Le cronache di Hogwarts

di G46Stark
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Smistamento: Magnus Bane ***
Capitolo 2: *** Smistamento: Raphael Santiago ***
Capitolo 3: *** Smistamento: alec Lightwood ***



Capitolo 1
*** Smistamento: Magnus Bane ***



 

CAPITOLO 1: SMISTAMENTO
 
MAGNUS
 
Magnus’s POV
 
Le porte della gigantesca sala si spalancarono e Magnus rimase a bocca aperta.
L’immensità del salone di pietra, la volta del soffitto incantato che replicava alla perfezione il cielo pumbleo di settembre e le enormi finestre di vetro decorato facevano sentire Magnus molto molto piccolo, come uno degli scarafaggi che Raphael si divertiva a collezionare.
“È solo un incantesimo” si disse, facendo un respiro profondo per placare il suo nervosismo.
Cercò con lo sguardo Catarina e Ragnor, i suoi due fratelli adottivi, al tavolo Corvonero. Loro lo salutarono incoraggianti, e poi tornarono a chiacchierare con i loro amici.
Il Cappello cantò la sua solita canzone, che terminò con un applauso da parte del pubblico, poi il professor Paciock iniziò a chiamare i suoi compagni.
Magnus già sapeva come avveniva la cerimonia dello Smistamento, Ragnor e Catarina gli avevano raccontato tutto, e poi aveva letteralmente imparato a memoria “Storia di Hogwarts” prima ancora di averne una copia personale.
<< Bane Magnus! >> esclamò il professore:
Il ragazzino si sedette sullo sgabello e lanciò un’ultima occhiata ai fratelli prima che il Cappello gli venisse calato in testa.
“Mente interessante, la tua…”disse la voce antica del vecchio indumento nella sua testa: “Hai una notevole intelligenza, come i tuoi fratelli, del resto. Sei creativo, originale…tutte ottime qualità per un…”
<< CORVONERO! >>
Il tavolo Corvonero esultò, mentre Magnus correva ad abbracciare Ragnor, che portava fieramente appuntata al petto la nuova spilla da Prefetto, e Catarina, che gli scoccò due sonori baci sulle guancie, facendolo arrossire lievemente.
 
Quando, più tardi, vide la sua Sala Comune, sorrise estasiato alla gran quantità di meravigliosi tomi più o meno antichi, con le più varie rilegature.
<< Benvenuto a casa, fratellino. >> gli disse Ragnor, arruffandogli i capelli.








Note dell' Autrice:
Ciao a tutti!!
Questa è la mia prima storia su Shadowhunter, spero vi abbia incuriosito, e sarei felice di sapere che ne pensate.
Piccola nota temporale: la storia ha luogo circa otto anni dopo la fine della Seconda Guerra Magica, quindi prima che Albus inizi a frequentare Hogwarts. 
Nel prossimo capitolo smisteranno Raphael Santiago!! Provate a indovinare in che Casa finirà?
Saluti, 
G46Stark

 

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Capitolo 2
*** Smistamento: Raphael Santiago ***


 
CAPITOLO 1: SMISTAMENTO
 
RAPHAEL
 
Raphael
 
Quando le porte della Sala Grande si spalancarono, Raphael dovette socchiudere gli occhi a causa della luce improvvisa, in contrasto con la penombra del corridoio.
Finalmente anche Raphael varcava le porte di quella sala, era l’ultimo della sua grande famiglia allargata ad andare ad Hogwarts. I suoi tre fratelli maggiori erano lì da tempo ormai, ed era più che felice di poterli finalmente raggiungere.
Non fu difficile per lui distinguere i capelli sparati di Magnus, tra i ragazzi del secondo anno del tavolo Corvonero. Più in là sedeva Catarina, con le sue amiche del quarto anno, e Ragnor, insieme a quelli del sesto.
 
Avrebbe tanto voluto raggiungere i suoi fratelli al tavolo dei Corvonero, ma purtroppo era consapevole di non essere intelligente e portato per lo studio come loro. Fin da prima che i signori Fell lo adottassero, Raphael era in tipo schivo e solitario. Il più delle volte odiava lavorare in gruppo, preferiva fare da solo: gli altri sapevano essere veramente noiosi e inutili.
 
