La maledizione di Pandora

di chrono storm01
(/viewuser.php?uid=776189)

Disclaimer: Questo testo proprietà del suo autore e degli aventi diritto. La stampa o il salvataggio del testo dà diritto ad un usufrutto personale a scopo di lettura ed esclude ogni forma di sfruttamento commerciale o altri usi improri.


Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Prologo: La dea, l'oracolo e il vaso perduto ***
Capitolo 2: *** Il centauro non ci vuole dire la verità ***
Capitolo 3: *** Tutti pazzi per l'Assedio ***
Capitolo 4: *** Pedina e lascia pedinare ***
Capitolo 5: *** Cosa metto in valigia per salvare il mondo? ***
Capitolo 6: *** Litigi, viaggi sui Pegasi e biscotti azzurri ***
Capitolo 7: *** Battaglia navale (in aria) ***
Capitolo 8: *** Vietato portare a spasso il cane ***
Capitolo 9: *** In fuga dal passato (ma anche da bolle, mostri marini e semidei psicopatici) ***
Capitolo 10: *** Una gita all'acquario ***
Capitolo 11: *** Tè con divinità, allenamenti di coppia ed amore fraterno ***



Capitolo 1
*** Prologo: La dea, l'oracolo e il vaso perduto ***


Rachel Elisabeth Dare era abituata alle stranezze, o almeno credeva di esserlo.
Negli ultimi anni aveva raggiunto una città assediata da un esercito in elicottero, aveva visto atterrare un cavallo alato su un auto, era stata minacciata da due cheerleader assetate di sangue, era diventata una profetessa sacra al posto di una mummia ed aveva conosciuto un paio di dei. Il tutto non necessariamente nell’ordine in cui lo aveva elencato, e solo perché un giorno era andata a visitare la Diga di Hoover, dove Percy Jackson, il ragazzo che le aveva decisamente movimentato la vita, aveva tentato di affettarla con una spada.
Credeva perciò di poter affermare con sicurezza di essere un’esperta di bizzarrie varie e di averne viste di tutti i colori per una vita intera, eppure il Campo Mezzosangue riusciva sempre e comunque a sorprenderla, eliminando ogni sua certezza.
Capì quindi che si sarebbe dovuta aspettare di tutto nel momento stesso in cui si ritrovò a consolare una dea in lacrime vicino ad un falò. Come se la cosa non bastasse, la dea aveva le sembianze di una bambina di otto anni, il che la faceva sembrare ancora più fragile. Eppure, Rachel non avrebbe mai usato l’aggettivo fragile per descrivere Estia, la dea più gentile e modesta che avesse mai conosciuto.
La dea stava quasi in pianta stabile al Campo Mezzosangue, dove controllava con diligenza che il fuoco ardesse sempre. D’altronde, era la dea del focolare, e a tutti coloro che le chiedevano qualcosa della sua vita (ed erano molto pochi), Estia rispondeva sempre che quello era il suo dovere, e che lei l’avrebbe svolto senza lamentarsi. In pratica, Rachel non aveva mai conosciuto qualcuno più ligio al dovere e Stakanovista di Estia.
Eppure, al momento la bambina sembrava aver perso ogni minimo residuo della sua compostezza. Quando Rachel Elisabeth Dare l’aveva vista in lacrime, non aveva pensato che la prima cosa che avrebbe fatto la dea, senza neanche lasciare il tempo di fare delle domande, sarebbe stata quella di abbracciarla disperatamente, mettendosi ad invocare il suo perdono.
-Mi dispiace- biascicò nuovamente la bambina, le lacrime continuavano imperterrite a scorrerle sul volto – Io… non volevo, vi assicuro che ho fatto del mio meglio-
-Divina Estia ne sono più che sicura- Rachel si staccò con delicatezza dalla bambina e cercò di farsi spiegare i fatti – Ma… posso sapere di che cosa sta parlando?-
-Basta che tu la smetta di darmi del lei- Estia cercò di calmarsi e iniziò a fare respiri profondi. La cosa parve quasi funzionare per due secondi, ma poi la dea ebbe un altro crollo – Ti giuro sullo Stige che io non avevo idea di cosa sarebbe successo, altrimenti avrei affidato quel vaso a Chirone tanto tempo fa. Credevo che sarebbe stato più al sicuro con me-
-Un vaso?- Rachel Elisabeth inclinò la testa, confusa. Che anche Estia stesse per mettersi a dare i numeri come altri dei prima di lei? – Di che vaso sta… stai parlando?-
-Come sarebbe a dire quale vaso?- la bambina parve quasi arrabbiarsi, ma tra tutte quelle lacrime era impossibile capire bene come si sentisse – Il Vaso di Pandora-
-Come hai detto scusa?- la profetessa sentì un brivido gelido salirle lungo la schiena. Era come se qualcuno le avesse appena detto che Gea stava risvegliarsi (cosa realmente accaduta) o peggio come se qualcuno avesse osato toccare i suoi pennelli (purtroppo anche questo era realmente accaduto, ma il colpevole aveva passato un brutto quarto d’ora) – Il Vaso di Pandora? Quel Vaso di Pandora?-
-Ne conosci forse altri?- domandò la dea, cercando nuovamente di fermare le lacrime. Il tentativo andò meglio del precedente, ed Estia parve riacquistare un poco della sua solita calma – Da quando Percy Jackson mi ha affidato quel vaso, io l’ho sempre tenuto al sicuro. Per tutti questi anni, ogni giorno, io ho tenuto il manufatto al mio fianco, senza mai perderlo di vista, neppure una volta. Ma non è bastato…-
-Come sarebbe a dire che non è bastato?- Rachel si alzò di scatto – Divina Estia, mi stai spaventando. Ti prego, dimmi per filo e per segno cos’è successo-
-Stamattina, il vaso era qui accanto a me, come sempre- narrò la dea abbassando lo sguardo a terra, come se non si sentisse degna nemmeno di guardare il focolare – Poi però, ha iniziato a sprigionare qualcosa. Mi sono subito sentita debole, non sono riuscita nemmeno a chiamare aiuto, non ero in grado di muovermi né di fare altro. Il vaso ha iniziato a tremare, poi si è sollevato di qualche centimetro da terra e poi…- lì la dea parve avere un altro crollo nervoso, ma riuscì a riprendersi, anche se il resto della frase venne detto in tono particolarmente cupo -Poi è sparito nel nulla, come se non fosse mai esistito-
Rachel Elisabeth Dare non sapeva che dire. Al Campo Mezzosangue erano successe diverse follie nel corso del tempo, ma non riusciva proprio a ricordarsi un caso simile. Ricordava casi di furto, rapimenti, minacce di morte, maledizioni, ma una sparizione nel nulla, per di più davanti ad un testimone più che attendibile non figurava nella lista.
-E tu hai idea di come sia potuto accadere?- domandò allora, affidandosi ad Estia. Di solito tendeva a fidarsi delle sue profezie, ma per qualche motivo quello non l’aveva previsto.
-Temo di sì- ammise Estia. Sembrava così indifesa in quel momento, una bambina di otto anni seduta su un tronco da campo. Se non fosse stato per gli occhi che tradivano la sua natura divina, Rachel l’avrebbe abbracciata all’istante – Esattamente come gli dei possono continuare ad esistere e a spostarsi grazie alla fede delle persone, a volte funziona così anche per gli oggetti. Nel caso del vaso, esso era legato alla persona a cui veniva attribuito, ovvero a Pandora. Ciò significa che l’oggetto potrebbe essere stato reclamato da qualcuno di abbastanza potente, qualcuno che in passato ha avuto contatti con Pandora o con il suo vaso. Se l’oggetto viene reclamato dal legittimo proprietario, o da qualcuno che agisce in suo nome, anche per gli dei è difficile opporsi all’invocazione-
-Sai per caso chi potrebbe aver avuto interesse a rubare il vaso?- continuò Rachel, senza una profezia da seguire, stava navigando a vista.
-Ho una lunga lista di nomi in realtà, a molti piacerebbe poter mettere le mani sul vaso- spiegò la dea – Ma non so chi mai potrebbe essere tanto potente da valicare i confini magici del campo e riuscire ad immobilizzare un dio allo stesso tempo-
-Ho capito- sospirò Rachel – Vado a chiamare Chirone-
 
 
 
Il ragazzo si lasciò cadere sull’erba con un sospiro. Prese un sasso, meditando di lanciarlo nel laghetto, ma dubitava che le naiadi avrebbero apprezzato la cosa, quindi lo riposò, e sospirò di nuovo.
-Non so per quanto ancora potrò sopportarlo- disse tra sé. Sapeva che parlare da solo probabilmente non era un buon segno, ma non poteva farne a meno.
Blaine Anderson si era sempre considerato un semidio normale (per quanto le due parole insieme potessero sembrare un ossimoro). Era un figlio di Afrodite, gli piaceva fare il Cupido della situazione, con un certo successo tra l’altro, era merito suo se Will Solace e Nico di Angelo si erano decisi a mettersi insieme, ed era abbastanza benvoluto da tutti. Inoltre gli piaceva infrangere cuori e flirtare, riscuoteva un certo successo sia tra le ragazze che tra i ragazzi del campo (aveva detto a tutti di essere bisessuale il giorno del suo arrivo) e spesso reputava le altre persone insignificanti, fastidiose e soprattutto poco obbedienti nei suoi confronti, a meno che non usasse la sua lingua ammaliatrice.
 Eppure, avvertiva fin troppo spesso una particolare sensazione di inadeguatezza. Restava spesso da solo ad allenarsi con la spada o a leggere, e non gradiva particolarmente la compagnia altrui. Come se quello già non bastasse da solo, non si era mai innamorato veramente. Certo, anche lui si era preso qualche cotta come tutti, ma non aveva ancora provato il sentirsi bene in compagnia di qualcun altro, solo il disagio e l’imbarazzo.
I suoi (pochi) amici lo prendevano in giro definendolo confuso, e non solo per la sua bisessualità, ma soprattutto perché si comportava in modo diverso a seconda di con chi era. Non appena qualcuno che non conosceva o con cui non era in confidenza gli si avvicinava, indossava una maschera di superbia e fascino.
La cosa non gli piaceva, ma non aveva intenzione di cambiare. Gli pareva di trovarsi in un loop temporale, ma aveva deciso di adattarsi.
Così, ancora una volta, si era isolato dai suoi coetanei ed aveva deciso di riposarsi un po’ sulle rive del laghetto, sperando di non essere disturbato da qualche naiade in vena di scherzi.
Si passò una mano tra i capelli scuri e si appoggiò con la schiena ad un albero, godendosi la pace della giornata. Era una bella giornata di aprile, il sole splendeva sul Campo Mezzosangue, diversi semidei erano all’aperto ad addestrarsi o a passare un po’ di tempo libero. C’erano un paio di canoe sul laghetto, evidentemente qualcuno aveva deciso di fare una gita.
Sarebbe rimasto lì per ore e ore, in silenzio, senza nessuno con cui dover parlare, con cui dover fingere, ma purtroppo quella calma, così come tutte le belle cose, non era destinata a durare. Blaine ci mise infatti poco a notare una confusione sempre crescente, e un afflusso smisurato e sospetto verso la Casa Grande.
Erano passati già diversi mesi dall’ultimo disastro grave avvenuto al campo, tutta quella calma era effettivamente strana.
Blaine sapeva di doversi alzare per andare a controllare cosa stava succedendo, ma non ne aveva assolutamente voglia.
-Oh, al Tartaro! Non sarebbe certo la prima cosa che non voglio fare che alla fine faccio- si disse il ragazzo sbuffando. Si alzò facendo leva sulle braccia e si diresse controvoglia verso la Casa Grande. Di qualsiasi cosa si trattasse, Chirone avrebbe dovuto dare una spiegazioni.
Così, il figlio di Afrodite si diresse verso l’ennesimo guaio avvenuto al Campo Mezzosangue, senza avere la minima idea di che portata era il disastro che era appena stato scoperchiato.
 
 
 
 
Ed eccomi arrivare con una storia ad OC!
Che dire, era un po’ che stavo pensando ad una trama carina per questo fandom, ma non mi veniva in mente niente, poi l’idea mi è venuta di botto, come mi succede sempre.
Comunque, come avrete notato, la storia è interattiva e mi servono otto OC oltre al mio che avete già conosciuto. Possono essere sia del Campo Mezzosangue che del Campo Giove, ma dovranno seguire un po’ di regole
 
1: Nessun figlio di divinità vergini o che hanno fatto voto di castità, nessun figlio di Era o di Minerva ( i figli di Atena invece sono ben accetti)
2: Cercate di seguire i vostri pargoli. Ovvero, possibilmente non mi mollate l’OC per poi evaporare, altrimenti troverò per loro soluzioni poco ortodosse
3: Le schede OC dovranno essere mandate obbligatoriamente per messaggio privato, anche se prima dovrete avvertirmi della vostra prenotazione. Cercate anche di non mandarmi solo maschi o solo femmine
4: Un solo OC a testa
 
Detto questo, passiamo alla scheda.
 
Nome:
Cognome:
Aspetto Fisico:
Carattere (ben dettagliato per favore):
Prestavolto (almeno so come immaginarmi i vostri personaggi. Quello di Blaine per esempio è Dylan Sprayberry):
Frase Tipica (frase che caratterizza il personaggio, vi lascio quella di Blaine per orientarvi meglio. “Siamo così abituati a nasconderci dinanzi agli altri che finiamo per nasconderci dinanzi a noi stessi”di François de La Rochefoucauld):
Orientamento Sessuale:
Storia D’amore (i personaggi principali, ovvero i sette della profezia più Nico, Reyna e Will sono off limits, potete quindi se volete aspettare di conoscere gli altri OC o lasciar fare a me. Tenete conto che Blaine è single e disponibile):
Genitore Divino:
Famiglia mortale:
Storia familiare:
Poteri e Armi:
Altro (tutto quello che non avete messo nei campi precedenti e che volete farmi sapere sui vostri personaggi):
 
 
Spero che la storia vi piaccia e di ricevere i vostri OC.
L’Uragano Temporale

Ritorna all'indice


Capitolo 2
*** Il centauro non ci vuole dire la verità ***


 
Quando il mare si richiuse su di lui, Darren capì che quella sarebbe stata una giornata no.
Il figlio di Selene aveva scelto proprio un brutto momento per esercitarsi con i suoi poteri. Ma tutti gli altri semidei del campo erano sempre intenti nei loro addestramenti con le armi i con i loro poteri. Darren aveva visto rovi di spine evocati da una figlia di Demetra disarmare un figlio di Ares, i figli di Apollo che si esercitavano nel tiro con l’arco senza mancare il bersaglio neanche una volta, diversi figli di Afrodite dare vari ordini alla gente con nonchalance (anche se non era riuscito a capire se quello fosse effettivamente un potere divino o se i bellocci del campo avessero semplicemente molto ascendente sugli altri) e lui non voleva assolutamente essere da meno. E l’unico potere divino che aveva ereditato da sua madre era una sorta di influsso sull’acqua.
Non che riuscisse a controllarla, quello era esclusiva dei perfetti figli di Poseidone, ma era in grado di attirarla a sé o di respingerla, bastava un po’ di concentrazione. Così, il ragazzo aveva deciso di passare la mattinata in spiaggia per esercitarsi e dimostrare agli altri che anche lui valeva qualcosa. Gli ci erano volute diverse decine di minuti per riuscire a trovare la giusta concentrazione e riuscire a crearsi una sorta di corridoio che gli aveva permesso di avanzare per qualche metro in mezzo all’acqua senza bagnarsi neanche un po’. In quel momento, si era sentito davvero fiero di sé stesso. Peccato che durò solo per qualche nanosecondo.
Non appena iniziò ad avanzare nell’acqua infatti, sentì un insistente brusio proveniente dal campo, ma lo ignorò  volutamente , pensando che si trattasse dell’ennesimo litigio tra i figli di Ares. In seguito, si sarebbe maledetto mille volte per quella leggerezza.
Quando si era voltato però, Darren aveva notato che i già pochi semidei presenti sulla spiaggia se ne stavano andando in tutta fretta. Peccato, pensò il ragazzo, gli piaceva avere un pubblico.
-Ehi!- urlò ad uno di loro – Che accidenti sta succedendo?-
Il genio, perché di un genio si doveva trattare, gli rispose a volume bassissimo, e Darren capì solo “Estia” e “oracolo”. Nel sentire il nome della dea, la concentrazione del semidio andò istantaneamente in vacanza. Darren perse la sua influenza sull’acqua, che pareva aspettare solamente l’occasione giusta per rivoltarsi a colui che cercava di domarla. Neanche il tempo di imprecare come si deve, che Darren si ritrovò sommerso dall’acqua e si ritrovò a lottare per capire cosa era successo. Riuscì a tornare a galla senza ingoiare troppa acqua, ma il suo umore e il suo amor proprio ne avevano decisamente risentito. Almeno quasi nessuno aveva assistito alla sua figura barbina. L’ultima cosa che voleva fare era quella di guadagnarsi la fama di pasticcione durante il suo primo anno al campo.
Quando tornò a riva, era completamente fradicio e irritato, ma aveva tutte le intenzioni di scoprire cosa aveva generato quel clamore.
-Spero che sia almeno una catastrofe mondiale- borbottò tra sé cercando di asciugarsi i vestiti. Non aveva idea di quanto ci fosse andato vicino.
Rientrato al campo, notò che la destinazione di tutti i semidei in quel momento era la Casa Grande. Che Chirone avesse indetto un torneo di pinnacolo? Preso dalla curiosità, il figlio di Selene iniziò a correre insieme agli altri, superando le cabine dove dormivano quasi tutti i figli degli dei. Ovviamente lui non era tra questi. Selene era stata abbandonata dagli antichi greci in favore di Artemide, e così aveva potuto dedicarsi ad attività più mortali. Adesso Selene era una donna sposata e una meteorologa affermata, non passava certo il suo tempo a fare figli con altri mortali. Darren e sua sorella erano le uniche eccezioni, ma dato che April non aveva bisogno di addestramenti per difendersi dai mostri, lui era l’unico figlio dell’ex dea della luna del campo. Gli avevano offerto un letto nella cabina di Hermes, ma lui non si fidava della prole del dio dei ladri, così si era adattato a dormire all’aperto.
Quando arrivò alla Casa Grande, Chirone aveva già fiutato l’assalto ed era uscito per dare spiegazioni ai semidei. Darren chiese al suo vicino cosa era successo, e lui gli rispose che la divina Estia era in crisi e continuava a farneticare di un furto, ma non voleva dare spiegazioni più precise, così alcuni avevano deciso di rivolgersi a Chirone.
-Ragazzi, dovete stare tranquilli- stava dicendo in quel momento lo stallone bianco – Come vi ho già detto, la divina Estia ha preso male il furto del Vaso di Pandora perpetrato da ignoti-
-E di questo non dovremmo preoccuparci?- chiese una figlia di Demetra – Non mi pare che il Vaso di Pandora contenesse sementi agricole, ma robetta un tantino più pericolosa-
-Hai detto bene- Chirone prese la balla al balzo – Conteneva! Adesso, il vaso è vuoto e non è assolutamente in grado di nuocere a nessuno. La sua leggenda è tristemente nota a tutti noi, i mali del mondo sono stati liberati tutti quanti e non sono più nel vaso, che è perciò innocuo-
Il Vaso di Pandora! Darren aveva sempre percepito i miti antichi come qualcosa di irreale  e di distante da lui, eppure ricordava bene di aver visto un vaso ai piedi di Estia quando era arrivato al campo. Ricordava anche lui la leggenda dell’antico manufatto, e si chiese che interesse potesse avere qualcuno a rubarlo se non poteva più nuocere.
-E allora perché Estia è in crisi?- insistette un figlio di Ares
-La divina Estia sente di aver mancato al suo dovere- spiegò Chirone – Crede che il furto del vaso sia avvenuto solo ed esclusivamente per colpa sua, e non riesce a sopportare il peso di quello che considera un fallimento. Ve lo ripeto di nuovo ragazzi, non c’è niente di cui preoccuparsi. Tornate pure alle vostre attività e fate come se nulla fosse successo. Fidatevi di me, ve lo direi se la situazione fosse grave. Rachel Elisabeth non ha neanche pronunciato una profezia, perciò non c’è assolutamente niente da temere-
Detto ciò, Chirone trottò fino alla Casa Grande, la cui porta si chiuse alle sue spalle, lasciando fuori i semidei, a cui non rimase altro da fare se non disperdersi in piccoli gruppetti.
Darren rimase fermo dov’era. Nel discorso del centauro c’era qualcosa che non tornava. Chirone era un bravo oratore, ma in quel caso aveva accampato qualche scusa di troppo, instillando nel ragazzo il seme del dubbio. Che lo stallone e l’oracolo stessero nascondendo qualcosa?
La cosa più logica sarebbe stata quella di torchiare Rachel, ma la ragazza quando voleva sapeva essere molto riservata, e cercare di far parlare ancora Chirone era fuori discussione.
Stava ancora ragionando su questo quando si sentì chiamare da una melodiosa voce femminile.
-Darren!- Becky Cooper, la sua migliore amica, l’aveva avvistato in mezzo alla folla e l’aveva subito raggiunto – Anche tu…- iniziò, per poi interrompersi nel notare che il ragazzo era completamente bagnato – Ehm… non offenderti, ma credo che tu abbia sudato leggermente per venire qui-
-Come scusa?- Darren non capì al volo l’allusione – Oh no, mi stavo solo allenando con il mio influsso sull’acqua, quando mi hanno avvisato di quello che è successo e così mi sono precipitato qui-
Vedere Rebecca gli aveva fatto tornare subito il sorriso. Lui adorava i figli di Apollo, erano pur sempre fratelli di suo padre, li invidiava per le loro capacità con l’arco, per la bravura nell’arte e per le capacità di guarigione. Beh, Becky incarnava perfettamente tutte quelle qualità, perciò il ragazzo si era prefissato fin dal primo giorno che sarebbe riuscito a farsela amica. Inutile dire che se fosse stato per lui, non si sarebbero nemmeno parlati. Tutto quello che era riuscito a fare era stato rovesciarle addosso il suo cibo mentre cercava un modo per imbucarsi al suo tavolo e rompersi una caviglia tentando di seguirla durante una caccia alla bandiera. Quando era andato in infermeria dopo la gara però, aveva scoperto che era proprio lei ad occuparsi dei feriti. La ragazza aveva attaccato bottone con lui, e da allora erano diventati amici.
-Avresti potuto almeno uscire dall’acqua prima di precipitarti- commentò Becky alzando un sopracciglio. A vederla, nessuno avrebbe detto che era una figlia di Apollo, dati i capelli ramati e non biondi.
-Sono messo così male?- chiese Darren passandosi una mano tra i capelli castani schiariti dal sole, che iniziavano ad asciugarsi.
-Diciamo che sembra che tu ti sia inimicato un figlio di Poseidone- sorrise la ragazza – Comunque, passiamo alle cose serie. Hai sentito anche tu la spiegazione di Chirone, vero?-
-No, sono venuto qui solo per farmi una corsetta- commentò il figlio di Selene – Certo che l’ho sentito, perché me lo chiedi?-
-Perché io sono certa che il nostro amico centauro ci stia prendendo per il naso, per dirlo in modo gentile- Becky iniziò a camminare verso il bosco e fece cenno all’amico di seguirla – Non ho creduto ad una sola parola-
Darren ringraziò gli dei per non essere il solo ad aver avuto quell’impressione.
-Beh, ammetto che anch’io ho avuto una sensazione simile- rispose il ragazzo – Ma non credo che ci sia un modo per poterne essere certi-
-Intendi dire che non c’è un modo moralmente corretto per esserne certi- lo corresse Becky – In realtà, io ho già un piano-
-Non centra niente con quella cosa dei ciclopi, vero?- domandò Darren speranzoso
-Certo che no- Rebecca si appoggiò ad un albero con un sorriso – Ti assicuro che non serviranno tonnellate di bronzo celeste, non dovrai procurarmi un passaporto falso e non rischieremo di essere arrestati. Al massimo, potremmo essere fatti a pezzi da alcune arpie da guardia-
-Ah beh, allora…- borbottò ironico Darren – Su, sputa il rospo, cosa avevi pensato?-
-Sappiamo entrambi che oggi ci sarà un Assedio, vero?- chiese Rebecca
Darren lo sapeva fin troppo bene. Faceva parte del progetto di integrazione voluto da Chirone e Reyna in seguito alla battaglia con Gea. Il pretore romano aveva fatto visita al centauro per decidere come procedere con i due campi. Si era così deciso di organizzare scambi culturali tra cambi e di cercare di abituarsi l’uno alle tradizioni dell’altro. Chirone aveva quindi fatto costruire dai figli di Efesto due fortini e aveva organizzato il cosiddetto Assedio. Le squadre erano sempre due, lo scopo era sempre quello di rubare la bandiera altrui, ma ora c’erano due fortini di mezzo. Darren aveva sentito parlare della Caccia alla Bandiera, ma per lui faceva ben poca differenza.  In quanto unico figlio di Selene del campo, poteva scegliere in autonomia con chi allearsi, ma nessuno lo voleva dalla sua parte. Odiava le spade  e le armature, non era bravo con nessuna arma, se la cavava decisamente meglio nel corpo a corpo. Al momento, a capo delle due fazioni c’erano i figli di Atena da una parte (che probabilmente avevano passato mesi ad ideare una strategia) e quelli di Ares dall’altra.
-E sappiamo anche come si svolgerà la cosa- continuò Rebecca – Le proli dei due dei non si stanno tanto simpatiche a vicenda. Basterebbe aggiungere uno scudo con la bandiera americana da una parte e un’armatura supertecnologica dall’altra e poi potremmo chiamarla Civil War. I due schieramenti saranno troppo occupati a cercare di farsi fuori a vicenda per fare caso a due semidei-
-Aspetta, stai dicendo che…- Darren capì il piano di Becky un momento troppo tardi per poterlo fermare.
-Ci sei arrivato presto, complimenti- ridacchiò la ragazza – Sgusceremo tranquillamente verso la Casa Grande per cercare qualche indizio. Non capisci Darren? Hanno rubato un manufatto di grandissimo valore, sento odore di impresa-
-Ah sì, io invece sento odore di stupidità!- inveì il ragazzo – Senti, sai che io ti dare il mio aiuto se potessi. Te lo darei ogni giorno ad ogni ora-
-Hai sentito come suonava quello che hai appena detto?- chiese Becky leggermente imbarazzata.
-Sì!- Darren fece finta di niente, ma in realtà si sarebbe preso a schiaffi. Perché continuava a succedergli? – Stavo dicendo… io non ti posso aiutare a farti sbranare dalle arpie, non posso aiutarti a scassinare la Casa Grande, non ti posso aiutare solo perché tu vuoi partire per un’Impresa-
-Come sei noioso- Becky non perse il sorriso – Non sarà pericoloso come lo dipingi. E poi, credo che Percy Jackson farebbe esattamente quello che farei io-
Aveva toccato il tasto giusto, e lo sapeva perfettamente. Becky era furba, molto più di quanto volesse far intendere. L’ammirazione che Darren provava per Percy Jackson e gli altri semidei che avevano sconfitto Gea qualche estate prima non aveva limiti.
-Io… io…- Darren cercò di sollevare altre obiezioni, ma la possibilità di emulare il suo eroe ebbe la meglio – Io ti detesto quando hai ragione-
-Allora dovrai abituarti- la figlia di Apollo gli fece l’occhiolino – Io ho sempre ragione!-
                                                                                                                 
 
 
Avery Moor non pensava di chiedere molto: voleva solo poter leggere in pace.
Eppure, la cosa non era assolutamente fattibile, perché una volta lei aveva fatto una cosa di cui si era pentita ogni giorno della sua vita: aveva aiutato Neos Handmaid.
Sembrava una cosa semplice e innocente: aveva trovato, nascosti sotto il suo letto nella cabina di Ecate, due criceti che dormivano. La prima cosa che le era venuta in mente era stata quella di prendere in braccio i due batuffolini di pelo e di andare a chiedere in giro per il campo se qualcuno avesse perso due criceti. Non l’avesse mai fatto. Così facendo, si era guadagnata la “gratitudine a vita” (parole letterali) di Neos, il semidio più fastidiosamente socievole e rompiscatole che avesse mai conosciuto. Il ragazzo si era fissato con l’idea che loro due dovevano assolutamente diventare amici e aveva scoperto con orrore che lei non aveva praticamente nessun amico in tutto il campo (oh, ma che dolore).
Avery non si definiva asociale, semplicemente preferiva molte cose alla compagnia di altri esseri umani. Poi, se tutti dovevano essere come Neos, allora faceva bene a limitare al minimo la sua partecipazione alla vita sociale del campo. Il figlio di Ebe l’aveva subito definita un “caso umano” (e già lì era tanto che non gli avesse tirato una freccia in testa) e aveva dichiarato che doveva trovarsi degli amici, il che era l’ultima cosa di cui Avery pensava di avere bisogno.
La ragazza aveva perso il conto del numero delle volte in cui Neos l’aveva invitata al “Centro di ascolto del Campo Mezzosangue”, un’associazione che si riuniva nella casa di Ebe quando capitava e di cui lui era l’unico (chissà poi perché, si chiedeva sempre malignamente Avery) membro. Non ci era mai andata, ma il ragazzo non aveva capito l’antifona e aveva continuato a seguirla.
Avery non sapeva più come dirgli gentilmente di smetterla di rompere. Non era abituata alle interazioni sociali, di solito manteneva sempre un profilo basso e cercava di non farsi notare, quello dei criceti era stato il suo primo (e unico) errore. Odiava stare al centro dell’attenzione, se c’era una cosa di cui era grata a Neos era che non le aveva ancora presentato nessun papabile amico, ma stava aspettando di ottenere il suo consenso per farlo, anche se Avery non aveva nessuna intenzione di darglielo.
Fondamentalmente, Avery si limitava ad ignorarlo e ad isolarsi nel bosco a leggere qualche buon libro fantasy. Fu proprio in uno di quei momenti che Neos la scovò.
-Eddai Avery!- le urlò sorridendole – Tutti hanno bisogno di amici, anche tu-
-No, io no- sarà stata la decima volta almeno che avevano quella conversazione. Avery chiuse il libro, tanto sapeva che la cosa sarebbe andata per le lunghe, e si passò una mano lungo una delle ciocche verdi dei capelli neri.
-Intanto un amico ce l’hai- puntualizzò Neos indicandosi con un gesto teatrale della mano.
-Tu non conti, mi hai preso per sfinimento- sbuffò Avery
Per quanto non amasse ammetterlo, Neos le stava simpatico. La gentilezza del figlio di Ebe le piaceva, e poi trovava tenero il fatto che il ragazzo rischiasse di sbavare dietro ad ogni semidio carino che passava. Però non sopportava proprio la sua insistenza nel cercare di aiutarla in tutto.
-Oh, andiamo, non ci credo che mi odi davvero- Neos si sedette accanto a lei con un sorriso, facendola sbuffare.
-Nel caso non te ne fossi accorto, stavo leggendo- Avery fece un ultimo tentativo di difesa, ma sapeva che Neos non avrebbe mollato la presa su di lei tanto facilmente. E in realtà, non le dispiaceva affatto averlo come amico – Quindi perché non te ne torni nella tua cabina a fare una delle tue preziosissime creme ai cetrioli?-
-Non ti conviene scherzarci sopra- rispose il figlio di Ebe – Conosco figli di Afrodite che ucciderebbero per avere la mia crema-
-Motivo in più per farla, magari riesci anche a guadagnarci qualche dracma- Avery decise di lasciare perdere il libro, che appoggiò vicino al suo inseparabile arco d’avorio, che al momento non avrebbe potuto usare neanche volendo dato che si scordava sempre le frecce, e estrasse dalla tasca la sua trottola magica. Era una sfera dorata costruita attorno ad uno zaffiro, che Avery faceva girare tramite una cinghia di cuoio. Il movimento ritmico della sfera la calmava sempre, le piaceva guardarla girare, a meno che non si palesassero le solite visioni…
-Oh, di nuovo quel coso- Neos alzò gli occhi al cielo. Secondo lui era colpa della sua trottola, unita al fatto che girava sempre con l’arco sulle spalle se nessuno parlava con lei – Mi spieghi a cosa ti serve quell’affare?-
-Mi rilassa- rispose Avery – E poi è uno dei simboli di mia madre, e mi piace averla vicina-
La figlia di Ecate non aveva mai parlato a nessuno delle visioni che la trottola le mostrava ogni tanto quando girava. Già tutti la ritenevano un po’ bizzarra, se poi si fosse messa anche a raccontare di visioni del futuro. Beh, no, non aveva intenzione di fare la fine di Cassandra.
-Aspetta, ma tu da quanto sei qui?- domandò d’un tratto Neos
-Da qualche ora- ammise Avery. Si era rifugiata là la mattina, non si era nemmeno presentata per il pranzo – Dovevo prepararmi psicologicamente all’Assedio, i miei fratelli mi obbligano a partecipare-
-Allora non sai niente- intuì Neos – Nessuno ti ha detto di Chirone e di Estia, vero?-
-A parte te, nessuno mi parla a meno che non sia costretto- gli ricordò Avery, le orecchie drizzate nel sentire il nome della dea e del responsabile del campo – Perché, cos’è successo?-
-Pare che qualcuno sia riuscito a derubare Estia del Vaso di Pandora. La dea è disperata, ma Chirone ha garantito a tutti che la situazione era sotto controllo, dato che il vaso era vuoto-
-E magari qualcuno ci ha anche creduto- sbuffò Avery, la cosa non l’avrebbe stupita più di tanto.
-Perché scusa, tu non ci credi?-
-Assolutamente no- gli occhi grigi della ragazza si piantarono in quelli azzurri del ragazzo – Chirone non è uno sprovveduto, e quindi si è inventato una scusa credibile, ma pensi seriamente che qualcuno ruberebbe il vaso sapendolo vuoto ed innocuo?-
-Il mondo è pieno di stupidi- Neos alzò le spalle, evidentemente non aveva riflettuto troppo sulla cosa.
-Il mondo è pieno di umani stupidi- puntualizzò Avery – I mostri e i giganti spesso fingono di esserlo-
-Sarà- Avery sorrise nel notare che Neos era diventato dubbioso – Quindi pensi che dovremmo fare qualcosa?-
-Nah- Avery caricò di nuovo la sua trottola – Se Chirone ce l’ha tenuto nascosto, un motivo ci sarà. Lui sa sempre cosa fare, vedrai che presto la cosa verrà fuori-
-Se lo dici tu- Neos si alzò, tendendole la mano per aiutarla a fare lo stesso – Ora però basta poltrire, dobbiamo andare a prepararci per l’Assedio-
-Ah, e da quando tu saresti un appassionato di queste cose?- chiese Avery senza riuscire a reprimere un sorrisetto malizioso.
-Ma da sempre, ovviamente-
-Ma per favore- la figlia di Ecate ignorò la sua mano tesa e si alzò da sola, recuperando arco e trottola – Sei così ansioso solo perché non vedi l’ora di vedere i ragazzi carini del campo in armatura-
Neos arrossì leggermente. – Non è certo colpa mia se le armature rendono sexy-
Avery ridacchiò e insieme i due ragazzi si misero a camminare verso le cabine. Per quanto faticasse ad ammetterlo, le piaceva avere degli amici.
 
