Patto Tra Nemici

di Bay Stallion
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Incontro di Mezzanotte ***
Capitolo 2: *** L'Accordo ***
Capitolo 3: *** Ritorno a Hogwarts ***
Capitolo 4: *** Ricatti ***
Capitolo 5: *** La Verità ***
Capitolo 6: *** Controincantesimi ***
Capitolo 7: *** Serra n.3 ***
Capitolo 8: *** Cambiamenti ***
Capitolo 9: *** Il Piano ***
Capitolo 10: *** Gelsomino ***
Capitolo 11: *** Avvelenamento ***
Capitolo 12: *** Una Nuova Speranza ***
Capitolo 13: *** Un Gesto Inaspettato ***



Capitolo 1
*** Incontro di Mezzanotte ***


Abituata alla candida civetta di Harry e al piccolo Leotordo di Ron, che le consegnavano la maggior parte delle sue lettere, Hermione fu sorpresa di scorgere dalla sua finestra un allocco dal piumaggio ben curato avvicinarsi alla sua finestra, era strano quasi quanto il fatto di ricevere la posta via gufo nel mondo babbano.
Per quanto la situazione fosse strana, il gufo sembrava proprio venire nella sua direzione. La ragazza si fece da parte per lasciarlo passare e, con molta perplessità, sfilò la lettera dalla zampa tesa del gufo. La sua sorpresa fu ancora maggiore quando lesse il nome del mittente: Draco Malfoy.
<< Non è possibile>> disse decisa scuotendo la testa. Perché mai Malfoy avrebbe dovuto mandarle una lettera? Durante le vacanze estive poi...
Riluttante aprì la busta e cominciò a leggere la lettera:
Granger, so che ti sembrerà strano ricevere una lettera da me, ma ti chiedo di fare uno sforzo e continuare a leggere prima di gettarla nel camino. Ho bisogno del tuo aiuto, anche se non posso spiegarti subito il perchè, immagino che tu conosca la motivazione – "le lettere possono essere intercettate" pensò Hermione –ma se accetterai di incontrarmi ti spiegherò tutto nei minimi dettagli, hai la mia parola. Ti assicuro che non te lo chiederei se non fosse un'emergenza. Se sarai disposta ad ascoltarmi, ti farò sapere luogo e orario dell'incontro. Aspetto la tua risposta via gufo.
Draco
Doveva trattarsi sicuramente di uno scherzo. Draco Malfoy, il ragazzo che odiava per principio tutti i Nati Babbani, che chiedeva aiuto a lei, Hermione Granger, e addirittura le proponeva di vedersi. Sebbene l'intera circostanza fosse assurda (per non dire ridicola), la curiosità di Hermione era troppa per rinunciare ad un'opportunità del genere. Scarabocchiò una risposta su un foglio di pergamena che teneva sulla scrivania:
Se il tuo obiettivo era quello di lasciarmi senza parole, devo ammetterlo, ci sei riuscito in pieno. È molto strano ricevere unatua lettera dal nulla, forse anche troppo per rinunciare a sapernedi piú. Fammi sapere dove dobbiamo incontrarci.
Hermione
Legò la risposta alla zampa dell'allocco e lo guardò spiccare il volo dal davanzale della sua finestra fino a diventare un puntino in lontananza. << Che strano >>
Il giorno dopo Hermione non aveva dimenticato quello che era successo, anzi, non era riuscita a pensare ad altro. Non si era sentita di raccontare il tutto a Ron e a Harry, i quali avrebbero sicuramente disapprovato la sua decisione, in ogni caso voleva prima scoprire che cosa stava succedendo.
Era seduta a gambe incrociate sul divano del salotto di casa sua, i suoi genitori erano usciti. Si mordicchiava il pollice mentre pensava a cosa potesse volere Malfoy da lei, lui che per anni l'aveva derisa e umiliata perché i suoi genitori erano Babbani, ora voleva il suo aiuto. Doveva essere proprio disperato. Guardava il caminetto spento di fronte a lei, pensando che forse avrebbe davvero dovuto bruciare la lettera senza leggere il resto, almeno si sarebbe risparmiata quei tormenti.
Poi senza alcun preavviso delle fiamme color smeraldo si accesero nel mezzo del camino e lei vide qualcosa vorticare al loro interno. Quando il fuoco si spense andò a recuperare la piccola scatola, alla quale era legato un biglietto: Indossalo stasera a mezzanotte. D.
Rimosse in fretta il nastro di seta bianco che ricopriva la piccola scatola di velluto blu e ne estrasse un fermacapelli d'argento che aveva l'aria di valere una fortuna. "Deve essere una passaporta".
Fino a tarda sera, continuò a rileggere la lettera, incredula di fronte a quelle parole. Ormai ne conosceva ogni virgola a memoria. Non disse niente ai suoi genitori per non spaventarli: loro non sapevano niente di Voldemort e del periodo di terrore che stava vivendo il Mondo Magico, sicuramente si sarebbero allarmati più di quanto fosse necessario, mentre lei sapeva che finchè si trovava sotto la guida di Silente, sarebbe stata al sicuro.
"non te lo chiederei se non fosse un'emergenza" quale poteva essere questa emergenza tanto grande da costringerlo a chiedere il suo aiuto?
Con questi quesiti a vorticarle nel cervello, alle undici e mezza finse di andare a dormire, augurando ad entrambi i suoi genitori la buonanotte, salì in camera sua e si sistemò il fermacapelli in testa, che scoprì pesare molto più di quanto pensasse. Infine pregò che quei minuti passassero il più velocemente possibile.
23:58
Era quasi il momento, ormai. Aveva il fiato corto, se l'avessero minacciata?
23:59
Come le era venuto in mente di accettare, i Malfoy la detestavano...
00:00
I suoi piedi si staccarono dal pavimento e in un secondo non era più in camera sua, ma in un ampio salone con il pavimento di pietra. Di fronte a lei c'era una grande scala che immaginava portasse alle camere da letto. Sulla destra un camino di marmo sormontato da uno specchio. Al centro della sala un grande lampadario di cristallo, decorato a mano. "Accidenti".
Indugiò sul posto per qualche istante prima di accorgersi di Narcissa Malfoy che avanzava verso di lei da un corridoio alla sua sinistra << Signorina Granger, che piacere sapere che ha accettato l'invito del nostro caro Draco >> ma il suo sguardo non trasmetteva neanche l'ombra di un qualche compiacimento.
<< Salve, signora Malfoy >> sorrise in maniera cordiale Hermione
<< Puoi chiamarmi Narcissa. Mio marito dovrebbe essere qui a momenti con mio figlio. Loro ti spiegheranno tutti i particolari >> Hermione annuì.
Trascorse qualche minuto guardandosi intorno, nel più totale imbarazzo, poi le fiamme del camino divennero improvvisamente verdi e due sagome ne vennero fuori, spargendo cenere sul pavimento immacolato. Draco, che durante l'estate era cresciuto di parecchi centimetri, incrociò per un momento lo sguardo di Hermione, ma lo distolse subito. Suo padre invece, Lucius Malfoy, spalancò i suoi occhi grigi mentre un mezzo sorriso aleggiava sul suo volto << Signorina Granger, ci rincontriamo >>
Hermione colse la lieve nota di provocazione, infatti anche lei ricordava bene l'ultima volta in cui aveva parlato con Malfoy senior. Fu allora che quell'uomo aveva deriso lei e la sua origine Babbana, e fu allora che aveva capito che tipo erano i Purosangue, ringraziando di non esserlo anche lei.
<< Buonasera, signor Malfoy >> questa volta non sorrise come aveva fatto con Narcissa. << Draco >> si rivolse al ragazzo con un cenno della testa, che lui ricambiò << Come va, Granger?>> disse, guardando distrattamente le fiamme nel camino.+
<< Avremo tempo per chiacchierare più tardi, adesso direi di dedicarci al motivo per cui le abbiamo chiesto di venire fin qui >> il signor Malfoy sembrava impaziente di liberarsi di lei, non che volesse rimanere.
<< Si accomodi pure in cucina, signorina Granger >> propose Narcissa, con finta gentilezza.
<< Certo >> rispose Hermione, senza distogliere lo sguardo dal signor Malfoy.
 

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Capitolo 2
*** L'Accordo ***


Narcissa indicò il corridoio dal quale era entrata, e tutti e quattro entrarono nella cucina di casa Malfoy. Draco si era seduto di spalle alla porta e, scostando una sedia accanto alla sua, fece cenno a Hermione di sedersi accanto a lui. Suo padre si sistemò di fronte a loro mentre Narcissa andava a preparare il tè, alle loro spalle.
<< Presumo che il tuo amico Potter ti abbia riferito ciò che è accaduto al Ministero, qualche tempo fa >> cominciò il signor Malfoy
<< C'ero anche io quella notte >> rispose pronta Hermione
<< Oh già, quasi dimenticavo >> sorrise debolmente.
<< Presumo sia inutile negare il legame tra me e il Signore Oscuro. Oramai quasi tutti ne sono a conoscenza >> Hermione non disse nulla, ma non distolse lo sguardo dai suoi occhi, così simili a quelli di suo figlio.
<< Tuttavia, per quanto io gli sia molto fedele, di recente il Signore Oscuro ha preso di mira anche un altro membro della famiglia>> e il suo sguardo si sposto su suo figlio. Draco che lavorava per Voldemort? Hermione spalancò gli occhi per la sorpresa e si girò alla sua sinistra per guardarlo, anche lui alzò lo sguardo verso di lei.
<< Temo purtroppo che condurre una vita simile a sedici anni possa essere, come dire, destabilizzante >> guardò Hermione come per soppesare la sua reazione << E' per questo che io e mia moglie Narcissa abbiamo deciso che per il bene della nostra famiglia sarebbe meglio che entrambi andassero via da questa città in un posto dove l'Oscuro Signore non possa trovarli >>
Volevano scappare? Che Hermione ricordasse mai nessuno era riuscito a sfuggire alle grinfie di Voldemort, a parte Harry.
<< E io che cosa c'entro in tutto questo? >> chiese cercando di nascondere lo stupore.
<< Ci stavo arrivando >> riprese l'uomo con impazienza
<< Io mi occuperò di Narcissa e confido che riuscirò a trovare facilmente un modo per farla fuggire. Il suo compito, sarà quello di pensare a mio figlio Draco >> Hermione guardò con la coda dell'occhio il ragazzo, che teneva la mascella serrata e fissava la punta delle proprie scarpe.
<< Che cosa? E perché mai dovrei farlo io? >>
<< Abbiamo bisogno di qualcuno dall'interno della scuola, qualcuno che sia abbastanza sveglio da riuscire ad aggirare la sicurezza e fare in modo che Draco possa fuggire senza essere rintracciato, e stando a ciò che mio figlio mi racconta, lei è la persona che stiamo cercando >> la ragazza fu sorpresa da quell'affermazione che aveva quasi assunto la parvenza di un complimento.
<< Perché deve fuggire mentre si trova a Hogwarts? Potrebbe farlo molto più facilmente quando si trova qui, no? >>
<< In questo momento tengono d'occhio ogni movimento sospetto. Una mossa del genere sarebbe fin troppo prevedibile. Bisognerà agire nel momento in cui abbasseranno la guardia e quale momento più opportuno, se non durante l'anno scolastico? >> concluse come se fosse ovvio.
<< Quindi il mio compito dovrebbe essere quello di fargli lasciare Hogwarts di nascosto?>>
<< C'è anche un'altra cosa>> Draco prese la parola per la prima volta da quando si erano seduti. Nel frattempo Narcissa aveva portato il tè a tavola. Hermione versò un po' di latte nella sua tazzina e ne bevve un sorso.
<< Chiunque abbia il Marchio Nero può essere rintracciato da Tu-Sai-Chi. Tu devi fare in modo che lui non possa trovarci >>
<< Aspetta, credevo che solo i Mangiamorte avessero il... >> ma lasciò la frase a metà quando, con un brivido di orrore, vide Draco tirarsi su la manica del braccio sinistro e mostrare un tatuaggio a forma di teschio, dalla cui bocca usciva un serpente. La pelle arrossata, come se fosse stato fatto da poco.
 
Bevve un altro sorso di tè mentre tentava di metabolizzare il tutto.
<< E' impossibile creare un incantesimo del genere >>
<< Non per te >> disse Draco guardandola negli occhi << Ti ho già vista fare l'impossibile, Granger. Tu e gli altri avete affrontato Tu-Sai-Chi altre volte nel corso degli anni e ne siete sempre usciti vivi, soprattutto per merito tuo >> non aveva mai sentito parole tanto gentili uscire dalla sua bocca.
<< E perché dovrei farlo? >>
<< Pensavo ci tenessi a liberati finalmente di me >> disse il ragazzo ironicamente accennando un sorriso, anche se lei aveva percepito una nota di tristezza nella sua voce.
<< Conosco persone molto influenti. Se deciderà di darci una mano con il nostro "progetto" io farò in modo di tenere lei e la sua famiglia al riparo dal Signore Oscuro >> L'avevano colpita nel suo punto debole. Con tutto quello che stava succedendo, tra morti e feriti, più di qualsiasi altra cosa avrebbe voluto tenere i suoi genitori al sicuro. << Vivendo nel mondo Babbano, dovrebbe essere più facile nascondervi rispetto agli altri >>
<< A quanto pare essere una Mezzosangue ha i suoi vantaggi >> disse guardando Lucius Malfoy con superiorità, come se improvvisamente la situazione si fosse ribaltata: erano loro quelli vulnerabili adesso.
Nonostante tutto non era ancora convinta fino in fondo. Le sembrava di agire alle spalle dell'Ordine, dei suoi amici, le sembrava quasi di passare dalla parte dei Mangiamorte, eppure c'era qualcosa che la spingeva a volerli aiutare. Sebbene si trattasse dei Malfoy, erano comunque una famiglia desiderosa di stare insieme, almeno in questo non ci vedeva nulla di male.
Più tardi Lucius ricevette una chiamata urgente e fu costretto ad andarsene, così Hermione rimase sola con Draco e Narcissa.
<< Lo capisco se non vuoi farlo >> disse Draco interrompendo il silenzio
<< Avevo proposto a mio padre di chiedere aiuto ai suoi amici del Ministero, ma lui dice che non servirebbe a nulla, perché se lo incastrassero finirebbero nei guai anche quelli che lo hanno aiutato >> alle sue spalle, Narcissa soffocò un singhiozzo. << Sospettano già che all'interno del Ministero ci siano dei Mangiamorte, ma non ne hanno mai avuto la conferma. Invece non si aspetterebbero mai un aiuto dall'interno della scuola >>
<< E come fa a sapere che non scopriranno che sono coinvolta? >>
<< Tu sei l'ultima persona di cui sospetterebbero. È per questo che sei perfetta per questo compito. Tu fai parte delle famiglie dell'Ordine, sono anni che combatti insieme a Potter contro Tu-Sai-Chi >>
Sapeva che cosa stava pensando in quel momento. Si sentiva in colpa perchè voleva aiutare due Mangiamorte a scappare.
<< Siamo stanchi di vivere in questo modo. Non stai aiutando i Mangiamorte, Hermione, ci stai dando la possibilità di ricominciare da capo >> era strano sentire il suo nome pronunciato da lui.
<< Mio padre dice che il momento giusto per agire è durante l'anno scolastico, ed è stato quando ha nominato Hogwarts che si è ricordato di te e di quello che tu e gli altri avete fatto in passato >> c'era rabbia nella sua voce, come se in qualche modo rimproverasse a suo padre questa decisione. Fu allora che si accorse di quanto Draco fosse cambiato, e non solo per l'altezza.
Forse fu proprio questa consapevolezza a smuoverla. In passato aveva pensato che niente al mondo avrebbe mai potuto togliere quel sorrisetto beffardo dal volto di Draco Malfoy, e invece adesso se ne stava lì, nella sua cucina, ad ascoltare le sue richieste di aiuto, mentre lui guardava verso il basso, rassegnato. Fu questo a farle cambiare idea.
<< D'accordo, ti aiu... vi aiuterò>> si corresse guardando sua madre che ancora piangeva. Lei sorrise, questa volta fu un sorriso sincero, di gratitudine.
Circa mezz'ora più tardi il ragazzo le mise tra le mani un secondo oggetto da usare come passaporta per tornare a casa, questa volta si trattava di un medaglione d'argento, con un piccolo ciondolo dalla forma circolare, uno di quelli che si aprono per mettere le foto.
<< Oh, aspetta >> mentre si chiedeva quanti galeoni dovesse valere si ricordò del fermacapelli che teneva ancora in testa, ma quando provò a sfilarselo Draco le bloccò la mano << Tienilo. Tieni anche la collana, considerali come un ringraziamento per essere venuta fin qui >> Hermione restò sbalordita da quelle parole, soprattutto perché ne parlava come se si fosse trattato di un souvenir. << Ehm... grazie >>
Una volta a casa (Erano circa le due e mezza del mattino) Hermione si infilò finalmente nel letto, sebbene ogni sua speranza di dormire fosse stata inevitabilmente cancellata. Avrebbe aiutato i Malfoy a fuggire, ancora non poteva credere di aver accettato. Non si sentiva capace di trovare ciò che gli serviva. Pur ammettendo che fosse riuscita a trovare il modo per far evadere Draco da Hogwarts, neanche consultando ogni singolo volume della biblioteca sarebbe riuscita a trovare qualcosa di cosí potente da annullare il potere del Marchio Nero, ne era certa.
Eppure aveva accettato, non avrebbe potuto sopportare l'idea di essere la causa della distruzione di una famiglia. Non lo avrebbe mai permesso.
Si rigirò il medaglione tra le mani e notò qualcosa che sporgeva dall'interno del ciondolo. Lo aprì e ne estrasse un foglio ripiegato su se stesso, dove riconobbe la stessa calligrafia della prima lettera.
Non volevo dirlo davanti ai miei genitori, ma sono felice che tu abbia accettato. Non pensavo di meritare il tuo aiuto, dopo tutto quello che ho fatto. Sappi che non lo dimenticherò quando ci rincontreremo a Hogwarts.
Draco
Che cosa voleva dire? Avrebbe smesso di prenderla in giro? Voleva esserle amico? Non ne aveva idea, ma immaginò che presto o tardi lo avrebbe scoperto comunque. Poi si ricordò di Harry e Ron, e il solo pensiero di dirgli tutto fu come ricevere un calcio nello stomaco. Che cosa avrebbero detto se lo avessero scoperto? "Stai fraternizzando col nemico" riusciva già a sentire Ron che le faceva la predica mentre Harry la guardava con un misto di rabbia e orrore.
Durante la notte la sua mente lavorò frenetica, e solo alle cinque riuscì ad addormentarsi. La mattina successiva si sentiva stordita e confusa più del giorno prima, si chiese addirittura se si fosse sognata tutto, poi lo sguardo le cadde sul fermacapelli e sulla collana e capì che invece era tutto vero.
Concluse che i suoi amici non avrebbero dovuto sapere niente di quella storia, perché ne andava del loro rapporto, così decise di scrivere una lettera a Draco
Farò tutto il possibile per mettere al sicuro te e tua madre, darò il massimo per fare in modo che la tua famiglia resti unita, ma ho una condizione. Per quanto sarei stata felice di non essere tormentata da te e dai tuoi compagni di Serpeverde devo chiederti di fingere che non sia cambiato nulla. Harry, Ron e gli altri non approverebbero mai quello che sto per fare e ci tengo troppo alla loro amicizia per rinunciare a loro.
Quando ci rivedremo a scuola, dovrai comportarti come hai sempre fatto, NESSUNO deve sospettare che ti sto aiutando. Dovrebbe essere meglio anche per la tua stessa sicurezza, se nessuno nota segnali strani puoi passare più facilmente inosservato. Non credo ti sarà troppo difficile accettare la mia richiesta.
Hermione
La lettera venne spedita per via tradizionale, perché Hermione non aveva un gufo. Non ricevette mai una risposta, ma sperò vivamente che l'avesse ricevuta, così si preparò a trascorrere ciò che le restava delle vacanze estive, cercando di non pensare a qualunque cosa riguardasse la scuola, Voldemort o i Mangiamorte, di quello si sarebbe preoccupata a settembre.

