Lost Memories

di Fandoms_Are_Life
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** The Heart Wants What It Wants {LightMisa} ***
Capitolo 2: *** Fallen Angel {LMisa} ***
Capitolo 3: *** They're Only Human {RyukRem} ***
Capitolo 4: *** Demons {MelloSayu} ***
Capitolo 5: *** Let Me Go {NearSayu} ***
Capitolo 6: *** Angel With A Shotgun {MatsudaSayu} ***
Capitolo 7: *** Problem {MelloMisa} ***
Capitolo 8: *** Bad Boy {MelloHalle} ***
Capitolo 9: *** Heart Attack {MikamiTakada} ***



Capitolo 1
*** The Heart Wants What It Wants {LightMisa} ***


The bed’s getting cold and you’re not here
The future that we hold is so unclear
But I’m not alive until you call
And I’ll bet the odds against it all
Save your advice ‘cause I won’t hear
You might be right but I don’t care
There’s a million reasons why I should give you up
But the heart wants what it wants
The heart wants what it wants

 

 

Misa Amane si era sempre sentita sola in tutta la sua vita.
Quando i suoi genitori erano vivi, non li vedeva quasi mai a causa del suo lavoro che la assorbiva completamente, seppur vivessero nella stessa casa.
Non avrebbe mai scordato l’immenso orrore che l’aveva travolta quando quel dannato ladro, penetrato nella loro abitazione col solo scopo di depredarli dei loro averi, li aveva assassinati davanti ai suoi occhi impotenti, né il tremendo vuoto che la loro perdita le aveva lasciato nel cuore.
Misa si era sempre considerata una persona buona, dall’animo puro ed innocente, eppure, da quel momento in poi, non poté fare a meno di desiderare con tutte le sue forze la morte di colui che l’aveva privata dei suoi affetti più cari. E quando, una mattina all’apparenza come tante altre, lesse sul giornale che ciò che più si auspicava era finalmente accaduto, gioì come non le era mai capitato di fare prima. Alla fine, un dio aveva ascoltato le sue preghiere, e quel dio aveva il nome di Kira.
Lo amò subito, senza sapere chi fosse, da dove venisse o che aspetto avesse: gli era bastato quel singolo gesto per guadagnarsi l’amore imperituro di Misa e la sua riconoscenza eterna. Da quel giorno, l’unico scopo della giovane fu quello di trovarlo ed aiutarlo a raggiungere il suo obiettivo, qualunque esso fosse.
L’arrivo improvviso di Rem le sembrò una benedizione: gli Dei erano veramente dalla sua parte, poco importava che fossero Shinigami.
Quando, per la prima volta, tenne in mano un Death Note, venendo subito dopo a conoscenza che Kira portava avanti la sua opera grazie ad uno strumento simile, una sorta di timore reverenziale prese possesso di lei. Quel semplice quaderno nero raccoglieva tanta potenza, ed era stato concesso proprio a lei, quasi come se fosse alla pari di colui che tanto venerava.
Rem le raccontò tutto ciò che c’era da sapere sul quaderno della morte, e le raccomandò di farne buon uso. Misa non perse tempo: quella era la sua occasione per farsi notare da Kira, e non se la sarebbe lasciata sfuggire.
Gli eventi che seguirono la venuta della Shinigami sembrarono scorrerle davanti in un battito di ciglia. In men che non si dica, era ad Aoyama, con gli occhi puntati sulla figura del suo dio. Sì, fare lo scambio degli occhi si era rivelato decisamente molto vantaggioso, perché ora aveva raggiunto il suo obiettivo: aveva trovato il suo salvatore.
Light Yagami. Si ripeté centinaia, migliaia di volte quel nome in testa, ritrovandosi sempre più innamorata del suo possessore dopo aver scoperto che volto avesse, mentre percorreva il tragitto che la separava dalla sua abitazione: a momenti avrebbe avuto l’opportunità di parlargli faccia a faccia, e non attraverso delle cassette.
Ad aprirle la porta fu una ragazzina, alla quale mentì dicendole di essere una compagna di università del fratello maggiore e di essere venuta a riportargli un quaderno. Il cuore le batteva all’impazzata nel petto mentre aspettava educatamente che lui scendesse le scale per raggiungerla, dopo essere stato chiamato a gran voce dalla sorella.
Quando si trovò di fronte Kira in tutta la sua bellezza e potenza, rimase inizialmente senza parole, balbettando una presentazione e facendo un mezzo inchino. Gli occhi di lui la scrutavano, indagatori, e lei riuscì a vedere un mondo dietro quelle iridi scure: la prospettiva di farne parte la elettrizzò immensamente, facendole recuperare la sua solita verve. Gli consegnò il Death Note e raccontò la sua storia, chiedendogli una sola cosa in cambio: voleva che lui la prendesse con sé, come sua fidanzata. In tal modo, per lei sarebbe stato molto più semplice aiutarlo.
Le iniziali resistenze di lui non la scoraggiarono: ora che era arrivata così vicino a raggiungere il suo scopo, non se lo sarebbe lasciato sfuggire come sabbia tra le dita.
Quando Light l’abbracciò, si sentì invincibile: aveva piegato un dio al suo volere, e da quel momento in poi sarebbe sempre rimasta al suo fianco.
E così fu. Misa, grazie ai suoi occhi, si rivelò essere l’arma più preziosa per Light, e dopo anni di sacrifici, finalmente, il regno di Kira era ad un passo dalla completa realizzazione.
E lei? Lei si sentiva sola. Del resto, tutti gli dei lo sono, e Light non le aveva forse giurato che avrebbero governato il nuovo mondo insieme?
Eppure, nel profondo del suo cuore, Misa sapeva che quelle erano solo promesse vacue, fili di fumo che un leggerissimo soffio di vento avrebbe impiegato pochi secondi a disperdere. Misa sapeva, ma non voleva vedere la realtà dei fatti: la verità le era sempre risultata troppo cruda, perciò era meglio gingillarsi in una dolce bugia e fingere che tutto andasse bene, anche se non era così. Tutti i “Ti amo”, i baci e gli abbracci di Light erano solo una colossale menzogna, allestita per non perdere la sua più preziosa alleata, l’unica che gli sarebbe rimasta fedele nonostante tutto.
Tuttavia, quando facevano l’amore, il suo sguardo cambiava: non era più freddo e calcolatore, ma caldo e rilassato. In quei momenti, il dio Kira lasciava posto all’umano Light, e tutto mutava all’improvviso: il modo in cui la sfiorava la faceva sentire viva, i suoi baci sul collo infiammavano il cuore di Misa, che cercava in tutti i modi di incrociare lo sguardo del giovane uomo per scorgervi almeno una scintilla di quell’amore che la teneva in vita. Ed in fondo al suo animo, grazie a quegli specchi che erano gli occhi del suo amante, riusciva a vedere lo stesso sentimento che lei provava nei suoi confronti. Le bastava sapere che l’affetto che provava non era a senso unico per farle ritrovare la felicità. A Misa non servivano gesti eclatanti o dichiarazioni plateali: tutto ciò che le serviva era perdersi nello sguardo del vero Light per sentirsi amata. E quando diventavano una cosa sola, la sua gioia raggiungeva l’apice mentre gridava il nome del suo innamorato. Dopodiché, cercava conforto nelle sue braccia, e la notte, che prima di conoscerlo era solo il simbolo del momento in cui aveva perso per sempre i suoi genitori, non le faceva più paura.
Misa, al fianco di Kira, si sentiva sola, ma sapeva che, prima o poi, quella solitudine sarebbe svanita per lasciar spazio ad un’immensa felicità ed al suo amore per Light.

 

The heart wants what it wants, baby
It wants what it wants, baby
It wants what it wants
The heart wants what it wants

 

 

 

Angolo dell’autrice:

Salve a tutti! Ho deciso di iniziare una raccolta nel fandom di Death Note riguardante tutti i pairing che più amo di questo anime/manga. Troverete coppie canon e fanon esclusivamente het (non che io abbia qualcosa contro yaoi e yuri, ma non shippo pairing di questo genere in DN). Questa prima OS ha come protagonisti Light e Misa, mio primo OTP di questa sezione. Li amo alla follia, e sono profondamente convinta, come penso si evinca dagli ultimi paragrafi, che il loro fosse un amore corrisposto, sebbene impedito dal desiderio di Kira (che, non mi stancherò mai di ripeterlo, non è il vero Light) di purificare il mondo. Spero che abbiate gradito questo capitolo e che gradirete tutti quelli che verranno (sono in totale nove). Me lo lasciate un commentino per farmi sapere la vostra opinione? ;D Ringrazio infinitamente chiunque abbia anche solo letto questa One-Shot. Spero che continuerete a seguirmi in questa nuova e per me molto importante avventura. ;) Baci da Fandoms_Are_Life.
P.S.: Ogni capitolo avrà l’accompagnamento di una canzone, e quella di questo è per l’appunto The Heart Wants What It Wants di Selenza Gomez, che trovo molto adatta a descrivere la situazione vissuta da Light e Misa.

