Jerez

di Violetta_
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Xérès ***
Capitolo 2: *** Pedro Ximénez ***
Capitolo 3: *** Moscatel ***
Capitolo 4: *** Oloroso ***
Capitolo 5: *** Cream ***
Capitolo 6: *** Palo Cortado ***
Capitolo 7: *** Amontillado ***
Capitolo 8: *** Manzanilla ***
Capitolo 9: *** Fino ***
Capitolo 10: *** Joven ***



Capitolo 1
*** Xérès ***


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Xérès






<< Lasciatela! >>

All'interno dei sotterranei di un edificio nella periferia di Tokyo un ragazzino di più o meno undici anni urlava come un ossesso contro una coppia, un uomo e una donna completamente vestiti di nero, strattonando la donna che teneva in braccio una bambina.

<< Insomma moccioso adesso mi stai dando i nervi >>

L'uomo gli diede un manrovescio lasciando un livido sullo zigomo del ragazzino che sbatté la testa conto il muro per poi cadere a terra privo di sensi.

<< Quanto rompe questo moccioso. Per fortuna che quella è morta così non dobbiamo più trattarlo con i guanti >>
<< Già... >>


L'uomo prese un fiammifero e appiccò il fuoco iniziando dalla camera con all'interno il bambino.
L'incendio si diradò velocemente ma dando comunque il tempo ai due di allontanarsi ed entrare in macchina.


<< A proposito dove dobbiamo portare questa bambina? >> Domandò la donna mentre si sistemava il cappello.
<< Da Rum >>

Lei aggrottò le sopracciglia perplessa fissando la pargola che teneva gli occhi aperti, tuttavia non piangeva nonostante le grida di poco prima.

<< Che se ne fa di una mocciosa simile? >>
<< A quanto pare i test e le analisi che le hanno somministrato hanno dato risultati straordinari. Sarà allevata per essere un tassello fondamentale del nostro progetto >>
<< Mi stai dicendo che questo scricciolo diventerà un'agente? >>

L'uomo fece spallucce.

<< In teoria lo è già. Le è stato assegnato un nome in codice >>
<< Davvero? E quale? >>
<< Sherry >>
















Lo Sherry è un tipo di vino originario della Spagna precisamente nei dintorni della città di “Jerez de la Frontera”.
È noto in Inghilterra come Sherry e in Francia come Xérès.


***
Angolo dell'autrice.

Questa ff nasce dai personali disturbi mentali dell'autrice.
Perché c'è la gente normale, e poi c'è la gente come me che scopre che esistono diverse tipologie di Sherry e se le deve studiare tutte!
(Ormai ogni volta che entro in un bar mi metto a studiare le bottiglie. Vi prego aiutatemi!)

Questo capitolo serviva come prefazione, spero vi abbia incuriositi.
Ci sentiamo.

Violetta_


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Capitolo 2
*** Pedro Ximénez ***


Pedro Ximénez









<< Ehi cinese che fai oggi? Sempre col naso ficcato nei libri? >>

La piccola guardò torvo il bambino coi capelli a caschetto che l'aveva presa in giro, si alzò dalla panchina messa al centro del cortile della scuola e si andò a mettere sotto un albero riprendendo a leggere.

<< Guarda è quella tipa strana... >>

Non erano passati nemmeno due minuti che un paio di bambine si erano messe a fissarla.

<< Si quella che frequenta le classi avanzate. Che secchiona >>
<< Già. Poi è sempre sola e sempre col muso lungo >>
<< Ha gli occhi strani, e guarda che capelli! >>

Un altro bambino si era unito in quell'allegra conversazione.

<< Non ha la mamma e nemmeno il papà >>
<< E chi viene a prenderla dopo la scuola? >>
<< Va sempre da sola ma ogni tanto viene a prenderla un tizio tutto vestito di nero >>
<< Mah è proprio strana >>

La bambina serrò la mascella iniziando a tremare impercettibilmente, avvicinò il grosso libro al suo viso come se quelle pagine potessero proteggerla, e nonostante la rabbia e la vergogna non si ribellò, non ci provò nemmeno a difendersi.


*


La piccola Shiho Miyano da quando le era concesso ricordare era sempre stata sola.
Non fisicamente, poiché era sempre circondata da figure silenziose ed inquietanti che la seguivano ovunque andasse, alle volte erano in bella vista davanti a lei, altre volte erano nascoste dietro l'angolo.

All'inizio non se ne accorgeva, poi col tempo aveva iniziato a percepire la loro presenza, riusciva a captarli nelle sue vicinanze, anzi ultimamente ne sentiva quasi l'odore.

Era un'essenza acre, fastidiosa, persistente.

Nessuno di loro stava con lei troppo a lungo, restavano al massimo per due mesi e poi arrivava sempre qualcun altro.
Negli ultimi tre anni erano sempre uomini.



*


Quella gelida mattina d'inverno si trovava in una delle classi avanzate dell'istituto intenta a sezionare una rana quando due di quegli uomini fecero irruzione nella stanza.

<< Ehi Misters. Who are you? What do you want? >> Gridò la maestra frastornata ed in allarme.

Uno dei due gli fece vedere un biglietto e la donna si rilassò all'istante.

<< Oh well. Ok Shiho puoi uscire >>

La ragazzina aveva ancora il bisturi in mano e si mise a fissare prima la maestra poi quei due uomini.

Si sentiva inquieta. Qualcosa non andava.

<< Andiamo >> disse un uomo alto, grosso e con un paio di occhiali da sole sul viso.

Lei posò gli attrezzi di scuola, prese il suo zainetto e la giacca e seguì silenziosamente i due uomini a capo chino senza dire una parola.
Una volta nel corridoio però si fermò bruscamente.

<< Che sta succedendo? Non mi pare di aver fatto nulla di male >>
<< Non hai fatto niente infatti. Ma adesso muoviti >>

La piccola alzò la testa assottigliando gli occhi. Quell'uomo non le piaceva, le sembrava più fastidioso degli altri.

<< Non hai risposto alla prima domanda >>

Vodka si spazientì e le andò incontro prendendola per un braccio.

<< Muoviti! Dobbiamo partire >>
<< Dove andiamo? >>
<< Giappone >>













Pedro Ximénez è il nome di una varietà di Sherry dolce, densa e molto scura, tendente al nero.


***
Angolo dell'autrice.

Decisamente la vita scolastica della piccola Shiho era molto diversa da quella di Ai Haibara.
Il momento in cui passa dalla padella alla brace.
Spero vi sia piaciuto. A presto.

Violetta_

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Capitolo 3
*** Moscatel ***


Moscatel







Che nervoso.
Si guardava allo specchio con un'aria corrucciata mentre trovava almeno una decina di difetti per ogni centimetro di pelle che esaminava.

Era sola nella sua stanza al dormitorio.
Solitamente in quella camera regnava un'ordine impeccabile, innaturale per una ragazzina della sua età, mentre quel giorno si scorgevano magliette gettate alla rinfusa sul letto e persino un top per terra.

