L'uomo del treno

di _siamoluceinsieme_
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Capitolo uno ***
Capitolo 2: *** Capitolo due. ***
Capitolo 3: *** Capitolo tre. ***



Capitolo 1
*** Capitolo uno ***


❝ Siamo la generazione che ascolta troppe canzoni

oppure aspetta troppo alle stazioni.

Ci sfoghiamo con citazioni

e ci suicidiamo per imperfezioni.❞
------

Le stazioni e gli aeroporti hanno visto più baci sinceri che qualsiasi sala dei matrimoni in ogni comune.

Amo quei luoghi in cui le persone si rivedono dopo tanto tempo. Quelle persone che mollano valigie in mezzo alla strada e corrono ad abbracciare le persone a cui vogliono un bene dell'anima. Sono i luoghi dove la gente si ama, i posti dove ci si ritrova.

Oggi mi ritrovo a vagare per una delle stazioni più famose del mondo, quella di Londra. Sono appena le 18.00 e sto aspettando l'ultimo treno diretto a  Liverpool al binario 2.

Mi guardo intorno e incrocio gli sguardi delle persone stanche, probabilmente di ritorno verso casa dopo una pesante giornata lavorativa, alla mia destra un uomo anziano seduto su un muretto che sorseggia una Beck's.

Salgo sul treno e colgo l'occasione per appisolarmi, quanto basta a riprendermi per almeno riuscire a sorreggermi in piedi. Sono sul treno.

Mi giro, al mio fianco un uomo che sta leggendo una rivista motociclistica. 

Lo osservo con attenzione lanciandogli, di tanto in tanto e di nascosto piccole occhiate.  Ha la mia età, poco più di trent'anni, i capelli scuri che cominciano ad ingrigirsi sulle tempie. Indossa un orologio dal quadrante grosso, probabilmente molto costoso, si direbbe che sia un Breitling. Si sta mordicchiando l'interno della guancia, sembrerebbe essere abbastanza nervoso o forse, chissà, semplicemente assorto nei suoi pensieri.

Osservo il paesaggio guardando fuori dal finestrino.  Ormai, prendendo questo treno tutti i giorni, lo conosco a memoria e sarei capace persino di definirne i tratti ad occhi chiusi.

Chiudo gli occhi e scrollo la testa all'indietro sul duro schienale di plastica, cercando di abbandonare ogni pernsiero e ogni problema.

L'uomo ripone la rivista nella sua cartella da lavoro e si dirige verso l'uscita.

Una fermata dopo, scendo io.

**********

Sono tornata a casa, non riesco a respirare per i mille pensieri che vagano per la mia testa. 

Mi sento prudere dappertutto.

Sento il forte bisogno di svagarmi, insomma prendere una boccata d'aria. Mi dirigo a passo lento al negozio vicino casa. Ho acquistato quattro lattine di gin tonic e una bottiglia di vodka alla fragola. 

Stavolta posso dire di essermi davvero superata...

Mi sono avviata alla cassa poggiando il tutto sul banco, non curandomi dell'espressione del ragazzo. Ribrezzo. Gli facevo schifo o forse provava pena per me. 

«Quindici sterline.» 

Prendo i soldi dalla tasca dei miei jeans e glieli porgo, lui mi ringrazia con un sorriso falso così che afferro il sacchetto e mi incammino verso l'uscita lieta di essermene appena andata da quel postaccio.

Apro la prima lattina mentre mi incammino verso casa immersa nei miei pensieri. Non voglio pensare a nulla e invece, non ci riesco, guarda caso passando dal parco vedo solo persone allegre e spensierate: bambini che giocano con i loro genitori o con amici. Le loro risate mi rimbombano in testa come una canzoncina fastidiosa. 

Mannaggia a me che ho scelto di passare per il parco.

Trattengo le lacrime o meglio, ci provo, mi siedo su una panchina e cercando di mantenere la calma.  Osservo i bambini davanti a me dondolarsi sull'altalena.

Ho sempre pensato a come potrebbe cambiare la mia vita se anch'io avessi una famiglia. Sono ormai quattro anni che non ho una relazione stabile con qualcuno. Nonostante non sia una "romanticona" alcune volte penso a come potrei davvero dare una svolta alla mia vita se solo mi lasciassi andare ogni tanto.

Mi sono scolata la seconda lattina e ho attaccato la terza. L'alcol è entrato in circolo, ma l'effetto benefico è durato pochi secondi, poi mi è venuto da vomitare. Stavo bevendo troppo in fretta. Sono una persona instabile, malferma, precaria e vacillante,  non so se qualcuno riuscirà mai a cambiare questo mio atteggiamento.