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Capitolo 2
*** Fallen Angel {LMisa} ***


A fallen angel, in the dark
Never thought you’d fall so far
Fallen angel, close your eyes
I won’t let you fall tonight
Fallen angel

 

Per L Lawliet paragonare Misa Amane ad un angelo caduto era diventata un’abitudine.
Non era solo per un mero fattore estetico, sebbene la bellezza angelica della ragazza fosse innegabile, quanto più per il significato che quelle due parole racchiudevano, e che, a suo dire, rispecchiava perfettamente la giovane idol.
L ragionava a fondo su tutto ciò che lo circondava, cercava sempre una spiegazione per qualsiasi fenomeno definito anomalo, ma era sempre rimasto ammaliato dalla leggenda degli angeli caduti.
Si narra che siano stati allontanati dal Paradiso perché decaduti dal loro stato di grazia, e che continuino a muoversi in esilio sulla Terra fino al giorno del Giudizio universale, quando saranno esiliati definitivamente all’inferno. Si racconta, inoltre, che esistano due tipi di angeli caduti: le creature pentite e gli esseri superbi ed arroganti.
L aveva sentito questa storia una volta sola, durante la sua infanzia alla Wammy’s House, ma non l’aveva mai dimenticata, e quando era stato posto davanti a Misa Amane, gli era tornata in mente all’improvviso. Se non fosse stato così scettico riguardo al soprannaturale, avrebbe creduto che si fosse trattato di un segno del destino. Tuttavia, perfino la sua consueta indifferenza era stata messa a dura prova dal caso Kira, per cui perché ostinarsi a non credere che la giovane fosse effettivamente un angelo caduto?
Ciononostante, non sapeva in quale delle due categorie inserirla: non c’era pentimento in lei, ne era più che certo, perché ogni qualvolta che i suoi occhi si posavano su Light erano solo l’amore e l’obbedienza ad illuminarli, ma mancavano anche la superbia e l’arroganza che contraddistinguevano Yagami. Allo stesso tempo, L leggeva nel suo sguardo una sofferenza senza pari, e sentiva di conoscerla un po’ di più, più di Light, più di tutti i suoi fan.
Misa non provava rimorso, ma un profondo senso di tristezza, e L si sentiva così vicino a lei in quei momenti in cui riusciva a scorgere quella parte della sua anima che si ostinava a nascondere a tutti, persino al ragazzo che diceva di amare.
L non dubitava affatto dell’amore che Misa provava per Light, tutt’altro. La giovane idol dimostrava palesemente i propri sentimenti, ed era in quei momenti che lui non poteva fare a meno di provare anche solo un vago senso di… invidia? Gelosia? Forse entrambe: Yagami non aveva idea dell’immensa fortuna che aveva, ma L sperava che un giorno se ne sarebbe accorto, non tanto per lui quanto per lei, che avrebbe fatto qualsiasi cosa per renderlo felice.
Misa Amane era il mietitore, e Light Yagami Lucifero: erano caduti sulla Terra per essersi ribellati all’autorità massima che li vigilava, e L Lawliet era talmente attratto da loro, da lei, che non aveva potuto fare a meno di cadere sotto la loro falce.

 

A fallen angel, in the dark
Never thought you’d fall so far
Fallen angel, close your eyes
I won’t let you fall tonight
Fallen angel, just let go
You don’t have to be alone
Fallen angel, close your eyes
I won’t let you fall tonight
Fallen angel

 

 

 

Angolo dell’autrice:

Salve a tutti! Eccomi tornata con la seconda storia della raccolta, questa volta una flashfiction sulla meravigliosa coppia formata da L e Misa, il mio secondo OTP del fandom di Death Note. Questa è la prima volta che scrivo su di loro, e devo riconoscere che è stato stranamente facile entrare nella testa di un personaggio complesso come L. Forse perché, quando si tratta di amore, persino i più grandi geni sono alle prese con problemi comuni a tutti. Mi piacerebbe ricevere un commento, per sapere se la storia vi piace e se ci sono errori di qualsiasi genere. È la prima volta che mi cimento a scrivere una fanfiction in terza persona al passato, visto che solitamente prediligo la prima persona presente (cose che capitano quando si rilegge la trilogia di Hunger Games fino ad impararsela a memoria XD), quindi vorrei conoscere la vostra opinione in merito ai contenuti ad allo stile della storia. Intanto, ringrazio chi abbia anche solo letto questo secondo capitolo. ;* Baci da Fandoms_Are_Life.
P.S.: La canzone che fa da accompagnamento ai pensieri di L su Misa (e verso la fine anche su Light, ma non credo che ci siano accenni LawLight) è Fallen Angel dei Three Days Grace.

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Capitolo 3
*** They're Only Human {RyukRem} ***


They’re only human
They don’t see
Who they are is who they’ll always be
Only human, after all

 

Ryuk era sempre stato affascinato dal mondo degli umani.
Lo incuriosivano, quegli esseri così diversi da lui, con sogni ed ambizioni che difficilmente sarebbero riusciti a realizzare. Lo divertivano, e lui amava divertirsi (o meglio, lo avrebbe amato, se solo avesse provato emozioni).
Credeva di essere l’unico in tutto il regno degli Shinigami a pensarla in questo modo, prima di incontrare Rem. Finché non aveva scoperto che a lei non interessavano gli umani, ma solo una in particolare.
A volte Ryuk si fermava ad osservare la ragazza che aveva catturato l’attenzione della Dea della Morte. Misa Amane. Conosceva la sua storia. Era stato uno dei pochi a non ridere una volta appreso ciò che era successo a Jealous.
Studiava con interesse ogni minimo movimento di quella ragazza all’apparenza piena di vita, sapendo che nessuno, nemmeno un’umana, poteva comportarsi spontaneamente in quel modo, e poi spostava la propria attenzione su Rem. La trovava sempre assorta a fissare la giovane, la cui durata vitale si era allungata grazie al sacrificio di Jealous: mai una volta che l’avesse sorpresa a guardare lui con quell’intensità.
Ryuk era infastidito dal fatto che un’umana potesse essere una fonte di maggiore interesse rispetto a lui. Aveva sentito parlare di invidia e gelosia, ed aveva la sgradevole sensazione che ciò che stava provando si avvicinasse parecchio a quelle due emozioni.
Era a quel punto che ricordava a Rem che Misa era un’umana, e tale sarebbe rimasta. Con quelle parole, riusciva finalmente a guadagnarsi la sua attenzione, sebbene lo sguardo che la Shinigami gli dedicava era sempre vacuo, al contrario di quando fissava la bionda. Non gli rispondeva mai: semplicemente, si alzava e se ne andava, cercando un altro posto da cui poterla osservare in pace.
Fu durante uno di quei giorni che Ryuk decise di scendere nel mondo degli umani: magari avrebbe incontrato Misa Amane, ed allora, forse, Rem avrebbe guardato anche lui nello stesso modo in cui guardava lei.

 

Only human, after all

 

 

 

Angolo dell’autrice:

Salve a tutti! Ecco il terzo capitolo di questa raccolta mista, ovvero una flashfiction su Ryuk e Rem, con involontari accenni Rem/Misa (credo). Li shippo davvero tanto, e quando ho letto il testo della canzone che accompagna questo scritto (They’re Only Human, cantata proprio dagli attori che interpretano i due Shinigami nel musical di Death Note) ho subito pensato che calzasse a pennello per descrivere il particolare rapporto che hanno i due Dei della Morte. Ho il vago timore che mi sia uscito qualcosa di leggermente nonsense, ma tutto sommato ne sono abbastanza soddisfatta. Scrivere su di loro si è rivelato molto più semplice di quanto mi sarei mai aspettata, per mia fortuna. Avrei voluto anche fare qualche accenno a Light verso la fine, ma ho preferito lasciar perdere per non allungare inutilmente il brodo. Spero che anche questo nuovo capitolo vi sia piaciuto. In qualsiasi caso, vi chiedo di lasciarmi un vostro parere, anche minuscolo, o magari una critica costruttiva che potrebbe aiutarmi a migliorare in futuro. Nel frattempo, ringrazio di cuore chiunque abbia anche solo letto questa flashfiction e le precedenti. Spero con tutto il cuore che continuerete a seguirmi fino alla fine di questa breve raccolta. ;) Baci da Fandoms_Are_Life.

