Marlene McKinnon II

di MartySloanWeasley
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Capitolo 1 - This is war ***
Capitolo 2: *** Capitolo 2 - Here I am ***



Capitolo 1
*** Capitolo 1 - This is war ***


Capitolo 1
“This is war”
 
“It’s the moment of truth
and the moment to lie.
The moment to live
and the moment to die.
The moment to fight,
the moment to fight.
To fight,
to fight,
to fight.
To the right,
to the left.
We will fight to the death.”

Lei ci era cresciuta in quel posto.
Aveva trascorso in quel posto i suoi momenti più belli.
Le risate con gli amici, le uscite ad Hogsmeade, le partite di Quidditch… e anche tutte le ore passate sui libri.
Tutto quel tempo speso in quel posto così magico.
Ora tutto quel che poteva vedere era distruzione e morte.
Le torri crollate e i corpi di tanti ragazzi che giacevano per terra.
Cercava con lo sguardo degli occhi che, era sicura, erano in cerca di lei.

L’unico superstite della famiglia McKinnon, assieme a sua moglie, cercava con lo sguardo quanto di più caro avesse al mondo: sua figlia.
Sua figlia che somigliava tanto a lei.
A lei, che era la sua madrina.
A lei, che non aveva mai nascosto il suo debole per quella bambina da lei chiamata “Fiore di Maggio”.
A lei, che era il suo angelo custode.
Aveva il suo nome, i suoi capelli biondi, i suoi occhi azzurri ed il suo stesso carattere: a tratti tranquillo e razionale, a tratti vivace e impulsivo.
Il 19 Maggio 1980, Peter McKinnon e Samantha Jones diedero alla luce la loro primogenita: Marlene McKinnon II.
Loro due, inseparabili, si separarono per sempre in quella notte che sapeva di morte, di crudeltà.

Peter McKinnon quella sera perse i suoi genitori, sua sorella: sentimenti contrastanti, rabbia e tristezza.
Erano gli stessi che stava provando in quel momento, fin quando non la vide.
Sfoderò un sorriso e corse ad abbracciarla.
«Hai visto, papà? Harry aveva ragione. “Saranno fieri di noi”.» disse lei, citando il suo compagno.
Lui la strinse forte e poi, con il cuore un po’ più leggero, la lasciò andare.
Prese per mano sua moglie, le baciò la fronte e si diressero verso l’uscita.

Marlene era sicura che sua zia, lassù, era orgogliosa di lei.
«Non sono morti invano.»
Una voce dietro di lei la fece sobbalzare.
Neville Paciock era di fronte a lei, sporco di sangue e polvere e le sorrideva.
«Già!» gli disse lei, dandogli una pacca sulla spalla.
«Andiamo a vedere come stanno gli altri!» gli disse, mettendogli un braccio attorno al collo.

Giunti davanti alla Sala Grande, Marlene chiuse, per una manciata di secondi, gli occhi: aveva paura, non sapeva cosa avrebbe trovato.
Quando li riaprì vide alla sua sinistra Remus Lupin e Nymphadora Tonks che parlavano con Sirius Black.
Le scappò un sorriso guardando, alla sua destra, il piccolo Dobby che cercava, invano, di aiutare il povero Gazza a ripulire, combinando solo guai!
Scorse, a pochi metri da lei, il Prescelto e Ron ed Hermione che si tenevano la mano.
Finalmente!
Tra le teste rosse dei Weasley ne mancava una all’appello.
Notò una sagoma per terra e iniziò a camminare con passo incerto in quella direzione.
Il corpo di Fred Weasley giaceva su un lenzuolo bianco.
Marlene perse un battito e una lacrima le rigò il volto.
Perché nessuno glielo aveva detto?
«Oh, Marlene cara, cosa vuoi che sia un osso rotto! Vedrai che con le medicine di Madama Chips tornerà come nuovo!» disse Molly Weasley, confortando la ragazza.
«Un osso rotto?» singhiozzò Marlene.
«Perché se chiudo gli occhi tutti pensano che io sia morto?» disse Fred.
«Non fare così, Marlene, o penserò che tieni a me!» aggiunse, rivolgendole un sorriso sghembo.
Marlene lasciò cadere le parole del ragazzo e si voltò verso i suoi tre migliori amici e sorrise.
Erano tutti lì e lei era felice.

Quella notte la passarono così.
In silenzio.
I corpi di chi aveva perso la vita nella battaglia erano stati portati via.
Quella sera, sulle sponde del Lago Nero, nessuno era in grado di proferir parola.
Lo sguardo di tutti era rivolto verso le rovine di quel castello tanto amato.

