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“Papà, io
vado!” Dico, prendendo lo zaino e il pranzo.
Fuori piove, come ogni
santissimo giorno a Forks.
“Ci vediamo dopo,
tesoro.” Risponde Charlie dalla cucina.
Esco, con il cappuccio
del giacchetto ben saldato sulla testa, e mi dirigo verso il pick up rosso di
dubbia provenienza.
Charlie non è mai
stato d’accordo: ‘un rottame
del genere tu non lo guidi, Bells’. Eppure le sue lamentele non sono
valse a niente. L’ho trovato ad un prezzo stracciato, e grazie
all’aiuto di Jacob sono anche riuscita a farlo sistemare a dovere.
Mi protegge dalla
pioggia, dal freddo ed è grande abbastanza per portare tutti in giro il
sabato sera.
Salgo, e con un gran
frastuono metto in moto.
La strada che mi divide
dalla scuola è ghiacciata, e ringrazio mio padre per aver provveduto
alle ruote, per come sono sbadata, io
non ci avrei mai pensato.
Arrivo, adocchiando
subito il mio gruppetto riparato sotto l’entrata.
C’è Mike,
che tra due dita tiene una sigaretta accesa.
Vicino a lui, la sua
presunta fiamma Jessica, che lo guarda con aria sognante. Davanti a loro due,
Eric e Angela, fidanzati dal primo anno delle scuole medie.
Sì, se Mike e Jess
decidessero di mettersi insieme, io diventerei ‘l’arreggi moccolo’ del nostro gruppo.
Li conosco da... sempre.
Forks è una
piccola cittadina nello stato di Washington, nuvolosa e piovosa tutti i giorni
dell’anno. Le stagioni non esistono. E’ un inverno perenne.
In teoria sono nata e cresciuta qui, insieme a mio padre e a mia madre
Renée. Lei si è ammalata quando avevo due anni, ed è
morta. Charlie mi è stato accanto per un po’ di anni, poi – troppo distrutto dal dolore -, ha
accettato il trasferimento in Alaska, diventando così il Capo della
polizia. La sua piccola Bella, che aveva appena compiuto sedici anni invece
aveva deciso di restare a Forks con la zia Sue.
In pratica, invece, sono nata e cresciuta qui – sì -, ma la realtà è ben diversa.
“Bella!”
Scuoto la testa, ridestandomi dai miei pensieri.
Mi avvicino al mio
gruppetto, stampando un bacio sulla guancia delle ragazze.
“Che dite?”
“Filosofia alla
prima ora.” Mike alza gli occhi al cielo, sbuffando.
“Ginnastica alla
prima ora.” Dice invece Jessica ridendo, indicandomi.
Sanno tutti benissimo che
il mio precario senso dell’equilibrio è un problema in qualsiasi
gioco di squadra.
Grazie alle mie
schiacciate, Eric e Mike sono finiti due volte in infermeria. Da quel giorno,
non hanno mai più giocato a pallavolo con me. Come biasimarli.
“Mi rincuora
soltanto che domani è venerdì. E un’altra settimana finirà.”
“Vai da tuo
padre?” Annuisco.
Perché quando i
tuoi amici non possono sapere tutta la verità, qualcosa devi pur
inventarti. Ma comunque è vero, che io e papà partiamo per
l’Alaska.
“Torno domenica
sera.”
“Ci sei per il
cinema?”
“Su Bella! E’
una tradizione!” Ed è vero anche questo: da quando abbiamo creato
questo gruppetto, la Domenica è diventata la serata della pizza e del
cinema.
“Probabile. Se
torno ad un orario decente, sì.”
“Vai con
l’aereo?” Annuisco di nuovo.
Se solo sapessero il
reale modo con il quale andrò in Alaska.
“Oh, Bella! Non ci
inviti mai!” Sorrido a Jessica, perché non è la prima volta
che lo chiede. E non è nemmeno la prima volta che le rifilo questa
risposta studiata.
“Lo sai, Jes-”
Ma almeno stamattina, la
campanella riesce a salvarmi.
“Su forza! Non
possiamo fare tardi.”
Ed entriamo tutti e
cinque nel grande edificio, dividendoci per poi rivederci a pranzo.
“Voi. Non. Potete.
Capire.”
La mattinata è
filata liscia.
La professoressa di
educazione fisica ha accettato senza fare domande la mia giustificazione,
conoscendomi ormai da anni.
Seconda e terza ora
invece le ho passate a fare Letteratura inglese, la mia materia preferita.
Ora sono in mensa, seduta
con Eric e Angela, e travolta dall’uragano Jessica.
“Che succede,
Jess?”
“Ho una notizia
bomba. Qualcosa che la Forks High School non vedeva da… quanto? Forse mai!” Non smette di
gesticolare, ed ha le guance in fiamme.
Eric si protende in
avanti, e sembra ascoltare davvero Jessica.
Io resto impassibile,
perché conosco la mia amica.
“Insomma?”
Chiede Mike, spuntando dietro di lei.
“E’ arrivata
una nuova famiglia a Forks.”
“Cosa?” Anche
Angela, ora, è interessata. E
devo dire che Jess è riuscita a suscitare anche il mio, di interesse.
“Chi te l’ha
detto?”
“Allora!” Si
accomoda, accavallando le gambe. “Alla terza ora avevo Geometria, ma non
mi andava. Così ho finto un semplice mal di pancia, e con la scusa me ne
sono andata.”
“Taglia
corto.” Dice Eric.
“Maleducato.”
Lo fulmina con un’occhiataccia. “Dicevo: me ne sono andata da
Geometria. Però non potevo andare in infermeria, con il mio finto mal di
stomaco. Quindi, ho avuto la brillante idea di andare a scambiare due
chiacchiere con Miss Robinson.”
“La
segretaria?” Domanda Angela, arricciando le sopracciglia.
“Bravissima! Sapete,
da lì passano tutti. Miss Robinson conosce tutti e tutto! Volevo rifarmi
un po’ le orecchie, ecco qua.”
“Jess,
forza!”
“E lì, ho
visto le creature più belle di sempre.”
“Creature?” Chiedo ora io,
interessata.
“Sì! Voi non
potete capire! Erano bellissimi! Un maschio e una femmina. Stavano chiedendo a
Miss Robinson l’orario di questo semestre.”
“E?”
“Angie, non puoi
domandare. Li devi vedere. Sono…
sovrannaturali! Qualcosa di… bellissimo!
Delle divinità.”
“Tu stai
farneticando.” Borbotta Mike.
“Quindi, appena se
ne sono andati, ho chiesto informazioni a Miss Robinson.”
“E?” A
differenza di Mike, Eric è tutte orecchie.
“Non mi ha detto i
nomi. Comunque, si sono trasferiti da nonsodove,
perché il padre ha avuto una promozione. E’ un medico, ed ha
cinque figli. Tutti adottati, tre maschi e due femmine. Da quello che sono
riuscita a capire, sono fidanzati. Stanno insieme, capito? Insieme insieme. Soltanto uno, è solo. Miss Robinson ha
detto che gli ha visti tutti quanti, anche la moglie del Dottore. Ed ha
confermato la mia teoria: quelle persone non possono essere umane!”
“E cosa sono, Jess?
Alieni?” Domanda, ridendo.
“No, Eric. Certo
che no. Ma sono… troppo belli.
Dio, devo scoprire chi è il fratello single, e accaparrarmelo
subito!”
“Hey, Bella! Dove
vai?”
Prendo lo zaino ed il
vassoio, alzandomi in fretta.
“Ho biologia, e
devo finire di ricopiare un compito. Ci vediamo all’uscita.” Faccio
un semplice cenno con il capo, buttando il pranzo intero dentro il secchio.
Belli… bellissimi.
Adottati.
Sovrannaturali.
Non umani.
Non è possibile, mi dico, avviandomi verso l’aula di biologia.
Il padre è un medico.
No. Non è
possibile.
Stai delirando, Bella.
“Buongiorno.”
“Swan, sempre in
anticipo.” Sorrido al professor Banner, lasciando sulla cattedra le
cassette di Biologia avanzata che mi ha prestato la settimana scorsa, per la
mia ricerca.
“Signorina Swan, il
posto accanto al suo era l’unico libero.” Spiega, prima che possa
sedermi. “C’è un nuovo ragazzo, ed ho deciso di metterlo
vicino a lei. Ho i suoi voti dell’altra scuola, e non credo che abbia
problemi in Biologia, ma sempre meglio metterlo vicino alla più brava
della classe. Per qualsiasi cosa, conto sul suo aiuto.” Annuisco, sapendo
perfettamente che il nuovo ragazzo è uno
dei cinque.
Mi siedo pochi secondi
prima che la campanella suoni e che l’aula venga invasa da una calca di
studenti stanchi alla penultima ora.
Non ho nemmeno il tempo
di rendermene conto, che alla mia destra è seduto il nuovo ragazzo.
Mi giro lentamente,
scrutandolo.
La prima cosa che noto,
sono i suoi occhi: neri come la pece. Ha i capelli rossi, disordinati. Delle
ciocche ricadono sulla fronte.
La pelle è bianca,
come quella dei fogli dei quaderni che ho davanti a me.
E il suo odore è
dolce, che mi porta ad avvicinarmi ancora di più. Al mio gesto, lui
scatta, ritraendosi e strusciando la sedia per terra di qualche centimetro
verso la finestra.
Lontano da me.
“Ragazzi,
silenzio!” Dice Banner. “Volevo presentarvi Edward Cullen.”
Lo indica, e venticinque paia di occhi si voltano verso il nostro banco.
Verso di lui.
Compresi i miei.
“Signor Cullen,
vuole venire qui e presentarsi?” Non dice una parola, nemmeno si muove.
E’ una statua.
“Okay.” Il
professore si gratta la testa, sconsolato. “Il signor Cullen si è
trasferito qui con la sua famiglia, dall’Inghilterra. Seguirà
questo corso per tutto il semestre. Cercate di essere ospitali, come tutti i
buoni abitanti di Forks.”
Alcuni annuiscono, altri
continuano a fissarlo.
Io mi volto, guardando
fissa la lavagna.
Banner inizia a spiegare,
e sembra essere l’ora più lunga di tutta la mia vita.
Edward… non dice una parola.
Non si presenta, anzi,
sembra allontanarsi sempre di più da me.
Mi sforzo di prendere
appunti, poi inizio ad arrotolare gli angoli del quaderno.
Fallo, Bella.
Fallo.
“Io son-”
Ma si alza di scatto, ed
in meno di un secondo è già fuori dall’aula.
Proprio mentre suona la
campanella che annuncia la fine dell’ora.
“PAPA’!
PAPA’!” Inizio ad urlare già dal pick up, cercando di non
ammazzarmi sul ghiaccio, mentre corro verso la porta e cerco le chiavi nella
borsa.
Dove sono? Dove…
“PAPA’!”
Apre la porta, mentre tiro fuori le chiavi.
“Bella?”
“Oh,
papà!” Entro, richiudendomela alle spalle.
“Che
succede?” Mi scruta in silenzio, aspettando una spiegazione.
“T-tu… t-u… non puoi
capire!” Dico, con il fiato corto.
“Hey, Bella.”
Si avvicina, mettendomi le mani sulle spalle. “Che c’è?
Qualcuno ti ha fatto del male?”
“No, papà!
Tu non sai cosa sta succedendo!”
“Bella,
spiegami.” Ora il suo tono è perentorio.
“C-ci…” Respiro, deglutendo.
“Ci sono dei vampiri.”
“Come?”
“Papà, ci
sono dei vampiri. Sono arrivati dei vampiri a scuola. Sono cinque. Una famiglia
si è trasferita dall’Alaska. Lui fa il medico. Dicono di essere
stati adottati. In totale, sono sette.” Butto fuori, sentendo gli occhi
fuori dalle orbite.
“Bella, cosa stai
dicendo?”
“Papà, ci
sono dei vampiri a Forks. Dei nuovi
vampiri.” Mi strofino le mani, gelide. “Dei vampiri.” Ripeto
ancora. “Proprio come te.”
Charlie mi ha trovata in una culla, vicino ad un convento. Passava di
lì per caso, e si è fermato quando ha sentito i lamenti di un
neonato. Sì, quella neonata
ero proprio io.
Non conosco la mia vera
madre, e non ho mai fatto niente per cercarla. Per non so quale motivo, ha
deciso di abbandonarmi appena sono nata. Se Charlie fosse passato da lì
troppo tardi, forse sarei morta a quest’ora. O se le suore del convento
avessero aperto il cancello prima di lui, chissà ora dove sarei.
Buttata in qualche casa
famiglia.
Charlie non era solo, però. Con lui c’era Renée,
ed ho dei ricordi vaghi di lei.
Renée ha deciso di andarsene quando avevo
appena due anni, perché non ce la faceva.
Quella vita non le andava bene, aveva
bisogno di altro.
Mio padre, però,
non ha demorso. Mi è sempre stato accanto, crescendomi ed educandomi fino ad oggi.
E proprio crescendo, ho iniziato a capire che le cose erano diverse.
Charlie non era come
tutti i papà delle mie amiche: mi veniva a prendere raramente a scuola,
stava sempre chiuso in casa o alla centrale di Polizia. La sua pelle era fredda
come il ghiaccio, e dura. Più
di una volta, quando ero una bambina, mi sono fatta male giocando con lui.
Sbattevo addosso al suo petto marmoreo, e il giorno dopo mi ritrovavo con dei
lividi sul corpo.
Quando – per Charlie – ho raggiunto
l’età adatta, si è messo seduto accanto a me ed ha iniziato
a spiegarmi molte cose.
Cose che all’inizio
pensavo che fossero soltanto fantascienza, ma invece
no.
Charlie Swan, mio padre, era un
vampiro.
Sì, proprio quelli
che non dormono e ti succhiano il sangue.
