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di addict_with_a_pen
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Tulips ***
Capitolo 2: *** Carnation ***
Capitolo 3: *** Roses ***
Capitolo 4: *** Freesias ***
Capitolo 5: *** Hyacinth ***
Capitolo 6: *** Sunflower ***
Capitolo 7: *** Rain Flowers ***
Capitolo 8: *** Lisianthus ***
Capitolo 9: *** Hibiscus ***



Capitolo 1
*** Tulips ***


*Piccola nota inutile*
È solo il primo capitolo, ed è stupido, ma da quello che mi sono immaginata credo che più avanti la storia sarà più bella. La trama è comunque semplice e sciocca, però tutto sommato è carina (?).
Datemi una possibilità, vi prego! Ahaha.
Spero vi possa piacere, baci :*


 
 
 
 
 
Quando ero piccolo e mi veniva posta la classica domanda “che vuoi fare da grande?”, io ho sempre risposto “il fioraio”. Ricevevo sorrisi, carezze, perfino risate, ma mai una singola persona che mi chiedesse “come mai?”. Io una motivazione ce l’ho, più di una a dire il vero, ma oramai la mia risposta a questa domanda è cambiata, così che quando da adolescente mi chiedevano “che lavoro ti piacerebbe fare?”, io scrollavo le spalle e andavo avanti per la mia strada.
Sono una persona timida, sensibile, vagamente insicura e perennemente in imbarazzo, quindi il motivo del mio amore per i fiori non è così difficile da immaginare, ma crescendo ho notato sempre più questo disinteressamento totale della gente per le emozioni e i pensieri altrui che mi ha costretto a chiudermi in me stesso e non dire nulla.
Se dovessi descrivermi con una parola, direi bocciolo, un fiore chiuso non ancora pronto per aprirsi e mostrarsi al mondo, poiché tutti chiusi e nascosti si sta così bene che non ho alcuna fretta di sbocciare. I fiori sono così fantastici, meravigliosi e ricchi di significati che non vedo come una singola persona sulla faccia della terra possa non amarli, ma apparentemente questa mia ammirazione non è vista di buon occhio da nessuno, soprattutto quando sei un ventiduenne introverso che ha finalmente realizzato il suo improbabile sogno di una vita. Ebbene sì, sono un fioraio, e la cosa mi riempie di orgoglio e gioia indescrivibili.
Adoro fare mazzi e composizioni, così come adoro consigliare a qualcuno il fiore ideale per la situazione, ma amo soprattutto sentire le motivazioni e le spiegazioni dei clienti quando pongo loro la domanda “per che occasione devi usarli?”. Sono timido, okay, ma non per questo non posso farmi un po’ gli affari degli altri. È una specie di legge, se entri nel mio negozio allora sei obbligato a dirmi cosa te ne farai dei miei fiorellini, se li tratterai bene, se li regalerai alla nonna piuttosto che alla fidanzata e, soprattutto, se anche tu come me pensi che siano stupendi.
Sono una persona strana, ammetto, ma la pace e l’equilibrio interiore che sento quando sono assieme ai fiori è qualcosa di indescrivibile e il mio scopo al mondo è far capire anche agli altri quanto importanti essi siano per vivere bene.
Mi piace il mio lavoro, lo amo, e non cambierei nulla della mia vita… o quasi. Ho già detto di essere una persona strana e appunto per questo motivo la gente tende a starmi alla larga e relazionarsi con altri. Ricorderò per sempre le risate e le prese in giro di un gruppo di ragazzi a una festa in seconda liceo, l’unica a cui sia mai andato, dopo avermi visto vestito con una camicia a fiorellini e un fiore giallo dietro l’orecchio. Mi chiamavano ‘frocio’, ‘finocchio’, ma non me la sono mai presa più di tanto, capendo che io e le relazioni non siamo fatti per andare d’accordo. Preferisco di gran lunga stare in un bel campo di papaveri rispetto che in un bar e fino ad ora la solitudine non mi ha mai dato più di tanto fastidio, ma ultimamente ad ogni mazzo di rose venduto non ho potuto evitare di chiedermi cosa si provi a stringere la mano di qualcuno nella tua, ad essere abbracciato o a ricevere un mazzo di fiori come quelli che vendo.
Io non sono mai stato un tipo da rose però, non le ho mai amate così tanto, le trovo banalmente romantiche poiché ci sono centinaia di altri fiori che, secondo il mio parere, sono molto più belli da regalare, come ad esempio l’ibisco. È un fiorellino così delicato, così fragile e puro, ma allo stesso tempo così bello da mozzarti il fiato. Ricordo quando ero bambino e mia madre ne aveva portato a casa una piantina e di come il giorno in cui si è aperto il bocciolo io sia stato tutto il tempo a fissarlo imbambolato. Quando l’indomani l’ho trovato morto, ho pianto tutte le mie lacrime e pure io come il fiore mi sono sentito morire. Così bello e così effimero, ancora oggi non riesco a capire come mai non gli sia concessa una vita più lunga. Mi ci rivedo molto in lui, mi ci rivedo in quel piccolo bocciolo di ibisco, ma al suo contrario io non voglio morire così giovane ed è molto probabilmente questo il motivo per cui ancora non sono sbocciato, per cui non ho iniziato a vivere.
“Buongiorno!”
Un ragazzo sorridente entra nel negozio facendomi sussultare con il suo tono di voce decisamente alto e squillante. È raggiante e io sono stra curioso di capirne il motivo.
“Oh scusa, non volevo farti spaventare!” ridacchia dopo aver visto la mia reazione “Solo che sono euforico oggi! Non posso evitare di urlare!”
Sorrido davanti alla sua solarità e allegria e gli faccio segno di ‘non importa’ con una mano.
“Che cosa stavi cercando?” Chiedo non perdendo il sorriso e vedendolo cominciare a guardarsi attorno come un bambino in un Luna Park.
“Oww non ne ho idea!” dice con un tono di voce se possibile ancora più alto di poco fa “Rose? Non lo so, forse sono troppo banali… Qualcosa per far colpo!”
Questa è la prima volta in mesi in cui qualcuno non fa di testa sua ma mi chiede un minimo di aiuto, così che scompaio in mezzo ai fiori e cerco di trovare il mazzo ideale per ‘fargli far colpo’ come da lui chiestomi.
“Ecco qui…” gli allungo un mazzo di tulipani da dietro il bancone “I tulipani dovrebbero essere perfetti.”
“Tu dici?” Mi chiede afferrandoli e portandoseli subito al naso per annusarli.
“Beh, sono i fiori ideali per dire a qualcuno che ti piace, sono un s-simbolo di amore…” mi schiarisco la voce, cercando di non imbarazzarmi “Non ti piacciono…?”
“Li adoro! Sono allegri, poi l’arancione mi è sempre piaciuto!” mi rivolge un altro sorriso meraviglioso “Pensi che siano quelli giusti allora?”
“Io credo di sì…” mi punto le mani sui fianchi e faccio spallucce “A me piacerebbe riceverli…” mi lascio scappare dalle labbra, anche se so alla perfezione che il mio parere poco importa e che soprattutto nessuno mi ha chiesto di esprimerlo.
“Allora mi fido!” E mi fa l’occhiolino.
Questo ragazzo è estroverso, tanto estroverso, e io sono introverso, troppo introverso, così che arrossisco all’istante e incrocio le braccia al petto in segno di difesa, rivolgendogli un sorrisino nervosissimo ed evitando a tutti i costi il contatto visivo.
“Quanto ti devo?” Chiede dopo che mi sono riavuto dalla mia ondata di imbarazzo.
“Oh t-tredici dollari.”
Mi allunga una banconota da venti e mentre gli preparo il resto la mia mente non può che cominciare a riempirsi di dubbi e farmi sentire fuori posto, come se avessi detto o fatto qualcosa che non va. Tipico, è nel mio carattere il farmi divorare dai dubbi anche quando non ce n’è bisogno, non posso evitarlo.
“Beh, spero che le piacer-”
“Oh, è un lui a dire il vero” sorride trasognato “E comunque tu hai detto che ti piacerebbe riceverli, e io mi fido del tuo parere!”
Questo sarebbe un buon momento per sorridere, dare il resto e salutare, ma io non ho ancora finito di mettermi in imbarazzo con le mie stesse mani, così che continuo col mio discorso.
“Non devi fidarti di me, nel senso, d-devi perché è il mio lavoro, ma non ho mai ricevuto un mazzo di fiori, quindi non so che effetto faccia riceverne uno di tulipani, di rose o-o di garofani, piuttosto che di cal-”
“Non hai mai ricevuto un mazzo di fiori!?”
È distrutto, totalmente sconvolto da quello che ho appena detto e la sua espressione è a metà fra la delusione e l’incredulità. Naturalmente, arrossisco.
“N-No…”
“Oww ma sei così carino! Com’è possibile?” sempre più rosso “Bisogna rimediare, tieni! Non è un mazzo, ma voglio comunque regalartelo.”
Questa situazione è fuori luogo, mai mi era successo di trovarmi davanti a un cliente che mi regala un fiore che gli ho appena venduto e non ho idea di come reagire.
“N-Non è necessario, non preoccuparti.” Cerco di dissimulare l’imbarazzo con un sorriso tiratissimo.
“Ma io voglio regalartelo, perché mi hai aiutato e perché tutti meritano di ricevere almeno un fiore in regalo nella loro vita.”
“Davvero, non mi-”
“Sssht, ho deciso!” mi sorride per la millesima volta, piantandomi il fiore direttamente in mano “Come ti chiami ragazzo-fiore?”
Abbasso lo sguardo, oramai bordeaux in viso, e mormoro un “Ryan…” a bassissima voce.
“Bene Ryan, siccome oggi per me è una giornata bellissima e siccome sono felicissimo, voglio che lo sia pure tu!”
Estrae un altro fiore dal suo mazzo e, senza che io possa far nulla per impedirlo, mi ficca in mano pure lui.
“Riprendili! Non mi serv-”
“A presto Ryan! Grazie mille!” E se ne va.
Sono immobile, non riesco a far nulla se non fissare i due tulipani che ho in mano e chiedermi cosa e se sia davvero successo che un ragazzo mi abbia appena regalato due fiori. Io… Io non posso accettarli, non sono fatto per ricevere gioia, ma solo per darla agli altri, ma come poteva saperlo?
Quel ragazzo è pazzo, gioioso e felice quanto il Sole, rumoroso ed esplosivo quanto una bomba, così che se dovessi associarlo a un fiore direi che è identico a un girasole.
Mi piace paragonare le persone ai fiori, mi piace capire a primo impatto che genere di persone siano e associare loro un fiore, così che l’uragano di gioia che è appena uscito dal mio negozio non può che essere un girasole.
In casi come questi, mi sento un po’ più pronto a sbocciare.

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Capitolo 2
*** Carnation ***


*Piccola nota inutile*
Parto col dire che probabilmente i prossimi capitoli usciranno tra una vita perché sarò in ballo con la maturità e non avrò molto tempo per scrivere e che quando lo troverò darò la priorità a un’altra storia sui my chem che sto scrivendo perché è da una vita che non l’aggiorno.
Spero che mi capiate, baci a tutti :* :*






È una settimana intera che piove e, sebbene tutti siano tristi, seccati e disturbati dalla situazione, io sono a dir poco raggiante. Adoro la pioggia, adoro farmi bagnare dall’acqua e non capisco come e perché nessuno la pensi come me. A dire il vero le cose che non capisco sono parecchie, oramai mi faccio sempre più domande le quali la maggior parte delle volte non hanno nemmeno una risposta.
Vorrei tanto essere normale a volte, non che abbia problemi mentali, almeno così credo, ma spesso mi perdo a pensare a cose che non hanno un minimo di logica e che, alla fine, mi lasciano sempre un senso di angoscia addosso.
Credo che nessuno, o al massimo in pochi, si perda a guardare le gocce di pioggia che scorrono veloci sui vetri, unendosi tra loro e disegnando figure sempre diverse, credo che nessuno si metta a parlare coi fiori, magari col proprio cane sì, ma non con un bocciolo, e sicuramente credo che nessuno pianga quando una pianta muore perché malata.
Sono… paranoico, è l’unica parola con cui possa descrivermi, ma non ho voglia di cambiare.
Un’altra cosa che credo sia strana e vagamente fuori luogo è il fatto che siano otto giorni precisi in cui aspetto che la porta del mio negozietto si apra ed entri di nuovo la luce che quel ragazzo girasole aveva portato con sé. Non ho fratelli, non ho amici, tantomeno un ragazzo o una ragazza, così che quel gesto così dolce che aveva fatto regalandomi quei due tulipani ancora adesso mi fa sorridere e mi fa desiderare un suo ritorno.
“A presto Ryan!” mi aveva detto e, anche se so benissimo che è una frase tipica che si usa quando si saluta qualcuno, io non posso che attendere che ritorni e che quindi possa ringraziarlo come si deve. Non ci ero riuscito, non ce l’avevo fatta a dirgli “grazie” e accettare i fiori, ma ero solo arrossito, balbettato due cose e infine rimesso i fiorellini al loro posto in mezzo agli altri per poter essere comprati da qualcuno. Non mi sentivo meritevole di ricevere regali, non c’è nulla per la quale debba essere ricompensato, così che quei fiori dovevano stare ovunque meno che nelle mie mani.
Adesso capite cosa intendo dicendo che vorrei essere normale?
“Buongiorno.”
Sento la porta aprirsi e subito schizzo in piedi, ma tutte le mie speranze e illusioni crollano quando vedo che è semplicemente entrato un altro ragazzo. Sospiro e fingo un sorriso.
“Buongiorno… cosa stai cercando?”
“Fiori per mia madre, oggi è il suo compleanno” mi rivolge un sorrisino nervoso “Per caso avete anche… piante in vaso? Perché lei adora le orchidee, ma non credo proprio che si possa fare un mazzo con loro…”
Gli faccio segno con la mano di aspettare un minuto e scompaio nel retro del negozio alla ricerca di un bel vaso di orchidee. Le adoro, ha fatto la scelta giusta, sono dei fiori così eleganti e delicati che, se avessi una mamma pure io, avrei scelto lo stesso regalo…
“Ecco qui!” Riemergo dalla “foresta” e poggio un vaso di orchidee viola e bianche sul bancone.
“Sono perfette, le piaceranno da morire di sicuro. Grazie mille.”
Prende in mano il vaso e comincia a rigirarselo tra le mani, osservandolo bene e facendosi scappare un sorriso. Questa tipologia di clienti è sempre più rara, sono pochi i ragazzi che decidono di loro spontanea volontà di entrare da un fioraio e prendere dei fiori per la loro madre e quando capita sono sempre contento di aiutarli.
“Quanto vengono?”
“Sette doll-”
Mi blocco.
All’inizio credo che sia solo una visione, solo qualcosa immaginato dalla mia mente, ma quando incontro il suo sguardo, allora capisco che il mio desiderio si è finalmente avverato; il ragazzo girasole è entrato nel mio negozio! Bagnato dalla testa ai piedi e con… un’espressione triste e abbattuta in volto. Rimango a fissarlo imbambolato chiedendomi come mai sia entrato qui, come mai non abbia con sé un ombrello e, soprattutto, come mai abbia questa espressione triste e malinconica in volto.
“Sette dollari?” Mi chiede il ragazzo, facendomi risvegliare dal mio sogno ad occhi aperti all’istante.
“Oh, s-sì, esatto.”
Paga, prende i suoi fiori, mi ringrazia un’ultima volta col sorriso ed esce nel nubifragio tuttora in corso.
Ora siamo solo io e il ragazzo girasole e, non ho idea del perché, ma una sensazione d’ansia si impossessa immediatamente di me, facendomi sudare le mani e facendomi desiderare di andare a rifugiarmi nel retro negozio e non uscirne più. Fortunatamente ci pensa lui a rompere il silenzio e calmarmi perciò un po’.
“Hey Ryan…”
Fa un piccolo cenno di saluto con la mano e mi viene incontro, grondando acqua e sorridendomi amaramente.
“T-Ti ricordi come mi chiamo?”
Tra tutte le domande che avrei potuto porgli, questa è sicuramente la meno adatta e utile alla situazione, ma il fatto è che è la prima volta in ventidue anni che qualcuno si ricorda del mio nome, che qualcuno si ricorda di me.
“Certo che mi ricordo!” scrolla le spalle e accenna una risata “Perché non dovrei? Mi hai aiutato a comprare dei fiori bellissimi, anche se non sono stati apprezzati come credevo…”
Sospira e incurva le spalle e mai come in questo momento ho desiderato abbracciare una persona. Sembra così abbattuto… Pensavo che con quei fiori avrebbe ‘fatto colpo’, ma forse mi sbagliavo.
“Che è successo coi fiori? N-Non erano belli…?”
“Erano bellissimi, te l’ho detto, ma ho mal interpretato le intenzioni di questa persona e-e… ho fatto una figura di merda.” Ride amaramente e si lascia letteralmente cadere su una sedia accanto al mio bancone, così che ho modo di vedere che oltre alle gocce di pioggia ci sono anche delle lacrime sul suo viso.
Mi si spezza il cuore.
“He-Hey, che è successo?”
“Secondo te cosa può essere successo!?” sbotta alla fine, rosso in viso e con un’espressione che mai avevo visto prender spazio sul suo volto “Non gli interessavo in quella maniera, voleva solo un’avventura di una notte, una botta e via, è chiaro ora!?”
Mi sento un tale idiota al momento che vorrei poter tornare indietro nel tempo e cancellare quello che è appena successo. Avrei dovuto immaginare a cosa si stava riferendo, ma sono un po’ tardo in questi casi, sono ottuso e ignorante quando si tratta del mondo esterno e della vita.
Dopotutto sono solo un bocciolo.
“M-Mi dispiace, scusami, non avevo capito. Posso fare qualcosa?”
Io non conosco questo ragazzo e, se proprio devo dirla tutta, da come mi ha appena trattato sarebbe meglio non approfondire la conoscenza, ma una parte di me desidera con tutta se stessa poter fare qualcosa, poter riaccendere e rinvigorire questo piccolo girasole appassito.
“No, scusami tu, davvero, non volevo trattarti così, sono solo… incazzato con me stesso, non ti capita mai?”
Non ho bisogno nemmeno di pensarci sopra per annuire con vigore e pensare che il novanta per cento della mia vita è basata su una continua lotta interiore tra me e me stesso che mi stanca e che esaurisce le mie energie.
“Scusami…” dice a un certo punto, scuotendo la testa “non so cosa mi sia preso…” e fa per andarsene dal negozio.
“Aspetta!”
È la prima volta in vita mia che prendo io l’iniziativa ed è una sensazione così strana e nuova che il cuore prende a battermi all’impazzata nel petto.
“P-Puoi stare un po’ qui?” esce fuori sotto forma di domanda, così che subito mi correggo “Nel senso! Se vuoi, magari poi smette di piovere e allora… e allora…” e mi blocco.
Non è stata una grande idea prendere l’iniziativa, decisamente no.
“Va bene, grazie.” Mi sorride e ritorna a sedersi sulla sedia, incontrando il mio sguardo e facendomi diventare rosso come un papavero.
“Sei carino Ryan, te l’avevo già detto, non è vero?” annuisco velocemente, non alzando lo sguardo da terra “Dovrebbe esistere più gente come te al mondo.”
“Oh, non credo sarebbe una buona idea…” Mormoro a bassa voce non riuscendo ad evitare il commento, poiché un Ryan Ross al mondo basta e avanza, figuriamoci se ne esistesse più di uno.
“Come?”
Non pensavo mi avesse sentito… E ora che mi invento?
“Oh, n-nulla, stavo solo pensando ad alta voce…” sorriso isterico “Che ci facevi da queste parti?”
Sono sorpreso di me stesso. È la seconda volta oggi che prendo io l’iniziativa. Cosa mi sta succedendo?
“Non lo so” fa spallucce “nulla di che, stavo solo camminando a vuoto e, quando ho visto il tuo negozio, sono entrato” sorride “Mi piace questo posto, mi piacciono i fiori.”
Stavolta sono io a sorridere.
“I fiori mettono sempre a posto tutto!” esulto con enfasi “Hai fatto bene a venire qui, cioè, hai fatto bene a… io n-non… lascia perdere.”
Mi scoppia a ridere in faccia.
“Sei strano Ryan, sembri appartenere a un altro pianeta.” Si alza e mi si para davanti, poggiando le mani sul bancone e fissandomi col sorriso e in questo momento il mio viso è talmente rosso da battere perfino la più rossa delle rose.
Non mi sono mai sentito così in imbarazzo in vita mia.
“Complimento o insulto…?” Chiedo con un filo di voce, non staccando gli occhi da terra e accennando un sorrisino.
“Oh, complimento, assolutamente complimento!” Ride, per poi prendere un pacchetto di sigarette dalla sua giacca e offrirmene una.
“N-No grazie, io non fumo…” mi schiarisco la voce “Neanche tu dovresti, sai?”
“Sei arrivato troppo tardi fiorellino, oramai sono una causa persa!”
Sono totalmente sconcertato ed estasiato dal fatto che mi abbia appena chiamato ‘fiorellino’ che nemmeno gli impedisco di accendersi la sigaretta nonostante siamo in un luogo chiuso e non si possa.
“C-Come mi hai chiamato?”
“Fiorellino…” risponde semplicemente lui, aspirando un po’ di fumo “Perché, non ti piace?”
“È bellissimo…” Bisbiglio con un sorrisone in volto che nemmeno provo a nascondere, perché nessuno mi aveva mai dato un soprannome, uno così dolce poi non me lo sarei mai nemmeno sognato.
“Aww ma da dove sei saltato fuori? Da un campo di margherite?” Mi chiede ridendo e spegnendo la sigaretta sotto la suola della scarpa e, ancora una volta, sono talmente estasiato che non riesco ad impedirgli di farlo.
“No, non di margherite…” Bisbiglio ancora, non perdendo il sorriso e cominciando ad abituarmi alla compagnia del ragazzo girasole, ora non più appassito come poco fa ma di nuovo luminoso come l’altro giorno.
“Ah no? E allora di cosa?” Mi chiede a sua volta in un bisbiglio.
“Ibischi, vengo da un campo di ibischi.”
Passano alcuni istanti di silenzio in cui posso chiaramente sentire il suo sguardo fisso su di me e in cui il mio povero cuore non fa altro che battere sempre più velocemente e freneticamente.
“Lo dicevo che sei carino…” dice lui dopo quasi un minuto di silenzio speso a fissarmi “A presto fiorellino!” mi ruba il garofanino che ho dietro l’orecchio, per poi metterlo a sua volta dietro al suo ed uscire.
“Hey! Era mio!” Dico con un finto tono irritato, vedendolo girarsi un’ultima volta e rivolgendomi un sorriso che mi fa sciogliere.
Ce l’ho fatta, ho riportato in vita il girasole che poco più di una settimana fa aveva varcato la soglia del mio negozio, ma a differenza dell’ultima volta il sorriso che aveva in volto ora era solo merito mio…
Quando si tratta di fiori, io so sempre come prendermene cura.
Sorrido come un pazzo e mi accascio sulla sedia, come per riprendermi da ciò che è appena successo, convinto di aver vissuto un sogno.
“A presto fiorellino!”, non mi resta altro che aspettare.

