Granelli di sabbia...

di effy_14
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Gesti ***
Capitolo 2: *** Piccoli gesti ***
Capitolo 3: *** nuovi gesti ***



Capitolo 1
*** Gesti ***


Ciao a tutti!!
Eccomi con tre piccoli capitoli da nulla =) Siamo ancora nel passato e avremo tre visioni della stessa scena. Mi sono permessa di prendere spunto dalla challenge “This Would be Love” indetta dal Forum FairyPiece.
Spero si possano capire i vari amori scelti =)
Grazie mille a tutti e buona giornata!!!
 
 
Effy
 
 
 
 
Erano poche le cose di cui era certo. La prima era che, indipendentemente dal come o dal dove, lui aveva fame. L’altra era che un giorno avrebbe avuto la sua bellissima statua di bronzo e la terza, non meno importante, era che lui sarebbe diventato il Re dei Pirati.
Eppure si ritrovò a sbattere nuovamente gli occhi, confuso, per la scena alla quale aveva appena assistito. Cioè non per l’atto in se, che si era svolto davanti al suo sguardo assonnato, ma al fatto che lui quel gesto lo aveva già visto fare.
Non sapeva come spiegare la sensazione che lo aveva colto, ma era come se avesse già vissuto un momento così. Ricordava che una volta, parlando con Chopper e Usupp, gli avevano spiegato qualcosa sul fatto che la mente, a volte, dava l’idea di replicare le immagini o i ricordi. Non ricordava il nome, ma non era importante: che fosse quello che stava accadendo?
Si sposto un pochino di lato, giusto per cercare di non farsi vedere, ma anche quel gesto gli parve conosciuto.
Poi il movimento di lei, e tutto fu chiaro…
 
la mente tornò automaticamente alla sua infanzia, sulla sua isola, quando il suo mentore Shanks si era “stabilito” nel villaggio di Foosha. In quel periodo un piccolo e non poco agitato Luffy passava tutte le sere nel bar di Makino fino alla chiusura, solo per stare più tempo con il Rosso.
Anche quella sera di maggio era stato così, solo che poi, causa la stanchezza per tutte le marachelle che aveva combinato durante il giorno, il piccolo si era addormentato malamente sul bancone del locale.
Probabilmente per la scomodità della posizione, o per l’attacco di fame che lo aveva colpito, si era svegliato dopo appena due ore ritrovandosi completamente solo.
Ancora assonnato aveva provato a cercare Makino nella cucina dietro il bancone, ma non aveva avuto molto successo, se non si conta per  la fetta di torta che aveva rimediato dalla credenza.
Con lo stomaco un pochino più pieno e convinto che ormai lo avessero abbandonato aveva deciso di tornare nella sua stanza, quella che Nonno Garp gli aveva lasciato nell’edificio accanto al bar.
Una volta aperta la porta però si era bloccato. Li aveva trovati. Shanks e Makino erano solo usciti per sedersi sul muretto di fronte all’edificio. Stava per chiamarli, ma non lo fece. Non capiva bene cosa lo aveva fatto fermare, ma sembrava che stessero così bene, li da soli a guardare la luna, facendolo arrivare a pensare che se si fosse fatto vedere avrebbe sicuramente rovinato qualcosa.
Dopo qualche minuto vide il Rosso alzarsi per togliere il suo inseparabile mantello e posarlo delicatamente sulle spalle della ragazza. Fu li che decise di nascondersi dietro la colonna della veranda.
Il sorriso che la donna rivolse all’uomo lo fece arrossire, non l’aveva mai vista così bella e felice. Una volta che il pirata si fu riseduto vide la testa verde, libera dalla solita bandana, posarsi leggera sulla spalla dell’uomo che, con fare tranquillo, aveva allungato un braccio a cingerle le spalle
 