<< Santiago, Raphael! >>
Il ragazzino si sedette sullo sgabello, e il professor Paciock gli cacciò il Cappello Parlante in testa.
“Oh, il fratellino di Ragnor, Catarina e Magnus! A quanto vedo, però, non li raggiungerai al tavolo Corvonero…”
“Lo so.” gli rispose Raphael mentalmente: “Non sono intelligente come loro.”
“Oh, ma tu sei intelligente, Raphael, solo in modo diverso. Sei destinato a cose grandi. Una casa ti aiuterà sulla via della grandezza…”
<< SERPEVERDE!! >>
Il tavolo verde-argento esultò.
Raphael ciondolò incerto verso i suoi nuovi compagni, con gli occhi fissi al tavolo accanto, quello al quale sedevano tutti i suoi fratelli.
Prima che riuscisse a sedersi, Magnus si alzò e corse ad abbracciarlo, seguito da Catarina e Ragnor.
Raphael sorrise, ora capiva che intendevano i suoi fratelli quando dicevano che Hogwarts era CASA.






Angolo dell'autrice:
Salve salve, sono tornata!
Spero di non abituarvi troppo bene pubblicando un capitolo al giorno...ahahah scherzo. E' che questi due erano i capitoli più corti della storia, dal prossimo inizieranno ad accadernerne delle belle, perchè smisteranno il nostro piccolo Alec Lightwood! Si accettano scommesse.
Che ne dite di Raphie Serpeverde?
Spero di non avervi annoiato, 
Ciao,
G46Stark



 

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Capitolo 3
*** Smistamento: alec Lightwood ***










ALEC



Alec era nervoso: era il primo dei suoi fratelli ad andare ad Hogwarts.

Jace lo avrebbe raggiunto l'anno successivo, Izzy quello dopo, e Max avrebbe vissuto la sua avventura ad Hogwarts da solo.

A renderlo nervoso era però lo smistamento: entrambi i suoi genitori erano stati Grifondoro, ai loro tempi, Prefetti e sua madre persino Caposcuola. I Lightwood erano sempre stati Grifondoro, fin dall'alba dei tempi; era perciò inutile dire che tutti si aspettavano che a Grifondoro ci finisse anche lui. Lui, però, si era sempre sentito diverso dai suoi, da Jace, da Izzy, e perfino dal piccolo Max anche se aveva solo due anni. Ma il punto era che lui DOVEVA finire a Grifondoro. Era il primogenito di una delle più antiche illustri famiglie di maghi dell'Inghilterra, se non addirittura dell'intero mondo. Era il suo dovere, tenere alto l'onore della famiglia. Anche se non l'avrebbe mai ammesso, aveva paura. Paura di non essere all'altezza, di deludere i suoi genitori, di essere un pessimo esempio per i suoi fratelli.

Un semplice esempio: Izzy e Jace avevano mostrato i loro poteri intorno ai sette anni. Isabelle aveva trasfigurato per sbaglio il suo bracciale a forma di serpente in una frusta, e Jace aveva fatto esplodere un'anatra a causa della sua fobia. Robert aveva detto che quando un Lightwood mostrava i propri poteri per la prima volta lo faceva in grande stile. Peccato che il massimo che la magia di Alec avesse prodotto fosse un lieve spostamento del suo comodino mentre dormiva. Si era accorto che il mobile si era mosso solo perché sopra c'era un bicchiere pieno d'acqua che si era rovesciato. Aveva il terrore di essere un magonò, di non avere realmente i grandi poteri che avevano tutti i Lightwood, che la McGrannit si fosse sbagliata, che fosse tutto un equivoco, e che il suo posto non fosse realmente Hogwarts.

E se adesso il Cappello lo avesse smistato in una casa diversa da Grifondoro?

I suoi genitori avrebbero ancora voluto aver a che fare con lui? E se l'avessero abbandonato? Aveva solo undici anni, che ne sarebbe stato di lui?

Se non fosse stato circondato da altri ragazzini vocianti, ma fosse stato solo, si sarebbe messo a piangere per lo stress.

<< Ehi, va tutto bene? >> gli chiese Demièn Costa, accanto a lui. Era uno dei figli di un'amica di scuola di mamma, Christine. Questa aveva sposato un mago italiano, Antonio Costa, e insieme avevano sei figli, quattro femmine e due maschi. Demièn era il terz'ultimo, e aveva la sua età. Non era propriamente suo amico, era qualcosa di meno, ma al contempo qualcosa di più di un mero conoscente.

