Posh

di Vera_D_Winters
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Posh 1 - Sabo ***
Capitolo 2: *** Posh 2 - Law ***
Capitolo 3: *** Posh 3 - Perona ***
Capitolo 4: *** Posh 4 - Social Disaster ***
Capitolo 5: *** Posh 5 - Missunderstood ***
Capitolo 6: *** Posh 6 - Princess in the Tower ***
Capitolo 7: *** Posh 7 - Hurricane and Rainbow ***



Capitolo 1
*** Posh 1 - Sabo ***


Odiava profondamente il ceto da cui proveniva, lo odiava tanto da essersi costruito una vita alternativa e nascosta, lontano dai fasti e dall'apparenza del suo mondo. Se lo avessero visto fare il "pezzente" ai suoi genitori sarebbe venuto un collasso nervoso, ma a lui non importava granché. Amava aiutare le persone meno fortunate, faceva volontariato presso alcuni centri per i senza tetto, e ogni volta che i suoi genitori gli regalavano dei soldi per un qualche stupido ed inutile corso, lui li devolveva a qualche associazione benefica. Lavorava anche presso una scuola di un sobborgo un po' malfamato quando poteva, e invece che farsi pagare, faceva si che la scuola desse il suo stipendio per comprare quaderni, libri, o anche solo per la manutenzione del posto.
Nessuno sapeva che era un ricco ereditiere di una famiglia di imprenditori, importantissima e altolocata, e nessuno doveva saperlo.
Da una sola cosa però non era riuscito a fuggire il biondo dallo spirito ribelle: la scuola privata. Quella gli era toccata in sorte senza se e senza ma.
La Revolutonary High School era un posto pieno di figli di papà o quasi, a parte i pochi ragazzi che vi accedevano con una borsa di studio, atta a creare tanti piccoli stron... tanti piccoli geni della finanza, dell'informatica, della medicina, e di ogni materia possibile e immaginabile, purchè fosse di prestigio.
Sabo aveva scelto perlomeno una branchia che gli interessava, ovvero il corso di giurisprudenza per diventare avvocato. Il suo piano ovviamente era di lavorare pro bono e aiutare i meno abbienti, ma questo era il suo segreto. Sua madre lo avrebbe voluto agente di borsa, suo padre chirurgo, ma nessuno dei due si era lamentato, poichè lo preferivano avvocato piuttosto che poliziotto, la prima vera aspirazione del giovane. Se almeno avesse proposto una carriera militare... ma no Sabo voleva proprio fare l'agente in centrale, al servizio della comunità, e no questo i suoi non lo avevano mai accettato. Avvocato era stato comunque un buon compromesso.
Stava giusto uscendo da una lezione di diritto penale, la tracolla colma di libri e quaderni, quando la sentì arrivare. Come poteva essere altrimenti?
All'occhio risultava anche bella con quel suo visino delicato, il passo leggiadro come se danzasse costantemente, il portamento elegante e il corpo esile ma proporzionato. I suoi grandi occhioni chiari scrutavano il mondo con aspettativa e ingenuità, e i suoi lunghi capelli di soffici boccoli rosa sembravano zucchero filato.
Poi sfortunatamente apriva bocca e la magia finiva.
"Sabooooooooooooooooooooooooooooooooooooooooooooooooooooooo."
L'istituto intero probabilmente aveva sentito quell'urlo stridulo spacca timpani. 
Sabo e Perona erano amici d'infanzia, i loro padri erano soci d'affari e avevano probabilmente preparato il loro fidanzamento da tempo, sebbene la ragazza fosse più grande di lui di qualche anno, e il biondo continuava a pregare che non accadesse mai una fatalità simile perchè nessuno poteva volere in moglie una ragazzina fastidiosa come lei.
La giovane era la figlia perfetta del loro mondo, tutto ciò che Sabo odiava nella nobiltà e nelle persone ricche in genere: viziata fino all'inverso simile, incapace di fare qualcosa da sola, abituata al lusso, frivola.
Però sapeva anche che non era colpa sua, ma del modo in cui era stata cresciuta, unica figlia femmina con un padre senza moglie, più capriccio della ragazzina stessa.
No decisamente il giovane non apprezzava Mihawk, ma voleva bene a Perona. Si, erano più le volte che voleva strangolarla, ma in tutti quegli anni passati assieme era stato impossibile non affezionarsi a lei e aveva un certo istinto di protezione nei suoi confronti.
Istinto che si accese immediatamente non appena nel corridoio affollato comparve anche quello spilungone di Trafalgar Law, uno dei ragazzi più popolari dell'istituto che tirava su i suoi piccoli geni dalla materna all'università. Figlio di medici da generazioni, il giovane vantava la mente più brillante che la scuola avesse mai visto negli ultimi dieci anni. Specializzando in neurochirurgia aveva uno stuolo di oche starnazzanti che gli correvano dietro, nonostante lui sembrasse sentirsi superiore a chiunque, e purtroppo Perona era tra quelle.
Qualsiasi cosa avesse voluto dire la ragazza a lui, sembrava essere passata in secondo piano non appena il moro era entrato nel campo visivo dei due amici.
Ovviamente quando passò loro accanto non degnò nessuno dei due di un solo singolo sguardo, ma questo non fece desistere la giovane che schiarendosi la voce per farla apparire meno infantile, provò a salutarlo.
"Buongiorno Trafalgar, stai andando a lezione?"
Law si girò allora, dato che per lo meno rispondeva se veniva interpellato direttamente, e con un ghigno che diceva chiaramente quanto fosse falso, fece un segno d'assenso con il capo.
"Si dori-ya, e sono anche in ritardo, perciò scusatemi ma non posso fermarmi a chiacchierare."
Con la mano libera fece un cenno di saluto e si dileguò nella folla, lasciando Perona a sospirare languidamente.
Dori-ya significava bambolina, e lei lo prendeva come vezzeggiativo, ma tutti quanti sapevano che Law lo faceva per prenderla in giro, approfittando della sua ingenuità e della cotta che lei aveva per lui. Le avrebbe spezzato il cuore, e Sabo questo non lo desiderava affatto.
Certo una delusione amorosa avrebbe forse temprato la giovane, che aveva decisamente bisogno di essere scossa e fatta crescere, ma che fosse dannato se avesse lasciato che fosse Law a impartirle quella lezione.
"Perona volevi dirmi qualcosa?"
Interruppe un po' brusco i sospiri della giovane donna che però si voltò a guardarlo con fare inebetito.
Niente, quando vedeva Law non capiva più nulla.
Il biondo sbuffò un po' spazientito, e perse un po' del tatto e della pacatezza che di solito lo contraddistinguevano.
"E' mai possibile che devi rimbecillirti ogni volta che lo vedi? Dannazione Perona! Quando capirai che quello nemmeno ti vede e ti sta solo prendendo in giro?"
La ragazza a quelle parole perse un po' del colorito rosato che le aveva acceso le guance di dolce imbarazzo al saluto di Law, e lo guardò come se fosse impazzito.
"Non... non  vero che mi prende in giro. Mi ha anche dato un nomignolo, lui che non da confidenza a nessuno!"
Ribattè con vocina stridula, stringendo i piccoli pugni contro i fianchi.
"Lo fa per prendersi gioco di te! Tutta la scuola ti ride dietro, svegliati Perona!"
Esclamò allora il giovane, pentendosi però il secondo dopo.
Voleva aiutarla, ma l'espressione ferita che ora lei gli mostrava, lo stava facendo sentire in colpa.
Si Perona aveva ventiquattro anni, ma non era matura come tutte le ragazze della sua età, e questo Sabo spesso finiva col dimenticarlo.
La ragazza sembrava prossima alle lacrime.
"Sei cattivo! E sei solo geloso!"
Nulla di più sbagliato ovviamente, ma il biondo non fece in tempo a controbattere, poichè lei gli aveva già voltato le spalle e stava correndo via.
Si passò una mano dietro la nuca sospirando, guardandola correre via, mentre un paio di ragazze che avevano assistito alla scena lo additavano ridacchiando.
Stupide oche.
Voleva gridar loro dietro ma era troppo educato per farlo, nonostante certi atteggiamenti gli facessero saltare i nervi.
Alla fine comunque si allontanò da quel corridoio per andare alla sua ultima lezione della giornata. Dopo quella si sarebbe fermato in un negozio di dolci, avrebbe comprato dei cioccolatini all'amica dai capelli rosa, e le avrebbe chiesto scusa.
Nel mentre si sarebbe anche  inventato un discorso più delicato per farle capire che doveva stare lontana da Trafalgar Law.
E no non perchè lui ne fosse geloso, ma perchè quel tipo non gli piaceva a pelle e non gli avrebbe permesso di farle del male...
E se avesse parlato con lui invece che fare quel discorso a lei?
Quella pensata geniale lo fece bloccare sul posto. Come aveva fatto a non pensarci prima???Che stupido era stato, bastava distruggere il problema alla radice!
Così mandò al diavolo la sua ultima lezione e corse verso l'ala dell'istituto in cui si trovavano i laboratori di medicina. Oh si, lui e il futuro chirurgo si sarebbero fatti una bella chiacchierata, che al moro piacesse oppure no.

