Eterno Ritorno

di Mary Rosemary
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Prologo: Il Loop ***
Capitolo 2: *** Capitolo Uno: La crisi del Quarto Ritorno ***
Capitolo 3: *** Capitolo Due: Cambio Radicale ***
Capitolo 4: *** Capitolo Tre: Punto di rottura ***
Capitolo 5: *** Capitolo Quattro: Eliminazione in corso ***
Capitolo 6: *** Capitolo Cinque: Non si tratta di giocare a fare Dio ***
Capitolo 7: *** Capitolo Sei: Dio è morto, Tu l'hai ucciso ***
Capitolo 8: *** Capitolo Sette: Il Quinto Ritorno ***
Capitolo 9: *** Capitolo Otto: L'insostenibile fragilità del Muro di Cristallo ***
Capitolo 10: *** Epilogo: La Decadenza delle Memorie ***



Capitolo 1
*** Prologo: Il Loop ***


Prologo: Il Loop

I.


Vivere la propria vita allo stesso modo, memorizzare i medesimi ricordi, all'infinito.
Da quanto, esattamente, il mondo si era messo a procedere in tale irrazionale maniera?
Il tempo, dilatandosi e restringendosi, srotolava la sua bobina di filo bianco, per poi mettersi a riavvolgerla tutta con un solo, veloce movimento; e così portava tutto con sé, le anime perdevano il loro significato e l'intero cosmo si resettava.
E ricominciava com'era finito.
La teoria che fosse intrappolata in un continuo ripetersi degli eventi, inizialmente, era fin troppo illogica per poter risultare credibile; eppure nessuno ricordava, nessuno capiva di cosa lei stesse parlando.
Una tattica fin troppo intelligente da adottare: nascondere le memorie, offuscare le pupille di qualsiasi essere vissuto in tale arco di tempo nella Dimensione Magica. Una condizione di stallo della quale poteva anche trarre vantaggio, nell'età in cui non era né adulta né bambina, sfuggire alle responsabilità era una grazia divina che mai in nessun'altra realtà avrebbe potuto ripetersi.
Invece aveva deciso di ricordare.
E ciò l'aveva portata a dubitare profondamente di sé stessa e delle sue amiche, che ancora vivevano spensierate nelle loro memorie fasulle.
Il corso degli eventi, composto da un fitto tessuto di spazio-tempo, non era imperturbabile; le loro azioni, la comparsa del loro gruppo con le sue eroiche gesta, avevano prodotto l'effetto di una roccia caduta in uno specchio d'acqua. Le onde, irrefrenabili, avevano modificato il corso degli eventi in modo profondo ed inarrestabile.
Sostituendosi a Dio, visto come il corso degli eventi, ne avevano vanificato l'esistenza. Ma le responsabilità che esso aveva erano decisamente troppe per esseri finiti quali erano. Per quanto le fosse difficile ammetterlo, forse, le Winx avevano portato gli avvenimenti a ripetersi, per rimanere in eterno nel loro splendore e nei loro anni migliori.
Era certa che ognuna di loro aveva desiderato un mondo simile. Ma non falso e corrotto dalla menzogna.
L'intera dimensione sembrava avvolta da una barriera infrangibile, nella quale valevano solo le leggi del loop, ed ogni vita vissuta sarebbe stata uguale alla precedente, come la precedente uguale a quella prima ancora; non si poteva modificare nemmeno il minimo aspetto che non fosse già accaduto in passato.
Quale passato? Quello cancellato ripetutamente da ogni inconscio e ricostruito fino al punto di rottura.
Tale punto di rottura determinato a quando la magia aveva fatto ritorno sulla Terra e gli Stregoni del Cerchio Nero erano stati sconfitti; forse, modificando così tanto lo spazio-tempo a loro piacimento, l'avevano portato all'inevitabile collasso.
Non vedeva altri colpevoli.
E vedere all'infinito le ragioni della sua colpa andare confermandosi, non la faceva stare meglio.


II.

Bloom, cosa vuol dire Winx Club?”
Che frase familiare, le sembrava di averla già detta altre volte.

Niente, mi è venuto così. Però è carino.” disse la fata dai capelli rossi, accennando un sorriso.
Tecna annuì lievemente, rompendo il contatto visivo per concentrarsi nuovamente sul suo portatile.

Creazione del gruppo, Ritorno n° 4
La luna era riuscita a raggiungere le loro figure con un discreto fascio di luce, rendendo la notte della loro unione una delle più tranquille che avessero mai visto dalle finestre del college di Alfea; le più tranquilla in assoluto, rispetto alle altre che non potevano ricordare. Una memoria frammentata era la loro, le menti all'interno del loop non potevano ritrovare una via. O non volevano.
Nel silenzio che pareva rilassante per le altre, Tecna rimaneva sveglia ad osservare il soffitto, riflettendo su come nessuno veramente avesse un valido motivo per ripristinare il corso del tempo. Un cerchio a cui nessuno poteva sfuggire neanche ricordando, più crudele della reincarnazione senza possibilità di salvezza.
E senza poter cambiare nulla: quando ricordava che tale avvenimento era accaduto nelle sue vite precedenti, esso si stava già compiendo.
La realtà cominciava a lacerarla e a straziarla, non aveva più un completo controllo dei propri pensieri, faticava a riordinare i suoi ragionamenti come usava fare; l'esistenza consapevole la stava mettendo in seria difficoltà, ma doveva resistere.
Per le sue amiche e la loro colpa, finché non avrebbe scoperto come sistemare il corso degli eventi.
Osservava dall'alto il suo corpo muoversi come già molte volte aveva fatto, le sue labbra pronunciare le medesime parole, come se non ne avesse mai avuto un controllo, come se controllasse un cyborg di sé stessa. Programmato allo stesso modo.
Chiuse gli occhi e prese un bel respiro, lasciando perdere per un attimo i suoi ragionamenti.
Si sforzò di aggrapparsi agli sfuggevoli ricordi del giorno che era appena trascorso, almeno per ricordarsene a lungo termine finché il tempo non fosse tornato al suo principio. L'arrivo ad Alfea, l'incontro con le sue compagne di stanza, la breve battaglia contro le streghe e la fondazione del club.
Quanto erano sottili, quelle ventiquattro ore, nel corso di tutta una vita.
Sottili ed a quanto pare fittizie, importanti per un'esistenza sola, insignificanti per quattro con le medesime caratteristiche. Nei pochi minuti di solitudine, in tale notte stupenda, Tecna si ritrovò a desiderare di vivere come le sue amiche, senza accorgersi ad ogni secondo che gli eventi all'apparenza nuovi, facevano tutti parte di un “già vissuto”. Vivere la propria vita come unica ed una sola, fissandosi ad immagini corrotte e sequenze binarie decriptate atte a comporre lo spazio, in un mondo dove poteva resettare il proprio hard disk per innamorarsi di Timmy ogni volta da capo.
Ma la sua parte razionale tornò subito a prendere il sopravvento, trovando un desiderio simile profondamente illogico, da rimuovere immediatamente.
Un motivo per cui era stata l'unica (o almeno credeva, non ne conosceva altri) a ricordare doveva esserci; carica delle responsabilità del corso degli eventi avrebbe cercato di riportare la Dimensione Magica alla normalità. Cominciare a lavorare su sé stessa le pareva un ottimo inizio; si alzò in silenzio ed accantonò velocemente le coperte, prendendo il portatile con sé.
Nel buio della notte, quando la stretta del loop si allentava, si sarebbe data da fare per trovare un modo.
Almeno uno doveva esserci.



Avvertenze e condizioni per l'uso: tale oggetto potrebbe creare confusione e crisi esistenziale, come disperazione in seguito all'inevitabile morte di Dio. Ovviamente sto scherzando.
Questo universo da me generato, in seguito ad un trip mentale creato dall'unione delle teorie di Nietzche, delle canzoni di That Poppy come colonna sonora, dall'approccio a Madoka Magica e dal fatto che Tecna mi sembrava ingiustamente poco considerata nella serie (la scelta di lei come protagonista ha anche un altro motivo, che verrà spiegato in seguito perché odio spoilerare parzialmente le cose), segue un ordine un po' suo; parte da vent'anni prima della sconfitta degli Stregoni, esattamente un anno prima della distruzione di Domino e dell'arrivo di Bloom sulla Terra. Tutto avrà il suo perché e verrà spiegato in seguito.
Il tempo prosegue in modo pressoché lineare fino alla sconfitta dei suddetti Stregoni del Cerchio Nero. Da quel momento in poi si resetta e torna al principio. Gli anni non passano, come se fosse tutto congelato in un solo arco temporale, senza che nessuno possa accorgersene.
Tranne Tecna, che grazie al superamento di alcune caratteristiche dell'uomo (non come umano, perché lei non lo è, ma è difficile adattare certe teorie nietzschiane alle fate senza chiamarle “uomini”), è riuscita ad avere una specie di Deja-vu ad ogni evento che è già capitato nelle altre sue vite, e ad accorgersi del loop. Ci ha messo praticamente sedici anni, ma non credo sia facile per nessuno capire un meccanismo simile.
Per il resto spero di poter continuare presto, se ho tempo, altrimenti pubblicherò il primo capitolo ad esami finiti (Blame you maturità).
Quindi uhm… Se mi va proprio male ci si becca a luglio?
Intanto buona estate, voi che potete godervela.

Mary

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Capitolo 2
*** Capitolo Uno: La crisi del Quarto Ritorno ***


Capitolo uno: la crisi del Quarto Ritorno
Avvertenze: mi scuso in anticipo per il linguaggio di una certa strega, spero di non aver esagerato con i termini volgari.


I.



Quindi ora quella troietta di Stella ha le guardie del corpo.” borbottò Stormy, sbuffando all'ennesima sbavatura del suo smalto nero. Aveva una pessima mira quando si trattava di unghie.
Già.” asserì Darcy, passandole un pezzo di cotone, prima che la minore si mettesse a spargere smalto per tutta la loro camera.
Non vedo perché dovremmo preoccuparci. Sono solo un gruppo di insulse fatine del primo anno, non sanno fare praticamente nulla. Prendere l'anello sarà più facile che aprire un varco dimensionale.”
La voce di Icy arrivò a loro dal soppalco della stanza, dove la strega del ghiaccio stava sdraiata a pancia in su, con parecchi libri aperti a circondarne il corpo ed uno sul volto.

Io non lo so neanche fare un varco dimensionale.”
La mora scosse la testa, rivolgendo uno sguardo di sufficienza alla minore, che guardava verso la ringhiera del soppalco con un espressione contrariata e le braccia incrociate.

Questo perché non spicchi per la tua intelligenza, Stormy.”
Tu lo sai fare solo perché sei una secchiona del cazzo, Darcy! Non rompere!”
La maggiore si massaggiò le tempie e chiuse il libro con un colpo secco, appoggiandosi con i gomiti alla ringhiera.

Smettetela. Il coprifuoco è già passato da un pezzo, se ci beccano ad imparare incantesimi dai manuali proibiti potrebbero espellerci. E, per quanto questa scuola sia inutile, ci serve stare qui. Almeno finché non troviamo il potere che ci serve.”
Darcy rivolse lo sguardo verso l'alto, sostenendo per un attimo lo sguardo della sorella; ma solo per un attimo. Poi tornò verso il suo letto e prese il libro che giaceva mezzo aperto sul suo comodino, mormorando un “non ne vale la pena”, rivolto alla riccia, appena udibile. 
Stormy, dal canto suo, non aveva finito: e non avrebbe smesso finché non l'avesse avuta vinta.

Mi ha dato della stupida, cazzo. E poi io non sto facendo niente di illegale, a differenza vostra.”
La strega delle illusioni la ignorò bellamente, continuando con la sua lettura.

E' un dato di fatto, sorellina. -le rispose Icy, in tono estremamente freddo- E hai ragione: non stai facendo assolutamente niente. Quindi muoviti e mettiti al lavoro.”
Vuoi che faccia qualcosa, eh, stronza? Vedrai, che invece di ammuffire sui tomi come fate voi, io agisco e ti porto quel tuo cazzo di anello entro domani mattina. Così la smettete tutte e due di dire che sono stupida ed inutile.” detto questo spalancò le ante del suo armadio con un movimento piuttosto violento, ci buttò dentro il pigiama e si rivestì in fretta. Biascicò qualche imprecazione rivolta alla montagna di vestiti che per poco non la seppellì e ne scalciò qualcuno, prendendo nervosamente qua e là qualcosa che potesse servirle.
Poi, con un “siete delle sorelle di merda” detto fra i denti, lasciò la stanza, preoccupandosi di sbattere con cura la porta una volta uscita.
Ci fu qualche attimo di silenzio, poi entrambe le streghe ripresero ad occuparsi dei fatti loro.

Questa volta si fa ammazzare.” disse la mora, rivolta alla strega del ghiaccio.
Ma questa non rispose e si limitò a rivolgere un veloce sguardo alle grandi vetrate scure della loro camera.
Stormy non si era resa conto di cosa avesse osato fare.



II.


Lo scanner si spense con un sordo rumore elettronico, smettendo di emettere la sua soffusa luce verde. Tecna seguiva con gli occhi la veloce moltitudine di numeri zero e uno che man mano occupava lo schermo, trascrivendola su un pezzo di carta che aveva rubato (diciamo preso in prestito) dal comodino di Musa.
All'interno di tali cifre, all'apparenza senza senso, stava, come intrinseca, una possibile risposta e conseguente soluzione all'eterno ritorno. Un desiderio a cui il corso degli eventi aveva dato troppo ascolto, oppure che lei stessa si era permessa di urlare a squarciagola, senza esserne pienamente consapevole.
Il suo sguardo schizzava da una parte all'altra del monitor, attenti e vigili, la mano proseguiva il suo lavoro di copiatura come se stesse funzionando in automatico; la voglia di porre una fine a tutto ciò era troppo forte per permetterle di fermarsi.
Lì, nero su bianco, c'erano i suoi ricordi. Dal primo all'ultimo.
Quattro anni di vita, giorno per giorno, riassunti in un enorme codice binario: qualsiasi avvenimento che avesse un minimo di rilevanza per essere individuato dalla sua magia tecnologica.
Le bastava immergersi al loro interno, ed analizzarli uno alla volta. Poteva volerci parecchio, ma aveva ancora tre anni per lavorarci.
Serviva un'adeguata preparazione; l'energia che aveva a disposizione doveva essere sufficiente per viaggiare in un iperspazio riprodotto dai suoi ricordi, inoltre i calcoli dovevano essere esatti, marginare l'errore per ottenere un risultato perfetto.
Calcolando l'apporto di energia elettrica di cui necessitava non c'era alcun problema che avesse potuto interrompere il suo operato, ma nonostante ciò si concesse il lusso di controllare i conti più volte.
Una volta programmato e ricontrollato tutto, prese con delicatezza il suo casco della realtà aumentata, facendo attenzione a non spostare nulla per non allarmare la sua compagna di stanza, e lo collegò al computer con una veloce magia. Quando se lo mise la stanza era scomparsa; bastarono pochissimi secondi per comporre immediatamente le forme geometriche di casa sua, la lieve luce del sole artificiale di Zenith che filtrava dalle tende di un tessuto leggerissimo, ad illuminare le sgombre pareti della sua camera.
L'aria era fine, eterea, respirando a pieni polmoni il profumo di casa si sentì riposata e completamente rigenerata, come se avesse dormito per otto ore di fila. Non poteva capitarle punto di partenza migliore, percepiva le forze e la determinazione salire lungo il suo corpo.
La macchinetta del caffè emise un “beep” appena udibile, segno che, puntuale come sempre, aveva già preparato la calda bevanda per l'intera famiglia. Con una calma che in quel momento non le apparteneva, Tecna si alzò dal letto, osservando attentamente come la sua pelle paresse trasparente se colpita dai raggi. Si sfiorò le dita con estrema lentezza, i polpastrelli sfregando fra di loro scomposero la loro superficie in codici per un minuscolo frame, per poi tornare solidi all'apparenza. Non c'era da stupirsi, anche lei stessa si era trasformata in un codice.
La fata della tecnologia si prese un attimo per catalogare il funzionamento del suo corpo all'interno dei propri ricordi, prima di riportarlo sulla stanza; la teoria che andava sviluppandosi nella sua mente pareva confermarsi davanti a lei.
Nel letto una piccola figura si mosse, avvolgendosi piano piano nelle coperte.
C'erano scarse probabilità che avesse avuto un'esperienza traumatica da bambina, la sua era stata un'infanzia ordinaria; niente di straordinario in entrambi i sensi. Guardò la figura contorcersi lievemente, non ricordava essere tanto piccola rispetto al suo enorme letto; ma i genitori, quando gliel'avevano comprato, avevano pensato soprattutto all'utilità di esso. Cosicché le andasse bene anche quando fosse cresciuta.
Con un basso suono, la porta si aprì, rivelandole il suo tranquillo soggiorno; per quanto fosse felice di essere tornata, non aveva tempo di godersi i lussi che la sua dimora poteva offrirle. Avanzò a grandi passi verso l'esterno, ma una volta aperta la porta, ad aspettarla vi era solo il nero vuoto.

Com'è possibile?!” esclamò nel nulla, stupefatta a tale visione, prendendo qualche passo indietro, mentre l'oscurità sembrava smontare il mondo da lei ricreato. Il tavolo venne assorbito dalla forza, tornando codice, prima di spegnersi nel nero più profondo. La forza di attrazione aumentava esponenzialmente, i numeri schizzavano verso il buio, esplodendo in una moltitudine di scintille verdi. Le pareti si deformavano all'inverosimile, cercando di trascinarla con loro verso il fulcro di tale aumento di gravità. Presto la sua pratica ed accogliente casa si era trasformata in un buco nero.
E lei sostava esattamente sull'orizzonte degli eventi.
Aprì manualmente la porta di camera sua e la richiuse a fatica, lasciandola bloccata come, senza corrente, era.
Era una reazione totalmente inaspettata: i calcoli erano perfetti, le equazioni con cui aveva programmato il tutto avevano un risultato accettabile dal campo di esistenza. Allora perché tutto stava collassando?
Forse doveva sistemare i parametri.
Si svegliò di soprassalto nel suo letto, gocce di sudore le imperlavano la fronte. Lo schermo del casco si spense lentamente, così che lei potesse toglierselo e riporlo. Neanche la luce del computer illuminava il muro dietro di lei ora, insolito come comportamento; il collegamento sarebbe dovuto saltare se ci fosse stato uno sbaglio o un cortocircuito all'interno del casco. Ma nulla ne comportava lo spegnimento e l'impedire una nuova accensione.
A questo punto doveva aver calcolato male l'apporto di energia. Qualcosa aveva interrotto il circuito della corrente e ciò aveva causato il collasso dei suoi apparecchi.
Ma, anche considerando tale ipotesi, non riusciva a trovare un senso a tale fenomeno. A meno che lo stesso non fosse stato manomesso da un estraneo.




III.



Stormy chiuse con un colpo secco il portello mezzo distrutto che, prima di essere deformato da una scarica elettrica piuttosto potente, doveva proteggere gli interruttori che fornivano corrente ad Alfea.
Pff. Tanto qualche magia e le sistemano, quelle levette del cazzo.” borbottò, chinandosi a raccogliere l'anello di Stella, che le era caduto quando aveva urtato con la spalla il quadro elettrico.
Inutile dire che qualsiasi oggetto avesse provato ad intralciarla sarebbe finito in cenere.
Però agire subito non era stata una cattiva idea: nessuno si era accorto di lei.
Alla faccia di tutte le seghe mentali delle sue sorelle, ce l'aveva fatta facendo semplicemente irruzione nella stanza delle fatine e prendendo l'anello; era stato anche fin troppo facile. Del resto aveva sfogato la sua rabbia e si era pure divertita.
Si teletrasportò appena fuori dalla scuola per fate, rigirandosi l'anello fra le mani. Non si era mai sentita così viva. O almeno, tale missione le aveva dato la stessa scarica di adrenalina che le dava cercare di incenerire una nemica. Di solito la noia prendeva il sopravvento e non c'era modo di farla sparire; di certo le sorelle non aiutavano.
Ma, fare tutto da sola e, a suo modesto parere, così bene, l'aveva appagata non poco.
Si avviò verso Torrenuvola, pensando a come un'emozione così forte, simile ad altre che aveva già provato, fosse nuova ed incredibile allo stesso tempo.
Come se non avesse mai vissuto un avvenimento simile.
E certo non le dispiaceva: avrebbe dovuto agire di propria iniziativa più spesso, anche senza un piano. Chi ne aveva bisogno, quando poteva contare sulla propria forza?

