Le cose che non ti ho mai detto

di beautiful_voice
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Prologo ***
Capitolo 2: *** Capitolo 1 ***
Capitolo 3: *** Capitolo 2 ***



Capitolo 1
*** Prologo ***


Le cose che non ti ho mai detto

Prologo


Se solo ti avessi detto che ti amavo forse ora tu saresti qua, accanto a me. Se solo ti avessi preso per mano quando tu con  un solo sguardo me l'avevi fatto capire, se solo ti avessi detto le cose che non ti ho mai detto, forse -forse- saresti ancora qua. Ma ormai è troppo tardi.

Guardo da lontano piangere i tuoi familiari, i tuoi amici, si guardano tutti tra di loro e s'interrogano sul perchè tu avessi fatto quel che hai fatto, senza dire niente a nessuno, senza lasciare niente a nessuno. Ma lo stesso loro non avrebbero mai capito, come io d'altronde, non ho mai capito il motivo per cui tu non abbia voluto lottare, il motivo per cui tu abbia deciso di distruggermi così tanto.
"Sephora, come stai?" mi giro verso Selene. La guardo dritta negli occhi e sforzo un sorriso.
"Bene" Selene mi guarda un ultima volta prima di abbracciarmi.
"Non avercela con lui, non ce la faceva più" a quella frase mi staccai, la guardai ancora una volta prima di girarmi verso la bara.
"La verità è che è sempre stato un codardo" a quell'affermazione, mi girai e uscì dalla chiesa. Avevo promesso a me stessa che quella sarebbe stata l'ultima volta che ti avrei visto, avevo promesso a me stessa di non farti visita, d'altronde ormai eri morto, anche se già lo eri da tempo.










*Angolo Autrice*

Ciao a tutti, è la mia prima fan fiction, per giunta "originale" ovvero che
non m'ispiro a nessun film/serietv/libri ecc ma semplicemente è tutto frutto della mia
fantasia. 
Spero che il prologo vi piaccia, fatemi sapere nel bene e nel male cosa ne pensate (le critiche sono bene accettate). 
-Beautiful_voice




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Capitolo 2
*** Capitolo 1 ***


