10 Giorni

di effy_14
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Arrivo a Dressrosa ***
Capitolo 2: *** Lontani ***
Capitolo 3: *** Il patto ***
Capitolo 4: *** Ricordi fruttati ***
Capitolo 5: *** Ricordi fruttati 2 ***
Capitolo 6: *** Battiti ***
Capitolo 7: *** Battiti2 ***
Capitolo 8: *** Il corpo ***
Capitolo 9: *** Il cuore ***
Capitolo 10: *** La vita ***



Capitolo 1
*** Arrivo a Dressrosa ***


Ciao a tutti!!
Finalmente ho un pochino di tempo per me e per Zoro e Nami!!!
Quella che vado a presentarvi non è la storia che volevo inserire subito, prima avrei voluto fare un salto indietro, ma è l’unica che sono riuscita a finire e controllare, quindi, meglio che nulla!!
Qui siamo subito dopo la storia “L’attesa del cuore”, quindi nella saga di Dressrosa.
Saranno un insieme di capitoli su ciò che è successo ai nostri personaggi in questa saga, molto ma molto piena per loro, che a parer mio ha dato molti momento ZoNa, nonostante la lontananza, ma magari è una mia idea!!
Io vedo ZoNa ovunque =)
Beh ora vi lascio a questa cosa che non so se si può chiamare storia e spero di poter aggiornare il prima possibile!!
Buona giornata a tutti e grazie mille di cuore a chi legge =)
 
Effy
 
 
Si toccò, per l’ennesima volta, il nodo della cravatta nera: irritato dalla sua soffocante presenza. L’immagine che lo specchio rifletteva non era certo male, ma quel piccolo particolare lo stava facendo innervosire e non poco.
Una risata leggera, ma cristallina, gli fece spostare lo sguardo alle sue spalle: da dove una testolina rossa stava facendo capolino.
-Ma che eleganza, non sembri per nulla un pinguino come pensavo!-
Un’altra risata seguita da un ringhio di risposta.
-Oh come siamo permalosi. Il mio voleva essere un complimento.-
Si sentì studiato da capo a piedi ed immediatamente uno strano disagio salì in lui. Non stava facendo nulla di che, ma il suo solo sguardo, i suoi occhi così attenti sul suo corpo, lo facevano sentire strano. C’era qualcosa di nuovo in quelle iridi color cioccolato, qualcosa di forte. Sicurezza, pensò.
Ne ebbe la totale certezza quando Nami lo fissò dritto negli occhi senza nessuna esitazione, lanciandogli il suo sguardo più malizioso. 
Uno strano caldo si sparse per tutto il corpo, spingendolo, in automatico, a portare la mano alla cravatta per cercare di allentarla nuovamente.
-Si penso anche io che questa non stia bene.-
Le sue mani si mossero in automatico e in naturalezza verso il collo di Zoro. Con una semplicità disarmante sciolse il nodo della cravatta e, lentamente, guardando sempre dritto negli occhi il compagno, la fece scivolare fino a toglierla del tutto.
Il verde arrossì di botto. Non capì bene se per la sensualità nello sguardo della rossa o il per brivido che il passaggio lento della cravatta sul collo gli aveva provocato.
Successivamente le dita candide andarono ad aprire i primi bottoni della camicia, lasciando libero il petto muscoloso.
-Si così va decisamente meglio!-
Un altro suo sorriso. Un altro battito del cuore che se ne andava. Ebbe l’impulso di scappare, di allontanarsi da quella situazione così pericolosa, ma poi si diede subito dello stupido.
Dopo quello che era successo sul ponte qualche giorno prima, dopo le parole di lei, dopo il loro bacio, non doveva più farsi mille domande, ma avere solo certezze.
Certezze sul fatto che lei fosse solo sua e che certi sguardi e certi movimenti sarebbero stato dedicati solo a lui.
Riprese più sicurezza di se, insieme ad una buona dose di spavalderia,e decise di giocare al suo gioco. Mise sicuro le mani sopra i fianchi morbidi della ragazza avvicinandola, quasi prepotentemente a lui e facendole uscire un “oh” di sorpresa.
Un ghigno malizioso si creò in automatico alla vista degli occhi spalancati di stupore di Nami, che credeva? Che poteva essere l’unica a divertirsi?
Non passò molto però che la stessa cambiò la sua espressione da disorientata a felice. Si felice. Perché se provocarlo, farlo arrossire metterlo in difficoltà la faceva divertire, averlo così vicino e preso da lei le creava una strana sensazione al petto, facendo scattare qualcosa di automatico alla sua bocca, che non poteva fare a meno di aprirsi nel sorriso più bello che potesse.
E poco dopo lo stesso sorriso prese anche la bocca sottile del giovane, che si chiese come poteva aver, anche solo pensato, di vivere nello stesso modo senza di lei.
Senza volontà propria i nasi iniziarono a sfregarsi dolcemente tra loro, donandosi piccole carezze, che segnavano solo l’inizio di quelle che sarebbero arrivate dopo.
La distanza che divideva le loro labbra incominciò a ridursi, e nel momento esatto in cui le stesse stavano per sfiorarsi un urlo sovraumano arrivò dal ponte.
-Zorooooooo!!! Muovitiii!! Dobbiamo trovare una bella locanda per mangiare! –
Di nuovo: un ringhio quasi animale e una risata di frapposero nella stanza. Zoro guardò Nami perplesso sulla sua reazione, che non sembrava minimante dispiaciuta, ma subito la ragazza si spiegò.
-Oh non guardarmi così!!- disse sempre con il sorriso- Lo conosci no!?! Il suo stomaco prima di tutto!Quindi meglio andare prima che salga direttamente lui e ci trovi così! –
Per tutta risposta: la presa di Zoro si rafforzò maggiormente sul corpo della rossa.
-Lo so, lo so, ma abbiamo tutto il tempo dopo questa missione per stare in tranquillità. Ho già calcolato che mancheranno parecchi giorni per arrivare alla prossima isola. –
Il suo animo si calmò, allentando anche la presa ai suoi fianchi, ma senza lasciarla andare. Aveva ragione, dopo quella missione, avrebbero avuto tutto il tempo. Certo non era proprio una “passeggiata” quella che stavano per affrontare, ma lui aveva fiducia nel suo capitano e soprattutto in se stesso. Eppure.
Qualcosa dentro di lui si muoveva ogni volta che pensava al fatto che lei sarebbe rimasta li, lontana da lui, come un brutto presentimento.
Cercando di non trapelare alcuna preoccupazione parlò –Perché tu non scendi?-
Nami lo guardò un pochino sorpresa. Non capiva a pieno il senso della domanda, ma soprattutto non aveva capito bene il tono con il quale lei gliela aveva fatta
-Oh si certo!!Sai non vedo l’ora di incontrare faccia a faccia uno dei peggiori membri della flotta dei sette!!- rispose il più tranquilla possibile, ma capiva che non si era bevuta il suo “finto” disinteresse.
-Ehi!Sono sulla nave con Brook e Chopper. Non succederà nulla. Dobbiamo solo portare quel coso di gas sulla spiaggia indicata e mi dici se non ci sono io a bordo chi ci riesce?-
In effetti aveva ragione e probabilmente la sua strana sensazione era solo una sorta di eccessiva preoccupazione per lei.
Un altro urlò arrivò dal ponte e questa volta i due decisero di scendere. O meglio scese solo Zoro, Nami sarebbe uscita da lì in seguito, per non insospettire nessuno.
 
Passeggiando verso il paese con gli altri un’altra strana fitta la colse. Si girò d’istinto verso la nave e alzò lo sguardo alla palestra. La sua chioma rossa si vedeva chiaramente dalle vetrate e sforzando l’occhio sano poteva anche intravedere il suo sorriso di saluto.
Fu lì che ebbe la certezza, il brutto presentimento c’era eccome in lui, e dopo qualche ora, avrebbe anche scoperto che si riferiva proprio a lei.
 

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Capitolo 2
*** Lontani ***


Ciao a tutti!!
Eccomi con un altro capitolo, cioè, sarebbe dovuto essere uno, ma alla fine ho deciso di divederli, altrimenti sarebbe stato troppo. Per me ovviamente, per voi magari questo sarà uno sputo °.°”
Chiedo scusa per il ritardo ma ho voluto controllare bene il manga per evitare di scrivere delle baggianate.
Grazie mille a tutti e buona lettura
Un abbraccio
 
Effy
 
 
Un altro ringhio, l’ennesimo degli ultimi quindici minuti, si levò nell’aria.
Lo sapeva, se lo sentiva, eppure, ora, non poteva farci nulla. Solo correre e correre fino a raggiungere la Sanny, fino a raggiungere lei.
Un piccolo suono, lo fece tornare con la mente concentrato sulla realtà.
-Devi girare a destra tra due incroci- Era ancora arrabbiato con quella piccola peste per aver rubato la sua spada, ma per ora poteva esserle solo grato, sapendo che lo stava aiutando a salvare i suoi compagni.
Quel dannato delle flotta dei sette sapeva del loro arrivo sulla costa e aveva mandato uno dei suoi ad attaccare la nave. Che vigliacco. Dovevano solo provare a torcere un capello ad uno di loro e la sua ira si sarebbe abbattuta come una furia su quel regno.
La cosa che più lo mandava in bestia era aver perso gli altri. Dove era Luffy? E quello stupido cuoco? Ma soprattutto perché ora la piccola pulce gli stava urlando che aveva sbagliato destra?
Sentì l’ennesima indicazione e cercò di concentrarsi questa volta. Se solo ci fosse stata lei a guidarlo, beh l’avrebbe certamente già preso a pugni.
-Quanti compagni avete sulla nave?- Chiese la piccola Tontatta.
Si mise a contare veloce, costatando che forse poteva tranquillizzarsi un pochino. In fin dei conti, insieme a Nami, c'erano Brook e Choopper e anche quel bimbo-drago poteva valere qualcosa.
-Sono in quattro più un nemico nostro ostaggio. Come sono gli scagnozzi di quel tipo?-
Non fece a tempo ad incanalare un pochino di tranquillità, dovuta al pensiero fatto poco prima, che la risposta che ricevette gli arrivò dritta come un pugno in faccia.
-Spietati e crudeli! Trai più crudeli che io abbia mai visto.-
Perfetto! Ora si che era più tranquillo!
 
-Ohi Zoro-dono!- Una voce famigliare lo riscosse dalla sua corsa. Era Kinemon!
Si avvicinò, non intenzionato a fermasi troppo stavolta, quando nel suo campo visivo entrò anche Sanji.
-Ma dove vi eravate caccia…och!- Stava per raggiungerli quando la nanetta saltò giù dal suo “mezzo di trasporto” per infilarsi nella sua camicia.
-Ma che?!?-
-Shhh!Lasciami qui, non so se posso mostrarmi a loro!-
-Zoro-dono!Dove ti recavi così di lena?- il sorridente omone sembrava all’oscuro di tutto ciò che stava succedendo in quel paese.
-Sto tornando alla Sunny!- disse sbrigativo- I membri della famiglia Donquijote la stanno per attaccare!- si mise nella sua classica posa, a braccia conserte, già pronto a ciò che sarebbe successo di li a poco.
Come previsto il cuoco si era messo a strillare sul fatto che la “sua” Nami fosse il pericolo: offrendosi accompagnarlo. Non sarebbe stata una così brutta idea, per quella volta, se non fosse che subito, il samurai, lo aveva bloccato ricordandogli che avrebbero dovuto incontrare Luffy.
Un’altra strana sensazione lo colse, ed aumentò ulteriormente dopo le parole pronunciate dalla donna incappucciata, che sembrava conoscere il cuoco.
La situazione era molto più critica di quello che già sembrava. Dentro di lui scalpitava per correre da lei, ma la presenza di Sanji lo bloccava. Subito infatti il biondo si era girato verso di lui enunciando ad alta voce i motivi per i quali sarebbe dovuto andare lui a salvare la rossa, lasciandogli la decisione finale.
Zoro era stato tentato di ribattere, di spezzare quella solita routine, e sapeva che gli sarebbe bastata una parola, ma non lo fece. Lo lasciò andare, come faceva sempre, convinto del fatto che con lui, lei, sarebbe stata al sicuro.
 