 
 
Erano ormai vari giorni che Alex aveva paura della menta. Non nel senso che scappava alla vista di una mentina, ma nel senso che se sentiva l’odore della pianta, voleva dire che Lei era nelle vicinanze. Tradotto, era ora di scappare.
In quel momento, la figlia di Atena si trovava in uno dei venti nascondigli che aveva trovato nel campo, peccato solo che Lei ne avesse già scovati almeno dodici.
-Non è possibile, io non ci voglio credere- la semidea si strinse nel tronco cavo, il nascondiglio numero quattordici era molto scomodo, ma era quello più vicino alla sua cabina – Non può davvero essere così fanatica-
Era silenziosissima, sembrava una stalker professionista. Riusciva ad avvertire la sua presenza solo grazie al penetrante odore di menta che si portava sempre dietro. Se non fosse stato per quello, probabilmente l’avrebbe già trovata varie volte. Eppure lei era una figlia di Atena, una maestra nelle strategie, niente la intimoriva (ragni a parte, ovviamente), ma quella semidea riusciva sempre a prenderla di sorpresa e a farle perdere la calma. La notte chiudeva la porta della cabina a tripla mandata, si era fatta fare una serratura speciale da un figlio di Efesto, si faceva portare da mangiare da uno dei suoi fratelli (sempre da uno diverso, altrimenti prima o poi lei avrebbe capito il trucco), non faceva un pasto normale da giorni ormai, e visti i suoi ritardi sul coprifuoco era un miracolo che le arpie non l’avessero già sbranata.
Ma niente di tutto ciò funzionava. Era stata costretta a cambiare nascondiglio un sacco di volte, si sentiva come una preda braccata, non si faceva una doccia da giorni, e come se tutto quello non  bastasse, per colpa sua si sarebbe persa anche l’Assedio. E lei non vedeva l’ora di poter finalmente provare l’Assedio.
Alex stava riflettendo proprio su questo quando sentì una debole fragranza di menta arrivarle alle narici. Sgranò di occhi disperata. Era lei, l’aveva beccata di nuovo.
Dopo l’odore, arrivò la voce: era acuta, petulante e fastidiosa, in confronto le unghie passate sulla lavagna avrebbero potuto vincere X-Factor.
-Aaaaaaaleeeeeeeex!- la figlia di Atena pensò per un attimo che i suoi timpani fossero esplosi – Lo so che sei qui!-
-Non ci posso credere, è una persecuzione- sbuffò la ragazza, preparandosi a correre.
Con uno scatto fulmineo, la ragazza fu fuori dall’albero cavo e si mise a correre in direzione del campo con l’intenzione di nascondersi dentro una canoa artificiale creata sempre dal suo amico figlio di Efesto (nascondiglio numero diciotto). L’odore di menta la confondeva, e il panico la stava rallentando.
“Dov’è?” si chiese guardandosi intorno “Dove accidenti è?”
Riuscì a guadagnare l’uscita dal bosco, ma una volta arrivata lì sentì che l’odore di menta era ancora più penetrante di prima.
“Era una trappola!” riuscì a malapena a pensare la ragazza. Subito dopo, una macchia scura emerse dai cespugli e la placcò.
-Trovata, amichetta mia!- cinguettò la voce stridula della sua pedinatrice.
Adelaide Mavis Fisher era una delle semidee più celebri di tutto il campo Mezzosangue. Sua madre era Menta, una ninfa degli inferi (sembrava un controsenso, ma Alex non aveva mai avuto abbastanza tempo per pensarci bene) che non l’aveva mai riconosciuta ufficialmente, ma tutti lo avevano intuito dall’odore pungente della pianta che la ragazza si portava sempre appresso.
Pareva che Adelaide fosse stata assoldata tra le file nemiche (alcuni dicevano da Crono, altri propendevano per Gea, dal canto suo, Adelaide non aveva mai voluto chiarire la cosa) dopo essere uscita dal casinò Lotus. Nessuno sapeva come fosse finita nel covo dei mangiatori di loto, di sicuro in molti si erano pentiti del fatto che ne fosse uscita.
Da quando era al campo, ne aveva fatte di tutti i colori. Aveva baciato un figlio di Ares solo per sapere che effetto faceva, aveva offeso quasi ogni singolo membro della casa di Afrodite, guadagnandosi ovviamente maledizioni a iosa, si era inimicata talmente tante driadi e naiadi che per lei era pericoloso anche solo avvicinarsi ad alberi o fiumi (solo che non le importava, e quindi lo faceva lo stesso). In più, tendeva ad esprimersi come uno scaricatore di porto che si è appena fatto cadere una cassa su un piede e a vestirsi con abiti talmente attillati e corti da provocare spesso sbavate di gruppo quando passava davanti a semidei maschi.
Ad Alex non sarebbe potuto importare di meno di ciò che Adelaide faceva nel suo tempo libero, purtroppo per lei però, si era ritrovata suo malgrado ad averci a che fare. Ogni tanto, la cara rompiscatole si fissava con qualcuno e diventava la sua biografa personale, seguendolo con insistenza fino a che la vittim… ehm, il fortunato beneficiario, non si fosse deciso a vuotare il sacco e a raccontarle tutta la sua vita.
Evidentemente Alex doveva aver fatto uno sgarbo a qualche dio, perché una settimana prima Adelaide si era accorta che nessuno la chiamava con il suo nome completo e che lei non lo usava mai. La figlia di Menta si era insospettita ed era iniziata la tortura. Il primo passo era stato il terzo grado, a cui Alex non aveva risposto, poi era toccato all’interrogatorio dei conoscenti. Chiunque avesse mai scambiato più di una parola con Alex era stato interrogato sul passato della ragazza, ma la figlia di Atena sapeva che Adelaide non poteva aver ricavato niente da quello. Nessuno conosceva la sua vita fuori dal campo.
Dopo quel buco nell’acqua, Alex si era concessa la speranza che la semidea lasciasse perdere. Speranza vana, vanissima, dato che era iniziato il pedinamento. Alex aveva cominciato a sentire un sospettoso odore di menta dovunque andasse, poi Adelaide si era fatta più intraprendente e si era proprio messa ad inseguirla. Da lì, era iniziata la fuga della figlia di Atena, che sembrava essersi conclusa in quel momento.
Alex sarebbe volentieri scappata non appena Adelaide gliene avesse data opportunità, purtroppo però la pistola ottocentesca che la ragazza aveva in mano tendeva a farle riconsiderare quell’eventualità.
-Finalmente ti trovo, cara la mia bricconcella!- Adelaide era felicissima, si era addirittura messa a battere le mani saltellando – Ti piace giocare a nascondino, eh? Peccato che la partita sia finita, ammetto che era divertente-
-Ehm… se vuoi possiamo giocare di nuovo- tentò Alex – Chiudi gli occhi e conta fino a centomila, io vado a nascondermi-
Per tutta risposta, Adelaide sparò in aria.
Capita l’antifona, Alex si piantò a terra, aspettando le domande dell’altra, che tanto sarebbero arrivate sicuramente.
-Non ci provare carina- Adelaide sorrise dolcemente, come se niente fosse successo. Anche quel giorno portava abiti molto provocanti, Alex avrebbe scambiato quella mingonna per un piccolo asciugamano se non avesse saputo con chi aveva a che fare – Adesso tu sei a mia disposizione, ed io intendo farti moooooolte domande-
Alex iniziò a sudare freddo: era una figlia di Atena, esperta di logica e strategia, l’imprevedibilità della castana era totalmente fuori dalla sua portata d’intuito. Se c’era una cosa che non voleva assolutamente far sapere agli altri era il suo passato, ma sotto la minaccia di una pistola il segreto reggeva ben poco.
-Intanto voglio sapere il tuo nome, tesoro- il tono dolce della ragazza faceva apparire il tutto ancora più irreale e inquietante.
-Alexandra- balbettò Alex, sperando di poter fregare la figlia di Menta
-Il tuo nome completo-
-Alexandra Melissa Castle- sputò fuori Alex
-Oh, un nome molto interessante- cinguettò la ragazza – Così signorile, quasi nobile-
Alex tentò di mascherare tutte le sue emozioni, ma probabilmente qualcosa dovette trasparire lo stesso. Adelaide era stupida e frivola, ma quando voleva era meglio dei figli di Atena, infatti non si lasciò sfuggire il panico negli occhi di Alex.
-E così, la figlia di Atena più sarcastica e ribelle del campo nasconde origini signorili, eh?- chiese maligna la ragazza –Sai che potrei costringerti a raccontare tutta la tua storia familiare, vero?-
Alex abbassò lo sguardo e non rispose. Aveva mantenuto il segreto per tutto quel tempo, e adesso una pazza riusciva a farla cantare in mezzo minuto.
-Beh, grazie per esserti aperta con me- il tono di Adelaide tornò improvvisamente dolce, la ragazza abbassò la pistola e fece per andarsene.
-Ma…- balbettò incredula Alex – Che stai facendo?-
-Me ne torno al campo- rispose ingenuamente Adelaide – Mi hai detto quello che volevo sapere, quindi adesso non mi interessi più. Ci vediamo in giro!-
Con queste parole, la figlia di Menta si dissolse nell’ombra, lasciando una piantina di menta nel punto in cui era sparita.
-Io… io…- Alex non aveva parole. L’aveva braccata per settimane, aveva interrogato tutti i suoi amici, era arrivata a minacciarla con una pistola (di ottima fattura, tra l’altro), e se ne usciva così? Alex si sentì quasi offesa. Per una figlia di Atena come lei, quella ragazza era un vero enigma.
-Bah- commentò alzando le spalle – Che cosa Tartaro è appena successo?-
 
 
 
 
La freccia mancò il bersaglio e si conficcò sugli spalti dell’arena per gli addestramenti. Blaine represse l’istinto di lanciare l’arco a terra.
-Basta, ci rinuncio!- gridò con rabbia appoggiando sul pavimento arco e faretra – Non riuscirò mai a diventare un arciere decente!-
Il figlio di Afrodite era un bravo spadaccino, nessuno dei suoi fratelli poteva anche solo sperare di tenergli testa (Piper McLean a parte ovviamente, ma lei aveva salvato il mondo, Blaine poteva anche accettare di essere secondo dopo di lei). In più se le cose iniziavano a mettersi male poteva sempre far cozzare tra loro i suoi bracciali di bronzo celeste incastonati di lapislazzuli per piegare al suo volere anche le volontà più forti che resistevano alla lingua ammaliatrice.
Ma nel tiro con l’arco, non riusciva proprio a distinguersi. Aveva colpito il bersaglio dieci volte in tutta la sua carriera, e non era mai andato oltre il primo cerchio. Blaine odiava sentirsi inferiore a qualcuno, e perciò cercava di allenarsi al chiuso quando non c’era nessuno a guardarlo, e il suo orgoglio gli impediva di chiedere aiuto a qualcuno. Anche se doveva ammettere che il suo orgoglio stava leggermente riconsiderando l’idea.
Quel pomeriggio avrebbe avuto luogo il primo Assedio ufficiale del campo, e lui voleva distinguersi, ma sapeva già che non gli avrebbero permesso di far parte della squadra d’attacco. I figli di Afrodite non avevano una buona reputazione quando si parlava di scontri armati, e i suoi fratelli e sorelle stavano più che volentieri sulla retroguardia. In quanto vice-capocabina in assenza di Piper, che si trovava da qualche parte con il suo ragazzo, Drew Tanaka aveva deciso per tutti, senza consultare nessuno, che si sarebbero alleati con i figli di Atena, semplicemente perché considerava i figli di Ares troppo rozzi.
 Se Blaine non ricordava male, la casa di Atena era alleata anche con quella di Ecate, di Poseidone (alleanza simbolica, dato che Percy Jackson si trovava al college di Nuova Roma), di Apollo, di Demetra e di Hermes. E poi anche con qualcun altro, ma Blaine non era dell’umore per cercare di ricordarsi le varie alleanze.
Nella retroguardia una spada sarebbe stata discretamente inutile, data la presenza dei figli di Ares, spadaccini quasi imbattibili, che di sicuro si sarebbero lanciati all’attacco a testa bassa. Un arco sarebbe invece stato di una certa utilità, peccato che Blaine avrebbe potuto usarlo solo lanciandolo in testa a qualcuno.
Il figlio di Afrodite odiava perdere. Si sentiva a disagio in mezzo agli altri anche da solo, non aveva alcun bisogno di sconfitte o figuracce che lo facessero sentire ancora peggio. A capo chino, il ragazzo andò a recuperare la freccia, che si era incastrata per bene nel legno.
Stava ancora cercando di estrarre la freccia quando sentì un sibilo sospetto alle sue spalle. Si voltò di scatto, per vedere una freccia piantarsi nel centro perfetto del bersaglio, subito seguita da una sua collega. A lanciare entrambe le frecce era stata una ragazza pallida e minuta che il ragazzo non si ricordava di aver mai visto.
-Wow- commentò mettendosi ad applaudire – Bella mira-
La ragazza parve notarlo solo allora. perse subito il sorriso sicuro che aveva nel tirare le frecce, appoggiò a terra la faretra e si mise l’arco in spalla.
-Oh scusa, non sapevo che ti stessi allenando tu- balbettò timidamente – Mi dispiace di averti disturbato, vado via subito-
-No, aspetta- la bloccò Blaine – Io faccio pena con l’arco, non serve a niente continuare a provarci. Però tu sei bravissima, e sono certo che l’allenamento potrà servire più a te che a me-
-Convinto tu- la ragazza sembrava poco convinta – Se non ti alleni, non potrai mai migliorare. Io invece sono già abbastanza allenata, quindi non mi serve poi così tanto-
-Touchè- ammise piccato il figlio di Afrodite – Io sono Blaine, e tu?-
-Avery- la figlia di Ecate andò a recuperare le frecce che aveva lanciato poco prima – Ora, se permetti…-
-Ti stavi allenando per l’Assedio?- la interruppe Blaine. Un’altra cosa che in quanto figlio di Afrodite riteneva di dover fare era quella di conoscere tutti, così da poter svolgere al meglio il suo lavoro di Cupido – Scommetto che farai faville nella retroguardia-
-Chi, io?- Avery si guardò intorno come per capire se Blaine si stesse riferendo a qualcun altro – Stai decisamente sbagliando persona. Non sono brava in queste cose-
-Beh, da come hai ridotto quel bersaglio non si direbbe proprio- rispose il semidio – Sembri un’arciere professionista-
-Diciamo che me la cavo- ammise Avery – Ma la caccia alla bandiera, l’Assedio e tutte queste attività non mi stanno molto simpatiche-
-Oh, capisco- mentì Blaine. Regola numero tre, essere sempre accomodanti. In realtà odiava vedere qualcuno sprecare il proprio talento- Quindi oggi non parteciperai?-
-Purtroppo sì- borbottò Avery – I miei fratelli sono sempre ansiosi di far vedere come sono bravi con la Foschia e tutto quanto-
-Figlia di Ecate- buttò lì Blaine – Allora siamo in squadra insieme, io sono figlio di Afrodite-
- Non si notava- si lasciò sfuggire lei – Aspetto curato, obbligo morale di socializzare sempre e comunque, hai il pacchetto completo-
Blaine le lanciò un’occhiataccia e lei abbassò lo sguardo, quasi si fosse appena pentita di averlo detto.
-Io non sono come i miei fratelli- spiegò Blaine, sguainando la sua spada come per darle prove concrete – E pagherei dracme sonanti per avere un talento come il tuo con l’arco-
-Scusa, non volevo offenderti- Avery sembrava veramente dispiaciuta, e Blaine non poté fare a meno di sentirsi in colpa per averla quasi minacciata con la spada
-Nessuna offesa- regola numero quattro, evitare i litigi – Scusami tu se ho alzato la voce-
-Non devi scusarti- Avery sembrava alla disperata ricerca di una scusa per defilarsi da quella conversazione – Beh, ora devo andare-
-Spero di rivederti oggi all’Assedio- la salutò Blaine
La castana sorrise debolmente e se ne andò, anche se il figlio di Afrodite sentì chiaramente che avrebbe voluto rispondergli “Io no”.
-Che spreco- borbottò il ragazzo – Un talento simile in mano ad una che non vuole usarlo-
Improvvisamente, gli venne un’idea. Per un istante valutò di correrle dietro, ma poi decise di risparmiarsi una simile fatica. Erano nella stessa squadra, e lei sarebbe senza dubbio rimasta a guardia della bandiera. Una volta ritrovata, sarebbero bastati un po’ del suo charme e l’aiuto della lingua ammaliatrice.
Mandò al Tartaro il tiro con l’arco e si diresse verso la sua cabina per prepararsi allo scontro.
 
 
 
 
 
Il chakram volò ad alta velocità, frantumando in mille pezzi il biglietto da visita e ricadendo sull’erba (guai a farlo finire su un albero, una volta una driade l’aveva maledetto perché gli era capitato).
Neos si stava allenando per l’Assedio, e non c’era niente di meglio per farlo se non distruggere i biglietti da visita fasulli che gli avevano regalato i suoi fratelli per scherzo.
“Centro di Ascolto del Campo Mezzosangue!” recitavano gli sciagurati biglietti “Vieni a raccontare i tuoi problemi ad uno psicologo non laureato. Ti offrirà del tè e delle maschere al cetriolo!”
Neos odiava cose simili: prendere in giro qualcuno per una cosa che gli piaceva era una delle cose più meschine che si potesse fare, seconda solo al picchiare la gente per lo stesso motivo. Non aveva parlato ai suoi fratelli per settimane quando glieli avevano regalati, anche se non aveva mai trovato la forza per buttarli. In fondo, andare in giro con dei biglietti da visita lo faceva sembrare più professionale, quasi come se il Centro di Ascolto esistesse veramente. In realtà Neos aveva fatto quella proposta a Chirone, ma il centauro aveva detto che qualsiasi psicologo sarebbe impazzito nell’ascoltare i problemi dei mezzosangue, e che lui non poteva farlo perché non aveva la laurea. Ma perché non aveva potuto studiare da psicologo? Oh certo, perché non appena metteva piede fuori dal campo c’era il rischio di essere aggrediti da mostri di ogni sorta!
A parte gli altri figli di Ebe, solo in pochissimi sapevano del suo progetti. Prima fra tutti Avery, la timida figlia di Ecate che aveva ritrovato i suoi cari Jac e Son, i suoi criceti. Da allora, la semidea era diventata la sua sfida personale. Neos si era ripromesso di farle fare degli amici. Era certo che se lei si fosse aperta un po’ di più, amici e pretendenti sarebbero accorsi a frotte. Avery era così gentile e adorabile che se fosse stato etero ci avrebbe fatto un pensierino lui.
Neos recuperò il suo chakram e si preparò a tirare nuovamente. Voleva fare una bella figura all’Assedio, così da dimostrare di non essere un tipo superficiale come credevano tutti. Va bene, gli interessavano i pettegolezzi del campo e tutto il resto, ma questo non faceva certo di lui una persona frivola.
-Neosucciooooo!- una fin troppo familiare voce squillante gli distrusse i timpani. Parlando di frivolezza…
Adelaide lo raggiunse saltellando, sembrava la versione omicida e priva di pudore di Heidi. Neos sospirò, tanti saluti alla tranquillità.
-Ho bisogno del tuo adorabiiiile profumo all’essenza di menta per il simpatico gioco di oggi- commentò Adelaide intrecciando le mani sotto il mento e facendogli gli occhi dolci.
-Ti sei scordata che con me non funziona?- Neos alzò il sopracciglio. Non gli importava niente di ciò che si diceva su Adelaide, ognuno aveva il proprio passato e faceva i propri errori, la ragazza non gli stava antipatica, ma da quando aveva scoperto che era in grado di creare una fragranza alla menta lo tormentava. Almeno, con la promessa di fornirle grandi scorte, aveva ottenuto da lei la promessa di non scavare nel suo passato.
-Oh, giusto, tu hai i miei stessi gusti- ricordò la figlia di Menta
-No, a me non piacciono i pazzi- sbuffò Neos
-Pazzi, che brutta parola- cinguettò Adelaide. Se si fosse vestita in modo un po’ più pudico, sarebbe potuto sembrare una principessa delle favole. Solo che invece di cantare insieme ai cerbiatti, lei li avrebbe uccisi per farsi una pelliccia – Diciamo che mi piacciono le persone particolari-
-Come ti pare- Neos alzò il chakram per farle vedere che era armato, ma di solito ad Adelaide non importava niente della propria incolumità – Se ti do il profumo, te ne vai?-
-Perché no?- decise la ragazza – Devo ancora decidere con chi allearmi-
Nonostante vivesse nella cabina di Ade (una cabina di Menta non c’era, e Adelaide si sentiva a suo agio in quel macabro posto), la ragazza non sceglieva gli alleati insieme ai figli del dio degli inferi, ma faceva di testa sua. Come per tutto il resto.
-Bene, è nella mia cabina, ora vado a prendertelo- Neos rinfoderò il chakram, ma Adelaide lo precedette
-Non ti disturbare, faccio da sola!- decise mettendosi a correre verso la cabina di Ebe.
-Non ci provare neanche!- Neos si mise a correrle dietro. L’ultima volta che Adelaide era stata da sola in una cabina, avevano dovuto ricostruirla da zero – Non osare toccare le mie cose!-
 
 
 
 
-E quindi a questo punto potremmo mandare la prima squadriglia ad assaltare questo lato, mentre noi ci nasconderemo qui-
Alex stava festeggiando la ritrovata libertà insieme ad un paio di suoi fratelli nel miglior modo che potesse immaginarsi: facendo strategie militari.
-Sì, ma non siamo sicuri che due squadriglie basteranno per far cadere le difese- le spiegò sua sorella
-Saranno più che sufficienti- decise Alex – I comandanti dei rivali sono i figli di Ares, che non stanno poi così attenti alla difesa. Loro andranno quasi tutti all’attacco, perciò noi dobbiamo lasciare molte delle nostre forze indietro-
-Giusto, è perfettamente logico- approvò il fratello – Perciò dovremmo lasciare buona parte a guardia del fortino, ma allo stesso tempo non possiamo farci cogliere impreparati. Propongo di mandare una parte della retroguardia in avanscoperta per avvistare il nemico con largo anticipo per poter preparare le difese-
-Buona idea!- decise Alex – In questo modo non avranno l’effetto sorpresa dalla loro. Chi potremmo mandare? I figli di Afrodite?-
-Ehm…- le rispose imbarazzata sua sorella Lucy
-Giusto, non accetteranno mai-si ricordò Alex – I figli di Apollo?-
-Troppo preziosi, le loro abilità da arcieri ci serviranno nel fortino-
-Uhm… i figli di Efesto?-
-Il silenzio e la prudenza non sono tra loro qualità migliori-
-Ma certo!- Alex batté il pugno sul tavolo – I figli di Ecate, perché non ci ho pensato prima? Con la Foschia, sarà uno scherzo per loro-
-Non sono sicuro che accetteranno- le ricordò Malcom – Metà di loro si è prenotata per andare all’attacco, altri hanno detto chiaramente che useranno la Foschia per proteggere la bandiera-
-Allora sapete che vi dico?- Alex iniziava a stancarsi. Aveva i nervi a pezzi, tutto ciò che voleva era far diventare Adelaide un puntaspilli ambulante usando tutte le frecce a sua disposizione – Ci penseremo sul momento. Pianificare è utile, ma le capacità di improvvisazione servono in guerra!-
-Ben detto- approvarono entrambi i fratelli
-Bene!- Alex voltò le spalle ai due – Ora, se volete scusarmi…-
-Dove vai?-
-A farmi una doccia- spiegò Alex – Puzzo come una capra-
 
 
 
Angolo Autore
Ed ecco il primo capitolo.
Ho cercato di sfruttarlo il più possibile per presentare la metà esatta degli OC che parteciperanno alla storia. Infatti non ho ritenuto opportuno presentare tutti e quattordici i personaggi della storia.
Tra l’altro , voglio anche ricordare ad Aiko_Miura_36 e a CallMeMomoTM di mandami le loro Oc, che dovrei riuscire ad inserire nel prossimo capitolo insieme agli altri.
Intanto, per questo capitolo abbiamo:
 
Darren Enthrall, figlio di Selene, creato da Hailstorms
“Stare da soli è fantastico, così come avere un partner. Si tratta solo di fare ogni cosa al momento giusto.” 

Rebecca “Becky” Cooper, figlia di Apollo, creata da Partyponies
“Il sognatore è un anima ribelle, e quando tutti camminano sul sentiero, lui sale sull’arcobaleno”
 
Avery Moor, figlia di Ecate, creata da kirira
“Non sono asociale, trovo solo i libri più sinceri, la musica più perspicace, la scrittura più libera e la fotografia più attenta ai dettagli”

Neos Handmaid, figlio di Ebe, creato da Scarlett Blue Sakura
“Se sei da solo… io sarò la tua ombra… se vuoi piangere, sarò la tua spalla; se desideri un abbraccio, sarò il tuo cuscino; se hai bisogno di essere felice, io sarò il tuo sorriso; ma in qualsiasi momento avrai bisogno di un amico, mi limiterò ad essere me stesso.”

Alex Castle, figlia di Atena, creata da Happy04
“Se ci giochi in modo sbagliato, anche un foglio di carta può far male”
 
Adelaide Mavis Fisher, figlia di Menta, creata da DarkDemon
“La morte ha bellissimi denti bianchi e un pugnale tra le mani di scheletro”

Blaine Anderson, figlio di Afrodite, creato da me
“Siamo così abituati a nasconderci dinanzi agli altri, che finiamo per nasconderci dinanzi a noi stessi”
 
Spero che il capitolo vi piaccia, ovviamente potete avvisarmi se ho fatto fare ai vostri personaggi cose che non avrebbero mai fatto.
L’Uragano Temporale.

Ritorna all'indice


Capitolo 3
*** Tutti pazzi per l'Assedio ***


Drake non poteva credere di essersi cacciato davvero in una situazione simile di sua iniziativa. Eppure, non poteva incolpare nessuno, solo se stesso.
Quando la sua casa aveva dovuto scegliere con chi allearsi per l’Assedio del pomeriggio, Drake non aveva avuto dubbi. I figli di Atena si basavano sempre sui freddi dati logici, e sulla carta la casa di Morfeo non era certo una delle più forti, così lui aveva insistito con i suoi fratelli per allearsi con la casa di Ares. Loro avevano accettato, in fondo per loro non faceva poi tanta differenza, nessuno aveva una voglia particolare di partecipare attivamente all’Assedio. Nessuno tranne Drake.
Si era stufato di essere etichettato come il solito pigro figlio di Morfeo, e quella era l’occasione perfetta per cambiare la sua reputazione riuscendo a lanciarsi all’attacco con successo.
Il piano sembrava perfetto, nessuno avrebbe fatto caso a lui fino all’ultimo secondo, quando sarebbe partito all’attacco insieme agli altri e avrebbe dimostrato il suo valore.
Purtroppo, non aveva calcolato l’ipotesi di ritrovarsi davanti una tiranna come Lou Sue West, la semidea più sbruffona che avesse mai messo piede al campo Mezzosangue. La ragazza era figlia di Zeus, ed evidentemente si considerava la regina del campo, dato che voleva sempre dettare legge. Ovviamente però nessuno aveva l’autorizzazione ad avvicinarla, infatti la semidea non aveva alcun amico, né pareva sentirne il bisogno. In pratica, era una sociopatica con la necessità di comandare gli altri. Quel tipo di persone che è divertente vedere all’opera in un reality show, dove non potevano prendersela con te.  Drake era certo che ci fosse il suo zampino dietro l’idea avuta dai figli di Ares di far allenare  senza tregua i semidei meno esperti della loro squadra, e purtroppo per lui, quella categoria comprendeva anche i figli di Morfeo.
Il ragazzo era stato così costretto, insieme ad altri semidei della squadra di Ares, ad allenarsi con spade, armature e quant’altro per tutta la mattinata. Fortunatamente, il pranzo li aveva salvati tutti quanti, e Drake era riuscito a defilarsi indisturbato. Se avesse continuato ad allenarsi in modo così sfiancante, durante l’assedio non sarebbe riuscito nemmeno a sollevare una spada dalla stanchezza.
-Credevo che quella tortura non sarebbe mai finita- Drake si lasciò cadere sul prato, di fronte al laghetto della canoe, il posto perfetto per rilassarsi – Mi sento a pezzi, spero di riuscire a riprendermi un attimo prima dell’Assedio-
-Non ci riuscirai certo disertando gli allenamenti- una gelida voce femminile lo fece sobbalzare. Lou Sue, in qualche misterioso modo, era riuscita a trovarlo.
-Come…- balbettò Drake – Come accidenti hai fatto?-
-A trovarti?- la figlia di Zeus – Non è stato difficile, non sei certo stato l’unico a tentare di sfuggire all’allenamento. Ma è facile riconoscervi, non vi reggete più in piedi-
-E perché credi che siamo così stanchi?- sbottò Drake – I tuoi amichetti figli di Ares ci costringono a ritmi sfiancanti, se continuano così oggi ne prenderanno sonoramente dai figli di Atena. E francamente sto cominciando anch’io a tifare per loro-
-Prima di tutto, quei tipi non sono miei amici- chiarì la bionda. C’era qualcosa in lei che metteva soggezione, sarebbe risultata gelida e composta perfino se avesse cantato a gran voce “Nella vecchia fattoria” – E secondo, l’idea di farvi allenare è stata l’unica decente che i figli di Ares hanno avuto negli ultimi anni. Nessuno di noi ha intenzione di perdere il primo Assedio del campo Mezzosangue, ma finirà per succedere se voi non vi allenate-
-Vuoi scommettere, regina delle nevi?- Drake le sorrise strafottente – Anche se sono un figlio di Morfeo, questo non significa che non possa batterti in un regolare duello-
-Tu sconfiggere me?- Lou Sue scoppiò a ridere. Perfino la sua risata era gelida, sembrava più una figlia di Chione che altro – Forse in un universo parallelo. Io so volare, tu puoi al massimo dormire in modo più massiccio rispetto agli altri-
Drake provò l’impulso di farla addormentare con un gesto della mano, ma riusciva a farlo solo dieci volte al giorno, e non voleva sprecare il suo potere in un giorno importante come quello dell’Assedio, non per una sbruffona che poteva tranquillamente sconfiggere con le sue capacità.
-Se sei così sicura, perché non ci sfidiamo in un normale duello con le spade?- domandò il figlio di Morfeo con aria spavalda
-Ci sto, mister pisolino- approvò la ragazza – Però, se a te non dispiace, io preferisco usare i miei amati pugnali-
-Fai pure- Drake tocco il ciondolo che portava al collo con inciso lo zodiaco, un regalo di suo padre, e subito quello si trasformò in una spada di bronzo celeste.
-Wow, fai davvero sul serio?- Lou Sue sguainò i  suoi pugnali gemelli, anch’essi di bronzo celeste – Sono proprio curiosa di vedere quanti secondi riuscirai a resistere-
-Fatti sotto- Drake la invitò ad avanzare. La figlia di Zeus non se lo fece ripetere due volte e menò subito un fendente con uno dei suoi pugnali, mirandogli allo stomaco.
Drake si sorprese nel notare che la ragazza faceva davvero sul serio, effettivamente non sembrava in vena di scherzi. Parò senza problemi il colpo, e riuscì a fare lo stesso anche con quello successivo, che mirava a disarmarlo.
-Pensavi che ci andassi piano solo perché sei un principiante?- chiese con un sorrisetto Lou Sue, contenta di essere riuscita a metterlo in crisi.
-Mai pensato- Drake cercò di prenderla di sorpresa con un colpo alla mano, con cui voleva disarmarla di almeno uno dei suoi pugnali, ma la bionda non ebbe problemi a schivare e a fare un passo indietro.
-Certo che sei agile per essere un tale pallone gonfiato- bofonchiò Drake roteando la spada con fare da spaccone
-Risparmiami le battutine stupide- sbuffò la figlia di Zeus – Non hai alcun diritto di parlare di modestia, dato che eri così certo di sconfiggermi facilmente-
Drake si lanciò di nuovo all’attacco, in preda alla rabbia, ma Lou Sue evitò i suoi colpi senza la minima esitazione, e iniziò a girargli intorno per umiliarlo.
-Tutto qui, Drakino caro?- chiese – Ho avuto relazioni che mi hanno messo più in pericolo di questo duello. Sicuro di non star fingendo di impegnarti per avere una scusa per flirtare con me? Non puoi essere davvero così scarso-
-Fidati, non c’è pericolo- Drake si scostò un ciuffo di capelli dagli occhi – Non sei il mio tipo-
E lo diceva in senso letterale. Nessuna ragazza era il suo tipo. In compenso, lo erano molti ragazzi.
Il ragazzo finse un affondo per farle abbassare la guardia: funzionò. Lou Sue si distrasse e si sbilanciò, e lui fu libero di toglierle di mano uno dei suoi pugnali, che volò lontano.
-Questa me la paghi!- ringhiò la bionda, lanciandosi all’attacco con furia. Drake si ritrovò a parare una marea di colpi, doveva proprio averla fatta arrabbiare. Tuttavia, il figlio di Morfeo non si deconcentrò, e, complice l’irascibilità dell’avversaria, riuscì facilmente a farle perdere l’equilibrio.
La figlia di Zeus finì per terra, e Drake le puntò la sua spada alla gola.
-E ora come la mettiamo?- chiese ironico – Tutto fumo e niente arrosto, cara mia. Esattamente come quando sei arrivata al campo-
-Non osare rivangare quella storia!- era evidente che la figlia di Zeus gli sarebbe volentieri saltata addosso per picchiarlo, ma al momento era in netta posizione di svantaggio – Sappiamo entrambi che i fatti mi hanno dato ragione-
-Ciò non toglie che tu ti sia decisamente montata la testa- Drake continuò a puntarle contro la spada, non si fidava per niente a lasciarla libera – Non sei così forte come credi, e io non ho nessun bisogno dell’addestramento speciale dei figli di Ares, perciò adesso, se vuoi scusarmi, vado a godermi un po’ di meritato riposo. E non provare a fare scherzi. Giove è in posizione sfavorevole per te, il tuo oroscopo non ti è amico-
-Sai dove te lo puoi ficcare l’oroscopo?- ringhiò Lou Sue. Aveva leggermente perso la calma.
Il figlio di Morfeo di decise ad abbassare la spada e si allontanò dalla ragazza. Mentre se ne andava però, gli arrivò alle orecchie un urlo.
-E va bene Watson, hai vinto questa battaglia!- gli gridò dietro Lou Sue – Ma ricorda, ti sei fatto un nemico potente!-
-Sto tremando, West- rispose il biondo senza neanche voltarsi. Invece, l’urlo della ragazza gli fece passare un brivido lungo la schiena.
 
 
 
 
-Hai forse qualcosa da dirmi?-
Fabiana Giada scosse la testa esasperata e lanciò l’ennesima occhiataccia all’amico.
Poi scribacchiò qualcosa sul suo inseparabile taccuino e glielo fece leggere.
-“Seriamente Cyrus, credo che questa battuta abbia fatto il suo tempo”- lesse Cyrus Alyx, uno dei suoi pochi amici, nonché unico altro semidio romano oltre a lei che aveva accettato l’idea dello scambio culturale di Reyna. Cyrus era un figlio di Mercurio, i viaggi e la conoscenza di cose nuove erano sue grandi passioni, ed era riuscita a convincerla a seguirlo. Tanto a nessuno importava di lei, né al campo Giove, né tantomeno in quello Mezzosangue.
-Scusa- ridacchiò il ragazzo – Intendevo dire che sembrava che tu fossi perplessa, tutto qui-
“Beh” scrisse Fabiana “ Diciamo che il muro nord non mi convince molto”
-Neanche a me- ammise il ragazzo. In quanto romani, Chirone aveva chiesto loro di controllare i fortini costruiti dai figli di Efesto per l’Assedio. – Ma non ho intenzione di dirlo a nessuno. Quei figli di Efesto sono degli armadi, non voglio certo contrariarli-
La ragazza ridacchiò, e scrisse di essere d’accordo. In quanto più esperti degli altri, loro erano stati anche esonerati dall’obbligo di partecipare all’Assedio, e così non dovevano per forza prepararsi come i semidei greci. Per Fabiana Giada quello era un grande sollievo, dato che spesso in cose simili veniva messa da parte dagli altri, e non aveva nessuna voglia di essere presa in giro anche al Campo Mezzosangue per il suo mutismo. E dire che era tutta colpa di sua madre se si trovava in quella situazione, ma era stata lei a farne tutte le spese. Già dal nome, si capiva che Tacita Muta non doveva essere certo una grande chiacchierona, tratto che condividevano anche i suoi figli semidivini, anche se Fabiana Giada non ne aveva mai conosciuti altri, quindi non poteva esserne certa. L’unica cosa che sapeva era che era colpa di sua madre se lei era muta. Oh, certo, la dea aveva cercato di rimediare regalandole un taccuino infinito dove scrivere ciò che non poteva dire, ma quello non bastava certo a semplificarle la vita. Lei non c’era durante la scuola, quando tutti la prendevano in giro, solo suo padre era sempre stato con lei, a suo rischio e pericolo.
-Fabiana!- le urlò nell’orecchio Cyrus – Mi vuoi ascoltare? È la quinta volta che ti chiamo-
“Scusa, ero sovrappensiero” scrisse la rossa. Le capitava fin troppo spesso di non far caso ai discorsi dei suoi (pochi) amici. E quello, unito al suo mutismo, spesso la escludeva suo malgrado dalle conversazioni e la faceva diventare come invisibile. Cyrus era l’unico che faceva davvero caso a lei, anche quando se ne stava in disparte. Il figlio di Mercurio si accorgeva di tutto e tutti, ed era un grande impiccione, era difficile riuscire a nascondergli qualcosa. “Cosa c’è?”
-Sirius è tornato- le spiegò il ragazzo, indicandole con un cenno il cane lupo, che si era seduto accanto a lui, come ad osservare il fortino della casa di Ares.
Fabiana non si era accorta del ritorno del suo cane, che ogni tanto spariva per andare ad esplorare il campo Mezzosangue. Sirius era l’unico insieme a suo padre che non l’aveva mai abbandonata, l’aveva seguita al campo Giove e poi anche al Campo Mezzosangue.
Fabiana Giada raggiunse Sirius e gli diede un’affettuosa grattatina dietro l’orecchio destro. “Grazie per avermi avvisata” scrisse sul taccuino, sorridendo a Cyrus. Sirius accolse le sue coccole con una scodinzolata e una leccata affettuosa alla mano.
-Beh, io direi che possiamo definire terminato il sopralluogo- determinò Cyrus – Non so tu, ma io sto perdendo la voglia di continuare a fissare un fortino e di non dire niente. I greci sono bravi a costruire, ma ci hanno messo un po’ troppo secondo me-
“Sono d’accordo” scrisse Fabiana. I figli di Efesto erano davvero bravi nel loro lavoro, entrambi i fortini erano eccellenti, purtroppo però erano molto più lenti rispetto alla legione del campo Giove “Andiamo pure a fare rapporto a Chirone”
Sia Fabiana che Cyrus erano rimasti abbastanza straniti nell’apprendere che alla direzione del campo Mezzosangue c’era un centauro, che oltretutto era pure un personaggio mitologico famosissimo. Beh, anche loro non potevano giudicare più di tanto, dato che avevano praticamente plagiato il governo romano antico. A volte Fabiana si soffermava a pensare a quanto tutta la situazione fosse surreale, ma di solito smetteva a causa di un’emicrania.
-Ehm, prima però suppongo di doverti ridare questo- Cyrus le tese la mano aperta, su cui si trovava una collana con una campanellina d’argento. Fabiana se lo portava sempre dietro, era il simbolo del suo mutismo, infatti aveva tolto il batacchio alla campana. Il ragazzo aveva un’aria così colpevole e dispiaciuta che Fabiana Giada non riuscì neanche a prendersela.
“Come hai fatto a prenderla?” si affrettò a scrivere, per poi aggiungere subito “Pensavo che avessi smesso di farlo”
-Beh, di solito riesco a controllarmi- Cyrus alzò le spalle e le mise in mano la catenella, che la figlia di Tacita Muta si rimise subito – Ma a volte mi prende la mano-
In quanto figlio del dio dei ladri, Cyrus era in grado di borseggiare chiunque senza che il derubato se ne accorgesse, ed era anche un esperto nello scassinare. La cosa sarebbe stata utile e innocua, se non fosse per il fatto che Cyrus soffriva di cleptomania. Il semidio non amava parlare del suo passato, e Fabiana si riteneva l’ultima a potersi permettere di fare domande o di giudicare qualcuno per una cosa che non poteva cambiare, perciò tendeva a non farci caso, tanto più che il ragazzo faceva di tutto per controllarsi. Certo, c’era stato l’increscioso incidente con i coltelli da lancio, ma Fabiana Giada si era scusata almeno venti volte per quella volta, e poi non si era fatto male nessuno.
I due semidei romani, seguiti fedelmente da Sirius, fecero per dirigersi verso la casa Grande, ma vennero interrotti dal suono di zoccoli in avvicinamento.
-Secondo te è un pegaso o Chirone ci ha letto nel pensiero?- domandò Cyrus
Fabiana alzò le spalle, ma la risposta si presentò subito dopo. Chirone emerse la vegetazione e si diresse proprio verso i due ragazzi.
-Fabiana, Cyrus, stavo cercando proprio voi-
-Non ho rubato niente!- si lasciò sfuggire Cyrus tutto d’un fiato. La forza dell’abitudine
-Come scusa?-
-Niente, vada pure avanti Chirone-
-Stavo dicendo- il centauro li squadrò con sospetto, ma continuò la frase – Sono venuto per sapere cosa ne pensate dei fortini costruiti dai figli di Efesto-
-Sono molto ben fatti- ammise Cyrus – Forse ci hanno messo un po’ troppo, sa, noi siamo abituato a tempi ben più brevi-
Fabiana Giada annuì per mostrarsi d’accordo. Il campo Giove sarebbe potuto essere ricostruito in tempi record, il campo Mezzosangue non poteva assolutamente competere sui tempi di costruzione.
-Ne sono molto felice, e sono certo che lo saranno anche i ragazzi della cabina di Efesto- almeno la possibilità di fare arrabbiare quegli armadi era sventata – Ma non sono venuto qui solo per questo. Diciamo che mi sembrava abbastanza scortese escludere voi due dall’Assedio solo perché siete più esperti degli altri, quindi ho avuto un’idea per coinvolgervi-
-Non c’era nessun bisogno…- intervenne subito Cyrus, precedendo Fabiana, che stava preparando una risposta scritta.
-Ho pensato che potreste fare da arbitri per la gara. I semidei greci rispettano le regole, ma a volte si lasciano un po’ troppo andare. Mi fareste un favore facendo da arbitri e perlustrando il territorio del bosco per evitare spiacevoli inconvenienti come armi perdute o spargimenti di sangue-
“Effettivamente le due cose hanno la medesima gravità” pensò ironica Fabiana Giada.
-Ehm… è una richiesta o un ordine?- Cyrus le lanciò un’occhiata implorante. Nessuno dei due aveva particolarmente voglia di fare da babysitter ad un gruppo di adolescenti esagitati armati di tutti punto.
-Una richiesta, ovviamente- puntualizzò Chirone – Che vi ordino di prendere alla lettera-
“Ecco, lo sapevo” si disse Fabiana Giada “Era troppo bella la prospettiva di leggere mentre  gli altri si pestavano”
-E va bene- si arrese Cyrus, nessuno dei due aveva idee per evitare l’incombenza – Possiamo almeno portarci dietro le armi?-
-Dovete prendere le vostre armi- spiegò il centauro – E se ci riuscite, mettetevi anche un’armatura. I nostri semidei non ci vanno piano- lo disse con una punta di orgoglio.
-Quanto tempo abbiamo prima che inizi l’Assedio?- chiese allora Cyrus
-Ad occhio e croce dire, venti minuti- esclamò Chirone – Tra dieci minuti manderò le due squadre nei rispettivi fortini, dopodiché aspetterò altri dieci minuti prima di far suonare un corno che darà inizio alla battaglia. Per allora, cercate di essere qui-
-Non potremmo usufruire di qualcosa per difenderci?- chiese Cyrus – Che so, qualche scudo, una scorta di Satiri, un arsenale nucleare-
-Allora non è vero che voi romani non avete il senso dell’umorismo- ridacchiò Chirone – Prendete tutti gli scudi e le armi che volete, ma lasciate i Satiri fuori da questa storia, quasi nessuno di loro è bravo in battaglia-
Senza dare loro tempo di replicare, il centauro se ne andò al piccolo trotto.
-Ci ha incastrati, dico bene?- chiese mesto Cyrus
A Fabiana Giada, ancora incredula, non rimase che annuire.
-E ora ci toccherà andare ad armarci, vero?-
La rossa annuì nuovamente. Subito dopo scrisse qualcosa sul taccuino.
Il figlio di Mercurio lesse ciò che aveva scritto la ragazza e sgranò gli occhi incredulo.
-Mi hai rubato le parole di bocca, anche se io avrei usato termini più delicati- commentò – Alcune di quelle parolacce neanche le conoscevo-
 
 
 