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Capitolo 3
*** Ritorno a Hogwarts ***


Dopo qualche settimana con i suoi genitori, per tenere unite le famiglie dei membri dell’Ordine, Hermione fu invitata a trascorrere il resto dell’estate alla Tana, insieme a Ron e a Harry. Le era dispiaciuto lasciare i suoi prima del previsto, ma si disse che era per il loro bene.
Trascorsero la maggior parte delle loro giornate chiacchierando, giocando a Quidditch nel giardino, e discutendo dei risultati dei loro G.U.F.O, e quel giorno Hermione tentava di curare l’occhio nero lasciatogli dal cannocchiale tirapugni di Fred e George (senza riuscirci).
A Diagon Alley avevano incontrato Malfoy e lo avevano pedinato fino a Borgin & Burke, perché Harry sospettava che nascondesse qualcosa dopo averlo incontrato da Madame Malkin. Narcissa e Draco non avevano accennato minimamente al loro incontro all’inizio dell’estate e si comportarono come loro solito (<< Chi ti ha fatto un occhio nero, Granger? Vorrei mandargli dei fiori >>) ma non se ne lamentò, anzi, ringraziò mentalmente il ragazzo.
Quando lo videro aggirarsi da solo per la stretta via che conduceva a Notturn Alley, dalla vetrina di Tiri Vispi Weasley, anche Hermione acconsentì a seguirlo, perché se era da solo significava che aveva in mente qualcosa di cui sua madre non era a conoscenza.
Da Borgin & Burke avevano ascoltato la sua conversazione con il proprietario attraverso le Orecchie Oblunghe di Fred e George. Draco lo stava minacciando, e voleva che qualcosa venisse riparato. Inizialmente non voleva dargli retta ma poi, Draco gli aveva mostrato qualcosa che lo aveva terrorizzato, e aveva acconsentito ad aiutarlo. Non riuscirono a vedere cosa fosse, ma Hermione era certa che fosse il Marchio Nero, anche se non lo avrebbe detto ai suoi amici.
I ragazzi avevano tentato di scoprire a quale oggetto si stesse riferendo, ma il proprietario fu irremovibile. Hermione sentiva che i Malfoy non le avevano raccontato proprio tutto quella sera, così si disse che lo avrebbe scoperto per conto suo.
Il primo settembre alle undici in punto si trovavano di nuovo sull’Hogwarts Express. Mentre trascinava il suo baule alla ricerca di uno scompartimento libero, Malfoy le passò davanti con il solito gruppetto di Serpeverde, senza dare alcun segno di averla vista. In effetti, sembrava non vedere nessuno. Camminava con la testa bassa e sembrava pensieroso.
Lei sapeva che cosa si celava dietro il suo sguardo. Sulla Gazzetta del Profeta aveva letto dell’arresto di suo padre appena qualche settimana prima, e adesso era solo tra gli altri Mangiamorte. Sfortunatamente anche Harry sapeva dell’arresto e aveva cominciato a fare due più due. Ripensò alla conversazione che avevano avuto il giorno prima
<< E’ un Mangiamorte >> Hermione quasi si strozzò quando aveva pronunciato quella parola. Come aveva fatto a capirlo così in fretta? Che cosa avrebbe dovuto fare lei? Decise di agire nella maniera più razionale che le venne in mente. << Che cosa ti fa pensare...? >> a questa domanda Harry si lanciò nella spiegazione dello strano comportamento di Malfoy, di quando aveva mostrato “qualcosa” a Borgin, e di quando da Madame Malkin aveva impedito che lei gli toccasse il braccio << Credo che volesse solo andarsene, Harry >> era certa che non sarebbe bastato a convincerlo, dopotutto lui era Harry Potter…
<< Ti muovi o no? Il baule pesa e Leo sta impazzendo >> Ron la ridestò dai suoi pensieri mentre avanzavano lungo il corridoio, diretti allo scompartimento dei prefetti, sul fondo del treno.
<< Queste sono le istruzioni per quelli del primo anno, prendetene uno ciascuno >> Ernie Mcmillan distribuiva fotocopie da una pila che teneva tra le braccia.
<< Non possono metterci a guardia dei corridoi quattro giorni a settimana, quando avremo il tempo di studiare? >> Hannah Abbott leggeva sconvolta i nuovi orari
<< Chi se ne importa dello studio. Quando ci alleneremo per il Quidditch? >>
I successivi minuti trascorsero nella confusione più totale, perché tutti erano scontenti dei nuovi orari e tentavano di prendersela con Ernie, che distribuiva le fotocopie << Non li ho mica scritti io! >>
Nel tumulto generale Hermione si sentì tirare per un braccio e si ritrovò fuori dallo scompartimento con Malfoy. << Che cosa voleva dire quella lettera? >>
<< Come? >> la ragazza non capì immediatamente, ma dal tono con cui lui le aveva parlato, sembrava piuttosto infastidito.
<< Quella che mi hai mandato all’inizio dell’estate. Perché dovrei continuare a trattarti male? >>
Adesso aveva afferrato il problema. Era sorpresa dal vederlo così arrabbiato. In fondo negli anni precedenti non aveva mai avuto problemi a trattarla nel modo in cui la trattava. Anche durante il loro incontro a Diagon Alley le era sembrato tutto normale.
 << Semplicemente che non voglio che i miei amici sappiano quello che sta succedendo >> bisbigliò, anche se con tutto il rumore proveniente dallo scompartimento, nessuno avrebbe fatto caso a loro due.
<< Vuoi dirmi che non sanno nulla? >> alzò un sopracciglio, scettico.
<< Certo che no! E non ho nessuna intenzione di dirglielo >> incrociò le braccia per sottolineare la fermezza della sua posizione. Improvvisamente Draco si rabbuiò, come se non si aspettasse una risposta del genere. Era veramente strano…
 << Bene >> si sistemò la divisa << Allora ci si vede, Sanguemarcio >> sottolineò l’ultima parola con particolare enfasi mentre le girava le spalle e spariva lungo il corridoio, e rivide la stessa espressione di disprezzo che da cinque anni a quella parte le aveva sempre riservato.
Mentre tornava nel suo scompartimento, Hermione passò davanti a quello di Serpeverde ed evidentemente l’umore di Draco non era migliorato. Se ne stava con la testa poggiata sulle gambe di Pansy Parkinson e fissava il soffitto, senza dire una parola.
Ginny era tornata dall’incontro con Lumacorno e tutti gli altri stavano mangiando alcune caramelle prese dal carrello. << Harry dov’è? >>
Non si fece rivedere durante tutto il resto del viaggio “Forse Lumacorno lo ha trattenuto”, in fondo lui era Il Prescelto, tutti volevano conoscerlo, e aveva sentito parlare di Horace Lumacorno abbastanza da capire che tipo era.
Quando ormai tutte le luci del treno erano accese e fuori dai finestrini era tutto buio, i ragazzi intravidero la fermata di Hogsmeade da lontano.
<< Sarà meglio mettersi le divise >> suggerì Ginny rivolgendosi a Neville e Luna.
Harry non era ancora tornato ed Hermione cominciò a preoccuparsi. Scesero dal treno e si guardarono intorno. Da lontano Hermione riconobbe qualcuno di familiare << Tonks! >> la giovane strega fece un cenno di saluto ai ragazzi, quando si avvicinarono. << Come state, ragazzi? >>
<< Bene, a parte il fatto che abbiamo perso Harry >> intervenne Ron
<< Che vuol dire che lo avete perso? >>
<< Non lo vediamo da quando è andato nello scompartimento di Lumacorno, può darsi che sia sceso prima di noi e non lo abbiamo visto >>
<< Darò un’occhiata >>
<< Grazie >>
Tonks era molto cambiata da quella notte al Ministero, da quanto avevano capito la morte di Sirius l’aveva sconvolta. Camminando si prese una spallata da Pansy Parkinson, e dietro di lei, Draco Malfoy camminava sogghignando.
 
Durante la cerimonia dello Smistamento Hermione notò quanto sembrassero piccoli i ragazzini del primo anno e, con nostalgia, ripensò a quando aveva varcato il portone d’ingresso della scuola per la prima volta. Quando si era sentita parte di un nuovo mondo, di cui aveva sentito parlare solo nelle favole, il suo mondo. Ricordò quanto fosse bello non doversi preoccupare di nulla: Voldemort era sparito da circa dieci anni, i maghi e le streghe che erano stati suoi seguaci erano rinchiusi ad Azkaban, tenuti a bada dai Dissennatori. L’unica cosa che richiedeva il suo impegno erano i voti scolastici.
Adesso invece eccola lì, al sesto anno, ormai cresciuta, con Voldemort e i Mangiamorte a piede libero, il pericolo di un attacco da un momento all’altro, il terrore che la invadeva ogni volta che riceveva la Gazzetta del Profeta, temendo di dover leggere della sparizione di una persona cara… Decisamente molte cose erano cambiate rispetto a sei anni prima.
Di Harry ancora nessuna traccia, Ron non se ne preoccupava più di tanto << Forse si è fermato a parlare con Hagrid e si è dimenticato di guardare l’orologio >> anche Hagrid era in ritardo.
<< Era sul treno con tutti noi, non può essergli successo niente di male, stai tranquilla >> tentò di rassicurarla, eppure lei non era convinta.
Dalla parte opposta della Sala Grande Malfoy stava raccontando qualcosa ai suoi compagni e, a giudicare dalle loro facce, doveva essere molto divertente, e solitamente un solo argomento era in grado di suscitare tanta ilarità tra di loro…
Finalmente, poco prima del dessert, Harry entro nella Sala Grande. Aveva un aspetto terribile
<> aveva il volto tutto coperto di sangue. Harry spiegò che Malfoy lo aveva beccato a spiarlo nel suo scompartimento e gli aveva rotto il naso. Ecco spiegato cosa ci fosse di tanto divertente.
Il giorno dopo a colazione si parlava dei nuovi orari, ma Harry aveva la testa altrove. Stava ancora pensando a quello che aveva sentito il giorno prima nello scompartimento di Serpeverde. Hermione si comportò normalmente, fingendo di essere sorpresa dalle sue parole. In parte lo era davvero, perché non sapeva nulla di questa “missione”, ma doveva stare molto attenta a non lasciarsi sfuggire niente riguardo al fatto che Draco fosse un Mangiamorte.
Dopo la prima lezione di Difesa contro le Arti Oscure con Piton (era così strano vederlo insegnare quella materia), durante il pomeriggio, si recarono nei sotterranei per la doppia ora di Pozioni con Lumacorno. La stanza era fumante di pozioni appena preparate, che Hermione riconobbe immediatamente, guadagnandosi punti extra per la sua casa. Di tutte le pozioni che aveva visto in vita sua, l’Amortentia era sicuramente quella più affascinante. Avrebbe volentieri passato le successive due ore a godersi quel profumo di erba appena tagliata, pasta di dentifricio, pergamena nuova e… arrossì quando percepì l’odore inconfondibile di frutti di bosco, che aveva sempre associato a Ron.
La lezione stava per terminare e mentre tutti erano impegnati ad aggiungere gli ingredienti finali alle loro pozioni, un colpo di tosse palesemente finto attirò l’attenzione di Hermione, che alzò lo sguardo dalla sua radice di valeriana e guardò dritta al tavolo di Serpeverde, dal quale Malfoy la stava fissando.
Senza farsi vedere dagli altri il ragazzo colpì leggermente il suo paiolo con la bacchetta e subito il fumo che sprigionava dalla sua pozione cominciò a contorcersi fino ad assumere la forma di lettere dell’alfabeto, che infine si disposero per comporre un messaggio:
Incontriamoci alla Guferia

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Capitolo 4
*** Ricatti ***


Hermione ebbe appena il tempo di leggere il messaggio prima che questo sparisse, poi distolse lo sguardo e tornò a preparare la sua pozione. Nessuno si era accorto di nulla. Alla fine della lezione Harry si era guadagnato la Felix Felicis, che il professor Lumacorno aveva messo in palio, semplicemente leggendo gli appunti scritti su un vecchio libro usato di Pozioni ma, per quanto Hermione avesse cercato di dimostrare il contrario, sembrava che non fosse stato manomesso in alcun modo. In ogni caso non lo trovava giusto…
<< Ci vediamo a pranzo >> disse rivolta ai suoi amici uscendo dall’aula
<< Non vieni con noi in sala comune? Abbiamo tempo prima dell’ora di pranzo >> le chiese Ron
<< No, devo spedire una lettera a mia madre, ho dimenticato il Sangue di Salamandra di riserva a casa… >> inventò la prima scusa che le venne in mente e corse in cima alla Torre Ovest per incontrare Draco.
 
