Io e te... bloccati in ascensore! di Il corsaro nero (/viewuser.php?uid=1011945)
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Un ospite indesiderato ***
Capitolo 2: *** Bloccati! ***
Capitolo 3: *** Iniziano i problemi ***
Capitolo 4: *** Primi approcci... ***
Capitolo 5: *** Confessioni ***
Capitolo 6: *** Epilogo ***
Capitolo 1 *** Un ospite indesiderato ***
CAPITOLO 1: UN OSPITE
INDESIDERATO
“Ho detto di no!
Non voglio averlo in
casa mia!” “Andiamo, Vegeta. E' solo un ospite...
non essere
scortese quando arriverà.” “Io faccio
quello che mi pare! Non
voglio avere quel mollusco che gira per casa!” “Per
prima cosa, i
molluschi sono i più forti tra tutti gli animali, proprio
perché
hanno i muscoli al posto della pelle. Seconda cosa, non urlare
così
forte o svegli Bra. E, terza cosa, sappi che ha un nome molto diverso
da -Quel mollusco-” “Non m'interessa come diavolo
si chiama!
Quello che m'interessa è che non stia in questa casa nemmeno
per un
minuto!”
Era una domenica pomeriggio
e la
litigata dei due coniugi della Capsule Corporation si sentiva per
tutto il quartiere.
“Non puoi
giudicarlo così male. Tu
non conosci Yamcha...” stava cercando di dire Bulma ma venne
interrotta dal marito: “Lo conosco abbastanza, invece:
è debole,
uno stupido dongiovanni ed era il tuo ragazzo!”
“Proprio perché
era il mio ragazzo, lo conosco meglio di te: avrà i suoi
difetti ma
è un brav'uomo!” “Ti ricordo che l'hai
mollato perché faceva
gli occhi dolci e sorrideva come un ebete a una tipa da
sballo.”
“Ormai è acqua passata... e, poi, se non l'avesse
fatto, io e te
non ci saremmo messi insieme e non sarebbero nati i nostri bei
bambini. Non capisco proprio perché tu debba per forza fare
tutte
queste scene...” “E io, invece, non capisco proprio
perché tu
l'abbia invitato a star qui per un'intera settimana!”
“Te l'ho
già spiegato: si è rotta una tubatura dell'acqua
e gli si è
allagata tutta la casa. Quando ho saputo del problema, per evitare
che spendesse soldi per stare in albergo, ho invitato lui e Puar a
stare da noi finché il problema non sarà
risolto.” “Fatto sta
che adesso starà in questa casa per una
settimana!” brontolò
Vegeta, voltandosi, ma Bulma lo bloccò: “Senti,
Vegeta. Cerca di
essere almeno educato
con Yamcha. Magari, poi scopri che non è così
male...” “Ma se
non riesco a stare nemmeno un minuto con Kaarot senza essere assalito
da voglie omicida...” le ricordò Vegeta
allontanandosi nel
corridoio.
Mentre
camminava in direzione della Gravity room, si mise a riflettere.
Perché
diamine Bulma aveva il terribile vizio di invitare a casa sua tutti
coloro che avevano dei problemi?!
Ricordava
ancora quando lei gli aveva offerto un posto dove stare dicendo che
non aveva i soldi per pagarsi un albergo.
Come
se un mercenario assassino alieno, principe di un pianeta distrutto
da tempo da colui che serviva e a cui si era ribellato, andando anche
incontro alla morte, avesse bisogno di un albergo!
Roba
da matti!
O
meglio... roba da Bulma Brief!
E
adesso, come se non bastasse, aveva invitato quella mezza calzetta
del suo ex a stare da loro per una settimana!
Che
idea balzana!
Se
c'era una persona che Vegeta detestava dopo Kaarot, era proprio il
precedente ragazzo di Bulma.
Il
motivo di ciò, era che Bulma era sua.
Non
poteva tollerare, perciò, che lei fosse stata di qualcun
altro,
anche se all'epoca i due non sapevano della sua esistenza e che
quello scemo di Kaarot fosse un alieno.
Il
solo pensiero di condividere la casa con quello lì lo faceva
stare
male.
Se
quello voleva approfittare di quella convivenza per riprovarci con la
sua Bulma, avrebbe passato in ospedale il resto dei suoi giorni!
Il
sayan si fermò di colpo e scoprì di essere
arrivato davanti alla
“camera” di Yamcha.
Ricordava
vagamente che il terrestre aveva vissuto in quella stanza fino alla
rottura con Bulma ed essa era rimasta disabitata per anni.
Adesso,
però, visto che Yamcha tornava per una settimana, Bulma, con
l'aiuto
dei robot e di sua madre, che non vedeva l'ora di avere un altro bel
giovanotto da tormentare per casa, l'aveva riaperta e rimessa a
nuovo.
Nessuno
avrebbe mai pensato che fino al giorno prima in quella stanza non ci
abitasse nessuno.
Ad
un tratto, Vegeta fece un sorriso sadico e aprì la porta
della
stanza.
Quel
babbeo sarebbe arrivato alle diciotto del pomeriggio e lui aveva
tutto il tempo per organizzare il suo personale benvenuto a Yamcha.
Un
benvenuto molto speciale e, del quale, non si sarebbe mai
dimenticato...
La
bella macchina rossa oltrepassò l'immenso cancello.
Fece
qualche altro metro e poi si fermò.
Da
essa, uscirono due persone.
Un
gatto blu volante e un uomo dai capelli neri e lunghi col viso
segnato da varie cicatrici.
Sulla
porta di casa, vi era un gruppo che li aspettava con ansia: un
vecchietto con occhiali, camice e folti baffi e un gatto nero sulla
spalla, una signora coi capelli biondi sparati in aria, un bambino
con i capelli lilla che teneva per mano una bambina dai lunghi
capelli neri, uno strano e piccolo essere blu, un cucciolo di cane,
una donna con i capelli turchesi che teneva in braccio una bimba, che
doveva avere qualche anno, con un ciuffo di capelli dello stesso
colore della madre e un uomo che se ne stava in disparte, a braccia
incrociate e con un'espressione corrucciata.
Fu
la donna con i capelli biondi e vaporosi ad avvicinarsi all'uomo con
i capelli neri, urlando: “Yamcha! Quanto tempo! Mi sei
mancato
molto in tutti questi anni! Potevi venirci a trovare più
spesso! Lo
sai che sei sempre il benvenuto...” “Errore. Lui
non è affatto
il benvenuto!” la corresse Vegeta.
Yamcha
abbassò lo sguardo, imbarazzato, mentre la signora Brief
apriva gli
occhi, sorpresa.
Le
era capitato solo una volta di aprire gli occhi: quando Bulma le
aveva detto che sarebbe andata a conoscere il nipotino Trunks da
grande, all'epoca aveva solo sei mesi.
Fu
Bulma, con in braccio la piccola Bra, a risolvere la situazione.
Si
avvicinò a Yamcha e, mandando un'occhiataccia furente al
marito, lo
rassicurò: “Non te la prendere Yamcha. Lo sai che
Vegeta non
sopporta molto gli ospiti.”
L'uomo
fece un sorriso forzato poi, un po' timidamente, disse: “Ho
paura
che il mio arrivo non sia stato preso molto bene. Non sarebbe
meglio... ehm... se io e Puar che ne andassimo in...”
“Oh,
Yamcha! Non preoccuparti, vedrai che ti troverai bene qui!”
lo
interruppe Bulma, decisa.
Un
po' più rassicurato, Yamcha aprì il bagagliaio
della macchina e,
aiutato da Puar, scaricò i bagagli.
“Non
serve che tu prenda i bagagli. Se ne possono occupare Trunks, Pilaf,
Mai e Shu. Tu sei un ospite e, come tale, devi solo
riposare.” lo
bloccò Bulma prima che Yamcha e Puar entrassero in casa coi
bagagli.
Yamcha
tentò di protestare: “Ma Bulma... non ti devi
preoccupare... i
bagagli posso anche portarli io...” “Sì,
Bulma, non ti
preoccupare. Sarà anche uno dei guerrieri più
scarsi e deboli della
Terra ma dovrebbe essere capace di portare delle valigie... a meno
che non si sia rammollito del tutto in questi anni di
inattività e
non riesca nemmeno a sollevarle.” sghignazzò il
principe dei
sayan.
Purtroppo
per lui, Bulma non prese molto bene la battuta.
“Vegeta...
dì un'altra delle tue e stasera vai a letto senza cena. Lo
sai che
non scherzo.” gli sibilò, inferocita.
Certe
volte, era più spaventosa di Chichi.
Pertanto,
Vegeta decise che era meglio piantarla subito.
Nel
frattempo, mentre i quattro bambini dello stabile, prendeva le
valigie del nuovo arrivato, la signora Brief aveva preso per un
braccio Yamcha e l'aveva condotto all'interno della casa, dicendogli:
“Ma lo sai Yamcha, che sei diventato più muscoloso
in quest'ultimo
periodo? Hai frequentato qualche palestra?” “A dire
la verità...
ho lasciato perdere le arti marziali in questi ultimi anni... ormai,
ero solo d'intralcio...” “Davvero? Ma lo sai che le
tue cicatrici
ti rendono così affascinante?”
“D-davvero? Beh, grazie.” “Sai
che mi fa piacere che Bulma mi faccia conoscere dei bei ragazzi come
te, Goku e Vegeta? Non mi stancherò mai di guardarvi.
Comunque,
indovina dove starai?” “Non... non
saprei...” “Nella stanza
dove abitavi tu prima che te ne andassi. Nessuno l'ha
più
abitata da allora. Io e Bulma l'abbiamo rimessa in sesto. Vedrai,
è
un autentico capolavoro.” cinguettò la signora
mentre il povero
Yamcha cercava di sottrarsi alle sue mire rapaci.
Finalmente,
il gruppo arrivò davanti alla porta.
“Ora
apri bene gli occhi, Yamcha. Stai per assistere a un'autentica
meravigliaaaaah! Ma cos'è successo qua dentro?!”
urlò la signora,
sbigottita dallo spettacolo che era apparso aprendo la porta.
Le
coperte del letto erano state tolte e strappate in mille pezzi, il
cuscino era stato aperto e le piume che un tempo si trovavano al suo
interno volavano tranquille per tutta la stanza e sembrava che stesse
nevicando, i mobili erano stati rovesciati per terra e, sul muro, era
stato scritto con una bomboletta spray rossa: Benvenuto,
Yamcha!
Tutti
i presenti erano così scossi da non riuscire a parlare.
L'unica
che si stava divertendo per quella situazione era la piccola Bra,
che, con le sue manine, tentava di afferrare una piuma bianca che
volava vicino a lei.
Fu
proprio Yamcha l'unico che ebbe la forza di dire: “Forse
è meglio
se io e Puar andiamo a stare in albergo.” “Ma
neanche per sogno,
Yamcha! Tu adesso resti qui! A casa mia ci sono molte altre
stanze.”
“Sì, ma... non credi che abbia provocato un po'
troppi disagi?”
“Rilassati, Yamcha. Vedrai che andrà tutto
bene.” “D'accordo.”
“Perfetto. Allora puoi stare nella stanza n°42 della
zona est.”
“Quella col letto matrimoniale?! Ma non pensi che quella
stanza sia
un po' troppo grande per me e Puar?” “Proprio per
questo la
condividerete con Vegeta.”
L'ultima
frase di Bulma aveva lasciato tutti senza parole e la risposta di
Vegeta non si fece attendere.