Schivò un colpo a destra e poi uno a sinistra. Per fortuna quelli non erano altro che soldati semplici. Dovevano trovare subito un modo per far uscire il suo capitano da li e raggiungere gli altri.
Non ebbe nemmeno il tempo di finire quel pensiero che una voce lo fece scattare sull’attenti.
Era lei! Parlava serie e decisa a Luffy, spiegando il perché la loro divisione fosse necessaria. Ascoltò attentamente ogni parola pronunciata dalla rossa, rilassandosi man mano il discorso avanzava. Certo che la sua mocciosa ne sapeva una più del diavolo.
Non appena il capitano finì di discutere e, presa la decisione di rivedersi sulla prossima isola, uno strano stato di adrenalina e sicurezza lo colse.
Aveva ragione. Lei e gli altri avevano un compito da svolgere, mentre lui ne aveva un altro.
Battersi e sconfiggere quel maledetto Doflamingo e i membri di quella sua famiglia.
Avrebbe riversato tutta la sua rabbia su di loro e gliela avrebbe fatta pagare per averlo diviso nuovamente da lei!
 
Si trovava fuori dal colosseo, in attesa di veder sbucare Luffy e Kinemon, anche loro in costumi osceni, per potersi recare al palazzo reale.
Vide passare due guardie e cercò di restare il più fermo possibile. Si sentiva ridicolo in quel costume da gatto, ma, non appena il samurai gli aveva mostrato la scelta che c'era, tra rana e pesce, per lui era stato automatico scegliere quello.
Un sorriso sghembo si aprì sulle labbra, chissà perché?! Poi però, il pensiero di lei, chissà dove lo fece tornare nervoso.
Un piccola vocina gli fece abbassare gli occhi al petto.
-Perchè se sei così preoccupato per lei hai mandato il tuo compagno a salvarla?-
La sorpresa lo colse sul viso. Da dove era uscita quella domanda, così specifica per di più. Come faceva lei a conoscere i suoi pensieri cosi nel dettaglio.
-Oh non fare quella faccia, sono nel tuo petto ricordi. Ho sentito come sono aumentati i tuoi battiti quando Ricciololand ha nominato Nami-land. – un sorriso saccente solcava il viso della nanetta- e come sei scattato sull’attenti non appena hai sentito la sua voce. Perché era lei vero? –
Non sapeva come replicare, era tutto vero. Stava per balbettare qualcosa di sconnesso quando, fortunatamente per lui, i suoi compagni si fecero vedere. Non appena il capitano gli fu a tiro iniziò subito ad urlargli contro tutto il suo nervosismo.
Senti dei colpetti sul petto, ma decise di ignorarli. Non era pronto a rispondere a quella domanda.
 

Fine della battaglia, i nostri amici si stanno riposando nella casetta…

 
Il verde si girò nuovamente sulla figura di quella donna vestita da ballerina che, con il viso concentrato, fissava un punto nel cielo. Se non aveva capito male quella era la figlia del Re e la sua abilità le permetteva di vedere a molti km di distanza.
Era stata lei ,infatti, ad informali del tipo di attacco che stava subendo la Sanny mentre lui e il cuoco discutevano.
Un suono gutturale uscì dalla sua bocca, facendo spostare qualche nanetto spaventato. Quello stupido di un cuoco! Nonostante la loro “rivalità”, conosceva bene le sue capacità, e sapeva che sarebbe stato in grado di salvare tutti, ma una strana sensazione all’altezza dello stomaco lo colpiva ogni volta che faceva questo pensiero.
Vide la mora voltarsi verso di lui come se avesse captato i suoi pensieri. Si sentì colto in fragrante e cercò così di distogliere lo sguardo, ma servì a poco. Tempo trenta secondi e se la ritrovò davanti, sguardo enigmatico e serio.
- Sei già stato curato?- lo stava fissando da troppo vicino per i suoi gusti.
-Si- diretto e deciso, forse anche un po’ maleducato se contiamo che parlava pur sempre con la principessa del regno.
La vide stringere gli occhi stizzita e si sentì a disagio. Che avesse esagerato?! Tempo due secondi però la stessa cambiò espressione nuovamente.
-Beh meglio. Notizie dai vostri compagni?-
Si sorprese di quella domanda, ma poi ricordò lo sguardo che la donna aveva rivolto al cuoco non appena aveva deciso che sarebbe andato a salvare gli altri.
Che fosse preoccupata per lui?
-No, l’ultima cosa che sappiano è che una nave di Big Mom li aveva intercettati!- Un ringhio uscì dalla sua bocca – Tu non li vedi con quello strano occhio?-
La principessa assunse una posizione piccata –Questo mio strano occhio mi permette di vedere tutto ciò che mi circonda fino a 4000km di distanza! – gli occhi si abbassarono – Ma probabilmente i tuoi compagni sono più lontani. –
Sembrava davvero preoccupata. Non seppe perché ma cercò di dire qualcosa per tranquillizzarla, o forse voleva tranquillizzare se stesso.
-Beh io non mi preoccuperei, se la sapranno sbrigare. Il cuoco non è certo al mio livello, ma se la cava. –
La vide illuminarsi al solo nominare il biondo. Allora non aveva sbagliato, era preoccupata per lui. Che fosse una delle poche donne che potevano cedere alle sue avance? Eppure sembrava una persona sana mentalmente?
-Posso chiederti una cosa Cacciatore di Pirati? – il suo viso era determinato ma gli occhi erano sempre bassi – Tra Sanji e la vostra compagna, Nami, c’è qualcosa oltre l’amicizia?- Si sentì in subbuglio a quella domanda –Vedi, quando ho detto che lei e gli altri erano in pericolo lui si è subito voluto sostituire con te per salvarla, e sai lui…-
-Principessa Viola!principessa Viola!Può venire qui per favore?- La vocina di un Tontatta li raggiunse facendo bloccare il discorso alla mora.
Guardò Zoro negli occhi, carichi di angoscia per ciò che aveva appena espresso ad alta voce, e senza dire nulla si girò per uscire dalla casetta.
Un sospiro pesante uscì dalla bocca del verde. Quella era la seconda volta che, in una sola giornata, gli veniva, sostanzialmente, posta la stessa domanda.
E lui una risposta l’aveva. Una risposta che lo spinse a chiudere gli occhi e tornare al passato. Ad una sera calda e piena di stelle. Ad un patto, che, in quel momento, non gli era mai sembrato così difficile da mantenere.
 

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Capitolo 3
*** Il patto ***


Ciao a tutti!!
Ecco un nuovo capitolo! Purtroppo non ho avuto molto tempo questa settimana e, anche se era già pronto in bozza, ci ho messo un po’ a ricontrollarlo, e ad oggi non sono sicura non ci siano errori. ^^”
Comunque questo è ciò che io penso ci sia in realtà sotto tutte le scene del manga.
Forse è contorto, ma io, nella mia testolina bacata, mi sono fatta tutta una storia sulla storia. Cioè un qualcosa di parallelo su Zoro e Nami e, di conseguenza, mi piace trovare delle soluzioni per tutti quei momenti che di ZoNa sembra non abbiamo nulla.
Sono pazza?!Forse!
Ma non siete forse più pazzi voi che mi assecondate?!?! Ahahahah
Beh pazzi o no grazie mille come sempre anche solo a chi legge!!
Buona giornata
 
Effy
 




Circa tre anni prima nel Regno di Alabasta…
 


Pensava di aver trovato un posto tranquillo per allenarsi, abbastanza lontano dal palazzo reale, ma non troppo da rischiare di perdersi. In più sembrava quasi deserto, quindi nessuno lo avrebbe visto, ma soprattutto disturbato.
O almeno questo era quello che aveva pensato Zoro non appena aveva cominciato i suoi esercizi: prima che un odore di tabacco gli invadesse le narici, facendogli perdere la concentrazione e irritandolo.
-Mi sembrava di aver capito che Chopper ti avesse vietato gli allenamenti. –
Lo scorrere della rotella sul pollice del biondo, la fiamma che arde e accende il tabacco e infine il “clik” della chiusura di tutta l’operazione gli fecero capire che era li per parlare.
Aveva un idea di cosa potesse dire, ma non voleva ascoltarlo, non voleva ascoltarsi, perché sapeva che non avrebbe potuto replicare in nessun modo.
-Stai cercando di ignorami testa d’alga?- più che una domanda un affermazione, che di risposta avrebbe avuto solo altro silenzio –Beh, a me basta che tu ascolti. –
Lo senti muoversi fino ad una pietra vicino a lui, standogli sempre alle spalle.
-Hai dormito molto più di me, e questo non mi sorprende per come eri conciato – un’altra folata di sigaretta gli arrivò quasi in faccia – e lei non ti ha lasciato un attimo. –
Un sussulto nascosto dentro il suo petto. Lo sapeva, aveva sentito il suo profumo per tutto il tempo, ma sentirlo espresso ad alta voce faceva tutto un altro effetto.
-Senti, io non so cosa ci sia, ma.. –
-Non c’è nulla!- Secco e diretto aveva voluto chiarire. Sapeva che l’unico motivo per cui Sanji era nella loro ciurma era lei e se era venuto fino a li per dirgli che se ne andava per lei, per loro, lui non lo accettava.
-Ok, come vuoi! In qualunque caso io non posso permettere che per la tua costante ricerca di uno scontro lei possa essere ferita, quindi ho un accordo da proporti. –
La testa era scattata da sola verso di lui. Il viso contratto in una smorfia e nella mente mille pensieri, ma di che parlava quel cuoco. – Non ti seguo. –
-Beh non mi sorprende testa d’alga! - Una risata al fumo lo fece ringhiare. Lo vide tornare serio e guardarlo dritto negli occhi.
-Da ora in avanti, se sarà in pericolo, mi occuperò io di lei! –
Ricevette uno scossone al petto e la confusione prese possesso di lui, ma soprattutto dei suoi occhi che spinsero il cuoco a continuare.
-So che tu la terresti al sicuro, ma se lei è in pericolo tu non hai controllo. Basti vedere come ti sei fatto conciare da quel tipo, Mr One. Era davvero così forte?-
Chiuse gli occhi a quell’affermazione: no, non lo era. Eppure lui aveva faticato e non poco a trovare la giusta concentrazione, preoccupato per la rossa persa chissà dove con quella strana tipa. Rialzò gli occhi sul biondo, senza comunque dire niente.
-Appunto! Il nostro accordo sarà questo, se avrò la possibilità sarò io a proteggerla ed andare a salvarla dai pericoli, tu subentrerai solo in caso di necessità. Nel caso io non ci sia e altri casi. –
Avrebbe voluto urlagli di farsi gli affari sui, di non scocciarlo con quelle inutili questioni da femminucce, ma sarebbe stato il suo orgoglio a parlare e non il suo cuore. Non sapeva ancora cosa ci fosse in quella ragazzina, ma lo mandava in confusione ogni volta che se la trovava vicino e questo non poteva negarlo.
Un sospiro usci dal suo petto senza che lui potesse deciderlo. Era sconsolato, più per il suo scarso controllo che per il fatto che, di tutti, proprio lui se ne fosse accorto. Vide il compagno alzarsi e buttare la cicca di quella che era stata l’unica testimone delle loro parole. Non c’era bisogno di una risposta, di una stretta di mano: ormai la questione era chiarita. Stava per girarsi e tornare ai suoi allenamenti, che, aveva appena deciso sarebbero stati ancora più impegnativi, quando un’ultima frase del biondo gli fece comparire un ghigno.
-Anche se mi scoccia ammetterlo, non è me che vuole, quindi sappi che mi basterà una tua parola e mi farò da parte. Nel frattempo vedi di allenarti sul serio, perché se per colpa tua avrà anche solo un graffio ne pagherai le conseguenze!-
 
 

Presente….
 