Shiho Miyano era una ragazzina molto indipendente nonostante i suoi quattordici anni.
Aveva sempre vissuto sola cercando di non chiedere mai nulla a quei mastini che la tenevano costantemente sotto controllo, per questo quando si trovava costretta le montava la rabbia.

Perché per una come lei anche le necessità più banali sembravano dei privilegi.
Paradossalmente le sarebbe stato più semplice chiedere un rifornimento illimitato di virus ebola.




*


Un grosso faccione coperto da degli spessi occhiali da sole, braccia incrociate al petto.

<< Che vuoi? >> chiese guardandola con sufficienza.

Lei sosteneva il suo sguardo senza problemi.

Non le piaceva quell'uomo.

Ma non come non le piacevano gli altri componenti dell'organizzazione, non aveva paura o anche solo timore, avvertiva proprio fastidio ad averlo vicino e a dirla tutta le faceva anche un po' pena.

<< Mi devi accompagnare in un posto >> disse risoluta alla fine.
<< Che posto? >>

Le incrociò le braccia distogliendo lo sguardo, vergognandosi della richiesta che era costretta a fargli ma poi si disse che non aveva altra scelta e lo fronteggiò con fare deciso.

<< Mi servono dei vestiti >>

L'uomo fece un risolino divertito.

<< E pensi che io mi scomodi per una cosa del genere? >>
<< Ti hanno ordinato di badare a me no? E suppongo che questo comprenda anche far in modo che io sia vestita con abiti decenti >>

Vodka fece un sorrisino di scherno prima di parlare.

<< Scordatelo >>
<< Va bene. Afferrato >> Soffiò guardando torvo quel povero idiota.

Fece dietrofront ma invece di tornare in camera sua scese le scale, prese di nascosto il telefono dello studio componendo un numero di telefono.


*


Vodka era immobile al centro della stanza col capo chino e l'aria di chi l'ha combinata veramente grossa.

<< Sai bene che quelle due devono stare lontano il più possibile l'una dall'altra >>

La voce del nuovo agente a capo della divisione esterna omicidi risuonava come una minaccia incombente e, nonostante fosse un ragazzino con la metà dei suoi anni, riusciva a terrorizzarlo.
In effetti Gin riusciva a terrorizzare chiunque avesse davanti ed adesso che era salito di grado era ancora più inquietante.

<< Io... io non capisco perché devo fare da balia a quella mocciosa. Sta con noi da appena un anno e tutti sembrano intenzionati a trattarla come una principessina >>

L'uomo non era informato che la ragazzina era sotto la custodia del mib dalla sua nascita e Gin non si scomodò ad avvertirlo.

<< Adesso ti toccherà tenerle d'occhio. E quello che più mi infastidisce è che dopo questa svista la fiducia di Rum è stata scalfita e ciò vuol dire che io devo tenere d'occhio te >>
<< Si ma... >>
<< Tappati la bocca e sbrigati >>


*


Le due ragazze stavano sedute composte dietro la Porche.

La macchina puzzava di sigaretta tanto da coprire l'odore penetrante della pelle, faceva davvero molto caldo li dentro, eppure aleggiava un'aria gelida.

Akemi non perdeva di vista la sorellina continuando a guardarla con una punta di disapprovazione mentre Shiho teneva il capo basso.

Si sentiva imbarazzata e a disagio.






<< Mi hai chiamata solo per questo? >>
<< Ascolta Akemi lo so che può sembrare stupido ma... >>
<< Non farmi più uno scherzetto simile, mi sono preoccupata da morire! >>






<< Siamo arrivati >> disse pacatamente la sorella maggiore guardando fuori dalla finestra.
<< Avete dieci minuti >> disse Vodka cercando di sembrare autoritario.

Shiho alzò il capo infastidita.




Perché così poco? Possibile non le fosse concesso nemmeno un minimo di vita?




<< Sei serio? Se hai altri impegni può riaccompagnarmi Akemi a casa >>
<< Senti mocciosa non ho intenzione di... >>
<< Piantala Vodka >>

L'intervento di Gin fece cadere un silenzio pesante.
Istintivamente Akemi prese per mano la sorella mentre lei sembrava decisamente più tranquilla.

<< Abbiamo un lavoro da fare. Al nostro ritorno ti manderò un messaggio e vi farete trovare in questo stesso punto. Intesi Sherry? >>

Il suo tono era piatto ma aveva un che di accondiscendente.

<< Va bene Gin >> disse lei cambiando completamente atteggiamento, per nulla acido anzi forse addirittura dolce.



*



<< Come ti è saltato in mente di farli irritare solo per fare shopping Shiho? Non è da te una cosa del genere! >>

La ragazzina continuava a tenere il capo chino ancora in preda all'imbarazzo.

<< Non era un capriccio Akemi ... e poi ... mi servono davvero dei vestiti >>
<< Se non sbaglio ci sono delle persone che si occupano di questo genere di cose al centro >>
<< Si è vero. Ma molti di loro sono maschi e a me servirebbe un... sai... >>

Si ritrovò ad arrossire. Anche se si trovava di fronte a sua sorella quell'argomento la metteva molto a disagio.

Akemi continuava a fissarla con aria severa finché l'occhio non le cadde sulle braccia incrociate al petto ed allora capì.

Ecco perché era tutta rossa, cosa rara per lei.

Quello era un argomento delicato per molte ragazzine, figuriamoci per una come lei.

Piccola... stava crescendo, chissà quante domande le giravano per la testa.

Quella era un'età in cui si ha bisogno della madre e non certo la compagnia di killer e freddi ricercatori.

Tutti i libri di questo mondo non avrebbero mai potuto sostituire quello di cui aveva realmente bisogno.

<< Ok ok ... facciamo un giro >> disse infine la ragazza facendole un bel sorriso.



*




<< Allora Shi? Guarda quel bello quel reggiseno rosa >>
<< Akemi è orrendo >> disse guardando quell'indumento con aria truce.
<< Che ne dici di questo? >>
<< Troppi fronzoli >>
<< Insomma un po' di brio. Dai va a provare questi >>

Shiho prese il mucchio che la sorella le aveva praticamente lanciato addosso ed andò nel camerino.
Dopo un paio di minuti la sorella sbirciò da dietro la tenda.

<< Che carino questo >>
<< Insomma un po' di privacy! >>

Akemi la ignorò.

<< Questo ha un fiocchetto. Oh prendilo! E' adorabile >>

La ragazzina storse le labbra guardando quel pezzo di stoffa con fare molto scettico.

<< Mi sento ridicola >>
<< Vado a vedere se ci sono le mutandine abbinate >>

La quattordicenne alzò gli occhi al cielo: prima la rimproverava fulminandola con lo sguardo e adesso saltellava alla ricerca di biancheria dall'aria sempre più imbarazzante da farle provare.
Alle volte sua sorella non la capiva proprio.

Mentre si spogliava avvertì una strana folata gelida. Si irrigidì avvertendo una paura irrazionale ed immediatamente dopo si girò di scatto.
Niente, non c'era nessuno.

<< Akemi? >>

Nessuna risposta.

Scosse la testa. Forse era solo la sua immaginazione.


