Dragon Ball GA - Game of Ages

di Eevaa
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Ritorno al passato ***
Capitolo 2: *** Una richiesta imprudente ***
Capitolo 3: *** Alla ricerca delle sette sfere ***
Capitolo 4: *** Una scelta difficile ***
Capitolo 5: *** Io desidero la vita ***
Capitolo 6: *** Il risveglio dell'orgoglio saiyan ***
Capitolo 7: *** Il destino d'oro ***
Capitolo 8: *** Tempo perso ***
Capitolo 9: *** Regali pericolosi ***
Capitolo 10: *** Controtempo ***
Capitolo 11: *** Un pericolo incomprensibile ***
Capitolo 12: *** Il piano di battaglia ***
Capitolo 13: *** Antiche leggende? ***
Capitolo 14: *** Fondamenti di fisica applicata ***
Capitolo 15: *** Imprevisti ***
Capitolo 16: *** Tre ore ***
Capitolo 17: *** Un minuto ***
Capitolo 18: *** I numeri ***
Capitolo 19: *** Di tempo e di luogo ***
Capitolo 20: *** Una strana destinazione ***
Capitolo 21: *** Coordinazione ***
Capitolo 22: *** I viaggiatori del tempo ***
Capitolo 23: *** Al di là del tunnel ***
Capitolo 24: *** Il Padrone del Tempo ***
Capitolo 25: *** Il Principe ed il Re ***
Capitolo 26: *** L'ingranaggio ***
Capitolo 27: *** Loop ***
Capitolo 28: *** Un piano imperfetto ***
Capitolo 29: *** Permesso speciale ***
Capitolo 30: *** (Non) tutti i nodi vengono al pettine ***
Capitolo 31: *** Il segnale ***
Capitolo 32: *** La fortezza ***
Capitolo 33: *** Assicurazione sulla vita ***
Capitolo 34: *** Alleanza ***
Capitolo 35: *** Le epoche sul tavolo ***
Capitolo 36: *** L'inganno ***
Capitolo 37: *** La luce ***
Capitolo 38: *** La verità viene sempre a galla ***
Capitolo 39: *** Epilogo (prima parte) ***
Capitolo 40: *** Epilogo (seconda parte) ***



Capitolo 1
*** Ritorno al passato ***


Disclaimer:
Questa storia non è scritta a scopo di lucro.
I personaggi usati e tutto ciò che fa parte dell'universo di Dragon Ball sono di proprietà di Akira Toriyama© e Toei Animation©. 
Le immagini che inserirò nei prossimi capitoli non mi appartengono.
Nessun copyright si intende violato.
 


DRAGON BALL GA : GAME OF AGES



CAPITOLO 1 - RITORNO AL PASSATO
 
 


 
Erano trascorsi diversi mesi dallo scontro con Majin-Bu, mesi di deliziosa quiete. Sulla Terra aleggiava un inatteso e armonioso senso di pace, la tranquillità era respirabile nella rilassatezza con la quale ogni combattente della Squadra Z affrontava le proprie giornate. Nessuno aveva mai smesso di allenarsi, ma non vi era affatto ossessione, fretta o paura nel migliorare se stessi.
Il piccolo Trunks stava diventando sempre più grande e sempre più simile al padre. Dopo le peripezie affrontate - il sacrificio compiuto da Vegeta per poter salvare la Terra e la grande battaglia contro Majin-Bu - il rapporto tra loro era divenuto molto più stretto e molto più intimo, nonostante il taciturno Principe faticasse ancora a dimostrarlo.
Vegeta non era mai stato un padre affettuoso. Non era nemmeno stato un marito presente ma il suo cambiamento, da quando era giunto sul pianeta Terra, era stato grosso modo esemplare. Di questo Bulma e Trunks erano stati gli artefici. Entrambi apprezzavano anche il minimo gesto, il più faticoso sorriso abbozzato o anche una semplice attenzione da parte sua, e ne facevano grande tesoro. 
Erano una famiglia bizzarra ma incredibilmente unita; tutte le avventure trascorse ne avevano fortificato il legame. Bulma trascorreva le giornate a progettare nuove invenzioni, mentre Vegeta non si era mai sottratto all'allenamento quotidiano. Anche il piccolo Trunks non perdeva mai tempo: gustava intensamente i momenti di allenamento passati insieme a Vegeta e gli scontri amichevoli con l'amico più piccolo, Goten. 

Era un caldo pomeriggio di luglio quando, dopo una lunga serie di lotte sfiancanti, padre e figlio si radunarono in cucina per saccheggiare il frigorifero, sotto gli occhi esterrefatti di Bulma. Non che questo avvenimento fosse un'eccezione, ovviamente.
«Non cambierete mai, voi Saiyan. Possibile che abbiate sempre fame? La cosa che più mi sorprende è che non ingrassate mai!» sentenziò lei, annoiata, con le braccia conserte appoggiate al ripiano di marmo della cucina. 
Gli anni sembravano non essere passati per lei, nonostante fosse oramai una donna matura all'anagrafe. Fisicamente era rimasta la stessa ragazzina che molti anni prima era salpata alla volta di Namek, proprio in quel luogo in cui aveva incontrato suo marito, per la prima volta. Decisamente un primo incontro poco convenzionale. 
«Abbiamo un metabolismo diverso da voi terrestri. Noi non ingrassiamo, incrementiamo la massa muscolare a causa degli allenamenti. A proposito, dovresti farlo anche tu, visto che ti lagni in continuazione di sentirti gonfia» rispose Vegeta, decretando così il concludersi di quella giornata di pace. A volte dimenticava di frenare la lingua. 
Bulma diventò rossa come un peperone, strinse i pugni rabbiosamente e abbozzò un sorriso da nevrosi. La quiete prima della tempesta, così la definiva Vegeta, ogni volta che la moglie mostrava quell'espressione da pentola a pressione. Una vera fortuna che la noncuranza del Principe fosse uno schermo piuttosto resistente contro le manifestazioni iraconde di sua moglie.
«Sei uno scimmione! Un maleducatissimo ed esasperante gorilla!» gridò lei, sotto gli occhi divertiti del figlio. «È inutile che fai finta di ignorarmi! Io so benissimo come fartela pagare, razza di primitivo! Io ti-»
Le urla acutissime di Bulma vennero però interrotte da un forte rombo proveniente dall'esterno. Tutti e tre sussultarono, sull'attenti. 
«Cos'è stato, mamma?» domandò il piccolo Trunks, mettendosi in posizione di difesa.
«Andiamo a vedere!»
Bulma uscì di corsa seguita dai due Saiyan, i quali dovettero rimandare a malincuore la loro abbondante cena. 


Non appena la porta automatica della grande casa rotonda si aprì, sia Bulma che Vegeta ci impiegarono meno di un attimo a capire cosa stesse succedendo e, cessando di essere allarmati, tirarono un sospiro di sollievo. Nessun pericolo in vista. Forse. 
«È tornato!» 
Parcheggiato sul terrazzo, c'era un enorme macchinario giallo e verde, con quattro gambe meccaniche e una cupola semitrasparente alla sommità, il numero "1" disegnato in verde su un motore e una "C" cerchiata in nero sul lato. 
«Chi è tornato?» domandò il piccolo Trunks. Tirò con un manina la tuta del Principe, il quale non rispose ma incrociò le braccia. «Papà? Papà? Chi è tornato? Eh? Papà?»
«Fa' silenzio un attimo, moccioso! E smettila di tirarmi» lo redarguì Vegeta. Trunks, offeso, incrociò le braccia al petto e attese. 
La cupola della navicella si spalancò, mostrando ai coniugi proprio ciò che si aspettavano di vedere. Un ragazzo alto e muscoloso dai capelli color glicine uscì dalla macchina del tempo, sorridendo raggiante. Bulma lo raggiunse in pochi secondi per abbracciarlo, non riuscendo a trattenere le lacrime.
«Ciao mamma!» sussurrò dolcemente lui, rispondendo all'abbraccio caloroso della madre - o meglio, di sua madre in un'altra epoca.
Trunks spalancò gli occhi esterrefatto e iniziò a tremare come una foglia. Quel tizio gli assomigliava, aveva chiamato sua madre "mamma", appunto. Mille dubbi e mille domande si insinuarono nella sua mente, fu del tutto inutile tentare di trattenerle sulla punta della lingua. 
«Come sarebbe a dire "mamma"? Quello è mio fratello?!» domandò Trunks attaccandosi nuovamente alla tuta del padre, il quale sbuffò spazientito.
Bulma si avvicinò al figlio piccolo e sorrise. Si chinò  per guardarlo negli occhi e gli raccontò poi tutta la storia, con la calma e la pazienza tipica di una madre. 
La confusione lasciò presto spazio all'euforia, a ogni minimo dettaglio gli occhi di Trunks si illuminarono solo pensiero di come sarebbe anch'egli diventato. Sarebbe divenuto uno dei combattenti più straordinari dell'universo, con la sostanziale differenza che non avrebbe dovuto affrontare tutte le difficoltà e le sofferenze del ragazzo del futuro. Ci vollero parecchi minuti prima che la sete di curiosità del piccolo Trunks si colmasse, ma ci volle ancor più tempo prima che l'entusiasmo frizzante e coinvolgente del bambino scemasse.
«Forte! Quindi tu sei me da grande!» urlò il bambino, affascinato e fuori di sé.
«Già! Sono proprio io... cioè, sono proprio te... cioè... oh, Kaioh, quant'è difficile!» sospirò il grande Trunks portandosi una mano dietro la nuca. Iniziò a ridere per pochi secondi, poi divenne più serio nell'incrociare gli occhi dell'uomo dallo sguardo accigliato di fianco a lui, rimasto in silenzio per tutta la durata del racconto.
«Ciao, papà».
«Non ti vedo affatto cresciuto, non ti sei allenato molto in questi anni» osservò Vegeta, mantenendo il contatto visivo con il figlio del futuro.
«Effettivamente no: dopo anni passati a dover combattere per sopravvivere, mi sono rilassato. Ma voglio riprendere presto ad allenarmi» spiegò il ragazzo, con gli occhi illuminati da una strana luce. 
«Ti allenerai con noi?! Che bello! Che bello!» festeggiò il piccolo. Iniziò a saltellare intorno a quello grande, il quale sorrise ma fece segno di no con la testa, spegnendo soltanto per un attimo l'entusiasmo irrefrenabile del bambino. 
Gli occhi azzurri del giovane si chiusero per un istante, come se stesse cercando dentro di sé il modo per iniziare un discorso piuttosto difficile.
Vegeta e Bulma se ne accorsero in un battibaleno e, infatti, si lanciarono uno sguardo interrogativo.
«A dire il vero potrei anche rimanere un po' ad allenarmi, ma non è questo il motivo per cui son tornato qui».
«E quale sarebbe? Spiegati meglio, tesoro» chiese dolcemente Bulma, nel tentativo di farlo sentire più a suo agio.
«Non è una richiesta semplice quella che sto per esporvi, ma mi serve il vostro aiuto» Trunks del futuro si interruppe per un secondo prima di continuare. Ispirò a pieni polmoni, come per immagazzinare coraggio. «E dovete sapere che la mia decisione potrebbe avere delle conseguenze... imprevedibili».


 


ANGOLO AUTRICE:
Buonasera lettori e lettrici,
mi sto imbarcando in un altro racconto nonostante quello in corso non sia ancora finito, ma non temete! Non trascurerò nessuno dei due, soprattutto perché (purtroppo) mancano solo due capitoli alla fine di Newborn Saiyan. 
Spero davvero che questa nuova storia vi possa piacere, è completamente diversa da quelle che ho scritto sin ora e ho dei grandi progetti a riguardo!
Come avrete di certo intuito questo racconto è ambientato subito dopo la grande battaglia contro Majin Bu e si svilupperà in modo alternativo rispetto a Dragonball Super, almeno per quanto riguarda l'epoca del primo capitolo. 
Siete curiosi? Beh, mettetela tra le seguite e vedrete che il nuovo capitolo arriverà prestissimo!
Buona lettura,
Eevaa

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Capitolo 2
*** Una richiesta imprudente ***


DRAGON BALL GA : GAME OF AGES



CAPITOLO 2- UNA RICHIESTA IMPRUDENTE
 


Gli occhi neri del principe dei saiyan si incupirono ancora di più, diventando quasi due fessure. Era più incuriosito riguardo alla richiesta che stava per esporre il figlio piuttosto che alle conseguenze imprevedibili - e forse richiose - alle quali egli aveva appena fatto cenno. Il coraggio, ma soprattutto l'incoscienza del principe, non lo avevano mai lasciato troppo riflettere riguardo agli imprevisti che le sue azioni avrebbero potuto comportare. 
Vegeta era il principe dei saiyan, qualunque catastrofe sarebbe potuta accadere egli era certo di poterla fronteggiare; amava il rischio e, soprattutto, era profondamente attratto dalla scarica di adrenalina derivante dal pericolo imminente. 
«Andiamo dentro» sussurrò il ragazzo del futuro, con aria sospettosa. «Nessuno, ripeto, nessuno dovrà venire a conoscenza di ciò che sto per chiedervi».
Bulma inarcò un sopracciglio insospettita e visibilmente angosciata, accompagnando poi il figlio dentro la grande casa rotonda fino al divano bianco.


Tutti e tre i componenti della famiglia dell'epoca attuale erano impazienti di ascoltare la richiesta di quel giovane; l'attesa ed il silenzio erano densi di suspense, ma nessuno ebbe il coraggio di forzare il ragazzo sino a quando, spazientito e innervosito, il principe dei saiyan ruppe quel clima surreale.
«Parla» intimò Vegeta incrociando le braccia al petto, imitato a sua volta dal figlio piccolo, il quale non stava nella pelle di sapere ciò che aveva da dire il suo gemello del futuro. 
Il giovane si mordicchiò il labbro inferiore e, innervosito, si schiarì la voce prima di iniziare a parlare.
«Come già sapete da tempo, la mia epoca non è neanche lontanamente paragonabile alla vostra. Dopo l'avvento degli androidi la storia è stata completamente diversa».
«A dire il vero io l'ho saputo solo oggi!» lo interruppe il piccolo Trunks, prontamente zittito  in malo modo dai propri genitori, i quali lo esortarono a rimanere in silenzio pena la rimozione della paghetta settimanale.
«Dicevo... il mio mondo è completamente diverso dal vostro. Non ho mai conosciuto mio padre, tutte le persone che avete accanto, nel mio universo sono morte. Sono morti tutti: Goku, Crilin, Tensing, Yamcha, Gohan e tutti gli altri. Persino tu, papà. Gli androidi avevano sterminato tutti, anche il Supremo; per questo motivo non sono riuscito a riportare in vita nessuno, le Sfere del Drago sono diventate pietra dopo la morte del namecciano. Ora il mio mondo non è più in pericolo, sono riuscito a sconfiggere gli androidi e Cell da solo, tutto questo grazie agli allenamenti affrontati in questa dimensione. Tutto è tornato alla normalità, la Terra è salva e le città sono state ricostruite. Io e mia madre riusciamo finalmente a vivere in pace, senza più pericoli e senza preoccupazioni. Però...»
Trunks interruppe il suo discorso deglutendo. Gli occhi lucidi del ragazzo tradirono tutti i suoi sentimenti, facendo commuovere la madre, la quale si asciugò le lacrime con il dorso della mano.
«Però?» domandò spazientito Vegeta invitando bruscamente il figlio a continuare il discorso, senza badare allo sguardo di rimprovero della moglie per la mancanza di tatto e sensibilità. 
«Però lo vedo: mia madre è infelice e lo sono anche io. Mi mancano tutti, mi manca avere una vita normale e mi fa male vedere mia madre sola. Soffre, la sento piangere di notte».
Persino il grande principe dei saiyan sciolse un poco lo sguardo accigliato, distogliendolo da quello del figlio grande per non mostrare una seppur minima venatura di commozione. D'altra parte il valoroso guerriero, nonostante il cambiamento, non era mai stato uno da sentimentalismi e piagnistei. Quelle poche volte che aveva lasciato cadere le sue lacrime se ne era irrimediabilmente pentito, si era sentito stupido ed impotente e non avrebbe più permesso che ciò accadesse di nuovo.
«Venite a stare qui! Entrambi!» gridò il piccolo Trunks rivolto a quello grande, con l'entusiasmo e la spensieratezza che soltanto un bambino avrebbe potuto avere.
«Temo che non sarebbe una buona soluzione, seppur sarei felice di stare con voi. Vedi, qui c'è già una Bulma per Vegeta» sussurrò il ragazzo ,intenerito dall'ingenuità della sua copia in miniatura.
Vegeta arrossì impercettibilmente sotto lo sguardo dei presenti, ricomponendosi dopo pochi secondi. Il solo pensiero di avere attorno due Bulma lo fece divertire ma rabbrividire subito dopo; già avere una moglie si era dimostrato a dir poco impegnativo, due sarebbe stato un completo dramma! Nonostante amasse davvero Bulma, a volte lei sapeva essere una vera e propria arpia.
«Quindi? Noi cosa possiamo fare per te?» domandò Bulma sorseggiando un bicchiere d'acqua, appoggiandolo poi sul basso tavolino di vetro.
Il ragazzo si morse il labbro nuovamente, iniziando a stropicciarsi un lembo della maglia tra le dita. Nonostante il termostato fosse puntato al minimo, al grande Trunks iniziò a mancare l'aria e cominciò a sudare visibilmente. Era preoccupato, mortificato, vergognoso. 
«Allora? Prima di stasera vorrei tornare a mangiare!» dichiarò il principe sempre più spazientito, ammonito nuovamente dalla moglie a conferma del fatto che una Bulma sola sarebbe bastata e avanzata, per lui.
Ciò che le loro orecchie udirono pochi istanti dopo, però, fece dimenticare ogni pensiero ridicolo o poco realistico di un'epoca con due Bulma.
«Vorrei chiedere in prestito le vostre Sfere del Drago».


Un silenzio agghiacciante calò sull'enorme stanza bianca della Capsule Corporation, che rimase perfettamente silenziosa per parecchi secondi, assumendo le stesse sonorità della stanza dello Spirito e del Tempo.
Trunks avrebbe voluto scomparire, essere inghiottito dal Regno degli Inferi per il senso di colpa e di vergogna. 
«E che problema c'è? Ti aiuto io a trovarle!»
«Trunks, smettila di impicciarti in questioni più grandi di te!» lo rimproverò severamente la madre, continuando poi a parlare. «Trunks... cioè Trunks grande, intendo. Non avevi detto che...»
«Sì, lo so», la interruppe irrequieto il ragazzo «è rischioso modificare il corso delle cose, molto pericoloso. Ma è un rischio che sono disposto a correre per mia madre e anche per me stesso. Voglio avere la possibilità di vivere in un'epoca simile alla vostra. So che non è possibile recuperare il tempo perduto ma voglio conoscere mio padre, voglio rivedere i miei amici. Cosa che non ho mai avuto possibilità di fare!»
Il giovane strinse i pugni rabbioso, quasi frustrato. Persino il piccolo Trunks, sempre allegro e positivo, non riuscì più a dire nulla messo davanti a una realtà così triste. Sarebbe toccato anche a lui, se non ci fosse stata la possibilità di modificare il corso delle cose. Sarebbe stata la stessa identica cosa se il ragazzo del futuro non fosse arrivato per modificare il tempo. 
«Non saprei, Trunks, sei certo che funzionino anche nella tua epoca?» domandò Bulma prendendo tra le sue bianche mani quelle ruvide e segnate del figlio, di quel ragazzo che aveva affrontato le peggiori situazioni, che aveva dovuto sempre lottare per la sopravvivenza sua e di sua madre.
«Non lo so, ma vorrei fare un tentativo. Vi riporterei le sfere il prima possibile, questo lo prometto. Se non dovessero funzionare le riporterò immediatamente, altrimenti una volta trascorso il tempo necessario sicché tornino attive dopo il desiderio, le andrò a cercare e le riporterò qui».
Bulma si portò una mano sotto il mento, iniziando a riflettere su quella proposta alquanto azzardata e singolare. Forse perché anche la scienziata era coraggiosa e incosciente tanto quanto il marito, o forse perché si trattava del futuro del suo adorato figlio, ella ci mise poco tempo a prendere una decisione. 
«Per me è si. Vegeta tu che ne pensi?» domandò la donna rivolgendosi al marito, il quale incrociò le braccia e volse uno sguardo fuori dalla finestra.
Aspettarono con ansia la sentenza del principe per parecchi secondi, quando finalmente si decise a parlare.
«Le Sfere del Drago Shenron sono terrestri, io non ho alcun diritto di prendere decisioni. Ma se lo avessi, per me sarebbe sì. Se non sbaglio mi hai salvato la vita, in quest'epoca. È il momento di ricambiare il favore».
Sui volti di tutti i presenti si fecero varco sorrisi compiaciuti. Nessuno aveva mai dubitato della saggezza del principe dei saiyan, ma mai si sarebbero aspettati una simile riconoscenza. Bulma, commossa, prese la mano del marito tra sue in segno di ringraziamento, ma l'orgoglioso principe la scansò arrossendo visibilmente: non aveva mai amato le smancerie in pubblico.
«Grazie, papà» sussurrò Trunks guardando negli occhi il padre, il quale sussurrò un impercettibile "tsk", volgendo nuovamente lo sguardo fuori dalla finestra.
«Perfetto! Ora non ci resta che cercare le Sfere del Drago!» urlò il piccolo Trunks, librandosi in volo danndosi lo slancio sul grande divano, esaltato ed eccitato di poter aiutare la versione adulta di se stesso.
 


ANGOLO AUTRICE:
Buon pomeriggio a tutti!
Sono molto contenta di riuscire ad aggiornare già oggi, in questi giorni sono molto impegnata ma ci tenevo ad augurarvi un buon week-end con questo secondo capitolo.
Che dire.. spero che vi sia piaciuto. Il nostro Mirai Trunks ne combina una in più del Darbula, come può essere così spericolato da voler giocare con il tempo in questo modo?! Fatemi avere un vostro parere, mi raccomando :)
A prestissimo,
Eevaa

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Capitolo 3
*** Alla ricerca delle sette sfere ***



DRAGON BALL GA : GAME OF AGES



CAPITOLO 3 - ALLA RICERCA DELLE SETTE SFERE



Dopo aver convinto i genitori a collaborare, il grande Trunks partì immediatamente in incognito insieme a quello piccolo per cercare le sette Sfere del Drago. Ci vollero meno di ventiquattro ore per radunarle tutte, grazie alla straordinaria capacità di volo di entrambi i combattenti. Durante quella giornata, però, il principe e la sua consorte si mostrarono parecchio preoccupati che qualcuno potesse scoprire il misfatto.
«Speriamo che nessuno lo venga a sapere. C'è da fidarsi di nostro figlio? Quello piccolo, intendo» domandò la donna, stesa sul letto di fianco al marito. Entrambi non erano riusciti a dormire sonni tranquilli durante quella notte di ricerca, e le luci dell'alba che penetravano dalle persiane rendevano difficile il tentativo di chiudere gli occhi.
«Ovviamente no. Scommetto che si lascerà sfuggire qualcosa con il mostriciattolo di Kaarot. Ma questo non sarebbe un grande problema, l'importante è che entità superiori quali Re Kaioh e compagnia bella ne rimangano all'oscuro» rispose il principe, continuando a fissare il soffitto bianco con le mani dietro la nuca. Quando si trovava da solo con la moglie, infatti, non solo era più rilassato e più scomposto, ma anche meno taciturno. Solamente lei aveva il grande privilegio di poter vivere i momenti di quotidianità con quel burbero saiyan, solamente quella donna aveva il piacere di chiacchierare spensieratamente con lui.
«Come potrebbero venire a saperlo?» chiese ancora l'azzurra mettendosi su un fianco per osservare il marito. I suoi lineamenti, nonostante fossero duri, erano talmente perfetti da toglierle il fiato ogni volta che aveva modo di scrutarlo liberamente. Una bellezza aliena, fuori dal mondo.
«Linea retta: da Trunks a Goten, da Goten a Kaarot, da Kaarot a Gohan, da Gohan al muso verde, dal muso verde all'altro muso verde che ora è il Supremo, dal Supremo a Re Kaioh. E lì sono guai» spiegò Vegeta prontamente, disegnando con il dito una linea verticale immaginaria, assumendo un sorriso sarcastico. «Fortunatamente quell'idiota campagnolo di Kaarot è così impegnato a starsene in mezzo alla natura a salvare pterodattili da non accorgersi nulla di quel che succede».
«Basterebbe dire a nostro figlio che è importantissimo che neanche Goten sappia nulla, e il gioco è fatto».
Il principe si voltò su un fianco verso la moglie con aria scettica, iniziando a parlare con tono ironico. Abbozzò un sorriso divertito, uno di quelli rari. 
«Già, proprio come quando gli avevamo detto del nostro matrimonio. Non doveva saperlo nessuno e quel giorno persino quel ciccione di Jirobai si è presentato di fronte al municipio».
L'azzurra rise compiaciuta, spingendolo leggermente con la mano. Vegeta finse di lasciarsi colpire, rimettendosi in posizione supina seppur mantenendo un'aria severa, lasciando poi che la moglie si mettesse a cavalcioni su di lui.
«Non è il momento di pensarci, ora... possiamo rifletterci più tardi, non credi?»
Vegeta arrossì, annuendo impercettibilmente e lasciandola avvicinare al suo viso. Essere diventato un "terrestre" aveva comportato molti vantaggi.

 


All'incirca verso mezzogiorno, i due Trunks atterrarono nel giardino della Capsule Corporation, trionfanti e contenti dell'operato. Le sette Sfere del Drago si trovavano al sicuro nello zaino del ragazzo, il quale mostrò il contenuto ai genitori. 
«Siamo stati bravi, mamma?» trillò il ragazzino non smettendo neanche un secondo di saltellare.
«Velocissimi!»
«Il piccoletto vola veloce quanto me, non mi sono mai dovuto fermare ad aspettarlo! Un vero portento» affermò il ragazzo rivolto ai genitori , i quali sostavano appoggiati al tavolo della modernissima cucina.
«Vorrei ben vedere. L'ho allenato io!» rispose il principe con quel velo di orgoglio che non riusciva mai a mostrare completamente, ma che tutti riuscivano a captare.
Trunks sorrise ed alzò gli occhi verso il cielo: non vedeva l'ora di conoscere quello che era il suo vero padre. 
«Chissà cosa dirà mio padre nel vedermi così cresciuto, così forte. Spero proprio di avere l'occasione di allenarmi insieme a lui» dichiarò il ragazzo, stringendo i pugni dall'emozione.
«Hey! Tu hai detto che ti saresti allenato insieme a noi! Rimani oggi pomeriggio?» domandò il piccoletto strattonando il grande per la tuta grigia. 
Quest'ultimo sorrise scompigliando i capelli lilla del piccolino, perfettamente uguali ai suoi. Ci pensò qualche minuto, ma si lasciò convincere facilmente dallo sguardo di sfida di suo padre. 
«Ma sì, non ho fretta. Partirò questa sera!»
Quella risposta rese parecchio felice sia il bambino che i due genitori, i quali si mostrarono contenti - anche Vegeta, a suo modo - di poter ospitare il figlio del futuro per una giornata.
«Non partirai certo prima di cena, però! Voglio prepararti un pasto con i fiocchi! Sono una scienziata, ma mia madre mi ha insegnato a cucinare perfettamente!»
«Tsk, se fossi in te declinerei l'invito, Trunks» commentò il principe, dirigendosi poi verso la camera gravitazionale, accompagnato da una lunga poesia di epiteti irripetibili espressi ad alta voce da Bulma.


Dopo un intenso pomeriggio di allenamenti ed un'ottima cena (che nessuno scoprì mai fosse stata ordinata al ristorante solo per non rischiare di fare brutte figure con il figlio e di darla vinta a Vegeta), Trunks del futuro si avviò verso il giardino, facendo aprire la capsula contenente la navicella del tempo.
Il piccolino sembrò piuttosto triste per il fatto che il grande Trunks se ne stesse andando via.
«Vero che tornerai presto da noi?» domandò il bambino tirando sù con il naso, rimproverato dal padre per il suo comportamento poco consono ad un guerriero. 
«Promesso! E poi devo venire a restituirvi le sfere il prima possibile!» il ragazzo fece l'occhiolino, scompigliando ancora una volta i capelli di se stesso in miniatura.
«In bocca al lupo, tesoro. Spero che vada tutto per il meglio!» lo salutò la madre cercando di combattere la commozione, stringendolo poi più forte che riuscì.
«Grazie mamma, lo spero anche io» sussurrò nell'orecchio di Bulma, dandole un bacio sulla guancia.
Con sguardo orgoglioso e fiero si rivolse al padre con un mezzo sorriso che venne ricambiato da Vegeta. Egli sollevò due dita in un saluto militare - proprio come l'ultima volta. II ragazzo salì sulla macchina e richiuse la cupola, poi ripose lo zaino con le sfere nel contenitore a fianco al sedile.
«Ci vediamo presto, grazie ancora di tutto!» urlò Trunks poco prima che il vetro si chiudesse completamente.
«Ciao Trunks! Ciaoooo!» rispose gridando il piccolino agitando in aria le mani, guardando la navicella scomparire improvvisamente nel buio della notte.
«Speriamo che non succeda qualche guaio...» mormorò Bulma tra sé e sé, lasciando però interrompere i propri pensieri dalla voce innocente del figlio, il quale formulò una richiesta del tutto inaspettata che lasciò senza fiato i due genitori. 
«Mamma, papà! Voglio un fratellino!»

 

La macchina del tempo si arrestò appoggiando i grandi tentacoli metallici al terreno umido della grande casa rotonda. Aveva piovuto, era autunno nell'epoca da cui era partito alla volta del passato. 
Il buio della notte avvolse Trunks, il quale non aprì subito la cupola della navicella, attendendo che tutti i comandi si spegnessero. Guardò fuori con aria nostalgica, notando che la luce della cucina era ancora accesa. Probabilmente la madre stava finendo i mestieri oppure si stava preparando una camomilla per riuscire a dormire.
Il suo sguardo però ricadde sullo zaino blu al proprio fianco, lo zaino che conteneva le sette Sfere del Frago. Il suo cuore iniziò a battere più velocemente, come un martello pneumatico nel petto.
Era il momento della verità, era giunto il momento di aprire quello zaino. E se le sfere fossero diventate delle semplici pietre? Fortunatamente non aveva detto nemmeno a sua madre il vero motivo della partenza, non creandole così false speranze che però aveva alimentato in se stesso. Quale sarebbe stato il suo destino? 
Con uno sforzo sovrumano prese lo zaino posandolo sulle proprie ginocchia, respirando sempre più velocemente. Il rumore della zip che si apriva sembrò perforagli i timpani, mettendolo ancora più in ansia. 
Chiuse gli occhi ed inspirò profondamente. 
«Coraggio» si disse a bassa voce aprendo lo zaino velocemente, facendo poi cadere lo sguardo al suo interno. 
 


ANGOLO AUTRICE
Buonasera a tutti!
Sì, lo so. E' un capitolo piuttosto breve e di passaggio, ma necessario ai fini narrativi della storia! Vi prometto inoltre che il prossimo aggiornamento sarà entro il fine settimana, quindi non dovrete attendere molto per il fatidico verdetto.
Le sfere saranno arrivate intatte nel futuro o succederà qualcosa di imprevisto?
Con questo dubbio vi lascio e vi auguro una buona serata!
Eevaa

PS: per chi se lo fosse perso, ieri ho pubblicato l'ultimo capitolo dell'altra fanfic che stavo scrivendo, "The Newborn Saiyan", se avete voglia passate a dare un'occhiata! :)

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Capitolo 4
*** Una scelta difficile ***


DRAGON BALL GA : GAME OF AGES



CAPITOLO 4 - UNA SCELTA DIFFICILE
 


 
I suoi occhi sembravano essersi congelati nel guardare il contenuto di quel vecchissimo zaino pieno. Un battito mancò improvvisamente nel petto di Trunks, il quale chiuse gli occhi e li riaprì per assicurarsi di aver visto bene.
Appoggiate l'una sull'altra, le Sfere del Drago erano perfettamente integre, illuminate di luce dorata e sgargianti come le aveva viste l'ultima volta, prima di partire. 
Avvertì un'improvvisa vampata di caldo invadergli tutto il corpo, come una scossa elettrica, come un vento orientale. Avrebbe voluto gioire, esultare, urlare e danzare, ma tutto ciò che riuscì a fare fu guardare nuovamente verso la finestra illuminata.
«Mamma, l'ho fatto per te» sussurrò premendo il pulsante della macchina che fece aprire la cupola di vetro. A passi lenti e decisi il saiyan si avvicinò al portone della casa, facendo un respiro profondo prima di entrare.
Il tepore del salotto sembrò invadergli il cuore, così come la voce amorevole di sua madre.
«Tesoro! Sei già tornato dal week end in montagna?» domandò la donna dai lunghi capelli turchini. Era bellissima, proprio come la Bulma lasciata poco prima nell'altra dimensione. Il tempo, le intemperie e i mille dispiaceri e preoccupazioni non avevano segnato quasi per niente il viso perfetto e ancora giovanile della madre.
Sorrise, abbracciandola calorosamente. Amava davvero tanto quella donna che gli aveva donato la vita e che le era stata accanto in momenti così drammatici e così spaventosi; era una donna coraggiosa, Bulma. Avrebbe potuto facilmente lasciarsi inghiottire dai terribili eventi ma non lo aveva fatto, era stata forte per entrambi e l'aveva cresciuto educandolo nel migliore dei modi; di questo Trunks gliene sarebbe stato per sempre grato e non vedeva l'ora di regalarle la vita che avrebbe meritato di avere.
«Sì, mamma. Sono qui» sussurrò dolcemente il ragazzo, prendendole le mani. «Andiamo a sederci». 
La donna inarcò un sopracciglio, insospettita dal comportamento bizzarro e sopratutto dallo sguardo incredibilmente luminoso del figlio, seguendolo poi sul divano vicino al quale aveva poco prima appoggiato una grande teiera contenente della camomilla.
«Prendila, è ancora calda. Ne ho fatta tanta!» suggerì la donna versandone una tazza al ragazzo, il quale accettò volentieri la bevanda rilassante. Non parlò subito, anzi, rimase con lo sguardo fisso sulla madre pensando a come avrebbe potuto dirle ciò che aveva appena fatto. Il tepore che la tazza di porcellana emanava non era nulla in confronto all'ardore di speranza che percepiva nel suo cuore. 
«Sicuro che vada tutto bene, caro? Ti vedo strano!» domandò Bulma sorseggiando dalla sua tazza. Il ragazzo sorrise, con il cuore che batteva a mille.
«Certo mamma, va tutto benissimo. Ecco... a dire il vero ho una sorpresa per te».
La donna sorrise, spalancando gli occhi dall'emozione. Amava le sorprese, soprattutto in un periodo così vuoto della sua vita.
«Una sorpresa? Di che si tratta?»
«Promettimi che manterrai la calma, che non ti arrabbierai o che non sverrai».
«DIVENTERÒ NONNA!?» domandò la donna urlando ed avvicinando il viso a quello del ragazzo. Egli arrossì prepotentemente sulle gote, allontanandosi dalla madre e sbracciandosi. 
«Cosa ti salta in mente, mamma?! No! Non si tratta affatto di questo!»
La donna si calmò, poggiando la grande tazza sul tavolo di legno di fianco al divano. Era un poco delusa, ma in effetti non era ancora pronta a sentirsi chiamare nonna, forse. 
«Ma è ancora più sconvolgente. Preparati!» suggerì il ragazzo prendendo tra le mani lo zaino blu depositato in precedenza tra i propri piedi . «Quando aprirai questo zaino può darsi che ti vengano mille pensieri, mille dubbi, mille perplessità. Ma non ti preoccupare: ti prometto che andrà tutto bene».
«Mi spaventi, Trunks» ammise la madre, prendendo lo zaino che il figlio le porse con mani tremanti. Non ne tastò il contenuto e non provò a immaginare ciò che ci fosse all'interno. Si limitò a osservare il figlio con aria dubbiosa ed incerta. 
«Che aspetti? Apri!» la incitò il figlio con il cuore che batteva più forte che mai. 
Ancora una volta il rumore della zip penetrò fino alle ossa il saiyan, il quale inspirò profondamente. 
Lo stava aprendo. Lo aveva aperto. Guardò dentro. Svenne.


«Mamma? Mamma! Svegliati mamma!» chiamò a gran voce il ragazzo, schiaffeggiando dolcemente la donna sdraiata con le gambe sollevate sul divano. 
Ella, piano piano, riuscì a riprendere conoscenza ed aprire gli occhi; delle piccole goccioline di sudore si staccarono dalla fronte pallida. 
«Ci sei?» domandò Trunks facendole aria con una rivista patinata. 
«C-credo di s... sì» sussurrò lei con un filo di voce, guardando con i grandi occhi azzurri quelli dello stesso colore di suo figlio. 
Un silenzio agghiacciante cadde nella grande stanza; solo il rumore dell'orologio segnava lo scorrere del tempo e, ad ogni rintocco, l'atmosfera sembrava farsi più carica di tensione.
«Trunks... ma cosa... come ti è venuto in mente?» chiese finalmente la madre mettendosi molto lentamente a sedere, aiutata dal figlio sempre più agitato.
«Ho sempre desiderato farlo, ma non ho mai trovato il coraggio. Ora sono disposto ad affrontare le conseguenze delle mie azioni».
«Potrebbe essere pericoloso, potrebbero succedere delle catastrofi. Non si dovrebbe modificare il corso della storia» disse Bulma sorseggiando il rimanente della camomilla lasciata sul tavolo poco prima, come per reidratarsi dall'arsura che quell'immagine le aveva lasciato in bocca. 
Le Sfere del Drago, disposte in modo che si toccassero l'un l'altra, sfolgoravano ad intermittenza dentro lo zaino blu lasciato cadere ai piedi del divano. Bulma non riuscì a trattenere il proprio sguardo dal posarsi proprio su di esse, aprendo maggiormente gli occhi ad ogni luccichio. 
«Lo so. Lo so di per certo. Ma voglio rischiare, affronterò qualsiasi cosa! Ho già affrontato qualsiasi pericolo ma ora voglio portare le cose com'erano. Voglio avere la possibilità di conoscere mio padre, di fartelo rincontrare, di ridarti indietro quella vita».
Bulma tremò, come se una scossa elettrica ad alto voltaggio le avesse appena attraversato il corpo. Sentir parlare di Vegeta la sconvolse, mai aveva immaginato di poterlo rivedere davvero. Lo aveva desiderato sempre, nei suoi sogni, ma non aveva mai sperato che potesse diventare possibile.
«Io non so se sono pronta» ammise la donna massacrandosi le mani, le quali vennero però prese tra quelle ruvide e calde del figlio. 
«Prenditi il tempo per pensare, questa notte» detto questo, il figlio salì in camera, lasciando la madre sul divano di fianco alle sfere. 
Non l'aveva mai messa di fronte a una decisione tanto difficile e questo Trunks lo sapeva, si sentiva in colpa, ma era cosciente che la cosa migliore da fare in quel momento sarebbe stato lasciarle del tempo per riflettere.
Steso sul letto, il giovane saiyan si addormentò stremato, come se quelle giornate di intensa angoscia avessero sbriciolato velocemente tutte le sue forze. 
Sognò suo padre, sognò dei meravigliosi momenti che avrebbe potuto trascorrere insieme a lui, sognò quella famiglia del passato e della fortuna immensa che avevano. Sapeva che era tutto merito suo: se lui non avesse intrapreso il viaggio alla volta di quell'epoca, anche il loro destino sarebbe stato identico al suo. Sognò il piccolo Trunks, sognò un ipotetico matrimonio tra i suoi genitori. Sogni bellissimi, sogni che non lasciavano affatto presagire qualcosa di disastroso. 

 

Il mattino arrivò come una ventata di aria fresca nella stanza di Trunks, il quale si svegliò a causa dei raggi del sole penetrati dalla finestra. La piacevole nottata ricca di sogni ed immagini speranzose aveva dato al ragazzo una nuova forza, una nuova speranza riguardo al futuro. Si sentì fiducioso, pronto a dar manforte al proprio istinto positivo. 
Dopo essersi stiracchiato più volte decise di alzarsi, camminando velocemente verso il salotto. Ciò che vide lo lasciò senza parole.
«Mamma? Sei ancora lì? Non hai dormito?» chiese il figlio osservando la madre, la quale sostava con la testa tra le mani sul divano. Lentamente girò il volto verso di lui, con gli occhi umidi ma sorridenti.
«Poco».
Trunks si avvicinò, fermandosi a pochi centimetri da lei. Bulma si alzò, mettendo entrambi le mani sulle spalle del figlio, poi inspirò profondamente e parlò.
«Ho preso una decisione».
 

 
ANGOLO AUTRICE:
Buongiorno miei cari lettori/lettrici!
Le sfere sono rimaste intatte, ce l'hanno fatta! Mi dispiace un po' di lasciarvi sul filo del rasoio in attesa che succeda qualcosa.. ma mica può succedere tutto e subito, giusto? Altrimenti che coinvolgimento ci sarebbe?! 
Buone notizie per voi, domenica pubblicherò il 5 capitolo, quindi non dovrete aspettare molto per leggere il seguito :D 
Ho di nuovo la febbre alta, mannaggia al mio sistema immunitario T_T userò questi giorni a letto per proseguire a scrivere e, ve lo assicuro, mi sto appassionando da morire a scrivere questa storia.
Spero che piaccia anche a voi, vi auguro intanto un buon week end!
Eevaa
 

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Capitolo 5
*** Io desidero la vita ***


DRAGON BALL GA : GAME OF AGES



CAPITOLO 5 - IO DESIDERO LA VITA
 

Trunks guardò la madre negli occhi per qualche secondo, pregando in cuor suo che avesse preso la decisione che avrebbe voluto anche lui. Sperò che anch'ella fosse tanto temeraria come la donna dell'epoca passata, colei che aveva acconsentito a prestargli le Sfere del Drago. Del coraggio della madre non aveva mai avuto alcun dubbio ma forse l'età, gli avvenimenti e la saggezza le avevano fatto perdere un po' di quella incoscienza che aveva potuto intravedere nella Bulma del passato.
L'aria tiepida del mattino autunnale penetrava presuntuosa dentro alla finestra, facendo gonfiare le tende del salotto. Improvvisamente, una croccante foglia rossa si posò delicata sul divano, portando all'interno la luce di quel pallido sole di settembre che ancora riusciva a scaldare i cuori delle persone.
Bulma abbozzò un sorriso, lo stesso sorriso che si sarebbe riflettuto di lì a poco sul viso del figlio.
«Voglio correre questo rischio insieme a te».
Gli occhi di Trunks si illuminarono di gioia ed impazienza, ed abbracciò immediatamente la madre come ringraziamento al suo appoggio e alla sua tenacia. In cuor suo egli sapeva che c'era ancora una vena di insolenza, di testardaggine e soprattutto di spirito avventuriero in quella donna che oramai era ben lontana dai tempi in cui se ne andava in giro con Goku, un radar cerca-sfere ed uno zainetto. 
«Ma sarò sincera con te, caro: tuo padre non era affatto come quello dell'altra epoca, al momento della sua morte. Lo hai conosciuto tanti anni fa, sempre nel passato. Hai avuto modo di vedere come fosse, non ti aspettare che sia come quello che hai incontrato di recente».
«Lo so, ma non importa. Ora vai a prepararti, non vorrai farti rivedere spettinata dopo così tanti anni, se quello che ho in mente dovesse funzionare» scherzò il ragazzo, spingendo la madre verso le scale. 
Si ricordò proprio in quel momento del primo incontro avvenuto con il padre dell'epoca passata: un burbero, sfacciato e insolente ragazzo dai capelli a punta avvolto in un'orrenda camicia rosa - outfit veramente inadatto ad un principe. Nulla a che vedere con quello che era diventato di recente: un padre orgoglioso ed un marito protettivo. Sempre burbero, sempre cinico, ma decisamente un uomo migliore di tanti altri che aveva incontrato durante la sua vita. Chissà quanto ci avrebbe messo per far diventare il suo vero padre, quello che sperava tanto che tornasse in vita in qualche modo, come quello dell'epoca passata. 


Quando Bulma tornò in salotto era davvero bellissima. Più bella del sole, fasciata in uno splendido abito color amaranto e lunghi capelli raccolti in una treccia laterale. Nonostante l'età era ancora meravigliosa, non aveva messo un chilo, le gambe erano ancora toniche e snelle e le poche rughe presenti sul viso le davano un tono di saggezza che forse ella non era in grado di apprezzare, quando tentava di nasconderle sotto al trucco sofisticato che esibiva con raffinata sensualità.
Trunks era molto orgoglioso e fiero di avere una donna così come madre, in quel momento più che mai. 
«Sei bellissima, mamma».
«Grazie, tesoro. È bello vedere che questo vestito mi stia ancora bene! L'ultima volta l'ho messo alla fioritura dei ciliegi, tu eri appena nato» sussurrò lei con gli occhi sognanti, speranzosa di poter far tornare indietro il suo amato Vegeta. 
Non aveva grandi aspettative nei suoi confronti, non le aveva mai avute. A quei tempi, quando ancora era vivo, il loro rapporto era poco più che unilaterale. Lo amava, lo amava davvero, ma ancora non era riuscita a capire cosa provasse lui nei suoi confronti.
Certo, da quando il piccolo Trunks era nato le sue attenzioni verso di loro si erano leggermente intensificate, non era più scappato per allenarsi chissà dove, egli non poteva affatto sapere del pericolo incombente dei cyborg 17 e 18. Vegeta tornava a casa ogni sera per stare con lei, nonostante non fosse tipo da smancerie e soprattutto non aveva mai sbandierato in pubblico niente della loro relazione. Bulma non aveva mai amato nessuno in vita sua come aveva amato Vegeta, così diverso da chiunque avesse frequentato in precedenza, così misterioso, così orgoglioso. Perderlo aveva rappresentato per lei la fine di ogni relazione amorosa, non aveva più nemmeno provato a uscire con qualcun'altro, il suo cuore sembrava essersi congelato a quel momento in cui l'aveva guardato negli occhi per l'ultima volta. Ma Bulma in quel momento si sentiva diversa: aveva una nuova speranza che alimentava la sua anima. Niente era ancora certo, ma giurò di sentire il proprio cuore battere di nuovo d'amore, di amore vero. 

 

L'aria era piacevole e tiepida, il sole batteva sulle nuche di madre e figlio mentre posizionavano le sfere per terra, una accanto all'altra. Le mani tremavano ad entrambi, ogni secondo che passava si sentivano sempre più agitati, sempre più incerti.
«Credi davvero che funzioni?» domandò lei volgendo gli occhi al cielo.
«Non lo so, ma lo scopriremo. Tu sai come invocarlo?» chiese il figlio, volendo lasciare alla madre quel compito così importante.
«Che domande, ragazzo. Ti ricordo che io sono stata la prima a cercare le Sfere del Drago! Ah, quanti ricordi...» rispose Bulma sognante, ricordando per qualche istante i tempi d'oro durante i quali lei a Goku si erano avventurati in giro per il mondo alla ricerca delle sfere.
Gli occhi lucidi della donna lasciarono sfuggire una certa emozione, ma ella si ricordò che in quel momento avrebbe dovuto farsi forza ed essere determinata nel suo scopo. Solo un dubbio attraversò la sua mente in quell'istante.
«Ma... cosa gli chiedo?»
«Mmm» mugugnò Trunks portandosi una mano sotto al mento, strofinandoselo. «Penso che non devi far altro che chiedere che tutte le persone uccise dagli androidi in quest'epoca ritornino in vita. Seppur vero che il drago Shenron non può riportare invita le persone più di una volta, in questo caso non si tratta esattamente delle stesse persone. Siamo in un'altra epoca, tecnicamente non li ha mai resuscitati prima! Sebbene sia passato tanto tempo dalla loro morte, le loro entità dovrebbero esistere ancora».
«Ci sono un sacco di se e di ma, troppe cose potrebbero non funzionare. Speriamo che i suoi poteri vadano oltre le epoche, non sarà facile fregare il drago delle sette sfere. Inoltre c'è un altro problema: purtroppo Goku è morto per cause naturali, lui non potrà essere resuscitato».
«Lo so, ci avevo pensato. Per questo purtroppo non credo si possa fare qualcosa, mamma. Mi dispiace».
Gli occhi di entrambi di rattristirono per qualche secondo, prendendo del tempo prima di avviare la procedura. Le foglie colorate cadevano ai piedi di Trunks e Bulma, delicate come petali di rosa, creando uno spettacolo struggente e ammaliante. Bulma sapeva di per certo che non avrebbe mai piu rivisto il suo migliore amico, si era rassegnata già dal momento in cui aveva assistito alla sua morte, pochi mesi prima dell'arrivo dei cyborg. Vederlo steso in quel letto, privo di vita, fu una delle cose più tristi e più dolorose della sua intera esistenza.
«Sei pronta?» 
«Sì» rispose lei portandosi una mano sul cuore, pregando in tutto ciò che di sacro conosceva per far sì che il proprio desiderio venisse esaurito. Attese ancora pochi secondi poi, finalmente, portò le mani verso il cielo per pronunciare quelle fatidiche parole magiche. «Compari, drago Shenron, ed esaudisci il mio desiderio!»
Nuvole nere e viola apparvero immediatamente nel cielo, facendo tremare leggermente la Terra. Le Sfere del Drago, continuando a illuminarsi ad intermittenza sempre più veloci, raggiunsero finalmente uno stato di luce fissa che si irradiò verso il l'alto come un lampo; uno spettacolo che Bulma non aveva mai dimenticato.
Finalmente un enorme drago verde e giallo apparve sopra le loro teste, inquietante ma allo stesso tempo imponente e magnifico. 
«Ha funzionato, mamma! Ha funzionato!» gridò Trunks con le lacrime agli occhi abbracciando la madre. Ancora non riusciva a crederci.
Prima ancora che ella potesse rispondere, una voce maestosa si fece largo nella Città dell'Ovest, come un immenso tuono. 

 
Quali sono i vostri tre desideri?

Gli occhi di Bulma e Trunks si spalancarono. 
«Tre?» domandò Bulma volgendo lo sguardo verso il figlio il quale, dopo un attimo di esitazione e di intricati pensieri, si rese conto di quel che era accaduto.
«Ma certo! Quando Dende è diventato il Supremo alcuni poteri di Shenron son cambiati, ora può esaudire tre desideri come Polunga!»
Bulma sorrise raggiante, per poi lasciarsi andare in una risata quasi isterica.
«Facciamo una prova, allora! Shenron! Voglio tornare ad avere trentanni!» urlò Bulma, estasiata.
Trunks spalancò la bocca non appena la vide improvvisamente ringiovanire davanti ai suoi occhi. Tutte le rughe di espressione sparirono completamente dal volto dell'ormai non più anziana signora. Il figlio rimase completamente scioccato e costernato sentendo la risata della madre farsi ancora più forte.
«Mamma! Ma ti sembra il caso?!»
«Non potevo mica farmi vedere da tuo padre conciata in quel modo!» confessò lei, facendogli l'occhiolino. Trunks si portò una mano sulla tempia, arrossendo visibilmente.
Bulma sorrise, carezzando poi la guancia del figlio con fare amorevole. Il sorriso sul suo volto durò giusto quell'istante, prima di spegnersi e mostrare il proprio nuovo volto ringiovanito visibilmente teso.
«Coraggio, ora passiamo alle cose serie» la incitò il ragazzo spingendola un poco in avanti.
Con voce tremante e leggermente insicura la donna finalmente si decise a parlare, emozionata come non lo era da un sacco di tempo.
«Vogliamo che tutte le vittime degli androidi di quest'epoca vengano riportate in vita! Ah, già che ci sei, porta le entità dei nostri amici proprio qui!» dichiarò Bulma rivolta a Shenron, facendo cadere Trunks di lato per l'ennesima buffa richiesta della madre, la quale non aveva mai smesso di essere incredibilmente pretenziosa.
Pausa.
Una lunga pausa che sembrò interminabile. Durò parecchi istanti, rendendo sempre più nervosi madre e figlio. Ogni secondo che passava lacerava di dubbi e incertezze Trunks e Bulma, i quali avvertirono le proprie gambe tremare e farsi incredibilmente pesanti. Era vero: troppe cose sarebbero potute andare storte, c'erano in gioco tante variabili ed illudersi che sarebbe andato tutto liscio sarebbe stato utopico.
Gli occhi azzurri di entrambi si concentrarono maggiormente su quelli rossi del drago, il quale, finalmente, dopo quasi un minuto riuscì a prendere una decisione. 
 
D'accordo, esaudirò i vostri ultimi due desideri, mi metto subito all'opera!

Bulma e Trunks si abbracciarono nuovamente, scoppiando quasi in lacrime. Era fatta: avrebbero rivisto i loro amici, avrebbero di nuovo potuto abbracciare i loro cari. Una luce bianca ed accecante avvolse tutto il pianeta Terra in pochi secondi, proprio nello stesso istante in cui gli occhi del drago si illuminarono. 
Milioni e milioni di entità luminose caddero dal cielo, poggiandosi al terreno iniziando a ricomporsi; non solo quelle nel loro giardino, ma tutte le anime di quelle persone innocenti che erano state uccise durante lo scontro con gli androidi. 
 
Ho fatto come mi avete chiesto, ora devo andare.

Detto questo il drago, ritornò all'interno delle sette sfere luminose. Esse si librarono poi nell'aria disperdendosi negli angoli più remoti del pianeta.
Nel giardino della Capsule Corporation si erano radunate parecchie entità che piano piano si irradiarono di mille colori, prendendo sempre più una forma umanoide.
Affascinati e con il cuore a mille, Bulma e Trunks iniziarono a scorgere alcuni dei loro amici tra quell'esplosione di luci.
«Crilin! Oh, Kami, sei proprio tu!» gridò Bulma correndo vicino al proprio amico. Egli confuso si mise in piedi, sentendosi stritolare poi dalle braccia della ragazza.
Pochi istanti dopo comparvero di fronte ai loro occhi anche Yamcha, Tensing, Riff, il Genio delle Tartatughe, Chichi, Oscar, Puar, Jirobai, Junior, il Supremo, Gohan e.. il principe. Tutti i presenti, ignari di quanto fosse accaduto, iniziarono a guardarsi intorno spaesati, come se quasi non riconoscessero il luogo in cui erano capitati.
Bulma fece fatica a reggersi sulle sue gambe, non smettendo neanche per un secondo di osservare quella figura farsi più reale. Nello stesso istante in cui lo sguardo di quel giovane Vegeta incontrò il suo, ella non riuscì a trattenere una lacrima. Una lacrima che le rigò il viso, più calda del sole. 
 


ANGOLO AUTRICE:
Buongiorno a tutti e buona domenica!
Sono tornata prestissimo con questo nuovo e forse un po' commovente capitolo. PER ORA sembra essere andato tutto liscio, no?
E per una volta non vi ho nemmeno lasciati con il fiato sospeso a vedere se il drago avrebbe saputo esaudire i desideri, apprezzate questo gigantesco sforzo xD
Spero che questo capitolo vi sia piaciuto, aggiornerò mercoledì o giovedì. La febbre è un pochino scesa e mi sento un po' meglio, sono pronta a scrivere il quindicesimo capitolo di questa storia :D
A presto,
Eevaa

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Capitolo 6
*** Il risveglio dell'orgoglio saiyan ***


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CAPITOLO 6 - IL RISVEGLIO DELL'ORGOGLIO SAIYAN
 

La figura muscolosa e ben proporzionata del principe fu una delle ultime a prendere la sua completa forma, una sensazione di elettricità si irradiò nelle vene del saiyan, destandolo dal profondo sonno in cui era stato intrappolato. Cos'era successo? Egli non lo sapeva, l'ultima cosa che ricordava erano due occhi, due glaciali occhi sadici che lo guardavano soffrire dall'alto verso il basso. Ricordava di essere stato steso al suolo, Vegeta, impotente e costernato da tale forza. Quella bellissima e pericolosa ragazza bionda si era dimostrata un avversario più potente di quanto egli avesse immaginato. Com'era possibile che lui, il principe di tutti i saiyan, si fosse lasciato battere così facilmente? 
Vegeta chiuse gli occhi per qualche secondo, riaprendoli per osservare meglio ciò che si ergeva al suo cospetto. Si guardò le mani e poi le braccia, non c'erano segni di tutto quel sangue che ricordò di aver versato quel giorno.
Un lampo di luce attraversò la sua mente, come un altro ricordo. Era morto, era quasi sicuro che l'avessero ucciso: ricordò solo in quell'istante quella sensazione, era come quella volta che era stato riportato in vita dopo che Freezer l'aveva sconfitto. Si guardò meglio intorno, in quel momento non vi era alcuna traccia della disperazione e della desolazione che quei due esseri dagli occhi di ghiaccio avevano lasciato nella città, tutto sembrava essere stato rimesso a posto. Quanto tempo era passato? 
Alzò lo sguardo e mise a fuoco tra la folla, fu proprio in quel momento che la vide: in piedi davanti a lui, avvolta in un vestito che ben ricordava di averle sfilato più di una volta, Bulma era bella come la ricordava, emotiva come di consueto. Una lacrima le stava rigando quel viso perfetto che non sembrava affatto cambiato. Non doveva essere passato poi così tanto tempo, pensò il principe. La donna corse immediatamente verso di lui gettandogli le braccia al collo, scoppiando in un pianto di gioa. Stranamente egli non si scansò, rimase pietrificato dal gesto della donna, la quale non accennava a calmarsi. 
«Sei tu! Sei proprio tu, non posso crederci!» urlò Bulma afferrandolo per la battle-suit, guardandolo poi in quegli occhi scuri come la pece che si fecero d'un tratto interrogativi.
«Cosa diavolo è successo?» domandò il principe, allontanandosi lentamente dalla donna. «Gli androidi mi avevano ucciso e... ma lui! Lui sembra... non può essere» continuò indicando il giovane dai capelli lilla e i grandi occhi azzurri di fronte a loro. Un moto di realizzazione lo attraversò. «Quanto tempo è passato?»


«Fate silenzio per favore!» urlò Trunks richiamando l'attenzione dei presenti, volendo spiegare tutto una sola volta. Solamente Gohan riuscì a intuire il tempo trascorso dalla propria morte, in quanto era stato ucciso quando Trunks era già grande, gli aveva fatto da maestro e anche da padre. Era così diverso dal Gohan dell'epoca passata, così cupo, così combattivo.
Tutti si zittirono immediatamente, voltandosi verso lo sconosciuto dai capelli viola, il quale iniziò a spiegare con voce tremante ed emozionata.
«Sono passati quasi trent'anni dalla vostra morte», un eco di voci incredule si liberò nell'aria circostante il grande giardino, «e le cose sono cambiate. Gli androidi sono scomparsi, li ho uccisi io poco meno di dieci anni fa. Ora, per potervi riportare in vita ho dovuto recuperare le Sfere del Drago in un'altra epoca, nella quale le cose sono andate diversamente. Io sono Trunks, il figlio di Bulma... e Vegeta».
Un altro eco di stupore riempì le orecchie di tutti. Il principe tremò, lasciandosi quasi cadere sulle foglie secche. Il suo sospetto era veritiero: era suo figlio. Faticava quasi a riconoscerlo, l'ultima volta che l'aveva visto era un neonato. 
«Noi», continuò il ragazzo senza lasciar a nessuno il tempo di parlare, «e con "noi" intendo chi è riuscito a sopravvivere ai cyborg, abbiamo quindi trent'anni di vissuto in più di voi. Siamo più grandi, più vecchi di quando ci avete lasciati. A parte la mamma, che oggi è tornata giovane con un desiderio. Ma voi avete ancora la vostra età di quando siete morti. Detto questo, non ho altro da dichiarare. Se non che ora potrete recuperare parte del tempo perduto».
Tutti i presenti si guardarono alla ricerca di segni di cambiamento che effettivamente non c'erano, rispetto all'ultima volta che si erano visti; notarono che Gohan fosse visibilmente cresciuto ed egli ci mise poco a spiegargli il perché. Tutti loro, dopo esser stati uccisi, avevano trovato pace nel Regno dei Cieli, ove però non esisteva il concetto dello scorrere del tempo né vi era possibilità di spiare ciò che succedeva sulla Terra. Nessuno di loro, a parte Yamcha che era solito bazzicare la Capsule Co., aveva avuto modo di conoscere Trunks da piccolo.
«Ragazzo, tu sei tornato indietro nel tempo? Tu hai cambiato l'ordine delle cose?» domandò il Supremo con spavento visibile, afferrando le spalle Trunks per scrollarlo violentemente.
«Sì, mi dispiace. Ho preso questa decisione e so che potrebbe comportare conseguenze negative, ma non importa, in tal caso sarò pronto a combattere»
«Ma tu non ti rendi conto, sciocco! Questo è stato un errore madornale! Rubare le Sfere del Drago ad un'altra epoca, sei impazzito? Ora il tempo è incontrollabile, non c'è più un ordine! Il tempo ora è nostro nemico!»
Gli occhi di tutti si soffermarono immediatamente sullo strano vecchio dalla pelle verde, il quale si portò una mano sulla tempia chiudendo gli occhi, come per meditare riguardo a una possibile soluzione a quel dramma. O semplicemente per sbollire la rabbia.
«Cosa significa che il tempo è nostro nemico?» domandò Trunks, incerto se credere alle parole di quello strano vecchio. Aveva già compiuto diversi viaggi nel passato e non era mai successo nulla di male.
«Se esistesse un Padrone del Tempo, come dicono le sacre scritture, questo potrebbe cambiare l'ordine naturale delle cose» dichiarò il Supremo tentando di ricordare dove e quando avesse letto di quella leggenda. 
«Tsk! Anche ammesso che esista, noi saremmo comunque più forti!» dichiarò il principe dei saiyan facendo un passo in avanti. «E ora smammate di qui, tutti quanti! E tu, vecchio menagramo, vedi di non proferire più parola!»
La presa del discorso da parte del principe dei saiyan fece rabbrividire tutti i presenti compreso il figlio, il quale lo guardò con occhi esterrefatti. Era così diverso dal padre che aveva conosciuto nell'altra epoca. Così presuntuoso, arrogante, molto più cupo. Gli occhi meno buoni, la voce beffarda. D'altro canto la madre lo aveva avvertito, non poteva aspettarsi altro e soprattutto aveva potuto osservare con i suoi stessi occhi il primo Vegeta che aveva conosciuto, quel giorno in cui era arrivato nell'altra epoca la prima volta.


In una manciata di minuti tutti i presenti si salutarono calorosamente, avviandosi ognuno nella propria vecchia dimora. Alcuni avrebbero dovuto ricostruire tutto da capo, altri non avevano la benché minima idea di cosa avrebbero fatto. Trunks e Gohan si salutarono con la promessa di rivedersi prestissimo: erano così felici di essere di nuovo l'uno vicino all'altro. Il giovane considerava il figlio di Goku proprio come un padre, l'aveva effettivamente cresciuto ed allenato e ancora poteva ricordare sulla propria pelle il dolore per la sua scomparsa durante un incontro con gli androidi. Ma ora erano tornati, erano tornati tutti e avrebbero potuto finalmente ricominciare la loro vita da dove l'avevano lasciata.
Nonostante la dichiarazione del Supremo, Trunks in quel momento non si sentiva affatto così spaventato. Era eccitato, era su di giri e nessun mistico Padrone del Tempo o catastrofe naturale avrebbe potuto frenare la sua felicità. Egli guardò i propri amici lasciare il grande giardino in volo, tutti tranne il principe dei saiyan, il quale rimase sotto l'albero ingiallito nel giardino insieme alla propria famiglia.
«Padre, la penso come te. Noi siamo pronti a combattere contro il tempo o qualunque cosa si dovesse presentare» asserì Trunks. Vegeta lo scrutò intensamente, tanto da gelarlo con lo sguardo.
«Noi? Tsk! Moscerino, non dirmi che sei in grado di combattere!» rispose acido Vegeta.
Bulma, al suo fianco, prese la parola. 
«È stato lui a sconfiggere gli androidi. Ha combattuto per anni, è andato ad allenarsi con te... ehm, con te in un'altra epoca. Li ha sconfitti in un solo colpo, è diventato fortissimo. Proprio come il padre».
Vegeta si limitò ad osservare meglio il ragazzo che sostava in piedi di fronte a lui, con la testa bassa, le gote leggermente arrossate dal fatto che la madre l'avesse appena messo in imbarazzo e lo sguardo misterioso. Riconosceva quello sguardo: era il suo. Era simile a lui, poteva rispecchiarsi dentro quegli occhi e tutto ciò gli provocò una sensazione talmente strana da non poterla decifrare. 
«Quindi tu saresti davvero... mio figlio?» domandò incerto il principe, guardando annuire il ragazzo per poi continuare a parlare senza ben sapere cosa dire, avvertendo però un grosso nodo alla gola. Non sapeva di cosa si trattasse, se di commozione, frustrazione o addirittura sdegno. «L'ultima volta che ti ho visto eri grande quanto una mia mano e ora? Ora sei così forte, così grande. Tu sei riuscito a sconfiggere gli androidi che avrei dovuto uccidere io! Io, che sono il principe dei saiyan! E invece mio figlio, un mezzo terrestre, ha ucciso gli androidi al posto mio! Che vergogna!»
La rabbia del saiyan si scatenò davanti agli occhi imperterriti di Bulma e Trunks, i quali indietreggiarono spaventati.
Trunks un poco si era aspettato una reazione così violenta, così esagerata. L'aveva ben conosciuto quando era nient'altro che un combattente senza scrupoli. L'aveva visto quando aveva lasciato cadere l'aereo con dentro Bulma e il piccolo Trunks del passato; era esattamente la stessa persona di allora. 
«Fammi vedere se sei proprio questo portento!» urlò Vegeta provando a scagliare un pugno contro il ragazzo, il quale lo bloccò con un semplice indice. Il saiyan si fermò, allibito, quasi spaventato. «Non può essere!»
«Padre, mi dispiace. Devo essere sincero con te: mi sono allenato molto durante questi anni, sono riuscito a superare i miei limiti e anche il tuo livello. Non puoi batterti con me ora come ora. Ma io posso aiutarti a diventare ciò che sei nell'epoca che conosco. Ovvero uno dei combattenti più forti dell'universo. Un Super Saiyan, come me, come te nell'altra epoca».
Vegeta trasalì. Si illuminò di luce propria, tentando di colpire nuovamente il figlio, invano. Non avrebbe potuto sopportarlo, non si sarebbe mai fatto dare consigli da lui. La sua dignità e il suo orgoglio non avrebbero retto a tanto. 
«MAI! Io sono il principe dei saiyan, non mi farò allenare da un moccioso mezzo terrestre! È una vergogna! Avrei preferito rimanere all'inferno!» urlò Vegeta e, detto ciò, si sollevò in volo in un forte schiocco dell'aura per scappare lontano. 
«Vegeta, aspetta!» urlò Bulma, cercando di richiamarlo indietro. Si sentì morire, si sentì persa e abbandonata di nuovo in quell'istante in cui l'aveva visto andare via. 
«Non ti preoccupare mamma, in effetti c'era da aspettarselo che avrebbe reagito così. Vado a prenderlo».
 


ANGOLO AUTRICE:
Buonasera a tutti/e! 
Dannato sia l'orgoglio dei saiyan.. eccolo che spunta fuori nel momento meno opportuno! >.<
Un po' scoppiettante come ritorno in vita, non trovate? 
Ci mancava solo il Supremo e le sue profezie da menagramo, cosa avrà voluto dire? Cos'è sta storia del tempo nemico? 
Fatemi sapere cosa ne pensate e tutte le vostre ipotesi :)
Un abbraccio a tutti,
Eevaa

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Capitolo 7
*** Il destino d'oro ***


DRAGON BALL GA : GAME OF AGES



CAPITOLO 7 - IL DESTINO D'ORO
 


 
Vegeta volava velocemente, trattenendo quelle pesanti lacrime agli occhi che per sempre avrebbe rinnegato. Com'era possibile che suo figlio l'avesse superato? Come aveva potuto prendersi gioco di lui in quel modo? Con quell'aria di superiorità, con quel tono da commiserazione.
Gli aveva addirittura proposto di poterlo allenare. Allenare lui! Il principe dei saiyan! Mai e poi mai si sarebbe fatto addestrare da un bastardo mezzo terrestre. 
Si sentì ferito, si sentì umiliato. Cosa si era perso in tutti quegli anni? Cos'era successo ai gloriosi tempi in cui tutti lo temevano? I suoi schiavi, i suoi sottoposti tremavano al solo pensiero del suo sguardo severo. Nonostante ci fosse stato un periodo in cui era stato secondo a qualcuno, dopo la morte di Kaarot per quella malattia al cuore era stato senz'altro stato il combattente più forte dell'universo, morto poi gloriosamente in battaglia come solo un grande guerriero avrebbe fatto, morto per mano di un nemico più forte di lui tentando di salvare il suo nuovo popolo: i terrestri. Ma quel dannato ragazzino aveva deciso di riportarlo in vita, trent'anni più tardi, cancellando le gesta eroiche ed il suo momento di gloria. Non era più nessuno, o meglio... era uno tra i tanti. Per giunta era stato superato persino da suo figlio, quel figlio che avrebbe dovuto proteggere lui stesso e invece era sopravvissuto anche senza il suo aiuto. 
Quel figlio mezzo terrestre l'ultima volta che l'aveva visto non sembrava essere più forte di un moscerino. Lui e quella donna maledetta che si era anche permessa di abbracciarlo e dopo tutto quel tempo non era neanche invecchiata. Il principe ricordò vividamente quella notte, come se fosse passato solo un giorno dall'ultima volta che la vide, dall'ultima volta che li vide.

 

«Quel coso continua a frignare anche dopo aver mangiato!» grugnì spazientito Vegeta, indicando la culla a lato del letto matrimoniale.
«È normale, caro: è ancora piccolo» spiegò Bulma prendendo posto accanto al principe, sul letto. «Ma scommetto che quando sarà grande diventerà forte come il suo papà».
«Non credo proprio, non perderò tempo con lui. È un mezzo terrestre, hai visto il figlio di Kaarot: ora che lui non c'è più pensa solo a studiare» osservò il saiyan lanciando un'occhiata disgustata al bambino nella culla, così piccolo eppure così rumoroso da svegliare l'intero vicinato.
Spostò gli occhi verso la donna al suo fianco, l'unica donna che avrebbe accettato di avere vicino a sé, durante i migliaia di allenamenti, durante tutte le prove.
Era l'unica persona in quel pianeta di buoni a nulla con cui valeva la pena di avere a che fare. Gli aveva dato una mano, gli costruiva marchingegni per migliorare, gli dava da mangiare e gli offriva il proprio corpo. 
Dopo la morte prematura del suo avversario, Kaarot, non si era dato pace. Avrebbe voluto dimostrarglielo, avrebbe voluto batterlo. Si stava allenando da quando era atterrato su quell'insulso pianeta di mollaccioni per raggiungere lo stadio del Super Saiyan, ci stava quasi per riuscire. Ma non avrebbe mai potuto mostrarglielo, Kaarot era dipartito per una malattia cardiaca. Triste destino per un valoroso guerriero. 
Il suo miglioramento avrebbe potuto dimostrarlo solo a se stesso. E a quella donna, quella maledettissima donna. Non sapeva neanche lui perché, ma non gli interessava più combattere, non gli interessava uccidere. Voleva solo migliorare, voleva diventare migliore di quanto non fosse stato Karoot, ma quel fastidiosissimo essere piagnucolante gli disturbava il sonno. Ogni notte. 
«Fallo smettere immediatamente, devo dormire o non mi concentrerò durante gli allenamenti!» ordinò il saiyan duramente.
«Dormire? Avresti veramente intenzione di dormire ora?» domandò la donna abbassandosi una spallina della canottiera nera con il pizzo. Vegeta arrossì e deglutì rumorosamente, rimanendo ammaliato dall'incredibile bellezza di Bulma. Ogni sera, da quando era arrivato sulla Terra, non aveva saputo resisterle. Non riusciva, era come una calamita per lui, la sua più grande distrazione, il suo più grande piacere terreno.
«Mmm, ok. Magari dormirò più tardi» le sussurrò nell'orecchio prima di prenderla per i fianchi. 
Fecero l'amore. Si, l'amore, anche se non lo avrebbe mai ammesso, per lui unirsi a quella donna non voleva dire solo soddisfare i bisogni carnali. Lei era stata l'unica, sarebbe stata sempre l'unica. Quel che ancora non sapeva era che quella sarebbe stata l'ultima volta. 
Abbracciati, nudi l'uno contro l'altro, sembravano entrambi aver raggiunto il loro angolo di paradiso. La loro routine, la loro perfetta sintonia. Di giorno allenamenti e ricerche scientifiche, di notte l'amore, il piacere. Stavano bene entrambi, appagati e senza alcuna voglia di cambiare quella piacevole cantilena che si ripeteva ogni giorno e ogni notte. 
Ma quella sera ci pensò un terribile rumore sordo a spezzare il ritmo delle loro vite, quell'esplosione a pochi chilometri di distanza. Un boato forte, orribile, echeggiante. Delle grida fuori dalla finestra, grida di terrore. Il pianto del bambino nella culla, che fino a quel momento sembrava essersi estinto, riprese ininterrotto.
«Cosa è stato, Vegeta?» domandò Bulma portandosi a sedere, guardando il compagno destarsi ed infilarsi i vestiti tolti un'ora prima.
Altre urla disperate, altre esplosioni seguirono quella precedente. 
«Non ne ho idea. Nulla di buono, vado a vedere» rispose il saiyan, aprendo la finestra della grande camera.
«Stai attento!» urlò lei prendendo tra le braccia il bambino, il quale continuò a piangere disperatamente.
«Voi non muovetevi di qui».
Quelle furono le ultime parole dette, le ultime parole che si scambiarono prima che se ne andasse per sempre. O meglio, per molti, moltissimi anni.