Icy e Darcy non le capisco proprio ogni tanto.” si disse, spezzando un innocente rametto con le mani per giocherellarci durante il tragitto, continuando a farlo a pezzi ovviamente.
Non per niente era una strega.
Si alzò in volo, tenendo l'anello stretto in un pugno, mentre il cielo si rannuvolava velocemente. Un temporale di fine estate ci voleva, giusto in tempo per celebrare la sua vittoria; la violenza del primo lampo la esaltò ulteriormente, facendo aumentare la sua velocità.
Non si fece domande sulla provenienza di tale tempesta, si limitò a godersela.
Forse avrebbe dovuto.
Spalancò una delle finestre della propria camera con un gesto violento, e ci entrò con la grazia di un uragano, facendo svegliare Darcy di soprassalto.

Ho l'anello, stronze. Ora mi dovete delle cazzo di scuse ed almeno ringraziatemi per quello che ho fatto.” disse, tutta piena di sé.
C'era bisogno di tutta questa scena?” chiese la sorella di mezzo, coprendosi la bocca per soffocare uno sbadiglio. Poi si alzò e si diresse verso il soppalco, togliendo un'auricolare dall'orecchio di Icy, ignorando l'occhiataccia di quest'ultima.
Stormy le si piazzò davanti, dondolandole l'anello davanti agli occhi con un'espressione fiera sul viso. Ci fu un attimo, un millesimo di secondo, in cui la maggiore sgranò gli occhi a quella vista.

Hm, ce l'hai fatta. Non ci speravo nemmeno.” riacquistando la sua freddezza prese l'anello fra le mani e lo osservò con attenzione.
E' ora di mettersi al lavoro, sorelle. Estraiamone il potere.”
Le altre due si guardarono con un mezzo sorrisetto; anche la minore aveva avuto la sua piccola vittoria. Non era stata ringraziata, ma almeno avevano riconosciuto il suo successo.
E, mentre la forza dell'anello scuoteva Torrenuvola, il temporale continuava ad imperversare.
Il cielo pareva rompersi per far posto agli inattesi fulmini, seguiti da ruggenti tuoni che facevano tremare le finestre delle due scuole di magia vicine. Il canto appena sussurrato delle streghe per compiere l'incantesimo non era che un sussurro nell'ululante vento.
Lacerando la notte, la pioggia si intensificava, portando con sé l'atto proibito che era appena stato compiuto.
Il loop era appena stato compromesso da un'azione non prevista.



Condizioni per l'uso (le avvertenze si sono scisse per apparire all'inizio del capitolo): Basta un avvenimento solo per ferire drasticamente la meccanica del loop.
Questo porterà alla distruzione della Dimensione Magica o al ripristino dello scorrere normale del tempo? Eh no, niente spoiler.
Comunque non so bene cosa sia successo, sarà la non voglia di fare la maturità. Mah.
Ho intenzione di aggiornare settimanalmente almeno questa long, che non si protrarrà a lungo, non oltre i dieci capitoli credo (massimo quindici, forse. Dipende da come va la stesura), quindi, anche l'unico lettore che legge questa robaccia, non dovrà aspettare i mesi. Ps: pubblico ora invece di aspettare una settimana esatta perché internet ci sta lasciando, qui fra i monti. Quindi lo anticipo. Pps: L'ho ricontrollata qualcosa come ventordici volte, ma se trovate errori/qualcosa da sistemare, qualsiasi cosa, ogni consiglio è ben accetto.

Mary

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Capitolo 3
*** Capitolo Due: Cambio Radicale ***


Capitolo due: Cambio Radicale


I.



Sono state le stramaledette streghe, ne sono sicurissima! Se le prendo io le disfo!”
Stella ormai andava avanti da mezz'ora, cacciando degli urli che rasentavano gli ultrasuoni. Appena sveglia aveva notato l'insolito disordine sulla sua toeletta, i trucchi sparsi per terra, e la custodia del suo anello barbaramente aperta.
Dovevano essere per forza state loro.
L'appendiabiti era a terra e parecchi vestiti ammucchiati ovunque. La sua furia si stava scatenando sulla sua camera, in qualche modo doveva pur sfogare la sua rabbia, no?
Bloom restava appoggiata fuori dalla porta a cercare invano di calmarla; dopotutto il suo anello era sparito davvero e non c'era niente nell'immediato che potesse fare per riaverlo.
A meno che non volesse andare direttamente a Torrenuvola ad affrontare le Trix, idea che balzò alla mente
della bionda quasi nello stesso momento in cui la fata della Fiamma del Drago l'aveva definita come 'ipotesi altamente sconsigliabile'.

Se andiamo adesso quelle tre staranno dormendo e non si accorgeranno di niente.” aveva detto con ira, scagliando la sua spazzola fuori dalla porta appena spalancata e mancando la faccia di Bloom per pura fortuna. Musa uscì dalla propria camera rassegnata, aveva cercato di riprendere sonno ma era stata spinta ad alzarsi dal proprio letto dalla soave voce della fata di Solaria.
Ma cosa ti urli alle cinque di mattina, Stella...” disse mugugnando e strofinandosi gli occhi con entrambe le mani.
Cosa mi urlo? Cosa mi urlo?! -la sua voce si fece più acuta- Urlo perché qualcuno, indovina un po' chi, ha rubato il mio preziosissimo anello!” Ciò bastò a svegliare definitivamente la fata della musica che sbatté un paio di volte le palpebre, prima di lasciarsi scappare un “Ah, allora questa volta è una cosa seria.”
Bloom si coprì il volto con una mano, mentre Stella, imbestialita, sbatteva la porta di camera sua, tornando alla sua ira funesta.

Cos'ho detto di tanto sbagliato?” chiese Musa quasi sovrappensiero, spiando un po' la baraonda che pareva non avere una fine dal buco della serratura. La rossa scosse la testa, appoggiandosi al muro con fare abbastanza stanco.
Niente, niente. Questa mattina va così. Quando si sarà calmata cercheremo un modo di riprendere l'anello, era meglio che non finisse nelle mani delle Trix.”
Optò per non aggiungere un 'ma ormai la frittata è fatta' in quanto la sua amica, non essendo mai stata sulla Terra, non poteva capire un detto della sua città natia. E non aveva esattamente voglia di spiegarlo, al momento.

Tecna dorme ancora?”
Decise di cambiare argomento, per ignorare gli inquietanti rumori provenienti dalla camera accanto; cominciavano ad alimentare una fastidiosa emicrania, e non voleva saltare le sue prime lezioni al college di Alfea perché la sua compagna di stanza l'aveva svegliata ad urli due ore prima.

Incredibilmente sì. Non so come abbia fatto, dovrei chiederglielo quando si sveglia.” disse Musa, con un'alzata di spalle.
Lentamente la maniglia della stanza di fronte a quella di Stella - la stessa da cui Bloom era uscita dopo aver sentito il primo acuto della suddetta fata del Sole e della Luna - si abbassò, rivelando la figura di Flora che, camminando lentamente, reggeva fra le mani una tazza verde decorata con foglie di menta dipinte con un verde più scuro. Da tale tazza saliva un fiato di fumo, l'aroma di fiori di tiglio si diffuse in fretta per il breve corridoio in cui sostavano le altre due fate.

Ah, grazie Flora. Stella è ancora dentro, stai attenta a quando apri la porta.” la avvertì Bloom, cercando di spiare dalle vetrate dell'elegante porta se la sua migliore amica stesse mirando la stessa con i suoi lanci da giocatore di baseball. Ma, stranamente, tutto si era fatto silenzioso.
La fata della
natura entrò piano piano, con la delicatezza che era solita caratterizzare il suo essere; le sue amiche la videro sparire al di là della porta, dopodiché cominciarono ad aspettare pazientemente una qualsiasi reazione.
Nulla.

Abbiamo perso Flora.” disse Musa, avvicinandosi alla porta per cercare di avvistare un qualsiasi movimento all'interno di tale confusione, ma il vetro opaco e colorato non aiutava affatto. La fata di Domino le rivolse una breve occhiataccia, per poi decidersi ad aprire.
Flora?”
Flora si voltò verso di lei, la tazza ancora in mano e perfettamente integra.

Non credo ci sia, ragazze.”
Come? Fino ad un momento fa era là a lanciare tutti i suoi vestiti!” esclamò la fata della musica stupefatta, indicando l'armadio mezzo aperto, dal quale pendeva ancora qualche povera e maltrattata gonna. In risposta, la fata di Linphea le indicò la porta finestra spalancata, dal quale entrava una leggera brezza che gonfiava le fini tende lilla del grande letto circolare di Stella.
Oddio no. -disse Bloom, indietreggiando- Vado subito a svegliare Tecna!”
Sai dove può essere andata?” Chiese Flora alla Winx rimasta in camera con lei. Musa la guardò con il viso leggermente pallido ed un'espressione indecifrabile in viso. I suoi occhi scuri ripercorrevano le scene del giorno precedente, in cui le streghe si erano dimostrate parecchio superiori a loro in ambito magico e, se non fosse stato per il teletrasporto della loro compagna scomparsa sarebbero state spacciate.
Aprì e chiuse la bocca un paio di volte, prima di pronunciare una sola parola.

Torrenuvola.”



II.



Tecna volava velocemente, tagliando l'aria più che poteva per incrementare la propria accelerazione; fredde gocce di sudore colavano lungo i suoi zigomi, prima di venire sbalzate via dal vento, pesante e tagliente, delle mattine di settembre. Il castello di Torrenuvola si faceva sempre più vicino, così come l'alba che cominciava a proiettare la propria luce, riflettendo l'ombra delle imponenti e lontane montagne sulle soffici nuvole bianche. Anche l'aura oscura della scuola per streghe, a tale ora, sembrava affievolirsi.
Ma la fata della tecnologia era distratta da ben altro. Nessun deja vu, nessuna scena a lei famigliare s'era fatta strada nella sua memoria.
Qualcosa, mentre lei dormiva ed aveva abbassato la guardia, era stato modificato; si trovava come persa in una moltitudine di scelte che per sedici anni le erano sembrate scontate, in quanto niente, nel corso distorto del tempo nel Loop, poteva cambiare. Ora, la consapevolezza che ogni sua scelta era tornata ad essere potenzialmente fatale e distruttiva, le dava un senso di angoscia.
Tutto si sarebbe potuto volgere al peggio.
Doveva immediatamente trovare il modo di ripristinare il corso degli eventi.
Evitando, come prima cosa, che Stella si facesse uccidere.

Tecna, cerchiamo di non dare troppo dell'occhio!” disse Bloom, sottraendola al suo flusso di pensieri per fare in modo che anche lei scendesse più vicina a terra.
Hai informazioni? Tipo di qualche entrata non troppo controllata, o cose del genere.”
Eseguo una scansione e trovo ogni eventuale entrata nel raggio di cinquecento metri.” e si mise subito al lavoro con il piccolo portatile, ancora efficiente e concentrata com'era sempre. Musa glielo chiuse, abbassandoglielo delicatamente perché 'altrimenti rovini i circuiti' e la guardò con un mezzo sorriso.
Puoi scansionare quello che vuoi, ma a me quella sembra una finestra aperta.” ed indicò una delle finestre dell'ala inferiore. Tecna la guardò male e riaprì il suo portatile, annullando l'operazione precedentemente avviata.
Il laboratorio di pozioni, sì. -rispose secca- Il navigatore ci serve comunque per trovare la stanza delle Trix.”
Musa, roteando gli occhi, si avviò verso l'entrata, seguita a ruota dalle altre.
Torrenuvola era più silenziosa nel solito, il fatto che la luce non penetrasse quasi per nulla dalle grandi vetrate scure la rendeva ancora più oscura e misteriosa dall'interno. Faragonda aveva ripetuto loro più volte, durante il loro primo giorno ad Alfea, di tenersi lontane dalle streghe di Torrenuvola.
E Stella, nonostante avesse sentito tale discorso per la seconda volta, era volata esattamente nelle fauci delle suddette streghe.

Ma cosa le è saltato in mente?” chiese Tecna, più per distrarsi dai propri cupi e pessimistici pensieri, che per sapere la vera ragione di tale attacco d'ira e, secondo il suo modesto parere, di totale mancanza di buonsenso da parte della principessa di Solaria.
Le hanno preso l'anello.” rispose velocemente Flora.
L'anello? Vorrai dire lo scettro di Solaria.”
Eh… Sì, quello.”
Non c'era comunque bisogno di fare pazzie. -si intromise Musa, lanciando prima uno sguardo al lungo corridoio buio che, in circostanze normali, non avrebbe attraversato neanche se le fosse caduto il cielo in testa, e poi alla mappa della scuola, proiettata in forma di piccolo ologramma da un aggeggio elettronico fra le mani della fata della tecnologia-Quanto manca?”
Sono due piani sopra di noi, non molto. Eviterei la caffetteria, è troppo grande e potremmo essere viste. Calcolando un percorso alternativo dovrebbero volerci 3,45 minuti.” le rispose la diretta interessata, procedendo abbastanza velocemente.
L'atmosfera che aleggiava nel castello non tranquillizzava nessuna delle Winx; inoltre l'innaturale silenzio che andava intensificandosi faceva crescere in loro una paura sconosciuta, senza nome.
Tecna pensò di catalogare tale timore come 'effetto-Torrenuvola'.



III.



L'aria si muoveva nei corridoi; l'unica possibile causa, dato il lieve e delicato rumore che sentiva accompagnare tale fenomeno, erano i battiti di parecchie paia di ali.
Da poco tale rumore si era arrestato, lasciando il posto a qualche passo, celato malamente all'udito, verso quella che pareva essere l
a destinazione delle fate.
Dai sussurri animati che si scambiavano tra di loro, sembravano star litigando; non che le importasse più di tanto. Però, delle fate che entravano
a Torrenuvola all'alba non la lasciavano del tutto indifferente.
O avevano un piano eccellente, o erano delle complete idiote.

Cosa pensavi di fare?! Venire qui da sola ed affrontare le streghe, ma sei impazzita?!”
Come se potessero tenere la voce abbastanza bassa da non farsi sentire.
Nella loro spaziosa camera tutto rimbombava, anche ciò che era nelle immediate vicinanze. E le Winx - le aveva riconosciute dalle voci, e del resto chi altro poteva essere? - dovevano essere proprio lì fuori, pronte ad entrare di nascosto, ignare di essere state già scoperte.
Un sospiro, e la risposta tanto attesa.

A dirla tutta sì, lasciami fare tu!”
La porta della camera si aprì velocemente, non in modo esattamente silenzioso.

Stella, così le svegli!” sussurrò una voce più lieve, ma altrettanto udibile.
Se ci beccano ci ammazzano.”
Vero.
I sussurri si fecero più lievi, tanto che Icy non riuscì più a distinguere le parole che ognuna delle fatine pronunciava. Ma, a dire dalla loro seppur traballante sicurezza, non si erano ancora accorte che i suoi occhi fossero aperti e vigili.
La credevano addormentata.
Patetiche.
Camera sua e delle sue sorelle era avvolta da una sinistra oscurità, la luce si era fatta leggermente violacea a causa delle spesse finestre che distorcevano i raggi solari, come ogni altra mattina che ricordasse, in cui non era riuscita a prendere sonno per tutta la notte. Non che ci fosse qualcosa di tanto diverso dal solito.
A parte, ovviamente, la presenza straordinaria di fate vive.

Trovato!” disse Stella, un po' troppo ad alta voce.
Aveva buone probabilità di svegliare Darcy, ma la fortuna doveva essere dalla sua parte quella mattina. Stormy sicuramente no: nessuno nell'intera Magix aveva il sonno pesante quanto il suo.
La strega dai capelli bianchi non si era preoccupata particolarmente di nascondere l'anello la sera prima, dopo aver visto che era inutile cercare di estrarne il potere, in quanto era di certo potente ma non conteneva la Fiamma del Drago come lei sperava, l'aveva gettato da qualche parte sul pavimento.
'Che la fatina se lo riprenda pure' pensò, fregandosene altamente della sorte di tale oggetto magico.

...Ragazze.”
Bloom, fai più piano!” la ammonì la fata dai capelli castani, di cui non ricordava il nome.
La patetica terrestre si sforzò di abbassare ulteriormente la voce. Non osò avvicinarsi al corpo celato dalle coperte, evitando così di scoprire che la strega fosse sveglia e che la stesse fissando.
Esitò un momento, poi si chinò appena.
Una cascata di capelli rossi coprirono parzialmente la visuale di Icy, mentre Bloom si sporgeva verso il suo comodino. Se avesse osato anche solo respirare sulle sue cose l'avrebbe uccisa nel modo più crudele possibile.
Ma, invece di spostare la lampada, il posacenere e la tazza vuota – che ancora profumava di caffè – alla ricerca di qualcosa che avesse attirato la sua attenzione, si tirò indietro lentamente, come se avesse volutamente evitato movimenti bruschi. Prese qualche passo, prima di parlare di nuovo.

Lì, nel posacenere. La sigaretta è accesa.”




Avvertenze e condizioni per l'uso: well, well, ci sono un paio di cose da spiegare.
Ad esempio qualche mio headcanon che ho ficcato in questa storia. Tipo il fatto che Icy fumi e che ritenga l'atto del dormire pressoché inutile, se solo non fosse strettamente necessario. Tipo. Liberi di non condividere (gli headcanon sono fatti per questo, perché noi persone poco sane ci facciamo le seghe mentali), ma la voce da fumatrice ce l'ha lol
In ogni caso, Stella ha riavuto il suo scettro, ma la situazione si sta facendo abbastanza critica: ne usciranno vive?
Ovviamente sì, perché mi servono. Ma c'è chi non uscirà intero da questo scontro. Inoltre ringrazio Vlad123TheSeventhHeaven_LestrangeMills_ per aver recensito gli scorsi capitoli.

Mary


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Capitolo 4
*** Capitolo Tre: Punto di rottura ***


Capitolo Tre: Punto di rottura

I.



Tecna si torturò le mani, indecisa sul da farsi e quasi incapace di ragionare in un simile momento critico. Erano state scoperte, e l'unica ad esser rimasta al di là della grande porta di legno che ora stava sprangata davanti a lei, era stata Bloom.
Il cambio improvviso che aveva destabilizzato profondamente il Quarto Ritorno stava volgendo tutto al peggiore delle ipotesi; nella condizione in cui erano non potevano ancora permettersi di affrontare le streghe, le probabilità di sopravvivenza allo scontro erano piuttosto basse. Se le Trix avessero deciso di agire in fretta e prendere possesso della Dimensione Magica, nessuno sarebbe riuscito a fermarle.
Non poteva finire così. Ma del resto, cosa poteva fare per impedire ciò?
I suoi poteri erano ancora profondamente incompleti rispetto alla sua forma di quando un Loop giungeva alla propria conclusione. Ogni incantesimo che lei e le sue compagne lanciavano contro la porta sembrava appena scalfirla. Ci sarebbero voluti secoli a distruggerla. Era dunque inutile struggersi a quel modo: per quando fosse terribile da ammettere, Bloom era spacciata.
All'interno della stanza la Fata della Fiamma del drago non staccava gli occhi di dosso dalla sua rivale. D'altra parte la calma e
la moderazione con cui quest'ultima compiva i suoi movimenti – come espirare un'eterea nuvola di fumo che si liberava lentamente dalle sue labbra, o tirarsi indietro i lunghi capelli bianchi, al momento sciolti – contribuiva ad aumentare l'inquietudine che pareva stringere il petto della fata dai capelli rossi in una morsa atta a toglierle il fiato. Non aveva mai visto qualcuno che le incuteva tanto timore quanto la strega; ma ora era una fata, e non doveva avere paura.
Aveva la magia dalla sua parte.
Appena Icy si chinò verso il posacenere a spegnere la sigaretta, Bloom non perse tempo ed indirizzò un attacco nella sua direzione; la sfera di fuoco acquistava volume bruciando l'ossigeno intorno a sé, mentre sfrecciava verso il corpo chiaro della strega,
ed ormai era talmente vicina da quasi ustionarle la pelle. Già preparata all'eventuale impatto, la fata, era pronta a trasformarsi per sferrare un altro attacco a sorpresa, questa volta con più potenza; non l'avrebbe uccisa, ma stordita forse si.
Ciò che non
prese in considerazione fu che il primo colpo, invece di andare a segno, venne soffocato da un semplice gesto della mano.
Devi imparare come attaccare, prima di farlo, fatina.”
La rossa prese qualche passo indietro, mentre la sua nemica comincia
va ad avvicinarsi pericolosamente a passi leggeri.
Neanche lei osava distogliere lo sguardo, nemmeno per un attimo.