*



<< Sei tornato. Sei andato a chiamarle? >>

Aveva uno strano ghigno sul volto.

<< Gin? >>


La bambina stava crescendo veramente bene.




*



<< Allora Shiho hai deciso? >>
<< Si prendo questi >>
<< Ma sono tutti neri >>

Lei fece spallucce.

<< Sono gli unici che mi vedo bene addosso >>








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Il Moscatel è una varietà di sherry dolce, dalle note fruttate e dal color mogano intenso.



***
Angolo dell'autrice

Questo è un capitolo un po' strano me ne rendo conto, il lato comico viene sopraffatto dal contesto. Spero di essere riuscita comunque a bilanciare le sue cose.
Gin in questo capitolo ha 21 anni. Non è ancora nei vertici del mib (anche se sta facendo velocemente strada).
A presto. Besos.

Violetta_

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Capitolo 4
*** Oloroso ***


Oloroso






Shiho era seduta su una delle sedie davanti il bar da almeno mezz'ora.

Guardò l'orologio finendosi il succo di mirtillo che aveva ordinato.

<< Scusa. Scusa Scusa Scusa! >>

Alzò un sopracciglio scorgendo a poca distanza una figura che correva verso di lei ed agitava la mano.

<< Scuuusa... >>

Sbuffò incrociando le braccia al petto.

<< Sei in ritardo >>
<< Scusami. Ho fatto tardi per colpa di Dai >> Disse Akemi buttandosi sulla sedia e riprendendo fiato.
<< Mh si? Come sta Rapunzel? >>

La ragazza le rifilò uno sguardo truce. Ben poco credibile su di lei.

<< Non chiamarlo in quel modo su. Comunque stava per venire alle mani con uno e l'ho dovuto calmare >>
<< Problemi nella torre? >>
<< La finisci? Oggi sei più acida del solito >>

In quel momento si avvicinò a loro una cameriera con un block notes in mano.
Shiho ordinò un caffè mentre Akemi ordinò un cocktail.
La scienziata non potè fare a meno di gettarle un'occhiata di disapprovazione.

<< Ti farà male e poi devi guidare >>
<< Quanto sei pesante. E no, non devo guidare mi viene a prendere Dai-kun >> disse con un lieve rossore sulle guance.




Dai-kun... gne gne...




<< Non avevi detto che Rapunzel era impegnato in una scazzottata con un tipo? >>

La sorella maggiore alzò gli occhi al cielo.

<< Si, ma ti ho anche detto che l'ho calmato. Comunque ce l'aveva con l'agente della divisione ricerca. Com'è che si chiama? >>

Si mise un dito sulle labbra intenta a pensare.

<< Mi pare avesse il nome ... >>
<< ... di un liquore? >> disse Shiho con un mezzo sorriso prendendola in giro.

Akemi la guardò storto per qualche secondo prima di continuare il suo discorso.

<< E' un tipo così affascinante, elegante... >>
<< E come ha fatto questo pozzo di virtù a suscitare le ire di occhi stanchi? >>
<< Non lo so, so solo che non appena stanno insieme nella stessa stanza c'è un'alta probabbilità che si accapiglino >>
<< Mh >>

Le due stettero in silenzio per qualche secondo.

<< Bourbon! Ecco come si chiama! >> disse improvvisamente alzando la mano.
<< Ah. Chissà chi se li inventa i nomi in codice che ci assegnano... >>

In quel momento la cameriera portò l'ordinazione.

Akemi bevve due sorsi di cocktail poi riprese a parlare con foga.

<< Comunque non capisco davvero... insomma questo ragazzo è simpatico, intelligente, ha un sacco di interessi ed è anche molto bello >>

Shiho stava sorseggiando il suo caffè seguendo il discorso della sorella con molto poco interesse.

Akemi poggiò i gomiti sul tavolo, unì le mani incrociando le dita e poggiò la testa sulle suddette dita.
Poi inalzò un sopracciglio e fece un sorrisetto.

<< Vi vedrei bene insieme >>

Per poco il caffè di Shiho non le andò di traverso. La ragazza si mise una mano davanti le labbra tossendo un paio di volte per poi schiarirsi la gola.
Questo scaturì le risate della maggiore.

<< E poi non ti farebbe male un po' di divertimento sorelliiina >> disse con un sorrisetto malizioso.






















Oloroso ('profumato' in spagnolo) è una varietà di sherry color nocciola.



***
Angolo dell'autrice

Se ci si mette Akemi sa essere stronzetta come la sorella.
Un piccolo momento tra sorelle.
Grazie a tutti i lettori. A presto.

Violetta_

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Capitolo 5
*** Cream ***


Cream





"Anche il minimo battito d’ali
è in grado di provocare un uragano
dall’altra parte del mondo"




Hiroshi Agasa stava tornando a casa dopo aver mangiato un buon piatto di pasta al pomodoro nel suo ristorante preferito.
Correva tenendo saldamente l'ombrello dato che il vento minacciava di farlo volare via.

<< Mattaku! Se l'avessi saputo non sarei mai uscito... >>

Stava rovistando nella tasca destra dei suoi pantaloni alla ricerca delle chiavi quando proprio davanti la casa del suo amico Shinichi vide una strana figura.

Sembrava il lenzuolo di un fantasma.

<< Ma che...? >>

Si avvicinò titubante ma anche incuriosito e quando fu abbastanza vicino sgranò gli occhi mentre l'ombrello gli sfuggiva dalle mani volando via trascinato dal forte vento.

Era una bambina. Una dolce ed indifesa bambina.



Che ci faceva li!? Dov'erano i suoi genitori?



Si guardò intorno ma non vide nessuno in strada e le poche macchine che passavano erano in fondo al viale e sfrecciavano alla velocità della luce.

<< Shi... nichi... >>

Non capì bene quel mormorio ma non ci pensò due volte.
Si chinò avvolgendo le braccia attorno a quel corpicino coperto da quello che adesso riconosceva come un camice da laborarorio, la strinse a se e si avviò velocemente verso casa. Al sicuro.



Non poteva immaginarlo ma da quel preciso istante la sua vita sarebbe stata completamente stravolta.


*


Una volta dentro ebbe un momento di panico non sapendo cosa fare prima, per un paio di secondi si guardò intorno spaesato.
Successivamente le tolse gli abiti bagnati fradici in modo un po' impacciato e la avvolse con una coperta morbida e calda. Poi la pose sdraiata sul divano.

Passato il momento di ansia e di confusione si chinò a guardarla.
Era davvero bella, i lineamenti dolci, i capelli di un castano particolare.
Era sporca, piena di graffi, si girò a guardare i vestiti e si accorse che essi erano logori e strappati oltre che di una taglia decisamente non adatta a lei.
Tremava impercettibilmente nonostante stesse dormendo.
Quella vista fece stringere il cuore al professore.



Piccola creatura cos'hai passato per ridurti così?



*



<< Dove... sono? >>
<< Ciao piccola. Come ti senti? >>

Shiho si irrigidì portandosi istintivamente le gambe al petto e facendosi piccola piccola.
Era seduta su un divano coperta da un morbido e caldo plaid.
Alzò la testa e vide un uomo, sembrava un anziano, che le sorrideva con fare socievole e dolce.
Non avvertì nessun odore sospetto ma questo non le fece abbassare la guardia.

