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di From Yesterday95
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Dal Principio ***
Capitolo 2: *** Julian Wells ***
Capitolo 3: *** Il party di Rip ***
Capitolo 4: *** Margaret Prince ***
Capitolo 5: *** L'affronto col gentil sesso. ***
Capitolo 6: *** Incontri Inaspettati, William. ***
Capitolo 7: *** Lo zio ***
Capitolo 8: *** Chi si occuperà di te, quando sarò morto? ***
Capitolo 9: *** Partenze ***
Capitolo 10: *** Letter to Margaret Prince. ***
Capitolo 11: *** Cara Mamma, ho una nuova vita! ***
Capitolo 12: *** Back in the days ***
Capitolo 13: *** Ginnie Davis ***
Capitolo 14: *** Samantha Powell ***
Capitolo 15: *** Ripensamenti ***
Capitolo 16: *** A volte ritornano, Rip. ***



Capitolo 1
*** Dal Principio ***


Julian Wells è un ragazzo come tanti che è dovuto diventare uomo da solo. 
Questa storia è ispirata al romanzo di Bret Easton Ellis "Meno di zero" e il suo seguel, con tratti di racconti su Robert Downey Jr. (in quanto protagonista del film "Less Than Zero", ispirato al libro), con tratti di "The Judge" e piccoli spunti dalla relazione di "Tony Stark e Pepper Potts". 
La storia è puramente inventata, con qualche aggiunta e aggancio di queste già esistenti citate sopra. 

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Capitolo 2
*** Julian Wells ***


“Julian Wells è un uomo solo. Abbandonato dalla famiglia che lo amava, a 10 anni, viene mandato in una casa famiglia, dopo la morte improvvisa del padre Nick Wells, perchè la madre disoccupata non riusciva a badare a lui. Egli veniva sempre maltrattato dai ragazzini più grandi, seviziandolo e svolgendo atti di bullismo su di lui. Un anno dopo viene ripreso dalla madre in quanto si è risposata e può provvedere a lui. A 16 anni comincia a drogarsi, non sopportando più la vita che stava facendo, anche se questo era contro i suoi principi, proprio perchè il padrigno lo faceva e lo maltrattava anche egli, prima di essere abbandonato; una cosa che non scorderà mai che gli disse prima di spedirlo nella comunità è questo: "Io e te potremo solo condividere questo, la cannabis, se vogliamo andar d'accordo.." Lui era ancora piccolo per capire ciò, ma conducendo una vita piena di dispiaceri, ci cadde con tutte le scarpe. [...] Amici da una vita, Julian, Clay e Blair il giorno del diploma si salutano promettendosi di rimanere comunque in contatto pur prendendo strade diverse. Sei mesi dopo Clay torna a casa dal college per le vacanze natalizie, Blair è una modella, Julian invece ha fallito nelle sue aspettative. Julian è un ragazzo di bella presenza, spavaldo, estroverso, ma molto spesso la droga lo fa essere estroverso eccessivamente. I suoi luoghi preferiti sono la discoteca del suo amico Ted, la spiaggia dove spesso si rilassa e ci dorme quando è fatto e un appartamento occupato nei pressi della periferia di Chester. Innamorato pazzo di Blair, che lei si ritrova a vivere con lui per affetto fraterno e compassione per tutte le volte che si sentiva male, per tutte le volte che stava per finire in overdose. Clay , il suo migliore amico, anche egli quando può lo aiuta, ma non sempre si vedono, per via dell'università che frequenta. Un incontro insolito avviene con Margaret Prince, una sua amica di infanzia. Lei pian piano si innamora di lui, ripensando ai vecchi momenti, ma lui ancora non la considera molto per via di Blair. Julian finisce quasi in overdose e rischia la morte, ma l’unica che lo salverà sarà proprio Marg, che gli rivela cosa prova per lui. [...] All’età di 18 anni e mezzi finisce in comunità in via di recupero, per via della dipendenza da eroina e cannabis. Blair stufa di questa situazione se ne va insieme a Clay e spariscono dalla vita di Julian, abbandonandolo definitivamente. Qui viene aiutato da Margaret, ma Julian non vuole che lo veda nella comunità, così dopo essere andati a letto insieme, lui le lascia una lettera con scritto che sarebbe andato in comunità, ma che preferiva non vedere nessuno per il momento. Lui provava qualcosa per lei, ma non quanto Blair, tanto che finisce qualche mese in galera per rissa aggravata. Si ritrova a lottare per ben 4 anni e riesce a tirarsene fuori, anche grazie alla sua migliore amica che lo aveva incoraggiato, durante questa cura è andato anche da uno Psichiatra molto importante che lo incoraggia anche lui, Hannibal L. Sforza. [...] Julian riprende gli studi piano piano e frequenta anche l’università, giurisprudenza, per diventare avvocato e ci riesce. Lui e Margaret si rivedono a Los Angeles e lasciandosi alle spalle l’Inghilterra e Bristol, il paese dove sono nati e cresciuti. Dopo 20 anni Julian rincontra sua madre in compagnia di Loyd Grouver,il suo patrigno, da lui Julian si innamora di Margare che si dichiara per prima con lui. Si mettono insieme, ma lui nel frattempo era impegnato con Sarah, una donna poco affettuosa e presuntuosa, così che la lascia per sempre. Dopo 2 anni di convivenza, i due si separano per poco tempo, lui si innamora di Samantha, una sua vecchia fiamma, prima di Blair, ma si pente e chiede perdono a Margaret che ora è incinta. A Los Angeles fa molte amicizie, tra cui una importante, quella di Katie J. Preston, che diventerà la sua migliore amica. A Los Angeles rincontrerà anche il suo migliore amico Dean Headey, anche lui finito in comunità, infatti si incontrarono proprio li. In un giorno comune, il mondo gli crollò addosso,quando una telefonata inaspettata lo colpì.. Julian possiede una sorellastra che non aveva mai conosciuto e non sapeva di avere, Ginnie Davis, ma felice di avere.”

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Capitolo 3
*** Il party di Rip ***


<< Loyd potrei chiederti un piccolo prestito? Devo andare ad una festa di un mio amico. Sai, organizza un party al "Fishponds Tavern", ci sarà Blair e anche i miei vecchi compagni di classe..>> Disse con tono di voce basso e lo sguardo abbassato. Aveva gli occhi rossi, non aveva dormito, era completamente assorbito dalle sostanze stupefacenti della note precedente. << Vattene Julian, non provare più a mettere piede qui dentro, altrimenti sarò costretto a chiamare la Polizia! >> Disse il patrigno con tono arrogante. Julian ribadisce con qualche lacrima al viso, gli occhi rossi e i denti stretti. Alza su un pugno vicino al volto del suo patrigno e lo fissa con aria di minaccia. << Fino a prova contraria sei tu qui l'ospite! Mia madre è una puttana che ancora tiene a te! Chiama chi cazzo ti pare, tanto non mi hai mai aiutato,anzi mi ci hai messo tu in questa merda! >> Disse con rabbia. Aveva il pugno che tremolava e i denti che battevano tra di loro dal nervoso e dall'adrenalina che saliva al cervello. Si voltò di scatto e prese a calci un tavolinetto con l'argenteria sopra, facendo cadere tutto e rompendosi. Julian costretto a questo, se ne andò di nuovo da quella che era la sua casa da quando era nato. Voleva solo vivere come i suoi coetanei, aveva solamente 16 anni, era già un passo dal finirsi la vita, dormiva sui bordi di un lago, con il suo solito giubbino di pelle, la camicia bianca e il poulover strappato; con se anche una birra che gli faceva compagnia in ogni evenienza e sempre la solita pipa di cocaina o crack, che lo "aiutavano" a star meglio e dimenticare tutto. Rip il suo fornitore non faceva altro che fornirgli la roba a credito, ma anche egli era stufo delle finte promesse del ragazzo, "Diventerò questo, farò quest'altro" ecc. ecc. Il padre prima di morire come eredità gli lasciò un'agenzia con tanto di capitale per farci una qualsiasi attività da grande, lui si buttò nel campo della musica, ma fallì perdendo tutto, per via dei suoi sporchi traffici, le cattive conoscenze e i luoghi inadatti della periferia londinese. Ore 11:00 am. West Country Water Park, quello era il posto che amava, un lago disperso nell'entroterra di Bristol. Si spoglia dei suoi vestiti e li nasconde dietro una siepe, rimane in boxer e nuota verso il bel mezzo del lago, dove c'è uno spalto di legno duro dove di solito si prende il sole in estate, ma siamo a primavera, a lui non interessava il clima, era l'unico posto in cui si sentiva libero di pensare. Si sdraia li sopra con gli occhiali da sole, i capelli neri e dritti a spazzola, le ossa delle costole che si vedevano bene, erano evidenziate dal sole che picchiava forte sopra di lui.. era troppo magro, denutrito! La droga gli finiva il corpo e la mente, mangiava a casa di Blair quando c'era, ma Blair era innamorata del suo migliore amico Clay, il trio del liceo. Blair amava anche Julian, ma era un amore diverso, un amore compassionevole, un amore fraterno. Lei era dolce, premurosa e affettuosa nei confronti di Julian, l'ha visto star bene, l'ha visto star male e l'ha visto quasi morire. Sa cosa sta passando, ma anche lei è povera in canna e tira la coca di tanto in tanto, quindi non riesce ad aiutarlo. Clay non ne vuole saper nulla di Julian e di Blair invece, lui è figlio di Yuppies, sono tutti ricchi sfondati, ville a Los Angeles, non di sicuro in Inghilterra. << Cosa faccio... COSA FACCIOOOOOO! >> Nel quieto silenzio del lago, tutto di un tratto Julian urlò disperato. E' stanco,stressato triste.... Ore 00.20 am. Fishponds Tavern Era giunta la sera tanto attesa, un mega party! Questa volta per non dare troppo nell'occhio con la polizia, decise di farlo in un pub locale di Bristol. Rip era il solito fricchettone elegante, capelli ingellati all'indietro biondi, abbigliamento firmato e donne intorno. Si, era un detestabile egoista ed esibizionista 21 enne, era più grande di Julian, decisamente, ma siccome Rip amava disfarsi di giovincelli drogati, li forniva e ci guadagnava il doppio di un adulto. Julian riuscì nel pomeriggio ad infiltrarsi nella sua camera da letto, arrampicandosi dalla grondaia e forzando la finestra, per poter prendere un vestito pulito. Prese il suo zainetto del liceo, lo riempii di vestiti e oggetti e se ne andò senza dare nell'occhio. Era riuscito a prendere un completo bianco e una maglietta a collo lungo nera da indossare per la festa. Lo zaino lo lasciava nascosto al lago, nel solito posto. << Hey Rip, è un vero piacere rivederti! Complimenti per l'organizzazione, questa fogna l'hai rinnovata per bene, faceva davvero schifo prima! Grazie dell'invito, è molto apprezzato. >> Disse spavaldo di fronte a tutte le donne di Rip, con il ciuffo nero che appena pendeva sulla fronte e la sigaretta in bocca. Era un bel ragazzo tutto sommato Julian, le ragazze che ridevano dei suoi modi buffi e goffi, ma apprezzati. << Julian, il piacere è tutto mio vederti qua come i vecchi tempi. Divertiti, mangia bevi fai quello che ti pare, vuoi qualche donna? Scopati chi ti pare, ci vediamo più tardi! >> Disse tutto di un fiato, gesticolando, per poi tornare a parlare con le ragazze sedute accanto a lui nella poltrona nera lucida di pelle. Julian si allontanò sorridendo e si mise in un angolo, tirò fuori la pipa con una dose e cominciò a scaldarla.. snifff, una botta forte e tutto in tasca. Si guarda intorno, si asciuga il naso e la bocca sudati e si butta in mezzo alla folla, ballando i ritmi dance anni 80. Le luci a neon riflettevano nella pista, nel viso di Julian, che roteava, saltava e urlava impazzito a ritmo di musica, insieme ad altri ragazzi e ragazze coetanei o poco più grandi di lui. In lontananza, seduta su una poltrona divertita c'era Blair, che lo guardava con tenerezza e una piccola smorfia di rabbia. Aveva notato il suo stato, chiunque lo capiva che si era fatto di qualcosa. Quando Julian si fermò per non farsi prendere un infarto, nota lo sguardo di Blair, così di corsa si butta sul divanetto accanto a lei. << Blair! B L A I R! Che ci fai qui tutta sola? Pensavo stessi in America! >> Disse quasi urlando, per coprire il chiasso della musica. Una cosa che Julian amava, erano i capelli di Blair, che adorava accarezzare, annusare giocherellare, capelli lunghi,mori e mossi. << Ciao Julian, felice di rivederti. >> L'unica frase che uscì in quel momento nella bocca di Blair. A quel punto fece un lungo respiro e prese per mano Julian uscendo dal locale. Si misero seduti sul ciglio della strada, Blair appoggiò la testa sulla spalla di Julian e Julian, innamorato folle di lei, le mise la sua giacca sulle spalle e l'abbracciò. Blair indossava una giacca fina di cotone nera, una minigonna e calze a rete nere sottili, con un paio di stivaletti col tacco. << Per quanto ancora andrà avanti questa situazione Blair? Tu a me piaci molto! Lo so, sono un poveraccio sballato e senza fissa dimora, ma il mio affetto è grande, è immenso! >> Disse stringendosela a se, fissando la buia strada di fronte a loro. << Julian, io... non posso. Io ti voglio bene come un fratello, come posso fidanzarmi con un fratello? Siamo diversi, viviamo lontani e poi.. >> Disse sospirando in fine. << E poi c'è Clay no? Certo! >> Disse alzandosi in piedi, si riprese la giacca e tornò dietro a passo veloce, verso Rip ancora seduto e bevuto con le sue donne alle poltrone. << Rip, posso dirti due parole per favore? Due minuti soltanto! >> Disse tutto di un fiato con gli occhi spalancati verso di lui. Rip lo guardò in modo stranito per l'interruzione in una seduzione, ma si alzò e appoggiò il braccio sulla sua spalla, andando nella sala privata. << Di cosa hai bisogno oggi Julian? Ah e quando pensi di saldarmi il conticino? >> Disse Rip facendo il gesto dei soldi con le dita. << Ti salderò stai tranquillo Rip, ora un mio zio ha promesso di prendere in mano la mia vecchia attività e mi darà 150 mila dollari per saldarti. Stasera ho bisogno di Coca, dammene una da 15.000. >> Disse sfregando le mani nervosamente. << D'accordo amico, ho fiducia in te, ma ricordati.. se non riuscirai a saldarmi, dovrai fare dei lavori per me! >> Disse passandogli la dose. Una pacca sulle spalle e uscirono dalla sala; Rip tornò dalle sue donnine e Julian lasciò la festa. Era stanco, esausto, privo di forse, non dormiva da tre giorni, la cocaina non glie lo permetteva, le mani e le gambe erano tremolanti. Si lasciò la porta del locale alle spalle, Blair era ancora seduto li per terra, assorbita dai suoi pensieri, con la sigaretta in bocca, si volta verso Julian tentanto di parlargli, ma Julian la guardò e se ne andò seguendo la strada di fronte a lui, immischiandosi nel buio della notte."

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Capitolo 4
*** Margaret Prince ***


Ore 5:00 am Abbots Pool Lake. "Julian si svegliò dal nulla in mezzo alla natura. Non sapeva come ci era arrivato e con chi. Si mise seduto appoggiato ad un albero da steso per terra, cercando a tastoni i suoi occhiali da sole neri e rovinati sulle stecche ma ancora interi, infilandosi subito dopo il giaccone di pelle con cui difficilmente si separava. Una finta pulita agli indumenti che portava da diversi giorni, ricoperti di foglie e terra, una sistemata ai capelli alla meno peggio e si incammina. Il cellulare aveva poca carica, ma ricevette una telefonata da Blair. Dalla contentezza gli si illuminarono gli occhi coperti dalle lenti dell'occhiale, era felice ogni volta che gli telefonava. << Julian dove sei finito? Ieri sera mi avevi chiesto di accompagnarti da tuo padre e poi sei sparito nel nulla. Mi hai fatto preoccupare, stai bene?>> disse con premura. << Sto bene, sono finto nel nulla ma sto bene. Ieri sera Rip mi ha dato qualcosa di molto forte e oggi non ricordo niente. Quel bastardo ha la roba migliore!>> Disse ripensando alla sera prima, ma Blair gli ributtò giù il telefono, come giustamente doveva fare quando capiva di parlare a vanvera. Arrivò al suo solito posto, si tolse il giaccone e si sdraiò al sole fumando una sigaretta. Gli venne da pensare il perchè Blair non voleva capire? Julian si sentiva uno sprovveduto in tutta questa storia, ma non riusciva più di qualche ora a rimanere senza. Ci avrebbe provato prima o poi, questo sarebbe stato certo! Ore 11:30 - West Country Water Park. Dopo un paio d'ore, fu distratto da una voce al suo fianco,si tirò su e guardò un volto familiare. Chi era codesta ragazza? Si tolse gli occhiali da sole e si strofinò gli occhi mettendo a fuoco il volto. << Ciao, sei Julian Wells vero? Non so se ti ricordi di me.>> Disse con voce lieve e timida. << Si sono io.. ci conosciamo?>> Dissi ripensando a chi fosse. Lei lo guardò alzarsi da terra, secondo lei non era cambiato di una virgola, aveva sempre i capelli un po sbarazzini ed un sorriso che ti contagiava, l'unica differenza era vederlo vistosamente più magro, chissà come stava e che aveva combinato nella vita quel bambino che il primo giorno di asilo si era offerto gentilmente di giocare con lei; questo si chiese dentro la sua mente. Sgranò gli occhi quando la riconobbe, si ricordava di lei, ci giocava da bambino. Si diede una pulita dalle foglie, gettando via la sigaretta. Porse la mano per salutarla e le sorrise. <> Disse un pò imbarazzato,ripensando ai baci rubati da bambini. << Bravissimo proprio io in carne ed ossa...anch'io sono contenta di rivederti é passato cosi tanto tempo quindi non pensi mica di cavartela con una semplice stretta di mano, vieni qui fatti dare un abbraccio! Credo proprio di si, non so se ti ricordi di me sono Margaret Prince, andavamo all'asilo insieme.>> Disse facendo un gran sorriso con la speranza che anche lui si ricordasse di lei dato che insieme in passato ne avevamo passate tante. <> Si guardò intorno gesticolando verso il panorama del parco. Julian ricambiò il suo abbraccio anche se un pò in imbarazzo per alcuni motivi stupidi. << Strano, pensavo fossi fuori città, non ti vedo mai qui,di solito sto sempre qui, praticamente si può dire quasi che ci vivo. Ehm, posso chiederti un passaggio? Ho bisogno di un caffè e qualcosa da mettere nello stomaco.>> Si grattò un pò la testa dall'imbarazzo. Si capiva che erano due giorni che non toccava cibo. Il padrigno lo sbatteva sempre fuori di casa ogni volta che chiedeva aiuto. <> Si soffermò a pensare ai momenti difficili che aveva passato e quanti altri glie ne aspettavano dato che aveva avuto la pazza idea di studiare. <> Disse felice di offrigli il suo aiuto come sempre. Julian la seguì fino alla sua macchina. Gli era andata bene, perchè non aveva un soldo in tasca, cioè, li aveva ma doveva comprarci la roba da Rip. Non poteva sprecarli per mangiare. Aveva dormito tutta la notte li, puzzava come una capra ed era imbarazzato. <> Ovviamente era una bugia. Margaret lo condusse fino alla macchina per poi montare insieme e accendere il motore per sfrecciare verso casa. << Ma certo non preoccuparti sai che casa mia é sempre aperta per te come quando eravamo bambini.>> Disse carinamente nei suoi confronti. Julian nel frattempo seduto in macchina, notò in lei un ampio sorriso, sicuramente stava ripensando al passato, spesso lei a giocare a casa di Julian e lui a casa di Margaret e a volte capitava anche che i due dormivano insieme, erano inseparabili. Inoltre le faceva piacere dargli una mano dato che aveva una brutta cera e sicuramente una bella doccia calda e dell'ottimo cibo l'avrebbero rimesso in piedi. Mentre erano in auto i due colloquiarono un pò. << Ti ringrazio, sei sempre molto gentile.. Cosa fai ora? Lavori,studi,disoccupata?>> chiese Julian. Ticchettava le mani sulle ginocchia nervosamente e muovevo i piedi, aveva una piccola astinenza, era rimasto solo un tiro e lo avrebbe sfruttato a casa sua, non riusciva a venirne fuori. <> Disse lei incupendosi un po ripensando a sua sorella, ma subito dopo tornò in lei continuando il discorso. <> Appena Julian senti la parola polizia cercò di tranquillizzarsi, ogni volta aveva sempre paura che gli scoprissero gli altarini. <> Arrivato a casa di Margaret, scese dall'auto seguendola. Si rese conto che i suoi vestiti erano un pò sporchi di terra, cercò dunque di pulirli senza far notare nulla a Marg. Si vergognava come un barbone, forse sarebbe stata quella la sua fine dopo tutto. Guardò bene la casa e sgranò gli occhi. Sembrava una normalissima ragazza medio borghese mentre invece anche lei, sicuramente aveva fatto carriera. Si ricordava quando era bambina, era comune come tutti gli altri bambini, non era di famiglia ricca come Julian. Non che egli se ne vanti, forse non sarebbe diventato ciò se avesse vissuto normalmente la sua vita. << Complimenti per la casa, davvero accogliente e molto bella. Ehm, io andrei in bagno, non sopporto più questi vestiti. Ti dispiace?>>"

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Capitolo 5
*** L'affronto col gentil sesso. ***