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Capitolo 3
*** Roses ***


Dopo la pioggia è arrivato il Sole, il che è totalmente normale, è così che in genere funziona, ma il fatto è che questo caldo insopportabile non me l’aspettavo proprio. Siamo passati dal fresco di fine aprile a un caldo soffocante che non è assolutamente tipico del mese, così che i miei poveri fiorellini sono tutti mogi e assetati.
Stamattina, dopo essere entrato nel negozio, per poco non mi sono sentito mancare nel vedere tutti i miei fiori così secchi e sofferenti, così che ho subito preso in mano l’annaffiatoio per cercare di rinvigorire un po’ le mie piantine. In più ho scoperto che gran parte delle rose sono totalmente infestate dai bruchi e mi sento in colpa per non essermene accorto prima. Ho trascurato i miei fiori, li ho fatti soffrire per il caldo e divorare da parassiti e insetti perché è due settimane che non ci sto più con la testa.
Esatto, il motivo è sempre lui.
Quindici giorni che non vedo più il mio girasole e quindici giorni in cui la mia mente non riesce a far nulla se non pensare a lui, pensare a come stia, cosa faccia, dove sia e so benissimo che tutto ciò è inquietante e inopportuno, ma non riesco davvero a farne a meno. Mi ha trattato così bene, mi ha perfino dato un soprannome dolcissimo e detto che sono carino, come posso non pensare sempre a lui?
Nessuno prima d’ora mi aveva mai trattato con una gentilezza tale senza prima avermi conosciuto, poiché tutti dopo aver capito che genere di persona sia sono sempre scappati e mi hanno lasciato solo con un “fuori di testa…” bisbigliato con un sorriso di scherno sulle labbra.
Lui… lui no, lui mi ha trattato con una delicatezza e gentilezza tali che possono essere utilizzate solo per prendere in mano un fiore, per non fargli male e non rovinare i suoi petali, ma sicuramente non per me, non per il “finocchio fuori di testa che parla coi fiori”. È questo ciò che pensa di me la gente della mia età, lo so e l’ho sentito dire così tante volte che mi sono purtroppo abituato a sentirmi chiamare in questo modo, ma “fiorellino” è qualcosa del tutto inaspettato e imprevedibile, qualcosa di meraviglioso che ancora adesso mi fa sorridere come un idiota.
Con la testa piena di pensieri e con lo stomaco come sempre in subbuglio mi metto perciò all’opera, armandomi di annaffiatoio, pesticidi, cesoie e cominciando col mio lavoro. I primi fiori a cui mi dedico sono le rose, alcune letteralmente distrutte dai bruchi e altre soltanto assetate, così che comincio da quest’ultime. Dovrei mettere una canna dell’acqua, sarebbe molto più comodo e veloce annaffiare se ne avessi una, ma niente è gratis e già spendo un capitale per l’affitto del locale, così che la canna proprio non riesco a pagarmela.
È da quando ho sei anni che metto da parte le mance di Natale e compleanno per questo, per poter compare un “piccolo giardino tutto per me” come ero solito dire da bambino, ma gli affitti sono molto più alti di quanto mi ero immaginato. Sorrido ripensando a quanto sciocco fossi per aver pensato che con cinquanta dollari si potesse fare tutto e come in realtà, ora che sono “adulto”, abbia capito che con cinquanta dollari mi posso pagare solo la spesa e nulla di più. Non ho nemmeno soldi per compare pesticidi più efficaci, non ho soldi per andarmene da casa e prendermene una tutta per me…
Non ho soldi per scappare.
“Heilà?”
Butto a terra annaffiatoio e cesoie e sorrido come un pazzo nel sentire quella voce che per quindici lunghi giorni non mi ha fatto chiudere occhio.
“Hey.” Dico riemergendo dal retro del negozio e sorridendo sempre più nel finalmente rivederlo: è vestito da jogging, o almeno credo, ed è sudato dalla testa ai piedi e col fiatone. Non ho idea di cosa l’abbia spinto ad andare a correre con questo caldo asfissiante, ma ne sono immensamente felice, perché sennò quando lo avrei rivisto?
“Ti prego, dimmi che hai dell’acqua!”
“Oh, s-sì, ho una fontanella qui dietr-Hey!”
Sentita la parola “fontanella”, scavalca il bancone con un salto e si precipita nel retro del negozio alla ricerca di questa famosa fontanella.
“Mi hai salvato la vita…” Dice quando l’ha finalmente trovata e si è chinato per bere.
Ora che ci penso, non ho mai fatto entrare nessuno nel mio “piccolo rifugio” nel retro, non ho mai concesso ad anima viva di venirvi e non ho idea del perché ma vedere qualcuno qui dentro mi da un senso di angoscia e agitazione che non so spiegarmi.
“Umh… che ci facevi da queste parti?”
Ovviamente è palese il motivo del perché sia qui, stava correndo e ognuno è libero di andare dove vuole, ma la timidezza sta rifacendo la sua comparsa e devo cercare di dissimulare in qualche modo. Io ho bisogno di carburare, se all’inizio qualcuno parla e inizia a raccontarmi qualcosa, allora pian piano mi sveglio e riesco a parlare anch’io, ma se stiamo tutti e due in silenzio allora non potrò far nulla se non arrossire e imbarazzarmi.
“Un po’ di movimento, ogni tanto mi piace correre” si asciuga la bocca dall’acqua con il braccio “e poi volevo vederti.”
Ecco, questo non avrebbe dovuto dirlo…
“Oh…”
“Perché, tu non volevi vedermi?” Mi viene incontro e mi si para davanti, sorridendomi in modo dolce e aspettando che io risponda qualcosa.
Nonostante sia più basso di me non posso che sentirmi totalmente sopraffatto dal suo sguardo e dai suoi occhi che mi stanno scrutando alla ricerca di una risposta.
“Umh… i-io… io non lo s-so…”
Patetico.
“Oh se non volevi vedermi allora vado via, scusa se ti ho disturbato!” salta ancora al di là del bancone e si avvia verso la porta “Grazie per l’acqua Ryan!”
“Aspetta!” L’avevo detto che ho bisogno di un po’ di tempo per carburare…
“Sì?”
“V-Volevo vederti pure io…” Avvampo nel vederlo sorridermi in quella maniera dolcissima e tornare verso di me.
“E come mai volevi vedermi…” si siede sul bancone con le gambe a penzoloni “…fiorellino?
Già, perché volevo rivederlo? Perché sono così dannatamente dipendente da questo ragazzo che avrò visto sì e no due volte in tutta la mia vita? Non posso rispondere a questa domanda, nemmeno io so perché mi piaccia così tanto stare insieme a lui, perché mi piaccia così tato vederlo entrare nel mio negozio e perché mi piaccia così tanto essere chiamato fiorellino, non ho idea del perché ma per ora una motivazione non riesco proprio a trovarla.
“Non lo so…”
“Sempre timidi al cento per cento, non è così?”
Ma stavolta non rispondo. Abbasso lo sguardo, faccio spallucce, mi mordo con violenza il labbro inferiore e spero con tutto me stesso che il girasole cambi argomento il prima possibile.
“Okay Ryan, respira tesoro, su!”
Ma come faccio a respirare se continua a darmi tutti questi soprannomi stupidi e allo stesso tempo meravigliosi?
“M-Mi piace quando mi chiami fiorellino…” dico infine con un filo di voce, incredulo e sconvolto di aver aperto bocca “Nessuno mi da mai soprannomi. È… bello, c-carino e mi piace…”
Alzo velocemente lo sguardo verso il suo e dopo aver visto il sorrisone comparso sul suo volto, non posso che sorridere a mia volta.
Che cosa mi sta facendo questo ragazzo…?
“Okay, cambiamo argomento prima che tu mi muoia d’infarto” ridacchia “Che stavi facendo qua dietro?” apre le braccia e si volta guardando tutti i fiorellini.
“Oh, stavo solo annaffiando un po’ e-e curando le rose dai bruchi, niente di che.” Riprendo velocemente in mano il mio annaffiatoio per tenermi occupato in qualche modo e vado a riempirlo d’acqua.
“Ti do una mano!”
“N-No, non ce n’è bisogno, davvero.” Sto sudando, sono talmente agitato e imbarazzato che credo proprio di avere un bell’alone di sudore visibile sotto le ascelle al momento. Patetico.
“Dai, tu curi le rose e io annaffio!” mi ruba l’annaffiatoio di mano “così facciamo prima, no?”
Non ha tutti i torti…
Annuisco con un timido sorriso sulle labbra e mi munisco di pesticida e cesoie.
“Grazie, quando devo far da solo ci metto sempre una vita” rido piano “Sei davvero gentile…”
“Aww ma figurati! Dieci minuti e avrò finito tutto, vedrai.” E si mette dunque all’opera.
È… strano, mi sembra così strano avere qualcuno che mi aiuti e che voglia passare del tempo con me, mi pare assurdo e vagamente sbagliato che un ragazzo così gentile e carino stia perdendo tempo con me, non mi era mai capitato prima.
“Ne hai un bel po’ di fiori, sai? Credevo tenessi solo quelli per fare i mazzi, non che avessi questa quantità industriale di piante!” E ride. Ride spesso, sempre anzi, trova sempre un pretesto per ridere e, da bravo girasole che è, mettermi di buon umore.
Ora che ci penso, io nemmeno so quale sia il nome del ragazzo girasole, l’ho sempre chiamato così e mai mi sono posto il problema del suo nome ma ora che pare aver sviluppato una sorta di ammirazione per il mio negozio e per il mettermi in imbarazzo, forse è il caso di chiedergli come si chiama.
“Senti, mi chiedevo una cosa…” Mi schiarisco la voce.
“Dimmi tutto.”
“Tu… ecco, stavo pensando…” Dio, non sono nemmeno in grado di chiedergli come si chiama! Ma che problemi ho?
“Che cosa devi chiedermi…?” Si avvicina, poggiando a terra l’annaffiatoio, e mi si posiziona davanti fissandomi dritto negli occhi e sfiorando per qualche breve istante una mia mano.
Mi sveglio all’improvviso, come se il suo tocco mi avesse bruciato.
“Come ti chiami!?” La domanda è uscita fuori più urlata del previsto, ma quel breve contatto tra le nostre mani mi ha fatto un effetto così strano e inaspettato che non ho potuto evitarlo.
“Come…? Cos-oh!” fa una pausa “Oooh è solo questo! Certo, dovevo immaginarlo.” Prende a ridere, stavolta istericamente, e per la prima volta da quando l’ho incontrato, arrossisce appena.
Non capisco.
“Umh… non avrei dovuto chiedertelo?” Sono confuso, non riesco a capire cosa gli sia preso.
“Certo che dovevi! Non preoccuparti.” E continua a ridere.
“Bene, allora, mmmmh… come ti chiami?”
“Secondo te?” poggia la mano con la quale non sta tenendo l’annaffiatoio su un fianco e mi sorride “Dai, prova a indovinare.”
“Io n-non sono bravo con queste cose, non lo indovinerò mai…”
Ed è vero, è vero che non sono bravo con queste cose e che potrei benissimo sparare nomi a caso per ore senza arrivare alla soluzione. È da quando sono piccolo e perdevo sempre a “Indovina chi?” che ho capito di non avere fiuto per questo genere di cose.
“Oooh dai! Sarà divertente e, se proprio sei fuori strada, ti do un aiuto io.”
Mi arrendo.
“Okay, allora… Robert?” Scoppia a ridere e io non posso far nulla se non arrossire.
Cominciamo bene, bravo Ryan…
“N-Non ridere, dai!” Ma io stesso sto ridendo, poiché non posso evitare di farlo quando sento quel suono sciocco e infantile che è la sua risata.
“Riprova.” Dice dopo essersi ripreso un minimo, voltandosi verso i fiordalisi e cominciando a dargli un po’ d’acqua.
“Umh… George?”
“Oh mio Dio, no!” ride ancora “Sarebbe ridicolo se mi chiamassi George!”
“Te l’ho detto che non sono bravo con queste cose…” Poggio pesticida e cesoie a terra e mi copro il viso paonazzo con le mani cercando di nascondermi più che posso dal suo sguardo.
“Okay, ti do un mega aiuto!” mi scopro il viso “Inizia per B.”
“Ce l’ho!” dico seriamente convinto di averci finalmente azzeccato “Bob!”
Inutile dire che ride ancora di più.
“Altro aiuto, la seconda lettera è una R.” Mi viene incontro con un sorriso dolce sulle labbra e io non posso far nulla se non agitarmi e sentire il cuore esplodermi nel petto.
“B-Brent?”
Scuote la testa, sempre più vicino.
“Brad…?”
“Ci sei quasi…”
Deglutisco un paio di volte a vuoto nel vedere che è a praticamente dieci centimetri dal mio viso.
“Br-Brandon…?”
“Fuochino!” esulta lui felice “Devi solo cambiare una lettera con una E e ce l’hai fatta!”
“Brendon?” Sussurro sempre più in imbarazzo.
“Esatto fiorellino…” Porta una mano verso il mio viso e mi fa una carezza di una leggerezza tale che non mi sembra nemmeno che mi abbia toccato, ma nonostante ciò il mio viso avvampa e il mio stomaco si accartoccia su se stesso.
Mai in vita mia mi sono sentito così in presenza di qualcuno…
“Oh, si è fatto tardi!” dice strappandomi dal mio sogno ad occhi aperti mentre si guarda l’orologio al polso “A dire il vero già sono in ritardo, ma non importa, anzi, non me ne frega un cazzo ad essere onesti.” E, come al solito, scoppia a ridere.
“S-Scusami, ti ho tenuto qui e-”
“Ti ho detto che non importa, tranquillo, okay?”
Annuisco piano e abbasso lo sguardo, cosi che l’occhio mi cade sul pesticida e mi rendo conto di non aver ancora fatto nulla per le mie rose. Sono un fioraio orribile…
“Ci vediamo Ryan, okay?”
“O-Okay, va bene…” Ma, contro ogni mia aspettativa, sento un’ultima volta una sua mano sul mio volto, per la precisione dietro l’orecchio, che mi sta sistemando una piccola rosellina tra i capelli.
“A presto fiorellino!” E se ne va.
Sono… sconvolto, totalmente su un altro pianeta. Non credevo che il detto delle “farfalle nella pancia” fosse vero, non fino a questo momento almeno, poiché ripensare alla sensazione delicata delle sue mani sul mio volto ancora adesso mi manda in subbuglio totale.
Mi accarezzo piano la rosellina che mi ha messo dietro l’orecchio e un sorriso enorme mi nasce sul volto senza che possa far nulla per impedirlo.
Possibile che io, Ryan Ross, mi sia preso una cotta per il ragazzo girasole?