<< Ce ne hai messo di tempo >> le dava le spalle mentre fissava il parco al di sotto della finestra.
<< Stavo cercando una scusa per Harry e Ron >>
<< Si, si, va bene. Forza, dobbiamo sbrigarci >> si guardava nervosamente intorno, come se temesse di essere scoperto da un momento all’altro mentre parlava con lei << Questa è una lista di alcuni volumi della biblioteca in cui potresti trovare qualcosa>> le aveva passato un foglio di carta scritto a mano, ma non riconobbe la scrittura << Però c’è un problema, sono nel Reparto Proibito >>
<< Ho già preso dei libri da quel reparto, posso farlo di nuovo >>
<< Lo dicevo io che eri la persona giusta >> Hermione fu spiazzata da quella frase, prima di capirne il vero significato. Anche Draco parve accorgersi di quello che aveva appena detto << Cioè intendevo… per la missione >> tentò di nascondere l’imbarazzo.
<< Se scopri qualcosa di interessante fammi un segnale per dirmi dove dobbiamo vederci >> sembrava impaziente di andarsene
<< Del tipo? >> << E io che ne so, sei tu quella dei piani >>
Si stava avvicinando alla porta, ma Hermione aveva ancora una domanda da fargli prima che andasse via << Che cosa stai tramando? >> si stupì per quanto il suo tono fosse stato risoluto
<< Che cosa? >> sembrava non aver capito. Hermione mosse qualche passo nella sua direzione << Sei strano, ti guardi intorno, sei nervoso… stai tramando qualcosa che non vuoi farlo sapere in giro >> lo fissava dritto negli occhi per studiare la sua reazione << E voglio sapere che cos’è >>
<< Non sono affari tuoi >> rispose lui con noncuranza fissandola di rimando, senza preoccuparsi neanche di negare
<< Sto mettendo a rischio la mia vita per te, io credo che un po’ mi riguardi >>
Sembrò vacillare per un momento, ma riprese subito il controllo della situazione << Ti ho detto tutto quello che dovevi sapere, del resto non devi preoccuparti >> fece l’occhiolino e si girò per andarsene.
Proprio in quel momento Ron entrò nella stanza circolare, e si fermò di colpo quando li vide insieme, guardando prima uno poi l’altro. Hermione riusciva quasi a sentire il cervello del ragazzo che lavorava freneticamente per trovare una spiegazione plausibile a quella situazione insolita: Hermione Granger e Draco Malfoy, soli in cima ad una torre. Fortunatamente Draco ebbe i riflessi più rapidi << Ci mancava anche Weasley >> fece qualche passo e tornò a voltarsi verso di lei << La prossima volta che hai intenzione di mandare una lettera, Granger, assicurati che io non sia in giro… così mi risparmi di incontrarti >> e se ne andò.
Dopo circa una settimana i ragazzi avevano un’ora libera, e avendo finito già tutti i compiti, Hermione decise di andare in biblioteca. Si fece firmare un permesso dal professor Vitious, dicendo che aveva bisogno di consultare un libro sugli incantesimi non-verbali che si trovava nel Reparto Proibito.
Tirò fuori dalla tasca la lista che Malfoy le aveva consegnato e prese il primo volume. Dopo circa mezz’ora di ricerca non aveva trovato nulla. Dopo un po’ decise di passare al secondo libro, dove trovò un incantesimo anti-traccia, che segnò sul suo quaderno per gli appunti. Immaginava di dover segnare qualsiasi cosa che potesse rivelarsi utile in qualche modo, poiché per vincere il potere del Marchio Nero non sarebbe di certo bastato un singolo incantesimo. Nelle pagine successive trovò alcuni riti tra i più macabri e raccapriccianti che avesse mai visto, maledizioni di tutti i generi e alcuni incantesimi difensivi, tuttavia nessuno di questi sembrava fare al caso suo.
Harry cominciava a sospettare di Malfoy, e tenerlo a bada era sempre più difficile, ovviamente lei fingeva di non saperne niente e, anzi, tentava in tutti i modi di smontare le sue teorie su “Malfoy il Mangiamorte”. Durante la pattuglia dei corridoi lo aveva incrociato una volta in un corridoio del settimo piano e gli aveva detto di stare alla larga da Harry se non voleva farsi scoprire, qualunque cosa stesse facendo. Ovviamente lui le aveva risposto di non agitarsi, e che Harry Potter era l’ultima persona di cui aveva paura.
<< Lo stai sottovalutando >> aveva cercato di metterlo in guardia
<< Io credo invece che tu sia troppo affezionata a lui per vedere che razza di persona è realmente >> ed ecco che ritornava il ragazzino di sempre
 << Potter è solo un esaltato. Gli piace credere di sapere sempre tutto e stare al centro dell’attenzione. Dopotutto stiamo parlando del “Prescelto” o come diavolo lo chiamano adesso… >>
<< Fai come credi. Io ti ho avvertito >> senza aggiungere altro girò i tacchi e sparì lungo il corridoio, lasciando Draco con un misto di dubbio e arroganza nello sguardo.
Con il passare dei giorni incontrarsi di nascosto era sempre più difficile: tra le lezioni, i compiti e Harry che pedinava Malfoy ogni qual volta ne aveva l’occasione, nella speranza di coglierlo sul fatto. Sperava che se ne sarebbe andato in giro mostrando casualmente il Marchio a qualcuno dei suoi amici.
Hermione sembrò essere l’unica ad essersi accorta del suo cambiamento. Non solo sembrava sempre più agitato con il passare dei giorni, ma addirittura aveva smesso di fare il prepotente e deridere gli altri studenti. Quando incrociava Harry, Ron o qualcun altro di Grifondoro si limitava ad abbassare lo sguardo, facendo finta di non vederli, come se avesse la testa da tutt’altra parte e non avesse tempo di fare il bullo in giro per i corridoi.
Finalmente aveva trovato un paio di incantesimi di disillusione abbastanza potenti da permettergli di non essere visto mentre lasciava la scuola, e voleva parlargliene. Da quel momento cominciò a notare che era da tanto che non lo si vedeva più in giro, e un paio di volte aveva anche saltato le lezioni. Ancora una volta si chiese cosa stesse pianificando.
Dopo pranzo, nella confusione generale era salita di corsa lungo le scale che portavano ai piani superiori, mentre tutti gli altri erano ancora in Sala Grande, di modo che nessuno la vedesse. I corridoi sembravano deserti, poi, arrivata al settimo piano lo vide uscire da una porta che si trovava di fronte un arazzo che lei conosceva bene, la stessa porta che aveva permesso le riunioni segrete dell’ES, un anno prima.
Evidentemente lui non si era ancora accorto della sua presenza, fece un cenno a Tiger e Goyle dall’altra parte del corridoio, che si dileguarono immediatamente.
<< Così è qui dentro che sparisci da giorni! >> non aveva idea del perché il suo tono fosse così arrabbiato. Draco sussultò quando si accorse di lei, era certo di non essere stato visto da nessuno.
<< Cosa c’è nella Stanza delle Necessità? >>
<< Credevo di averti detto che non sono affari tuoi >> il suo tono era asciutto e freddo, come la lama di una spada affilata.
<< Non mi piacciono i doppiogiochisti. Vuoi il mio aiuto? Dimmi che cosa facevi lì dentro >> i ricatti non le piacevano, ma ormai aveva capito come ragionavano i Malfoy. Era l’unico modo per incastrarlo.
<< Perché, hai scoperto qualcosa? >> ignorò ciò che lei aveva appena detto
<< Può darsi. E potrei anche scegliere di tenermela per me se tu continui a tenerti i tuoi segreti >> sentiva di averlo in pugno
<< Sei insopportabile, Granger >> era esasperato, segno che ce l’aveva fatta. A confermare il suo presagio di vittoria, un secondo dopo Draco le aveva afferrato il braccio per condurla oltre la porta della Stanza della Necessità, dopo aver controllato il corridoio, per assicurarsi che non ci fosse nessuno.

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Capitolo 5
*** La Verità ***


Una volta entrati Hermione non poteva credere ai suoi occhi: cumuli e cumuli degli oggetti più curiosi che avesse mai visto giacevano in ogni angolo della stanza. Sebbene fosse uno spazio immenso, le trasmetteva un senso di claustrofobia, come se si trovasse in un labirinto, la sensazione di non poterne uscire.
<< Che posto è questo? >> la sua attenzione fu catturata da un tavolino con le gambe sbilenche alla sua destra, sul quale era poggiato uno strano piatto di ceramica che emetteva strani suoni, come se ringhiasse. Draco le blocco il braccio prima che lo toccasse, e la fece voltare verso di lui << E’ meglio non toccare niente di queste cose >> doveva essere un consiglio amichevole? Hermione si limitò a farsi strada tra le montagne pericolanti di oggetti, senza aggiungere altro.
<< A proposito, cosa stiamo cercando di preciso? >>
<< Di qua >> aveva urlato lui alle sue spalle. La ragazza tornò sui suoi passi, oltrepassò la statua di uno stregone, e vide Draco che armeggiava con l’anta di un armadio che aveva un’aria antica. Lo riconobbe subito: un Armadio Svanitore. Una volta aveva letto qualcosa a riguardo, e ricordava che, qualche anno prima, un ragazzo della scuola era sparito al suo interno.
<< Tutto questo mistero per un armadio? >> non se la sarebbe cavata così facilmente. Voleva sapere tutto nei minimi dettagli.
<< Siediti >> fece cenno ad una poltrona dietro di lui. La ragazza obbedì e si mise comoda. << Allora? >>
<< Mio padre non ti ha raccontato proprio tutto >> cominciò il ragazzo
<< Si, questo lo avevo capito >> il tono che lui aveva usato non prometteva nulla di buono.
<< Lui pensava che se ti avessi raccontato della missione non avresti più voluto aiutarci, anche se gli ho detto che non ero d’accordo. Ho provato a spiegargli, gli ho detto che se fossi stato io al tuo posto avrei voluto sapere tutto… >>
<< Stai prendendo tempo >> era troppo furba per cadere nella sua trappola
<< Tu-Sai-Chi vuole vendicarsi di mio padre attraverso me >> Disse tutto d’un fiato. Hermione non disse nulla, aspettando che continuasse. Si passò una mano tra i capelli, mentre cercava le parole adatte per continuare a spiegare.
<< Mi ha affidato un compito e ha minacciato di ucciderci tutti se non riesco a portarlo a termine >> la sua voce non era sicura come al solito, al contrario sembrava terrorizzato << Da Borgin & Burke c’è un armadio come questo qui. Insieme creano un passaggio. Tempo fa Pix ha fatto cadere questo e lo ha rotto. Se riesco a ripararlo, devo ripararlo… >>
 << Vogliono attaccare la scuola >> disse lei con un filo di voce appena udibile, interpretando il silenzio di Malfoy
<< Non Hogwarts, Silente >> di nuovo lei ammutolì alle sue parole << E vogliono che sia io ad ucciderlo >>
Draco studiò la sua espressione, ma non riuscì ad immaginare i suoi pensieri in quel momento. Del resto neanche lei sapeva cosa pensare. Con lo sguardo percorreva il perimetro della stanza, mentre tentava di fare ordine nella sua testa. Poi la consapevolezza di ciò che stava succedendo le aprì finalmente gli occhi, facendo crescere una rabbia che era certa sarebbe esplosa da un momento all’altro.
<< Perciò mi stavate usando >> disse più a sé stessa che a lui.
<< Mentre tu progettavi di uccidere l’unica persona che in questo momento ci tiene in vita, io avrei dovuto trovare il modo di farti scappare, così che nessuno avrebbe potuto incolparti >> Stava urlando. Non si era neanche accorta di essersi alzata e di aver estratto la bacchetta dalla tasca. Draco aveva notato il suo gesto, ma non si era mosso.
<< Non avevo intenzione di usarti >> fu tutto ciò che seppe dire. Voleva giustificarsi dopo averle detto chiaramente le sue intenzioni, come se lei potesse essere abbastanza stupida da credergli. Quella, per Hermione, fu la goccia che fece traboccare il vaso.
<< Stupeficium >> con un getto di luce rossa il ragazzo venne scagliato dall’altra parte della stanza e atterrò per terra con un tonfo.
<< E questo allora come lo chiami? Se non ti avessi costretto a dirmi tutto non lo avrei mai saputo! Se pensi che abbia ancora voglia di aiutarti dopo questo… >> si era avvicinata di nuovo a lui, il braccio che reggeva la bacchetta ancora sollevato, dalla punta sprizzavano scintille scarlatte.
<< Speravate che avrebbero dato la colpa a me, non è vero? In fondo il sangue versato da una Sanguemarcio come me non è nulla in confronto al vostro, no? >> sentì gli occhi pizzicare per le lacrime di rabbia che stava trattenendo, ma non pianse.
<< Tanto a chi importerebbe se morissi >> la voce le si spezzò mentre pronunciava l’ultima parola. La punta della bacchetta vicinissima al volto del ragazzo
<< Pensi davvero che se non avessi voluto dirti tutto, saresti qui adesso? >> Draco si reggeva sui gomiti e sembrava dolorante per via della caduta. Lei non si aspettava quella domanda, ma non abbassò la bacchetta. << Sono stato io a volerti raccontare queste cose, Granger. Nessuno mi ha costretto a fare nulla, tantomeno tu >> adesso anche lui aveva alzato la voce << Questo che cosa vorrebbe dire? >> le bacchetta incandescente tra le due dita.
<< Posso spiegarti tutto, se tu puoi farmi la cortesia di abbassare il braccio. Credo che la tua bacchetta stia per esplodere >> Hermione fece un respiro profondo e lentamente abbassò il braccio e si fece da parte, per permettergli di rialzarsi. Tornarono verso l’armadio e sedettero entrambi, Hermione sulla poltrona e Draco su uno sgabello, di fronte a lei.
<< Mio padre voleva che non dicessi niente a nessuno. Con il tuo aiuto non sarebbero riusciti a trovarmi. E si, penso che se avessero scoperto della tua collaborazione avrebbero dato a te la colpa >> Hermione sentì crescere nuovamente la rabbia dentro di lei, strinse con forza la becchetta tra le dita, così Draco si affrettò a continuare << Avevo deciso di dargli retta, all’inizio. Prima di partire mi aveva detto di provare ad avvicinarmi a te, così gli altri ci avrebbero visti insieme, avrebbero cominciato a parlare, e presto avrebbero capito cosa c’era sotto. Dopo però, quando ci siamo visti sul treno, ho cambiato idea e ho pensato ad un altro modo, ovviamente i miei non sanno niente >> le ultime parole parvero calmarla leggermente, anche se si sentiva notevolmente confusa
<< Però ho bisogno della tua collaborazione, perché da solo non posso farcela >>
<< Potresti semplicemente non fare nulla. Dire agli altri che l’armadio non può essere riparato >> si stupiva di come non avesse pensato ad una soluzione così scontata.
<< Geniale, mi chiedo come ho fatto a non pensarci. No aspetta >> finse di pensarci per un attimo << Certo che l’ho fatto. Peccato che è di Voldemort che stiamo parlando >> Hermione incrociò le braccia sotto il petto. “Il solito ragazzino
<< Però se riuscissimo a trovare il modo di andare via prima dell’attacco forse… >>
<< Sanno già quando attaccheranno? >>
<< Se tutto va come hanno previsto, subito dopo le vacanze di Natale >> avevano appena qualche mese per salvare la vita di Silente. Hermione si sentiva sempre più sotto pressione
<< Abbiamo un po’ di tempo per riparare l’armadio… >>
<< Perché dovresti continuare a farlo? >>
<< Certo che hai la testa dura, Granger. Mi tengono sotto controllo. Se non faccio quello che dicono mi uccideranno e poi passeranno la missione a qualcun altro. In fondo è questo quello che lui vuole davvero >> Si vedeva che era spaventato, gli costava molto ammettere quella verità. Voldemort voleva vederlo morto.
<< Piton è pronto a prendere il mio posto se qualcosa andasse storto. Anche lui mi tiene d’occhio. Voldemort gli ha detto di riferirgli i miei progressi >>
Adesso capiva veramente perché ci tenesse tanto. Non aveva scelta se non obbedire. Il massimo che poteva fare era rimandare il momento dell’attacco. << Ci ho riflettuto sopra. Se avvertissimo Silente adesso lui potrebbe nascondersi, ma gli altri lo verrebbero a sapere e mi ucciderebbero subito >> Hermione lo ascoltava attentamente << Se non riparassi l’Armadio Svanitore affiderebbero la missione a Piton, dopo avermi fatto fuori ovviamente, e a quel punto sarebbe tutto inutile >> si alzò dallo sgabello << L’unica cosa che possiamo fare è temporeggiare senza destare sospetti. Nel frattempo metteremo a punto il piano e il giorno della mia fuga avvertirò Silente, che a quel punto sarà libero di andarsene >> percorreva il corridoio avanti e indietro, mentre esponeva il suo ragionamento
<< Così quando scopriranno che Silente è andato via non potranno vendicarsi su di te, perché sarai andato via anche tu >> aveva completato lei
<< Astuto come piano. Peccato che sia un totale suicidio! Ti rendi conto di quello che hai appena detto? Andare via mentre Voldemort ti sta dando la caccia? >> tutta quella situazione era assurda
<< E’ l’unica soluzione fattibile. Intendo, oltre quella di farmi ammazzare >> Hermione sentiva la testa pulsare dopo tutte quelle notizie, ma decise di fare un ultimo sforzo.
<< Va bene >> Draco interruppe il cammino frenetico e la guardò negli occhi << Sul serio, mi aiuterai? >> lei fece un cenno di approvazione << Perché hai cambiato idea? >> la ragazza rifletté un attimo prima di rispondere
<< Tu non vuoi essere un Mangiamorte, Malfoy. Magari lo hai desiderato, all’inizio… Ma so che adesso hai cambiato idea >>
<< E che cosa te lo fa pensare? >> non c’era scherno nella sua voce, solo stupore e curiosità
<< Non ho mai sentito nessun Mangiamorte chiamare Voldemort con il suo nome >> dal suo sguardo capì che mai si sarebbe aspettato una risposta del genere. Senza aggiungere altro si alzò dal suo posto, lo superò e si avviò verso la porta. Avrebbe voluto parlargli dell’incantesimo che aveva trovato, ma non era quello il momento.
<< Grazie >> le aveva urlato lui, alle sue spalle. Lei si voltò appena e gli sorrise.