" Era un'altra giornata noiosa a scuola, non ne potevo più, non vedevo l'ora di diplomarmi. Il nostro trio era il migliore del Roundview, Julian, Clay e Blair! Solo che Rip e la sua cricca erano i più popolari, spacciatori e casinisti del College. Rip era il nostro fornitore, se la faceva con tutti, era una specie di imprenditore dentro quella scuola. Inizialmente eravamo amici, ma le cose cominciarono a degenerare quando gli chiedevo la roba a credito. Se la faceva con una tizia, che si faceva chiamare Ar J , una specie di bambola barie di plastica tutta in tiro. Appena la ragazza raggiunse gli altri tossici del gruppo, notò subito che Rip era incazzato. Beh, in fin dei conti quel ragazzo era sempre incazzato quindi non avrebbe dovuto farle un grande effetto, ma quella mattina c'era qualcosa di diverso. Camminava avanti e indietro all'entrata principale. Come se stesse aspettando qualcuno. Era assolutamente certa di non essere lei quel qualcuno, a Rip non fregava niente di lei. Anche se sosteneva il contrario, ma finché entrambi ne traevano vantaggio beh, tanto di guadagnato. Essa indossava dei pantaloncini di Jeans scuri quel giorno, accompagnati da una canotta scura e da un giacchetto di pelle del medesimo colore. Prima di avvicinarsi al gruppo, corrucciò le sopracciglia, preoccupata per ciò che sarebbe potuto accadere. Poi si accese una sigaretta e si avvicinò. Sfoggiando uno dei suoi migliori finti sorrisi salutò tutti con indifferenza e si avvicinò a Rip. Era un tipo alto, e alquanto magro con la faccia scavata più della sua. Completamente biondo e con gli occhi sempre vigili. La salutò con un bacio fin troppo rabbioso, dopodiché la informò subito della situazione. Una volta venuta a conoscenza dell'intera storia, saltarono i nervi anche a lei. Capì in fretta che avrebbe dovuto fare due chiacchiere con me, pur non essendo mai venuta in contatto, quello era l'unico modo per non far finire Rip in altri guai. Entrò a scuola senza pensarci troppo e si mise a cercare me. Mi trovò lungo uno dei corridoi, accompagnato da due miei amici. Si avvicinò a passo svelto fino a ritrovarsi davanti. Dopodiché mimò un altro sorriso con la bocca rivolgendosi a me, diretto interessato. 《Io e te dobbiamo parlare..e intendo adesso.》Disse con aria da sufficienza. Ero in sala ricreativa con Clay e Blair a cazzeggiare come al solito, stavamo pensando a cosa fare quella sera e dove andare. Alana avrebbe organizzato una festa da urlo prima del diploma, mancava poco più di un mese a quella data e già eravamo gasati al massimo. Chissà le nostre strade come si fossero divise, sicuramente Clay e Blair sarebbero andati a Los Angeles in università ed io ancora ero indeciso se mettermi in proprio con il lavoro o raggiungere i due. [...] Ad un certo punto, seduto sul divano con i due, le nostre chiacchiere furono interrotte dalla bionda, alta, snella, sembrava una grossa bambola." <> Dissi stupito e seccato. Mi guardò , seduto sul divano, mi osservava con chissà quale pensiero in testa. Si percepiva chiaramente che io non piacevo a lei e lei non piaceva a me. Tanto meglio così. Avrei risolto la situazione in un modo o nell'altro. Mi guardò con un aria seccata mentre ascoltava distrattamente le mie parole. Desiderava solo che quella fastidiosa situazione terminasse al più presto. La colpa però era di Rip. Quello stupido si comportava come se fosse il padrone del College, però mandava la ragazza ad occuparsi di situazioni scomode. Con un sospiro rassegnato tornò a guardarmi, con un sorriso palesemente finto e seccato disse: <> Sbuffai seccato, tirai fuori una sigaretta dalla tasca e la misi in bocca. Poi sussurrando parlai con Clay e Blair chiedendo loro di aspettarmi qui. <> Dissi riferendomi ai due amici. Clay: << Sicuro che non ti serve qualcosa? Se qualcuno ti importuna, chiamami subito amico! >> <> A quel punto mi alzai scocciato e andai dietro alla bionda. Clay e Blair non sapevano del mio debito, non sapevano che stavo fottendo la mia vita dietro tanta, ma tanta cocaina. Anche loro la usavano, ma mai quanto me. <> Esclamai uscendo dal college. Accesi la sigaretta e aspirai in due boccate lunghe. Di fronte a noi c'era un enorme palazzo dipinto da murales enormi. Quando mi piaceva pensare per fatti miei, mi perdevo in quei colori e in quei disegni. Tornai a guardare la ragazza e a parlarle. << Allora? Di cosa si tratta di così urgente, da interrompere dei programmi che stavo facendo con i miei due migliori amici? >> Dissi continuando a fumare nervosamente. La ragazza attese con una pazienza che non le apparteneva, che io parlassi ai miei amici. In qualche modo sapeva che loro due non erano assolutamente a conoscenza della situazione. Tanto meglio così pensò, non avrebbe dovuto sorbirsi anche la loro presenza. Stavamo camminando lungo il corridoio quando mi senti parlare e poco dopo uscirsene dall'istituto con una sigaretta tra le labbra. La ragazza si guardò attorno, come era solita fare anche troppo spesso, poi mi segui. Guardò anche essa il palazzo che avevamo di fronte spostandosi alcuni boccoli biondi da davanti al viso. Per un attimo, solo per un attimo, si immaginò lontana chissà dove, da quella situazione, da Rip e da quella scuola. Si vedeva che stava pensando ad altro. Ritornò con i piedi per terra quando senti nuovamente la mia voce. Voltandosi verso di me incrociò le braccia al petto. << Beh mi dispiace ma credo che, ammesso che tu voglia ancora fare felici progetti futuri assieme ai tuoi amichetti, dovresti pagare il debito che hai con Rip. Sai, si sta veramente stancando.>> Disse come se a lei non riguardasse. Alzai un sopracciglio e scoppiai in una risata di crepacuore e poi tornai a guardarla, facendo altre boccate di sigaretta. << Senti bambola, ma che ne sai del rapporto che ho con Rip? Noi siamo ancora amici. Gli ho già detto che appena vederò il "Club Panico" e il negozio di dischi, gli ridarò tutti i suoi soldi. Come mai manda te a parlarmi? Cos'è, gli mancano le palle ora? Di a lui e la sua cricca di non annoiarmi, gli ho già detto che gli ridarò tutto, anzi ti dirò di più, oggi incontro proprio quell'acquirente, è mio zio, mi aveva promesso che sarebbe venuto a dare un'occhiata al locale. >> Dissi squadrandola dalla testa ai piedi, non era niente male come ragazza. Peccato che se la faceva con quello stronzo. Si sorprese inevitabilmente quando mi senti scoppiare a ridere in quel modo. Cambiando totalmente espressione quando mi ascoltò parlare. Assottigliò lo sguardo sporgendosi appena in avanti con il busto, con le sopracciglia leggermente aggrottate. << Ascolta..bello, credi davvero che a Rip importi qualcosa di questa vostra favolosa amicizia? >> Chiese abbozzando un sorriso sarcastico, quasi amareggiato. << Già è tanto se riesce a fingere il minimo interesse per me. Figurati per altri. L'unica cosa che gli interessa sono i 15.000 dollari che gli devi. E no forse non ha le palle di venire qui a dirtelo, ma non si farà problemi a mandare qualcuno dei suoi amici. E sarebbe preferibile evitare. Non farà altro che peggiorare la situazione per tutti noi. Quindi dimmi entro quando potrai avere questi maledetti soldi e ci penserò io a Rip.>> Replicai subito dopo: <> Dissi quasi urlando nervosamente. Sapevo che Rip era su tutte le furie, era un bel pezzo che gli promettevo questi soldi, ma ancora non ero riuscito a procurarglieli. << Perchè non ce ne andiamo al bar qui vicino e ci beviamo una birra? Ti ho vista delle volte con quei palloni gonfiati, ma non osavo pensare che stessi insieme a Rip. >> Proposi alla ragazza annoiata. Subito dopo cambiò espressione, fu un espressione di stupore. <> Rispose alla mia esclamazione assottigliando lo sguardo, mentre serrava le labbra, cercando di pensare ad una soluzione. Se Rip finiva nei guai, ci sarbbe finita anche lei. E di rovinare il suo bel faccino proprio non ne aveva voglia, non di nuovo. Tornando ad ascoltarmi si sorprese nuovamente, poi però fece un sorriso scettico. << Sia io, così come anche tu, siamo in rapporti con Rip più per i vantaggi che ne possiamo trarre che per altro. Anche se inizialmente non la pensavo così. E Rip, beh fintanto che viene pagato è amico e amante di tutti. >> Rispose alzando appena le spalle per poi ragionare qualche istante sulla mia proposta. <> Lasciammo il college e ci recammo al bar di fronte. Ci sedemmo di fuori su dei tavolinetti e arrivò il barman. Ordinai per me una birra ghiacciata e aspettai lei che ordinasse. Dopo di che tornai a guardarla e dialogarci, era una tipa interessante. <> Non sapevo perché stesse davvero continuando a parlare con me. Sarebbe dovuta tornare da Rip e gli altri, magari si sarebbe fatta su una botta di coca come al solito. Eppure in quel momento, fare qualcosa di differente non la stava infastidendo. Si sedette assieme a me e ordinò una birra a sua volta. Passandosi poi una mano tra i capelli, abbozzò un sorriso inarcando le sopracciglia. << Popolare? Credimi, l'unica cosa che sanno di me è che sono la "Donna di Rip" il resto sono tutte ipotesi. >> Rispose divertita in qualche modo da ciò che stava dicendo, si sentiva al quanto ridicola forse, ma non l'avrebbe mai ammesso. << E no, in effetti di te conosco solo il nome e beh, lo scomodo fatto che ci ha portato qui.>> Disse con espressione curiosa. A mia volta risposi: <> Dissi accendendo una sigaretta. Il barman tornò subito con le nostre birre e ne sorseggiai un pò. Lasciai i pochi soldi che mi aveva prestato William e pagai le due birre. La ragazza ascoltò tutto con estrema attenzione. Non aveva idea del perché le stessi raccontando proprio tutto ciò e sinceramente nemmeno io. Forse il perchè non avevo quasi più nessuno con cui confidarmi.. Appena mi vide pagare le due birre corrucciò la fronte per qualche istante, cercando nella sua borsa il portafoglio. << Senti con i debiti che hai lascia almeno che sia io ad offrire. Prima ed unica volta che lo faccio. Quindi non accetterò un no come risposta. >> Disse restituendomi i soldi per pagare entrambe le birre. Poi tornò appena più seria. << In ogni caso è davvero una situazione di merda. Mi dispiace Julian. Non ho idea del perché io lo stia facendo, credimi non è nel mio stile. Ma forse posso provare a temporeggiare con Rip. >> Disse bevendo subito dopo un lungo sorso di birra. << Che fottuta situazione del cazzo. Avrei dovuto farmi gli affari miei quella sera in discoteca. E invece no. Eccomi incastrata con Rip. Il peggior soggetto mai visto. >> Disse confusa. A quel punto ripresi i soldi con vergogna per non rimanere al verde e ringraziai, dopo di che, ognuno prese la sua strada come sempre.

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Capitolo 6
*** Incontri Inaspettati, William. ***


𝚀𝚞𝚊𝚗𝚍𝚘 𝚝𝚞𝚝𝚝𝚘 𝚜𝚎𝚖𝚋𝚛𝚊𝚟𝚊 𝚎𝚜𝚜𝚎𝚛𝚎 𝚙𝚎𝚛𝚜𝚘, 𝚜𝚒 𝚒𝚗𝚌𝚘𝚗𝚝𝚛𝚊𝚗𝚘 𝚐𝚕𝚒 𝚊𝚗𝚐𝚎𝚕𝚒 𝚜𝚊𝚕𝚟𝚊𝚝𝚘𝚛𝚒. 𝙲𝚕𝚊𝚢 𝚎𝚛𝚊 𝚜𝚝𝚞𝚏𝚘 𝚍𝚎𝚕 𝚖𝚒𝚘 𝚌𝚘𝚖𝚙𝚘𝚛𝚝𝚊𝚖𝚎𝚗𝚝𝚘 𝚌𝚑𝚎 𝚛𝚒𝚝𝚎𝚗𝚎𝚟𝚊 𝚍𝚊 𝚋𝚊𝚖𝚋𝚒𝚗𝚘, 𝙱𝚕𝚊𝚒𝚛 𝚗𝚘𝚗 𝚟𝚘𝚕𝚎𝚟𝚊 𝚙𝚒ù 𝚜𝚊𝚙𝚎𝚛𝚗𝚎 𝚍𝚒 𝚖𝚎, 𝚒𝚗 𝚚𝚞𝚊𝚗𝚝𝚘 𝚗𝚘𝚗 𝚖𝚒 𝚊𝚖𝚊𝚟𝚊 𝚙𝚒ù 𝚎 𝚙𝚎𝚛 𝚍𝚒 𝚙𝚒ù 𝚎𝚛𝚊 𝚒𝚗𝚗𝚊𝚖𝚘𝚛𝚊𝚝𝚊 𝚊𝚝𝚝𝚞𝚊𝚕𝚖𝚎𝚗𝚝𝚎 𝚍𝚒 𝙲𝚕𝚊𝚢. 𝙳𝚎𝚊𝚗 𝚜𝚙𝚊𝚛𝚒𝚟𝚊 𝚍𝚒 𝚝𝚊𝚗𝚝𝚘 𝚒𝚗 𝚝𝚊𝚗𝚝𝚘, 𝚊𝚗𝚌𝚑𝚎 𝚜𝚎 𝚙𝚘𝚝𝚎𝚟𝚘 𝚌𝚘𝚗𝚝𝚊𝚛𝚎 𝚜𝚞 𝚍𝚒 𝚕𝚞𝚒, 𝚖𝚊 𝚒𝚗 𝚚𝚞𝚎𝚕 𝚙𝚎𝚛𝚒𝚘𝚍𝚘 𝚎𝚛𝚘 𝚍𝚊𝚟𝚟𝚎𝚛𝚘 𝚜𝚘𝚕𝚘! 𝚀𝚞𝚊𝚗𝚍𝚘 𝚖𝚎𝚗𝚘 𝚖𝚎 𝚕𝚘 𝚊𝚜𝚙𝚎𝚝𝚝𝚊𝚒, 𝚒𝚗𝚌𝚘𝚗𝚝𝚛𝚊𝚒 𝚗𝚎𝚕 𝚜𝚘𝚕𝚒𝚝𝚘 𝚙𝚘𝚜𝚝𝚘 𝚒𝚗 𝚌𝚞𝚒 𝚖𝚒 𝚏𝚎𝚛𝚖𝚘 𝚜𝚎𝚖𝚙𝚛𝚎, 𝚞𝚗 𝚛𝚊𝚐𝚊𝚣𝚣𝚘 𝚌𝚑𝚎 𝚜𝚒 è 𝚖𝚘𝚜𝚝𝚛𝚊𝚝𝚘 𝚐𝚎𝚗𝚝𝚒𝚕𝚎 𝚎 𝚍𝚒𝚜𝚙𝚘𝚗𝚒𝚋𝚒𝚕𝚎 𝚗𝚎𝚕𝚕'𝚊𝚒𝚞𝚝𝚊𝚛𝚖𝚒. 𝙴𝚛𝚊 𝚞𝚗𝚊 𝚙𝚎𝚛𝚜𝚘𝚗𝚊 𝚏𝚊𝚗𝚝𝚊𝚜𝚝𝚒𝚌𝚊, 𝚌𝚘𝚗 𝚌𝚞𝚒 𝚙𝚊𝚛𝚕𝚊𝚛𝚎,𝚜𝚏𝚘𝚐𝚊𝚛𝚜𝚒, 𝚞𝚗𝚊 𝚙𝚎𝚛𝚜𝚘𝚗𝚊 𝚌𝚑𝚎 𝚖𝚒 𝚑𝚊 𝚍𝚊𝚝𝚘 𝚍𝚊 𝚖𝚊𝚗𝚐𝚒𝚊𝚛𝚎, 𝚍𝚊 𝚋𝚎𝚛𝚎, 𝚍𝚎𝚒 𝚌𝚘𝚗𝚜𝚒𝚐𝚕𝚒, 𝚞𝚗 𝚕𝚎𝚝𝚝𝚘 𝚜𝚞 𝚌𝚞𝚒 𝚍𝚘𝚛𝚖𝚒𝚛𝚎, 𝚞𝚗 𝚝𝚎𝚝𝚝𝚘 𝚜𝚘𝚝𝚝𝚘 𝚌𝚞𝚒 𝚜𝚝𝚊𝚛𝚎.. 𝙽𝚎𝚖𝚖𝚎𝚗𝚘 𝚕𝚊 𝚖𝚒𝚊 𝚏𝚊𝚖𝚒𝚐𝚕𝚒𝚊 𝚖𝚒 𝚟𝚘𝚕𝚎𝚟𝚊 𝚙𝚒ù, 𝚖𝚒𝚊 𝚖𝚊𝚍𝚛𝚎 𝚖𝚒 𝚑𝚊 𝚍𝚊𝚝𝚘 𝚞𝚗 𝚞𝚕𝚝𝚒𝚖𝚊𝚝𝚞𝚖, 𝚌𝚘𝚖𝚒𝚗𝚌𝚒𝚊𝚛𝚎 𝚊 𝚜𝚒𝚜𝚝𝚎𝚖𝚊𝚛𝚎 𝚕𝚊 𝚖𝚒𝚊 𝚟𝚒𝚝𝚊 𝚘 𝚖𝚘𝚛𝚒𝚛𝚎 𝚍𝚊 𝚜𝚘𝚕𝚘. 𝙸 𝚌𝚘𝚗𝚜𝚒𝚐𝚕𝚒 𝚍𝚒 𝚚𝚞𝚎𝚜𝚝𝚘 𝚛𝚊𝚐𝚊𝚣𝚣𝚘 𝚖𝚒 𝚜𝚊𝚛𝚊𝚗𝚗𝚘 𝚖𝚘𝚕𝚝𝚘 𝚞𝚝𝚒𝚕𝚒, 𝚌𝚘𝚕 𝚙𝚊𝚜𝚜𝚊𝚛𝚎 𝚍𝚎𝚕 𝚝𝚎𝚖𝚙𝚘. [...] RIP: "Julian, ricordati che mi devi 15,000 dollari, altrimenti dovrai lavorare per me, fino a quando non pagherai il tuo debito! Ma sappi che il mio lavoro non ti piacerà! >> Me: << Stai tranquillo Rip vedrai che avrai tutti i tuoi soldi fino all'ultimo centesimo.. ma per favore non togliermi la coca.. > > Questo è stato l'ultimo dibattito che ho avuto con RIP prima di essermi messo in grossi guai. Il mio padrigno mi aveva cacciato di casa, Clay e Blair se ne erano andati, non sapevo dove dormire, come vivere e la mia dipendenza era sempre più difficile. [...] Stavo dormendo sulle rocce di una montagna al fiume, non sapevo dove altro rifugiarmi ed ogni notte ero sempre in preda al panico. William ero spesso in giro, per stare lontano da tutto, dalla sua famiglia così soffocante peri lui. Per vigore doveva seguire la "Marcia reale" e quell'incredibile impresa e espansione che suo padre aveva creato. Sfortunatamente per loro non voleva far parte di tutto questo. Non gli importava della ricchezza di questa importante azienda! Quindi, quando era stanco, ho prendeva le sue cose da trekking e se ne andava lungo il fiume per pensare. Un giorno, tuttavia, rimase sorpreso quando si imbattei in me. A quel punto, un pò confuso delle mie condizioni, si preoccupò di sapere se fossi vivo. Mi sfiorò una spalla, ma preso dal panico, a quel tocco, di istinto, tirai un pugno in faccia al ragazzo. A quel punto, impaurito alzato le mani per dimostrare che non era li per me. << Ehi calmo, volevo solo vedere se stavi bene! >> Disse impaurito e dolorante in faccia. Stavo cercando di far riposare il mio cervello da tutti quei pensieri e problemi, ho sentito una mano sulla mia spalla e panico, credendo che fosse RIP e la sua guardia, che stavano cercando per me. Quando capii che non erano loro, rimasi stordito e dispiaciuto. << Oh cazzo! Chi diavolo sei? Scusa, è solo che.. dispiace, non aspettavo visite! >> Dissi confuso, non sapevo nemmeno quello che stavo dicendo. Il ragazzo controllò che la sua mascella non si fosse rotta. Quando si assicurò che tutto era a posto, mi rispose. << Non e ' niente, avrei dovuto parlare prima... Io sono William e tu? >> Disse presentandosi gentilmente. Mi tranquillizzai e feci un bel respiro, sedendomi per bene. Rimase colpito dalla mia reazione e dal motivo misterioso per cui io mi trovavo li spaesato. << Io, mi chiamo Julian! Non ti ho mai visto prima, sei al liceo? Che ci fai qui?>> Troppe domande, ma ero curioso di sapere chi fosse, se l'avesse mandato RIP. Non potevo fidarmi, non ancora. Il ragazzo posò il suo zaino e si sedette poco distante da me, si vedeva chiaramente che voleva offrirmi il suo aiuto. << Si, sono del liceo... avevo bisogno di prendere un pò d'aria lontano dalla mia famiglia e ho deciso di andare a fare una sorta di escursione e tu... cosa ci fai qui? >> Chiese curioso guardandomi. Mi guardò stranamente, chiedendosi se gli avrei davvero detto la verità, a quanto pare intuì che avevo dei problemi, ma per William ogni problema ha la sua soluzione. << Sono nei guai, il mio patrigno mi ha cacciato fuori da casa mia, anche mia madre non vuole che io torni finché non decido qualcosa di importante. Così sono venuto qui, spesso vengo a pensare... Non ti ho mai visto a scuola, devi essere un ragazzo solitario. >> Mi tranquillizzai a quel punto, capii di aver esagerato e che aveva una faccia semplice, proprio come me. A quel punto il ragazzo continuò con quella specie di interrogatorio che gli stavo ponendo. <> Rise dolcemente a quello che aveva detto, pensando un po ' dopo. Decisamente non gli piace il fatto che suo padre non sia solo un padre come tanti altri. << Finalmente vedi il genere... quindi sei... >> Non riusciva a pensare a come dire le parole in modo gentile e educato. << Uhm, sei in strada? Non hai un posto dove andare giusto?>> Purtroppo annuii con vergogna. Ho dovuto ammetterlo, non avevo nulla, nient'altro che me stesso, nemmeno un'identità buona. << E c'è qualcosa di più serio, io sono un tossico dipendente! Sono nei guai, ho $15.000 da restituire ad un tale! Lui è più grande di me, si è diplomato l'anno scorso. Ha promesso di farmi fare uno squallido lavoro per pagare il mio debito oppure uccidermi. Mio zio doveva comprare la mia discoteca, ereditata da mio padre prima di morire, ora in bancarotta, ma lui non lo ha fatto più. Mia madre e il mio patrigno rinnegato la mia dipendenza. >> Dissi triste e stanco. William era una persona molto empatico e gli faceva male. << L'avevo notato. Sai, ho spazio a casa per stare li per un po'. I miei genitori non sono mai a casa, tranne negli ultimi giorni, ma presto se ne vanno. Quindi se vuoi la mia porta è aperta e ti posso aiutare a trovare un modo con quello stronzo e il resto! >> Disse speranzoso. Speranzoso replicai: <> Rassegnato dissi guardandolo negli occhi, ero stanco, sporco e puzzavo come una capra. << Te lo prometto Julian. Puoi credere a me, non faccio mai una promessa che non mantengo.>> Mi porse la mano per mantenere la sua promessa e mi aiutò ad alzarmi. << Puoi contare su di me! Andiamo?>> Disse facendomi segno di seguirlo. << Grazie! Ho anche bisogno di una doccia e vestiti. Ho cercato di scavalcare la mia finestra della camera, ma non ho avuto successo, mi hanno scoperto! Sei molto lontano da qui?>> Dissi con voce rauca e stanca. William annuì, sorridendo gentilmente. Vide che avevo bisogno di dormire, notò che tenevo con fatica gli occhi aperti. << Ho la macchina non lontano da qui, per i vestiti vedremo dopo, ne ho un pò, però sono un pò più grandi, ma dovrebbero andare bene.>> Iniziammo a camminare verso la sua macchina. Sperava che i suoi genitori fossero già andati via, non voleva vederli mi raccontò. << Non fa nulla se sono più grandi, vanno bene. Grazie!>> Gli sorrisi cortesemente visto che era stato così gentile con me. Indossai i miei occhiali da sole, così da non far vedere i miei occhi distrutti. Entrai in macchina e rimasi in silenzio tutto il tragitto, godendomi la tranquillità e un sonno sveglia. [...] Ogni tanto, Will diede un'occhiata al sedile del passeggero per vedere se stessi ancora dormendo. Solo 10 minuti dopo che fossimo partiti, la pioggia iniziò a cadere ed il temporale si accentuò. Fui fortunato a non essere rimasto li fuori. William sperava che i suoi genitori se ne fossero già andati, non voleva assolutamente vederli e discuterci. Stava guidando con cautela, fissando la strada, pulendo il parabrezza per ottenere più visibilità possibile. Arrivammo venti minuti dopo di fronte ad un grande portale da cui si poteva vedere una grande e ricca casa di pietra. Il cancello si aprì e William parcheggiò la sua auto di fronte alle scale della casa. Il maggiordomo arrivò con un ombrello. William aprì il finestrino ed il maggiordomo sorridente lo salutò: <> Disse rispondendo ad esso chiamatosi Walter. <> William rispose sorridendo dolcemente all'uomo. Walter si preoccupò del ragazzo: <> Annuì ed entrammo alla svelta. Si il suo sguardo era riferito a me, che mi ero appena svegliato. << Benvenuto, Julian, e fai come se fossi a casa tua! La mia casa è casa tua! >> William vide Jefferson sorridere prima di accorgersi che c'era un nuovo abitante in casa. << Vieni dai, ti faccio vedere la tua stanza e il tuo bagno.>> Lo seguii, non avevo ancora detto nulla,rimasi stupito di quella casa così grande e perfetta. William era piuttosto preoccupato, aveva paura di essere giudicato come "Figlio di ricchi". Ci recammo al secondo piano. Aprì una porta in una grande stanza con pareti dipinte in un profondo colore chiaro, una porta che era a vetro e da cui si poteva vedere un grande bagno. << Beh, ecco... questa è la tua stanza, spero ti faccia bene. Ti prendo dei vestiti. Torno presto!>> William si allontana nei corridoi e ritorna qualche minuto dopo con i vestiti. << Ecco, spero ti piaccia! Ti lascio fare la doccia e riposare! Ci vediamo dopo.>> Mi guardai intorno e mi compiacqui con lui per la casa: <> dissi entrando nella stanza accomodandomi. Mi sedetti per un attimo sul letto e guardai il ragazzo. Mi tolsi i miei occhiali da sole e mi guardai intorno ancora un pò. << Stai tranquillo, non ti giudico un figlio di papà pieno di soldi. Anche mia madre e il suo nuovo marito sono ricchi. Preferiscono spenderli per i loro piaceri, piuttosto che aiutarmi ad uscire da questa storia. Mio padre è morto quando ero bambino e il mio patrigno mi ha rovinato la vita. Mi ha sempre trattato male, mia madre beveva, così per un breve periodo sono stato mandato in una casa famiglia. Mia madre si riprese e mi riprese a casa. Ora mi ha mandato via a causa della droga. Ora vorrei andare a fare una doccia e vorrei dormire. Grazie ancora William!>> Sorrisi al ragazzo, gentilmente e lo salutai.