<< Sei tutto rosso. >> aggiunse un altro ragazzino, Sam o qualcosa del genere, che avevano incontrato sul treno e si era letteralmente incollato sul mezzo italiano.

<< Sì, sono solo nervoso. >> rispose Alec, arrossendo ancora di più. Era dannatamente imbarazzante. I ragazzi non arrossivano. Jace non lo faceva mai, e finiva nei guai più volte di lui. Di solito metteva su un ghigno strafottente o un paio di occhioni da cucciolo che facevano sempre sciogliere Maryse. E anche lui. Era dannatamente carino Jace.

<< Stai tranquillo, non è niente. Ti devono solo mettere un cappello in testa. Ti metterà nella Casa più giusta per te. >> disse Sam, tutto sorridente, pensando di tranquillizzarlo.

Le sue parole, ovviamente, non sortirono affatto l'effetto sperato: la Casa giusta per lui? Per Grifondoro non era abbastanza coraggioso, per Corvonero non era abbastanza intelligente, non era abbastanza cattivo o furbo per Serpeverde. Più di una volta si era soffermato a pensare che la Casa giusta per lui fosse Tassorosso, ma poi si diceva di non essere così buono per finirci. Ecco, il Cappello non avrebbe saputo dove smistarlo. E se anche fosse riuscito a infilarlo in qualche categoria di una delle case sicuramente non sarebbe stata Grifondoro.

I suoi sarebbero stati così delusi da lui!

<< Io spero di finire a Grifondoro!! >> stava dicendo una ragazzina bionda poco più in là ad un ragazzino dai capelli castani: << È la casa di Harry Potter, Ron Weasley ed Hermione Granger! >> Demièn la guardò, inclinando la testa di lato: << Mia madre era a Grifondoro quando c'erano loro. Dice che Hermione era insopportabile il primo anno. E che Harry e Ron facevano sempre perdere un sacco di punti alla Casa. >>

<< Lo so. >> le rispose la ragazzina. << Però hanno salvato il mondo! >>

<< Mio padre dice che erano tre ragazzini presuntuosi. >> si intromise timidamente un altro ragazzino dai capelli di un colore strano. Erano blu. Un blu scuro, come quello del cielo notturno. E se i capelli erano strani, gli occhi lo erano ancora di più: uno era di un castano talmente scuro da sembrare nero, l'altro era di un grigio chiarissimo.

<< Sei Kieran Hunt, figlio del noto Mangiamorte Unseelie Hunt. >> commentò Sam. Le guance del ragazzino si arrossarono mentre i suoi capelli diventavano azzurri e lui abbassava lo sguardo sulle scarpe di pelle perfettamente lucidate.

<< Scusatemi, non dovevo intromettermi. >> disse, e poi si allontanò di un paio di passi, sempre tenendo lo sguardo basso.

Ad Alec fece un po' di pena, sembrava quasi aspettarsi che qualcuno lo rimproverasse di aver rivolto loro la parola senza il loro consenso.

<< Sono Emma Carstairs, a proposito. >> disse la ragazzina rivolta a lui, Demièn e Sam: << E lui è il mio migliore amico Julian Blackthorn. >>

<< Io sono Demièn Costa, e loro sono i miei amici Alec Lightwood e Sam Bearhood. >> le rispose l'italiano:

<< Lightwood? Come Robert Lightwood, uno dei membri del Wizengamot? >> domandò Julian, parlando per la prima volta:

<< Sì >> rispose semplicemente Alec arrossendo. Era imbarazzante che tutti gli facessero quella domanda: dopo la Guerra suo padre era stato uno dei giudici più spietati del Wizengamot e aveva condannato un sacco di Mangiamorte al bacio del Dissennatore. Hodge, suo tutore e vecchio amico di Robert e Maryse, si era lasciato sfuggire che l'uomo fosse così perché Voldemort aveva ucciso a sangue freddo Michael Wayland, il suo migliore amico e padre di Jace. Odiava essere associato a suo padre, tutti quanti si aspettavano grandi cose da lui.