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Capitolo 6
*** Controincantesimi ***


Sentiva di dover uscire dal castello, di dover fare qualcosa per tenere la mente occupata. Si ricordò delle audizioni per il nuovo portiere di Quidditch. Scese fino alla Sala d’Ingresso e camminò lungo il prato fino allo stadio.
Dall’angolo in cima agli spalti guardava gli aspiranti giocatori sfrecciare in sella alle loro scope, a decine di metri da terra. Si chiese quanto facesse male cadere da quell’altezza. Forse era per via di questi pensieri che non le era mai piaciuto volare.
Vedeva Ron dall’altra parte dello stadio volare su e giù, in preda al panico, e si augurò che riuscisse a superare l’audizione.
Un certo McLaggen stava facendo il provino in quel momento. Sembrava davvero bravo. Una alla volta stava riuscendo a parare tutte le pluffe che gli venivano lanciate. Immaginò quanto sarebbe stata dura per Harry se il suo provino fosse stato meglio di quello di Ron, e avrebbe dovuto sceglierlo al suo posto.
Mancava soltanto un tiro e sarebbe stato automaticamente eletto portiere di Grifondoro. Ron, in fondo allo stadio, stava immobile, sospeso a mezz’aria. La pluffa era stata appena lanciata e già McLaggen ne stava studiando la traiettoria, pronto a parare…
<< Confundus >> McLaggen si era tuffato dalla parte opposta e aveva mancato la pluffa. Anche Harry sembrò tranquillizzarsi. Ron invece sembrò agitarsi ancora di più, adesso era arrivato il suo turno.
Quella sera, dopo aver fatto visita a Hagrid, tornarono nella Sala Grande per la cena. Ovviamente Harry si era accorto di quello che Hermione aveva fatto alle audizioni, ma ebbe l’accortezza di non farne parola davanti a Ron.
In effetti, neanche lei sapeva perché l’aveva fatto, era solo che da un po’ di tempo si era semplicemente accorta di tenere particolarmente a Ron, e aveva voluto dargli una mano.
Ma l’argomento del Quidditch, con grande sollievo di Hermione, venne accantonato immediatamente, perché Harry era tornato all’attacco e oramai Malfoy sembrava essere diventato un’ossessione per lui. La teoria di quella sera era che Malfoy era riuscito a portare la “cosa” da riparare all’interno della scuola.
Fortunatamente Hermione aveva già la risposta pronta con cui ribattere << Ma come può aver fatto, Harry? Siamo stati tutti perquisiti al nostro arrivo, no? >> e in effetti era la verità. Harry non se lo ricordava perché era arrivato in ritardo. Anche dopo averglielo spiegato, comunque Harry non sembrava incline a rinunciare alle sue convinzioni
<< Qualcuno gliel’ha mandato via gufo, allora. Sua madre o qualcun altro >>
<< Anche tutti i gufi vengono controllati >> alla fine Harry rinunciò a discutere con lei e si diresse nell’ufficio di Piton, per scontare la sua punizione. Hermione invece, sarebbe dovuta andare ad una delle tante feste che Lumacorno era solito organizzare, almeno da quanto aveva sentito dire, durante l’anno scolastico.
Il suo ufficio aveva l’aspetto di una sala da cocktail, e come lei, anche gli altri studenti invitati quella sera avevano un aria abbastanza imbarazzata.
<< Accomodatevi pure, ragazzi. Servitevi con quello che vi piace >> li aveva accolti Lumacorno con un gran sorriso. Destino volle che l’unico posto libero rimasto fosse proprio accanto a McLaggen, che stava smaltendo gli effetti dell’incantesimo, o almeno doveva essere così, visto che erano circa dieci minuti che fissava il piatto davanti a lui con la bocca aperta e le palpebre semichiuse.
<< Hermione Granger >> si girò verso destra e si accorse che era stato un ragazzo di Serpeverde a pronunciare il suo nome << Io sono Blaise Zabini. Sono del tuo stesso anno >> le sorrise, e lei fece lo stesso.
<< Prima ti ho vista al settimo piano con Malfoy, è mio amico. Adesso capisco perché era così strano in questi giorni. Così adesso vi frequentate? >> la sala era abbastanza rumorosa da non essere sentiti da nessuno, ma nonostante questo Hermione non poté evitare di arrossire. Non aveva idea di cosa rispondere << No, noi non… >>
<< Non c’è nulla di cui vergognarsi, Granger. Molte ragazze vorrebbero essere al tuo posto >>
<< Si ma… >> non poteva dirgli il vero motivo per cui si vedevano di nascosto, o avrebbe mandato a monte la copertura
<< Volevo semplicemente darti un consiglio per il futuro >> Hermione alzò gli occhi al cielo senza farsi notare. Immaginava già quello che le avrebbe detto. I soliti discorsi da Serpeverde << I Purosangue non frequentano i Nati Babbani, mai. Il fatto è che Draco viene da una famiglia molto importante nel Mondo Magico, e non credo che suo padre lo permetterebbe, nel caso che voi… >> il suo sguardo eloquente completò la frase al suo posto. Aveva sempre temuto che qualcuno li vedesse insieme, ma non avrebbe mai immaginato che i suoi compagni sarebbero andati da lei a farle la predica.
Almeno Zabini aveva avuto la decenza di non chiamarla Sanguemarcio. Per un terribile momento immaginò Pansy Parkinson che li beccava mentre uscivano insieme dalla Stanza delle Necessità. Avrebbero dovuto fare decisamente più attenzione la volta successiva.
<< Lo terrò presente >> rispose sperando di mettere fine a quella conversazione imbarazzante.
Nel frattempo il professore continuava a disquisire sui vari parenti degli invitati al suo banchetto.
<< Certo, certo, tuo zio è sempre stato un ottimo studente, non a caso è diventato responsabile dell’Ufficio delle Relazioni con i Goblin… >>
<< Naturalmente! Come potrei dimenticarmi di tuo nonno. Ci sentiamo molto spesso ancora oggi, quando ha un po’ di tempo libero… sapete com’è, essere il manager delle Sorelle Stravagarie richiede molto impegno >>
<< E’ un vero peccato che Potter non sia potuto venire stasera. Vi ho già accennato che sua madre era mia alunna, mi pare? >> sapeva benissimo di averlo già accennato circa tre volte solo quella sera, ma ogni momento era buono per ribadirlo
<< Una studentessa eccezionale. Non perché era una mia studentessa, badate, ma era chiaro che Pozioni fosse la sua vera vocazione. Sapeva calibrare gli ingredienti alla perfezione. Era capace di trovare l’antidoto a qualunque veleno, non importava quanto fosse difficile… >>
<< Esiste sempre un antidoto a tutti i veleni, professore? >> Melinda Bobbin interruppe il suo racconto
<< Come dici, cara? Oh sì, certo che esiste. Per qualsiasi tipo di magia deve sempre esistere una controfattura, è la prima legge di Morgon, non puoi saperlo, perché si studia al settimo anno >>
Hermione colse la palla al balzo. In questo modo non avrebbe mai destato sospetti << Quindi questo non vale soltanto per le pozioni? Può valere anche, non so… per gli incantesimi? >>
<< Ovviamente si. Vedo che lei è un’ottima osservatrice, signorina Granger >> disse Lumacorno muovendo all’insù i lunghi baffi da tricheco.
Quella mattina aveva controllato l’orario dei prefetti e sapeva che Draco era di pattuglia al terzo piano in quel momento. Salì le scale che portavano al piano superiore e lo individuò alla fine del corridoio, da solo. Non voleva chiamarlo per evitare di attirare l’attenzione, ma evidentemente il rumore dei suoi passi gli fecero capire di non essere da solo. Si voltò di scatto ed Hermione notò immediatamente che qualcosa non andava. Era pallido e sudava freddo. << Che ti succede? >> chiese preoccupata, poi si accorse che si teneva il braccio sinistro con la mano
<< Il Marchio sta bruciando. Gli altri dicono che con il tempo ci si abitua, ma all’inizio il dolore è atroce >> istintivamente gli prese il braccio e notò che in effetti era rovente. La pelle arrossata e gonfia, tanto che il tatuaggio sembrava in rilievo.
Provò a sfiorarlo, proprio in corrispondenza del tatuaggio. Sembrò agitarsi ancora di più, ma durò solo qualche secondo. Poi il freddo delle sue dita parve attenuare il dolore. Passarono qualche minuto così, in silenzio.
 << Ti succede spesso? >>
<< Quasi tutte le sere. Adesso però va meglio >> Hermione gli lasciò il braccio e si accorse che aveva riacquistato un po’ di colorito, anche se aveva il respiro ancora affannato
<< Ho una buona notizia. Secondo Lumacorno è possibile trovare un incantesimo per neutralizzare il potere del Marchio >> lo vide impallidire di nuovo, quindi si affrettò ad aggiungere << Non preoccuparti, non gliel’ho chiesto esplicitamente. Stava parlando degli antidoti ai veleni e ha detto che per ogni incantesimo esiste sempre una controfattura. Questo significa che le ricerche non sono completamente inutili come pensavo >>
<< Ottimo, prima troviamo l’incantesimo, prima mi libero di questo coso >> disse indicando il proprio braccio
<< Ha nominato un mago. Mi pare che si chiamasse Morgon, quello che ha scritto questa legge. Farò qualche ricerca >>
<< Dawlish dice che il piano è cambiato >> si era poggiato con le spalle al muro dietro di lui << Vogliono che provi ad uccidere Silente il prima possibile >> Hermione si fece prendere dal panico, non le piaceva quando i piani non andavano come da programma << Questo complica decisamente le cose. D’accordo, niente panico. Semplicemente, abbiamo bisogno di un nuovo piano >>
<< Ci ho già pensato. Non ho intenzione di uccidere Silente >> Hermione non capiva << Ma così ti uccideranno >>
<< Intendo dire che non lo ucciderò davvero, ma agli altri farò credere di aver tentato >> lui sembrava convinto delle sue parole, lei invece era più perplessa di prima.
<< Poi capirai, ma è meglio se per adesso non sai niente di più >>
<< Pensavo che avessimo deciso… >> ma non poté completare la frase perché in quel momento Pansy Parkinson stava venendo nella loro direzione, questa volta fu Hermione ad agire per prima
<< Te lo sogni Malfoy, non scambierò il mio turno di guardia con il tuo. Per una volta in vita tua potresti anche fare il tuo dovere! >> alzò la voce abbastanza da farsi sentire dalla ragazza, che si stava avvicinando.
Lui parve non capire, poi si accorse di Pansy, e si affrettò a completare l’opera. Sul suo volto la stessa espressione beffarda di sempre
<< E’ inutile scaldarsi tanto, Granger. Pensavo di farti un favore, così potrai guadagnarti altri punti per Grifondoro, visto che quelli che ti ha dato Lumacorno non ti bastano >> decise che era il momento di andare via, non voleva dover parlare con la Parkinson, camminò a passo spedito lungo il corridoio e sparì.

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Capitolo 7
*** Serra n.3 ***


Dopo il loro incontro cominciò a pensare che Malfoy stesse diventando sempre più misterioso con il passare del tempo. Non aveva idea del perché non le fosse concesso di sapere nulla, se le aveva già svelato il piano.
La risposta al suo quesito non tardò ad arrivare. Era il giorno della prima gita ad Hogsmeade e l’intero villaggio era stato ricoperto dalla neve, alta almeno venti centimetri. Di Malfoy non videro neanche l’ombra per l’intera giornata. Il freddo non permetteva di passeggiare troppo a lungo per le strade, così Harry, Ron e Hermione andarono ai Tre Manici di Scopa per riscaldarsi.
La giornata sembrò scorrere tranquillamente, poi però, quando fu ora di tornare a Hogwarts, successe qualcosa di insolito. Katie Bell e Alicia Spinnet litigavano, il che era strano perché erano sempre andate molto d’accordo. Hermione non capì bene come era successo, seppe solo che all’improvviso l’urlo di Katie aveva squarciato l’aria circostante, mentre si sollevava dalla neve e restava sospesa in aria, come trascinata dal vento.
Poco dopo, a scuola, si scoprì che Harry aveva sentito la loro conversazione e conosceva il motivo per cui stavano litigando. C’era una collana intrisa di una potente maledizione, che evidentemente Katie aveva toccato, subendone gli effetti. Harry pensava che Katie la stesse portando a scuola, sotto l’effetto della Maledizione Imperius.
Gli altri non erano in grado di trovare una spiegazione, ma Hermione impiegò poco tempo a ricollegare gli avvenimenti. Una parte del suo cervello aveva scartato a priori quell’ipotesi, troppo crudele perfino per lui. Fu però costretta ad ammettere a sé stessa la verità quando guardò Harry negli occhi, il quale a sua volta si guardava intorno mentre rifletteva, e Hermione capì che era giunto alla sua stessa conclusione.
<< Credo che Draco Malfoy abbia dato a Katie quella collana, professoressa >> sentirlo dire ad alta voce sembrò surreale. Aveva davvero rischiato di uccidere una persona. Non era nemmeno sicura che lui sapesse che Katie non sarebbe morta sul colpo. Sentì la rabbia crescere dentro di lei man mano che l’orologio scandiva il passare dei secondi. Per la prima volta da quando tutta quella storia era iniziata ebbe seriamente paura di essere scoperta.
Ignorava il motivo per cui continuò a difenderlo anche in quella occasione, forse si era talmente abituata da farlo quasi automaticamente, o forse si rifiutava di accettare l’evidenza.
<< Harry, Malfoy non era a Hogsmeade >> “Perché continui a difenderlo? Lo sai bene che è stato lui”
Quando tornarono nella Sala Comune convennero tutti che in fondo il piano non poteva essere definito esattamente astuto, Hermione inoltre pensò che se l’obbiettivo era davvero uccidere Silente, era stato un tentativo molto scarso.
Poi le tornarono in mente le parole di Draco “non lo ucciderò davvero, ma agli altri farò credere di aver tentato” forse era questo quello che intendeva. Magari voleva solo fare in modo che i Mangiamorte venissero a sapere che aveva provato ad uccidere il preside, seppure senza riuscirci.
Doveva sapere di più. Doveva parlare con lui, e doveva farlo subito.
L’ultima volta aveva detto che sarebbe stato compito suo trovare il modo di mettersi in contatto con lui. Le venne in mente un’idea. Fece un salto nel suo dormitorio per prendere ciò che le serviva e tornò di sotto.
La McGrannit aveva detto che era stato tutto il giorno in punizione con lei, il che voleva dire che presumibilmente stava uscendo in quel momento dall’aula di Trafigurazione. Poco dopo, infatti, lo vide e lo seguì in silenzio, senza farsi vedere, poiché alcuni studenti erano ancora in corridoio. Stava tornando nei sotterranei. C’erano ancora troppe persone, così decise di passare al piano B.
Mentre lui scendeva gradini che conducevano ai dormitori di Serpeverde, Hermione velocissima sgattaiolò in cima alle scale del primo piano, esattamente sopra il punto in cui stava passando Malfoy in quel momento. Tirò fuori dalla tasca uno dei finti galeoni che aveva usato durante le riunioni dell’ES e, senza farsi notare dagli altri, lo lanciò oltre il corrimano delle scale. Con un rumore mettalico la moneta atterrò esattamente davanti a Draco, che subito guardò in alto, ma lei era già andata via per recarsi al luogo del loro incontro:
Serra n. 3
 
Hermione aspettava seduta su un grande vaso di ceramica capovolto, che a giudicare dalle dimensioni serviva a travasare le mandragole adulte. Pensava alle parole che avrebbe dovuto usare. In particolare stava mettendo insieme tutto l’autocontrollo di cui disponeva per convincersi che non avrebbe perso la testa e avrebbe ascoltato le sue spiegazioni prima di schiantarlo (di nuovo).
Draco arrivò qualche minuto dopo di lei, guardandosi intorno confuso, forse chiedendosi se il messaggio fosse arrivato proprio da lei
<< Carina l’idea dei galeoni >> disse quando si accorse di Hermione. Sentirgli utilizzare quel tono così leggero la fece scattare prima del previsto. << Levicorpus! >> Harry aveva letto quell’incantesimo dal suo libro di Pozioni e, sebbene Hermione gli avesse ribadito di non fidarsi degli incantesimi creati da uno studente, ammise che non era niente male.
Malfoy si ritrovò appeso come da un gancio invisibile per la caviglia, a testa in giù. Il volto era diventato paonazzo per il sangue che gli andava alla testa
<< Granger che diavolo ti prende? >> il suo umore adesso era completamente diverso da quello di appena qualche secondo prima. “Ben ti sta, Malfoy” pensò lei
<< Mi prende che non avevi mai specificato che avresti barattato la vita di Silente con quelle di studenti innocenti! >> la bacchetta di Hermione puntava pericolosamente verso la sua faccia, pronta ad attaccare
<< Io non ho ucciso proprio nessuno! >> si dimenava, tentando di liberarsi dalla morsa che gli teneva la caviglia
<< Katie Bell è al San Mungo in questo momento, lo sapevi? >>
<< Si, ed è VIVA >>
<< Per ora >> il pensiero di quello che sarebbe potuto succedere la fece rabbrividire
<< Mettimi giù così posso spiegarti >> provò ad usare un tono gentile. Hermione non si mosse, così tornò ad urlare
<< Mettimi immediatamente a terra, Granger, o giuro che finisce male >> riluttante Hermione pronunciò la controfattura e lo fece cadere con ben poca delicatezza sul pavimento di pietra della serra
Si alzò in piedi e si tolse la terra dai vestiti, ancora rosso in viso.
<< Sapevo dall’inizio che non sarebbe morta. Era tutto calcolato nei dettagli. Quando ti ho detto che nessuno sarebbe morto dicevo sul serio >> non sapeva se credergli o no. Non aveva idea di come avesse fatto arrivare la collana a Katie, o come sapesse che la maledizione non l’avrebbe uccisa, ma in quel momento non le importava. Voleva solo sapere se la persona che stava aiutando era un assassino.
<< Dovrai riprovarci, vero? >> non c’era più rabbia nella sua voce, adesso la paura aveva preso il sopravvento. Lui non le rispose, ma la sua risposta fu chiara ugualmente, perché non riusciva a guardarla negli occhi.
Hermione scosse la testa mentre camminava a grandi passi oltre la porta, lasciandolo da solo. Non poteva tirarsi indietro dalla sua promessa, quindi decise che avrebbe trovato una soluzione a quell’enigma il prima possibile, così si sarebbe potuta lasciare tutto alle spalle il prima possibile.