<< Chi sei? Dove mi trovo? >>

Il vecchietto la guardò in modo strano: era sorpreso, come se avesse intuito che quel tono e quelle parole non potevano essere frutto di una mente di sette anni.

<< Mi chiamo Hiroshi Agasa. Sono un inventore e questa è casa mia >>

La bambina si guardò intorno con aria indagatoria, sapendo esattamente quali angoli guardare e cosa analizzare.
Anche questo comportamento non era affatto tipico nè normale.

<< Come ti chiami piccola? >>

La vide irrigidirsi e decise di non insistere su quell'informazione.

<< Dov'è la tua mamma? >>

La bambina abbassò lo sguardo.

<< E' morta... molti anni fa >>

Agasa inclinò la testa di lato.

<< Mi dispiace molto >>

Dopo un momentaneo silenzio l'uomo le si avvicinò e si piegò, a fatica, sulle ginocchia.

<< Hai fame piccola? Cosa ti posso preparare? >>

La bambina lo guardò negli occhi con fare sconvolto.
Era gentile, e lei non era abituata a quel trattamento se non da sua sorella.
Analizzò il suo viso poi nuovamente la casa.

<< Tu mi sembri una brava persona... >> disse infine.

Il viso dell'uomo arrossì e rise compiaciuto.

<< Beh grazie piccola... >>
<< Io non sono abituata alle brave persone >>

Agasa assottigliò gli occhi con aria triste non sapendo che rispondere.

<< Sono stanca... >> disse col tono di voce di una donna che era arrivata al limite.

Chiuse gli occhi sdraiandosi e si addormentò immediatamente.

L'uomo le accarezzò delicatamente i capelli provando da subito un affetto incredibile per quella bizzarra e al contempo dolcissima bambina.


<< Qualsiasi cosa ti sia successa ti prometto che mi prenderò cura di te piccola... >>





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Cream: tipologie di sherry di colore rosso.
Questi vini sono piuttosto densi e dolci con aromi di cioccolato, liquirizia e frutta secca.

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Capitolo 6
*** Palo Cortado ***


Palo Cortado








Residenza Agasa ore 11.30 di sera.

<< Cosa ci fate qui a quest'ora? >>
<< E' un'emergenza >>
<< Dov'è lei? >>
<< Tranquillo Subaru. Ai dorme da un pezzo, è al piano di sotto in camera sua >>






Dopo l'incidente sulla ruota panoramica il modulatore di voce di Shiuichi Akai aveva iniziato a mostrare qualche difetto e si era definitivamente rotto proprio quella sera mentre parlava con Conan.
Essendo uno strumento fondamentale per interpretare Subaru Okya non videro altra soluzione se non quella di recarsi a casa del professore per farlo riparare al più presto.

Mentre il professore era intento a lavorare i tre si erano messi a parlare degli ultimi eventi riguardanti l'organizzazione, ed erano venuti fuori parecchi particolari.

<< … e così alla fine non mi ha scoperto. Merito tuo ragazzino >>

Agasa annuì mentre era intento a svitare uno dei piccoli pezzi del modulatore.

<< Quindi Tooru Amuro è Rei Furuya, un agente della polizia segreta. Bourbon è solo una copertura >>
<< Hai >>
<< Ma Akai-san, se è così perché non collaborate per sventare i piani dell'organizzazione? >>
<< E' piuttosto complicato. Non penso che accetterebbe mai di collaborare con me >>

Conan si portò due dita sul mento guardando un punto indefinito nello spazio.

<< Sarebbe fantastico se riuscissimo a mettere a punto un piano per... >>
<< Cazzo... >>
<< Akai non mi sembra il caso di... >>

Il bambino aggrottò le sopracciglia vedendo lo sguardo corrucciato dell'agente dell'FBI.
Si girò seguendo il suo sguardo e sgranò gli occhi.

Ai era davanti la porta e li fissava con un'espressione allarmante: era un misto di stupore, rabbia e delusione.

Agasa fu l'ultimo ad accorgersi della sua presenza ma il primo ad intuire la gravità di quello sguardo.


Aveva sentito tutto.


<< Ai-kun...>> disse mettendosi in piedi ed alzando le mani.

<< Bugiardi... >> sibilò lei con astio.

<< Ai... ascolta >> tentennò Conan iniziando ad avvicinarsi a lei e fu allora che la bambina indietreggiò.

<< Maledetti bugiardi... >> sibilò nuovamente continuando ad indietreggiare.

<< Ai per favore calmati! >>

Ai gettò una brevissima occhiata a Subaru, l'uomo aveva involontariamente spalancato gli occhi e questo, sommato alla sua vera voce e ai discorsi di poco prima, avevano dato modo alla scienziata di riconoscere Dai Moroboshi, il fidanzato della sorella.

Sbatté la porta con violenza iniziando a correre.
Sapeva che se fosse andata verso la porta principale Morobishi o Akai o come diamine si chiamava, l'avrebbe raggiunta con estrema facilità quindi scese le scale andando al piano di sotto.
Il piano sembrò funzionare poiché udì la porta principale aprirsi e poi richiudersi velocemente.

<< Ragazzina torna immediatamente qui! >>

Uscì dalla finestrella del laboratorio e una volta fuori dalla villetta si diresse verso le vie secondarie della città continuando a correre.




*




Come avevano potuto?

Prenderla in giro così spudoratamente come se fosse una povera idiota.



Bugiardi



Che quello strano ragazzo fosse Dai Moroboshi lo aveva sospettato. Ma sapere che Conan e soprattutto il dottor Agasa erano a conoscenza di tutto e le avevano celato la verità era una cosa che la mandava in bestia.




Bugiardi Bugiardi Bugiardi Bugiardi...




Poi come si era permesso di spiarla?

Sopraffatta dagli eventi e dalla lunga corsa si fermò poggiando le mani sopra una colonna respirando affannosamente.

Una volta che il suo respiro si fu regolarizzato si guardò intorno: era in una stradina piuttosto stretta e poco illuminata vicino al parco.

Non pensava di aver corso tanto.

Poggiò la schiena contro il muro e mise una mano tra i capelli indecisa sul da farsi.

<< Ehi bambina non dovresti andare in giro da sola >>

Gelò per un istante presa alla sprovvista, poi digrignò i denti ed assottigliò lo sguardo.
Alzò lentamente la testa e i suoi occhioni pervinca si incastonarono a quelli azzurro cielo del ragazzo che aveva parlato.

Eccolo la.


L'altro bugiardo.


Forse quello che le aveva mentito più di tutti.

<< So cavarmela da sola Rei... >> disse utilizzando il tono di voce più odioso che riuscisse ad emettere.

Vedere Bourbon impietrire davanti a lei... doveva ammettere che era piuttosto divertente.

Il ragazzo aggrottò le sopracciglia dimostrando tutto il suo disappunto.

