Odi et Amo

di Recchan8
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Catch me if you dare ***
Capitolo 2: *** Impulsività ***
Capitolo 3: *** Siamo pur sempre esseri umani ***
Capitolo 4: *** Rifiuto ***
Capitolo 5: *** Run, run away! ***
Capitolo 6: *** Cursing ***
Capitolo 7: *** SOLDIER ***
Capitolo 8: *** Orgoglio ***
Capitolo 9: *** Strana ossessione ***
Capitolo 10: *** I'm (not) in ***



Capitolo 1
*** Catch me if you dare ***


 -"Tseng? Ci sono"-.
Reno scese dall'elicottero e guardò la via di fronte a sé che lo avrebbe portato al villaggio alle pendici del monte.
-"Fai attenzione, dicono che nel villaggio ci sia un gruppo simpatizzante di AVALANCHE. Non capisco perché tu abbia rifiutato il supporto di Elena"-.
Reno sbuffò. Ancora non riusciva a credere di essere stato mandato a svolgere una missione di così infimo livello.
-"Lo sai che non andiamo d'accordo; e comunque si tratta solamente di una missione di reclutamento per SOLDIER. A proposito, ripetimi..."-.
-"Ragazzo, al massimo un paio d'anni in meno di te"- lo interruppe Tseng dall'altro capo del cellulare. -"E' stato visto spesso allenarsi"-.
-"Allenarsi? Con cosa?"- domandò Reno incamminandosi verso il villaggio.
-"Pistole, fucili... Armi da fuoco in generale. Peccato che i SOLDIER usino un diverso tipo di arma"-.
Continuando a parlare al cellulare raggiunse il villaggio dove gli abitanti, appena videro il Turk dai capelli rossi, si rinchiusero rapidamente nelle loro abitazioni. Il proprietario della locanda si affrettò a mettere fuori un cartello con su scritto Chiuso. Reno si fermò in mezzo alla piazza e si fece scappare un sorriso compiaciuto; da ragazzo cinico qual era, si sentiva potente nell'incutere paura.
Uno sparo lo distolse dalla sua contemplazione.
-"Sembra che il bersaglio mi abbia trovato"-.
Un secondo sparo gli sfiorò la guancia. Era sotto tiro.
-"Buona fortuna"- disse Tseng chiudendo la telefonata.
Reno si infilò il cellulare nella tasca dei pantaloni, alzò le mani e, lentamente, si guardò intorno.
-"Sono disarmato!"- disse a voce alta. -"Fatti vedere"-.
Sentì un fruscio dietro di sé e subito qualcuno gli puntò in mezzo alle scapole una pistola. A quanto pareva il bersaglio ci sapeva fare.
-"Un Turk. Che ci fa qui un Turk?"-.
-"Una passeggiata in campagna lontano dalla confusione di Midgar"- rispose Reno con un'alzata di spalle. -"E cosa ci fa un ragazzo armato in un villaggio fuori Midgar?"-.
-"Proteggo il mio paese. La ShinRa ha qualcosa da ridire a riguardo?"- domandò beffardo il ragazzo incappucciato.
-"Qualcosa ci sarebbe..."-.
Una scossa elettrica colpì il ragazzo, il quale fece cadere la pistola e si accasciò a terra dal dolore. Reno, il suo taser nella mano sinistra, lo guardò dall'alto contorcersi al suolo.
-"Fa male, eh?"-.
Il ragazzo, dopo essersi un po' ripreso, fece per allungare la mano per recuperare la sua arma, ma il Turk lo colpì allo stomaco con un calcio e per poco non lo fece svenire.
-"Tseng, ce l'ho"-.
-"Ottimo lavoro"-.
-"Ora..."-.
Reno lanciò un'occhiata al bersaglio e solo allora fece caso alla sua fisionomia. I fianchi erano troppo larghi per appartenere a un ragazzo e il petto...
-"Aspetta un secondo"-.
Si sedette a cavalcioni su quello che riteneva essere un ragazzo, allungò una mano e levò il cappuccio dal volto della vittima. Si ritrovò davanti il volto di una ragazza dai capelli castani e gli occhi verde scuro.
-"Tseng... E' una ragazza"-.
Gli occhi verdi carichi d'odio incrociarono quelli blu scuro spaesati.
-"Ti rode essere stato quasi ucciso da una ragazza, stupido Turk?"- ringhiò quella.
-"Una ragazza? Devi aver sbagliato soggetto..."- iniziò Tseng.
-"...Voi e la ShinRa, andate al diavolo!"-.
-"Che faccio?"- domandò Reno, sempre seduto sulla ragazza.
-"Se avessi la mia pistola saprei benissimo cosa fare a te!"-.
-"Lasciala andare"- ordinò Tseng. -"Se non c'è nessun altro che corrisponde alla descrizione, torna a Midgar"-.
Reno chiuse il cellulare e liberò la ragazza dal suo peso. Dopodiché, lanciandole un'ultima occhiata incuriosita, le volse le spalle e fece per incamminarsi verso una strada secondaria. La ragazza, ancora dolorante, si alzò in piedi, afferrò la pistola che le era caduta e sparò. Si meravigliò quando si accorse di aver mancato il Turk; raramente faceva cilecca, si allenava spesso con le armi da fuoco e la sua mira era eccellente. Il Turk dai capelli rossi si voltò, le mani nelle tasche dei pantaloni neri.
-"Che vuoi?"- domandò passandosi una mano sugli occhiali da aviatore che portava sulla fronte.
-"Vattene da qui"- sibilò la ragazza. -"O ti uccido"-.
Reno sorrise malignamente e tornò sui suoi passi fino a trovarsi a meno di un metro di distanza dalla ragazza, che in quel momento stava dimostrando di possedere una gran fermezza d'animo; in molti sarebbero fuggiti di fronte a un Turk.
-"Ma io me ne stavo andando"- disse Reno. -"Sei tu che mi hai fermato"-.
Rapida, la ragazza puntò la pistola sotto il mento del ragazzo.
-"Ci ho ripensato. Sarebbe divertente far fuori uno di voi"- sibilò.
-"Lia!"-.
Un bambino era comparso nella piazza. La sua preoccupazione e il suo terrore erano fin troppo evidenti a Reno.
-"Vai via da qui! Torna a casa!"- gli gridò la ragazza, Lia.
Reno approfittò della sua distrazione per allontanarsi con un salto. Lia se ne accorse subito e senza esitazione sparò. Questa volta il colpo mancò di poco il bersaglio. Reno si toccò con una mano la striscia di sangue alla spalla destra che cominciò a macchiargli la camicia bianca sotto la giacca nera aperta. Scosse la testa.
-"La mia camicia... Proprio ora che stavo cominciando a divertirmi"- disse con una rapida occhiata al bambino.
Lia si precipitò verso suo fratello e senza tanti complimenti lo spinse dietro di sé.
-"Aspetta..."-.
Reno impugnò il taser con la mano sinistra e sorrise beffardamente.
-"Ho altre camicie bianche"-.
Prima che Lia potesse in qualche modo reagire, il Turk si lanciò in avanti, con un calcio atterrò la ragazza e agguantò per un braccio il ragazzino, che cominciò a divincolarsi.
-"Lascialo...!"- sussurrò Lia provando ad alzarsi.
-"No, mi sto divertendo. E ti dirò di più: penso che distruggerò questo piccolo villaggio anti-ShinRa. Che dici, si può fare?"- disse Reno con un sorriso maligno stampato sulle labbra.
-"Non..."- iniziò la ragazza avanzando di un passo.
-"Ah! Stai ferma dove sei o uccido il moccioso"-.
L'impotenza e la disperazione presero il sopravvento su Lia, che si accasciò al suolo. Secondo le sue fonti i Turk sarebbero dovuti arrivare la settimana successiva, perciò l'arrivo del Turk dai capelli rossi l'aveva colta alla sprovvista.
-"Che... cosa vuoi?"-.
Reno stava per rispondere quando il suo cellulare squillò. Il ragazzino tentò di fuggire, ma Reno lo colpì con il taser facendolo svenire. Lia fece per prendere la sua pistola ma il Turk la ammonì con un'occhiata.
-"Lo uccido davvero se ci provi. Tseng?"- rispose alla chiamata.
-"Sei ancora là?"-.
-"Sì. Diciamo che..."-.
-"Prendila"-.
Prendila. Un ordine secco, deciso e facilmente eseguibile. Reno chiuse il cellulare e fece un fischio di finta ammirazione.
-"Complimenti splendore! Sarai il primo SOLDIER donna della storia!"-.
-"Mi rifiuto di unirmi alla ShinRa!"- gridò.
Reno lasciò andare il ragazzino, che si accasciò al suolo con un tonfo sordo. Si picchiettò il taser su una spalla e sbuffò.
-"Quanta avversione... Mettiamola così: o vieni con me senza protestare o giuro che disintegro questo posto"-.
Lia lanciò un'occhiata a suo fratello e si guardò intorno. Non voleva che il suo villaggio venisse raso al suolo dalla ShinRa; non voleva che il suo villaggio e le persone che amava se ne andassero così. Dalla finestra al piano terra della locanda un uomo e una donna stavano guardando la ragazza con un'aria supplichevole. La donna stava piangendo. Non volevano che la loro figlia li abbandonasse, ma non erano abbastanza forti per opporsi alla ShinRa.
-"Se vengo via con te...?"- domandò infine Lia, la testa china.
-"Se vieni via con me risparmierò il villaggio e il ragazzetto. Mi sembra un ottimo affare"-.
-"Promettilo"- disse Lia.
Il Turk si ritrovò a dover sostenere uno sguardo verde che mostrava allo stesso tempo rassegnazione e odio, e per un attimo provò ammirazione per la ragazza.
-"Parola di Turk"-.
Reno si avvicinò a Lia, la perquisì e, trascinandola per un braccio, la condusse all'elicottero.
-"Ti odio"- disse sprezzante Lia.
-"Mi fa piacere"-.
Reno accese il motore e pochi minuti dopo decollò.