Faresti prima ad arrenderti.” disse, convinta di avere in pugno la fata, che al momento era tesa e quasi paralizzata dalla paura. L'ultima volta non era finita bene per lei.
Ma, s
eppur la sua magia non fosse abbastanza, non avrebbe ceduto agli attacchi delle strega. Non si sarebbe arresa senza combattere. Mai.
Lasciò perdere gli attacchi magici e
la caricò, schivando di lato delle lance di ghiaccio che tagliarono l'aria a sinistra del suo corpo; poteva risultare una tattica inefficace e sembrava stesse andando all'arma bianca contro uno schieramento di mitragliatrici, ma usare le conoscenze – anche se limitate – che aveva appreso sulla Terra voleva dire giocare di anticipo rispetto a chi era abituato alla magia. Non che potesse fare molto altro, del resto.
Contrariamente alle sue aspettative di fallimento, tale tattica risultò essere abbastanza efficace. Icy non si sarebbe mai aspettata un attacco del genere, e quando alzò nuovamente la mano per colpirla con una magia, Bloom l'aveva già placcata ed atterrata.
Anche lei stessa dovette riprendersi un attimo dalla botta, ma si apprestò ad assicurarsi che la strega del ghiaccio restasse contro il pavimento.
Tuttavia, nonostante i suoi sforzi,
non ci restò per molto; dopo che nella testa della strega aveva finito di rimbombare il colpo subito, questa liberò una gamba e scalciò con forza la fata da sopra di sé. La rossa si ritrovò poco lontano ad annaspare in cerca di aria, lo stomaco contratto ed una smorfia di dolore a deformarle leggermente il viso.
Pensava che
la rivale, attaccando a distanza, facesse completamente schifo nel corpo a corpo. E la suddetta, invece, era già in piedi, con l'indice ed il medio della mano destra leggermente sporchi del sangue, che stava colando lento lungo il suo sottile e marmoreo collo. Probabilmente la botta aveva rotto qualche capillare, nulla di troppo preoccupante, se non il fastidio di un liquido tiepido che usciva dalla sua nuca.
M
a, nonostante la ferita fosse lieve e di poca importanza, decise che la fatina avrebbe pagato molto caro il suo gesto, era pronta a giurarlo sulla propria testa.
E quando giurava era certa che niente le avrebbe fatto rompere il suo giuramento.



II.



Era forse la prima volta in cui Flora si era trovata in un tale stato di agitazione. Picchiettava con l'unghia dell'indice sul legno della sedia, sulla quale era seduta da una buona mezz'ora.
Il rumore non la calmava, né la faceva sfogare; restava in una situazione precaria, il respiro ed il battito accelerati, gli occhi fissi verso la grande tenda viola davanti a sé.
Il mondo aveva preso una piega tanto strana tutto ad un tratto, che si era stupita di non essersene accorta nell'immediato. L'angoscia che l'attanagliava
era intensa, ed era certa di non aver mai provato una sensazione così forte in vita sua.
A ridurla in tale condizione era stata una massacrante attesa, che sembrava protrarsi ancora nel tempo, la quale riguardava l'esclusione di una delle due opzioni che andavano formandosi nella sua mente, soggiogata dal terrore: Bloom sarebbe sopravvissuta, oppure sarebbe morta.
L'una annullava l'altra, e non c'era possibilità di tornare indietro. Continuando a picchiettare sulla sedia, pensò che infiltrarsi a Torrenuvola era stata una pessima idea. Non avrebbero dovuto sfidare la sorte a tale modo, Stella avrebbe potuto accettare la tisana e rilassare i nervi, invece di inasprirsi ed agire d
'impulso.
Ma, nonostante la catena di
eventi fosse partita da quell'avvenimento, Flora non se la sentiva di accollare le colpe all'amica.
Musa, dal canto suo, se la sentiva
eccome: intervallava ogni occhiataccia alla fata del Sole e della Luna con uno sguardo al quadrante dell'orologio appeso al muro. Del resto, se la principessina non si fosse messa in testa di andare a riprendere il suo anello da sola nella stanza di quelle tre psicopatiche, nessuno avrebbe rischiato di essere fatto a pezzi.
Trovava tale gigantesco capriccio talmente inutile
ed infantile – poteva aspettare anche solo dieci minuti e si sarebbero organizzate un po' meglio – che quasi non credeva alla conseguente situazione in cui si erano trovate. Bloom non rischiava la vita, non le sembrava il caso di fare la disfattista date le circostanze, ma, una volta sfondata la maledetta porta della camera delle streghe, non l'avevano certamente trovata fresca come una rosa.
Stella, per nascondere l'enorme senso di colpa che l'avrebbe schiacciata definitivamente da un momento all'altro, rispondeva ad ogni accusa della fata della musica con un “Che ne sapevo io che
Elsa dei poveri fosse una tipa talmente inquietante da non dormire mai”.
'Avresti dovuto saperlo' aggiungeva al seguito una martellante voce della sua testa. In fondo aveva messo in pericolo la sua migliore amica per nulla; aveva recuperato il suo anello, ma tutta quella confusione si sarebbe potuta evitare se fosse stata meno impaziente.
Quindi si limitava a ribattere con quell'unica frase, per poi annegare nel rimpianto delle azioni che aveva compiuto e nella propria colpevolezza,
in silenzio.
T
ecna, vista la gravità della situazione e l'atmosfera pesante che andava creandosi nel gruppo, aveva optato per ritirarsi in camera propria a cercare di saperne di più sulla profonda falda che ora scuoteva il Loop come un terremoto. Com'era stato possibile per le Trix piegare il corso degli eventi per fare in modo che volgesse a loro favore?
Anche l'ipotesi che fosse stato un caso non era da escludere; le incognite erano talmente tante che non sarebbe mai arrivata ad una soluzione, nemmeno alla fine del Quarto Ritorno, sempre che questo non decidesse di implodere prima dei suoi canonici quattro anni.
Per la prima volta, segno che il sistema stesse cedendo neanche troppo lentamente, Tecna si trovò ad essere irrimediabilmente bloccata su un calcolo.
Q
uesta volta, senza alcuna via d'uscita.
Tecna?” le arrivò una voce dolce, che le fece alzare la testa dal foglio bianco sul quale stava per più di mezz'ora.
Flora chiuse la porta dietro di sé,
avvicinandosi silenziosamente fino a sedersi vicino alla fata della tecnologia. Mantenne un religioso silenzio per tutto il tempo.
Vi hanno fatto entrare?” cominciò allora Tecna, per farle dire qualcosa. L'assenza di rumori non piaceva neanche a lei al momento.
No, sta riposando. Ma hanno detto che sta bene e si sta già riprendendo in fretta, probabilmente merito della Fiamma del Drago. Bloom ci ha fatto sempre preoccupare, eh?”
Come sempre? Conosci Bloom solo da due giorni. E come sai tutto ciò sui suoi poteri?
A tali taglienti domande la fata della natura si sottrasse leggermente. Le ci vollero almeno venti secondi per vincere la soggezione che la compagna le metteva ed elaborare una risposta.

Non lo so, probabilmente non mi crederai… Ma è come se avessi già vissuto tutto questo. Tutto, tranne ciò che è successo oggi.”
Com'è possibile? Mi stai dicendo che ricordi tutto?!” chiese la fata della tecnologia incredula, sporgendosi leggermente verso l'amica. Lasciò che i fogli caddero, se fossero stati pieni di calcoli, sarebbero stati tutti sbagliati.
Aveva il risultato di una delle incognite: non era l'unica a poter ricordare e forse, anche se personalmente pensava di starsi allargando un po' troppo, il Loop non era
stata colpa loro.
Che ricordo tutto? Io mi ricordo di voi, di quando le Trix sono fuggite da Roccaluce, di Aisha...” Flora si sentiva più confusa ad ogni parola che pronunciava. Dov'era Aisha?
In effetti non la vedeva. Non sapeva
nemmeno il motivo dell'assenza delle Pixie.
Aisha! – esclamò Tecna, evitando così che l'amica andasse in paranoia – Flora, ora calmati ed ascoltami attentamente. Ho bisogno che tu continui a ricordare, devi cercare di mantenere un contatto con la tua attività cerebrale. Sarà difficile da capire, ma sto per spiegarti cosa sta succedendo al nostro mondo.”
La fata della natura esitò; non seppe di preciso perché, ma era profondamente indecisa sul da farsi. Oscillava come un pendolo fra la sua curiosità e il fatto che, forse, non
avrebbe voluto conoscere affatto la verità. Il suo ottimismo in quell'attimo era sfumato ed aveva lasciato il posto alla pura ansia.
Incapace di sbilanciarsi, si limitò al silenzio.

Siamo bloccate in un Loop – iniziò comunque Tecna, credendo fermamente che fosse inutile indorare la pillola inventando qualche bugia inconsistente – Un Eterno Ritorno: tutto ciò che abbiamo vissuto in vent'anni della nostra vita ha cominciato a ripetersi in un ciclo infinito. Questo in cui siamo è il Quarto Ritorno; tuttavia ho notato che, nei ritorni precedenti, mi accorgevo di essere vittima di un Loop solo nei quattro anni che ho passato ad Alfea. Prima lo ritenevo un indizio trascurabile, ma ora che anche tu hai ricordato in questo periodo, direi di cominciare a prenderlo in considerazione. Qualche evento accaduto in tale lasso di tempo dev'essere la causa, ed il pilastro, che permette al Loop di reggersi. Dimmi se ti è chiaro.”
Flora la guardò un po' smarrita, la sua mente stava ancora metabolizzando il pesante pacchetto di informazioni che aveva appena ricevuto.

Perché ho ricordato solo adesso allora? Perché io?” le domande le vennero spontanee, anche se, una volta pronunciatale ad alta voce e non solo nella propria testa, si accorse che le possibilità di trovarvi una risposta certa erano veramente basse.
Non lo so per certo, Flora. Ma potrei cominciare a formulare delle ipotesi. Hai avuto esperienze traumatiche fin'ora?”
No, no, io non… Non credo sia successo qualcosa da considerarsi traumatico.”
Neanche io.” disse la fata di Zenith, distogliendo lo sguardo dagli occhi verde smeraldo della compagna per rivolgerli, in modo pensieroso, verso la finestra. Si potevano quasi sentire gli ingranaggi lavorare all'interno del suo cervello, concentrata com'era non si accorse dei tentativi di Flora di attirare nuovamente la sua attenzione.
E' proprio questo.” disse infine, sbattendo più volte le palpebre, quasi fosse incredula della sua stessa teoria.
Questo cosa?”
Noi sfuggiamo al Loop perché non vi siamo legate in modo indissolubile. In sostanza, non abbiamo alcun motivo per cui il tempo debba ripetersi da prima della nostra nascita alla sconfitta degli Stregoni del Cerchio nero. – vedendo che la fata della natura faticava ancora a capire, Tecna decise di moderare i termini e fornire una spiegazione più pratica – Prendiamo Aisha come esempio; lei non potrà mai ricordare. Il dolore dato dalla morte di Nabu è stato troppo grande da sopportare e non credo che rinuncerebbe a poterlo rivedere vivo di nuovo. A noi non è successo nulla di tutto ciò.”
L
a castana inclinò la testa da un lato, sentendosi come trascinare in un mondo troppo complicato a cui non apparteneva. Il fatto difficile da metabolizzare era che tutto ciò che la sua amica spiegava, risultava essere indubbiamente vero.
Come temeva, sapere la verità non avrebbe allentato la morsa che l'angoscia teneva su di lei.

E le altre?” chiese sottovoce, quasi sperando che la diretta interessate non l'avesse sentita parlare affatto.
Bloom aveva il suo scopo, nel quale si era immersa per tre intensi anni: cercare le sue origini, regno e genitori compresi. Dedicava parecchio tempo a tale ricerca, e la felicità per aver ottenuto ottimi risultati era sfumata dopo poco, se ricordi. Non era ancora riuscita a trovare un nuovo obiettivo al pari di quello, probabilmente nella sua condizione sarebbe arrivata perfino al desiderio illogico di un ritorno delle Trix, per movimentare un po' la condizione di calma in cui si era trovata; la situazione dei genitori di Stella era destinata a peggiorare con il corso degli anni, a confortarla era solo un procedere a ritroso degli eventi che li riguardavano. Credo che per il suo caso non ci sia il bisogno di ulteriori informazioni; Musa perse sua madre quando era bambina. Un trauma che non aveva mai superato veramente: alla Festa della Rosa usava passare del tempo con una sua foto a rimpiangere i tempi passati. Con lei vale lo stesso motivo di Aisha.”
Ci fu qualche attimo di silenzio, in cui le pesanti parole di Tecna sembravano scendere verso il suolo, a costituire una coltre di nebbia che impediva ad entrambe di vedere ancora, con gli stessi occhi, tale mondo illusorio e ricreato dal Quarto Ritorno.

Tecna… Potresti essere meno tecnica?” sussurrò poi l'altra, confusa, ma quando la fata della tecnologia si ritenne pronta ad un'ulteriore spiegazione, la porta si aprì piano una seconda volta.
Questa volta ad entrare fu Stella, tacita come non era mai stata. Le guardò per un lungo attimo – gli occhi e le gote visibilmente arrossati dal pianto – come se non si aspettasse di trovarle lì, quando si era introdotta nella stanza appositamente per cercarle.

Bloom si è svegliata, ora sta bene – vide che Flora stava per alzarsi con un accenno di sorriso sul volto, allora si apprestò ad aggiungere ciò che avrebbe dovuto dire fin dal principio – Aspetta, deve riposare. Non siamo entrate nemmeno noi, è successa una cosa ed ha bisogno di assoluto riposo, quindi...”
Quale cosa.” chiese Tecna, interrompendola bruscamente ed alzandosi in piedi a sua volta.
“… Le Trix le hanno preso la Fiamma del Drago.”



Avvertenze e condizioni per l'uso: Per ogni azione si paga una conseguenza. E le fate l'hanno scoperto a loro spese. Almeno, grazie a questo trauma, Tecna non è l'unica ad essersi accorta del Loop e può contare su un aiuto in più, invece che fare tutto da sola, povera. O almeno ha qualcuno con cui sfogarsi, per non impazzire e pensare che sia solo lei a notare un insolito comportamento dello spazio tempo.
Spero che questo capitolo vi sia piaciuto, ringrazio Vlad123 per aver recensito lo scorso capitolo, _LestrangeMills_ per aver recensito lo scorso capitolo ed aver inserito la storia fra le seguite, faymorgana e TheSeventhHeaven per averla inserita fra le preferite.
Inoltre ringrazio tutti i lettori silenziosi che, viaggiando fra le storie di questo fandom, hanno trovato un po' di svago nella mia.
Mary

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Capitolo 5
*** Capitolo Quattro: Eliminazione in corso ***


Capitolo Quattro: Eliminazione in corso


I.




Darcy e Stormy avevano cominciato a dubitare della sanità mentale di Icy quando questa, nonostante fosse consapevole che tutte e tre erano ormai in possesso del potere che avevano cercato per anni, si ostinava a contrariare ogni loro accenno di strategia offensiva per piegare definitivamente la Dimensione Magica al loro dominio.
Le vostre strategie sono inconsistenti. – diceva di continuo – Siamo praticamente invincibili, ma dobbiamo comunque attendere il momento opportuno.”
Stormy, dal canto suo, non ce la faceva più ad aspettare; doveva continuare a frequentare quell'inutile scuola con tutto il potere che aveva acquisito, presentarsi alle lezioni per imparare incantesimi che sapeva già lanciare, studiare degli stupidi libri che non le sarebbero serviti nemmeno come arma contundente.
Cosa stava ancora lì a fare?
Non sarebbe riuscita a trattenere la sua necessità di distruzione a lungo.
La strega dell'oscurità condivideva gli stessi pensieri, seppur meno violenti; anche lei, solitamente calma e paziente, aveva cominciato a tollerare poco l'infinita attesa nelle quali le teneva la sorella. Inoltre, nessuno era preparato allo scontro: se avessero agito in fretta avrebbero consolidato il loro potere su Magix in tutta tranquillità, senza alcuna complicazione.
Aspettando, invece, le fate avrebbero avuto il tempo di organizzarsi.
Darcy scosse la testa, sorseggiando un po' del suo infuso preferito, per rilassare i nervi ed evitare eccessive paranoie. A riportare a galla il discorso fu la sorella minore, ormai stufa di cercare un modo per non annoiarsi.

Io ogni tanto non capisco che cazzo ti passa per la testa, Icy.”
Passi, Stormy. E poi sto lavorando alla strategia, dovresti fare lo stesso.” rispose Icy, la voce monotona ed estremamente fredda. Aveva specificato di non essere disturbata, mentre studiava gli incantesimi che servivano loro a generare il più grande esercito di tutti i tempi.
Sono cinque fottuti giorni che stai lavorando alla tua cazzo di strategia senza arrivarne a una! Basta andare contro quelle fatine e farle a pezzi, no? Cosa vuoi che facciano contro di noi, siamo troppo potenti.” protestò vivamente la minore, ovviamente per non darla vinta alla strega del ghiaccio che come risposta aveva alzato lentamente lo sguardo dal libro, rivolgendo i suoi gelidi occhi penetranti verso il volto della sorella.
O
cchi che dicevano chiaramente 'disturbami ancora e ti ammazzo'.

Non per dar ragione a Stormy, sorellina, – intervenne Darcy – ma ci stai mettendo un po' troppo. Se non vogliamo far sfumare l'effetto sorpresa-
Se hai una strategia infallibile allora mi piacerebbe sentirla, Darcy.” la interruppe Icy.
L
a strega dell'oscurità deglutì, sistemandosi gli occhiali con la mano destra, il tutto senza distogliere lo sguardo dalla sorella maggiore.

Attacchiamo Alfea e facciamo in modo che le fatine non abbiano più un posto in cui nascondersi. Sono deboli al momento, credo non sia necessario aspettare che si riorganizzino. Non saranno preparate ad un attacco.” spiegò in modo molto sintetico, aspettando una qualsiasi reazione dalla sorella; lei si limitava a lanciarle qualche occhiata scettica, la disapprovazione mal celata aleggiava sul suo viso. Sembrava non la stesse nemmeno a sentire.
Vai avanti.” la incitò dopo qualche attimo, con un tono pregno di sufficienza e superbia. Darcy non soppresse uno sguardo pesantemente infastidito da tale comportamento e si decise a continuare con la sua spiegazione.
Una volta che non avranno un rifugio cercheranno aiuto a Fonterossa. Ma noi saremo già là.” prese un respiro, ma il tomo nelle mani di Icy venne chiuso con uno scatto, interrompendola di nuovo.
Ho sentito abbastanza. Un piano simile non potrà mai funzionare. Torrenuvola non è ancora sotto il nostro completo controllo, non sottovaluterei un simile dettaglio.”
Allora basta prendere prima Torrenuvola, cosa cambia?” si intromise Stormy.
Allarmeremo le fatine e non esiterebbero ad attaccarci direttamente qui.”
Il tono della strega del ghiaccio non cambiava, ad ogni accusa che le veniva rivolta rispondeva sempre con la solita moderazione e pacatezza; ma lo sguardo, lo sguardo si faceva ogni volta più freddo.

Icy, ma di che cazzo hai paura?! Siamo onnipotenti!” urlò la minore, allargando le braccia esasperata. La reazione che non si aspettò fu un'esplosione improvvisa, che fece muovere la torre come una scossa di terremoto, sbalzando Stormy dall'altra parte della stanza.
Ho detto di aver sentito abbastanza.”
E poi tutto sparì.
La boccata d'aria che entrò nei polmoni della strega delle tempeste fu fredda e profonda; spalancò gli occhi, tirandosi a sedere con uno scatto e non si stupì di aver urlato nel processo. Fece correre i suoi occhi sui dintorni, scoprendo il buio confortevole della propria camera a Torrenuvola; per quanto aveva dormito, dodici ore?
Le sembrava di essersi svegliata dopo giorni di attività onirica ininterrotta.

Un incubo?” le arrivò la voce assonnata di Icy, che si tirò a sedere a sua volta, spostandosi i capelli dietro le orecchie per poterla almeno vedere. La riccia scosse la testa confusa, portandosi una mano alla fronte.
Non lo so… Non era propriamente un incubo, credo.”
Quindi?”
Magari una premonizione. Ho sognato che strappavamo la Fiamma del Drago a quella deficiente di Bloom.” sussurrò Stormy con un ghigno soddisfatto.
La strega del ghiaccio la fissò per un attimo, senza muovere un muscolo; poi si coricò di nuovo.

Si chiama visione, Stormy. Non si tratta di un evento negativo.
Sì, sì, quel cazzo che è. Hai capito comunque.”




II.




Sono ormai giorni che hanno il mio potere, che senso ha non attaccare?” disse Bloom, dondolando leggermente le gambe nel vuoto che separava il parapetto del loro terrazzino dal grande ed elegante cortile di Alfea.
Essere senza poteri
le aveva fatto focalizzare l'attenzione su sé stessa solamente per i primi tre giorni; poi aveva deciso che era giunto il momento di reagire e non darla vinta alle streghe.
Avrebbe combattuto comunque, sarebbe anche morta per la propria causa. Era lì da appena una settimana, ma
sentiva nel suo animo che non avrebbe permesso a nessuno di minacciare a tal modo così tanti innocenti senza essere disturbato.