- To be Continued-
-Posh 2 - Law -

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Capitolo 2
*** Posh 2 - Law ***


𝙱𝚞𝚘𝚗𝚊 𝚏𝚊𝚖𝚒𝚐𝚕𝚒𝚊 𝚐𝚒𝚞𝚛𝚊𝚗𝚘 
𝚃𝚛𝚊𝚟𝚘𝚕𝚝𝚒 𝚍𝚊 𝚞𝚗𝚊 𝚗𝚘𝚝𝚝𝚎 𝚌𝚑𝚎 𝚗𝚘𝚗 𝚟𝚞𝚘𝚕𝚎 𝚏𝚒𝚗𝚒𝚛𝚎. 
𝚀𝚞𝚊𝚗𝚝𝚊 𝚘𝚋𝚋𝚎𝚍𝚒𝚎𝚗𝚣𝚊, 𝚚𝚞𝚊𝚗𝚝𝚊 𝚘𝚜𝚜𝚎𝚛𝚟𝚊𝚗𝚣𝚊, 
𝚀𝚞𝚎𝚕𝚕𝚊 𝚖𝚒𝚜𝚞𝚛𝚊 𝚌𝚑𝚎 𝚜𝚒 𝚍𝚎𝚟𝚎 𝚘𝚝𝚝𝚎𝚗𝚎𝚛𝚎 
𝚃𝚛𝚊 𝚕𝚎 𝚙𝚊𝚛𝚎𝚝𝚒 𝚌𝚑𝚎 𝚒𝚗𝚐𝚘𝚒𝚊𝚗𝚘 𝚟𝚒𝚘𝚕𝚎𝚗𝚣𝚊 
𝙲𝚘𝚜𝚒̀ 𝚒𝚗𝚟𝚒𝚜𝚒𝚋𝚒𝚕𝚎 𝚌𝚑𝚎 𝚗𝚘𝚗 𝚟𝚞𝚘𝚒 𝚜𝚊𝚙𝚎𝚛𝚎.

Law chiuse il libro e sbadigliò appena. Tutti gli altri avevano lasciato l'aula, ma lui come sempre si era attardato un po' di più per riordinare gli appunti e godersi il silenzio della grande stanza vuota. Preferiva di gran lunga quell'atmosfera, era nato per stare da solo e ne era sempre più convinto. Tuttavia la sua solitudine non durò a lungo, il tempo di alzarsi e infilare il quaderno nello zaino mentre si districava tra le file di sedie che guardavano verso la cattedra ormai libera, e si ritrovò a fronteggiare il filantropo della scuola, appoggiato con una spalla alla porta ora chiusa dell'aula, le braccia conserte e un'espressione alquanto truce e anche un po' insolita per lui che normalmente sembrava tanto mite.
Il brillante giovane  moro non mostrò comunque alcun tipo di reazione a quella visita, limitandosi a ricambiare l'occhiata del biondo con la sua solita supponenza glaciale da chi si sentiva davvero superiore e intoccabile. Anche Law come Perona, sembrava il perfetto figlio del ceto sociale in cui era nato, e tuttavia le motivazioni e l'essenza delle loro anime era completamente differente: ciò che aveva temprato il ragazzo non erano stati vizi e capricci, ma alcuni colpi ben assestati da parte della vita.
"Ciao."
Lo salutò Sabo, spezzando il silenzio, suonando alquanto scontroso.
A che cosa stava assistendo Law? Un principio di scenata di gelosia? 
"Mh."
Quella fu la risposta del giovane studente di medicina, che fece inalberare ulteriormente l'altro.
"Tutto qui quello che hai da dire?"
"Io? Veramente sei tu che sei venuto qui a cercarmi, perciò  sei tu che dovresti dirmi cosa vuoi."
Gli fece notare in tono mellifluo, beccandosi l'ennesima occhiata di fuoco. Al ragazzo non piaceva che gli si facesse notare l'ovvio o che si facesse passare per stupido.
Dopo un attimo di stordimento iniziale comunque, si riprese immediatamente e tornò all'attacco.
"Perchè continui a illudere Perona con quel tuo modo di fare? Non lo vedi che è una ragazzetta ingenua? Lo sa tutto l'istituto che ha da sempre una cotta per te e tu te ne approfitti!"
L'espressione di Law rimase distante e annoiata, mentre osservava con occhi vacui quella che come aveva sospettato era una pura scenata di gelosia mascherata malissimo da rimprovero da fratello maggiore arrabbiato.
Lo sapeva bene perchè era un fratello maggiore anche lui, e sapeva leggere perfettamente tra le righe.
Certo che lui avesse una sorella era un segreto che nessuno conosceva, a parte una sola persona. 
Lami, la minore dei fratelli Trafalgar, era una ragazza affetta da turbe psichiche e da una sindrome molto rara che aveva causato malformazioni in tutto il suo corpicino. Per questo motivo era stata internata in una struttura apposita, un luogo che Law definiva un vero e proprio ghetto, nemmeno fossero tornati al medioevo, e dove gli era permesso recarsi solo una volta al mese.
La lontananza dalla sorella, assieme al comportamento dei genitori che avevano voluto nascondere tutto come una brutta imperfezione indesiderata piuttosto che provare a trovare una soluzione, erano le cose che avevano reso il moro ciò che era. Dopotutto come puoi fidarti del mondo, se a partire dalla tua famiglia non esistono basi di fiducia e rispetto reciproco?
Ed era proprio per Lami che aveva deciso di studiare medicina, non per continuare la tradizione di famiglia, ed era sempre per lei che trattava Perona con quel garbo distaccato e dolce al tempo stesso. Ogni volta che la vedeva immaginava come avrebbe potuto essere anche sua sorella, se avesse potuto crescere libera e felice: sarebbe stata vivace, leggiadra, ingenua e un po' capricciosa proprio come la giovane dai capelli rosa.
Che il biondo pensasse che lui facesse qualcosa di così subdolo e volgare come prendere in giro i sentimenti di lei lo fece davvero irritare, e se fosse stato un altro tipo di persona lo avrebbe sicuramente preso a pugni seduta stante.
Ma il moro non poteva essere diverso da ciò che era, e trovò un altro modo per far ricacciare indietro le parole a Sabo. Nel bene o nel male, Trafalgar Law restava fedele a se stesso, persino quando era arrabbiato.
"Ma bravo... non hai capito nulla ovviamente."
Gli disse con un sorrisetto impertinente e beffardo, mentre chiudeva del tutto la distanza tra loro, poggiando il pugno chiuso a lato del viso del biondo, che a quella vicinanza si irrigidì all'istante, seppur senza distogliere con orgoglio lo sguardo da quello del giovane studente di medicina.
"Non sto giocando con i sentimenti di nessuno, per il semplice fatto che ormai pensavo fosse chiaro all'intero istituto che non mi piacciono le ragazze, dato che in tutti questi anni non ho mai avuto una sola relazione."
Le parole vennero sussurrate a pochi millimetri dal viso del biondo, in un tono che sarebbe stato anche seducente, se Law non si fosse impegnato a suonare saccente fino allo sfinimento, come se fosse stata l'ennesima ovvietà che Sabo invece non aveva colto.
"Comunque non mi piacciono i biondi, quindi non guardarmi come se fossi sul punto di stuprarti."
Ridacchiando sprezzante tornò a raddrizzare le spalle, rimettendo il giusto distacco tra loro, scuotendo poi la testa con quel fare malignamente divertito: il giovane era sbiancato e apriva e richiudeva la bocca senza però trovare qualcosa di intelligente da dire.
Una sorta di piccola gioia vendicativa zampillò nell'animo di Law, che ritenendosi soddisfatto di ciò che aveva scatenato, sfilò fuori dall'aula, lasciando Sabo alle sue conclusioni, qualsiasi esse fossero.
A lui non importava.
"E così non ti piacciono i biondi eh? Questo si che è un colpo basso."
Ah... avrebbe dovuto sentire la sua presenza dall'odore lieve di sigaretta che fluttuava nell'aria.
Era stato lì tutto il tempo?
Prima di alzare lo sguardo su di lui, diede un'occhiata all'orologio. Ah era già ora... ecco perchè era lì. 
"E' vero non mi piacciono. Ma c'è sempre l'eccezione che conferma la regola."
Piegò le labbra sottili in un ghigno divertito e osservò il futuro astro della cucina francese da sopra la spalla.
"Andiamo? Siamo in ritardo."
"E di chi è la colpa, mh?"
Bofonchiò Sanji affiancandolo, senza però sfiorare in alcun modo Law. Sapeva che il moro non amava essere toccato, men che meno in pubblico, e rispettava i suoi spazi. Era così che lentamente e inesorabilmente era riuscito a scalfire il muro costruito dal giovane, con rispetto, gentilezza e tanta perseveranza.
Ovviamente nessuno avrebbe mai detto che quei due potevano stare insieme, diversi come il giorno e la notte, apparentemente inconciliabili. Eppure, nonostante la fama di donnaiolo di Sanji e il carattere introverso di Law, alla fine avevano trovato un punto d'incontro.
"Quanti anni sono passati?"
Chiese di punto in bianco, eppure l'altro capì al volo a cosa stesse alludendo, rispondendo prontamente.
"Tre."
Già... tre. 
Mentre proseguivano assieme verso l'uscita dal padiglione sul viso del moro comparve un'espressione che in pochi riuscivano a vedergli, e che ancor meno riuscivano a creare.
Un sorriso.
Le labbra di Law si tesero in un vero sorriso, mentre alzava lo sguardo al cielo terso, ringraziando mentalmente di non essere più completamente solo al mondo.
Anche se ad alta voce non lo avrebbe detto mai.