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Capitolo 4
*** Demons {MelloSayu} ***


When you feel my heat
Look into my eyes
It’s where my demons hide
It’s where my demons hide
Don’t get too close
It’s dark inside
It’s where my demons hide
It’s where my demons hide

 

Non avrebbe mai dovuto rapire Sayu Yagami.
Era questo il pensiero che tormentava Mello mentre si accingeva a sbottonare la camicetta della ragazza, con la bocca intenta a marchiare il collo niveo della giovane fintanto che quest’ultima passava le dita tra i capelli biondi di lui e mormorava dolcemente il suo nome.
Eppure nulla lasciava presagire che sarebbero finiti in una situazione così… assurda.
Era entrato nella stanza dell’ostaggio con l’intenzione di tenerla d’occhio personalmente, visto l’improvviso malfunzionamento della telecamera che gli permetteva di controllarla a distanza. Purtroppo, nessuno dei suoi scagnozzi era al momento reperibile, così si era visto costretto ad occuparsi per conto proprio della ragazza. Non appena era entrato nell’ambiente che occupava lei, tuttavia, si era ritrovato a pensare che era un bene che ci fosse lui al posto di una qualunque di quelle canaglie allupate che lo circondavano quotidianamente, perché difficilmente la giovane sarebbe scampata ad un tentativo di violenza sessuale: Sayu Yagami era molto attraente, doveva ammetterlo.
Inizialmente, quando aveva fatto il suo ingresso nella stanza, la ragazza aveva alzato timorosa il volto, mostrando due occhi velati di lacrime e colmi di terrore. Lui le aveva lanciato uno sguardo indifferente e si era accomodato sul divano situato a pochi passi di distanza, ma dentro di sé provava un profondo malessere nel constatare in che situazione si trovava lei per colpa sua.
Near non si sarebbe mai abbassato a fare una cosa del genere.
Quel pensiero lo aveva riscosso, e subito aveva stretto le mani a pugno, con rabbia: non gliel’avrebbe data vinta, questa volta non sarebbe stato lui il numero due.
- Perché lo stai facendo? - aveva sentito dire da una voce sottile, ed a quel punto aveva sollevato il capo.
Sayu Yagami lo fissava dallo stesso posto in cui era raggomitolata prima, le ginocchia compresse contro il petto ed i capelli che le ricadevano disordinati ai lati del viso.
Mello rimase in silenzio a lungo, ponderando se fosse saggio o meno rispondere alla sua domanda. Alla fine, decise di porgergliene una lui: - Tuo padre e tuo fratello ti hanno mai rivelato qualcosa riguardante il caso Kira?
Alla paura si aggiunse confusione negli occhi della giovane, che scosse il capo. Mello annuì. - Meglio così. Limitati a fare l’ostaggio e vedrai che non ti accadrà niente di male.
Afferrando il coraggio a due mani, la ragazza si avvicinò di più a lui, che aggrottò le sopracciglia. - Ma io voglio sapere perché sono qui! - esclamò, affievolendo poi la voce allo sguardo di fuoco che Mello le aveva lanciato. - È un mio diritto, dopotutto…
Lui fece un verso di scherno. - Sei qui perché mi sono stancato di essere sempre il secondo in tutto quello che faccio - rispose criptico, prima di distogliere l’attenzione da lei e tornare ad immergersi nei propri pensieri.
Dopo pochi minuti, Sayu gli si sedette accanto, e lui la guardò stralunato. Quando notò la compassione nel suo sguardo, però, la rabbia prese nuovamente possesso di lui.
- Non guardarmi in quel modo - ringhiò, facendo per alzarsi ed andarsene. Tanto quella sciocca ragazzina non sarebbe mai potuta fuggire da lì.
Lei lo afferrò per un braccio, trattenendolo al suo fianco. - So bene cosa provi. Con un fratello come Light, chiunque si sentirebbe inferiore. - Si lasciò sfuggire una risatina. - Dopotutto, però, non posso fare a meno di ammirarlo: è un genio, e si merita tutta l’attenzione che riceve. - Gli scostò i capelli dal viso per avere una visuale migliore, e lo guardò con comprensione. - Forse hai solo bisogno…
- Sta’ zitta! - urlò Mello, infrangendo la quiete della stanza.
Sayu si tirò indietro, spaventata, ma stavolta fu lui ad accostare il volto al suo. - Tu non sai cosa vuol dire trovarsi sempre ad un passo dalla perfezione e vedersela soffiare via da sotto il naso per così poco. La tua intelligenza non è minimamente paragonabile a quella di tuo fratello. Al contrario, io e Near abbiamo un cervello quasi uguale, ma mi sono stancato di sentirmi sempre inferiore a lui.
Sayu lo fissava con occhi sbarrati, e solo a quel punto Mello si rese conto delle parole che aveva pronunciato. Si allontanò, rifugiandosi dall’altra parte del divano e prendendosi la testa tra le mani. Chiuse gli occhi e respirò profondamente per cercare di riacquistare la calma. Dopodiché, dalla tasca del giubbotto tirò fuori una tavoletta di cioccolata che cominciò a divorare pezzo dopo pezzo.
Il borbottio di uno stomaco a poca distanza da lui gli fece voltare la testa di lato. Sayu si era nuovamente raggomitolata nella posizione di prima, ma non accennava ad alzare lo sguardo, ancora troppo scossa dalla scenata di poco prima.
Mello sospirò, accostandosi a lei ed offrendole un’altra tavoletta. - Tieni, mangia. - Vedendo che lei era riluttante, sbuffò. - Ho promesso a tuo padre di riconsegnarti a lui sana e salva, e di certo uno scheletro vivente non soddisfa questi requisiti. Mangia e non farmelo ripetere un’altra volta.
Detto ciò, le spinse la cioccolata in mano, e Sayu, dapprima riluttante, si ritrovò a masticarla pezzo dopo pezzo ad una velocità impressionante.
Dopodiché, tra di loro calò nuovamente il silenzio, fino a che lei non prese nuovamente la parola. - Come ti chiami?
Il ragazzo aggrottò la fronte. Quella tipa era decisamente strana se si metteva a fare domande del genere persino al suo rapitore. - Mello - rispose.
- È un soprannome? - chiese. Lui annuì semplicemente.
Sayu si tormentò le mani. - Mi dispiace di averti fatto arrabbiare prima, Mello. Non era mia intenzione. Solo… non mi piace vedere persone con uno sguardo come il tuo. Mi sento sempre in dovere di aiutarle.
Il giovane si girò. - E che sguardo avrei io, di grazia?
Sayu esitò un attimo prima di rispondere: - Quello di una persona che crede di non essere mai abbastanza. - Dopodiché, alzò gli occhi per incontrare i suoi, ed a Mello sembrò di sentire una scarica elettrica attraversargli tutto il corpo.
- Dispiace anche a me - disse. - Per averti rapito - specificò, in risposta allo sguardo smarrito di lei. - Non avrei mai creduto di poter fare una cosa del genere. Purtroppo, però, questo è l’unico modo per riuscire ad avvicinarmi a Kira ed a catturarlo senza l’aiuto di Near.
Sayu giocherellò nervosamente con una ciocca di capelli. - Perché tu e questo Near non unite le forze? Sono sicura che potreste riuscire a catturare quell’assassino in tempi molto più brevi, se siete veramente così intelligenti.
Lui tornò a fissare un punto a caso nel muro che si ergeva a pochi metri di distanza da loro. - È una questione di principio. E poi sono molto orgoglioso - rispose.
Lei rise. - L’avevo notato.
Trascorsero i minuti successivi in silenzio, godendosi la compagnia l’uno dell’altra, finché Sayu non parlò ancora. - Mello…
Il suo cuore perse un battito. C’era qualcosa nel modo in cui lei pronunciava il suo nome che gli provocava una strana sensazione alla bocca dello stomaco.
Si voltò nuovamente per fronteggiarla, e si sorprese nel trovarsi a pochi centimetri di distanza dal suo volto.
La giovane donna arrossì appena prima di proseguire: - Saresti disposto a fare una cosa per me?
Mello deglutì, con lo sguardo che saettava pericolosamente dalle iridi nocciola della ragazza alle sue labbra sottili. - Dipende.
Sayu prese un respiro profondo e terminò: - Mi baceresti?
Lui, sorpreso, si scostò lievemente dalla sua figura, cercando un perché a quella strana richiesta nell’espressione della ragazza, e vi lesse una profonda solitudine, così simile alla sua, ed un disperato bisogno di contatto umano.
A quel punto, si accostò nuovamente a lei. I loro nasi si sfiorarono appena prima che le loro bocche si scontrassero.
All’inizio era un approccio leggero, quasi reverenziale, ma pian piano entrambi trovarono conforto nelle labbra l’uno dell’altra. I baci aumentavano sempre più di numero, fino a quando, senza sapere come, si ritrovarono stesi sul divano, Mello sopra Sayu.
Le guance della giovane erano visibilmente arrossate, ciononostante lo aiutò a levarsi di dosso il giubbetto e poi la maglia. Lui, guidato dal suo istinto, comincio a sfilarle i bottoni dalle asole della camicetta, poggiando le labbra sul suo collo e marchiandolo mentre lei giocherellava coi suoi capelli, sussurrando il suo nome.
Ed eccoli lì, avvinghiati l’uno all’altra in quella situazione così strana eppure incredibilmente giusta.
Si liberarono dei loro vestiti in men che non si dica, baciandosi e toccandosi e scoprendosi per la prima volta. Quando Mello la penetrò, Sayu si lasciò sfuggire un urlo strozzato che le labbra di lui provvidero a sigillare.
Fecero l’amore piano, con delicatezza, ben sapendo che nessuno sarebbe mai dovuto venire a conoscenza di quel loro piccolo segreto. Quando finirono, lei si addormentò subito tra le sue braccia, ma Mello non riusciva a prendere sonno. La sua attenzione era completamente catalizzata da quella ragazza accoccolata contro il suo petto che era riuscita a leggergli l’animo ed ad acquietare i suoi demoni, seppur per una notte sola.
Perché Mello sapeva che la sua fine sarebbe giunta a breve, e non poteva accettare di trascinare Sayu all’inferno con sé.
Le avrebbe detto addio la mattina, quando ancora sarebbe stata avvolta dalle braccia di Morfeo, e non l’avrebbe rivista mai più. Oramai era troppo tardi per lui, ma lei meritava ancora una seconda occasione. Doveva continuare a vivere, anche per Mello.