<< Come mi hai chiamato? >>
<< Rei... Furuya Rei. È il tuo nome no? >> continuò lei sempre con quell'antipatico tono di scherno.

Il ragazzo rimase in completo silenzio qualche istante facendo mente locale: Conan era riuscito a scoprire il suo soprannome, ma non era certo fosse a conoscenza del suo nome completo inoltre si era dimostrato fin troppo furbo per farsi sfuggire un'informazione simile.
L'unica altra persona che fino a quel momento era a conoscenza della verità era... no... maledizione...

Alzò gli occhi al cielo irritato.

<< Quell'idiota si è fatto scoprire... >>
<< Suppongo che tra tutti gli idioti di cui sono circondata tu ti riferisca a Moroboshi... o Akai... o come cavolo si chiama... >> disse piuttosto irritata.

Rei non si fece alcuno scrupolo ad annuire convinto.

<< Si quell'idiota la >> fissò la bambina notando che era in pigiama ed in ciabatte << E' per questo che sei qui? Sei scappata? >>

Ai incrociò le braccia al petto distogliendo lo sguardo.

<< Sul Bell Tree Express mi dicesti che hai incontrato i miei genitori... >> disse infine ignorando le sue domande.

Rei inclinò la testa su un lato guardandosi intorno e poi la prese per mano.

<< Ehi ma che fai? >> disse la ragazzina allarmata.

Lui continuò a camminare trascinandola in un angolo più riparato e sicuro.

<< Lasciami! >>
<< Qui diamo troppo nell'occhio >> rispose severo fermando le sue proteste.

La bambina si guardò intorno, non avvertiva nessuna presenza sospetta e da quel punto avrebbe potuto scorgere sguardi estranei senza farsi notare.
I suoi occhi poi si concentrarono sul ragazzo che continuava a fissarla con una strana espressione: sembrava arrabbiato ma anche preoccupato.



Perché? Che aveva da temere?



<< Come ti è venuto in mente di scappare di casa? Non lo sai che corri dei pericoli stando qui fuori? A quest'ora poi... >>
<< Non hai risposto alla mia domanda... >>

Il ragazzo assottigliò gli occhi senza risponderle.

<< Scommetto che non si trattava di un singolo incontro... >> azzardò lei.

Rei abbassò lo sguardo poggiando la schiena contro il muro.

<< È vero >> disse infine.

Quel comportamento non era normale.
Nessun agente, né del mib né della polizia, si sarebbe comportato in quel modo.
Invece di portarla via, di portarla da Agasa o dai suoi colleghi, l'aveva trascinata in un posto sicuro e continuava a fissava con un'aria impenetrabile.

<< Perché ho la sensazione che quello che mi tieni nascosto tu mi farà incazzare più delle bugie dei tuoi compari? >> domandò Ai avvertendo uno strano nodo allo stomaco.

Sul viso del ragazzo comparì un mezzo sorriso spontaneo.

<< Una signorina non dovrebbe utilizzare certi termini >> disse canzonatorio.


La trattava come una bambina piccola.
In quel momento era anche giustificato dal suo aspetto ma ricordava che anche sul treno aveva avuto quell'impressione.

Le aveva spiegato il suo piano nei minimi particolari, in modo fin troppo dettagliato.





<< I miei compagni ti porteranno via da qui in elicottero >>

...

<< Tranquilla. Ti farò sdraiare in un punto lontano dalla porta. Non correrai pericoli >>





Si era sentita trattare come una cretina in quel frangente. Per fortuna non era lei che doveva sostenere il suo sguardo perché era molto irritata dal suo comportamento e non era certa che sarebbe riuscita a celare il suo fastidio.

Però ora che ci rifletteva il ragazzo aveva continuato a ripeterle che non doveva preoccuparsi. Che non aveva nulla da temere.
Decisamente un comportamento anomalo per uno di quegli uomini

Inspirò a lungo, dovette sforzarsi parecchio per dire quelle parole.

<< Ti prego... >> disse infine con un filo di voce.

Rei la fissò con un'espressione molto seria.
Lo stava mettendo veramente in difficoltà.

<< Da quando sono nata mi sono state dette solo bugie... quindi, ti prego, dimmi la verità >>

Il biondo deglutì perdendosi in quegli occhioni.

<< Credo che tu ti stia facendo un'idea sbagliata... >>
<< Smettila di fare così >> continuò sentendo il suo respiro farsi pesante.

Non sapeva per quale arcano motivo gli stava facendo quella richiesta, dopotutto era un estraneo, un uomo dell'organizzazione, anche se sotto copertura.
Eppure qualcosa le suggeriva di insistere.

Rei sospirò capendo che non l'avrebbe raggirata tanto facilmente.



Diamine era tutta sua madre.



<< Si. Conoscevo bene i tuoi genitori, soprattutto l'angelo nero... >> fece una pausa scegliendo attentamente le parole da dire << lei... avrebbe voluto una vita migliore per voi due. Lavorava per rendere migliore la vita di molte persone... >> gli scappò un sorriso perdendosi nei ricordi << Era una donna davvero eccezionale. Lo erano entrambi i tuoi genitori >>

Ai fissava quel ragazzo pendendo letteralmente dalle sue labbra.

<< Tua sorella era iperattiva, molto iperattiva >> gli scappò una risata << Una volta sentii mormorare tuo padre che se tu fossi venuta fuori logorroica come lei, sarebbe diventato davvero matto >>

La bambina abbassò lo sguardo immaginandosi quella scena, anche se il volto di suo padre appariva come una figura molto sfocata nella sua mente.

Rei approfittò di quel momento, si piegò sulle ginocchia e la abbracciò affondando il naso tra i suoi capelli.

In quel momento Ai si sentì protetta come mai fino a quel momento.
Era una sensazione nuova eppure tremendamente familiare.

<< Quando sarà il momento opportuno ti racconterò tutto. Ma fino allora devi rimanere al sicuro... >> Le prese il viso tra le mani guardandola fissa negli occhi << Promettimi che non avrai mai più colpi di testa come questi. Non scappare più. Promettimelo Shiho >>

Ebbe un sussulto nel sentire il suo vero nome pronunciato da lui.
Istintivamente poggiò una mano sopra la sua avvicinandola ulteriormente al viso.

<< Te lo prometto... Rei...kun >> disse in un sospiro quasi senza pensare perdendosi in quegli occhi color oceano.

Lo sguardo del ragazzo si rilassò per poi tornare immediatamente sull'attenti.

<< Ora devi tornare a casa. Sarebbe troppo rischioso se ti accompagnassi >> prese il cellulare controllando attentamente sul display << Prendi la via per la scuola, prosegui verso la chiesa e corri senza dare nell'occhio. Sta lontana dal parco mi raccomando >>

Ai assottigliò gli occhi. Probabilmente conosceva la posizione attuale di quella gente.

<< Wakatta >>



*




<< Ai-kun dove diamine ti eri cacciata? Hai idea di quanto ci siamo preoccupati? >>

La bambina annuì sentendosi a disagio di fronte le ramanzine del professore.

<< Avevo bisogno di prendere un po' d'aria... >>

Conan strinse i pugni iniziando a gridarle contro.