Le cose che non ti ho mai detto

Capitolo 1


Era il 10 Ottobre 2000, di fronte all'appartamento in cui vivevo si stava trasferendo una nuova famiglia, i Baccelieri, quello era il loro cognome. Ogni qualvolta che lo sentivo non faceva altro che ridere, lo ritenevo buffo. La sera di quello stesso giorno, si iniziarono a sentire delle urla provenienti proprio da quella casa. I nuovi vicini non tardarono a farsi sentire. 
Erano urla strazzianti e in sottofondo si udiva il pianto di bambini spaventati. Io fui l'ultima a svegliarsi, mio padre, Marcello, si era già catapultato da 10 minuti circa a bussare alla porta dei nuovi vicini, cercando di fermare quel che stava accadendo. Fu seguito da li a poco dal resto della palazzina, ormai svegliata e in preda alla paura. 
All'improvviso la porta si aprì, ad aprirla fu un bambino, all'incirca si poteva dire avesse 4 anni, la mia stessa età di allora.
Il bambino non fiatava, nessuno fiatava in quella casa, le grida erano cessate. Si poteva notare un uomo svenuto a terra e una donna correre in bagno. 
"Piccolo, la mamma dov'è?" chiese mio padre. A quella domanda, la donna  uscì dal bagno recandosi alla porta d'ingresso e prendendo in braccio il bambino.
"Scusatemi tutti per il baccano, mio marito alle volte esagera con l'alcool.." la donna si rivolse alla folla che si era creata intorno alla porta d'ingresso. A quella affermazione tutti non fecero domande, guardorono un ultima volta la donna e tornarono nelle proprie case. Mio padre insieme a mia madre invitarono la donna, insieme ai suoi bambini a dormire da noi. Ricordo di essere stata contraria a quella domanda di mio padre perchè iniziai a piangere, non volevo quella gente dentro casa mia, avevo paura. Mia madre mi prese in braccio e mi porto in camera, mi aveva imposto di tornare a dormire e di smetterla di piangere. Restai a letto per tutto il tempo fino a quando mia madre non rientrò e mi presentò il bambino della signora. 
"Sephora, lui è Simone, stanotte dormirà con te" 
"Non voglio" risposi d'impulso, non lo volevo con me un bambino che non parlava, era strano. 
"Sephora fai la brava e fai spazio a Simone" non era di certo quello che volevo, ma non potevo fare altrimenti visto che mia madre ormai era tentata dal spostarmi di peso. Il bambino salì nel mio letto, senza rivolgermi il minimo sguardo, guardò un ultima volta mia madre e dopo di che chiuse gli occhi e si addormentò. Non riuscivo a sopportare il fatto che quel bambino fosse lì nel mio letto, non sopportavo il fatto che non parlasse e che non piangesse. Perchè ero più che sicura, che i pianti sentiti in precedenza, non fossero suoi, bensì dei suoi fratelli. Lui non aveva versato neanche una mezza lacrima. 
Il giorno seguente, quando mi risvegliai, il bambino non c'era più, questo non fece altro che rendermi felice, ma quella felicità durò poco perchè lo ritrovai seduto nel mio seggiolo, mentre mia madre gli dava da mangiare. Nessuno era interessato a me, ma solo a quel bambino.
"Mamma, dov'è la signora e gli altri bambini?" chiesi a mia mamma quando mi accorsi che la madre di Simone non era più là.
"Oh piccola ti sei svegliata? La mamma di Simone in nottata è tornata a casa insieme agli altri suoi figli, Simone è rimasto a dormire qua perchè ormai stava dormendo profondamente ed era un peccato che lo svegliassimo" mi sorrise mia madre. Scoppiai a piangere. Ma le mie erano lacrime di rabbia e sopratutto gelosia, odiavo quel bambino. In poche ore era riuscito ad ottenere tutte le attenzioni da parte di mia madre  e mio padre e questo sarebbe stato solo l'inizio.
Io e Simone eravamo gli opposti sin da sempre, sia caratterialmente che fisicamente. Lui era un bel bambino con i capelli castani e  gli occhi verdi, ma sin da piccolo nascondeva molti segreti, o meglio, nascondeva i suoi sentimenti. Da quando ho memoria di lui, solo una volta ha pianto e credevo che da li a poco si prosciugasse. Ha sempre parlato poco e non ha mai detto a nessuno se stava male o meno, ma io lo vedevo, lo capivo quando era triste o aveva bisogno di aiuto, e lo avrei tanto voluto capire anche quel giorno.
Io contrariamente, sin da bambina non sono mai stata una bellezza particolare , avevo lunghi capelli castani e occhi marroni, in più ero pure paffutella. Passavo le mie giornate o a piangere e a lamentarmi sempre o a ridere di gusto guardando la vita con positività. Perchè io sono sempre stata così, o troppo felice o troppo triste, non amavo le vie di mezzo. In poche parole ero una botta di vita. 
Crescendo io e Simone fummo obbligati a vederci ogni giorno. Quando il padre tornava ubriaco la sera, senza neanche più chiedere, lui veniva a stare da noi e i miei genitori ormai lo accoglievano come fosse loro figlio mentre io non facevo altro che trattarlo male. 
Era la sera del mio 11 esimo compleanno, stavo per spegnere le candeline quando bussarono alla porta. Mio padre andò ad aprire, era Simone. Tutti guardarono verso di lui, suo padre lo aveva picchiato e aveva un occhio nero, neanche quella volta lui aveva avuto un minimo di reazione. Mia madre, come tutti d'altronde, iniziarono ad interessarsi a lui non curandosi del fatto che era il mio compleanno, il mio momento. Spensi le candeline e mi chiusi in camera mia a piangere. 
Sapevo che i miei genitori non lo facevano di proposito, erano delle brave persone e dei bravi genitori, solo che con me non lo erano più di tanto. 
Io a Simone lo odiavo e lui odiava me, odiava il fatto che io piangessi sempre e che ogni qualvolta lui veniva a casa nostra io lo trattavo male. Io odiavo il fatto che nonostante lui non avesse alcuna reazione al comportamento di suo padre, tutti cercavano di compatirlo, ignorando invece me. 
Eppure, nessuno dei due, riusciva a stare l'uno senza l'altro.
E questo lo iniziammo a capire l'estate del 2010, quando io e lui avevamo 14 anni, in piena adolescenza e con gli ormoni a mille.