 

 

 

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Capitolo 2
*** Impulsività ***


 -"E' un bel tipetto. Ci odia con tutto il cuore"- constatò Reno mettendo i piedi sopra alla scrivania del suo ufficio.
-"Davvero?"- domandò Rude con finto interesse.
Reno si portò le mani dietro la nuca e guardò il soffitto. Per tutto il tragitto in elicottero aveva lanciato rapide occhiate a Lia, domandandosi se la ShinRa avesse avuto davvero l'intenzione di addestrarla per farla entrare in SOLDIER.
-"Secondo te una ragazza può diventare un SOLDIER?"- domandò al collega dopo qualche momento di riflessione.
Rude, con la schiena appoggiata alla porta di fronte alla scrivania e le braccia incrociate, fece spallucce. Non gli piaceva fare tanti discorsi; quando poteva se ne stava in silenzio e in disparte.
-"Non è un nostro problema"-.
-"Hai ragione..."- disse Reno continuando a fissare il soffitto.
Erano passate quattro ore da quando il Turk dagli occhi blu aveva consegnato la ragazza al profesor Hojo. Non gli piaceva quell'uomo, aveva sentito strane voci sul suo conto.
-"Com'è?"- chiese Rude interrompendo i pensieri di Reno.
-"La nuova recluta? Avrà un paio d'anni meno di me, come ha detto Tseng, capelli castani dal taglio sfilacciato lunghi fino alle spalle, ha due ciuffi ai lati della frangia che le arrivano poco sotto il seno, occhi verde scuro..."-.
-"Mh"-.
-"Atletica, decisamente. Potrebbe dare del filo da torcere alla nostra Cissnei"-.
-"Un bel tipetto"- concluse Rude.
-"Che ti avevo detto?"-.
Calò un silenzio in cui gli unici suoni ovattati che si sentivano provenivano dalle strade di Midgar oltre le finestre dell'ufficio. Sia Reno che Rude avevano terminato gli incarichi della giornata e si ritrovarono a non saper come passare il tempo restante. Quello strano stato di calma venne interrotto dal cellulare di Reno.
-"Mi stavo riposando"- biascicò.
-"Il professor Hojo vorrebbe parlarti"- disse Elena dall'altro capo del cellulare.
Reno alzò un sopracciglio e lanciò un'occhiata a Rude.
-"Ha scoperto qualcosa riguardo alla ragazza? Com'è che si chiama? La... Le..."-.
-"Lia. Non lo so ma è probabile"- rispose Elena.
Reno si alzò dalla poltrona e fece cenno a Rude di seguirlo.
-"Va bene, se proprio devo..."-.
-"Comunicherò al professore che lo raggiungerai tra breve"-.
-"Mh"-.
Terminata la chiamata, si infilò l'apparecchio in tasca e controvoglia si diresse all'ascensore in fondo al corridoio. Qualche minuto dopo i due Turk varcarono la soglia del laboratorio; un ampio spazio si mostrò a loro, pieno zeppo di strani macchinari, fogli, apparecchiature e uomini in camice bianco che svolgevano il loro lavoro con fretta e precisione accademica. Un enorme cilindro coperto da un telo nero e posizionato al centro del laboratorio dominava la scena. Un uomo dai capelli grigio fumo legati in una coda bassa e un paio di occhialini tondi sul naso puntò i due Turk che si stavano guardando intorno spaesati, e fece cenno con una mano di avvicinarsi a lui.
-"Professor Hojo, buona..."- iniziò Reno dopo averlo raggiunto.
-"E' fenomenale!"- lo interruppe Hojo. -"L'esperimento sembra tollerare le iniezioni di Mako. Non me lo sarei mai aspettato!"-.
-"Sta dicendo...?"-.
Lo scienziato si avvicinò al cilindro e con un gesto teatrale levò il telo scuro. Volse le spalle ai Turk e si abbandonò a una contemplazione della figura sospesa nel liquido azzurrognolo.
-"E' bellissima"- sospirò Hojo pieno d'ammirazione. -"Immaginate: il primo SOLDIER donna dell'intera storia della ShinRa. Ripeto, è fenomenale!"- esclamò poi emozionato.
Mentre Hojo continuava a divagare e cercava di rendere partecipe della sua gioia Rude, Reno si avvicinò al cilindro e posò una mano sul vetro. Quegli occhi che fino a qualche ora prima lo guardavano con disprezzo adesso erano chiusi e il viso della ragazza era talmente inespressivo da sembrare quello di una bambola. Rude, liberatosi dal professore, si affiancò al collega.
-"Carina"- constatò dopo qualche secondo.
Reno sorrise e gli diede un colpetto sulla spalla.
-"Non è il tuo tipo. Mica ci vorrai provare?"- disse Reno divertito.
-"Professor Hojo, abbiamo raggiunto il 47% di acquisizione"- comunicò uno scienziato.
-"Eccellente!"-.
Hojo raggiunse rapidamente il macchinario principale e ne prese il controllo.
-"Dovete sapere, miei cari Turk, che una volta raggiunto il 100% la nostra SOLDIER sarà pronta ad assolvere i suoi compiti. E forse sarà anche all'altezza di un SOLDIER maschio"- spiegò il professore continuando a premere vari tasti del macchinario.
Reno, senza distogliere lo sguardo da Lia, indietreggiò di qualche passo e si appoggiò a una scrivania sommersa da fogli scarabocchiati.
-"Fate così per tutte le reclute di SOLDIER?"- domandò.
-"No, ora stiamo sottoponendo la cavia a un processo accelerato"-.
-"Cavia?"- domandò Rude più al collega che al professore.
-"50%"- comunicò lo stesso scienziato di prima.
Tutti gli uomini del laboratorio erano in fermento; erano impazienti di scoprire l'esito del loro esperimento.
-"Siamo a metà dell'opera!"- annunciò Hojo a gran voce. -"E' davvero magnifico come..."-.
Uno scienziato biondo notò qualcosa sul monitor del macchinario principale e si allarmò nel constatare che qualcosa stava cominciando a non andare secondo i piani.
-"Professore, l'attività cardiaca sta calando!"-.
-"Cosa?!"-.
Hojo si precipitò alla postazione e dopo aver lanciato un'occhiata a Lia, ordinò di continuare con le iniezioni di Mako. Reno e Rude si scambiarono un rapido sguardo.
-"50,12%. Sta calando ancora. 50,20%. Professore, forse..."-.
-"Non importa!"- proruppe Hojo. -"Voglio terminare il processo a qualunque costo!"-.
Rude si avvicinò al professore e lo afferrò per una spalla.
-"Professore..."-.
-"50,25%. E' prossima all'arresto cardiaco"-.
Arresto cardiaco. Ci fu qualcosa nella testa di Reno che fece clic e lo portò a sfondare con l'aiuto del taser la parete di vetro del cilindro. Il liquido azzurrognolo fuoriuscì immediatamente inondando il pavimento del laboratorio, e Reno afferrò al volo Lia priva di sensi.
Improvvisamente calò il silenzio e tutti gli occhi erano puntati su Reno, il quale stava guardando Lia come se non sapesse che razza di strana creatura stava tenendo in braccio. Non si era reso conto di quello che aveva fatto, aveva agito d'impulso.
-"Turk, che cosa hai fatto?!"- gridò Hojo rompendo il silenzio.
Reno si riprese dal suo stato di confusione, si girò a guardarlo e gli scoccò un'occhiataccia.
-"Le... Le era stato ordinato di trasformarla in un SOLDIER, non di ucciderla"- disse freddamente.
Rude, che non aveva mai visto il collega e amico comportarsi così, rimase qualche secondo a bocca aperta; non riusciva a capire perché Reno avesse agito in quel modo. Si sistemò gli occhiali da sole e tentò di dire qualcosa, ma dalle sue labbra non uscì alcun suono.
-"Che sta succedendo?"- domandò una Turk entrando di corsa nel laboratorio.
Si sistemò i capelli ondulati color miele dietro le orecchie e lanciò un'occhiata al pavimento bagnato cosparso di frammenti di vetro e al cilindro frantumato. Il suo sguardo si posò poi su Reno e sulla ragazza che teneva in braccio.
-"Cissnei, portala via. Rude, dalle una mano"- ordinò Reno avvicinandosi ai colleghi.
-"Fermatevi immediatamente! Quella è la mia cavia, non avete alcun diritto di sottrarla ai miei esperimenti!"- gridò il professor Hojo infuriato.
Mentre Hojo correva dietro ai Turk, Reno passò il peso a Rude e si piazzò di fronte all'uomo, interrompendo di botto la sua corsa.
-"Ho sentito diverse storie sul suo conto"- gli disse chinandosi in avanti.
-"Parlerò col vostro capo e...!"-.
-"Il nome Vincent Valentine non le dice niente?"- sussurrò il Turk, le labbra contorte in una smorfia di maligno piacere.
Senza dare tempo a nessuno di ribattere, spinse fuori dal laboratorio Cissnei e Rude e si avviò a grandi passi verso l'ascensore. Cissnei lo rincorse e lo afferrò per un lembo della giacca.
-"Reno, che diavolo hai combinato?"-.
-"Non lo so, l'ho fatto senza pensarci"- biascicò quello con un'alzata di spalle.
-"Ma lei non è quella ragazza che sei andato a prendere...?"-.
-"Già"-.
Cissnei guardò per qualche secondo Lia ancora priva di sensi. Si passò una mano tra i capelli e sospirò. Cosa era preso a Reno? Un capriccio da bambino viziato? Uno scherzo?
-"Perché l'hai fatto? Non era un affare di nostra competenza"-.
-"Ti ho detto che non lo so!"- sbottò Reno.
-"Chiamo Tseng"- disse Rude adagiando Lia sul pavimento.
-"Tseng è qui"-.
I tre Turk si voltarono di scatto e si ritrovarono di fronte al collega che ammiravano e ritenevano essere migliore persino del capo del dipartimento di investigazione della ShinRa.
-"Rude, Cissnei, occupatevi della ragazza. Reno, vieni con me"-.
Rude e Cissnei annuirono e si allontanarono immediatamente con Lia; volevano sparire il prima possibile per evitare una qualsiasi lavata di capo da parte di Tseng. Reno si portò le mani dietro la nuca e inclinò di lato la testa.
-"Ho fatto un casino?"- domandò con aria innocente.
-"Abbastanza"- rispose secco Tseng.
-"Ma dai!"- esclamò Reno divertito.