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Capitolo 3
*** Posh 3 - Perona ***


Ƥєяƒєcт ву ηαтυяє
Icσηѕ σƒ ѕєℓƒ-ιη∂υℓgєηcє
Jυѕт ωнαт ωє αℓℓ ηєє∂
Mσяє ℓιєѕ αвσυт α ωσяℓ∂ тнαт
Ɲєνєя ωαѕ αη∂ ηєνєя ωιℓℓ вє
Hανє уσυ ησ ѕнαмє, ∂ση'т уσυ ѕєє мє?
Ƴσυ кησω уσυ'νє gσт єνєяувσ∂у ƒσσℓє∂

I morbidi boccoli sobbalzavano sulle sue spalle mentre correva di filato su per le scale della sua lussuosa villa, diretta in camera sua, decisa a non vedere nessuno.
Non che poi ci fosse qualcuno di realmente importante da vedere.
Suo padre era sicuramente al dojo, si recava sempre lì quando finiva di lavorare, diceva che un menager per lavorare bene doveva avere corpo e mente sani, e imparare l'arte del kendo e del karate era fondamentale per mantenere l'equilibrio tra quei due aspetti, perciò la principessina era certa che ci fossero solo le domestiche in giro per casa, e loro non facevano mai domande.
Una volta raggiunta la sua camera delle pareti verde acqua e i mobili rosa antico, si gettò di peso sul grande letto a baldacchino, e seppellì il viso contro i cuscini, prima urlandovi contro, facendo in modo che la stoffa imbottita attutisse quel suono, poi scoppiò a piangere.
Versò tutte le lacrime che aveva, non solo per le parole di Sabo, ma per tutto ciò che si portava dentro e che non diceva mai.
Tutti la vedevano solo come una ragazzina frivola e capricciosa, ed in superficie lei era davvero così, ma se si fosse grattato sotto quella placcatura esterna, si sarebbe trovato molto altro.
Quando i singhiozzi comunque si arrestarono, la fanciulla prese il peluches a forma di orso tra le braccia e se lo strinse con forza, mentre il suo sguardo si posava su tutti gli altri pupazzi colorati, posati ordinatamente ai piedi del letto.
Quelli erano i suoi unici amici.
E lei si sentiva estremamente sola.
No la principessa non aveva affatto una vita perfetta come tutti credevano.
"Kumachi..."
Il sospiro tremante venne sovrastato da un bussare ritmico e deciso alla porta.
Perona si asciugò il viso come meglio poteva e messo da parte l'orso di pezza, scivolò giù con grazia dal materasso e andò ad aprire, sistemandosi le pieghe dell'abitino tutto pizzi e trine che indossava. Una volta aperto l'uscio in noce però, si rese conto che avrebbe anche potuto evitare di rendersi presentabile.
"Che vuoi?"
Domandò sgarbata al ragazzo dai capelli verdi come il muschio che ora la sovrastava con la sua stazza imponente.
"Ti ho vista salire di corsa e poi ti ho sentita singhiozzare e mi sono preoccupato."
Le rispose lui con fare altrettanto scocciato. Lui sembrava partire con buone intenzioni a volte, ma alla fine Perona riusciva a fargli saltare i nervi, e finivano con il litigare.
Perchè poi Zoro bazzicasse quella casa era un mistero per la maggior parte delle persone.
Il giovane non era un ragazzo di buona famiglia, ed era stato ammesso all'istituto Revolutionary solo grazie a una borsa di studio sportiva. Sportiva. Quindi non era nemmeno particolarmente intelligente oltre a non essere ricco sfondato.
Eppure Mihawk l'aveva preso sotto la sua ala protettiva, gli aveva offerto vitto e alloggio, lo portava con sè al dojo e gli aveva anche promesso un posto nell'azienda di famiglia non appena il giovane si fosse laureato.
A scuola si vociferava molto, ma la spiegazione che Perona si era data era molto semplice: suo padre aveva sempre voluto un figlio maschio che tramandasse il nome di famiglia e a cui affidare l'azienda, e qualsiasi cosa avesse visto in Zoro, a quanto pareva l'aveva reso il figlio maschio perfetto che non aveva mai avuto. Nulla di più nulla di meno.
In realtà un po' la giovane si chiedeva come mai non fosse ancora stata diseredata in favore di testa di muschio lì davanti.
Forse nonostante tutto suo padre un po' d'amore per lei lo provava e non voleva farla finire sotto un ponte.
"Non sono affari tuoi. Adesso vattene a fare le tue cose!"
Urlò istericamente Perona, presa dallo sconforto per tutti quei pensieri, sbattendogli poi la porta in faccia e chiudendo a chiave.
Poi si chiedeva perchè fosse sola...
"Allora vai al diavolo, la prossima volta annegaci in quelle lacrime!"
Fu il ringhio che ricevette in risposta, e che le fece fare una linguaccia alla porta ormai chiusa.
Dietro l'uscio però serrato però, arrivò il rumore di un altro paio di piedi che camminavano delicati sul pregiato parquet, accompagnati da un sussurro veramente difficile da udire.
Perona però lo avrebbe riconosciuto anche tra milioni di voci molto più alte.
Silenziosamente allora, poggiò il viso contro il legno della porta e origliò la conversazione che si stava tenendo fuori dalla sua stanza.
"Allora è colpa tua se stava piangendo..."
Borbottò Zoro, ma non come se stesse realmente incolpando il suo interlocutore, più che altro come se gli stesse dicendo un'ovvietà.
"Temo di si... ma qualcuno doveva pur dirle la verità prima o poi."
Sabo... il paladino della giustizia.
Se semplicemente avesse accettato il ruolo da principe azzurro che la sua famiglia aveva cucito su misura per lui, Perona l'avrebbe amato profondamente e irrimediabilmente.
Ma Sabo non era un principe azzurro, ma un ribelle rivoluzionario che voleva cambiare il mondo, e lei non aveva la forza per stargli dietro, anche se i loro genitori continuavano a parlare di possibili nozze combinate.
"Lei non la vuole la verità."
Sentenziò quasi saggiamente il giovane dai capelli verdi, facendo alterare la principessina al punto tale che fu tentatissima di spalancare i battenti e uscire a urlare dietro a entrambi.
Fu la frase successiva del biondo a bloccarla.
"Be' comunque... a quanto pare Law è impegnato, perciò dovrà mettersi il cuore in pace."
Aveva esitato.
E Zoro che non lo conosceva bene poteva anche bersi quella storia, ma Perona la sapeva più lunga. Aveva esitato, dunque voleva dire che stava mentendo. Perchè? La verità era ancora più brutta e insopportabile? 
La giovane sospirò poggiandosi ora con la schiena alla porta, lasciandosi scivolare lentamente a terra, dove si sedette con le ginocchia strette al petto e il viso seppellito contro.
Ma lei lo sapeva da principio che con Law non c'era speranza, che il futuro chirurgo la trattava con gentilezza per un qualche motivo chiaro solo a lui. Sapeva che il suo era un amore a senso unico... ma perchè non poteva viverselo comunque? Chi aveva stabilito che lei non potesse fantasticarci sopra o immaginarsi un futuro differente? Faceva forse male a qualcuno? Non le pareva... forse ne faceva un po' a se stessa, ma nemmeno così tanto. Non è che lei si illudesse di qualcosa, semplicemente perdeva tempo a sognare un qualcosa che sapeva non sarebbe mai avvenuto. Ma almeno questo poteva esserle ancora concesso, no?
"Perona... Pery. Apri per favore."
Il tono dall'altra parte della porta era gentile, ma lei non ne voleva sapere, non quel pomeriggio. Era una di quelle volte in cui non aveva voglia nè di fingere, nè di recitare la sua parte.
"No. Voglio stare sola."
E le parve di vederlo nella sua mente Sabo in quel momento, le sopracciglia aggrottate e l'espressione stupita.
Lei non si era mai rifiutata di aprire la porta a lui. Mai.
Ma c'era sempre una prima volta nella vita... no?
Intanto sentì i passi di Zoro allontanarsi. Fuori uno, restava l'altro che sapeva essere testardo e inamovibile più di chiunque altro Perona avesse mai conosciuto.
"Per favore."
Ci provò a resistere a quel tono, ma alla fine cedette e aprì la porta lasciandolo entrare.
Come sempre.


E mentre la principessina lasciava cadere per l'ennesima volta le difese con l'unica persona con cui si era mai realmente permessa di farlo, un'altra ragazza aveva iniziato un gioco crudele, la cui protagonista era proprio la giovane dai capelli rosa.
Cindry la detestava profondamente: perfetta, sempre al centro dell'attenzione in un modo o nell'altro, sempre attorniata da ragazzi belli, intelligenti e ambiti da tutte le altre donne dell'istituto.
Non solo Sabo, che tutti sapevano essere caro d'infanzia della principessa, ma anche Zoro che addirittura viveva con lei, e perfino Law, che non degnava mai nessuno di un solo sguardo e invece a quella stupida bambinetta aveva perfino affibbiato un soprannome.
Oh no questo Cindry non lo sopportava.
Lei era sempre stata messa da parte, adombrata dalla luce di quell'arpia dal sorriso d'angioletto indifeso, e ora si era stancata.
Così grazie all'aiuto di un'altra ragazza dell'istituto brava con i fotomontaggi, aveva appena inviato su internet delle foto compromettenti, proprio riguardanti Perona, in cui si mostrava senza veli, piuttosto che in atti promiscui con svariati ragazzi, e le modifiche alle foto erano state apportate con tanta maestria che sarebbe stato impossibile riconoscerle come falsi.
Cindry si sfregò le mani con un sorriso sadico e soddisfatto, prima di premere il tasto invio per l'ennesima volta, certa che entro l'indomani tutti le avrebbero viste, e per la principessina sarebbe cominciato il vero inferno.
Aveva aspettato così tanti anni, ma finalmente ecco la sua vendetta.
E se la sarebbe goduta fino alla fine.