 
Lo stesso ghigno era comparso anche il quel momento, al solo ricordo di quella dichiarazione di resa del biondo. Ai tempi era solo un ipotesi, ora invece ne aveva la certezza anche lui.
Eppure non si era sentito pronto a rompere quel patto, nonostante non fosse tranquillo per niente. Aveva preferito stare li, in aiuto al suo capitano, mettendola ancora una volta nelle mani del casanova.
Si, perché se ad un occhio poco attento, potevano sembrare normali le sue scenate ogni volta che doveva salvarla, come quella a Triller Bark, lui sapeva che le faceva per potergli dare modo di replicare nel caso avesse voluto. Sguardi veloci. Parole ponderate e mirate, tutto per capire se aveva campo libero. E per ora lui non lo aveva mai fermato.
Se all’inizio, infatti, era un pochino scettico su quello strambo “patto” tra di loro, a Skypiea , aveva avuto la conferma che era necessario. Ricordava ancora il panico, che lo aveva assalito, nell’esatto momento in cui Nami era stata inghiottita dal serpente.
Alzò lo sguardo verso i suoi compagni, intenti chi a curarsi, chi a chiacchierare con i nanetti, e incrociò la figura di Robin che aiutava Franki con i suoi circuiti.
Con lei non era mai stato così, era stato anche quello ad aprigli gli occhi all’inizio.
Si sentì osservato da due occhi chiari e, in automatico, si girò alla sua sinistra. La principessa Viola era ancora li, anche se lontana da lui, in attesa. Gli occhi carichi di ansia e imploranti di una risposta a quella domanda interrotta.
Si sentì strano per quello sguardo, cosa voleva da lui?
Ripensò alla discussione con Sanji avuta per il paese quel giorno. Al fatto che anche lei nel sentirla avesse pensato ciò che potevano pensare tutti.
Lui però aveva notato un piccolo particolare. Una cosa che lo aveva messo in allarme all’inizio, ma che poi era passata in secondo piano.
Il cuoco si era offerto di accompagnarlo prima e non si era voluto buttare da solo in quella missione subiro, che dipendesse da lei?
Ripensò a quando, in mezzo alla piazza, il compagno si era bloccato, come fulminato, per guardare la donna ballare, non lo aveva mai visto così.
Tornò a guardare la mora, che nel frattempo stava salutando tutti, pronta per tornare al palazzo e decise di agire.
-Oi Signora Principessa!- la vide voltarsi speranzosa verso di lui, insieme a tutti gli altri presenti, ma non si bloccò –Puoi stare tranquilla, noi siamo tutti amici!-
Ok, si sentiva uno stupido per aver urlato, apparentemente, una frse senza senso al vento, ma una volta visto il sorriso splendente sul viso della donna, non aveva avuto più dubbi. Quella pazza era cotta di Sanji.
Si allungò sulla panca e piegò le mani dietro la testa, pronto per fare una bella dormita. Di sottofondo gli ultimi saluti e il russare del suo capitano lo stavano portando nel mondo dei sogni.
Un ultimo pensiero prima di addormentarsi del tutto: chi l’avrebbe mai detto che sarebbe stato lui a dover fare un favore del genere al cuoco!
 

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Capitolo 4
*** Ricordi fruttati ***


Ciao a tutti!!
Eccomi con un altro capitolo. Purtroppo gli aggiornamenti sono sempre più lenti, ma sappiate che non mollo, e spero nemmeno voi!
Questo capitolo in particolare lo dedico alla piccola Gaia =) Tantissimi auguri di buon compleanno!!! =* Buona lettura a tutti e grazie mille!
Un abbraccione
 
Effy
 
 
 
 
 
“A volte un arancia è solo un arancia”
Ripensava a quelle parole, dette poco prima, e si dava dello stupido. Sdraiato in quello che doveva essere la copia del giardino presente sulla loro nave, capì che non era vero.
Guardava le foglie, i rami e, nonostante venissero dallo stesso agrumeto di partenza, non assomigliavano per niente a quelle che era abituato a vedere tutti i giorni.
Queste non erano curate in maniera maniacale. Non avevano lo stesso numero di foglie e di frutti su di un solo ramo. Insomma, non erano amate come solo Nami sapeva fare.
Aspirò avido il profumo che i mandarini donavano all’aria, constatando con un po’ di sconforto, che nemmeno quello era uguale, ma si sarebbe accontentato.
Doveva solo portare pazienza e poi avrebbe saggiato direttamente dalla sua pelle l’odore tanto desiderato.
Bevve un altro sorso del Sake direttamente dalla bottiglia, almeno quello non era poi così male.
Cercò di rilassarsi poggiando la testa al tronco dell’albero sotto il quale si era sdraito e chiuse gli occhi. Un pensiero attraversò veloce la sua testa e delle immagini tornarono alla mente chiare e nitide. Ovvio che quello non potesse essere paragonato al “suo” posto, al “loro”  posto.
Ricordava la prima volta che lei lo aveva sorpreso a meditare in mezzo alle piante, prima lo aveva sgridato, poi picchiato, ed infine gli aveva accordato il permesso, esclusivo, di potersi allenare li.
Da li in poi, prima che arrivasse la Sanny, la maggior parte del tempo l’aveva passato sotto quei rami, specialmente insieme a lei.
Avevano bevuto. Avevano parlato. Spesso e volentieri avevano passato notti intere senza dire una parola, magari a dormire, uno accanto all’altro. Avevano litigato.
Un sorriso malinconico si formò sul suo viso: avevano anche ballato….
 
 
Tre anni prima….
 
 
Erano appena partiti dalla, spiacevole, avventura di Triller Bark e si trovavano tutti sul ponte a festeggiare l’entrata in ciurma di quel buffo elemento tutt’ossa. Tutti, tranne lui.
Aveva abbandonato il caos per potersi sdraiare calmo al profumo di arance, profumo decisamente rilassante per lui. Ma la calma non era durata un gran che.
Probabilmente accortasi della sua assenza, la rossa, era apparsa, visibilmente allegra, con in una mano una bottiglia ormai vuota di Sake.
Quella sera Nami aveva deciso che si sarebbe divertita e avrebbe bevuto tutto quello che poteva, bisogna festeggiare.
-Ma che ci fai qui solo?- gli aveva detto con quello sguardo confuso dall’alcool – Dai vieni!! Dobbiamo festeggiare!! – aveva quasi urlato portando le braccia in alto e facendo scivolare la bottiglia a terra, senza che si rompesse per fortuna.
Ballava felice, al ritmo della musica che Brook, insieme probabilmente ad Usoop, faceva vibrare nell’aria. I fianchi si muovevano sinuosi, il seno ballava per quei gesti morbidi e il suo sorriso illuminava il buio della notte talmente era brillante.
Dopo qualche minuto una domanda gli sorse spontanea, forse contagiato dalla sua allegria, forse al ricordo di una serata simile.
- Stai per caso ballando per me ragazzina?-
Lei, senza fermarsi si era girata e gli aveva lanciato uno sguardo di quelli che ti lasciano senza fiato. Malizioso, ma sicuro allo stesso tempo. Rimase un paio di secondi sconvolto da quegli occhi color cioccolato fissi su di lui, mentre il corpo si muoveva al vento. Senza dire un parola la vide avvicinarsi e porgergli una mano. Fu li che si riprese quasi del tutto, voleva far ballare anche lui?!? Gli uscì una risata direttamente dallo stomaco per quella stramba idea, ma lei non si arrabbiò ne cambio idea, anzi, con una forza che non pensava potesse avere, e cogliendolo per l’ennesima volta di sorpresa, lo aveva preso per mano e fatto alzare.
Strabuzzò gli occhi, un attimo prima era seduto a ridere ed ora era in piedi, fermo ovviamente, ma in piedi, con lei che gli ballava accanto non lasciando la sua mano nemmeno un attimo.
Rideva, rideva felice come una bambina e lui non poteva che sentirsi sereno, almeno uno tra loro era allegro.
Scacciò con la testa il pensiero della sconfitta appena subita, ci aveva già pensato troppo per quel giorno. Ora erano loro due e non c’era spazio per la tristezza, sicuramente non sul viso di Nami.
La scena di per se era parecchio comica. Lei che si muoveva, decisamente bene, a ritmo di musica e lui immobile. L’unico movimento era del braccio, ma solo perché le ancora gli teneva la mano.
Ad un certo punto però la musica cambiò. Diventò più lenta e melodiosa. Pensò che, probabilmente, la festa stava per arrivare alla fine e che, Brook, stesse intonando quella melodia per portare i suoi compagni più dolcemente nel mondo dei sogni.
Senti il braccio fermo e portò automaticamente lo sguardo al viso della rossa.
Dovette trattenere una risata per la scena che gli si presentò. Il sorriso era sparito lasciando posto ad un broncio in piena regola. Ok, lei era triste, ma decisamente divertente con quel visino abbattuto.
-Ma perché ha smesso?? Io voglio ballare! –
Sentì la mano lasciare la presa dalla sua e lesse convinzione negli occhi della compagna. Probabilmente voleva andare a sgridare lo scheletro per il cambio repentino.
Fu un attimo, e non seppe nemmeno lui perché lo fece, ma la bloccò e con un po’ di forza la spinse verso di lui.
Posiziono la mano che già stringeva a mezz’aria e con l’altro braccio le cinse la vita.
Ghignò della sua espressione sorpresa e senza dire niente iniziò a muoversi.
Non ricordava molto di ciò che gli aveva insegnato il suo maestro, in quella che al tempo gli era sembrata solo una grossa perdita di tempo, ma, forse, aveva ragione lui quando diceva che: anche il più forte dei guerrieri deve avere la grazia per far ballare una dama.
Non ci mise molto a seguirlo e ad addolcire lo sguardo su di lui. Fu li che l’imbarazzo iniziò ad impossessarsi del suo viso. Stavano ballando, abbracciati, una musica lenta e romantica. Lo avrebbe preso in giro per il resto dei suoi giorni, sicuro.
Invece la ragazza riuscì a stupirlo nuovamente. Senza dire una parola si appoggiò con la testa al suo torace, aspirando avida il suo profumo.
Dopo un attimo si sentì il petto bagnato da piccole gocce, cercò di scostarla per vedere cosa fosse successo, ma di contro lei lo strinse più forte.
-No.- disse in un sussurro – Lasciami stare qui. –
- D’accordo. – rispose, anche lui con tono basso, per non rompere quel momento.
- E’ un suono così bello. – la sentì dire dopo qualche minuto.
- Già. Brook è proprio bravo. – una risata leggera seguì quella affermazione. Lo abbracciò un pochino più forte e con naturalezza disse ciò che lo fece crollare.
- Io parlavo del tuo cuore che batte. -
Si sentì spaesato e pesante tutto d’un tratto. Vide la sua testa sollevarsi e incrociò nuovamente quegli occhi, ora lucidi per le lacrime versate poco prima, e che ancora minacciavano di scendere.
-Io non so cosa sia successo e non mi importa. L’unica cosa che so è che non ho mai avuto così tanta paura in vita mia. –
Chiuse gli occhi, quasi gli fosse impossibile mantenere quel contatto. Quasi avesse timore di fargli leggere la stessa paura anche in lui. Perché anche lui ne aveva avuta, forse diversa da quella della compagna, ma ne aveva avuta.
Senza dire nulla di più si lasciò riabbracciare e cullare. I movimenti più lenti, un leggero dondolio, quella musica di sottofondo e il profumo di lei nelle narici. Si sentì libero di un peso.
Nessuno sapeva cosa era successo, nessuno glielo aveva chiesto e lui non lo avrebbe detto. Lei, però, con la sua affermazione, con il suo affetto, era riuscita a togliergli tutto il peso che sentiva per la scelta presa.
Non sapeva come, ma senza chiedere, senza sapere, senza che lui avesse detto nulla era riuscita a farlo sentire leggero come se lo avesse urlato al mondo.
Continuò a stringerla e cullarla senza nemmeno accorgersi che la musica era finita.
Quel silenzio improvviso, seguito da un rumore di passi, li fecero tornare alla realtà. Si staccarono appena in tempo.
Un Franky carico di: capitano, cecchino e cuoco di bordo era sbucato dal nulla.
-Ehi fratellini, ecco dove eravate! Robin sono qui! –
Poco dopo anche l’archeologa entro nel campo visivo della coppia, con il braccio un tenero Chopper addormentato.
-Abbiamo interrotto qualcosa? – il suo sguardo, sempre così attento e profondo li fece arrossire di colpo entrambi.
-M-ma che dici no! Stavo giusto cacciando via questo ominide dalle mie amate piante!! – disse Nami, forse con troppa enfasi per coprire il tutto.
Zoro non disse nulla di più, prese la bottiglia vuota a terra e si avviò verso la palestra. -Tranquilla strega ora vado ad allenarmi!-
C’era un piccolo strato di rabbia nella sua voce, ma anche rassegnazione. Perché, anche se probabilmente, ciò che c’era tra loro, qualunque cosa fosse, era noto a tutta la ciurma, mai si sarebbe potuto dire ad alta voce. Quindi: negare, negare sempre e comunque era la cosa più importante. Un giorno forse chissà…
 