Non poteva uscire sotto
la luce del sole, non mangiava, non dormiva.
Mi raccontò essere
stato salvato da un altro come lui, durante la Prima Guerra Mondiale. Stava per
morire, ed un altro vampiro era stato abbastanza forte
da morderlo, iniettando dentro di lui il suo veleno. Dopo tre giorni di pura
agonia, si era svegliato, e non era mai più cambiato.
Aveva conosciuto Renée negli anni cinquanta, e si erano perdutamente
innamorati. Lei era a conoscenza del suo segreto, e l’aveva supplicato
più volte di trasformarla. Charlie, irremovibile, non l’aveva mai
fatto. Voleva che passasse una vita normale, da umana. Finché
Renée non decise di attentare alla sua vita,
cercando di uccidersi. Ci riuscì, perché l’unica
cosa in grado di salvarla fu proprio il morso di Charlie. Lui lo fece: la
morse, e lei diventò proprio come lui. Immortale. Vissero insieme decenni felici, finché decisero
di trasferirsi a Forks: era una città piccola,
semplice, e – soprattutto
– piovosa. Sarebbero riusciti a vivere in serenità, almeno per
qualche anno.
Ma proprio lì, subentrai io.
Charlie non se la
sentì di lasciare una piccola bambina sola, e la portò a casa a Renée. All’inizio, erano entrambi felici.
Entrambi vegetariani,
si nutrivano soltanto di sangue animale. Una volta andava
lei, e l’altra lui. Per non lasciarmi mai sola.
Non mi hanno mai fatto
mancare niente.
Ma ad
un certo punto, Renée non resistette
più alla sete di sangue umano, e con un biglietto scritto in una
calligrafia perfetta, lasciato in cucina mentre Charlie era a caccia, decise di
andarsene. Al suo ritorno, trovò soltanto me ad
aspettarlo.
Piccola e indifesa, nella
mia culla in lacrime.
So che ha sofferto molto
per la perdita di Renée, eppure non l’ha
mai cercata. Mai. E’ sempre
rimasto con me.
Finché gli anni
passavano, e lui continuava a non invecchiare.
Doveva trovare un modo,
una scusa.
Grazie ai suoi contatti
inventò una fantomatica Zia Sue, che ovviamente non esiste. Firmò
carte, e per un periodo tutti pensarono che fosse a New York, per la malattia
di Renée. Finse la morte di Renée, la pianse insieme ai colleghi della centrale,
e poi – passati sette anni -,
disse che non ce la faceva.
Non aveva superato il
lutto, e quindi voleva andarsene.
Io, - che ne avevo appena nove – non mi
ero opposta al trasferimento. Charlie si trasferì in Alaska, lasciandomi
con Zia Sue.
Questa, è la
storia che tutta la popolazione di Forks conosce.
La realtà non
è però molto diversa: Charlie è davvero il Capo della
Polizia dell’Alaska, e con le sua velocità sovrannaturale riesce a
raggiungerla in poco tempo.
Lo vedo tutti i giorni,
perché torna sempre. Mi lascia pasti da riscaldare, soldi, si preoccupa
della mia carriera scolastica e delle domande per il College, anche se ancora
manca un anno.
Non è mai stato un
problema per me, la sua diversità.
E’ un vampiro, ma
poteva essere benissimo anche qualcos’altro.
Resterà per sempre
il mio papà, però.
“Bella,
respira.” Dice di nuovo, sedendosi sul divano accanto a me. “Sei
sicura?”
“Papà,
sì!”
“Magari ti sei
sbagliata.” Alzo gli occhi al cielo, sbuffano sonoramente.
“Vivo con un
vampiro da diciassette anni!” Dico soltanto.
Lui annuisce con
ovvietà.
Non posso sbagliarmi. So
come sono fatti. La loro pelle, i loro occhi, il loro profumo.
Profumo.
Ripenso a quello di
Edward, e vado su di giri. Era dolce, ma allo stesso tempo forte. Buono.
“Stai
arrossendo?”
Diamine!
“No… no.”
“Respira, e
raccontamelo di nuovo. Con calma.”
“Jessica era in
segreteria prima della pausa pranzo.” Inizio. “Quando è
arrivata in mensa, ci ha detto che una nuova famiglia si è trasferita a Forks. I figli, frequentano tutti
la scuola. Ha detto di averne visti due in segreteria, mentre prendevano
l’orario.” Prendo fiato. “Ha iniziato a farneticare cose su esseri sovrannaturali,
divinità e roba del genere. Diceva che erano bellissimi, sembravano non
umani. Lì, ho iniziato seriamente a pensare che ci fosse qualcosa di
strano.”
“E quindi, hai
dedotto che sono vampiri?”
“No,
papà! Alla
penultima ora, avevo Biologia. Banner mi ha detto che c’era un nuovo
ragazzo, e che l’aveva messo vicino a me.”
Penso a Edward, e sento il sangue salire sulle guance. Stavolta, Charlie
capisce perché arrossisco. “Papà,
è un vampiro. Non mi ha detto una parola, cercava di starmi il
più lontano possibile. Aveva occhi neri, e la pelle cinerea. Come te.” Indico le braccia di
Charlie.
“Quindi,
non ti ha parlato.”
“No. E’ scappato ancor prima che
suonasse la campanella. Di corsa.” Preciso, ricordando molto bene il modo
in cui Edward è fuggito.
“Questo è
strano.” Non dice niente, ma so che il suo cervello sta lavorando.
“Cosa?”
“Se i ragazzi
frequentano la scuola, devono per forza essere vegetariani.”
“E…?”
“Non riesco a
spiegarmi il comportamento di questo… ragazzo.”
Dicendolo, mi squadra attentamente.
Dannato Edward.
“Non dovrebbe avere
problemi a relazionarsi con gli umani, quindi.”
Finisce lui.
Ed ha ragione.
Se sono a scuola,
significa che non si nutrono di sangue umano. Sennò, sarebbe una vera e
propria strage.
Ma Edward… mi guardava come se mi
volesse mangiare.
Dio, fa che siano realmente vegetariani.
“Bells, ascoltami attentamente.” Annuisco, puntando
gli occhi in quelli dorati di Charlie.
“Devi
fare attenzione.
Alla loro presenza, dovresti apparire soggiogata o impaurita, capito? Non puoi
far finta di niente. Sono vampiri. Tu
sai come sono fatti, e non puoi comportarti come se fosse una cosa normale. Per
ora, devi far finta di niente. Cerca di stare il più possibile alla
larga da loro. Io cercherò d’informarmi. Tu, comportati
normalmente. Niente sguardi strani, non fissare troppo, non fare domande.” Annuisco di nuovo. “E non arrossire, per
favore.” Aggiunge poi, schioccandomi un’occhiata tra il divertito e
il rimprovero.
Dannata Isabella Swan!
E dannati vampiri!
Non dormo bene, e gli
incubi mi accompagnano per tutta la notte.
Sogno Edward. E poi
Charlie. E poi, Edward e Charlie insieme che mi mangiano.
Letteralmente.
Mi sveglio con le borse
che arrivano fino al mento, ma grazie a Dio è
venerdì. Ormai non so più se andrò in Alaska con
papà per il fine settimana.
Questa storia dei nuovi vampiri mi ha destabilizzata
abbastanza, tant’è che nemmeno mi fermo a parlare con i ragazzi,
quando arrivo a scuola. Tiro dritta verso la segreteria. Voglio chiedere a Miss
Robinson se posso spostare l’ora di Biologia, per non dover stare con
Edward.
Ascoltare quello che ha
detto Charlie è stato facile, ma metterlo in pratica un po’ meno.
Non posso stare con lui. Non così
vicino.
“Ciao!”
Sobbalzo, voltandomi verso quella
voce.
“Ciao?”
Domando, strizzando gli occhi.
La conosco? No.
E’ un vampiro?
Sì.
“Tu devi essere
Isabella!”
“Bella
basta.” Sorrido alla ragazza con i capelli corvini, che ha cominciato a
camminare accanto a me.
“Io
sono Alice. Alice
Cullen.” Precisa, allungando la mano coperta
dal guanto.
Furba.
“Bella.”
Ripeto di nuovo, sorridendo.
“Letteratura alla
prima ora?” Chiede, indicando l’aula a cui
ci stiamo avvicinando. “Anche io!”
“Oh, no. Stavo
andando in segreteria.”
“Come mai?”
Fantastico, mi mancava
soltanto una versione vampiro di Jessica.
“Devo chiedere due
cose alla segretaria.” Borbotto.
“Non ti
sposterà l’ora di Biologia.” Sgarro
gli occhi, posizionandomi di scatto davanti a lei.
“Come scusa?”
“Non te la cambierà, Bella.” Ripete di nuovo, sempre con
quell’aria allegra.
“Come fai
a…” Ma le parole mi muoiono in bocca, quando Alice afferra
delicatamente il mio braccio e mi trascina verso un’aula vuota.
“Lo so che lo sai.” Dice soltanto.
“Cosa
dovrei sapere?” Sbuffa, ma accompagna tutto da una sonora risata.
“So che lo sai.” Ripete di nuovo, fissandomi con quegli occhi
dorati.
Dorati. Sono vegetariani.
Non parlo, e continuo a
scrutarla. Un misto di sensazioni si impossessano di
me: come fa? Perché? Cosa dovrei fare?
“Non ti preoccupare, Bella.” Dice stavolta, dolcemente.
“Non so di cosa
stai parlando.” Rispondo allora, voltandomi verso la porta.
Fai finta di niente.
Comportati normalmente.
“Lo so
anch’io, Bella!” Mi blocco, ma resto sempre voltata.
“Come?”
“So che tuo padre
è un vampiro.” Resto paralizzata, senza muovermi di un centimetro.
“Io e la famiglia saremmo molto felici, se stasera
veniste a cena. Vi aspettiamo.” Dice infine, superandomi per
uscire e senza aspettare risposta.
“Pronta?”
Sobbalzo, perché non ho sentito Charlie entrare nella mia stanza.
Annuisco debolmente,
senza proferire parola.
Sono pronta? Non lo so.
So solo che sto entrando
in una casa piena di vampiri – sette,
per l’esattezza -, ed io sarò l’unica umana.
E se avessero troppa sete?
E se fossero vegetariani da poco tempo?
Ho pensato a tutto quello
che può accadere, e nulla di tutto questo è positivo.
Fuori al cancello salto
sulle spalle di Charlie. Lui – ormai
– non guida da molto tempo, e prendere la macchina per andare a casa
di altri vampiri sarebbe inutile.
Stringo gli occhi fino a
sentire dolore, mentre i capelli volano in ogni direzione. Anche le mani e le
gambe mi fanno male, perché sono troppo stretta al petto di Charlie.
Dopo una
manciata di minuti, inizia a rallentare. Quando finalmente apro gli
occhi, davanti a me si estende una villa a tre piani, con grandi vetrate che
danno sulla foresta.
E’ nascosta.
Ed è un posto perfetto per sette vampiri.
“Ricordati quello
che ti ho detto a casa.”
Non ti avvicinare troppo.
Respira nel modo più silenzioso possibile.
Non sospirare.
Cerca di non farti male per nessun motivo al mondo.
Sì, questa
è la dettagliata lista che Charlie ha stilato appena sono uscita da
scuola, appena è venuto a sapere dell’invito.
Nemmeno bussa,
perché alla porta ci accoglie una donna… splendida.
I suoi
capelli castano chiaro ricadono sulle spalle, ondulati. Indossa un vestito viola a mezze
maniche che le arriva sotto il ginocchio, accompagnato da un paio di tacchi
avana, che non sono troppo alti.
Sorride, e con quella
dentatura splendida potrebbe accecare qualsiasi umano a Forks.
“Charlie e
Bella!” Dice subito, accogliendoci dentro la casa. “E’
un piacere avervi qui. Io, sono Esme.”
Allunga una mano prima a mio padre, e poi a me.
“Esme.” Ripete Charlie. Se non fosse un vampiro, quasi
crederei che sia rimasto ammaliato dalla sua bellezza anche lui.
Che è un vampiro.
“Venite, gli altri
vi aspettano.” Ci fa strada, mentre mi guardo
intorno: la casa è alquanto… illuminata.
Ci sono quadri appesi dappertutto, vedo molte porte che portano ad altrettante
stanze, e il paesaggio che si vede è maestoso.
Sento anche odore di… sugo?
Fritto?
Bella, non è possibile. Non mangiano.
“Visto
che sei l’unica… umana”
Esme si schiarisce la voce, guardandomi sempre con
dolcezza. “Abbiamo preparato qualcosa per te.” Quando apre la porta
della cucina, la scena che si presenta davanti a noi mi fa… ridere.
Ai fornelli
c’è un omone di almeno due metri, largo quanto l’armadio che
ho nella mia camera.
Alla sua destra, gli fa
compagnia l’uomo più bello che io abbia mai visto.
Dovrebbe essere il padre.
Davanti a loro due, di
spalle invece c’è una bionda mozzafiato,
che cerca di condire un’insalata seguendo delle istruzioni.
“S-state… cucinando per me?” E non riesco
proprio a trattenerla, la risata.
“Sì.” Esme sembra essere perplessa. “Non hai fame?”
“Oh.” Leggo
il dispiacere sulla sua faccia, ora. “Certo! Certo che ho fame. E’ che…”
“Non ha mai visto
dei vampiri cucinare, tutto qui.” Viene in mio
soccorso papà.
“Tu avrai cucinato
per lei almeno qualche volta, mi sbaglio Charlie?” L’uomo biondo
stavolta si avvicina, con un gran sorriso che gli incornicia il volto.
“Carlisle?” La sorpresa è l’emozione che aleggia sul volto di Charlie.