<< Un po' d'aria? In piena notte? Questa è la scusa più penosa che tu... >>

Ai lo fulminò con uno sguardo talmente assassino da farlo raggelare.

<< Io adesso vado a farmi un bagno, poi vado in camera mia e se per caso trovo una qualsiasi cosa che possa vagamente ricordare una microspia tutti voi passerete un brutto, bruttissimo, quarto d'ora >>

Fino a quel momento Akai, sotto le sembianze si Subaru, era rimasto in completo silenzio, ma vedendo che Ai non sembrava aver minimamente compreso la gravità del suo gesto decise di intervenire.

<< Ascoltami bene ragazzina... >>
<< Dai Moroboshi >> esordì secca, ma con una cadenza vagamente sarcastica << ... è un piacere scoprire che quell'orripilante cappellino di lana si può togliere dalla tua testa. Lo trovavo parecchio inquietante oltre che antigienico >>

Il ragazzo ammutolì scoprendosi disagio e la bambina ne approfittò per recarsi al piano di sotto e sbattergli la porta in faccia.























Palo Cortado è una varietà di Sherry dal colore ambrato scuro che viene inizialmente invecchiato come un Amontillado, in genere per tre o quattro anni, ma che in seguito sviluppa caratteristiche più vicine a un Oloroso.



***
Angolo dell'autrice.

Ai ha avuto una reazione un po' stupida paragonabile a quella del film 5 quando telefonava all'appartamento di Akemi per sentire la sua voce sulla segreteria telefonica, ho immaginato che scoprendo la verità non sarebbe riuscita a reagire razionalmente come al suo solito. Spero di non averla resa troppo ooc.
Riguardo Rei, questo capitolo si ricollega ad un'altra mia raccolta “Secret file Zero”.
Spero di aver fatto un bel lavoro.
Ci si vede al prossimo capitolo.

Violetta_

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Capitolo 7
*** Amontillado ***


Amontillado








<< Sei un mostro! >>
<< Io non avevo alcuna intenzione di creare un veleno! >>






*








<< Non si può sfugire al proprio destino. Non farlo mai più >>









*








<< Tu mi proteggerai vero? >>
<< Si >>







*








<< Hey Haibara. Perché ti sei spinta fino a questo punto per me? >>








*







<< Sorridi! Quando sorridi sembri spensierata come una bambina >>







*








Shiho Miyano era una persona condannata dal nero.
Nero come il suo passato, nero come il colore prediletto di quegli uomini.
Ma negli ultimi tempi le cose stavano piano piano cambiando.
Lentamente, col susseguirsi degli eventi e delle avventure che aveva affrontato sotto le spoglie di Ai Haibara, a poco a poco, aveva abbandonato il nero.
Adesso vestiva con abiti color pastello, colori dolci delicati ed allo stesso tempo allegri.

Lei stessa era diventata più solare, più vivace.
Aveva iniziato a scherzare, a sorridere di più, era più gentile e più propensa a fidarsi del prossimo... poco più propensa.

Quel cambiamento lo aveva notato Agasa che era passato da avere una piccola acida e scorbutica rintanata nello scantinato di casa sua, ad una ragazzina sarcastica e severa ma anche con dei momenti dolci che girovagava per casa cercando di mettere in ordine e che spentolava ai fornelli nel tentativo di fargli seguire una dieta sana.

Lo avevano notato i ragazzi: che giorno dopo giorno la coinvolgevano nel loro mondo spensierato, che cercavano costantemente di strapparle un sorriso e la missione sembrava essere giorno dopo giorno, sempre più facile.


Ma soprattutto lo aveva notato il piccolo detective.


Non che fosse diventata uno zuccherino eh, la sua connotazione acida e sarcastica era sempre presente.
Difatti nonostante i suoi miglieramenti continuava a mettergli i piedi in testa.
Gli venne in mente di quella volta che l'aveva costretto a farle da scaletta per poter pendere un gattino indifeso da un albero.
In quell'occasione l'aveva fatto letteralmente.

Avevano passato così tante avventure insieme, e molte altre le aspettavano dietro l'angolo.

Però questo pensiero che dapprima lo metteva in ansia adesso era diventato decisamente più gradevole.
Ultimamente parlare con lei, passare del tempo con lei era qualcosa che apprezzava moltissimo.

Si capivano con uno sguardo, lui riusciva ad intuire i suoi piani, lei terminava le sue frasi e riusciva sempre a capire cosa gli passasse per la testa.

Si ritrovò a sorridere.

I loro gesti non erano mai plateali, sempre parole sussurrate e sguardi eloquenti.

C'era un'enorme intesa tra loro.

Era sdraiato sul letto in camera di Goro con una mano poggiata dietro la nuca e una sul petto.
Guardò fuori dalla finestra dell'agenzia e strinse il pugno sul petto con fare deciso.




*




<< Ai ... >>

La bambina si trovava in camera sua intenta a digitare le dita sulla tastiera.

<< Senti Shinichi oggi non è aria. Ho mal di testa e questa reazione continua a darmi dei problemi >>

Si era sentita in colpa e continuava a sentirsi terribilmente in colpa per il destino che era spettato a Conan a causa sua. E il suo pensiero fisso era quello di rimediare ai suoi errori.

Conan lo sapeva e le era grato.

<< Vorrei parlarti di una cosa >> iniziò titubante.

La ragazzina continuava a guardare lo schermo del pc con rabbia, come se quel programma lo facesse apposta a non farle trovare la giusta dose di reagente.

<< Ma non ci senti? Devi lasciarmi lavorare se vuoi l'antidoto >>
<< E se ti dicessi che non lo voglio più? >> disse tutto d'un fiato stupendosi delle sue stesse parole.

Ai si fermò di colpo rimanendo a fissare lo schermo del computer per una decina di secondi.
Poi aggrottò le sopracciglia e girò la testa di scatto.

<< Di cosa stai parlando? >>


Il piccolo detective inspirò trovandosi tremendamente a disagio.

<< Anche se dovessi completarlo non lo prenderò. Ho fatto la mia scelta Ai e non ho intenzione di cambiare idea >>

La bambina si girò copletamente incrociando le braccia all'altezza del petto continuando a fissarlo come, tempo prima, si era messa a fissare l'unico topolino vivo del laboratorio 4.

<< Si può sapere che stai blaterando? >>

Conan chiuse i pugni.



Ok. Il danno era fatto.



<< Io vorrei... vorrei cotinuare a vestire i panni di Conan, vorrei continuare la vita coi ragazzi e con... te >> abbassò lo sguardo a disagio, si mise le mani dentro le tasche dei pantaloni << Forse sarò un po' mieloso, anzi sicuramente dirai che sono un melenso, ridicolo, stupido... >>

Ai strinse la stoffa del suo camice sgualcendolo tutto.

<< Insomma vuoi arrivare al punto?! >>


Lo disse alzando la voce, c'era qualcosa di anomalo nel suo tono. Nervosismo? Apprensione? ...  Speranza?


Na è ridicolo...