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Capitolo 7
*** Lo zio ***


Un incresciosa e stupida conversazione con mio zio Richard, fratello di mio padre. Speravo che almeno lui mi desse un sostanzioso aiuto economico. Mio padre prima di morire lasciò scritto nel testamento che al compimento dell'età legale per lavorare, avrei preso in gestione un locale, un locale da utilizzare per fondo lavorativo. Ovviamente, inizialmente, ero un pò confuso sul da farsi, così decisi di buttarmi sulla musica ed aprire un locale notturno, una sorta di discoteca, l'avevo rinominata "Club Panico." Tutto andò in rovina e in fallimento, dopo le cattive conoscenze da me coltivate, così con debiti ovunque, l'ultima spiaggia era lo Yuppies di mio zio, pieno di soldi come un uovo, visto che mia madre e il suo nuovo patrigno avevano espresso il non consenso. Non mi avrebbero aiutato mai, anzi, mi dissero esplicitamente che me la dovevo cavare da solo. Testuali parole: "Ti sei infilato in questo grosso problema, ora ne esci da solo!", come se i loro aiuti fossero stati utili nel corso della mia inutile vita. [...] 𝚉𝚒𝚘: "𝙹𝚞𝚕𝚒𝚊𝚗, 𝚙𝚎𝚛𝚌𝚑è 𝚗𝚘𝚗 𝚕𝚒 𝚌𝚑𝚒𝚎𝚍𝚒 𝚊 𝚝𝚞𝚊 𝚖𝚊𝚍𝚛𝚎 𝚘 𝚒𝚕 𝚝𝚞𝚘 𝚙𝚊𝚝𝚛𝚒𝚐𝚗𝚘?" 𝙼𝚎: "𝙰𝚑𝚑, 𝚊 𝚖𝚊𝚖𝚖𝚊 𝚖𝚊𝚗𝚌𝚊 𝚕𝚊 𝚍𝚘𝚜𝚎 𝚊 𝚜𝚞𝚏𝚏𝚒𝚌𝚒𝚎𝚗𝚣𝚊 𝚍𝚒 𝚏𝚊𝚗𝚝𝚊𝚜𝚒𝚊!" 𝚉𝚒𝚘: " 𝙽𝚒𝚐𝚑𝚝 𝙲𝚕𝚞𝚋?" 𝙼𝚎: "𝙽𝚘, 𝚚𝚞𝚎𝚜𝚝𝚘 𝚗𝚘𝚗 è 𝚞𝚗 𝙽𝚒𝚐𝚑𝚝 𝙲𝚕𝚞𝚋, 𝚚𝚞𝚎𝚜𝚝𝚘 è 𝚒𝚕 𝚏𝚊𝚖𝚒𝚐𝚎𝚛𝚊𝚝𝚘 𝙲𝙻𝚄𝙱 𝙿𝙰𝙽𝙸𝙲𝙾! 𝙻'𝚎𝚡 𝚙𝚛𝚘𝚙𝚛𝚒𝚎𝚝𝚊𝚛𝚒𝚘 𝚜𝚒 è 𝚋𝚞𝚝𝚝𝚊𝚝𝚘 𝚗𝚎𝚕𝚕'𝚊𝚛𝚝𝚎, 𝚊𝚗𝚌𝚑𝚎 𝚚𝚞𝚎𝚕𝚕𝚘 è 𝚞𝚗 𝚘𝚝𝚝𝚒𝚖𝚘 𝚒𝚗𝚟𝚎𝚜𝚝𝚒𝚖𝚎𝚗𝚝𝚘 𝚙𝚎𝚛ò 𝚜𝚒 è 𝚕𝚊𝚜𝚌𝚒𝚊𝚝𝚘 𝚍𝚒𝚎𝚝𝚛𝚘 𝚞𝚗𝚊 𝚟𝚎𝚛𝚊 𝚖𝚒𝚗𝚒𝚎𝚛𝚊 𝚍'𝚘𝚛𝚘, 𝚙𝚊𝚛𝚕𝚘 𝚍𝚎𝚒 𝚌𝚕𝚒𝚎𝚗𝚝𝚒 𝚍𝚎𝚕 𝙿𝚊𝚗𝚒𝚌𝚘. 𝚀𝚞𝚎𝚜𝚝𝚒 𝚛𝚊𝚐𝚊𝚣𝚣𝚒 𝚌𝚑𝚎 𝚟𝚘𝚐𝚕𝚒𝚘𝚗𝚘 𝚕𝚊 𝚖𝚘𝚍𝚊 𝚏𝚊𝚜𝚞𝚕𝚕𝚊, 𝚟𝚘𝚐𝚕𝚒𝚘𝚗𝚘 𝚖𝚞𝚜𝚒𝚌𝚊 𝚊𝚕𝚝𝚊 𝚝𝚞𝚝𝚝𝚒 𝚒 𝚜𝚊𝚗𝚝𝚒 𝚆𝚎𝚎𝚔𝚎𝚗𝚍, 𝚒𝚘 𝚐𝚕𝚒𝚎 𝚕𝚒 𝚏𝚘𝚛𝚗𝚒𝚛ò 𝚟𝚘𝚕𝚎𝚗𝚝𝚒𝚎𝚛𝚒, 𝚖𝚊 𝚘𝚟𝚟𝚒𝚊𝚖𝚎𝚗𝚝𝚎 𝚊𝚍 𝚞𝚗𝚊 𝚌𝚒𝚏𝚛𝚊 𝚛𝚊𝚐𝚒𝚘𝚗𝚎𝚟𝚘𝚕𝚎." 𝚉𝚒𝚘: "𝙰𝚑 𝚘𝚟𝚟𝚒𝚊𝚖𝚎𝚗𝚝𝚎! 𝙿𝚞𝚛𝚝𝚛𝚘𝚙𝚙𝚘 𝚗𝚘𝚗 𝚟𝚘𝚐𝚕𝚒𝚘 𝚒𝚗𝚟𝚎𝚜𝚝𝚒𝚛𝚎 𝚜𝚞 𝚕𝚘𝚌𝚊𝚕𝚒 𝚗𝚘𝚝𝚝𝚞𝚛𝚗𝚒." 𝙼𝚎: "𝙲𝚊𝚙𝚒𝚜𝚌𝚘, 𝚙𝚎𝚛ò è 𝚞𝚗𝚊 𝚌𝚘𝚜𝚊 𝚜𝚒𝚌𝚞𝚛𝚊, 𝚌𝚘𝚗 𝚜𝚙𝚎𝚜𝚎 𝚐𝚎𝚗𝚎𝚛𝚊𝚕𝚒 𝚋𝚊𝚜𝚜𝚎 𝚎 𝚞𝚗 𝚟𝚘𝚕𝚞𝚖𝚎 𝚍𝚊 𝚏𝚊𝚛𝚒 𝚊𝚕𝚝𝚘. 𝚄𝚗 𝚒𝚗𝚟𝚎𝚜𝚝𝚒𝚖𝚎𝚗𝚝𝚘 𝚛𝚎𝚍𝚍𝚒𝚝𝚒𝚣𝚒𝚘 𝚎 𝚝𝚛𝚊𝚗𝚚𝚞𝚒𝚕𝚕𝚘 𝚌𝚑𝚎 𝚌𝚒 𝚜𝚒𝚊 𝚎 𝚜𝚘𝚙𝚛𝚊𝚝𝚝𝚞𝚝𝚝𝚘 𝚗𝚘𝚗 𝚒𝚗𝚟𝚎𝚜𝚝𝚒 𝚒𝚗 𝚞𝚗 𝚕𝚘𝚌𝚊𝚕𝚎 𝚗𝚘𝚝𝚝𝚞𝚛𝚗𝚘, 𝚖𝚊 𝚗𝚎𝚕 𝚜𝚊𝚗𝚐𝚞𝚎 𝚍𝚎𝚕 𝚝𝚞𝚘 𝚜𝚊𝚗𝚐𝚞𝚎." 𝚉𝚒𝚘: " 𝚀𝚞𝚒𝚗𝚍𝚒?" 𝙼𝚎: "𝙿𝚎𝚛 𝚒𝚕 𝚏𝚒𝚐𝚕𝚒𝚘 𝚌𝚑𝚎 𝚝𝚒 𝚖𝚊𝚗𝚌𝚊!" 𝚉𝚒𝚘: " 𝙽𝚎 𝚑𝚘 𝚍𝚞𝚎 𝚍𝚒 𝚏𝚒𝚐𝚕𝚒 𝚎 𝚗𝚘𝚗 𝚙𝚘𝚜𝚜𝚘 𝚙𝚎𝚛𝚖𝚎𝚝𝚝𝚎𝚛𝚖𝚎𝚗𝚎 𝚊𝚕𝚝𝚛𝚒." 𝙼𝚎: "𝙼𝚊 𝚗𝚘𝚗 𝚜𝚘𝚗𝚘 𝚌𝚘𝚖𝚎 𝚖𝚎!" 𝚉𝚒𝚘: "𝙾𝚔 𝚍𝚘𝚟'è 𝚒𝚕 𝚙𝚘𝚜𝚝𝚘? 𝙳𝚒𝚊𝚖𝚘𝚐𝚕𝚒 𝚞𝚗'𝚘𝚌𝚌𝚑𝚒𝚊𝚝𝚊!" 𝙼𝚎: "𝙿𝚛𝚒𝚖𝚊?!" 𝚉𝚒𝚘: " 𝚄𝚗𝚊 𝚜𝚗𝚒𝚏𝚏𝚊𝚝𝚊?" 𝙼𝚎: "𝙶𝚛𝚊𝚣𝚒𝚎!" 𝚉𝚒𝚘: "𝙽𝚎𝚕 𝚖𝚒𝚘 𝚞𝚏𝚏𝚒𝚌𝚒𝚘!"

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Capitolo 8
*** Chi si occuperà di te, quando sarò morto? ***


Dopo tanto tempo rincontrai Margaret Prince, la mia amica dell'infanzia. Col passare del tempo, lei mi cercava sempre, passavamo anche molto tempo insieme e ci raccontammo tutto quello che avevamo fatto durante questi anni che non ci eravamo più visti per via di strade diverse. Ovviamente ancora non le avevo detto della mia situazione, non ancora, ma tutto successe in un attimo, quando meno me lo aspettai. Margaret mi raccontò della morte di sua sorella. Conoscevo bene quella ragazza, aveva la mia stessa età ed era la maggiore. Mi raccontò che una sera in una delle feste in cui lei partecipava, qualcuno le aveva versato non so cosa in uno dei suoi drink e si è sentita male. Non fecero in tempo neanche a portarla in ospedale...ma ovviamente la polizia non ha ancora scoperto chi è stato, per questo decise di studiare per entrare in polizia. Io conoscevo la sorella, amava la vita spericolata, non come me ma quasi e soprattutto beveva e si divertiva come me, al contrario di Margaret che è sempre stata una ragazza tranquilla, acqua e sapone. [...] Quella sera decisi di tornare al locale. Ero a casa che mi preparavo per andare al solito locale dove andavo tutti i fine settimana. Era una discoteca non molto lontana dalla mia "casa", cioè il posto dove dormivo. Sentii squillare il telefono e risposi, era Margaret. <> Dissi arrivando al locale. Stavo seduto sul bancone del bar, avevo preso un cocktail e speravo che arrivasse anche Blair, dovevo vederla assolutamente. Ogni istante senza di lei sembrava un infinito, anche se avevamo litigato per colpa di Clay. Oltretutto quella sera dovevo aspettare Rip per una dose appena arrivata dall'Albania. Quando meno me lo aspetto sentii venirmi in contro Margaret, quasi che mi dimenticavo di lei. Le sorrisi e ricambiai il suo abbraccio a metà. <> Mi guardai intorno e poi accesi una sigaretta. Aveva l'aria un pò stanca, sicuramente perchè aveva passato la giornata a studiare. Ma come le andava di penare all'università? Poco dopo sorridendo contenta mi parlò di nuovo: <> Accettai sorridendo, non rifiutavo mai una bevuta gratis. Poco dopo, vidi venirmi incontro Rip e lo salutai. Mi allontanai leggermente da Margaret per non farmi vedere che prendevo la dose e poi, subito dopo, rassicurai come sempre Rip che lo avrei risarcito presto, mettendo la scusa che avrei riscattato la mia discoteca ormai fallita definitivamente. Era un pò nervoso, perchè gli dovevo 15.00 dollari e non sapevo dove prenderli. Mi diede un mese di scadenza, dopo di che avrei dovuto fare qualcosa per lui. Lo salutai e tornai da Margaret, sistemando tutto in tasca. <> Mi chiese con curiosità. <> Le sorrisi tranquillamente e ticchettai le mani sul bancone a ritmo di musica. Arrivò Blair, in compagnia delle sue solite amiche. Il mio sorriso si allargò, ma lei mi vide senza degnarmi di un sorriso, evidentemente era ancora arrabbiata con me per l'ultima volta. Tornai sullo sguardo di Margaret quando mi riparlò di nuovo. <> Disse tossicchiando dall'aspro e amaro cockatil assaggiato. A quel punto notai un pò di nervosismo in Margaret appena si accorse che ero con lo sguardo diretto verso Blair che non mi degnava di uno sguardo, così cominciò a ordinare una serie di Cocktail forti per soffocare la sua rabbia, anche se inizialmente non capivo il perchè. << Scusa Margaret, torno subito.>> Lasciai li Margaret e andai a salutare Blair seduta alle poltrone. Mi sedetti di fianco a lei e cominciai a parlarci. Non era più arrabbiata con me, però mi fece rabbia il fatto che abbia rivisto Clay e me lo aveva detto subito. Accesi un'altra sigaretta e glie ne offrii una. Ogni tanto con la coda dell'occhio tenevo in osservata Margaret che era rimasta forse male. Mi alzai dalla poltroncina salutando sia Blair che le sue amiche e me ne andai in un angolo fuori dalla discoteca. Presi la mia pipa di coca e iniziai a tirarla forte, finchè non saliva al cervello. Wow, era forte, così forte che caddi a terra appoggiato alla parete esterna della discoteca. Chiusi gli occhi e respirai lentamente, finchè l'effetto non si rilassasse. Dovevo smettere prima o poi, Blair aveva già fatto molto per me, forse per quello che mi evita e vuole Clay che aveva chiuso con la vita da Yuppies. Lui aveva smesso questa merda da quando era partito per Los Angeles. [...] Passò circa un ora e non riuscivo ad alzarmi da per terra, mi stava per venire un attacco di panico, quando vidi Margaret arrivare li da me, sicuramente stava per andarsene, ma il mio aspetto la bloccò. <> Disse con aria scontrosa, abbassando poi lo sguardo accorgendosi di quello che avevo fatto. <> Disse aiutandomi a rialzarmi solo perché mi voleva un bene dell'anima, ma continuava ad essere arrabbiata con me. Mi stava venendo una botta di tachicardia, non avevo nemmeno fatto caso a chi mi stava aiutando, avevo solo una forte voglia di vomitare. Quell'imbecille che cazzo mi aveva dato? Mi girava la testa e non mi tenevo in piedi. Mi ritrovai su un auto e chiusi gli occhi stanco e sfinito. Ma dove stavo andando? Che stava succedendo? Margaret parcheggiai al volo, aprì la porta di casa e mi prese di peso per portarmi dentro, mi fece distendere sul divano e andaò ad aprire l'acqua della doccia per rinfrescarmi. Mi aiutò anche a spogliarmi per poi buttarmi sotto la doccia. <> Disse preoccupata. Appena sentii il tocco dell'acqua, mi resi conto di dov'ero. Sicuramente mi aveva portato a casa Blair e mi stava ripulendo. Sgranai gli occhi e vidi Margaret. Diventai pallido e bianco come un cadavere. Mi coprii il viso piangendo dalla vergogna e dalla rabbia. Mi sentivo veramente un verme, chissà cosa avrebbe pensato mio padre se mi avesse visto così oggi. <> Disse accarezzandomi il viso, dandogli un bacio sulla fronte per farmi sentire più al sicuro e per farmi capire che lei ero li per me e che non dovevo vergognarmi di lei. Smisi di piangere e la guardai negli occhi,avevo le labbra tutte screpolate e gli occhi gialli. <> Dissi con voce rauca. Avrei vomitato prima o poi, me lo sentivo nello stomaco. Credo proprio che c'era un acido nella coca tagliata male. <> Disse sorridendomi dolcemente e per strappare un sorriso anche a me. Quella robaccia che avevo preso mi stava distruggendo. Abbassò nuovamente gli occhi per guardarmi in viso e si accorse che ero molto pallido e probabilmente avrei vomitato da un momento all'altro. <> Il rumore dell'acqua non lo udii più, infatti chiuse l'acqua e mi avvolse in un accappatoio per farmi asciugare. Infatti così successe, mi lanciai avvolto dall'asciugamano, sulla tazza del gabinetto e immersi la testa dentro. Ero finito, sarei morto sicuramente, era la sensazione che sentivo in quel momento. Non riuscivo nemmeno a tenermi la testa su. Era la fine.. << Aspetta che ti aiuto!>> Disse premurosa e impaurita. Scosse la testa e mi tenne il capo per non farlo cadere. Appena mi sarei ripreso mi avrebbe sicuramente fatto una bella ramanzina, non dovevo toccare più quella roba. [...] Passò un oretta e io ero ancora steso sulla tazza del gabinetto, ma poi mi tirai su e mi misi almeno le mutande e la canottiera e poi presi per mano Margaret. <> Replicò: <> Borbottò a bassa voce sospirando leggermente tornando nuovamente un po nervosa, non la sopportava, era più forte di lei. <> Disse abbassando lo sguardo per poi tornare a guardarmi decisa. <> Dissi alzandomi in piedi di fronte a lei, appoggiandomi alla parete. <> Mi porse il braccio per farmi appoggiare e piano piano raggiungemmo il salone dove mi fece accomodare delicatamente. <> Andò in camera e prese dei pantaloni della tuta ed una magliettina viola e tornò da me. <> Sorrise immaginandomi con quei vestiti addosso. Con poca forza me li infilai e mi ricoprii fino al naso con la coperta. Avevo molto freddo, ero denutrito e triste. <> Dissi chiudendo gli occhi dalla vergogna. <> Chiesi prima di dirigersi in cucina per prendere dell'acqua. <> Tornò in sala con un bicchiere d'acqua e me porse, per poi stendersi al mio fianco abbracciandomi, vedendomi molto triste. A quel punto, dopo aver bevuto mezzo litro d'acqua e ringraziato Margaret, mi infilai sotto le coperte e chiusi gli occhi,sperando di riuscire a dormire. Ore 21:00 In quella giornata avevo fatto moltissime cose. Ero andato da Dean e gli dissi che presto sarei andato in comunità per curarmi, poi gli chiesi di aiutarmi a trattenere l'astinenza dalla droga, così mi feci procurare il metadone per calmarmi abbastanza. Dopo di che mi recai a casa, parlai con mia madre, ringraziando a dio non c'era il mio patrigno, così che feci le valigie e le lasciai in garage, dicendole che finalmente raggiunsi la comunità che in passato mi segnalò, tanto che lei stessa felice della notizia, mi avrebbe pagato le cure ad insaputa di Loyd. Mi sentivo leggermente meglio col metadone, dunque presi un completo dalla mia valigia, dopo essermi fatto la doccia di nuovo e preparato. Indossai una T-shirt nera e una giacca bianca e pantaloni bianchi, con scarpe nere. [...] Presi il taxi e mi recai a casa di Margaret. Purtroppo mi avevano ritirato la patente per guida instabile e dunque dovevo arrangiarmi. Con me portavo una rosa, ma accesi una sigaretta nervosamente per l'ansia di non piacergli. Suonai alla porta e attesi. Ero li che l'aspettavo mentre faceva qualche tiro di sigaretta con una rosa in mano come un vero principe azzurro che ogni donna sogna. Restò a guardarmi senza parole. <> Disse sorridendomi, poi stampandomi un bacio dolce sulla guancia. Rimasi folgorato dalla sua incantevole bellezza. Le posi la rosa e le baciai la mano. <> La presi sottobraccio e la feci entrare nel taxi insieme a me, che ci avrebbe portato in un bel ristorante lungo il mare. Non era niente di lussuoso, ma era molto romantico. Volevo farla star bene prima di andarmene e farmi perdonare dei momenti mancati nei suoi confronti. Mi stavo innamorando? Chi lo sa. La vidi arrossire per la rosa e per il bacio sulla mano. Succedeva sempre quando ero in mia compagnia. <> Disse accarezzandosi la pancia ridendo. Arrivammo al ristorante ed entrammo insieme sotto braccio. Appena entrammo, il cameriere ci fece accomodare sul nostro tavolo, era il più bello di tutti, di fronte ad un enorme vetrata in cui si vedeva il mare e sotto enormi scogli. La feci accomodare di fronte a me e le accarezzai la mano calda e morbida che aveva. <> <> Disse guardandomi. <> Per il momento non avevo intensione di dirle che sarei entrato in comunità domani stesso, non sapevo in realtà se dirglielo. Nel frattempo, mi limitai a godermi la serata. <> Mi fece l'occhiolino riferendosi proprio a se stessa, per anni è stata la mia migliore amica e quando ormai aveva perso le speranze, mi ritrovò. <> Disse con un leggero tono di rabbia nei confronti di quella gente. <> Mi sorrise dolcemente. [...] Tutta la sera la passammo a parlare di noi, di quando eravamo bambini, che ci incontravamo per giocare lungo il viale, di quando andavamo uno a casa dell'altro, oppure al liceo, quando io Blair e Clay eravamo uniti e come lei sia cambiata nel corso del tempo. Del mio fratellastro che mi odia e di mio fratello che non so che fine abbia fatto. Ma oltretutto la serata fu molto serena, piena di affetto e buone intenzioni. Appena finimmo pagai il conto e tornai da lei. <> Uscimmo dal ristorante e di fronte all'auto le sfiorai le labbra con un dolce bacio. Appena entrati in casa, lasciai la luce spenta prendendola in braccio. Andammo in camera da letto. Era tutto molto romantico, la luce della luna piena fuori dalla finestra illuminava la stanza." <> Una volta in camera,feci scivolare il suo bellissimo vestito a terra. Dopo di che presi le sue mani e le appoggiai sui miei fianchi, chiedendole di spogliarmi lentamente, nel frattempo le accarezzai il viso e le lasciai dei dolci baci sul collo, accarezzandolo. Tutto era magico e bello, i nostri sguardi fissi, si perdevano nei nostri occhi, come se fosse l'ultima volta che saremo stati insieme e molto probabilmente era così. L'abbracciai forte, come se avessi paura che mi sfuggisse e le accarezzai la schiena, massaggiandola leggermente. Ci stendemmo sul letto e le nostre dita si incrociavano. Le sorrisi dolcemente, in quell'istante iniziavo a provare qualcosa per lei, ma non potevo coinvolgermi molto sentimentalmente, altrimenti sarei stato male in comunità senza di lei. <> Sussurrai. <> Mi sussurrò un po imbarazzata, ma non era mai andata con nessuno perché il suo cuore appartenne a me. Mi sentivo onorato ad essere il primo per lei, ma in un certo senso mi sentivo anche in colpa, in quanto il giorno dopo sarei partito, ma visto che ci teneva molto, l'avrei accontentata con affetto."