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Capitolo 3
*** Capitolo 2 ***


Le cose che non ti ho mai detto

Capitolo 2


Iniziammo le medie, lui scelse la mia stessa scuola e me lo ritrovai anche nella mia stessa classe. Fortunatamente conobbi Selene, lei era fantastica e bellissima. Era alta, mora, snella. Tutti le andavano dietro e come dargli torto?!. I miei anni alle scuole medie diciamo che non furono i migliori, diciamo anche che la pubertà non era stata generosa. Avevo un seno prosperoso portavo gli occhiali da vista ed ero abbastanza sproporzionata visto la mia vita piccola e le mie gambe grasse e per finire ero la più bassa della mia classe. La pubertà, con Simone, invece, era stata molto generosa. Lui era poco più alto di Selene, il pomeriggio andava in palestra con mio fratello e quindi era riuscito a farsi una bella tartaruga ed era ricercato da tutte le ragazzine del paese. 
Ogni volta che vedevo quelle ragazzine sbavargli dietro mi andava di andare da loro a prenderle a calci, erano davvero odiose, sopratutto con me perchè credevano che io potessi rubarle il "loro" Simone. 
Ma non sapevano che il mio problema di bassa autostima era proprio causato da Simone che ogni mattina sapeva come farmi sentire uno schifo.
"Oh bella bionda aspettami" mi girai nella direzione di Simone.
"Non sono bionda, coglione" gli dissi rallentanto così che lui potesse raggiungermi.
"E neanche bella s'è per questo, quattr'occhi" non gli risposi neanche, iniziai a picchiarlo e a prenderlo a morsi. Lui si dimenava, cercando di liberarsi. 
"Sei proprio un coglione" sbuffai quando lui riuscì a liberarsi.
"E tu dovresti girare con un sacco in faccia" stavo per picchiarlo quando ci raggiunge mio fratello, Fabrizio.
"Sephora, lascia stare Simone" 
"E' lui che ha iniziato" dissi quasi urlando
"Ormai hai 14 anni, cerca di crescere un poco" disse mio fratello difendendosi, come sempre, quell'altro.
Fabrizio aveva due anni in più di me, andava in terzo superiore, la sua scuola era proprio di fronte alla mia. 
"Sephora, ha ragione tuo fratello, cerca di crescere" fulminai Simone con lo sguardo, ma lui se ne fregò continuando a camminare e a prendermi in giro insieme a Fabrizio.
Se non ci fosse stata per tutto questo tempo Selene probabilmente mi sarei sentita sola. Lei è l'unica con cui posso parlare male di Simone e non lo difende, è l'unica che prende le mie parti e sono sicura che lo farà sempre. 
Ero sdraiata nel letto quando qualcuno bussò alla porta d'ingresso, a casa non c'era nessuno quindi fui obbligata ad alzarmi e aprire, anche se sapevo già chi avrei trovato.
"Mio padre è tornato.." non lo feci finire neanche di parlare che me ne ritornai nella mia camera lasciandolo entrare.
"Non c'è nessuno?" mi chiese.
"Secondo te?" risposi acidamente
"Hai le tue cose?"
"Se sei venuto a rompere sai benissimo dove si trova la porta" lui mi raggiunse in camera mia.
"Ti stai preparando per il test di domani?" mi chiese, sapevo già dove voleva arrivare
"Non ti passo il compito, sappilo"
"Ti prego Sephora, se non dovessi passare questo test, mi lasceranno il debito e questo significa recuperarlo in estate e quindi niente vacanze"
"Non m'importa, avresti dovuto studiare anzichè uscire con le ragazze" gli dissi.
"Ah ora ho capito" mi disse sorridendo.
"Cosa?" lo incitai