 

 

 

 

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Capitolo 3
*** Siamo pur sempre esseri umani ***


 Tseng, in totale silenzio, fece accomodare Reno nel suo ufficio; dopodiché chiuse la porta. Si sedette sulla poltrona, incrociò le dita delle mani sulla scrivania e guardò Reno seduto di fronte a lui.
-"Ora, spiegami cosa è successo"- esordì con un tono di voce calmo.
Reno si grattò distrattamente la nuca e tentò di non incrociare lo sguardo del collega.
-"Ecco..."-.
-"Guardami"- lo interruppe. -"E dimmi tutto"-.
Di fronte a Tseng Reno perdeva la sua sfacciataggine. Dovette arrendersi e si sforzò di guardarlo negli occhi, come lui stesso gli aveva ordinato.
-"Ero nel mio ufficio con Rude, mi ha chiamato Elena dicendomi che il professor Hojo voleva parlarmi, sono andato al laboratorio e il professore ha cominciato a spiegare il suo esperimento..."-.
Si interruppe. Tseng, sempre con un atteggiamento calmo, lo spronò a continuare.
-"E poi..."- riprese Reno tutibante. -"Un tipo ha detto che l'attività cardiaca della ragazza stava scendendo, ma il professore voleva comunque continuare"-.
Reno si bloccò nuovamente, incrociò le braccia al petto e si appoggiò allo schienale della poltrona.
-"E tu hai rotto il cilindro mandando in fumo l'esperimento"- concluse Tseng al suo posto. -"Perché?"-.
Eccola la fatidica domanda: perché? Perché l'aveva fatto? Non riusciva nemmeno a spiegarlo a se stesso, figuriamoci a qualcun altro.
Reno fece spallucce e si mise a guardare oltre la spalla di Tseng, fuori dall'ampia finestra.
-"Dovresti sapere benissimo che le reclute, una volta consegnate alla sezione SOLDIER, non sono più di nostra competenza. Noi siamo Turk, facciamo parte del dipartimento di investigazione della ShinRa; sappiamo quali sono i nostri compiti e obbediamo sempre agli ordini. Reno, guardami"- disse Tseng.
Reno abbandonò malvolentieri la sua contemplazione del cielo azzurro scuro e spostò lo sguardo sul collega.
-"Sempre"- ribadì Tseng.
Il Turk dagli occhi blu si accasciò sulla poltrona e abbassò lo sguardo. Odiava le ramanzine, in particolare quelle di Tseng che finivano sempre nel puntare sui doveri e i compiti dei Turk, ma odiava ancora di più il fatto che non riuscisse a spiegarsi il motivo per il quale avesse liberato la ragazza, Lia. Tseng si alzò in piedi e la sua figura venne incorniciata dalla poca luce che proveniva dal cielo del tardo pomeriggio.
-"Reno"- disse a un tratto. -"Noi Turk non possiamo permetterci di provare compassione"-.
Reno alzò di scatto la testa e fece per dire qualcosa, poi ci ripensò e sospirò. Da un lato si sentiva un po' in colpa per aver agito d'istinto, ma da un altro aveva come la certezza di aver fatto la cosa giusta. Ripensò a ciò che aveva detto a Hojo: Vincent Valentine. Valentine era un Turk che, a quanto era stato comunicato dalla ShinRa, era deceduto in servizio. Eppure c'era qualcuno che sosteneva che avesse avuto a che fare col professor Hojo.
-"...Portala qui"-.
Reno si riscosse dai suoi pensieri e alzò lo sguardo verso Tseng, il quale chiuse il cellulare e lo posò sulla scrivania accanto a una pila di documenti.
-"Si è ripresa. Tra qualche minuto Rude la condurrà qui"-.
Reno lo guardò come se non avesse capito il discorso.Tseng gli lanciò una strana occhiata, poi gli volse le spalle e guardò la città di Midgar fuori dalla finestra.
-"Dimmi, cosa accadrebbe se un SOLDIER abbandonasse la ShinRa e si mettesse a capo di un'organizzazione ribelle?"- domandò Tseng a bruciapelo.
-"Ci manderebbero a sterminarli tutti”- rispose Reno lasciandosi sfuggire un sorriso maligno.
-"Oppure potrebbe succedere una cosa simile a ciò che sta avvenendo adesso"-.
Reno si ricordò del SOLDIER di prima classe scomparso nel nulla e, controvoglia, annuì. Genesis Rhapsodos era il suo nome; brillante, dotato e affascinante SOLDIER, poco tempo prima aveva abbandonato la ShinRa senza lasciare tracce. C'erano dei testimoni che sostenevano di averlo visto in posti diversi nello stesso momento, e la ShinRa, quindi i Turk, non poteva starsene con le mani in mano mentre accadeva qualcosa di apparentemente inspiegabile.
-"Comunque non capisco dove tu voglia arrivare"- sbottò il Turk dai capelli rossi.
-"Un SOLDIER è un essere pericoloso, così come un mezzo SOLDIER"-.
-"Aspetta"- saltò su Reno. -"Mi stai dicendo che la ShinRa ha intenzione di tenere la ragazza?"-.
-"Non proprio"- rispose enigmatico Tseng.
Ci furono due lievi colpi alla porta; Tseng, continuando a dare le spalle a Reno, diede il permesso di entrare, e Rude e Lia fecero il loro ingresso nell'ufficio. Reno si voltò e gli si mozzò il respiro quando vide Lia con indosso una camicia bianca, una giacca, un paio di pantaloni e una cravatta neri: la divisa dei Turk. Rude teneva Lia per una spalla e la ragazza aveva lo sguardo abbassato a terra.
-"Grazie Rude"- disse Tseng.
Finalmente si girò e tornò a sedersi sulla poltrona. Il silenzio calò nell'ufficio. Lo sguardo di Reno andava da Rude a Tseng, soffermandosi a volte su Lia; non capiva cosa stesse succedendo.
-"Lia Verdant"- esordì a un tratto Tseng. -"Data la tua attuale condizione, la ShinRa ha ritenuto che la soluzione migliore sia affidarti a noi; perciò da ora in avanti sarai un Turk..."-.
-"Turk?!"- esclamò Reno incredulo.
-"...E io, a mia volta, ti affido al mio collega qui presente, Reno, affinché ti addestri e ti inizi alle nostri nobili ed efficaci arti. Rude, d'ora in poi farai coppia con Cissnei. E' tutto"-.
Rude annuì e, dopo aver lanciato una rapida occhiata all'amico, uscì dall'ufficio. A distanza di pochi secondi venne imitato da Tseng, che si lasciò alle spalle Reno e Lia.
-"No, aspetta un attimo! Tseng!"-.
Reno fece per precipitarsi all'inseguimento di Tseng quando venne afferrato per un braccio da Lia. Si sorprese nel constatare che la stretta della ragazza era forte: l'esperimento del professor Hojo non era andato completamente all'aria.
-"Che cosa...?"-.
Lia alzò lo sguardo che fino ad allora aveva tenuto abbassato e puntò i suoi occhi in quelli del ragazzo. L'occhio destro di Lia non era più verde scuro come il sinistro, ma azzurro brillante.
-"Sei stato tu a ridurmi in questo stato"- gli disse sprezzante. -"Adesso ne pagherai le conseguenze"-.

 

 

 

 

 