 
 
 
Con quel pensiero tornò al presente con un sonoro sbuffo. Erano passati tre anni e la situazione era ancora la stessa, quindi iniziava a dubitare che un giorno, davvero, ci sarebbe potuto essere qualcosa da poter dire ad alta voce.
Un rumore di passi gli fece voltare la testa alla sua destra con fare minaccioso.
-Oi Zoro-sempai non volevo disturbarti! –
Si calmò alla scoperta di un Bartolomeo, tremate e adorante, allo stesso tempo. Non sopportava di essere guardato in quel modo, ma quello strambo tipo si era rivelato gentile e disponibile ad accompagnarli a Zo, quindi non poteva certo affettarlo come avrebbe voluto.
-Sono solo venuto a raccogliere qualche frutto per il banchetto! Se vuoi servirti fai pure!-
Ecco un’altra differenza con l’agrumeto della loro nave, nessuno avrebbe mai potuto servirsene come voleva. Un ghigno solcò il suo viso, la sua testa lo sapeva bene!
-Non è stato facile avere questi alberi! Prima i due cacciatori di taglie al porto, che pensavo fossero il peggio, ma mi sbagliavo! La sorella della bella Nami-sempai si è rivelata un osso decisamente più duro!-
Si fece attento alle sue parole e senza nemmeno accorgersi espose ad alta voce il pensiero che lo aveva colto – Cacciatori di pirati?!? –
Lo vide smettere di raccogliere i frutti ed avere un’illuminazione. – Ma certo YusakU e Johnny! Che sciocco me ne ero dimenticato! –
Il ragazzo con la cresta si posizionò davanti a Zoro in una posa da cicerone pronto a raccontare la sua storia.
-Quando sono approdato sulle coste di Coconut Villane, subito due tizi mi si sono avventati addosso!- -parlava mentre, concitato, mimava le scene di lotta. - C’è voluto un attimo per stenderli, ma non volevano demordere. Io però non ero li per creare scompigli  nel paese di Nami-sempai e così ho tentato di spiegare le mie ragioni – disse sicuro – Non appena ho detto il tuo nome i due si sono chetati di colpo. - stavolta il viso aveva un espressione vittoriosa .- Gli ho spiegato del mio sogno: di incontraci e di avere delle piante di mandarino sulla mia nave in vostro onore, così loro mi hanno raccontato la vostra avventura li-. –
-Così quei due alla fine non si sono più spostati. – constatò, abbastanza sollevato, il verde.
-Si! Si dividono tra pesca e difesa del villaggio. Mi hanno chiesto, se mai ti avessi visto, di dirti che stanno bene e che ti  aspettano alla fine della tua avventura! –
-Ehi capo! Capo!-  un individuo paffutello arrivo di corsa nell’agrumeto. –Capo, Cappello di Paglia chiede di te!-
lo vide illuminarsi al solo pensiero e correre via circondato da una strana aura all’urlo di –Oh mio eroe!! – Scosse il capo rassegnato a quella scena, per lui odiosa. Si riappoggio al tronco e cercò di riposare nuovamente.
E così quei due avevano trovato una casa. Erano forti, ma dopo quello che aveva visto, non pensava che potessero reggere nel nuovo mondo. Il fatto di sapere che fossero li, felici e tranquilli gli faceva piacere. Gli aveva detto che lo aspettavano, perché no?!
Un  fulmine gli attraversò la mente facendogli spalancare gli occhi.
Loro erano al villaggi di Nami , lo aspettavano una volta finita la sua avventura, significava che, dopo essere andato dal suo maestro, avrebbe potuto raggiungere anche lei. Senza destare sospetti con nessuno, alla fine lui tornava solo dai suoi vecchi amici.
Un ghigno sicuro gli solcò il viso, forse quel “un giorno chissà…” non era poi così impossibile.
 
 
 
 

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Capitolo 5
*** Ricordi fruttati 2 ***


Ciao a tutti!!
Eccomi di nuovo qui con un nuovo capitolo di questa specie di storia. Una mia amica, anche lei fan di One Piece, mi ha detto che secondo lei ho scelto il periodo della storia con meno momenti ZoNa in assoluto, ma secondo me non è vero! Loro sono solo lontani, non vuol dire che noi non possiamo immaginare che si pensino e che non vedano l’ora di rivedersi. Poi si sa : la lontananza rafforza l’amore ( come dice Cocca!! ;) )
Certo se gentilmente Oda ce li rimettesse insieme mica ci dispiace così tanto!! XD
Ora la smetto e vi lascio a questo capitolo ambientato sulla Sunny e che quindi vede riaffiorare i pensieri della nostra Nami.
Grazie mille a tutti!! ^^
Un super abbraccio e buona giornata
 
Effy
 
 
 
Aspirò avidamente il profumo di quelle dolci piante che, solo con la loro presenza, avevano il potere di tranquillizzarla. Stava raccogliendo alcuni frutti che si era accorta essere già maturi e quindi pronti per essere gustati. Sicuramente Sanji ci avrebbe creato qualcosa di magico per il palato.
Un sospiro pesante uscì dalle sue carnose labbra: già, Sanji. Perché era stato lui ad accorrere in loro aiuto, purtroppo, aggiunse.
Non che non fosse immensamente grata per averli salvati, da Doflamingo prima, e dai sottoposti di Big Mom poi, ma non le sarebbe dispiaciuto contare sull’aiuto di qualcun altro della ciurma.
Rigirò tra le mani una foglia verde smeraldo e un sorriso triste le solcò il volto. Alla mente il ricordo della loro ultima conversazione e di ciò che stava per succedere. Un rossore inaspettato sulle guance le fece allargare il sorriso, ma un pensiero di troppo la fece rattristare nuovamente.
Era stata lei a non insistere in quel frangente, a “cacciarlo” convinta che poi avrebbero avuto tutto il tempo per scoprire il loro nuovo rapporto con calma.
E invece no. Si erano divisi e ora dovevano aspettare giorni per potersi anche solo rivedere.
Le manca terribilmente la sua presenza a bordo. Non che generalmente stessero sempre insieme o che avessero conversazioni lunghissime, anzi, il bello del loro rapporto era sempre stato il saper stare insieme, vicini, senza aver bisogno di dire nulla.
Molte volte, proprio tra le piante in cui stava ora la navigatrice, avevano passato ore e ore in silenzio: guardando le stelle, bevendo una bottiglia di buon Sake e, a volte, dormendo uno vicino all’altro.
Si sedette a terra in modo leggero, decidendo che avrebbe passato ancora qualche minuto li, magari a farsi cullare dall’odore dei suoi frutti, misto alle sensazioni che i ricordi dolci le regalavano.
Si concesse di ripensare alla notte nella quale era cominciato tutto. La notte durante la quale aveva capito che in quel bellissimo spadaccino c’era dell’altro che un carattere irascibile e a volte rozzo.
Perché, che Zoro fosse una gioia per gli occhi, lo aveva pensato subito. Ancora prima della sua fuga dal Baratie. Ricordava la fitta allo stomaco quando, dopo la ferita infertagli da Baggy e peggiorata dal suo scagnozzo, lo aveva aiutato a medicarsi.
Lo aveva condotto nella cabina della piccola imbarcazione rubata, e si era voltata per prendere l’occorrente intimandolo di togliersi la maglietta, per poter ovviamente avere libero accesso al taglio.
Si era voltata ed era rimasta senza fiato. Nonostante non fosse ancora così muscoloso, la tartaruga si stagliava perfetta su quella pancia, scolpita da innumerevoli esercizi, creando una line a V che portava direttamente i suoi occhi al bacino del ragazzo.
Quella era stata la sua prima figuraccia con lui. Quando l’aveva richiamata con un “ti muovi ragazzina?” ricordava di aver perso qualche battito e di aver sentito le guance rossissime.
Ovviamente le sue doti di bugiarda l’avevano aiutata anche quella volta, ma il solo ripensarci le causava un sorriso divertito sulle labbra. Ora. Ai tempi si era sentita davvero una “ragazzina” che vedeva un uomo a torso nudo per la prima volta.
Poi aveva scoperto il suo carattere, così testardo e borioso, e aveva escluso qualsiasi possibilità di renderlo “appetibile” ai suoi occhi se non solo per il suo aspetto esterno.
Ma come avrebbe imparato Nami con il tempo, mai giudicare un libro dalla copertina.
Sospirò ancora, ma in modo diverso, non più pesante, ma sognante. Chiuse gli occhi, pronta a tornare con la mente a quella notte.
La notte in cui lui, con la sua disarmante semplicità, aveva cominciato ad entrare sempre di più nella sua anima, portandola a farla innamorare perdutamente di lui.
 