 
Arthur stava decidendo se optare per una scenata davanti a tutti o per un omicidio di massa.
L’Assedio, ringraziando gli dei, era finalmente arrivato. Le due squadre si erano armate e ognuna si era asserragliata nel proprio fortino ad aspettare il via libera di Chirone.
Arthur aveva deciso, in quanto unico figlio di Ade presente al campo (Nico di Angelo e Will Solace erano andati a trovare la sorella del primo al campo Giove), di allearsi con i figli di Atena, con cui passava gran parte del suo tempo libero. Gli altri alleati dei figli della dea della saggezza erano la casa di Afrodite, i cui figli erano occupati a convincere i comandanti a lasciarli nella retroguardia, la casa di Ecate, metà di loro voleva andare all’attacco, l’altra metà preferiva restare in difesa, i figli di Apollo, che si stavano esercitando nel tiro con l’arco, con il rischio di trasformare qualcuno in un puntaspilli, i figli di Demetra, che spargevano ottimismo, raccogliendo spesso urli risentiti, e quelli di Hermes, i quali non vedevano l’ora di menare le mani. Inoltre c’era anche il giovane figlio di Selene, utile quanto una spada spuntata, e Arthur aveva visto Adelaide la pazza aggirarsi allegra per il fortino, infastidendo tutti quanti. In sintesi, i figli di Atena si erano ritrovati ad avere a che fare con una manica di pazzi, e loro lo sapevano. Infatti avevano indetto una riunione straordinaria con i capi di tutte le cabine.
Ad Arthur quella era sembrata un’ottima idea, peccato solo che stessero tutti parlando di aria fritta. I figli di Atena, guidati da Alex Castle, che in quel momento sembrava sull’orlo di una crisi di nervi ( Arthur aveva sentito dire che Adelaide l’aveva presa di mira) cercavano di far ragionare tutti i capicabina, ma loro non collaboravano.
-Ve lo ripeto per l’ennesima volta!- Drew Tanaka, la quint’essenza della vanità, cercava di infondere nelle sue parole tutta la sua lingua ammaliatrice, ma quasi nessuno si faceva più fregare da lei – Io e i miei fratelli ci rifiutiamo di andare all’attacco! Io mi sono appena messa lo smalto!-
Arthur stava per dire in faccia a quella smorfiosa quanto gli importava del suo smalto, ma Alex lo precedette e zittì malamente Drew.
-Sentite ragazzi, così non possiamo andare avanti!- chiarì la figlia di Atena – Dobbiamo cercare di andare d’accordo, altrimenti non riusciremo mai a vincere-
-Non mi importa niente della vittoria, io non combatterò!-  si impuntò Drew
-Sentimi bene principessina!- Arthur perse la pazienza. Non aveva mai avuto peli sulla lingua, di solito diceva a tutti, amici o nemici, la pura verità – Non mi interessa cosa farai, sei praticamente l’ultima cosa al mondo che mi interessa in questo momento, però non ti permetterò di rovinare tutto solo perché ti sei appena messa lo smalto! Se vuoi restare qui restaci, ma a difendere la bandiera, non a farti le trecce e a dirti i segreti con le tue sorelle come nei pigiama party delle elementari-
Drew gli lanciò un’occhiata omicida, mentre gli altri capicabina ridevano di lei, ma lui la ignorò spudoratamente. Purtroppo però, Alex prese le sue difese.
-Arthur, così non ci aiuti- spiegò la ragazza – Drew potrà anche essere stupida e viziata…-
-Ehi!- pigolò la ragazza
-Ma fa comunque parte della squadra, e noi non possiamo estrometterla. Credimi, vorrei davvero poterla legare ad una sedia, ma purtroppo è contro le regole. Quindi, se tu potessi cercare di essere un po’ più gentile…-
Arthur perse completamente la pazienza. Quella smorfiosa di Drew poteva lamentarsi per mezz’ora del suo smalto, spiegando a tutti l’imperdibile differenza tra quello e la marca che usava prima, ma lui non poteva dirle quanto fossero stupide le sue argomentazioni? Quello era decisamente troppo. Sentì l’aria accanto a lui farsi fredda e oscura, una cosa che gli succedeva quando si arrabbiava e che lo faceva sembrare molto più minaccioso (a volte i poteri degli inferi possono essere utili).
Stava seriamente considerando l’idea di sguainare la sua katana nera e dorata, che teneva sempre legata dietro la schiena, così da poterla sfoderare più facilmente e di trasformare tutti i ragazzi presenti in pancetta, ma intuì che probabilmente l’omicidio non era la via migliore per pacificare gli animi, così decise di lasciare la stanza sdegnato.
Una volta uscito, si ritrovò in un piccolo atrio vuoto. Anzi, in un piccolo atrio che sembrava vuoto. Arhtur stava per superare la stanza e raggiungere gli altri semidei, magari fomentando una possibile rivolta, così tanto per mettere alla prova le abilità diplomatiche della cara Alex, quando si accorse di un ragazzo appoggiato ad una delle pareti della stanza. Lo riconobbe all’istante.
-Mark, ecco dove ti eri cacciato- esclamò andandogli incontro – Stavo iniziando a preoccuparmi-
Il ragazzo lo salutò con un cenno della mano. Arthur era un figlio di Ade, ne aveva conosciute di persone riservate, ma Mark Cooper era il semidio più chiuso che avesse mai incontrato. Il figlio di Atena spesso non si trovava a suo agio con i fratelli, e tendeva ad isolarsi da tutti, sempre e comunque. Arthur si era avvicinato a lui perché lo reputava carino, ma aveva dovuto faticare parecchio per convincerlo a parlargli.
-Che ci fai qui?- chiese il figlio di Ade – Non dovresti essere dentro con i tuoi fratelli?-
-Bah, non credo che a loro importi- sospirò Mark – Alex prende sempre tutte le iniziative, e gli altri le vanno dietro. Personalmente la trovo troppo impulsiva, ma nessun altro pare pensarla così-
-Ah sì?- Arthur non aveva mai pensato una cosa simile di Alex. D’altronde, figlia di Atena e impulsività accostati sembravano un ossimoro – Non l’ho mai trovata particolarmente imprudente-
-Eh sì, lo dicono tutti- rispose Mark – Forse è solo una mia impressione. È solo che di solito non riesco mai ad inserirmi nei suoi discorsi-
Arthur dovette mordersi la lingua per evitare di dire a Mark che lui non si inseriva mai nei discorsi di nessuno.
-Allora- esclamò tentando di cambiare discorso – Tu pensavi di andare all’attacco o di rimanere nella retroguardia?-
-Ci ho pensato un po’ oggi, e ho deciso di andare all’attacco- spiegò il figlio di Atena – Non sono molto bravo con l’arco, me la cavo meglio con il mio pugnale. Spero solo che là dentro riescano ad elaborare una strategia in tempo-
-Non ci sperare troppo- borbottò offeso Arthur – Alex è fin troppo diplomatica per i miei gusti. Probabilmente in questo momento stanno parlando dell’importanza dello smalto di Drew Tanaka-
-Quella tizia ha ancora libertà di parola?- chiese incredulo Mark. Qualche tempo prima Drew ci aveva provato con lui, che gli aveva risposto picche, e da allora la figlia di Afrodite lo detestava, e l’odio era corrisposto – Se fosse per me, l’avrei già cacciata dal campo a pedate-
- Se fosse per te avremmo già cacciato metà campo- gli fece notare Arthur – E comunque, dubito che Drew possa riuscire a nuocerti in qualche modo. Da quando non è più capo cabina, la sua lingua ammaliatrice pare quasi peggiorata. E tu hai una volontà molto forte-
-Lo so, ma Drew mi fa sempre innervosire, non la sopporto- il figlio di Atena strinse l’elsa del suo pugnale come se potesse in qualche modo attaccare la figlia di Afrodite – Detesto le persone che si aspettano che gli altri eseguano i loro ordini-
-Amico, cerca di calmarti- Arthur non poteva fare a meno di concordare, ma non gli sembrava il caso di dare corda a Mark. Il figlio di Atena era una delle persone più riflessive e pazienti del mondo, ma quando agiva d’impulso le conseguenze non erano mai piacevoli – Devo ricordarti la storia di Will Solace?-
-Mica lo sapevo che era fidanzato!- rispose Mark. Odiava quando qualcuno gli ricordava le sue figuracce, Arthur lo conosceva meglio di quanto lui stesso credesse – Certo però che Nico di Angelo poteva far sapere a tutti che si erano messi insieme-
-Cosa doveva fare, un comunicato scritto?- domandò Arthur sarcastico
-Avrebbe potuto prendersela un po’ meno. Per poco non mi mandava a fare compagnia a vostro padre-
-Ehm… già- Arthur ridacchiò con aria colpevole – Il desiderio di vendetta è un tratto ereditario. Da parte di padre, ovviamente-
Il figlio di Ade cercò disperatamente un altro argomento. Andava d’accordo con suo padre, capiva abbastanza bene quanto poteva essere noioso vivere costantemente nel regno dei morti: sua moglie non c’era per metà anno, la compagnia non era delle migliori (una volta l’aveva invitato per un torneo di bridge con le Furie, ma Arthur aveva rifiutato, dato che non era sicuro che quelle simpaticone prendessero bene le sconfitte) e il paesaggio era sempre lo stesso, suggestivo, per carità, ma alla lunga tedioso. Però Arthur tendeva ad evitare il più possibile il lato divino della famiglia, di solito non erano mai buone nuove quelle che provenivano da lì. Ade però non mollava il colpo, e ogni tanto si faceva sentire, invitandolo nel regno dei morti. Arthur rifiutava sempre, e non amava parlare dell’argomento.
Di solito Mark non insisteva: tra i due c’era un tacito accordo. Il passato del figlio di Atena era off limits, e lo stesso valeva per il discorso “Genitore divino” dalla parte di Arthur.
-Vieni anche tu all’attacco, vero?-  c’era un che di supplichevole nel tono di Mark, anche se non l’avrebbe mai ammesso. Il figlio di Atena parlava praticamente solo con lui, quasi non rivolgeva la parola neanche ai fratelli. Era ovvio che non aveva voglia di andare all’attacco da solo.
-Certo, perché no?- Arthur fece spallucce, per lui non faceva alcuna differenza – A patto che i nostri amici si sbrighino-
-Allora sarà meglio mettersi comodi- sospirò Mark – La diplomazia può essere molto utile, ma non quando si ha a che fare con dei folli-
-Non me ne parlare- il pensiero di Arthur andò ad Adelaide, la figlia di Menta che divideva la cabina con lui e Di Angelo. Con lei era decisamente impossibile parlare, e l’aggettivo folle le calzava a pennello – Ho già avuto a che fare con casi simili-
-Spero che tu non stia parlando di me- sorrise Mark
-Nah,non sei poi così importante- Arthur gli diede una gomitata amichevole – Beh, e ora che si fa? Io non ho alcuna intenzione di tornare là dentro-
-Chirone ha detto che ci avrebbe dato una decina di minuti- spiegò Mark – Che dovrebbero scadere tra tre, due, uno…-
Il suono gutturale di un corno di guerra raggiunse Arthur, facendogli vibrare parti del corpo che non pensava nemmeno di avere.
Mentre i capicabina e i figli di Atena uscivano dalla stanza dei piani con un’espressione a metà tra il disperato e l’infuriato, Mark guardò l’amico con un sorrisetto di trionfo.
-Però hai toppato di un secondo-
 
 
 
 
Quando sentì il corno suonare, Esmeralda capì che avrebbe fatto meglio a nascondersi nel bosco. La ragazza non aveva nessuna voglia di partecipare a quello stupido Assedio, già odiava la Caccia alla Bandiera, perché sarebbe dovuta piacerle una versione romanizzata? Purtroppo però, Chirone aveva esplicitamente detto tutti dovevano partecipare all’Assedio, la punizione per chi non lo faceva sarebbe stata quella di pulire i bagni per sei mesi, ed Esmeralda avrebbe preferito ricevere una freccia nel torace piuttosto che pulire i bagni.
E così, la figlia di Eros si era ritrovata incastrata in quell’enorme pagliacciata. Quasi tutti i semidei apparivano eccitati all’idea di combattere contro gli altri per una bandiera (il che supportava la sua ipotesi che gli adolescenti avessero seri problemi), ma stranamente lei non lo era affatto.
-Sai Es, la cosa che più mi piace di te è il tuo spirito partecipativo- il suo migliore amico Blaine la raggiunse – La tua faccia mostra tutta la tua felicità-
-Scusami se non sono ansiosa di menare le mani- sbuffò la figlia di Eros – L’unica cosa che voglio fare adesso è bersagliare qualcuno di frecce-
-Questo è lo spirito giusto!- approvò ironico Blaine – Sapessi quante volte ho voglia di fare lo stesso. Fammi indovinare, è uno dei tuoi momenti no-
-Tu dici?- lo strigliò Esmeralda. In realtà era contenta che qualcuno la conoscesse così bene da non dovergli dire come si sentisse. Lei e Blaine erano diventati amici in modo strano: lui stava cercando di farla mettere con un ragazzo, ma lei a quel ragazzo avrebbe volentieri staccato la testa. Quello era stato il primo e unico caso fallito del figlio di Afrodite. Entrambi erano in grado di capire quando qualcuno era innamorato, ma per qualche oscuro motivo non ci riuscivano l’uno con l’altro. Avevano così formato la celebre “Associazione Cupido” del campo. Quando qualcuno aveva problemi di cuore, doveva solo rivolgersi a loro, e i due ragazzi l’avrebbero aiutato in ogni modo. In realtà lo facevano anche quando qualcuno era troppo timido per rivolgersi a loro.
Esmeralda e Blaine erano presto diventati buoni amici. Erano uniti dal loro essere impiccioni e dal disprezzo che provavano spesso per gli altri, anche se Blaine fingeva sempre di apprezzare tutti, cosa che la figlia di Eros non riusciva a capire.
-Sbaglio, o ultimamente non hai mai momenti sì?- le chiese Blaine, giocherellando con la sua spada di bronzo celeste – Sei sempre di cattivo umore. Dovrei trovarti un ragazzo-
-Non ci provare- scattò subito Esmeralda. Blaine era suo amico certo, ma lei non avrebbe permesso a nessuno, neanche a lui, di mettere bocca sulla sua vita sentimentale. D’altro canto, lei non faceva mai domande su quella del figlio di Afrodite.
-Scherzavo, scherzavo- si affrettò a dire Blaine, notando che la ragazza era in procinto di incoccare una delle sue frecce con la punta di cuore. Esmeralda sapeva che quelle frecce la facevano sembrare  una di quelle rappresentazioni odiose di suo padre, quelle che lo dipingevano come un bambino con il pannolino e delle frecce a forma di cuore, ma la forma delle frecce le piaceva troppo per poterci rinunciare.
-Allora, alla fine non sei partito?- lo punzecchiò la ragazza. Blaine aveva detto che avrebbe cercato in tutti i modi di farsi inserire nella squadra d’attacco.
-No, hanno tassativamente proibito ai figli di Afrodite di partecipare- sospirò il ragazzo – Dicono che rallenteremmo il gruppo. E il problema è che non posso dar loro torto-
-In effetti- ammise Esmeralda. Gli altri figli di Afrodite erano nella stanza della bandiera insieme ai figli di Ecate, quasi tutti si erano tolti l’armatura e si stavano facendo gli affari propri. Al forte erano rimasti anche i figli di Apollo, a cui era stato affidato il compito di avvistare i nemici, un paio di figli di Atena che gestivano la difesa e qualche altro semidio sparso. Gli altri erano partiti tutti.
-Ma dimmi tu se per colpa loro io devo perdere la mia occasione di farmi notare- Blaine incrociò le braccia piccato. Se c’era una cosa che Esmeralda non capiva dell’amico era quel desiderio di apparire. In realtà, Blaine non era davvero vanitoso, ma davanti agli altri si trasformava sempre e fingeva di esserlo.
-Vedila così, hai guadagnato un’occasione per rilassarti- tentò di consolarlo la figlia di Eros
-Non credere- sbuffò il ragazzo – I figli di Ares potrebbero metterci un po’, ma prima o poi arriveranno, e se riusciranno ad entrare saranno dolori-
Esmeralda sospirò. Già era di pessimo umore in una delle sue giornate no, se poi Blaine si metteva anche a spargere sale sulle ferite…
Se quella fosse stata una delle sue giornate buone, la ragazza avrebbe cercato di consolare Blaine in ogni modo e avrebbe trovato tutti i lati positivi della faccenda. Purtroppo, si era svegliata con la luna storta, e tutto quello che poteva fare era lamentarsi.
-Se non altro avrò qualcosa da fare- continuò Blaine, notando che lei non era in vena di fare conversazione
-Hai avvistato qualcuno di carino?- chiese la figlia di Eros, distinguendo negli occhi dell’amico la scintilla che precedeva una delle sue solite iniziative.
-No, stavo solo pensando di prendere qualche lezione di tiro con l’arco- ammise il ragazzo – E so che la mia futura insegnante è proprio qui-
-Spero che tu non stia parlando di me- Esmeralda aveva già provato ad insegnare a tirare a Blaine. La cosa era finita con un serio litigio che aveva messo a serio rischio la loro amicizia.
-Assolutamente no, stai tranquilla- puntualizzò subito il ragazzo – Ho individuato una figlia di Ecate molto brava. Non mi insegnerebbe mai di sua spontanea volontà, però-
-Lingua ammaliatrice?-
-Anche, ma contavo di lavorarmela un po’ prima- Blaine le fece l’occhiolino – Se sai cosa intendo-
Esmeralda sorrise. Blaine adorava flirtare spudoratamente con le persone che trovava carine, ma poi non ci si metteva mai. Era pur sempre un figlio di Afrodite, e odiava l’idea di una storia basata solo sull’attrazione fisica, perciò la evitava. I due amici avevano un’idea diversa dell’amore, ma entrambi erano d’accordo sul fatto che una vera storia fosse destinata a durare a lungo.
-E vuoi andare a cercarla subito?- chiese Esmeralda
-Non vedo perché no-
-Ehm… scusate…- si intromise una figlia di Atena – Non vorrei interrompervi, ma dato che voi due non state difendendo né il forte né la bandiera, vi pregherei di seguirmi nella stanza dei piani militari-
-E perché?-domandò Esmeralda
-Dobbiamo organizzare un piccolo gruppo di semidei da mandare sul campo per avvistare il nemico in anticipo, così da non essere impreparati- spiegò la ragazza – Se vi interessa…-
-Certo che ci interessa!- rispose subito Blaine – Infatti credo proprio che ci offriremo volontari-
-Come scusa?- chiese confusa Esmeralda, con un brutto presentimento. Sentiva che Blaine stava per coinvolgerla di nuovo in una delle sue iniziative folli.
-Ah, ne sono lieta- sorrise la ragazza – Allora potete raggiungere la sala, ci sono già altri semidei che si sono offerti-
La figlia di Atena li superò e si diresse nella stanza dove veniva protetta la bandiera. Non appena fu fuori portata d’orecchio, Esmeralda aggredì Blaine.
-Come sarebbe a dire che ci siamo offerti volontari?- chiese inferocita – Io cosa cavolo centro?-
-Dai, non posso certo andarci da solo, mi serve una spalla- le spiegò Blaine – E poi, è la nostra occasione per farci notare e aiutare la squadra a vincere-
-Vuoi davvero che ti dica quanto mi importa di questa stupida vittoria?-
-Dai Es, aiutami- la supplicò il figlio di Afrodite. Lui era l’unico a chiamarla così, tutti gli altri la chiamavano Esme, ma Blaine voleva sempre distinguersi – Se vieni con me, ti devo un favore-
-Uff- sbuffò Esmeralda. La prospettiva di uscire da quel fortino la confortava in fondo, e poi non era male l’idea di essere utili alla squadra. La figlia di Eros sentì l’ottimismo farsi prepotentemente strada dentro di lei.
-E va bene, lo faccio- cedette la ragazza, pur sapendo che se ne sarebbe pentita presto – Andiamo-
Poco dopo, i due ragazzi entrarono nella stanza dove poco prima i figli di Atena avevano discusso di strategia militare, trovandola già occupata.
-Non posso credere che i miei fratelli mi abbiano davvero costretta a farlo- si lamentò una delicata voce femminile – E soprattutto non posso credere che tu abbia dato loro corda!-
-Guarda che una cosa simile può farti solo bene- spiegò una voce maschile – Lo dici tu stessa che quando sei costretta a collaborare diventi più amichevole-
-Giusto, non ci avevo pensato- ironizzò la ragazza. Esmeralda non poté fare a meno di chiedersi chi fosse, non ricordava di averla mai vista. Era una di quelle persone poco appariscenti che si rischiava di scambiare per un fermaporta – Mi farò uccidere, ma almeno nei cinque secondi precedenti avrò parlato con qualcuno-
-Sei sempre così negativa- il ragazzo invece era inconfondibile. Esmeralda riconobbe Neos Handmaid, celebre per le sue creme, i suoi profumi e l’ossessione per la psicologia spicciola. In realtà la ragazza non ci aveva mai parlato, ma lo conosceva di fama, era uno dei ragazzi più benvoluti del campo – Socializzare non potrà che farti bene-
Blaine tossicchiò leggermente per farsi notare. Esmeralda notò che aveva uno strano sorriso, poi individuò il bell’arco della ragazza. Che fosse lei quella brava con l’arco?
I due si voltarono, e la figlia di Eros vide il panico dipingersi sul volto della ragazza sconosciuta, mentre il figlio di Ebe accennò un imbarazzato cenno di saluti nei confronti di Blaine.
-Avery, ma che piacere trovarti qui- la salutò Blaine – Non sapevo che anche tu facessi parte del gruppo di avanscoperta-
-Fino a due minuti fa non lo sapevo nemmeno io- ammise Avery, mentre Neos la fulminava con lo sguardo, come a rimproverarla per non avergli detto di conoscere Blaine.
-Ehm…- Esmeralda non ci stava capendo niente – Blaine, tu conosci questa ragazza?-
-Oh, certo, ho dimenticato le presentazioni- ammise il ragazzo – Es, questa è Avery, una figlia di Ecate. Avery, lei è la mia amica Esmeralda-
-Piacere- balbettò la figlia di Ecate, anche se si notava che avrebbe voluto essere da tutt’altra parte
-Io sono Neos- il ragazzi strinse energeticamente la mano ad Esmeralda, per poi fare lo stesso con Blaine, e continuò a tenergli la mano per qualche secondo di troppo.
 -Blaine- rispose con un sorriso accomodante il figlio di Afrodite – Ma, siamo solo noi quattro?-
-Temo proprio di sì- ammise Neos – Tutti gli altri erano troppo impegnati a difesa della bandiera-
-Immagino- Esmeralda pensò a Drew Tanaka, che in quel momento stava di sicuro mostrando ad una delle sue sorelle il suo nuovo smalto – Non ci manderanno davvero fuori da soli vero?-
-Spero proprio di no- rincarò Avery – Non so voi, ma io non ho nessuna intenzione di morire per mano di un figlio di Ares-
-Almeno avremo tempo per conoscerci meglio- commentò Blaine con un sorriso.
Esmeralda alzò gli occhi al cielo. Quando partiva a flirtare, non c’era modo di fermarlo. Tutto ciò che poteva fare la vittima era assecondarlo, per poi decidere in seguito se cedere o meno. La figlia di Eros valutò l’idea di intervenire in soccorso di Avery, ma non ne aveva poi così tanta voglia, e comunque la ragazza sembrava un bersaglio difficile. Se poi Blaine si faceva insistente poteva sempre usare il suo arco.
Esmeralda decise di lavarsene le mani. Aiutare gli altri non era mai stato il suo hobby preferito.
Quando la figlia di Atena che li aveva avvisati tornò, parve addirittura scocciata di vederli.
-Siete ancora qui?- domandò sbuffando – Dovete sbrigarvi, l’altra squadra sarà anche stupida, ma sanno trovare un enorme fortino-
-Ma…- protestò Esmeralda – Non potete davvero mandarci allo sbaraglio così. Ci serviranno altri semidei, un capitano per la spedizione…-
-Non abbiamo altri soldati disponibili- tagliò corto la figlia di Atena – Quanto al secondo punto, ti affido il ruolo di capitano. Quindi se qualcosa andrà storto, sarà colpa tua. Contenta?-
-Come scusa?- chiese incredula Esmeralda – Non puoi davvero pretendere che andiamo là fuori in quattro quando dall’altra parte ci saranno dei nemici armati e grandi come armadi. Non siamo in un cartone animato!-
Blaine la afferrò per il polso prima che perdesse definitivamente la pazienza e sommergesse di insulti la ragazza.
-Credo che così facendo tu stia solo peggiorando le cose- si intromise Neos, guadagnandosi un’occhiataccia dalla furibonda figlia di Eros.
-Esatto- la figlia di Atena li spinse verso l’esterno come mosche fastidiose, e richiuse il portone dietro di loro, lasciandoli soli.
-Non è stata un’allucinazione, vero?- chiese Avery
-Temo di no- rispose Blaine
-Quindi siamo davvero da soli sul campo di battaglia?- continuò Avery
-Temo di sì- balbettò Neos
In tutto ciò, Esmeralda non aveva ancora detto una parola, ma aveva la faccia rossa come un pomodoro. Gli altri tre si zittirono e la guardarono intimoriti, aspettando un’esplosione, che arrivò puntualissima.
Probabilmente sentirono il suo urlo anche sull’Olimpo.
 
 
Lou Sue era inspiegabilmente felice.
Si era alleata con una squadra di imbecilli che disponevano solo di altri imbecilli, aveva passato la giornata a recuperare sfigati che cercavano di scappare dall’addestramento, era stata sconfitta e umiliata da un tizio che avrebbe potuto vincere al massimo in campionato dei pisolini, il quale le aveva anche dato della sbruffona e in quel momento aveva voglia solo di incenerire tutti con un fulmine gentilmente offerto da suo padre. Eppure, era felice.
Era felice perché i figli di Ares avevano avuto ben due buone idee in un giorno solo (che avessero fatto una qualche cura di fosforo?): avevano costretto i loro alleati ad un addestramento sfiancante ma fruttuoso e avevano deciso di farle comandare una delle squadriglie di attacco.
Certo, tutto era successo sotto suo suggerimento e aveva dovuto spiegare loro il piano un paio di volte, ma almeno l’avevano capito.
-Eppure la leggenda vuole che esistano anche figli di Ares intelligenti- ridacchiò la figlia di Giove, ripensando ad una delle eroine della guerra contro Crono, Clarisse la Rue, che stava frequentando l’università. C’era una piccola e minuscola cosa che Lou Sue si era scordata di dire ai figli del dio della Guerra nell’illustrare loro la strategia. Il suo compito era quello di attaccare di sorpresa dal retro il rifugio dei figli di Atena mentre i suoi alleati guidavano le altre squadre all’attacco da davanti. Sarebbe stata lei a far breccia nelle linee nemiche, e il merito della vittoria sarebbe andato tutto a lei. Così avrebbe dimostrato a tutti di non essere la ragazzina montata che credevano.
-Sei contento padre?- sussurrò la figlia di Zeus – Finalmente mi scrollerò di dosso l’etichetta di sbruffona, e senza il tuo aiuto!-
Era colpa di Zeus se si trovava in quella situazione. Normalmente, non le sarebbe potuto importare di meno di cosa gli altri credevano di lei, ma non poteva permettere che la giudicassero perché aveva ragione su qualcosa. D’altronde, non era certo colpa sua se aveva sempre ragione.
Così, il primo passo di Lou Sue sarebbe stato quello di rifarsi un nome nel campo, mentre il secondo, sarebbe stato quello di rovinare per sempre Drake Watson.
Nessuno poteva permettersi di insultarla, tantomeno di umiliarla, e pensare di passarla liscia. Il figlio di Morfeo aveva fatto entrambe le cose, e aveva commesso la leggerezza di non prendere sul serio la sua minaccia. Sulle prime, la ragazza aveva pensato di colpire “per errore” il ragazzo durante l’Assedio con una piccola e innocente pugnalata su un braccio, ma poi aveva intuito che la sua reputazione non ne avrebbe affatto giovato. Così, aveva optato per un’umiliazione in grande stile.
La bionda si voltò a guardare i semidei di cui le avevano affidato il comando. Aveva espressamente chiesto che il figlio di Morfeo venisse messo sotto il suo controllo, così da potergli dare ordini tranquillamente. L’idea era quella di mandare Drake da solo in avanscoperta una volta raggiunto il forte dei figli di Atena e sperare nella loro accoglienza calorosa. La migliore delle ipotesi sarebbe stata una bella ferita da arma da taglio, ma anche una leggera ustione dovuta al fuoco greco avrebbe fatto la sua figura. In ogni caso, Drake doveva fallire nel modo più clamoroso possibile. Se poi il piano fosse fallito, poteva sempre organizzare qualche altra umiliazione ancora più eclatante.
Lou Sue era felice, era davvero felice. Presto, tutti l’avrebbero rispettata. Non le importava essere amata, non le interessava avere degli amici, le bastava che nessuno le rivolgesse mai più la parola se non interpellato. Al momento, la cosa più importante era il suo orgoglio. Tutto il resto poteva anche aspettare.
Con un sorrisetto di trionfo stampato sul visto, Lou Sue continuò la sua marcia, guardando solo davanti a sé e assicurandosi che i suoi soldati facessero lo stesso.
Se solo non l’avesse fatto, forse avrebbe notato due figure che si aggiravano circospette, cercando di allontanarsi il più possibile dal campo di battaglia.
 
 
 
Angolo Autore
Ed ecco il nuovo capitolo.
Devo ammettere che non mi soddisfa, non particolarmente, e non credo di aver dato risalto a tutti gli Oc, neanche un po’, ma spero che vi possa comunque piacere.
Invito ovviamente tutti a dirmi se ho svolto un buon lavoro con gli Oc, sono sempre in tempo per rimediare.
Detto questo, presentiamo gli Oc comparsi in questo capitolo:
 
 
Drake Watson, figlio di Morfeo, creato da Paolina_3010
“Si muore tutte le sere, si rinasce tutte le mattine: è così. E tra le due cose c’è il mondo dei sogni."
 
Lou Sue West, figlia di Zeus, creata da _Jupiter_
“Se abbasso la testa mi cade la corona”
 
 
Fabiana Giada Muti, figlia di Tacita Muta, creata da Aiko_Miura_36
“Sono le nostre scelte che ci mostrano chi siamo veramente, molto più delle nostre abilità”



Cyrus Alyx, figlio di Mercurio, creato da me
“I ladri rispettano la proprietà; semplicemente, vorrebbero che la proprietà diventasse loro, per poterla rispettare in modo più perfetto”
 
Arthur Phantomive, figlio di Ade, creato da Aki_and_Ami
“I’ll stay awake, cause the dark’s not taking prisoners tonight”
 
Mark Cooper, figlio di Atena, creato da Acrazymalecshipper
“Se stai attraversando l’inferno fallo a testa alta”
 
Esmeralda Watch, figlia di Eros, creata da Fenicebook
“Gli amori impossibili non finiscono mai. Sono quelli che durano per sempre”
 
 
E adesso la squadra è al completo. Dal prossimo capitolo inizieranno a comparire tutti quanti, e presto inizierà la vera avventura.
Spero che il capitolo vi piaccia.
L’Uragano Temporale
 
 

Ritorna all'indice


Capitolo 4
*** Pedina e lascia pedinare ***


-Rispiegami un po’ questo tuo “brillante” piano-
-Ti si è forse rotto il disco? È la quinta volta che me lo chiedi!-
-Smetterò di farlo quando mi darai una risposta!-
Becky sbuffò,irritata. Convincere Darren ad infrangere le regole era stato incredibilmente facile, bastava nominare il nome di uno dei Sette della Profezia e lui si scioglieva, il problema veniva dopo: tenerlo buono fino a piano compiuto.
La figlia di Apollo aveva imparato ben presto a conoscere l’amico. Infrangere le regole non era decisamente il suo forte, una volta era andato a costituirsi a Chirone quasi in lacrime per aver disertato una lezione con la spada, e tendeva a rispettare le regole in modo fin troppo zelante, ma lei sapeva come gestirlo.
L’importante era prenderlo per il verso giusto. L’errore più grave che si poteva fare con lui era cercare di dargli un ordine, perciò il metodo migliore era di fargli credere che quella di evitare l’Assedio fosse stata una sua libera scelta. Tanto a lui neanche piaceva l’idea.
Sfuggire alla sua squadra era stato ancora più facile. Ai suoi fratelli aveva detto che sarebbe andata all’attacco insieme agli altri, ai figli di Atena invece aveva fatto credere che tutta la cabina di Apollo sarebbe rimasta a difesa del forte. Quanto a Darren, lui non doveva rendere conto a nessuno. A meno che i figli di Atena non si fossero messi a fare l’appello nel bel mezzo della battaglia (e conoscendo i tipi la cosa non sarebbe neanche stata tanto improbabile) non avrebbero notato la loro assenza.
Il piano era ben congegnato ed infallibile, alla peggio avrebbero affrontato la punizione di Chirone, ovvero quella di occuparsi delle latrine del campo (di questo però non aveva parlato a Darren). Becky aveva pensato a tutto.
A tutto, tranne che alla pedanteria del suo compagno di spedizione.
Non appena avevano lasciato il campo di battaglia, Darren aveva iniziato a fare domande inopportune  e rumorose. “E se Chirone avesse detto la verità?” “Sei sicura che non rischiamo niente?” “Credi che questa pianta sia commestibile?”. Era un flusso continuo e di solito la figlia di Apollo rispondeva con un’altra domanda: “Perché non provi a stare zitto?”. Darren se la prendeva, chiudeva il becco per tre minuti e poi continuava con le domande.
In quel momento, il ragazzo si era fissato sull’idea che lei gli stesse tenendo nascosto un fantomatico piano di cui non voleva parlare a nessuno, ed era la quinta volta che Becky gli rispondeva dicendo che non aveva alcun piano geniale e che voleva semplicemente scoprire cosa nascondessero Chirone e il Vaso di Pandora.
-Comunque questa storia non mi convince!- esclamò con aria pedante Darren
-Chissà perché la cosa non mi sorprende più di tanto- sospirò Becky
-Chirone non avrebbe motivo di mentire, il campo Mezzosangue ha affrontato minacce ben più grandi di un vaso rubato. Inoltre, tutti conosciamo il mito di Pandora, no? Lei ha aperto il vaso e puff… i demoni sono spariti, poi l’ha aperto di nuovo e ha fatto uscire la speranza. Facile facile-
-Intanto chiariamo subito che la parola facile non fa parte del vocabolario di un semidio- lo corresse Becky – E poi, è proprio questo che non mi convince. Estia era devastata, e Chirone stava accampando troppe scuse, di solito il nostro caro Centauro dice le cose come stanno, ma stavolta non me la racconta giusta-
-Sei troppo sospettosa- sbuffò Darren, come annoiato. Becky sapeva che anche lui era in preda alla curiosità, ma che non voleva darle la soddisfazione di farglielo vedere.
-Oh, ma per favore- Becky gli lanciò uno sguardo scherzoso – Scommetto che anche tu vuoi sapere se ho ragione o meno-
-Io so già che tu non hai ragione- rispose lui, ma Becky notò un certo tremolio indeciso nella sua voce
-E allora perché mi vieni dietro?-
-Per evitare che ti cacci in qualche guaio, ovvio- Darren cercò di atteggiarsi e di mostrarsi sicuro di sé, ma con l’armatura per l’Assedio sembrava più ridicolo che altro – E per vedere quanto hai torto marcio-
Becky sentiva il rumore delle unghie sugli specchi, ma evitò di rispondere, alzando gli occhi al cielo.
Per qualche minuto, i due ragazzi proseguirono in silenzio. E dopo averlo tanto agognato, Becky capì che non le piaceva affatto. L’Assedio si svolgeva in mezzo al bosco, perciò per arrivare alla Casa Grande i due dovevano percorrere un po’ di strada nascosti in mezzo alla vegetazione e a Becky quello faceva rivivere diversi ricordi, che aveva cercato per molto tempo di dimenticare.
-Sei sicuro che non ti dispiace esserti perso l’Assedio?- chiese allora la figlia di Apollo, tanto per fare conversazione.
-Certo che no, dovresti saperlo- le rispose Darren – Nessuno mi voleva in squadra, se la sono giocata a morra cinese, e i figli di Atena hanno perso, perciò sono stati costretti a farmi partecipare. Avrei anche potuto presentarmi vestito da ninfa dei boschi e nessuno avrebbe fatto caso a me-
-Come sei melodrammatico- ridacchiò sarcastica Becky – Non sarai il massimo con la spada, ma nella lotta libera te la cavi abbastanza bene. E poi devi smetterla con questa tua voglia di dimostrare agli altri quanto vali. Tu devi valere per te stesso e per le persone che hai accanto, non per gli altri-
-Questa dove l’hai letta, sulla carta di un cioccolatino?- domandò ironico il ragazzo
-Lasciamo perdere, con te la gentilezza è sprecata- sbuffò la ragazza – Cambiamo argomento. Hai per caso adocchiato qualcuno di carino?-
-Lasciamo perdere- Darren alzò gli occhi al cielo – Sai che non ho intenzione di toccare questo argomento per almeno tre anni-
-Ti ho chiesto se trovavi carino qualcuno, non se sei pronto per il matrimonio-
-Uff, lo sai che non mi piace parlarne- continuò il ragazzo – Di persone carine ce ne sono, viviamo pur sempre a stretto contatto con i figli di alcune divinità. Ma non mi va di preoccuparmi anche dell’argomento amore questa estate. Sono già abbastanza occupato a cercare di farmi un nome-
-Ogni volta che provo ad entrare in argomento dici così- Becky si tolse l’elmo, e Darren fece subito lo stesso. Faceva troppo caldo per tenerlo – Ma sai anche che non si decide se e quando innamorarsi-
-Senti, è decisamente troppo presto per parlare di amore- decise Darren – Alla nostra età si parla al massimo di ormoni-
-Come sei romantico…- esclamò la figlia di Apollo – Guarda che Percy Jackson ed Annabeth Chase avevano più o meno sedici anni quando si sono messi insieme-
-Sono felice per loro- Darren simulò un sorriso – Ma adesso cambiamo argomento. Notizie dalla casa discografica?-
Becky sorrise. Quello era il modo di Darren per chiederle se aveva aggiunto qualche canzone al suo repertorio. Spesso e volentieri la ragazza si esibiva per gli altri semidei insieme ai suoi fratelli, e una volta aveva anche provato a tenere una lezione di teatro aperta a tutti. Becky adorava cantare e recitare, erano nel suo codice genetico, sia dal lato divino che da quello mortale, e il suo canto aveva sempre un certo effetto sugli altri.
-Nessuna- rispose ridacchiando – Sai che devo pensarci due volte prima di cantare qualsiasi cosa-
Quando cantava, Becky riusciva ad influenzare l’umore delle persone. Perciò doveva spesso limitarsi ad eseguire canzoni allegre e spensierate, e cantare le altre quando era certa di non essere ascoltata da nessuno.
La conversazione continuò su questo binario per qualche minuto, poi quando erano quasi arrivati al limitare del bosco e Becky era ormai sicura di essere riuscita a passare inosservata, volò il primo coltello.
 