…sorrise di un sorriso sincero, come molti anni prima.
Certo, forse non si poteva paragonare l’eleganza del Rosso con il modo di fare burbero con cui Zoro si era tolto la tunica zebrata e l’aveva porta a Nami, allungando solo il braccio verso di lei e non guardandola negli occhi. Eppure il sorriso che la compagna aveva fatto splendeva esattamente come quello della locandiera anni prima. Così come la naturalezza con la quale si era appoggiata a lui, come a farsi proteggere, aspettando paziente che lui, teso e impacciato, allungasse quel braccio per avvolgerla meglio. Si girò e decise che, anche per quella volta, non si sarebbe fatto vedere.
Tornò nel letto, nel quale si era ritrovato, dopo aver scavato per tutta la serata con quel vecchio nella buca e chiuse gli occhi.
Gli tornò alla mente anche quando, il giorno dopo, aveva chiesto, a quello che poi si era rivelato essere il papà di Usupp, cosa volesse dire quando un uomo prestava il suo mantello ad una ragazza.
Yasop prima lo aveva guardato confuso, ma poi, alzando lo sguardo sui due ragazzi che si parlavano non staccando mai gli occhi l’uno dall’altro davanti a lui, capì cosa intendeva quella piccola peste e l’unica parola che gli servì fu: Amore.
Sorrise sornione, che fosse amore anche quello che aveva appena visto tra i suoi compagni?
Beh solo con il tempo lo avrebbe saputo, lui sicuramente non lo avrebbe ostacolato in nessun modo, facendo finta di non capire nulla, come ogni tanto gli piaceva fare.
 

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Capitolo 2
*** Piccoli gesti ***


Buon giorno a tutti e buona settimana!
Ecco qui un altro capitolo della storia. Stesso posto, stessa sera, diverso punto di vista e ovviamente diverso amore! =)
Spero che vi possa piacere e vi ringrazio tutti!
Un abbraccio
 
Effy
 
 
 
Si svegliò, quasi spaventata, per il movimento che aveva avvertito alla sua destra. Una volta messa a fuoco la massa rossa di fronte a lei, però, aveva capito che non c’era nulla di cui preoccuparsi.
-Scusa Bibi, non volevo svegliarti. -
Sorrise tranquilla all’amica –No scusa tu, sono così tesa che ogni rumore mi fa sobbalzare. Tutto bene Nami?-
-Si si, solo che non riesco a prendere sonno, esco un momento. –
La vide alzarsi con solo il vestito di danzatrice addosso e avviarsi verso la porta. Non le sembrava stesse male, quindi poteva tranquillamente tornare a dormire.
Stava per ripiombare nel sonno quando un altro rumore, stavolta più lontano, le fece riaprire gli occhi.
Non ebbe però bisogno di mettere a fuoco la figura del verde che, faccia seria e concentrata, lasciava anch’esso la stanza. Non si stupì più di tanto, sapeva benissimo che non l’avrebbe fatta stare fuori da sola. Anzi, si era accorta subito che, oltre a lei, anche lui si era svegliato non appena la navigatrice si era mossa.
Un sorriso le solcò il volto, ma a chi volevano darla a bere?
Lei si era svegliata perché dormiva nello stesso letto della ragazza, quindi non destarsi era praticamente impossibile, ma lui? Lui era dall’altra parte della casetta, come poteva averla sentita? L’amore, si rispose.
Il sorriso sul suo volto passò dalla dolcezza alla malinconia in un attimo.
L’amore.
Credeva anche lei di aver amato.
Credeva, perché non aveva mai provato altro per nessuno, quindi non aveva molti metri di paragone per quel sentimento.
Chiuse gli occhi e la mente tornò con un sospiro al passato….
 
…Una splendente città, piena di gente allegra, si palesava sotto gli occhi da quel posto così alto. Non avevano scoperto da molto quel nascondiglio, ma subito era diventato il loro punto d’incontro fisso.
Si trovava lì già da un paio di minuti, ma degli altri nessuna traccia. Che fossero stati bloccati a casa dai loro genitori? Ma, cavolo, se lei che era la principessa era riuscita a liberarsi di suo padre, che problemi potevano avere gli altri?
Avverti un rumore alle sue spalle e, subito, si mise in posizione d’attacco.
-Tranquilla principessina, sono solo io. –
Un sorriso felice le si dipinse sul volto, era lui. Stava per salutarlo allegra e chiedere quale fosse il programma della giornata, quando il suo sguardo fu attirato da una macchia.
-Cosa hai fatto lì Kosa?- Allarmata si avvicinò al bambino andando subito a sfiorare con le manine quel piccolo rivolo di sangue che gli usciva dalla manica della tunica.
-Oh non è nulla, sono caduto da un albero. –
L’azzurra però non l’aveva nemmeno ascoltato. Si era subito affrettata ad alzare l’indumento, per rivelare il piccolo graffio sul braccio, e con quello che aveva, in altre parole un pezzo del suo vestitino, si era messa a curarlo alla bene e meglio: non mancando di borbottare contro la sua incoscienza e sbadataggine.
-..che poi io dico: ma che ci dovevi mai fare su di un albero? – si era fermata ed aveva incrociato gli occhi con quelli del biondo in attesa di una risposta.
-Beh ecco – il bimbo prima arrossì di colpo e poi, con ma mano libera da quella di Bibi, tirò fuori dalla tasca dei frutti gialli piccoli e tondi –Volevo prenderti un pochino di questi, mi sembravano già maturi, e poi so che sono i tuoi preferiti. –
La bimba rimase senza parole. Nella sua innocenza pensò che quello fosse il gesto più bello di tutti. Trasformò il broncio precedente in un nuovo sorriso e, arrossendo, allungò la manina a prendere quella dell’amico per poterla stringere.
Non dissero più nulla, mangiarono i frutti, e stettero lì a guardare il panorama del campanile fino al tardo pomeriggio. L’unica cose che fecero fu di non lasciarsi più le mani..
 