“STAI
SCHERZANDO, BULMA?! IO NON HO NESSUNA VOGLIA DI CONDIVIDERE UNA
STANZA CON QUALCUNO! E, POI, TI RICORDO CHE IO HO GIA' UNA
STANZA!”
urlò, indignato, il principe dei sayan mentre Yamcha si
voltava e
diceva a Puar: “Puar, ce ne andiamo in albergo.”
Sfortunatamente
per lui, Bulma lo afferrò per una spalla, sibilandogli, con
la voce
più spaventosa che si potesse immaginare:
“Yamcha... quando dico
che resti qui, voglio dire che resti qui!”
Poi
si voltò verso il marito e gli disse: “In quanto a
te, mio caro
scimmione, condividerai la stanza con Yamcha per una settimana.
Chissà, magari imparerai ad aver più rispetto per
le cose degli
altri!”
Sentendo
quelle parole, Vegeta comprese: Bulma aveva capito che il misterioso
vandalo della stanza di Yamcha era lui.
“Beh...
buonanotte Vegeta.” “Chiudi il becco e fila a
dormire,
terrestre!”
Mentre
Yamcha si sdraiava sul letto, cercando di stare il più
lontano da
Vegeta, il sayan, se ne stava seduto sul letto con le braccia
consorte.
Era
infuriato: adesso gli toccava dormire con quel rammollito!
Avrebbe
voluto far di testa sua, ma ciò avrebbe significato andar
incontro
alla furia di Bulma e tutti, persino Bra, sapevano che era meglio non
scatenarla.
Guardò
l'uomo addormentarsi.
Se
sperava di aver vinto, si sbagliava di grosso!
“Hai
vinto solo il primo round, terrestre.” gli sibilò
prima di
sdraiarsi sul letto e addormentarsi.
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Capitolo 2 *** Bloccati! ***
CAPITOLO
2: BLOCCATI!
I
successivi quattro giorni di convivenza furono, per Yamcha, un vero
inferno!
Per
Vegeta, infatti, ogni occasione era buona per prenderlo in giro e
umiliarlo!
Fortunatamente,
gli altri membri della casa sembravano averlo preso in simpatia.
La
signora Brief lo viziava come pochi, Trunks lo considerava come il
fratello maggiore che non aveva mai avuto e perciò lo
invitava
spesso a giocare ai videogames assieme a Pilaf, Mai e Shu, e Bulma
non solo gli rivolgeva sempre qualche parola gentile ma lo difendeva
quando Vegeta lo tormentava, ovvero sempre.
Anche
l'ultima arrivata della famiglia, ossia la piccola Bra, sembrava
adorarlo, in quando smetteva di piangere quando lo vedeva, ma Yamcha
aveva un po' di paura di ciò.
Infatti,
prima del suo arrivo, l'unica persona, in tutto lo stabile, con cui
Bra smetteva di piangere era suo padre, Vegeta.
Al
principe dei sayan non piaceva per niente questa nuova preferenza
della figlia.
Bra
era la sua principessa e il solo pensiero di doverla condividere con
qualcuno che non fosse un membro della sua famiglia lo mandava su
tutte le furie.
Se,
poi, quel qualcuno era l'ex di sua moglie, apriti cielo!
Non
aveva nessuna intenzione di condividere con quello pure la figlia.
Inoltre,
l'uomo cercava sempre di dormire il più lontano possibile
dal sayan
e di svegliarsi per primo.
Non
voleva, assolutamente, ripetere l'allucinante risveglio del primo
giorno.
Quel
mattino, infatti, il primo a svegliarsi era stato proprio Vegeta.
Si
era girato sul lato del letto, sperando di vedere il dolce viso della
sua Bulma addormentato, e si era ritrovato davanti, il viso sfregiato
da varie cicatrici di Yamcha.
Sfortunatamente
per Yamcha, Vegeta si era completamente dimenticato che doveva
condividere la stanza con lui.
“CHE
DIAMINE CI FAI IN CAMERA MIA, TERRESTRE?!!?!” aveva urlato,
adirato, il sayan.
I
poveri Yamcha e Puar avevano fatto un salto in aria per lo spavento.
Quando
il terrestre aveva capito il motivo della furia di Vegeta, aveva
tentato di spiegargli: “Vegeta, calmati... ti posso
spiegare...”
Ma
il principe dei sayan non l'aveva lasciato proseguire:
“VOLEVI
RIPROVARCI CON BULMA, EH?! MA ADESSO TE LA FACCIO VEDERE
IO!!!” e
gli aveva lanciato un ki blast che aveva colpito una sedia,
polverizzandola all'istante.
“Yamcha,
presto, fuggiamo!!” aveva urlato Puar, sfrecciando verso la
porta,
seguito a ruota dall'uomo.
Era
come quando lui e Puar avevano assistito alla prima trasformazione di
Goku in scimmione ma, in quel caso, c'era una differenza sostanziale:
non solo Vegeta era in versione umana, ma, cosa davvero preoccupante
e spaventosa, era perfettamente padrone di sé stesso.
I
due, terrorizzati, erano usciti dalla stanza e per poco non si
scontrarono con Bulma, con ancora la vestaglia addosso.
“Si
può sapere che state combinando?! Vi si sente per tutta la
casa! Se
proprio dovete allenarvi fatelo nella Gravity room!” aveva
protestato la donna.
Appena
l'ebbe vista, Vegeta si era calmato all'improvviso.
“Aspetta,
Bulma. Sistemo quel maniaco pervertito del tuo ex e poi mi
calmo.”
le aveva detto.
Sentendo
quelle parole, Bulma l'aveva fissato allibita.
“Ma
cosa dici?” gli aveva domandò incredula e Yamcha
le aveva
spiegato: “Si è dimenticato che dobbiamo
condividere la stanza...”
Sentendo
le parole di Yamcha, Vegeta si era ricordato, all'istante, tutto
quello che era successo il giorno prima: l'arrivo di Yamcha, la
distruzione della stanza del terrestre, la punizione di Bulma...
Il
sayan stette zitto un attimo e poi aveva detto: “Ah
sì, è vero...
ora ricordo...”
Per
cinque minuti, i quattro presenti erano stati i completo silenzio ma
che venne interrotto da Yamcha quando chiese: “Bulma, ti
prego,
anzi, ti scongiuro... io e Puar possiamo andarcene in
albergo?”
Da
allora erano passati quattro giorni.
Yamcha
non riusciva ad addormentarsi al pensiero di perdere la vita il
mattino seguente a causa dell'irascibile padrone di casa.
Fortunatamente,
era giovedì.
Ancora
tre giorni di tortura, poi sarebbe stato libero... sempre se Vegeta
non l'avesse ammazzato prima.
Così
quel giovedì pomeriggio, Yamcha si diresse tranquillamente
in
direzione dell'ascensore.
Doveva
andare nella cucina al secondo piano per prendere un bicchiere
d'acqua.
Aveva
già aperto l'ascensore, quando una voce alle sue spalle lo
bloccò:
“Fammi salire.”
Era
la voce di Vegeta.
Yamcha
lo fece passare.
Era
meglio non farlo infuriare, in fondo, era stato un mercenario.
Stava
per scendere, quando una presa molto forte gli strinse il braccio e
la voce di Vegeta si sentì nuovamente: “Dove credi
di andare? Tu
resti qui!” “E perché scusa? Ci sono
altri ascensori...”
“Poche storie, terrestre. Vuoi che ti prenda a
pugni?”
Yamcha
capì che era meglio arrendersi e così
tornò nell'ascensore.
“Quinto
piano.” disse Vegeta appoggiandosi alla parete dell'ascensore
a
braccia consone.
Ma
mi ha preso per un portiere? Si domandò,
scandalizzato,
Yamcha ma non disse niente in quanto non voleva trovarsi un'altra
cicatrice sulla faccia.
L'ascensore
cominciò lentamente a salire.
Ad
un tratto, quando avevano già superato il terzo piano,
l'ascensore
si fermò all'improvviso.
“E
adesso che succede?” domandò, seccato, Vegeta e
Yamcha rispose,
cliccando senza sosta il tasto che avrebbe portato al quinto piano:
“Non ne ho idea...”
Dopo
un po', Yamcha smise di toccare il tasto e dichiarò:
“Temo che
devo premere il tasto dell'allarme. Credo che si sia
bloccato.”
Il
terrestre cliccò, quindi, il tasto giallo con disegnato una
campana.
Un
minuto dopo, si sentì la voce di Bulma: “Che
succede?” “Bulma,
sono Yamcha. L'ascensore si è fermato e, quindi, sono
bloccato qui
dentro con Vegeta. Puoi farlo ripartire, per favore?” le
raccontò
Yamcha e la scienziata rispose: “Controllo subito, non
muovetevi.”
“E chi si muove?” commentò, sarcastico,
Vegeta.
Dieci
minuti dopo, si sentì la voce della turchina:
“Ragazzi, temo che
dovrò lavorare un bel po'. Pare che gli ingranaggi
dell'ascensore
siano parecchio arrugginiti. Mi sa che dovrete restare bloccati un
po'...” “Quanto?” domandò,
nervoso, Vegeta.
Non
gli piaceva affatto quella situazione...
“Abbastanza...
ma se vuoi chiamo Goku e col teletrasporto...”
“PIUTTOSTO RESTO
BLOCCATO IN ASCENSORE A VITA!!!” la bloccò,
scandalizzato, il
sayan.
Non
aveva nessuna intenzione di venir salvato da Kaarot.
Tutto,
ma non quello.
Yamcha
chiese, timidamente, a Bulma: “Puoi chiamare Goku e dirgli di
salvare solo me?” “COSI' QUELL'IDIOTA SA CHE SONO
BLOCCATO IN
ASCENSORE?!” gli urlò Vegeta.
Bulma,
sospirò.
Quando
si parlava di Goku, Vegeta diventava, se era possibile, ancora
più
irascibile.
Era
più forte di lui.
La
donna si stiracchiò un attimo sulla poltrona e poi disse,
nel
microfono attraverso cui poteva parlare coi due malcapitati:
“Sentite... farò del mio meglio per tirarvi fuori
da lì il più
in fretta possibile, ma mi raccomando, non fate porcherie all'interno
dell'ascensore. Se fate le vostre cose lì dentro, le
ripulite voi,
chiaro?”
I
due uomini, annuirono.
Era
meglio non scherzare con Bulma.
La
scienziata stava per spegnere il microfono che la collegava
all'ascensore guasto, mettendo così fine alla conversazione,
quando
un pensiero le attraversò la testa.
Si
avvicinò al microfono e disse: “Ah, un'ultima
cosa: Vegeta voglio
che quando l'ascensore sia di nuovo in funzione, Yamcha sia ancora
vivo. Niente ossa fuori posto, lividi o ferite, altrimenti non usi
più la Gravity room per un anno intero! Sono stata
abbastanza
chiara?” “Trasparente.”
sibilò, seccato il marito.
Qualcosa
gli diceva già che sarebbe stata una permanenza forzata
molto
difficile...
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Capitolo 3 *** Iniziano i problemi ***
CAPITOLO
3: INIZIANO I PROBLEMI...
Yamcha
aprì dolcemente un occhio.
Era
ormai da parecchio tempo che lui e Vegeta erano bloccati in ascensore
e, senza nemmeno accorgersene, si era addormentato.
Non
aveva la più pallida idea di che ore fossero, in quanto
aveva
lasciato l'orologio da polso in camera sua.
Il
terrestre, appena sveglio si mise a battere i denti.
Nell'ascensore
faceva molto freddo, in quanto non era previsto che due persone
stessero chiuse là dentro.