<< Dai Jules, lascialo in pace. >> Emma rimproverò il suo migliore amico:

<< Ho solo domandato... >>

In quel momento arrivò il professor Paciock, che diede loro il benvenuto e spigò cosa sarebbe successo da lì in avanti.

Senza neanche rendersene conto, si trovò nella Sala Grande, circondato da ragazzi e ragazze che chiacchieravano concitatamente e li fissavano. Lui odiava essere fissato! Perché la cerimonia non poteva essere fatta senza tutta la scuola ad assistere?

<< Quando chiamerò il vostro nome dovrete salire qui, sedervi sullo sgabello e io vi metterò il Cappello in testa, d'accordo? >> spiegò il professor Paciock, dopo che il cappello ebbe finito di cantare la sua tradizionale canzone.

<< Mio fratello ha detto che impiega tutto l'anno a scriverla. >> gli raccontò Demièn sottovoce, mentre i primi venivano chiamati.

Per alcuni il cappello ci metteva poco, a volte non serviva neanche che venisse posato sulla testa del ragazzo. Ma per altri impiegava un sacco di tempo a decidere.

"Quando toccherà a me il Cappello si fermerà per ore e rovinerò il banchetto a tutti." pensò Alec, mentre Sam veniva smistato a Corvonero.

Poi fu il turno di Julian, che finì a Tassorosso; Emma a Grifondoro, poi Demièn, che andò a sedersi accanto a Sam tra i Corvonero.

Quando venne chiamato Kieran, il ragazzino dai capelli blu, inciampò sui suoi stessi piedi, e i suoi capelli divennero rossi, per poi virare in un tristissimo viola quando tutti iniziarono a ridacchiare. Mentre il Cappello veniva calato sulla sua testa, questo decretò che il ragazzo fosse Serpeverde.

Kieran si avvicinò al suo nuovo tavolo, ma nessuno voleva averlo seduto accanto. Un ragazzo biondo del secondo anno si intenerì e lo fece sedere accanto a lui.

<< Lightwood, Alexsander Gideon >> nella sala calò il silenzio. Ecco cosa intendeva quando diceva che tutti si aspettavano grandi cose da lui.

Prese un respiro profondo e sperò di non essere arrossito, anche se sapeva di essere già color peperone. Sedersi su quello sgabello fu la cosa più difficile che avesse mai fatto in tutta la sua vita.

Quando il professor Paciock gli mise il cappello in testa, fu come se gli avessero posato sul capo un carico di mattoni.

<< Dunque, che abbiamo qui...un Lightwood! Ho smistato i membri della tua famiglia per secoli, tutti a Grifondoro. Tu però sei diverso: sei coraggioso, questo è certo, eppure, non è tra i Grifondoro il tuo posto. Tu sei più adatto per... >>

TASSOROSSO!

Ad Alec sembrò che tutti i rumori della sala si attutissero; al posto delle voci di quelli che sarebbero stati d'ora in avanti i suoi compagni di scuola, sentiva solo il ronzio del sangue che galoppava nelle orecchie. In pochi attimi gli sembrò che tutto il sangue che aveva in corpo si fosse accumulato nella testa, impedendogli di pensare. Qualcuno lo chiamò per nome, forse il professor Paciock. L'aria non riusciva a raggiungere i suoi polmoni, gli sembrava quasi che qualcuno gli avesse stretto la cassa toracica in una morsa, impedendole di espandersi e farlo respirare. Aveva le guance bagnate, stava piangendo? Lì davanti a tutti? Per forza non era un Grifondoro, quale Grifondoro si mette a piangere così, come un poppante? Neanche Max si sarebbe messo a frignare come lui.

Si immaginava i suoi genitori buttarlo fuori: << Jace non è nostro figlio biologico, ma è molto più coraggioso di te! >> diceva Robert:

<< Hai infangato il nostro nome. Tu non sei mio figlio! >> strepitava Maryse: << Non vali quanto Jace. Non avremmo mai dovuto tenerti, nessuno ci avrebbe biasimato, c'era la guerra, e noi eravamo giovani. Non posso credere di aver cresciuto un figlio piagnucolone. Sei il mio più grande errore, la mia peggior vergogna; i tuoi fratelli sono molto più... >> non riuscì mai a sapere cos'avevano i suoi fratelli più di lui: la sua vista, già offuscata dalle lacrime, s'oscurò del tutto, e cadde svenuto.