Marlene ripensò a tutte le emozioni della giornata: la gioia nel rivedere i suoi genitori, abbracciare i suoi amici…
Ripensò anche a quella strana sensazione, come un vortice nel petto, quando aveva visto il corpo di Fred sul pavimento della Sala Grande.

I tanti pensieri la portarono a ricordare…
A ricordare il primo giorno che aveva messo piede in quel posto.

L’inizio di quest’avventura.



_______________

Angolo autrice
Il titolo di questo capitolo è tratto dalla canzone “This is war”, dei 30 Seconds to Mars.
“Fiore di Maggio” è una canzone del cantautore italiano Fabio Concato.

Se vi va, recensite!
Grazie per aver letto!

Martina.

 

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Capitolo 2
*** Capitolo 2 - Here I am ***


Capitolo 2
Primo anno
“Here I am”

“It’s a new world!
It’s a new start!
It’s alive with the beating of young hearts!
It’s a new day!
It’s a new plan!
I’ve been waiting for you!
Here I am.”

Erano appena le 07:30 nella Londra babbana e una bambina un po’ impaziente s’accingeva a mettere un piede fuori dal letto.
Era il 1° Settembre 1991 ed era una giornata bellissima.
Il sole risplendeva alto in un cielo azzurro privo di nuvole.
“Strano.” pensò la bambina.
“A Londra sono rare le giornate in cui il sole può splendere senza essere ostacolato dalle nuvole.” continuò a pensare, mentre si stropicciava gli occhi.
La piccoletta era impaziente e non ne voleva sapere di rimettersi a letto, ma era troppo presto!
Dopotutto erano ancora giorni di vacanza, solo lei doveva iniziare scuola.
Decise così di aspettare per svegliare i suoi genitori.
Durò mezz’oretta, circa.
Alle 08:15 tutta la famiglia McKinnon era sveglia.
«Marlene, non riesci a dormire?» scherzò il padre, ridendo.

Peter McKinnon era un uomo di 34 anni. Era un uomo alto, con dei grandi occhi azzurri e i capelli biondi.
La vita era stata crudele con lui: aveva visto morire la sua famiglia davanti ai suoi occhi, senza poter fare niente.
Sopravvissuto a quella strage, si aggrappò a ciò che aveva di più caro, a tutto quello che gli era rimasto, promettendo di proteggerlo a tutti i costi.
Decise, assieme alla moglie, di trasferirsi in un luogo dove avrebbero potuto vivere più serenamente, lontani da quel mondo che tanto li aveva feriti.

Sua moglie, Samantha Jones, era una donna davvero bella, con dei lunghi capelli neri e degli occhi color ghiaccio. Aveva 31 anni.
Aveva conosciuto suo marito ad Hogwarts e se n’era perdutamente innamorata; costrinse la sua amica Marlene a presentarglielo quando scoprì che era il fratello di quest’ultima.
Molto legata a Marlene e alla famiglia del marito, anche lei, quella sera, perse delle persone molto care.
Adesso viveva col marito e la figlia nella Londra babbana, lontana dalla comunità magica, lontana dal suo mondo.

Marlene era una bambina molto tranquilla, ma anche molto sveglia e attenta.
Da sempre sapeva che la sua famiglia aveva qualcosa di diverso dalle altre: la sua mamma non lavava mai i piatti. Erano loro a lavarsi da soli!
Inoltre, tutti i suoi amici avevano cani come animali domestici, mentre i suoi genitori avevano un gufo.
Era, insomma, una bambina molto curiosa e vivace!
«Quanto le somiglia!» aveva detto il signor McKinnon, con una punta di nostalgia nella voce, quando la vide sporgersi verso il lavello, decisa a svelare il mistero dei piatti indipendenti e autonomi.
Era molto affettuosa ed era molto legata ai suoi nonni materni, che sentiva spesso e vedeva un paio di volte alla settimana.
Poco ricordava, invece, dei nonni paterni, ma il loro amore per lei era tangibile ed evidente in ogni foto rimasta.
Quello che ricordava bene era l’affetto che la legava a sua zia.
La piccolina conservava sul comodino una foto che la ritraeva assieme a tutta la sua famiglia, scattata prima di quel doloroso 10 Luglio 1981.
Quella foto, decise che sarebbe stata la prima cosa che avrebbe messo nel baule, quando il padre e la madre le rivelarono il loro, il suo mondo e quando le dissero che presto sarebbe andata a studiare anche lei nella migliore scuola di magia.
Quando, nel giorno del suo undicesimo compleanno, arrivò la lettera d’ammissione alla Scuola di Magia e Stregoneria di Hogwarts, tenne fede a quella promessa.
Felice, i genitori la portarono per la prima volta a Diagon Alley per comprare tutto il necessario ed un regalo per il suo compleanno.
Decisero di regalarle un gufo, precisamente un gufo selvatico di sesso femminile con dei grandi occhi neri avente piume brune sul corpo e bianche attorno agli occhi.
«E’ il gufo più bello e più dolce che io abbia mai visto! Grazie!» disse Marlene abbracciando i suoi genitori.
«La chiamerò Bonnie!» annunciò sorridente.