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Capitolo 4
*** Freesias ***


*Piccola nota inutile*
Sono riuscita a ricavarmi un pochino di tempo nel marasma maturità perché, reduce dalla seconda prova (catastrofica) di cinque ore e mezza, ho deciso che volevo prendermi una mini pausa dallo studio almeno la sera.
Piccolo avviso: se questo capitolo “non va in porto”, lascio la storia qui. È inutile continuarla, accetto il fallimento ahaha.
Vi auguro comunque buona lettura :* :*
 
 
 
 
 
 
 
 
 
“E invece sai che le calle si regalano quan-”
“Quando una donna si sposa o quando c’è un battesimo. Sì, lo so.”
“Ti odio...” E non posso far altro che scoppiare a ridere.
Un’altra settimana è passata, i miei fiorellini si sono ripresi, le rose non hanno più bruchi e il “mio” girasole ha passato un giorno sì e l’altro pure nel mio negozio. Non capisco, non riesco davvero a capire cosa ci trovi di così tanto speciale nel mio negozio, ma non posso che essere incondizionatamente grato a questo qualcosa che per minimo un’ora al giorno lo ha portato a stare qui con me.
Un giorno perché voleva annaffiare, un altro perché voleva imparare a fare i mazzi, un altro ancora perché doveva portarmi dei semi da piantare e oggi perché ha trovato un “libro super meraviglioso”, come detto da lui, con tutti i significati dei fiori e le occasioni in cui regalarli. Il fatto è che gran parte della mia vita l’ho passata, o forse sprecata, a studiare il linguaggio dei fiori, così che questo libro mi è… inutile.
“Insomma! Ci ho provato, mostrami un minimo di gratitudine!”
“Va bene, grazie mille Brendon.”
Ma per lui non posso che fingermi felice e grato di sentire notizie e curiosità riguardo ad azalee, lillà e gardenie.
“Scommetto che prima o poi troverò un fiore di cui non sai nulla…”
“Questo è da vedere!” Dico col sorriso e sentendo quel delizioso calore nello stomaco che mi fa sciogliere dalla gioia.
Sembro quasi più “umano”, più estroverso, socievole e simpatico da quando lo conosco e ancora non sono riuscito a capire se sia un bene o un male: non è nel mio carattere, io non sono fatto così, non mi riconosco più.
“Ah!” urla a un certo punto facendomi sobbalzare “Trovato!”
“Ovvero?” Lo incito io, convinto già di sapere la risposta qualunque sia il fiore.
“La fresia è uno tra i fiori più usati per-”
“Esprimere fascino e mistero quando si vede una persona di cui non si conosce l’identità ma che ti ha…” mi schiarisco la voce “…incantato.”
Passano alcuni istanti di silenzio in cui mi chiedo cosa mai abbia fatto di sbagliato stavolta, e poi scoppia a ridere.
“Wow fiorellino, hai vinto!” dice chiudendo il libro e poggiandolo sul bancone “Sai veramente tutto, mi arrendo!” aggiunge col sorriso, tirando su le mani in segno di resa e sedendosi sul bancone accanto al libro.
“Ho passato praticamente tutti e ventidue gli anni della mia vita a contatto coi fiori, concedimi di saperne più di tutti almeno in questo ambito.” Dico con un sorrisino sulle labbra che, visto lo sguardo sconvolto con cui mi sta fissando, non può che scomparire all’istante.
“Hai ventidue anni?”
“Umh… s-sì?” balbetto titubante “Perché?”
“Ah! Sono più piccolo di te, chi l’avrebbe mai detto?”
Già, chi l’avrebbe mai detto? Mai mi sono posto il problema dell’età di Brendon, dando per scontato che avesse la mia stessa età o forse un anno in più, ma a quanto pare ho sbagliato completamente.
“Quanti anni hai…?”
“Venti appena compiuti!” dice con la faccia da scherzo puntandosi le mani sui fianchi “Ero davvero convinto che tu avessi… che so, diciannove o addirittura diciotto anni, non ventidue di sicuro.”
“Non so se offendermi o prenderlo come un complimento…” Dico con una risatina nervosa grattandomi la testa mentre sento le mie guance cominciare ad andare a fuoco.
“Complimento tesoro, vuol dire che dimostri meno anni di quelli che hai, è un bene.” Balza giù dal bancone e me lo ritrovo a due centimetri dal naso, così che stavolta tutta la mia piccola parte estroversa e socievole scompare all’istante e la classica metà timida fa la sua comparsa.
“E tu invece? Quanti anni mi davi?”
“Umh…” E questa è la mia risposta.
Sento i suoi occhi scrutarmi e passarmi da parte a parte così che, anche se vorrei davvero tanto aggiungere qualcosa alla mia precedente “risposta”, non posso che rimanere fermo a mordermi con violenza il labbro inferiore e pregare che cambi argomento.
“Dio se sei carino…” mi fa una carezzina sulla guancia “Beh, chi l’avrebbe mai detto che sono in grado di zittire un ragazzo più grande di me?” dice infine con quello sguardo fiero e presuntuoso che, mi sono accorto, usa molto spesso.
In questi sette giorni mi sono reso conto di parecchie cose, ho notato parecchie piccole sciocchezze che continua a dire e fare quando è in imbarazzo, poiché prima di ogni altra cosa ho capito che anche lui si imbarazza e anche relativamente spesso. Ho notato il cambiamento della sua risata quando il motivo del suo divertimento è dovuto a qualcosa di molto stupido che ho fatto oppure a qualche frase, o forse semplice parola, che lo fa scoppiare in una marea di risatine imbarazzate e stupide.
Mi sono reso conto di essere veramente stregato da questo ragazzo, di essermi abituato alla sua presenza e al suo sorriso e la cosa mi da tanta gioia quanta ansia.
Non mi sono mai innamorato, non mi sono mai preso una cotta per nessuno, così che non ho la minima idea di come fare e cosa dire. Sono uno sfigato, un bocciolo, del mondo esterno so poco e niente e dell’amore soprattutto non so nulla.
“Questo è da vedere…” Bofonchio a bassa voce col sorriso credendo di non essere sentito ma sbagliandomi di grosso.
“Okay, vedremo allora.” Dice sedendosi nuovamente sul bancone e rubandomi, come spesso capita, il fiorellino che ho dietro l’orecchio e mettendoselo dietro al suo.
“Ma la finirai mai di farlo?” Chiedo fingendomi seccato, anche se davanti a quel sorriso posso far tutto meno che arrabbiarmi o innervosirmi.
“Prima di andare via voglio farti un regalo e metterti un altro fiore tra i capelli, ma se già ce n’è uno, come faccio?”
E purtroppo mi ammutolisco ancora, perdendo perciò miseramente già dall’inizio. Regalo? Ma siamo seri?
“Ah! Che ti dicevo?” dice lui trionfante “Arrenditi fiorellino, ho ragione io.”
“C-Che fiore vuoi regalarmi…?” Fa un effetto così strano chiederlo, ma devo pur cambiare argomento e cercare di salvarmi in qualche modo.
“Ho detto che te lo darò prima di andarmene e io ancora non voglio farlo… Voglio stare ancora un po’ con te.”
Arrossisco nuovamente come un povero demente, peggiorando sempre più la mia situazione ma non riuscendo ad evitarlo. Ha ragione lui, a quanto pare un ragazzo più piccolo può zittirmi.
Vista la situazione di mutismo e disagio totale in cui mi trovo, fa una risatina adorabile e mi tende il fiore che mi ha appena rubato che subito riprendo.
“Che fiore è?” Sorrido alla domanda.
“Ibisco…”
“Oh! Sono i tuoi fiori preferiti questi! Cioè, mi ricordo che una volta mi avevi detto che venivi da un campo di ibischi…” altra risatina “…quindi sono per forza i tuoi preferiti, ho ragione?”
In effetti sì, ha piena e assoluta ragione… Come fa a ricordarsi?
“S-Sì, hai ragione…”
“Me ne parli?”
Il fatto è che sembra veramente interessato e in attesa che dica qualcosa, che gli racconti tutta la storia e le leggende che stanno dietro agli ibischi, così che mi riposiziono il fiore dietro l’orecchio e comincio a parlare.
“Umh… è simbolo di bellezza fugace, di un incanto che è destinato a durare p-poco perché vivono solo un giorno…” mi comincio a torturare le mani, a disagio oltre ogni limite “…serve per esprimere un colpo di fulmine o-o comunque qualcosa che è destinato a durare poco.” E mi zittisco.
Avrei mille altre cose da dire ma ho un rapporto strano con gli ibischi, così che ogni volta che ne parlo mi sembra di star raccontando qualcosa di me e la cosa mi imbarazza oltre l’inverosimile.
“Ma tu eri bello la prima volta che ti ho visto e continui ad esserlo anche adesso, quindi non sei più di tanto ibisco secondo me…” incrocia le braccia al petto e comincia a squadrarmi dalla testa ai piedi “Forse ti do ragione per il colpo di fulmine, ma per il r-”
“Poi sono il simbolo per eccellenza della Corea del Sud!” dico urlando forse un po’ troppo “E-E alle Hawaii è usato dalle donne per far colpo sugli uomini, nel senso, se lo tengono dietro l’orecchio sinistro allora vuol dire che sono single e cercano qualcuno, dietro il destro invece vuol dire che già sono impegnate e-e non cercano una relazione.”
Sono rosso come un papavero, ne sono consapevole, ma questo ragazzo pare avere una specie di passione nel mettermi in situazioni imbarazzanti e scomode. Mi ha detto che sono bello! Come potrei non arrossire?
“Quindi… stai cercando di far colpo su di me?”
Mi blocco.
“Come!?”
“Fiorellino, guarda dietro quale orecchio hai messo il fiore…” Dice con un sorriso trasognato e mi ci vuole un secondo netto per capire che in effetti l’ho messo proprio dietro l’orecchio sinistro… Non penso di essermi mai sentito così in imbarazzo in vita mia.
“Oh! Oh, n-no!” mi strappo velocemente via il fiore “N-Non ci avevo fatto caso, n-non…”
Oggi ho decisamente fatto il pieno di situazioni imbarazzanti. Sono vergognoso.
“Ora penso sia arrivato il momento di darti il mio regalo…”
Mi si avvicina, così che il cuore prende a bucarmi il petto, e mi mette tra i capelli un altro fiore.
“Che cos’è…?”
“Una fresia…” mi fa una carezza “Se mi avessi lasciato finire di parlare prima, avresti sentito che è anche il fiore che si regala quando si vuole invitare a un appuntamento qualcuno.”
Ho bisogno di aria, non credo di aver sentito bene. Ho capito fin troppo bene che Brendon è estroverso, socievole, sfrontato e per qualche strana ragione rapito dalla mia timidezza disumana, ma questo è decisamente troppo.
“P-Perché…?”
Sorride.
“Come sarebbe a dire perché? Voglio uscire con te, ti sto chiedendo di uscire assieme, un appuntamento” continua a guardarmi con quel sorriso dolce che mi fa letteralmente impazzire “Allora? Ti va?”
“Tu hai studiato i significati dei fiori per chiedermi di uscire…?” Chiedo in un bisbiglio, ancora incredulo e incapace di capire se stia vivendo un sogno o la realtà.
“Era l’unico modo che avevo per avvicinarmi a te senza spaventarti.”
“Sì, m-ma perché? Perché io?”
“Perché mi piaci Ryan e vorrei conoscerti meglio.”
Sentita questa frase, non posso che sorridere come un pazzo e poi nascondermi il viso tra le mani.
Perché mai un girasole vorrebbe uscire con un ibisco?
“Aww è un sì allora?”
Annuisco piano, non scoprendomi il viso e continuando a crogiolarmi nella mia gioia, ancora incredulo e con una voglia matta di urlare dalla felicità.
“Perfetto fiorellino, mi dai il tuo numero?”
“Mmmmh… un secondo, aspetta un attimo.” Dico cominciando a scoprirmi piano il viso e dettandogli il mio numero, non riuscendo a togliermi quel sorriso idiota dalle labbra.
“A prestissimo allora, okay?”
Annuisco ancora, incapace di articolare una frase di senso compiuto, e comincio a rigirarmi tra le mani quel piccolo fiore rosa che tanto mi ha fatto sorridere.
“Ciao fiorellino.”
Ma stavolta, invece della solita carezzina, mi arriva un bacio leggero sulla guancia. Non ho mai provato un’emozione simile in vita mia, non so a cosa paragonarla, non so se sia qualcosa di bello, qualcosa di brutto, non so nemmeno se sia un’emozione sola o un insieme di tante, ma sicuramente in questo momento sono su un altro pianeta.
Mi ha veramente chiesto di uscire? Io, Ryan Ross, sono davvero stato invitato fuori dal ragazzo girasole?
Scoppio a ridere dalla gioia.