Concordo, è un comportamento totalmente illogico. Ci avrebbero colti impreparati con un attacco immediato.” disse Tecna, rivolgendo lo sguardo verso il cielo di un azzurro tanto innaturale da ricordarle che fosse solo una proiezione del Quarto Ritorno come il mondo sopra al quale stava.
'Con il Loop che va destabilizzandosi, inoltre.' avrebbe aggiunto, se non fosse che Bloom non ricordava nulla di tutto ciò. Non avrebbe potuto ricordare.
La condizione di stallo
in cui versavano era comunque critica, forse più critica di un qualsiasi sbilanciamento da una parte o dall'altra: come se il pendolo, atto a contare i secondi con le sue oscillazioni, si fosse fermato, scegliendo di non compiere alcuna scelta.
Era come un paradosso nella mente razionale della fata della tecnologia, una situazione totalmente illogica ed incomprensibile; l'unica ipotesi
possibile era quella che annullava tutte le sue supposizioni precedenti.
Il Loop era
dunque il caos.
Non aveva alcun ordine, non seguiva nessun corso; sotto all'apparenza di ordine e di perfezione con cui riproduceva gli avvenimenti, le interazioni e gli incontri, regnava il nulla.
Pareva che i pilastri di tale movimento circolare, che la fata era andata cercando per sedici lunghi anni, in realtà non fossero mai esistiti. Lasciando il tessuto dello spazio-tempo senza un fondamento solido.
E ora poteva essere certa che loro, le Winx, non avevano nulla a che fare con tutto ciò; le paladine di Magix ridotte a mere vittime di una forza incontrollabile ed inconcepibile.
Al momento le mancava davvero poco per gettare la spugna e mandare al vento anni ed anni di lavoro.
Il Dio che aveva sostituito il corso degli eventi, uccidendolo, appariva totalmente irraggiungibile, nella confusione ed instabilità che imperversavano nella sua mente, creatrice di un Eterno Ritorno.
Nessun ragionamento poteva ricostruire esattamente tale follia.
M
a qualcosa la spingeva ad andare avanti, ad andare più a fondo del caos. Non poteva permettersi che il Loop vincesse.

Tecna! Mi stai ascoltando?”
Tecna scosse la testa per riprendersi, inspirò profondamente e rivolse di nuovo la sua attenzione alla fata della Fiamma del Drago.

No, scusami. Stavo cercando di trovare la logica in tutto questo aspettare da parte delle Trix. Puoi ripetere?”
Aspettare che cosa? Cosa stanno aspettando? – chiese Bloom, inclinando leggermente la testa da un lato e spostandosi una ciocca di capelli dietro all'orecchio sinistro – Io ti stavo parlando di Brandon, hai presente? Ti ho detto che l'ho già incontrato sulla Terra, davanti a casa dei miei genitori. Dove lui e gli altri hanno catturato il troll che le Trix avevano mandato dietro a Stella, ricordi? Cosa dovrebbero aspettare?”
Bloom, stavamo parlando della tua Fiamma del Drago. Le Trix te l'hanno sottratta.”
La rossa la guardò come se avesse parlato in una lingua a lei incomprensibile.

La Fiamma del Drago? Tecna, io non sono ancora capace di trasformarmi.”
“… Cosa?”
L'altra ripeté ciò che aveva già detto, come se la fata della tecnologia non avesse udito le sue parole. Non poteva sapere che in verità echeggiavano nella sua mente dalla prima volta in cui le aveva sentite, un insieme di parole senza significato, atte a minare le sue capacità cognitive.
Cosa voleva dire tutto ciò?
Una perturbazione nel corso degli eventi andava propagandosi e dilatandosi, non aveva il lusso di procedere a ritroso lungo il suo percorso, riparando le proprie crepe e modificando i propri errori. Un moto totalmente privo di senso.
Non era possibile frenare una frana nel mezzo della sua caduta, ancora meno farla indietreggiare. I principi della logica collidevano in modo violento con il caos, si respingevano come due poli negativi di una calamita.
I calcoli che aveva fatto, gli studi che stava portando a termine, era stato tutto inutile?
Forse non tutto;
ma aveva bisogno di conferme.

“… Vai pure avanti. Parlavi di Brandon, giusto?”




III.




E' un incantesimo, Flora. – ignorando la confusione negli occhi della compagna, ancora turbata da come aveva fatto irruzione in camera sua, Tecna procedette ad una spiegazione dettagliata della revisione a cui aveva lavorato per tutto il pomeriggio – Non può essere nulla all'infuori di un incantesimo. Dev'essere stato creato per forza da qualcuno di mortale, di finito. Qualcuno che ora sta cercando di riordinarlo secondo le proprie leggi.”
Vuoi dire che il Loop è un incantesimo?”
L
a fata di Zenith annuì, prendendo un sorso dalla tisana che Flora aveva insistito ad offrirle.

E come tale non segue il suo corso in modo lineare, seguendo un grafico con massimi e minimi. Non ha alcun limite; chi l'ha lanciato può modificarlo e sostenerlo, manipolando a proprio piacimento ogni elemento che ne è rimasto vittima.”
Parli di ciò che è successo alle altre, giusto?” chiese la fata della natura, abbassando la voce nel menzionare le sue amiche.
Esattamente. Nessuno ricorda cos'è successo a Torrenuvola, nessuno tranne noi due.”
Nominare tali avvenimenti fece salire un intenso senso di inquietudine ad entrambe. L'angoscia che non aveva mai abbandonato la fata di Linphea tornava in un crescendo dissonante, un brivido freddo le percorse la schiena; ancora una volta, non sapeva se volesse andare fino in fondo alla faccenda o meno.
Un nemico talmente potente da sostituirsi a Dio e prendere il controllo del corso degli eventi poteva essere una grossa spina nel fianco. E lei non era come Tecna, non era stata capace di ricordare lo sviluppo dei propri poteri, non si era liberata completamente dalla fitta trama del Loop.
Era consapevole di esserci intrappolata, ma non di aver accettato la propria condizione al suo interno. Era come se fosse volata in una gigantesca ragnatela, e si ostinasse a sbattere le ali pur di liberarsi, finendo invece sempre più legata e stanca.
Si passò le mani sulle braccia, come a rincuorarsi per farsi coraggio, prima di rivolgere nuovamente il viso all'amica.

Chi… Chi può aver fatto una cosa simile?”
Tecna ci pensò un momento, tuttavia era giunta alle sue conclusioni già quando si era separata da Bloom.

Chi l'ha fatto si è curato che Bloom non ricordasse che il suo potere fosse stato sottratto, di modo che potesse agire indisturbato. In fondo non è così incredibile che possano essere le Trix le responsabili; facendo regredire la nostra forza nei vari Ritorni potevano mantenere il Loop in tutta calma. Tuttavia ci sono alcune prove che confermano la teoria contraria. Ad esempio: perché, se fossero state loro a creare il Loop, l'avrebbero compromesso anticipando il furto dello scettro di Stella e l'estrazione della Fiamma del Drago? I sospetti, a questo punto, potrebbero spostarsi su qualcun altro. A meno che una delle tre non abbia deciso di agire da sola, ipotesi abbastanza insolita per loro, ma non impossibile. I calcoli mi confermano in maggiori probabilità la colpevolezza di Icy o Darcy, la percentuale di Stormy risulta molto bassa invece. Troppo impulsiva per pianificare un mondo intero nei minimi dettagli. Dovremmo comunque tenere in considerazioni i loro motivi per riavviare di continuo questa epoca temporale. Motivi di cui non siamo a conoscenza, date le nostre scarse informazioni sul loro conto.”
Sì, è vero – disse Flora, appoggiando la tazza – Ma non credo sia qualcun altro, a minacciare la pace della Dimensione Magica in questo momento ci sono solo le Trix.”
Esatto. E gli Stregoni, avendo in mano un potere simile, avrebbero di sicuro cambiato la loro sorte nella nostra ultima battaglia.”
Anche la fata della tecnologia appoggiò la tazza vuota, concedendosi un attimo di riflessione sulle conseguenze che tale ipotesi, se si fosse rivelata veritiera, avrebbe portato.
Nulla di sicuro, una volta arrivata a quel punto non si poteva più tornare indietro; ma avrebbe messo fine alla follia che governava il Loop, una volta per sempre. Il tempo doveva riprendere a scorrere in modo lineare, ad ogni costo.

Quindi cosa possiamo fare?” chiese la fata della natura con un filo di voce.
Dobbiamo confermare la mia ipotesi – rispose con risolutezza l'altra – E so benissimo che tipo di esperimento può esserci utile.”



Avvertenze e condizioni per l'uso: un esperimento è da compiere, ma non so se Flora sarà pienamente d'accordo. Comunque, spero si capisca fino a qui (in ogni caso ogni dubbio verrà chiarito con il prossimo capitolo.) A proposito del prossimo capitolo: attualmente sto facendo la maturità, una volta conosciuta la data degli orali e visto quello che ho da portare/fare, non sono riuscita a fare molto.
Come ho detto ad alcuni di voi nelle risposte delle recensioni, questo capitolo era già pronto prima dell'inizio dei suddetti esami. Purtroppo, non si può dire lo stesso del quinto capitolo, quindi mi scuso in anticipo se esso arriverà con un po' di ritardo, in mezzo allo svolgimento degli esami non ho proprio tempo di fare altro. Di sicuro arriverà o il cinque o il sei luglio, giù di lì, ma contando che quella data doveva essere quella del primo capitolo, alla fine mi è andata anche bene.
Ringrazio TheSeventhHeaven per aver recensito lo scorso capitolo e, come sempre, i lettori silenziosi che come viandanti passano di qua.

Mary

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Capitolo 6
*** Capitolo Cinque: Non si tratta di giocare a fare Dio ***


Capitolo Cinque: Non si tratta di giocare a fare Dio


I.




Ricordati che mi devi dei soldi, sorellina.” fece Stormy, allungando il palmo verso Darcy, che stava finendo di truccarsi. Quella prese un paio di banconote e gliele schiaffò sulla mano, ma la strega delle tempeste non accennò a muoversi.
Stai scherzando, vero? Non te ne do altri, hai le mani bucate tu. Ieri hai rubato un verdone dal portafoglio di Icy, ti ho vista. Come diavolo hai fatto a spenderlo in un solo pomeriggio?” rispose la strega delle illusioni, rivolgendole qualche sguardo di disapprovazione. Non avrebbe messo mano al suo portafoglio per fornire materia prima a quella spendacciona di sua sorella. Ma la minore aveva le sue armi.
Andiamo, lo sai che me lo lascia fare anche se è una tirchia del cazzo – disse, accennando un ghigno che non prometteva nulla di buono – E poi non vuoi che sappia che esci con un coglione quando lei non c'è, giusto?”
Riven non è un coglione.”
Tu esci solo con i coglioni, Darcy.” puntualizzò la strega delle tempeste, incrociando le braccia al petto.
Non sarà contenta di sapere cosa fai alle sue spalle.” la canzonò. La mora sbuffò e posò il mascara solo per rivolgere uno sguardo infuocato alla sorella.
Era di gran lunga la più paziente delle tre, ma Stormy non doveva permettersi di tirare troppo la corda. Perché quando si fosse spezzata, oh non mancava molto, la sua cara sorellina avrebbe passato un brutto quarto d'ora.
Quest'ultima la squadrò da capo a piedi, più per evitare il suo sguardo ipnotico che per altro, notando che la gonna lunga color prugna che portava era uno di quei vestiti 'riservati ad occasioni particolari'.

Ma allora è qualcosa di serio.” si affrettò ad aggiungere, facendo sfumare il suo sogghigno in un'espressione leggermente più controllata. L'altra distolse lo sguardo, alzando le spalle e mettendo il rossetto in borsa.
Più o meno. E tu vedi di tenere la bocca chiusa.” cedette infine Darcy, allungandole la tanto agognata banconota ed uscendo dalla stanza, prima che la sorella prendesse a stuzzicarla di nuovo.
L
a posizione in cui era al momento era troppo precaria per reggere un litigio con la minore; l'ago della bilancia sarebbe potuto pendere a suo sfavore. Non si lasciava ricattare spesso, ma non aveva nessuna voglia di discutere di argomenti simili, non solo con Stormy, ma con chiunque.
C'erano cose più importanti di un giorno di svago che si era concessa, dopo parecchi studi ed approfondimenti. E poi aveva bisogno di uscire da Torrenuvola ogni tanto.
Necessitava di far chiarezza nella sua mente e dissolvere la foschia che si era creata in modo innaturale; essendo la strega delle illusioni, sapeva quando qualcuno tentava di manomettere il suo vigile inconscio. Qualcosa era fluito attraverso la sua mente aperta offuscandola, possedendola, come se lei stessa fosse stata ipnotizzata senza accorgersene.
E la coscienza di tale eventualità gettava la sua esistenza in balia di infinite paranoie. Non poteva lasciare che chiunque prendesse il controllo della sua
psiche, era abbastanza potente da riacquistarne la padronanza, se solo fosse stata in grado di identificare l'incantesimo che era stato usato contro di lei.
D
opotutto quasi nessuno poteva competere con i suoi poteri mentali.
Ma c'era sempre qualche piccolo dettaglio a frenarla, che le impediva di ricordare quale fosse la causa di tale confusione mentale in cui era bloccata.
Si sistemò gli occhiali arancioni, spingendoli verso l'alto con l'anulare della mano destra, mentre l'autobus si apprestava a raggiungere la propria destinazione: la città di Magix. Era partita una buona mezz'ora prima rispetto all'orario dell'appuntamento, ma, siccome era fissata con l'essere puntuale e con i mezzi pubblici letteralmente tutto poteva accadere, aveva preso la decisione di partire con largo anticipo. Le vie erano ancora stranamente tranquille, poche anime vi si aggiravano, strette nei loro cappotti per fronteggiare i primi attacchi del freddo che presto si sarebbe trasformato nel vero e proprio inverno. L'inizio di Across the Universe dei Beatles sembrava colmare il gelido silenzio che opprimeva la grande città, rallentando i suoi movimenti solitamente frenetici.
La strega era l'unica che, nonostante il ritmo lento della canzone che echeggiava nelle sue auricolari, camminava a passo sostenuto.
Ma, ovviamente, era troppo concentrata per accorgersene. Troppo concentrata sul modo per liberare il suo encefalo da un blocco che la rendeva incapace di portare a termine ragionamenti importanti e di riflettere; eppure la causa che aveva scatenato tale fenomeno doveva esserci, sarebbe stato irrazionale il contrario.
S
i sentiva come se le avessero strappato parte del suo passato.
Come quando-

Darcy.”
Sentì appena il proprio nome, se paragonato allo strattone che la borsa, trattenuta da mani sconosciute, – o forse conosciute – aveva dato alla sua spalla sinistra. Le sembrava un ottimo motivo per fermarsi e rivolgere uno sguardo non del tutto amichevole all'individuo che la intralciava.
Tecna la guardava con un'espressione seria, sostenendo il contatto visivo quasi alla perfezione, prima di lasciar andare la borsa con un veloce movimento della mano. Ed ottenne l'effetto sperato, dato che la strega non le diede le spalle per riprendere a percorrere la sua strada.

Cosa volete da me.” sibilò, facendo riferimento anche a Flora che era rimasta in posizione arretrata rispetto alla sua compagna. Non sembravano volerla attaccare, le pareva un ennesimo imprevisto inutile. Mantenne i suoi occhi ipnotici su di loro, come a leggere nelle loro menti, e poi incrociò le braccia, lanciando un veloce guardo all'elegante orologio che portava al polso.
Sperava solo che non avessero intenzione di farla tardare, o la conseguenza a tale sgarro sarebbe stata poco piacevole. Tecna sembrò esitare un attimo, pensando bene alle domanda che avrebbe dovuto porre alla strega per cominciare ad escludere potenziali sospettati dalle sue ipotesi.
I suoi occhi azzurri tremarono appena, il potere contenuto nello sguardo della strega dai capelli castani cominciava a farsi presente, aumentando il peso dell'atmosfera che circondava il piccolo gruppo.

Consegnaci l'anello di Stella.” disse la fata della tecnologia, infine.
Al primo impatto Darcy sembrò confusa: volse il viso in basso per qualche secondo, la bocca appena socchiusa in un'espressione pensierosa e concentrata, come se stesse impiegando le sue energie a ricordare tale oggetto; poi si lasciò scappare una risata asciutta, scuotendo la testa in segno di derisione.

Non vi conviene intromettervi su ciò che ci interessa, fatine. Quel potere sarà nostro comunque, anche se vi affannate così tanto a difendere la vostra nuova amica.” rispose sprezzante, e si avviò, facendo per rimettersi le auricolari.
“… Darcy, sei la strega delle illusioni.” disse Flora, quasi in un sussurro, interrompendo nuovamente la sua marcia.
Okay?” fece la mora senza girarsi, le cuffie ancora fra le sue dita affusolate.
Se qualcuno elimina i tuoi ricordi dovresti accorgertene.”




II.




Non era solita restare fuori con il brutto tempo, ma aveva un impellente bisogno di silenzio. E nella sua camera, evidentemente, era chiedere troppo. Inoltre era sabato e, come ogni fine settimana, non poteva permettersi di non bere qualcosa di forte.
Un paio di bottiglie di Jack Daniel's dondolavano in modo armonioso fra le sue dita, toccandosi di tanto in tanto e producendo un lieve rumore sordo, l'altra mano era impegnata a reggere la vodka in verticale, di modo che, fino all'ultima goccia, il liquido trasparente scivolasse nella gola della ragazza. La testa si era fatta leggera da qualche minuto, data la massiccia quantità di alcol che aveva consumato prima di giungere a destinazione con il rimanente; le labbra rosee abbandonarono il collo della bottiglia con un movimento sgraziato, incurvandosi appena all'insù in un'espressione di puro ed inconsapevole rilassamento. Sulla sua liscia pelle chiara scivolavano silenziose piccole gocce di pioggia, salate come lacrime e brucianti come acido.
Ma era troppo brilla per farci caso, nel suo cervello tutto era tornato al proprio posto; lo sforzo svolto a rimettere insieme i pezzi di tutto, compresi quelli della sua vita, le era costato parecchia magia, infine però aveva incassato la ricompensa che l'aspettava. Ed ora poteva fare uno strappo alla regola e permettersi una sana sbronza.
Da mezz'ora pioveva sulle sue ciglia, sul terreno sotto ai suoi piedi; pioveva sul mondo fasullo che la circondava. Pioggia irreale su immagini fittizie ed artificiali.
Le venne da pensare che la pioggia non risparmiava nulla, nemmeno un Dio.
Sc
orreva su di lei come se fosse anch'essa parte del suo stesso caos, come se non ne fosse completamente immune, nascondendola a chi avesse la capacità di osservare con la mente bene aperta. Poteva essere un fatto curioso, quasi da stupirsene: invece rise di sé stessa, di come la propria fantasia viaggiasse alla stessa velocità dell'alcol nelle sue vene in tale attimo di scarsa lucidità.
Non aveva senso ragionare su cose inutili come quella; ma una breve distrazione era esattamente ciò che cercava, ancora una volta dovette ringraziare la sua abitudine di alzare un po' troppo il gomito ogni tanto.
Del resto poteva concederselo: il mondo che lei stessa si era adoperata a generare dai ricordi, riproducendo esattamente ogni attimo vissuto nel passato, era di nuovo in piedi e più forte di prima. Avrebbe tenuto la guardia alta per assicurarsi che nessuno potesse attaccarne la struttura di nuovo, fino a farlo vacillare pericolosamente.
Le memorie non sarebbero sfuggite al suo controllo ancora una volta, era dovuta ricorrere al celarle in profondità dentro di sé per renderle irraggiungibili a chiunque. Nessuno escluso.
E
chi credeva che un essere finito non potesse caricarsi delle responsabilità di Dio e cavarsela comunque in modo egregio, era un povero illuso. Bastava solo osservare la perfezione nella vendetta che aveva dato alla luce, per capire che lei non fosse una comune creatura magica, ma vi era estremamente superiore.
Tutto quel potere nelle sue mani e nella sua testa, eppure non aveva lasciato che nessun minimo dettaglio minacciasse la sua immortale ed infinita figura, non aveva permesso a nessuna congiura di crearsi sotto il proprio dominio. Aveva afferrato la situazione con calma e compostezza e riportato l'ordine alla follia.