A testa bassa mi dirigo di nuovo verso casa, il quadrante del mio orologio indica le sette di sera.

**********

Sono appena le otto e mezza di sera e mi ritrovo sola nel mio piccolo appartamentino. Stasera ho deciso di ordinare una pizza e di guardare un film in televisione.

Giro i canali, ma danno solo film d'amore e di crimine. Alla fine decido di selezionarne uno a tema amoroso: "La risposta è nelle stelle". È appena iniziato, sembrerebbe un film accattivante. Nel mentre hanno suonato al citofono, a fatica e di malavoglia mi alzo dal divano e vado a rispondere. Apro la porta di casa mia, dinnanzi a me una donna dai capelli biondo oro cosí curati e lunghi fino alle spalle, pettinati in sottili trecce. La sua frangia, raccolta al lato della testa da un grosso fermaglio a forma di fiocco, è biondo scuro e mossa. 

Ha una treccia spessa e lunga dietro la testa, fermata da un elegante elastico. I capelli iniziano a scurirsi: alla radice vi è un biondo chiaro brillante e man mano che si scende verso le punte, diventano più scuri, fino a diventare castano chiaro. Gli occhi, così azzurri e rotondi, le danno  quell'espressione da Barbie e le grandi labbra carnose, accentuate da un rossetto rosso, mettono in risalto la sua dentatura perfetta. Sorride e riesco ad intravedere due fossette che si inarcano sulle sue guance rosse. Il naso è all'insù, la carnagione è chiara.

Rimango per un paio di secondi a fissarla incantata. Pago la pizza e la ringrazio lasciandole anche il resto.  Le faccio un cenno con la mano per salutarla e lei contraccambia sorridendomi.

Mi accomodo sul divano a due posti bianco in ecopelle e proseguo nella visione del film. Dopo pochi istanti mi addormento.

 

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Capitolo 2
*** Capitolo due. ***