 

When you feel my heat
Look into my eyes
It’s where my demons hide
It’s where my demons hide
Don’t get too close
It’s dark inside
It’s where my demons hide
It’s where my demons hide

 

 

 

Angolo dell’autrice:

Salve a tutti! Eccomi tornata col quarto capitolo di questa raccolta, un OS che vede protagonisti Mello e Sayu, una coppia a mio parere con molto potenziale. La canzone che fa da accompagnamento alla loro storia è l’inconfondibile Demons degli Imagine Dragons, che trovo a dir poco perfetta per descrivere l’animo tormentato di Mello (che non si meritava per niente la fine che ha fatto T^T). Spero che anche questo capitolo vi sia piaciuto e che siate disposti a lasciare una piccola recensione. ;) Baci da Fandoms_Are_Life.

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Capitolo 5
*** Let Me Go {NearSayu} ***


I’ve broken free from these memories
I’ve let it go, I’ve let it go
And two goodbyes, lend you this new life
Don’t let me go, don’t let me go

 

Sayu andava a visitare la tomba di Light ogni giorno.
Aveva cercato di convincere anche sua madre ad accompagnarla qualche volta, ma Sachiko non ne voleva sapere. Si era barricata in casa dal giorno in cui aveva appreso la notizia della morte del suo primogenito, e non ne era più uscita. Sayu sospettava che, di lì a poco, si sarebbe trovata completamente sola.
Ogni volta che percorreva il viale del cimitero che la conduceva al luogo in cui riposava il suo amato fratellone, si stringeva le braccia attorno al corpo, come a creare l’illusione di non essere sola in quel luogo desolato. Avrebbe tanto voluto che ci fosse lui a confortarla, ma sapeva che era impossibile. Era venuta a conoscenza della sua morte due giorni prima di quella di suo fratello, e da allora si rifiutava persino di nominarlo nei suoi pensieri. Faceva troppo male ammettere di aver perso anche l’unico uomo che, in qualche strano e contorto modo, aveva amato.
Erano questi i pensieri che l’assillavano oramai da un anno e mezzo a quella parte, tanto era il tempo trascorso da quel maledetto 28 gennaio. Sayu oramai conosceva a memoria il percorso che doveva fare, e così anche quel giorno, sempre alla stessa ora, si presentò puntuale davanti al sepolcro nel quale giaceva il corpo del suo nii-san.

Light Yagami, N 28.02.1989, M 28.01.2013

Si fermò a fissare quella scritta a lungo, prima di chinarsi e poggiare il mazzo di fiori che aveva portato. Dopodiché, accarezzò le lettere incise sulla fredda pietra.
- Mi manchi - sussurrò.
Sapere che suo fratello era Kira, la causa della morte di Soichiro Yagami e di altre migliaia di persone, l’aveva distrutta, ma non aveva potuto fare a meno di perdonarlo. Credeva di farlo per il bene dell’umanità. In fondo, era sempre stato un tipo ambizioso, come testimoniavano le malvarose presenti nel bouquet che aveva portato.
In mezzo a quei fiori comparivano anche dei nontiscordardimé, simbolo di amore vero. Misa ne andava pazza e, dato che quella era anche la sua tomba, a Sayu era parso giusto rendere omaggio alla donna che più di tutti aveva amato il suo fratellone.
Le dita di Sayu scivolarono fino a sfiorare la seconda iscrizione posta sulla tomba.

Misa Amane, N 25.12.1987, M 14.02.2014

Quando, pochi mesi prima, era venuta a conoscenza del suicidio della giovane idol, Sayu era sconvolta, ma non del tutto sorpresa. Oramai Misa aveva perso troppo: era già morta dentro prima ancora di gettarsi da quel palazzo. La ragazza si rammaricava soltanto di non aver potuto fare nulla per aiutarla.
Dopodiché, le sue dita arrivarono a toccare anche l’ultimo nome inciso sulla tomba. Come al solito, il suo cuore perdeva un battito nel leggerlo, e trattenere le lacrime diventava quasi impossibile.

Rukia Yagami Amane, N 25.09.2013, M 25.09.2013

Rukia, “luce”, proprio come Light. Una scintilla che si era spenta prima ancora di accendersi.
Quando Misa aveva scoperto di essere incinta, era come rinata: aveva di nuovo qualcuno da amare con tutta sé stessa. Il giorno del parto, però, la piccola era nata morta, e da quel momento in poi per Misa non ci fu più niente da fare.
Sayu si alzò, si spazzolò i vestiti e diede un’ultima occhiata al sepolcro prima di girarsi per avviarsi verso l’uscita. Si fermò subito, però, accorgendosi di non essere sola.
Accanto a lei si stagliava la figura di un ragazzo vestito interamente di bianco e con i capelli dello stesso colore. La giovane sbatté più volte le palpebre, cercando di capire se fosse un’allucinazione o meno, ma lo sconosciuto era sempre lì, intento a fissare la tomba accanto a quella di Light. Incuriosita, Sayu gettò un’occhiata in quella direzione e lesse il nome scritto sulla lapide.