E, non meno importante, nessuno sospettava di nulla, ora che ogni mente di Magix era sotto il suo irremovibile controllo.
Stappò una delle due bottiglie di Jack Daniel's e ne prese un lungo sorso: il liquore bruciava almeno quanto la pioggia, in un muto sussulto lo lasciò scendere lungo l'esofago. Si leccò piano le labbra, assaporando l'unico sapore capace di donarle emozioni che da sobria rifiutava di liberare.
Il silenzio tanto desiderato pareva ora più rumoroso della pioggia, batteva contro le mura che racchiudevano l'illusione del suo mondo con tonfi sordi e talmente patetici – se paragonati alla grandezza e all'immobilità del tempo, ingabbiato e congelato senza alcuno scrupolo in ventun anni del suo flusso – che le venne da deriderlo.
Ma non lo fece.
Di esseri pateticamente inferiori a lei, del resto, ne era piena la Dimensione Magica; ad un Dio non importavano particolari così infimi ed inutili. Le fate, in primis, non ancora consapevoli di quante volte sarebbero tornate ad essere nullità, a sbattere le loro ali invano per un universo che non sarebbe mai stato veramente salvo.
Avrebbe riso all'infinito se avesse dovuto osservarli tutti, invece che semplicemente piegarli al suo potere.
S
i passò una mano fra i capelli, ormai grondanti di acqua piovana, spostandoseli dal viso per alzare lo sguardo verso il cielo. Nonostante la sua immortalità, quanto poteva essere vulnerabile alla morte, piantata a terra com'era?
Come motore immobile* del Loop era ancora lontana dall'essere intoccabile a chi pareva divergere dai suoi intenti, sempre che qualcuno ci fosse riuscito. Contare sulla sua salute e sull'immensa magia della quale disponeva, per un millesimo di secondo, le parve un'errore imperdonabile; poi scosse la testa divertita, chiudendo la bottiglia che ancora dondolava nella sua mano destra.
Basta alcol per il momento.


*Teoria aristotelica della figura di Dio, che lo figura come motore che spinge il divenire delle cose; tuttavia, un motore deve essere a sua volta azionato da qualcosa che ne trasmette il movimento. Ma Dio, com'è capace di fornire energia al mondo per la propria natura di motore, è capace di fornire energia anche a sé stesso, senza che sia altro a muoverlo. Ciò implica la definizione di “Motore Immobile”.




III.




Ma dove cazzo sei?! Avevi detto che, al più tardi, rientravi sta mattina, stronza! E mi chiami solo adesso a dirmi dove sei finita?!
Avevi pure il telefono spento, genio. Ti è venuto in mente solo adesso, per caso, che potevi fottutamente accenderlo ed avvisarmi?
Grande, cazzo, così non potevo neanche rintracciarti in caso nostra sorella tornasse.
E infatti l'ha fatto, non è che ogni sabato sera torna alle sei di mattina, eh. Ora spero tu sia contenta di sapere che sei nella merda, perché ovviamente ti avrà beccato che te la fai con l'amichetto delle fatine e ci esci di nascosto solo per non prenderti il cazziatone. E non l'avrebbe fatto se tu fossi rientrata in tempo, cogliona.
Ah, e non credere che passi sopra al fatto che ieri fosse sabato, perché sai com'è la troia, lei può farsi di quello che vuole
e restare fuori tutta la notte, e noi se sgarriamo di un minuto e non le chiediamo il permesso siamo morte. Ci deve tenere al guinzaglio, cazzo.
Ieri è tornata stra marcia e mi ha detto subito di muovere il culo ed andare a cercarti, manco fossi il suo cazzo di cane.
Però figa, si è accorta subito che non c'eri, quindi trova qualche scusa credibile o torna con qualche cazzo di erba che giustifichi la tua assenza.
Tipo boh, la pianta della ricerca che dobbiamo fare per la settimana prossima, almeno fra la sbornia e tutto non ti romperà i coglioni. Non mi ricordo neanche il nome di quella roba, ma trovala, così non devo nemmeno sbattermi per andare a cercarla.
E poi voglio un cazzo di aumento, per averti parato il culo.
Se non fossi uscita io l'avrebbe fatto lei e ti avrebbe ammazzata, quindi sgancia un po' di verdoni, non voglio casini per le tue minchiate.
E smettila di respirare nel microfono, che sembri un maniaco.


Darcy? Sei lì?
Di' qualcosa, cazzo.

Hmpf. Guarda che sono Riven. Volevo vedere quanto saresti andata avanti con il tuo inutile monologo.”
Senti, vaffanculo. Potevi anche fermarmi, stronzo. Cosa mi hai chiamata a fare?”
Volevo sapere se Darcy fosse lì, ma qualcosa mi dice che non è tornata. Ieri non si è presentata a Magix, e non so che fine abbia fatto.”




Avvertenze e condizioni per l'uso: in teoria questo capitolo non doveva uscire così presto (ho paura che faccia stra cagare, anche perché il paragrafo tre è corto apposta, ma magari graficamente fa schifo e paranoie, paranoie, paranoie.) ma, dato che mi sono andati bene gli scritti ho deciso che qualche minutino (mentre internet era morto e non potevo comunque studiare Spencer) al capitolo cinque, che avevo cominciato tipo prima delle tre prove. Allora, spero che questo chiarisca il capitolo quattro, anche se ho preferito non essere troppo esplicita sulle scoperte, tutto è lasciato abbastanza a metà, ma qualche informazione si può già dedurre, e stiamo già arrivando verso la fine. Più o meno.
Lo disse anche Oda mentre scriveva One Piece, probabilmente. Ma non preoccupatevi, non vi stresserò troppo con questa roba. Spero solo vi faccia piacere che non sia uscito fra sessant'anni.
E spero che non ci sia troppa attesa per il sesto, dato che per quello ci sarà l'incognita università probabilmente. Yay.
Ringrazio
_LestrangeMills_ ( che sarà probabilmente contenta della ship, approvo in pieno) per aver recensito lo scorso capitolo e, come di consueto, tutti i lettori silenziosi che stanno seguendo sta robaccia.


Mary

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Capitolo 7
*** Capitolo Sei: Dio è morto, Tu l'hai ucciso ***


Capitolo Sei: Dio è morto, tu l'hai ucciso
Nessuno, per quanto potere abbia, può sostituire Dio. Tu l'hai ucciso e cos'hai ottenuto? Nulla che non sia composto da effimeri attimi; anche se si dovessero ripetere all'infinito, resteranno comunque effimeri.”




I.




Non ti sembra di star correndo un po' troppo? Se, come dici, questo mondo è nient'altro che un'illusione costruita sul caos, me ne sarei dovuta accorgere. Non credi? – disse Darcy, guardandosi intorno con fare perplesso – E poi cosa ci facciamo ai confini di Magix?”
E' impreciso, non è un'illusione. Tutto questo mondo è reale, è solo stato ricreato dai ricordi. Non è un'illusione, ma non è neanche la Dimensione Magica come la conosciamo: è una riproduzione estremamente dettagliata di essa.” spiegò Tecna, rivolgendo ora lo sguardo alla strega, ed ora alle alte montagne che delimitavano i confini del pianeta. La teoria che il mondo irreale fosse stato creato con un confine, che differiva di anno in anno per garantire il normale svolgersi degli eventi, aveva cominciato a formarsi nella sua mente quando, avviandosi con Flora verso Magix, Darcy era ancora una delle principali sospettate. Con i suoi poteri era in grado di creare illusioni, perché no di creare un intero mondo come enorme proiezione. E, ovviamente, da qualche parte doveva avere una fine che ne rivelasse il mondo reale al di sotto.
Ma, perfezionandola, limandola ed affinandola, si era resa conto che tale teoria era imprecisa; del resto, il mondo in cui erano effettivamente risultava essere reale. Inoltre, con la mente di Darcy compromessa, cadevano tutte le accuse.
Non che si fidasse particolarmente, ma si era presa preziosi attimi per confermare che le parole della strega fossero veritiere.

Comunque non mi hai risposto.” precisò la suddetta strega, portando le mani ai fianchi senza togliere gli occhi di dosso alla fata della tecnologia.
Siamo qui per vedere cosa puoi fare con il confine. Almeno ti convinci, mi sembri ancora abbastanza scettica verso le mie teorie.”
Sono ancora scettica. Ti fai solo degli enormi castelli in aria, fatina.”
Ma detto questo, si avvicinò comunque al confine, levando una mano a mezz'aria e l'altra ad appoggiarsi alla fronte. Le informazioni cominciarono a scorrere liberamente per la sua mente, rivelandosi ai suoi occhi ad una velocità allucinante e risultando quasi incomprensibili. Appena dopo un apparente situazione di stasi e tranquillità, il caos si fece prepotentemente spazio fra le informazioni, infettandole come un virus e mettendole a tacere. Prima che esso si apprestasse a compromettere anche le sue funzioni cerebrali, Darcy scosse la testa ed interruppe il contatto.
Si prese un momento per purificare la propria mente dalla confusione, mantenendo molta più concentrazione del dovuto; aveva a che fare con qualcosa di grave.
Fuori da Magix dovevano esserci gli altri pianeti della dimensione magica, nel vuoto o nell'etere, poco importava, ma il caos non avrebbe mai trovato spazio in tale ordine. Le leggi che regolavano il mondo erano ordinate ed universali, quelle erano le informazioni che dovevano popolare il cervello della strega delle illusioni una volta stabilito il contatto.
Non l'avrebbe mai ammesso, ma forse Tecna aveva ragione.
Richiuse lentamente gli occhi, sempre mantenendo la propria concentrazione. Attimi interminabili di nulla la trassero a sé, trascinandola nell'infinita oscurità al di fuori del confine; come se si trovasse fisicamente lì si guardò attorno, sfiorando la rete su cui poggiavano i suoi piedi.
Il tessuto dello spazio-tempo, al contatto, vibrò come una gigantesca ragnatela, facendo propagare le sue onde nel vuoto; non aveva mai visto qualcosa di simile.
Darcy osservò in silenzio, trattenendo il respiro. Ogni movimento perturbava lo spazio e pareva riflettersi sul mondo sovrastante, le sembrava tutto talmente semplice da farle dubitare della sua natura di realtà.
Eppure era effettivamente reale.
Lasciata senza fiato e con uno strano senso di nausea addosso, decise di interrompere al più presto il contatto. L'ambiente stava cominciando a farsi troppo dannoso per lei e per la sua psiche.

Allora?” fece Tecna, vedendola tornare alla realtà in modo non del tutto delicato.
Va bene, va bene – cominciò la strega, alzando le mani sopra alla testa come ad arrendersi all'evidenza di avere torto – Con questo? Spero tu abbia pensato a qualcosa.”
La fata della tecnologia annuì, alzando un'ultima volta lo sguardo sulla barriera, appena prima di lasciarsela alle spalle.

Flora si è già avviata verso Torrenuvola. Dobbiamo raggiungerla.”
Non prendo ordini da te, fatina. Soprattutto non se hai intenzione di continuare a tenermi nascosto tutto quello che sai. Perché tu sai cosa sta succedendo al mondo, non è così?”
La mora non si mosse, restando in attesa di una risposta con le mani sui fianchi. E non si sarebbe mossa finché non avrebbe ottenuto ciò che voleva.
La fata di Zenith si voltò ad incontrarne lo sguardo, gli occhi solcati da scure occhiaie per lo scarso riposo degli ultimi giorni; la fissò lungamente, come a decidere se portarcela con la forza alla scuola per streghe, o rivelarle tutti i frutti del proprio lavoro.
Anche gli occhi di Darcy sembravano stanchi almeno quanto i suoi, ma i motivi della mancanza di sonno erano differenti per entrambe: la strega semplicemente non si fidava abbastanza di due Winx per dormirci nello stesso locale. Non importava se vi fosse rimasta solamente per una notte.
E, nonostante la stanchezza, nessuna delle due osò distogliere lo sguardo.
Non finché Tecna prese nuovamente la parola.

E va bene. Ma ti assicuro che la verità potrebbe non piacerti.”
Non m'interessa. – rispose l'altra con risolutezza – Lo deciderò io se possa piacermi o meno. E poi sono solo teorie, dovrei aspettare in ogni caso la conferma, prima di fasciarmi la testa.”
D'accordo. Questo mondo è stato modificato da un incantesimo, quel 'Loop' di cui ti parlavo ieri sera. E' probabile che abbia trovato il colpevole, dato che anche la tua mente è stata resettata per celare il cambiamento del corso degli eventi nel Quarto Ritorno. Quindi quello in cui-
Sì, quello in cui siamo. – si permise di interromperla brevemente la strega delle illusioni – Non c'è bisogno che mi spieghi le cose come se stessi parlando ad una mocciosa, le capisco benissimo.”
La fata sospirò e proseguì.

Come ti pare. Ho formulato un'ipotetica lista di possibili colpevoli, lista dalla quale ho eliminato il tuo nome date le tue memorie compromesse. Ma, escludendo te, non posso escludere anche le tue sorelle. Potrebbero aver agito da sole, lasciando fuori te.”
Ne dubito fortemente. Di solito è Stormy quella ad essere lasciata fuori, quando non abbiamo bisogno che l'oggetto della missione venga completamente disintegrato.”
Ci avevo pensato anche io. In questo momento, dovremmo andare a confermare la mia ipotesi.”
Darcy si avvicinò di qualche passo, ancora parecchio diffidente.

Cosa intendi fare?”
Tecna si era già avviata, non aveva tempo da perdere. Flora, calcolando i tempi di viaggio, era arrivata nei pressi di Torrenuvola e si trovava nella zona di rischio. Doveva raggiungerla al più presto.

Mettere alle strette tua sorella maggiore, Darcy.”





II.





Non aveva mai visto un Dio a tale vicinanza. Forse non l'aveva mai nemmeno ritenuto un fatto positivo, avvicinarsi così tanto ad un essere tanto potente quanto immortale.
Ma, contrariamente a ciò che avrebbe sempre pensato, non ne ebbe paura. Colse dal suo petto solamente una massiccia dose di adrenalina ad affiancare la razionalità del suo encefalo, in ciò che, per logica, non poteva essere la sua fine.
Tuttavia, il Dio che aveva davanti era splendidamente folle: nessuno era mai riuscito ad andare oltre ai suoi glaciali occhi per poter scavare in profondità del suo animo – ammesso che ne avesse uno.
Se avesse voluto veramente ucciderla, l'avrebbe fatto senza alcun rimorso.

Pensate sul serio che io non sappia cosa stia accadendo nel mio mondo?” disse, con un tono appena infastidito, come se stesse parlando a dei patetici esserini che avevano preso a ronzarle intorno come mosche.
Dov'è Flora.” tuonò subito Tecna, facendosi avanti a fronteggiarla.
Icy inclinò leggermente la testa da un lato, accennando un sorrisetto che non prometteva nulla di buono. Passò il suo sguardo dalla fata della tecnologia a Darcy in modo deliberatamente lento, mantenendo la medesima espressione.

Credo che la fatina fiorita non vi servirà più. E' già tanto se si ricorda come si chiama e da che parte si trovi Alfea. In quanto a te, sorellina, non avresti dovuto tradirmi in questo modo. Sai benissimo quali conseguenze ti aspettano.”
Oh, Icy, il mio schieramento l'ho scelto valutando quale opzione fosse la meno peggio. Forse, se tu avessi evitato di cancellarmi la memoria da puttana egoista quale sei, ora starei ancora al tuo fianco.”
La strega del ghiaccio non fece una piega all'insulto; continuò ad osservarle con sufficienza e superiorità, muovendo qualche passo in avanti.

E cosa credete di fare ora? Eliminarmi?” rise di gusto, una risata sinistra che fece salire freddi brividi lungo la schiena della fata. Darcy, dal canto suo, sapeva che la sorella fosse una psicopatica, quindi ci era piuttosto abituata.
Icy continuò ad avvicinarsi, il suo atteggiarsi da essere onnipotente la rendeva ancora più spaventosa di quanto fosse mai stata. Ridusse di molto la distanza che le separava, rendendo lo scontro imminente; ma nessuna delle sue avversarie osò muoversi.
Le osservò a lungo: si compiacque della rigidità della fata, che con i nervi a fior di pelle, si limitava a stare davanti a lei in modo statuario per sfoggiare una finta sicurezza. Ma la sua cara sorellina, intrappolata in riflessioni infinite dalla sua stessa mente, era uno spettacolo ancora migliore.

Non siamo qui per combattere, ovviamente. – cominciò Tecna, fissando il suo sguardo sulla figura della strega dai capelli bianchi – Con il potere che hai acquisito non potremmo fare molto in ogni caso. Personalmente, vorrei sapere il motivo di tutto ciò. Avresti il potere di volgere il Loop a tuo favore e di piegare l'intera Dimensione Magica sotto il tuo dominio, eppure non lo fai.”
La risposta immediata fu una pungente ed inquietante risata asciutta. Lentamente, il nuovo Dio allargò le braccia verso l'ambiente che circondava il suo corpo.

Guardati intorno, fatina. La Dimensione Magica è già sotto il mio completo controllo. Io ne decido il prologo e l'epilogo, la vita e la morte. Non ho bisogno di cambiare alcun avvenimento per regnare sull'universo intero; perché, di fatto, lo sto facendo anche ora.”
Non mi hai risposto.” precisò la fata, prendendo qualche respiro profondo prima di sentirsi nella condizione di ascoltare una risposta che non le sarebbe piaciuta affatto.
L'universo è in debito, ed è giunto il momento che io lo riscatti. Ripeterò la distruzione di Domino e l'ultimo bagliore del regno delle Antenate all'infinito, se ne fosse necessario, finché l'intera Dimensione Magica non si accorgerà di esser costretta a pagare gli errori commessi.”
Avrebbe quindi commesso l'errore di difendersi da una minaccia incombente?” rispose leggermente seccata Tecna, incrociando le braccia al petto ed assottigliando leggermente lo sguardo. Icy scosse la testa con un mezzo sorrisetto, i lunghi capelli bianchi raccolti in una coda seguirono tale movimento, ondeggiando delicatamente.
Quanti fatti non conosci, fatina. E non preoccuparti, non arriverai mai a vederli con i tuoi occhi.”
Darcy, che era rimasta in religioso silenzio fino ad allora, alzò con decisione lo sguardo verso la sorella. Si fece avanti, mantenendo perfettamente il contatto visivo.
La maggiore la osservò quasi divertita, anche se avesse voluto solo provare a prendere possesso della sua psiche, avrebbe trovato delle difese invalicabili.
Ma la strega delle illusioni non mirava all'ipnosi.

Avremmo potuto fargliela pagare anche nel presente, sorellina, senza mettere in piedi tutta questa farsa e deviare il corso degli eventi.
E' inutile attaccarsi al passato, Whisperia non tornerà in ogni caso. Così com'è stata distrutta, continuerà ad essere la mira dell'esercito guidato dalla Compagnia della Luce, all'infinito.
Dimmi che non è questo quello che vuoi, Icy. Altrimenti potrei cominciare a pensare che gli anni passati a Roccaluce ti abbiano fatta impazzire completamente.”

Mi stupisce che tu non possa capire, Darcy. Ma, del resto, avevi solo tre anni quando la guerra raggiunse il suo tragico epilogo. Tutto ciò che potevi ricordare è stato rimpiazzato dalle cazzate con le quali nostra madre ti ha riempito la testa fino alla sua morte.”
La mora prese un bel respiro, chiudendo lentamente gli occhi, per rilassare la sua mente ed evitare – fatto che avrebbe provato contro il suo stesso carattere calmo e controllato – di stringere le mani alla gola della sorella, finché quella non si fosse decisa a smettere di sputare inutili sentenze.
Questa volta fu Tecna a seguire in silenzio; intervenire non le avrebbe dato il tempo di metabolizzare le informazioni ricevute e ricostruire ciò di cui le due sorelle stavano discutendo.

Taci, quella che è stata più influenzata da nostra madre sei stata tu, tanto da diventare esattamente come lei, e pensare di aver fatto un bel lavoro crescendoci. Un giorno capirai che il mondo non gira intorno a te.”
La strega del ghiaccio parve spiazzata, per un attimo, dalle parole della mezzana.
Ma fu solo un attimo.

Un giorno, forse. Sempre che tu possa ricordare la nostra discussione per quando accadrà.” disse con un tono che non lasciava trasparire alcuna emozione; poi concentrò il potere nella propria mente.
Il Quarto Ritorno era giunto alla sua precoce fine.





III.