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Emerse dall'oblio lentamente. Percepì chiaramente di essere disteso su un letto. Aveva le gambe rialzate con una pila di cuscini. Aprì lentamente gli occhi e si guardò attorno, spaesato. Si trovava in una grande stanza con ampie finestre, sotto alle quali erano sistemati dei letti tutti uguali, separati da dei paraventi.

Tentò di mettersi seduto, ma la stanza iniziava a vorticare ad ogni movimento che faceva. Emise un gemito strozzato. Aveva la gola secca, e una sete terribile.

<< Oh, ti sei svegliato finalmente. >> disse qualcuno accanto a lui. Alec si girò verso la voce e trovò un ragazzo di al massimo un paio d'anni più di lui con addosso la divisa Corvonero. Aveva i capelli neri e la pelle ambrata, e due stranissimi occhi gialli, che assomigliavano a quelli di un gatto. Anzi, il ragazzo stesso sembrava un gatto, appollaiato com'era sullo sgabello con un grosso volume sulle ginocchia. Aveva un braccio appeso al collo, bendato.

<< Come stai? >> gli chiese: << Hai dormito per tre ore. >>

<< Sto bene. >> gracchiò. Tentò di nuovo di mettersi a sedere, con scarso successo. La testa gli faceva male e la stanza girava come una di quelle giostre babbane con i cavalli.

<< Aspetta, ti aiuto. >> gli disse il ragazzo. Sfilò i cuscini da sotto le sue gambe e li posò contro la testiera del letto, poi lo aiutò ad appoggiarcisi. Alec si stupì della sua destrezza: era riuscito a fare tutto con un braccio solo.

<< Tieni, immagino che tu abbia sete. >> Alec si trovò in mano un bicchiere di succo di zucca. Lui adorava il succo di zucca.

<< Madama Chips ha detto di berlo a piccoli sorsi. >> Alec fece ciò che il ragazzo gli aveva detto, sorseggiando il succo.

Il ragazzo l'osservo per tutto il tempo, con un'espressione che lo faceva assomigliare a un grosso gatto curioso.

<< Quindi... che è successo in Sala Grande? >> gli chiese, una volta che Alec ebbe finito di bere: << Se vuoi parlare, certo. >>

<< Io... non lo so...devo essere svenuto. >>

<< Sì, sei svenuto. Dopo che il Cappello ti ha assegnato a Tassorosso, ti sei alzato dallo sgabello pallido come un cencio, tremavi, hai iniziato a piangere e sei svenuto. Hai anche battuto la testa sul pavimento. Hai un bel bernoccolo, ma niente di grave. >>

Ad Alec tornarono in mente le allucinazioni che aveva avuto prima di svenire (o forse era già svenuto e quelli erano sogni, chissà): sua madre e suo padre che lo guardavano disgustati, che lo buttavano fuori di casa. "Il mio più grande errore, la mia peggior vergogna..." gli aveva detto sua madre.

La vista gli si appannò nuovamente, e iniziò a singhiozzare.

<< Ehi, no no no. Non piangere, non volevo farti piangere. >> cercò di calmarlo il ragazzino, sedendosi sul bordo del suo letto. << Va tutto bene. È tutto passato. Non ti devi preoccupare più di nulla. >> lo abbracciò come meglio poteva con un solo braccio, accarezzandogli piano la schiena.

<< Invece sì. >> pigolò Alec, seppellendo la faccia nella spalla dell'altro. Di solito non abbracciava nessuno, a parte i suoi fratelli. Quel ragazzo, però, aveva un nonsoché di rassicurante, profumava di incenso al sandalo e pergamena.

<< Che succede? >> gli chiese, continuando ad accarezzargli la schiena:

<< È per lo smistamento? Guarda che Tassorosso è un'ottima casa: sono sempre molto gentili e cordiali e accettano sempre tutti. Ti troverai bene lì. >>

<< Ma i miei... >> singhiozzò Alec:

<< Oh, è per questo? >> intuì l'altro: << Hai paura del giudizio dei tuoi? >>

Alec annuì contro la sua spalla:

<< La mia famiglia è a Grifondoro da secoli. Praticamente da sempre. Io sono il primo a non essere stato smistato lì. Adesso i miei mi odieranno e non mi vorranno più vedere. Che faccio se mi buttano fuori? >>

Il ragazzo lo strinse più forte, iniziando a cullarlo, mentre i singhiozzi di Alec venivano attutiti dal tessuto della sua divisa.