<< Ai ... vorresti ... rimanere così... con queste sembianze e questa identità e... crescere con me? >>

Haibara deglutì avvertendo la gola secca e un innaturale bisogno di ossigeno.



Aveva per caso esagerato nuovamente col caffè? Da quando la caffeina da allucinazioni?



<< E' uno scherzo vero? >>
<< Sono serio Ai... >>
<< La tua storia con Ran è una cosa seria. Shinichi >>

Lui inclinò la testa rendendosi conto che quel nome non gli procurava più alcun effetto se non una leggera nostalgia.

Ma Ai fraintese percependo quella reazione come una prova delle sue convinzioni.

<< Vedi? Sei rimasto senza parole. Questo perchè basta pronunciare quelle tre lettere per farti diventare completament... >>

Il bambino alzò gli occhi al cielo andandole incontro.
Ai spalancò gli occhi.

Conan le aveva afferrato il viso dandole un bacio irruento ed impacciato. Un contatto veloce e timido.
Sembrava davvero il bacio di un bambino di sette anni.

Dopo qualche secondo il bambino indietreggiò la testa e la guardò sorridendo cercando di celare la sua tensione.

<< Convinta adesso? >>

La scienziata battè le palpebre più volte assimilando la nuova serie di informazioni gentilmente concesse dall'Edogawa negli ultimi dieci minuti.
Doveva anche essere arrossita poichè si sentiva le guance calde.

<< Suppongo... >> si schiarì la gola dandosi un contegno, ma non riuscì a celare il suo sorriso << Suppongo... >> si morse il labbro inferiore ed inspirò poi lo guardò negli occhi << Suppongo di poter anche prendermela comoda con la ricerca allora ... >>

















Amontillado è una varietà di sherry color ambrato chiaro proveniente dalla regione della Montilla vicino a Cordova in Spagna. È un tipo di vino liquoroso diffusosi nel XVIII secolo e particolarmente pregiato.

È citato anche in letteratura in un racconto di Edgar Allan Poe, "Il barile di Amontillado", e in uno di Karen Blixen,"Il pranzo di Babette".
Anche Joris Karl Huysmans lo ha citato nel suo capolavoro "Controcorrente" in cui il protagonista Des Esseintes lo degusta in una vecchia cantina parigina. Anche il celebre scrittore di gialli S.S.Van Dine, creatore dell'investigatore Philo Vance, lo cita nel suo romanzo "la dea della vendetta". (wikipedia)



*** 
Angolo dell'autrice. 

Il mio lato Conan x Ai che si fa sentire.
C'è un piccolissimo riferimento alla mia songfic "Kokoro" oltre ovviamente ad una serie di episodi. Spero che vi sia piaciuto.
A presto. Ciao.

Violetta_

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Capitolo 8
*** Manzanilla ***


Manzanilla








La residenza del dottor Agasa, per quanto caotica e disordinata, era solitamente silenziosa.
I suoi due inquilini erano persone calme e non parlavano molto quindi i rumori soliti della casa erano il bollitore del caffè, i tasti premuti sulla tastiera e qualche volta la tv accesa. Le esplosioni erano talmente rare da non fare più testo.

Ma se ai due soliti inquilini si aggiungevano i soliti ospiti allora la situazione cambiava drasticamente

<< Ayumi passami la colla >>
<< Non la trovo... dev'essere caduta sotto il divano >>
<< Che? E ora chi lo dice al professore? >>

Mitsuiko tava costruendo dei taketonbo supportato dalla bambina che però era distratta quel giorno, complici una fetta di torta al cioccolato di troppo e un nuovo anime su delle streghe che si fingono pasticciere che l'avevano tenuta sveglia la sera prima.

Genta come al solito si era abbuffato di riso e adesso aveva un gran mal di pancia. Si lamentava e scalciava sdraiato sul divano.

<< Ragazzi... >>

Il professore stava cominciando a spazientirsi. Per quanto adorasse quai bambini quel giorno c'era fin troppo trambuso.

<< Haiii la mia pancia >>

<< Ragazzi... >>

<< Insomma Ayumi mi vuoi aiutare? >>
<< Non usare quel tono di voce con me! Non si maltrattano le bambine >>

<< Ragazzi ... >>

Anche i due maschietti il giorno prima non avevano dormito granchè, ma si rifiutavano di riposare preferendo giocare.
Questo li rendeva iperattivi ed un tantinello irascibili.

Il dottor Agasa stava cominciando a mostrare segni di isteria. Nonostante il suo carattere c'era un limite anche alla sua pazienza.

<< Ragazzi! >> urlò infine.

I tre si fermarono di botto spaventati da quel ton di voce.
Il professore infatti li fissava con aria molto severa.
Raramente si arrabbiava con loro quindi i bambini, complice anche la mancanza di sonno, reagirono mettedosi a piangere come dei disperati.

<< No... eddai non fate così >> disse l'uomo mettendosi le mani in testa.

Ai si ritrovò a sorridere divertita.

Quella casa era un autentico caos.
Giochi ovunque, colori sparsi per terra, la tavola ancora imbandita nonostante fossero le cinque del pomeriggio.
L'opposto dell'ambiente della sua infanzia.

Se avesse visto quel disastro di casa qualche mese prima si sarebbe irritata parecchio ma adesso era tutto diverso.
Si sentiva serena, felice, apprezzava i piccoli momenti e non si arrabbiava più per le piccole cose. C'erano dei momenti in cui si sarebbe potuta definite spensierata.
Quei tre dolcissimi bambini l'avevano aiutata a recuperare una parte di lei che credeva aver perso per sempre.

<< Ehi ragazzi >>

I tre smisero di piangere e la fissarono.

La bambina aveva preso un grande e morbido plaid, lo stesso in cui era stata avvolta dal professore parecchio tempo prima.

<< Stendetevi sul divano su >>

Usò un tono di voce dolce ma che non ammetteva repliche e difatti i bambini si sdraiarono e si lasciarono coprire.
Una volta comodi sul divano la bambina gli porse delle tazze con una bevanda fumante al suo interno.

<< Che cos'è? >> chiese Mitsuiko.
<< Camomilla. Vi aiuterà a riposare e quando sarete più tranquilli vi insegnerò a fare degli animali con la plastilina. Va bene? >>
<< Sul serio? >> chiese Mitsuiko tutto comìntento nonostante fosse il più bravo dei tre a creare degli animali durante le ore d'arte a scuola.

Ai annuì.

<< Nel tuo caso faremo un aereoplanino. Ok? >>
<< Siii. Grazie mille Ai-chan >> dissero in coro.



*



<< Ecco a te Agasa >>

Ai gli passò una tazza fumante e due biscotti ai cereali, il pacco l'aveva riposto al sicuro nella dispensa.

<< Arigatò. Ai-kun >> disse l'uomo sorridendole.
<< Come va il mal di testa? >> chiese premurosa.
<< Sta passando >>
<< Bene, allora vado a finire un lavoro in laboratorio e... >>
<< Ti andrebbe di aiutarmi con una mia nuova invenzione invece? >>

La bambina si votò fissando la faccia rubiconda e gentile dell'uomo che era diventato ormai la sua nuova famiglia.