Ho passato il fine settimana a mangiare schifezze e a vergognarmi di me stessa per averlo fatto. Ho rivisto alcuni amici che non vedevo da tanto tempo e sono andata a fare quattro passi insieme a loro fuori città. È stato bello rivedere Londra, le persone, London Eye, il museo, il Tower Bridge e il Big Ben. Quando sono salita sulla ruota panoramica ho come avuto l'impressione di essere ritornata indietro nel tempo, di aver visto anche per pochi instanti scorrermi diverse immagini davanti agli occhi rappresentanti periodi felici e spensierati della mia vita. Periodi che non rivivo più da un bel po'. Mi passo indietro i capelli con la mano intrecciando i polpastrelli nei miei ricci e mi chiedo se questa fase della mia vita passerà. Sono appena le sette di una domenica mattina, il sole splende in cielo e sento il fruscio delle foglie sfrusciare contro il vetro della cucina. Sto preparando un caffè, è quasi pronto. Sento l'odore diffondersi per tutta la stanza avvolgendomi in una dolce sensazione di piacere. La domenica mi ha sempre trasmesso serenità, mi permette di svagarmi, dedicarmi a me stessa in qualche modo e riposarmi dopo una lunga ed impegnativa settimana lavorativa. Rammento ancora quei momenti a Londra, il mio volto spensierato e sorridente. Afferro le polaroid ingiallite e con cautela le osservo una ad una. In alcune ero ancora una quindicenne dal viso ingenuo e dai capelli colorati, in altre avevo già un viso più maturo e sembravo una persona più autorevole. Le metto via pensando che guardarle non mi avrebbe aiutato di certo a stare meglio. Bevo il caffè a piccoli sorsi e ripenso ancora per una volta all'altro giorno. I mie sorrisi, le mie preoccupazioni. I miei amici, appena mi hanno vista, mi hanno salutata affettuosamente, il che mi ha fatto molto piacere. Beh, in fin dei conti sono anche una donna che riesce ad apprezzare anche i piccoli gesti. Una mia amica Emily Parker, dai capelli ramati e gli occhi celesti, ha iniziato a pormi subito delle domande che a dire la verità mi hanno lasciata parecchio spiazzata. Io e lei ci conosciamo da quando andavamo alle elementari insieme ed eravamo migliori amiche, per un po' le nostre strade si sono divise, ma poi con il trascorrere del tempo mi sono accorta che se c'è una persona che mi vuole davvero bene e su cui posso veramente contare è Emily. Alcuni quesiti mi hanno fatta sentire piccola piccola e per un attimo, sono stata anche un po' titubante nel risponderle. Insomma, sarà anche una mia cara amica ma certe cose non le direi neanche ai miei genitori. «E con tuo padre come vanno le cose?» ha iniziato a domandarmi curiosa. «Beh, ormai alla sua età non credo che le cose possano andare meglio di come sono» affermo con riluttanza, non che il suo quesito mi abbia infastidita, ma non sono mai stata una persona che ama parlare di sé, dei suoi progetti e delle proprie faccende familiari. «Capisco» osserva lei serena sorridendomi «e con il lavoro?» Ha fatto centro. Gli argomenti che non voglio trattare li ha tirati fuori tutti il che, oltre a mettermi in estrema soggezione davanti agli altri, mi fa sentire uno schifo nel vero e proprio senso della parola. Cerco di non curarmi dei volti degli altri tra cui Josh che fa un'espressione attonita e Peter che sembra più intento nel gustarsi il suo gelato piuttosto che prestarmi attenzione. «Va come va Emily...sono stanca di tutto, di badare a me stessa, mio padre, di tutto. Davvero.» sospiro e deglutendo a fatica...sta senz'altro riaffiorando la malinconia. Me lo sento. «Secondo me hai bisogno di prenderti una pausa Taylor» dice lei con destrezza poggiando delicatamente la sua mano sulla mia spalla. «Grazie, questo non mi farà di certo stare meglio» mormoro infastidita. «Taylor» la sua voce è dolce «Davvero, lo dico per te.» «Secondo me dovresti trovarti un uomo» prova a dire improvvisamente Josh scherzando, ma non appena lo fulmino con lo sguardo si ammutolisce. Sembra proprio che tutti si siano messi d'accordo contro di me, dato che nel medesimo istante tutti hanno iniziato a giustificare quello che ha detto Josh sentendosi realizzato. «Lo so io cosa è meglio per me» dico seria e decisa, non voglio sembrare una persona antipatica, menefreghista o lunatica, semplicemente non mi piace riferire agli altri alcune informazioni sulla mia vita sentimentale. Cosa posso rispondere adesso? Che la mia vita è un disastro e che nell'arco di due anni non sono riuscita a rimettermi in sesto con la mia vita sentimentale? Che mangio schifezze tutte le sere guardando la TV per sentirmi meno sola? Assolutamente nulla di tutto ciò. E io che volevo dare una svolta alla mia vita, cambiare casa, avere dei progetti. Emily mi abbraccia stringendomi forte a sé ed avvolgendomi in un affettuoso abbraccio. «Lo sai che ti voglio bene» sospira dispiaciuta «e che per te ci sarò sempre» continua. Josh ci osserva in modo strano ma non gli do retta. «È che alcune volte penso che questi periodi bui della mia vita stiano durando un po' troppo» dico frustrata ricambiando l'abbraccio e stingendola ancora più forte a me. Nonostante non voglia ammetterlo, parlare con lei mi è servito, mi sono sfogata e le ho raccontato per filo e per segno tutto ciò che mi è accaduto nelle ultime settimane, tranne la vista di quell'uomo così affascinante e misterioso. Ci sto ancora pensando imbambolata davanti a quel televisore terminando la mia tazza di caffè. L'indomani sarei dovuta andare al lavoro ma non ne avevo nemmeno le forze. Ho la schiena dolorante e un mal di testa tremendo. Mi dirigo dalla mia amica Emily, sento il bisogno di parlarle ancora, stavolta di raccontarle tutto.

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Capitolo 3
*** Capitolo tre. ***


Ho passato il fine settimana a mangiare schifezze e a vergognarmi di me stessa per averlo fatto. Ho rivisto alcuni amici che non vedevo da tanto tempo e sono andata a fare quattro passi insieme a loro fuori città. È stato bello rivedere Londra, le persone, London Eye, il museo, il Tower Bridge e il Big Ben. Quando sono salita sulla ruota panoramica ho come avuto l'impressione di essere ritornata indietro nel tempo, di aver visto anche per pochi instanti scorrermi diverse immagini davanti agli occhi rappresentanti periodi felici e spensierati della mia vita.

Periodi che non rivivo più da un bel po'. Mi passo indietro i capelli con la mano intrecciando i polpastrelli nei miei ricci e mi chiedo se questa fase della mia vita passerà. Sono appena le sette di una domenica mattina, il sole splende in cielo e sento il fruscio delle foglie sfrusciare contro il vetro della cucina. Sto preparando un caffè, è quasi pronto.

Sento l'odore diffondersi per tutta la stanza avvolgendomi in una dolce sensazione di piacere. La domenica mi ha sempre trasmesso serenità, mi permette di svagarmi, dedicarmi a me stessa in qualche modo e riposarmi dopo una lunga ed impegnativa settimana lavorativa. Rammento ancora quei momenti a Londra, il mio volto spensierato e sorridente. Afferro le polaroid ingiallite e con cautela le osservo una ad una. In alcune ero ancora una quindicenne dal viso ingenuo e dai capelli colorati, in altre avevo già un viso più maturo e sembravo una persona più autorevole. Le metto via pensando che guardarle non mi avrebbe aiutato di certo a stare meglio.