"Sei gelosa" a quella affermazione risi di gusto come non mai, tutto potevano dirmi ma no che ero gelosa delle ragazze che giravano intorno a Simone. Sinceramente non riuscivo a comprendere quelle ragazzine quando sbavavano dietro a qualcuno come lui. Si certo, era un bel ragazzo, come lo era Fabrizio, ma di certo non era Brad Pitt o Leonardo DiCaprio e poi, se lo avessero conosciuto caratterialmente, tutte sarebbero scappate da lui, ne sono certa.
"No, grazie" dissi fra una risata e l'altra
"Beh menomale, perchè in quel caso mi sarei dovuto preoccupare di friendzonarti" mi disse seriamente. Non avrei mai creduto dicesse sul serio, mi dava molto fastidio il fatto che lui potesse pensare che io lo abbia mai visto sotto quel punto di vista. Io non avrei mai potuto guardare Simone con altri occhi se non quelli di una semplice amica/vicina. Perchè eravamo questi io e lui, niente di più, niente di meno.
"Tranquillo" 
"Bene, comunque, mia madre ha decido di lasciare mio padre" mi disse all'improvviso. Mi girai nella sua direzione, cercavo di capire un qualche suo sguardo triste ma vidi solo degli occhi spenti che non mi trasmettevano niente, col tempo andava sempre di più migliorando e perfezionava le sue doti nel nascondere i suoi veri sentimenti. Ma io capivo cosa lui stesse provando, nonostante suo padre fosse quel che fosse, nei momenti "lucidi" era un buon padre. Alle volte li vedevo giocare a palla con gli altri fratelli nel campetto vicino al palazzo, sembravano proprio spensierati e alle volte, quando guardavo quelle scene, mi sembrava quasi impossibile credere che poi , quell'uomo, potesse trasformarsi in una bestia con la moglie e i figli stessi. Simone gli voleva bene, lo amava più della sua stessa vita, e avrebbe desiderato tanto che lui cambiasse. Ma alle volte, le scelte sbagliate dei genitori, portano alla distruzione totale dei propri figli e questo a Simone è costato caro.
"Tu che le hai detto?" chiesi mentre versavo un po' di acqua nel bicchiere
"Le ho detto che avrebbe dovuto fare come desiderava" era proprio questo quello che odiavo di lui, il fatto che non si mostrasse mai umano e che lasciava che gli altri stessero male al posto suo. Era questo quello che provavo in quel momento, tanta tristezza per lui.
"Ma è quello che desideri anche tu?" gli chiesi. Lui mi fissò e sembrò pensarci su, come se quella domanda rappresentasse la sua intera vita. Non vedere più suo padre, era proprio quello che desiderava?. Non rispose semplicemente, si alzò e andò ad accendere un po' di TV. Lo guardai mentre raggiungeva il divano, pensando fra me e me, se mai qualcuna o qualcuno riuscirà a leggergli dentro, magari salvandolo da quei pensieri che lo logorano. 
Ai tempi non avrei mai pensato che sarebbe stato impossibile salvarlo, speravo che almeno io ci riuscissi. Ma così non fu.
Erano veramente rare le volte che io e lui parlavamo di suo padre e di sua madre, e la cosa interessante era che lui ne parlava solo con me. Quindi in qualche modo rendeva il tutto speciale. Selene diceva che magari lui mi vedeva come una sorella e che essendo l'unica che non lo compatisco riesco a capirlo veramente, più degli altri. 
Nei giorni seguenti fu tutto normale tra me e Simone, lui prendeva in giro ed io lo picchiavo. Nel frattempo finalmente era arrivata l'estate e come ogni estate lui partiva con la sua famiglia per andare dai suoi nonni in Sicilia. Lo invidiavo ogni volta perchè anch'io desideravo tanto poter andare in Sicilia e lui questo lo sapeva bene, infatti ogni volta che era lì mi mandava foto del mare e dei vari paesaggi facendomi rimpiangere il fatto che i miei nonni fossero inglesi. 