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Capitolo 4
*** Posh 4 - Social Disaster ***


Mᴀᴍᴀ ᴛᴏʟᴅ ᴍᴇ ɴᴏᴛ ᴛᴏ ᴡᴀsᴛᴇ ᴍʏ ʟɪғᴇ﹐Sʜᴇ sᴀɪᴅ sᴘʀᴇᴀᴅ ʏᴏᴜʀ ᴡɪɴɢs ᴍʏ ʟɪᴛᴛʟᴇ ʙᴜᴛᴛᴇʀғʟʏDᴏɴ'ᴛ ʟᴇᴛ ᴡʜᴀᴛ ᴛʜᴇʏ sᴀʏ ᴋᴇᴇᴘ ʏᴏᴜ ᴜᴘ ᴀᴛ ɴɪɢʜᴛAɴᴅ ᴛʜᴇʏ ᴄᴀɴ'ᴛ ᴅᴇᴛᴀɪɴ ʏᴏᴜ'Cᴀᴜsᴇ ᴡɪɴɢs ᴀʀᴇ ᴍᴀᴅᴇ ᴛᴏ ғʟʏAɴᴅ ᴡᴇ ᴅᴏɴ'ᴛ ʟᴇᴛ ɴᴏʙᴏᴅʏ ʙʀɪɴɢ ᴜs ᴅᴏᴡɴNᴏ ᴍᴀᴛᴛᴇʀ ᴡʜᴀᴛ ʏᴏᴜ sᴀʏ ɪᴛ ᴡᴏɴ'ᴛ ʜᴜʀᴛ ᴍᴇDᴏɴ'ᴛ ᴍᴀᴛᴛᴇʀ ɪғ I ғᴀʟʟ ғʀᴏᴍ ᴛʜᴇ sᴋʏTʜᴇsᴇ ᴡɪɴɢs ᴀʀᴇ ᴍᴀᴅᴇ ᴛᴏ ғʟʏ

Il tracollo sociale di Perona fu veloce come un fulmine, e devastante come un terremoto.
Le foto modificate avevano fatto il giro di tutti gli studenti nel giro di una notte, e già il mattino seguente la ragazza aveva dovuto attraversare il cortile tra risate di scherno, battute di dubbio gusto e persone che la additavano con sguardi maligni e maliziosi.
All'inizio non aveva capito il perchè di quel comportamento, ma quando all'ora di pranzo anche a lei erano arrivate tramite messaggio anonimo le foto incriminate, e quando le aveva viste postate anche su alcuni social network, l'idea di sotterrarsi immediatamente le era parsa la migliore delle soluzioni.
Era scappata via dal refettorio in fretta e furia, e per tutte le restanti lezioni del giorno nessuno l'aveva più vista.
La speranza di chi le era amico era che la tempesta passasse in fretta, che il pettegolezzo si spegnesse da solo, e che alla fine tutti dimenticassero l'accaduto, ma a distanza di una settimana le voci si erano addirittura acuite, e nuove foto apparse da chissà dove erano state postate e diffuse.
"Sono tutti dei maledetti ipocriti!"
Sbottò Sabo, seduto in mensa accanto a Zoro e alla ragazza di quest'ultimo, ovvero Bibi, figlia di un importantissimo diplomatico e destinata a un brillante futuro e una carriera già spianata nello stesso campo del padre.
Al pari del biondo, Bibi perseguiva ideali di giustizia e uguaglianza, e anche lei era indignatissima per ciò che stava accadendo alla povera Perona, in quanto era passata nell'occhio del ciclone dei pettegolezzi pochi mesi prima, dopo la scoperta della sua storia con Zoro: lei che era bella ricca e popolare con un ragazzo borsista dalla dubbia provenienza sociale? Uno scandalo.  Se n'era parlato per settimane e tutte le sue cosiddette amiche si erano dileguate lasciandola sola, ma a lei non importava. Era innamorata e felice, e aveva tutto ciò che desiderava.
"Puoi dirlo forte Sabo! Non solo dicono menzogne sul conto di Perona, ma per di più fanno i santi come se loro di nascosto non si appartassero a fare certe cose!"
Le sue guance si imporporarono appena un po' per la rabbia e un po' per l'imbarazzo, ma tenne alta la testa e strinse con forza la forchetta che stava impugnando, agitandola tutta, cosa che costrinse Zoro a spostarsi un poco, prima di rischiare di ritrovarsi con un occhio cavato.
Se non fosse stato tanto preoccupato per l'amica, Sabo avrebbe riso alla scena.
Quei due gli piacevano sempre di più e ormai passava volentieri il suo tempo con loro.
Avrebbe voluto che anche Perona si unisse a loro, per dimostrare non solo a tutti che lei non era sola, ma anche perchè era certo che si sarebbe trovata bene anche lei con la giovane dai capelli celesti. La principessina però ormai cercava sempre di farsi vedere il meno possibile ed evitava chiunque.
Non quel giorno però.
Un coro di risa esplose quando la ragazza dai boccoli rosa entrò nella mensa, i libri stretti al petto e la testa bassa, nel disperato tentativo di farsi piccola piccola e di non incontrare lo sguardo di nessuno.
Era quasi vicina al tavolo dove si trovava il variegato trio di "reietti", quando venne fermata da due ragazzi che Sabo conosceva solo per nome e fama, ma con cui non aveva mai parlato. Uno era un grassone di nome Sentomaru, un lacchè del preside Akainu, spocchioso ed arrogante, mentre l'altro si chiamava Charloss, un altro nobile col moccio al naso, figlio di papà e convinto di essere il centro del mondo. Con loro, leggermente defilata, intenta a ridacchiare maligna c'era anche Cindry, un'altra ragazza che conosceva più che altro per fama e vista, ma con cui non aveva mai scambiato nemmeno un saluto.
Non gli piacque affatto il modo in cui accerchiarono Perona, ed era già pronto ad alzarsi in piedi e prendere a calci i loro sederi aristocratici, Zoro al seguito visto come si era sollevato dalla sedia, lo sguardo acceso di malcelata ira, ma non ve ne fu bisogno, perchè a quanto pareva qualcun altro era pronto a difendere la giovane.
Accadde tutto in un battito di ciglia.
"Devo passare..."
Aveva pigolato Perona, quasi tremando, e il trio si era messo a ridere più grassamente.
"Solo se ti metti in ginocchio. Abbiamo visto che ti piace."
Aveva riso Charloss, con quel suo tono viscido e fastidioso.
"Ma sei sicuro di volere una mela a cui qualcuno ha già dato un morso?"
Aveva domandato Cindry sibillina e Sentomaru aveva rincarato la dose.
"In effetti con tutti quelli che si è fatta chissà quali malattie avrà preso!"
Perona aveva le lacrime agli occhi, ed era stato troppo da ascoltare.
Ma Sabo e Zoro non avevano fatto in tempo a muovere nemmeno un passo, poichè i due ricconi erano stati fatti volare via da un calcio e da un cazzotto perfettamente assestati e coordinati.
Il biondo strabuzzò gli occhi alla vista della scena che gli si era appena presentata davanti: al fianco di Perona, uno da una parte e uno dall'altra, erano comparsi Law e Sanji, i volti scuri e alterati, il moro che abbassava il pugno teso e il biondo la gamba che aveva sferrato il calcio potentissimo.
Erano nei guai ora, le risse erano proibite all'interno dell'istituto. Perchè si erano esposti tanto per lei?
Cindry intanto aveva spalancato gli occhi e aveva cercato di defilarsi senza farsi vedere.
La cosa parve molto strana a Sabo. Nessuno avrebbe mai picchiato una ragazza... perciò perchè scappare?
Che fosse lei l'artefice di tutto? Il dubbio lo colse come un'epifania in quanto ricordava spesso la bionda oscurata dalle imprese dalla rosata, ma fu costretto a metterlo da parte perchè ora era più importante occuparsi dell'amica in difficoltà che era scoppiata in lacrime.
Avrebbe riconosciuto il pianto di Perona anche ad occhi chiusi.
"Non dovevate... ora vi espelleranno... il preside Akainu è inamovibile su queste cose..."
Piagnucolò disperata, mentre Sentomaru annuiva.
"Ci puoi giurare che vi espelleranno! Non ve la farò passare liscia."
Law tuttavia non sembrava per nulla impressionato, anzi, prese il lacchè del preside dalla collottola della divisa e se lo trascinò vicino, parlandogli a muso duro.
"Sicuro che vuoi denunciarmi? Sono sicuro che al preside piacerebbe anche sapere di come hai smerciato illegalmente delle sostanze dopanti per gli esami di maturità dello scorso anno..."
Sentomaru impallidì e quando venne mollato barcollò all'indietro.
"Troveremo un altro modo per farvela pagare!"
Promise Charloss in tono cantilenante mentre si massaggiava la coscia lardosa, e i due si allontanarono in fretta e furia, sotto il brusio di tutta la mensa ora attenta alla scena.
"Basta dare spettacolo ora."
Aggiunse ancora Law, mettendo un braccio intorno alle spalle di Perona per guidarla fuori dalla stanza, lasciando un Sabo quanto mai basito.
"E quelli da quando sono amici?"
Domandò Zoro, dando voce ai dubbi del biondo, che nel mentre doveva fare i conti con una strana sorta di gelosia, insinuataglisi nel petto in maniera sordida e silenziosa.
Quello era il suo posto, disse una vocina nella sua testa che però mise a tacere immediatamente.
"Se promettete di mantenere il segreto, vi spiego io che cosa sta succedendo."
Rispose tranquillamente Sanji con un sorriso cordiale, mentre faceva loro segno di seguirlo.
I tre allora lasciarono i vassoi del pranzo ormai comunque quasi vuoti, e seguirono l'aspirante chef fuori dalla mensa, giusto in tempo per vedere Law che passava un fazzolettino a Perona, mentre entrambi si sedevano all'ombra di un grosso faggio nel cortile adiacente al refettorio.
"Meglio dargli un po' di privacy, Law non ama essere visto in certi momenti."
Mormorò ancora l'altro biondo, in tono propositivo ma anche dolce, come se sapesse bene di cosa stesse parlando, e Sabo venne il dubbio che i due se la intendessero. Dopotutto Law aveva ammesso di essere gay perciò...
Beh in realtà non gli importava.
Gettò un ultimo sguardo vagamente astioso ai due, e seguì il piccolo gruppetto che si stava avviando verso le panchine dalla parte opposta.
"Tranquillo... non è un totale stronzo patentato."
Parlò ancora Sanji, beccandosi uno sguardo interrogativo in risposta.
"Sei preoccupato per lei no? Ma Law sa essere anche comprensivo, te lo garantisco."
Sabo allora non rispose, limitandosi a scrollare le spalle. Andava benissimo che tutti pensassero che fosse solo preoccupato.
Giunti alla prima panchina libera disponibile comunque, lo strano quartetto si sedette composto, Zoro a parte, e l'attenzione si focalizzò tutta sul futuro chef, che a quanto pareva la sapeva lunga sull'aspirante chirurgo che in quel momento stava potenzialmente consolando Perona.
"Per quanto mi riguarda io ho semplicemente seguito Law quando l'ho visto partire a razzo contro quei due idioti."
Cominciò il biondo mentre si accendeva una sigaretta e vi aspirava una lieve boccata, attento però a buttare poi fuori il fumo lontano dagli altri tre. Educato il damerino, bravo...
"Ma lui... ha delle motivazioni più profonde. Si è preso a cuore Perona tanto tanto tempo fa, poichè in lei vede... sua sorella."
Qui il ragazzo si fece malinconico, e sembrava che gli costasse molto pronunciare le parole successive.
"Se scopre che ve ne ho parlato mi ucciderà... ad ogni modo nessuno o quasi sa che Law ha una sorella, poichè quest'ultima è..."
"Molto malata."
Completò Bibi per lui, e ora fu il turno di tutti e tre i giovani voltarsi verso di lei con fare interrogativo.
"Le nostre famiglie si conoscono."
Spiegò lei con semplicità, cosa che in effetti filava. Quello era un piccolo mondo fatto di piccoli e sporchi segreti.
"E quindi Law non può proteggere la sua vera sorellina e dunque ha deciso di farlo con Perona?"
Tagliò corto Sabo, esprimendosi in un tono di totale diffidenza.
Sapere che anche il moro aveva la sua dose di sofferenza sicuramente lo rendeva più umano agli occhi del biondo, ma non per questo riusciva a farsi passare il fastidio nei suoi confronti.
"Qualcosa del genere sì. Hanno passato molto tempo insieme in questi giorni, e credo che il loro rapporto si sia stretto moltissimo seppur in poco tempo. Volevo chiedervi semplicemente di lasciarlo fare e di non giudicarlo male. Non ha cattive intenzioni, non con lei almeno. Si sta anche impegnando per trovare l'autore di questo orribile scherzo. Dunque insomma... fidatevi di noi ok? Siamo tutti dalla stessa parte."
Ecco finalmente svelato dov'era stata la giovane per tutta la settimana... con Law.
"Perona ha una cotta per lui. Io non credo sia una buona idea che si illuda con tutte queste attenzioni."
Protestò allora Sabo, protettivo si, ma anche goffamente deciso a ristabilire il suo ruolo di consolatore e protettore.
"Perona sa che Law è felicemente impegnato. Nessuna illusione."
Quella risposta lo sorpresa, come anche lo sorprese lo sguardo d'intesa che il futuro cuoco gli lanciò. Allora era davvero lui il famoso fidanzato? Ci aveva visto giusto?
Ancora una volta non gli importava, ma quella rivelazione gli toglieva l'ennesimo appiglio cui aggrapparsi per allontanare Law, e alla fine dovette arrendersi.
"Parliamo di cose serie allora adesso."
Esclamò Bibi, attirando nuovamente l'attenzione di tutti.
"E cioè?"
Le chiese Zoro in tono titubante, come se temesse la risposta.
"Cosa possiamo fare di concreto per salvare Perona? Se quelle foto arrivano al preside sarà espulsa sicuramente... e vista la promessa che ha fatto Sentomaru..."
"Dannazione, non ci avevo pensato."
Imprecò Sabo, mentre tutti si facevano ancora una volta scuri in volto.
Sembrava non esserci limite al peggio in quel periodo.
E il biondo non sapeva che in realtà dietro l'angolo, esisteva un fato ancora peggiore che attendeva solo di essere scoperto.