..Fu da quel gesto che capì. Capì che Kosa era il suo primo amore. Ricordava chiaramente il battere forte del suo cuore ogni volta che lo rivedeva e come immaginasse di loro sposati al castello.
Poi lui era partito e lei era cresciuta e le cose, purtroppo, erano cambiate parecchio, ma le poche volte in cui aveva potuto rilassarsi un attimo non aveva mai mancato di pensare a lui. Ora lo avrebbe rivisto, finalmente! Sperava solo andasse tutto bene.
Guardò la porta da dove erano appena usciti i suoi nuovi compagni d’avventure: chissà se anche il loro fosse il primo amore?
Le venne in mente una chiacchierata fatta con l’amica in una delle loro tante sere passate insieme. Avevano parlato, per l’appunto, d’amore e lei sembrava essere abbastanza esperta del campo, però, quando glielo aveva fatto notare e chiesto se lo aveva già provato sulla sua pelle lei era diventata scura in viso.
Si era sentita in colpa per averla fatta rattristare così, ma poi la rossa le aveva raccontato di sua madre, Bellmer, e dell’amore che lei, nonostante non ci fossero legami di sangue, le aveva dato sempre e in ogni caso. Era quello l’amore che aveva conosciuto per anni e che un giorno le era stato tolto in pochi minuti. Poi aveva conosciuto quegli strani ragazzi e si era sentita di nuovo amata.
Un sorriso furbo le si disegnò sul volto al ricordo della frase che la sua amica aveva detto dopo il racconto. Lei ora si sentiva amata si, e, a detta sua, stava imparando ad amare a sua volta.
Al tempo non aveva dato un peso specifico a quella frase, ma ora, sapendola lì fuori con lui, probabilmente a litigare come sempre, capiva di cosa parlava.
Si rigirò nuovamente per dormire, domani l’avrebbe tempestata di domande, curiosa di sapere. Magari grazie alle sue parole avrebbe finalmente capito se ciò che provava per Kosa era o non era amore.

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Capitolo 3
*** nuovi gesti ***


Buon giorno a tutti!!! =)
Finalmente l’ultimo capitolo!!
Che non mi convince molto, ma più lo rifacevo e meno mi convinceva quindi ho deciso di prendere la prima bozza e via. Forse volevo mettere troppe cose in una storia sola, forse troppo poche, non lo so lascio a voi la decisione.
Vi avviso che troverete uno Zoro, forse poco Zoro, e probabilmente è questo che non convince, ma vabbè -.-‘
Errori grammaticali?!Probabilmente a go go, ma l’ho riletta tante di quelle volte che ormai ci vedo doppio, quindi mi butto così.
Grazie mille a tutti!
Buona giornata e buon fine settimana!!
 
Effy
 
 
 
 
Era già la terza volta che la sentiva muoversi nel letto, ma che aveva? O meglio che aveva lui da dover stare per forza sveglio se anche lei non dormiva?
Un altro rumore gli fece aprire leggermente gli occhi. Si era alzata, svegliando Bibi, ed ora stava per uscire.
Fece passare qualche minuto, in modo da far riaddormentare la principessa, e poi, come se sul suo letto ci fossero i carboni ardenti, si alzò anche lui.
 