"Simone quindi quando partirai in vacanza?" chiese mia madre
"Tra due giorni, a proposito, mia madre mi ha detto che se volete, Fabrizio e Sephora possono venire con noi" appena lo sentì dire quella frase corsi in cucina iniziando a pregare mia mamma affinchè potesse dire di si.
"Mamma ti prego, è il mio sogno sin da sempre"
"Sephora ma tua nonna non aspetta altro che vederti"
"Ho capito mamma, ma a Londra, in estate è la cosa peggiore. E poi la rivedrò per il suo compleanno a Ottobre" dissi sperando di convincerla
"Almeno faccia venire Fabrizio" disse Simone, gli diedi una gomitata nello stomaco
"Volevo dire Sephora, almeno faccia venire Sephora" disse tossendo.
"Va bene, ma solo se anche Fabrizio vorrà andare" saltai dalla gioia, finalmente avrei potuto vedere il mare della Sicilia da vicino e poterci fare il bagno. Tornai in camera iniziando a vedere quali costumi potessero starmi meglio, ma proprio nel momento in cui ne stavo provando uno a due pezzi entrò Simone. Non mi curai di coprirmi perchè mi avrebbe visto così per le prossime settimane e in più, per tutto il tempo passato inisieme non so quanti bagni nudi mia madre ci costringeva a fare.
"Ti conviene non metterti in costume con quelle cosce enormi" mi disse mentre era appoggiato alla porta. Continuavo a fissare la mia figura allo specchio non curandomi di quello che lui avesse detto, ero abbastanza abituata ad ogni tipo d'insulto uscito dalla sua bocca, quindi non mi toccava più di tanto.
"Ti conviene essere più umano se vorrai trovarti qualche ragazza in Sicilia" gli dissi
"A me importa solo dell'aspetto fisico, quindi non m'importa essere come quelli  che ti dicono -Sei bellissima anche con qualche chilo in più-, sei brutta? non ti guardo neanche." gli tirai un cuscino in viso.
"Spero davvero che t'innamorerai di qualcuno che non ricambierà mai i tuoi sentimenti" gli dissi
"Non importa, il mare è pieno di pesci" mi disse fissandomi e facendomi l'occhiolino. 
Due giorni dopo eravamo in Sicilia, alla casa a mare dai suoi nonni. La casa era enorme con tante comere da letto, la migliore era di certo quella che la nonna di Simone aveva dato a me, la cui finistra mostrava un mare dai colori meravigliosi. Amavo ogni cosa di quel posto e per la prima volta ringraziavo il cielo che Simone fosse entrato nelle nostre vite. 
"Sephora scendi a mare con noi?" mi chiese Fabrizio, stavo fissando il mare mentre scrivevo nel mio diario tutto quello che stavo provando in quei minuti. Mi misi il costume e scegli al mare con Simone e Fabrizio. Erano già passati un paio di giorni da quando eravamo arrivati, la mia pelle era abbronzata, i miei capelli si erano schiariti col sole e l'odore del mare ormai faceva parte della mia quoditianità. Non sarei mai più voluta andare via da quel posto. 
Nel tempo in cui eravamo in Sicilia, conobbi una ragazza, si chiamava Lidia. Legammo subito, era un po' pazza ed era come se Simone e Fabrizio avessero intorno due Sephore abbastanze scatente. Il mare per me e Lidia era come stare in paradiso, così tanti bellissimi angeli scesi in terra dal corpo scolpito. Eravamo riuscite a farci invitare ad una festa in spiaggia organizzata dai ragazzi della zona, Simone era stato invitato perchè si stava sentendo con una ragazza di là mentre mio fratello quella sera aveva preferito restare a casa perchè non si era sentito abbastanza bene. 