Si
rammentava che poco prima di addormentarsi, il principe dei sayan si
era lamentato per il freddo: “Accidenti! Ma non accendono mai
il
riscaldamento qua dentro?” “Vegeta siamo in un
ascensore non in
una stanza.” “L'ho capito benissimo, genio! Hai
qualche idea per
scaldare questo posto?” “Beh, una volta ho letto in
un romanzo
che degli alpinisti bloccati in montagna da una tormenta si
addormentavano vicini per conservare il calore corporeo e non morire
congelati.”
Purtroppo,
si era accorto di averla detta grossa solo quando aveva finito di
pronunciare quelle parole.
Vegeta,
infatti, l'aveva guardato malissimo e gli aveva urlato:
“AVVICINATI
A ME ANCHE SOLO DI UN CENTIMETRO E TI STENDO! PIUTTOSTO CHE DORMIRE
ACCANTO A TE PREFERISCO MORIRE CONGELATO!!!”
Della
serie: -La mia dignità è più
importante della sopravvivenza.-
Così,
Yamcha si era acquattato in un angolino dell'ascensore e si era
addormentato.
Stava
ancora tremando, quando sentì la voce di Vegeta dirgli:
“Ce ne hai
messo di tempo per svegliarti, rompiscatole.”
Yamcha
alzò lo sguardo.
Vegeta
era seduto dall'altra parte dell'ascensore a braccia incrociate.
Era
nella stessa identica posizione in cui l'aveva visto l'uomo prima di
addormentarsi.
“Non
dirmi che sei rimasto sveglio in quella posizione per tutto questo
tempo!” gli domandò, allibito, il terrestre e il
sayan rispose:
“Ovvio. Non sono mica come te.”
Un
po' di tempo dopo, si sentì la voce di Bulma:
“Ragazzi, come
state?” “Secondo te? In questo stupido ascensore
c'è un freddo
cane, si sta scomodissimi e quell'idiota di un terrestre russa come
un trattore!” protestò Vegeta.
Sentendo
quelle parole, Bulma si girò verso Trunks, che era di fianco
a lei,
e gli sussurrò: “Sta bene ed è in gran
forma.”
Trunks
le chiese: “Posso parlare con papà,
mamma?” “Ma certo, tesoro.
Usa il microfono ma fai attenzione a non danneggiarlo. E' l'unico
mezzo di comunicazione che abbiamo con quei due.” gli
raccomandò
la donna, sposandosi dalla sedia e cedendo il posto al figlio.
“Papà,
ho saputo che sei intrappolato in ascensore assieme a
Yamcha.”
cominciò il piccolo sayan ma venne, immediatamente, zittito
da
Vegeta: “Grazie, Trunks. Non me ne ero accorto.”
“Comunque,
volevo dirti che la mamma e il nonno ci stanno dando dentro e anche
io, Pilaf, Mai e Shu diamo una mano appena possibile. Volevo
salutarti prima di andare a lezione...” “Ma quale
lezione? Non
hai lezioni di notte.” “Veramente sono le otto del
mattino...”
Vegeta
sgranò gli occhi.
Era
già passata una notte?!
Perché
diavolo Bulma non l'aveva ancora liberato?!
“BULMA!!
MA CHE STAI COMBINANDO?! PERCHE' DIAMINE SONO ANCORA BLOCCATO QUA
DENTRO?!?” urlò il principe dei sayan.
Bulma
fece un sospiro e spiegò: “A quanto pare il
problema è più grave
del previsto e non sarà tanto facile liberarvi. Sono rimasta
in
piedi fino alle undici per cercare di rimetterlo in funzione ma
inutilmente. Quindi ho deciso di andarmene a dormire. Ho cercato di
avvisarvi ma ronfavate entrambi come ghiri...”
Yamcha
sgranò gli occhi.
Ma
allora anche Vegeta si era addormentato ma, molto probabilmente, si
era svegliato prima di lui.
Vegeta
non rispose ma Yamcha ebbe come l'impressione che fosse arrossito.
Comunque,
Trunks, riprese la conversazione: “Papà, sai che
tu e Yamcha
mancate moltissimo a Bra?” “COSA DIAVOLO INTENDI
DIRE?!”
chiese, urlando, Vegeta.
Il
bambino dai capelli lilla gli raccontò: “Beh... da
quando siete
chiusi qua dentro sembra triste e quando vi nominiamo si volta di
scatto e guarda da tutte le parti come se vi cercasse...”
“Starà
cercando solo me,
sono suo padre!” “Veramente... ha fatto la stessa
identica cosa
quando abbiamo nominato solo
Yamcha.”
Vegeta
era paonazzo.
Ci
mancava solo che la prima parola di sua figlia fosse Yamcha.
Come
si permetteva quello smidollato di rubargli la sua bambina, la sua
principessa, la sua Bra?!
Se
solo avesse potuto... avrebbe scorticato vivo quel terrestre in
quello stupido ascensore guasto ma non poteva farlo, in quanto Bulma
gli aveva ordinato di non torcere un capello a Yamcha, sotto la
minaccia del divieto a utilizzare la Gravity room per un anno!
Quello
era persino peggio di stare bloccato lì dentro assieme a
quel
babbeo.
Ad
ogni modo, Trunks decise di interrompere la conversazione:
“Beh,
ciao papà. Io me ne vado a lezione. Divertiti.”
“Molto
spiritoso.” commentò Vegeta.
Ad
un tratto, sentì un'altra voce: “Yamcha, tutto a
posto?”
Era
quello stupido gatto volante di quel terrestre.
Stavolta,
fu Yamcha a rispondere: “Sì, Puar, non ti
preoccupare. E' come
quando eravamo prigionieri di Pilaf in quella cella col soffitto
fatto di vetro anti-proiettile. Ti ricordi? Voleva farci morire
disidratati in quanto Oolong aveva espresso un desiderio al drago
prima di lui... Allora, noi e gli altri non potevamo immaginare che,
alla fine, quel nanerottolo blu e i suoi scagnozzi sarebbero tornati
bambini e che, in un certo senso, sarebbero diventati nostri
alleati...” si mise a raccontare Yamcha e, si mise a pensare
ai
tempi andati.
Quando
lui era uno degli alleati più forti di Goku, quando non
sapeva
neanche cosa fosse un sayan, quando lui e Bulma erano fidanzati...
A
volte, gli sarebbe piaciuto tornare indietro per ricominciare a
sognare un futuro solo per loro... ma ormai le cose erano andate
così
e doveva rassegnarsi.
Bulma,
ormai, era di Vegeta.
Purtroppo
le sue riflessioni furono interrotte proprio dalla voce del diretto
interessato: “Altri? Quali
altri?”
Yamcha
impallidì.
Vegeta
l'avrebbe ammazzato...
Il
sayan si mise a battere un piede e ripeté, nervoso:
“Allora? Chi
c'era assieme a te e a quel gattaccio?”
Il
povero terrestre fece un sospiro ed elencò:
“Oolong, Goku e...
Bulma.”
L'ultimo
nome l'aveva sussurrato ma, a quanto pareva, il sayan aveva un udito
molto fine, in quanto si mise a strillare, scandalizzato: “TU
E
BULMA ERAVATE PRIGIONIERI NELLA STESSA STANZA?!”
“Beh... non è
che potevamo chiedere, come se niente fosse, di cambiare
cella...”
“SPERO PER TE CHE NON LE HAI FATTO NIENTE APPROFITTANDO DEL
FATTO
CHE ERAVATE SOLI!!” “Non eravamo proprio soli...
c'era anche
Goku...” “MA FIGURATI! SCOMMETTO CHE QUEL BABBEO
NON CAPIVA
NEMMENO LA DIFFERENZA TRA UOMO E DONNA!!”
In
effetti, l'unico modo che aveva per capire il sesso di una persona
era fare PAT PAT in mezzo alle gambe del diretto interessato.
Pensò Bulma, imbarazzata.
Non
poteva certo dimenticare cosa combinava Goku da bambino...
Comunque,
era meglio bloccare al più presto quella litigata o sarebbe
male.
Così,
prese il microfono e disse: “Vegeta... ricordati che Yamcha
deve
uscire vivo e illeso da lì, altrimenti ti puoi scordare la
Gravity
room.”
Vegeta,
sentendo ciò, decise di darsi una calmata.
Non
voleva certo rischiare di perdere una delle cose più
importanti
della sua vita.
Sentendo
che era tornata la calma nell'ascensore, Bulma decise di interrompere
quella conversazione: “Beh, vado a sistemare l'ascensore, mi
raccomando, fate i bravi, soprattutto te, Vegeta.” e spense
il
microfono.
I
due stettero in completo silenzio nei loro rispettivi angoli per
cinque minuti oppure per cinque ore, non si riuscì a capire
bene,
ma, in ogni caso, fu Vegeta a rompere il silenzio: “Ehi, hai
qualcosa da mangiare?” “Mi sa di no...”
fu la risposta del
terrestre e il sayan commentò: “Accidenti, ho
così fame che
rischio di morire.” “Ma dai, Vegeta... non
esagerare...”
GROAAAR
Il
lamento dello stomaco di Vegeta fu incredibilmente potente e
spaventoso.
Yamcha
rimase a bocca aperta: quello era il verso che faceva lo stomaco di
un sayan quando voleva essere riempito?!
Sembrava
il verso di una tigre enorme.
E
non fu il solo nello stabile a sentirlo.
Anche
la signora Brief, che in quel momento stava preparando il tè
e i
pasticcini, in quanto erano quasi le cinque del pomeriggio, lo
sentì.
“Dev'esserci
un gattino intrappolato nel condotto di ventilazione...” si
preoccupò la donna, mentre appoggiava il tè e i
dolci nel vassoio.
Mentre
si dirigeva verso il laboratorio, dove si trovavano il resto degli
abitanti della casa, la signora sentì di nuovo i lamenti
dello
stomaco di Vegeta.
“Senti
come si dispera, povera bestiola!” si disse la madre di Bulma
prima
di aprire la porta del laboratorio.
“E'
l'ora del tè.” cinguettò la donna,
entrando nella stanza e
appoggiando il vassoio sul tavolo.
Immediatamente,
Trunks, Pilaf, Mai,Shu e Puar, smisero di aiutare Bulma e il dottore
e fecero razzia dei dolci.
La
donna si avvicinò al marito e alla figlia e
consigliò: “Sarà
meglio se mangiate qualcosa e vi riposiate un po'. Avete mangiato
solo un panino a pranzo.” “Mamma, te l'ho
già detto. Io non mi
fermerò finché quei due non saranno fuori
dall'ascensore.” fu la
distratta risposta di Bulma.
La
signora Brief, allora, si avvicinò al marito e disse:
“Quando
avremo liberato quei poverini bloccati nell'ascensore, potresti
aiutarmi a salvare un gattino?” “Quale gattino,
cara?” “C'è
un povero micio intrappolato nel condotto di ventilazione. I suoi
lamenti si sentono per tutto la casa...”
In
quel preciso istante, si sentì un boato più
potente degli altri.
Era
così forte che le fiale e i vetri del laboratorio tremarono
e
persino Bulma alzò gli occhi.
“E'
il gattino. Povero caro, dev'essere proprio spaventato.”
dichiarò
la signora.
Finalmente,
il boato finì e la madre di Bulma esclamò:
“Cielo, mi strazia il
cuore!” “Ma quale gattino, mamma? Questo
è lo stomaco di mio
marito e... sta straziando i vetri delle finestre.”
borbottò la
figlia, indicando le finestre del laboratorio che stavano ancora
tremando.