Dopo aver trascorso le vacanze estive a casa dei nonni, dividendosi tra casa e la divertente e allegra Diagon Alley, tornò a casa e iniziò il conto alla rovescia per l’inizio di quella nuova avventura.

Il grande giorno era arrivato e Marlene era euforica.
«Il baule è pronto, Bonnie anche e anche io sono pronta!» disse la bambina.
I suoi genitori si guardarono e scoppiarono a ridere.
«Cosa avete da ridere voi due?» disse mettendosi le mani sui fianchi.
«Tesoro, vai a scuola con le pantofole?» le disse ridendo il padre.
«Sono comode!» disse la piccoletta, non intenzionata a mollare, ridere e ammettere che le era sfuggito quel piccolo particolare.
«Dai, su, vai a cambiarti che usciamo!» disse la madre con un sorriso.

Arrivati alla stazione di King’s Cross, Marlene vide le mai dei suoi genitori stringersi ancora di più.
Mentre camminavano si lanciavano sguardi di intesa e supporto.
«La nonna aveva proprio ragione: voi due avete paura!» disse Marlene fermandosi ed indicandoli.
«Tesoro, non è facile…» disse la madre, ma la bambina la interruppe.
«Starò bene, mamma. Il nonno ha detto che Hogwarts è il posto più sicuro del mondo. E io gli credo!» disse.
«Ed ha ragione, ma…» stava per rispondere il padre.
«Allora non dovete preoccuparvi! Vi scriverò spesso, così non sentirete la mia mancanza!» replicò la bambina.
I due adulti sorrisero.
Magari bastassero delle lettere per far sparire le mancanze e le paure.
«Andiamo, piccoletta!» le sorrise il padre.

Davanti al binario 9 ¾ i due adulti si sentirono improvvisamente chiamare.
«Peter?! Samantha?!» disse una voce femminile.
«Molly!» disse Samantha.
«Ma allora… quella notte…» sembrava quasi volesse piangere.
«No… se non ci hai più visti è perché subito dopo siamo andati via.» sorrise lui, confortandola.
Lei li abbracciò.
«Non potete immaginare quanto io sia contenta!» disse la donna stringendoli.
«La piccoletta… è la sua fotocopia!» disse indicando Marlene.
«Già… e non solo fisicamente. E’ un bel peperino!» disse il signor McKinnon ridendo, grattandosi la testa.
«Noi, invece, eravamo rimasti al piccolo Ron! E questa signorina?» sorrise la signora McKinnon.
«Sì, Ron. Anche lui inizia oggi! Questa signorina, Ginny, inizia l’anno prossimo.» disse la donna, fiera.
«Marchio Weasley anche lei, vedo!» disse Peter dando una pacca sulla spalla ad un uomo che era appena arrivato, seguito da tre ragazzi, riferendosi ai capelli rossi.
Tutti scoppiarono a ridere.
«Tesoro, questi due signori sono Molly e Arthur Weasley, sono dei nostri amici.» disse Peter a sua figlia.
«E’ un piacere rivedervi!» disse il signor Weasley.
«Questo posto è sempre pieno zeppo di babbani…» disse la signora Weasley.
«Babbani? Salve, scusate. Sapete dove posso trovare il binario 9 ¾?» disse un ragazzino dai capelli neri e gli occhi verdi, timidamente.
«James…» disse Samantha, incredula.
«No… mi chiamo Harry…» stava per finire il ragazzino.
«Harry Potter.» finì il padre di Marlene.
«Qualcuno mi ha detto che alcuni mi conoscono, ma…» disse Harry, disorientato.
«Conoscevamo i tuoi genitori. Ci siamo visti spesso, ma eri molto piccolo.» disse Samantha, sorridendogli.
Lui fece un enorme sorriso.
«E’ il primo giorno per me!» disse Harry, un po’ spaventato.
«Anche il mio, anche per Ron. Andiamo insieme!» sorrise Marlene.
Tutti sorrisero a quel gentile invito.
«Dai, ragazzi, dobbiamo sbrigarci! Percy, va’ prima tu!» disse la signora Weasley.
Marlene assunse un’aria sorpresa quando vide il più grande delle teste rosse sparire dopo aver attraversato il muro.
«Stai tranquilla, resti intera dopo essere arrivata dall’altro lato.» disse un ragazzo, rigorosamente dai capelli rossi.
Doveva avere un gemello, perché c’era un ragazzo identico a lui al suo fianco.
Entrambi avevano un’aria malandrina.
«Non hai nulla da temere.» disse ridendo l’altro.
«Voi siete Fred e George, vero?» disse Peter.
«Sì, signore. Io sono George…» disse uno.
«… e io sono Fred.» finì l’altro.
Fred sembrava più malandrino di George, il che era tutto dire!
«Sono due combinaguai!» disse Molly.
I due sorrisero e poi si lanciarono contro il muro.
“Sarà meglio tenersi lontani da quei due. Mantenere le distanze.” pensò Marlene.
«Tesoro, andiamo! Harry, vieni con noi!» disse il signor McKinnon sorridendo al ragazzino.
Harry sorrise.
I due piccoli, temendo l’impatto, chiusero istintivamente gli occhi.

