A Wacky Cupid

di samv_s
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** First ***
Capitolo 2: *** Second ***
Capitolo 3: *** Third ***
Capitolo 4: *** Fourth ***
Capitolo 5: *** Fifth ***
Capitolo 6: *** Sixth ***
Capitolo 7: *** Seventh ***
Capitolo 8: *** Eighth ***
Capitolo 9: *** Ninth ***
Capitolo 10: *** Tenth ***
Capitolo 11: *** Eleventh ***
Capitolo 12: *** Twelfth ***
Capitolo 13: *** Thirteenth ***
Capitolo 14: *** Fourteenth ***
Capitolo 15: *** Fifteenth ***
Capitolo 16: *** Sixteenth ***
Capitolo 17: *** Seventeenth ***
Capitolo 18: *** Eighteenth ***
Capitolo 19: *** Nineteenth ***
Capitolo 20: *** Twentieth ***
Capitolo 21: *** Twenty-first ***
Capitolo 22: *** Twenty-second ***



Capitolo 1
*** First ***


Posò nuovamente lo sguardo sui due ragazzi intenti a chiacchierare sullo stipite della porta e sbuffò, poggiando la testa sulle braccia che giacevano sul banco.
“Dio, fatemi stare al posto di Yoongi…” Sussurrò piano osservando ancora i due ragazzi, concentrandosi principalmente sulla figura più slanciata fra i due.
“Jiminie, se continui così finirai col sciuparlo.” Una voce alle sue spalle lo fece sobbalzare e si girò di scatto.
“Jungkook-ah, ma sei impazzito? Stavo morendo!” Rispose Jimin rivolgendo uno sguardo trucido all’amico, il quale soffocò a stento una risata divertita.
“Fatto sta che ti stavi mangiando con gli occhi Kim Taehyung, ancora una volta.” Aggiunse l’altro portandosi una mano a spostare una ciocca di capelli ricaduti sulla fronte. Jimin riportò lo sguardo sulle due figure ancora intenti a parlare.
“No dico, ma l’hai visto? Si fa ogni giorno più bello: come faccio a non soffermarmi su i suoi occhi magnetici oppure sul suo sorriso meraviglioso. Per non parlare poi delle sue labbra, manco ti dico cosa mi ispirano.” Sussurrò il corvino all’amico appena questi gli si fu seduto accanto, facendogli contrarre il viso in una smorfia di disgusto.
“Grazie Jimin, non ci tenevo a conoscere i tuoi più reconditi sogni erotici.” Il diretto interessato lo guardò in malo modo prima di riprendere a sbuffare.
Ormai quella situazione andava avanti da ben due anni.
Jimin si era ritrovato a ripetere il primo anno a causa di problemi familiari, e il fato aveva voluto che anche un altro studente dovesse ripetere l’anno scolastico: Kim Taehyung.
Entrambi, erano stati poi inseriti nella stessa classe. Per sua fortuna, il corvino aveva avuto la compagnia ed il supporto di Jungkook in quella nuova classe. Lo stesso non era accaduto per Taehyung, ma un tipo come lui non aveva impiegato molto a stringere nuove amicizie.
Jimin lo aveva sempre trovato un bel ragazzo: pelle ambrata, corpo asciutto e slanciato, occhi di un nocciola intenso e sorriso rettangolare. Kim Taehyung aveva poche e semplici caratteristiche da apprezzare, e Jimin le aveva trovate sin da subito bellissime.
Ma ciò che era iniziato come semplice attrazione fisica, era tramutato in una cotta con la “C” maiuscola. Il giovane si era così ritrovato ad immaginare il giorno in cui avrebbero parlato per la prima volta o a fantasticare su un loro primo bacio.
Ma a quanto sembrava, queste sarebbero rimaste solo fantasie. Nonostante Jungkook ci avesse provato più volte, Jimin era fermo sulla sua idea: Kim Taehyung non doveva sapere della sua cotta.
Così adesso, quello che si trovava sempre ad osservarlo da lontano e a sorridere malinconico, era proprio Jimin.


La giornata scolastica era finalmente giunta al termine.
Jimin controllò le lancette del suo orologio segnare le due e cinque del pomeriggio: se si fosse dato una mossa, forse avrebbe raggiunto giusto in tempo la fermata degli autobus e prendere il bus delle due e dieci. Così, superato il cancello principale, si mise a correre lungo il marciapiede per fare il più in fretta possibile. Durante la sua corsa, però, non si accorse di un ragazzo dai capelli color rosso scuro camminare con passo lento. Non avendo alzato lo sguardo in tempo, il corvino lo urtò così forte da farli cadere entrambi.
“Oddio scusami! I-io non stavo osservando la strada e…” Prese a balbettare delle scuse mentre si alzava da terra e ripuliva l’uniforme dalla polvere: sul lato sinistro del pantalone vi era uno squarcio ben evidente, e del sangue iniziare a fuoriuscire dalla ferita creatasi sul ginocchio. Quando alzò finalmente lo sguardo per chiedere ancora scusa al giovane che aveva colpito, ci mancò poco che gli crollasse la mandibola.
Davanti a lui, mentre si aggiustava i capelli, c’era Kim Taehyung.
“I-io davvero n-non ti ho visto, m-mi spiace tantissimo!” Si scusò nuovamente inchinandosi in modo che l’altro non notasse il rossore che gli aveva imporporato le guance. Si sentiva un perfetto imbecille in quel momento.
“Hey, non preoccuparti.” Lo rassicurò Taehyung abbassandosi al suo stesso livello pur di guardarlo in viso e sorridergli. Jimin, a quella vista, sentì le gambe cedergli. Nonostante ora avesse la camicia sgualcita e i pantaloni ancora sporchi di polvere, il rosso risultava sempre bellissimo a i suoi occhi.
“Io non so davvero come scusarmi, mi spiace tanto.” La voce del biondo era ridotta quasi ad un sussurro, mentre il rossore non voleva saperne di abbandonare le sue guance.
“Tranquillo, davvero. Adesso scusami, ma sono in ritardo.” Rispose sorridendogli ancora Taehyung. Afferrò il suo zaino precedentemente caduto nell’impatto e iniziò a dirigersi nuovamente verso la sua strada.
“Ah! – urlò voltandosi e richiamando nuovamente l’attenzione di Jimin ancora incredulo – Tu sei l’altro ragazzo rimandato della mia classe, giusto? Park Jimin se non erro.” E Jimin si trattenne dal non urlare lì, in mezzo al marciapiede davanti alla sua cotta stratosferica che ricordava il suo nome.
“S-si.” Rispose il biondo.
“Bene, è stato un piacere fare la tua conoscenza Jimin.” Detto ciò, sorrise nuovamente prima di voltarsi e lasciare il biondo da solo in mezzo a quella via ormai deserta.
Con la faccia completamente rossa e lo sguardo sognante, Jimin riprese a correre con una leggera fatica dovuta al graffio: ormai aveva perso l’autobus, ma casa dell’amico era vicina.
Jungkook doveva assolutamente sapere ciò che era successo.


“Ma che diamine…!?” Jungkook aveva aperto la porta ad un Jimin leggermente sudato e con il fiato corto per la corsa. Quando poi aveva notato lo stato della divisa del corvino e i suoi capelli scompigliati, il sopracciglio si alzò ancora di più.
“Jimin, ma che cavolo hai combinato? Ti ho lasciato circa mezz’ora fa! Sapevo di doverti dare un passaggio, mamma dove insistere ancora di più…” La ramanzina del più piccolo fu prontamente bloccata da una mano piccola e paffuta di Jimin, che nel frattempo aveva preso posto sul divano e aveva iniziato ad ispezionarsi la ferita sul ginocchio: il taglio, per fortuna, non era profondo ma andava disinfettato.
“Ci ho parlato Jungkook, ti rendi conto? Dio, è ancora più bello da vicino e come pronuncia il mio nome poi. Quella voce così profonda è da orgasmo!” Se qualcuno gli avesse chiesto di descrivere il corvino in quel momento, Jungkook lo avrebbe associato a qualche ragazzina di sedici anni dopo aver parlato con la sua cotta: gli occhi lucidi e sognanti erano quelli, ed anche il sorriso da pesce lesso era praticamente identico.
“Ma parlato con chi Jimin? Non ci sto capendo nulla, e poi come hai fatto a tagliarti?” Chiese ancora confuso Jungkook precipitandosi a prendere tutto l’occorrente per disinfettare prima che l’amico aprisse bocca. Per loro fortuna, i signori Jeon erano entrambi a lavoro.
“Allora, quando sono uscito da scuola ho osservato l’orologio per vedere se riuscivo a prendere il bus delle due e dieci. Così, ho iniziato a correre senza fare attenzione a cosa o chi potessi incontrare nel mio tragitto. Ad un certo punto però…Ahia! Fai male se premi, idiota!” Un piccolo lamento fuoriuscì dalle labbra carnose del corvino facendo alzare gli occhi al cielo all’amico, intento a passargli dell’ovatta sul taglio.
“Come stavo dicendo, – riprese poco dopo – non stavo prestando attenzione a nulla. Per questo motivo, mi sono accorto troppo tardi di aver urtato una persona. L’impatto è stato così forte da farci cadere entrambi e proprio in quel momento mi sarò graffiato. Ma quando ho notato chi fosse l’altro ragazzo, tutto è passato in secondo piano Kookie. Era Taehyung!” Quando Jimin concluse tutto euforico facendosi scappare un urletto emozionato, Jungkook sgranò gli occhi visibilmente incredulo per le parole dell’amico.
Entrambi stentavano a crederci: Jungkook non riusciva a metabolizzare il fatto che il suo migliore amico avesse finalmente avuto l’opportunità di parlare con la sua cotta e di come quest’ultima, secondo le parole di Jimin, sapesse della sua esistenza e del fatto che stessero in classe insieme. Eppure, il sorriso stampato sul volto del corvino, era una dimostrazione palese che tutto l’incontro raccontatogli, non era frutto della sua immaginazione. Jungkook era felice per Jimin, felice di rivedere quel sorriso genuino sul volto del proprio migliore amico.


Era ora di pranzo e tutti gli studenti si trovavano seduti ai tavoli della mensa o si trovavano fuori, intenti a consumare i loro pranzi al sacco seduti sull’erba ben curata del giardino che circondava l’istituto scolastico.
Jimin e Jungkook erano seduti al loro solito tavolo in compagnia dei loro hyung: Kim Seokjin e Kim Namjoon.
Il primo dei due era il presidente del comitato studentesco, conosciuto non solo per la sua media impeccabile ma anche per la passione e l’impegno che metteva nel suo lavoro da presidente. Da quando era stato eletto, la scuola aveva partecipato a molte attività che le avevano garantito pubblicità e nuovi iscritti ogni anno. Seokjin era un ragazzo socievole, simpatico e sempre pronto a dare una mano: Jimin riconosceva nella sua figura un modello esemplare da seguire.
Il secondo, Kim Namjoon, era il figlio del preside, ma non aveva mai sfruttato questa situazione a suo favore. Era un tipo abbastanza pacato e riservato, amante delle lingue straniere e della musica. Jimin e Jungkook lo avevano conosciuto durante la festa di chiusura dell’anno precedente in cui Namjoon si era occupato della musica improvvisandosi vocalist e dj per una volta, e aveva svolto un ottimo lavoro. Tra brani consigliati e complimenti, avevano iniziato a parlare e col tempo il loro rapporto si era stretto maggiormente. Nonostante le differenze caratteriali dei quattro, erano un gruppetto molto affiatato: dopo Jungkook, Seokjin e Namjoon erano i più cari amici di Jimin.
“Quindi avete parlato, Jiminie sono davvero molto contento per te!” Esclamò Seokjin tra un boccone e l’altro, mentre Namjoon annuiva d’accordo con le parole dell’amico.
“Grazie ragazzi. Da quel giorno le cose sembrano esser cambiate, anche se in minima parte. Finalmente mi saluta e per adesso, sono davvero molto contento di come si sta evolvendo il tutto. Ancora stento a crederci, e sono estremamente felice.”
Era infatti passata una settimana dallo scontro con Taehyung, e nei giorni successivi il corvino aveva notato dei leggeri miglioramenti: erano soliti dirsi “ciao” adesso, oppure il rosso si rivolgeva a lui per situazioni riguardanti la scuola. Con quei gesti, Jimin era riuscito a poco a poco a superare l’imbarazzo di fronte all’altro e al trattenersi dall’arrossire ogni qualvolta che Taehyung sorrideva. 
“E quando passerai in seconda base?” Chiese curioso Namjoon passandosi una mano fra i capelli. Jungkook alzò lo sguardo, adesso più interessato della conversazione che del panino che giaceva nel suo piatto: finalmente, qualcun altro che consigliava a Jimin di fare un passo avanti con Taehyung.
“O-ogni cosa a suo tempo, hyung.” Balbettò il corvino abbassando il viso e andando a punzecchiare con la forchetta il cibo nel suo piatto. Dopo quelle parole, nessuno aggiunse altro. Tutti sapevano quanto Jimin fosse timido, ma avrebbero tanto voluto vederlo felice. Nonostante quest’ultimo sapeva che le parole dei suoi amici fossero dette solo a fin di bene, non riusciva davvero a seguire quei consigli e a metterli in pratica. Certo, adesso lui e Taehyung si scambiavano qualche parola, ma ogni volta che pensava di poter fare un passo avanti, la paura di sbagliare lo faceva bloccare. Avrebbe tanto voluto non pensarci, accantonare quell’ansia e fare lui il primo passo: sperava che col tempo quel suo timore sarebbe sparito lasciando spazio a tanto coraggio.


“È appena arrivato.” Le parole di Jungkook lo riportarono alla realtà facendogli spostare lo sguardo in direzione dell’entrata della mensa. Accompagnato da Yoongi con il quale stava parlando, c’era Taehyung. Secondo Jimin, quel giorno sembrava più bello del solito: aveva i capelli leggermente mossi e la camicia bianca che aveva indossato sotto la giacca della divisa scolastica, gli fasciava alla perfezione le spalle larghe e l’addome asciutto. I due presero poi posto ad un tavolo poco distante dal suo e per tutto il tragitto, il corvino non aveva staccato gli occhi dalla figura del rosso. Riportò gli occhi sul suo piatto solo quando si accorse di essere stato colto in flagrante da Yoongi, che lo osservò con fare annoiato.
“Hyung!” Fu l’esclamazione di Taehyung, qualche minuto dopo, a fargli rialzare la testa, le guance ancora leggermente rosse per la figura di poco prima. E quando posò nuovamente gli occhi sulla figura del rosso, si accorse di come questi fosse stretto in un abbraccio con un altro ragazzo che mai aveva visto prima.
“Chi è?” Chiese infatti, rivolto ai suoi amici.
“È Jung Hoseok, a quanto pare è tornato dal Giappone.” Rispose Seokjin posando le bacchette sul suo vassoio.
 
 
Lo sguardo di Jimin era ancora posato sulle due figure poco distanti che si abbracciavano, come tutti gli occhi dei presenti nella sala mensa: il benvenuto entusiasta di Taehyung sembrava aver richiamato l’attenzione di fin troppi studenti, secondo il corvino. Sbuffò contrariato posando con forza la lattina di succo sul tavolo a cui sedeva.
“Saranno cinque minuti abbondanti che si abbracciano, stanno dando spettacolo!” Sentenziò stizzito prima di alzarsi congedandosi con un semplice “vado al bagno prima che suoni la campanella”. Gli altri tre ancora seduti al tavolo, decisero di non seguirlo e di non provare a farlo rimanere in mensa: anche chi non fosse stato a conoscenza dei sentimenti di Jimin, in quel momento avrebbe notato la gelosia del corvino.
Abbandonata la mensa, Jimin tirò un sospiro di sollievo riprendendo a camminare con la sua solita andatura lenta. Adesso che ci pensava, non aveva mai visto Taehyung così felice di vedere un suo amico: non si era mai comportato in questo modo con Yoongi. Quell’Hoseok doveva essere quindi una persona molto speciale per il rosso.
Sbuffò infastidito e scosse la testa cercando di non pensarci: se avesse continuato a scervellarsi sul rapporto che legava quei due, sarebbe uscito pazzo entro la fine di quella giornata scolastica. Notando l’ora sul display del suo cellulare, si accorse di avere ancora del tempo per andare in bagno e darsi una rinfrescata.
“Park Jimin, giusto?” Una voce lo fece voltare ed il suo sguardo si posò su una figura alta quanto lui dai capelli grigi e mossi.
Min Yoongi.
“Si?” Chiese leggermente confuso che quel ragazzo gli rivolgesse la parola.
“Ho bisogno di parlarti, ma qui a scuola non mi sembra il luogo adatto. Incontriamoci questo pomeriggio alle cinque, al bar qui all’angolo.” Detto ciò, il maggiore abbandonò i bagni, lasciando il corvino confuso.
 
 
Jimin non aveva proferito parola di quell’incontro con nessuno, nemmeno a Jungkook che più volte gli aveva chiesto come si sentisse durante le ultime ore di scuola. In tutte le occasioni aveva risposto con un “sto bene, non preoccuparti” non molto convincente, ma ormai la sua mente aveva abbandonato ogni pensiero riguardante Taehyung e quel certo Hoseok.
Cosa voleva Min Yoongi da lui? Non riuscendo a darsi una risposta, si ripeté che l’avrebbe scoperto quel pomeriggio.
Quando l’orologio segnò le quattro e venti del pomeriggio, Jimin deglutì piano prima di avvisare sua madre ed uscire di casa. Percorse lentamente la strada da casa sua fino alla fermata dell’autobus cercando di rilassarsi.
Ma l’ansia non ne voleva sapere di abbandonare il suo corpo, anzi aumentò a dismisura quando si ritrovò davanti al bar indicatogli quella mattina dall’altro.
Spinse la porta facendo tintinnare il campanello e lasciò che il profumo di cornetti appena sfornati gli inebriasse i sensi. La musica di sottofondo lo fece rilassare per un momento, prima che suo sguardo incrociasse quello di Yoongi.
“Ciao.” Disse quando raggiunse il tavolo a cui era seduto il grigio, prendendo poi posto sull’altra sedia libera.
“Ciao. - Rispose di rimando Yoongi – Prima che tu possa aggiungere altro, decidi prima cosa ordinare.” Aggiunse bloccando in anticipo la domanda di Jimin, che boccheggiò qualche minuto prima di portare il suo sguardo sul menù.
Quando venti minuti più tardi le loro ordinazioni arrivarono, il corvino ringraziò mentalmente il cameriere: durante quel tempo di attesa, i due non si erano scambiati una sola parola facendo così calare un silenzio imbarazzante.
“Immagino tu ti stia chiedendo perché ti ho detto di vederci.” La voce di Yoongi richiamò l’attenzione di Jimin intento a gustarsi la sua fetta di torta ai lamponi.
“Uhm…si.” Rispose tra un boccone e l’altro.
“Si tratta di Taehyung, ho notato come lo guardi e ho capito che ti piace. Oggi ho avuto modo di osservarti e penso che questa cotta vada avanti da parecchio, giusto?” Jimin quasi non si strozzò alle parole del maggiore. Le guance si colorarono di un leggero rossore, mentre con una mano si spostò nervosamente i capelli all’indietro.
“Co-come diamine hai fatto a capirlo?” Chiese balbettando Jimin. Se Yoongi ne era a conoscenza, di sicuro anche il rosso adesso lo sapeva. A quel pensiero, le sue goti si fecero ancora più rosse. Adesso aveva una voglia matta di scappare da lì e di rifugiarsi sotto le sue coperte per il resto della sua vita.
“Il tuo sguardo e i tuoi gesti sono quelli di una persona fottutamente infatuata. – Rispose con tono calmo Yoongi. – Ma sappi che Taehyung non ne sa nulla di questa storia. Parlarti è stata una mia idea.” A quelle parole, Jimin tirò un leggero sospiro di sollievo: la sua reputazione non era del tutto persa.
“Cosa vuoi da me, allora?” Chiese titubante cercando in tutti i modi di non incrociare lo sguardo serio dell’altro. In quei due anni, non era riuscito a comprendere come due persone così diverse come Yoongi e Taehyung potessero essere amiche: il primo gli era sempre sembrato una persona distaccata, fredda e perennemente annoiata; mentre il rosso era un concentrato di voglia di vivere.
“Semplicemente, voglio aiutarti.” Le ultime parole di Yoongi spiazzarono completamente il corvino che lo osservò confuso.
Se uno come Min Yoongi si proponeva di dargli una mano, le cose non sarebbero finite nel migliore dei modi.














 
Salve a tutti!
​So di non essere nuova in questa sezione, ma dubito che qualcuno si ricordi delle mie storie (dato che poco dopo le rimuovevo dal sito perché incapace di continuare).
​Oggi sono tornata con questo piccolo progetto e parto col ringraziare chiunque abbia letto fin qui: scusatemi per eventuali errori, ma non ho avuto il tempo di rileggere il tutto. Quando mi sarà possibile, correrò a modificare gli errori (o orrori) che ci sono.
​Questa storia nasce come una Vmin: un Jimin con una mega cotta per Taehyung, farà di tutto per conquistarlo. E abbiamo il nostro ​strambo cupido​ ad intervenire e dare una mano. Chi se lo sarebbe mai immaginato Min Yoongi in queste vesti?
​Beh, spero che questo primo capitolo introduttivo vi abbia colpito e se vi va, lasciatemi una recensione.
​Detto ciò, vi saluto e vi auguro una buona Domenica!
​Baci, Sam.

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Capitolo 2
*** Second ***


“Capisco che la mia proposta abbia dell’assurdo, ti si legge in faccia che non ti fidi affatto delle mie parole. – Disse Yoongi mentre era intento a versare una bustina di zucchero nella tazzina contenente il suo caffè. Le guance di Jimin tornarono e tingersi di un leggero rossore: odiava essere un libro aperto con tutti ed inoltre la naturalezza con cui l’altro glielo faceva notare lo faceva imbarazzare ancora di più. – Ma la questione è semplice, trovo che tu sia un ragazzo adatto a Taehyung. Uno spirito “libero” come il suo avrebbe bisogno di una persona pacata al suo fianco, qualcuno che lo faccia rimanere con i piedi per terra.” Concluse, facendo spuntare anche un lieve sorriso soddisfatto sulle labbra del corvino.
“Comprendo le tue intenzioni Yoongi, ma vedo Taehyung molto preso da quel certo Hoseok. Oggi li hai notati anche tu, no?” Ammise Jimin quasi in un sussurro ripercorrendo con la mente gli avvenimenti di quella mattina: il solo ripensare al sorriso sornione che aveva avuto Taehyung, lo indusse a stringere più forte il tessuto della maglia che indossava.
“Appunto per questo.” Aggiunse Yoongi, facendo finalmente comprendere le sue intenzioni a Jimin.
“Ti piace Hoseok!?” Chiese trattenendo a stento una risata. Non avrebbe mai pensato che uno come il grigio potesse infatuarsi di uno come il ragazzo dai capelli arancioni. Da quel poco che aveva visto e capito tramite il discorso di Yoongi, Hoseok aveva un carattere molto simile a Taehyung.
“Problemi?” – Fece il maggiore guardando con sguardo trucido il corvino, che scosse energicamente il capo. – In ogni caso, entrambi vogliamo la stessa cosa: quei due non devono finire col stare insieme.” Concluse concentrandosi poi a finire la sua ordinazione. Jimin annuì pensieroso. Sapeva che l’aiuto di Yoongi, una delle persone più care al rosso, potesse essere fondamentale per avvicinarsi a quest’ultimo. Ma sarebbero riusciti nel loro intento? Jimin non era mai stato un ragazzo coraggioso, tutt’altro e sapeva che in quelle circostanze, avrebbe dovuto affrontare situazioni che ne richiedevano a sufficienza. Prese un bel respiro prima di rispondere.
“Devo darti la mia risposta adesso?” Chiese speranzoso di avere del tempo per decidere, per poter valutare l’idea assieme a Jungkook.
“Questo è il mio numero, hai tempo fino a questa domenica. Se entro questa settimana non mi darai una risposta, considera la mia offerta ritirata.” Yoongi allungò un foglietto di carta ripiegato prima di lasciare la sua parte di conto sul tavolino, ed uscire dalla caffetteria.
Lasciato solo, Jimin prese a massaggiarsi le tempie e tirò un lungo sospiro: aveva veramente bisogno di confidarsi con Jungkook. Sapeva che l’amico, nonostante fosse più piccolo di lui, gli avrebbe consigliato la cosa giusta da fare. Prese quindi il telefono e fece scorrere il dito in rubrica alla ricerca del suo contatto. Selezionò il tasto di chiamata aspettando in silenzio che dall’altro lato rispondessero.
“Pronto?” La voce di Jungkook fuoriuscì bassa e roca.
“Ti ho svegliato?” Chiese allora Jimin, preoccupato di averlo disturbato in un momento inopportuno.
“Tranquillo, dimmi pure.” Lo rassicurò il castano.
“Avrei bisogno di parlarti di una cosa molto importante, riguardo all’argomento ‘Taehyung’.” Lo informò il corvino ricevendo in risposta il cigolio delle molle di un letto.
“Dammi dieci minuti e sono da te. Dove di trovi?” Jimin sorrise informandolo di trovarsi al bar vicino scuola. Successivamente la telefonata fu interrotta ed il corvino si concentrò nuovamente sul piatto bianco posato sul tavolino: avrebbe sprecato quel tempo di attesa a terminare la sua fetta di torta.

 Dopo un quarto d’ora, Jungkook sedeva al suo fianco intento ad ordinare anche lui una fetta di torta.
“Allora, tutta questa urgenza a cosa è dovuta? Riguarda Taehyung?” Chiese il castano nell’esatto momento in cui il cameriere si allontanò da loro tavolo. Jimin prese un respiro profondo prima di iniziare il suo discorso.
“Yoongi stamattina mi ha chiesto di incontrarci nel pomeriggio qui al bar. Mi ha offerto il suo aiuto nel conquistare Taehyung. – Si fermò un momento affinché Jungkook assimilasse il tutto. – All’inizio sono rimasto colpito perché insomma, stiamo parlando di Min Yoongi. Poi però mi ha spiegato il suo motivo principale: la sua non è certo un’opera di buona volontà, ma vuole conquistare anche lui qualcuno.” Concluse Jimin. Preferì non dire il nome a Jungkook poiché non sicuro che il grigio volesse far sapere la sua cotta in giro.
“Stai parlando di Hoseok?” Quelle parole lo presero alla sprovvista però, infatti boccheggiò per qualche minuto senza dare alcuna risposta. Successivamente abbassò il capo annuendo piano.
“Tranquillo, non si sa in giro ma si nota lontano un miglio che gli piace. Prova a non farsi scorgere, ma la sua faccia durante l’abbraccio di questa mattina urlava “gelosia” da tutti i lati. – Ridacchiò Jungkook. – Ma in ogni caso, tu cosa vorresti fare?” Bella domanda, si disse Jimin.
Lui non sapeva affatto cosa fare, era totalmente confuso ed impaurito. Da un lato aveva paura che se avesse rifiutato quella proposta, avrebbe sprecato l’opportunità di poter approfondire la sua amicizia con Taehyung – e addirittura farla evolvere in altro – e di vederlo assieme a quel certo Hoseok. Dall’altro lato, invece, aveva paura di non riuscirci affatto. Aveva il timore che a causa della sua timidezza, si sarebbe bloccato mandando a monte il piano di Yoongi. E ciò non poteva che buttarlo giù: si odiava per questo suo carattere così debole e quella situazione lo stava facendo confondere fin troppo.
“Non lo so Kookie. Ho paura di sbagliare tutto, e se complicassi maggiormente la situazione? Se Taehyung finisse col pensare che sono solo un ragazzino patetico? Di sicuro preferirebbe Hoseok a me e…” Ma il discorso deprimente di Jimin fu bloccato da un forte “shh!” dell’amico.
“Hyung, sei una persona troppo pessimista! Certo, i vostri caratteri sono opposti in tutto ma vorrei ricordarti che è da due settimane scambi qualche parolina con Taehyung e che in nessuna occasione, e ripeto nessuna, ti ho visto balbettare o altro. Sembri essere una persona diversa al suo fianco perché lui sa metterti a tuo agio nonostante la mega cotta che hai. Quindi, buttati Jimin e rischia per una volta. – Prese un bel respiro prima di continuare. – Non voglio più vederti fantasticare su una vostra relazione e poi vederti triste perché pensi che ciò non accadrà mai. Provaci hyung, rischia per una volta perché questa è una splendida occasione per dimostrare a te stesso che non sei solo timido.” Jimin sorrise a quelle parole sentendo gli occhi pizzicare leggermente. Il gesto che ne seguì fu istintivo: si alzò e si allungò per stringere l’amico in un caldo abbraccio.
Era grato di aver conosciuto una persona come Jungkook. Nonostante il castano fosse il più piccolo fra i due, era sempre stato la sua àncora. L’unica persona di cui si era sempre fidato, che era sempre stato in grado di ascoltarlo e di consigliargli sempre cose giuste. E in tutto quel tempo, lui non aveva fatto nulla per far notare quanto fosse grato per tutto ciò che il minore aveva fatto per lui.
“Va bene, penso di poterci provare.” Disse quindi, determinato a conquistare Kim Taehyung. In quel modo avrebbe dimostrato a Jungkook e a sé stesso di non essere soltanto una persona timida.
Con quel piano avrebbe scoperto un nuovo Park Jimin.

Quando tornò a casa era quasi ora di cena.
“Bentornato!” Gli urlò sua madre dalla cucina, mentre si spostava dai fornelli al tavolo per posare le pietanze cotte. Posate le chiavi all’ingresso e tolte le scarpe, Jimin la raggiunse ricambiando il saluto e dandole una mano.
“Tutto bene oggi a scuola?” Chiese la donna girata di spalle.
“Tutto bene, nulla di emozionante. Penso che dalla settimana prossima inizieranno ad andarci giù pesante, sarà la prima settimana di Ottobre.” Sbuffò il corvino scatenando la risata della madre. Si beò di quel suono così spensierato e per un momento gli passò per la mente di raccontarle ciò che era successo nell’ultimo periodo. Sapeva di potersi fidare di sua madre: sin da piccolo si era sempre confidato con la donna, che in tutte le occasioni era stata una buona ascoltatrice. Ma era consapevole del fatto che quella situazione era più complicata da affrontare: avrebbe dovuto dirle del suo orientamento sessuale, e Jimin non pensava di essere ancora pronto per quel passo. Fu la voce della madre a richiamarlo alla realtà.
"Sicuro che vada tutto bene, ti vedo molto pensieroso.” Sentenziò infatti la donna accarezzandogli piano una guancia paffuta.
“Sicurissimo eomma, adesso mangiamo!” Rispose il ragazzo sorridendo ed impugnando le bacchette. La donna gli rivolse un sorriso dolce prima di sedersi al suo fianco e consumare anche lei la sua cena.
A pasto concluso ed a tavola sparecchiata, Jimin si chiuse in camera sua. Si affrettò a preparare la tracolla per il giorno successivo e poi ad indossare il pigiama, prima di buttarsi con non molta grazia sul letto da una piazza e mezza posto vicino al muro. Disteso a pancia in su, afferrò il telefono e spese qualche minuto ad osservare il contatto di Yoongi. Poco dopo, fece scorrere il dito che gli fece comparire la casella dei messaggi.
“Accetto il tuo aiuto.” Furono le uniche parole che digitò Jimin prima di inviare il messaggio.
Non aspettò alcuna risposta. Spense il cellulare, lo posò sul comodino e si girò nel letto per potersi addormentare.
Quella notte, come altre volte, sognò un volto dalla pelle ambrata e dal sorriso quadrato.


La mattina successiva, Jimin avrebbe preferito rimanere sotto le coperte del suo letto invece che andare a scuola. Il nuovo anno era iniziato da due settimane e Ottobre era alle porte: ciò significava che anche le prime interrogazioni e i primi compiti in classe erano prossimi. Mentre apriva il suo armadietto per prendere il libro dell’ora successiva, sentì qualcuno picchiettare con insistenza sulla sua spalla.
“Jungkook giuro che…” Ma il corvino si bloccò di scatto quando i suoi occhi riconobbero la capigliatura grigia e mossa di Yoongi.
“Sei tu.” Disse semplicemente mentre chiudeva l’anta dell’armadietto e rimetteva il lucchetto.
“Già. – Aggiunse il maggiore. – Ieri ho ricevuto il tuo messaggio. Oggi dopo scuola parleremo del piano. Al solito orario alla caffetteria.” E concluso il discorso, Yoongi lasciò il minore solo raggiungendo la sua classe.
Jimin sospirò appena iniziando ad incamminarsi verso la sua aula. Si strinse maggiormente i libri al petto e pensò all’incontro di quel pomeriggio. Sapeva che dopo aver discusso del piano, le cose sarebbero ufficialmente cambiate e ciò significava, per lui, prepararsi psicologicamente a conquistare Taehyung. Sperava con tutto sé stesso di poterci riuscire.

Alle cinque in punto, i due ragazzi sedevano al solito tavolino della caffetteria vicino scuola.
“Per me un caffè.” Disse Yoongi con lo sguardo diretto alla cameriera che quel giorno stava prendendo le loro ordinazioni.
“Per me una fetta di torta al cioccolato.” Disse invece Jimin. La ragazza annuì prima di dirigersi verso il bancone.
“Ma come fai a non ingrassare?” Chiese Yoongi realmente stupito che l’altro, nonostante fosse un patito di dolci, non mettesse su nemmeno mezzo grammo.
“Penso dipenda dal fatto che faccio danza.” Ammise Jimin, le guance leggermente più colorate. Yoongi annuì piano sussurrando un semplice “ah”. Secondo lui, Jimin non era affatto uno portato per la danza.
“Bene, adesso discutiamo del piano.” Aggiunse poco dopo il corvino cercando di porre fine a quel silenzio imbarazzante creatosi. Il ragazzo dai capelli grigi sembrò riscuotersi dai suoi pensieri, portando infatti la sua attenzione sul minore.
“Giusto. Sabato prossimo ci sarà una festa di bentornato a casa di Hoseok, ha insistito tanto affinché ce ne fosse una. Avrai quindi l’opportunità di parlare con Taehyung e di tenerlo occupato il più tempo possibile affinché non stia tanto con Hoseok. – Spiegò Yoongi. – In questa settimana e mezzo cercheremo di farti essere più socievole, di parlare il più possibile con Taehyung e di essere meno timido.” A quelle ultime parole, Jimin sgranò di poco gli occhi e abbassò il capo leggermente imbarazzato. Purtroppo non dipendeva da lui, così c’era nato.
“V-va bene.” Sussurrò appena. Il loro discorso fu per un momento interrotto dalla stessa cameriera che aveva portato le ordinazioni.
“Grazie mille.” Disse Jimin quando questa le posizionò davanti il piatto contenente la sua fetta di torta. La ragazza sorrise felice sussurrando un “di nulla” prima di allontanarsi nuovamente.
“Per oggi, – Esclamò Yoongi richiamando l’attenzione del corvino. – proverai a flirtare con quella cameriera. Non ti ha tolto gli occhi di dosso nemmeno per un momento.” Nonostante si fosse ripromesso di non ridere, non riuscì a trattenere un ghigno divertito quando Jimin spalancò gli occhi e iniziò a boccheggiare imbarazzato. Ed anche se quest’ultimo prese a lamentarsi e a cercare di convincere il maggiore di quanto fosse stupida quell’idea, Yoongi sembrava irremovibile.
Passarono metà del pomeriggio in una situazione alquanto imbarazzante: Jimin arresosi, aveva provato in tutti i modi ad avvicinarsi alla cameriera – il maggiore gli aveva esplicitamente detto di farsi dare almeno il numero dalla ragazza – e alla fine era riuscito nel suo intento. Il tutto però, era stato accompagnato dal suo rossore perenne e da frasi balbettate. E Yoongi non era stato da meno, poiché aveva riso da lontano per tutto il tempo.











 

Buon pomeriggio a tutti!
​Vorrei partire col ringraziare chiunque abbia letto il primo capitolo e a chi ha inserito la storia fra le preferite: mi riempe il cuore di gioia sapere che ci sono persone che apprezzano!
​Bene, in questo capitolo ci sono abbastanza cose​, tra cui il fatto che a Yoongi piaccia Hoseok. Riusciranno lui e Jimin a conquistare i cuori degli altri due malcapitati? Chissà!
​Detto ciò, mi scuso se il capitolo è più corto rispetto al precedente, ma ho avuto diversi problemi durante la stesura (mi scuso anche per eventuali errori al suo interno, di sicuro alcuni saranno sfuggiti ai miei occhi). Ovviamente grazie a chi è giunto fino a questo spazio autrice, e spero che vogliate farmi sapere cosa pensate di ciò che avete letto in una - anche minuscola - recensione: sappiate che anche le critiche sono ben accettate! Posso solo che migliorare attraverso i vostri consigli.
​Adesso mi dileguo e auguro a tutti voi un buon fine settimana!
​Sam.

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Capitolo 3
*** Third ***


Quando Jimin era tornato a casa era ormai orario di cena. Aveva salutato sua madre ed insieme avevano consumato il cibo messo in tavola, il tutto in religioso silenzio. La signora Park non aveva fatto molte domande: dopo il “sto bene mamma, non preoccuparti” categorico del figlio, la donna aveva preferito non chiedere oltre.
“Vado su.” Aveva poi aggiunto il ragazzo avendo in risposta un cenno del capo della madre. Chiusosi nella sua stanza, Jimin si era buttato sul letto prendendo il cuscino e stringendoselo forte al petto.
Ripensando al pomeriggio appena trascorso, poteva affermare di essere un totale fallimento: era riuscito a farsi dare il numero di quella cameriera, ma il tutto era stata una vera impresa. Sapeva di essersi fatto rosso come un peperone e probabilmente quella ragazza aveva ceduto solo perché lo aveva visto in grandissima difficoltà. Inoltre Yoongi non era stato di aiuto: aveva riso tutto il tempo e come se non fosse stato abbastanza, dopo lo aveva preso anche in giro.
Jimin sapeva di esser stato una frana – avrebbe riso di sé stesso proprio come aveva fatto Yoongi – ma aveva sperato che il maggiore, anche in piccola parte, capisse la situazione. Insomma, era pur sempre una cosa che non aveva mai fatto.
Sbuffando sonoramente, il corvino si alzò per potersi cambiare e terminare i compiti per il giorno successivo. Quando si tolse i pantaloni, un bigliettino cadde dalla tasca posteriore: su di esso, con una calligrafia ordinata, vi era segnato il numero di quella cameriera. Jimin sorrise appena pensando che, in fin dei conti, era tornato al tavolo stringendo quel biglietto fra le dita. Decise così di ripiegarlo con cura e di metterlo all’interno di un contenitore posto sulla scrivania: per certi versi, poteva considerarlo come una vittoria.
 
Una risata generale si levò dal tavolo facendo arrossire visibilmente Jimin, che in quel momento avrebbe preferito ritrovarsi ovunque fuorché seduto lì.
“Sapevo di non dovervelo dire, siete pessimi!” Si lamentò il corvino portandosi le mani a coprire il viso. Alla fine, dopo che Jungkook e Seokjin lo avevano pregato, aveva ceduto raccontando la sua avventura del giorno precedente. Era stato, inoltre, inutile far promettere ai tre presenti di non ridere.
“Scusami hyung, ma è più forte di me!” Esclamò il più piccolo fra i ragazzi, ancora ridendo. Seokjin al suo fianco, dopo essersi in parte ripreso, urtò lievemente la spalla di Jungkook intimandolo di fermarsi: aveva notato il volto di Jimin incupirsi leggermente.
“Jimin, non prendertela. Sai che ti stiamo prendendo in giro.” Disse con tono affettuoso Seokjin sperando vivamente che il corvino si riprendesse.
“Oh no hyung, non me la sono presa per voi. – Ammise Jimin. – Ci sono Hoseok e Taehyung che sembrano comportarsi come due fidanzati.” Concluse il ragazzo stringendo con più forza le bacchette che impugnava nella mano destra. Gli sguardi degli altri tre – anche Namjoon aveva rivolto la sua attenzione al discorso -  si erano posati sulle due figure alle loro spalle: seduti al loro tavolo, Taehyung era appoggiato sulla spalla di Hoseok, e quest’ultimo aveva portato una mano ad accarezzargli lentamente il capo.
Il corvino abbassò nuovamente il volto: non ce la faceva più ad osservare la scena e a combattere con l’invidia e la gelosia che lo stavano logorando. Sentì una mano di Jungkook posarsi sulla sua schiena ed iniziarlo ad accarezzare piano, ma la sua attenzione fu catturata poco dopo dalla vibrazione del suo telefono. Jimin inarcò un sopracciglio quando lesse il mittente del messaggio. Cosa voleva adesso Yoongi?
Ma il testo riportava una frase che lo fece sorridere lievemente.
Sembrano due piccioncini del cazzo, tra poco vomito.
 