"Secondo te dovrei mettere una gonna di jeans o i pantaloncini?" chiesi a Lidia che mi fissava da un paio d'ore aspettando che mi decidessi.
"La gonna di jeans" disse
"Sicuro?" 
"Si!" urlò stanca.
"Tanto non ti cagheranno lo stesso" urlò dall'altra stanza Simone
"Pensa per te" risposi
"Lo faccio già, stasera mi scateno con Irene" mi disse, Irene, era il nome della ragazza con cui lui si stava sentendo, una bella ragazza, ma abbastanza facilotta, neanche due giorni che si conosceva con lui e aveva deciso di dargliela. Ma fortunatamente riusì a interromperli in tempo e per il resto delle volte ho cercato sempre di evitare che loro restassero da soli. Non volevo che Simone si potesse rovinare con una del genere e se l'avesse fatta rimanere incinta? Non potevo permetterlo che un altro Simone potesse vivere in questo mondo, già ne bastava uno.
Alla festa cercai di tenerlo sott'occhio, alle volte mi lasciavo trasportare dalla musica e dai ragazzi lì intorno ma qualche volta speravo che Irene e Simone non scomparissero all'improvviso. 
"Ehi ciao" mi girai nella direzione del ragazzo, era alto, biondo, molto carino.
"Mi chiamo Emanule" 
"Sephora" risposi sorridente
"Che bel nome" mi disse, gli sorrisi.
"Ti piace la festa?" mi chiese porgendomi un bicchiere di birra
"Si molto" risposi
"Quanti anni hai? io 17" mi disse , se gli avessi detto che avevo solo 14 anni mi sarei sentita abbastanza in imbarazzo e sono sicura che sarebbe scappato di lì a poco. Così mentii, come faceva Simone o Lidia
"Io ne ho 16" dissi cercando di essere il più convincente possibile
"Capisco, sei in vacanza?" mi chiese
"Si, con mio fratello e la famiglia del mio vicino di casa" dissi buttando un occhiata di tanto in tanto a Simone che nel frattempo si era accorto della mia nuova compagnia e sembrava quasi sbalordito.
"Capisco, ti va di allontanarci per parlare meglio? la musica è troppo alta" annui con la testa, non credevo stessi facendo qualcosa di male, avvertii Lidia che nel frattempo era riuscita ad agganciare un ragazzo e seguì Emanuele, mi girai un ultima volta e Simone non era più là, probabilmente, era riuscito ad allontanarsi con Irene. Ma ormai non m'importava più, finalmente un ragazzo che non era il mio vicino di casa mi aveva rivolto la parola e si era interessato a me. Eravamo seduti su uno scoglio mentre guardavamo le stelle, mi chiese della scuola, se andavo bene, se mi piaceva la Sicilia e se avevo qualche ragazzo a casa che mi aspettava. All'ultima domanda risi, probabilmente non mi aveva visto bene.
"Perchè ridi?" mi chiese
"Perchè è impossibile che piaccia a qualche ragazzo" dissi, lui mi guardò con una faccia interrogativa.
"Perchè? sei una bella ragazza" a quell'affermazione arrossì e non mi capitava spesso, come non capitava che qualche ragazzo mi mostrasse attenzioni o che addirittura mi dicesse che fossi bella.
"Bhe grazie" abbassai lo sguardo imbarazzata, lui mi accarezzò il viso, fece si che lo guardassi negli occhi e mi baciò. Quello era il mio primo bacio, era come mi se mi ritrovassi in un film. Chiusi gli occhi e semplicemente mi lasciai trasportare. Emanuele si stacca bruscamente.
"Che cazzo fai!" urla verso qualcuno, era Simone. Non potevo crederci, Simone, il mio vicino, aveva pisciato di sopra ad Emanuele. 
Era riuscito a rovinare il momento più bello della mia vita è proprio quel giorno che capii che Simone era nato per distruggermi la vita.

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