 
 
 
 
 
-Devi per forza starmi così vicino?-
Dopo un po’ di camminata, Esmeralda aveva decisamente iniziato a stufarsi e aveva ordinato agli altri tre di fermarsi per riposare un po’. Avery ne aveva approfittato per chiacchierare un po’ con Neos, che l’aveva rimproverata per non avergli detto di aver conosciuto Blaine, a detta sua uno dei ragazzi più carini del campo. Avery aveva tentato di dirgli che non lo conosceva e che sapeva a malapena il suo nome, ma il figlio di Ebe non aveva dato segno di averla sentita. Fortunatamente però Neos non era un tipo rancoroso, non quando si parlava di certe frivolezze, e aveva cambiato subito argomento.
Purtroppo però tutti i bei momenti erano destinati a finire, e quello non faceva eccezione. Esmeralda, controvoglia, aveva dovuto ordinare ai sottoposti di riprendere il cammino e lì Blaine aveva tirato fuori un’idea orribile: quella di dividersi per coprire un campo più ampio. Avery la trovava un’enorme idiozia, ma gli altri l’avevano accettata, e come se quello non bastasse Neos aveva anche insistito per andare in coppia con la figlia di Eros così da lasciarla sola con Blaine (lì la ragazza fu fortemente tentata di colpire l’amico con una freccia).
E così, Avery si ritrovò a camminare da sola nel bosco, nel bel mezzo di un Assedio, insieme ad uno dei figli di Afrodite più vanitosi del campo. Se qualcuno glielo avesse detto due giorni prima gli avrebbe riso in faccia. Eppure, era successo per davvero.
-Ti sto solo camminando a fianco- rispose Blaine con aria innocente, anche se di innocente quel ragazzo aveva ben poco.
-Beh, fallo un po’ più in là- lo avvertì Avery – Troppo contatto fisico mi da fastidio-
-Come desidera, madame- esclamò lui, spostandosi di circa un millimetro
Avery alzò gli occhi al cielo. Il ragazzo ci stava abbastanza palesemente provando con lei, ma la figlia di Ecate non era un tipo da relazioni. Non aveva mai avuto una cotta vera e propria, e non voleva che la prima fosse per un tale sbruffone. Doveva ammettere che Blaine era carino, ma non intendeva farsi abbindolare da un bel faccino e da un po’ di moine.
-Senti Blaine, parliamoci chiaro. Mi pare ovvio che tu vuoi qualcosa da me, perciò dimmelo senza  fare tante storie-
-Io non voglio niente da te- la recita era convincente, quello doveva ammetterlo – Non posso semplicemente volerti conoscere meglio?-
Per poco la ragazza non si mise a ridere: -E tu saresti quello abile a flirtare?- domandò incrociando le braccia – Non mi pare proprio-
Il lampo fugace di rabbia che passò negli occhi del figlio di Afrodite valse più di mille parole, ma durò solo per un istante. – Lasciamo perdere, parliamo d’altro. Da quanto tiri con l’arco?-
-Vediamo…- tergiversò Avery – Fammi pensare… Oh sì, da quando ho saputo che potrei essere fatta a pezzi da un mostro in ogni momento se uscissi dal campo senza protezioni-
Il figlio di Afrodite ridacchiò. Sembrava sincero, ma con lui non si poteva mai sapere. –Beata te. Io provo ad imparare da anni, ma la mia mira è sempre stata penosa-
Forse Avery iniziava ad intuire dove voleva andare a parare il ragazzo, ma decise di fare la finta tonta, magari non avrebbe avuto il coraggio di affrontare l’argomento.
-Da quello che ho capito però sei bravino con la spada- Avery alzò le spalle – Mi pare comunque meglio di niente, no?-
-Sarà- il ragazzo non pareva tanto convinto – Ma mi piacerebbe potermi far valere nel confronto di oggi, e in difesa le spade sono abbastanza inutili-
-Non capisco perché siate sempre tutti così ansiosi di dimostrare che siete bravi con le armi. Io preferirei mille volte poter disertare questo stupido Assedio e trovare un posticino tranquillo per leggere-
-Convinta tu- Blaine alzò le spalle con indifferenza – Comunque, parliamo d’altro, non mi va di continuare con le armi. Che tipo di libri ti piace leggere?-
Avery lo squadrò con un’occhiata diffidente che sembrava dire: “L’hai chiesto per davvero?”
-Senti carino, per quanto la cosa possa darmi sui nervi, adesso siamo in piena battaglia, non ad appuntamento, perciò non mi sembra il momento giusto per intavolare una conversazione simile- lo sgridò la figlia di Ecate – Se proprio devo sorbirmi questo stupido evento, mi piacerebbe almeno sopravvivere, e suppongo che questo sia reciproco-
-Okay, okay- Blaine alzò scherzosamente le mani. Ad Avery parve quasi di scorgere nei suoi occhi una traccia di… poteva essere davvero ammirazione quella? – Scusa se ti ho irritato, era solo per non continuare a camminare in silenzio-
Il che invece era esattamente quello che Avery aveva intenzione di fare, ma non si poteva avere tutto dalla vita, giusto? La ragazza calcolò che Blaine sarebbe riuscito a resistere in silenzio al massimo cinque minuti.
E invece non fu così. Rimase zitto per ben sei minuti (un nuovo record), ma poi evidentemente fu più forte di lui, e riprese a parlare.
-Comunque anche a me piace leggere- disse il ragazzo – Te lo chiedevo solo per sapere se abbiamo gli stessi gusti-
-Ne dubito fortemente-
-Convinta tu- Blaine parve ritirarsi, ma Avery sapeva che i tipi come lui non mollavano mai – A me piacciono i fantasy, e a te?- ecco appunto.
La ragazza soppesò le parole del compagno di squadra con attenzione, come se potesse capirle la veridicità. Che Blaine avesse cercato di azzeccare il suo genere preferito? O magari era lei ad essere troppo sospettosa?
-Anche a me- decise di ammettere alla fine – Ma non credere che questo ci farà diventare migliori amici-
-Mai pensato una cosa simile- si giustificò il ragazzo con un ennesimo sorriso – Non è che per caso ti va di fare una pausa? Fa caldo, e con quest’armatura sto bollendo-
Avery non poteva dargli torto: le sembrava di essere un uovo in padella, e il momento di cottura completa si stava avvicinando.
-Ci sto- approvò lasciandosi cadere sull’erba. Oltretutto, Avery non vedeva l’ora di poter giocherellare un po’ con la sua trottola magica. Era il suo antistress, e al momento era decisamente stressata.
Blaine si sedette un filino troppo vicino a lei, ma Avery decise di lasciarlo perdere ed estrasse il suo antistress dalla tasca.
-Cos’è quell’affare?- chiese incuriosito il ragazzo.
-È una trottola magica, uno dei simboli di mia madre- spiegò Avery – Quando gira, mi rilassa-
-Beh, devo ammettere che è davvero carina- commentò Blaine, e ancora una volta Avery si ritrovò a cercare di capire se le stesse mentendo. Non era possibile svolgere una normale conversazione con il ragazzo. Sembrava sempre che la stesse assecondando senza però crederci veramente, eppure pareva anche sincero. La cosa era snervante, fino troppo.
Però era anche il primo a cui piaceva la sua trottola. Né ai suoi fratelli né a Neos il simbolo di Ecate piaceva particolarmente, anche se ad Avery non poteva fregare di meno se a loro non piaceva. Era il suo antistress, doveva piacere a lei e a nessun altro.
 La figlia di Ecate si mise a guardare in silenzio il ritmico e ipnotico girare della trottola. Era davvero rilassante,e un po’ dell’ansia accumulata durante l’Assedio si sciolse come neve al sole.
Quando la trottola smise di girare, Avery fece per ricaricarla, e lanciò uno sguardo di sbieco a Blaine, per vedere cosa faceva quando pensava di non essere osservato. Il figlio di Afrodite pareva perso nei suoi pensieri, sembrava che stesse cercando le parole giuste per dire qualcosa. La figlia di Ecate intuì che doveva trattarsi della storia con l’arco e distolse lo sguardo seccata, facendo girare nuovamente la trottola.
Quella volta però, non fu affatto rilassante. Non appena iniziò a girare, la trottola iniziò ad emanare una pallida luce e Avery vide chiaramente un’immagine prendere forma al suo interno. Quando capì che si trattava di un vaso, la ragazza rabbrividì: non poteva essere che il Vaso di Pandora. Subito dopo accanto al vaso apparvero diverse  figure, che Avery trovò stranamente familiari. Poi il manufatto si aprì, lampi neri vennero attirati al suo interno e… e la trottola smise di ruotare, cadendo inerte sull’erba.
Avery si fece prendere dal panico. D’istinto, afferrò il polso di Blaine e iniziò a stringere la presa. Voleva dirgli della visione, ma poi si disse che avrebbe solo finto di crederle, mentre in realtà non avrebbe creduto ad una sola parola, come facevano sempre tutto.
-Aho, mi stai bloccando la circolazione- le fece notare il ragazzo, poi però fece caso alla sua espressione attonita – Sei sicura di stare bene?-
Per tutta risposta, Avery gli lasciò il polso: - Perfettamente, mi è solo venuto in mente che non possiamo andare avanti a fare una pausa dopo l’altra, ci conviene ripartire-
-Se lo dici tu…- Blaine non capiva cosa le fosse preso, ma Avery non aveva intenzione di spiegarglielo. Le sue visioni si avveravano sempre, perciò non osava immaginare cosa significassero quei lampi neri attirati dal Vaso di Pandora. Per non parlare di quelle figure sfocate. Le sembrava di averle già viste da qualche parte, tutte quante, ma non riusciva a capire di chi si trattasse.
La ragazza raccolse la trottola e la tenne in mano con delicatezza, quasi come se avesse paura che potesse morderla. Se la rimise in tasca e fece un respiro profondo. Poi si rialzò e si rimise in marcia senza neanche aspettare il figlio di Afrodite.
-Ehi, aspettami- il ragazzo la raggiunse – Mi spieghi che ti è preso?-
-Niente- rispose lei, a voce un po’ troppo alta – Ho solo realizzato che questo è un sempre un Assedio e non una scampagnata-
Blaine non era affatto convinto, ma al momento alla ragazza non importava. La sua più grande paura era che se avesse raccontato a qualcuno delle sue visioni l’avrebbero preso per pazza, o, peggio, come una che stava cercando di attirare l’attenzione (l’ultima cosa che Avery cercava in vita sua).
Con i nervi tesi come la corda del suo arco, Avery continuò a camminare per qualche minuto, fino a quando non sentì due voci che litigavano poco distante.
-Comincio seriamente a credere che ci siamo persi- la voce era senza dubbio quella di Neos
-Non ci siamo persi!- dall’espressione di Esmeralda, sembrava che la ragazza volesse contendere a Drew la corona di ragazza più teatrale del campo. La figlia di Eros esprimeva tutta la sua disapprovazione e la sua rabbia con il linguaggio del corpo, e soprattutto con l’espressione facciale – Stiamo semplicemente perlustrando il perimetro-
-Adesso si dice così?- domandò Neos con un sorrisetto sarcastico.
Avery stava per farsi avanti, dato che Neos stava probabilmente per incorrere nella funesta ira di Esmeralda, quando Blaine la raggiunse.
-Non so se è il caso di intervenire- le consigliò il ragazzo – Quando è arrabbiata, Es tende a diventare un pochetto aggressiva-
-Appunto! Non posso lasciare il mio amico- Avery avrebbe volentieri aggiunto “unico”, ma non ci teneva a risultare patetica – Nelle mani di quella pazza-
-Beh, se la caverebbe con soli tre mesi di ospedale e qualche annetto di terapia-
-E chi lo tiene in terapia? È lui lo psicologo del campo!- rispose la figlia di Ecate
-Anche questo è vero, inoltre sarebbe un vero peccato dover fare a meno della sua crema ai cetrioli- convenne Blaine – E va bene, salviamo Neos, ma lascia parlare me. Es è leggermente indisponente nei confronti di chi non conosce-
Il figlio di Afrodite si fece avanti e si frappose tra l’amica e Neos: - Okay, time out! Calmatevi ragazzi, siamo nella stessa squadra, e può capitare a tutti di perdersi. Es, ammetterai che il tuo senso dell’orientamento non è dei migliori-
La figlia di Eros fece per rispondere, ma decise di lasciar perdere. Evidentemente Blaine stava toccando un nervo scoperto. O forse era l’effetto della lingua ammaliatrice. In ogni caso, ad Avery importava solo che Neos non venisse ridotto ad un purè.
-Perciò, vediamo di collaborare invece di andare l’uno contro l’altro- continuò Blaine – E sono certo che riusciremo a gestire alla grande questa situazione-
Il discorso da hippie mancato faceva acqua da tutte le parti, ma il potere del ragazzo era notevole, perciò sia Esmeralda che Neos (e perfino Avery ad un certo punto) finirono per cascarci. La figlia di Eros si calmò e fece un paio di respiri profondi, per poi scusarsi con Neos.
-Bene, ora che siamo di nuovo tutti amici- intervenne Avery – Voi avete scoperto qualcosa di interessante? Perché noi non abbiamo trovato nulla-
-Beh- Esmeralda sorrise complice a Neos, che ricambiò. Avery aggrottò le sopracciglia: erano gli stessi che fino a due secondi prima erano pronti a prendersi per i capelli? La ragazza non avrebbe mai capito le relazioni sociali degli adolescenti – In effetti…-
-Abbiamo visto qualcosa- ammise Neos – Anzi, qualcuno-
-I figli di Ares?- chiese Blaine, sperando in un bel confronto armato, prospettiva che ad Avery non piaceva affatto
-No, la psicopatica- spiegò Esmeralda
-Intende Adelaide- tradusse Neos – Stava saltellando in pieno stile Riccioli D’oro verso il limitare del bosco-
-Bah, per quel che mi riguarda potrebbe anche incontrare tutti e tre gli orsi insieme e non muoverei un dito per salvarla- precisò Esmeralda, ed Avery non poté fare a meno di pensare che quella tipa cambiava idea un po’ troppo in fretta.
-Comunque- Neos ignorò l’intervento della compagna di squadra – Aveva un’aria molto allegra, ma ogni tanto pareva che seguisse delle tracce. Credo che stia seguendo qualcuno-
-Sarebbe tipico di lei- commentò Blaine – Ad Adelaide non potrebbe importare di meno dell’Assedio, forse ha notato qualcosa di interessante nel bosco e l’ha seguito-
-Ripeto, secondo me seguiva una persona- insisté Neos – La Biancaneve sadica non è tipo da incuriosirsi per niente, ma quando fiuta la preda… beh, la raggiungerà-
-Non sapevo che conoscessi così bene Adelaide- commentò Avery
-A mia discolpa, posso dire che è lei che mi viene a cercare- precisò Neos
-In ogni caso abbiamo pensato che potesse essere il caso di seguirla- si intromise Esmeralda – Potrebbe essere un’occasione per fare qualcosa di più interessante che camminare nel nulla alla ricerca del niente-
-E come pensate di raggiungerla?- chiese Blaine
-Possiamo ritrovare il luogo dove l’abbiamo vista- spiegò Neos, come se non avessero visto che fino a pochi minuti prima erano completamente persi nel bosco –E da lì basterà seguire l’odore di menta. Allora, che ne dite, lo facciamo?-
Blaine cercò lo sguardo di Avery, come per capire che intenzioni avesse, ma lei non gliene lasciò il tempo e ruppe subito gli indugi.
-Io ci sto- decise. Voleva togliersi dalla testa la visione e soprattutto piantarla con quello stupido Assedio. Per quanto la riguardava, tutti gli altri potevano andare al Tartaro.
Blaine non sembrava convinto, ma si accorse di essere in minoranza numerica. E poi, per quanto volesse far buona impressione sugli altri, la sua voglia di scoprire cosa nascondesse Adelaide era altrettanto forte: - E va bene, facciamolo-
-Perfetto!- Esmeralda si mise subito in marcia, ma Neos la bloccò.
-Ehm, Esme…- disse con un certo imbarazzo – Noi siamo arrivati dall’altra parte-
Esmeralda cambiò direzione senza nemmeno fermarsi.
-Volevo solo vedere se eri attento!-
 
 
 
Cyrus sperava in una giornata tranquilla. In fondo, cosa c’era di più rilassante che starsene a riposare sotto il sole mentre tutti gli altri si malmenavano a sangue per vincere una bandiera? Purtroppo però, il suo piano era stato rovinato da un mezzo cavallo che aveva dato a lui e alla sua migliore amica semidivina l’ordine di fare attenzione che nessun semidio violasse i confini o tentasse di uccidere qualcun altro.
Ormai, Cyrus non faceva più neanche caso a quanto fosse diventata strana la sua vita, più che altro per preservare la sua sanità mentale.
In ogni caso, non si poteva scampare agli ordini di Chirone e così lui e Fabiana Giada si erano ritrovati armati di tutto punto al limitare del bosco dove si svolgeva l’Assedio. Sotto il sole e in armatura, il ragazzo stava leggermente cuocendo, e i due avevano cercato di ingannare il tempo facendo conversazione: lui parlava, e l’amica rispondeva tramite il suo taccuino. Entrambi speravano che nessuno dei semidei greci si facesse strane idee. Cyrus non aveva voglia né di interrompere coppiette che pomiciavano né di dover evitare che si consumasse un omicidio (una delle due cose era leggermente più grave dell’altra, ma Cyrus tendeva a fare di tutta l’erba un fascio).
Ovviamente, dato che in vita loro né lui né Fabiana erano mai stati fortunati, era arrivato qualcuno: nello specifico si trattava di una ragazza dai capelli rossi e l’aria solare e un ragazzo castano che la seguiva distrattamente.
-Pensi che dovremmo fermarli?- domandò Cyrus a Fabiana. Non sembravano in procinto di uccidersi a vicenda, perciò avrebbero anche potuto lasciarli andare senza fermarli.
“Se non lo facciamo che dirà Chirone?” fu la risposta della ragazza, ovviamente scritto su uno dei fogli dell’inseparabile taccuino giallo.
Cyrus non poté fare a meno di immaginarsi che la prospettiva migliore era quella di una zoccolata sui denti.
-E va bene, facciamolo- si arrese il ragazzo – Che dici, tentiamo con le buone o con le cattive?-
Non fece quasi in tempo a finire la frase che Fabiana Giada aveva già impugnato uno dei suoi sette coltelli da lancio, quello con l’impugnatura rossa, e lo aveva già gettato contro i due, mancandoli apposta per avvertirli.
Stranamente, i due non parvero cogliere il gentile avviso della ragazza. Entrambi si rimisero gli elmi e sguainarono la spada, tenendo alta la guardia. Fabiana e Cyrus erano protetti da un cespuglio, perciò i due non riuscivano ad avvistarli.
-Vada per le cattive allora- ironizzò il ragazzo, mentre l’amica lanciava un secondo coltello in direzione dei due. La ragazza poteva usarli senza preoccuparsi di finirli, dato che tornavano sempre al loro posto – Preferisci restare nascosta e vedere se capiscono l’antifona?-
Fabiana si limitò ad annuire e a lanciare un terzo coltello, che passò decisamente più vicino ai ragazzi rispetto ai suoi colleghi.
-Chi è là?-chiese a gran voce la ragazza sconosciuta – Fatti avanti!-
-Oppure potremmo anche farci indietro noi- propose il suo compagno, che sembrava decisamente a disagio con la spada.
-Stai zitto, Darren- lo riprese lei
Il ragazzo, che forse, ma dico forse, si chiamava Darren si zittì, ma assunse un’espressione offesa.
-Mi scusi, vostra maestà- disse velenoso il ragazzo, e l’altra alzò gli occhi al cielo.
-Non ti ci mettere anche tu- sbuffò, tornando poi ad alzare la voce – Vieni avanti vigliacco!-
-Questi due stanno messi peggio di noi- fece notare Cyrus, facendo ridacchiare Fabiana – Se devo dirla tutta, non mi pare proprio che siano malintenzionati-
“Neanche a me” scrisse in fretta Fabiana, per poi impugnare subito un quarto coltello “Ma purtroppo gli ordini sono ordini”
-Già- ammise Cyrus – Fammi un favore però, non andarci troppo dura con loro-
Il ragazzo tornò a guardare i due evasori che l’amica teneva sotto tiro. La ragazza pareva aver individuato la direzione da cui arrivavano i coltelli, ma non osava avvicinarsi troppo per timore che il loro aggressore decidesse di sistemare la mira e cambiarle radicalmente l’acconciatura.
-Okay, cambiamo piano- decise rivolta al suo compagno – Mi sono stufata di aspettare di diventare uno spiedino di semidea. Tappati le orecchie-
-Che cosa vuoi fare?- chiese Darren confuso
-Farò passare loro la voglia di fermarci-
Né Cyrus né Fabiana capirono in tempo il significato di quel discorso. Poi, di punto in bianco, la ragazza si mise a cantare.
Cyrus fece appena in tempo a pensare che aveva una bellissima voce prima di sentire una strana sensazione di serenità posarsi su di lui come una coperta calda e rilassante. Confuso, il ragazzo guardò Fabiana, che sorrideva ingenuamente, anche lei persa nella gioia della canzone da campo che la loro ormai ex avversaria stava cantando.
La voce della ragazza e il messaggio della canzone erano talmente belli e pacifici che entrambi persero completamente la (già poca) voglia di fermare i due fuggitivi. Senza smettere di cantare, la rossa fece cenno al suo compagno di rimettersi in cammino. I due partirono di corsa, lasciando i due semidei romani completamente inebetiti e confusi, ma anche felici e sereni.
Fu solo quando la voce della ragazza non si sentiva più da un pezzo che Cyrus capì quello che avevano appena fatto: avevano lasciato andare quei due perché lei aveva una bella voce e perché si era messa a cantare una melodia di pace e amore da fare invidia ai raduni hippie degli anni settanta.
-Ehm… Fabiana…- balbettò ancora imbarazzato e confuso – Ti rendi conto di quanto è appena successo?-
La ragazza lo guardò come se le avesse appena chiesto di parlare, poi parve riscuotersi e scrisse in fretta sul suo taccuino: “No”
-Nemmeno io- ammise il figlio di Mercurio – So solo che mi sentivo così pacifico e sereno-
“Idem” scrisse Fabiana “Cosa ci ha fatto quella tizia?”
-Credimi, vorrei tanto saperlo- borbottò il ragazzo – So solo che ci ha ingannati e che lei e il suo amichetto ci hanno lasciati con un palmo di naso-
“Già” Fabiana appariva arrabbiata quanto lui. Controllò che i coltelli fossero al loro posto, poi continuò a scrivere: “Credi che dovremo seguirli?”
-Io ho tutte le intenzioni di scoprire cosa accidenti ci ha fatto!- promise Cyrus – Perciò direi proprio di sì!-
“Mi hai tolo le parole dal taccuino” fu la risposta di Fabiana. A volte loro due si capivano al volo, ancora prima di parlare.
I due amici decisero di seguire i fuggitivi. In fondo, Chirone non aveva forse detto di tenere d’occhio i semidei ribelli?
Beh, era esattamente quello che avevano intenzione di fare.
 
 
 
 
Il più grande errore di Mark? Essersi fidato di Arthur Phantomive.
Il figlio di Atena e il figlio di Ade facevano parte della seconda squadriglia d’attacco, quella che era rimasta più indietro rispetto alla prima, guidata dalla cara Alex. Arthur aveva sempre trovato sua sorella troppo impulsiva e ribelle per i suoi gusti, ma non in fondo non doveva mica farci amicizia per forza, quindi tendeva ad ignorarla. Un po’ come faceva con tutti, d’altronde.
Il loro gruppo aveva incontrato, per puro caso, una delle squadre mandate all’attacco dalla casa di Ares, ed avevano così appreso che i figli del dio della guerra non avevano optato per la loro solita intelligente strategia “Attacchiamo a testa bassa e via”, ma per una volta avevano deciso di variare. Suo fratello Malcom, che guidava la squadra,aveva deciso di evitare lo scontro diretto, così da non far sapere agli avversari che li avevano individuati. Aveva invece inviato un messaggero ad avvisare Alex per sapere come doveva regolarsi, mandando nel frattempo una squadra ristretta (modo carino di dire due persone) a spiare i nemici.
E ovviamente a chi era toccato andare a spiare i nemici? Bravi, avete indovinato. Arthur, che dopo l’assemblea straordinaria aveva l’urgente bisogno di stare lontano dagli altri per evitare di ucciderli, si era subito offerto, tra l’altro costringendo pure lui ad offrirsi volontario. Il figlio di Atena non fece nemmeno in tempo a pensare ai pro e ai contro della cosa che si era già ritrovato dietro un cespuglio a spiare i rivali.
Il gruppo era guidato da Lou Sue West, una figlia di Zeus simpatica quanto Drew Tanaka e autoritaria quanto Clarisse la Rue (e qualsiasi cosa mischiasse due personalità tanto diverse non poteva che far paura ed essere imprevedibile, e si stava dirigendo a ritmo di marcia verso il fortino della loro squadra.
-Secondo te i figli di Ares sono arrivati ad avere la vostra stessa idea?- chiese scettico Arthur
-Loro non sono tanto intelligenti da poterci arrivare- chiarì Mark – Ma chissà, magari la nostra amica Lou Sue centra qualcosa in tutto questo. Mi sembra strano che abbiano davvero concesso il comando ad un esterno così per fare-
-Già, in effetti ha senso- ammise Arthur – Ma quale sarà il loro piano precisamente?-
-Aspetta che le leggo in mente e te lo dico- ironizzò il figlio di Atena – Come faccio a saperlo secondo te?-
-Scusa- sbuffò offeso il ragazzo – Ti ho solo fatto un’innocente domanda-
Tra loro andava sempre così. Erano entrambi testardi e pronti a far valere le loro idee, e potevano fare gli offesi l’uno con l’altro per settimane, ma alla fine tornavano sempre amici. Mark non riusciva più ad immaginare la sua vita al campo senza Arthur, ma non aveva nessuna intenzione di dirglielo, altrimenti chissà come si sarebbe montato la testa.
-Ehm…- Arthur ruppe il silenzio, porgendogli un elastico per capelli – Non è che potresti farmi il codino per favore?-
-Come scusa?- Mark lo guardò come se fosse un alieno. Arthur aveva sempre avuto il problema di gestire il suo ciuffo ribelle, spesso nemmeno i figli di Afrodite riuscivano a domarlo e fargli un’acconciatura decente, perciò spesso finiva per legarselo in un piccolo codino. Ma non aveva mai chiesto a nessuno di farlo al posto suo. In più, Mark non era un amante del contatto fisico, e questo Arthur lo sapeva bene, quindi perché glielo stava chiedendo?
Mark rinunciò subito a capire. Spesso Arthur assumeva strani comportamenti, e la cosa più facile da fare in quei casi era assecondarlo così da tenerlo buono. Così, nella speranza di poter poi proseguire con la missione, Mark decise di fargli il codino.
-Adesso possiamo spiare in pace?- chiese poi leggermente irritato, e Arthur, con un sorriso che andava da un orecchio all’altro, annuì convinto.
-Questa è un piano ridicolo- stava dicendo un ragazzo al suo vicino. Aveva i capelli biondi e una collana molto elaborata, sembrava che avesse il dente avvelenato nei confronti di Lou Sue (e come biasimarlo?) – I nostri capitani sono veramente convinti che funzionerà?-
-Il piano originale dei nostri capitani, Drake, era quello di gettarsi nella mischia e prendere la bandiera- commentò il vicino con aria annoiata. Come si suol dire, viva la semplicità – Dubito seriamente che questo piano potrebbe essere più stupido-
-Sarà- il ragazzo che doveva chiamarsi Drake sbuffò – Eppure io non credo che il piano di Lou Sue possa funzionare. I figli di Atena non sono così sprovveduti da cascarci. E inoltre questa storia di mandare qualcuno in avanscoperta mi sembra una solenne cavolata. Rischiamo di essere scoperti in questo modo!-
-Là in fondo, meno chiacchiere e più ritmo!- li riprese la voce della figlia di Zeus – Anche se siete figli di Morfeo, questo non significa che siete liberi di farvi un pisolino-
Il vicino di Drake accelerò il passo, superandolo e lasciandolo in fondo alla fila. Dal canto suo, il biondo non pareva affatto convinto del piano, e ogni tanto lanciava a Lou Sue delle occhiate preoccupate, alle quali lei rispondeva con sorrisetti gelidi.
Sembrava che temesse la figlia di Zeus, come se le avesse fatto uno sgarbo personale.
-Scommetto che quell’arpia mi manderà in avanscoperta pur di non farmi partecipare all’attacco e di farmi fare una figuraccia!- sbottò il ragazzo.
-Parlare da soli è uno dei primi sintomi di pazzia- sussurrò maligno Arthur, ma Mark lo zittì, non voleva perdersi una sillaba.
-E tutto solo perché io sono più bravo di lei nei duelli- continuò Drake irritato – Non è affatto giusto!-
Improvvisamente, il figlio di Morfeo parve riscuotersi. Aveva forse avuto un’idea?
Il ragazzo si guardò intorno, e Mark e Arthur sprofondarono completamente dietro i cespugli, perdendo la visuale.
-Secondo te cosa vuole fare quello scemo?- chiese Arthur
-Per quel che mi importa…- borbottò Mark – Sarei più interessato a sapere qual è il piano di Lou Sue. I figli di Ares non sono una minaccia dal punto di vista strategico, ma lei… lei è tutto un altro paio di maniche-
I due continuarono a seguire la squadra, senza però osare sbirciare ancora per paura che Drake si fosse accorto della loro presenza e li stesse cercando con lo sguardo.
Un paio di centinaia di metri dopo però, il gruppetto si fermò.
-Bene, siamo in anticipo sulla tabella di marcia- spiegò Lou Sue ai suoi sottoposti – Possiamo permetterci qualche tempo di pausa per prepararci meglio e…-
Mark ed Arthur, che si erano riaffacciati da dietro un albero, videro sulla faccia della ragazza un’espressione che sarebbe stata benissimo sotto la voce “rabbia” del dizionario.
-Dov’è Watson?!- chiese a gran voce, trattenendo a stento la rabbia. Si stava chiaramente riferendo al figlio di Morfeo che fino a poco prima si trovava in fondo alla fila.
-Mi ha detto di dover andare in bagno?- balbettò il ragazzo con cui stava parlando prima.
Quanto faceva l’indifferente la figlia di Zeus metteva soggezione, ma da arrabbiata faceva decisamente paura: - E tu ci hai pure creduto? Quel codardo se l’è filata!-
Improvvisamente, la ragazza parve perdere completamente tutto il suo autocontrollo e raggiungere in un attimo il livello “Incredibile Hulk” sulla scala delle arrabbiature. E faceva pure più impressione.
-Io vado a cercarlo, non può essere troppo lontano- ringhiò Lou Sue – Se non torno entro cinque minuti mettetevi in marcia e raggiungete il fortino dei figli di Atena, ma aspettatemi prima di attaccare. Io vi raggiungerò lì, e trascinerò quel disertore per l’orecchio-
La ragazza abbandonò la sua squadriglia senza un ripensamento, e tutti tirarono un sospiro di sollievo.
-Che facciamo?- chiese Arthur – Seguiamo loro o seguiamo lei?-
-Mi sembra ovvio- sorrise Mark – Lei ha detto che non possono attaccare se non in sua presenza. Perciò se le impediamo di tornare in tempo…-
-La loro strategia andrà ai rovi- completò il figlio di Ade – Mi piace come piano-
-Certo che ti piace, l’ho inventato io- commentò il figlio di Atena– Forza, andiamo-
I due ragazzi lasciarono la squadra e seguirono Lou Sue. Quell’inconveniente capitava proprio a fagiolo. Mark avrebbe avuto un’occasione per dimostrare ai suoi fratelli di essere un genio di strategia e finalmente si sarebbero decisi a consultarlo per i successivi Assedi.
 
 
 
 
Ad Alexandra fischiavano le orecchie.
“Che mi stiano pensando?” si chiese la ragazza.
La figlia di Atena aveva i nervi a pezzi, ma aveva comunque accettato di dirigere uno delle squadre d’attacco insieme ad un paio dei suoi fratelli. Purtroppo però, non aveva decisamente l’umore giusto per andare all’attacco e umiliare i figli di Ares, il che di solito era praticamente il suo hobby preferito.
Forse era proprio per quello che aveva insistito per andare in avanscoperta, lasciando il comando a suo fratello e ordinandogli di continuare senza di lei. Oppure era semplicemente perché voleva umiliare pesantemente Adelaide, una delle due.
La ragazza non era riuscita in alcun modo a concentrarsi sull’organizzazione della strategia, dato che continuava a pensare alla simpaticissima figlia di Menta (era arrivata addirittura a dare ragione a Drew Tanake durante l’assemblea, era proprio disperata) e al modo in cui l’aveva perseguitata per giorni. La stalker professionista si era eclissata non appena avevano lasciato il fortino, ma Alexandra aveva notato che si era diretta dalle parti della Casa Grande. Il suo piano era perciò quello di seguire la psicolabile per poi inchiodarla e farla punire da Chirone (col senno di poi Alex avrebbe capito che non era una bella mossa quella di dire di essersi allontanata, ma al momento era troppo stanca), così forse la ragazza ci avrebbe pensato due volte prima di seguire qualcuno altro, anche se di quello Alex dubitava abbastanza.
-Dove Tartaro si è cacciata?- si chiese la ragazza, facendosi largo tra la vegetazione del bosco – Eppure sono certa di averla vista venire da questa parte-
La solitudine le giocava decisamente brutti scherzi, dato che continuava a parlare da sola, a chiedersi dove si fosse nascosta la figlia di Menta e soprattutto a mandarle maledizioni.
Inoltre, Alex era anche sull’orlo di una violenta crisi di nervi e aveva una voglia matta, e un po’ preoccupante, di distruggere qualcosa.
Altri cinque minuti di solitudine l’avrebbero probabilmente fatta scoppiare definitivamente, quando per sua fortuna sentì delle voci provenire da poco lontano.
-Siete proprio sicuri che sia passata di qui?- chiese una scettica voce femminile
-Sicuri al cento per cento- rispose una voce maschile e melodiosa – L’abbiamo vista una decina di minuti fa-
-Sarà, ma il vostro tanto decantato profumo di menta non si sente affatto- fece notare un secondo ragazzo
-Forse si è allontanata in fretta da non lasciare tracce- commentò un’altra ragazza
-Ma per favore- rispose il primo ragazzo che aveva parlato – Quella lì è discreta quanto Cappuccetto Rosso che rivela gli affari suoi al lupo-
-Dobbiamo per forza continuare ad usare metafore fiabesche per descriverla?- si chiese la prima ragazza
-Devo ammettere che le calzano bene però- ridacchiò il secondo ragazzo
Alex si fece largo tra i cespugli per sbirciare meglio, e individuò i quattro ragazzo. Riconobbe subito i due maschi, erano Neos Handmaid e Blaine Anderson, entrambi abbastanza celebri all’interno del campo. Aveva anche già visto la ragazza dai capelli lunghi fino alle ginocchia, le sembrava che fosse una figlia di Eros, mentre l’altra le appariva completamente estranea. Di una cosa però fu certa: erano tutti della sua squadra!
“Come hanno osato abbandonare la squadra?!” si chiese scandalizzata, prima che la sua coscienza le ricordasse che in fondo lei aveva fatto lo stesso. Non poteva colpevolizzarli, specialmente perché stavano cercando anche loro Adelaide.
Improvvisamente la figlia di Eros annusò l’aria: - Zitti- disse altezzosa bloccando gli altri – Lo sentite anche voi? Odore di menta-
Alex annusò l’aria e dovette riconoscere una leggera fragranza di menta provenire da qualche parte davanti a loro.
-Siamo vicini!- si illuminò Neos – Adelaide non può essere troppo lontana, cerchiamo di raggiungerla!-
-Ma pensa, e io che pensavo fossimo qui per una scampagnata- commentò Blaine
I quattro affrettarono il passo e Alex fece lo stesso. Seguendo loro che seguivano lei l’avrebbe sicuramente trovata, e poi avrebbe potuto fargliela pagare in tutta tranquillità.
Ah, come adorava gli Assedi.
 
 
 
 
Adelaide sapeva che la stavano seguendo.
La figlia di Menta era una grande esperta di pedinamenti, ed era in grado di capire quando qualcuno la seguiva o cercava di farlo.
Erano molti, forse quattro o cinque, e non erano abituati a non farsi notare, facevano un sacco di caos.
Se avesse voluto, la ragazza avrebbe potuto depistarle senza troppi problemi, ma era proprio curiosa di sapere dove sarebbero andati a parare.
Inoltre, lei non era proprio in grado di giudicare. Era lei la prima a stare seguendo qualcun altro, solo che lei era un’esperta, ed era brava a non far avvertire la propria presenza.
Non appena erano usciti dal fortino della loro squadra, Adelaide aveva notato Darren Enthrall e Becky Cooper allontanarsi alla chetichella dal gruppo. Aveva già intenzione di staccarsi dal gruppo e farsi una gitarella personalizzata, ma l’idea di scoprire cosa nascondessero i due era decisamente più allettante. Certo, nessuno dei due era davvero degno del suo interesse, così come non lo erano praticamente tutti i semidei del campo.
Ad Adelaide piacevano i cattivi. Ma non i cattivi da libri per adolescenti, tipo il musicista tenebroso o il cattivo ragazzo in giacca di pelle. A lei piacevano i veri cattivi, quelli disposti a tutto pur di raggiungere i loro scopi, quelli pronti a commettere atti anche violenti o criminosi. In pratica, più la persona era pericolosa e malvagia meglio era.
Purtroppo elementi simili non erano facili da trovare all’interno di un campo in cui tutti si volevano bene e non facevano che cantare intorno ad un falò tenendosi per mano (cosa realmente accaduta, aveva quasi vomitato nel vedere quella scena melensa), e così la ragazza si doveva accontentare. Ai suoi tempi sì che c’erano veri modelli da seguire, ma purtroppo quei tempi  erano passati , e da un pezzo anche. Crono giocava ai solitari rinchiuso nel Tartaro, Gea aveva prolungato il suo pisolino di parecchio tempo e tutti i loro sottoposti erano morti o dispersi chissà dove. Reyna, Frank e Chirone avevano portato la pace tra i due campi e l’armonia regnava sovrana dappertutto.
Insomma, una noia incredibile.
Ma quello non era il momento di pensare ai bei vecchi tempi andati. Adelaide non voleva perdersi nei ricordi, aveva già sprecato troppo tempo pensando (e non solo) al passato.
Al momento, l’attenzione della ragazza era concentrata tutta su Becky e Darren. Dopo averli seguiti per un po’, aveva anche assistito al loro scontro contro i due semidei romani, quelli dello scambio culturale, e aveva deciso che la faccenda si stava facendo sempre più interessante.
Così adesso Adelaide era alle calcagna della muta e del cleptomane. In pratica, Becky e Darren erano seguiti dai romani, che erano seguiti da lei, che qualcuno stava cercando di seguire. Bella roba, sembrava di giocare a domino.
Dopo vari minuti di camminata in cui tutti si stavano seguendo a vicenda, Adelaide notò finalmente apparire le strutture del campo. Fabiana e Cyrus, e di conseguenza Becky e Darren (la cosa era veramente complicata) sembravano volersi dirigere verso la Casa Grande.
Adelaide sapeva che i semidei erano stupidi, ma non pensava che arrivassero al tal punto. Andare dritti tra le fauci del leone di nome Chirone per farsi punire? Un gesto degno del miglior Percy Jackson di turno.
Ad ogni modo, la ragazza continuò a seguire i due romani stando ben attenta a non farsi notare, fino a quando non li vide imboscarsi dietro alla casa, a distanza di sicurezza da Becky e Darren.
La figlia di Menta si piazzò poco lontano dai due romani, e riuscì finalmente a sentire bene i suoi inseguitori. Facevano un tale chiasso che a confronto un elefante in cristalleria sarebbe passato comodamente inosservato. Adelaide li avrebbe volentieri ignorati, ma rischiavano seriamente di farla scoprire.
-Volete piantarla?- sibilò, voltandosi di scatto. I quattro inseguitori assunsero una faccia colpevole, sembravano bambini sorpresi a rubare la marmellata – Gli altri ci sentiranno!-
-Gli altri?- sussurrò confuso Neos
-Esatto, gli altri- Adelaide indicò i due romani e poi i greci che stavano seguendo – Sono venuti qui per chissà quale motivo, e io voglio scoprirlo. Perciò, o ve ne state zitti e buoni oppure ve ne andate. E questo vale anche per te, Alex-
I quattro ragazzi si voltarono, sempre più confusi. Da dietro un albero comparve la figlia di Atena, che a nascondersi era decisamente una frana, che li raggiunse immusonita.
-Come hai fatto?- volle sapere la ragazza
-Ti ho beccato due volte solo in giornata- le fece notare Adelaide – Non sei esattamente un genio a nascondino-
La figlia di Atena le lanciò uno sguardo di odio puro, e la cosa sarebbe potuta degenerare, quando una ragazza, che alla figlia di Menta appariva completamente sconosciuta, le interruppe.
-Zitte, Chirone sta uscendo dalla Casa Grande- fece notare.
I sei ragazzi si voltarono come un sol uomo verso il centauro, che era uscito dalla casa, accompagnato da due ragazze.
Una era riconoscibile anche da un chilometro di distanza. Rachel Elisabeth era nota in tutto il campo, era pur sempre l’oracolo in fondo. La ragazza sembrava preoccupata e smarrita, ma mai come la sua compagna.
La seconda ragazza, che Adelaide non aveva mai visto, non era neanche sicura che frequentasse il campo, era distrutta e disperata, si strofinava gli occhi come se stesse per piangere da un secondo all’altro.
-Che si stanno dicendo?- domandò Blaine, cercando di allungare l’orecchio
-Non  ne ho idea- ammise Neos – Proviamo ad avvicinarci un po’. Andiamo dove si trovano quei due-
Il sestetto si diresse alla chetichella verso i romani, che si trovavano proprio sul retro della Casa Grande. Da lì sentivano sicuramente tutto quello che diceva Chirone.
La ragazza con i capelli rossi fu la prima a notarli, e scosse il compagno per la manica per attirare la sua attenzione su di loro. Cyrus si voltò, fissandoli stupefatto. Adelaide si mise un dito alla bocca, invitandolo al silenzio.
-Abbiamo notato che c’era una festa, e quindi abbiamo pensato di unirci- sussurrò sorridendo con fare innocente, mentre i due ragazzi esprimevano tutto il loro panico con le espressioni facciali, non potendo fare altrimenti.
Nonostante i loro tentativi di restare in silenzio, i ragazzi finirono per richiamare l’attenzione di Becky e Darren, che rimasero a bocca aperta nel vedere un tale schieramento. Che teneri, magari erano anche convinti di essere stati bravi nel seminare eventuali inseguitori. La figlia di Apollo ed il suo amico, impossibilitati a urlare loro contro, cercarono di zittirli, indicando Chirone.
Adelaide quasi si offese. Non potevano davvero reputarli tanto scemi da non capire che stavano seriamente rischiando una punizione storica. A confronto quella di Atlante sarebbe parsa clemente.
I dieci ragazzi, nel più assoluto silenzio (o almeno provando a mantenerlo) cercarono di seguire la conversazione.
-… Forse è il caso di dirlo ai ragazzi- stava dicendo in quel momento Rachel – Devono saperlo-
-Non finché tu non pronuncerai una profezia- chiarì subito Chirone – Dobbiamo tenere segreto il vero significato del furto del Vaso, così come le sparizioni-
Sparizioni? La cosa si faceva interessante.
-Per questo la tua presenza dovrà rimanere segreta- continuò il centauro rivolgendosi alla sua seconda ospite, la ragazza con gli occhi rossi dal pianto – Mi dispiace per come ti stiamo trattando, ma non…-
-Tranquillo, capisco perfettamente- lo bloccò la ragazza con un sorriso triste – Non devi giustificarti, ho subito peggiori trattamenti in passato. Dopo duemila anni sempre nello stesso posto, perfino il campo Mezzosangue potrebbe sembrarmi una delle meraviglie del mondo-
Duemila anni? Adelaide non poté fare a meno di chiedersi se in qualche modo quella ragazza avesse un passato simile al suo.
-Vi chiedo solo di ritrovarlo- spiegò la ragazza, sembrava di nuovo sull’orlo del pianto – Vi prego, riportatelo da me-
Intuito l’andazzo della cosa, Rachel le andò accanto e l’abbraccio. Subito la ragazza iniziò a piangere sulla sua spalla, causando nell’oracolo uno strano senso di dejà-vu.
-Chirone, la situazione è disperata- gli fece notare Rachel – Non abbiamo più i vecchi eroi, sono tutti stranamente irreperibile. L’unica soluzione è sceglierne dei nuovi e far partire un’impresa-
-Figliola, è da duemila anni che addestro eroi- le spiegò Chirone – E i sette della profezia, con l’aggiunta di Reyna e Nico di Angelo sono tra i migliori eroi che io abbia mai incontrato. Credo che li metterei praticamente tutti nella top twenty. Se loro non sono riusciti a far fronte a questa minaccia…-
Il centauro parve esitare, ma poi proseguì: -… Forse nessuno potrà farlo-
-Sciocchezze!- lo zittì Rachel. Se Chirone si faceva trattare così, la situazione era disperata – I nostri amici sono grandi eroi, questo è vero, ma sono anche loro vulnerabili. Tutti hanno il loro punto debole, e il nostro avversario ha avuto tempo di studiarli prima di agire. I nuovi eroi invece potrebbero agire di sorpresa-
-Non sappiamo contro chi stiamo lottando, Rachel- il tono di Chirone era funesto come una nuvola temporalesca – Potrebbe essere più forte di quanto crediamo-
-Potrebbe!- ripeté l’oracolo – Sai una cosa? Possiamo continuare a stare qui a piangerci addosso, senza offesa- commentò rivolgendosi alla ragazza che stava consolando – Oppure possiamo reagire!-
-Mi stai davvero chiedendo di mandare allo sbaraglio dei semidei solo perché non possiamo perdere tempo?- chiese Chirone
-Io avrei usato termini più eleganti, ma sì-
Adelaide, a metà tra l’incuriosito e il deliziato, si girò verso i suoi compagni. La maggior parte di loro era in preda al panico. Dalle affermazioni di Chirone e Rachel (e della misteriosa piagnucolona) la cosa sembrava decisamente più grave del previsto. E cosa centravano gli eroi della profezia con il Vaso di Pandora? Chi era quella strana ragazza? Perché il vaso era così dannoso? E perché lei stava pensando come uno di quei irritanti narratori da serie tv?
-Io sono d’accordo con Rachel- la ragazza misteriosa tentò di darsi un tono e alzò lo sguardo verso Chirone.
-Calipso, cerca di capire…-
Calipso?! Quella era Calipso? La famosa ninfa salvata da Leo Valdez dopo che si era trasformato temporaneamente in una meteora nello scontro con Gea?
-No, cerca tu di capire!- lo aggredì di scatto la ragazza – Il mio ragazzo, quello che mi ha liberato risparmiandomi altri duemila anni di solitudine, è sparito nel nulla con un puff! Un giorno mi sono svegliata e non c’erano né lui né Festus! Mi sono trascinata qui per puro miracolo sperando che voi sapeste qualcosa e cosa scopro? Che i suoi amici, i semidei più potenti della loro generazione, sono tutti spariti senza lasciare traccia, e senza che nessuno se ne accorgesse. Poi cos’altro succede? Una forza tanto potente da sbaragliare Estia, una dea, non un fattorino delle consegne, riesce a far sparire nel nulla il Vaso di Pandora e tu, invece di avvisare tutti del pericolo imminente, fai il finto tonto e prendi tempo! Credi davvero che così risolveremo le cose? Dobbiamo organizzare un’Impresa, Chirone, non possiamo stare qui con le mani in mano ad aspettare che la fine del mondo ci travolga!-
Lo sfogo di Calipso colpì tutti quanti, Chirone compreso. I ragazzi erano stupefatti. I sette della profezia erano scomparsi? Perché Chirone non l’aveva detto a nessuno?
Il centauro, dal canto suo, sembrava sentirsi tremendamente in colpa. Aprì la bocca per parlare e…
 -Ehm… che sta succedendo qui?-
Adelaide, i suoi nove compagni di spionaggio, e i tre che stavano parlando davanti alla casa grande, si voltarono tutti insieme, trovandosi davanti a Drake Watson e a Lou Sue West, completamente sudati e scarmigliati come se si fossero appena picchiati (cosa molto verosimile). Poco oltre, Arthur Phantomive e Mark Cooper sembravano sul punto di intervenire per dividerli.
Successe non appena i quattordici ragazzi furono finalmente tutti insieme. Rachel Elisabeth fu percorsa da un tremito, e una strana nebbiolina verde iniziò a vorticarle attorno. Perfino Chirone, il cui viso stava passando da una sfumatura di rosso ad un’altra a causa della rabbia, si mise a guardare la ragazza preoccupato.
Quando Rachel parlò, “ma che sorpresa” pensò Adelaide, lo sapevano tutti che sarebbe successo, la voce non era più la sua.
 