Quando sentì la campanella suonare, Jimin tirò un sospiro di sollievo: era conclusa anche quella giornata scolastica, finalmente. Mise frettolosamente lo zaino in spalla e raggiunse Jungkook, fermo sullo stipite della porta.
“Andiamo?” Esclamò Jimin già pregustando un bel piatto di carne alla griglia. Quel giorno avrebbero mangiato fuori, in un ristorantino poco distante da casa dell’amico conosciuto in tutto il quartiere per l’ottima carne e per la fantastica ​tojangguk.
Jungkook annuì ed entrambi presero a dirigersi verso l’uscita dell’edificio scolastico, quando una voce alle loro spalle li fece fermare.
“Jimin!” Il corvino mai avrebbe pensato che il suo nome potesse risuonare così bene se pronunciato dalla sua voce.
“Taehyung.” Rispose in un lieve sussurro sentendo le mani già sudare. Eccolo che entrava in modalità ragazzina alla sua prima cotta.
“Posso parlarti un momento?” Il rosso inclinò leggermente il capo di lato risultando ancora più adorabile del solito. Jimin annuì piano facendo segno a Jungkook di avviarsi verso il cancello. Il diretto interessato gli sorrise beffardo prima di lasciarlo solo in presenza di Taehyung.
“Hai bisogno di qualcosa?” Chiese Jimin già pensando a qualche probabile appunto scolastico.
“Oh no no. – Affermò il rosso. – Sai, sabato prossimo Hoseok aveva intenzione di dare una specie di festa di bentornato. Volevo chiederti se beh, ti andava di venire.” E Jimin avrebbe voluto saltellare sul posto ed urlare che diamine, non c’era nemmeno bisogno di chiedere. Mai si sarebbe aspettato che Taehyung lo invitasse di persona.
“Oh certo, mi farebbe molto piacere.” Si limitò a rispondere cercando di mantenere un tono calmo, anche se un sorrisino di vittoria gli inarcò gli angoli della bocca.
“Fantastico! – Esclamò entusiasta Taehyung. – Questo è l’indirizzo, e fai venire anche i tuoi amici.” Allungò un biglietto con su scritto la via e delle altre informazioni relative al riconoscimento della casa. Jimin lo ringraziò inchinandosi lievemente e scusandosi: nonostante volesse passare lì l’intero pomeriggio, rimandando in loop quel momento, aveva un migliore amico affamato che lo aspettava vicino ai cancelli della scuola.
“Ci vediamo domani.” Sentì urlare da Taehyung. Così, con il cuore che batteva a mille, Jimin si voltò salutandolo nuovamente ed annuendo.
Quando mise a fuoco la figura slanciata di Jungkook gli si avvicinò lentamente affinché riuscisse a riprendersi: sentiva le gambe estremamente molli.
“Tutto bene?” La voce del castano gli arrivò ovattata, ma riuscì a cogliere alla perfezione la nota divertita delle sue parole.
“Oggi offro io!” Riuscì semplicemente a dire Jimin, le guance ancora arrossate ed un sorriso ebete sul viso.
 
Si trovavano a casa del minore, entrambi stesi sul letto a pancia in giù a svolgere i compiti per il giorno successivo. Jimin, dopo l’incontro con Taehyung, sembrava essersi animato di una felicità mai vista prima. Jungkook, durante il tragitto da scuola al ristorante, si era fatto raccontare nei minimi dettagli cosa era successo con il rosso. Inutile dire che Jimin aveva sprecato un quarto d’ora abbondante a ripetergli quanto fosse bello Taehyung. Il castano alla fine aveva sorriso leggermente sconfitto: il suo migliore era un caso totalmente perso, completamente andato. Eppure non poteva che essere felice quando vedeva il viso di Jimin illuminarsi solo nel sentir parlare della sua cotta.
All’improvviso il telefono del maggiore prese a suonare, rompendo così quel silenzio calato nella stanza. Sul display era segnato il nome di Yoongi.
“Cosa vorrà adesso?” Si domandò a bassa voce Jimin posando poi la penna sul quaderno. Fece scorrere il dito sullo schermo accettando la telefonata.
“Dimmi.” Disse Jimin aspettando che Yoongi rispondesse dall’altro lato del telefono.
“Tra dieci minuti al bar, a dopo.” E la linea cadde. Jimin alzò un sopracciglio sbuffando sonoramente: quel ragazzo doveva cambiare decisamente comportamento se avesse voluto conquistare Hoseok.
“Jungkookie. – Lo richiamò il corvino. – Devo andare, era Yoongi al telefono.” Il castano annuì piano sorridendogli incoraggiante. Jimin raccattò le sue cose ed abbandonò l’abitazione dell’amico dirigendosi verso il bar della scuola. Nel frattempo inviò un messaggio a sua madre avvertendola che sarebbe rincasato per ora di cena.
Appena varcò la soglia della caffetteria, Jimin portò lo sguardo sul tavolo che era ormai diventato il loro posto fisso per quegli incontri. Si accorse che Yoongi era già seduto lì a consumare il suo solito caffè freddo, e Jimin si chiese se avesse volato per essere già lì.
“Ciao.” Lo salutò il minore prima di prendere posto ed iniziare a sfogliare il menù. Yoongi ricambiò con un cenno del capo per poi ritornare a bere dalla cannuccia.
“Perché mi hai fatto venire qui? Ero convinto dovessimo vederci domani.” Chiese Jimin leggermente confuso.
“Avevo del tempo libero.” Spiegò semplicemente l’altro. Il corvino gli rivolse un’occhiataccia. E se avesse avuto degli impegni? Questo Yoongi non se lo chiedeva mai a quanto sembrava.
“So che Taehyung ti ha invitato al party. – Aggiunse Yoongi poco dopo. – Quindi per questo motivo oggi andremo a fare un po' di shopping.” Jimin strabuzzò gli occhi incredulo, il maggiore non sembrava affatto uno che ci tenesse particolarmente a risultare impeccabile. Ma senza aggiungere altro, lo seguì fuori dalla caffetteria portando con sé il frullato che aveva precedentemente ordinato.
Raggiunsero la fermata degli autobus più vicina e circa un venti minuti dopo, si trovavano nel cuore di Seoul a girare per i negozi.
“Il nostro obbiettivo è quello di far fuoriuscire un nuovo lato di te, quello più provocante. Okay?” Il corvino annuì piano immaginando a cosa potesse andare in contro.
Nonostante gli costasse ammetterlo, Yoongi si era rivelato una persona davvero pratica: gli aveva dato dritte su come sistemarsi i capelli, stava scegliendo i vestiti che avrebbe indossato e sembrava essere davvero molto esperto. Jimin non aveva chissà quanta esperienza, eppure ai suoi occhi il maggiore sembrava davvero un buon esempio da eseguire.
Fu riportato alla realtà dalle mani di Yoongi posate sulle sue spalle che lo stavano incitando ad entrare nel camerino.
“Cerca di darti una mossa!” La voce del grigio risuonava leggermente distante ma comunque fastidiosa. Jimin prese a spogliarsi e ad indossare gli indumenti che erano stati precedentemente scelti. Dopo aver concluso, rimase egli stesso a bocca aperta: l’outfit era semplice, ma nella sua essenzialità metteva in risalto il suo fisico allenato. I pantaloni neri fasciavano alla perfezione le sue gambe muscolose, mentre la camicia bianca gli avvolgeva magnificamente l’addome asciutto e le spalle. Mai prima d’allora aveva amato così tanto qualcosa che aveva indossato. Sorrise contento prima di uscire fuori e farsi vedere da Yoongi. Il quale si limitò a sorridere e a dire: “anche Park Jimin ha del potenziale da sfruttare.”
Dopo aver acquistato la camicia ed il pantalone, si concessero un leggero spuntino ad una rosticceria lì vicino. Consumarono le loro ordinazioni in religioso silenzio, o almeno fino a quando – fra un boccone e l’altro – Yoongi non decise di parlare.
“Non so se hai una calamita apposita, ma il tipo alla cassa ti sta letteralmente divorando con gli occhi. Direi che potresti provarci.” Jimin per poco non si affogò col boccone che aveva ingerito, le guance assunsero subito una tonalità più accesa.
“Ti prego, non di nuovo.” Esclamò esasperato, pregando Yoongi affinché ritirasse la sua malsana idea. Ma il maggiore scosse energicamente il capo, invogliandolo anzi ad alzarsi. Dopo incitamenti vari – e anche la minaccia di non aiutarlo più – da parte del grigio, Jimin prese un respiro profondo e si diresse verso il bancone.
“C-ciao.” Il ragazzo dalla pelle leggermente più scura gli sorrise raggiante chiedendogli se volesse ordinare altro. Dopo un leggero tentennare, Jimin chiese una bottiglietta d’acqua ed una porzione di patatine.
“Come ti chiami?” Chiese ad un tratto il commesso.
“Jimin.” Rispose frettolosamente il corvino. Si sentiva leggermente in imbarazzo, ma non in modo così eccessivo come con la cameriera della caffetteria. Possibile che si fosse visibilmente sciolto.
“E tu?” Le parole gli scivolarono fuori prima che potesse rendersene conto e si stupì di sé stesso. Il giovane sorrise prima di dirgli che si chiamava Lee Yongsun.
Passò una buona mezz’ora prima che Yoongi si avvicinasse per poterlo informare che era ora di tornare a casa, un ghigno divertito sul volto. Jimin balbettò delle scuse: non solo si era fatto tardi, ma aveva anche lasciato Yoongi tutto quel tempo da solo.
“Prima di andare, dammi la mano.” Il corvino si voltò in direzione di Yongsun guardandolo con fare interrogativo. L’altro però, si allungò per prendergli la mano e lo avvicinò maggiormente a sé. Jimin non ebbe il tempo di comprendere cosa stesse accadendo che si ritrovò le labbra del ragazzo premute sulle sue in un bacio casto. Sentì il viso andare a fuoco e percepì Yoongi ridacchiare alle sue spalle.
“È da quando hai messo piede qui dento che avevo voglia di farlo. A presto Jimin.” Lo lasciò poi andare, ma il corvino sembrava essersi immobilizzato sul posto. Fu Yoongi a spingerlo fuori dalla rosticceria e a farlo sedere su di una panchina affinché si riprendesse.
“Sei già a metà dell’opera.” Sentenziò Yoongi, quel ghigno divertito sempre ad incurvargli gli angoli della bocca.
Jimin non si curò nemmeno di risponderlo a tono, era ancora troppo frastornato da quel gesto così improvviso. Mai nessuno prima di allora lo aveva baciato o gli aveva detto di trovarlo attraente.











 
​Ero convinta di non riuscire ad aggiornare in tempo, invece ho completato il capitolo in perfetto orario.
​Sono io stessa meravigliata da questo evento lol.
​Vorrei spendere giusto due paroline su questo capitolo che ho adorato scrivere: nella scena in cui Yoongi
​scrive il messaggio a Jimin, il suo intento era quello di farlo sentire meglio.
​Anche se non l'ho esplicitamente scritto, la scena nella mia mente era quella. E ciò 
​mi ha fatto sorridere tantissimo.
​Dopo questa piccola precisazione, spero che il capitolo vi sia piaciuto
​e se vi va, lasciate una piccola recensione.
Un bacio e alla prossima.
​Sam.

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Capitolo 4
*** Fourth ***


“Andiamo Jimin, era un semplice bacetto a stampo!” La voce di Yoongi lo fece svegliare dal suo stato di trance, e Jimin trovò che quel suono fosse il più fastidioso presente sulla faccia dell’Universo. Senza dire una parola, si alzò di scatto dirigendosi a passo svelto verso l’uscita del centro commerciale.
Era arrabbiato, furioso, incazzato a morte con Min Yoongi. Riusciva a dare solo a lui la colpa di quanto successo: se il maggiore non avesse insistito così tanto, nessuno avrebbe finito col rubargli il suo primo bacio.
Certo, era pur sempre un bacio a stampo. Ma lui aveva sognato così tante volte che le labbra di Taehyung lo sfiorassero con un gesto così delicato e dolce, che aveva giurato che nessuno prima di lui si sarebbe avvicinato a quella bocca. Ed invece, tutto era andato in frantumi per colpa di Yoongi.
Jimin strinse ancora più forte i manici delle buste degli acquisti, gli angoli degli occhi che gli pizzicavano e la voglia di affondare la faccia nel cuscino per poter piangere che aumentava sempre più. Non avrebbe permesso che una cosa del genere ricapitasse: se quella volta era stato un bacio a stampo, la prossima cosa sarebbe successo? Più ci pensava, più gli veniva da piangere.
Si sentiva anche un po' infantile, perché era stata una stupidaggine. Ma il fatto che fosse stato costretto a provarci, il fatto che quella persona era uno sconosciuto, il modo improvviso e veloce con cui era accaduto. Jimin si sentiva in qualche modo sporco e odiava questa sensazione.
Nell’esatto momento in cui attraversò le porte scorrevoli dell’imponente edificio, sentì una mano fredda afferrargli il braccio.
“Finalmente!” Ansimò Yoongi che aveva faticato a tenere il passo del corvino per tutto quel tempo. Jimin si scansò come scottato da quel tocco ed indietreggiò. Il grigio notò subito di come i suoi occhi fossero lucidi, segno che di lì a poco avrebbe pianto.
“Jimin, io…” Ma il minore non gli fece aggiungere altro, tirandogli uno schiaffo sulla guancia destra.
“Ascoltami bene. – Iniziò. – Questa storia finisce qui. Non so cosa mi sia passato per la mente quando ho accettato il tuo aiuto, ma non voglio più continuare. Ci sono modi e modi di conquistare una persona e di aiutarne un’altra ad essere più sciolto, e penso che tu stia sbagliando tutto. Non voglio le tue scuse del cazzo, voglio solo che tu sparisca dalla mia vista Min Yoongi.” Il suo tono di voce era calmo, fin troppo calmo. Yoongi ebbe paura di quello sguardo così infuriato e del tono gelido di Jimin, non l’aveva mai visto in quel modo. Per questo motivo non aggiunse altro, ma abbassò il capo e se ne andò lasciando così il corvino da solo. Fu solo in quel momento che Jimin sentì il cambio di temperatura: quella sera tirava un venticello leggermente più freddo. Si strinse maggiormente nelle spalle e si maledisse per aver lasciato la giacca a casa di Jungkook nella fretta.

***

Quando Yoongi tornò a casa non si meravigliò nel trovarla vuota, di sicuro suo padre era ancora a lavoro. Sbuffando, chiuse a più mandate la porta principale e poi si diresse in cucina per mangiare qualcosa.
Sul tavolo trovò diversi contenitori di plastica avvolti con della pellicola trasparente ed un biglietto ripiegato con cura posto lì vicino.
Mangia bene. – Noona.” Lesse, ed un piccolo sorriso gli spuntò sul volto. Si accomodò sulla sedia e, dopo aver rimosso la pellicola, iniziò a mangiare nel silenzio più totale.
Ad ogni boccone che si portava alle labbra, la sua mente gli faceva rivivere ciò che era accaduto qualche ora prima con Jimin. Yoongi sbuffò irritato e posò con forza le bacchette sul piano in legno: si, sapeva che era stata colpa sua e dei suoi modi bruschi ma cosa poteva farci? Era quel caratteraccio che si ritrovava a farlo agire in quel modo, alle volte così infantile e menefreghista.
In più, la scenata del più piccolo l’aveva colto di sorpresa. Mai si sarebbe aspettato che uno come Jimin potesse sputare fuori un discorso così gelido.
Yoongi scosse energicamente il capo prima di portarsi le mani nei capelli a tirare lievemente le ciocche grigie: se avesse voluto continuare con il suo piano, aveva bisogno di Jimin. E ciò comportava non solo chiedergli scusa e convincerlo a tornare, ma anche a cambiare approccio e comportamento nei suoi riguardi.
Un verso di disapprovazione abbondonò le sue labbra prima che ricominciasse a consumare la sua cena.

 

***
 

Quando si porse in avanti per chiamare Taehyung durante la pausa pranzo, non si meravigliò di vedere il banco di Jimin vuoto. Il suo sguardo si posò sulla figura di Jungkook lì vicino e si accorse di come questi lo stesse osservando con fare arrabbiato: di sicuro il corvino lo aveva già informato dei fatti. Nonostante tutto, si avvicinò al minore.
“Ho bisogno di un favore.” Ammise senza mezzi termini il grigio catturando l’attenzione del minore.
“Perché dovrei aiutare una merda come te?” Esclamò il castano facendo avvicinare rapidamente Taehyung, pronto ad intervenire per difendere l’amico nonostante non stesse capendo cosa fosse successo. Fu un sorriso appena accennato di Yoongi a rassicurarlo, ma il rosso comunque rimase al suo fianco ed in allerta.
“Perché so di aver fatto una cazzata. – Iniziò il grigio. – Per questo ho bisogno che tu mi dica dove abita Jimin, e devi promettermi che non glielo dirai.” Le sue parole fecero strabuzzare gli occhi agli altri due ragazzi. Jungkook mai si sarebbe aspettato una richiesta del genere da parte del maggiore, e andò nel pallone incapace di decidersi a dargli una risposta. Sapeva che se solo avesse dato l’indirizzo di casa sua, Jimin lo avrebbe ucciso. Dall’altro lato, Yoongi sembrava determinato a non fargli fare la pausa pranzo fino a quando non avrebbe ottenuto ciò che cercava. Spostò con un gesto rapido della mano delle ciocche di capelli che erano cadute a ricoprirgli la fronte, poi alzò il viso spostando il suo sguardo dalla figura totalmente confusa di Taehyung a quella decisa di Yoongi.
Prima di iniziare a scrivere la via ed il numero civico su di un fogliettino, Jungkook pregò tutte le divinità affinché Jimin non lo riducesse in poltiglia quando avrebbe saputo ciò che stava facendo.
“Ecco a te.” Disse semplicemente il minore mentre allungava il foglietto contente l’indirizzo di casa Park a Yoongi.

 

***
 

L’orologio della sua sveglia segnava le cinque e mezza del pomeriggio quando sua madre bussò lievemente alla sua porta. Jimin spostò lo sguardo da sopra al quaderno di fisica e alzò di poco la voce quando esclamò un “entra” affinché la donna lo sentisse. Per tutta la mattina, da quando le aveva chiesto di poter rimanere a casa che quel giorno perché non si sentiva tanto bene, sua madre aveva cercato di non disturbarlo capendo da subito che c’era qualcosa che non andava: conosceva fin troppo bene suo figlio, tanto da farsi bastare un’espressione diversa dal solito.
“Dimmi.” Disse Jimin girandosi in direzione della porta. Ma quando riconobbe la figura maschile vicino a sua madre, quasi non perse l’equilibrio.
“Jiminie, questo tuo amico è passato a trovarti.” Spiegò la donna prima di sorridere a Yoongi ed invitarlo ad entrare nella stanza. Successivamente, sua madre abbandonò la camera richiudendosi la porta alle spalle.
“Chi ti ha dato il mio indirizzo?” Chiese Jimin spezzando il silenzio creatosi, il suo tono sempre gelido.
“Jungkook, è stato obbligato: o me lo dava, oppure saltava la pausa pranzo.” Ammise pacatamente Yoongi prendendo posto sul letto sfatto del minore. Il corvino spalancò gli occhi alla notizia: si disse che quando avrebbe visto il suo migliore amico, gliela avrebbe fatta pagare cara.
“In ogni caso, che cosa vuoi?” Nonostante fossero passati pochi minuti, la presenza del maggiore lo stava già infastidendo. Avrebbe voluto scaraventarlo volentieri giù dal letto.
“Sono qui per poter chiarire, so che il mio comportamento ti ha dato molto fastidio.” A quelle parole, Jimin alzò di scatto la testa incontrando il viso pallido del grigio. Mai avrebbe immaginato che Yoongi si potesse presentare a casa sua per potergli chiedere scusa. Nonostante lo stupore iniziale, però, ritornò serio incitandolo a continuare: non gli avrebbe servito la vittoria su di un piatto d’argento, non dopo aver passato la notte precedente a piangere.
“So che il mio approccio è stato fin troppo diretto e che non ti aspettavi una reazione del genere da quel tipo ieri, quindi vorrei chiederti scusa e ricominciare d’accapo con il nostro accordo. Non ti obbligherei più a fare le cose, ma ti chiederei prima cosa ne pensi.” Per prepararsi quel discorso aveva impiegato tempo prezioso che avrebbe potuto spendere ad oziare sul divano, e sapere che aveva dovuto fare un così grande sforzo per una persona quasi del tutto sconosciuta, riusciva a farlo irritare maggiormente. Si considerava un emerito idiota per essere arrivato a così tanto pur di riavere Jimin, ma sapeva che non avrebbe trovato nessuno disposto ad aiutarlo prima della festa.
Il corvino prese ad osservalo attentamente capendo quanto gli fosse costato pronunciare quelle parole. Sapeva che un tipo come Yoongi, così presuntuoso ed arrogante, mai avrebbe chiesto scusa. Si sentì in qualche modo lusingato da quell’atteggiamento e sorrise vittorioso prima di aprir bocca.
“Devo pensarci su.” Detto ciò, il corvino lo invitò ad abbandonare la sua stanza, aprendogli la porta.
Il grigio annuì piano stringendo i pugni capendo perfettamente le intenzioni del minore: doveva sudarselo il suo perdono, arrivare ad implorarlo di tornare in ginocchio. Ma Yoongi era il giocatore più bravo fra i due, sapeva come avrebbe voltato le carte in tavola a suo favore.
Quindi, senza aggiungere altro, lasciò la stanza del minore e si diresse al piano inferiore. Salutò cordialmente la madre di Jimin ed uscì finalmente da quella abitazione.
Sorrise divertito pensando a quanto in brevissimo tempo e con semplici mosse, Jimin avesse già subito un cambiamento: forse la sua spavalderia era alimentata dall’odio che provava adesso nei suoi riguardi, ma a Yoongi andava bene così. Era necessario che il minore mettesse il prima possibile in mostra quel suo lato, e farlo agire inconsapevolmente poteva essergli molto di aiuto.

 ***

“Hyung, io non volevo!” Era l’ennesima supplica di quella mattina, eppure Jimin non aveva intenzione di rivolgere la parola al suo migliore amico. La sera prima, quando Yoongi se n’era andato in silenzio, il corvino aveva combattuto con tutta la sua forza di volontà pur di non chiamare Jungkook e raccontargli come aveva vinto sul maggiore: alla fine il grigio aveva ottenuto l’indirizzo grazie a lui, e doveva “soffrire” un pochino.
Jimin sentì una mano di Jungkook stringergli la spalla e strattonarlo con forza affinché questi si voltasse nella sua direzione. Il maggiore però continuò a consumare i suoi tramezzini al tonno e pomodoro, mentre Seokjin e Namjoon presero a ridere di gusto davanti a quella scenetta così comica.
“Daaai hyung, ti offro la cena.” Jimin sogghignò leggermente divertito della piega che aveva preso la situazione. Facendo il finto disinteressato, si girò verso Jungkook e quasi non gli si formò un sorriso intenerito quando notò l’espressione imbronciata dell’altro: quando gonfiava le guance, Jungkook sembrava ancora più piccolo e più carino del solito. Jimin non riuscì a resistere oltre, e gli tirò giocosamente una gota sorridendogli sornione.
“È il minimo dopo ciò che hai fatto, traditore!” Entrambi risero di gusto coinvolgendo anche gli altri due ragazzi più grandi.
La loro attenzione fu poi richiamata da un “wow!” prolungato e fischi d’approvazione ad un tavolo là vicino. Quando tutti e quattro alzarono gli sguardi, Jimin sentì il cuore perdere un battito.
I fischi di approvazione e le diverse esclamazioni provenivano dal tavolo di Taehyung, le cui labbra erano incollate a quelle di Hoseok.
Dapprima gli applausi e le urla divennero rumori lontani, ovattati.
Poi, davanti agli occhi, solo il buio.







 

Buon pomeriggio!
​So di essere in anticipo con la pubblicazione, ma l'ispirazione per il completamento del capitolo mi ha colpito così forte da farmi prendere questa decisione.
​Come avete potuto notare, c'e anche il punto di vista di Yoongi: da qui in avanti, la storia non solo inizierà ad essere più "attiva" ma anche gli altri personaggi avranno loro piccole parti, tutte importanti per il susseguirsi delle vicende.
​Vorrei spendere due paroline per le persone che hanno recensito, letto ed inserito la storia fra le preferite/seguite/ricordate: non mi aspettavo che a tante persone potesse piacere questo progetto, quindi grazie mille di cuore per il vostro interessamento!
​Un bacio, e alla prossima.
​Sam.

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Capitolo 5
*** Fifth ***


Quando Jimin riaprì gli occhi, la prima cosa che riuscì a percepire fu un forte dolore alla testa. Con piccoli movimenti cercò di spostarsi meglio su quello che sembrava essere un lettino: girò piano la testa – prima a destra e poi a sinistra – per poter comprendere dove si trovasse. Quando riconobbe la stanza della scuola adibita ad infermeria, si rilassò posando meglio la testa sul cuscino morbido. Chiuse per un breve istante gli occhi cercando di ricordare cosa gli fosse successo per finire lì.
Poi, in un lampo, le immagini di Taehyung ed Hoseok si crearono nella sua mente. Jimin sentì una fitta al petto mentre il ricordo delle loro labbra che si sfioravano si faceva sempre più nitido: adesso non avrebbe avuto più nessuna opportunità di conquistare il rosso, non dopo che quei due avevano confermato le sue teorie.
Sospirò affranto e cercò di trattenere le lacrime: quello non era né il luogo, né il momento adatto per sfogarsi.
“Finalmente ti sei svegliato!” Prima che potesse deprimersi maggiormente, la figura sollevata di Seokjin entrò nel suo campo visivo.
“Hyung, che ci fai qui?” Domandò il corvino.
“Quando sei svenuto hai battuto la testa per terra, ci siamo tutti preoccupati. Ti abbiamo portato in infermeria per un controllo, e poco dopo l’infermiera ci ha detto che avevi avuto un calo di zuccheri. Dovevamo solo aspettare che ti svegliassi e ti riprendessi più che altro dalla botta. Questa è per te. – Spiegò il maggiore porgendogli poi una barretta energetica. – Ci hai fatto preoccupare tutti, Namjoon e Jungkook non ne volevano sapere di tornare in classe.” Jimin sorrise grato mentre dava un secondo morso alla merendina. Era felice di sapere di avere amici sinceri su cui fidare, e si sentiva anche in colpa per averli fatti preoccupare inutilmente. Di sicuro in quell’ultimo periodo si era sforzato più del dovuto durante le prove di danza e non aveva assunto le giuste dosi di zucchero.
“Avete chiamato mia madre per avvisarla?” Chiese timoroso Jimin, già immaginando la reazione esagerata della donna. Adesso lo avrebbe controllato giorno e notte cucinandogli il doppio.
“Sfortunatamente, si. Abbiamo fatto di tutto per convincere la signora Choi a non avvisarla, ma non ha voluto sapere niente. Mi spiace Jiminie.” Disse Seokjin visibilmente dispiaciuto. Ormai tutti sapevano come si preoccupasse la madre di Jimin, ma ciononostante non avevano potuto fare nulla contro le parole dell’infermiera.
“Ah, c’è un’altra cosa. – Aggiunse dopo un breve minuto di silenzio il maggiore. Il corvino notò come il suo tono fosse titubante. – Namjoon era contrario, però mi sento in dovere di dirtelo. Quando hai sbattuto la testa per terra, hai richiamato un po' l’attenzione. Diciamo che in breve, molti studenti si sono avvicinati al nostro tavolo: quando hanno compreso la situazione, sembravano tutti molto preoccupati. Tra di loro, si sono avvicinati anche Taehyung, Yoongi ed Hoseok. Taehyung si è anche offerto di portarti lui qui, ma Namjoon ti aveva caricato già in spalla.” A quelle parole, Jimin sentì le guance andare a fuoco: Taehyung si era preoccupato per lui.
Un piccolo sorriso soddisfatto gli inarcò gli angoli delle labbra ed anche il pensiero di aver fatto una figuraccia davanti a tanti studenti passò in secondo piano, Taehyung si era interessato alla sua salute ed era ciò che più gli importava in quel momento.

 ***
 
Sua madre era piombata all’interno dell’infermeria circa un quarto d’ora dopo che Jimin e Seokjin avevano finito di parlare.
Si era fiondata ad abbracciare il figlio e a chiedergli come stesse, ed il corvino aveva impiegato cinque minuti buoni a rassicurarla. Ma non contenta delle parole del ragazzo, la donna aveva chiesto conferma sia a Seokjin che alla signor Choi rimasti tutto il tempo ad osservare la scena con un sorriso sul volto. Dopo che la signora Park era stata calmata, Jimin aveva ringraziato inchinandosi numerose volte prima di lasciare la stanza e dirigersi verso l’uscita con la madre.
“Vado a riposarmi.” Erano poi state le parole del corvino appena giunti a casa, la testa gli faceva meno male però si sentiva davvero molto stanco. Sua madre annuì chiedendogli prima se avesse bisogno di qualcosa. Rispondendole che non voleva nulla in quel momento, Jimin si richiuse la porta della sua camera alle spalle. Si liberò della divisa scolastica, mise in carica il telefono e poi si buttò a peso morto sul letto.
Prima di riposare e fare una bella dormita, decise di controllare i messaggi sul suo telefono: di sicuro Jungkook lo aveva tartassato di “come ti senti?”. Ed infatti, quando sbloccò la schermata iniziale, si ritrovò l’icona dei messaggi segnata da un numero relativamente alto.
Sorrise quando aprì la chat di Jungkook. L’amico non solo gli aveva chiesto fin troppe volte come si sentisse, ma lo aveva anche minacciato di venirlo a prendere se non gli avesse risposto: tipico del suo migliore amico. Gli inviò un breve messaggio di risposta dicendogli di venire quel pomeriggio stesso a casa sua, e la risposta entusiasta da parte del castano non tardò ad arrivare.
Successivamente, Jimin passò col rispondere a Namjoon rassicurandolo e ringraziandolo per tutto l’aiuto che aveva ricevuto.
Poi, il corvino si accorse di avere ancora una chat a cui doveva rispondere: era un numero sconosciuto. Chi poteva essere?
Quando aprì la chat, il telefono quasi non gli cadde dalle mani: Kim Taehyung gli aveva mandato un messaggio chiedendogli come stesse. Più leggeva quel messaggio, più Jimin scuoteva la testa incredulo. Mai si sarebbe aspettato che il rosso sarebbe arrivato a chiedere il suo numero e a chiedergli se si sentiva meglio. Impiegò un quarto d’ora abbondante nel trovare le parole giuste per rispondergli: ogni volta che digitava qualcosa, lo cancellava perché non contento di ciò che aveva scritto. Si sentiva tanto come una ragazzina alla prima cotta, le guance rosse per l’imbarazzo e le mani tremolanti.
Anche mentre si stava addormentando, un sorriso più che entusiasta non abbandonò le sue labbra.

 
***

Erano passati due giorni da quanto accaduto in mensa e Yoongi si limitava ancora a brevi discorsi, sia con Hoseok che con Taehyung. Mai si sarebbe aspettato che i suoi più cari amici dessero manifestazione in pubblico della loro probabile relazione. Ed anche su questo fatto, non avevano osato farne parola con il grigio. Insomma, avevano un bellissimo rapporto di amicizia e allora perché non gli avevano detto di essersi messi assieme? Non che Yoongi ne fosse entusiasta, ma non era nemmeno carino non dirgli nulla.
Nonostante avesse più volte provato a chiederlo a Taehyung, ogni qualvolta che si presentava davanti al rosso per avviare il discorso, non riusciva a pronunciare quella frase – all’apparenza – così semplice. Questo non faceva che mandarlo in bestia. Inoltre, come se la situazione non fosse già di per sé fastidiosa, Jimin non gli dava una risposta definitiva nonostante egli avesse provato a farlo ingelosire maggiormente: aveva provato, anche se leggermente contrariato, a far notare come Hoseok e Taehyung si comportassero da fidanzatini, ovviamente cercando di attirare l’attenzione del corvino.
Ma Jimin non sembrava più di tanto colpito. Aveva quindi bisogno di avere un contatto diretto con il minore: mancavano pochi giorni alla festa e aveva bisogno di quel Jimin incazzato che pochi giorni prima lo aveva sorpreso e anche zittito.
Quello stesso pomeriggio, quindi, decise di inviargli un messaggio autoinvitandosi a casa del minore. La risposta di Jimin non tardò ad arrivare e Yoongi sorrise soddisfatto quando l’altro acconsentì senza troppe storie.
Una ventina di minuti dopo, entrambi si trovavano nella stanza del corvino: il maggiore seduto sulla sedia girevole, Jimin seduto a gambe incrociate sul letto della sua stanza.
“Che vuoi?” Chiese Jimin riportando l’attenzione sul viso inespressivo di Yoongi.
“Aspetto una tua risposta, idiota. Non puoi certo negare che il bacio tra Hoseok e Taehyung non ti abbia sconvolto e abbiamo pochissimo tempo prima della festa. Cosa hai intenzione di fare?” Prima che però l’altro potesse dare una risposta, il telefono posto al suo fianco lo avvertì di un nuovo messaggio. Jimin sorrise sornione prima di sbloccare il display e concentrarsi sul testo. Yoongi sbuffò per la centesima volta: da quando aveva messo piede in quella stanza, Jimin non aveva fatto altro che chattare con qualcuno. Il suo era tempo prezioso e non aveva certo voglia di sprecarlo con qualcuno che non lo degnava nemmeno di uno sguardo.
“Mi stai ascoltando almeno!?” Sbuffò irritato facendo sussultare il corvino.
“Uhm…dicevi?”
“Dicevo che la festa è vicina e tu invece che andare avanti con il piano, pensi ad altro. Hoseok e Taehyung si sono baciati davanti a mezza scuola, comprendi!?” Il suo tono si era alzato di qualche ottava catturando completamente l’attenzione di Jimin. In quel momento, trovava Yoongi più irritante del solito. Tenendo però alla sua incolumità, preferì accantonare per un momento la conversazione con Taehyung: era dal giorno in cui era svenuto che i due parlavano per messaggi. All’inizio non sapeva come rispondergli – stentava ancora a credere che l’altro si fosse preoccupato per la sua salute – ma in poco tempo si era abituato alla dolcezza e alle battute che l’altro faceva. Adesso aveva la possibilità di vederlo a scuola e di affrontarlo con meno ansia.
“Si, hai ragione. – Iniziò il corvino poco dopo. – Ma sappi che sono ancora arrabbiato con te, quindi faremo a modo mio da adesso.” Yoongi alzò un sopracciglio con fare scettico: Jimin che voleva prendere il controllo? Bene, glielo avrebbe fatto credere. Per adesso era importante che collaborasse e che stesse buono.
Quindi se ne uscì sbuffando un “va bene.”.
***

“Cosa ti piace di Hoseok?” La domanda innocente di Jimin lo risvegliò dai suoi pensieri. Sedevano entrambi sul letto del minore, uno di fronte all’altro mentre stringevano una ciotola colma di gelato ciascuno.
“Non so cosa mi piace in particolare, so solo che col tempo mi sono accorto di non vederlo più solo come amico.” Cercò di mantenere il suo tono di voce neutro, di frenare il suo battito cardiaco improvvisamente accelerato. Non era mai stato un tipo che esternava le sue emozioni in presenza di altri.
“E a te, cosa piace di Taehyung?” Chiese poi, cercando di sviare il discorso.
“Beh, direi tutto. – Ammise Jimin sorridendo. – Adoro il fatto che sia sempre così disponibile, gentile, premuroso verso tutti. Si occupa prima degli altri e poi di sé stesso, e questa è una cosa che apprezzo in particolare: trovo che ci voglia coraggio a porre l’incolumità di qualsiasi persona prima della propria. Poi trovo bellissimo il suo sorriso, quella sua pelle ambrata ed il modo in cui si sposta i capelli all’indietro. Ammetto che il rosso gli dona tantissimo e lo rende così attraente!” Una risata imbarazzata lasciò le sue labbra quando si accorse di essersi spinto un po' troppo oltre con la sua confessione.
Yoongi osservò la sua espressione imbarazzata storcendo lievemente la bocca per la quantità di dolcezza che avvolgeva le parole del corvino.
La sua timidezza ed innocenza alle volte lo facevano innervosire: come poteva una persona, a quell’età, avere atteggiamenti così puri ed infantili? Lui proprio non lo riusciva a capire. Come riusciva una persona ed esternare i propri sentimenti in quel modo? Lui, quando era solo e pensava ad Hoseok, non riusciva a formulare frasi di senso compiuto. Si sentiva strano, e non solo perché trovava leggermente imbarazzante esternare le sue stesse emozioni, ma perché a quella cotta ci dava tantissimo peso: forse era perché quella era la sua prima volta, ma la riteneva una cosa troppo importante. Qualcosa da maneggiare con cura. E non riusciva quindi a credere a fondo alle parole di Jimin. Se sembrava tenerci così tanto a Taehyung, proprio come lui teneva ad Hoseok, come faceva ad esternare i suoi sentimenti così facilmente?

***

Il tanto atteso giorno era ormai arrivato.
Quel sabato mattina aveva scatenato in Jimin una serie di emozioni contrastanti: da un lato c’era l’euforia per l’evento della serata, dall’altro invece c’era quel velo di tristezza tipico di quando si rientra a scuola dopo una breve pausa. Anche i suoi giorni di totale riposo erano giunti al termine e lo aspettava un fantastico test di matematica.
Quelle ore scolastiche erano risultate più noiose del solito, mentre la verifica di classe si era rivelata una gran sciocchezza. Il corvino, assieme al suo migliore amico, si erano meravigliati per la facilità con cui avevano svolto i quesiti. Adesso aspettava solo il responso del loro professore.
A scuola conclusa, i due avevano pranzato fuori assieme ai lor due hyung che avevano tanto insistito per passare del tempo assieme. Si erano divertiti e avevano chiacchierato a lungo, e per Jimin era stato un fantastico sabato pomeriggio.
Poi il momento dei saluti ed il rientro a casa sua con il castano, gli avevano fatto crescere quell’euforia che da quella mattina lo stava seguendo sopita in tutti i suoi gesti.
Aveva cercato di distrarsi: era riuscito a convincere Jungkook di iniziare i compiti per il lunedì successivo pur di non girovagare per la stanza, avevano poi perso tempo giocando alla playstation. Ma quel nodo allo stomaco e quel formicolio erano stati sempre presenti.
Quando l’orologio aveva scossato le sette e il minore dei due aveva detto “iniziamo a prepararci”, Jimin non aveva nemmeno provato a nascondere quel sorriso a trentadue denti che gli aveva sollevato gli angoli della bocca.

***

L’indirizzo datogli da Taehyung li aveva fatti arrivare ad una villetta di medie dimensioni posta in un quartiere molto tranquillo. La casa era circondata ad un giardino ben curato, ed un sentiero in ciottoli portava alla porta di ingresso tenuta aperta. Dal cancello principale, Jimin e sui amici scorsero una figura accogliere ogni nuovo invitato. Quando furono più vicini, riconobbero la chioma rossa di Taehyung.
“Siete arrivati!” Esclamò il ragazzo sorridendo agli altri quattro. Questi ricambiarono con leggeri inchini, si persero brevemente in chiacchiere prima di entrare. Per tutto il tempo, il corvino non aveva staccato gli occhi di dosso a Taehyung: era a dir poco stupendo quella sera. Aveva indossato un paio di pantaloni scuri ed una camicia azzurrina infilata all’interno che metteva in risalto le sue spalle larghe. Aveva lasciati sbottonati i primi due bottoni facendo così notare la collana che aveva al collo. Il colpo finale per Jimin era stato il leggero trucco che aveva applicato quella sera, in particolare l’ombretto rosato e la linea di matita nera che intensificava il suo sguardo. Se fosse stato possibile, il corvino sarebbe morto sul posto.
“Bene, noi entriamo!” La voce di Namjoon lo richiamò alla realtà distogliendo la sua mente dalla voglia irrefrenabile di baciare le labbra di Taehyung, che sembravano più rosse e carnose del solito. Jimin annuì a malincuore pronto a seguire gli altri, ma prima che potesse superare la soglia di entrata, il rosso lo trattenne per un braccio.
“Ti va di farmi compagnia?” Gli chiese con estrema innocenza e Jimin non riuscì a dire di no a quel viso così dolce e letale allo stesso tempo.
"Hyung!” Richiamò Seokjin rimasto indietro il quale, compresa la situazione, annuì sorridendogli complice.
Successivamente il silenzio calò tra i due. Jimin aveva abbassato lo sguardo trovando di colpo interessanti i ciottoli di cui era composto il piccolo sentiero. Non sapeva cosa dire: in realtà voleva far uscire fiumi di parole, ma tutti iniziavano con “Taehyung” e finivano con “mi piaci”.
“Stai benissimo stasera.” Fu il rosso a rompere quella bolla di silenzio creatasi, spiazzando completamente il maggiore.
“A-anche tu stai molto bene.” Balbettò incapace di aggiungere altro. Alzò di poco lo sguardo, nonostante il lieve rossore, ed incrociò quello dell’altro. Illuminato dalla luce suffusa delle luci esterne, Taehyung sembrava ancora più bello di prima.
Rimasero così, in silenzio, ad osservarsi. Entrambi che sorridevano, le loro spalle che si sfioravano leggermente e il leggero venticello a scompigliare i loro capelli. Erano attorniati da un’atmosfera magica, surreale, meravigliosa. Jimin deglutì appena quando notò gli occhi del rosso spostarsi più in basso, in direzione delle sue labbra. Sentì un leggero spostamento d’aria e notò il corpo di Taehyung più vicino al suo, le nocche delle mani che si sfioravano delicatamente.
Era un momento perfetto, era il loro momento aveva pensato emozionato Jimin.
O almeno lo aveva creduto fino a quando Hoseok non era sbucato alle loro spalle urlando entusiasta
.













 
​Stento a crederci, ma dopo averlo riscritto otto volte, è finalmente concluso!
​All'inizio, io e questo capitolo sembravamo odiarci a morte, ma
​arrivata alla stesura ultima, posso dire che ne è uscito fuori un bel lavoro.
​Spero sia piaciuto anche a voi.
​Avrei tante cosa da dire su questo capitolo, ma lascio il compito a chi avrà voglia di lasciare una piccola recensione.
​Vorrei inoltre ringraziare a chi ha inserito la storia fra le preferite/seguite/ricordate, ha chi 
​ha recensito lo scorso capitolo - chiedo scusa se non ho risposto - e a chi ha fatto salire le visualizzazioni
​del primo capitolo a duecento e passa.
​Vi ringrazio di cuore, mi rendete fiera e felice del mio operato.
Un bacio e alla prossima!
​Sam.