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Capitolo 8
*** Cambiamenti ***


Arrivò il giorno della prima partita di Quidditch. Nella Sala Grande l’agitazione era palpabile. Ron stava seduto a fissare dritto davanti a sé, senza dire una parola. Hermione riusciva a sentire Lavanda Brown, appena qualche posto più avanti, sussurrare qualcosa alla sua vicina, guardando Ron. Per qualche motivo la cosa la irritò.
Anche Harry era nervoso, quella infatti sarebbe stata la prima partita da capitano per lui. Il fatto di dover giocare contro Serpeverde non faceva che aumentare la tensione. Hermione si voltò per guardare dalla parte opposta della stanza, al tavolo di Serpeverde, ma Draco non c’era.
Più tardi vennero a sapere che non avrebbe giocato alla partita, e questo non fece che peggiorare l’umore di Harry, che ancora sospettava di lui.
In un momento di distrazione, lo vide versare qualcosa nel bicchiere di Ron e, scoprì che si trattava della Felix Felicis. A nulla servirono i suoi richiami, sapeva benissimo che era proibito utilizzare la pozione per barare e vincere una partita. Ron invece sembrò più che felice della cosa e si avviò a grandi passi verso gli spogliatoi.
La partita filò liscia come l’olio. Come previsto, Grifondoro vinse e, quella sera nella Sala Comune, si festeggiava.
Le grida entusiaste degli studenti si udivano dalla base delle scale. Hermione era decisa a filarsela nel proprio dormitorio, non le andava di prendere parte a tutto quel caos. Non appena ebbe varcato il buco del ritratto vide Ron in piedi al centro della stanza, mentre baciava appassionatamente Lavanda Brown, tra gli applausi e gli incoraggiamenti degli altri Grifondoro.
Solo Harry si accorse di lei, mentre con le lacrime agli occhi usciva sbattendo la porta e riscendeva le scale, lontano dagli occhi di tutti.
Si infilò nella prima aula vuota che trovò e l’unica cosa sensata che le venne in mente di fare fu quella di usare la magia per cercare di incanalare la rabbia, in fondo con Malfoy aveva funzionato. Le tornò in mente un incantesimo che faceva apparire canarini dal nulla.
Quando Harry la raggiunse ne era circondata. Aveva funzionato, la rabbia era sparita, lasciando posto alla tristezza.
Come a voler peggiorare la situazione poco dopo Ron e Lavanda erano entrati mano nella mano, pensando evidentemente di trovare la stanza vuota.
<< Oppugno! >> gli uccellini puntarono dritti alla testa di Ron, beccandogli la pelle fino a farlo sanguinare, mentre Hermione si chiudeva la porta alle spalle.
Non sapeva dove andare. Non se la sentiva di tornare in Sala Comune, troppe persone. Girovagò per un po’ nei meandri del castello, tentando di calmarsi, le lacrime ancora solcavano le sue guance. L’eco dei suoi singhiozzi rimbombava per il lungo corridoio buio.
<< Chi c’è? >> qualcuno aveva chiesto. Hermione non rispose, sperava che chiunque fosse se ne sarebbe andato senza accorgersi di lei. Invece una sagoma scura cominciò ad avanzare nella sua direzione, fino a rivelare i capelli biondi e il viso pallido di Draco. Non lo aveva più rivisto da quando lo aveva appeso a testa in giù nelle serre.
<< Granger? Che ci fai qui? >> c’era collera nel suo tono, probabilmente ce l’aveva con lei dal loro ultimo incontro.
 Poi si accorse che stava piangendo.
<< So che sembra una domanda stupida ma… va tutto bene? >> ora il suo tono era più dolce
Lei tirò su col naso in risposta e guardò il soffitto, in un debole tentativo di fermare le lacrime che scendevano << A meraviglia >> rispose, sapendo perfettamente di non risultare minimamente credibile.
<< E’ per via di Weasley? >> “come fa a saperlo?”  Hermione annuì.
Lui fece un verso di disapprovazione << Una come te non può stare male per lui. Non puoi cadere così in basso >> non avrebbe mai immaginato che sentir parlare male di lui potesse rincuorarla, eppure in quel momento si sentì meglio. Sorrise del suo tentativo << Meglio? >> chiese, inclinando la testa di lato. Lei annuì di nuovo << Grazie >>
Poi lui fece una cosa inaspettata. Si avvicinò maggiormente a lei e le asciugò le lacrime con la mano, i loro corpi vicinissimi. Non erano mai stato così a contatto. Era delicato e la sua mano piacevolmente calda.
Era così vicino che Hermione poteva sentire il forte profumo di gelsomino emanato dalla sua camicia, era piacevole.
<< Se hai ancora bisogno di aiuto, puoi rivolgerti al mio servizio per i cuori infranti. Il giovedì sera distribuiamo vaschette di gelato in omaggio >> per la prima volta da quella che sembrò un’eternità, rise, realmente divertita. Essere consolati da Draco Malfoy in merito ai propri problemi di cuore in un corridoio nel bel mezzo della notte, non era certo un’esperienza da tutti i giorni, nonostante questo, quella stessa notte cominciò a vederlo sotto una luce completamente diversa. Cominciò a credere che perfino lui potesse essere gentile, addirittura amichevole, se voleva.
Ovviamente non sarebbe bastata la sua gentilezza momentanea ad incantarla. Per lei restava comunque un ragazzino viziato e senza scrupoli, pronto a mettere a rischio la vita di persone innocenti.
Decise di fare ancora un tentativo con Ron, ma questa volta sarebbe stato l’ultimo.
 
Mancava ormai poco a Natale e tutta Hogwarts era stata decorata per l’occasione. Gli alberi di Natale, le canzoni, le luci avevano sempre aiutato Hermione a pensare durante i momenti difficili come quello, per qualche motivo la tranquillizzavano.
Le ricerche non stavano andando granché bene, soprattutto perché, tralasciando la piccola parentesi del loro incontro in corridoio, Hermione non aveva ancora smaltito la rabbia nei confronti di Malfoy e, non parlandosi, era difficile fare progressi.
Si avvicinava la festa di Natale di Lumacorno ed Hermione doveva trovare al più presto un nuovo accompagnatore. Ron ormai era fuori discussione, non dopo quello che aveva fatto.
Quasi come se fosse uno scherzo, per un istante prese in considerazione l’idea di invitare Draco. Vide sé stessa entrare nell’ufficio di Lumacorno a braccetto con il ragazzo, entrambi elegantissimi, sotto gli sguardi increduli di tutti. I suoi pensieri poi si soffermarono sull’espressione di disgusto che Harry avrebbe assunto vedendoli arrivare insieme, facendola rinsavire. Scosse la testa con decisione “Seriamente Hermione? Draco Malfoy?! Ma come ti viene in mente?”
Assolutamente no, doveva pensare a qualcuno di cui Ron sarebbe stato geloso. Pensò a Zacharias Smith, Ron non lo aveva mai sopportato. Pensandoci però, non è che le andasse a genio così tanto.
Di Draco sarebbe geloso” si rimangiò quel pensiero inopportuno. Che le prendeva quella mattina?
Poi ebbe un’illuminazione. Cormac McLaggen. Ron lo odiava da quando aveva quasi preso il suo posto come portiere nella squadra, avrebbe dato sicuramente di matto se avesse portato lui. Quando Hermione glielo chiese lui sembrò molto contento e, preso dall’euforia del momento, l’abbracciò con molta enfasi. Già questo bastò a farla pentire della propria scelta, ma era per una buona causa.
Ben presto fu costretta a ricredersi. McLaggen le stava incollato come una sanguisuga. La sera della festa, quando si incontrarono nella Sala d’Ingresso, la strinse in un abbraccio così forte che non le permise neanche di respirare, più volte poi aveva cercato di passare il braccio attorno alle sue spalle, o di tenerla per mano. Addirittura aveva tentato di baciarla quando erano passati sotto il vischio.
Alla fine lei aveva trovato una scusa e ed era scomparsa, mimetizzandosi tra la folla. Fu più che felice di trovare Harry e avere una scusa per fermarsi a parlare con lui.
<< Così impari a invitarlo >> l’aveva rimproverata quando lei gli spiegò la situazione
<< Ho pensato che avrebbe mandato Ron fuori dai gangheri >> le sembrava una scusante più che sufficiente. Sperava che Harry non dicesse nulla a Ron riguardo al fatto che il suo appuntamento era un totale disastro.
Tuttavia, era sicura che l’identità del suo accompagnatore sarebbe presto giunta fino a lui, se non era già successo.
Quando vide McLaggen tornare verso di lei con due bicchieri, decise che quello era il momento giusto per andare a prendere un po’ d’aria fuori. Non c’era nessuno in cortile, poggiò la schiena contro il muro e inalò l’aria fredda della notte.
Un rumore improvviso la distrasse dai suoi pensieri. Sembrava che qualcuno stesse litigando nel corridoio alle sue spalle.
<< Non puoi permetterti degli errori, Draco, perché se vieni espulso… >> era la voce di Piton. Che cosa ci faceva Draco lì? Discutevano della missione di Malfoy. Piton gli stava offrendo il suo aiuto, ma Draco si rifiutava di ascoltarlo, ed Hermione sapeva perché: se avesse lasciato che Piton lo aiutasse, Silente sarebbe morto.
<< Qual è il tuo piano? >>
<< Non sono affari suoi >> le sembrava di ascoltare la stessa conversazione che lei aveva avuto con Draco qualche tempo prima. Il tono di Draco però era diverso, più snervato.
<< Se mi dici che cosa stai cercando di fare, posso aiutarti… >>
<< Ho tutto l’aiuto che mi serve, grazie, non sono solo… >> per un attimo aveva temuto che facesse il suo nome, ma non fu così. Discussero per qualche minuto ancora, poi Hermione non sentì più niente e dedusse che se ne fossero andati.
A Natale decise di rimanere a scuola per continuare le ricerche, ma agli altri raccontò che sarebbe andata in vacanza con i suoi genitori. Il giorno dopo Harry e Ron partirono presto e non ebbe modo di salutarli, o meglio, di salutare Harry.
Ron non aveva fatto alcun accenno al suo accompagnatore, alla festa, Hermione lo interpretò come un segnale di disinteresse, uno stimolo in più per andare avanti e toglierselo dalla testa, una volta e per tutte. Sentiva che con il tempo sarebbero potuti tornare amici come un tempo, quello che proprio non le andava giù però, era la sua relazione con LavLav. Non che le fosse mai stata particolarmente simpatica, ma da quando stava insieme a Ron era diventata insopportabile. Non riuscivano più ad avere una conversazione con lui senza che fosse incollato alle sue labbra. Lavanda fulminava con lo sguardo qualsiasi ragazza che si accostasse a meno di due metri di distanza da lui.
Il primo giorno di vacanze andò in biblioteca e riprese il volume che stava leggendo l’ultima volta. Non potendo utilizzare la Mappa del Malandrino di Harry, decise di documentarsi il più possibile sulla pianta della scuola, basandosi su quello che Storia di Hogwarts diceva riguardo la struttura. Forse così avrebbe potuto pianificare il percorso da utilizzare per uscire.
Sapeva che tutti i passaggi nascosti adesso venivano controllati e c’erano molte protezioni attorno al perimetro della scuola che rendevano impossibile la fuga.
Sapeva anche che gli incantesimi protettivi venivano applicati dagli insegnanti, se fosse riuscita a scoprire quali fossero, avrebbe potuto infrangerli. In passato, nei casi eccezionali avevano eliminato le protezioni, ciò significava che non era impossibile. Ma come avrebbe fatto a scoprire gli incantesimi? Sarebbe parso troppo sospetto se qualcuno fosse riuscito a fuggire proprio quando una studentessa aveva chiesto agli insegnanti di rivelarle gli incantesimi che proteggevano la scuola.
Hermione avrebbe giurato che si trattasse di qualcosa di inerente alle rispettive materie. Era certa che le edere velenose che tenevano chiusi i cancelli fossero opera della professoressa Sprite. Aveva anche sentito dire che la McGrannit avesse stregato i cinghiali alati che si trovavano all’entrata principale, di modo che impedissero agli intrusi di entrare. Non aveva idea di cosa avessero fatto Vitious e Piton.
Anche adesso che a scuola erano rimasti in pochissimi, Malfoy non si faceva vedere da tanto tempo. L’orgoglio di Hermione era troppo forte per andare a cercarlo, ma immaginava che passasse la maggior parte delle sue giornate nella Stanza delle Necessità.
La sera arrivò senza che se ne accorgesse, così raccolse le sue cose e uscì dalla biblioteca.
Stare chiusa tutto il giorno chiusa in una stanza, ricurva sui libri, l’aveva stremata. Decise di uscire nel parco per un po’, prima di tornare nel suo dormitorio. Respirò l’aria fredda del parco, lasciando impronte sul terreno innevato, fino a raggiungere il campo di Quidditch.
Draco era a cavallo della sua scopa e faceva il giro del campo. Non si aspettava di trovarlo lì. Hermione entrò cautamente e fece qualche passo verso il centro. Quando lui si accorse della sua presenza rallentò e scese in picchiata fino a raggiungerla, per poi fermarsi di fronte a lei.
<< Che fai qui da sola? >>
<< Una passeggiata >> rispose senza pensare << Tu invece, che fai qui da solo? >>
<< Pensavo. Mi piace volare mentre penso, chiarisce le idee >> i suoi capelli erano tutti scompigliati per via del vento, e teneva le maniche della camicia arrotolate fino ai gomiti
 “Ma non ha freddo?” riusciva ad intravedere il Marchio sul braccio sinistro, nero su bianco.
<< Stai bene? >> aveva di nuovo un colorito pallido e gli occhi erano cerchiati dalle occhiaie, si chiese se il tatuaggio gli facesse ancora male.
<< Non preoccuparti per me >> distolse lo sguardo da quello di lei, poi sembrò riflettere su qualcosa, un attimo dopo la guardò di nuovo negli occhi << Ti va di fare un giro? >>
<< Eh? >> non era sicura di aver capito bene
<< Dai, Granger, chi vuoi che ci veda? Sono tutti via per le vacanze >>
<< Non è questo, è che… non mi piace volare sulle scope >>
<< Possiamo sempre rimediare. Dai, salta su >> si spostò in avanti per farle posto. Lei esitò per qualche secondo << Non mordo, tranquilla >>
Finalmente si convinse e si avvicinò, poi lentamente si sistemò dietro di lui, chiedendosi dove mettere le braccia.
<< Ti conviene reggerti se non vuoi finire in un mucchietto di ossa per terra >> solo sentirglielo dire le aveva fatto accapponare la pelle. Gli avvolse le braccia attorno al torace, aggrappandosi con tutte le sue forze.
<< Non farmi cadere >> sentì il ragazzo darsi la spinta con le gambe e la scopa si sollevò in aria. Draco fece prima un giro intorno al campo, per farla abituare all’altezza
<< Se tieni gli occhi chiusi sarà difficile farti passare la paura >> Hermione, che teneva la fronte incollata alla schiena del ragazzo, per non guardare, alzò lentamente la testa e si voltò. Si accorse di non riuscire più a vedere il castello, solo il cielo stellato. Si rifiutò categoricamente di guardare in basso e si limitò ad osservare il panorama che le si presentava davanti. << Avevi ragione, è bellissimo qui >> poi Draco puntò il manico della scopa verso il basso e cominciò a scendere in picchiata, velocissimo. Hermione sentì il suo cuore accelerare all’improvviso e si aggrappò con forza maggiore alla camicia di Malfoy, che rideva per la sua reazione
 << Se non avessi le mani occupate e non temessi di morire, ti butterei giù dalla scopa >> urlò, sovrastando il fruscio del vento
<< Dai Granger, è divertente >> fecero qualche altro giro, questa volta tenendo una velocità moderata, e passata la paura, Hermione cominciò a divertirsi davvero.
Quando atterrarono erano entrambi rilassati, il volo gli aveva fatto bene. Hermione fu la prima a scendere, ansiosa di rimettere i piedi a terra. Draco era ancora in sella, con i piedi poggiati sull’erba.
<< Sedici anni senza mai volare su una scopa. Dovresti vergognarti >> Hermione alzò gli occhi al cielo in risposta << Dimentichi che sono cresciuta con dei Babbani >> strano che non se ne fosse ricordato
<< Già, me lo ero dimenticato >>
<< Draco Malfoy che dimentica di avere a che fare con una Sanguemarcio? Ti senti bene? >> lo prese in giro
<< Divertente >> sorrise. Ci fu qualche momento di silenzio, un silenzio diverso dal solito. Erano vicinissimi e si guardavano negli occhi, comunicando senza parlare. Il ragazzo poi spostò lo sguardo sulle sue labbra e senza neanche accorgersene si avvicinò.
I loro nasi quasi si sfioravano, quando una voce li risvegliò.
<< Draco! Draco! Dove sei finito? >> era Pansy. Si allontanarono bruscamente, tornando in sé stessi.
<< Nasconditi >> aveva sussurrato lui mentre scendeva dalla scopa e si dirigeva all’uscita del campo. Hermione corse dalla parte opposta, verso gli spogliatoi, scese i pochi gradini e rimase nascosta con le spalle al muro.
<< Finalmente! Sarà un’ora che ti sto cercando >> in lontananza sentì la voce della Parkinson
<< E’ che mi stavo allenando per la partita e… >>
<< E’ ora di cena, dovremmo rientrare >> lo aveva interrotto la ragazza
<< Si, certo >> le loro voci affievolirono e il rumore dei loro passi si dissolse. Uscì dal suo nascondiglio e alzò lo sguardo verso il cielo sopra di lei “Draco Malfoy stava per baciarmi
 