 


Continuò a volare velocemente, stringendo i pugni e digrignando i denti, urlando come un forsennato rivivendo quel ricordo così reale, così vicino. Quel moccioso che non faceva altro che piangere e urlare ora era più forte di lui, era un Super Saiyan. Non poteva accettarlo, non poteva. 
«Papà!» urlò Trunks parandosi dritto di fronte a Vegeta. «Fermati!»
«Che cosa vuoi da me!? Io non ti voglio vedere» dichiarò il principe alzando ancora di più la voce. «Vattene via o ti farò sparire io stesso!»
Trunks non si mosse, osservando la rabbia del padre crescere di fronte a lui. Improvvisamente dalle mani del principe iniziarono a irradiarsi potentissime sfere di energia, dirette proprio verso il corpo del figlio, il quale però non si spostò di un centimetro continuando a pararle come se nulla fosse.
«Io ti faccio fuori!» ululò Vegeta, gonfiandosi dalla rabbia.
Perché l'aveva inseguito? Perché quel disgustoso mezzo terrestre aveva deciso di tormentarlo in quel modo? 
"Arrabbiati, papà. Arrabbiati più che puoi" pensò Trunks tra sé e sé, scansando le sfere di energia indirizzandole in aria in modo da non distruggere nulla. Quel mondo aveva subito sin troppi colpi in passato.
«Tu dovevi lasciarmi all'inferno! Dovevi farti gli affari tuoi! Io ti odio... io...»
Un lampo di luce dorata si irradiò sulla pelle del saiyan come una scarica elettrica. Gli alberi si sollevarono da terra, persino le nuvole si spostarono da dove si trovarono, rendendo vano ogni tentativo di Trunks di preservare la natura intorno a loro. I cespugli si sradicarono, il laghetto sottostante sembrò divenire un mare in piena tempesta. 
Un vortice di foglie, vento ed elettricità avvolse il principe dei saiyan, il quale emanò una luce così forte da rendere dorato tutto ciò che lo circondava.
 


Angolo autrice:
Buongiorno e buon inizio di settimana a tutti/e.
Sono tornata in forma e piena di energie, questo capitolo è molto introspettivo e malinconico, l'orgoglioso principe dei saiyan non ce la fa proprio a starsene sereno e tranquillo! Cosa sta succedendo a Vegeta? :)
Spero che questo aggiornamento vi sia piaciuto, ho visto che ci sono dei nuovi lettori e colgo l'occasione per ringraziarvi tutti per la fiducia che state dando a questa storia. Un abbraccio e a prestissimo!
Eevaa

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Capitolo 8
*** Tempo perso ***


DRAGON BALL GA : GAME OF AGES



CAPITOLO 8 - TEMPO PERSO




Gli occhi di Vegeta si dilatarono, le cupe iridi nero petrolio lasciarono posto al color verde acqua. I capelli scuri in armonia con il sottobosco a poco a poco si schiarirono, diventando dorati come il miele. 
Rabbia, tanta rabbia. Una forza disumana si liberò dal corpo del Super Saiyan, il quale riuscì a smuovere persino il figlio dalla sua posizione. Trunks sorrise entusiasta, orgoglioso, fiero e felice per l'ambita conquista del padre e, una volta che il turbine di emozioni e arbusti si placò, del vecchio Vegeta non rimase più niente. Egli si guardò le mani, esterrefatto, specchiandosi poi nell'acqua del laghetto sottostante. Il sorriso beffardo e luminoso risplendeva quasi più della sua aura incontenibile.
Rise. Rise fortissimo e sadicamente, sempre più forte: ce l'aveva fatta. Dopo trent'anni di pausa erano bastati pochi minuti di vita per divenire ciò per il quale aveva lottato duramente: il leggendario Super Saiyan.
«Non ti ci è voluto molto» constatò il figlio, trasformandosi a sua volta. Se prima le due figure erano simili, in quel momento sembravano praticamente identiche, due lati della stessa medaglia. Meravigliosi, potenti, fieri.
Vegeta alzò lo sguardo verso Trunks e lo squadrò a lungo, riflettendosi nella sua perfetta controfigura, in quel figlio che era riuscito, anche se involontariamente, a farlo infuriare talmente tanto da fargli oltrepassare il limite. Nonostante la grande forza che percepiva dentro di sé, egli si sentì improvvisamente più calmo, meno rabbioso, meno angosciato. 
«Un ottimo ritorno in vita» constatò il principe, inspirando profondamente. «Ce l'ho fatta da solo, anche senza il tuo allenamento, moccioso!»
«Non lo metto in dubbio, anche se in qualità di "moccioso" devo ricordarti che tecnicamente ho pochi anni in meno di te. Ora però torna a casa, per favore. Tua mo... Bulma ti sta aspettando da quasi trent'anni» sussurrò stando bene attento a non pronunciare più la parola "moglie", in quanto in quell'epoca non si erano mai sposati.
«Non mi dare ordini, moccioso saputello. Ci andrò, ma solo perché ho raggiunto il mio primo obiettivo. Il prossimo sarà superare te, ma ho bisogno di allenarmi e riposare bene, quindi vedi di non piangere tutte le notti come l'ultima volta che ti ho visto!» annunciò beffardo il padre prima di sparire lontano, diretto chissà dove.
Trunks sorrise di nuovo. Quello era suo padre e, nonostante fosse burbero almeno quanto Vegeta dell'altra epoca al primo incontro, già aveva dato segno di essere meno duro. Il compito di  Trunks non sarebbe stato affatto facile: addomesticare una bestia quasi indomabile, smussare gli angoli ruvidi del suo carattere e renderlo meno ostinato e "testone" (come diceva sempre la madre) sarebbe stata una delle più dure prove affrontate in vita sua. O almeno, così credeva. 


 

Bulma, stesa sul letto con un pacchetto di fazzoletti quasi vuoto sul comodino, di certo non si sarebbe aspettata che l'avrebbe accolta a braccia aperte, ma nemmeno che si fosse scatenato un simile putiferio. Dopo tanti anni non era più abituata ai comportamenti assurdi, apatici o iracondi del principe dei saiyan.
"Avrei voluto rimanere all'inferno". La donna rabbrividì al ricordo di quella dichiarazione, quella frase le aveva fatto male più di una coltellata al petto. Prese un nuovo fazzoletto e si soffiò il naso ripetutamente, abbracciando poi il cuscino ancora profumato di bucato, avvolta nel vestito amaranto che aveva messo appositamente per accogliere il compagno nel suo tanto desiderato ritorno in vita.
Trunks era tornato in serata ma si era chiuso per la prima volta dopo tanto tempo nella gravity room, un po' per riflettere, un po' per stare da solo. Le ombre della notte calarono dense sulla grande casa rotonda, inghiottendo nell'oscurità la Città dell'Ovest. Bulma si addormentò esausta, complice l'insonne nottata precedente. Rimase nella stessa posizione per ore e ore, fino a che una folata di vento fresco non penetrò dalla finestra facendola destare improvvisamente. 
«Ero sicura di averla chiusa» sussurrò tra sé e sé, alzandosi per serrare i vetri. Ciò che si presentò davanti ai suoi occhi non appena si voltò la fece però rimanere senza fiato, e quasi le sembrò che le avessero strappato l'ossigeno dal petto. Davanti a lei la figura di un uomo nella penombra, vicino alla cabina armadio. Un uomo dai capelli neri a fiamma e gli occhi bui come una notte di luna calante.
«V-Vegeta! Sei tornato» sussurrò l'azzurra con un filo di voce. Ancora le sembrava impossibile vederlo davanti a sé, in carne ed ossa, dopo trent'anni. 
Il principe stette un poco in silenzio, creando un'atmosfera quasi surreale all'interno della camera illuminata solo dai lampioni in cortile.
«Cosa ti ha fatto cambiare idea?» domandò Bulma spingendosi involontariamente più vicino a lui. La gravità sembrava essersi estinta.
«Troppe domande, donna» tagliò corto Vegeta, attratto come una calamita verso l'esile corpo della terrestre.
Erano vicini, di nuovo. Solo un filo invisibile separava i due corpi magneticamente affini, nulla sembrava essere cambiato da quella notte in cui Vegeta morì. La donna posò entrambe le mani sul petto del saiyan, il quale rispose al gesto mettendovi sopra le sue; lei si sentì scaldare immediatamente sia nel corpo che nel cuore, facendosi scivolare una lacrima sulla guancia. Il pollice di vegeta la asciugò.
«Pensavo che non ti avrei più rivisto» sospirò Bulma lasciandosi accarezzare dolcemente da quell'uomo che solo lei aveva il privilegio di vedere quanto in realtà non fosse rude e meschino come dimostrava in pubblico. «Mi ero rassegnata. Poi ieri è arrivato Trunks e...»
«Sono tornato, ora basta parlare» le intimò Vegeta portando finalmente il viso vicino al suo, baciandola come avrebbe fatto molti anni prima. 
Trent'anni anni. Erano passati quasi trent'anni dall'ultimo bacio, dall'ultima volta che avevano fatto l'amore. 
Non persero più tempo, gustandosi ogni singolo istante di quella notte. Si riscoprirono, si ritrovarono. Forse cambiati, forse in realtà non poi così diversi o forse semplicemente ancor più desiderosi di unirsi. Fu esattamente come tornare indietro a quella notte lontana e per entrambi non sarebbe stato così difficile recuperare il tempo perduto. Tutti e due avevano la stessa età di allora, dato il desiderio di tornare giovane di Bulma. Ella, però, aveva vissuto così tanto terrore e così tanta tristezza che il principe dei saiyan non avrebbe potuto nemmeno immaginare. Quest'ultimo, invece, si era perso la crescita di suo figlio, quella non avrebbe mai potuto riaverla indietro. Non lo avrebbe mai ammesso, mai e poi mai, che sotto sotto avrebbe realmente desiderato educare Trunks personalmente. Allenarlo e fare in modo che divenisse uno dei combattenti più forti dell'universo, proprio per questo era così furioso del fatto che lo fosse già diventato. Il suo ragazzo ce l'aveva fatta, ma senza di lui, e di questo ne era profondamente e segretamente geloso. 
Ma non ci pensò in quel momento, quella notte sarebbe stata troppo importante e troppo intima per farsi attraversare da pensieri negativi, per entrambi.


«Pensi che sia tutto vero?» domandò Bulma al principe, il quale giaceva sdraiato sul letto con gli occhi serrati e la sua donna appoggiata al petto nudo.
«Cosa?»
«La storia del tempo che ha detto il Supremo. Dici che siamo in pericolo?»
Il principe spalancò gli occhi, rivolgendo uno sguardo interrogatorio a Bulma. 
«E cosa vuoi che ne sappia io? Comunque non mi fa paura, non mi interessa. Per ora non mi sembra sia cambiato qualcosa» tagliò corto Vegeta richiudendo gli occhi. Tutto ciò che gli interessava era riposare e godersi quella sensazione di pace e tranquillità umana. Non ricordava niente del Regno degli Inferi, probabilmente la sua memoria era stata resettata una volta arrivato lì e nuovamente ripristinata quando aveva lasciato quell'orribile posto pullulante di esseri ignobili anche più di lui.
La donna si accoccolò più comodamente sul petto del principe, rimanendo comunque molto preoccupata. «Non saprei, ma io ho un brutto presentimento».
 

 

Le giornate che si susseguirono a quella sera si scandirono in perfetta tranquillità: Bulma passava le ore in laboratorio e Vegeta ad allenarsi, a volte da solo, a volte con Trunks. Nonostante il figlio avesse convinto il padre ad allenarsi insieme a lui, essi non parlavano molto e soprattutto non si scontravano mai direttamente. Sostavano solo nella gravity room insieme, ma al giovane saiyan la cosa bastava e, almeno per il momento, la considerava una grande conquista. 
Quella sera a cena, però, Bulma sembrava strana. Quasi preoccupata. 
«Mamma, tutto ok?» domandò il ragazzo rivolgendo uno sguardo incerto alla madre. Catturò anche l'attenzione di Vegeta, il quale si girò verso la donna per osservarla meglio, continuando però a portare alla bocca quantità industriali di tortini di riso.
Era così strano trovarsi tutti e tre assieme intorno ad un tavolo, come una famiglia normale. Trunks non aveva mai provato una sensazione del genere, non in quell'epoca almeno. Nonostante fossero trascorsi parecchi giorni dal ritorno in vita del principe, il figlio non si era ancora abituato a quella piacevole quotidianità, ed era sicuro che nemmeno sua madre lo avesse mai dato per scontato in quelle settimane.
«A dire il vero...» mormorò Bulma, lasciando in sospeso i due saiyan prima di continuare a parlare «avrei una cosa da proporvi!»
Entrambi gli uomini smisero di mangiare, sempre più incuriositi dal comportamento bizzarro della donna.
«Ho quasi completato la seconda macchina del tempo e ti devo chiedere un favore: torna indietro all'epoca nella quale hai preso le sfere e consegnala a Vegeta».
Il principe sputò tutto il riso che aveva in bocca. Guardò allibito la compagna, diventando viola in faccia. «Cosa stai dicendo?!» urlò.
Anche Trunks sembrò piuttosto basito dalla singolare richiesta della madre, senza però ricadere in atteggiamenti iracondi tipici del principe dei saiyan. 
«Sto dicendo che, qualora iniziassero ad accadere cose strane e avessimo bisogno di aiuto, potremmo chiamare anche lui a combattere al nostro fianco!»
«Non se ne parla nemmeno! Siamo già abbastanza forti e non abbiamo bisogno di un mio clone» decretò Vegeta, visibilmente irritato e ferito nell'orgoglio. Quella donna sembrava avere scarsa fiducia nelle loro capacità. 
Non si sarebbe rassegnato all'idea di farsi aiutare dalla sua versione più forte, nonostante fosse decisamente curioso di scoprire quale sarebbe diventata la sua potenza con il passare degli anni. Paradossalmente, infatti, il Vegeta del passato era più anziano di quello del futuro, in quanto quest'ultimo era rimasto senza vita per trent'anni, mentre per quell'altro il tempo non si era affatto fermato. 
Il principe dei saiyan, inoltre, si fermò a riflettere sul fatto che, se non fosse morto, nell'epoca attuale avrebbe avuto più di sessant'anni. Rabbrividì al pensiero di immaginarsi così vecchio, ma non lasciò minimamente trasparire quel ridicolo pensiero.
«Abbiamo già giocato troppo con il tempo, credo che peggioreremmo ulteriormente le cose» concluse Trunks mettendo una mano sopra quella piccola e fredda della madre. Ella lo guardò con aria supplichevole, dimostrandogli di essere davvero preoccupata.
«Sarebbe da tenere come ultima risorsa, non ci costa nulla avere una sicurezza in più. Se non vuoi tornare tu, gliela consegnerò io stessa».
Entrambi i saiyan rifletterono molto sulla scelta della donna, la quale sembrò più determinata che mai nel suo intento. Testarda e più cocciuta che un mulo, Bulma sembrava essere la compagna perfetta per quell'irascibile saiyan, ed entrambi se ne erano oramai resi conto. Gli ultimi giorni, ma soprattutto le ultime notti, erano stati davvero piacevoli per quella bizzarra coppia e la donna non era di certo disposta a perdere nuovamente quell'inaspettata serenità. Avrebbe fatto qualsiasi cosa purché quella pace durasse per sempre e avrebbe combattuto con tutte le sue forze e capacità per mantenere la situazione com'era. 
«Ok, ci andrò. Ma c'è un problema: non potremmo comunque avvisarli se ci fossero problemi. Non faremmo in tem-»
«Errore!» lo interruppe Bulma, alzandosi e sbattendo le mani sul tavolo facendo saltare Trunks sulla sedia. Sorrise e fece l'occhiolino ad entrambi i saiyan, allontanandosi in fretta dalla stanza per raggiungere il laboratorio.
I due rimasero allibiti vedendola tornare con due grossi oggetti rettangolari e piatti simili a due palmari.
«Questi,» spiegò la donna porgendo a padre e figlio uno dei due marchingegni «sono due nuovissimi smartphone costruiti da me in questi giorni. Non solo funzionano come telefoni normali, ma la cosa più sorprendente è che sono in grado di mettersi in comunicazione a distanza di migliaia di chilometri e, se tutto funziona come dovrebbe, anche in dimensioni diverse. Sono due ricetrasmittenti senza confini!»
Vegeta prese tra le mani l'oggetto, tastandolo e cercando di capirne il funzionamento. Era sorpreso, molto sorpreso di quanto la donna fosse diventata un vero portento nel corso degli anni. Se già era strabiliante trent'anni prima, in quel momento gli parve l'essere più intelligente di tutte le galassie.
«È incredibile, mamma. Sei un genio! Come funziona?»
«Sono a prova di idiota» illustrò la madre eccitata dal mostrare la sua ultima incredibile invenzione. Premette il pulsante grigio sopra allo schermo ed invitò i due a fare lo stesso con l'altro palmare. «Si accende in questo modo, ti appare un menu principale dove puoi scelgiere il tipo di trasmissione: videochiamata, chiamata semplice, messaggio, messaggio con allegato, eccetera. Selezionando videochiamata ti appare una rubrica, ho già aggiunto in entrambi alcuni contatti utili se volessi utilizzarlo come semplice telefono, ma per chiamare l'altra ricetrasmittente non devi far altro che selezionare "chiama gemello", che sarebbe l'altro apparecchio. È comodissimo».
«Hai pensato proprio a tutto» constatò il giovane sorridendo, riprendendo poi finalmente a nutrirsi, da bravo saiyan. 
«Sono la miglior scienziata del pianeta!» concluse la donna facendogli l'occhiolino, osservata dal compagno il quale non poté fare a meno di sorridere sotto i baffi a sua volta, stando però ben attendo a non dare nell'occhio. 
Quella donna non avrebbe mai smesso di sorprenderlo, nel bene o nel male.


 

 
ANGOLO AUTRICE:
Buonasera a tutti miei cari/e !
Vi avevo promesso che avrei aggiornato prestissimo ed eccomi qui, con un capitolo nuovo e fiammante :)
La nostra cara Bulma ha lavorato sodo per fare in modo di mantenere la pace, ci sarà riuscita? Vi avverto: il prossimo capitolo potrebbe essere quantomeno.. sorprendente!
Questo week end non riuscirò ad aggiornare, in quanto per le festività me ne scapperò via lontana da questa maledetta routine. Pubblicherò il nuovo capitolo settimana prossima, quanto prima. Detto questo vi auguro Buona Pasqua e, mi raccomando: ESAGERATE CON IL CIOCCOLATO, che tanto alla prova costume manca ancora tanto tempo :D 
Un abbraccio,
Eevaa

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Capitolo 9
*** Regali pericolosi ***


DRAGON BALL GA : GAME OF AGES



CAPITOLO 9 - REGALI PERICOLOSI



La mattina seguente alle richieste della madre, il giovane Trunks fu nuovamente pronto a partire per l'altra dimensione, dopo meno di un mese dalla missione precedente. L'aria era fresca e frizzante, un piacevole venticello gli scompigliava i capelli lilla, creando così un perfetto contrasto con le foglie gialle che abbandonavano i loro rami alla volta del terreno. 
«Sei pronto, tesoro?» sussurrò Bulma porgendogli lo zaino contenente la capsula con la macchina del tempo e lo speciale telefono destinato all'altra epoca. 
Vegeta si trovava in disparte, appoggiato al tronco di un albero com'era consueto fare, incuriosito dal funzionamento di quella macchina del tempo che non aveva mai avuto occasione di vedere. Non era pienamente d'accordo di dover conoscere un'esatta fotocopia di sé più forte, però decise comunque di lasciar partire il figlio. Era però più che convinto che il loro aiuto non sarebbe affatto servito. 
«Sono prontissimo, sono contento di tornare a portare loro la buona notizia. Il piccolo Trunks sarà entusiasta» disse il giovane saltando all'interno della macchina, solo dopo aver dato un bacio sulla guancia alla madre.
«Ne sono certa! Ricordati di chiamarci appena arrivi».
«Sicuro» gridò Trunks schiacciando il pulsante per chiudere la cupola di vetro, azionando poi la macchina del tempo. Sparì tra le nuvole in un soffio di vento.

 

Come aveva appunto immaginato, il suo arrivo nell'altra dimensione fu tutt'altro che malvoluto: il piccolo Trunks non aveva perso tempo a saltargli in braccio, così come la giovane madre si era commossa come era consueta fare ad ogni suo ritorno. Persino il padre dell'epoca passata sembrava contento di rivederlo e, a differenza del Vegeta del futuro, questi gli sembrò mite come agnellino. I suoi occhi erano più buoni e anche il suo modo di fare sembrava molto più pacato e accondiscendente. Trunks sapeva bene che avrebbe dovuto portare un po' di pazienza per far sì che il suo vero padre diventasse più buono; il corso degli eventi, inoltre, non sarebbe mai stato lo stesso e ci sarebbe stato il rischio che il Vegeta del futuro avrebbe sviluppato un carettere ancora differente da quello dell'epoca in cui si trovava, tutto sarebbe dipeso da come sarebbero andate le cose da quel momento in poi. 
Tutta la famiglia rimase piacevolmente sorpresa di sapere che le sfere avevano funzionato e che tutto si fosse risolto per il meglio. Trunks non perse tempo nello spiegargli che, non appena le sfere sarebbero tornate attive, lui si sarebbe immediatamente precipitato a cercarle per riportarle indietro. Mancavano però ancora undici mesi.
«Quindi mi stai dicendo che ce l'ho fatta subito a trasformarmi?» domandò il principe con sorriso beffardo, piuttosto orgoglioso della conquista ottenuta da sé stesso nell'altra dimensione. 
«Già, sapevo che ce l'avresti fatta. Anche se per farlo hai riferito di odiarmi» ammise con l'amaro in bocca il giovane saiyan, guardando poi il padre arrossire leggermente sulle gote. Non riuscì mai a decifrare quell'imbarazzo, non avrebbe mai scoperto se si trattasse di vergogna, senso di colpa o semplicemente noia per la reazione sentimentale del figlio.
«Chissà com'è felice Bulma del futuro di aver ritrovato il compagno. Non ti sembra una storia romanticissima, tesoro?» si intromise la donna rivolgendo uno sguardo mieloso al marito, il quale divenne ancor più rosso in viso.
«Si, è molto contenta. Ascoltate, so che avete già fatto tanto per noi, ma avrei bisogno di un altro favore».
La famiglia si zittì immediatamente al suono della richiesta del ragazzo. Vegeta sembrò improvvisamente turbato dalla richiesta del ragazzo, sospettoso che sotto tutta quella felicità che stava dimostrando per il ricongiungimento con i defunti amici, qualcosa fosse andato storto.
«Dicci tutto, caro» lo invitò Bulma, accendendosi una sigaretta com'era consueta fare nei momenti di nervoso o di curiosità.
Trunks prese tra le mani lo zaino blu contenente gli oggetti che aveva portato con sé dal futuro, sospirando rumorosamente prima di spiegare il motivo per cui si trovasse lì.
«Vi ho portato due regali» annunciò compiaciuto aprendo la zip, un poco ostacolato dalla curiosità del piccolo Trunks, il quale tentò di spiare cosa contenesse lo zaino. Rovistò dentro rumorosamente, alla ricerca di quella piccola capsula contente un oggetto così di grande valore.
«Due regali! Che bello, che bello! Cosa sono?»
«Non essere così impaziente, Trunks» lo ammonì severamente Vegeta, il quale prese il bambino per la maglietta riponendolo sul divano al proprio fianco. Il piccolo sbuffò incrociando le braccia, osservato dallo sguardo accigliato del padre. 
«Il primo è una macchina del tempo. Per ogni evenienza potrete usarla e, mamma, potrai studiarla in modo da poterla riprodurre».
Gli occhi di Bulma si spalancarono e si illuminarono di luce radiosa; di certo la bella scienziata non si aspettava un tale regalo, ella aveva spesso tentato creare una macchina del tempo ma, probabilmente, i tempi non erano ancora maturi per farlo. Il giovane posò sul tavolo in vetro la piccola capsula contenente la navicella, iniziando poi nuovamente a rovistare nello zaino.
«E l'altro regalo è un telefono speciale che permette di comunicare addirittura tra due epoche diverse, così possiamo tenerci in contatto!» spiegò con cura il grande Trunks, ascoltato attentamente da tutta la famigliola. 
«Oh, tesoro! Ma è una cosa splendida!» gridò Bulma eccitata abbracciando il ragazzo.
Ella non ci mise molto a capire come far funzionare quello strano marchingegno, esattamente come previsto dalla Bulma del futuro. Quest'ultima, infatti, non aveva mai dubitato della perspicacia e dell'intelligenza di se stessa.
«Ma quindi ora possiamo videochiamarci tra le epoche?! Che bello! Sono curioso di vedere quanto sei invecchiata, mamma!» urlò di gioia il piccolino, ammonito immediatamente dalla madre. Lei era già piuttosto spaventata di potersi vedere da più vecchia. Vegeta, al contrario, dovette sforzarsi all'inverosimile per non scoppiare in una cinica risata.
«Ehm... in realtà la mamma ha preferito utilizzare uno dei tre desideri per tornare trentenne. Quindi tecnicamente è persino più giovane di te» sussurrò Trunks, piuttosto divertito dalla reazione di quella donna che, nonostante non fosse poi vero biologicamente, poteva chiamare "mamma". Bulma si sentì ugualmente (se non di più) spaventata di rivedersi qualche anno più giovane, temendo che quello scimmione con poco tatto di suo marito potesse evidenziare le differenze. 
Arrivò addirittura a pensare di invocare il drago Shenron per chiedere la stessa cosa una volta riavute le sfere, ma si convinse che, forse, disturbare il drago solamente per un motivo tanto futile non sarebbe stato corretto, quindi decise di aspettare di avere un desiderio ben più importante per approfittarne. 
«Hai parlato di favori, ma per ora mi pare che sia stato tu a farne a noi» commentò acidamente Vegeta interrompendo così le farneticazioni della moglie, mostrando il suo singolare modo di dire "grazie". 
Trunks si ricompose immediatamente, osservando con sguardo preoccupato e misterioso il padre.
II ragazzo, poi, raccontò tutte le preoccupazioni della madre e tutto ciò che era accaduto subito dopo aver riportato in vita i suoi amici.


«Così questo è quanto... saresti disposto ad aiutarci se ce ne fosse bisogno?»  domandò il ragazzo del futuro, mostrandosi piuttosto pudico riguardo alla richiesta di sua madre. Sperava che non ce ne sarebbe mai stata l'occasione, in cuor suo. 
Vegeta prese tra le mani la piccola capsula sul tavolino rigirandosela tra le dita nervosamente, guardando poi con sguardo severo il figlio. Sentir parlare della leggenda del Padrone del Tempo, di sacre scritture, di possibili pericoli o danni arrecati alla linea temporale suscitò in lui non poca curiosità; come facilmente prevedibile non era affatto spaventato e non era nemmeno preoccupato all'idea che tutte le farneticazioni del Supremo del futuro fossero vere.
«Dovresti sapertela cavare da solo, oramai», gracchiò il principe quasi minacciosamente «ma sono sempre pronto a combattere per migliorarmi. Sono curioso di vedere questo "Padrone del Tempo", sempre ammesso che esista».
Trunks sorrise, mostrandosi particolarmente riconoscente verso il padre. Sopratutto si sentì parecchio sollevato all'idea di poter tranquillizzare sua madre e avere quindi una carta di riserva in caso di minaccia reale. «Grazie davvero, papà. Ora non ci rimane altro che provare il telefono!»
«Wooow!» urlò il piccolino iniziando a saltare sul divano, invitando poi la madre a far partire la chiamata.
«Hai detto che devo schiacciare "videochiamata" e poi "chiama gemello" vero? Proviamo» domandò Bulma posizionandosi sul divano circondata dai due Trunks e da un piuttosto contrariato Vegeta.
Passarono diversi secondi e diversi squilli prima che dall'altra parte delle dimensioni fu data una risposta, ma non appena Mirai Bulma schiacciò il tasto "rispondi", su entrambe le schermate apparvero chiari e nitidi i visi degli interlocutori.
«Funziona! Funziona! Sono un dannato genio!» gridò Bulma del futuro saltellando sul divano beige affiancata da un Mirai Vegeta annoiato, perfettamente nella stessa posizione e con la stessa aria del Vegeta del presente. «Cielo, Vegeta. Sei esattamente lo stesso!»
«Per forza, ho solo cinque anni in più di lui, visto che era morto alla nascita di Trunks» commentò il principe guardando poi il figlio più piccolo divenire serio nel pensare che avrebbe potuto crescere senza il suo adorato padre.
«È incredibile, il Vegeta del passato è più vecchio di quello del futuro. Paradossale!» constatò la donna del futuro, osservando ancora una volta il compagno e quello dell'altra epoca, spostando poi lo sguardo sul piccolo Trunks. «Ma guarda! Mi sembra ieri che eri così, tesoro!» continuò rivolgendosi al figlio grande, il quale sorrise alla donna dall'altra parte dello schermo.
«La smettiamo con queste smancerie?!» borbottò acidamente Vegeta del futuro incrociando le braccia al petto. A specchio, il principe dell'epoca attuale si mosse allo stesso modo per dargli manforte. 
«Già, ben detto».
Entrambe le Bulma e i Trunks scoppiarono in una fragorosa risata.
«Siete perfettamente identici!» commentò Bulma portandosi una mano sulla fronte, ridendo di nuovo di quella situazione alquanto bizzarra.

Dopo una breve ma divertentissima chiacchierata tra le due famiglie (accompagnata dai grugniti dei due insofferenti Vegeta), finalmente il grande Trunks riuscì a concludere la conversazione e far salutare le due donne, le quali avevano iniziato di parlare di scienza e tecnologia. Una volta attaccata la cornetta, l'ilarità andò pian piano scemando, lasciando posto solo all'immensa gratitudine da parte di Bulma per averle dato la possibilità di studiare la tecnologia del futuro.
«Credo di dover tornare a casa, a questo punto».
Il piccolo Trunks si alzò immediatamente a sua volta, afferrò quello grande per i pantaloni della tuta e lo strattonò con voce veemente.
«No! No! Devi già andare?»
«Già, Trunks. Perché non ti fermi a cena? Ci fa piacere averti qui, non è vero caro?» aggiunse Bulma sorridendo, lanciando un'occhiata a Vegeta. L'uomo grugnì in segno di approvazione, rigirandosi solo ed unicamente per non mostrare il rossore sulle gote.
Il ragazzo del futuro si portò una mano dietro alla nuca con fare disorientato e indeciso, accettando poi la proposta della madre. 
«Ok, però dopo cena scappo subito, perché... ecco... avrei un appuntamento!»
«CHE COSA?!» urlarono Bulma e il piccolo Trunks, iniziando un interrogatorio che sarebbe durato fino alla partenza. Una vera fortuna che Vegeta, mosso da pietà, corse in aiuto dell'imbarazzatissimo figlio grande, sgridando la moglie e accusandola di essere una "insopportabile ficcanaso". Così facendo, però, portò le sue attenzioni verso di sé, avviando uno dei consueti battibecchi coniugali. Tipico.


«Quindi ora vai al cinema?» domandò la donna, sistemando il ciuffo del figlio e poi il colletto della giacca in pelle, quasi più emozionata del ragazzo stesso.
«Già, però non dirlo alla mamma. Cioè, alla Bulma del futuro. Credo che inizierebbe a fare troppe domande ed è solo il primo appuntamento, capisci...»
«Te lo prometto! In bocca al lupo, tesoro!»
Trunks sorrise, arruffando poi i capelli del piccolino il quale gli schioccò un cinque alto volando fino a poter toccare la grande mano del sosia. Persino il padre, imbronciato come di consuetudine, gli fece l'occhiolino. Non gli dispiaceva affatto che il giovane figlio del futuro avesse successo con le ragazze, anche se non avrebbe di certo voluto che questo portasse via tempo ai preziosi allenamenti. Di riflesso guardò il figlio piccolo, benedicendo il fatto che quel giorno per lui era ancora parecchio lontano e avrebbe potuto godersi i pomeriggi di addestramento ancora per un bel po' di tempo.
«Ci sentiamo presto! Ora possiamo tenerci in contatto» concluse il grande Trunks saltando all'interno della navicella. Il piccolò Trunks si alzò in volo e lo accompagnò fin che non scomparve nel cielo blu della notte stellata. 

 

Atterrò a pochi isolati dalla Capsule Corporation del futuro, stando ben attento a non farsi notare dai passanti. Aveva inserito appositamente le coordinate di luogo sbagliate per non farsi scoprire dalla madre. Ripose la navicella nella capsula, iniziando a volare verso il centro guardando l'orologio: era già in ritardo di cinque minuti.
Non appena posò i piedi sul retro del cinema aprì un'altra capsula contenente una macchina sportiva dall'aria molto costosa, parcheggiandola poi davanti all'edificio. Insospettabile.
Kira, la ragazza con la quale aveva appuntamento, si trovava già in piedi di fronte all'entrata. 
«Scusami il ritardo, ho trovato traffico!» disse Trunks avvicinandosi alla meravigliosa donna dai corti capelli corvini. Era stupenda e molto provocante, non dava molto l'impressione della ragazza seria che stava cercando, ma egli decise di andare oltre le apparenze. L'aveva conosciuta su un social network pochi giorni prima e, attratto dai suoi bellissimi occhi scuri, aveva trovato il coraggio di chiederle di uscire. 
«Non ti preoccupare, caro. Non è nemmeno iniziata la pubblicità!» rispose Kira schioccandogli un bacio sulla guancia per salutarlo, invadendolo completamente con il suo profumo di rose e sporcandogli leggermente la guancia con il rossetto rosso ciliegia. «Che forza la tua automobile, sono proprio vere le cose che si dicono di te in giro».
Trunks la guardò storto, poggiandole poi un braccio intorno alle spalle per accompagnarla dentro. "Un'altra ragazza interessata a me solo per i soldi. L'ennesima" pensò lui, deluso dal primo approccio che gli aveva riservato Kira. In tanti anni non era mai riuscito a trovare una fidanzata vera, una ragazza seria che gli volesse bene per quello che era veramente, una ragazza a cui avrebbe potuto confidare tutti i suoi segreti, le sue paure, il suo passato. Una persona con la quale non avrebbe dovuto nascondersi dentro un automobile, ma che avrebbe potuto portare in volo sulle vette più alte ad osservare l'alba.
Questo non valeva solo per le ragazze, ma anche per gli amici: egli non ne aveva, o quantomeno non veri. Frequentava un gruppo di ragazzi conosciuti al liceo ma spesso finiva per annoiarsi dei soliti discorsi sullo sport, le modelle e tutte quelle cose frivole ed estremamente sessiste. Spesso si era domandato se gli androidi avessero risparmiato di proposito solo le persone peggiori, sacrificando tutta la gente per bene. 
Con completo disappunto da parte di lui, entrarono in sala dopo cinque minuti, dopo che la ragazza scelse il film più noioso e smielato dell'intero multisala. Decise che si sarebbe goduto la serata, o meglio il post serata, senza lasciarsi prendere dallo sconforto. Era già perfettamente cosciente del fatto che ci sarebbe voluta meno di una mezza promessa di un giro in auto per poterla portare in un luogo appartato; d'altronde anche un serio combattente come lui aveva alcune... necessità
Kira non aspettò nemmeno la fine dei titoli di testa per appoggiarsi alla spalla di lui, il quale la lasciò avvicinare distrattamente, ben lieto di perdersi quell'orrenda pellicola cinematografica. Tentò senza troppi complimenti un approccio ravvicinato che andò a buon fine, ma un errore di montaggio del film fece ben presto distrarre i due ragazzi dalle smancerie, lasciandoli alquanto perplessi.
La pellicola si era come riavvolta su se stessa, mandando le scene a ritroso fino a bruciarsi completamente sotto gli occhi sbigottiti del pubblico.
«Ci scusiamo per il disagio, cercheremo di risolvere immediatamente il problema» annunciarono gli operatori tramite gli altoparlanti. Il vociare delle persone indispettite si fece improvvisamente più alto di volume.
«Secondo te che è successo?» domandò Kira scontenta del fatto che avessero riacceso le luci in sala, rovinando così l'atmosfera romantica che si era creata.
«Non ne ho la minima idea, è molto strano» commentò Trunks, appoggiandosi più comodamente allo schienale della sua poltrona. 
In cuor suo sperò che gli addetti non risolvessero il problema così da poter uscire da quel posto e passare al "fine serata" più alla svelta possibile. I discorsi delle due ragazze sedute di fronte a loro, però, lo incuriosirono a tal punto da non volersene affatto andare.
«Una mia amica che era nell'altra sala a vedere un'altro film dice che è successa la stessa cosa!» disse una delle due mettendo poi nel taschino il cellulare.
Trunks sussultò e sollevò la manica della sua felpa sino al gomito, mettendo immediatamente a fuoco l'orologio al polso. In quel preciso istante si sentì come se qualcuno gli avesse appena sganciato un pugno alla bocca dello stomaco. 

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ANGOLO AUTRICE
Boom!
Buonasera signore e signori, dopo questo finale scoppiettante sono felice di annunciarvi che i giochi sono iniziati. Vi sentite pronti ad affrontare quel che sta per accadere? Ma, esattamente, cosa diavolo sta succedendo?
Lo scoprirete molto presto, miei cari e mie care! *ride sadicamente*
Vi abbraccio e vi supplico di non odiarmi :D
Eevaa

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Capitolo 10
*** Controtempo ***


DRAGON BALL GA : GAME OF AGES



CAPITOLO 10 - CONTROTEMPO

 
 
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Trunks sgranò gli occhi e sentì il cuore esplodergli nel petto. Voltò la testa di scatto per osservare le lancette dell'orologio al polso di un signore al suo fianco: scorrevano in senso antiorario.
«Che succede, Trunksy? Sei diventato pallido» domandò Kira poggiandogli una mano sulla gamba. Trunks sussultò e si issò di scatto, osservato dalle persone intorno. «Insomma, si può sapere che ti prende?»
«Scusami, devo andare. Mi sono ricordato di un impegno importantissimo! Ti scrivo» balbettò freneticamente il ragazzo correndo verso l'uscita, saltando oltre le gambe degli spettatori, noncurante delle urla isteriche della ragazza stizzita e furibonda per essere appena stata scaricata durante un appuntamento.
Una volta fuori dal cinema iniziò a volare più velocemente possibile verso casa, guardandosi intorno in cerca di indizi e controllando l'orologio assiduamente per controllare lo scorrere del tempo. Scorreva a ritroso. 
Atterrò in pochissimi minuti direttamente in salotto, non badando al fatto di aver quasi sfondato la porta.
«Tesoro, sei tornato? Non ti ho sentito arrivare con la macchina del tempo. Cos'è questa fret-»
«Mamma! Guarda l'orologio in cucina! Veloce!» le ordinò Trunks trascinando la donna per un braccio verso il locale adiacente. Ella spalancò gli occhi per vedere meglio.

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«Ma che ti prende? Cos'ha che non va l'orologio?» domandò la donna basita, osservando poi la faccia pallida del figlio, raggiunto da Vegeta in un batter d'occhio. 
«Che cavolo hai da urlare?» grugnì l'uomo incrociando le braccia al petto. Probabilmente si era addormentato sul divano dopo una lunga giornata di allenamenti.
Trunks guardò nuovamente l'orologio al polso: era giusto. Non riusciva a crederci, pensò di essersi immaginato tutto, forse era davvero così. Era stanco, aveva appena attraversato le epoche e probabilmente il jet-lag doveva avergli giocato un brutto scherzo. Lo sperò, quantomeno.
«Beh?» gli intimò il padre scuotendolo per un braccio. Senza pensarci due volte il ragazzo si districò, correndo verso il salotto per accendere la televisione sul telegiornale. I genitori, sempre più sconvolti dal comportamento del figlio, lo seguirono. Trunks era deciso ad assicurarsi che fosse stato tutto frutto della sua mente, ma scritta "edizione straordinaria" sullo schermo lampeggiava insistentemente e l'uomo del notiziario sembrava anch'egli piuttosto agitato nell'annunciare le news.

Potrebbe essersi trattato di un errore del sistema internet o del satellite, o semplicemente uno scherzo di qualche hacker infiltratosi nel sistema degli orologi, ma questo non spiega il perché del riavvolgersi delle pellicole dei film in tv e al cinema e addirittura del malfunzionamento degli orologi analogici. Gli scienziati e tecnici di tutto il mondo stanno lavorano per stabilire quali siano state le cause di...

«Di che diavolo stanno parlando?» sbraitò Vegeta, strattonando ancora una volta il figlio. 
Egli chiuse gli occhi, disperato: non era stato solo un sogno. Era successo davvero, il tempo era veramente andato a ritroso per qualche minuto.
«È quello che sto cercando di dirvi! Ero al cinema e-»
«Cosa ci facevi al cinema? Pensavo fossi-»
«Non è importante, mamma!» gridò Trunks rivolgendosi in tono minaccioso verso la madre, la quale si zittì immediatamente. «Ero al cinema e la pellicola si è riavvolta fino a bruciarsi, non è accaduto solo nella mia sala. Ho controllato il mio orologio e quello di un signore: i secondi andavano a ritroso!»
Bulma si lasciò cadere sul divano, portandosi una mano sulla fronte, scuotendo la testa.
«Non può essere».
«Ve lo giuro, ha continuato a retrocedere per quasi due minuti, solo ora è tornato normale!» dichiarò Trunks tentando di non cedere anch'egli. Vegeta era come ammutolito, silenzioso, disarmato. Si sedette sul divano lasciandosi cadere, lanciando un'occhiata perplessa al figlio. 
«Non è di certo una coincidenza» sentenziò Bulma tentando di accendersi una sigaretta nonostante le mani fredde e tremanti. I capelli lunghi della donna erano raccolti in una coda spettinata ed un ciuffo le ricadeva sugli occhi lucidi. Forse quel menagramo del Supremo non aveva tutti i torti, forse suo figlio aveva veramente sconvolto la linea temporale riportando in vita tutti quanti con le sfere dell'altra epoca, oppure addirittura era stata colpa dell'ultimo viaggio nel tempo per consegnare l'altra navicella e i telefoni. Quella era stata la goccia che aveva fatto traboccare il vaso? E chi avrebbe potuto dirlo. 
«Ovvio che non si può trattare di un caso: nessun'hacker può portare indietro le lancette degli orologi analogici» affermò Trunks controllando ossessivamente l'orologio al polso. 
«E non sarà neanche l'ultima volta che succederà! Ho un presentimento orribile».
«Non siate catastrofisti, in fondo è stato solo per pochi minuti!» sbuffò Vegeta tentando di allentare la tensione con il proprio tono per niente rassicurante.
Bulma e Trunks lo guardarono storto, cercando di comprendere se fosse solo una finta superficialità, pura incoscienza o un tentativo di tranquillizzare la propria famiglia.
«Ma ti rendi conto? È molto pericoloso! Se il tempo andasse a ritroso sarebbe una catastrofe! Anche se in effetti mi piacerebbe ringiovanire ancora di qualche anno».
«Mamma!» l'ammonì Trunks nascondendo un piccolo ed ingenuo sorriso, distratto poi da un rumore proveniente dalla porta, la quale venne spalancata in malo modo. 
L'immagine che si presentò davanti agli occhi della famiglia fu tutt'altro che piacevole: il Supremo e Junior entrarono a passi veloci nella grande casa, urlando come pazzi. Il secondo tentava di trattenere l'anziano saggio, invano.
«Sciocchi! Io ve l'avevo detto! Io vi avevo avvertito! E lasciami tu!» protestò divincolandosi dalla presa del namecciano più giovane «questo è un segnale di pericolo! Siamo tutti in grave pericolo!»
Bulma si portò le mani davanti alla bocca, alzandosi dal divano di scatto per mettersi dietro al compagno, impaurita del fatto che potessero far loro del male. 
«Io non so che dire» ammise Trunks, imbarazzato più che mai.
«Non devi dire niente! Oramai non c'è più nulla da fare! Sei un incosciente!» accusò il Supremo cercando di tirare il bastone sulla testa di Trunks, fermato però dalla grande mano di Vegeta.
Tutti si zittirono immediatamente, persino il Supremo. Trunks, scioccato, guardò profondamente negli occhi il padre, quasi sconcertato dal quel gesto di salvataggio. Non che ne avesse bisogno, sicuramente non sarebbe stata la bastonata di un anziano a poterlo scalfire, ma quell'azione protettiva da parte del padre aveva creato in lui emozioni fortissime. 
«Senti, muso verde, non farla tanto lunga. Mi pare che l'incosciente abbia riportato in vita tutti, te compreso. Mostra riconoscenza, altrimenti ci mettiamo poco a rispedirti dall'altra parte. Ora, al posto di vaneggiare, cerca di dirci qual'è il reale pericolo» sussurrò il principe con tono particolarmente pacato.
Il Supremo rabbrividì. Non gli era mai piaciuto Vegeta e non riusciva a capire per quale motivo Bulma avesse scelto di fare una famiglia con quel burbero saiyan, mettendo peraltro al mondo un figlio. Il figlio che, seppur avesse salvato tutti, li aveva anche messi in pericolo. 
Trunks, dal canto suo, nonostante i modi bruschi del padre, si sentì sollevato della riconoscenza che egli aveva nei suoi confronti.
Persino Junior rimase sorpreso dal gesto di Vegeta, ed invitò successivamente tutti a mantenere la calma. Nella stanza si sentiva solo la voce dell'uomo del telegiornale che annunciava le notizie, tutte incentrate sull'avvenimento di poco prima.
«Tanto vale cercare di trovare una soluzione, a questo punto» proferì Junior rivolto alla famiglia Brief. 
«Non c'è! Non c'è soluzione!» urlò nuovamente il Supremo, zittito poi ulteriormente dallo sguardo severo del namecciano più giovane.
«Se c'è un problema ci deve essere anche una soluzione. Se non c'è soluzione vuol dire che non c'è un problema!» spiegò Vegeta, dimostrandosi non solo burbero ma anche saggio.
Prese in mano il telecomando per cambiare canale, innervosito dal panico dei giornalisti, rassegnandosi poi al fatto che l'unico canale libero dai telegiornali stava trasmettendo una vecchia soap opera.
L'anziano saggio si grattò il mento in cerca di una risposta che non riusciva a darsi e, ogni tanto, gettava sguardi di disprezzo
 rivolti a Trunks. Egli era mortificato a tal punto di non aver detto più nemmeno una parola.

«Tesoro, lo sai che non ho desiderato altro che te. Non mi importa di lui!»
«Non è quello che hai dimostrato, Jenny».
«Non credere a quello che ti it ehc olleuq erederc non».
«ynneJ otartsomid iah ehc... ... ...»


«Che cavolo stanno dicendo in questa soap opera!?» chiese Bulma girandosi verso la tv per spegnerla, sbiancando poi per ciò che le apparve davanti ai propri occhi.
«Ècome al cinema! Sta succedendo di nuovo!» urlò Trunks indicando le immagini che scorrevano a ritroso nella tv ma, cambiando canale, si accorse che i giornalisti stavano dando le notizie normalmente.
«Perché parlano in modo giusto?» domandò Vegeta spazientito, guardando le lancette dell'orologio muoversi in senso antiorario. Si stropicciò gli occhi, come per accertarsi che stesse davvero vedendo bene.
«Non sono registrati! Sono in presa diretta, il film invece è una registrazione, può riavvolgersi» ipotizzò Trunks riportando il canale sulla soap, dove i personaggi continuavano a muoversi e a parlare all'indietro in modo parecchio inquietante.
«Il tempo sta scorrendo all'indietro! Cosa facciamo!? Cosa possiamo fare?» gridò il Supremo tornando nel panico. 
Senza nemmeno avere il tempo di rispondere Vegeta si rigirò su se ste
sso guardando lo schermo, spaventato. Le immagini scorrevano sempre più velocemente, il tempo scorreva più rapido, oltre che all'indietro. Quasi immediatamente sullo schermo apparve la scritta "sospensione della trasmissione". Trunks guardò nuovamente l'orologio al polso, cadendo in uno stato catatonico. «Va sempre più veloce!»
Dalla città si udirono urla di terrore e agitazione, le quali ricordarono a Vegeta gli ultimi suoi istanti trascorsi in vita, trent'anni prima. Era come se stesse accadendo di nuovo. Una voce irriverente, d'un tratto, interruppe il fermento all'interno della Capsule Corporation.
«Ragazzi, mi sentite? Ragazzi!»
Tutti rivolsero la testa verso l'alto, assordati dal suono che avevano appena udito. Sembrò quasi un'allucinazione.
Tutti riconobbero quel timbro, nessuno escluso. 
«Ma questa voce...» sussurrò Bulma incrociando le proprie mani all'altezza del cuore.
Vegeta cadde sulle ginocchia quasi tramortito, il cuore a mille, gli occhi arrossati. «Non è possibile...»
 


ANGOLO AUTRICE:
Buongiorno a tutti e scusate il ritardo! Questo week end sono stata via e non ho avuto modo di pubblicare il nuovo capitolo. 
Spero che vi sia piaciuto, nonostante ancora non si capisca bene quello che sta accadendo. Chissà cosa diavolo hanno combinato, che ansia :D
Vi abbraccio fortissimo, prometto che il prossimo aggiornamento sarà molto, molto più ravvicinato!
Eevaa
 

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Capitolo 11
*** Un pericolo incomprensibile ***


DRAGON BALL GA : GAME OF AGES



CAPITOLO 11 - UN PERICOLO INCOMPRENSIBILE
 


 
«Ragazzi, sono io: Goku!»
Nonostante lo spavento, il terrore ed il panico, all'interno della stanza tutti i presenti sorrisero; ognuno di loro era stato certo che fosse lui sin dalla prima sillaba da egli pronunciata. Persino il giovane Trunks, il quale non aveva mai conosciuto Goku di quell'epoca, aveva riconosciuto la voce che era esattamente come la ricordava grazie al Goku del passato. 
«Kaarot» sussurrò Vegeta tremando. Una goccia di sudore scivolò dalla sua fronte fino al pavimento di legno chiaro. Era convinto che non avrebbe mai più udito quella voce. Persino quando trent'anni prima il principe era ancora in vita, il rivale non aveva mai dato cenno della sua spiritualità, nemmeno quando i cyborg li avevano attaccati. 
«Ne è passato di tempo! Trunks, è un piacere conoscerti, sei stato un portento! Bulma, furbetta! Non eri invecchiata così male, prima di farti ringiovanire! E Vegeta, scommetto che mi sconfiggeresti in venti secondi, quanto sei diventato forte! Non vi ho persi di vista neanche un secondo da quassù!»
Bulma sorrise, trattenendo a stento le lacrime dalla commozione. Non sentiva la voce del suo amico da così tanti anni che forse si era persino dimenticata di quanto fosse allegra e spensierata, di quanto rendesse più leggero il cuore di tutti.
Aveva provato di tutto per farlo guarire, si era imbarcata in mille ricerche scientifiche per trovargli una cura quando egli si era ammalato, ma ogni tentativo si era rivelato vano. Se ne era andato così in fretta da non lasciare nemmeno il tempo di abituarsi all'idea, ancora poteva sentire lo strazio di quella giornata infernale. Solo Vegeta sapeva di quanto avesse pianto in tutte le notti successive, di tutte le volte che si era svegliata in preda agli incubi e le lacrime e, stranamente, il principe dei saiyan le era stato accanto in silenzio, comprendendo e rispettando profondamente il dolore che la donna provava per la perdita del suo migliore amico. Udire nuovamente la sua voce la rese così felice da farle dimenticare quale fosse il vero problema, anche solo per un istante. Fino a quando egli non lo sottolineò. 
«Mi fa piacere vedervi tutti vivi, ed è tutto merito tuo, Trunks. Mi spiace non poter essere tra voi. Però devo proprio dirvelo: a quanto pare credo che abbiate giocato troppo con le epoche».
«Già, ragazzo! Io l'ho detto fin dall'inizio!» dichiarò il Supremo, alzando il bastone verso il soffitto.
«Cosa sta succedendo? Tu lo sai, amico?» urlò Junior rivolto verso l'alto, stringendo i pugni.
Il principe si alzò da terra e si asciugò con il dorso della mano l'ampia fronte umida di sudore freddo. Era ancora scosso da quella voce celestiale, ma riuscì ben presto ad abituarsi all'idea che lui fosse spiritualmente tra loro, forse per aiutarli.
«Nessuno riesce a capirlo, nemmeno Re Kaioh. Pensiamo che sia opera del Padrone del Tempo, ma nessuno sa chi egli realmente sia. Nessuno l'ha mai visto in faccia».
«E come fate tutti a sapere della sua esistenza?» domandò Trunks, colto nuovamente di sorpresa dalla nomina di quell'entità di cui nessuno, a quanto pareva, fosse certo esistesse.
«Manoscritti, leggende. I Kaiohshin conoscono molto bene questa storia».
«I Kaiohshin? E chi diavolo sono?» intervenne il principe aggrottando la fronte; in quell'universo, infatti, nessuno aveva mai avuto occasione di incontrare i Kaiohshin, in quanto lo scontro con Majin Bu non era mai avvenuto.
«Sono le divinità superiori, persino più importanti di Re Kaioh, che controllano il mondo dei vivi e anche quello dell'aldilà. Sono un po' bizzarri, con acconciature da punk e orecchini strambi.. ahia! Ma Re Kaioh, non mi picchi!» ululò Goku, probabilmente rimproverato dal maestro per la sua insolenza. Il Supremo si portò immediatamente una mano sulla fronte, mostrando così il proprio disappunto. 
Trunks spalancò la bocca, come se volesse dire qualcosa, ma non lo fece. Si sentì così in colpa per aver causato tutto quel trambusto, si sentì così impotente mentre osservava nuovamente le lancette dell'orologio scorrere all'indietro, per il momento a ritmo normale e non aumentato. Con l'ultima accelerazione del tempo a ritroso, infatti, si era tornati quasi all'orario in cui Trunks era rientrato dall'epoca precedente.

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Non se lo spiegava: tutto procedeva a ritroso, tutto tranne loro. Gli esseri umani non si muovevano indietro insieme al tempo, non tornavano sui propri passi. Era proprio come se si riavvolgesse la pellicola di un film, ma loro erano come scardinati. Sarebbe valsa la stessa cosa per le loro cellule? Sarebbero ringiovaniti o il loro decorso sarebbe stato ugualmente progressivo verso l'anzianità? Mille domande si fecero largo tra le menti di tutti i presenti. 
«Ascoltatemi bene, ragazzi. Dobbiamo assolutamente trovare il modo di far cessare questa follia. Dobbiamo andare sul pianeta dei Kaiohshin, sicuramente avremo più risposte. Io inizio a trovare il modo di andare lì, convincerò Re Kaioh a portarmici. Trovate un modo!»
«E non ci dici nient'altro? Non sappiamo nemmeno come sia un Kaiohshin! Goku? Goku!?» chiamò a gran voce Bulma, accorgendosi però che la comunicazione con il loro amico si era improvvisamente interrotta. 
Quello che si susseguì a quella conversazione fu un altro accumularsi di voci e dubbi da parte di tutti i presenti. Il Supremo urlò così forte il proprio disappunto verso la situazione che Vegeta non riuscì a trattenere l'impulso di attaccarlo fisicamente. Fortunatamente, il figlio e Junior si presero la briga di fermare l'istinto combattivo del principe dei saiyan, riportando la situazione ad unapparente quiete. 
Il Supremo, oltre ad essere più che mai stufo di stare nei paraggi di coloro che avevano appena scombussolato il corso del tempo, dichiarò di non sapere assolutamente nulla riguardo ai Kaiohshin e, dopo essersi preso dell' "inutile menagramo" dal principe dei saiyan in persona, decise di correre ai ripari e tornare al suo tempio insieme a Junior, lasciando in completa balia degli eventi la famiglia Brief. 

«"Ora tocca a voi trovare la soluzione"» gracchiò Vegeta imitando alla perfezione la voce rauca e anziana del Supremo, continuando poi a parlare con voce normale. «La fa facile, quell'inutile vecchio rimbambito. E anche Kaarot, ci ha lasciati così senza una via da perseguire! Dove lo troviamo un modo per raggiungere questo pianeta se si trova in una dimensione metafisica?»
Bulma giurò di non aver mai visto il marito così indaffarato a preoccuparsi per la loro sorte: in passato non avrebbe mosso un dito per salvare la Terra, a meno che non ci fosse un nemico tangibile. Ma in quel caso non si trattava della Terra: tutto l'universo era probabilmente coinvolto nei cambi di tempo, e questo Vegeta lo sapeva bene. Non sarebbe mai rimasto con le mani in mano con il rischio di vedersi scomparire a poco a poco. Perché era anche quello uno dei grossi dubbi: sarebbero scomparsi tutti? Sarebbero dapprima ringiovaniti, poi diventati bambini e poi semplici cellule? Oppure erano stati sganciati realmente dal tempo? Cosa avrebbe comportato lo scorrere a ritroso dei secondi?
«Ho un'idea» dichiarò Bulma iniziando a rovistare nei cassetti della madia in soggiorno, osservata dal compagno e dal figlio, ambedue con le braccia conserte e le sopracciglia aggrottate. «Se nessuno in questo mondo è a conoscenza di dove si trovino i Kaiohshin, forse nell'altra epoca lo sanno».
L'azzurra trovò finalmente ciò che stava cercando e, dopo qualche secondo di esitazione, mostrò agli uomini dietro di lei l'oggetto in questione: la ricetrasmittente. Tutto fu subito chiaro nelle menti dei saiyan, i quali vennero assaliti da ulteriori dubbi.
«Non arrecheremo ulteriori danni al tempo, contattando l'altra epoca?» domandò Trunks, osservando la madre sedersi sul divano invitandoli poi ad accomodarsi al suo fianco.
«Peggio di così non potrebbe andare, tanto vale tentare il tutto per tutto» dichiarò Bulma aspettando un consenso definitivo da parte della sua famiglia, che arrivò con un'alzata di spalle.
Effettivamente non c'era più nulla da perdere e avrebbero dovuto giocarsi ogni singola carta per riuscire a saperne di più di questo famigerato "Padrone del Tempo". I due saiyan si sedettero di fianco alla scienziata e, lanciandole un'occhiata di'intesa, diedero il via alla videochiamata.
Ad ogni squillo del telefono la tensione aumentò esponenzialmente, sembrava proprio che nessuno dall'altra parte fosse pronto a ricevere quella telefonata. Sedici squilli. Ci vollero sedici squilli prima che una Bulma dai capelli arruffati e gli occhi rossi di pianto comparì sullo schermo dell'apparecchio. Dietro di lei, sullo schermo, il piccolo Trunks ed il principe Vegeta avevano assunto un'espressione molto preoccupata. 
«Mi sentite? Voi dal futuro potete sentirmi?» sussurrò con voce rotta la Bulma del passato. La famiglia del futuro rimase scossa dall'aspetto e soprattutto dal timbro vocale di quella donna, tanto da guardarsi allarmati e confusi.
«Forte e chiaro! Cosa succede?» domandò Trunks prendendo la ricetrasmittente, togliendola dalle mani della madre con un gesto nervoso.
Bulma del passato deglutì, chiudendo poi gli occhi prima di parlare. 
«È successa una cosa terribile!» 

 



Angolo autrice:
Buongiorno e buon sabato miei cari e mie care!
Credo proprio che i nostri eroi l'abbiano combinata proprio grossa, questa volta! Questo famigerato padrone del tempo sembra essersi piuttosto incavolato. Ma esisterà per davvero? Chi sarà mai questo losco figuro? Ma soprattutto.. il principe dei saiyan che le suona al Supremo?! LOL spero di non averlo fatto sembrare troppo OOC.
Fatemi sapere le vostre teorie a riguardo, sono curiosa! Un abbraccio a tutti/e,
Eevaa

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Capitolo 12
*** Il piano di battaglia ***


IMPORTANTISSIMO
Siccome da questo capitolo i cambi tra le epoche saranno repentini e spesso vedremo i personaggi del passato e del futuro interagire tra loro, ci saranno tre cambiamenti per quanto riguarda la stesura dei capitoli, tutto ciò per rendervi più facile la lettura e la comprensione di cosa sta accadendo e soprattutto dove.
1. Mi rivolgerò ai personaggi dell'epoca futura con "Mirai" davanti al nome, che appunto vuol dire "futuro".
2. Le scene che si svolgeranno nell'epoca passata saranno precedute dalla scritta "Past", mentre quelle del futuro da "Future".
3. Nelle conversazioni radio-telefoniche le voci provenienti dal telefono (ossia dall'epoca opposta a quella della scena in svolgimento) saranno scritte in corsivo.  

 

 
DRAGON BALL GA : GAME OF AGES



CAPITOLO 12 - IL PIANO DI BATTAGLIA
 
 

 
Future
 
«È successa una cosa terribile, davvero terribile!» urlò al telefono Bulma dell'epoca passata, lasciando sconvolta la famiglia del futuro.
«Calmati, Bulma! Fai un bel respiro e raccontaci cos'è accaduto!» sussurrò dolcemente Mirai Bulma, conoscendo forse in cuor suo la risposta.
«Il tempo è impazzito! Ha iniziato a scorrere così velocemente da far impazzire gli orologi!» gridò lei scoppiando in un pianto a dirotto, interrotta poi dalla vocina del piccolo Trunks, anch'egli profondamente turbato.
«Era estate e in un attimo è arrivato l'inverno, ma ora è già primavera! Adesso i secondi sembrano scorrere normalmente, ma non sappiamo se accadrà di nuovo».
Il cuore di Mirai Trunks cessò di battere per qualche secondo, completamente svuotato da ogni sentimento positivo. Veder quel bambino così preoccupato e la sua mamma del passato così sconvolta gli fece formare un gigantesco nodo alla gola. Era tutta colpa sua, e questo lo sapeva bene.
«È per questo che vi abbiamo chiamati, anche qui il tempo è impazzito, ma a differenza vostra sta scorrendo a ritroso! Anche qui a intervalli sporadici e anche qui con picchi di velocità elevata! Guardate!» confermò Mirai Bulma puntando la videocamera sull'orologio che, come nevrotico, in quell'istante aveva iniziato a procedere in senso antiorario ad una velocità più elevata del normale, senza dar cenno di fermarsi.
«Diavolo, ma è assurdo!» commentò Vegeta del passato, avvicinandosi alla moglie e strappandole di mano la ricetrasmittente «Mirai Trunks! Perché stanno accadendo queste cose? Cosa diavolo hai combinato?»
«Mi dispiace. Mi dispiace davvero. Ho fatto un disastro!» singhiozzò il ragazzo del futuro, tremando di dolore. Si trasformò velocemente in Super Saiyan sotto agli occhi sbigottiti di tutti, non riuscendo più a controllare la propria rabbia, il proprio disprezzo per se stesso e per il disagio che aveva creato.
Si sentì così in colpa da non riuscire più nemmeno a reagire, non aveva idea di cosa fare tanto meno di cos'altro dire. Non trovava giustificazioni per il male che aveva arrecato con il tentativo egoistico di fare del bene a se stesso e la sua famiglia. Aveva probabilmente distrutto l'esistenza pacifica dei due mondi e nessuno, comprese le entità superiori, aveva la benché minima idea di come porre rimedio a tutto quel marasma. Stavano vivendo un meraviglioso periodo di pace e serenità e lui aveva rovinato tutto, trasformando il mondo in un vero e proprio casino. Non poteva accettarlo.
Fece per volare via a nascondersi da tutti quegli occhi che lo stavano osservando, forse impietositi o forse arrabbiati, ma nel tentativo di fuga trascurò un particolare molto, molto importante: suo padre.
Percepì un dolore così forte, così ardente e pungente da risvegliarlo dallo stato di trans rabbioso in cui era caduto. Sentì l'odore ferroso del sangue penetrarlo dalle radici fino al fondo dei polmoni. Cadde sul pavimento con tonfo talmente sordo da pensare che la gravità si fosse improvvisamente accanita su di lui; non aprì subito gli occhi, ma respirò ancora una volta profondamente dal naso inumidito dal sangue bollente che scorreva nelle sue vene. Lo sentì rigargli il viso, irrigando la sua guancia a partire dallo zigomo destro. Pulsava, si stava già gonfiando. Lo sfiorò con il dorso di una mano per comprendere l'entità di quel danno arrecatogli senza preavviso. Sbarrò gli occhi e, proprio sopra di lui, il principe dei saiyan si ergeva maestosamente con sguardo duro, tendendogli una mano per farlo rialzare. Mirai Trunks l'accettò, destandosi da quel pavimento fin troppo scomodo per rimanervici ancora.
Egli voltò la testa, specchiandosi nella vetrina del servizio per le occasioni speciali; un lungo solco rosso incideva il suo zigomo gonfio e pulsante, uno squarcio dal quale era uscita tutta la codardia e tutta la paura di pochi attimi prima.
Si asciugò il sangue dal viso, rivolgendo poi di nuovo lo sguardo verso il padre. Egli lo aveva colpito, gli aveva tirato un pungo così forte da scuoterlo nell'anima. Si guardarono per attimi interminabili, nel silenzio tombale che si era creato in quella stanza poco prima animata da urla indistinte di preoccupazioni e drammi. Mirai Trunks si rispecchiò negli occhi di carbone del principe dei saiyan, il quale non mosse più nemmeno un muscolo.
«Grazie, padre...» ruppe il silenzio Mirai Trunks con voce dura e decisa, nemmeno un poco riconducibile al tono spaventato che aveva usato pochi minuti prima. Suo padre gli aveva inferto un colpo così duro ma così educativo da fargli prendere di nuovo controllo di se stesso, da fargli capire che in quel momento non avrebbe potuto scappare: doveva combattere con tutte le armi che gli rimanevano. E se non ci fosse stata una soluzione avrebbe dovuto inventarsela, avrebbe sistemato quel casino a tutti i costi.
«E adesso risolviamo questa cosa. Tutti insieme» decretò Mirai Vegeta avviandosi a passi lenti e decisi verso la compagna, la quale aveva assistito alla scena con il telefono in mano e gli occhi sbarrati. Persino la famiglia del passato aveva osservato l'accaduto tramite la videocamera, ed erano rimasti ammutoliti dal comportamento di quel padre e quel figlio. Decisamente fuori dal comune. Vegeta del passato sorrise dallo schermo, decisamente soddisfatto dell'operato di se stesso del futuro, mettendo poi la mano sulla spalla del piccolo figlio, rimasto sbigottito e spaventato dal comportamento di Mirai Vegeta. Egli, infatti, non aveva da subito colto il vero valore di quel pugno e si era preoccupato per quell'apparente cattiveria nel gesto del padre del futuro. E invece era solo il modo saiyan di risolvere la situazione. Bizzarro, certo, ma funzionale.
Solamente nel vedere tutti riprendere ad agire tranquillamente riuscì a tranquillizzarsi e capire che tutto ciò era servito per riportare Mirai Trunks a tenere le redini della situazione. E lo fece eccome, con uno spirito e un carattere da vero guerriero, quel guerriero che sia Vegeta che Mirai Bulma conoscevano alla perfezione e che Mirai Vegeta aveva finalmente potuto conoscere.

«Bene. Questo è il piano: Vegeta, prendi Goku e fatti teletrasportare sul pianeta dei Kaiohshin per farti dare indicazioni. Noi intanto andiamo al tempio del Supremo a fare una ricerca nella sacra biblioteca per avere qualche informazione in più. Portati dietro il telefono e chiamaci non appena avrai notizie. È tutto chiaro?» ordinò Mirai Trunks dopo un lungo brainstorming telefonico con la famiglia del passato. Egli aveva infatti scoperto che, durante la battaglia contro Majin-Bu (della quale esistenza aveva solo sentito accennare durante la prima reunion con il passato mentre stava cercando le sfere con il piccolo Trunks), si erano recati a combattere sul pianeta dei tanto famosi Kaiohshin che stavano cercando. Con grande sollievo da parte di tutta la famiglia del futuro, appresero che per quelli del passato sarebbe stato facile recarsi nuovamente in quel luogo, in quanto Goku aveva perfezionato la tecnica del teletrasporto e sarebbe stato un gioco da ragazzi fare quanto ordinato nel piano.
«Ricevuto. Teniamoci aggiornati nel caso succeda qualcos'altro o se la situazione dovesse peggiorare» rispose Vegeta stringendo un pugno, più intenzionato che mai a risolvere la situazione.
«Un'ultima cosa» aggiunse Mirai Bulma attirando l'attenzione di tutti. «Avete detto che il tempo sta di nuovo scorrendo veloce da voi, giusto?»
«Sì, è di nuovo arrivato l'inverno» rispose Bulma del passato, mostrando con la telecamera la neve scendere repentina fuori dalla loro finestra.
«C'è una cosa positiva in tutto questo: i tuoi capelli non sono cresciuti, e nemmeno quelli di Trunks. Egli non mi sembra nemmeno cresciuto. Questo vuol dire che siamo staccati dal tempo, non stiamo invecchiando né ringiovanendo» puntualizzò Mirai Bulma tirando un sospirò di sollievo. I volti di tutti gli altri si illuminarono di temporanea gioia, e si complimentarono poi con lei per l'arguta intuizione.
Bulma del passato, seduta sul divano bianco del suo salotto affiancata dal marito e dal figlio, si lasciò scivolare sullo schienale portandosi una mano sul petto. Si sentì improvvisamente alleggerita, seppur le cose non stessero andando così bene. Quel piccolo dettaglio, però, aveva aperto un varco di speranza nel suo cuore.
Un primo tassello del puzzle era stato messo a posto, il primo minuscolo angolino. Ora mancava da sistemare tutto il resto, e nessuno avrebbe potuto immaginare quanto sarebbe stato arduo.
Se c'era una cosa che spaventava Mirai Trunks più di tutti era l'avere i minuti contati per trovare una soluzione, ma grazie a questa splendida notizia avrebbero potuto ponderare meglio ogni scelta e ogni decisione, senza avere il timore di invecchiare tanto da morire o ringiovanire troppo in fretta prima per anche solo tentare di fare qualcosa per evitarlo. Questo, però, non avrebbe affatto voluto dire prendersela comoda: nessuno avrebbe dovuto starsene con le mani in mano a perdere tempo.
Il piano di battaglia era stipulato e ognuno aveva un compito ben preciso da assolvere, tutti avrebbero dovuto fare la propria parte per vincere quell'improbabile guerra contro il Tempo. La scacchiera era stata preparata, non restava che fare la prima mossa.
 