Il vento freddo gli solleticò la faccia, facendogli chiudere gli occhi per la sabbia che trasportava. Una volta abituato alla luce che la luna, più piena che mai quella notte, regalava, cercò la figura della compagna.
Su un muretto, non molto lontano, la figura della navigatrice risaltava su tutto.
La chioma rossa della ragazza, lasciata libera dalla piccola coda che soleva portare in quei giorni, si muoveva lenta nell’aria. Sembrava una visione: le spalle candide, la schiena dritta, perfetta.
Se qualcuno avesse sentito i suoi pensieri sarebbe sicuramente rimasto a bocca aperta e con gli occhi fuori dalle orbite. Quelli non erano pensieri da Zoro. Eppure, lui, il diretto interessato, non fece altro che sospirare e accettare quelle parole rimbombanti nella sua testa.
Non erano le prime e, temeva, non sarebbero state nemmeno le ultime. Ormai era da dopo Arlong Park, e da quella notte passata a farle compagnia mentre la pioggia batteva incessante, che non faceva che pensare a lei.
Più cercava di distogliere lo sguardo, di cambiare i pensieri, di trovarla insopportabile, più il suo corpo si muoveva per lui: cerando sempre di avvicinarsi e di tenerla sotto controllo. Si era scoperto protettivo e attento, senza che realmente lo volesse. Come in quel momento.
-Come mai sveglio spadaccino?Non dirmi che vuoi allenarti anche qui!-
Senza nemmeno rendersene conto era arrivato esattamente dietro di lei e probabilmente nemmeno troppo silenziosamente.
-Tu che ci fai sveglia?Cos’è non ti sei stancata abbastanza a stare tutto il giorno comoda su quel cammello?- Attaccare. Attaccare sempre e comunque. Era l’unica cosa che sapeva fare. Era l’unico modo per sconfiggere quel nemico fatto ragazzina che lo metteva in continua discussione con se stesso.
Ma come disse qualcuno una volta: non si può lottare contro i mulini a vento.
La rossa infatti non diede il minimo segno di voler cogliere la provocazione.
-Dai, vieni a farmi compagnia. Sveglio tu, sveglia io: perché non stare svegli insieme?-
Un tuffo al cuore lo colse d’improvviso quando il viso della compagna si girò verso di lui con un sorriso dolce. Doveva andarsene, scappare, ma come detto prima , se la sua mente, a volte anche troppo razionale, la pensava in un modo, i suoi muscoli, invece, sembravano muoversi per lui.
Con un sonoro sbuffo, causato probabilmente da quel barlume di orgoglio che, ringraziando il cielo, pensò, non ne voleva sapere di lasciarlo, e con la poca grazia che lo caratterizzava si accomodò sullo stesso muretto della ragazza, ma tenendo sempre una buona distanza.
Si mise, cocciuto, ad osservare il cielo: come se ci fosse qualcosa di davvero interessante da non lasciarsi sfuggire pur di non incrociare di nuovo il suo sguardo, che sentiva insistente su di lui. Cercò di non cedere nemmeno un millimetro, ma un rumore lo fece deconcentrare. Nemmeno il tempo di capire qualcosa che se la ritrovò quasi appiccicata al braccio.
-Ma che fai?- Il viso rosso, la voce più alta del solito e un batticuore che preannunciava un sicuro infarto.
-Shhhh!Cosa vuoi svegliare tutti?- La vide controllare verso la porta della casetta se il suo urlo avesse fatto danni, svegliando qualcuno. Dopo pochi minuti di silenzio riprese a parlare.
-Il punto non è cosa faccio io, ma cosa fai tu?Ti chiedo di farmi compagnia e a momenti ti siedi dall’altra parte del paese?!- Con il viso imbronciato e gli occhi fissi su di lui mise le mani suoi fianchi. Cavolo, ora si faceva sgridare anche a bassa voce!
Cercò di continuare con la tecnica del silenzio vedendola rilassarsi nuovamente e alzare il viso al cielo per godersi il leggero vento che si era alzato.
Pensò si fosse rassegnata dal parlare quando dei lamenti attirarono la sua attenzione facendolo girare.
Un risata, bassa ma gutturale, si levò nell’aria. Aveva abbassato lo sguardo e la scena che gli si era presentata davanti era una delle più spassose che avesse mai visto.
La rossa stava litigando, con tutte le sue forze, contro il vento e contro quei capelli che,seppur corti, di stare in modo decente, non ne volevano proprio sapere. Aveva, infatti, alcuni ciuffi davanti al viso, altri completamente dritti in aria e altri ancora ingarbugliati tra loro.