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Capitolo 9
*** Il Piano ***


Non riusciva a capacitarsi della situazione in cui si trovava. Solo il giorno prima aveva tentato di far ingelosire Ron portando McLaggen alla festa e adesso si lasciava quasi baciare da Malfoy. La cosa buffa era che per un secondo aveva sperato che lo facesse davvero. Che cosa sarebbe potuto succedere se nessuno li avesse interrotti? Avrebbe risposto al bacio o avrebbe capito di stare facendo qualcosa di cui si sarebbe pentita?
Decise di non cenare quella sera, non voleva rivederlo così presto. Salì le scale che portavano ai dormitori e crollò nel suo letto.
La mattina seguente, con la mente lucida e distaccata, decise che il giorno prima era impazzita. La colpa era sicuramente da attribuire alla lunga giornata chiusa in biblioteca, la delusione per Ron e tutto il resto. Una delle poche cose di cui era assolutamente certa era che a lei non piaceva Malfoy, il solo pensiero era ridicolo.
Tornò alla sua missione: scoprire gli incantesimi che bloccavano l’uscita da Hogwarts. Sebbene Piton avesse sempre insegnato Pozioni, di certo non poteva utilizzare una pozione per tenere chiuso un cancello, doveva trattarsi di qualcosa che aveva a che fare con le Arti Oscure. Immaginò di dover andare per tentativi.
Il vero problema restava il Marchio Nero. Ripensò alla preparazione degli antidoti ai veleni che avevano imparato con Lumacorno. Il metodo più sicuro era cercare l’antidoto ad ogni singolo elemento del veleno, e se ad ogni incantesimo esisteva un controincantesimo, e lei avesse scoperto il processo per creare il Marchio, le sarebbe bastato trovare il controincantesimo corrispondente ad ogni fase della preparazione. Sapeva che un incantesimo di quel genere doveva essere composto da molti passaggi, ma non dubitava che i libri della biblioteca avrebbero riportato quel genere di informazioni.
Voldemort doveva averli letti da qualche parte, se aveva creato un proprio simbolo. Questo significava che quando frequentava la scuola aveva trovato quelle informazioni. Chi poteva aver nascosto quei volumi? Sapeva per certo che soltanto i presidi avevano il potere di rimuovere i libri dalle biblioteche, qualora li ritenessero inappropriati. Stando a quello che si diceva, dubitava che Armando Dippet temesse per l’incolumità dei suoi studenti. Poi la risposta alla sua domanda guizzò automaticamente nel suo cervello, dandole una nuova idea.
Per quanto volesse evitarlo, sapeva di doverne parlare prima con Draco. Prese la moneta e si augurò che tenesse l’altra con sé in quel momento. Torre di astronomia. Devo parlarti
Sistemò le sue cose nella borsa e si affrettò ad uscire. Quando arrivò in cima alla torre lui non era ancora arrivato. Si chiese che cosa avrebbe dovuto dirgli. L’ultima volta che lo aveva visto si erano quasi baciati, era certa che sarebbe stato imbarazzante.
Dopo qualche minuto Draco varcò la soglia dell’aula, evidentemente teso e a disagio << Va tutto bene? >> lui scrollò le spalle in risposta << Diciamo solo che prima questa storia finisce meglio è >> Hermione immaginò che la sua missione non stava andando a buon fine
<< Forse ho scoperto qualcosa, ma non se sono sicura >> adesso aveva la sua attenzione << Credo che Silente nasconda dei libri nel suo ufficio. Gli stessi libri che Tom Riddle ha utilizzato per creare il Marchio >> Draco aggrottò le sopracciglia, non capendo quale fosse il punto
<< Sono abbastanza certa che ad ogni fase del processo per creare un Marchio corrisponda un controincantesimo. Se noi scoprissimo ogni singolo incantesimo che lo compone potremmo riuscire a neutralizzare il suo potere >> lui stava fissando un punto sopra la sua spalla, poi improvvisamente il suo viso si illuminò << Tu sei un genio! >> annullò la distanza che li separava e l’abbracciò. Lei non se lo aspettava, ma fu una bella sensazione. La strinse così forte che la sollevò da terra.
 Quando si staccarono lui sembrava lievemente in imbarazzo, ma si riprese subito << Quindi come facciamo a prendere quei libri? >>
<< Dovremo entrare nell’ufficio di Silente >> il suo tono tradì la paura che provava al solo pensiero<< e prenderli >>
<< Non dovrebbe essere troppo difficile, ultimamente non resta mai ad Hogwarts per troppo tempo >>
<< Allora lo faremo la prossima volta che si allontana dalla scuola. Basterà controllare durante le ore dei pasti nella Sala Grande >> detto così sembrava un gioco da ragazzi
<< Perfetto >> la conversazione sembrava essersi conclusa, ma nessuno dei due si era ancora mosso
<< Sai, per un attimo ho pensato… Si, insomma, quando ho letto il tuo messaggio, ho pensato che volessi parlare di quello che è successo ieri >>
Le era sembrato troppo bello per essere vero. Sapeva che prima o poi l’argomento sarebbe saltato fuori. << Ehm… >> non aveva idea di cosa dire
<< Voglio dire, non che io pensi che ci sia bisogno di parlarne >> si giustificò << in fondo non è successo niente >> per qualche ragione quella frase la ferì, nonostante avesse detto la verità
<< Già, non è successo niente. Eravamo entrambi stanchi e confusi, credo >> in realtà non credeva neanche ad una parola diq eullo che aveva appena detto
<< Si… Allora ci vediamo >> capì che la questione era chiusa << Certo >>
Per i successivi quattro giorni il preside si presentò puntuale in Sala Grande a colazione, pranzo e cena. Sembrava quasi fatto di proposito. Ogni giorno Hermione guardava al tavolo di Serpeverde e con il passare dei giorni Draco sembrava sempre più scoraggiato. Litigava perfino con Tiger e Goyle, con cui di solito andava d’accordo, visto che facevano tutto quello che diceva lui.
Poi il quinto giorno, quando tutti si riunirono per la colazione, la sedia di Silente, al centro esatto del tavolo degli insegnati, era vuota.
I due ragazzi se ne accorsero immediatamente ed entrambi si voltarono per guardarsi negli occhi. Annuirono contemporaneamente e tornarono al loro pasto come se nulla fosse, al riparo dagli sguardi indiscreti degli altri.
Una volta usciti si recarono nell’aula vuota più vicina per poter parlare da soli.
<< Silente non c’è. Dobbiamo farlo oggi >> cominciò lui senza troppi giri di parole
<< Stasera dopo il coprifuoco, così non rischiamo di incontrare nessuno >>
<< Ci sono i prefetti che fanno la guardia >>
<< Ho chiesto ad Hannah Abbott di scambiare i turni. Tocca a noi due questa sera >>
<< Perfetto. Finalmente una buona notizia >> la sua espressione era leggermente più rilassata
<< Quando gli altri torneranno nei dormitori incontriamoci davanti all’ufficio di Silente >>
<< Come facciamo a entrare? Serve una parola d’ordine >>
<< Pallini Acidi >> notando l’espressione perplessa di Draco aggiunse << L’ho letta dal biglietto che Silente ha mandato ad Harry >> parlava velocemente, come per paura di dimenticare qualche passaggio.
<< Entriamo nell’ufficio e usiamo Muffliato per non farci sentire dai quadri dei vecchi presidi. A quell’ora dormono tutti, così non si accorgeranno di nulla >>
<< Cos’è che dovremmo usare? >> Hermione si era appena accorta di aver citato uno degli incantesimi del “Principe Mezzosangue”
<< E’ un incantesimo. Così nessuno potrà sentirci >> vide Draco sogghignare e non volle immaginare a cosa stesse pensando
<< Poi prendiamo i libri, usciamo dall’Ufficio senza farci vedere e nascondiamo i libri nella Stanza delle Necessità, lì dentro non li troverà nessuno >> sperava che andasse tutto liscio, non voleva finire nei guai per aver rubato dall’ufficio del preside, anche se lei lo considerava più come un prestito.
<< Rilassati, Granger, nessuno ci scoprirà mai. Lo hai detto tu stessa, noi siamo di guardia nei corridoi >> non aveva idea di come potesse essere così calmo in una situazione del genere. Probabilmente aveva affrontato missioni ben più pericolose di quella, per conto di Voldemort.
Forse quello per lui non era nulla…
Fece un respiro profondo e provò a fare come diceva. “Rilassati
<< Visto? Va già meglio adesso, no? >> le aveva dato una leggera pacca sulla spalla
<< Prega che nulla vada storto, Malfoy. Altrimenti salta tutto il piano >> lui sorrise ed entrambi si voltarono per andarsene.

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Capitolo 10
*** Gelsomino ***


<< E tu perché non sei andata con Harry e Ron per Natale? >>
<< Avevo delle cose da fare qui a scuola, Hagrid >>
<< Allora è per questo che non mi vieni più a trovare >> Hagrid le pizzicò una guancia con tanta forza da lasciarle il segno delle dita
<< Ti prometto che verrò a prendere un tè il prima possibile >>
Doveva assolutamente chiedere ad Hagrid di non dire agli altri riguardo al fatto che era rimasta a scuola per le vacanze. Si promise di andare a trovarlo prima dell’inizio del trimestre, mentre usciva dalla Sala Grande dopo la cena, per incontrare Draco.
Trovò la McGrannit al primo piano, ma essendo di guardia nei corridoi, non aveva nulla di cui preoccuparsi. Di Piton nessuna traccia.
<< Sbrighiamoci! >> disse a mo’ di saluto, quando vide il ragazzo.
<< A te l’onore >> lui si fece da parte e accennò alla statua del gargoyle che si trovava davanti a loro
<< Pallini Acidi >> come previsto il gargoyle balzò di lato per lasciarli accedere alla scala a chiocciola che li avrebbe condotti nell’ufficio di Silente.
Una volta entrati si accorsero che i ritratti dei vecchi presidi erano tutti immersi nel sonno, proprio come aveva previsto Hermione, la quale si affrettò a pronunciare << Muffliato >> in direzione dei quadri, così avrebbero potuto parlare liberamente. Gli unici rumori provenivano dagli strani oggetti argentati sparsi in giro per la stanza.
<< Come facciamo a trovarli? >>
<< Suppongo che dovremo cercare >>
<< Che ne dici di provare in un modo un po’ più veloce? Accio Libri! >> Draco agitò la bacchetta nell’aria, Hermione immaginava che non sarebbe successo niente, sarebbe stato troppo facile.
Eppure c’era qualcosa di strano.
Un fremito si diffuse nell’aria, come se le pareti emettessero delle vibrazioni proprie, poi la ragazza si guardò intorno e realizzò quello che stava per accadere. “Non ha specificato quali libri
Tutti i volumi che si trovavano sugli scaffali delle librerie, centinaia di volumi, cominciarono a tremare. Qualche secondo più tardi schizzarono via dal proprio posto per dirigersi inesorabilmente verso le loro teste.
 << Finite Incanta… >>
Non fu abbastanza rapida da fermare l’incantesimo, così si ritrovarono entrambi sepolti sotto migliaia di pagine ingiallite dal tempo, l’impatto fu talmente violento che anche il pavimento tremò.
Draco riemerse qualche metro più in là, con i capelli scompigliati, ma tutto intero, almeno per il momento.
<< Ti rendi conto di quello che hai appena fatto? >> Hermione era un’esplosione di rabbia, mentre si rialzava a fatica. Tutta la stanza era cosparsa di libri, il pavimento ormai invisibile al di sotto di essi.
<< D’accordo, forse non è stata una grande idea >> ammise, evidentemente infastidito dal tono di lei, mentre si rimetteva in piedi.
<< Dobbiamo andarcene subito, vorranno sapere la causa di questo fracasso >>la mente di Hermione lavorava frenetica per pensare ad una soluzione al caos che avevano provocato e come uscire in tempo dall’ufficio di Silente senza farsi scoprire. “Siamo spacciati” lo sapeva.
Sentirono una serie di tonfi alla loro sinistra, come di qualcuno che prende a calci una porta, dal basso. Draco spinse da parte alcuni libri e scoprì una botola nascosta nel pavimento.
<< Sembra che qualcosa qui stia cercando di uscire >>
Come poteva stare così tranquillo in quel momento?
<< Lascia perdere, non abbiamo tempo adesso, dobbiamo andare via! >> Possibile che non capisse la gravità della situazione? Avrebbero rischiato l’espulsione se li avessero beccati nell’ufficio del preside mentre lui non c’era.
<< Bombarda! >> mandando all’aria qualsiasi precauzione Draco fece esplodere la botola e tre grandi libri ne volarono fuori per poi atterrare tra le braccia del ragazzo.
<< Adesso usciamo di qui >> concluse semplicemente. Ma se qualcuno fosse salito a controllare l’ufficio e avesse trovato quel disordine, avrebbero saputo che qualcuno era stato lì. Hermione agì il più in fretta possibile
<< Reparo >> i tomi che erano stati danneggiati dall’impatto tornarono come nuovi << Wingardium Leviosa >> velocemente rimise tutti i libri al proprio posto, come su nulla fosse mai accaduto. Ora era il momento di andare via.
Fecero di corsa le scale, ma appena prima di uscire sentirono un rumore sospetto proprio all’inizio del corridoio. Hermione fermò Draco con il braccio, per impedirgli di proseguire. Si sporse appena oltre il muro e con il cuore in gola vide una sagoma dal lungo mantello frusciante avanzare verso di loro.
<< Piton >> mimò con le labbra, nel panico. Tra tutte le persone che avrebbero potuto scoprirli, Piton era sicuramente quello più pericoloso. Non potevano restare lì, o li avrebbe visti. Si appiattirono entrambi lungo il muro, avanzando spalla a spalla e strisciarono fino al primo pilastro che incontrarono, nel massimo silenzio. Il pilastro li avrebbe nascosti entrambi, ma solo se Piton non si fosse mai voltato.
Trattennero il respiro, restarono schiacciati contro la pietra, aspettando che li superasse.
Non appena fu loro davanti, il cuore di Hermione cominciò a battere forte, per un secondo temette che Piton potesse sentirlo. L’insegnante continuò a camminare a passo spedito, dirigendosi verso l’ufficio del preside, mentre i due ragazzi superavano il pilastro e si davano alla fuga.
Filarono rapidissimi giù per le scale della torre, diretti alla Stanza delle Necessità. Avrebbero dato un’occhiata ai libri il giorno successivo, adesso l’importante era mettersi in salvo. Depositarono i libri nella stanza e tornarono in corridoio. Finalmente il battito cardiaco di Hermione fu di nuovo stabile.
Si trovavano esattamente dove avrebbero dovuto essere: di guardia ai corridoi.
<< Però è stato divertente >> Draco aveva il fiatone per la corsa e il viso accaldato
<< Mi prendi in giro >> riusciva a malapena a parlare. Hermione non riusciva proprio a vedere il lato divertente della faccenda. Pensò alla reazione che Ron avrebbe avuto se si fosse trovato al suo posto. Di certo non lo avrebbe trovato divertente…
Ma ormai era tutto passato.
Il giorno dopo ci sarebbe stato il rientro dalle vacanze di Natale, finalmente avrebbe rivisto i suoi amici, sebbene ad uno di loro non rivolgesse ancora la parola.
<< A cosa stai pensando? >> la voce di Draco la riportò alla realtà
<< Domani tornano Harry e Ron >>
<< Oh, giusto >> per qualche motivo il suo sguardo si era fatto più triste, forse aveva appena realizzato che il tempo stava trascorrendo velocemente e avrebbe dovuto darsi da fare per la missione. Hermione si chiedeva ancora come avrebbe fatto.
<< Che hai intenzione di fare con Weasley? >>
<< Che cosa? >> la sua era una domanda decisamente inaspettata. Perché mai avrebbe voluto sapere di lei e Ron?
<< Ti piace? >> Soltanto Malfoy poteva essere così diretto
<< Ma che domande fai? Io… non lo so…>> la sua voce si fece più acuta del solito << E’ una domanda semplicissima, Granger >>
Ci pensò su per un attimo, poi la risposta venne da sè
<< Io… >> neanche lei sapeva perché fosse tutto così tremendamente imbarazzante << suppongo di si >> qualcosa le disse che era la cosa giusta da dire.
Il ragazzo serrò la mascela, ma non distolse lo sguardo dal suo.
<< Stai perdendo il tuo tempo. Lui è perso di quella Brown >>
Sentirlo dire da Malfoy l’aveva spiazzata. Come se in qualche modo tutti lo avessero sempre saputo, tutti tranne lei.
<< So prendere da sola le mie decisioni, ti ringrazio >>
Evidentemente ferito dalle sue parole, se ne andò senza aggiungere altro.
Sei sempre il solito Malfoy…
 
L’indomani mattina andò a trovare Hagrid, per avvertirlo di non dire a Harry e Ron che era rimasta a scuola per Natale.
Liquidò la questione dicendo che non voleva farsi dare della secchiona, nel caso avessero saputo che era rimasta a scuola per studiare. Per fortuna Hagrid non fece troppe domande.
Sembrava che il rapporto tra Ron e Lavanda si fosse consolidato ancora di più durante le vacanze, cosa che diede ad Hermione un motivo in più per evitarli.
Ripensò alle parole di Malfoy. Quando le aveva chiesto di Ron le era venuto naturale rispondere in quel modo, era ciò che aveva sempre ripetuto a sé stessa nel corso degli anni. Si era talmente abituata all’idea che Ron le piacesse, che non aveva mai realizzato che qualcosa era cambiato.
Mi piaceva finchè la mia unica preoccupazione era riuscire a prendere un Eccezionale al mio G.U.F.O. di Trasfigurazione e quali libri avrei dovuto portare in vacanza.
Mi piaceva finchè pensavo che la nostra sarebbe stata una storia lunga e romantica, che prima o poi lui sarebbe venuto da me e si sarebbe dichiarato.
Mi piaceva finchè tu, caro il mio signorino, non hai mandato un gufo in casa mia e hai stravolto la mia vita
Vedere Ron con Lavanda la infastidiva, ma in verità erano semplicemente una coppia fastidiosa. Avrebbe potuto trattarsi di due persone qualunque, l’avrebbero infastidita comunque. Il modo in cui stavano sempre appiccicati, si sussurravano romanticherie, davano ad Hermione il voltastomaco.
E pensare che un tempo avrei desiderato essere al posto di Lavanda
 
All’inizio del nuovo trimestre la prima ora era di pozioni.
Quel giorno avrebbero preparato l’Amortentia, il più potente filtro d’amore mai creato. Era da quando Hermione ne aveva letto il capitolo che non vedeva l’ora di prepararla. Le tornò in mente la conversazione avuta con Harry prima di Natale, quando aveva sentito Romilda Vane dire che aveva intenzione di rifilargli un filtro d’amore, e se avesse usato l’Amortentia?
Harry seguiva scrupolosamente le istruzioni fornitegli dal Principe Mezzosangue, e la sua pozione stava già assumendo la tipica colorazione madreperlacea, quella di Hermione, invece, sembrava tendere all’avorio.
 
<< Ottimo, ottimo, ragazzo mio. Come potete vedere Harry ha realizzato una pozione eccellente, come previsto. Signorina Granger, un ottimo lavoro anche il suo >>
Quello era davvero troppo. Non era la prima volta che veniva messa in ombra dal Principe delle pozioni. Che cosa aveva la pozione di Harry più di quella che aveva preparato lei? Si avvicinò al suo calderone per studiarne la consistenza.
Le bastò inspirare appena il fumo che sprigionava dal paiolo per capire dove stava la vera differenza.
Dalla sua testa tutti i pensieri negativi sparirono completamente, si sentì come se fosse a casa.
Le sembrò di sfogliare le pagine di un libro nuovo, tanto l’odore di pergamena era forte. Poi il familiare odore di erba appena potata, che sentiva sempre dalla finestra della sua camera. Dentifricio, odore di menta fresca, e poi… già si aspettava di sentire l’aroma dei frutti di bosco che tanto le piaceva, stavolta invece c’era qualcosa di diverso. Un profumo nuovo ma al tempo stesso familiare. Profumo di gelsomino.