 
Past
 
Vegeta salutò il piccolo Trunks, negandogli il permesso di accompagnarlo in quella bizzarra avventura sul pianeta dei Kaiohshin. Non avrebbe coinvolto il suo bambino per nessun motivo al mondo, in primis perché aveva come il presentimento che sarebbe stato un intralcio, in secondo luogo se gli fosse capitato qualcosa non se lo sarebbe mai perdonato. E nemmeno Bulma gli avrebbe lasciato passare un errore di così ampia entità.
Il valoroso guerriero si allontanò dalla sua famiglia lasciando loro il gravoso compito di avvisare tutti i loro amici (così oramai il principe dei saiyan era costretto a considerare gli altri combattenti terrestri di infimo livello) di quel pericolo imminente, e da cosa fosse scaturito. Non gli interessava affatto dell'opinione che avrebbero avuto del suo figlio del futuro: sapeva bene che era stato parecchio incosciente e questo gli ricordava di quanto lo fosse stato lui stesso in passato. Con la sottile differenza che Mirai Trunks aveva agito a fin di bene.
Ricordò perfettamente quando aveva messo a repentaglio la vita di tutti solo per il puro piacere di combattere con un guerriero ancora più forte, il giorno in cui aveva lasciato che Cell raggiungesse la sua forma perfetta. Ricordò anche quando, in preda alla nostalgia del suo spirito da guerriero, si era lasciato controllare da Babidi radendo così al suolo lo stadio del torneo di arti marziali mietendo vittime innocenti. Aveva potuto scorgere il terrore negli occhi dei suoi amici e della sua famiglia, aveva deluso tutti con quel gesto ma erano riusciti a perdonarlo, nonostante non fosse la prima volta che avesse agito in modo sprovveduto.
Non avrebbe voluto che quel ragazzo, Mirai Trunks, somigliasse così tanto a lui nell'incoscienza, tanto meno avrebbe voluto la stessa cosa per il suo piccolo figlio. Ma con due genitori così cocciuti e risoluti non sarebbe potuto essere altrimenti.
Bulma guardò suo marito svanire nel buio della notte, sperando con tutto il cuore che ritornasse sano e salvo da quella missione e, soprattutto, con una soluzione valida al problema. C'erano tante, troppe cose da difendere in quel mondo e, anche se Vegeta ancora non lo sapeva, egli avrebbe avuto da proteggere qualcosa di ancor più prezioso.
 

Il principe dei saiyan si avvicinò al ruscello limpidissimo illuminato dalla luce della luna piena, volando al di sopra di esso per specchiarsi dentro. Avvertiva quell'aura famigliare sempre più prossima, ma ancora non aveva la benché minima idea di che diavolo lui stesse combinando in quel luogo dimenticato dalle divinità.
Ruotò la testa prima a sinistra, poi a destra. Lo scorse accovacciato al suolo, intento ad osservare un cespuglio di rovi. Probabilmente non si era nemmeno accorto di tutto il trambusto che si era scatenato nel mondo reale, né della presenza del principe dei saiyan che si ergeva a pochi metri da lui, con gli stivali neri inumiditi dall'erba bagnata di rugiada e una nuova tuta da combattimento nera e grigio scuro larga, diversa dalla solita aderente battle suit blu acceso. Egli aumentò leggermente la sua aura per farsi notare, non ci sarebbe stato affatto bisogno di sprecare fiato per far sì che quell'uomo si voltasse.
Si guardarono per pochi secondi, quanto bastò per portare un mezzo sorriso sul volto di entrambi.
«Ne è passato di tempo, Vegeta».

 
 


Angolo autrice:
Buon pomeriggio gente! Spero che le modifiche apportate abbiano reso più semplice la lettura, purtroppo mi rendo conto che quello che voglio scrivere è piuttosto incasinato XD tra epoca passata ed epoca futura spero che si capisca abbastanza l'ambientazione e di chi sto parlando, in quanto questi passaggi sono le fondamenta per lo svolgersi della storia. Fatemi sapere se avete altri suggerimenti a riguardo!
Spero che questo capitolo vi sia piaciuto, io mi sono emozionata tantissimo a scriverlo, soprattutto la parte in cui sua "altezza" reale il principe Mirai Vegeta fa rinsavire suo figlio con un gancio sinistro. Poraccio! Che metodi educativi bizzarri che hanno questi saiyan. 
Sabato mattina pubblicherò il nuovo capitolo, tenetevi pronti!
Un abbraccio,
Eevaa

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Capitolo 13
*** Antiche leggende? ***


DRAGON BALL GA : GAME OF AGES



CAPITOLO 13 - ANTICHE LEGGENDE?
 

Past

 
«Spiegami di nuovo una cosa, Vegeta».
Il principe sbuffò sonoramente, guardando storto quell'uomo dai capelli sbarazzini al proprio fianco. Era ben certo che non sarebbe stata un'allegra gita, la loro, ma l'insistenza e soprattutto la mancanza di arguzia di quell'idiota rendeva il passare dei minuti ancor più snervante.
«Cos'altro non ti è chiaro, Kaarot?»
«Ma se Mirai Vegeta è più giovane di te, vuol dire che in realtà sei tu Mirai Vegeta!»
«Si può sapere che cos'hai nel cervello, razza di citrullo?! È lui che vive nel futuro e, se non fosse morto, fisicamente sarebbe più vecchio di me. È più giovane solamente perché è stato riportato in vita alla stessa età di quando è morto, che era quando son comparsi gli androidi. Fai tu i calcoli, quanti anni avevo io quando son comparsi gli androidi?»
Goku aggrottò le sopracciglia, non riuscendo a comprendere. E poi non era mai stato bravo in matematica.
«Ma cosa c'entri tu?»
«Baah, ci rinuncio. E io che perdo anche tempo a spiegarti le cose...»
Goku guardò Vegeta sottecchi, infastidito della poca pazienza che l'amico dimostrò nei suoi confronti. Il principe, però, aveva perso sin troppo tempo a dare spiegazioni a quel saiyan di terza classe, spiegazioni che erano state necessarie quantomeno per fargli comprendere l'entità del problema e, se quello stolto non si fosse interessato più ai dettagli poco significativi che a tutto il contorno, si sarebbero già recati da un bel pezzo sul pianeta dei Kaiohshin; invece erano ancora in quello stramaledetto bosco ai confini della realtà a far salotto con chiacchiere inutili ed irritanti.
I due rivali non si vedevano oramai dalla festa a casa di Bulma dopo la sconfitta del malvagio Bu, al contrario dei loro figli piccoli che non avevano trascorso una settimana senza incontrarsi per allenarsi e giocare insieme. Nessuno dei due grandi saiyan avrebbe ammesso che quell'incontro, seppur in una circostanza di pericolo, avesse fatto piacere ad entrambi, nonostante il principe dei saiyan preferisse di gran lunga lottare contro Goku piuttosto che parlarci insieme. Ancora non capiva se era idiota o se si comportasse da idiota di proposito, per farlo innervosire.
«Beh, cosa ci facciamo ancora qui? Andiamo immediatamente su quel dannato pianeta» gracchiò Vegeta, intimando al rivale di procedere con il teletrasporto il prima possibile.
«Subito! Attaccati a me» gli suggerì Goku portandosi le due dita unite sulla fronte, chiudendo poi gli occhi alla ricerca della loro destinazione, dopo aver sentito il palmo di Vegeta poggiarsi irriverente sulla scapola destra. Ci volle qualche secondo di concentrazione, momenti snervanti che fecero ulteriormente spazientire quel burbero principe, prima che il buon saiyan spalancasse gli occhi lasciandosi andare in un sorriso compiaciuto. «Trovato!»

 
 
 
Future
 
Mirai Trunks passò due volte la mano sulla copertina damascata di un libro antichissimo, prima di soffiarci sopra per rimuovere l'eccesso di polvere che si era creato sopra di esso, sporcizia di chissà quanti secoli. Incastonati tra le decorazioni della copertina vi erano due diamanti con la punta rivolta l'una contro l'altro, come se volessero simulare l'immagine di una clessidra. Non vi era alcun titolo, né fuori né sul frontespizio. Le pagine ingiallite erano intrise di inchiostro nero sbiadito e le parole scritte a mano facevano facilmente intendere l'epoca a cui risalivano. Il linguaggio era antico e oramai non più utilizzato da tanti anni, tanto che non fu per niente semplice riuscire a comprenderne il significato.
«Hai trovato qualcosa?» gli domandò Mirai Bulma, scrutandolo dall'alto di una scala in legno di ciliegio, aggrappata ad essa con una presa ben salda. Dopo quasi una mattinata di ricerche l'azzurra sperava con tutto il cuore di aver trovato la chiave di volta, o quantomeno un piccolo indizio.
La biblioteca del tempio del Supremo era così grande e così vasta che sembrava quasi di stare nella stanza dello Spirito del Tempo, ma meno luminosa e di gran lunga più polverosa. Popo, il quale si era gentilmente offerto di accompagnare la famiglia all'interno di quel labirinto fatto di scaffali e pagine antiche, osservava con aria interrogativa il manoscritto scelto dal giovane dai capelli lilla. Il Supremo, dopo l'ennesima sfuriata scatenata addosso al ragazzo, si era rinchiuso nelle sue stanze in attesa di notizie confortanti. Mirai Vegeta, infatti, aveva esplicitamente e categoricamente vietato all'anziano saggio di stare nella stessa stanza insieme a lui, e un po' Mirai Trunks ne era sollevato: egli ne aveva veramente abbastanza delle accuse e degli insulti del namecciano. Avrebbe risolto quel pasticcio, l'avrebbe fatto ad ogni costo e si sarebbe aspettato più che delle semplici scuse da parte sua.
«Non riesco a capire» sussurrò Mirai Trunks con l'aria corrucciata; le frasi articolate di quel libro non lasciavano comprendere niente di quanto avrebbe voluto spiegare e i disegni sembravano a dir poco privi di senso. «Sicuramente può darci qualche indizio. L'introduzione lascia intendere che, secoli e secoli fa, c'è stato uno sconvolgimento della linea temporale, una sorta di buio che si è protratto per quasi un mese, il tempo si dev'essere fermato durante una notte di luna calante. Ma non capisco altro».
Mirai Vegeta atterrò tanto dolcemente al terreno che il rumore dei suoi stivali non era stato quasi udito dalla compagna, la quale se lo ritrovò alle spalle senza alcun preavviso. Senza fiatare, l'orgoglioso principe dei saiyan si avvicinò al figlio per poter scrutare meglio quel pesante volume. Mirai Bulma insistette per sfogliare quelle pagine rovinate dal tempo in modo veloce per farne un'analisi globale. Gli occhi azzurri di Mirai Bulma seguivano le parole poco decifrabili senza sosta fin quando, accanto ad un paragrafo di metà libro, comparve un disegno che attirò l'attenzione del principe.
«Ferma!» disse Mirai Vegeta interrompendo con una mano lo scorrere delle pagine, facendo lievemente sussultare i due famigliari accanto a sé. Persino Popo, udendo l'ordine del saiyan, decise di partecipare a quell'insolita ricerca.
«Cosa? Questo?» domandò la donna indicando la rappresentazione pittorica di quello che sembrava essere un'entità lievemente diversa dalla forma umanoide. I quattro ricercatori aggrottarono le sopracciglia, confusi.
Sembrava un'essere con tre occhi, ma non somigliava affatto a Tensing: il colore con il quale era dipinto era viola con delle venature arancioni, sulla testa un codino di capelli dall'aria bizzarra sempre arancione. D'innanzi a lui vi era raffigurata una ruota con incisi dei simboli strani ma, di fianco a quello che era indubbiamente un enorme ingranaggio, vi era incastonato un pugnale.
«Ma cosa...»
«Quel libro risale a tantissimi secoli fa» li interruppe il Supremo, entrando nella stanza a passi lenti ma decisi. Egli non badò al viso di Mirai Vegeta,che si fece immediatamente più minaccioso. «È stato portato qui da un mondo molto, molto lontano, ed è stato scritto dopo un evento insolito avvenuto in tutto questo universo. Le antiche scritte che mi sono preso la briga di tradurre, narrano che c'è stato un Dio che ha tentato di portare indietro il tempo vedendo morire di malattia la donna che amava e che osservava dall'alto dei cieli. Ma non ci riuscì, e il tempo si fermò proprio in quell'istante in cui la donna aveva esalato il suo ultimo respiro, costringendo il Dio a vivere quello scempio per trenta lunghissimi giorni. Poi egli decise di risolvere a modo suo il problema, partendo per chissà dove e, l'ultima cosa che c'è annotata, è proprio quell'immagine che state osservando. Credo che sia la rappresentazione del Padrone del Tempo. Fino ad oggi ho pensato che fosse un libro di fantasia, nessun libro di storia riporta questo sconvolgimento. Però, a giudicare dagli eventi recenti, potrebbe anche essere realmente accaduto».
Mirai Bulma voltò la pagina: era bianca, così come tutte quelle a seguire. Completamente vuote, senza alcuna scritta.
«Ma poi a quanto pare è tornato tutto come prima» mormorò Mirai Trunks.
«Credo che quel Dio abbia trovato il modo di risolvere le cose. È per questo, Mirai Trunks, che non bisogna giocare con il tempo. L'ultima volta che qualcuno ci ha tentato, il tempo gli si è rivoltato contro».
«Beh, magari si può sperare che torni tutto come prima, com'era successo quella volta!» ipotizzò Mirai Bulma, con un briciolo di speranza.
«Oh no. No no no. Questa volta la situazione sembra essere ben peggiore, sono state coinvolte due epoche. Ed è la seconda volta che il Padrone del Tempo viene preso in giro, credo che la punizione sarà ben più severa!» spiegò il Supremo a bruciapelo, lasciando tutti i presenti in uno stato di confusione e preoccupazione.
Mirai Trunks osservò con estrema cura il libro che la madre teneva ancora stretto tra le mani. Era più che certo che quell'ultima immagine prima delle pagine bianche rappresentasse qualcosa di molto importante. Che fosse proprio quell'essere il famoso Padrone del Tempo di cui tutti millantavano l'esistenza?

 
 
 
Past
 
Gli occhi di Kaiohshin il Superiore, rimasto indelebilmente unito a Kibith dallo scontro con Majin Bu, scrutarono a fondo quelli nerissimi dei due saiyan in piedi di fronte a lui. Erano arrivati pochi minuti prima cogliendo completamente alla sprovvista lui e il Sommo maestro, i quali erano stati ben troppo impegnati a sfogliare giornali succinti e riviste patinate per accorgersi di quanto stesse succedendo. Malgrado l'entità del pericolo fosse di gran lunga superiore a qualsiasi avvenimento mai accaduto in precedenza.
Tutti, compreso il valoroso principe dei saiyan, erano ben preoccupati dalla reazione che Kaiohshin il Sommo avrebbe avuto di lì a poco. Durante la lunga spiegazione che Vegeta aveva loro fornito, infatti, le due entità superiori non avevano emesso alcun suono. Tutto ciò era molto strano, conoscendo la drammaticità che il vecchio dagli occhi da rana aveva avuto durante il periodo di Majin Bu.
«Voi mi state dicendo che avete acconsentito a prestare le Sfere del Drago ad una persona proveniente dal futuro?» chiese in conferma il Sommo, dopo quei pericolosi minuti di pausa.
«Sì, in realtà siamo stati io e la mia famiglia. Kaarot per una volta non c'entra nulla» dichiarò il principe dei saiyan declinando Goku da ogni responsabilità, aspettando con impazienza di doversi difendere da ciò che dì li a poco si sarebbe scatenato.
«Siete.. siete.. SIETE DEGLI SCIOCCHI!» appunto. «COME AVETE OSATO FARE UNA COSA DEL GENERE?! VI RENDETE CONTO A CHE PERICOLO CI AVETE ESPOSTI? BRANCO DI INCOSCIENTI, TU, LA TUA FAMIGLIA E QUEL DANNATO RAGAZZO CHE HA MESSO IN PERICOLO L'INTERO UNIVERSO, COME AVETE OSAT-»
«Maestro si calmi un secondo e-»
«NON TI INTROMETTERE! LASCIAMI! LASCIAMI SUBITO!» starnazzò il Sommo, preso alla cintura da Kaiohshin il Superiore, il quale tentò il tutto e per tutto per non far scagliare il proprio maestro sul principe dei saiyan. Vegeta, esasperato, indietreggiò leggermente con il busto per non farsi colpire dai pugni dell'entità.
«La prego, non faccia così, ora è il momento di collaborare per risolvere il problema» spiegò Goku con le braccia conserte, in cuor suo piuttosto divertito dalla buffa reazione di quel vecchio, il quale non accennava minimamente a ricomporsi.
Vegeta si aspettava di gran lunga una reazione di quel tipo e si era preparato all'eventualità di dover incassare ogni genere di sfuriata senza controbattere, per la quiete di tutti. Era diventato molto più saggio e riflessivo negli anni, niente a che vedere con la sua copia del futuro, il quale non si era fatto minimamente scrupoli ad attaccare il Supremo quando anch'egli aveva abbondantemente inveito contro Mirai Trunks.
Fortunatamente, dopo una lunga serie di epiteti irripetibili e pesanti accuse, un suono acuto ed intermittente fece zittire il Sommo e tutti i presenti, i quali si guardarono con occhi allibiti. Il Superiore ruppe il silenzio.
«E questo rumore cosa diavolo è?»
 
 


Angolo autrice:
Buongiorno e buon sabato a tutti! E' arrivato finalmente il momento delle ricerche, che si stia sbloccando qualcosa? Finalmente si hanno notizie riguardanti al Padrone del Tempo! Sarà esistito per davvero? I presupposti ci sono tutti.
Vi auguro buon week end :) a prestissimo,
Eevaa

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Capitolo 14
*** Fondamenti di fisica applicata ***



DRAGON BALL GA : GAME OF AGES



CAPITOLO 14 - FONDAMENTI DI FISICA APPLICATA

Past
 
Vegeta rimase immobile per qualche secondo, godendosi il silenzio mistico che quel suono aveva portato con sé. Sul pianeta dei Kaiohshin si poteva udire solo quell'incessante, stereotipato e all'apparenza incomprensibile trillo. Goku si girò, abbassando lo sguardo sui pantaloni grigi e larghi della nuova tuta da combattimento del principe dei saiyan. Così fecero a loro volta le entità superiori. 
Con la calma e la sicurezza di chi sapeva perfettamente cosa stesse succedendo, Vegeta sfilò da una tasca quello che sembrava essere un telefono tecnologico dallo schermo grande e sottile. Sul display, un grosso pulsante verde indicava eloquentemente l'urgenza di una risposta, la quale venne data dal principe dei saiyan con un elegante gesto della mano.
Dall'altra parte dello schermo comparvero tre visi conosciuti, i quali fecero oltremodo sussultare tutti i presenti tranne il possessore del telefono. Ci volle ben poco però per far comprendere loro chi in realtà fossero quelle persone. 
«Siamo sul pianeta dei Kaiohshin, ma in realtà ancora non abbiamo scoperto nulla!» dichiarò Vegeta lanciando uno sguardo di rimprovero a Kaiohshin il Sommo, lasciandogli intendere che, al posto di inveire come uno squilibrato, avrebbe dovuto aiutarli a trovare una soluzione.
«Cielo, ma quello è Goku! Goku, è così bello vederti... vivo!» ulrò Mirai Bulma mettendo più vicino il suo volto al display del palmare.
«Urca! Mirai Bulma, non sei per niente invecchiata, sai?» 
«Ma basta con questi soliti convenevoli da circolo della lettura» abbaiò Vegeta ammonendo tutti coloro i quali stavano prendendo parte ad una conversazione amichevole in un momento più che sbagliato. 
«Giustappunto, noi invece abbiamo scoperto qualcosa. Si tratta di un libro: questo» espose Mirai Trunks dall'altra parte della cornetta, sollevando il tomo per mostrarlo meglio alla telecamera del telefono. «Crediamo che si tratti di-»
«Quel libro lo conosco» lo interruppe Kaiohshin il Sommo, posizionandosi lentamente vicino a Vegeta per mostrarsi in telecamera.
I presenti si ammutolirono, cercando di darsi una spiegazione razionale sul fatto che quell'anziano individuo potesse conoscere un libro presente in un'altra epoca e, chissà, magari anche in quella attuale. 
«L'ha scritto un giovane Kaiohshin secoli e secoli or sono, ma il testo è rimasto incompiuto. Dopo aver dato un volto e un'immagine a colui che gli ha dato necessità di scrivere un libro, quel Kaiohshin è letteralmente scomparso dalla faccia di questo universo».
«L'immagine a cui si riferisce è questa?» azzardò Mirai Trunks, mostrando al telefono la raffigurazione dell'ultima pagina scritta. 
«Esattamente. Colui che vi è impresso in quell'immagine si mormora sia il Padrone del Tempo» in men che non si dica tutti i combattenti si guardarono allibiti ed eccitati per aver trovato finalmente un indizio riconducibile alle leggende che erano state illustrate dal Supremo. «È un essere oltremodo importante, si narra che solo quel Kaiohshin avesse trovato il modo di incontrarlo, per riuscire a far tornare le cose a posto dopo un evento catastrofico della linea temporale. Quel Kaiohshin aveva giocato con il tempo, seppur in un modo leggermente meno invasivo di quanto voi abbiate fatto. Per questo non ci si dovrebbe azzardare a cambiare l'ordine delle cose, per questo NON SIETE ALTRO CHE DEI MERI INCOSCIENTI!» concluse il Sommo, spalleggiato dal Supremo dall'altra parte della cornetta, il quale mostrò un'espressione di completo assenso riguardo alle sue parole. 
Mirai Vegeta fece per controbattere, ma venne prontamente zittito dalla compagna al proprio fianco, la quale gli lanciò un'occhiata inequivocabilmente severa. 

La situazione era più grave del previsto e, malgrado la splendida notizia di aver racimolato informazioni utili, tutti gli interlocutori erano bramosi di scoprire molto di più a riguardo, nonostante questo avrebbe voluto dire sentirsi sommergere da una valanga di ulteriori cattive notizie. 
«Sommo Kaiohshin, per favore, abbiamo bisogno di sapere ciò che sta succedendo e come questo potrebbe ricadere sugli esseri umani. Siamo stati sganciati dal tempo ed esso sembra essere impazzito, in entrambe le epoche e in tutto l'universo» supplicò Mirai Bulma al telefono, sperando in una risposta assertiva da parte di quella divinità dall'aria buffa e oltremodo bizzarra. 
Gli occhi grandi e tondi del Sommo si chiusero per un istante che sembrò durare in eterno, prima che la sua acuta vocina gracchiante si fece immediatamente più calma e gentile. Forse, anzi sicuramente, tutto merito del bell'aspetto dell'interlocutrice immortalata sul grande display luminoso. 
«Avete detto che nel futuro il tempo scorre velocemente a ritroso, mente qui in quest'epoca scorre molto più rapidamente e senza sosta, giusto?» domandò l'anziano; i presenti annuirono con un segno del capo. «Sembrerebbe quasi che le due epoche siano state coinvolte in egual modo, come se fossero state collegate e, come due calamite, si stessero pian piano avvicinando l'un l'altra sulla linea temporale».
«Intende che si stanno raggiungendo in un secondo preciso, di un giorno preciso di un anno preciso?» domandò Goku per accertarsi di aver ben capito ciò che il saggio stava cercando di spiegare.
«Esattamente. Ma non sarebbe per niente di buon auspicio: in questo modo si potrebbe giungere a qualcosa di inevitabile, inimmaginabile e senza dubbio terrificante. Si potrebbe arrivare a... alla...»
«Alla collisione delle epoche» lo interruppe Kaiohshin il Superiore con voce tremante. Tutti trattennero il respiro.
Alla parola "collisione", Mirai Bulma si portò immediatamente una mano alla bocca, come se avesse perfettamente capito di cosa egli stesse parlando e dell'entità del pericolo alla quale sarebbero stati sottoposti. Il figlio ed il compagno la guardarono torvi e confusi, probabilmente nessun'altro aveva inteso appieno l'importanza della questione, ma dalla reazione di Mirai Bulma e dal tono tutt'altro che rassicurante di Kaiohshin il Superiore, nulla lasciava presagire a qualcosa di buono.

L'aria divenne improvvisamente più gelida nel mondo dei Kaiohshin. I due saiyan riuscirono perfettamente a percepire sulla propria pelle il vento pungente e arido di quel mondo. Nessuno osava parlare, nessuno osava chiedere ma era estremamente necessario che qualcuno domandasse spiegazioni e così, dopo aver racimolato una buona dose di impertinenza, Mirai Vegeta ruppe il silenzio parlando direttamente nel microfono del palmare. 
«Beh?! Qualcuno vuole dirci quali conseguenze porterà questa dannata collisione o rimaniamo qui a fare il gioco del silenzio?» tuonò il principe dei saiyan del futuro, facendo rizzare i capelli alle divinità per l'insolenza con la quale quel burbero aveva osato rivolgersi loro.
«Oh, ci sono diversi scenari che potrebbero presentarsi in quel momento. Non ci è dato possibile sapere con certezza quello che succederà, ma si può tentare di stilare una lista delle probabili conseguenze della colluttazione tra le epoche. Credo che la nostra Mirai Bulma sappia darci una risposta. Avvaliamoci un secondo della scienza e della fisica: cosa succede a due masse identiche che alla medesima velocità ma in direzioni opposte si urtano?» rispose con preoccupante calma Kaiohshin il Superiore.  
La faccia di Mirai Bulma divenne improvvisamente pallida e corrucciata, prima di rispondere al quesito posto dalla divinità. «La velocità si annulla, si bloccano».
«Esatto, si bloccano. Le due epoche smetterebbero di andare avanti indietro, interrompendo la loro corsa al momento della collisione, il tempo si fermerebbe per tutto e per tutti. Certo, siccome noi siamo staccati dal tempo probabilmente ci salveremmo, ma l'acqua, il cibo, le piante... sarebbero tutte ferme e intrappolate nel tempo. Moriremmo di stenti bloccati in un mondo fermo, non ci sarebbe nemmeno paradiso o inferi, solo un deperimento lento e inesorabile. E questa è solo la prima ipotesi!» spiegò con minuziosa cura il Superiore, non lasciandosi frenare dalle espressioni sempre più terrorizzate dei presenti.
«E la seconda?» domandò immediatamente Vegeta, oramai pronto a qualcosa di ben peggiore alla morte di fame.
«Scontrandosi, le due epoche potrebbero disintegrarsi, cessando di esistere» ipotizzò Mirai Bulma con un sospiro.
«Proprio così. Invece a terza ipotesi, forse più temibile della morte, è che la collisione provochi una fusione tra le due epoche e, ahimè, due oggetti di eguale massa non possono coesistere nel medesimo spazio e nel medesimo tempo. Immaginando che sia questo il nostro destino, potrebbero succedere due cose: la prima è che sopravviva solo una delle due epoche, ovviamente non sappiamo quale; la seconda, invece, è che vengano conservati alcuni elementi di una, e alcuni dell'altra. Ad esempio solo una copia di voi: Mirai Trunks e non il piccolo Trunks, Vegeta e non Mirai Vegeta, o viceversa».
Nessuna, nemmeno una di queste ipotesi mostrava loro speranza o conseguenze accettabili. In ogni caso si sarebbe andati incontro a morte e sofferenza. Le circostanze erano chiare e inequivocabili, il triste destino dei due mondi era stato scritto nel momento in cui Mirai Trunks aveva preso la poco saggia decisione di giocare a manipolare il tempo. 
Puro sgomento si fece largo in ogni cellula delle persone che avevano appena udito quella trafila di ipotesi, la mostruosa lista delle conseguenze al danno provocato dal gioco delle epoche.

 
 


Angolo autrice:
Buon pomeriggio miei cari lettori e lettrici. 
Ma quale roseo futuro che attende ai nostri eroi XD peggio di così non potrebbe proprio andare. E qui non si tratta di vaneggiamenti di un menagramo, bensì di scienza.
Niente.. e adesso come caspita la risolvono questa situazione? Non vorrei proprio essere nei loro panni. Ansia a palate, insomma.
Non odiatemi :D a prestissimo,
Eevaa

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Capitolo 15
*** Imprevisti ***


DRAGON BALL GA : GAME OF AGES



CAPITOLO 15 - IMPREVISTI



 
Past
 
Paura. La paura era percepibile attraverso gli sguardi, le espressioni di smarrimento, i pugni serrati e i denti digrignati.
Il senso di colpa per le azioni compiute e le decisioni prese si fece ben presto largo nei cuori dei coinvolti, ma ciò che Mirai Vegeta aveva saggiamente enunciato era stato chiaro: non bisognava farsi prendere dal panico né dal rimorso, altrimenti non ci sarebbe stata alcuna possibilità di vittoria. 
Quel pugno sferrato bruciava ancora sul volto di Mirai Trunks, poteva ancora percepirne il calore solo al pensiero di potersi arrendere ai sensi di colpa. Non doveva, non poteva. Avrebbe dovuto lottare fino alla fine per proteggere ciò che ardentemente aveva desiderato e ottenuto. Lo scoglio da superare era ben più ripido e ruvido del previsto, ma suo padre era stato saggio e quelle parole gli vorticavano in testa non lasciando spazio ad altro. "Se c'è un problema, dev'esserci per forza una soluzione" aveva asserito il principe dei saiyan alla comparsa dei primi sintomi della distruzione. 
Si sarebbero concessi solo pochi secondi, ancora pochi istanti per lasciarsi invadere dai sentimenti, non di più. Ora erano a conoscenza di tutto, avevano compreso ogni minima sfaccettatura di quello che stava accadendo, era il momento perfetto per ricomporsi e studiare un piano per poter risolvere. Qualcuno c'era già riuscito in passato, questo voleva dire che anche a loro sarebbe stata concessa una possibilità, seppur remota, di poter far tornare tutto come prima.
Goku, Vegeta, Mirai Bulma, Mirai Vegeta e Mirai Trunks erano pronti, avrebbero fatto squadra per portare a termine il loro compito. Avevano tutto da perdere, i loro mondi erano troppo preziosi per poter essere in qualunque modo eliminati. Ognuno di loro aveva ben più di una vita da proteggere, chi con la forza, chi con l'arguzia, chi con l'intelligenza. 
Quella lunga pausa dopo l'esaustiva spiegazione dei Kaiohshin sarebbe durata ancora poco, giusto il tempo di prendere di nuovo fiato in seguito a quella prolungata apnea. 
«È arrivato il momento di ingegnarsi. Sommo Kaiohshin, se non sbaglio lei ha riferito che una divinità era riuscita a incontrare il Padrone del Tempo. Bene! Dobbiamo scoprire come trovarlo» esordì Mirai Trunks con energica determinazione, mostrando il suo volto attraverso lo schermo.
«Esatto, ma non ha rivelato a nessuno come farlo. Dobbiamo analizzare quel libro, se siamo fortunati potrebbe esserci utile. La storia è stata identica nelle nostre epoche finché Mirai Trunks non l'ha cambiata per la prima volta con l'avvento degli androidi, ergo quel libro esiste in entrambe le epoche. Ma badate bene a un dettaglio fondamentale: probabilmente il Padrone del Tempo è uno solo. UNO, per tutte le epoche esistenti, cerchiamo nel libro qualcosa che accomuni i mondi. Al lavoro!» proferì il Sommo mostrandosi particolarmente risoluto ad aiutare "quel branco di sciocchi" che avevano condannato non uno, ma ben due universi alla distruzione.
«Sentiamoci non appena qualcuno avrà notizie, buone o cattive che siano!» asserì Vegeta interrompendo la chiamata non appena ebbe la conferma degli interlocutori. 
Era tutto nelle loro stesse mani. 


«Dobbiamo trovare quel libro alla svelta, veloci!» incitò Vegeta camminando a ritmo frenetico verso la porta della biblioteca del Supremo, che nella loro epoca non era altri che il giovane Dende. Goku, inseguito dai due Kaiohshin e il namecciano, si muoveva velocemente con aria decisa. 
«Sì, ma non mi avete dato il tempo di spiegare che-»
«Non c'è tempo, Dende, ti spiegheremo tutto quando avremo trovato il testo che stiamo cercando» lo interruppe Goku entrando nell'enorme stanza cupa, frenando però la sua corsa nel vedere Vegeta immobilizzato, in piedi, a pochi metri da lui. 
Goku capì subito quel che aveva turbato il principe: la biblioteca, un tempo solo sporca e polverosa, era devastata e incenerita per gran parte del suo perimetro. Non rimaneva quasi nulla degli scaffali, dei libri e dei quadri appesi; un odore di bruciato era abbondantemente percepibile non appena si metteva piede in quella stanza. 
Con le braccia lungo i fianchi, il principe dei saiyan si voltò lentamente e pericolosamente verso Dende, pungendolo con gli occhi.
«Si può sapere cosa diamine è successo qui dentro?» sibilò Vegeta, sottecchi. 
«È quel che stavo cercando di dirvi: settimana scorsa Jirobei e Balzar sono venuti qui in cerca di un libro su come far crescere più velocemente i senzu, ma si son dimenticati di spegnere una delle candele del lampadario e una volta usciti, senza che ce ne accorgessimo, tutto ha preso fuoco. Siamo riusciti a salvare solo l'ala moderna, mi dispiace» dichiarò il giovane namecciano, lasciando a bocca aperta tutti i presenti.
«Ma non è possibile! Quindi è colpa di quello smemorato di Jirobei, che tipo!» disse Goku dopo aver sollevato la mandibola alle due divinità di fianco a lui. 
Vegeta, con una mano in fronte, scosse la testa completamente esterrefatto. «Smemorato? Io direi "idiota"! E adesso come diavolo facciamo a cercare informazioni!?»
«Informazioni su cosa?» domandò Dende alla bizzarra compagnia che si era poco prima presentata al tempio.
Kaiohshin il Superiore sbuffò sonoramente, ricomponendosi quando bastasse per dare una spiegazione esaustiva e veloce al giovane Supremo, il quale ascoltò il discorso con occhi sbarrati. Non poteva credere alle proprie orecchie, Dende, il quale riuscì finalmente a darsi una spiegazione ai temibili eventi che si stavano susseguendo sul pianeta terra da lì a qualche ora. 


Il tempo continuava inesorabilmente a scorrere a ritmo accelerato, giorno e notte si interscambiavano a ritmi sempre più veloci, tutti gli orologi si erano surriscaldati, rotti, o andati in crash; le piante crescevano a dismisura e il cibo si deperiva tanto velocemente da riuscire a mangiare poco o niente. La situazione era ben più drammatica di quando i due saiyan erano partiti per il regno dei Kaiohshin pochissime ore effettive prima, ma la realtà è che erano già trascorsi due anni per quell'universo, ed erano già stati fortunati in quanto il tempo subiva rallentamenti di tanto in tanto.
Nel futuro, invece, il tempo era andato a ritroso ad una velocità meno disarmante, facendo scorrere indietro il calendario di soli sei mesi. Tutto questo in sole quattro ore da quando Mirai Trunks si era accorto dell'orribile verità dentro al cinema. 
Non restava molto, di quel passo gli sarebbe rimasto poco tempo per riuscire a trovare una soluzione, gli anni che differenziavano le due epoche erano solo diciassette e, facendo un breve calcolo, avrebbero avuto poco più di un giorno prima della collisione. 
Non avrebbero potuto agire con calma, ogni secondo trascorso segnava la rapida ascesa verso la distruzione. 



 
Future
 
«Questa non ci voleva!» mormorò Mirai Bulma portandosi entrambe le mani sulle tempie.
«E adesso che diavolo succede?» 
«Mi hanno appena mandato un messaggio dal passato: il libro è andato distrutto in un incendio. I Kaiohshin non possono analizzarlo».
«Razza di idioti. Beh, non puoi fotografare le pagine e mandargliele?» tentò di suggerire Mirai Vegeta con fare sempliciotto.
«Sono più di quattrocento pagine, perderemmo solo tempo. Dobbiamo tentare di analizzarlo noi, o sperare che Mirai Goku sia riuscito ad arrivare dai nostri Kaiohshin per poi portargli il libro».
«Se aspettiamo quell'imbecille siamo spacciati, forza, diamoci da fare».
I due compagni ed il figlio tornarono immediatamente all'opera nell'enorme laboratorio della Capsule Co., muniti di lenti di ingrandimento, luci a raggi X, computer su pagine di ricerca per tradurre simboli antichi e grandi block notes per gli appunti. 
Ognuno dei tre aveva un compito ben preciso: a Mirai Vegeta sarebbe toccato tradurre, Mirai Trunks si sarebbe invece occupato di prendere appunti e disegnare collegamenti tra le parole, mentre Mirai Bulma avrebbe dovuto analizzare il libro con strumenti sofisticati. 
Per la prima volta nella vita la famiglia era una vera e propria squadra, una squadra che puntava dritto alla vittoria. Non avrebbero accettato altro: ciò che avevano da perdere era troppo, troppo importante. 
Nella catastrofe di quella giornata, l'unione delle forze di quei tre valorosi guerrieri (sì, perché anche Mirai Bulma in qualche modo lo era) aveva portato nei loro cuori la consapevolezza che insieme avrebbero potuto affrontare qualsiasi cosa. 
 


Angolo autrice:
Buongiorno a tutti/e! 
Qui la faccenda si fa sempre più complicata, mi viene il mal di testa per loro, poracci! Facciamo un bel riassunto della situazione:

Dopo che Mirai Trunks ha giocato con le sfere del drago, nel futuro il tempo scorre indietro, nel passato scorre in avanti molto velocemente. Il Supremo del Futuro sospetta che sia opera di un Padrone del Tempo, ma sembrerebbe essere solo una leggenda.
Nel futuro Mirai Goku, che si trova morto nell'aldilà, è andato alla ricerca dei Kaiohshin per farsi dare spiegazioni. La famiglia Mirai, nel frattempo, è andata in biblioteca ed hanno trovato un libro antico che narra di un'alterazione del tempo. 
Anche nel passato Goku e Vegeta sono andati dai Kaiohshin con il teletrasporto (in quanto già sapevano dove si trovavano), e il Sommo, dopo aver ricevuto la chiamata dal futuro in merito al libro, spiega che è stato scritto da un Dio che era riuscito a recarsi dal Padrone del Tempo, ma che poi è scomparso nel nulla. 
I Kaiohshin del passato decidono di analizzare meglio il libro, ma in quell'epoca quel testo è andato distrutto per colpa di un incendio, quindi solamente nel futuro possono studiarlo. Purtroppo nel futuro Miriai Goku non ha ancora trovato i Kaiohshin, quindi il testo per ora può essere analizzato solo dalla famiglia Mirai.
Purtroppo però non rimane molto tempo: Kaiohshin il Sommo dell'epoca passata è certo che le due epoche si stiano per scontrare in un momento preciso del tempo e ciò porterebbe alla distruzione dei due mondi, oppure alla salvezza solo di uno dei due, oppure all'arresto del tempo in entrambi (in ogni caso: morte certa).
Prima che ciò accada, calcolando le due velocità con cui le epoche stanno andando l'una verso l'altra, rimane poco più di un giorno per risolvere il problema.  

[Calcolo veloce: sono passate 4 ore dall'inizio dei problemi con il tempo. Nel passato da calendario sono trascorsi 2 anni, mentre nel futuro il tempo è andato indietro di 6 mesi. Le due epoche differiscono di circa 17 anni. 
In 24 ore nel passato trascorrerebbero 12 anni, nel futuro si andrebbe indietro di 3 anni. Quindi rimangono poco più di 24 ore, sbaglio? In matematica sono sempre stata una capra]


Spero che il riassunto vi sia utile. E comunque Jirobei è un vero idiota -____-''
Venerdì pubblicherò il nuovo capitolo, a prestissimo!
Eevaa

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Capitolo 16
*** Tre ore ***


DRAGON BALL GA : GAME OF AGES



CAPITOLO 16 - TRE ORE
 
 


Past

«Come diavolo facciamo a trovare qualcosa che esiste solo in un preciso momento e in un preciso luogo, ed è probabilmente l'unico punto di unione di tutte le epoche? Non sappiamo nemmeno da dove iniziare, non abbiamo nemmeno quello stramaledettissimo testo» affermò Bulma con aria affranta, portando la propria testa tra le mani. 
Suo marito era tornato dalla missione sul pianeta dei Kaiohshin con notizie per lo più disarmanti e nessuna idea su come fare a sistemare quel terribile pasticcio. Il loro mondo, oltre che quello del futuro, si stava inesorabilmente dirigendo verso lo sfacelo e tutto quello che era costretta a fare era starsene seduta con le mani in mano ad aspettare il patibolo. 
«Sono più di cinque ore che facciamo ricerche su internet ma siam solo riusciti a trovare leggende e siti web di orologiai!» continuò Bulma sbuffando rivolta al principe dei saiyan, il quale era ancora intento a leggere discussioni improbabili su forum riguardanti il paranormale. 
«Ci rinuncio. È tutto inutile!» sbottò Vegeta, chiudendo di scatto il potente computer portatile che gli era stato regalato dal signor Brief. Anche quest'ultimo si stava dando da fare inserendo codici di origine sconosciuta in un macchinario grosso e rumoroso, mentre la biondissima moglie aveva allietato il loro sforzi procurandogli del cibo a lunga conservazione, visto che tutto sembrava marcire e ammuffire alla velocità della luce. Erano trascorsi altri due anni nel calendario terrestre, nonostante si fossero messi al lavoro solo da qualche ora. Fortunatamente il tempo sembrava aver trovato una velocità più o meno costante e non aveva subito ulteriori accelerazioni, ma solo qualche breve pausa ogni tanto. 
Vegeta e Bulma avevano deciso di non dire nulla a Trunks, era troppo piccolo per spaventarlo, nonostante avesse già combattuto contro un nemico potentissimo; in quel momento, infatti, il problema non era dover fronteggiare un nemico, bensì di trovarlo. C'erano pochissime possibilità di riuscita e numerose probabilità che tutto l'universo si sarebbe distrutto in assai esigue ore. I due genitori avevano preferito non turbarlo, lasciandolo andare ad allenarsi a casa del piccolo Goten, sperando che "quell'idiota di Kaarot" non fosse così idiota, appunto, da rivelare tutto. 
I coniugi erano spaventati anche solo all'idea di non poter più vedere il loro piccolo Trunks, di guardarlo crescere, di non trascorrere insieme gli anni della vecchiaia, ma entrambi sapevano che avrebbero dovuto tenere duro e non lasciarsi sottomettere dalla paura. Bulma, soprattutto, era stata più risoluta che mai in quelle ore. Lo doveva a se stessa e non solo, ma la stanchezza iniziava a farsi sentire e i sei caffè ingurgitati durante le ricerche sembravano aver esaurito il loro potere eccitante. 
D'un tratto un trillo acuto echeggiò nella stanza e la scienziata corse immediatamente verso il palmare, non lasciandogli nemmeno il tempo di squillare un'altra volta. 
«Novità?» domandò lei posizionandosi di fronte alla webcam, con elevate aspettative ed un briciolo di speranza in fondo al cuore. Speranza che si sarebbe però affievolita di lì a poco.
«Nessuna, purtroppo. Non siamo riusciti a cavare un ragno dal buco e iniziamo ad avvertire la stanchezza. Oramai non riusciamo più a concentrarci!» rispose Mirai Bulma con tono esasperato. Dietro di lei, il compagno e il figlio si guardarono con espressione stremata in volto. 
«Forse è il caso di concederci una sosta» azzardò Vegeta intromettendosi nella discussione, ammonito però da entrambe le scienziate.
«Non possiamo fermarci!» disse Bulma seguita poi dalla sua copia dell'altra linea temporale. «Non c'è tempo da perdere».
«Io ho... cioè, me stesso del passato ha ragione» sostenne Mirai Vegeta avvicinandosi al monitor. «È vero che non c'è tempo, ma appunto per questo dobbiamo evitare di sprecare quello che abbiamo con scarse energie, tutto ciò ci rende inefficienti ed equivarrebbe a non concludere nulla. Tuttalpiù che siamo ad un punto morto».
La spiegazione di Mirai Vegeta fu più che esaustiva e, dopo un attimo di esitazione, tutti concordarono che la cosa migliore da fare sarebbe stato rigenerarsi. 
«Tre ore! Non un minuto di più. Cerchiamo di rilassarci e dormire almeno un poco, anche se è difficile. Dobbiamo tornare attivi e carichi per il rush finale» puntualizzò Bulma, salutando temporaneamente gli interlocutori del futuro. I suoi limpidi occhi azzurri erano spenti e contornati da occhiaie color amaranto, i capelli turchini spettinati e il viso terribilmente teso.  
Poggiò il telefono sulla scrivania di vetro con un gesto esasperato e si appoggiò entrambe le mani sulla faccia, nascondendovici gli occhi in attesa di ricevere un'illuminazione divina sul da farsi, o qualcosa del genere. 
Il principe dei saiyan, al suo fianco, la guardò con un'espressione indecifrabile, mista tra compassione, ammirazione, rabbia e sconforto. Con un piede si diede lo slancio verso di lei, muovendosi velocemente seduto sulla poltrona nera con le rotelle. Sua moglie divaricò leggermente le dita della mano destra per spiarlo con un occhio attraverso esse. Vegeta non parlò, ma le poggiò una delle sue grandi mani sulla spalla, come per infonderle un po' di sicurezza e coraggio, anche se non era ben certo di possederne a sufficienza per tutti e due. 
«Vieni, dobbiamo staccare» sussurrò infine il saiyan, destandosi da quella comoda poltrona da scrivania. Prima che la donna ebbe il tempo di obiettare, però, il principe la sollevò senza sforzo prendendola tra le braccia. Avvicinò il suo viso a quello dell'azzurra, la quale si abbandonò a quel gesto di protezione lasciandosi trasportare in camera, cullata dai lenti passi del marito. 


Nessuno dei due si era rassegnato all'idea di riposare, nonostante fossero stanchi e spossati da quelle lunghe e stressanti ore di ricerche. Con estrema probabilità quelle sarebbero state le ultime ore da trascorrere insieme, dormire sarebbe stato un grande ed inutile spreco di tempo. 
Nel momento stesso in cui Vegeta aveva appoggiato il corpo di Bulma sulle coperte di seta, un istinto animalesco aveva preso il posto della razionalità. Bramoso come un leone a caccia di una preda, il principe dei saiyan aveva affondato le sue labbra su ogni centimetro di pelle della sua donna, la quale non diede alcun segno di opporsi a quell'ultimo intimo momento di piacere.
Rimase avvinghiata al corpo nudo del suo principe tentando a tutti i costi di non divagare con la mente alla terribile sorte che sarebbe toccata al loro mondo, lasciandosi amare esattamente come quelle consorti delle epoche antiche prima che i loro compagni partissero per guerre lontane, dalle quali probabilmente non sarebbero più tornati. 
Vegeta si aggrappò ai capelli turchini di quella donna respirandone il profumo di mare, inebriandosi della sua fragranza un'ultima volta. Sperò nel paradiso, per lei, e non il nulla più assoluto. Sperò che una volta finito tutto almeno lei avrebbe potuto ricordarlo così, in quel preciso istante di puro piacere. Se ci fosse stato un "dopo", per lui sicuramente sarebbe stato l'inferno, ma lei no. Lei avrebbe meritato la pace eterna, il Regno dei Cieli. Lei era l'essere più puro ed elegante che il principe dei saiyan avesse mai incontrato, ed era sua. Era totalmente sua, specialmente in quei momenti. Assaporò il suo sapore fresco e dolce ricordando ogni volta, ogni singola volta in cui l'aveva fatta parte di sé, cercando di non concentrarsi sul fatto che quella avrebbe potuto essere l'ultima. 
Si ammaliarono di piacere entrambi, più e più volte. Nessuno dei due aveva più intenzione di fermarsi sino a quando, troppo stremati per continuare, si abbandonarono ansimanti tra le lenzuola ancora calde. 




Future

In un'epoca oramai non più tanto lontana, nel medesimo luogo, una ventata d'aria fresca penetrò dalla finestra socchiusa, facendo venire la pelle d'oca alla donna dai capelli turchini, la quale tremò adagiata al petto del principe dei saiyan. Mirai Vegeta la squadrò con gli occhi neri come la pece, domandandosi perché si fosse fermata proprio in quell'istante. La cinse più forte, tentando di riportarla verso di sé senza troppi complimenti, affondando le proprie unghie nella schiena nuda di porcellana della compagna. Ella tornò a domare la bestia con movimenti lenti, per assaporare più intensamente uno di quei momenti che tanto le erano mancati durante quei trent'anni di assenza, e che tanto le sarebbero mancati, ovunque sarebbe andata a finire se quella catastrofe non si fosse risolta come tutti speravano. 
La afferrò ancor più forte come se, qualora si fosse permesso di cedere, l'azzurra sarebbe volata via libera come una meravigliosa farfalla. Le morse un labbro, poi il lobo dell'orecchio, poi assaporò entrambi i seni con vigore. Non sapeva dov'era stato di preciso per trent'anni, non si ricordava nulla di quanto fosse successo, ma di sicuro quel corpo gli era mancato come l'aria ad un sommozzatore. 
Mirai Bulma si tirò dritta sulla schiena, cacciando indietro la testa e chiudendo gli occhi per concludere quell'atto d'amore, quell'ultimo istante di puro lusso che si erano concessi prima di riprendere le loro ricerche. 
Il petto del principe ondeggiava verso l'altro e verso il basso, cullando la compagna come una nenia dolceamara. Non disse nulla, Mirai Vegeta, ma poteva ben comprendere lo sconforto e il groviglio di pensieri che stavano scorrendo nella mente di Mirai Bulma. Li sentiva, li percepiva. Era triste, in quel momento, si vedeva. Aveva trascorso tutti quegli anni da sola sentendo terribilmente la mancanza del suo compagno e, dopo averlo ritrovato, il mondo stava probabilmente per essere spazzato via. Il principe dei saiyan non era stupido, questo lo capiva alla perfezione. Non era al cento per cento un umano, ma trascorrendo anche solo poco tempo con i terrestri era perfettamente in grado di comprendere i loro sentimenti e, per la prima volta, captò sulla propria pelle una sensazione che mai prima di allora aveva provato: empatia.
Si sentì sconfortato a sua volta quando assorbì sul suo petto una lacrima di quella bellissima donna che aveva scelto come compagna. Si sentì terribilmente debole e fragile nel capire quanto i sentimenti potessero fare male. Non lo avrebbe mai ammesso, mai. Non gli piaceva sentirsi in quel modo, non avrebbe mai voluto provare quelle sensazioni. Tuttavia era il destino a cui stava andando incontro e, in quell'istante, decise di non scappare. Sentirsi impotenti nei confronti di una minaccia era una vera e propria sconfitta a priori, ma nessuno dei due era disposto a parlarne in quel momento.
Si guardarono intensamente e, come in uno specchio, provarono per una volta le stesse identiche emozioni, dalla prima all'ultima. 


Mirai Trunks, preso dallo sconforto, si era recato a casa del suo primo maestro: Mirai Gohan. Durante quel mese di pace e beatitudine dopo la resurrezione dei suoi amici, i due erano tornati esattamente come prima, con la sottile differenza che in quel momento non erano più un maestro e un allievo, ma semplicemente due combattenti straordinari, due amici inseparabili e due persone dal passato così turbolento da far paura anche ai più forti d'animo. 
Il ragazzo dai capelli lilla gli aveva raccontato tutto degli anni trascorsi con la paura dei cyborg dopo la sua morte, del suo primo viaggio nel passato, di quanto l'aveva rivisto nelle vesti di un bambino sconfiggere l'essere perfetto con una forza straordinaria, di quando era ritornato e aveva sconfitto gli androidi e lo stesso Cell. 
Mai si sarebbe aspettato di dovergli annunciare che il loro mondo era in pericolo di nuovo, si sentì così in colpa e così stupido nel farlo. Ma Mirai Gohan non gli aveva puntato il dito contro, non gli aveva addossato colpe che in fondo non gli appartenevano del tutto. Semplicemente era stato in silenzio ad ascoltare, proprio come un amico dovrebbe fare e, immersi nel verde di quel sottobosco, stettero ammutoliti con il naso all'insù ad osservare il cielo cambiare colore mille ed altre mille volte nel giro di poche ore. 


 
Past
 
Anche nell'epoca passata, fuori dalla finestra, i "giorni" si susseguivano a ritmo forsennato. Dalle persiane si poteva intravedere l'inquietante gioco di veloce alternanza tra luce e buio che rendeva il passare dei minuti sempre più allarmante e minaccioso.
«Qualunque cosa succeda, Vegeta, ti ringrazio per quello che sei diventato in questi anni. Ti ringrazio per quello che hai fatto per me» sussurrò Bulma avvicinandosi all'orecchio del principe il quale, lusingato, strinse più forte la sua donna senza però rispondere. Non era un tipo di molte parole, quel saiyan, ma quei gesti premurosi lasciavano intendere più che una dichiarazione d'amore. Le sue mani scorrevano lentamente sulla schiena della donna avvinghiata al suo petto, la quale si lasciò andare in un lungo sospiro. I due coniugi si guardarono così intensamente da creare un campo magnetico forte e palpabile che fece avvicinare le loro labbra fino a sfiorarsi. 
D'un tratto, però, l'espressione cambiò radicalmente sul volto di Vegeta. Si sollevò di scatto. Bulma si spaventò, colta di sorpresa da quello sguardo inquisitore del marito. Come se l'avesse appena morso una vipera, come se qualcuno gli avesse tirato un pugno fortissimo alla bocca dello stomaco. 
«Perché, Bulma?» ringhiò l'uomo prendendola per entrambi i polsi, guardandola dritta in quegli occhi che sembrarono aver perfettamente capito cos'era appena successo al principe dei saiyan. «Perché non me l'hai detto?»


 


Angolo autrice:
Buongiorno lettori e lettrici,
vi lascio iniziare il week end con questo capitolo decisamente sentimentale ed introspettivo. Ho deciso di lasciare tregua ai nostri eroi per tre ore, giustappunto per concedersi dei momenti.. ehm.. piacevoli! Mirai Maiunagioia Trunks purtroppo non ha potuto trascorrere quel tempo nello stesso modo dei genitori ( xD ), ma mi è sembrato carino dare un piccolo spazio alla grande amicizia tra lui e Mirai Gohan. 
Spero che vi sia piaciuto e soprattutto che il finale vi abbia lasciati almeno un poco con il fiato sospeso! Non dovrete aspettare troppo: martedì prossimo pubblicherò il nuovo capitolo!
A prestissimo,
Eevaa

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Capitolo 17
*** Un minuto ***


Dedico questo capitolo alla cara Summer_Moon,
sperando che possa farla sorridere,
anche solo per un istante.



DRAGON BALL GA : GAME OF AGES



CAPITOLO 17 - UN MINUTO


 
Past

Gli occhi di Bulma si fecero improvvisamente lucidi e tristi, e si chiusero come conchiglie alla vista del pericolo. Vegeta continuò a guardarla insistentemente e pericolosamente. Come aveva fatto a non accorgersene prima? Come aveva fatto a non avvertire quell'aura per tutto quel tempo? Era sicuro che lei lo sapesse, lo si poteva leggere nel suo sguardo, lo si poteva vedere dal panico che l'aveva assalita quando il suo principe si era accorto di tutto.
«Rispondimi» le intimò quel burbero uomo mollando la presa dai suoi polsi per portare le grandi mani sulle guance roventi della moglie. «Peerché non mi hai detto che aspetti un bambino?» sussurrò più delicatamente Vegeta, con grande sforzo, in attesa di un verdetto da parte della donna. Ella lasciò cadere una lacrima brillante come un diamante tra le dita del marito. 
«Mi... mi dispiace» singhiozzò Bulma aggrappandosi violentemente al collo del saiyan, il quale rimase immobile respirando il suo profumo fresco e inebriante. «Non volevo darti qualcos'altro da perdere» 
Vegeta rabbrividì, sentendo sempre più forte l'aura di quel piccolo saiyan che riposava e cresceva a velocità normale all'interno del ventre della donna. Era percepibile chiaramente, ma fino in quel momento il principe non aveva mai prestato abbastanza attenzione per avvertirla. Aspettavano un bambino proprio nel momento più inopportuno e, se le cose non fossero andate come speravano (il che era davvero molto, molto auspicabile), egli non avrebbe nemmeno avuto la possibilità di venire al mondo. Non avrebbero mai avuto la fortuna di vederlo, di conoscerlo, di poterlo crescere. 
Bulma aveva ragione: già solo il pensiero di perdere lei e Trunks lo faceva letteralmente impazzire, la notizia di questo bambino lo aveva a dir poco sconvolto. Il principe dei saiyan strinse i pugni, tremando. Sospirò così forte da mettere inquietudine, digrignando i denti come un puma. 
Ripensò intensamente ad ogni singolo giorno trascorso su quel pianeta, ricordò perfettamente l'istante in cui aveva deciso di cambiare. Ne era valsa la pena, aveva costruito qualcosa di magnifico, degno di un principe, degno di una dinastia regale. Non avrebbe potuto cedere, non doveva mollare in quel momento. Lo doveva a se stesso e a tutte le persone che aveva accanto, lo doveva a Bulma e Trunks, proprio come la prima volta che aveva operato un sacrificio. Lo doveva a suo figlio, a quel saiyan che ancora doveva nascere. Avrebbe dato lui l'occasione di esistere, ad ogni costo. 
«No, Bulma» sussurrò impercettibilmente il saiyan, ricomponendosi quindi dal suo stato di rabbia e rancore. «Mi hai appena dato un'altra persona da proteggere» continuò Vegeta, poggiando entrambe le mani sul ventre della moglie. «Mi hai dato un'altra ragione per salvare questo mondo».



 
 
Future

«Mi sentite, ragazzi?» echeggiò la voce acuta di quell'uomo proveniente da chissà dove. Udire quel timbro rappresentava per tutti un vero e proprio miraggio, ancora Mirai Bulma non poteva crederci. L'emozione che le suscitava ascoltare la voce del suo migliore amico andava ben oltre la semplice felicità. 
Le tre ore di riposo erano trascorse così in fretta che gli effetti benefici erano a malapena visibili sui volti della famiglia Brief. La squadra era al completo ed si erano nuovamente radunati nel laboratorio da diversi minuti per analizzare quel libro antico, quando finalmente un richiamo inconfondibile proveniente dall'aldilà interruppe la ricerca. 
«Forte e chiaro, Mirai Goku! Dicci che hai delle buone notizie!» rispose la scienziata alzandosi dalla poltrona, imitata da Mirai Vegeta e Mirai Trunks, i quali si guardarono speranzosi. 
«Sicuramente ho delle novità: sono riuscito a recarmi sul pianeta dei Kaiohshin, grazie a Re Kaioh. Non sapete quanto mi ci è voluto per convincerlo, dovrò fare i lavori forzati nel suo pianeta per l'eternità» dichiarò Mirai Goku con tono sconsolato, prima di continuare con le informazioni importanti. «Ad ogni modo, Kaiohshin il Superiore conosce quel libro che state sfogliando e la leggenda riguardante esso, crede di poter trovare degli indizi ma deve analizzarlo. Ho convinto Baba a potermi teletrasportare lì a prendere quel libro, ma avrò solo un minuto a disposizione! Dovrete consegnarmelo e io lo riporterò qui per darlo al Kaiohshin! Tutto chiaro?»
Gli occhi di Mirai Vegeta si spalancarono quasi come se volessero scappare via dalle orbite, mentre Mirai Bulma, con uno scatto improvviso, si aggrappò alla scrivania per alzarsi velocemente. 
«Dici sul serio?» esclamò lei, trattenendo a stento le lacrime. Fino a qualche mese prima non avrebbe nemmeno immaginare di poter rivedere il suo compagno e i suoi amici deceduti per via dei cyborg e in quel momento, seppur per pochi istanti, avrebbe persino potuto riabbracciare il suo migliore amico. Poco importava se la situazione era tremendamente grama, poco importava se di lì a breve avrebbero potuto estinguersi. Si sarebbe goduta quel momento più di una morbida fetta di torta al cioccolato. 
Persino Mirai Vegeta, sotto sotto, era ben più che attratto dalla possibilità di ritrovarsi davanti il suo più acerrimo rivale. Si sarebbe trattato solo di pochi secondi, ma era assolutamente intenzionato a mostrargli tutta la forza che aveva in corpo, tutto il potere che aveva acquisito dopo la sua dipartita. Non ci pensò due volte prima di trasformarsi in Super Saiyan, sotto gli occhi allibiti ma soddisfatti di sua moglie e di suo figlio accanto a lui. 
Mirai Trunks era ansioso di conoscere quel Goku, il vero Goku della sua epoca. Era più che certo che, quand'era in vita, fosse stato straordinario quanto quello conosciuto nel passato, i racconti di sua madre erano stati più che esaustivi a riguardo. 
«Sicuro! Voi siete pronti?» domandò la voce dall'aldilà in attesa di una risposta da parte della famiglia Brief. I tre si guardarono per pochi secondi, facendosi cenno affermativo con la testa.
«Prontissimi!» confermarono all'unisono Mirai Trunks, Mirai Bulma e Mirai Vegeta. Quest'ultimo tentò di non lasciar trasparire alcuna emozione a riguardo, ma il compito fu più arduo del previsto, soprattutto durante la lunga pausa che si susseguì a quell'ultima frase.

L'attesa si fece snervante, l'amico sarebbe comparso da un momento all'altro proprio lì in mezzo a loro, ma nessuno sapeva con precisione come e quando. Non ci sarebbe stato un conto alla rovescia, non avrebbe dato loro alcun preavviso. Disposti a semicerchio nel grande laboratorio della Capsule Corporation, i tre scrutarono a lungo l'aria che li circondava in attesa di qualche segnale, segnale che sembrò non arrivare mai. 
Tutto d'un tratto, però, una folata di vento fresco invase la stanza, mostrando immediatamente la fonte di tale spostamento d'aria: un ragazzo alto, vestito d'arancione e con i capelli neri a forma di palma. Egli stava sorridendo allegro e compiaciuto, noncurante del fatto che Baba, con la sua sfera di cristallo, fosse appena atterrata rovinosamente con la faccia sul pavimento. 
«Mirai Goku! Oh, Goku!» gridò Mirai Bulma scaraventandosi prepotentemente tra le braccia dell'amico, disinteressata all'aureola dorata sopra la testa di quell'uomo dagli occhi briosi, il quale l'accolse in un abbraccio impacciato. 
«Dai, non piangere. Lo sai che poi ti cola il trucco dalla faccia» trillò Mirai Goku con un suo consueto commento fuori luogo, sollevando poi lo sguardo verso i due uomini alle spalle dell'amica. Avevano il medesimo sguardo accigliato, il che non gli lasciò alcun dubbio: uno dei due era il figlio del suo rivale.
«E così tu devi essere Mirai Trunks. Sei identico a tuo padre» mormorò Mirai Goku rivolto al ragazzo, incrociando poi finalmente gli occhi indagatori del Super Saiyan «Mirai Vegeta, alla fine ce l'hai fatta a superarmi, ora sei un Super Saiyan».
«Tsk. Avevi dubbi, Kaarot?» grugnì Mirai Vegeta, non riuscendo a nascondere un ghigno fiero e soddisfatto.
«Trenta secondi ancora!» gracchiò Baba ricomponendosi dalla brutta caduta dovuta al teletrasporto. Battè le piccole mani sui logori vestiti sgualciti, arrampicandosi poi sulla sua sfera di cristallo.
Non rimaneva molto tempo per i convenevoli, tutti i presenti erano perfettamente a conoscenza che quell'incontro sarebbe stato rapido come una stella cadente. Mirai Trunks fece qualche passo in avanti, porgendo solennemente l'antico libro a quell'uomo di cui tanto aveva sentito parlare. Mirai Goku, colui che era stato il più forte combattente dell'universo, sostava in piedi di fronte a lui con atteggiamento bambinesco, perfettamente identico al Goku dell'epoca passata. Con la mano tesa afferrò il vecchio tomo, portandoselo poi al petto.
«Grazie» pronunciò con tono più serio, preso poi nuovamente per un braccio dalla donna dietro di lui.
«Mi manchi tanto, amico mio» ammise Mirai Bulma asciugandosi una lacrima salata con il dorso della mano, non riuscendo però a smettere di sorridere rivolta al defunto saiyan. 
Mirai Goku rispose al sorriso, volgendo poi un'occhiata di complicità a Mirai Vegeta e al figlio di quella strana coppia che mai aveva avuto il sospetto che sarebbe nata. 
Mirai Bulma era la sua migliore amica da sempre, era stata una compagna di avventure e una vera e manna dal cielo. Lo aveva portato via dalla solitudine di quelle montagne facendogli conoscere non solo il mondo, ma l'intero universo nel corso degli anni. Da un semplice bambino vivace, era diventato un vero e proprio combattente, un marito e un padre. Cielo, come gli sarebbe piaciuto rivedere il suo adorato figlio, come avrebbe desiderato abbracciare quel tormento di sua moglie. Era stato solo grazie a Mirai Bulma che aveva incontrato i migliori combattenti della Terra, per merito dei quali si ritrovò abbastanza forte da affrontare il pericolo di suo fratello e successivamente degli altri saiyan e di Freezer. Mai e poi mai si sarebbe aspettato che la sua migliore amica si sarebbe innamorata di uno di quei pericolosissimi saiyan arrivati sul loro pianeta per distruggerlo, tantissimi anni prima. Non si sarebbe mai immaginato di vedere Mirai Vegeta, colui che era stato prima suo nemico e poi suo rivale, venire addomesticato fino a risultare quasi un vero e proprio terrestre. E invece quell'improbabile coppia si trovava in carne ed ossa in piedi di fronte a lui, e la controprova era quel coraggioso ragazzo dai capelli lilla, loro figlio.
Un minuto può essere lungo un'eternità quando ci si trova in attesa, oppure in ansia. Quel minuto che gli era stato concesso, però, sembrò durare meno di un sospiro. Avrebbe voluto dire molte cose, Mirai Goku, avrebbe voluto raccontare dell'aldilà, avrebbe voluto combattere contro Mirai Vegeta, avrebbe voluto scherzare insieme a Mirai Bulma, ma il tempo era oramai finito; quella piccola strega rugosa al proprio fianco glielo ricordò battendogli insistentemente un dito contro la gamba. 
«Abbiate cura di voi, amici. Farò il possibile perché il nostro mondo si salvi» proferì il saiyan portandosi due dita alla fronte. «A presto!»
Detto questo, Mirai Goku sparì improvvisamente, lasciando dietro di sé solo un mare infinito di ricordi nella mente di Mirai Bulma, la quale si lasciò lentamente cadere sulle ginocchia. Avrebbe voluto piangere, avrebbe voluto gridare. Invece sorrise. Sorrise perché, nonostante tutto, la memoria, la risata e i preziosi insegnamenti del suo migliore amico l'avrebbero accompagnata per il resto della vita. 


 


Angolo autrice:
E' in una giornata difficile che scelgo di pubblicare questo capitolo. Non voglio dilungarmi troppo a commentarlo, spero solo che vi sia piaciuto e che vi abbia fatto provare qualche emozione. 
Eevaa

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Capitolo 18
*** I numeri ***


DRAGON BALL GA : GAME OF AGES



CAPITOLO 18 - I NUMERI


 
Future
 
«Non ci resta che aspettare» sentenziò Mirai Trunks, tamburellando con le dita sul bordo della scrivania in vetro, avvertendo i passi nervosi della madre dietro di sé. 
«Non ce la faccio a starmene con le mani in mano!» rispose esasperata la scienziata facendo avanti e indietro per la stanza, osservata dallo sguardo cupo di Mirai Vegeta il quale, appoggiato con le natiche ad un cassone di attrezzi scientifici, iniziò a diventare insofferente alla vista dei percorsi incessanti effettuati dalla compagna. 
«Calmati, mamma. Vedrai che presto Mirai Goku ci darà notizie dal mondo dei Kaiohshin». 


L'aureola sopra la testa di Mirai Goku brillava di luce propria, indice del fatto che fosse ancora decisamente morto, pur trovandosi su un pianeta diverso da quello di Re Kaioh del Nord. Egli, seduto proprio accanto al defunto saiyan, si grattò più e più volte il mento blu, lasciando più che trapelare un'espressione turbata dietro ai piccoli e neri occhiali rotondi. 
Mirai Kaiohshin il Superiore, nel frattempo, sfogliava concitatamente il libro antico da oramai più di mezz'ora, non lasciandosi sfuggire nemmeno un grugnito o una parola. I suoi grandi occhi allungati scorrevano assiduamente le frasi di quelle ultime tre pagine che le mani violette avevano girato avanti e indietro con movimenti stereotipati. Mirai Kibith era più che certo che la soluzione si trovava proprio in quelle poche righe, ed egli aveva insistito per analizzarle.
Il fatto che Mirai Goku non avesse proferito parola durante tutto quel tempo era un evento più che raro, tanto che Mirai Re Kaioh iniziò a preoccuparsi seriamente per il suo allievo. Non era proprio da lui non disturbare, non agitarsi e non dire frasi inadeguate.
«Questi simboli», mormorò Mirai Kibith interrompendo così quel silenzio surreale, indicando i geroglifici incisi sull'enorme orologio disegnato nell'immagine del Padrone del Tempo «continuo a pensare di averli già visti»
L'altro Kaiohshin avvicinò pericolosamente il naso a quella pagina, così da analizzare meglio quegli strani simboli; anche a lui non sembravano affatto nuovi. 
«MA CERTO!» tuonò quest'ultimo facendo sobbalzare Mirai Re Kaioh e il suo allievo. Chiuse di botto il libro antico e ne uscì una nuvola di polvere che invase per qualche secondo i volti dei presenti. 
La divinità si alzò dalla roccia sulla quale era appollaiato e si diresse a passi straordinariamente veloci verso la rupe, balzando poi in aria spiccando il volo seguito da Mirai Kibith. 
«Hey! Aspetti!» gridò Mirai Goku prendendo per un braccio Mirai Re Kaioh il quale, sballottato qua e là, inveì sonoramente per il trattamento riservatogli. In men che non si dica il valoroso guerriero si ritrovò alle calcagna dei due Kaiohshin diretti chissà dove.


«Si può sapere che razza di posto è mai questo?» domandò incuriosito Mirai Goku, roteando la testa per guardarsi meglio intorno. 
«Un attimo di pazienza!» lo ammonì severamente il più alto dei due, invitandolo a proseguire in quel vasto atrio in religioso silenzio. 
Quel luogo era uno dei più affascinanti che Mirai Goku avesse visitato in vita sua, e sì che di posti strani ne aveva potuti ben vedere; dopo essere entrati in una caverna nella quale vi era stata intagliata nel muro un'enorme statua di un anziano saggio, il giovane Kaiohshin aveva posizionato ambedue gli orecchini nei compartimenti appositi, facendo così apparire dal nulla un'entrata segreta che aveva portato direttamente ad un ampio atrio illuminato da luce naturale (sì, in una caverna, di come fosse possibile Mirai Goku non se ne capacitava), pitturato di colori sgargianti e tende dai tessuti bizzarri almeno quanto gli abiti delle due divinità.
«Questa era la dimora segreta del più anziano di tutti i Kaiohshin, il Sommo. Sfortunatamente egli è scomparso migliaia di anni fa a seguito di uno scontro con un Dio malvagio, nessuno è al corrente di dove sia andato a finire[1]» spiegò accuratamente Mirai Superiore avvicinandosi ad una delle pareti, tastandone il muro con minuzia. 
«Certo che doveva essere un tantino eccentrico, questo Sommo» commentò Mirai Goku evitando prontamente una manata inferta da Mirai Re Kaioh, il quale iniziò a scusarsi con le due divinità per il comportamento poco rispettoso del suo allievo. Egli venne però interrotto da un'esclamazione di gioia.
«Proprio come ricordavo! Eccoli qua!» annunciò il più basso dei Kaiohshin sfogliando il libro fino alla pagina raffigurante l'immagine, sollevandola per confrontare i simboli della ruota con degli stravaganti geroglifici e dei numeri intagliati in malo modo sotto ad essi. Sopra ai quali, vi era rappresentata la figura di un giovanissimo essere dai capelli molto simili a Mirai Superiore. Mirai Goku ipotizzò che si doveva per forza trattare di un altro Kaiohshin. 
«Sembra... sembra che ognuno dei simboli rappresenti un numero» analizzò Mirai Kibith socchiudendo gli occhi, mettendo così in mostra la ragnatela di rughe sulla pelle fucsia. «95, 29, 4412. Questi sono sulla prima linea della parete».
«21, 4, 15, 33, ecco la seconda riga» continuò Mirai Superiore mettendo una mano sotto il mento. «Cosa significano questi numeri?».