“E’ un
piacere rivederti, amico mio.” E non si perde in
convenevoli, perché ora lo sta abbracciando. Ricambiato da mio padre.
Carlisle.
Seduta a gambe incrociate
su uno dei tre divani che ci sono in quell’enorme sala, mi gusto il
gelato al pistacchio che Emmett “ha fatto con tanto amore.”, a detta sua.
Sì, perché
siamo diventati amici per la pelle.
Emmett e Rosalie sono stati
i primi.
La prima coppia che si
è presentata. Lui mi ha alzata da terra,
stringendomi in un caloroso
abbraccio, per quanto poteva esserlo.
Rosalie invece ha allungato semplicemente la sua mano, coperta da un guanto
di pelle.
Poco dopo, si sono
aggiunti Alice e il suo fidanzato: Jasper.
Mi guarda con aria
strana, ed è lontano anni luce da me. Tiene sempre strettamente la mano
di Alice, e cerca di non avvicinarsi a me di un millimetro.
Invece, ho scoperto che Carlisle è un caro amico di Charlie.
E’ quel caro amico che l’ha
trasformato in un vampiro.
“Ti piace,
Bellina?” Alzo gli occhi al cielo, già infastidita da tutti i
diminutivi che mi ha dato Emmett in questa
mezz’ora.
“Buonissimo.”
Dicco appena, mangiandone ancora.
E lo è davvero.
Chi lo avrebbe mai detto
che dei vampiri sapessero cucinare?
“Allora,
Charlie.” Carlislegli da una
pacca sulla spalla, sedendosi accanto a lui. Sul divano di fronte al
mio. “Sarei felice di sapere tutto quello che è successo.”
“Sono passati anni.” Commenta Charlie, ancora
sorridendo.
E’ felice.
“Quando Alice mi ha
detto che c’era un vampiro a Forks, ho pensato
subito a te.” Confessa il medico.
“Come faceva Alice
a sapere che ero qui?”
“Vedo il futuro,
Charlie.”
Quasi mi strozzo con il
gelato, e tutti i presenti si voltano nella mia direzione.
“Vedi… il
futuro?” Alice annuisce soltanto, ridendo allegramente.
“Bene.”
Commento soltanto, scaturendo le risate di tutti i presenti.
“Mi sono trasferito
a Forks una ventina d’anni fa.”
“Venti anni sono
molti.” Dice Rosalie, indicando la figura di Charlie.
Non sei invecchi, come fai? E’ quello che pensa, ma non lo dice.
“Oh… no. Per gli abitanti di Forks, non vivo più qui.”
“Come?”
Domanda ora Jasper.
“Nove anni fa, ho
accettato il trasferimento in Alaska. Ero il Capo della Polizia di Forks, ed ora sono il Capo della
Polizia di Denali.”
“Ti senti ancora
con il clan?”
“Poco.”
Risponde Charlie, alla domanda di Carlisle. “Li vedo, ogni tanto. Ma poi,
torno sempre dalla mia Bella.” Mi indica,
sorridendo dolcemente.
Il mio papà.
“E Renée?” Carlisle
quindi conosce anche Renée.
“Aveva
troppa… sete. Se ne è
andata, o mi avrebbe uccisa.” Rispondo io al medico, ancora prima di
Charlie.
Annuisce, e so che sta
pensando a qualcosa.
Qualcosa che non vuole
chiedere.
Ma che deve sapere, per non far finire
Charlie nei guai.
“Charlie e Renée mi hanno trovata
quando ero una neonata, ed hanno deciso di prendersi cura di me.” E
così, butto fuori tutto.
Racconto ai Cullen di come sono stata trovata, aiutata da Charlie.
Gli raccontiamo
dell’abbandono di Renée, dei troppi anni
che erano passati, e di Zia Sue.
Loro non parlano, ci
ascoltano in silenzio finché non abbiamo finito.
“Hai intenzione di
trasformarla?”
“EMMETT!” Lo
sgrida Esme, per la sua schiettezza.
Io sorrido. “No.
No.” Dico. “Non voglio essere trasformata. Charlie è mio
padre, e lo sarà per sempre. Ma io, ho la mia
vita. Vivrò la mia vita, da umana. Rendendo conto sempre a Charlie,
perché è mio padre e mi ha salvata. Ma… no. Non voglio diventare un vampiro.”
“Hai le idee
chiare.” Dice Alice, scrutandomi.
Credo che lei ora può vedere il mio futuro, e vorrei chiederle cosa
vede.
“Invece, Carlisle…” Charlie deglutisce, e sembra
agitato.
Può un vampiro essere agitato?
“Ci sono andato,
sì.” Dice Carlisle. E non ho la
più pallida idea di cosa stiano parlando.
“Non ho trovato tua
moglie, e nemmeno Marie.” Ora, credo di capire.
Marie era la figlia di
Charlie, nata pochi mesi prima che lui partisse per il fronte.
“Va bene.”
“Non è
tutto, Charlie.”
“Cosa?”
“Anni dopo…
ho salvato un ragazzo.”
“Come me, Esme e Rosalie, no?”
“Esatto. Ma… credo che…”
“Chi è, Carlisle?”
“Edward.”
Sento affluire più
sangue sulle mie guance, e so il perché
L’ho cercato, ma
non c’era. Non c’è.
Edward non è
dentro questa casa, e non so perché.
Non che sperassi di
trovarlo, ma…
“Edward?”
Domanda Charlie, perplesso.
“Sì. Edward.”
“Edward Anthony CullenMasen.” La voce che
proviene dalla mie spalle mi fa accapponare la pelle.
E’ Edward.
Deve essere lui.
Mi volto, e lo vedo.
Ha gli occhi puntati in
una sola direzione: Charlie.
Sono in una casa non mia, in una camera non mia, seduta su un letto non
mio
Quarto capitolo - Bella
Sono in una casa non mia, in una camera
non mia, seduta su una poltrona non mia.
Da sola.
Edward è il nipote
di Charlie. E’ il figlio di sua sorella.
Charlie non mi aveva mai
raccontato questa… storia. Mi aveva
detto che aveva chiesto al vampiro che lo salvò a cercare sua moglie, ma
non mi aveva mai detto di avere qualcun altro.
Qualcun altro come quattro fratelli e una sorella. Susan per l’appunto, la mamma di Edward.
Charlie era stato
trasformato nel 1914, mentre Edward quattro anni dopo. La stessa persona salvò entrambi, senza sapere che prima o poi gli
avrebbe fatti riunire.
Dopo l’esordio
così avvincente di Edward, abbiamo deciso tutti quanti di lasciare un
po’ di spazio sia a lui che a Charlie, e quindi
di dileguarci. Sono rimasta per un po’ con Alice, ma la vicinanza con
Jasper iniziava ad inquietarmi sempre di più,
quindi le ho chiesto sfacciatamente se potevo fare un giro per la casa. Lei ha
annuito felice, e mi ha detto che avrebbe portato Jazz a fare una passeggiata.
Le passeggiate per i vampiri equivalgono alla caccia, questo l’ho imparato anni fa.
Ora sono in una camera
illuminata di bianco, piena zeppa di libri e CD. La
grande vetrata che c’è davanti a me affaccia sulla foresta, e mi
trasporta quasi in un mondo magico.
Charlie e Edward stanno
chiacchierando da un po’, così decido di alzarmi ed inizio a guardare qualche testo sulla libreria.
Amleto.
Romeo e Giulietta.
Enrico V.
Non so di chi sia questa
camera, ma deve di certo piacergli Shakespeare.
Guardo invece la lista
infinita di CD impilati su una mensola, e vedo
perlopiù musica classica. Accendo lo stereo, e una melodia invade lo
spazio.
So di conoscerla, ma non
riesco a ricordami cosa sia.
“E’ Debussy.” Il CD che ho in
mano cade a terra, rompendo la plastica.
“Cazzo! Scusa, scusa! Te
lo ricompro!” Lo prendo e lo rigiro tra le mie mani, e sì,
l’ho proprio rotto.
“Non fa
niente.” Si avvicina a me, togliendomelo dalle mani. “Quindi… Bella.”
Dice, allungandomi la mano. E per la prima volta, stringo la mano di un Cullen che non è coperta da un guanto.
“Edward.” Si
presenta.
E’… strano, perché è
come se lo conoscessi da sempre.
L’ho guardato a
lungo, durante l’ora di Biologia. L’ho cercato nei giorni
successivi, senza trovarlo. Ed ora è qui,
proprio davanti a me. La sua mano ancora stretta nella mia.
“Quindi… saresti mio cugino?”
Brava, Bella. Bravissima.
Ma la risata che scoppia dalle labbra
di Edward mi ripaga dall’enorme figura di merda fatta. Continua a ridere,
e se potesse si terrebbe lo stomaco con le mani per i
crampi.
“Diciamo.”
Sorrido anche io, stavolta.
“Claire de
Lune.” Dico, dopo qualche istante di silenzio. Dopo che ha nominato Debussy, mi è venuto in mente il nome della melodia.
“La conosci?”
E’ incuriosito.
“Sì. Charlie… la suona spesso. In
effetti, quando ero piccola me la suonava sempre, per
farmi addormentare.” Edward annuisce, assorto nei suoi pensieri.
“Era
la preferita di mia madre. La suonava sempre.”
Ed ora capisco.
Capisco perché è la melodia preferita di Charlie, e perché
era già dentro lo stereo di Edward.
“E’…
bella.”
“Tu sei bella.” Sgarro
gli occhi.
“Come?”
“Io…
niente.” Dice Edward. “Fra tutte le stanze, hai trovato proprio la
mia.” Cambia discorso, e riesce a farmi dimenticare per un po’
quello che ha appena detto.
O che ho sognato di sentire.
“Oh,
scusa! Non lo
sapevo. Me ne vado subito.” Mi avvio verso la porta, ma la sua mano
fredda si posa sul mio braccio.
“Non devi.”
La sua voce è calma e dolce. “Puoi restare.
Sempre se vuoi.”
Lo voglio?
Lo voglio.
“E quindi…
sei il nipote di Charlie.”
“Come fai?”
Parliamo insieme, e ci interrompiamo nello stesso istante.
“Prima tu.”
Dice Edward, indicandomi.
“No,
no, scusa. Dì pure.”
“Bella, sono un uomo vecchio stampo. Le signore prima.” E non
ha tutti i torti.
“Dicevo…
quindi sei il nipote di Charlie.” Deglutisco, senza chiedere altro. E non
ce ne è bisogno, perché è Edward
che parla.
“Sì. Ho dei ricordi vaghi, ma quando
Alice ha avuto la visione di un vampiro che viveva insieme ad
un’umana… ecco io…”
“Tu?”
“Sono
dovuto andare a controllare. Anche se già avevo visto.”
“Io… non ti
seguo.”
Edward sorride, un
sorriso amaro però.
“Lo sai che Alice
vede il futuro, vero?” Annuisco, e lui continua. “In
questa casa io, Alice e Jasper abbiamo dei… poteri, se così vogliamo chiamarli. Jazz può
controllare le emozioni delle persone. Alice, vede il
futuro. E io… leggo nel pensiero.” Sento
il sangue affluirmi nelle guance in un modo scandaloso.
“Cosa?”
“Stai
tranquilla, Bella.
La tua mente, è l’unica che non posso leggere.”
Sospiro, e Edward arcua le sopracciglia.
Cosa mi nascondi, Bella Swan? So che è quello che sta pensando lui in questo momento.
“Dopo il primo
giorno di scuola, Alice ti ha vista. Ti ha vista insieme ad un vampiro. Vivevi con lui, mangiavi con
lui… lo chiamavi papà.”
L’espressione di Edward è quasi disgustata. “Pensavo… pensavamo…
che ti tenesse prigioniera.” Rido, e di gusto. Perché pensare che
Charlie – mio padre – mi
tiene prigioniera, è un’assurdità. “Ma
non riuscivo a vedere lui. Il vampiro. Le visioni di Alice erano
sfocate, e non sempre sono esatte” Continua
Edward. “Quindi, quella stessa sera sono venuto
a casa vostra.”
“Come?”
Chiedo, quasi indignata.
“Ed
ho visto Charlie.
E i ricordi sono riaffiorati nella mia testa. Sai… quando ti trasformi non porti tutto dietro. Alcune cose le dimentichi,
altre no. Il dolore è lancinante, e la sete ancora di più. Quella
diventa la tua nuova vita, e la vecchia non esiste più.” So che quello che dice è vero. Charlie mi ha
parlato molte volte del dolore e della sete. Non so se lo abbia fatto per
mettermi paura e non farmi mai venire in mente
l’idea di essere trasformata, o per raccontarmi soltanto quello che ha
provato.
“Charlie
era… come lo ricordavo. Mio zio. Lo
vedevo sempre, all’epoca. Vivevamo tutti insieme,
in una residenza in campagna. La mia famiglia, quella di Charlie, i nonni. Non
potevo credere che lui fosse qui, e che fosse un vampiro. Proprio come
me.”
“Il destino.”
“Il destino a volte
riserva degli scherzi incredibili.” Dice Edward, sedendosi accanto a me.
“Cosa
volevi chiedermi?” Domando stavolta io.
“Come fai a…
nascondere i tuoi pensieri?”
Non lo so.
Non lo so perché
non è una domanda che ti fanno in molti, oggigiorno.
“Forse
c’entra… questa?”
Tiro su la manica della maglia, e vedo Edward spostarsi di qualche centimetro.
Devi ricordarti che sono dei vampiri assetati di sangue,
stupida Bella!
Ma Edward si alza di scatto, per poi
stringere tra la sua mano il mio polso.
Un semplice gesto, e
potrebbe spezzarlo.
“Come…?”
“E’ successo
due anni fa.” Spiego. “Ero con Charlie, nella
radura. E d’improvviso, sono arrivati tre vampiri. James, Victoria
e Laurent. Non abbiamo mai più visto gli
ultimi due, ma James…”
“James?”