- To be continued-
-Posh 5 - Missunderstood -

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Capitolo 5
*** Posh 5 - Missunderstood ***


𝒮𝑒𝓉𝓉𝒾𝓃𝑔 𝒻𝒾𝓇𝑒 𝓉𝑜 𝓉𝒽𝑒 𝓈𝓀𝓎𝐻𝑒𝓇𝑒, 𝒽𝑒𝓇𝑒 𝒸𝑜𝓂𝑒𝓈 𝓉𝒽𝒾𝓈 𝓇𝒾𝓈𝒾𝓃𝑔 𝓉𝒾𝒹𝑒 𝓈𝑜 𝒸𝑜𝓂𝑒 𝑜𝓃𝒫𝓊𝓉 𝑜𝓃 𝓎𝑜𝓊𝓇 𝓌𝒶𝓇 𝓅𝒶𝒾𝓃𝓉𝒞𝓇𝑜𝓈𝓈 𝓌𝒶𝓁𝓀𝓈 𝒶𝓃𝒹 𝒸𝓇𝑜𝓈𝓈𝑒𝒹 𝒽𝑒𝒶𝓇𝓉𝓈 𝒶𝓃𝒹 𝒽𝑜𝓅𝑒 𝓉𝑜 𝒹𝒾𝑒𝒮𝑒𝒶𝓁 𝓉𝒽𝑒 𝒸𝓁𝑜𝓊𝒹𝓈 𝓌𝒾𝓉𝒽 𝑔𝓇𝑒𝓎 𝓁𝒾𝓃𝒾𝓃𝑔𝒮𝑜 𝓌𝑒 𝒸𝒶𝓃 𝓉𝒶𝓀𝑒 𝓉𝒽𝑒 𝓌𝑜𝓇𝓁𝒹 𝒷𝒶𝒸𝓀 𝒻𝓇𝑜𝓂 𝓉𝒽𝑒 𝒽𝑒𝒶𝓇𝓉-𝒶𝓉𝓉𝒶𝒸𝓀𝑒𝒹𝒪𝓃𝑒 𝓂𝒶𝓃𝒾𝒶𝒸 𝒶𝓉 𝒶 𝓉𝒾𝓂𝑒 𝓌𝑒 𝓌𝒾𝓁𝓁 𝓉𝒶𝓀𝑒 𝒾𝓉 𝒷𝒶𝒸𝓀𝒴𝑜𝓊 𝓀𝓃𝑜𝓌 𝓉𝒾𝓂𝑒 𝒸𝓇𝒶𝓌𝓁𝓈 𝑜𝓃 𝓌𝒽𝑒𝓃 𝓎𝑜𝓊'𝓇𝑒 𝓌𝒶𝒾𝓉𝒾𝓃𝑔 𝒻𝑜𝓇 𝓉𝒽𝑒 𝓈𝑜𝓃𝑔 𝓉𝑜 𝓈𝓉𝒶𝓇𝓉𝒮𝑜 𝒹𝒶𝓃𝒸𝑒 𝒶𝓁𝑜𝓃𝑔 𝓉𝑜 𝓉𝒽𝑒 𝒷𝑒𝒶𝓉 𝑜𝒻 𝓎𝑜𝓊𝓇 𝒽𝑒𝒶𝓇𝓉

Un'altra settimana era passata e il calvario di Perona era proseguito lentamente e inesorabilmente.
La ragazza ormai non usciva più dalla sua stessa stanza, ma ciò non impediva ai messaggi di arrivare sul suo cellulare, nè fermava il continuo correre delle sue foto su tutti i social network.
A nulla erano serviti gli improperi di Zoro, o i tentativi di Sabo di spronarla. Law le aveva telefonato spessissimo, e anche Sanji e Bibi le avevano mandato messaggi incoraggianti, sebbene con loro non avesse scambiato più di poche parole, ma nulla le dava la forza di uscire da lì. In pochi giorni aveva perso peso per via del suo rifiutarsi di mangiare, e il viso era tirato per via del poco sonno e dei continui pianti.
Quella mattina però dovette uscire dalla sua tana per forza, poichè il preside Akainu l'aveva convocata a scuola...