 

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Capitolo 5
*** Hyacinth ***


*Piccola nota inutile*
Finito gli esami! In teoria li ho finiti il 30, ma mi sono impigrita parecchio e ci ho messo un po’ a partorire il capitolo, ma eccomi qui!
Spero che qualcuno gradisca, baci a tutti :* :*
 
 
 
 
 
 
 
“ti passo a prendere alle 7:30 quando chiudi il negozio :* B.”
Stamattina la prima cosa che ho visto appena aperti gli occhi è stato questo messaggio che mi ha fatto iniziare la giornata con un sorrisone enorme sulle labbra.
“dove mi porti?”
“è una sorpresa fiorellino! A dopo c:”
E sebbene all’inizio mi è sembrata un’idea meravigliosa e non ho fatto altro che sperare che le lancette dell’orologio corressero più velocemente, ora che sono le sette e un quarto non posso che chiedermi se uscire con Brendon sia davvero la scelta giusta.
Io…Io non sono nulla di che, sono solo Ryan, e Ryan non ha nulla di speciale.
Ero così tanto euforico quando tre giorni fa mi ha chiesto di uscire e vedere come invece sono ridotto adesso mi pare assurdo; sto letteralmente morendo dall’ansia, come ci si comporta ad un appuntamento? Si esce a cena, si mangia, si chiacchiera, si scherza e poi? Io non mi sento pronto a baciarlo, non so nemmeno come si fa a baciare qualcuno! Onestamente non so nemmeno se bisogna baciarsi al primo appuntamento o se si può anche aspettare, ma conoscendolo direi che potrebbe benissimo baciarmi e a quel punto andrei in tilt. Io… io non ho mai baciato nessuno in vita mia e l’idea di baciare Brendon è tanto meravigliosa quanto spaventosa.
Non sono fatto per le relazioni, so che è così e anche se si tratta solo di uno stupido appuntamento, non riesco a calmarmi o ritrovare solo un briciolo di quella gioia che tre giorni fa ho provato. Mi piace davvero tanto Brendon, non voglio rovinare tutto…
“Hey…? Il resto.”
“Oh, s-sì, mi scusi.”
Sono talmente sovrappensiero che nemmeno mi sono reso conto che ancora devo il resto a un’anziana signora che ha appena finito di comprare qualcosa come venti tipologie di fiori diversi.
“Ecco a lei, buona serata.”
“Buona serata anche a te tesoro!” E se ne va.
Tipico, io suscito sempre simpatia ad anziani o comunque adulti, mi trattano come fossi un bambino e non so se considerare la cosa un bene o un male. Probabilmente pensano che abbia qualche problema mentale e mi trattano così per questo, non mi sono mai posto il problema ad essere onesti.
Tiro un sospiro di sollievo vedendo che sono solo le sette e venti e che quindi per ancora dieci minuti non dovrò vedere Brendon. Magari si dimenticherà, o forse avrà un imprevisto che non gli permetterà di arrivare in tempo, fatto sta che spero davvero con tutto me stesso che l’appuntamento, in un modo o nell’altro, salti.
“Hey fiorellino!”
Ecco, sono fregato…
“Umh… c-ciao Bren-”
“Pronto? Io sì, è tutto oggi che non aspetto altro!”
È euforico, non l’ho mai visto così tanto felice, vestito con camicia e cravatta così che, in confronto al mio outfit-giardiniere, sembra un ricco signore.
“M-Mancano ancora dieci minuti prima della chiusura, devo asp-hey! Non vale così!”
Si precipita alla porta e volta il cartellino da “aperto” a “chiuso”, per poi voltarsi verso me e sorridermi di gioia pura.
Perché è così tanto felice di uscire assieme? Non è nemmeno un minimo agitato? Perché io in questo momento vorrei sinceramente urlare dall’ansia.
“Chiuso! Ora sei mio…” Dice con tono basso avvicinandosi a me e continuando a sorridermi.
“M-Ma io sono vestito male! Non credevo che dovessi indossare giacca e cravatta…” indietreggio un po’ e arrossisco violentemente “Dove mi vuoi portare?”
“Ti accompagno a casa così ti cambi, okay?” si avvicina sempre più, fino a quando mi blocca contro il bancone e a quel punto mi sento in trappola “E comunque è una sorpresa, te l’ho detto…” e mi stampa un bacio sulla guancia.
“B-Brendon io non credo che-che sia una buona idea!” Sono scoppiato, non sono passati nemmeno cinque minuti e già sono scoppiato, sentendomi al limite e in difficoltà come non mai.
“Hey, Ryan che succede?” mi fa una carezza, per poi prendermi il viso tra le mani e far incontrare i nostri sguardi “Va tutto bene dolcezza, non preoccuparti… Non ti porto da nessuna parte che possa farti sentire in imbarazzo o a disagio, te lo prometto, fidati di me.”
Fidarsi… Io la fiducia non la do mai, non mi fido di nessuno se non, a volte, di me stesso, perché mai dovrei fidarmi di lui?
“N-No è stato un errore, non avrei dovuto accettare d-di uscire…” scuoto la testa e abbasso di nuovo lo sguardo “Scusami, ho sbagliato, n-non credevo che-”
“Fiorellino, guardami…” mi riprende il viso tra le mani e fa incontrare ancora i nostri sguardi “Fai un bel respiro, rilassati e concedimi un’opportunità. Se dopo questo appuntamento non vorrai più vedermi, allora ti lascerò in pace, te lo prometto…” Detto questo fa unire le nostre fronti e a questo punto penso che il cuore mi sia letteralmente esploso nel petto.
“B-Brendon non credo che-”
“Ti prego, un’opportunità sola… Mi piaci troppo per poter rinunciare a te così.”
Ma invece di tranquillizzarmi e farmi sentire meglio, questa affermazione mi distrugge definitivamente.
“Mi dispiace, n-non può funzionare! La-Lasciami andare, ti prego, lasciami!” E, siccome sono in lacrime, si allontana da me con le mani alzate e un’espressione ferita in volto.
Ecco, ho fatto un casino…
“Ryan, perché piangi…?” la sua voce è poco più di un sussurro “Non voglio farti del male, l-lo sai che è così… non piangere.”
Ma oramai sono in una situazione di ansia tale che non posso far altro se non piangere e sentirmi sempre più uno schifo.
“Lasciami stare Brendon… Non perdere tempo con me.” E detto questo vado a rifugiarmi nel retro del negozio in mezzo ai fiori, alla ricerca di un po’ di pace e conforto.
Io sto bene solo quando sono immerso in mezzo ai miei fiorellini, altrimenti non posso far nulla se non dar prova di quanto stupido e immaturo sia. Piangere perché qualcuno mi ha detto “mi piaci”, ma cosa mi prende?
Mi stringo le gambe al petto e abbasso la testa, tutto pur di non rivedere il viso di Brendon con quell’espressione triste e ferita. Mi piace davvero molto lui, ma sono un idiota, c’è poco da fare…
Continuo a piangere piano ancora per qualche minuto, ignaro di ciò che Brendon abbia fatto, se sia ancora qui, se invece se n’è andato, se pensa che io sia pazzo, se invece ha avuto pena di me e se n’è andato via ridendo, non so nulla, e preferirei davvero continuare a non sapere.
Dopo circa cinque minuti di piagnucolii infantili, sento qualcuno picchiettarmi il ginocchio, così che alzo la testa ancora nascosta fra le braccia e incontro nuovamente gli occhi del girasole.
“Ryan mi dispiace, qualunque cosa abbia fatto o detto, mi dispiace…” mi asciuga un po’ di lacrime con un dito “Non ti obbligo a far nulla e-e non ti porterò da nessuna parte se non vuoi ma, ti prego, stai con me? Mi va benissimo passarlo anche qui il nostro primo appuntamento, non è importante il luogo, okay?”
Tiro su col naso e continuo a fissarlo con gli occhi spalancati, incapace di articolare una frase in riposta. È assurdo che si stia scusando, totalmente sbagliato e fuori luogo.
“Ordiniamo una pizza e-e mangiamo qui, va bene fiorellino? Non andiamo da nessuna parte, solo io, te e i fiori, ci stai?” Mi sorride, così che automaticamente sorrido un pochino pure io.
“Scusa B… Giuro che non sono pazzo, ho-ho solo gravi problemi d’ansia sociale, ma non sono un malato di mente, credimi.”
“Non ho mai sostenuto che tu lo sia!” si precipita a dire con aria indignata “Comunque… carino B, chiamami così d’ora in poi, okay?”
Arrossisco sentita la sua frase, poiché non mi ero nemmeno reso conto di averlo chiamato in quel modo.
“Faccio portare due pizze allora, va bene?”
Annuisco piano, ancora imbarazzato per la faccenda soprannome, per poi finalmente abbassare le gambe e riacquistare un minimo di maturità. Sono imbarazzante, lo so bene, e non riesco davvero a capire che ci trovi di tanto bello in me un ragazzo così meraviglioso come lo è lui.
“Perfetto, dieci minuti e sono qui, nel frattempo…” ecco che usa di nuovo il tono basso di poco fa “…vuoi parlarmi un po’ di te?” Oh.
“Oh.”
Questa è una domanda che non mi aspettavo, nel senso, a nessuno è mai fregato nulla di me, cosa dovrei dirgli? “Mi chiamo Ryan Ross, ho ventidue anni, sono uno sfigato e non ho mai baciato nessuno”? Non mi sembra una bella presentazione…
“Oww sul serio non hai mai baciato nessuno? È per questo che eri così agitato?”
Cazzo.
Non credevo di averlo veramente detto ad alta voce. Che figura da idiota!
“Cancella tutto ciò che hai sentito, ti prego…” Mi lamento io coprendomi il viso e arrossendo per la millesima volta.
“Solo se mi dici se ci ho azzeccato sul perché eri così agitato prima.”
“M-Ma se ti ho chiesto di dimenticare, allora non-”
“Rispondi fiorellino.”
E va bene! Che ho da perdere oramai?
“Sì… ci hai azzeccato.”
Sorride trionfante.
“Mai mai mai? Nemmeno un bacino a stampo?”
“No, nemmeno un bacino a stampo!” sbotto infine, perché odio parlare di argomenti del genere “E-E ero terrorizzato all’idea che stasera… beh, tu… mi avresti baciato.”
“Aww ma Ryan! Stupido che non sei altro…” mi si avvicina e mi stampa un altro bacio sulla guancia “Okay, ammetto che a un certo punto della serata avrei provato a baciarti, o comunque avvicinarmi un po’ di più a te, ma non credevo ti avrebbe fatto così tanta ansia l’idea!” e continua a sorridermi in quella maniera dolcissima che fa sciogliere il mio cuore come un gelato al Sole.
“Sono uno sfigato B, devi farci l’abitudine…” sorrido amaramente, per poi rendermi conto di ciò ho appena detto “Cioè, dovevi, dovrai… mmmh intendevo c-che se vorrai vedermi ancora, allora… umh…”
“Questo sarebbe stato un momento perfetto per baciarti e chiudere la tua bella boccuccia…” deglutisco a vuoto un paio di volte, agitato al pensiero di ciò che vorrà fare dopo “…Posso? Solo un bacio a stampo, ti prego… È da quando ho messo piede qui dentro la seconda volta che fantastico sul baciarti…” ridacchia “Me lo concedi, fiorellino?”
Onestamente non vedo perché mai non dovrebbe, non riesco davvero a trovare una ragione per la quale le sue labbra non debbano posarsi sulle mie, ma apparentemente se sto facendo cenno di no con la testa vuol dire che una ragione, seppur nascosta, c’è.
“P-Preferirei solo baci sulle guance per ora…” Mugugno imbarazzatissimo, non riuscendo ad incontrare il suo sguardo e sentendomi stupido e immaturo.
“Okay, solo baci sulle guance” mi si avvicina, in modo che le sue labbra siano a pochi centimetri dalla mia guancia destra “ma devi sapere che io considero anche il collo come guancia…” e prende perciò a disseminarmi la pelle di bacini.
All’inizio sono solo baci veloci e leggeri, ma quando le sue labbra cominciano a spostarsi dalla mascella fino al collo, capisco che la situazione mi sta sfuggendo un po’ di mano.
“B-B non-”
“Sssht non voglio fare nulla di male, solo un po’ di..” riappiccica la sua bocca alla mia pelle “…innocenti bacini su guance e collo, nulla di che…”
Ma questi baci hanno ben poco di innocente, almeno per me sono tutto meno che qualcosa di innocente.
“N-Non lasciarmi segni…” Lo prego io, anche se sono più che convinto che almeno una piccola traccia del suo passaggio sia oramai impressa sulla mia pelle.
È dunque così che abbiamo speso la prima parte del nostro primo appuntamento, io ad arrossire e lui a baciarmi il collo e riempirmi di complimenti sciocchi e immotivati.
“Arrivate le pizze! Poi riprendiamo, okay fiorellino…?”
Finalmente dopo quella che mi è parsa un’eternità arrivano le benedette pizze, così che ho modo di calmarmi e riacquistare un minimo di contegno mentre lui le va a prendere. Mi passo una mano sul mio povero collo massacrato e sorrido come un demente nel sentirlo caldo e ancora umido.
Questa è la cosa che più si avvicina a qualcosa di sessuale che io abbia mai fatto, vi lascio immaginare la tristezza della mia vita…
“Buon appetito!” Dice porgendomi il cartone con dentro la mia pizza e sedendosi a gambe incrociate accanto a me.
“Buon appetito…” Rispondo ancora rintontito e su un altro pianeta, con la mente che pensa a tutto meno che al cibo che ho davanti.
Anche se non ci siamo baciati, o almeno, anche se non ci siamo baciati sulle labbra, le farfalle nella mia pancia si stanno comunque dando un bel da fare con il loro svolazzare.
“Ti accompagno a casa?” Mi chiede dopo aver finito di mangiare, speranzoso in una risposta positiva.
“Oh, non preoccuparti, abito a due passi da qui, non serve…”
“Ma no, guarda che lo faccio volentieri.” Insiste lui, alzandosi da terra e porgendomi una mano per aiutarmi ad alzarmi a mia volta.
“Preferisco tornare a piedi…” sorrido “Ho-Ho un po’ di cose a cui pensare e camminare la sera aiuta.”
“E a cosa devi pensare…?”
“Cose che non riguardano te di sicuro!” Rispondo secco io, per poi ridacchiare come fossi ubriaco, cosa che in effetti ora che ci penso sono: ubriaco di gioia, gioia che fino a quel giorno non avevo mai provato per davvero.
“Oh, nemmeno io penserò a te quando sarò a casa, vogliamo scherzare?” Dice con tono da presa in giro per poi farmi l’occhiolino e, come sempre, sorridermi.
“Prima di andare via e non pensare assolutamente a te, ho una cosa da darti…” Dice schizzando sotto al bancone e uscendone con delle cesoie in mano.
“B c-che vuoi fa- Sei impazzito!?”
Taglia un fiore dal mio bellissimo giacinto e mi viene incontro tutto sorridente, come se non si fosse reso conto di ciò che ha appena fatto.
“Brendon ha-”
“Il giacinto è il fiore del perdono, ciò che si regala quando si vuole essere perdonati per qualcosa che si è fatto e io vorrei chiederti scusa per l’inizio serata catastrofico, per averti riempito il collo di succhiotti, per aver staccato uno dei tuoi preziosi fiori senza il tuo consenso e per… questo.” E detto ciò mi arriva un bacio a stampo veloce e leggero direttamente sulle labbra.
Non penso di aver capito bene…
“B-B che… c-che f-”
“Secondo appuntamento confermato?”
Incapace di aprire bocca, non posso che semplicemente annuire come un decerebrato e portare una mano sulle mie labbra per accarezzarmele.
“A presto…” carezzina “…mio bel fiorellino…” e se ne va.
La prossima volta dovrò per forza baciarlo come si deve, non ci sono più scuse; sono totalmente cotto di Brendon, non ho più dubbi a riguardo.
Mi vengono i brividi ripensando al bacio, il mio primo bacio.

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Capitolo 6
*** Sunflower ***