Incalza Edward, e noto che i suoi occhi non sono più dorati,
ma neri.
“James
voleva andare a caccia. Diciamo che voleva fare di me… il suo spuntino. Mi ha cercata a lungo e
largo, finché è riuscito a far dividere me e Charlie. E mi ha morsa.” Dico, mentre nella mia mente riaffiorano quei
ricordi. “Charlie è arrivato in tempo, ed è stato abbastanza
bravo da togliermi il veleno dal corpo, senza uccidermi.” Edward sembra
sbalordito.
“E…?”
“Sai che anche
Charlie ha dei… superpoteri?”
Lui annuisce.
“Ecco, da quando
James mi ha morsa… non riesce più ad
usarli su di me. Ci ha provato, ma non c’è più riuscito.
Non so cosa sia successo, dopo il morso di James.”
“Dov’è
James?” Quasi sento un ringhio provenire dal petto di Edward.
“E’
morto. Charlie l’ha ucciso.”
“Davanti a
te?”
“Edward,
siete dei vampiri.
Vivo con un vampiro da diciassette anni. Se quella è la tua domanda, no:
non mi ha fatto senso vedere mio padre smembrare un vampiro e lanciarlo nel
fuoco.” Si passa una mano tra i capelli, quasi
esasperato.
“Sembra tutto
così normale.”
“E’
normale.”
“No,
Bella. Non
è assolutamente normale. Se tu raccontassi queste cose in giro… ti rinchiuderebbero.”
“Sai quante volte
ho pensato di farlo?” Domando, con gli occhi sottili come lame. “Mai.” Dico infine. “Charlie mi ha salvato la vita, e non solo una volta. Non andrò mai da nessuno, nessuno!”
“Lo avresti
già fatto, sennò.” Annuisco, e vedo Edward fare lentamente
avanti e indietro per la sua camera.
“Posso chiederti
un’altra cosa?” Non risponde, e allora lo faccio.
“Perché sei scappato?”
“Come?”
“Il
primo giorno di scuola. Ho capito che eravate vegetariani, ma tu… tu sei scappato. Non mi hai rivolto la parola, e te ne sei andato
alla velocità della luce.” E alla stessa
velocità della luce, ora il suo viso è a qualche centimetro dal
mio.
“Vuoi davvero
saperlo?” Annuisco impercettibilmente, ma so che
lui l’ha notato. Non riesco a staccare gli occhi dai suoi, e il suo
profumo arriva dritto alle mie narici.
“Perché…”
Si avvicina ancora di più, posando delicatamente il naso sul mio collo.
Proprio lì, dove batte prepotentemente la vena. “Sei così
dolce, Bella.” Sento che digrigna i denti in modo feroce, e lo fa per non
stringerli da un’altra parte.
“Ti avrei uccisa.” Sussurra. “Lì,
davanti a trenta persone. Non ho pensato a nient’altro, per tutta
l’ora. Volevo soltanto far fuori tutti gli studenti, senza nemmeno
dissetarmi con il loro sangue. Volevo lasciarti per ultima, e berne ogni
goccia. Volevo te.”
“Cos’è
successo?” Dico, a fior di labbra.
“E’
successo” posa un bacio sul mio collo, e poi si stacca e torna a
guardarmi. I suoi occhi sono interamente neri. “Ho
pensato alla mia famiglia, questo è successo. Non potevo dare un
dispiacere così grande a CarlisleeEsme. Non mi nutro… di
sangue umano da decenni, ormai. Non potevo deluderli, e deludere me stesso dopo
tutti questi anni.”
“Ma
volevi. Ora sei
qui, solo. Potresti farlo.”
“Dopo ne
morirei.” Sorrido, mentre il mio naso sfiora il suo.
“Charlie ti
ucciderà?”
“No. Solo…” sembra cercare le
parole giuste. “Non riuscirei più a
vivere. Io…”
“Cosa?”
Allungo il collo. Basterebbe un centimetro in più e toccherei le mie
labbra con le sue.
“Sei la mia
Cantante, Bella.”
“Che
significa?” Mi stringe una mano sulla nuca, appoggiando la sua fronte
contro la mai.
“Significa che non
ti libererai facilmente di me.”
“Buongiorno?” La mia
risposta risulta più una domanda.
“Pronta per educazione
fisica?” Assottiglio gli occhi, e se potessi lo brucerei con una sola
occhiata.
“Non sei simpatico.”
“Ultimamente lo sono più
del solito.”
Ed è vero.
E’ arrivato così, da un
momento all’altro. Una settimana prima era scappato dall’aula di
biologia, per evitare di mangiarmi davanti a tutti. Via. Fuggito.
Una settimana fa aveva scoperto di
avere uno zio ancora in vita, e che io ero… la sua cantante.
Mi ero informata, una volta tornata a
casa. Ed avevo scoperto che su internet c’è proprio di tutto.
Il mio sangue cantava per lui.
E lui non poteva farne a meno.
Non ti libererai di me facilmente, era quello che mi aveva detto una settimana prima. E niente
fu più vero.
Ho ricordi vaghi prima di lui.
Perché ora è sempre presente, quasi ventiquattro ore su
ventiquattro.
Mi accompagna in classe, aspetta che
le mie lezioni finiscono, mi riporta a casa, mi viene a prendere la mattina,
usciamo, parliamo.
Insieme.
Tutto insieme.
“A che pensi?” Sussurra,
accarezzandomi una ciocca di capelli.
“Com’è non leggere
i pensieri?” La sua espressione frustrata parla da sé. “Ecco
quello che provano tutti i comuni mortali.”
“Se potessi evitare di leggere
i pensieri di qualsiasi persona sul pianeta terra e leggere i tuoi, lo
farei.”
“Mi dispiace, allora. Niente
pensieri di Bella.”
“Niente pensieri di
Bella.” Sbuffa, posando un lieve bacio sulla mia fronte. “Ci vediamo
dopo, mia Bella!” E mi lascia lì, fuori gli spogliatoi.
Entro nel chiassoso spogliatoio, e
prendo il mio solito posto. Jessica e Angela si azzittiscono appena mi vedono
Appunto.
“Ciao.”
“Ciao Bella!” Dice
Angela, ed è l’unica a parlare. Jessica si limita a salutarmi con
un cenno della mano.
So che le cose sono cambiate. E non
posso spiegarlo a due delle mie migliori amiche.
Vorrei, ma proprio non posso.
La famiglia Cullen è entrata
prepotentemente nella mia vita, e così Edward.
Charlie passa la maggior parte del
suo tempo a casa Cullen, ed io sono felice per questo. Finalmente ci sono
persone come lui. Vampiri. Può
essere chi è realmente, senza doversi trattenere dal dire o nel fare
qualcosa.
Passo del tempo con Rosalie e Alice
durante le mie giornate, e le sto conoscendo sempre di più. Ho scoperto
che Jasper è l’ultimo vegetariano che si è unito a loro, ed
è per quello che cerca di starmi il più lontano possibile.
Carlisle ed Esme sono perfetti e dolcissimi.
E poi c’è Edward.
Stiamo insieme? No.
Siamo amici? Probabile.
Non è successo… niente. A parte il tempo che passiamo
insieme a parlare e a scherzare, nulla di più.
Non si è mai avvicinato
più del previsto, non mi ha mai chiesto nulla. Evita di stare con me
quando a mensa pranzo con i ragazzi, e dall’altra parte del tavolo riesco
a vedere la sofferenza sul suo volto.
Soffre. Siamo
a tre metri di distanza, in due tavoli separati e sembra che lui non possa
reggere la situazione.
E so benissimo che io non sono
d’aiuto. Sono talmente abituata e assuefatta dalla sua presenza, che non
ne posso farne a meno.
Ne voglio di più, di
più e sempre di più.
Se potessi evitare di dormire, lo
farei.
Un modo ci sarebbe.
Scaccio prepotentemente quei pensieri
dalla testa, mi infilo i pantaloncini della tuta e mi dirigo in palestra.
Sperando di uscire da quella porta
ancora intatta.
“Bells!” Urla Charlie dal
piano inferiore.
Sono chiusa nella mia camera, e sto
finendo il saggio di Letteratura Inglese che devo consegnare lunedì.
“Che c’è?”
Dico, scendendo e inciampando insieme sull’ultimo scalino.
“Ti dispiace restare da sola
questo fine settimana?” E’ venerdì, e di solito il
venerdì io e Charlie andiamo in Alaska.
“Mh.” Annuisco.
“Andremo a trovare il Clan
Denali.”
“Andremo?”
“Sì, è stata
un’idea di Carlisle.” Charlie sembra entusiasta. “Partiamo in
serata, e torniamo domenica sera. E’ un problema?”
“Oh, no. Assolutamente.”
Capisco perché non sono stata
invitata. Andranno da altri vampiri, e non è il caso che mi vedano. Che sappiano di me.
“Tu, Carlisle e Esme?”
Domando, sgranocchiando una carota che ho appena preso dal frigo.
“No, tutti. Jasper ancora non
ha conosciuto il Clan di Denali, ed allora abbiamo deciso di partire tutti
insieme.”
“Tutti?” Cerco di nascondere la mia sorpresa. E non ci riesco.
Dannata Bella! E dannati vampiri!
“Se non vuoi restare da sola,
posso rimanere.”
Ho passato talmente tanto di quel
tempo sola in questa casa, che dirgli di non andare sarebbe una cattiveria.
“No, papà. Vai e
divertiti.”
Andranno tutti.
Sola.
Sola.
Sola.
“Bells.” Mi chiama,
quando sto per risalire le scale.
“Sì?”
“Mi devi dire qualcosa?”
Non lo so, Charlie.
Soltanto che credo di essermi presa una cotta plateale per un vampiro,
dice che sono la sua cantante, e poi decide di andarsene tre giorni senza
avvisarmi.
Dannata Bella.
E dannato Edward Cullen.
“Niente, papà. Tutto
bene.”
Ringrazio che sia passata soltanto
una settimana, e non di più.
Stavo per giocarmi le amicizie di
sempre. E’ una settimana esatta che non sento Mike e Erik, e che parlo a
malapena con Jessica ed Angela.
Per chi?
Per un vampiro.
Se Charlie sta coltivando le sue
amicizie, devo farlo anche io.
Io sono umana, e non sarei stata mai
come loro. Le nostre vite erano diverse e distanti. Per quanto volessi bene a
mio padre, prima o poi lo avrei lasciato. Per
vivere.
“Bella?” La voce sorpresa
di Jessica non mi stupì per niente.
“Hey, Jess. Ti va se andiamo a
mangiare una pizza stasera?”
“Ehm… mi vedo con Mike.”
“Mike? Quel Mike?”
“Chi altro, Bella?”
“Da quant’è che ti
vedi con Mike?”
“Da quando una delle mie
migliori amiche è sparita, e non ho più avuto il modo di
sentirla.”
1 a 0 per Jessica.
“Hai ragione.”
“Non voglio sentirmi dire che
ho ragione. Anche se non è niente male.” Soffoco una risata contro
la cornetta.
“Che succede?” Domanda
interessata.
“Il padre dei Cullen è
un vecchio amico di Charlie. Mi ha detto che arrivavano in città, e che
volevano ospitarmi a cena. Sanno che sono qui da sola, e ci hanno preso un
po’ la mano. Sono sempre da loro, ultimamente.”
“Sei sempre da loro.” Ripete Jessica, enfatizzando sul sempre.
“Sono stata una stronza. Non so
cosa mi è preso.”
“Non ti è preso niente,
Bella. Ti sei soltanto presa una
cotta per quel Cullen.”
“Si, come no.”
“Ti conosco da diciassette
anni, Isabella Swan. E non hai mai guardato nessuno come guardi lui. Nessuno.
Lui gira, e tu giri. Lui parla, e tu pendi dalle sue labbra.”
Dio, dio, dio, dio.
“Non è vero.”
“Oh, e lui non è da
meno!” Stavolta addrizzo le orecchie.
“Come?”
“Certo, almeno tu
lo fai con discrezione. Io lo vedo, perché sono la tua migliore amica. Ma lui! Ti guarda come se volesse
mangiarti da un momento all’altro! Quando pranzi con noi? Sembra che
vuole sbranare il tavolo, noi compresi.” Gioco con il filo del telefono,
e il cuore sembra uscirmi dal petto.
“Dici?”
“Bella, devi starmi
a sentire. Ci sei già andata a letto?” Arrossisco e me ne pento.
“Jessica!”
“Hey! Non
c’è niente di male! Hai diciassette anni, prima o poi dovrai
perdere la verginità!”
“Perché
parliamo di queste cose?”
“Perché sono
ragazzi, Bella. Quell’Edward ti guarda come nessuno ha mai guardo
nessun’altro. Mai. Quindi,
sbrigati. Perché poi si stanca, e se ne va.”
Quella era
un’ipotesi plausibile. Ma Edward non sarebbe stancato di me perché
non ci sarei andata a letto.
“Non voglio parlare
di queste cose.” Sbuffo, buttandomi di schiena sul materasso.
“Comunque, anche
lui è cotto.”
“Jess, non dire
stronzate.”
“Sei accecata. Mi
sembrate quelli della Bella e la Bestia. Lui ti rinchiuderebbe in un palazzo e
butterebbe via la chiave. Nessuna copia. Solo tu e lui, lì
dentro.”
“Basta, ti attacco.
Ci vediamo domani?” La risata che sento dell’altro capo mi fa
capire che si è divertita abbastanza, e che tra di noi è tutto
okay.
“Certo,
Belle.”
“Sono Bella, non
Belle.”
“Vai dalla tua Bestia.”
“Ciao.” Ride
di nuovo, e mette giù.
Sospiro, e decido che
è arrivata l’ora di scendere e preparare qualcosa per cena.