«Ragazzi, ci siete?»
La voce acuta e agitata echeggiò nel laboratorio scientifico della Capsule Corporation, facendo sobbalzare i tre ricercatori affranti dagli scarsi risultati ottenuti dalle loro faticose ore di lavoro. 
«Alla buon ora, Kaarot! Ti vorrei ricordare che ogni secondo che passa ci porta dritti dritti verso la distruzione!» borbottò Mirai Vegeta volgendo il proprio sguardo verso l'alto, come se potesse indirizzare le proprie minacce verso un'entità concreta. Il suo rivale, però, si trovava da tutt'altra parte, disperso in un territorio ai confini dell'universo, tenuto in contatto con loro solo grazie alle sottilissime antenne di Mirai Re Kaioh. 
«Non è mica colpa mia se ci è voluto un po' di tempo per analizzare questo libro» .
«BASTA! Piantatela di litigare come una vecchia coppia di sposi e digli cosa abbiamo scoperto!» rimbombò furiosamente la voce di Mirai Re Kaioh, costringendo tutti i presenti a tapparsi le orecchie per non diventare completamente sordi. 
«Avete scoperto qualcosa?!» squittì Mirai Bulma con gli occhi luccicanti e speranzosi.
«Sì, i simboli sull'orologio dell'immagine con la quale si interrompe il testo, sono riportati sul pianeta dei Kaiohshin in una caverna segreta... ehm, storia lunga. Fatto sta che su un muro vi era rappresentato un giovane Kaiohshin affiancato da due serie di questi simboli, sotto ognuno dei quali è stato intagliato un numero preciso» spiegò con estrema accuratezza Mirai Goku, lasciando completamente sorpresi i suoi interlocutori. Essi non erano minimamente abituati a quella minuzia da parte del defunto amico; quando egli era ancora in vita, infatti, non era mai stato molto spigliato con i discorsi e le parole complicate. 
«Numeri? Quali numeri?» chiese Mirai Trunks, facendo segno alla madre di prendere carta e penna per annotarsi il responso.
«Sono due serie: 95, 29, 4412. Poi: 21, 4, 15, 33».
«E cosa diavolo mi significano?!» sbottò il principe dei saiyan con i soliti modi bruschi e poco cortesi, rimproverato poi dallo sguardo severo della compagna.
«È quello che dobbiamo scoprire, siamo sicuri che questa sarà la chiave di volta della ricerca! Aggiorniamoci in caso di novità!» rispose Mirai Re Kaioh interropendo il collegamento prima che gli interlocutori potessero aprire bocca.
Gli occhi dei tre si incrociarono furtivamente prima di scattare ognuno alla propria postazione di ricerca. Mirai Trunks riportò immediatamente le due serie di numeri sulla lavagna, iniziando a studiarle con estrema concentrazione. I due genitori le inserirono nelle ricerche del computer per cercare di trovare qualche evidenza scientifica o storica in merito, con scarsissimi risultati.


«Cos'è un "Sodafone"?» domandò ingenuamente Mirai Vegeta, scorrendo tra le pagine del web.
«È una vecchia compagnia telefonica andata in malora. Perché?»
«Tsk, niente di che. Gli stessi numeri facevano parte di un call center di quella compagnia. Ma dubito che quel Kaiohshin disegnato sul muro secoli fa abbia avuto un contratto telefonico» commentò il principe dei saiyan chiudendo svogliatamente la pagina.
Mirai Bulma lo osservò intenerita, e si rese conto di quanto quell'uomo fosse in realtà un vero e proprio alieno. Mirai Vegeta, infatti, aveva vissuto talmente pochi anni sulla Terra da non conoscere quasi nulla della storia del pianeta, della geografia, della politica o dell'attualità. Nonostante fosse una persona estremamente studiosa e meticolosa, egli aveva avuto troppo poco tempo per informarsi riguardo a quegli accadimenti.  
Le parole pronunciate da quell'uomo proveniente dallo spazio, però, fecero girare improvvisamente gli ingranaggi della mente di Mirai Trunks, il quale si girò di scatto verso il padre.
«MA CERTO! IL KAIOHSHIN!» gridò Mirai Trunks attirando l'attenzione dei genitori, allibiti dalla reazione fulminea e inattesa del figlio. «Quello disegnato sul muro è sicuramente il Dio della leggenda, colui che aveva cambiato il corso del tempo ma che è riuscito a riportarlo il ordine incontrando il tanto famigerato Padrone del Tempo. Quei numeri deve averli intagliati lui, sicuramente sono un indizio su come fare ad incontrarlo!»
«È vero, tesoro! Dev'essere sicuramente così! Ma come possono dei semplici numeri aiutarci a trovare il Padrone del Tempo?» domandò la madre avvicinandosi prepotentemente alla lavagna che nelle ore precedenti era stata più e più volte pasticciata. Le due serie di numeri ricoprivano solo una piccola parte della sua superficie. Ella si apprestò a prendere appunti sotto ad essi ma, colta da un'improvvisa epifania, si interruppe e sgranò gli occhi.
A sua volta il figlio, nel medesimo istante in cui la madre si voltò tremante verso di lui, raggiunse simultaneamente la brillante intuizione. Entrambi sorrisero compiaciuti. Mirai Bulma non avrebbe potuto essere più fiera di così del figlio del quale tanto aveva sperato che prendesse almeno un poco della sua arguzia, oltre alla forza e l'orgoglio di suo padre. Mirai Trunks schiuse leggermente le labbra, ma venne immediatamente interrotto dall'incalzante voce della madre.
«Hai capito, non è vero?».


 

[1] è rinchiuso dentro la spada estratta nel passato da Gohan, ma nell'epoca futura tutto ciò non è mai avvenuto quindi il Sommo non è mai ricomparso.
 


Angolo autrice:
Buongiorno a tutti signori e signori! 
No! Vi giuro che i numeri non portano a nessuna isola deserta e non vanno inseriti in un computer ogni 108 minuti per salvare il mondo xD
Ma allora cosa sono? Come funzioneranno? Lo scoprirete prestissimo: giovedì sarà già online il prossimo capitolo. 
Per ora vi lascio con il dubbio. Idee? 
Un abbraccio,
Eevaa

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Capitolo 19
*** Di tempo e di luogo ***


DRAGON BALL GA : GAME OF AGES



CAPITOLO 19 - DI TEMPO E DI LUOGO


 
Past

«Sono stufo!» grugnì Vegeta lanciando la penna a sfera sul tavolo. In quelle occasione era costretto a dosare con cura la propria forza, o altrimenti quegli oggetti scagliati qua e là sarebbero potuti diventare dei veri proiettili.
Sua moglie, appoggiata con i gomiti alla postazione di lavoro, scorreva con estrema noncuranza l'ennesima pagina internet dalle informazioni poco utili. 
«Perché non ci chiamano?» insistette il principe dei saiyan facendo voltare la donna dai capelli turchini verso di sé. 
«Mirai Goku ha portato il libro dai Kaiohshin del futuro da poco più di mezz'ora, abbi pazienza» i loro doppioni del futuro, infatti, dopo aver consegnato il libro al defunto amico, non avevano chiamato nemmeno per avvisarli dei numeri che avevano scoperto, tanta la foga con la quale si erano messi a ricercare.
«Tsk, pazienza, tu dici» sbottò Vegeta. «È questione di vita o di morte. Quell'idiota si deve dare una mossa, speriamo che non sia così svampito come quello della nostra linea temporale. Ma ne dubito seriamente».
Bulma sospirò tentando di ignorare le proteste sterili del marito, prima di venir colta di sorpresa dal rumore di una porta in procinto di aprirsi. I coniugi si guardarono costernati, sperando con tutto il cuore che non si trattasse di chi temevano. I genitori di Bulma, infatti, erano andati a riposarsi da poco e di sicuro non attendevano visite. 
«Mamma? Papà?» echeggiò una voce irruente proveniente dal corridoio. Vegeta chiuse gli occhi, possibile che fosse già rientrato?
«E adesso che facciamo?» sussurrò il principe dei saiyan in preda al panico.
«Fingiamo che non ci sia alcuna fretta, proprio come prima» buttò lì la scienziata cancellando nervosamente la lavagna sulla quale erano state riportate le varie conseguenze di quel grave pericolo che incombeva. 
«Non è così stupido! Sospetterà senz'altro qualcosa» puntualizzò Vegeta con estrema riluttanza. «Soprattutto stiamo ben attenti a non dire nulla riguardo alla gravidanza» continuò gettando occhiate di controllo verso la porta d'ingresso del laboratorio, la quale si aprì lentamente lasciando i marito e moglie con il fiato sospeso. 
Loro figlio, Trunks, sostava sulla soglia lasciando intravedere alle sue spalle due figure pressoché identiche vestite di arancione, una decisamente alta e una piccola e minuta.
«Caspita, ma state ancora lavorando?» domandò il piccolo, affiancato poi dal piccolo Goten e suo padre Goku. 
«Oh, siete già arrivati?» esclamò Bulma digrignando i denti in un sorriso forzatissimo rivolto all'amico, il quale ricambiò lo sguardo facendo un segno un segno di scuse, di nascosto.
«I bambini hanno tanto insistito per venire qui, si sono allenati a lungo e ora volevano giocare ai videogames!» proferì Goku ridacchiando nervosamente. I bambini si avvicinarono agli strani marchingegni del laboratorio, distraendosi e non badando al fatto che Vegeta e Bulma avessero appena fulminato con gli occhi l'ingenuo amico.
«Una cosa dovevi fare, Kaarot: tenerli lontano da qui» bisbigliò minacciosamente il principe, prestando attenzione che i due bambini fossero impegnati a blaterare di qualsiasi loro affare.
«Noi a casa non abbiamo videogiochi, non sapevo come convincerli!»
«Razza di deficiente, non eri capace di inventarti qualcosa?!» proseguì il burbero saiyan nel consueto battibecco tra rivali, interrotto però dalla vocina innocente del piccolo Goten.
«Avete trovato una soluzione a ciò che succede?»
Gli occhi di Vegeta e Bulma si incrociarono, sperando che uno dei due riuscisse a tirarli fuori da quell'arduo compito. 
«Beh... ecco...»

 




Future

Mirai Trunks avrebbe tanto voluto spiccare il volo e percorrere i lunghi corridoi della Capsule Corporation ad una velocità degna di un combattente ma, per raggiungere la meta, avrebbe dovuto aspettare la donna dai capelli turchini. Corsero quindi tutti insieme a perdifiato. 
Sua madre, Mirai Bulma, aveva perfettamente capito che quel ragazzo aveva avuto la sua stessa intuizione sul significato di quei numeri; quel che c'era da sperare è che la loro epifania andasse nella direzione giusta.
«Ma prego, continuate pure a non rendermi partecipe» brontolò sarcastico il principe dei saiyan, inseguendo il duo volando a braccia conserte. Odiava sentirsi l'ultimo, in qualsiasi campo, anche se era perfettamente a conoscenza del fatto che, per quanto riguardava la matematica e la scienza, non avrebbe potuto nulla contro la sua compagna ed il figlio. Quest'ultimo aveva senza dubbio aveva ereditato parte della genialità dalla scienziata. Tutto muscoli, materia grigia, bontà d'animo e denaro.
Mirai Trunks era più che un ottimo partito, sarebbe stato il fidanzato perfetto per qualsiasi ragazzo o ragazza. Purtroppo però, egli non aveva mai trovato l'anima gemella adatta a sé, sembrava che tutti fossero interessati solo alla parte fisica e pecuniaria della sua persona, con suo grande rammarico.
La porta d'ingresso della grande casa rotonda si aprì automaticamente, lasciando intravedere uno scenario estremamente inaspettato. Nessuno di loro infatti, dai sotterranei del laboratorio, si era ricordato dei cambiamenti temporali del mondo al di fuori. Alcuni alberi non c'erano più, altri erano decisamente più piccoli, chissà per quanto tempo l'orologio aveva ticchettato all'indietro. Stava nevicando, probabilmente era arrivato l'inverno, ma chissà quale inverno. In che anno si trovavano? Quanto tempo era rimasto? Avrebbero dovuto fare in fretta, più in fretta possibile. 
Non appena giunti allo spiazzo sul retro del giardino, Mirai Trunks tirò fuori dalla giacca di pelle una piccola capsula grigia e, dopo aver premuto il bottone sovrastante, la lanciò dosando la forza per farla cadere pochi metri più in là. 

Ed eccolo lì, l'oggetto incriminato di aver fatto in modo che due mondi stessero andando in rovina si ergeva maestoso e imponente davanti agli occhi dei tre spettatori. La macchina del tempo. La navicella costruita dalla scienziata più eccelsa della Terra, che sarebbe dovuta servire solo a migliorare il passato, e che invece era stata adoperata per scopi ben più futili. 
«Non ditemi che avete ancora intenzione di usare questo aggeggio infernale!» protestò Mirai Vegeta, il quale aveva capito perfettamente che tutti i loro problemi erano derivati da un utilizzo troppo spensierato di quella macchina. 
«Non per quello che credi» annunciò la scienziata facendogli segno di seguirli all'interno della cupola. Si fece prendere per le braccia dal figlio, il quale la trasportò in volo fino alla postazione di comando.
Il principe dei saiyan balzò al loro fianco, rendendosi a malapena conto di quanto quel sedile fosse scomodo da utilizzare in tre, troppo impegnato ad osservare il foglietto che Mirai Trunks stringeva prepotentemente tra le mani.
«Se quello che io e la mamma abbiamo ipotizzato è vero, queste potrebbero essere delle coordinate, esattamente come quelle che utilizzo per spostarmi nel tempo» dichiarò finalmente il giovane, mostrando le somiglianze tra i numeri che avevano scoperto e alcune coordinate causali impostate sul display. Vegeta non si scompose, ma prestò ben attenzione a ciò che il figlio stava per spiegare. «La prima serie coincide perfettamente con gli spazi della coordinata tempo, mentre la seconda con la coordinata luogo».
«Ti rendi conto che è improbabile che il Kaiohshin della leggenda abbia avuto una macchina del tempo?» domandò il principe dei saiyan, rendendosi però conto di quanto fosse scontata la risposta.
«Ovviamente, non ce l'aveva. Probabilmente i Kaiohshin possono avere un altro sistema per spostarsi tra le epoche, ma delle coordinate sono sempre necessarie» rispose Mirai Bulma impazientemente. «Non ci resta che provare ad inserirle e vedere cosa succede».
Gli occhi dei due saiyan si incrociarono in uno sguardo di preoccupazione misto ad eccitazione. Una nuova sfida stava per prendere forma, questa avrebbe potuto essere per davvero la risposta che stavano cercando da ore. Non erano mai stati prima di allora così tanto vicini alla soluzione, ma un sentimento di timore non poteva fare a meno di venire a galla: se avessero preso un grosso granchio non avrebbero più saputo dove sbattere la testa, quella era l'unica pista possibile da seguire. L'unica. Non ci sarebbero state alternative. 
Mirai Trunks tremò nel premere quei tasti, osservato dagli sguardi speranzosi dei genitori al suo fianco. 

95.29.4412 
21.4.15.33


I numeri sullo schermo coincidevano perfettamente con gli spazi appositi ed erano pronti per essere caricati, aspettavano solamente che qualcuno premesse il tasto verde di conferma. Un tasto, un solo tasto separava quel piccolo angolo di mondo dalla verità. 





Past
 

«Quindi, mamma? Vi decidete a dirci cosa sta succedendo?»
«Già, vi ho fatto una domanda. Avete trovato una soluzione o no?» insistette il piccolo Goten, guardando dal basso verso l'altro la scienziata e quell'uomo che per molti anni era stato proprio come un padre per lui, quando Goku era morto dopo il sacrificio nello scontro con Cell. Vegeta, però, era ben più impegnato a ringhiare contro quell'idiota del suo rivale, il quale non aveva saputo distrarre i loro figli da quanto stesse accadendo al loro mondo. 
Avevano deciso di non spaventarli, quindi di non rivelare loro che avevano pochissimo tempo per trovare una soluzione altrimenti la loro epoca e quella futura si sarebbero molto probabilmente distrutte (o chissà cos'altro di peggio) ma, per colpa di un contrattempo di Kaarot, i due mocciosi erano lì nel laboratorio. Ed erano oltremodo bramosi di conoscere e di ficcare il naso in questioni che non meritavano di sapere, solo per il loro bene. 
«Ecco, noi...» si decise a parlare Bulma, accovacciandosi per guardare negli occhi quel  figlio che tanto amava e che avrebbe voluto continuare a veder sorridere spensierato. «Noi ci stiamo impegnando a fondo per trovare una soluzione. Non è una situazione facile, bambini, ma è importante che voi stiate il più possibile sereni e alla larga da queste difficili questioni. Io e Vegeta dobbiamo lavorare tanto, stiamo risolvendo difficili calcoli e svolgendo ricerche infinite, questo perché è necessario giungerne a una nel più breve tempo possibile».
«Altrimenti che succede?» domandò il piccolo Trunks con voce udibilmente preoccupata, volgendo poi uno sguardo interrogatorio a suo padre. Vegeta chiuse gli occhi per qualche secondo, percependo un dolore senza paragoni all'altezza del petto. 
Cosa avrebbe potuto rispondergli? Come avrebbe fatto a spiegargli che non sarebbe stato in grado di proteggerlo, quella volta? Il principe dei saiyan avrebbe dato la vita pur di salvare quella di quel bambino, ma non era mai in grado di ammetterlo ad altri se non a se stesso.
Purtroppo non avrebbe potuto fare niente per impedire la distruzione dei due mondi. Non sarebbe servito a nulla trasformarsi in Super Saiyan, non sarebbero servite a nulla le ore infinite di allenamenti, a niente sarebbero valsi gli sforzi e i combattimenti. Sebbene egli fosse uno dei guerrieri più forti di tutta la galassia, non avrebbe potuto niente in simili circostanze.
Non era lui che avrebbe potuto proteggerlo, in quell'occasione. Forse nemmeno l'intelligenza di sua madre avrebbe potuto farlo, né la tecnologia di un'epoca futura. Non sarebbe stato in grado di spiegarglielo, non era mai stato bravo in certe cose. Ci avrebbe girato intorno, o al contrario sarebbe potuto essere sin troppo indelicato. La mancanza di tatto era una prerogativa acquista dai geni della sua specie, non gli era mai servito essere gentile con quelli del suo pianeta d'origine e, sebbene sua moglie lottasse ogni giorno per fargli imparare le buone maniere, egli non aveva ancora raggiunto un livello ottimale di cortesia, tanto meno di delicatezza.
Vegeta guardò la scienziata, implorandola con lo sguardo di occuparsi di quell'ingrato compito. Ella lo capì, come sempre. Comprese il suo disagio e raccolse tutto il coraggio di cui avrebbe avuto bisogno per iniziare a parlare.
Appena aprì bocca, però, la sua voce venne stroncata da un trillo acuto.
Il suono inconfondibile di quel telefono regalatole dall'altra epoca interruppe quel difficoltoso momento di imbarazzo, facendola rizzare sulle gambe. Non appena ella premette il tasto di avvio, una Mirai Bulma completamente sconvolta apparve sullo schermo piatto, facendo rabbrividire la sua interlocutrice.
«Avete delle novi-»
«Bulma! Devi assolutamente prestare attenzione a quello che sto per dirti!»

 
 


Angolo autrice:
Buonasera a tutti amici e amiche dell'internet :D 
ATTENZIONE ATTENZIONE, dopo una lunga riflessione (come ho già detto in precedenza: non sono capace di organizzarmi) ho deciso che da ora in poi i capitoli verranno pubblicati solo una volta a settimana, indicativamente di giovedì. Ho iniziato un nuovo lavoro che mi occupa davvero tanto tempo e ahimè dovrò anche lavorare da casa spesso e volentieri, quindi ho un po' meno tempo di scrivere, ma non temete! Ci sono già una bella manciata di capitoli già pronti, devo solo tentare di non esaurirli prima di scriverne altri :) 
Beh, che dire.. spero che questo capitolo sia stato di vostro gradimento. Cosa avranno scoperto quelli del futuro? Cosa succede una volta impostate le coordinate? Vi aspetto giovedì prossimo per scoprirlo! 
Eevaa

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Capitolo 20
*** Una strana destinazione ***


DRAGON BALL GA : GAME OF AGES



CAPITOLO 20 - UNA STRANA DESTINAZIONE


 
Past

Gli occhi azzurri di Bulma, così come quelli di tutti i presenti nel laboratorio asettico della Capsule Corporation. In men che non si dica sia Vegeta che Goku si avvicinarono alla donna, posizionandosi dietro di lei per riuscire a vedere ciò che stava accadendo nell'altra epoca. Persino i piccoli Goten e Trunks si librarono in volo per essere abbastanza in alto da sbirciare il display dello smartphone, e nessuno ebbe il coraggio né la forza di vietarglielo. 
«Ti ascoltiamo. Avete scoperto qualcosa?» domandò Bulma alla sua sosia dell'epoca futura la quale, affiancata dal compagno e dal figlio, attendeva nervosa di poter spiegare loro cosa fosse successo.
«Molto di più: abbiamo scoperto cosa significano quei numeri. Sono delle coordinate!» 
«Delle coordinate? Per dove?» domandò impaziente il principe, sporgendosi irriverente verso il telefono.
«Per raggiungere il Padrone del Tempo. Probabilmente le ha usate il Kaiohshin della leggenda per andare da lui. E non è tutto: abbiamo provato ad inserirle nella macchina del tempo!»
Tutti trattennero il respiro. 
«State cercando di dirci che siete riusciti ad andare là?» balbettò Bulma tentando in tutti i modi di non far tremare il display, quasi avesse perso completamente il controllo delle proprie mani. 
La risposta si fece attendere per qualche secondo, e la curiosità aumentò a dismisura. Cos'era successo? Perché tutti, al telefono, avevano un'aria così sconvolta? Vegeta sembrò parecchio disturbato dalla suspense, tanto che le sua labbra si incresparono in un ringhio di impazienza.
«Non esattamente» rispose finalmente Mirai Bulma. «Ma crediamo di essere riusciti a vedere quel posto».
Pausa. Un'altra lunga pausa lasciò con il fiato sospeso i presenti. Ma cosa diamine avevano combinato, i loro sosia del futuro?
«La verità è che non sappiamo neanche noi come spiegarlo, perché non abbiamo capito cosa sia successo. Nel tunnel spazio-temporale che si attraversa con la macchina del tempo di solito non si riesce a distinguere un gran che, quando si arriva nell'epoca prestabilita ci si ferma e basta. Ci si mette relativamente poco tempo» raccontò Mirai Trunks tentando di rendere al meglio l'idea, consapevole del fatto che viaggiare tra le epoche non era un concetto semplice da spiegare e illustrare, «Questa volta però la macchina ha iniziato a rallentare e, alla fine di questo tunnel, siamo riusciti ad intravedere una specie di pianeta. Non siamo nemmeno sicuri se fosse un pianeta o una dimensione, è difficile da spiegare, ma è decisamente incredibile. Di fatto la navicella si è letteralmente bloccata a pochi metri da questo luogo, per poi venire risucchiata all'indietro verso la nostra epoca. È come se il viaggio non avesse funzionato!»
Sgomento, sgomento ed incredulità erano i sentimenti che si potevano respirare all'interno del laboratorio. Persino i bambini, i quali normalmente avrebbero dato di matto per una notizia del genere, rimasero zitti con la bocca spalancata. Forse perché si trattava di una situazione anormale, forse perché i concetti spazio temporali risultavano troppo difficili per loro. O, molto probabilmente, essi avevano perfettamente compreso che la così forte preoccupazione degli adulti significasse qualcosa di terribile.
Trunks non riuscì a smettere di guardare suo padre: quell'eroe che non aveva mai dato segno di cedimento, in quel momento gli sembrò così vulnerabile e privo di forze, come se realmente non avrebbe potuto fare niente per risolvere la situazione. Il piccolo non era deluso, non lo era affatto. Sapeva bene che Vegeta era il combattente più forte di tutti, ed era il suo unico vero mito. Sarebbe rimasto tale nonostante qualsiasi catastrofe eppure, vederlo così, fece salire in Trunks il brutto presentimento che quel dramma fosse totalmente irreversibile. 
«Ci abbiamo riprovato, ma è successa la stessa cosa. Non sappiamo proprio come sia possibile!»
«Dovremmo provare anche noi, per vedere se succede qualcosa di diverso» dichiarò Vegeta rivolgendosi a Goku, il quale annuì immediatamente.
«Buona idea. Avete delle ricariche di energia all'interno della macchina del tempo che vi ho regalato, nello scompartimento delle capsule. Provate e richiamateci immediatamente» si raccomandò Trunks, annunciando poi come inserire le coordinate nella macchina del tempo e come farla funzionare, prima di chiudere la conversazione con un tono di speranza. 


L'aria frizzantina di quel temporaneo autunno nella Città dell'Ovest invase senza tregua le narici dei cinque presenti, i quali erano perfettamente a conoscenza del fatto che l'inverno non avrebbe tardato ad arrivare. Il tempo scorreva così velocemente da poter scorgere il cammino della luna come se fosse un semplice aereo di passaggio. Le luci dell'alba e del tramonto si alternavano in una danza senza sosta, dipingendo di arancione e poi di viola lo scenario apocalittico più maestoso ed affascinante che l'essere umano aveva mai avuto l'onore di vedere. Se non altro sarebbe stata una fine romantica. 
Ed eccola lì, la prima neve, che cadde candidamente sulle gote arrossate dal freddo di quella scienziata dai capelli turchini, intenta ad ammirare l'imponente regalo fornitogli da suo figlio di un'altra epoca. Vegeta era riuscito a convincerla a non intraprendere il viaggio con quel marchingegno, con la scusa che qualcuno avrebbe dovuto rimanere con i bambini. Era convinto di non averle fatto sospettare che il motivo reale per il quale le aveva detto di non andare con loro era che fosse realmente preoccupato per la sua salute, e di quella del bambino che solo loro erano a conoscenza portasse in grembo. Si sbagliava: Bulma l'aveva capito, ma aveva fatto finta di nulla. Per il bene di tutti avrebbe dovuto restare a terra, ma dentro di sé poteva sentire il suo cuore palpitare per ciò che si sarebbe persa: non era abituata a restare fuori dalle faccende rischiose ed interessanti. Osservò più malinconicamente quella macchina e sospirò affranta, portandosi poi una mano sul ventre. L'avrebbe fatto per lui (o lei): per una volta si sarebbe messa da parte. 
I due saiyan adulti, alle sue spalle, si incoraggiarono ad entrarvici con un solo sguardo di sfida. Sarebbero sempre stati pronti ad una nuova avventura e, insieme, avrebbero potuto sconfiggere qualsiasi nemico. Peccato che in quel momento non c'era un vero e proprio nemico da sconfiggere, ma codici da decifrare, misteri da svelare. Con un abile balzo vi si addentrarono, stando ben attenti a non sfiorarsi nemmeno con un gomito qualora non fosse strettamente necessario. Non era mai stato uno da contatto fisico, Vegeta, soprattutto con il suo amico/rivale, il quale contrariamente si era sempre lasciato andare in grandi gesti di ammirazione ed affetto non richiesti.
Goku l'aveva appreso a sue spese. Aveva imparato a rispettare il sacrosanto spazio di quel burbero principe al quale, non poteva nasconderlo, aveva imparato a volere un gran bene. 
Una volta inserite le coordinate di luogo e di spazio nell'apposita griglia, i due combattenti si guardarono di nuovo. Poi lanciarono un'occhiata furtiva fuori dalla cupola, che si era chiusa pochi secondi prima. Tutto era pronto, avrebbero solo dovuto premere quel bottone di conferma. Gli occhi dei loro figli erano fissi su di loro, così come quelli di Bulma, speranzosi ma non troppo della riuscita di quel viaggio. 
La ricetrasmittente delle epoche riposava al sicuro nella tasca di Goku, in attesa di essere utilizzata per ogni evenienza. Il dito indice di Vegeta si avvicinò impetuoso al pulsante di avvio, sempre più vicino, sempre più incerto. Il principe lanciò un ultimo sguardo alla sua famiglia, poi si tuffò. 


Un immediato senso di vuoto d'aria strinse lo stomaco dei due saiyan, i quali vennero catapultati in una dimensione a loro sconosciuta. Sembrava quasi un tunnel, stretto e così lungo da non poterne vedere la fine. Non si potevano distinguere i colori, ce ne erano talmente tanti da non permettere alle loro co
rnee di differenziarli, alcuni non erano nemmeno sicuri di averli mai visti prima di allora.
«È questo ciò che vedi, quando ti teletrasporti?» domandò Vegeta, concentrato su quel prisma di luci infinite che li stava avvolgendo come un soffice abbraccio. Poteva percepire la velocità, ma non riusciva a vederla.
«No, affatto, quando mi teletrasporto non vedo niente, solo il luogo da cui parto e il luogo in cui mi reco» affermò Goku colto di sorpresa da cotanta bellezza. Mai si sarebbe immaginato che viaggiare nel tempo fosse un'esperienza così indescrivibile. 
Le sensazioni che entrambi provarono in quel momento erano talmente difficili da catalogare che smisero di provarci. Si abbandonarono completamente in quel tunnel di diamanti in cui avrebbero potuto rimanere intrappolati senza rendersene conto. 
D'un tratto, in fondo ad esso, un buio improvviso. Il buio più fitto che occhio umano aveva avuto diritto di vedere, persino più tetro del nero dello spazio fuori dal pianeta Terra.
«Ma cosa...» sussurrò il principe dei saiyan percependo la distanza con quell'oscurità farsi sempre più vicina, ma sempre più lentamente. 
«Stiamo rallentando» constatò Goku sporgendosi leggermente in avanti, scorgendo così la soglia che li avrebbe potuti sganciare da quel tunnel di luce in cui avevano viaggiato. 
La macchina procedette sempre più lenta sino a fermarsi. I due saiyan i quali, come sull'orlo di un dirupo, sgranarono gli occhi per essere sicuri di non avere un'allucinazione. Immerso nel buio, un paesaggio a metà tra il post apocalittico e il futuristico si ergeva sotto di loro, come un immenso tappeto ai piedi dell'oscurità. Sconfinato, non si poteva scorgerne la fine né l'inizio, un'aura violaceo-giallastra avvolgeva le rovine di quel mondo indistinguibile, come una nebbia densa o delle nuvole fitte dalle quali si intravedevano costruzioni dall'aspetto metallico.
«Dove diavolo siamo finiti? Questo posto è inquietante».
«Non lo so, ma è come se stessimo osservando questa dimensione dall'alto. Siamo all'uscita, ma non riusciamo a sganciarci dal tunnel spazio temporale» tentò di spiegare Vegeta, avvertendo un senso di nausea e rigetto non appena la macchina del tempo iniziò nuovamente a muoversi, questa volta a ritroso.
«Sta accadendo anche a noi, ci sta risucchiando!» si allarmò Goku tentando di aggrapparsi con la mente al ricordo di quell'immagine tetra, percependo poi il movimento della navicella farsi sempre più accelerato. L'oscurità alla fine del tunnel si fece sempre più lontana ed indistinguibile, mentre il prisma di colori e luci li avvolse nuovamente in un abbraccio sinuoso sino a respingerli acidamente contro quell'epoca dalla quale erano partiti. 
I loro figli e Bulma erano ancora lì, con il naso all'insù congelato dalla neve invernale, quando la macchina apparve nel cielo portatrice di due non così vittoriosi saiyan. Bastò uno sguardo per far capire loro che la missione era andata esattamente come si era svolta nell'epoca futura. 


«È a dir poco incredibile quello che abbiamo visto, Bulma».
«Un paesaggio post apocalittico?» domandò la scienziata al suo migliore amico, il quale le aveva descritto come meglio aveva potuto lo scenario a cui erano stati messi davanti. I bambini, ammutoliti e affascinati al contempo, sedevano sul tappeto stranamente composti. In una situazione di normalità, sarebbero stati iperattivi al limite del fastidioso. 
«Non è facile da spiegare, dall'alto sembravano essere delle costruzioni distrutte, ma guardando meglio mi sembrava quasi fossero ingranaggi. Ingranaggi rotti, come l'interno di un orologio o di un sistema complesso di archiviazione» aggiunse Vegeta maledicendosi di non aver scattato una foto con il palmare che la moglie teneva tra le mani. 
«Esatto, è proprio quello che abbiamo visto noi!» dichiarò Mirai Bulma, in collegamento videotelefonico. «Sembrava quasi la superficie di una scheda di memoria di un pc, con collegamenti strani e degli ingranaggi. Oltre all'alone viola-giallo, quelle "costruzioni" sembravano grigie e-»
«Insomma, poco importa di fare il report geografico di questo posto, dobbiamo capire come andarci!» borbottò Mirai Vegeta rivolto alla compagna, la quale si infastidì dell'interruzione ma si rese perfettamente conto che il punto sarebbe stato davvero quello: come avrebbero potuto arrivare in quel luogo paradossale?
«Se scendessimo dalla macchina del tempo?» domandò Goku ingenuamente, fulminato poi da tutti i presenti, compresi quelli sullo schermo in diretta dall'altra epoca.
«Certo, così rimaniamo bloccati nel cunicolo spazio temporale! Perché non portiamo anche un cestino da pic-nic e ci facciamo merenda dentro!?» lo aggredì verbalmente Vegeta, compiaciuto del fatto che il suo doppio dell'epoca futura gli stesse dando manforte sottolineando il fatto che il loro rivale non fosse altro che un "cretino privo di materia grigia".
Di tutta risposta Goku mostrò la lingua con un gesto infantile, incrementando però la serie di coloriti insulti proferiti da entrambi i principi.
«Calma! Calmatevi immediatamente! Al posto di litigare come bambini pensiamo ad una soluzione» gridò Mirai Trunks sull'orlo di una crisi di nervi. 
«Magari una soluzione intelligente...» mormorò Vegeta nell'orecchio del rivale, per venire poi fulminato da non una, ma ben due Bulma dall'aspetto adirato e notevolmente pericoloso. 
Una vocina roca interruppe la diatriba in punta di piedi, come se non volesse disturbare o come se fosse perfettamente consapevole del fatto che immischiarsi negli affari dei grandi non fosse una così brillante trovata.
«Ehm, ecco...» sussurrò il piccolo Trunks attirando l'attenzione di tutti verso di sé. I suoi grandi occhi azzurri si rispecchiarono in quelli di petrolio del padre e successivamente in quelli della madre, la quale sembrò sorpresa ed incuriosita. Non aveva idea del perché il figlio stesse tentennando così tanto nel proferire parola. Bastò un sorriso, un dolce sorriso per fargli acquisire coraggio, così da farlo inspirare profondamente per dichiarare ciò che nessuno dei presenti si aspettò di sentire. «Forse potrei avere una soluzione».


 

 
Angolo autrice:
Buonasera amici e ben trovati! Finalmente è giovedì, non vedevo l'ora di pubblicare questo capitolo! 
Spero vi sia piaciuto, non sapevo come meglio rendere l'idea dell'attraversamento temporale e della strana dimensione. Spero che si capisca quello che intendo e che nella vostra mente abbiate un'immagine piuttosto chiara di quel posto.
Che idea avrà avuto il piccolo Trunks? Verrà ascoltato? Giovedì prossimo lo scoprirete, intanto vi auguro un buon fine settimana!
Un abbraccio,
Eevaa

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Capitolo 21
*** Coordinazione ***


DRAGON BALL GA : GAME OF AGES



CAPITOLO 21 - COORDINAZIONE
 


Future
 
Da quando il piccolo Trunks si era tirato fuori dal groviglio di confusione arrecata dagli adulti ed era emerso con la dichiarazione di essere in possesso di una probabile soluzione, un silenzio surreale si era creato non in uno, ma in ben due mondi differenti. Nessuno si sarebbe aspettato che un bambino potesse avere la prontezza e la forza di agire nella baraonda più totale, offrendo il proprio aiuto in una situazione difficile e ben distante da quello che gli infanti dovrebbero vivere. 
«Dicci tutto, tesoro» lo spronò Mirai Bulma afferrando più saldamente tra le mani il palmare che stava permettendo loro di comunicare con la famiglia del passato, speranzosa che quel piccolo potesse offrire una soluzione più intelligente di quelle emerse in precedenza. D'altronde era figlio suo, o quasi. 
«Sembra che i nostri mondi si siano in qualche modo collegati, giusto?» domandò Trunks osservando i propri genitori annuire incertamente. «Allora, proprio per questo, secondo me dovreste provare ad inserire le coordinate e avviare le macchine del tempo nello stesso preciso istante».
In un battito di ciglia il piccolo era riuscito a capovolgere la situazione in modo sorprendente, tanto che le bocche di tutti - comprese quelle dei due Vegeta - si spalancarono di stupore e, perché no, anche di ammirazione. Nessuno aveva la certezza che avrebbe funzionato, ma come teoria sembrava essere più che valida, o quantomeno era la soluzione più sensata proposta fino a quel momento.
«Trunks non ha tutti i torti, dobbiamo provare immediatamente» confermò Mirai Bulma alzandosi violentemente dal divano, ruotando il capo prima a destra e poi a sinistra per osservare il figlio ed il compagno annuire compiaciuti. Bulma e il piccolo Goten, nel passato, si complimentarono con il bambino per l’arguta intuizione.
I combattenti, nel fisico stremati da quelle intense ore di preoccupazioni, si recarono con un nuovo obiettivo alle rispettive macchine del tempo, cercando in tutti i modi di mantener viva la fiamma della speranza. Mirai Bulma aveva imparato sulla propria pelle che arrendersi non sarebbe stato lecito. Lei aveva fatto in modo di cambiare il passato ed anche il suo presente, negli anni addietro. Erano state tante le occasioni in cui tutto era sembrato perduto, in cui sarebbe stato molto più facile gettare la spugna, ma lei e suo figlio avevano resistito, avevano lottato insieme per riuscire a ricostruire un mondo (o meglio due mondi) di pace. Non avrebbero potuto permettere che tutti i loro sforzi svanissero in quel modo, non era affatto giusto.
Entrambi avevano solo operato in modo tale da diminuire la sofferenza dei civili, non avevano fatto altro che agire nel modo in cui nessuno dei loro Dei si era preoccupato di fare. Nonostante sapessero che nessuno dovrebbe mai sostituirsi alle entità superiori, avevano piena ragione di credere di aver migliorato notevolmente il destino del pianeta. Senza il loro intervento il mondo sarebbe stato in balia della malvagità degli androidi, sarebbe stato solo una carneficina di innocenti, un luogo tetro di morte e distruzione. Bambini innocenti avevano perso la vita per via di quei mostri spietati e Mirai Trunks li aveva riportati in vita, insieme a tutti i suoi cari.  Non si dovrebbe interferire con il tempo, quello era vero, ma il prezzo da pagare si stava facendo sin troppo alto, nonostante l’opinione delle entità superiori rimanesse quella che egli non era altro che un mero sconsiderato.
No! Non si sarebbe arreso a quel giudizio, egli era convinto di essere più dalla parte della ragione che da quella del torto e, se fossero riusciti a trovare il Padrone del Tempo, avrebbe esposto le sue argomentazioni senza esitare e si sarebbe giustificato sino alla morte, se necessario.
Mirai Trunks strinse i pugni e chiuse gli occhi all'interno della macchina del tempo, poi si ricompose. I suoi genitori erano pronti a scoprire la verità, le coordinate erano già state inserite e lampeggiavano ad intermittenza, in attesa dell’avvio della procedura.
«Ok, siamo pronti. Bulma, è importante che Vegeta prema il pulsante nel nostro stesso istante. Sei in una posizione in cui lui ti possa vedere?» domandò Mirai Bulma, estremamente consapevole che una perfetta sincronizzazione sarebbe stata fondamentale per la buona riuscita del loro piano. 
«Certo. Quando vuoi puoi attivare il conto alla rovescia dal monitor! Buona fortuna» rispose la scienziata del passato sostenuta dai piccoli Trunks e Goten per la vita. Non le mai piaciuto particolarmente essere portata in volo da suo figlio, non era affatto sicura come quando la sorreggeva Vegeta.
La scienziata voltò lo schermo del telefono verso il marito e Goku all'interno della macchina, proprio davanti a lei. Nel caso di successo, infatti, sarebbe stato prezioso avere una persona in collegamento dal pianeta Terra. Proprio per quel motivo la ricetrasmittente non era stata consegnata ai due viaggiatori. 
Una volta che Mirai Bulma mise a fuoco i saiyan del passato - all'interno della macchina del tempo con i pollici alzati - ella attivò il conto alla rovescia sullo schermo del palmare. Di fianco a lei, Mirai Trunks e Mirai Vegeta si aggrapparono saldamente al sedile.
Cinque
Quattro
Tre
Due
Uno



Past

Affrontare un viaggio nel tempo per la seconda volta nel giro di pochi minuti non era di certo un toccasana per i deboli di stomaco. La sensazione di vuoto d’aria data dal tunnel spazio temporale stringeva le membra dei due saiyan così prepotentemente da farli sudare freddo, nonostante lo spettacolo armonioso di luci e colori compreso gratuitamente nel pacchetto. 
«Urca, Vegeta! Pensa davvero a cosa succederebbe se scendessimo in questo momento!» si esaltò l’uomo Goku, sgranando gli occhi per farvici entrare ancor più luce.
«Non essere sciocco, Kaarot. Sarebbe una mossa fin troppo stupida anche per un citrullo come te» gracchiò il principe dei saiyan riflettendo poi sul fatto che, forse, se conosceva una persona tanto avventata e idiota da poter combinare un pasticcio del genere, quello era proprio il suo compagno di viaggio. Sperò con tutto il cuore di non essere costretto a legarlo al sedile per evitare quella follia.
«Sempre il solito simpaticone».
«Fa' silenzio, la macchina sta iniziando a rallentare» lo zittì Vegeta, estirpando sul nascere qualsiasi piagnisteo riguardo ai suoi modi rozzi e poco pacati. 
Goku lo conosceva da una vita, oramai, e non si sarebbe potuto aspettare altrimenti da quel burbero principe. Eppure gli stava bene così. Anzi, forse si divertiva anche a provocarlo un poco solo per il gusto di vederlo perdere la pazienza. 
Ne avevano passate così tante insieme, lui e Vegeta, così tante da non riuscire quasi più a ricordarsi gli occhi da assassino che egli indossava la prima volta che si erano incontrati. Oramai lui era un'altra persona; certo, non era diventato propriamente un essere mite e gentile, ma in confronto ad allora poteva considerarlo una persona buona, specialmente con la sua famiglia.
Goku sapeva che avrebbe dato la vita per quei due e, cielo, quanto avrebbe voluto usare quella macchina del tempo per recarsi al loro primo incontro e riferire tutto a quello sfrontato, beffardo e meschino nanerottolo con la coda e le manie di onnipotenza. Lo osservò nuovamente, stando ben attento a non farsi notare (Vegeta odiava essere fissato), poi sorrise. Quant'era cambiato! No, non nell'aspetto esteriore, in quello non differiva quasi per nulla a quando era giunto sulla Terra; non una ruga segnava il viso appuntito del principe dei saiyan. Era cambiato nel profondo dell'anima, lo si percepiva dalla sua aura. Vegeta non sarebbe stato mai più una minaccia per il loro pianeta, da dopo lo scontro con Majin-Bu aveva raggiunto un nuovo livello di umanità, quello definitivo. Era suo amico, oltre ad essere suo rivale, e lo ammirava. Lo ammirava davvero per l'evoluzione da lui compiuta, lo stimava forse di più di qualsiasi altra persona al mondo. Ovviamente non gliel'avrebbe mai detto, altrimenti si sarebbe ritrovato un occhio nero (il principe odiava anche i sentimentalismi). 
«Guarda, Vegeta, ci stiamo avvicinando di nuovo all'oscurità!» puntualizzò Goku, concentrandosi fermamente su quel punto oscuro a pochi metri da loro.
Erano vicini, sempre più vicini. L’uscita dal tunnel spazio temporale era oramai a pochi metri da loro, i quali oramai procedevano ad una velocità minima. In pochi secondi avrebbero raggiunto il dirupo sotto al quale la prima volta avevano visto la dimensione tetra dall'aspetto indescrivibile.
Eccola lì, imponente e terrificante. La città di rovine e ferro si trovava sotto lo strapiombo di quel tunnel dal quale erano appena emersi. 
«Stiamo uscendo più allo scoperto rispetto all'ultima volta» constatò Goku, troppo impegnato ad osservare dal vetro la vastità sotto ai propri piedi per accorgersi che il principe dei saiyan, sconcertato più che mai, aveva iniziato a sudare freddo guardando dritto di fronte a sé.  




Future

«Non è possibile» mormorò Mirai Vegeta con la bocca spalancata e le pupille completamente dilatate, così come quelle degli altri due membri della sua famiglia.
Avevano intuito che qualcosa fosse cambiato dal primo viaggio da loro effettuato dal momento in cui la macchina del tempo non si era fermata all'uscita di quell'immensa autostrada spazio-temporale dai colori accecanti ma, al contrario, avevano proceduto a velocità minima sormontando quella dimensione ferrosa, senza però atterrarvici. 
Quel che più aveva sconvolto i tre membri dell’equipaggio, però, non era stata affatto la vista di quella città futuristica sotto ai loro piedi, bensì ciò che si trovava proprio di fronte a loro, sempre più vicino, sempre più reale.
«Sono... sono veramente loro!» balbettò Mirai Trunks appoggiando la mano sul vetro della cupola, spaventato e allo stesso tempo estasiato. 
«Loro chi? Fatemi vedere!» domandò Bulma del passato ancora in collegamento telefonico, prima che Mirai Bulma voltasse la telecamera per mostrare all'interlocutrice il motivo di cotanto fermento.
La macchina del tempo della dimensione passata si trovava proprio lì, a pochi metri dalla loro, perfettamente identica e maestosa. Dietro di essa, un buco di luce abbagliante brillava come la luna piena in una notte d’estate. Vegeta, con un’espressione in volto equivalente alla sua copia del futuro, li stava osservando anch'egli con una mano appoggiata al vetro della sua navicella. Ci vollero pochi secondi prima che anche Goku si accorgesse della loro presenza, spaventandosi non poco.
«Santo cielo, è incredibile
«Siamo vicinissimi, ma non riusciamo a raggiungerli!» constatò Mirai Trunks facendo cenni ai due saiyan del passato, i quali risposero con gesti di smarrimento. 
Nessuno sapeva quel che avrebbero dovuto fare, erano vicini ma non c’era alcun modo di collidere o atterrare.  
«Cosa possiamo fare? Io non so proprio che-» Mirai Bulma venne interrotta da un movimento lieve della macchina del tempo, che riprese a viaggiare a ritroso, allontanandosi nuovamente da quella dei propri amici. 
«Sta succedendo di nuovo!» disse Mirai Vegeta guardandosi indietro: stavano rientrando nel tunnel spazio temporale, così come le loro copie del passato, esattamente come la prima volta. Lanciò un ultimo sguardo all'altro principe dei saiyan, prima di vederlo sparire inghiottito nel fascio di luce opposto al loro. 


Il piano del piccolo Trunks, sebbene avesse cambiato lievemente il corso del loro viaggio, non aveva funzionato. Avevano fallito un’altra volta, non erano riusciti a rimanere in quella dimensione.
Sconsolati e più nervosi che mai, i tre atterrarono nuovamente nella loro epoca senza dire una parola, aspettando che fossero i loro doppioni, una volta raggiunta la Bulma del loro mondo, a proferire una sentenza telefonica riguardante quell'ennesimo buco nell'acqua. Si erano forse dimenticati qualcosa? Avevano sbagliato a coordinarsi? Avrebbero dovuto compiere qualche gesto una volta giunti a destinazione? Una parola d'ordine? 
Ciò che più faceva ribollire il sangue di rabbia ai coinvolti era che non sapevano darsi risposte certe alle loro domande, ogni tentativo risultò inutile e poco proficuo. Arrivati a quel punto cieco, oramai, la luce di speranza negli occhi di tutti stava piano piano scemando. Non avevano più idee, nessuno di loro. Neppure quel sempliciotto di Goku era più invogliato a dar soluzioni improbabili. 
Mirai Vegeta, la quale pazienza sembrò essersi esaurita, sferrò un pugno rabbioso al terreno, provocando una spaventosa scossa di terremoto. I suoi occhi sembrarono accendersi di pura frustrazione: ciò che più non sopportava erano i fallimenti. La sua voce echeggiò come un tuono verso nel cielo oscuro, più potente e minacciosa che mai, in un urlo disperato. «COSA DIAVOLO DOBBIAMO FARE?!»


 


Angolo autrice:
Buongiorno signori e signore, finalmente è giovedì. Bollettino del giorno? Ennesimo buco nell'acqua per i nostri eroi, accidenti. Proprio non ce la fanno ad arrivare da questo dannatissimo Padrone del Tempo, e il nostro Mirai Principe si sta inca**ando. Ma qualcosa mi dice che la prossima settimana ci saranno delle evoluzioni ;)
Sapete, aspettare il giovedì per rendervi partecipi di quello che scrivo è una vera tortura! Ma, purtroppo, sono costretta a farlo da impegni improrogabili. Non vedo l'ora delle ferie >.< sono stanca! Sto lavorando da 2 anni di fila senza fare le vacanze.. spero proprio di riuscire ad ottenere almeno una settimana, quest'estate! Voglio andare al mare. Ma sto divagando, bando alle ciance. Avete dei suggerimenti per i nostri eroi? Cioè, il loro destino è già stato scritto, ma mi piace molto leggere i vostri pareri e le vostre idee. Ad esempio kamehamegoku c'era andata molto vicina a cosa sarebbe successo in questo capitolo! Complimenti :D
Un abbraccio a tutti e a giovedì!
Eevaa

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Capitolo 22
*** I viaggiatori del tempo ***


DRAGON BALL GA : GAME OF AGES



CAPITOLO 22 - I VIAGGIATORI DEL TEMPO


 
Future

 
Le palpebre socchiuse del principe dei saiyan tremarono lievemente, il cielo sopra di lui si fece improvvisamente più chiaro, arancione e poi azzurro. Le nuvole, in una corsa sfrenata, roteavano velocemente nel cielo spargendo il loro pianto qua e là a momenti alterni. Il tempo scorreva all'indietro molto velocemente, il calendario portava a ritroso i giorni pericolosamente e incessantemente. Ogni tanto qualche pausa, ogni tanto qualche accelerazione. Ad occhio e croce rimanevano loro poco più di sei ore per mettere in ordine le cose, ma nulla sembrava funzionare. 
«Cosa dobbiamo fare...» ripeté nuovamente Mirai Vegeta con voce roca, digrignando i denti con i pugni ancora stretti poggiati al terreno. La sua compagna si avvicinò a lui a passi lenti e demotivati, sedendosi poi al suo fianco. Le voci provenienti dalla videochiamata erano talmente fievoli che nessuno riuscì a distinguere chi stesse tentando di spiegare ai piccoli Goten e Trunks che anche quel tentativo fosse miserabilmente fallito. 
«Lo so io cosa dovete fare!» rimbombò una voce proveniente da chissà dove, facendo trasalire sia la famiglia del futuro che quella del passato in collegamento telefonico. La voce di Mirai Re Kaioh era così potente e acuta che persino attraverso la ricetrasmittente poterono udirla. «iI piccolo Trunks aveva ragione!» 
Dallo schermo del telefono si riuscì perfettamente a distinguere il bambino muoversi velocemente per raggiungere la madre, incuriosito, mentre Mirai Vegeta e Mirai Bulma non persero tempo a sollevarsi dal terreno per volgere uno sguardo interrogativo verso il cielo.
«Ma come? Ci abbiamo provato, ma di certo non ha funzionato!» asserì Mirai Trunks, confuso dall'affermazione proveniente dal mondo dei Kaiohshin. 
«Perché non avete usato la testa!» spiegò nuovamente Mirai Re Kaioh. «Avete inserito le stesse coordinate nella macchina del tempo, ma avete tralasciato un particolare fondamentale: non l'avete fatto insieme»
«Certo che l'abbiamo fatto insieme, ci siamo anche coordinati! Siamo sicuri di aver premuto il pulsante nel medesimo istante» insistette Mirai Bulma con tono pericolosamente saccente. 
«Non ho detto nello stesso momento, ho detto "insieme"! Non eravate le stesse persone in entrambe le macchine!»
Entrambe le famiglie si guardarono attraverso il telefono, più stupite che mai. L'errore era più che palese ora che erano stati posti di fronte ad esso, ma di certo nessuno ci sarebbe arrivato senza l'intervento di quell'entità.
«E non potevi dircelo prima?! Non era certo un'intuizione così semplice, razza di-» commentò un adirato Mirai Vegeta, frenato immediatamente dalla compagna, la quale lo zittì prontamente prima di dare via a un nuovo circolo vizioso di accuse e insulti.
«Le vostre epoche è come se fossero già unite da un filo invisibile, dovete comportarvi e ragionare come se foste un tutt'uno. Buona fortuna!» augurò Mirai Re Kaioh, interrompendo così la comunicazione con il mondo dei Kaiohshin. Probabilmente li stavano osservando attentamente insieme a Mirai Goku, attraverso le potenti antenne di quell'entità dell'aldilà. 
«Bene! E adesso chi ci va di noi?» domandò Mirai Bulma, ponendo l'attenzione su una questione di vitale importanza. Una questione che avrebbe pregiudicato totalmente l'andamento della missione. 

 



Past


Si erano dati pochi minuti per decidere coloro i quali avrebbero partecipato alla spedizione in quel posto dimenticato dagli Dei, ma le discussioni si erano fatte così animate e così ricche di tensione che non erano ancora riusciti a decidere nient'altro oltre che mandare di sicuro i due Vegeta. Non erano a conoscenza di cosa gli sarebbe spettato una volta giunti là, ma di sicuro non sarebbe stata una gita in campagna.
«Non possiamo mandare te, razza di scemo. Noi non abbiamo alcun Kaarot in vita qui!» gridò Mirai Vegeta dal telefono all'ennesimo tentativo del suo rivale del passato di inserirsi tra i candidati alla missione. Goku incrociò le braccia e si ammutolì. Non bastava avere un Vegeta ad insultarlo e dargli del tonto... ora aveva a che fare con ben due principi sbruffoni e maleducati.
«Potremmo provare a chiedere a Gohan, lui esiste in entrambi gli universi!» propose Bulma rivolgendosi al marito, il quale storse visibilmente il naso.
«Dovremmo perdere tempo a spiegare ad entrambi tutto il nostro operato, e noi abbiamo una certa fretta!»
«Proprio non capisco perché non posso andare io».
«Sei solo un bambino, Trunks!» rispose Bulma con tono preoccupato. 
«Ma così non può andare neanche Mirai Trunks» controbatté il piccolo, osservando sullo schermo il suo doppione annuire amareggiato. 
«Serve una persona che possa usare l'intelletto nel caso ci siano prove di quel tipo. Dovremmo andare noi, Bulma» propose la scienziata del futuro. 
«Ci state per caso dando degli stupidi? E comunque no! Voi servite qui, nel caso avessimo bisogno della vostra intelligenza potremmo chiamarvi e potreste usare i vostri strumenti per delle ricerche» sentenziò Vegeta, tentando di dissuadere sua moglie da salire su quella macchina. 
«Anche Mirai Trunks può farlo» tentò di spiegare Bulma, rivolgendosi con uno sguardo insistente verso il marito. Egli, spazientito, la prese  per un braccio e la trascinò nella stanza accanto con un gesto inaspettato. Goku, mollato nel laboratorio con lo smartphone in mano, non poté fare a meno di domandarsi quale fosse il problema. 


«Cosa diavolo ti salta in mente?» sussurrò Vegeta stando ben attento a non farsi sentire nell'altra stanza, nella quale le discussioni stavano procedendo animatamente dopo la breve pausa di confusione lasciata dai due coniugi spariti improvvisamente. 
«Perché non posso venire con te?» domandò Bulma, osservando il principe scuotere nervosamente il capo.
«Perché no, non nelle tue condizioni».
«Non sono malata, sono incinta! Preferisci veramente che vada nostro figlio?» 
«Nostro figlio ha combattuto valorosamente contro nemici terribili. È in grado di difendersi, tu invece no e io non potrei garantirti, anzi, garantirvi una completa protezione» spiegò pazientemente il principe dei saiyan, tentando in tutti i modi di non perdere le staffe e soprattutto di non far sembrare la sua preoccupazione un gesto di imposizione nei confronti della donna. «Inoltre credo davvero che tu e Mirai Bulma siate più utili da qui, nel caso ci servisse la vostra conoscenza».
Egli conosceva bene sua moglie e, da che mondo e mondo, non era affatto una persona che amava sentirsi obbligata o ricevere divieti. Più e più volte l'aveva vista mettersi nei pasticci solo per mera curiosità, già durante il loro primo incontro su Namek egli aveva già compreso con che tipo avesse a che fare. Bulma detestava essere tagliata fuori dalle avventure e non era una persona così ragionevole da comprendere quale fosse il limite da non superare, ma in quel caso lo capì. Lo capì dagli occhi di quel principe, lo capì dal tono delle sue parole.
Non l'avrebbe fatto per se stessa, ma l'avrebbe fatto per lui e per il loro bambino. Sapeva che dandogli delle preoccupazioni egli non avrebbe svolto il suo dovere di combattente in maniera serena, ed era fondamentale che Vegeta fosse nel pieno delle sue facoltà, una volta giunto nella dimensione sconosciuta. Così Bulma mise completamente da parte il proprio orgoglio e la propria testardaggine per lui. Per loro
«E va bene, ma ti prego, tieni d'occhio Trunks, ricordati che ha solo otto anni. Dovete stare molto attenti».
«Tsk. Come sempre» disse a bassa voce il principe dei saiyan, in cuor suo profondamente felice e anche piuttosto gongolante per averla avuta vinta, per una volta, con sua moglie. Evento più unico che raro che si sentì di festeggiare dandole di nascosto da tutti un lieve bacio in fonte, prima di tornare con un sorriso compiaciuto nell'altra stanza. Calò il completo silenzio. 
Persino Goku, il quale si era nuovamente proposto come candidato facendo notevolmente infuriare Mirai Vegeta (fortunatamente distante abbastanza da non potergli mettere le mani al collo), si zittì prontamente alla vista dei due coniugi dall'aria soddisfatta e compiaciuta. 
Il principe dei saiyan si avvicinò a passi svelti poggiando una mano sulla spalla di suo figlio, il quale rispose al suo sguardo severo con immensa preoccupazione.
«Trunks. Te la senti di venire con me?» domandò Vegeta squadrando il piccoletto dall'alto verso il basso. Egli mostrò un sorriso a trentadue denti. Il principe sapeva perfettamente di avergli appena donato una soddisfazione immensa dandogli una tale responsabilità, e sapeva anche suo figlio non l'avrebbe affatto deluso. Non l'aveva mai fatto, era sempre stato un bravo bambino, coraggioso e forte. Ciò bastava ampiamente a fargli dimenticare il lato birbante del carattere e tutte le sue marachelle. 
«Evviva! Evviva! Certo papà, sono prontissimo!» urlò di gioia il piccolo, saltellando sul posto seguito a sua volta da Goten, il quale fu particolarmente felice della conquista del suo migliore amico. Avrebbe tanto desiderato unirsi a lui in quella missione, ma era a conoscenza che nell'universo futuro lui non fosse mai nato, ergo non ci sarebbe stata una sua copia per bilanciare la macchina del tempo. 

«Bene, allora è deciso. Andranno i due Trunks e i due Vegeta. Mirai Bulma, credo che sia meglio che tenga tu la ricetrasmittente, nel futuro avete tecnologie più avanzate in caso di bisogno per qualche ricerca» proferì la scienziata, sospirando affranta, comprendendo alla perfezione che così facendo lei sarebbe rimasta completamente all'oscuro di tutto ciò che sarebbe successo. Si fece carico di un peso enorme, ma era necessario per il buon andamento della missione. 
«Trunks, tesoro. Tieni gli occhi aperti e fai sempre quello che ti dice papà» sussurrò poi ella, inginocchiata per riuscire a guardare meglio il viso felice e coraggioso di quel bambino. Il suo bambino.
«Promesso, mamma. Hey! Io sono grande, non devi preoccuparti per me!» 
«Ma certo che lo sei...» gli sussurrò nell'orecchio dandogli un bacio sulla guancia che egli si asciugò con il dorso della mano, arrossendo visibilmente.
Trunks non amava essere trattato come un moccioso - sopratutto davanti al suo amico Goten - ma in quel momento egli capì che sarebbe stato il caso di non controbattere all'affetto di sua madre. Era perfettamente cosciente che non sarebbe stata una missione semplice, non si trattava affatto di un gioco, ci sarebbero stati chissà quali pericoli da affrontare, avrebbero anche potuto non tornare indietro, avrebbero potuto fallire. Le sorrise nel modo più dolce possibile prima di salire con un agile balzo all'interno della macchina del tempo. Rimase affascinato: sembrava un'astronave, c'erano un sacco di pulsanti e lucine colorate. Era più emozionato che mai, oltre ad essere segretamente anche un poco spaventato. Ma non l'avrebbe mai ammesso a nessuno, soprattutto a suo padre. 
«Abbi cura di Trunks e tornate vittoriosi!» disse Bulma consegnando la ricetrasmittente nelle mani nel marito, il quale annuì seriamente con il capo. Vegeta, poi, si avvicinò di soppiato al suo rivale. Lo guardò profondamente negli occhi stando ben attento che né la moglie né il piccolo Goten potessero udire le sue parole.
«Nel caso risolvessimo tutto ma non riuscissimo a tornare, ti prego, prenditi cura di lei» sibilò Vegeta senza alcuna espressione in volto. Goku ricambiò il suo sguardo tetro diventando improvvisamente serio. In lui non vi fu improvvisamente più traccia dell'uomo bizzarro e sciocco che tutti conoscevano, non c'era più traccia di quegli occhi allegri e il sorriso contagioso, solo un profondo contatto visivo che non lasciò spazio a parola alcuna. Non ce ne fu bisogno e Vegeta sapeva che quell'idiota - nonostante fosse, appunto, un idiota - era davvero un buon amico e avrebbe fatto quel che gli aveva chiesto. 
Volò a sedersi accanto a Trunks e, collegandosi alla ricetrasmittente, inserì le coordinate sulla pulsantiera. Mirai Bulma, la quale non aveva nessuno che la reggesse in volo, era in piedi su una scala con la ricetrasmittente tra le mani, in modo da poter mostrare il conto alla rovescia agli altri due viaggiatori nel tempo in collegamento telefonico. 
«Tieniti forte, Trunks» suggerì Vegeta con tono impassibile, osservando il countdown comparire sullo schermo.
Cinque
Quattro
Tre
Due
Uno

 


Angolo autrice: 
Buongiorno amici dell'internet :D è di nuovo arrivato il nostro appuntamento del giovedì e finalmente ho potuto pubblicare il nuovo capitolo.
Spero vi sia piaciuto, finalmente si stanno evolvendo le cose e c'è una minima speranza che questa dannatissima volta, dopo ventidue capitoli, ce l'abbiano fatta a raggiungere questo fantomatico Padrone del Tempo. 
Che dite? Sarà davvero così? ;) le cose saranno facili o dovranno affrontare ancora mille peripezie? Non siete impazienti di sapere come andrà il primissimo incontro tra i due Vegeta?!
Vi do una buona notizia: a causa di impegni che mi porteranno via tutta la giornata di giovedì prossimo, pubblicherò il prossimo capitolo con un giorno di anticipo, mercoledì! 
A prestissimo!
Eevaa

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Capitolo 23
*** Al di là del tunnel ***


DRAGON BALL GA : GAME OF AGES



CAPITOLO 23 - AL DI LÀ DEL TUNNEL


 
Hic et nunc
 
Quella volta non si erano fermati, quella volta non avevano rallentato fino a bloccarsi nel bel mezzo dei due tunnel spazio temporali. In quel tentativo era andata diversamente: ce l'avevano fatta. 
Si erano guardati, in lontananza, per poi avvicinarsi fino a far collidere le due macchine del tempo. Avevano poi preso una lieve rincorsa verso il terreno. Le gambe meccaniche delle due navicelle si erano appoggiate al suolo con un rumore sordo, dopo aver attraversato l'aura giallo-violacea di quella dimensione surreale su cui erano atterrati.
L'una di fronte all'altra, le navicelle del tempo mostrarono i loro viaggiatori troppo intenti a scrutarsi a vicenda per poter compiere nell'immediato il passo di scendere. 
Il primo a muoversi fu Vegeta il quale, seguito dal figlioletto, scese con un balzo dalla macchina appoggiando i piedi su quello che sembrò essere freddo acciaio. Si guardò intorno, poi alzò gli occhi al cielo, se così esso si poteva chiamare: un immenso tetto di nuvole dal colore tutt'altro che rassicurante aleggiava al di sopra delle loro teste, non lasciando intravedere oltre che quella fitta nebula malsana. Non vi era più traccia dei tunnel spazio temporali o, se ancora fossero stati aperti, non avrebbe di certo potuto scorgerli. 
Il lieve poggiarsi dei piedi dei due saiyan provenienti dal futuro fece distrarre il principe, facendogli riportare il viso in una posizione neutra. Mirai Trunks, allibito e al contempo affascinato, ruotò il capo a destra e sinistra per guardarsi intorno. Quello scenario futuristico sembrò ancor più immenso di quando l'aveva scorto dall'alto: tutto sembrava un grosso agglomerato di ingranaggi in ferro e acciaio, lunghe e lunghe distese di detriti dall'aspetto antico ma dal materiale inusuale. Non vi era traccia di roccia e di legno, solo ruggine e metallo. I colori variavano dal grigio scuro al rame, dal nero a qualche piccolo inserto color oro. Delle torri più alte si ergevano qua e là, desolate e impotenti, alcune completamente spezzate da chissà quale cataclisma. Quale potenza era stata in grado di sgretolare il ferro? 
«Sembra una discarica di robot» commentò Mirai Vegeta inspirando profondamente per annusare l'insopportabile l'odore di ruggine e ferro presente nell'aria. Tutto era incredibilmente pesante, dalla gravità all'ossigeno. Non vi erano montagne all'orizzonte, solo una lunga distesa di ingranaggi fermi e lastre di ferro battuto lunghe come strade. Nessuna casa, nessuna abitazione, solo qualche costruzione liscia e squadrata. 
Lo sguardo di Vegeta si posò improvvisamente sulla sua copia identica proprio di fronte a sé, a meno di due metri da lui. A parte i vestiti, nulla differiva tra loro. La stessa espressione dura e accigliata, gli stessi occhi di petrolio e i capelli a fiamma. Si scrutarono con lo sguardo più penetrante che il piccolo Trunks avesse mai visto in suo padre, li sentì stringere i pugni e digrignare i denti. Scintille dorate esplosero silenziose dalle loro mani possenti, non lasciando presagire a nulla di buono. Nessuno dei due riuscì a comprendere quale fosse il sentimento provato nel vedersi rispecchiati in un altro essere. Vedersi attraverso uno schermo era stata tutta un'altra cosa. 
Entrambi i Trunks preferirono non proferire parola a riguardo. 
«Dannazione» esclamò Mirai Trunks prendendo tra le mani la ricetrasmittente, girandola e rigirandola premendo sul palmare insistentemente.
«Che succede?» domandò il piccolo Trunks sulle punte dei piedi, nel tentativo di vedere meglio ciò che il suo doppione stesse facendo.
«Non c'è segnale. Il telefono qui non funziona!» 
«Di bene in meglio, e adesso che facciamo?» ringhiò Mirai Vegeta.
«Non lo so, non saprei nemmeno da dove cominciare» rispose Mirai Trunks, accigliato. «Questo posto è un labirinto di ruggine, mi viene il tetano solo a respirare».
Il piccolo Trunks guardò prima suo padre, poi quell'uomo proveniente dal futuro identico a suo padre. Non riusciva a smettere di guardarli, quei due, così identici, così diversi; eppure sarebbe stato in grado di distinguere quello "vero" tra mille. Il suo papà non era cattivo, o almeno non lo era più, mentre nell'altro ancora poteva scorgere quel briciolo di sadismo e malvagità che un tempo risiedevano anche nel suo Vegeta. Non aveva paura di lui, era solo curioso, bramoso di conoscere quello che non era altri che suo padre di quando egli era soltanto un neonato. Se aveva capito bene l'età era quella, Mirai Vegeta era morto quando lui del futuro era solo un infante. 
«Che hai da guardare, ragazzino?» domandò bruscamente il principe dei saiyan del futuro, notando la peculiare attenzione con la quale quel moccioso lo stava osservando. 
«N-niente. Scusa pap... Mirai Vegeta» balbettò Trunks facendo un passo indietro, sentendosi terribilmente in difetto per averlo squadrato così insistentemente. Mirai Trunks però rise, rassicurandolo del fatto che, forse, non doveva preoccuparsi dei modi rudi di quella versione più cupa del suo papà. 
Mirai Vegeta proprio non capiva proprio cosa gli passasse per la testa, ma quando lo sguardo del piccoletto incontrò il suo egli si calmò: non avrebbe dovuto aggredirlo. Si trattava in fin dei conti di suo figlio, era normale che provasse curiosità. Ricambiò il suo sguardo per un attimo, togliendosi dalla faccia quell'espressione meschina per far posto ad uno sguardo più pacato. Si era perso tutto dell'infanzia di suo figlio, era passato da vederlo neonato a conoscerlo da uomo; tutto sommato non era così male poterci avere a che fare anche in quella versione.
«Bene, direi che possiamo piantarla di starcene con le mani in mano e dare un'occhiata in giro. Mettiamo via le macchine del tempo, poi io e Trunks andremo da questa parte, voi cercate per di là. Se trovate qualcosa, aumentate l'aura alla massima potenza!» suggerì Vegeta, facendo cenno al suo figlioletto di seguirlo, dopo aver ricollocato la macchine del tempo in una capsula.
 

Non vi erano cielo né stelle da seguire, nemmeno una luna che indicasse loro la strada. A zonzo come avvoltoi sopra le carcasse, i saiyan procedevano la loro folle ricerca con l'arsura in bocca e le palpebre stremate. Erano svegli da troppe ore, proprio dal momento in cui il tempo aveva iniziato a giocar loro scherzi terribili. Avevano persino dimenticato quanti minuti sarebbero rimasti loro prima della collisione, non sapevano nemmeno se il tempo stesse scorrendo, in quella dimensione. Il riposo non era contemplato, nonostante le energie con le quali stavano affrontando quell'ennesima ricerca fossero state ridotte all'osso.
Padre figlio da una parte, padre e figlio dall'altra. Due coppie con le identiche persone, con un trascorso completamente differente. 
«Questo posto è completamente deserto» affermò Mirai Trunks rivolgendosi al padre, che volava veloce accanto a lui. Ferro e ruggine e un manto giallo-violaceo come coperta. 
«E per di più è tutto uguale, sembra di stare in un labirinto» aggiunse Mirai Vegeta, sovrastando l'ennesima torre semi-distrutta.
Dall'altra parte, qualche chilometro più ad est, l'altra coppia procedeva la loro ricerca allo stesso identico modo: senza risultati. Ciò che più faceva adirare Vegeta era che probabilmente, di quel passo, l'aria nefasta e pesante di quella dimensione sarebbe stata l'ultima boccata d'ossigeno nei suoi polmoni. Odiava quel posto, gli ricordava tanto i pianeti che egli aveva distrutto con le sue stesse mani, in passato. La desolazione da lui stesso creata in luoghi simili a quello bruciava ancora tra i suoi palmi assassini, così chiuse gli occhi e tentò di portare la mente altrove, invano. Non sarebbe bastato il pentimento a salvarlo dall'inferno, se mai ne sarebbe ancora esistito uno dopo la collisione degli universi; sapeva bene che, nonostante tutto, sarebbe tornato lì, nello stesso luogo ove il suo spirito aveva riposato dopo le sue precedenti morti, contro Freezer e Majin Bu. Ma come aveva detto Kaiohshin, nella peggiore delle ipotesi, molto probabilmente non sarebbero più esisti né paradiso né inferno. Tanto meglio per lui.
Guardò il piccolo Trunks pieno di energie, avrebbe dato qualsiasi cosa per poter avere la forza di quel ragazzino. Ripensò a Bulma e al figlio che avrebbe potuto non mettere mai al mondo e si fece forza, avrebbe dovuto andare avanti fino alla fine, ad ogni costo. 