“E mi raccomando, stavolta si ricordi di non lasciarli al Sole tutto il tempo.”
“Giuro che non erano al Sole, li tenevo in penombra.”
Sorrido nervosamente e metto due povere sventurate petunie nel sacchetto di questa signora che, mi spiace dirlo, ma pare proprio avere il pollice marrone. Le ultime due che le ho venduto sono morte e mentirei se dicessi che la notizia non mi ha spezzato il cuore.
“Okay, era solo un promemoria che le facevo” altro sorriso “Sono sei dollari” e attendo che paghi, anche se ad essere onesti al momento mi sembra di essere il loro carnefice.
Nonostante la tristezza per i miei poveri sfortunati fiorellini, ammetto che oggi sono tremendamente felice, come lo ero ieri, l’altro ieri, mercoledì e tutti i giorni che hanno seguito l’appuntamento con B. Sorrido ancora come un ebete al pensiero delle sue labbra sulle mie e mi imbarazzo all’inverosimile invece pensando a quella moltitudine di segni rossi che mi ha lasciato sul collo.
Esattamente una settimana fa io, Ryan Ross, ho ricevuto il mio primo bacio e anche se è soltanto un bacio a stampo, non posso che sentire le solite farfalle svolazzarmi nello stomaco.
“sono stato benissimo ieri, spero che lo stesso valga per te… mi piaci un sacco fiorellino, non vedo l’ora di vederti ancora :*”
Era stato il suo messaggio, di cui oramai ho imparato ogni singola parola a memoria, che il giorno dopo mi aveva mandato.
“anch’io sono stato bene :) mi piaci molto pure tu… scusa ancora se non siamo usciti a cena come volevi…”
Era invece stata la mia stupida e vergognosa risposta, poiché i sensi di colpa e l’imbarazzo per la mia scenata da bambino mi perseguiteranno per molto tempo.
“smettila ryro! Ho detto che non è stato un problema, ok? Prossimo appuntamento sarà a sorpresa <3 Aspettami!!”
“ryro???”
Era stata la mia seconda imbarazzante risposta per la quale ancora adesso mi maledico e che mai ha ricevuto un messaggio in risposta a sua volta. Sono davvero uno sfigato…
Sono perciò sette giorni che aspetto questo appuntamento a sorpresa e sono sette giorni che mi sento leggero e perso nel mio piccolo mondo fatto di Brendon, baci, “fiorellino” e sorrisi.
Forse c’è la possibilità che mi stia addirittura innamorando…
Diciamo che sono sette giorni che sembro perennemente in uno stato di ebbrezza e che sorrido senza ragione nel bel mezzo di una giornata lavorativa, ma non mi sono mai sentito così bene in vita mia, così vivo e felice come lo sono ora.
“E se li trapiantassi? Secondo me hanno il vaso un po’ piccolo…”
Questa donna non se ne intende proprio di fiori…
“Oh no, le assicuro che il vaso è della misur-”
“Ciao fiorellino!”
Succede tutto in fretta, troppo in fretta, un secondo prima stavo parlando di petunie e vasi, e uno dopo invece è entrato il mio girasole nel negozio, è saltato dalla mia parte di bancone, mi ha stampato un bacino sull’angolo della bocca ed è sparito nel retro del negozio.
Inutile dire che sono diventato rossissimo, contando poi il fatto che ho ancora davanti la cliente, il mio imbarazzo è a livelli indescrivibili.
“I-Il vaso è… è giusto, cioè! La misura, è giusta.”
“Mi fiderò…” mi da i sei dollari e mi sorride “Grazie e… buona serata!”
Sempre più rosso.
“An-Anche a lei…” E, finalmente, posso andare a girare quel benedetto cartellino da “aperto” a “chiuso” all’istante.
Ora siamo solo io e Brendon.
“Ti ho messo in imbarazzo…?” Dice lui con tono da scherzo, per poi sentirlo poggiare le mani sui miei fianchi e farmi sobbalzare.
“Oh mio Dio! M-Ma non eri dietro al bancone?”
Scoppia a ridere vedendo la mia espressione di puro terrore una volta che mi sono girato e sentendo il mio tono di voce.
“Awww sei di nuovo tutto rosso!” mi da un bacio sulla tempia “Mi sei mancato…”
“Umh… an-anche tu…”
I miei cinque minuti per carburare ancora non sono passati, così che per ora sono solo il solito Ryan timido e imbarazzato per ogni cosa.
“Pronto per il secondo appuntamento?” Mi chiede riprendendomi per i fianchi e sorridendomi con quel sorriso che mi sono reso conto di amare più di ogni altra cosa al mondo.
Annuisco velocemente in risposta.
“Bene… Andiamo dietro allora?” Dice indicando con la testa il retro negozio e io non posso che tirare un sospiro di sollievo.
“Umh… n-non vuoi andare, che so, in giro o-o…”
“Non voglio che il nostro secondo appuntamento venga passato nell’agitazione, quindi per oggi stiamo ancora qui, va bene tesoro?”
Cosa ho fatto per meritarmi un ragazzo del genere? Uno così premuroso e rispettoso delle mie paranoie inutili?
“Grazie B…”
“Ma figurati!” altro bacino, stavolta sulla punta del naso “Ho portato computer e un po’ di film da vedere, ora andiamo a scegliere quello che ti piace di più. Poi ho portato un quintale di pop-corn, pasticcini e tanta tanta voglia di baciarti ancora…”
Sentita l’ultima “cosa che ha portato”, non posso evitare di ridacchiare nervosamente e incollare lo sguardo a terra per l’imbarazzo.
“Andiamo allora…” Mormoro io, cominciando a sentire i primi effetti della mia lenta carburazione e sparendo al di là del bancone senza voltarmi verso lui.
Questo è il mio piccolo posto felice oramai, l’unico luogo in cui posso stare senza vergognarmi di me stesso e senza sentirmi giudicato da tutti, l’unico posto in cui forse pure io posso essere felice insieme al mio girasole…
“Cazzo… negativo, non ho un po’ di film…” lo guardo confuso, strappato improvvisamente dai miei pensieri “Ho solo un po’, bel po’ anzi, di musical…” si gratta la testa in segno di disagio “Spero ti piacciano comunque!”
“Va benissimo lo stesso, non preoccuparti.” Dico accomodandomi in mezzo alle violette e cominciando a massacrarmi le mani per l’agitazione di ciò che stasera vorrà fare B; “tanta voglia di baciarti”… Non dico che non ce l’abbia pure io, certo, ma chissà quanti baci avrà dato lui in vita sua! Io non so nulla su come si baci per bene qualcuno… Okay, ammetto di aver fatto la ricerca ignorante e inopportuna da quindicenne su internet “come dare il primo bacio?”, ma oltre ad arrossire e immaginarmi B che mi bacia e io che rovino tutto, non sono riuscito a capire come funzioni. Bisogna posare le labbra su quelle della persona che si vuole baciare, aprire la bocca e…? Io la lingua onestamente non la voglio usare ancora, non voglio nemmeno pensarci, ma B pare uno parecchio appiccicoso e sbaciucchioso, quindi ho “paura” di sapere cosa significhi per lui baciare.
“Okay fiorellino, adesso comincia…” dice accomodandosi accanto a me e dandomi un altro bacetto sulla tempia “Pop-corn?”
Annuisco come un decerebrato e mi sposto un po’ più in là per fargli posto, non tenendo in conto il fatto che lui adori starmi appiccicato e che quindi non perde nemmeno un secondo a passarmi un braccio in vita per stringermi a sé.
“Dove pensi di andare…?” Mi bisbiglia all’orecchio, facendomi venire i brividi e il batticuore.
“S-Scusa, volevo farti un po’ di posto… credevo c-che…”
“Sssht rilassati…” E non posso che provare a dargli retta.
La prima mezz’ora di musical la passiamo perciò così, io a farmi coccolare dal suo abbraccio, dai baci sulla testa e dalle carezzine nei capelli, e lui a cantare piano e a bassa voce le canzoni del musical e interrompendosi solo per i bacini.
Un sogno, sto vivendo in un sogno.
“Mmmh B, posso chiederti una cosa?” Mi sveglio dal mio stato di coccola e mi sollevo un po’ dalla sua spalla, per poi guardarlo per qualche breve istante negli occhi.
“Tutto quello che vuoi!” Dice bloccando il DVD e voltandosi verso me.
“Nell’ultimo messaggio che mi hai mandato…” arrossisco “M-Mi hai chiamato in un modo strano e-e, non so, cioè, volevo sapere perché o-o cosa volesse dire o… scusa, domanda stupida.”
Mi porto le mani sul volto e scuoto piano la testa, vergognandomi di me stesso e della domanda priva di senso che gli ho appena posto.
“Hey hey! Togli le mani, voglio vedere il tuo bel faccino!” mi prende i polsi tra le mani e mi scopre il viso “Intendi Ryro?”
Oww è così bello sentirlo uscire dalle sue labbra! Adoro ogni singolo stupido soprannome da lui datomi, ma questo è qualcosa che mi fa particolarmente tenerezza.
“S-Sì…” Rispondo col sorriso.
“Beh, il tuo nome è Ryan Ross, giusto?” annuisco piano “Togli an a Ryan, le due s a Ross e… ecco a te la complessa storia della nascita del soprannome!”
Sorrido come un idiota, annuendo un’altra volta e desiderando essere chiamato così per sempre.
“Aww ma che carino!” mi prende il viso tra le mani e incolla il suo sguardo al mio “Ti piace?”
“Da impazzire…”
“Meglio di fiorellino?”
“No, quello è il mio preferito…”
“Sei un amore…” E mi stampa un bacio in fronte, per poi tornare a fissarmi e sorridermi dolcemente.
Devo cambiare subito argomento prima che il mio cuore esploda o le mie guance vadano a fuoco.
“Umh… m-ma come fai a sapere che il cognome è Ross?”
Domanda idiota anche questa, certo, ma io non ricordo davvero di avergli mai detto quale fosse il mio cognome.
“Oh, me lo hai detto tu!” sposta una mano su una mia guancia e prende ad accarezzarla “L’altra volta ti sei presentato dicendomi ‘mi chiamo Ryan Ross, ho ventidue anni e non ho mai baciato nessuno’… non ti ricordi?”
Decisamente la domanda più sbagliata che potessi fargli. Pensavo se ne fosse scordato ormai, che figuraccia!
“T-Ti avevo detto di dim-dimenticare… Ti prego, dimentica!”
“Ma se mi fossi dimenticato, allora non avrei potuto inventare il tuo soprannome…” perché deve sempre avere la risposta pronta per ogni cosa che dico? “Ho ragione o no?”
“B basta, t-ti prego! Mi fai morire dalla vergogna!” Rido istericamente e mi porto nuovamente le mani sul viso.
“Hey! Niente mani fiorellino, ricordati!” me le sposta di nuovo “Resisti ancora un attimo alla vergogna, perché devo dirti un’ultima cosa…”
“C-Cosa?” Chiedo in un sussurro, col cuore che batte all’impazzata e che a momenti mi esce dal petto.
“Devo fare una correzione alla tua presentazione…” si avvicina pericolosamente al mio viso “Mi chiamo Ryan Ross, ho ventidue anni e ho baciato Brendon Urie…
Poggia entrambe le mani sul mio viso ma, quando le sue labbra sono a pochi centimetri dalle mie, mi sposto bruscamente.
“B-B mi hai già baciato l’altra volta! Non ti ricordi!?” Sto urlando, lo so, ma sono in una situazione di ansia totale e non posso evitarlo.
“Oh ma era solo un bacino a stampo, non conta! Io dicevo un bacio vero…” Ecco, che vi avevo detto?
Sapevo che non si sarebbe accontentato di un semplice bacio a stampo, così come sapevo che io sarei andato in tilt nel vederlo avvicinarsi a me e provare a darmi un “bacio vero”, come dice lui.
“Intendi… c-con la lingua?”
Ma perché oggi devo fare solo domande sconvenienti e imbarazzanti?
“Beh, perché no?” mi accarezza le labbra con il pollice “Mmmh scommetto che sei delizioso, lo sai?”
“B-B ti prego…”
“Ma no, sono serio, secondo me hai un sapore buonissimo… Posso assaggiarti?” Si avvicina ancora, ma non posso permetterglielo.
“Brendon no!”
Mi alzo in piedi e lo fisso dall’alto, col fiatone e il panico che si è impossessato di tutto il mio corpo.
“Okay, scusa fiorellino, scusami…” si alza in piedi a sua volta “Non ti bacerò, te lo prometto, va bene?”
Mi sorride, stavolta più tristemente di prima, e mi prende piano una mano nella sua, accarezzandola e stringendola appena.
Lo prendo come un invito.
“Scusami…” mugugno buttandomi tra le sue braccia e stringendolo forte a me, sentendo bene il suo profumo per la prima volta “Giuro che prima o poi mi farò baciare, okay? Solo non ora, n-non sono ancora pronto…”
Già, sono solo un bocciolo in fin dei conti.
“Tranquillo, non è un problema. Abbiamo tutto il tempo del mondo…” bacio sulla testa “Non ti libererai di me solo perché non ho potuto baciarti, oh no!”
Ridacchio, cominciando a sciogliere l’abbraccio e guardandolo negli occhi.
“Ne sono felice…” mormoro, per poi sedermi nuovamente a terra, prendere una manciata di pop-corn e fargli segno con la mano di sedersi accanto a me “Vieni?”
“Subito!”
Mette di nuovo in play il film, mi abbraccia come prima a sé e tutto torna perciò nella situazione di pace di poco fa.
“Ti piacciono molto i musical quindi?” Chiedo con tono da drogato, essendo nuovamente appoggiato a lui a ricevere carezzine e baci.
“Cazzo se mi piacciono…” Sorrido.
“Dici tante parolacce tu, lo sai B? Mediamente in ogni discorso ne metti sempre almeno una!” E ridacchio, sperando di averla detta giusta almeno per una volta e di non essermi messo ancora in un’altra situazione imbarazzante.
“Ah sì? Oramai non ci faccio nemmeno più caso” scoppia a ridere “Perché? Tu non le usi?”
Come non detto… un’altra prova del fatto che sono uno sfigato a tutti gli effetti, è il fatto che mai in tutti questi anni ho detto una singola parolaccia al di fuori di “cretino”, “stupido” o “porca miseria”, che non credo nemmeno valgano come tali.
“Umh… no.”
“Sul serio? Ma nel senso che non le usi spesso o proprio mai mai?”
“Non ne ho mai detta una…”
“Aww ma Ryro!” mi vengono i brividi “Nemmeno una volta? Cioè, non hai mai mandato a fanculo qualcuno?”
Scuoto la testa in segno di negazione.
“E mai dato del coglione a nessuno?”
“N-No…”
“E un bel porca puttana invece?”
“No B, nulla…”
“Ma com’è possibile! Tu non sei umano fiorellino, sei troppo puro per questo mondo…” mi fa una carezzina sotto il mento “…ma purtroppo per sopravvivere, devi imparare a dire almeno quelle fondamentali!”
“N-Non ce n’è bisogno, non mi serve dirle, cioè, perché ma-”
“Dimmi che sono uno stronzo.”
Mi blocco. Perché mai dovrei dire una cosa del genere a lui? Una cosa così cattiva e maleducata che non penso minimamente? Magari potrei dire sei un tesoro, o sei carino, o ancora se il mio girasole, ma mai potrei dargli dello stronzo!
“Ma no B, non mi va…”
“Dimmi che sono uno stronzo! Dai Ryro, dimmelo!”
“Brendon, mi stai seriamente pregando di dirti che sei stronzo?”
Appena ho finito di pronunciare la frase capisco a che gioco sta giocando e mi copro immediatamente la bocca con entrambe le mani, rendendomi conto di ciò che ho appena detto.
“Ah! Ce l’ho fatta! Ora non sei più puro!” Esulta lui stampandomi un bacio sulla guancia e sorridendo trionfante.
“Ti odio…”
“Naaah, mi adori…” altro bacio “E io pure ti adoro” e ha assoluta ragione.
Adoro alla follia questo ragazzo, forse perché è troppo diverso da me e mi sta finalmente insegnando a vivere, o forse solo perché è la persona più dolce che esista al mondo e mi sta viziando e facendo sentire speciale con tutti i soprannomi adorabili che mi ha affibbiato.
“Pasticcini la prossima volta, okay piccolo?”
Mi mordo il labbro per non far vedere che sto sorridendo come un idiota per la millesima volta per colpa del soprannome e annuisco piano.
“Hey, non cercare di nascondere il tuo bel sorriso… Voglio vederlo.” E allora lo accontento, dando il via libera al mio sorriso da ubriaco e, finalmente, stampandogli a mia volta un bacio sulla guancia come volevo fare da tempo.
“Ho un regalino da darti…”
“Oh, stasera prendi tu l’iniziativa, mi piace la cosa. Che cos’è”
“Arrivo subito…”
È da un po’ di tempo che mi chiedo se sia il caso di farlo o meno e oggi, al nostro secondo appuntamento che nemmeno pensavo sarebbe mai avvenuto, decido che è arrivato il momento di darglielo e vedere la sua reazione.
Prendo uno dei tanti girasoli che ho in negozio, lo nascondo dietro la schiena e mi avvicino a lui, intento a tirare su computer, pop-corn e mettere a posto i fiori in mezzo ai quali ci eravamo accoccolati prima.
“Questo è per te…” gli porgo il girasole “È-È il fiore che mi ricorda te, dalla prima volta che ti ho visto tu hai portato questa luce nel mio negozio e-e nella mia vita che può solo essere paragonata a quella che emana il Sole e sì, è stupido, ma mi ricordi un girasole, così allegro, luminoso e b-bello e-e mi piacerebbe molto se tu lo accettassi e mi concedessi un terzo appuntamento il prima possibile.”
Sono colpito, sorpreso e orgoglioso di me stesso per essere riuscito a parlare senza balbettare molto e soprattutto per avergli chiesto un altro appuntamento.
In che cosa mi sta trasformando questo ragazzo?
“Io ti ricordo un girasole?” Mi chiede con un sorriso dolcissimo sulle labbra, venendomi incontro e prendendo il suo fiore in mano.
“Umh… s-sì. All’inizio ti chiamavo ragazzo girasole, quindi s-”
“Dammi una sola buona ragione per la quale io ora non dovrei baciarti o non accettare di venire a un terzo appuntamento con te, dammela.”
“N-Non ne ho…” Sussurro guardandomi i piedi e sentendo il suo sguardo fisso su di me.
“Posso…?”
Porta una mano a lato del mio collo e mi si avvicina sempre più, ma a questo punto sono costretto a fermarlo almeno un pochino.
“Senza lingua però…”
“Senza lingua…” Dice per poi posare le sue labbra sulle mie e tenerle premute contro per cinque secondi, senza lingua, certo, ma questo bacio mi sembra già più che serio…
“Grazie per il fiore piccolo, terzo appuntamento aggiudicato, sei mio…” E se ne esce dal negozio, lasciandomi in uno stato d’estasi e gioia che non so descrivere.
Mi ha baciato! Questa volta però sul serio, o quasi, e questa volta posso dire ufficialmente di aver ricevuto il mio primo bacio e posso finalmente cambiare la mia presentazione come ha detto lui in “mi chiamo Ryan Ross, ho ventidue anni e ho baciato Brendon Urie”
Scoppio a ridere dalla gioia.
 

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Capitolo 7
*** Rain Flowers ***


*Piccola nota inutile*
Mi sono assentata per così “tanto” per una ragione che magari a voi farà ridere: i fiori sul mio balcone sono malati, cioè, la bella di notte ha gli afidi, la camelia e il girasole la cocciniglia e, cosa che mi ha parecchio traumatizzata, l’ibisco è morto…
Sarà stupida come cosa, ma mettermi a scrivere una storia che è incentrata sui fiori non mi andava. Detto questo, ridete pure di me e della mia non-maturità e buona lettura :* :*
P.s. Il fiore di cui parlo qui esiste davvero ed è stupendo; il nome per intero sarebbe diphylleia grayi, che non so nemmeno pronunciare ahaha.
 