Tre anni prima, altra nave, stessi rami…
 
Sembrava una notte come tante, conclusione di una giornata normale.
Questo però in un isola che non fosse la sua. Perché per gli abitanti di quel piccolo atollo in mezzo al mare quella era appena passata la giornata più bella degli ultimi dieci anni.
Quel giorno, il suo villaggio e la sua famiglia era stata liberata dall’oppressione di un tiranno che per troppo tempo li aveva maltrattati. E grazie a chi?!? Ad una “ciurma” di ragazzini, senza capo ne coda, nei quali, per grazia dei Kami, si era imbattuta.
Finì di sistemare le radici dell’ultima pianta che aveva spostato dall’agrumeto sulla collina a quella piccola, ma confortevole, caravella, che stava per diventare casa sua.
Una fitta al petto le fece alzare lo sguardo sul promontorio di fronte a lei.
Aveva davvero deciso di andarsene?!  Ora che avrebbe potuto vivere tranquilla insieme ai suoi cari, a sua sorella, a quello che per lei era sempre stato come un padre, e poter finalmente stare accanto a quella croce con il cuore più leggero, e non solo sentendosi sempre più gravata dal peso delle sue decisioni. Ora, aveva deciso di andare.
Lacrime silenziose iniziarono a scorrere sulle sue guance, per finire poi a terra, con un suono che, anche se per il chiunque sarebbe stato silenzioso, per lei era assordante come pochi. Si sentiva combattuta come non si era mai sentita, nemmeno quando aveva deciso di unirsi a quella ciurma di bruti aveva avuto così tante esitazioni. E non perché pensasse che sarebbe stata meglio con gli uni o con gli altri, era che in quel momento proprio non sapeva quale fosse il suo posto.
Un rumore alle sue spalle la fece mettere sull’attenti e asciugare velocemente le guance. Non voleva farsi vedere da nessuno, aveva già pianto abbastanza in quel giorno.
-Ah sei tu! Che ci fai qui mocciosa? – la voce del verde suonò da prima pesante, poi più calma, che si fosse accorto di qualcosa?
Si mise eretta con la schiena, continuando a dargli le spalle, e, cercando di sembrare il più calma possibile rispose che stava sistemando le piante.
Sperava non capisse il suo stato d’animo, non aveva la minima voglia di sorbirsi le sue paternali sull’essere forte, di valore e bla bla bla. Voleva solo starsene li a cercare una soluzione, anche se sentiva il cuore sempre più combattuto.
-Quindi verrai con noi?-
Un tuffo al cuore la colse a quella frase. Alzò automaticamente lo sguardo alla croce di legno che svettava nel punto più alto dell’isola tornado a sentirsi confusa e facendo scaturire altre lacrime dalle sue iridi nocciola.
Non rispose al ragazzo alle sue spalle. Avrebbe voluto tanto dire qualcosa, ma le parole erano bloccate in gola.
Di contro, Zoro, aveva notato il suo stato d’animo. Aveva notato le lacrime e il suo non volerlo guardare direttamente in viso per potersi nascondere.
Segui il suo sguardo e puntò anch’esso gli occhi sulla cima della scogliera. Appena riuscì a distinguere nell’oscurità quello che all’apparenza poteva sembrare solo un pezzo di legno piantato nel terreno, capì cosa la tormentava.
Quei pensieri e quei dubbi un giorno, di qualche tempo prima, avevano colto anche lui, davanti ad una lastra di pietra.
Senza che l’orgoglio ebbe il tempo di farlo riflettere e portarlo ad abbandonarla li hai suoi pensieri senza immischiarsi, il suo cuore aveva già dato fiato alla bocca.
-Sotto quello strato di terra non c’è più lei, ma solo il suo corpo. Il suo spirito: quello è altrove. –
Spalancò gli occhi sorpresa dalle sue parole. Lo sentì avvicinarsi e continuare a parlare.
-Le persone che amiamo trovano il modo di stare con noi anche se lontane o se non sono più in questo mondo– la voce era ipnotica per lei che lo sentì fermasi alle sue spalle – Si trovano nel colore degli occhi di un figlio, nel carattere di un fratello, magari in un oggetto oppure in un semplice frutto che può sembrare niente per qualcuno, ma molto per qualcun altro. –
La vide girarsi per guardarlo dritto negli occhi, con le lacrime ancora li, indecise se scendere o no e, quasi inconsciamente, le mise una mano con fare dolce sulla testa – Ma se anche così non fosse resterebbe il vento. E se non ho capito male ragazzina tu il vento lo hai dentro di te da sempre. Forse è li che si trova tua madre, ma sicuramente non su quella montagna. Lei sarà con te ovunque, che tu sia qui o che sia in giro per il mondo. –
Sentì la mano premere e sfregare leggermente sulla sua testa con fare affettuoso. Restò immobile guardandolo andare via incapace di dire qualcosa di senso compiuto.
Non appena la figura del verde sparì oltre le scale, il suo sguardo era tornato al promontorio dinnanzi a lei. Ricacciò indietro le lacrime e si ricompose, più sicura che mai.
Ora sapeva cosa fare.
 
Sunny nel presente…
 
Accarezzò con dolcezza il tronco accanto a lei scacciando con il dorso dell’altra mano una lacrima che, malandrina, era scappata al suo controllo, per quel ricordo ancora vivido in lei.
Subito dopo quella chiacchierata si era diretta decisa verso casa per poter finire di preparare le sue cose, pronta più che mai a partire per quella meravigliosa avventura.
Un sorriso malandrino si formò sul viso della rossa. Da quella sera aveva anche aperto gli occhi nei confronti di quel buzzurro dai capelli verdi, che si era rivelato molto, ma molto di più, di un prepotente e borioso ragazzetto.
Si era stupita ancora di più quando aveva capito che questo suo essere era rivolto solo ed esclusivamente a lei, e non poteva essere più felice di così.
Il richiamo del cuoco la risvegliò dal dolce cullare dei suoi ricordi: erano arrivati all’isola di ritrovo.
Si alzò decisa e determinata: pochi giorni ancora e avrebbe potuto rivedere i suoi bellissimi e quel sorriso da schiaffi che la faceva impazzire.
Una folata di vento le scompiglio i capelli, facendola sorridere radiosa.
Si portò al parapetto della nave per gustare meglio quella brezza sperando che in quel meraviglio vento ci fosse anche il pensiero di lui per lei e a sua volta sperò che la stessa portasse quello di lei sempre e solo per lui.
Iniziò scendere le scale voltandosi un’ultima volta verso le sue amate piante, una risata spontanea: Bellmere avrebbe approvato Zoro, ne era sicura!
Basti vedere quanto la stessa amava Genzo, che non differiva poi molto dal Samurai in quanto a carattere.
 
 
 
 
___ Questo sarà l'unico capitolo per questo mese in quanto tra poco parto per le ferie e le cose da fare sono sempre mille quindi so già che prima di settembre non riuscirò ad aggiornare, spero possiate portare pazienza! Grazie mille e buone ferie a tutti!!! Un bacione!! Effy ___

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Capitolo 6
*** Battiti ***


Stringeva il boccale di liquido ambrato tra le mani da una ventina di minuti buoni, ma senza berne nemmeno una goccia.
Da quando erano arrivati su quell’isola non aveva fatto altro che cambiare umore, anche nel giro di pochi secondi, e questa cosa lo stava sfinendo.
Si sentiva ancora più stanco che dopo uno scontro, con il piccolo particolare che il suddetto “combattimento” era avvenuto solo ed esclusivamente dentro di lui.
Prima l’incontro con la donna-cane che, con le sue parole, e mostrandosi con i vestiti della compagna gli aveva addossato allo stomaco un peso ineguagliabile.
Rimbombava ancora in lui la sua frase: “Troverete i cadaveri dei vostri amici”
Si era sentito come se la terra gli fosse mancata sotto i piedi per un attimo, poi però, la sua razionalità, lo aveva portato a pensare che non fosse possibile ciò che aveva appena udito. I suoi compagni erano forti e in più Sanji era con loro. Poi perché dire una cosa del genere, se avessero avuto cattive intenzioni li avrebbero fatti fuori subito no!?
Con queste convinzioni si erano messi alla ricerca del luogo indicato ed non appena arrivati, infatti, vi avevano trovato gli altri, vivi e vegeti.
Non appena il suo unico occhio mise a fuoco la figura della navigatrice, scandagliandone tutto il corpo per controllare che non ci fossero eventuali ferite, il peso sul petto che lo aveva attanagliato, senza che se ne rendesse realmente conto, fino a quel momento, era sparito, lasciando il posto a battiti vivi e pieni.
Battiti che erano tornati a rallentare bruscamente non appena questa si era buttata tra le braccia di Luffy. Non che fosse geloso intendiamoci, non ne avrebbe avuto motivo, ma per il semplice fatto che, non togliendole mai lo sguardo di dosso, aveva notato immediatamente il suo repentino cambio di umore nel momento stesso in cui il nome del cuoco era stato pronunciato.
Le sue lacrime lo avevano scosso nel profondo, turbandolo in una maniera tale da renderlo nervoso. Vani erano stati i tentativi di svagarsi alla festa di benvenuto che gli era stata riservata, nulla aveva fatto il cibo e il sake, nella sua mente rimbombava una sola domanda, cosa sarebbe successo ora?
Perché se lo sentiva, qualcosa di grosso stava per succedere, qualcosa che forse li avrebbe segnati per sempre.
Aveva ascoltato con molta attenzione tutta la storia, da quella relativa alla distruzione dell’isola, sino alla partenza di Sanji. Poi però non era più riuscito a trattenere i suoi pensieri, esternando a tutti la situazione complicata nella quale si trovavano, sottolineando quanto l’inserimento, “grazie” al biondo, di un altro imperatore nella storia avesse solo peggiorato il tutto, scatenando l’ira della sua compagna. Così, come sempre accadeva tra di loro prima, avevano litigato, urlandosi in faccia e guardandosi male ritrovandosi poi li, seduti uno lontano dall’altro, badando bene a non incrociare mai lo sguardo.
Strinse ancora il boccale, sentendolo quasi cedere sotto le sue mani, ma perché doveva essere così?
Perché non potevano rivedersi e continuare il loro viaggio in tranquillità, se così si può dire?
Perché, nonostante le ore passate dal loro incontro, non aveva ancora avuto modo di poterla abbracciare?
Un sospiro pesante lo indusse a portare le mani sugli occhi. In fondo era solo questo che voleva: poterla stringere, poter sentire il suo profumo, che mai gli era mancato come in quei giorni, e poter riavere le sensazioni che lo avevano investito sulla Sunny, prima dell’arrivo a Dressrosa.
Mai avrebbe pensato, il verde, di poter trovare qualcosa, oltre le sue fidate spade, che gli scaturisse un tale bisogno, un tale desiderio, da renderlo possessivo oltre ogni modo.
Ma soprattutto, mai avrebbe pensato di essere così codardo. Si perché se il suo modo di fare era sempre stato quello di prendersi tutto ciò che voleva, anche con la forza, con lei si ritrovava sempre a rimandare, a tergiversare ed quasi a fuggire.
Era stata lei a cercarlo per prima, era stata lei ad abbassare il muro che lui aveva costruito, da sola, senza aiuti di nessun tipo, mentre lui era rimasto inerme a guardare la sua forza che lo travolgeva.
Un misto di orgoglio e fierezza lo aveva assalito mentre Nami raccontava di come erano riusciti a scappare dalla nave di Big Mom. Era stata brava la sua mocciosa, era cresciuta e si era migliorata, arrivando ad essere un più che valido elemento anche durante gli scontri.
Che fosse anche un po’ merito suo e delle sue lezioni questo lo poteva dire, ma sapeva che, nei due anni di separazione, la rossa non aveva battuto la fiacca e quello ne era un valido esempio.
Una strana sensazione di calore gli arrivò al petto al ricordo di quelle notti di allenamento che la compagna gli aveva imposto, arrivando da lui con fare caparbio chiedendo di essere allenata per il duello. Beh, chiedendo, ricattandolo se proprio, con quel maledetto debito che mai avrebbe estinto davvero e che ora gli sembrava l’unica cosa che li unisse veramente.
Diede uno sguardo veloce intorno a se, trovando tutti allegri e rilassati. Luffy, Ussop e Chopper ballavano su di una roccia con attorno gli abitanti dell’isola che li acclamavano.
Non vedeva Franky, Robin e Brook ma non se ne preoccupò.
Tutti erano spensierati, tutti festeggiavano come se non ci fosse un domani, eppure un domani c’era. E se il ragazzo conosceva bene il suo capitano, sarebbe anche stato un domani pieno di avvenimenti e molto probabilmente di nuove separazioni. Si mise ad osservare Nami, sedutasi distante da lui ma praticamente di fronte.
Sapeva perfettamente che il “no” del moro per farla andare con lui sarebbe durato ben poco, conosceva la ragazza abbastanza da capire che si sentiva in colpa per ciò che era successo al cuoco e che non avrebbe mai rinunciato ad andare a prenderlo di persona.
A vederla così, seduta a chiacchierare con Wanda, ad arrossire per qualche sua domanda e a ridere poteva sembrare una ragazza qualsiasi, fragile e indifesa, invece in lei si celava una guerriera caparbia e determinata, un po’ fifona a volte, ma sempre pronta a trovare una soluzione per uscire dai guai.
La stava fissando già da cinque mentre i pensieri vagano, tra presente e passato, tra occasioni perdute e occasioni da prendere, quando la rossa spostò l’attenzione dalla sua interlocutrice per posare lo sguardo su di lui.
Un sorriso appena accennato e gli occhi puntati nei suoi senza paura.
Fu un attimo e tutto gli fu chiaro. Bevve dal boccale tutto d’un fiato per poi buttarlo malamente a terra. Si alzo deciso e camminò senza badare a nulla, senza sentire nulla, senza pensare a nulla.
Sembrò che solo in quel momento si fosse ricordato di essere il Cacciatore di Pirati, la bestia del demonio, e non un uomo qualsiasi.
Se voleva qualcosa se la prendeva, e lui ora voleva lei!
 