“Quattordici sono i semidei che partiranno
Grandi le sofferenze che patiranno
Nel liberare gli eroi ed i loro cuori
Affronteranno e scoperchieranno vecchi rancori”
 
 
Poi, la nebbia abbandonò Rachel, ed iniziò a vorticare intorno ai quattordici spioni. Diversi dei ragazzi erano in preda al panico, dal canto suo, Adelaide era interessata, molto interessata, a ciò che stava succedendo. Piano piano, la nebbia iniziò a diradarsi, fino a scomparire del tutto, lasciando la Casa Grande in inquietante silenzio.
A rompere gli indugi, fu proprio Adelaide.
-Beh, quando si parte?- chiese con la sua solita delicatissima voce acuta
Tutti la guardarono come se fosse un’aliena e avesse appena chiesto loro di condurli dal loro capo.
-Dobbiamo parlare- decise Chirone – La situazione è più strana di quel che credevo-
I ragazzi, nessuno escluso, annuirono. Perché c’era una cosa su cui tutti concordavano, umili o vanitosi, amichevoli o introversi, confusi e sicuri.
Quella che era appena stata pronunciata, era la profezia più nebulosa della storia.
 
 
Angolo Autore
Innanzitutto scusate il ritardo, perdono, perdono, perdono.
In secondo luogo, ciao a tutti. L’avventura vera e propria sta per iniziare, sentite nell’aria il clima di tensione? Beh, nemmeno io, ma spero di riuscire a crearlo in seguito.
Comunque, so anche che la profezia è orribile, ma l’ho fatta così nebulosa apposta (bella scusa, vero?).
Spero che il capitolo vi sia piaciuto.
L’Uragano Temporale
 
 

Ritorna all'indice


Capitolo 5
*** Cosa metto in valigia per salvare il mondo? ***


Cyrus era già stato in punizione. Ci era stato talmente tante di quelle volte che aveva perso il conto. Essere un ragazzino del liceo ribelle e cleptomane non era mai stato particolarmente facile, spesso la colpa di ogni guaio combinato dai compagni ricadeva su di lui, ed era abituato ad avere a che fare con figure autoritarie pronte a contestare ogni sua minima parola.
Eppure non era mai stato così nervoso come quel giorno, bloccato alla casa Grande insieme a Fabiana e ad altri giovani semidei di cui neanche sapeva i nomi. Chissà, forse era a causa del fatto che il centauro era decisamente un tipo autoritario, o forse era semplicemente colpa di quella cavolo di profezia, che avrebbe messo ansia perfino ad un santone esperto abituato a gestire lo stress.
-Secondo te Chirone vuole farci mangiare dalle Arpie da guardia o ci manderà in missione?- chiese Cyrus alla ragazza che stava accanto a lui, che si chiamava Alex, se non sbagliava.
-Non lo so- la ragazza aveva la faccia di una che cercava di mantenere la calma con pessimi risultati, dato che sembrava reduce da una spedizione sul Rio delle Amazzoni – Però sono certa che sarebbero entrambe opzioni in cui soffriremo terribilmente-
-Fammi indovinare, tu sei un’esperta nel mettere a suo agio gli altri, vero?- chiese ironico il ragazzo
-Lasciami in pace, romano!- lo disse come se fosse un insulto – Io non centro niente con tutto questo! Volevo solo vendicarmi di quella ottusa figlia di Menta! Avrei dovuto capire che quella tipa mi avrebbe portato solo guai!-
-Guarda che ti sento, cara Melissa!- intervenne un’altra ragazza. Cyrus quella la conosceva, era la nota Adelaide, la sua fama la precedeva. Quello che non sapeva era chi fosse Melissa – Io non ti ho coinvolto in nulla, l’idea di seguirmi è stata tutta farina del tuo sacco!-
-Ma se tu non mi avessi perseguitata come una stalker in questi giorni…- iniziò la ragazza, ma Adelaide la interruppe subito.
-Sentimi bene, nobile decaduta!- la aggredì. Cyrus lo trovava un insulto piuttosto deboluccio, ma Alex reagì come se l’avessero appena colpita con una freccia – Io mi sono solo interessata alla tua vita, ti avevo detto che non avrei mollato facilmente l’osso, e sarebbe stato molto più facile se tu ti fossi aperta subito con me! Non hai voluto farlo, e il resto sono state solo piccole conseguenze! E adesso, dato che miss perfettina ha sbagliato, vuole dare la colpa a me! Mi dispiace cara mia, trovati un altro capro espiatorio, io non ci sto!-
Alex non rispose, ma lanciò un’occhiataccia di pura antipatia all’altra ragazza. Cyrus iniziò solo allora a rendersi conto che quelle due sarebbero diventate con tutte le probabilità sue compagne di viaggio.
-Okay, direi che è il caso di tenerle almeno a dieci metri di distanza l’una dall’altra- decise il ragazzo, rivolgendosi a Fabiana.
La rossa, che aveva assistito a tutta la discussione, annuì energicamente, mostrando il suo taccuino, su cui aveva scritto in maiuscolo “concordo!”, con tanto di punto esclamativo.
Purtroppo, quello non sembrava essere l’unico litigio interno al gruppo. Infatti, seduti poco lontano, una ragazza dai capelli albini che la facevano apparire gelida come un pupazzo di neve stava discutendo con un ragazzo dai capelli biondi.
-Watson, è tutta colpa tua!- quasi ringhiò lei – Se non avessi mollato il gruppo non saremmo qui e avremmo vinto l’Assedio!-
-Sotto la tua guida non avremmo vinto neanche a morra cinese!- la riprese lui – E poi è stata tutta colpa tua! Sei tu che volevi vendicarti di me facendomi fare una figuraccia! Me ne sono andato per pura autodifesa!-
-Spero che la tua autodifesa sia ancora attiva, allora!- la ragazza estrasse due minacciosi pugnali di oro imperiale dall’armatura – Perché sto per ridurti molto male!-
La ragazza alzò il polso per prepararsi a colpire, ma la rossa allegra che Cyrus e Fabiana avevano seguito fino a lì la fermò.
-Ehi, time out, cara- esclamò per convincerla a mettere via le armi – Non credo che sia il caso! Chirone, Rachel e Calipso sono andati in soffitta a deliberare, e credo che far trovare loro del sangue sul pavimento non sia una grande idea-
-Togliti dai piedi, pacifista!- sbuffò l’albina, tentando di liberarsi il polso, ma la rossa strinse la presa.
-Forse non mi sono spiegata- commentò Becky sorridendo amabilmente – La mia non era una richiesta! Non osare sguainare armi in mia presenza, Lou Sue, o ci vorrà tuo padre per salvarti!-
-Oh, ma quanto sei minacciosa!- Lou Sue rinfoderò i pugnali e si liberò a forza il polso – Io faccio quello che voglio, chiaro?-
-Piantala West, non fai paura a nessuno!- la riprese un ragazzo tenebroso, che sembrava il più calmo tra tutti i presenti – Probabilmente ci toccherà collaborare, non è il caso di litigare per simili sciocchezze. E questo vale per tutti- commentò, lanciando una frecciatina a Alex
-Io non collaborerò mai con questa violenta!- invece di dimostrare gratitudine verso chi aveva cercato di salvarlo, il biondo si alzò scocciato.
-Invece lo farai!- intervenne Alex – Io non ho intenzione di dirigere una squadra disunita!-
-No aspetta, chi ha deciso che sei tu la leader della squadra?- domandò aggressiva una ragazza dai capelli castani lunghi fino alle ginocchia – Non mi pare che qualcuno ti abbia proposto come tale!-
-E chi dovrebbe guidarci, tu, mia cara Esmeralda?- la prese in giro Alex – Non scherziamo, io sono chiaramente la più indicata,  nessuno ha le mie stesse capacità-
-Anch’io ti voglio bene, sorellina- sospirò quasi disgustato un ragazzo pallido e calmo, che non aveva esattamente l’aria dell’anima della festa.
-Scusa Mark, ma hai capito cosa intendo, no?-
-Non cambiamo discorso!- intervenne il ragazzo biondo che Lou Sue aveva minacciato – Non penso proprio che tu sia in grado di comandare!-
-Ti avviso Watson, io non prenderò ordini da te neanche se mi costringesse Chirone!- lo minacciò l’albina
-Beh, io non obbedirò a nessuno di voi tre!- Alex incrociò le braccia, pronta a far valere le proprie idee.
- Certo, un comportamento davvero maturo!- rispose velenosa Esmeralda – Dovresti proprio essere tu a comandarci, come no-
-Es, forse non è il caso di metterci a litigare- un ragazzo dall’aspetto curato e con i capelli spettinati ad arte da perfetto figlio di Afrodite tentò di fermare Esmeralda.
-Tu stanne fuori belloccio, non si tratta di un discorso sulla messa in piega!- lo zittì Lou Sue
-Perché, cosa hai contro quelli a cui piace parlare di acconciature?- si alzò un altro ragazzo con fare polemico.
-Lascia perdere Neos, con gente simile è meglio non parlare neanche- Esmeralda lo spinse delicatamente a sedere, e il ragazzo sussurrò qualcosa alla sua vicina, una ragazza silenziosa e anonima, che non aveva ancora aperto bocca.
Quello fu l’inizio di un vero e proprio bisticcio con i fiocchi. Esmeralda, Lou Sue, Alex e Drake iniziarono a litigare per decidere a chi spettasse il compito di guidare la spedizione,  mentre la povera Fabiana cercava di ristabilire la pace, scrivendo biglietti che nessuno leggeva. Il ragazzo tenebroso sembrava ad un passo da una crisi di nervi, quello silenzioso era abbastanza indifferente alla cosa, Adelaide guardava compiaciuta il litigio, Becky e il suo amico fissavano i quattro contendenti come se fossero fastidiose mosche, il figlio di Afrodite e gli altri due li ignorarono.
Cyrus aveva messo in conto che quella avrebbe potuto essere una brutta giornata, ma non credeva che sarebbe arrivata a tal punto.
Dal canto suo, il figlio di Mercurio guardava il litigio quasi con fare indifferente. Non era la prima volta che assisteva ad una battaglia per il potere, anche se era decisamente la più stupida.
Di Chirone e le sue ancelle però non c’era ancora traccia, e i quattro litiganti non accennavano a smettere, continuando ad accampare argomentazioni inutili e prive di senso, così il ragazzo diede presto segni di insofferenza.
-Adesso basta!- sbottò ad un tratto, alzandosi in piedi e guadagnandosi l’attenzione di tutti gli altri – Non posso credere che state davvero discutendo per una cosa così stupida e insulsa! Abbiamo appena saputo che i Sette della Profezia sono scomparsi, il Vaso di Pandora probabilmente è stato rubato dall’ennesimo cattivo assetato di potere, quella profezia ha indicato noi come coloro che dovranno rimediare a questo disastro, e voi state litigando per decidere chi dovrà guidare questo gruppo di disadattati?-
-E perché non dovremmo, romano?- domandò Alex – Tutti i gruppi hanno bisogno di un leader, ed è ovvio che io sarei…-
-Okay, forse non mi sono spiegato bene!- si corresse Cyrus – Vi ho osservati mentre parlavate, nessuno di voi ha le capacità di comandare tutti quanti. Lou Sue, tu pensi solo alla gloria personale e non al lavoro di squadra. Alex, tendi a trattare gli altri come se le tue idee fossero corrette e le loro sbagliate a prescindere. Esmeralda non hai il minimo senso del rispetto nei confronti degli altri e tu Drake sei semplicemente bisognoso di attenzione!-
I quattro tacquero, colpiti dal suo improvviso sfogo, e forse anche leggermente punti sul vivo. Cyrus si era sempre considerato bravo ad inquadrare le persone,  spesso la prima impressione che aveva di qualcuno era quella giusta.
-E allora tu che proponi?- lo provocò il figlio di Afrodite – Vorresti farlo tu il capo?-
-Per gli dei, non ci penso neanche- chiarì subito Cyrus – Trovo semplicemente che dovremmo formare un team e contare tutti allo stesso modo! È ovvio che nessuno di noi sarebbe in grado di comandare una squadra-
-Mi permetto di dissentire- si riprese subito Lou Sue, ma non riuscì a continuare la frase, perché venne interrotta dal rumore sgraziato di zoccoli che cercavano di scendere una scala.
-Invece io concordo con lui- l’entrata in scena epica di Chirone era un po’ rovinata dal fatto che rischiava di cadere come un sacco di patate – Ah, stupidi zoccoli! Sapevo che era una brutta idea quella di salire qui!-
-E allora perché ci sei venuto?- lo provocò Rachel, che insieme a Calipso aveva già raggiunto i ragazzi.
-Lasciamo perdere e andiamo avanti!- Chirone cercò di darsi un tono, cosa che non gli riuscì benissimo, dato che diversi dei semidei presenti si lasciarono sfuggire una risatina – Cyrus ha ragione ragazzi miei. La profezia parlava di quattordici ragazzi, ed è stata pronunciata solo quando vi siete trovati tutti insieme, non può essere una coincidenza. Perciò i prescelti non potete che essere voi-
-Ne sei proprio sicuro?- domandò Esmeralda lanciando frecciatina agli altri – Non mi pare di essere proprio in mezzo a degli eroi!-
-E inoltre io non mi sento affatto tale- balbettò Darren, intimidito dalla presenza di ragazzi più esperti di lui.
-Beh, allora vedete di diventarlo in fretta- Calipso, che avrebbe avuto un serio bisogno di un corso per dare notizie con più delicatezza – Partirete oggi stesso!-
-Come?- protestò subito Alex – Ma io ho bisogno di qualche ora per i bagagli! Tutte le mie strategie militari, non posso lasciarle qui!-
-Avrete tempo per prendere qualcosa da portarvi dietro- spiegò Chirone – Viaggerete a bordo della Argo II, la nave incantata. I figli di Efesto l’hanno rimodernata-
-Scusi Chirone, è tutto molto bello, ma…- Adelaide, con i suoi soliti tempi teatrali perfetti, finse di esitare -… Mi stavo chiedendo… dove andremo precisamente?-
-Bella domanda- ammise Rachel
-Quindi mi state dicendo che volete mandarci alla deriva senza un piano preciso?- chiese Neos
-Andiamo, avete sentito anche voi la profezia!- minimizzò Calipso – Quella roba è talmente vaga che potrebbe riferirsi ad ogni cosa! È ovvio che non abbiamo un piano preciso!-
-In compenso, abbiamo una prima tappa- Chirone aveva finalmente finito di scendere le scale – Come avete sentito, i sette della profezia e i semidei che li hanno aiutati sono… irreperibili di questi tempi-
-Bel modo di dire scomparsi- sbuffò Mark
-Non abbiamo informazioni da nessuno di loro, sappiamo solo che non si trovano né qui, né al campo Giove, né dai loro genitori divini. Perciò abbiamo pensato che poteva essere una buona idea andare a trovare i loro genitori mortali. Diversi di loro sono lontani o non conoscono niente dell’origine divina dei figli, ma abbiamo trovato un soggetto che potrebbe fare al caso nostro-
-Basta girarci intorno!- commentò impaziente Becky – Di chi si tratta?-
-Sono certa che la troverete simpatica- sorrise Rachel – Sally Jackson ha un dono nel mettere a loro agio le persone!-
 
 
 
 
Neos esaminò ogni singolo capo di vestiario da mettere in valigia.
-Vediamo un po’… Questo sì, questo no, questo decisamente no…- canticchiò piegando con cura i vestiti scelti in valigia.
-Mi spieghi perché la fai tanto lunga?- domandò scocciata Avery, seduta su uno dei letti della cabina di Ebe – Partiamo per un’impresa, non per una vacanza. Non credo che ai mostri possa interessare quanto è stirata bene la tua camicia-
-Uff, a volte sai essere così sciatta- Neos la guardò con sufficienza – Che mi chiedo perché sono diventato tuo amico-
-Sapessi quante volte me lo chiedo io- replicò la ragazza
-Oh, adesso improvvisamente sai di nuovo parlare, eh?- chiese ironico il figlio di Ebe – Eppure oggi alla Casa Grande non hai spiccicato parola di fronte agli altri o è una mia impressione?-
-Lo sai che non mi piace parlare davanti a tutti- si difese Avery – Mi sembra sempre che tutti mi giudichino male-
-Bah, a volte sei davvero stupida- sbuffò Neos, facendocela rimanere male per un istante, ma subito continuò la frase – Sei una delle persone più intelligenti che conosca Avery, e sono certo che la cosa più stupida che avresti potuto dire sarebbe comunque stata più intelligente di quelle dette da metà degli altri tizi-
-Grazie… credo- Avery sembrava veramente colpita dalle parole dell’amico – Ma devo ammettere che hai ragione, oggi non abbiamo dato un bello spettacolo. Esmeralda ha un po’ esagerato, Alex doveva cercare di essere più diplomatica e quegli altri due sono stati semplicemente ridicoli. Però mi è piaciuto il discorso del ragazzo romano-
-Sì, lui e la sua amica sembrano avere sale in zucca in effetti- ammise Neos – Credo che potrebbero anche essere dei tipi simpatici-
-Speriamo- Avery non era affatto fiduciosa – Non sono particolarmente brava nelle relazioni sociali-
-Ma chi l’avrebbe mai detto?- ironizzò il figlio di Ebe – Ehi, comunque vadano le cose, sappi che io sarò sempre dalla tua parte. E sono certo che anche Blaine si comporterà in modo molto amichevole nei tuoi confronti-
-Cosa centra Blaine adesso?- chiese infastidita Avery.
-Oh andiamo, hai visto come ti guardava?- chiese Neos, senza nascondere una punta di invidia.
-Ma per favore, quel tipo è solo un antipatico opportunista- rispose Avery, che come al solito stava all’amore quanto lui stava alla fisica quantistica – Non esiterà un attimo a voltarmi le spalle-
-Senti, smettila una volta per tutte di fare la vittima- Neos si voltò verso di lei con fare esasperato – Sono d’accordo sul fatto che non sarà facile collaborare con quei tipi, ma in fondo non dobbiamo mica farceli stare simpatici per forza. Se proprio non ti sentirai a tuo agio con loro potremmo anche starcene per conto nostro per più tempo possibile, no?-
-Sì, ma non si tratta dei nostri compagni di classe, che fra parentesi io ho sempre detestato- borbottò la figlia di Ecate
-Idem- approvò Neos. Pensare alla sua vita prima del campo non era esattamente uno dei hobby preferiti, gli riportava in mente troppi ricordi che non era sicuro di essere in grado di sostenere – Comunque non facciamo troppo i disfattisti, scommetto che potrebbe esserci qualcuno di simpatico. Un paio di ragazzi carini per esempio ci sono, non trovi?-
-Se lo dici tu- come al solito Avery sottolineò quanto fosse importante per lei quell’argomento.
-Oh andiamo, non puoi dire il contrario- Neos le strizzò l’occhio con fare malizioso – Ovviamente Blaine è tuo e non oserei mai rubartelo-
-La vuoi piantare con questo discorso?-
-Guarda che se non lo vuoi ci provo io, e volentieri anche- sbuffò Neos – Mark e Arthur non sono male, ma stanno sempre insieme e sono praticamente già fidanzati, anche se loro non lo sanno. Invece spero proprio che quel Drake sia più simpatico di quanto sembri a prima vista, mentre Darren il novellino… non riesco a inquadrarlo bene, ma le mie fonti alla casa di Afrodite dicono che è bisessuale. Cyrus invece è, ahimè, etero… peccato, sarebbe stato il primo della mia lista-
Avery sorrise rassegnata: - Ma per favore, sappiamo entrambi che non ci proverai con nessuno di loro. Fai sempre così, ma poi lasci perdere. E non ho mai capito il perché-
L’indiretta domanda di Avery fece calare un pesante silenzio nella casa di Ebe, riportando alla mente di Neos troppi ricordi belli. Ricordi che a volte possono essere peggiori di quelli brutti, se troppo lontani e irrecuperabili. Il ragazzo si voltò verso la propria valigia, e si asciugò una lacrima senza che Avery potesse vederla. Non era pronto a parlarne. Avery parve percepire il suo silenzio, e decise di rispettarlo, evitando di incalzarlo con altre domande.
-Aspetta un secondo, non penserai di portare anche quelli, vero?- chiese improvvisamente la ragazza, notando che  l’amico si era messo a guardare la gabbietta dei suoi due criceti.
-Non vedo perché non dovrei farlo- sorrise Neos – Leo Valdez si è portato dietro un drago di metallo, e io non dovrei portarmi dietro due adorabili batuffoli di pelo?-
-Bah, fai come ti pare- Avery si strinse nelle spalle – Ma non trovi che sarebbe più sicuro lasciarli qui? Non vuoi che facciano la fine di Edvige, non è vero?-
-Stai davvero citando Harry Potter per convincermi ad abbandonare i miei criceti?- chiese Neos indispettito – Così ti voglio Avery, più manipolatrice, una abile come te con la Foschia deve saper fare cose simili-
-Io direi che nel nostro gruppo ci sono già abbastanza manipolatori- commentò Avery, pensando con una smorfia a Blaine – Quindi passo-
-Comunque no, non intendo lasciare qui Jac e Son. Non mi fiderei a lasciarli in balìa dei miei fratelli né di altri, perciò li porto con me-
-Okay, ma non credo che entreranno in valigia-
-Hai fatto un corso di sarcasmo di recente?- rispose piccato il ragazzo – No, perché in quel caso dovresti farti restituire i soldi-
-Scemo- la ragazza gli lanciò un cuscino ridendo, e lui glielo rimandò indietro mettendosi a ridere. Se proprio doveva partire, era contento di essere in compagnia di Avery.
 
 
 
 
Adelaide era a dir poco entusiasta. Avrebbe finalmente avuto l’opportunità di uscire da quello stupido campo dell’amicizia e della fratellanza.
Alla ragazza in realtà non importava molto dell’impresa, del Vaso di Pandora, dei mielosi sette della profezia e tutto il resto, le bastava avere una scusa per fuggire da quello stupido posto.
Adelaide era arrivata al campo dopo aver saputo che esso era stato luogo di attacchi da parte di cattivi con i controfiocchi quali Crono e Gea. Aveva passato un sacco di tempo ad aspettare che qualcuno si decidesse a fare irruzione al Campo Mezzosangue e uccidesse un po’ di gente. Tutto quello che voleva Adelaide era conoscere una persona pronta a tutto pur di raggiungere i suoi scopi (possibilmente distruttivi) e poterla aiutare. La figlia di Menta non aspettava altro, i suoi bagagli erano sempre pronti nel caso finalmente qualcuno si presentasse.
E invece no! Dopo le prestazioni dei sette semidei e dei loro amichetti nessuno aveva mai osato alzare anche solo un dito sopra i due campi, e Adelaide non l’aveva presa proprio benissimo. La ragazza aveva provato la fuga più volte, ma Chirone l’aveva definita un “soggetto pericoloso e folle” (il centauro non era stupido purtroppo) e il suo era diventato un “soggiorno forzato”, come amava chiamarlo il direttore del campo. In pratica, era prigioniera, e le arpie di guardia avevano l’ordine di non lasciarsela sfuggire.
Così Adelaide si era dedicata anima e corpo alle sue passioni preferite: farsi gli affari degli altri, imparare nuove parolacce e dare il colpo di grazia al suo già inesistente senso del pudore. Veniva da un posto dove il linguaggio doveva essere aggraziato, specialmente quello di una signorina, e dove bisognava vestirsi praticamente con cinture di castità, così adesso la semidea aveva mandato a quel paese tutte quelle regole e aveva deciso di fare a modo suo. Inoltre, aveva iniziato a scavare nel passato di tutti i semidei del campo, uno per uno, si era praticamente fatta uno schedario personale.
Così, in quel momento, Adelaide era felice come una pasqua, aveva ricevuto inaspettatamente il suo biglietto di addio dal campo Mezzosangue. In realtà, c’era una cosa che la interessava dell’impresa. La solita cosa, il cattivo. La figlia di Menta voleva assolutamente sapere chi c’era dietro al furto del Vaso di Pandora, così da potersi guadagnare la sua fiducia. Era pronta a fare di tutto pur di ottenere il rispetto di una persona che aveva osato rubare in casa di Chirone, perfino a tradire i disagiati con cui si accompagnava.
Adelaide tirò fuori da sotto il suo letto nella cabina di Ade un enorme faldone dove aveva scritto le informazioni ricavate nel suo periodo di indagine sugli altri semidei, e iniziò a cercare quelle dei suoi compagni di viaggio.
Il primo che le capitò in mano fu quello della sua figlia di Atena preferita: Alexandra Melissa Caste, originaria di una famiglia ricca o nobile, ma sicuramente importante. La cara semidea odiava parlare del proprio passato, tanto che l’aveva costretta ad un inseguimento durato vari giorni, anche se non sembrava nascondere niente di compromettente. Adelaide si ripromise però di indagare meglio sulla questione.
Mise da parte il dossier di Alex e cercò gli altri dodici (ne aveva fatti due perfino per i romani), o meglio, gli altri undici. Neos era infatti riuscito a strapparle la promessa di non indagare sul suo passato in cambio di una speciale crema alla menta. Trovò quasi subito quello di Rebecca Cooper, detta Becky. La madre era un’attrice teatrale, il patrigno invece era un ricco imbecille. La povera figlia di Apollo non vedeva entrambi da molto tempo. Un tempo Adelaide si era accontentata di queste rivelazioni, ma decise di andare più a fondo anche con lei.
Toccò poi a Arthur Phantomive. Caso strano e isolato, il ragazzo aveva una famiglia completamente normale, ed era stato portato al campo dalla madre solo per proteggerlo dai mostri. Paradossalmente, quello che a prima vista sembrava il più misterioso dei suoi compagni era invece quello con il passato migliore. Sotto questo aspetto però anche Avery Moor era stata fortunata. Nemmeno di lei Adelaide sapeva moltissimo (quella ragazza aveva il dono di passare inosservata anche vestita da orso polare), solo che era stata adottata da una famiglia di buon cuore e che aveva ancora buoni rapporti con loro.
Quanto alla romana, beh, Fabiana Giada era muta come un pesce. Sia il senso letterale che in quello figurato. La ragazza era un osso duro, sapeva come tenere nascosto qualcosa. Adelaide era riuscita a strapparle a malapena qualcosa su un padre pittore, e dal suo sguardo aveva intuito che la sua infanzia non doveva essere affatto stata facile.
C’era poi il figlio di Mercurio. Cyrus Alyx era un ottimo ladro, il suo unico problema era che spesso rubava anche senza accorgersene. La figlia di Menta era certa che la sua cleptomania gli aveva procurato non pochi problemi a scuola, quanto alla madre… pare che fosse stata proprio la passione della donna per i furti ad attirare Mercurio, ma Adelaide non ne sapeva di più.
Anche di Blaine Anderson era stato difficile scoprire qualcosa. Il padre era sempre stato assente e il ragazzo era stato cresciuto dalla nonna, ma il ragazzo pareva nascondere qualcosa di importante.
Bizzarra era invece la famiglia del novellino Darren Enthrall: come madre una dea disoccupata, un figlio di Apollo per padre. Il ragazzo non aveva avuto problemi a parlarle della sua infanzia, di come idolatrava sua sorella e quanto la sua famiglia fosse legata a sua insaputa con gli dei.
Lou Sue West era stato uno degli ossi più duri. Aveva tentato un paio di volte di colpirla con i suoi pugnali di oro imperiale mentre cercava di estorcerle informazioni, ed era solo riuscita a intuire che la madre era una celebre presentatrice di Hollywood. Poi c’era ovviamente tutta la storia che aveva fatto una volta arrivata al campo, che tutti sapevano e nessuno diceva.
Da Mark Cooper (non era parente di Becky, di questo era certa) aveva ottenuto solo qualcosa su un padre non esattamente affettuoso,  mentre di Esmeralda Watch sapeva che la madre l’avrebbe volentieri spedita in Irlanda come un pacco postale.
Drake Watson era il tasto più dolente. Aveva cercato di parlargli per una settimana, ma lui l’aveva sempre fatta cadere addormentata e se ne era andato. Di sicuro non amava parlare del suo passato. Tuttavia Adelaide era riuscita a corrompere il satiro che l’aveva accompagnato al campo, il quale aveva detto di averlo trovato in un orfanotrofio.
Adelaide fissò i fogli che aveva in mano. Non era riuscita a farsi un quadro completo di quasi nessuno di loro, manipolarli attraverso la loro storia personale sembrava fuori discussione, perciò avrebbe dovuto provare altre strade.
Infilò pigramente i fogli nella sua valigia, già pronta da mesi, e si sdraiò sul suo letto. Nelle sue vene scorreva l’adrenalina al pensiero di poter finalmente conoscere un vero criminale, ma aveva anche paura di dover affrontare una delusione. E se colui che aveva rubato il Vaso di Pandora non avesse avuto realmente un piano preciso? Se non fosse stato malvagio come lei aveva auspicato? Effettivamente eguagliare il suo ultimo idolo sembrava quasi impossibile, in fondo lui era una leggenda per tutti quanti, ma non era sicura di volersi accontentare. D’altra parte la scelta era tra il ladro e il campo Mezzosangue, e non aveva alcun dubbio su chi si meritava la sua lealtà.
Però, nonostante i suoi buoni (o cattivi) propositi sul ladro del vaso, Adelaide non riuscì a fare a meno di perdersi un attimo nel suo passato, pensando con affetto a colui che aveva posseduto il suo cuore. Colui che lei aveva ammirato da lontano, e anche da vicino. Colui che però non era riuscita a vedere in faccia.
L’uomo che aveva davvero amato. L’uomo che forse le aveva piantato un coltello nello stomaco.
 
