteva agire senza spargimenti di sangue, senza fare del male a nessuno…
Ma io ho trasformato Felicity, ho dovuto rapire Oliver… tutto è precipitato senza che potessi farci nulla.
Inoltre… ho commesso un’altra leggerezza, mi sono innamorato di Caroline…»

Emily sgranò gli occhi.

«Questo ha fatto sì che Demelza si ingelosisse» continuò Tom «Ho provato a sminuire, ma non riesco a mentire sui miei sentimenti e lei mi conosce troppo bene…
Non posso evitare che rapisca Josie e Lizzie, ma so anche che sono troppo importanti per lei… non gli farà del male»

«Poi dire la stessa cosa di Corey?» chiese la strega «Come fai ad essere sicuro che quando avrà avuto quello che vuole non deciderà che è meglio che la congrega dei Gemini resti estinta? Come hai detto tu stesso appena toccheranno Caroline, Klaus ti ammazzerà!»

Tom la guardò.

«E’ questo che vuoi da me! E’ questo il mio compito…» sgranò gli occhi la donna «Vuoi che io mi assicuri che le bambine siano al sicuro…»

«Non mi piace Corey, non mi piacciono le persone che lo circondano» spiegò il vampiro «la sola idea che per una “carica politica“ non si sono fatti scrupolo a distruggere una famiglia, mi mette i brividi!
Quando Damien è arrivato in ospedale, dissero che non c’era più nulla da fare, che sarebbe morto nel giro di poche ore…
Nei primi giorni Corey monitorava la situazione, poi è stato troppo impegnato nella sua campagna elettorale…
La sua sete di potere è stata la fortuna del ragazzo, quando il nuovo consiglio della Congrega di Salem si è insidiato e si è ricordato di quel giovane stregone che avevano ridotto in fin di vita, Damien si era svegliato dal coma farmacologico e si stava riprendendo.
Corey ha tentato di correre ai ripari… ma la caposala del reparto era la moglie del nuovo Maschio Alfa del branco del padre del ragazzo, nemmeno la loro comunità era esente da colpe… anche loro avevano sulla coscienza la rovina di tutta la famiglia di Damien, quella famiglia che per secoli li aveva guidati!
La donna ha messo il ragazzo sotto stretta sorveglianza, impedendo a chiunque di avvicinarlo… gli ha salvato la vita.
Bisogna scegliersi le proprie battaglie, alcune sono cause perse… ma altre si possono vincere, non voglio che Corey vinca la sua…»

Tom sghignazzò «Questa mattina hanno subito una bella sconfitta, hanno teso una trappola a Damien usando come esca la figlia di Russell Burley…»

«Laurel…» sussurrò Mrs Byrne «se fossero stati più furbi avrebbero usato Felicity» aggiunse sghignazzando.

«C’é del tenero tra di loro?» chiese curioso il vampiro

«Sono dolcissimi…» rispose con un sorriso la strega «Si lanciano certi sguardi!
Ora che ci penso… ultimamente c’era un’attenzione particolare su Damien, ha passato molto tempo nell’ala privata, ha partecipato a delle cene… è partito per un viaggio…

Mi era stato detto che c’erano dei problemi burocratici ed essendo francese ho supposto che si trattasse del permesso di soggiorno, inoltre era partito con Oliver che è un avvocato, anche Rebekah era andata con loro, ma visto che lei ed Oliver…»

«Oliver e Rebekah stanno insieme?» la interruppe Tom sorridendo, poi al cenno di assenso di Emily scoppiò a ridere.

«E bravo Oliver! Ce l’ha fatta! Mi sono divertito un mondo a farlo ingelosire… Stefan e Rebekah hanno avuto una relazione negli anni venti e c’era stato un ritorno di fiamma anche in tempi più recenti… dovevi vedere la sua faccia quando gli facevo qualche racconto piccante!»

La donna guardava stupita l’uomo che sembrava sinceramente divertito.

«Quando sono partiti, ho pensato che Rebekah fosse solo un po' invidiosa di Elena che negli stessi giorni stava facendo una luna di miele lampo con Damon…» continuò il suo ragionamento Emily. 

«Il mio quasi fratello si è sposato?»

«Si, una cerimonia semplice in comune e una cena in famiglia per festeggiare… una cena alla quale ha partecipato anche Damien» si ricordò Emily un po' titubante.

«Stavano organizzando un matrimonio sfarzoso!» esclamò infatti il vampiro, interrompendo i suoi pensieri «Damigelle e abito bianco… perché sposarsi in comune? Era tutto pronto…»

«E’ tutto molto strano, io ero appena arrivata e non me ne ero resa conto, ma con quello che mi hai raccontato… »

«C’è qualche possibilità che Elena e Damon siano partiti con Damien, Oliver e Rebekah?» domandò Tom.

«Può essere… erano i miei primissimi giorni e l’accordo era che loro due mi avrebbero affiancato per farmi ambientare e permettere ai ragazzi di conoscermi meglio, invece di punto in bianco si sono sposati e sono partiti!
Se devo essere onesta, me ne ero rallegrata, avevano preso il posto della governante che c’era prima di me ed avevano fatto un lavoro eccellente, tutti gli studenti li adoravano… era arduo competere con loro!»

Tom aveva seguito il discorso con un’espressione pensierosa, poi era scoppiato in una risata irrefrenabile, lasciando di stucco Emily.

«Sono stati sempre alle nostre calcagna!» riuscì a dire l’uomo tra una risata e l’altra «E quelli che pensavano di agire nell’ombra!»

La strega lo stava guardando come se fosse un pazzo furioso.

«Il loro piano geniale» illustrò l’uomo «era di obbligare la zia a rinunciare alla custodia legale di Damien così che fosse adottato da una famiglia normale, una volta fuori dalla scuola sarebbe stato molto semplice ucciderlo.
Il problema è che la pratica per l’affido del ragazzo, nel tribunale dei minori non si riesce a trovare, ora credo proprio di aver capito cosa è successo e chi siano i suoi nuovi genitori.»

«Damon ed Elena?» chiese stupita la donna.

«Penso proprio di si» soppesò Tom «Conoscendoli… potrebbero aver deciso di farlo senza essere a conoscenza dei piani di Corey, ma dopo quello che è successo oggi a Boston, sono quasi certo che hanno scoperto qualcosa.»

Mrs Byrne lo fissò interrogativa, quindi il vampiro riprese a parlare.

«Hanno attirato il ragazzo in un centro commerciale, ma a quanto pare ha riconosciuto lo zio ed è scappato via prima di cadere nella trappola, ma a questo punto credo cha sia andata diversamente…»

«E ora correrai a riferirlo a quei pazzi…» sospirò la donna.

«Ma non ci penso neanche lontanamente! Io sono solo un vampiro! Un essere inferiore senza intelletto… ma ti pare che riesca a capire delle cose che alle loro menti superiori sono sfuggite?»

 

Il giorno prima del rapimento di Josie e Lizzie, Emily era seduta nel piccolo patio davanti all’entrata privata del suo appartamento, le prove generali della recita erano finite ed erano andate alla grande, la governante era esausta.

Le ultime settimane erano state estenuanti e in alcuni momenti la strega si era quasi dimenticata di quello che stava per accadere, il bip del suo cellulare la riportò alla realtà, un paio di minuti dopo si sentì sfiorare il braccio, con un sospiro si alzò e tenne aperta la porta qualche secondo in più di quello che sarebbe stato necessario fare.

Dopo averla occultata, Demelza e Tom la seguirono per memorizzare il percorso che dagli alloggi della governante portava al salone del convitto.

«Magari siamo fortunati…» chiosò il vampiro mentre percorrevano il corridoio dei dormitori «Se incrociamo le gemelline, le prendiamo e ce ne andiamo… poi gli altri trovassero da soli il modo per attuare i loro piani!»

La giovane strega gli lanciò uno sguardo assassino.

«Non siamo stati fortunati…» mormorò quella più anziana.

Tom e Demelza seguirono il suo sguardo e videro Klaus, che ridendo per una battuta di Josie e Hope, stava cercando il sistema per fissare meglio la gamba di legno a Lizzie mentre Caroline scuotendo la testa stava rammendando il suo costume da fantasma del Natale Futuro.

Il giorno dopo, ancora scossa per la straordinaria dichiarazione d’amore che Damien aveva fatto a Felicity… ma soprattutto per l’abbraccio con il quale Caroline l’aveva salutata, Emily entrò nel suo appartamento, seduto sul suo divano accanto a Tom e Demelza c’era un uomo dall’aspetto austero.

«Tale madre tale figlio…» sibilò rabbioso, così da fugare ogni possibile dubbio sulla sua identità.

 

Tom con circospezione aprì la porta «C’è solo Hope… Felicity non c’è»

«Come sarebbe a dire che non c’è? Dov’é?» Emily lo seguì nella stanza.

«Non è neanche in bagno» annunciò il vampiro dopo aver controllato.

«Meglio così no?» mormorò Demelza che con Corey era rimasta sulla porta.

«Certo, ma a quest’ora dovrebbe stare nel suo letto!» asserì la governante avvicinandosi alle gemelle, per poi imporre le mani su di loro.

«Con la strega ibrida non lo fai?» chiese Giles Corey.

«Hope è speciale…» rispose la donna lanciando uno sguardo di biasimo al Reggente «potremmo avere l’effetto contrario e svegliarla, meglio non sfidare la sorte e sbrigarsi ad uscire da qui, occultale…» chiese a Demelza prima di chinarsi a prendere in braccio Lizzie e facendo cenno a Tom di occuparsi di Josie.

Quando scesero dalle scale e si incamminarono verso il convitto, notarono che Damon ed Elena stavano tranquillamente trafficando in cucina chiacchierando con Alaric.

«Dove sono tutti gli altri?» chiese Tom.

«Non ne ho idea…» rispose Emily.

 

Caroline era apparsa sulle scale e guardando i suoi amici seduti nel soggiorno annunciò «Nella stanza delle ragazze c’è il cadavere di Corey».

 

 


 

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Capitolo 40
*** Trentanovesimo capitolo ***








 

Klaus era stato avvertito da Damon del ritrovamento del cadavere, il primo istinto era stato quello di passare per il seminterrato, poi aveva pensato che fosse meglio essere cauti ed era uscito dalla camera di Lucy.

Ne aveva approfittato per fare un controllo nei boschi, neanche prendere la strada più corta ed entrare dal cancello principale erano un’opzione sicura.

Aveva fatto bene… c’erano delle persone appostate nelle vicinanze del muro di cinta della scuola, parecchie persone… lo avevano visto passare a velocità vampiresca, ma si erano guardate bene dall’attaccarlo, anche l’Ibrido li aveva ignorati, la priorità erano le gemelle…

«Ha il collo spezzato» valutò chinandosi sul cadavere «Ma ci sono delle ecchimosi, gli è stato spezzato manualmente»

«Non riesco a spiegarmelo…» replicò Caroline.

Eric si aggirava per la stanza, anche l’Originale aveva cercato di capire se c’era qualcuno occultato ed era arrivato alla conclusione che non ci fosse nessuno.

«L’unica cosa evidente è che non è stato uno stregone» considerò l’Ibrido «da quel che ne sappiamo l’unico vampiro tra loro è Tom…»

«E perché avrebbe dovuto farlo?» chiese Care.

«La mia è solo un’ipotesi… » replicò l’Originale «Per salvare te?» ringhiò.

La donna corrucciò la fronte interrogativa.

«Potrebbe essere più di una sola ipotesi» commentò Oliver che aveva seguito Caroline ed Eric quando avevano lasciato l’alloggio della governante «Un conto è aiutare Demelza a rifondare i Gemini, o la Congrega di Salem a togliere gli scheletri dall’armadio… ma potrebbe non essere d'accordo sull’uccidere te…»

«E fare fuori un loro alleato nel bel mezzo del loro attacco?» replicò stizzita la vampira scuotendo il capo «Inoltre… ammettendo che voi due abbiate ragione, qualcosa mi dice che lì sul pavimento ci dovrebbe essere Demelza!»

Klaus le diede un’occhiataccia «Erano nella stanza, ora ne siamo praticamente certi» cominciò a ragionare «ci hanno visto mentre ci siamo resi conto che potevano essere occultati, che temevamo ci stessero spiando… io al loro posto avrei attaccato immediatamente…»

«Ma se tu fossi stato Corey, avresti cominciato uccidendo Damien, non certo me…» chiosò Caroline.

L’Ibrido suo malgrado dovette ammettere che la vampira aveva ragione.

«Stai bene vestito così…» non poté evitare di commentare Oliver, notando la mise dell’Originale che sembrava un ultras del Monacò.

 

«Sono nel tuo appartamento» considerò Tom «e sono lì da molto, troppo tempo… hanno capito che sei coinvolta».

Emily annuì «Sono stata molto attenta, non riesco a capire come abbiano fatto… l’unica spiegazione sono quelle telecamere che sono disseminate ovunque, avrei voluto avere il tempo per capire da dove e come ci controllano… le avevo notate appena sono arrivata, ma non avevo nessun motivo per indagare.»

«Quelle sono un mistero… quando ero qui ho curiosato nel pc di Caroline, in quello di Alaric… nei loro cellulari! Non ho trovato niente! Neanche Oliver sapeva nulla.»

La donna continuava ad assentire meditabonda «Sembrano siano finte, ma sono nascoste troppo bene per servire solo da deterrente… inspiegabile»

«E se fossero controllate dalla centrale di polizia?» domandò Demelza.

Tom e Emily si girarono all’unisono guardandola ironici.

«Una scuola che ha per studenti stregoni, vampiri e licantropi» annuì con una smorfia l’uomo «che chiede alle forze dell’ordine di controllare tutto quello che succede in questo edificio, aula di Bonnie compresa, si mi sembra fattibile!» 

Emily scosse il capo alzando gli occhi al cielo.

«Voi due la dovete finire di spalleggiarvi così!» sbottò la strega più giovane «Agli altri non piace per niente! E la dovete anche finire di trattarmi come una stupida!» gridò sempre più arrabbiata.

«Tesoro… hai detto una sciocchezza… te ne rendi conto?» considerò Tom con un tono conciliante abbracciandola.

La ragazza sospirò annuendo «Si è vero…» concordò in un sussurro «Ma sta andando tutto storto!» Poi alzando gli occhi per incontrare quelli dell’uomo, confessò «Sto diventando sempre più debole, occultarvi tutti è difficile e non ho portato abbastanza sangue… ho bevuto l’ultima dose, prima di lasciare il retro del palcoscenico»

Mrs Byrne sbuffò infastidita.

Tom strinse Demenza ancora più a sé e lanciò alla strega più anziana uno sguardo di ammonimento «Non potevi prevedere che fosse così difficile uscire da qui» mormorò gentile e rassicurante alla più giovane.

«Forse dobbiamo fare come suggerito da Corey» affermò Demelza «magari sono stati davvero così sciocchi da far fare l’incantesimo solo a Bonnie! Uccidiamola e possiamo capirlo!»

«Tesoro…» le rispose il vampiro «hai appena detto che potresti non essere in grado di tenerci nascosti ancora per molto… farli innervosire ed uccidere uno di loro, non mi sembra un’idea brillante…»

«Forse possiamo fare una prova senza doverla uccidere» asserì Emily mentre prendeva qualcosa dalla tasca della sua giacca «Non sono sicura che possa funzionare con incantesimi già lanciati, ma vale la pena provarci» finì mostrando il braccialetto di cuoio nero.

«Sono d’accordo» annuì Tom imitato da Demelza.

 

Ian, che era accucciato davanti al salotto, bruscamente si alzò mentre Bonnie si fissava il braccio… gli altri girarono la testa a guardare la porta d’ingresso che si apriva, quello che nessuno di loro poteva vedere era Demelza che sorrideva raggiante oltre la soglia, con Josie in braccio.

 

Eric si era trasformato all’improvviso, rialzandosi sulle gambe fissò i suoi amici «COSA E’ SUCCESSO?» sbraitò… «BONNIEEEEE» urlò prima di catapultarsi fuori dalla stanza.

 

Damien e tutte le persone che erano nel salotto guardarono Eric che disperato era piombato addosso alla strega, tastandola ovunque «Stai bene?» chiedeva con voce tremate.

«Si…» lo rassicurava la donna «Perché fai così?»

«Non ho scelto di trasformarmi, è successo all’improvviso» mormorò l’uomo continuando a stringerla «Ho creduto che…. tu mi hai dato l’anello… tu hai detto… io ho pensato…»

Bonnie si lasciava abbracciare dal licantropo ma fissava davanti a sé sgranando gli occhi, poi si toccò il polso, che sembrava sguarnito ma lei avvertiva una sorta di calore.

«Mi sono sentita toccare, sento come un’ energia…» asserì, poi guardando un candelabro alzò una mano… ma non successe nulla.

«Non ho più la magia…» affermò guardando Klaus.

Elena si era alzata e di corsa era andata al portone d’ingresso, riuscì a varcare la soglia senza nessun problema.

 

 

Operation Always and Forever
iscritti al gruppo: Klaus, Caroline, Damien, Felicity, Oliver, Rebek…

Kol: L’EDIFICIO NON E’ PIU’ SIGILLATO

 

Caroline aveva seguito Ian che era uscito dal soggiorno ed ora saettava per il parco.

Li vide all’improvviso come se fossero comparsi dal nulla ,Tom che correva avanti con Lizzie in braccio e Demelza che si era attardata ed arrancava portando Josie.

In un baleno la vampira le era arrivata addosso e con un unica mossa le aveva spezzato il collo, il momento che le era servito per prendere la figlia prima che facesse una brutta caduta a terra, era stato fatale.

Tom era scomparso portando Lizzie con sé, Ian l’aveva seguito ma poco dopo era tornato indietro…

 

«Sta bene, i parametri vitali sono perfetti» sentenziò Elena dopo aver controllato la bambina «E’ sotto l’effetto di un incantesimo suppongo, ma fisicamente non ha nulla» aggiunse guardando Caroline ed Alaric che le stavano con il fiato sul collo.

«Se lo ha fatto Demelza… potrebbe essere lo stesso che…» iniziò a dire Ric.

«O mio Dio…» sussurrò Care «Potrebbe aver legato la sua vita…»

«Non a quella di Lizzie…» la rassicurò Ian «Sembrava addormentata anche lei…»

«Ce ne preoccuperemo a tempo debito, Love…» intervenì Klaus «La cosa importante è che stia bene, ora dobbiamo solo pensare a riprenderci sua sorella!»

«Dobbiamo fare un incantesimo di localizzazione» suggerì Damon.

«E’ ancora troppo presto» replicò l’Ibrido «Tom starà ancora scappando, diamogli il tempo per decidere dove nascondersi… Kate e Jamie sono andati nel loro vecchio rifugio, ma dubito che sia così prevedibile»

Rick stava risalendo le scale che portavano nelle segrete, aveva preso il cadavere di Demelza e lo aveva rinchiuso in una delle celle insieme a quello di Corey.

«Tu e Ian andate a perlustrare i boschi» gli ordinò Klaus.

Bonnie era seduta qualche metro più in là e stava tentando di togliersi il braccialetto nero che come per incanto era apparso al suo polso qualche minuto prima.

«Non si toglie…» commentò Damien «posso provare io, ma se è quello che penso… può farlo solo chi te lo ha messo al polso»

Qualche secondo dopo il ragazzo scuoteva la testa sconsolato.

«Cosa è?» gli chiese Eric che era seduto accanto alla strega avvolto in una coperta.

«Mamma una volta mi ha raccontato che l’avevano segregata in camera sua, per impedirle di vedere papà» iniziò a spiegare Damien «Per evitare che fuggisse usando qualche incantesimo, la nonna le aveva messo un braccialetto di cuoio, che serve per inibire la magia… credo sia quello»

«Come ha fatto a toglierselo tua madre?» domandò Klaus che stava ascoltando.

«Glielo ha tolto la nonna, di notte… quando gli altri stavano dormendo» rispose lo stregone «mamma è fuggita e non è più tornata indietro, lei e papà sono scappati in Europa qualche giorno dopo»

«Ragazzi…» li aveva chiamati Rebekah che si era affacciata dalla porta a vetri che portava al convitto «nel magazzino delle provviste c’è Mrs Byrne priva di sensi, Oliver è rimasto a controllarla»

«Damon, Elena e Bonnie andate dalle Angel's» ordinò Klaus «Alaric, vai con loro e porta anche Josie ed Hope» l’uomo si girò a guardare Caroline, ma la donna lo fulminò con lo sguardo.

«Ok…» annuì «Bonnie… lì troverete Freya, digli di cominciare a fare l’incantesimo di localizzazione e di sigillare il cottage, non lasciate varchi, se qualcuno deve entrare od uscire ve lo faremo sapere, Elijah e Hayley devono continuare a restare nascosti, qui siamo abbastanza»

«Damien… tu rimarrai con noi» continuò l’Ibrido con un sospiro e lanciando uno sguardo a Damon ed ad Eric che annuirono «Ci serve uno stregone…» spiegò alzando una mano per bloccare Elena che stava per dissentire.

«Mi spiace» mormorò Bonnie non riuscendo a guardare in faccia l’amica, che prontamente la rassicurò. «Andiamo!» ordinò Klaus a tutti gli altri.

«Eric prima di raggiungerci vai a vestirti!» sghignazzò Kol ricevendo un’occhiataccia dal fratello.

 

Caroline e Rebekah stavano risistemando la sala del convitto ancora piena delle sedie che erano servite per lo spettacolo, Kol che teneva Emily tra le braccia, stava aspettando paziente che rimettessero al suo posto uno dei divani, la donna, come Josie, sembrava addormentata.

«Le avranno fatto lo stesso incantesimo» commentò Caroline.

Rebekah sembrava scettica.

 

«L’avete trovata?» chiese Klaus rispondendo al telefono.

«No… ancora no, Hope mi sta aiutando, ci riproveremo dopo che ti ho raccontato quello che ho scoperto…» rispose Freya.

«Vincent mi ha richiamato» continuò la sorella «ha parlato con Ivy, una strega che preferisce fare le carte ai turisti in Chartres Street piuttosto che partecipare alle attività delle congreghe di New Orleans, tra quei due forse c’è del tenero, perché gli ha raccontato un sacco di cose interessanti»

«Freya!» la riprese il fratello.