<< Non devi preoccuparti per questo. Sono i tuoi genitori, sono sicuro che ti vogliono bene e continueranno a volerti bene anche se non sei un Grifondoro. Non ti butteranno mai fuori, sei loro figlio. >>

<< Tu credi? >>

<< Ne sono sicuro.>> lo rassicurò il più grande; poi si staccò piano da quell'abbraccio.

Alec continuava a tenere lo sguardo basso: si vergognava a morte di essere scoppiato a piangere così sulla spalla di uno sconosciuto. Chissà cosa pensava di lui ora.

<< Ehi, guardami. >> disse il ragazzo dolcemente, costringendolo delicatamente ad alzare lo sguardo: << Ora basta piangere. Fammi un sorriso. Sono sicuro che, carino come sei, il tuo sorriso debba essere bellissimo. >> gli chiese, asciugandogli le lacrime col pollice.

Le guance di Alec presero fuoco, mentre faceva, quasi inconsciamente, un timido sorrisino al ragazzo. Quello gli sorrise di rimando: << Lo sapevo. Sei troppo tenero! Ti farai presto tanti nuovi amici, vedrai. >>

<< Non credo. Chi vorrebbe avere come amico uno come me? >>

<< Chi NON vorrebbe avere un amico come te! Solo un cieco non vedrebbe che sei la persona più dolce e gentile che sia mai esistita. >> lo corresse con enfasi: << E se là fuori sono tutti ciechi, ricorda che hai sempre me. >>

<< Te? Ma scusa, non so neanche come ti chiami! >> gli fece notare Alec:

<< Oh, hai ragione, ma che maleducato che sono! Il mio nome è Magnus Bane, sono al terzo anno, Corvonero. >> si presentò, tendendo la mano buona al ragazzino:

<< Alexander Lightwood. Ma mi faccio chiamare Alec. >> gli rispose il più piccolo, stringendogli la mano.

<< Perché? Alexander è un nome così bello! È un peccato mortale togliergli anche una sola sillaba. >>

Alec arrossì per l'ennesima volta quella notte. Nonostante Magnus fosse un tipo eccentrico e un tantino espansivo, ad Alec non dispiacque la sua compagnia. Se non altro, lo stava distraendo dalle sue ansie.

<< Perché sei qui? Cioè, che hai fatto al braccio? >> Magnus ridacchiò, agitando il braccio malato: << Sono scivolato per le scale mentre andavo nella mia Sala Comune e mi sono rotto il polso. Mia sorella Catarina ha tentato di risolvere la situazione, ma mi ha fatto sparire l'osso di tutto il braccio. Ragnor era piegato in due dalle risate...non voglio neanche sapere che dirà Raphael quando lo saprà... >>

<< Sono i tuoi amici? >>

<< Più o meno... sono i miei fratelli. I genitori di Ragnor non potevano avere altri figli oltre a lui, e allora hanno adottato me, Cat e Raph. Tu invece? Hai fratelli o sorelle? >>

<< Anche io ho due fratelli maschi e una sorella femmina. Jace ha un anno meno di me, Izzy uno in meno di Jace e Max ha due anni. Jace è adottato. È figlio del migliore amico di mio padre, che è morto nella Seconda Guerra Magica. Era un Mezzosangue, Voldemort l'ha trovato e l'ha torturato a morte. >>

<< È terribile, per colpa di quell'uomo un sacco di bambini non conosceranno mai i loro genitori. >> commentò Magnus, fissando il vuoto, come se parlasse per esperienza. Seguirono alcuni minuti di silenzio nei quali Alec cercò nuovi argomenti per distrarre Magnus, sentendosi in colpa per aver tirato fuori, anche se per sbaglio, quella carta.

Stava per dire qualcosa quando l'orologio della torre batté mezzanotte.

Magnus sussultò al rumore inaspettato:

<< Cavoli, è già mezzanotte! Forse è meglio se ti riposi, domani sarà una lunga giornata. >>

<< Sì è vero. Buonanotte, Magnus. >> concordò Alec, iniziando, in effetti, a sentire un po' di stanchezza.