 
 
 
Darren e Becky avevano preparato i bagagli in fretta e furia e poi si erano diretta all’arena per allenarsi con la spada.
-Non posso credere di essere stato scelto per un’impresa!- al figlio di Selene quasi luccicavano gli occhi tanto era felice.
-Non so se sia esattamente una cosa positiva- commentò Becky, parando con facilità il suo colpo – Sei poco convinto, attacca con più aggressività-
-Ma non vorrei farti male- tentennò Darren
-Fidati, non riusciresti a colpirmi neanche volendo- ridacchiò Becky
-Comunque, perché sei così negativa?- le chiese il ragazzo tentando un secondo affondo, che venne fermato con altrettanta facilità del primo – Di solito sono io quello pessimista-
-Lo so- ammise la figlia di Apollo – Non fraintendermi, anch’io sono felice di poter dimostrare quanto valgo. È solo che… non so, ho come una brutta impressione. C’e qualcosa di strano in tutto questo. Il furto, le sparizioni, pensi che siano collegate?-
-Certo che lo sono- li interruppe un’arrogante voce maschile. Becky e Darren si voltarono di scatto, notando che Blaine li aveva raggiunti senza farsi notare.
Darren non sapeva bene cosa pensare del ragazzo. Come tutti gli altri figli di Afrodite lo trovava decisamente carino e abbastanza gentile. Ma aveva l’impressione che il ragazzo non fosse solo il vanitoso superficiale che appariva. C’era qualcosa in lui che lo faceva sembrare più intelligente di quanto lasciasse intendere, e soprattutto molto più arrivista e manipolatore. D’altra parte però, anche a lui piaceva riuscire a manipolare gli altri, perciò non poteva certo biasimare il ragazzo. Però non si fidava.
Dal sorriso amichevole che gli rivolse invece, Becky non pareva dello stesso avviso (o forse lo era ma non voleva darlo a vedere).
-Oh, ciao Blaine, vuoi unirti al nostro allenamento?- gli chiese amichevolmente
-No grazie, sono venuto qui proprio perché speravo di trovarci qualcuno di noi ad allenarsi- spiegò il ragazzo – Se non vi do fastidio potrei restare ad assistere-
A Darren parve di sentire un pizzico di lingua ammaliatrice nelle parole del ragazzo, fatto sta che improvvisamente aveva voglia che Blaine si fermasse a guardarli.
-Fai pure, non saremo certo noi a fermarti- rispose Becky – Ti dispiace se mentre parliamo continuiamo a combattere-
-No, figuratevi-
-Allora Blaine, stavi dicendo che secondo te il furto del Vaso di Pandora e le sparizioni dei Sette della Profezia sono collegati, o sbaglio?- chiese Becky, parando distrattamente un pigro affondo di Darren, che stava perdendo sempre più interesse nell’allenamento.
-In realtà ne sono completamente sicuro- spiegò Blaine, la modestia come al solito non era uno dei suoi tratti distintivi – Sicuramente il ladro ha fiutato l’occasione di liberarsi dei nemici più forti ancor prima di iniziare il suo piano e ne ha approfittato-
-E come pensi che abbia potuto avere la meglio sui migliori semidei di questa generazione?- chiese piccato Darren
-Questo è altamente opinabile- commentò il ragazzo – Non è detto che siano i migliori, semplicemente qualcuno ha pronunciato una profezia su di loro. Così come è successo a noi. In ogni caso, i sette della profezia, Di Angelo e quel pretore sono ben conosciuti in entrambi i campi, e probabilmente anche dai mostri. Probabilmente il rapitore si è servito dei loro punti deboli-
Darren era livido. Nessuno, assolutamente nessuno, poteva permettersi di dubitare della potenza di quei nove semidei. Prima che il ragazzo potesse replicare però, intervenne Becky.
-Sull’ultima parte concordo anch’io- ammise la figlia di Apollo – Credo che sia l’unica possibilità, anche se non ho idea di quali punti deboli avrebbe potuto usare-
La ragazza lo guardò e gli sorrise con fare furbo, come se aspettasse qualcosa da lui.
-Beh, che c’è?- chiese Darren perplesso – Ho qualcosa in faccia?-
-Beh, nessuno conosce e apprezza meglio di te quei tizi- gli fece notare Becky – Prova a fare un attimo mente locale, magari ti verranno in mente le loro debolezze-
-Buona idea- approvò Blaine – Ci servirà pensare come il nostro nemico-
-Ma…- Darren era riluttante – Non dovevamo allenarci?-
Con un fendente ben assestato, Becky fece volare via la sua spada e gli sorrise nuovamente: - Fatto! Ora siediti con me e pensa!-
I due ragazzi si sedettero sul campo d’addestramento, e vennero subito raggiunti da Blaine.
-Per quel che riguarda mia sorella- commentò il belloccio riferendosi a Piper – Credo che potrebbe aver usato suo padre. In fondo Gea l’ha già fatto una volta-
-Vero- ammise Darren – Lo hanno rapito per ricattarla, ma la loro strategia non ha funzionato-
-Sì, lei è un tipo leale- il figlio di Selene lesse l’ammirazione negli occhi di Blaine – Però potrebbero comunque averlo preso per attirarla da qualche parte-
-Che mi dite di Nico di Angelo?- chiese Becky – Credo di conoscere bene il suo punto debole. Abbiamo lo stesso padre-
-Senza dubbio, non c’è altra spiegazione- Darren incrociò le braccia, questa cosa dei punti deboli iniziava a piacergli – Attaccare Will Solace per danneggiarlo è il modo perfetto per gestirlo-
-E gli altri?- Becky aveva finito le idee, e anche Blaine non sapeva cosa dire.
-Beh, Reyna ha il pallino dell’autorità, ma potrebbero aver sfruttato anche i suoi trascorsi con il padre. L’unica cosa che mi viene in mente per Leo è che potrebbero aver rubato Festus o minacciato Calipso. Per gli altri è più facile. Mostra Nico ad Hazel e lei si porterà dietro anche Frank, mentre a Percy, Annabeth e Jason basterebbe vedere un amico in difficoltà-
-Amicizia- sbuffò Blaine – E poi dicono che rende più forti le persone-
-Tu non hai molti amici, vero?- lo punzecchiò Darren
-No, non ne ho mai sentito il bisogno- il figlio di Afrodite non diede segno di essersi offeso e si alzò da terra – Ora se volete scusarmi dovrei andare a terminare di prepararmi-
Tese entrambe le mani per aiutare i due a rialzarsi.  Becky lo ringraziò educatamente, ma si alzò da sola, mentre Darren, d’istinto, accettò la mano che il ragazzo gli porgeva.
Subito prima di lasciargli la mano Blaine gli fece l’occhiolino, in modo talmente spudorato che doveva trattarsi per forza di uno scherzo.
Poi voltò le spalle ai due e si allontanò a grandi passi. Darren restò a guardarlo andarsene e decise che il ragazzo gli stava simpatico anche se aveva denigrato le gesta dei suoi eroi. Ad impatto, Blaine sembrava una persona che era meglio avere dalla propria parte piuttosto che da quella degli avversari. Però c’era comunque qualcosa che gli sfuggiva in quel ragazzo, anche se non riusciva a capire di cosa si trattasse.
-Che tipo, eh?- commentò Becky – Un po’ narcisista, però è simpatico-
-Non avrei saputo definirlo meglio- commentò Darren – Comunque voglio la rivincita!-
 
 
 
 
-Sapevo che saremmo dovuti venire più tardi-
Arthur e Mark avevano finito in fretta di preparare i propri bagagli e, non avendo più altro da fare, si erano diretti subito al capannone segreto dei figli di Efesto, da dove sarebbe partita alla chetichella (il figlio di Ade avrebbe tanto voluto sapere come avrebbe fatto una nave volante a passare inosservata) l’impresa.
-Beh, cosa volevi fare?- domandò retorico Mark – Volevi salutare i tuoi amici? A parte il fatto che si staranno ancora picchiando nella foresta, non credo che tu abbia molti saluti da fare-
-Okay, non c’è bisogno di passare agli insulti personali- sbuffò Arthur annoiato.
Lui e il figlio di Atena erano seduti sull’erba, la schiena appoggiata ad un albero, mentre poco lontano Chirone e Rachel discutevano di alcuni dettagli della missione.
Arthur si stava decisamente annoiando, così, muovendosi poco alla volta, toccò con la spalla con fare quasi casuale quella di Mark. Il figlio di Atena odiava il contatto fisico, mentre Arthur lo adorava, specialmente se era stanco o annoiato, così spesso il ragazzo si inventava gli stratagemmi più disparati pur di poter toccare Mark.
-Allora- cominciò giusto per evitare di restare in silenzio – Che ne pensi di questa storia dell’impresa?-
-Bah, almeno spezzerà questa routine- commentò come se si trattasse di un pic-nic – Anche se la compagnia non è delle migliori, specialmente Alex-
Arthur iniziò seriamente a pensare che il ragazzo avesse un complesso di inferiorità nei confronti della sorella, ma decise di non dirglielo. Aveva iniziato a provare a gestire la sua lingua e a non dire tutto quello che pensava.
I primi ad arrivare e a raggiungere Chirone furono i due romani, Cyrus e Fabiana, puntuali come orologi svizzeri. Arthur li trovava simpatici, soprattutto lui, dopo lo sfogo che aveva fatto davanti a tutti.
-Okay, parli dei miei pochi amici, ma anche tu non scherzi!- Arthur ignorò i semidei romani e continuò il discorso con l’amico – Dovresti seriamente aprirti di più. Senti, non possiamo continuare così, con questi dodici tizi saremo costretti a convivere ogni giorno e a collaborare, quindi ci conviene anche andarci d’accordo, non credi?-
-Se lo dici tu- Mark non sembrava troppo convinto, e si limitò ad alzare le spalle.
-Questo è lo spirito giusto- ironizzò Arthur – Dai, sono certo che non possono essere antipatici tutti e dodici. Tutti hanno dei lati positivi!-
Con il pessimo tempismo che neanche nelle peggiori commedie romantiche, tanto per smentirlo, arrivarono Drake e Lou Sue, uno da una parte e l’altra da quella opposta. I due provavano l’uno per l’altra la stessa simpatia che Adelaide avrebbe provato per un pacifista, e non lo nascondevano minimamente.
-Okay, quei due non sono esattamente il migliore degli esempi, te ne do atto- ammise Arthur con un sorrisetto rassegnato – Ma sono certo che tutti gli altri hanno almeno un lato positivo-
-Guarda che lo so, non sono così stupido- intervenne Mark – Stavo solo pensando a questa impresa. C’è qualcosa di profondamente sbagliato!-
-La presenza di Adelaide?- chiese ironico (ma neanche tanto) Arthur.
-Sono serio- lo zittì l’altro – Cos’ha di così importante il Vaso di Pandora? Se non ricordo male lo aveva lo stesso Crono ai suoi tempi, ma Prometeo l’ha regalato a Percy Jackson, che a sua volta lo ha affidato ad Estia. Se avesse avuto una possibilità di usarlo, Crono l’avrebbe fatto, non credi-
-Effettivamente- ammise pensieroso Arthur, il discorso filava – Forse Crono non ne aveva intuito le potenzialità, o non era in grado di farlo funzionare-
-Già, forse- sorrise amaramente Mark – E forse i sette della profezia sono stati rapiti! Per quel che ne sappiamo potrebbero anche impegnati in una riunione super segreta o magari stanno partecipando ad un reality show-
-Di questo dubito fortemente, gente come Jackson non vincerebbe mai- commentò Arthur
-Arthur, stavo scherzando- precisò il figlio di Atena – Intendevo solo dire che non abbiamo certezze, neanche mezza. Non sappiamo dove andare, né tantomeno cosa fare. Non sappiamo chi sia il nostro nemico né dove si nascondano i nostri alleati! Non abbiamo nessuna idea, niente di niente, e Chirone pretende che noi risolviamo tutta la faccenda!-
-Sono certo che se Chirone avesse avuto degli indizi ce li avrebbe comunicati- assicurò Arthur – Credo che lui sia spaventato come tutti noi. Siamo semidei, il pericolo è il nostro mestiere, ma questo è davvero troppo. È il terzo cattivo psicopatico che si mette in testa di fare chissà che cosa. Le prima volta è toccato a tutto il campo Mezzosangue combattere, la seconda volta è toccato ai sette della profezia. Adesso tocca a noi, i quattordici allo sbaraglio-
Mark si lasciò sfuggire quasi involontariamente un sorriso. Nel frattempo stavano iniziando ad arrivare anche gli altri, Blaine ed Esmeralda accompagnati da Neos ed Avery. Arthur non lo avrebbe mai ammesso, ma era sicuro che tra la figlia di Ecate e il vanesio ci fosse qualcosa, e li trovava già adorabili. Quanto agli altri due, trovava Neos un pelino troppo superficiale, mentre non riusciva minimamente ad inquadrare Esmeralda.
Adelaide giunse saltellando allegramente, sembrava Heidi che saltellava felice tra i monti, mentre Darren e Becky, la quota allegria del gruppo, arrivarono in leggero ritardo.
Arthur capì che presto sarebbero dovuti partire, ma capì anche che aveva più che mai voglia di restare spalla contro spalla con Mark. Con fare impacciato ed imbarazzato, il ragazzo tentò di appoggiare con nonchalance la testa sulla spalla dell’altro, che stranamente lo lasciò fare. Arthur doveva ammettere che era incredibilmente comodo.
-Che state facendo?-
La voce di Alex riscosse entrambi, che si alzarono di scatto come se li avessero beccati a rubare qualcosa.
-Niente, aspettavamo voi- si giustificò Mark
-Ma sono già tutti laggiù- gli fece notare la sorella
-Oh, giusto- balbettò Mark – Beh, allora andiamo anche noi, no?-
Fortunatamente Alex non fece altre domande, anche se Arthur la notò intenta a lanciare loro occhiate maliziose, e i tre raggiunsero Chirone e il resto del gruppo.
-Bene, siete tutti?- domandò il centauro. Pur di farli partire mentre gli altri erano distratti aveva addirittura mandato dei satiri e ritardare la fine dell’Assedio – Allora credo proprio che sia giunto il momento di partire. Non dovrete preoccuparvi della rotta, c’è il pilota automatico, e grazie alla Foschia questa nave sembrerà una grossa nuvola. Vi porterà dove dovete andare e non vi farà scoprire da nessuno-
-Fate attenzione ragazzi- raccomandò loro Rachel – Riportatemi i miei amici, prendete a calci qualche sedere di mostro e salvate il mondo! Nessuna pressione, mi raccomando-
-Io avrei una domanda, prima di partire- commentò Alex – Chi sta vincendo l’Assedio?-
-Ve lo faremo sapere tramite messaggio Iride- rispose irritato Chirone – Però sarebbe il caso di non distrarsi troppo dalla vostra missione, quindi evitate di pensare a simili sciocchezze-
Alex incrociò le braccia, offesa perché Chirone aveva bollato il suo prezioso Assedio come una sciocchezza.
-Bene, ora potete montare a bordo- spiegò Chirone – La nave è progettata per partire ad un mio segnale. Se volete potete anche rivolgere un saluto al campo, ovviamente-
Non aveva neanche finito la frase, che già molti dei ragazzi si apprestavano a salire a bordo della nave, ignorando completamente il campo Mezzosangue. Le uniche eccezioni erano Darren, Becky, Drake ed Alex, che guardarono verso le cabine con nostalgia.
Dal canto suo, Arthur guardò per terra. Di solito suo padre lo stressava sempre perché si sentiva in dovere di fare il genitore presente, cosa che non aveva fatto né con Nico (chiuso in un casinò per quarant’anni), né tantomeno con Hazel (che era stata per molto tempo in un posto ben peggiore). Eppure in quel frangente né lui né nessun altro dio era intervenuto. Rachel non aveva parlato di colloqui con Apollo, e  nessuno degli altri aveva menzionato minimamente eventuali contatti con i loro genitori. Che anche gli dei fossero preoccupati per il furto del vaso e si fossero barricati nell’Olimpo? In quel caso sarebbero stati veramente guai seri.
Ripensò ancora a come era finito in quella storia, solo perché aveva seguito Drake e Lou Sue. Di solito era normale amministrazione per i semidei partire per un’Impresa, ma quella era una cosa ben diversa. Inoltre, dagli sguardi di terrore degli altri ragazzi non poté fare a meno di intuire che nessuno aveva molta esperienza in cose del genere, e che forse si erano appena resi conto di ciò che stavano per fare. Esattamente come lui.
Quando tutti furono a bordo, nessuno dei quattordici ragazzi pronunciò una parola. Fu il “Tornate vittoriosi! Partenza!” di Chirone a rompere il silenzio, seguito dal suono che fa una nave volante quando si stacca dal suolo.
Improvvisamente, anche Arthur sentì tutta la responsabilità di cui il centauro e l’oracolo li aveva appena insigniti. Non poteva più fuggire né nascondersi, tutto era appena diventato realtà. Da quel momento in poi, i ragazzi potevano solo continuare ad andare avanti.
La prima a parlare fu Becky, forse sentendosi in dovere di cercare di risollevare il morale del gruppo.
-Beh, siamo partiti- commentò, come se qualcuno potesse non essersene accorto.
Arthur si lasciò sfuggire un sorriso, che rischiò di diventare una risata isterica.
Erano proprio partiti.
 
 
 
Angolo autore (che si scusa).
Scusate il ritardo, mi dispiace davvero, perdono.
E così per i nostri eroi (si fa per dire) è iniziata l’avventura vera e propria! Prima tappa, casa di Sally Jackson. Chissà cosa ci troveranno!
Ah, nella fretta degli scorsi capitoli non ho messo i prestavolto dei nostri personaggi, ed essendo io un incapace che non sa mettere le immagini li citerò direttamente.
 
Drake Watson: Jamie Cambell Bower
Mark Cooper: Joshua Antony Brand
Esmeralda Watch: Ariana Grande
Arthur Phantomive: Asa Butterfield
Neos Handmaid: Chris Colfer
Darren Enthrall: Cody Christian
Adelaide Mavis Fisher: Astrid Berges Frisbey
Rebecca Cooper: Emma Stone
Fabiana Giada Muti: Amy Mason
Blaine Anderson: Dylan Sprayberry
Cyrus Alyx: Aaron Taylor-Johnson
 
Come potete notare ne mancano tre, ma di due di esse ho solo foto ( che dopo un paio di tentativi ho paura anche solo a provare a mandare) mentre del terzo neanche quella.
Comunque, detto questo, spero che il capitolo vi sia piaciuto e che mi perdoniate il ritardo.
L’Uragano Temporale
 
 
 
 

Ritorna all'indice


Capitolo 6
*** Litigi, viaggi sui Pegasi e biscotti azzurri ***


Drake non aveva detto nulla quando gli avevano proposto di partire per una missione pericolosissima, non aveva battuto ciglio quando gli avevano presentato davanti quella trireme greca volante, e non aveva protestato (o almeno non più di tanto) nel sapere chi sarebbero stati i suoi compagni di viaggio. C’era però una cosa su cui non aveva nessuna intenzione di mollare il colpo: l’assegnazione delle stanze.
Nel riprogettare le stanze, quei geniacci dei figli di Efesto avevano deciso di mantenerne sette come nel progetto originale, in onore dei Sette della Profezia, e così i quattordici ragazzi furono costretti ad organizzare delle coppie.
La prima cosa che apparve chiara a tutti fu che erano sette maschi e sette femmine, e perciò ci sarebbe dovuta essere una camera mista. I prescelti per stare insieme furono Alex e Mark (con sommo gaudio di quest’ultimo), in quanto fratelli.
Poi, si era scatenato l’inferno.
I due figli di Atena si erano saggiamente dileguati con la scusa di andare a sistemare i bagagli, mentre gli altri dodici avevano continuato la discussione, che sarebbe benissimo potuta andare avanti per ore.
Il problema più serio era che nessuna delle ragazze voleva stare in stanza con Adelaide, per paura che la psicopatica le aggredisse nel sonno o cercasse di fare strani esperimenti di clonazione con i loro spazzolini. Drake non poté che essere d’accordo con loro, la figlia di Menta inquietava molto anche lui.
Quanto ai ragazzi, Arthur dichiarò che avrebbe preferito buttarsi fuoribordo piuttosto che dividere la cabina con qualcuno di loro, Neos pretese almeno un armadio intero tutto per sé, Darren disse che gli sarebbe andato bene anche dormire sul ponte se proprio doveva, Blaine cercò di usare la lingua ammaliatrice per farsi assegnare la stanza più grande mentre Cyrus guardò tutta la discussione ridendo di loro sotto i baffi.
Alla fine, fu Esmeralda a sbloccare definitivamente la situazione.
-Okay, mi sono stancata!- commentò insofferente la ragazza – Io mi prendo Avery come compagna!- continuò afferrando il polso della figlia di Ecate, una ragazza anonima come una goccia d’acqua nell’oceano.
Senza dare neanche il tempo alla ragazza di aprire la bocca, Esmeralda la portò via con sé per scegliere la stanza.
-Sì, anch’io comincio ad annoiarmi- le fece eco Becky – Che ne dici Fabiana, ti va di essere compagne di stanza?-
La muta non poté che accettare, dato che le altre due possibilità erano Adelaide e Lou Sue. Le due ragazze rimaste si guardarono, la figlia di Menta con un sorriso inquietante e l’altra con una smorfia insofferente.
Toccò poi ai ragazzi: Cyrus scelse Blaine, forse reputandolo il meno fastidioso tra tutti, e Arthur disse che Darren non poteva poi essere così male come compagno.
Quindi a Drake non rimase che Neos. Il figlio di Ebe non sembrava poi così male, forse era solo un filino troppo superficiale, ma Drake sperò che non volesse davvero un armadio tutto per sé.
Neanche cinque minuti dopo però, il figlio di Morfeo dovette prendere atto del fatto che invece lo voleva per davvero.
-Hai altro in quella valigia a parte i vestiti?- chiese Drake, che si era subito gettato sul letto della loro stanza – Che so, un’arma, il manuale di come sopravvivere fuori dal campo… un cervello…-
Per tutta risposta, Neos tirò fuori dalla valigia un chackram e una balestra: - Certo che ho altro- commentò con un sorriso – Vuoi provarle?-
-Passo, grazie- Drake cercò di non darlo a vedere, ma era colpito dal fatto che il ragazzo sapesse usare un’arma come un chackram, di cui lui al massimo sapeva pronunciare il nome – Sei davvero strano, sai? Fai tanto il raffinato e il modaiolo, con i tuoi simpatici cricetini, e poi viene fuori che sei il fratello di Xena-
-Io sono raffinato e modaiolo- precisò Neos – Però non mi piace farmi cogliere impreparato, tutto qui-
Drake vide per la prima volta il suo compagno di stanza sotto una nuova luce. Conosceva di vista Neos al campo, era famoso per essere superficiale e perché odiava il bullismo, ma non aveva mai sentito parlare del fatto che andasse in giro con armi simili. Non lo avrebbe mai ammesso, ma quello fu il primo moto di rispetto che provò per uno dei suoi compagni di impresa.
Il ragazzo si guardò intorno nella stanza, e la prima cosa che notò fu che non c’era da nessuna parte un sacco a pelo o un materassino gonfiabile, niente che assomigliasse vagamente ad un letto, e quello dove lui era sdraiato era chiaramente singolo.
-Spero che tu ti sia portato un sacco a pelo- sbuffò il figlio di Morfeo
-Certo che ce l’ho- sorrise Neos, tirando fuori anche quello dalla valigia (Drake iniziò a pensare che l’avesse rubata a Mary Poppins) – Dormi tu per terra, giusto? Sei il figlio del dio del sonno, non dovresti avere problemi, no?-
-Che vuol dire?- domandò Drake, alzando pigramente la testa dal cuscino – Dato che sei il figlio della dea della giovinezza allora non invecchi?-
-Mi piace pensare che la magia di mia madre mi protegga dalle rughe- commentò Neos – Non provare a cambiare argomento comunque! Io ho bisogno di fare il mio sonno di bellezza!-
-E se ne avessi bisogno anch’io?- chiese con un sorrisetto Drake
-Ma per piacere, si nota chiaramente che non ti curi del tuo aspetto personale!-
-Come scusa?- Drake si mise a sedere sul letto, leggermente offeso da quelle affermazioni – Guarda che al campo è pieno di gente che mi trova carino-
-Frequenti ottimi bugiardi allora- lo prese in giro Neos – Perché, invece di litigare, non ci giochiamo il letto con un regolare duello?-
-Ci sto!- Drake si alzò di scatto, pregustando la vittoria. Gli sarebbe bastato toccare Neos per farlo addormentare e vincere senza problemi – Dove e quando?-
-Proprio qui e proprio ora- rispose pronto il modaiolo – Abbiamo dieci minuti per mettere tutto a posto prima della riunione con gli altri. Basteranno e avanzeranno!-
-Concordo, mi basteranno eccome per sconfiggerti!- tanto per fare scena, Drake estrasse la sua spada, proprio mentre Neos afferrava la balestra.
Dieci minuti dopo, un sorridente Neos ed uno scornato Drake raggiunsero gli altri nella sala riunioni per fare il punto della situazione. Quell’imbroglione non gli aveva neanche dato l’opportunità di avvicinarsi, lo aveva steso con una freccia soporifera (certo, lui voleva fare la stessa cosa, ma non era il caso di guardare il capello). In ogni caso Drake aveva dovuto ammettere la sconfitta.
Non appena vide gli altri, iniziò subito a studiarne le espressioni per capire se anche altri avevano riscontrato gli stessi suoi problemi con i compagni di stanza. Lou Sue guardava Adelaide con lo stesso amore con cui Tom avrebbe guardato Jerry, ma la figlia di Menta se ne infischiava senza troppi problemi, e si era stravaccata su una sedia, la cintura, pardon, la minigonna, che lasciava scoperte le gambe nude. Nessuno dei ragazzi, neanche i due bisessuali e l’unico etero sembrava dare troppa importanza a questo particolare. Mark si teneva quanto più possibile lontano dalla cara sorella, mentre Becky stava coccolando il cane della sua compagna di stanza, che Fabiana aveva insistito per portare con sé. Avery parlava amichevolmente con Esmeralda (la cosa più strana della scena era che la figlia di Ecate sapeva parlare), e lo stesso faceva Blaine con Cyrus. Arthur stava ignorando Darren, ma in fondo il figlio di Selene era ancora vivo, perciò i due dovevano andare abbastanza d’accordo.
-Bene, ci siamo tutti!- notando che erano arrivati anche loro, Alex cercò di riportare una parvenza d’ordine tra gli altri – Quindi credo che sia giunto il momento di mettere in chiaro alcune cose-
-Se provi a risollevare la questione del capitano ti lancio fuoribordo- commentò subito Arthur
-No, intendevo parlare di un'altra cosa- spiegò Alex – Parliamoci chiaro: noi non ci conosciamo così bene, alcuni di noi neanche si sopportano a vicenda, e nessuno ci chiede di diventare amici in questo viaggio! Se si trattasse solo di noi, saremmo liberi di litigare e fare tutte le cavolate che vogliamo, ma qui c’è in gioco qualcosa di più grande! Si tratta di salvare nove persone che sono state rapite, di fermare un ladro psicopatico che ha rubato un manufatto potentissimo, si tratta di riportare la pace in entrambi, quella pace che abbiamo cercato per anni e che è durata quanto un soffio di vento! Perciò, io non vi sto chiedendo di fare un cerchio dell’amicizia, non voglio che tra voi ci sia rispetto e simpatia reciproca, io vi imploro di collaborare! Solo così potremo salvare qualcuno, e salvare noi stessi, da questa impresa impossibile!-
Per poco non partì l’applauso. Drake dovette riconoscere che la tipa aveva notevoli capacità di dialettica, e sapeva bene come prendere gli altri. La romana scrisse brava una decina di volte sul suo taccuino, Esmeralda sorrise fiduciosa ad Alex, Becky le disse che avrebbe potuto tenere una serie di discorsi motivazionali per semidei, Neos si lasciò sfuggire davvero un battito di mani, perfino Lou Sue dovette ammettere che il ragionamento era buono e giusto.
-Okay, messo in chiaro questo direi di passare oltre- propose Blaine – Per esempio, non possiamo presentarci tutti a casa di Sally Jackson- spiegò il ragazzo – Io propongo di dividerci in due gruppi, metà di noi andrà a casa sua mentre l’altra metà rimarrà sulla Argo-
-Mi sembra giusto- ammise Alex – Ma come faremo a scegliere chi mandare?-
Drake capì che stava per ripetersi il delirio dell’assegnazione delle stanze, e capì anche che per nessuna ragione al mondo si sarebbe voluto trovare nei panni della diplomatica Alex.
 
 
 
Alex intuì subito di aver detto una grande cavolata.
Dopo il successo del discorso sulla collaborazione, la figlia di Atena credeva di essersi guadagnata un po’ di rispetto, ma poi, nel chiedere i criteri della scelta, aveva dimostrato debolezza, e subito la conversazione era ripiombata nel caos.
Anche se Chirone aveva detto che non ci sarebbe stato nessun capo, la ragazza sapeva che qualcuno avrebbe comunque dovuto prendere in mano le redini della situazione per evitare che l’impresa naufragasse ancora prima di cominciare. Il centauro aveva anche detto che la nave sarebbe arrivata a casa di Sally Jackson soltanto il giorno dopo, perciò Alex aveva pensato di mettere subito le cose in chiaro con gli altri, prima che scoppiassero litigi o guerre interne.
Il risultato? Evidentemente non era brava a parlare tanto quanto ad elaborare strategie.
Quasi tutti si proposero per andare dalla madre di Percy, e iniziarono subito ad elencare ciascuno le proprie ragioni, tutti a voce rigorosamente altissima.
-So come rassicurare una persona preoccupata- assicurò Becky, anche se Alex non era certa che cantare una canzoncina ad una madre preoccupata avrebbe funzionato.
-Ho raccolto un sacco di informazioni su di lei!- commentò Darren. No, la cosa non sembrava affatto stalking, assolutamente no.
-Mi piacerebbe provare il suo famoso cibo blu- ammise Cyrus. Beh, se non altro era sincero.
-Okay, basta!- Alex alzò le mani per riportare il silenzio, ma nessuno le badò. Allora la figlia di Atena rivolse uno sguardo implorante a Blaine.
-E va bene- il figlio di Afrodite si strinse nelle spalle – State zitti!- urlò poi, infondendo nelle sue parole la giusta quantità di lingua ammaliatrice. Un istante dopo non parlava più nessuno.
-Grazie- sorrise Alex – Mi piacciono le persone collaborative. Allora, cercate di seguire il mio ragionamento: stiamo per andare in casa di una persona disperata, che ha saputo da poco della sparizione di suo figlio-
-Dovrebbe esserci abituata, in realtà- commentò Mark, ottimista come sempre – Sono più le volte in cui suo figlio è in pericolo che quelle in cui non rischia nulla-
-In ogni caso- Alex fece finta di niente – Dobbiamo cercare di mostrarci come delle persone affidabili e con la testa sulle spalle. Non possiamo presentarci brandendo pugnali dorati o con delle aure di morte intorno-
-Ogni riferimento è puramente casuale, giusto?- domandò ironico Arthur
-Quindi, propongo di mandare da Sally Jackson i sette più rassicuranti e diplomatici- spiegò la figlia di Atena – Drake e Lou Sue per esempio, non ci tengo a vedervi distruggere una casa per un litigio. Resterete entrambi qui, qualche obiezione?-
Nessuno, neanche i diretti interessati, alzò la mano, così Alex decise di andare avanti.
-Direi invece che dovrebbero andare senza dubbio Becky- commentò guardando la rossa, che annuì energicamente – E anche Darren, anche se eviterei di menzionare troppi particolari sul fatto che conosci tutto della vita di Percy-
-Non sono così stupido-
-Ho i miei dubbi- ridacchiò Becky dandogli una gomitata amichevole.
-Manderei anche Blaine, che potrebbe tornare utile con la sua lingua ammaliatrice, Neos, Fabiana e Cyrus, che sinceramente mi danno molta fiducia-
-E il settimo dovresti essere tu?- chiese acida Esmeralda, che fino ad un attimo prima stava parlando amichevolmente con Blaine. Ad Alex venne il serio dubbio che la ragazza fosse bipolare, ma evitò di esternare la cosa.
-Personalmente, io manderei Avery- rispose la figlia di Atena, stupendo se stessa prima di tutti. Pur di non darla vinta al tono polemico di Esmeralda, aveva cambiato idea all’ultimo minuto – Io preferisco rimanere qui a controllare la situazione. Che ne dite?-
-A me sta bene- ammise Mark – Resto volentieri a bordo-
-Io pure- gli fece eco Arthur.
Alex sentì diversi risolini provenire dagli altri, e lei stessa dovette sforzarsi per non sorridere maliziosa. Quei due sembravano una coppia sposata in luna di miele, e loro erano gli unici a non rendersene conto.
Adelaide era troppo occupata a tempestare di domande (sicuramente inopportune conoscendo il tipo) la povera Fabiana, che la guardava con il chiaro intento di buttarla fuori bordo, e si limitò a mormorare distrattamente un “Fate come volete”, e anche Esmeralda era d’accordo.
-Allora è deciso- proclamò Alex – Beh, la seduta è tolta- aveva sempre voluto dirlo – Potete andare, ma vedete di non stancarvi troppo, domani arriviamo a destinazione-
-Ricevuto capitano!- commentò Drake, facendo il saluto militare.
Quasi tutti i ragazzi uscirono dalla stanza, e Alex poté finalmente lasciarsi cadere a peso morto sulla sedia, stremata. Odiava dover fare quella responsabile e la maestrina, ma qualcuno doveva pur farlo.
-Non è facile gestire quattordici ragazzi testardi, eh?- le chiese una voce maschile
-Eh già- approvò Alex senza pensarci. Poi però si rese conto di aver appena risposto a qualcuno, e alzò la testa per vedere di chi si trattava.
Cyrus e Fabiana si erano seduti accanto a lei, ed entrambi le sorridevano fiduciosi.
“Te la sei cavata bene, dopotutto” le scrisse Fabiana “ Hai tenuto in pugno la situazione e hai saputo riprenderla quando rischiava di sfuggirti”
-Grazie- Alex iniziò a giocherellare con una ciocca dei suoi capelli, imbarazzata dai complimenti – Ad un certo punto pensavo di averli persi-
-Sì, in effetti ci sono un paio di elementi “difficili”- commentò Cyrus con i suoi soliti toni pacati, dato che difficile non era esattamente la parola che la figlia di Atena aveva in mente – Ma credo che potremmo addirittura cavarcela-
-Dite?- chiese perplessa – Io non ne sarei così sicura: abbiamo una stalker, un paio di sociopatici, megalomani, bipolari, invisibili, insopportabili, poco collaborativi…-
-Beh, se ci pensi noi non siamo poi tanto meglio, no?- chiese Cyrus sorridendo fiducioso.
“Una muta, un ladro ed una maniaca del controllo” scrisse Fabiana, dando manforte all’amico  “Sulla carta, nessuno di noi ispira troppa fiducia”
-In effetti- ammise Alex alzando le spalle – Non ci resta che sperare ragazzi. I vostri genitori di solito ascoltano le vostre preghiere-
“Non mia madre” chiarì subito Fabiana Giada, scrivendo in fretta e furia.
-Mio padre abbastanza- Cyrus sembrava decisamente più rilassato della rossa – Ma non mi piace chiedergli troppo-
-Lo stesso vale per me, preferisco combattere da sola le mie battaglie- ammise Alex – Ma in questo caso un po’ di aiuto non può che far bene-
-A proposito di questo- commentò il figlio di Mercurio – Qualcuno di voi ha più avuto notizie da qualche dio dopo gli ultimi avvenimenti-
-No, io no- ammise Alex, mentre Fabiana scriveva “Nemmeno io”
“Non trovate che sia strano?” scribacchiò la figlia di Tacita Muta “Non è che di solito gli dei siano dei gran chiacchieroni, però di solito non ignorano così i loro figli”
-Già- ammise pensierosa Alex – Spero solo che non sia per via di questa situazione-
-In quel caso, ci sarebbe molto di cui preoccuparsi-
-Ah no, basta con le preoccupazioni- sbottò Alex – Credo proprio di essermi preoccupata abbastanza per oggi, e non ho nessuna intenzione di continuare così! Tra l’Assedio e questa partenza lampo non ho avuto un attimo di riposo, e adesso sono stanchissima. Perciò, per una volta, ho deciso che ignorerò questo ennesimo brutto segno e me ne vado in camera mia!-
E mentre Cyrus e Fabiana la fissavano come se fosse diventata improvvisamente una marziana, la figlia di Atena uscì dalla stanza, pronta a buttarsi sul letto e potersi finalmente riposare un po’.
 
 
 
 Quando si svegliò e si ricordò di dove si trovava, Darren quasi balzò in piedi di scatto. Arthur aveva detto di soffrire d’insonnia, e gli aveva quindi concesso l’uso del letto. Il figlio di Selene trovò infatti il compagno di stanza quasi collassato sul pavimento, come se si fosse addormentato di botto. Il ragazzo non poté fare a meno di notare che da addormentato Arthur era adorabile, salvo poi pentirsi un secondo dopo di aver pensato una cosa simile (a volte gli capitava di sentirsi attratto fisicamente da una persona senza motivo, gli era già successo anche con Blaine e con Adelaide).
In amore Darren non era esattamente la persona più ferrata a cui rivolgersi. Diceva sempre di non volere storie serie e di potersi divertire, ma si ritrovava sempre ad essere geloso del proprio partner in maniera decisamente esagerata. Tendeva quindi ad evitare l’argomento il più possibile.
Presto il suo imbarazzo venne spazzato via dal pensiero del compito che lo aspettava quella mattina. La sua ammirazione per i sette della profezia ( che effettivamente sfociava un pochino nell’ossessione) lo portava a voler sapere il più possibile sulla loro vita. Aveva quindi sentito parlare diverse volte di Sally Jackson, da tutti dipinta come una delle persone più buone che avessero mai conosciuto, una donna che era riuscita a conquistare perfino Poseidone, nel periodo in cui aveva promesso con i suoi fratelli di non fare più figli con i mortali. Non vedeva l’ora di conoscerla.
Fu quindi un Darren di ottimo umore quello che si presentò nella sala mensa della Argo II, che trovò ancora semivuota. Gli altri sei ragazzi scelti per andare dalla madre di Percy stavano già facendo tutti colazione, mentre di quelli che sarebbero rimasti a bordo c’erano solo Alex e Lou Sue.
-Buongiorno Darren- canticchiò allegramente Becky, notando la sua euforia – Ti sei svegliato con la luna giusta stamattina?-
Becky stava senza dubbio riferendosi al fatto che Darren era un vero lunatico, proprio letteralmente. Quando era luna nuova, il figlio di Selene diventava acido e intrattabile, ma il suo umore migliorava sempre più fino ad arrivare alla luna piena, in cui in pratica diventava una versione maschile di Heidi. Dopo la luna piena però il suo umore iniziava a peggiorare, toccando il fondo con la luna nuova, per poi iniziare a risalire. In quel periodo la luna era crescente, e il carattere di Darren migliorava ogni giorno di più.
-Sì, decisamente- ridacchiò il ragazzo – Mi sento pronto per la nostra missione-
-Missione mi sembra un parolone- commentò maligna Lou Sue – Dovete parlare con la madre di Percy, non terminare le dodici fatiche-
-Intanto noi mangeremo dei biscotti blu- ribatté Darren. Il cibo azzurro di Sally era un’altra delle cose di cui aveva sentito parlare e che non vedeva l’ora di provare.
-Contenti voi- rispose stranita la figlia di Zeus
-Lasciala stare, è tutta invidia- scherzò Neos – In realtà non vedeva l’ora di poter provare a mangiare qualcosa di azzurro-
-Già, scommetto che è proprio così- ironizzò Blaine – Comunque, Alex ci ha detto che la Argo è attraccata stamattina esattamente sopra il palazzo dove vive la famiglia Jackson. Pare che ci toccherà farci portare a terra dai Pegasi delle stalle-
-Non so cosa la Foschia farà vedere agli umani- commentò Becky – Ma non vorrei assolutamente essere nei loro panni. Forse scambieranno i pegasi per dei piccioni giganti-
-In realtà vorrei cercare di mimetizzarci completamente- spiegò Avery – Potremmo fingerci paracadutisti, ma non saprei proprio come spiegare il viaggio di ritorno-
-Aspetta, tu sai manipolare la Foschia?- chiese ammirato Darren
-Ehi, sono pur sempre una figlia di Ecate- si schermì subito la ragazza
-Anch’io la so manipolare un po’, ma non sono ancora così bravo- ammise il figlio di Selene – Però trovo che sia un potere fantastico-
-Manipolare le persone facendo loro credere di aver visto cose completamente diverse?- chiese retorico Blaine – Ammetto che pure io trovo che sia una capacità invidiabile-
Secondo Darren, per uno come Blaine la lingua ammaliatrice era più che sufficiente come potere. Già era un grande manipolatore di suo, se poi ci metteva anche il controllo della Foschia… non che il ragazzo reputasse sempre scorretto ingannare gli altri, a volte lo faceva anche lui. E lo trovava anche divertente.
-Pensi che il mio sia un bel potere?- chiese imbarazzata Avery, sembrava quasi desiderosa di cambiare argomento – Si vede che non conosci quello di Neos. È praticamente invulnerabile-
-Non esagerare Avery- il figlio di Ebe guardò storto l’amica, forse perché l’aveva tirato in mezzo al discorso – Guarisco in fretta, tutto qui. E voi invece, avete ereditato capacità particolari dai vostri genitori?-
A Darren quel tipo di discorsi piaceva pochissimo. Non era lontanamente forse quanto gli altri semidei, da sua madre aveva ereditato poco o niente. Becky sapeva bene quanto la cosa lo mettesse in imbarazzo, perciò si mise subito a parlare delle sue capacità, così da distogliere l’attenzione da lui.
-Io… so cantare- ridacchiò la figlia di Apollo – Cantando influenzo l’umore delle persone, e posso migliorarlo o meno, dipende dalla canzone che scelgo-
-Wow, hai mai potuto cantare in vita tua almeno una canzone triste?- chiese Blaine
-Solo quando sono da sola- Becky alzò le spalle – Ed è un vero peccato. Le canzoni di Adele mi vengono magnificamente-
-Però, è un potere magnifico- la lodò Neos – Saresti in grado di ammansire anche i mostri?-
-Non saprei- rispose la ragazza – Forse con l’aiuto di un figlio di Afrodite…-
-Non vedo l’ora di poterci provare- garantì Blaine con un sorriso  
-E tu Darren, quali sono i tuoi poteri da figlio di Selene?- chiese incuriosita Avery
-Ehm… niente di che in realtà- ammise il ragazzo – So influenzare l’acqua, ma in confronto ai figli di Poseidone sembro un prestigiatore fallito-
-L’importante è l’ottimismo- ironizzò Neos – Guarda che a me sembra una bella capacità-
-Glielo dico anch’io, ma lui non mi crede mai- rincarò Becky
La ragazza notò poi che Cyrus e Fabiana si erano seduti da soli ad un capo del tavolo, e con la sua solita delicatezza,  la ragazza si mise ad urlare:– E voi due perché ve ne restate lì in disparte? Su venite qui, ormai siamo insieme su questa barca, quindi tanto vale conoscersi meglio-
Ah, la solita vecchia cara inopportuna Becky. Molto probabilmente quei due stavano parlando tra loro di cose private (o forse volevano semplicemente starsene per i fatti loro),  ma la figlia di Apollo praticamente li costrinse a raggiungerli e ad intavolare una conversazione, chiedendo anche a loro quali capacità avessero ereditato dai genitori divini.
Fabiana, che parlava della madre con la stessa spontaneità con cui Darren avrebbe obbedito ad un ordine scortese, scrisse di essere in grado di zittire chiunque o qualunque cosa a suo piacimento, e Neos le propose di fare una prova con Adelaide, mentre Cyrus disse, leggermente di malavoglia, di essere un bravo ladro in più di un senso, anche se poi (mannaggia a lui che aveva messo curiosità a tutti) si rifiutò di dire cosa intendeva.
Una volta che tutti ebbero finito di fare colazione, Alex fece notare loro che forse era il caso di andare finalmente a trovare la signora Jackson, e li condusse quindi sul ponte della nave, dove li aspettavano sette dei pegasi presenti nelle stalle.
I ragazzi raggiunsero gli animali, ed Avery lanciò uno sguardo preoccupato ai palazzi sotto di loro.
-La prossima volta però approdiamo ad un molo come una nave normale, va bene?- chiese la ragazza – Non so se riuscirò a mimetizzare completamente il nostro arrivo una volta, figurati se posso farlo più volte di seguito-
-Peccato, sarebbe così comodo poter usare sempre questo metodo- sospirò Alex – Adesso però basta parlare, andate dalla signora Jackson e ricordatevi di cercare di carpire ogni più piccolo indizio-
-Ricevuto- garantì Becky, pronta a far partire il proprio pegaso – Faremo invidia a Sherlock Holmes-
I sette ragazzi scelti per la missione partirono tutti insieme. O meglio, quasi tutti insieme: cinque di loro partirono subito, mentre Darren ed Avery , presi alla sprovvista dalla fretta dei compagni, rimasero indietro.
Il viaggio verso terra fu un misto tra una corsa sulle montagne russe e una turbolenza durante un viaggio in aereo. Da una parte era divertente cavalcare un pegaso e poter volare sopra i palazzi della città, dall’altra parte Darren era sicuro che il suo stomaco non sarebbe sopravvissuto al viaggio. Il figlio di Selene non seppe mai da quale dio fu graziato, fatto sta che una volta arrivato a terra riuscì a non vomitare, anche se provò un vero e proprio senso di sollievo quando vide i pegasi tornare verso la Argo II.
-Non è stato stupendo?- chiese euforica Becky
-Ti sei bevuta il cervello per caso?- Avery sembrava quasi traumatizzata – Ho dovuto concentrarmi per evitare che qualcuno ci vedesse, e non ho idea di come ho fatto. Stavo seriamente per svenire-
-Non è stato poi così male- commentò indifferente Neos – Ho sopportato di peggio-
-Sicura di stare bene? Sei un po’ verdognola- Blaine si avvicinò ad Avery con fare apprensivo, e per tutta risposta la ragazza si voltò dall’altra parte, ignorandolo.
Quando si furono accertati che nessuno aveva bisogno di vomitare, i ragazzi raggiunsero il palazzo in cui abitava la madre di Percy insieme al suo secondo marito e Becky, eletta a gran voce la più rassicurante del gruppo, suonò il campanello.
-Chi è?- ronzo una voce femminile, a Darren parve di sentire una scintilla di speranza. Forse la donna sperava ancora in un ritorno del figlio.
-Salve signora Jackson, sono Becky. Chirone mi ha mandato da lei insieme ad alcuni miei amici per parlare di suo figlio-
Nel breve silenzio che seguì, Darren non poté fare a meno di pensare a come dovesse sentirsi Sally in quel momento. Un gruppo di semidei si era appena presentato alla sua porta dicendo di essere stato mandato da un centauro per discutere della sparizione di suo figlio. Se Darren fosse stato al posto suo, forse avrebbe mollato lì i ragazzi e avrebbe prenotato una seduta da uno specialista.
La donna evidentemente doveva avere molto più autocontrollo di lui, perché disse loro di salire all’appartamento senza farsi nessun problema.
 