«Scusa…» si rammaricò la strega «A quanto pare anni fa Jiya, la figlia di Emily e Abigail…»

«La ragazza del raccolto che ho impalato quando avevano rapito Hope appena nata?» le chiese l’Ibrido interrompendola.

«Esatto…» rispose Freya, poi continuò «Erano state selezionate per andare in missione, qualcuno si era presentato dicendo di poterli aiutare a sconfiggere Marcel… 
Ma dopo qualche mese molte delle Anziane cominciarono a sollevare dei dubbi, fino a convincere tutta la Congrega che la strega che era arrivata con tante promesse, era solo una millantatrice… hanno messo la questione ai voti e il risultato è stato che le due ragazze sono state fatte rientrare in città…»

«Ipotizzando che la missione fosse la squadra interforze magica di Aja Indians» la interruppe di nuovo Klaus «questo spiegherebbe il perché i marchi delle nostre congreghe fossero sul pugnale… ma nessuna delle dodici streghe veniva da New Orleans… ma se si fidavano così tanto della figlia di Mrs Byrne, perché dopo che era tornata, l’hanno sacrificata per quel rito?»

«Qui entriamo nel campo dei pettegolezzi» rispose Freya un po' dispiaciuta «per fartela breve… a quanto pare la ragazza era convinta che le Anziane avessero commissionato l’omicidio del suo fidanzato, ma Ivy non ha mai incontrato questo ragazzo e in molti sostengono che non fosse mai esistito e che Jiya era semplicemente impazzita…»

«Chiedi a Cristina il dossier dell’unico stregone che era con la Indians» le ordinò Klaus.

«Rufus Flynn di San Francisco…» lesse Freya qualche secondo dopo «aveva 22 anni…»

«Potremmo aver trovato il tassello che collega Emily a questi pazzi» asserì l’ibrido.

 

Operation Always and Forever
iscritti al gruppo: Klaus, Caroline, Damien, Felicity, Oliver, Rebek…

Damon ha aggiunto Cristina
Damon ha aggiunto Lucy
Damon ha aggiunto Emma
Damon ha aggiunto Donna
Lucy: Non vi fidate di lei! Non ditegli di noi!
Cristina: Diteglielo invece! Così possiamo venire ad aiutarvi.
Kol: Benvenute nel gruppo Angeli
Donna: <3 grazie gioia…
Klaus: tranquilla Lucy!
Klaus: Cristina…voi mi servite lì!
Klaus: Controllate le telecamere e tenete al sicuro tutti
Emma: Agli ordini Capo!


L’Ibrido rimettendosi il cellulare in tasca scosse la testa sconsolato. «Chi ha detto a Damon di aggiungerle?»

«Io…» rispose Damien «L’ho pure fatto diventare amministratore del gruppo e gli ho spiegato come fare» spiegò guardandosi intorno «Ho fatto male?» sussurrò a Felicity.

«No…» replicò Klaus continuando però a scuotere il capo.

«Nik…» gli si avvicinò Rebekah «Se Corey e Demelza sono morti…» gli mormorò «e Josie è ancora addormentata, non sarebbe azzardato ipotizzare che…»

«Lo so…» la interruppe il fratello.

«Quando Kai è morto l’incantesimo che legava Bonnie ed Elena ha continuato a funzionare» sussurrò Caroline senza sollevare lo sguardo da Mrs Byrne che era adagiata sul divano.

«Dovrei dirvi una cosa» annunciò l’Ibrido guardando anche lui la governante «Damien… ho visto tuo zio mentre usava la salvia, sei in grado di…»

«Si è capace» rispose Felicity di getto.

«Ecco come facevate a non farci capire dove vi nascondevate!» esclamò Kol facendo arrossire la ragazza fino alla punta dei capelli.

Klaus ed Oliver in perfetta sincronia si girarono a guardare prima la giovane vampira e poi il giovane stregone, per poi incrociare le braccia entrambi e lanciare uno sguardo assassino a Damien.

Rebekah scoppiò a ridere, anche Caroline nonostante la situazione non riuscì a controllarsi.

«The Blues Brothers» sghignazzò Becca all’indirizzo della sua amica.

L’Ibrido fece un profondo respiro «Kol… controlla Mrs Byrne e fai una chiamata a Freya, te lo dirà lei cosa ha scoperto, noi andiamo in cucina» disse all’indirizzo degli altri.

 

«Rimaniamo nel campo delle ipotesi» asserì Caroline.

«Hai ragione, Love… ma devi ammettere che è verosimile»

«Anche a me risulta difficile pensare che Emily ci abbia preso in giro per tutto questo tempo» commentò Rebekah «E’ sempre stata fantastica con i ragazzi… e con tutti noi, nelle ultime settimane si è impegnata tantissimo per lo spettacolo, ma ci sono troppe cose che non tornano, troppi indizi…» concluse rivolgendosi alla sua amica che con un sospiro aveva cominciato ad annuire.

«E’ stata così gentile con me» mormorò Damien «abbiamo passato così tanto tempo insieme a provare le canzoni… ci sbagliamo!» esclamò convinto «Non è possibile!»

Caroline guardò il ragazzo con un mesto sorriso, poi notò un cambiamento della sua mimica facciale, come se si fosse ricordato di una cosa.

Damien era ad un passo dalle lacrime quando confessò «Qualche giorno fa, dopo che avevo fatto bene un passaggio complicato, Mrs Byrne mi ha detto che era un peccato che non avessi più suonato per tanto tempo, se lo avessi fatto subito dopo l’incidente sarei guarito prima, perchè la musica è magica…e ha aggiunto che se avessi chiesto una chitarra, la caposala avrebbe sicuramente chiuso un occhio e mi avrebbe permesso di suonare….»

Klaus lo guardò di sottecchi.

«Aveva ragione… tutti gli infermieri del reparto erano particolarmente gentili ed indulgenti con me, specialmente Denise, la loro responsabile… solo ora sto riflettendo sul fatto che sembrava conoscere molto bene la mia storia e non avrebbe dovuto…» annuì dispiaciuto il giovane.

«Cristina!» tuonò l’Ibrido al telefono «fai una ricerca approfondita su tutte le persone che lavoravano nel reparto dove era ricoverato Damien, con un’ attenzione particolare sulla caposala»

«Comincia chiedendo a Maze» intervenì Caroline togliendo il telefono di mano a Klaus.

 

«Dove è Josie?» chiese la donna.

Tom sospirò «Non siamo riusciti a prenderle entrambe… Demelza sta monitorando la situazione» mentì «Tu intanto tieni al sicuro Lizzie» si raccomandò «ricorda… devi ridarla a uno tra me, Mrs Byrne o Demelza… a NESSUN altro, siamo intesi?»

April Young annuì «Ma sbrigatevi! Matt tra un paio d’ore torna dal lavoro! E se lui è qui non posso tenerla nascosta a lungo senza che se ne accorga!» spiegò «Sei sicuro che non possono rintracciarla con una delle loro diavolerie?» chiese preoccupata.

Tom scosse la testa «L’incantesimo che l’ha addormentata copre anche le sue tracce…» poi guardò la donna che aveva davanti e decise di essere sincero «ma se si dovesse svegliare, lasciala qui e scappa…» terminò prima di uscire dalla stanza a velocità vampiresca.

 

«Denise Christopher sposata Mason, nata il 18 settembre 1974 a Lynn, Massachusetts» spiegò Cristina al telefono «Suo marito è Connor Mason… ed è il maschio alfa dell’ex branco della famiglia di Eric e Damien»

Klaus si girò a guardare zio e nipote, poi continuò ad ascoltare Cristina.

«Maze mi ha detto che in tutte quelle settimane lei e la caposala non sono mai andate oltre il semplice saluto, era evidente che l’infermiera sapesse esattamente chi fosse lei ed anche chi fosse il giovane paziente… ma non ha mai detto una parola a riguardo.
Ha anche aggiunto che Mrs Mason non è l’unica licantropa che lavora in quel reparto… c’è un giovane specializzando ed altri due infermieri, un uomo ed una donna.
Maze, dopo un’ iniziale diffidenza, ha capito che quelle persone non volevano fare del male a Damien, al contrario avevano un atteggiamento protettivo nei suoi confronti, quindi si è rassicurata e non ci ha pensato più… si scusa per non avercelo detto, non ha più pensato a quella strana coincidenza, ma ora ha capito che non era un particolare di poco conto»

«Va bene…» rispose Klaus prima di riattaccare.

«Il nome della caposala» iniziò a dire l’ibrido «è Denise Christopher…»

«La moglie di Connor?» lo interruppe Eric sbalordito.

Klaus annuì «A quanto pare nonostante la situazione… Damien, sulla sua strada, ha trovato molti più angeli custodi di quelli che credevamo…»

Tutti nella stanza li guardavano in silenzio, aspettando una spiegazione, l’Ibrido fece un cenno ad Eric spingendolo a parlare.

«Denise e Connor, sono la coppia Alfa del nostro branco…» rivelò il licantropo «lo sono diventati dopo il matrimonio di George ed Annabeth» continuò con un sospiro evitando di guardare il nipote «quando tutti i membri hanno votato per destituire mio padre e mia madre»

«La caposala era un licantropo?» domandò sconcertato Damien.

«Non era l’unica…» rispose Klaus «Erano in quattro…»

«In quattro?» ripetè Eric incredulo.

Klaus stava per rispondere quando il suo cellulare squillò di nuovo, corrucciò la fronte non riconoscendo il numero.

«CHI E’?» tuonò minaccioso «Mi scusi…» continuò per poi restare ad ascoltare cosa il suo interlocutore stava dicendo. «aspetti… la metto in vivavoce così possono sentire tutti… si c’è anche lui…» confermò l’Ibrido, poi appoggiò il suo cellulare sul ripiano della cucina.

«Damien…» mormorò una voce di donna rotta dalla commozione.

«Ellie… » sussurrò il ragazzo «Maze…» si corresse poi.

«Si tesoro…»

In sottofondo si sentiva un pianto sommesso.

«C’è anche la Zia?» chiese il giovane stregone con un groppo alla gola.

«Si…» rispose una voce singhiozzante «Ci sono anche io amore…»

«Non vorrei interrompere ma…» si intromise Klaus brusco, ricevendo un occhiataccia da Caroline e da Rebekah che allargarono le braccia indispettite.

«Ha ragione Mr Mikaelson… ci perdoni!» si affrettò a scusarsi Martha Corey tirando rumorosamente su con il naso «Maze… digli quello che abbiamo scoperto… hai ragione mette paura» aggiunse in un sussurro.

«Dovevi sentire come mi ha risposto al telefono!» mormorò di rimando Maze.

«Potevi raccontare tutto a Cristina!» sibilò Martha.

«Lei mi ha dato il numero di Klaus dicendomi che era meglio che lo riferissi direttamente a lui!» replicò sempre a bassissima voce la sua amica.

Oliver sghignazzò divertito.

Klaus era appoggiato al muro con una mano sulla fronte cercando di controllarsi.

«Dopo che Cristina mi ha telefonato per chiedermi notizie sulla caposala» cominciò a parlare Mazikeen «Ho chiamato una persona… ma prima devo fare una premessa Mr Mikaelson…»

L’Ibrido sbuffò innervosito.

«Mia suocera Ann, la nonna di Damien… era una bambina molto curiosa e vivace, poco incline alla rigida educazione che una società come la nostra esige dalla figlia del Reggente della Congrega, un pomeriggio era al parco con la bambinaia ed approfittando di un momento di distrazione della tata si allontanò per seguire due bambine che giocavano tra loro…»

«Perchè mi sta dicendo queste cose Maze?» chiese Klaus irritato.

«Era una piccola premessa, importante!» replicò la donna piccata azzittendo l’Ibrido. 

«Tutto è cominciato proprio quel giorno!» continuò Maze ancora più risentita «Perché una di quelle bambine era Susan… la mamma di George!»

«Ok… vada avanti» chiosò l’Originale guardando Eric.

«L’amicizia tra quelle bambine è durata tutta la vita! Ma era un segreto custodito gelosamente… la figlia del Reggente di Salem e la figlia della coppia Alfa del branco Poldark? Semplicemente inopportuno ed impensabile!» tuonò Maze sempre più stizzita.

«Comprendiamo…» si intromise Caroline «ma spero che anche voi capiate che in questo momento…»

«Mi perdoni direttrice Forbes! Sua figlia è scomparsa ed io… le chiedo scusa… ma è davvero importante che vi racconti le cose dall’inizio…»

«E noi ascolteremo… continui pure» replicò Care mettendo una mano sul braccio di Klaus.

«Mia suocera ci ha confessato tutto» continuò la donna con un tono di voce più calmo «quando ci ha chiesto di aiutarla a dare l’estremo saluto a Susan Digne…»

Eric sgranò gli occhi.

«La notte che la mamma di George è morta, noi ci siamo introdotte nella camera mortuaria dell’ospedale e l’immagine di mia suocera che piangeva disperata abbracciando la sua amica è una cosa che non dimenticherò mai… continuava a ripetere che la colpa era tutta la loro, che se fossero state più coraggiose, se avessero vissuto la loro amicizia alla luce del sole… George ed Annabeth non sarebbero dovuti andare dall’altra parte del mondo… per fortuna che sono entrambe morte prima di scoprire come la situazione era destinata ulteriormente a degenerare…» chiosò con la voce rotta.

«Per fortuna mamma non ha saputo che suo figlio ha fatto uccidere nostra sorella…» sussurrò Martha. 

Damien ascoltava il racconto con attenzione, cingeva Felicity da dietro ed aveva il viso poggiato sulla sua spalla, la ragazza gli accarezzava dolcemente il dorso delle mani.

«Mia madre» continuò Martha «ci ha raccontato che quando eravamo piccoli, lei e Susan ci facevano incontrare e giocare insieme…»

«Mamma e papà si conoscevano sin da bambini?» chiese stupito Damien.

«Si…» rise la zia «I primi bernoccoli ad Annabeth glieli ha causati un bimbetto dispettoso di quattro anni che si divertiva un mondo a farla cadere mentre tentava di fare i primi passi tra i vialetti del Forest River Park… sono state le ultime volte che Susan portava George con sé, non poteva rischiare che raccontasse di quegli incontri alla famiglia… poi nacque Eric, e per un pò Beth ha avuto un nuovo compagno di giochi»

Damien si girò a guardare suo zio che sembrava molto colpito da queste rivelazioni.

«Qualche anno dopo» continuò il racconto Martha «mamma ci ha portato a vedere un saggio musicale… mia sorella non voleva neanche venirci! Invece è rimasta tutto il tempo incantata a guardare un ragazzo che suonava la chitarra… George era mischiato in mezzo ad almeno una ventina di ragazzi, ma lei per tutta la sera aveva guardato solo lui… Beth aveva 13 anni… tuo padre 16»

Damien sorrise e diede un bacio sulla guancia a Felicity.

«Quattro anni dopo, Giles e Beth andarono a prendere nostra madre al centro di volontariato dove si recava tre volte a settimana… anche Susan era iscritta a quella associazione e fuori ad aspettarla c’era George…»

«C’ero anche io…» mormorò Eric «Beth si è avvicinata e gli ha detto “Ma io ti conosco! Ti ho visto suonare! Sei bravissimo“… poi lei gli ha sorriso e George ha smesso di respirare…»

«Eric…» lo salutò dolcemente Martha.

«Quindi Annabeth e George…» cominciò a dire il licantropo

«Si sono conosciuti perchè le loro mamme erano amiche» continuò Maze.

«Mamma alcuni giorni non se lo perdonava» ricordò Martha «ma il più delle volte era felice… sua figlia era amata profondamente, aveva incontrato la sua anima gemella… al contrario di lei che da prima che nascesse era stata promessa in sposa al figlio di Giles Corey Senior, cresciuta per diventare la moglie del futuro Reggente e poi vista la prematura scomparsa di mio padre, la mamma… del Reggente di Salem.»

«Povera nonna…» mormorò Damien.

«O mio Dio» prese un profondo respiro Martha «Ci siamo lasciati trascinare dai ricordi… chiedo scusa Mr Mikaelson»

«Non si preoccupi» rispose Caroline «anzi la ringrazio… avevamo bisogno di fermarci un attimo e ricordarci il perchè siamo in questa situazione…»

«Dopo che Cristina mi ha telefonato per chiedermi notizie sulla caposala» ricominciò Mazikeen «Ho telefonato ad Evelyn Christopher… come dicevo prima le bambine che Ann conobbe in quel pomeriggio erano due, c’era anche Evelyn ed era la figlia del luogotenente del nonno di Eric, quasi una sorella per Susan»

Il licantropo annuì a Klaus «Ed è la mamma di Denise» aggiunse.

«Esatto…» confermò Maze «Mi sono fatta coraggio e l’ho chiamata… è evidente che si sono impegnati per tenere al sicuro Damien, e ho pensato che fosse l’ora di finirla con l’omertà e le dissimulazioni»

«Brave…» commentò Caroline.

«Ma non ero pronta a sentire cosa mi ha svelato» ammise la donna «il giorno del funerale di Ann, Evelyn si aggirava a qualche isolato dalla chiesa, aspettando che la funzione iniziasse per avvicinarsi ed entrare senza attirare troppo l’attenzione… è stata testimone oculare dell’incidente» 

Nella cucina del convitto rimasero tutti impietriti.

Dopo qualche secondo e dopo un bel respiro Maze riprese a parlare «Mi ha detto che il suo primo pensiero è stato che la dinamica dell’incidente era assurda, la macchina aveva sbandato e poi sembrava avesse avuto vita propria andando a sbattere in più direzioni, come se i conducente avesse deliberatamente puntato tutti i muri e le auto parcheggiate, ma la sua attenzione fu attirata subito dalla donna che sedeva sul sedile del passeggero, si agitava ed urlava cercando di sganciare la cintura di sicurezza e nel mentre si voltava a guardare il sedile posteriore, Evelyn ha attraversato di corsa la strada e mentre si avvicinava ha visto il collo della donna fare una strana torsione, è stato in quel momento che ha notato un uomo ad un paio di metri dalla macchina, Archie Lewis…»

Klaus guardò Oliver che annuì «Il padre di Peter…» sussurrò il vampiro.

«Riconoscendolo si è bloccata terrorizzata» stava continuando a raccontare Maze «ed è stata spintonata e superata da altre persone che cercavano di aiutare le vittime, uno di questi è riuscito ad aprire lo sportello, e ha cominciato ad urlare che il conducente era vivo, un altra persona gli aveva intimato di non toccarlo dicendo di aver chiamato il 911, ma era troppo tardi il primo soccorritore aveva sollevato il busto dell’uomo riverso sul volante ed Evelyn ha riconosciuto George… da quel momento ha dei vaghi ricordi, qualcuno ha detto che c’era un ragazzo sul sedile posteriore, un altro scuoteva la testa dicendo che la donna a fianco all’autista era morta…»

Maze aveva coraggiosamente fatto tutto il racconto cercando di mantenere la calma, ma alla fine non riusciva più a parlare.

«Evelyn ci ha raccontato che si è ripresa dallo shock solo quando ha visto il corpo di Damien che veniva estratto dalle lamiere e veniva caricato su un ambulanza» aveva continuato Martha con voce rotta «Avendo realizzato che era ancora vivo ha chiamato sua figlia che era di turno in ospedale»

«Poi ha chiamato Connor, suo genero e gli ha raccontato tutto… » aveva ripreso la parola Maze «neanche un’ora dopo i Poldark erano a presidiare l’interno e l’esterno dell’ospedale e non hanno mai smesso di farlo fino a che Damien non è stato dimesso»

Damien aveva nascosto il suo volto tra i capelli di Felicity per non far vedere le lacrime che scendevano irrefrenabili.

«Beth… era sopravvissuta all’impatto…» mormorò Eric sconvolto.

«E Archie Lewis, l’uomo che l’ha uccisa è a ridosso del cancello della scuola» ringhiò Klaus.

Damien sollevò la testa scioccato, stava per muoversi quando Felicity lo bloccò stringendogli le mani che ancora la cingevano.

«Te lo giuro…» sibilò l’Ibrido guardandolo dritto negli occhi «quell’uomo non lascerà Mystic Falls vivo»

 

Damon sembrava un leone in gabbia, Cristina aveva appena riferito la sua conversazione con Maze e lui non riusciva a stare fermo, Elena era seduta vicino a Lucy ed osservava i monitor in silenzio, visibilmente preoccupata.

«Ha bisogno di noi!» sbraitava l’ex vampiro «il nostro compito è di stargli accanto in un momento come questo!»

«C’è Eric con lui» cercò di farlo calmare Bonnie.

«Ma ci dovrei essere io!» replicò sempre più nervoso l’uomo.

«Almeno tu sai dove è…» sussurrò Alaric che non si era mosso dal divano dove giaceva Josie.

«Scusami Ric…» mormorò Damon


Alaric scosse la testa facendogli un sorriso tirato «tranquillo… scusami tu, è difficile per tutti…»


Hope era seduta su una poltrona, fissava la sua amica addormentata e si era chiusa in un ostinato mutismo, non aveva detto una parola da quando era arrivata al cottage, si era lasciata abbracciare dalla madre e dagli zii, ma non li aveva neanche salutati.

«Tesoro…» cercò di confortarla Hayley «ritroveremo Lizzie… e Josie si sveglierà molto presto»


Numero sconosciuto:-Se vuoi salvare tuo “figlio“ non devi dire a nessuno che ti sto contattando- 

Damon guardava lo schermo del suo cellulare in silenzio

-chi sei?-

Numero sconosciuto: -Tom Avery-

-cosa vuoi?-

Numero sconosciuto: -aiutarti a salvare la vita di Damien, incontriamoci… DA SOLI-

-dove?-

Numero sconosciuto:-al Mystic Grill-

Damon con un sospiro si rimise il telefono in tasca, poi si avvicinò ad Elena abbracciandola.

«Sta piangendo» sospirò la moglie con la voce rotta
.

«Maze e Martha gli staranno raccontando quello che hanno saputo…» rispose il marito. 

«Vado a vedere se Freya ha novità sulla localizzazione di Lizzie» la informò dandole un bacio.

Elijah era in piedi accanto al tavolinetto dove la sorella aveva disposto la mappa della zona e le candele, tutte e due si girarono a guardare Damon che entrava nella stanza.


«Damien ha avuto un crollo nervoso, quando ha saputo come è avvenuto l’incidente» gli mormorò l’ex vampiro avvicinandosi .