Bulma
sperò di riuscire a risolvere il danno in fretta,
soprattutto per
Yamcha.
Non
c'era niente di peggio che restare bloccati in un ascensore con un
sayan tremendo come Vegeta, per giunta anche affamato.
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Capitolo 4 *** Primi approcci... ***
CAPITOLO
4: PRIMI APPROCCI...
La
scienziata dai capelli turchini stava fissando da due ore lo schermo
del computer.
Aveva
guardato e riguardato quei file ma non c'era niente da fare.
Non
riusciva proprio a capire come fare per far funzionare di nuovo
l'ascensore in cui Vegeta e Yamcha erano prigionieri da ormai tre
giorni.
La
donna sentì la porta aprirsi, ma non si girò
tanto era immersa nei
suoi pensieri.
“Bulma...”
la fece sussultare la voce del padre.
La
scienziata smise di guardare lo schermo e si girò verso il
padre,
chiedendogli: “Ciao, papà. Come stai?”
“Io bene, ma non posso
dire la stessa cosa di te: sono tre giorni che mangi poco, dormi
ancora meno e non fai una doccia. Non è da te ridurti in
questo
modo...”
Bulma
sospirò e rivelò: “Non posso farci
niente, papà. Sono
preoccupata per entrambi. Vegeta perché è mio
marito e lo amo con
tutta me stessa e Yamcha perché è come se fosse
mio fratello. E'
vero che adesso siamo solo amici ma, prima che arrivasse Vegeta, io e
lui eravamo fidanzati. Tutto sommato, il nostro, era un amore grande
e sincero e, se non fosse arrivato Vegeta, ci saremmo anche sposati e
saremmo stati benissimo insieme, ne sono certa. Non voglio che Vegeta
sappia questo perché, già è molto
geloso di Yamcha per il fatto
che eravamo fidanzati un tempo, se poi sa del nostro bel rapporto che
avevamo, lo ucciderebbe seduta stante, infischiandosene delle mie
minacce. Vorrei che non fosse così freddo e cinico nei suoi
confronti ma che provasse, almeno, a parlargli. Yamcha è un
brav'uomo, anche se un po' immaturo. E vorrei che lo capisse anche
lui.”
Il
dottor Brief lasciò che la figlia si sfogasse.
Tutta
quella faccenda la stava proprio distruggendo.
Proprio
in quel momento, un lugubre lamento si udì e tutto quanto,
persino
il dottore e la sedia su cui era seduta Bulma sobbalzarono.
Quando
il frastuono terminò, il dottor Brief commentò:
“E' la quarta
volta, oggi, che sento lo stomaco di Vegeta.” “Per
questo devo
farli uscire di lì il più in fretta
possibile...” “Mi auguro
che a Vegeta non venga in mente di mangiarsi Yamcha.”
“Tranquillo,
papà. In passato ho avuto più volte occasione di
aver a che fare
con la fame di Goku. A quanto pare, se i sayan non mangiano, perdono
tutte le loro energie e non riescono a combattere con tutta la loro
potenza. Scommetto che Vegeta non ha nemmeno la forza di alzarsi in
piedi.” “Sì, ma temo che se identifica
in Yamcha un potenziale e
ristoratore pasto, le sue forze torneranno magicamente...”
Bulma,
sentendo le parole del padre, sbiancò.
Era
vero, Yamcha correva il rischio di diventare il pasto di un sayan.
Decise,
però, di mantenere la calma e, mentre continuava a lavorare
al
computer, chiese, quasi per caso: “Dov'è la
mamma?” “A
coccolare Bra. A quanto pare, sta diventando sempre più
depressa:
non mangia più, non dorme... non urla più,
persino.”
Bulma
sospirò.
Questa
situazione, era atroce anche per sua figlia.
Bra
era sempre stata legata a suo padre ma, da quando aveva invitato
Yamcha in casa loro, la piccola si era affezionata anche a lui.
Bulma
sospettava che la bambina avesse trovato qualcosa che quei due
avevano in comune... qualcosa che nemmeno lei aveva mai notato...
Un
altro lamento dello stomaco di Vegeta si sentì per tutta la
casa.
Bulma
era, in parte, contenta di sentirli, in quanto erano la prova
lampante che Vegeta non avesse ancora mangiato Yamcha, ma non poteva
negare che tutti quei boati spaventavano a morte tutti, persino i
vicini, che qualche ora prima avevano bussato allo stabile,
chiedendo, a nome di tutto il quartiere, se per caso avevano una
pantera affamata in casa.
La
signora Brief aveva perlustrato tutti i vari condotti di ventilazione
della casa in cerca di quel povero gattino intrappolato e c'era
voluta tutta la pazienza di Bulma per convincerla che quei lugubri
lamenti erano solo lo stomaco di un sayan affamato e, per giunta,
prigioniero in un ascensore.
Bulma
decise di non perdere altro tempo.
I
brontolii dello stomaco di Vegeta erano sempre più potenti e
non
voleva rischiare di trovare le ossa del suo ex quando avrebbe
riattivato l'ascensore.
Un
altro, tremendo, brontolio dello stomaco di Vegeta.
Yamcha
cominciava a non poterne più.
Nonostante
fossero d'aspetto simili ai terrestri, quei sayan erano molto diversi
da loro.
Avevano
tutti, persino Goku, un qualcosa di... animalesco.
Persino
il loro stesso stomaco non era umano.
Quale
essere in tutto l'universo possedeva uno stomaco capace di fare un
simile baccano e capace di contenere, come se niente fosse, cibo che
avrebbe potuto sfamare, per anni interi, un'intera nazione?!
Non
era riuscito a chiudere occhio, non tanto per il freddo, ma per i
versi da colonna sonora da film horror di quel dannato stomaco.
Quando
Bulma avrà fatto partire questo maledetto ascensore, la
prima cosa
che farò sarà quella di andarmene, assieme a
Puar, in albergo!
Si lamentò, mentalmente, il terrestre.
C'era
una cosa, poi, che cominciava a preoccuparlo seriamente.
Vegeta,
da qualche ora, lo stava guardando sorridendo.
Di
solito, la gente aveva un'espressione più rassicurante
quando
sorrideva, ma non Vegeta.
Vegeta
sorrideva raramente, e forse era meglio così... anche
perché, quel
sorriso gli stava facendo venire i brividi.
Ad
un tratto, Vegeta gli disse: “Sai Yamcha, mi sembra che tu
sia un
po' ingrassato.”
Yamcha
era stupefatto.
Vegeta
gli aveva solo chiesto solo alcune piccole cose per poi era piombato
nei suoi famosi mutismi.
E
adesso, di punto in bianco, gli diceva che sembrava ingrassato.
Un
po' imbarazzato, il terrestre rispose: “Forse un po'... sai,
in
questi anni di inattività...” “Oh, non
ti preoccupare... mi vai
benissimo così... anzi, sei perfetto.” lo
zittì il principe dei
sayan avvicinandosi lentamente a lui e, contemporaneamente, pulendosi
con una mano della bava che gli usciva dalla bocca.
In
un attimo, Yamcha capì.
“Vegeta...
ricordati che devo uscire vivo e illeso da qui... altrimenti, Bulma,
non solo ti ammazzerà, ma ti toglierà la Gravity
room...” tentò
di ricordargli Yamcha, indietreggiando, ma il sayan non lo
lasciò
proseguire.
Si
lanciò verso di lui, gridando, come un posseduto:
“CIBO! CIBO!
CIBO! CIBO!” “AAAARRRGGGHHH!!!”
gridò, terrorizzato, Yamcha,
tentando di sfuggire a quella furia.
Il
Vegeta affamato era persino peggio del Vegeta infuriato o del Vegeta
geloso.
Adesso,
Vegeta sembrava sul serio trasformato in quel mostruoso gorilla
gigante: non solo aveva completamente perso la ragione ma era guidato
solo dalla furia... del suo stomaco che voleva essere riempito a
tutti i costi.
Le
urla di Yamcha le sentì solo la signora Brief, che in quel
momento
stava innaffiando i fiori del giardino.
“Cielo!
C'è anche un povero canarino nel condotto di ventilazione.
Povero
caro, lo tirerò fuori da lì.” disse la
signora, abbandonando
l'annaffiatoio, e correndo a prendere una scala, pronta a perlustrare
i condotti di ventilazione della casa per salvare quel povero
canarino.
Nel
frattempo, Yamcha si trovava in una situazione disperata: si trovava
in un angolo dell'ascensore, senza via di fuga, e Vegeta si stava
avvicinando sempre di più, pronto a mangiarselo.
Non
voleva certo morire mangiato, gli era già capitato con Majin
Bu e
non voleva certo ripetere l'esperienza.
Certo,
le sfere del drago l'avrebbero riportato in vita, in quando quella
non era di certo una morte naturale, ma non ci teneva di certo a
crepare.
Ad
un tratto un pensiero, che forse poteva salvarlo, gli
attraversò la
mente.
Ricordò
che qualche ora prima di rimanere intrappolato là dentro, la
piccola
Bra gli aveva dato una caramella.
Grazie
al cielo, Vegeta era impegnato nella Gravity room, altrimenti
l'avrebbe strangolato all'istante.
Yamcha
ricordò anche che non l'aveva mangiata, ma l'aveva
distrattamente
messa nella tasca della giacca.
Mise
velocemente la mano in tasca ed eccola, la sua ancora di salvezza.
Cercando
di rimanere calmo, Yamcha gridò: “Invece di
mangiarmi, mangiati
questa caramella!” e la lanciò.
Vegeta,
immediatamente, dimenticò il suo obiettivo e si
avventò, come un
leone su una gazzella, sulla caramella.
Yamcha
pregò che la caramella lo saziasse abbastanza da fargli
riprendere
il lume della ragione, altrimenti, stavolta l'avrebbe mangiato sul
serio.
Ad
un tratto, Vegeta si bloccò e Yamcha, intuendo che il sayan
avesse
finito di mangiare la caramella, cominciò a sudare freddo.
Finalmente,
il principe dei sayan si voltò e, guardando Yamcha, disse:
“Ehi,
tu! Che accidenti ci fai nel mio angolo?!”
Yamcha
fece un sospiro di sollievo: per un po' era salvo e tutto grazie a
Bra.
Vegeta
guardò in basso e vide la carta della caramella che aveva
tolto in
fretta e furia.
“Cosa
ci fa qui questa carta?” domandò e Yamcha rispose:
“Eri
leggermente impazzito per la fame e volevi mangiarmi, allora mi sono
ricordato che avevo una caramella in tasca. Te l'ho lanciata e una
volta mangiata sei tornato normale.” “Potevi
darmela prima,
spilorcio!” “Me n'ero dimenticato.”
Yamcha
aveva appena finito di dire quelle parole, che si sentì un
tonfo
molto potente.
“Stiamo
per uscire?” domandò, speranzoso, Vegeta ma Yamcha
disse: “Non
credo. Siamo ancora immobili... e poi, questo tonfo mi sembrava
più
la caduta di una vecchia signora da un condotto di
ventilazione.”
“Che idiozia! Nessuna vecchia signora sana di mente se ne
andrebbe
in giro per i condotti di ventilazione senza tenere conto della sua
età.”
Nel
frattempo, quel tonfo aveva svegliato Bulma e suo padre, che in quel
momento stavano schiacciando un pisolino, colti dalla stanchezza.
Non
potevano essere Trunks, Pilaf, Mai e Shu, in quanto erano andati a
nuotare nella piscina e non poteva nemmeno essere la piccola Bra, che
stava dormendo nella sua cameretta assieme a Puar.