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Capitolo 11
*** Avvelenamento ***


Il carico di compiti di quei giorni le impedì di dedicarsi alle sue ricerche quanto avrebbe voluto, adesso che la situazione si faceva più disperata. I Mangiamorte continuavano ad insistere affinchè Draco colpisse di nuovo.
Ovviamente lui non le aveva detto nulla, ma lo aveva intuito dal suo comportamento. Con il passare dei giorni diventava sempre di più intrattabile (anche più del solito) e ogni traccia di divertimento era ormai sparita dal suo volto.
Spesso lo vedeva sfregarsi il braccio durante le lezioni e, anche se gli altri non se ne accorgevano, lei sapeva bene cosa lui stesse passando, sotto gli occhi di tutti, incapace di dire una parola, incapace di chiedere aiuto.
Dopo Difesa contro le Arti Oscure aveva provato a parlarci, ma la conversazione non era andata come lei aveva sperato
<< Sembravi agitato in classe, hai ancora male al ...? >>
<< Non parlarmi, Granger, ti ho già detto di non immischiarti >>
Lo vide chiudersi ancora nella Stanza delle Necessità per tutti i giorni che seguirono. Molte volte era stata tentata di entrare per controllare che stesse bene.
La mattina del primo di Marzo Hermione si svegliò con una strana sensazione addosso, che non avrebbe saputo come spiegare, poi si ricordò che era il compleanno di Ron.
Mentre scendeva le scale per andare nella Sala Grande, vide Draco che saliva dalla parte opposta, probabilmente diretto al settimo piano, ma questa volta non era solo.
<< Granger >> fece un cenno con la testa mentre conduceva una ragazza bionda, di qualche anno più piccola, lungo le scale.
<< Chi è lei? >> sapeva di essere suonata scontrosa, ma non riuscì a trattenersi. La ragazza al suo fianco guardò prima Hermione, poi Malfoy, con imbarazzo, forse addirittura con timore.
<< Un’amica >> liquidò lui senza aggiungere altro, come se la cosa non dovesse interessarle, e in effetti era così
<< Non starai andando al settimo piano con lei >> stava decisamente parlando troppo, ma aveva un disperato bisogno di sapere come stavano davvero le cose
<< Gelosa, Granger? >> per la prima volta dopo tanti giorni lo vide sorridere sornione, cosa che irritò Hermione non poco.
Riprese a scendere le scale senza rispondergli, urtandogli “accidentalmente” una spalla mentre lo superava.
Non aveva mai visto quella ragazza prima. Non poteva sapere del piano, nessuno sapeva. Possibile che Malfoy fosse legato così intimamente a quella ragazza da rivelarle della missione? Sentì ribollire qualcosa dentro di lei, una sensazione che aveva già provato prima di allora. La stessa che aveva provato qualche tempo prima, quando Ron aveva cominciato a frequentare Lavanda.
Quando arrivò nella Sala Grande né Ron, né Harry erano seduti al tavolo di Grifondoro, probabilmente avevano fatto tardi per scartare tutti i regali di compleanno di Ron.
Ginny era seduta in fondo alla sala e si accomodò di fronte a lei.
<< Che ti è successo? Hai una faccia! >> la salutò l’amica
<< Niente >> Ginny aveva certamente capito dal suo tono che in realtà era successo molto più di niente, ma da buona amica decise di non insistere per il momento.
Poco tempo dopo in tutta la scuola girava voce di un avvelenamento e, cosa che aveva fatto andare di traverso ad Hermione il succo di zucca, Ron ne era stato vittima.
Lei e ginny si precipitarono in infermieria, dove furono costrette ad aspettare davanti alla doppia porta, in attesa di entrare. Da fuori riusciva a vedere il corpo di Ron che giaceva sul letto immobile, privo di sensi.
Un’idea terribile attraversò il cervello di Hermione, ma lei la respinse ancora una volta, rifiutandosi di pensarci in quel momento.
Si ricordò del ghigno che Malfoy le aveva riservato quella mattina, guardò gli occhi chiusi di Ron e le lacrime cominciarono a scorrere sul suo volto. Era tutta colpa sua.
Quella sera erano arrivati anche Fred, George e Hagrid. Harry stava raccontando loro cosa era successo. Sembrava che Lumacorno avesse offerto a Ron il liquore avvelenato, senza saperlo.
Un odio mai provato per Malfoy le stava lacerando le pareti dello stomaco. Sentiva di poterlo uccidere se lo avesse avuto davanti. Prima Katie Bell, ora addirittura Ron, aveva davvero superato il limite.
Per la prima volta dall’inizio dell’anno, desiderò che venisse scoperto. Tutti dovevano sapere quello che aveva fatto. Aveva sempre odiato Ron e aveva colto l’occasione al volo. Ciò che più le faceva rabbia era il fatto che lei non avesse fatto nullo per fermarlo.
Lo aveva addirittura coperto con Harry per fare in modo che nessuno venisse a conoscenza del suo segreto, ma qualcosa adesso era cambiato.
Hagrid aveva ipotizzato che qualcuno ce l’avesse con la squadra di Grifondoro, avendo attaccato un cacciatore e il portiere.
<< Bé, non credo che sia il Quidditch, ma penso che ci sia un nesso fra le due aggressioni >> per la prima volta aveva preso la parola quella sera.
<< Che cosa te lo fa pensare? >>
<< Bé, intanto avrebbero dovuto tutte e due essere letali e non lo sono state per pura fortuna. E poi né il veleno né la collana sembrano aver raggiunto la persona che doveva essere uccisa >> non avrebbe dovuto sentirsi in colpa, eppure mentre parlava non poteva fare a meno di pensare di stare tradendo Draco. Odiava sé stessa per questo << Naturalmente questo rende il colpevole ancora più pericoloso, perché sembra che non gli importi quanta gente fa fuori prima di colpire il bersaglio >> nella sua testa lo stava prendendo a pugni.
 
Fu proprio uscendo dall’infermeria, quella sera, che lo vide dalla finestra del corridoio, aggirarsi da solo nel cortile del piano di sotto. Decise di cogliere l’occasione al volo.
Disse a Ginny di essere stanca e che sarebbe andata a dormire, ma invece di salire la rampa di scale che portava alla Torre di Grifondoro, scese al piano di sotto, per andare dritta Malfoy.
Lui sembrò quasi aspettarsi di vederla lì, poiché non c’era alcun tipo di stupore nella sua espressione quando se la ritrovò davanti, in preda alla furia, pronta ad affrontarlo.
<< Prima che mi uccidi, posso spiega… >> un pugno lo colpì in pieno viso, facendolo barcollare all’indietro.
<< Sei impazzita per caso? >> si teneva la guancia dolorante con la mano
<< Non voglio più avere niente a che fare con te >> gli occhi lucidi preannunciavano un nuovo fiume di lacrime in arrivo, ma doveva rimanere forte ancora per qualche minuto
<< Che cosa stai dicendo? >>
<< Ti avrei creduto capace di tutto Malfoy, ma non di questo. Non una, ma due persone. Due persone che hai rischiato di uccidere. E’ un miracolo che entrambi siano ancora vivi >> tentava di colpirlo in ogni modo con mani e piedi, ma lui riusciva a parare i suoi colpi.
<< Ron è stato avvelenato per colpa tua! >> gli aveva urlato con tutto il fiato che aveva, incurante delle persone che avrebbero potuto sentirla
<< Allora è solo di questo che si tratta? Il tuo amato Weasley è stato ferito e tu vorresti vendicarlo >> questa volta riuscì a colpirlo. Il suono dello schiaffo che gli aveva assestato riecheggiò per tutto il cortile. Nonostante la guancia arrossata e dolorante, Draco non si mosse di un centimetro
<< Vaffanculo, Malfoy >>

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Capitolo 12
*** Una Nuova Speranza ***


Ron parve riprendersi rapidamente dall’avvelenamento, così il lunedì mattina gli fu permesso di lasciare l’infermeria, pronto a tornare al suo dormitorio. Finalmente lui ed Hermione avevano chiarito, ed erano tornati amici.
Erano al settimo piano e passavano davanti alla Stanza delle Necessità, con una punta di rabbia Hermione si chiese se Malfoy si trovasse lì, ma non volle badarci più di tanto. Al loro fianco, una ragazzina minuta del primo anno sussultò vedendoli passare, tanto che fece cadere la sua bilancia sul pavimento, la quale si ruppe in mille pezzi. Anche a loro facevano così paura quelli del sesto anno all’inizio?
<< Non ti preoccupare! >> cercò di rassicurarla Hermione, si avvicinò ai resti della bilancia sul pavimento e sussurrò << Reparo >>. Nonostante il suo tono rassicurante la ragazzina sembrava ancora terrorizzata, mentre li guardava andare via.
Ebbe un moto di compassione verso di lei, sebbene non la conoscesse nemmeno…
Nonostante fosse andato tutto bene, Hermione non aveva ancora smaltito il risentimento nei confronti di Draco, il quale sembrava invece essersi rassegnato al suo atteggiamento.
I primi giorni aveva cercato in ogni modo di parlarle, attirando la sua attenzione durante le lezioni, ma lei era stata irremovibile.
Dopo una settimana, una sera nella sala comune di Grinfondoro, Hermione scoprì che Harry aveva incaricato Kreacher e Dobby di spiare Malfoy di nascosto ventiquattro ore su ventiquattro. Non riusciva a capire cosa ci trovasse di così interessante nel controllare ogni sua mossa, era snervante.
Dobby lo aveva visto entrare nella Stanza delle Necessità e quella sola rivelazione bastò al suo amico per mettere tutte le tessere del puzzle al proprio posto.
<< Nella Stanza delle Necessità! Ecco dove si nasconde! Ecco dove va…quello che fa! Scommetto che è per questo che scompare dalla Mappa… Adesso che ci penso, non ho mai visto la Stanza delle Necessità sulla Mappa! >> ed ecco che già cercava un modo per entrare nella Stanza e vedere che cosa faceva Draco quando non era in giro per il castello.
0Dobby disse di averlo visto con altre persone su al settimo piano, Hermione ricordò le due ragazze con cui lo aveva visto sulle scale. Anche Ron sembrava perplesso quanto lei, dopo un po’ infatti disse:
<< Ma cos’è questa storia che va lassù con ‘svariati altri studenti’? Quanti sono? Mi sembra strano che voglia raccontare a tanta gente quello che sta facendo… >> e non aveva tutti i torti…
Harry borbottava ragionamenti tra sé e sé, mentre il suo cervello lavorava inarrestabile.
<< La Pozione Polisucco. Ha rubato un po’ della Pozione Polisucco che Lumacorno ci ha mostrato alla prima Lezione di Pozioni… Non sono svariati studenti che fanno il palo… sono Tiger e Goyle come al solito… sì, tutto torna! >> “Già, tutto torna” Hermione non prestò neanche la minima attenzione al resto del discorso, troppo sconvolta nell’apprendere la notizia << Cioè quella bambinetta a cui ho aggiustato la bilancia…? >>
Poi un altro ricordo riaffiorò nella sua mente
Le due ragazze.
Erano sempre stati Tiger e Goyle. Il tono arrogante con cui Malfoy le aveva detto “Gelosa, Granger?” perché se lo era tenuto per sé? In fondo lei era l’unica a sapere del piano.
 Ricordò ciò che aveva provato dopo il loro incontro, quanto avrebbe voluto trovarsi al posto di quelle ragazzine, quanto avrebbe voluto sapere ciò che loro sapevano. O forse c’era un altro motivo? “Voleva farmi ingelosire?”
Possibile che fosse gelosa davvero?
 Lei, Hermione Granger, gelosa di Draco Malfoy. Se qualcuno glielo avesse detto qualche mese prima, probabilmente lo avrebbe fatto ricoverare al San Mungo. Una nuova ondata di rabbia la travolse.
 
Dopo qualche giorno erano tornati ad ignorarsi, proprio come ai vecchi tempi, questa volta però era diverso. Non era il solito “non sei degno della mia attenzione” tipico di loro, c’era della sofferenza tra i due, del rancore.
Ogni giorno osservava Draco intento a salire al settimo piano, scortato ogni volta da una ragazzina diversa. Non poté evitare di infuriarsi ancora di più per non averle detto nulla.
Si era anche imbattuta in lui nel corridoio, mentre andava a lezione di Aritmanzia. I loro sguardi si erano incrociati per un istante, dicendo molto più di quello che le parole avrebbero mai potuto esprimere, poi quel momento era passato, ed entrambi erano tornati alle proprie faccende.
Finalmente era libera. Non avrebbe più dovuto preoccuparsi del piano, o dei Mangiamorte, o del Marchio Nero, finalmente avrebbe potuto pensare solo ed esclusivamente ai suoi voti e alla sua vita.
E allora perché questo peso allo stomaco non se ne va?”
Vietò a sé stessa di pensarci. Sicuramente era il troppo stress accumulato nel corso dei mesi che si stava facendo sentire, non voleva certo dire che avrebbe dovuto sentirsi in colpa. Sapeva cavarsela benissimo anche da solo.
Si, solo. Perché era questo quello che era. Aveva degli amici, certo, ma nessuno sapeva realmente quello che stava affrontando. Draco non aveva mai avuto un Harry o un Ron dalla sua parte, nessuno che potesse rassicurarlo, un amico vero con cui confidarsi, solo Hermione.
E adesso anche lei lo aveva abbandonato. “Se l’è cercata! E’ stato lui ad allontanarmi
Più tardi, dopo il pranzo e la lezione di Incantesimi, Hermione stava per rientrare in Sala Comune. Da poco aveva scoperto che passando per il terzo piano il tragitto era più breve, quando passando davanti al bagno udì degli strani rumori al suo interno. Insolito, nessuno entrava mai nel bagno di Mirtilla Malcontenta.
Aveva un paio di Orecchie Oblunghe nella tasca della sua divisa, le sciolse e le fece scivolare sotto la porta del bagno.
<< Il mio tempo che avevo a disposizione è quasi terminato, e non posso permettermi un altro sbaglio, o sarà finita >> riconobbe immediatamente la voce di Draco.
<< Ci sarà pure un modo per fuggire >> stentò a credere che la risposta arrivò niente meno che da Mirtilla Malcontenta
<< E quale? L’unica persona in grado di aiutarmi adesso mi odia, i miei genitori sono tenuti come ostaggi, qui non c’è nessuno di cui possa fidarmi… >> il tono era disperato. Riusciva ad immaginarlo mentre si passava le mani nei capelli, spettinandoli, come faceva sempre quando era agitato.
<< Anche io mi sentivo sola quando ero qui. Tutti gli altri credevano che fossi un po’ stramba >>
<< Mirtilla >>
<< Si? >>
<< Com’è morire? >> la sua voce era calma, rassegnata. Sembrava voler abbracciare il proprio destino, sperando che in questo modo potesse soffrire di meno.
Hermione non conobbe mai la risposta di Mirtilla, perché aveva già riavvolto le Orecchie Oblunghe, con il volto rigato dalle lacrime.
Mai come in quel momento aveva desiderato qualcuno che le dicesse cosa fare. Aveva giurato a sé stessa che dopo ciò che era successo non avrebbe mai più aiutato un Malfoy, ma adesso, come faceva ad esserne così sicura?
Draco non si stava curando di cercare una soluzione al suo problema perché ormai aveva smesso di lottare, aveva deciso di lasciarsi andare e aspettare la sua fine.
Si chiese come devesse essere: aspettare di morire.
Ron e Harry discutevano degli ultimi allenamenti, Ron doveva recuperare il tempo perso durante la convalescenza, per questo non fecero caso ad Hermione che, in silenzio, se ne stava con la testa china sul suo libro di Incantesimi, le pagine rese umide dalle sue lacrime.
Fu una notte tormentata, la sua. La mattina seguente la situazione non migliorò. A colazione mangiò poco e niente e, quando alzò lo sguardo verso la parte opposta della stanza, si accorse che Draco non era presente.
La prima lezione della giornata era Trasfigurazione. Per la prima volta nella storia della sua carriera scolastica, non prestò ascoltò neanche una parola della professoressa McGrannit. Fingeva di prendere appunti sul suo quaderno e nel frattempo disegnava forme indistinte, simili a teschi e serpenti…
Durante l’ora buca andò in biblioteca, per portarsi avanti con lo studio e tenere la mente occupata almeno per un po’. La lezione successiva era Incantesimi. Il professor Vitious aveva deciso di fare un ripasso degli ultimi incantesimi studiati. Restò tutto il tempo seduto alla sua cattedra mentre compilava il registro, come al solito. Tra tutti i professori era il più preciso.
Le tornò in mente la questione degli Incantesimi protettivi della scuola, poi ricordò che ormai non la riguardava più.
Rivide davanti a sé l’espressione di Draco quando, tempo prima, gli era stato accanto e lo aveva aiutato a sopportare il dolore causato del Marchio. Ricordò quanto avesse sperato di mettere fine a tutta quella storia, ma soprattutto, quanto avrebbe voluto mettere fine al suo dolore, risucchiarlo via in qualche modo, senza neanche sapere bene il perché.
Non voleva doversi sentire in colpa anche per questo “Gli passerà. Il dolore con il tempo svanisce” era stato lui stesso a dirglielo. Ma quanto ci sarebbe voluto? Un pensiero tremendo si impadronì della sua mente.
Cosa succederebbe se il dolore dipendesse dal fatto che il Marchio gli è stato impresso con la forza? Se non avesse mia accettato di essere un Mangiamorte, avrebbe sofferto per sempre?
Se fosse stato realmente così, nel momento in cui il dolore sarebbe andato via, sarebbe stato troppo tardi.
Lo immaginò incappucciato, con una maschera a celargli il volto, al cospetto di Lord Voldemort, pronto a tutto pur di obbedire, anche ad uccidere gli innocenti.
Non poteva fargli questo, non dopo tutto quello che era successo.
Quando il professore e tutti gli altri studenti uscirono dall’aula alla fine dell’ora, Hermione restò indietro, con la scusa di aver dimenticato un libro sotto il banco.
Controllò prima il corridoio, assicurandosi che non ci fossero professori in vista, poi chiuse la porta, sigillandola con un incantesimo.
Dietro la scrivania di Vitious c’erano tre cassettoni. Nei primi due c’erano i libri del professore, pergamene e qualche piuma con varie boccette d’inchiostro. L’ultimo cassetto, invece, era chiuso.
Non poteva certo andare da Vitious e chiedergli la chiave. Non le restò altro che pensare ad un modo alternativo. Se Vitious aveva sigillato solo quel cassetto, significava che dentro c’era qualcosa d’importante.
<< Muffliato! >> mormorò con la bacchetta puntata verso la porta
<< Confringo! >> ci fu un boato assordante all’interno dell’aula, fortunatamente nessuno poteva sentirlo. Hermione fece appena in tempo ad indietreggiare per mettersi al riparo.
Il cassetto era stato ridotto ad un mucchietto di legno bruciacchiato e cenere. Molti fascicoli erano sparsi per terra in maniera disordinata e caotica. Cominciò a cercare, ma non sapeva esattamente cosa.
Era certa che Vitious tenesse una cartella sulla sicurezza all’interno della scuola, era molto anziano e non voleva mai rischiare di dimenticare qualcosa.
Molti di quei fogli riguardavano vecchie punizioni, compiti corretti, programmi degli anni passati… poi finalmente la vide.
Una cartella recente, a giudicare dalle condizioni. Le altre erano ormai tutte rotte e spiegazzate.
L’inchiostro sulla copertina recava la scritta: HOGWARTS – PROVVEDIMENTI PER LA SICUREZZA
Hermione aprì la cartella con mani tremanti, ancora incapace di realizzare ciò che stava facendo, se l’avessero scoperta sarebbe stata sicuramente espulsa.
 