«Klaus mi ha chiesto di andare da lui… tutti voi siete entrati dalla finestra della stanza di Lucy vero? Non voglio farmi vedere dagli altri… specialmente da Elena che è preoccupatissima»

Freya annuendo gli fece strada verso l’ultima camera in fondo al corridoio, poi gli aprì il varco per farlo uscire.

«Grazie…» sussurrò Damon mentre scavalcava per uscire.

 

«Sia Freya che Cristina mi hanno riferito le novità» lo informò Kol guardando Klaus che si stava avvicinando «Cosa stiamo aspettando?» chiese fissandolo.

«Senza certezze sulla incolumità di Lizzie, non possiamo fare niente» rispose l’Ibrido.

«Nik! Siamo tutti qui… chiama Elijah ed Hayley! Se li attacchiamo tutte e cinque simultaneamente non avranno neanche il tempo di capire cosa sta succedendo! Poi la troveremo la scimmietta!»

L’Ibrido scosse la testa.

«Ma cosa ti è preso!» si innervosì Kol «fino a qualche mese fa saresti uscito da solo e avresti fatto una carneficina!»

«UNA DELLE MIE BAMBINE E STATA RAPITA E LE ALTRE DUE SONO ASSEDIATE IN QUESTO EDIFICIO!» urlò l’Ibrido fuori di sé «nessuno farà niente, nessuno deve prendere iniziative fino a che non capirò come salvarci tutti!» poi si avvicinò minaccioso al fratello «SONO STATO CHIARO?»
Kol annuì.

 

«Ancora niente tesoro…» Freya sorrise alla nipote che si era affacciata alla porta «vogliamo ritentare insieme?»

Hope entrò nelle stanza e si guardò intorno «dove è Damon?» chiese.

«E’ andato a vedere come stava Damien, lo ha chiamato tuo padre« rispose Elijah.

«No… non è vero… non è nel convitto» fece la bambina.

Elijah e Freya si guardarono, poi uscirono di corsa dalla stanza.

Nei monitor arrivavano le immagini di Klaus che stava discutendo con Kol, tutti gli altri li guardavano senza intervenire… ma Damon non era con loro.









 

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Capitolo 41
*** Quarantesimo capitolo ***








Nei boschi a neanche un chilometro dal muro di cinta della “Salvatore Boarding School for the Young & Gifted“ c’erano una trentina di persone, il gruppo più numeroso veniva da Salem ed era tutto attorno a Archie Lewis. 

C’erano anche capannelli di due o tre persone che sembravano stessero aspettando ordini e due donne erano sedute nella posizione del loto a fare meditazione: la sacerdotessa della più importante organizzazione Wiccan negli Stati Uniti e una ragazza che faceva parte della comunità che guidava, ma non una strega come ci si sarebbe aspettati, la giovane adepta era un licantropo.

A pochi metri da loro, il figlio del reggente della Congrega di Baltimora era appoggiato ad uno dei tronchi e parlava con le due persone che lo avevano scortato fino a Mystic Falls… una strega ed un vampiro.
Uno degli uomini di Salem li fissava scuotendo la testa disgustato «Dovevamo essere più chiari! E’ inammissibile!»
«Hai ragione» rispose Lewis «ma ormai non possiamo farci niente, sbrighiamoci a chiudere questa storia e torniamo a casa!».

Un ragazzo che era in piedi accanto all’uomo che aveva parlato per primo sbuffò «Non vi è mai venuto in mente che quella è la strada?» chiese infastidito «convivenza… mutua assistenza!»

«Tieni a bada tuo figlio» mormorò Archie Lewis irritato «non mi piace come ragiona!»

«E’ stato il signor Corey a volere che lo portassi» si giustificò lo stregone più anziano «E’ stato per un periodo a New Orleans e potrebbe capire se i Mikaelson hanno chiamato qualcuno per farsi aiutare!»
«Questi sono i rischi che si corrono a mandare i figli da gente come Vincent Griffith» replicò Lewis «il Quartiere Francese guidato da uno stregone che pretende di vivere in pace nella città dei Vampiri Originali! Che li aiuta nelle loro nefandezze…»

Lo stregone più giovane stava per controbattere, ma vedendo lo sguardo del padre si limitò ad allontanarsi senza dire una parola.

 

Freya guardava Elijah frastornata «Dove è andato?» sussurrò impercettibilmente.

Il fratello scuoteva la testa furente.
«Dov’è Damon!» richiese Hope.

Elena si girò a guardare la bambina, poi notando i due Originali li fissò interrogativa.
«Dieci minuti fa Damon ci ha detto che Klaus lo aveva chiamato nel convitto» rispose Elijah «Freya gli ha aperto un varco per farlo uscire…»

Tutti i presenti nel cottage delle vigilanti si girarono a guardare i monitor.
Bonnie si accasciò su una sedia prendendosi il volto tra le mani, Elena attonita continuò a fissare gli schermi davanti a lei.

Mentre nel cottage si realizzava cosa era appena accaduto e le reazioni di tutti si sovrapponevano creando una babilonia di urla, imprecazioni e disperazione, Elijah sotto lo sguardo di Freya stava scendendo nei sotterranei per andare ad avvertire Klaus.

 

«Non resisto più! In quella scuola c’è l’assassina di mia sorella!»
«lo so Aliyu» le rispose Russell Burley «e nessuno può capirti meglio di me! Caroline Forbes e tutti quelli che mi hanno rovinato la vita… ma il piano è attendere il via libera di Demelza»
Aliyu Indians sospirò contrariata.

«Lo devo ad Arlene, lo devo a Joshua Parker, che ha permesso che io la potessi prendere in moglie anche se non ero uno stregone Gemini» spiegò l’uomo «Joshua era una brava persona e un leader capace… ha messo i feti delle sue nipoti nel ventre di una vampira pur di dare una possibilità alla sua congrega di risorgere! Ed io intendo fare di tutto per farlo accadere!»

La strega continuava a guardarlo irritata.

«Se sappiamo cosa è accaduto ad Aja e a Holly, lo dobbiamo a Demelza» cercò di farla ragionare lo stregone.
La donna lo fissava sempre più infastidita.

«Aliyu…» disse l’uomo prendendole il viso tra le mani «in quell’edificio ci sono le persone che hanno liberato Kai dal mondoprigione! Se non lo avessero fatto, Arlene sarebbe ancora viva! Mia figlia avrebbe ancora una madre! Appena avremo le gemelle… avremmo anche la nostra vendetta! Te lo garantisco!»

 

«COSA?» sbraitò Klaus «Che preghi che lo ammazzino prima che abbia la possibilità di tornare… altrimenti lo uccido IO!»

«Deve essere impazzito!» fece Oliver.

«Dove sarà andato…» mormorò Caroline ad un passo dalle lacrime.

«Sarà anche tornato umano, ma è sempre Damon Salvatore!» esclamò Kol
«Impulsivo… avventato… incosciente! Un folle!» commentò Rebekah innervosita.

Kol si girò a guardare Klaus «Lui prende di petto la situazione ed agisce! Non è fatto per aspettare in un angolo» replicò puntandogli un dito contro.

L’Ibrido guardava il fratello minore con uno sguardo omicida.
«Finitela! Tutti e due!» tuonò Elijah.

«FINITELA TUTTI!» intervenne Jeremy. «Damon non è un folle! Avrà avuto le sue ragioni per tentare una mossa così azzardata!

«Devo andare da Elena…» mormorò Damien «Vi prego… fatemi andare da Elena…»
Caroline guardò Klaus che annuì.
«Continuiamo ad aspettare?» chiese Kol allargando le braccia
«Ora dobbiamo farlo più di prima» rispose l’Ibrido stranamente calmo «Folle o no, Damon ha pianificato qualcosa… e noi dobbiamo dargli il tempo di terminare quel che ha iniziato»

«Emily?» chiese Caroline
«La lasciamo dove è, Love… la controlliamo dalle telecamere, non possiamo portarla con noi…»

 

Numero Sconosciuto: -vieni sul retro del locale-

-dove hai ucciso Felicity? Rassicurante…-

Numero Sconosciuto: -non hai nulla da temere-

Numero Sconosciuto: -voglio aiutarti-

 

«Sono solo… come hai chiesto»
«Lo so… ti ho pedinato fino a qui per accertarmene»

«Dove è Lizzie?»
«Al sicuro… Demelza?»

Damon per un attimo restò in silenzio
«Lo so che è morta… » sospirò Tom.

«L’abbiamo portata nei nostri sotterranei»
«Bene… tra non molto comincerà ad albeggiare non vorrei che qualcuno riuscisse a vedere il suo corpo, non devono sapere che lei e Corey sono morti»

«Chi non lo deve sapere?»
«Un sacco di gente… avete tantissimi nemici.»
«Cosa è successo a Corey?»
«L’ho ucciso io…»
«Perché?»

«Stava per uccidere Damien»

Damon guardò il vampiro «Cosa vuoi?»
«Aiutarvi»
«Nient’altro?»

«Anche andarmene da Mystic Falls sulle mie gambe non sarebbe male…» sorrise Tom «… voglio che Caroline resti viva» aggiunse serio.»
«Perché hai contattato me?»
«Perché Klaus Mikaelson ha giurato di uccidermi… perché ho provocato la trasformazione di Felicity e rapito Oliver, quindi anche Rebekah vorrebbe uccidermi… »
«Hai ammazzato Abby Bennett, tutti noi vogliamo farti fuori…»

«Non ho avuto scelta, ho eseguito un ordine, ma vi ho lasciato una traccia»
«Che intendi dire?»
«Dovevo recuperare il pugnale di Aja Indians e distruggerlo… ma l’ho dimenticato sulla scena del delitto»

Damon era rimasto in silenzio.

«Mi hanno ordinato» spiegò Tom «di fare in modo che fosse evidente che ad uccidere Abby fosse stato un vampiro… ho pensato che sarebbe stato più corretto mettervi sulla strada giusta»

Damon continuava a guardarlo senza proferire parola.
«Abby era ritenuta solo una delle responsabili per l’omicidio di Aja e dei suoi seguaci» continuò allora Tom «le prossime sono Caroline e Bonnie…»

Damon annuì «Come intendi aiutarci?»

«Lo sto già facendo» rispose Tom facendogli vedere un cellulare «Ci sono trentadue persone vicino al muro di cinta della scuola, pronte ad attaccarvi… non lo fanno perché Giles Corey gli sta dicendo che ancora non sono riusciti a trovare un varco per uscire con le gemelle… e per nostra fortuna sono guidati da un idiota!

Archie Lewis si è bevuto una storiella sui tempi che si sono allungati troppo e che Demelza ha dovuto depotenziare il suo incantesimo, non ci potete vedere ma potreste sentirci… quindi meglio comunicare tra di noi e con loro in maniera epistolare.»

Damon non riuscì a trattenere un sorriso.

«Inutile spiegarti da chi ho preso l’idea» sghignazzò anche Tom «ma in tutta onestà non credevo che ci sarebbero cascati!»

«Voglio vedere Lizzie»
«E’ al sicuro, lo sono entrambe… ci sta pensando Emily»
«Come?»
«Una chambre de chasse, è il modo con il quale Freya ha tenuto al sicuro i suoi fratelli mentre Hayley cercava l’antidoto per guarirli. L’ha creata Emily, che è ancora con loro anche se avrebbe potuto sparire, era evidente che l’avevate scoperta… invece ha preferito rimanere dove in qualsiasi momento può riportare indietro le bambine»

«Perché anche Emily ci sta aiutando?»
«Perché non è stata reclutata da Corey o dalla Indians… ma da me…»

Damon era confuso «Non riesco a capire… da che parte stai?»
«Da quella di Demelza… era solo con lei che avevo un debito di riconoscenza, solo a lei dovevo la mia lealtà… ma ora è morta, quindi sono libero di agire secondo le mie priorità… e la mia priorità è salvare Caroline e riscattarmi parzialmente con Felicity salvandole il fidanzato…»

«Qual è la prossima mossa?» chiese Damon iniziando a camminare.
Tom gli si affiancò «Non ti nascondo che ho accarezzato l’idea di prendere tempo e far accadere le cose naturalmente…»

Damon lo guardò interrogativo.

«Se facciamo durare un altro pò il picnic tra i boschi quei trentadue si ammazzeranno tra loro! La Sacerdotessa Wiccan si è presentata con una licantropa e da Baltimora si sono portati un vampiro! Hai bisogno che ti dica come l’hanno presa quelli di Salem?»

Damon iniziò a ridere senza freni, seguito da Tom.

 

Damien era abbracciato ad Elena «Perché lo ha fatto? Diceva di volermi stare accanto quando tutto sarà finito… per aiutarmi nei piccoli, banali e noiosi problemi quotidiani»
«Tornerà… è sempre tornato…» mormorò la donna.

Nel cottage delle vigilanti era sceso il silenzio.

Eric teneva Bonnie stretta a sé, la strega era inconsolabile…

Caroline era seduta sul divano con Josie addormentata tra le braccia.

Klaus era in piedi alle spalle di Lucy a guardare Mrs Byrne immobile sul divano, non staccava gli occhi da quel monitor per non incrociare lo sguardo di nessuno. Loro aspettavano che lui trovasse una soluzione… ma l’Ibrido, in vita sua, non si era mai sentito così impotente.

 

 

Operation Always and Forever
iscritti al gruppo: Klaus, Caroline, Damien, Felicity, Oliver, Rebek…

Damon: Mi serve Klaus… e solo lui
Damon: tra dieci minuti nello studio di Caroline
Oliver: Dove sei?
Damon: accendete l’interfono
Jeremy: Stai bene?
Damon: Sto bene… dai un bacio a tua sorella da parte mia
Cristina: Io ti ammazzo!
Damon: Ti voglio bene anche io

 

 

Klaus si era diretto verso il seminterrato senza dire nulla, Freya alzò una mano per creargli un varco, dopo qualche secondo era seduto dietro la scrivania dell’ufficio della direttrice e aveva acceso l’interfono.

Dai monitor arrivarono le immagini di Damon e Tom che stavano entrando dall’ingresso posteriore del convitto.

Sotto lo sguardo sbigottito di chi era nel cottage, il vampiro si fermò a controllare Emily per poi seguire Damon attraverso la porta a vetri.

Klaus li fissò per qualche secondo in silenzio «Lui?» chiese rivolto a Damon.
«Vuole aiutarci» rispose l’umano.

«Perché?»
«Perché anche se lei ama te… questo non significa che io non possa amare lei» rispose il vampiro sostenendo il suo sguardo.

Caroline sospirò guardando a terra.

«Dove è Lizzie?» chiese l’Originale.

«In una chambre de chasse, insieme a Josie… l’ha creata Emily, sono al sicuro…»

Freya tirò un sospiro di sollievo, per poi affrettarsi a spiegare a Caroline e a Ric di cosa si trattasse.

«Dov’ è il suo corpo?» chiese l’Ibrido.

«In un posto sicuro»

«DOV’ E’ IL SUO CORPO!» ripetè Klaus.

«A casa di Matt Donovan, ma April ha l’ordine di non consegnarlo a nessuno… consiglierei di lasciarla dove è…»

«Elijah vai a prenderla… TU RIMANI CON JOSIE, Love!» ordinò l’Ibrido continuando a fissare Tom.

Caroline che si era alzata si rimise seduta.

«Dove sono tutti?» domandò il vampiro

Klaus scosse la testa «non ti riguarda… il loro piano, lo voglio sapere per filo e per segno…»

 

«Tu sei una pazza!» Matt era fuori di sé.

«Raderanno al suolo quella scuola! »

« Ci libereremo per sempre di loro!» replicò April con un sorriso «era quello che volevamo!»

«Non così…» sussurrò lo sceriffo «Non di tutti…» aggiunse disorientato.

«SI TUTTI!» urlò April «devono andarsene TUTTI! Solo così salveremo Mystic Falls»

«Ma Caroline… Bonnie… sono mie amiche…»

«Devi deciderti a troncare in maniera definitiva con loro! E’ l’unica soluzione!»

«Dove è Josie?»

«Mi hanno portato solo Lizzie» fece la donna con un’ alzata di spalle «Se siamo fortunati quell’altra non si salva… così Demelza non può far risorgere i Gemini»

«SE SIAMO FORTUNATI?» sbottò Matt «Quelle bambine io le ho viste nascere! Le ho viste crescere! Le ho tenute in braccio! Devo avvertire Caroline… sarà disperata!»

«Tu non farai niente del genere!» lo fermò April.

«Fammi entrare Donovan…»
L’uomo e la donna si girarono a guardare Elijah che era sulla loro porta

«Entra pure» sussurrò Matt «mi dispiace… io non ne sapevo niente…»

«Datemi Lizzie» ordinò l’Originale.

Lo sceriffo andò in una stanza per poi uscirne con la bambina in braccio.

«Sparite» disse Elijah «mio fratello potrebbe non perdonartela questa Donovan» aggiunse sistemandosi la gemellina tra le braccia «quando le acque si saranno calmate, magari Caroline ti contatterà… il mio è solo un consiglio»

Klaus aveva voluto che Tom gli raccontasse ogni particolare di quello che avevano pianificato lui e Demelza, soprattutto quello che era successo dopo che il loro piano iniziale era fallito. Il vampiro stava ancora parlando quando Freya si era alzata per far entrare Elijah e Lizzie.

Caroline prese sua figlia dalle braccia dell’Originale e si lasciò andare ad un pianto liberatorio.

«Grazie…» sussurrò.

« Always and Forever, Caroline…» rispose l’uomo prima di fare cenno alla sorella di aprirgli un varco per andare da Klaus.

L’Ibrido vide entrare il fratello che gli fece un cenno affermativo.

«Matt?» chiese Damon.

«Gli ho solo consigliato di lasciare la città» rispose Elijah.

«Lui non sapeva niente, io e Demelza avevamo parlato solo con April» intervenne Tom.

Nel Cottage Ric e Jeremy si lanciarono uno sguardo sollevato.

«Papà deve ucciderla!» sibilò Hope.

«Deve solo starci lontano…» mormorò Felicity che era seduta davanti al divano e continuava ad accarezzare il volto di Lizzie.

 

«Chiedete a chi è di ronda nei boschi di filmare le persone che sono accampate» disse Klaus «isolate tutti i volti dai video e stampate delle foto»

«Si può sapere con chi parla?» esclamò Tom divertito.

«Con la nostra “chambre de chasse“» sghignazzò Damon «Solo che la nostra è terrena»

Klaus lo fulminò con lo sguardo «Continua…» ringhiò alla volta del vampiro.

Dieci minuti dopo Caroline entrò nel suo ufficio.

«Ciao…» la salutò Tom.

«Grazie per l’aiuto…» ribatté Care senza alzare lo sguardo.

La donna diede un’ ultima sistemata alle foto che aveva disposto sul ripiano e con un sospiro si avvicinò a Damon «Questo è da parte di Bonnie!» esclamò dandogli una sberla in pieno viso, poi lo abbracciò forte «e questo è da parte mia… grazie…»

«Eviterei il messaggio da parte di Elena…» non riuscì a trattenersi dal dire Klaus alzandosi e spostando la sedia per far accomodare Caroline al suo posto «Nomi, provenienza» disse poi rivolto a Tom «Voglio sapere tutto quel che sai… e voi cercate qualsiasi altra informazione su di loro» aggiunse guardando un punto nel muro.

 

«Ormai è quasi giorno» sbruffò uno degli uomini di Salem.

«Noi non siamo creature della notte! Per noi non fa differenza» gli rispose annoiato un altro.

«Ma potremmo attirare l’attenzione» disse Archie Lewis «siamo troppi e troppo esposti» continuò rivolto a Russell Burley.

«Ma chi ci può vedere qui?» domandò piccata Aliyu Indians.

«Escursionisti, guardia caccia… qualche curioso che chiama le forse dell’ordine?» ribatté Lewis infastidito «dividiamoci e posizioniamoci come da piano B» ordinò 

«Era una possibilità remota» spiegò poi a Burley ignorando completamente Aliyu «ma non si poteva del tutto escludere che i tempi si potessero allungare. Abbiamo previsto una dislocazione alternativa, tra l’altro più efficace a mio personale parere, ma si era preferito mantenere un basso profilo ed evitare danni collaterali, che assurdità! » inveì alzando gli occhi al cielo «quando si è in guerra non si bada a certe cose!»

«Non siamo a conoscenza di nessun piano B!» replicò Russell Burley.

«Non è un piano B! Ci dobbiamo solo dividere e aspettare in un posto meno visibile!» abbaiò il braccio destro di Corey «e pensavo che fosse chiaro a tutti che al comando ci siamo noi! E decidiamo noi!… E TU CHE HAI DA GUARDARE?» tuonò in direzione della Sacerdotessa Wiccan «pensa a tenere a cuccia quella cagna!»

«Noi stiamo dove stai tu» sibilò Aliyu Indians.

«Sarà un piacere stare ancora in vostra compagnia!» ribatté sarcastico Lewis.

 

«Si stanno sparpagliando, in piccoli gruppi» annunciò Caroline attaccando la cornetta del telefono.

Klaus guardò Tom, che scosse la testa un attimo prima che il suo cellulare emettesse un bip

«Ci stiamo riposizionando come da piano B» lesse «Non ho la minima idea di cosa stiano parlando» spiegò poi.

«Come è possibile» chiese l’ibrido tra i denti.

«Non sarebbe dovuto durare così a lungo!» rispose il vampiro «Vi ho già detto quale fosse il piano! Una volta messe in salvo le gemelle, vi avremmo attaccati ben prima dell’alba! 
Tutti i rappresentanti delle congreghe invitati al party di vendetta, si sarebbero presi per mano e avrebbero lanciato il super, mega incantesimo che hanno studiato per l’occasione e una volta segregati tutti nella scuola, quelli di Baltimora avrebbero appiccato l’incendio, con il fuoco magico… molto più potente e distruttivo.»

«E poi come sarebbero sfuggiti agli Originali? Non lo sanno che siamo immortali?» chiese Klaus non riuscendo più a nascondere l’indignazione per un piano tanto folle e semplicistico.

«Ce l’hai fatta a chiedermelo» sogghignò Tom, rimediando uno sguardo omicida dall’Originale.

«E qui inizia il mio di piano» cominciò a spiegare con calma il vampiro «un piano che non conosce nessuno, neanche Demelza ed Emily.

Io non avevo la minima intenzione di andare con loro nella chambre de chasse, e restarci al sicuro, fino al momento che le bambine fossero in grado di assumere il ruolo di Leader dei Gemini.