Poteva
essere stata solo una persona.
“Mamma,
cosa stai combinando?” domandò assonnata Bulma,
uscendo dal
laboratorio.
Vide
sua madre per terra, circondata da una nuvola di polvere, e in alto
il condotto di ventilazione aperto.
Non
ci mise molto a capire cosa fosse successo.
“Mamma,
non dirmi che stai ancora cercando il gattino nel condotto di
ventilazione. Ti ho già detto che è solo lo
stomaco di Vegeta.”
protestò la donna e la donna, mentre si rialzava, disse:
“Ma io
non stavo cercando un gattino, Bulma. Stavo cercando un
canarino.”
“Un canarino? E cosa ci fa un canarino nel condotto di
ventilazione?” “Questo non lo so, cara. Ho sentito
i suoi lamenti
nel condotto e mi sono precipitata a salvarlo.”
Bulma
impallidì.
Se
per sua madre lo stomaco di Vegeta equivaleva al verso di un gattino
allora significava che il canarino doveva trattarsi di Yamcha.
Ma
non poteva trattarsi del suo stomaco, in quanto doveva aver fame da
molto tempo e non l'aveva mai sentito prima.
E
se...
La
donna si fiondò di nuovo nel laboratorio, prese il
microfono, lo
accese e urlò: “YAMCHA!! CI SEI? E' TUTTO A
POSTO?” “Sì,
Bulma. Non ti preoccupare, siamo a posto.”
La
voce di Yamcha la rilassò.
Suo
marito non aveva ancora mangiato Yamcha.
Ma
allora... cos'era lo strano rumore che sua madre aveva sentito?
“Senti,
Yamcha... mia madre ha sentito uno strano rumore... è
successo
qualcosa?” “Non preoccuparti. Ero solo io. Mi sono
addormentato
un attimo e poi, senza accorgermene, sono caduto di faccia sul
pavimento e, per il dolore, ho urlato. Mi dispiace di aver spaventato
tua madre.”
Vegeta
non credeva alle sue orecchie: nonostante lo avesse preso in giro,
umiliato e persino tentato di mangiarselo, Yamcha aveva impedito a
Bulma di venire a sapere del fatto che era accaduto prima.
Perciò,
quando la moglie spense il microfono, Vegeta gli domandò,
esterrefatto: “Perché non hai detto la
verità a Bulma?” “Perché
non volevo essere responsabile di un suicidio.” fu la
risposta del
terrestre.
In
effetti, senza la Gravity room per Vegeta sarebbe stato come morire,
ma ciò non giustificava un salvataggio da parte di Yamcha.
“Piantala
di fare lo stupido! Dimmi per quale motivo mi hai salvato dalla furia
di Bulma!” “Volevo salvarti dalla furia di Bulma.
E, poi, non
credo che ti sarebbe piaciuto finire nei guai per aver tentato di
mangiarmi.”
Quel
dannato terrestre sembrava conoscerlo troppo bene.
Ma
come accidenti faceva?
“Comunque...”
continuò Yamcha “Io conosco abbastanza Bulma e so
che quando si
mette in testa una cosa non esiste niente capace di farle cambiare
idea.” “Puoi dirlo forte! Una volta mi ha costretto
a cambiarmi
d'abito perché diceva che la mia tuta era da
buttare...” “Beato
te! A me mi ha costretto a tagliarmi i capelli.”
“Sul serio?!”
“Certo. Quando ho conosciuto Goku li avevo lunghi e folti ma
poi
Bulma mi ha detto che dovevo assolutamente averli corti. Diceva che
in città tenerli lunghi era fuori moda.”
Vegeta,
senza nemmeno accorgersene, si mise a ridere a crepapelle.
Ma
allora Bulma aveva fatto passare dei momentacci anche a quel
terrestre.
Quando
si rese conto di ciò che aveva appena fatto,
arrossì e disse:
“Beh... con i capelli lunghi o corti tu sei sempre
ridicolo.”
“Adesso me lo scrivo da qualche parte...” rispose
il terrestre e
si accucciò nel suo angolo.
Inaspettatamente,
Vegeta si avvicinò a lui e si sedette di fianco a lui.
“Che
cosa fai?” gli domandò, incredulo, Yamcha e Vegeta
rispose: “Hai
detto che dormendo vicini si evita di disperdere il calore corporeo,
vero?” “Certo... ma non capisco
perché...” “Ho un debito con
te e se dormi ancora con il freddo che c'è qua dentro rischi
di
crepare. Perciò non voglio assolutamente che Bulma dia la
colpa
della tua morte a me e, in più, non amo avere debiti. Solo
per questo sonno dormiremo vicini, intesi?!”
“Beh... grazie.”
“Non ringraziarmi, terrestre. Se fosse per me potresti
tranquillamente morire congelato!” fu l'ultima risposta del
principe dei sayan, prima che entrambi si addormentassero.
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Capitolo 5 *** Confessioni ***
CAPITOLO
5: CONFESSIONI
Quando
Yamcha riaprì gli occhi, non riuscì a capire
quanto tempo era
passato di preciso.
Il
terrestre girò un attimo la testa e fu molto sorpreso quando
scoprì
che c'era Vegeta di fianco a lui.
Ma
poi, l'uomo si ricordò del salvataggio compiuto verso il
sayan.
Decise
di allontanarsi, non tanto perché ormai era sveglio ma
perché non
voleva correre il rischio che Vegeta venisse un altro attacco da
“Amnesia totale per aver dormito”.
Non
ci teneva proprio a ripetere quell'esperienza allucinante.
Yamcha
si mise dall'altra parte dell'ascensore e aspettò che il
principe
dei sayan si risvegliasse.
Mentre
aspettava, notò che quando dormiva, Vegeta assumeva
un'espressione
calma, rilassata e tranquilla.
Sembrava
così... dolce e vulnerabile... proprio come un bambino.
Cerca
sempre di essere il più forte di tutti... ma in
realtà è
fragile... come tutti... meditò Yamcha.
Dopo
un po', Vegeta si risvegliò.
Dopo
aver fatto un grosso sbadiglio, si accorse che Yamcha lo stava
fissando e protestò: “Ehi, smidollato. Smettila
subito di
fissarmi! Non sono mica un fenomeno da baraccone!”
E'
di nuovo lui... pensò Yamcha.
Del
Vegeta bambino non c'era più alcuna traccia... a quanto
pareva
quella versione di Vegeta appariva solo quando lui dormiva.
Nel
frattempo, il sayan si era messo a lamentarsi: “Siamo
bloccati qua
dentro da giorni! Sono indietro con gli allenamenti! E' tutta colpa
tua, terrestre!” “Ma cosa dici? Io volevo andare al
secondo piano
per prendere un bicchiere d'acqua. Sei stato tu ad insistere
affinché
ti conducessi al quinto.” “Poche storie. Tu mi
porti sfortuna e
basta! Da quando sei arrivato non me ne va giusta una e, in
più,
hai invaso, senza troppi problemi, casa mia!” “Come
se avessi
avuto scelta!”
Le
ultime parole di Yamcha fecero voltare Vegeta.
Non
era possibile... ma allora...
“E'
stata Bulma a costringerti a venire qui per una settimana?!”
domandò, allibito, Vegeta e Yamcha rispose con un semplice:
“Ebbene
sì.” mentre con la mente tornava agli eventi
avvenuti la domenica
mattina scorsa...
Yamcha
stava sistemando l'ultima valigia nella macchina nuova.
Qualche
ora prima, era scoppiato un tubo dell'acqua con il risultato che
adesso tutta la sua splendida casa era allagata.
Ci
sarebbe voluta un'intera settimana perché l'idraulico
rimettesse
tutto quanto a posto ma non si lamentava.
Aveva
deciso di andare, assieme a Puar, in un bel albergo a tre stelle
della Città dell'Est e di farsi una bella vacanza.
Certo,
il soggiorno sarebbe costato un po' ma i soldi, grazie al suo lavoro
di giocatore di baseball, non gli mancavano di certo.
Eh
sì... sarebbe stata proprio una vacanza rilassante e
indimenticabile...
“Yamcha!”
Una
voce femminile interruppe bruscamente i suoi sogni di riposo.
L'uomo
si girò per vedere chi fosse la misteriosa intrusa ma, prima
ancora
di concentrarsi troppo sul viso, i capelli turchini gli fecero capire
al volo chi era.
“Bulma.”
le rispose il terrestre.
La
scienziata dai capelli turchini, che un tempo era stata la sua
fidanzata, si avvicinò a lui con un gran sorriso sulle
labbra.
“Cosa
ci fai nella Città del Centro?” le
domandò l'uomo e Bulma
rispose: “Affari. Ho concluso un affare di importanza
rilevante per
la mia agenzia. Ho finito da poco e ho pensato di venirti a
salutare.” “Beh... grazie. Mi fa piacere che tu sia
passata a
salutare me e Puar.”
Mentre
Yamcha parlava, Bulma si accorse che il bagagliaio dell'auto era
aperto e pieno di bagagli.
Curiosa
come solo lei sapeva essere, domandò: “Stavi per
partire?” “Sì,
io e Puar stiamo un'intera settimana in un albergo della
Città
dell'Est.” “Vi fate una vacanza?”
“Non proprio...” “Cosa
intendi dire?” “Una tubatura dell'acqua si
è rotta e il
risultato è che casa mia è tutta allagata e
inutilizzabile per un
po'. Comunque, ci vediamo, Bulma. Mi ha fatto molto piacere
vederti.”
cercò di concludere il terrestre, prima di entrare in
macchina.
Ma
prima che riuscisse a chiudere la portiera, Bulma lo bloccò:
“Aspetta, Yamcha. Ho trovato una soluzione che ti
piacerà di
sicuro.” “E cioè?”
“Puoi stare a casa mia. Pensa, un sacco
di comfort da hotel a cinque stelle gratis e, poi, mia madre non
vedrà l'ora di aver un altro bell'uomo in giro per
casa.” “Non
ne dubito... ma, vedi, Bulma... io avrei bisogno di assoluto
riposo... ordini del medico e dell'allenatore... quest'ultimo periodo
è stato molto stressante per me e occorre che stacchi un po'
la
spina...” “Allora non c'è nessun
problema! Non esiste posto
migliore della Capsule Corporation per rilassarsi: ristoratore con un
sacco di cibi raffinati, piscine olimpiche, sale giochi... vedrai,
è
molto meglio di un albergo a tre stelle.” “E
Vegeta? Lo sai che
non gradisce molto gli ospiti...” “Oh, non
preoccuparti. Sarà
felicissimo di ospitarti.”
Yamcha
stava per ribattere, ma lo sguardo inferocito di Bulma lo fece
desistere dai suoi propositi.
Sarebbe
andato alla Capsule Corporation, era un ordine.
“Ah,
un'altra cosa...” disse, all'improvviso, Bulma
“Dovrei andare a
fare shopping e avrei bisogno di un aiutante...”
Yamcha
sbiancò.
Sapeva
già dove Bulma sarebbe andata a parare.
“Ti
prego, Bulma. No.” protestò il terrestre ma la
scienziata lo
afferrò per un braccio e lo spinse fuori dall'auto.
“Suvvia,
Yamcha. Ho già Vegeta che fa tutte queste scenette. Portare
le borse
piene di vestiti di una signora è un ottimo allenamento per
potenziare i muscoli, non credi?” “Ma io non mi
alleno più da un
pezzo!” “Meglio! Un piccolo allenamento ogni tanto
non fa male,
sai, brutto pigrone?”