 
 
 
 
 
 
 
Emmm…beh…coff coff…ok posso spiegare.
Sono finita in un quantum-spazio-temporale che mi ha risucchiato per ben due mesi, no dico due mesi mi credete?!? Non mi credete?!? Beh fate bene!
Chiedere scusa non è abbastanza perché anche io come lettrice che segue delle storie sono sempre un pochino dispiaciuta quando non vedo aggiornamenti. Capirò anche se alcuni di voi si saranno stancati, ma per quelli che non lo hanno fatto vi ringrazio infinitamente e di cuore.
Questa è la prima parte della fase finale della storia e vi assicuro che il seguito è già in scrittura.
Grazie a tutti davvero!! Buona lettura
 
Effy

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Capitolo 7
*** Battiti2 ***


Sorrise, per l’ennesima volta, alla coccola di uno di quegli orsi giganti che, da quando erano approdati sull’isola, non l’avevano abbandonata un attimo. Erano così dolci da riuscire a farle scordare tutto ciò che la aspettava.
Passato qualche minuto però il presente tornava ad assalirla portandola in uno stato di preoccupazione e ansia mischiato insieme.
Si guardò intorno individuando un tronco abbastanza tranquillo sul quale sedersi per potersi rilassare un attimo. La festa impazzava tutto intorno e quello non sembrava nemmeno più il paese distrutto e a pezzi che avevano trovato solo qualche giorno prima.
Continuando a perlustrare la zona una chiazza verde attirò la sua attenzione. Eccolo li: “Il testone!” Si, era solo un maledetto cocciuto ed orgoglioso, che pur di non mostrare preoccupazione o un qualsiasi tipo di sentimento, si chiudeva a riccio e sputava sentenza senza nemmeno sapere le cose.
Gli era montata dentro una rabbia pazzesca nel sentirlo denigrare il cuoco, per qualcosa che non aveva fatto ne tanto meno voluto, ma che volenti o nolenti aveva coinvolto tutti.
Lo fissò con astio gonfiando le guance, quasi come una bambina arrabbiata, aspettando che lui alzasse lo sguardo su di lei, ma “il testone” riteneva probabilmente più importante ispezionare il legno del suo boccale o il contenuto dello stesso.
Si sentì ancora più nervosa e stupida. Stupida, perché nonostante tutto, nonostante lei non avesse fatto nulla di male e quindi non avesse colpe in quella guerra a chi s’ignora di più, era ancora lei a cercare un contatto, un modo per avvicinarsi e magari fare pace.
Da quando lo aveva rivisto il suo cuore sembrava aver ripreso a battere, ed anche se si era buttata tra le braccia di Luffy a piangere per Sanji, non erano quelle le braccia che agognava più d’ogni altra cosa.
Sentì un fruscio spostarle l’abito dalle gambe ed una guancia morbida avvicinarsi alla sua.
-Garchu Nami! – una raggiante Wanda si era appena accomodata accanto a lei porgendole un boccale di sake del luogo, non l’aveva mai vista così sorridente, e ciò non poté che infondergli un po’ di buon umore.
-Garchu a te Wanda e grazie per questo, ne avevo giusto bisogno. - Sorrise alzando il bicchiere verso il suo per fare un brindisi.
-Sei ancora preoccupata per il tuo compagno biondo?Vedrai che si sistemerà tutto!- Nami sorrise nella sua direzione e la lasciò continuare a parlare. – No, dico: guardati intorno! – allargò le braccia la donna-cane verso ciò che le circondava – Erano anni che il nostro popolo non era così felice. E se qualcuno mi avesse detto che un giorno tutto questo sarebbe successo probabilmente lo avrei preso per pazzo, e invece eccoci qui! Non è ancora finito tutto, anzi ora probabilmente inizia la parte più difficile, ma ora abbiamo la forza e la volontà di far tornare tutto come prima, forse anche meglio!-
La rossa non aveva mai tolto l’attenzione dal viso dell’amica vedendo nei suoi occhi una scintilla tale da scaldarle il cuore e farle credere che tutto sarebbe davvero andato bene.
In realtà però quello che l’aveva colpita di più era il fatto che mentre la Mink parlava il suo sguardo era rivolto in un punto esatto della foresta. Cercò di seguire la traiettoria e li, appoggiato ad un albero, sempre vigile e attento, vi trovò la figura di Pedro che sorvegliava il perimetro.
Come se Wanda avesse percepito in un attimo tutti i suoi collegamenti la anticipò sorprendendola ancora – Io e Pedro ci conosciamo da sempre! Ci siamo allenati insieme e insieme abbiamo passato gran parte dei problemi di questo paese, dandogli tutti noi stessi sempre! Ma dopo questa battaglia sento che le cose potrebbero cambiare, che forse ci sarà posto anche per altro, o almeno questo spero!-
Senti gli occhi inumidirsi leggermente e una strana sensazione si diffuse nel suo petto: sapeva di cosa parlava! Conosceva bene quella speranza che un giorno la vita sarebbe filata liscia e ci sarebbe stato tempo per i sentimenti di tutti, visoni o pirati che fossero.
Le appoggiò una mano sulla spalla in modo dolce attirando il suo sguardo su di lei.
-Spero anche io, con tutto il cuore, che quel tempo arrivi presto per te!-
Wanda sorrise appoggiando la guancia alla sua, in segno di ringraziamento per quelle parole. Rifecero il brindisi come prima e bevvero una bella sorsata di sake.
-Sono sicura che anche per te e lo spadaccino sarà così!-
Sgranò gli occhi e sputò immediatamente ciò che aveva in bocca cominciando a tossire per riprendere aria – Coff coff co-coff cosa?!? Coff coff –
-Ma si dico: tra te e lui. – continuò con naturalezza alzando il braccio verso il verde che per fortuna non aveva ancora alzato lo sguardo.
Veloce come solo lei poteva essere si fiondò sul braccio per abbassarlo e tenerlo fermo sempre più scioccata.
-Ma…ma…io…tu…come?- non riusciva a formulare più di quei pensieri in quel momento, fortuna che Wanda fosse abbastanza sveglia da capire ogni cosa.
-Come faccio a saperlo? Oh ma andiamo! Ti ricordo che noi siamo pur sempre animali e certe cose le avvertiamo subito. Il vostro corpo parla per voi, molto più che la vostra bocca! – disse alzando all’aria il naso nero – Non appena vi siete visti il vostro odore è cambiato subito diventando quasi simile e comunque parecchio diverso da quello del resto della ciurma, come se voi due foste un insieme a parte. In più, quando avete litigato, gli ormoni nell’aria sono impazziti. – Si sistemo meglio alzando le spalle e puntando gli occhi su di lei – Quindi, a meno che con l’avvelenamento il mio naso sia andato a farsi benedire, l’unica cosa che si può concludere è che tra voi c’è molto di più di ciò che si vede! – concluse con un occhiolino facendola arrossire.
Rimase immobile con gli occhi fissi nei suoi per un tempo che non riuscì a catalogare. Un marasma di pensieri affollavano la sua mente, che lentamente catalogava le informazioni appena ricevute. Uno su tutti la stava mandando in tilt. I visoni percepivano ogni cosa. Loro ne avevano uno nella ciurma. Chopper sapeva tutto!
Stava per cercare il medico con lo sguardo per poterlo placcare e cercare di capire se anche lui avesse le stesse capacità dell’amica che le stava davanti, quando la mano della donna-cane le fece riportare gli occhi su di lei.
-Tranquilla, non credo il vostro medico sia arrivato alla mia stessa conclusione. Lui è ancora piccolo e per di più io lo riconosco solo perché, beh ecco, ne conosco l’aroma personalmente. –
Nami si calmò, addolcita da quella mezza confessione, sussurrata a basa voce.
Spostò lo sguardo in automatico sulla testa del verde, messo davanti a lei, convinta di vederlo ancora assorto nei suoi pensieri. Rimase invece sorpresa nell’incrociare i suoi occhi e, senza che realmente il suo cervello potesse decidere, il suo cuore le fece nascere un sorriso dolce, sorriso che era sempre stato rivolto solo a lui.
Lo vide alzarsi con uno sguardo serio e puntare verso di lei, che di staccare gli occhi non riusciva. Fu un attimo. Non capì a pieno cosa stesse succedendo fino a che una pesante mano prese la sua facendola alzare e tirandola verso una meta che al momento le era sconosciuta.
La musica era sparita, così come tutto il resto, nella sua mente confusa c’erano solo le ultime parole che le avevano raggiunto le orecchie:
-Adesso noi parliamo!-
 
 
 
 
 
Ed eccoci alla fine!
No dite?!
Beh ma io avevo detto che era la fine!
Ah, quante cose si dicono! Sarebbe dovuta essere la fine, giuro, solo che poi: e ti viene in mente una cosa, e rileggi il manga e allora puoi aggiungere quella cosa, e ci metti un mese e più a rivedere il tutto, insomma alla fine ci saranno ancora, se non cambio ancora idea, un paio di capitoli! Ma l’ultimo sarà solo un piccolo epilogo =)
Beh che dire…io non so mai come ringraziarvi per tutto il supporto che mi date nonostante la mia poca costanza!! Grazie Grazie Grazie
Un abbracciane enorme a tutti!!
 