 
 
Non appena entrò nell’appartamento di Sally Jackson, Fabiana notò che, per quanto modesto, quello era un posto pieno di vita. Era completamente disordinato e abbastanza piccolo, però la figlia di Tacita Muta avvertì come una sensazione che le fece pensare che in quel posto sia Sally che Percy avevano vissuto momenti sia belli che brutti, che li avevano formati come persone. Quello era il loro nido, capì la ragazza, e provò un involontario moto d’invidia. Lei non aveva mai potuto sperare di avere una cosa anche lontanamente simile quando era piccola.
La padrona di casa era in cucina, e non accennava un momento a fermarsi, ma riuscì comunque a rivolgere loro un sorriso caldo e accogliente.
-Entrate pure, non siate timidi- disse voltandoli le spalle e facendo loro cenno di avanzare – Scusate la confusione, ma mio marito è uscito presto oggi e io ho appena dato da mangiare alla bambina-
-Bambina?- chiese confuso Darren
-Sì, la sorellastra di Percy- spiegò Sally mettendosi ai fornelli – Ha appena qualche mese, ma dà già un gran daffare. Comunque adesso sta dormendo e non dovrebbe disturbarci, perciò possiamo parlare con comodo-
Finalmente la donna li raggiunse in salotto, dove li invitò calorosamente a sedersi e chiese loro se volevano qualcosa da bere. Tutti rifiutarono, anche se Darren sembrava un po’ deluso da fatto che non ci fosse cibo azzurro in vista.
-Bene, finalmente un attimo di calma- sorrise la donna – Allora, suppongo che siate qui per parlare di Percy-
-Esattamente signora- dal tono incerto di Becky si capiva che la ragazza non sapeva bene come procedere – Credo che lei sappia che suo figlio e molti dei suoi amici sono scomparsi-
-Chiamatemi pure Sally- scherzò la donna, ma subito il suo sguardo tornò serio – Comunque sì, lo so. Rachel Elisabeth mi ha chiamato qualche settimana fa. Suppongo quindi che voi siate i ragazzi mandati nell’Impresa per ritrovarlo-
-In un certo senso è così- ammise Cyrus – Ma temiamo che suo figlio sia invischiato in una situazione molto complicata-
-Non sarebbe certo la prima volta- sorrise Sally – Mio figlio è sempre stato una testa calda. Ironico, considerando che suo padre è il dio dei mari. Ha sempre avuto guai, sia a scuola che al campo e se l’è sempre cavata. Non è neanche la prima volta che scompare. Però…-
-Però cosa?- la esortò Becky
-Ecco sapete- la signora Jackson continuò a tenere un tono allegro e dolce, Fabiana si stupì di quanto fosse forte il carattere della donna – Questa volta, ancor prima che Rachel mi chiamasse, ho avuto un brutto presentimento. Ho provato più volte a contattare sia Percy che Annabeth, la sua ragazza, ma non ci sono mai riuscita. Quando ho ricevuto quella telefonata, è stata più una conferma che non una sorpresa. Temo che stavolta gli sia successo qualcosa di particolarmente grave-
-Signor… Sally!- Cyrus la guardò dritto negli occhi. Fabiana capì che si stava preparando ad uno dei suoi discorsi motivazionali. Un paio di volte ne aveva fatto uno anche a lei, quando era triste, ed era sempre riuscito a farla sentire meglio – Non voglio mentirle: suo figlio potrebbe essere in guai seri questa volta. Nella migliore delle ipotesi è stato rapito. So che questa potrebbe sembrare un vuota promessa fatta tanto per imbonirla e calmarla, ma sappia che non lo è affatto: noi troveremo Percy, insieme a tutti i suoi amici, ma abbiamo bisogno del suo aiuto. Deve dirci tutto ciò che è avvenuto a suo figlio subito prima che ne perdesse le tracce-
Durante il discorso del ragazzo, Fabiana non aveva fatto altro che annuire energicamente per far  notare che era d’accordo con Cyrus. I discorsi persuasivi del figlio di Mercurio funzionavano praticamente sempre, e infatti Sally Jackson parve rilassarsi un poco.
-Mi sembra giusto- ammise la madre di Percy – Voi siete qui per avere informazioni in fondo, e se voglio che ritroviate mio figlio devo dirvi tutto quello che potrebbe essere utile. L’ultima volta che ho sentito Percy è stato per telefono. Mi ha chiamato per dirmi che lui ed Annabeth avevano intenzione di andare a trovare Leo. Se non sbaglio avevano saputo che si trovava non molto lontano da Nuova Roma-
-Noi però sappiamo che non sono mai arrivati a destinazione- commentò sovrappensiero Neos – Perché Calipso non li ha mai nominati-
-Giusto- approvò Blaine – Sicuramente è successo qualcosa durante quel viaggio. Sally, le hanno per caso detto se sarebbero andati a soli?-
-Se non erro hanno detto che avrebbero portato con loro Nico di Angelo e sua sorella. E forse c’era anche il fidanzato di lui. Ma non mi hanno detto di altre persone-
-Percy, Annabeth, Nico, Hazel e Will- riassunse Avery – Cinque in un colpo solo. Sicuramente li hanno presi durante il viaggio… ma gli altri cinque?-
-Leo è stato sorpreso durante la notte, sempre a detta di Calipso- le ricordò Darren – Quanto a Frank e Reyna… come pretori sarebbero dovuti rimanere al campo Giove-
“Sally” scrisse in fretta Fabiana Giada, irritata che nessuno avesse ancora provato a porre quella domanda “Suo figlio le è sembrato preoccupato le ultime volte che l’ha visto?”
La signora Jackson lesse sul suo taccuino un po’ sorpresa, e Fabiana riuscì a distinguere nei suoi occhi il momento esatto in cui la donna capì che lei non era semplicemente una ragazza taciturna. Aveva vissuto quel momento diverse volte, le due reazioni che aveva di solito la gente nello scoprire il suo mutismo erano la pietà nei suoi confronti oppure una sorta di repulsione istantanea, che non tenevano affatto a far vedere. Invece Sally Jackson la sorprese e, come pochissime persone prima di lei (come Cyrus o i suoi nuovi compagni d’impresa) non tradì alcuna emozione particolare nello sguardo, e le rispose normalmente, come se niente fosse.
-Assolutamente no- dichiarò decisa la donna – Non era affatto preoccupato. Ma questo non fa molto testo, perché di solito non mi dice niente per non farmi preoccupare a mia volta. Però, nell’ultima telefonata mi è sembrato assolutamente sereno e spensierato. Mi ha passato anche Annabeth, e nemmeno lei appariva preoccupata-
“Capisco” scrisse Fabiana, mentre in realtà ci capiva sempre meno. Evidentemente il ladro del Vaso aveva agito completamente nell’ombra. Ma non poteva davvero essere così facile farla in barba ai sette della profezia. Così come non poteva essere facile avere la meglio su cinque potenti semidei in un colpo solo. Eppure, qualcuno ci era effettivamente riuscito.
Appariva sempre più evidente che Sally non aveva idea di cosa era successo al figlio e che ne sapeva quanto tutti loro, se non addirittura di meno. Fabiana iniziò a pensare che la loro indagine era finita ancor prima di cominciare. Con uno scatto nervoso, cercò la mano di Cyrus, seduto accanto a lei, e lui gliela strinse con sicurezza e gli sorrise confortante.
La figlia di Tacita Muta si stupiva sempre con la facilità con cui Cyrus riusciva a confortarla e a calmarla,e senza sapere neanche lei come si ritrovò a pensare che l’amico aveva un sorriso fantastico. Neanche il tempo di formulare questo pensiero però, che arrossì impercettibilmente e distolse lo sguardo, che le cadde sul pavimento dell’appartamento, dove notò diversi segni di bruciatura, come se qualcuno avesse provato ad accendere un falò in quella casa.
Sally notò che stava guardando le bruciature e ridacchiò: - Oh quello. Sapete, io ho scritto un libro, e una persona fidata mi ha consigliato di ringraziare Calliope con qualche offerta, così l’ho fatto. Devo ammettere che le vendite del libro sono aumentate da allora- spiegò, causando una risata generale
Dopo un breve silenzio imbarazzante, Becky si alzò sconfortata, con la chiara intenzione di congedarsi dalla donna, quando un’improvvisa esplosione fece tremare tutta la stanza, facendo perdere l’equilibrio alla figlia di Apollo.
-Che diavolo è stato?- chiese Avery, mentre tutti scattavano in piedi
-Beh, qui fuori abbiamo una nave volante con sette semidei- le fece notare Blaine – Praticamente una bomba ad orologeria-
-Non possono essere stati loro, non sono tutti così stupidi- commentò Neos – Non tutti almeno-
-Andiamo subito a controllare- Cyrus scattò verso la porta, subito seguito dagli altri sei – Signora Jackson, lei rimanga in casa-
La donna non se lo fece ripetere due volte, e subito prima di chiudere la porta dell’appartamento Fabiana vide che si stava dirigendo nella direzione dove dovevano esserci le camere da letto, probabilmente per andare a controllare la figlia.
I sette ragazzi uscirono il più velocemente possibile dal palazzo, e si ritrovarono in mezzo ad una folla di mortali in fuga. Evidentemente loro percepivano qualcosa di simile ad un terremoto. Tutti loro invece videro benissimo che dalla Argo II si stava levando del fumo tutt’altro che rassicurante.
-Spero che la barca sia ancora in garanzia- balbettò Cyrus
-Ma cos’è quella roba?- domandò Neos, facendo notare agli altri qualcosa che vorticava intorno alla nave volante.
-Ma…- Avery aguzzò la vista – Quella è acqua?-
Fabiana dovette sbattere le palpebre per essere sicura di non aver visto male: quella era proprio acqua,che stava vorticando intorno alla nave, e che ogni tanto tentava di colpirla come se fosse dotata di vita propria.
-Credete che sia un mostro?- domandò preoccupata Becky
-Temo proprio di sì- rispose di Darren – E noi non possiamo intervenire. Siamo confinati qui-
A Fabiana non restò che guardare la nave sotto attacco. Finché gli altri non si fossero accorti di loro, erano tagliati fuori. Quei sette se la sarebbero dovuta cavare da soli.
 
 
 
 
Lou Sue si era decisamente pentita di aver sperato in un po’ d’azione.
Una volta che i sette diplomatici mandati dalla cara Alex ebbero lasciato la nave, la figlia di Zeus iniziò a cercare qualcosa da fare per passare il tempo. L’unica cosa che aveva veramente voglia era allenarsi un po’ nell’arena della nave, ma non sapeva a chi proporlo: la figlia di Atena le stava altamente sulle scatole, di passare del tempo con Drake non se ne parlava neanche, Arthur e Mark erano strani forte, mentre Adelaide l’avrebbe buttata volentieri fuoribordo. Così, per esclusione, rimase solo Esmeralda, che si era fortunatamente svegliata di buon umore (anche se il bipolarismo incombeva) ed aveva perciò accettato volentieri.
Le due ragazze avevano così raggiunto l’arena, dove si erano sfidate in un duello con la spada (che Lou Sue aveva vinto più che facilmente) e in una gara di tiro con l’arco (Esmeralda l’aveva stracciata).
Poi la figlia di Zeus aveva cercato di insegnare alla ragazza qualche mossa di scherma. Esmeralda si era rivelata molto aperta e disponibile ad ascoltare i suoi consigli, sembrava una persona completamente diversa rispetto al giorno prima (tanto che ad un certo punto Lou Sue si chiese se la ragazza non soffrisse di doppia personalità), e quando l’albina stava iniziando seriamente a farsi delle domande sulla sua sanità mentale, fu proprio lei ad affrontare l’argomento.
-Comunque- spiegò Esmeralda – Volevo chiederti scusa per ieri. È solo che ero un po’ nervosa-
-Capisco- ironizzò Lou Sue – E quindi quando sei arrabbiata cosa fai? Distruggi una città tanto per sfogarti?-
-No, certo che no- rispose lei – Sono solo un po’ lunatica. A volte sono gentile e simpatica, altre volte sembro… come dire…-
-Perfida?- chiese l’altra – Malvagia? Maligna? Subdola?-
-Grazie, credo che tu abbia reso l’idea- sbuffò Esmeralda – So che così facendo risulto strana, ma non riesco proprio a trovare una via di mezzo-
Lou Sue si ritrovò suo malgrado ad inarcare un sopracciglio, come faceva sempre quando si interessava a qualcosa. Aveva sempre visto Esmeralda come una ragazza solare e simpatica, nonché assolutamente frivola e insopportabile, non aveva mai pensato che la ragazza nascondesse un lato oscuro. E per una come lei, che avrebbe scelto mille volte di diventare un Sith piuttosto che un Jedi, una rivelazione come quella era molto interessante. Forse Esmeralda le stava simpatica, dopotutto.
Aveva appena finito di articolare quel pensiero quando qualcosa colpì violentemente la nave, causando uno scossone che fece perdere l’equilibrio ad entrambe le ragazze.
-Ma che cosa…?- si chiese Esmeralda, mentre Lou Sue si era già rialzata e si stava dirigendo verso il ponte della nave.
-Seguimi- le ordinò con fare da perfetto comandante – Ci hanno trovato-
-Chi ci ha trovato?- chiese preoccupata la figlia di Eros, raggiungendola
-I piazzisti di aspirapolvere- rispose Lou Sue scoccandole un’occhiataccia – Il ladro del vaso e i suoi sgherri. Presto, andiamo a vedere-
Le due ragazze corsero sul ponte della  nave, dove stavano accorrendo anche i loro compagni. L’unica ad essere già arrivata era Adelaide, e Lou Sue fu pronta a giurare che la ragazza stesse sorridendo come se avesse appena ricevuto un regalo. Ma quando la figlia di Menta le notò, la sua espressione cambiò subito e divenne preoccupatissima. L’albina guardò Esmeralda per chiederle se aveva notato qualcosa, ma la ragazza era troppo occupata a guardare in alto sbalordita, e non appena fece lo stesso Lou Sue capì subito cosa stava fissando.
Un vortice d’acqua era sospeso proprio sopra la nave e incombeva su di essa come una nuvola temporalesca.
-È stata questa cosa a colpirci?- chiese Drake accorrendo insieme agli altri
-Credo proprio di sì, guardate là- Alex indicò uno dei lati della massa d’acqua, che aveva preso la forma di diversi aculei. Non appena la ragazza ebbe pronunciato quelle parole, l’acqua iniziò a muoversi intorno alla nave, prendendo la forma di un vortice.
-Ditemi che è uno scherzo!- balbettò Arthur – Chi potrebbe fare una cosa del genere?-
-A parte Poseidone intendi?- chiese Alex – Beh, un qualche titano con il potere dell’acqua oppure uno dei suoi figli semidivini-
-Non so perché, ma ho un pessimo presentimento- commentò Esmeralda, rabbrividendo alle parole della figlia di Atena
Come se non aspettasse altro che quel momento, il vortice d’acqua iniziò a fluire sul ponte di comando. In un primo momento Lou Sue pensò che volesse appesantirli fino a farli cadere, ma poi una strana luce iniziò a brillare in mezzo al vortice, e l’acqua iniziò a ritirarsi.
Quando tutto il liquido sparì, sul ponte di comando della nave rimase, tra lo stupore generale, una persona. Lou Sue ed Alex rimasero a bocca aperta, Drake disse qualcosa di poco raffinato, Esmeralda aveva un’espressione traumatizzata, mentre Arthur e Mark erano a dir poco increduli. Solo Adelaide non ebbe grosse reazioni, sembrava quasi delusa.
I ragazzi erano allibiti, non sapevano come reagire. E questo perché esattamente davanti a loro, dove fino a pochi secondi prima c’era uno spaventoso vortice marino, in quel momento si trovava, una persona. E quella persona, con stampata in volto un’espressione decisamente poco amichevole, era Percy Jackson.
 
 
 
Angolo Autore
Perdono, perdono!
Vi giuro, non trovavo tempo per scrivere questo capitolo, e mi dispiace aver potuto aggiornare solo ora.
Come se non bastasse, non sono assolutamente soddisfatto del capitolo, non mi sembra che possa ripagarvi al meglio di questa attesa, ma spero che vi piaccia lo stesso.
L’Uragano Temporale
 
 
 

Ritorna all'indice


Capitolo 7
*** Battaglia navale (in aria) ***


Esmeralda aveva scelto la giornata sbagliata per svegliarsi di buon umore.
Aveva passato tutta la mattina a fare pensieri positivi sull’Impresa che aspettava lei e i suoi compagni di viaggio, e si era anche divertita allenandosi con Lou Sue (cosa che non avrebbe mai pensato sarebbe successa). Solo che poi, infinitesimale dettaglio, un fiume in piena aveva invaso il cielo di New York e Percy Jackson, la persona che stavano cercando di salvare, li aveva attaccati. Che fosse un segnale divino che diceva loro che cercare di essere gentili non ripaga mai?
Ad ogni modo, segnale divino o meno, il figlio di Poseidone più famoso di tutti e due i campi era veramente davanti a loro con stampata in faccia un’espressione di odio puro. Sembrava avesse appena scoperto che i sette semidei gli avevano fregato il pegaso.
-Percy?- balbettò basita Alex, con la stessa lucidità che ti aspetteresti da qualcuno dopo un una quindicina di bevute.
-Di sicuro non sono Annabeth, questo è certo- commentò il ragazzo, rompendo finalmente il silenzio. La voce era la su,indubbiamente. E pure le battutine sceme.
-Cosa ci fai qui?-tra tutti, Lou Sue era quella che era riuscita a mantenere un po’ più la calma, perciò fu lei a farsi avanti per prima, iniziando ad avvicinarsi al semidio.
-Sapete com’è, passavo di qua, e ho pensato di fare un salutino- Percy formò una bolla d’acqua e iniziò a giocarci distrattamente passandosela da una mano all’altra – Sono venuto solo per dirvi di smetterla di indagare sul Vaso di Pandora, se non volete passare un brutto quarto d’ora-
-Ma che accidenti gli prende?- sussurrò Esmeralda ad Adelaide
-Non lo so- rispose questa – Però mi è improvvisamente più simpatico-
-Senti testa bacata- Lou Sue non le mandava certo a dire – Dacci almeno una buona ragione per smettere di fare qualcosa solo perché ce lo stai dicendo tu. E già che ci sei, magari spiegaci anche perché tu e i tuoi amichetti siete scomparsi senza neanche una telefonata a casa!-
-Per quel che riguarda la nostra scomparsa, non credo che siano affari vostri- commentò Percy – In quanto all’altra cosa… vi basta come spiegazione il fatto che potrei distruggervi tutti con una mano?-
-Okay, a me questo tipo già stava sui nervi prima- commentò Drake incrociando le braccia – Ma adesso è ancora peggio-
-Sono d’accordo- si limitò a dire Mark, mentre Arthur non ebbe bisogno di esprimersi. L’aura di oscurità che si era formata intorno a lui diceva più di mille parole.
Quella messa peggio di tutti era Alex: in quanto figlia di Atena, la poveretta non riusciva proprio a trovare un lato logico a tutta la faccenda.
-Ma che accidenti sta succedendo?- chiese confusa la ragazza – Tu… tu eri sparito, rapito dal ladro del Vaso di Pandora-
-Brava, vedo che qualcuno qui ha studiato- Percy continuò il suo stupido giochino con la sfera d’acqua  - Sapete che c’è, non vedo perché mentirvi. Il Vaso di Pandora ha diverse capacità che nessuno ha mai saputo sfruttare. Può intrappolare la personalità di una persona, la sua anima, o parte di essa-
-Aspetta un attimo- balbettò ancora Alex – Significa che il vaso ha intrappolato la vostr… l’anima dei sette della profezia?-
-Bingo- sorrise malvagiamente (anche se sembrò più una smorfia da cattivo dei cartoni) Percy – Io sono Percy, ma allo stesso tempo non sono lui. Condivido i suoi ricordi, ma non le sue caratteristiche. Ma soprattutto, cosa più importante, io non posso essere ucciso, perché l’anima di Percy continuerà a darmi forza vitale in ogni momento-
-Wow- Adelaide non nascose il proprio stupore – Chi ha ideato questo piano stupendo?-
-Più che altro- la zittì Esmeralda – Perché tu sei stato così stupido da rivelarci il vostro piano per filo e per segno?-
-Non è ovvio?- sorrise nuovamente Percy, mentre la bolla cominciava lentamente ad espandersi, inglobandolo – Perché non potrete raccontarlo mai a nessuno-
-Questo lo vedremo, cervello algoso!- Lou Sue sfoderò i suoi pugnali d’oro imperiale e si lanciò all’attacco, ferita nell’orgoglio dalle parole sprezzanti del figlio di Poseidone.
Percy, che non stava aspettando altro, iniziò a far ruotare su se stessa la bolla d’acqua, che si trasformò in un potentissimo getto. Poi si lanciò contro Lou Sue. La ragazza cercò di parare con i suoi pugnali, ma si sbilanciò, e il getto la spedì fuoribordo.
-Nooooooo!- Esmeralda corse verso il parapetto della nave, mentre Mark, Drake ed Arthur si facevano avanti per distrarre Percy. La figlia di Eros aveva sempre pensato che sarebbe stata Adelaide a finire fuoribordo.
Quando si affacciò dal parapetto della nave, la ragazza tirò un sospiro di sollievo. Lou Sue rimaneva sempre una figlia di Zeus, ed era riuscita a creare una corrente d’aria che la sostenesse, ma aveva perso i suoi pugnali, e stava cercando di recuperarli.
Esmeralda si voltò giusto in tempo per vedere Acqua Man che tentava di replicare il successo contro Lou Sue anche con gli altri ragazzi, ma loro gli stavano tenendo testa: Arthur spariva e riappariva da una parte all’altra del ponte e cercava di colpire a sorpresa Percy con la sua katana, Mark ed Alex erano in crisi perché entrambi disponevano solo di un pugnale a testa mentre il nemico aveva un simpatico fiume personale da cui attingere, così come Drake. Adelaide non sembrava star prendendo troppo sul serio il combattimento e si limitava a provocare Percy con qualche pernacchia ogni tanto per poi sparire nell’ombra sul più bello.
Ad Esmeralda venne improvvisamente in mente un problema di cui nessuno aveva tenuto conto: avevano mandato in missione dalla signora Jackson praticamente tutti i semidei più abili nel corpo a corpo e con più poteri, fatta eccezione per Lou Sue e Arthur. Ma la prima stava giocando al piccolo aviatore e il secondo non poteva evocare i suoi amati zombi in aria, perciò erano tutti fregati.
Arthur fu il primo a cedere. Ogni viaggio nell’ombra lo stancava più del precedente, e presto non riuscì a mantenere il ritmo seguito dal figlio di Poseidone, che vorticava per il ponte come una trottola impazzita. Il vortice di Percy lo colpì in piena faccia, talmente forte che lo spedì lungo disteso dall’altra parte del ponte. Il neo cattivo stava per finire il lavoro e mandare Arthur ad incontrare suo padre, quando Mark, arrabbiato come uno a cui hanno appena picchiato il ragazzo (paragone totalmente casuale) si mise in mezzo e tentò di colpire Percy attraverso l’acqua con il suo pugnale. E forse ci riuscì anche, perché il semidio ebbe un istante di esitazione. Purtroppo, un secondo dopo Mark venne spedito a far compagnia all’altro.
Erano rimaste solo Alex, che non aveva idea di come comportarsi, Adelaide, che si stava divertendo come una matta, e Esmeralda, che stava guardando la scena come se non centrasse niente con lei, totalmente traumatizzata.
La prima ad essere presa fu Adelaide, che stava decisamente dando sui nervi a Percy. La figlia di Menta sparì per l’ennesima volta sotto il naso del cattivo e riapparì poco lontano, solo che decise finalmente di tirare fuori la sua antica pistola e sparò senza tanti complimenti dritto contro Percy, colpendolo in pieno.
Il figlio di Poseidone cadde a terra senza neanche un lamento, e subito Adelaide esultò per la vittoria. Lei e Alex, e in un secondo momento anche Esmeralda, si avvicinarono a Percy per controllare le sue condizioni.
Con orrore, la figlia di Eros si rese conto che il ragazzo non stava perdendo sangue né aveva tantomeno il buco del proiettile da nessuna parte.
-Non è possibile!- si lamentò Adelaide – Devo averlo preso, l’ho ferito!-
-Ti svelo un segreto- mormorò Percy senza rialzarsi – Posso essere ferito. Ma tu non mi hai preso-
Esmeralda fece appena in tempo a fare un passo indietro quando un’ondata d’acqua esplose dritta contro Adelaide, che venne mandata a sbattere contro la porta per andare sottocoperta. Neanche il tempo di metabolizzare che qualcuno aveva finalmente picchiato la ficcanaso, che anche Alex fece la stessa fine, seguita dopo poco da Drake. Solo allora Percy volse lo sguardo su di lei.
-Spaventata tesoro?- le chiese con un sorriso – Tranquilla, tra poco sarà tutto finito-
Si rinchiuse di nuovo nella sua bolla d’acqua, e allungò diversi tentacoli per prendere tutti e quattro i ragazzi svenuti più Esmeralda. Solo allora la ragazza si rese conto di avere ancora con sé le frecce con cui si stava allenando insieme a Lou Sue. Poteva ancora salvare tutti, ma c’era un piccolo problema: lei non aveva mai ferito nessuno. Esmeralda odiava fare del male a qualcuno, fosse anche solo una semplice mosca, non ne era fisicamente capace.
Con le mani tremanti, la ragazza si costrinse ad incoccare una freccia, dicendosi che era l’unica speranza per tutti e sei e prese la mira contro Percy, che era talmente preso dal suo trionfo da non guardarla neppure.
“Scocca questa freccia!” si disse Esmeralda “Scoccala, fallo per tutti!”, ma la freccia rimase puntata e non partì mai, non ci riusciva proprio.
Esmeralda sentì le lacrime salirle agli occhi: stava per provocare la morte di cinque suoi compagni, la missione stava per finire prima ancora di cominciare. Percy stava per abbattersi su tutti loro, probabilmente li avrebbe annegati, quando improvvisamente parve fermarsi, confuso.
L’acqua aveva iniziato a tremare: era come se qualcosa si opponesse alla volontà di Percy di ucciderli. Esmeralda non capì come fosse successa una cosa simile, ma Percy stava già per riprendere controllo del proprio elemento, quando qualcosa calò in picchiata su di lui. Lou Sue aveva trovato i pugnali.
Lo aveva chiaramente colpito, perché la bolla in cui si trovava il ragazzo barcollò. Lou Sue si preparò ad un secondo scontro, ma notò Esmeralda tremante in un angolo della nave.
-Non restare lì impalata- urlò – Manda i pegasi a prendere gli altri!-
Solo allora la ragazza si ricordò dei pegasi. Gli altri ragazzi avevano senza dubbio sentito la confusione che stava provocando il loro scontro e non aspettavano altro che la loro occasione per intervenire.
Raccogliendo il coraggio che le rimaneva, la figlia di Eros si trascinò fino alle stalle dei pegasi.
-Andate a prenderli- spiegò loro con urgenza – Fate presto, vi prego!-
I cavalli alati dovettero percepire la gravità della situazione, perché partirono subito a tutta birra.
Esmeralda si ritrovò suo malgrado a sospirare sollevata. Non era ancora finita.
 
 
 
Blaine odiava sentirsi inutile.
Era una cosa che detestava proprio, gli dava fastidio non essere considerato, ma anche non potersi rendere utile in alcun modo. E la frustrazione di non poter aiutare i suoi compagni alle prese con chissà quale mostro sulla Argo II lo stava logorando.
In realtà erano frustrati un po’ tutti e sette, lì seduti sul marciapiede ad aspettare che la battaglia finisse e che qualcuno si ricordasse della loro esistenza, ma ognuno esprimeva il disagio in modo diverso.
Fabiana e Cyrus erano quelli che l’avevano presa meglio, e infatti si limitavano a guardare lo scontro con attenzione, cercando di capire cosa stava succedendo, insieme a Becky e Darren, ma questi ultimi erano molto più arrabbiati dall’impotenza della loro situazione. Neos ed Avery stavano discutendo animatamente di chissà cosa, mentre lui aveva deciso di sedersi in disparte rispetto agli altri per evitare di far vedere troppo la sua fragilità in quel momento. e con fragilità intendeva che avrebbe volentieri preso a pugni il marciapiede.
Blaine odiava sentirsi inutile in cose simili, si sentiva già abbastanza inutile di suo. Il suo essere fin troppo disinibito, il suo provarci con chiunque ritenesse anche solo un minimo interessante e il fatto di finire sempre per isolarsi dagli altri pur volendo disperatamente fare amicizia. Il suo carattere era talmente paradossale che lui stesso ammetteva di non sopportarsi alle volte. Per non parlare poi del fatto che stava pensando ancora una volta a se stesso mentre esattamente sopra la sua testa la sua migliore amica stava rischiando la vita. Ma l’ultima cosa a cui voleva pensare a quel momento era la battaglia della Argo II.
-Ehi- lo sorprese una voce gentile – Tutto bene?-
Blaine alzò lo sguardo e fu sorpreso di trovare Avery seduta accanto a lui. Che Neos l’avesse costretta a venire a parlare con lui.
-Tutto perfetto direi- ironizzò Blaine, nascondendosi come suo solito dietro l’umorismo – Non si nota? Noi siamo qui, abbiamo appena parlato amabilmente con una simpatica signora, mentre gli altri stanno rischiando la loro vita lassù. Non vedo perché dovrei sentirmi in colpa-
Avery parve a disagio dopo quella risposta: - Non te ne starai mica facendo una colpa, vero? Come potevamo sapere che sarebbe successa una cosa simile? Dovevano essere loro quelli al sicuro, non noi-
-Ironico, non trovi?- quasi ridacchiò Blaine – E invece noi siamo finiti a fare la muffa-
-Okay, tu non stai bene- decise Avery – Sei sicuro che sia solo questo che non va?-
-Io… vorrei solo essere lassù per poter fare qualcosa- spiegò laconico Blaine. “Mi sento già abbastanza inutile anche da solo, grazie”.
-Però sei qui- gli fece notare Avery – E non ne hai alcuna colpa. Smettila di preoccuparti per cose che non puoi cambiare, non ti aiuterà certo piangerti addosso!-
-Lo so, ma…-
-Niente ma!- insistette Avery – Tutto ciò che possiamo fare è aspettare e sperare che vincano quella battaglia o che ci mandino i pegasi, nient’altro!-
Blaine alzò finalmente lo sguardo dall’asfalto e incrociò i suoi occhi con quelli di Avery. Per la prima volta da quando la conosceva vide finalmente la determinazione e la voglia di agire anche nei suoi occhi grigi, e capì che la figlia di Ecate non se la passava certo meglio di lui in quanto a frustrazione.
Si lasciò finalmente andare ad un sorriso, anche se il pensiero della lotta degli altri continuava ad incombere.
-Che ne dici se proviamo a ridurre lo stress con quella tua trottola?- chiese speranzoso. Gli piaceva molto tutto quello che si rivelava insolito e strano, esattamente come la trottola di Avery.
-Tanto l’avrei usata lo stesso- rispose lei estraendola dalla tasca e preparandosi a farla ruotare.
Ignorando gli sguardi sdegnati dei passanti, la ragazza fece partire la trottola magica di sua madre. Guardando l’oggetto roteare, Blaine non poté fare a meno di rendersi conto che Avery, seppur fosse probabilmente stata costretta da Neos, era riuscita a farlo calmare un po’.
-Grazie Av- le disse con sincerità, toccandole con delicatezza la spalla.
Non seppe mai se la risposta della ragazza sarebbe stata “Non c’è di che”oppure “Non chiamarmi Av” (anche se Blaine puntava tutto sulla seconda), perché non appena toccò la ragazza, intravide qualcosa di strano nella trottola che girava.
Il figlio di Afrodite vide chiaramente un raggio di luce uscire da un vaso e raggiungere un’aura oscura situata più in alto. Come luce e oscurità si toccarono, divennero un solo raggio di luce grigia, che tornò a nascondersi dentro il Vaso di Pandora. Poi, la trottola cadde al suolo.
-Ma cosa…- balbettò inebetito Blaine – Cos’era quello?-
-L’hai visto anche tu?- gli chiese Avery, diventata improvvisamente anche lei molto più nervosa – Hai visto la visione nella trottola?-
-Sì- balbettò Blaine – Ma che accidenti era?-
Ma Avery non lo ascoltava più, era troppo concentrata sulla sua trottola: - Posso condividere le mie visioni…-
Con uno scatto degno di un velocista, la ragazza trascinò lì anche Neos e ricaricò la trottola.
-Tienimi per mano e guarda la trottola- gli ordinò la ragazza
-Avery, sono lusingato dalla tua proposta, ma sai che abbiamo gli stessi gusti amorosi- protestò Neos
-Cretino, ti ho detto di prendermi per mano, non ti ho chiesto di sposarmi!- continuò la figlia di Ecate.
Il ragazzo si fece presto convincere, ed entrambi i ragazzi, sotto lo sguardo attento ma ancora attonito di Blaine, parvero vedere qualcosa nella trottola, qualcosa che però il ragazzo non vide di nuovo.
-Un vaso?- fu il primo pensiero articolato che riuscì ad esprimere Neos – Che accidenti era quella roba?-
-Era una visione del futuro- spiegò Avery ad entrambi i ragazzi – Ne ho da quando usò questa trottola, e finora si sono sempre avverate tutte. Durante l’Assedio ho visto i sette della profezia sparire dentro il Vaso di Pandora, ed era proprio uguale al vaso che avete visto anche voi adesso-
-Ma che significa quella visione?- domandò Neos
-Lo so, ogni volta la trottola mi mostra delle immagini completamente criptiche, difficili da interpretare- continuò la ragazza – Pensavo di poterle vedere solo io fino ad oggi, per questo non l’ho mai detto a nessuno-
-Credo che dovrei ritenermi offeso, in quanto tuo migliore amico- brontolò Neos incrociando le braccia.
-Tu pensavi che la mia trottola fosse strana anche senza sapere delle visioni!- gli ricordò Avery – Probabilmente se te ne avessi parlato mi avresti fatta internare-
Neos aprì la bocca per rispondere, ma poi la richiuse senza dire niente. Evidentemente ci avrebbe fatto un pensierino.
-Mi dispiace interrompere questa avvincente conversazione- tossicchiò Blaine – Ma non sarebbe il caso di cercare di capire cosa significa questa visione? O magari, che so, potremmo informare gli altri-
-Ma siete sicuri che mi crederanno?- domandò esitante  Avery – Non voglio passare per una che cerca di attirare l’attenzione su di sé-
-Non potresti mostrare loro ciò che hai fatto vedere anche a noi?- chiese Neos
-Temo di no- ammise Avery – La trottola non mi mostra sempre delle visioni, mi succede solo a volte. Inoltre, non so quante volte mi possa far vedere la stessa cosa. Prima di oggi non mi era mai successo di assistere due volte ad una singola visione-
Blaine stava per ribattere, quando poco distante Darren si alzò di scatto in piedi.
-Basta, mi sono stufato!- urlò irritato il ragazzo – Ho ereditato un unico e solo potere da mia madre, e dato che ha a che fare proprio con l’acqua non vedo perché sprecarlo!-
Il figlio di Afrodite non capì subito dove il ragazzo volesse andare a parare, e a giudicare dagli sguardi confusi degli altri non lo sapevano nemmeno loro. Poi però Darren si era messo a guardare fisso verso la Argo II senza muovere un dito, e allora Blaine aveva iniziato a capirci ancora meno.
Fu solo quando l’enorme massa d’acqua che sormontava interamente la nave iniziò a tremolare come un budino durante un terremoto che il ragazzo capì che il figlio di Selene stava facendo qualcosa all’acqua.
-Usare il potere delle maree per fermare quella cosa- sussurrò ammirata Becky – Grande idea Darren!-
Neanche il tempo di dirlo che il ragazzo cadde a terra con un urlo e si portò le mani alla testa.
-Ho perso il controllo- spiegò mentre Cyrus lo aiutava a rialzarsi – Qualsiasi cosa stia manipolando l’acqua, è più forte di me. Non che ci voglia poi molto…-
-Non importa, hai fatto del tuo meglio- come al solito Cyrus era sempre pronto a cercare di far sentire meglio le persone. Blaine non capiva il motivo di tanta gentilezza.
L’intervento di Darren aveva innescato una reazione a catena. Nessuno di loro aveva più intenzione di restarsene fermo a guardare, ma allo stesso tempo nessuno di loro sapeva come rendersi utile. Probabilmente sarebbe finito tutto con la stessa depressione di massa di prima, ma Fabiana attirò improvvisamente la loro attenzione indicando qualcosa che era appena partito dalla Argo II.
-I pegasi!- gridò di giubilo Neos – Sono i pegasi!-
-Finalmente qualcuno è riuscito a farsi venire questa idea!- esultò Becky
Aspettare l’arrivo dei pegasi fu quasi una tortura per i sette ragazzi. Tutti loro fremevano dalla voglia di prendere a schiaffoni chiunque li avesse fatti preoccupare così tanto. Quando finalmente i cavalli alati giunsero a destinazione, tutti quanti stranamente molto calmi, ognuno di loro si precipitò in groppa a quello che aveva cavalcato durante il viaggio d’andata.
-Come mai sono così tranquilli?- si chiese Cyrus – Dovrebbero essere terrorizzati-
-Bella domanda- assentì Blaine accarezzando il suo – Effettivamente è strano-
-Non mi sembra il momento di porci queste domande- li riprese Darren – Avery, occupati della Foschia e nascondici bene. Forza ragazzi, pronti a partire!-
I sette incitarono i pegasi e si lanciarono a tutta velocità verso la barca volante.
Blaine si sentiva particolarmente su di giri: finalmente non si sarebbe più sentito inutile e avrebbe potuto dimostrare agli altri (e forse anche un po’ a se stesso) di valere qualcosa. Il ragazzo lanciò uno sguardo di sottecchi ad Avery, che era stata così gentile con lui poco prima, e per la prima volta si pentì di aver pensato di provarci con lei solo per estorcerle un favore.
Quando i pegasi raggiunsero la Argo II, Blaine e gli altri rimasero a bocca aperta, totalmente increduli. Il ponte della nave era diventato un campo di battaglia dove giacevano buona parte dei loro compagni di viaggio. Le uniche ancora in piedi erano Esmeralda, che non appena li vide corse loro incontro e Lou Sue, impegnata in uno scontro aereo-acquatico con il grande ammasso d’acqua che tutti loro avevano visto anche da terra, comandato da… Percy Jackson?
-Vedete quello che vedo io?- chiese Cyrus atterrando sul ponte e scendendo di fretta dal pegaso.
Darren, la cui mascella era rimasta spalancata, annuì, incapace di formulare pensieri coerenti. Il suo eroe stava attaccando i suoi amici. Probabilmente il suo cervello era in loop in quel momento.
-Quello non è Percy!- gridò Esmeralda raggiungendoli – Non ho capito bene chi o cosa sia, ma è tipo la sua parte malvagia o roba simile. E non può essere ferita, o così ha detto lui-
-E voi gli avete anche creduto, magari!- commentò Cyrus, facendo cenno a Becky e Neos di andare a soccorrere i feriti.
-Purtroppo è vero invece- Esmeralda stava praticamente tremando e non riusciva a stare ferma un secondo – Adelaide gli ha sparato, ma è riuscita solo a rallentarlo… e poi io… io dovevo colpirlo con una freccia… ma non ce l’ho fatta…-
Avery e Blaine le furono subito accanto. Il figlio di Afrodite sapeva che Esmeralda non riusciva a ferire o uccidere neanche i mostri, figurarsi colpire un altro semidio. Avery cercò di farsi raccontare da lei cosa era successo e come aveva fatto Percy a mandare al tappeto gli altri, ma la figlia di Eros era sotto shock.
“E adesso che si fa?” scrisse Fabiana mostrando il taccuino a tutti loro
-Non vedo altre opzioni- rispose Cyrus, anche se dallo sguardo si capiva che le stava cercando disperatamente – Ci hanno attaccato, no? E noi rispondiamo-
 