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Capitolo 6
*** Sixth ***


La voce di Hoseok gli rimbombava ancora nelle orecchie, tanto da sovrastare la musica che veniva sparata a massimo volume dalle casse. Jimin sentì il calore ormai persistente sulle sue guance, diffondersi per il resto del viso, nel preciso istante in cui gli attimi di poco prima si fecero nuovamente vividi nella sua mente: se non fosse stato per Hoseok, Taehyung l’avrebbe baciato? Questa era la domanda che continuava a porsi, seguita da un fastidio allo stomaco. Non sapeva se esser turbato o meno dalla comparsa improvvisa del ragazzo dalla chioma aranciata: da un lato aveva tirato un sospiro di sollievo, dall’altro avrebbe voluto avere quel briciolo di coraggio in più per annullare lui le distanze con il rosso.
Jimin sospirò frustato, prima di fermarsi e guardarsi attorno: era entrato come un lampo in casa cercando di mettere più distanza possibile fra lui e Taehyung, ma non si era accorto di dove si stesse dirigendo. Adesso che ci prestava maggiore attenzione, la stanza in cui si trovava doveva essere il salone della villetta che in quel momento ospitava centinaia di giovani adolescenti che si muovevano a ritmo di musica. Per un po', il corvino rimase lì fermo ad osservare gli altri: si poteva notare il lieve strato di sudore che imperlava la fronte di molti, i loro sorrisi felici ed elettrizzati per quel sabato diverso. Gli occhi di Jimin si muovevano rapidi da una figura all’altra cogliendo tutti i particolari, al solo vederli sentiva una strana euforia e voglia di ballare anche in lui. Nonostante fosse andato ad altre feste del genere, mai nessuna poteva essere paragonata a quella. Hoseok aveva davvero invitato tantissima gente.

***

Aveva un disperato bisogno di acqua.
Sentiva la gola estremamente secca, eppure non riusciva a concentrarsi abbastanza per poter raggiungere la cucina. Mai si era ritrovato in quella situazione, e si considerava leggermente patetico.
Da quando Hoseok era piombato alle loro spalle incitandoli ad entrare, Taehyung non aveva osato staccare lo sguardo dalla figura di Jimin nemmeno per un secondo. Così, l’aveva visto percorrere il piccolo corridoio che portava nel salone prima di vedere la sua figura minuta sparire fra la folla. Aveva poi provato ad ascoltare ciò che Hoseok gli stava dicendo, a sorridergli raggiante e a ricambiare quel leggero bacio a stampo che gli aveva dato prima di rientrare dentro; ma la sua mente continuava a fargli vedere le immagini di poco prima. Gli occhi grandi di Jimin, le sue labbra carnose, le sue mani piccole e così morbide, l’atmosfera surreale ed il loro quasi bacio.
E Taehyung sentì nuovamente quella sete assurda. Raggiunse frettolosamente il bagno di servizio, aprì il rubinetto e prese a bere. Si bagnò poi le guance notando come fossero più calde del solito, prima di chiudere l’acqua e posare i palmi delle mani sul bancone in marmo.
Osservò il suo riflesso allo specchio: i capelli leggermente spettinati a causa del venticello serale, le guance ancora umide e le labbra lucide ancora bagnate. Osservò il sul riflesso e si diede dello stupido, dello sciocco: come gli era venuto in mente di fare un gesto simile? Cosa gli era passato per la testa in quel momento da avvicinarsi così tanto a Jimin? Hoseok si era dichiarato solo pochi giorni prima, e lui lo stava già tradendo? Quelle domande gli fecero notare quanto fosse stato orribile pensare al corvino in modo diverso, come più di un amico.
Eppure, da un lato, aveva ancora quella voglia matta di baciarlo e di non lasciarlo andare più.

***

Dopo esser giunto nella grande sala adibita a pista da ballo, Jimin si era messo alla ricerca dei suoi amici. Poco dopo però, si ritrovò davanti il viso sorridente e leggermente accaldato di Jungkook.
“Hyung, che fine avevi fatto?” Gli chiese l’altro, mentre lo trascinava con sé in cucina. Il corvino non rispose e sperò con tutto sé stesso che il minore non se ne accorgesse: quello adesso non era né il luogo, né il momento adatto per confidargli ciò che era accaduto con Taehyung. Adesso aveva solo bisogno di distrarsi.
Superato un gruppetto di ragazzi decisamente brilli, i due entrarono in quella che doveva essere la cucina. Al centro della stanza, vi era un grande tavolo su cui erano state preparate recipienti e ciotole varie stracolme di schifezze. Sul bancone alla loro destra invece, subito dopo il frigorifero, erano stati collocati gli alcolici: vi erano lattine di birra di svariate marche, bottiglie di vodka liscia e non, e poi litri e litri di soju* e makgolli*. Il corvino storse leggermente la bocca mettendo su un’espressione sofferente. Non era mai stato amante degli alcolici – al massimo si concedeva una birra o un bicchierino di soju durante le festività – e adesso sperava che, stipate tra quelle bottiglie in vetro ed i bicchieri di carta, vi fossero anche lattine di coca cola. Ciononostante, doveva ammettere che Hoseok aveva organizzato tutto alla perfezione.
Poco dopo, sentì la mano di Jungkook trascinarlo in direzione della veranda che affacciava sull’esterno. Si ritrovò poco dopo nuovamente a contatto col il venticello serale, e questa volta in compagnia dei suoi amici.
“Jiminie, bentornato!” La voce squillante ed un sorriso a trentadue denti di Seokjin gli diedero il benvenuto. Lì fuori c’erano i due sue hyung e Yoongi.
“Tutto bene?” Gli sussurrò Seokjin avvicinandosi piano per non farsi sentire dagli altri. Il corvino deglutì appena ripensando, nuovamente, a quanto stesse per accadere prima con Taehyung. Mandato giù il groppo, scosse la testa in segno di negazione. Seokjin, stupito, capì subito che Jimin non ne volesse parlare in quel momento. Così si limitò solo ad avvolgergli con un braccio le spalle e a sorridergli incoraggiante. Jimin ricambiò il sorriso e accettò di buon grado la lattina di soda che l’amico gli stava offrendo: sentì il liquido frizzantino rinfrescargli la bocca.
Poco dopo, entrambi si concentrarono sul discorso degli altri tre: Jimin adesso voleva solo passare una bella serata.

***

Il gruppetto si era poi spostato all’interno, decidendo di andare a scatenarsi in pista. Si erano così trovati stipati su di uno dei divanetti che Hoseok aveva spostato, per l’occasione, sul fondo della stanza. A loro, si erano aggiunti anche Taehyung ed il ragazzo dalla chioma aranciata. Yoongi, in un primo momento, aveva fatto finta di niente. Si era limitato semplicemente a spostarsi di più verso Jimin – seduto al suo fianco – e a far spazio a i due suoi amici. Poi, aveva iniziato a parlare con Hoseok cercando di non prestare chissà quanta attenzione agli altri due – in fin dei conti stava parlando con la sua cotta – ma gli sguardi così tesi ed imbarazzati che quei due avevano ogni qualvolta si guardavano, fece suonare il suo campanello d’allarme. Fu quando tutti gli altri decisero di spostarsi in pista che Yoongi si girò con un sopracciglio alzato in direzione di Jimin. Lo stesso Jimin che nonostante la voglia di scatenarsi, aveva preferito di gran lunga rimanere seduto ed in compagnia di Yoongi. Tutto pur di non stare un minuto in più in compagnia del rosso: aveva capito, in quel poco tempo, che non poteva assolutamente distrarsi e dimenticare ciò che era successo qualche ora prima. Più il corvino ci provava, più la sua mente gli riproponeva le immagini dell’espressione così assorta ed etera di Taehyung.
“Vuoi dirmi cosa non va?” Chiese Yoongi avvicinandosi, in modo che Jimin potesse capirlo nonostante la musica. Questi si girò di scatto nella sua direzione ritrovandosi, per pochi minuti, troppo vicino al viso del grigio. In quel momento, Yoongi si soffermò sull’ombretto e sulla matita che rendevano lo sguardo di Jimin più intenso.
“Non c’è nulla che non va.” Aveva asserito il corvino spostandosi e mettendo più distanza possibile tra il suo viso e quello del maggiore: si era ritrovato a pensare a quanto fossero piccoli gli occhi di Yoongi, ma comunque belli.

“Ti prego, si nota lontano un miglio che è successo qualcosa tra te e Taehyung. Ti ricordo che se vuoi far funzionare bene il piano, devi dirmi cosa sta succedendo.” Il maggiore sorrise beffardo quando vide l’altro sbuffare affranto. Jimin decise poi che era il caso di spostarsi in un luogo dove ci fosse meno baccano, ed i due si alzarono dal divanetto. Tutta la scena fu attentamente osservata dagli occhi vigili di Taehyung, le cui mani si erano poi strette a pugno fino a far diventare le nocche bianche.

 ***

Yoongi aveva condotto Jimin nuovamente fuori alla veranda della cucina, adesso lì non c’era nessuno. Prima di raggiungere il minore lì fuori, prese un’altra lattina di birra per sé ed una lattina di coca cola per il corvino. Quando gliela porse, Jimin lo ringraziò con un cenno del capo.
“Allora?” Chiese dopo un lungo sorso Yoongi, curioso di sapere cosa fosse successo. Il suo sesto senso lo stava avvisando che quella situazione poteva aiutarli nel loro piano. In quel momento, le possibilità di avere Hoseok tutto per sé, sembravano magicamente aumentate.
Il corvino mandò giù il suo sorso di coca cola prima di iniziare a raccontare.
“È successo quando voi siete entrati e ci avete lasciato fuori. All’inizio la situazione era normale parlavamo come facciamo di solito anzi, le cose sembravano andare davvero molto bene. Penso che i rapporti siano migliorati da quando abbiamo iniziato a scriverci per messaggio. In ogni caso, ad un certo punto l’atteggiamento di Taehyung è cambiato: ha iniziato ad osservarmi più intensamente, si è avvicinato di più a me. E oddio, se non fosse stato per Hoseok che è arrivato, mi avrebbe baciato. Capisci, baciato!” Il grigio spalancò di poco gli occhi, sorpreso di quante informazioni gli avesse dato Jimin: adesso gli risultava tutto più chiaro. Adesso capiva a chi era riferito quello sguardo perso e sognante che Jimin aveva rivolto per giorno al suo cellullare invece di ascoltarlo parlare, adesso comprendeva gli sguardi imbarazzati del corvino e del suo migliore amico. Adesso comprendeva le volte in cui aveva beccato Taehyung sorridere allo schermo del suo cellulare: in quel momento, tutto era così chiaro e limpido nella mente di Yoongi.
Bingo!
“Jimin, adesso posso dirti con assoluta certezza che la relazione tra Hoseok e Taehyung è sicuramente una farsa. Il mio caro amico sembra completamente cotto di te: adesso non resta che farlo ingelosire e vedrai che in poco tempo potrai essere felicemente fidanzato con lui!” L’entusiasmo che trapelò dalle sue parole, fece quasi accapponare la pelle a Jimin: mai prima di allora aveva visto Yoongi così esaltato per una notizia.
​"La birra ti sta dando alla testa Min. -  Aggiunse poco dopo prendendo un altro sorso dalla lattina che stringeva fra le mani. – Hoseok e Taehyung si piacciono, come ti è saltata in mente un ragionamento simile?” Ma Yoongi sembrava totalmente convinto della sua teoria, tanto che si limitò semplicemente ad aggiungere: “aspetta e vedrai Jimin, aspetta e vedrai.”

***

Il giorno seguente, sia Jimin che Jungkook si svegliarono con un dopo sbornia pazzesco. Entrambi presero a fare avanti e dietro dal bagno in camera del corvino e si segnarono mentalmente di non provare mai più a farsi coinvolgere dalle idee strampalate di Jung Hoseok: la sera precedente, infatti, erano stati costretti anche loro a partecipare ad uno di quei giochi che comprende fiumi di soju. Alla fine, Namjoon e Seokjin avevano deciso di caricarseli in spalla e di portarli a casa prima che i due potessero entrambi bere l'’ottavo bicchierino.
“Non berrò mai più in vita mia, vivrò solo di acqua. Addio anche alle bevande gassate.” Jungkook prese a ridere notando quanto il corvino fosse visibilmente sconvolto. Non aveva mai visto il suo migliore amico in quelle condizioni, e la sua espressione malconcia gli risultava alquanto comica.
Jimin mise su un finto broncio e lo colpì sulla spalla, ma poi prese a ridere anche lui. Poco dopo, la voce di sua madre li chiamò annunciando che fosse pronto il pranzo.
Sistematesi al meglio, i due ragazzi scesero al piano di sotto dove la signora Park li stava aspettando con bicchieri d’acqua e delle aspirine.

***

Il suo telefono prese a squillare svegliandolo di soprassalto. Yoongi grugnì girandosi dall’altro lato e affondando la testa nel cuscino morbido: sperava che da un momento all’altro la suoneria cessasse e chiunque lo stesse chiamando, smettesse all’istante. Ma appena finì, partì nuovamente la suoneria. Fu così costretto a girarsi e ad afferrare il telefono, sul display lampeggiava il nome di Taehyung.
“Che c’è?” Chiese con voce roca e ancora impastata dal sonno.
“Gentile come pochi. Comunque vorrei farti una domanda.” Yoongi si issò a sedere captando come il tono di voce del suo amico fosse diventato tutto ad un tratto titubante.
“Dimmi pure.”
“Per caso, tu e Jimin state assieme?” E quella domanda lo fece sogghignare svegliandolo completamente. Adesso ne aveva l’assoluta conferma e Jimin avrebbe dovuto solo accettare le sue condizioni. Avrebbe giostrato nuovamente lui il gioco.
“Si.” Rispose.

 



*Il soju e makgolli sono due bevande alcoliche coreane.


 

Salve a tutti!
​E' da questa mattina alle otto che cercavo di ultimare il capitolo, e finalmente l'ho concluso. 
​Ad inizio settimana mi ero prefissata di pubblicarlo entro sabato pomeriggio, però in questi giorni ho scritto davvero poco: i drama hanno preso possesso del mio corpo, tanto da indurmi a finirne due nel giro di due giorni. 
​Spero che questo capitolo vi sia piaciuto, perché a me sinceramente ha fatto urlare "BOOM!" alla fine ahahaha.
​Grazie a chi continua a recensire e a chi continua ad inserire la storia fra le preferite/seguite/ricordate. Grazie mille!
​Adesso mi dileguo, buona domenica a tutti.
Baci, Sam.

 

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Capitolo 7
*** Seventh ***


“Tu cosa!?” La voce di Jimin richiamò l’attenzione dei clienti vicini e quando il corvino se ne rese conto, cercò di darsi un contegno e di mascherare il crescente rossore sulle sue guance. Di tutte le iniziative, quella era in assoluto la più stupida che avesse mai potuto avere Min Yoongi.
“Tu hai le pigne al posto del cervello, e questa ne è la conferma!” Aggiunse poco dopo il minore, portandosi le mani a tirare qualche ciocca di capelli: non avrebbe più parlato con Taehyung, non dopo quello, e avrebbe detto addio a la sua possibilità di starci assieme.
“Quanto sei esagerato, ho semplicemente detto che ci stavamo sentendo. La reazione che ne è seguita mi ha dato la conferma certa che il mio caro amico e completamente andato per te. Adesso basterà solo pressarlo un poco, e vedrai che in poco tempo lascerà Hoseok per stare con te.” Il tono di voce del maggiore sembrava così pacato, quasi scocciato.
“Ma ti senti quando parli? Sono i tuoi più cari amici, ma sembra che tu non prova un briciolo di compassione nei loro riguardi.” Jimin non poteva pensarci, lui una cosa del genere ai suoi migliori amici non l’avrebbe mai potuta fare. Possibile che Yoongi non provasse affetto per Taehyung ed Hoseok? Era umanamente impossibile.
“Senti. – iniziò poco dopo il grigio sbuffando. – Le cose non sono iniziate così, avevo visto in te il ragazzo giusto per Taehyung. Lui ha decisamente bisogno di uno come te al suo fianco, e non di uno come Hoseok che è più pazzo di lui. Le cose si sono evolute in questo modo e se vuoi realmente metterti con lui, beh stai al piano.” Le parole di Yoongi lo colpirono, come se l’altro gli avesse appena tirato un pugno dritto in faccia: aveva notato un cambiamento d’umore quando il maggiore aveva pronunciato “ha decisamente bisogno di uno come te” e ciò gli fece pensare che, in fin dei conti, il grigio tenesse moltissimo a Taehyung come ad Hoseok. Certo, le cose erano cambiate e li avevano portati a scegliere la via più dolorosa, quelle che avrebbe comportato cuori infranti. Ma Jimin aveva compreso anche che Yoongi aveva ragione su tutto, e che incavolarsi con lui dopo che il latte era già stavo versato, era praticamente inutile.
Il corvino abbassò il capo osservando il poco di riso nella ciotola e la carne ancora sulla brace: quando il maggiore l’aveva telefonato dicendogli che avrebbero dovuto parlare, di certo non si sarebbe aspettato una notizia simile.
Ma ormai c’era dentro, volente o nolente. Non sapeva cosa sarebbe successo nello specifico, non sapeva se lui e Taehyung avrebbero continuato a parlare come avevano fatto fino a quel momento. Ma era la sua unica opportunità, l’unica scelta che lo avrebbe spronato a cacciare fuori un Jimin diverso, più audace.
“Va bene.” Biascicò poco dopo facendo sogghignare Yoongi.

***

Il giorno seguente, Jimin avrebbe preferito rimanere a casa. Sapeva che avrebbe potuto occupare il tempo a prepararsi per il test di storia, oppure a ripetere i passi della nuova coreografia, o avrebbe potuto anche ripulire camera sua. In realtà, avrebbe pulito casa sua da cima a fondo pur di non andare a scuola.
Ma sua madre sembrava essere di tutt’altro avviso poiché al terzo richiamo, salì lei stessa per togliere le coperte di dosso al figlio. Jimin, sentendo il vento di inizio ottobre accapponargli la pelle, fu costretto ad alzarsi e a prepararsi.
In breve tempo si ritrovò davanti all’imponente edificio scolastico. Deglutì piano.
“Ciao.” La voce calma di Yoongi lo svegliò dal suo stato di trance. Poco dopo, la sua chioma grigiastra entrò nel campo visivo di Jimin. Non l’aveva mai visto così puntuale.
“Taehyung mi ha appena inviato un messaggio dicendomi che oggi non sarebbe venuto a scuola. – A quelle parole, il corvino tirò un sospiro di sollievo: la paura e l’ansia che da quella mattina lo stavano accompagnando, diminuirono notevolmente. – E sinceramente l’avevo immaginato, ma rimane Hoseok da convincere. Avvisa pure i tuoi amici, a pranzo mangeremo assieme.” E così concludendo, si avviò per primo verso le porte principali. Jimin studiò il passo lento di Yoongi, si soffermò sulle mani affondate nelle tasche dei pantaloni ed i capelli tinti leggermente mossi dal vento. La sua intera figura, sembrava emanare calma e compostezza: cose che Jimin aveva sperimentato davvero pochissime volte nella sua vita.
Ed in quel momento, sentì un moto di invidia crescere dentro di lui. Invidia per il perfetto autocontrollo di Min Yoongi, per la sua calma che sapeva mantenere in ogni contesto.
Perché mentre il maggiore fra i due aveva detto quelle parole con estrema naturalezza, al solo sentir pronunciare il nome di Hoseok, Jimin aveva sentito l’ansia ritornare più forte di prima e le gambe molli come gelatina. Più pensava alla pausa pranzo, più le immagini dell’arancio che non gli credeva e che lo accusava di essersi rubato Taehyung, si facevano vivide nella sua mente.
Quello poteva ritenersi il peggior lunedì della sua intera esistenza.

***

“Ciao ragazzi!” Tutti e quattro i ragazzi già seduti al tavolo, alzarono la testa incontrando la figura sorridente di Hoseok e quella scocciata di Yoongi.
L’ora pranzo sembrava esser giunta più velocemente del solito, ed il corvino stava pregando tutte le divinità possibili che finisse con altrettanta rapidità: sentiva già i palmi delle mani sudaticci.
I due nuovi arrivati presero posto: Hoseok accanto a Jungkook, di fronte a Jimin, mentre Yoongi al fianco di quest’ultimo. All’inizio ci furono semplici domande di circostanza – con l’aggiunta di Seokjin che si lamentava per il suo test di inglese andato sicuramente male – poi ognuno si concentrò sulle pietanze che riempivano i vassoi.
Fu circa a metà che Hoseok tirò in mezzo l’argomento.
“Non sapevo che vi frequentasse, quando Yoongi oggi me l’ha detto stentavo a crederci.” Queste furono le sue parole, che fecero arrestare Jimin con le bacchette a mezz’aria. Ripreso un briciolo di autocontrollo poco dopo, alzò il capo sorridendo appena. Cosa avrebbe dovuto dire? Sentiva la gola secca e la voce venir meno.
“Oh beh. – iniziò Seokjin per lui dopo diversi minuti di silenzio. – È stata una sorpresa anche per noi. Ma sapevo che questi due ci nascondessero qualcosa!” Ed accompagnò il tutto con una leggera risata, coinvolgendo anche gli altri.
“E da quanto va avanti?” Chiese curioso Hoseok, il sorriso sempre stampato in viso. L’ansia di Jimin sempre lì presente.
“Sarà circa una settimana. -  Se ne uscì semplicemente Yoongi, attirando l’attenzione degli altri su di sé. – Sai, prima del tuo arrivo ero solito trattenermi fuori la classe di Taehyung per parlare. Spesso mi capitava di osservare Jimin e il più delle volte pensavo che fosse molto carino, poi un giorno ho deciso di chiedere il numero a Taehyung e da lì abbiamo iniziato a sentirci.” Hoseok sorrise congratulandosi entusiasta con entrambi, ed affermando che finalmente qualcuno era riuscito a sciogliere il cuore di ghiaccio del suo caro amico. Aveva sorriso ad entrambi, poi era ritornato a mangiare il suo riso come se niente fosse. Degli altri quattro, non si poteva dire la stessa cosa: Jimin li aveva avvisati che Yoongi aveva messo su un piano davvero elaborato, preparando un discorso adatto e semplice per far risultare il più vero possibile il loro rapporto. Eppure, mai si sarebbero aspettati una naturalezza del genere nel raccontare i fatti. Jimin in particolare, non riusciva a distogliere lo sguardo dalla sua figura, imbambolato sul posto e con la bocca leggermente dischiusa. Ancora ricordava come la sera prima, il grigio gli avesse detto che avrebbe a tutto avrebbe pensato lui e che il suo ruolo era quello di assecondarlo e di sorridere. Ma mai si sarebbe aspettato un’organizzazione simile, né che Hoseok gli credesse così rapidamente.
E mentre ripensava alle parole di Yoongi, ancora con lo sguardo fisso sulla sua figura, le sue guance si tinsero di un leggero rossore immaginando veramente il maggiore osservarlo per giorni prima di chiedere il suo numero a Taehyung. Fu solo quando il grigio si girò nella sua direzione osservandolo a sua volta, che Jimin abbassò il capo imbarazzato cercando di rimuovere quei pensieri.

***

Il pranzo si era concluso nel migliore dei modi e ad un certo punto, Jimin si era anche rilassato godendosi quei pochi minuti rimanenti prima del suono della campanella. Hoseok non aveva fatto altre domande – si era limitato a lanciare qualche rapida occhiatina e a sorridere sornione – ed il corvino era giunto alla conclusione che nonostante l’arancio e Taehyung stessero insieme, era impossibile odiare Hoseok. Il fatto che gli stesse simpatico, anzi, lo metteva in una situazione decisamente più spiacevole: con quella farsa sua e di Yoongi, un giorno avrebbe ferito il suo cuore così puro e gentile.
Più ci pensava, più la volta di rivelare tutto aumentava in lui.
Poco dopo, la campanella suonò avvertendoli che le ultime ore di scuola erano vicine. Tutti e sei si alzarono dal tavolo e si diressero verso l’uscita. Arrivati davanti alle scale, tutti i più grandi del gruppo salutarono Jimin e Jungkook avviandosi al piano superiore.Lasciati soli, i due si incamminarono verso la loro classe.
“Yoongi ci ha colpiti tutti quanti, non ci aspettavamo una naturalezza simile. Sembrava un racconto così reale!” Un Jungkook entusiasta richiamò l’attenzione di Jimin, che in quel momento ricordò le parole del maggiore. Le sue guance tornarono a colorarsi di rosso.
“Oh-ehm…non me l’aspettavo nemmeno io.” Rispose con la testa china, mentre si grattava la nuca imbarazzato. Cosa gli stava prendendo? Sembrava una ragazzina alla sua prima cotta, per di più una cotta per il ragazzo sbagliato.
Doveva darsi una calmata.
“Jungkook-ah, vado un momento in bagno. Se dovesse esserci già il professore in classe, avvisalo che arrivo subito!” Urlò Jimin mentre già tornava indietro per andare in bagno, lasciando Jungkook solo.
Quando aprì la porta dei bagni, si ritrovò davanti il viso di Hoseok.
“Uh, scusami.” Rispose frettolosamente Jimin scansandosi e lasciando libero il passaggio.”
“Come mai qui?” Chiese il poi, leggermente confuso: sul loro piano i bagni c’erano.
“Questi sono più puliti.” Ammise l’altro sorridendo ed uscendo dal bagno. Ma prima che si potesse richiudere la porta alle sue spalle, la bloccò con una mano.
“Tu e Yoongi siete molto carini. Coppia un po' stramba, ma sono felice che abbia trovato uno come te. Mi piacerebbe tanto fare un’uscita a quattro: sai, voi due ed io e Taehyung.” Aggiunse Hoseok, ed il cuore di Jimin riprese a battere troppo forte.
“S-si, sarebbe una bella idea.” Balbettò piano, l’ansia nuovamente alle stelle.
“Perfetto! – Esclamò Hoseok. – Ne parlerò con Yoongi.” Concluse e poi lasciò andare finalmente la porta.
Quando la figura del maggiore sparì definitivamente, Jimin si appoggiò ai lavandini stringendo con forza il lavabo.
La sua fine era vicina.

***

Nonostante Jimin avesse sperato fino alla fine, l’uscita a quattro era stata concordata per quello stesso sabato. E da quando Yoongi glielo aveva comunicato – con quel suo tono perennemente scocciato – la settimana sembrava esser volata troppo rapidamente. Inoltre, Taehyung era tornato a scuola e all’inizio la situazione era stata abbastanza imbarazzante: all’inizio si erano limitati a semplici sguardi fugaci – e in quelle occasioni, il corvino aveva osservato come gli occhi del rosso fossero velati di tristezza – e dopo i primi due pranzi in mensa, le cose erano nettamente migliorate.
Taehyung stava accettando pian piano la relazione che legava il suo migliore amico e Jimin, ma stava ancora combattendo con le sue emozioni. Non aveva alcuna intenzione di ferire Hoseok, perché nonostante il fatto che stessero insieme, c’era una profonda amicizia che li legava. Ma doveva andarci con i piedi di piombo, altrimenti avrebbe incasinato tutto.
E sapeva che l’uscita a coppie di quel sabato, avrebbe messo tutti a dura prova.

Quando il telefono posto sul comodino prese a squillare, Jimin scattò in piedi aggiustandosi la camicia. Era un fascio di nervi.
“Scendi, sto giù.” Yoongi non gli diede nemmeno il tempo di aprir bocca che concluse la telefonata. Jimin sbuffò ancora più turbato, prima di prendere la giacca di pelle e scendere al piano inferiore. Salutata sua madre, si richiuse la porta di casa sua alle spalle avvicinandosi al maggiore.
“Ciao.” Disse semplicemente il corvino facendo voltare Yoongi nella sua direzione. Questi rimase per un momento in silenzio notando quanto l’altro con del semplice trucco e dei vestiti diversi, sembrasse totalmente un’altra persona. Poi, per non essere beccato in flagrante, fece un leggero cenno con la testa e porse poi un casco laccato in nero a Jimin.
“Dobbiamo andare con quella?” Chiese il minore, gli occhi spalancati per la paura. Non era mai stato un appassionato di moto.
“È un semplice motorino 125, e stai tranquillo che non andrò veloce.” Sbuffò Yoongi montando in sella ed incitando Jimin ad imitarlo. L’altro, ancora titubante, si infilò il casco e salì sul motorino cingendo imbarazzato i fianchi di Yoongi.

***

Sedevano tutti e quattro in un locale molto carino nel centro città, conosciuta per il suo buonissimo Tteokbokki*.  La saletta era piena, tipico del sabato sera, ma Hoseok aveva sapientemente prenotato un tavolo per quattro.
Adesso, tutti aspettavano in religioso silenzio che le loro ordinazioni arrivassero.
“Bene. – ruppe il silenzio Hoseok. – Tutto bene in questi giorni Jimin?” Chiese facendo alzare lo sguardo al diretto interessato.
“Uhm…si, tutto bene. La scuola sta iniziando a farsi sentire, ma nulla di diverso dagli anni precedenti. A te invece, trovi differenze con l’organizzazione in Giappone?” Il corvino si complimentò con sé stesso per aver fatto un discorso così lungo e senza balbettare più di tanto.
“Sono felice che tu me l’abbia chiesto! Posso affermare con certezza che a Shibuya* passavo molte più ore chinato sui libri.” Il ragazzo rise leggermente coinvolgendo anche Jimin.
Il resto del tempo di attesa, passò fra una chiacchierata e l’altra. I più attivi erano Jimin e Hoseok che passarono molto tempo a parlare delle loro esperienze in Giappone – tempo fa, anche Jimin era stato lì a casa dei suoi nonni trasferitesi anni prima – mentre Taehyung e Yoongi si limitavano ad intervenire di tanto in tanto.
A differenza di come l’aveva immaginato, tutto stava procedendo in tranquillità e Jimin poté anche rilassarsi e non pensare più ad una possibile fine catastrofica.

Dopo aver concluso la loro cena, avevano deciso di andare ad un karaoke lì vicino e passata la prima ora a cantare canzoni a squarciagola e a bere shottini di soju, Hoseok fin troppo euforico se ne era uscito col voler giocare a obbligo e verità. Taehyung e Yoongi, che avevano continuato a non partecipare con grande entusiasmo, in quel momento si erano risvegliati come dal loro stato di trance e avevano acconsentito.
Finita la terza bottiglia, quindi, liberarono il piccolo tavolino spostando i bicchieri e i microfoni. Hoseok si alzò autoproclamandosi come addetto a far girare la bottiglia. Al primo round, sia Jimin che Yoongi non erano stati sorteggiati ma non ebbero la stessa fortuna al secondo giro.
Quando poi la bottiglia indicò Yoongi, questo si umettò le labbra e ghignò leggermente prima di osservare la figura di Taehyung, improvvisamente attento.
“Obbligo o verità?” Aveva chiesto Hoseok, ed il grigio aveva risposto “obbligo” senza alcuna esitazione.
La bottiglia era stata nuovamente girata mentre l’arancio quasi urlava che lo avrebbe obbligato a baciare…Jimin.
Il collo della bottiglia aveva puntato Jimin.
Ed in quel momento, il corvino seppe di aver parlato troppo presto: qualcuno lassù sembrava odiarlo veramente.
Si voltò lentamente, prima in direzione di Taehyung – il quale cercava di mascherare la sua espressione sconvolta – poi verso Yoongi, che manteneva una calma quasi spaventosa.
“Non posso astenermi? Non mi piacciono le effusioni in pubblico.” Biasciò Jimin, sentendo il viso andare completamente a fuoco. Ma Hoseok non volle sapere nulla anzi, lo spinse maggiormente verso il grigio.
E prima che Jimin potesse cercare un altro modo per evitare la situazione, sentì le dite affusolate e fredde di Yoongi sulle sue guance super accaldate e le sue labbra sottili e leggermente screpolate, posarsi sulle sue morbidi in un bacio casto.
Fu questione di pochi attimi, attimi in cui Jimin sentì il suo stomaco fare le capriole, prima che Yoongi si staccasse e prendesse a guardarlo. Sentì quegli occhi così scuri fissarlo intensamente, come se volesse scavargli dentro e non resistette molto prima di abbassare gli occhi per nascondere il viso ormai rosso peperone.
Quello che ne seguì, le urla entusiaste di Hoseok, gli arrivarono come un suono ovattato. Completamente sovrastato dal battito accelerato del suo cuore.


 



Tteokbokki​: sono gnocchi di riso bolliti immersi i una salsa piccante, molto famosi in Corea.
Shibuya​: uno dei 23 quartieri di Tokyo.


 

 

​Non state affatto sognando, sto veramente pubblicando prima della scadenza. Segnate questi eventi, sono rari!
​In ogni caso, questa pubblicazione anticipata ha un suo perché: le vacanze sembrano essere arrivate anche per me, e molto probabilmente tra domani e domenica partirò (o almeno lo spero, dato che sono ancora in fase mozzarellina). Ho quindi deciso di pubblicare oggi per non rischiare, anche perché non so se riuscirò a postare un nuovo capitolo settimana prossima.
​Ci sono tante, troppe cose su cui vorrei soffermarmi - in primis il fatto che ho sclerato come una matta per la scena finale - però mi limiterò ad urlare: YOONMIN GENTE!
​Inoltre vorrei precisare delle cose: non ho idea di come sia il sistema scolastico, né in Corea né in Giappone e non penso sia possibile nemmeno che gli adolescenti prendano il patentino 125. Essendo una storia totalmente nata dalla mia mente malata, è tutto frutto di fantasia (o insomma, giù di lì, dato che queste sono cose che in Italia accadono, ma ssh).
​Ringrazio tutti quelli che continuano ad inserire la storia fra le preferie/seguite/ricordate; a chi recensisce e a chi fa aumentare sempre più le visualizzazione. Ogni giorno, mi sento meglio vedendo tutti quei numeri aumentare.
Prima che questo spazio autrice diventi più lungo del capitolo, mi dileguo.
​Un bacione e alla prossima.
​Sam.


 

 

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Capitolo 8
*** Eighth ***


“È ora di andare.” Aveva detto Yoongi, bloccando le urla entusiaste di Hoseok. Aveva salutato i suoi amici, aveva afferrato la mano di Jimin ed erano usciti dalla saletta. In poco tempo si erano ritrovati nuovamente in strada e con poche falcate, raggiunsero la moto salendoci sopra.
Il viaggio dal centro fino a casa del corvino era avvenuto in religioso silenzio: Jimin non aveva proferito parola, e Yoongi era troppo stanco ed insoddisfatto per aprire un discorso. Certo, era riuscito a fare ingelosire Taehyung – la faccia cupa che aveva messo su nel momento del bacio ne era stata la prova – ma aveva miseramente fallito con Hoseok: quel ragazzo sembrava, anzi, approvava la sua “frequentazione” con Jimin. Doveva pensare a qualcosa che lo spingesse a mettere in dubbio i suoi sentimenti per il rosso, qualcosa che lo facesse vacillare.
Jimin, dal canto suo, aveva la testa bombardata da mille pensieri ed aveva paura che se solo avesse aperto bocca, avrebbe finito col dire cose che non pensava realmente.
Avrebbe tanto voluto picchiare Yoongi in quel momento, e non cingergli i fianchi per non cadere dal suo motorino. Sapeva che la sua stupida idea avrebbe portato a cose del genere, ma mai si sarebbe aspettato che accadesse così velocemente. Ed aveva voglia di picchiarlo perché non gliene aveva fatto parola, non lo aveva preparato psicologicamente e fisicamente a vedere la faccia distrutta di Taehyung. Ma voleva picchiarlo anche perché la sua gentilezza lo aveva colpito e mandato in confusione: il modo in cui gli aveva poggiato le mani sulle guance, lo sguardo che gli aveva rivolto, il tocco leggero delle sue labbra. Tutti modi di fare che Jimin non pensava che il grigio potesse mai avere: e ciò lo mandava in bestia, perché sapeva che quelli erano stati soltanto gesti dettati dalla situazione. E per un momento, sentì un moto di gelosia attanagliargli lo stomaco perché aveva notato come l’atteggiamento del maggiore cambiasse in presenza di Hoseok e Taehyung. Aveva notato come si comportasse da amico con loro due. Per un breve istante, mentre il leggero vento serale gli scompigliava quei pochi capelli che sfuggivano da sotto il casco, Jimin pensò che con la giusta dose di volontà, avrebbe potuto avere anche lui un rapporto simile con Yoongi.

***

Anche il tragitto a piedi di Hoseok e Taehyung avvenne in religioso silenzio. Le loro abitazioni distavano poco dal centro – circa venti minuti a piedi – e in quel momento entrambi avevano bisogno di una passeggiata per schiarirsi le idee. In particolare Taehyung, che non faceva che pensare alla situazione in cui si era cacciato. Ormai era chiaro che gli piacesse Jimin – quel bacio di poco prima lo aveva scosso abbastanza – e adesso non sapeva che fare. Se solo avesse mandato avanti la relazione con Hoseok, avrebbe soltanto illuso quello che in primis era un suo migliore amico; se avesse deciso di far finire lì la loro relazione, avrebbe perso per sempre l’amicizia del maggiore. In entrambi i casi, se ne usciva distrutti e con un rapporto di amicizia mandato a quel paese. Taehyung si sentiva uno schifo, si riteneva uno verme. Sapeva che era tutta colpa sua e del suo stupido cuore, che si era invaghito di una persona adesso irraggiungibile.
Hoseok, dal canto suo, aveva notato che c’era qualcosa che non andava: Taehyung non era più affettuoso come prima, era sempre molto distratto e specialmente era molto triste. Ma i tasselli erano combaciati dopo quella serata: dopo il bacio di Yoongi e Jimin, l’arancio aveva notato come il viso del suo fidanzato si fosse incupito. E non impiegò più di tanto a comprendere la situazione.
A Taehyung piaceva Jimin, e lui non poteva fare nulla se non lasciarlo andare.
“Siamo arrivati. Grazie per avermi accompagnato.” La voce bassa di Taehyung lo riportò alla realtà ed Hoseok si girò nella sua direzione posando lo sguardo su un sorriso stanco ma sincero dell’altro. Aveva sempre amato quel sorriso rettangolare così particolare. Chissà se a Jimin piace, si ritrovò a pensare.
“Taehyung, aspetta! – una sua mano avvolse il polso del minore facendolo voltare. Il rosso prese ad osservarlo confuso. – Io...io so che ti piace Jimin.” Nel sentire quelle parole, Taehyung sentì il sangue gelarsi nelle vene. Non poteva essere vero, come aveva fatto Hoseok a capirlo?
“Hyung…” Provò a spiegare, ma Hoseok gli fece segno di fermarsi e di ascoltarlo. Così, senza farselo ripetere, il minore di ammutolì.
“In quest’ultimo periodo ho notato un cambiamento nel tuo carattere: eri spesso assente e mi sembravi…stressato. All’inizio avevo pensato che fosse solo stress dovuto alla scuola e quindi ho preferito non dirti nulla perché pensavo avessi bisogno dei tuoi spazi, come ogni studente sotto verifica. Ma poi ho notato che il tuo malessere iniziava quando incrociavi le figure di Yoongi e Jimin, e ciò mi ha confuso. Ho iniziato ad osservarti, ho iniziato a notare gli sguardi che indirizzavi a Jimin. Ho notato i tuoi pugni serrarsi in un moto di gelosia, quando lo vedevi parlare con Yoongi. E stasera, dopo il bacio, ho finalmente capito che ti piace Taehyung. Ma non te ne faccio una colpa, dopo tutto quando ci mettemmo assieme ti forzai io. La tua era una semplice infatuazione, ma ciononostante accettasti di metterti con me: forse l’avrai fatto per non ferire i miei sentimenti. Ma ora, continuare così mi sembra inutile.” Hoseok concluse tirando un sospiro di sollievo. Aveva sputato fuori tutto ciò che per giorni si era accumulato.
“Hyung…io non volevo. – Riuscì a rispondere Taehyung, gli occhi che gli pizzicavano per le lacrime che di lì a poco sarebbero scese. – Non avrei voluto ferirti in questo modo. Quando sei partito per il Giappone, hai lasciato un vuoto enorme. Lo stesso vuoto che solo tu sei riuscito a colmare quando sei tornati: in quel momento ho pensato che i miei sentimenti per te andassero oltre l’amicizia. Così, quando mi hai baciato, ho pensato che avessimo potuto provare assieme. Mi sbagliavo Hoseok hyung, e questo mio sbaglio ti ha solo ferito. Non so come chiederti scusa per tutto ciò, perché nonostante tutto tu sei uno dei miei migliori amici.” L’arancio incatenò il suo sguardo a quello di Taehyung, sorridendogli rassicurante. Poi, tirò il suo polso avvolgendolo in un caldo abbraccio.
Aveva sempre odiato vedere i suoi migliori amici piangere. Aveva sempre odiato vedere Taehyung piangere.
“Non preoccuparti Tae, adesso va tutto bene. Sappi che ti aiuterò con Jimin, meriti di essere felice. Adesso entra che è tardi!” E con queste ultime parole, asciugò le guance bagnate dell’amico incitandolo ad entrare. Si abbracciarono nuovamente, prima che il rosso gli sorridesse ed entrasse in casa sua.
Quando si fu assicurato che il minore fosse entrato, Hoseok si lasciò andare e pianse sulla strada del ritorno.