 
 
 
«Papà, ci siamo persi?» domandò il bambino, frenandosi in volo al di sopra di un gigantesco ingranaggio arrugginito. 
«Non direi "persi", in fondo non abbiamo alcun punto d'arrivo» precisò il principe dei saiyan scrutando l'orizzonte. 
Niente. Non si vedeva né un inizio né una fine. Quel posto non aveva alcun punto di riferimento, non si riusciva a scorgere niente se non vecchia ferraglia e torri distrutte. Non un castello, non un lago, solo infinite distese di rottami che anestetizzavano il senso dell'orientamento. 
«Ma questo accidenti di Padrone del Tempo non ha un casa?! Dove vive?» si lamentò Trunks procedendo a piedi, seguito dal padre intento a guardargli le spalle.
Vegeta spalancò gli occhi, con l'assoluta certezza di aver udito uno scricchiolio, un lieve fruscio dietro di sé. Si girò di scatto ma non vide nulla, poi lanciò uno sguardo inquisitore al figlio: egli non aveva udito nulla. Che la stanchezza e la fame gli stessero facendo venire le allucinazioni?
Un altro rumore, poi un altro ancora. Oramai era certo che qualcuno li stesse seguendo, osservando. Certo, a meno che non fossero solo paranoie. Del resto non avvertiva alcuna aura nei paraggi, oltre alle fievolissime presenze di Mirai Vegeta e Mirai Trunks, oramai lontani chissà quanti chilometri. 
«Papà» lo richiamò il figlio, interrompendo il suo cammino alla ricerca dell'ignoto.
«Mmm?»
«Non siamo soli» constatò con un sussurro il bambino, facendo aumentare il battito al principe dei saiyan. Fu parecchio sorpreso del fatto che, nonostante la giovane età, il suo piccolo Trunks possedesse già una così peculiare attenzione ai dettagli. Ma perché sorprendersi, poi? Si trattava di suo figlio, non di un bambino qualunque. Era speciale, un vero prodigio d'intelletto oltre che un valoroso combattente. 
«Già. Tieni occhi ed orecchie ben aperti» consigliò il padre, pur essendo ben certo che non ci sarebbe stato alcun bisogno di rammentarglielo. 
Tutto taceva, un ingombrante silenzio regnava su quello strano "pianeta", se così esso si poteva definire. Il peso dell'atmosfera premeva sulle loro spalle come un bagaglio invisibile legato al collo, persino concentrarsi risultava faticoso. Non avrebbero retto ancora per molto, la tensione palpabile proliferava come un germe infido, le vene sul collo del principe dei saiyan pulsavano di impazienza.
Ed eccolo lì, l'ennesimo scroscio di vento in un mondo in cui vento non esisteva. Padre e figlio si voltarono, e nelle loro iridi terrorizzate si impresse l'immagine di quello che aveva tutta l'aria di essere una figura mistica e inquietante. 
Tre occhi di carbone spalancati, incorniciati da profonde occhiaie nere che il colorito violaceo della pelle lucida mettevano in risalto. Le vene delle braccia risalivano arancioni sino al collo lungo e snello, ancor più accentuato dall'unico ciuffo di capelli dello stesso colore legati in un codino bizzarro. Una lunga tunica nera e tetra ricopriva l'ossuto corpo dell'alieno sino ai piedi nudi, piedi con sole tre lunghe dita. Al collo un cimelio dall'aria pesante raffigurante due diamanti con le punte rivolte l'una verso l'altra come per formare una clessidra. Inespressivo ed angosciante, quell'essere era sicuramente lo stesso rappresentato nell'antico libro trovato da Mirai Trunks.
Vegeta non ebbe alcun dubbio riguardo a chi fosse: egli era nient'altri che il Padrone del Tempo.


 

 
Angolo autrice:
Ed eccoci qua! Siamo arrivati finalmente, dopo ventitré capitoli, nella dimensione ferrosa del qui ed ora! E, sorpresa delle sorprese, il Padrone del Tempo si è già fatto vivo. Brutto è brutto, inquietante è inquietante, ora bisognerà vedere che intenzioni avrà! 
Come promesso ho pubblicato questo capitolo un giorno prima del previsto, mentre per il prossimo dovrete aspettare fino a giovedì! Mi dispiace lasciarvi con il fiato in sospeso, però mi piace al contempo lasciarvi il tempo di lavorare con l'immaginazione. Adesso che succederà? 
A prestissimo!
Eevaa

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Capitolo 24
*** Il Padrone del Tempo ***


DRAGON BALL GA : GAME OF AGES



CAPITOLO 24 - IL PADRONE DEL TEMPO
 


Hic et nunc

 
Il principe Vegeta, nonostante le numerose battaglie e nemici temibili e glaciali, giurò di non aver mai visto in vita sua uno sguardo così pietrificante. Nero come l'oscurità alla fine del tunnel spazio temporale, tetro come l'inferno. Quando quell'essere mistico si decise finalmente a parlare, il suono della sua voce perforò i timpani dei saiyan come un gesso sulla lavagna, acido e terribilmente pungente. 
«Alla fine ci siete riusciti. Siete davvero arrivati fino a qui» proferì l'inquietante figura ancora immobile ed impassibile. Vegeta, il quale non aveva perso tempo a scansare il figlio appena dietro di sé tenendo il braccio teso, digrignò i denti in un ringhio silenzioso. 
«I miei complimenti, umani» proseguì con tono della voce indecifrabile. «Ma, con mio enorme disappunto, ciò mi porta a pensare che la lezione non vi sia affatto servita».
«Se per "lezione" intendi il tuo scopo di annientarci tutti, allora è evidente di come tu non sia a conoscenza dell'innato spirito di sopravvivenza umana» controbatté Vegeta tentando il più possibile di non sbattere le palpebre per non lasciare a quell'essere nemmeno un millesimo di secondo di vantaggio per attaccare. Effettivamente non sapeva se egli fosse in grado di combattere, ma qualcosa portava il guerriero a pensare che la situazione non fosse per niente sicura. 
Per la prima volta dopo parecchi minuti di immobilità, il Padrone del Tempo socchiuse lievemente i tre occhi in un gesto nervoso, probabilmente infastidito da sfrontatezza con la quale il principe dei saiyan aveva risposto. 
«Vi siete divertiti a prendervi gioco di me, cambiando in continuazione l'ordine delle cose, stravolgendo le conseguenze degli eventi. Ingrati e sconsiderati, non vi siete accontentati di ciò che il destino aveva in serbo per voi, questa è la giusta punizione per il vostro affronto. E ora sono io, Tuurmerik, il sacro Padrone del Tempo e dello Spazio, a decidere della vostra sorte».
«Il destino che era stato scelto per Mirai Trunks era crudele ed ingiusto!» gridò il bambino superando con un passo il braccio teso del padre, il quale tentò invano di fermarlo. 
«Non spetta a voi decidere ciò che è giusto o non è giusto e tu, ragazzino impertinente, come osi rivolgerti a me con cotanta maleducazione?» sibilò Tuurmerik, indignato e disgustato da quella feccia umana che aveva osato varcare la soglia della sua dimensione. 
«Trunks! Da ora in poi parlerai solo se interpellato» ordinò il principe dei saiyan al figlio, avanzando verso di lui sino a lasciarselo nuovamente alle spalle. Fece cadere le proprie braccia lungo ai fianchi ed incrociò nuovamente il temibile sguardo di quell'essere rivoltante. «Tuurmerik, noi siamo venuti qui solo per chiederti di rimettere a posto le cose, in cambio promettiamo solennemente di distruggere le macchine del tempo. Non giocheremo mai più con ciò che ti appartiene, non intendevamo affatto offenderti così facendo. Ti preghiamo di accettare la nostra richiesta».
Non avrebbe mai voluto abbassarsi a tanto, Vegeta, non avrebbe voluto farlo per nessun motivo al mondo, ma sapeva che avrebbe dovuto abbassare la cresta e sbriciolare con le mani il proprio orgoglio per poter avere una possibilità di salvare chi amava. Aveva però imparato ad utilizzare la diplomazia, in passato, nei tempi in cui era parte dell'esercito di Freezer. 
Non avrebbe mai supplicato qualcuno per salvare se stesso, ma per suo figlio sì, per sua moglie e per il nascituro lo aveva appena fatto. Non ci sarebbe stata altra scelta, aveva imparato a proprie spese che a volte con il suo carattere spavaldo e sbruffone aveva ottenuto l'esatto opposto di ciò che desiderava. Aveva oramai capito che la via migliore per avere possibilità di successo sarebbe stata quella della formalità e della gentilezza. Lo odiava, certo, non faceva affatto parte della sua natura. Si sentì ingenuo, stupido e "buono", proprio come quell'idiota del suo rivale. Sperò solo che aver preso esempio da Kaarot portasse a qualcosa di buono.


Trunks, osservando le larghe spalle del padre farsi carico di un ulteriore peso, deglutì rumorosamente al solo pensiero di una risposta negativa da parte del Padrone del Tempo. Quest'ultimo sembrò non scomporsi minimamente alla vista del principe piegato nella dignità al suo cospetto. Tuurmerik però, interruppe il silenzio con una lunga e fragorosa risata, una risata pericolosa ed assordante che fece perdere ben presto la pazienza al saiyan.
«Trovi tutto questo divertente?» domandò Vegeta, cercando di non affondare troppo le unghie all'interno dei propri palmi. 
«Molto spassoso, dico sul serio. Hai anche avuto il coraggio di tentare di convincermi, è pazzesco! La risposta è no, ma siccome sono buono vi do la possibilità di tornare da dove siete venuti e dire addio ai vostri cari» sentenziò Tuurmerik smettendo improvvisamente di ridere, tornando ad essere serio e minaccioso.
«Sei un mostro!» urlò il bambino balzando nuovamente oltre la figura paterna nel tentativo di colpire il Padrone del Tempo, sottovalutando la forza del nemico.
Neppure il padre fece in tempo a bloccare l'attacco, il valoroso principe dei saiyan non riuscì ad impedirglielo e non riuscì nemmeno a fare in modo di evitare che suo figlio fosse colpito da una potente ginocchiata alla bocca dello stomaco. Il Padrone del Tempo era stato così veloce e scattante da non dar tempo al suo piccolo rivale di schivare la mossa.
«TRUNKS!» gridò Vegeta balzando immediatamente in avanti per non lasciar cadere il bambino a terra, martoriato da quel dolore immenso che gli tolse completamente il respiro e gli fece sputare sangue; la sua corsa venne però interrotta dal nemico, il quale si posizionò immediatamente di fronte al principe, lasciandogli udire lo straziante tonfo del corpicino inanimato di suo figlio cadere rovinosamente sulla lastra di ferro poco distante. 
«Non puoi proteggerlo qui. Oramai non puoi più proteggere nessuno, umano» esordì Tuurmerik mostrando i denti appuntiti e bianchissimi in un sorriso malefico, per il quale Vegeta trasalì. Il bambino, privo di sensi, giaceva faccia a terra alle spalle del nemico; ciò ricordò al principe una scena straziante vissuta qualche anno prima, quando la copia del futuro di Trunks fu annientato da Perfect Cell con un'attacco inaspettato. La rabbia e il dolore che provò si innescarono nuovamente, come una bomba ad orologeria pronta ad esplodere da un momento all'altro.
«IO TI AMMAZZOOOOO!» ululò il principe infiammandosi di luce dorata e gonfiando il petto sino quasi a strappare la canottiera nera della nuova tuta da battaglia, decisamente più informale rispetto a quella vecchia. 
Sferrò un pugno a vuoto, poi un altro, ma Tuurmerik era più che intenzionato a non farsi colpire. Indietreggiò senza il minimo sforzo ed incassò solamente gli spostamenti d'aria creati dalle poderose nocche del principe, dando così il via ad un'acchiapparella tragica ed inconcludente. 
 

 
«Hai sentito?» domandò Mirai Vegeta girandosi di scatto nella direzione opposta alla quale stavano procedendo alla ricerca del nulla più assoluto. 
«Forte e chiaro. Questa è l'aura di Vegeta, deve aver trovato qualcosa! Andiamo!» rispose il ragazzo, incitando il padre a tornare indietro. Sfrecciarono poi alla ricerca della fonte di quell'aura oramai lontana dal punto in cui si trovavano.

 
A nulla servirono i lampi di luce scagliati dai palmi aperti del combattente, a nulla valsero le strategie di duello apprese in più di trent'anni di vita: il Padrone del Tempo non lottava, schivava le mosse con estrema facilità e scarsa fatica. Trunks, nel frattempo, era ancora steso al suolo privo di sensi e con la guancia sporca del sangue che aveva tossito in seguito al colpo infertogli da Tuurmerik, il quale era andato a segno infallibilmente. Ma era stato messo al tappeto così facilmente? Vegeta aveva un terribile sospetto. Che fosse una sorta di magia?
«Combatti, codardo! Smettila di scappare!» abbaiò Vegeta scagliando un flusso di energia continua che andò ad estinguersi contro un ingranaggio arrugginito. Sentì la rabbia crescere dentro di sé, percepì il proprio sangue scorrere violento nei polsi sovraccaricati di potere, ma era solo contro un nemico che sembrava essere intenzionato solo a fuggire come il peggiore dei conigli. I suoi compagni avrebbero già dovuto averlo raggiunto da parecchio, ma all'orizzonte nessuna figura sembrò apparire ed egli era in grado di percepire le loro aure ancora parecchio lontane. 
Avrebbe dovuto giocare d'astuzia, il che sarebbe stato un gioco da ragazzi se solo avesse conosciuto la reale forza del proprio nemico, ma così non era affatto: l'aura di Tuurmerik era invisibile a sensazione umana. Non amava procedere in modo casuale, il principe dei saiyan, ma era esattamente ciò che quello strano duello non corrisposto richiedeva. Non seppe né come né perché, ma in quel momento apparì nella sua mente la persona che meno aveva preso in considerazione durante la sua permanenza sul pianeta Terra. 
Vegeta scagliò un'altro attacco di energia e come previsto l'alieno lo schivò ed andò ad appollaiarsi su una torre metallica mezza distrutta appena dietro di loro, guardandosi poi intorno per anticipare la mossa successiva. Ma ciò non avvenne: il saiyan sembrava essere scomparso dopo aver azzerato la propria aura.
«Non puoi nasconderti in questo posto, ne conosco ogni angolo» svelò Tuurmerik roteando il busto con la leggiadria di una ballerina di danza classica, i suoi movimenti erano eleganti e morbidi nonostante la sua altezza. Alzò lo sguardo ed eccolo lì, sua altezza reale si trovava in orizzontale pochi metri sopra di lui. 
Per la prima volta dopo l'intenso combattimento unilaterale, Vegeta riuscì finalmente a giocare d'anticipo, fiondandosi sul Padrone del Tempo dall'alto cogliendolo di sorpresa. Sperò con tutto il cuore di aver appreso la tecnica che aveva visto usare un milione di volte da quell'insulso terrestre pelato che conosceva con il nome di Crilin. 
«COLPO DEL SOLE!» gridò Vegeta, emanando dalle proprie mani unite in fronte un'immensa luce radiante che andò ad accecare temporaneamente i tre occhi del perfido nemico preso alla sprovvista così che, cingendolo per le spalle, riuscì ad atterrarlo al suolo dopo diversi metri in picchiata giù dalla torre. Un immenso cratere si formò nella lastra metallica sulla quale i due corpi giacevano l'uno sopra l'altro; la schiena di Tuurmerik completamente aderente al pavimento piegato, mentre il principe dei saiyan lo sormontò con la sua pesante massa muscolare, intrappolando e non lasciandogli alcuna via di fuga. Vegeta strinse la propria mano al collo di quell'essere nauseabondo ed avvicinò il proprio naso al suo. La vena pulsante sulla tempia del principe si ingrossò ulteriormente, dando sfogo a tutta la rabbia accumulata nelle ultime ore. Una piccola sfera di energia roteava nell'altro palmo tenuto a mezz'aria, illuminando così l'atmosfera circostante. La sfera, riflessa sulla guancia destra del saiyan, ne sottolineò l'espressione corrucciata ed il mento appuntito.
«Io ti annienterò e porrò fine a tutti i tuoi capricci, mi hai capito bene?» sibilò pericolosamente Vegeta, socchiudendo gli occhi color verde acqua, occhi intrisi di rancore. 
«Vuoi uccidermi, biondino? Bene, ti do una cattiva notizia: anche se tu ci riuscissi, rimarresti bloccato qui. Chiunque mi uccida è costretto automaticamente a prendere il mio posto, divenendo per successione il nuovo Padrone del Tempo. Sei pronto a lasciare tutto per ottenere questo ruolo?» soffiò Tuurmerik sentendo improvvisamente la presa al collo farsi meno salda. L'aria passò nelle sue vie respiratorie più fluentemente. 
Bastò un millesimo di secondo di debolezza, nemmeno il tempo di riuscire a rispondere alle parole di quell'essere dannato, a far sì che succedesse l'irreparabile. 



 

 
Angolo autrice:
.. sì, lo so. Adesso è un casino! Ma le cose non potevano essere mica così facili! Cosa credevano, che si sarebbe risolto tutto con una semplice chiacchierata? Ovviamente no! Tuurmerik si sta rivelando un nemico molto più difficile del previsto e, mannaggiaalc**zo, ucciderlo sarebbe alquanto sconveniente. 
Mai una gioia per i nostri eroi, insomma. Spero che questo capitolo vi sia piaciuto, fatemi sapere cosa ne pensate :D
A presto,
Eevaa
 

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Capitolo 25
*** Il Principe ed il Re ***



DRAGON BALL GA : GAME OF AGES



CAPITOLO 25 - IL PRINCIPE ED IL RE



 
Hic et Nunc
 
Mirai Trunks e suo padre iniziarono a volare sempre più veloci dopo aver sentito l'immane potenza di Vegeta farsi più intensa, oramai più che convinti che quella fosse un'esplicita richiesta di aiuto. Ma, quando finalmente giunsero sul luogo del misfatto, appena cinque minuti dopo, era decisamente troppo tardi. 
Il principe, ancora trasformato in Super Saiyan, aveva appena smesso di girovagare a vuoto tra le desolate macerie di quell'inquietante scenario, e sostava adagiato sulle le ginocchia sopra ad un ingranaggio color ruggine. Nessun segno di colluttazione, non un livido sulla pelle ambrata del combattente. Lo sguardo vuoto, perso in chissà quale tormento. Uno sguardo che spaventò non poco i due alleati, i quali non fecero però subito caso ad un dettaglio di vitale importanza. 
«Vegeta! Cos'è successo?» domandò il ragazzo spostando poi l'attenzione su suo padre, quello del futuro, il quale aveva appena iniziato a guardarsi intorno. Fu in quel momento che comprese cosa fosse accaduto di lì a poco prima, fu esattamente in quell'istante che capì che non vi era alcun bisogno di spiegazioni. 
«Dov'è?» domandò glaciale Mirai Vegeta, spostandosi a passi decisi verso il suo sosia disarmato a terra. «Dov'è Trunks?»
Di tutta risposta, il principe dei saiyan dell'epoca passata spezzò la calma surreale con uno straziante urlo di rabbia mista a dolore, emanando potenti scintille che infransero tutti gli ingranaggi nel raggio di diversi metri. Mirai Trunks ben sapeva che non ci sarebbe stato alcun modo di calmare quell'uomo e, indietreggiando di qualche passo, lo lasciò sfogare ulteriormente sino a che non esaurì tutto il fiato che aveva in gola, sino a che l'ossigeno nel petto non sembrò venire a meno. Fu proprio in quell'istante che si decise a parlare.
«Quell'essere... quell'orribile alieno l'ha portato via! E io me lo sono lasciato sfuggire!» gracchiò Vegeta spegnendo improvvisamente la fiamma che teneva vivo ogni suo muscolo, regredendo allo stadio naturale. I suoi capelli si fecero nuovamente corvini, il suo sguardo tetro e buio come la notte.
«Di chi diavolo stai parlando?» domandò il suo sosia incrociando le braccia, ascoltando poi la risposta e la spiegazione del saiyan con estrema attenzione, non lasciandosi sfuggire nemmeno un dettaglio. Quel che però il principe decise di omettere, però, era che non avrebbero potuto uccidere Tuurmerik senza conseguenze irreparabili, e lo fece per un motivo ben preciso. 

Vegeta era disperato, era bastato solo un attimo di disattenzione, solo un istante in cui aveva mollato la potente presa sul collo di quell'essere, per far sì che egli si divincolasse e scomparisse. Tutto ciò non prima di aver preso tra le orribili braccia viola il corpo inerme di suo figlio. Il suo adorato Trunks, il suo orgoglio, non aveva avuto nemmeno l'occasione di difendersi, di liberarsi. Tuurmerik l'aveva rapito e portato via, chissà dove e chissà perché; era scomparso nel nulla, come se si fosse completamente dissolto. Non poteva sentirne l'aura e, date le condizioni critiche nelle quali l'aveva messo con quel brusco attacco, non avrebbe potuto percepire neppure quella di suo figlio. Aveva vagato in lungo e in largo prima di arrendersi e poi venir trovato da quei due inutili alleati che erano giunti troppo tardi in suo soccorso. 
Oramai suo figlio non era più con lui, non avrebbe più potuto fare niente per proteggerlo. Aveva giurato a se stesso di non permettere a nessuno di torcergli un capello, e l'aveva giurato a Bulma. Aveva deluso tutti, non era stato in grado di prendersene cura, nemmeno quella volta. Non era sempre stato un buon padre, ma lo era diventato, o quanto meno aveva scelto di provarci. Però aveva fallito, si sentiva un buono a nulla per aver perso di vista suo figlio in una situazione simile, e tutto ciò diede lui una sensazione ben peggiore di una battaglia persa. 
Guardò negli occhi Mirai Trunks, quegli occhi così simili ai suoi, così simili a quelli del suo vero figlio; si sentì perso in essi. Affogò in quel blu sino ad avvertire una sensazione di soffocamento. Deviò lo sguardo su quello del suo sosia, il quale però ricambiò con un espressione indecifrabile in volto.

Com'era possibile che il valoroso principe dei saiyan fosse diventato così simile ad un terrestre? Mirai Vegeta lo squadrò da capo a piedi, non si capacitò del fatto che quell'uomo non era altri che se stesso. Egli era lo specchio di come sarebbe diventato se fosse riuscito a battere gli androidi.
Non si sentiva così, il principe del futuro. Certo, era cambiato decisamente, ma non fino a quel punto. Non si sarebbe disperato in tal modo per il rapimento di suo figlio. Oppure sì? Era confuso, forse più di prima. Comprendeva in qualche modo quella sofferenza ma non era sicuro di essere in grado di provarla. Non gli piaceva, non lo voleva, non avrebbe voluto diventare così debole. Quella drammatica scenetta gli metteva il voltastomaco: un valoroso combattente non avrebbe dovuto piegarsi in preda all'autocommiserazione, dove diamine era finita a sua dignità? Si avvicinò a quella strana versione di se stesso ed incrociò le braccia.
«Tirati sù» ordinò Mirai Vegeta con tono pungente, contemplando poi la carcassa di quell'uomo che si faceva ancora chiamare "principe". Non seppe di preciso perché, ma provò rabbia del vedersi in quel modo. Non era ancora pronto a vedersi così cambiato. 
«Papà... forse non è-» sussurrò Mirai Trunks, mostrandosi piuttosto contrariato ai bruschi modi che stava adottando il padre nei confronti di un uomo che aveva appena perso il figlio.
«Non c'è tempo per queste sceneggiate. Non è il momento di fare i deboli, e comportarci come degli stupidi sentimentali. Dobbiamo pensare a battere quel Tuurmerik e riprenderci il moccioso» lo interruppe Mirai Vegeta osservando ancora dall'alto in basso quello che per lui, oramai, era diventato un vero e proprio terrestre. Fin troppo terrestre per i suoi gusti. 
Vegeta sollevò lo sguardo e fu in quel momento che lo vide: era se stesso, in carne ed ossa. Lo spettro dell'uomo che aveva deciso non essere. Spietato, sbruffone, egoista, insensibile. Eccolo lì, a giudicare il dolore che egli non aveva mai provato, a sminuire la sua determinazione, il suo coraggio, le sue scelte. Lo poteva percepire in quell'occhiata rabbiosa, in quell'aura maligna che ancora lo circondava. Lo odiava, si odiava per quello che era stato, perché solo in quel momento comprese quanto fosse ridicolo. 
Aveva superato sin troppe battaglie per ritenersi inferiore a quell'immaturo saiyan. Non era lui che aveva visto morire con i propri occhi Mirai Trunks durante il Cell Game, non era lui che aveva percepito le auree dei suoi cari spegnersi con l'esplosione della Terra a causa di Majin Bu. Come poteva egli sapere come ci si sente a veder scomparire per la seconda volta il posto che si chiama "casa"? Si rese conto che era diventato davvero una persona migliore a causa di questi eventi, pur non sotterrando del tutto quegli aspetti cinici del suo carattere che lo contraddistinguevano da chiunque altro. Si sentì improvvisamente una versione migliorata di quel principe pieno di sé che invece non aveva vissuto mai niente di tutto ciò e probabilmente mai l'avrebbe vissuto. 
Si alzò finalmente in piedi ed inforcò con gli occhi il suo doppione. Poi, lapidario, iniziò a parlare con tono deliziosamente inquietante.
«Hai ragione, sai? Non c'è tempo per stare con le mani in mano» proferì Vegeta avvicinandosi a passi lenti e maestosi al suo sosia del futuro, portando il proprio viso pericolosamente vicino a quello di lui. «Non provare mai più a darmi del debole» sibilò minaccioso.
«Altrimenti?» controbatté Mirai Vegeta, alzando leggermente il mento. 
Mirai Trunks trattenne il fiato. Non si sarebbe mai aspettato di vedere suo padre fronteggiare un altro suo padre. Fu proprio in quel momento che capì cos'era successo poco dopo essere atterrato in quella dimensione, come mai si fossero praticamente ringhiati contro alla vista l'uno dell'altro: erano la stessa persona, ma erano completamente diversi. Ognuno di loro ricordava all'altro qualcosa che non faceva parte di sé.
«Tu credi di essere migliore di me, ma la vuoi sapere una cosa? Non lo sei. Io ti conosco, perché io ero te. Pensi che io sia diventato un rammollito, un indegno di rappresentare la stirpe dei saiyan, ma la verità è un altra: tu hai solo una gran fifa» ridacchiò sadicamente Vegeta guardando gli occhi dell'altro principe spalancarsi nell'udire l'amara verità servita su un piatto d'argento. «Hai paura di diventare come me. Perché sei ancora smanioso di essere il più forte, sei ancora un completo egoista. Ed è per questo che tu, tra noi due, sei quello debole. Non hai la minima idea di quello che sono diventato e del perché. Devi ancora crescere ma ti giuro, te lo giuro su mio figlio, se non la smetti di fissarmi con quell'aria di superiorità io ti spezzerò l'osso del collo prima che tu possa farlo».
Mirai Vegeta deglutì. Fosse stato un'altra persona non ci avrebbe messo più di due secondi a provare a sferrargli un attacco, ma era di sé stesso che si stava parlando, per l'amor del cielo! E, purtroppo, se ne rese conto di quanto quell'uomo avesse ragione: se era diventato in quel modo sicuramente c'era stato un motivo, questo non poteva negarlo. Lo sentiva nelle ossa che anch'egli si stava lentamente trasformando della versione 2.0. del principe dei saiyan, un ibrido terrestre. Ed era vero: questa cosa lo terrorizzava, non gli piaceva. Come poteva non provare un sentimento simile? Egli si allontanava di molto da quello che era stato in passato, ancor di più di quanto lo avesse già fatto.
Suo padre si sarebbe rivoltato nella tomba a vederlo accoppiato con una terrestre, figurarsi a conoscere la sua versione dell'epoca ancor più "buona". Ma Vegeta aveva ragione, avrebbe dovuto mettere da parte la propria rivalità e tentare di allearsi con lui, di apprendere qualcosa di nuovo da lui, di comprendere come mai quell'uomo fosse notevolmente più apprezzato e fortunato nel suo mondo.
Era solo una la verità: uno dei due era di sicuro il Principe dei saiyan, ma l'altro era diventato il Re. Ma Mirai Trunks era certo al cento per cento che anche suo padre un giorno lo sarebbe divenuto e, forse, quel giorno non era poi così lontano. 
«Troviamo tuo figlio» concluse Mirai Vegeta non sapendo cosa rispondere, forse ancora troppo confuso su cosa stesse provando, forse sempre più spaventato dalla parte buona di sé che stava prendendo il sopravvento sul suo passato da assassino.
Vegeta ghignò più che soddisfatto di aver fatto ragionare quella testa dura di un saiyan. Sapeva che non si sarebbe mai più permesso di insultarlo. D'altronde poteva pure essere testardo e ancora meschino, ma non stupido. Quello mai. Anche se ci avrebbe scommesso la faccia che gli avrebbe dato ancora del filo da torcere, soprattutto sulle decisioni da prendere.

«Da dove iniziamo? Siamo al punto di partenza» fece notare Mirai Trunks tirando un sospiro di sollievo per il fatto che i suoi due padri fossero giunti ad un'apparente tregua.
«Io direi di proseguire tutti insieme, da ora in poi. Abbiamo perso il 25% dei partecipanti alla missione, non è di certo utile farci abbattere uno dopo l'altro come birilli» suggerì Mirai Vegeta, digrignando i denti.
«Sono d'accordo. Questo posto però è tutto uguale e, da quel che ne sappiamo, lui può comparire ovunque a suo piacimento» spiegò Vegeta, cercando di sorvolare sul fatto che quel burbero se stesso del futuro si fosse appena rivolto a suo figlio con una percentuale. Forse era anche sin troppo irritabile, in quel momento.
Vegeta alzò il naso appuntito in direzione il cielo, sempre che di cielo si potesse parlare. La coltre viola e gialla aleggiava in bilico tra nulla e tutto, spaventosa e maestosa allo stesso tempo. Chissà dove si trovava in quel momento suo figlio, solo al pensiero che potesse averlo perso per sempre fece precipitare il cuore del saiyan riducendolo in polvere. Avrebbe dato qualsiasi cosa per accogliere di nuovo tra le sue braccia di granito quel moccioso che spesso gli faceva perdere la pazienza, quella era la verità. Lo promise a se stesso e la sua anima buia, l'avrebbe abbracciato di nuovo a costo di dare in pasto agli inferi la sua stessa vita. Non pregava mai, Vegeta, non avrebbe avuto nessuno a cui rivolgersi per suo conto. Probabilmente nessuno degli Dei l'avrebbe mai preso in considerazione, ma in quel momento un pensierino lo fece. Pregò che suo figlio fosse ancora vivo, e implorò le divinità di metterlo al sicuro. Supplicò che egli lo aspettasse. Pregò e sarebbe stata l'ultima volta.
«Sto arrivando, Trunks».

 


Angolo autrice:
Buon pomeriggio miei cari e care! Capitolo molto incentrato sui due principi, come avrete notato. E' dall'inizio della storia che avrei voluto delineare bene le differenze tra l'uno e l'altro e finalmente è giunta l'occasione adatta. Spero di non essere caduta troppo nell'OOC con Vegeta del passato, però ho sempre visto questo personaggio come un uomo in continua evoluzione a seconda degli eventi. Un tragico fatto come il rapimento di Trunks in una situazione come quella è anche logico che l'abbia sconvolto, no? Fatemi sapere cosa ne pensate.
E adesso? Dove cavolo sarà finito Tuurmerik? Perché ha deciso di rapire Trunks? Cosa glie ne viene in tasca? Riusciranno a trovarlo?
Purtroppo ve lo devo dire, settimana prossima l'appuntamento di giovedì salterà perché sono (finalmente) in ferie e me ne vado al mare :D son quattro anni che non ci vado! Però non preoccupatevi: la settimana successiva pubblicherò sia lunedì 24 che giovedì 27 per farmi perdonare! 
Buon week end a tutti e a presto!
Eevaa

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Capitolo 26
*** L'ingranaggio ***


DRAGON BALL GA : GAME OF AGES



CAPITOLO 26 - L'INGRANAGGIO
 


 
Hic et nunc


«Stiamo girando a vuoto».
«Questo l'avevamo capito».
«E allora perché non iniziamo a seguire una sola direzione?»
«Bravo, perché non inizi tu?»
Mirai Trunks sbuffò sonoramente interrompendo il suo volo di colpo, parandosi proprio di fronte a suo padre e la sua copia meno ma pur sempre arrogante.
«Adesso basta! Volete darvi una calmata?» li ammonì severamente il giovane, lasciando a bocca aperta entrambi i saiyan. Ne aveva avuto abbastanza, la situazione era già stressante di per sé, sentire due Vegeta borbottare non era esattamente ciò di cui quel team improbabile avesse bisogno. 
«Bada a come parli, ragazzino» lo rimproverò suo padre, con occhi stretti.
«State continuando a discutere da quando siete arrivati qui. Quanto potete essere poco in pace con voi stessi se non riuscite ad andare d'accordo neanche con la vostra esatta copia?!» sputò di getto Mirai Trunks, sul punto di non riuscire a trattenere il proprio risentimento. Non avrebbe mai dovuto rispondere in quella maniera ai suoi "padri", ma per il bene di quella missione avrebbero dovuto darsi ambedue un contegno. Si erano già chiariti e proprio non si capacitava di come, a dispetto di ciò, andassero avanti a darsi contro a vicenda, nonostante per la maggior parte del tempo avessero in mente la medesima idea. 
«Non osare» pronunciò a denti serrati Mirai Vegeta tentando di avvicinarsi pericolosamente al figlio il quale, però, non si fece intimorire. Lo affrontò, invece, a brutto muso.
«No, papà! Questa volta proprio no. Lo so che è stressante per tutti, lo so che siamo sul filo del rasoio, ma appunto per questo dobbiamo collaborare. Mettete da parte il vostro dannatissimo orgoglio e, al posto di continuare a vedere solo le divergenze tra di voi, iniziare a procedere come un'unica persona, perché in fondo è ciò che siete!»
Mirai Vegeta sbuffò. Lo stesso fece il suo doppione il quale, nonostante fosse decisamente più "addomesticato", non si dimostrò particolarmente entusiasta della presa di posizione di suo "figlio". Essendo decisamente più ragionevole, però, fu proprio lui a rompere il ghiaccio.
«Ragazzo, prima cosa: non ti rivolgere mai più a me e tuo padre in questo modo. Secondo: mi duole ammetterlo ma non hai tutti i torti. Direi che, forse, possiamo fare uno sforzo».
«Tsk...» sbuffò Mirai Vegeta a braccia conserte, lasciando vagamente intendere che quella tregua sarebbe stata accettata, seppur malvolentieri. D'altronde non avrebbe avuto nulla da perderci ma solo da guadagnarci, oltre che essere un passo necessario per poter fronteggiare più efficientemente il nemico.

Ragionare come un unico individuo non sarebbe stato affatto un ostacolo semplice da superare per i due Vegeta, nonostante fossero la stessa persona. Ma ci avrebbero quantomeno provato, nonostante le resistenze del più giovane d'età tra i due, quello del futuro. L'uno a fianco all'altro avrebbero potuto affrontare qualsiasi nemico, se solo fossero riusciti a collaborare. Ciò che preoccupava più di tutto Mirai Trunks, però, era l'evidente smania dei due di dover dimostrare a tutti i costi una certa superiorità all'altro; egli sperò con tutto il cuore che il suo discorso esortativo avesse sortito gli effetti desiderati, pena il fallimento rovinoso della missione. 
«Ok, possiamo proseguire» incitò Vegeta librandosi in aria, venendo però anticipato da Mirai Trunks.
«Credo di sapere quello che dobbiamo cercare!»
«CHE COSA?!» urlarono all'unisono le due facce della stessa medaglia, digrignando poi i denti per il disappunto dovuto al fatto che Mirai Trunks avesse aspettato così tanto per informarli della situazione. Egli, però, si mise a ridere.
«Quando ho detto che dovevate ragionare come la stessa persona non intendevo in simultanea!» ridacchiò di nuovo sotto i baffi il ragazzo, ampiamente ammonito dallo sguardo dei due padri, i quali si sentirono improvvisamente ridicoli e sbeffeggiati. 
«Non è il momento di fare dell'ironia. Si può sapere che cos'hai in mente? Dove dobbiamo andare?» chiese frettolosamente il padre biologico del ragazzo. Incrociò le braccia al petto, stando però ben attendo che la sua copia non facesse il medesimo gesto nello stesso istante.
«Ho detto che so cosa dobbiamo cercare, questo non presuppone che io sappia dove dobbiamo cercarlo» specificò Mirai Trunks, osservando puntualmente la delusione negli occhi dei suoi interlocutori. «Nel libro su cui abbiamo ricercato, vi era rappresentata la famosa immagine che ci ha permesso di giungere qui. In quel disegno era raffigurato Tuurmerik accanto ad una ruota simile ad una grande bussola o qualcosa del genere. Scommetto che è quello che dobbiamo cercare!»
«Non ci avevo pensato, ma questo non risolve il nostro cruccio: dove andiamo?» puntualizzò Mirai Vegeta socchiudendo le palpebre. Cielo, quanto gli mancavano i bei tempi nei quali i nemici semplicemente disintegravano tutto e tutti facendosi notare, a differenza di quel Padrone del Tempo il quale preferiva di gran lunga giocare ad un macabro nascondino.
«Iniziamo ad andare sempre dritti in una sola direzione, prima o poi arriveremo ad una fine» propose Mirai Trunks, scrutando i due saiyan corrucciati annuire con fare distratto.
Si diressero verso nord, senza più guardarsi indietro.
 
 
I tre guerrieri si misero nuovamente a ricercare imperterriti nella loro intenzione di risolvere quel pasticcio ma, nonostante la buona volontà, nulla sembrò cambiare. 
Lo scenario si ergeva sempre uguale, stereotipato. Sempre i soliti paesaggi di ferro e ruggine, come un deserto infinito senza sabbia dal quale sembrava impossibile venir fuori. Sarebbero mai riusciti a trovare l'oasi di pace? Sarebbero mai riusciti a giungerne a capo? 
Ingranaggi e macerie a destra, macerie ed ingranaggi a sinistra. Di fronte, lo stesso identico mare di acciaio che si erano lasciati alle spalle, la fitta coltre di nubi dall'aria tossica rendeva l'orizzonte più inquietante dell'inferno. Né Vegeta del futuro né quello del passato ricordavano che aspetto avesse il Regno degli Inferi, ma entrambi avrebbero potuto scommettere che il posto in cui si trovavano fosse la cosa più somigliante ad esso. 
«Cosa diavolo ci sta sfuggendo?» si rimproverò Mirai Trunks, frenando per l'ennesima volta la corsa verso l'infinito per adagiarsi pensieroso su quelle che sembravano essere le macerie di una torre abbattuta. 
«Questo ammasso di ferraglia mi sembra che sia tutto uguale» gracchiò aspramente Vegeta calciando con disprezzo un ingranaggio dorato di dimensioni medie. Esso si sollevò dal terreno e si conficcò in uno più grande color ruggine, sollevando un gran polverone di schegge d'acciaio. Il rumore causato da quel gesto di rabbia fece sobbalzare Mirai Trunks, il quale redarguì il padre del passato con uno sguardo. Creare scompiglio e baccano non era di certo la cosa più intelligente da fare in una situazione simile. Certo, avrebbero sempre potuto tentare di devastare l'intero paesaggio per farsi notare da Tuurmerik, ma non era affatto certo che così facendo quell'ignobile essere sarebbe uscito allo scoperto.
«Non fermiamoci! Se ci adagiamo è la fine» li rimproverò Mirai Vegeta sfrecciando in aria, lasciando a malapena ai due compagni il tempo di recuperarlo. 
La stanchezza oramai era così opprimente da non farsi più sentire, i guerrieri proseguivano per inerzia, come anestetizzati; Mirai Vegeta, però, aveva ragione: se si fossero adagiati sarebbe stata l'ultima cosa che avrebbero fatto. Non avrebbero mai riacquistato le forze per procedere, e sarebbero rimasti intrappolati in quel posto per l'eternità. 
Vegeta strinse i pugni. Avrebbe solo voluto solo trovare suo figlio e tornare a casa, sulla Terra. Avrebbe voluto poter tornare indietro nel tempo al giorno in cui aveva acconsentito a prestare le Sfere del Drago a Mirai Trunks per negarglielo. Avrebbe preferito di gran lunga che lui si fosse trasferito in pianta stabile nel loro mondo, si sarebbe preso cura di lui, l'avrebbe allenato, l'avrebbe accolto e trattato come il suo vero figlio. Quel ragazzo meritava molto di più che quell'essere immaturo e arrogante di se stesso più giovane, ma ben sapeva che il percorso di quell'uomo avrebbe ancora dovuto compiersi.
Mirai Trunks era così felice di averlo ritrovato e, dal quel che Vegeta poteva saperne, anche Mirai Bulma lo era. Si sentì profondamente egoista per aver avuto ripensamenti sulla decisione presa, ma il prezzo da pagare per se stesso e la sua famiglia era stato sin troppo elevato. Oramai, però, non avrebbe più potuto fare niente a riguardo, se non aiutare quel ragazzo a tenersi stretta la sua felicità. Si trattava in fin dei conti di suo figlio. Avrebbe dovuto fare tutto il possibile per far sì che i due mondi tornassero a vivere in pace e serenità, e per far questo avrebbe dovuto trovare quel maledetto Padrone del Tempo e ucciderlo.
Sì, ucciderlo, nonostante le conseguenze che il suo atto avrebbe comportato. Avrebbe riportato le cose alla normalità anche a costo di sacrificarsi, di nuovo, senza dar la possibilità a nessuno di fermarlo. Per quel motivo scelse di non dire nulla ai suoi compagni di viaggio.
Mirai Trunks si sarebbe imposto per compiere lo stesso gesto ma Vegeta non avrebbe mai permesso una cosa simile, non avrebbe lasciato sacrificare suo "figlio". E Mirai Vegeta... beh lui non si sarebbe mai e poi mai sacrificato per gli altri, non ancora quantomeno.
Il piccolo Trunks era un bambino forte e coraggioso, si sarebbe preso cura di sua madre e del fratellino che sarebbe nato. Vegeta ben sapeva che sarebbe diventato un perfetto uomo di casa, e oramai gli aveva insegnato tutto ciò che avrebbe permesso lui di affrontare tutti gli ostacoli della vita. Anche Bulma era forte, aveva tanti amici vicino a sé, persino quell'idiota di Kaarot non sarebbe stato tanto idiota da lasciarla sola. Si fidava di tutti loro, se la sarebbero cavata egregiamente. Decise che avrebbe fatto tutto da solo, se solo ne avesse avuto la possibilità, se solo quel dannatissimo Padrone del Tempo si fosse lasciato scovare; ma ancora quel momento sembrava lontano e vago, date le circostanze. 
Per un istante, solo per un misero momento, Vegeta ebbe la sensazione che fossero vicini a scoprire qualcosa di nuovo, a qualcosa che li avrebbe portati più vicini a suo figlio. Non seppe darsi una spiegazione, ma non aveva affatto torto. Prima ancora di abbassare lo sguardo su quel dettaglio incriminato, prima ancora di poter comprendere cosa stesse realmente accadendo, egli se lo sentì nelle ossa, lo percepì fino in fondo allo stomaco. 
Un brivido percorse la schiena del saiyan, che lo spinse a ricercare con le iridi scure poco più di sbieco rispetto a dove stava volando. Ed eccolo lì, luccicante e silenzioso, un ingranaggio dorato con i denti metallici conficcati in un suo gemello più grande, posizionato in verticale. Polvere metallica sparsa nei dintorni, polvere sollevata da un gesto rabbioso. 
Vegeta, il quale arrestò il suo frenetico volo verso l'infinito, sbarrò gli occhi e sentì le viscere contorcersi in una danza di antica paura. 


 


Angolo autrice:
Ma buonasera cari lettori e lettrici! Pensavate che mi fossi dimenticata dell'appuntamento che vi avevo dato, eh?! Fortunatamente per voi io sono estremamente puntuale e quando prometto qualcosa devo per forza mantenere la parola data :) 
Sono tornata dal mare.. certo che una settimana è veramente troppo poco! Passa così in fretta che puff! In men che non si dica ti ritrovi al lavoro T_T anche se sono rientrata con buona notizia per me ma anche un po' per voi : mentre ero via ho ricevuto un'offerta di lavoro più vantaggiosa, più interessante e meno stressante poiché più vicina a partire da settembre, quindi da metà a agosto in poi avrò due settimane libere per poter scrivere un saaaaacco di cose! (Certo che dare le dimissioni subito dopo esser tornata dalle ferie è stato un po' da st**za! XD )
Ma basta cianciare dei fatti miei! Che ne pensate di sto capitolo? Avete capito cosa diamine è appena accaduto?! Sta roba del complicare sempre le cose mi è sfuggita un po' di mano XD
Stay tuned che giovedì pubblicherò il capitolo 27. Con questo vi auguro la buona notte!
A-a-bbronzatissimaEevaa

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Capitolo 27
*** Loop ***


Avviso:
E' da un po' di tempo che mi è balenata in testa l'idea di tradurre questa fanfiction ma, nonostante sappia cavarmela abbastanza bene con l'inglese, non riuscirei a rendere al meglio in una traduzione così lunga ed articolata.
Per questo motivo sto cercando una persona bilingue (o che sappia l'inglese quasi come una seconda lingua) che abbia voglia, anche a tempo perso, di collaborare in quest'impresa per semplice divertimento, al semplice fine di pubblicare la storia sulle pagine di fanfiction americane e inglesi. 
Let me know!



DRAGON BALL GA : GAME OF AGES



CAPITOLO 27 - LOOP
 
 
Hic et nunc
 
Sia Mirai Trunks che Mirai Vegeta ci misero qualche secondo per reagire al fatto che il loro compagno si fosse improvvisamente arrestato pochi metri più indietro ma, non appena si voltarono, non capirono affatto quando la situazione fosse drammatica.
«Perché ti sei fermato?» domandò stizzito Mirai Vegeta, spostandosi velocemente verso di lui. Cercò intorno qualcosa che desse una risposta ad un comportamento tanto preoccupante, ma non captò nulla. Non scorse affatto ciò che le iridi tremanti di quell'uomo stavano contemplando con tanto terrore. 
«Ditemi che abbiamo sbagliato direzione, ditemi che abbiamo deviato erroneamente» supplicò lui, conoscendo però in cuor suo la verità.
«Ma cosa? Che stai dicendo? Abbiamo mantenuto la stessa rotta per almeno mezz'ora» confermò Mirai Trunks lanciandosi occhiate interrogative con il suo vero padre, il quale sembrò del tutto vicino a perdere la pazienza di fronte a cotanto mistero. 
Vegeta deglutì il boccone amaro e tentò di non far tremare la propria voce nel dichiarare quella temibile sentenza.
«E allora come mi spiegate quello?» proferì il principe, indicando un punto poco distante da loro con un gesto lento ed affaticato.
I due compagni si voltarono immediatamente. Seguirono con lo sguardo la traiettoria dell'indice del saiyan e, come pronosticato, caddero in uno stato di confusione mista a panico.
Un ingranaggio dorato conficcato all'interno di uno più grande color rame, polvere di ruggine tutt'intorno. Un dé-jà-vu, forse?
No, non si trattava di un'illusione ottica, i combattenti lo sapevano bene. Ciò che si presentò davanti agli occhi non era affatto un dé-jà-vu, ma qualcosa di molto, molto più inquietante e pericoloso. Immediatamente tutto quel vagare incessante prese forma, acquisì un senso: non stavano affatto girando a vuoto senza accorgersene, non avevano mai sbagliato rotta. 
«Siamo... siamo intrappolati!» balbettò Mirai Vegeta senza battere ciglio, continuando a scrutare quell'ingranaggio dorato che parecchi minuti prima il suo sosia del passato aveva rabbiosamente calciato in uno scatto di rabbia. Era certo che si trattasse dello stesso pezzo di metallo, la scena era pressoché inconfondibile. 
Immediatamente i tre guerrieri sfrecciarono alla volta dell'orizzonte, di nuovo, veloci come fulmini accecanti senza nemmeno dirsi una parola. E rieccolo, dopo all'incirca dieci minuti di strada, lo stesso ingranaggio nella stessa identica posizione. 
Il paesaggio stereotipato e tutto uguale prese del tutto un spiegazione logica: non si trattava di una landa sconfinata, non stavano percorrendo migliaia e migliaia di chilometri. Erano vittime di un incantesimo, una maledizione che li stava intrappolando in quel luogo a ripetizione infinita. 

«Siamo incastrati in un loop» gridò Mirai Trunks, ruotando il tronco per guardarsi intorno.
«Come abbiamo fatto a non accorgercene prima? Quando ci siamo divisi, intendo» domandò il padre ricordando perfettamente che, nel momento del loro primo arrivo, avevano trascorso diverso tempo a cercare qualcosa a coppie e non si erano mai incontrati.
«Probabilmente viaggiavamo troppo lenti e siamo tornati sui nostri passi prima di re-incontrarci, oppure semplicemente abbiamo deviato davvero in altre direzioni. Altrimenti Tuurmerik ha lanciato un incantesimo solo dopo aver rapito Trunks. Non lo sapremo mai» tentò di spiegare Mirai Trunks, senza però aver risposte certe in merito.
«Come diavolo si esce da un loop?» chiese incerto Vegeta, sull'orlo di una crisi di nervi. Non gliene stava andando bene una, ogni volta che si trovavano vicini ad una soluzione un nuovo problema prendeva forma e colore.
«Se siamo bloccati in un loop spaziale - ovvero una fetta di questo luogo - cosa che ritengo molto più probabile, dobbiamo trovare una via d'uscita» ipotizzò il ragazzo, continuando a studiare l'ambiente circostante. «Se siamo in un loop temporale significa che il tempo viene riportato periodicamente al momento in cui siamo arrivati qui, ma questo vuol dire che dovremmo avvertire anche dei cambiamenti di luogo. Ad esempio dovremmo essere fisicamente riportati al punto in cui siamo atterrati. Sarebbe più difficile capirlo, essendo questo posto tutto uguale e avendo le navicelle nelle capsule in tasca, ma credo che ce ne saremmo ugualmente accorti prima o poi».
«Quindi siamo bloccati in un luogo, non nel tempo» ragionò Vegeta, stando ben attento a notare eventuali cambiamenti nell'ambiente circostante.
«Credo proprio di sì».
«Questo dannato impostore si diverte a giocare con noi!» ringhiò Mirai Vegeta esplodendo di furia, illuminando l'ammasso ferroso intorno a sé con scintille dorate. «Prima gioca con il tempo, adesso ci intrappola in questo luogo infernale».
«Dobbiamo trovare il modo di uscire da qui» constatò Mirai Trunks. Ogni tentativo di calmare suo padre fu completamente vano.
«Cerchiamo di vedere le cose da un punto di vista più alto» suggerì Vegeta e, detto ciò, si innalzò in direzione della coltre gialla che mai li aveva abbandonati, seguito a ruota dai due compagni di avventura.


Le nuvole si fecero sempre più fitte e malsane, l'aria divenne presto quasi irrespirabile e i combattenti fecero fatica a scorgersi l'un l'altro man mano che salivano in quello che, nel loro pianeta, avrebbero chiamato "cielo". La corsa venne però interrotta fisicamente: qualcosa di estremamente denso e non attraversabile impediva i tre di proseguire nel loro intento di bucare quella coperta ansiogena e vischiosa, costringendoli ad abbassarsi di quota fino a intravedersi a malapena tra la nebbiolina.
«Non son riuscito a passare neanche io!» commentò Mirai Trunks scorgendo il volto di suo padre.
Egli si mostrò risoluto a fare un altro tentativo, tentativo che però non sortì gli effetti desiderati.
La coltre gialla sembrava non esaurirsi e, man mano che i combattenti salivano, essa aumentava la propria densità rendendo impossibile il passaggio.
«Proviamo con le maniere forti» propose Mirai Vegeta non dando il tempo ai propri compagni né di ribattere né di unirsi nel piano di battaglia, lasciando esplodere dalle proprie mani una potente scarica di energia diretta verso l'altro. Il fascio di luce, però, nonostante avesse creato un passaggio più definito nella nebula gialla, si andò a estinguere come fuoco nell'acqua pochi metri più su, come se fosse stato assorbito da un muro di gomma. 
«Dannazione!» imprecò poi, lasciando cadere le braccia lungo ai fianchi, stremato.
«Scommetto che è proprio da là sopra che si esce da questo posto. Vi ricordate? Quando siamo arrivati con le macchine del tempo riuscivamo a vedere dall'alto verso il basso questo luogo, nonostante la nebbia gialla. Da quaggiù invece non riusciamo a fare il contrario, non possiamo vedere cosa c'è sopra. Sembra che sia trasparente e penetrabile solo da un lato, ovviamente da quello opposto in cui ci troviamo».
«C'era da aspettarselo, perché le cose semplici qui non vanno di moda, a quanto pare» commentò Vegeta, in un perfetto connubio tra sarcasmo e sconforto. 
Avrebbero dovuto attraversare quella nebbia. Ne erano estremamente certi seppur vero che, quando erano arrivati con le macchine del tempo, non avevano fatto particolarmente caso a cambiamenti paesaggistici guardando quella dimensione dall'alto. Molto probabilmente, appunto, non erano stati sufficientemente attenti, forse troppo presi dall'eccitazione per aver trovato un modo di giungere lì. 


Provarono a scagliare tutti insieme delle forti scariche energetiche, provarono persino a incanalarsi in esse per poter attraversare quella coltre, ma ogni tentativo sembrò vano e inutile allo scopo. Avrebbero dovuto pensare ad una soluzione alternativa, ma quell'aria nefasta e metallica sembrava offuscare le capacità cognitive dei tre combattenti. 
Era dolente ammetterlo, ma stavano perdendo il lume della ragione. Si trovavano in quel posto da poche ore, ma potevano percepire lo scontro delle due epoche farsi sempre più vicino. Così, sospesi a mezz'aria tra il panico e lo sconforto, i tre valorosi guerrieri non furono mai così vicini a gettare la spugna finché, forse per quello che gli umani chiamano "canto del cigno", il principe dei saiyan del passato fu attraversato da un pensiero che lo fece sobbalzare. L'immagine di un ragazzo dai capelli a forma di palma che, ingenuo e sciocco nel suo proporre azioni sventate, mai si sarebbe aspettato di poter prendere sul serio in considerazione.
«Forse - e accidenti quanto mi dispiace doverlo ammettere - quell'idiota di Kaarot potrebbe aver avuto ragione» dichiarò a denti stretti Vegeta pensando che, per dare ragione a quell'imbecille, doveva trovarsi proprio allo stremo delle forze. 
«Cosa diavolo intendi dire?» ringhiò Mirai Vegeta, guardando allibito e spaesato la sua copia del passato. Mai si sarebbe sognato di udire le parole "Kaarot" e "ragione" nella stessa frase.
«Potremmo attraversare le nuvole con macchina del tempo e poi scendere prima che essa si immerga nel tunnel spazio temporale, come quell'idiota mi aveva detto di fare quando non riuscivamo a giungere qui sotto, ma venivamo risucchiati nel tunnel».
«Ma non è possibile: rimarremmo bloccati qui, la macchina del tempo volerebbe nelle nostre epoche e non ci sarebbe il tempo di rinchiuderla nella capsula» spiegò accuratamente Mirai Trunks, costernato dall'idea avventata del padre. 
«Però, in effetti, potremmo tornare nelle nostre epoche, far ritorno qui e solo a quel punto balzar fuori prima che esse scendano. E poi recuperarle quando ci serviranno. Da sopra si poteva vedere il sotto quindi, se tanto mi da tanto, possiamo attraversare la coltre dall'alto verso il basso, ma non il contrario» continuò Mirai Vegeta dando manforte a quell'uomo identico a lui, dimostrando per una volta di agire come una persona sola. Anche se si stava tentando di elaborare un piano basato sull'idea del loro rivale. Vegeta, però, si incupì solo al pensiero di dover tornare indietro lasciando suo figlio, il piccolo Trunks, nelle grinfie di quell'essere nauseabondo in una dimensione lontana e tetra. 
Ci pensò Mirai Trunks a riportare con i piedi per terra suo padre, ragionando sul fatto che quell'idea non era affatto la più sicura.
«Punto primo: non siamo certi né che si possa attraversare dal sopra né che con la macchina si possa valicare da qua. Punto secondo: e se, scendendo dalla macchina, essa tornasse indietro al posto di atterrare? Rimarremmo bloccati qui per sempre. Punto terzo: io forse potrei andarmene da qui, ma non potrei mai tornare indietro. Trunks è stato rapito! Non ho più la mia copia del passato, vi ricordo che bisogna essere perfettamente coordinati per giungere qui» parlò a bassa voce Mirai Trunks, stilando una lista di tutti i probabili fallimenti ai quali sarebbero andati incontro, attuando un piano così poco fattibile. 
Entrambi i Vegeta rimasero ammutoliti, guardando il figlio con occhi tetri. Non ci sarebbe stato alcun modo di attraversare quella coltre se non forse con la macchina del tempo, ma ogni soluzione ponderata sembrò andare in fumo. Mirai Vegeta, però, non si arrese, il suo carattere orgoglioso e testardo lo aveva reso corazzato e forte. Tutto ciò di cui avevano bisogno in quell'ennesimo momento di sconforto.
Proprio come quando aveva tirato un pugno in piena faccia a suo figlio, la sua forza d'animo non si spense e la saggezza emerse da quel carattere burbero e cinico. La sua mente vagò solo per qualche istante alla ricerca di un perché non dover tentare, ne trovò mille e anche di più, ma nessuno così potente da spingerlo a non attuare ciò che aveva in serbo per tentare di concludere quel supplizio. Sorrise sghembo, poi rise malignamente, attirando l'attenzione dei suoi compagni di viaggio, i quali lo squadrarono indagatori. 
«Ho un'idea e sono certo che non vi piacerà. Probabilità di fallimento: altissime».


 

 
Angolo autrice:
Signori e signore, noto con un certo disappunto che non siete stati attenti nel capitolo precedente :D nessuno si è accorto del dettaglio finale, quel dannatissimo ingranaggio che era stato calciato da Vegeta più o meno a metà dello scorso capitolo. In effetti era sin troppo minimo come dettaglio, vi perdono! xD 
Come dice il principe "le cose semplici non vanno di moda", l'ennesima disgrazia e difficoltà li ha colpiti. Avrei dovuto chiamare questa storia Game of Mainagioia. 
Ma tranquilli, adesso Mirai Vegeta ci delizierà con il suo piano fallimentare, staremo a vedere! Avete delle ipotesi? 
Eevaa

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Capitolo 28
*** Un piano imperfetto ***


DRAGON BALL GA : GAME OF AGES



CAPITOLO 28 - UN PIANO IMPERFETTO


 
Hic et Nunc
 
Gli occhi acqua marina di Mirai Trunks penetrarono lo sguardo impertinente di suo padre, tentando così di cogliere in esso quale sfumatura di incoscienza lo stesse alimentando, quella volta. In un momento così delicato e spiacevole, egli aveva tirato fuori le unghie come un vero combattente, esponendosi come possessore di una soluzione alquanto fallimentare, a detta sua. Vegeta corrugò la fronte, in attesa di una spiegazione esaustiva da parte della sua copia del futuro, il quale però non si accingeva a dare un nome e un cognome al suo piano suicida, continuando però a sorridere meschinamente. 
«Beh?! Si può sapere cos'hai in mente?» lo spronò Vegeta del passato, innervosito da cotanto mistero. 
Mirai Vegeta divenne d'un tratto più serio, seppur rimanendo esponenzialmente sicuro di sé.
«Dato che il problema - e molto probabilmente ciò che ci tiene intrappolati in questo loop - è questo dannatissimo tetto di nuvole, allora vuol dire che dobbiamo per forza oltrepassarlo. Vegeta, io e te torneremo a casa, Mirai Trunks, tu rimarrai qui ad aspettarci» dichiarò il principe dei saiyan con estrema sicurezza.
«NO! Io non me ne andrò da qui senza mio figlio!» lo interruppe Vegeta, rifiutandosi categoricamente di lasciare il piccolo Trunks in quella dimensione.
«Ascoltami bene, perché non te lo ripeterò un'altra volta. Se vuoi avere anche solo una possibilità di salvare il tuo moccioso devi fare come ti dico io, che ti piaccia o no» lo minacciò avvicinandosi e fulminandolo con gli occhi senza troppi complimenti, ricevendo di tutta risposta un ringhio animalesco. 
«Ok, calmatevi immediatamente, stavate andando così bene fin ora! Vegeta, ascoltiamo cosa ha da dire mio padre fino in fondo, per favore» li esortò a tranquillizzarsi Mirai Trunks, riappacificando per qualche istante i due burberi principi.
«Gradirei non essere più interrotto, da ora. Mirai Trunks tu ci aspetterai qui, una volta giunti sulla Terra noi torneremo indietro e Vegeta scenderà dalla macchina del tempo prima che essa atteri, mentre io rimarrò sulla mia attraversando le nuvole per raggiungerti di sotto. Dopodiché, una volta atterrate entrambe le macchine del tempo, Mirai Trunks ed io ci teletrasporteremo sopra».
«Peccato che voi non sappiate teletrasportarvi» puntualizzò Vegeta non comprendendo affatto il piano della sua copia futura.
«Noi no, ma Kaarot sì» ghignò Mirai Vegeta con estremo orgoglio, facendo così spalancare le bocche ed arricciare il naso agli interlocutori. 
«Ma nella nostra epoca Goku è morto, papà».
«Chiederemo a quella vecchia megera, la quale ce l'ha portato sulla Terra per un minuto per prendere il libro, di lasciarcelo per almeno qualche ora. È questione di vita o di morte, non credo faranno storie».
«Devo ammettere che potrebbe funzionare! Noi due torniamo indietro nelle nostre epoche, prendiamo con noi i due Kaarot e torniamo qui. Tu rimani sulla macchina del tempo e Mirai Kaarot scende prima di attraversare le nuvole, mentre io scendo in volo e lascio sulla macchina Kaarot, il quale atterrerà sulla dimensione. A quel punto l'idiota di sotto si teletrasporterà con te e Mirai Trunks oltre le nuvole, da me e l'altro idiota» esclamò Vegeta tentando così di rimettere insieme i pezzi del piano di Mirai Vegeta un poco alla volta. 
«Esattamente. È più difficile a dirsi che a farsi» esclamò il principe del futuro, compiacendosi della soluzione da lui proposta e al contempo dell'arguzia della sua copia del passato. 
Mirai Trunks li guardò a lungo, sorridendo estasiato. Per la prima volta i suoi due "padri" avevano unito le loro forze e attuato un piano che, seppur imperfetto e forse fallimentare, era l'unica possibilità che avevano. Si sentì fiero di quei due uomini e soprattutto appagato del fatto che suo padre (quello vero) avesse avuto quell'idea apparentemente geniale. Avrebbe collaborato con Mirai Goku, il suo rivale di sempre, pur di salvare i due mondi. 
«E così sia! Speriamo solo che Baba ci conceda di riportare in vita Mirai Goku per qualche ora» disse Mirai Trunks, pronto ad affrontare quel rischio.
«È fattibile! Nella nostra epoca l'ha fatto per un torneo di arti marziali, figuriamoci per salvare il mondo!» lo tranquillizzò Vegeta, preoccupandosi invece per un'altro piccolo ma pericolosissimo particolare. «Speriamo piuttosto che le macchine del tempo non vengano risucchiate nel tunnel spazio temporale una volta che alcuni di noi salteranno giù».
«Quella potrebbe essere la più grande falla nel sistema, oltre al fatto che non siamo sicuri che il teletrasporto funzioni sotto le nuvole, ed è per quello che ci serve un Kaarot sopra ed uno sotto, così che ci sia la speranza che almeno qualcuno di noi possa tornare sulla Terra nel caso sopra funzioni» commentò Mirai Vegeta perfettamente consapevole che le possibilità di tracollo erano più alte di quelle di vittoria. «Ma non abbiamo altra scelta, o la va o la spacca!»


Il programma che avevano progettato nei minimi dettagli sembrava l'unica possibile soluzione al loro problema, erano stanchi e stremati da tutto quel pensare e agire, ma avrebbero dovuto tener duro ancora. Più e più volte durante quelle infinite ore di terrore si erano trovati vicini alla sconfitta, ma si erano sempre rialzati trovando all'ultimo una via verso la vittoria. Grazie alla loro tenacia erano riusciti a scovare il libro antico, a studiare i simboli, a trovare il modo di giungere dal Padrone del Tempo e di conoscerlo. 
L'epilogo di quella brutta faccenda era sempre più vicino, negativo o positivo che fosse, ma una cosa era certa: avrebbero tentato il tutto e per tutto. 
Ciò che più preoccupava Vegeta, però, non era affatto la riuscita di quel piano, bensì il dover dire a sua moglie che loro figlio era stato rapito, che non era stato in grado di proteggerlo. Ogni secondo che passava si sentì sempre più idiota e in difetto per quel fatto, non era riuscito a mantenere la sua promessa, non era riuscito a difendere quel bambino dalla ferocia di Tuurmerik. Si maledì, si scavò nei pugni con le unghie, digrignò i denti sino a farli scricchiolare. Già poteva percepire lo sguardo intriso di delusione di Bulma, già poteva vedere i suoi luminosi occhi trattenere a stento le lacrime. 
Seduto all'interno della macchina del tempo il principe dei saiyan lanciò un ultimo sguardo a Mirai Trunks pregando che, per quel breve periodo di assenza, egli avrebbe tenuto gli occhi ben aperti e non si sarebbe fatto portar via da Tuurmerik. Anche Mirai Vegeta, dalla parte opposta e pronto a partire, sperò segretamente che suo figlio se la cavasse. In fondo sarebbe stato solo per poco tempo ed era perfettamente in grado di difendersi, ma un sentimento di sgomento e insicurezza aleggiò debole nel cuore del principe dei saiyan, e Mirai Trunks lo percepì.
«Vi aspetto qui. Tornate presto, padri» sussurrò il ragazzo, in piedi tra le due macchine del tempo pronte a salpare. Sperò con tutte le sue forze di vederli tornare vittoriosi dalla spedizione nelle epoche, che il loro piano funzionasse in tutti i passi da compiere. Sarebbe rimasto in attesa con il cuore in gola sino al loro ritorno, pregando che il piccolo Trunks stesse bene e che Tuurmerik non decidesse di farsi vivo prima del tempo. Sapeva bene di non potersi nascondere da nessuna parte, ma solo confidare nella buona sorte. 
Le due macchine del tempo si sollevarono nel medesimo istante, lasciandosi alle spalle quel loop in cui erano intrappolate; lentamente perforarono la coltre giallo-violacea senza sforzo, come se non fosse mai esistita, come se fosse fatta di carta velina. Entrambi i principi si sforzarono di non battere neanche per un secondo le palpebre per non perdersi alcun dettaglio dello scenario circostante. Dopo pochi secondi volo, finalmente, sbucarono fuori dalle nuvole vedendo la realtà sottostante con una diversa luce. Mirai Trunks era ancora sotto di loro, lo potevano perfettamente scorgere, grande poco più una mela con il naso all'insù; probabilmente lui non li poteva vedere. Il primo piccolo ostacolo era stato superato: le macchine del tempo erano state in grado di oltrepassare la coltre. 
Si guardarono dritto negli occhi, i due Vegeta, l'uno di fronte all'altro seduti nello stesso tipo di marchingegno. Si osservarono con fare speranzoso, sapevano che avrebbero dovuto tornare vittoriosi, pena la fine di tutto. Vegeta strinse tra le mani il videotelefono il quale improvvisamente aveva ripreso a funzionare, probabilmente era la nube malsana che rendeva impossibili le comunicazioni. Avrebbe aspettato con ansia la chiamata dell'altra epoca per scoprire quale sarebbe stato il verdetto di Mirai Baba.
Ciò che entrambi scorsero in quel piccolo istante di pausa prima di venir risucchiati nei tunnel, però, fu quello che fece ardere maggiormente la fiamma della speranza. Prestando attenzione, in lontananza, si poteva scorgere una sporgenza più alta di tutte all'orizzonte, troppo lontana per distinguere ciò che realmente fosse. Mirai Vegeta la indicò con un dito, Vegeta annuì e sorrise compiaciuto, per poi venir risucchiato indietro ove i diamanti grezzi lo avvolsero. 

 



Future
 
Aria. Aria vera, aria fresca di primavera. Mirai Vegeta inspirò a pieni polmoni quel meraviglioso profumo di pianeta Terra e per un momento gli sembrò di essere rimasto in apnea per ore e ore. Quasi le narici gli bruciarono nel percepire quell'ossigeno pulito e leggero, avrebbe voluto riempirsi ancor di più i polmoni fino a farli scoppiare. Non vi era traccia di ferro e ruggine intorno a sé, solo erba e alberi molto più piccoli di come ricordava di averli lasciati. La poteva percepire la vita, vita e fermento di un pianeta che inaspettatamente aveva chiamato "casa". Non si sarebbe mai aspettato di trovare una dimora vera dopo l'esplosione di Vegeta Sei, eppure ci era riuscito.
Il tempo era proseguito a ritroso e ancora lo stava facendo, lo si poteva capire dalle luci del tramonto e la comparsa del sole dalla parte opposta in cui dovrebbe sorgere. La luna precipitò lentamente dietro le montagne e due meravigliosi occhi azzurri lo accolsero come un dolce abbraccio.
«Mirai Vegeta! Cos'è successo? Dov'è nostro figlio?» balbettò Mirai Bulma ricercando con gli occhi quella figura famigliare che però non accennava a comparire. Le sue gambe tremarono, il suo cuore batteva all'impazzata temendo il peggio, ma una voce profonda e sicura di sé provvedette subito a tranquillizzarla.
«È nella dimensione del Padrone del Tempo ad aspettarci, sta bene» spiegò senza mezzi termini il principe dei saiyan, il quale continuò imperterrito per andare dritto al punto. «Dobbiamo andare subito dal Supremo. Abbiamo bisogno di Mirai Kaarot!»



Past
 
Vegeta avrebbe voluto rimanere il suo eroe per sempre, non era pronto a vedere i suoi splendidi occhi ricambiare il suo sguardo con estrema delusione. Quegli occhi che l'avevano visto cambiare, mutare, quegli occhi che si erano innamorati di lui nonostante tutto il male che egli aveva fatto e che avrebbero visto fare ancora. Avrebbe solo voluto abbracciarla e lasciare che le parole uscissero da sole, ma non ne era capace.
Non ci riusciva, proprio non era in grado di rispondere a quella domanda con la triste verità di cui era a conoscenza. Bulma tremò: suo figlio non era tornato insieme a Vegeta, e il principe non accennava a spiegarle dove fosse. Goten e Goku, appena dietro di lei, aspettavano impazienti di sapere cosa fosse successo, ma il principe dei saiyan non accennava a rispondere. 
Era come immobilizzato, pietrificato di fronte a sua moglie e il suo sguardo spaventato al limite della frustrazione. Le parole gli erano rimaste bloccate in gola e non riuscivano a venire fuori, come avrebbe potuto dare a tutti loro una spiegazione? Ciò che aveva visto e vissuto non si poteva raccontare facilmente. 
«Vegeta. Rispondi alla mia domanda. Dov'è nostro figlio? Dov'è Trunks?» ripeté Bulma in tono più aggressivo. 
In principe avrebbe voluto scomparire, si vergognava come un ladro e mai e poi mai avrebbe voluto ammettere di aver fallito. Farla preoccupare ulteriormente in un momento così delicato non sarebbe servito a niente, se non alimentare le sue sofferenze. Non era stato in grado di proteggere loro figlio ma avrebbe dovuto proteggere lei, lei e il piccolo che portava in grembo. Non aveva altra scelta, non poteva fare altro che mentire, e così fece.
«Sta bene, è con Mirai Trunks».