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Capitolo 4
*** Rifiuto ***


 Non riusciva ancora a crederci. L'avevano trasformata in un cane della ShinRa. Certo, non erano riusciti a completare il processo, ma, comunque tentasse di vederla, la situazione era disperata. Quella percentuale, 50,25%, non la rendeva più umana. Anche il suo occhio destro era un chiaro segno della sua trasformazione. Tutti i SOLDIER possedevano quegli occhi azzurri brillanti; doveva essere un effetto collaterale delle iniezioni di Mako.
-"Datti una mossa"- le intimò Reno procedendo a passo spedito per i corridoi del Piano SOLDIER della ShinRa.
-"Non darmi ordini"- ribatté Lia in un sussurro. Camminava tenendo la testa bassa e tentava di evitare di incrociare lo sguardo di chiunque. La notizia di un mezzo-SOLDIER donna aveva già fatto il giro di quasi tutto l'edificio della ShinRa, e Lia voleva evitare di attirare l'attenzione.
-"Cos'hai detto?"-. Reno si fermò in mezzo al corridoio e si appoggiò alla parete con un braccio, bloccando il passaggio a Lia.
-"Ti ho detto di non darmi ordini"- ripeté Lia con un tono di voce più alto.
Reno tentò di instaurare un contatto visivo con lei, ma non ci riuscì, e ciò gli urtò ancora di più i nervi. Come aveva potuto Tseng affidargli una piaga come quella ragazza?
-"Mettiamo le cose bene in chiaro"- esordì il ragazzo chinandosi in avanti. -"Tu ora sei un Turk. Anzi, una recluta Turk. Sei stata affidata a me e ciò significa che dovrai eseguire ogni mio ordine. E' chiaro?"-.
-"Non ho scelto io di diventare un Turk..."-.
Reno si staccò dalla parete, le lanciò un'occhiataccia e ricominciò a camminare.
-"Non è un mio problema se sei finita in questa situazione. Ora piantala di fare la difficile e datti una mossa. Non ho intenzione di passare tutta la mattinata...!"-.
Si sentì afferrare per un lembo della giacca e una forza potentissima lo tirò all'indietro scaraventandolo a terra.
-"Che...?!"-.
Lia gli piantò un piede sullo stomaco e lo schiacciò a terra.
-"Non è un tuo problema?"- ripeté a denti stretti. L'occhio azzurro le si illuminò per qualche secondo. Il Mako si era attivato e stava entrando in circolazione. -"Chi è che mi ha portata qui, eh?! E' colpa tua sei mi hanno ridotta così, solo tua!"-.
-"Vuoi che faccia rapporto a Tseng? Non ci metterà molto a trovare la punizione giusta per te"- disse Reno.
Lia aumentò la pressione del suo stivale e costrinse Reno a stringere i denti per soffocare il dolore. Per quanto si stesse sforzando, non riusciva liberarsi.
-"Soffri, eh?"- gli domandò Lia compiaciuta. -"Immagina quanto sto soffrendo io in questo momento. Mi avete privato della mia libertà e della mia umanità!"-. Spostò lo stivale dallo stomaco di Reno e gli permise di rialzarsi in piedi. -"Non la passerete liscia. Prima o poi la ShinRa avrà la punizione che si merita"-.
Finalmente Reno comprese la decisione di Tseng. Non potevano liberarla: sarebbe tornata al suo villaggio, avrebbe preso contatti con AVALANCHE e avrebbe organizzato una ribellione. Lia era una ragazza emotivamente forte, ma adesso lo era anche fisicamente.
-"Per questa volta posso chiudere un occhio"- disse Reno spolverandosi la giacca.
-"Ma chi ti credi di essere?! Sei soltanto un dannatissimo Turk agli ordini di...!"-.
Reno non permise a Lia di finire di parlare. Estrasse il suo taser dalla tasca interna della giacca e la paralizzò a terra con una scossa elettrica.
-"Ascoltami bene"- le disse guardandola dall'alto. -"Qui le cose stanno così: o esegui gli ordini o muori"-.
-"T-ti hanno o-ordintato co-così?"- domandò la ragazza tentando di sovrastare gli effetti della paralisi.
-"Oh, assolutamente no, è una mia decisione. Se non fai quello che ti dico, ti ammazzo. Odio le perdite di tempo e le persone che mi intralciano"-.
Continuò a osservarla per qualche minuto, e vedendo che l'effetto della paralisi stava iniziando a scomparire, si rimise in tasca il taser. Lia riuscì finalmente ad alzarsi in piedi e si sforzò per contenere la rabbia. Lacrime di frustrazione le offuscarono la vista, ma lei le ricacciò indietro e si apprestò a seguire Reno che era appena sparito dietro a una porta bianca ad apertura automatica. La stanza in cui entrò aveva un tavolo rettangolare al centro e le pareti tappezzate da svariati tipi di armi. Reno raggiunse il tavolo e ci si sedette sopra, lasciando penzolare i piedi.
-"Parete di destra, B-14. Quella è l'arma che ti è stata assegnata"- disse il ragazzo indicandole la parete. -"Ascissa B e ordinata 14"- aggiunse vedendo Lia spaesata.
Lia notò solo in quel momento che ogni arma si trovava all'interno di un quadrato a cui era stata assegnata una coordinata. La sua era appunto B-14.
-"E' un nuovo tipo di fucile. E' equipaggiabile con una sfera di Materia"- le spiegò Reno.
Lia ignorò il fucile e si diresse invece vero il quadrato L-22 che conteneva due pistole gemelle. Ne sfiorò l'impugnatura con le dita e senza pensarci due volte le prese in mano. Dopo essersele rigirate tra le mani per un po', si girò di scatto e le puntò contro Reno.
-"Non lo voglio. Voglio queste"- decretò.
-"Mi stai minacciando?"- la stuzzicò. -"Ci sono un sacco di telecamere qui, sai? Se mi sparassi non faresti in tempo a scappare dal palazzo. Verresti uccisa all'istante"-.
-"Lo so"- disse Lia abbassando le pistole e facendo spallucce. -"Però penso che correrei il rischio. Tanto ormai non sono più un essere umano, non ha più senso vivere"-.
Reno pensava che il suo animo fosse una fortezza impenetrabile; pensava che nessuno sarebbe riuscito a infiltrarsi al suo interno e a smuoverlo. Eppure, le ultime parole di Lia gli si conficcarono in testa e non lo lasciarono stare per un bel po' di tempo.
-"Tieniti pure le L-22. Comunicherò a Tseng del cambiamento"- disse scendendo dal tavolo. -"Tanto un'arma da fuoco vale l'altra"-.
-"Ne avevo un paio uguali al villaggio... Mi ricordano casa"- sussurrò Lia abbassando lo sguardo.
Reno si fermò di fronte alla porta che si aprì. Avrebbe voluto dire un sacco di cose, ma il suo orgoglio glielo impedì. Odiava come a volte quella ragazza riuscisse a mandarlo in crisi. Tanto ormai non sono più un essere umano, non ha più senso vivere...
-"Andiamo"- si limitò a dire. -"Torniamo da Tseng"-.

 

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Capitolo 5
*** Run, run away! ***


 In realtà, Lia non aveva alcuna intenzione di tornare da Tseng. Reno l'aveva avvertita, ma ormai aveva deciso: sarebbe fuggita dal palazzo della ShinRa anche a costo della vita. Adesso che aveva le due pistole gemelle forse ce l'avrebbe fatta a superare gli eventuali ostacoli che si sarebbero frapposti tra lei e la libertà.
Reno precedette Lia nell'ascensore. Le porte si chiusero e Lia notò i pulsanti corrispondenti ai vari piani dell'edificio. Piano terra, uscita.
-"Com'è l'ingresso della ShinRa?"- domandò a Reno cercando di essere più vaga possibile.
-"In che senso?"-.
-"Non l'ho mai visto"-.
-"Grande"- rispose senza guardarla.
-"Posso... posso vederlo?"-.
Reno alzò un sopracciglio e la guardò storto. Intanto l'ascensore continuava la sua salita.
-"Sono curiosa"- aggiunse subito Lia.
La ragazza sostenne lo sguardo indagatore di Reno, e quando il ragazzo cedette esultò dentro di sé. Dopo aver sbuffato, Reno premette il pulsante del piano terra e l'ascensore cominciò lentamente a scendere. Nel frattempo Lia si preparò; dopo aver superato il terzo piano avrebbe dovuto estrarre una delle pistole e sparare a Reno. Magari senza ucciderlo, bastava impedirgli di correrle dietro.
Settimo piano. Doveva tirare fuori un argomento di conversazione per distrarlo? No, sarebbe risultato troppo sospetto. Del resto, i silenzi tra loro due erano così frequenti che ormai ci avevano fatto l'abitudine.
Quinto piano. Mancava poco. Lia si asciugò i palmi delle mani ai pantaloni e cercò di controllare il respiro. Si stava agitando troppo, di questo passo avrebbe mandato in fumo il suo piano. Lanciò un'occhiata a Reno e si sentì meglio nel vedere che sembrava non essersi accorto di nulla.
Quarto piano. Deglutì e si tastò le tasche interne della giacca.
Terzo piano. Con un movimento rapido estrasse la pistola dalla tasca sinistra e la puntò contro il fianco di Reno. Decisa, premette il grilletto, ma non accadde nulla.
-"Che peccato..."- disse Reno con finto dispiacere. -"A quanto pare le tue pistole non sono cariche. Me l'aspettavo una mossa del genere da parte tua, così mi sono assicurato di scaricare ogni arma da fuoco presente nella stanza"-.
Lia spostò lo sguardo dalla pistola nella sua mano a Reno. Non aveva preso in considerazione quell'eventualità e ora ne stava per scontare la pena. Reno aveva già preso in mano il suo taser quando Lia strinse la mano a pugno e caricò il colpo. L'iride azzurra si intensificò e il Mako fece il suo dovere. Il pugno che Reno si prese nello stomaco lo fece sbattere contro la parete dell'ascensore, e il taser finì per terra. Le porte dell'ascensore si aprirono sull'ampio ingresso della ShinRa, e Lia non ci pensò su due volte a lasciarsi dietro Reno e a correre all'impazzata verso l'uscita. Impiegati della ShinRa, guardie e SOLDIER la guardarono senza capire che stesse succedendo, ma quando notarono la divisa da Turk la lasciarono stare. I Turk godevano di una certa libertà all'interno della ShinRa.
Nel frattempo le porte dell'ascensore si richiusero e l'ascensore cominciò a salire con Reno al suo interno. Le porte si riaprirono al piano riservato alla sezione investigativa e Rude rimase immobile qualche secondo con lo sguardo fisso sul corpo inanimato del collega.
-"Reno?"- provò a chiamarlo. Possibile che si fosse addormentato? Notò poi i segni di un impatto sulla parete opposta all'entrata e il taser di Reno per terra. -"Reno!"-.
Reno riaprì lentamente gli occhi e si alzò in piedi a fatica. Recuperò la sua arma e uscì dall'ascensore, accasciandosi nuovamente al suolo.
-"Che succede?"- domandò Tseng uscendo dal suo ufficio.
Perfetto, ci mancava solo lui, pensò Reno. Tseng lo guardò e alzò un sopracciglio.
-"Dov'è la ragazza?"-.
Reno fece per rispondere inventandosi una miriade di scuse per mascherare la sua mancanza di precauzioni, ma Tseng lo bloccò con un gesto della mano.
-"Non dirmi che è scappata"-.
-"...E' scappata"- borbottò.
Tseng si massaggiò il setto nasale con due dita e sospirò rumorosamente.
-"E ti sei pure fatto prendere a pugni da una ragazza. Stai cadendo proprio in basso..."-. Prese il cellulare e compose un numero. -"Elena, sono Tseng. Vai con Cissnei, Joshua e Hikari nel Settore 8. Il mezzo-SOLDIER è fuggito dalla sede. Assicuratevi che non esca dal Settore 8, rintracciatela e riportatela qui"-.
Reno lanciò un'occhiata a Tseng e fece per dire qualcosa, ma il collega lo ignorò.
-"Viva"- aggiunse, e chiuse la chiamata.

 

 

 

 