***

La domenica mattina, Jimin fu svegliato dalla suoneria del suo cellulare. Il corvino si giro controvoglia in direzione del rumore, mugugnando contro chiunque avesse osato svegliarlo in un giorno di totale riposo. Quando poi si stropicciò gli occhi e lesse il nome di Yoongi lampeggiare sul suo display, il suo disappunto non fece che aumentare.
“Anche di domenica mattina devi disturbarmi?” Chiese irritato, la voce roca ed ancora impastata dal sonno.
“Sono le undici e mezza, alzati e vieni ad aprirmi la porta.” Rispose semplicemente l’altro, sempre con quel suo tipico tono scocciato. Jimin chiuse la telefonata, infilò le pantofole e sbuffando, si diresse al piano inferiore.
La casa era avvolta nel silenzio, segno che sua madre non era ancora tornata dall’uscita domenicale. Il corvino si affrettò alla porta aprendola e rivelando la figura del grigio.
“Questo è per il disturbo.” Disse Yoongi allungandogli un sacchetto: sul davanti vi era il logo di una caffetteria poco distante da casa del minore.
“G-grazie.” Balbettò Jimin colpito dal gesto. I due si spostarono in cucina, dove il minore prese a consumare il contenuto della busta: un muffin al cioccolato ed un cappuccino, ora leggermente tiepido.
“Cosa devi dirmi?” Bofonchiò il corvino fa un boccone e l’altro. Di sicuro era successo qualcosa in quelle ore, qualcosa di legato alla loro uscita con Taehyung e Hoseok. A quel pensiero, sentì un brivido percorrergli la spina dorsale.
“Hoseok mi ha tenuto a telefono questa notte, era in lacrime. Mi ha detto che lui e Taehyung si sono lasciati.” Jimin per poco non sputò un sorso della bevanda.
“L-lasciati? Ma come!?” Chiese nervoso.
“Hoseok ha detto che si era reso conto degli sguardi che tu e Taehyung vi lanciate, e mi ha anche detto che farà di tutto per aiutarlo. Tipico di Hoseok. – Disse Yoongi mentre si spostava una ciocca di capelli all’indietro. – Ed ora che sappiamo cosa fare, dobbiamo essere più aggressivi Jimin. Se Taehyung si è reso conto dei suoi sentimenti per te, vorrà dire che cercherà di farci lasciare. Questo avverrà, ma dovrai fargli sudare sette camicie se vuole averti per davvero. Intesi?” Jimin deglutì, preoccupato ed in soggezione per lo strano luccichio che si poteva scorgere nello sguardo di Yoongi. Più volte aveva pensato, da quando conosceva meglio il maggiore, che ci fosse qualcosa di poco umano in lui: troppo subdolo e pianificatore per essere un normale adolescente di diciassette anni.
“Sei sicuro?” Chiese titubante.
“Sicurissimo, adesso vado. Ho la mia occasione di consolare un Hoseok leggermente distrutto, tu cerca di metterti in contatto con Taehyung. Inventati una bella storiella e iniziate a parlare!” E con quelle parole, Yoongi si richiuse la porta di casa Park alle spalle.
Jimin sbuffò piano prima di passarsi la mano sul viso ed imprecare contro Min Yoongi: quel ragazzo gli stava complicando la vita.

***

Il grigio aveva raggiunto casa di Hoseok circa una ventina di minuti dopo, bussando alla porta del minore reggendo in mano una busta piene di schifezze varie: quella mattina sembrava avesse preso i panni di un fattorino.
Poco dopo, si ritrovò davanti la faccio dell’arancio ancora mezza assonnata. Ma al grigio non passarono inosservati gli occhi gonfi per il pianto.
“Prepara la play, passeremo ore a smanettare con i joystick.” Disse il grigio facendosi spazio ed entrando in casa di Hoseok. L’altro, lo seguì a ruota sorridendo leggermente: per sua fortuna, aveva persone come Yoongi su cui contare in quel momento.
Passarono così le due ore successive a ridere, ad imprecare contro i personaggi virtuali da loro scelti e a mangiare patatine e noccioline. Questo fino a quando Hoseok non si addormentò sul divano in pelle nera, e Yoongi lo coprì con una coperta che giaceva sulla poltrona lì vicino.
Il maggiore prese ad accarezzargli il volto, passando lentamente le dita sulle guance dell’altro. Poi, prese ad accarezzargli i capelli arancioni morbidi al tatto.
In tutto quel tempo che Hoseok e Taehyung erano stati assieme, Yoongi aveva sempre immaginato cosa si potesse provare a compiere gesti così semplici ma allo stesso tempo, ricchi di emozioni. Sorrise considerandosi fortunato per poterlo fare adesso. Eppure, non poté che sentirsi in colpa quando i suoi pensieri si focalizzarono su Taehyung: in quell’ultimo periodo lo aveva trascurato moltissimo, mettendo al primo posto sempre il piano. Che razza di amico era uno che si concentrava semplicemente sulla sua felicità? Si ripromise che quello stesso pomeriggio lo avrebbe telefonato o si sarebbe direttamente presentato a casa sua. Hoseok non era l’unico ad aver sofferto.
In quel momento però, colse l’occasione per chinarsi ed avvicinarsi lentamente al viso ancora dormiente del minore. Appoggiò piano le sue labbra su quelle dell’arancio, pressandole leggermente in un bacio casto. Poi chiuse gli occhi godendosi quel momento che da sempre aveva sognato.
In un angolino remoto della sua mente però, qualcuno gli stava urlando che le labbra di Hoseok non erano morbide come quelle di Jimin.





 

Tra la spiaggia, il mare e pisolini vari, ho terminato anche questo ottavo capitolo.
​Ammetto che non ne sono pienamente soddisfatta: avrei voluto rendere meglio un paio di cose, ma cercherò di chiarirle al meglio nel prossimo capitolo. Consideriamo questo come uno di passaggio, giusto per capire cosa succede dopo l'appuntamento a quattro.
​Hoseok e Taehyung, sono colpiti ed affondati. Qui si parla maggiormente di Hoseok e di come stia soffrendo come un cane - non volevo farti soffrire, scusami - ma nel prossimo vedremo anche come non​ se la passa Taehyung.
​Jimin sempre dolcino, mentre Yoongi sembra essere - sia lodato il cielo - più umano rispetto alle altre volte. Chissà cosa farà per farsi perdonare da Taehyung.
​L'accenno alla yoonmin finale non poteva mancare. Per quello ho sorriso come una perfetta ebete.
​Mi scuso se il capitolo non è questo granché, ma qui il caldo mi dà alla testa (ed anche il cibo buonissimo che sto mangiando e di cui mi pentirò quando finirò col pesarmi lol).
​Grazie mille a tutti quelli che leggono, che recensiscono, che inseriscono la storia fra le preferite/seguite/ricordate. 
​Un bacione a tutti voi e vi auguro di passare un bellissimo weekend.
​Sam.

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Capitolo 9
*** Ninth ***


Da quando Yoongi aveva lasciato casa sua, Jimin non aveva fatto altro che pensare alle sue parole. Lui di sentire Taehyung ne aveva una voglia matta, ma come poteva contattarlo così facilmente dopo ciò che era successo la sera precedente? La sua mente non faceva che riproporgli le immagini del viso cupo del rosso, e ciò non lo stava aiutando a fatto.
Mentre pensava se scrivergli o meno, il rumore della porta di ingresso lo riportò alla realtà.
“Buongiorno.” Lo salutò sua madre prima di raggiungere la cucina e lasciarsi un bacio affettuoso fra i capelli ancora scompigliati. Jimin sorrise e prese a darle una mano con le buste della spesa.
“Hai già fatto colazione?” Chiese poco dopo la donna, mentre riponeva i peperoni nell’apposito scomparto del frigorifero.
“Uhm…sì, è passato Yoongi poco fa.” Le parole gli scivolarono via di bocca prima che se ne potesse rendere conto. Quando si accorse di ciò che aveva detto, il cuore del corvino prese a battere velocemente nella gabbia toracica: il silenzio era calato nella stanza, e sperò con tutto sé stesso che sua madre non fraintendesse la situazione.
“Jimin, siediti un momento.” Ma come sempre, le sue preghiere non furono ascoltate. Ormai era convinto che qualsiasi forza superiore esistesse, lo schifava a morte. “C’è qualcosa che devi dirmi? Sono tua madre, sai che a me puoi raccontare tutto.” Aggiunse poco dopo la donna, passandosi una mano fra i capelli scuri.
Il figlio deglutì rumorosamente, prima di abbassare il capo e rilasciare un lungo respiro. Forse era giunto il momento adatto di aprirsi con sua madre.
“All’età di quattordici anni ho avuto la mia prima vera cotta. Penserai che non ci sia nulla di male, se non fosse per il fatto che mi ero infatuato di un ragazzo poco più grande di me. All’inizio non volevo ammetterlo a me stesso: avevo paura di quei sentimenti che provavo ogni volta che incrociavo il suo sguardo, avevo paura di stargli accanto e di parlargli. Stavo facendo di tutto per dimenticarlo, volevo essere come ogni singolo ragazzino della mia età. Normale.
Col tempo poi, quando passai quella fase di negazione, capì che io ero perfettamente come tutti gli altri: preferivo i maschi alle femmine, tutto qui. Ero felice di aver finalmente accettato la mia natura e decisi di dirlo a Jungkook: mi sentivo pronto nel rivelargli una cosa tanto privata. Lui reagì bene, e ne rimasi così felice che quello stesso giorno decisi che ne avrei parlato anche con te. Ma poco dopo, lessi la notizia di un ragazzo toltosi la vita perché i suoi genitori non avevano accettato il suo orientamento sessuale. Sentii nuovamente la paura impossessarsi del mio corpo. Non volevo rovinare il nostro equilibrio, non volevo finire col deluderti.
Non volevo arrivare a soffrire così tanto da togliermi la vita. Quindi accantonai l’idea, ripromettendomi che appena fossi stato meno codardo te ne avrei parlato. – Il ragazzo si bloccò prendendo fiato ed asciugandosi le lacrime calde che gli stavano bagnando le guance. Non si era nemmeno reso conto di aver iniziato a piangere. – Nel frattempo mi sfogavo con la danza: il solo mettere piede nella sala prove, mi faceva sentire bene. Mi sentivo e mi sento tuttora nel mio luogo protetto.
In ogni caso, so che avrei dovuto parlartene prima. Perdonami per essere stato così codardo, e sappi che accetterò qualsiasi tua decisione. Anche se non mi accetterai, io ti amerò sempre. Sei mia madre, la donna che mi ha messo a mondo e che mi ha cresciuto donandomi tutto il suo amore. Ti voglio bene, e sempre te ne vorrò.” Finito di parlare, Jimin spostò il suo sguardo sul viso di sua madre. Fino ad adesso, aveva preferito fissare la credenza alle spalle della donna: sapeva che se non l’avesse fatto, non avrebbe avuto il coraggio necessario per fare quel discorso.
Si accorse delle lacrime che stavano rigando le guance della donna, e crebbe in lui la voglia di alzarsi ed abbracciarla per confortarla. Ma Jimin rimase al suo posto, consapevole di dover dare il giusto tempo alla madre di assimilare il tutto: aveva appena dichiarato di essere omosessuale alla persona a cui più teneva, doveva andarci con i piedi di piombo. Cercò quindi di mantenersi calmo e aspettò che la donna parlasse.
Ma poco dopo, quando la signora Park si alzò si abbassò leggermente sulla figura del figlio per stringerlo forte a lui e sussurrargli che lo amava ancora di più e che mai lo avrebbe abbandonato, Jimin si lasciò andare ad un pianto liberatorio. La strinse maggiormente a sé sussurrandogli quanto fosse grato di averla come mamma.
I due rimasero in quella posizione per un po', ancora scossi dal pianto ma felici. Entrambi capirono che quel discorso aveva intensificato il loro rapporto madre-figlio, e ciò non poteva che rendere entusiasta il corvino.
Quando si furono staccati, i due si sorrisero.
“Sei stato uno sciocco a pensare che non ti avrei accettato per ciò che sei. L’amore è amore Jimin, e quando c’è questo sentimento il resto non importa. – Disse la donna eliminando i rimasugli del pianto dal viso del figlio. – Il mio bambino…non posso che essere fiera di averti cresciuto.” Concluse sorridendogli ancora e baciandogli il capò. Jimin si beò di quei piccoli ma confortevoli gesti.
“Ma quindi…tu e Yoongi state assieme?” Aggiunse poco dopo la donna, cambiando completamente tono di voce: il corvino ne colse la nota divertita, e arrossì lievemente a quella domanda.
“Si…” Biascicò. Aveva deciso che per quel giorno aveva finito la dose di sorprese, e che quindi di parlare di tutto l’intrigo creatosi non ne era il momento. Yoongi l’avrebbe fucilato quando glielo avrebbe detto, ma in quel momento non gli importava: il sorriso a trentadue denti che seguì quell’affermazione, gli fece anche dimenticare della sua finta relazione e di tutto il casino che ne era conseguito.
Per ora c’erano lui, sua madre, e le mille domande imbarazzanti che quest’ultima gli stava facendo.
E Jimin non poteva chiedere di meglio.

 
***

Yoongi aveva lasciato casa di Hoseok nel pomeriggio: dopo che l’amico si era svegliato, avevano pranzato assieme ed avevano passato il resto del tempo a divertirsi insieme. Era da molto che non passavano così tanto tempo assieme, ed entrambi si sentivano nuovamente bene dopo quelle ore di svago: Hoseok aveva messo da parte, per quella giornata, l’argomento “Taehyung” beandosi di quei rari momenti in cui Min Yoongi si comportava come un perfetto amico. Sapeva di essere grato per aver conosciuto una persona come il maggiore.
Yoongi non era la persona più simpatica sulla faccia della Terra – non era nemmeno molto paziente, e questo Hoseok lo sapeva fin troppo bene – ma aveva anche i suoi pregi, che col tempo l’arancio aveva avuto l’onore di scoprire.
“Vai?” Chiese poco dopo, riportato alla realtà dai movimenti dell’amico che si era alzato dal divano. L’orologio fisso alla parete segnava le quattro e mezzo del pomeriggio. Il tempo vola quando si è in compagnia, si disse. Il maggiore annuì, avvicinandosi piano e porgendogli il suo joystick.
“La prossima volta cercherò di essere meno duro e di lasciarti vincere, ma devi migliorare amico. Sei una schiappa!” Lo canzonò, mentre si spostava una ciocca di capelli grigiastra all’indietro.
“Certo certo, vedrai che in poco tempo sarò molto più bravo di te. Poi vedremo chi batterà chi.” Esclamò fiero Hoseok prima di ridere, coinvolgendo anche Yoongi.
“Vedremo. Adesso vado sul serio, domani verrai a scuola?” Gli chiese ed Hoseok notò il tono leggermente preoccupato con cui l’altro aveva detto quelle parole. Sorrise grato prima di fare “no” con la testa.
“Non me la sento, in più domani tornano anche i miei dal Giappone. E’ meglio che metti in ordine questa casa, dato che domani sera ci saranno tutti i parenti per dare il bentornato.” Disse l’arancio, cercando di sdrammatizzare la situazione. Non aveva ancora voglia di ripensare a Taehyung. Voleva godersi ancora per un po' quella spensieratezza che gli aveva regalato Yoongi quel giorno.
Il grigio non aggiunse altro, capendo al volo che l’altro non ne volesse più parlare. Si limitò quindi ad annuire e a salutarlo, per poi lasciare l’abitazione.
I raggi caldi di quella domenica pomeriggio lo accolsero appena mise piede fuori, e Yoongi storse il naso: non era mai stato amante del sole e del suo calore. Infilate le mani nelle tasche del suo giubbotto in pelle, si avviò verso la sua moto. Salì in sella, indossò il casco e mise in moto.
Adesso doveva andare a casa di Taehyung.

 
***
 
Taehyung abitava in centro assieme ai suoi genitori in un appartamento ubicato al terzo piano di un palazzo ben curato. Il complesso era stato costruito dalla ditta di famiglia: erano famosi in tutta la Corea del Sud per la loro ottima squadra e per il loro lavoro impeccabile.
Ogni appartamento contava sei camere in totale – compresi anche cucina e soggiorno – e due servizi. Ogni ambiente era curato nei minimi dettagli, e anche se il prezzo era leggermente più alto dei normali appartamenti, ne valeva davvero la pena.
Yoongi parcheggiò la sua moto nel parcheggio sotterraneo, poi salì la rampa di scale che portava all’interno dell’androne. Qui salutò con un cenno del capo il signor Lee: il portinaio. Poi entrò in ascensore e pigiò il bottone del terzo piano. In poco tempo, fu quindi davanti la porta di casa Kim. Bussò aspettando che qualcuno venisse ad aprirlo.
Dopo un paio di minuti, la porta venne aperta rivelando la figura ancora assonnata di Taehyung.
“Stavi dormendo?” Chiese Yoongi.
“Mhh…entra.” Biascicò l’altro spostandosi e facendo accomodare il maggiore all’interno. I due si diressero verso il soggiorno accomodandosi sul divano ad isola presente al centro della stanza. Il grigio si soffermò a lungo sui capelli arruffati dell’altro: assieme all’espressione ancora addormentata stampata sul viso, davano un’aria da cucciolo smarrito all’amico.
“Come ti senti?” Azzardò dopo qualche minuto di silenzio il maggiore.
“Strano, vuoto. Di sicuro Hoseok sta messo peggio, vero?” Il suo tono di voce era preoccupato. Yoongi non avrebbe voluto rispondere, ma mentire a Taehyung in quelle circostanze era del tutto inutile. Quindi annuì piano, ricevendo in risposta uno sbuffo affranto del rosso.
“Non volevo che le cose finissero così, so che il rapporto di amicizia sarà molto più complicato da recuperare adesso. Ma non era giusto nei suoi confronti hyung, avrebbe soltanto sofferto.” Ammise dispiaciuto il minore.
“Ma per quale motivo vi siete lasciati? Hoseok è stato molto vago.” Mentì il grigio. Hoseok si era confidato, rivelandogli quali fossero le sue supposizioni e Yoongi aveva risposto – durante la telefonata – che avrebbe mantenuto il segreto. Adesso si aspettava che fosse Taehyung stesso a dirgli che gli piaceva Jimin: se lui lo avesse confessato, ne avrebbe avuto la conferma certa.
Ma il rosso si limitò a dire che aveva capito gli piacesse un’altra persona, e Yoongi preferì non dire nulla riguardo la sua menzogna.
Di sicuro il suo amico non era pronto a dire una cosa del genere.
“Hyung, vogliamo vederci un film?” Sviò il discorso Taehyung. Parlare di quella situazione lo metteva a disagio. Il maggiore annuì, ed entrambi si alzarono per scegliere il film da vedere.

 
 ***
 
La sala era gremita di corpi giovani e sudati che si muovevano seguendo il ritmo incalzante della musica. Seokjin era appena uscito da quella massa compatta di adolescenti, preferendo di gran lunga una boccata d’aria al ballo. Raggiunse quindi la veranda e rimase felicemente sorpreso quando notò il dondolo posto alla sua destra libero. Così si avvicinò alla struttura e si sedette sentendo la morbidezza dei cuscini sotto la sua pelle. Distese le gambe e chiuse gli occhi, beandosi di quel momento di tranquillità.
“Ah, sei qui. Mi hai lasciato in balia di Hoseok, sei un pessimo amico!” La voce fintamente offesa di Namjoon si udì poco dopo. Seokjin aprì gli occhi incontrando la figura slanciata dell’amico e sorridendogli.
“Posso offrirti metà di questo dondolo come segno di pace? È super comodo.” Esclamò il maggiore, spostandosi per fare spazio. Namjoon non se lo fece ripetere due volte e si sedette, con poca grazia, accanto all’amico. I due passarono una manciata di minuti in religioso silenzio, il chiacchiericcio lontano come unico rumore di sottofondo.
“Jimin e Jungkook dove sono?” Chiese poi Seokjin. Aveva visto Yoongi e Jimin dirigersi verso la cucina una mezz’ora prima, poi non li aveva visti più. Si stava domando di che cosa avessero parlato.
“Penso con Taehyung ed Hoseok, ciò significa che non sono affatto in mani sicure.” Ridacchiò il minore prima di voltarsi verso Seokjin. Questi sorrise guardandolo di rimando.
“Secondo te dovremmo andare a ripescarli?” Chiese il biondo. Ma l’altro fece semplicemente no con la testa, gli sguardi ancora incatenati.
Il silenzio ritornò sovrano fra i due, e Seokjin ritornò a richiudere gli occhi. Namjoon, invece, si soffermò ad osservare i tratti delicati dell’amico. Ma poteva ancora definirlo tale?
Più lo guardava, più si rendeva conto di provare qualcosa di più profondo nei riguardi del maggiore. Qualcosa che andava ben oltre l’amicizia, che gli faceva sudare le mani quando erano da soli (il che capitava fin troppo spesso).
In breve tempo, Namjoon aveva compreso quanto fosse irrimediabilmente cotto del suo migliore amico. E ciò non poteva che metterlo in una situazione spiacevole, specialmente se ciò comportava il dormire assieme durante l’estate.
Adesso che i due erano soli su quella veranda, Namjoon sentì lo stomaco nuovamente in subbuglio: inoltre, il suo sguardo non faceva che soffermarsi sulle labbra piene e rosse del maggiore.
Quanto avrebbe voluto farle sue.
“Mi stai sciupando Nam.” La voce di Seokjin lo fece trasalire ed arrossire. Per non farsi scorgere con le guance rosse, il minore si girò chinando il capo.
“Scusami.” Bofonchiò cercando di calmare il suo cuore, che avevo preso a battere troppo velocemente.
“Tranquillo.” Rispose semplicemente il biondo, e Namjoon fece il madornale errore di voltarsi e guardarlo in volto. Si ritrovò davanti al suo amico sorridente: gli occhi ridotti a due mezze lune e le labbra distese in una linea con gli angoli all’insù.
In quel momento, il suo corpo agì di scatto.
Le mani del minore si posarono piano sulle guance di Seokjin tastandone la loro morbidezza, mentre le sue labbra incontrarono quelle del maggiore. Fu dapprima un bacio casto, poi Namjoon tracciò con la lingua il labbro inferiore dell’altro chiedendo di approfondire.
Seokjin, gli occhi ancora spalancati per lo stupore, impiegò una manciata di secondi a rispondere. E la sua risposta fu molto positiva.
Posizionò le mani dietro al collo del minore, avvicinando così i loro corpi, chiuse gli occhi e socchiuse le labbra lasciando che la sua lingua si incontrasse con quella di Namjoon.
Il silenzio fu sostituito dallo schiocco dei loro baci umidi e carichi di emozioni, e dal leggero movimento del dondolo provocato dai due per cercare una posizione più comoda.
Quando si staccarono, le loro labbra erano rosse e gonfie ed il loro respiro era pesante. Entrambi avevano ancora gli occhi chiusi.
Fu solo la voce fin troppo alta e preoccupata di Taehyung che li richiamava, che li fece staccare del tutto e li fece alzare rapidamente dal dondolo.
“Hyung, Jimin e Jungkook stanno bevendo troppo!” E i due, scattarono seguendolo all’istante all’interno della casa. Le loro menti già proiettate su i due più giovani.
I loro cuori, invece, sembravano non voler diminuire il loro battiti accelerati.






 
Salve a tutti!
​So di essere leggermente in ritardo rispetto alle altre pubblicazioni, ma sono reduce da una fantastica dormita.
​Mi scuso per eventuali errori, ma non ho corretto (lo farò appena possibile).
​Sul capitolo ho solo una cosa da dire: ho amato scriverlo. Quando giorni fà ho aperto il file word, ho iniziato a digitare i tasti a raffica. E' stato qualcosa di meraviglioso!
​Spero piaccia tanto anche a voi.
Un bacio e buona serata.
​Sam.

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Capitolo 10
*** Tenth ***


Era passata una settimana e qualche giorno dalla festa, dal loro bacio su quel dondolo. E mentre era arrivato ufficialmente l’autunno, accompagnato dai colori caldi delle foglie e le piogge che bagnavano le strade della città, Seokjin continuava a parlagli lo stretto indispensabile.
Dopo l’accaduto, quando erano corsi a recuperare Jimin e Jungkook ubriachi, non avevano aperto bocca sull’argomento. E nemmeno quando si erano ritrovati soli nell’abitacolo dell’auto, nessuno dei due aveva osato proferire parola. E le cose erano continuate fino a peggiorare: perché se dopo pochi giorni Namjoon aveva provato ad aprire l’argomento, Seokjin non solo lo aveva bloccato sul nascere ma aveva alzato un muro fatto di silenzi ed indifferenza nei suoi riguardi. E questo lo portava solo a passare notti insonni in cui pensava e pensava, e a Namjoon pensare tanto non era mai piaciuto.
Ma con l’inizio di quella seconda settimana di ottobre, si era ripromesso di dover fare qualcosa: Seokjin, nonostante i sentimenti che provava, era il suo migliore amico. E per lui, avrebbe potuto accantonare tutto e ritornare come prima. Certo, sarebbe stato difficile - specialmente se le immagini del bacio gli percorrevano la mente ventiquattro ore su ventiquattro - ma non avrebbe mai rinunciato a tanti anni di amicizia.
Così con questo nuovo obbiettivo, quel mercoledì mattina si preparò di tutta fretta in modo da arrivare puntuale - se non più presto - a scuola.
Quando si ritrovò davanti ai cancelli dell’edificio scolastico, sentì l’ansia iniziare a divorarlo. Prese un bel respiro e percorse lentamente il percorso in ghiaia, per poi ritrovarsi sotto l’atrio della struttura. Successivamente, spinse la porta ed entrò all’interno della scuola lasciandosi dall’aria calda dell’ambiente. Si diresse verso il suo armadietto e seguì la sua solita routine, cercando di calmare i battiti accelerati.
Solo quando aprì la porta della sua classe ed incontrò la figura seduta di Seokjin, lasciò che l’ansia prendesse il sopravvento.
"Ciao." Biascicò prendendo posto e aspettando in religioso silenzio una risposta dal maggiore.
"Ciao." Rispose poco dopo Seokjin, non distogliendo lo sguardo dal libro che stava leggendo.
Il silenzio calò tra i due, lasciando spazio ad un forte imbarazzo. Namjoon mai si era ritrovato ad affrontare una situazione simile con l’amico, nemmeno quando gli confessò il suo orientamento sessuale. E questa situazione era frustante, ma decise di rimanere in silenzio a pensare a delle parole giuste con cui iniziare il suo discorso.
"Nam, devo dirti una cosa."
"Hyung devo dirti una cosa."
Quando si resero conto di aver parlato nello stesso istante, un sorriso incurvò le labbra di entrambi.
"Vai prima tu." Disse Seokjin sorridendogli, e Namjoon si perse ad ammirare gli occhi dell’altro ridotti a due mezze lune.
"Mi piaci." Disse semplicemente, dando voce ai suoi pensieri e buttando a quel paese il discorso che si era preparato. Il biondo strabuzzò gli occhi ed arrossì visibilmente, ma lasciò che l’altro continuasse a parlare.
"Mi piaci hyung, e so che avrei dovuto dirtelo prima. Ma non sapevo come affrontare l’argomento, come parlartene senza farti allontanare. Ma con quel bacio alla festa, con quel maledetto bacio, so di aver rovinato tutto. Mi scuso per questo, non avrei voluto, ma mi piaci Seokjin hyung. Non sai nemmeno quanto. Ma sappi che sarei disposto ad accantonare questi miei sentimenti per te, perché non voglio perderti come amico. Non riuscirei a sopportare l’idea di non averti più al mio fianco." Concluse il minore ed abbassò il capo, consapevole che se avesse incatenato il suo sguardo con quello del suo hyung, avrebbe di sicuro fatto qualche altra stupidaggine. Mai avrebbe retto quello sguardo color nocciola così intenso.
"Nam...a me piace Jungkook." E quando sentì quelle parole uscire dalla bocca di Seokjin, Namjoon sentì il mondo cascargli addosso.

***

Era solo mercoledì, ma Jimin era già stufo di quella settimana: ogni giorno vi era almeno un test o un'interrogazione per cui doveva prepararsi, e ciò non gli piaceva affatto. L’unica nota positiva di quella situazione era il suo rapporto attuale con Taehyung. Dopo che Yoongi si era piombato a casa sua la domenica mattina precedente, Jimin aveva pensato alle sue parole per tutta la giornata. E finalmente, verso le dieci di sera, si era armato del coraggio necessario per scrivergli un messaggio. E per la risposta da parte del rosso, non aveva dovuto attendere nemmeno tanto: inoltre, dopo l'imbarazzo iniziale, i due avevano iniziato a parlare come un tempo. Taehyung si era sfogato parlandogli della situazione con Hoseok, di quanto si sentisse colpevole. Jimin, seppur da dietro allo schermo di un cellulare, aveva provato a consolarlo.
​I
due poi, avevano continuato a parlare fino a mezzanotte passata. E quando Jimin gli aveva dato la buona notte per lasciarsi avvolgere dalle braccia di Morfeo, aveva sentito un peso in meno sul cuore ed una sensazione di felicità avvolgerlo.
Da quel momento, le giornate a scuola sembravano essere più sopportabili. In più, tutti e sette adesso, sedevano allo stesso tavolo durante la pausa pranzo: ciò lo rendeva entusiasta, ma allo stesso tempo gli faceva salire l'ansia. Tutto perché ogni volta che vedeva Hoseok, si sentiva colpevole della sua rottura con Taehyung.
Avrebbe voluto parlargli, spiegargli che mai e poi mai avrebbe voluto che le cose finissero in quel modo; ma ogni volta che provava a chiedergli di parlare in privato, sentiva le parole morirgli in gola. E quindi aveva rimandato e rimandato.
Ma quel mercoledì, le cose sarebbero andate diversamente.
Quando raggiunse la mensa - da solo poiché Jungkook quel giorno non era venuto a scuola - ritrovò il solito tavolo occupato semplicemente dalla figura curva dell'arancio.
"Ciao hyung." Esclamò quando arrivò al tavolo e prese posto, le mani già sudaticce.
"Oh...ciao Jimin." Rispose l'altro, sorridendogli appena. Il corvino aveva notato, in quei giorni, come il sorriso di Hoseok avesse perso la sua luminosità. Ciò non faceva che farlo sentire ancora peggio: si notava benissimo quanto gli piacesse ancora Taehyung.
"Allora, tutto bene?" Chiese cercando di rompere il ghiaccio Jimin, mentre si girava verso la porta nella speranza di vedere qualche volto familiare. Ma dalla porta della mensa, entrarono solo studenti a lui sconosciuti.
"Abbastanza bene..." Ma Hoseok non riuscì a completare la frase, poichè un sonoro "scusami" da parte del corvino lo interruppe.
"C-cosa?" Chiese l'altro, non capendo.
"Volevo scusarmi, con te. So che non dovrei saperlo, ma Yoongi me ne ha parlato: tu e Taehyung vi siete lasciati a causa mia. Non avrei mai voluto che le cose finissero in questo modo tra voi due, vi trovavo così belli assieme e sapere che sono io la causa della vostra rottura mi rende immensamente triste. Scusami Hoseok hyung, scusami davvero tanto. Ho visto come lo guardi, si capisce subito che lui ti piace. Non volevo!" Concluse Jimin abbassando il capo, il tono dispiaciuto e le lacrime a pizzicargli gli occhi. Non si accorse, quindi, del sorriso dolce che gli aveva rivolto Hoseok. Ma, poco dopo, sentì le sue braccia avvolgerlo in un caldo abbraccio.
"Jimin, non hai nessuna colpa. Non pensare minimamente di essere l'artefice della nostra rottura, sono cose che possono capitare. Sono felice che tu ti sia aperto con me." Gli disse l'arancio mentre lo stringeva ancora. Jimin sorrise e lo strinse maggiormente a sé: se ripensava a quanto non lo sopportasse all'inizio - perché geloso nei suoi riguardi - a Jimin adesso veniva da ridere. La situazione era cambiata tantissimo, tanto che aveva rivalutato ed apprezzato il suo hyung. Adesso che si era aperto anche con lui, sentiva il cuore sempre più leggero: i tasselli scombinati della sua vita adolescenziale, stavano lentamente ritornando al loro posto.
"Che succede qui?” La voce di Yoongi lo fece staccare e riprendere posto sulle sedie. Dietro al grigio, sbucavano le figure di Taehyung, Seokjin e Namjoon.
"Niente di che." Rispose prontamente Hoseok, sorridendo. I quattro presero silenziosamente posto al tavolo, concentrandosi sui loro vassoi pieni.
Ma l'attenzione fu prontamente richiamata dalla domanda che Seokjin fece a Jimin, dove chiedeva cosa avesse intenzione di fare quel venerdì.
"Uhm...non so, penso nulla di impegnativo. Posso chiedere a mamma di farvi venire a dormire tutti a casa." Rispose pensieroso il corvino, mordendosi poi la lingua: ciò avrebbe significato che anche Taehyung, Yoongi ed Hoseok ci sarebbero stati. Ma ormai il danno era fatto.
"Perché?" Chiese curioso Taehyung sorridendogli.
"È il suo compleanno." Rispose il più grande di tutti a quel tavolo, richiamando su di sé l'attenzione dei tre seduti dall'altra parte.
"Davvero?" Chiese Taehyung, gli occhi che gli brillavano per quella scoperta.
"Si..." Biascicò imbarazzato Jimin.
"Beh, facci sapere se tua madre dice di si. Abbiamo poco tempo per prenderti un regalo!" Aggiunse entusiasta Hoseok, ricevendo segni da approvazione da parte di Taehyung e Seokjin. Namjoon e Yoongi continuavano a consumare i loro pranzi in religioso silenzio. Poco dopo, si unirono anche i rimanenti quattro ragazzi.
E per tutta la pausa pranzo, Jimin maledisse sé stesso e Seokjin hyung per aver parlato troppo.

 ***

 Venerdì sembra essere arrivato dopo un'eternità: il giorno prima si era concluso con estrema lentezza, accompagnato però da quel senso di euforia che provava Jimin ogni giorno prima del suo compleanno. La mezzanotte del tredici era scattata e numerosi messaggi di auguri avevano inondato il telefono di Jimin: in primis quelli di Jungkook, puntuale come un orologio svizzero. Gli aveva fatto un video bellissimo a cui il corvino si era commosso, ma non contento, gli aveva scritto un messaggio sa auguri tanto dolce quanto strappalacrime. Poi, con sorpresa del giovane, erano seguiti gli auguri di Taehyung e Yoongi: nel vedere il messaggio del primo, un senso di estrema felicità lo aveva inondato. Il rosso gli aveva mandato un messaggio di auguri non molto lungo - dopotutto non si conoscevano così bene - ma davvero bello.
Il messaggio di Yoongi, era stato breve ma bello anche quello. In ogni caso, Jimin ne era rimasto colpito e lusingato.
La mattina del suo compleanno, poi, erano giunti i restanti messaggi di auguri da parte dei suoi hyung e anche da parte di Hoseok. Jimin aveva sorriso contento.
Sua madre, dopo averlo riempito di abbracci e baci, gli aveva ordinato di non prepararsi per la scuola: avrebbe passato quella settimana a casa a darle una mano con i preparativi per quella sera. Jimin aveva annuito sorridendole, aveva poi consumato l'abbondante colazione ed infine, si era preparato per spostare i mobili del salotto e fare lo spazio necessario a far entrare sette sacchi a pelo.
Quando poi nel pomeriggio arrivarono i primi tre ospiti - Jungkook, Seokjin e Namjoon - la stanza era stata completamente modificata. Le poltrone e il tavolino erano stati trasportati nella sala degli ospiti posti al piano terra - per sua fortuna, Jimin era un ragazzo allenato e con una grande resistenza fisica - mentre il divano era stato spostato leggermente più indietro. Alla destra del televisore, era stato montato un tavolo rotondo in plastica su cui erano state già posizionate schifezze salate e dolci.
"Wow, ottimo lavoro Jiminie!" Esclamarono Jungkook e Seokjin osservando a bocca aperta la stanza.

 ***

Mentre Jimin e Namjoon si stavano tenendo impegnati con una importante partita alla playstation, il campanello di casa Park suonò nuovamente.
I due ragazzi bloccarono la partita cosicché, Jimin potesse alzarsi e andare ad aprire la porta. Quando la aprì, Hoseok gli si buttò addosso urlandogli un "auguri" entusiasta. Alle sue spalle, Taehyung rise battendo le mani.
Tutti e tre entrarono all'interno dell'abitazione, salutarono gli altri già presenti e poi passarono a salutare la madre di Jimin.
"Piacere di conoscerla signora Park noi siamo Taehyung, Hoseok e..."
"Yoongi, ciao!" Esclamò la donna finendo la frase al posto del rosso, sorridendo al grigio. Il quale, preso in contropiede, sorrise leggermente imbarazzato.
"Vi conoscete già?" Chiesero sia Hoseok che Taehyung. Il secondo sentì la gelosia prendere possesso del suo corpo. Yoongi e Jimin annuirono, entrambi imbarazzati da quella situazione.
“Bene, noi andiamo di là mamma.” Disse il corvino cercando di eliminare quella tensione creatasi. I tre ragazzi si inchinarono leggermente prima di seguire Jimin in salotto.
Successivamente, tutti si accomodarono sul divano ed insieme decisero di fare un gioco da tavolo. Scelto il gioco, tutti e sette si sedettero in cerchio preparandosi per la prima partita.
Durante il turno di Namjoon, Yoongi si alzò da terra chiedendo a Jimin di seguirlo. Tutti gli altri li osservarono con espressione confusa, ma non vi badarono più di tanto. O almeno non tutti.
Quando furono lontani da occhi ed orecchie di troppo, Yoongi bloccò Jimin.
“Cosa hai detto a tua madre? Mi stava osservando con una strana espressione.” Disse il maggiore.
“Solo quello che ti ho raccontato: le ho confessato di essere omosessuale e che io e te stavamo assieme. Tutto qui.” Rispose scocciato l’altro. Glielo aveva ripetuto la bellezza di tre volte la domenica stessa dell’accaduto.
“Sicuro?” Chiese nuovamente Yoongi.
“Ti ho detto di si, adesso possiamo tornare di là?” Sbuffò Jimin.
“Un’altra cosa ancora, perché non mi hai detto che era il tuo compleanno?”
“Avrei dovuto? Stiamo insieme per finta, e poi tu non mi hai detto quando è il tuo.”
“È il nove marzo. – Incominciò Yoongi. – Ma in ogni caso queste cose devi dirmele, Hoseok e Taehyung mi hanno riempito di stupide domande per comprarti uno stupido regalo!” Concluse irritato. Jimin alzò gli occhi al cielo: quel ragazzo era capace di metterlo storto anche il giorno del suo compleanno.
“Va bene, adesso lo sai.” Rispose prima di girarsi e lasciare Yoongi col dito a mezz’aria ed un'espressione furiosa in volto.



 

​Sono una pessima persona, lo so.
​Scusatemi per l'enorme ritardo, ma fino a questa mattina avevo un blocco grande quanto una casa.
​Il capitolo, infatti, non mi ispira granché. Nel prossimo spero di fare molto meglio.
​Scusatemi eventuali errori - so che alcuni sfuggono ai miei controlli - li correggerò appena possibile.
​Fatemi sapere cosa ne pensate, se vi va! 
​Come sempre, un grazie immenso a chi legge, a chi recensisce e a chi inserisce la storia fra preferite/seguite/ricordate.
​Mi scuso ancora per l'enorme ritardo.
​Un bacione, Sam.

 

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Capitolo 11
*** Eleventh ***


Yoongi aveva visto la figura di Jimin sparire dietro il muro, il dito ancora alzato a mezz’aria e la rabbia ribollirgli dentro: come aveva osato rispondergli così in malo modo!? Non accettava che la gente si rivolgesse a lui con quei modi, non dopo che aveva passato due pomeriggi a sopportarsi Hoseok e Taehyung che lo riempivano di domande sul corvino. In quei giorni, in cui la sua pazienza era stata messa a durissima prova, più volte aveva avuto l’istinto di chiamare Jimin e di porre fino al piano. Ma ogni qual volta che era pronto a digitare l’icona per avviare la telefonata, sbuffava riposando il cellulare: dopotutto, quella era la sua unica opportunità per conquistare il suo amico dalla chioma aranciata.
In ogni caso, non avrebbe accettato quel comportamento strafottente da parte del minore: gli avrebbe parlato faccia a faccia nel momento opportuno. Per adesso, si sarebbe goduto anche lui quella piccola festicciola.
Sogghignando appena, quindi, raggiunse gli altri prendendo posto accanto ad Hoseok: Jungkook era in piedi, le mani a stringere la scatola di un gioco da tavolo.
“Bene, ora che ci siamo tutti, posso iniziare. – Incominciò il castano. – Non so se voi tutti lo conoscete, ma io e Jimin ci abbiamo giocato spesso: questo è Code Names*. Il gioco è semplice: saremo divisi in squadre ed ogni gruppo avrà un capitano. Questo capitano, insieme agli altri, dovrà fare domande al suo compagno di squadra per scovare l’agente segreto del proprio team: vince chi rivela per primo il proprio agente. Se durante la partita, invece, viene scoperto l’assassino, vince la squadra avversaria. Qualcuno di noi, a turno, non giocherà poiché deve tenere il tempo per ogni team.” Tutti annuirono, Jungkook si sedette nuovamente a terra e posò tutto il necessario sul tappeto del salotto di casa Park.
“Chi salta il primo giro?” Chiese Jimin mentre aiutava l’amico a dividere le carte.
“Posso fare io, per tutte le partite. Non mi va molto di giocare.” Rispose Namjoon, alzandosi dalla sua postazione e sedendosi al lato opposto. Completamente lontano da Seokjin.
“Uhm…va bene. Allora hyung, diamo a te l’onore di decidere le coppie!” Aggiunse Jungkook entusiasta.
Namjoon gli sorrise appena – un sorriso alquanto tirato – prima di pensare bene a come formare le coppie.
“Bene: la prima squadra sarà quella di Hoseok e Seokjin; al secondo posto Jungkook e Taehyung e come terza, Jimin e Yoongi.” I rimanenti ragazzi annuirono – il rosso leggermente contrariato per non essere finito in squadra col corvino – e si spostarono vicino ai propri compagni. Jimin sbuffò appena quando il grigio prese posto al suo fianco, ma non disse nulla: non aveva voglia di rovinarsi il compleanno.