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Capitolo 9
*** Partenze ***


"𝑭𝒊𝒏𝒂𝒍𝒎𝒆𝒏𝒕𝒆 𝒎𝒊 𝒍𝒂𝒔𝒄𝒊𝒂𝒊 𝒂𝒍𝒍𝒆 𝒔𝒑𝒂𝒍𝒍𝒆 𝒊 𝒑𝒓𝒐𝒃𝒍𝒆𝒎𝒊, 𝒍𝒆 𝒅𝒊𝒑𝒆𝒏𝒅𝒆𝒏𝒛𝒆 𝒆 𝒍𝒆 𝒄𝒂𝒕𝒕𝒊𝒗𝒆 𝒔𝒕𝒓𝒂𝒅𝒆, 𝒑𝒆𝒓 𝒂𝒏𝒅𝒂𝒓𝒆 𝒂 𝒇𝒂𝒓𝒆 𝒖𝒏𝒂 𝒄𝒐𝒔𝒂 𝒄𝒉𝒆 𝒂𝒗𝒓𝒆𝒃𝒃𝒆 𝒈𝒊𝒐𝒗𝒂𝒕𝒐 𝒍𝒂 𝒎𝒊𝒂 𝒔𝒂𝒍𝒖𝒕𝒆. 𝑳'𝒖𝒏𝒊𝒄𝒐 𝒓𝒊𝒎𝒑𝒊𝒂𝒏𝒕𝒐 è 𝒒𝒖𝒆𝒍𝒍𝒐 𝒅𝒊 𝒂𝒗𝒆𝒓 𝒍𝒂𝒔𝒄𝒊𝒂𝒕𝒐 𝑴𝒂𝒓𝒈𝒂𝒓𝒆𝒕 𝒊𝒏 𝒒𝒖𝒆𝒔𝒕𝒂 𝒎𝒂𝒏𝒊𝒆𝒓𝒂. 𝑬' 𝒊𝒏𝒏𝒂𝒎𝒐𝒓𝒂𝒕𝒂 𝒅𝒊 𝒎𝒆 𝒍𝒐 𝒓𝒊𝒄𝒐𝒏𝒐𝒔𝒄𝒐, 𝒎𝒂 𝒗𝒆𝒅𝒆𝒓𝒍𝒂 𝒑𝒓𝒆𝒐𝒄𝒄𝒖𝒑𝒂𝒕𝒂 𝒑𝒆𝒓 𝒎𝒆, 𝒐 𝒔𝒆𝒎𝒑𝒍𝒊𝒄𝒆𝒎𝒆𝒏𝒕𝒆 𝒗𝒆𝒏𝒊𝒓𝒎𝒊 𝒂 𝒕𝒓𝒐𝒗𝒂𝒓𝒆 𝒊𝒏 𝒒𝒖𝒆𝒍 𝒄𝒆𝒏𝒕𝒓𝒐 𝒅𝒊 𝒓𝒆𝒄𝒖𝒑𝒆𝒓𝒐, 𝒎𝒊 𝒔𝒊 𝒔𝒕𝒓𝒖𝒈𝒈𝒆𝒗𝒂 𝒊𝒍 𝒄𝒖𝒐𝒓𝒆. Clay 𝒆 𝑩𝒍𝒂𝒊𝒓? 𝑳𝒐𝒓𝒐 𝒉𝒂𝒏𝒏𝒐 𝒈𝒊à 𝒔𝒂𝒑𝒖𝒕𝒐 𝒅𝒆𝒍𝒍𝒂 𝒎𝒊𝒂 𝒔𝒄𝒆𝒍𝒕𝒂 𝒆 𝒏𝒆 𝒔𝒐𝒏𝒐 𝒇𝒆𝒍𝒊𝒄𝒊, 𝒎𝒂 𝒗𝒐𝒈𝒍𝒊𝒐 𝒄𝒉𝒊𝒖𝒅𝒆𝒓𝒆 𝒊 𝒃𝒂𝒕𝒕𝒆𝒏𝒕𝒊 𝒄𝒐𝒏 𝒍𝒐𝒓𝒐, 𝒎𝒊 𝒉𝒂𝒏𝒏𝒐 𝒇𝒆𝒓𝒊𝒕𝒐 𝒎𝒐𝒍𝒕𝒐. 𝑵𝒐𝒏 𝒄𝒓𝒆𝒅𝒆𝒗𝒐 𝒄𝒉𝒆 𝒏𝒆 𝒖𝒔𝒄𝒊𝒔𝒔𝒆𝒓𝒐 𝒅𝒂𝒍𝒍𝒂 𝒎𝒊𝒂 𝒗𝒊𝒕𝒂 𝒊𝒏 𝒒𝒖𝒆𝒍 𝒎𝒐𝒅𝒐, 𝒎𝒂 𝒔𝒑𝒆𝒓𝒐 𝒔𝒐𝒍𝒐 𝒄𝒉𝒆 𝒕𝒓𝒐𝒗𝒊𝒏𝒐 𝒊𝒍 𝒃𝒆𝒏𝒆 𝒑𝒆𝒓 𝒍𝒐𝒓𝒐 𝒔𝒕𝒆𝒔𝒔𝒊. [...] 𝑰𝒏 𝑨𝒆𝒓𝒆𝒐 𝒗𝒆𝒓𝒔𝒐 𝑳𝒐𝒔 𝑨𝒏𝒈𝒆𝒍𝒆𝒔, 𝒎𝒊 𝒄𝒖𝒓𝒂𝒗𝒐 𝒅𝒊 𝒎𝒆𝒕𝒂𝒅𝒐𝒏𝒆 𝒇𝒊𝒏𝒄𝒉è 𝒏𝒐𝒏 𝒂𝒓𝒓𝒊𝒗𝒂𝒊 𝒏𝒆𝒍 𝒄𝒆𝒏𝒕𝒓𝒐, 𝒏𝒐𝒏 𝒑𝒐𝒕𝒆𝒗𝒐 𝒓𝒊𝒎𝒂𝒏𝒆𝒓𝒆 𝒊𝒏 𝒂𝒔𝒕𝒊𝒏𝒆𝒏𝒛𝒂 𝒊𝒏 𝒂𝒆𝒓𝒆𝒐, 𝒂𝒗𝒓𝒆𝒊 𝒇𝒂𝒕𝒕𝒐 𝒅𝒆𝒊 𝒅𝒂𝒏𝒏𝒊 𝒈𝒓𝒐𝒔𝒔𝒊. 𝑳'𝒊𝒎𝒑𝒐𝒓𝒕𝒂𝒏𝒕𝒆 è 𝒄𝒉𝒆 𝒐𝒓𝒂 𝒓𝒊𝒆𝒔𝒄𝒂 𝒂 𝒓𝒊𝒑𝒖𝒍𝒊𝒓𝒎𝒊, 𝒑𝒐𝒊 𝒄𝒐𝒏𝒕𝒊𝒏𝒖𝒆𝒓ò 𝒔𝒆𝒏𝒛'𝒂𝒍𝒕𝒓𝒐 𝒈𝒍𝒊 𝒔𝒕𝒖𝒅𝒊 𝒆 𝒕𝒓𝒐𝒗𝒆𝒓ò 𝒖𝒏 𝒍𝒂𝒗𝒐𝒓𝒐 𝒆 𝒄𝒉𝒊𝒔𝒔à, 𝒇𝒐𝒓𝒔𝒆 𝒖𝒏𝒂 𝒇𝒂𝒎𝒊𝒈𝒍𝒊𝒂 𝒅𝒂 𝒇𝒐𝒓𝒎𝒂𝒓𝒆. [...] 𝙴𝚛𝚘 𝚊𝚛𝚛𝚒𝚟𝚊𝚝𝚘 𝚊𝚒 𝟷𝟾 𝚊𝚗𝚗𝚒 𝚎 𝚊𝚗𝚌𝚘𝚛𝚊 𝚜𝚝𝚊𝚟𝚘 𝚋𝚞𝚝𝚝𝚊𝚗𝚍𝚘 𝚟𝚒𝚊 𝚕𝚊 𝚖𝚒𝚊 𝚟𝚒𝚝𝚊.Clay, 𝚒𝚕 𝚖𝚒𝚘 𝚖𝚒𝚐𝚕𝚒𝚘𝚛𝚎 𝚊𝚖𝚒𝚌𝚘 𝚍𝚎𝚕𝚕'𝚒𝚗𝚏𝚊𝚗𝚣𝚒𝚊, 𝚖𝚒 𝚊𝚟𝚎𝚟𝚊 𝚊𝚋𝚋𝚊𝚗𝚍𝚘𝚗𝚊𝚝𝚘 𝚙𝚎𝚛 𝚒 𝚖𝚒𝚎𝚒 𝚋𝚛𝚞𝚜𝚌𝚑𝚒 𝚌𝚘𝚖𝚙𝚘𝚛𝚝𝚊𝚖𝚎𝚗𝚝𝚒. 𝙱𝚕𝚊𝚒𝚛, 𝚕𝚊 𝚍𝚘𝚗𝚗𝚊 𝚍𝚒 𝚌𝚞𝚒 𝚎𝚛𝚘 𝚒𝚗𝚗𝚊𝚖𝚘𝚛𝚊𝚝𝚘, 𝚊𝚗𝚌𝚑𝚎 𝚎𝚜𝚜𝚊 𝚖𝚒 𝚊𝚟𝚎𝚟𝚊 𝚊𝚋𝚋𝚊𝚗𝚍𝚘𝚗𝚊𝚝𝚘 𝚙𝚎𝚛 𝚕𝚊 𝚍𝚛𝚘𝚐𝚊. 𝙻𝚘𝚐𝚊𝚗 𝚟𝚘𝚕𝚎𝚟𝚊 𝚞𝚗 𝚖𝚞𝚌𝚌𝚑𝚒𝚘 𝚍𝚒 𝚜𝚘𝚕𝚍𝚒 𝚎 𝚗𝚘𝚗 𝚜𝚊𝚙𝚎𝚟𝚘 𝚌𝚘𝚖𝚎 𝚍𝚊𝚛𝚐𝚕𝚒𝚎𝚕𝚒, 𝚕𝚊 𝚖𝚒𝚊 𝚏𝚊𝚖𝚒𝚐𝚕𝚒𝚊 𝚗𝚘𝚗 𝚟𝚘𝚕𝚎𝚟𝚊 𝚙𝚒ù 𝚜𝚊𝚙𝚎𝚛𝚗𝚎 𝚍𝚒 𝚖𝚎, 𝚒𝚕 𝚖𝚒𝚘 𝚖𝚒𝚐𝚕𝚒𝚘𝚛𝚎 𝚊𝚖𝚒𝚌𝚘 𝚊𝚝𝚝𝚞𝚊𝚕𝚎 𝚑𝚊 𝚍𝚎𝚌𝚒𝚜𝚘 𝚍𝚒 𝚊𝚗𝚍𝚊𝚛𝚎 𝚒𝚗 𝚌𝚘𝚖𝚞𝚗𝚒𝚝à 𝚍𝚒 𝚛𝚎𝚌𝚞𝚙𝚎𝚛𝚘 𝚎 𝙼𝚊𝚛𝚐𝚊𝚛𝚎𝚝? 𝙼𝚊𝚛𝚐𝚊𝚛𝚎𝚝 𝚍𝚘𝚙𝚘 𝚎𝚜𝚜𝚎𝚛𝚎 𝚜𝚝𝚊𝚝𝚒 𝚊𝚍 𝚞𝚗𝚊 𝚖𝚎𝚛𝚊𝚟𝚒𝚐𝚕𝚒𝚘𝚜𝚊 𝚌𝚎𝚗𝚊, 𝚊𝚟𝚎𝚛𝚕𝚘 𝚏𝚊𝚝𝚝𝚘 𝚝𝚞𝚝𝚝𝚊 𝚕𝚊 𝚗𝚘𝚝𝚝𝚎, 𝚖𝚎 𝚗𝚎 𝚒𝚗𝚗𝚊𝚖𝚘𝚛𝚊𝚒 𝚌𝚘𝚖𝚎 𝚞𝚗 𝚋𝚊𝚖𝚋𝚒𝚗𝚘, 𝚖𝚊 𝚗𝚘𝚗 𝚟𝚘𝚕𝚎𝚟𝚘 𝚌𝚑𝚎 𝚏𝚊𝚌𝚎𝚜𝚜𝚎 𝚕𝚊 𝚜𝚝𝚎𝚜𝚜𝚊 𝚏𝚒𝚗𝚎 𝚍𝚒 𝙱𝚕𝚊𝚒𝚛, 𝚌𝚑𝚎 𝚙𝚎𝚛 𝚍𝚎𝚕𝚕𝚎 𝚖𝚒𝚎 𝚖𝚊𝚗𝚌𝚊𝚝𝚎 𝚙𝚛𝚘𝚖𝚎𝚜𝚜𝚎, 𝚖𝚒 𝚘𝚍𝚒𝚊𝚜𝚜𝚎 𝚊 𝚖𝚘𝚛𝚝𝚎. 𝙲𝚘𝚜ì 𝚍𝚎𝚌𝚒𝚜𝚒 𝚍𝚒 𝚊𝚗𝚍𝚊𝚛𝚖𝚎𝚗𝚎 𝚙𝚎𝚛 𝚕𝚞𝚗𝚐𝚘 𝚝𝚎𝚖𝚙𝚘 𝚍𝚊 𝚚𝚞𝚎𝚕 𝚙𝚘𝚜𝚝𝚘, 𝚍𝚊 𝚚𝚞𝚎𝚕𝚕𝚎 𝚏𝚊𝚌𝚌𝚒𝚎 𝚎 𝚍𝚊 𝚚𝚞𝚎𝚕𝚕𝚊 𝚟𝚒𝚝𝚊. 𝙻𝚊𝚜𝚌𝚒𝚊𝚒 𝚞𝚗𝚊 𝚕𝚎𝚝𝚝𝚎𝚛𝚊 𝚊 𝙶𝚒𝚗𝚎𝚟𝚛𝚊 𝚜𝚞𝚕 𝚜𝚞𝚘 𝚕𝚎𝚝𝚝𝚘 𝚎 𝚖𝚎 𝚗𝚎 𝚊𝚗𝚍𝚊𝚒 𝚏𝚞𝚛𝚝𝚒𝚟𝚊𝚖𝚎𝚗𝚝𝚎 𝚊 𝚌𝚊𝚜𝚊 𝚖𝚒𝚊, 𝚎𝚗𝚝𝚛𝚊𝚗𝚍𝚘 𝚍𝚊𝚕𝚕𝚊 𝚋𝚊𝚕𝚌𝚘𝚗𝚊𝚝𝚊, 𝚙𝚛𝚎𝚗𝚍𝚎𝚗𝚍𝚘 𝚒 𝚖𝚒𝚎𝚒 𝚊𝚋𝚒𝚝𝚒 𝚎 𝚙𝚊𝚛𝚝𝚎𝚗𝚍𝚘 𝚙𝚎𝚛 𝚐𝚕𝚒 𝚂𝚝𝚊𝚝𝚒 𝚄𝚗𝚒𝚝𝚒, 𝚒𝚗 𝚞𝚗𝚊 𝚏𝚘𝚛𝚝𝚎 𝚌𝚘𝚖𝚞𝚗𝚒𝚝à 𝚍𝚒 𝚛𝚎𝚌𝚞𝚙𝚎𝚛𝚘. 𝚂𝚌𝚛𝚒𝚜𝚜𝚒 𝚞𝚗𝚊 𝚕𝚎𝚝𝚝𝚎𝚛𝚊 𝚊𝚗𝚌𝚑𝚎 𝚊 𝚖𝚒𝚊 𝚖𝚊𝚍𝚛𝚎, 𝚌𝚑𝚒𝚎𝚍𝚎𝚗𝚍𝚘𝚕𝚎 𝚊𝚕𝚖𝚎𝚗𝚘 𝚍𝚒 𝚊𝚒𝚞𝚝𝚊𝚛𝚖𝚒 𝚌𝚘𝚗 𝚕𝚎 𝚜𝚙𝚎𝚜𝚎 𝚍𝚎𝚕𝚕𝚊 𝚌𝚞𝚛𝚊, 𝚍𝚘𝚟𝚎 𝚕𝚎𝚒 𝚊𝚌𝚌𝚎𝚝𝚝ò 𝚒𝚖𝚖𝚎𝚍𝚒𝚊𝚝𝚊𝚖𝚎𝚗𝚝𝚎. [...] 𝙻𝚘𝚜 𝙰𝚗𝚐𝚎𝚕𝚎𝚜 - 𝙻𝚊 𝚌𝚘𝚖𝚞𝚗𝚒𝚝à. 𝙵𝚒𝚗𝚊𝚕𝚖𝚎𝚗𝚝𝚎 𝚙𝚘𝚝𝚎𝚟𝚘 𝚛𝚒𝚙𝚛𝚎𝚗𝚍𝚎𝚛𝚎 𝚒𝚗 𝚖𝚊𝚗𝚘 𝚕𝚊 𝚖𝚒𝚊 𝚟𝚒𝚝𝚊 𝚎 𝚌𝚘𝚗 𝚖𝚎 𝚌'𝚎𝚛𝚊 𝚒𝚕 𝚖𝚒𝚘 𝚖𝚒𝚐𝚕𝚒𝚘𝚛𝚎 𝚊𝚖𝚒𝚌𝚘 𝙳𝚎𝚊𝚗. 𝙲𝚒 𝚜𝚊𝚛𝚎𝚖𝚘 𝚊𝚒𝚞𝚝𝚊𝚝𝚒 𝚊 𝚟𝚒𝚌𝚎𝚗𝚍𝚊 𝚎 𝚌𝚘𝚗 𝚏𝚘𝚛𝚣𝚊 𝚍'𝚞𝚗𝚒𝚘𝚗𝚎."

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Capitolo 10
*** Letter to Margaret Prince. ***


"𝙲𝚊𝚛𝚊 𝙼𝚊𝚛𝚐𝚊𝚛𝚎𝚝, 𝚚𝚞𝚎𝚜𝚝𝚊 𝚗𝚘𝚝𝚝𝚊𝚝𝚊 è 𝚜𝚝𝚊𝚝𝚊 𝚞𝚗𝚊 𝚍𝚎𝚕𝚕𝚎 𝚙𝚒ù 𝚋𝚎𝚕𝚕𝚎 𝚍𝚎𝚕𝚕𝚊 𝚖𝚒𝚊 𝚟𝚒𝚝𝚊, 𝚚𝚞𝚊𝚜𝚒 𝚌𝚑𝚎 𝚖𝚒 𝚜𝚎𝚖𝚋𝚛𝚊𝚟𝚊 𝚍𝚒 𝚜𝚘𝚐𝚗𝚊𝚛𝚎 𝚍𝚒 𝚎𝚜𝚜𝚎𝚛𝚎 𝚒𝚗 𝚞𝚗 𝚊𝚛𝚌𝚘𝚋𝚊𝚕𝚎𝚗𝚘 𝚌𝚘𝚕𝚘𝚛𝚊𝚝𝚘, 𝚌𝚑𝚎 𝚌𝚒 𝚝𝚛𝚊𝚟𝚘𝚕𝚐𝚎𝚟𝚊 𝚌𝚘𝚗 𝚝𝚞𝚝𝚝𝚊 𝚕𝚊 𝚜𝚞𝚊 𝚊𝚛𝚖𝚘𝚗𝚒𝚊. 𝚃𝚒 𝚑𝚘 𝚍𝚎𝚝𝚝𝚘 𝚞𝚗𝚊 𝚌𝚘𝚜𝚊 𝚒𝚖𝚙𝚘𝚛𝚝𝚊𝚗𝚝𝚎 𝚜𝚝𝚊𝚗𝚘𝚝𝚝𝚎, 𝚝𝚒 𝚙𝚛𝚎𝚐𝚊𝚟𝚘 𝚍𝚒 𝚗𝚘𝚗 𝚒𝚗𝚗𝚊𝚖𝚘𝚛𝚊𝚛𝚝𝚒 𝚍𝚒 𝚖𝚎, 𝚒𝚗 𝚙𝚛𝚒𝚖𝚘 𝚕𝚞𝚘𝚐𝚘 𝚙𝚎𝚛𝚌𝚑è 𝚙𝚎𝚛 𝚒𝚕 𝚖𝚘𝚖𝚎𝚗𝚝𝚘 𝚗𝚘𝚗 𝚜𝚘𝚗𝚘 𝚞𝚗𝚊 𝚙𝚎𝚛𝚜𝚘𝚗𝚊 𝚊𝚏𝚏𝚒𝚍𝚊𝚋𝚒𝚕𝚎, 𝚜𝚎𝚌𝚘𝚗𝚍𝚘 𝚙𝚎𝚛𝚌𝚑è 𝚑𝚘 𝚍𝚎𝚒 𝚐𝚞𝚊𝚒 𝚍𝚊 𝚜𝚋𝚛𝚘𝚐𝚕𝚒𝚊𝚛𝚎 𝚎 𝚝𝚞 𝚗𝚘𝚗 𝚍𝚎𝚟𝚒 𝚎𝚜𝚜𝚎𝚛𝚗𝚎 𝚙𝚊𝚛𝚝𝚎𝚌𝚒𝚙𝚎, 𝚝𝚎𝚛𝚣𝚘 𝚍𝚎𝚟𝚘 𝚛𝚒𝚙𝚞𝚕𝚒𝚛𝚖𝚒, 𝚏𝚊𝚌𝚌𝚒𝚘 𝚍𝚊𝚟𝚟𝚎𝚛𝚘 𝚜𝚌𝚑𝚒𝚏𝚘, 𝚜𝚒𝚊 𝚍𝚎𝚗𝚝𝚛𝚘 𝚌𝚑𝚎 𝚏𝚞𝚘𝚛𝚒 𝚎𝚍 𝚒𝚗 𝚞𝚕𝚝𝚒𝚖𝚘, 𝚒𝚘 𝚖𝚎 𝚗𝚎 𝚜𝚝𝚘 𝚊𝚗𝚍𝚊𝚗𝚍𝚘 𝚒𝚗 𝙰𝚖𝚎𝚛𝚒𝚌𝚊. 𝙷𝚘 𝚒𝚗𝚌𝚘𝚗𝚝𝚛𝚊𝚝𝚘 𝚍𝚒 𝚗𝚊𝚜𝚌𝚘𝚜𝚝𝚘 𝚍𝚊𝚕 𝚖𝚒𝚘 𝚙𝚊𝚍𝚛𝚒𝚐𝚗𝚘 𝚖𝚒𝚊 𝚖𝚊𝚍𝚛𝚎 𝚎 𝚊𝚋𝚋𝚒𝚊𝚖𝚘 𝚌𝚘𝚗𝚌𝚘𝚛𝚍𝚊𝚝𝚘 𝚞𝚗 𝚌𝚎𝚗𝚝𝚛𝚘 𝚍𝚒 𝚛𝚎𝚌𝚞𝚙𝚎𝚛𝚘 𝚙𝚎𝚛 𝚛𝚒𝚙𝚞𝚕𝚒𝚛𝚖𝚒 𝚍𝚊𝚕𝚕𝚊 𝚍𝚒𝚙𝚎𝚗𝚍𝚎𝚗𝚣𝚊 𝚍𝚒 𝚊𝚕𝚌𝚘𝚕 𝚎 𝚍𝚛𝚘𝚐𝚊. 𝙽𝚘𝚗 𝚜𝚘 𝚚𝚞𝚊𝚗𝚝𝚘 𝚝𝚎𝚖𝚙𝚘 𝚌𝚒 𝚖𝚎𝚝𝚝𝚎𝚛ò, 𝚗𝚘𝚗 𝚜𝚘 𝚌𝚘𝚖𝚎 𝚊𝚗𝚍𝚛à 𝚊 𝚏𝚒𝚗𝚒𝚛𝚎, 𝚜𝚎 𝚛𝚎𝚜𝚒𝚜𝚝𝚎𝚛ò 𝚘 𝚖𝚘𝚛𝚒𝚛ò. 𝚃𝚒 𝚌𝚑𝚒𝚎𝚍𝚘 𝚜𝚘𝚕𝚊𝚖𝚎𝚗𝚝𝚎 𝚜𝚌𝚞𝚜𝚊, 𝚜𝚌𝚞𝚜𝚊 𝚜𝚎 𝚝𝚒 𝚑𝚘 𝚏𝚎𝚛𝚒𝚝𝚊 𝚎 𝚜𝚎 𝚝𝚒 𝚑𝚘 𝚏𝚊𝚝𝚝𝚘 𝚒𝚕𝚕𝚞𝚍𝚎𝚛𝚎 𝚍𝚒 𝚚𝚞𝚊𝚕𝚌𝚘𝚜𝚊, 𝚖𝚊 𝚒𝚘 𝚝𝚒 𝚟𝚘𝚐𝚕𝚒𝚘 𝚋𝚎𝚗𝚎 𝚜𝚞𝚕 𝚜𝚎𝚛𝚒𝚒𝚘 𝚎 𝚝𝚒 𝚛𝚒𝚗𝚐𝚛𝚊𝚣𝚒𝚘 𝚙𝚎𝚛 𝚎𝚜𝚜𝚎𝚛𝚖𝚒 𝚜𝚝𝚊𝚝𝚊 𝚊𝚌𝚌𝚊𝚗𝚝𝚘 𝚎 𝚙𝚎𝚛 𝚚𝚞𝚎𝚕𝚕𝚘 𝚌𝚑𝚎 𝚑𝚊𝚒 𝚏𝚊𝚝𝚝𝚘 𝚙𝚎𝚛 𝚖𝚎! 𝙰 𝚙𝚛𝚎𝚜𝚝𝚘, 𝚌𝚘𝚗 𝚊𝚏𝚏𝚎𝚝𝚝𝚘 𝙹𝚞𝚕𝚒𝚊𝚗 𝚆𝚎𝚕𝚕𝚜 <𝟹 "

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Capitolo 11
*** Cara Mamma, ho una nuova vita! ***