 

 
Angolo autrice:
Buongiorno amici! Finalmente è arrivato giovedì e Mirai Vegeta ha potuto illustrarvi il piano fallimentare da lui stesso elaborato. TA-DAN. E' tutto chiaro? Ci sono dubbi? E' un gran casino? Probabilmente sì. Funzionerà? Probabilmente no. 
Ed ecco che il principe dei codardi ha mentito a sua moglie >_< cattivo! Non si fa, anche se a fin di bene! 
Che ne pensate? La storia si sta sempre più complicando, ma è atteso il gran ritorno di un personaggio molto importante, Mirai Goku. Pensavate di esservene liberati, eh :D
Buon fine settimana a tutti
Eevaa

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Capitolo 29
*** Permesso speciale ***


DRAGON BALL GA : GAME OF AGES



CAPITOLO 29 - PERMESSO SPECIALE



 
Future
 
Spiegare tutta la storia da capo a fine non fu certo un'impresa facile per il principe dei saiyan, avendo a che fare con una scienziata dalla curiosità implacabile. Aveva voluto sapere della dimensione del tempo, di Tuurmerik, del suo aspetto, di cosa fosse successo, di Vegeta e il rapimento del piccolo Trunks, di come Mirai Trunks fosse riuscito a scoprire il loop e del loro piano per fronteggiarlo. Soprattutto era stata curiosa di tutto ciò che riguardava quest'ultimo. 
«Quindi sei assolutamente certo di aver visto qualcosa in lontananza una volta uscito dal loop, quando hai oltrepassato la nube?» domandò Mirai Bulma sostenuta per i fianchi dal compagno, il quale volava il più velocemente possibile per raggiungere il palazzo del Supremo in tempi brevi. Secondo i calcoli, infatti, sarebbero rimaste poco più di cinque ore alla collisione delle epoche e non c'era affatto tempo da perdere, anche se questo doveva comportare di esser trasportata in volo, cosa che le aveva sempre messo una certa tensione. Non perché non si fidasse del suo compagno, di certo non l'avrebbe lasciata andare di proposito, ma semplicemente perché in caso di emergenza ella non avrebbe potuto evitare un rovinosa caduta. Una volta aveva persino tentato di prendere delle lezioni di volo dal figlio ma non avevano sortito i risultati sperati, forse si sarebbe dovuta arrendere al fatto che, per volare, avrebbe dovuto utilizzare gli strumenti che la sua mente brillante le aveva permesso di realizzare. 
«È quello che ti ho detto» confermò bruscamente il principe dei saiyan, sperando con tutto se stesso che ella non avrebbe fatto altre domande da lì al minuto di strada che li separava dalla destinazione. Avrebbe già dovuto perdere abbastanza tempo e pazienza per spiegare a quel menagramo impiccione del Supremo ciò che era successo, di sicuro non sarebbe stato un incontro facile.
Mirai Bulma, dal canto suo, fu più che orgogliosa del suo compagno e di loro figlio. Seppur vero che la situazione non fosse di certo di facile gestione, i suoi due saiyan avevano saputo fronteggiare tutti quei pericoli insieme e con grande spirito. Non avrebbe mai pensato che Mirai Vegeta si dimostrasse tanto collaborativo da prendersi la briga di far riportare in vita il suo acerrimo rivale senza nemmeno obiettare; questo perché non aveva potuto osservarlo alle prese con la sua copia del passato. Avevano trascorso gran parte della permanenza nella dimensione di Tuurmerik a litigare come due bambini viziati, ma questo il principe dei saiyan l'aveva appositamente omesso nel racconto alla sua compagna; specialmente per il fatto che, probabilmente, lo avrebbe annoiato con inutili rimproveri, ma ad ogni modo non si sentiva un gran che fiero del suo comportamento. Non lo avrebbe mai ammesso, naturalmente, ma quel Vegeta 2.0 stava persino iniziando a stargli simpatico. 
Colui che, appunto, non sarebbe mai entrato nelle grazie dell'iracondo principe dei saiyan era proprio il Supremo, il quale non aveva perso tempo a rimproverarli per l'ennesima richiesta assurda e sconvolgente. Mirai Vegeta, ovviamente, non aspettato altro che l'occasione di rendergli pan per focaccia non dosando affatto la serie di insulti rivoltogli; fortunatamente ci pensò Mirai Bulma a placare gli animi infuocati dei due antagonisti, spiegando per filo e per segno il loro obiettivo e del perché fosse così fondamentale riportare sulla Terra Mirai Goku. 
«Sai, tesoro, a volte basta un po' di pazienza e gentilezza per ottenere le cose» mormorò la scienziata nell'orecchio del suo compagno, mentre il Supremo era dedito a cercare di contattare in qualsiasi modo Mirai Re Kaioh. Di tutta risposta, però, il principe dei saiyan le girò le spalle sbuffando sonoramente. Essere gentile non avrebbe mai fatto parte del suo carattere, nemmeno in un milione di anni. Paziente, forse, ma gentile no. Proprio no.[1]
«Ci siamo! Mirai Goku, mi puoi sentire?» gridò con voce roca il namecciano con il bastone di legno rivolto verso il cielo.
«Forte e chiaro, Supremo. Che succede?» rispose allegramente il defunto saiyan, probabilmente all'oscuro persino del fatto che Mirai Vegeta fosse tornato sulla Terra dalla missione.
«Ma si può sapere cosa state combinando lassù al posto di tenervi sintonizzati sul nostro pianeta?!» sbraitò Mirai Bulma facendosi largo tra il Supremo e il suo compagno, agitando le braccia in direzione del firmamento. Il principe dei saiyan la squadrò da capo a piedi nel suo tentativo di inveire contro il suo amico, considerando che forse ella non era esattamente il tipo di persona avente il diritto di accusarlo di poca gentilezza, dopo tutto. «Ad ogni modo, ti informo che devi assolutamente ottenere un permesso dal regno dei cieli per farti riportare qui» 
«Come, prego?» 
«Mirai Kaarot, ascoltami attentamente. Devi chiedere a quella vecchia ciabatta che ti ha portato qui a prendere il libro di farti riportare in vita per qualche ora. Mi duole ammetterlo ma ci serve il tuo aiuto» spiegò accuratamente Mirai Vegeta tentando il più possibile di non mordersi le labbra di rabbia per ciò che gli era toccato fare. Mai e poi mai nella vita si sarebbe mai sognato di chiedere aiuto ad un infimo saiyan di terza classe. Se solo suo padre l'avesse scoperto si sarebbe rivoltato nella tomba. 
«Accidenti, non mi sarei mai aspettato di sentirmelo dire da te».
«Vuoi rimanere lì ancora per molto a gongolarti come un perfetto idiota oppure provvedi a far ciò che ti ho chiesto?» tuonò il principe divenendo in volto dello stesso colore di un pomodoro maturo. Proprio faticava ad immaginare come aveva fatto Vegeta del passato a reggere un intero viaggio nella macchina del tempo con quell'imbecille senza fargli del male, se lo sentiva nelle ossa che non sarebbe stato in grado di usare la stessa accortezza. 
La comunicazione si interruppe poco dopo aver udito la voce del saiyan a forma di palma piagnucolare per i pochi convenevoli riservatogli dal suo rivale, lasciando letteralmente senza parole gli interlocutori sulla terra. Il Supremo, ancora con il bastone rivolto verso il cielo, abbandonò uno sguardo sul viso tetro del principe, il quale ricambiò acidamente come per dire che non sapeva assolutamente cosa stesse combinando quello scellerato nell'aldilà, ma non era affatto male che avesse smesso di blaterare di inutili cortesie. 
Dove diavolo era finito Mirai Goku? Perché ci stava mettendo così tanto a dare una risposta alla loro richiesta?
Mirai Bulma, con gli occhi speranzosi rivolti verso il firmamento, si lasciò andare in un sorriso entusiasta. Se tutto fosse andato per il meglio avrebbe avuto un'altra occasione di rivedere il suo migliore amico in carne ed ossa (più o meno), e non solo per un brevissimo minuto come qualche ora prima. Era convinta che quella fosse stata l'ultima volta eppure il destino, seppur nella cattiva sorte, stava offrendo loro un'ulteriore possibilità di starsi accanto, fu proprio questa la ragione del suo sorriso: in mezzo a tutti quei beffardi e terribili accadimenti ci sarebbe stato anche qualcosa di buono, qualcosa di magnifico che altrimenti non sarebbe mai potuto capitare. Con il cuore in gola e le guance sollevate dalla speranza, la scienziata distolse lo sguardo dalle nuvole per fronteggiare quello del suo compagno, accigliato ma sotto sotto impaziente di poter combattere fianco a fianco di quello smidollato di nome Mirai Kaarot. 

 

«Ma la prego! Mi è stato detto che è questione di vita o di morte!» mugugnò Mirai Goku cadendo con le ginocchia sulla fresca erbetta del pianeta di Re Kaioh del nord, unendo le mani in preghiera rivolgendosi a quella vecchina rugosa la quale, non molto tempo prima, aveva acconsentito di riportarlo per un minuto sulla Terra.
«È sempre così per voi terrestri, non vi accontentate mai!» gracchiò lei seduta composta sulla sua sfera di cristallo, indignata per le continue richieste esposte da quel ragazzo.
«Temo che questa volta sia una questione realmente urgente, Sibilla» sussurrò Mirai Re Kaioh nell'orecchio della strega, la quale aggrottò le sopracciglia mantenendo sempre le braccia conserte. 
Il defunto saiyan non aveva avuto né il tempo né le conoscenze per spiegare per filo e per segno quanto stesse succedendo, sapeva solo che la situazione era alquanto drammatica dato che persino sua altezza reale il principe del menefreghismo si era degnato di chiedere umilmente aiuto. 
Pregò con tutto il suo cuore - sempre che gli spiriti ne avessero uno - che la decisione di Mirai Baba fosse positiva, altrimenti sarebbe dovuto andare da Re Yammer a supplicare e, ovviamente, non avrebbe affatto potuto perdere tempo a ricercare permessi speciali. Già poteva immaginarselo Mirai Vegeta, adirato e rosso come un peperone, minacciarlo di morte nonostante fosse già passato a miglior vita da ormai tantissimi anni. 
«Io credo...» iniziò a parlare la vecchia strega facendo rizzare antenne e orecchie ai suoi interlocutori, mettendoli in condizione di ansia prima di proclamare finalmente il verdetto. «Beh, credo che potrei concederti un giorno intero per poter concludere tutti i tuoi affari».
«DAVVEROOO?!» ululò l'ingenuo saiyan scattando immediatamente sulle gambe con gli occhi spalancati e le mani ancora in preghiera.
«Ventiquattr'ore. Non un minuto di più, e non voglio più sentir parlare di permessi speciali, perché questa sarà l'ultima volta!» sentenziò Mirai Baba vedendosi poi arrivare addosso chissà quanti chili di muscoli intenti ad abbracciarla con una tale sfrontatezza che Mirai Re Kaioh ebbe paura che ella ritirasse la sua offerta.
«Te lo prometto, Sibilla! Non sprecherò neanche un istante! Mettetemi subito in contatto con i miei amici. Sto arrivando!»




Past

Se Bulma non avesse conosciuto alla perfezione il principe dei saiyan avrebbe detto che stesse per mollare il colpo, ma lei lo conosceva abbastanza per essere certa che egli non avrebbe mai e poi mai lasciato una missione così importante a metà. Eppure, da quando era atterrato con la macchina del tempo, aveva iniziato a manifestare atteggiamenti nevrotici border-line. Non riusciva proprio a stare fermo: camminava in tondo, faceva scattare stereotipatamene il piede, digrignava i denti, stringeva nervosamente il telefono tra le mani facendolo tremare, inspirava così profondamente da riempire i polmoni fino al limite dello scoppiare. 
«Ci chiameranno presto, vedrai» provò a consolarlo adagiandosi sulla la sedia proprio di fronte a lui, appollaiato sul divano con entrambe le gambe scosse da sostenuti movimenti delle punte dei piedi. 
«Mmh».
Era in pena per Trunks, il principe dei saiyan, e non avrebbe potuto riferirlo ad anima viva poiché era stato costretto a mentire in un momento di codardia, o forse buon senso, di questo non riusciva a rendersene conto. Suo figlio era intrappolato in una dimensione ignota e piena di pericoli, con un mostro dall'aspetto inquietante e le intenzioni minacciose, mentre lui se ne stava comodamente seduto su un divano sul pianeta Terra ad aspettare che un'idiota di una timeline futura fosse pronto a ricevere un permesso dell'Aldilà. L'idiota del suo universo, però, era lì vicino a lui, affiancato da quel moccioso che era la sua stessa identica copia in miniatura. Quel bambino che, sotto sotto, considerava come un secondo figlio. 
Era certo che il piccolo Goten avesse intuito che c'era qualcosa che non andava, lo si vedeva dagli occhi: anch'egli era preoccupato e nervoso, ma cercava in tutti i modi di nasconderlo e dimostrarsi un bambino forte. Era rimasto semplicemente basito dal racconto di Vegeta riguardo a quella dimensione surreale, di quel Padrone del Tempo dall'aspetto inquietante e taciturno, di quella coltre nefasta che non permetteva loro di uscire da un loop. Nonostante ciò avrebbe dovuto mantenere la calma e pazientare, e così fece.
Purtroppo Vegeta non riuscì a seguire il suo esempio e continuò a dimostrare imbarazzo e nervosismo sino a quando, finalmente, non si udì echeggiare in tutta la stanza il trillo del videotelefono. Vegeta diede avvio immediatamente alla chiamata, ritovandosi nello schermo l'allegro faccione di Kaarot del futuro, con tanto di aureola sopra la testa.
«Urcaaa! Vegeta, non hai una bella cera, lo sai?» esordì Mirai Goku guardando attraverso il telefono la copia del saiayn al proprio fianco, contemplando gli occhi arrossati del suo interlocutore. 
«Che mi venga un colpo, ma quello sono io!» gridò Goku piazzandosi di fronte al videotelefono, costringendo il principe dei sayan a girare la fotocamera dalla sua parte; gesto che lo fece adirare ancora di più.
«E finitela, razza di imbecilli!» brontolò Vegeta piazzando freneticamente il palmare nelle mani di sua moglie, incitando le due dimensioni a sbrigarsi. «Forza, posizioniamoci alle macchine del tempo».
Impreparato e dolente, il principe dei saiyan trascinò la sua carcassa fino al giardino della Capsule Corporation, un giardino che oramai aveva assunto le sembianze di un bosco lasciato a se stesso. Erano passati troppo in fretta quegli anni fittizi, troppi arbusti avevano iniziato a crescere, tanti rovi non erano mai stati potati. La macchina del tempo li attendeva in mezzo a quel campo di artigli vegetali, brillante e pericolosa come non mai. Vegeta sospirò e sperò con tutto il cuore che il suo primogenito, quello del futuro, se la fosse cavata anche senza di loro. La voce di Bulma che si accordava sul da farsi con la famiglia del futuro risultò come un ronzio alle orecchie del saiyan, immerso in un'ovatta fatta di pensieri e preoccupazioni, fu però una frase detta dalla scienziata del futuro a risvegliarlo dal suo sonno.
«Andrà tutto bene, Bulma. Vedrai che riusciranno a riprendersi il piccolo Trunks».
Il saiyan sgranò gli occhi e un brivido percorse ogni vertebra della sua schiena, come se gli avessero gettato addosso una secchiata di acqua gelida. Non ebbe il coraggio di voltarsi per incrociare lo sguardo di sua moglie e, forse, non ce l'avrebbe mai avuto.  

 
 
[1] Basti pensare a quando, nella saga di Majin-Bu, Re Kaioh aveva chiesto a Vegeta di chiedere gentilmente ai terrestri di alzare le mani per contribuire all'energia sferica. La versione in lingua inglese fa ancora più ridere xD https://www.youtube.com/watch?v=502Jtc-sS2s 
 
Angolo autrice:
Ciao ragazzi/e! E così il principino è stato beccato (dannazione, Mirai Bulma, perché non tieni mai a freno la lingua?!) e adesso sono uccelli per diabetici, come si suol dire. 
Moglie incinta, incavolata nera con ormoni allo sbaraglio in arrivo nel prossimo episodio! xD il principe avrà una bella gatta da pelare, ma quanto meno sono riusciti a tirare sulla Terra l'idiota con l'aureola! E ora speriamo solo che il piano di Mirai Vegeta vada in porto senza ostacoli. 
Per la prossima settimana potrebbe essere che l'uscita del capitolo 30 venga ritardata a venerdì o, forse, addirittura anticipata a mercoledì! Non sono ancora sicura, quindi tenetevi sintonizzati su questo canale :D 
Eevaa
 

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Capitolo 30
*** (Non) tutti i nodi vengono al pettine ***


DRAGON BALL GA : GAME OF AGES



CAPITOLO 30 - (NON) TUTTI I NODI VENGONO AL PETTINE



 
Past

«Tu mi hai mentito» sibilò Bulma con minacciosa pacatezza, dopo un lunghissimo minuto di religioso silenzio.
Né Goku né Goten avevano avuto il coraggio di proferire parola a riguardo, tanto meno il diretto interessato. Persino nella stanza dell'altra linea temporale, in collegamento telefonico, sembrava essere immersa in un'atmosfera ovattata. Mirai Bulma si era resa conto troppo tardi che il principe dei saiyan del passato aveva omesso a sua moglie il piccolo particolare che loro figlio era stato rapito da quel farabutto di Tuurmerik, mettendo così quell'uomo in una situazione a dir poco imbarazzante. 
Vegeta, di spalle, sembrava essersi congelato in una bolla di azoto liquido e senso di colpa. Bulma, appena dietro di lui, sostava con fermezza e braccia incrociate in attesa di un gesto, un segno, una risposta che non sarebbe mai arrivata. 
«Guardami negli occhi immediatamente» gli intimò senza troppi complimenti, affogando nelle stesse lacrime che stava tentando di non lasciar sgorgare. 
Non poteva credere che suo marito le avesse mentito riguardo alla cosa più importante al mondo: loro figlio. Aveva garantito che stesse bene e invece, molto probabilmente, era nelle grinfie di quel dannatissimo Padrone del Tempo del quale aveva sentito a malapena parlare da quell'uomo dai capelli a punta. Non aveva fornito dettagli riguardo al loro incontro, solo brevi e poco chiare sequenze di accadimenti dalla dubbia veridicità. Aveva raccontato che lo avevano incontrato, ma che egli si fosse dileguato in men che non si dica senza lasciare traccia alcuna. Come aveva potuto il principe dei saiyan non riferirle che Tuurmerik avesse portato via Trunks? Perché non era riuscito ad impedirglielo? Cosa aveva fatto per evitare che succedesse?
«DIMMI QUALCOSA, MALEDIZIONE!» strillò forzando il marito a girarsi, dimenticandosi completamente del fatto che fosse completamente impossibile smuovere un saiyan dalla propria posizione con la forza combattiva poco superiore allo zero. 
Ma egli si girò, di scatto, di violenza, come se quella donna fosse realmente riuscita a colpirlo e muoverlo come un burattino. 
«Sì, TI HO MENTITO!» urlò Vegeta di tutta risposta, non lasciandole nemmeno il tempo di gridargli addosso ulteriori parole, creando nella stanza un silenzio ancor più estraniante di quello precedente. Gli occhi di lui erano così arrossati da far rabbrividire, il suo volto era increspato da un'espressione spaventosamente nevrotica. Goten fece quasi fatica a riconoscere quell'uomo che avrebbe persino potuto chiamare "padre": non vi era più traccia di contegno nel suo sguardo, né orgoglio, né fierezza. Solo sgomento, delusione e vergogna. Non era proprio da Vegeta farsi prendere dallo sconforto in quel modo, non era per niente da lui affermare davanti a un gran mucchio di persone di essere nel torto. Il Vegeta di un tempo non avrebbe perso l'occasione di fingere menefreghismo di fronte ad una situazione simile, ma la sfortuna aveva voluto che il destino l'avesse colpito in un momento difficile nel punto più debole: la sua famiglia. 
Persino il suo doppione del futuro in collegamento telefonico non ebbe il coraggio di rimproverarlo o provare un sentimento di disgusto nei suoi confronti, come precedentemente aveva fatto. Vedere in quello stato la sua versione "migliorata" provocò un sussulto così potente al suo cuore; un brivido gli attraversò la schiena come una scossa elettrica e, per la prima volta, riuscì a provare empatia nei suoi confronti, nei confronti di se stesso. 
Vegeta non si era mai vergognato così tanto in vita sua, questo avrebbe potuto giurarlo. 
«Ho mentito per non mettervi in allarme, perché avrei voluto risolvere il problema per conto mio» ammise il principe dei saiyan tentando di spiegare quali fossero le sue reali intenzioni, lanciando poi un'occhiata a quell'esserino che era l'esatta copia del suo rivale, il quale stava tentando il più possibile di frenare il tremore nelle proprie mani. Trunks era il suo migliore amico, non avrebbe mai voluto che egli stesse in pena per un problema che non avrebbe potuto contribuire a risolvere. Lo conosceva troppo bene quel ragazzino: avrebbe dato di matto pur di aiutarli a ritrovare Trunks, ma non avrebbe potuto farlo in alcun modo e ciò l'avrebbe portato ad una frustrazione enorme. Non sarebbe mai riuscito ad ammetterlo, ma in fondo voleva bene a Goten e, nel corso degli anni, era finito dritto dritto nella lista delle persone da proteggere, nonostante fosse il figlio di quell'idiota. 
«Non osare! Non provare a trovare giustificazioni» sibilò Bulma puntandogli l'indice così vicino al viso da farlo indietreggiare. «Come hai potuto mentirmi su qualcosa di così importante? Non mi sarei mai aspettata un colpo così basso da parte tua, MAI».
Quelle parole trafissero il petto del principe dei saiyan più di una lama ghiacciata. Sua moglie era troppo orgogliosa per poter tollerare una simile bugia, seppur detta a fin di bene. Aveva scelto di proteggerla ma non ci era riuscito, eppure non incolpò i suoi compagni del futuro per aver accidentalmente rivelato il suo misfatto, ma rimproverò solo sé stesso per la pessima scelta compiuta. Avrebbe dovuto saperlo, oramai, che tutti i nodi vengono al pettine, soprattutto quando si trattava di quella donna. 
Pensò a Trunks, chissà dov'era, chissà se era vivo. Avrebbe compiuto gli sforzi più immani per salvarlo, per recuperarlo e riportarlo a casa.
«Ora sali su quella dannatissima macchina e riporta indietro mio figlio» concluse lei voltandosi di spalle, lasciando cadere sulla sua guancia una lacrima così ardente da provocarle dolore. 


Senza dire una parola, il principe dei saiyan si avviò in una camminata al patibolo verso la navicella del tempo seguito dal suo nuovo compagno di viaggio, discostandosi a passi decisi dall'aura di delusione che aleggiava intorno alla scienziata. 
Goku e il suo doppione della dimensione futura, contrariamente a ciò che tutti si aspettarono, non avevano minimamente cercato di provare a calmare le acque mettendosi inappropriatamente in mezzo ma, al contrario, erano stati in silenzio in attesa di nuovo ordine, limitandosi solo a salutare i loro cari che stavano lasciando sulla Terra. Mirai Goku promise a Mirai Bulma che sarebbe tornato vittorioso e che avrebbero persino avuto tempo di farsi una bella mangiata insieme prima che fosse costretto a tornarsene nell'Aldilà; il saiyan della timeline passata, invece, rassicurò il piccolo Goten del fatto che gli avrebbe riportato indietro il suo migliore amico. 
«Trunks è forte, se l'è sempre cavata in qualsiasi situazione».
«Sì, ma c'ero sempre io con lui. Sicuro che ce la farà anche senza di me?» domandò il piccolo seriamente preoccupato del fatto che il suo amico potesse essere in serio pericolo. Avevano affrontato difficili battaglie ma l'avevano fatto sempre insieme, si erano persino uniti con la fusione per poter fronteggiare i nemici. Immaginarlo solo contro quel terribile mostro lo metteva particolarmente in agitazione, e questo suo padre lo sapeva.
«Scommetto che non vedrà l'ora di vantarsi del fatto che se l'è cavata benissimo anche da solo. D'altronde è figlio di Vegeta» sussurrò Goku nell'orecchio del suo secondogenito, vedendolo poi finalmente sorridere e convincersi del fatto che il suo amico Trunks era davvero molto forte, così potente da meritarsi tutta la sua fiducia. 
Anche Vegeta ne sarebbe dovuto essere convinto, ma mai come in quel momento la sua visione dei fatti era stata così distaccata dalla realtà. L'eccessiva tensione, la preoccupazione e il litigio con la donna che l'aveva sempre sostenuto mettevano il principe in una condizione di ansia sopra ogni limite. 
Non riusciva a sopportare quella sensazione e non riusciva a credere di aver deluso Bulma un'altra volta; si era ripromesso che in vita sua non l'avrebbe più fatto, dopo essersi venduto a Babidi. Il solo ricordo degli occhi di sua moglie che lo fissavano mentre scagliava sfere di energia contro gli spalti del torneo di arti marziali lo pungeva ancora come un rovo attorcigliato alle caviglie. Eppure ci era riuscito di nuovo, l'aveva ferita di nuovo, nonostante fosse la persona più importante della sua intera esistenza. Colei che glie l'aveva cambiata. Era stato in grado di rovinare tutto un'altra volta per un sciocco errore da principiante, cosa diamine gli era passato per la testa? Era immensamente doloroso ammetterlo, ma quella donna aveva ragione: non avrebbe mai dovuto mentirle riguardo a loro figlio, nonostante questo l'avrebbe fatta preoccupare. Le aveva giurato di esserle sempre fedele, le aveva promesso che l'avrebbe tenuta al corrente di tutto quando erano partiti, ma non aveva avuto il coraggio di affrontare quella prova. 
Ma ciò che faceva più male al saiyan è che non sarebbe mai più stato in grado di rimediare a quell'errore. No, non perché fosse così grave da non lasciare spazio al perdono (Bulma l'avrebbe perdonato sempre), non perché non sarebbe riuscito a portare indietro Trunks (quello l'avrebbe fatto ad ogni costo), ma perché quella era l'ultima volta che si sarebbero visti. 

Guardò gli occhi di Bulma attraverso il vetro della macchina, mentre ella era intenta a far partire per l'ennesima volta il countdown sullo schermo del videotelefono in contatto con l'altra epoca. La guardò e provò dolore.
Cinque
Sarebbe andato in quella dimensione ferrosa senza fare più ritorno, avrebbe trovato il Padrone del Tempo e l'avrebbe ucciso. Ma così facendo non vi sarebbe stato scampo: sarebbe rimasto intrappolato lì per sempre. 
Quattro
Si sentì il cuore pesante come un macigno al sol pensiero che l'ultimo ricordo che ella avrebbe avuto di lui sarebbe stata l'immagine di un bugiardo. Guardò il ventre della donna con un groppo in gola e le mani tremanti di nervoso. Avrebbe tanto voluto poter conoscere suo figlio, essere un buon padre sin dalla sua nascita, guardarlo crescere e diventare forte, ma ciò sarebbe stato un lusso a lui non concesso.
Tre
Avrebbe voluto scendere e salutarla per l'ultima volta come si deve, confortarla sul fatto che avrebbe salvato Trunks. Al diavolo Karoot, suo figlio, o chissà quali altre persone avrebbero potuto vederlo nel compiere un gesto tanto smielato. Non riusciva ad accettare che l'ultimo sentimento che Bulma avrebbe provato per lui sarebbe stata la delusione. 
Due
Non aveva detto a nessuno del fardello che portava sulle spalle, non lo avrebbe mai fatto sino a missione compiuta. Sì, era un'altra terribile omissione, ma sarebbe stata l'ultima per davvero. Quel nodo sarebbe venuto al pettine troppo tardi per far qualcosa per evitare ciò che il principe avrebbe fatto. Fissò dritto davanti a sé e vide l'immagine di quella donna che aveva saputo amarlo sin da subito e sperò con tutto se stesso che un giorno, nonostante tutto, l'avrebbe ricordato come un eroe.  
Uno
La stimava con tutto se stesso e a qualsiasi costo l'avrebbe protetta. Avrebbe salvato lei, loro figlio e il bambino che portava in grembo, e lo avrebbe dimostrato mettendo ancora in gioco la sua stessa vita, questa volta per sempre.
La guardò per l'ultima volta e curvò le labbra in quello che, per i suoi standard, era l'abbozzo di un sorriso. Ringraziò il cielo di averla avuta accanto, poi sparì tra le nuvole. 
 

 

Future

«Che posto assurdo è mai questo?»
«Come già ti ho abbondantemente spiegato, siamo nel tunnel spazio-temporale».
«È incredibile, Mirai Vegeta. Non mi sarei mai immaginato di salvare il mondo insieme a te».
«Tsk, smettila immediatamente con queste smancerie».
«Insomma, voglio dire, sei arrivato qui che volevi distruggere la Terra promettendo di uccidermi, e guardati ora! Hai una compagna e un figlio e lotti per il nostro pianeta».
«Se proferisci ancora parola, te lo giuro su tutti gli Dei, manterrò la mia promessa. E poco importa se sei già morto, non mi farò remore a farti del male» ringhiò Mirai Vegeta, maledicendo per un istante il giorno in cui era scappato dal pianeta Terra senza portare a compimento il suo obiettivo di disintegrare lui e tutti coloro che si erano opposti alla sua ira. 
Mirai Goku si zittì sbuffando, del tutto sicuro che quel testone del suo rivale non avrebbe mai compiuto un atto così sconsiderato. D'altronde egli lo aveva ammesso: aveva bisogno del suo aiuto.
Mirai Vegeta detestava la bontà d'animo di quel saiyan anomalo, odiava quando gli faceva dei complimenti e proprio non sopportava il fatto che lo trattasse come un amico. Ma in fondo, nel suo cuore congelato, forse quel sempliciotto dall'aria svampita era l'unico vero amico che avesse mai avuto, il primo che avesse mai avuto riguardi nei suoi confronti e che aveva saputo perdonarlo, nonostante le atrocità da lui commesse in passato. Era cresciuto in una giungla galattica ove non esistevano sentimenti, sin da quando era un bambino non aveva fatto altro che combattere; era stato un mercenario, era stato uno schiavo dell'esercito che aveva distrutto il suo pianeta e il suo stimato padre. Non aveva mai avuto amici, soltanto alleati, alleati che per la maggior parte delle volte si erano dimostrati dei traditori o buoni a nulla. 
Mirai Kaarot invece aveva avuto pietà di lui sia sulla Terra che su Namek, non lo aveva mai trattato come una pedina di un perfido gioco di potere, ma come un rivale e un combattente d'onore. Odiava doverlo ammettere e si sentì un perfetto rammollito ad avere quel tipo di pensiero, ma sotto sotto quell'idiota era stato il suo primo alleato, il suo unico e vero amico. Cielo, aveva i conati di vomito al solo pensiero, doveva esser diventato completamente pazzo. Non l'avrebbe mai e poi mai ammesso, si sarebbe tagliato via la lingua piuttosto che rivelarglielo. Avrebbe per sempre mantenuto un freddo distacco e una maschera di perfidia nei suoi riguardi, a costo di sembrare ben più maleducato e detestabile di quanto in realtà fosse. 
«Siamo quasi arrivati! È tutto chiaro ciò che devi fare?» domandò con estrema pacatezza il principe dei saiyan, sperando con tutto se stesso di non dover spiegare un'altra volta il procedimento; anche perché non avrebbe avuto tempo di farlo.
«Tu rimani sulla macchina, io scendo e vi aspetto al di sopra delle nuvole senza muovermi e senza combinare guai. Chiarissimo!»
«Sarà meglio per te» concluse acidamente Mirai Vegeta sporgendosi leggermente in avanti. Il buio li stava oramai per inghiottire, l'uscita del tunnel che dava su quell'immensa dimensione ferrosa era alle porte. 
Ed eccola lì in lontananza la macchina del tempo del passato, perfettamente a specchio rispetto alla loro imbarcazione, sempre più vicina, sempre più adiacente. Stavano per scendere, proprio come la prima volta. Le nuvole li avrebbero inghiottiti da lì a poco.
«Che gli Dei ce la mandino buona!» sussurrò Mirai Vegeta facendo un cenno con la mano a Vegeta del passato, esattamente nella sua stessa posizione di allerta nella macchina del tempo di fronte. Il grande momento era finalmente arrivato: la cupola delle navicelle si aprì con uno scricchiolio sordo lasciando evadere Mirai Goku e Vegeta senza alcuna difficoltà, per poi tuffarsi nelle nuvole malsane sotto ai loro occhi speranzosi ed increduli. 
I due rivali delle differenti epoche si scrutarono intensamente dopo che le due navicelle vennero finalmente inghiottite dalla coltre giallo-violacea insieme alle loro rispettive copie. 
Era fatta, ci erano riusciti. 


 


Angolo autrice:
Buondì gente del web! Contro ogni aspettativa sono riuscita ad essere puntuale e pubblicare questo capitolo di giovedì :) avrei dovuto prendermi queste giornate di agosto per rilassarmi e scrivere ma i lavori in casa mi stanno distruggendo! Eevaa imbianchina mode: ON.
Capitolo mooolto strappalacrime e sentimentale ma che ci volete fare, sono una romanticona! 
Fatemi sapere cosa ne pensate, a prestissimo!
Eevaa

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Capitolo 31
*** Il segnale ***


DRAGON BALL GA : GAME OF AGES



CAPITOLO 31 - IL SEGNALE
 
 
 
Hic et nunc

Nascondersi in casa di qualcun'altro non sarebbe stato di certo facile, questo Mirai Trunks lo sapeva bene sin dall'inizio. Probabilmente Tuurmerik conosceva a memoria ogni angolo remoto di quell'inquietante dimensione, non vi sarebbe stato modo di sfuggire ad un suo eventuale attacco, qualora avesse d'un tratto deciso di sferrarne uno.
Si sentì terribilmente sciocco in quella posizione rannicchiata alla penombra di una torre di ferro crollata in orizzontale, ma proprio non se l'era sentita di rimanere a spalle completamente scoperte in attesa di una qualsivoglia mossa del Padrone del Tempo. Oramai era passata circa mezz'ora da quando i suoi due "padri" erano partiti alla volta della Terra ed ogni istante trascorso in quel luogo desolato sembrava pesargli direttamente sui polmoni. Non era neppure tanto sicuro che lo scorrere del tempo in quella dimensione fosse lo stesso di quello sulla terra, ma tanto valeva non rimuginarci troppo su: il loop dentro al quale si trovava intrappolato era già sin troppo difficile da affrontare per la sua mente.
Ciò che lo confortava, arrivato a quel punto, è che se veramente Tuurmerik avesse voluto affrontarlo a brutto muso non ci avrebbe messo di certo così tanto per scoprire che era stato lasciato solo. Molto probabilmente era troppo divertito dal fatto che era riuscito a rapire uno di loro e si stava godendo quella piccola vittoria senza sentire il bisogno di immischiarsi in un'altra inutile e noiosa disputa.
Mirai Trunks digrignò i denti al pensiero del piccolo Trunks nelle grinfie di quell'essere che aveva solo potuto immaginare grazie alla descrizione di Vegeta e all'immagine riprodotta sul vecchio tomo trovato sulla Terra. Sperò con tutto il cuore che stesse bene, ma sopratutto che i due principi dei saiyan tornassero alla svelta e con due Goku a seguito per mettere in azione il loro piano probabilmente fallimentare.
Più e più volte durante quella mezz'ora aveva lanciato occhiate di speranza verso quella coltre giallo-violacea che erroneamente considerava "cielo", più e più volte aveva avuto l'occasione di rimanere intrappolato nei suoi pensieri e nei suoi sensi di colpa.
«In che razza di situazione mi sono cacciato...» mormorò tra sé e sé affondando il viso tra le ginocchia, stando però ben attento a non abbassare mai troppo la guardia.
Ripensò agli occhi increduli di sua madre quando era tornato a casa con lo zaino colmo delle Sfere del Drago dell'altra epoca, a malapena un mese prima. Sembrava essere passata una vita. Ripensò alla felicità e la commozione che ella aveva mostrato nel veder tornare in vita tutti i suoi vecchi amici e il suo amore perduto. Ricordò la fierezza con la quale aveva affrontato il suo vero padre per la prima volta, il padre che non aveva mai avuto modo di conoscere. Ricordò com'era stato deliziosamente abitudinario svegliarsi ogni mattina e sapere di trovarlo nella gravity room per combattere insieme, provare l'emozione di vivere come avevano sempre fatto nella timeline passata, avere una famiglia "normale" e spensierata, anche solo per un mese.
Aveva cacciato tutti in un mare di guai, ma ne era davvero valsa la pena. Sorrise per un istante, giusto il tempo di accorgersi di un ronzio a lui ben conosciuto che aveva iniziato a propagarsi in quella landa desolata.
Immediatamente balzò in piedi con il naso rivoltò all'insù, rimanendo sorpreso ed entusiasta da ciò che stava accadendo: le due macchine del tempo, con entrambe le cupole aperte, si stavano dirigendo verso il terreno mostrando ai loro posti di comando in una suo padre e nell'altra un Goku senza l'aureola.
Questo poteva significare solamente una cosa: ce l'avevano fatta.


Capirono che la prima parte del loro piano aveva funzionato non appena scorsero dall'alto le figure dei loro doppioni scendere dalle macchine del tempo e riporle all'interno delle capsule. Da sopra le nuvole, infatti, si poteva perfettamente vedere sotto. La testa di capelli lilla di Mirai Trunks apparve da sotto una costruzione e Vegeta tirò un sospiro di sollievo nell'apprendere che fosse ancora lì ad aspettarli, non avrebbe sopportato di perdere anche lui; nonostante non fosse a tutti gli effetti suo figlio, il legame che si era instaurato tra di loro durante il periodo della lotta contro cell era stato così sano e così forte da contribuire a farlo crescere per davvero.
In quel periodo era ancora totalmente in combutta con se stesso: aveva abbandonato Bulma prima che suo figlio nascesse per andare in luoghi lontani anni luce nel tentativo di diventare un super saiyan, era ancora egoista e pieno di sé, poco gli importava se a casa ci fossero due persone in attesa del suo ritorno. Fu solamente grazie a Mirai Trunks che il principe si rese conto di quanto importante fosse per lui essere un padre, capì quale ruolo avrebbe dovuto avere per quel nanerottolo in fasce. Era diventato un padre migliore grazie a lui, lui che era davvero sangue del suo sangue, solo di una differente epoca.
«Caspita, Vegeta. Mi sembra incredibile che tu sia così... ehm, così...» la voce di Mirai Goku interruppe violentemente i pensieri del principe.
La faccia di quell'idiota era persino più da ebete rispetto a quella del rivale della sua stessa epoca, e ciò fece innervosire non poco il saiyan più anziano, il quale si sentì osservato e scrutato in modo fin troppo insistente per i suoi gusti. Quella figura con l'aureola si portò una mano al mento, nel tentativo di trovare la parola adatta per descrivere la versione del passato di quell'uomo che, fino a pochi istanti prima, si trovava insieme a lui nella macchina del tempo.
«Così come?!» domandò spazientito Vegeta arrossendo leggermente sulle gote.
«Così diverso!» pronunciò Mirai Goku avvicinandosi leggermente al principe, il quale sollevò un sopracciglio confuso.
Come poteva quell'imbecille definirlo fisicamente "diverso" se gli anni che intercorrevano tra lui e la sua versione del futuro erano più o meno cinque?
«Insomma... mi sembra quasi che tu sia una persona normale!» azzardò l'ingenuo saiyan, non sapendo bene descrivere la sensazione che gli trasmetteva quell'uomo che, sì, poteva somigliare fisicamente al suo vero rivale, ma che era nettamente cresciuto. Lo si poteva percepire dallo sguardo che era maturo, che non era più lo spietato principe saiyan di un tempo, nemmeno lontanamente. Ciò che forse poteva immaginare, però, era che nonostante Vegeta fosse cresciuto i suoi atteggiamenti iracondi non erano poi così cambiati.
«Cosa diavolo intendi dire per "persona normale", razza di babbeo?! Senti chi parla, poi! Come se tu fossi normale» esordì ad alta voce Vegeta divenendo improvvisamente paonazzo.
«Ma no, non intendevo questo, era per dire che-»
«Baaah, per cortesia, fa' silenzio. Abbiamo questioni più importanti a cui pensare» lo interruppe nervosamente Vegeta abbassando nuovamente lo sguardo verso la nebbia giallastra.
Così agendo, diede modo a Mirai Goku di pensare che il suo atteggiamento nei suoi confronti fosse rimasto invariato rispetto a quello del principe del futuro. Ma quel burbero aveva ragione: il tempo stringeva e avevano un'importante missione da compiere.


Mirai Trunks rivolse un'altra volta il viso in direzione di quello strano e densissimo cielo, lo stesso fece Mirai Vegeta. Probabilmente i loro compagni oltre le nuvole erano in grado di vederli, ma dal basso tutto ciò che si poteva scorgere era quella fitta nebula invalicabile.
«Accidenti, questo posto è asfissiante» protestò Goku ansimando impercettibilmente. Era proprio come Vegeta gliel'aveva descritto: tetro, desolato, tutto uguale e con un'odore di ruggine così fastidioso da fargli perdere il contatto con la realtà.
«Sbrigati e facci uscire da questo dannato loop, Kaarot» intimò Mirai Vegeta, il quale aveva già abbondantemente perso la pazienza nonostante fossero tornati lì da meno di due minuti.
Con suo grande stupore non era successo niente durante la loro assenza, avrebbe giurato che quel farabutto di Tuurmerik avrebbe combinato qualcosa contro suo figlio, ma così non fu. Ciò che faceva fatica ad esprimere era che di questo era piacevolmente sollevato, se avessero perso anche Mirai Trunks sarebbe stata la fine. Era rimasto in pensiero per tutta la durata del loro ritorno sulla Terra, ma non l'avrebbe mai rivelato a nessuno, tanto meno al diretto interessato.
«Speriamo che funzioni...» commentò Mirai Trunks specchiandosi negli occhi di Goku il quale, con un cenno del capo, fece intendere che era pronto per compiere quell'ultimo disperato tentativo.
«Forza, avvicinatemi a me e mettete una vostra mano sulla mia spalla» dispose lui portando le due dita della mano destra adiacenti alla fronte, sentendo poi la potente mano di Mirai Trunks appoggiarsi di fianco all'incavo della clavicola.
«Tsk» soffiò Mirai Vegeta incrociando le braccia, indugiando ad avvicinarsi. Avere un contatto fisico con Kaarot che non fosse un pugno sferrato sul suo volto era proprio l'ultima delle cose che avrebbe voluto fare.
«Senti, caro mio, ci ho messo dieci anni per riuscire a farmi dare retta dal tuo sosia della mia epoca. Ahimè non ho tutto questo tempo, ti decidi ad afferrarmi il braccio o ti devo lasciar qui!?» minacciò Goku lasciando letteralmente a bocca aperta il padre ed il figlio dell'epoca futura. In una situazione normale non si sarebbe mai permesso di rispondere in quella maniera al principe dei saiyan - in quanto oramai sapeva perfettamente quanto detestasse essere forzato o contraddetto - ma quella non era affatto una situazione normale e inoltre non aveva alcuna voglia di provare ad addomesticare un altro Vegeta.
«Come osi!? Razza di-.»
«Papà!» lo ammonì puntualmente Mirai Trunks, trascinando l'attenzione del litigante su di sé. Non ci sarebbe stato tempo da perdere con le manie di superiorità di suo padre, in quel momento meno che mai. Erano giunti sin lì, ce l'avevano fatta ad attuare gran parte del piano prefissato, non restava altro che capire se il teletrasporto avrebbe funzionato a dovere nonostante quella dimensione dalle proprietà sconosciute e Mirai Trunks era curioso più che mai di scoprirlo. Guardò il principe dei saiyan con occhi di ghiaccio, facendogli così intendere che non aveva alcuna intenzione di aspettare un singolo secondo di più.
Mirai Vegeta, d'altro canto, non si sarebbe mai sognato in una situazione di pace di insudiciare le proprie regali mani toccando quell'insipida terza classe di Kaarot, neppure trattandosi di un altro Kaarot rispetto a quello conosciuto da lui; ma, in quel momento più che mai, si sarebbe sentito un perfetto idiota a perseguire la via dell'orgoglio, tanto più che probabilmente vi erano altri due saiyan sopra le nuvole gialle ad osservare quel quadretto disgustosamente complice. Soprattutto Vegeta, il suo doppione, non gliel'avrebbe fatta passare liscia se per una buona volta non avesse messo da parte la sua testa dura.
«Tsk...» soffiò il principe avvicinandosi alla coppia di saiyan con sguardo rivolto altrove, esitando leggermente prima di posare la propria mano sulla spalla libera dell'uomo che era l'esatta copia del suo rivale. Solo per quella volta, così si ripromise. Poteva anche aver imparato a considerarlo un "amico", ma da lì ad avere contatti fisici con lui ne sarebbe passata di acqua sotto i ponti.
«Bene. Ci siamo!» sussurrò Goku chiudendo gli occhi e concentrandosi il più possibile per trovare l'aura dell'altro Vegeta - quello che conosceva per davvero - il quale stava fluttuando comodamente sopra il tetto di nuvole malsane. Sembrava esserci qualche interferenza, la sua presenza sembrava così lontana da faticare a percepirla, ma in qualche modo avrebbe dovuto trovarla e recarsi da lui.
Si concentrò meglio, ma il compito sembrò rivelarsi più arduo del previsto. L'aria nefasta di quella dimensione sembrava aver assopito le sue sensazioni, così come la ricezione del segnale del suo amico.


«Perché ci mettono tanto?!» ringhiò Vegeta con lo sguardo fisso rivolto ai tre saiyan uniti sotto di lui. Oramai Goku avrebbe dovuto essersi già teletrasportato.
«Sto provando anche io a teletrasportarmi di sotto, ma è difficile poter sentire le loro auree! Sembra come se fossero dentro ad una bolla!» commentò Mirai Goku staccando le due dita dalla fronte, inspirando profondamente prima di riprovare.
«Accidenti!» imprecò Vegeta stringendo i pugni. «Perché deve sempre andare storto qualcosa!?»
«Cerca di calmarti, vedrai che troveremo un modo!» tentò di consolarlo Mirai Goku, abbozzando un ingenuo sorriso che fece però scatenare l'inferno nelle viscere del principe, il quale scattò improvvisamente in avanti per aggrapparsi direttamente al suo colletto.
«Calmarmi, Mirai Kaarot!? Calmarmi?» abbaiò Vegeta scuotendo con veemenza lo sprovvisto rivale del futuro, il quale tentò in tutti modi di divincolarsi, invano.
Se c'era una cosa di cui Mirai Goku fosse completamente certo era che quella versione diversa del principe dei saiyan era diventata ben più forte di lui, oltre i limiti di quello che avrebbe potuto credere. Scintille dorate dalle sue mani giunsero fino alla sua pelle rosea, provocando in lui brividi di terrore e ammirazione. Cielo, quanto avrebbe voluto battersi con lui, quanto avrebbe voluto sostenere uno scontro testa a testa con il suo rivale di sempre ancor più potenziato del normale.
Vegeta l'aveva superato per davvero ed era l'essere più forte che avesse mai visto in vita sua. Così forte da fargli provare un brivido lungo la schiena quando, in un istante, i suoi occhi neri come la pece si schiarirono al punto di diventare verde acqua per poi incatenarsi ai suoi in uno sguardo di pura frustrazione e agitazione.

Goku spalancò gli occhi e sorrise compiaciuto, premendo ancor più forte le dita contro la fronte.
«L'ho trovato! Ho trovato Vegeta!»


 

 
Angolo autrice:
Buongiorno amici! Agosto sta giungendo al termine e alla fine sono riuscita a fare meno della metà delle cose che avrei voluto fare, ma non voglio disperare! Mancano ancora un po' di giorni al ritorno alla routine lavorativa.
Ma torniamo a noi... i nostri eroi sono riusciti a ritornare nella dimensione di Tuurmerik e, a quanto pare, forse ce la faranno persino ad uscire da quello stramaledettissimo loop. Stiamo per giungere ad un punto cruciale della storia, signore e signori... rimanete sintonizzati perché prossimamente, su questi schermi, ne vedremo veramente delle belle (o delle brutte?).
Vi auguro buon fine settimana :)
Eevaa
 

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Capitolo 32
*** La fortezza ***


DRAGON BALL GA : GAME OF AGES



CAPITOLO 32 - LA FORTEZZA




Hic et Nunc
 
Ci volle poco meno di un secondo per far sì che Goku captasse l'aura rabbiosa del principe dei saiyan, la soluzione era talmente semplice che si diede dello sciocco per non averci pensato prima: era stato sufficiente che lui si arrabbiasse a tal punto da aumentare la forza combattiva per poterne percepire la presenza, seppur sfocata, oltre le nuvole. E chi se non se stesso in versione futura sarebbe stato capace di far adirare sua altezza reale? 
L'ingenuità dell'affermazione di Mirai Goku fece sì che teletrasportarsi fosse effettivamente un gioco da ragazzi per i combattenti sotto la coltre, i quali si ritrovarono ben presto al di sopra di essa, occhi negli occhi dei loro gemelli. 
Il piano escogitato da Mirai Vegeta stava funzionando alla perfezione e di questo Mirai Trunks ne era estremamente orgoglioso, ma mai quanto lo fosse suo padre stesso, il quale fece parecchia fatica a contenere il suo già di per sé smisurato ego esordendo con una fragorosa risata al limite del sadico. 
Due Goku nel raggio d'azione di pochi metri si osservarono con occhi colmi di curiosità e stupore, non badando alle manie di protagonismo del principe dei saiyan del futuro e specchiandosi l'uno addosso all'altro con atteggiamento quasi ironico. L'unica differenza che li contraddistingueva era solamente una piccola aureola dorata sopra la testa di Mirai Goku, il quale aveva ottenuto il grosso privilegio di tornare nel mondo terreno per un giorno al solo scopo di aiutare i suoi compagni.
«Urca! Non posso credere che ero sul serio morto di cuore!» esclamò con ingenuità Goku avvicinandosi al suo sosia per poter osservare da vicino il piccolo cerchio dorato da diverse angolazioni.
«Eheh, già. Non è stata una gran bella esperienza» affermò il defunto sorridendo amaramente, tentando in tutti i modi di non lasciarsi andare al ricordo della sua malattia. Non gli aveva lasciato nemmeno il tempo di salutare decentemente suo figlio e sua moglie, talmente era stato veloce il decorso. Era stato ben più doloroso e straziante di quando era morto nello scontro con Mirai Radish. 
«Lo so! Mi ero ammalato anche io, ci sono andato vicino tanto così a lasciarci le penne, ma fortunatamente la medicina di Mirai Bulma ha avuto successo e-»
«MA VI PARE QUESTO IL MOMENTO DI PARLARNE?!» abbaiò Vegeta strattonando per le spalle quello che era il "suo" Kaarot, ben intenzionato a dargliene di santa ragione se si fosse anche solo azzardato a reagire. 
«Cosa abbiamo fatto di male per meritarcene addirittura due insieme?!» domandò retoricamente Mirai Vegeta guardando sottecchi i due Goku incrociare le braccia al petto con il medesimo broncio in viso. 
«Se vuoi ti faccio un elenco...» rispose sarcasticamente sua altezza reale al suo sosia alludendo alle miriadi di vittime da loro mietute ai tempi d'oro. Si voltò poi dalla parte opposta per scrutare al meglio l'orizzonte, indicando con il dito un punto non preciso di fronte a sé. «Ad ogni modo, siamo qui per uno scopo preciso, non perdiamo di vista l'obiettivo principale! Guardate là!»
I combattenti del gioco delle epoche si voltarono immediatamente, cercando con lo sguardo qualcosa che potesse dar loro speranza. Ed eccolo lì, quell'insolito cambiamento del paesaggio al limite dell'imperscrutabile, proprio lo stesso che avevano avuto modo di intravedere poco tempo prima al ritorno sulla Terra per arruolare i due Goku nella missione: una torre ben più alta delle altre spiccava poco timidamente nella landa stereotipata, quasi a volersi innalzare oltre la coltre che ne avvolgeva l'estremità. Dal sotto non si sarebbe potuta vedere la cima, ma dall'alto ogni cosa di quel paesaggio sembrava semplicemente un poco offuscata. Chissà quale magia aveva incantato quel posto sino a renderlo così assurdo e imponderabile?

Non c'era alcun dubbio sul fatto che si sarebbero dovuti recare al più presto laggiù, ma nessuno dei cinque sembrava essere intenzionato a compiere per primo quel passo, forse per la delusione di non trovare ciò che si aspettavano. Non ci sarebbe stata altra via da perseguire, non ci sarebbe stato inoltre il tempo per pensare di cercarne una. 
«Beh, cosa stiamo aspettando? Andiamo!» interruppe il silenzio Goku, destando gli altri assopiti guerrieri dal loro continuo rimuginare, sfrecciando alla volta della loro ultima destinazione.
Vegeta si morse il labbro inferiore con nervosismo fino a sentire il sapore di ferro del suo sangue regale bagnargli le papille gustative; se Trunks non fosse stato lì allora non l'avrebbe davvero più rivisto, non avrebbe più avuto alcuna chance di salvarlo. Ma se davvero ci fossero riusciti, cosa avrebbe fatto? Come avrebbe fatto a spiegare a suo figlio che lui non ci sarebbe più stato nella sua vita? Come avrebbe potuto guardarlo andare via e salutarlo per l'ultima volta senza remore e con la forza di non disperarsi? Avrebbe dovuto affrontare tutti gli effetti collaterali dell'essere diventato umano, troppo umano. Per un istante, solo per un breve secondo di follia, desiderò trovarsi al posto del suo sosia il quale, pesante di vanità, sfrecciava a fianco a sé; avrebbe voluto possedere ancora un briciolo della sua disumanità, del suo essere cinico e selvaggio per non provare quella sofferenza.
Ciò che Vegeta non ricordava bene, però, era che neppure la sua copia del futuro era più totalmente indifferente ai sentimenti umani arrivato in quel punto della sua vita. Nemmeno lui sarebbe stato così spietato e senza cuore da non provare un briciolo di dolore nel salutare per sempre suo figlio, nonostante avrebbe di certo fatto di tutto per non dimostrarlo. Fortunatamente per lui, però, l'unico a conoscenza del grande segreto di Vegeta era solamente Vegeta stesso. Non avrebbe mai e poi mai rivelato ad anima viva il sacrificio che stava andando a compiere, nemmeno sotto tortura. 
Mirai Trunks, il quale aveva oramai esaurito ogni frammento di pazienza del suo essere gentile e ponderato, sorpassò Goku nella grande corsa alla meta, socchiudendo gli occhi per mettere a fuoco per primo ciò che tutti bramavano e che divenne ben presto vicino e sempre più enorme: eretta e spaventosamente maestosa, una scultura di acciaio, ruggine ed ingranaggi si distaccava dalle basse pianure ferrose. Alla sommità di essa la piramide appuntita che i guerrieri avevano potuto scorgere in lontananza bucava la coltre senza alcuna pietà, emergendo dal basso come un faro, come un totem con incisioni antiche. Ciò che invece apparve solo una volta che i combattenti si avvicinarono, fu una sorta di castello indistruttibile formato da pesanti ruote dentate, lastre di ferro e cubi con incisioni e scritte in una lingua difficilmente comprensibile, molto simili a quella dei geroglifici che Mirai Goku aveva avuto la fortuna di contemplare nel mondo dei Kaiohshin. La peculiarità di quel luogo e ciò che lo differenziava da ogni altra cosa in quella dimensione, era che gli ingranaggi che costituivano la struttura non erano fermi e non funzionanti come il mondo circostante. Si muovevano invece incastrandosi l'un l'altro permettendo alla piramide alla sommità di roteare lentamente in senso antiorario, controcorrente rispetto a tutto il castello il quale, a grande stupore dei cinque spettatori, si ergeva al di sopra di un unico gigantesco ingranaggio dorato che roteava in senso orario. 
I membri della missione, disposti perfettamente in fila l'uno accanto all'altro a mezz'aria, ammirarono l'imponente struttura muoversi su sé stessa; era così grande ed immensa che loro sembrarono dei piccoli moscerini in confronto. Inoltre, una volta avvicinatosi, si poté facilmente notare come la nube gialla e malsana fosse di gran lunga più diradata tutta intorno alla struttura, lasciando il paesaggio ben più nitido e contemplabile. Ciò forniva un passaggio sicuro ai combattenti, i quali scesero lentamente sino a trovarsi di fronte ad un varco nelle lastre di ferro, un varco squadrato che poteva facilmente essere considerato l'entrata itinerante della fortezza. 

«Non ci sono dubbi: siamo nel posto giusto» asserì Goku seguendo con gli occhi l'apertura tra l'acciaio muoversi in senso antiorario fino a scomparire. 
«O in quello sbagliato, dipende dalla fine che faremo entrando là dentro» puntualizzò Mirai Vegeta, affievolendo così l'entusiasmo del rivale del passato.
«Beh, non lo scopriremo di certo fin che staremo qui impalati, andiamo!» li spronò Vegeta sporgendosi leggermente in avanti in posizione di partenza, venendo però interrotto bruscamente da Mirai Trunks, il quale si posizionò di fronte a lui e agli altri combattenti con le braccia spalancate. 
«Fermi! Qual è il nostro piano?»
«Abbiamo un piano?» domandò Mirai Goku alzando un sopracciglio, cercando una conferma o una disconferma negli occhi dei suoi alleati.
«No, ma non sarebbe una brutta idea formularne uno» propose Mirai Trunks con tono preoccupato. «Vegeta, tu che hai conosciuto il nostro nemico, hai delle idee?»
«Tsk, non dire sciocchezze, nel combattimento non servono piani! Uccidiamo quel bastardo e andiamo via di qua!» si intromise il padre prima che la sua copia del passato potesse rispondere. 
«Tuurmerik è imprevedibile, ma da ciò che ho capito preferisce darsi alla fuga piuttosto che combattere» spiegò Vegeta trovandosi in disaccordo con la sua copia del futuro, comprendendo solo in quel momento quanto anche il suo stile di lotta si fosse discostato dalla mera imprudenza che lo caratterizzava quand'era più giovane. Se c'era una cosa che aveva imparato nel corso degli anni e delle battaglie affrontate era che alla base di un buon combattimento ci fosse una strategia intelligente e ben pensata. Agire solo d'istinto e di rabbia aveva comportato per lui delle grosse sconfitte e umiliazioni. Proprio per quel motivo, a fatica, si era messo di impegno per migliorarsi e discostarsi dagli attacchi alla cieca, preferendo lo studio del nemico e la valutazione del rischio. Non sarebbe mai stato un campione in tutto ciò, in quanto la base aggressiva e la troppa fiducia in sé stesso che contraddistinguevano il suo carattere avrebbe sempre preso il sopravvento dei momenti più difficili. Eppure aveva deciso che si sarebbe impegnato a fondo per tenere a bada quegli istinti a favore di un esponenziale miglioramento in battaglia.
«Ad ogni modo» continuò Vegeta, «il Padrone del Tempo è mio, lasciatelo a me. Ho già fatto esperienza delle sue mosse e ho capito come combatterlo. Voi pensate a trovare Trunks».
Gli occhi del principe dei saiyan si discostarono per qualche secondo da quelli dei suoi interlocutori, temendo che dalle sue iridi scure si potesse intravedere una certa titubanza dovuta al fatto che egli nascondesse un segreto ben più importante dalla semplice voglia di combattere. Naturalmente Mirai Vegeta non si dimostrò particolarmente felice di questo piano, ma per mantenere alto il livello di complicità decise di non controbattere, non in quel momento per lo meno. Era sicuro del fatto che, prima o poi, il suo sosia avrebbe richiesto l'aiuto del pubblico e lui sarebbe stato pronto ad entrare in battaglia per sfoderare tutte le sue carte e, perché no, dimostrare a Mirai Kaarot quanto fosse diventato più forte di lui. 
«Io ci sto, ma mi raccomando con tutti voi: non facciamo mosse stupide o avventate. C'è in gioco la sopravvivenza di due mondi» specificò Mirai Trunks, il quale era perfettamente a conoscenza dell'impulsività dei due Vegeta e dell'ingenuità dei Goku. Proprio in quel momento si ricordò di quando suo padre, quello del passato, aveva lasciato che Cell assorbisse uno dei due androidi per il puro piacere di combattere contro un nemico più forte. Rabbrividì. Rabbrividì poiché sapeva che Mirai Vegeta in quel momento avrebbe potuto operare in maniera analoga. 
«Ragazzino, non ci insegnare come si combatte! Siamo tutti saiyan, qui» lo rimbeccò appunto suo padre con una smorfia di sdegno. 
«È proprio questo che mi preoccupa» ribatté Mirai Trunks con il sorriso sulle labbra, sorriso che si insinuò contagioso sui visi di tutti i combattenti, compreso quel burbero principe del futuro. Erano tutti a conoscenza dell'impulsività tipica della loro razza. 
«Forza, azzeriamo le nostre auree e andiamo a mettere la parola fine a questa storia!» concluse Vegeta stringendo i pugni in un gesto di incoraggiamento.
Tutti insieme sfrecciarono in volo alla ricerca dell'ingresso, indugiando solo un poco di fronte ad esso prima di addentrarvici.
Cinque saiyan, cinque combattenti di altissimo livello erano pronti ad una nuova grande battaglia. Una delle prove più difficili che avrebbero mai dovuto affrontare li attendeva silenziosamente immersa nell'oscurità di una totale incertezza. Sarebbero riusciti a mettere in salvo i loro mondi?


 


Angolo autrice:
Hola gente! Quanto mi sono divertita a scrivere questo capitolo... la squadra PentaSaiyan è senza dubbio una delle più forti ma al contempo bizzarre dell'intera saga di Dragon Ball, a mio parere! Quanto sarebbe bello che succedesse veramente di vederli operare insieme in qualche film xD 
Beh, che dire... ci siamo quasi. Molto probabilmente hanno scovato il "castello" di Tuurmerik... ma cosa li aspetta là dentro? Avranno vita facile? Temo che sappiate già la risposta!
Colgo l'occasione per ringraziare tutti coloro i quali sono arrivati fino a questo punto insieme a me e i nostri protagonisti, un grazie speciale a chi puntualmente mi lascia un parere costruttivo o semplicemente un commento, ma grazie anche ai lettori silenziosi che semplicemente seguono la storia... mi piacerebbe ugualmente ricevere il vostro parere, prima o poi, quando avrete tempo e voglia (Non vi mangio! Non sono mica Majin-Bu! xD). 
Non disperate, non sto scrivendo tutto questo poema perché siam giunti al gran finale... certo, abbiam già fatto il giro di boa, ma ho ancora in serbo parecchie sorprese per voi!
In occasione del trentesimo capitolo avrei voluto pubblicare un orribile collage homemade con tutti i protagonisti di GA, ma ho indugiato un attimo appunto perché è abbastanza orrendo. Però oggi mi sento particolarmente menefreghista e quindi  :

Ecco la squadra di Dragon Ball GA :D 

Eevaa

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Capitolo 33
*** Assicurazione sulla vita ***


DRAGON BALL GA : GAME OF AGES



CAPITOLO 33 - ASSICURAZIONE SULLA VITA



Hic et Nunc

 
Fu il buio ad accoglierli. 
L'abbraccio denso e pietrificante dell'oscurità avvolse i muscoli guizzanti dei cinque valorosi saiyan giunti in quella dimensione per salvare le rispettive epoche, come se l'oscurità volesse stringerli in una morsa soffocante. Il rumore metallico degli ingranaggi che sostenevano quell'immensa fortezza parve scomparire una volta varcata la soglia dell'ingresso, lasciando spazio ad un incessante scricchiolino intermittente, come quello di un'altalena mossa dal vento in una giornata autunnale. Ma in quel luogo non vi erano parchi, non vi erano foglie secche dai colori caldi e nemmeno le risate dei bambini.
Freddo. Freddo glaciale come le pareti di quel lungo corridoio buio fece battere i denti dei leggendari guerrieri dalla forma e prestanza fisica pressoché perfetta. La temperatura corporea dei saiyan, infatti, si era evoluta nel corso dei millenni per poter sopportare facilmente i cambiamenti climatici degli innumerevoli pianeti da conquistare, eppure in quel posto la corazza aliena non era sufficiente per resistere a lungo. 
Caldo. Afa infernale si fece strada subito dopo sui volti dei saiyan, come il vento del deserto, soffocante come una sauna. I repentini sbalzi di temperatura resero il cammino verso l'ignoto ancor più inquietante, bagnando prima le fronti dei guerrieri per poi congelarle in un soffio di bora. 
Un labirinto infinito di sensazioni spiacevoli, una strada al patibolo ben peggiore della morte.
Non parlarono, nessuno aprì bocca, nemmeno i due saiyan dai capelli a forma di palma soliti ad uscite inappropriate e commenti fuori luogo. Erano tutti troppo concentrati a mantenersi in vita, a non lasciare che la stanchezza e la fame prendesse il sopravvento sulle loro menti sino a farle impazzire. 
Nessuno di loro seppe di preciso quanto ci volle per giungere al termine di quel supplizio, ciò che era certo era che fu abbastanza per ridurre la loro capacità di autocontrollo fino all'osso. L'odore di ferro invase i loro polmoni a tal punto di appesantirne il respiro, li si poteva udire ansimare ad un ritmo forsennato. 
Ma eccolo lì, finalmente, un pertugio nel soffitto, una via d'uscita  sul soffitto del buio corridoio infinito che fece ringraziare loro il cielo per quella pietà concessa. Era finita, o forse era appena iniziata. Il cigolio stereotipato si fece sempre più vicino man mano che i veloci passi dei saiyan li condussero alla soglia della nuova speranza. 

La luce, finalmente. A passi lenti vi si addentrarono incerti con un balzo verso l'alto, lasciandosi sopraffare da quell'immensità. Come poteva una stanza, seppur immensa tanto quanto una piazza, contenere una carica così alta di ansia e magnificenza? 
Una visione da togliere il fiato, da far girare la testa tanta l'imponenza di quel luogo, oltre al fatto che non se ne poteva vedere il soffitto. Probabilmente si trovavano all'interno della piramide, in quanto il senso di marcia sembrava essersi invariato rispetto a da dove erano saliti per uscire dall'oscurità. Come era stata possibile tale magia, però, questo non avrebbero potuto mai comprenderlo. 
Non vi era angolo della stanza senza che non fosse ricoperto da strane ruote metalliche e strane raffigurazioni, ma ciò che destò più stupore era un gigantesco pendolo appuntito e vacillante che percorreva strade oblique in sequenze non definite, il quale probabilmente era la fonte del suono stereotipato che avevano iniziato ad udire sin dall'entrata nella fortezza. 
Ci volle ben più che un semplice sguardo per mettere invece a fuoco ciò che si trovava nella penombra esattamente al centro della stanza, appena sotto al pendolo: un gigantesco tavolo rotondo raffigurante un'immensa rosa dei venti sormontato da ingranaggi di ogni dimensione, lo stesso identico tavolo della raffigurazione pittorica all'interno dell'antico libro dei Kaiohshin. 
Gli occhi dei cinque saiyan si spalancarono in contemporanea, primi tra tutti quelli del principe del passato. No, non per lo spettacolo maestoso al quale stavano prendendo parte all'interno di quella stanza, non per l'immensità di quello che sembrava essere il regno del Padrone del Tempo, ma perché all'incirca un metro sopra quel tavolo, sfiorato dal pendolo ad ogni suo movimento, vi era il corpo di un bambino fluttuante a mezz'aria in posizione orizzontale, come adagiato su un piano invisibile e fluttuante. Un bambino dai capelli lilla privo di sensi. 
«Trunks» sospirò con un filo di voce Vegeta sentendo le proprie gambe tremare come foglie al vento, trovando poi chissà dove la forza di compiere un disperato scatto in avanti in direzione di suo figlio, pronunciando in seguito più forte il suo nome. «TRUNKS!»
Tutti i combattenti si avvicinarono a passi svelti al grande tavolo senza fiatare, in attesa che il principe dei saiyan provasse a far riprendere i sensi al bambino. In quel momento ebbero tutti una gran paura che, in realtà, non ci sarebbe riuscito. Il piccolo Trunks aveva tutta l'aria di essere privo di vita, pallido e completamente inerme. 
Vegeta balzò al di sopra della grande rosa dei venti, protendendo entrambe le mani verso il figlio. Ma proprio in quel momento il suono stridulo di una voce a lui ben nota lo fece sobbalzare, impedendogli di compiere quel gesto di salvataggio.
«Non ti conviene toccarlo, sai?» pronunciò la voce rimbombando nelle orecchie dei cinque combattenti, una voce fastidiosa, penetrante, meschina.
«Tu...» ringhiò Vegeta girandosi di scatto per cercare di mettere a fuoco l'immagine di colui che era certo fosse l'autore di tale strazio sonoro. 
Tuurmerik, sollevato pochi centimetri da terra, galleggiava elegantemente nella sua tunica nera alla penombra di un lato della stanza. Non appena i combattenti riuscirono anch'essi ad intravederlo provarono la stessa sensazione di sgomento percepita dal principe dei saiyan durante il primo incontro con quella divinità inquietante dall'espressione glaciale. Quello sguardo malvagio e sadico penetrò le iridi di ogni guerriero, rendendo i combattenti così vulnerabili da non poter muovere un singolo muscolo. Tutti tranne Vegeta. Lui no, lui aveva già fatto conoscenza di quello spietato essere senza scrupoli, oramai la sua terribile immagine non sortiva alcun effetto se non quello di provocare un conato di odio puro. 
«Dico sul serio, umano, ti faresti solo del gran male» suggerì nuovamente il Padrone del Tempo senza alcun corrugamento nel viso privo di alcuna espressione. 
«Io non ti credo!» urlò il principe dei saiyan, dandosi lo slancio con le gambe per afferrare suo figlio ma, non appena le sue mani possenti si avvicinarono al piccolo Trunks, una scatola fatta di materiale simile al cristallo si illuminò intorno ad esso, provocando una fortissima scossa elettrica al contatto che invase il corpo del combattente scaraventandolo prepotentemente diversi metri in lontananza e facendolo rimbalzare come un sasso a pelo d'acqua sul terreno freddo e duro. 
«Vegeta!» gridarono i due Goku all'unisono scattando immediatamente insieme a Mirai Trunks verso l'amico, per assicurarsi del suo stato di salute. Egli però, nonostante i suoi muscoli fossero ancora invasi dagli spasmi involontari dovuti all'elettricità, scostò bruscamente il braccio del rivale per mettersi seduto sui gomiti con estrema fatica.
«Stai bene?» gli domandòl Goku dell'epoca passata, squadrandolo con occhi preoccupati. Si poteva percepire l'odore pungente di bruciato provenire dai guanti neri del principe, i quali erano stati ridotti a brandelli dal contatto elettrico provocato da chissà quale maledizione. 
Vegeta, il quale non riuscì immediatamente a comprendere cosa fosse successo, sentì le gambe cedere nel tentativo di alzarsi, ma non avrebbe mai accettato di essere aiutato. Percepì la testa pulsare violentemente e, nonostante fosse ben consapevole di vederci doppio, tentò in tutti i modi di inquadrare l'artefice di tale mostruosità. L'immagine dei due Tuurmerik divenne mano a mano che i secondi passarono sempre più unita, fino a quando, finalmente, il principe riuscì a metterlo a fuoco definitivamente. Posò poi lo sguardo sul corpo di suo figlio, il quale non aveva probabilmente percepito nulla di quanto accaduto.
«Ti avevo avvertito» puntualizzò la divinità, rimanendo sempre immobile nella propria posizione eretta ed elegante. 
«Cosa gli hai fatto?» domandò minacciosamente il principe sentendo le proprie forze stabilizzarsi man mano che i secondi passarono.
«Oh, molto semplice: non mi fido affatto di voi umani e delle vostre azioni avventate, per cui ho deciso di farmi una sorta di... assicurazione sulla vita, è così che la chiamate? Ma non preoccupatevi, miei cari. Lui sta bene, sta solo dormendo».
«Di cosa diavolo stai parlando?!» intervenne Mirai Vegeta sempre più innervosito da quell'essere nauseabondo il quale aveva osato mettere le sue sudice mani su un erede di sangue saiyan.
Vegeta, dal canto suo, iniziò ad avere il terribile sospetto che per "azioni avventate", Tuurmerik si riferisse al fatto che un umano non si sarebbe fatto alcuna remora per salvare la vita dei propri cari, quindi che egli avesse capito le intenzioni che lui stesso aveva di ucciderlo nonostante avesse comportato un sacrificio enorme. In quel momento sperò con tutto il cuore che non lo rivelasse ai suoi compagni. 
«Vedete, ho fatto in modo che, nel caso qualcuno di voi sciocchi ponesse fine alla mia esistenza, il pendolo che ondeggia sopra al moccioso fermerebbe il suo moto, staccandosi poi dal soffitto e trafiggendogli il corpo uccidendolo immediatamente. Beh, ovviamente nel caso tentaste di liberarlo dalla sfera di energia che lo avvolge, creereste uno scompenso nell'elettromagnetismo del pendolo, e accadrebbe la stessa cosa che vi ho spiegato prima. Come vedete io non lascio proprio nulla al caso, contrariamente a voi».

Le iridi dei saiyan tremarono di terrore nel momento in cui udirono la spiegazione del Padrone del Tempo, spietato e pianificatore, il quale stava usando un bambino per perseguire i suoi sporchi scopi. Vegeta, primo fra tutti, sentì le proprie gambe cedere nuovamente ma, contrariamente a ciò che era accaduto pochi istanti prima, non per una debolezza fisica. 
«Impeditemi di attaccarlo o giuro che gli stacco la testa dal collo» ringhiò Mirai Vegeta tentando in tutti i modi di mantenere la collera ad un limite controllabile, pena l'avversarsi del destino che Tuurmerik aveva scritto per il piccolo Trunks.
«Accidenti, non possiamo fare nulla per risolvere la situazione. È come se fossimo bloccati!» rimarcò Mirai Goku stringendo i pugni, assolutamente ignaro del da farsi.
Come avrebbero potuto riportare tutto alla normalità? Non sarebbe stato possibile uccidere Tuurmerik senza uccidere Trunks e nessuno di loro, neppure lo spietato principe del futuro, avrebbe avuto il coraggio di sacrificare un bambino di fronte agli occhi di suo padre. Inoltre, con tutta probabilità, non sarebbe potuto tornare in vita se fosse morto in quella dimensione del Qui ed Ora poiché, proprio come la Stanza dello Spirito e del Tempo, quel luogo si trovava indubbiamente fuori dallo spazio tempo. Non sarebbe stata una morte reversibile. 
Mirai Trunks non si sarebbe mai dato pace se, con il suo tentativo di riportare il proprio mondo alla normalità, avrebbe condannato un bambino a morte; non era disposto a permettere che ciò accadesse, non era così che sarebbe dovuta finire.
Ripensò all'entusiasmo con il quale quel ragazzino lo aveva aiutato a ricercare le Sfere del Drago, il tutto per aiutarlo a rendere la sua epoca un posto migliore. Ricordò il giro intorno al mondo che avevano fatto per trovarle tutte e sette, alla giornata che avevano trascorso insieme. Era stato il primo a volerlo aiutare nel suo scopo, di certo non avrebbe mai immaginato che così facendo si sarebbe ritrovato alla gogna. 
«Cosa sono quelle espressioni sconvolte? Non dovete preoccuparvi: tra sessanta minuti le vostre epoche semplicemente cesseranno di esistere e sarà tutto finito, state tranquilli!» dichiarò il Padrone del Tempo con un tono incredibilmente rassicurante, a dispetto del significato della frase appena pronunciata.
Mirai Trunks chiuse gli occhi, tentando in tutti i modi di rinnegare le lacrime che tanto avrebbero voluto venire alla luce. Non aveva condannato solo il piccolo Trunks a morte, ma tutti loro. Due epoche intere sarebbero svanite nel nulla nel giro di un'ora, ed era tutta colpa sua.
Vegeta digrignò i denti sino a farli scricchiolare, provò una rabbia così forte da sentirsi sul punto di impazzire ma, seppur vero che la situazione lo stava colpendo nella sfera personale a lui più preziosa, lo spirito di sopravvivenza chiave dell'animo degli esseri umani sbocciò in lui come un fiore a primavera. 
La rabbia, la paura e l'adrenalina diedero lui la forza di reagire con criterio, al contrario di ciò che tutti si aspettarono. In quel momento Vegeta non era più solo un saiyan, era diventato il frutto di tanti anni trascorsi sulla terra, era diventato un vero uomo. Un uomo che aveva imparato a riflettere, un uomo che prese in mano le redini della situazione.