***

“Indovinato!” L’urlo entusiasta di Jungkook e Taehyung risuonò nella stanza, facendo sbuffare gli altri. L’orologio alla parete segnava le nove e mezza, segno che aveva concluso la sesta partita a Code Names (di cui quattro erano state vinte dal team dei più giovani, e le altre due rimanenti dal gruppo di Seokjin e Hoseok).
“Vi odio.” Borbottò Jimin, mettendo su un finto broncio mentre aiutava Namjoon a rimettere tutto apposto nella scatola.
“Hyung, non è mica colpa nostra se tu e Yoongi hyung siete delle frane!” Li canzonò il castano, facendo ridere di gusto gli altri. Jimin, invece, si girò verso il grigio e lo fulminò con lo sguardo: sapeva che durante i loro turni, il maggiore avesse sbagliato di proposito. Nella sua vita, mai gli era capitato giocatore più antipatico di Min Yoongi.
Dopo aver riposto il gioco nel ripostiglio, tutti i ragazzi si spostarono in cucina per andare a mangiare. La signora Park li aveva lasciati una mezz’ora prima per recarsi a casa della sorella – che per fortuna distava pochissimo dall’abitazione di Jimin – ma non prima di aver riempito la tavola di contenitori vari, stracolmi di buonissimo cibo fatto in casa.
Tutti e sette, infatti, rimasero a bocca aperta quando si accorsero della quantità esagerata di pietanze che ricopriva il piano del tavolo della cucina: la madre di Jimin si era davvero superata.
“Non fate complimenti e servitevi pure.” Disse Jimin, prendendo posate e tovaglioli per tutti. Quando ognuno dei ragazzi impugnò le bacchette, il silenzio calò nella stanza. Ognuno era impegnato a rimpinzarsi di riso e kimchi.
Solo quando le loro pance furono del tutto riempite e metà dei contenitori ripuliti da qualsiasi briciola, che tutti iniziarono a chiedersi cosa fare prima del taglio della torta.
Alla fine, decisero di vedere un film. Così si postarono nuovamente in soggiorno e tutti si accomodarono sul divano, tra le mani di Jimin il porta-cd contente film di ogni genere: da quelli romantici e pieni di cliché, fino a quelli più forti come i thriller o i gialli.
Dopo battibecchi vari, optarono per un film divertente e non molto impegnativo. Seokjin fu incaricato di far partire il lettore dvd, poi tutti presero posto: chi per terra, chi sul divano. L’unica fonte di luce nella stanza, era quella che proveniva dal televisore.
Per la prima volta in quella serata, Jimin si ritrovò al fianco di Taehyung. I due erano seduti molto vicino, a causa del poco spazio che c’era sul divano. Ma quel contatto di pelle calda non dispiaceva a nessuno dei due anzi, il rosso si girò in direzione di Jimin sorridendogli contento. Il corvino ricambiò leggermente imbarazzato, ma ciò nonostante non provò a scostarsi.
Quando poi Taehyung, nel bel mezzo del film, gli sussurrò un semplice “grazie per avermi invitato”, il sorriso di Jimin non fece che aumentare.

***

Quando partirono i titoli di coda, era circa mezzanotte e un quarto. Il compleanno di Jimin era giunto al termine: adesso aveva 17 anni ed un’ora, ma non aveva ancora spento le candeline assieme ai suoi amici. Così, molto lentamente, cercò di iniziare a svegliare Taehyung che si era abbandonato alle braccia di Morfeo a film quasi concluso. Lo richiamò piano, sorridendo quando l’altro mugugnò prima di aprire leggermente gli occhi. Quando poi il rosso si alzò rendendosi conto della situazione, un sorriso di scuse si aprì sul viso ancora assonnato. Il corvino avrebbe ucciso per vedere quell’espressione così dolce ogni giorno.

Alzatosi Taehyung, entrambi passarono a svegliare anche gli altri: solo Jungkook e Yoongi rimanevano.
“Occupati di Yoongi hyung, io penso a Jungkook.” Esclamò il rosso, meravigliando Jimin. Questi, però, non disse nulla e si avvicinò cauto al ragazzo dai capelli grigi. Gli si accovacciò accanto e prese a scuoterlo debolmente: aveva il sentore che se avesse provato a svegliarlo bruscamente, c’avrebbe rimesso la sua incolumità. Quindi, con la mano delicatamente poggiata sulla spalla, prese a muoverlo.
Rimase sorpreso e sorrise quando l’altro prese a fare piccoli versetti di disapprovazione. Era la prima volta che a i suoi occhi, Min Yoongi risultava vulnerabile.
“Hyung, sono io…Jimin. Dobbiamo cacciare la torta.” Gli sussurrò allora il minore, pregando affinché l’altro non si svegliasse in modo brusco. Per sua fortuna, il maggiore stiracchiò semplicemente le braccia prima di aprire gli occhi.
“Uhm…ch-che ore sono?” Chiese, ancora mezza stordito e la voce estremamente roca. Jimin boccheggiò appena, ritrovandosi spiazzato per un momento: quella che aveva avvertito era stata…attrazione? La voce roca di Yoongi gli piaceva!? Era stata una frazione di secondo, ma l’aveva avvertita chiaramente.
“Mezzanotte e venti, penso.” Biascicò prima di alzarsi e mettere più distanza possibile fra i loro corpi. Aveva bisogno di sciacquarsi il viso: sicuramente era ancora mezzo addormentato.
Quando poi tutti si furono ripresi dal pisolino, si spostarono nuovamente in cucina dove ad attenderli c’era la signora Park – tornata dopo esser stata avvisata dal figlio -  con una torta dall’aspetto invitante. La donna accese le candeline, spense le luci ed invitò tutti e sette i ragazzi a mettersi dietro al tavolo. Jimin al centro già pronto per spegnere le candeline.
Come da prassi, ci fu il solito momento imbarazzante della canzoncina di buon compleanno: quello, per Jimin, era l’unico momento più brutto. Non sapeva mai cosa fare mentre gli altri gliela cantavano.

​***

Quando però smisero, chiuse gli occhi ed espresse un desiderio. Poi soffiò forte sulle diciassette candeline che sua madre aveva acceso. Un applauso compatto si alzò nella cucina e tutti sorrisero contenti.
“Bene, è il momento delle foto!” Esclamò entusiasta la madre mentre accendeva le luci ed impugnava la fotocamera.
I ragazzi si misero in posizione e fecero sbizzarrire la donna, che iniziò a scattare foto su foto: prima di gruppo, poi con gli amici più stretti, poi con gli altri, alcune solo con Jungkook ed altre invece in sua compagnia. Ma l’entusiasmo della donna non terminò lì.
“Jimin, Yoongi, una solo voi due.” Aggiunse poco, e Jimin sentì le guance andargli a fuoco. Che diamine gli veniva in mente?
“Mamma…” Provò a fermarla, ma la donna non ne voleva sapere nulla. Spinse il maggiore accanto al figlio e si posizionò davanti al tavolo per poter scattare.
“Che sono quelle espressione: più contatto! Datevi un bacio, su.” E in quel momento, Jimin avrebbe voluto sprofondare. I suoi occhi vagarono sulle figure dei suoi amici – si soffermarono in particolare sui pugni serrati di Taehyung – in cerca di aiuto, ma questi erano spaesati tanto quanto lui.
“Mettiamo fine a questa cosa.” Gli sussurrò Yoongi, prima di avvolgergli la vita ed avvicinarlo a sé. La distanza tra i loro volti era minima.
Jimin deglutì e ripensò alla voce roca dell’altro: il suo cuore prese a battere più velocemente, le guance in fiamme.
Poi il grigio annullò le distanze, posando per la seconda volta le sue labbra sottili su quelle piene di Jimin. Esercitò una leggera pressione, prima di leccargli leggermente il labbro inferiore con la lingua.
Jimin chiuse gli occhi, circondò il collo dell’altro con le braccia e dischiuse le labbra lasciando che la lingua di Yoongi incontrasse la sua. La loro rimase una danza lenta, dolce.  L’unica cosa che aveva iniziato ad andare più veloce, erano i cuori di entrambi.
Fu l’urletto soddisfatto della madre a richiamarli alla realtà e a farli staccare. Le labbra di entrambi erano rosse e gonfie.
Gli sguardi dei due erano ancora incatenati, le mani che si erano intrecciate in un movimento meccanico. I rumori della stanza giungevano come suoni ovattati, lontani anni luce da loro.
“Ancora buon compleanno.” Disse semplicemente Yoongi, prima di voltarsi ed avvicinarsi agli altri.





​*Code Names è un gioco da tavolo. Le regole del gioco sono quelle di cui parla Jungkook, e ci si può giocare fino ad un massimo di otto persone.


 

​Salve a tutti!
​Oggi capitolo leggermente più corto, ma ho avuto poco tempo per poter scrivere in questi giorni.
​Ciò nonostante, sono fiera di ciò che ho scritto (e spero che piaccia anche a voi).
​Dal prossimo capitolo, poi, si riprenderà con il piano di Yoongi e tutti i problemi che affligono sti poveri cristi.
​Fatemi sapere cosa ne pensate con una, anche se minuscola, recesione. Sarei felicissima di sapere i vostri pareri!
​Scusatemi per eventuali errori, correggerò il prima possibile.
​Vi saluto e vi auguro di passare un buon Ferragosto!
​Bacioni, Sam.

 

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Capitolo 12
*** Twelfth ***


La signora Park aveva scattato qualche altra foto a tutti loro mentre erano intenti a consumare le rispettive fette di dolce, il tutto in totale silenzio. Ognuno di loro stava cercando di metabolizzare il fatto che Park Jimin e Min Yoongi si erano appena scambiati un bacio con la “B” maiuscola. Più di tutti, Kim Taehyung ci stava pensando.
La sua mente non faceva che riproporgli gli istanti di poco prima: immagini su immagini delle mani del grigio che accarezzavano i fianchi di Jimin, le bocche di entrambi che provocavano schiocchi rumorosi ma non osceni, gli sguardi carichi di sentimento che si erano rivolti alla fine del bacio.
Tutte cose che avrebbe voluto fare lui, che avrebbe dovuto fare lui quella sera alla maledetta festa. La sua gelosia, in quel momento, aveva toccato il picco più alto: aveva sentito le dita formicolare ed il forte desidero di colpire il suo migliore amico con un pugno. Ed il fatto che avesse pensato una cosa del genere gli fece comprendere quanto irrimediabilmente fosse innamorato di Park Jimin.
Lo stesso Park Jimin che aveva appena finito di limonare davanti ai suoi amici e a sua madre – che sembrava essere la sostenitrice numero uno di quella strana coppia – e che non faceva altro che illuderlo con tutti quei suoi sorrisi dolci e messaggi carini.
Lo stesso Park Jimin che, adesso, guardava di sottecchi Yoongi.
Lo stesso Park Jimin che a quel punto, il rosso avrebbe conquistato a tutti i costi.

 
***

Sapeva fosse estremamente tardi – aveva controllato l’orario sul telefono nascosto precedentemente sotto il cuscino – ma del sonno non vi era nemmeno l’ombra. Avvolto nel suo sacco a pelo, Jimin continuava a pensare a ciò che era accaduto. Min Yoongi lo aveva baciato. Lui aveva baciato Min Yoongi. E ciò che più di tutto stonava in quella situazione, era il fatto che il bacio gli era…piaciuto.
Ormai non poteva mentire a sé stesso: quando aveva sentito le mani del grigio posarsi delicatamente sui suoi fianchi, il corvino aveva sentito un brivido attraversargli la spina dorsale ed un calore confortevole avvolgerli il petto. Quindi, allacciare le sue braccia al collo di Yoongi, era risultato un gesto così meccanico. Semplice, quasi un’abitudine. E quell’ultimo pensiero, più di tutti, lo terrificava: non poteva collegare Yoongi ad una abitudine. Non doveva.
Ma ciononostante, le immagini delle loro labbra che si sfioravano e delle loro lingue che si cercavano, continuavano a ritornare prepotenti ogni qual volta Jimin provasse a chiudere gli occhi. Ne seguiva il battito accelerato del suo cuore ed un forte disappunto: alla fine, quello era stato il suo primo bacio. Lo stesso primo bacio che aveva giurato a sé stesso di dare a Taehyung.
“Stupido. Sei uno stupido Park Jimin.” Si sussurrò sbuffando contrariato. L’indomani, quando ognuno sarebbe tornato a casa, avrebbe parlato con Yoongi. Se dovevano continuare con il piano, dovevano prefissare dei paletti: il maggiore non avrebbe più potuto fare di quei gesti senza il suo consenso.
Si, quello gli sembrava un buon piano.

 
***

La mattina successiva, l’imbarazzo fra i ragazzi sembravano essere scomparso quasi del tutto. Certo, la colazione era avvenuta in religioso silenzio – nemmeno la signora Park aveva cercato di dire nulla – ma al momento dei regali, le cose erano leggermente cambiate. La curiosità di sapere cosa gli altri avessero regalato Jimin, aveva fatto sì che il silenzio terminasse in contemporanea con il primo pasto della giornata.
Così, tutti si erano riuniti attorno al corvino che, felice, apriva il secondo regalo: Jungkook gli aveva regalato un paio di scarpe che da tempo voleva, mentre la busta che adesso stava aprendo era un pensiero da parte di Namjoon e Seokjin. Aperta la confezione, il contenuto si rivelò un bellissimo borsone nero di marca.
“Hyung, è bellissimo!” Esclamò contento Jimin, facendo sorridere soddisfatti i due ragazzi che si guardarono per una frazione di secondo, prima di distogliere gli sguardi imbarazzati.
“Sapevamo che avevi bisogno di un nuovo borsone per le tue prove di danza, siamo contenti che ti sia piaciuto.” Aggiunse Seokjin poco dopo essersi schiarito la voce. Sul tavolo, adesso, rimaneva un solo pacchetto da scartare: il regalo fatto da Taehyung, Yoongi ed Hoseok.
Jimin allungò la mano portandoselo vicino ed esaminando l’oggetto ben impacchettato. Si capiva fosse una scatola abbastanza capiente, ma il corvino non aveva assolutamente idea di cosa potesse esserci dentro.
“Dai su, scarta!” Lo incitò euforico Hoseok sorridendogli sornione. Jimin non se lo fece ripetere due volte e ruppe velocemente l’involucro di carta regalo, rivelando così uno scatolino in velluto blu. Jimin aprì lo scatolino e notò che al suo interno vi era un orologio sportivo verde militare. Sgranò gli occhi incredulo e allo stesso tempo felice.
“Ragazzi, è meraviglioso! Grazie mille.” Disse Jimin, lo sguardo ancora fisso sull’orologio. Lo estrasse con delicatezza e se lo girò fra le mani, studiandone i particolari curati nel minimo dettaglio. Sembrava essere fin troppo costoso, non meritava un regalo simile.
“L'ha scelto Taehyung. Era sicurissimo che ti sarebbe piaciuto.” Aggiunse Hoseok, e Jimin rivolse a tutti e tre un sorriso ampio e sincero.
“Grazie, grazie mille a tutti quanti.” Ed il suo sguardo cercò, per un breve istante, quello di Yoongi. Quando i loro occhi entrarono in contatto, il sorriso del corvino si fece più ampio.

 
***

“Grazie a tutti per essere venuti, è stato un compleanno bellissimo!” Jimin salutò i suoi amici, inchinandosi per quella che sembrava la centesima volta. Era grato di avere persone così al suo fianco, ed era ancora più felice di aver passato con loro il giorno del suo compleanno.
“Basta inchini, hyung. – Scherzò Jungkook, facendo ridere i presenti. – Ci vediamo!” Concluse, seguito dai saluti degli altri prima che questi percorressero il sentiero in ghiaia lasciando così casa Park. Quando vide le cinque figure sparire dietro il cancelletto principale, Jimin chiuse la porta principale e si diresse in cucina: qui, ad aspettarlo, c’erano sua madre e Yoongi. La prima, non faceva che osservarli con uno strano sorrisetto in volto.
“Mamma, puoi lasciarci un momento soli per favore?” Chiese il figlio, sbuffando spazientito quando la donna lasciò la stanza ed uscì di casa avvisandoli che sarebbe andata a fare la spesa. Jimin aveva subito riconosciuto il tono che la donna aveva usato: quello di una che ha ben capito la situazione.
Ma in realtà, sua madre di sbagliava di grosso.
“Di cosa volevi parlarmi?” Chiese Yoongi, arrivando subito al nocciolo della questione.
“Volevo parlarti di ciò che è accaduto ieri. Non puoi fare ciò che ti pare, quando ti pare.” Spiegò Jimin prima di posare lo sguardo sul maggiore, notando il suo sorriso divertito.
“A cosa ti riferisci? Non ricordo.” Quella era una frecciatina in piena regola, e quel ghigno divertito sul viso del grigio lo confermava.
“Sai bene a cosa alludo. Non dovevi baciarmi in quel modo davanti a tutti, è stato imbarazzante!” Concluse il corvino, adesso rosso in volto mentre ripensava alle sue labbra su quelle di Yoongi. Scosse energicamente la testa: non era il momento adatto per pensare a quelle cose.
“Imbarazzante, dici? Eppure non ti sei lamentato mentre ti ficcavo la lingua in gola anzi, mi ha morso anche il labbro. Gesto audace per uno che dava il suo primo bacio.” Affermò Yoongi canzonandolo e avvicinandosi al viso del minore. Jimin indietreggiò, come scottato da quegli occhi piccoli: il volto ormai era rosso come un peperone.
“Adesso non importa! Ciò che conta e che tu mi chieda il permesso: ti ricordo che abbiamo un piano da seguire.” Gli fece notare Jimin.
“Lo so, è proprio per quello che ti ho baciato. Taehyung è geloso marcio, questi sono piccoli gesti che prima o poi lo faranno cedere. Se tutto procede per il meglio, prima delle feste natalizie starete facendo i piccioncini. In più, anche Hoseok sembrava turbato: li abbiamo in pugno.” E con quelle parole, Yoongi mise fine a quella conversazione. O almeno così credeva, prima che Jimin aprisse nuovamente bocca.
“Non mi interessa! – Sbraitò alzando la voce e sorprendendo il maggiore. – Il piano sta procedendo bene, ed hai ragione. Ma sono stufo di essere trattato come un maledetto oggetto, sono stufo di dover stare alle tue idee strampalate. Taehyung ed Hoseok stanno cedendo? Ottimo. Ma non continueremo a farlo a modo tuo, non più: se vuoi che io ti dia una mano, dovrai stare a ciò che ti dico. Se ci sarà bisogno di darsi la mano, lo decideremo assieme; se ci sarà bisogno di baciarsi, lo decideremo assieme. Siamo in due, Yoongi. Non dirigi solo tu i giochi, non più.” E Yoongi rimase lì, fermo, senza nulla da aggiungere: gli occhi ancora strabuzzati e l’espressione piacevolmente sorpresa. Poi sorrise ed annuì piano.
Jimin aveva cacciato fuori nuovamente quel suo lato, aveva messo da parte ancora una volta quel suo lato troppo timido.
Jimin, lo aveva sorpreso una seconda volta.
“Va bene, faremo come dici tu.” Gli rispose e quella volta, lo credeva sul serio.

 
***
 
“Grazie per il passaggio, ci vediamo lunedì!” Jungkook salutò ancora una volta i due suoi hyung prima di spingere la porta e sparire tra le mura della sua abitazione. In quel preciso istante, Seokjin e Namjoon erano rimasti soli nell’auto del più grande.
“Ti porto a casa tua?” Chiese il biondo, e l’altro annuì semplicemente. Il silenzio calò nell’abitacolo della vettura, un silenzio imbarazzante e che metteva a disagio i due giovani. Ma nessuno dei due, per tutta la durata del viaggio, aveva provato ad aprire bocca: non avevano idea di come iniziare quella conversazione poiché sapevano che in ogni caso, sarebbe finita male.
“Io vado allora, ciao.” Fu Namjoon a parlare, il tono della voce piatto. Privo di qualsiasi sentimento. Mentre questi scendeva dalla macchina, Seokjin gli afferrò un braccio, facendolo voltare.
“Aspetta, dobbiamo parlare.”
“Hyung…” Ma il biondo non volle sentire altro, e tirò maggiormente il braccio di Namjoon. Questi sbuffò appena, prima di riprendere posto sul sedile. Si accomodò ed aspettò che fosse il maggiore a parlare per primo: dopotutto, si meritava delle scuse.
“Nam, io non avrei voluto dirti che mi piace Jungkook in quel modo. So di averti ferito, e so anche che sono scappato lasciandoti solo e con mille domande senza risposta. Ma avevo paura: ero terrorizzato all’idea di poterti perdere, e pensavo che agendo da vigliacco avrei fatto qualcosa di buono. Ma mi sbagliavo, perché tu hai smesso di parlarmi e stai soffrendo a causa mia. Ed io non voglio che tu soffra Namjoon, non per uno come me: un codardo come me. Il tuo gesto, il fatto che tu mi abbia aperto il tuo cuore, è qualcosa che avrei avuto apprezzare e non temere. Voglio chiederti scusa, sono un pessimo amico. Arrivati a questo punto, so che ritornare come prima sarà difficile, ma io voglio provarci. Mi spiace non poter ricambiare i tuoi sentimenti Nam, ma ciò nonostante non voglio perdere la tua amicizia. Potrai perdonarmi?” Con quella domanda, Seokjin abbassò il capo dispiaciuto. In quei giorni in cui lui ed il minore non si erano parlati – o se lo avevano fatto, si erano limitati a brevi discorsi inerenti la scuola – aveva riflettuto sull’enorme cazzata che aveva commesso: dopo le loro dichiarazioni, era fuggito via impaurito della reazione che avrebbe seguito le sue parole. Sapeva di aver ferito il suo migliore amico con una semplice frase, ma in quel frangente non s’è n’era importato più di tanto. Aveva preferito fuggire piuttosto che affrontare la situazione di petto.
Ma adesso che aveva capito di aver fatto un madornale errore, aveva preso coraggio e aveva parlato con Namjoon. Perché, mettendo per un momento da parte la sua cotta unilaterale per il maggiore, rimaneva pur sempre il suo migliore amico. E Seokjin non avrebbe mandato a puttane anni ed anni di amicizia. A quel punto, quindi, non gli restava che aspettare la risposta dell’altro.
“Ho bisogno di tempo, hyung.” E così dicendo, Namjoon scese frettolosamente dalla macchina del maggiore. Seokjin non seppe mai che durante la sua corsa fino all’ascensore, lacrime amare bagnarono le guance del minore.





 
​No, non è un miraggio provocato dall'uscita del nuovo video della BigHit snake. 
Sto seriamente aggiornando prima del previsto!
​Prima di iniziare, mi scuso per eventuali errori (ed orrori): pubblico di fretta e non ho modo, al momento, di ricontrollare.
​Per mia fortuna, l'ispirazione mi ha colpito manco fosse una macchina a tutta velocità (non mi sto riferendo alla ragazza legata a Jin nel video, niente affatto), e mi ha portato a concludere il capitolo prima del previsto.
​Ma meglio còsì, dato che nel weekend sarò fuori e non avrei avuto modo di pubblicarlo da computer.
​Come sempre, fatemi sapere cosa ne pensate e grazie infinite a chiunque recensisca
​o inserisca la storia tra le preferite/seguite/ricordate. Sono super contenta del fatto che la storia vi stia piacendo!
​Un bacione, e alla prossima.
​Sam.

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Capitolo 13
*** Thirteenth ***


Una nuova settimana di ottobre era ormai iniziata portando con sé altro freddo ed altra pioggia. Inoltre, come se quel velo grigiastro che ricopriva la città non fosse abbastanza, anche il lavoro a scuola era aumentato: Jimin ed i suoi amici si erano ritrovati molto più spesso a saltare la pausa pranzo pur di ripassare in qualche aula vuota. Ciò aveva fatto sì che i sette ragazzi si vedessero poco – forse gli unici ad essersi visti maggiormente erano stati Taehyung, Jungkook e Jimin poiché spesso avevano studiato assieme per qualche verifica. In quelle occasioni, poi, Jungkook si era sentito così terzo incomodo fra quei due che non la smettevano di scambiarsi occhiatine. – e ciò aveva messo di malumore un po' tutti.
Quando finalmente arrivò il venerdì però, tutte le interrogazioni ed un grande progetto che aveva occupato Namjoon e Seokjin, – i due non erano rimasti molto entusiasti di lavorare assieme, ma il maggiore sapeva che senza l’aiuto del suo amico (se poteva ancora definirlo tale), non avrebbe mai preso un bel voto in quella presentazione di inglese – tutti e sette si erano riuniti al loro solito tavolo per poter finalmente consumare un pranzo assieme dopo tanto.
“Sembra sia passata una vita!” Esclamò Hoseok mentre si portava alla bocca una porzione di riso facendo annuire gli altri, tutti d’accordo con lui. Nessuno aggiunse più nulla, troppo concentrati a consumare i loro pasti, ma il silenzio che calò sul tavolo non era affatto spiacevole.
“Jimin-ah, come procedono le tue prove?” Ruppe il silenzio Taehyung, che alzò il viso e sorrise sornione all’altro ragazzo. Nei giorni dopo il compleanno del corvino, nonostante fosse ancora turbato da ciò che era accaduto tra Jimin e Yoongi, il rosso aveva deciso di lasciar perdere e di attuare il suo piano: doveva e voleva avvicinarsi maggiormente al maggiore, voleva conquistarlo. Ed iniziare a parlare di più con lui, gli era sembrata un’ottima idea. Jimin, dal canto suo, aveva apprezzato moltissimo che Taehyung avesse preso a scrivergli più spesso: in poco tempo, i due si erano avvicinati molto, tanto da spingere il corvino a lamentarsi con il minore delle prove sempre più estenuanti per il saggio di danza che si sarebbe svolto verso la metà di novembre.
“Ieri abbiamo iniziato con l’ultima coreografia: il maestro ci aveva detto fosse difficile, ma non pensavo così tanto. Penso di dovermi esercitare molto su questo pezzo, sarò il primo ballerino durante l’esecuzione.” Ammise Jimin e sbuffò piano: erano da giorni ormai che i piedi gli dolevano, così come le gambe e le braccia. Ma nonostante la fatica, non aveva intenzione di deludere le aspettative di nessuno. In primis le sue: quando il suo insegnante gli aveva comunicato che sarebbe stato al centro della scena durante quel pezzo, Jimin aveva fatto i salti di gioia. Si sentiva così fiero del suo operato, e adesso non avrebbe battuto la fiacca solo per dell’esercizio in più.
“Non strafare, altrimenti ti dovremmo portare nuovamente in infermeria.” La voce di Yoongi fece voltare il volto a Jimin, risvegliandolo dai suoi pensieri e facendogli strabuzzare gli occhi. Il grigio aveva pronunciato quella frase di getto, dando voce a ciò che gli passava per la mente senza neanche rendersene conto. Quando poi si era accorto di averlo detto veramente, abbassò il capo portandosi alle labbra un boccone di verdure grigliate: sperò con tutto sé stesso che nessuno si fosse accorto del colorito roseo che avevano assunto le sue guance. A Jimin, però, quel leggero rossore non passò inosservato e sorrise prima di esclamare un sonoro e contento “non preoccuparti hyung”.

 
***

Dopo la pausa pranzo, ognuno dei ragazzi era tornato nelle rispettive classi: Taehyung, Jungkook e Jimin avrebbero affrontato con più entusiasmo il test su letteratura cinese, mentre Hoseok e Yoongi avrebbero sostenuto con più ottimismo l’interrogazione di fisica dell’ora successiva. Gli unici non molto entusiasti della materia della sesta ora, sembravano essere Namjoon e Seokjin, entrambi non tanto amanti di educazione fisica. Nessuno dei due, infatti, era portato per qualsiasi sport: entrambi troppo alti e poco coordinati per poter entrare in campo, troppo svogliati per poter fare qualsiasi esercizio di riscaldamento. Avrebbero passato quell’ora sicuramente sugli spalti della palestra, ad ascoltare canzoni assieme o a giocare a “sasso, carta, forbici” per decidere chi avrebbe pagato la cena del sabato sera.
O almeno questo era ciò che avrebbero fatto fino a qualche settimana prima.
Da quando Namjoon aveva lasciato la macchina di Seokjin la domenica successiva al compleanno di Jimin, i due non avevano osato mettere nuovamente in mezzo l’argomento. In realtà non avevano parlato fino al martedì, quando i loro nomi erano stati sorteggiati per lavorare assieme al progetto di inglese: così, erano stati costretti a scambiarsi almeno qualche discorso inerente la presentazione.
Per la prima volta, avevano trascorso dei pomeriggi di studio in un silenzio imbarazzante e carico di tensione. Durante quegli incontri, Seokjin aveva sentito l’irrefrenabile desiderio di parlare e di scusarsi con Namjoon fino allo sfinimento: sapeva di aver sbagliato, e voleva quantomeno recuperare un briciolo del rapporto che avevano prima. Ma il minore aveva scelto di fargliela pagare nel peggiore dei modi, lo stava ignorando.
E l’espressione prima di qualsiasi sentimento ed il silenzio assordante del più piccolo, avevano fatto sì che ogni qualvolta il biondo provasse a parlare, le parole gli morissero in gola seguite da un fastidioso groppo da mandare giù. Ma ciò che faceva imbestialire maggiormente Seokjin, era la consapevolezza di meritarsi quel trattamento: aveva ferito i sentimenti di Namjoon, li aveva calpestati e poi ci era passato sopra un centinaio di volte con un tram. Ed il tutto era avvenuto con poche e semplici parole, ma tanto potenti da mandare a puttane anni ed anni di amicizia. E questa consapevolezza, lo aveva fatto stare male. Così male da ritrovarsi a piangere nel cuore della notte, dopo un brutto sogno in cui Namjoon lo abbandonava per sempre.
Ed ogni volta che ci pensava, più si rendeva conto che quell’incubo sembrava rispecchiare alla perfezione la realtà.

Accantonando quei pensieri e prendendo posto sugli spalti, Seokjin si accomodò incrociando le gambe e iniziando a districare il nodo a cui si erano ridotte le sue cuffie. Troppo concentrato a far passare prima un filo e poi l’altro, non si accorse della figura da capelli violetti sedersi al suo fianco. Namjoon non aprì bocca e prese ad osservare il maggiore: quell’espressione concentrata che metteva su ogni volta che si impegnava in ciò che faceva, lo faceva sorridere. In quei giorni, quella era la prima volta che vedeva quel perenne velo di tristezza sparire dal viso di Seokjin. Sapeva benissimo di essere la causa del suo malessere, ma non riusciva a comportarsi diversamente: aveva accettato le scuse dell’amico, si poteva notare lontano un miglio quanto fosse stato sincero quel giorno in macchina. Ma Namjoon non riusciva a sentirsi pronto, non dopo che aveva aperto il suo cuore ed era stato ferito in quel modo.
Stentava anche a crederci che a Seokjin potesse piacere Jungkook. Non che il più giovane fosse un brutto ragazzo, ma gli sembrava così…strano. Forse era gelosia a fargli risultare la situazione tanto assurda, o forse il fatto che prima di allora non si fosse accorto di come Seokjin si prendesse cura del castano. Non c’aveva mai fatto caso, eppure il maggiore era sempre lì pronto a dare una mano a Jungkook: dall’aiutarlo a prepararsi per una verifica in classe, al fargli compagnia a casa quando i suoi genitori erano fuori per lavoro.
Namjoon aveva sempre frainteso quei gesti, associandoli a normali comportamenti di Seokjin: il fatto che fosse stato sempre disponibile con tutti, non aveva mai fatto intendere che ci potesse essere altro.
Ma ciò che più di tutto aveva ferito Namjoon, era stato il fatto che Seokjin non gli avesse mai parlato di quella sua cotta. Lo aveva illuso tutto quel tempo, lui ed i suoi splendidi sorrisi.
“Oh!” Esclamò poco dopo il biondo, sgranando leggermente gli occhi quando si accorse di Namjoon al suo fianco. Questi alzò il volto, incontrando lo sguardo confuso ma allo stesso tempo felice del maggiore.
“Scusami, se ti do fastidio mi alzo.” Aggiunse Namjoon, già pronto ad alzarsi e spostarsi sugli spalti superiori. Ma subito dopo, sentì le dita di Seokjin stringergli il polso e spingerlo a sedersi nuovamente.
“Nessun fastidio.” Aggiunse il maggiore. Namjoon si perse ad ammirare le labbra carnose dell’altro distendersi in un sorriso, e per una frazione di secondo anche gli angoli della sua bocca si incurvarono all’insù. Fu un gesto automatico e veloce, che però non passò inosservato allo sguardo attento e speranzoso di Seokjin.
Quando il minore prese posto, calò nuovamente il silenzio fra i due. Ma sembrava essere più leggero, proprio come i loro cuori.
 
***

“Sono tornato!” La voce squillante di Hoseok riecheggiò nel breve corridoio che collega la porta principale al salotto della sua abitazione: nonostante la distanza, si potevano percepire sia il rumore delle pentole sul fuoco, che un fantastico profumino. Il giovane sistemò le scarpe nell’apposito scomparto della scarpiera posto all’entrata, infilò le pantofole e si diresse verso la cucina.
“Bentornato.” Le voci di sua sorella e di sua madre, lo accolsero appena la sua chioma aranciata fece capolino da dietro la porta. I tre si sorrisero, poi Hoseok le informò che sarebbe rimasto in camera fino a quando la cena non fosse stata pronta.
Appena varcata la soglia della sua stanza, l’arancio si buttò a peso morto sul letto. Un sospirò lasciò le sue labbra nell’esatto momento in cui sentì i muscoli rilassarsi a quel contatto così morbido col materasso: per fortuna era venerdì, altrimenti non avrebbe mai potuto concedersi quella leggera pausa dallo studio e dai compiti che doveva ancora portare a termine.
Hoseok chiuse gli occhi sistemandosi al meglio sul soffice cuscino e liberando la mente da qualsiasi pensiero, o quasi. Quando, infatti, l’immagine di Jimin e Yoongi durante l’ora della pausa pranzo gli ritornò in mente, il giovane si mise a pancia in su e prese a rifletterci.
Da quando il suo migliore amico era andato a trovarlo dopo la rottura con Taehyung, Hoseok sapeva che qualcosa era cambiato. Ed il fatto che Yoongi gli avesse dato un bacio a stampo – non stava realmente dormendo in quell’occasione – aveva scatenato il tutto. Si perché da quel gesto – che Hoseok aveva anche trovato piacevole – si sentiva strano, diverso.
Nei giorni successivi, poi, aveva cercato di comprendere perché si sentisse in quel modo e perché il fatto che Jimin e Yoongi fossero così vicini, gli provocasse uno strano fastidio all’altezza dello stomaco. Aveva pensato che la sua fosse semplice gelosia, un atteggiamento tanto egoista quanto infantile solo perché lui e Taehyung non stavano più assieme. E nonostante quella teoria fosse molto valida, c’era qualcosa che non quadrava.
Più ci pensava, più non riusciva a spiegarselo.
Poi però, spalancò gli occhi e si portò una mano davanti alla bocca incredulo della soluzione a cui era giunto. Sentì il cuore prendere a martellare sempre più forte nel petto, e pensò che da un momento all’altro potesse rompergli la cassa toracica e fuoriuscire dal suo corpo. Non poteva realmente essere così, non doveva affatto.
Eppure, era giunto alla conclusione che gli piaceva Min Yoongi.
 
***

“Allora, cosa si fa adesso?” La domanda di Jimin giunse inaspettata, cogliendo il maggiore di sorpresa e risvegliandolo dal suo stato di semi trance. Yoongi scosse lievemente il capo, distogliendo lo sguardo dal punto in cui si era focalizzato circa una manciata di minuti prima. Cercò di frenare il lieve rossore, e pregò che Jimin non se ne fosse accorto: come diamine gli era venuto in mente di iniziare a fissargli le labbra? Se Jimin lo avesse notato, sarebbe stata una seconda figuraccia e ciò gli fece notare che stava decisamente perdendo i colpi. Ricompostosi leggermente, si schiarì la voce e cercò di assumere l’atteggiamento più atono del suo immenso e vasto repertorio.
“Vorrei prima capire cos’è che sta turbando tanto Hoseok in quest’ultimo periodo. Ho notato che più di una volta sembrava come perso, pensieroso. Se è ciò che penso che sia, siamo a metà dell’opera.” Rispose e poi si portò alla bocca una cucchiaiata di gelato: passando i pomeriggi a casa Park, lo spuntino era sempre una ciotolina ricolma di gelato. Non che questo a Yoongi dispiacesse.
“E tu pensi che ad Hoseok piaci? Non è troppo presto? Insomma, lo vedevo così preso da Taehyung.” Rispose Jimin allungando le gambe e poggiando il capo sul cuscino, stendendosi così sul suo letto. Invitò il maggiore a fare lo stesso e questi, dopo poco, lo seguì posando il capo sull’altro cuscino.
“Non ne sono sicuro, è una supposizione. Spero che sia così però, almeno andremo rapidamente avanti con il piano.” Ammise Yoongi ed il discorso finì lì. I due ritornarono a consumare i loro spuntini.
I pomeriggi a casa del corvino sembravano essere diventati una routine a cui Yoongi si era rapidamente abituato, trovandoli anche molto piacevoli. Alla fine la presenza di Jimin non lo turbava affatto anzi, il fatto che il corvino rispettasse i suoi spazi e non gli facesse più domande del dovuto lo metteva maggiormente a suo agio. In più, da quando il minore gli aveva fatto quella sfuriata il giorno successivo al suo compleanno, il grigio aveva compreso che trattarlo con insufficienza non era il modo giusto e sano per poter portare avanti la loro messa in scena. Aveva iniziato così a mettere da parte quella sua costante freddezza e stava cercando di essere più socievole. Yoongi stava cercando di comportarsi proprio come faceva con Hoseok e Taehyung.
E quando poi Jimin chiese se potevano vedere un film, Yoongi acconsentì senza fare troppi problemi.








 
​Buongiorno e buona domenica a tutti!
​La vita sembra odiarmi e quindi ha avuto la brillante idea di rifilarmi un fortissimo raffreddore ad Agosto.
​Nonostante il letto nascosto sotto una moltitudine di fazzoletti, ho avuto molto più tempo per il capitolo e sono felice - quindi - di pubblicarlo in orario.
​Avrei molte cose da dire, ma vorrei che foste voi a sclerare al posto mio con una bella recensione (se avete critiche costruttive, inoltre, saranno ben accettate. Possono solo che migliorarmi).
​Come sempre, grazie mille a chi recensisce e a chi inserisce la storia fra le preferite/seguite/ricordate. Un grazie anche ai lettori silenziosi!
​Un bacio e alla prossima,
​Sam.

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Capitolo 14
*** Fourteenth ***


 

Hoseok non toccò cibo quella sera: quando sua sorella si era presentata alla sua porta avvertendogli che fosse pronta la cena, l’arancio l’aveva liquidata con un “sono stanco, non ho fame”. Ma Jiwoo, che lo conosceva meglio di chiunque altro, sapeva ci fosse altro dietro quella decisione: aveva però deciso di non chiedergli nulla, ma di aspettare il giorno successivo. Adesso, Hoseok aveva bisogno di tempo per riflettere.
Ed era ciò che il ragazzo aveva fatto fino a tarda notte.
Si era alzato dal suo materasso solo per infilarsi qualcosa di più comodo e poi si era rintanato sotto le coperte, aveva preso le cuffiette ed aveva fatto partire una delle sue playlist. Chiuse gli occhi lasciandosi trasportare dalle musiche, cercando di liberare la mente. Ma dopo il quinto brano, Hoseok riaprì gli occhi e sbuffò spostando le lenzuola.
Non riusciva a non pensare a Yoongi, a Jimin e a Taehyung. Mille cose gli frullavano in testa, idee confuse che si intersecavano fra di loro dando vita ad un groviglio di emozioni contrastanti.
Si sentiva così confuso e frustato, che neanche la musica – una delle cose che tanto amava – era riuscito a distrarlo. Decise così di mettersi seduto, sfilò gli auricolati e allungò la mano sul comodino posto di fianco al letto: sapeva che nel primo cassetto ci fossero ancora dei fogli ed una matita.
Accesa anche la luce, si concentrò per appuntare tutto ciò che gli passava per la testa: aveva bisogno di fare chiarezza sia nella sua mente, che nel suo cuore.
E mentre le lancette dell’orologio sopra la sua scrivania continuavano a girare, Hoseok aveva fatto un resoconto su quanto era accaduto da settembre. Ed in poco tempo, poteva affermare che fossero cambiate davvero molte cose.
Lui e Taehyung si erano riavvicinati con fin troppo entusiasmo e si erano messi assieme, ma la cosa non era durata chissà quanto poiché quello che ora era tornato ad essere un suo caro amico, aveva compreso di provare sentimenti per Park Jimin. Lo stesso Park Jimin a cui Yoongi si era gradualmente avvicinato, e poi messosi assieme. Ed ora, come se tutta quella situazione non fosse già di per sé intricata e complicata, c’era lui che pensava di provare qualcosa per il grigio. Un qualcosa che era giusto reprimere per evitare problemi sia con il suo migliore amico – non poteva litigare con una seconda persona a lui cara – che con Jimin, che adesso tanto apprezzava e stimava.
La matita che impugnava continuava a scorrere veloce sul foglio bianco, lasciando dietro di sé una scia di parole color grigio chiaro: mettere tutto per iscritto si era rivelato un valido aiuto, un modo con cui liberare la sua mente da i mille pensieri che la stavano affollando.
Quando concluse il retro del secondo foglio con i suoi tanti dubbi, Hoseok sapeva cosa avrebbe fatto: doveva seppellire sin da subito quel leggero sentimento che superava l’amicizia nei riguardi di Min Yoongi. Si, pensava di poterci riuscire.
Eppure si sa, tutto è più facile a dirsi che a farsi.