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Capitolo 6
*** Cursing ***


Doveva assolutamente trovarla prima che venisse individuata dagli altri; ne andava del suo onore di Turk. Si era fatto raggirare e mettere al tappeto da una recluta. Se la notizia avesse fatto il giro della ShinRa sarebbe diventato lo zimbello di tutta Midgar.
-”Dove stai andando?”- gli chiese Tseng osservandolo mentre si rimetteva in piedi.
-”A riportarla indietro”- rispose Reno, il fiato spezzato dal colpo subito.
-”Ho assegnato l'incarico a Joshua e agli altri; tu starai qua. Per oggi hai causato fin troppi danni”-.
Reno si appoggiò al muro e fece qualche respiro profondo. Fulminò Tseng con lo sguardo e si lanciò all'inseguimento di Lia. Le grida di rimprovero di Tseng non raggiunsero le sue orecchie.
Attraversò l'ingresso del palazzo della ShinRa prendendo a spallate chiunque intralciava la sua corsa. Appena fu fuori dall'edificio chiamò Hikari.
-”L'avete trovata?”- domandò col fiatone.
-”La missione non è di tua competenza”- rispose secca lei. -”Che ti è successo? Ti sei rammollito tutto d'un tratto?”- lo punzecchiò poi.
Uno sparo improvviso proveniente dalla strada a sinistra di Reno interruppe la discussione tra i due Turk.
-”Questo era Joshua, ne sono sicuro”-.
Hikari sbuffò.
-”Se riesci a raggiungerci prima che Joshua la fermi, divideremo il merito del successo con te”- disse la ragazza. -”Sei in debito con me!”-.
-”Gambizzate quella stronza”- ringhiò Reno riprendendo la corsa e ignorando le parole della collega.
Reno sapeva benissimo che un cecchino come Joshua nasceva una volta ogni cento e passa anni, perciò evitare le sue pallottole era praticamente impossibile. Ormai non poteva fare altro che raggiungere i colleghi e infierire su Lia; aveva rinunciato a riscattare la sua reputazione. Al momento l'unica cosa che gli importava era farla pagare a quella maledetta ragazza.
Era talmente immerso nei suoi pensieri e accecato dalla rabbia che non si accorse della figura che gli stava correndo incontro; se ne rese conto solo quando una forte spallata lo buttò a terra.
-”Ma che cazzo...?!”- esclamò sorpreso.
Si guardò alle spalle, riconobbe Lia e scattò in piedi. Poco dopo notò con la coda dell'occhio un movimento sul tetto del teatro di Midgar. Un ragazzo dai capelli mossi e neri scese a terra con un salto e si mise in spalla il fucile da cecchino.
-”Reno, non ci crederai mai: l'ho mancata!”- esclamò Joshua coprendosi il volto con una mano. Non sapeva se ridere o piangere.
-”L'hai mancata?!”- ripeté Reno.
Joshua allargò il braccio libero e lo lasciò ricadere lungo il fianco, scuotendo la testa.
-”Non importa, dimenticatene. Adesso dobbiamo...!”- saltò su Reno.
Joshua lo afferrò per un lembo della giacca e fermò il collega prima che potesse lanciarsi all'inseguimento di Lia.
-”Stai tranquillo, ormai è fatta”- disse il ragazzo moro facendo spallucce. -”Ha Elena, Hikari e Cissnei alle calcagna”-.
Il trillo del cellulare di Joshua fece sobbalzare i due Turk.
-”Josh, l'abbiamo persa”- disse Cissnei. -”E' più abile di quanto pensassimo”-.
Reno capì il contenuto della chiamata dall'espressione sbalordita di Joshua.
Quella puttana...!”.
-”Dobbiamo fermarla prima che raggiunga la stazione. Con molta probabilità è diretta da quella parte”- continuò la Turk. -”Tu e Reno siete i più vicini. Contiamo su di voi”-.
-”Muovi il culo, Josh!”- sbraitò Reno afferrando il compagno per un braccio e trascinandoselo dietro nella sua corsa disperata alla ricerca di Lia. Joshua si sistemò il fucile in spalla e si liberò dalla presa di Reno, iniziando a correre per conto suo. Tentò di chiamare rinforzi ma il Turk dai capelli rossi glielo impedì, dicendo che non potevano permettersi di dimostrarsi più deboli di una stupida recluta indisciplinata.
-”Ma è un mezzo-SOLDIER!”- ribatté Joshua rimettendosi il cellulare nella tasca dei pantaloni.
Reno non gli prestò ascolto ed estrasse il taser dalla giacca. Fermò improvvisamente la sua corsa e con un cenno del braccio ordinò al compagno di fare lo stesso. Joshua caricò il fucile e si lanciò occhiate guardinghe attorno. I due Turk si trovavano in una traversa della via che portava diretta alla stazione.
-”Sento dei passi”- disse Joshua a bassa voce. -”Hanno un ritmo insolito per una normale persona”-.
-”E' la troia”- disse Reno dopo aver sputato per terra. -”Sta per passare davanti a noi. Mira alle gambe, la voglio a terra”-.
-”Roger”- rispose Joshua mettendosi in posizione.
Una manciata di secondi più tardi, Lia entrò nel campo visivo dei due Turk e, dopo due spari, la ragazza cadde a terra con un tonfo, rotolando per qualche metro. Reno non le diede nemmeno il tempo per realizzare di essere stata colpita: la raggiunse di corsa, le tirò un calcio nello stomaco e la tramortì con una forte scarica elettrica. La afferrò per i capelli e avvicinò il viso di Lia al suo.
-”Questo è quello che succede quando provi a prendermi per il culo”- le sibilò all'orecchio. -”Preparati, perché non è finita”- aggiunse spingendola per terra e assestandole un pugno in faccia. Lia incassò il colpo e si accasciò al suolo, mugulando dal dolore. Joshua, rimasto in disparte, volse le spalle al pestaggio e chiamò Tseng.
-”Abbiamo recuperato il mezzo-SOLDIER. Lo riportiamo alla sede?”-.
-”No, aspettate l'arrivo della squadra di recupero”-.
Joshua lanciò un'occhiata a Reno e strinse le labbra.
-”D'accordo, ma che facciano in fretta”-.

 

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Capitolo 7
*** SOLDIER ***


Si dice che il colore dei muri di una stanza influisca sull'umore delle persone.
Per quanto il bianco delle pareti fosse pulito e brillante, nel cuore di Lia albergavano solamente disprezzo e frustrazione. Non solo si era fatta catturare per ben due volte da Reno, ma era persino stata costretta a subire in silenzio i suoi colpi. Aveva provato a fuggire dalla ShinRa, a rinnegare il mostro che era diventata, ma quel figlio di puttana di un Turk era riuscito a portarla indietro.
La ShinRa era il suo crudele padrone, e Reno le spesse catene che la legavano a esso.
Lia abbassò lo sguardo sui palmi escoriati delle mani. Si guardò le unghie sporche di sangue e si ritrovò a sorridere quando le tornò alla mente il ricordo di queste che tentavano di scavare nelle braccia di Reno. Chissà se era riuscita a lasciargli qualche segno... Si portò le ginocchia al petto e si rannicchiò in un angolo della stanza, il più lontano possibile dalla porta ad apertura automatica. Serviva un codice numerico per aprirla, ma a Lia non era stato concesso conoscerlo. Era come un animale ferito in gabbia, dipendente da brutali padroni che la vedevano solamente come un fenomeno da baraccone. Un Turk mezzo SOLDIER donna non si era mai visto, Lia ne era perfettamente consapevole.
La sua “pellaccia dura”, così definita in modo sprezzante da Reno, le aveva permesso di non subire troppi danni fisici. Una volta arrivata la squadra di recupero, nessuno le aveva fornito assistenza medica: l'avevano tirata su da terra in malo modo, l'avevano strattonata e l'avevano gettata dentro il cellulare.
-”Buon rientro a casa!”- l'aveva schernita Reno poco prima che le ante del furgone si chiudessero.
Nonostante tutto, rinchiusa dentro una stanza fastidiosamente bianca, Lia sogghignò. Sapeva benissimo che, tra tutti, quello che a causa della sua tentata fuga ci avrebbe rimesso di più, era proprio Reno.
Il Karma è una puttana, ma quando si dà da fare non risparmia nessuno”, pensò.
Un leggero rumore di passi catturò l'attenzione di Lia. Qualcuno stava percorrendo il corridoio. La persona in questione si fermò davanti alla porta automatica, compose il codice e, una volta aperta, guardò Lia con uno sguardo indecifrabile.
-”Lia Verdant, ti sei pentita delle tue azioni?”- le domandò Tseng.
-”No”-.
-”Lo sospettavo”- sospirò. -”Vieni nel mio ufficio”-.
Lia non si mosse. I suoi penetranti occhi eterocromatici squadrarono Tseng da capo a piedi, più e più volte.
-”Tu non sei il capo dei Turk”- lo freddò. -”Non sono obbligata a obbedirti”-.
Tseng si lasciò sfuggire un debole sorriso di scherno.
-”Il corpo dei Turk si basa sull'anzianità e sull'esperienza. Un componente avente più anni di servizio alle proprie spalle avrà sempre il diritto di impartire ordini a una recluta.”- spiegò calmo. -”Ciò significa che sì, sei obbligata a obbedire a me e al tuo partner”-.
-”E cosa accadrebbe se mi rifiutassi di farlo?”- domandò Lia, gli occhi ridotti a due fessure. -”Come hai visto sono perfettamente in grado di mettere al tappeto un Turk, visto che sono un...”-.
-”...Un mezzo SOLDIER?”- la anticipò Tseng. -”Hai finalmente accettato la tua nuova natura?”-.
Lia serrò la mascella e non rispose. Per quanto tempo potesse passare, mesi o anni che fossero, non avrebbe mai accettato la sua nuova natura, mai; era disposta a trascorrere la sua intera vita alla ricerca di un modo per tornare indietro, per espellere tutto quel maledetto Mako dal proprio corpo e per potersi guardare allo specchio senza l'inquietante presenza dell'iride azzurra.
-”Detto ciò, andiamo. Riesci ad alzarti? Mi hanno detto che Reno non è stato molto gentile con te”-.
-”Stai zitto”- borbottò Lia tirandosi subito su e facendo vedere a Tseng di essere perfettamente in grado di cavarsela da sola. Tseng le diede le spalle e la precedette lungo il corridoio. Lia si gettò un'ultima occhiata alle spalle, osservando la porta automatica che lentamente si chiudeva dietro di lei. La schiena di Tseng appariva rilassata, quasi come se il Turk non si preoccupasse di un possibile attacco alle spalle da parte di Lia. Questa constatazione fece innervosire la ragazza; possibile che tutti la sottovalutassero?
-”Devi imparare a controllare le tue emozioni”- disse Tseng a un tratto. -”Stavi pensando che ti stessi sottovalutando, vero?”-.
-”No”- mentì Lia.
-”Risposta troppo rapida; è chiaramente una bugia”- sorrise Tseng. Svoltò a sinistra e Lia lo seguì a debita distanza. Nonostante apparisse come un uomo tranquillo e dai modi garbati, dalla sua persona proveniva un'aura pericolosa. -”Hai molto su cui lavorare... Dopo il colloquio potrai tornare nel tuo alloggio e ripulirti da tutto quel sangue. Dovresti ringraziare di essere un mezzo SOLDIER: se non fosse stato per il Mako che ti scorre nelle vene, a quest'ora non saresti in grado di stare in piedi, e il tuo viso sarebbe irriconoscibile”-.
-”Come se me ne fregasse qualcosa”- ribatté Lia infastidita.
Raggiunto l'ufficio di Tseng, il Turk aprì la porta ed entrò, seguito a ruota da Lia. Nella stanza, oltre ai due appena giunti, vi erano anche un uomo e un ragazzo, entrambi SOLDIER. Rimasti in piedi in attesa di Tseng, quando questo fece il suo ingresso lo salutarono con un breve cenno del capo. Il Turk fece il giro della scrivania e si sedette sulla sua poltrona; Lia, rimasta in mezzo all'ufficio, lanciava continue occhiate di fuoco ai due SOLDIER. Aveva un brutto presentimento. L'uomo, dai capelli grigio fumo e lunghe basette appuntite, le diede le spalle e attese che Tseng prendesse parola; l'attenzione del ragazzo, invece, era stata completamente assorbita da Lia.
-”Angeal, ti ringrazio per aver accettato la mia richiesta”- disse Tseng rivolgendosi all'uomo.
-”Nessun problema. Rimettere i ribelli in riga è uno dei miei hobby”-.
-”Lia”- la chiamò il Turk. -”Permettimi di presentarti Angeal Hewley, SOLDIER di Prima Classe, e Zack Fair, SOLDIER di Seconda Classe. Dal momento che ciò che principalmente ti manca è la disciplina, ho deciso di sospendere momentaneamente il tuo apprendistato da Turk e di metterti nelle mani di uno dei migliori SOLDIER”-.
Lo sguardo di Lia scivolò su Angeal. Il suo viso dai duri lineamenti non lasciava trapelare nessuna emozione: era imperturbabile, di una serietà statuaria e di una risolutezza ferrea.
-”Si allenerà con me?!”- domandò incredulo Zack indicandosi. -”Una ragazza?”-.
-”Non è una ragazza, Zack”- gli fece notare Angeal. -”E' il famoso Turk mezzo SOLDIER”-.
Zack si mise le mani sui fianchi e fischiò d'ammirazione. Lia fece schioccare la lingua e lanciò un'occhiata carica d'odio verso Tseng. La stavano trattando come un fenomeno da circo. Tseng rispose all'occhiataccia di Lia con un debole ma meschino sorriso: era come se le avesse detto “Te la sei cercata”. Così era quella la sua punizione per aver tentato la fuga dalla ShinRa. Tutto si sarebbe aspettata tranne di vedersi affidare a una coppia di SOLDIER.
-”Per quanto tempo dovrò stare con loro?”- domandò guardando Tseng negli occhi.
-”Sarà Angeal a stabilire la fine del tuo addestramento”-.
-”Dovete piantarla di sballottarmi da un settore all'altro”- ringhiò a denti stretti, le mani chiuse a pugno lungo i fianchi.
-”Lia Verdant, il colloquio è terminato. Puoi tornare nel tuo alloggio”- disse Tseng ignorandola.
Benissimo”, pensò Lia girando i tacchi. Si fiondò fuori dall'ufficio del Turk e si chiuse la porta alle spalle con forza. Le sue orecchie avvertirono un “crack” sospetto; sperò con tutta se stessa di averla scardinata. A grandi e veloci passi percorse il corridoio. La rabbia che le ribolliva dentro aveva attivato il Mako e il suo occhio destro riluceva di un bagliore azzurrognolo.
Quando si fermò davanti all'ascensore sentì una mano picchiettare esitante sulla sua spalla. Lia si voltò e si sorprese un poco quando si trovò faccia a faccia col SOLDIER di Seconda Classe che aveva visto nell'ufficio di Tseng. Zack, visibilmente imbarazzato, si passò una mano tra i capelli neri e distolse per un momento lo sguardo dagli occhi di Lia.
-”Ecco...”- iniziò titubante. -”So che Tseng mi ha già introdotto, ma ci tenevo a presentarmi personalmente, visto che da oggi saremo una squadra”-. Tese una mano inguantata di fronte a sé e sorrise sinceramente. -”Io sono Zack, piacere di conoscerti, Lia!”-.
La ragazza, dopo aver fissato la mano di Zack per qualche secondo, la strinse esitante. Pensò fosse meglio nascondere a quel sempliciotto il proprio astio; magari un giorno la sua amicizia si sarebbe rivelata utile. La presa del giovane SOLDIER, invece, era entusiasta e convinta. Zack non vedeva davvero l'ora di conoscere meglio quel Turk mezzo SOLDIER di cui tutta la ShinRa stava parlando.
Nascosto dietro l'angolo, Reno, la schiena appoggiata al muro e le braccia incrociate al petto, fece schioccare la lingua.