L Lawliet, N 31.10.1982, M 05.11.2007

Aggrottò le sopracciglia. Di fianco a suo fratello giacevano le spoglie di colui che era stato il più grande detective del mondo… e lei non se ne era mai accorta?
Tornò a posare lo sguardo sull’estraneo in visita alla tomba di L, e si rese conto che la stava fissando. Gli occhi neri erano in netto contrasto con la sua carnagione pallida, la capigliatura ed i vestiti, ed erano talmente profondi che a Sayu si mozzò il fiato mentre era intenta a contemplarli.
Il giovane inclinò appena la testa di lato, giusto il tempo di leggere l’iscrizione posta sul sepolcro di suo fratello prima di tornare a dedicare tutta la sua attenzione a lei. - Sayu Yagami, presumo.
La sua non era una domanda, ma un’affermazione fatta con sicurezza, e lei non poté fare altro che annuire.
- Mi dispiace molto per le sue perdite - proseguì.
Sayu chinò il capo, improvvisamente incapace di reggere quello sguardo così intenso. - Grazie.
Dopo pochi attimi di silenzio, la voce monocorde dell’albino si fece sentire nuovamente. - Ho avuto l’occasione di lavorare con suo fratello. Era un investigatore molto in gamba. - Voltò il capo in direzione della tomba che affiancava quella di Light. - Il degno successore di L. - Pronunciò le ultime parole più a sé stesso che alla ragazza, la quale però non notò nessun cambiamento nel tono dell’altro. Piuttosto, era interessata alla prima parte del discorso.
- Davvero ha lavorato con mio fratello? - domandò. - In quale occasione?
Lo straniero la fissò a lungo senza rispondere, meditando se fosse o meno una scelta saggia soddisfare il suo quesito, ed alla fine si decise. - Abbiamo collaborato per la risoluzione del caso Kira.
Sayu sgranò gli occhi prima di abbassarli nuovamente, cominciando a giocherellare con l’orlo del vestito estivo che indossava. - Light non era una cattiva persona - bisbigliò, non sapendo nemmeno se voleva essere udita dal suo interlocutore. Semplicemente, si sentiva in dovere di difendere suo fratello, nonostante tutto.
- Ne sono certo - rispose lui.
La donna alzò lo sguardo, pronta a salutarlo ed a lasciarsi alle spalle quello strano incontro, ma lo sconosciuto la precedette: - Non sono molto pratico della città. Le andrebbe di accompagnarmi fino al mio albergo? Temo che, senza una guida, finirei per perdermi.
Sayu boccheggiò per un istante, sorpresa davanti a quella richiesta inaspettata.
- Se ha altri impegni o è troppo turbata, non si preoccupi. Chiederò indicazioni - proseguì lui.
Scosse la testa. - No, va bene. Mi dica dove alloggia e la porterò lì.
Per la prima volta dall’inizio di quella strana chiacchierata, l’estraneo sorrise. - Grazie.
Si incamminarono in direzione dell’automobile di lei, e per tutto il tragitto tra loro regnò un silenzio assoluto. Solo quando si furono accomodati entrambi all’interno dell’abitacolo della macchina, il ragazzo parlò. - Non mi sono ancora presentato. - Allacciò la cintura di sicurezza. - Mi chiami pure Near.
Quelle parole congelarono Sayu. Lo fissò con gli occhi spalancati, tremando impercettibilmente. - Come… ha detto? Near?
Per un attimo, rivide davanti a sé quell’espressione completamente persa, i capelli biondi che gli coprivano il viso e le mani strette a pugno.
Al contrario, io e Near abbiamo un cervello quasi uguale, ma mi sono stancato di sentirmi sempre inferiore a lui.
- C’è qualche problema? - La voce del passeggero la riportò alla realtà, e Sayu si rese conto di averlo fissato inebetita per qualche secondo di troppo.
- Nulla… È solo che… - Respirò a fondo, cercando di riacquistare lucidità. - È un nome molto particolare, tutto qui.
Era sempre stata una pessima bugiarda, e darne prova anche di fronte ad un semisconosciuto sarebbe stato umiliante in altre circostanze, ma adesso aveva ben altro per la testa.
Magari è solo una coincidenza, si ripeteva mentalmente, dandosi subito dopo della stupida. Non c’era nessun fraintendimento, quello era lo stesso Near che lui odiava tanto.
L’aria tra i due era carica di tensione, e per tutta la durata del viaggio evitarono di rivolgersi la parola. Solo quando giunsero davanti all’Asakusa View Hotel ed il ragazzo fece per scendere dalla vettura, Sayu ritrovò la voce.
- Near - lo bloccò. L’albino tornò a fissarla con la sua solita espressione indecifrabile. Indecisa se proseguire o meno, alla fine disse tutto d’un fiato: - Conoscevo Mello.
Quelle semplici parole ebbero sul ragazzo un effetto immediato: lo sguardo vitreo lasciò subito il posto ad uno colmo di sorpresa e… anche dolore.
Aprì e chiuse la bocca un paio di volte senza dire niente. Alla fine, ribatté: - Mi farebbe molto piacere rivederla, Sayu.
Lei annuì. - Tornerò domani.
- Allora mi troverà al Celestine Hotel - le annunciò.
Dopodiché, Near scese dall’auto e si incamminò verso l’entrata dell’albergo, mentre lei si allontanò per raggiungere l’abitazione che condivideva con la madre.
Sì, decisamente lo avrebbe rivisto.

§

Percorse a passo svelto la hall dell’Hotel Grand Arc Hanzomon, ritrovandosi in men che non si dica alla reception.
- Buonasera. Sa dirmi dove alloggia Ichigo Bakugo? - domandò alla receptionist.
- Stanza numero 223, quinto piano. Lei deve essere Sayu Yagami. La sta aspettando - le comunicò la donna con un sorriso.
Sayu annuì e si diresse verso l’ascensore, schiacciando il bottone numero 5 ed attendendo pazientemente di giungere a destinazione.
Una volta spalancate le porte, si incamminò lungo il corridoio alla ricerca della stanza indicatale.
Quando vi fu davanti bussò, ottenendo un semplice - Sì? - come risposta.
- Sono io - mormorò. Pochi secondi dopo, la porta venne aperta. Si affrettò ad entrare ed a chiudersela alle spalle.
- Ciao, Sayu - l’accolse una voce atona.
- Ciao, Near - rispose, fissandolo dritto negli occhi. Col tempo, si era accorta che erano in realtà grigi, e non neri come aveva pensato la prima volta che si erano incontrati.
Si accomodò sul divano, poggiando la borsa sul tavolino lì accanto. - Pensavo di rimanere, stanotte… Se non ti disturbo, ovvio.
Near la fissava dall’ingresso, senza accennare a muoversi. - No, certo che no. Puoi rimanere quanto vuoi. Solo… tua madre... - disse.
Sul volto di Sayu si aprì un sorriso. - L’ho finalmente convinta ad andare a trovare alcuni nostri parenti nella prefettura di Kyoto. Stare via da Tokyo per un po’ non può farle che bene.
- Hai ragione - acconsentì lui. La zona d’ombra in cui si trovava non permetteva a Sayu di vedere il suo volto, e ciò la metteva a disagio.
- Allora, come va il lavoro? - gli chiese, invitandolo con un gesto a raggiungerla.
Near si incamminò nella sua direzione e si lasciò cadere al suo fianco prima di rispondere: - Bene. Abbiamo risolto il caso Midoriya.
- Il gioielliere assassinato? E chi è stato? - domandò lei, più per proseguire il discorso che per reale interesse.
- La moglie. Voleva riscuotere l’assicurazione sulla vita che lui aveva stipulato in suo favore.
Sayu scosse il capo, sospirando. - Come si può uccidere qualcuno che prima si diceva di amare?
Near non rispose. Tra loro calò nuovamente il silenzio, interrotto soltanto dai loro respiri regolari.
- Non parliamo di Kira da molto - iniziò poi lui, esitante.
- Ed ho intenzione di continuare a non farlo per il resto della mia vita - replicò lei.
- Sei sicura di non voler conoscere più nulla a riguardo? - le chiese.
- Cos’altro c’è da sapere, ancora? - Buttò indietro la testa, chiudendo gli occhi. - Per me è una parentesi chiusa. Sono tre mesi che ci conosciamo, ed all’inizio parlavamo solo di lui. Adesso però basta. Non intendo associare il ricordo di mio fratello a quello di uno spietato serial killer. La persona che mi hai descritto non può essere in alcun modo Light. Lui non era così, io lo conoscevo da una vita. - Si interruppe per cercare di dominare le emozioni. - Kira era un mostro che ha provocato la morte di migliaia di persone: L, papà, Light, Misa, Mello… - Si fermò. Pronunciare il suo nome le faceva ancora un certo effetto, anche a distanza di due anni. - Non voglio più pensare a tutto questo. Voglio ricordarli per le splendide persone che erano in realtà, e non in funzione di quel demone.
Aprì gli occhi e, con una mossa repentina, si accoccolò contro il petto di Near. - Ti prego, basta brutti ricordi. - Dopodiché, alzò il viso per incontrare il suo sguardo.
Il ragazzo fece per ribattere, ma quegli occhi lo destabilizzavano. Erano così belli e celavano un dolore talmente profondo che non se la sentì di accrescerlo ulteriormente, seppur sapesse di star sbagliando.
Si abbassò quel poco che bastava per far incontrare le loro labbra. Non aveva mai pensato di poter provare una cosa del genere, un giorno. Quando, alla Wammy’s House, Roger o altri gli facevano domande riguardanti il suo futuro, non c’era mai stato spazio per una ragazza. Eppure, da quando conosceva Sayu, si chiese come aveva fatto a stare tutto quel tempo senza lei.
Ed era in momenti come questo che Near immaginava Mello ridere da qualsiasi luogo si trovasse ora, sbattendogli in faccia che lui l’aveva avuta per primo.
Perché Near sapeva, anche se Sayu non gliel’aveva mai detto. L’aveva compreso nell’istante stesso in cui lei aveva pronunciato per la prima volta il suo nome.
L’aveva letto nel suo sguardo.
Per una volta, Near si trovava al secondo posto rispetto a Mello.
Tuttavia, ciò non gli pesava. La prima volta si era sentito un verme, figurandosi il volto ferito del suo amico-rivale storico se avesse potuto assistere di persona al loro amplesso. Subito dopo, però, il senso di colpa era scivolato via, sostituito da un piacere che non pensava avrebbe mai provato e da un senso di appartenenza, come se finalmente avesse trovato il suo posto nel mondo, un luogo da chiamare casa all’infuori della Wammy’s House.
Ed era quello che stava accadendo in quel preciso momento, mentre prendeva Sayu per mano e la trascinava in direzione del letto, facendola stendere su di esso e posizionandosi sopra di lei.
I baci che si scambiavano diventavano sempre più audaci. La bocca di Near scendeva lungo il collo della giovane, mentre le sue mani erano intente a sbottonarsi la camicia e lasciarla cadere per terra.
Sayu si tolse tutti i vestiti che indossava in men che non si dica, rimanendo solo in biancheria intima davanti a lui, che non poté impedirsi di arrossire, sebbene conoscesse oramai da tempo ogni singolo centimetro del corpo della donna.
Dopo essersi liberati degli ultimi ostacoli, lui la penetrò.
Fecero l’amore piano, quella notte. Con calma, senza fretta. Quando finirono, Sayu si sistemò meglio tra le sue braccia, mentre un lieve sorriso le spuntava sulle labbra.
Near, però, non era felice come le altre volte. Si era ripromesso di confessarle ciò che aveva tenuto nascosto tutto il tempo quella sera stessa, ma non c’era riuscito.
Come si può uccidere qualcuno che prima si diceva di amare?
Le parole pronunciate da lei un’ora prima gli rimbombavano in testa ininterrottamente. Forse era proprio quello il motivo che lo frenava. Dirle quel che si teneva dentro avrebbe potuto annientare anche l’ultimo grammo di gioia che provava Sayu da quando aveva perso tutte le persone a lei più care. Eppure, sapeva che non poteva tenerglielo nascosto a lungo. Non sarebbe stato giusto.
Così, prese il coraggio a due mani e disse: - Devo confessarti una cosa importante.
Lei, già mezza assonnata, sollevò appena il capo. - Mh?
Near prese un respiro profondo e si allontanò dal corpo caldo della giovane, pregando di non dover rinunciare a quel senso di protezione che gli dava. - Non ti ho mai detto una cosa riguardante… l’ultimo giorno di Light.
Sayu sospirò. - Ne abbiamo già parlato prima. Non voglio più saperne…
- È colpa mia - l’interruppe, conscio del fatto che non avrebbe più trovato la forza di farlo in futuro. - Sono stato io a smascherarlo. In seguito, lui è fuggito, e lo Shinigami possessore del Death Note è scomparso. Deve averlo ucciso in quel momento. - Non riuscì più a continuare. - Mi dispiace - aggiunse soltanto.
Sayu rimase in silenzio. Near temeva di vedere sul suo volto qualcosa di diverso dalle emozioni che oramai era abituato a leggervi quando si trattava di lui. Non l’avrebbe sopportato.
Improvvisamente, lei si alzò di scatto. Lui la seguì con lo sguardo, osservandola rimettersi i vestiti senza emettere fiato per poi dirigersi a prendere la sua borsa ed incamminarsi verso la porta.
- Non resti? - domandò, e per la prima volta il suo tono di voce tradì l’ansia che sentiva crescergli dentro.
Sayu si fermò con la mano sulla maniglia. - Non sarebbe saggio. - Stavolta era lei a sembrare indifferente, ma Near oramai la conosceva.
- Ti rivedrò? - chiese, speranzoso. Non poteva finire tutto così.
Dopo una lunga pausa, lei rispose: - Non lo so. - Dopodiché uscì, chiudendosi la porta alle spalle.
Near sospirò, stanco e rassegnato, e cadde nuovamente sul letto.
Come avrebbe detto Matt, game over.