***

Quel sabato mattina, Jimin era libero da qualsiasi impegno: niente scuola, niente prove di danza e nessuna signora Park – sua madre aveva deciso di passare quella giornata in compagnia con la sorella – che gli chiedeva di aiutarlo con le faccende domestiche. Svegliatosi verso le dieci, quindi, si buttò a peso morto sul divano dove perse il tempo a mangiare dolciumi vari e a guardare anime. Verso le undici e mezza, però, il suo telefono squillò segno che gli era arrivato un nuovo messaggio.
“Ho già avvisato gli altri, fatti trovare pronto per l’una precise che Yoongi hyung ti passa a prendere. Si va a mangiare fuori.” Il corvino lesse il messaggio da parte del suo migliore amico e decise quindi di alzarsi e mettere un poco in ordine poi, avvisò sua madre del cambio di programma per l’ora di pranzo. Successivamente, munitosi degli abiti che avrebbe indossato, Jimin si rinchiuse in bagno e si lasciò coccolare dal getto caldo della doccia.
All’una precise, il campanello suonò segno che il grigio fosse arrivato. Infilatosi il giubbino e prese le chiavi di casa, il corvino aprì la porta di ingresso lasciando che il venticello fresco di quella giornata di ottobre lo colpisse in pieno viso.
“Ciao.” Lo salutò il maggiore porgendogli il casco, che Jimin infilò velocemente prima di montare sulla sella. Alle loro spalle, vi era la macchina di Seokjin dove si potevano intravedere le figure di Namjoon e Jungkook.
Che Taehyung ed Hoseok non ci fossero?
“Tranquillo, il ristorante dista poco da casa di Tae quindi ci aspetterà lì. Hoseok, invece, ha detto di non sentirsi molto bene ma penso abbia mentito.” Rispose il maggiore, dando voce ai suoi pensieri. Jimin tirò un sospiro di sollievo e sorrise grato a Yoongi, anche se questi non potette vederlo a causa del casco. Il grigio mise in moto, Jimin allacciò le braccia attorno alla vita del ragazzo, e sia la moto che la macchina guidata dal biondo sfrecciarono sulle strade asfaltate, e già brulicanti di altre vetture, della città.
Giunti nel luogo dell’incontro, Jimin individuò da subito la chioma rossa di Taehyung e non provò a nascondere l’ampio sorriso che nacque sul suo viso paffuto.
“Ben arrivati, ho già chiesto se ci fosse posto per sei ed il tavolo è stato preparato.” Spiegò Taehyung aprendo la porta e mantenendola affinché tutti gli altri potessero passare. Jimin rimase per ultimo, e quando passò accanto al rosso i loro sguardi si incrociarono.
“Ciao Tae.” Esclamò, le guance tinte di un leggero rossore per la vicinanza dei loro volti.
“Ciao Jiminie.” Rispose l’altro, ed i sorrisi di entrambi si fecero più ampi.

I sei ragazzi presero posto ad un tavolino situato vicino alla grande vetrata che affacciava sul marciapiede: si potevano così notare i pedoni passeggiare e le diverse bancarelle allestite, come da abitudine, nel fine settimana. Gli occhi di tutte sei si focalizzarono sul numero di pietanze, una più invitante dell’altra, riportate sui menù. Infine, date le ordinazioni al cameriere, ognuno iniziò a parlare animando quel tavolo.
"Hyung. – Esclamò Taehyung ad un certo punto. – Quel cameriere non fa che fissarti.” Un sorrisino sghembo comparve sul suo volto, mentre Yoongi lo osservava con un cipiglio interrogativo. Il rosso non aggiunse altro, e cercò di fare segno senza farsi beccare dal diretto interessato. I rimanenti cinque ragazzi però, colti dalla curiosità, si voltarono tutti assieme facendo arrossire il ragazzo in tenuta lavorativa, che si voltò in direzione del bancone. Yoongi mise su un ghigno divertito, mentre gli altri si congratulavano per la conquista appena fatta. O quasi tutti.
Jimin, seduto di fronte a Yoongi proprio al fianco di Taehyung, era ancora intento ad osservare il cameriere. Non riusciva a staccargli gli occhi di dosso.
La sua attenzione fu catturata solo successivamente, quando un altro ragazzo raggiunse il loro tavolo con il loro cibo.
Per tutta la durata del pranzo, però, Jimin continuò ad osservare il ragazzo dalla capigliatura scura: notò come il suo sguardo più volte cadesse sulla figura di Yoongi. Fu solo quando il corvino si alzò per andare in bagno, che potette incontrare il cameriere di faccia.
“Scusami. – lo chiamò questi, e Jimin si girò colto di sorpresa. – Quel ragazzo al tuo tavolo con i capelli grigi…uhm, potresti dargli questo bigliettino?” Chiese, le guance di un rosso intenso. Jimin prese il fogliettino che gli stava porgendo, se lo rigirò fra le mani prima di annuire piano. Poi, il ragazzo si congedò correndo a servire i tavoli.
Jimin, entrò in bagno e posò le mani minute sul bordo del lavandino. Aprì l’acqua e si sciacquò il viso. Dopo essersi asciugato, ripescò il foglio ripiegato all’interno della tasca dei suoi pantaloni. Lo aprì e ne lesse il contenuto.
Sopra vi era un numero di telefono.

***

“Tra poco scoppio!” Disse Jungkook picchiettandosi la pancia da sotto al giubbino. Avevano finito di pranzare ed ora si trovavano fuori al locale, cercando qualcosa da poter fare. Il cielo si era oscurato ed un manto di nuvole grigie aveva ricoperto il Sole. La voglia di farsi un giro per la città, quindi, era notevolmente scemata.
“Se vi va, potreste venire da me. Potete parcheggiare nel garage del mio palazzo senza alcun problema.” Esclamò Taehyung, richiamando l’attenzione degli altri. Tutti annuirono, gustandosi già il caldo tepore dell’abitazione. Così, Taehyung prendendo posto nella macchina di Seokjin, seguì la moto di Yoongi e raggiunsero casa Kim in una manciata di minuti. Parcheggiarono e presero l’ascensore che li avrebbe condotti al piano dove si trovava l’appartamento del rosso.
“Non pensavo che i tuoi fossero gli stessi Kim della Kim Buildings.” Aggiunse estasiato Namjoon, notando i particolari minuziosi che rendevano unica la casa di Taehyung. Questi annuì sorridendo ed apprezzando l’interesse del maggiore nei particolari, gli piaceva tanto quando qualcuno elogiava la compagnia per cui il nonno aveva lavorato sodo e per la quale suo padre stava facendo lo stesso. Il rosso invitò i ragazzi a prendere posto sull’ampio divano e chiese loro cosa volessero fare. Alla fine, optarono per vedere un film.
Passarono così il pomeriggio: fra film ed una cioccolata calda per cui Seokjin si era offerto di cucinare.

Verso le cinque e mezza, ognuno si era lasciato avvolgere dalle braccia di Morfeo: Jungkook era stato il primo ad addormentarsi, cullato dalla mano gentile di Seokjin fra i suoi capelli. Poi, lo avevano seguito Taehyung e Namjoon. Ed infine il biondo e Yoongi.
Solo Jimin era rimasto sveglio, un plaid leggero a ricoprirgli la pancia e le gambe. Il silenzio della stanza era rotto solo dai respiri pesanti per il sonno degli altri ragazzi, mentre il corvino non la smetteva di rigirarsi quel bigliettino fra le mani.
Fastidio.
Provava un fastidio alla bocca dello stomaco, e non era la prima volta in quella giornata che lo aveva avvertito. Era ben consapevole del fatto che il tutto fosse nato dopo che quel cameriera così tanto interessato a Yoongi, gli aveva dato quel bigliettino.
E Jimin continuava a chiedersi il perché. Gli sembrava assurdo odiare fastidio per quell’avvenimento: non poteva essere geloso di un semplice ragazzo che era stato colpito dal grigio. Eppure, aveva ancora lui quel foglietto con quel maledetto numero di telefono: non riusciva a darlo a Yoongi. Non voleva darlo a Yoongi.
Ma perché?
Quella domanda continuava a ritornargli in mente, facendogli mordere il labbro inferiore per la frustrazione. Poi, cercando di non svegliare proprio il maggiore al suo fianco, si alzò avvicinandosi alla cucina di Taehyung. Il suo corpo stava agendo per conto suo, come se le sue azioni fossero state dettata da una forza estranea e non dal suo cervello.
Con il cuore che batteva all’impazzata, Jimin buttò nel cestino quel biglietto.




 

​Buona Domenica a tutti!
​Settembre è appena arrivato, ma ha già portato con sé freddo e pioggia (o almeno qui da me).
​Non che la cosa mi dispiaccia - quel caldo afoso mi stava uccidendo - ma ciò significa che a breve incomincerà la scuola!
​Cercando di non deprimere sia me che voi, passiamo al capitolo di oggi: come potete ben notare, non accade nulla di che (niente baci e niente signora Park come sostenitrice numero uno della #Yoonmin). 
​In effetti, il capitolo in sè è anche abbastanza corto. Ma per il prossimo ho già tante idee (vi dico solo che ci sarà un salto temporale, resta a voi capire quale momento verrà narrato).
​Detto ciò, spero che il capitolo vi sia piaciuto lo stesso. Vorrei tanto leggere cosa ne pensate in una - anche minuscola - recensione.
​Bacioni, Sam.

 

 

 

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Capitolo 15
*** Fifteenth ***


“Basta così per oggi, avete fatto tutti un bellissimo lavoro.” La voce del maestro Lee risuonò nella stanza dopo che la musica era stata stoppata. Jimin, assieme ai suoi compagni, sorrisero e si diressero verso i loro borsoni stipati in un angolo della sala prove. Il corvino aprì la zip e prese la sua borraccia: non gli era mai mancata l’acqua così tanto come in quelle ore di danza.
Novembre era ormai giunto e la prima settimana era quasi giunta al termine, ciò significava che lo spettacolo che avrebbe tenuto la sua scuola di danza era ormai alle porte. Di conseguenza, la sua esibizione come ballerino solista era più vicina che mai.
Ogni volta che ci pensava, Jimin avvertiva uno strano formicolio pervadergli le braccia: sentiva il suo intero corpo fremere e la voglia di ballare ritornare ogni volta. Anche se fosse stato stanco, avrebbe sentito quella scarica di adrenalina.
E ciò, in parte, lo terrorizzava. I suoi pomeriggi si alternavano tra lo studio e le prove delle coreografie, e se per quelle di gruppo non aveva alcun timore; per la sua riusciva a percepire anche quella sensazione di paura. Insomma, sarebbe stata la sua prima esibizione singola.
Il suo insegnante, in quei giorni, aveva continuato a seguirlo correggendolo lì dove era necessario: la testa meno inclinata, la gamba più tesa e l’espressione più naturale. Tutti dettagli che Jimin, semplice ragazzino e con poca esperienza, non avrebbe mai potuto notare. Ed apprezzava il modo in cui il maestro Lee si fosse dedicato a lui: per il corvino era una figura maschile davvero molto importante.
E mentre si asciugava il sudore passandosi un asciugamano su collo e viso, Jimin sorrise a quei pensieri.
Sarebbe stata di sicuro una bella esibizione.

 
***

“Come procedono le prove?” Chiese Jungkook mentre si portava alla bocca nell’ennesimo biscotto con gocce di cioccolato.
“Tutto bene, domani ho l’ultima prova in sala, mentre mercoledì e venerdì o quelle generali al teatro.” Rispose sorridente l’amico, immaginandosi già sul palco. Il teatro in cui si esibivano era la costruzione più bella della sua cittadina, a detta del ragazzo: il palco era molto grande e di forma circolare, le poltrone erano ricoperte di tessuto rosso – Jimin pensava che fossero state rivestite più di una volta nell’arco degli anni poiché ogni volta che le vedeva, erano in perfette condizioni – mentre il soffitto presentava ancora i meravigliosi colori di un dipinto commissionato molto tempo addietro. Ed erano forse proprio quei colori così delicati e armoniosi che facevano amare a Jimin quel posto: avrebbe potuto passare ore con il viso rivolto verso l’alto per ammirare quel capolavoro d’arte barocca.
Jungkook, al suo fianco, annuì affondando nuovamente la mano all’interno della busta dei biscotti: era da un po' che non passavano del tempo assieme a causa degli impegni che avevano occupato entrambi-
“Inviterai tutti?” Chiese ad un certo punto il castano, dopo averci pensato. Le sue parole riscuotono Jimin, che strabuzza gli occhi mentre la sua mente ritorna a quel venerdì in mensa in cui Taehyung gli chiese dei progressi: quel giorno c’erano tutti. Non invitarli, potrebbe risultare irrispettoso da parte sua.
Quindi rispose con un energico “si” dopo pochi minuti, pensando che avere tutti i suoi amici a vederlo gli farà estremamente piacere.
Jungkook annuì contento della decisione del maggiore, ed i due passarono quella restante domenica mattina guardando film e mangiando schifezze.

 
 ***

“Hyung?” una voce richiamò l’attenzione di Seokjin, che intento a punzecchiare con le bacchette il cibo presente nel suo piatto, non si era accorto della figura di Jungkook che aveva preso posto al suo fianco. Fu solo quando alzò lo sguardo ed incontrò il sorriso del minore, che il biondo si ricordò di trovarsi in sala mensa in compagnia degli altri.
“Uhm…perché se così vicino?” Chiese Seokjin sentendo le guance andare a fuoco per la vicinanza del castano.
“No volevo solo sapere, mi accompagneresti tu dal fioraio oggi? E sono vicino affinché Jimin non mi senta, sai voglio fargli fare una composizione per il saggio.” Spiegò Jungkook e il maggiore mandò giù il groppo formatosi in gola. Annuì rapidamente e sorrise, prima di scostare il volto (forse troppo velocemente, ma davvero quella vicinanza non gli faceva bene). Jungkook, non curandosene più di tanto, esultò contento battendo le mani e ritornò a mangiare.
Tutta la scena non era passata inosservata a Namjoon seduto di fronte.

Quel pomeriggio, verso le cinque, Seokjin passò a prendere Jungkook in macchina ed i due si diressero al centro. Parcheggiata la vettura, si concessero prima un buon frullato alla loro gelateria di fiducia – nonostante facesse freddo – e poi si diressero verso il fioraio. Quando il campanello tintinnò, una donna bassina e dai capelli scuri raccolti in una crocchia comparve da dietro al ripostiglio.
“Oh salve cari, posso essere di aiuto?” Domandò l’anziana sorridendo gentile. Jungkook si avvicinò al bancone seguito da Seokjin ed insieme chiesero una composizione carina da poter regalare ad un loro amico. La donna li ascoltò in silenzio, poi si mise a l’opera armandosi di nastri e scegliendo i fiori più adatti.
“Ecco a voi!” Esclamò la donna porgendo loro un bouquet di bellissime rose gialle. I due ragazzi si sorrisero soddisfatti e pagarono il conto. Stavano per uscire quando la voce della donna li richiamò.
“Scusatemi se sarò poco discreta, ma state insieme?” Chiese e il suo sorriso si fece più ampio. Seokjin, invece, si era immobilizzato sul posto incapace di rispondere: la sua bocca si era aperta leggermente ma non riusciva ad emettere alcun suono, mentre le sue guance avevano assunto una tonalità rosso peperone.
“Oh no, siamo grandi amici. Vede – disse Jungkook – questo ragazzo si chiama Seokjin ed è un mio hyung. Ma allo stesso tempo, lo considero come un fratello. Gli voglio un gran bene!” Concluse felice il castano, e Seokjin sentì qualcosa spezzarsi dentro.
Come un fratello, Jungkook lo vedeva come un fratello.
L’anziana donna, dal canto suo, parve voler ribattere ma il biondo la implorò di non aggiungere altro: era già abbastanza umiliante e deprimente. La donna annuì, lo sguardo basso per la vergogna di quella domanda, e salutò i due che uscirono in fretta dal negozio.
Il tragitto fino alla macchina avvenne in silenzio, e non per un possibile imbarazzo ma perché Jungkook aveva praticamente trascinato il maggiore per un braccio affermando che mancassero poche ore all’inizio del saggio e lui aveva ancora un tema da completare. Quando giunsero davanti casa del minore, quel “ci vediamo più tardi hyung. Grazie mille!” arrivò alle orecchie del biondo come un suono ovattato. La sua mente era concentrata su altri pensieri.
Jungkook non avrebbe mai ricambiato i suoi sentimenti e lui aveva letteralmente mandato a puttane la sua amicizia con Namjoon solo per poter ricevere dolore e delusione.
Seokjin sbuffò stanco, si spogliò e si buttò sotto il getto caldo dell’acqua.
Quella sera doveva essere felice per Jimin.

 
 ***

Yoongi non ne sapeva nulla in materia, davvero nulla: la sua conoscenza in fatto di danza si fermava a giovane e magrissime ragazze avvolte in tutù che si spostavano da un punto all’altro del palco facendo piroette. Non sapeva nemmeno se Jimin facesse danza classica o meno. Quindi, non sapeva come aspettarsi da quel saggio e come se non bastasse, si sentiva un perfetto idiota stretto in quei pantaloni di jeans neri – gli unici che non presentavano alcuno strappo – e la camicia bianca.
“Yoongi-ah!” Il grigio alzò di scatto la testa incontrando il volto e la mano di Hoseok che gli faceva segno di avvicinarsi. Il maggiore, solo quando fu più vicino, si accorse di quanto elegante e bellissimo fosse il ragazzo dai capelli aranciati.
“Tra poco inizia, ti abbiamo lasciato un posto libero accanto a Namjoon.” Aggiunse l’altro, e Yoongi annuì semplicemente prima di sedersi.

Dopo pochi minuti, le luci della sala si erano spente ed il sipario era stato aperto. Un’unica luce bianca aveva preso ad illuminare il centro del palco, e dopo poco si videro le prime figure.
Alcune ragazze, avvolte in abiti finemente curati, avevano preso a ballare su di una melodia lenta e dolce. E nonostante Yoongi le vedesse, non era molto interessato.
Dopotutto, non era qui per vedere le esibizioni, ma solo perché Jimin glielo aveva chiesto.
Passarono circa dieci minuti buoni prima che la figura minuta del corvino sbucasse e prendesse a ballare. Il corpo avvolto da una calzamaglia e da una camicia, entrambe nere; i capelli mossi mentre gli occhi erano contornati da una leggera striscia di eyeliner.
Yoongi parve animarsi e drizzare il busto sulla sedia, ora completamente assorto e concentrato.
Per i suoi occhi e per la sua mente, vi era solo Jimin in quel momento: gli altri ballerini erano improvvisamente spariti, così come le persone tutte attorno a lui (era sicuramente frutto della sua immaginazione).
E Yoongi non ne sapeva davvero nulla in materia, la danza classica non gli era mai nemmeno piaciuta. Ma Jimin si muoveva come se fosse nato per fare questo, come se si sarebbe potuto uccidere danzando ed essere comunque perfettamente felice. Eseguiva ogni passo con estrema naturalezza.
In quel momento, Jimin era la cosa più bella che Yoongi avesse mai visto.
Tutte le esibizioni che seguirono e che il grigio vide, si alternavano tra la fase in cui Yoongi osservava Jimin e quella in cui il maggiore aspettava che Jimin ricomparisse sul palco. Il grigio avrebbe tanto voluto seguire con più attenzione gli altri ballerini e i loro pezzi – specialmente quando lo stile e gli abiti cambiarono passando dalla musica classica a quella moderna – ma c’era una forza maggiore che agiva su di lui, che gli offuscava la vista e i sensi quando il corvino non era lì su palco a danzare.
Poi i sensi erano tornati, nell’esatto momento in cui una luce viola aveva illuminato la figura di Jimin questa volta sola sul grande palco.
Era sicuramente il momento del suo assolo.
Jimin aveva ripreso a ballare e Yoongi era rientrato nuovamente in quel suo mondo fatto solo e soltanto di Park Jimin. Poi il pezzo si concluse e l’intera sala scoppiò in fragorosi applausi.
Yoongi si unì alla massa e sorrise alla figura sudata e sorridente del minore.

“Sei stato bravissimo!” Esclamò la signora Park appena Jimin si avvicinò a loro. La donna lo strinse in un forte abbraccio prima di lasciarlo nelle grinfie dei suoi amici. Il primo a congratularsi fu Jungkook – passarono cinque minuti abbondanti a parlare dei bellissimi fiori a cui tutti avevano contribuito – seguirono poi Seokjin, Namjoon ed Hoseok. Infine, rimasero Taehyung e Yoongi.
Il rosso lo abbracciò di slancio, sorprendendo tutti i presenti e Jimin stesso.
“Sei stato fenomenale, e tu che pensavi saresti andato male!” Esclamò entusiasta il ragazzo e Jimin sorrise, un rossore evidente a colorargli le guance. Poi Taehyung si staccò e lasciò spazio a Yoongi. Il silenzio calò fra i due.
“Com'ero?” Chiese ad un tratto il corvino, quando si accorse che l’altro continuava a non proferire parola.
E se Yoongi si fosse fermato a pensare ancora un po’, probabilmente gli sarebbe scoppiata la testa. Aveva ancora la testa frastornata dalla pura e semplice bellezza di tutto ciò di cui era appena stato testimone, era ancora confuso dall'inaspettata sensazione di meraviglia e stupore, e quando aprì la bocca, l'unica parola che ne uscì fu, “Fantastico.”
Jimin si immobilizzò e lo guardò a bocca aperta, sbalordito e pensò di averlo sognato o che Yoongi si rimangiasse quel complimento – perché si cazzo, era un complimento quello! – che gli aveva appena fatto.
Ma il maggiore non disse nulla, non si rimangiò nulla. Rimasero minuti così, in silenzio, a guardarsi. E Yoongi pensò che col trucco leggermente sciolto e i capelli ancora scompigliati, Jimin era ancora più bello.
Fu la voce della madre di Jimin a richiamarli all’attenzione, invitandoli a mettersi in posa per una foto di gruppo.



 
​Giuro che non riesco a crederci nemmeno io, sono jungshook!
​Ero convinta di non riuscire a pubblicare il capitolo entro oggi, ma anche se è abbastanza tardi - rispetto al solito orario entro cui pubblico - eccolo qui!
​Spero piaccia a voi tanto quanto piace a me (io lo adoro in realtà ma okay).
​Fatemi sapere cosa ne pensate e scusatemi per eventuali errori, ma non ho corretto (la novità?)
​Beh, ora mi ritiro.
​Un bacio, Sam.

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Capitolo 16
*** Sixteenth ***


Dopo che Jimin si fu cambiato indossando abiti più comodi, il gruppetto di ragazzi si diressero in un ristorantino lì vicino per concludere la serata (ovviamente dopo essersi subiti le raccomandazioni della signora Park). I sette, presero quindi posto ad uno dei tanti tavolini ed ordinarono diverse pietanze da poter consumare assieme.
“Jimin-ah, i tuoi compagni sono così simpatici!” Esclamò Hoseok, le labbra lucide leggermente sporche della salsa che aveva ingerito poco prima.
“Uhm… - biascicò Jimin, mandando già un secondo boccone di carne. – Quello che hanno fatto oggi non è nulla, durante le prove fanno di peggio!” Concluse e ciò fece sorridere di gusto il maggiore, che aveva ripreso a mangiare. Ed a sporcarsi.
Quando Yoongi - al suo fianco - glielo fece notare, Hoseok arrossì appena per la troppa vicinanza del viso del maggiore e prese poi a tastarsi la faccia per eliminare le macchie.
“Lascia stare!” Disse spazientito il grigio dopo il terzo tentativo dell’arancio. Allungò il pollice e rimosse la macchiolina – troppo vicina alle labbra di Hoseok – con il polpastrello.
Il minore si immobilizzò sul posto, gli occhi che si muovevano veloci dalla mano di Yoongi al suo viso. In particolare, sulle sue labbra.
“G-grazie.” Biascicò prima di vedere il maggiore alzare leggermente le spalle e riprendere a mangiare. Hoseok fece lo stesso, cercando di non dare peso a quel gesto che aveva fatto aumentare i battiti del suo cuore.
Non notò il ghigno divertito e soddisfatto dipintosi sul volto del grigio.

“Hyung, mi passi l’acqua?” Seokjin alzò lo sguardo dal suo piatto posandolo sulla mano di Jungkook, stretta attorno al braccio del maggiore. Il biondo annuì impercettibilmente, prese la bottiglia e la porse al castano.
Aveva cercato di evitare Jungkook per tutta la serata, – durante lo spettacolo aveva scelto il posto più lontano – ma qualcuno lassù sembrava odiarlo davvero tanto e lo aveva fatto capitare vicino a quel ragazzino che lo aveva definito un semplice amico – anzi, ancor più brutto il fatto che lo considerasse come un fratello – e che continuava ad occupare la sua mente.
A quel punto, trovatosi al suo fianco, Seokjin aveva fatto di tutto pur di evitare la conversazione al minimo - così come il contatto, poiché era quella la cosa che gli mandava completamente a puttane il cervello – ma Jungkook sembrava non essersi accorto degli atteggiamenti del maggiore. E così continuava a posare la mano sul braccio del biondo, a pizzicargli il fianco per disturbarlo mentre mangiavano e a rivolgergli quel maledetto sorriso tanto innocente quanto letale per il povero Seokjin. Lo stesso povero Seokjin, che adesso stava osservando il pomo d’Adamo del castano spostarsi su e giù mentre Jungkook beveva l’acqua.
Sapeva che avrebbe dovuto evitare, che quello era l’atteggiamento più masochista e distruttivo che avesse potuto adottare, ma non riusciva a staccargli gli occhi di dosso. In quel momento Seokjin sentiva la verità che gli era stata schiaffata in faccia quel pomeriggio, pesargli maggiormente.
Era proprio uno stupido.
Sbuffò prima di ritornare a girare la carne sulla griglia e a mangiare la sua porzione di riso.

Jimin si sentiva strano e non riusciva a comprendere il perché. Era seduto accanto a Taehyung – ultimamente riusciva ad avere sempre questa fortuna – e le loro spalle si sfioravano, così come le loro gambe. E come se non bastasse, il rosso gli sorrideva spesso mostrando sempre quel suo sorriso rettangolare che al maggiore piaceva tanto. Eppure, Jimin, non riusciva a concentrarsi totalmente su quello che doveva essere il ragazzo per cui aveva una cotta da più di due anni: la sua mente non faceva che proporgli fotogrammi su fotogrammi dell’espressione sincera del viso di Yoongi quando gli aveva detto di essere stato fantastico. Riusciva, poi, a percepire emozioni così contrastanti. In primis lo stupore per aver notato quanto sincero fosse stato il grigio, poi la soddisfazione – dopotutto aveva faticato tanto per fare una buona impressione – ed infine, c’era quella strana sensazione che gli faceva attorcigliare la stomaco e lo faceva sorridere involontariamente prestando poca attenzione a quello che Taehyung gli diceva.
Ed era proprio quest’ultima sensazione che lo faceva innervosire, e non solo perché lo distraeva dal rosso – bello come il sole avvolto da quella camicia azzurrina e da un paio di pantaloni neri – ma soprattutto, perché non riusciva a comprendere cosa fosse e perché si sentisse in quel modo pensando a Yoongi. Quell’emozione, se così poteva definirla, lo rendeva confuso e non gli stava facendo godere la serata.
Quando poi Yoongi si girò nella sua direzione incatenando il suo sguardo a quello del minore, Jimin sentì il fiato mozzarsi in gola e lo stomaco maggiormente in subbuglio.
Fu il primo ad interrompere il contatto, girandosi di scatto e facendo sobbalzare Taehyung al suo fianco. Le guance avevano assunto un colorito più acceso.
“Tutto bene?” Chiese il rosso, preoccupatosi per quel gesto veloce e leggermente brusco. Jimin sorrise ed annuì piano, poi allungò le bacchette afferrando un pezzetto di verdura grigliata.
Insieme alle immagini di quella sera, Jimin ripensò anche al bigliettino del cameriere che tempo addietro aveva gettato. I sensi di colpa ritornarono, più forti di prima ed il corvino evitò, per il resto della serata, di voltarsi e di incrociare lo sguardo di Yoongi.

 
***

“Grazie per il passaggio, a lunedì!” Taehyung scese dalla macchina di Seokjin salutando i due suoi hyung prima di varcare la soglia del suo palazzo. Quando il maggiore alla guida vide la figura del rosso sparire dietro la pesante porta, ripartì. Al suo fianco, sedeva Namjoon.
Nonostante i rapporti non fossero tornati come prima, qualcosa era cambiato ed entrambi ne erano contenti: certo, i loro discorsi si limitavano sempre ad argomenti scolastici ma almeno Namjoon non gli rispondeva più a monosillabi. Inoltre, avevano sempre quei loro momenti in macchina e anche se il più delle volte – come in quel momento – calava il silenzio nell’abitacolo, Seokjin preferiva di gran lunga quello.
Tutto aveva preso una piega diversa quando il minore si era seduto al suo fianco durante l’ora di educazione fisica. Il biondo aveva compreso con quel gesto che, nonostante tutto, Namjoon teneva ancora tanto a lui.
E Seokjin poteva dire esattamente la stessa cosa. Da quel momento, quindi, si era fatto coraggio e stava cercando di tornare a quel rapporto di amicizia che li legava da anni ormai. E da parte dell’altro, sembrava esserci la stessa forza di volontà.

Quando giunsero davanti casa di Namjoon, Seokjin strinse con forza il volante: sentiva l’irrefrenabile voglia di sfogarsi con il suo amico. Il suo migliore amico.
“Bene, io vad…” Provò a dire Namjoon, il quale però fu prontamente bloccato dalla mano del biondo avvolta attorno al suo polso.
“Aspetta, non andare ancora.” Gli sussurrò il maggiore, ed il ragazzo prese nuovamente posto sul sedile e si spostò poi una ciocca di capelli color viola leggermente sbiadito. Aspettò che Seokjin trovasse le parole ed il coraggio sufficienti: aveva compreso dal suo sguardo che ci fosse qualcosa che gli voleva dire, eppure Namjoon non sapeva cosa. Sperò con tutto sé stesso che non c’entrasse Jungkook: le cose tra loro due stavano lentamente migliorando e non voleva ritornare a soffrire. Gli bastavano già i gesti che quei due si scambiavano durante la pausa pranzo.
“Oggi ho accompagnato Jungkook a prendere i fiori per Jimin. – Iniziò Seokjin e Namjoon già provò ad interromperlo, ma il biondo lo bloccò con un gesto della mano. – So che ti dà fastidio parlare di lui, ma devo sfogarmi con te Nam. Devo sfogarmi con il mio migliore amico.” E con quelle parole, il minore si ammutolì aspettando che il biondo continuasse a parlare.
“Siamo entrati in questo negozietto la cui fioraia era una signora abbastanza anzianotta: Jungkook era entusiasta, non vedeva l’ora di vedere il mazzo di fiori pronto. Sia io che la signora siamo stati contagiati da questa sua felicità, ed abbiamo passato un quarto d’ora in compagnia della donna ridendo e scherzando. Tutto il tempo sono stato al fianco di Jungkook, ho scherzato con lui ed abbiamo scelto i fiori assieme: mi sentivo al settimo cielo, ed ultimamente ero sempre più convinto di potergli rivelare i miei sentimenti con la convinzione di poter essere ricambiato. – Seokjin prese una pausa, abbassò il capo e cercò in tutti i modi di trattenere le lacrime. – Quando però ce ne stavamo andando, la donna ci ha chiesto se stessimo insieme. Io mi sono fatto rosso come un peperone, non riuscivo a spiccicare parola. Jungkook, dopo poco invece, ha parlato e mi ha definito come un suo fratello. Sono solo uno hyung a cui tiene tanto Nam, ed io sono un perfetto imbecille. Ho mandato a rotoli la nostra amicizia, ho scoperto di non essere ricambiato dalla persona che mi piace e so di star ferendo anche te in questo momento con le mie parole. Però avevo bisogno di dirtelo e non mi importa se adesso aprirai quell…” Ma il minore non gli fece concludere la frase che lo attirò a sé e lo avvolse in un caldo abbraccio. Dapprima rigido poiché preso in contropiede da quel gesto, Seokjin si lasciò andare posando il capo sulla spalla dell’altro e lasciando che copiose lacrime bagnassero il giubbotto di Namjoon.
“Ci sono io adesso, ssh.” Gli sussurrò all’orecchio il minore, e Seokjin si sentì meglio nel sentire quelle parole. Si strinse maggiormente al corpo del minore e iniziò a biascicare frasi sconnesse e scuse per il suo comportamento.
Rimasero così per chissà quanto tempo, uno stretto dalle braccia dell’altro, ed in quel momento tutti i problemi ed i sentimenti sembravano essere svaniti.

 
***

Yoongi si era offerto di riaccompagnare a casa Jimin quella sera, dopotutto doveva mantenere la sua parte da fidanzato (ed in più la signora Park sarebbe rimasta in pensiero tutto il tempo se il figlio fosse tornato a casa da solo). I due però, lungo tutto il tragitto, non avevano proferito parola ognuno immerso nei propri pensieri. Da un lato vi era il grigio, i cui pensieri si soffermavano su due persone diverse: una era Jimin, che nella sua mente stava ancora ballando il suo assolo. Il corpo asciutto fasciato da quegli indumenti che gli calzavano a pennello -  la camicia leggermente sbottonata che faceva intravedere le clavicole – ed il trucco che gli illuminava il viso. Quella sera aveva scoperto quanto della personalità del minore uscisse fuori mentre ballava, e quanto quei suoi movimenti sinuosi lo avessero ipnotizzato. L’altra persona, invece, era Hoseok. Era da circa una settimana che il suo migliore amico si teneva ad una certa distanza, evitando di rimanere solo con lui il più possibile. Yoongi aveva fatto in modo di non sperarci più di tanto, ma ogni singolo atteggiamento dell’arancio gli facevano credere che potesse esserci qualche possibilità per loro due. E dopo il gesto a tavola di quella sera – ad un attento osservatore come lui non era di certo passato inosservata la rigidità e l’espressione di stupore sul viso di Hoseok – le sue speranze erano aumentate.
E se da un lato si sentiva euforico – perché diamine, i suoi sforzi e quelli di Jimin stavano dando frutti – dall’altro c’era proprio il corvino e quel contorcersi di stomaco che Yoongi stava provando dall’esatto momento in cui, quella sera, aveva posato i suoi occhi sulla figura del minore.
Jimin, dal canto suo, non era da meno. Per tutta la durata del tragitto, aveva pensato e ripensato al biglietto del cameriere e ad i suoi atteggiamenti nei riguardi di Yoongi: si sentiva così stupido ed in colpa per aver buttato il numero di quel ragazzo poiché, alla fin fine, lui doveva rimanere solo un tramite. Ma ormai il guaio era stato fatto – di andare a ripescare quel foglietto dopo giorni non se ne parlava proprio – ma quella sensazione di colpevolezza non voleva in alcun modo abbandonarlo. In più, bisognava aggiungere le tante emozioni che aveva provato quella sera – stupore, soddisfazione ed anche imbarazzo – sempre a causa di quella testa grigia. Il complimento di Yoongi continuava a risuonargli forte e chiaro in testa, e ciò non lo aiutava a comprendere quella strana sensazione allo stomaco.
“Siamo arrivati.” Fu proprio la voce del maggiore a richiamarlo alla realtà. Il corvino scosse il capo e prese a rimuovere il casco, sceso poi dalla moto di Yoongi alzò leggermente lo sguardo verso la sua abitazione: la stanza di sua madre aveva ancora la luce accesa.
“Bene, io vado.” Esclamò poco dopo il grigio, il casco già in mano pronto per essere rindossato. Ma mentre le sue mani lo stavano alzando, quelle paffute e minute di Jimin lo fermarono. Yoongi prese ad osservarlo con sguardo interrogativo, poi il tutto accadde in un secondo.
Jimin si avvicinò maggiormente all’altro, il casco spostato da vicino al volto del maggiore. Si allungò di poco, il necessario per posare le sue labbra piene su quelle sottili di Yoongi in un bacio casto. Il maggiore spalancò gli occhi, colto alla sprovvista da quel gesto, tanto che lasciò cadere il casco per terra. In ogni caso, non ebbe il tempo di reagire in alcun modo – anche se aveva sentito l’irrefrenabile voglia di approfondire quel bacio – poiché il corvino si era staccato ed aveva poggiato la sua fronte contro quella dell’altro.
“Mia madre ci sta spiando da dietro la finestra.” Aveva sussurrato prima di sorridere, staccarsi e raggiungere frettolosamente la porta di casa.
Quando la porta sbatté, Yoongi si rese conto di stare ancora lì fuori fermo col casco per terra.




 
Hello!
​La scuola è ufficialmente iniziata - ieri ho fatto le corse per prendere il banco - ed io non riesco ancora a capacitarmi di trovarmi in quarta liceo!
​Spero che per chiunque abbia ricominciato, scuola o università, sia stato un bell'inizio.
​Sto pubblicando prima il capitolo poiché domani non penso che ne avrei avuto l'occasione.
​Scusatemi per eventuali errori, giuro che un giorno mi metterò a rivedere ogni singolo capitolo.
​Le cose stanno prendendo strane direzioni - YOONMIN BITCHES - però chissà come si concluderà veramente la storia.
​Avviso, inoltre, che secondo un calcolo mentale, dovrebbero esserci altri quattro capitoli prima della fine (non so se l'epilogo sarà compreso in questi quattro o meno).
​Aspetto con entusiasmo i vostri commenti - anche le critiche sono le benvenute poiché, con quelle, posso solo che migliorare - e ringrazio chiunque stia continuando ad inserire la storia fra le preferite, seguite, ricordate. Un grazie grande quanto una casa anche ai lettori silenziosi.
​Un bacione e alla prossima.
​Sam.

 
 

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Capitolo 17
*** Seventeenth ***


Il corvino si tolse le scarpe e prese a salire il più silenziosamente possibile le scale, anche se consapevole che al piano superiore vi era sua madre ad aspettarlo a braccia conserte. Giunto alla fine, quindi, non si meravigliò di vedere la signora Park appoggiata allo stipite della porta, avvolta nel suo pigiama. Jimin si portò una mano a spostare i capelli all’indietro ed aspettò in silenzio che la donna gli desse la sentenza: di sicuro l’avrebbe messo in punizione per qualche giorno, privandogli di giocare alla play.
“Ti ha accompagnato Yoongi.” Quella di sua madre non era una domanda, ma un’affermazione. Ciò poteva significare una sola cosa: li aveva effettivamente visti. E con solo quella semplice constatazione, Jimin comprese effettivamente il gesto che poco prima aveva fatto.
Aveva baciato Min Yoongi.
Aveva baciato Min Yoongi senza una motivazione logica, gli aveva mentito dicendogli che sua madre li stava spiando. E nonostante quella adesso risultava essere la realtà, rimaneva il fatto che lui aveva detto una cazzata per giustificare il suo gesto avventato.
Quindi si, aveva baciato Yoongi come se fosse la cosa più naturale da fare.
Quella presa di coscienza, fece sì che quella strana sensazione – ormai associata al maggiore – ritornasse più forte che mai. Il cuore prese a battere più veloce e le guance divennero rosse.
“Scusa.” Biascicò abbassando il capo e cercando di non far notare alla madre quel rossore. Sperava tanto che la donna gli desse in fretta la sua punizione, cosicché potesse rinchiudersi in camera per addormentarsi e non pensare più a nulla.
“Non voglio farti alcuna ramanzina, certo saresti dovuto rincasare prima.” Disse la madre, sorprendendo Jimin che la osservò confusa.
“Contatta Yoongi e chiedigli se gli va di venire a cena da noi domani sera.” E a quelle parole, Jimin capì che avrebbe di gran lunga preferito non giocare alla playstation per alcuni giorni.

Aveva passato circa un quarto d’ora abbondante col telefono aperto sulla chat di Yoongi.
Più ci pensava, più trovava che quella situazione potesse risultare super imbarazzante e super scomoda, specialmente se il solo leggere il nome del maggiore gli faceva ricordare di averlo baciato senza alcun motivo.
In ogni caso però, doveva farsi coraggio e scrivergli poiché era stata sua madre a chiederglielo.
Data l’ora tarda – l’orologio del telefono segnava l’una passate – era molto probabile che Yoongi non rispondesse, e che quindi quella cena poteva essere rimandata.
Leggermente più sicuro di sé – sperava davvero con tutto il cuore che il grigio stesse già dormendo – Jimin inviò il messaggio.
Ma quando poco dopo ricevette un semplice “okay” come risposta, capì che in una sua qualche vita precedente aveva fatto qualcosa di veramente brutto per meritarsi tutta quella sfiga.

 
***

Namjoon si alzò dal letto, si stiracchiò e posò lo sguardo sulla sveglia posta sul comodino: le undici e venti del mattino. Sbadigliò prima di stendersi nuovamente e ricoprirsi con le coperte ancora calde: la stanza era immersa nel buio, ed al suo fianco si poteva notare una figura ancora dormiente. Il ragazzo sorrise e ripensò a ciò che era accaduto la sera precedente.