“DIO! SEI
IMPAZZITO?”
E’ lui.
Proprio lì. Proprio qui.
Davanti a me.
“Da
quant’è che sei qui?”
“Abbastanza.”
Dice appena, quasi in un sussurro.
“Abbastanza
per…?”
“Abbastanza per
dirti che Jessica Stanley ha ragione.” Sussurra di nuovo, ma le sue
parole bombardano la mia testa.
“Me ne devo
andare?” Sorrido, ma cerco di non darlo a vedere. Anche se so benissimo
che lui lo percepisce.
“No.” Sussurro
appena, e so che ha sentito anche questo.
Sono di nuovo seduta sul
mio letto, e lui è rimasto in piedi vicino all’armadio, proprio
dove l’ho trovato.
“Non sei
partito.”
“Sono qui.”
Gioco con la coperta, rigirandomi l’angolo sfatto tra le mani.
“Sei qui.”
Brava, Bella. Sei una perfetta intrattenitrice.
“Charlie è
partito…”
“Con
la mia famiglia.
Sì.” Finisce lui per me.
“Mi ha detto che
sarebbero andati tutti.”
Enfatizzo il tutti.
Questa volta, il sorriso
che compare sulle labbra di Edward potrebbe accecarmi.
“Eri
dispiaciuta?” E l’occhiata maliziosa che mi lancia, non ha nulla da
aggiungere.
“Oh, no.” Mi
affretto a dire. “Stavo chiamando i miei amici.
Sai, è venerdì sera.” Stavolta però, il sorriso
muore.
“Hai
impegni?” Sembra a disagio, mentre si sposta dall’armadio alla
finestra.
E’ un vampiro. A disagio.
“Sì.”
“Allora me ne
vado.”
“In questo
momento” dico, schiarendomi la voce. “Ho un
impegno in questo momento. Nella mia stanza.” Aggiungo poi. Il
bagliore che passa nei suoi occhi è un misto tra la felicità e
l’incredulo.
1 a 0 per Bella.
“Perché non
sei a Denali?”
“E lasciarti qui
tutta sola?”
“Non mi ha mai mangiata nessuno.” Non potevo usare frase più
sbagliata.
“Appunto.”
E’ un cacciatore. Lo capisco da come digrigna i denti e i suoi occhi
diventano neri.
“Perché sei
qui?” Ripeto, per la milionesima volta.
Dimmelo.
Voglio saperlo.
“E’…”
si gratta la testa, e sbuffa sonoramente. “E’ più difficile
di quanto pensassi.”
“Spiegamelo.”
Dico appena, picchiettando con la mano sul letto.
Siediti qui con me.
Si avvicina, ma non si
siede.
“Devo sapere cosa fai. Con chi sei. Cosa
pensi.” Le sue parole dovrebbero farmi scappare, ma non succede. “Devo sapere perché ti svegli presto la mattina, e la
sera ti sale una certa malinconia. Perché non fai tutto quello
che fanno i normali diciassettenni? Perché
mantieni un segreto così grande? Perché non hai paura di
me?” Si abbassa, ed ora è alla mia
altezza. I suoi occhi sono neri, e non più dorati.
Mi vuole mangiare.
“Tu non mi fai paura.” Dico, avvicinando lentamente la mia mano
verso il suo viso. Lo faccio con calma, cercando di trattenermi. Non voglio che
si spaventi o che scappi via. Me lo lascia fare, finché la poso sulla
sua guancia fredda.
“Tu non mi fai paura.” Ripeto di nuovo, stavolta muovendo le
dita. Mi sposto delicatamente verso il mento, e poi torno su.
Lui chiude gli occhi, e sospira lentamente.
“Continua”
dice, quando mi fermo. Dentro di me esulto.
Vado avanti ad
accarezzargli il viso, passando dalle palpebre alla fronte. Vorrei stringere
con entrambe le mani, e avvicinarlo a me il più possibile.
Vorrei baciarlo.
Voglio baciarlo.
“Edward.” La
mia voce è roca, e quasi non la riconosco. Quando apre gli occhi, li
trovo glaciali a fissarmi.
“Voglio provare a
fare una cosa.” Annuisco appena. “Ma tu
non ti devi muovere.” Toglie la mia mano da suo viso, e comincia ad
avvicinarsi. Lentamente. Sempre
più lentamente. “Non muoverti,
Bella.” Sussurra, e stavolta il suo respiro lo sento dritto sulle mie
labbra.
Non muoverti.
Non muoverti.
Non muoverti.
Ma mi riesce impossibile, quando la sua
bocca tocca la mia.
Non è il mio primo
bacio, ma è come se lo fosse. Sento il cuore galoppare
all’impazzata nel petto, e ne voglio di più.
Il suo non muoverti
è andato a farsi fottere.
I miei movimenti non sono
più delicati, e la mano destra va a finire nei suoi capelli. Li stringo,
e potrei anche strapparglieli. La sua mano invece tocca quel lembo di pelle
scoperta sulla pancia, e mi manda scariche di adrenalina fino al cervello.
Mi stacco appena per
respirare, ma poi stringo la sua maglietta e lo trascino sul letto insieme a me. Il suo profumo mi manda in estati, e quando le nostre
lingue si incontrano un ringhio esce dalla sua bocca.
“Isabella!”
Si stacca prepotentemente, tornando in piedi davanti all’armadio.
So di avere i capelli
scompigliati, le guance rosse e sento che il petto potrebbe esplodermi da un
momento all’altro.
Ma non me ne frega niente.
Ne voglio ancora. E ancora. E ancora.
“Me ne devo
andare.” Si incammina di nuovo verso la
finestra.
“Ti prego.” Mentre lo dico, mi
rendo conto di non aver mai pregato nessuno in vita mia. “Non te ne
andare. Resta con me.”
Mi sveglio intorpidita e
con il braccio addormentato.
Ma felice.
Non ho dormito male,
ma… scomoda. Come se avessi
dormito sul pavimento.
“Buongiorno raggio
di sole!”
O su un vampiro.
Mi tiro su a sedere e
stropiccio gli occhi.
E’ Edward. Qui. Vicino a me. Sul mio letto.
“’Giorno.”
Sbiascico, impastando le parole.
“Dormito
bene?”
“Benissimo.”
La mia faccia non lo convince, e allora decido di osare. Mi avvicino con
cautela, e sempre con la stessa calma poso un leggero e veloce bacio sulle sue
labbra.
Niente di più.
E se un vampiro potesse
morire per shock, lui a quest’ora sarebbe sotto terra.
“Non prevedere le
tue mosse è qualcosa che mi manda fuori di testa.”
“E’ qualcosa
di fantastico.” Dico, accompagnando il suo sorriso.
“Forza, raggio di
sole! Devi alzarti, lavarti e fare colazione!”
“Cosa? E’
sabato e sono le otto e mezza!”
“Guarda” si
avvicina alla finestra, aprendo le tende. Devo coprirmi gli occhi,
perché il sole che filtra dalle finestre mi acceca.
C’è il sole.
A Forks.
“Cos-?”
“Abbiamo
in programma un pic-nic.” Dice, battendo entrambe le mani per farmi dare
una mossa. “E non abbiamo tutta la giornata.”
“Perché?”
“Perché
voglio andare a fare un pic-nic?”
“No. Perché non
abbiamo tutta la giornata?” Charlie e i Cullen
torneranno domani sera da Denali.
Cosa
deve fare?
“Prima
o poi anche io dovrò fare il mio pic-nic. Sai,
quello vegetariano.”
Giustamente.
“Quindi?”
“Ti concedo qualche
minuto da umana.”
“Mi concedi?”
Sorrido divertita, mentre mi alzo dal letto e cerco le ciabatte.
“C’è il sole, Bella. Non posso uscire come farei
normalmente. Quindi, seguiremo il mio metodo.”
“E sarebbe?”
“Salti in
groppa!”
Edward non corre.
Edward vola.
Credevo di essere
abituata a questo tipo di mezzo, ma
mi sbagliavo.
Come sempre, ultimamente.
Corre talmente veloce che
devo chiudere gli occhi fino a sentire dolore, e stringo braccia e gambe
attorno a lui così forte che potrei spezzarmi qualche osso.
Eppure non succede.
Con una naturalezza
immane atterra su un prato verde e fiorito, e mi fa scendere.
Non vomitare. Non vomitare. Non vomitare.
“Bella?”
“Tutto bene.”
Deglutisco, ed ho bisogno d’acqua. Come per
magia, Edward mi passa la bottiglietta.
Sicuro che non sai leggermi nel pensiero?
“Bevi.”
“Charlie è
un pessimo corridore.” Esclamo, una volta
mandata giù l’acqua. Lui ride di gusto, e si incammina
verso il centro della radura.
Non sono mai stata qui,
anche perché è impossibile arrivarci normalmente. E di certo non
sono il tipo da scalate e trekking.
“Emmett non se la cava male, ma la sua abilità
è la forza.” Spiega, continuando a tenere il passo. “Alice
prevede il futuro, ed è quasi impossibile vincere contro di lei. Jasper
è un Tenente, e nessuno meglio di lui conosce le strategie di guerra.”
“Carlisle ed Esme?”
“Loro sono
troppo… buoni.” Sorrido
annuendo. E’ vero. “Non farebbero male ad
una mosca, se non fosse strettamente necessario. Io e i miei fratelli per
ammazzare il tempo ci battiamo, creiamo delle vere e proprie arene. MaCarlisle ed Esme
restano a guardare, talvolta fanno il tifo. Ma nulla di
più.”
“Rosalie?”
Edward ride stavolta.
“Lei
è spietata.
Una volta, voleva uccidere Jasper. E non scherzo.” Spiega, ed anche i
suoi occhi ridono mentre riporta a galla il ricordo. “Era
riuscita a batterlo, quando per un pelo lui si è rialzato. Si
è arrabbiata così tanto, che ha pensato
ad un vero e proprio falò. E
l’ho visto. Mentre si battevano, nella testa di Rosalie c’era
il corpo inerme di Jazz che prendeva fuoco, brandello dopo brandello.
Se non ci fossimo stati noi lì, sono sicuro che l’avrebbe
fatto.” Rabbrividisco. Se l’ha soltanto pensato con Jasper,
non oso immaginare cosa farebbe con un vero nemico.
“E tu?”
Edward allarga la coperta sul prato, posandoci sopra lo zaino. “Oltre a
leggere nel pensiero, ovviamente.” Aggiungo.
“A detta degli
altri, sono un fantastico corridore.” Ostenta, ma sempre con
quell’aria divertita. “Quando giochiamo a Baseball, fanno a gara
per avermi in squadra.”
“I vampiri giocano
a baseball?”
“Che bello,
qualcosa che non sai!” Sembra davvero felice di aver trovato qualcosa che
non so.
“Sì. Un giorno ti faremo vedere. Questo” indica il cielo limpido
“non è il tempo adatto. Servono temporali,
fortissimi temporali.”
“E Forks
è la città più adatta.”
“Esatto. Anche se ancora non abbiamo mai
giocato, qui.” Apre lo zaino, tirando fuori una
mela rossa.
“Mangia.” E non lo sta
chiedendo.
Do un morso succoso, ma sono
imbarazzata. Mi sta fissando.
“Che c’è?”
Non parla. “Mi avresti morso così?” Non so se ho esagerato o
no.
“Oh, mia Bella.” Si
avvicina, posando delicatamente una mano sul mio collo. Proprio dove pulsa la
vena. “Ti avrei morso così.” Ora avvicina il suo viso, e
sento la bocca posarsi sul mio collo.
Non può farlo.
Siete in alta quota, nessuno vi troverà mai.
Charlie lo ucciderà.
Apre la bocca, e sento i canini
affilati appoggiarsi sulla vena.
Non può farlo.
No.
No.
No.
Ma in quel secondo, proprio prima che
si stacchi, mi rendo conto che non farei nulla per fermarlo.
“Io. Odio. La. Matematica.” Sbuffo, buttando la matita sul quaderno.
Come si può
obbligare dei poveri studenti diciassettenni a studiare una cosa del genere? Non si può.
Voglio bruciare i libri e
i quaderni di matematica, fare un falò e scaldarmi lì davanti
mentre sorseggio un bel tè.
“Non mi
dire.” Dice Edward, continuando ad accarezzarmi i capelli.
Sì.
Siamo a casa mia,
sdraiati sul mio letto. In mezzo alle sue gambe, cercavo perlomeno di risolvere
quella maledetta equazione.
Già non ci riesco
perché sono una nullità con la matematica, ma mettici anche un
vampiro che lentamente ti fa i grattini partendo dalla testa e arrivando al
collo. Avanti e indietro.
Le sue mani fredde
dovrebbero farmi rabbrividire, ma i brividi sono di tutt’altro genere.
“Bella?”
“Odio la
matematica.”
“Dai, non è
così difficile.”
Inclino lentamente il
collo, giusto per guardarlo negli occhi.
Dorati.
“Non è
difficile? La odio. E odio Medina.”
“Sembra uno che sa
il fatto suo, invece.”
“Chi? Medina? Lo odio.”
“Dici troppe volte
questa parola.”
“Quale?”
“Odio.”
Sussurra appena, avvicinandosi verso di me. Mi da un
lieve bacio sulle labbra, e lo lascio fare. Vorrei andare oltre, ma non lo
faccio mai se lui non se la sente. Gli lascio i suoi spazi, anche se mi costa
molto, devo ammetterlo.
“Dai, riprendi il
quaderno.”
“No.”
“Forza!”
“No!”
“Raggio di sole, dobbiamo risolvere
questa equazione.”
“Risolvila
tu.”
“Non ho preso due
lauree in Medicina per risolvere le equazioni ad una
diciassettenne.” Il tono è scherzoso, eppure mi metto a sedere e
mi giro verso di lui. Ora, siamo entrambi seduti a gambe incrociate,
l’uno di fronte all’altra.