 

 
Angolo autrice:
Buonasera amiche e amici! Maledettissimo mostro a tre occhi, questo Tuurmerik sta facendo di tutto per salvare la propria pellaccia >_<
Cosa ne pensate del piano da egli architettato per non farsi sconfiggere? Finalmente il piccolo Trunks è rientrato, seppur passivamente, in scena. Il principe dei saiyan farà di tutto per salvarlo, cosa avrà in mente?
Vi è piaciuto questo capitolo? :)
Eevaa

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Capitolo 34
*** Alleanza ***


DRAGON BALL GA : GAME OF AGES



CAPITOLO 34 - ALLEANZA


Hic et Nunc

 
Se in passato gli avessero riferito che un giorno avrebbe dato tutto se stesso e oltre per salvare la propria famiglia, probabilmente avrebbe riso in faccia all'interlocutore e subito dopo l'avrebbe spazzato via come polvere al vento. Eppure Mirai Vegeta era lì, in piedi come un fantoccio, ad osservare la sua esatta copia del passato compiere sforzi disumani per risorgere dalle ceneri e coronare un ultimo grande sforzo, il tutto per salvare un bambino, il suo bambino. Certo, c'era in gioco la sopravvivenza di tutto il creato, ma ciò che dava la forza a Vegeta era proprio quel ragazzino che avrebbe voluto salvare più di ogni altra persona al mondo.
Tuurmerik, poco distante da loro, era ancora impegnato a sghignazzare malvagiamente dopo aver illustrato ai presenti il suo folle piano di distruzione; troppo pieno di sé per accorgersi della fiamma della speranza che stava irrimediabilmente avvolgendo il principe dei saiyan.
«Noi... noi non dobbiamo arrenderci» sospirò, ancora affaticato per la scossa elettrica subita in precedenza. «Non possiamo farlo. Dobbiamo lottare fino alla fine e ad ogni costo» continuò con voce roca voltandosi dalla parte degli altri combattenti, i quali lo osservarono con espressione interrogativa.
Proprio non riuscivano a capire come e dove avesse trovato la forza di andare avanti. Avrebbero scommesso che non ce l'avrebbe fatta a reggere il colpo, non dopo le notizie ricevute, non dopo aver sentito ciò che Tuurmerik aveva fatto a suo figlio. Lo scenario illustrato dal Padrone del Tempo non lasciava spazio ad alcun lieto fine, eppure il principe era in piedi, più ottimista che mai. 
«È il momento di combattere, non possiamo permetterci di rimetterci le penne» incitò Vegeta incrociando gli sguardi dei suoi alleati, come per premere il tasto di accensione dello spirito combattivo dei saiyan, parte integrante del DNA di ognuno di loro. Mirai Goku più di tutti si stupì della volontà d'animo di quell'uomo che non avrebbe mai giurato di poter ammirare così tanto, di poter vedere così coinvolto per affari che non fossero distruggere e uccidere. Aveva avuto ragione non appena giunto in quella dimensione, quando gli aveva detto che era completamente diverso dal principe della sua epoca. 
«Cosa hai in mente?» gli domandò quindi pronto a tutto, determinato più che mai a seguire le istruzioni di colui il quale, in quel momento, considerava non solo un suo importantissimo alleato, ma persino il proprio leader. 
«Kaarot - entrambi, intendo - tenete impegnato quel farabutto con ogni mezzo che avete a disposizione, ma state ben attenti a non ucciderlo per nessun motivo al mondo» si raccomandò il principe ben conscio del fatto che l'annientamento del Padrone del Tempo sarebbe dovuto essere solo affar suo e solo nel momento in cui suo figlio sarebbe stato messo al riparo.
«Andiamo!» propose Mirai Goku rivolgendosi all'altro compagno identico a sé, il quale rispose al gesto trasformandosi immediatamente nel leggendario super saiyan. Entrambi sfrecciarono in direzione del nemico per dare via ad un combattimento di vitale importanza. 
Come previsto da Vegeta, però, Tuurmerik schivò gli attacchi dei due guerrieri con estrema facilità, proprio come quando lui stesso aveva avuto modo di combatterlo.
«Mirai Trunks, vedi quegli ingranaggi? Quelli sul tavolo sotto al pendolo, sotto a dove sta galleggiando mio figlio».
«Hai pensato anche tu ciò ho pensato io?» domandò il ragazzo sfoggiando un sorriso complice al padre del passato, il quale rispose con lo stesso sguardo soddisfatto.
«Certo, scommetto la faccia che sono quelli a controllare il tempo delle epoche. Dovrai usare tutte le tue conoscenze per capire quali siano le nostre e il meccanismo che li alimenta per fare in modo di interrompere la collisione. Pensi di poterlo fare?» 
«Ci provo immediatamente» tagliò corto Mirai Trunks correndo in direzione del grande tavolo rotondo, schivando prontamente una sfera di energia scagliata da Mirai Goku deviata da Tuurmerik. 
«E noi che facciamo?» domandò impaziente Mirai Vegeta in attesa di ordini da colui che sembrava aver preso in mano le redini della situazione, a dispetto di ciò che si sarebbe aspettato di vedere. 
Egli inspirò profondamente, immagazzinando nei polmoni anche il coraggio di piegarsi all'orgoglio. 
«Aiutami, te ne prego» soffiò il principe dei saiyan rivolgendo uno sguardo preoccupato verso la sua copia, sperando con tutto il suo cuore che il suo temperamento testardo non emergesse proprio in un momento delicato come quello.
Mirai Vegeta lo guardò torvo, osservandolo poi ruotare la testa in direzione di suo figlio. Il suo sguardo cambiò, si fece più rabbioso, più determinato. La forza vitale di quell'uomo lo aveva sorpreso a tal punto da rivalutare completamente la situazione, considerandolo non solo un condottiero, ma anche un combattente straordinariamente determinato. Non si era arreso, aveva tirato fuori l'orgoglio da vero saiyan senza farsi calpestare e così, rialzandosi dalle ceneri come una fenice, aveva iniziato a lottare di nuovo. Come avrebbe potuto negare la propria fiducia ad un uomo che non era altri che lo specchio di se stesso? Eppure l'aveva giudicato male, l'aveva considerato un codardo, una femminuccia, un rammollito. Comprese in quell'istante che non lo era affatto e non ebbe più paura di diventare come lui. Mirai Vegeta sarebbe diventato un re. 
«Cosa devo fare?» domandò determinato il principe del futuro. Vegeta si voltò sorpreso, quasi incredulo del fatto che lui, quel saiyan testardo e spietato, avesse accettato di sottomettersi ai suoi ordini senza anteporre alcuna critica o lamentela. 
«Dobbiamo cercare un modo di liberare mio figlio da quell'incantesimo, così potremo annientare Tuurmerik senza alcun rischio» spiegò, assolutamente certo che ci fosse per forza di cose un modo di tirare Trunks giù da lì.
I due principi si guardarono intensamente, quasi a voler dar luce ad una connessione vitale che facesse trovare loro una soluzione immediata al problema. Essa non arrivò, ma accadde qualcosa di altrettanto importante e assolutamente inaspettato: i due divennero veri alleati. 

«Questo maledetto continua a schivare i nostri attacchi!» grugnì Goku riempiendosi i palmi di luce abbagliante, pronto a scagliare l'ennesima onda energetica in direzione del nemico. 
A nulla erano valsi gli sforzi compiuti dai Goku per cercare di abbattere momentaneamente il Padrone del Tempo, egli schivava gli attacchi senza alcuna difficoltà. 
«Riproviamo insieme! Pronto?» gridò Mirai Goku appoggiando la propria spalla a quella del compagno assumendo la stessa identica posizione a specchio, avvertendo la piena complicità di quell'uomo perfettamente identico a lui, con il solo particolare dell'aureola come ornamento.
Si capirono senza aver bisogno di parlare, di certo non sarebbe bastato scagliare la Kamehameha per colpire il perfido essere a tre occhi. Egli li stava osservando divertito dal basso verso l'alto della loro postazione, sogghignando sadicamente per quel gioco inutile e senza senso da loro compiuto.
«Sciocchi che non siete altro, ancora sperate di potervi battere con me?» sussurrò con voce fastidiosamente acuta Tuurmerik il quale, troppo impegnato a prendere parte a quel futile combattimento, non si era affatto reso conto del fatto che Mirai Trunks stesse trafficando nervosamente sul grande tavolo rotondo al centro della stanza, tantomeno che i due Vegeta fossero appollaiati sopra di esso con fare circospetto, analizzando ogni singolo dettaglio che potesse tornar loro utile nel tentativo di liberare il piccolo Trunks dalla maledizione.
Goku digrignò i denti aspettandosi da un momento all'altro un attacco frontale da parte del nemico, il quale però non accennò a controbattere alle loro mosse; fermo, immobile e sgradevolmente divertito da tutto quel da farsi inutile e stereotipato da parte dei suoi impavidi avversari.
«Dobbiamo trovare il modo di bloccarlo» suggerì Mirai Goku concentrandosi sul nemico, provando assiduamente a percepirne la presenza nonostante fosse privo di aura. 
La situazione si fece sempre più snervante ad ogni attacco non andato a segno, ad ogni mossa contrastata con estrema semplicità, ad ogni fallimento. Non uno, bensì due Goku si ritrovarono sull'orlo di una crisi di nervi; accadimento piuttosto inusuale per due persone così pazienti. La furia e l'ira erano più caratteristiche identificative di Vegeta il quale, con la coda dell'occhio, provò un certo senso di superiorità nell'osservare come i suoi rivali fallissero in ogni tentativo di attaccare, quando sarebbe bastato semplicemente usare la testa e utilizzare un po' di logica - proprio come egli aveva fatto in precedenza utilizzando il colpo del sole - ma d'altra parte lui era il principe dei saiyan, loro erano solo due Kaarot. 
Un senso di nausea pervase Mirai Trunks alla vista di quella distesa di ingranaggi, ognuno vorticante in senso orario per conto proprio. La maggior parte di essi erano piccoli come una moneta, altri grandi come vassoi da portata dai colori e posizioni differenti. Il tutto contornato da cardini e chiavistelli rimovibili dalla dubbia funzionalità. Probabilmente ognuno degli ingranaggi aveva una funzione ben precisa in tutto quel groviglio di ferro, ma come poteva il semplice figlio di una scienziata metter mano ad un meccanismo tanto complesso quanto vitale? Si sentì improvvisamente come un dottore alle strette con un operazione neurochirurgica, da dove cominciare? Cosa sarebbe successo se avesse rimosso o adoperato le chiavi in maniera erronea? E se, accidentalmente, avesse condannato altre epoche al loro stesso destino? Mirai Trunks strabuzzò gli occhi. 
«Ma certo!» esclamò sottovoce il ragazzo. «Probabilmente ognuno di questi ingranaggi corrisponde ad un'epoca differente».
Improvvisamente arrestò la corsa dei propri occhi alla ricerca di una soluzione, soffermandosi a lungo sul moto perpetuo sul dorso di quell'immenso tavolo rotondo, perdendovici inevitabilmente. Come avrebbe potuto prendersi una simile responsabilità? Aveva già giocato troppo con le epoche, due differenti realtà stavano rischiando la distruzione (o peggio) a causa delle sue scelte. Perché suo padre aveva assegnato proprio a lui l'ingrato compito di affrontare un rischio simile? Quanto avrebbe dovuto sentirsi in colpa, ancora?
Un tuono sordo proveniente dal campo di battaglia infranse il suo stato di semi-coscienza, riportandolo così dritto dritto in pasto alla cruda realtà con un sussulto. Alzò gli occhi stanchi al di sopra del suo piano di lavoro e fu in quel momento che comprese perché gli fosse stato assegnato quel compito: Vegeta credeva in lui. Glielo lesse in faccia quando, per un istante, lo squadrò dall'alto verso il basso con il solito sguardo autorevole ma fiducioso. Probabilmente aveva notato quell'attimo di freddo sgomento che quasi aveva impedito lui di procedere e, con estrema pacatezza, aveva voluto infondere in lui quel coraggio che stava venendo a mancare. Era il solo che avrebbe potuto riportare le cose com'erano e, se era veramente figlio di sua madre, la sua mente brillante avrebbe potuto benissimo trovare una soluzione. Vegeta lo sapeva bene: suo figlio era l'unico tra tutti i presenti ad avere doti eccelse in logica, matematica, fisica e statistica. Non che sottovalutasse le proprie competenze (e di conseguenza quelle di Mirai Vegeta), affatto, ma Mirai Trunks aveva avuto la fortuna di studiare con Mirai Bulma e l'opportunità di testare empiricamente sin da quando era un bambino. E poi c'erano due Kaarot, i quali abbassavano notevolmente la media del quoziente intellettivo della squadra; di certo se avesse lasciato loro il compito di metter mano agli ingranaggi avrebbero fatto saltar per aria l'intero universo nel giro di pochi secondi. 
Mirai Trunks rispose orgoglioso allo sguardo del padre, facendogli intendere con un cenno del capo che ce l'avrebbe messa tutta. Chiuse per un momento gli occhi e lasciò evadere tutte le paure attraverso un lungo e pesante sospiro, promettendo a se stesso che avrebbe reso giustizia all'intelligenza della famiglia Brief.
«Mamma, è ora di mettere in pratica tutto ciò che mi hai insegnato!»

Dall'alto dei suoi anni e dalla sapienza da lui stesso acquisita, Vegeta non si sarebbe aspettato nulla di diverso dal proprio gemello del futuro se non un'importante scarica di sfere di energia scagliate a palmi aperti nella direzione desiderata. 
«Problem solving, lo chiamavano...» commentò sarcastico Vegeta prima che la nube di fumo creata dall'impatto andasse a disperdersi nell'aria, perfettamente conscio del fatto che in passato avrebbe agito anch'egli nello stesso fallimentare modo. 
«Hai altre idee?» domandò spazientito Mirai Vegeta incrociando le braccia al petto, consapevole però che la sua copia non aveva poi tutti i torti. Come aveva potuto sperare di abbattere l'incantesimo che circondava Trunks con una tecnica così semplice e scontata?
«No, ma ti sconsiglio caldamente di avvicinarti a mani nude» lo avvertì il saiyan più anziano ricordando sulla propria pelle il dolore provato dalla scossa infertogli quando aveva tentato di afferrare la mano di suo figlio.
Ciò che avevano scoperto ad una seconda e mirata osservazione era che il piccolo Trunks era come se galleggiasse all'interno di una teca di vetro elettrificata, come una bara di cristallo finissimo ed invisibile la quale alimentazione aveva sorgente sconosciuta. Probabilmente era stata creata da Tuurmerik stesso al momento della cattura e ciò che la teneva sospesa a mezz'aria era nient'altro che un incantesimo, non vi erano cavi né piedistalli.
«Se davvero è elettricità quella che l'avvolge potremmo provare ad abbatterla insieme a calci: la suola degli stivali è in gomma. Anche se mi sembra improbabile che la forza fisica sia sufficiente, visto che resiste agli attacchi dell'aura, seppur lanciati in modo debole per non uccidere Trunks all'interno» ipotizzò Mirai Vegeta sorvolando la teca posizionandovisi appena sopra.
«Già, credo sia impossibile, ma in effetti dobbiamo tentarle tutte» si convinse Vegeta dopo un attimo di esitazione e, evitando accuratamente di non essere colpito dal pendolo sovrastante, tentò di raggiungere il proprio compagno al di sopra della teca. «Speriamo solo di non prendere la scos-»
«ATTENTO!» 

 


Angolo autrice:
Buon pomeriggio miei cari! Spero che questa settimana sia trascorsa piacevolmente per voi. Io sono super mega incasinata con il trasloco, quindi metto già le mani avanti e potrebbe essere che settimana prossima il nuovo capitolo esca con qualche giorno di ritardo. Spero di no, comunque :)
Vi è piaciuto questo capitolo? Vi piace come ha preso in mano la situazione il nostro bel principe? E... cosa sarà successo adesso? Perché Mirai Vegeta gli ha urlato di stare attento? Cosa diamine può essere?! O_O
Vi mando un forte abbraccio e a prestissimo!
Eevaa

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Capitolo 35
*** Le epoche sul tavolo ***


DRAGON BALL GA : GAME OF AGES



CAPITOLO 35 - LE EPOCHE SUL TAVOLO

 
Hic et Nunc 


 
 
«ATTENTO!» gridò a gran voce Mirai Vegeta, gettandosi con una spalla contro il suo gemello dell'epoca passata. Lo scansò appena in tempo da quella che sembrava essere una potentissima e distruttiva onda energetica, la quale andò ad estinguersi su una parete della fortezza, come se fosse stata assorbita. Di certo se quell'onda di energia l'avesse colto di sprovvista proprio come aveva rischiato di accadere, le conseguenze per il suo fisico sarebbero state pressapoco devastanti. 
Il respiro affannoso del principe dei saiyan del futuro riempì le orecchie di Vegeta, il quale lo squadrò intensamente pronto a reagire, comprendendo però solo in seguito che egli l'avesse colpito unicamente allo scopo di salvarlo. Di certo non lo avrebbe mai ringraziato a gran voce nonostante gliene fosse grato, ma ad ogni modo non ci sarebbe stato il tempo per farlo.
«Oh, accidenti» imprecò con voce stridula Goku poco più in là, attirando violentemente l'attenzione dei due principi, i quali si voltarono di scatto. Il super saiyan di terzo livello lasciò andare immediatamente l'energia che lo circondava, tornando al suo stadio naturale con espressione sconvolta.
No, la preoccupazione di Goku non era affatto quella di aver quasi colpito a morte il suo amico; quello sarebbe stato di gran lunga il minore dei mali in quel momento. Il reale problema era stato che, in seguito all'urlo di avvertimento di Mirai Vegeta per salvare il suo gemello del passato dall'onda energetica da Goku scagliata, essi avevano attirato l'attenzione di Tuurmerik su di loro e, soprattutto, sul giovane Mirai Trunks intento ad armeggiare sul grande tavolo degli ingranaggi del tempo. 
L'attimo di silenzio in cui tutti erano immersi sembrò l'esatto istante prima dello scoppio di una bomba nucleare, alimentato solamente dalla corsa incessante del pendolo da una parte all'altra della stanza. Il Padrone del Tempo, galleggiante in tutta la sua eleganza, sostava leggermente scomposto rispetto alla sua solita postura da guardia reale. Non mostrava il petto, ma era posizionato su un fianco rispetto ai tre saiyan intenti a mandare in fumo il suo piano, come un tiratore di scherma. La testa leggermente ruotata ed entrambe le mani chiuse in pugni serrati. L'espressione, inoltre, non era affatto vuota e neutrale, ma lasciava trasparire ogni granello d'odio nei confronti di quegli essere umani che non solo avevano giocato con il tempo, non solo si erano recati nella dimensione del qui ed ora, ma avevano avuto addirittura il coraggio di sfidarlo. Uno sguardo intriso di veleno e di rammarico. 
«Come...» pronunciò duramente Tuurmerik bucando la bolla di silenzio irrorandosi di luce viola. «COME AVETE OSATO!?»
Un urlo così assordante da rimbombare in tutta la stanza anticipò la mossa del Padrone del Tempo che sfrecciò in volo in direzione di Mirai Trunks, il quale non aveva avuto nemmeno il tempo di rendersi conto di ciò che fosse appena successo.
«NON FARLO!» gridarono all'unisono entrambi i Goku parandosi di fronte al nemico, il quale scaraventò a terra il più giovane con entrambe le mani a pugno colpendolo dall'alto, rivolgendo poi un ringhio iracondo all'altro, il quale deglutì sonoramente prima di provare a contrattaccarlo. 
Mirai Goku, il quale era stato violentemente sbattuto sul terreno di ferro, si rialzò barcollando asciugandosi un rigolo di sangue proveniente dal labbro inferiore con il polso. Nonostante il duro colpo, le enorme piastrelle metalliche che fungevano da pavimento non sembravano essersi minimamente scalfite, proprio come la parete colpita dall'onda energetica di poco prima. Al contrario le sue ossa dolevano come se fosse stato schiacciato da una montagna ma, nonostante ciò, egli si illuminò di luce dorata, scattando in aria in direzione del duello che aveva appena preso piede all'interno della piramide. Di certo egli non avrebbe potuto competere con il suo gemello più "anziano", ma avrebbe fatto di tutto per aiutarlo.
Ciò che di buono era appena accaduto, fu che Tuurmerik finalmente era passato da una posizione di difesa all'attacco vero e proprio. Non avrebbe mai permesso a quei subdoli umani di mettere mano al suo intero mondo, l'avrebbe impedito ad ogni costo, ma per farlo avrebbe dovuto eliminare prima quei due ficcanaso che avevano creato un diversivo per spostare il suo focus dalle loro reali intenzioni. 
«Sbrigati, figliolo! Non so quanto riusciremo a resistere!» urlò Mirai Goku rivolto a Mirai Trunks, facendo intanto in modo di deviare i colpi di Tuurmerik rivolti alla sua copia del passato attraverso delle insistenti onde di energia. 
Goku, dal canto suo, era passato da essere l'attaccante all'essere il difensore. Avrebbe dovuto proteggere Mirai Trunks ed entrambi e Vegeta in modo che riuscissero a trovare una soluzione, ma Tuurmerik non accennava a volersi arrendere e, al contrario, si era oltremodo alterato alla scoperta del loro piano. Se egli avesse ceduto, il Padrone del Tempo ci avrebbe messo meno di due secondi a mettere i bastoni tra le ruote ai suoi compagni. 
«Sporchi umani, feccia di questo mondo! Credete davvero di potermi sconfiggere!?» ululò la spietata divinità dai tre occhi, emanando un grosso quantitativo di energia dal colore viola acceso proprio come la sua pelle lucida. Deviò poi in modo scomposto le piccole sfere ardenti lanciate da Mirai Goku, colpendolo con i suoi stessi attacchi fino a ridurlo allo stremo delle forze. Fu proprio in quell'istante che egli colse l'occasione di dar lui il colpo di grazia; lo sormontò con tutto il proprio peso per sferrargli inaspettatamente un pugno all'altezza del pomo d'Adamo, rendendogli impossibile temporaneamente il passaggio dell'ossigeno. 
«NO!» rabbrividì Goku scagliandosi a gran velocità in direzione del nemico, il quale fu costretto a scansarsi dalla preda. Goku non sapeva esattamente cosa sarebbe successo se un morto fosse nuovamente morto, tanto meno se avesse realmente bisogno d'ossigeno per stare in quella condizione di "vita temporanea". Ma ciò di cui era assolutamente certo fu che, in quel momento, Mirai Goku stava tossendo un gran quantitativo di sangue e, se fosse partito da una reale condizione di vita, di sicuro avrebbe rischiato di non farcela.

«Dannazione, è estremamente complicato! Solo il Padrone del Tempo può comprendere a cosa corrispondono questi aggeggi!» borbottò il ragazzo del futuro mettendosi entrambe le mani nei lisci capelli. Niente stava andando come previsto e, esattamente mentre lui stava ancora giocando con tutti quegli arnesi, il loro nemico gli stava alle calcagna e non sapeva quanto ancora Goku avrebbe potuto resistere. 
Non che egli non fosse sufficientemente forte per poterlo annientare, no di certo. Nonostante non mostrasse completamente la sua forza, il guerriero aveva perfettamente capito che Tuurmerik fosse più propenso a difendersi e utilizzare illusioni piuttosto che attacchi fisici. Il suo livello combattivo attuale era pressapoco quello del primo Majin-Bu, non avrebbe avuto problemi a sconfiggerlo. Il problema sostava nel fatto che non poteva affatto ucciderlo, pena la morte del piccolo Trunks. Non era affatto facile per Goku dosare al meglio la forza per non colpirlo mortalmente, ciò implicava una grande concentrazione, cosa che avrebbe potuto esporlo ad attacchi imprevedibili e incalcolabili, la sua specialità era avvalersi di illusioni e di mosse incredibilmente veloci. Forse sarebbe stato di gran lunga meglio che Tuurmerik fosse rimasto completamente sulla difensiva. 
«Pensa, Mirai Trunks, pensa!» si incitò battendo entrambe le mani sul tavolo rotondo. Nulla faceva presagire lui un cambiamento, un indizio, qualsiasi cosa che potesse dare lui la possibilità di mettere la parola fine a quello strazio. Ogni tanto lanciava occhiate al piccolo Trunks appena sopra di lui, ai suoi due padri gemelli i quali stavano tentando ogni genere di attacco o strategia per liberarlo dall'involucro maledetto nel quale era stato lasciato riposare in un sonno così profondo da sembrare eterno. 
Con gli occhi arrossati e le vene pulsanti squadrò ancora una volta il tavolo di ingranaggi. Come aveva precedentemente immaginato ognuno di essi corrispondeva ad uno spazio e tempo ben precisi, con tutta la probabilità i collegamenti tra le varie epoche erano ben più adiacenti di quanto in realtà avessero mai potuto immaginare. Ma com'era possibile, in realtà, che ci fosse un ingranaggio per ogni "qui ed ora" presente sulla fascia temporale? Certo, ce ne erano tantissimi, quasi incalcolabili, ma non sarebbero mai stati abbastanza per controllare ogni singolo millesimo di secondo del tempo. Lo studioso combattente inarcò il sopracciglio: che quegli ingranaggi corrispondessero allora alle epoche che il realtà Tuurmerik stesso aveva deciso di controllare, per chissà quale capriccio? Forse egli stesso aveva creato quel tavolo per poterlo fare, dal momento in cui si era reso conto che gli esseri umani avevano provato a giocare con il tempo. 
«Ma certo!» sussurrò il giovane sporgendosi con attenzione vero il centro del tavolo. «Il Kaiohshin!» si diede una risposta che servì solo per confermare la sua stessa ipotesi.
Proprio nel punto in cui confluivano tutti gli ingranaggi, al centro, vi era una vecchia ruota arrugginita, probabilmente l'ingranaggio più vecchio di tutti. E, proprio come Mirai Trunks aveva prontamente intuito, esso presentava una caratteristica particolare non comune a tutti gli altri: una grossa crepa tagliava il robusto metallo come se fosse stato pugnalato al cuore, proprio come la rappresentazione all'interno dell'antico libro trovato nella biblioteca al tempio del Supremo. Non fu difficile per il giovane saiyan ricordarsi la leggenda legata a quel libro: seppur sembrava passata una vita dall'inizio delle ricerche, Mirai Trunks aveva appreso quella storia meno di ventiquattrore prima. 
"Le antiche scritte, di cui mi sono preso la briga di tradurre, narrano che c'è stato un Dio che ha tentato di portare indietro il tempo vedendo morire di malattia la donna che amava e che osservava dall'alto dei cieli. Ma non ci riuscì, e il tempo si fermò proprio in quell'istante in cui la donna aveva esalato il suo ultimo respiro, costringendo il Dio a riguardare quello scempio per trenta lunghissimi giorni".
Il combattente ricordò le parole del Supremo riferite al libro, rimembrando inoltre l'immagine dipinta sull'ultima pagina dello scritto: il Padrone del Tempo di fianco ad una ruota, e un pugnale incastonato al centro. Probabilmente quella crepa sull'ingranaggio centrale non era altro che la cicatrice inferta da quel coltello. Tuurmerik non aveva fatto altro che interrompere il moto dell'ingranaggio conficcandoci dentro un pugnale, ma ancora non ci si poteva spiegare come mai avesse deciso di toglierlo e sopratutto che fine avesse fatto l'apprendista Kaiohshin che aveva scritto quel libro. 
Proprio in quell'istante, il corpo di Vegeta era stato scaraventato nuovamente a terra dopo il secondo contatto con la teca di vetro. Neanche il tentativo di utilizzare gli stivali in gomma per contrastare l'elettricità era andato a buon fine. 
Incerto sul da farsi, Mirai Trunks tese la mano in direzione di quell'ingranaggio con indecisione, sperando con tutto il cuore di non compiere un gesto del quale potesse pentirsi. Con le dita tremanti posò i propri polpastrelli sul dorso di quella ruota, bloccando il suo moto perpetuo con una certa forza per pochi secondi, lasciandolo poi libero di proseguire la sua danza. 
«Mmmh» grugnì portandosi l'unghia del pollice tra i denti, come se quel gesto donasse lui una nuova forza di pensiero. 
Provò la stessa cosa con altri ingranaggi, prima in modo cauto, poi con estrema veemenza. Ognuno di essi non opponeva resistenza al tocco prorompente del ragazzo. Egli riusciva a bloccarli con facilità in egual modo e ciò gli fece notare che, seppur essendo di dimensioni e colori diversi, roteavano tutti alla medesima velocità; l'illusione ottica delle dimensioni delle ruote aveva fatto credere lui che scorressero a velocità differenti. 
Probabilmente, inoltre, i chiavistelli posizionati nei pressi degli ingranaggi, erano nient'altro che il nuovo modo di Tuurmerik di bloccarli senza dover ricorrere a metodi rudimentali come pugnali. 
«E se provassi a...» mormorò Mirai Trunks avvicinando nuovamente la mano al tavolo, prendendo tra le dita un ingranaggio come per bloccarlo, ma facendo nuovamente forza in senso antiorario. Egli spalanco gli occhi nel vedere che riusciva a farlo ruotare in moto contrario agli altri, quindi lo lasciò immediatamente, osservandolo poi riprendere il normale ciclo. Mirai Trunks sussultò, spalancando la bocca come per urlare qualcosa, ma il suono che uscì fu solo un dolce sospiro. 
Se ogni intuizione da lui avuta sino a quel momento fosse stata corretta, ciò poteva significare solo una cosa: Tuurmerik poteva comandare sì lo scorrimento del tempo delle singole epoche, ma solo trovandosi di fronte a quegli ingranaggi. Una volta lasciati andare essi riprendevano il loro normale scorrimento. Mirai Trunks fu pronto a scommettere che, in quel preciso istante, nelle loro epoche il tempo aveva ripreso a scorrere normalmente in avanti. 
«Ecco perché ogni tanto, in entrambe le epoche, lo scorrere dei secondi tornava alla normalità: in quel momento Tuurmerik non era qui alla postazione di comando!» dichiarò tra sé e sé Mirai Trunks con un certo entusiasmo, pronto più che mai a rivelare la brillante intuizione ai due guerrieri saiyan proprio sopra di sé. 
Non appena egli alzò il capo per poter dare una spiegazione, però, notò che entrambi i Vegeta erano impegnati in un tentativo al quale, prima di allora, non avevano mai pensato.
«Pronto?» urlò Mirai Vegeta al suo gemello nella medesima posizione di attacco.
Sembravano due gocce d'acqua, due lati della medesima e meravigliosa medaglia. Entrambi tenebrosi, combattivi, determinati. Lo stesso sguardo severo, lo stesso ghigno compiaciuto, gli stessi lineamenti duri e perfetti. 
«Sì. Al mio tre!» ordinò Vegeta preparando poi entrambi le mani appena dietro il fianco sinistro. «Uno!»
Le avevano tentate tutte, ma niente era valso la pena e lo sforzo. Quella maledetta cella non si spostava di lì, inoltre, colpendola troppo forte, avevano paura di disintegrare anche il prezioso contenuto: quel figlio innocente che era stato preso di mira da un maledetto codardo. 
«Due!» disse a voce più alta Vegeta. Non erano riusciti a trovare il modo di tirarlo fuori da lì, almeno avrebbero dovuto distruggere ciò che lo avrebbe ucciso. Quel maledetto oggetto oscillante che aveva creato loro solo un sacco di fastidi nei vari tentativi di toccare quella scatola: il pendolo.
«Tre!»
«FINAL FLAAAASH!» gridarono a gran voce all'unisono i principi dei saiyan, scatenando tutta la loro ira contro quel pendolo gigante a pochi metri da loro. 
I loro fasci di luce si unirono in una danza spericolata finendo per contrastare il movimento oscillatorio del pendolo per qualche secondo. Ben presto, però, si estinsero come prosciugati dall'oggetto stesso, proprio allo stesso modo delle onde energetiche contro le pareti di quell'enorme piramide. 
Non aveva funzionato ma, proprio in quell'esatto istante, qualcosa si spense per un attimo soltanto. 
 


Angolo autrice:
Buon pomeriggio cari e care. In questo capitolo Mirai Trunks ha scoperto qualcosa di veramente importante, meno male che in questa mandria di scimmioni qualcuno si è dato da fare con la materia grigia xD 
Che dite... ce la faranno a tenere a bada Tuurmerik? Il povero Mirai Goku, che già era morto, è possibile che sia morto di nuovo? O_O quell'attacco alla gola deve avergli fatto proprio un gran male! 
I due Vegeta completamente inutili per tutto il capitolo cosa avranno combinato alla fine? 
Lo scoprirete nella prossima puntata :)
Eevaa

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Capitolo 36
*** L'inganno ***


DRAGON BALL GA : GAME OF AGES



CAPITOLO 36 - L'INGANNO



Hic et Nunc

 
Tuurmerik non aveva affatto esitato a contrattaccare. Fortunatamente Goku era stato incaricato di proteggere coloro i quali si sarebbero dovuti occupare di trovare una soluzione alla sua mostruosità e, seppur con estrema difficoltà, era riuscito a impedir lui di abbattere i due Vegeta. Mirai Goku non accennava a riprendersi dal colpo infertogli dal Padrone del Tempo, ma osservò la scena con estrema preoccupazione.
Con il fiato corto e le mani ancora bollenti dall'attacco appena scagliato, entrambi i principi dei saiyan aggrottarono le sopracciglia nel vedere che, nonostante tutta la forza da loro sfoderata, quel pendolo aveva ripreso ad oscillare come di consueto. Erano riusciti a contrastare il suo moto solo per pochi secondi, poi l'oggetto aveva assorbito i loro fasci di luce come una spugna.
«È tutto inutile!» ringhiò Mirai Vegeta scattando di rabbia, evitando poi prontamente il pendolo che si era mosso nella loro direzione.
«No!» gridò una voce proveniente dal tavolo degli ingranaggi, facendo abbassare lo sguardo ai due principi sull'orlo della disperazione. «Aspettate un secondo!»
Mirai Trunks, appoggiato con entrambe le mani al bordo della ruota di ferro, venne colto da un improvviso dubbio. Non sapeva se fosse stato solo frutto della propria fervida immaginazione o se fosse successo realmente, ma vi era solo un modo per scoprirlo.
«Riprovate» suggerì quindi a gran voce senza degnarsi di alzare lo sguardo. «Attaccate di nuovo il pendolo!»
«Ma Trunks, non ha funzio-» fece notare il vero padre del ragazzo venendo però interrotto sul nascere.
«Fate come vi dico» ordinò sbattendo entrambe le mani sul bordo del tavolo, abbassando poi la voce. «Per favore» aggiunse.
Vegeta e il suo gemello si guardarono con occhi interrogativi. Fecero poi spallucce per mettersi nuovamente in posizione di attacco. Non riuscivano proprio a capire come mai Mirai Trunks si fosse ostinato a tal punto di imporre loro un ordine, ma quello non era l'esatto momento per porsi troppe domande. 
«Uno... due... tre!» contò con tono annoiato Mirai Vegeta aspettandosi l'esatto risultato ottenuto in precedenza.
«FINAL FLAAASH!» 

Mirai Trunks udì le voci di suo padre e il suo gemello del passato risuonare all'interno della stanza, ma non era affatto intenzionato a scoprire quale fosse il danno provocato dal loro attacco sul pendolo; non alzò nemmeno lo sguardo per essere certo che il colpo andasse al bersaglio, ma attese con ansia di scoprire se ciò che era successo in precedenza si fosse riproposto. Così fu. 
Per un istante, un misero attimo, tutti gli ingranaggi cessarono di ruotare proprio nel momento in cui il pendolo venne colpito dall'attacco energetico dei principi, per poi tornare a compiere il loro moto orario non appena l'oggetto assorbì tutta l'energia.
«Ma certo!» mormorò il ragazzo destandosi dalla sua concentrazione, rompendo la posizione curva per mettersi dritto con la schiena. Rivolse finalmente lo sguardo ai due padri, i quali si abbassarono di quota sino a posizionarsi davanti a lui. «Credo di avere buone notizie!»
«Cosa hai scoperto?»
«Non ne sono sicuro, ma ognuno di questi ingranaggi rappresenta il tempo di alcune epoche, probabilmente quelle che Tuurmerik vuole controllare».
«E quindi?» rispose secco Mirai Vegeta non capendo esattamente dove suo figlio andasse a parare. Incrociò le braccia al petto.
«Guardate: posso bloccarli con questi» spiegò Mirai Trunks precipitandosi a portare un esempio pratico agli ascoltatori, puntando un chiavistello in un ingranaggio. «Ma non posso modificare l'andamento se non manualmente. Se smetto di controllarli, ad esempio all'indietro o più velocemente, gli ingranaggi tornano a ruotare normalmente, tutti allo stesso modo».
«Quindi il Padrone del Tempo deve essere qui per farlo» ipotizzò Vegeta volgendo il proprio sguardo verso Tuurmerik, il quale sembrava essere sul punto di perdere la pazienza con Kaarot. 
«Esatto! Dovremmo chiamarlo più "Guardiano del Tempo", in effetti. Lui può fare del tempo ciò che vuole, ma non può alterarlo più di tanto. E sapete perché?» domandò Mirai Trunks con un sorriso beffardo, non scomponendosi minimamente nonostante i boati causati dalla lotta poco più in là.
I due Vegeta rimasero zitti, non sapendo esattamente cosa rispondere. Non ne avevano la minima idea, in realtà, ma si aspettavano da quel ragazzo una risposta che cambiasse completamente le carte in tavola. 
«Perché il motore di tutto, il vero Padrone del Tempo... è quello lì» rivelò Mirai Trunks alzando un dito verso il soffitto, proprio in direzione del pendolo che tanto avevano voluto abbattere. Con un gesto meccanico entrambi i principi alzarono il viso perfettamente identico per osservare, con il naso all'insù, quell'oggetto ciondolante e terribilmente pericoloso.
Vegeta aggrottò le sopracciglia seguendo con lo sguardo la danza del pendolo, mille domande lo fecero annegare nel silenzio. Poteva percepire ogni singola connessione neuronale farsi più accesa senza alcun bisogno di concentrazione in quanto la risposta a quella dichiarazione venne automatica tra le sue labbra increspate.
«Questo può significare solo una cosa...» commentò piatto il principe, quasi senza emozione. Eppure l'emozione c'era, eccome se c'era. Celata tra i suoi muscoli e trattenuta dai grossi palmi nodosi la si poteva percepire chiaramente aumentare a dismisura, tanto che delle piccole scintille tradirono la sua espressione apparentemente vuota. 
«Sapevo che avresti capito» confessò Mirai Trunks fieramente, volgendo poi uno sguardo verso il suo vero padre, il quale continuò a fissare il pendolo come se fosse vittima di un incantatore di serpenti. Era certo fino al midollo che avesse capito tutto anche lui.
«Ebbene... ci ha presi in giro?» domandò Vegeta portando sul piatto un quesito che era più una constatazione, conoscendo egli già perfettamente la risposta.
Non vi era alcun incantesimo che avrebbe potuto connettere il pendolo a Trunks, non si sarebbe mai staccato dal soffitto, non avrebbe mai potuto trafiggere il corpo di suo figlio. Quel pendolo era il motore dell'intera dimensione, ciò che faceva funzionare tutte le epoche, colui che era e sarebbe sempre rimasto il vero Padrone del Tempo. 
Tuurmerik aveva bluffato: era perfettamente a conoscenza del fatto che un padre avrebbe dato persino la sua vita per salvare quella della sua famiglia, quindi aveva deciso di ideare quella sorta di falsa assicurazione sulla vita per fare in modo che ciò non accadesse. Ma, in tutto ciò, quel mostro imbroglione aveva sottovalutato di gran lunga l'intelligenza umana e, sopratutto, non si era affatto reso conto di avere a che fare con la specie umana più tosta e combattiva dell'intera galassia: i saiyan.


Vegeta l'aveva sempre rimproverato, eppure Goku non aveva mai dato più di tanto ascolto alle sue sacrosante parole. Ci era caduto un'altra volta, l'ennesima. Aveva abbassato la guardia, aveva lasciato che la sua bontà d'animo impedisse lui di compiere azioni scortesi ma necessarie. Sperò con tutte le sue forze che in quel momento il suo amico - oramai non più così tanto rivale - non stesse osservando quella pietosa scena, altrimenti non solo ne sarebbe rimasto deluso, ma lo avrebbe persino strangolato con le sue stesse mani; già poteva immaginare la sua voce dura sovraccaricarlo di pesanti accuse e non troppo velati insulti. 
Goku percepì intensamente la propria pelle ardere al contatto con quel mostro dai tre occhi vacui. Intrappolato tra le sue braccia e le sue gambe, la pressione esercitata dalla mano che stringeva il suo cranio si era fatta insostenibile: preso l'avrebbe ridotto in pezzi se non si fosse liberato, ma avrebbe dovuto stare attento a non provocare troppi danni a quell'essere nauseabondo. Provò a divincolarsi piano, poi sempre più forte, scalciando e sgomitando fino all'esaurimento. Tentò persino di mordergli il braccio che lo teneva ancorato con la schiena contro al suo petto, ma non ci arrivò. La sensazione di morsa delle dita contro il suo lobo frontale si fece sempre più dolorosa, provocandogli un senso di nausea e svenimento. Non ce l'avrebbe fatta se non avesse attivato al massimo la propria aura, avrebbe dovuto trasformarsi ma non ci riuscì: sentì le forze venirgli meno e la concentrazione perdersi nel buio di quella piramide dove tutto comincia e tutto si conclude. 
«N-no» mormorò Goku percependo le unghie nere di Tuurmerik bucargli la carne e le tempie. «Non può finire così...»
Un rivolo di sangue raggiunse il suo occhio destro, sfocandogli fastidiosamente la vista. Com'era possibile che un combattente del suo livello stesse per passare a miglior vita per mano di un'essere meno forte di lui? Lo aveva sottovalutato, avrebbe dovuto colpirlo molto prima di ridursi in quella situazione ma non ne era stato in grado per paura di ucciderlo e di uccidere Trunks. Percepì la propria aura spegnersi a poco a poco, come un fiamma soffocata dalla mancanza di ossigeno. 
Perché nessuno stava accorrendo in suo aiuto? Forse i suoi compagni erano troppo impegnati a salvare l'intero universo, forse la sua presenza non era più necessaria, forse era giunto per lui il momento di darsi per vinto, di riposare. 
Sarebbe morto, di questo ne era assolutamente certo. Sarebbe toccato lui l'ennesimo destino atroce, l'ennesima dipartita, e quella volta sarebbe stata l'ultima: non ci si poteva affatto permettere di perire nel Qui ed Ora fuori dallo spazio tempo, o sarebbe stato per sempre. Ma Goku sarebbe morto ugualmente, perché oramai lo sapeva che il suo destino sarebbe sempre andato verso quella direzione, era già stato miracolato troppe volte. Ma in quel frangente avrebbe semplicemente cessato di esistere, non avrebbe potuto recarsi nell'aldilà, non avrebbe potuto salutare per l'ultima volta la sua famiglia. Avrebbe esalato il suo ultimo respiro lì, con i polmoni brucianti di odore di ferro. Ed eccolo lì, il freddo abbraccio dell'oscurità, lo poteva riconoscere senza alcun dubbio, il buio lo aveva oramai avvolto così come aveva fatto altre volte in passato.

 

Angolo autrice:
Boomshakalaka! Sorpresa delle sorprese.. il nostro Tuurmerik è un bugiardo! Un bugiardo sin troppo furbo, tralaltro. Meno male che Mirai Trunks ha un QI superiore alla media.. questo cambia decisamente le carte in tavola signori e signore! 
Però, purtroppo, la storia ci insegna che la legge della compensazione non si può evitare e, quando finalmente succede qualcosa di realmente positivo, la felicità viene stroncata da un evento catastrofico T_T non vogliatemi male. 
Eevaa

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Capitolo 37
*** La luce ***


DRAGON BALL GA : GAME OF AGES



CAPITOLO 37 - LA LUCE



Hic et Nunc

 
Goku chiuse lentamente gli occhi, arrendendosi a quello che era evidentemente il suo ultimo pensiero. Le braccia caddero molli lungo i fianchi, l'ultima fiamma che lo circondava si spense. Sarebbe morto di lì a poco.
Sarebbe morto senz'altro se non fosse stato per un contraccolpo brusco e inaspettato, una sensazione di calore che fece riprendere lui la sensibilità delle dita prima gelide e intorpidite, un urlo talmente chiaro e forte da dar lui la possibilità di scendere dall'ultimo treno che avrebbe dovuto accompagnarlo a riposare per sempre.
Un urlo di rabbia. L'urlo di Vegeta.

Vegeta sentì la collera esplodergli nel petto come un ordigno a orologeria, era solo questione di tempo prima che accadesse. Non avrebbe potuto resistere un secondo di più, aveva fatto la parte della persona riflessiva sin troppo a lungo per poterla portare avanti. Non dopo una scoperta del genere, non dopo aver compreso con chi realmente avessero a che fare.
Un bugiardo. Un vile, sporco, sudicio bugiardo.
Nella sua vita era stato circondato da persone doppiogiochiste, da mostri calcolatori astuti e senz'anima. Ricordò proprio in quell'istante quando, da bambino, Freezer l'aveva arruolato nel suo esercito mentendogli sulla reale fine del suo popolo. Lui aveva ucciso suo padre, la sua famiglia, i suoi sudditi; aveva disintegrato il suo pianeta e poi l'aveva spacciato per un fatale incidente, un meteorite. Cielo, come bruciava ancora quella ferita mai del tutto rimarginata, quanto odio era stato costretto a sopprimere, quanti anni era stato a suo servizio non sapendo la verità.
Aveva promesso a se stesso di non lasciarsi mai più ingannare da nessuno, ma a quanto pare aveva miseramente fallito. Tuurmerik si era preso gioco di lui, di tutti loro. Non avrebbe permesso che la passasse liscia, non in questo modo pavido e codardo. Gliel'avrebbe fatta pagare cara, lo giurò a se stesso e al piccolo Trunks. Lo giurò a suo figlio ancora non nato, lo giurò a Bulma. Con le pupille dilatate e il cuore che batteva all'impazzata il principe dei saiyan scorse poco in lontananza colui che ben presto sarebbe diventata la sua vittima e, come una pantera a caccia nella savana, ringhiò profondamente nel vedere che, in quell'istante, Tuurmerik stava uccidendo la persona che mai avrebbe giurato di poter chiamare fratello.
E accadde così che, in un limbo di rabbia accecante, Vegeta perse definitivamente il controllo.

Di tutte le persone da cui Goku aveva ricevuto un salvataggio in extremis, il più eroico e inaspettato di tutti era e sarebbe sempre stato Vegeta. Non tanto perché non avrebbe mai permesso a qualcuno, eccetto se stesso, di uccidere il suo rivale. Ma perché, come di consueto, provava un certo gusto a fare la sua entrata in scena proprio nel momento in cui tutto sembra andato oramai perduto. Forse, pensò Goku, egli provava anche un certo piacere a far assaggiare lui il sapore della morte. Altro che i supereroi dei fumetti!
In quel momento, però, a Goku non importava affatto del tempismo sin troppo assoluto di Vegeta; l'unica cosa che avrebbe dovuto fare sarebbe stata prendere la palla al balzo e liberarsi da quella morsa che Tuurmerik aveva allentato a causa dello sprigionamento improvviso di energia da parte del principe. Con una gomitata ben indirizzata allo sterno nel nemico, finalmente egli riuscì a divincolarsi, interrompendo quindi quel massacro rivoltogli al cranio.
Goku sbatté violentemente sul pavimento freddo e liscio senza alcuna forza nei muscoli, nemmeno quella di salvaguardarsi dall'atterraggio brusco. Respirò affannosamente tentando di mettersi sui gomiti, pulendo il sangue oramai sgorgato a fiumi dalla sua fronte con un lembo della tuta arancione e mettendo finalmente a fuoco i bordi di quella stanza senza luce. Poteva scorgere Mirai Vegeta e suo figlio, entrambi con la bocca spalancata e una fiamma strana riflessa negli occhi.
Si sarebbe aspettato senz'altro di udire da un momento all'altro un "non farti strane illusioni" o "l'ho fatto solamente perché dovrò essere io a mandarti all'altro mondo" come giustificazione al salvataggio, ma così non fu. Vegeta non era più lo stesso e non sarebbe mai più tornato lo stesso perché, nel momento in cui Goku alzò la testa per poter mettere a fuoco il suo alleato, l'immagine che vide fu tutt'altro ciò che si sarebbe aspettato di poter ammirare.
Due occhi azzurri incredibilmente glaciali lo stavano osservando dall'alto verso il basso, non per minacciarlo, ma semplicemente per accertarsi che stesse bene. Uno sguardo duro, il più duro che mai avesse visto sul volto di Vegeta, uno sguardo non contornato dalle sue solite sopracciglia folte. Capelli lunghi, biondi e folti circondavano la massa muscolare notevolmente aumentata e scossa da tremiti e spasmi elettrificati. La luce.
La luce che emanava era più accecante del sole, più calda del mezzogiorno. La sua aura era talmente potente da poterla percepire direttamente sulla propria pelle, la sentirono tutti, tutti compreso quel Vegeta del futuro il quale, dal profondo del suo cuore, si sentì orgoglioso e fiero di quello che sarebbe potuto diventare, anche se segretamente invidioso di una tale forza.
«Vegeta... c-ce l'hai f-fatta» balbettò Goku con un tremito, sorridendo di ammirazione prima di lasciarsi finalmente andare sul terreno privo di sensi ma tranquillo per il fatto che, grazie al suo amico, non avrebbe avuto proprio nulla da temere.

Sapeva di essersi trasformato nonostante non potesse specchiarsi da nessuna parte. Non ci fu bisogno di cercare una riprova tastandosi i capelli o la fronte priva di sopracciglia, poteva semplicemente percepirlo dalla sua forza interiore. Una forza talmente vasta da non riuscire a trattenerla completamente sotto la pelle.
Tuurmerik non se lo sarebbe mai aspettato, non tanto perché era sconvolto da una simile trasformazione: anche Goku era stato in grado di trasformarsi e battersi contro di lui. Ma perché il livello combattivo manifestato da quell'essere che riteneva inferiore mentalmente era cresciuto tutto in una volta sola, e ci sarebbe stata solo una motivazione per far accadere una cosa simile: era stato scoperto.
«Ci hai mentito» ringhiò profondamente il principe dei saiyan non muovendo un singolo muscolo, aspettando una risposta da parte del Padrone del Tempo che però non arrivò.
Gli occhi di Tuurmerik si socchiusero in un'espressione di sfida, più che intenzionato a continuare a reggere il suo sporco gioco.
Sarebbe stata questione di pochi secondi, presto la furia sarebbe esplosa in mille scintille, la pazienza di Vegeta era stata portata al limite e oramai sarebbe stato troppo tardi per tornare indietro.
«Liberalo» ordinò il principe dei saiyan con tono piatto.
«Se pensi che-» rispose Tuurmerik per nulla propenso ad ottemperare alla richiesta dell'umano, interrotto però da una folata di vento caldo improvvisa ed inaspettata.
«LIBERALO!» abbaiò Vegeta a pochi centimetri dal volto del nemico, esterrefatto dalla velocità acquisita con quella trasformazione. L'altro saiyan contro cui aveva combattuto, nonostante avesse lo stesso tipo di aspetto spaventoso, non aveva mai raggiunto una simile celerità.
Con uno scatto rabbioso il principe dai capelli color oro si aggrappò alle spalle del nemico, lanciandosi con tutta la propria forza contro la teca di cristallo nella quale riposava suo figlio, facendovici sbattere prepotentemente la testa alla sua vittima.
«I miei poteri non sortiscono effetto su di me» ridacchiò Tuurmerik notando il disappunto negli occhi dell'umano nel vedere che l'elettricità non l'aveva affatto colpito. Di tutta risposta Vegeta prese tra le mani il ciuffo di capelli del nemico per poi percuoterlo nervosamente contro la parete di vetro, schiacciandolo contro sino a farlo sanguinare. Sempre che la sostanza arancione che usciva dal suo naso fosse sangue.
«Ti ho detto li-be-ra-lo» ringhiò Vegeta scandendo le sillabe ogni volta che faceva sbattere la faccia del Padrone del Tempo contro la teca.
«Lo sai che non puoi uccidermi, umano» sussurrò Tuurmerik talmente debolmente che Vegeta fu felice che nessuno potesse averlo sentito.
«STAI ZITTO!» gli intimò premendo più forte il suo volto sul vetro, avvicinandosi al suo orecchio con le labbra per mormoragli qualcosa che già, purtroppo per lui, sapeva bene. «Sai perfettamente che lo farò. Ti ucciderò con le mie mani, non mi importa delle conseguenze».
Tuurmerik si contorse, sperando di potersi liberare dalla presa di quell'essere pericoloso.
«Non ti credo. Non puoi essere tanto sciocco» mentì il Padrone del Tempo sperando di poter guadagnare dei secondi preziosi alla propria incolumità.
Vegeta, di tutta riposta, lo prese per il collo proprio come aveva osato fare poco tempo prima all'esterno della fortezza, sollevandolo di scatto lasciandolo con le gambe a penzoloni. Una sfera di energia dal colore rosso vivo apparve nella sua mano destra, per diventare sempre più grande.
«L'hai voluto tu!» concluse il principe dei saiyan dandosi la spinta con la mano per far esplodere la sfera di energia direttamente sul volto del nemico, il quale però lo interruppe pochi secondi prima di essere attaccato. Portò una mano a tastoni sulla teca proprio dietro di lui, facendola andare in frantumi e troncando così l'incantesimo che teneva prigioniero il piccolo Trunks il quale, pochi secondi dopo, cadde rovinosamente contro il tavolo degli ingranaggi destandosi dal suo sonno con un sonoro colpo di tosse.
Vegeta strabuzzò gli occhi, così come il suo gemello dell'altra epoca e il ragazzo del futuro poco più in là. Il suo cuore ebbe un sussulto e, proprio nell'esatto momento in cui vide il corpo di proprio figlio muoversi intorpidito, la sfera di energia volta ad uccidere Tuurmerik si riassorbì, i suoi capelli e i suoi occhi tornarono ad essere neri come la pece, e un paio di sopracciglia folte e corrucciate ricomparvero sulla sua fronte spaziosa.
Con un gesto distratto scagliò il corpo intatto ma sanguinante di Tuurmerik violentemente contro una parete della piramide, gettandosi immediatamente con il cuore in gola sul tavolo degli ingranaggi, non badando minimamente al fatto che potesse fermarli o scombinarli.
«Trunks!» disse Vegeta con un filo di voce, prendendo poi tra le braccia il corpo del figlio il quale, come se si stesse svegliando da una lunghissima dormita, aprì gli occhi impastati a fatica incatenandoli a quelli scuri del padre. Gli rivolse uno sguardo per lo più sorpreso e interrogatorio.
«Papà... che... che succede?» domandò ingenuamente il bambino non capendo come mai quell'uomo dall'aspetto di consuetudine severo stesse riservando lui un'espressione tanto agognata, con tanto di occhi lucidi annessi.
Ma suo padre non rispose, aprì solo la bocca come per dire qualcosa ma non vi uscì alcun suono, se non un sospiro caldo e intenso.
Trunks non l'aveva mai visto così, nemmeno quando l'aveva abbracciato per la prima volta pochi minuti prima di sacrificarsi contro Majin-Bu. Proprio per quello il principe dei saiyan immerse volutamente il proprio naso tra i capelli lisci e del colore del glicine di suo figlio, come per nascondervi quell'orgoglio un poco scalfito e per farvici morire dentro due lacrime che quel bambino non avrebbe mai e poi mai dovuto vedere.
Voleva dimostrarsi forte, Vegeta, nonostante fosse già certo di quale sarebbe dovuta essere la sua prossima mossa. Inspirò a lungo l'odore di fresco e di famiglia intriso nella nuca del suo bambino, il quale era diventato oramai un vero piccolo uomo.
Il piccolo Trunks, immobile e confuso, decise di prendersi quell'affetto senza proferir parola. Non che ne avesse mai sentito la mancanza, certo. Adorava il suo papà, adorava persino il suo carattere burbero e distaccato, non l'avrebbe scambiato con nessun'altro al mondo, ma in quel momento era perfettamente conscio che qualcosa non andava e si prese tutto l'amore che poté senza controbattere, godendo di ogni secondo passato tra le braccia forti e muscolosi di quell'uomo dal carattere impenetrabile. Ne aveva bisogno. Ne avevano bisogno entrambi.

«Grazie al cielo» mormorò Mirai Trunks inspirando profondamente per sciogliere quel groppo in gola pesante come un macigno. Non aveva mai ricevuto un abbraccio dal suo vero padre, ma vedere le esatte copie di loro stesse immerse in un momento così intenso diede lui una sensazione così piacevole da non far perdere lui la speranza che, un giorno, avrebbe potuto ricevere un gesto d'affetto che l'uomo al suo fianco non si era mai permesso di dargli. Volse uno sguardo complice al suo vero padre a pochi centimetri di distanza tra lui e, sorprendentemente, l'espressione sul suo viso non era affatto dura e severa. Sembrava quasi sollevato, seppur impassibile a braccia conserte.
Egli non l'avrebbe mai rivelato a nessuno che, in realtà, vedere il suo gemello combattere così ardentemente e riuscire nell'intento di riprendersi ciò che era suo l'aveva riempito di orgoglio. Nonostante quella scena melensa e decisamente troppo plateale si stesse protraendo sin troppo a lungo per i suoi gusti. Distrattamente posò lo sguardo su due sagome inermi, i corpi di due Kaarot feriti l'uno a pochi metri dall'altro.
«Mirai Trunks, vai a vedere se quei due buoni a nulla hanno finito di dormire» ordinò il principe del futuro, fingendosi il più possibile noncurante riguardo alla salute dei suoi due nemici/alleati.
Il ragazzo si precipitò immediatamente a verificare le condizioni del più malridotto tra i due constatando che, fortunatamente, Mirai Goku aveva solamente perso i sensi e si trovava ancora in "vita", se così si potesse definire.
Ma, proprio nel momento in cui Vegeta tentò di spiegare al figlio cosa fosse successo e come avevano fatto a riportare le cose alla normalità, tre occhi sanguinari si accesero nel buio della piramide, più assetati che mai di vendetta.
Tuurmerik aspettò il momento ideale per attaccare di soppiatto, approfittandosene della sua aura non percepibile dagli essere umani. Sgattaiolò fuori dall'ombra e, con il balzo felino, puntò alla schiena di Vegeta il quale, in quel momento di distrazione, non percepì nemmeno lo spostamento d'aria causato dal Padrone del Tempo. Attaccò alle spalle, da vero codardo, con tutta la forza che riuscì a mettere in quel fascio di luce arancione, sottile come una saetta e pericoloso come una spada che infilzò il suo bersaglio, trafiggendolo.
 


Angolo autrice:
'nzomma... alla fine de ogni capitolo ce sta a morì qualcuno! xD
Buonasera gente! Spero almeno di essermi fatta perdonare non lasciando morire il nostro Goku... speriamo solo che a Vegeta spetti tanta fortuna! Inoltre vi ho svegliato il piccolo Trunks, merito il vostro perdono, vero?
Ebbene sì, come avrete potuto notare a me il fatto che Vegeta non abbia mai raggiunto nella serie il terzo stadio del super saiyan mi ruga parecchio. Anche nella mia storia precedente (The Newborn Saiyan, che potete trovare qui: https://efpfanfic.net/viewstory.php?sid=3628809&i=1 ) ho riservato un piccolo capitolo a questa trasformazione. Proprio non mi va giù che Goku e persino Gotenks ce l'abbiano fatta mentre il mio adorato principe no u_u
Spero che non l'abbiate trovata una forzatura... alla fine mi sembrava il momento più adatto.
Vi informo che ho appena scritto l'ultimo capitolo (il numero 40) di questa storia e quasi mi son messa a piangere MA NON TEMETE! Ne mancano ancora TRE per voi!
Un abbraccio,
Eevaa
 

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Capitolo 38
*** La verità viene sempre a galla ***


DRAGON BALL GA : GAME OF AGES



CAPITOLO 38 - LA VERITÀ VIENE SEMPRE A GALLA



Hic et Nunc

 
Un rumore pungente di carne strappata seguito da un lamento quasi impercettibile fece destare padre e figlio dal loro momento di ricongiunzione. Entrambi si voltarono di scatto, più che convinti che fosse successo qualcosa. Non avrebbero dovuto abbassare la guardia, non avrebbero dovuto perdersi in inutili spiegazioni, non in quel momento in cui sarebbe potuto succedere di tutto e di tutto era appena successo.
Ciò che fece più rizzare i peli delle braccia a Vegeta fu che la vera vittima di ciò che era appena accaduto sarebbe dovuto essere lui stesso. E in qualche modo era successo, l'aveva colpito, ma aveva colpito il Vegeta sbagliato. Il colpo inferto da Tuurmerik, il quale sostava a mezz'aria ancora con il dito fumante dalla scarica di energia, era indirizzato verso di lui e ci avrebbe messo ben poco a colpirlo al cuore se non fosse stato per quell'altro principe dei saiyan dall'aria più beffarda. Si era messo in mezzo per salvarlo un'altra volta, Mirai Vegeta, convinto di poter deviare il colpo, convinto di poter scansare quel raggio di luce il quale, invece, l'aveva colpito all'addome, ribaltandolo e facendolo stramazzare a terra.
Vegeta spalancò la bocca per urlare, ma una vocina più acuta della sua anticipò la sua rabbia e la frustrazione.
«PAPÀ!» gridò il piccolo Trunks divincolandosi dalle sue braccia per balzare appena giù dal tavolo, raggiungendo il martoriato principe dei saiyan del futuro anticipando persino il suo gemello più grande il quale, troppo impegnato a prendersi cura dei due Goku a terra, non aveva potuto assistere alla scena direttamente ma si accorse troppo tardi di quanto fosse accaduto.
«PAPÀÀÀÀ!» ripeté con veemenza il piccolo, prendendo poi tra le mani le spalle di Mirai Vegeta il quale, tossendo sangue, aprì con fatica gli occhi. «Papà, stai bene?»
Papà? Quel bambino che a malapena conosceva l'aveva davvero appena chiamato papà? Eppure non lo era realmente, non poteva essere considerato veramente suo padre. Nonostante il dolore lancinante e il sapore di sangue tra i denti Mirai Vegeta non poté fare a meno di provare una sensazione piacevole, uno strano calore dato dai due occhi blu del bambino che, delicatamente, gli stava cingendo le spalle. Era di questo che tutti parlavano? Era questo che Vegeta provava ogni volta che suo figlio lo chiamava in quel modo? Era questo ciò che si poteva chiamare "amore incondizionato"? Il principe del futuro non lo sapeva, ma proprio non riuscì a cacciare indietro quell'emozione, a chiuderla nei meandri del suo cuore orgoglioso.
Suo figlio, quello vero, non tardò ad arrivare con gli stessi identici occhi del suo gemello piccolino, con la stessa voce tremante e l'identica paura. Terrore vero, terrore che potesse averlo perso di nuovo. Fu proprio in quell'istante che Mirai Vegeta capì cosa volesse dire essere un padre, un padre per davvero. Comprese in quel momento quanto per quel ragazzo egli fosse una persona importante, una persona della quale non poteva fare a meno. Capì dunque perché Mirai Trunks avesse messo a repentaglio la vita di due universi, lo capì profondamente e increspò le labbra in quello che, per i suoi standard, era un sorriso di orgoglio e ammirazione molto più simile ad una smorfia beffarda.
Ma quel momento idilliaco di redenzione interna non durò tanto a lungo: ci pensò una grossa fitta all'addome a interrompere il contatto visivo con quelli che erano i suoi due figli di epoche differenti. Il principe dei saiyan portò una mano all'altezza dello stomaco, rimanendo scioccato dall'entità del danno provocatogli da quel vile Padrone del Tempo. Non aveva idea se l'attacco avesse leso degli organi vitali ma non ci avrebbe messo molto tempo a scoprirlo se così fosse stato. Mirai Vegeta tremò e, con un rantolo, si lasciò finalmente curare dalle mani di quel figlio il quale, seppur non fosse realmente suo, aveva acquisito la sua completa fiducia. Era un bravo bambino, probabilmente lo era stato anche il suo quando era piccolo ma, purtroppo, non aveva mai avuto l'occasione di poterlo conoscere allora.
Trunks posò la sua felpa gialla sulla ferita del gemello del padre, premendo con forza per fermare l'emorragia. Ciò che c'era da sperare è che, appunto, quell'attacco non avesse provocato lesioni allo stomaco o all'esofago.

L'energie per tenere viva la fiamma della rabbia del super saiyan di terzo livello erano decisamente troppe e il povero Vegeta si trovava in condizioni di stress da eccedenti ore. Da quanto non dormiva? Da quanto non mangiava? La terza trasformazione, seppur mantenuta per pochi minuti, gli aveva risucchiato l'ultima linfa dell'aura, riducendolo al suo stadio naturale lasciandogli a malapena la forza di stringere i pugni. Di sicuro, se quell'attacco avesse colpito lui in quelle condizioni piuttosto che il suo gemello del futuro, sarebbe stramazzato al suolo senza alcuna possibilità di vittoria. E invece quell'uomo a prima vista impertinente l'aveva salvato, si era messo in mezzo tra lui e quel sudicio mostro a tre occhi che ancora se la ridacchiava nel vedere quella scenetta commovente ai piedi del suo immenso tavolo delle epoche.
«Neanche Freezer sarebbe stato tanto sleale» ringhiò Vegeta alzandosi sul tavolo a fatica, calpestando malamente qualche ingranaggio senza preoccuparsene. Non solo il Padrone del Tempo (o Guardiano, come Mirai Trunks l'aveva definito) li aveva ingannati, ma aveva persino cercato di colpirlo alle spalle.
«Non ti dai più tutte quelle arie da gradasso ora che ti sono ricomparse le sopracciglia, eh!?» deviò il discorso Tuurmerik pulendosi il sangue dal viso con il dorso di una mano, oramai completamente lontano dalla sua posa naturalmente elegante.
«Taci!» gracchiò il principe dei saiyan tentando di prendersi ancora un po' di tempo per ricaricare le energie e compiere quel gesto disperato per il quale aveva iniziato quella missione. Ma sarebbe stato poi vero che, qualora qualcuno lo avesse ucciso, sarebbe diventato il suo sostituto? Li aveva ingannati fino a quel punto, magari anche quella era solo una sporca bugia.
Ciò che per davvero scandiva i battiti del tempo era nient'altri che il pendolo, e se quel Tuurmerik fosse solo un impostore che voleva solamente controllare le epoche a proprio piacimento? Non sarebbe mai saltata fuori la verità, l'unico modo per scoprirlo sarebbe stato ucciderlo per davvero. Oramai si era abituato all'idea di farlo, di correre il rischio.
Ma, forse, valeva la pena tentare un'ultima volta di rimediare con le buone per cercare di estorcere qualche informazione aggiuntiva.
«Oramai abbiamo scoperto il tuo segreto, Tuurmerik. Tu stavi bluffando dall'inizio» sibilò Vegeta con un tono calmo e piatto che fece increspare le labbra del suo interlocutore il quale, con estrema pacatezza, fluttuò più vicino a lui lasciando poco meno di un metro di distanza dai loro volti. «Arrenditi» gli intimò quindi il principe dei saiyan.
Di tutta risposta una risata sadica echeggiò in tutta la stanza, una risata che fece tappare le orecchie a tutti i saiyan presenti.
«Arrendermi, umano?» soffiò Tuurmerik scuotendo leggermente il capo.
«Arrenditi e ti lasceremo sopravvivere. Non toccare più gli ingranaggi delle nostre epoche e non metteremo fine alla tua esistenza» propose il principe tendendo una mano in direzione del nemico, cercando un accordo che era ben certo di non poter ottenere. No, se quel mostro aveva detto inizialmente il vero non si sarebbe mai arreso tanto facilmente.
«Ancora con questa storia, sul serio? Lo sai bene che non puoi uccidermi, sciocco».
«Finiscila con queste menzogne, Tuurmerik, non sei altro che un bugiardo!» alzò leggermente il tono di voce Vegeta, sperando con tutto il cuore che le accuse da lui rivolte fossero corrispondenti alla realtà ma, proprio in quell'istante, una vocina proveniente da dietro la sua schiena interruppe il duello verbale tra i due litiganti, facendo rabbrividire il principe.
«Ma che sta dicendo, papà? Perché non puoi ucciderlo?» domandò ingenuamente Trunks con voce tremante, sospettoso più che mai che il suo papà avesse omesso qualcosa nel suo breve racconto al suo risveglio.
Vegeta chiuse gli occhi e percepì il proprio cuore palpitare in modo incontrollabile nel petto. Era successo: l'avrebbe scoperto. L'avrebbero scoperto tutti.
Tuurmerik rise, rise sadicamente così forte da far rimbombare e tremare il pavimento.
«Ma come, razza di sciocco, non hai detto nulla ai tuoi amici?»
«ZITTO!» urlò il principe tentando di colpirlo in pieno volto, ma Tuurmerik scansò il colpo con estrema facilità.
«Cosa? Cosa non ha detto?» intervenne Mirai Trunks impegnato a tener premuta la felpa gialla oramai fradicia di sangue sulla ferita di suo padre, il quale squadrò anch'egli il suo gemello in attesa di una risposta.
«SONO BUGIE!» berciò Vegeta.
«Credi a ciò che vuoi, umano. Ma se vuoi correre il rischio fa pure: uccidimi. Uccidimi e prendi il mio posto come Padrone del Tempo» dichiarò solennemente Tuurmerik allargando le braccia.
«CHE COSA!?» gridarono all'unisono i cinque saiyan a terra, persino Goku e il suo gemello del futuro i quali, nel frattempo, avevano ripreso conoscenza seppur mantenendo la propria debole aura al minimo.