Io sarei morto qui, a Mystic Falls» continuò fissando Klaus negli occhi «per mano loro tentando di salvare Caroline o per mano tua se non ci fossi riuscito»

«Ti avrei ammazzato in ogni caso» sentenziò l’Ibrido.

«Ed io non sarei sfuggito al mio destino, evitandoti il fastidio di rincorrermi in giro per il mondo, consapevole, come mi hai promesso una volta, che non ci sarebbe stato posto dove avrei potuto nascondermi»

Klaus annuì.

«Poi ci ho riflettuto e mi son detto: perché non fargli un’altra cortesia ed evitargli di andare a rincorrere anche tutti questi qui?» continuò indicando le foto sparse sulla scrivania «Come posso far credere a quegli idioti che sono in grado di ammazzare anche gli Originali? Tutti quanti?»

Tom sorrise serrando le labbra in un ghigno.

«Voi lo sapete che non sono solo identico a Stefan, per aspetto… voce… ma che abbiamo anche la stessa calligrafia? E che il mio doppelganger aveva una scorta di diari nuovi nuovi?
Mi sono dato alla scrittura, ho riscritto tutta la storia che riguardava il ponte di Wickery.
Nella mia versione c’erano due insegne, una per senso di marcia!»

«Mi sembra giusto!» si intromise Damon sghignazzando.

«Una l’avete usata subito, l’altra l’avevate nascosta nei sotterranei di questa villa.
Non potete immaginare la gioia di Corey quando subito dopo avergli fatto leggere le fotocopie del diario di Stefan, gli ho mostrato anche dodici paletti di quercia bianca perfettamente intagliati! L’ho ammazzato solo per non correre il rischio che si accorgesse che gli ho rubato dodici ciocchi dalla sua legnaia.»

Nel cottage delle vigilanti scoppiarono tutti a ridere.

Nell’ufficio di Caroline, a parte Damon, restarono tutti seri a fissare il vampiro.

«Sono eccitatissimi» continuò Tom «non solo si potranno vendicare, non solo potranno ripulire l’albero genealogico della congrega di Salem… ma potranno anche uccidere la famiglia Originale! Contano di darvi il colpo di grazia quando siete ancora mezzi abbrustoliti per il barbecue, a quanto pare quel fuoco sacro, riuscirebbe a debilitare un po’ anche voi.
Io pensavo che per avergli procurato un’ arma del genere, mi avrebbero idolatrato ed accettato nella loro cerchia! 
Invece ho sentito che contano di usare uno di quei paletti anche su di me, quando la missione sarà giunta al termine, ovviamente! 
Beh è comunque un onore che usino la quercia bianca anche su di me! Trattato come un Originale! C’è di che commuoversi!»

Questa volta anche sul volto dell’imperturbabile Elijah Mikaelson si fece spazio l’ombra quasi impercettibile di un sorriso.

Ian e Jamie hanno seguito due gruppi che si sono spostati verso sud/ovest» rendicontò Kate al telefono con Cristina «Rick invece si è fermato a qualche centinaio di metri da qui nella stessa direzione, dove si sono sistemate la Sacerdotessa Wiccan con la sua licantropa, due stregoni di San Francisco e uno di Salem, praticamente si stanno appostando lungo tutto il muro di cinta, a breve distanza gli uni dagli altri, io sono rimasta qui con il Reggente di Baltimora, i suoi due accompagnatori e un paio di uomini di Salem.
Gli stregoni di Corey si sono accodati ad ogni singola combriccola» spiegò la vampira «ha ragione Tom, non c’è molta armonia tra di loro! Burley, Indians, Lewis e tre dei suoi uomini si sono diretti verso est, verso il cancello… verso di voi»

«A loro ci pensiamo noi» rispose Cristina.

 

«Maledizione!» sibilò a denti stretti Lewis.

«Le persone anziane non dormono molto» fece con un’alzata di spalle uno dei suoi uomini.

«Ma vi sembra normale che facciano giardinaggio a quest’ora? O che si mettano al leggere sul portico?» mormorò sempre più infastidito Archie Lewis accendendo un mazzetto di salvia.

«Anziano ci sarai tu» mormorò Donna sollevando appena lo sguardo dal libro che stava leggendo.

«Non li sento più, si devono essere allontanati» sussurrò Lucy mentre toglieva un filo d’erba da uno dei vasi.

«Rimanete in posizione» le redarguì Rebekah da dietro la tenda leggermente scostata del soggiorno.

 

 

Russell Burley, aspettò che Lewis soffiasse sulla fiamma «Che avete intenzione di fare?» chiese.

«Quel cottage è in una posizione strategica, avevo consigliato a Corey di farci il nostro quartier generale, ci abitano quattro donne… e lui non se l’era sentita di farle fuori» aggiunse sbuffando.

«Volete uccidere quattro persone?» chiese sgranando gli occhi Burley.

«Sono quattro zitelle, sole al mondo! Ci vorranno settimane prima che qualcuno si accorga della loro dipartita!» replicò il braccio destro di Corey.

Russell era inorridito, ma rimase letteralmente a bocca aperta notando l’espressione tranquilla della donna al suo fianco, Aliyu aveva ascoltato senza battere ciglio.

«Andate a controllare dove sono le altre due» ordinò Lewis facendo segno ai suoi uomini di accendere altra salvia.

«Quattro donne innocenti!» sussurrò a denti stretti Burley strattonando in maniera decisa il braccio della Indians.

«Quando sei nel giusto, quando persegui un disegno superiore, i danni collaterali hanno poca rilevanza» rispose la donna «me lo diceva sempre mia sorella».

Lo stregone lasciò la presa raggelato.

 

Felicity sistemò una ciocca di capelli dietro l’orecchio di Josie, la bambina era distesa al fianco della sorella sul letto di Cristina, nella stanza più vicina al soggiorno, Damien con cura le stava coprendo con una coperta.

«Vieni qui» sussurrò a Felicity distendendo le braccia per accoglierla, la ragazza si avvicinò lasciandosi stringere forte.

Il giovane stregone la allontanò un poco per cercare il suo viso e le sue labbra.

«No!» fece la vampira allontanandosi «Non è il momento! Dobbiamo stare attenti a loro due»

«Ma siamo qui con loro…» le sussurrò il ragazzo cercando di riacciuffarla.

«Vigili e concentrati!» lo ammonì Felicity accompagnando le parole muovendo un dito davanti alla faccia di Damien «Che già stasera abbiamo fatto danni…» aggiunse con la voce rotta.

«Hai sentito Tom? Emily aveva pronto un incantesimo per renderti inoffensiva» le ricordò il ragazzo.

«Non è detto che ci sarebbero riusciti!» replicò piccata la giovane vampira.

 

«C’è qualcosa che non quadra!» disse uno degli uomini di Salem, arrivando trafelato.

«Sono tutti dentro quel cottage!» aggiunse un altro.

«Tutti chi?» chiese Lewis.

«Tutti!» rispose il terzo uomo «Il Bastardo e la sua vampiretta, le gemelle, gli Originali… la Bennet TUTTI!»

«Non ho visto l’ibrido e la direttrice Forbes» chiarì il primo che aveva parlato.

«Le gemelle sono con loro?» quasi urlò Archie Lewis.

Al triplice assenso dei suoi uomini, guardò il suo cellulare «Ma allora con chi cazzo stiamo parlando da ore?»

 

«Kate… i miei si stanno muovendo»

«Anche i miei» replicò la vampira, poi un lungo silenzio «Rick?» lo chiamò prima che la chiamata si interrompesse.

Lo richiamò, ma non rispose nessuno.

Stava per far partire un altra chiamata, quando tutto si fece nero.

 

«Aspettiamo gli altri?» chiese il figlio del Reggente di Baltimora.

«Non serve» replicò Lewis «il cottage è sigillato, si sono intrappolati da soli.
Date fuoco a quell’edificio!»

 

L’attacco arrivò dal retro del cottage, delle lunghe fiamme rosse e blu avvolsero rapidamente le stanze da letto che davano su quel lato del parco.

«LUCY! DONNAAAA! VIA DA LI! SUBITOOOOO»

«FREYAAAA! IL VARCO!» 

«TIENITI FORTE A ME!»

«REEEEBBBBBEKAHHHHHHHH»

«DATELE A NOI!»

«FAI USCIRE DAMIEN!»

«DOVE E’ RIC????»

«REEEEBBBBBEKAHHHHHHHH»

«ELENA! NIK PRENDI ELENAAAA»

«HAYLEYYYYYY»

«DAI ERIC!»

«ELAJAH! PENSA A BONNIE!»

«VELOCI!»

«FORZA JEREMY MUOVITI»

«FUORI FUORI FUORI!»

 

Ci fu un boato enorme, Caroline si girò verso la finestra e il Cottage era già avvolto nelle fiamme.

«MIO DIOOOOO» si precipitò a rompere il vetro, ma il corpo centrale era ancora sigillato.

«FATEMI USCIRE… FATEMI USCIRE… FATEMI USCIREEEEEE» Damon raggelato a guardare oltre la finestra, la teneva tra le braccia mentre le urla strazianti di Caroline riempivano tutta la stanza.

Poi l’ex vampiro lasciò il posto ad un altro uomo.

«Calma, Love… stai calma, Caroline… guarda amore mio… guarda…» le sussurrava all’orecchio cercando di farla girare verso la porta

Cristina aveva in braccio Josie.

Emma, aveva in braccio Lizzie.

Dietro di loro c’era Oliver che aveva ancora Hope aggrappata al collo.

Caroline si buttò addosso alle due vigilanti, baciando loro e le sue bambine.

«Grazie, Mate» sussurrò Klaus prendendo in braccio sua figlia.

L’Ibrido con lo sguardo passò in rassegna tutti i presenti, ma li aveva già contati quando si era precipitato nel tunnel che collegava i due edifici, con un sorriso vide salire dalle scale Freya e Rebekah seguite da Lucy e Donna.

«Le ho fatte rientrare dalla dependance dei vigilanti» spiegò la strega.

«Siete troppo disordinati ragazzi!» esclamò Lucy all’indirizzo di Eric.

«Mi toccherà tagliarmi i capelli! Si sono bruciacchiati!» si esaminò una chiocca Donna.

Erano tutti li, un pò anneriti… gli umani anche un pò ustionati, ma erano tutti in salvo.

 

Damon stringeva a sé Elena e Damien, il ragazzo aveva una lieve scottatura al braccio destro, erano stati lui e Felicity a mettere in salvo le gemelle, poi le avevano lasciate alle due vigilanti e la ragazza, a velocità vampiresca, aveva portato fuori il giovane stregone.

Elena invece era ridotta peggio, era caduta dalle scale prima che Klaus la portasse in salvo, oltre a bruciature ed ammaccature varie, aveva di sicuro una commozione cerebrale.

«Non sarebbe più sicuro darle un po’ di sangue?» chiese timidamente Damien.

«No tesoro, a me non fa effetto… dopo aver preso la cura il sangue non funziona più, ma non preoccuparti! Sto bene» lo rassicurò la donna «forse vorrei stare un po’ sdraiata»

«Mettiamola sul divano allora» suggerì premuroso il ragazzo.

Damon sollevò la moglie e se la sistemò tra le braccia.

«Ce la fai ancora?» domandò Elena.

«Sei leggera come una piuma amore mio» replicò l’uomo.

«Non sai le volte che mi ha preso così per tirarmi fuori da qualche disastro» raccontò l’ex vampira facendo un occhiolino a Damien che li affiancava sorridendo.

«Ti mettevi sempre nei guai» scosse la testa il marito.

«La maggior parte delle volte era colpa tua!» intervenne lapidaria Bonnie.

 

Klaus, dalla finestra dell’ufficio di Caroline, guardava gli stregoni che si stavano radunando davanti ai resti carbonizzati del cottage.

«Sono arrivati tutti?» chiese Elijah.

L’Ibrido scosse la testa «Sono in 30, ne mancano due, ma non ha importanza»

L’uomo che si girò a guardare i propri fratelli, era Niklaus Mikaelson, l’Ibrido Originale, il Vampiro che per secoli aveva ucciso e fatto tabula rasa ovunque passasse.

«Perché ora tocca a noi» sentenziò con una voce di ghiaccio.

«FREYA FACCI USCIRE» ordinò prima di incamminarsi seguito dai suoi fratelli e da Hayley.






 

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Capitolo 42
*** quarantunesimo capitolo ***










Caroline avvicinò la poltrona, dove aveva appena disteso Lizzie, a quella dove Alaric aveva adagiato Josie.

Le due testoline, che erano appoggiate sui braccioli, si toccavano, mentre i piedini penzolavano ai lati opposti.

La vampira si mise seduta per terra, la schiena appoggiata e le gambe piegate, chiuse gli occhi e si rilassò, ora anche la sua testa toccava quelle delle figlie.

Tutti potevano sentire le urla e i rumori della battaglia… ma lei avvertiva ogni corpo che veniva scaraventato a terra, ogni collo che veniva spezzato… ogni carne che veniva lacerata.

Una spalla si appoggiò alla sua, una mano grande afferrò la sua più minuta e se la portò in grembo.

Care girò la testa, due occhi azzurri la stavano scrutando.

«Era inevitabile» sussurrò Oliver.

«Lo so»

«Non riesco a guardare»

«Lo so»

«Sono una persona orribile»

«Perché?»

«Sono fiero di lei»

«Lo so… io lo sono di lui»

Caroline si guardò intorno, la sagoma di Freya si stagliava tra i due battenti del portone d’ingresso, da lì aveva la visuale perfetta dello spiazzo davanti Villa Salvatore dove i suoi fratelli stavano combattendo.

Qualche metro dietro di lei c’erano le Angel’s con un’ espressione che Care non aveva mai visto suoi loro volti.

Eric era tra Jeremy ed Alaric, stavano guardando fuori dall’enorme finestra che si affacciava su quel patio, che mille volte era stato teatro delle loro serate, momenti tranquilli, divertenti… ora quel muretto era la sola cosa che divideva il salone da un campo di battaglia.

Felicity e Hope erano sedute sui gradini della scala che saliva al piano superiore, appoggiate alle gambe di Damien che, accomodato un paio di gradini più su, le abbracciava entrambe.

Bonnie si era seduta sul bracciolo del divano dove Elena si era sdraiata usando la gambe di Damon come un cuscino.

Tom era appoggiato alla porta a vetri che portava al convitto.

Il silenzio che regnava era più assordante delle urla che arrivavano da fuori.
 

«STOPPPP! BASTAAAAA FERMATEVI!»

Un uomo molto giovane aveva cominciato ad urlare, era in mezzo al caos e con le mani alzate aveva provocato una fonte di energia che aveva immobilizzato tutti i presenti.

«BASTA!» ripetè quando tutti si fermarono a guardarlo.

Si avvicinò a Kol e si chinò ai suoi piedi per guardare in faccia il cadavere che l’Originale aveva appena scaraventato a terra.

«Papà…» singhiozzò.

«Basta… basta così…» mormorò, ma fu sufficiente a farsi sentire. A parte qualche lamento che proveniva dagli uomini che agonizzavano sul terreno, tutti lo fissavano in silenzio.

Freya stava scendendo i gradini dell’ingresso principale.

«Andrew…» lo salutò, poi si girò verso Klaus «Lui è il giovane stregone di cui ti ho parlato» spiegò «E’ stato per oltre sei mesi con Vincent e faceva volontariato nella chiesa di St Anne»

L’Ibrido annuì.

«Che cosa volevate fare?» l’uomo si era rivolto ai pochi stregoni che erano rimasti illesi e lo fissavano attoniti «CHE COSA PENSAVATE DI FARE?» urlò.

Andrew era l’unico stregone di Salem che era rimasto ancora in vita.

Archie Lewis era stato il primo a cadere, di lui c’era rimasto ben poco dopo che Klaus lo aveva attaccato, il figlio del Reggente di Baltimora era rimasto atterrito a guardare i suoi resti e in un primo momento non si era reso conto di essere stato risparmiato.

Intorno a lui cadevano come mosche, ma lui e i suoi uomini erano incolumi, nonostante la ferocia dell’attacco, gli Originali avevano scientificamente scelto le loro vittime.

Anche Russell Burley e Aliyu Indians erano indenni.

Nessuno parlava, nessuno si muoveva e in quel clima irreale tutti si voltarono a guardare una donna che era sbucata dal bosco.
La veste, di un arancione vivo e brillante, sembrava fluttuare a qualche centimetro da terra, mentre la donna avanzava solenne tenendo tra le braccia il corpo senza vita della sua adepta. La veste delle giovane licantropa era tutta lacerata, di un giallo tenue, nel mezzo del torace aveva una grossa macchia rossa… rossa sangue.

Ian e Jamie erano dietro di loro e stavano portando i corpi di Rick e Kate.

Tutti i presenti si spostarono per permettere ai due vigilanti di avvicinarsi a Klaus.

«Sono stati attaccati… » cominciò a dire Ian.

«Sono stati morsi…» spiegò Jamie.

La Sacerdotessa Wiccan piegò il capo a guardare il volto della ragazza che ancora teneva tra le braccia.

L’Ibrido si avvicinò ai due vampiri per nutrirli.

«Portateli dentro» ordinò ai due licantropi.

 

Hayley si avvicinò alla Sacerdotessa, scostò i capelli della giovane licantropa e notò la mezzaluna che aveva su una spalla.

«I suoi genitori si erano trasferiti dalle nostre parti» mormorò la Strega Wiccan «erano scappati da New Orleans, lei era poco più di una bambina e aveva ucciso un uomo che voleva violentarla.

Improvvisamente ha cominciato a non trasformarsi più ogni luna piena, abbiamo creduto che fosse merito dei nostri riti, della pace e della tranquillità che regna nella nostra comunità.
Oggi ho scoperto la verità, i vostri uomini me lo hanno spiegato.
Sfortunatamente troppo tardi… sfortunatamente dopo che si erano difesi e le avevano strappato il cuore.
Il suo cognome era Kenner, una cugina di Jackson, tuo marito…»

La donna appoggiò a terra il corpo della sua adepta, avendo cura di coprirla con i resti della veste ridotta a brandelli.

«Non ci eravamo mai accorti che potesse controllare la sua trasformazione» cominciò a parlare con voce chiara e ferma «il suo cuore era puro e pieno di gioia, non aveva mai avuto paura, non si era mai sentita in pericolo prima di questa notte.
Non era come mia figlia… Mia figlia non aveva ancora trovato il suo posto nel mondo, era insofferente, era impaziente…Era molto giovane, influenzabile… manovrabile e aveva trovato una persona che le dipingeva quel tipo di mondo, dove lei credeva di poter finalmente trovare il suo posto.
Io ho fallito con mia figlia, ed è stato più facile lasciarla andare che ammetterlo.
In questi anni mi son chiesta tutti i giorni dove fosse, se avesse trovato la sua dimensione… se avesse trovato una sua stabilità.
Ed invece era sepolta qui, in questo bosco… e ci era venuta di sua spontanea volontà per combattere la sua battaglia.
Qui ci erano venuti in guerra!
Le abbiamo lette tutti quelle pagine di diario.
Aja era disposta ad uccidere pur di veder realizzata la sua idea di mondo perfetto!
Erano venuti in guerra, per uccidere… e hanno trovato un nemico più forte di loro che li ha sconfitti.
Come è successo oggi.
Ma questa innocente creatura» continuò con le lacrime agli occhi guardando la giovane licantropa «non voleva combattere, era venuta per accompagnare me, per permettermi di liberarmi del mio senso di colpa.
Si è impaurita, si è sentita braccata…
L’ho vista trasformarsi sotto i miei occhi, l’ho vista sbranare due persone… ho visto mentre la uccidevano per difendersi dalla sua furia…
Una furia che le abbiamo istillato noi!
TUTTI NOI!
Con la nostra rabbia, con i nostri discorsi pieni di odio e rancore!»

La donna rivolse lo sguardo verso il corpo della sua adepta, poi guardò Klaus.

«Vorrei poterla seppellire vicino alla mia bambina»

L’ibrido spiegò ad Ian e a Jamie dove avesse sepolto le 12 streghe e chiese loro di accompagnare la Sacerdotessa.

«Anche io vorrei pregare sulla tomba di mia sorella» esclamò uno degli stregoni.

 

Caroline era rimasta seduta accanto ad Oliver, che ancora teneva la sua mano tra le sue, avevano ascoltato tutto il discorso della Strega Wiccan in silenzio.

Bonnie era uscita insieme alle Angel’s e a Freya, ed erano state raggiunte da Alaric, Jeremy ed Eric.

Damon era rimasto con Elena adagiata sulle sue gambe e aveva dissuaso Felicity, Hope e Damien dal raggiungere una delle finestre, quella distesa di cadaveri non era un bello spettacolo.

I tre ragazzi si erano accomodati di nuovo lungo le scale.

 

E’ ridicolo!

Io ancora non sono stata sconfitta!

Ti vendicherò sorella, fosse anche l’ultima cosa che faccio!

Gli uccellini smisero di cantare, le foglie smisero di muoversi.

Aliyu Indians, camminava spedita verso l’ingresso di Villa Salvatore, passando accanto a delle persone immobili, tutti fermi come se fossero delle statue… nessuno la stava guardando, nessuno si stava accorgendo di lei.

La prima volta che qualcuno la vedeva compiere quell’incantesimo, pensava che fosse in grado di scomparire e materializzarsi in un altro punto. La realtà era più semplice: Aliyu era in grado di rallentare il tempo quasi fino a fermarlo.

Prima di varcare la soglia, si girò ad osservare il cortile, guardavano tutti la Sacerdotessa che si stava chinando per prendere di nuovo tra le braccia la licantropa.

Sorrise, tirando fuori il pugnale di quercia bianca che aveva nascosto dietro la schiena, infilato nella cintura dei pantaloni.

La pecca di quell’incantesimo era che in quella dimensione temporale non poteva interagire con le persone, tantomeno ucciderle!

Individuò il suo obiettivo, aveva gli occhi chiusi, teneva la testa piegata all’indietro quasi a voler cercare un contatto con le figlie…

L’uomo che le stava accanto e che le teneva la mano, aveva uno sguardo concentrato…

Era il momento di far scorrere di nuovo il tempo, era il momento di un altro dei suoi incantesimi… un cavallo di battaglia suo e di sua sorella.