§

Guardava Tokyo dall’alto con un senso di pesantezza nel cuore. Il nuovo hotel in cui alloggiava aveva vetrate enormi grazie alle quali si poteva godere di una splendida vista sulla città. A lui, però, non interessavano queste cose. Aveva un mucchio di pensieri in testa: nuovi casi da risolvere, fantasmi che lo tormentavano giorno e notte, Sayu…
Non l’aveva più sentita da quell’ultima notte in cui le aveva rivelato il ruolo che aveva avuto nella cattura di Kira. Erano passate quasi tre settimane, e dubitava che l’avrebbe più rivista.
A quel pensiero, si sentiva sprofondare in un limbo senza via d’uscita. Forse era così che si era sentito Mello, sapendo che, una volta libera, non avrebbe più avuto occasione di incontrarla. Sapeva già di avere il destino segnato.
E lui? Avrebbe fatto la sua stessa fine? Si sarebbe lasciato sfuggire la ragazza che anche il suo rivale aveva amato? Probabilmente Mello lo stava maledicendo alla grande per l’occasione che si stava lasciando sfuggire dalle mani. Un sorriso malinconico gli si aprì sulle labbra nell’immaginarselo intento ad inveire contro di lui ancora una volta. Dio, quanto gli mancava…
I suoi pensieri furono interrotti dal cigolare della porta che si apriva. Quel suono gli provocò un tuffo al cuore. Sentiva che era lei, ma non sapeva cosa era venuta a fare. Non sapeva cosa aspettarsi, perciò rimase semplicemente fermo davanti alla finestra, attendendo che lo raggiungesse.
Quando, finalmente, sentì nuovamente il tocco delle sue mani sul suo corpo, Near lasciò andare quel respiro che non sapeva di star trattenendo.
Le esili braccia di Sayu gli circondarono il busto, mentre lei appoggiava la fronte sulla sua spalla. Tremava, e l’albino sentì qualcosa bagnargli il tessuto della camicia proprio dove si era appoggiata.
Lacrime. Stava piangendo silenziosamente, ed il non sapere il motivo lo logorava dall’interno.
Fu proprio Sayu a confessargli il perché di quel dolore. - Mia madre è morta. - Un singhiozzo, poi un altro. - Questa mattina. Crepacuore. I medici l’hanno chiamato infarto, ma so che non è così. - Una risata amara seguì quelle parole strazianti. - Buffo, no? Sembra quasi che Kira sia tornato solo per portare via anche l’ultimo pezzo della mia famiglia.
Near si voltò e la strinse a sé, poggiando il mento sul suo capo, lasciandola sfogare senza dire una parola.
Quando la vide asciugarsi le lacrime, le alzò il volto per far incontrare i loro sguardi. - Ci sono io - disse semplicemente, ma negli occhi di lei brillò un po’ di speranza.
- Non andartene. - Era una supplica, una preghiera abilmente mascherata che lui aveva tutta l’intenzione di esaudire.
Chinò il capo per catturare le labbra di lei in un bacio, dopodiché la trascinò fino al divano, dove la fece accomodare sopra di sé.
Sayu gli cinse il collo con le braccia, affondando il volto nella sua consueta camicia bianca, e lui cominciò ad accarezzarle i capelli. Dopo poco, la giovane si addormentò, e lui scostò il suo volto quel tanto che bastava per poterlo osservare di nuovo alla luce della luna.
Alzò gli occhi al cielo, fissando le stelle. Una di loro splendeva più delle altre. Near sorrise.
Non preoccuparti per lei, Mello, pensò. La proteggerò io, e stavolta non la lascerò andare.
 

Won’t let you go, don’t let me go
Won’t let you go, don’t let me go
Won’t let you go, don’t let me go
Won’t let you go, don’t let me go

 

 

Angolo dell’autrice:

Salve a tutti! Ecco il quinto capitolo della raccolta, una OS che vede protagonisti Near e Sayu, strettamente collegata alla precedente. Non mi aspettavo che venisse così lunga, devo ammetterlo. XD Questa coppia mi ha proprio preso la mano! La canzone che ho scelto come accompagnamento è Let Me Go di Avril Lavigne feat. Chad Kroeger. Il testo mi ha ispirato questa storia che spero con tutto il cuore vi sia piaciuta. Dubito che scriverò mai qualcos’altro di così lungo in questa raccolta. Ho voluto provare anche ad alternare i POV di Sayu e Near, così da far vedere entrambi i loro punti di vista. Inoltre, come penso abbiate notato tutti, questa è una Future!Fiction/What if?. È la prima volta che scrivo qualcosa del genere, se non ricordo male, perciò ditemi se ho combinato un pasticcio totale o se invece è uscito fuori qualcosa di decente. XP Avete voglia di lasciarmi un commento così da farmi sapere cosa ne pensate? Spero proprio di sì! ;D Ringrazio comunque di vero cuore chiunque abbia anche solo letto questo nuovo capitolo e tutti quelli che lo precedono. Sono rimasti solo quattro capitoli al termine della raccolta, e spero proprio che saranno tutti di vostro gradimento. ;) Baci da Fandoms_Are_Life.