“Due lauree in
Medicina?” Sussurro appena.
Io non ci posso credere.
“Mhmh.” Annuisce, come se
avesse appena detto di aver comprato due pomodori al supermercato.
“Due lauree in
Medicina e non puoi risolvermi questa cazzo di equazione?”
“Non dire le
parolacce, mia Bella.”
“Non dire le
parolacce?” Sbuffo, contrita. Lui avvicina la
mano al mio viso, accarezzandomi dolcemente una guancia.
“Devi
risolvere le tue equazioni. Come farai, quando andrai al
College?” Scuoto la testa, abbassandola. Sempre con la sua mano
sul mio viso.
Il College, e tra poco inizieranno i
colloqui.
Il futuro.
Ci ho pensato ultimamente? Moltissimo.
Ho preso una decisione? No.
Se prima la mia idea era quella di partire per il College e fare le mie esperienze,
ora… non posso fare a meno di pensare a Edward. Non abbiamo ancora
affrontato questo discorso, ma so che arriverà il momento.
Il momento in cui ci
dovremmo separare. Il momento in cui io invecchierò.
“A cosa pensi, mia
Bella?” Posa la sua fronte sulla mia, e sento il suo respiro freddo sul
mio viso.
Che il College è
l’ultimo dei miei pensieri. Che ultimamente, mi sono vista spesso con
Edward. Insieme a lui. Per sempre. Giovane ed eterea. Ecco, a cosa penso.
Edward si stacca di colpo
da me, e dopo un secondo lo trovo appoggiato all’anta dell’armadio.
Lo scruto, incuriosita.
“Cos’è
successo?” Il suo è un sussurro, che
riesco appena a percepire.
“Di che
parli?”
“Bella…” Sgrana gli occhi,
che ora sono neri e non più dorati. “Ho appena letto la tua
mente.”
“Com’è
possibile?” Edward non smette di muoversi, facendo avanti e indietro per
lo studio. Sì, perché mi ha dato due secondi per metabolizzare
quello che era successo. Poi, mi ha caricata sulle sue
spalle e ci siamo diretti a casa Cullen. Ora, siamo
nello studio di Carlisle, che seduto sulla sua
poltrona di pelle nera mi scruta attentamente.
“Non saprei.”
Si picchietta un dito sul mento. “Hai detto che sei immune anche ai
poteri di Charlie, giusto?” Annuisco lentamente.
“Sì,
dopo…” tiro su la manica della maglia, mostrandogli la mezzaluna
che si è formata dopo il morso di James. “Dopo questo.”
Carlisle annuisce lentamente.
“Ovviamente Bella non
è stata a contatto con nessun vampiro, a parte Charlie e noi.”
Spiega il capo famiglia, ma sembra che parli più con Edward che con me.
“E possiamo dire che è immune ai poteri di Charlie da quando James
l’ha morsa. Quindi, dovrebbe essere immune a tutti i poteri.”
“Eppure Alice mi ha
vista.”
“Giusto.”
Dice Carlisle. “Ma
Alice vede tutto. E’ raro, che Alice non riesca a vedere qualcosa.”
“E Jasper?”
Chiedo.
“Non sei immune ai
poteri di Jasper. Più di una volta ha cercato di calmarti, e da quanto
mi è stato detto c’è
riuscito.”
“Allora
perché…”
“Questa cosa
è frustrante!” Sbotta Edward, ancora
dietro di me. Non si è seduto nemmeno per un secondo, e sono certa che
non intende farlo.
“Edward, sì, questa è una piccola
anomalia. Prima non potevi leggere i pensieri di Bella, ma è successo.”
“Solo per un
secondo.” Sussurra Edward. “Ora, non sento niente. Niente.”
E sono grata per questo.
“Cercherò
nei miei libri, e farò un paio di domande a qualche amico. Ovviamente, sempre con
discrezione.” Carlisle si alza, aggirando la
scrivania. “Ora, vi lascio un po’ da soli.” Si avvicina a me,
accarezzandomi una spalla. “Tesoro, non ti preoccupare.
Cercheremo di capire perché Edward è riuscito a leggere i tuoi
pensieri.” Annuisco, senza parlare. Dopo pochi
secondi, sento la porta richiudersi dietro di me.
“Che
succede?” Domando, senza nemmeno voltarmi.
Stavamo così bene. Procedeva tutto così bene.
Sento un sonoro sbuffo
dietro di me.
“Questo non deve
succedere.” La sua voce è dura, come non lo è mai stata. Giro
sulla sedia, e trovo i suoi occhi neri che mi fissano. Mi fa accapponare la
pelle, proprio come la prima volta che l’ho visto, durante l’ora di
Biologia.
“Cosa?” Dico
appena.
“Dimmi che quello
che ho visto è solo una fantasia.”
Cazzo! Edward è riuscito a leggere i miei pensieri nel momento meno
opportuno.
“Io…” Arrossisco,
perché non riesco a mentirgli. Perché per quanto possa essere una
fantasia, ho iniziato a sperarci.
Un po’.
“Non accadrà
mai.” Il tono è ancora più duro.
“Lo so.” La
mia voce è roca.
Non piangere, Bella.
Non piangere.
“Io
non ti trasformerò. E non vivrai la tua esistenza da immortale.” Sbotta, sbattendo un pugno sulla libreria di mogano.
Si spezza lentamente, e qualche pezzo della colonna inizia a venir giù.
“Non mi
vuoi?” Lo vedo passarsi una mano sulla faccia, e si sfrega
gli occhi. L’occhiata che mi lancia dopo, mi spezza il cuore. Se potesse
piangere, lo farebbe.
“Non ti
voglio?” Si avvicina lentamente, inginocchiandosi fino ad arrivare alla
mia altezza. “Sei la mia cantante,
Isabella Swan. Il tuo sangue canta per me. Io ti
voglio. Io ti vorrò per sempre.”
“Ma…?”
“La prima sera che
sei venuta a cena qui, insieme a Charlie.” Si
ferma, ed io annuisco per fargli capire che ho
capito. “Emmett ti
ha chiesto se prima o poi Charlie ti avrebbe
trasformata. Tu… tu sei stata
così dura, Bella. Il tuo categorico no mi ha stupito. Ero lì
dietro, che aspettavo il momento in cui Carlisle
dicesse a Charlie della sua famiglia. Ed ho sentito tutto. Hai detto che
saresti stata sempre grata a Charlie, ma che avresti vissuto la tua vita da
umana. Come è giusto che sia. Quello che ho
visto nella tua mente… non rispecchia per niente quello che tu hai detto
settimane fa.”
“Era prima di
te.”
“Cosa?”
“Prima di te.” Mi schiarisco la
voce, cercando di non far uscire altre lacrime. “Prima di te, ero
convinta di quello che stavo facendo. Di quello che volevo fare. Il College, la
mia vita… ma ora… Come
puoi chiedermi di far finta di niente? Di vivere la
mia vita, Edward? Sono la tua cantante, tu dici che non puoi più vivere
senza di me. Ma io? Come faccio? Tu sei immortale,
Edward. Immortale. Io… no. Prima o poi,
dovremmo lasciarci.” Non ce la faccio, e le lacrime iniziano a solcare il
mio viso. “Ora abbiamo la stessa età. Poi, io avrò
vent’anni. E poi trenta. E poi quaranta. E poi cinquanta. E tu…. Tu
sarai un diciassettenne per sempre. Come pensi che io possa vivere in questo
modo?”
“Tu dovrai vivere
la tua vita, Isabella.”
“Senza di
te?”
“Io sarò
sempre con te.”
“COME!”
Sbotto, alzandomi di scatto. “Come faremo? Come pensi che io possa
mettere su famiglia, sposarmi, fare dei figli… ed
avere te accanto! Io voglio
te!”
“Ma
non puoi avermi per sempre!”
“Quindi?
Basta? Finisce così? Edward e Isabella, il vampiro che rifiutò di
trasformare l’umana.”
“Io non ti
trasformerò mai.”
“Non devi essere tu
a farlo.” La risata malinconica di Edward arriva dritta alle mie
orecchie.
“No? E chi lo farà, Charlie?” Il suo tono di scherno fa
ancora più male. “No, perché non lo farà mai.
Perché è il primo a portare avanti quello
che penso io. Tu… non vivrai mai una vita così. Piena di condanne. Un
inferno!”
“Quindi ora stai passando un inferno?” Indignata, a grandi passi
mi avvicino di nuovo. “Stai dicendo che tutto questo è un inferno.
Bene.”
“Questo… questi… sono stati i momenti
più belli della mia esistenza.” E dal tono della sua voce, so che
è vero. “Ma è un inferno, Bella.
Tu… non lo sai. Sarai per sempre un’anima
dannata.”
“Non sarò
mai un’anima dannata.”
“Invece
sì. Sarai
assetata. E spietata. E non penserai più a me come fai ora… ma
avrai un unico pensiero nella tua testa.”
Picchietta l’indice sulla mia fronte, con decisione.
“Ma
non sarò sola.”
“No… non lo
sarai. Ma farai di tutto per esserlo. Io sono tornato
da Carlisle dieci anni dopo.”
“Questo significa
che tornerò da te, comunque vada.”
“Comunque vada, ti
seguirei dappertutto.” Sussurra, mettendo la mano dietro la mia nuca e
avvicinando ancora di più il suo viso al mio.
“Non ci pensare più, mia Bella. Non pensare più ad una cosa del genere.”
“Io voglio passare
l’eternità con te, Edward.” Scuote la testa, sfregando la
sua fronte sulla mia.
“Cambierai
idea.”
“Io sono la tua
cantante. Non puoi vivere senza di me.”
“Non voglio neanche
provarci.”
“Non devi provarci, Edward. Ti prego.”
“Non pregarmi. Non accadrà mai.”
“Non accadrà
ora.” Dico con decisione, puntando i miei occhi nei suoi.
Sorride, scuotendo di
nuovo la testa.
“Cosa
devo fare con te, mia Bella?”
“Continua ad amarmi, Edward.” Dico, appena in un sussurro. “Perché io ti amo.”
“Ho parlato con Carlisle” esordisce Charlie, mentre sto
cenando
NOTE A FINE
CAPITOLO!
Ottavo capitolo - Bella
“Ho parlato con Carlisle” esordisce Charlie, mentre sto cenando.
E’ una delle rare sere in cui non sono da sola. E’ venerdì,
e i Cullen sono a caccia. Charlie invece ci va tutti
i giorni, quando torna dall’Alaska. Fresco dal suo spuntino pomeridiano, stasera è voluto restare a casa con
me.
“E?” Chiedo,
masticando l’ultimo boccone della lasagna riscaldata al
microonde.
“Mi ha detto
cos’è successo con Edward.” La sua voce è calma,
mentre prende posto davanti a me.
Ho deciso di non dire
niente a Charlie di quello che è successo per non farlo preoccupare, ma
non avevo pensato che poteva farlo il suo vecchio
amico.
“Cosa ne
pensi?”
“Di cosa?” i
suoi occhi dorati mi fissano “della relazione che hai cercato di
nascondermi con Edward o che è riuscito a leggere la tua mente?”
Sapevo che prima o poi questo momento sarebbe arrivato.
“Entrambe.”
Fingo nonchalance, ma invece ho lo stomaco
attorcigliato.
Me lo sono chiesta molte
volte, in questo ultimo mese.
Come potrebbe prenderla
Charlie? Bene o male? E mai – mai
-, ho trovato le risposte alle mie domande.
“Partiamo dalla
cosa meno grave.”
“Allora, la
relazione con Edw-”
“La
cosa meno grave, Bella. Edward che è riuscito a leggere i tuoi pensieri.” Mi blocca, schioccandomi un’occhiataccia.
Partiamo benissimo, se
questa per Charlie è la cosa meno grave.
“Perché
c’è riuscito?”
“Io
e Carlisle ci stiamo lavorando sopra. Ha fatto anche un po’ di
domande al Clan di Denali, ma per ora non ha trovato risposte.” Spiega mio padre, assorto nei suoi pensieri.
Allora Carlisle sta facendo davvero quello che mi aveva promesso:
trovare delle risposte.
“Cosa
ha letto nella tua mente, Bella?”
Dovrei dirglielo? Sì.
Lo faccio? No.
“Nulla di interessante. Soltanto parolacce per un’equazione
di matematica che non riuscivo a risolvere. La sorpresa, è stata leggere
i miei pensieri.”
“Immagino che per
Edward non sia stato facile.”
“No.” Scuoto
la testa. “Non credo.”
“E tu cosa ne
pensi?”
“Papà!”
Sbuffo, posando la forchetta sul piatto un po’ troppo forte. “Non
so perché Edward è riuscito a leggere la mia mente. Non lo sa
nessuno. Ma è successo soltanto una volta. Magari non dipende da me, ma da lui.”
“Anche questo
è probabile. Con Carlisle stiamo cercando
tutte le possibilità.”
“Prima
o poi ne verremo a capo.” Dico, prendendo un sorso d’acqua.
“Ora, parliamo
delle cose più serie. Che succede?”
Ora, dovrei dirgli la verità.
Lo faccio? Sì.
“Sono la sua
cantante.” Charlie sgrana gli occhi, sorpreso.
“Sei sicura?”
“E’ quello
che dice lui, papà. Il primo giorno di scuola… era così
strano perché voleva uccidermi. Dice che il suo sangue canta per me. Ne
ha parlato con Carlisle ed Esme,
ed anche loro non hanno dubbi. Sono la sua cantante.”
“Sai cosa
significa?”
Che non mi trasformerà mai.
“Che non
vorrà lasciarmi mai.”
“Mai.”
Enfatizza Charlie, e credo che capisca appieno quello che sta provando Edward.