Mentre Aliyu si chinava per pugnalare al petto Caroline Forbes delle onde sonore acutissime riempirono la stanza.
 

L’aveva vista entrare e camminare spedita.

Si era girato a guardare Damon, ma lui non si muoveva.

Neanche Felicity ed Hope si erano mosse, eppure avevano la testa girata verso il portone d’ingresso.

Elena era distesa sul divano, girata su un fianco e lo stava guardando.

La Indians si stava avvicinando a Caroline e Oliver che erano seduti una accanto all’altro ai piedi delle poltrone dove erano adagiate Josie e Lizzie.

Sembravano tutti delle statue.

Vide il pugnale che si alzava.

«NOOOOOOOOOO» urlò con tutto il fiato che aveva in corpo.

Un rumore fastidiosissimo.

Le statue tornarono a muoversi per prendersi la testa tra le mani.

Lui si era alzato e aveva ruotato entrambi i polsi.

Il collo di Aliyu Indians, fece una strana torsione.

L’ultima cosa che Damien riuscì a vedere, prima di travolgere Felicity ed Hope nella sua caduta fino ai piedi della scalinata, fu il pugnale piantato nel torace di Caroline, mentre una macchia rossa, tutta intorno al paletto di legno, si allargava sulla sua camicetta.

 

Quel rumore assordante… lo stesso rumore…

Intorno a lui le persone si piegarono portandosi le mani alle orecchie.

Si era mosso più veloce di tutti.

Era arrivato prima di tutti.

Prima ancora di Damon che le stava ad un paio di metri.

Prima ancora di Oliver che le stava attaccato.

Scansò un corpo, lo fece volare via…

Poi si inginocchiò davanti a lei.

Tirò via il pugnale e le mise entrambe le mani nella cassa toracica.

Cercava di capire le condizioni del suo cuore.

Era stato appena sfiorato.

Cercava un scheggia di legno, anche piccolina… anche infinitesimale, in quella posizione poteva rivelarsi fatale.

Chi è che urlava?

Chi è che la stava chiamando?

Lui urlava, lui la chiamava…

«Amore…» un rantolo appena udibile anche a lui «basta… lo hai tolto… basta»

Si accasciò sul corpo freddo della sua Caroline, il volto tra i suoi capelli, per nascondere le lacrime, per attutire i suoi singhiozzi…

Ma non era lui che singhiozzava.

Oliver si era alzato.

Rebekah da dietro la poltrona, fissava sconvolta qualcosa alle sue spalle.

Girò il viso.

Felicity teneva la testa di Damien sulle gambe.

Elena era accasciata sopra il corpo del ragazzo, mentre Damon aggrappato alle spalle della moglie sembrava disperato.

 

Anche Eric era rientrato, richiamato dalle urla di Klaus e da quelle di tutti gli altri.

Si avvicinò al capannello di persone nel momento che Cristina lo lasciava sconvolta tenendosi il volto tra le mani.

Pietrificato restò a guardare Felicity che piangeva e baciava ripetutamente il viso di suo nipote, mentre Elena aggrappata alle sue gambe lo chiamava e cercava di scuoterlo.

Bonnie gli si avvicinò per abbracciarlo e lui annichilito la lasciò fare.

 

«Non riesco a capire!» scosse la testa Elena guardando afflitta Bonnie «Non riesco a capire cosa sia successo… e perché non si riprende!»

«Non è… morto?» le chiese l’amica avvicinandosi.

«NO» urlò Elena! «Non ancora… ma il suo cuore si sta fermando» aggiunse sconsolata.

«Era lì» spiegò Damon tra le lacrime indicando le scale «E improvvisamente era disteso a terra qui!»

Elijah e Kol si guardarono per un secondo, poi si allontanarono per controllare il corpo di Aliyu Indians che Klaus aveva fatto volare dalla parte opposta del salone.

«Anche lei un attimo prima di quel frastuono era nel cortile» commentò Kol.

Elijah annuì.

Ian e Jamie, con le Angel’s si erano schierati appena fuori il portone d’ingresso, ancora sconvolti e con le lacrime agli occhi, si erano messi uno di fianco all’altro a protezione dell’edificio.

Tutti gli stregoni si erano avvicinati, ma rimanevano a qualche metro di distanza.

Elijah passò tra Emma e Donna, scese le scale e si avvicinò a Russell Burley, lo prese per un braccio e lo invitò a seguirlo.

«Come è possibile?» domandò gelido indicandogli il cadavere della Indians «Un attimo prima era di fianco a te e poi era qui a tentare di uccidere la direttrice Forbes»

Burley si girò a guardare Caroline che tra le braccia di Klaus ancora respirava a fatica, poi spostò lo sguardo sulle persone che erano intorno al corpo di Damien Digne.

«Non può aver avuto il tempo di fare del male a lui! Non è stata lei… non le interessava niente del ragazzo!» rispose balbettando lo stregone.

«Non è quello che ti abbiamo chiesto!» sbraitò Kol prendendolo per la collottola.

«Poteva fermare il tempo» rispose con un filo di voce.

Kol lo lasciò andare.

«Perché non ha ucciso anche Bonnie, perché non ha ucciso tutti?» chiese Rebekah che si era avvicinata.

Burley scosse la testa con vigore «Può spostarsi, più muoversi, ma non può… poteva, interagire con le persone» spiegò «Ha avuto solo il tempo di… prima che vostro fratello…»

«Non l’ho uccisa io» lo interruppe Klaus, poi l’Ibrido si chinò ad osservare il cadavere.

«Mate…» si rivolse ad Oliver «riaccompagna il signor Burley fuori di qui!»

«Con me le onde sonore non funzionano» disse dopo qualche istante rivolgendosi a Freya «è possibile che Damien sia stato immune al suo incantesimo temporale?»

La sorella sollevò le spalle sospirando confusa «Tutto è possibile»

«Ha il collo spezzato, ma non è stato disarticolato manualmente… lo ha fatto uno stregone» annuì girandosi a guardare il corpo immobile di Damien «Ed è stato provvidenziale per farle mancare il cuore di Caroline…»

Care si portò le mani sul volto «Ha… ha…»

«Si, Love… ha attivato il gene»

«E come temevamo, non sappiamo quello che comporta quando si è anche uno stregone…» sussurrò Bonnie.

«Perchè sta morendo?» le domandò Eric.

La strega scosse la testa «Non lo so…»

«Dovrebbe diventare più forte! Dovrebbe guarire se si ferisce!» Contemplò Eric sempre più disperato.

«Le due nature stanno lottando per avere il sopravvento» mormorò Klaus «E il suo corpo sta soccombendo»

«Fai qualcosa! Ti prego Klaus… fai qualcosa…» lo implorò Elena «Il suo cuore si sta fermando Klaus! Non respira quasi più! FAI QUALCOSA!»

«Elena…» le si rivolse l’Ibrido «C’è una sola cosa che io posso fare, te ne rendi conto?»

La donna annuì.

«E non posso garantire che funzioni, perché lui non ha ancora completato la sua trasformazione, ancora non è un vero licantropo»

La donna annuì di nuovo.

«Ma se funzionasse… sarebbe assoggettato a me per sempre…»

«Non mi importa»

«Qualunque cosa state decidendo di fare, fatela in fretta, perché non respira più!» li informò Eric allarmato.

Hope si avvicinò al corpo di Damien e guardò Felicity, si mise in ginocchio vicino alla sua amica e tese il braccio sopra il viso del giovane, con la mano stretta in un pugno la chiuse con forza, fino a che non cominciò a sanguinare.

Aveva preso un piccolo frammento del vetro della finestra che Caroline aveva rotto nel suo ufficio.

Il sangue colò sulle labbra e nella bocca di Damien.

«Hope può trasformare Ibridi» mormorò Felicity «Lei è sia un licantropo che una strega» continuò prima di chinarsi a dare un lieve bacio sulle labbra del suo giovane fidanzato, poi con un gesto deciso spezzò il suo collo «… ed è la sua migliore possibilità» sussurrò con la voce rotta dalla lacrime.

Gli adulti, basiti, restarono a guardare la scena, Felicity si era di nuovo chinata verso il viso di Damien ed aveva cominciato a cantare sottovoce.

«We are still kids, but we're so in love…Fighting against all odds… I know we'll be alright this time… Darling, just hold my hand… Be my girl, I'll be your man… I see my future in your eyes…
ti prego amore, lotta… torna da me…»

Damien si mosse, in maniera impercettibile.

Klaus, riavutosi dallo shock di aver visto sua figlia e Felicity prendere in mano la situazione, si fece avanti.

«Toglietevi da lì!» ordinò risoluto alle ragazze «dobbiamo spostarlo» spiegò agli altri.

«Nei sotterranei?» suggerì Caroline.

«No, Love… in un luogo più sicuro, nella cella dei Lockwood! Non sappiamo come potrebbe reagire, quello che gli può succedere!»

«Io non lo lascio!» si impuntò Felicity.

«Mate, fai strada a tua sorella, ci vediamo lì… chi vuole venire può farlo, l’importante è che rimanga fuori!» sancì con tono di comando prima di prendere il corpo di Damien e scomparire seguito da Oliver e Felicity.

 

Caroline prese in mano la situazione.

«Io, Bonnie e Rebekah porteremo le persone che sono qui fuori sul luogo dove abbiamo sepolto Aja e i suoi seguaci.

Elijah e Hayley scorteranno Elena, Damon, Eric ed Hope nelle grotte dei Lockwood»

«Non sarebbe meglio che Hope rimanga qui?» la interruppe Elena.

«Hope deve terminare quello che ha iniziato» le rispose Elijah.

Care annuì.

«Alaric e Jeremy resterete con Lizzie e Josie» continuò Caroline «Freya… potresti occuparti di far tornare le mie bambine da quella “chambre de chasse“? E tu Kol, potresti controllare che vada tutto bene?» continuò guardando Tom che era rimasto per tutto il tempo in disparte senza proferire parola.

«Contaci» le rispose l’Originale.

«Vai tranquilla…» la rassicurò Freya

«Vai, Gioia…» la precedette Cristina «anche se non abbiamo più il nostro quartier generale, noi vigileremo come al solito.

«E daremo una ripulita nel cortile e qui dentro» si intromise Lucy indicando il corpo della Indians.

Caroline abbracciò le Angel’s e si diresse verso la porta con Bonnie e Rebekah.

L’Originale uscì per prima, poi lasciò il passo a Caroline.

Care indossava ancora la sua camicia bucata e macchiata di sangue, scendeva lentamente le scale a testa alta e con uno sguardo determinato.

«Sono Caroline Forbes» proclamò a metà dello spiazzo, guardandosi intorno per rendersi conto delle reazioni «E se volete seguirmi vi mostrerò dove sono sepolti i vostri cari» terminò prima di incamminarsi.

Nessuno disse niente, si limitarono ad accodarsi.

Ian che le aveva seguite, cominciò a scavare vicino al punto che Caroline gli aveva indicato, poi dopo aver aiutato la Sacerdotessa a sistemare il corpo della licantropa, riempì di nuovo la buca.

La Strega Wiccan meditò e pregò per qualche minuto, poi alzandosi si rivolse a Caroline.

«Che cosa è successo nella casa» chiese.

Caroline spiegò l’accaduto, poi incoraggiata dalla Sacerdotessa, raccontò la storia di Damien.

Nessuno la interruppe, tutti seguirono la narrazione con interesse.

«Non avevamo altra scelta che tentare di trasformarlo in un vampiro e sperare con tutto il cuore che funzioni» terminò.

Aveva omesso di dire che non sapevano in che cosa Damien si stesse trasformando.

Non aveva neanche rivelato che ci fossero concrete possibilità che si trasformasse in un ibrido, forse addirittura di tre nature diverse, un Vampiro che era anche uno Stregone e un Licantropo, una creatura potenzialmente pericolosissima.

«Andiamocene» ordinò la Sacerdotessa agli altri stregoni, lasciamo libere queste donne di occuparsi del loro ragazzo, pregherò per lui…»

Russell Burley si attardò e si avvicinò

«Oggi stesso prenderò Laurel e la figlia di Aliyu» annunciò «se ci lasciate andare, partiremo per l’Europa e non sentirete più parlare di noi» promise.

Caroline annuì.


Quando Felicity ed Oliver arrivarono alle grotte, Klaus aveva già incatenato Damien e stava chiudendo l’inferriata.

«Nooooo!» lo fermò la ragazza tentando di entrare.

«Mi spiace, honey…» la bloccò l’Ibrido «è troppo pericoloso!»

«Non mi farà mai del male!» insistette la ragazza.

«Lui non lo farebbe, ma la cosa che si risveglierà potrebbe…»

«Sarà Damien a risvegliarsi! Il solito Damien! Il mio Damien!»

«Lo spero, sweetheart, lo spero con tutto il cuore… accompagnala fuori, Mate»

Oliver trascinò Felicity che scalciava ed urlava fuori dalle grotte, poi l’abbracciò tentando di calmarla.

 

Erano arrivati tutti, Klaus li sentiva parlottare sommessamente.

Elena avere tentato più volte di convincerlo a farla entrare e lui alla fine aveva ceduto, solo per qualche istante, insieme a Damon ed Eric.

Da qualche minuto erano arrivate anche Caroline, Rebekah e Bonnie, l’Ibrido ascoltò il resoconto della visita alla tomba delle dodici streghe e alla fine sorrise.

“Brava, Love… la verità, così che capiscano cosa hanno avvalorato e provocato, ma con qualche omissione, perché si potrebbero spaventare e tornare con un esercito!” rifletté continuando a sorridere.

Damien si stava muovendo, l’aveva fatto più volte nell’ultima ora, ma questa volta aveva sbarrato gli occhi.

Si alzò a sedere prendendo un profondo respiro, poi si accorse delle catene e le strattonò.

«Calma… stai calmo…»

Lo avevano sentito anche da fuori che si era svegliato.

«RESTATE TUTTI LI’!» sbraitò Klaus. «Come ti senti?» si rivolse al ragazzo con gentilezza.

«Bene… » rispose Damien «quasi… mi sembra di essere sott’acqua durante uno tsunami!»

L’Originale sorrise.

«Caroline?” chiese il ragazzo abbassando lo sguardo.

«Sta bene… grazie a te» rispose Klaus.

Damien tirò un sospiro di sollievo chiedendo gli occhi «L’ho uccisa e ho attivato il gene…» non era una domanda, era più un affermazione.

L’Ibrido annuì

«E ora mi trasformerò in un lupo?»

«Forse…»

«Come sarebbe a dire forse?»

«Per ora sei un vampiro…»

Damien strabuzzò gli occhi.

«Tecnicamente non sei ancora neanche un vampiro, perché sei in fase di transizione» chiarì Klaus «Stavi morendo. Le tue nature di stregone e di licantropo stavano cercando di avere il sopravvento una sull’altra, il tuo organismo è… era mortale, non potevi sopravvivere.» aggiunse.

Il ragazzo lo fissava senza parlare.

«Dovevamo scegliere tra farti morire… o far sì che il tuo fisico fosse più forte e potesse reagire e per farlo non dovevi essere più… un umano»

Damien annuì «Mi hai ucciso tu?»

«Mi hanno preceduto…» fece un ghigno Klaus.

«Chi?»

«Hope e Felicity»

Il ragazzo rimase a bocca aperta.

«Quelle due scriteriate…» scosse la testa sogghignando l’Ibrido.

Damien continuò a guardarlo sbigottito.

«Siamo in un campo inesplorato» proseguì l’Originale «non avevo mai sentito di uno stregone che diventa un licantropo.
Ed oggi abbiamo capito il perché… non sopravvive all’attivazione del gene.
Potevamo farti diventare un vampiro, facendoti trasformare da Elijah, e forse era la soluzione migliore e la più semplice… ma il mio istinto mi ha detto che non avrebbe funzionato.
Potevo trasformarti io stesso, ed era quello che stavo per fare, il sangue di Elena avrebbe completato la tua trasformazione in un Ibrido… uno come me.»

Klaus sorrise alla reazione meravigliata di Damien «Continuo a pensare che fosse la soluzione migliore! Mi avresti ubbidito ciecamente per tutta la tua vita e non avresti potuto toccare Felicity almeno per altri 50 anni!»

Damien lo guardò di traverso.

«Ma… » continuò Klaus «mia figlia e la tua ragazza avevano un’altra soluzione.
Subito dopo la nascita di Hope, Hayley è stata uccisa, ma morendo con in circolo il sangue della figlia, si è trasformata in un vampiro… prima che Felicity ti spezzasse il collo, anche tu hai assunto il sangue di Hope.»

Damien annuì.

«Hope è la figlia di due licantropi, completando la trasformazione con il suo sangue, Hayley ha continuato ad esserlo» andò avanti con la sua spiegazione l’Ibrido «ma Hope è anche una strega… c’è la possibilità che tu possa conservare anche i tuoi poteri, potresti diventare una creatura unica, la prima del tuo genere, molto potente e pericolosa.
La domanda è… sarai in grado di controllarti?».

Il ragazzo era sconcertato, poi si fece improvvisamente serio. «E’ per questo che siamo soli io e te? Che hai tenuto tutti gli altri qui fuori?»

Klaus annuì.

«Hai fatto bene!» asserì Damien «Non permettermi di fargli del male! Non farmi avvicinare a loro! Uccidimi se sarà necessario, promettimi che lo farai!»

Il ragazzo si stava agitando, l’Ibrido aprì la cella e dopo essersi chinato lo abbracciò stretto cercando di calmarlo «Non sarà necessario» gli sussurrò.

«Ma se lo fosse? Giurami che lo farai! »

«Si» promise Klaus. «Lo farò»

 

«No che non lo farai!» gli si scagliò contro Caroline appena Klaus uscì dalla grotta.

L’Ibrido sollevò una mano e le diede un’occhiata di biasimo, ma non le rispose.

«E’ molto debole» disse invece rivolto a tutti «E non dovrebbe esserlo, normalmente passa molto più tempo prima che il fisico avverta la necessità di completare la fase di transizione, lui invece ne ha bisogno immediatamente… se volete entrare qualche istante è il momento giusto, prima che lo faccia nutrire…»

 

Klaus si era appoggiato alla roccia appena fuori la grotta, stringeva tra le mani la fiala con il sangue di Hope che Elijah gli aveva passato prima di scendere.

L’Ibrido scosse la testa divertito, a nessuno era sfuggita l’implicazione di quella piccola riunione… ma ad ascoltare le loro chiacchiere e risate, tutto sembrava tranne che un commiato!

Damien parlava a fatica, ma non aveva perso il senso dell’umorismo.

«Se volevi lasciarmi, potevi dirmelo!» prese in giro Felicity «non ti pare un po’ drastico spezzarmi il collo?»

«Non ti lamentare!» gli rispose Oliver «io ho scoperto che Rebekah sognava di farmi fuori tutte le notti e la mia sorellina mi correggeva il caffè con il sangue tutte le mattine! Casomai le fosse venuta voglia di ammazzarmi durante la giornata!».

«E’ stata veloce, ma delicata!» la difese anche Damon «Se invece di essere privo di conoscenza, fossi stato vigile, non te ne saresti accorto comunque!»

«Comunque ho un buon sapore in bocca» disse Damien facendo finta di assaporare qualcosa «Strano… non eri un funghetto velenoso?!»

Hope gli fece una linguaccia, ma poi timidamente rispose al sorriso affettuoso che le stava riservando il ragazzo.

Ci vollero venti minuti prima che qualcuno si decidesse ad uscire dalla grotta, ed altri dieci per convincere anche Elena a farlo.

Quando Klaus entrò, era rimasta solo Felicity.

La ragazza stava tentando di allungare il braccio attraverso le grade, anche Damien stava cercando di prenderle la mano, ma le catene con le quali l’Ibrido lo aveva legato non lo permettevano, erano troppo corte, inoltre il ragazzo era stremato e faticava a muoversi.

«Un minuto!» borbottò l’Originale aprendo la cella, per poi girarsi di spalle.

Felicity corse ad abbracciare Damien, che la strinse a sè prima di afferrarle il viso tra le mani per baciarla. «Aspettami fuori… e non piangere! Io ce la farò…»

«Lo so…»

 

Klaus attese che Felicity uscisse, poi entrò nella cella.

«Ascoltami bene ragazzo, mi spiace immensamente… tutti meriterebbero di trasformarsi all’aria aperta, per poi correre e sfogarsi… perchè la prima volta è molto dura, molto dolorosa.»

«Ce la farò!» disse di nuovo Damien.

«Non ho il minimo dubbio» rispose l’Ibrido.

«Concentrati sull’aria nei tuoi polmoni» continuò a fare le sue raccomandazioni l’Originale « La prima volta potrebbero volerci ore»

«ORE?»

«Solo se lo combatti! Il dolore sarà talmente forte che ti farà venire voglia di ritardarlo. Ma se tu ti lasci andare, se ti abbandoni completamente, allora non potrà spezzarti»

Damien annuì.

L’Ibrido si chinò e gli diede la fiala di sangue.

«Esci…» disse Damien.

Klaus scosse la testa «Bevi…»

La trasformazione iniziò immediatamente, gli occhi di Damien assunsero una sfumatura più chiara, quasi di ghiaccio, in netto contrasto con il volto che si fece scurissimo, un urlo disumano rimbombò tra le mura, arrivando alle persone che stavano assiepate fuori dall’ingresso.

Rebekah stringeva Felicity a sè, la ragazza teneva le mani sulle orecchie nel vano tentativo di non ascoltare… non sentire… cosa impossibile per una vampira.

Elena e Damon a poca distanza era stretti in un abbraccio, l’uomo tentava di rassicurare sua moglie, ma il suo volto tradiva l’angoscia che stava provando, nella sua lunga vita l’ex vampiro aveva superato dei momenti drammatici e dolorosi, ma la pena che stava provando in quel momento era diversa… del tutto nuova.

Eric era seduto sul primo dei gradini che scendevano alla grotta, Oliver gli si accomodò a fianco mettendogli una mano sulla spalla.

«Non avrei saputo fare di meglio» mormorò, poi vedendo l’espressione confusa del vampiro continuò «le raccomandazioni e i consigli di Klaus» spiegò sofferente, i rumori che provenivano dall’interno lo stavano devastando, poi face una risatina sarcastica «Lui, per noi licantropi, è una leggenda e non di quelle che si raccontano ai bambini per farli addormentare sereni!» aggiunse ironico «è più… se non fai il bravo chiamiamo l’ibrido cattivo!»