Scavare a fondo nei ricordi era sempre stato doloroso, ma mai come allora.
La sua mente, come prigioniera di un limbo, doleva in modo indescrivibile, più cercava di ricordare, più veniva rigettata indietro; come se si trovasse fra le alte e minacciose onde che – per quanto si ostinasse a resistervi – continuavano a spingerla contro gli scogli.
Riprendere le memorie di un tempo stava ormai proiettando forti sensazioni sgradevoli su tutto il suo corpo. Priva di un appiglio, a Darcy non rimaneva che sostare in posizione eretta, in mezzo all'abbagliante bianco del nulla.
La Whisperia che riusciva a ricostruire dalle immagini nel suo conscio era solo una piccolissima parte della prosperità e dello splendore in cui tale pianeta della Dimensione Magica era rimasto fino alla sua imminente fine.
Gli alti abeti che delimitavano il grande giardino del lussuoso palazzo reale, le quali guglie svettavano verso il cielo e parevano quasi toccarlo; ricordava di aver fantasticato sul salire su una di esse, per potersi sentire intoccabile e divina.
L'immagine del volto di suo padre, sfocata e poco chiara, mentre le parlava di come la magia si era apprestata ad evolversi in un mondo dai ritmi tranquilli e pacifici come il loro, fortemente lontano alla frenesia di Magix. Il tocco delicato delle sue mani sulla morbida pelle della strega portava con sé una delicata sensazione di sicurezza, ormai vuota e priva di significato.
Era doloroso ricordare quel poco di bellezza della quale Whisperia, un tempo, godeva.
Il suo clima continentale, il profumo di tè ad invadere la cucina la mattina presto, la verdeggiante e scura vegetazione dei grandi boschi di aghifoglie nella quale perdersi non sarebbe mai stato spaventoso.
Memorie confuse si affollavano sempre di più nella testa di Darcy, tutte inconcludenti e profondamente incomplete. Avrebbe voluto ricordare di più, avrebbe dovuto impedire la guerra.
Ma il rammarico per ciò che non era stata in grado di fare non avrebbe riportato Whisperia nella Dimensione Magica. Ne avrebbe solo inasprito il ricordo già evanescente.
Aveva ormai, molto tempo prima, voltato le spalle agli abeti in fiamme, all'innocenza del suo popolo che nulla aveva a che fare con la furia e la follia delle Streghe Antenate. La mano della madre, ancora padrona della propria mente, l'aveva accompagnata alla loro unica salvezza.
Era stata una fuga di fortuna, prima che tutto andasse disperso.
E nulla rimase.
Come se un frammento del suo passato le fosse stato strappato dall'inconscio con la forza, Darcy si ritrovò a boccheggiare per il dolore che tale separazione aveva scatenato. Sforzarsi di ricordare come la sua vita cominciò dal declino del regno al quale non poteva tornare sembrava essere controproducente; ma forse, dietro alle apparenze che sua sorella maggiore si era preoccupata di sottolineare, si nascondevano altri intenti.
Intenti che Icy stessa avrebbe rinnegato.
Ma come negare che quel poco che ricordava era la memoria più dolce e felice che la strega delle illusioni e le sue sorelle avessero mai vissuto; quando loro padre era presente, quando la mente della loro madre era ancora limpida e consapevole di sé stessa, – prima che le Antenate, avendo perso su tutti i fronti, avevano deciso di riscattarsi manovrando la sua psiche a loro piacimento per renderla un burattino nelle loro mani – quando nessuna di loro era stata ancora costretta a macchiarsi le mani con il sangue altrui.
Un'altra fitta le trafisse il petto, forzandola a chinarsi su sé stessa.
Era arrivata al limite, la sua psiche stava scivolando lentamente in un sonno profondo. Ma ripercorrere i ricordi, seppur confusi, di ciò che una volta aveva chiamato casa, non aveva fatto che giovarle nel profondo.
Prima di cadere nuovamente vittima del Loop, levò lo sguardo al candore al di sopra del suo capo.

Prima o poi ti renderai conto che ripetere avvenimenti di una tale forza finirà per logorarti dall'interno, sorella. Ci sono diversi fatti che hai seppellito nel passato convinta di non doverli più affrontare; ma stanno riemergendo dalla scura terra senza che tu possa accorgertene.
Nessuno, per quanto potere abbia, può sostituire Dio. Tu l'hai ucciso e cos'hai ottenuto? Nulla che non sia composto da effimeri attimi; anche se si dovessero ripetere all'infinito, resteranno comunque effimeri.”




Avvertenze e condizioni per l'uso: questo è stato un autentico travaglio. L'ho sudato fino all'ultima parola, anche perché non riuscivo ad accennare al passato che ho immaginato come appartenente, ipoteticamente (sono tutti headcanon, come al solito) alle Trix senza che chi non lo conosca ci capisca qualcosa.
Mio dio.
Spero di averlo accennato in modo abbastanza chiaro da permettervi almeno di orientarvi (vi servirà per una maggiore comprensione del capitolo sette, probabilmente il penultimo, o addirittura l'ultimo.) In caso, per qualsiasi chiarimento, accetto qualsiasi domanda e risponderò il prima possibile.
Il Quarto Ritorno è giunto al termine, mietendo le sue vittime. Ora, non resta altro che sperare ad un altro cambio di eventi. Ma non temete, in qualche modo finirà questa storia, fuhuhu.
Siamo quasi giunti al termine, avevo cominciato ad affezionarmi alla stesura di questa robbaccia. Mi mancherà.
Ringrazio Ghillyam (che ha cambiato nome e non la trovavo più) e Vlad123 per aver recensito lo scorso capitolo.
Stealthy_step (sei una fetente con tanto amore, Borzietta) per aver inserito la storia fra le preferite e fra le seguite. Basta stalking però (<3)
E, come di consueto, ringrazio i lettori silenziosi che seguono questa cosa.
Mary

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Capitolo 8
*** Capitolo Sette: Il Quinto Ritorno ***


Capitolo Sette: Il Quinto Ritorno
Non ho paura. Semplicemente non posso essere sicura di cosa tu possa fare: il folle è colui che bisogna temere maggiormente, per la sua imprevedibilità e la totale mancanza di empatia.
Conosco già la tua tendenza ad autodistruggerti, non dubiterei di una mossa che provi contro il tuo stesso piano.”





I.





La lieve luce del sole artificiale di Zenith filtrava dalle tende di un tessuto leggerissimo, ad illuminare le sgombre pareti della sua camera.
L'aria era fine, eterea, respirando a pieni polmoni il profumo di casa si sentì riposata e completamente rigenerata, come se avesse dormito per otto ore di fila*.
Nulla era fuori posto.
Tranne la sensazione di aver già vissuto troppe volte tale scena.
Tecna si levò da terra in una condizione simile alla trance, osservando il suo corpo evanescente e ricordando perfettamente la simulazione che l'aveva riportata nel suo passato, per permetterle di indagare sulla provenienza del Loop.
Tuttavia non si poteva trattare di un ricordo.
Non aveva mai visto la sua stanza così sgombra: qualsiasi suono vi rimbombava come in un'oscura grotta vuota.
I muri, dall'odore, erano stati appena verniciati, e gli unici arredi presenti erano le sottili tende, che ondeggiavano ad un debole vento mattutino.
I dintorni sembravano spaventosamente reali; se non avesse saputo di trovarsi in un periodo in cui non era ancora, di fatto, venuta alla luce sarebbe potuta cadere nuovamente vittima del Loop.
Un leggero calore le popolò il petto, mentre si lasciava alle spalle la sua accogliente stanza con la consapevolezza di aver perso ormai quasi tutto ciò che aveva costruito. Ma la sua coscienza era ancora in piedi e se non si fosse spinta sempre oltre per liberarsi completamente dalla morsa del Quarto Ritorno non sarebbe mai arrivata dove ora si trovava, a vagare per un mondo che ancora non era stata in grado di vedere con i propri occhi.
Poteva almeno considerarlo un piccolo miglioramento.
L'atmosfera, in tali circostanze, era talmente calma da risultare artificiale; i respiri dei suoi genitori, dormienti, ne disturbavano di tanto in tanto l'innaturale ed inquietante silenzio.
Avendo passato anni in camera con Musa poteva confermare che l'assenza di suoni non le dispiaceva; a patto che non fosse minacciosa ed irreale come quella.
La Dimensione Magica era ferma, nella sua forma fasulla attendeva ogni comando del Dio che l'aveva creata, e non si sarebbe messa a procedere prima che questo – o meglio questa – non si fosse goduta lo spettacolo della distruzione di Domino dalle prime file. E Tecna non sapeva se sarebbe stata in grado di combattere contro un essere simile, che era stato capace di fondere l'intelletto alla follia per dare vita ad un caos assoluto, celato da un'apparente condizione di normalità.
Non che avesse molta scelta, comunque. Non poteva evitare il loro scontro in nessuna maniera, neanche se l'avesse voluto con tutta sé stessa; ed arrendersi alla tirannia di Icy non era un'ipotesi considerabile.
La macchinetta del caffè emise un “beep” appena udibile, segno che, puntuale come sempre, aveva già preparato la calda bevanda per l'intera famiglia*. Presto anche le figure dormienti che popolavano la camera accanto alla sua si sarebbero alzate, per vivere nella routine quotidiana dalla quale era composta, in parte, la loro vita. Ignari di ciò che nel profondo pareva trarli a sé con una forza sempre maggiore, avrebbero continuato a vivere come avevano imparato a fare, nella loro regolarità.
Nel dubbio che potessero in qualche modo – ipotesi altamente improbabile, tanto che poteva affidarle al massimo una patetica possibilità dello 0,01% di realizzarsi – vederla reggersi in piedi al centro del soggiorno, a vagare per la casa battendo sempre le stesse zone immersa nei suoi ragionamenti, decise di raggiungere a grandi passi la porta d'entrata.
Allungò lentamente una mano, per poi fermarla a mezz'aria; il suo cuore sembrò accelerare i battiti quando la sua mente visualizzò il ricordo del vuoto che si trovava oltre quella esile barriera. Il black out aveva assorbito le proiezioni da lei create, era giunto nell'abitazione come un virus di sistema e l'aveva infestata fino a smontarla pezzo per pezzo.
Il respiro si fece più veloce, la mano, leggermente tremante, sostava ancora nello spazio fra l'anticamera e l'uscita.
Bastava davvero una simulazione quasi realistica a renderla immobile davanti ad una porta, con i nervi a fiori di pelle, pronti a scattare lontano dall'immaginario pericolo?
Pur rispondendo negativamente alla domanda che si era posta, restò ferma qualche altro secondo. La voce assonnata di suo padre le giunse flebile all'orecchio, mentre si apprestava ad alzarsi dal letto e raggiungere l'ampio salotto.

Basta seghe mentali.”
I ricordi dell'ultima parte del Quarto Ritorno riaffiorarono tutti in una volta, in tale momento, tanto da spingerla a varcare la soglia, indipendentemente da ciò che ci avrebbe trovato.
La perdita di Flora aveva rallentato leggermente il suo lavoro, anche se l'avesse raggiunta, non le sarebbe stata di alcun aiuto; la sua conoscenza della realtà pura al di sotto della trama riprodotta dal Loop era ancora troppo scarsa per poter evitare di essere resettata.
Eppure, si era fidata a mandarla avanti da sola.
Non avrebbe dovuto farlo.
Tuttavia, riteneva pressoché inutile piangere sul latte versato; le parole che Darcy le aveva rivolto un paio di volte, risultavano ora più valide di quanto lo fossero state nella situazione in cui le aveva udite.
Basta seghe mentali.
L'aveva detto con una naturalezza tale da farla sembrare una frase ricorrente, ma il tono con cui le aveva pronunciate non era strettamente il suo.
Erano tre parole che doveva aver sentito talmente tante volte da prenderle come un'abitudine; e la fata della tecnologia, per quanto non volesse dare ragione ad una strega subdola e manipolatrice come la mora, dovette arrendersi all'evidenza.
Del resto, non poteva far nulla per cambiare ciò che era successo: aveva compiuto l'errore di sottovalutare il potere del nuovo Dio e, semplicemente, ne doveva pagare le conseguenze. La sua condizione di solitudine era stata prodotta dai suoi sbagli, al momento poteva solo andare avanti senza alcun rimorso.
Si voltò per lanciare un veloce sguardo alla sua silente dimora, prima di allontanarsi progressivamente da essa per uscire dalla città.
Basta seghe mentali.



*Ho citato quasi testualmente un frammento del primo capitolo per rimandare, appunto, al fatto che la scena fosse stata 'già vissuta'.





II.





L'ambiente che l'accolse era di sicuro meno tetro di come l'avesse immaginato.
Le verdeggianti foreste di pini ed abeti ondeggiavano elegantemente le loro chiome al passaggio di una brezza tiepida, il Sole, di un caldo arancione, si stava levando lentamente dalle montagne, cominciando a proiettare i propri raggi sulla cittadina di piccole case in pietra e legno.
Il fumo candido saliva sinuoso dai loro camini, la rugiada scivolava sull'erba di un verde acceso, quasi abbagliante, pronta a riflettere l'alba che stava per giungere.
Qualcuno si era già levato dal proprio letto a svolgere le mansioni giornaliere, quasi ignorando la meraviglia che lo circondava. Non si fermavano ad osservare come la grande stella che governava l'universo scavalcava le cime e s'apprestava ad alzarsi in cielo; Tecna suppose che ci fossero talmente abituati, che vedere uno spettacolo simile era ormai diventato totalmente normale.
La fata scese a terra, posando silenziosamente i suoi passi sulla rigogliosa collina che precedeva la piccola città, un leggero odore di carbone e tradizione riempì l'aria, facendola sentire totalmente fuori luogo, ma allo stesso tempo paradossalmente a proprio agio.
Non avrebbe mai creduto che Whisperia sarebbe potuta apparire così placida ed ospitale, un tempo.
Respirò a fondo la sua aria pulita, così estranea alla frenesia e alla tecnologia di Zenith, così rurale e naturale che, per una volta, non le dispiacque stare lontana dalle comodità fornite dagli apparecchi elettronici. Si sarebbe voluta godere un po' di più il panorama, ma non era giunta fin lì per quello.
Non c'era letteralmente tempo da perdere.
Di gran carriera scese dalla collina, seguendo la stradicciola lastricata che portava direttamente al paese e superando agilmente una donna, che con il cestino colmo di pagnotte, camminava in tutta fretta.
Quella non frenò la sua corsa, andò avanti tutta impettita per la propria strada. Tecna la seguì per un attimo con lo sguardo, finché non la vide scomparire al di là di una grande ed elegante porta in legno.
Ora che il Sole si era deciso a levarsi, osservò come la cittadina somigliasse di più ad un formicaio; le persone, indaffarate, spostavano approvvigionamenti, ripulivano e riponevano alcune merci, preparavano su grandi teli bianchi sacchi di farina, porzioni di pane ed altre vivande. Analizzando la situazione, indisturbata com'era, la fata poté concedersi di riflettere sul periodo in cui si trovava; giudicando dal comportamento dei popolani, dalle loro azioni e mansioni, dal loro stendere oggetti ben visibili dal cielo, arrivò alla conclusione che la guerra fra Domino e Whisperia fosse appena iniziata.
In quanto la sua copia, nel Quinto Ritorno, sarebbe nata a breve, si trovava nel momento in cui Domino, – o meglio, Oritel, Marion e ciò che effettivamente rimaneva del pianeta – accusando re Endon ed il suo popolo di alto tradimento, si preparava ad attaccare senza scrupoli il pianeta di quest'ultimo, cancellandolo dalla Dimensione Magica.
L'alleanza con la forza delle Streghe Antenate era allora palese, originarie di Whisperia, che avevano cercato di mettere le mani sul potere assoluto: la Fiamma del Drago. Ed insieme al loro fallimento, avevano portato la rovina del loro pianeta natale.
Tuttavia, non fu mai confermata la colpevolezza di Whisperia e del suo popolo. Non avendo alcun materiale su cui indagare, i segreti rimasero nell'ombra creata dalla scomparsa di tale prosperoso e rigoglioso pianeta.
La guerra si sarebbe consumata in fretta, senza alcuna esclusione di colpi, e non avrebbe lasciato nulla che non fosse stato distruzione e violenza dietro di sé; distruzione e violenza da entrambi i lati.
Studiando Storia della magia e della Dimensione Magica aveva scoperto come il conflitto era rimasto impresso nel passato, modificando profondamente la fisionomia dell'intero universo. La brutalità non aveva lasciato scampo né agli abitanti di Whisperia, né a molti militanti di Domino; il resto del popolo di quest'ultimo pianeta, insieme ai propri sovrani, scomparve nel nulla e venne trasformato solo in un triste, doloroso ricordo.
Dall'altra parte, del popolo del pianeta avversario, non si sapeva altro che il preludio di una strage.

Come ciò potesse collegarsi ad un'eventuale vendetta che le Trix avevano in mente – e che Icy si era preoccupata di mettere in atto – rimaneva ancora un mistero; la fata non aveva abbastanza informazioni per formulare una probabilità abbastanza elaborata che giustificasse le azioni della maggiore. Doveva essere di più di una semplice vendetta, la strega del ghiaccio – per quanto potesse sembrarlo – non era così mentalmente chiusa ad una sola opportunità.
Qualcosa di importante le stava sfuggendo in tutto ciò, ma si rassicurò che l'avrebbe scoperto a breve.
Tecna proseguì per la via, superando in volo i paesani indaffarati nel preparare le provviste destinate all'esercito; osservando dall'alto la strada per la capitale doveva essere piuttosto lunga. In quell'ampia e meravigliosa superficie cercare il nuovo Dio – senza poter chiedere a nessuno, data la sua forma eterea e quasi inesistente – era come trovare un ago in un pagliaio: poteva essere ovunque, poteva nascondersi in qualsiasi meandro senza che la fata ne conoscesse l'entrata.
Di sicuro celarsi nella propria tana come un coniglio non era un atteggiamento degno della strega, ma, date le circostanze ed il suo 'non volere altri problemi fra i piedi' non era un'eventualità da definirsi scartabile.
Eppure, la capitale sembrava il luogo più adatto a nutrire il suo ego immenso.
La fata di Zenith prese quota, domando il vento che ora si era alzato leggermente, sibilando e soffiando con poca grazia i numerosi campi coltivati sotto di sé.
L'effetto sorpresa, finora dalla sua parte, cominciava a scemare ad ogni movimento della lancetta dei minuti, la possibilità di essere scovata ancor prima che lei riuscisse a scovare la sua avversaria aumentava esponenzialmente. L'alta torre dell'orologio che troneggiava sulla capitale si faceva sempre più vicina, man mano che la velocità di volo della fata aumentava; la splendida città dai tetti in tegole rosse comparve alla sua vista da una selva di scuri aghifoglie; divisa in due parti da un torrente posto sul fondo di una profonda gola di pietre nere, era stata costruita al ridosso del versante destro di quello che doveva essere il monte più alto dell'intero pianeta.
I vigneti, addossati uno all'altro, parevano costruire una fitta rete di passaggi nella parte alta tramite i loro numerosi terrazzamenti; e ad osservare le vie e le abitazioni dalla sommità, un lussuoso palazzo in marmo, con svettanti guglie ed eleganti archi a sesto acuto.
Lo splendore e la prosperità di cui la capitale godeva erano ora leggermente incrinate, disturbate dai movimenti dell'esercito di maghi e streghe, intenti a prepararsi all'imminente attacco. Anche se il loro movimento era perfettamente ordinato, la città ne era visibilmente scossa in tutto il suo procedere giornaliero; la gente comune stentava a varcare la soglia di casa, le serrande erano chiuse a protezione delle finestre.
Tecna scese lentamente, fino ad arrivare al livello dei tetti: la calma con cui veniva pianificato il muoversi e le azioni di un numero simile di esseri magici era profondamente innaturale. Lo stratega che parlava con una calda e profonda voce aveva gli occhi ricolmi di paura, le labbra rosee, di una forma così famigliare, si muovevano lentamente e con fare quasi ipnotico.
L'uomo, che dal vestiario doveva essere re Endon, si passò una mano sui corti capelli biondi, chiudendo per un attimo i suoi gentili occhi azzurri per riflettere sulle conseguenze che le sue manovre di guerra avrebbero portato.
Come una persona simile potesse essere accusata di favoreggiamento delle Antenate e di alto tradimento, alla fata della tecnologia pareva ora impossibile.
Ma mai giudicare dalle apparenze.
Avrebbe avuto modo di osservarlo più da vicino senza farsi notare, se non fosse che qualcosa – o qualcuno – si era già accorto della sua presenza. Come un lampo, un dolore lancinante la colse al fianco sinistro, facendole perdere rapidamente quota; qualche tegola cadde prima di lei, ma nessuno, nello stretto vicolo lastricato, sembrò accorgersi di nulla.
Con un intervento provvidenziale, Tecna riuscì a frenare la sua caduta tramite una rete elettrica appena prima che raggiungesse il suolo e ci rimettesse i polsi. O, addirittura, la vita.
Non poteva avere dubbi su ciò che l'aveva colpita; con un leggero sforzo, si alzò in volo e si gettò ad ali spiegate all'interno della foresta.





III.