"𝖥𝗂𝗇𝖺𝗅𝗆𝖾𝗇𝗍𝖾,𝖽𝗈𝗉𝗈 𝗍𝖺𝗇𝗍𝗂 𝖺𝗇𝗇𝗂, 𝖽𝗈𝗉𝗈 𝗍𝖺𝗇𝗍𝖺 𝗌𝗈𝖿𝖿𝖾𝗋𝖾𝗇𝗓𝖺 𝖾 𝖽𝗈𝗉𝗈 𝗍𝖺𝗇𝗍𝗈 𝗌𝖺𝖼𝗋𝗂𝖿𝗂𝖼𝗂𝗈 𝖿𝗂𝗌𝗂𝖼𝗈, 𝖽𝖾𝖼𝗂𝗌𝗂 𝖽𝗂 𝖼𝗁𝗂𝖺𝗆𝖺𝗋𝖾 𝗆𝗂𝖺 𝗆𝖺𝖽𝗋𝖾 𝖾 𝗉𝖾𝗋𝖽𝗈𝗇𝖺𝗋𝗅𝖺. 𝖫𝖺 𝗂𝗇𝗏𝗂𝗍𝖺𝗂 𝖺 𝗏𝖾𝗇𝗂𝗋𝖾 𝗊𝗎𝖺𝗅𝖼𝗁𝖾 𝗀𝗂𝗈𝗋𝗇𝗈 𝖺 𝖼𝖺𝗌𝖺 𝗆𝗂𝖺 𝖺 𝖫𝗈𝗌 𝖠𝗇𝗀𝖾𝗅𝖾𝗌.. 𝗂𝗅 𝗏𝗈𝗅𝗈 𝖿𝗂𝗇𝗈 𝗅ì 𝗌𝖺𝗋𝖾𝖻𝖻𝖾 𝖽𝗎𝗋𝖺𝗍𝗈 𝗊𝗎𝖺𝗌𝗂 𝗎𝗇 𝗈𝗋𝖺. 𝖫'𝖺𝗋𝗋𝗂𝗏𝗈 𝖺𝗅𝗅'𝖺𝖾𝗋𝗈𝗉𝗈𝗋𝗍𝗈 𝖽𝗂 𝖫𝖠 𝗌𝖺𝗋𝖾𝖻𝖻𝖾 𝗌𝗍𝖺𝗍𝗈 𝗉𝗋𝖾𝗏𝗂𝗌𝗍𝗈 𝗂𝗇𝗍𝗈𝗋𝗇𝗈 𝖺𝗅𝗅𝖾 𝟣𝟢:𝟢𝟢 𝖽𝖾𝗅 𝗆𝖺𝗍𝗍𝗂𝗇𝗈. 𝖲𝗂𝗌𝗍𝖾𝗆𝖺𝗂 𝖼𝖺𝗌𝖺 𝗉𝖾𝗋 𝖻𝖾𝗇𝖾, 𝖼𝗈𝗆𝗉𝗋𝖺𝗂 𝖺𝗇𝖼𝗁𝖾 𝖽𝖾𝗅𝗅𝖾 𝗉𝗂𝖺𝗇𝗍𝖾 𝗇𝗎𝗈𝗏𝖾 𝗉𝖾𝗋 𝖽𝖺𝗋𝖾 𝖼𝗈𝗅𝗈𝗋𝖾 𝖺𝗅𝗅𝖺 𝖼𝖺𝗌𝖺, 𝗂𝗇 𝖾𝖿𝖿𝖾𝗍𝗍𝗂 𝗎𝗇 𝗉ò 𝗌𝗆𝗈𝗋𝗍𝖺 𝖾 𝗉𝗋𝗈𝖿𝗎𝗆𝖺𝗂 𝗅'𝖺𝗋𝗂𝖺 𝖼𝗈𝗇 𝗅𝖺 𝗉𝗎𝗅𝗂𝗓𝗂𝖺 𝗉𝗋𝗈𝖿𝗈𝗇𝖽𝖺 𝖽𝗂 𝗍𝗎𝗍𝗍𝗂 𝗀𝗅𝗂 𝖺𝗇𝗀𝗈𝗅𝗂. [...] 𝟣𝟢:𝟢𝟢 𝖺𝗆. 𝖥𝗂𝗇𝖺𝗅𝗆𝖾𝗇𝗍𝖾 𝖺𝗋𝗋𝗂𝗏ò 𝖺 𝖫𝖠, 𝗊𝗎𝖺𝗇𝖽𝗈 𝗌𝗍𝖺𝗏𝗈 𝗉𝖾𝗋 𝗉𝗋𝖾𝗉𝖺𝗋𝖺𝗋𝗆𝗂 𝗉𝖾𝗋 𝖺𝗇𝖽𝖺𝗋𝗅𝖺 𝖺 𝗉𝗋𝖾𝗇𝖽𝖾𝗋𝖾, 𝗆𝗂 𝗍𝖾𝗅𝖾𝖿𝗈𝗇ò 𝖽𝗂𝖼𝖾𝗇𝖽𝗈𝗆𝗂 𝖼𝗁𝖾 𝖾𝗋𝖺 𝗀𝗂à 𝗂𝗇 𝖳𝖺𝗑𝗂 𝖾 𝖼𝗁𝖾 𝖽𝗈𝗏𝖾𝗏𝗈 𝗋𝗂𝖿𝖾𝗋𝗂𝗋𝗅𝖾 𝗅'𝗂𝗇𝖽𝗂𝗋𝗂𝗓𝗓𝗈 𝖽𝗂 𝖼𝖺𝗌𝖺. 𝖭𝗈𝗇 𝖼𝖺𝗉𝗂𝗏𝗈 𝗂𝗅 𝗆𝗈𝗍𝗂𝗏𝗈 𝗉𝖾𝗋 𝖼𝗎𝗂 𝗇𝗈𝗇 𝗆𝗂 𝗁𝖺 𝗉𝖾𝗋𝗆𝖾𝗌𝗌𝗈 𝖽𝗂 𝖺𝗇𝖽𝖺𝗋𝗅𝖺 𝖺 𝗉𝗋𝖾𝗇𝖽𝖾𝗋𝖾 𝖽𝗂𝗋𝖾𝗍𝗍𝖺𝗆𝖾𝗇𝗍𝖾 𝗅𝗂, 𝗆𝖺 𝗇𝗈𝗇 𝖿𝖾𝖼𝗂 𝖽𝗈𝗆𝖺𝗇𝖽𝖾. 𝖠𝗍𝗍𝖾𝗌𝗂 𝗂𝗇 𝖼𝖺𝗌𝖺 𝖼𝗈𝗇 𝖺𝗇𝗌𝗂𝖺, 𝗇𝗈𝗇 𝖿𝖺𝖼𝖾𝗏𝗈 𝖺𝗅𝗍𝗋𝗈 𝖼𝗁𝖾 𝖺𝗇𝖽𝖺𝗋𝖾 𝗌𝗎 𝖾 𝗀𝗂ù, 𝖺𝗏𝖺𝗇𝗍𝗂 𝖾 𝖽𝗂𝖾𝗍𝗋𝗈. 𝖤𝗋𝗈 𝗇𝖾𝗋𝗏𝗈𝗌𝗈, 𝗂𝗆𝗉𝖺𝖼𝖼𝗂𝖺𝗍𝗈 𝖾 𝗎𝗇 𝗉ò 𝗂𝗇𝗍𝗂𝗆𝗈𝗋𝗂𝗍𝗈 𝖽𝖺𝗅𝗅𝖺 𝗌𝗂𝗍𝗎𝖺𝗓𝗂𝗈𝗇𝖾. 𝖣𝗅𝗂𝗇 𝖽𝗅𝗈𝗇, 𝖾𝖼𝖼𝗈𝗅𝖺! 𝖠𝗇𝖽𝖺𝗂 𝖺𝗅𝗅𝖺 𝗉𝗈𝗋𝗍𝖺 𝖺𝗅𝗅'𝗂𝗆𝗉𝖺𝗓𝗓𝖺𝗍𝖺 𝖾 𝗆𝗂 𝖻𝗅𝗈𝖼𝖼𝖺𝗂 𝗅𝗂 𝗊𝗎𝖺𝗇𝖽𝗈 𝗅𝖺 𝗋𝗂𝗏𝗂𝖽𝗂. 𝖢𝖺𝗉𝖾𝗅𝗅𝗂 𝖼𝗈𝗋𝗍𝗂 𝖻𝗂𝖺𝗇𝖼𝗁𝗂 𝖼𝗈𝗆𝖾 𝗅𝖺 𝖼𝖺𝗋𝗍𝖺, 𝗋𝗎𝗀𝗁𝖾 𝗌𝗎𝗅 𝗏𝗈𝗅𝗍𝗈 𝗆𝖺 𝗇𝗈𝗇 𝗍𝗋𝗈𝗉𝗉𝖾 𝖾 𝗎𝗇 𝗌𝗈𝗋𝗋𝗂𝗌𝗈 𝖿𝖺𝗇𝗍𝖺𝗌𝗍𝗂𝖼𝗈 𝗋𝗂𝗀𝖺𝗍𝗈 𝗈𝗋𝖺 𝖽𝖺 𝗊𝗎𝖺𝗅𝖼𝗁𝖾 𝗅𝖺𝖼𝗋𝗂𝗆𝖺 𝖽𝗂 𝖼𝗈𝗆𝗆𝗈𝗓𝗂𝗈𝗇𝖾. 𝖭𝗈𝗇 𝗋𝖾𝗌𝗂𝗌𝗍𝖾𝗍𝗍𝗂 𝗉𝗂ù, 𝗅'𝖺𝖻𝖻𝗋𝖺𝖼𝖼𝗂𝖺𝗂 𝖿𝗈𝗋𝗍𝖾 𝖿𝗈𝗋𝗍𝖾 𝗉𝖾𝗋 𝖺𝗅𝗆𝖾𝗇𝗈 𝗎𝗇 𝗊𝗎𝖺𝗋𝗍𝗈 𝖽'𝗈𝗋𝖺, 𝗉𝗈𝗂 𝗆𝗈𝗅𝗅𝖺𝗂 𝗅𝖺 𝗉𝗋𝖾𝗌𝖺 𝖾 𝗅𝖺 𝖿𝖾𝖼𝗂 𝖾𝗇𝗍𝗋𝖺𝗋𝖾." 𝖬𝖾: 𝖬𝖺𝗆𝗆𝖺! 𝖲𝗈𝗇𝗈 𝖼𝗈𝗌ì 𝖿𝖾𝗅𝗂𝖼𝖾 𝖽𝗂 𝗋𝗂𝗏𝖾𝖽𝖾𝗋𝗍𝗂, 𝗇𝗈𝗇𝗈𝗌𝗍𝖺𝗇𝗍𝖾 𝗍𝗎𝗍𝗍𝗈. 𝖵𝗂𝖾𝗇𝗂, 𝗍𝗂 𝗆𝗈𝗌𝗍𝗋𝗈 𝗅𝖺 𝖼𝖺𝗌𝖺, 𝖽𝖺𝗆𝗆𝗂 𝗉𝗎𝗋𝖾 𝗅𝖺 𝖻𝗈𝗋𝗌𝖺, 𝗅𝖺 𝗉𝗈𝗋𝗍𝗂𝖺𝗆𝗈 𝖽𝗂 𝗌𝗈𝗉𝗋𝖺, 𝗇𝖾𝗅𝗅𝖺 𝗌𝗍𝖺𝗇𝗓𝖺 𝖼𝗁𝖾 𝗍𝗂 𝗁𝗈 𝗉𝗋𝖾𝗉𝖺𝗋𝖺𝗍𝗈. 𝖫𝖾𝗂: 𝖢𝗂𝖺𝗈 𝖩𝗎𝗅𝗂𝖺𝗇, 𝗌𝗈𝗇𝗈 𝗆𝗈𝗅𝗍𝗈 𝖿𝖾𝗅𝗂𝖼𝖾 𝖺𝗇𝖼𝗁𝖾 𝗂𝗈 𝖽𝗂 𝗏𝖾𝖽𝖾𝗋𝗍𝗂.. 𝖿𝗂𝗀𝗅𝗂𝗈 𝗆𝗂𝗈, 𝗊𝗎𝖺𝗇𝗍𝗂 𝖺𝗇𝗇𝗂 𝗌𝗈𝗇𝗈 𝗉𝖺𝗌𝗌𝖺𝗍𝗂, 𝗌𝖾𝗂 𝗌𝖾𝗆𝗉𝗋𝖾 𝖻𝖾𝗅𝗅𝗂𝗌𝗌𝗂𝗆𝗈! 𝖠𝗌𝗌𝗈𝗆𝗂𝗀𝗅𝗂 𝗆𝗈𝗅𝗍𝗈 𝖺 𝗍𝗎𝗈 𝗉𝖺𝖽𝗋𝖾, 𝖼𝗈𝗇 𝗅𝖺 𝖽𝗂𝖿𝖿𝖾𝗋𝖾𝗇𝗓𝖺 𝖼𝗁𝖾 𝗉𝗈𝖼𝗁𝖾 𝗏𝗈𝗅𝗍𝖾 𝗉𝗈𝗋𝗍𝖺𝗏𝖺 𝗅𝖺 𝖻𝖺𝗋𝖻𝖺! 𝖢𝗁𝖾 𝖻𝖾𝗅𝗅𝖺 𝖼𝖺𝗌𝖺, 𝗆𝗂 𝗉𝗂𝖺𝖼𝖾 𝗆𝗈𝗅𝗍𝗈, è 𝖺𝖼𝖼𝗈𝗀𝗅𝗂𝖾𝗇𝗍𝖾. 𝖯𝗈𝗌𝗌𝗂𝖺𝗆𝗈 𝗌𝖾𝖽𝖾𝗋𝖼𝗂 𝗉𝗋𝗂𝗆𝖺 𝖾 𝗉𝖺𝗋𝗅𝖺𝗋𝖾? 𝖯𝗈𝗂 𝗏𝖾𝖽𝗂𝖺𝗆𝗈 𝗅𝖺 𝖼𝖺𝗌𝖺! 𝖬𝖾: 𝖣'𝖺𝖼𝖼𝗈𝗋𝖽𝗈 𝗆𝖺𝗆𝗆𝖺, 𝖼𝖾𝗋𝗍𝖺𝗆𝖾𝗇𝗍𝖾. 𝖬𝗂 𝖺𝗌𝗉𝖾𝗍𝗍𝗂 𝗎𝗇 𝗆𝗈𝗆𝖾𝗇𝗍𝗈? 𝖯𝗈𝗋𝗍𝗈 𝗅𝖺 𝗍𝗎𝖺 𝗏𝖺𝗅𝗂𝗀𝗂𝖺 𝖽𝗂 𝗌𝗈𝗉𝗋𝖺. 𝖠𝖼𝖼𝗈𝗆𝗈𝖽𝖺𝗍𝗂 𝗉𝗎𝗋𝖾 𝗂𝗇 𝗌𝖺𝗅𝗈𝗍𝗍𝗈. "𝖠𝗇𝖽𝖺𝗂 𝖽𝗂 𝗌𝗈𝗉𝗋𝖺 𝖾 𝗉𝗈𝗌𝖺𝗂 𝗅𝖺 𝗏𝖺𝗅𝗂𝗀𝗂𝖺 𝗌𝗈𝗉𝗋𝖺 𝖺𝗅𝗅𝖺 𝗉𝗈𝗅𝗍𝗋𝗈𝗇𝖼𝗂𝗇𝖺 𝖽𝖾𝗇𝗍𝗋𝗈 𝗅𝖺 𝖼𝖺𝗆𝖾𝗋𝖺 𝖽𝖺 𝗅𝖾𝗍𝗍𝗈 𝖼𝗁𝖾 𝖺𝗏𝖾𝗏𝗈 𝗉𝗋𝖾𝗉𝖺𝗋𝖺𝗍𝗈 𝗉𝖾𝗋 𝗆𝖺𝗆𝗆𝖺 𝖾 𝗍𝗈𝗋𝗇𝖺𝗂 𝖽𝗂 𝗌𝗈𝗍𝗍𝗈 𝗌𝖾𝖽𝖾𝗇𝖽𝗈𝗆𝗂 𝖽𝗂 𝖿𝗋𝗈𝗇𝗍𝖾 𝖺 𝗅𝖾𝗂." 𝖬𝖾: 𝖤𝖼𝖼𝗈𝗆𝗂 𝗊𝗎𝖺, 𝖽𝗂 𝖼𝗈𝗌𝖺 𝗏𝗈𝗅𝖾𝗏𝗂 𝗉𝖺𝗋𝗅𝖺𝗋𝖾 𝗂𝗇 𝗊𝗎𝖾𝗌𝗍𝗈 𝗆𝗈𝗆𝖾𝗇𝗍𝗈? 𝖫𝖾𝗂: 𝖣𝗂 𝗍𝖾 𝖿𝗂𝗀𝗅𝗂𝗈 𝗆𝗂𝗈! 𝖲𝖾𝗂 𝖼𝖺𝗆𝖻𝗂𝖺𝗍𝗈 𝖽𝖺𝗅𝗅'𝗎𝗅𝗍𝗂𝗆𝖺 𝗏𝗈𝗅𝗍𝖺, 𝗇𝗈𝗇 𝗌𝗈𝗅𝗈 𝖾𝗌𝗍𝖾𝗋𝗂𝗈𝗋𝗆𝖾𝗇𝗍𝖾, 𝗆𝖺 𝖼𝖺𝗋𝖺𝗍𝗍𝖾𝗋𝗂𝖺𝗅𝗆𝖾𝗇𝗍𝖾. 𝖯𝖾𝗇𝗌𝗂 𝖼𝗁𝖾 𝖽𝗈𝗉𝗈 𝖼𝗁𝖾 𝗍𝗂 𝗁𝖺𝗇𝗇𝗈 𝗆𝖺𝗇𝖽𝖺𝗍𝗈 𝗂𝗇 𝗊𝗎𝖾𝗅𝗅𝖺 𝖼𝗈𝗆𝗎𝗇𝗂𝗍à, 𝗂𝗈 𝗇𝗈𝗇 𝖺𝖻𝖻𝗂𝖺 𝗆𝖺𝗂 𝗉𝖾𝗇𝗌𝖺𝗍𝗈 𝖺 𝗍𝖾? 𝖫𝖾 𝖼𝗎𝗋𝖾 𝗅𝖾 𝗁𝗈 𝗉𝖺𝗀𝖺𝗍𝖾 𝗂𝗈 𝗊𝗎𝖾𝗌𝗍𝗈 𝗅𝗈 𝗌𝖺𝗂 𝖻𝖾𝗇𝖾, 𝗆𝖺 𝗈𝗀𝗇𝗂 𝗀𝗂𝗈𝗋𝗇𝗈 𝗂𝗈 𝗍𝖾𝗅𝖾𝖿𝗈𝗇𝖺𝗏𝗈 𝗉𝖾𝗋 𝗌𝖺𝗉𝖾𝗋𝖾 𝖼𝗈𝗆𝖾 𝗌𝗍𝖺𝗏𝗂, 𝗉𝖾𝗋 𝗌𝖾𝗇𝗍𝗂𝗋𝖾 𝗂 𝗍𝗎𝗈𝗂 𝗆𝗂𝗀𝗅𝗂𝗈𝗋𝖺𝗆𝖾𝗇𝗍𝗂. 𝖫𝖺 𝗍𝗎𝖺 𝖿𝗈𝗋𝗓𝖺 𝖽𝗂 𝗏𝗈𝗅𝗈𝗇𝗍à è 𝗌𝗍𝖺𝗍𝖺 𝖺𝗉𝗉𝗋𝖾𝗓𝗓𝖺𝗍𝖺 𝖾 𝗉𝗋𝖾𝗆𝗂𝖺𝗍𝖺, 𝗍𝖺𝗇𝗍𝗈 𝖼𝗁𝖾 𝗌𝖾𝗂 𝗎𝗌𝖼𝗂𝗍𝗈 𝗊𝗎𝖺𝗅𝖼𝗁𝖾 𝖺𝗇𝗇𝗈 𝖽𝗈𝗉𝗈. 𝖲𝗈𝗇𝗈 𝗌𝗍𝖺𝗍𝖺 𝖿𝗂𝖾𝗋𝖺 𝖽𝗂 𝗍𝖾, 𝗉𝖾𝗋𝖼𝗁è 𝗌𝖾 𝗌𝖾𝗂 𝖿𝗂𝗇𝗂𝗍𝗈 𝗂𝗇 𝗊𝗎𝖾𝗅𝗅𝖺 𝗌𝗂𝗍𝗎𝖺𝗓𝗂𝗈𝗇𝖾 è 𝖺𝗇𝖼𝗁𝖾 𝖼𝗈𝗅𝗉𝖺 𝗆𝗂𝖺! 𝖬𝖾: 𝖬𝖺 𝗇𝗈 𝗆𝖺𝗆𝗆𝖺, 𝖾𝗋𝗈 𝗌𝖾𝗇𝗓𝖺 𝖼𝖾𝗋𝗏𝖾𝗅𝗅𝗈, 𝗎𝗇 𝖺𝖽𝗈𝗅𝖾𝗌𝖼𝖾𝗇𝗍𝖾 𝖼𝗁𝖾 𝖺𝗆𝖺𝗏𝖺 𝗅𝖺 𝗉𝖺𝗓𝗓𝖺 𝗀𝗂𝗈𝗂𝖺, 𝗅𝖺 𝖿𝗈𝗅𝗅𝗂𝖺, 𝖼𝗈𝗆𝖾 𝗈𝗀𝗇𝗂 𝗋𝖺𝗀𝖺𝗓𝗓𝗈 𝖺 𝗊𝗎𝖾𝗅𝗅'𝖾𝗍à. 𝖫𝖾𝗂: 𝖭𝗈, 𝗇𝗈𝗇 è 𝖼𝗈𝗌ì! 𝖭𝗈𝗇 𝗌𝗈𝗇𝗈 𝗆𝖺𝗂 𝗉𝗂ù 𝗋𝗂𝗎𝗌𝖼𝗂𝗍𝖺 𝖺 𝗌𝖾𝗀𝗎𝗂𝗋𝗍𝗂 𝖽𝗈𝗉𝗈 𝗅𝖺 𝗆𝗈𝗋𝗍𝖾 𝖽𝗂 𝗍𝗎𝗈 𝗉𝖺𝖽𝗋𝖾, 𝖼𝗈𝗌ì 𝗍𝗂 𝗁𝗈 𝗉𝖾𝗋𝗌𝗈 𝖾 𝗌𝖾𝗂 𝖿𝗂𝗇𝗂𝗍𝗈 𝖺 𝖽𝗂𝗏𝖾𝗇𝗍𝖺𝗋𝖾 𝗎𝗇 𝖽𝖾𝗅𝗂𝗇𝗊𝗎𝖾𝗇𝗍𝖾 𝖽𝗋𝗈𝗀𝖺𝗍𝗈.. 𝖰𝗎𝖾𝗌𝗍𝖺 𝖼𝗈𝗌𝖺 𝗇𝗈𝗇 𝗆𝖾 𝗅𝖺 𝗉𝖾𝗋𝖽𝗈𝗇𝖾𝗋ò 𝗆𝖺𝗂.. 𝖼𝗈𝗇𝗈𝖻𝖻𝗂 𝗎𝗇 𝖼𝖺𝗍𝗍𝗂𝗏𝗈 𝖼𝗈𝗆𝗉𝖺𝗀𝗇𝗈, 𝗆𝖺 𝖼𝗁𝖾 𝖺𝗇𝖼𝗁𝖾 𝗅𝗎𝗂 è 𝖼𝖺𝗆𝖻𝗂𝖺𝗍𝗈, 𝗍𝖾 𝗅𝗈 𝖺𝗌𝗌𝗂𝖼𝗎𝗋𝗈! 𝖬𝖾: 𝖢𝖾𝗋𝗍𝗈, 𝖼𝗈𝗆𝖾 𝗇𝗈! 𝖬𝗂 𝖺𝗆𝖺𝗏𝖺 𝖼𝗈𝗌ì 𝗍𝖺𝗇𝗍𝗈 𝖼𝗁𝖾 𝗆𝗂 𝗍𝗋𝖺𝗍𝗍𝖺𝗏𝖺 𝖼𝗈𝗆𝖾 𝗎𝗇 𝗌𝗈𝗅𝖽𝖺𝗍𝗂𝗇𝗈. 𝖨𝗇 𝖼𝗈𝗅𝗅𝖾𝗀𝗂𝗈 𝗆𝗂 𝗉𝗋𝖾𝗇𝖽𝖾𝗏𝖺𝗇𝗈 𝗍𝗎𝗍𝗍𝗂 𝖽𝗂 𝗆𝗂𝗋𝖺, 𝖾𝗋𝗈 𝗌𝗍𝖺𝗍𝗈 𝗌𝗈𝗍𝗍𝗈𝗉𝗈𝗌𝗍𝗈 𝖺 𝖼𝗈𝗇𝗍𝗂𝗇𝗎𝗈 𝖻𝗎𝗅𝗅𝗂𝗌𝗆𝗈 𝗉𝖾𝗋 𝗊𝗎𝖾𝗌𝗍𝗈, 𝖼𝗈𝗌ì 𝖿𝗂𝗇𝗂𝗂 𝗂𝗇 𝗊𝗎𝖾𝗅𝗅𝖺 𝗌𝗍𝗋𝖺𝖽𝖺. 