Seokjin si era sfogato con lui, avevano parlato nuovamente come prima. Come se i sentimenti per persone diverse di entrambi, fossero spariti nel nulla. E Namjoon si era sentito bene, rinato, nuovamente a casa tra le braccia di quello che, prima di tutto, era il suo migliore amico.
Si ricordò di come, vedendo il biondo ancora troppo distrutto e spossato dal pianto liberatorio, avesse inviato un messaggio a sua madre – che sicuramente lo stava ancora attendendo sveglia – avvisandola che anche Seokjin fosse rimasto a dormire.
Quella sera, quindi, aveva condiviso nuovamente il letto di Namjoon. Si erano cambiati, ed erano rimasti fino alle tre svegli: avevano parlato tanto e si erano accorti di quanto fosse accaduto e di quanto si fossero mancati in quei pochi mesi di lontananza. Quando poi il sonno aveva avuto la meglio su entrambi, i due ragazzi si erano lasciati andare fra le braccia di Morfeo con un sorriso stampato in faccia.
Il sorriso sul volto del minore si fece più ampio. Un sorriso, dopo tanto, non più carico di malinconia ma di gioia nel riaver ripreso i rapporti con Seokjin. Certo, avrebbero dovuto discutere a lungo sul fatto che Namjoon fosse ancora irrimediabilmente cotto di Seokjin. Ma per il momento, ciò che contava, e che loro avessero ricominciato a parlare.
Con quei pensieri carichi di positività, Namjoon si sistemò meglio sul cuscino: ormai non aveva più sonno. Giratosi su di un fianco, si perse ad osservare il viso del maggiore.
Le labbra schiuse, il respiro pesante, i capelli spettinati che ricadevano sulla fronte e sul cuscino: Kim Seokjin rimaneva l’essere più bello sulla faccia del pianeta.
Namjoon non poteva farci nulla, in quel momento specialmente, era più forte di lui.
Si allungò leggermente, sentendo il respiro caldo dell’altro infrangersi sulla sua guancia. Gli spostò alcune ciocche bionde prima di azzerare le distanze e posare le sue labbra su quelle piene di Seokjin. Durante quel bacio casto, Namjoon rivide l’amico piangente della sera prima, il modo in cui le sue braccia lo avevano stretto in cerca di conforto. Risentì le parole di scuse del maggiore, le risate che si erano fatti più tardi quando entrambi si erano seduti a gambe incrociate sul letto.
Seokjin era una pietra preziosa, fragile. Bisognava maneggiarla con cura.
E nonostante Namjoon non fosse bravo in queste cose – tendeva sempre a distruggere tutto – Seokjin era l’unica cosa che, tra le sue mani, non si era mai frantumata.
Ed il minore promise a sé stesso che sarebbe stato così per sempre.

 
***


Taehyung sedeva ad uno dei tanti tavolini di un bar, una tazza in ceramica contenente della cioccolata calda era stata appena portata da una cameriera. Il rosso sorrise alla giovane prima di prendere il cucchiaino e prendere un poco di quella bevanda densa e zuccherata.
Sapeva di essere in perfetto orario anzi, in anticipo poiché solo adesso l’orologio segnava le sei in punto del pomeriggio. Ma quando Hoseok l’aveva contattato, l’ansia era gradualmente aumentata e lui aveva finito col prepararsi troppo presto.
Per l’arrivo dell’amico però non dovette aspettare più di tanto: una manciata di minuti più tardi, infatti, Hoseok fece tintinnare il campanello e prese posto sulla sedia di fronte al minore.
"Ciao Tae.” Lo salutò il ragazzo mentre rimuoveva una pesante sciarpa da attorno al suo collo. Taehyung notò come il sorriso che gli rivolse, avesse in qualche modo perso quella sua normale luminosità. Quella che solo Hoseok riusciva a sprigionare. Quando serio era l’argomento di cui dovevano discutere?
“Ciao hyung, tutto bene?” Chiese allora il rosso, preoccupatosi. L’unica occasione in cui aveva visto così tanto turbato il maggiore, risaliva alla loro rottura: si sentiva ancora responsabile, ma quella era la verità.
Hoseok, dal canto suo, abbassò il capo aggiustandosi i capelli: in realtà, la sua chioma aranciata era in perfetto ordine, ma aveva bisogno di qualche secondo per riordinare le mille idee ed iniziare il suo discorso. Poi alzò il capo e prese un bel respiro.
“Mi piace Yoongi.” Disse e Taehyung strabuzzò gli occhi.

“E cosa hai intenzione di fare?” Chiese il minore dopo aver preso un altro sorso della sua bevanda calda. Hoseok gli aveva appena finito di raccontare di come si fosse reso conto della sua cotta per Yoongi, e di come questi l’avesse baciato un pomeriggio a casa sua dopo la loro rottura.
Ciò che più di tutto lo aveva turbato, era stato il fatto che Yoongi lo avesse baciato quando già effettivamente stava con Jimin. Taehyung, così come Hoseok quando il minore glielo aveva fatto notare, non riusciva a comprenderne il motivo: il loro amico teneva davvero al corvino, oppure per lui era un passatempo?
Entrambi i ragazzi erano rimasti increduli ai loro stessi pensieri poiché sapevano che il grigio non era affatto una di quelle persone che ne usa altre come oggetti. Ma allora perché?
“Penso che dovremmo dapprima capire se Yoongi è serio, sia tu che io non vogliamo che Jimin soffra. Mi sono affezionato e penso che potrebbe risentirne molto se qualcuno lo ferisse. Se capiamo che tra loro due le cose sono serie, dovremmo metterci l’anima in pace. Altrimenti, potremmo provarci. Ci stai?” Concluse Hoseok osservando attentamente l’amico.
Taehyung annuì deciso.

 
***
 

Per tutta la giornata, avevo fatto in modo di tenersi occupato. Aveva fatto i compiti – addirittura aveva svolto anche tutti gli esercizi di letteratura cinese – ed aveva riordinato nella sua stanza. Quando poi sua madre lo aveva chiamato per farsi dare una mano con le buste pesanti, Jimin non aveva né sbuffato e né si era lamentato come suo solito: semplicemente era corso e l’aveva aiutata.
Aveva fatto davvero di tutto pur di non pensare alla cena di quella sera. A quella maledetta cena dove ci sarebbe stato anche Yoongi.

Dopo l’okay del maggiore, Jimin aveva risposto indicando l’ora a cui si sarebbe dovuto presentare quella sera. Successivamente, i due non si erano scritti per il resto della giornata: Yoongi non aveva dato segni di vita, e Jimin aveva preferito proprio non aprire la chat per paura che potesse scrivere qualcosa di cui poi si sarebbe pentito.
Doveva ancora comprendere il significato di quel bacio – o forse doveva più che altro accettare ciò che il suo subconscio aveva iniziato a suggerirgli già da un po' di tempo – ma più ci pensava, più si imbarazzava ed arrossiva. Per questo aveva fatto di tutto pur di non passare troppo tempo a rifletterci su: si era tenuto occupato, in un modo o nell’altro, riuscendo addirittura a riposare nel tardo pomeriggio.
Poi però, l’ansia era tornata nell’esatto momento in cui sua madre lo aveva gentilmente svegliato ed invitato a farsi una doccia poiché a breve sarebbe arrivato Yoongi.

 
***


“Ne vuoi ancora un po'?” Chiese gentilmente la signora Park, allungando il recipiente verso Yoongi. Il grigio annuì leggermente imbarazzato prima di prendere una seconda porzione di quel buonissimo stufato: la madre di Jimin era davvero brava in cucina, e quella carne davvero troppo invitante.
Il corvino, seduto al fianco del maggiore, aveva la testa china sulle proprie ciotole. La serata stava procedendo bene, sua madre e Yoongi parlavano con estrema naturalezza di qualsiasi argomento. L’unico che sembrava essere in imbarazzo e completamente a disagio, era lui.
Quando aveva visto Yoongi – che aveva indossato una bellissima camicia bianca che gli faceva risaltare le spalle – aveva sentito quel fastidio allo stomaco, seguito anche da uno al petto. Ormai, stava iniziando a conviverci ma doveva mascherare bene il suo disagio per evitare che il maggiore si interessasse a lui. Per ora, cercando di non intervenire più di tanto nelle conversazioni, ci stava riuscendo alla grande.
Ma di certo non avrebbe potuto continuare così per tutta la serata.

La cena si era da poco conclusa, tutti e tre si erano spostati nel salone ed avevano preso posto sul divano. La signora Park sembrava troppo euforica: a tavola avevano tirato fuori i vecchi ricordi, e ciò aveva implicato il spostarsi nell’altra stanza e cacciare fuori gli album di famiglia.
Jimin già sapeva che di lì a breve sarebbero iniziate le figure.
Aperto uno dei cassetti di un mobile e pescato il primo di una lunga serie di album, mamma Park si accomodò sulla poltrona e fece segno a Yoongi di avvicinarsi maggiormente. I due presero così a sfogliare e a commentare le foto di un piccolo Jimin. Tutto ciò sotto lo sguardo trucido del corvino: sentiva il viso andargli letteralmente a fuoco.
“Questo è il padre. – Disse ad un certo punto la donna. – Era un militare, è caduto in guerra quando Jimin aveva due anni.” La foto che era stata indicata, ritraeva un uomo in tenuta militare che stringeva fra le sue braccia un piccolo fagotto.
Il silenzio calò nella stanza ed entrambi i ragazzi presero ad osservare la donna: un sorriso amaro si dipinse sul suo volto, mentre i suoi occhi si velarono di lacrime che a stento ancora avrebbe trattenuto. Jimin mandò giù il groppo formatosi in gola – non poteva piangere anche lui, non in quel momento – ed afferrò la mano di Yoongi. Questi si girò di scatto, ma non proferì parola.
“Mamma. -  la richiamò quindi il corvino. – Noi andiamo in camera, chiamaci quando il dolce sarà pronto.” Jimin poi si alzò e seguito dal maggiore, raggiunsero frettolosamente le scale lasciando la donna con i suoi ricordi.
Jimin, per la prima volta in quella sera, accantonò l’imbarazzo e tutti i suoi pensieri stringendo maggiormente la presa sulla mano di Yoongi.

“Mi spiace.” Disse il minore quando raggiunsero la camera da letto. Entrambi si erano seduti sul letto, come erano soliti fare.
“Non preoccuparti, capisco quanto sia stata dura.” Aggiunse Yoongi, passando un dito affusolato sul dorso della mano di Jimin. L’altro spostò il suo sguardo sulla mano di Yoongi, rendendosi conto in quel momento che non l’aveva ancora lasciata.
Nonostante il leggero rossore che fece capolino sulle sue guance, non ritrasse la mano: lasciò che il grigio continuasse a disegnare cerchi concentrici con il suo pollice.
“Anche io ho perso mia madre da piccolo. – Disse ad un tratto Yoongi richiamando l’attenzione di Jimin. Gli sguardi di entrambi, però, ancora chini e intenti ad osservare le loro dita che si intrecciavano. – Avevo circa cinque anni e mezzo, e lei aveva già da tempo una rara forma di tumore. Non ricordo molto di lei, ho un ricordo sfocato del suo viso. Ciò che mi è rimasto impresso e la sua voce, quando mi raccontava le storie della buonanotte.” Il silenzio della stanza fu rotto dai singhiozzi di Jimin, che non era riuscito più a trattenere le lacrime.
“S-scusami h-hyung.” Aveva singhiozzato, ma Yoongi aveva annuito semplicemente senza aggiungere nulla. Anche lui aveva gli occhi lucidi.
Rimasero così, le mani ancora intrecciate e Jimin che poco a poco smise di singhiozzare.
Tutta l’ansia e la preoccupazione di prima, erano sparite nel momento esatto in cui aveva afferrato la mano di Yoongi.
E con quel gesto, forse Jimin aveva compreso che il maggiore né era la causa ma anche il rimedio.




 
No, non sono scappata in Cambogia!
​Tra la scuola, il comeback dei bts (su cui dico solo che ero il microfono di Yoongi in MIC Drop) e i soldi per l'album che devo racimolare vendendo un rene; sono riuscita ad ultimare e a pubblicare il nuovo capitolo.
​Lascio a voi l'arduo compito di lasciare una recensione (le critiche sono sempre ben viste).
​Mi scuso solo per eventuali errori, a storia conclusa li correggerò davvero tutti.
Un bacione, e alla prossima.
​Sam.

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Capitolo 18
*** Eighteenth ***


Avevano passato circa una mezz’ora abbondante nel silenzio, le mani ancora intrecciate. Nessuno dei due aveva voglia di rovinare il momento creatosi.
La signora Park non li aveva ancora chiamati per il dolce e ciò significava che aveva trascorso molto tempo anche lei a ripescare i vecchi ricordi.
“Tuo padre non ti ha mai raccontato di lei?” Chiese Jimin ad un certo punto, il suo tono così flebile e poco sicuro che egli stesso non capì se avesse fatto o meno quella domanda.
In quei minuti aveva pensato, ed era giunto alla conclusione che molte cose erano cambiate da quando la sua vita e quella di Min Yoongi si erano incrociate. Avevano entrambi avuto la possibilità di avvicinarsi maggiormente alle rispettive cotte, facevano entrambi parte di un gruppetto di amici fedeli e sempre disponibili.
Ma più di tutto, avevano stretto una grande amicizia.
Jimin si era reso conto di come le cose, a poco a poco, fossero cambiate tra loro due: prima non si sopportavano, i loro incontri erano per il piano, i loro caratteri erano così distanti e incompatibili. Tutte queste cose, però, erano cambiate nell’arco di quei mesi ed il minore non poteva che esserne contento.
Yoongi aveva tirato fuori quel suo lato più audace e lo aveva spronato a provarci con Taehyung: senza il grigio, Jimin non avrebbe mai avuto l’occasione di parlare con il rosso, né tantomeno scoprire quante cose avesse in comune con la sua cotta.
Ma anche il maggiore era cambiato. Jimin aveva fatto in modo di abbattere quella barriera che circondava il grigio, di scavare oltre quel suo carattere fin troppo calmo e freddo; e di apprezzare i piccoli gesti che Min Yoongi sapeva regalare solo alle persone di cui si fidava.
E Park Jimin si era sentito onorato di potersi definire tale.

Quindi quella domanda era sorta spontanea, carica di semplice e pura curiosità. Sapeva fosse un argomento delicato e la sua voce, infatti, era uscita poco sicura di sé.
“Non molto. Dopo la morte di mia madre, mio padre ha reso il lavoro una sua priorità: non c’era mai a casa, e quando rincasava ad orari decenti, si chiudeva nel suo studio. Io passavo sempre più tempo in compagnia della mia tata o meglio chiamarla noona. – Incominciò Yoongi sorprendendo sé stesso e Jimin. Non si era mai aperto con nessuno in questo modo, gli unici a conoscenza di questi fatti erano Hoseok e Taehyung. – Lei mi ha cresciuto, mi ha aiutato quando le avevo bisogno. E’ stata la figura femminile e maschile di cui avevo bisogno: c’era ancor prima che io nascessi, e spesso mi ha parlato lei di mia madre. La guardavo affascinata, ma ero incapace di poter focalizzare il suo viso: una sola volta sono stato in grado di sognarla, e ricordo che aveva i capelli lunghi e neri come la pece, ed una voce bellissima.” Jimin lo osservò, studiando il sorriso nostalgico che aveva incurvato gli angoli della sua bocca. Un misto di emozioni gli stavano aggrovigliando lo stomaco. Da un lato era felice, felice come una Pasqua che Yoongi si fosse aperto così tanto con lui, – dandogli nuovamente prova che il loro rapporto era mutato – ma dell’altro era triste poiché riusciva a comprendere in parte il suo dolore. Più volte aveva chiesto alla madre di raccontargli di suo padre, più volte si era svegliato nel sonno madido di sudore e con gli occhi velati di lacrime.

Ma sua madre era sempre stata al suo fianco, ed in quel momento si sentiva così male per Yoongi. Così in colpa di essere stato “fortunato” nella “sfortuna”. Certo, aveva compreso che quella donna – la sua noona – fosse una figura fondamentale della sua vita, ma aveva compreso quanto il mancato affetto del padre lo avesse segnato.
“Smettila di guardarmi così.” Sbottò ad un certo punto il maggiore, destando Jimin dai suoi pensieri. L’altro nemmeno si era reso conto di avere gli occhi fissi sulla sua figura.

“Così come scusa?”
“Con pietà, non ho bisogno della tua compassione Jiminie.” Sussurrò Yoongi abbassando il capo, e per la prima volta il corvino si rese conto di quanto il maggiore potesse essere debole. Sorrise e si avvicinò maggiormente, stringendo con più forza la mano dell’altro.
“Il mio non è uno sguardo compassionevole, metti gli occhiali la prossima volta hyung!” Sdrammatizzò Jimin e Yoongi alzò il capo, ricambiando il suo sguardo e cercando conferma e sostegno negli occhi scuri del minore. Il silenzio calò nuovamente nella stanza, mentre loro continuavano a guardarsi e ad avvicinarsi. Come spinti da una forza superiore.
Fu solo il rumore della porta che li fece sussultare e allontanare di scatto, separando anche le loro mani.
“Il dolce è pronto.” La testa della signora Park fece capolino da dietro la porta, ed i due scattarono come molle a sedere.
Mentre scendevano le scale, Yoongi chiudeva quella piccola fila indiana: una mano si infilò fra i capelli tinti e spostò alcune ciocche all’indietro.
Aveva come l’impressione che se la donna non fosse intervenuta, lui e Jimin si sarebbero baciati.
Cazzo.


 
***

 “Jin hyung, tutto bene?” Chiese Taehyung durante il pranzo di quel giovedì, catturando l’attenzione di tutti i presenti che si girarono in direzione del più grande. Questi, aveva la testa china e le mani fra le ciocche bionde, tirandone alcune.
“La settimana dello sport lo sta occupando, e non solo quelli del consiglio non vogliono fare nulla ma lui ha anche un forte raffreddore. È idiota, lo so.” Rispose Namjoon al posto suo, beccandosi un’occhiataccia dal maggiore che però non aggiunse altro poiché un forte starnuto lo colse di sorpresa. Gli altri seduti al tavolo sorrisero osservando come il naso del ragazzo si fosse fatto rosso.
“Non è colpa mia se sono il presidente del consiglio, anche per quest’ultimo anno. Avrei voluto dimettermi, ma non potevo che qualcuno di incompetente rovinasse il mio splendido lavoro di questi anni: ci ho speso tempo prezioso!” Si lamentò Seokjin, scatenando una risata generale. Al suo fianco, Namjoon continuava a prenderlo in giro.
Jimin, dall’altro lato del tavolo – seduto accanto a Jungkook -  li osservava felice. Aveva compreso che ultimamente le cose fra di loro erano tornate come prima – anche se era stato un pessimo amico poiché non si era interessato e né aveva parlato con i suoi amici – e vederli nuovamente sorridere come un tempo, non faceva che farlo sorridere contento. Quei due avevano da sempre avuto un bellissimo legame, e vederli così distanti gli era dispiaciuto tantissimo. Per fortuna, adesso sembrava tutto risolto.
“Hyung, se hai bisogno di una mano, ci siamo noi qui eh.” Rispose prontamente Taehyung, il suo sorriso rettangolare ad illuminargli il volto. Jimin lo osservò, perdendosi ad ammirare i suoi occhi ridotti a due mezzelune e la pelle di un incarnato più scuro: sembrava che ogni giorno che passasse, il rosso si faceva sempre più bello.
“Beh, una mano non mi farebbe male.” Rifletté Seokjin, prima di girarsi verso il minore e sorridergli.
“Sai, posso introdurre nuovi membri durante queste feste scolastiche. Una sorta di aiuto, ti andrebbe Tae?” Chiese il maggiore, e l’altro si illuminò raggiante.
“Certo, mi farebbe immensamente piacere!” Esclamò entusiasta.
“Qualcun altro vuole unirsi, più aiuto c’è più questo idiota non farà tutto da solo ed eviterà di cadere malato.” Aggiunse Namjoon, beccandosi una gomitata dal biondo.
“Uhm…vorrei unirmi anche io.” La voce di Jimin si alzò catturando l’attenzione dei presenti. Taehyung si voltò nella sua direzione, sorridendogli sornione: avrebbero passato tempo assieme anche dopo le ore scolastiche.
Jimin ricambiò il sorriso, felice anche lui. Poi posò lo sguardo su Yoongi, seduto sul lato opposto al suo, accanto a Taehyung.
Ma Yoongi aveva già abbassato lo sguardo riprendendo a mangiare.

 
***

 Il lunedì successivo segnò l’inizio dell’ultima settimana di novembre.
Da giorni ormai non pioveva più e della neve non vi era ancora l’ombra, strano per la popolazione coreana. In ogni caso, i numerosi studenti delle diverse scuole non si erano affatto lamentati di quel sole che faceva capolino da dietro le nuvole e che rendeva quel vento gelido più sopportabile.
L’inizio di quella nuova settimana significa anche un’altra cosa: Jimin e Taehyung avrebbero ufficialmente iniziato a far parte del consiglio studentesco come aiuti per la settimana dello sport. Entrambi, la sera prima via chat, si erano ritrovati a condividere la stessa gioia e la stessa ansia di poter commettere qualche errore. Ma entrambi erano enormemente felici di poter contare uno sull’aiuto dell’altro.
Inoltre, i loro amici – in particolare Seokjin che si era visto non più tanto carico di lavoro – li avevano incoraggiati. O quasi tutti.
Da quando c’era stata la cena a casa di Jimin, Yoongi sembrava evitarlo: evitava molto spesso di rimanere solo in sua compagnia e più volte, quando Jimin lo aveva invitato a casa sua (sua madre ormai amava il suo “fidanzato”) aveva avuto l’impressione che più di una volta il grigio avesse rifiuto l’offerta mettendo su una scusa.
E la conferma definitiva di quel suo comportamento, era arrivata quando Yoongi aveva abbassato lo sguardo e continuato a mangiare il giovedì precedente. Jimin aveva provato più volte a parlargli, a comprendere il perché di quel comportamento. Ma Yoongi non faceva che sfuggirli.
E stava odiando questa cosa, poiché le cose fra loro due erano migliorate così tanto.
“Andiamo?” Fu la voce di Taehyung a risvegliarlo dal suo stato di semi trance, e ad incitarlo a raggiungere Seokjin.
Jimin annuì sorridendogli ancora un po' distratto, prima di prendere la sua tracolla e seguire il rosso.

“Avete fatto un ottimo lavoro, davvero complimenti!” Li elogiò il maggiore, facendo sorridere soddisfatti i due ragazzi. L’orologio dell’aula segnava le cinque esatte del pomeriggio, e la loro prima riunione era giunta al termine.
Tutti i membri, questa volta più invogliati e sorpresi inoltre dalla presenza dei due nuovi ragazzi, avevano contribuito a buttare giù una scaletta organizzando con estrema accuratezza tutti gli sport che si sarebbero tenuti. Ne era uscito fuori un bel programma, nonostante il campo esterno non era stato preso in considerazione a causa del freddo.
Seokjin poi, si congedò raggiungendo la sua vettura e scusandosi per non poter dare loro un passaggio: doveva urgentemente correre via per impegni personali. I due più giovani lo rassicurarono, prima di vederlo andare in via con la sua autovettura.
“Hai da fare? - Chiese Taehyung quando la macchina di Seokjin sparì dietro l’angolo, lasciandoli effettivamente gli unici rimasti sulla soglia del cancello della scuola. – Vorrei offrirti una cioccolata calda, ti va?” Jimin ci pensò su, le guance avevano già assunto un colorito più acceso: ogni volta che si trovava solo in compagnia di Taehyung, si imbarazzava da morire.
“Mi farebbe molto piacere!” Rispose poco dopo. Inviò un messaggio a sua madre e poi, lui e Taehyung, si avviarono verso la fermata dell’autobus che li avrebbe portati nel centro della cittadina.

 “Come va con Yoongi?” Aveva chiesto Taehyung nel momento esatto in cui le cioccolate calde erano state lasciate sul tavolino che avevano precedentemente occupato. Jimin alzò gli occhi, incontrando uno sguardo indecifrabile del rosso: che avesse notato anche lui quel distaccamento?
“Uhm…diciamo bene, è da un paio di giorni che non parliamo come prima. Penso ci sia qualcosa che lo turba.” Rispose sincero il corvino prendendo un sorso della sua bevanda calda. Taehyung assimilò quelle informazioni, e si sentì in colpa quando il pensiero di come poter utilizzare quelle notizie a vantaggio suo e quello di Hoseok gli balenò in testa.
“Vedrai che si sistemerà tutto, potresti provare a parlargli non credi?” Aggiunse poco dopo, evitando di prolungare quel silenzio creatosi. Jimin, di fronte a lui, annuì piano.
“Potrei provarci, ma sappiamo entrambi che Yoongi non è una persona facile.” E sorrise nervoso.
“Lo so, ma sono sicuro che ti ascolterà e ti risponderà. Lui tiene a te, davvero tanto.” Concluse Taehyung prima di sorridere, non sicuro se quella potesse essere definita una bugia a fin di bene o una mezza verità.
Sia Taehyung che Jimin non sapevano che quella, però, era la pura e semplice verità.

 
***

 Yoongi ed Hoseok avevano deciso di passare assieme quel lunedì pomeriggio a casa del maggiore. Non capitava da tanto che passavano del tempo assieme.
I due sedevano sul letto, tra di loro c’era una ciotola enorme di popcorn mentre le mani di entrambi stringevano i joystick i cui tasti non smettevano di vibrare: erano molto presi dal gioco che avevano inserito circa una mezz’ora prima. Gli unici rumori che si udivano erano quelli del gioco stesso, più i versi di disapprovazione da parte di un Hoseok che stava vergognosamente perdendo.
“Così non vale però! Lo sai che sono una frana a questo gioco.” Si lamentò infatti poco dopo, quando Yoongi vinse la partita. Questi, si girò in direzione dell’amico e trattenne a stento un ghigno soddisfatto.
“Sono troppo bravo per te.” Disse il maggiore prendendo una manciata di popcorn. Hoseok, lo imitò e sorrise prima di riprendere il joystick già pronto per un secondo round.

Quando anche la quarta partita fu vinta da Yoongi, Hoseok buttò di lato quell’aggeggio infernale e sbuffò sonoramente: non ne poteva davvero più, era convinto che l’altro barasse.
Yoongi non disse nulla, ma anzi rise di gusto osservando l’espressione buffa sul viso dell’amico. Hoseok lo osservò, mentre la risata roca dell’altro riempiva la stanza: quello era un evento unico e raro, di quelli che capitavano una volta tantum. Si fermò ad osservarlo, soffermando la sua attenzione sulle labbra sottili del grigio.
Yoongi parve non accorgersene, troppo preso a liberarsi con quella risata da tutto lo stress accumulato in quei giorni.
Il modo in cui era finita la serata a casa di Jimin, lo aveva scombussolato a tal punto da spingerlo ad allontanarsi dal minore: ogni volta che incrociava il suo sguardo, ripensava a quanto i loro visi fossero stati vicini quella sera.
E quindi aveva preferito non parlargli, lasciandolo confuso senza spiegazioni. Preferiva, in quelle circostanze, comportarsi da codardo e non affrontare la realtà. Perché ne aveva paura, perché forse aveva capito qualcosa che non gli piaceva affatto.
Qualcosa che se avesse ammesso, avrebbe buttato giù tutte le sue certezze e rovinato il rapporto che aveva con troppe persone.
Così rise e lasciò, in quel momento, che quella risata facesse scivolare via dal suo corpo un poco di quello stress accumulato.
Hoseok era ancora fermo lì, ad osservarlo con gli occhi che gli brillavano. Dio se Min Yoongi era bello, ed ancora ancora più bello quando rideva. Anzi.
Era bellissimo.
Così, per un istante, non pensò a niente e nessuno: non pensò al fatto che così facendo avrebbe creato un casino, non pensò al fatto che così facendo avrebbe potuto rovinare lui, Yoongi, Taehyung e Jimin.
Si avvicinò al maggiore, posò le sue mani ai lati del viso di Yoongi e lo avvicinò al suo.
Yoongi si bloccò, osservandolo confuso, prima di sentire le labbra di Hoseok premere sulle sue. Spalancò gli occhi, colto completamente in contropiede da quel gesto.
No.
No.
No.

“No!” Disse Yoongi, staccandosi e spintonando l’amico. Aveva il fiatone e sentiva le mani tremare. Che diamine stava succedendo?
“Ma io pensavo che…” Provò a parlare Hoseok, ma fu interrotto dalla voce del grigio che era completamente in balia delle sue emozioni.
“No Hoseok, non più. Mi piace Jimin.”
Mi piace Jimin.
Lo aveva detto, aveva dato voce a quei sentimenti che da domenica sera aveva provato a reprimere. A sigillare in un angolino remoto del suo cuore che, da quando aveva conosciuto Jimin, era totalmente cambiato.
“Ma a Jimin…” Provò nuovamente Hoseok, troppo confuso per poter dire altro.
“A Jimin piace Taehyung, lo so.” Concluse la frase per lui Yoongi.
Adesso sì che era fottuto.






 

Salve a tutti, spero che il capitolo vi sia piaciuto arriverdeci a mai più!
*scappa in cambogia ad allevare alpaca*.
​No okay, per chi sia giunto fin qui, spero di non avervi causato nessuno shock.
​Giuro che non era mia intenzione, ma le mie mani hanno scritto e basta come possedute da una forza suprema.
​Non mi esprimo manco sul capitolo, altrimenti inizio a dire cose insensate e chilometriche.
Lascio a voi l'arduo compito.
Bacioni, Sam.
​(davvero, non lanciatemi pomodori contro!).

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Capitolo 19
*** Nineteenth ***


Il silenzio calò nella stanza, un silenzio carico di imbarazzo ed alte mille emozioni contrastanti. Tra le tante, Hoseok riusciva a percepire solo un senso di smarrimento totale.
Cosa diamine stava succedendo?
“Io non…” Ma la sua voce, seppur ridotta ad un sussurro, fu prontamente bloccata da quella del maggiore.
“Mi piaci Hoseok, anche se a questo punto sia meglio dire mi piacevi. E a Jimin piace Taehyung. Quando tu sei tornato dal Giappone, nessuno ha fatto caso alla sua figura minuta e gelosa al tavolo poco distante dal nostro o almeno fino a quando non ho deciso di avvicinarmi a lui e dargli una mano, strano no? Min Yoongi che aiuta una persona totalmente sconosciuta. Ma c’era una ragione valida, e quella ragione eri tu: volevo a tutti i costi che tu ti ingelosissi, che lasciassi Taehyung per stare con me. Coinvolgendo Jimin nel piano, avrei preso due piccioni con una fava: crudele, dato che sia tu che Taehyung siete i miei più cari amici, ma la mia mente mi proponeva solo immagini di voi due che vi sorridevate e lasciavo che la gelosia parlasse per me.” Il grigio si fermò passandosi una mano fra i capelli e mandando giù il groppo formatosi in gola.
“Poi c’è stata la festa e tutto ciò che questa ha comportato: io li ho visti i loro sguardi Hoseok, erano gli sguardi di due che non la smettevano di mangiarsi con gli occhi. Così, quando Taehyung mi ha chiamato chiedendomi se io e Jimin stavamo assieme, ho semplicemente giocato con lui e gli ho detto di sì. Era per metterlo alla prova. E da allora abbiamo portato avanti questa messa in scena.”
“E quando hai capito che Jimin ti piaceva?” Chiese l’arancio, cogliendo alla sprovvista il maggiore, il quale rifletté a lungo prima di rispondere.
“Penso di averlo capito fin troppo tempo fa, Hoseok ma fino ad ora non ho mai avuto il coraggio di ammetterlo a me stesso. So che è sbagliato, che non dovrei manco pensare a Jimin in quel modo ma...” E questa fu l’altro ad interromperlo e a continuare per lui.
“Ma Jimin ti ha cambiato hyung, è riuscito ad abbattere anche lui quella barriera fredda e scontrosa che mostri a tutti. E sappiamo entrambi che non l’ha buttata giù nello stesso modo in cui abbiamo fatto io e Taehyung.” Yoongi lo guardò, incatenando il suo sguardo a quello di Hoseok. Lo stesso Hoseok per cui era stato geloso tempo fa, che avrebbe tanto baciato tempo fa.
Lo stesso Hoseok, che nonostante tutto, non lo stava abbandonando.
L’arancio ricambiò lo sguardo, un sorriso malinconico e sconfitto dipinto sul volto: adesso che aveva dimenticato il rosso, adesso che aveva trovato nuovi amici, adesso che aveva fatto pace col suo cuore si vedeva ripagato con la stessa moneta. Ormai tutto sembrava stesse andare a rotoli: non faceva che accumulare delusioni su delusioni.
“Hyung, diciamo che anche noi stiamo facendo lo stesso gioco. Taehyung sta facendo il possibile per conquistare Jimin, ed io gli ho detto che lo avrei aiutato poiché ero convinto che tu provassi qualcosa per me.” Confessò il minore, non rendendosi nemmeno conto di ciò che aveva appena detto.
“Beh, allora penso sia giunto il momento di chiudere i giochi.” Disse semplicemente Yoongi prima di abbassare il capo.

 
***
 
 
Da quella loro conversazione, era passata esattamente una settimana e mezzo dando ufficialmente il via a dicembre e al conto alla rovescia per i giorni che mancavano alla pausa invernale.
Nell’arco di quelle due settimane, Yoongi aveva trascorso il suo tempo ad impegnarsi per le ultime interrogazioni e compiti in classe: cosa strana per uno come lui che anche se non passava ore ed ore sui libri, riusciva ad apprendere tutto molto facilmente e a dare il meglio di sé. In quei giorni, invece, aveva fatto tutto il possibile per starsene seduto alla scrivania della sua camera o a saltare la pausa pranzo a scuola pur di non incontrare il viso paffuto di Park Jimin.
Ed anche se Hoseok, uno mercoledì, gli aveva riferito che di Jimin, Taehyung e Seokjin non vi era mai nemmeno l’ombra al loro tavolo in mensa – i preparativi per la settimana dello sport li tenevano troppo impegnati – il grigio aveva sempre preferito non allontanarsi più di tanto dalle quattro mura della sua aula.
Gli costava ammetterlo, ma aveva il terrore costante di incontrare Jimin e Taehyung e di non riuscire a mantenere i suoi pensieri per sé. Aveva la paura costante di poter rovinare entrambi i rapporti di amicizia che aveva creato con i due ragazzi.
Min Yoongi, aveva paura di poter esser ferito.
E poiché gli costava troppo ammetterlo, aveva scelto la via più codarda: aveva rigirato l’impegno col consiglio a suo favore, allontanandosi gradualmente da Jimin: dapprima non facendosi vedere, poi evitando anche di rispondere ai messaggi che il ragazzo era solito inviargli.
Sapeva di star sbagliando, sapeva che prima o poi avrebbe dovuto affrontare il minore faccia a faccia e dirgli direttamente di porre fine a quella farsa. Ma adesso aveva bisogno del tempo per sé stesso, del tempo per cercare le giuste parole da usare e del tempo per risolvere il casino che era diventata la sua vita.
Poiché se da un lato c’erano Jimin e Taehyung, dall’altro c’era Hoseok.
I due non si erano parlati per un po': troppo imbarazzo per poter avviare una conversazione, troppe informazioni rivelate quel maledetto pomeriggio. Yoongi aveva compreso quanto fosse stata dura per l’amico assimilare tutte quelle cose in così poco tempo, ma Hoseok aveva il diritto di sapere. Aveva il diritto di mettersi l’anima ed il cuore in pace, invece che tentare ed essere deluso nuovamente.
Dal silenzio imbarazzante, però, avevano fatto dei leggeri progressi: adesso si parlavano, ovviamente per arrivare ad ottenere quella fiducia iniziale ce ne voleva di tempo, e anche se l’arancio non lo abbracciava più senza un motivo, Yoongi sapeva che doveva essere grato per quel miglioramento.
 
Con l’arrivo effettivo di dicembre però, si dava inizio alla settimana dello sport e ciò avrebbe implicato più Kim Taehyung e più Park Jimin nei paraggi. Yoongi quel lunedì mattina, mentre infilava la tuta scolastica, si disse che era ormai giunto il momento di affrontarli e di porre fine a quella situazione: non poteva continuare così, non voleva.
Quando giunse a scuola, fu proprio il ragazzo dai capelli rossi ad accoglierlo.
“Ciao hyung, da quanto tempo che non ci vediamo!” Lo salutò entusiasta Taehyung, raggiante come non mai. Il grigio annuì e sorrise appena prendendo un bel respiro.
Poteva farcela.
 
***

 
“Okay ragazzi, ottimo lavoro. Adesso potete andare a divertirvi!” I presenti esultarono alle parole di Seokjin lasciando effettivamente la classe dove si tenevano le riunioni del consiglio studentesco. Il biondo sorrise e, rimasto solo, prese a riordinare gli ultimi documenti rimasti sparpagliati sulla cattedra.
Avevano ufficialmente finito i preparativi e dopo le ultime direttive, tutti erano ora liberi di prendere parte a quella settimana dedicata allo sport come semplici studenti. O quasi tutti.
Non che il biondo fosse un fissato col lavoro, ma aveva preferito che gli altri si avviassero per primi e iniziassero a scaricare la tensione accumulata in quelle settimane di estenuante lavoro: dopotutto, dei fogli da riordinare per lui non erano nulla.
“Vuoi una mano?” Una voce lo fece sobbalzare ed il plico di documenti che aveva in mano, cadde rovinosamente al suolo. Concentrato com’era su quello che stava facendo, non si era accorto dell’arrivo di Namjoon. Quest’ultimo, cercando di trattenere le risate, si accovacciò accanto all’amico e prese a dargli una mano.
“Non volevo spaventarti, scusami.” Aggiunse poco dopo notando l’espressione corrucciata del maggiore: quando gonfiava le guance era più carino del solito.
“Sei un imbecille.” Disse Seokjin mentre si alzavano in contemporanea da terra e si avvicinavano al banco più vicino per risistemare i fogli.
“Si ma il tuo imbecille preferito!” Lo canzonò allora Namjoon, appoggiandosi al banco ed incrociando le braccia al petto. Poi sorrise, mettendo in bella mostra le sue bellissime fossette.
Seokjin alzò lo sguardo, soffermandosi ad osservare quelle due piccole rientranze: ultimamente gli stava capitando così spesso di osservare i particolari del viso di Namjoon e di trovarli bellissimi.
Rendendosi conto di ciò che aveva pensato, arrossì.
L’altro, non ricevendo alcuna risposta, aprì gli occhi precedentemente ridotti a due mezzelune, e si accorse di come le guance del biondo avessero assunto una tonalità più accesa.
“Hyung, tutto bene?” Chiese preoccupato il minore, pensando che l’altro non si sentisse bene. Seokjin scosse la testa e si voltò riprendendo i fogli in mano e dirigendosi verso l’armadietto per poterli mettere nell’apposito contenitore.
Namjoon sbuffò prima di avvicinarsi e girarlo nella sua direzione: se Seokjin non si sentiva bene, glielo doveva dire.
Ma quando si ritrovò davanti il volto, adesso completamente rosso, del maggiore le parole gli si mozzarono in gola.
“S-sicuro di star…” Balbettò Namjoon, che fu però bloccato dal tocco leggero del dito del biondo. Seokjin aveva appena affondato il suo indice nella fossetta del minore.
Seokjin lo stava fissando e lo stava toccando completamente assorto. Adesso, quella veramente rosso peperone era l’altro.
Ma prima che potesse chiedergli il motivo di quel gesto, Namjoon si ritrovò le labbra del maggiore a premere sulle sue.
Il ragazzo strabuzzò gli occhi, incredulo. Di sicuro quello era tutto un sogno, non poteva essere reale.
Seokjin non lo avrebbe mai baciato di sua spontanea volontà!
Eppure, quando la lingua del maggiore picchiettò sul suo labbro inferiore, Namjoon ebbe l’assoluta conferma di non star sognando. Lasciò quindi che quel bacio si approfondisse dischiudendo le labbra carnose e facendo incontrare la sua lingua con quella di Seokjin. Si avvicinò poi maggiormente al corpo dell’altro e gli cinse i fianchi con le mani. Il biondo, dal canto suo, mugolò contento e lasciò vagare le sue di mani che si intrecciarono con i capelli violacei del minore. Non ne volevano sapere di staccarsi.
Ed in quel momento, Namjoon pensò al fatto che non vi fosse nessuna festa di mezzo e nessun ipotetico alcool a circolare nei loro corpi.
C’erano solo lui e Seokjin, e questo dato di fatto lo fece sorridere come un perfetto imbecille.
 
Quando dovettero allontanarsi a causa del fiato corto, entrambi rimasero in silenzio.
Seokjin abbassò lo sguardo sentire tutto il coraggio e l’impeto di poco prima, svanire nel nulla.
Che diavolo aveva combinato?
Spalancò gli occhi rendendosi effettivamente conto di aver appena baciato quello che era il suo migliore amico. E che bacio, poi!
“Io…io non so che mi sia preso!” farfugliò preso dal panico prima di alzare lo sguardo ed incontrare quello di Namjoon. L’altro, notando quanto l’amico si fosse improvvisamente agitato, cercò di stringerlo a sé e di abbracciarlo.
Ma Seokjin, più rapido, si scansò e sgattaiolò via dalla sua presa uscendo dalla classe lasciando da solo Namjoon. L’altro, senza farselo ripetere due volte, lo seguì aumentando il passo.
Non se lo sarebbe fatto scappare una seconda volta.
 