Così,
Bulma trascinò Yamcha verso il centro commerciale
più vicino mentre
il poveretto immaginava l'atroce mattinata che avrebbe passato nel
tenere le mille spese della donna e il soggiorno, che indovinava
già
che sarebbe stato pessimo, a casa dell'amica.
Vegeta
aveva gli occhi sgranati nel sentire quella storia.
Non
si sarebbe mai immaginato che Bulma potesse essere così
schiavista,
anche se aveva già questo vago sospetto da anni.
“Quando,
finalmente, Bulma finì di fare shopping...”
continuò il terrestre
“Mi diede appuntamento alle diciotto del pomeriggio alla
Capsule
Corporation. E, prima di andarsene, m'intimò, anche, di
presentarmi,
altrimenti avrebbe mandato te a cercarmi. Ero così distrutto
che ci
volle quel che restava della mattina e un bel po' del pomeriggio
affinché mi riprendessi.”
Vegeta
ebbe per un secondo un po' di rimorso.
Sapeva
quanto era tremenda Bulma quando faceva shopping.
Non
avrebbe augurato nemmeno a Kaarot di farle da aiutante per le
compere.
Ma
il ricordo di Bra, la sua principessa, che si divertiva anche con
quello stupido, gli fece svanire immediatamente il rimorso.
“Beh,
direi che ti sei trovato anche bene, qui. Mio figlio ti stima, mia
figlia ti adora... e Bulma ti difende sempre!”
dichiarò il sayan,
incrociando le braccia.
Yamcha
lo fissò un attimo, poi esclamò: “Ho
capito!” “Cosa?” “Tu
sei geloso di me.” “MA CHE DICI?! NON E' AFFATTO
VERO!!”
“Allora perché stai urlando?”
Vegeta
fece una smorfia.
Quel
dannato terrestre lo stava facendo impazzire.
“E
so, anche, perché lo sei: perché io ero il
ragazzo di Bulma.” “Io
non sono geloso
di te. Io ti odio
per questo. E' diverso.” concluse Vegeta e Yamcha,
sospirando,
disse: “Non devi preoccuparti per me e Bulma. Siamo stati
fidanzati, è vero, ma ora siamo solo amici.”
“Questa bufala puoi
raccontarla a Bulma ma non a me. Io so che tu ami ancora Bulma e vuoi
rimetterti con lei!” “Ma se ho fatto in modo che mi
mollasse,
così da fidanzarsi con te!” sbottò
Yamcha, ma appena si rese
conto di quanto aveva appena detto, sbiancò e si
tappò subito la
bocca.
Vegeta
lo fissava allibito.
“Hai
fatto... cosa?!”
gli domandò il principe dei sayan e il terrestre,
tentò di riparare
al danno: “E-era tutto uno scherzo, Vegeta. Non è
affatto vero...”
Ma
Vegeta sfrecciò verso di lui e lo sbatté contro
il muro
dell'ascensore, sibilandogli nell'orecchio: “Ascolta
attentamente,
terrestre, perché non amo ripetere le cose: o mi dici subito
cosa
significhi questa storia oppure ti prenderò a pugni fino a
farti
tirare fuori la verità, infischiandomene altamente di quello
che ha
detto Bulma. In ogni caso, scoprirò tutto. Sta a te decidere
se vuoi
conservare le ossa.”
Yamcha
capì che non era il caso di scherzare con Vegeta o sarebbe
finito
male.
Così,
si arrese: “Va bene, Vegeta. Se mi molli ti racconto
tutto.”
Quando
il sayan lo mollò, il terrestre si sedette sul pavimento e
cominciò:
“Tutto è cominciato quando è arrivato
il Trunks del futuro: capì
subito che era tuo figlio. Aveva la tua stessa espressione e poi era
capace di trasformarsi in Supersayan. Quando si seppe che veniva dal
futuro non dovetti far altro che fare due più due. Se fosse
stato il
figlio di Goku, mica ce l'avrebbe tenuto nascosto. E poi lui e Chichi
avevano i capelli neri. All'epoca non sapevo dell'esistenza di tuo
fratello ma in quel momento, l'unico sayan vivo, a parte Goku, eri
tu.”
Vegeta
si sentì un completo idiota.
In
effetti, l'unico sayan ancora vivo, oltre a Goku, Gohan e Tarble, che
all'epoca credeva morto, era lui... e proprio
lui stesso l'aveva fatto notare.
La
cosa peggiore, però, era che il terrestre se n'era accorto
al primo
incontro con Trunks mentre lui aveva dovuto aspettare che Piccolo si
lasciasse fuggire che il ragazzo in questione si chiamava Trunks.
Si
sedette di fianco a Yamcha e gli chiese: “Come hai fatto a
capire
che la madre di Trunks era Bulma? Per via del colore dei capelli? Dal
logo della Capsule Corporation che aveva sulla giacca?”
“A dire
il vero, è stato ancora più facile: prima di
andarsene per
allenarsi, Goku ha augurato a Bulma di partorire un bel
bambino.”
Se
Vegeta non fosse stato già seduto, sarebbe di sicuro caduto
per
terra.
Kaarot
era ancora più stupido del previsto.
Forse
era il numero uno dell'universo ma era, anche, il numero uno degli
idioti.
Ma
cosa aveva quello al posto del cervello, le rondini?
“All'inizio”
continuò Yamcha “Pensai che il ragazzo venuto dal
futuro avesse
raccontato a Goku che io e Bulma ci saremmo finalmente sposati e
avremmo avuto un figlio. Ma, poi, osservai i vostri litigi e i vostri
piccoli gesti d'affetto e capì. La madre di quel ragazzo
venuto dal
futuro era Bulma. Capì, anche, che ero di troppo. Voi due vi
amavate
e io ero il terzo incomodo. Pertanto, decisi che era il momento di
farmi da parte e di affidare Bulma a te.”
Vegeta
non riusciva a credere alle sue orecchie.
Quel
terrestre era anche riuscito a capire che lui e Bulma si amavano
prima ancora che lo capissero loro.
Ma
cos'era, un indovino?
“Perché,
allora, hai fatto gli occhi dolci a una bionda da sballo? Non potevi,
semplicemente, mollarla?” gli domandò,
incuriosito, Vegeta e
Yamcha raccontò: “Perché conosco Bulma.
Se l'avessi mollata si
sarebbe sentita inutile e brutta. Incapace di soddisfare un uomo.
Certo, alla fine avrebbe superato ciò, in fondo lei
è Bulma Brief,
ma non avrebbe più avuto fiducia in sé stessa.
Non avrebbe più
avuto il coraggio di buttarsi in una nuova relazione. Lei è
fatta
così: può sembrare forte ma, in
realtà, è fragile, proprio come
te. Però, Bulma non mi avrebbe mai mollato per mettersi con
te. Per
lei sarebbe stato un gesto meschino mollare l'uomo con cui aveva
condiviso metà della sua vita per un altro.
Perché mi mollasse,
dovevo far leva sulla sua gelosia. Pertanto, l'unica cosa che potevo
fare, era fare il dongiovanni con qualche bella ragazza, in modo che
lei mi mollasse per la rabbia. In questo modo, non solo lei non
avrebbe perso la fiducia in sé stessa ma, in più,
avrebbe avuto un
motivo in più per iniziare la sua storia con te.”
Vegeta
lo fissava allibito.
Quel
terrestre da quattro soldi aveva fatto tutto questo... per loro?
Non
riusciva a crederci.
Forse,
l'ex di sua moglie non era poi così male... forse.
“Chi
era la bionda a cui hai fatto gli occhi dolci?”
buttò lì per caso
e Yamcha rispose: “Puar.” “Quel gatto
volante?! Bulma non è
mica così scema!” “Puar ha la
capacità di mutare le sue
sembianze per quanto vuole. Anche Oolong ha questa caratteristica,
anche se l'effetto dura solo cinque minuti e lui, poi, è
costretto a
riposarsi per un minuto, in quanto venne cacciato dalla scuola di
trasformazione che frequentava assieme a Puar. Io e lui abbiamo fatto
le prove per un mese, assieme a Oolong, che interpretava il ruolo di
Bulma, in modo che fosse tutto perfetto e realistico. Non immagini
che faticata...”
Addirittura
le prove!
Quel
terrestre aveva fatto tanto per lui e Bulma... e lui gli aveva fatto
passare una settimana d'inferno!
Se
l'avesse saputo prima...
Adesso
che aveva scoperto la verità... si sentiva quasi
in colpa per tutto.
“Perché
hai fatto tutto questo per noi? Tu amavi Bulma eppure hai fatto in
modo che noi due stessimo insieme, perché?” gli
domandò, nervoso.
Doveva
assolutamente sapere.
Yamcha
fece un lungo sospiro prima di rispondere: “Perché
io amavo Bulma
e l'unica cosa che volevo era che lei fosse felice. Ormai, io non
potevo più renderla felice. Io sono il passato di Bulma e tu
il suo
futuro.”
Vegeta
si mise a paragonare l'amore che lui e Yamcha avevano provato per
Bulma: il suo era un amore passionale, molto possessivo, Bulma doveva
essere sua, mentre quello di Yamcha era stato più calmo e
generoso,
ma non per questo meno forte.
Due
modi diversi di amare... ma simili allo stesso tempo.
Per
Bulma avrebbe fatto di tutto... era persino morto, sacrificandosi per
lei e Trunks... ma non sarebbe mai stato in grado di affidarla a un
altro... anche perché avrebbe disintegrato immediatamente
chiunque
ci avesse provato con lei.
Fino
ad allora, credeva che esistesse solo un determinato tipo di amore,
ovvero il suo, ma grazie a quella chiacchierata imprevista con Yamcha
aveva capito che esistevano mille sfumature dell'amore... proprio
come la guerra.
In
fondo, l'amore e la guerra erano molto simili...
“Però,
hai rinunciato all'amore per Bulma...” gli fece notare
Vegeta, con
una delicatezza che neanche lui sapeva di possedere.
Yamcha
fece un sorriso triste e mormorò: “Era destino,
Vegeta. Io le sono
stato accanto per metà della sua vita, l'ho protetta il
più
possibile con le mie sole forze... e l'ho amata con tutto me stesso.
Quando ci siamo messi insieme, speravo che ci sposassimo... ma era
destinata a te. Non sono triste perché immagino che se Bulma
ha
trovato l'uomo della sua vita, anche per me esisterà, da
qualche
parte nell'universo, la donna della mia vita. Una volta,
sentì una
leggenda che diceva che ogni vero amore era scritto nelle stelle.
Così, quando mi sento triste e solo, guardo le stelle e
spero che la
mia anima gemella, dovunque si trovi, le stia guardando. Quando sono
lì, solo e sul terrazzo di casa mia, cerco di immaginarmela
e sogno
che cosa faremmo noi due insieme. La porterai al cinema, al
ristorante, al mare... dovunque voglia. Noi due. Solo noi due. E se
la Terra venisse minacciata da tremendi pericoli... io sarò
accanto
a voi sayan. So che il mio aiuto non varrà
granché ma dovrò
essere lì.. E poi, quando troverò la mia amata...
vorrei essere
come te.” “In che senso, terrestre?”
“Nel senso che voglio
proteggerla come tu proteggesti in passato Bulma e Trunks... e a come
ti sacrificasti per loro. Quel tuo gesto... mi rese felice
perché
avevo avuto ragione... avevo affidato Bulma a una persona che l'amava
e che l'avrebbe sempre protetta. Io vorrei diventare, proprio come
te, un grande guerriero terreste e sacrificarmi per lei se fosse
necessario. Quando la troverò, cercherò sempre di
comportarmi come
te... e di essere al tuo livello.”