 







NOTE DELL'AUTRICE
E' da una vita che non aggiornavo questa fanfiction :O In realtà è da una vita che non aggiorno un sacco di fanfiction, ma adesso che la sessione estiva è praticamente finita penso che riprenderò anche le mie storie più vecchie, come appunto questa. 
Alla prossima! ^^

 

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Capitolo 8
*** Orgoglio ***


Il soggetto problematico affibbiatogli da Tseng era oggettivamente una bella ragazza. Certo, non possedeva la grazia di Cissnei, l'autorevolezza di Elena e nemmeno l'intrigante spavalderia di Hikari, però... Angeal intrecciò gli occhi con quelli di Lia, seduta di fronte a lui sull'elicottero della ShinRa, e capì: ciò che lo incuriosiva e lo attirava di quella giovane era il palese desiderio di vendetta riflesso nei suoi occhi eterocromatici. In tutta la sua vita aveva incrociato poche volte uno sguardo così potente. Lia Verdant aveva trovato il modo di gridare e di urlare senza aprire bocca. Angeal distolse lo sguardo e sorrise sommessamente. Quella con cui aveva a che fare non era una ribelle ma una bomba a orologeria.
-”Ehi Lia, posso sapere quanti anni hai?”- le domandò candidamente Zack. Fece per alzarsi e dirigersi verso di lei ma Angeal lo trattenne tirandolo indietro per le bretelle di cuoio.
-”Non vedi che preferisce mantenere una certa distanza?”- si giustificò l'uomo indicando Lia con un cenno del capo. -”Le donne non apprezzano che si invada il loro spazio vitale”-.
Lia osservò con un certo fastidio il maestro e l'allievo discutere sull'argomento “donne”. Il primo, data anche la sua età, era ovviamente più ferrato in materia, mentre il secondo, palesemente un sempliciotto, pareva cascare continuamente dalle nuvole. Lia accavallò con rabbia le gambe e incrociò le braccia al petto, distogliendo lo sguardo dalla pietosa scena che si stava svolgendo d'innanzi a lei.
Da quando l'avevano catturata e trasformata in un cane della ShinRa, dopo il fallito tentativo di fuga, aveva iniziato a pensare che l'unica soluzione rimastale fosse il suicidio. Era davvero disposta a continuare a vivere alle dipendenze di un mostro? Lei stessa lo era, dato che al 50,25% non era più umana. Come aveva detto a quello stronzo di un Turk qualche giorno prima, “Tanto ormai non sono più un essere umano, non ha più senso vivere”. Fissò intensamente il portellone dell'elicottero e deglutì. Considerando l'effetto sorpresa, quanto tempo avrebbe avuto a disposizione per fiondarsi contro il portellone, aprirlo e buttarsi di sotto? Qualcuno sarebbe riuscito a fermarla? Zack e i piloti sicuramente no; forse Angeal. Ma Angeal...
...La stava fissando. Lia distolse immediatamente lo sguardo e lo gettò a terra. Che avesse intuito le sue intenzioni? Lo guardò di sottecchi e lo vide scuotere impercettibilmente il capo. Lia si morse il labbro e represse un moto di rabbia. Quel SOLDIER era più in gamba di quanto pensasse. Tutti lo erano. Forse si stava sopravvalutando.
-”Ci siamo”- disse a un tratto il copilota. -”Come volete scendere?”- domandò ad Angeal.
-”Come vuole scendere la signorina”- rispose.
Zack e Lia lo guardarono con aria interrogativa.
-”Ci hai pensato fin'ora. E' giunto il momento di mettere in atto la tua idea”-.
Zack scattò in piedi e alzò un pugno al cielo, esultando. Lia non capì. Angeal indicò il portellone e mimò con una mano inguantata l'atto di buttarsi di sotto. La ragazza sbarrò gli occhi e sentì il sangue gelarle nelle vene. Stava scherzando? Zack le diede un'amichevole pacca sulla spalla e le sorrise entusiasta.
-”E' la tua prima volta, eh? Gettarsi da un elicottero in volo è un'esperienza elettrizzante, credimi! Certo, mai quanto mettere al tappeto un mostro...!”-.
-”E' una pazzia!”- si rivolse ad Angeal ignorando i vaneggiamenti di Zack.
Angeal si mise le mani sui fianchi e si lasciò sfuggire una risata a metà tra il divertimento e lo scherno. Si chinò su di lei e si avvicinò al suo orecchio, tenendola ferma per una spalla.
-”Hai pensato fin'ora al suicidio e adesso ti tiri indietro?”- mormorò il SOLDIER. -”Ti facevo più coraggiosa, sai?”-. Guardò i suoi occhi spaventati, sorrise nuovamente e le scompigliò i capelli con fare paterno. -”Atterriamo”- comunicò poi al copilota. -”La ragazza non è ancora pronta a...”-.
-”Non sottovalutarmi, Angeal Hewley”- sibilò Lia. Aprì il portellone e si gettò dall'elicottero senza esitazione.
-”Zack!”- gridò Angeal per sovrastare le folate di vento che imperversavano nella cabina. -”Prendila!”-.
Il giovane SOLDIER non se lo fece ripetere due volte: come se ad attenderlo ci fosse stato il mare, si tuffò di testa e lasciò Angeal e i due piloti sull'elicottero. Il SOLDIER di prima classe si affacciò dal portellone aperto e guardò il discepolo raggiungere la bomba a orologeria e stringerla forte a sé; si beccò un pugno in pieno volto e un calcio nello stomaco, ma non lasciò la presa. Angeal strinse i pugni. Quella ragazza era davvero problematica come gliel'aveva descritta Tseng. Mai si sarebbe aspettato di vederla lanciarsi giù dall'elicottero per orgoglio. Perché questo aveva fatto: era saltata per orgoglio, non per fuggire o per uccidersi.
-”Non capisco perché i piani alti non abbiano deciso di eliminarla”- disse a un tratto il pilota. -”E' un esperimento fallito, no? Cosa se ne fa la ShinRa di un aborto del genere?”-. Scoppiò a ridere e il compagno lo seguì a ruota.
Angeal non disse niente. Chiuse il portellone, si sedette per terra e attese che l'elicottero atterrasse.