Bevo il caffè a piccoli sorsi e ripenso ancora per una volta all'altro giorno. I mie sorrisi, le mie preoccupazioni. I miei amici, appena mi hanno vista, mi hanno salutata affettuosamente, il che mi ha fatto molto piacere. Beh, in fin dei conti sono anche una donna che riesce ad apprezzare anche i piccoli gesti. Una mia amica Emily Parker, dai capelli ramati e gli occhi celesti, ha iniziato a pormi subito delle domande che a dire la verità mi hanno lasciata parecchio spiazzata. Io e lei ci conosciamo da quando andavamo alle elementari insieme ed eravamo migliori amiche, per un po' le nostre strade si sono divise, ma poi con il trascorrere del tempo mi sono accorta che se c'è una persona che mi vuole davvero bene e su cui posso veramente contare è Emily.

Alcuni quesiti mi hanno fatta sentire piccola piccola e per un attimo, sono stata anche un po' titubante nel risponderle. Insomma, sarà anche una mia cara amica ma certe cose non le direi neanche ai miei genitori. «E con tuo padre come vanno le cose?» ha iniziato a domandarmi curiosa. «Beh, ormai alla sua età non credo che le cose possano andare meglio di come sono» affermo con riluttanza, non che il suo quesito mi abbia infastidita, ma non sono mai stata una persona che ama parlare di sé, dei suoi progetti e delle proprie faccende familiari.

«Capisco» osserva lei serena sorridendomi «e con il lavoro?» Ha fatto centro. Gli argomenti che non voglio trattare li ha tirati fuori tutti il che, oltre a mettermi in estrema soggezione davanti agli altri, mi fa sentire uno schifo nel vero e proprio senso della parola. Cerco di non curarmi dei volti degli altri tra cui Josh che fa un'espressione attonita e Peter che sembra più intento nel gustarsi il suo gelato piuttosto che prestarmi attenzione. «Va come va Emily...sono stanca di tutto, di badare a me stessa, mio padre, di tutto. Davvero.» sospiro e deglutendo a fatica...sta senz'altro riaffiorando la malinconia. Me lo sento.

«Secondo me hai bisogno di prenderti una pausa Taylor» dice lei con destrezza poggiando delicatamente la sua mano sulla mia spalla. «Grazie, questo non mi farà di certo stare meglio» mormoro infastidita. «Taylor» la sua voce è dolce «Davvero, lo dico per te.» «Secondo me dovresti trovarti un uomo» prova a dire improvvisamente Josh scherzando, ma non appena lo fulmino con lo sguardo si ammutolisce. Sembra proprio che tutti si siano messi d'accordo contro di me, dato che nel medesimo istante tutti hanno iniziato a giustificare quello che ha detto Josh sentendosi realizzato. «Lo so io cosa è meglio per me» dico seria e decisa, non voglio sembrare una persona antipatica, menefreghista o lunatica, semplicemente non mi piace riferire agli altri alcune informazioni sulla mia vita sentimentale.

Cosa posso rispondere adesso? Che la mia vita è un disastro e che nell'arco di due anni non sono riuscita a rimettermi in sesto con la mia vita sentimentale? Che mangio schifezze tutte le sere guardando la TV per sentirmi meno sola? Assolutamente nulla di tutto ciò. E io che volevo dare una svolta alla mia vita, cambiare casa, avere dei progetti. Emily mi abbraccia stringendomi forte a sé ed avvolgendomi in un affettuoso abbraccio. «Lo sai che ti voglio bene» sospira dispiaciuta «e che per te ci sarò sempre» continua.

Josh ci osserva in modo strano ma non gli do retta. «È che alcune volte penso che questi periodi bui della mia vita stiano durando un po' troppo» dico frustrata ricambiando l'abbraccio e stingendola ancora più forte a me. Nonostante non voglia ammetterlo, parlare con lei mi è servito, mi sono sfogata e le ho raccontato per filo e per segno tutto ciò che mi è accaduto nelle ultime settimane, tranne la vista di quell'uomo così affascinante e misterioso. Ci sto ancora pensando imbambolata davanti a quel televisore terminando la mia tazza di caffè. L'indomani sarei dovuta andare al lavoro ma non ne avevo nemmeno le forze.

Ho la schiena dolorante e un mal di testa tremendo. Mi dirigo dalla mia amica Emily, sento il bisogno di parlarle ancora, stavolta di raccontarle tutto.

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