Effy

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Capitolo 8
*** Il corpo ***


Non ci stava capendo più niente. La festa si allontanava sempre più, l’unica cosa che riusciva a vedere era la schiena del verde che andava convinta verso la sua meta e tutto ciò che percepiva era solo il calore che, la mano grande del ragazzo, lasciava sulla sua.
I piedi si muovevano da soli, come se già sapessero cosa fare e dove appoggiarsi per non inciampare. Pensandoci bene, la stretta al suo arto sinistro era talmente salda che dubitava avrebbe davvero toccato terra anche se avesse perso l’equilibrio.
Avrebbe voluto dire mille cose: chiedere dove fossero diretti, se si erano persi, cosa probabile conoscendo il compagno, ma soprattutto di cosa mai dovevano parlare.
Già il fatto che fosse venuto da lei con quella convinzione negli occhi gli aveva fatto perdere un paio di respiri. Il suo tono arrabbiato poi, nel pronunciare quelle semplici tre parole, l’aveva gettata in un baratro senza fondo.
Non aveva molta esperienza in amore, Nami, ma lo sapevano tutti che quelle parole, dette in quel modo, potevano solo portare guai. Eppure, nonostante si scervellasse, non trovava nessun motivo per il quale ci potesse essere tutta quella urgenza. Non un motivo bello almeno.
Il suo cuore si buttò nello stomaco a quel pensiero. Che volesse rompere con lei?
Cioè, non che ci fosse qualcosa da rompere, ma poteva sempre voler mettere fine a tutto quello che avevano costruito fino ad ora con fatica.
Il verde si fermo di scatto, bloccando anche il fiume di pensieri nel quale la rossa stava annegando. Si voltò verso di lei e la guardò deciso negli occhi.
Nami si sentì piccola e indifesa, tentò di abbassare lo sguardo, ma la mano del ragazzo, posta sotto il suo mento, gli risollevò il viso.
Sentì gli occhi inumidirsi all’idea che quella fosse davvero la fine. Il respiro le veniva meno e la testa pulsava, forse per l’agitazione, forse per il fatto che nemmeno si era accorta che di strada ne avevano percorsa parecchia e in poco tempo. Il cuore le batteva nelle orecchie annullando ogni rumore intorno a lei. Capì che se avesse continuato a trattenere il fiato avrebbe perso i sensi.
Poi accadde.
Ossigeno.
Ossigeno puro le inondò tutto il corpo non appena il verde, quasi con urgenza, azzerò la distanza baciandola con decisione. Non c’era malizia in quel contatto, c’era solo passione, felicità, vita.
Si sentì leggera in tutto il corpo. La mente liberà, il cuore impazzito di gioia e respirare sembrava passato in secondo piano, era lui il suo respiro.
Non perse tempo e ricambiò quel gesto con tutto il sentimento che possedeva. Solo ora che si trovava li, tra le sue braccia, che la cingevano dolci, ma mantenendola ferma, come se davvero potesse fuggire, e le sue labbra si muovevano sulle sue ad un ritmo lento, si rese realmente conto di quanto le fosse mancato!
Si staccarono piano, mantenendo le fronti unite. Gli occhi di lei accesi e brillanti, quelli di lui chiusi. Non aveva il coraggio di guardarla, lo sapeva. Aveva già fatto molto più di quello che il suo orgoglio gli poteva permettere, e lei non sarebbe potuta essere più felice di così. Si adeguò e chiuse le palpebre anche lei, avvicinandosi al suo petto per farsi cullare in un dolce abbraccio.
Si sentiva la donna più protetta del mondo tra quelle braccia. Nulla avrebbe potuto scalfirla fino a che fosse rimasta li, con lui.
Il cuore, anche se pieno di gioia, riprese lentamente la sua corsa, calmandosi. Passò un tempo che non riuscì a calcolare, ma nessuno dei due aveva intenzione di spostarsi da li, e proprio mentre Nami pensava che quello fosse un momento unico, Zoro riuscì a stupirla nuovamente.
-Mi sei mancata, troppo. -
Fu solo un sussurro tra i suoi capelli, ma la ragazza lo avverti come un urlo. Strinse di più le braccia a lui e alcune lacrime iniziarono a scendere sul suo viso. Se una qualsiasi altra persona al mondo avesse analizzato la frase del verde avrebbe pensato che forse non era così dolce. Quel “troppo” alla fine poteva sembrare una negazione, o un modo per marcare quanto fosse sbagliato quel sentimento. Ma nessuno conosceva lo spadaccino meglio di lei, e quel “troppo” era solo la conferma che quello che le stava dicendo ero vero al cento per cento.
Si staccò delicatamente e riportò le labbra sulle sue in un bacio dolce, come conferma che anche per lei era lo stesso.
Questa volta però il contatto non si placò, ma anzi divenne man mano più intenso. La lingua del verde chiese permesso alle labbra morbide della navigatrice che non attese un attimo ad accoglierla.
Le mani iniziarono ad esplorare i corpi dei due ragazzi, con maggiore urgenza.
Nel tempo di qualche minuto l’aria si caricò di elettricità e i respiri divennero sempre più affannati. Lo spadaccino senza pensaci due volte passò e le mani sulle gambe della navigatrice per poterla sollevare e portarsela addosso. Non c’erano forzature nei movimenti. Tutto veniva naturale, come se così fosse sempre stato. In un attimo si ritrovarono le bocce alla stessa altezza, le gambe della ragazza allacciate al busto atletico dell’uomo e le mani aggrappate alle sue forti spalle.
In quelle carezze c’era tutto quello che avevano passato l’uno lontano dall’altro, c’era l’attesa, c’era l’amore.
I baci di Zoro si spostarono sul collo morbido della rossa, facendole venire i brividi e il respiro ancora più roco. Sentiva la temperatura aumentare e l’eccitazione salire piano dalla sua femminilità. In un attimo di lucidità, forse l’ultimo che l’avrebbe accompagnata in quel momento, pensò che se glielo avesse chiesto avrebbe fatto di tutto per lui, anche non partire allontanandosi ancora.
-Ah..- un gemito le uscì senza che potesse controllarlo ad un morso delicato sulla sua spalla.
Piano il verde si spostò verso una pianta, per potersi appoggiare, o meglio appoggiare la schiena della rossa e darsi la possibilità di appiattirsi ulteriormente a lei.
Non appena sentì le spalle appoggiare all’albero ebbe un momento di esitazione, ma poi si lasciò andare, ringraziando il cielo che la corteccia fosse, si dura, ma non ruvida.
Lo avvertiva sempre più preso da lei e non poteva che mancarle il fiato nel sentire il suo seno sfiorato, rigorosamente da sopra il vestito, dalla bocca golosa del compagno.
Non aveva mai provato certe emozioni, con nessuno, e ringraziava il cielo per questo. Solo lui avrebbe potuto farla sentire così, e non era un vaneggiamento dettato dal momento, era un consapevolezza che l’aveva presa già dal loro primo bacio, lui sarebbe stato sempre e solo l’unico che sapeva farla smuovere in quel modo.
Riprese a baciarlo non appena lo stesso alzò il viso su di lei. Non ne potevano fare a meno e ad ogni bacio sembravano volerne di più.
Non appena però l’eccitazione del verde sfiorò la sua parte più intima si irrigidì di colpo, facendo fermare anche il ragazzo. Non lo aveva fatto di proposito, ed ora che lo sentiva respirare sul collo, fermo dal baciarla e morderla, si pentiva di quella sua reazione, ma alla fine non avrebbe potuto farci nulla. Lei non era esperta in rapporti fisici e, nonostante si sarebbe data anima e corpo a Zoro, aveva comunque timore di quello che sarebbe potuto succedere. Lo sentì lasciarla andare lentamente e il cuore le arrivò in gola.
–No!- Con foga lo strinse a se con gambe e braccia, non voleva che si spostasse. Avrebbe messo da parte le sue paure e agitazioni e si sarebbe donata a lui anche li, su quella pianta, ma non voleva assolutamente un suo allentamento.
Ingoiò a vuoto, per farsi coraggio e, occhi stretti e testa abbassata sulla sua spalla, sussurrò - N-non ti preoccupare per me, v-va bene, solo f-fai piano. -
 
 
Ciao sono Effy e non riesco a finire questa storia!
Ciaooooooooooooooooooooooo Effy!!
No davvero, non riesco! Ad ogni capitolo ho troppe cose da spiegare, troppe visioni da dare e dettagli e..e…e…e nulla!
Portate pazienza!! Grazie mille a tutti e buona lettura….a e al prossimo capitolo!!
Un abbracciane
 
Effy
 
 
Ps. questo è per te compagna di video-chiamate della domenica mattina!!(ma solo perché la nonna e la suocera non vanno a messa!) Un grazie non basta!! Un bacione!!!

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Capitolo 9
*** Il cuore ***


Sorrise, come probabilmente non sorrideva mai, sulla spalla della ragazza. Le sue ultime parole, pronunciate con vergogna, ma decisione allo stesso tempo, gli rimbombavano ancora nella mente.
Come poteva non amarla?! L’orgoglio ringhiò internamente a quel pensiero, ma lui se ne fregò per una buona volta.
Era li con lei tra le braccia, pronta a farsi sua, cosa poteva volere di più?
Ma Zoro non era come tutti gli uomini che aveva conosciuto la rossa, lui di far l’amore con lei non ci aveva pensato. Cioè ovviamente avrebbe voluto eccome, e l’erezione che il suo amichetto gli aveva piazziato sotto gli occhi ne era la dimostrazione, ma non si sarebbe mai permesso, nemmeno per sogno, di far si che la prima volta della  sua mocciosa fosse li, su di un albero, in mezzo ad una foresta, alla merce di tutti. Mai.
Lui forse non era un tipo romantico, da candele e fiori, come quel damerino del cuoco, ma l’intimità di un letto, di quattro mura a “prottegerla” e della sua più totale attenzione e dedizione non glielo avrebbe mai negato.
Alzò lo sguardo per poterla guardare in tutta la sua bellezza. Spostò la mano che reggeva la coscia destra, fino alla guancia della ragazza. Vi posò una delicata carezza dopo la quale ricominciò a baciarla, ma con molta più leggerezza, quasi con dolcezza.
Sempre delicatamente, la spostò dall’albero e la fece scendere dal suo busto. Un abbraccio lungo, e quasi stritola ossa, fu l’unica cosa che si scambiarono per i minuti seguenti. Voleva sentirla tranquilla e rilassata tra le sue braccia, voleva solo coccolarla, e voleva che lei lo capisse: lui da li, qualsiasi cosa avessero fatto o non fatto, non se ne sarebbe andato.
-Non vuoi…cioè…non vado bene…io…- gli occhi spaesati e già pieni di dispiacere lo fecero crollare.
-Va tutto bene. Tu vai bene. Ed ora io sto bene. Non c’è bisogno di altro per me. – la vide rilassarsi per un attimo per poi riprendere il suo cipiglio contrario, ma prima che potesse parlare, lui la interrupe di nuovo. –Non qui, non ora. Meriti di meglio di una foresta. –
Un bellissimo sorriso lo inondò, segno che le sue parole avevano fatto centro.
Si staccò, sedendosi in terra, facendosi poi seguire per farla accomodare sulle sue gambe. Come un cucciolo bisognoso di affetto, Nami, si accoccolò al suo petto con fare naturale.
-Quindi ti sono mancata?- la sentì miagolare con fare spavaldo, sicura di farlo innervosire, sapendo perfettamente che lui odiava ripetere le cose due volte.
L’unica cosa che le concesse fu uno dei suoi ghigni e un velato segno con la testa.
-Anche tu mi sei mancato.- aggiunse con fare triste –Non vorrei dovermene andare di nuovo, ma Sanji.- lasciò la frase in sospeso sperando che lui capisse.
E lui capiva, capiva eccome, ed avrebbe preferito non farlo, ma capiva fin troppo bene la situazione, e soprattutto sapeva perfettamente che fermarla avrebbe significato un litigio sicuro ed un conseguente allontanamento. No, non poteva rischiare.
Rimase zitto ed iniziò ad accarezzarla sul capo, come fosse una bambina, quello era tutto quello che poteva dirle.
Pian piano le palpebre della ragazza calarono portandola nel mondo dei sogni, sperò belli, lo spadaccino. Non smise di cullarla anche se addormentata.
La fissò intensamente, cercando di imprimersi nella mente quel momento il più profondamente possibile, consapevole che di li a poco avrebbe potuto aggrapparsi solo ad un ricordo per sentirla vicina.
L’orgoglio premette ancora un po’ per uscire, ma non nello stesso modo nel quale generalmente lo colpiva. Questa volta il suo orgoglio non era qualcosa che lo bloccava, ma ben si qualcosa che lo spronava.
Lo spronava a credere in lei, in loro. Gli metteva davanti agli occhi tutto quello che avevano passato fino a quel momento e il fatto che, nonostante tutto, fossero li insieme.
No. Il suo io interiore aveva smesso di remare contro quel sentimento, ora combatteva per poterselo tenere stretto, il più stretto possibile!
Sentì i suoni della festa scemare sempre più e si chiese se qualcuno aveva notato la loro assenza. Forse sarebbero dovuti tornare. Ma l’idea di poterla svegliare, nell’alzarsi e sollevarla, lo fece desistere.
Sarebbe rimasto li fino all’alba, senza dormire, solo tenendola stretta a se, in modo da fare spazio nel suo cuore, lentamente e senza forzature, a quella nuova consapevolezza: lui avrebbe raggiunto il suo sogno anche per lei, non solo per se stesso.
Se glielo avessero predetto probabilmente nemmeno ci avrebbe creduto, ma una ragazzina, una ladra, uno scriciolo che avrebbe potuto spezzare anche li, in quel momento, stingendo solo un pochino di più le braccia, aveva permesso al suo cuore di aprirsi ad altro. A qualcosa di talmente bello e talmente forte da fare paura anche a lui.
Quanti ci avevano provato? Il suo maestro glielo ripeteva sempre: il cuore va lasciato libero di amare ciò che ci circonda.
Quante volte lui gli aveva detto che l’amore rendeva solo deboli.
Quanto era stato sciocco!
L’immagine di Kiuna gli passò alla mente. Chissà cosa avrebbe detto lei, che era stata la prima ad aprirgli il cuore, ed anche la causa per il quale era stato chiuso.
Sorrise all’idea che probabilmente, lei e Nami, sarebbero andate d’accordo. Stesso carattere spavaldo, stessa grinta. Assottigliò gli occhi, ragionando meglio, molto probabilmente avrebbero  litigato sempre: troppo uguali per capirsi.
Era sicuro però, che la mora, sarebbe stata contenta per lui, e non lo avrebbe biasimato se nel raggiungere il loro sogno, si fosse dedicato anche alla sua compagna.
Non si accorse che l’alba l’aveva raggiunto e che il sole sorgeva già sulla verde vegetazione dell’isola.
Si alzò e tornò alla piazza, dove tutti dormivano sparsi qua e la. Individuò il suo capitano e appoggiò Nami a qualche metro da lui, stando attento a non svegliarla.
Svelto, si spostò più lontano, appoggiando la schiena ad una casa e mettendosi nella sua solita posa, per riposare un pochino.
Proprio mentre stava per chiudere gli occhi un raggio di sole lo raggiunse leggero.
Sorrise ancora, pensando che, come sole nasceva piano su di un nuovo giorno, impiegando sempre il tempo necessario per emergere dall’orizzonte, così il sentimento che ora batteva forte nel suo cuore aveva avuto bisogno del suo tempo per potersi mostrare vivo e senza nuvole.
 