 



 
Ho sognato il nostro terzo appuntamento ogni singolo giorno da dopo l’ultimo ma, ora che finalmente è arrivato il momento e ora che ho ricevuto un messaggio da parte sua in cui mi da la conferma, non posso che entrare nel panico come mio solito.
“hey ryro!! <3 Stasera ti porto in un posto bellissimo, vedrai che ti piacerà un sacco, ne sono sicuro! Passo a prenderti appena chiudi, non devi cambiarti, vanno benissimo i vestiti che hai. A dopo, mio bel fiorellino :*”
Quel “posto bellissimo”, ecco qual è il mio problema maggiore, poiché ancora non ho avuto modo di capire fino in fondo i gusti di Brendon… So solo che adora i musical, che gli piace il contatto fisico, che fuma troppo, che gli piace dire “cazzo” ogni qual volta capiti e che adora baciarmi, tutto qui.
“che posto è?”
“sorpresa!! Ci vediamo tra poco tesoro :3”
Naturalmente… non c’è modo di far sputare fuori a B quali siano i suoi piani, ma nonostante ciò, ogni volta ci provo sempre.
È passato ancora nel mio negozio in questi giorni, poiché “più di due giorni senza vederti non riesco a stare!” e principalmente solo per portarmi un fiore, vedere come stavo e poi andarsene lasciandomi un bacio sulla guancia, ma mentirei se dicessi che non ho apprezzato quei cinque minuti di visita.
Sono totalmente cotto di lui, “mezzo innamorato” come mi piace pensare, poiché ancora non mi sento pronto a ritenermi completamente innamorato di qualcuno, è qualcosa di troppo grande per me. L’amore non so nemmeno cosa sia, non so nemmeno se sono meritevole di provarlo, così che mi limito a considerarmi semplicemente molto attratto da lui e nulla di più.
Nonostante mi abbia detto che non occorre che io mi cambi, mi sono ugualmente portato una borsa con dentro perlomeno una camicia e un paio di pantaloni che non siano sporchi di terra, così da fare un minimo di bella figura. Stasera ho intenzione di comportarmi da persona normale, o almeno provarci, poiché B si merita di più e poiché voglio dimostrare sia a me che a lui di essere una persona interessante che oltre ai fiori sa apprezzare anche altre cose.
Perciò, dopo aver sbattuto fuori l’ultimo cliente, vado nel retro a cambiarmi e cercare di autoconvincermi che stasera andrà tutto bene, che stasera è la mia serata.
“Hey piccolo!”
O forse no…?
“B-B aspetta! Mi sto cambiando, non venire di qui!” Dico nel panico più totale, in mutande con una gamba ancora incastrata nei pantaloni sporchi e le guance già rossissime.
“Ti ho detto che non è necessario, credimi.”
Sento il rumore dei suoi passi avvicinarsi sempre più e i miei livelli di panico crescere fino a farmi esplodere.
“Brendon fermati!” Ho già rovinato tutto e la serata nemmeno è cominciata. Sono un fallito
“Scusami, non vengo a sbirciare, lo giuro…” fa una pausa in cui posso finalmente sbloccarmi e infilarmi gli altri pantaloni “Anche se mi sarebbe piaciuto molto…”
Posso benissimo immaginare il suo solito sorriso strafottente nascergli sul volto mentre pronuncia questa frase e posso dunque arrossire ancora di più pensando a lui che mi sbircia mentre mi cambio. Questa è una delle mille cose che mi preoccupa di più e che mi frena ancora un po’ dall’approfondire il mio rapporto con B; tutti sanno che prima o poi si arriverà al momento in cui entrambe le parti della coppia dovranno togliersi i vestiti e… beh, e fare ciò che ogni coppia fa, ma se solo dare uno stupidissimo bacio a stampo mi ha stressato fino a quel punto, non voglio nemmeno immaginare a come potrei reagire nel ritrovarmi nudo davanti a B a sua volta nudo.
“Posso venire?”
Vengo strappato dai miei pensieri fortemente ansiogeni dalla sua voce, così che mi infilo in fretta la camicia e spunto fuori dal retro negozio.
“P-Pronto! Più o meno…” Ridacchio istericamente mentre mi abbottono la camicia in fretta e cerco di non guardarlo in faccia.
“Vuoi una mano?” Chiede con voce dolce avvicinandosi piano, così che abbasso le mani, arrossisco fino ai limiti umanamente possibili e lo lascio fare.
“Adoro quando diventi tutto rosso…” mi bisbiglia all’orecchio “Sei troppo carino quando succede.”
“B t-ti prego…” ridacchio ancora più istericamente di prima “Abbottonami la camicia e-e stai zitto.”
“Agli ordini!” Mi stampa un bacino sulla guancia e continua col suo lavoro, non perdendo il sorriso nemmeno per un secondo.
Penso che potrei benissimo esplodere da quanto sono imbarazzato.
“Fatto!” esulta felice “Andiamo?”
“Umh… andiamo.”
“Dai piccolo, vedrai che ti piacerà!”
Sorrido timidamente sentito il soprannome, per poi prendere le chiavi del negozio e dirigermi verso la porta.
“Sai una cosa B?” mi fermo e mi volto verso di lui “È sbagliato che tu mi chiami piccolo, dato che sono più grande di te.” Dico con una sicurezza tale da sorprendermi di me stesso ma capendo già che qualunque risposta mi darà mi farà vergognare ancora di più.
“Oh, se non ti piace che lo dica io a te, allora sai che potresti fare?” Dice portando una mano sulla mia guancia per farmi una carezza.
“N-No…”
“Potresti chiamarmi tu piccolo, apprezzerei molto…” mi fa un’altra carezza “Potrei morirci, letteralmente.”
Avrei dovuto pensarci prima di aprire bocca, ma ormai è troppo tardi per rimangiarsi tutto e far finta di niente.
“An-Andiamo?” Mormoro con un filo di voce, incollando lo sguardo al pavimento e facendo segno con la testa verso la porta.
“Andiamo.” Mi da un bacino sulla punta del naso e rimane ancora qualche altro secondo a sorridermi trasognato.
Questo ragazzo sarà la mia disfatta
Mi affretto a chiudere le finestre, andare a spegnere le luci e poi uscire per poter chiudere la porta a chiave.
“Sai una cosa?” dice d’un tratto, subito dopo che ho finito di dare l’ultima mandata “Credo che dovremmo cambiare i nostri piani.”
“Umh… perché?”
Un insensato terrore che voglia andare a casa e lasciarmi qui da solo mi assale, dato che B è uno che se ha un’idea in testa allora la porta sempre a termine, ma questo cambiamento di piani mi sta agitando giusto un po’.
“Perché sta per mettersi a piovere e io voglio portarti in un posto che devi vedere prima da asciutto e poi da bagnato” mi sorride speranzoso “Ti dispiace se ceniamo più tardi?”
“Oh, n-no, non è un problema, ma… perché devo vedere questo posto sia da asciutto che da bagnato?”
Sono confuso, se prima ero agitato, ora sono solo molto confuso e senza la ben che minima idea di dove voglia portarmi.
“Fiorellino tu non hai pazienza!” dice ridendo “Vieni, andiamoci subito così la smetti di chiedermelo” e detto questo mi prende per mano.
È così strano, sento come un milione di piccoli brividi che dalla mano si propagano in tutto il corpo e un calore delizioso nella pancia che mi fa sorridere come un matto. Forse dovrei cambiare la mia idea e ammettere che, purtroppo o forse per fortuna, sono totalmente innamorato di questo ragazzo meraviglioso.
“Dieci minuti di macchina e poi arriviamo, okay?”
Annuisco piano, per poi salire in auto e ricominciare ad agitarmi. Okay, penso che oramai sia chiaro che Ryan Ross sia un caga sotto e che quindi credo ad ogni singola leggenda ed episodio su stupratori che rapiscono le proprie vittime in macchina e, sebbene B sembri tutto meno che un ragazzo del genere, un briciolo di paura mi monta addosso non appena chiude la portiera e infila le chiavi per mettere in moto l’auto.
“Hey, Ryan?”
“Sì!?” Rispondo con forse troppa enfasi e con un tono di voce decisamente alto e terrorizzato.
“Devi rilassarti e non mi basta che tu mi risponda con un okay, voglio vederti tranquillo e…felice, ma per davvero, perché non sono qui per farti del male, chiaro?”
“Lo so… lo so benissimo, m-ma sono un idiota e-”
Mi porta un dito sulle labbra per bloccarmi.
“Non sei un idiota, smettila di sminuirti, intesi?” annuisco velocemente “Stupido fiorellino che non sei altro…” sorride, per poi darmi un ennesimo bacino sulla guancia e mettere in moto l’auto.
“Metti pure un po’ di musica se vuoi. Io ho dei CD, ma se non ti vanno allora accendi la radio e cerca qualcosa tu.”
“Hai qualcosa dei Beatles?” Chiedo fiondandomi all’istante sui mille CD che ha.
“Oh, sì, dovrei averne uno da qualche parte. Cerca un po’ e-”
“Trovato!” Esulto felice, brandendo Sergeant Pepper come fosse un trofeo e mettendolo subito nel lettore.
“Ti piacciono i Beatles?” Mi chiede ridendo vista la mia reazione da esagitato.
“Da morire! Sono il mio gruppo preferito e oltretutto questo è il mio album preferito in assoluto!” Rispondo con troppa enfasi, cominciando a canticchiare e sentendomi improvvisamente più felice e rilassato come desiderava lui.
“Ppppft, non sorridi così tanto nemmeno quando ti faccio un complimento io!” si lamenta con tuttavia un sorriso sulle labbra “Mi servivano i Beatles per farti sorridere.”
“Ma se adoro quando mi fai i complimenti!” Mi difendo io stampandogli un bacio sulla guancia e ritornando a cantare sulle note di Fixing a Hole.
“Mi fai impazzire…” Dice con un filo di voce, posando una sua mano sulla mia poggiata a sua volta sulla marcia e unendosi a me nel canto.
Il resto del breve viaggio lo passiamo perciò così e mai nella mia vita mi sono sentito così tanto felice e nel posto giusto come ora.
“Forza, andiamo!” Dice dopo aver fermato l’auto, aprendomi la portiera e tendendomi una mano che subito afferro e stringo forte nella mia.
Siamo parcheggiati davanti a quello che pare essere un boschetto e, non che io sia uno che si fa problemi quando si tratta di stare in mezzo alla natura, ma non capisco perché abbia deciso di portarmi in un posto che a breve si trasformerà in un ammasso di fango visto il cielo grigio sopra le nostre teste.
“Umh… B?”
“Dimmi.” Dice cominciando a incamminarsi veloce per un sentiero e continuando a tenermi per mano.
“Non è un lamento quello che sto per fare, ma sei sicuro che sia il caso di stare qui?”
“In che senso?” Si volta appena verso me, continuando tuttavia a camminare e aumentando di un po’ il passo quando sente un tuono.
“Nel senso che verrà giù parecchia acqua e-e, non so, poi ci sarà molto fango e-”
“Ti fidi di me?” Mi chiede bloccandosi improvvisamente e voltandosi verso me.
“Emh… s-sì, ma-”
“Niente ma” mi blocca nuovamente lui “Ti fidi di me o no?”
E dato che a lui non resisto proprio, non posso che rispondere con un “sì” sicuro di cui io stesso mi meraviglio. Mi fido di lui per davvero, per la prima volta in vita mia ho piena fiducia in qualcuno.
“Dai, dobbiamo sbrigarci!” mi sprona lui tirandomi per mano “Te la senti di correre?”
Non ha nemmeno bisogno di ripetermelo che subito cominciamo a correre come sue stupidi, sentendo le prime gocce di pioggia colpirci e ridendo per nessuna ragione apparente.
“Dai Ryro! Più veloce!” E aumento perciò il ritmo, cercando di non inciampare nelle radici o di non beccarmi qualche ramo in faccia che lui, essendo più basso, evita alla perfezione.
“Arrivati!” Esulta quando oramai la pioggia sta cominciando a passare anche attraverso le chiome degli alberi e a bagnare la terra.
“Che ci facciamo qui?” Chiedo ridendo col fiatone mentre lui corre accanto alla sponda di un laghetto e mi fa cenno di raggiungerlo.
“Aaah cazzo, troppo tardi…” sospira affranto “Vedi questi fiori? Prima che cominci a piovere sono dei normalissimi fiorellini bianchi, ma quando poi inizia a piovere diventano trasparenti e-e avrei voluto farti vedere la loro… umh, trasformazione, ma siamo arrivati tardi…” sorride amaramente “Scusami.”
Il fatto è che non riesco davvero a capire il perché si stia scusando, o perché dica che sia troppo tardi e soprattutto come e dove abbia scoperto questi fiori che perfino io non avevo mai visto. Non scherzava quando ha detto che sono trasparenti, poiché quelli che ora ho davanti a me sono dei minuscoli fiorellini accanto a una ninfea dei quali si riescono a distinguere i contorni solo grazie alle goccioline di pioggia che li colpiscono.
“B, sono la cosa più bella che abbia mai visto…” mormoro inginocchiandomi a terra, incurante del fango, per poterli toccare e accertarmi di non star sognando “C-Come si chiamano?”
“Il loro nome vero è parecchio difficile e, mi spiace, ma non lo ricordo…” si inginocchia vicino a me “ma tutti li chiamano fiori di cristallo, o fiori scheletro oppure, come piace a me, fiori della pioggia.”
“Sono meravigliosi, i-io… io non so come ringraziarti per avermi portato qui e- aspetta. Come hai fatto a scoprirli?” Chiedo non riuscendo a staccare gli occhi dal tesoro che ho davanti a me.
“Oh, beh…” ride imbarazzato “Li ho piantati io a dire il vero, sai, questo è il loro habitat, vivono in luoghi umidi, molto umidi, così che ho deciso di piantarli qui e prendermene cura. Comprarli non è stato facile, oh no! Ma per te questo e altro…” mi fa una carezza “Per te farei di tutto.”
Non ci posso credere.
“Tu hai davvero fatto questo per me…?” Sono fin commosso mentre glielo chiedo, non posso credere che abbia veramente fatto ciò per me, per un idiota introverso e col terrore del prossimo, non affatto attraente e sempre e perennemente con le guance rosse.
“Perché? Ti sorprende la cosa?”
“Cazzo sì!”
Scoppiamo a ridere entrambi sentita la mia frase.
“Sono molto più romantico di quanto credi tesoro!” si alza in piedi continuando a fissarmi dall’alto “Sottovaluti la mia dolcezza.”
“N-No, sono serio!” mi difendo continuando a guardarli e a sorridere, incurante della pioggia che cade “Brendon, t-tu sei… non lo so, sei…”
“Sono cosa?”
“Sei... sei un …”
Avrei così tante cose da dirgli, vorrei dirgli che è il ragazzo migliore del mondo, il “più perfetto”, che è stucchevolmente dolce e tenero, che non mi merito di essere viziato fino a questo punto e che non lo potrò mai ringraziare abbastanza per aver piantato questi fiori meravigliosi apposta per me.
“Che cosa sono Ryro…?” Mi chiede nuovamente, quasi in un sussurro, così che finalmente mi decido ad alzarmi a mia volta in piedi e guardare un’ultima i fiori prima di voltarmi verso lui e per poco cascare a terra per la sorpresa. Mi stringe tra le sue braccia, mi toglie un po’ di capelli fradici dal viso e mi bacia.
Suppongo che sia questo il primo bacio che intendeva lui...
Non ho modo di bloccarlo, o forse non ho semplicemente voglia di farlo, così che non faccio altro che abbracciarlo piano a mia volta e lasciare che succeda.
Inclina la testa da un lato, così che io la inclino da quello opposto, e subito dopo fa entrare in gioco la tanto temuta lingua. Nei tutorial su YouTube sembrava tutto così difficile, ma invece, guance bordeaux escluse, è semplicemente meraviglioso e naturale, così che tutto lo stress che avevo in corpo non era altro che una stupidaggine.
Porta una mano sul mio viso e approfondisce sempre più il bacio, non lasciandomi nemmeno il tempo di metabolizzare la situazione e facendomi finalmente arrivare alla conclusione che sì, sono totalmente innamorato di lui.
“Scusa forellino… non ho resistito” mi sorride trasognato “Spero di non aver corso troppo e-”
Ma, contro ogni mia previsione, sono io quello che porta entrambe le mani sul suo viso e che fa riunire le nostre labbra in un nuovo bacio.
Sono davvero l’essere più stupido del mondo per avergli impedito di farlo prima.
“Sei il ragazzo più perfetto che esista al mondo…” Dico dopo essermi fermato per riprendere fiato, rosso come un pomodoro ma con un sorriso enorme sulle labbra.
“E tu il fiorellino più bello e profumato di tutto il campo…” mi stampa un ultimo bacio fermo e deciso sulle labbra “E anche l’unico ad avermi rubato il cuore.”
Forse è questo che la gente intende quando dice “mi pare di avere toccato il cielo con un dito”, poiché non ricordo di essermi mai sentito così leggero e in pace in vita mia e non credo che potrò mai più sentirmi così bene come in questo momento.
“Vuoi andare a mangiare qualcosa?”
“Umh… stiamo ancora un po’ qui?”
“Tutto quello che vuoi…”
Vorrei stare qui accucciato sul terreno fradicio, a guardare i fiorellini che ho davanti mentre B mi abbraccia a sé per tutta la vita se ce ne fosse l’occasione e se solo fosse possibile.
“Sai una cosa Ryro? Penso di essermi innamorato di te…”
Sorrido come mai ho fatto prima.