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Capitolo 6
*** Angel With A Shotgun {MatsudaSayu} ***


(I’m an angel with a shotgun, shotgun, shotgun
An angel with a shotgun, shotgun, shotgun)

 

Tota Matsuda aveva sempre ammirato i membri della famiglia Yagami.
Soichiro Yagami rappresentava tutto ciò che lui aspirava a diventare, Light Yagami era un genio assoluto, Sachiko Yagami era l’emblema della moglie paziente e fedele che sperava di sposare un giorno.
E poi c’era lei, la piccola, dolce ed innocente Sayu Yagami.
Aveva sempre avuto un particolare istinto di protezione nei suoi confronti, e quando l’aveva rivista per la prima volta dopo tanto tempo si era accorto che non era cambiato nulla, tranne una cosa: la ragazzina si era trasformata in una donna. Da quel momento, al desiderio di farle da scudo contro i mali del mondo si aggiunse la voglia di affiancarla nel percorso tortuoso che era la vita.
Il suo rapimento lo aveva scosso a tal punto da promettere a sé stesso che non l’avrebbe mai più lasciata in balia degli eventi. Si sarebbe trasformato nel suo angelo custode, sempre pronto a difenderla contro tutto e tutti.
Perché se Matsuda era sicuro di una cosa, quella era che aveva cominciato ad amare Sayu Yagami dall’istante in cui i suoi occhi si erano posati sulla giovane donna che era diventata.
 

I’m an angel with a shotgun
Fighting til’ the war’s won
I don’t care if heaven won’t take me back
I’ll throw away my fate, babe, just to keep you safe
Don’t you know you’re everything I have?
(I’m an angel with a shotgun)
And I, want to live, not just survive, tonight
(Live, not just survive)

 

 

 

Angolo dell’autrice:

Salve a tutti! Ecco a voi il sesto capitolo della raccolta, una flashfiction che, originariamente, avrebbe dovuto essere una drabble. Purtroppo le mie capacità di sintesi sono piuttosto limitate, e devo comunque ammettere di essere abbastanza soddisfatta del risultato, anche se forse è tutto troppo frettoloso. :/ Ad ogni modo, spero che anche questa storia incentrata su Matsuda e Sayu vi sia piaciuta. Che ne direste di lasciarmi una piccola recensione per farmi sapere il vostro parere? ;D Come di consueto, ringrazio profondamente chi ha anche solo letto questo e tutti i capitoli scritti in precedenza. ;* Baci da Fandoms_Are_Life.
P.S.: La canzone che fa da accompagnamento alla flashfiction è Angel With A Shotgun dei The Cab. Il titolo mi ha subito fatto pensare a Matsuda ed al suo carattere, a volte troppo gentile ed ingenuo per un poliziotto: un angelo con una pistola, in pratica. ;)

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Capitolo 7
*** Problem {MelloMisa} ***


Uh huh, it’s Iggy Iggz
I got one more problem with you girl
Aye

 

Se a Mello avessero chiesto un aggettivo per descrivere Misa Amane, avrebbe risposto senza esitazioni: stupida.
Perché una ragazza che non si accorge, o meglio, non vuole accorgersi che il suo presunto “fidanzato” la sfrutta soltanto per arrivare ai suoi scopi, che sarebbe disposta a sacrificare la sua vita per lui senza pensarci due volte, che si rifiuta di vedere che il marcio che c’è nel mondo non può essere estirpato completamente non può che essere definita stupida. E la stupidità è un difetto, il peggiore che possa esistere, perché le persone stupide sono anche le più pericolose.
Era a questo che pensava Mello mentre la scrutava da lontano, col cappuccio calato in testa ed una mano infilata nella tasca del giubbotto, pronto a tirare fuori la pistola per ogni evenienza.
Sembrava una bambina mentre girava per negozi alla ricerca di qualche bell’abito che potesse fare colpo sul suo Light-kun. Più la osservava e meno la capiva: com’era possibile essere così dannatamente infantili ed allo stesso tempo essere capaci di provare un sentimento tanto profondo come l’amore?
Mello sapeva che non mentiva quando diceva di amare Yagami. Erano giorni che la pedinava, e lei aveva pronunciato più volte quelle due parole in direzione del giovane uomo con cui conviveva, con gli occhi che risplendevano di una luce che si accendeva solo quando lui era nei paraggi. Mello, in vita sua, non aveva mai conosciuto l’amore, ma era sicuro che fosse quello ad infiammare l’animo di Misa Amane anche quando si limitava semplicemente a pensare a Light Yagami.
In un certo senso, Mello invidiava Misa, e quello era un bel problema. Non poteva di certo mettersi a fare confronti tra la sua vita e quella della idol piuttosto che svolgere il suo lavoro, eppure non riusciva a fare a meno di pensare a quanto fosse stata fortunata: dopo un anno dalla perdita dei genitori aveva trovato nuovamente qualcuno da amare con tutta sé stessa, mentre lui aveva passato la sua intera esistenza all’ombra di Near, anelando il suo ruolo ed il rispetto che gli avrebbe garantito, senza preoccuparsi degli affetti che lo circondavano. Forse, se ci pensava bene, questi si riducevano a Matt, l’unico amico in grado di stare al suo fianco in qualsiasi occasione. Non aveva mai pensato molto ai suoi genitori: semplicemente, non li aveva ritenuti degni del suo rispetto, visto che lo avevano abbandonato senza troppi ripensamenti, come aveva intuito dai racconti di Roger.
Inoltre, Mello non capiva perché la Amane si ostinasse a mettere da parte i propri sogni per permettere a Yagami di raggiungere le proprie ambizioni. Come si può preferire il successo e la gloria di un altro quando è possibile averli entrambi per sé?
Mello non capiva, ed era per questo motivo che si ostinava a chiamare Misa Amane stupida: lei era la sua antitesi, ed il contrario dell’intelligenza non è forse la stupidità?
Eppure, nel profondo del suo cuore, sapeva che quella ragazza non era affatto stupida. Semplicemente, era troppo innamorata per riuscire a vedere cosa potrebbe diventare il mondo se Kira si proclamasse il nuovo Dio, troppo innamorata per vedere che Yagami non la meritava, troppo innamorata e sola per poter anche solo pensare di lasciarsi tutto alle spalle e ricominciare da capo. Perché Misa, all’infuori di Light, non aveva più nessuno.
Sotto questo aspetto, Mello la capiva. Anche lui, senza Matt, si sarebbe trovato spaesato, incapace di andare avanti con le sue sole forze. C’era Near, ma il loro rapporto era troppo contaminato dall’astio che Mello provava nei suoi confronti per non essere mai riuscito a raggiungerlo o superarlo.
Ma Mello sapeva di non dover indugiare in questi pensieri. Perché, se avesse continuato, era certo che avrebbe trovato altro similitudini tra la sua esistenza e quella di Misa, ed avrebbe smesso di considerarla come il suo opposto; se avesse continuato, avrebbe rischiato di capire quella ragazza, e di affezionarsi all’immagine che si era creato di lei; se avesse continuato, non sarebbe più stato in grado di eliminarla se si fosse reso necessario, e definire una cosa del genere un problema sarebbe stato minimizzarla.
Perciò, non appena la vide incamminarsi verso il prossimo negozio, si limitò a seguirla, ripromettendosi che non avrebbe più cercato di analizzare i suoi comportamenti e pregustando già il momento in cui quella ragazza avrebbe smesso di essere un problema.
 

One less problem without ya
I got one less problem without ya
I got one less problem without ya
I got one less, one less problem
One less problem withou ya
I got one less problem without ya
I got one less problem without ya
I got one less, one less problem
One less problem without ya
I got one less problem without ya
I got one less problem without ya
I got one less, one less problem

 

 

Angolo dell’autrice:

Salve a tutti! Ecco il settimo capitolo della raccolta, una OS che ha per protagonisti Mello e Misa. È stato abbastanza complicato scriverla, devo ammetterlo, ma sono piuttosto soddisfatta del risultato, anche se mi sono sorti in mente gli stessi dubbi riguardanti la RyukRem pubblicata come terzo capitolo della raccolta. Ad ogni modo, spero che anche questa storia vi sia piaciuta e vi invito, come al solito, a lasciarmi una recensione per farmi sapere la vostra opinione. Nel frattempo, ringrazio di cuore tutti coloro che hanno anche solo letto questo e tutti i capitoli precedenti. Spero che mi accompagnerete anche nella stesura degli ultimi due capitoli. ;) Baci da Fandoms_Are_Life.
P.S.: La canzone che ho scelto per trattare questa coppia è Problem di Ariana Grande feat. Iggy Azalea, che vi consiglio caldamente di ascoltare.