Sabo la intravide per pochi secondi, non indossava nemmeno la divisa dell'istituto, ma solo un abitino nero e rosa da lolita che metteva in risalto quanto fosse dimagrita in quei pochi giorni in cui non l'aveva vista. I bei boccoli rosa erano stati legati in una coda sciatta e non si era data nemmeno la briga di coprire gli occhiaie e il pallore con un po' di trucco.
Non era la Perona che conosceva. Camminava a capo chino le spalle ricurve come se le pesasse anche solo restare dritta, lo sguardo era basso per non incrociare gli occhi di nessuno.
"Fa male a vedersi..."
Mormorò Bibi accorata, mentre Zoro digrignava i denti e stringeva i pugni, come se fosse pronto a spaccare la faccia di una qualsiasi vittima a caso pur di placarsi.
Per il biondo suonava strano tutto quell'attaccamento, ma forse il ragazzo era semplicemente grato a Mihawk per tutte le possibilità che gli stava offrendo e per questo teneva molto anche alla figlia... 
"Che cosa le dirà Akainu? Credete che verrà espulsa?"
Bibi attirò nuovamente la sua attenzione e il filo dei suoi pensieri venne interrotto mentre si voltava verso la ragazza dalla chioma azzurrina.
"Sarebbe troppo ingiusto. E lei non lo supererebbe mai."

Perona entrò nello studio del preside, una stanza ordinata a livello maniacale, arredata con mobili antichi dalle tinte scure che a suo padre sarebbe sicuramente piaciuta molto. Si accomodò sulla poltroncina imbottita e non osò alzare lo sguardo sull'uomo dal viso severo che la osservava dall'altra parte della scrivania.
"Signorina Drakul immagino che sappia perchè è qui oggi."
La ragazza annuì sempre a capo chino, tremando appena.
"Ha qualcosa da dire a sua discolpa?"
"Non è vero nulla di quello che dicono signore."
Pigolò appena mentre Akainu cambiava posizione, posando entrambe le mani sotto il mento mentre la scrutava ancora, con molta più intensità.
"E puoi provarlo?"
"N...no."
"Allora io non posso fare altro se non espellerti. La tua presenza cagiona vergogna al buon nome dell'istituto e temo anche alla tua famiglia in questo momento."
Lo sapeva... lo sapeva. Ma quando udì quelle parole, per quanto fosse preparata, si sentì ugualmente mancare la terra sotto i piedi.
La voce le tremò mentre tentava una vana protesta che si perse nell'ennesimo fiume di lacrime.
Che cos'avrebbe fatto?
Una persona espulsa dalla revolutionary accademy non sarebbe stata accettata in nessun altro posto.
Era finita. Completamente finita.
Quando lasciò lo studio del preside non sapeva nemmeno lei come riuscisse a stare in piedi, le gambe le parevano pesanti come macigni e tutto le sembrava andare a rallentatore.
Raggiunse il suo armadietto come un'automa e cominciò a svuotarlo di tutti i libri, la trousse dei trucchi, le foto appese qua e la... era come se stesse cancellando praticamente tutta la sua esistenza. In quell'istituto era stata iscritta fin dalla scuola materna, e da lì era cresciuta fino a diventare la giovane donna che era. Ed ora? Ora non aveva più il suo posto nel mondo. Che cos'avrebbe fatto?
Se lo chiedeva come un mantra costante mentre usciva dalla scuola, guardando quel parco in cui non avrebbe più passeggiato, percorrendo quel selciato su cui non avrebbe più camminato. Aveva quasi raggiunto la limousine nera con cui era arrivata, quando due mani callose l'afferrarono per le spalle esili, trascinandola via, mentre un fazzolettino bianco le veniva posto sulla bocca. Respirò un odore che non aveva mai sentito, fastidioso e nauseante, poi tutto divenne scuro, e lei non udì ne vide più nulla. Solo un ovattato stordimento, e poi, un sonno quasi beato.

Il messaggio arrivò durante l'orario di lezione, ma Sabo era talmente distratto che lo lesse comunque.
Aggrottò le sopracciglia chiare e alzò la mano, interrompendo il professore che stava parlando.
"Mi scusi, sono stato convocato nella sala insegnati dal professor Thatch, devo assentarmi."
L'altro insegnante lo liquidò con un cenno del braccio e il giovane raccolse tutta la sua roba, avviandosi perplesso dall'altra parte dell'istituto. 
Perchè diavolo il dipartimento di legge doveva essere così distante?
La sua sorpresa crebbe ulteriormente quando vide arrivare anche Law e dietro di lui Zoro.
"Ha convocato anche voi?"
Domandò disorientato quando fu abbastanza vicino per parlare con loro senza dover alzare la voce.
Il futuro medico annuì mentre l'altro sembrava perso in chissà quale pensiero.
"Anche voi qui?"
Un'altra voce arrivò alle orecchie del biondo.
"Bibi?"
Perchè diavolo erano tutti...
"Ragazzi venite."
Il professor Thatch apparve sulla soglia con sguardo serio e grave come non l'aveva mai visto, imponente come sempre nei suoi quasi due metri di altezza, i capelli lunghi legati ordinatamente come imponeva il rigido regolamento dell'istituto.
"Non dovrei farvelo vedere... ma è successo un disastro e credo che voi dobbiate esserne messi a conoscenza."
Proseguì l'uomo mentre faceva loro strada verso un computer.
"Le telecamere di sicurezza hanno ripreso questo... abbiamo già avvisato le forze dell'ordine, ma ci vorrà del tempo. E forse voi conoscete qualche dettaglio utile..."
Il professore tacque poi, non appena le immagini cominciarono a scorrere sul monitor, mentre a Sabo si contorceva lo stomaco.
Perona... Perona era stata rapita. 
No no no.. era troppo surreale. Chi... perchè...?
"Ma ehi un momento!  Io conosco quel tizio!"
Le parole di Zoro riecheggiarono nella stanza e le teste di tutti coloro che si trovavano lì si voltarono all'unisono verso di lui.
"Dimmi che non è uno yakuza..."
Mormorò Bibi con voce attonita, ma Sabo la sovrastò con un tono inamovibile e mortalmente serio.
Non gli importava affatto chi fosse.
"Portaci da lui Zoro. Portaci immediatamente da lui."

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Capitolo 6
*** Posh 6 - Princess in the Tower ***


𝓐𝓷𝓭 𝓽𝓱𝒆𝔂 𝓼𝓪𝔂
𝓣𝓱𝓪𝓽 𝓪 𝓱𝒆𝓻𝓸 𝓬𝓸𝓾𝓵𝓭 𝓼𝓪𝓿𝒆 𝓾𝓼
𝓘'𝓶 𝓷𝓸𝓽 𝓰𝓸𝓷𝓷𝓪 𝓼𝓽𝓪𝓷𝓭 𝓱𝒆𝓻𝒆 𝓪𝓷𝓭 𝔀𝓪𝓲𝓽
𝓘'𝓵𝓵 𝓱𝓸𝓵𝓭 𝓸𝓷𝓽𝓸 𝓽𝓱𝒆 𝔀𝓲𝓷𝓰𝓼 𝓸𝒇 𝓽𝓱𝒆 𝒆𝓪𝓰𝓵𝒆𝓼
𝓦𝓪𝓽𝓬𝓱 𝓪𝓼 𝔀𝒆 𝓪𝓵𝓵 𝒇𝓵𝔂 𝓪𝔀𝓪𝔂

L'uomo che Zoro aveva riconosciuto si chiamava Borsalino Kizaru, era un meccanico sommerso dai debiti e apparentemente non aveva nessun motivo di rapire Perona.
"Forse vuole un riscatto."
Aveva azzardato Bibi, mentre insieme si recavano in una delle aule di informatica, dove un amico di Zoro esperto di computer avrebbe dovuto dare una mano nelle ricerche tramite il gps inserito nel cellulare della giovane rosata.
"Secondo me invece è stato pagato dalla stessa persona che ha messo in giro quelle foto orribili su di lei."
Sentenziò invece Law che stava trafficando con il proprio telefonino per contattare Sanji. 
Sabo tuttavia non li ascoltava. Li stava seguendo perchè aveva bisogno di indicazioni per trovare Perona, ma con la mente stava già prendendo a calci nel sedere quel bastardo che aveva osato portarla via, e che doveva solo pregare di non averle fatto del male.
Non seguì i dialoghi successivi, non vide la fantomatica magia di quel ragazzo di nome Usopp, che con pochi tocchi della tastiera aveva già trovato la traccia della ragazza scomparsa. Udì solo le parole di Zoro, che asseriva che quell'indirizzo non era lo stesso dell'officina che conosceva lui, e che non aveva idea di che zona della città fosse.
Poi era stato tutto molto concitato. Il ragazzo dai capelli verdi aveva chiesto a una Bibi in vena di proteste di restare in istituto ed avvertire i poliziotti quando sarebbero arrivati di recarsi sul posto che avevano trovato grazie alla rete, mentre loro li anticipavano, le aveva dato un lieve bacio sulle labbra per accomiatarsi da lei e al tempo stesso calmarla, e in fine tutti insieme si erano allontanati verso i parcheggi sotterranei in cui Law aveva parcheggiato la sua auto.
Anche Sanji alla fine li aveva raggiunti, e i quattro ragazzi si erano  infilati nella vettura in celere silenzio. Fu Sabo a impostare il navigatore mentre Law faceva partire il motore con un rombo, e lasciava il parcheggio con una sgommata.
Nessun parlò nemmeno durante il viaggio.
Il futuro medico guidava con sicurezza, sopra il limite di velocità consentito ovviamente, ma a nessuno importava. Sanji aveva solo voluto essere ragguagliato sulla situazione dal vivo, dopodichè ognuno si era immerso di nuovo nei suoi pensieri. Non era più tempo di congetture, di chiedersi perchè. Era tempo di agire e fare qualcosa di concreto.