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Capitolo 8
*** Lisianthus ***


*Piccola nota inutile*
Scusate il ritardo, ma credevo di avere un virus sul PC e allora non mi sono più avvicinata al sito ma, ora che si è risolto praticamente tutto, sono tornata! **immagino la vostra gioia ahahaha**
Questo è il penultimo capitolo, e onestamente per essere una storia così stupida e senza impegno è venuta fuori una cosa fin troppo lunga, ma ormai non mi rimane altro da fare se non finirla.
Questo capitolo è carino (?), ma in genere quando io trovo qualcosa che scrivo carino allora non piace quasi mai a nessuno, pazienza ahaha.
Spero stiate passando una bella estate (SUDORE A PARTE), buona lettura e alla prossima :* :*


 
 
 
 
“Giorno piccolo!
“Hey B…”
La mia vita nell’ultimo periodo pare aver preso una piega che amo alla follia…
Ogni mattina il mio girasole si presenta all’orario di apertura fuori dal negozio, mi da il bacio del buongiorno, sta con me fino a quando non è ora di chiudere, aiutandomi a fare le composizioni per i mazzi, a mettere fiocchi e decorazioni quando si tratta di fare un regalo e, alle sette e trena precise, gira il cartellino e mi dedica mezz’ora di baci nel retro del negozio che oramai considero il mio posto preferito in assoluto.
“B, possiamo dividere il guadagno se vuoi…”
Gli ho perfino proposto questo, poiché oramai sono più le informazioni sui fiori che da lui ai clienti rispetto a quelle che do io, introverso cronico.
“Sei tu il mio guadagno…” E per quanto questa frase possa risultare stucchevole e infantile, non ho potuto evitare di sciogliermi dalla tenerezza spropositata.
“Sei il nuovo collega del mio Ryan?”
Gli aveva chiesto una mia cliente affezionata che mi conosce da due anni o giù di lì e che oramai mi considera come fossi un figlio.
“Sì, sono un suo collega…”
Aveva risposto lui con uno sguardo trasognato, accarezzandomi il viso e facendomi arrossire come un disperato. In occasioni come queste, mi chiedo se B mi consideri davvero solo come un collega, qualcuno con cui passare il tempo, o se magari ci sia speranza che prima o poi alla domanda “E tu chi sei?” lui risponda “Il ragazzo di Ryan.”
Non posso credere che ci sia almeno questa piccola probabilità che lui possa considerarmi come tale in futuro, non riesco a crederlo e, anche se per ora tutti ci considerano solo come Ryan e Brendon, due colleghi di lavoro, mi piace illudermi che le cose possano cambiare.
“B non sono ancora le sette e mezza!”
“Fa niente. Non immagini la voglia che ho di baciarti…”
Sto per forza vivendo in un sogno.
Ho anche scoperto un sacco di informazioni in più sul suo conto, come ad esempio il fatto che ha un mucchio di fratelli e che lui è il più piccolo della famiglia, che sa suonare la chitarra e che sa pure cantare.
“Mi canti qualcosa!?”
Gli avevo chiesto, euforico al pensiero di sentire la sua voce.
“Naaah ti prego…”
“Sei arrossito B.”
Gli avevo fatto notare, dandogli un bacino sulla guancia rossa e ancora considero quell’episodio come uno dei più dolci in assoluto.
“Beh, mi stai contagiando fiorellino… Ora pure io arrossisco.” E mi aveva baciato. Dica pure ciò che vuole, ma prima o poi io sentirò la sua voce, costi quel che costi.
Oggi quindi è una giornata come tante, io sto servendo un cliente come tanti, vendendo un fiorellino come tanti e B sta intraprendendo un discorso come tanti con un altro cliente indeciso sull’acquisto da fare.
“Secondo me le conviene prendere i narcisi!” lo sento squittire “Sono bellissimi e poi, da quel che mi ha detto e raccontato di questa persona, fanno proprio al caso di suo…”
Ridacchio sentendo ciò da lui appena detto.
“Non credi che abbia ragione Ryro?” Mi chiede col sorriso, minacciandomi con un vaso di narcisi sotto il naso.
“Oh, sì sì, assoluta ragione.” Rispondo porgendo il resto al mio cliente che, soddisfatto, se ne sta uscendo dal negozio abbracciato al vaso di una camelia più grosso di lui.
“Va bene, allora comprerò questi.” Dice il cliente dei narcisi, prendendo il suo vaso in mano e allungandoci una banconota da venti.
“Ha fatto la scelta giusta!” esulta B preparando il resto e non perdendo il sorriso neanche un secondo “E, si ricordi, noi qui abbiamo fiori per tutte le persone e occasioni possibili.”
“Grazie mille, lo terrò a mente…” ci sorride “Arrivederci” e se ne va.
“A presto!” Risponde B, per poi guardare l’ora sull’enorme orologio appeso sopra la porta, leggere sette e trentasei e scattare al di là del bancone per chiudere bottega.
“Sei minuti in meno di baci!? Ma siamo pazzi?”
Ogni volta che se ne esce con frasi del genere non posso evitare di sentirmi speciale, come se per la prima volta in tutta la mia vita una persona mi consideri davvero importante per se stessa e il suo buonumore.
“Ecco fatto…” scavalca nuovamente il bancone “Dobbiamo recuperare il tempo perso…”
Mi prende il viso tra le mani e mi sorride dolcemente, incollando lo sguardo alle mie labbra e aspettando che dica qualcosa.
“Beh, che aspetti…? Baciami.”
Scoppia a ridere, per poi darmi ascolto e incollare le sue labbra alle mie. Sono passato dall’essere terrorizzato dai baci al non vedere l’ora che le sette e trenta arrivino e il merito non può che essere suo, non può che essere della sua pazienza e affetto, dato che il novanta per cento delle persone normali dopo la mia prima “crisi anti-bacio” mi avrebbe mandato a quel paese ridendomi in faccia.
Ma non il mio B.
“Andiamo dietro?” Chiede in un sussurro sulle mie labbra.
“Andiamo dietro…”
Sceglie un posticino accanto alla lavanda dato che è finalmente fiorita tutta e fa un profumo delizioso.
“Vieni.” Dice sedendosi in mezzo ai fiori, aprendo appena le gambe e invitandomi a sedermi in mezzo, poiché lui adora abbracciarmi dal dietro e baciarmi il collo.
“Allora Ryan…”
Si blocca.
“Allora Brendon.” Dico a mia volta con una risatina.
“Umh… mi stavo chiedendo una cosa…”
Vederlo imbarazzato o in difficoltà è molto difficile e raro, ma è anche segnale che o vuole chiedermi qualcosa di rischioso, o vuole fare qualcosa di rischioso… Con “rischioso” intendo cose che in un modo o nell’altro possono andare a ferire la mia stupida sensibilità o andare oltre ai limiti imposti dalla mia timidezza, così che non posso fare a meno di irrigidirmi e agitarmi preventivamente.
“D-Dimmi…!”
“Questo fine settimana sarò solo a casa, sai, i miei fratelli hanno la loro vita, alcuni una pseudo famiglia a cui badare, e i miei genitori invece staranno via per due giorni e… non so, mi stavo chiedendo se volevi stare da me, se ai  tuoi sta bene ovviamente, aspetta, forse vivi già da solo…” ridacchia imbarazzatissimo “M-Mi piacerebbe molto passare più tempo con te e, magari, solo se ti va ovviamente, potremmo anche provare a fare… qualcosa” mi stringe un pochino più a sé “Che ne dici fiorellino? Ti va…?”
Oh no… non questo discorso, vi prego…
Arrossisco come un pomodoro al pensiero di me e lui che “facciamo qualcosa” e il panico si impossessa velocemente del mio corpo.
“N-Non so se è una buona idea…” mi sollevo dal suo corpo “Non me la sento B… N-Non credo che sia il caso ora…”
“Oh, m-ma io non ho detto che dobbiamo per forza!” si precipita a dire lui, sollevandosi a sua volta e incollandosi a me stile koala su un albero “Era solo un’idea, ma se non ti va, possiamo semplicemente… stare insieme, guardare film, preparare una torta, andare a fare un giro, cose così insomma” struscia il naso sul mio collo, stringendomi ancora più a sé “Dai piccolo, vieni con me…”
Vorrei davvero tanto rispondere “sì”, ma la paura che la sera o in qualunque altro momento della giornata lui provi a superare il limite oltre al quale non oso andare mi obbliga a dire “no” e rinunciare ad un fine settimana con lui.
“N-No B… mi dispiace, scusami, ma non me la sento…”
“Non preoccuparti, era solo una proposta…” Mi da un bacino sulla guancia e si riposiziona in mezzo ai fiori, lasciandosi scappare un sospiro e armeggiando nella tasca dei suoi pantaloni per prendere le sigarette.
“Credimi, m-mi dispiace!” sbotto alla fine “È-È solo che ti conosco e, n-non è una critica, ma sono sicuro che se venissi da te allora in un modo o nell’altro una t-tua mano andrebbe a finire in posti in cui non dovrebbe stare e-e allora io pot-”
“Ryan hey, tesoro tranquillo!” porta una sua mano sul mio petto e mi riporta su di sé “Non è un problema, va bene? E comunque no, non l’avrei mai fatto. Questo è diverso da un bacio, molto diverso…” si ferma per qualche secondo “e non avrei mai osato fare qualcosa che tu non vuoi fare, okay? Hai la mia parola.”
“S-Sicuro…?”
“La mia mano non andrà mai a finire sul tuo cazzo a meno che tu non lo voglia.” Scoppia a ridere, mentre io mi porto entrambe le mani sul viso e continuo a ripetermi che non è vero, che non può averlo veramente detto.
“Ti odio Brendon…”
“Non è assolutamente vero!” E purtroppo, ha ragione.
“Posso farti una domanda? Stavolta non è nulla di spinto, prometto.” Ridacchia.
“Vai...” Bisbiglio cercando di riprendermi dall’imbarazzo soffocante che mi sta ancora torturando.
“C’è un motivo in particolare del perché tu sia così insicuro e introverso, o è semplicemente il tuo carattere?”
Mi blocco per qualche istante.
“Umh… in che senso?”
“Nel senso che io adoro la tua timidezza e il fatto che continui ad arrossire per ogni cosa che ti dico, per ogni complimento che ti faccio, ma volevo sapere qualcosa di te, se sei sempre stato così o se in passato eri più estroverso, tutto qui” si accende la sigaretta “Non parli mai di te, so a malapena il tuo nome e cognome.”
Effettivamente B sa veramente poco di me, è a conoscenza solo del mio nome, della mia età, della mia passione per i fiori e di questo mio dannato carattere, ma nulla di più.
“Beh, n-no, non è successo nulla di che, o almeno, nessun trauma, credo…” mi accoccolo meglio sul suo petto  “Quando andavo al liceo mi prendevano tutti in giro perché mettevo sempre camicie con i fiorellini stampati sopra o-o pantaloni rosa o comunque dai colori non prettamente maschili…” faccio segno delle virgolette con le dita “e allora la gente si divertiva a darmi contro, così che ho capito che i rapporti con le persone non facevano per me. Io non volevo cambiare, le persone men che meno e mia madre diceva che ero perfetto così, quindi non vedevo il motivo di dover cambiare il mio guardaroba e il mio modo di essere per gente che non significava nulla per me…” sorrido tristemente “Adoravo mia madre, è stata lei che mi ha ‘infettato’ con questa ossessione dei fiori…” ridacchio nel pensarci “Sai, in genere si dice che l’eroe di un bambino sia il proprio padre, mentre per una bambina la mamma, ma io non ho mai considerato mio padre eroe… Il mio eroe era la mia mamma, lei e la sua dolcezza. Mi ha sempre insegnato che con le persone bisogna comportarsi bene e che scendere alle mani è sbagliato e io ho sempre seguito il suo consiglio, ma poi lei è morta…”
Mi stringe un pochino più a sé e mi stampa un bacino sulla nuca.
“S-Si è ammalata e io nemmeno lo sapevo! Mio padre non me ne ha mai parlato e io non ho mai sospettato di nulla. Ricordo che appena morta i-io non volevo nemmeno più uscire di casa, non ne vedevo il senso, ma poi mio padre è impazzito per il dispiacere, ha cominciato a bere e allora sono stato obbligato a uscire per comprare qualcosa da mangiare e cercare un lavoro per mantenerci. Da cosa nasce cosa e a diciotto anni ho aperto il mio negozio, come voleva mia madre, e… niente, come vedi non ho traumi gravi alle spalle, sono cose che fanno parte della vita…” sospiro, sollevandomi da lui “Ho solo un padre alcolizzato, una totale mancanza di fiducia nel prossimo e la mia mamma, il mio eroe, è morta, n-non è nulla di che!” rido istericamente, per poi concludere il tutto con un patetico “Scusa… ho parlato troppo…” e fare per alzarmi.
“Hey! Vieni qui…” Mi afferra per una mano e mi riporta tra le sue braccia, accarezzandomi piano i capelli e continuando a ripetere con voce sempre più bassa “vieni qui...”
“Ho parlato a sufficienza…?” Chiedo con un sorrisino sulle labbra e godendomi le coccoline che mi sta facendo.
“Hai parlato a sufficienza, eccome se lo hai fatto…” bacino sulla guancia “Non avresti dovuto se… ecco, se la cosa ti disturba molto, non era un obbligo. Scusa fiorellino…”
“Ma perché ti scusi? Mi ha fatto piacere parlarne…” mi sollevo nuovamente dal suo petto e lo guardo per alcuni istanti negli occhi “Sei il primo a cui lo dico” per poi riabbassare lo sguardo e arrossire.
“Aww mi fai sentire speciale così!”
“Ma tu sei speciale B…”
Rimaniamo in silenzio per qualche istante, fino a quando non me lo ritrovo a pochi centimetri dal naso.
“E tu pure lo sei…” mi passa un dito sulle labbra “fiorellino” e mi bacia.
Mi sembra così strano essermi aperto fino a questo punto con un estraneo. Okay, B non è esattamente un estraneo, almeno non più, ma io non sono ancora abituato ad avere una conversazione di qualunque tipo con qualcuno, la trovo una cosa che va oltre ai miei limiti, o meglio, la trovavo.
“Ho un regalino da darti…” mi mormora con voce da ubriaco sulle labbra “Vuoi vederlo?”
“Certo che voglio!” Gli stampo un ultimo bacino sulle labbra al sapore di fumo e lo vedo mentre si alza e va prendere qualcosa dalla tasca della sua giacca.
“È un po’ rovinato, ma è bello ugualmente…”
Stranamente, mi sta porgendo un fiorellino bianco e delicato, un fiorellino che conosco bene, ma fingo ugualmente di non sapere di che si tratti per sentire cosa ha da dirmi.
“Che cos’è”
“Lisianthus” mi fa una carezzina “È il fiore che si regala quando si vuole dimostrare a qualcuno quanto tu tenga a lui…” bacino sul naso “Serve come dichiarazione di affetto, a volte un po’ più di semplice affetto.”
Il cuore prende a battermi all’impazzata sentite le sue parole e lo stomaco mi viene, come spesso capita ultimamente, invaso da uno stormo di farfalline.
“Ah s-sì…?”
“Ti ricordi quando ti ho portato a vedere i fiori della pioggia e ti ho dato il primo bacio?” annuisco come un idiota “Alla fine ti ho detto che c’era la possibilità che mi fossi innamorato di te, ma ora…” mi mette il fiore tra le mani “non è più una possibilità, ma una certezza.”
Sorrido come un ebete sentita la sua sciocca ma meravigliosa dichiarazione.
“I-Io non so cosa dire…” ridacchio nervosamente “Grazie B, n-non so che altro potrei dire, io n-no-”
“Ssssht non dire nulla…” mi da un ennesimo bacino “Passaggio a casa?” e stavolta non posso che accettare.
Per tutto il tragitto non faccio altro che alternare indicazioni stradali a parole a caso per provare a ringraziarlo e fargli capire che ho apprezzato immensamente il suo regalo, ma non riuscendo a trovare le parole giuste. “Sono innamorato di te” e “ti amo” nel mio mondo di fiori, piante e boccioli non sono la stessa cosa e se sto reagendo così per un “semplice” innamoramento, figuriamoci quando e se mai arriveremo al famigerato ti amo…
“Okay dolcezza, dovremmo esserci” guardo fuori dal finestrino e annuisco riconoscendo la porta di casa mia “Ci vediamo domani, okay?”
“S-Sì, a domani…”
“Sogni d’oro…” Porta una mano sulla mia guancia e mi da un bacio della buonanotte che mi fa sciogliere come un budino.
Non appena sono sceso dall’auto, mi maledico internamente per essermi scordato di chiedergli se siamo ufficialmente una coppia o meno, se io sia il suo ragazzo e lui il mio, ma domani non ci sarà più di che preoccuparsi.
Sorrido portandomi il fiorellino appena regalatomi alle labbra e gli do un bacio, non vedendo l’ora che sia domani e non vedendo l’ora di poter riabbracciare il, forse, mio ragazzo.