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Capitolo 8
*** Bad Boy {MelloHalle} ***


Be my bad boy, be my man
Be my week-end lover
But don’t be my friend
You can be my bad boy
But understand
That I don’t need you in my life again
Won’t you be my bad boy, be my man
Be my week-end lover
But don’t be my friend
You can be my bad boy
But understand
That I don’t need you again
No I don’t need you again

 

La chiesa bruciava davanti ai suoi occhi, e lei non poteva fare niente per fermare quelle fiamme infernali.
Mello.
Tutti i suoi pensieri convergevano su di lui, quel misterioso ragazzo sempre in competizione con Near, nei cui occhi, al loro primo incontro, aveva letto una profonda solitudine mista alla voglia di primeggiare per compensare tutti i dolori che la vita gli aveva inferto uno dopo l’altro.
Ed ora di quel ragazzo che voleva realizzare i suoi sogni a tutti i costi era rimasta solo cenere.
Halle sentì una stretta al cuore nel ripensare alle intense iridi azzurre che gli appartenevano e dietro alle quali si celava un mondo.
Mello era una brava persona alle quali erano successe cose troppo orribili per essere superate, cose che lo avevano costretto a diventare ciò che non era. Il guizzo di malvagità che aveva riscontrato nel suo sguardo nel momento in cui aveva puntato la pistola contro Near non gli apparteneva: era solo una conseguenza della sua trasformazione.
Le sarebbe piaciuto conoscerlo a fondo, aiutarlo ad affrontare i demoni con cui conviveva giorno dopo giorno, ma adesso questa possibilità le era stata negata per sempre.
Così, mentre osservava il fuoco divorare tutto ciò che incontrava sulla sua strada, un unico sussurro, colmo di rimpianto e malinconia per ciò che avrebbe potuto esserci, le sfuggì dalle labbra.
- Mello.

 

Won’t you be my bad boy, be my man
Be my week-end lover
But don’t be my friend
You can be my bad boy
But understand
That I don’t need you again
No I don’t need you again

 

 

Angolo dell’autrice:

Salve a tutti! Ecco il penultimo capitolo della raccolta, una flashfiction dedicata a Mello ed Halle. Finora è la seconda storia più corta che abbia mai scritto per questa raccolta, ma forse l’ultimo capitolo sarà una drabble, se riuscirò a sintetizzare il tutto, cosa di cui non sono molto certa. Ad ogni modo, dovrebbe comunque essere una flashfiction, alla peggio. Comunque, è stato abbastanza complicato scrivere su questa coppia, ma nel complesso il risultato finale mi piace, e spero che sia così anche per voi. Che ne direste di lasciarmi una recensione per farmi sapere il vostro parere? ;D Nel frattempo, ringrazio di cuore chiunque abbia anche solo letto il capitolo in questione e tutti quelli precedenti. Spero che non mi abbandonerete proprio ora che manca un capitolo alla fine di questa raccolta. XD Baci da Fandoms_Are_Life.
P.S.: La canzone che ho scelto per descrivere il rapporto di Mello ed Halle è Bad Boy di Cascada, che trovo molto azzeccata per il personaggio di Mihael Keehl ed, in un certo senso, anche per Halle Lidner/Bullook. Vi consiglio di ascoltarla, perché è veramente meravigliosa. *^*

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Capitolo 9
*** Heart Attack {MikamiTakada} ***


Putting my defenses up
Cause I don’t wanna fall in love
If I ever did that
I think I’d have a heart attack

 

Kiyomi Takada non amava Light Yagami.
Lo venerava come un dio, cercava la sua approvazione, pendeva dalle sue labbra, ma non provava per lui quell’amore profondo ed assoluto che caratterizzava Misa Amane.
No, Kiyomi Takada si rifiutava di amare qualcuno con un’intensità tale, e soprattutto si rifiutava di amare qualcuno che non avrebbe mai potuto ricambiarla.
Tuttavia, rimaneva comunque una fedele seguace di Kira, e se lui l’avesse scelta come dea del suo nuovo mondo, di certo non si sarebbe tirata indietro.
Eppure…
Kiyomi, quando parlava con Light, era sempre tesa, con la paura che, da un momento all’altro, gli agenti di polizia con cui lui fingeva di collaborare facessero irruzione nella stanza e li arrestassero, e non era quello che cercava in una relazione, sebbene questa non implicasse sentimenti di alcun genere. Perché sì, Kiyomi sapeva che Light fingeva di mostrarsi innamorato di lei quando in realtà voleva solo raggiungere il suo scopo, e sapeva anche che quei progetti che la vedevano come dea al suo fianco non erano altro che bugie per tenersela stretta. Se Yagami fosse mai riuscito a raggiungere il suo intento, avrebbe condiviso il trono solo con Misa Amane, perché Light, quello vero, non Kira, la divinità assassina, ma il ragazzo più geniale che avesse mai conosciuto, teneva a quella giovane idol più di quanto fosse disposto ad ammettere.
Kiyomi li invidiava, ed allo stesso tempo temeva quel sentimento che si era pian piano fatto strada nei cuori di entrambi. Visto come si riduceva Misa per lui, aveva paura di fare la sua stessa fine, una bambola inanimata tra le mani di un sadico burattinaio che aveva preso il posto di colui che l’avrebbe sempre trattata con rispetto.
Eppure, durante le sue conversazioni con Teru Mikami, Kiyomi si sentiva rilassata.
La prima volta che avevano parlato era stato dopo il talk show che lei aveva condotto e che aveva visto Mikami imporsi come uno dei più devoti seguaci di Kira. Si erano scambiati opinioni su colui che consideravano il nuovo dio, ed avevano scoperto di essere accomunati dalla totale venerazione che avevano nei suoi confronti.
A quella chiacchierata erano seguite molte altre, fino a quando entrambi non erano entrati a far parte della stretta cerchia di accoliti che conoscevano il segreto di Kira: il Death Note.
Da allora, il loro discorsi riguardavano prevalentemente gli ordini del loro signore, e a Kiyomi mancava sentire tutta la naturalezza e la spontaneità delle prime volte. Le mancava il Teru Mikami che aveva cominciato a conoscere, e ciò la spaventava. Non doveva innamorarsi; non voleva, nel modo più assoluto, provare quel sentimento totalizzante che l’avrebbe resa schiava di qualcuno. Tuttavia, nei meandri più reconditi del suo cuore, albergava una piccola speranza: magari, una volta creato il nuovo mondo, si sarebbe finalmente concessa di indagare più a fondo sui suoi sentimenti, ed avrebbe accettato ciò che si stava pian piano insediando in lei.
Purtroppo, per Kiyomi non ci sarebbe mai stata quell’occasione: adesso era lì, tra i ruderi di una chiesa isolata, col corpo in fiamme e la morte pronta ad accoglierla.
Il suo ultimo pensiero era una domanda: era stato colui che fingeva di amare oppure l’uomo per cui aveva iniziato a provare quel sentimento a farle questo?

 

I think I’d have a heart attack

 

 

Angolo dell’autrice:

Salve a tutti! Eccoci giunti all’ultimo capitolo di questa raccolta, una brevissima OS incentrata sulla coppia formata da Teru Mikami e Kiyomi Takada, per la quale ho scelto la canzone Heart Attack di Demi Lovato. Il risultato mi convince abbastanza, ma se avete delle modifiche da suggerirmi, riferitemi tutto. ;) Ora che sono giunta alla fine di quest’avventura, devo ammettere che mi dispiace: mi mancherà scrivere questa storia. Ad ogni modo, tornerò (spero presto) con una raccolta completamente incentrata sul personaggio di Misa Amane, che personalmente amo alla follia, essendo il mio secondo personaggio preferito di Death Note subito dopo Light Yagami. Nel frattempo, ci tengo a ringraziare di vero cuore chiunque abbia anche solo letto questi capitoli e, in particolare, GreenJade09, che ha recensito e inserito la storia tra le seguite. Ad ogni modo, sappiate che anche solo sapere che qualcuno ha letto silenziosamente questo mio lavoro mi rende immensamente felice. Spero di non avervi deluso con questo capitolo finale né con tutti quelli precedenti, e di non farlo neanche in futuro. ;D Baci da Fandoms_Are_Life.

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