Vegeta
ascoltava, allibito ed estasiato.
Non
si sarebbe mai aspettato che il terrestre avesse un lato nascosto
così maturo e sensibile, aveva sempre pensato che fosse solo
un
debole terrestre da quattro soldi, sciocco e anche dongiovanni.
Invece,
Yamcha aveva delle sfumature, proprio come l'amore, la guerra,
Bulma... e, persino, lui stesso.
Vegeta
non ebbe il tempo di dirgli niente che, improvvisamente, l'ascensore
iniziò a tremare.
“E
adesso che succede, il terremoto?!” protestò il
sayan, cercando di
mantenere l'equilibrio, imitato in contemporanea da Yamcha.
Ad
un tratto, però, si sentì un DING e l'ascensore
smise di tremare.
Contemporaneamente,
la parete dove i due malcapitati era seduti si spostò e i
due
caddero all'indietro.
“BEN
ARRIVATI!!!” parecchie voci si sentirono in contemporanea e
il
sayan e il terrestre alzarono lo sguardo per tentare di capire cosa
stesse succedendo.
In
alto, c'erano un viso sorridente e provato, circondato da corti
capelli turchini, che disse semplicemente: “Scusate il
ritardo,
ragazzi. Ci ho messo un po' a riparare il guasto...”
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Capitolo 6 *** Epilogo ***
CAPITOLO
6: EPILOGO
Ci
vollero cinque minuti buoni perché Vegeta e Yamcha capissero
di
essere, finalmente, liberi.
Davanti
a loro, c'erano i membri della famiglia Brief assieme a Puar, Pilaf,
Mai e Shu.
I
due fecero appena in tempo ad alzarsi in piedi che qualcosa, o meglio
qualcuno, sfrecciò davanti ai due, chiedendo, con una voce
acuta
pari a quella di una bambina: “Come state, poveri cari?
Sarete
affamati. E poi, come siete freddi. Adesso vi preparo una bella tazza
di latte caldo e vi do una grande e calda coperta, così non
vi
ammalate.” “Mamma, lasciali in pace.”
disse, esasperata, Bulma.
Certe
volte, sua madre era più appiccicosa della colla.
Ma
era proprio sicura che lei e Tights non fossero, in realtà,
delle
figlie adottive?
Anche
un'altra femmina era al settimo cielo di vedere i due ex prigionieri
dell'ascensore di nuovo liberi.
La
piccola Bra, tenuta in braccio dal nonnino, tendeva le sue piccole
manine verso i due.
Ad
un tratto, una piccola vocina femminile si sentì per tutta
la
stanza: “Vegetamcha.”
Calò
un silenzio di tomba nella stanza e Yamcha, più veloce della
luce,
corse a nascondersi dietro a Bulma, l'unica in grado di tener testa
al principe dei sayan.
Non
aveva alcuna intenzione di morire, non adesso che era riuscito a
uscire, in qualche modo, incolume da quell'ascensore infernale.
I
successivi secondi furono molto tesi, in quanto tutti, tranne,
ovviamente, Bra, che continuava a dire Vegetamcha, come se niente
fosse, temevano una tremenda scenata da parte di Vegeta, ma alla
fine, il principe dei sayan sospirò e disse soltanto:
“Beh...
almeno ci sono anch'io nella prima parola di mia figlia.”
Yamcha
tirò un sospiro di sollievo mentre Bulma lo guardava
incredula.
Se
questa scena fosse avvenuta prima del blocco in ascensore,
probabilmente Vegeta avrebbe tentato di scorticare vivo Yamcha e lei
avrebbe fatto una faticaccia per tenerlo buono.
Evidentemente,
era successo qualcosa in quei quattro giorni in ascensore, qualcosa
che aveva reso il rapporto tra Vegeta e Yamcha più... accettabile.
In
quel momento, la voce, o meglio il ringhio, di una vecchia conoscenza
si diffuse nella stanza.
La
signora Brief, sentendolo, esclamò: “Cielo! Ma
è il povero
gattino... e proviene dallo stomaco di Vegeta. Non ti sarai mica
mangiato quel povero tesoro?” “SE AVESSI MANGIATO
UN POVERO
GATTINO NON MORIREI MICA DI FAME!!! E', POI, QUESTO E' SEMPRE STATO
IL BRONTOLIO DEL MIO STOMACO!!!” protestò,
scandalizzato, Vegeta
mentre Yamcha confermava: “Le assicuro, signora, che ha
ragione.
Dopo essere rimasto bloccato per dei giorni in un ascensore assieme a
un sayan riconoscerei il brontolio del suo stomaco ovunque.”
Bulma
ridacchiò a quelle parole, poi annunciò:
“Ok, voi due correte
subito a farvi una bella doccia. Puzzate da morire. Quando vi sarete
lavati, andrete subito in cucina dove vi aspetta una bella cenetta
per festeggiare.” “Buona idea, però...
per quale motivo
festeggiamo?” domandò Yamcha e la risposta di
Bulma non si fece
attendere: “Ma per la vostra liberazione, ovviamente. Ma
anche
perché oggi è l'ultimo giorno.”
“L'ultimo giorno?” “Certo,
oggi è domenica. Mi ha chiamato l'idraulico e mi ha avvisato
che è
tutto a posto. Domani, Yamcha può tornare a casa.”
L'unica
cosa che i due riuscirono a dire fu: “Oh.”
In
fondo, questa improvvisa separazione dispiaceva un po' ad entrambi.
Non
avevano fatto in tempo a conoscersi a fondo che dovevano già
salutarsi.
Ma
a Vegeta venne in mente un altro particolare: se era rimasto bloccato
in ascensore giovedì e oggi era domenica... significava che
lui e
Yamcha erano rimasti bloccati in ascensore quattro giorni.
QUATTRO
GIORNI?!?!
Quattro
giorni bloccato in ascensore quando avrebbe potuto usarli per
allenarsi... che spreco!
Ma,
ormai, il danno era fatto e bisognava rassegnarsi... voleva dire che
si sarebbe allenato il quadruplo per recuperare il tempo perso.
Così,
seguì Yamcha in direzione del bagno.
Bulma
li guardò un po', prima scendere al terzo piano.
La
giovane donna si sedette su una poltrona e si mise a riflettere:
doveva essere accaduto qualcosa tra i due, durante il loro
-soggiorno- in ascensore.
Qualcosa
che li aveva fatti andare più d'accordo... forse avevano
scoperto di
avere qualcosa in comune... comunque, era certa che non l'avrebbe mai
saputo... e, forse, era meglio così.
Un'ora
dopo, un robot di servizio le si avvicinò e
l'avvisò che la cena
era pronta.
Bulma
sorrise e si diresse verso il terzo piano.
I
suoi genitori, i suoi figli, Puar, Pilaf, Mai e Shu erano
già lì ad
aspettarla.
Mancavano
solo gli ospiti d'onore.
Finalmente,
un quarto d'ora dopo, i due arrivarono.
Indossavano
entrambi una camicia blu, quella di Yamcha, però, aveva le
maniche
corte mentre quella di Vegeta lunghe, e i pantaloni gialli.
Appena
Bra li vide, batté le mani tutta contenta.
Le
erano mancati proprio tanto...
I
due fecero per sedersi quando l'urlo della bambina spezzò la
quiete
che regnava nella sala da pranzo.
“Su,
su. Non piangere, piccola mia. Cosa c'è?” le
domandò, cullandola,
Bulma ma Bra non aveva alcuna intenzione di smettere.
“Forse
ho capito! Vegeta, tienimi la bambina.” disse Bulma, dando la
figlia in braccio al padre.
Immediatamente,
Bra smise di piangere e sorrise alla vista del burbero e sorpreso
padre.
“Le
sei mancato troppo quand'eri prigioniero in ascensore.
Perciò, teme
che se ti allontani da lei sparirai di nuovo.”
spiegò Bulma,
contenta del fatto che la sua teoria si fosse rivelata giusta, ma la
stessa cosa non si poteva dire di Vegeta.
Certo,
il principe dei sayan l'adorava e, in più, era gelosissimo
della
figlia, forse più di Bulma, ma in quel momento voleva solo
mangiare
e tenere in braccio una bambina che gli avrebbe, di sicuro, sporcato
la maglietta pulita nel vano tentativo di mangiare non l'entusiasmava
per niente.
Urgeva
trovare, e alla svelta, anche, un sostituto e, per sua fortuna e
sfortuna per l'altro, aveva già in mente chi.
“Yamcha,
tienimela tu!” ordinò al terrestre passandogli la
figlia.
“Cosa?
E perché proprio io, scusa? Vuole te.”
protestò il terrestre ma
il sayan lo zittì: “Sei simpatico a mia figlia e,
poi, le sarai
mancato quand'eri bloccato in ascensore con me. Sarà felice
di stare
con te. E, poi, lei vorrà più te che
me.” Accetta
questa cosa solo quando gli fa comodo.
Notò, senza speranza, Yamcha.
Dopo
aver detto quelle parole, Vegeta si voltò e fece per
allontanarsi,
quando una presa piuttosto forte lo prese per la manica della
camicia, fermandolo all'istante.
All'inizio,
pensò che fosse Yamcha ad averlo fermato, e si
voltò furioso,
pronto a suonargliele e a coprirlo d'insulti, magari moderando il
linguaggio e la forza, dopotutto aveva la sua principessa, ma appena
vide colui che aveva osato fermarlo rimase senza parole.
Era
la sua piccola Bra che aveva preso con una manina la manica della sua
camicia mentre con l'altra mano teneva la camicia di Yamcha.
Vedendo
questa scena, Bulma si mise a sghignazzare: “Io credo che vi
voglia
entrambi.”
Vegeta
era rosso in viso per la vergogna, ma, in fondo in fondo, quella
situazione non gli dispiaceva troppo.
Almeno
la sua Bra aveva dimostrato di aver ereditato la sua forza...
“Buonanotte,
Vegeta.” “ 'Notte.”
Yamcha
si addormentò subito.
Dopo
tre notti passate in uno scomodo e freddo ascensore, un bel letto
caldo e morbido era proprio quello che ci voleva.
Vegeta,
al contrario, non riuscì ad addormentarsi.
Domani,
Yamcha se ne sarebbe tornato a casa sua e, in quell'ultima notte
insieme, sentiva un senso di vuoto logorargli l'anima.
Quella
settimana in cui Yamcha era stato ospite in casa sua era stata molto
movimentata e unica.
Non
l'avrebbe mai ammesso a nessuno, ma avere qualcuno con cui litigare e
passare un po' di tempo insieme era stata, in un certo senso,
indimenticabile.
Aveva
pochi e sfocati ricordi della sua infanzia quando Freezer non
esisteva.
Ricordava
la luce, l'allegria, le liti e le sue avventure con gli amici, i
giochi, le marachelle e le successive punizioni dei suoi genitori,
anche, se a dire la verità, era sua madre che gliele dava di
più...
ma poi, quella dannata e stupida lucertola era apparsa e, in lampo,
la luce, la gioia e i colori erano stati risucchiati in un vortice
buio.
In
una spirale infernale di violenza e follia omicida.
Con
Freezer, era dovuto crescere in fretta, in quanto nella sua fredda e
lugubre base, non c'era posto per l'innocenza e l'amicizia ma solo
per esseri spietati e crudeli.
Ripensò
a Radish, un suo vecchio commilitone.