“Seokjin, fermati!” La voce di Namjoon non fece che incitarlo ad aumentare il passo e voltare alla sua sinistra pur di sfuggire al ragazzo.
Più pensava a ciò che aveva fatto, più la consapevolezza di aver fatto un enorme cazzata lo stava divorando.
Perché insomma, quella sì che era una grandissima cazzata. Ma come avrebbe potuto resistere a quelle fosse, e a quel sorriso? Diamine, Namjoon lo stava scombussolando!
Ma da quando!?
Quella domanda e le emozioni che ciò aveva comportato, lo destabilizzarono facendolo fermare per un secondo e facendogli notare di non avere alcuna via di fuga. L’unico posto dove poteva “nascondersi” era il bagno posto proprio di fronte a lui. Sapeva che il minore l’avrebbe raggiunto, ma forse chiudendosi in uno dei gabinetti e non rispondendogli, Namjoon avrebbe ceduto facilmente. Aprì quindi la porta e aprì quella del gabinetto centrale, fiondandosi all’interno del piccolo spazio e facendo serrare la manovella chiudendo la porta. Tirò un sospiro prima di sentire la porta principale aprirsi ed i passi di Namjoon arrestarsi.
“Seok, ti ho visto entrare. È inutile che tu adesso rimanga chiuso qui dentro poiché non uscirò da qui senza te, quindi porta il tuo culo qui fuori!” Il biondo deglutì sentendo il tono fin troppo deciso dell’altro: davvero non aveva scampo? Nemmeno una piccola finestra da cui uscire? Ciò nonostante, non rispose: non aveva il coraggio di affrontare il minore, non ce la faceva proprio.
Rimasero per dieci minuti in silenzio, prima che Namjoon prendesse nuovamente parola.
“Seok, ti prego.” Il suo era risultato quasi un sussurro, la voce bassa e roca fece deglutire nuovamente Seokjin sempre più indeciso sul da farsi: la sua mano era ancora poggiata sulla manovella e non sapeva assolutamente che fare.
“Non voglio obbligarti a dirmi niente, solo esci ti prego.” Aggiunse poco dopo il minore avvicinandosi alla porta chiusa. Sperava con tutto sé stesso che il maggiore uscisse da lì.
E quando sentì la serratura scattare, tirò un sospiro di sollievo. Dopo poco, si ritrovò la figura del biondo davanti con la testa china.
“Non so cosa mi sia preso, solo che…solo che è da un paio di giorni che non faccio che pensare al tuo viso okay?” Sbottò all’improvviso, alzando il volto ed incrociando lo sguardo di Namjoon. Quest’ultimo rimase sbigottito, il fiato si bloccò in gola dopo aver udito quelle parole.
Seokjin pensava a lui?
Seokjin pensava a lui!?
Per la prima volta, non sapeva come reagire a quelle parole: non sapeva se doveva rispondergli, non sapeva se doveva baciarlo. Non sapeva come comportarsi.
Così, lasciò che il suo corpo facesse per lui. Si avvicinò piano ed avvolse Seokjin in un abbraccio, gli depositò poi un bacio sulla fronte ed affondò successivamente il viso nell’incavo del suo collo. Lasciò che il profumo del maggiore gli inebriasse le narici prima di prendere coraggio e rispondere.
“E tutto okay hyung, anche io non faccio che pensare al tuo viso.”






 


​Come potete vedere, non sono scappata in Cambogia anzi, sono pure in anticipo.
Amatemi AHAHAH!
​In ogni caso, mi scuso per eventuali errori - oppure orrori - ma ho scritto questo capitolo dalle sei di questo pomeriggio.
​L'ispirazione mi ha completamente colpito dopo una settimana di scuola intensa.
​In ogni caso, lascio a voi i commenti. Mi permetto di dire solo una cosa: FINALMENTE UNA GIOIA.
​Un bacione e alla prossima,
​Sam.

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Capitolo 20
*** Twentieth ***


Erano passati minuti o forse ore da quando si erano abbracciati, ma nessuno dei due aveva intenzione di staccarsi. Regnava il silenzio, rotto solo dai respiri dei due ragazzi ancora stretti fra di loro.
Fosse stato possibile, Namjoon avrebbe passato il resto della sua vita abbracciato a Seokjin.
“Andiamo.” Gli sussurrò lievemente il biondo all’orecchio, facendo alzare il capo al minore che prese ad osservarlo con cipiglio interrogativo.
“Ma io voglio stare qui con te.” Aveva biascicato, lamentandosi come un bambino. Jin gli sorrise prima di afferrargli la mano.
“Dobbiamo parlare.” Aveva detto con calma, e Namjoon non aveva osato aggiungere altro.
Lasciarono così i bagni di quel piano, scesero le scale e si affrettarono lungo i corridoi gremiti di studenti del piano terra: lì c’erano la palestra ed i laboratori, ovvero il cuore di quella settimana dello sport.
Namjoon lasciò che il maggiore lo guidasse, non capendo però perché li avesse condotti lì: se avevano bisogno di parlare, dovevano farlo in un posto più silenzioso no?
Nonostante i suoi pensieri, il minore non disse nulla e lasciò che il biondo lo guidasse in uno dei tanti laboratori riorganizzati per poter ospitare piccole rappresentazioni e studenti. Si ritrovò così ad osservare delle ragazze avvolte in leggings e body dai color sgargianti ad eseguire una coreografia ricca di passi difficili e che lui mai avrebbe avuto il coraggio di ripetere.
“Questa è...?” Chiese mentre le osservava ipnotizzate: i loro movimenti erano così fluidi.
“Ginnastica artistica. Lo spazio è limitato, ma ne è uscita fuori una bella coreografia.” Una voce femminile si intromise, rispondendo al posto di Seokjin. La giovane aveva lunghi capelli color mogano ed indossava anche lei l’uniforme sportiva della scuola.
“Eunmi! Stavo cercando proprio te.” Esclamò Seokjin, avvicinandosi alla ragazza e sorridendole.
“Dimmi tutto Jin oppa, qualcosa che non va?” Chiese Eunmi, già pronta ad aprire la cartellina arancio che teneva stretta al petto.
“Volevo chiederti se potevi prendere il mio posto per un po', il mio amico qui non si sente molto bene e vorrei accompagnarlo in infermeria.” Spiegò il maggiore richiamando su di sé l’attenzione degli altri due. Namjoon si trattenne a stento dal non sorridere come un ebete, comprendendo quella farsa.
Eunmi annuì rassicurandoli entrambi che non c’era alcun problema. I due ragazzi si congedarono ringraziandola ancora una volta, prima di ritornare sui loro passi e dirigersi verso l’infermeria della scuola.

“Di cosa vuoi parlare?” Chiese Namjoon appena i due videro la signora Choi lasciarli soli (le conoscenze di Seokjin stavano risultando davvero molto utili quel giorno).
"Voglio parlare della nostra situazione. Di me e te.” Asserì il biondo incatenando il suo sguardo con quello del minore. Namjoon si chiese dove fosse finita tutta l’insicurezza e l’imbarazzo che il maggiore aveva avuto nei bagni.
“Non lo so cosa mi prende, ma so che pensare costantemente al tuo viso non rientri nelle cose che due migliori amici fanno. Non posso dirti di ricambiare i tuoi sentimenti Nam, ma allo stesso tempo so di non poter affermare il contrario. Provo sentimenti troppo confusi, e forse l’unica cosa di cui sono certo in questo momento e che vorrei baciarti nuovamente.” Concluse Seokjin, prendendosi a torturare le mani. Aveva raggruppato tutto il coraggio che aveva in corpo per poter dire quelle cose. Era fondamentale che Namjoon comprendesse i suoi sentimenti.
Era fondamentale che non ci fossero più segreti fra di loro.
Namjoon rimase in silenzio, assimilando lentamente le parole del biondo. Se ripensava a tutto ciò che era accaduto fra loro due e che li aveva fatti finire così, poteva affermare con sicurezza che l’avrebbe rifatto altre mille e mille volte.
Al diavolo il loro bacio da ubriachi, al diavolo i momenti decisamente poco opportuni, al diavolo il loro esser stati lontani per troppo tempo.
Avevano ripreso i loro rapporti ed ora era consapevole che Seokjin si trovava sulla buona strada per poter ricambiare i suoi sentimenti.
“Non avrei potuto chiedere di meglio.” Diede voce ai suoi pensieri e si avvicinò maggiormente al maggiore, cingendogli i fianchi con le sue dita affusolate.
“Ci lavoreremo assieme.” Aggiunse poco dopo, e Seokjin gli sorrise prima che l’altro annullasse le distanze facendo coincidere le loro labbra in un bacio.

 
***

 
“Kookie!” La voce di Taehyung, al suo fianco, richiamò l’attenzione del minore che si voltò e sorrise sornione ai due ragazzi. Il rosso gli si avvicinò buttandoglisi completamente addosso.
“Sei stato davvero molto bravo, complimenti!” Esclamò Taehyung, ritornando in posizione eretta e stringendo le guance del castano. Jimin, rimasto dietro, sorrise a quella scena.
“Si, davvero bravo Jungkookie. I tuoi hyung sono fieri di te.” Una seconda voce si intromise, facendo voltare i tre ragazzi. Ad aver parlato era stato Hoseok, al suo fianco vi era la figura di Yoongi.
“Grazie mille, a tutti!” Rispose il più giovane del gruppo, prima di essere strattonato da un Taehyung fin troppo entusiasta. I due, assieme a Jimin, si diressero verso gli altri stand per vedere le numerose esibizioni. Dietro di loro, li seguivano i due più grandi.
Da quando aveva messo piede nell’edificio scolastico, quella era la prima volta che Yoongi vedeva il corvino: aveva smesso di respirare nell’esatto momento in cui i suoi occhi si erano posati sulla figura del minore.
Patetico.
“Quando avrai intenzione di parlare a quei due? Sai che non potrai evitarli a vita.” La voce dell’amico al suo fianco lo risvegliò al suo stato di trance. Yoongi deglutì annuendo piano con la testa: sapeva fin troppo bene che non avrebbe potuto reggere quella situazione ancora per molto, ma come poteva fare una cosa del genere? Non aveva il coraggio di rovinare la giornata ad entrambi, erano entrambi troppo contenti.
“Devo solo trovare il momento giusto, glielo dirò tranquillo.” A quelle sue parole, Hoseok sbuffò e roteò gli occhi consapevole di quante quelle parole fosse false.
Entrambi sapevano che Min Yoongi avrebbe temporeggiato e rimandato quel momento, peggiorando maggiormente la situazione.

Il grigio si ritrovò, nel pomeriggio, a vagare fra i corridoi ancora gremiti di studenti: la seconda parte della giornata era quasi al termine, eppure vi era ancora moltissima gente.
Si passò una mano fra i capelli e ripensò agli avvenimenti della pausa pranzo.
Per tutto il tempo, aveva osservato Taehyung e Jimin ed il loro modo spudorato di flirtare davanti a tutti. Chiunque avrebbe pensato che ci fosse del tenero tra i due.
Hoseok, costantemente al suo fianco, lo aveva più volte osservato facendogli segno di non dire e di non fare nulla: aveva perfettamente compreso che se non ci fossero state altre persone a quel tavolo, avrebbe di sicuro agito in malo modo dando il via al caos. Con l’aiuto dell’arancio, però, Yoongi si era trattenuto rimandando giù quella voglia matta di alzarsi e portare Jimin via da lì.
Jimin.
Lo stesso Jimin che aveva preferito ignorare, peggiorando maggiormente la loro situazione. Stava davvero rovinando tutto.
Sbuffò nuovamente, alzando il capo e rendendosi conto di trovarsi dall’altra parte del piano terra. Lì dove erano situate le classi.
Di tanto in tanto, passava qualche studente, ma per il resto non vi era anima viva.
Meglio, pensò Yoongi.
Fece ancora qualche passo, prima di spalancare una porta e rifugiarsi nel silenzio di una delle aule.
“Finalmente solo.” Si disse e poi si voltò in direzione dei banchi. Fu in quel momento che si accorse dell’altra figura seduta su di una sedia.
Jimin.
“Che ci fai qui?” Chiese cercando di camuffare la paura che gli aveva attanagliato lo stomaco, risultando di conseguenza infastidito dalla presenza del minore.
“Ero stufo di tutto quel trambusto.” Spiegò brevemente Jimin. Yoongi annuì e prese anche lui posto su di una sedia. Un silenzio imbarazzante calò nella stanza, ma nessuno dei due osava prendere parola.
Poi Jimin sbuffò ed esclamò la frase che scatenò Yoongi.
“Come siamo arrivati a questo punto hyung?” Aveva semplicemente chiesto il minore, ma Yoongi era scattato come una molla.
“Ci siamo arrivati per colpa tua Jimin, tu e la tua stupida cotta per Taehyung. E ci siamo arrivati anche per la mia di colpa, quel giorno non mi sarei dovuto avvicinare e non avrei mai dovuto offrirti il mio aiuto.” Iniziò, sbattendo con forza il pugno sul banco. Jimin sussultò, non capendo di cosa diamine stesse parlando.
“Il piano era quello di usarti come burattino nelle mie mani, sembravi così tanto innocente e docile che il gioco sarebbe stato facile. Ma non era affatto vero, dentro di te c’è una forza immensa e ne ho avuto dimostrazione quando hai osato rispondermi in malo modo dopo il bacio con quel cameriere. Posso dirti che mi spiazzasti quel giorno, davvero non mi aspettavo una reazione del genere. E nonostante la sorpresa iniziale, avevo già pensato a come poter sfruttare questo tuo lato a mio favore: in pochissimo tempo, Hoseok sarebbe stato mio e Taehyung tuo.
Ero un calcolatore Jimin, aveva costruito una corazza affinché non provassi senso di colpa per te. Ma tutto si è lentamente frantumato, sotto i miei occhi ed io non ho fatto assolutamente nulla per poterlo evitare. Anzi, ho buttato benzina sul fuoco.
Mi sono lasciato andare. Ti ho dato il permesso di disintegrare tutte le mie barriere, ti ho concesso di far parte della mia vita.
Ti ho dato la possibilità di manipolarmi e devo dire, che non me ne pento affatto Jimin perché tu mi piaci.
Mi piaci da impazzire, ma tu hai occhi solo per Taehyung.” Il corvino mandò giù il groppo formatosi in gola, rendendosi conto di aver trattenuto il fiato per tutto quel tempo.
Solo in quel momento, si accorse di come i loro visi fossero vicini e di quanto Min Yoongi fosse più bello del solito.
“Io…io…” Provò a biascicare, incapace di formulare una frase di senso compiuto.
Yoongi gli aveva appena confessato i suoi sentimenti, e lui sentiva di nuovo quella sensazione che solo il maggiore era in grado di provocargli.
Perché ogni volta mi sento così?
Ma non ebbe tempo di pensare a nient’altro poiché Yoongi azzerò le distanze baciandolo con trasporto. Jimin dischiuse le labbra sin da subito, lasciandosi completamente andare.
Ciò che i due non notarono, fu la figura dai capelli rossi che li aveva spiati da dietro la porta per tutto quel tempo.






 
​Ebbene si, non sono dispersa chissà dove!
​Dovete perdonarmi, ma oggi ci sono stati festeggiamenti in famiglia ed ho avuto la possibilità di prendere il computer solo adesso.
​Non so se questo capitolo mi piace o meno (ovviamente scusatemi per eventuali errori), ma lascerò a voi l'arduo compito di commentarlo.
​Un bacione, 
​Sam.

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Capitolo 21
*** Twenty-first ***


I due si staccarono una manciata di secondi dopo, interrotti dal forte rumore della porta dell’aula che venne bruscamente aperta. Jimin fu il primo a notare la figura cupa di Taehyung. Deglutì rumorosamente osservando come le mani del ragazzo fossero strette a pugno – tanto da far sbiancare le nocche – e come il suo sguardo, seppur trasmettesse paura, fosse lucido per delle lacrime pronte ad uscire.
Il volto impaurito del corvino, fecero voltare Yoongi ed anche il maggiore potette notare la figura incazzata di Taehyung. Il grigio non proferì parola, aspettò con impazienza che fosse il rosso ad incominciare.
Sapeva che se solo avesse provato ad aprire bocca, in quell’aula si sarebbe scatenato un putiferio.
Ma le parole di Taehyung non arrivarono mai, sostituite anzi da un pugno ben assestato sul naso di Yoongi. Quest’ultimo, si portò le mani davanti in modo da proteggersi da altri colpi che non tardarono ad arrivare.
“Come hai potuto fare questo!” Sbraitò Taehyung in preda al dolore e alla delusione.
Se solo ripensava a tutta la gelosia ed il dolore che aveva sopportato, alle lacrime che aveva consumato e ad i sensi di colpa che lo avevano logorato per giorni e giorni dopo la rottura con Hoseok. Aveva sofferto come un cane, aveva fatto soffrire come cani persone a lui care ed aveva ringraziato Yoongi per il suo conforto quando si era presentato a casa sua dopo la rottura con l’arancio.
Ma adesso che aveva appreso i motivi per cui il maggiore si era comportato così, sentiva solo un disperato bisogno di scaricare su di lui tutta la frustrazione che stava provando in quel momento.
Cosa ne era della loro amicizia? Erano bastate delle cotte ed un piano subdolo per mandare tutto a puttane?
Era ciò che pensava Taehyung, mentre la sua ira continuava a scagliarsi su Yoongi che nonostante cercasse di difendersi, era stato più volte incapace di schivare colpi.
Alle loro spalle, Jimin li osservava incapace di reagire. Era bloccato sulla sedia, tremante e scosso da un pianto isterico. Avrebbe tanto voluto alzarsi ed impiegare tutte le sue forze per allontanare quei due che si stavano facendo del male. Ma non ci riusciva, la paura stava avendo la meglio su di lui.
Ancora una volta, il corvino si sentì completamente impotente ed inutile.
Altre lacrime presero a scendere copiose sulle sue guance paffute.


Jungkook ed Hoseok aprirono di scatto la porta dell’aula cercando, al contempo, di riprendere fiato per la corsa. Ma quando alzarono lo sguardo, lo scenario che si prestava ai loro occhi era dei peggiori.
Jimin si era rannicchiato sulla sedia, le mani tremanti che reggevano il telefono con cui – attraverso un messaggio – aveva avvisato i due ragazzi appena arrivati. Ma ciò che pietrificò Hoseok e Jungkook, furono le figure avvinghiate di Yoongi e Taehyung per terra intenti a scambiarsi continui cazzotti.
Hoseok, ripresosi dallo shock iniziale, si apprestò a dividere i suoi due amici incitando Jungkook a trattenere il rosso e a trascinarlo sul fondo dell’aula. Ciò nonostante, i due non facevano che urlarsi contro.
“Che diamine sta succedendo!? Siete impazziti!” Urlò, richiamando l’attenzione di tutti. Il silenzio calò nella stanza, rotto dai forti singhiozzi di Jimin.
Solo in quel momento, Yoongi e Taehyung si accorsero delle condizioni pietose in cui il corvino si trovava. Entrambi si immobilizzarono sul posto, spalancando gli occhi e abbassando successivamente il capo.
“Ho rivelato i miei sentimenti a Jimin, e Taehyung ha ascoltato tutto il discorso. Sa che ho messo su il piano, che ho sfruttato Jimin e che però me ne sono invaghito. Poi, ci siamo picchiati.” Spiegò il grigio beccandosi un’occhiataccia dall’arancio che aveva leggermente allentato la presa sulle sue spalle.
Dopo quelle parole, seguì un secondo silenzio sempre più assordante. Nessuno proferiva parola, nessuno aveva il coraggio di alzare lo sguardo.
“Io me ne vado.” Affermò poco dopo Taehyung, caricando quelle semplici parole di tutto l’odio che stava provando in quel momento. Il grigio alzò lo sguardo, incontrando quello del suo amico.
Poteva ancora definirlo così?
Taehyung lo osservò, gli occhi ridotti a due fessure. Fece scoccare la lingua sotto al palato, poi abbandonò l’aula. Non aveva intenzione di sentire alcuna spiegazione, non aveva voglia di vedere più nessuno.
E mentre si dirigeva verso le porte della scuola a passo spedito, sentì finalmente le lacrime di dolore bagnargli il viso.


“Jimin tutto bene?” La voce di Jungkook raggiunse le orecchie del suo migliore amico, risvegliandolo dallo stato di shock in cui si trovava. Il corvino scosse lievemente il capo, facendo intendere che adesso si sentiva meglio. Eppure dai suoi occhi, continuavano a scendere lacrime salate che bagnavano il resto del volto.
Jungkook si morse il labbro, sentendo una fitta al petto mentre il suo sguardo continuava a vagare sulla figura di Jimin: il suo migliore amico non stava affatto bene, ed il fatto che stesse continuando a tremare e a piangere ne era la prova.
“Hyung, se vuoi andiamo in infermeria. Diciamo che non ti senti bene oppure…” Ma il castano fu interrotto dallo rumore che provocò la sedia mentre il corvino la spostava. Poco dopo, si ritrovò la figura di Jimin al suo fianco. Le lacrime si erano ormai seccate.
“Jungkookie, sto bene.” Disse semplicemente, prima di fiondarsi dalla classe correndo.
Il minore sbatté gli occhi confuso: come aveva fatto a cambiare totalmente nell’arco di pochissimi secondi?
“Ha scelto.” Rispose Yoongi, rimasto in silenzio fino a quel momento richiamando su di sé l’attenzione degli altri due rimasti. Un sorriso amaro gli incurvò gli angoli della bocca e poi abbandonò anche lui quell’aula accompagnato da Hoseok e Jungkook.
Nessuno di tutti e tre proferì parola per tutto il percorso dalla classe all’infermeria.


Jimin correva per i corridoi della scuola chiedendosi come, tutto ad un tratto, fossero diventati così lunghi. Non aveva mai impiegato così tanto tempo a trovare le porte di entrata.
Quando finalmente scorse la sala principale dove vi erano tutti gli armadietti in cui venivano depositate le scarpe prima dell’inizio delle lezioni, sorrise debolmente.
Ci stava ancora sperando.
“Taehyung!” Urlò quindi il nome del ragazzo che stava cercando, girando fra una fila e l’altra di armadietti pur di individuare la sua figura ancora rannicchiata per infilare le scarpe. Ma del rosso, sembrava non esserci ombra.
Senza darsi per vinto, il corvino superò l’ingresso ritrovandosi quindi sulla distesa di ghiaia e ciottoli che costituivano la parte anteriore dello spazio aperto dell’istituto. Allungò lo sguardo prima a destra e poi a sinistra, indeciso su quale direzione prendere e quali posti controllare per prima. Aveva il presentimento che Taehyung non fosse ancora sulla strada di casa, specialmente nelle condizioni in cui si era ridotto.
Non poteva, pensò Jimin.
Fu quando chiuse gli occhi e rilassò il suo respiro, che udì in lontananza un pianto malamente soffocato.
Seguendone il suono, raggiunse la parete laterale di sinistra: punto in cui erano state collocate delle panchine. Ed è proprio seduto su una di quelle, vi era la figura piangente di Kim Taehyung.
Jimin deglutì notando il viso bagnato dell’altro ed il modo in cui singhiozzava. Non faceva che ritenersi colpevole di tutto quel dolore che il rosso stava provando.
Cautamente, si avvicinò al ragazzo posandogli delicatamente una mano sulla spalla. A quel contatto improvviso, Taehyung alzò lo sguardo incontrando quello di Jimin.
“Che vuoi adesso!” Sputò, cercando di asciugarsi le guance bagnate con la manica della felpa. Jimin gli si sedette accanto e lo osservò dispiaciuto prima di prendergli una mano e stringerla.
“Mi spiace Taehyung, mi spiace che tu abbia sentito tutto quello che è successo in modo così brutale. Mi spiace averti deluso, mi spiace averti ferito e più di tutto mi spiace di averti usato. Perché so che pensi di esser stato una semplice pedina del mio gioco e di quello di Yoongi.
Non era nostra intenzione far soffrire nessuno: volevamo solo metterci ognuno con le rispettive cotte. Ma non abbiamo considerato i vostri sentimenti, ed abbiamo fatto sì che il rapporto fra te ed Hoseok finisse in malo modo. Abbiamo montato su la finta relazione, peggiorando la situazione. Ma voglio dirti solo una cosa: i miei sentimenti per te sono sempre stati veri, e ti prego di credermi. Non ti ho notato adesso, mi piacevi già da tempo.
Mi sono sempre domandato come potesse essere parlare con te, scherzare con te, confidarmi con te ed avere una possibile relazione che andasse oltre l’amicizia. E quando poi abbiamo iniziato a parlare, quando mi hai iniziato a sorridere, mi sono sentito felice. Mi sono sentito al settimo cielo.
E scusami se mi sono comportato da immaturo, sciocco e menefreghista ferendo i tuoi sentimenti. Ma sono una persona timida Tae, e non avrei mai avuto il coraggio di fare ciò che ho fatto senza l’aiuto di Yoongi.
Lo so, è stato orrendo ma senza il suo intervento, non mi sarei mai avvicinato a me. E credimi se ti dico che lui non voleva farti soffrire, che nemmeno lui avrebbe voluto che tu venissi a conoscenza di tutto in un modo così brusco.
Grazie a questo piano, sono cambiato Tae. Ho conosciuto persone fantastiche, ho conosciuto te. E non stavo aspettando altro da due anni ormai.
"Mi spiace, mi spiace tantissimo.” Concluse Jimin, sentendo nuovamente il bisogno di piangere. Si avvicinò maggiormente a Taehyung e poggiò la sua fronte su quella del rosso.
I loro visi erano così vicini, ed i loro sospiri si unirono in un solo quando le labbra di Taehyung si posarono dolcemente su quelle di Jimin in un bacio casto.
Dispiace anche a me.” Disse Taehyung quando si staccò, la voce bassa e roca.
Sul suo viso però, non vi erano più lacrime.


Quando avevano raggiunto l’infermeria, avevano trovato Seokjin e Namjoon intenti a ridacchiare come una coppia di fidanzatini e Yoongi aveva sentito una fitta al cuore. Aveva ripensato a come Jimin si fosse alzato di scatto, riprendendosi, ed aveva abbandonato l’aula per raggiungere Taehyung. Non lo aveva nemmeno osservato, non si era minimamente preoccupato delle sue condizioni. E ciò aveva fatto capire al maggiore quale fosse stata la sua scelta.
Aveva trattenuto le lacrime, focalizzando la sua attenzione sul labbro spaccato e sul sangue ormai secco presente sul sopracciglio: aveva evitato gli sguardi confusi di Namjoon e Seokjin.
Non aveva intenzione di parlare con nessuno.
E fu per questo motivo che Hoseok si limitò a disinfettargli le ferite, evitando di dire qualcosa a proposito di quanto successo ed invitando gli altri tre ragazzi ad abbandonare l’infermeria. In quel momento, Yoongi aveva bisogno di rimanere solo con i suoi pensieri. Avrebbe poi deciso lui quando parlarne e sfogarsi.
Ma il silenzio della stanza non durò più di tanto, poiché poco dopo la porta scorrevole fu aperta e le figure di Jimin e Taehyung fece capolino da dietro di essa. L’arancio sentì come l’amico si fosse tirato sull’attenti nonostante il suo viso cercasse di non far trapelare alcuna emozione.
“Vorrei parlarti.” Disse Taehyung, invitando silenziosamente Hoseok e Jimin ad uscire. L’arancio annuì e si spostò dal grigio, passando accanto a Taehyung e posandogli con fare affettuoso una mano sulla spalla. Quel semplice tocco era carico di tante raccomandazioni. Il rosso gli sorrise prima di vedere la sua figura, assieme a quella di Jimin, sparire dietro la porta.
“Cosa vuoi sapere?” Esclamò Yoongi dopo minuti interminabili di imbarazzante silenzio. Da quella mattina, di silenzi del genere, ne aveva avuti fin troppi.
“Quando hai capito che i tuoi sentimenti per Jimin non erano più un gioco?” Quella domanda lo spiazzò completamente, facendolo sussultare e boccheggiare alla ricerca delle parole. Dopo quello smarrimento iniziale, il grigio prese un profondo respiro e riordinò le sue idee.
“Quando ho ammesso a me stesso i sentimenti che provavo per lui, ero in compagnia di Hoseok. Lui aveva provato a baciarmi ed io l’ho respinto pensando che quelle labbra non fossero quelle di Jimin. Quello è stato il momento preciso in cui l’ho ammesso a me stesso. Ma se devo dirti quando, prima di allora, lo avevo capito non posso darti una risposta definitiva. Jimin mi ha cambiato, mi ha totalmente stravolto. Ha fatto distrutto, raso al suolo, eliminato ogni mia maledetta barriera e devo dirti che all’inizio mi dava fastidio: mi dava fastidio essere vulnerabile davanti ad una persona con cui non avevo un legame affettivo così stretto. Mi dava fastidio che ci fosse riuscito lui prima di te e di Hoseok.
Ma poi ho accettato che lui entrasse a far parte di me, che prendesse un posto nel mio cuore. Ho permesso a Park Jimin di prendere possesso del mio cuore e di farne ciò che vuole. O meglio, voleva.
Penso sia chiaro, a questo punto, quale sia la sua scelta.” Concluse amaramente il maggiore, le mani che stringevano con forza il lettino su cui era ancora seduto.
“Ma fin quanto ti piace hyung?” Chiese allora Taehyung, e Yoongi lo osservò non capendo. Che cosa pensava di ottenere dalle sue risposte? Voleva forse farlo soffrire per ciò che, indirettamente, gli aveva rivelato.
Beh, pensandoci, se lo meritava. Aveva sepolto sotto metri e metri di terra la fiducia che il più piccolo aveva per lui. Aveva mandato a puttane il loro rapporto di amicizia per un ragazzo.
E tutto quello potevo significare una cosa sola.
“Non si parla di piacere Tae. Io sono innamorato di Jimin.” A quella affermazione, Yoongi non riuscì più a trattenere il dolore né le lacrime. Lasciò che quelle scie salate gli bagnassero le guance, silenziosamente.
Quando abbassò il capo per non far vedere la sua vulnerabilità e quanto tutta quella vicenda lo avesse distrutto, sentì due braccia avvolgerlo e stringerselo a sé in un caldo abbraccio.
Ti amo anche io hyung.” E quelle parole, sussurrate dalla voce di Jimin - entrato chissà quando nella stanza – risultarono il più bel suono che Yoongi avesse mai sentito.





 
​​​Salve a tutti!
​Vorrei iniziare col ringraziare tutte quelle mille e passa persone che hanno sprecato il loro tempo a leggere il primo capitolo; quando ho visto il numero, per poco non cadevo dalla sedia lol.
​Vorrei ringraziare anche le venti persone che hanno inserito la storia fra le preferite, le diciannove fra le seguite e le quattro fra le ricordate. 
​Voi non potete nemmeno lontamamente immaginare la gioia che io abbia, e che tutt'ora, provo nel averlo letto.
​Detto ciò, vorrei passare al capitolo. 
​Io ho solo una cosa da dire: FINALMENTE!
​Ammetto che non è stato facile scriverlo, ma nemmeno super difficile: spero di aver fatto un buon lavoro e che vi piaccia, tanto quanto piace a me.
​Avviso, prima di dileguarmi per sempre, che il prossimo capitolo sarà l'epilogo e che la storia è praticamente alla fine.
​Un bacione e alla prossima.
​Sam.

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Capitolo 22
*** Twenty-second ***


La presa di Jimin attorno al corpo del maggiore si fece più salda quando il pianto di quest’ultimo si intensificò.
“Ssh.” Gli sussurrò il corvino, cercando di farlo calmare accarezzandogli dolcemente la schiena. Vedere Yoongi così vulnerabile gli faceva provare emozioni contrastanti: da un lato vi era lo stupore poiché da quando conosceva il maggiore, mai lo aveva visto esternare un singolo sentimento; dall’altro, invece, vi era una leggera e genuina felicità poiché sapeva che era stata opera sua quel cambiamento.
Si erano scoperti a vicenda, facendo uscire ogni singola sfaccettatura dei loro caratteri. E Jimin non poteva che esserne più contento.
 
Quando il maggiore parve calmarsi del tutto, il corvino allentò la presa ma non si allontanò dal corpo caldo di Yoongi: voleva dargli il tempo necessario per parlare. Poco dopo, il grigio sembrava esser pronto.
“Jimin, tu sei pienamente sicuro? Taehyung è stata la tua cotta per ben due anni, non voglio che tu agisca in modo sbagliato solo perché non vuoi vedermi soffrire. Non voglio che nessuno di voi mi compatisca, quindi sei sicuro della tua scelta? Sappi solo che non me la prenderò.” Il tono di voce del maggiore sembrava essere tornato quasi alla normalità, eppure vi era quel briciolo di insicurezza che lo facevano apparire un cucciolo agli occhi di Jimin. Una nuova sfaccettatura di Yoongi tanto insolita, quanto adorabile agli occhi del minore.
“Ho scelto te hyung, e se dovessi rifare tutto d’accapo per poterlo capire non esiterei a tornare indietro nel tempo. Mi hai reso una persona diversa, ti ho reso una persona diversa.
Ero timido e impacciato, forse fin troppo direi, e senza i tuoi modi poco ortodossi non sarei mai riuscito a tirare fuori questo lato di me più audace e sicuro. Se non ti fossi offerto di darmi una mano, non ti avrei mai conosciuto. Quando ho finalmente compreso i miei sentimenti per te, avevo paura: paura di rovinare il nostro rapporto, paura di accettarlo io prima di tutto. Avevo paura perché in poco tempo sei stato capace di prendere il posto di Taehyung, un posto occupato per ben due anni. E questo, forse, era l’aspetto che più mi terrificava poiché mi sono sentito perso. Ma col tempo ho capito che senza di te al mio fianco, non sono più nessuno. Ti sei intrufolato sotto la mia pelle, attraversando tessuti ed ossa pur di raggiungere il mio cuore e una volta trovato, hai lasciato che questo dipendesse totalmente da te. E quando penso al tuo volto, alla tua voce, al tuo tocco, ai tuoi baci, so che anche in un domani lontano non potrò farne a meno. E questo pensiero mi destabilizza, mi terrifica, eppure mi rende così vivo.
Quindi si Yoongi, sono sicuro della mia scelta. E ti amo, e mai smetterò di farlo.” Solo quando concluse, Jimin si accorse di star piangendo. Passò una manica della sua felpa a rimuovere le scie salate che avevano bagnato le sue guance, fino a quando il maggiore non gli si avvicinò passando i suoi polpastrelli piuttosto che la felpa del corvino.
I due presero ad osservarsi, incatenando i loro sguardi. Non vi era bisogno di parole in quel momento, i loro occhi esprimevano tutto ciò che era impossibile dire con le parole.
Poi Yoongi annullò le distanze posando le sue labbra sottili su quelle piene di Jimin, in un bacio tanto dolce quanto bisognoso. Jimin ricambiò sin da subito, dischiudendo di poco le labbra e lasciando che la lingua di Yoongi si incontrasse con la sua dando così il via ad un bacio più approfondito. Allacciò le sue braccia attorno al collo di Yoongi e cercò di avvicinarlo maggiormente a sé.
Quando si staccarono in cerca di ossigeno, sorrisero felici.
 
 
***
 
 
Mezzanotte del 30 dicembre
 
“Tanti auguri!” L’urlo di sei voci compatte si liberò all’interno del karaoke dove i ragazzi avevano deciso di passare le ultime ore prima del compleanno di Taehyung. Proprio quest’ultimo, sorriso imbarazzato e felice accettando di fare un brindisi e di aprire – finalmente – il pacchetto contente una piccola torta da consumare tutti assieme. E mentre Hoseok si premurava di dare una mano a Jungkook impiattando le fette di dolce, Jimin si ritrovò ad agitarsi sul divanetto richiamando l’attenzione del suo ragazzo al suo fianco.
“Jiminie, tutto bene?” Chiese allora Yoongi, che seppur non lo dava a vedere, si era iniziato a preoccupare.
“Uhm…secondo te dovrei parlare con Taehyung? Vorrei parlargli della nostra situazione, ma non lo so. Tu che dici?” La voce di Jimin era carica di preoccupazione, ed il suo broncio indeciso sul da farsi fece spuntare un leggero sorriso sul volto del grigio.
“Jimin, sappiamo entrambi che Taehyung non prova più alcun sentimento di rancore verso di noi. Ma se senti di dovergli parlare, fallo.” Lo rassicurò il ragazzo, portando una mano a scostargli una ciocca di capelli scuri: erano quelli gesti inusuali e speciali, che facevano sentire Jimin speciale.
“Va bene, grazie hyung.” E così dicendo, si alzò e si avvicinò al ragazzo dai capelli rossi. Prese un lungo respiro prima di richiamarlo picchiettando sulla sua spalla.
“Jimin hyung, c’è qualche problema?” Chiese allora Taehyung, la forchetta a mezz’aria e la bocca leggermente sporca di cioccolato. Sembrava un bambino piuttosto che un ragazzo che compiva diciassette anni.
“Vorrei parlarti. – Iniziò il maggiore. – Possiamo uscire un momento? Ne approfittiamo per prendere anche altre lattine di coca cola.” E Taehyung annuì leggermente sorpreso, posando il piattino e seguendo il corvino fuori la stanza verso gli sguardi curiosi di quattro ragazzi.
“Tranquilli.” La voce di Yoongi catturò l’attenzione degli altri che osservando la sua espressione sicura e sorridente, ritornarono a consumare la loro fetta di dolce e a cantare.
 
“Di cosa volevi parlarmi?” Chiese il rosso dopo che la ragazza alla receptionist si era allontanata per prendere loro le bibite che avevano chiesto. Jimin si bloccò alzando il viso ed incontrando l’espressione rassicurante di Taehyung.
“Lo so che non hai più rancore verso di me e Yoongi, e sono anche felice che voi due abbiate ripreso il rapporto di prima. Eppure penso che ci sia ancora qualcosa di non risolto tra noi due, e mi manca tanto parlare con te Tae. So che è difficile per te, non pretendo che il nostro rapporto ritorni come prima da un giorno all’altro, però volevo farti sapere che da parte mia l’affetto per te non è in alcun modo svanito.” Sputò Jimin e si sentì subito meglio quando non avvertì più quel macigno sullo stomaco. Sperava con tutto sé stesso che il rapporto con Taehyung potesse ritornare quello di un tempo: certo, si parlavano normalmente, ma sentiva comunque una barriera di imbarazzo a dividerli.
“Hyung, grazie per avermene parlato. Anche a me manca parlare con te e nonostante la situazione di disagio sia sparita, non nego che c’è sempre qualcosa a dividerci. Ammetto che provo ancora un sentimento che va ben oltre l’amicizia nei tuoi riguardi, ma penso sia normale dato che è passato relativamente poco tempo. Spero tu capisca, quindi, che vorrei aspettare ancora un po' prima di fare questo grande passo. Ma sappi che sono estremamente felice che tu me ne abbia parlato, poiché io non avrei mai avuto il coraggio di fare il primo passo.” E nonostante quelle parole lo avessero fatto sentire leggermente in colpa – non riusciva a non ritenersi responsabile per tutto ciò che era accaduto – Jimin sorrise ed annuì.
“Non abbiamo fretta.” Aggiunse semplicemente ed afferrò le lattine che la ragazzina, appena tornata, stava porgendo loro.
Entrambi, poi, tornarono nella piccola saletta riprendendo a divertirsi in compagnia degli altri.
Jimin si risedette affianco di Yoongi, il quale notò da subito la sua espressione più serena. Evitò però di fare domande e si limitò a passare un braccio attorno alle spalle del corvino avvicinandoselo a sé.
Jimin si girò e osservò il viso del maggiore, il cuore più leggero ed un sorriso sornione stampato in volto.
 

 
***
 
 
9 marzo
 
I due ragazzi sedevano ai piedi di un grande albero, le schiene appoggiate al tronco e le gambe intrecciate tra di loro. Era pomeriggio inoltrato ed il cielo era dipinto dai colori del tramonto regalando una vista mozzafiato. Le mani dei due giovani erano intrecciate ed i loro volti erano rilassati mentre si godevano la leggera brezza.
“Grazie Jiminie.” Sussurrò ad un certo punto Yoongi, distruggendo il silenzio creatosi. Jimin aprì lentamente gli occhi, posando il suo sguardo sul grigio e osservandolo con un cipiglio confuso. Poi, ripresosi dal leggero stato di dormiveglia, comprese a cosa il maggiore si stesse riferendo e sorrise.
“Trovo anche io che sia stata una bella idea, ma senza l’aiuto di mamma non sarei riuscito a…” Ma il suo discorso fu prontamente bloccato dalle parole dell’altro.
“Non mi riferisco solo alla sorpresa per il compleanno, grazie di tutto Jiminie. Grazie per aver abbattuto le mie barriere, grazie per la pazienza che hai ogni giorno con i miei sbalzi d’umore, grazie per la tua costanza nello starmi sempre accanto. So di non averti dimostrato, giorno per giorno, quanto io tenga a te ma sai che per me è ancora così strano dover gestire tutte le mie emozioni. Sappi però, che mi hai reso una persona migliore e che senza di te sarei rimasto il Min Yoongi scorbutico ed apatico di sempre.
Grazie per il tuo amore.” E Jimin lo osservò colpito ed entusiasta per quel discorso. Uno tra i più belli che gli avessero mai fatto in vita sua.
Sorrise al suo ragazzo e, preso dalle forti emozioni, si avvicinò baciandolo con una leggera foga.
“Grazie a te per esserti presentato quel giorno. Sei stato uno strambo cupido, eppure mi hai fatto innamorare.” E ritornarono a baciarsi, le loro mani ancora intrecciate ed il sole in lontananza che spariva dietro le colline.



 
​*cerca di schivare i pomodori ma fallisce*
​So di essere terribilmente in ritardo, ma nel weekend mi sono persa tra l'imponenza e la bellezza di Roma.
​Inoltre, ho cancellato e riscritto questo capitolo quattro volte poiché non soddisfatta. Non sono totalmente convinta nemmeno adesso, ma credetemi se vi dico che è la versione più bella scritta fino ad adesso. Il fatto è che non riesco ancora a capacitarmi che questo sia il capitolo finale.
​Giunta a questo punto, vorrei poter ringraziare tutti coloro mi hanno accompagnato in questo percorso: chi ha letto, chi ha recensito, chi ha inserito la storia fra le preferite/seguite/ricordate. Io davvero non so come dirvi che vi sono grata per tutto il vostro supporto!
​Vorrei inoltre fare un ringraziamento speciale a Rebycloud97, che segue questa storia dall'inizio e che ha recensito ogni singolo capitolo.
​Tesoro, mi hai strappato un sorriso ad ogni recensione e ti ringrazio tantissimo poiché sei stata di grande aiuto durante questo mio percorso.
​Bene gente, con questo angolo autore si conclude ufficialemte "Wacky Cupid".
Un bacione e al prossimo lavoro,
​Sam.

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