𝖫𝖾𝗂: 𝖩𝗎𝗅𝗂𝖺𝗇..... 𝗏𝗈𝗋𝗋𝖾𝗂 𝖼𝗁𝖾 𝖿𝖺𝖼𝖾𝗌𝗌𝗂 𝗎𝗇𝖺 𝖼𝗈𝗌𝖺 𝗉𝖾𝗋 𝗆𝖾 𝗈𝗋𝖺, 𝗌𝖾 𝖽𝖺𝗏𝗏𝖾𝗋𝗈 𝗆𝗂 𝖺𝗆𝗂 𝖾 𝗆𝗂 𝗏𝗎𝗈𝗂 𝗉𝖾𝗋𝖽𝗈𝗇𝖺𝗋𝖾! 𝖬𝖾:𝖢𝖾𝗋𝗍𝗈 𝗆𝖺𝗆𝗆𝖺, 𝗍𝗎𝗍𝗍𝗈 𝗊𝗎𝖾𝗅𝗅𝗈 𝖼𝗁𝖾 𝗏𝗎𝗈𝗂, 𝗈𝗋𝖺 𝗌𝖾𝗂 𝗊𝗎𝗂 𝖼𝗈𝗇 𝗆𝖾! "𝖫𝖾 𝖺𝖿𝖿𝖾𝗋𝗋𝖺𝗂 𝗅𝖺 𝗆𝖺𝗇𝗈 𝖾 𝗊𝗎𝖺𝗇𝖽𝗈 𝗆𝖾𝗇𝗈 𝗆𝖾 𝗅𝗈 𝖺𝗌𝗉𝖾𝗍𝗍𝖺𝗂, 𝖽𝖺 𝖽𝗂𝖾𝗍𝗋𝗈 𝗅𝖺 𝗉𝖺𝗋𝖾𝗍𝖾 𝖼𝗈𝗆𝗉𝖺𝗋𝗏𝖾 𝗅𝗎𝗂... 𝖭𝗈𝗇 𝖼𝗂 𝗉𝗈𝗌𝗌𝗈 𝖼𝗋𝖾𝖽𝖾𝗋𝖾.. 𝖫𝗈𝗒𝖽 𝖦𝗋𝗈𝗎𝗐𝖾𝗋... " 𝖫𝗎𝗂: 𝖢𝗂𝖺𝗈 𝖿𝗂𝗀𝗅𝗂𝗈𝗅𝗈.... 𝖨𝗈 𝗋𝗂𝗆𝖺𝗌𝗂 𝖽𝗂 𝗀𝗁𝗂𝖺𝖼𝖼𝗂𝗈 𝖺 𝗋𝗂𝗏𝖾𝖽𝖾𝗋𝖾 𝗂𝗅 𝗆𝗂𝗈 𝗉𝖺𝗍𝗋𝗂𝗀𝗇𝗈, 𝖺𝗇𝖼𝗁𝖾 𝗉𝖾𝗋𝖼𝗁è 𝖿𝗎 𝗅𝗎𝗂 𝖺 𝗋𝗈𝗏𝗂𝗇𝖺𝗋𝗆𝗂 𝗅𝖺 𝗏𝗂𝗍𝖺. 𝖫𝖺𝗌𝖼𝗂𝖺𝗂 𝗅𝖺 𝗆𝖺𝗇𝗈 𝖽𝗂 𝗆𝗂𝖺 𝗆𝖺𝖽𝗋𝖾 𝖾 𝗆𝗂 𝖺𝗅𝗓𝖺𝗂 𝗂𝗇 𝗉𝗂𝖾𝖽𝗂. 𝖣𝖺𝗅 𝗇𝖾𝗋𝗏𝗈𝗌𝗈 𝖼𝗈𝗆𝗂𝗇𝖼𝗂𝖺𝗂 𝖺 𝖼𝖺𝗆𝗆𝗂𝗇𝖺𝗋𝖾 𝖺𝗏𝖺𝗇𝗍𝗂 𝖾 𝖽𝗂𝖾𝗍𝗋𝗈 𝗉𝖾𝗋 𝗂𝗅 𝗌𝖺𝗅𝗈𝗍𝗍𝗈 𝖼𝗈𝗇 𝗅𝖾 𝗆𝖺𝗇𝗂 𝗌𝗎𝗂 𝖼𝖺𝗉𝖾𝗅𝗅𝗂. 𝖢𝖾𝗋𝖼𝖺𝗂 𝖽𝗂 𝗋𝗂𝗆𝖺𝗇𝖾𝗋𝖾 𝗍𝗋𝖺𝗇𝗊𝗎𝗂𝗅𝗅𝗈, 𝗅𝗈 𝖿𝖾𝖼𝗂 𝗉𝖾𝗋 𝗆𝗂𝖺 𝗆𝖺𝗆𝗆𝖺, 𝗉𝖾𝗋 𝖽𝗂𝗆𝗈𝗌𝗍𝗋𝖺𝗋𝗅𝖾 𝖼𝗁𝖾 𝗏𝖾𝗋𝖺𝗆𝖾𝗇𝗍𝖾 𝖾𝗋𝗈 𝖼𝖺𝗆𝖻𝗂𝖺𝗍𝗈. 𝖯𝗈𝗂 𝗆𝗂 𝖿𝖾𝗋𝗆𝖺𝗂 𝖾 𝗀𝗎𝖺𝗋𝖽𝖺𝗂 𝗆𝗂 𝗆𝖺𝖽𝗋𝖾." 𝖬𝖾: 𝖳𝖾 𝗅𝗈 𝖼𝗁𝗂𝖾𝖽𝗈 𝖼𝗈𝗇 𝖼𝖺𝗅𝗆𝖺.. 𝖼𝗁𝖾 𝖼𝗂 𝖿𝖺 𝗅𝗎𝗂 𝗊𝗎𝗂? 𝖭𝗈𝗇 𝗆𝖾 𝗅'𝖺𝗏𝖾𝗏𝗂 𝖽𝖾𝗍𝗍𝗈 𝖺𝗅 𝗍𝖾𝗅𝖾𝖿𝗈𝗇𝗈! 𝖫𝖾𝗂: 𝖥𝗂𝗀𝗅𝗂𝗈𝗅𝗈 𝗍𝗂 𝗉𝗋𝖾𝗀𝗈, è 𝗏𝖾𝗇𝗎𝗍𝗈 𝖺 𝖼𝗁𝗂𝖾𝖽𝖾𝗋𝗍𝗂 𝗌𝖼𝗎𝗌𝖺... è 𝖼𝖺𝗆𝖻𝗂𝖺𝗍𝗈! 𝖠𝗌𝖼𝗈𝗅𝗍𝖺𝗅𝗈, è 𝗊𝗎𝗂 𝗉𝖾𝗋 𝗍𝖾! 𝖬𝖾: 𝖲𝗂 𝖼𝖾𝗋𝗍𝗈, 𝖼𝗈𝗆𝖾 𝗇𝗈... 𝖬𝖨 𝖧𝖠𝖨 𝖱𝖮𝖵𝖨𝖭𝖠𝖳𝖮 𝖫𝖠 𝖵𝖨𝖳𝖠! 𝖲𝖾𝗂 𝗌𝗍𝖺𝗍𝗈 𝗍𝗎 𝖺 𝖿𝖺𝗋𝗆𝗂 𝖽𝗋𝗈𝗀𝖺𝗋𝖾, 𝗏𝗈𝗅𝖾𝗏𝗂 𝗌𝗈𝗌𝗍𝗂𝗍𝗎𝗂𝗋𝗍𝗂 𝖺 𝗆𝗂𝗈 𝗉𝖺𝖽𝗋𝖾 𝗂𝗇 𝗆𝗈𝖽𝗈 𝗈𝗋𝗋𝖾𝗇𝖽𝗈, 𝖻𝗋𝗎𝗍𝖺𝗅𝖾... 𝗇𝗈𝗇 𝗁𝖺𝗂 𝗆𝖺𝗂 𝖿𝖺𝗍𝗍𝗈 𝗇𝗂𝖾𝗇𝗍𝖾 𝗉𝖾𝗋 𝗆𝖾, 𝗇𝗈𝗇 𝗁𝖺𝗂 𝗆𝖺𝗂 𝗉𝖾𝗇𝗌𝖺𝗍𝗈 𝖽𝗂 𝗋𝖾𝗇𝖽𝖾𝗋𝗆𝗂 𝖿𝖾𝗅𝗂𝖼𝖾, 𝖽𝖺𝗋𝗆𝗂 𝗊𝗎𝖾𝗅𝗅𝖺 𝖿𝗂𝗀𝗎𝗋𝖺 𝗉𝖺𝗍𝖾𝗋𝗇𝖺 𝖼𝗁𝖾 è 𝗏𝖾𝗇𝗎𝗍𝖺 𝖺 𝗆𝖺𝗇𝖼𝖺𝗋𝗆𝗂.. 𝖬𝗂𝗈 𝗉𝖺𝖽𝗋𝖾 𝖾𝗋𝖺 𝗎𝗇 𝗀𝗋𝖺𝗇𝖽𝖾 𝗎𝗈𝗆𝗈, 𝗍𝗎 𝖼𝗁𝗂 𝖼𝖺𝗓𝗓𝗈 𝗌𝖾𝗂 𝖽𝖺𝗏𝗏𝖾𝗋𝗈? "𝖲𝖼𝗈𝗉𝗉𝗂𝖺𝗂 𝗂𝗇 𝗅𝖺𝖼𝗋𝗂𝗆𝖾 𝖽𝗂 𝗋𝖺𝖻𝖻𝗂𝖺 𝖾 𝗋𝗂𝗆𝖺𝗌𝗂 𝗂𝗇 𝗌𝗂𝗅𝖾𝗇𝗓𝗂𝗈 𝖽𝗈𝗉𝗈 𝗅𝗈 𝗌𝖿𝗈𝗀𝗈. 𝖬𝗂𝖺 𝗆𝖺𝖽𝗋𝖾 𝗉𝗂𝖺𝗇𝗌𝖾 𝖽𝗈𝗉𝗈 𝖽𝗂 𝗆𝖾, 𝗆𝖺 𝗇𝗈𝗇 𝖾𝗋𝖺 𝗊𝗎𝖾𝗅𝗅𝗈 𝖼𝗁𝖾 𝗏𝗈𝗅𝖾𝗏𝗈." 𝖫𝗎𝗂: 𝖩𝗎𝗅𝗂𝖺𝗇.. 𝗆𝗂 𝖽𝗂𝗌𝗉𝗂𝖺𝖼𝖾 𝗉𝖾𝗋 𝗍𝗎𝗍𝗍𝗈 𝗊𝗎𝖾𝗅𝗅𝗈 𝖼𝗁𝖾 𝗂𝗈 𝗍𝗂 𝗁𝗈 𝖿𝖺𝗍𝗍𝗈, 𝗍𝗂 𝗉𝗋𝖾𝗀𝗈 𝗌𝗂𝖾𝖽𝗂𝗍𝗂.. "𝖫𝗈 𝗏𝗂𝖽𝗂 𝗌𝖾𝖽𝖾𝗋𝗌𝗂 𝖺𝖼𝖼𝖺𝗇𝗍𝗈 𝖺 𝗆𝖺𝗆𝗆𝖺, 𝖺𝖻𝖻𝗋𝖺𝖼𝖼𝗂𝖺𝗇𝖽𝗈𝗅𝖺 𝖾 𝗌𝗍𝗋𝗂𝗇𝗀𝖾𝗇𝖽𝗈𝗅𝖾 𝗅𝖺 𝗆𝖺𝗇𝗈. 𝖢𝗈𝗇 𝖼𝖺𝗅𝗆𝖺 𝗋𝖾𝗌𝗉𝗂𝗋𝖺𝗂 𝖺𝖿𝖿𝗈𝗇𝖽𝗈 𝖾 𝗆𝗂 𝗍𝗋𝖺𝗇𝗊𝗎𝗂𝗅𝗅𝗂𝗓𝖺𝗂 𝗌𝖾𝖽𝖾𝗇𝖽𝗈𝗆𝗂 𝖽𝗂 𝖿𝗋𝗈𝗇𝗍𝖾 𝖺 𝗅𝗈𝗋𝗈." 𝖫𝗎𝗂: 𝖠𝗅𝗅𝗈𝗋𝖺.. 𝗇𝗈𝗇 𝗁𝗈 𝗆𝖺𝗂 𝖺𝗏𝗎𝗍𝗈 𝗎𝗇 𝗉𝖺𝖽𝗋𝖾, 𝗆𝗂 𝗌𝗈𝗇𝗈 𝖺𝗋𝗋𝗎𝗈𝗅𝖺𝗍𝗈 𝗌𝗎𝖻𝗂𝗍𝗈 𝗉𝖾𝗋 𝗏𝗂𝖺 𝖽𝖾𝗅𝗅𝖺 𝗀𝗎𝖾𝗋𝗋𝖺. 𝖤𝗋𝗈 𝗎𝗇 𝖺𝗏𝗂𝖺𝗍𝗈𝗋𝖾 𝗆𝗂𝗅𝗂𝗍𝖺𝗋𝖾, 𝗉𝗎𝗋𝗍𝗋𝗈𝗉𝗉𝗈 𝖿𝗂𝗇𝗂𝗍𝗈 𝗇𝖾𝗅𝗅𝖺 𝖼𝖺𝗍𝗍𝗂𝗏𝖺 𝗌𝗍𝗋𝖺𝖽𝖺 𝖺𝗇𝖼𝗁𝖾 𝗂𝗈. 𝖣𝗈𝗉𝗈 𝖼𝗁𝖾 𝗍𝗎 𝗌𝖾𝗂 𝖿𝗂𝗇𝗂𝗍𝗈 𝗂𝗇 𝖼𝗈𝗆𝗎𝗇𝗂𝗍à, 𝗂𝗈 𝖿𝗎𝗂 𝗋𝖺𝖽𝗂𝖺𝗍𝗈 𝖽𝖺𝗅𝗅𝖾 𝖿𝗈𝗋𝗓𝖾 𝖺𝗋𝗆𝖺𝗍𝖾 𝗉𝖾𝗋 𝗌𝗍𝗎𝗉𝖾𝖿𝖺𝖼𝖾𝗇𝗍𝗂. 𝖢𝗁𝗂 𝗆𝗂 𝗉𝗈𝗋𝗍ò 𝖺 𝗍𝗎𝗍𝗍𝗈 𝗊𝗎𝖾𝗌𝗍𝗈? 𝖣𝖾𝗀𝗅𝗂 𝗌𝗍𝗋𝗈𝗇𝗓𝗂 𝗂𝖽𝗂𝗈𝗍𝗂 𝖽𝗂 𝗉𝖾𝗋𝗌𝗈𝗇𝖾 𝖼𝗁𝖾 𝗋𝗂𝗍𝖾𝗇𝖾𝗏𝗈 𝖺𝗆𝗂𝖼𝗂, 𝗆𝖾𝗇𝗍𝗋𝖾 𝗂𝗇𝗏𝖾𝖼𝖾 𝖾𝗋𝖺𝗇𝗈 𝖽𝖾𝗂 𝖿𝗂𝗀𝗅𝗂 𝖽𝗂 𝗉𝗎𝗍𝗍𝖺𝗇𝖺 𝖼𝗁𝖾 𝗆𝗂 𝗁𝖺𝗇𝗇𝗈 𝗋𝗈𝗏𝗂𝗇𝖺𝗍𝗈. 𝖬𝗂 𝗉𝖾𝗇𝗍𝗂𝗂 𝗆𝗈𝗅𝗍𝗈 𝖽𝗂 𝗊𝗎𝖾𝗅𝗅𝖾 𝖼𝗈𝗌𝖾 𝖼𝗁𝖾 𝗍𝗂 𝖽𝗂𝗌𝗌𝗂 𝖽𝖺 𝖻𝖺𝗆𝖻𝗂𝗇𝗈, 𝖼𝗈𝗌ì 𝗍𝗎𝖺 𝗆𝖺𝖽𝗋𝖾 𝗆𝗂 𝖺𝗂𝗎𝗍ò 𝖺𝖽 𝗎𝗌𝖼𝗂𝗋𝖾 𝖿𝗎𝗈𝗋𝗂 𝖽𝖺𝗅𝗅'𝖺𝗅𝖼𝗈𝗅 𝖾 𝗅𝖺 𝖽𝗋𝗈𝗀𝖺, 𝗉𝗋𝗈𝗉𝗋𝗂𝗈 𝖼𝗈𝗆𝖾 𝗁𝖺 𝖼𝖾𝗋𝖼𝖺𝗍𝗈 𝖽𝗂 𝖿𝖺𝗋𝖾 𝖼𝗈𝗇 𝗍𝖾. 𝖫𝖾𝗂 𝗆𝗂 𝗁𝖺 𝗌𝖺𝗅𝗏𝖺𝗍𝗈 𝗅𝖺 𝗏𝗂𝗍𝖺, 𝖼𝗈𝗌ì 𝗁𝗈 𝖼𝗈𝗇𝗍𝗋𝗂𝖻𝗎𝗂𝗍𝗈 𝖺 𝗉𝖺𝗀𝖺𝗋𝖾 𝗅𝖾 𝗍𝗎𝖾 𝖼𝗎𝗋𝖾 𝗉𝖾𝗋 𝗌𝖽𝖾𝖻𝗂𝗍𝖺𝗋𝗆𝗂. 𝖯𝗎𝗋𝗍𝗋𝗈𝗉𝗉𝗈 𝗇𝗈𝗇 𝗆𝗂 𝗉𝖾𝗋𝗆𝗂𝗌𝖾𝗋𝗈 𝖽𝗂 𝗏𝖾𝗇𝗂𝗋𝗍𝗂 𝖺 𝗍𝗋𝗈𝗏𝖺𝗋𝖾 𝗂𝗇 𝖼𝗈𝗆𝗎𝗇𝗂𝗍à, 𝗉𝗋𝗈𝗉𝗋𝗂𝗈 𝗉𝖾𝗋 𝗊𝗎𝖾𝗌𝗍𝖾 𝗆𝗈𝗍𝗂𝗏𝖺𝗓𝗂𝗈𝗇𝗂. 𝖫𝗈 𝗏𝗈𝗅𝖾𝗏𝗈 𝗍𝖺𝗇𝗍𝗈, 𝗉𝖾𝗋 𝗌𝖼𝗎𝗌𝖺𝗋𝗆𝗂 𝗂𝗇 𝗍𝖾𝗆𝗉𝗈 𝖼𝗈𝗇 𝗍𝖾. 𝖭𝗈𝗇 𝗌𝗍𝗈 𝗊𝗎𝗂 𝖺𝖽 𝗂𝗆𝗉𝗅𝗈𝗋𝖺𝗋𝖾 𝗂𝗇 𝗀𝗂𝗇𝗈𝖼𝖼𝗁𝗂𝗈 𝗂𝗅 𝗍𝗎𝗈 𝗉𝖾𝗋𝖽𝗈𝗇𝗈, 𝗆𝖺 𝗏𝗈𝗀𝗅𝗂𝗈 𝗌𝗈𝗅𝗈 𝖽𝗂𝗋𝗍𝗂 𝖽𝖺𝗏𝗏𝖾𝗋𝗈 𝖼𝗁𝖾 𝗁𝗈 𝗌𝖻𝖺𝗀𝗅𝗂𝖺𝗍𝗈 𝖾 𝖼𝗁𝖾 𝖺𝗆𝗈 𝗆𝗈𝗅𝗍𝗈 𝗍𝗎𝖺 𝗆𝖺𝖽𝗋𝖾! 𝖮𝗋𝖺 𝗌𝖾𝗂 𝗅𝗂𝖻𝖾𝗋𝗈 𝖽𝗂 𝗌𝖼𝖾𝗀𝗅𝗂𝖾𝗋𝖾 𝗌𝖾 𝗉𝖾𝗋𝖽𝗈𝗇𝖺𝗋𝗆𝗂 𝗈 𝗇𝗈, 𝗉𝗈𝗌𝗌𝗈 𝖺𝗇𝖼𝗁𝖾 𝖺𝗉𝗋𝗂𝗋𝖾 𝗅𝖺 𝗉𝗈𝗋𝗍𝖺 𝖽𝗂 𝖼𝖺𝗌𝖺 𝗍𝗎𝖺 𝖾𝖽 𝖺𝗇𝖽𝖺𝗋𝗆𝖾𝗇𝖾 𝗏𝗂𝖺, 𝗌𝗉𝖺𝗋𝗂𝗋ò 𝗉𝖾𝗋 𝗌𝖾𝗆𝗉𝗋𝖾 𝖽𝖺𝗅𝗅𝖺 𝗍𝗎𝖺 𝗏𝗂𝗍𝖺, 𝗆𝖺 𝗇𝗈𝗇 𝗂𝗇 𝗊𝗎𝖾𝗅𝗅𝖺 𝖽𝗂 𝗍𝗎𝖺 𝗆𝖺𝖽𝗋𝖾! "𝖰𝗎𝖾𝗅 𝖽𝗂𝗌𝖼𝗈𝗋𝗌𝗈 𝗉𝗋𝗈𝖿𝗈𝗇𝖽𝗈 𝗌𝗂 𝖼𝗈𝗇𝖼𝗅𝗎𝗌𝖾 𝖼𝗈𝗇 𝗎𝗇𝗈 𝗌𝗉𝖾𝗓𝗓𝖺𝗍𝗈 𝗌𝗂𝗅𝖾𝗇𝗓𝗂𝗈 𝗍𝗋𝖺 𝖽𝗂 𝗇𝗈𝗂. 𝖲𝖾𝗆𝖻𝗋𝖺𝗏𝖺 𝖽𝖺𝗏𝗏𝖾𝗋𝗈 𝗉𝖾𝗇𝗍𝗂𝗍𝗈 𝖽𝖺 𝖼𝗂ò 𝖾 𝗆𝗂 𝖿𝖾𝖼𝖾 𝗉𝗂𝖺𝖼𝖾𝗋𝖾 𝗌𝖾𝗇𝗍𝗂𝗋𝖾 𝗂𝗅 𝗌𝗎𝗈 𝗉𝖾𝗇𝗍𝗂𝗆𝖾𝗇𝗍𝗈. 𝖬𝖺 𝖺𝗇𝖼𝗈𝗋𝖺 𝗇𝗈𝗇 𝖾𝗋𝗈 𝗉𝗋𝗈𝗇𝗍𝗈 𝖺 𝗉𝖾𝗋𝖽𝗈𝗇𝖺𝗋𝗅𝗈, 𝗇𝗈𝗇 𝗈𝗋𝖺." 𝖬𝖾: 𝖮𝗄, 𝗍𝗂 𝗋𝗂𝗇𝗀𝗋𝖺𝗓𝗂𝗈 𝖽𝖾𝗅𝗅𝖾 𝗍𝗎𝖾 𝗌𝖼𝗎𝗌𝖾.. 𝗆𝗂 𝖼𝗂 𝗏𝗈𝗋𝗋à 𝖽𝖾𝗅 𝗍𝖾𝗆𝗉𝗈 𝗉𝖾𝗋 𝗊𝗎𝖾𝗌𝗍𝗈 𝗉𝖺𝗌𝗌𝗈 𝗀𝗋𝖺𝗇𝖽𝖾, 𝗉𝖾𝗋 𝗂𝗅 𝗆𝗈𝗆𝖾𝗇𝗍𝗈... "𝖠𝗅𝗅𝗎𝗇𝗀𝖺𝗂 𝗅𝖺 𝗆𝖺𝗇𝗈 𝗉𝖾𝗋 𝖺𝖼𝖼𝖾𝗍𝗍𝖺𝗋𝖾 𝗅𝖾 𝗌𝗎𝖾 𝗌𝖼𝗎𝗌𝖾, 𝖼𝗈𝗌ì 𝖼𝗁𝖾 𝗏𝗂𝖽𝗂 𝗂𝗅 𝗏𝗂𝗌𝗈 𝖽𝗂 𝗆𝗂𝖺 𝗆𝖺𝖽𝗋𝖾 𝗂𝗅𝗅𝗎𝗆𝗂𝗇𝖺𝗋𝗌𝗂 𝖽𝖺𝗅𝗅𝖺 𝖿𝖾𝗅𝗂𝖼𝗂𝗍à."