-Oh per l’amor del cielo!- La vide usare entrambe le mani per cercare di fermare il tutto peggiorando solo la situazione –Si più sapere cosa ridi?!?grrr-  Ok, ora si stava arrabbiando sul serio.
-Beh, sembri un gattino arruffato!- Un’altra risata ancora stava per uscire dalla sua bocca. Stava, perché il pugno della rossa arrivò prima.
-Piantala ominide!Uff io volevo solo non doverli legare sempre, ma a quanto pare è impossibile. –
Si rialzò, sputacchiando un po’ di sabbia, pronto a fargliela pagare, ma vederla così abbattuta lo bloccò nuovamente. Si rimise seduto e attese che lei continuasse a parlare.
-Sai ho sempre voluto i capelli lunghi, ma con la vita che facevo prima non erano proprio il massimo della comodità. Così me li sono sempre tenuta il più corto possibile. – La vide tirarsi su con la schiena – E dovevo tagliarli spessissimo perché sembravano crescevano velocissimi- tornò scoraggiata - Ora però che sono libera di fare come voglio sembra che loro non siano d’accordo. –
Ok. Lui aveva ascoltato tutto, ma ora che gli doveva dirle!?! Cioè: stava parlando di acconciature, con lui. Su serio? Cercò qualcosa, qualsiasi cosa da dire, ma lei lo precedette di nuovo.
-Pazienza! Vorrà dire che me li taglierò ancora. – Si girò verso di lui con un nuovo sorriso sul volto –Magari non starei nemmeno bene con i capelli lunghi. –
-Secondo me devi insistere, ne varrebbe la pena!- si girò convinto verso il suo viso e la vide cambiare espressione, colpita da quelle parole.
Non sapeva nemmeno lui da dove fossero venute, ma non gli pareva giusto che lei, che nella sua precedente vita si era privata di tutto, si dovesse privare anche ora di un desiderio così innocuo. I loro occhi rimasero incatenati così per dei secondi che sembravano infiniti e, man mano che il tempo passava, il respiro che usciva dalla bocca dolce ed invitante di Nami diventava sempre più vicino.
Non si rese conto di quello che stava per succedere fino a che una folata di vento, più forte delle altre, non fece nuovamente appiccicare tutti i capelli della rossa davanti al viso, colpendo con le punte anche lo gote del ragazzo.
Si allontanarono di colpo l’uno dall’altro. Lei per decidersi a legare quei dannati capelli e lui per riprendere un briciolo di autocontrollo.
Cosa stava per succedere, si chiese quasi spaventato. Era meglio andare.
Si alzò di scatto da muretto convinto più che mai di “scappare” il più lontano possibile quando, girandosi verso la compagna per salutarla, si fermò indeciso.
Nami, infatti, non si era mossa di un millimetro, ma anzi si era rannicchiata ancora di più sfregandosi le braccia con le mani incrociate per scaldarsi.
-Rientri già?Si sta meglio qui fuori no?-
La guardò perplesso. Ma che diceva, si vedeva lontano un miglio che stava congelando e nonostante tutto sosteneva si stesse meglio li fuori.
Cercò di resistere ma quegli occhi sembravano pregarlo di non lasciarla sola.
Con un gesto secco e impacciato si tolse la mantella zebrata dalle spalle e la porse alla ragazza risedendosi poi accanto a lei.
Si ritrovò dopo poco con la testa rossa della ragazza appoggiata alla sua spalla e il suo braccio a stringere quell’esile corpo a lui.
Aveva molte domande da farsi, forse troppe. Eppure in quel momento, nel quale avrebbe dovuto essere confuso oltre ogni immaginazione, pensò che non era mai stato più sereno.
Si sentiva nel posto giusto con le persone giuste e per lui, che era sempre stato solo, quell’idea lo coglieva di sorpresa.
Riabbassò lo sguardo sulla chioma rossa che si ormai aveva preso piena proprietà della sua spalla non riuscendo però ad infastidirsi. Con un ghigno lieve sul volto concluse che forse, un giorno, avrebbe capito cosa stava succedendo in lui, cosa lei stava scatenando in lui, ma che per quella sera le domande potevano concludersi li.
 
 
 
 
Lo avrebbe scoperto qualche giorno più tardi, durante un duello all’ultimo sangue, quando le parole del suo maestro gli sarebbero risuonate in testa più chiare che mai..
 
.. Lo spadaccino più forte del mondo è colui che possiede la forza di difendere ciò che vuole difendere..
 
..e Zoro sapeva ormai perfettamente cosa voleva difendere.
 
 
 
 
 
 
 

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