Perona fissava con i grandi occhioni lucidi l'uomo dalla parlata discutibile che l'aveva portata via. Continuava a stare al telefono, camminando avanti e indietro in maniera agitata. La persona dall'altra parte probabilmente stava ordinando di infliggere qualche pena strana alla ragazza, ma lui pareva rifiutarsi.
"Mi hai pagato per portarla via dalla scuola, non era nei patti il resto."
Continuava a ripetere quella frase, con quella sua strana cadenza che gli faceva allungare tutte le parole vero la fine, mentre la giovane seguiva i suoi movimenti dal pavimento, legata per i polsi ad un termosifone contro cui avrebbe tranquillamente potuto prendere il tetano.
Non era mai stata in un porto tanto lercio in vita sua, le pareti puzzavano di muffa e il pavimento presentava macchie di umidità un po' ovunque. Quei pochi mobili che adornavano la stanza erano coperti da teli, come se qualcuno dovesse traslocare e portarseli via, e diversi strati di polvere ricoprivano la stoffa che li ricopriva.
L'avrebbero mai trovata? Sembrava un posto così abbandonato...
La paura ormai lasciava il posto allo sconforto nel cuore della ragazza, che chiuse gli occhi permettendo a qualche lacrima di scivolare via al suo controllo. Desiderava che qualcuno arrivasse e spalancasse la porta di quella stanza portandola in salvo. Un nome, sopra tutti gli altri continuava a vagarle nella mente, un nome che però non le faceva più battere il cuore come prima...

Il bastardo aveva chiamato i rinforzi.
Questo fu chiaro quando giunsero a destinazione e videro la parata di motociclisti davanti all'entrata dello stabile abbandonato in cui era presumibilmente tenuta prigioniera Perona.
Gli energumeni erano muniti di tirapugni, spranghe di ferro e bottiglie rotte, ma questo non sembrava poter fermare i quattro ragazzi che erano scesi dall'auto con i nervi tesi e i pugni chiusi. Solo una cosa distrasse Sabo dal suo obiettivo, ovvero le parole pronunciate dal compagno d'avventura dai capelli neri.
"E' come se ci stessero aspettando. Come se qualcuno li avesse avvisati del nostro arrivo."
Il che riportava tutto alla teoria che quel casino immane era stato orchestrato da qualcuno all'interno dell'istituto che li aveva visti andarsene via di gran carriera.
"Non importa, ci penseremo dopo a chi o come abbia messo in piedi questo casino."
Intervenne Zoro con voce stranamente autoritaria, mentre avanzava verso la schiera di tizi vestiti in pelle e borchie.
"Sabo, noi tre li distraiamo, tu appena riesci entra la dentro e valla a prendere!"
Gli altri due non obiettarono, e nemmeno Sabo se la sentì di dire qualcosa. Per quante avesse voglia di menare le mani, il primo pensiero era per la ragazza probabilmente spaventata a morte, trattenuta in quel casolare fatiscente.
In un altro momento ad ogni modo si sarebbe soffermato a guardare quei tre darle di santa ragione a tizi più grossi e più cattivi di loro, soprattutto Law e Sanji, con quell'aria un po' più delicata rispetto agli altri, ma non aveva tempo di perdersi in quelle futilità. Appena ebbe lo spazio adeguato, scattò in avanti e come un fulmine zigzagò nel mezzo della rissa, per sgusciare all'interno della struttura pericolante, pregando tra uno scalino malandato e l'altro di non vedersi crollare addosso qualcosa.

Rumori di tonfi, colpi e grugniti arrivavano dall'esterno della casa, facendo battere come un tamburo il cuore della ragazzina, che cominciava ad illudersi che qualcuno l'avesse trovata sul serio.
Il suo rapitore si affacciò alla finestra, guardando verso il basso, gocce di sudore freddo che gli imperlavano la fronte, il petto che si abbassava e si alzava velocemente, segno che Perona non era l'unica in ansia in quel momento.
Non osava sperare... non osava...
Ma proprio in quel momento la porta si spalancò, quella porta da cui aveva pregato di veder correre il suo strano principe dai capelli neri e gli occhi dorati e...
"Sabo?!"
Il sussurro si spezzò sulle sue labbra mentre gli occhi le si facevano di nuovo lucidi. Il biondo stava sulla soglia, lo sguardo rabbioso, i pugni serrati, il fiato leggermente corto come se avesse fatto le scale di corsa.
Come sempre, da sempre, quando si sentiva persa alla fine arrivava... lui.


Spazio autrice:
Dopo settimane di silenzio rieccomi.
Posterò a breve anche l'ultimo capitolo che doveva essere questo in realtà, ma sarebbe venuto troppo, troppo lungo, perciò eccoci qui a dividerlo in due.
Scusate ancora la lunga attesa, grazie per la pazienza e alla prossima <3

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Capitolo 7
*** Posh 7 - Hurricane and Rainbow ***


𝓐𝓷𝓭 𝓷𝓸𝔀 𝓽𝓱𝓪𝓽 𝓘'𝓶 𝓼𝓽𝓻𝓸𝓷𝓰 𝓘 𝓱𝓪𝓿𝒆 𝒇𝓲𝓰𝓾𝓻𝒆𝓭 𝓸𝓾𝓽
ℋ𝓸𝔀 𝓽𝓱𝓲𝓼 𝔀𝓸𝓻𝓵𝓭 𝓽𝓾𝓻𝓷𝓼 𝓬𝓸𝓵𝓭 𝓪𝓷𝓭 𝓲𝓽 𝓫𝓻𝒆𝓪𝓴𝓼 𝓽𝓱𝓻𝓸𝓾𝓰𝓱 𝓶𝔂 𝓼𝓸𝓾𝓵
𝓐𝓷𝓭 𝓘 𝓴𝓷𝓸𝔀 𝓘'𝓵𝓵 𝒇𝓲𝓷𝓭 𝓭𝒆𝒆𝓹 𝓲𝓷𝓼𝓲𝓭𝒆 𝓶𝒆 𝓘 𝓬𝓪𝓷 𝓫𝒆 𝓽𝓱𝒆 𝓸𝓷𝒆
𝓘 𝔀𝓲𝓵𝓵 𝓷𝒆𝓿𝒆𝓻 𝓵𝒆𝓽 𝔂𝓸𝓾 𝒇𝓪𝓵𝓵 
𝓘'𝓵𝓵 𝓼𝓽𝓪𝓷𝓭 𝓾𝓹 𝔀𝓲𝓽𝓱 𝔂𝓸𝓾 𝒇𝓸𝓻𝒆𝓿𝒆𝓻
𝓘'𝓵𝓵 𝓫𝒆 𝓽𝓱𝒆𝓻𝒆 𝒇𝓸𝓻 𝔂𝓸𝓾 𝓽𝓱𝓻𝓸𝓾𝓰𝓱 𝓲𝓽 𝓪𝓵𝓵...

Sabo non dovette nemmeno impegnarsi più di tanto, a differenza del trio al piano inferiore, perchè non appena lo vide, il rapitore di Perona cominciò a piagnucolare asserendo che gli dispiaceva da morire, che lo aveva fatto solo per coprire i debiti di gioco che aveva contratto e non perdere la casa, e che non voleva far del male alla ragazza.
Il biondo tuttavia non gli badò. Voleva comunque tirargli un cazzotto in viso e rompergli il naso ma... quel poveraccio aveva finito col fargli pena. E così semplicemente si era inginocchiato sulla principessina dai capelli rosa e aveva iniziato ad armeggiare con le corde annodate attorno ai suoi polsi, per liberarla.
E le braccia della giovane non tardarono a cingergli il collo non appena ebbero modo di farlo. Si aspettava anche un pianto disperato Sabo, che ricambiò comunque l'abbraccio con quasi altrettanta energia, ma ancora una volta quel giorno venne sorpreso. Perona lo stava ringraziando dal profondo del cuore, e la sua emozione trapelava dal tono di voce tremolante, ma non vi erano lacrime a bagnargli la camicia, c'era solo quella stretta inaspettata delle sue esili dita. Nessun tremore, nessun pianto spacca timpani.
Non si poteva dire lo stesso dell'uomo che ora stava inginocchiato a terra, tenendosi disperato la testa tra le mani.
Alla pietà di poco prima, sul viso del biondo si susseguirono disgusto, rabbia, ancora pena, e poi ancora disgusto. Non valeva nemmeno la pena prenderlo a calci.
"Andiamo a casa."
Sussurrò invece all'orecchio di Perona, che annuì e si lasciò prendere docilmente tra le braccia, mentre il suo salvatore la portava via.

Le sirene della polizia risuonarono da lontano, facendo fuggire quei pochi motociclisti che ancora si reggevano sulle proprie gambe, ed arrivò persino un'ambulanza.
Perona venne issata su quest'ultima, e un paramedico molto gentile si occupò di lei per controllare che non avesse ricevuto alcun tipo di trauma, mentre seduti sul marciapiede a capo chino si facevano medicare i ragazzi, uno più sgualcito e ammaccato dell'altro. Zoro più di tutti sembrava aver incassato la maggior parte dei colpi, ma Perona sospettava anche che la maggior parte delle ossa rotte dei motociclisti, erano proprio opera sua.
Saltò fuori che ad architettare tutto quel marasma era stata Cindry, una compagna di scuola di cui a malapena conosceva  il viso. Perchè la odiava a tal punto? Probabilmente non lo avrebbe mai saputo. Ma indagare nell'animo umano e comprenderne i disagi non era cosa che spettasse a lei.
Una volta comunque saputo tutto, il preside Akainu sopraggiunto sul luogo con la polizia, assicurò che avrebbe indagato e avrebbe fatto espellere la ragazza e chiunque l'avesse aiutata in quella losca impresa, ma che non sarebbe andato leggero nemmeno con i quattro giovani che invece di attendere la polizia si erano lanciati in quell'impresa folle.
A quel punto poi, intervenne anche il commissario, un omone alto e dalla capigliatura ormai grigia il cui nome era Garp qualcosa. 
Le urla che tirò fuori furono più spaventose di uno squadrone di greezly, e Perona giurò di vedere perfino Zoro chinare il capo con un tremito.
Gli improperi che si ripeterono a oltranza furono: incoscienti, idioti, potevate farvi ammazzare, bisogna lasciare che al polizia faccia il suo lavoro... la sfuriata durò parecchi minuti, ma ad un certo punto Perona smise di badarvi poichè suo padre era arrivato tutto trafelato, e bianco come un cencio, più del solito almeno, l'aveva stretta tra le braccia tremando come una foglia.
Non avrebbe mai pensato che quell'uomo potesse tenere tanto a lei e preoccuparsi a tal punto. Non le aveva mai dimostrato il benché minimo affetto, eppure eccolo lì. Perciò, per quanto fosse dispiaciuta per gli amici che stavano subendo quella lavata di capo assurda, si godette le attenzione del suo papà, versando ora quelle lacrime che aveva trattenuto tra le braccia di Sabo. Avrebbe avuto modo di parlare anche con il biondo in un secondo momento, e ringraziarlo ancora, ancora e ancora.