 

 

 

 

 

NOTE DELL'AUTRICE
Sono consapevolissima dell'avviso postato in cima al mio profilo, ma oggi mi sono presa una giornata di pausa dallo studio e ho scritto questo breve nuovo capitolo (l'ultimo l'avevo scritto a luglio D:).
Terminata la sessione invernale tornerò più carica che mai, pronta a portare avanti tutte le mie storie >:)
Nella speranza che la storia di Lia continui a piacervi, vi saluto :>
Ciao a tutti e alla prossima! ^^

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Capitolo 9
*** Strana ossessione ***


Reno appoggiò il bicchiere di vetro vuoto sulla scrivania ed espirò rumorosamente. Come diavolo ci era finito in quella situazione di merda? Tutti i suoi colleghi erano in missione mentre lui, lui e solo lui, era stato sospeso per quarantotto ore, segregato nel suo ufficio e costretto a bere uno scadente Whisky On The Rocks.
Era tutta colpa di Lia.
Avrei fatto meglio a ucciderla nel suo villaggio”, pensò con rabbia.
Si tolse la giacca nera, la appallottolò e la lanciò contro la porta. Si arrotolò le maniche della camicia fin sopra i gomiti e mise i piedi sulla scrivania, incrociando le dita dietro la nuca.
Nonostante avesse partecipato all'inseguimento e alla cattura della ragazza, Tseng lo aveva punito perché aveva disobbedito ai suoi ordini. Reno aveva provato a far valere il suo punto di vista, ovvero che un successo del genere doveva per forza contare di più di una piccola e banale insubordinazione, ma Tseng non aveva sentito ragioni.
-”Tu mi disubbidisci, io ti punisco”-.
-”Ha dimenticato il frustino, Master”- gli aveva risposto sghignazzando.
Perché non ride mai?”, pensò infastidito allungandosi per prendere la bottiglia di Whisky. Far ridere Tseng era diventato uno dei suoi obiettivi della vita. Nessuno l'aveva mai visto ridere, pochissimi sorridere. Elena si vantava spesso di essere stata “illuminata dal suo sorriso divino”, ma nessuno le credeva.
Quella si fa i peggio filmini mentali su Tseng”, pensò arricciando le labbra in una smorfia di disgusto.
Reno sapeva. Reno sapeva che Elena era segretamente innamorata di Tseng; ma sapeva anche che Tseng aveva un amore segreto, una fiamma di cui nessuno conosceva il nome o l'aspetto. Chissà come avrebbe reagito Elena se avesse scoperto che il suo adorato Tseng non la ricambiava... Il Turk dai capelli rossi sorrise malignamente. Dio solo sapeva quanto adorasse i pettegolezzi e quanto amasse mettere zizzania tra le persone.
Ma oggi sono in vacanza: niente guai, niente pettegolezzi, niente seccature”. Forse quei due giorni di ferie forzate non erano così male come pensava.
Alzò il bicchiere all'altezza degli occhi e lo scosse un poco per sentire il rumore che il ghiaccio produceva scontrandosi contro il vetro. Chiuse gli occhi e lasciò che il lieve e acuto tintinnio gli riempisse la mente.
Tanto ormai non sono più un essere umano, non ha più senso vivere”.
Spalancò gli occhi blu, sorpreso. Perse la presa sul bicchiere, che cadde sulla scrivania e si rovesciò. Reno scattò in piedi facendo rovesciare la poltrona e fissò spiritato il whisky che lentamente scivolava sul pavimento. Si guardò attorno in cerca di qualcosa con cui poter tamponare il liquido ambrato, e ripiegò sulle tende della finestra alle sue spalle. Nello stesso istante in cui Reno si era chinato per terra con un lembo delle tende scure in mano si aprì la porta del suo ufficio.
-”Chi cazzo è?”- ringhiò alzando la testa e facendo capolino da dietro la scrivania.
-”Cosa stai facendo?”- gli domandò Rude chiudendosi la porta alle spalle.
Reno si tirò su in piedi e si mise le mani sui fianchi, sbuffando. Gli indicò prima il bicchiere di vetro, poi il pavimento, e scrollò le spalle. Rude aggrottò le sopracciglia. Abbassò lo sguardo sui suoi piedi e vide la camicia del collega orribilmente appallottolata. Si chinò a raccoglierla e fece del suo meglio per sistemarla.
-”Non dovresti trattare così l'uniforme”- lo riprese con voce ferma e calma.
Reno fece roteare gli occhi e si passò pesantemente una mano sul volto.
-”E' mia, ci faccio quello che voglio”- borbottò. Spalancò la bocca e si batté una mano sulla fronte. Avrebbe potuto usarla per asciugare il pavimento e la scrivania! Perché non ci aveva pensato prima? Lanciò una rapida occhiata alle tende e sospirò. Pazienza, qualcuno prima o poi le avrebbe pulite.
Rude, in piedi e con le larghe spalle appoggiate alla porta, si guardò attorno e strinse le labbra. Qualcosa era cambiato nel suo collega, ma ancora non era in grado di capire cosa, come e perché. Anche Cissnei lo aveva notato ma, non conoscendo Reno come lo conosceva Rude, non si era mai sbilanciata nella diagnosi.
-”E' sempre stato un tipo fumino e imprevedibile; forse ci stiamo preoccupando per niente”- gli aveva detto la ragazza. Rude le aveva sorrise debolmente e aveva annuito anche se, in cuor suo, non era convinto delle parole della collega.
-”Sono venuto a vedere come stavi”- gli disse dopo un po'.
-”Seduto alla mia scrivania con un bicchiere di Whisky On The Rocks. Rovesciato. Stavo bene, direi”-.
Reno tirò su la poltrona e si sedette appoggiando i gomiti sulla scrivania. La superficie era appiccicosa a causa dell'alcool ma Reno non ci diede peso. Intrecciò le dita sotto al mento e indurì lo sguardo.
-”Aggiornami sulla situazione, Rude”- disse imitando Tseng.
-”Cosa vuoi sapere?”-.
-”Che ne so, raccontami qualcosa!”- sbottò mimando il “qualcosa” con le mani. -”Stasera ci facciamo un giro, ti va?”- aggiunse entusiasta.
Rude si sistemò gli occhiali sul naso e annuì. Forse non era così cambiato come pensava.
-”Sapevi che Lia è stata affidata a quel SOLDIER di prima classe che se ne va a giro con quell'enorme spadone?”-.
Rude vide la vitalità lentamente svanire dagli occhi blu dell'amico. Il suo sorrisetto furbo si trasformò in una smorfia irritata e lo vide serrare la mascella. Aveva detto qualcosa di sbagliato?
-”Reno...?”-.
-”Angeal Hewley, sì. Il maestro di Zack Fair”- disse a denti stretti. -”Mi sorprende che un imbecille come lui non sia ancora morto”-.
Rude spalancò gli occhi ma non si scompose. Si schiarì la voce e incrociò le braccia al petto.
-”Hewley è un SOLDIER di prima classe; non vedo come...”- iniziò.
-”Mi riferivo a Fair. Ovviamente”- lo freddò Reno accompagnando le parole con un'occhiata tagliente.
Rude aveva una domanda che gli ronzava in testa da un po'. Visto il recente comportamento di Reno, però, aveva finito col reputarla decisamente inopportuna e fastidiosa. Guardò il ragazzo dai capelli rossi versarsi un altro bicchiere di whisky e scolarselo in un sorso solo, alla goccia. Cissnei si sbagliava: c'era decisamente qualcosa che non andava in Reno, ed era arrivato il momento di fare luce sulla questione.
Rude abbandonò la sua statuaria posizione e si avvicinò alla scrivania. Reno lo guardò dal basso coi suoi affilati occhi blu.
-”Tu hai una strana ossessione per il mezzo-SOLDIER”- disse.
Reno alzò un sopracciglio e scoppiò a ridere. La sua reazione colse alla sprovvista Rude.
-”Una strana ossessione, dici? Suppongo si possa chiamare così la mia costante voglia di farle del male. E' colpa sua se mi ritrovo in questa situazione, sai?”-.
-”In realtà è colpa tua. Sei stato tu a renderla un mezzo-SOLDIER e, di conseguenza, un Turk”-.
-”Io le ho salvato la vita. Dovrebbe essermi debitrice”- ribatté Reno riducendo gli occhi a due fessure bellicose.
-”E' per questo che ce l'hai a morte con lei? Perché non ti ha ringraziato? Non guardarmi così, sto cercando di capire. Non hai mai pensato che forse avrebbe preferito la morte a una vita passata alle dipendenze del nemico?”-.
No, non ci aveva pensato. In realtà ancora non riusciva a capire cosa lo avesse spinto a liberare Lia dalle grinfie del professor Hojo. Nessuno lo sapeva. Sembrava essere un mistero grande quanto quello della creazione dell'universo.
-”Ti preferisco quando parli poco”- borbottò.
-”Immagino”- rispose Rude sorridendo.
Il cellulare di Reno prese improvvisamente a vibrare con insistenza. Il Turk dai capelli rossi allungò una mano e si portò il dispositivo all'orecchio.
-”Lo so: vuoi dirmi che Tseng ci ha ripensato e mi ha dato ragione. Ho indovinato, Hikari?”-. Si scambiò una rapida occhiata con Rude e sorrise sommessamente.
-”Direi di no”- rispose la ragazza dall'altro capo del telefono.
Rude vide il viso di Reno sbiancare di colpo. Il ragazzo riattaccò senza dire una parola e si precipitò fuori dal suo ufficio.
-”Reno!”- lo richiamò l'amico seguendolo subito. -”Cos'è successo?”-.
-”Il reparto medico SOLDIER!”- esclamò fermandosi in mezzo al corridoio. Si guardò attorno spaesato e si voltò verso di Rude. -”Dove cazzo è il reparto medico SOLDIER?!”-.
-”Credo...”- iniziò.
-”Dove cazzo è?!”- ripeté spazientito.
-”Seguitemi”- ordinò Cissnei passando a passo spedito davanti ai due. Reno non se lo fece ripetere due volte e Rude lo imitò. Affiancò la ragazza e si chinò su di lei.
-”Cissnei, cosa sta succedendo?”- le domandò sottovoce.
-”Sapevi che stamattina Verdant è partita per una missione di ordinaria amministrazione con Hewley e Fair?”-.
-”No, ma...”-.
-”Sono dovuti rientrare, a quanto pare a causa di una strana e improvvisa emorragia di Lia”-.
Il trio salì sull'ascensore. Cissnei premette il pulsante del piano SOLDIER. Quando le porte si riaprirono, Reno fu il primo a uscire.
-”La prima a sinistra, poi la prima a destra, terza a sinistra e prima a destra”- gli disse Cissnei.
Reno partì in quarta, avanzando di furia e prendendo a spallate chiunque si ritrovava davanti. Rude guardò Cissnei come in attesa di un oracolo divino. La ragazza dai capelli color miele fece spallucce.
-”Sei tu il suo migliore amico, non io”- si giustificò.
-”Perché Hikari l'ha chiamato?”-.
-”Oh, non lo sapevi?”- gli chiese sorpresa. -”E' stato lui stesso a chiederci di tenerlo costantemente aggiornato sui movimenti di Lia, visto che è costretto a due giorni di ferie”-.
L'ascensore alle loro spalle si aprì nuovamente. Il professor Hojo si frappose malamente tra i due Turk e li scansò con poco garbo.
-”Fatemi passare, non vedete che sono di fretta?!”- quasi gridò. -”La mia creazione, la mia creatura...!”- borbottò tra sé e sé prendendo quella che Cissnei riconobbe come la strada per il reparto medico.
-”Rude, credo che dovremmo seguirlo”-.