Oliver sorrise «Non lo è…»

«No… non lo è affatto…»

Le urla di Damien erano sempre più forti, sempre più animalesche, i vampiri riuscivano a percepire il rumore delle ossa che si spezzavano, poi all’improvviso terminarono… dopo qualche attimo un ululato squarciò il silenzio.

 

Klaus aveva uno sguardo fiero e soddisfatto.

L’esemplare di lupo che aveva davanti era bellissimo… il pelo era di un biondo chiarissimo, quasi tendente al bianco, lungo e lucido rivelava la sua giovanissima età, gli occhi erano di un celeste limpido e sembravano rilucere al buio della grotta, lo sguardo era tranquillo…

L’Originale indietreggiò, fino ad uscire dalla cella.

Il lupo rimase immobile, le orecchie dritte ed attente, la coda ferma, tranquillamente adagiata tra le zampe posteriori.

Gli occhi di Klaus si fecero gialli, in pochi secondi completò la sua trasformazione.

Le persone che aspettavano nella piccola radura di fronte alle grotte dei Lockwood, fecero appena in tempo a scansarsi, i due esemplari di lupo si lasciarono ammirare da una piccola collinetta situata ad un centinaio di metri, da dove si erano fermati a guardarli ed ad attendere la trasformazione di Eric ed Ian, poi i quattro licantropi ripresero la loro corsa sfrenata tra gli alberi del fitto bosco.






 

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Capitolo 43
*** Epilogo ***













SEI ANNI DOPO.

Damon stava sistemando la boutonnière all’occhiello dell’abito di Damien.

Oliver, Klaus ed Eric osservavano la scena sorseggiando un bicchiere di whiskey.

«Non vi sembra un po’ presto per quello?» li bacchettò Elena entrando con in braccio una bambina di poco più di un anno.

Damien fece un grande sorriso alla bimba che stava tendendo le braccia verso di lui.

«No, Jenna» scosse la testa Elena «gli stropiccerai il vestito».

«Non importa!» replicò il ragazzo sollevandola e portandosela contro «Ehi Stef! Ma sei elegantissimo!» esclamò scompigliando i capelli ad un ragazzino di tre anni che era entrato come un tornado e si era aggrappato alle sue gambe.

«Vado a compiere il mio dovere» annunciò Oliver, muovendosi per uscire dalla stanza.

«Aspetta, Mate» lo richiamò Klaus. «Ti serve un altro po’ di questo!» sogghignò riempiendogli di nuovo il bicchiere.

Il vampiro lo tracannò in un sorso solo tra le risate generali.

 

«Sei bellissima» Bonnie non riusciva a contenere le lacrime di commozione.

«Eh si… ho fatto proprio un bel lavoro» commentò Caroline aggiustando una delle peonie che adornavano il morbidissimo chignon.

«All’inizio quest’abito non ti convinceva molto» non poté fare a meno di evidenziare Rebekah, nonostante avesse la voce spezzata dall’emozione.

«E invece avevi ragione» sospirò alzando gli occhi al cielo Care. «Lo scollo così profondo e la schiena nuda mi sembravano un po’ eccessivi, ma poi lo ha indossato… e su di lei è perfetto» sussurrò asciugandosi una lacrima furtiva.

Felicity si guardò nello specchio, fece scorrere le mani sul corpetto in pizzo Chantilly che sottolineava il seno e la vita sottile, le spalle erano nude ma da sopra il gomito partiva una romanticissima ed ampia manica in tulle ricamato che si stringeva al polso sottile, lo stesso tulle che ricopriva la ricca gonna, dalla linea elegante, che terminava con uno strascino.

L’effetto era sorprendente, un misto di sensualità e innocenza.

La ragazza si girò a guardare le sue amiche che la fissavano sorridenti.

«Sei stupenda!» disse Lizzie «Assolutamente stupenda!» replicò Josie.

«A Damien gli prenderà un infarto!» sottolineò Zoe.

«Peccato che non gli possa essere fatale» arrivò subito pungente il commento di una ragazza dai lunghi capelli rossi, che era seduta su una delle poltroncine di fianco allo specchio.

Hope era diventata grande, una bellissima adolescente… ma non aveva mai smesso di punzecchiarsi con Damien!

Felicity scoppiò a ridere.

«Mio Dio…»

Tutte le donne nella stanza si girarono verso la porta.

Oliver era impalato a guardare la sorella.

Felicity abbassò lo sguardo.

L’uomo cercò di riprendersi facendo una battuta «Se non fossi sposato con la Principessa Originale» iniziò a dire con un sorrisetto ironico «direi che sei la sposa più bella che io abbia visto in vita mia…» terminò dolcemente.

«Oggi te lo concedo… senza sbranarti!» replicò Becca guardando teneramente la cognata.

«Dobbiamo andare» sorrise Oliver allungando una mano verso la sorella «Damien ti sta aspettando»

«Concedici ancora un minuto» disse Elena entrando nella stanza.

«Tu non dovresti accompagnare lo sposo?» chiese Oliver.

«Aspettaci fuori» rispose la donna mettendolo praticamente alla porta.

«Aspettate! Devo fare quella cosa!» si ribellò l’uomo.

«Anche noi!» gli rispose Rebekah «Dai su…» fece impaziente.

Oliver scosse la testa «Fel…» mormorò «a quanto mi risulta devi indossare qualcosa di vecchio…» l’uomo con un sorriso tirò fuori dalla tasca un sacchettino di velluto «si… sono quelli della mamma e della nonna prima di lei…» asserì mostrandole un paio di orecchini con il nodo celtico Trinity, dal quale pendeva una meravigliosa perla «senza inizio e senza fine… crescita spirituale, vita eterna e amore senza fine» spiegò avvicinandosi e facendoglieli indossare personalmente.

«Non piangere che Caroline ci sgrida!» sussurrò stringendo la sorella a sé, poi annuendo lasciò la stanza.

Le donne aspettarono qualche secondo poi si fecero un cenno d’intesa.

«Un qualcosa di nuovo» dichiarò Caroline andando a prendere una scatola con un fiocco enorme «questo è per stanotte» spiegò aprendola e mostrando ammiccante un negligè in candido pizzo, facendo arrossire la sposa «questa invece la indossi subito» continuò con in mano una giarrettiera.

«Qualcosa di prestato» affermò Rebekah aprendo una scatolina marrone con un fiocco panna, poi si chinò vicino a Care ed appuntò una spilla di diamanti alla giarrettiera che la vampira aveva finito di sistemare sulla gamba di Felicity.

Era una M… lo stemma della famiglia Mikaelson «Always and Forever Felicity…» sussurrò dandole un bacio sulla guancia.

«Un qualcosa di regalato» sorrise Bonnie «Un ricordo dell’incantesimo di ieri sera» spiegò un po’ emozionata mentre le metteva tra l’acconciatura uno spillone in argento al quale era assicurata una meravigliosa piuma in fili di seta.

«Io invece ho qualcosa di blu…» riferì con uno strano sguardo Elena, poi prese un bel respiro. «Ho cercato di trovare qualcosa che fosse adatto, che fosse significativo… poi ho pensato a questo» mormorò aprendo la mano.

Rebekah era andata a chiudere le tende, Elena prese per mano Felicity e la spostò in un angolo più buio della stanza.

«E’ il mio anello solare, Bonnie stamattina all’alba ha riformulato l’incantesimo… sarebbe un piacere enorme per me se da oggi lo indossassi tu»

La sposa tese una mano tremante, l’ex vampira le sfilò l’anello che portava e infilò al suo posto quello che teneva in mano.

«Grazie…» mormorò Felicity abbracciandola con le lacrime agli occhi.

«Così ti si rovina il trucco!» brontolò Caroline, nonostante stesse piangendo anche lei.

 

Damien stava attendendo Elena all’inizio del corridoio tra le sedie sistemate nel cortile di Villa Salvatore.

Alla fine della lunga guida, che era stata stesa sul terreno, c’era un gazebo adornato con peonie e ranuncoli, i fiori ideali per un matrimonio a giugno … o almeno così sosteneva Caroline!

Non era la prima volta che gli inservienti della scuola lo montavano.

Sei anni prima era servito per il matrimonio di Elena e Damon, alla fine i due ex vampiri erano riusciti ad avere la loro sfarzosa cerimonia.

Bonnie aveva accompagnato lo sposo e Jeremy aveva accompagnato la sposa.

Le damigelle avevano sfoggiato i loro abiti.

Le Angels avevano pianto in prima fila.

Tutto era andato come Caroline aveva impeccabilmente organizzato.

Dopo tutte le vicissitudini e i drammi che avevano dovuto superare, quel giorno di festeggiamenti se lo erano proprio meritato.

Se lo erano meritato tutti quanti, e per tutti era stato come l’inizio di una nuova vita.

La mattina del matrimonio, Damon era particolarmente agitato, Oliver e Klaus lo stavano prendendo bonariamente in giro.

 

«State insieme da una vita!» rideva divertito Oliver.

«Siete già sposati!» aveva continuato sarcastico l’Ibrido «è una formalità! Giusto per fare felice Elena che come ogni donna sogna questo giorno da quando vestiva da sposa le sue bambole!»

«E certo…» aveva risposto ex vampiro «In fondo su quell’altare a fare le mie promesse, davanti a tutti, ci devo andare io!»

«Anche perché se la promessa di amore eterno la dovessero fare uno di loro due, sarebbe una cosa talmente a lungo termine che farebbe tremare le ginocchia a chiunque!» aveva commentato Eric.

La sera gli sposi stavano facendo il loro primo ballo ufficiale.

«Io non ho paura…» sussurrò Oliver mentre sorseggiava il suo calice di champagne.

L’Ibrido si girò a guardare l’amico «Di cosa?»

«Di promettere davanti al mondo che sono sicuro che amerò Rebekah per i prossimi mille anni o anche di più!»

Klaus fece un sorriso beffardo «Pensi che io ce l’abbia?»

«Quando eri ad Atlanta mi hai detto una cosa… le vampire sono donne…»

«E’ così, Mate» rispose.

«Questo significa che anche loro due hanno vestito le loro bambole da sposa…» chiosò Oliver indicando con lo sguardo Care e Rebekah.

«Per Becks, era impossibile» sghignazzò l’Ibrido «le sue bambole erano di legno e gliele intagliavo io! Caroline invece avrà avuto una di quelle biondissime, super accessoriate, con la villa, la macchina sportiva…»

«Si chiamano Barbie!» ridacchiò Oliver scuotendo il capo.

Klaus annuì «Riesco quasi a vederla… gli abiti tutti sistemati per colore e con le scarpette coordinate, sempre perfettamente pettinate, l’avrà fatta sposare un centinaio di volte!»

«Sempre rigorosamente a giugno!» asserì serio l’amico.

«Migliaia di peonie, al limite qualche lilium… o delle calle» elencò l’Originale.

«Ma non le bocche di leone! Fioriscono ora… ma sono troppo delicate!» mosse un dito Oliver per dare enfasi alla sua affermazione.

I due uomini seguitarono ad elencare tutti i diktat che Caroline aveva dispensato negli ultimi mesi, facendo impazzire tutti.

Sempre più divertiti, alla fine erano piegati in due dalle risate… sotto lo sguardo attonito dei presenti che non avevano mai visto Niklaus Mikaelson ridere in quel modo.

«Non ho paura dell’impegno o della promessa di amarla per sempre» cercò di darsi un contegno l’Ibrido «temo di non sopravvivere all’organizzazione dell’evento!» mormorò ridacchiando all’amico.

«Basterebbe non coinvolgerla…» gli fece un occhiolino Oliver.


Esattamente un anno dopo, un giovedì sera, le ragazze stavano uscendo per andare in centro a Mystic Falls.

Elena aveva conseguito la sua laurea e voleva mostrare alle amiche un immobile che aveva intenzione di affittare per aprire il suo studio medico.

«Stai sbagliando strada!» la rimproverò Caroline dal sedile posteriore dove era seduta a fianco di Rebekah.

«Prima dobbiamo andare in un posto» le rispose misteriosa Bonnie.

Elena dopo pochi minuti parcheggiò davanti al locale che presto avrebbero gestito Damon e Oliver. Era parte del progetto del centro sportivo, i lavori si erano protratti a lungo, la struttura era stata modificata e ampliata più volte, ma finalmente erano quasi pronti per l’inaugurazione.

Ad attenderle c’erano Freya con Keelin, la sua compagna.

«E tu da dove spunti?» chiese entusiasta Becca correndo ad abbracciare la sorella.

«Volevamo provare la favolosa piscina naturale» sorrise la strega.

«Kol ce l’ha decantata così tanto!» aggiunse la licantropa.

«Ma certo!» esclamò Elena, sospingendo Caroline e Rebekah verso l’entrata della spa.

«Ma è chiusa!» fece Care.

«Conosciamo i proprietari!» replicò Bonnie aprendo l’elegante portone.

«Dai su… entrate» le incitò Freya.

La hall era raffinata e curata fin nei minimi dettagli, inutile dire che era stata Caroline a scegliere l’arredamento e a sovrintendere la fase di rifinitura degli ambienti.

«Da questa parte» le chiamò Felicity che era vicino alla grande scalinata in pietra che scendeva nelle grotte.

La prima volta che Klaus gli aveva mostrato i lavori del centro benessere, le ragazze erano rimaste senza parole, le ampie caverne che erano state celate nel sottosuolo per secoli sembravano create apposta per accogliere chi era alla ricerca di un po’ di pace e tranquillità.

Caroline si toccò il cerchietto dorato che Felicity le aveva messo sulla testa quando le era passata a fianco, la ragazza sghignazzando lo fece indossare anche alla cognata.

«Si chiama Kransen» le delucidò Bonnie.

«Io non sono molto convinta che lo debbano indossare» le guardò ironica Elena «Sono entrambe di buona famiglia… ma sulla verginità, avrei qualche dubbio» chiosò.

«La tradizione vorrebbe che vi strappassimo i vestiti di dosso» spiegò divertita Hayley, sbucando improvvisamente da uno degli anfratti «Ma credo che preferiate spogliarvi da sole».

«Dovete entrare in acqua per purificarvi!» chiarì Freya.

«Ma che succede?» domandò confusa Caroline.

«Il kransen veniva indossato dalle donne nubili a testimonianza della loro innocenza» rispose titubante Rebekah «un’usanza degli antichi popoli vichinghi… lo si toglie il giorno del matrimonio, per riporlo in un fazzoletto e conservarlo per poi tramandarlo alla primogenita»

Bonnie sorrise «Domani è il giorno delle vostre nozze…»

«Nel giorno di Frigga, venerdì… come vuole la tradizione» aggiunse subito Freya notando l’espressione inebetita di Caroline e Rebekah.

«Mi è stato chiesto di farvi indossare questo» gli comunicò Felicity aprendo una scatolina «un Anello di Claddagh, per ora lo dovete mettere alla mano sinistra con la punta del cuore verso le dita.

Domani i vostri sposi lo gireranno con la punta del cuore puntata verso il polso.»

Con le mani tremanti Becca prese l’anello che la ragazza le stava tendendo, poi restò incantata ad ammirarne la squisita fattura.

«Gra Dilseacht agus Cairdeas, ovvero… amore, lealtà e amicizia» le spiegò la giovane cognata «La corona simboleggia Beathauile, la vita. Il cuore rappresenta i cuori di ogni membro dell’umanità.

La mano destra che lo sorregge è di Dagda, il padre degli Dei, che aveva la capacità di far splendere il sole.

La mano sinistra è di Anu, l'antenata e madre universale dei Celti.»

L’Originale annuì ed emozionata si infilò l’anello nel verso che le era stato spiegato, imitata da Caroline che si era ammutolita.

«Ragazze!» le strattonò Bonnie «Avete compreso cosa sta per succedere?»

«Ma non me lo ha chiesto!» rispose piccata Care, che aveva riacquistato l’uso della parola.

«Come se fosse possibile dire di no a mio fratello» scoppiò a ridere Freya «forza su spogliatevi!» aggiunse iniziando a farlo a sua volta.

Becca si guardò intorno, poi con un’alzata di spalle cominciò a sbottonarsi il pantalone, anche Felicity dopo un iniziale tentennamento si stava denudando per entrare in acqua.

«Va bene…» sospirò Hayley tornando verso il bordo della piscina dove si era immersa «Con Caroline dovremmo rispettare la tradizione»

«FERMA LI’!» sgranò gli occhi la vampira, allungando una mano «questo vestito mi è costato un occhio della testa» aggiunse scoppiando in una risata cristallina.


Nel parco della Villa le attività erano frenetiche, tutti gli uomini, comandati a bacchetta dalle Angels stavano sistemando, montando, decorando, in vista del grande evento.

«Dì qualcosa a tua figlia!» sbottò Jeremy rivolto a Klaus.

«Non posso… lei è la depositaria di tutti i desideri di Caroline» sogghignò lui.

«Lei si ricorda TUTTO… tutto quello che Elena non gli ha permesso di fare per il nostro matrimonio!» rincarò Damon.

«E se non vogliamo che la sposa lo lasci da solo all’altare, solo perché abbiamo scelto la tonalità sbagliata del nastro che avvolge i fiori… dobbiamo fare come dice Hope!» continuò serio Alaric.

 

«Mi piace questa tradizione!» affermò Becca sorseggiando champagne ad occhi chiusi, rilassata tra i vapori profumati dell’acqua riscaldata della piscina.

«Dovremmo rifarlo ogni volta» annuì Elena al suo fianco «la prossima chi sarà? Bonnie?»

«Se mai Eric me lo dovesse chiedere, ammesso che io accetti» rispose la diretta interessata «scapperemo il più lontano possibile da Caroline e dai suoi album matrimoniali!»

«Ti seguirei fino in capo al mondo» la informò calma Care.

«Che cosa indosseremo domani?» domandò Becca, improvvisamente allarmata.

«Avete presente quei vestiti che avevate adocchiato e tentato di farmi provare… sapendo perfettamente che non erano adatti al mio fisico?» chiese Elena «Beh… se li ricordava benissimo anche Hope!»

Caroline sorrise.

 

La cerimonia si svolse in un’ atmosfera magica.

Mentre Caroline avanzava lentamente al fianco di Rebekah, riusciva a vedere solo l’uomo che la stava aspettando.

I fiori, la musica, le decorazioni… se il mondo fosse finito in quell’istante non sarebbe stata in grado di descriverli, neanche sommariamente…

Quando aveva raggiunto Klaus e lui le aveva fatto un elegante baciamano, avvertì vagamente la voce di Elijah che stava iniziando la celebrazione del rito.

Tornò nel mondo reale solo quando Bonnie stava legando le sue mani a quelle di lui, con un nastro e una corda intrecciata.

«È un momento di unione, quello in cui i destini di due persone si intrecciano davanti a tutti» stava dicendo il celebrante «in Irlanda, simboleggia la volontà di passare tutta la vita insieme»

Klaus la stava guardando fisso negli occhi, poi cominciò a parlare… le stesse parole che stava proclamando Oliver a Rebekah.

«Ora siamo reciprocamente legati con un laccio non facile da spezzare, prendi il tempo del rito prima dei voti finali, per imparare quello che devi sapere per crescere in saggezza e amore, affinché il matrimonio sarà forte e l'amore durevole in questa vita e oltre…»

Kol gli si avvicinò con un piccolo pugnale poi fece un piccolo taglio sui loro polsi.

«Ripetete tutti dopo di me» chiese Elijah.

«Sei sangue del mio sangue»

«Ossa delle mie ossa»

«Ti dono il mio corpo così noi due saremo uno»

«Ti dono il mio Spirito fino alla fine della nostra Vita»

«Vi dichiaro marito e moglie… Niklaus… Oliver… ora potete girare per il verso giusto l’Anello di Claddagh e baciare le vostre spose» annunciò l’ufficiante.

Caroline si rese conto in quel momento che seduti alle loro spalle c’erano parecchie persone, gli ospiti cominciarono a suonare delle piccole campanelle.

«E’ un’altra tradizione irlandese» sentì Oliver che lo stava spiegando a Rebekah «mantiene lontano gli spiriti maligni e ricorda agli sposi i loro voti nuziali».

Con una voce malferma, una cosa molto strana per l’Originale, Elijah concluse il rito con una benedizione.

«Ricorda sempre di dimenticare

Le cose che ti resero triste,

Ma non dimenticare mai di ricordare

Le cose che ti resero felice

Ricorda sempre di dimenticare

Gli amici che si dimostrarono falsi,

Ma non dimenticare di ricordare

Coloro che furono accanto a te.

Ricorda sempre di dimenticare

I problemi che hai passato,

Ma mai dimenticar di ricordare

Le benedizioni che vennero giorno dopo giorno».

 

La sera, durante i festeggiamenti, Elijah invitò Caroline a ballare.

Parlò tutto il tempo, facendole una descrizione della situazione a New Orleans.

Vincent, in quanto reggente di tutte le congreghe, guidava la loro comunità in un clima sereno e pacifico.

Anche il maschio Alfa del Bayou, riferiva di una situazione tranquilla e sotto controllo.

Qualche giorno prima c’era stata la riunione mensile, ed era stato Marcel in quanto leader della comunità dei vampiri a presiederla, lo facevano a rotazione. «E’ tutto tranquillo Caroline» le disse il cognato guardandola negli occhi «la mia presenza, quella di Hayley e di Freya, in un certo senso rassicura tutte e tre le fazioni.»

«Hanno tutti un esponente nella famiglia reale!» commentò Care ridendo sommessamente.

Elijah annuì divertito «E sono rassicurati dal fatto che Niklaus non viva a New Orleans, ma è abbastanza vicino per intervenire se e quando ce ne fosse bisogno» aggiunse più serio.

Care ricambiò lo sguardo.

«E’ giunto il momento, Caroline» continuò l’Originale «posso finalmente passare la mano, posso smettere di controllarlo e preoccuparmi per lui.
Niklaus era un ragazzo sereno e tranquillo e ora ha riacquistato parte della sua indole… e questo grazie a te. Non era fatto per combattere… checché ne dicano quelli che lo hanno conosciuto dopo la sua trasformazione» aggiunse facendole un occhiolino.

Caroline lo abbracciò forte ed Elijah ricambiò la stretta «Benvenuta in famiglia Mrs Mikaelson»

 

Damien stava diventando impaziente, nervosamente si sistemò i capelli che da qualche anno portava più corti, nel vano tentativo di sembrare un pò più grande.