Gentile Professore,
Dopo aver preso nota degli avvenimenti del mondo in questi mesi è doveroso prendere delle serie precauzioni al fine di proteggere la nostra scuola e gli studenti.
Sebbene Hogwarts venga comunemente ritenuto il luogo più sicuro al mondo, è bene continuare ad intervenire purchè non possano mai verificarsi episodi spiacevoli all’interno delle sue mura.
I rappresentanti dei quattro dormitori della scuola sono invitati a partecipare al nuovo Progetto di Massima Sicurezza, che consiste nell’apporre sortilegi secondari a quelli già esistenti, allo scopo di rafforzare le difese.
Pertanto Ciascuno dei quattro insegnanti dovrà consegnare improrogabilmente entro il 15 Agosto il modulo allegato a questo documento, contenente le proprie proposte.
E’ da raccomandare che ogni insegnante proponga incantesimi che possano essere realizzati entro l’inizio dell’anno scolastico.
Il modulo di cui sopra sarà riconsegnato ad ogni docente entro il 22 Agosto, con annesse correzioni. Successivamente ogni docente eseguirà i propri incantesimi (dopo aver ottenuto l’approvazione ed il timbro ufficiale della Presidenza) assieme al resto del corpo insegnanti il giorno 30 Agosto.
N.B. Si prega di custodire il documento con la massima cura. Si ricorda che nel caso questi documenti finiscano nelle mani sbagliate le conseguenze si ripercuoterebbero sulla scuola stessa.
Il Preside,
Albus Percival Wulfric Brian Silente
 
 
Il senso di angoscia che le gravava sulla coscienza aumentò ulteriormente quando lesse la firma del preside, sapendo di fare tutto quello alle sue spalle. Se il piano avesse funzionato, Silente sarebbe stato al sicuro, ma se qualcosa fosse andato storto… non voleva neanche pensarci!
Proprio come era scritto sul foglio che aveva appena letto, in allegato trovò un altro foglio di pergamena, formato da tante caselle, e ad ognuna corrispondeva un incantesimo. Anche questo era stato scritto a mano, questa volta però dal professor Vitious.
Incantesimi di protezione all’Ingresso Principale che prevedono il rafforzamento della struttura, in caso di irruzione, una fattura che respinga i nemici fino per una distanza totale di cento metri.
Incantesimo di Disillusione applicato al Cancello Principale.
Incantesimo di Memoria che entra in azione qualora i nemici oltrepassassero i confini.
Qua e là c’erano altri incantesimi che erano stati cancellati con una riga di inchiostro, probabilmente da Silente.
La lettera del preside però le aveva aperto gli occhi su un aspetto molto importante: se quella lettera era stata spedita a tutti gli insegnanti, questo doveva significare che ognuno di loro possedeva un fascicolo come quello, nascosto da qualche parte nel proprio ufficio.
Se fosse riuscita a trovarli tutti, avrebbe avuto la chiave per aiutare Draco ad fuggire dal castello. Forse c’era una possibilità di salvarlo.
Un calore nuovo, rassicurante, nacque dentro di lei, un sorriso si dipinse sul suo volto mentre realizzava ciò che stava accadendo. Raccolse tutti i fascicoli e, colpì i resti del cassetto sul pavimento con la punta della bacchetta
<< Reparo >>
Riordinò sia cassetti che cartelle e tornò alla porta << Alohomora >> la richiuse e tornò nella sua Sala Comune, come se nulla fosse mai accaduto.

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Capitolo 13
*** Un Gesto Inaspettato ***


Uscendo vide Draco in fondo al corridoio, che camminava da solo, tenendo basso lo sguardo.
<< Draco! Draco! >> fregandosene degli sguardi increduli degli studenti che passavano cominciò ad agitare il braccio per attirare la sua attenzione.
Il ragazzo alzò lo sguardo, mentre si avvicinava a lei, ma non si fermò << Lasciami in pace, Granger >> disse mentre la superava.
Ormai però era tardi per fare finta di nulla, salì di corsa le scale, diretta al suo dormitorio. Segnò sul suo quaderno gli incantesimi di Vitious, per non dimenticarli.
Il giorno dopo avrebbe avuto Difesa Contro le Arti Oscure con Piton, e avrebbe ottenuto le risposte che cercava. Quella era di turno per la pattuglia dei corridoi. Mentre si aggirava per il castello buio e silenzioso pensava a ciò che l’aspettava l’indomani mattina.
Draco era arrabbiato con lei, avrebbe voluto dirgli quello che aveva scoperto, parlargli del nuovo piano, ma da quel che aveva visto, si rifiutava anche di ascoltarla. “E’ così permaloso
Questa volta sapeva perfettamente cosa fare: doveva procurarsi tutti gli incantesimi necessari per eludere la sicurezza del castello. Draco sarebbe fuggito, si sarebbe messo in salvo. Si fermò a riflettere per un po’. Probabilmente non lo avrebbe mai più rivisto. Il ragazzo che aveva creduto di odiare per così tanto tempo stava per sparire dalla sua vita, per eclissarsi come se non fosse mai esistito.
Neanche lei riusciva a spiegarsi quella strana sensazione che provava all’idea di non rivederlo. Uno stranissimo senso di vuoto, come una mancanza.
 Sapeva però che sarebbe stato al sicuro, e quello le bastava.
Aveva ancora la questione del Marchio Nero da risolvere, ma sentiva di essere sulla buona strada. Era certa che la soluzione sarebbe saltata fuori da uno dei libri presi dall’ufficio di Silente.
Incantesimi, Marchio, Fuga
Incantesimi, Marchio, Fuga
 
Incantesimi, Marchio, Fuga
Ripeteva il suo mantra mentre il suono dei suoi passi riecheggiava nel castello ormai dormiente.
La mattina seguente si svegliò più ottimista del solito. Sorrideva mentre di gran carriera si avviava verso la Sala Grande. Dubitava che avrebbe incontrato grandi difficoltà nel recuperare ciò che le occorreva. Adesso che aveva scoperto degli incantesimi si sentiva invincibile.
Draco era nuovamente assente a colazione, ma non se ne curò molto, visto che avrebbe pensato lei a tutto quanto.
La lezione di Piton sembrò protendersi all’infinito in un’ora che ad Hermione parve come se fossero state dieci.
L’insegnante si stava dilungando in uno dei suoi soliti discorsi su quanto fossero affascinanti le Arti Oscure e di come maghi molto più abili di loro avessero ottenuto un grande potere basandosi su di esse, come se sottomettere altre persone fosse una bella cosa…
Alla fine dell’ora gli studenti si affrettarono ad uscire, Piton però non si mosse, anzi si accomodò con fare disinvolto dietro la sua scrivania.
<< Qualche problema, signorina Granger? >> chiese Piton senza alzare lo sguardo dal suo libro, notando che Hermione si stava attardando.
<< Nessun problema, signore >> rispose d’istinto, capì che non c’era nulla da fare lì ed uscì in silenzio. Avrebbe tentato di nuovo in seguito.
A lezione di Trasfigurazione, entrando, notò Draco seduto in fondo all’aula. Non si era aspettata di trovarlo lì. Tentò di avvicinarsi ma non appena si accorse di lei, lui abbassò lo sguardo sul suo banco, ignorandola.
Anche la McGrannit sembrava decisa a rimanere nella sua classe quel giorno, Hermione si chiese se tutti gli insegnanti non fossero stati avvertiti che qualcuno stava cercando di rubare gli incantesimi. Questa volta però la ragazza aveva pensato ad un diversivo.
<< Professoressa>> la McGrannit la mise a fuoco da dietro gli occhiali squadrati << Anthony Goldstein mi ha detto che Pix sta creando disordine in biblioteca, molti ragazzi non riescono a studiare >> e non era del tutto una cosa inventata, tuttavia aveva omesso di dire era che in realtà Anthony Goldestein le aveva detto di Pix due giorni prima.
<< Oh, non di nuovo! >> la McGrannit continuò a borbottare rimproveri nei confronti di Pix mentre usciva dall’aula e i suoi passi si confondevano con quelli degli altri studenti nel corridoio.
<< Colloportus! >> disse Hermione puntando la bacchetta verso la porta.
Nella fretta di andare via la McGrannit non aveva chiuso il cassetto della sua scrivania, Hermione pensò di avere la fortuna dalla sua parte per una volta.
Si avvicinò per cercare la cartellina, ma con sua grande sorpresa, nell’aprire l’ultimo cassetto, si accorse che questo era completamente vuoto, fatta eccezione per alcune vecchie penne d’oca ammuffite.
Questa non ci voleva proprio. Decise di setacciare l’intera stanza per essere sicura che non fosse nascosta altrove. Controllò nell’armadio, sotto il tappeto, tri i libri sugli scaffali, ma non trovò nulla.
C’era un altro posto in cui avrebbe potuto trovarsi, si disse, ma sarebbe stato più rischioso, eppure decise di dover tentare.
Probabilmente la McGrannit aveva pensato che la sua aula non fosse un posto abbastanza sicuro e aveva deciso di tenere la cartella più vicina a sé, trattandosi di un documento tanto importante.
L’ufficio della McGrannit si trovava un piano più in alto. Mentre saliva le scale sentì la voce dell’insegnante di Trasfigurazione che andava alla ricerca del poltergeist. Aveva ancora un po’ di tempo.
Giunse alla porta del suo ufficio << Alohomora! >> << Colloportus! >> lesta come una saetta si diresse alla scrivania, stando ben attenta a non toccare nulla. Aprì l’ultimo cassetto con l’aiuto della bacchetta.
Ed eccola lì, la stessa cartellina di pergamena che si trovava nell’ufficio di Vitious. Cominciò a sfogliarla, leggendo tutti gli incantesimi, e nel frattempo tentava di memorizzarli, così che più tardi avrebbe potuto scriverli sul suo quaderno.
Accadde tutto in un attimo. Un rumore di passi fuori dal corridoio. Il pomello della porta che si muove. Senza pensarci su neanche un istante Hermione si fiondò sotto la scrivania, pregando con tutta sé stessa che la McGrannit non avesse intenzione di fermarsi troppo a lungo nel suo ufficio.
Se qualcuno l’avesse vista in quel momento avrebbe tranquillamente potuto scambiarla per una statua, tanto stava immobile. Aveva addirittura smesso di respirare per paura di essere sentita.
<< Gliela farò vedere io a quel poltergeist! Vado a parlare con il Barone. Vedrai se non la smette >> Prese dal suo armadietto una campanella, che Hermione immaginò servisse a chiamare il Barone Sanguinario, l’unico di cui Pix avesse avesse paura.
Uscì dall’aula richiudendosi la porta alle spalle. Hermione tornò finalmente a respirare. Aspettò che il rumore dei passi dell’insegnante venisse smorzato dalla distanza, dopo di che uscì dal suo nascondiglio e senza ulteriori indugi, rimise tutto al proprio posto e andò dritta nel suo dormitorio, per scrivere gli incantesimi che aveva appena letto.
 
Non poteva più aspettare per parlare con Draco. Aveva bisogno di vederlo immediatamente. Prese il finto galeone dalla tasca e gli chiese di raggiungerla sul ponte di pietra il prima possibile.
Saltò il pranzo perché aveva lo stomaco chiuso, tanta era l’agitazione. Non sapeva perché fosse così nervosa, ma l’idea di parlare con Draco dopo tutto quel tempo le sembrava surreale. Da cosa sarebbe dovuta partire? Dal fatto che il senso di colpa la stava divorando? Dal fatto che aveva deliberatamente ignorato ciò che lui le aveva detto di fare, ossia di non immischiarsi? O dal fatto che era dall’ultima volta che si erano visti che lei non riusciva a smettere di pensare a lui?
Non seppe dire quanto tempo passò, mentre camminava su e giù lungo il ponte, mordicchiandosi le dita per l’agitazione. Il suo sguardo continuava a volgersi verso la porta, ma di Draco neanche l’ombra. Per la prima volta guardò l’orizzonte, il cielo aveva assunto una sfumatura rossastra, con qualche accenno di viola qua e là. Era già il tramonto.
Osservò il profilo del castello che imponeva su di lei, poi guardò il lago, dove la piovra gigante schizzava pigramente gocce verso la riva. Il suo sguardo cadde più in basso, verso il Platano Picchiatore, i cui rami oscillavano minacciosamente, e seduto poco più avanti, riconobbe gli inconfondibili capelli biondi di Draco Malfoy, resi disordinati dal vento.
Come una furia ridiscese le scale, urtando un paio di studenti. Uscì di nuovo nella fredda aria invernale diretta da lui.
Draco parve aspettarsi di vederla, la squadrò da capo a piedi senza dire una parola.
<< Hai idea quanto tempo abbia passato ad aspettarti? Io cerco di parlarti e tu mi respingi, rifiuti il mio aiuto, non rispondi ai miei messaggi, mi dici che cosa devo fare? >>
Lui restò impassibile di fronte alla sua rabbia, continuò a starsene seduto sul prato, mentre si rigirava un filo d’erba tra le dita.
<< Sai cosa? Sono stanca di questo silenzio. Dì qualcosa! >> gli urlò, puntandosi le mani sui fianchi.
<< Non ho niente da dirti. Hai detto di non volermi più aiutare, nemici come prima >> si mise in piedi, intenzionato ad andare via, ma Hermione gli bloccava la strada.
<< Sul serio? Dopo tutto quello che è successo vorresti tornare a come eravamo prima? >> non riusciva a credere che avesse davvero dimenticato tutto così in fretta
<< Perché, che cosa è successo? >> la sua voce non riuscì a nascondere la rabbia che aveva dentro. Hermione sapeva che si stava riferendo al quasi bacio di qualche tempo prima
<< Come non detto >> era stanca dei suoi giochetti << Allora ci si vede, Malfoy >> gli voltò le spalle per andarsene
<< Spero che tu sia felice con Weasley >> Hermione si fermò di colpo, chiedendosi se avesse capito bene. Tornò nuovamente verso di lui, che a giudicare dall’espressione, si stava pentendo di ciò che aveva appena detto.
<< Sei geloso di Ron? >> una risata isterica si impadronì di lei. Era la cosa più assurda a cui si potesse pensare. Draco si avvicinò, stavano uno di fronte all’altra adesso
<< La cosa ti diverte? >> Hermione tornò seria
<< Tu vorresti farmi credere che la ragione per cui mi stai ignorando da giorni, per cui mi hai dato buca questo pomeriggio e per cui non vuoi più il mio aiuto, è che sei geloso di Ron? >> detto ad alta voce era ancora più assurdo
<< Tu sei la persona più strana che abbia mai conosciuto >> Si sentiva talmente esasperata che quasi le veniva voglia di prenderlo a pugni
 << Quando finalmente ti deciderai a fare pace con il tuo cervello ti sarei davvero grata se la smettessi di fare tanto lo... >> le labbra di Draco sulle sue le impedirono di continuare. Hermione, presa totalmente alla sprovvista, ci mise qualche istante a realizzare quello che stava accadendo. Dimenticò tutto ciò che era successo, tutta la rabbia che aveva accumulato sembrò sparire in un secondo. Poggiò le mani sulle braccia di lui, avvicinandolo a sè. Draco teneva una mano tra i suoi capelli, mentre con l’altra le cingeva i fianchi.  
Per tutto quel tempo non si era resa conto che era esattamente ciò di cui aveva bisogno. Anche Draco si stava lasciando andare, Hermione sentì i suoi muscoli rilassarsi sotto il tocco della sue dita. Fu un bacio carico di desiderio, di parole non dette. In quel momento era come se entrambi si spogliassero della maschera che portavano davanti agli altri. Lo strinse maggiormente a sé. Poi lui si staccò, rompendo la piccola bolla che si era creata. La guardò intensamente negli occhi, per la prima volta dopo tanto tempo << Raccontalo pure a Weasley quando lo vedrai >>
Le sue mani si staccarono dolcemente dal suo corpo, provocandole un brivido. Draco rientrò nel castello, Hermione invece rimase lì, in piedi, rivivendo quel momento per un tempo che sembrò infinito, sorridendo.

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