Mirai Goku, il quale era ridotto in condizioni ben più drammatiche della sua copia del passato, si trascinò sul pavimento freddo per giungere vicino agli altri, guardando poi il suo rivale chiudere gli occhi. Non poteva essere vero, Vegeta non poteva aver tenuto nascosto loro un segreto così grande, così importante, il tutto per sacrificarsi. Goku conosceva bene quel principe della sua epoca, era perfettamente cosciente del fatto che un uomo così non ci avrebbe pensato due volte a dar la sua vita per proteggere i suoi cari, in fondo l'aveva già fatto. Ma per Mirai Goku no, non era affatto "normale" un comportamento del genere da parte del principe, non era quello l'uomo che conosceva. Quasi stentò a crederci e, con un leggero sospiro, posò lo sguardo su quello che era il vero Vegeta della sua epoca. Malandato, distrutto nel fisico e semplicemente incredulo per ciò che avrebbe potuto compiere il suo gemello.
Anche Trunks tremò: il suo padre stava per commettere una sciocchezza, e l'avrebbe fatto con l'unico scopo di salvare la vita a tutti loro. No, non poteva permetterglielo, non poteva acconsentire a qualcosa di così mostruoso.
«Sì, in effetti è vero, ho mentito» continuò Tuurmerik interrompendo il pesantissimo silenzio andatosi a creare dalla sua rivelazione. «Ma l'ho fatto per una semplicissima ragione: io sono essenziale per questo posto. Guardiano, Padrone, chiamatemi un po' come più vi aggrada. Il pendolo è il motore di tutto e non può essere fermato, ma colui che controlla, dirige e distrugge sono io. Io e nessun'altro. Per questo motivo ho organizzato tutta la messinscena del moccioso e del pendolo, di certo non potevo rischiare di farmi uccidere. Nessuno deve prendere il mio posto, non l'ho permesso ad uno sciocco Kaiohshin e non lo permetterò di certo ad un insulso essere umano».
«Tu hai ucciso il Kaiohshin!» sentenziò Mirai Trunks esternando una palese verità.
«Sì, in tutte le epoche nelle quali ha provato a raggirarmi. Più e più volte, ogni volta che ha rivelato le coordinate del Qui ed Ora in quel suo sciocco libro l'ho richiamato in questa dimensione fermando nuovamente il tempo, ingannandolo. È stato così piacevole... ogni volta la stessa identica espressione sorpresa prima di perire».
«Non sei altro che un pazzo, un sadico mostro orribile!» ringhiò Mirai Trunks stringendo più forte la spalla di suo padre, ancora a terra, stando ben attento a non ferirlo più di quanto già non fosse. «Papà, non fare sciocchezze!»
«Non ci pensare nemmeno!» intervenne il piccolo Trunks alzandosi di scatto, lasciando che fosse la sua copia del futuro a prendersi cura di suo padre del futuro.
I due saiyan dai capelli lilla urlarono in direzione di quell'uomo ancora eretto sul tavolo delle epoche ma egli non si voltò, non avrebbe potuto farlo. Si limitò ad osservare quel nemico ripugnante con occhi ancora intrisi d'odio e la mandibola serrata in una smorfia di disgusto.
«Kaarot» pronunciò con fare solenne il nome del suo rivale, quello meno malconcio e decisamente più forte, in attesa che egli rispondesse al suo appello.
Chissà poi perché aveva deciso di interpellare proprio lui, chissà perché non ebbe nemmeno il coraggio di guardare negli occhi né se stesso né i propri figli.
Goku si alzò sgranchendosi le ginocchia, avvicinandosi all'amico senza indugio ma con estremo timore. Tuurmerik lo seguì con lo sguardo divertito, come compiacendosi di quel patetico e triste teatrino che quei sei saiyan stavano offrendo lui.
I loro sguardi stanchi ma rudi si incatenarono esasperati, appesantiti da tutta quella situazione, stremati a tal punto da sperare entrambi che tutto ciò finisse il prima possibile.
«Ti ricordi cosa ti ho chiesto prima di partire la prima volta per questa dimensione?» domandò Vegeta mantenendo fisso il contatto visivo, alludendo a quando aveva chiesto lui di proteggere Bulma e Trunks nel caso non fosse mai tornato. Goku lo capì, comprese perfettamente a cosa si stesse riferendo.
«Vegeta... ti prego...» soffiò lui sperando con tutto se stesso che il suo amico non avesse realmente deciso di fare sciocchezze.
«No, sono io che ti prego, Kaarot. Sono stanco. Siamo tutti esausti, avete bisogno di cure» lo rimbeccò il principe sussurrando. Lo stava supplicando, stava supplicando quella misera terza classe di lasciarlo andare, di permettergli di salvarli.
Goku lo squadrò per l'ennesima volta. Quell'uomo l'aveva appena sottratto ad una morte certa, quell'uomo aveva preso una parte così importante della sua esistenza che non riuscì proprio ad accettarlo. No, non poteva farlo un'altra volta, non doveva. Sarebbe stato per sempre e non lo avrebbe mai accettato, non accettava il fatto di non poter rivedere più il suo amico. Ma, d'altra parte, se non avesse acconsentito a ciò che sapeva bene che volesse chiedergli, Vegeta non gliel'avrebbe mai perdonata, mai e poi mai. Lo stava supplicando, lo stava pregando di aiutarlo un'ultima volta. Come avrebbe potuto non farlo?
Con estrema difficoltà mosse il capo in segno di assenso e sentì gli occhi bruciare d'acqua salata.
«Grazie...» mormorò Vegeta talmente piano che Goku ebbe difficoltà a sentirlo, a sentire quella parola con la "g" che non ci si aspettava di udire spesso da quelle labbra sottili.
Il principe dei saiyan aveva preso la sua decisione e, a costo della vita, l'avrebbe perseguita fino in fondo. Poi, con tono in apparenza glaciale ma con il cuore completamente a pezzi, pronunciò quelle parole che sapeva avrebbero ferito la persona più importante della sua vita.
«Tieni fermo Trunks».
 


Angolo autrice:
Buon pomeriggio gente! Aiuto, vi avviso: sta per succedere il patatrack! Avete visto, però? Alla fine non ho ucciso nessuno U_U lo so che mi avete odiata, prima Goku, poi il gran rischio per Vegeta. Per fortuna i nostri protagonisti hanno l'innata propensione a fare gli eroi per alimentare il proprio ego e si salvano tra di loro :D
Ebbene sì cari e care: manca poco, siamo agli sgoccioli. Il prossimo sarebbe dovuto essere l'ultimo capitolo ma, data la mia estrema tendenza ad essere prolissa, sono stata costretta a dividerlo in due parti causa l'eccessiva lunghezza! Vi attendono due capitoli lunghi, intensi e carichi di tensione.. siete pronti? Vegeta lo è. E' pronto, ha ottenuto in benestare dal suo rivale e ora sta per combinare un gran macello.
Vi aspetto giovedì prossimo con il trentanovesimo e penultimo capitolo (già piango).
Eevaa

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Capitolo 39
*** Epilogo (prima parte) ***


DRAGON BALL GA : GAME OF AGES



CAPITOLO 39 - EPILOGO (PRIMA PARTE)



Hic et Nunc

 
Le iridi del bambino si dilatarono a tal punto da sembrare due buchi neri. Pietrificato, completamente inerme. Non sapeva se credere o no alle proprie orecchie, non poteva averlo detto davvero, suo padre non poteva aver pensato davvero a una cosa simile.
Il suo papà aveva preso la decisione più importante della sua esistenza e non era nemmeno stato in grado di guardarlo negli occhi. Non l'aveva abbracciato e poi colpito a freddo, come l'ultima volta, non gli aveva chiesto di prendersi cura della mamma. Forse, questa volta, non ci sarebbe stato bisogno di dirglielo, forse aveva dato per scontato che l'avrebbe fatto. D'un tratto i profondi occhi di Trunks si colorarono di un verde acqua acceso, così come il biondo dei suoi capelli. No, non poteva accettarlo, il suo papà non avrebbe potuto compiere un'altra volta un sacrificio simile. 
Fece per scattare in avanti ma un abbraccio bollente come le sue mani lo trattenne, una morsa infuocata che riconobbe come le braccia del padre del suo migliore amico Goten.
«NOOOO! LASCIAMI, LASCIAMI ANDARE!» gridò il piccolo Trunks scalciando all'impazzata con gli occhi offuscati da una patina umida. «GOKU, TI PREGO, LASCIAMI!» continuò a urlare Trunks percependo i muscoli guizzanti dell'uomo premergli contro il petto.
In tutta la stanza si potevano udire solo le urla strazianti di quel bambino, tutto il resto sembrò ovattato, tutti gli altri combattenti sembravano aver perso l'uso della parola; specialmente Mirai Trunks, il quale sentì le gambe cedergli persino da seduto.
«PAPÀÀÀ! PAPÀ NO, TI PREGO! NON FARLO!» continuò a urlare Trunks sfogando tutta la rabbia e la frustrazione nella morsa stretta di Goku, tentando di colpirlo il più forte che poté con le gambe e con le braccia. Ma, nonostante egli fosse a corto di energie e malconcio, si trattava sempre di uno dei saiyan più forti dell'universo, il piccolo non avrebbe avuto possibilità di sciogliere quella stretta. Si accasciò, si lasciò andare scaricando il suo peso in quell'abbraccio.
«Papà... papà... per favore...» pianse il piccolo, perfettamente conscio che il suo adorato padre detestava quando lo faceva. Gli diceva sempre che era da rammolliti. Eppure persino il grande principe pochi minuti prima si era mostrato commosso nei suoi confronti e in quell'istante aveva così tanto da nascondere che non riuscì nemmeno a degnarlo di uno sguardo.
Vegeta non si voltò, non ci riuscì. Non avrebbe mostrato l'umido dei suoi occhi a quel bambino, tanto meno a suo figlio grande. Soprattutto alla sua copia del futuro e suoi due grandi rivali di una vita.
Avrebbe fatto ciò che c'era da fare e l'avrebbe fatto senza mostrare indugio. Sperò con tutte le sue cellule che il Padrone del Tempo avesse bluffato di nuovo ma non ci contò più di tanto. La sua versione era sin troppo credibile, quella volta.
Chiuse gli occhi affogandosi dall'interno e sospirò. La voce di suo figlio che lo supplicava di ripensarci era oramai diventata una triste colonna sonora di sottofondo. Pensò a Bulma, al suo profumo, al bambino che portava in grembo. Avrebbe compiuto il secondo sacrificio per loro, se poi di sacrificio si sarebbe potuto parlare. In fondo non sarebbe davvero deceduto.
Il fatto più assurdo è che Vegeta avrebbe preferito morire. Avrebbe di gran lunga più gradito trascorrere la sua eternità nel Regno degli Inferi a far del male ai suoi vecchi nemici piuttosto che rimanere in quel posto per l'eternità, piuttosto che stare a vedere suo figlio crescere senza potergli parlare. Vedere Bulma soffrire e piangere la sua assenza, vederla crescere due bambini senza di lui, da lontano. Come avrebbe fatto a vederla mentre si dimenticava della sua esistenza? A spiarla riprendere in mano la sua vita e magari innamorarsi di nuovo. Cielo, no, come avrebbe fatto a sopportarlo? Come avrebbe fatto ad osservarla in silenzio nelle braccia di un altro uomo? Chi sarebbe stato il fortunato ad averla tutta per sé? Come avrebbe fatto a resistere alla tentazione di ucciderlo?
Ma purtroppo, se lui non avesse preso in mano quelle scottanti redini della situazione, non ci sarebbe più stata nessuna Bulma, nessun Trunks, nessun bambino. Non ci sarebbe stato più nessuno, non ci sarebbe stato più niente. Non era il momento di essere egoisti, non era il momento di mettere la propria sofferenza in cima al mondo, avrebbe dovuto accettarla e mettersi da parte. Avrebbe dovuto redimersi da ogni azione malvagia del passato e quale migliore atto se non salvare due epoche sarebbe servito a farlo?
Era pronto, era disposto a diventare una divinità. Pensò un'ultima volta a tutto ciò che la vita aveva donato lui nonostante tutto il male che avesse fatto, poi scattò in avanti con un urlo disperato.

Vegeta sentì le nocche scricchiolare contro lo zigomo color prugna di colui il quale aveva provocato così tante sofferenze da meritare la più atroce delle morti. Aspettò qualche millesimo di secondo per ritrarre la mano, giusto il tempo di affondare anche l'altra alla bocca dello stomaco di Tuurmerik- sempre che ne avesse uno. Iniziò a non sentir più nulla, il principe. Non sentiva il dolore, non sentiva la pelle delle proprie mani aprirsi ad ogni pugno, non udiva la voce di suo figlio cercare di dissuaderlo. Era diventato una macchina, una macchina con un solo scopo, non gli era più permesso pensare perché, qualora l'avesse fatto, troppi dubbi gli sarebbero saltati alla mente, troppi ricordi l'avrebbero invaso nel momento in cui si stava costringendo a lasciare andare a tutto, consegnandosi al destino.
Ad ogni colpo inferto al nemico il saiyan chiudeva gli occhi, aspettandosi che Tuurmerk morisse da un momento all'altro e, quindi, che il suo passaggio ad una vita metafisica avvenisse come un fiore sbocciato dal gelo.
Ma, proprio nel momento in cui si aspettò di infliggergli un colpo particolarmente violento, egli si scansò. Iniziò la sua fuga, forse sorpreso dalla forza che quell'umano fosse riuscito a racimolare in così poco tempo. No, non era trasformato in super saiyan di terzo livello, ancora le energie non glielo consentivano, ma era così violento e così potente da poterlo uccidere in meno di un minuto e questo Tuurmerik lo sapeva. Iniziò a scansare i suoi attacchi, ad utilizzare le illusioni ottiche a lui tanto convenienti, le stesse che era stato abituato ad utilizzare durante gli scontri precedenti, prima di iniziare il contrattacco.
Sarebbe morto sul serio se non avesse iniziato il consueto gioco dell'acchiapparella che tanto faceva innervosire i suoi nemici, tanto più se si trattava di esseri combattivi ed orgogliosi come la specie saiyan.
Vegeta ringhiò, rinsavendo da quello stato catatonico in cui si era immerso, iniziando così a provare una sensazione a lui tanto alleata: la rabbia. La rabbia per non riuscire a mettere a segno i suoi colpi, la rabbia per la tecnica pavida del suo avversario. Collera perché quell'agonia si stava protraendo sin troppo, collera perché proprio in quel momento tutti i suoi alleati lo stavano guardando fallire nel suo intento.
Il rumore assordante delle sfere di energia andate a vuoto contro le pareti scandiva come il pendolo lo scorrere del tempo in quella stanza e, ad ogni rintocco, ognuno di loro poteva percepire quanto poco mancasse prima che Vegeta si trasformasse di nuovo, prima che acquisisse ancora la velocità necessaria per poter intrappolare e uccidere definitivamente quel mostro. Per lui non c'era scampo, di questo ne erano consapevoli tutti, forse anche Tuurmerik stesso. Non era più una questione di "se" ma di "quando". Quel mostro non era forte o meglio non lo era di certo più del principe dei saiyan, soprattutto dopo i tutti colpi subiti e i danni a lui inferti. Quanto tempo restava prima che Vegeta affondasse il suo ultimo colpo?

«Ti prego... fermalo» scongiurò il piccolo Trunks non accettando il fatto che Goku non lo avrebbe mai e poi mai lasciato andare.
«Credimi, Trunks, ci ho prova-»
«No, Kaarot, non hai provato a fare un bel niente!» lo interruppe il bambino cercando con le ultime forze rimastogli di divincolarsi. 
Goku sussultò.
Kaarot. L'aveva chiamato Kaarot. Lo stesso nome con il quale suo padre era solito rivolgersi a lui. Goku spalancò la bocca come controbattere, ma capì che in quel momento non c'erano giustificazioni, in quel momento non avrebbe potuto dire niente per consolare il piccolo Trunks.
Vegeta stava combattendo, stava rischiando la sua esistenza per uccidere quel mostro e nessuno stava facendo niente per aiutarlo, per fermarlo, per trovare un'altra soluzione. No, a Trunks non avrebbe affatto aiutato sapere esattamente cosa avessero già fatto, tutti loro, mentre lui era sotto incantesimo. Non avrebbe impedito lui di pensare di essere circondato da buoni a nulla perché in quel momento c'era in gioco suo padre, il suo adorato padre.
Goku si sentì tremendamente in colpa. Aveva davvero fatto di tutto per far desistere Vegeta? Era davvero stata giusta la scelta di lasciarlo andare? Come avrebbe fatto a guardare ancora negli occhi Trunks e Bulma? Non avrebbe mai voluto che si arrivasse a tanto, non avrebbe mai voluto permettere a suo fratello di compiere un gesto simile. Era lui stesso quello destinato a morire, in ogni situazione, era lui l'eroe di solito. Era sempre stato lui a salvare la vita delle altre persone, ed era persino colpa sua se tutta la storia era iniziata. Lui aveva condannato il pianeta Terra alla distruzione, sin da quando l'avevano spedito lì da neonato. Non avrebbe dovuto essere Vegeta quello che si tirava fuori dai giochi, non avrebbe dovuto essere Vegeta a sacrificare la propria famiglia proprio in quel momento in cui era stato in grado di costruirsene una. Goku digrignò di denti, come aveva potuto pensare di non fermarlo?

Un altro colpo, un altro ancora. Vegeta si caricò d'odio più di quanto già non fosse, Mirai Trunks lo capì. Conosceva quell'uomo, oramai aveva imparato a comprendere quando giungesse al limite, e il limite per lui era irrimediabilmente vicino. Era zitto, il ragazzo del futuro. Era rimasto zitto da quando aveva scoperto le reali intenzioni di suo padre del passato, ammutolito, come svuotato. Si sentì perso, come sarebbe potuto essere altrimenti? Quell'uomo era la copia del suo vero padre, era stato il primo aver la fortuna di conoscere tanti anni prima. Era grazie a lui che aveva avuto la riprova che colui che gli aveva donato la vita non era solo il burbero saiyan di cui parlava tanto sua madre, aveva avuto modo di conoscerlo, di amarlo, di desiderare quello vero. Quel vero padre del quale tanto aveva agognato la presenza ma che, purtroppo, l'averla ottenuta aveva comportato il più grosso pericolo della storia del tempo della sua epoca, e non solo. Era stata colpa sua e dei suoi desideri che tutto ha avuto inizio. Avrebbe dovuto semplicemente godersi il ricordo dell'epoca passata e andare avanti, invece aveva voluto crearsi un futuro nuovo, uno in cui essere felice. Ma ora non era felice, non lo era proprio per niente e nessuno lo era. Guardò il piccolo Trunks e non poté fare a meno di pensare che, per ottenere suo padre, aveva destinato un bambino a rimanere senza. E quel bambino era nient'altri che la sua copia, si trattava comunque di lui, stava facendo male a se stesso. Osservò il principe combattere ardentemente per la loro salvezza e non ebbe dubbi: non era Vegeta a doversi trovare lì.

«Umano, non ti permetterò di farlo. Non ti permetterò di prendere il mio posto!» gridò Tuurmerik con voce stridula e fastidiosa, creando così un eco insopportabile all'interno della stanza.
«Sai bene che POSSO ucciderti!» ridacchiò sadicamente il principe dei saiyan, scimmiottando le precedenti convinzioni del Padrone del Tempo. Era stato sin troppo sicuro di sé, quel mostro, ed era giunto il momento di fargliela pagare e anche cara. Non solo l'avrebbe ucciso, ma l'avrebbe fatto per bene, l'avrebbe fatto soffrire come lui aveva fatto soffrire suo figlio, come aveva fatto soffrire tutti loro. L'avrebbe disintegrato, ridotto in polvere così che di lui non ci sarebbe rimasto più nulla.
Ed ecco, oramai era fatta, il momento era finalmente giunto. Con un urlo grottesco e un lampo di luce, Vegeta si caricò di nuove forze, di un'energia limpida e fiammeggiante, la stessa energia che l'aveva avvolto prima che suo figlio venisse liberato.
Mirai Vegeta non poté fare a meno di provare una sorta d'invidia nei confronti del suo gemello, lo guardò trasformarsi con la forza di un vulcano. Ma non era affatto un invidia maligna, avrebbe davvero voluto raggiungere quell'obbiettivo. Ci sarebbe dovuto riuscire a tutti i costi, le capacità era sicuro di possederle.
«Hai visto, Kaarot? Ora chi è il più forte?» domandò con superiorità ed estrema spocchia al suo rivale del passato, colui che aveva la fama di essere il combattente più straordinario dell'universo. Ma il principe del futuro non udì risposta, non percepì neanche un movimento al suo fianco e così si girò. Il dolore. Il dolore e la rabbia negli occhi di suo figlio (o meglio, il suo figlio del passato, quello piccolo) lo trafisse come una lama rovente. Stava seguendo quel combattimento mordendosi il labbro, ogni tanto tentava di liberarsi ma non ci riusciva, intrappolato nelle braccia di quell'idiota.
Mirai Vegeta guardò il piccolo Trunks con espressione agrodolce: quel bambino era la sua esatta copia, con tanto di testardaggine e intelligenza ereditata dalla madre. Si sentì fiero di lui, si sentì in pena per lui e per un attimo si sentì persino stupido. Stava lasciando che la sua copia del passato si prendesse i meriti di tutto senza fare un bel niente, senza controbattere. Sarebbe stato lui a dover uccidere quel mostro, lui avrebbe dovuto dimostrare chi fosse. Scosse il capo distraendosi: no, non era per quello che pensava che Vegeta non dovesse sacrificarsi, non era per potersi prendere i meriti lui stesso. Era stato nel Regno degli Inferi per trent'anni e ne era uscito, e questo aveva comportato delle conseguenze, delle terribili conseguenze. Scrutò nuovamente Trunks, poi il suo vero figlio. Mirai Trunks era grande, oramai, avrebbe benissimo potuto cavarsela anche senza di lui, era cresciuto ed era diventato un combattente stupefacente anche senza il suo aiuto, purtroppo. Ma Trunks no, era solo un moccioso; fortissimo e agguerritissimo, ma pur sempre un moccioso. Non avrebbe dovuto crescere senza suo padre, non avrebbe dovuto patire le sofferenze di Mirai Trunks. Per questo avrebbe dovuto essere lui stesso al posto di Vegeta, per questo avrebbe dovuto prendere il suo posto in quel combattimento. Mirai Vegeta lanciò un'occhiata a suo figlio, quello vero, poi deglutì. Vero, oramai era grande, era forte, era un uomo e un saiyan. Ma avrebbe mai accettato di perderlo un'altra volta, proprio ora che l'aveva ritrovato? Ringraziò il cielo di averlo conosciuto, che avesse dato lui l'occasione di diventare super saiyan, di vedere cosa sarebbe potuto diventare. In un mese di nuovo in vita era più di quanto avesse potuto sperare, in fondo.

Mirai Goku sollevò il capo nel vedere quei lampi di luce abbaglianti ma, con un colpo di tosse, si accorse che ancora il sangue sgorgava a fiotti dalla sua gola. Non sarebbe morto, quello era poco ma sicuro visto che già non si trovava in vita, ma non fece fatica a comprendere che il suo fisico temporaneo era stato notevolmente compromesso, talmente martoriato da non riuscire neppure ad alzarsi da quella tomba d'acciaio che era il pavimento. Non ci avrebbe pensato due volte a prendere il posto di Vegeta, cos'aveva da perdere d'altra parte? Lui era già morto, non avrebbe comunque potuto tornare dalla sua famiglia. Era deceduto per cause naturali e sarebbe stato destinato all'aldilà per l'eternità, così come lo era stato nei trentanni precedenti. Sarebbe stato solo felice di "cambiare aria", di assumere una posizione importante all'interno del regno metafisico, se questo avrebbe significato prendere il posto di quell'uomo che aveva avuto l'occasione di conoscere e, cielo, come avrebbe voluto trovarsi nella loro epoca e salvarsi da quella malattia cardiaca, essere vivo per poterlo sfidare, per poter veder cambiare il saiyan cinico e spietato che era giunto sulla Terra. Non c'era tempo da perdere: avrebbe dovuto raccogliere le ultime energie, avrebbe dovuto fare il possibile per riprendersi e compiere quel gesto estremo al posto del principe dei saiyan.

L'urlo di Vegeta si placò, così come la sua ira. Percepì il sangue bollente scorgerli nelle vene e percepì i muscoli essersi fatti più possenti; quella trasformazione era semplicemente straordinaria: manifestando una calma apparente avrebbe potuto distruggere l'intero pianeta con un solo gesto. Ma non era affatto quello il suo obiettivo, colui al quale i suoi occhi feroci puntavano si trovava dritto di fronte a sé, con le spalle al muro. Era finita, Tuurmerik non aveva scampo, non aveva più possibilità di fuggire poiché la velocità che era riuscito ad ottenere con quella trasformazione andava ben oltre i suoi sciocchi incantesimi da principiante. Lo poteva vedere nei suoi tre sgranati, spaventati ed orribili occhi, lo poteva vedere in quell'espressione da idiota con la quale lo stava guardando. Senza esitare portò entrambe le unite di fronte a sé, caricandole di energia dal colore dorato.
«Te lo chiederò un'ultima volta» enunciò il principe dei saiyan con voce profonda. «Arrenditi e non ti ucciderò».
«Comincio a sospettare che tu non abbia davvero intenzione di farlo. Hai paura, forse?» domandò il Padrone del Tempo mostrando i denti aguzzi, sperando davvero che fosse davvero così. Non aveva alcuna possibilità, questo lo sapeva bene, ma piuttosto che cedere alle richieste di uno scimmione avrebbe di gran lunga preferito morire e vederlo imprigionato lì per l'eternità.
«Sospetti male, razza di bastardo. E ora... te la farò pagare cara» minacciò Vegeta con voce estremamente roca, emanando pericolose scintille da entrambe le mani.
Tuurmerik non era un nemico forte, non lo era mai stato. Era molto veloce e molto astuto, quello sì. Ma a quel livello e dopo i potenti colpi da lui subiti sarebbe bastato un attacco ben assestato, una scarica di energia dritta nella sua direzione.
Vegeta prese un grosso respiro, immagazzinando quanto più ossigeno poté. Guardò i tre occhi di Tuurmerik riempirsi di terrore e poi pensò a Trunks e alla sua Bulma, per l'ultima e dolorosissima volta. Non sarebbe potuto tornare indietro, in quel momento non più, proprio in quell'istante nel quale dalla sua bocca uscirono quelle due fatidiche parole urlate dalla disperazione.
«FINAL FLAAAAAAAAAAASH!»
Un lampo di luce abbagliante illuminò tutta la stanza. Vegeta chiuse gli occhi per un attimo, un lunghissimo attimo nel quale sentì il proprio cuore ridursi a brandelli. Li riaprì solo nel momento in cui la luce si dissolse, così come il gran polverone sollevato dal suo attacco, giusto in tempo per poter vedere i resti del corpo del Padrone del Tempo ridursi in polvere e i drappi della tunica nera trasformarsi in cenere.

Era finita. Tuurkerik era morto, era stato ridotto in brandelli davanti ai suoi occhi, si era disintegrato. Ma Vegeta non sentì nulla, nessun cambiamento, nessun nuovo potere. Per un attimo si sentì sollevato: forse era davvero stato tutto una grandissima farsa.
Ma ben presto se ne accorse, capì perché non riuscì a percepire alcuna trasformazione: Tuurmerik era morto, sì, ma non era stato lui ad ucciderlo.
 


Angolo autrice:
Ehm... sì, oggi vi do il permesso di odiarmi. Fate pure, vi lascio il libero insulto! Beh dai, vedete il lato positivo: Vegeta è salvo xD no eh? Non vi basta, immagino.
Ognuno dei nostri combattenti aveva motivi più che validi per volersi sostituire al nostro principe del passato, ma chi di loro avrà avuto il coraggio di farlo? Si accettano scommesse, scrivetemi un commento e ditemi chi pensate che abbia ucciso Tuurmerik.
Ebbene sì, siamo giunti alla fine. Il prossimo capitolo sarà l'ultimo, sarà ricco di emozioni e di spiegazioni. Per questo motivo verrà pubblicato in una data a me particolarmente cara e non giovedì prossimo, come al solito.
L'epilogo (seconda parte) di Dragon Ball GA - Game of Ages verrà pubblicato DOMENICA 29 OTTOBRE, tra dieci giorni. Segnatevi la data, magari ripassate i vecchi capitoli se vi siete persi qualcosa e tenetevi pronti!
Come al solito aspetto i vostri pareri e vi auguro un buon fine settimana :)
Eevaa
 

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Capitolo 40
*** Epilogo (seconda parte) ***


DRAGON BALL GA : GAME OF AGES



CAPITOLO 40 - EPILOGO (PARTE SECONDA)



Hic et Nunc

 
Il rumore del pendolo invase le sue orecchie più stridulo di un'altalena arrugginita, ma tutto il resto intorno a lui si bloccò in un'istante senza limiti, senza rumori, senza movenze. L'esatto istante in cui, per mano sua, vide dissolversi nel nulla quei tre occhi malvagi che tanto aveva desiderato si chiudessero per sempre. Si guardò intorno e vide le figure dei suoi amici rimanere completamente immobili e paralizzati nella posizione in cui erano al momento della morte del Padrone del Tempo. Non capì immediatamente se si trattasse di semplice terrore o di un blocco temporale vero e proprio, scoprì di essere intrappolato nel tempo solo nell'istante in cui vide il pendolo continuare a muoversi e tutto il resto no. Durò pochi minuti, pochi rintocchi che servirono a fargli comprendere che era tutto vero: Tuurmerik non aveva affatto mentito.
Ce l'aveva fatta, l'aveva colpito e ucciso, liberando due epoche da una malvagità incarnata in persona che le avrebbe portate a distruggersi, a bloccarsi. Non si sentì triste, in quel momento. Avvertì come se la tristezza fosse un sentimento passato, lontano, troppo semplice per lui. Pensò alla felicità negli occhi di sua madre nel vedere suo padre tornare in vita, pensò alla sua stessa felicità nella medesima occasione e la percepì sbiadita, lontana. Si sentì tutto d'un tratto come anestetizzato, come se per tutta la sua vita le emozioni da lui provate fossero solo un contorno senza importanza. Provò a concentrarsi, tentò di sentirsi soddisfatto o impaurito ma non ci riuscì, tentò di gridare, di tornare sui propri passi ma tutto fu inutile.
Non capì, non ci riusciva. Si trovava in quel limbo di immobilità da parecchi secondi e si sentì confuso, non si ricordò nemmeno più perché aveva avuto così tanta paura prima di compiere quel gesto, non si ricordò nemmeno come mai aveva deciso di prendere il posto di qualcun'altro in quell'impresa. Era questo diventare una divinità? Avrebbe comportato apatia, anaffettività, freddezza? Avrebbe voluto dire non avere emozioni e dimenticarsi di averle provate?
Guardò la figura immobile di suo padre, quello vero, e tentò di aggrapparsi ai pochi ricordi legati a quell'uomo per riuscire a rimanere umano, si concentrò il più possibile, strizzò le palpebre e si sforzò di ricordare. Alla fine ci riuscì: ricordò il momento in cui quell'uomo si era trasformato in super saiyan, ricordò le cene a tavola silenziose e cariche di adrenalina, ricordò gli occhi di sua madre brillare, ricordò il pugno che suo padre gli aveva inferto per farlo rinsavire, ricordò esattamente perché aveva deciso di prendere il posto di Vegeta in quel sacrificio. Ed eccolo il dolore, ecco la gioia, ecco la meraviglia; c'erano ancora, erano solo assopite, anestetizzate. Si ripromise di tenerle sempre con sé nonostante tutto, si ripromise che non le avrebbe lasciate andare, si sarebbe attaccato per sempre a quei ricordi a costo di soffrire, a costo di sentire la mancanza della vita terrena, perché solo così facendo non sarebbe potuto cadere nella malvagità, nell'apatia, nell'odio che Tuurmerik provava per l'essere umano. Lo provava perché non conosceva, egli non conosceva le emozioni vere, i sentimenti umani. Ma lui sì, li aveva provati per tutta una vita, non li avrebbe lasciati andare. Se li sarebbe tenuti stretti per l'eternità e solo così sarebbe riuscito a rimanere buono come lo era sempre stato, una divinità empatica, umana.
«Sono pronto» sussurrò Mirai Trunks aprendo gli occhi e, in quell'istante, tutto riprese a muoversi.


Vegeta percepì l'aria venirgli meno nel polmoni, come se qualcuno avesse strappato a lui l'ossigeno dal petto. No, inizialmente non provò dolore, si sentì come completamente svuotato, irrimediabilmente paralizzato. Per un attimo si era convinto che fosse davvero l'ennesimo bluff di Tuurmerik, ma era evidente che non fosse affatto andata così. A giudicare dall'affollamento al proprio fianco più di un combattente aveva cercato di prendere il suo posto in quel sacrificio, ma solo uno era stato sufficientemente veloce da colpire il Padrone del Tempo prima che il suo Final Flash lo facesse. Come aveva potuto lasciare che accadesse? Era così concentrato sul suo obiettivo che non si era accorto di nulla e di nessuno. Come aveva fatto ad essere così cieco da non accorgersi della schiera di alleati al proprio fianco? Vegeta non comprese immediatamente chi di loro avesse lanciato l'attacco più veloce, non finché una strana luce viola invase il corpo del combattente sulla propria sinistra.
Stava succedendo per davvero, non era stato tutto un inganno: ciò che aveva annunciato Tuurmerik si rivelò la verità; l'amara, assurda, inaccettabile verità.
Il principe dei saiyan aprì la bocca come per gridare, ma non fece in tempo a pronunciare nemmeno una sillaba perché, come un tuono, un grido di dolore si levò prorompente rimbombando in tutta l'enorme struttura e forse anche ben oltre a quella dimensione.
«NOOOOO!»
L'urlo grottesco di Mirai Vegeta fece rabbrividire tutti i presenti, tutti tranne uno, colui il quale stava compiendo la fatidica trasformazione che tutti speravano non potesse realmente avvenire.
«NO, NO, NOOOO!» gridò nuovamente il principe dei saiyan del futuro scattando in avanti verso quella figura in mutazione, come per afferrala, come per strattonarla e interrompere il procedimento. Ciò che non si sarebbe potuto immaginare fu che l'energia in dispersione che avvolgeva quel corpo non avrebbe permesso lui di avvicinarsi, neanche mettendoci tutte le sue forze.
Venne scansato via da un vento violaceo, ma Mirai Vegeta non si arrese: ci provò e ci riprovò, sino a quando due braccia abbastanza forti lo bloccarono per trattenerlo.
«È troppo tardi» disse con tono rabbioso Goku cercando di bloccare l'inarrestabile veemenza del principe del futuro, aiutato in seguito da Mirai Goku il quale, seppur ancor fisicamente provato, riuscì ad esercitare un contrasto sufficiente per trattenere Mirai Vegeta per un braccio.
«NON MI TOCCATE!» abbaiò quest'ultimo trasformandosi in super saiyan, non riuscendo però a contrastare la presa dei due Kaarot i quali lo trascinarono giù sul terreno per evitare che egli facesse male a se stesso e anche alla persona a cui più teneva al mondo, la persona che, in quel momento, non era più esattamente la stessa di pochi istanti prima. Non riuscì a divincolarsi, non riuscì a spazzare via quelle forti braccia che lo tenevano saldo, forse per il dolore all'addome provocato dalla ferita ancora aperta e sanguinante, ma molto più probabilmente lo strazio a cui il suo cuore avrebbe dovuto sopportare.
Fu proprio in quell'istante che egli lo capì: provò a pieno cosa voleva dire l'amore incondizionato, l'amore paterno, quel sentimento che aveva avuto solo la breve occasione di assaggiare pochi istanti prima grazie al piccolo Trunks. Proprio come, molti anni prima, Vegeta aveva visto morire Mirai Trunks, adesso toccava a lui la stesso crudele e straziante sensazione, la stessa emozione che mai e poi mai si sarebbe aspettato di provare.
Ripensò a quando, non molte ore prima, aveva giudicato il principe del passato come un rammollito poiché distrutto dal rapimento del figlio e non poté fare a meno di sentirsi uno stupido. Mirai Vegeta si lasciò cadere, arrendendosi alla forza dei due saiyan che lo stavano bloccando ma che furono pronti a farlo scivolare sul terreno delicatamente, sulle ginocchia.
Ed eccola, quella sensazione che gli strinse il cuore, eccola la rabbia implacabile divenire dolore, dolore vero. Ecco cosa si provava, ecco cosa voleva dire non vergognarsi di sentirsi completamente perso.
«Trunks...» soffiò debolmente guardando la sagoma di Mirai Trunks lampeggiare indistintamente nella nube violacea che si era formata. «TRUUUUUNKS!» ululò il combattente sbattendo entrambi i pugni sul pavimento freddo, scaricando la sua frustrazione al terreno.
Percepì i propri occhi bruciare, proprio come quel giorno su Namek in cui si era lasciato andare in un pianto disperato di fronte al nemico, solo che questa volta si rivelò peggio, molto peggio. Lasciò cadere sul pavimento lacrime troppo salate per poterle trattenere, singhiozzò come un bambino e non se ne vergognò. Non gli importava più nulla dell'orgoglio, della sua maschera di rude guerriero.
«Vegeta...» sussurrò Mirai Goku inginocchiandosi di fianco a lui per dargli conforto, temendo solo per un attimo che potesse attaccarlo dalla rabbia, ma ciò non avvenne. Mirai Vegeta si stava spegnendo come prosciugato, dimostrandosi più mite di un agnellino.
Anch'egli si ricordò di quel giorno su Namek, anch'egli rimembrò il giorno in cui perdonò quello spietato saiyan che aveva cercato di distruggere la Terra, ma mai si sarebbe aspettato di poterlo vedere in una simile condizione per dei sentimenti squisitamente umani. Gli posò una mano sulla spalla e attese, attese insieme a lui che l'energia intorno a Mirai Trunks lasciasse intravedere cosa fosse diventato.

L'urlo di Mirai Vegeta l'aveva colpito direttamente allo stomaco, togliendogli completamente il fiato, sfocandogli la vista, facendogli ronzare le orecchie. Sentì la sua stessa voce gridare di dolore, un suono così intenso e soffocante da far girare la testa.
Con le ultime forze che gli rimasero, il principe dei saiyan del passato balzò a terra e prese tra le braccia suo figlio, mettendosi con le ginocchia sul terreno come per proteggerlo da un pericolo che effettivamente non c'era. Trunks si strinse a lui tremando impaurito, scosso, completamente inerme, e insieme guardarono quel fascio di luce violacea avvolgere a intermittenza il corpo del ragazzo del futuro. Pensare che poteva esserci proprio il suo papà al posto del suo gemello grande dell'epoca futura lo fece rabbrividire, ma si sentì profondamente egoista in quel momento nel provare una sensazione di sollievo ad abbracciare suo padre, egoista nei confronti di Mirai Trunks e di Mirai Vegeta.
Trunks sporse la testa oltre le braccia di suo padre e guardò quell'uomo distrutto a pochi metri da lui, un uomo che all'inizio aveva persino esercitato timore nei suoi confronti ma che, in quel momento, sembrava così indifeso da sembrare un bambino.
Il fascio di luce che avvolgeva Mirai Trunks andò a consumarsi in pochi minuti, estinguendosi in una nube di fumo sempre più rada e trasparente, lasciando intravedere quella figura che tutti stavano aspettando di poter ammirare con agitazione, ansia e frustrazione. Ciò che ne emerse, però, lasciò tutti a bocca aperta.

Non si sentiva affatto diverso, in apparenza. Il suo cuore batteva ancora, poteva sentirlo palpitare regolarmente nel petto se si concentrava. Il vociare delle persone sembrava ancora lontano, distante. Mirai Trunks aprì e chiuse gli occhi con un movimento frenetico e quasi impercettibile, la nebbia in cui era immerso aveva odore di umido e stantio. Si guardò le mani senza esitazione, girandole e rigirandole per poterle osservare da più angolazioni, ma la sua pelle era rimasta rosea e persino le sue cicatrici non erano state cancellate. Pensò forte alla paura di scoprirsi diverso e la percepì, non nitidamente, non irriverente come sarebbe stata, ma la sentì sua. Si accorse però di non sentire più la fame e nemmeno la sete, si rese conto che la stanchezza non era più parte del suo essere. Tentò di ricordare il passato e subito prese fiato, come se fosse stato affogato dai suoi stessi ricordi.
Due occhi azzurri come il mare che gli sorridevano, due braccia calde che lo cullavano. La bocca di suo padre incresparsi di qualcosa molto simile a un sorriso, ma di soppiatto, quando la donna di fianco alla culla non stava guardando. Le sue mani, piccole come mai ricordava di averle avute, che tentavano di raggiungere il suo viso corrucciato. La pappa di riso tutta rovesciata per terra, un orsacchiotto viola. Il panorama di un volo tra le braccia di Mirai Gohan che era solo un ragazzino. Ricordava per filo e per segno ogni istante della sua vita.
Milioni e milioni di volti, di frasi, di memorie e informazioni erano immagazzinate nella sua testa, più di quante riuscisse a ricordarne prima, più di quante ne avesse realmente vissute in prima persona. Anni passati nel Qui ed Ora, delle figure che riconosceva ma sapeva di non aver davvero mai visto. Degli ingranaggi in costruzione, un castello e un pendolo molto più lucidi di come li avesse visti prima. Ricordava di aver ucciso un Dio, più e più volte, in maniera quasi atroce, ma ben sapeva di non averlo mai realmente fatto. Ricordava non solo la sua vita, ma tutta quella di Tuurmerik.
Per lo spavento prese di nuovo fiato, iniziando a intravedere dalla nebbia sempre meno fitta. Inspirò profondamente e poi mise a fuoco: ecco i volti che si aspettava di vedere che lo guardavano sconvolti, incuriositi, in pena. Non era sicuro di ciò che volesse dire, di ciò che volesse fare, ma si limitò a sorridere e ad atterrare con estrema eleganza e pacatezza con i piedi pari sul pavimento lucido.

Non era diverso, non lo era affatto. Gli occhi erano azzurri come quelli che tutti ricordavano, i capelli erano sempre gli stessi e persino i denti bianchissimi mostrati in un sorriso strano, quasi sereno. Solo i vestiti in cui era avvolto erano radicalmente differenti, essenzialmente uguali a quelli del vecchio Padrone del Tempo, una lunga tunica nera e un ciondolo a forma di clessidra appeso al collo.
«Trunks... sei proprio tu?» domandò finalmente Goku rompendo quel ghiaccio sin troppo spesso, avvicinandosi insieme agli altri a passi lenti a quella figura che di mistico o divino non aveva proprio un bel niente.
«Sì. Sono io. Sono ancora io» pronunciò il ragazzo udendo il tono della propria voce. Non era cambiato.
«Che sollievo, non sai che spa-»
«PERCHÈ LO HAI FATTO?!» urlò improvvisamente Mirai Vegeta avvicinandosi prepotentemente a lui, completamente sfinito, esausto, frantumato nell'anima. Mirai Trunks non rispose, ma lo guardò dritto negli occhi, in quegli occhi che sembravano molto diversi da come li ricordava, lucidi come mai aveva potuto ammirarli, impregnati di dolore come mai erano stati.
«PERCHÈ?! PERCHÈ NON L'HAI LASCIATO A ME?» continuò a gridare il principe del futuro, tentando poi di sferragli un pugno in pieno viso, venendo però bloccato con una sola mano. No, la sua forza non era cambiata, non si sentiva migliorato, la verità era che quel pugno non era affatto devoluto a fargli del male.
«Mi dispiace...» sussurrò il ragazzo mantenendo il contatto visivo con il padre, il quale però si scansò per voltargli le spalle, tenendosi con una mano la ferita aperta sull'addome. «Mi dispiace anche per te, Vegeta» ammise rivolgendosi all'altra sua figura paterna, quella del passato, la quale si stava avvicinando lasciandosi dietro le spalle il bambino. «Ma tu eri l'ultima persona che avrebbe dovuto prendersi questa responsabilità, non ti avrei fatto abbandonare tuo figlio».
«Nessuno avrebbe dovuto prendere questo posto» commentò Vegeta cercando il più possibile di non lasciarsi prendere dalle emozioni, di non urlare, di non disperarsi. Non davanti a Trunks, non davanti a Mirai Trunks. Sarebbe stato disposto a morire per loro, per entrambi, così come sarebbe stato disposto a prendere quell'incarico. Era stato pronto a farlo, oramai si era rassegnato a quel destino. Non riusciva ad accettare che suo figlio, quello del futuro, fosse rimasto intrappolato in quella che avrebbe dovuto essere la sua, di strada.
«Non è così che doveva andare, Mirai Trunks» sussurrò più cauto, vicino al suo viso, stando ben attento a non lasciar tremare la sua voce. «Hai idea di come reagirà tua madre?»
Quello era il punto più doloroso di tutti per Mirai Trunks, quello che mai avrebbe voluto affrontare. Il sol pensiero della disperazione della donna che gli aveva donato la vita faceva salire lui un groppo alla gola pesante come un macigno. L'unica cosa che lo consolava era che, fortunatamente, non l'aveva affatto lasciata sola. Suo padre era tornato in vita e sapeva bene che sarebbe stato pronto ad affrontare questo dolore accanto a lei, che sarebbe stato pronto a starle vicino; in fondo non era più il cinico combattente di un tempo, l'aveva potuto vedere dai suoi occhi, dal modo in cui lo guardava e dal modo in cui l'aveva osservato ammirare sua madre. L'avrebbe protetta per sempre anche a costo della vita, di questo non aveva alcun dubbio.
«La mamma è in buone mani...» asserì deciso, forse un po' commosso ma felice di riuscire a provare ancora certe emozioni, di riuscire a ragionare come sempre aveva fatto in tutta la sua vita. La sua mente era diversa, i suoi ricordi più vividi e ampi, ma il suo spirito e il suo animo erano rimasti gli stessi di sempre.
«Non disperate! Possiamo venirlo a trovare, giusto futuro me? Oppure puoi venire tu a trovarci» propose sorridendo l'ingenuo bambino facendosi largo tra i saiyan decisamente più alti di lui, mostrando i denti in un sorriso un poco forzato ma sempre sincero. Non avrebbe voluto mostrarsi triste, non davanti a i suoi "padri". Avrebbe dovuto essere forte anche per loro, soprattutto per quello del futuro.
L'espressione di Mirai Trunks, però, anticipò ciò che tutti temevano e ciò che persino lui non avrebbe mai voluto rivelare. Egli corrugò la fronte, deglutendo un boccone amaro. Come un falco osservò da lontano i ricordi del vecchio Padrone del Tempo e verificò delle nozioni importanti, fondamentali e che, purtroppo, aveva già appreso dal momento in cui la sua trasformazione fu completata.
«Ecco... non è facile ciò che sto per dirvi» sussurrò con un fil di voce Mirai Trunks, osservando le espressioni dei suoi compagni farsi ancora più serie. «Quando ho ucciso Tuurmerik e mi sono trasformato, tutta la sua memoria è stata trasferita a me» annunciò Mirai Trunks facendosi largo tra i combattenti, camminando poi a passi lenti ma decisi in direzione del tavolo delle epoche.
«Vorresti dire che ricordi tutta la sua vita?» domandò Mirai Goku zoppicando nella sua direzione, tenendosi poi la gola ancora dolente con entrambe le mani.
«Tutta la sua vita a partire da quando è divenuto Protettore del Tempo. Sì, perché è questo il vero compito che gli spettava e quello che spetta a me ora. Non era Padrone, non era Guardiano, ma Protettore. E come Protettore del Tempo mi è severamente proibito di andarmene da questo luogo. Vedete... Tuurmerik era una divinità malvagia, piena di sé, incredibilmente estremista, ma ciò che stava facendo era semplicemente proteggere il tempo. A suo modo, ma lo stava facendo» continuò a spiegare il ragazzo interrompendo il suo moto solamente una volta di fronte al grande tavolo degli ingranaggi.
«Avevamo ipotizzato che questi ingranaggi corrispondessero alle epoche che Tuurmerik voleva controllare. Ebbene, non era del tutto corretto: questi ingranaggi corrispondono ad ognuna delle epoche in cui qualcuno (un Dio o un umano) ha cercato di modificare il tempo, il corso della storia. Vedete? Queste sono le nostre epoche» indicò il ragazzo puntando il dito prima su un ingranaggio molto grande e poi su uno completamente identico. «Sono stati creati a causa mia, nel momento in cui ho viaggiato indietro nel tempo per la prima volta».
«Ma adesso lì il tempo scorre normalmente come ipotizzato, giusto? L'incubo è finito?» domandò Vegeta sporgendosi in avanti per osservare il movimento orario dei due ingranaggi in questione.
«Sì, quello che è successo era solo un gioco perverso di Tuurmerik, come ipotizzato. Ma non è questo il punto: ogni volta che qualche umano cerca di controllare il tempo si forma un nuovo ingranaggio, o si ingrandisce se già è stato creato. Vedete le nostre epoche come sono immense?»
«E con ciò?»
«Seguitemi» li invitò Mirai Trunks scattando con estrema eleganza verso l'alto, verso la cima di quella piramide che sembrava non arrivare mai, seguito prontamente da tutti e cinque i suoi alleati.
Ed eccola lì, l'apice di quella stanza, strettissimo e incredibilmente buio. Mirai Trunks indicò con un dito il punto in cui il pendolo era attaccato, illuminandolo con una piccola sfera di energia dal colore viola intenso. Un gancio arrugginito ed incredibilmente precario sosteneva l'intera struttura della piramide rotante, un pezzo di acciaio che aveva tutte le sembianze di doversi staccare di lì a poco.
«Ogni volta che si forma un nuovo ingranaggio questa dimensione subisce una scossa estremamente forte, ed è proprio questo il motivo per il quale questo luogo, fuori da questo castello, è così malridotto. Ogni volta che qualcuno cambia l'ordine del tempo il gancio che sorregge il pendolo rischia di rompersi, e sapete bene cosa succederebbe in tal caso».
«Il tempo si fermerebbe per sempre» concluse Goku con i brividi a fior di pelle, deglutendo così rumorosamente da attirare l'attenzione.
«Capite perché Tuurmerik era così arrabbiato con chi metteva mano in ciò che doveva proteggere? Noi ci stavamo giocando decisamente troppo».
«Ma perché semplicemente non distruggere alla svelta le nostre epoche? Perché darci la possibilità di trovarlo? Perché darci la possibilità di ucciderlo? Perché semplicemente non avvertirci del pericolo?» domandò lecitamente Vegeta iniziando una lenta discesa verso il terreno, stando ben attento a non venir colpito dal pendolo.
«Perché Tuurmerik era malvagio ed estremamente sadico e, fortunatamente, non esiste più. Non so cosa fosse o chi fosse prima di assumere questo ruolo, ma di sicuro ha dimenticato tutte le sue emozioni, tutta la gioia, tutto l'amore. Non riesco a percepirle tra i suoi ricordi».
«Intendi agire diversamente da lui, vero Trunks?» chiese il piccolo dai capelli lilla appoggiando i piedi a terra appena dopo suo padre.
«Certo. Ma, per far sì che questo posto non venga messo in pericolo nuovamente, sapete bene ciò che devo chiedervi» preannunciò il Protettore del Tempo abbassando la testa per non dover guardare negli occhi la delusione delle persone che amava, lo sconforto e la tristezza. Gli avrebbe fatto male, dicendo ciò, avrebbe dato loro un dispiacere immenso, ma non poteva non chiederglielo, non poteva mettere a repentaglio le loro vite e quelle di migliaia di epoche. Sospirò rumorosamente, cercando di buttare fuori tutta l'ansia dai propri polmoni, emettendo una sentenza che avrebbe cambiato le vite di tutti. «Una volta tornati a casa, dovrete distruggere le macchine del tempo».

Una lama ardente ed affilata squarciò il cuore di non uno, ma ben due padri di differenti epoche. Entrambi i Vegeta strinsero i denti sino a sentirli scricchiolare, tentando il più possibile di non emettere alcun suono, di non muovere alcun muscolo facciale che potesse far sembrare loro deboli e patetici.
«Quindi... quindi non ti vedremo più?» domandò il piccolo Trunks tirando su col naso, non riuscendo a trattenere quelle lacrime che tanto avrebbe non voluto versare, non davanti a tutti loro. Ciò che il bambino non sapeva era che entrambi gli uomini al suo fianco stavano lottando con tutte le loro forze per non compiere lo stesso gesto.
Mirai Trunks si inginocchiò, mettendo una mano sulla spalla al piccolo guardandolo dritto negli occhi perfettamente identici ai suoi.
«Mi dispiace, piccolo me. Ma promettimi una cosa, ok?» gli domandò nell'orecchio aspettando che egli annuisse per continuare. «Diventa forte e rendi orgoglioso tuo padre, ma sii sempre buono, paziente e gentile come so che diventerai. Abbraccia sempre tua madre, quando torni a casa la sera, accetta le sue carezze anche quando sarai grande. Amali, amali entrambi nonostante i loro caratteri difficili. Pensi di poterlo fare?»
Il bambino si scostò delicatamente per poter tornare a guardare in faccia la sua esatta copia, annuendo con estrema lentezza. Cacciò indietro quelle lacrime per far spazio ad un'espressione determinata e fiera, esattamente quella di cui suo padre era estremamente orgoglioso avesse preso da lui. «Te lo prometto!»
Mirai Trunks gli scompigliò i capelli con un gesto affettuoso e si rialzò, pronto a quel fatidico momento che mai avrebbe desiderato arrivasse. I suoi amici sarebbero dovuti tornare a casa il prima possibile, era da troppo tempo che erano lì, erano troppe ore che non mangiavano, che non dormivano, che non si rilassavano; alcuni di loro avevano urgente bisogno di curarsi, di guarire dalle ferite con i magici fagioli di Balzar nel più breve tempo possibile. I loro cari erano probabilmente preoccupati da morire. Erano stati giorni difficili, quelli precedenti, giorni all'insegna della concentrazione, della paura, della rabbia. Sarebbero dovuti tornare indietro e riprendere le loro vite e lui li avrebbe osservati da lontano, in silenzio, sorridendo delle loro gioie, piangendo per i loro dolori. Avrebbe sentito la loro mancanza, ma si sentì fiero di averli salvati.  

Salutò entrambi i Goku, ringraziandoli calorosamente per il loro intervento, per la loro pazienza e il loro supporto. Erano straordinari entrambi, buffi e gentili allo stesso identico modo. Gli dispiacque parecchio che quello del futuro di lì a poco sarebbe dovuto tornare nell'Aldilà, ma i patti erano stati chiari: ventiquattrore, non di più. Salutò il piccolo Trunks e suo padre, il suo padre dell'epoca passata, il quale lo rimproverò severamente per essersi sacrificato al suo posto, ma era semplicemente il modo per dirgli che stava soffrendo, che non avrebbe mai voluto che ciò accadesse. E che, in parte, gli era estremamente riconoscente.
Non gli sembrava vero che non l'avrebbe più rivisto, Vegeta si sentì profondamente in colpa, si sentì estremamente addolorato ma, seppur vero che non avrebbe più avuto il piacere di averlo accanto, c'era un piccolo Trunks che non aspettava altro di combattere con lui, di crescere al suo fianco, di diventare la stessa meravigliosa persona che aveva avuto la grande fortuna di vedere in anticipo come sarebbe divenuto. Non vedeva l'ora inoltre di tornare a casa dalla sua Bulma, chiederle perdono, raccontarle cosa realmente fosse successo. Sapeva che l'avrebbe perdonato, sapeva anche che avrebbe sofferto nell'apprendere la notizia di Mirai Trunks, ma gliel'avrebbe rivelato comunque e l'avrebbe protetta, l'avrebbe abbracciata e l'avrebbe fatta calmare. Le avrebbe toccato la pancia e si sarebbe accertato che il loro bambino sarebbe stato bene.

Il fatidico momento arrivò in fretta, troppo in fretta. Tutti i combattenti uscirono dalla piramide dall'entrata sotterranea da cui avevano fatto ingresso, fermandosi all'uscita in attesa dell'ultimo guerriero che avrebbe dovuto far ritorno insieme a loro.
Mirai Vegeta sostava in piedi, girato di spalle, mordendosi un labbro sottile in attesa di trovare le forze e il coraggio di fare ciò che avrebbe dovuto fare per forza di cose: dire addio.
Dire addio a quel figlio che aveva avuto troppo poco tempo di conoscere, di salutare per sempre colui che gli aveva ri-donato la vita, di lasciarlo lì in quella landa desolata per l'eternità e senza poter far niente per salvarlo. Aveva pensino pensato di ucciderlo per prendere il suo posto e farlo poi resuscitare con le Sfere del Drago, ma era già trito e ritrito il concetto che chi fosse morto nel Qui ed Ora sarebbe sparito per sempre. Aveva anche pensato di rimanere lì con lui, ma cosa ne sarebbe stato di Bulma? Come avrebbe fatto lui a nutrirsi? Come avrebbe fatto a curarsi le ferite? Le aveva pensate tutte, ma ben presto si rese conto che ciò che era successo fosse irrimediabile e dover dire addio fosse una cosa inevitabile. Ma come avrebbe fatto? Cosa avrebbe potuto dirgli, a quel punto? Quali erano le parole giuste da pronunciare? Non era mai stato un tipo loquace, non era mai stato bravo ad esprimere i propri sentimenti.
«Papà... io...»
Mirai Vegeta si girò in fretta, senza dar tempo a lui di concludere la frase, senza far sì che egli si rendesse realmente conto di quanto stesse accadendo: un miracolo. Sì, perché solo "miracolo" si poteva definire il comportamento così mutato di un essere umano che, sino a poco tempo prima, era a detta di tutti un burbero, cinico, brutale saiyan. E fu così che, il più profondo desiderio di Mirai Trunks divenne reale, all'ultimo, alla fine, completamente di sorpresa.
Un abbraccio più caldo del sole, più stretto della morsa che entrambi percepivano all'altezza del petto. Non sarebbero serviti grandi discorsi, parole, raccomandazioni. Era tutto lì: in quell'abbraccio che nessuno dei due si sarebbero aspettati di dare e ricevere. E fu così che, con la testa appoggiata tra il collo e la spalla di suo figlio, Mirai Vegeta divenne anch'egli umano, un principe che non avrebbe avuto nulla da invidiare alla suo gemello del futuro.
Avrebbe voluto rimanere lì ancora e ancora, Mirai Trunks, a prendersi quell'affetto che suo padre non gli aveva mai dato, ma sapeva che i suoi amici lo stavano aspettando fuori dalla fortezza. Avrebbe dovuto lasciarlo andare, presto o tardi, era inevitabile.
Successe in un istante, un momento di dura sofferenza nel quale i due saiyan si guardarono per l'ultima volta negli occhi. Un istante intenso, profondo, uno sguardo che non lasciò spazio ad altro, un guardarsi per l'ultima volta prima che il principe, trattenendo tutta la rabbia e la frustrazione in un mezzo sorriso, se ne andò di scatto lasciandolo per sempre.



I combattenti si salutarono prima di entrare nelle macchine del tempo, quelle navicelle incriminate che ben presto sarebbero state distrutte per sempre. Si dissero addio controvoglia, delicatamente, a bassa voce. Alcuni non proferirono parola, altri si sorrisero. Vegeta strinse la mano del suo gemello rispettando il suo dolore, comprendendolo profondamente. Solo lui poteva capirlo, solo lui poteva immaginare cosa stesse provando. Solo lui, in parte, provava le stesse identiche emozioni che ben sapeva stessero entrambi reprimendo. In quella stretta di mano ci mise tutta la stima, il rispetto e la gratitudine che riuscì. Erano partiti con il piede sbagliato, questo era certo, ma gli eventi li avevano riportati sullo stesso piano, sullo stesso livello. Si salutarono così, in silenzio, da bravi saiyan.
Ma, proprio nel momento in cui Mirai Vegeta stava per balzare all'interno di quella macchina infernale, sentì una piccola manina afferrargli il braccio.
«Ehm... papà...» sussurrò Trunks aspettandosi di tutta risposta un ringhio o una reazione negativa, la quale però non avvenne.
Mirai Trunks lo squadrò dall'alto verso il basso, percependo una fitta di dolore al cuore nel sentire pronunciata quella parola con la "p" che non avrebbe mai più sentito. Lo guardò fisso con la fronte corrugata ed un'espressione infelice.
«Lo so che dobbiamo salutarci ora, ma... abbiamo ancora i telefoni. Credo che possiamo usarli, in fin dei conti non alterano il tempo» balbettò il piccolo sentendosi incredibilmente stupido per la frase che stava per pronunciare. «Se ti va... potremmo...»
«Sì, mi va» pronunciò lui frettolosamente, interrompendo il figlio del passato in un discorso che avrebbe messo in imbarazzo entrambi. Ma il marmocchio aveva avuto una grande idea, in fondo.
Eccome se gli andava perché, forse, poter rivedere Trunks - anche se non era esattamente lo stesso Trunks della sua epoca - lo fece sentire estremamente sollevato.
E anche per il piccolo fu lo stesso, si sentì felice di rendere un po' meno doloroso quel momento ad un uomo che, anche se non era il suo vero padre, idealmente c'era poi poca differenza.
«Beh... a presto allora!» disse Trunks voltandosi per salire sulla macchina.
«Sì... a presto».
E così dicendo, il principe dei saiyan balzò ai posti di comando vicino a Mirai Kaarot, altra persona che ben presto avrebbe dovuto salutare per sempre. Respirava a fatica, Mirai Vegeta. Aveva perso troppo sangue dal momento in cui Tuurmerik l'aveva attaccato, non avrebbe potuto perdere ulteriore tempo, avrebbe dovuto curarsi immediatamente per potersi salvare. Lanciò un ultimo sguardo alla fortezza del Protettore del Tempo e, chiudendo gli occhi, premette il pulsante di accensione in contemporanea al suo gemello dell'epoca passata.
Quella disavventura era finita, finita per davvero.
Stavano tornando a casa.

 




Future
 

La pace, il vento, l'erbetta fresca, il sole tiepido di inizio primavera.
Mirai Vegeta inspirò profondamente, gustandosi quell'aria leggera e pulita ai piedi della montagna. Mirai Gohan se ne era andato da qualche minuto ma lui aveva deciso di starsene ancora un poco lì, stanco ed affaticato per l'allenamento intenso di quella giornata, cullato però dalla brezza sostenuta di quel tardo pomeriggio di marzo. Egli si alzò dalla posizione supina in cui era stato per diversi minuti per mettersi a sedere con le braccia appoggiate alle ginocchia e lo sguardo perso nel vuoto.
Un pensiero ricorrente galleggiava nella sua testa quel giorno: erano passati due anni. Erano trascorsi due anni dal momento in cui, con il cuore sotto i piedi, aveva lasciato suo figlio nel Qui ed Ora. Erano passati esattamente settecentotrenta giorni da quando, inerme, aveva stretto tra le braccia la sua compagna per una notte intera, ascoltandola piangere in religioso silenzio, senza fare né dire nulla. Ella, straziata dal dolore, non era neppure riuscita a proferire parola mentre il suo migliore amico, Mirai Goku, se ne era andato anch'egli per sempre nell'Aldilà insieme a Baba. Era stato un'altro doloroso per entrambi, il dover dire addio anche a lui.
Erano stati giorni difficili, mesi difficili, scanditi da una routine monotona e silenziosa. Il principe dei saiyan era stato tutto il giorno nella gravity room senza la voglia e la forza di allenarsi, mentre Mirai Bulma aveva passato tutto il suo giorno in camera di suo figlio, maledicendo il giorno in cui aveva deciso di esprimere quel dannatissimo desiderio.
Erano stati sul punto di crollare, entrambi. La scienziata aveva persino raggiunto il limite nel pensare che fosse stata colpa del suo compagno se suo figlio era rimasto intrappolato lì, aveva addirittura creduto di odiarlo. Il principe si sentì un rammollito, si sentì sul punto di tornare nello spazio a conquistare pianeti, si sentì come se la sua parte malvagia dovesse ricomparire da un momento all'altro. Carico d'odio verso se stesso e verso tutti, aveva sentito il proprio orgoglio vacillare, la propria dignità essere stata calpestata brutalmente.

Ma un bel giorno, molti mesi dopo, tutto cambiò: il santo giorno in cui ricevettero quella meravigliosa chiamata dal passato. Mirai Bulma pianse a dirotto nel vedere attraverso lo schermo il piccolo Trunks il quale, con voce emozionata, annunciava la nascita della sua sorellina. Si sentì felice, raggiante di gioia e forse anche un po' invidiosa di vedere quel piccoletto che tanto gli ricordava il suo adorato figlio tenere tra le braccia uno splendido fagottino dai capelli color acqua marina. Anche il principe, da parte sua, si sentì alleggerito, sollevato nel vedere il marmocchio essere diventato più grande, più forte ed estremamente sereno e responsabile nel suo nuovo ruolo di fratello maggiore.
Fu da allora la loro vita cambiò, tornò piano piano ad essere quella di un tempo. Mirai Bulma riprese a mangiare, a costruire nuove invenzioni, ad essere la risoluta e forte donna che tutti conoscevano. Mirai Vegeta tornò ad allenarsi e trovò un perfetto compagno per farlo: colui che era stato il maestro di suo figlio, colui che conosceva oramai da una vita e colui il quale gli ricordava tanto quel rivale perduto. Il mocciosetto che aveva incontrato sulla Terra moltissimi anni prima, oramai cresciuto, Mirai Gohan. Anche per lui era stato un duro colpo apprendere di ciò che era accaduto al suo amico Mirai Trunks. Gli allenamenti con Mirai Vegeta lo avevano aiutato molto.
E dopo diversi mesi trascorsi insieme, Mirai Vegeta si rese conto che quel ragazzo era diventato importante. Aveva iniziato a considerarlo come un figlio e, anche Mirai Gohan, aveva iniziato a considerare Vegeta come il padre che aveva perso anni addietro. Si era creato un bellissimo rapporto tra loro. Di stima e, a volte, quasi di rivalità. 

Il principe e la scienziata tornarono ad essere vicini, sempre più vicini, ancor più uniti di quanto non fossero mai stati. Certo, il carattere burbero del saiyan non sarebbe mai cambiato, ma era ben distante dal combattente arrogante che era tornato in vita due anni prima.
Ogni settimana si sentivano al telefono con l'epoca passata e, malgrado il disinteresse di entrambi i Vegeta, le due scienziate si parlavano di nuove scoperte, di invenzioni e persino di sfoghi su come far fronte a una bimba piccola con il temperamento vivace e risoluto come quello del padre.
E Bra... beh Bra piaceva parecchio ad entrambi - beh, ovviamente il principe del futuro non l'aveva mai dichiarato né ammesso ad anima viva. Mirai Bulma la contemplava attraverso lo schermo con occhi innamorati, come se davvero fosse sua figlia; si rivedeva così tanto in lei che a volte soffriva nel non poterla conoscere per davvero. Mirai Vegeta non lo avrebbe mai ammesso ma era davvero una principessa saiyan, ritrovava così tanto il suo carattere nelle sue piccole marachelle, nel suo sguardo corrucciato e nel suo orgoglio da piccola combattente.
Il momento migliore però era indubbiamente quando il piccolo Trunks raccontava i progressi compiuti in battaglia e Mirai Vegeta, seppur fingendo un distacco degno di lui, ascoltava con interesse ciò che quel bambino aveva da raccontargli. Era come vivere ciò che si era perso durante il suo soggiorno nel Regno degli Inferi, era come vedere se stesso da bambino, solo più sereno, immerso in un ambiente felice e protetto.
Era come vedere lui, Mirai Trunks, quel ragazzo che aveva dato la sua vita per salvare non solo due epoche, ma il Tempo. Chissà come stava, chissà se li stava guardando, chissà cosa stava facendo. Mirai Vegeta sospirò profondamente, dirigendo il proprio sguardo verso il cielo - chissà poi perché-, come se realmente suo figlio potesse vederlo mentre pensava a lui. Sì, forse si era davvero rammollito nel corso degli anni, ma come avrebbe potuto essere altrimenti? Oramai era lì, oramai ne aveva viste talmente tante da non poter desiderare altro che quella pace di un sole caldo che si tuffava tra le montagne dopo un pomeriggio di combattimenti.
Ed era proprio in quel momento della giornata che il principe capiva che era ora di tornare a casa perché ben sapeva chi e che cosa sarebbe stato pronto ad accoglierlo: non un perfido dittatore, non un nemico pronto a ucciderlo, non un pericolo incombente, ma due occhi dello stesso colore del mare pronti a scrutarlo nel profondo.

Mirai Vegeta si addentrò dalla finestra con leggiadria felina. Persino dopo tanti anni trascorsi sulla Terra non aveva imparato che era buona usanza entrare in casa dall'ingresso principale, ma questo la sua compagna lo sapeva bene: era sempre solita aspettarlo sul letto, magari leggendo un libro, sorseggiando una tazza di te. Ma quel giorno non fu così, non vi era alcuna scienziata ad accoglierlo calorosamente di ritorno dal suo allenamento. Il principe corrugò la fronte, indispettito, quando sentì un rumore provenire dal corridoio. Egli aprì la porta curioso: Mirai Bulma stava salendo le scale con la borsa ancora al collo e una giacchetta color panna sulle spalle. Il saiyan sbiancò improvvisamente. Come aveva fatto a dimenticarsene? Gliel'aveva ricordato proprio quella mattina.
«Ah, sei qui!» borbottò lei con le sopracciglia incurvate in un'espressione indecifrabile, addentrandovisi nella stanza per poggiare la sua borsa e una cartelletta verde chiaro sulla piccola scrivania della camera da letto.
«Mmh...»
«Non ti preoccupare, non ti avrei certo chiesto di venire con me» lo rassicurò lei togliendosi la giacchetta, andando poi a sedersi a gambe incrociate sopra le lenzuola, sorridendo radiosamente.
Mirai Vegeta rimase lì, impalato sullo stipite della porta con le braccia tese lungo i fianchi, come se si aspettasse da lei un invito in carta bollata per andarsi a sedere su quello che, oramai da anni, era il letto in cui dormivano insieme.
«Beh? Che intenzioni hai?» domandò lei sgranando gli occhi nel vederlo così immobile ma visibilmente agitato.
«Sei tu che, forse, dovresti dirmi qualcosa!» la rimbeccò lui sgattaiolando al suo fianco, sedendovisi in maniera molto più composta di quando non fosse la donna dai capelli turchini.
«Ho parlato con il dottore» mormorò lei guardandolo insistentemente negli occhi, riflettendosi in quel nero corvino da cui rimaneva sempre ammaliata.
«E...?» sussurrò il principe, invitandola a continuare in quello che era probabilmente il suo modo di farlo stare sulle spine più del dovuto. Sapeva quanto lo odiasse, ma evidentemente era certa che si sarebbe ben presto fatta perdonare.
Mirai Bulma sorrise, sorrise come mai il saiyan dagli occhi neri si ricordava di averle visto fare, poi lo baciò.
E fu proprio in quell'istante che il principe capì. In fin dei conti, un poco ci aveva sperato.
«È una femmina!»

 
Fine
 


Angolo autrice:
... è così. E' davvero finita. Mi sembra che sia passata una vita da quando ho iniziato a scrivere questa storia ed è stato davvero difficile scrivere la parola "fine". E' stata una storia lasciata lì in sospeso per tanti anni e, quando quest'anno ho deciso di riprenderla tra le mani, non mi aspettavo di certo che potesse piacere così tanto. Soprattutto perché allora non era ancora uscito DB Super, l'idea della divinità che punisce gli umani ancora non era ancora apparsa nella saga di Dragon Ball. Mi sono spesso domandata se fosse davvero una cosa così originale, nel 2017, presentare un personaggio come quello di Tuurmerik, un personaggio così simile a Zamassssss.
In tutto questo, però, voi tutti siete stati davvero gentili a dimostrarmi entusiasmo e a seguire la storia dall'inizio alla fine dandomi preziosi consigli, lasciando un vostro parere o semplicemente leggendomi in silenzio.
Come avevo segnato negli avvertimenti della storia, inoltre, avevo anticipato che sarebbe stata una fanfiction drammatica. E' stata una mia decisione sin dagli inizi quella di non concludere con il solito "happy ending", spero proprio che questa scelta non vi abbia deluso troppo. Voglio precisare che non ho voluto insegnare nulla con questa storia, non era mia intenzione dare un giudizio morale su cosa si deve o non si dovrebbe fare (anche perché, ora come ora, non ci è certo possibile manovrare il tempo), il mio intento era semplicemente quello di approfondire i legami tra i miei personaggi preferiti e dare la possibilità, seppur breve, a Mirai Trunks e Mirai Vegeta di incontrarsi. Ma, da brava disillusa, ho scelto questa conclusione perché a volte il destino non è proprio come vorremmo che fosse, nonostante tutti gli sforzi e l'amore che ci mettiamo.
Alcuni di voi mi hanno domandato se ci sarà un seguito ma la risposta è sicuramente no. Non perché io non mi sia affezionata a questa storia (anzi, è diventata la mia preferita tra quelle che ho scritto) ma perché trovo che non ci sia altro da dire e onestamente mi piace così. Non saprei che altro scrivere, insomma :)
Se qualcuno avesse voglia di leggere altre mie opere si possono trovare sulla mia pagina autrice di EFP e, a bassa voce, vi avviso che ho iniziato a scrivere qualcosa di completamente nuovo, sempre sul mondo di Dragon Ball. Purtroppo, come oramai saprete, il tempo che ho per scrivere è realmente poco tra lavoro e casa nuova, ma posso anticiparvi che, se tutto va come dovrebbe, potrei riuscire a pubblicare la nuova storia per l'inizio del 2018. Quindi state collegati e non sparite! Fatevi sentire e scrivetemi pure quando volete :D
Basta, ho finito con questo poema! Anche se mi commuove salutarvi vi ringrazio di cuore uno per uno e, nel limite del mondo virtuale, vi mando un forte abbraccio.
Eevaa

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