«Ma che fine ha fatto Elena?» domandò a Damon che gli stava passando accanto per raggiungere il gazebo.

«Non ne ho idea» replicò l’ex vampiro.

«Si sono chiuse nella stanza e hanno lasciato Oliver ad aspettarle! Hanno chiesto qualche minuto…» gli rispose Eric che stava aspettando la sua dama insieme a Klaus e Wade.

Anche suo zio era stato nella sua stessa posizione.

Proprio qualche giorno prima, lui e Bonnie avevano festeggiato il loro secondo anniversario.

Il giorno del loro matrimonio, tra gli invitati, c’erano anche alcuni Poldark…
 

Subito dopo la trasformazione di Damien, la mattina di Natale, Eric aveva chiamato Denise e Connor Mason per ringraziarli personalmente della protezione e delle cure che avevano riservato al nipote in occasione del suo ricovero.

C’era voluto del tempo, ma da quel momento Eric aveva lentamente ripreso i contatti con le persone con le quali era cresciuto.

Un ragazzo del branco aveva da poco attivato il gene ed Eric era rimasto meravigliato quando avevano chiesto se alla Salvatore School accettassero anche i licantropi.

In effetti le iscrizioni stavano arrivando da ogni parte dell’America ed alcune anche dall’Europa… e le richieste non riguardavano più esclusivamente streghe e stregoni.

Così un giorno Eric si era deciso e aveva portato Bonnie a visitare i luoghi della sua infanzia, quando arrivarono la presentò al maschio alfa e a tutto il branco, non ci fu neanche uno sguardo di biasimo, nessuno accennò al fatto che, esattamente come il fratello, anche lui si era follemente innamorato di una strega.

Quel pomeriggio il licantropo portò la sua Bonnie sotto una vecchia quercia, il luogo dove tradizionalmente venivano celebrati i matrimoni dei Poldark.

Bonnie lo vide inginocchiarsi e aprire una scatolina, poi ascoltò con le lacrime agli occhi la sua formale proposta di matrimonio.

«Certo che ti sposo!» aveva esclamato «SI’ SI’… mille volte SI’!»

 

Elena arrivò un po’ trafelata «Finalmente!» l’accolse Damien.

«Dai su andiamo! Che siamo in ritardo» replicò la donna allacciando il suo braccio a quello che il ragazzo le stava porgendo.

Il giovane la guardò divertito.

All’apparenza Elena sembrava tranquilla e sorridente, ma lui avvertiva il battito accelerato del suo cuore e il respiro spezzato.

«Alla mamma dello sposo… è permessa un po’ di emozione» le sussurrò chinandosi.

Per tutta risposta, la donna strinse di più la presa e appoggiò la testa contro il suo braccio.

Damien li aveva sempre chiamati per nome, ma quando parlava con altre persone, a volte si riferiva a loro con: “mio padre e mia madre“

La prima volta che Elena lo aveva sentito era stata travolta dall’emozione, poi si era detta che il ragazzo semplicemente non aveva voglia di raccontare nei dettagli la sua vita.

Quando era nato Stefan, Damien si era avvicinato alla culla e aveva preso la manina del neonato.

«Ciao piccolino!» aveva mormorato «Io sono Damien, il tuo fratellone!»

Elena aveva avvertito un groppo alla gola, lo stesso che tornava ogni volta che vedeva il ragazzo con Stefan e la piccola Jenna.

Ai piedi del gazebo, l’ex vampira tenne stretto il ragazzo un pochino più del dovuto, provocando l’ilarità del marito che era già al suo posto nella parte destra della struttura, con un gesto di stizza la donna prese posto sul lato sinistro, proprio davanti a Damon che ora le stava sorridendo.

Damien si girò e guardò gli ospiti che si erano già accomodati.

Le Angels erano in prima fila, Cristina e Donna stavano sorridendo, Emma stava battibeccando con Lucy perché non aveva mai un fazzoletto quando si lasciava andare ai piagnistei!

Un fazzoletto che nella fila accanto Denise Mason stava passando a sua zia, erano sedute accanto a Maze, agli infermieri e al medico che l’avevano curato dopo l’incidente.

Un po’ emozionato, il giovane ibrido si voltò a guardare Damon che lo stavano affiancando e poi gli altri testimoni che erano in attesa delle damigelle.

Quando un adolescente perde il padre, non gli viene a mancare solo l’affetto di un genitore, ma anche una guida per affrontare gli anni più difficili per un uomo, quelli della sua maturazione…

Damien si era sentito perso dopo l’incidente… fino a quando l’uomo che ora gli stava sorridendo aveva deciso in pochissimi minuti che da quel momento in poi si sarebbe preso cura di lui.

Fino a quando suo Zio Eric era tornato nella sua vita.

Fino a quando un Ibrido millenario lo aveva guidato nella sua prima trasformazione e poi si era fatto carico del suo addestramento.

Klaus lo aveva preparato ad affrontare i cambiamenti, gli aveva insegnato a sfruttare le sue nuove capacità, e dal momento che fu palese che avesse conservato anche i suoi poteri, aveva affiancato Freya e Bonnie per valutarne le potenzialità.

Damien guardò con un sorriso anche Jeremy che si era messo in mezzo tra Emma e Lucy, per farle smettere di discutere ed Alaric che stava porgendo il suo fazzoletto alla vigilante…

Dietro di loro c’era Elijah che era accomodato vicino ad Hayley e Kol che gli stava sorridendo abbracciato alla sua Davina, c’era voluto del tempo per riuscire a portala fuori dal piano ancestrale, e avevano collaborato tutti, da Freya a Bonnie, le gemelle, Hope e anche Damien aveva aiutato.

Erano stati tanti gli uomini che lo avevano aiutato a diventare un adulto.

E uno di loro, tra qualche minuto gli avrebbe affidato sua sorella.

A Villa Salvatore aveva ritrovato il calore di una famiglia e, cosa ancora più importante, aveva avuto la possibilità di crearne una sua.

Felicity, Oliver e Rebekah erano la sua famiglia, quella che lui aveva scelto di costruire.

L’attacco della marcia nuziale, lo fece trasalire.

Lizzie e Josie procedevano fianco a fianco con in mano dei piccoli bouquet.

Dietro di loro Rebekah teneva per mano il piccolo Stefan.

Eric e Bonnie.

Klaus e Caroline.

Wade e Zoe.

Hope con in braccio Jenna.

E poi Damien la vide…

Felicity procedeva molto lentamente, elegante al braccio di suo fratello, sorridendo a destra e sinistra a tutti i loro ospiti, non lo aveva ancora guardato… anzi sembrava che stesse cercando in maniera deliberata di non farlo.

«Per fortuna mi hai ucciso sei anni fa… » mormorò lo sposo.

Felicity finalmente lo guardò.

«Mi avresti fatto venire un attacco di cuore ora… in questo preciso momento» continuò Damien in un sussurro.

La sposa sorrise e continuò a camminare guardando negli occhi il ragazzo che la stava aspettando.

Rebekah osservò commossa il momento nel quale Oliver porgeva la mano di sua sorella, poi gli sposi si girarono verso di lei.

«Esistono persone nelle nostre vite che ci rendono felici per il semplice fatto di avere incrociato il nostro cammino» iniziò a parlare Becca, «Oggi ho l’onore e il privilegio di unire in matrimonio Damien e Felicity.

Loro… che hanno incrociato il cammino di tutti noi, da oggi percorreranno il resto della loro strada insieme e con la forza e la purezza del loro amore continueranno a riempire le nostre vite di gioia e felicità.

Ragazzi…

L’amore è la forza eterna della vita.

L’amore è la forza che ci permette di affrontare la paura e l’incertezza con coraggio.

Amatevi l’un l’altro, mantenetevi fedeli al vostro impegno.

Insieme potrete condividere e crescere.»

Hope salì sul gazebo e appoggiò un’ampolla di cristallo su un tavolinetto davanti agli sposi.

Lizzie stava porgendo a Damien un flacone che conteneva sabbia di quarzo cristallino rossa.

Josie ne stava porgendo uno identico a Felicity, ma la sabbia era dorata.

Rebekah attese qualche secondo, poi tornò a parlare.

«Damien e Felicity, prima di incontrarvi avete vissuto due vite separate, avete sognato e desiderato cose differenti, poi un giorno le vostre strade si sono intrecciate, vi siete innamorati e oggi vi trovate qui di fronte a noi per iniziare un nuovo viaggio insieme.
I contenitori con la sabbia colorata che avete in mano, simboleggiano il vostro percorso di vita, la vostra unicità e tutto ciò che vi ha modellato come persone.
Questo grande vaso è la vostra vita futura, la sabbia che verserete sarà la vostra unione.
Lo strato di sabbia vi simboleggia, tutto quello che eravate, tutto quello che siete e tutto quello che potrete diventare.
Questo perché il matrimonio si basa sulla forza degli individui».

Prima Damien e poi Felicity versarono parte della loro sabbia nell’ampolla più grande.

L’Originale sorrise e poi continuò.

«Ed ora uniamo i colori, a simboleggiare due vite unite insieme per sempre.
I colori individuali non esisteranno più, ma saranno uniti insieme come una cosa sola e, come voi due, non potranno mai essere separati…»

Felicity e Damien versarono contemporaneamente il resto della sabbia, che si mescolava e formava delle onde e dei disegni.

Becca prese l’ampolla e la osservò… poi l’alzò per mostrarla a tutti.

Per qualche istante gli invitati rimasero incantati a guardare il bellissimo disegno che si era creato, poi partì un lungo applauso.

Rebekah aspettò che ci fosse di nuovo silenzio, poi prese un bel respiro

«Ci siamo ragazzi…» annuì emozionantissima «se è vostra intenzione unirvi in matrimonio, datevi la mano destra ed esprimete il vostro consenso.
Damien, vuoi prendere Felicity come tua sposa?»

«Si, lo voglio»

«Felicity, vuoi prendere Damien come tuo sposo?»

«Si, lo voglio»

Rebekah si girò a guardare prima da una parte e poi dall’altra le persone che erano ai lati del gazebo «I testimoni hanno sentito?»

«Si»

L’Originale annuì soddisfatta «Alla presenza dei vostri familiari, dei testimoni e degli amici, potete scambiarvi le vostre promesse».

«Felicity… nell'attimo in cui ti ho incontrata, la mia vita è tornata ad essere meravigliosa.
Mi hai insegnato ad esprimere il meglio di me, a non aver paura di affrontare il domani e quando ero vulnerabile tu sei stata forte.
La mia forza invece, deriva da una sola e unica consapevolezza, che tu sei l’amore della mia vita.
Prometto di amarti, di essere tuo amico e tuo complice… per tutta l’eternità.»

«Damien… quando mi sono trasformata, ho creduto che l’amore che sognavo un giorno di vivere, quello su cui fantasticavo leggendolo nei libri, non lo avrei mai potuto provare.
Poi sei attivato tu e il mio cuore ha ricominciato a battere, come se fossi di nuovo viva… è stato per il calore del tuo sorriso che mi sono immediatamente e follemente innamorata di te… ed è stato nella forza del tuo abbraccio che sono potuta crescere e diventare una donna.
Ti prometto che ti amerò, sarò tua amica e tua complice… per tutta l’eternità.»

«Dal potere conferitomi dal fatto che io c’ero quando vi siete incontrati e vi ho visto mentre vi innamoravate… vi dichiaro Marito e Moglie!
Damien… vorrei dirti di baciare la sposa, ma tu hai uno strano modo di reagire quando si tratta di primi baci!»

Damon scoppiò a ridere e anche le Angels dalla prima fila non riuscirono a trattenersi.

«Credo proprio che correremo il rischio» esclamò lo sposo stando allo scherzo «vero amore mio?»

«Assolutamente si…» rispose la sposa inclinando la testa e avvicinando le sue labbra a quelle del marito.

 

Alla fine del succulento banchetto di nozze, al momento dei brindisi, Hope colse la palla al balzo, e nel suo discorso da damigella d’onore spiegò la battuta che la zia aveva fatto sull’altare, raccontando a tutti come era andato il primo bacio tra i due sposini.

Damien scuoteva la testa divertito, se lo aspettava… il suo rapporto con Hope era sempre stato così e lui non lo avrebbe cambiato di una virgola.

«Felicity è stata da subito la mia compagna di stanza» stava continuando la strega «venivo da New Orleans, dove ero felice con la mia famiglia, ma non avevo mai avuto un’amica… qui a Mystic Falls ho trovato una sorella e le ho voluto bene dal primo istante!
Un giorno le ho chiesto se saremmo state amiche per sempre, se io sarei stata presente al suo matrimonio, lei mi ha detto di non sperarci… è evidente che si è sbagliata!»

La damigella sorrise alla sua amica, mentre intorno a loro tutti sghignazzavano.

«Quando è arrivato Damien, lo avrei strozzato volentieri! Temevo che si mettesse tra noi due, che me l’avrebbe portata via.
Invece devo ringraziarlo, perché è grazie a lui che io posso essere amica di Felicity, della vera Felicity… la meravigliosa e gentile ragazza che era arrivata dall’Irlanda.
Lui ha fatto si che lei tornasse ad essere se stessa… ovvero l’amorevole, fantastica e pazza donna, che ora mi guarda ad un passo dalle lacrime.
Credo quindi… che Damien si meriti una confessione.»

Hope si rivolse direttamente allo sposo «Sei anni fa, quando ti ho dato il mio sangue, non l’ho fatto per Felicity… l’ho fatto per me.
Non potevo sopportare di non poter più litigare con te ogni giorno!» spiegò la ragazza con un’alzata di spalle, poi fece una pausa e con un sospiro continuò. «Ok… la verità è che qui ho trovato anche un fratello!
Ma si! Visto che ci sono… ti dico una cosa che non ti ho mai detto!
Ti voglio bene…»

Damien continuava a sorridere.

«Ora non è che ti commuovi e vieni ad abbracciarmi vero?» chiese la ragazza inarcando un sopracciglio e facendo un sorrisetto ironico.

«Non ci penso proprio!» ribatté scuotendo la testa il giovane Ibrido «Il festeggiato sono io… sei tu che devi venire da me!»

«Cin Cin!» esclamò Hope esasperata, alzando il calice che teneva in mano e gli occhi al cielo, poi si scolò in un sorso tutto lo champagne.

«Vacci piano con quello!» l’apostrofò il padre.

«Ne ho bisogno!» rispose la figlia avvicinandosi a Damien, poi con una smorfia gli prese il viso tra le mani per dargli un sonoro bacio sulla guancia.

«Ti voglio bene anche io, Strega!» proclamò lo sposo attirandosela contro e stritolandola in un caloroso abbraccio.

 

Il discorso del testimone dello sposo non fu da meno, Wade fece morire tutti dalle risate, raccontando aneddoti che sarebbe stato meglio non rendere pubblici! Damien guardava, tra il divertito e il preoccupato, Klaus e Oliver che lo fissavano, non era sicuro se volessero ammazzarlo o fargli i complimenti per l’intraprendenza.

Wade stava raccontando come aveva pianificato la prima volta tra lui e Felicity.

Lui aveva un ricordo molto diverso di quel momento e in particolare dei fatti che lo avevano preceduto e c’era ben poco da ridere…


I primi tempi, dopo la trasformazione erano stati duri.

Gestire le emozioni amplificate, la sete di sangue… era stato stressante.

Imparare di nuovo ad usare i suoi poteri era stato sfiancante.

Era andata un po’ meglio quando aveva capito come poteva scaricare tutte le tensioni, le corse notturne tra i boschi erano un toccasana.

Come se le preoccupazioni non fossero abbastanza, un pomeriggio dopo gli allenamenti, Klaus sembrava molto infastidito.

«Ok!» sbottò tutto ad un tratto «Caroline mi ha detto che ti devo parlare di questa cosa! Quindi lo farò!»

Damien lo sguardò intimidito.

«Il morso di un licantropo può uccidere una vampira… lo sai vero?»

Il giovane annuì.

«Quello di un Ibrido è ancora più letale»

Damien annuì di nuovo.

«Quello di un Ibrido che è anche uno stregone, non sono sicuro di poterlo curare» Klaus diventava sempre più nervoso vedendo che il ragazzo continuava a guardalo titubante «E non ho nessuna intenzione di verificarlo!» aggiunse categorico.

Il ragazzo continuava a non capire, poi sgranò gli occhi «Non ho nessuna intenzione di mordere Caroline! O Oliver… tantomeno Felicity!» spiegò con rabbia.

Klaus prima lo guardò a bocca aperta, poi scoppiò in una fragorosa risata.

«Il fatto che non ci arrivi, da una parte mi rincuora» sghignazzò l’Originale guardandolo con scherno. «Ma vedo che ci sei arrivato…» aggiunse subito dopo notando lo sguardo basso e l’atteggiamento imbarazzato del giovane Ibrido.

«Basta un graffio, basta che inavvertitamente le mordi le labbra mentre le dai un bacio… devi stare attento» il tono dell’Originale si era fatto tutto ad un tratto affettuoso.

Damien sollevò lo sguardo «A te succede spesso?» chiese in un sussurro.

«Io non sto attento… io la posso curare immediatamente» rispose Klaus «Mi spiace immensamente, Dude… dovevo avvertirti, ma devi solo fare attenzione!
Stai tranquillo, Caroline è stata fidanzata per un lungo periodo con un licantropo e non hanno mai avuto problemi, vabbé quasi mai… ma quella volta era colpa mia!»

 

A Damien sembrava di essere tornato indietro nel tempo, quando aveva timore di fare del male alla sua fidanzatina francese, ma questa volta a rischiare non era lui… era la vita di Felicity ad essere in pericolo, quindi era ancora peggio!

Felicity in un primo momento non badò al cambio di atteggiamento di Damien, attribuendolo alla trasformazione e alle sue conseguenze.

Ma le settimane passavano e lui la cercava sempre meno, le serate nella loro soffitta si facevano sempre più sporadiche, mentre le uscite notturne con gli altri licantropi sempre più frequenti e più lunghe.

Un giorno la ragazza si sfogò con Zoe.

Laurel non era tornata a scuola dopo le vacanze natalizie e per Felicity era stato molto più semplice approfondire la conoscenza con la giovane strega.

Senza l’influenza della sua amica, Zoe era una persona del tutto differente.

«Vorrei parlarne con Rebekah» si sfogò la vampira «ma non voglio ingigantire la cosa, probabilmente è solo una cosa temporanea.»

Zoe aveva annuito e l’aveva rassicurata «Damien ti ama davvero, si è preso una cotta per te dal primo momento! La canzone che ti ha cantato il giorno della recita… se ci penso ho ancora i brividi! Vedrai che appena supera questo momento di difficoltà, tutto tornerà normale»


«Non accendi la salvia?»

«Certo…»

Quella sera Felicity aveva convinto Damien a prendersi qualche minuto di tranquillità nella loro soffitta.

«Possiamo stare poco… Zio e Klaus mi aspettano»

La ragazza annuì «Come vanno le trasformazioni? Sono meno dolorose?»

«Si… molto meglio e in ogni caso ne vale la pena, è bellissimo correre nel bosco»

«Molto bene… ne sono felice»

La ragazza si era avvicinata e Damien istintivamente si era allontanato.

«C’è qualcosa che non va?» non riuscì più a trattenersi Felicity «Se c’è qualcosa devi dirmelo, Damien»

«No va tutto bene…»

«Sei sicuro?»

Il giovane Ibrido annuì.

«Dopo che ti sei trasformato… hai capito che non mi ami più come prima?»

Il ragazzo sbarrò gli occhi «Ma che dici? Certo che ti amo! Come… se fosse possibile anche più di prima!»

«Bene… » sussurrò la ragazza prima di afferrarlo e sbatterlo violentemente contro un muro.

Damien non capì più nulla, si avventò su Felicity famelico, baciandola e toccandola ovunque, le mani scesero sulla curva rotonda delle natiche, l’afferrò e la sollevò…

Le gambe di lei si avvolsero intorno ai fianchi di lui, la ragazza si spinse in avanti e inarcò la schiena «Oh sì…» gemette, avvertendo l'erezione viva e pulsante.

Come se la voce di Felicity lo avesse risvegliato, Damien la rimise a terra.

«Devo andare!» fece con la voce strozzata, respirando a fatica «Devo proprio andare!»

La vampira annichilita lo guardò prendere le scale e sparire in un baleno.

 

Klaus si stava spogliando lentamente, in attesa che Damien iniziasse la trasformazione, lo faceva sempre prima di procedere con la sua… per valutare i progressi.

Quella sera il giovane Ibrido stava avendo molte difficoltà… era addirittura peggio della prima volta.

«FERMATI!» ordinò l’Originale.

«Come mai?» stava chiedendo Eric preoccupato.

«Cos’hai?» domandò Klaus direttamente a Damien, che si era disteso sul terreno abbracciandosi le ginocchia, in posizione fetale.

Quando il ragazzo si girò per rispondere, il volto era solcato dalle lacrime «Uccidimi ti prego…» lo implorò «Non le voglio fare del male… ti prego fallo!»

«Ma di cosa parla?» chiese Eric allarmato.

«Non mi controllo! Le zanne non le controllo!» continuò Damien guardando Klaus, ignorando lo zio «Le sto lontano… cerco di starle lontano! Lei pensa che non la amo più! Ma io preferisco morire che farle del male… quindi ti prego, uccidimi!
Puoi dire che ero impazzito! Che ero fuori controllo! Che non hai avuto scelta!»

«SI PUO’ SAPERE COSA STA SUCCEDENDO?» sbraitò Eric per attirare la loro attenzione.

«Rivestiti!» ordinò Klaus «Io e te prendiamo il primo volo per New Orleans» spiegò direttamente a Damien.

«Non farò MAI quello che mi ha chiesto!» si limitò a dire a Eric.

 

Klaus non aveva dato spiegazioni, partirono dalla scuola che doveva ancora albeggiare.

«Fidati di me…» era l’unica cosa che aveva detto a Caroline, mentre la salutava prima di entrare in macchina, la vampira aveva annuito.

«Non mi piace…» aveva mormorato tra i denti Damon abbracciato ad Elena.

Insieme a Care ed Eric erano i soli che erano stati messi al corrente del viaggio, tutti e quattro osservarono in silenzio la macchina mentre usciva dal cancello.