<< Si, ne sarei molto contenta >>
























Manzanilla ("camomilla" in spagnolo) dal colore molto pallido è un particolare luce varietà di Fino Sherry realizzato intorno al porto di Sanlúcar de Barrameda.
Si dice che il sapore ricordi quello della camomilla.


***
Angolo dell'autrice.

Ok questa è ooc. Ma non posso farci nulla, insomma l'idea di Ai che fa da mamma a quei pestiferi mi ha sempre intenerita. Un giorno potrebbe diventare un'ottima mamma.
Siamo alla fine dell'arco "presente" dal prossimo capitolo tratterò l'ultimo arco.
Ci avviciniamo alla fine.
Grazie a tutti i lettori.
Besos.

Violetta_

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Capitolo 9
*** Fino ***


Fino







Dentro la suite di uno splendido hotel una giovane donna aveva appena finito si sistemare la fibbietta dell'elegante decoltè bianca.

La finestra era aperta ma le delicate tende bianche erano tirate e si muovevano seguendo la leggera brezza che rendeva fresca quella mattina.

Si guardò allo specchio non riuscendo ad identificarsi nella figura che vedeva riflessa.

Capelli perfettamente acconciati, un filo di trucco che esaltava i suoi lineamenti delicati.
Un elegante abito bianco.

Per quanto si sforzasse le risultava difficile realizzare completamente la situazione.

Stava con un ragazzo che per qualche assurdo motivo la sopportava a tal punto da chiederle di condividere le loro vite per sempre.

Gliel'aveva fatto penare parecchio quel si.
Dopotutto non le piaceva dargli troppe soddisfazioni.

Non che lui fosse un tipo facile, diciamo che si compensavano a vicenda.

Sistemò una piega del vestito e deglutì.

Erano cambiate così tante cose nella sua vita.

La fredda scienziata era scomparsa lasciando il posto ad un ambizioso medico ma anche ad una ragazza buona e gentile.
O almeno così la definivano i suoi amici.

Ispirò guardandosi intorno.
Ormai era quasi ora.

Improvvisamente sentì bussare alla porta e sobbalzò.

<< Si? >>

La porta si aprì e da essa spuntò Ayumi che le rivolse un dolce sorriso.

<< Sei pronta? >>

Lei annuì.

<< Andiamo allora >>

Inspirò nuovamente chiudendo gli occhi e poi uscì dalla stanza per recarsi davanti la macchina.

Lì ad attenderla c'era il Dottor Agasa col viso tutto rosso.
Si guardarono per pochi istanti e la ragazza si intenerì vedendo che aveva gli occhi vicinissimi alle lacrime.

<< Sei davvero bellissima piccola mia... >>
<< Arigatò Agase >> disse con un filo di voce.

L'uomo allungò il braccio destro sistemandole una ciocca di capelli che le ricadeva sulla fronte poi la aiutò a salire in macchina.
Il dottore si era proposto di prenotare una limousine per quella giornata ma lei aveva insistito per utilizzare il vecchio e scassato maggiolino.
E dire che inizialmente odiava quella macchina.

La chiesa distava pochi minuti dall'hotel, per fortuna, perché si stava torturando le mani tanto che Ayumi decise di poggiare una mano sopra le sue per calmarla.


*


Una volta davanti l'edificio Agasa la prese sotto braccio e le sorrise in modo affettuoso.

<< E' ora... >>

Shiho annuì incapace di parlare ed espirò cercando di calmare la leggera tachicardia che stava provando.

Le porte si aprirono e si udì la marcia nuziale.
La chiesa era gremita di gente e tutti la guardavano con grande emozione e gioia.

I suoi occhi si incrociarono con quelli azzurri del ragazzo che tra pochi minuti sarebbe diventato suo marito.


Improvvisamente tutta l'ansia che l'aveva accompagnata quella mattina svanì totalmente.

Sorrise sentendosi emozionata e felice come poche volte in vita sua.
















Fino ('Raffinato' in spagnolo) è il più secco e pallido delle varietà tradizionali di Sherry.

***
Angolo dell'autrice.

Ultimo arco di questa fanfic. Se prima ho trattato del passato e del presente, adesso trattiamo un possibile futuro.
Nel caso vi stesse chiedendo chi è il fortunato ragassuolo il suo nome è... no. Non ve lo dico.
Grazie a tutti i lettori. Un bacione.
Ci sentiamo presto.

Violetta_





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Capitolo 10
*** Joven ***


Joven








Incredibile come la vita possa trasformare gli eventi e le persone.

Lei era sempre stata un tipo analitico, razionale, a volte persino un po' cinico.

Ok prima era tanto cinica.

Ma negli ultimi mesi invece si era trovata in balìa dei dubbi, non passava giorno in cui non si ponesse decine e decine di domande. E poi cambiava umore più velocemente di quanto Shinichi risolveva casi.

Era spaventata a dirla tutta.




Eppure adesso tutto sembrava essere perfettamente a suo posto.




I dubbi che prima la terrorizzavano adesso la incuriosivano e non vedeva l'ora di sapere cosa le avrebbe riservato il futuro.

Era sdraiata sul lettino dell'ospedale e teneva tra le braccia la sua bellissima bambina.

Non avrebbe mai immaginato che, un giorno, sarebbe diventata madre.
La donna che un tempo realizzava veleni, adesso aveva dato alla luce una nuova vita.

Una creatura meravigliosa e dolcissima.

Avvolta nella sua coperta rosa dormiva beatamente con le manine chiuse a pugno.

<< Come ti senti? >>

La voce del ragazzo era dolce ma sentì anche una punta di commozione.
Era sempre il solito...

<< Benissimo >> disse in preda all'emozione senza riuscire a smettere di guardare quella bellissma creatura.

Dodici ore di travaglio -della quale non ricordava assolutamente nulla se non qualche breve flashbak- e adesso sentiva solo un po' di stanchezza.
Certo che il corpo umano era davvero una macchina straordinaria.

<< E' bellissima. Proprio come te >>

Guardò gli occhi azzurri di suo marito e sorrise.

<< Somiglia un po' anche a te >>




*



L'uomo le diede un dolce bacio sulle labbra.


<< Per quanto riguarda il nome... avrei pensato ad Akemi... se sei d'accordo ovviamente >>


Shiho gli sorrise apprezzando quel bellissimo pensiero da parte sua.


<< Certo che lo sono >>














Joven: Sherry di colore quasi trasparente che in genere è stato affinato per meno di un anno.


***
Angolo dell'autrice,

Ed eccoci alla fine di questa raccolta. Spero vi sia piaciuta e che vi abbia strappato un sorriso.

Come detto nel capitolo precedente a differenza degli altri due archi questo è un po' paticolare perchè non si basa su eventi dell'anime. Ho messo totalmente del mio. E poi, si sa, il futuro è sempre incerto...


Ah giusto! Parlando di incertezze, il nome del papà...


Naaa ... non ve lo dico.


Grazie a tutti i lettori che hanno seguito fino alla fine questa raccolta.
Hasta luego, magari ci si sente nelle altre fanfic.
Besos.

Violetta_

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