“Hai mai trovato la
tua cantante?” Scuote la testa, forse troppo
velocemente.
Non so se mi sta
mentendo, ma nemmeno voglio saperlo. Se Charlie ha trovato la sua cantante ed ora è qui con me, le cose non devono essere andate
poi così bene.
“E tu? Cosa ne pensi?”
Che vorrei passare l’eternità con lui.
“Mi piace.”
Dico, evitando il ‘lo amo’. “Sto bene con lui,
papà. Sto bene con tutti i Cullen. Sto
soltanto cercando di capire cosa provo per Edward, in questo momento.” Lui annuisce, ma sembra pensarci su più del
previsto.
“Non cambierai
idea, vero?” Sapevo che saremmo andati a parare lì.
“Per
il momento, no. Ma… se succedesse?” E’ una semplice domanda.
“Questa
è la tua vita, Bells. Quello che voglio
per te, è molto di più di questo” con un gesto della mano
indica la casa intorno a noi. “Ma questa
vita… non ti piacerà. Potresti trovarla allettante
all’inizio, ma dopo la trasformazione… sarà tutto diverso.
Non vedrai più Edward come lo vedi ora.
Né me. Cercherai soltanto sangue.” Spiega, proprio come ha fatto Edward giorni prima.
Una condanna.
Un Inferno.
“Non voglio
pensarci, ora.” Dico, alzandomi di scatto.
“Bella, promettimi
che non farai idiozie.”
“Promesso.” Metto
i piatti nel lavello, gli passo accanto e gli schiocco
un lieve bacio sulla guancia fredda.
“Buonanotte
papà. Ti voglio bene.”
“Ti voglio bene
anch’io, Bells.”
“Charlie sembra
averti convinto più di me.” Alzo la testa dalla copia di Cime
Tempestose che ho fra le mani, trovandomi davanti il
viso angelico di Edward.
“Potevi
entrare.” Dico, posando il libro sul comodino.
“Volevo lasciarvi
qualche minuto. E’ molto che non state insieme.”
Ed è vero. Da
quando i Cullen sono arrivati in città, la
nostra vita è cambiata completamente. Dal giorno alla notte.
“Charlie non mi ha convinta.”
“Lo so.”
Sbuffa Edward, sedendosi sul letto accanto a me. “Ma
cambierai idea.”
“Per ora… no.” Sussurro, prima di avvicinare
le mie labbra alle sue. Il bacio è lento, mentre Edward posa
possessivamente le sua mani su i miei capelli. Non
siamo mai andati oltre, non ho mai chiesto niente. Nemmeno lui. A piccoli
passi, cerco di accettare tutto.
“Hey.” Dice, mentre si stacca e mi accarezza una
guancia. “Non devi più pensarci, mia
Bella. Non ora.”
“Non ora.”
Ripeto.
Ed è quello che mi
ripeto da una settimana.
E da una settimana,
è l’unica cosa che ho nella mia testa.
Non devi pensarci, ed ecco che spunta di nuovo nella mia
testa la Bella vampira.
Non devi pensarci, ed ecco che mi vedo insieme
a Edward per sempre.
Non devi pensarci.
La fa facile, lui.
“Charlie è a
casa tua?” Edward annuisce appena, iniziando ad accarezzarmi i capelli.
Una tenera tortura che adora.
“Sì.”
Bella dorme, e finalmente lui ha qualcuno dove andare.
“Sono felice per
lui. Avete cambiato la sua vita… ritrovare Carlisle…
ritrovare te… ha cambiato tutto.”
“Soltanto per
lui?” Alzo gli occhi al cielo, giusto in tempo per vedere il sorriso
sarcastico spuntare sulle sue labbra.
“No. Anche la mia.”
“E la mia.”
Il suo tono di voce è caldo, ma deciso. Mi fa
accapponare la pelle.
Come puoi lasciarmi immortale?
“Ti amo, Edward Cullen.” Ripeto,
e non so quante volte l’ho detto negli ultimi giorni. Forse troppe. Ma non mi stanco mai di dirglielo, e lui di farselo sentir
dire.
“Anche
io, Isabella Sw-”
ma il suono di un cellulare che squilla ci interrompe. Aggrotto le
sopracciglia, scrutandolo.
“Da quando i
vampiri hanno un telefono?” Borbotto, mentre lo tira fuori dalla tasca
dei suoi jeans e risponde. Dopo pochi secondi, riattacca.
“Che
succede?”
“Dobbiamo andare a
casa mia.”
Edward ha aspettato
silenziosamente che mi vestissi, e con la Volvo ci siamo diretti a casa Cullen. Una volta entrati, è stato come rivivere un
déjà-vu.
Esme è seduta su una poltrona, con
Carlisle in piedi dietro di lei.
Emmett e Rose invece su uno dei due divani.
Alice è in piedi, e non fa altro che camminare e muoversi per tutto il
salone. All’appello, mancano Jasper e Charlie.
“Stai
scherzando?” Sbotta Edward, puntando un dito contro
Alice. Ma lei non parla, e l’unico che
riesce a tener discorso con lei è proprio suo fratello.
Un discorso silenzioso,
fatto di respiri.
“Che
succede?” E’ la seconda volta che lo chiedo, eppure nessuno mi
degna di una risposta. “Charlie dov’è?” Esme si alza, avvicinandosi lentamente.
“Tesoro, Charlie
è con Jasper.”
“Sta bene?”
“Si
sono allontanati.
Sta cercando di calmarlo.” La mia espressione dubbiosa deve far capire a Esme che sono molto lontana dalla verità.
“Cosa?”
“Tesoro… Bella, siediti.”
“No. Non mi
siedo.” Ora, sono arrabbiata. “Che succede?”
“Alice ha avuto una
visione.” Dice Edward, e il suo tono è tagliente. “Ha visto Renée.” Mi si ferma un attimo il respiro, ma
non riesco a preoccuparmi poi così tanto. Renée se ne è andata
anni fa, ma è viva. Credo sia
normale che Alice l’abbia vista.
“E?”
“Sta venendo qui.” Continua Edward.
“A Forks?” Annuisce impercettibilmente.
“E non è da
sola.”
“Cosa?”
“Sta venendo con i
Volturi.” Sussurra appena Alice, con i suoi grandi occhi neri sgranati.
NOTE:
Ho letto le vostre
teorie, sia nelle recensioni qui che su Wattpad. Ma posso dirvi che non vi siete avvicinati alla
realtà *risata malefica*
Insomma, Renée sta tornando a Forks.
In dolce compagnia. Ora, non vedo davvero l’ora di sapere cosa ne
pensate.
Due capitoli alla fine
di False Bugie, ragazzi. Tenetevi forte!
La donna – il vampiro -, che anni fa ha scelto di
lasciarci perché aveva troppa sete, ora sta arrivando. E non è da sola.
Non conosco molto dei
Volturi, Charlie in questi anni mi ha raccontato il minimo indispensabile. Non
farli arrabbiare è la regola generale, ben impressa
nella mia testa.
“Perché?” Domando,
guardando dritta negli occhi Carlisle. So che è
l’unico che potrebbe darmi una risposta sensata. Rosalie ed Emmett
hanno raggiunto Jasper e Charlie, per capire meglio
cosa sta accadendo. Io sono rimasta seduta sul divano, e da qui vedo i signori Cullen in piedi a poca distanza da me, mentre Edward non ha
fatto altro che fissare Alice con i suoi occhi neri, per riuscire a capire.
“Non… non riesco a
vedere.”
“Perché?” Chiedo di
nuovo, stavolta spostando lo sguardo in varie direzioni.
“Tesoro… non lo
sappiamo.” Dice Carlisle.
Sbuffo, passandomi
entrambe le mani sui capelli.
Perché?
“Non
riesco più a vederli. E’… è come se qualcuno avesse bloccato… il tutto.” Il tono di voce di Alice è un
misto tra il frustrato e l’arrabbiato. “E’ come… uno scudo.” Dice infine, sbuffando sonoramente.
“Uno scudo? Nessuno di loro ne è capace, Alice!” So che Edward si sta riferendo ai
Volturi. “I loro poteri… non sono come i nostri. Perché
stanno vendendo qui?”
“Per Bella.” La voce che
arriva fuori campo mi fa accapponare la pelle.
E’ Charlie. Più bianco
del suo solito, è circondato da Emmett e Jasper che
lo tengono fermo da entrambi i lati.
“E’ forse
uno scherzo? Lasciatelo!” L’ordine di Carlisle arriva
dritto alle orecchie dei suoi figli, ma loro non ascoltano.
“Charlie ha delle cose da
dire.” Dice Jasper.
“Molte cose.” Aggiunge Emmett. E il ringhio che esce dalle labbra di Rosalie non
si fa di certo aspettare.
“Papà! Che
succede?”
Ma in una frazione di
secondo sia Jasper cheEmmett
lo lasciano, scagliandosi dall’altra parte della stanza.
“EDWARD!” Strilla Esme, mentre suo figlio
maggiore viene bloccato da quattro vampiri: Alice,
Jasper, Emmett e Carlisle.
“Smettila!”
“Ho letto i suoi
pensieri.” Edward ringhia, e a differenza di Rosalie mi fa accapponare la
pelle. “Charlie… sei un animale. Una bestia.”
Deglutisco, avvicinandomi cautamente.
“Qualcuno mi può spiegare
cosa diamine sta succedendo?” Strillo, tra l’arrabbiato e l’isterico.
“Ti ha barattata.” Queste, sono le
parole che escono dalla bocca di Alice. “Charlie ti ha barattata.
I Volturi stanno venendo per prendere te.” Sibila
appena.
Chiusa nello studio di Carlisle, non riesco a sedermi. Ho letto tutti i titoli
della sua libreria, accarezzandoli dolcemente. Mi sono fermata a guardare tutti
i suoi quadri, e proprio dietro la sua enorme scrivania c’è ne è uno proprio
con i Volturi, e Carlisle.
“Molti, moltissimi anni
fa.” Dice, entrando e chiudendo la porta dietro di sé.
“C-Carlisle.”
Mi volto, incollando il mio sguardo al suo. “Cosa dovrei
fare?” Sospiro, mentre una lacrima solca lentamente il mio viso. Lui si
avvicina, posandomi una mano fredda sulla guancia.
“Siamo
solo noi. Esme è andata con i ragazzi, sta cercando di calmare
Edward. Alice e Rosalie… sono con Charlie a casa tua.”
Mi sorride, ma non è il suo vero sorriso. Non gli illumina gli occhi, lo sta
facendo solo per tranquillizzarmi. Ma non ci riesce
benissimo.
“Siediti, Bella.” Indica
una delle due poltrone davanti alla scrivania, mi siedo e lui prende posto vicino a me.
“Quello che sta
succedendo…” prende un gran respiro, proprio come se ne avesse bisogno.
“Dillo e basta, Carlisle.”
“Sei un ibrido.” Per un momento, un brivido
invade il mio corpo.
“Cosa?” Dopo la reazione
di Edward, CarlisleeEsme hanno deciso di dividerci tutti, ma prima di
raggiungermi il capo dei Cullen ha fatto una piccola
chiacchierata con Charlie.
“Charlie e Renée… non ti hanno trovata anni
fa. Sei la loro figlia.” Immagini sfocate si fanno
strada nella mia testa, e sono sempre più confusa.
Cosa?
“Tutto… tutto quello che
mi è stato raccontato è una bugia?” Sussurro appena,
con gli occhi lucidi. Carlisle si alza, estrae un
grande tomo dalla libreria e lo porta davanti a me.
“Non
sei la prima, e non sarai nemmeno l’ultima. Ma tu… per i Volturi vali come l’oro, Bella.” Trova ciò che stava cercando, e mi mostra pagine corrose
dal tempo. “Un umano e un vampiro possono avere dei figli.
Possono procreare, anche se questo non è ben accetto. Di solito, in un rapporto
tra umano e vampiro, l’umano non riesce a
sopravvivere. La nostra forza… è troppa,
per riuscire a reprimere un istinto come… quello.” Dice, mostrandomi l’immagine di un uomo – vampiro – sopra una donna agonizzante.
“Renée… era umana. Quando ti
ha concepita, era ancora umana. E Charlie un vampiro.”
Le domande che si affollano nella mia mentre sono troppe, e quasi non riesco a
contenerle nella mia testa.
“Com’è
possibile?
Charlie e Renée hanno vissuto decenni
insieme, prima di lasciarsi. Com’è possibile che lei
fosse un’umana?” Carlisle mi scruta, per poi
sfogliare un’altra pagina del libro.
“Partiamo dal principio,
Bella.” Dice, e prende entrambe le mie mani tra le sue.
“L’unica
cosa che i Volturi vogliono, è il potere. Il potere, superiore a quello di qualsiasi altro
clan nel mondo. Ma ora, i tempi sono cambiati. Prima
reclutavano vampiri dappertutto, con forza e brutalità. Ora, non possono più
farlo. Aro vorrebbe Edward e Alice nel suo clan più di ogni altra cosa al
Mondo, ma se loro non vogliono, non può prenderli. Ma…
è riuscito a ricattare Charlie.” Sospira, accarezzandomi lentamente la mano.
“Tu sei Isabella Marie Swan, figlia di Charlie e RenéeSwan, nata il tredici
Settembre del 1954.” Tolgo immediatamente le mie mani da quelle di Carlisle, come se ne fossi rimasta scottata.
“Tu stai dicendo che ho
più di…”
“Di sessant’anni, sì.” Lo
dice come se fosse la cosa più semplice al mondo.
“Vai avanti.” Dico, con
la voce tremolante.
“Dopo la tua nascita,
Charlie morse Renée per poterla salvare. Era riuscita
a partorire, e lui riuscì a salvarvi entrambi.”