Felicity la mattina dopo era disperata

«Non mi ha neanche salutato!» singhiozzava abbracciata a Rebekah.

«Perché non ci avete avvertito?» chiese innervosita l’Originale.

«Non ce n’è stato il tempo» rispose Caroline.

«Cosa sono andati a fare a New Orleans?» domandò Oliver.

«Non ne ho idea» confessò Care.

 

«Dimmi cosa hanno fatto» chiese Klaus a Marcel che lo precedeva scendendo le scale.

Damien li stava seguendo e quando arrivarono in una sorta di caverna sotterranea vide delle persone incatenate.

«Lui si è introdotto a Sant’Anne e durante un rito ha ucciso due streghe» spiegò Marcel indicando un vampiro quasi completamente disidratato.

«Quello invece ha attaccato il Bayou» continuò Gerard indicandone un altro «ha stuprato e ucciso una ragazza che non era neanche una licantropa, non aveva ancora attivato il gene»

«Li voglio tutti e due! Nutrili!» ordinò Klaus.

Marcel liberò i due vampiri e li strattonò fino al centro della stanza, poi tirò loro due fiale di sangue che furono consumate con avidità.

Klaus si girò verso Damien «Vediamo quanto è letale il tuo morso!» lo pungolò esortandolo ad attaccare.

«Cosa?» replicò il giovane «Non posso farlo!»

«Puoi e devi…» lo incalzò l’Originale.

Il ragazzo si guardò intorno, c’erano altri vampiri incatenati, tutti stavano guardando Klaus Mikaelson con il terrore negli occhi.

«E’ una prigione?» chiese a Marcel.

«Una mezza specie» rispose lui con un ghigno.

«C’è un motivo valido per il quale sono qui…» continuò Damien, era più un’affermazione che una domanda.

Infatti i due Ibridi lo fissarono senza rispondergli.

Il giovane attaccò con una furia che fece rimanere interdetto Marcel, mentre lasciò Klaus assolutamente impassibile.

Il tutto terminò in pochi secondi, quando Damien sollevò lo sguardo dai corpi agonizzanti, sul suo volto non c’era nessuna traccia del solare ragazzo che tutti conoscevano.

«Dovevi solo morderli» commentò serio Klaus «Tecnicamente dovevo salvarli! Uno è senza speranza… è praticamente già morto! Marcel prendine un altro…».

L’Originale si morse un polso, fece colare un po’ di sangue in una ciotola e lo fece bere al vampiro che sembrava stesse meglio, rantolava riverso sul terreno e aveva uno squarcio che partendo dal deltoide della spalla arrivava fino al muscolo tiroideo, l’estensione della ferita era impressionante e l’Ibrido la stava osservando attentamente.

«Funziona…» commentò un attimo dopo «Il mio sangue funziona…» ribadì mentre infilava un braccio nello sterno del vampiro e gli strappava il cuore, con noncuranza scaraventò il cadavere a qualche metro di distanza e afferrò il vampiro che Marcel gli stava avvicinando.

«Solo un morso» si raccomandò allungando uno degli avambracci del malcapitato che stava urlando spaventato.

«Ma se il tuo sangue funziona…» scosse la testa Damien che stava ritornando in sé.

«MORDI!» ordinò Klaus.

Il giovane fece quello che gli era stato chiesto, l’Originale scrutò la ferita che già si stava arrossando, poi trascinò il vampiro verso le scale.

Marcel e Damien lo seguirono silenziosamente fino al cortile della residenza dei Mikaelson, dove Freya, Elijah e Kol li stavano attendendo.

Klaus prese uno dei calici che erano sul tavolino e lo porse al più giovane «Dagli il tuo di sangue» lo sollecitò.

«Non funziona» osservò Freya dopo un minuto «Prova con la magia… poni una mano sulla lesione» lo guidò risoluta.

Damien obbedì e quanto lasciò la presa notò che la ferita si stava lentamente rimarginando, stava per sorridere quando il vampiro che aveva guarito, si accasciò davanti ai suoi occhi… questa volta Klaus aveva infilato il braccio dalla schiena per strappargli il cuore.

«Perché?» domandò il ragazzo trasecolando.

«Non ci servono testimoni» fu la sua risposta lapidaria.

 

Damien si era ammutolito, non aveva detto più di una decina di parole per tutto il giorno.

Era molto tardi quando arrivarono alle porte di Mystic Falls e stavano quasi oltrepassando il cancello quando Klaus gli parlò.

«Nessuno verrà mai a sapere cosa è successo in quella grotta, sarà un segreto tra di noi… e non preoccuparti non ci chiederanno come abbiamo capito cosa puoi fare… c’era un solo modo per farlo e ne sono tutti consapevoli»

«Grazie…» si limitò a sussurrare in risposta.

L’Originale aveva ragione, erano troppo rincuorati per il fatto che fossero tornati a casa e troppo entusiastici della scoperta per fare domande.

«Era questo quindi? Avevi paura di farmi del male?» domandò Felicity con le lacrime agli occhi.

Damien annuì fissandola con gli occhi lucidi.

«Questo significa che non le starà più alla larga?» domandò Oliver divertito «Mi piaceva la cosa!»

«Non preoccuparti, Mate» lo rassicurò Klaus «Il mio morso è ancora letale per lui, ti assicuro che se mi fa innervosire non avrà la forza per curarsi!»

«Ma dai!» sbottarono in coro Caroline e Rebekah.

«E finitela!» rincarò Elena.

Anche tutti gli altri nella stanza li guardarono con biasimo, ma la verità era che si stavano trattenendo dallo scoppiare a ridere, Fel e Damien erano arrossiti violentemente ed evitavano di guardarsi.

Al giovane Ibrido servì qualche settimana per riprendersi dal viaggio a New Orleans, ma questa volta poté lasciarsi coccolare da Felicity e fu molto più gradevole!

 

«Hope vi ha raccontato il primo bacio… io invece vi dirò come Damien è riuscito ad eludere la sorveglianza di tutto il corpo docenti, parenti, amici e vigilanti, la prima volta che questi due hanno fatto sesso!» era così che aveva esordito Wade con il suo discorso del testimone.

Era per lo più una ricostruzione dei fatti fantasiosa, stava mischiando confidenze dirette di Damien, cose che aveva realmente fatto per aiutare il suo amico ad attuare il suo piano di seduzione e quello che gli aveva raccontato Zoe, derivante dalle confidenze di Felicity.

La verità era che Damien aveva atteso pazientemente il momento più favorevole, la settimana dello Spring Break, quando la scuola si era svuotata.

Tutti gli studenti erano tornati a casa, compresi Zoe e Wade.

Caroline e Klaus erano partiti insieme alle loro tre figlie per una breve vacanza a New Orleans.

Elena e Damon erano andati a New York per organizzare il trasferimento definitivo a Villa Salvatore, dovevano impacchettare le loro cose e cedere il bar a Josh che lo stava gestendo in maniera impeccabile da mesi.

Il vampiro di New Orleans si trovava benissimo nella Grande Mela ed aveva incontrato anche una persona speciale… era ben contento di rimanere lì e rilevare l’attività.

Elena doveva recarsi anche all’università e in ospedale per delle pratiche burocratiche, avrebbe terminato studi e tirocinio in Virginia a pochi chilometri da Mystic Falls.

Jeremy si era lasciato convincere da Kol ad andare a Miami, la meta più gettonata dagli studenti universitari, ed erano partiti con l’intenzione di scatenarsi durante i party sulla spiaggia e i festival musicali.

Le Angels e i vigilanti stavano sistemando il cottage che era stato ricostruito, anche il sistema di sorveglianza doveva essere ripristinato e Alaric era sempre da loro per aggiornarlo e testarlo.

Eric e Bonnie si erano appena messi insieme ed erano troppo presi per badare a cosa gli accadeva intorno…

Oliver e Rebekah la notte la passavano nella loro dependance…

Non poteva esserci un momento migliore!

Quando Felicity era entrata nella soffitta avvertì un intenso profumo di salvia, era bendata e stava sorridendo.

«Che hai fatto? La cuoca ti ha beccato a rubarla e hai deciso di coltivartela da solo?»

«La prudenza non è mai troppa!» sghignazzò Damien.

Quando il ragazzo sciolse il nodo e le tolse la sciarpa dagli occhi, Felicity sussultò.

Candele ovunque ed enormi cuscini ricoprivano il pavimento.

«Felicity vuoi fare l’amore con me?» le sussurrò abbracciandola da dietro.

«Si… » rispose immediatamente la ragazza.

Quello che era successo dopo, nella mente di Damien era un po’ offuscato, quasi si fosse trattato di un sogno, ricordava di averla spogliata lentamente… di avere baciato ogni centimetro che scopriva, il momento esatto che si era spinto dentro di lei non riusciva proprio a ricordarselo, il suo cervello era andato in tilt…

Poco male… perché ogni volta che aveva rifatto l’amore con Felicity, era sempre stato come la prima volta…

Davvero… non in senso figurato.

E ogni volta si era preso il tempo per assaporare l’istante nel quale avvertiva la lieve resistenza, quella lieve pressione in più che doveva fare per prenderla, il lieve sospiro che Felicity faceva ogni singola volta…

Avvertiva quella percezione di possesso… quella consapevolezza che lei era sua ed era stata solo sua.

Suonava un pò misogino… ma non riusciva proprio ad impedirsi di gioirne.

Una volta doveva aver detto o fatto qualcosa, perché la ragazza lo aveva guardato di traverso.

«Proprio non ci riesci a evitare di farlo vero? Non so che darei per toglierti quell’espressione compiaciuta!»

«Di che parli?» chiese con sorriso innocente.

«Parlo del fatto che è come se mi sverginassi ogni volta!»

Aveva nascosto il viso tra i suoi capelli per attutire la risata che gli era nata spontanea.

«Ti faccio sempre male?» mormorò cercando di sembrare premuroso.

Era una finta… ogni volta che Felicity sospirava, lui avvertiva un inconfessabile fremito di piacere, una sensazione di potenza e dominio.

«No, mi piace… mi piace sentire esattamente il momento che mi prendi» confessò lei con un filo di voce.

Damien aveva ringhiato, le aveva afferrato i polsi e glieli aveva fatti sollevare dietro la testa, con l’altra mano aveva afferrato un lembo della maglietta e l’aveva strappata, esponendo i suoi seni coperti dal reggiseno.

«Però mi scoccia!» aveva aggiunto, Felicity inarcandosi verso di lui.

«Che ti scoccia? Che ti ho potuto donare la mia verginità solo una volta?» sghignazzò Damien fissandole il capezzolo rosa che sbucava dal pizzo e chinandosi con l’intenzione di prenderlo tra le labbra.

Felicity lo bloccò con entrambe le mani e lo scansò quel tanto per guardarlo negli occhi «Tu non l’hai fatto! Tu non eri vergine!»

«Ma che dici? Era la prima volta anche per me!» ribatté il ragazzo aggrottando la fronte.

«Tu hai detto che la tua prima volta era stata un disastro!»

La ragazza lo guardava a bocca aperta.

«Amore mio… non mi sembra il momento, sono dentro di te e ho in mente altro!»

Damien intercettò il suo sguardo e sbuffando si scostò.

«A costo di sembrarti poco sensibile, Chérie…
Se un ragazzo riesce… ad andare fino in fondo, è andata bene!
Se si accorge che la sua “partner“ non si è divertita è andata benino.
Se ho detto che è stato un disastro… significa che non sono riuscito a farlo!»

Felicity sorrise con un lampo malizioso negli occhi.

«Ora chi è ad avere un espressione compiaciuta?» Damien le sollevò le gambe, le afferrò i polpacci e la fece voltare, coprendola col proprio corpo, usò le ginocchia per farle spalancare le cosce, poi la penetrò con forza tenendola per i fianchi «Come ben sai non mi è più successo!»


Wade era un attore nato, tutti erano rapiti dalla sua verve e dalle sue capacità comunicative, attitudini che aveva affinato laureandosi alla Yale School of Drama.


Quattro anni prima, subito dopo il doppio matrimonio organizzato da Klaus ed Oliver, erano arrivate le agognate buste grandi che contenevano l’ammissione a Yale dei quattro studenti che avevano sostenuto la severissima selezione.

Felicity si era fatta in quattro per recuperare, lei era più piccola di un anno rispetto a Damien, Wade e Zoe…

I ragazzi non lo sapevano ma Elijah era andato a parlare con il Rettore, per assicurarsi che fossero consapevoli delle capacità superlative degli studenti della Salvatore School.

«Tutto a posto» aveva confermato Klaus a Caroline un sera «ma Elijah mi ha detto che una domanda era stata già accettata»

«Chi?» aveva domandato Care.

«Felicity…»

Caroline era scoppiata a ridere «Dobbiamo dirlo ad Oliver… ma a nessun altro!»

E così i quattro ragazzi avevano cominciato la loro avventura universitaria. Si era deciso, insieme alle famiglie di Wade e Zoe, che non avrebbero potuto abitare nelle residenze studentesche, sarebbe stato troppo difficile mantenere le apparenze, la scelta era caduta su un appartamento in città.

Quattro camere da letto, un bel soggiorno, una cucina super accessoriata e due bagni… una reggia, più che un appartamento studentesco!

Klaus lo aveva scelto personalmente ed era stato irremovibile, dovevano avere tutti i loro spazi!

Anche se vivevano tutti insieme, ognuno di loro aveva scelto un percorso di studi diverso: Giornalismo per Zoe, Teatro per Wade… Damien aveva scelto Economia, Felicity Letteratura.

Durante il giorno si mischiavano agli altri, allacciando amicizie e relazioni come dei normali studenti universitari, la sera stavano insieme, a casa o in giro per locali a divertirsi e rilassarsi.

Erano stati quattro anni molto felici ed erano passati in un baleno.

 

New Haven era molto vicina a Boston, Felicity e Damian passarono molti fine settimana in compagnia di Zia Martha e Maze.

A Salem le cose erano cambiate, quando Andrew, l’unico superstite del raid a Mystic Falls, era ritornato e aveva spiegato di quali crimini si era macchiata la Reggenza della Congrega, il biasimo fu unanime e chi era rimasto fedele alle politiche di Corey era stato processato e poi cacciato.

Se non erano i ragazzi a raggiungerle a Boston, erano le due donne ad andare da loro… la scusa era sempre la stessa; quattro ragazzi lasciati a loro stessi? Mangeranno? Staranno bene? Chi si occupa di loro?

Il problema era che i quattro ragazzi non erano lasciati a loro stessi! Un pomeriggio, di ritorno da un corso, Felicity trovò una situazione surreale.

Nel soggiorno c’erano Donna e Lucy che stavano amabilmente prendendo un tè con Martha e Maze.

«Gioia!» le andò incontro con voce squillante Lucy «Siamo venute a dare una sistemata alla casa! Così per qualche settimana non dovete preoccuparvi dei lavori domestici!»

«Qualche settimana?» aveva chiesto sbarrando gli occhi la ragazza.

«Ci sistemeremo nella stanza di Damien… » aveva annuito Donna «Ha tutta l’aria di non essere mai usata» aveva aggiunto maliziosa, facendo avvampare Felicity.

Tutti erano andati più volte a far visita ai ragazzi, anche Hope li aveva raggiunti molto spesso.

Ogni anno si diplomavano sempre più ragazzi alla Salvatore School ed erano sempre di più quelli che desideravano continuare gli studi, sistemarli tutti diventava sempre più arduo.

«Servirebbe un convitto tutto nostro!» aveva detto una volta Caroline.

In una delle loro visite successive, Klaus aveva notato che il palazzo davanti al loro appartamento era abbandonato da tempo.


Durante l’estate, Damien e Felicity lavoravano al Centro Sportivo, nel locale che gestivano Damon ed Oliver.

Una sera Klaus lanciò l’idea di acquistare il palazzo a New Haven “Potremmo farci una residenza studentesca privata… ad uso esclusivo dei nostri diplomandi».

Damien lo guardava interessato.

«Ai piani superiori dei mini appartamenti e al piano terra ci verrebbe un bel locale» stava continuando l’Originale «un bar ristorante per la colazione e per gli spuntini veloci tra una lezione e l’altra… mentre di sera, cena con spettacoli e musica dal vivo, un ambiente caldo ed accogliente, ma sicuro e tutelato.»

«Un po’ lontano da Mystic Falls» aveva commentato Oliver «uno di noi due si dovrebbe trasferire» aveva affermato rivolgendosi a Damon.

«Oppure qualcuno dovrebbe restare» era intervenuto Damien.

«Tra un paio d’anni arriverà Hope» stava ponderando Felicity «e poi toccherà a Josie e Lizzie»

«La zona degli appartamenti deve essere privata» le stava rispondendo Damien «ma nulla vieta che il locale sia aperto al pubblico»

«Beh… si potrebbero avere dei vigilanti» stava riflettendo la ragazza «Come facciamo qui»

«E riservare un appartamento per un sistema di video sorveglianza» stava annuendo Damien.

«Kate e Rick sarebbero perfetti per la gestione della sicurezza» gli rispose la vampira «sono una coppia e non avranno problemi a trasferirsi insieme»

«Di certo non possiamo separare le Angels! » era scoppiato a ridere Damien.

Klaus, Oliver e Damon osservarono i due ragazzi mentre facevano piani e tiravano fuori idee.

«Era esattamente questa la reazione che mi aspettavo» commentò sorridente l’Ibrido Originale.

Il palazzo era stato ristrutturato e dopo la luna di miele in Europa, con due lunghe tappe a Monaco e in Irlanda, Damien e Felicity potevano iniziare la loro nuova avventura.

Avrebbero gestito la Residenza e il Salvatore’s, il locale che Damien aveva disegnato e progettato personalmente… era bellissimo! Il migliore di tutta New Haven.

Anche i piani superiori erano pronti per accogliere gli studenti, gli appartamenti erano moderni e spaziosi, dotati di tutte le comodità. Hope addirittura aveva già scelto l’alloggio che avrebbe usato quando li avrebbe raggiunti dopo il diploma!

I due giovani sposi avrebbero continuato a vivere dall’altra parte della strada nella loro vecchia casa e le stanze di Wade e Zoe sarebbero state sempre a loro disposizione per quando avessero avuto voglia e tempo di venire a dare una mano.

Kate e Rick, come avevano previsto, erano stati ben felici di seguirli, le Angels lo erano state un pò meno, visto che dovevano istruire dei nuovi vigilanti.

Non erano i primi e non sarebbero stati gli ultimi, in quei sei anni altri vampiri e licantropi si erano aggiunti al team di sorveglianza, la scuola diventava sempre più affollata e il personale non era mai abbastanza, inoltre Lucy si era unita a Mrs Byrne nella gestione del convitto.

Dopo che il centro sportivo era stato ultimato e Oliver, a malincuore, aveva dovuto lasciare il suo incarico di stalliere e giardiniere, il suo posto era stato preso da Owen, un vampiro molto gentile e affabile, che con un sorriso perenne sulle labbra se ne andava in giro per il parco con la sua immancabile salopette di jeans.

Tutti lo avevano adorato dal primo istante… tutti tranne Cristina.

Anche Owen, quando si era trasformato non era giovanissimo e con i suoi modi galanti, da uomo di altri tempi… la faceva impazzire!

E più Cristina lo trattava male, più lui era amabile e affettuoso, più lei gli sfuggiva e più lui si ostinava a corteggiarla.

A tutti era evidente che lei avesse capitolato da tempo! Ma guai a dirlo alla diretta interessata!

«Ma figuriamoci! Non ho tempo per certe cose!» andava rispondendo a chiunque avesse l’ardire di fare qualche illazione.

 

Era il momento della prima danza degli sposi.

«Ho una sorpresa!» stava annunciando Klaus con un sorrisetto sornione «Per cantare la vostra canzone, ho fatto arrivare un ospite d’eccezione!
Damien, tu sei stato bravissimo… ma lui la interpreta meglio!
Felicity è il mio personale regalo per te… ti posso presentare Edward Christopher Sheeran?»

«Lei può chiamarmi Ed!» proclamò un ragazzo con i capelli rossi che si stava facendo strada tra gli ospiti.

La sposa rimase a bocca aperta a fissare il suo cantante preferito.

«Credo che il posto di Felicity e Damien sia al centro della sala!» affermò il cantautore britannico salendo sul palco e sistemandosi il microfono, poi dopo qualche attimo partirono le prime note di “Perfect“.

«Sei sempre il solito megalomane!» lo punzecchiò Caroline.

«Always and forever, Love»

 

La festa era terminata, per gli ospiti che arrivavano da lontano avevano sistemato delle stanze nel convitto, la scuola era chiusa per le vacanze estive e gli studenti erano tornati a casa.

Dopo i saluti e la promessa di rivedersi la mattina dopo per fare colazione tutti insieme, ognuno si avviò verso il proprio alloggio.

Un gruppo di persone si incamminò insieme, nella stessa direzione.

«Allora Buonanotte…» salutò Damon sistemandosi meglio tra le braccia Stefan che si era addormentato esausto.

Anche Elena si era fermata davanti alla stessa villetta in stile coloniale, con in braccio la piccola Jenna.

Era una delle case che erano state costruite in semicerchio in un angolo dell’immenso parco di Villa Salvatore, ognuna circondata da un ampio giardino per garantire un po’ di privacy.

Non tutte erano ancora abitate… ma lo sarebbero state negli anni a venire.

A gruppetti si erano avvicinati alle loro abitazioni, poi si fermarono sul patio per godersi la scena.

Caroline e Klaus insieme ad Hope, e i loro ospiti Elijah, Hayley, Freya e Keelin.

Alaric con Josie e Lizzie.

Jeremy con Kol e Davina

Bonnie ed Eric.

Rebekah ed Oliver.

Anche Elena e Damon, dopo aver messo a letto i loro bambini, uscirono di nuovo.

Tutti stavano guardando Damien che si era piegato per prendere in braccio Felicity e stava salendo i gradini.

«Non ci posso credere che non abiteranno qui con noi» stava dicendo Oliver.

«Quella è la loro casa tesoro, non importa dove passeranno buona parte dell’anno… è qui che torneranno sempre»

Oliver annuì abbracciandola.

«Pronta signora Digne?»

«Certamente Signor Digne»

Damien oltrepassò la soglia, poi si chinò a baciare sua moglie.

Un lungo applauso partì dalle altre case.

Caroline si girò a guardare Klaus «Cosa c’è?» domandò incerta.

«Sono solo felice, Love»





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