La polizia prese in custodia i motociclisti e il meccanico e si ritirò così come aveva fatto il preside, seguito a ruota da Mihawk, che aveva ringraziato quasi sull'orlo delle lacrime i quattro giovani che avevano salvato la sua bambina, prima di portarsela via.
Così i malcapitati eroi rimasero per un po' da soli, seduti sul marciapiede, ognuno in una posa diversa, ognuno perso in qualche strano pensiero tutto suo.
"Se mi espellono giuro che avrò la testa di Cindry."
Fu Law a spezzare il silenzio con voce cupa, mentre Sanji ridacchiava della sua affermazione.
"Su non fare così, sei stato un bravo fratello maggiore. Anzi lo siamo stati tutti. La conosco poco, ma se fosse successo qualcosa a Perona-chan, non me lo sarei mai perdonato."
Il futuro chef scompigliò amorevolmente i capelli scuri del suo ragazzo beccandosi un'occhiataccia in risposta, ma non sembrò badarvi molto, era come se ci fosse abituato.
"Qui l'unico vero fratello che si doveva preoccupare era testa di muschio."
Brontolò ancora il moro, causando un attimo di stordimento generale.
Per tutta risposta Zoro si grattò la guancia incerottata, visibilmente in imbarazza, e portò lo sguardo al cielo sereno sopra le loro teste.
"Non so come tu faccia a saperlo..."
"Lo sanno tutti."
"Io non lo sapevo."
Intervenne Sabo a metà tra l'indispettito e il sorpreso.
"Chiunque conosca un po' la famiglia Drakul e si interessa un po' agli scandali lo sa."
"Ah allora tu lo sai perchè sei un pettegolo."
A quelle parole Law fece per aprire bocca e non preannunciava nulla di buono, ma il suo ragazzo gli posò una mano sulla spalla, e Zoro decise di parlare ancora, interrompendo il litigio imminente.
"Mia madre era una cameriera in quella casa... ma era follemente innamorata di Mihawk. Lui dal canto suo era ingabbiato in un matrimonio combinato con la madre di Perona e... si sa come vanno queste cose. Perona però era già nata e per questo Mihawk non volle divorziare. Quando nacqui io mia madre lasciò la casa, e mio padre... ha provveduto a noi a distanza fino a che non sono stato abbastanza grande da poter essere istruito ad essere il suo successero. Quando sarà il momento prenderò il suo cognome, ma... Perona non sa nulla di tutto questo. Lui non glie l'ha voluto dire. Lei ama ancora molto la madre, anche se è morta quando era piccola, e Mihawk temeva che sapere della mia... insomma, era una cosa delicata. Forse un giorno glielo dirà, ma per adesso spero che voi tre manteniate il segreto."
Ogni parola era costata al giovane un grande sforzo, lo si capiva dal modo in cui la sua voce si era incrinata più volte, ma non potè trovare altro che comprensione.
I tre promisero di non fare mai parola alcuna di ciò che si erano detti, dopodiché tornò a scivolare su tutti loro un delicato silenzio.
Quel giorno aveva gettato il seme del cambiamento su tutti loro, inevitabilmente e in maniera del tutto invisibile, avrebbe germogliato, e avrebbe portato ognuno di loro verso il proprio reale cammino.


                                                                      - Tre anni dopo -

Sabo era stato diseredato nel momento stesso in cui aveva detto ai suoi genitori di aver mollato volontariamente la Revolutionary Accademy per entrare all'accademia di polizia. Il biondo tuttavia se l'era aspettato e aveva già pronte le valigie. 
Se ne andò senza mai voltarsi indietro, e andava benissimo così.
All'accademia tutto era stato come sempre aveva voluto. Finalmente gli sembrava di aver trovato il suo posto nel mondo, e anche se era dura lavorare e studiare allo stesso tempo, nel dormitorio aveva trovato due ragazzi con cui aveva legato subito, e ci era voluto poco affinchè tutti li riconoscessero come trio inossidabile. I due erano i nipoti del commissario Garp, ma non ricevevano favoritismi per questo, anzi, si dovevano guadagnare ogni cosa con il doppio della fatica degli altri, e Sabo li ammirava molto per questo.
Zoro era l'unico ad essere rimasto alla Revolutionary. Doveva terminare gli studi e succedere a Mihawk, e aveva preso molto sul serio questo compito. Nel mentre però aveva trovato il tempo di sposarsi con Bibi, prima che quest'ultima cominciasse a viaggiare con il padre di ambasciata in ambasciata. Avevano voluto ufficializzare il tutto ed era stata una bellissima cerimonia. Era stata l'unica occasione in cui Sabo aveva rivisto i suoi genitori.
Anche Law e Sanji vivevano una storia d'amore a distanza, dato che il primo si era trasferito negli Stati Uniti per imparare nuove tecniche di trapianto e nuovi metodi per curare la malattia della sorellina, mentre l'altro aveva scelto come meta l'Italia, patria indiscussa della buona cucina.
Avrebbero potuto stare alla Revolutionary loro due, il preside Akainu aveva deciso di chiudere un occhio alla fine, ma stranamente nessuno aveva più trovato di fondamentale importanza tornare in quella scuola.
Perfino Perona.
Lei era stata a dir poco sorprendete.
Il preside le aveva detto che l'avrebbe ripresa a scuola, e lei per tutta risposta aveva declinato l'offerta, si era iscritta alla facoltà di infermieristica, e ormai aveva iniziato il tirocinio.
Perona infermiera? Non lo avrebbe mai creduto possibile eppure...
Alla fine anche lei aveva aperto gli occhi come tutti, comprendendo che il mondo fuori dal loro piccolo regno patinato poteva essere miserabile, spaventoso, ma valeva ogni secondo di vita vissuta.
Sabo era orgoglioso di lei come non credeva lo sarebbe mai stato. 
Certo... aveva ancora un shock da digerire, ma si sarebbe abituato anche a quello. Già stava sorridendo al pensiero in realtà.
Pochi giorni prima infatti la giovane donna gli aveva chiesto un appuntamento per un caffè e si erano incontrati per pochi minuti, approfittando dell'unico momento di pausa che entrambi avevano nelle loro fitte giornate.
Perona tutta rossa in viso gli aveva mostrato una foto sul cellulare, una foto che mostrava una bella donna dai capelli corvini e lo sguardo acuto e intelligente il cui nome a quanto pareva era Robin.
Inizialmente il biondo non aveva colto, perciò erano arrivate le parole della ragazza a dare un senso a quella scena.
"Mi... mi aiuteresti? Io...Io credo di avere una cotta per lei."
Sabo si era quasi ribaltato dalla sedia a quell'uscita, ma alla fine tra una risata e una carezza aveva promesso alla principessina che ormai in realtà principessina più non era, di darle una mano.
Il destino a volte prendeva pieghe davvero inaspettate, ormai questo lo aveva imparato.
"Perchè stai ridendo da solo come un babbeo?"
Gli domandò Ace tirandogli una spallata giocosa, mentre Rufy li guardava scaccolandosi il naso come un bambino.
"Sta pensando alla sua fidanzata!"
"Certo la sua mano destra..."
Commentò il più grande dei due fratelli, beccandosi una gomitata in risposta.
Sabo poi finì di allacciarsi la divisa e con una risata e un cenno del capo esortò gli altri due a muoversi.
"Andiamo su, dobbiamo salvare il mondo anche oggi!"
Gli altri due si unirono alla sua risata e lo affiancarono per uscire con lui.
Dopotutto lui ci credeva davvero di poter cambiare il mondo.
Un passo per volta.

- The End -


Spazio autrice

EEEEEEEE stop. 
Fine di questo esperimento.
Mi sono divertita lo ammetto, e mi sono divertita a farvi credere la saboxperona fino alla fine ma... no XD
Dopotutto questa ff doveva essere una crack paring fino alla fine e così è stato.
Ripeterò l'esperimento? Può essere.
Alla fine sono riuscita a tirar fuori una storia più o meno seria da una cavolata, perciò va bene così. Un po' mi fa amarezza però, rendermi conto che storie come questa, apparentemente senza nè capo nè coda, abbiano più seguito di altre meglio strutturate e più canoniche.
Detto ciò comunque, sono felicissima di come sia andata e ringrazio tutti quelli che hanno letto, che mi hanno aggiunta ai loro preferiti, e ancor più coloro che hanno trovato il tempo di lasciarmi una recensione.
Grazie mille davvero.
E a presto spero <3

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