“Perché… perché ho
diciassette anni? Perché non ricordo niente? Oh, Dio!” Mi
alzo, stringendo entrambi i pugni. “Cosa sta
succedendo, Carlisle? Cosa?”
“Calmati, tesoro.”
“Calmarmi?” Sbraito, ma
me ne pento subito. So che la colpa non è dell’uomo che è di fronte a me.
“I Volturi vi avevano visti. Sono corsi
a Forks, per accettarsi che tu fossi viva, e che –
soprattutto – non fossi un’umana. Aro in persona andò da Charlie e Renée, rendendosi conto di che piccolo gioiellino eri. Non potevano averti così presto, così piccola. Decisero
di aspettare il momento giusto, portandosi viaRenée.”
“Portandola via?”
“I Volturi hanno preso Renée, con la promessa che sarebbe tornata, quando tu fossi
stata pronta. Gli ibridi raggiungono il massimo della l’ora
età, e smettono di crescere. Tu hai smesso a diciassette anni, Bella. Loro sono
tornati diciassette anni fa, per cambiare i tuoi
ricordi. Per aspettare il momento giusto.”
“Il momento giusto?” Sibilo, avvicinandomi a Carlisle.
“Perché ora? Perché dopo così tanti anni? Non poteva essere prima, il momento
giusto?”
“Tu sei un diamante che
brilla e non perderà mai la sua lucentezza, Bella.” Si avvicina, stringendo le
mani sopra le mie spalle. “Ma insieme a te, c’è un
diamante grezzo che Aro desidera da sin troppo tempo. Ed
ora sa che è disposto a seguirlo, pur di seguire te.” Sento il cuore mancare,
mentre le lacrime ora iniziano a scendere velocemente sul mio viso.
“Edward”.
Note finali:
So che avete tante domande, tantissime. In breve, cerco di
spiegarvi cosa sta succedendo: Bella è un ibrido, proprio come Renesmee nei libri della Meyer.
Bella ha il suo scudo, proprio come nei libri. Non ne è a
conoscenza, e non sa ancora controllarlo. Quindi,
Bella non è un vampiro e non lo sarà mai.
Per quanto riguarda i Volturi, voi sapete meglio di me quando
Aro sia spietato. Poteva prendere Bella prima, ma ha voluto aspettare il
momento perfetto. E secondo i suoi calcoli, è arrivato. Renée
non se ne è andata di sua spontanea volontà, ma è
stata prigioniera dei Volturi per oltre sessant’anni.
Ultimo ma non meno importante: i Volturi hanno cancellato la
memoria a Bella, creandone una nuova. So benissimo che nei libri di zia Steph questa cosa non c’è, ma ricordatevi che stiamo
parlando di una fan fiction. Personaggi suoi, strambe idee mie. Per quanto
riguarda Charlie… non uccidetelo! Sì, Bella è sua figlia e deve proteggerla ad
ogni costo, ma ricordatevi che Renée è la sua
Cantante, e lui è disposto a fare qualsiasi
cosa per lei!
Ragazzi, allora, eccoci arrivati con la verità! Mi dispiace
moltissimo per il ritardo!
L’ULTIMO CAPITOLO DI FALSE BUGIE ARRIVERA’
DOMANI 18/12 ALLE ORE 19.
“Bella! Bella!” Mi
volto, vedendo la donna bionda che mi corre incontro.
“Dimmi.”
“I nuovi turisti
arriveranno tra un’ora.” Annuisco, senza rispondere. “Lui vuole vederti, tra
un’ora.” Precisa la ragazza davanti a me, indicando una grande
porta a pochi metri di distanza.
“Anche
io?” Ultimamente, vuole sempre me.
“Sì,
insiste.”
“Perché?”
La ragazza sbuffa sonoramente.
“Bella, non ne ho
idea! Questi sono gli ordini. Tra un’ora ti farai trovare lì,
sennò qualcuno verrà a prenderti.”
“Tra un’ora
sarò lì.” Preciso, guardandola in cagnesco. Ho sempre
rispettato un ordine del Capo, che fosse per cavolate o per cose serie.
“Bene.” Senza
aggiungere altro, si gira e torna da dove è venuta. Non aggiungo niente
nemmeno io, e continuo per la mia strada. I corridoi sono lunghi e bui, fatti
di mattoni vecchi che quasi cadono. Poche lampade illuminano il percorso che
porta alle stanze. La mia si trova al piano superiore, insieme a quella di tutte le altre reclute donne. Al terzo piano, ci
sono i dormitori degli uomini. Al quarto, l’enorme stanza del Capo. E
qui, - dove sono ora – accogliamo i turisti che vengono in visita ogni
giorno, divisi in gruppi. E ora penso proprio che il Capo voglia che mi occupi
di uno di questi gruppi, oggi.
“Bella” un
ragazzone alto e muscoloso mi saluta, passandomi vicino. Ricambio
con un cenno della testa, sbrigandomi ad andare nella mia stanza. Una
volta dentro, prendo un lungo respiro.
Qui è… strano. I giorni sembrano essersi
fermati, così come le ore, i minuti e i secondi. Sembra come se la mia
vita fosse programmata in ogni minimo particolare, ma non da me.
C’è chi fa tutto per me. Ogni giorno vengo
svegliata alle otto, e vengo portata in una stanza dove faccio colazione. Sono l’unica a mangiare qualcosa, in quella stanza.
Poi ho una ventina di minuti per sistemarmi, e dopo di che inizia la scuola.
Sono due i miei insegnanti, e devo dire la
verità, con loro non mi trovo per niente male. I Professori sono
gentili, e cercano di spiegarmi ogni cosa, in qualsiasi modo sia possibile.
Come parlare.
Come comportarmi.
Come mangiare.
Come agire.
Come uccidere.
Non sono mai stata
d’accordo con l’ultimo punto, ma è una delle regole
fondamentali, qui: se vuoi sopravvivere, devi uccidere.
Noi siamo diversi.
Me lo ripetono tutti i
giorni, aggiungendo che sì, noi siamo diversi, ma non saremmo mai accettati.
Mi è stato detto che passerò il resto della mia vita qui, e non
mi lamento. Non mi manca niente. Dopo la scuola c’è il pranzo, poi
un paio d’ore di riposo, e si parte con gli allenamenti. Quelli
sì, che sono duri. Per allenamenti il Capo intende qualsiasi cosa possa
far sbloccare e domare i miei poteri, e non da sola. Lui vuole il controllo
totale su tutto, anche quando non può. Con me non ci riesce, e la
maggior parte delle volte sconto questa pena.
Non ho ricordi ben
delineati su quello che è successo prima… prima del Capo, prima
di… questa vita.
Dentro di me… sento
come se non fosse la prima. Sento che c’è qualcosa. Qualcosa di
più profondo, dietro. Qualcosa che non riesco a capire, non riesco a captare. Qualcosa che è… buio.
Dietro di me
c’è un buio profondo.
“Oh,
Isabella!” Sorrido, facendo un mezzo inchino. Non è il Capo, ma
è uno dei suoi due fratelli. Mi è stato insegnato anche questo:
fai parte della famiglia, ma non come loro.
“Buongiorno.”
“Stella, tutto
bene?” Faccio un mezzo sorriso, perché non mi è mai
piaciuto quel soprannome. Stella.
Non è
l’unico che lo usa, anzi, sono molte meno le persone che mi chiamano
Bella.
Tu sei la nostra stella, queste sono state le parole del Capo quando sono
venuta qui. Mi hanno raccontato poco, soltanto che mi
hanno salvato la vita. E sarò per sempre loro debitrice.
“Tutto bene,
grazie. Mi sta aspettando?”
“Ti stanno
aspettando.” Precisa lui.
“Ti?”
“Sì,
non è solo.
Prego.” Apre l’enorme porta, facendomi entrare e richiudendola
subito dopo. L’aria è gelida, come sempre. Questa è la
stanza delle consulenze, la sala riunioni, come preferisco chiamarla. Davanti a
me ci sono tre poltrone, due occupate. In piedi alla mia destra invece ci sono
due delle più fidate guardie del Capo.
“Isabella!”
Batte entrambe le mani, invitandomi ad avanzare. Lo faccio, fino a trovarmi a
pochi centimetri da lui.
“Com’è
andata la tua giornata?”
“Molto bene, grazie
signore.” Ride, una risata quasi maligna.
“Sono felice. Ora migliorerà di certo!”
“Sì?”
“Oh, sì mia
stella. Abbiamo due nuove reclute, e non vedo l’ora di farteli conoscere.
Sarai la prima!”
“La prima?”
Lo guardo scettica, perché non è possibile. Sono l’ultima arrivata, e non posso essere la prima ad
occuparmi di questi… novellini.
“Sì, proprio
tu. Il consiglio si è riunito, ed abbiamo
deciso che sei pronta per cercare di addestrarli… o dargli una
mano.”
“Io?” Chiedo
di nuovo, facendo ridere il Capo per la seconda volta.
“Non esserne
così stupita, stella. Certo, proprio tu. Quando avrai bisogno di aiuto,
non esitare a chiederlo. Sarai sempre affiancata da una guardia, ma sei pronta
per fare un passo avanti. Poi, abbiamo bisogno del tuo aiuto. Uno di loro ha
dei poteri speciali, proprio come te!”
“Come me?”
“Non
esattamente.” Si schiarisce la voce, iniziando a camminare per la stanza.
“Un potere quasi come il tuo. Ma dato che l’addestramento non è bastato e noi non
siamo ancora in grado di utilizzare i nostri poteri su di te, volevo riuscire a
capire se con lui ce la fai. Sono nuovi, proprio come te. Magari
istaurerete anche una bella amicizia, chi lo sa?” Annuisco, perché
è l’unica cosa che posso fare. Il buio dietro di me porta
molti strascichi nella mia vita, ma dopo voglio solo la luce. Che tutto sia
chiaro.
“Sei
contenta, mia stella?” Annuisco di nuovo, senza parlare.
“Allora?”
“Sì.”
Mi schiarisco la voce, deglutendo. “Sì, Aro. E’
tutto chiaro.”
“Marcus! Hai sentito che notizia meravigliosa?”
“Meravigliosa,
Aro.” Risponde Marcus, sulla sua poltrona.
“La nostra Bella
è pronta ad incontrare le nuove reclute, e a
prendersi cura di loro. Li farai sentire come se stessero a
casa loro, non ne ho dubbi.” Dice Aro, guardandomi attentamente.
“I nostri ospiti
sono già qui?” Chiede il fratello di Aro, sospirando.
“Sì, sono
già qui!” Dice lui, tutto contento. “JANE!
DIMITRI!” Non fa in tempo a nominarli, che Jane e
Dimitri entrano nella stanza, portando dietro di loro due persone. Vedo
un ragazzo ed una ragazza, più o meno della mia
età.
“Isabella,
Dimitri sarà la tua spalla destra per tutto il tempo che ti
servirà.
Volevo affiancarti Jane, ma sarà con me per alcuni affari.” Annuisco di nuovo, cercando di scrutare qualcosa
dietro le sagome di Dimitri e Jane. L’unica cosa che so per certo,
è che anche i due stranieri sono vampiri. Lo capisco dalla pelle bianca
e che anche da lontano, sembra come il marmo.
“Prego ragazzi,
portateli avanti.” Entrambi tirano con facilità due catene,
facendo cadere in ginocchio le due reclute. Anche a me è toccato lo
stesso trattamento, quando sono arrivata qui. Mi
guardavo intorno con aria spaesata, avevo freddo e
fame nello stesso modo, ed ero… arrabbiata.
Così arrabbiata che avrei potuto uccidere una
persona. Ma tutta quella rabbia… non ho mai
capito da dove arrivasse. Tutt’ora, non sono
riuscita a capirlo. E quello che leggo negli occhi rossi delle nuove reclute
è proprio la stessa sensazione che ho provato io: rabbia, così
tanta rabbia che se Jane o Dimitri rompessero la
catene… ucciderebbero tutti in questa stanza. Me compresa, che ho il
compito di diventare loro amica.
“Isabella!”
Aro richiede la mia attenzione, avvicinandosi ai due per terra. “Ti
presento i tuoi nuovi compagni, Edward e Tanya.”
La bionda continua a
ringhiare, con la testa bassa e fissa sul pavimento. Lui, invece, porta subito
i suoi occhi rossi nei miei. Lo fisso in silenzio per qualche secondo,
finché anche il suo ringhio si aggiunge a quello della sua compagna, e so
che è per me. Nei miei confronti.
Perché tutta la rabbia che sta provando lui,
l’ho provata anche io.
Perché ero pronta a far di tutto, pur di andar via da
lì.
Perché so che non è il mio posto, ma non so
nemmeno come ci sono arrivata. Chi mi ci ha portata e
perché. So soltanto che Aro mi ha salvata,
insegnandomi tutto ciò che prima non sapevo. E lo farò anche io, con queste due nuove reclute.
Tanya e Edward.
Edward e Tanya.
Ci ripenso, e quel nome
non riesce ad andarsene dalla mia testa.
Edward.
Edward.
Edward.
NOTE FINALI
Sì, questo
è l’ultimo capitolo di False Bugie. E sì, avete letto bene.
C’è un lasso temporale abbastanza lungo dal penultimo capitolo a
questo. Ben diciassette anni. State tranquilli, non lascerò tutto al caso,
anzi. Nella seconda parte di False Bugie avrete molte risposte alle vostre
domande!
Quindi, per chiarirci:
la seconda parte di False Bugie si intitolerà
Verità Nascoste, ed arriverà sui vostri schermi a Marzo. Mi
prenderò questi dieci giorni di tempo per mettere bene tutto su carta, e
per riuscire a darvi degli aggiornamenti fissi! Quindi,
ringrazio tutti per aver letto la mia Fanfiction! Vi
aspetto con la seconda parte, a Marzo!