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Capitolo 12
*** Back in the days ***


"𝐋𝐮𝐜𝐢 𝐚 𝐥𝐞𝐝, 𝐧𝐞𝐨𝐧 𝐨𝐯𝐮𝐧𝐪𝐮𝐞, 𝐨𝐝𝐨𝐫𝐞 𝐝𝐢 𝐬𝐮𝐝𝐨𝐫𝐞, 𝐨𝐝𝐨𝐫𝐞 𝐝𝐢 𝐚𝐥𝐜𝐨𝐥, 𝐦𝐮𝐬𝐢𝐜𝐚 𝐚𝐬𝐬𝐨𝐫𝐝𝐚𝐧𝐭𝐞, 𝐠𝐢𝐨𝐯𝐚𝐧𝐢 𝐨𝐯𝐮𝐧𝐪𝐮𝐞, 𝐝𝐫𝐨𝐠𝐚 𝐜𝐡𝐞 𝐬𝐜𝐨𝐫𝐫𝐞𝐯𝐚 𝐜𝐨𝐦𝐞 𝐜𝐚𝐫𝐚𝐦𝐞𝐥𝐥𝐞.. 𝟐𝟎 𝐚𝐧𝐧𝐢 𝐬𝐨𝐧𝐨 𝐩𝐚𝐬𝐬𝐚𝐭𝐢 𝐝𝐚𝐥𝐥'𝐮𝐥𝐭𝐢𝐦𝐚 𝐯𝐨𝐥𝐭𝐚 𝐢𝐧 𝐜𝐮𝐢 𝐞𝐧𝐭𝐫𝐚𝐢 𝐢𝐧 𝐮𝐧𝐚 𝐝𝐢𝐬𝐜𝐨𝐭𝐞𝐜𝐚 𝐝𝐞𝐥 𝐠𝐞𝐧𝐞𝐫𝐞. 𝐋'𝐮𝐥𝐭𝐢𝐦𝐚 𝐢𝐧 𝐜𝐮𝐢 𝐬𝐨𝐧𝐨 𝐬𝐭𝐚𝐭𝐨 𝐟𝐮 𝐚 𝐁𝐫𝐢𝐬𝐭𝐨𝐥, 𝐢𝐧 𝐈𝐧𝐠𝐡𝐢𝐥𝐭𝐞𝐫𝐫𝐚. [...] 𝐄𝐫𝐨 𝐥𝐢, 𝐢𝐧 𝐦𝐞𝐳𝐳𝐨 𝐚 𝐪𝐮𝐞𝐥𝐥𝐚 𝐠𝐞𝐧𝐭𝐞, 𝐜𝐡𝐞 𝐟𝐢𝐬𝐬𝐚𝐯𝐨 𝐢𝐥 𝐯𝐮𝐨𝐭𝐨, 𝐚𝐦𝐦𝐞𝐭𝐭𝐞𝐯𝐨 𝐜𝐡𝐞 𝐭𝐮𝐭𝐭𝐨 𝐪𝐮𝐞𝐬𝐭𝐨 𝐩𝐞𝐫 𝐥𝐮𝐧𝐠𝐡𝐢 𝐚𝐧𝐧𝐢 𝐦𝐢 𝐦𝐚𝐧𝐜𝐚𝐯𝐚! 𝐄𝐫𝐨 𝐯𝐞𝐬𝐭𝐢𝐭𝐨 𝐜𝐨𝐦𝐞 𝐮𝐧 𝐫𝐚𝐠𝐚𝐳𝐳𝐢𝐧𝐨, 𝐬𝐞𝐧𝐳𝐚 𝐛𝐚𝐫𝐛𝐚,𝐬𝐞𝐧𝐳𝐚 𝐠𝐢𝐚𝐜𝐜𝐚 𝐞 𝐜𝐫𝐚𝐯𝐚𝐭𝐭𝐚.. 𝐦𝐚 𝐜𝐡𝐞 𝐦𝐢 𝐬𝐭𝐚𝐯𝐚 𝐬𝐮𝐜𝐜𝐞𝐝𝐞𝐧𝐝𝐨? 𝐏𝐞𝐫𝐜𝐡è 𝐪𝐮𝐞𝐢 𝐟𝐥𝐚𝐬𝐡𝐛𝐚𝐜𝐤 𝐦𝐢 𝐬𝐭𝐚𝐯𝐚𝐧𝐨 𝐭𝐨𝐫𝐦𝐞𝐧𝐭𝐚𝐧𝐝𝐨? 𝐏𝐞𝐫𝐜𝐡è 𝐫𝐚𝐠𝐚𝐳𝐳𝐢𝐧𝐞 𝟐𝟎 𝐚𝐧𝐧𝐢 𝐬𝐢 𝐬𝐭𝐫𝐮𝐬𝐜𝐢𝐚𝐯𝐚𝐧𝐨 𝐬𝐮 𝐝𝐢 𝐦𝐞, 𝐜𝐨𝐦𝐞 𝐬𝐞 𝐟𝐨𝐬𝐬𝐢 𝐮𝐧 𝐝𝐢𝐨 𝐩𝐞𝐫 𝐥𝐨𝐫𝐨? 𝐏𝐞𝐫𝐜𝐡è 𝐚𝐯𝐞𝐯𝐨 𝐪𝐮𝐞𝐥𝐥𝐚 𝐬𝐞𝐧𝐬𝐚𝐳𝐢𝐨𝐧𝐞 𝐜𝐡𝐞 𝐬𝐚𝐫𝐞𝐢 𝐫𝐢𝐜𝐚𝐫𝐝𝐮𝐭𝐨 𝐢𝐧 𝐪𝐮𝐞𝐥𝐥𝐚 𝐬𝐢𝐭𝐮𝐚𝐳𝐢𝐨𝐧𝐞? 𝐔𝐧𝐚 𝐫𝐚𝐠𝐚𝐳𝐳𝐚, 𝐚𝐥𝐥'𝐢𝐧𝐜𝐢𝐫𝐜𝐚 𝟑𝟎 𝐞𝐧𝐧𝐞, 𝐬𝐢 𝐚𝐯𝐯𝐢𝐜𝐢𝐧𝐚 𝐚 𝐦𝐞 𝐞 𝐦𝐢 𝐟𝐚 𝐛𝐚𝐥𝐥𝐚𝐫𝐞 𝐜𝐨𝐧 𝐥𝐞𝐢. 𝐃𝐢𝐯𝐞𝐫𝐭𝐢𝐭𝐨 𝐜𝐨𝐦𝐢𝐧𝐜𝐢𝐨 𝐚 𝐦𝐮𝐨𝐯𝐞𝐫𝐦𝐢 𝐚 𝐫𝐢𝐭𝐨𝐦𝐨 𝐦𝐮𝐬𝐢𝐜𝐚. 𝐋𝐚 𝐝𝐨𝐧𝐧𝐚 𝐦𝐢 𝐛𝐚𝐜𝐢𝐚, 𝐦𝐚 𝐢𝐧 𝐦𝐚𝐧𝐨 𝐦𝐢 𝐝𝐚 𝐮𝐧𝐚 𝐩𝐚𝐬𝐭𝐢𝐜𝐜𝐚, 𝐦𝐢 𝐟𝐚 𝐜𝐞𝐧𝐧𝐨 𝐝𝐢 𝐢𝐧𝐠𝐞𝐫𝐢𝐫𝐥𝐚.. 𝐠𝐮𝐚𝐫𝐝𝐚𝐢 𝐥𝐚 𝐫𝐚𝐠𝐚𝐳𝐳𝐚, 𝐩𝐨𝐢 𝐠𝐮𝐚𝐫𝐝𝐚𝐢 𝐥𝐚 𝐩𝐚𝐬𝐭𝐢𝐜𝐜𝐚 𝐩𝐞𝐫 𝐜𝐢𝐫𝐜𝐚 𝟏𝟎 𝐦𝐢𝐧𝐮𝐭𝐢.. 𝐀𝐥𝐳𝐨 𝐥𝐨 𝐬𝐠𝐮𝐚𝐫𝐝𝐨 𝐞 𝐢𝐧 𝐦𝐞𝐳𝐳𝐨 𝐚𝐥𝐥𝐚 𝐟𝐨𝐥𝐥𝐚 𝐦𝐢 𝐫𝐢𝐯𝐞𝐝𝐨 𝐥𝐚 𝐫𝐚𝐠𝐚𝐳𝐳𝐚 𝐜𝐡𝐞 𝐢𝐧𝐜𝐨𝐧𝐭𝐫𝐚𝐢 𝐢𝐧 𝐜𝐨𝐦𝐮𝐧𝐢𝐭à, 𝐪𝐮𝐞𝐥𝐥𝐚 𝐫𝐚𝐠𝐚𝐳𝐳𝐚 𝐜𝐡𝐞 𝐦𝐢 𝐚𝐯𝐞𝐯𝐚 𝐬𝐚𝐥𝐯𝐚𝐭𝐨 𝐝𝐚 𝐭𝐮𝐭𝐭𝐨 𝐪𝐮𝐞𝐬𝐭𝐨... 𝐂𝐡𝐞 𝐜𝐨𝐬𝐚 𝐦𝐢 𝐬𝐭𝐚𝐯𝐚 𝐬𝐮𝐜𝐜𝐞𝐝𝐞𝐧𝐝𝐨? 𝐏𝐞𝐫𝐜𝐡è 𝐝𝐚 𝐮𝐧𝐚 𝐩𝐚𝐫𝐭𝐞 𝐯𝐨𝐥𝐞𝐯𝐨 𝐫𝐢𝐜𝐚𝐝𝐞𝐫𝐜𝐢? 𝐀𝐟𝐟𝐞𝐫𝐫𝐚𝐢 𝐚 𝐪𝐮𝐞𝐥 𝐝𝐮𝐧𝐪𝐮𝐞 𝐥𝐚 𝐦𝐚𝐧𝐨 𝐝𝐞𝐥𝐥𝐚 𝐫𝐚𝐠𝐚𝐳𝐳𝐚, 𝐫𝐢𝐝𝐚𝐧𝐝𝐨𝐥𝐞 𝐥𝐚 𝐩𝐚𝐬𝐭𝐢𝐜𝐜𝐚. 𝐍𝐨𝐧 𝐜𝐨𝐦𝐩𝐫𝐞𝐬𝐞 𝐢𝐥 𝐦𝐢𝐨 𝐠𝐞𝐬𝐭𝐨, 𝐯𝐢𝐬𝐭𝐨 𝐜𝐡𝐞 𝐭𝐮𝐭𝐭𝐢 𝐥𝐢 𝐞𝐫𝐚𝐧𝐨 𝐬𝐭𝐫𝐚𝐟𝐚𝐭𝐭𝐢, 𝐭𝐫𝐚𝐧𝐧𝐞 𝐧𝐨𝐢 𝐝𝐮𝐞. 𝐍𝐨𝐧 𝐫𝐢𝐮𝐬𝐜𝐢𝐯𝐨 𝐚 𝐭𝐨𝐠𝐥𝐢𝐞𝐫𝐦𝐢 𝐝𝐢 𝐭𝐞𝐬𝐭𝐚 𝐥'𝐢𝐦𝐦𝐚𝐠𝐢𝐧𝐞 𝐝𝐢 𝐪𝐮𝐞𝐥𝐥𝐚 𝐫𝐚𝐠𝐚𝐳𝐳𝐚 𝐝𝐞𝐥𝐥𝐚 𝐜𝐨𝐦𝐮𝐧𝐢𝐭à, 𝐝𝐢 𝐪𝐮𝐚𝐧𝐝𝐨 𝐦𝐢 𝐚𝐫𝐫𝐞𝐬𝐭𝐚𝐫𝐨𝐧𝐨, 𝐝𝐚 𝐪𝐮𝐚𝐧𝐝𝐨 𝐞𝐫𝐨 𝐢𝐧 𝐜𝐨𝐥𝐥𝐞𝐠𝐢𝐨.. 𝐮𝐧 𝐅𝐥𝐚𝐬𝐡𝐛𝐚𝐜𝐤 𝐝𝐢𝐞𝐭𝐫𝐨 𝐥'𝐚𝐥𝐭𝐫𝐨! 𝐔𝐬𝐜𝐢𝐢 𝐝𝐚𝐥𝐥𝐚 𝐝𝐢𝐬𝐜𝐨𝐭𝐞𝐜𝐚 𝐞 𝐚𝐜𝐜𝐞𝐬𝐢 𝐮𝐧𝐚 𝐬𝐢𝐠𝐚𝐫𝐞𝐭𝐭𝐚. 𝐌𝐢 𝐚𝐯𝐯𝐢𝐜𝐢𝐧𝐚𝐢 𝐚𝐝 𝐮𝐧 𝐦𝐮𝐫𝐞𝐭𝐭𝐨 𝐞 𝐦𝐢 𝐜𝐢 𝐬𝐞𝐝𝐞𝐭𝐭𝐢 𝐬𝐨𝐩𝐫𝐚. 𝐒𝐨𝐭𝐭𝐨 𝐜'𝐞𝐫𝐚 𝐮𝐧 𝐛𝐮𝐫𝐫𝐨𝐧𝐞 𝐧𝐞𝐫𝐨, 𝐬𝐢 𝐢𝐧𝐭𝐫𝐚𝐯𝐞𝐝𝐞𝐯𝐚𝐧𝐨 𝐥𝐞 𝐟𝐨𝐠𝐥𝐢𝐞 𝐞 𝐥𝐞 𝐬𝐭𝐞𝐫𝐩𝐞 𝐝𝐢 𝐫𝐚𝐦𝐢. 𝐃𝐢𝐞𝐭𝐫𝐨 𝐝𝐢 𝐦𝐞, 𝐬𝐮𝐥𝐥𝐨 𝐬𝐟𝐨𝐧𝐝𝐨, 𝐭𝐮𝐭𝐭𝐞 𝐥𝐞 𝐥𝐮𝐜𝐢 𝐝𝐞𝐥𝐥𝐞 𝐜𝐢𝐭𝐭à 𝐢𝐧𝐭𝐨𝐫𝐧𝐨 𝐚 𝐧𝐨𝐢. 𝐈 𝐧𝐞𝐨𝐧 𝐞 𝐢 𝐟𝐥𝐚𝐬𝐡 𝐜𝐡𝐞 𝐚𝐜𝐜𝐞𝐜𝐚𝐯𝐚𝐧𝐨 𝐢𝐥 𝐭𝐮𝐭𝐭𝐨..."

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Capitolo 13
*** Ginnie Davis ***


𝚀𝚞𝚎𝚜𝚝𝚘 𝚖𝚎𝚜𝚎 𝚖𝚒 𝚜𝚎𝚖𝚋𝚛𝚊𝚟𝚊 𝚍𝚒 𝚎𝚜𝚜𝚎𝚛𝚎 𝚛𝚒𝚌𝚊𝚙𝚞𝚕𝚝𝚊𝚝𝚘 𝚗𝚎𝚕 𝚙𝚊𝚜𝚜𝚊𝚝𝚘, 𝚗𝚎𝚕 𝚖𝚒𝚘 𝚋𝚛𝚞𝚝𝚝𝚘 𝚙𝚊𝚜𝚜𝚊𝚝𝚘. 𝚁𝚒𝚗𝚌𝚘𝚗𝚝𝚛𝚊𝚛𝚎 𝙻𝚘𝚢𝚍 𝙶𝚛𝚘𝚞𝚟𝚎𝚛 𝙳𝚊𝚟𝚒𝚜, 𝚖𝚒𝚊 𝚖𝚊𝚍𝚛𝚎, 𝙼𝚊𝚛𝚐𝚊𝚛𝚎𝚝 𝚎 𝚜𝚌𝚘𝚙𝚛𝚒𝚛𝚎 𝚍𝚒 𝚊𝚟𝚎𝚛𝚎 𝚞𝚗𝚊 𝚜𝚘𝚛𝚎𝚕𝚕𝚊𝚜𝚝𝚛𝚊 𝚖𝚘𝚕𝚝𝚘 𝚙𝚒ù 𝚙𝚒𝚌𝚌𝚘𝚕𝚊 𝚍𝚒 𝚖𝚎, 𝚗𝚊𝚝𝚊 𝚙𝚘𝚌𝚘 𝚙𝚛𝚒𝚖𝚊 𝚌𝚑𝚎 𝚒𝚘 𝚏𝚒𝚗𝚒𝚜𝚜𝚒 𝚒𝚗 𝚌𝚘𝚖𝚞𝚗𝚒𝚝à. 𝙼𝚊 𝚌𝚑𝚎 𝚜𝚝𝚊𝚟𝚊 𝚊𝚌𝚌𝚊𝚍𝚎𝚗𝚍𝚘? 𝙵𝚒𝚗𝚊𝚕𝚖𝚎𝚗𝚝𝚎 𝚊𝚟𝚎𝚟𝚘 𝚜𝚞𝚙𝚎𝚛𝚊𝚝𝚘 𝚚𝚞𝚎𝚕𝚕𝚊 𝚜𝚘𝚐𝚕𝚒𝚊, 𝚎𝚛𝚘 𝚞𝚗 𝚊𝚕𝚝𝚛𝚘 𝚞𝚘𝚖𝚘, 𝚎𝚛𝚘 𝚌𝚊𝚖𝚋𝚒𝚊𝚝𝚘, 𝚊𝚟𝚎𝚟𝚘 𝚞𝚗𝚊 𝚋𝚎𝚕𝚕𝚊 𝚟𝚒𝚝𝚊, 𝚞𝚗 𝚋𝚎𝚕 𝚕𝚊𝚟𝚘𝚛𝚘 𝚎 𝚙𝚞𝚏, 𝚝𝚞𝚝𝚝𝚘 𝚛𝚒𝚝𝚘𝚛𝚗𝚊 𝚚𝚞𝚊𝚜𝚒 𝚌𝚘𝚖𝚎 𝚙𝚛𝚒𝚖𝚊. 𝙻'𝚞𝚗𝚒𝚌𝚘 𝚏𝚊𝚝𝚝𝚘 𝚙𝚘𝚜𝚒𝚝𝚒𝚟𝚘 è 𝚍𝚒 𝚎𝚜𝚜𝚎𝚛𝚎 𝚏𝚎𝚕𝚒𝚌𝚎 𝚍𝚒 𝚊𝚟𝚎𝚛𝚎 𝚞𝚗𝚊 𝚜𝚘𝚛𝚎𝚕𝚕𝚊, 𝚍𝚒 𝚎𝚜𝚜𝚎𝚛𝚖𝚒 𝚛𝚒𝚊𝚙𝚙𝚊𝚌𝚒𝚏𝚒𝚌𝚊𝚝𝚘 𝚌𝚘𝚗 𝚚𝚞𝚎𝚕 𝚙𝚎𝚣𝚣𝚘 𝚍𝚒 𝚏𝚊𝚖𝚒𝚐𝚕𝚒𝚊 𝚌𝚑𝚎 𝚖𝚒 è 𝚛𝚒𝚖𝚊𝚜𝚝𝚊 𝚎 𝚍𝚒 𝚊𝚟𝚎𝚛 𝚛𝚒𝚟𝚒𝚜𝚝𝚘 𝙼𝚊𝚛𝚐𝚊𝚛𝚎𝚝 𝚌𝚑𝚎 𝚖𝚒 𝚖𝚊𝚗𝚌𝚊𝚟𝚊 𝚍𝚊𝚟𝚟𝚎𝚛𝚘 𝚖𝚘𝚕𝚝𝚘, 𝚗𝚘𝚗𝚘𝚜𝚝𝚊𝚗𝚝𝚎 𝚌𝚒ò 𝚌𝚑𝚎 è 𝚜𝚞𝚌𝚌𝚎𝚜𝚜𝚘. 𝙲𝚘𝚖𝚎 𝚜𝚊𝚛𝚎𝚋𝚋𝚎 𝚊𝚗𝚍𝚊𝚝𝚊 𝚊𝚟𝚊𝚗𝚝𝚒 𝚕𝚊 𝚌𝚘𝚜𝚊? 𝚂𝚊𝚛𝚊𝚑? 𝙱𝚕𝚊𝚒𝚛 𝚕'𝚊𝚟𝚛𝚎𝚒 𝚙𝚒ù 𝚛𝚒𝚟𝚒𝚜𝚝𝚊? 𝖢𝗅𝖺𝗒 𝖾 𝖱𝗂𝗉 ?? 𝚂𝚙𝚎𝚛𝚊𝚟𝚘 𝚝𝚊𝚗𝚝𝚘 𝚍𝚒 𝚗𝚘.."

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Capitolo 14
*** Samantha Powell ***