Quando li riaprirono erano davanti ad un enorme treno.
Caricarono i bauli e andarono a salutare gli adulti.
«Scrivete, studiate e divertitevi!» disse Samantha.
Un bacio al volo e salirono sul treno in cerca di posti vuoti.

Il treno partì.
I tre nuovi amici trovarono posto e iniziarono a parlare.
«Io sono Ronald Weasley! Tutti mi chiamano Ron!» disse il rosso.
«Io sono Harry Potter.» disse l’altro ragazzino.
«Piacere, io sono Marlene McKinnon!» disse sorridente la biondina.

Le ore passarono in fretta.
Ron ne sapeva di più rispetto ai suoi due compagni, essendo cresciuto in una famiglia magica e consapevole di questa cosa.
Harry era orfano e cresciuto in una famiglia babbana.
Marlene aveva scoperto tardi il segreto dei suoi genitori, di tutta la sua famiglia. Fino a quel momento, per lei, erano solo stranezze e intuizioni.
Gli zii di Harry, invece, non ne volevano proprio sapere della magia e del mondo magico.
Harry aveva raccontato ai suoi nuovi amici tutto quello che avevano fatto i suoi zii per impedirgli di andare ad Hogwarts.
Roba da matti.

Ad un tratto bussò qualcuno.
Entrò una bambina, sicuramente anche lei del primo anno, in quanto non aveva una cravatta che rivelasse la sua appartenenza ad una delle quattro case di Hogwarts.
«Qualcuno di voi ha visto un rospo da qualche parte? Un bambino di nome Neville l’ha perso.» disse.
Aveva una grossa matassa di capelli bruni e crespi, degli occhi marroni e i denti davanti piuttosto grandi.
«Mi dispiace, ma non ho visto nessun rospo. Comunque, io sono Marlene. Lui è Harry e lui è Ron.» disse gentilmente, indicando i suoi compagni.
«Io sono Hermione Granger.» disse lei.
«Piacere!» dissero i tre in coro.
Lei sorrise.
«Fareste meglio a mettere la divisa, siamo quasi arrivati.» disse Hermione, poi andò via.

Eravamo arrivati.



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Angolo autrice

Il titolo di questo capitolo è tratto dalla canzone “Here I am”, di Bryan Adams.
Ci tenevo a fare tre precisazioni.
La prima è che, come si può ben immaginare, Peter e Samantha McKinnon furono membri del Primo Ordine della Fenice.
La seconda è che, nonostante Molly e Arthur non risultino membri del Primo Ordine della Fenice, potrebbero conoscere i coniugi McKinnon grazie ai fratelli di Molly, Gideon e Fabian Prewett (cognome da nubile di Molly), che, invece, sappiamo bene furono membri del Primo Ordine della Fenice e vennero brutalmente uccisi.
La terza è la risposta ad una lecita domanda come: “Ma i coniugi McKinnon, conoscendo i Potter, non potevano prendersi cura loro di Harry?”. Come disse Albus Silente: « […] Non riesce a capire quanto starà meglio, se crescerà lontano da tutto questo fino al giorno in cui sarà pronto per reggerlo?».

Se vi va, recensite!
Grazie per aver letto!

Martina.

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