<< Buonanotte a te, fiorellino. >> Magnus stupì Alec stampandogli un bacio sulla fronte: << Dormi bene e stai tranquillo, andrà tutto a posto. Se hai bisogno di qualcosa sono qui nel letto accanto al tuo. >>

Alec, cullato dal respiro calmo di Magnus, si addormentò in un lampo.

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La mattina dopo, Alec parlò con i suoi genitori, chiamati la sera prima dalla Preside. Dopo averli salutati con la promessa di rivedersi a Natale, il ragazzino si sentiva molto più sollevato. Alla fine aveva avuto ragione Magnus, i suoi lo avevano rassicurato che non lo avrebbero sbattuto in strada o diseredato per non essere stato smistato in Grifondoro. << Sempre meglio che Serpeverde. >> aveva scherzato suo padre. Sua madre lo aveva abbracciato stretto e gli aveva sussurrato: << Sei sempre stato diverso dal resto della nostra famiglia, sei speciale. >>

Aveva saltato la mattinata scolastica, e ora si stava dirigendo nella Sala Grande a pranzare.

Quando entrò si rese conto che la sera precedente aveva praticamente dato spettacolo, svenendo davanti a tutti. Ora tutti i ragazzi lo fissavano, alcuni parlottavano, altri si limitavano a fissarlo mentre cercava un posto libero tra i Tassorosso. Questi lo guardavano con l'aria dispiaciuta e curiosa al tempo stesso.

Quando finalmente trovò un posto libero, isolato da tutti gli altri, si sedette e prese a fissare il piatto di spaghetti davanti a lui.

Sembravano appetitosi, soprattutto perché lui non mangiava dalla sera prima. Per l'ansia causata dall'incontro con i genitori, infatti, non aveva fatto neanche colazione. Si era limitato a spostare in qua e là per il piatto il bacon e le uova, mentre Magnus trangugiava il suo porridge accanto a lui.

E ora, anche se stava morendo di fame, e avrebbe mangiato anche i broccoli pur di mettere qualcosa nello stomaco, si sentiva così a disagio che non riusciva ad iniziare a mangiare.

Il posto accanto a lui venne occupato da qualcuno, ma Alec era troppo concentrato a fissare e giocherellare con i suoi spaghetti per accorgersene.

<< Beh? Che avete da guardare? >> disse il ragazzo accanto lui: << Ehi, fiorellino! >> fu a quel punto che Alec alzò lo sguardo, incontrando un paio di occhi gialli.

<< Magnus? >> chiese sorpreso: << Che ci fai qui? >>

<< Mi assicuro che tu ti nutra, ovviamente! >> gli rispose l'altro, con fare ovvio: << Mi sono accorto che non hai mangiato a colazione. Quindi ora... >> continuò, rubandogli la forchetta dalle mani con fare deciso eppure molto dolce: << Mangerai quegli spaghetti, a costo di imboccarti io stesso. >>

Alec osservò il boccone che Magnus gli aveva piazzato davanti alle labbra. L'aveva fissato ammirato mentre avvolgeva gli spaghetti intorno alla forchetta; lo aveva fatto con una mano sola, la sinistra, perché l'altra era ancora appesa al collo.

Alec sorrise: forse quella non era stata l'entrata ad Hogwarts che si era immaginato, ma era riuscito a farsi subito un nuovo amico, e questo era molto più di quanto avesse osato sperare.









Note dell'autrice:

Note dell'autrice:

Eccomi di ritorno, e come promesso, questo capitolo è più lungo.

Che dite di Alec Tassorosso?

Ho voluto mettere tutti i Lightwood a Grifondoro perchè volevo aggiungere un po' di suspance, e poi Alec non vuole deludere i suoi genitori.

Il personaggio di Demièn Costa (e credo anche il suo nome) è di mia invenzione, come i suoi fratelli (più avanti verrano fuori) e Sam.

In più ho aggiunto anche Julian Blackthorn, Emma Carstairs e Kieran. Anche a loro darò più spazio in futuro.

Spero di non aver reso i personaggi poco canon.

Buonanotte,

G-46-Stark

P.S. Grazie a quanti leggono, votano e recensiscono, siete grandi!! 😘😘

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