 

 

 

 

 

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Capitolo 10
*** I'm (not) in ***


La porta automatica richiedeva un codice numerico per essere aperta. Reno iniziò a premere i tasti in maniera del tutto casuale e rabbiosa. La piccola spia luminosa sembrava ostinata a non voler diventare verde.
-”Vaffanculo!”- sbraitò il Turk tirando un calcio alla porta. Prese a battere il pugno contro la superficie metallica e a inveire contro l'intero piano SOLDIER della ShinRa.
-”Aprite questa cazzo di...!”-.
La porta scivolò verso destra e l'ennesimo pugno di Reno andò a colpire il viso di un uomo, il quale cadde all'indietro addosso a un collega; i due finirono a terra.
-”Benissimo, toglietevi dai piedi!”- gridò scavalcandoli entrambi e fiondandosi verso la parete a vetri dall'altra parte del laboratorio.
Appoggiò i palmi delle mani sul vetro e sbarrò gli occhi blu di fronte all'atroce scena che gli si era parata davanti. Lia era stesa su un lettino rialzato, con il collo, l'addome, i polsi e le caviglie immobilizzati da spessi anelli di metallo. Si dimenava con quanta forza aveva in corpo, e dalla bocca spalancata provenivano urla di straziante dolore e odio. Il suo occhio destro brillava come una lanterna nel buio. Il macchinario elevato sopra la ragazza, collegato a essa tramite degli elettrodi posti sulle tempie e sul ventre, era leggibile solo a una figura esperta; Reno non aveva la più pallida idea di che cosa stesse succedendo.
-”N-Non hai l'autorizzazione per stare qui!”- provò a ribattere una donna con una cartella clinica in mano.
Reno distolse lo sguardo dalla scena pietosa e lo concentrò sulla donna che aveva appena parlato; questa sussultò e si strinse la cartella al petto.
-”Me la sono data io l'autorizzazione, troia! E adesso dimmi che sta succedendo!”- le urlò in faccia indicando Lia dall'altra parte della parete a vetri. -”Qualcuno mi dica cosa cazzo sta succedendo!”- ripeté guardandosi attorno e scoccando a destra e a manca occhiate feroci.
-”Non rientra nei tuoi diritti”- disse lapidaria una fastidiosa voce che Reno conosceva bene.
Il professor Hojo, appena arrivato, attraversò il laboratorio sotto gli occhi di tutti e si piazzò davanti a Reno, un sorrisetto di perfida sfida stampato sul volto.
-”Hai già fatto fin troppi danni. Sei pregato di tornare al tuo reparto”-.
-”Quella ragazza è un Turk”- ribatté Reno a denti stretti. -”Una recluta sotto la mia supervisione”-.
Hojo alzò gli occhi al cielo e scosse la testa. Gli diede le spalle e si fece consegnare la cartella clinica dalla donna che era stata precedentemente terrorizzata dal Turk dai capelli rossi. Vi diede una rapida scorsa e aggrottò le sopracciglia; poi gli angoli della bocca gli si incurvarono in un sorrisetto e si lasciò sfuggire una breve risata.
-”Quando imparerai a stare al tuo posto?”- domandò a Reno retoricamente. -”Mi chiedo spesso per quale motivo la ShinRa non ti abbia ancora eliminato, sai? Sei una mina vagante, una fastidiosa mina vagante. Via, via, portatelo via...”-.
Nessuno tra i presenti mosse un passo. Reno, compiacendosi della paura appena seminata, allungò la mano per sfilare a Hojo la cartella clinica, ma questo si ritrasse e lo fulminò con lo sguardo.
-”Mi risulta che Lia Verdant sia stata trasferita al reparto SOLDIER”- iniziò Hojo parlando lentamente e soppesando le parole. -”La tua rivendicazione di diritti è, perciò, inutile”- sibilò sventolando davanti alla faccia paonazza di Reno la cartella clinica di Lia. -”E' raro vederti perdere le staffe. Mi chiedo cosa ti stia accadendo, Turk”-.
Per la prima volta in vita sua, Reno si sentì a disagio. Aveva tutti gli occhi dei medici e degli scienziati puntati addosso; quelli di Hojo, addirittura, lo stavano trapassando da parte a parte. Il peso dei loro giudizi e dei loro brevi commenti scambiati sottovoce lo punsero sul vivo e lo costrinsero a un'amarissima ritirata.
Puntò l'indice contro Hojo e ridusse gli occhi blu a due fessure.
-”Non finisce qui”- ringhiò a denti stretti.
Girò i tacchi, prendendo a spallate quante più persone possibili, e uscì dal laboratorio. Fu esattamente in quel momento che Rude e Cissnei lo raggiunsero. La giovane, vedendo Reno visibilmente alterato, boccheggiò e cercò il supporto di Rude con lo sguardo.
-”Cosa è successo a Lia?”- gli domandò Rude.
Reno si portò una mano sul fianco e l'altra sul mento. Abbassò un poco il capo e si isolò dai due compagni, erigendo un muro che le parole di Rude non riuscirono a superare. Il professor Hojo non voleva fornirgli spiegazioni? Benissimo: avrebbe trovato qualcun altro disposto a dargliene, qualcuno di talmente ingenuo da poter essere manipolato con facilità, senza il rischio di ricevere l'ennesima ammonizione o sospensione dai piani alti; qualcuno come...
-”...Zack Fair!”- esclamò alzando di scatto la testa e facendo sussultare Cissnei.
-”Zack Fair?”- domandò spaesata.
-”Avete il suo numero di cellulare?”- domandò speranzoso ai due colleghi.
-”Reno, fermati per un secondo”- lo supplicò Rude posandogli le mani sulle spalle e immobilizzandolo. -”Vuoi spiegarci cosa sta succedendo là dentro e, soprattutto, cosa ti è preso?”-.
-”Ricordati che sei stato sospeso...”- disse Cissnei con gravità.
Reno si divincolò dalla presa dell'amico e scimmiottò Cissnei. Fece per sistemarsi il revers della giacca ma ciò che le sue mani afferrarono fu solamente la camicia bianca. La sua giacca, del resto, si trovava ancora nel suo ufficio, vergognosamente appallottolata.
-”Tseng non sarebbe contento di vederti così”- commentò Rude guardandolo dall'alto in basso. -”E, data la condizione in cui ti trovi, non penso ti convenga trasgredire ulterior...”-.
-”D'accordo, d'accordo!”- esclamò Reno esasperato alzando le mani. -”Ho capito, bene, perfetto: mi sono stati affibbiati una madrina e un padrino senza che io ne fossi a conoscenza. Mammina, paparino, va tutto bene!”- gesticolò facendo balzare lo sguardo da Cissnei a Rude. -”Devo solo trovare il modo di contattare Fair!”-.
-”Reno”- lo chiamò dolcemente Cissnei. -”Perché ti stai dannando l'anima per Lia? E' in buone mani, vedrai che...”-.
-”...Starà meglio? Si riprenderà?”- la interruppe il Turk dagli occhi blu. -”Cissnei, non capisci che per loro quella ragazza è solo una cavia? Il primo SOLDIER donna della storia? Che cazzata! La ShinRa ne aveva davvero bisogno? Oh, andiamo! Stanno tutti assecondando un capriccio di Hojo!”-.
-”Sei stato tu a consegnargliela”- disse Rude con calma inquietante e voce fermissima. Reno posò gli occhi sul collega e socchiuse un poco le labbra. Avrebbe voluto ribattere in qualche modo, scoppiare a ridergli in faccia, fargli notare la stronzata che aveva appena detto; però Reno, purtroppo, sapeva che Rude aveva ragione: era stato proprio lui a strappare Lia dal suo villaggio nativo e a consegnarla alla ShinRa.
-”Ho solo eseguito gli ordini”- provò a giustificarsi.
-”E per quale motivo adesso li stai trasgredendo?”- ribatté Rude.
-”Perché se esiste qualcuno che ha il diritto di uccidere Lia Verdant, quella persona sono io”- rispose Reno indicandosi. -”Io e solo io”-.
Le ultime parole di Reno causarono la caduta di un silenzio sbigottito e incredulo. Cissnei boccheggiò, si guardò attorno e pregò con tutta se stessa che Tseng non comparisse da un momento all'altro.
-”Adesso basta”- mormorò Rude. Afferrò Reno per una spalla e lo trascinò via, lottando ad armi impari contro l'amico disarmato e notevolmente meno muscoloso di lui. -”Torna nel tuo ufficio”-.
-”Io non ci torno nel mio ufficio!”-.
-”Tranquillo, ti ci porto io”-.
Cissnei rimase in disparte a guardare i due colleghi litigare. Reno scalciava e si toglieva di dosso la pesante mano di Rude, ma questo, con una pazienza fuori dal comune, gliela rimetteva sulla spalla e continuava a spingerlo attraverso il corridoio, diretto all'ascensore da cui erano tutti venuti.
In un ultimo disperato tentativo di resistenza, Reno volse lo sguardo verso Cissnei e la ragazza, nonostante tutto, capì.

 

 

 

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