Anche
lui, un tempo, era un bambino vivace e allegro, anche se un po'
timido, in questo Gohan aveva ereditato da lui, ma la permanenza in
quel posto l'aveva trasformato in un mercenario spietato e
aggressivo, pronto a tutto pur di raggiungere i suoi scopi.
Non
gliene faceva una colpa: qualunque bambino, anche se buono e puro di
cuore, si trasformava in un uomo cattivo e senza scrupoli lì
dentro.
Quella
base, infatti, aveva il terribile potere di risvegliare la forza
sopita del male in chiunque.
Radish
non aveva avuto la sua stessa fortuna: era morto, ucciso da Piccolo e
dal suo stesso fratello, e non era riuscito a uscire da quell'incubo.
Quando,
poi, era arrivato sulla Terra, Bulma lo aveva salvato da sé
stesso,
facendogli riscoprire, pian piano, le piccole gioie della vita.
Non
l'aveva mai ringraziata per averlo salvato, ma era sicuro che Bulma
avesse capito tutto.
Bastava
uno sguardo per capirsi.
Da
quando aveva capito, ciò era avvenuto dopo la faccenda di
Majin Bu,
che esisteva un modo per uscire da quel tunnel in cui era finito da
bambino, Vegeta combatteva con tutte le sue forze per salvarsi.
Ma
non combatteva solo per lui: lo faceva anche per Radish, che non era
riuscito a uscire.
A
volte, mentre si allenava, giurava di sentire la voce del sayan:
“Non
smettere mai di combattere, Vegeta. Lotta per salvarti e non
arrenderti.”
Durante
quest'ultima settimana, Yamcha era riuscito a farlo tornare vivo dopo
tanto tempo.
Sarebbe
stato un po' un dispiacere lasciarlo andare via e lasciare che tutto
tornasse alla normalità.
E
qualcosa gli diceva che non sarebbe stato il solo a sentirne la
mancanza: oltre a Bra, anche Trunks, perché, finalmente,
aveva una
specie di fratello maggiore, e la signora Brief, in quanto desiderava
ardentemente nuovi bei ragazzi da corteggiare e coccolare in giro per
la casa, avrebbero sentito la sua mancanza...
Ad
un tratto, un'idea balenò in testa a Vegeta che, senza
neppure
rendersene conto, si mise a sorridere.
In
punta di piedi, non tanto per svegliare Yamcha, in quanto dormiva
della grossa da qualche ora e sospettava che nemmeno i cannoni
l'avrebbero svegliato, ma per non svegliare il sacco di pulci
volante, si alzò dal letto e, silenzioso come pochi,
volò via nella
notte.
Il
grande orologio della sala da pranzo indicava le sette.
Vi
erano solo Vegeta, Bulma, Trunks, Pilaf, Mai, Shu, Yamcha e Puar.
Il
gruppo stava facendo colazione in completo silenzio.
Quando
Yamcha avrebbe finito di mangiare, lui e Puar sarebbero tornati a
casa loro.
All'appello
mancavano solo il Dottor Brief, impegnato in qualche nuova
invenzione, e la signora Brief, che si stava godendo il sonno di
bellezza e si sarebbe svegliata solo a mezzogiorno, ogni giorno,
infatti, la signora dormiva senza sosta dalle nove di sera a
mezzogiorno e non c'era verso di svegliarla prima di quell'ora.
Pertanto,
potevi fare tutto il baccano che volevi, tanto lei non si sarebbe mai
svegliata.
Quando
alla piccola Bra, dormiva tranquilla nella culla della sua cameretta
e Bulma era sollevata da ciò, almeno la bimba non si sarebbe
messa a
piangere e a strillare per tentare di trattenere Yamcha.
C'era
così silenzio che non si sentiva volare una mosca ma, ad un
tratto,
si sentì il telefono squillare.
Bulma
si alzò, dicendo soltanto un distratto: “Vado
io.”
La
donna prese la cornetta e chiese: “Pronto?”
“Buongiorno,
signora. Potrei parlare col signor Yamcha, per favore?”
chiese una
voce maschile.
“Non
si preoccupi, parli pure a me.” “Bene, sono
l'idraulico che si è
occupato di riparare la tubatura rotta che aveva allagato la casa del
signore.” “Ah... è forse successo
qualcosa?” “Ecco... vede,
signora... ieri sera era tutto a posto ma stamattina, quando sono
venuto a dare un'ultima occhiata, ho trovato davanti un incredibile
macello.” “Gli si è allagata di
nuovo?” “Magari. Pare che un
cataclisma si è abbattuta su essa: le finestre sono tutte
rotte, il
tetto è completamente sfasciato e tutte le apparecchiature
elettriche sono andate in corto circuito. Andrò ad
analizzare il
generatore principale e le farò sapere. Per favore, avvisi
il signor
Yamcha che per oggi non può tornare a casa.
Arrivederci.”
“Arrivederci.”
Bulma
tornò in sala da pranzo e disse, con un sorriso gigantesco
sulle
labbra: “Yamcha, ho una splendida sorpresa per te: starai
ancora un
po' con noi... ma dov'è finito?!”
Yamcha,
infatti, era svanito, e con lui anche Puar.
“Lui
e Puar sono andati in bagno.” spiegò Pilaf mentre
inzuppava un
biscotto nel suo latte caldo.
Bulma
guardò il marito e ordinò: “Presto,
Vegeta! Corriamo
all'ingresso! Forse, possiamo ancora intercettarlo!”
Infatti,
Yamcha e Puar stavano correndo come dei pazzi verso l'uscita del
palazzo.
Avevano
oltrepassato il giardino dello stabile, saltando di qua e di
là, per
evitare di pestare i mille animali dei genitori di Bulma.
Finalmente,
videro l'uscita che equivaleva alla salvezza.
Yamcha
non ce l'avrebbe fatta a reggere un'altra giornata là dentro.
Era
stressato: avrebbe voluto andarsene in albergo per rilassarsi e,
invece, era stato catapultato in una specie di film horror.
Doveva,
assolutamente, staccare la spina e riposarsi e la famiglia di Bulma
gli avrebbe dato di tutto tranne quello.
Ad
un tratto, una figura senza volto, i capelli biondi sparati da tutte
le parti, con conservati qua e là qualche bigodino gigante
rosa e
con un lungo abito svolazzante bianco sbarrò loro la strada,
posizionandosi proprio davanti alla porta.
“UN
FANTASMA!” urlò Puar, terrorizzato, ma il fantasma
rispose: “Un
fantasma? Davvero?! Dimmi dov'è, Puar. Magari è
un bel fustacchione
come Yamcha e Vegeta.”
Yamcha
sgranò gli occhi.
In
tutto lo stabile, c'era solo una persona che sarebbe morta dalla
voglia di vedere un fantasma nella speranza che fosse un bel
fustacchione... una persona che, in effetti, poteva conciarsi in
quella maniera...
“Signora
Brief, è per caso lei?” domandò, un po'
timidamente, Yamcha e la
donna rispose: “Ma certo, caro. Forse, non mi hai
riconosciuta per
via della maschera di bellezza. Ma tesoro, io sono una donna e il mio
bel visino ha bisogno di molte cure, non lo sapevi?”
“No... però
mi sorprende trovarla qui... di solito, lei dorme fino a
mezzogiorno...” “Te lo ricordi ancora? Ma che caro
ragazzo. Non
so che mi è successo, ma oggi, stranamente, mi sono
svegliata prima
e pensa che non mi è mai successo!” “Non
ne dubito... però, io
dovrei uscire... sa devo tornarmene a casa...” “Ma
come? Di già?
Ma, tesoro, sei sempre di fretta. Scommetto che non hai fatto una
colazione come si deve! La colazione è molto importante,
devo
ricordarlo sempre a te e a quel bel tenebroso di Vegeta? Su, andiamo
in sala da pranzo, che ti preparo una ricca e sana
colazione.”
E,
prima che Yamcha potesse protestare, la vecchia signora lo
afferrò
per un braccio e lo trascinò verso la sala da pranzo.
Ormai,
non c'era più nulla da fare... era di nuovo prigioniero.
Fu
all'inizio delle scale, che i due trovarono Bulma e Vegeta.
La
scienziata, all'inizio, fu molto sorpresa di trovare il suo ex
tornare di sua spontanea volontà ma si spaventò a
morte vedendo la
cosa appiccicata al braccio di Yamcha.
“E
QUELLO COS'E'?!” urlò spaventata mentre il marito
le rispondeva
con un semplice: “Tua madre.”
Bulma
restò a bocca aperta.
Ma
sua madre non doveva dormire a quell'ora e poi... COSA CI FACEVA
CONCIATA IN QUELLA MANIERA?!
Sembrava
il mostro senza faccia di un film horror.
Comunque,
chiese alla cosa: “Mamma, ma sei tu?”
“Certo, cara.” “Ma
come ti sei conciata?!” “Tesoro, te ne intendi di
macchinari ma
non te ne intendi di ragazzi. Non lo sai, sciocchina, che le maschere
di bellezze impediscono il formarsi delle rughe? Dovresti prendere
esempio dalla tua cara mammina. In questo modo, il tuo viso
sarà
così bello che il nostro bel Vegeta non potrà
resisterti.”
“MAMMA!!!”
Che
situazione imbarazzante.
Ma
la signora Brief, come al solito, non aveva alcuna intenzione di
tacere: “Suvvia, Bulma, non fare quella faccia o ti verranno
le
rughe sulla fronte.” “GRRR...!!!”
“Comunque, che ne dite di
andar a far colazione? Noi e questo povero tesoro di Yamcha.
Scommetto che non ha nemmeno fatto colazione.”
“Prima, però,
vatti a cambiare, mamma! Non vorrai mica spaventare a morte
tutti?”
Dopo
che la famiglia Brief ebbe finito di far colazione, squillò
di nuovo
il telefono.
Bulma
lo prese al volo e scoprì che era di nuovo l'idraulico.
“Ho
appena finito d'ispezionare il generatore principale... non mi
crederà mai...” “Parli pure e non si
preoccupi. Ne ho viste così
tante nella mia vita che non mi sorprendo più di nulla. Che
è
successo?” “Sembra che qualcuno gli abbia dato un
pugno ma
sufficiente a disintegrarlo completamente! Non so proprio chi sia
quest'uomo dalla forza sovrumana...” “Io, invece,
credo di
saperlo...” rispose Bulma, guardando adirata la schiena del
marito.
Vegeta
si meritava proprio una bella lezione e lei sapeva già come
punirlo...
Quando
finì la telefonata, Bulma si diresse verso il salotto e
dichiarò,
con finta noncuranza: “Oggi ci sono i saldi,
sapete?”
Mentre
Yamcha sbiancava, Vegeta fece le spallucce e disse: “Ti
accompagnerà Yamcha.” “A dire il vero,
Vegeta, vorrei che
venissi anche tu.”
A
quelle parole, pure Vegeta sbiancò: “Per quale
motivo?” “Con i
saldi posso comprare molte più cose rispetto allo shopping
ordinario, quindi ho bisogno di più manodopera. Un vecchio
bandito e
un principe di guerrieri sono i facchini migliori del mondo, non
credete?”
I
due uomini si guardarono negli occhi.
Sapevano
già che sarebbe stata una giornataccia...
“Vegeta...
cosa facciamo?” domandò Yamcha e Vegeta rispose:
“Vedi,
Yamcha... ci sono volte in cui bisogna affrontare con coraggio i
pericoli... e altre in cui è meglio...
SCAPPARE!!!” e si mise
correre verso la porta, seguito da Yamcha.
Bulma
lanciò soltanto un: “EHI!!” prima di
lanciarsi all'inseguimento
dei due. |
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