Cosa speravi di ottenere venendo fino a qui?”
Icy coprì con qualche breve passo la distanza che la separava dal corpo disteso della sua avversaria. La osservò con sufficienza e l'ombra di un sorrisetto compiaciuto comparve sul suo viso.
Tecna si alzò a fatica, puntando i suoi occhi color della giada imperiale nel freddo sguardo della strega del ghiaccio; ancora non riusciva ad oltrepassarne le iridi, nel loro riflesso vi regnava solo un gelido vuoto.

Ritengo completamente inutile rispondere ad una domanda simile, Icy. – disse, pulendosi con il pollice una goccia di sangue che, con un'estrema lentezza, stava scivolando dall'angolo della sua bocca, fino al mento – Sai perfettamente perché sono qui.”
La strega estrasse una sigaretta dal pacchetto, afferrandone il filtro direttamente con le labbra, ed in tutta tranquillità se la accese; il fumo si librò nell'aria, salendo qualche metro sopra di loro e bramando il cielo come una nottola dopo il suo primo volo, per poi disperdersi fra gli alti rami dei pini.

Ti chiedevo un motivo ragionevole, fatina. Conosco già i dettagli del tuo piano suicida, ma speravo che fossi abbastanza intelligente da stare al tuo posto.
Ammetto che la tua tenacia e la tua resistenza mi hanno stupita: sei riuscita a sopravvivere ad un reset come quello, di certo non è da tutti; tuttavia, fossi in te, mi fermerei qui e non oserei interferire oltre.
Sai quanto odio essere interrotta nel mio operato.” le disse, la voce monotona e dal tono basso la fecero rabbrividire appena, ma non era per spaventarsi e gettare la spugna che aveva compiuto il pericoloso e faticoso viaggio che l'aveva portata fin lì.
Portatasi in posizione eretta, la fata della tecnologia analizzò velocemente le ferite subite nel breve scontro con la nemica: l'unica degna di nota era il taglio, abbastanza profondo, – che aveva riportato al fianco sinistro dopo essere stata colpita da quella che aveva identificato come una grossa scheggia di ghiaccio – che aveva curato alla buona con un incantesimo a basso consumo magico per evitare di perdere troppo sangue.
Anche se la sua forma era pressoché evanescente, il dolore era più che presente. Al momento dell'impatto non aveva avuto alcun sospetto su chi aveva lanciato l'incantesimo; una sola persona in tale luogo poteva vederla e colpirla, la stessa che ora aveva estratto un prezioso pugnale di ghiaccio, dalla lama trasparente e dal manico scuro; delle rune attraversavano per intero il metallo smaltato dell'impugnatura fino alla guardia.

E' una follia. – cominciò Tecna, capendo fin troppo bene l'idea che si stava formando nella mente della strega dai capelli bianchi e prendendo qualche passo indietro – Un'azione simile distruggerà tutto ciò che hai creato.”
Eppure ne hai paura. Non sei sicura nemmeno del ragionamento che stai elaborando.” rispose l'altra, passando lentamente il dito indice sul piano lama e staccandolo solo quando avesse bisogno di prendere un altro tiro. Gustandosi il momento con uno spiccato sadismo, si avvicinò con un lento passo cadenzato, osservando con piacere che la fata aveva smesso di indietreggiare e finalmente si era decisa ad affrontarla.
Non ho paura. Semplicemente non posso essere sicura di cosa tu possa fare: il folle è colui che bisogna temere maggiormente, per la sua imprevedibilità e la totale mancanza di empatia.
Conosco già la tua tendenza ad autodistruggerti, non dubiterei di una mossa che provi contro il tuo stesso piano.” sentenziò la ragazza dai capelli rosa, evitando di respirare il fumo, ormai così vicino al suo volto.

Tuttavia, c'è ancora qualcosa che non riesco a capire – continuò, reggendo il più possibile l'impenetrabile sguardo della strega – Non capisco cosa ci sia sotto a tutta questa farsa della vendetta.”
In realtà non hai compreso nulla, fatina. Non conosci minimamente l'appagamento che osservare Domino subire il suo destino, senza potersi salvare in nessuna maniera, mi dona.
Una rara sensazione che non avrei potuto che provare una volta sola; invece, ora, il mio corpo viene investito da cariche di adrenalina simili ogni volta che un Ritorno giunge al suo termine.
Tutto ricomincia, il terrore sottomette la Dimensione Magica e tutti i regni ottengono esattamente ciò che si meritano; il sangue versato dagli abitanti di Whisperia non sarà che una goccia di ciò che la Compagnia della Luce ed i loro sostenitori perderanno durante la battaglia contro le Streghe Antenate.
E' ancora meglio che evocare l'Armata Oscura, l'effetto di morte e paura risulta efficace ed immediato. E, come tu stessa hai potuto appurare, si tratta di un metodo infallibile ed inarrestabile.” rispose, un bagliore sinistro si fece strada nelle sue pupille, mentre rimanevano fisse sul volto leggermente contratto della sua avversaria.
L'espressione trionfante che Icy mostrò, tuttavia, non durò più di dieci secondi; lontani sibili di attacchi magici saettarono nell'immobile e pesante aria, facendo voltare di scatto la strega verso la capitale.
L'offensiva fu talmente veloce da avvolgere nel caos che generava anche la tranquilla foresta in cui sostavano. In grandi lingue di fuoco che sollevavano colonne di fumo nero verso il cielo, le colline ad est ardevano terribilmente. Non rimaneva molto tempo, l'esercito di Domino aveva sferrato il suo primo attacco.
Entrambe rimasero immobili ad osservare la scena per qualche attimo, la forza con cui le fiamme divoravano la steppa, seguita da un gran numero di uomini in armatura, era ben percepibile anche a tale distanza.

Ora getta la maschera, non abbiamo tempo da perdere in altre menzogne. E' evidente che, nonostante tutti questi anni, la sconfitta del tuo pianeta non ti sia totalmente indifferente.” disse Tecna, mantenendo comunque una distanza di sicurezza dalla nemica, ancora voltata verso il macabro spettacolo che si stava svolgendo poco lontano. La sua postura non fece che irrigidirsi a tali parole, la stretta sul pugnale si fece più ferrea; in un movimento fulmineo il freddo filo della lama lacerò la pelle della fata di Zenith, affondando lentamente nella carne.
Il caldo sangue riprese a sgorgare dal suo corpo, qualche grossa goccia macchiò la purezza del ghiaccio e la candida mano che lo reggeva.

Questa volta ti devo dar ragione, fatina. – con la mano libera, Icy si accese un'altra sigaretta, inspirandone a pieni polmoni il fumo – Non abbiamo tempo da perdere.”






Avvertenze e condizioni per l'uso: ho paura, ho davvero paura dopo questo.
Non venitemi a cercare a casa, non uccidetemi, non picchiatemi per la massiccia dose di radiazioni da headcanon che vi ho sparato contro.
Anticipo che mi dispiace, mi dispiace davvero tanto.
Spero, intoltre, che qualcuno abbia capito qualche suggerimento celato fra le righe, e che magari riesca ad anticipare con la mente gli sviluppi di quello che, con la probabilità del 95% sarà l'ultimo capitolo (sì, perché non finisce qui, ce deve stare ancora la fineh)
Mi dispiace, sono tremendamente dispiaciuta.
Ringrazio Ghillyam che ha recensito lo scorso capitolo.
Ringrazio anche voi, lettori silenziosi, che vi siete trascinati con me fino a questo punto, e non temete: lo struggersi finirà presto.

Mary

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Capitolo 9
*** Capitolo Otto: L'insostenibile fragilità del Muro di Cristallo ***


Capitolo Otto: L'insostenibile fragilità del Muro di Cristallo
Fa' che qualcuno le copra gli occhi. Non c'è alcuna dignità nella morte, per quanto onorevole possa apparire.”




I.






Mantieni la concentrazione, non lasciare che il Loop scivoli fuori dalla tua portata come sabbia fra le dita.
Ad occhi chiusi, Icy respirava profondamente, esternando le distrazioni con l'espirazione e passando delicatamente i polpastrelli sulla lama insanguinata del pugnale, che reggeva ancora nella mano sinistra. Il crepitio del fuoco era ormai lontano, distante, irreale; se voleva evitare che tutto si destabilizzasse, non doveva alzare le palpebre.
La sigaretta, ancora accesa nella sua mano destra, faceva elevare una piccola colonna di fumo dalle braci, ricordando il lento processo di combustione dell'incenso.
La foresta, ancora intatta attorno al suo corpo, restava completamente immobile, l'innaturale assenza di vento rendeva l'atmosfera leggermente più pesante del solito; l'aria era spessa ed intrisa di un forte e pungente odore di sangue.
Proseguire con ciò che aveva iniziato risultava l'atto più coerente che potesse compiere, anche ricorrendo al reprimere l'ultimo accenno di una qualsiasi emozione che la tenesse legata a tale luogo.
Emozioni, pff.
Da quanto non usava un termine tanto inutile quanto patetico.
Che stesse cominciando ad allentare il suo controllo su di esse? Che stesse raggiungendo un punto di non ritorno, un limite, oltre al quale le sue difese sarebbero esplose in mille pezzi?
L'albina scosse la testa, nel suo petto tornò a regnare il vuoto più assoluto.
Balle.
Senza aprire gli occhi strinse il filtro della sigaretta fra le labbra e ne inspirò il fumo a pieni polmoni, lasciandolo poi uscire lentamente dalla bocca dischiusa. Al momento, le conveniva non perdere tempo e riparare le falle del Loop, prima che il danno fosse divenuto irrimediabile.
La mente leggera, talmente concentrata ad infondere energia nei suoi sforzi, cominciò a darle uno spiacevole senso di nausea, ma poco importava: aveva imparato a sopportare di peggio, non avrebbe permesso ad un semplice capogiro di compromettere tutto il lavoro di un decennio. Come non si era fermata davanti a nulla in precedenza, di certo non si sarebbe fermata ad una semplice difficoltà fisica.
La via per difendere i propri egoistici interessi era sempre stata particolarmente difficoltosa, e nonostante ciò non era stata frenata nemmeno una volta; una strega otteneva sempre ciò che voleva. Le parole della madre – seppur offuscate dal controllo che le Streghe Antenate esercitavano sul suo corpo – si erano rivelate la più profonda e nascosta verità.
E per ottenere ciò che voleva, la strega doveva tagliar fuori ciò che avrebbe potuto ostacolarla: le emozioni, prima di tutto.
Isolare sé stessa ed i propri segreti dietro ad un muro di cristallo, quindi, non era stato particolarmente problematico. Con la sua crescita, erano cresciute anche le sue difese, guadagnando in altezza ed in spessore.
La realtà esterna era oramai divenuta solo un lontano e poco nitido ricordo.
Le fiamme stavano raggiungendo la capitale, ma i forti suoni e le urla le arrivavano all'udito come rumori ovattati, frenati dall'invisibile e resistente parete che separava la mente dall'inconsistente spazio circostante.
Erano solamente memorie, così doveva accadere; nulla al mondo poteva essere ottenuto senza un minimo sacrificio.
Nel rapido sgretolarsi del Quinto Ritorno, non aveva tempo per perdersi fra i ricordi del terribile fuoco che lei stessa, da schifosa codarda, si era lasciata alle spalle, fuggendo a piedi scalzi per la pineta. Non aveva nemmeno il tempo per pentirsene.
Prendendo un bel respiro, mosse le labbra in qualche sussurro per dare inizio all'incantesimo; la Fiamma del Drago da lei assorbita per sistemare il funzionamento del Loop cominciò a rispondere alle flebili parole, reagendo alla massiccia quantità di magia nera che la investiva.
Il calore cominciò a diffondersi in tutto il suo corpo, lo sforzo per contenerlo fece colare qualche piccola goccia di sangue dal naso alle delicate e rosee labbra; l'aveva già fatto in precedenza, mantenere l'equilibrio di tali forze logorava leggermente la sua magia dall'interno, ma le conseguenze erano altamente contenibili da chi, come lei, la sapeva padroneggiare perfettamente.
Il respiro si fece più affannoso, lo scuro liquido rossastro più denso e caldo; ma non bastava ancora a fermarla. Nonostante la presenza di tale liquido nella sua bocca, continuò a sussurrare l'invocazione, concentrando l'energia ed il potere nelle proprie mani.
Ed ogni avvenimento, lentamente e faticosamente, pareva tornare al proprio posto.
Le ferite che il corso degli eventi aveva subito si stavano rimarginando, il fuoco divorava l'oscurità dentro al suo corpo, crepitava e scoppiettava più dell'incendio poco lontano, allungando le sue fiamme come scheletriche dita ad afferrarne e soffocarne la fonte della magia. Il dolore cresceva in maniera esponenziale, ma le membra sofferenti riuscirono a mantenersi rigide ed in equilibrio; la falla era di gran lunga più profonda di quanto si aspettasse.
Eppure doveva agire come aveva sempre fatto.
Ignorando il sapore leggermente ferroso sulla propria lingua, Icy incrementò l'energia oscura, direzionandola con il pugnale, e strinse leggermente gli occhi per sopportare maggiormente la fitta che l'aveva colpita alla testa come un potente attacco di magia bianca. Ed era esattamente ciò che stava risvegliando la Fiamma del Drago all'interno di lei; come una fenice rinasceva dalle ceneri in cui, per anni ed anni, era stata compressa e soffocata.
Gli insegnamenti che avevano accresciuto unicamente l'aspetto di magia nera l'avevano lasciata completamente vulnerabile alla sua opposta: senza un controllo quest'ultima, invece di spegnersi definitivamente, aveva affondato le radici in profondità, nell'attesa dell'inevitabile ribalta.
Suo padre era stato l'unico nel suo nucleo famigliare a conoscerne i segreti ed i meccanismi, che non erano mai stati trasmessi né a lei né alle sue sorelle; non avrebbe potuto fare altrimenti che seguire le indicazioni della madre sulla magia oscura. Inutile rimuginarci sopra e perdersi nei distanti e freddi ricordi passati; era pressoché impossibile creare una nuova memoria dal principio, si era dovuta adattare a quelle scarse e sfocate che possedeva già.
Intanto, la parte luminosa del suo essere, si stava aprendo una strada fra le ombre; e, colpo dopo colpo, avrebbe preso possesso del suo intero potenziale magico. Non poteva lasciare che ciò accadesse.
Le unghie lacerarono la sua candida pelle, affondando leggermente nella pallida carne al di sotto: lo sforzo per evitare un letale squilibrio fra le forze si era fatto talmente importante, da costringerla a provare dolore per potersi mantenere cosciente. Linee rossastre seguivano l'immediato muoversi delle mani dell'albina sulle proprie braccia, le lunghe dita affusolate erano tese come le corde di un violino.
Avrebbe fatto qualsiasi cosa per non fallire nuovamente.
Un respiro che non le apparteneva, debole ed agonizzante, le fece correre un leggero brivido lungo la colonna vertebrale.

A quanto pare… Alla fine sono riuscita comunque a toglierti una buona percentuale di possibilità di successo.”
Incapace di muoversi, Tecna giaceva in una pozza di fittizio sangue, i suoi occhi color della giada si intravedevano appena nel verdeggiante sottobosco; lentamente e dolorosamente, la sua anima combatteva per evitare di cedere alla più oscura follia dell'avversaria.

Taci. – rispose velocemente l'altra, senza sollevare le palpebre dai vuoti occhi color ghiaccio – Sei morta, non dovresti parlare.”
Un faticoso sospiro precedette il breve silenzio; poi la fata parlò di nuovo.

Guardati, Icy. Se qualcun altro dovesse vederci, crederebbe che quella in procinto di morire sia tu. Aggrappandoti il tal modo al passato finirai per consumarti, finché di te non rimarrà che un guscio vuoto.”
Credi che me ne importi qualcosa? – questa volta il tono della strega era più alto del solito – Proseguirò con ciò che devo fare, a qualunque costo. Non cercare di comprendermi con i tuoi insulsi ragionamenti da fatina buonista.”
Un secco colpo di tosse seguì la frase; stretta nelle spalle, Icy rafforzò la presa delle unghie sulla sua pelle. Qualche goccia scarlatta macchiò il suolo, riflettendo nei suoi tratti più chiari il minaccioso bagliore delle fiamme.

Non cerco di capire, capisco già fin troppo. Tutto questo, il mondo che hai messo in piedi come un assurdo spettacolo di marionette che tu sola puoi manovrare, non è che un patetico capriccio per compiacere il tuo enorme ego, per rimediare ad ogni fallimento che ti abbiamo procurato. Non è forse-
La lama ruotò di novanta gradi, strappando un rantolo di dolore dalla fata di Zenith. L'albina era piombata su di lei come un falco sulla propria preda, negli occhi ora aperti dominava solo un'implacabile desiderio: uccidere.

Ma cosa vuoi capire tu?” la sua cupa voce fendeva la pesante ed immobile atmosfera. La lama ruotò nuovamente, il dolore pervase prepotentemente il corpo di Tecna, portandola sull'orlo del collasso.
Cosa vuoi capire. Puoi fare quante supposizioni vuoi, senza mai arrivare ad una risposta che si avvicini minimamente alla verità.”
Troppo debole per rabbrividire all'inquietante tonalità con cui le parole le arrivarono all'orecchio, la fata si limitò a sospirare.

Vivi in talmente tante menzogne che non la conosci neanche tu, questa verità.”
La sofferenza le stava annebbiando la mente, il colpo finale non fece che svegliarla; il coltello affondò ulteriormente nelle sue carni, l'epilogo doveva essere vicino.

I morti non parlano, fatina.” concluse la strega, estraendo il pugnale e preparandosi a finirla; avrebbe preferito torturarla maggiormente, ma il tempo era carente in tali circostanze.
Seguirono attimi di attesa, il freddo acciaio della lama sfiorò la pelle del collo, vi si appoggiò e restò in posizione. Le preziose incisioni sul piano premevano contro la carne, accarezzavano i morbidi capelli.
Tecna non sentì alcun dolore.
Quando alzò lo sguardo, il prezioso pugnale di ghiaccio era ancora sollevato a mezz'aria, fra le piccole e delicate mani di una fanciulla albina dai grandi occhi blu, leggermente sgranati ed incapaci di nascondere una punta di sorpresa.
Una spada premeva la propria lama pericolosamente contro il suo sottile e bianco collo; la preziosa elsa dorata e rossa faceva parte di un ricordo della fata, ma al momento non riuscì a collegarlo con alcun impulso presente nel suo cervello.
L'uomo dai corti capelli castani restava rigido e teso alle spalle della bambina, osservandola con un'espressione severa. La sua mano non presentava nemmeno il minimo tremito, sarebbe stata pronta ad agire in qualsiasi momento.

Non osare muovere un muscolo, piccola. E non ti succederà nulla di male.” la sua voce era ferma e minacciosa, le parole rassicuranti che parve voler pronunciare persero tutta la loro efficacia.
Nei suoi occhi scuri, colmi di determinazione, la fata della tecnologia vi riconobbe qualcosa di terribilmente familiare.






II.






L'ennesimo colpo con il piatto della spada riempì il silenzio, Icy chinò nuovamente la testa, sopprimendo un basso ringhio, e cadde nuovamente in ginocchio. La pallida pelle delle sue gambe si lacerò nuovamente, il suolo bruciava al contatto.
Oritel, è solo una bambina! Quel colpo era troppo forte.” lo ammonì Marion, chinandosi leggermente sull'esile figura per visionarne le eventuali lesioni.
E' la discendente di Belladonna, osservala bene, Marion. Avvertimenti del genere non la scalfiscono minimamente; dobbiamo stare attenti con lei, nonostante sia estremamente giovane ha un grande potere.” rispose Oritel con risolutezza, mantenendo il suo deciso sguardo sul dolce viso della moglie.
Una delle numerose crepe creatasi sul cielo, si fece più profonda, la testa della strega dai capelli bianchi pulsava e doleva.
Attendendo il momento opportuno tentò nuovamente di ribellarsi alla presa del re di Domino, ma ottenne solo un altro incontro ravvicinato con l'acciaio magico della lama.
Un frammento di volta celeste rovinò a terra, frantumandosi in un migliaio di schegge lucenti; uno dei pini si schiantò al suolo, ma ai sovrani avversari parve non interessare affatto.
Così come l'albero, anche il corpo dell'albina si accasciò sull'umido terriccio; le sue mani sfiorarono il soffice muschio che era cresciuto sul picco di una roccia. Inspirò a pieni polmoni il forte odore del sottobosco, i suoi occhi si bagnarono leggermente, distorcendole la vista.
Stupido corpo da mocciosa.

Oritel!” fece la regina di Domino, il tono accentuato dalla disapprovazione di tale gesto.
Lo so, lo so, non dovrei. Le guardie arriveranno presto e mi preoccuperò che la piccola venga curata, non struggerti così.” le rispose il marito, addolcendosi visibilmente ed abbassando la spada al suolo. Non avrebbe voluto arrivare a ciò, ma con le discendenti delle Antenate rischiavano anche troppo.
Per non parlare del fatto che ne avesse trovata soltanto una.