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Capitolo 9
*** Hibiscus ***


*Piccola nota inutile*
E siamo arrivati alla fine! Io spero davvero che la storia vi sia piaciuta (?), o che almeno vi abbia inteneriti un pochino, poiché la trama è scema e infantile, ma un po’ di fluff fa sempre piacere.
Se mi viene l’ispirazione, magari potrei anche scrivere un’altra Brallon in futuro…?
**niente insulti se non vi piace la ship ahaha**
Per ora vi auguro solo buona lettura e, se siete liceali, un rientro a scuola tranquillo (<3), e in generale vi abbraccio tutti.
Ala prossima :* :* :*
 
 
 
 
 
 
 
 
 
Oggi è una bella giornata e, anche se per ora non è ancora successo nulla di che, so che sarà comunque una giornata meravigliosa.
Stamattina mi ha scritto B dicendomi che non sarebbe potuto venire ad aiutarmi ma che più tardi mi avrebbe fatto una sorpresa e ciò non ha fatto altro che migliorare sempre di più il mio umore. Anch’io ho una sorpresa per lui, nel senso, per me è una sorpresa, spero che anche per lui lo sarà…
Ho riflettuto tutta notte pensando alla nostra conversazione e al mio errore del non avergli chiesto se siamo una coppia o meno, e sono arrivato alla conclusione che forse potrei essere io quello a fare il “primo passo” una volta tanto e dirgli che voglio essere il suo ragazzo.
Mi sono preparato un mucchio di discorsi ma, naturalmente, nessuno mi ha soddisfatto così che lascerò al fato ciò che oggi gli dirò. So già che balbetterò, arrossirò, mi sentirò un cretino patentato e che mi suderanno i palmi delle mani per l’ansia, ma oramai ho deciso: glielo chiederò.
“Buongiorno.”
“Buongiorno a lei!”
Mai in vita mia ho salutato un cliente con così tanta enfasi come oggi, ma quando sono felice, il che nell’ultimo periodo capita abbastanza spesso, allora mi trasformo e risulto essere quasi solare e simpatico.
“Di buon umore oggi?”
“Oooh buonissimo!” ridacchio “Che cosa sta cercando?”
La cliente, una signora anziana, comincia a raccontarmi la storia della sua vita e di come vorrebbe regalare dei fiori adatti a sua figlia che a breve le darà il suo primo nipotino.
“Sono così emozionata al pensiero!” Dice asciugandosi un angolo dell’occhio dove alcune lacrime di gioia stanno cominciando a scendere.
“No, non pianga! Aspetti, ho io i fiori adatti…”
Scompaio nel retro del negozio per qualche istante, per poi uscirne con un mucchio di calle candide e meravigliose e appena le vede fa un’espressione che mi scalda il cuore. È così bello quando si trovano i fiori giusti al primo colpo e si ottengono queste reazioni, è la soddisfazione più grande che esista al mondo.
“Le piacciono?”
“Oooh sono splendidi!” li prende subito in mano sorridendo “Tieni, e non darmi né resti né nulla.”
“M-Ma signora, questi sono trenta dollari, no-”
“Sono di fretta, prendila come una mancia, okay? Ciao!” E non ho più modo di ribattere.
Amo il mio lavoro alla follia, non cambierei nulla, è perfetto. Aveva ragione la mamma quando diceva che bisogna sempre offrire amore, gentilezza e calore alle persone e che i fiori sono il modo migliore per farlo.
“Giorno Ryro!”
Stavolta è il mio turno di sorridere.
“Hey B!” faccio segno di saluto con la mano “Come va?”
“Oh, io bene, tu?”
Appoggia un gomito al bancone e mi rivolge quel sorriso che mi fa sciogliere.
“Benissimo!”
“Ti vedo felice, o sbaglio?”
No, non sbaglia, ma assieme alla gioia ora si stanno naturalmente aggiungendo l’ansia e l’agitazione e ciò che non è bello. Comincio a valutare tutte le opzioni peggiori, come “mi spiace, ma no”, “Ryan siamo solo amici…” o il peggiore “sei solo un passatempo”, così che il mio sorriso diventa più piccolo all’istante.
“Esatto, lo sono…” faccio un bel respiro “N-Non hai mica una sorpresa per me?”
Forse è meglio far cominciare lui…
“Oh, certo che ho una sorpresa!” si sporge sul bancone per darmi un bacio sulla guancia “Prima però, devo comprare dei fiori.”
“Regalo per qualche tuo familiare?”
“Mmmmh…” storce il naso “Non proprio.”
Adesso mi ha incuriosito.
“Oh, e allora per chi?”
“Devo regalarli al mio ragazzo.”
Morto. Che pensavo di ottenere in fin dei conti?
“A-Al tuo ragazzo…?” Non riconosco nemmeno la mia stessa voce mentre la domanda mi esce dalle labbra sotto forma di sussurro.
“Esatto, ci siamo messi insieme oggi e devo regalargli qualcosa per fargli capire quanto tenga a lui, no?”
Qualcosa nel mio petto comincia a spezzarsi, frantumarsi, e qualcosa nel mio stomaco me lo fa rivoltare come fosse un calzino.
Mi ero illuso troppo, ho sbagliato.
“Oh…” Non riesco nemmeno più a parlare.
“Puoi farmi un bel mazzo con quei fiori che ti piacciono tanto?”
“L’ibisco…?”
“Proprio quello!”
Questo mi distrugge ancora di più; vuole seriamente usare i miei fiori per regalarli a questo ragazzo, a questo sconosciuto che mi ha rubato il mio girasole?
“Non puoi sceglierne un altro tipo…?”
“No, voglio quelli.”
Non posso che trattenere le lacrime, abbassare lo sguardo e ubbidire.
Mentre sono nel retro del negozio mi passano per la mente tutti i bei momenti che abbiamo passato qui in mezzo ai fiori, lui a baciarmi e chiamarmi fiorellino, e io ad arrossire e imbarazzarmi per ogni complimento, carezza e bacino ricevuto. Eppure mi aveva detto di essersi innamorato di me, mi aveva detto che sono speciale, “il suo guadagno”! Come ha potuto mentirmi così tanto?
“Ecco qua…” mormoro non osando alzare gli occhi “…tredici dollari.”
“Sono sicuro che li adorerà!” mi allunga i soldi “Grazie fiorellino, se-”
Ma questo è troppo.
“T-Ti prego no!” urlo facendo immediatamente scappare un cliente appena entrato “Non ti sembra di avermi già fatto soffrire abbastanza!? Tutto ma niente fiorellino, capito?” E purtroppo, scoppio a piangere.
Non volevo farmi vedere così da lui, avrei pianto da solo a casa, ma non davanti ai suoi occhi. Mi sembra di avergliela data vinta così e mi sento umiliato al massimo.
Ryan Ross non piace a nessuno, sono uno stupido!
“Hey, ma perché piangi?”
Ha pure il coraggio di chiedermelo!
“Secondo te perché? Perché, eh Brendon, perchè!?” Singhiozzo disperato, distrutto e arrabbiato a morte con lui ma soprattutto con me per avergli permesso di illudermi fino a questo punto.
“Non ne ho idea, per questo te l’ho chiesto.” Ridacchia, lo stronzo.
“Esci dal mio negozio.”
“No, non posso uscire se ancora n-”
“Esci dal mio negozio! Vai e porta il tuo stupido mazzo di fiori al tuo stupido ragazzo!” E piango sempre di più, senza freni e desiderando solo non rivederlo mai più in vita mia.
“Come posso andarmene e lasciare qui il mio stupido ragazzo disperato che ancora non ha preso il suo stupido mazzo di fiori?”
Per un attimo non credo di aver capito bene.
Alzo gli occhi rossi e ancora lucidi di lacrime e li incollo ai suoi, sperando che capisca che gli sto chiedendo di spiegarsi meglio.
“Guarda come ti sei ridotto…” mi dice con voce triste “Piccolo, non volvevo farti piangere, scusami… Era questa la mia sorpresa, era regalarti un mazzo di fiori, i tuoi fiori preferiti, e chiederti di diventare ufficialmente il mio ragazzo, ma tu non hai afferrato la cosa…”
Mi viene incontro e mi porta una mano sul volto per togliermi un po’ di lacrime, ma subito mi ritraggo, confuso e vagamente spaventato.
“C-Come…?”
“Il primo giorno che sono entrato qui, tu mi hai detto che mai nessuno ti ha regalato un mazzo di fiori e questa cosa mi ha messo molta tristezza…”
Poggia il mazzo sul bancone e continua col suo discorso: “Carino eri e carino continui ad essere, certo, ma adesso oltre a questo si sono aggiunte mille altre piccole cose e credevo che fosse arrivato il momento di finalmente regalare un mazzo pure a te.”
Mi prende una mano e me la accarezza piano, ma stavolta non mi ritraggo, cominciando a capire di essere davvero un grande e grosso idiota.
“Te l’ho detto e te lo ripeto fiorellino, sono innamorato di te!” ride “E mi fa schifo pensare che oggi, nostro primo giorno da coppia, ti abbia fatto piangere così tanto, ma la mia sorpresa è questa e, rovinata o meno, spero che almeno un pochino ti sia… piaciuta.”
Mi sorride timidamente e continua ad accarezzarmi il palmo sudato della mano, attendendo che dica qualcosa, che gli dia una risposta e che mi scusi per il modo in cui l’ho trattato.
“T-Tu sei venuto nel mio negozio a comprarmi dei fiori e mi hai fatto credere di avere un ragazzo che in verità sarei io…?”
“Esatto piccolo, proprio così, anche se tecnicamente non era mia intenzione farti credere che avessi un altro ragazzo e, soprattutto, farti piangere…”
Ho bisogno di metabolizzare un attimo e capire cosa è appena successo. Chi mai sano di mente verrebbe a comprare dei fiori nel mio negozio per regalarmeli? Non capisco se sia più stupido lui o se sia più infantile io, ma sicuramente so che siamo entrambi due grandi e grossi idioti incapaci di esternare le proprie emozioni senza fare casini.
“Tu sei un coglione Brendon…” Bisbiglio infine, accarezzando i miei fiori dimenticati sul bancone e sorridendo al pensiero della risposta che mi darà.
“Io sarei un coglione? E allora tu cosa sei?” Ridacchia, sedendosi sul bancone e mettendo le gambe a penzoloni dalla mia parte.
“I-Io sono una persona molto sensibile che non ne fa mai una giusta, è diverso!” alzo lo sguardo verso il suo “Ma tu sei solo un grande e grosso coglione.”
“Oooh dov’è finito il vecchio Ryan che nemmeno osava dare del cretino a qualcuno?”
Mi prende il viso tra le mani e mi sorride, perdendosi nei miei occhi e avvicinandosi un pochino di più alle mie labbra.
“Beh, non esiste più…” poggio le mani sulle sue ginocchia e avvicino a mia volta il viso al suo “Ha conosciuto questo ragazzo, il suo ragazzo, che è un vero idiota e che l’ha cambiato completamente, insegnandoli a dire tutte queste inutili parolacce, ma sai una cosa?”
Porto le mani sulla sua schiena, stringendolo in uno pseudo abbraccio e godendomi la sensazione delle sue dita che affondano nei miei capelli.
“Cosa…?”
“Nonostante tutto, sono tremendamente innamorato di lui, coglione o meno che sia.”
Ridacchia, roteando gli occhi al cielo, e riportando le mani sulle mie guance ancora umide di lacrime.
“Temo di essermi innamorato pure io, lo sai fiorellino vergognosamente scemo?” Mormora per poi finalmente far incontrare le nostre labbra e zittirci a vicenda.
Questa bacio è diverso dagli altri, come se avesse qualcosa in più oltre, ovviamente, alla troppa lingua da lui chiamata in causa.
Mi mordicchia per qualche istante il labbro inferiore, risvegliando le farfalle addormentate nel mio stomaco e facendomi finalmente arrivare a comprendere che ciò che è diverso è il fatto che stiamo entrambi baciando rispettivamente il proprio ragazzo. Mai in vita mia avevo pensato di potermi meritare il lusso di avere un ragazzo, o comunque qualcuno che tenesse a me come B mi sta dimostrando, ma a quanto pare la vita può anche essere bella, a volte
“Sono più alto di te… Ora posso chiamarti piccolo senza che tu mi rompa le palle.”
“Sei seduto sul bancone B, ovvio che sei più alto!”
Stringe le gambe attorno alla mia vita, avvicinandoci sempre più l’un l’altro, e riprende ad accarezzarmi il viso.
“Taci un po’ stordito che non sei altro…”
Sorrido, incapace di offendermi, e gli concedo di baciarmi ancora, poiché ora come ora vorrei soltanto sentire il suo sapore delizioso sulla mia lingua per sempre.
“Buongiorno! Posso chi-”
“Siamo occupati… Passi più tardi.” Risponde senza staccare la sua bocca dalla mia, così che la frase esce fuori sotto forma di mormorio confuso e bagnato.
E dunque è proprio vero che un girasole, così solare e gioioso, possa innamorarsi di un timido e umile ibisco, e anche se ancora adesso non riesco a capire come sia potuto succedere, non ho più voglia di chiedermi il perché di ogni cosa.
Possibile che io, Ryan Ross, non sia più solo a questo mondo? A quanto pare, lo è.
*****
Sono già passati sei mesi e mai un singolo giorno ho avuto ripensamenti sulla nostra relazione.
Si è fatto assumere, o forse è meglio dire che si è innamorato del mio negozio, e di me, e non c’è stato verso di cacciarlo fuori, così che oramai siamo diventati in due a gestire questo posto e così che non sono più così tanto solo e malinconico come lo ero prima.
Alla fine, anche se quel famoso fine settimana senza i suoi me lo sono fatto scappare per colpa della mia stupidità, ho avuto modo di andare a stare a casa sua durante le ferie estive e… no, non abbiamo fatto “qualcosa” come invece lui desiderava disperatamente, ma siamo stati insieme a coccolarci per cinque giorni e ancora adesso sorrido come un pazzo a pensarci. Forse la sua mano aveva provato a spostarsi verso il basso, forse all’inizio glielo avevo lasciato fare, ma forse alla fine sono entrato nel panico più assoluto e gli ho ordinato di toglierla all’istante, ma non fa niente, B mi conosce e sa come sono purtroppo fatto.
Ha cambiato l’insegna fuori dal locale, trasformando quel semplice “Fioraio” insulso e anonimo, in “I fiori di Ryro e B” e tutti i clienti, me compreso, hanno apprezzato molto la tenerezza e stupidità della nuova insegna.
Mi ha regalato altri mazzi di fiori, possiamo dire che non ha mai smesso di farlo, regalandomene minimo uno a settimana con qualche extra e ad ogni “B, non dovevi” la sua risposta è sempre stata un bacio e un “decido io quanto e come viziare il mio ragazzo”.
Lui è… lui è la persona più affettuosa e dolce che esista al mondo, non credo che sia normale che in una coppia ci sia così tanto affetto, ma non credo nemmeno che esistano coppie con un Brendon poiché al mondo ne esiste solo uno e ce l’ho io, è solo mio e ne sono tanto onorato quanto geloso. A dire il vero non so chi tra i due sia il più geloso, dato che io vado fuori di testa per ogni singola ragazza che arriva e che per compare un mazzo di fiori ci prova spudoratamente con lui, mentre lui impazzisce quando qualcuno mi dice che sono carino, adorabile, e mi sorride facendomi arrossire.
“Tu sei mio fiorellino, ricordatelo bene…” E onestamente non so come potrei dimenticarmene.
Ci sono anche stati alcuni litigi, certo, come ad esempio quella volta in cui mi ha ucciso tutte le rose perché non le ha curate dai bruchi, o come quella volta che mi sono dimenticato del nostro primo mese da coppia e lui non mi ha più parlato per un giorno intero. Non è colpa mia, o almeno non del tutto, dato che non sono abituato a ricordarmi date del genere e dato che è già tanto se riesco a ricordarmi che giorno compio gli anni io, ma alla fine sono tutti bisticci senza senso e senza rabbia o cattiveria, destinati ad essere dimenticati quasi subito.
Mi ha presentato alla sua famiglia e credo che sua madre mi adori, dicendomi che sono “troppo carino per essere vero” e che “sono così felice che finalmente Brendon abbia trovato un ragazzo così dolce”, così che la curiosità di scoprire con che genere di persone si sia messo B mi ha spinto a chiederglielo una sera: “Lasciamo stare piccolo, okay? Non credo siano argomenti… adatti.”
B è bello, cavolo se lo è, ma non riesco davvero a capire con chi e con quanti ragazzi si sia mai messo per imbarazzarsi così tanto davanti a questa domanda apparentemente innocua.
Mio padre invece… beh, lui non ha reagito bene: “Sapevo che fossi frocio, ti si legge in faccia”, erano state le parole dettemi quando ho portato B a casa il giorno del nostro secondo mese e ancora adesso, dopo quattro mesi, non l’ho ancora perdonato.
“Hey, tesoro non te la prendere, non importa.” Ma per ora, mi importa ancora eccome. Mio padre deve capire che purtroppo la mamma non tornerà mai più indietro e che bisogna andare avanti, voltare pagina e che, se proprio non gli richiede un grosso sforzo, deve volermi bene, ma oramai pare che gli importi solo del gin e della televisione.
Nonostante questi piccoli ostacoli, queste piccole cose che ancora non vanno proprio benissimo, direi che per stare assieme solo da sei mesi la nostra coppia è più che solida e meravigliosa, e che forse posso finalmente dire di non essere più un bocciolo. B mi ha cambiato, questo penso sia chiaro, ma mi ha anche fatto conoscere tante di queste piccole e bellissime cose che mi hanno scaldato il cuore e fatto maturare un po’. Mi sta facendo capire che non bisogna aver paura delle persone, che non devo temere di rispondere e intraprendere una discussione con qualcuno che mi sta offendendo e che, soprattutto, è giusto esternare le proprie emozioni e non tenersele dentro.
Ogni volta che mi prende per mano, che mi sorride, che mi fa presente quanto bello sia qualcosa dentro me scatta e mi migliora sempre l’umore, mi fa sorridere, mi fa temere un po’ meno il prossimo e mi fa capire che devo smetterla di rimanere chiuso in me stesso e che devo aprirmi, che devo vivere.
Se dovessi descrivermi con una parola, ora non direi più bocciolo, un fiore chiuso non ancora pronto per aprirsi e mostrarsi al mondo, semplicemente perché non voglio più esserlo, voglio essere un fiore pure io.
“Andiamo piccino, stasera cena fuori! Dobbiamo festeggiare i sei mesi o no?”
In casi come questi, capisco di essere pronto a sbocciare.

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