"𝙼𝚒 𝚛𝚒𝚝𝚛𝚘𝚟𝚊𝚒 𝚊 𝙱𝚎𝚟𝚎𝚛𝚕𝚢 𝙷𝚒𝚕𝚕𝚜 𝚙𝚎𝚛 𝚞𝚗𝚊 𝚌𝚊𝚞𝚜𝚊 𝚒𝚖𝚙𝚘𝚛𝚝𝚊𝚗𝚝𝚎. 𝙵𝚛𝚘𝚍𝚎 𝚏𝚒𝚜𝚌𝚊𝚕𝚎 𝚍𝚒 𝚞𝚗 𝚙𝚘𝚕𝚒𝚝𝚒𝚌𝚘 𝚍𝚎𝚕𝚕𝚊 𝚌𝚘𝚗𝚝𝚎𝚊 𝚍𝚒 𝙸𝚗𝚍𝚒𝚊𝚗𝚊, 𝚟𝚎𝚛𝚜𝚘 𝚞𝚗 𝚗𝚘𝚋𝚒𝚕𝚎 𝚌𝚘𝚗𝚝𝚎 𝚎 𝚙𝚘𝚜𝚜𝚎𝚜𝚜𝚘𝚛𝚎 𝚍𝚒 𝚞𝚗 𝚟𝚊𝚜𝚝𝚘 𝚌𝚊𝚙𝚒𝚝𝚊𝚕𝚎 𝚒𝚗 𝙱𝚎𝚟𝚎𝚛𝚕𝚢 𝙷𝚒𝚕𝚕𝚜. 𝙽𝚘𝚗 𝚎𝚛𝚊 𝚜𝚝𝚊𝚝𝚘 𝚏𝚊𝚌𝚒𝚕𝚎 𝚜𝚝𝚊𝚛𝚎 𝚕𝚘𝚗𝚝𝚊𝚗𝚘 𝚍𝚊 𝙼𝚊𝚛𝚐𝚊𝚛𝚎𝚝 𝙿𝚛𝚒𝚗𝚌𝚎 𝚙𝚎𝚛 𝚚𝚞𝚎𝚜𝚝𝚘 𝚕𝚊𝚟𝚘𝚛𝚘, 𝚟𝚒𝚜𝚝𝚘 𝚌𝚑𝚎 𝚕𝚊 𝚗𝚘𝚜𝚝𝚛𝚊 𝚌𝚊𝚜𝚊 𝚍𝚊 𝚚𝚞𝚎𝚕 𝚙𝚘𝚜𝚝𝚘 𝚎𝚛𝚊 𝚙𝚊𝚛𝚎𝚌𝚌𝚑𝚒𝚘 𝚕𝚘𝚗𝚝𝚊𝚗𝚊. [...] 𝙳𝚊 𝚛𝚊𝚐𝚊𝚣𝚣𝚘 𝚎𝚛𝚊 𝚖𝚒𝚘 𝚜𝚘𝚕𝚒𝚝𝚘 𝚊𝚗𝚍𝚊𝚛𝚎 𝚊 𝚖𝚊𝚗𝚐𝚒𝚊𝚛𝚎 𝚒𝚗 𝚞𝚗 𝚛𝚒𝚜𝚝𝚘𝚛𝚊𝚗𝚝𝚎 𝚙𝚘𝚌𝚘 𝚍𝚒𝚜𝚝𝚊𝚗𝚝𝚎 𝚍𝚊 𝚚𝚞𝚎𝚕𝚕𝚎 𝚙𝚊𝚛𝚝𝚒, 𝚌𝚘𝚜ì 𝚜𝚎𝚗𝚣𝚊 𝚜𝚊𝚙𝚎𝚛𝚕𝚘 𝚎 𝚜𝚎𝚗𝚣𝚊 𝚗𝚎𝚖𝚖𝚎𝚗𝚘 𝚒𝚖𝚖𝚊𝚐𝚒𝚗𝚊𝚛𝚖𝚎𝚕𝚘, 𝚛𝚒𝚟𝚒𝚍𝚒 𝚂𝚊𝚖𝚊𝚗𝚝𝚑𝚊, 𝚞𝚗𝚊 𝚍𝚎𝚕𝚕𝚎 𝚖𝚒𝚎 𝚎𝚡 𝚏𝚒𝚍𝚊𝚗𝚣𝚊𝚝𝚎, 𝚞𝚗𝚘 𝚍𝚎𝚒 𝚖𝚒𝚎𝚒 𝚊𝚖𝚘𝚛𝚒 𝚍𝚎𝚕𝚕'𝚒𝚗𝚒𝚣𝚒𝚘 𝚍𝚎𝚕𝚕'𝚞𝚗𝚒𝚟𝚎𝚛𝚜𝚒𝚝à. 𝙻𝚎𝚒 𝚍𝚊 𝟸𝟶 𝚊𝚗𝚗𝚒 𝚏𝚊𝚌𝚎𝚟𝚊 𝚕𝚊 𝚋𝚊𝚛𝚒𝚜𝚝𝚊 𝚎 𝚕𝚊 𝚌𝚊𝚖𝚎𝚛𝚒𝚎𝚛𝚊 𝚒𝚗 𝚚𝚞𝚎𝚕 𝚙𝚘𝚜𝚝𝚘.. 𝚜𝚘𝚛𝚙𝚛𝚎𝚗𝚍𝚎𝚗𝚝𝚎! 𝙰𝚟𝚎𝚝𝚎 𝚖𝚊𝚒 𝚌𝚛𝚎𝚍𝚞𝚝𝚘 𝚊𝚕 𝚌𝚘𝚕𝚙𝚘 𝚍𝚒 𝚏𝚞𝚕𝚖𝚒𝚗𝚎? 𝙽𝚘, 𝚍𝚒𝚌𝚒𝚊𝚖𝚘 𝚌𝚑𝚎 𝚗𝚘𝚗 è 𝚜𝚝𝚊𝚝𝚘 𝚞𝚗 𝚌𝚘𝚕𝚙𝚘 𝚍𝚒 𝚏𝚞𝚕𝚖𝚒𝚗𝚎, 𝚖𝚊 𝚞𝚗 𝚌𝚘𝚕𝚙𝚘 𝚍'𝚘𝚌𝚌𝚑𝚒𝚘. 𝙽𝚘𝚗 𝚜𝚘 𝚌𝚑𝚎 𝚖𝚒 𝚑𝚊 𝚙𝚛𝚎𝚜𝚘, 𝚛𝚎𝚜𝚝𝚊𝚒 𝚘𝚛𝚎 𝚒𝚗𝚝𝚎𝚛𝚎 𝚎 𝚐𝚒𝚘𝚛𝚗𝚒 𝚊 𝚙𝚊𝚛𝚕𝚊𝚛𝚎 𝚌𝚘𝚗 𝚕𝚎𝚒, 𝚍𝚞𝚛𝚊𝚗𝚝𝚎 𝚕𝚊 𝚙𝚊𝚞𝚜𝚊 𝚙𝚛𝚊𝚗𝚣𝚘, 𝚝𝚊𝚗𝚝𝚘 𝚌𝚑𝚎 𝚒𝚗𝚊𝚜𝚙𝚎𝚝𝚝𝚊𝚝𝚊𝚖𝚎𝚗𝚝𝚎 𝚕𝚎𝚒 𝚖𝚒 𝚋𝚊𝚌𝚒ò 𝚎 𝙼𝚊𝚛𝚐𝚊𝚛𝚎𝚝 𝚎𝚛𝚊 𝚕𝚒 𝚙𝚎𝚛 𝚌𝚊𝚜𝚘 𝚎 𝚌𝚒 𝚟𝚒𝚍𝚎.. 𝙽𝚘𝚗 𝚏𝚎𝚌𝚒 𝚒𝚗 𝚝𝚎𝚖𝚙𝚘 𝚊 𝚜𝚙𝚒𝚎𝚐𝚊𝚛𝚕𝚎 𝚕𝚊 𝚜𝚒𝚝𝚞𝚊𝚣𝚒𝚘𝚗𝚎 𝚌𝚑𝚎 𝚛𝚒𝚌𝚘𝚗𝚛𝚛𝚎𝚗𝚍𝚘𝚕𝚊 𝚏𝚞𝚒 𝚒𝚗𝚟𝚎𝚜𝚝𝚒𝚝𝚘. 𝙰𝚟𝚎𝚟𝚘 𝚞𝚗𝚊 𝚕𝚊𝚌𝚎𝚛𝚊𝚣𝚒𝚘𝚗𝚎 𝚊𝚕𝚕𝚊 𝚐𝚊𝚖𝚋𝚊, 𝚍𝚘𝚟𝚎𝚝𝚝𝚒 𝚙𝚘𝚛𝚝𝚊𝚛𝚎 𝚕𝚎 𝚜𝚝𝚊𝚖𝚙𝚎𝚕𝚕𝚎 𝚚𝚞𝚊𝚕𝚌𝚑𝚎 𝚐𝚒𝚘𝚛𝚗𝚘. 𝙼𝚊 𝚜𝚝𝚊𝚟𝚘𝚕𝚝𝚊 𝚝𝚛𝚊 𝚗𝚘𝚒 𝚎𝚛𝚊 𝚏𝚒𝚗𝚒𝚝𝚊, 𝚕𝚘 𝚜𝚎𝚗𝚝𝚒𝚟𝚘 𝚎 𝚖𝚒 𝚜𝚎𝚗𝚝𝚒𝚒 𝚒𝚗 𝚌𝚘𝚕𝚙𝚊.. 𝑺𝒂𝒎: 𝑷𝒆𝒓𝒄𝒉é 𝒔𝒆𝒊 𝒗𝒆𝒏𝒖𝒕𝒐 𝒒𝒖𝒊? 𝑺𝒐𝒏𝒐 𝒄𝒐𝒏𝒕𝒆𝒏𝒕𝒂 𝒅𝒊 𝒗𝒆𝒅𝒆𝒓𝒕𝒊 𝒎𝒂 𝒏𝒐𝒏 𝒔𝒐𝒏𝒐 𝒏𝒂𝒕𝒂 𝒊𝒆𝒓𝒊 𝑱𝒖𝒍𝒊𝒂𝒏, 𝒕𝒊 𝒄𝒐𝒏𝒐𝒔𝒄𝒐. 𝑴𝒆: 𝑬 𝒄𝒉𝒆 𝒄𝒐𝒔𝒂 𝒔𝒂𝒊? 𝑺𝒊𝒏𝒄𝒆𝒓𝒂. 𝑪𝒉𝒆 𝒔𝒐𝒏𝒐 𝒖𝒏𝒐 𝒑𝒆𝒓 𝒃𝒆𝒏𝒆? 𝑪𝒉𝒆 𝒔𝒐𝒏𝒐 𝒍𝒆𝒂𝒍𝒆, 𝒄𝒉𝒆 𝒔𝒐𝒏𝒐 𝒖𝒏 𝒇𝒆𝒏𝒐𝒎𝒆𝒏𝒂𝒍𝒆 𝒂𝒗𝒗𝒐𝒄𝒂𝒕𝒐 𝒄𝒉𝒆 𝒊𝒏 𝒒𝒖𝒂𝒏𝒕𝒐 𝒂 𝒆𝒕𝒊𝒄𝒂 𝒏𝒐𝒏 𝒎𝒊 𝒃𝒂𝒕𝒕𝒐𝒏𝒐 𝒏𝒆𝒂𝒏𝒄𝒉𝒆 𝒈𝒍𝒊 𝑯𝒂𝒎𝒊𝒔𝒉? 𝑪𝒉𝒆 𝒔𝒂𝒊? 𝑫𝒊𝒎𝒎𝒆𝒍𝒐. 𝑺𝒐𝒏𝒐 𝒂𝒃𝒊𝒕𝒖𝒂𝒕𝒐 𝒂 𝒆𝒔𝒔𝒆𝒓𝒆 𝒎𝒆𝒔𝒔𝒐 𝒔𝒐𝒕𝒕𝒐 𝒆𝒔𝒂𝒎𝒆. 𝑺𝒂𝒎: 𝑸𝒖𝒆𝒍𝒍𝒐 𝒄𝒉𝒆 𝒔𝒐 è 𝒄𝒉𝒆 𝒏𝒐𝒏 𝒎𝒆 𝒏𝒆 𝒂𝒏𝒅𝒓𝒆𝒊 𝒎𝒂𝒊 𝒅𝒂 𝑩𝒆𝒗𝒆𝒓𝒍𝒚 𝑯𝒊𝒍𝒍𝒔, 𝒍𝒂 𝒂𝒅𝒐𝒓𝒐. 𝑬 𝒕𝒖 𝒔𝒆𝒊 𝒔𝒐𝒍𝒐 𝒖𝒏 𝒓𝒂𝒈𝒂𝒛𝒛𝒐 𝒅𝒊 𝑩𝒓𝒊𝒔𝒕𝒐𝒍 𝒄𝒉𝒆 𝒔𝒕𝒂 𝒇𝒂𝒄𝒆𝒏𝒅𝒐 𝒗𝒆𝒓𝒂𝒎𝒆𝒏𝒕𝒆 𝒅𝒊 𝒕𝒖𝒕𝒕𝒐 𝒑𝒆𝒓 𝒇𝒊𝒏𝒈𝒆𝒓𝒆 𝒅𝒊 𝒏𝒐𝒏 𝒆𝒔𝒔𝒆𝒓𝒍𝒐! "

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Capitolo 15
*** Ripensamenti ***


"ᴄᴀʀᴀ ᴍᴀʀɢᴀʀᴇᴛ, ᴄᴏᴍᴇ ᴏɢɴɪ ᴠᴏʟᴛᴀ ꜱᴏɴᴏ qᴜɪ ᴀ ꜱᴄʀɪᴠᴇʀᴛɪ ʟᴀ ꜱᴏʟɪᴛᴀ ʟᴇᴛᴛᴇʀᴀ, ᴛɪ ꜱᴀʀᴀɪ ᴀɴᴄʜᴇ ꜱᴛᴜꜰᴀᴛᴀ ᴇ ʟᴏ ᴄᴀᴩɪꜱᴄᴏ. ꜱᴛᴀᴠᴏʟᴛᴀ ʀɪᴄᴏɴᴏꜱᴄᴏ ᴅɪ ᴀᴠᴇʀ ꜰᴀᴛᴛᴏ ᴜɴᴀ ꜱᴛʀᴏɴᴢᴀᴛᴀ ᴇ qᴜɪɴᴅɪ ɴᴏɴ ᴍᴇʀɪᴛᴏ ꜰᴏʀꜱᴇ ɪʟ ᴛᴜᴏ ᴩᴇʀᴅᴏɴᴏ. ᴄᴏɴ ꜱᴀᴍᴀɴᴛʜᴀ ᴄ'è ꜱᴛᴀᴛᴏ ꜱᴏʟᴏ ᴅᴇʟʟ'ᴀꜰꜰᴇᴛᴛᴏ, ᴍᴀ ᴩᴇʀ ᴜɴ ᴍᴇꜱᴇ ᴄʜᴇ ꜱᴏɴᴏ ꜱᴛᴀᴛᴏ ɪɴꜱɪᴇᴍᴇ ᴀ ʟᴇɪ, ɴᴏɴ ʜᴏ ᴍᴀɪ ꜰᴀᴛᴛᴏ ɴᴜʟʟᴀ ᴅɪ qᴜᴇʟʟᴏ ᴄʜᴇ ᴛᴜ ᴩᴇɴꜱɪ, ᴩᴇʀᴄʜè ᴏɢɴɪ ᴠᴏʟᴛᴀ ᴍɪ ꜱᴀʟɪᴠᴀ ɪʟ ʀɪᴍᴏʀꜱᴏ ᴅɪ ᴄᴏꜱᴄɪᴇɴᴢᴀ. ᴜɴ ʙᴀᴄɪᴏ ᴩᴜò ᴇꜱꜱᴇʀᴇ ᴀᴛᴛᴏ ᴅɪ ᴛʀᴀᴅɪᴍᴇɴᴛᴏ? ᴩᴜò ᴅᴀʀꜱɪ.. ɪᴏ ᴠᴏʟᴇᴠᴏ ꜱᴏʟᴏ ᴅɪʀᴛᴇʟᴏ, ɴᴏɴ ᴩʀᴇᴛᴇɴᴅᴏ ɪʟ ᴛᴜᴏ ᴩᴇʀᴅᴏɴᴏ, ɴᴏɴ ᴩʀᴇᴛᴇɴᴅᴏ ɴɪᴇɴᴛᴇ, ᴩᴇʀᴄʜè ᴅᴀ qᴜᴀɴᴅᴏ ᴍɪ ᴄᴏɴᴏꜱᴄɪ ᴛɪ ʜᴏ ᴅᴀᴛᴏ ꜱᴏʟᴀᴍᴇɴᴛᴇ ᴅɪꜱɢʀᴀᴢɪᴇ, ᴀᴍᴀʀᴇᴢᴢᴇ ᴇ ᴅɪꜱᴩɪᴀᴄᴇʀɪ, ᴩᴇʀ ɴᴏɴ ᴩᴀʀʟᴀʀᴇ qᴜᴇʟʟᴏ ᴄʜᴇ ᴀʙʙɪᴀᴍᴏ ᴩᴀꜱꜱᴀᴛᴏ ᴅᴀ ʀᴀɢᴀᴢᴢɪ. ʜᴏ ᴩᴀʀʟᴀᴛᴏ ᴀɴᴄʜᴇ ᴄᴏɴ ɢɪɴɴɪᴇ ᴇ ᴀɴᴄʜᴇ ʟᴇɪ ᴍɪ ᴅᴀ ᴄᴏɴᴛʀᴏ. ᴄᴏᴍᴜɴqᴜᴇ, ɪᴏ ᴏʀᴀ ɴᴏɴ ꜱᴛᴏ ᴩɪù ᴀ ʙᴇᴠᴇʀʟy ʜɪʟʟꜱ, ꜱᴏɴᴏ ᴛᴏʀɴᴀᴛᴏ ɴᴇʟʟᴀ ᴍɪᴀ ᴄᴀꜱᴀ ᴅɪ ꜱᴀɴᴛᴀ ᴍᴏɴɪᴄᴀ. ꜱᴇ ʜᴀɪ ᴠᴏɢʟɪᴀ ᴅɪ ᴩᴀʀʟᴀʀᴇ, ᴅɪ ᴠᴇᴅᴇʀᴄɪ, ꜱᴀɪ ᴄᴏᴍᴇ ᴛʀᴏᴠᴀʀᴍɪ. ᴛɪ ᴄʜɪᴇᴅᴏ ᴀɴᴄᴏʀᴀ ᴜᴍɪʟᴍᴇɴᴛᴇ ꜱᴄᴜꜱᴀ. ᴊᴜʟɪᴀɴ.."

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Capitolo 16
*** A volte ritornano, Rip. ***


"𝖭𝗈𝗇 𝗉𝗈𝗍𝖾𝗏𝗈 𝗂𝗆𝗆𝖺𝗀𝗂𝗇𝖺𝗋𝖾 𝖼𝗁𝖾 𝗉𝗋𝗈𝗉𝗋𝗂𝗈 𝖺 𝖫𝗈𝗇𝖽𝗋𝖺 𝗉𝗈𝗍𝖾𝗌𝗌𝗂 𝗋𝗂𝗏𝖾𝖽𝖾𝗋𝖾 𝖱𝗂𝗉. 𝖥𝗎𝗂 𝗉𝗋𝖾𝗌𝗈 𝖽𝖺 𝗎𝗇 𝖼𝗈𝗅𝗉𝗈 𝗂𝗇 𝗍𝖾𝗌𝗍𝖺, 𝗅𝖾𝗀𝖺𝗍𝗈 𝖾 𝗆𝖾𝗌𝗌𝗈 𝗎𝗇 𝖼𝖺𝗉𝗉𝗎𝖼𝖼𝗂𝗈 𝗂𝗇 𝗍𝖾𝗌𝗍𝖺, 𝗋𝗂𝗍𝗋𝗈𝗏𝖺𝗇𝖽𝗈𝗆𝗂 𝗂𝗇 𝗎𝗇 𝖻𝗈𝗌𝖼𝗈, 𝖿𝖺𝖼𝖼𝗂𝖺 𝖺 𝖿𝖺𝖼𝖼𝗂𝖺 𝖼𝗈𝗇 𝖱𝗂𝗉, 𝖼𝗁𝖾 𝗈𝗋𝖺 è 𝖼𝖺𝗆𝖻𝗂𝖺𝗍𝗈, è 𝗂𝗇𝗏𝖾𝖼𝖼𝗁𝗂𝖺𝗍𝗈, 𝗌𝖾𝗇𝗓𝖺 𝖼𝖺𝗉𝖾𝗅𝗅𝗂 𝖾 𝖼𝗈𝗇 𝗅𝖺 𝗉𝗅𝖺𝗌𝗍𝗂𝖼𝖺 𝖿𝖺𝖼𝖼𝗂𝖺𝗅𝖾. 𝖨𝗈, 𝗅𝗎𝗂 𝖾 𝖢𝗅𝖺𝗒 𝖾𝗋𝖺𝗏𝖺𝗆𝗈 𝗂 𝗋𝖺𝗀𝖺𝗓𝗓𝗂 𝗉𝗂ù 𝖻𝖾𝗅𝗅𝗂 𝖽𝖾𝗅 𝖱𝗈𝗎𝗇𝖽𝗏𝗂𝖾𝗐 𝖢𝗈𝗅𝗅𝖾𝗀𝖾, 𝗆𝖺 𝗅𝖾 𝖼𝗈𝗌𝖾 𝖾𝗋𝖺𝗇𝗈 𝖼𝖺𝗆𝖻𝗂𝖺𝗍𝖾 𝗉𝖾𝗋 𝖱𝗂𝗉, 𝗇𝗈𝗇 𝖾𝗋𝖺 𝗅𝗈 𝗌𝗍𝖾𝗌𝗌𝗈! 𝖢𝗁𝗂𝗌𝗌à 𝖼𝗁𝖾 𝖼𝗈𝗌𝖺 𝗀𝗅𝗂 𝖾𝗋𝖺 𝖼𝖺𝗉𝗂𝗍𝖺𝗍𝗈 𝖾 𝗂𝗇 𝖼𝗁𝖾 𝖼𝗈𝗌𝖺 𝖾𝗋𝖺 𝖺𝗇𝖽𝖺𝗍𝗈 𝗂𝗇𝖼𝗈𝗇𝗍𝗋𝗈. 𝖥𝖺𝗍𝗍𝗈 𝗌𝗍𝖺 𝖼𝗁𝖾 𝗆𝗂 𝗅𝖺𝗌𝖼𝗂ò 𝗂𝗇 𝗀𝗂𝗇𝗈𝖼𝖼𝗁𝗂𝗈 𝗅𝖾𝗀𝖺𝗍𝗈 𝖾 𝗆𝗂 𝗌𝖻𝖾𝗇𝖽ò. 𝖬𝗂 𝗌𝗍𝖺𝗏𝖺 𝗉𝗎𝗇𝗍𝖺𝗇𝖽𝗈 𝗎𝗇𝖺 𝗉𝗂𝗌𝗍𝗈𝗅𝖺 𝖽𝗂 𝖿𝗋𝗈𝗇𝗍𝖾 𝖾 𝗂𝗈 𝖺 𝗊𝗎𝖾𝗅 𝗉𝗎𝗇𝗍𝗈 𝗇𝗈𝗇 𝗌𝖺𝗉𝖾𝗏𝗈 𝖼𝗁𝖾 𝖺𝗏𝗋𝖾𝗂 𝖿𝖺𝗍𝗍𝗈." 𝖱𝗂𝗉: 𝖩𝗎𝗅𝗂𝖺𝗇 𝖶𝖾𝗅𝗅𝗌! 𝖰𝗎𝖺𝗇𝗍𝗂 𝖺𝗇𝗇𝗂 𝗌𝗈𝗇𝗈 𝗉𝖺𝗌𝗌𝖺𝗍𝗂.. 𝟣𝟧, 𝟣𝟪? 𝖭𝖾𝗆𝗆𝖾𝗇𝗈 𝗆𝗂 𝗋𝗂𝖼𝗈𝗋𝖽𝗈! 𝖤𝗋𝖺𝗏𝖺𝗆𝗈 𝗀𝗋𝖺𝗇𝖽𝗂 𝖺𝗆𝗂𝖼𝗂, 𝗂𝗈 𝗍𝗎 𝖾 𝖢𝗅𝖺𝗒.. 𝖼𝗈𝗌𝖺 è 𝖺𝗇𝖽𝖺𝗍𝗈 𝗌𝗍𝗈𝗋𝗍𝗈? 𝖨𝗅 𝖿𝖺𝗍𝗍𝗈 𝖼𝗁𝖾 𝗆𝗂 𝗁𝖺𝗂 𝖿𝗈𝗍𝗍𝗎𝗍𝗈 𝖽𝖾𝗅 𝗍𝖾𝗆𝗉𝗈? 𝖯𝖾𝗇𝗌𝗂 𝖼𝗁𝖾 𝗂𝗈 𝗌𝗍𝗂𝖺 𝗊𝗎𝗂 𝖺 𝖼𝗁𝗂𝖾𝖽𝖾𝗋𝗍𝗂 𝟣𝟧.𝟢𝟢𝟢 𝖽𝗈𝗅𝗅𝖺𝗋𝗂 𝖼𝗁𝖾 𝗆𝗂 𝖽𝖾𝗏𝗂 𝖽𝖺 𝗎𝗇 𝗌𝖾𝖼𝗈𝗅𝗈? 𝖭𝗈, 𝗌𝗈𝗇𝗈 𝗊𝗎𝗂 𝗉𝖾𝗋 𝖿𝖺𝗋𝗍𝗂 𝗉𝖺𝗋𝗍𝖾𝖼𝗂𝗉𝖾 𝖽𝖾𝗅𝗅𝖾 𝗆𝗂𝖾 𝖽𝗂𝗌𝖺𝗏𝗏𝖾𝗇𝗍𝗎𝗋𝖾! 𝖳𝖺𝖼𝗂, 𝗇𝗈𝗇 𝗉𝖺𝗋𝗅𝖺𝗋𝖾.. 𝗉𝖺𝗋𝗅𝗈 𝗂𝗈, 𝗇𝖾 𝗁𝗈 𝗂𝗅 𝖽𝗂𝗋𝗂𝗍𝗍𝗈 𝖽𝗈𝗉𝗈 𝗍𝗎𝗍𝗍𝗂 𝗊𝗎𝖾𝗌𝗍𝗂 𝖺𝗇𝗇𝗂, 𝗇𝗈? 𝖠𝗇𝗇𝗎𝗂𝗌𝖼𝗂!" "𝖠𝗇𝗇𝗎𝗂𝗂 𝗍𝖾𝗋𝗋𝗈𝗋𝗂𝗓𝗓𝖺𝗍𝗈, 𝗆𝖺 𝗇𝗈𝗇 𝖾𝗋𝗈 𝗍𝖾𝗋𝗋𝗈𝗋𝗂𝗓𝗓𝖺𝗍𝗈 𝗉𝖾𝗋𝖼𝗁è 𝗆𝗂 𝖺𝗏𝗋𝖾𝖻𝖻𝖾 𝗎𝖼𝖼𝗂𝗌𝗈, 𝖾𝗋𝗈 𝗍𝖾𝗋𝗋𝗈𝗋𝗂𝗓𝗓𝖺𝗍𝗈 𝗇𝖾𝗅𝗅'𝗂𝖽𝖾𝖺 𝖽𝗂 𝖺𝗏𝖾𝗋 𝗅𝖺𝗌𝖼𝗂𝖺𝗍𝗈 𝗌𝗈𝗅𝖺 𝖬𝖺𝗋𝗀𝖺𝗋𝖾𝗍 𝖾 𝗇𝗈𝗇 𝗌𝖺𝗉𝖾𝗏𝗈 𝖼𝗈𝗆𝖾 𝗇𝗈𝗇 𝖿𝖺𝗋𝗅𝗈 𝖺𝗋𝗋𝗂𝗏𝖺𝗋𝖾 𝖺 𝗅𝖾𝗂." 𝖱𝗂𝗉: 𝖤𝗋𝗈 𝗂𝗅 𝗉𝗂ù 𝖻𝖾𝗅𝗅𝗈 𝖾 𝖺𝖿𝖿𝖺𝗌𝖼𝗂𝗇𝖺𝗇𝗍𝖾 𝗋𝖺𝗀𝖺𝗓𝗓𝗈 𝖽𝗂 𝖡𝗋𝗂𝗌𝗍𝗈𝗅 𝖾 𝗀𝗎𝖺𝗋𝖽𝖺𝗆𝗂.. 𝖦𝖴𝖠𝖱𝖣𝖠𝖬𝖨! 𝖧𝗈 𝗂𝗅 𝗏𝗂𝗌𝗈 𝗂𝗇 𝗉𝖾𝗓𝗓𝗂, 𝗉𝗂𝖾𝗇𝗈 𝖽𝗂 𝗉𝗅𝖺𝗌𝗍𝗂𝖼𝖺 𝖽𝖺 𝗅𝗂𝖿𝗍𝗂𝗇𝗀 𝖾 𝗉𝗅𝖺𝗌𝗍𝗂𝖼𝖺 𝖿𝖺𝖼𝖼𝗂𝖺𝗅𝖾. 𝖭𝗈𝗇 𝗌𝗈𝗇𝗈 𝗊𝗎𝗂 𝖼𝗈𝗆𝖾 𝗍𝗂 𝗁𝗈 𝖽𝖾𝗍𝗍𝗈, 𝗉𝖾𝗋 𝖼𝗁𝗂𝖾𝖽𝖾𝗋𝗍𝗂 𝗌𝗈𝗅𝖽𝗂, 𝗌𝗈𝗇𝗈 𝗊𝗎𝗂 𝗉𝖾𝗋 𝖽𝗂𝗋𝗍𝗂 𝖼𝗁𝖾 𝗌𝗈𝗇𝗈 𝖽𝗂𝗏𝖾𝗇𝗍𝖺𝗍𝗈 𝗌𝖼𝗁𝗂𝖿𝗈𝗌𝖺𝗆𝖾𝗇𝗍𝖾 𝗋𝗂𝖼𝖼𝗈, 𝗆𝗈𝗅𝗍𝗈 𝗉𝗂ù 𝗋𝗂𝖼𝖼𝗈 𝖽𝗂 𝗍𝖾! 𝖲𝗈 𝗍𝗎𝗍𝗍𝗈 𝖽𝖾𝗅𝗅𝖺 𝗍𝗎𝖺 𝗇𝗎𝗈𝗏𝖺 𝗏𝗂𝗍𝖺 𝖾 𝗆𝗂 𝖼𝗈𝗆𝗉𝗂𝖺𝖼𝖼𝗂𝗈!" [ 𝕿𝖔 𝕭𝖊 𝕮𝖔𝖓𝖙𝖎𝖓𝖚𝖊𝖉 ]

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