Ce la fai ad alzarti?” chiese debolmente la donna dai capelli rossi, l'armatura risplendette leggermente alle fiamme mentre si avvicinava al corpo della bambina. Quest'ultima puntò i gomiti a terra, tirando su il busto e voltandosi ad affrontarli.
L'atteggiamento freddo e distaccato, tipico della sua forma quasi adulta, aveva abbandonato completamente il fragile corpo, lasciando il posto ad un sincero sgomento, che faceva tremare leggermente le sue azzurre iridi mentre esse incontravano il caldo sguardo di Marion.

Non ho bisogno di aiuto.” nonostante lo sforzo per infondere decisione nella voce, le parole uscirono tremanti ed insicure. Era preferibile che, ora come ora, evitasse di fare troppo affidamento sulla propria magia; ad un'età simile, anche se era in grado superare di gran lunga la conoscenza magica delle sue coetanee, non avrebbe avuto alcuna possibilità contro i sovrani.
Per quanto le costasse ammetterlo.
Lasciando scorrere il corso degli eventi, ne sarebbe uscita senza troppi danni.
Rivolse un veloce sguardo con la coda dell'occhio a Tecna; il suo petto si alzava ed abbassava lentamente, le sue palpebre sbattevano ancora con regolarità.

Quanta tenacia inutile” si ritrovò a pensare, storcendo il grazioso viso in una lieve espressione di disgusto e sufficienza. La fata era ancora viva, e non aveva intenzione di lasciare il suo mondo molto presto.
Almeno, non finché fosse riuscita a sventare il piano dell'avversaria: cosa che non sarebbe mai successa.
Non l'avrebbe mai permesso.

Ah, eccole. Tieni la distanza, Marion.” disse Oritel, compiendo un ampio passo indietro. Fra i fitti aghi, iniziava ad intravedersi un piccolo gruppo di figure in armatura dorata; soltanto uno di loro splendeva nell'argento e nel blu della sua divisa, mentre camminava mesto e con le mani intrecciate dietro la schiena.
La fata della tecnologia si sollevò sugli avambracci – mordendosi il labbro per sopportare il dolore al ventre e per non attirare l'attenzione dell'albina su di sé – e socchiuse gli occhi per mettere a fuoco la scena; il chiaro metallo splendeva come non mai alla luce della capitale, ormai quasi completamente divorata dal fuoco.

Ha accettato le condizioni, Vostra Maestà.” parlò la guardia dal lungo mantello rosso – probabilmente uno dei generali – esibendo un leggero inchino verso il proprio re.
Icy rimase immobile, i nervi tesi e pronti a scattare: il comportamento insolito insospettì non poco la fata, ma attese, prima di giungere a conclusioni affrettate.

Bene. – disse Oritel, sfoderando la propria spada con un lento ed elegante movimento – Sai che sono un uomo di parola. Ed io so che farai ciò che è giusto.”
L'uomo dall'armatura argentata si fece avanti con coraggio, nonostante le sopracciglia leggermente aggrottate suggerissero un timore profondo e mal celato; un taglio sulla fronte, dal quale era colato del sangue, ormai secco, lungo il setto nasale, aveva deturpato appena il suo gentile viso. Le iridi chiare, completamente diverse dalla prima volta in cui le aveva viste, avevano ora perso anche il minimo bagliore di speranza.
Nonostante il liquido rosso stonasse con la compostezza che era solita caratterizzare la sua figura, Tecna non poté evitare di riconoscerci Re Endon.
Prima di rispondere, Endon deglutì abbastanza rumorosamente; qualche goccia di freddo sudore gli colò dalle tempie, scostando dei deboli frammenti di sangue e polvere. Un'ombra di preoccupazione aleggiava sul suo viso, oscurandone i lineamenti delicati.

“… Non fare del male a mia figlia, te ne prego. Lei non ha alcuna colpa.”
Non la ucciderò, non sono stato io il mostro che ha appoggiato le Antenate nella loro oscura follia.”
Il biondo chinò leggermente il capo, ma non osò rispondere a tale accusa; probabilmente aveva espresso le sue ragioni molto tempo addietro, ragioni che erano state rifiutate e condannate dall'intera Dimensione Magica. I suoi occhi si puntarono sulla bambina in un dolce tentativo di rassicurarla; sciogliendo le mani da dietro la schiena, si slacciò con pochi movimenti il fodero della spada, facendolo ricadere ai suoi piedi in un ultimo atto di resa.

Padre, non...” sussurrò l'albina, il suo tono così diverso dalla sua solita fredda e tenebrosa voce suonò completamente innaturale all'udito della fata di Zenith.
Eppure, risultava essere l'evento più naturale di tale inaspettata situazione.

Non preoccuparti, Icy. Andrà tutto per il meglio.” disse il re di Whisperia, accennando un sorriso forzato per tranquillizzarla.
A quelle precise parole, invece, lo sguardo della strega divenne completamente vuoto. Succedeva talmente raramente, che chiunque l'avesse conosciuta per ciò che in realtà era, avrebbe pensato che fosse sull'orlo di un esaurimento nervoso.
Restò immobile, mentre ciò che aveva compresso ed accumulato per anni risaliva le sue viscere come un bruciante vomito, e le guardie la facevano alzare dal suolo. Le ginocchia sbucciate, la testa che le doleva erano ormai un problema superato.
Endon mosse qualche passo a testa alta, si diresse lui stesso verso il suo destino; la spada di Oritel, tesa verso di lui, si faceva sempre più vicina.

Ti concedo un ultimo desiderio: in nome della nostra antica alleanza.” disse il re di Domino, mantenendo con fermezza la spada tesa verso il suo nemico.
Quest'ultimo non esitò nemmeno per un secondo.

Fa' che qualcuno le copra gli occhi. Non c'è alcuna dignità nella morte, per quanto onorevole possa apparire.”
Alla strega dai capelli bianchi, a quel punto, non era rimasto più alcun autocontrollo; quando Marion si avvicinò per posare le sue morbide mani sulle bianche ciglia della piccola, questa la scartò di lato e si apprestò a caricare Oritel, talmente vicino da non accorgersi del fulmineo movimento.
Almeno, non finché la sentenza che stava per eseguire sul proprio avversario si abbatté invece sull'esile e candida figura. E tutto parve fermarsi.
La seta del leggero vestito bianco ondeggiava armoniosamente nella caduta, tingendosi di un impuro color porpora; le lattee ciglia si mossero un paio di volte, prima di calare dolcemente sulle opache iridi azzurre.
In un'innaturale luce dai toni freddi, la pelle dell'albina si fece ancora più pallida, le labbra una volta rosee persero in fretta il loro colore. Le tonalità del suo corpo parvero sparire gradualmente; resistette solo la rossastra macchia sul tessuto.
E, quando il corpo toccò il suolo, un tonfo sordo echeggiò per tutta la pineta. Come una lastra di ghiaccio troppo fragile, il suolo cominciò a creparsi, incapace di sostenere tale peso. Falde sempre più profonde laceravano il cielo a tal punto che grossi pezzi rovinarono nel nulla, portando con sé le fiamme, la capitale, le montagne, e la piacevole fragranza di resina che sovrastava di poco il denso odore di sangue.
Tecna, ormai completamente guarita dall'assalto precedente, si alzò in volo; approfittando dell'episodio era riuscita a curare le proprie inconsistenti ferite, sostituendo il suo etereo corpo con codici che non fossero stati danneggiati dalla magia.
La consapevolezza del successo ottenuto non la colse come, secondo la sua immaginazione, avrebbe dovuto fare; l'aver scoperto in tale modo il vero fondamento del Loop le aveva prosciugato completamente gli impulsi emotivi.
Sostava a mezz'aria, vuota, conscia di non aver mai creduto che Icy, una delle streghe più temute della dimensione magica, capace di mentire senza lasciar traccia e di uccidere senza rimorso, le sarebbe potuta sembrare così umana.
Ecco che il suo affannarsi a nascondere la causa prima per l'attuazione di un incantesimo simile aveva finalmente trovato un senso nella mente della fata. La parete che aveva innalzato come protezione dalla realtà, non aveva fatto altro che chiuderla in un angusto e buio spazio, in balia delle sue logoranti memorie.
Innalzandosi al posto di Dio, non aveva fatto altro che esporle; le responsabilità, proseguendo nel suo ostinarsi a ripercorrere i propri ricordi, erano diventate troppo pesanti da sopportare.
Mentre tutto giungeva al suo definitivo termine, Tecna pensò che le sofisticazioni con cui lei e le sue compagne l'avevano sempre vista erano state totalmente inutili; in fondo, non era nulla di più che una ragazza, per quanto complicata potesse apparire.
E, come tale, aveva qualche ancora sepolta in profondità che, se scoperta, l'avrebbe fatta affondare con sé.







Avvertenze e condizioni per l'uso:
Okay, okay, so già scrivendo il testamento.
Ma! Non temete, ci sarà un epilogo, anche se ormai tutto è finito. Così come la mia vita coff coff.
Mi scuso di nuovo per la massiccia dose di radiazioni da headcanon che vi ho propinato anche sta volta, e spero almeno di essere stata chiara; altrimenti, chiedete pure e risponderò ad ogni vostra domanda (salvo che sia un eventuale spoiler dell'epilogo perché anche no).
Inoltre, mi dispiace. O forse no.
Avevo un mucchio di cose da dire prima di cominciare a scrivere le note, ma, come ogni volta, mi dimentico di farlo. Sono un fucking disastro.
E' stata una fanfiction faticosa, l'ho sudata dalla prima all'ultima riga (escluso l'epilogo) e spero di essere cresciuta con essa, spero di avervi portato qualcosa di apprezzabile e piacevole, per quanto l'angst permetta una lettura piacevole.
Sono solo felice pensando che, anche solo una persona, possa essersi affezionata a tale schifezzuola e che, anche una volta finita, possa tornare a leggerla e a provare le emozioni che aveva provato la prima volta, anche se in minore intensità. Come succede a me, con le storie che hanno preso un posto speciale nella mia memoria.
Come di consueto, ringrazio TheSeventhHeaven, Ghillyam e Tressa per aver recensito lo scorso capitolo.
Ringrazio anche voi, lettori silenziosi che avete seguito la storia fino a qui.
Non temete, l'epilogo arriverà presto ed il peggio è passato.
Forse.
PS: Mi sono dimenticata di dire che ho stra paura che la nostra vaccona (alias la regina del Gelato Artigianale) sia abbastanza OOC. Quindi uhm, mi scuso un sacco se ho rovinato tutto *fugge*


Mary

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Capitolo 10
*** Epilogo: La Decadenza delle Memorie ***


Epilogo: La Decadenza delle Memorie

I frammenti lasciati da un tetro finale





I.





Una leggera aroma d'arancio riempiva l'angusto locale in legno chiaro, combattendo prepotentemente contro l'odore umido del muschio.
Il tutto contrastava il pesante senso di nausea, alleviava il dolore.
Nelle vuote stanze qualche goccia d'acqua produceva l'ormai unico rumore presente; la pioggia, al di fuori, stava lentamente trascinando l'edificio in un'inevitabile decadenza ed abbandono.
Quanti anni erano passati?
A giudicare dalle condizioni del legno, una decina. Forse anche di più.
Quella dimora era ben lontana dall'epoca in cui i suoi muri echeggiavano di voci, risate ed incantesimi. Così distante da ormai conservare solamente il lezzo di morte che si levava dai dintorni.
Del sangue era stato versato, e sarebbe tornato allo stesso modo a bagnare il soffice terriccio in cui il cottage affondava le sue radici.
Tecna non riuscì immediatamente a ricordare con esattezza come fosse arrivata in tale oscuro luogo, ma trovò la forza di tirarsi a sedere per poter fissare il proprio sguardo su qualcosa di differente rispetto alle travi di legno atte a reggere il soffitto.
Non riconobbe il posto, non avrebbe mai potuto farlo in quanto non apparteneva né al suo passato, né al suo presente; ma identificò la sottile fragranza proveniente da un singolo barattolo di vetro, posto orizzontalmente a ridosso di una delle pareti della stanza.
La stessa che, nelle ultime quarantotto ore aveva etichettato come un pericolo da evitare nell'immediato. La pelle di Icy ne era talmente intrisa che nemmeno il fumo, e le sostanze nocive che conteneva, avrebbe potuto sovrastarla.
Il poroso tappo di sughero aveva assorbito parte del liquido, velocizzandone l'evaporazione; la boccetta doveva essere molto più recente, fatto che non suonava per niente come una buona notizia per la fata della tecnologia.
Si guardò intorno sospettosa, facendo attenzione ad ogni minimo rumore che potesse tradire chiunque – al 95% delle probabilità poteva affibbiare un nome a tale 'chiunque' – avesse lasciato l'oggetto incustodito, ammettendo che si trovasse ancora nei paraggi.
Un flebile tintinnio delle campane tubolari attirò la sua attenzione, portandola alle finestre sprangate in modo spartano. La fioca luce dell'esterno penetrava dagli spiragli fra le assi inchiodate alle pareti.
La pioggia, ora riflessa negli occhi color giada della fata, andava diminuendo; non una figura, né un'eventuale presenza.
Le campane si sfiorarono di nuovo, ma oltre alla brezza non c'era nessuno là fuori. Del resto, una violenza cruda e sofferta era tutto ciò che al momento occupava la sua testa.
Ignara degli avvenimenti consumatasi fra le mura del luogo, Tecna si allontanò dai vetri muovendo qualche passo sul pavimento scricchiolante.
Quanto veloce era passato il tempo lì.
Aveva consumato in fretta il parquet, scrostato la vernice protettiva dalle pareti; aveva portato il rapido invecchiamento, consumando senza pietà la struttura ed i pochi oggetti rimasti;
Logorando le memorie.
L'anziana casa, come gli esseri umani, aveva vissuto, era maturata ed ora si apprestava a cadere fra le scheletriche braccia della morte. Nei suoi ultimi attimi la solitudine ed un assordante e violento silenzio regnavano incontrastati.
Ora come non mai, la fata avrebbe voluto spogliare il casolare dei propri segreti; invece si limitò a voltarsi verso la lucente boccetta di profumo, ancora adagiata contro la parete. Come attratta da una sorgente magnetica si avvicinò, chinandosi ad osservare come il sottile strato di polvere delineasse il liscio profilo del vetro; il liquido chiaro, come aggrappato alle pareti, occupava un volume patetico se messo a confronto con la capacità del contenitore. Nel giro di qualche settimana sarebbe scomparso anch'esso.


Respiri mozzati e rantoli echeggiavano nell'aria, muovendo le immagini, che l'occhio percepiva in modo confusionario, in una vorticante danza senza fine.
La forte sensazione di smarrimento, che aveva attanagliato il corpo della strega steso sul freddo ed incolore parquet, andava crescendo, rinnovando la propria invadenza nei pensieri di quest'ultima.
Non che facesse molta differenza rispetto all'alternativa: 'Allora è così che ci si sente a soffocare per un'emorragia interna'.
Deglutendo un grumo di sangue, Icy si decise a sollevare completamente le palpebre – i quali movimenti si erano fatti estremamente lenti, inducendola in una sorta di dormiveglia.
Dalla profonda ferita al petto zampillava qualche fiotto di sangue, ad ogni breve battito del suo cuore – si stupì non poco di averne uno – sorprendendo le sue aspettative; dopo aver subito un danno simile non sarebbe dovuta durare così tanto.
Si concesse un mezzo sorriso, in quanto la sua tenacia si era dimostrata un'arma a doppio taglio in una situazione in cui avrebbe voluto smettere di soffrire in fretta. Una flebile presenza di ciò che quarantotto ore prima era il suo grande potere la teneva aggrappata alla vita, difendendone il possesso dalla propria controparte.
Per quanto avrebbe resistito? Sarebbe passata a miglior vita in seguito ad un crudo dissanguamento oppure disintegrata dal suo stesso incantesimo?
Oh, ma che importa.
Del resto, cos'era rimasto di tanto importante per restare?
Aveva fallito per l'ennesima volta, ed era riuscita a trascinarsene fuori tutt'altro che illesa; Darcy e Stormy sapevano cavarsela benissimo da sole, non in un'eventuale conquista della dimensione magica senza un piano decente, ma per il resto si erano dimostrate grandi abbastanza da poter proseguire per la loro strada.
Non che avesse dei particolari pensieri inclini al suicidio, ma valutando tutte le eventualità, le probabilità che potesse sopravvivere ad una situazione simile parevano estremamente scarse.
Molto, troppo velocemente i suoi ragionamenti
andavano perdendo la lucidità; il sapore ferroso del sangue le invase la gola, impedendole di prendere anche solo un altro respiro. Forse era stato uno scherzo della provvidenza a portarla ad una morte simile; le ricordava un avvenimento ben preciso, ma nel momentaneo delirio della sua mente, non riuscì a collegare tale sensazione.
Le iridi opache si mossero velocemente ad osservare le travi del casolare, accogliente come non era mai stato nei suoi ultimi attimi, fissandosi solamente sull'umido e marcio legno. Nessuna memoria attraversò la loro visuale, solo lo scuro bruno del soffitto.
Attimi della propria vita non sfiorarono la sua mente. Rimase soltanto il vuoto.
Tanto meglio, meno sguardi colmi di odiosa pietà a guardarla mentre cercava di strisciare verso una morte poco dignitosa;
quale morte era dignitosa?
Vedere realizzarsi la propria ambizione di crepare nella più completa solitudine l'aveva leggermente tranquillizzata; con le labbra che si coloravano appena per la mancanza di ossigeno, mimò il principio di una frase, che aveva udito infinite volte in ventiquattro anni.
Ma, alla seconda parola, si bloccò. L'immenso sforzo a voltare la testa di lato le costò una forte fitta di dolore, ma le permise di liberare la bocca e la faringe dal denso liquido rosso.
Esso bagnò il pavimento e sporcò i suoi capelli bianchi, di nuovo.
Tossendo, si prese qualche sofferente respiro, godendosi la piacevole sensazione che l'aria fresca, passando lungo la sua gola, le dava. I gelidi occhi, di nuovo vigili, puntarono le lucenti schegge di vetro, dalle quali un liquido chiaro colava ancora verso il parquet.
Stronzate.
Non ho fatto tutto ciò con il fine di morire per così poco.




Avvertenze e condizioni per l'uso:
L'ansia che sia deludente? Tanta.
Inoltre, questa robba doveva spiegare cose, ma visto che sono una f**king moody b**ch ho deciso che comunque volevo tenerla sula vago. E' divertente come non riesca a mettermi d'accordo nemmeno con me stessa, fantastico.
Ah, questa volta non ho messo la divisione in favore di uno scambio fra Tecna ed Icy nello stesso luogo (una in sogno, l'altra nella realtà.) Ci sono frasi che collegano i due periodi, collegando strettamente i due mondi a causa del collasso del Loop; spero non siano difficili da capire.
Vi ringrazio da morire per aver seguito questa storia, che è stata un travaglio fino all'ultimo perché mettere insieme i ragionamenti di Tecna con termini appropriati è dura damn. Ma sono felice che il mio lavoro e la mia fatica siano state premiate.
Qui si fa riferimento alla dimora che usarono le Trix in seguito alla distruzione del loro regno, dove vissero con la madre; ci sono degli accenni a una determinata scena, ma non ve la scrivo qui solo perché vorrei sapere cosa riuscite a dedurre: vi fornirò comunque una spiegazione. 
Spero che non vogliate uccidermi perché vi ho deluso/ho fatto un epilogo dove non si sa se la nostra testimonial Algida sopravvive o meno, e che vi siate goduti questa lettura dal primo capitolo fino a qui.
Ringrazio molto Ghillyam, TheSeventhHeaven e Tressa che mi hanno sostenuta fino a qui, ringrazio chi ha seguito la storia ed i lettori silenziosi, sperando che abbiate trovato ciò che cercavate. Ringrazio anche il mio prof di filosofia che ha spiegato benissimo Nietzsche, senza il quale tutto ciò non sarebbe venuto alla luce.
So che non vedrai mai questa storia perché rimarrà segreta (fuhuhuh), ma grazie.
Ora, non mi resta che salutarvi, rimandandovi alla prossima.
Perché sì, tornerò.


Mary


Una comunicazione di servizio: il mio nick presto cambierà da Still_Sane a Mary Rosemary
Ps:
Non volendo lasciare il dubbio logorante per aver deciso di rimanere vaga ed inconcludente (evviva me) vi rivelo la frase rimasta alla seconda parola sulle labbra di Icy.
Andrà tutto per il meglio.
La frase che il padre le ha rivolto nel capitolo precedente e che nel corso di tempo normale sarebbe la sua ultima frase, prima che lei fugga con la madre e le sorelle dalla capitale. Piano con i forconi.

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