 
Buon giorno!!
Ecco qui il penultimo capitolo ( sul serio stavolta ) ^^
Qui vediamo un Zoro finalmente convinto!!
Quindi Nami è convinta da mo…Zoro si è finalmente convinto…andrò tutto bene…no!?
Beh vedremo tra una settimana!! ;)
Grazie mille a tutti e buona giornata
 
Effy
 
 
 
 
 

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Capitolo 10
*** La vita ***


Buona sera a tutte!!
Ecco l’ultimo capitolo della storia.
Vi lascio alla lettura e ci becchiamo dopo.
 
 
 
 
Si ammirò allo specchio della capanna ancora una volta, quel completo semplice di gonnellina e maglietta le piaceva da matti. Prese il vestito viola che indossava fino a prima e rimase un attimo indecisa. Lo avrebbe dovuto restituire a Wanda o poteva tenerlo? Non sapeva se mai lo avrebbe rimesso, ma gli spiaceva non averlo più con se, soprattutto per i ricordi che portava il solo annusarlo.
Arrossi leggermente nel respirare per la millesima volta l’odore del verde che, grazie al contatto della sera prima, si era impregnato tra i fili del vestito.
Quella mattina si erano svegliati di colpo ed erano stati scombussolati tutto il giorno, tra nuove scoperte e alleanze bizzarre, ma lei non aveva perso nessuna occasione per stare vicino a Zoro, sempre discretamente, ma assolutamente vicino, consapevole che di lì a poco non lo avrebbe rivisto per un po’.
Un leggero bussare alla porta la riporto alla realtà. Si girò con un sorriso lasciando entrare Carrot.
-Ehi Nami! Hai finito di prepararti? Oh ma come sei bella! – disse allegra la coniglietta che si avvicinò subito per una coccola veloce alla rossa.
-Grazie mille Carrot! Piace molto anche a me questo nuovo completo! – un pensiero veloce attraversò la sua mente e gli occhi tornarono al vestito viola ancora tra le mani – Ma, che tu sappia, questo lo devo restituire a Wanda? Cioè..non potrei tenerlo? – si sentiva imbarazzata ad avanzare quella richiesta, ma doveva almeno provare, sentiva che sarebbe stata capace di pagarlo pur di poterlo avere con se. -Oh no no, non lo devi assolutamente restituire! Sarebbe scortesia!- si affrettò a dire la Mink.
Lo sguardo stupito che ricevette come risposta dalla rossa la fece continuare a parlare – Come sai tu hai avuto quel vestito e Wanda ha preso dei tuoi. Questa è una vecchia usanza del paese. Ci si scambiano i vestiti per creare una sorta di legame, di amicizia, perché con gli indumenti e come se  ci si scambiasse anche l’odore. Quindi tu lo devi assolutamente tenere, così non spezzerai il legame!- concluse sorridente.
Anche la bocca di Nami si sollevò raggiante alla consapevolezza che avrebbe potuto tenere per se l’abito. Lo infilò senza indugi nello zaino che stava preparando pronta a tiralo fuori non appena lui le sarebbe mancato di più.
 
 
Non si era mai sentita più felice di così. Sembrava una bambina che aveva appena ricevuto il giocattolo perfetto, quello che aspettava da una vita e con il quale finalmente poteva giocare. Ed era quello che stava facendo, da un certo punto di vista, poiché le parole di Usupp, che tentava di spiegarle il funzionamento del suo nuovo bastone, le arrivavano lontane, coperte dai fulmini che scagliava qua e la, spaventando gli abitanti dell’isola. Sapeva che stava esagerando, ma non poteva farci nulla, si sentiva carica e potente con quella nuova arma: pronta e vogliosa di provarla sui nuovi nemici.
La richiuse portandosela al petto, quasi per abbracciarla, tanta era la felicità, ringraziando Usupp dal profondo del cuore per il fantastico lavoro svolto.
Non appena questo però aveva tirato fuori l’argomento spinoso del pagamento di suddetto “fantastico lavoro”, il suo istinto di taccagna l’aveva preceduta facendole provare un’altra tecnica con il nuovo oggetto, quella della sparizione.
Con il sorrisino di chi ce l’aveva fatta ancora una volta e curiosa di capire per quanto tempo sarebbe potuta restare invisibile, si addentrò nella foresta, per cercare un volto famigliare. Ancora non erano partiti e già ne sentiva la mancanza. Non le servì girare molto per trovarlo. Era in mezzo ad una radura a scrutare gli alberi circostanti, per valutarne il taglio oppure no.
Stava per scoprirsi dalle nuvole che la nascondevano per mostrarsi a lui, ma poi un sorriso birichino le solcò le labbra. Ogni volta era lui quello silenzioso e che, in più di un’occasione, l’aveva spaventata arrivandole alle spalle senza farsi sentire: questa era la sua occasione.
Cercando di richiamare tutte le sue conoscenze da ex ladra, per essere il più silenziosa possibile, iniziò ad avvicinarsi lentamente alla larga schiena del ragazzo.
Non li separava nemmeno un metro quando lo vide girarsi tranquillo verso di lei. Il primo istinto fu quello di bloccarsi di colpo, sentendosi scoperta, ma poi si ricordò che era invisibile quindi si rilassò. Avanzò ancora di un passo sicura, ma di nuovo si bloccò vedendo il suo solito ghigno comparire sulle labbra.
-Che c’è mocciosa, vuoi giocare a nascondino? –
Sussultò sorpresa, come aveva fatto? Abbassò il bastone rivelando un broncio in piena regola, facendo ridere di gusto il ragazzo.
-Si può sapere come hai fatto? Te lo ha detto Usupp? Ho fatto rumore? Come?!? – disse parlando il più veloce possibile e mettendosi le mani suoi fianchi per il fastidio.
Il ragazzo non si scompose troppo, avanzò verso di lei e, con naturalezza, le sposto i capelli da davanti al collo, abbassando il capo verso il la sua spalla, per aspirare avido il suo dolce aroma.
-Come potrei non riconoscere l’odore della mia donna?-
Nami si senti mancare. Lo stomaco le si attorciglio e le guance diventarono rosse in un secondo. Sapeva che era sciocca come reazione, poiché quello che era successo la sera prima era abbastanza per chiarire ogni dubbio, ma sentire quelle parole, uscire così spontanee dalla sua bocca, la fece scogliere del tutto e senza pensarci due volte gli si buttò addosso.
Stettero abbracciati per diversi minuti fino a quando la ragazza, senza staccarsi cominciò a parlare.
-La tua donna eh?- lo sentì fare un segno affermativo con la testa – Quindi seguendo la logica tu saresti il mio uomo? – disse per punzecchiarlo un po’.
-Così sembrerebbe- rispose quasi atono, per non darle troppe soddisfazione.
Si spostò di scatto dall’abbraccio e lo guardò furba – Guarda che questo non annulla il tuo debito! Tu mi devi i miei soldi a presc..- non riuscì a finire la frase perché il verde, stanco di perdere tempo a blaterare, le aveva tappato la bocca con la sua.
Si baciarono con passione fino a che il respiro non mancò ad entrambi.
Sorridevano, anche se sapevano che di li a poco si sarebbero divisi, ma non potevano farne a meno, troppa la felicità che li riempiva.
Dopo qualche minuto, qualche altro bacio e un paio di raccomandazioni del ragazzo: si divisero per tornare al limite dell’isola e salutarsi insieme agli altri.
L’ultimo sguardo rivolto l’uno all’altro, sempre.
 
 
Si sentiva a pezzi, sia fisicamente che emotivamente. L’ennesima lacrima uscì da quegli occhi così chiusi da fare quasi male. Inspirò nuovamente avida il pezzo di stoffa viola che teneva tra le mani. Avevano perso Pedro, e questo l’aveva gettata nello sconforto totale.
Non era ne il caso ne il momento, ma non aveva potuto farci nulla. Il suo pensiero era volato subita a Wanda, a quanto le si sarebbe spezzato il cuore una volta che avrebbe saputo. Lei, che solo qualche giorno prima le aveva parlato fiduciosa del futuro, finalmente possibile, con l’amore di una vita. Ora cosa avrebbe fatto?!
Ma non era realmente quello a farla stare male, la domanda che si poneva il suo cuore era: cosa avrebbe fatto lei?
Quella perdita le aveva aperto un varco nel cuore, un varco che già c’era, perché Nami non era stupida, sapeva che in quel viaggio ognuno di loro rischiava la vita, ma che era sempre stata nascosta, fino ad ora. Lei lo avrebbe potuto perdere da un momento all’altro.
La voce di Chopper la chiamò sul ponte con una certa urgenza: non poteva non rispondere.
Appoggiò con cura il vestito viola nel cassetto, quasi fosse un gioiello, e uscì dalla sua stanza.
Si voltò un’ultima volta verso il suo armadio con nel cuore una paura nuova, alla quale non sarebbe sfuggita facilmente, ne era certa.
 
 
 
 
 
 
 
 
Eccomi qui…non mi picchiate!
Lo so, lo so, vi aspettavate un bel finale dolce, romantico, senza inghippi, ma non potevo!!
Il nostro Oda non ci da alcun indizio per il futuro, quindi non me la sono sentita di “chiudere” il tutto con un finale romantico.
Spero possiate capire!
Intanto ringrazio di cuore tutte le persone che mi hanno seguito, recensito e anche solo letto =)
Siete la mia forza!!
Per ora mi dedicherò alla lettura delle altre bellissime opere presenti sul sito, ma sappiate che un’altra storia è già in corso, spero di ritrovarvi li!
Un bacione virtuale a tutti!!!
 
Effy
 

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