 
Alex  ricordava vagamente del fiume volante e dello sparo. Poi però le era passato sopra un pullman e lei aveva perso i sensi.
Quando riprese conoscenza accanto a lei c’era Neos. Ma era quello vero oppure se lo stava solo immaginando? Il colpo era stato veramente così forte?
-Avete…- biascicò tentando di formulare dei pensieri che non riguardassero il suo lancinante mal di testa – Avete preso il numero di targa?-
-Come scusa?- le chiese  gentilmente Neos – Becky, fai in fretta con Drake, questa mi sembra messa male!-
Allora Alex fu certa di stare avendo un’allucinazione. Poi però trovò la forza di alzare lo sguardo e vide Lou Sue che tentava di tenere testa ad un intero fiume comandato da Percy e allora capì di essere pienamente cosciente. Subito dopo però Neos lanciò il suo chackram cercando di colpire Percy, ma il semidio malvagio deviò facilmente grazie ad un getto d’acqua. E allora la figlia di Atena capì di non star capendo proprio niente.
Grazie agli dei, Becky arrivò in fretta, e il suo tocco curativo le fece passare sia il mal di testa che il mal di tutto il resto, e finalmente Alex riuscì a tornare lucida. Evidentemente qualcuno era riuscito a mandare i pegasi a prendere i sette semidei bloccati a terra.
Una freccia venne scoccata da dietro di lei e subito dopo Avery fu al loro fianco. La mira era perfetta, ma Percy si spostò di scatto, e per poco la freccia non colpì Lou Sue.
-Ehi!- protestò la ragazza – Non sono io la cattiva!-
-Io avrei un’obiezione su questo punto!- le gridò di rimando Drake, anche lui ripresosi perfettamente grazie alle cure di Becky, che era già andata ad assistere gli altri feriti.
Nonostante fosse ancora un po’ confusa e dolorante, Alex si alzò e guardò impotente Lou Sue che cercava di tenere Percy il più lontano possibile da tutti loro. Ma la figlia di Zeus stava dando diversi segni di stanchezza, e parava i colpi di Percy, che usava getti d’acqua come fossero fruste, sempre più difficilmente.
Avery tentò di aiutare la compagna con altre frecce, ma nessuna andò a segno. Fabiana Giada riuscì a colpire Percy alla gamba con uno dei suoi coltelli da lancio, ma il semidio continuò comunque ad incalzare Lou Sue.
Alla fine, la ragazza cedette. Percy riuscì a disarmarla e a farla cadere violentemente sul ponte di comando.
-Mi hai veramente scocciato, ragazzina- commentò il semidio malvagio – Credo che sarai la prima di cui mi occuperò-
Percy modellò l’acqua fino a farle creare una cupola, intrappolando Lou Sue insieme a lui, lontana dai suoi compagni.
-No!- urlò Alex – Dobbiamo fare qualcosa!-
Perfino Drake sembrava preoccupato per la sorte della rivale, ma nessuno di loro aveva i mezzi per aiutare Lou Sue.
Percy sfoderò Vortice e si preparò a calarla sull’impotente figlia di Zeus. Avery distolse lo sguardo, Alex emise un gemito disperato, Drake si costrinse a continuare a guardare…
-Fermo!- l’urlo di Blaine arrivò giusto in tempo, la lingua ammaliatrice del figlio di Afrodite si rivelò, grazie agli dei, abbastanza potente da fermare Percy il tempo sufficiente perché Darren potesse sradicare a forza la cupola d’acqua e lanciarla addosso al figlio di Poseidone. Ovviamente Percy rimase incolume, ma intanto si era allontanato da Lou Sue.
-E va bene- sospirò scocciato – Vorrà dire che prima mi occuperò di voi e poi mi toglierò lo sfizio di fare fuori quella quell’arrogante-
-Non credo proprio- commentò Arthur, apparendo dal nulla dietro di lui, e trapassandogli il braccio con la katana. Alex non poté fare a meno di apprezzare il tempismo di Becky, che aveva curato giusto in tempo il figlio di Ade.
Invece di contorcersi a terra per il dolore però, Percy rise. Come un folle. Peggio, come Adelaide.
-Siete veramente sciocchi-  li prese in giro il semidio malvagio – Vi ho già detto che non posso essere ferito, ma voi continuate imperterriti!-
La ferita si rimarginò quasi subito, sotto gli occhi terrorizzati di Arthur.
Un getto d’acqua spedì Arthur dritto addosso a Becky, ed entrambi finirono a terra vicino agli ancora privi di sensi Adelaide e Mark.
-Qualcuno ha qualche idea-?- chiese tremante Esmeralda
-Io ci provo!- si fece avanti Drake, sfoderando la sua spada – Se riesco a toccarlo gli farò perdere i sensi!-
Il figlio di Morfeo si lanciò contro l’avversario senza alcuna paura. Due secondi dopo stava tornando indietro, lanciato anche lui da un getto d’acqua.
-Cyrus, Blaine, proviamo ad attaccarlo da più parti- decise Alex, che si era stufata altamente dell’idea di girarsi i pollici – Ragazzi, voi copriteci-
I tre semidei si divisero, cercando di circondare Percy, che rispose mandando contro ciascuno un tentacolo d’acqua contro cui i tre si ritrovarono a giocare a scherma. I tre riuscivano a tenere testa ai getti d’acqua, ma Percy era completamente off-limits.
Darren tentò di attirare a sé l’acqua, ma Percy non si fece più prendere alla sprovvista. Avery e Fabiana riuscirono a rallentarlo con le loro frecce e i loro coltelli, ma non era abbastanza. Blaine riuscì a far vacillare Percy con la sua lingua ammaliatrice, ma quando provava a parlare il semidio gli mandava contro più getti d’acqua in contemporanea per tenerlo impegnato.
Neos tentò diverse volte di colpire Percy con le sue frecce soporifere, ma il ragazzo non abbassò mai la guardia. Riuscì a deviare due frecce e a schivarne quattro. Fu con la settima che combinò il disastro: dal nervoso, il figlio di Ebe sbagliò mira, e colpì alla caviglia Cyrus, che crollò a terra privo di sensi.
Tentando di difendere il compagno, prima Blaine e dopo Alex vennero disarmati, e tutti e tre vennero spediti a fare compagnia agli altri ragazzi feriti.
Darren, capendo di non poter aiutare contro Percy, corse verso di loro per assisterli, mentre Neos andava a recuperare il suo chackram.
Avery e Fabiana tentarono di tenere Percy a distanza con frecce e coltelli, ma i getti d’acqua le raggiunsero entrambe e le misero al tappeto insieme alla povera Esmeralda. Dopodiché toccò a Darren essere messo al tappeto.
-Bene, direi che adesso siete tutti sistemati- commentò Percy guardandosi intorno soddisfatto, e Alex fece lo stesso (anche se non era affatto soddisfatta). Possibile che Percy li avesse davvero sbaragliati tutti? La loro Impresa era davvero finita ancor prima di cominciare?
-Direi di iniziare con quell’arrogante ragazzina- Percy, al sicuro nella sua bolla d’acqua incombeva su Lou Sue e sfoderò comodamente Vortice, preparandosi di nuovo a colpire – Poi farò una conta per decidere l’ordine di voialtri-
Fortunatamente il figlio di Poseidone non era una cima in matematica, o forse era talmente sicuro di sé da non essersi assicurato di averli messi tutti al tappeto. Alex si guardò intorno dolorante. Dovunque c’erano i suoi compagni, tutti messi peggio di lei, ma riuscì a contarne solo dodici. Qualcuno mancava all’appello, ma il suo mal di testa le impediva di ragionare e di capire di chi si trattasse.
La risposta alla sua domanda arrivò pochi secondi dopo, sottoforma di una freccia che colpì il semidio malvagio alla spalla.
-Oh, vedo che qualcuno ha ancora voglia di giocare- Percy si strappò la freccia dalla spalla, ma un attimo dopo ebbe come un mancamento – Cosa? Una freccia avvelenata?-
Neos era riuscito a correre nella sua stanza e a prendere una delle sue speciali munizioni avvelenate e Percy si era distratto il tempo sufficiente per consentirgli di colpirlo.
-Se credete che questo basti per mettermi fuorigioco siete degli illusi- ringhiò il semidio tenendosi la spalla dolorante – Per adesso siete riusciti ad indebolirvi, ve lo concedo, ma questo non significa che abbiate vinto!-
Con un altro spasmo di dolore, Percy rinfoderò Vortice e si preparò ad uscire di scena. – Non temete, ci rivedremo presto. E come souvenir per questo viaggio, credo che mi prenderò un acquario-
Sulle prime, Alex non capì cosa intendesse Percy con quella (pessima) battuta. Poi il figlio di Poseidone lanciò una bolla d’acqua proprio nella sua direzione.
-Senza il vostro amichetto acquatico non potrete fare nulla contro di me- ridacchiò Percy – E comunque ora voglio sapere se è per caso mio parente-
La figlia di Atena capì subito che si trattava di Darren. Percy lo voleva prendere in ostaggio.
Di quello che fece in seguito, Alex aveva solo un fugace ricordo: la bolla si avvicinava fin troppo velocemente, Darren non riusciva neanche a rialzarsi, figurarsi a difendersi e lei non poteva permettere che il nemico portasse via uno dei suoi amici.
-Non sulla mia nave!- gridò Alex, ritrovando delle forze che non sapeva nemmeno di avere. La ragazza si rialzò e corse verso il figlio di Selene, intenzionata a spingerlo via. Ma all’ultimo momento la fatica prese il sopravvento, ed invece di spingere via Darren, Alex riuscì solo a farsi inglobare insieme a lui nella bolla.
-Beh, due al prezzo di uno- Percy rise come uno scemo, e il desiderio di Alex di dargli un pugno in faccia aumentò vertiginosamente – Non male-
Il dolore causato dal veleno costrinse Percy a ritirarsi. Il getto d’acqua vorticò intorno alla nave e poi se ne andò, seguito dalla bolla gigantesca.
Alex e Darren, intrappolati lì dentro, videro la nave allontanarsi sempre di più e le urla dei loro amici farsi sempre più flebili.
Alex aveva provato a prendere il comando. E quello era il risultato.
-Ho… fallito- riuscì a mormorare, un attimo prima di perdere i sensi per la fatica.
 
 
 
 
Becky era abituata ad essere il tipo ottimista del gruppo. Spesso finiva per cercare sempre il lato positivo delle cose, di vedere il bicchiere mezzo pieno.
Eppure, mentre, completamente dolorante, guariva i suoi compagni di missione, non riuscì a trovare neanche un lato positivo al loro scontro con Percy. Tutti erano stati feriti, quello messo meglio era Cyrus solo perché aveva perso i sensi a causa di Neos, tutti erano demoralizzati, tutti erano spaventati e due dei loro compagni erano stati rapiti. E tutto ciò, in una giornata di missione. Chissà cosa sarebbero riusciti a fare in una settimana, probabilmente avrebbero fatto precipitare la Argo II.
Il tocco curativo di Becky le permetteva di far guarire in fretta gli altri (anche se non riusciva a cancellare del tutto il dolore), e le sue di ferite non erano particolarmente gravi, aveva solo ricevuto in testa il peso di Arthur lanciato a cento chilometri orari (detta così suonava brutta). In quanto a dolore fisico, nessuno di loro stava troppo male.
Però, quando si riunirono alla mensa poco dopo la battaglia, l’umore generale era sotto i tacchi.
-E adesso che si fa?- chiese disorientato Neos, che si sentiva in colpa perché non era riuscito ad aiutare Alex e Darren nonostante fosse l’unico in condizione di farlo.
“Non lo so” scrisse Fabiana. Lei ed Avery stavano male perché non erano riuscite a difendersi da Percy.
-Forse potremmo…- tentò di proporre Drake, che venne subito zittito da un’occhiataccia di Arthur. Il figlio di Morfeo si vergognava per la sua figura barbina contro Percy, ma anche quello di Ade non era da meno.
E anche gli altri non erano messi meglio (ad Adelaide neanche importava, ma lei era un caso a parte): Mark era stato messo subito al tappeto e si era perso tutto lo scontro, Blaine era stato disarmato facilmente da Percy, Cyrus si era fatto colpire da Neos, Lou Sue non era riuscita a battere il figlio di Poseidone nemmeno in uno scontro volante, mentre Esmeralda era messa peggio di tutti, e si sentiva in colpa per tutto quello che era successo.
In quanto a lei, Becky non era riuscita a curare tutti quanti in tempo, e si era fatta stendere in tempo record da Percy. Stavano tutti male, ma nessuno aveva il coraggio di parlarne apertamente.
E poi c’erano i tasti più dolenti, ovvero quelli che non c’erano. I posti vuoti di Alex e Darren attiravano l’attenzione di tutti, ma i ragazzi stavano cercando di non farci caso. Eccezion fatta per l’indifferente Avery  ed Esmeralda, che piangeva come una fontana, nessuno sapeva come reagire al sequestro dei due compagni.
Dopo un silenzio che durò decisamente troppo, Becky perse definitivamente la calma.
-Adesso basta!- sbottò alzandosi di scatto – Non possiamo continuare così! Abbiamo perso: ci hanno colti impreparati, e per poco non ci lasciavamo le penne tutti quanti! Due dei nostri compagni sono stati rapiti! Dovremmo almeno parlarne e cercare una soluzione! Fare finta di niente non ci aiuterà a cambiare le cose, neanche un po’!  Due dei nostri amici sono stati rapiti? È colpa nostra? Sì, è colpa di tutti noi, ma dobbiamo riuscire a superarlo!-
Più continuava a parlare, più Becky capiva di non essere in grado di spronare gli altri a fare meglio come invece riusciva a fare di solito. Sentì gli occhi inumidirsi al pensiero di Darren e fece per rimettersi a sedere, quando Cyrus si alzò dal suo posto.
-Sapete che c’è?- chiese – Becky ha ragione! Se non affrontiamo veramente ciò che ci è successo non potremo mai andare avanti! Noi possiamo trovare Percy e salvare Darren ed Alex, noi possiamo sconfiggere la parte malvagia di Percy, e possiamo riportare tutto a posto, dobbiamo solo crederci!-
-Io ci credo- decise Neos alzandosi
“Anch’io!” scrisse Fabiana facendo lo stesso.
Uno alla volta, anche gli altri ragazzi si alzarono e si dichiararono d’accordo con Becky.
-Direi intanto di sospendere la ricerca degli scomparsi- commentò Lou Sue prendendo le redini della conversazione – Anche se non sappiamo ancora come hanno fatto a catturarli-
-In realtà- sussurrò timidamente Avery – Io credo di saperlo-
Quando tutti la guardarono, per poco la figlia di Ecate non si rimise a sedere facendo finta di niente, ma Neos la costrinse a continuare a parlare.
-Io… ho delle visioni- spiegò la ragazza. E così la figlia della magia era magica veramente. – Non riesco a controllarle, però durante l’Assedio mi hanno mostrato proprio i sette della profezia che venivano risucchiati dal Vaso-
-Beh, in realtà questo lo sapevamo già- ammise Mark – Percy ce lo ha detto in una delle sue farneticazioni prima-
-Oh- commentò Avery leggermente dispiaciuta – Comunque ho avuto un’altra visione, che ci terrei a raccontarvi-
Sostenuta da Blaine e Neos, la ragazza raccontò di aver visto una luce uscire dal Vaso di Pandora e fondersi con una massa di oscurità presente all’esterno.
-E se l’oscurità fosse la parte malvagia dei semidei?- propose Adelaide
-Potrebbe essere un’idea- ammise Cyrus – Ma la luce cos’era?-
-Bella domanda- balbettò Avery – Purtroppo le mie visioni sono spesso sibilline e ambigue, neanche io riesco a capirle del tutto a volte-
In circostante normali, Becky le avrebbe chiesto come faceva a vedere le visioni, e probabilmente Darren sarebbe stato invidioso del potere della ragazza. Ma il ragazzo era stato portato via da Percy, e quello per Becky continuava a rimanere un enorme problema.
-Bene- commentò analizzando la situazione – Avery, so di chiederti molto, ma dovresti cercare di manipolare le visioni in modo da vedere dove si trova Percy in  questo momento. Esmeralda, credo che sia abbastanza urgente che tu impari a ferire i nemici. Per quel che riguarda tutti gli altri invece, credo che ci toccherà allenarci molto in questi giorni se vogliamo sconfiggere Acqua Man-
Becky guardò negli occhi uno per uno tutti i suoi compagni di viaggio, e tutti loro si mostrarono d’accordo. Il nemico li aveva colti impreparati ed aveva inflitto loro un duro colpo, ma finalmente Becky riusciva a vedere il lato positivo.
Chiunque avesse mandato Percy da loro, era uscito allo scoperto e li aveva rivelato che disponeva di scagnozzi del calibro dei Sette della Profezia. Inoltre, aveva sì dato loro una sonora lezione, ma allo stesso tempo li aveva fatti entrare nello spirito dell’Impresa.
Negli occhi dei compagni, Becky vide la voglia di lottare e vincere. Il nemico non sapeva cosa aveva scatenato: sarebbero stati pronti.
 
 
 
Angolo Autore
Scusate il ritardo.
So che ormai sarete abituati a questo tempi, ma io non posso fare a meno che continuare a scusarmi.
Comunque, questo capitolo dà ufficialmente il via all’azione nella storia. Adesso i nostri ragazzi sono più determinati che mai a trovare Percy (o chi diamine è quel tizio, confesso di non aver capito nemmeno io le poche spiegazioni che ho dato).
Sarà così facile come pensano? E come se la caveranno Darren ed Alex?
Lo scoprirete nei prossimi capitoli.
L’Uragano Temporale
 
 
 

Ritorna all'indice


Capitolo 8
*** Vietato portare a spasso il cane ***


Quando riprese conoscenza, Darren si ritrovò faccia a faccia con un pesce, che lo guardò con aria di sufficienza per poi allontanarsi da lui. Dopo un trauma iniziale, il ragazzo si rese conto che sia lui che Alex, ancora privi di sensi, erano intrappolati in una bolla d’acqua.
Il terzo pensiero di Darren (dopo a “Come è possibile che stia respirando sott’acqua” e “Sarai bello tu!” rivolto al pesce) fu per la libertà. Il figlio di Selene tentò subito di sfruttare il potere delle maree per far sì che la pressione dell’acqua distruggesse la bolla e portare poi in salvo Alex, ma non ottenne alcun risultato.
-Non ti impegnare troppo- la voce di Percy lo fece sobbalzare, e fece anche svegliare Alex, che emise un gemito dolorante e si spaventò a sua volta nel capire dove si trovavano.
Il figlio di Poseidone era immerso a peso morto nell’acqua, ma si trovava perfettamente a suo agio. Evidentemente l’acqua stava curando la ferita avvelenata che Neos gli aveva inflitto.
-Ho creato quella bolla personalmente- spiegò Percy passione cattivo – Resisterà ad ogni vostro tentativo di fuga-
-Hai intenzione di farci soffocare forse?- chiese Alex tentando di apparire il più spavalda possibile. Tentativo misero, dato che la paura trasparì chiaramente dalla sua voce.
-In questo modo non mi sareste di nessuna utilità- commentò il semidio acquatico indicando loro le molte bolle d’aria che andavano ad unirsi alla loro in modo da non farli mai restare a secco d’ossigeno – Se restate vivi, potrò usarvi come ostaggi e ricattare i vostri amici. Ovviamente vi ucciderò comunque, ma solo quando avrò annientato tutti gli altri.
Nel vedere il suo idolo che minacciava di morte i suoi compagni, a Darren si strinse il cuore. Sapeva che quello non era il vero Percy, ma gli assomigliava fin troppo.
-Non funzionerà mai- tentò Alex, anche se entrambi sapevano che i loro amici non avrebbero mai permesso loro di sacrificarsi per l’impresa.
-Davvero?- chiese Percy con un sorrisetto che Darren trovò suo malgrado molto attraente – Io non credo proprio. Vedremo chi avrà ragione-
-Sì, come ti pare- Darren cercò di non dare a Percy la soddisfazione di mostrarsi spaventato – Dove accidenti ci hai portato?-
-Ma come, non avete mai visto il fiume Hudson?- chiese malizioso Percy – In effetti, è difficile che voi possiate conoscerlo così a fondo- dichiarò, ridendo per la sua stessa battuta.
-Ci stai già torturando con le tue freddure, mi pare di notare- sospirò Alex
-Se non gradite la mia compagnia, allora vi meritate solo quella dei pesci- dichiarò offeso il semidio – Adesso scusatemi, ma ho impegni molto più urgenti che continuare a farvi da babysitter-
E con quelle parole il figlio di Poseidone si congedò, sparendo in un vortice d’acqua.
Rimasti soli, Alex si lasciò finalmente andare a colorite imprecazioni che avrebbero fatto arrossire persino uno scaricatore di porto.
-Non posso credere che siamo finiti veramente in una situazione simile- commentò la figlia di Atena con un gesto di stizza, mancando di poco con la mano la faccia di Darren.
-Mi dispiace, sei qui solo per colpa mia- ammise Darren, che si sentiva ancora in imbarazzo per via della cattura di Alex, avvenuta solo perché lei aveva cercato di salvarlo.
-Non dirlo neanche per scherzo- rispose Alex – Lasciare un compagno da solo in una situazione pericolosa durante un’impresa è fuori discussione-
-Questo non toglie che sia colpa mia se sei qui- continuò il ragazzo
-Ripetilo ancora e ti tiro un pugno in testa- semplice ed efficace. Alex possedeva il dono della sintesi.
-Vi siete cacciati in un brutto guaio, eh?- chiese improvvisamente una voce attutita, che arrivava da fuori dalla bolla.
Alex e Darren si voltarono insieme e si ritrovarono davanti… ad un delfino. Un vero e proprio delfino dei più comuni, solo che si trovava nel fiume Hudson ed aveva appena parlato. Darren era quasi certo di essere sobrio e di non aver assunto nessun tipo di sostanze e inoltre pure Alex sembrava vederlo, perciò doveva essere un delfino di natura divina.
-Lei sarebbe…?- chiese Alex con tutta la delicatezza possibile
-Io sono Delfino- spiegò il nuovo arrivato – Dio dei delfini-
Nella mente di Darren si affacciarono tante domande, ma sembravano tutte inappropriate e ben poco adatte ad essere pronunciare davanti a quello che era a tutti gli effetti un dio.
-Sì, reagiscono tutti così- commentò scocciato il dio, notando lo stupore sui loro volti – Non so perché, ma delfino e divinità sono due concetti che nessuno accosta facilmente-
-Mi dispiace Divino Delfino- Alex tentò di riguadagnare punti con il dio usando la sua dialettica – Non ci aspettavamo un intervento divino proprio adesso. È forse venuto a liberarci?-
-Temo di non poterlo fare- ammise riluttante il delfino – Chiunque dia ordini al Percy Jackson fasullo è molto intelligente, perché gli ha ordinato di collegare questa bolla direttamente all’anima del vero Percy. Soltanto lui può liberarvi senza uccidere il figlio di Poseidone nel tentativo. E tanto per inciso non posso assolutamente permettermi di uccidere il vero Percy, tanto più che mi manda proprio suo padre-
-Il divino Poseidone?- si stupì Darren – L’ha forse mandata ad aiutarci?-
-In realtà…- commentò il delfino – Poseidone mi ha chiesto di sorvegliare la parte malvagia di suo figlio senza intervenire. Al minimo passo falso chiunque regga i fili dell’operazione Pandora potrebbe uccidere i sette della profezia, e questo non possiamo permetterlo-
-Capisco- sospirò affranta Alex – Ma allora perché ha deciso di parlare con noi e di uscire allo scoperto?-
-Perché senza l’aiuto degli dei sarà difficile per voi riuscire nella vostra impresa- spiegò Delfino – Quelli sono pur sempre i semidei più forti della loro generazione, e il ladro del Vaso li ha privati di coscienza aumentando la loro forza distruttiva-
 -Grazie per l’incoraggiamento- bofonchiò a mezza bocca Darren – Non so perché, ma non mi sento meglio-
-Non ho finito- Delfino fece come uno schiocco per indicare il suo disappunto nell’essere interrotto dal ragazzo – Zeus ha chiesto ad Efesto in persona, opportunamente aiutato da altri dei, di forgiare un talismano per ciascuno di voi, così da potenziare ogni vostra capacità in battaglia-
-Ottimo!- si illuminò Alex guardando raggiante prima Darren e poi speranzosa il delfino, aspettando che il dio consegnasse loro i due talismani.
-Ehm… purtroppo io sono qui a pinne vuote- fu costretto ad ammettere il cetaceo suo malgrado – Sapete com’è, non mi aspettavo di trovarvi qui. E comunque non avrei potuto consegnarveli-
-Come sarebbe a dire?- Darren iniziava a perdere la pazienza, quel delfino non faceva che dire le cose a  metà e anche la molto più diplomatica Alex stava dando segni di insofferenza.
-Mi dispiace ragazzi, ma Efesto si è fatto un po’ prendere la mano- ammise il dio dei delfini – Ha creato manufatti fin troppo potenti, che potranno esservi consegnati solo dai vostri genitori, ed esclusivamente quanto sarete pronti a riceverli-
-E quando saremmo abbastanza pronti, sentiamo?- Alex cercava più che mai di contenersi
-Dovrete imparare a gestire i vostri poteri al meglio- spiegò Delfino – Solo allora i talismani inizieranno a riconoscervi come loro legittimi possessori e i vostri genitori potranno consegnarveli-
-Perfetto, grazie per la comunicazione- sbuffò Darren – Hai altri annunci per noi o…-
-Mostra un po’ di rispetto ragazzino, ho visto personalità molto più solide e importanti di te cadere dal loro piedistalli. A volte è stato un peccato, quel Cristoforo Colombo mi stava simpatico- lo sgridò Delfino infliggendo alla loro bolla un colpo di coda che la fece ballonzolare come una gelatina – Gli dei stanno camminando su un campo minato, qui è in gioco la vita di molti semidei importanti, e adesso abbiamo anche voi da considerare-
-Lo scusi divino Delfino- Alex lanciò al compagno un’occhiataccia per ammonirlo dal commettere altre leggerezze – Siamo solo un po’ nervosi. Mi sembra di capire che neanche voi dei sappiate come liberare i sette dall’influenza del Vaso di Pandora-
-Purtroppo no- sospirò Delfino, per quanto un delfino potesse sospirare – Sospettiamo però che quello dei semidei malvagi non sia il loro vero corpo, ma solo una sorta di contenitore per la parte malvagia della loro anima. Basterebbe quindi riuscire a renderle vulnerabili e potrebbero essere sconfitte da un banale colpo di spada-
-Percy ci ha detto il contrario- ragionò ad alta voce Alex – Però in effetti, quando è apparso sopra la Argo II era come se si fosse dissolto e poi riformato a partire dall’acqua-
-La loro forza vitale viene dalla loro stessa natura semidivina- confermò il dio – Ma è impossibile toglierli quella. Dovrebbe esserci comunque un altro modo per riuscire a renderli vulnerabili, ma nemmeno noi dei abbiamo idea di cosa si tratti-
-Bene, allora direi che siamo a cavallo- Darren si abbandonò contro le pareti della bolla – Disponiamo di alcuni talismani che non possiamo usare e possiamo sconfiggere il nemico usando un metodo ignoto! Ottimo direi!-
-Ambasciator non porta pena- ricordò Delfino – Ora se volete, ma anche se non volete, scusarmi, io dovrei tornare da Poseidone per spiegargli cosa sta combinando suo figlio-
Con qualche rapido colpo di coda, il dio delfino si dileguò, lasciando soli i due ragazzi.
-E adesso?- si chiese Alex guardandosi intorno con aria quasi annoiata.
-Vorrei tanto poter disporre di un mazzo di carte-
 
 
 
 
La prima mattina dopo il rapimento, la colazione fu ben poco allegra.
Personalmente Mark non sentiva la mancanza né di Darren (con cui aveva parlato ben poco, ma che sembrava altamente fastidioso) né tantomeno di Alex (lei non gli piaceva e basta), ma se ne guardava bene dall’esprimere il suo pensiero davanti agli altri. Nonostante tutti stessero facendo il loro meglio per tenere alto l’umore generale, il vuoto lasciando dall’assenza dei due si sentiva eccome.
Il comando della spedizione era passato a Lou Sue, e Drake non aveva nemmeno osato protestare tanto era necessario qualcuno che cercasse di prendere le decisioni migliori per il gruppo, e tutta l’attenzione dei dodici ragazzi era concentrata su come ritrovare gli scomparsi.
-Arthur, non è che potresti in qualche modo tracciare una mappa sotterranea della città e controllare se Percy è rimasto da queste parti?- domandò speranzosa Becky
-Riesco a mappare il territorio, ma le persone sono troppo numerose perché io possa anche solo tentare di percepire la presenza di Percy- spiegò amareggiato Arthur – Temo proprio che sia impossibile per me-
-Ehm, qualcuno ha qualche altra idea?- chiese la figlia di Apollo – Deve pur esserci un modo per trovarli! Mark?-
-Sono bravo nelle strategie belliche, non nel ritrovare semidei rapiti- chiarì il ragazzo incrociando le braccia
-Avery, qualche visione utile?-
-Non arrivano a comando- rispose piccata la figlia di Ecate, che non avrebbe mai dovuto rivelare a nessuno delle sue visioni, da allora non aveva più pace, tutti le chiedevano di predire qualcosa – E comunque mi mostrerebbero il futuro, non il presente-
-Drake, non hai per caso sognato Alex o Darren? – tentò ancora Becky
-Niente di niente- dichiarò dispiaciuto il ragazzo
-Adelaide, i tuoi informatori demoniaci non ti dicono niente?-
-Non ho informatori demoniaci- sospirò la figlia di Menta, che come al solito sfoggiava dei pantaloncini che mettevano in mostra quanta più pelle delle gambe possibile – Ma grazie per l’idea!-
-Ragazzi, cerchiamo di ragionare- Cyrus si alzò, in assenza di Alex lui era sicuramente il più diplomatico di tutti – Percy non sparirà certo così nel nulla solo perché ha degli ostaggi, in qualche modo deve venire da noi o farci sapere dove si trova, non credete?-
-In effetti- ammise Drake – Però potrebbe anche darci un indirizzo e dirci di presentarci lì senza armi, pena la morte di Alex e Darren-
-Anche in quel caso però potremmo comunque riuscire a contrastarlo- spiegò Neos – Ci ucciderebbe in ogni caso, quindi tanto varrebbe portarcele le armi. E poi avremmo comunque i nostri poteri-
-In ogni caso- fece notare Lou Sue – Stiamo parlando di Percy Jackson, non di un esperto stratega. Qualsiasi cosa faccia sarà qualcosa di stupido-
-Scusate se non mi interesso troppo ai due scomparsi- si intromise Adelaide – Ma non vi sembra importante anche sapere dove dirigersi adesso?-
-Mi duole dirlo, ma la pazza ha ragione- ammise Arthur – Non possiamo aspettare che Percy ci attacchi qui. Su questa nave i miei poteri sono molto ridotti e gli spazi sono limitati per tutti. Invece Percy era perfettamente a suo agio. Non dimentichiamoci che teoricamente lui conosce già questo posto-
“Secondo me dovremmo restare nei paraggi” scrisse Fabiana Giada “Così da permettere a Percy di rintracciarci e poter scegliere allo stesso tempo un terreno favorevole”
-Buona idea- concesse Mark – Ci serve un posto spazioso e dove si trova poca gente-
-Ah beh, Manhattan è piena di posti del genere- ironizzò Blaine – Li troveremo di sicuro-
-L’unico posto spazioso che mi viene in mente ora come ora è Central Park- rimuginò Esmeralda – Ma non credo che una battaglia lì passerebbe inosservata-
-Dipende- rispose sorniona Becky – Se Avery riuscisse a manipolare la Foschia per creare un’illusione plausibile, forse potremmo anche scegliere Central Park per fare da esche-
Undici paia di occhi si misero a fissare la timida figlia di Ecate, e Mark capì benissimo dal terrore che vide nei suoi occhi che la ragazza aveva paura di fallire. Quando però Neos le mise una mano sulla spalla e le sorrise fiducioso, la ragazza parve riscuotersi.
-Sì, credo di poterlo fare- la voce le tremava un po’ nel dirlo, ma sembrava sicura di poterci riuscire – Mi farò dare una mano dalla Foschia naturale-
-Bene, allora è deciso- Lou Sue tolse la seduta – Oggi pomeriggio raggiungeremo Central Park. La mattina sarà dedicata agli allenamenti, perciò datevi da fare!-
I semidei iniziarono uno alla volta a lasciare la sala mensa mentre Adelaide, che come al solito doveva sempre farsi riconoscere, sparì in un vortice d’ombra, tanto per fare un’uscita a effetto.
-Esibizionista- commentò a mezza bocca Arthur, per poi rivolgersi a Mark – Tu che hai intenzione di fare per allenarti?-
-Niente- rispose lui alzandosi dal tavolo – Sono già un bravo spadaccino, e non ho altre abilità utili a cui ricorrere-
Il figlio di Atena lasciò la mensa e si diresse verso la cabina sua e di Alex, dove si lasciò cadere sul letto. Tutti avevano poteri fantastici ereditati dai genitori, tutti meno lui. C’era chi poteva addormentare con un dito, chi sapeva guarire, chi  viaggiava nell’ombra e addirittura chi volava. Perfino Darren, figlio di una dea in pensione, e Adelaide, figlia di una ninfa, erano molto più forti di lui.
Durante lo scontro con Percy si era sentito molto inutile. Era a malapena riuscito a sfiorarlo, e solo perché si era arrabbiato con il semidio perché aveva mandato al tappeto Arthur. Tra l’altro continuava a provare un certo rimescolio nello stomaco quando pensava al figlio di Ade, ma forse non era quello il momento di pensarci.
Cosa poteva fare lui contro i sette della profezia? Era bravo solo con la spada e nelle strategie belliche, ma non aveva il tempo di mettersi a disegnare un piano d’assalto nel mezzo dello scontro. Le uniche che avevano fatto una figura quasi peggiore di lui erano Alex, che però aveva comunque compiuto un gesto eroico (definizione usata dagli altri) e Esmeralda, ma almeno lei aveva una scusa.
-Ehi- Arthur lo raggiunse timidamente e si mise a camminare intorno al letto. di solito quello era un segno che stava per iniziare uno dei suoi discorsi – Tutto bene?-
-Certo, sto benissimo- mentì Mark – Non ho voglia di allenarmi, tutto qui-
-Ti conosco troppo bene- lo smascherò subito l’amico – Capisco quando stai mentendo-
-Uff- sospirò Mark senza neanche degnarsi di guardare Arthur – E va bene, mi sento debole e inutile rispetto a tutti voi!-
Per poco Arthur non scoppiò a ridere: - Cosa?- chiese cercando di trattenere l’ilarità – Da dove ti è venuta questa sciocchezza clamorosa?-
-Sciocchezza?- Mark alzò la testa per fulminare con lo sguardo il figlio di Ade, sicuro che lo stesse prendendo in giro – Avete tutti dei poteri fantastici! Io invece non ho nulla nel mio arsenale, contro Percy non sono riuscito a muovere un dito-
-Bene, adesso sono sicuro che stai sragionando- Arthur inarcò un sopracciglio, come al solito diceva quello che gli passava per la testa senza farsi problemi – Tu mi hai salvato la vita ieri, ti sembra poco?-
-No, ma…- tentò di protestare il figlio di Atena
-Inoltre- l’altro non diede segno di averlo sentito – Sei in grado di elaborare strategie complicatissime in pochissimo tempo, scommetto che ci riusciresti senza problemi anche nel bel mezzo di una battaglia-
-Tu dici?-
-Te l’ho appena detto, no?- commentò Arthur facendogli l’occhiolino – E sai che se te lo dico io allora si tratta della verità, no?-
-Grazie- Mark si alzò dal letto – Adesso mi sento meglio-
Non stava affatto mentendo. Arthur era una delle persone a cui teneva di più, forse il suo unico amico all’interno del campo e il suo giudizio contava veramente molto per lui. Inoltre il ragazzo non si faceva alcun problema a dire la verità, anche quando questa poteva far soffrire i suoi stessi amici.
-Nessun problema- sorrise Arthur – Sai che per te io ci sono sempre-
In uno slancio di affettuosità, il figlio di Ade abbracciò l’amico, che dalla sorpresa si irrigidì completamente e non riuscì a rispondere all’abbraccio in modo decente. Mark non era un grande fan del contatto umano, però quello gli stava piacendo.
Ben presto però, la cosa si fece imbarazzante, e quello iniziò ad essere troppo lungo per un semplice abbraccio tra amici. Mark tossicchiò elegantemente per farlo notare ad Arthur, e subito il ragazzo si ritrasse come se lo avessero scottato.
-Ehm…- che ne dici se andiamo ad allenarci- tentò di vincere l’imbarazzo Arthur
-Certo!-
 
 
 
Cyrus, Fabiana ed Avery si stavano allenando nel tiro con l’arco.
Tra loro tre, Avery era senza dubbio la migliore, aveva una mira pazzesca ed era abituata a usare l’arco come arma. Fabiana era un po’ più arrugginita, ma anche lei aveva un’ottima mira mentre Cyrus, sebbene non fosse proprio in condizioni disperate, doveva imparare a regolarsi meglio.
-Non male- commentò Avery quando lo vide mancare di netto il centro del bersaglio – Magari prova ad aggiustare la mira-
-Ma davvero? Non l’avrei mai detto!- ironizzò Cyrus, come faceva sempre quando era frustrato o arrabbiato per qualcosa.
-Non è così difficile, devi solo cercare di visualizzare la traiettoria che vuoi dare la freccia- gli spiegò Avery – Vedrai che imparerai in un batter d’occhio-
-Ah, ma tu guarda- li interruppe ad un tratto una voce maschile – A quanto pare la cara Avery insegna quando fa più comodo a lei-
Blaine li raggiunse con un sorrisetto provocatorio stampato in faccia, l’aspetto curato come al solito. – Aiuti loro ma non hai voluto insegnare a me. Viva la coerenza!-
-Prima di tutto…- chiarì subito Avery – Cyrus e Fabiana me l’hanno chiesto, tu non hai avuto il coraggio di fare neanche quello. E in secondo luogo, nessuno dei due ha tentato di sedurmi per ottenere in cambio questo favore-
Il sorriso sparì dal volto di Blaine, che almeno per una volta divenne serio e quasi imbarazzato. –Ehm… a questo proposito, vorrei scusarmi con te per questa faccenda del tiro con l’arco-
-Oh- Avery parve colpita, evidentemente non se l’aspettava – Grazie per le scuse- balbettò poi.
Cyrus si sentiva abbastanza in imbarazzo ad assistere a quel siparietto che rischiava di sfociare in un litigio praticamente ad ogni frase, ma Fabiana non pareva essere della sua stessa idea.
“Secondo me finiranno insieme” scrisse infatti la rossa,stando ben attenta a non far vedere il taccuino né ad Avery né a Blaine.
-Secondo me invece leggi troppo- sussurrò come risposta il ragazzo – Lei lo odia e lui ci prova con tutti-
“Appunto” aggiunse Fabiana “Sarebbero una bella coppia. Strana, ma bella”
-Se lo dici tu…- Cyrus non era molto convinto, ma dei due era Fabiana quella creativa che si lasciava trasportare dalla fantasia. Il figlio di Mercurio aveva sempre creduto che i voli pindarici della ragazza fossero dovuti al suo desiderio di fuggire dal compatimento degli altri. Eppure lui la trovava così fantastica e incredibile, e non credeva affatto che il mutismo della ragazza la rendesse più strana o debole.
Nel frattempo, Blaine aveva apertamente chiesto ad Avery di insegnargli a tirare con l’arco  e lei aveva risposto proponendo una scommessa: l’avrebbe fatto solo se il tiro successivo di Cyrus fosse entrato almeno nella parte rossa del bersaglio.
Così il ragazzo si apprestò a tirare con pochissima pressione addosso. Sentiva lo sguardo di Blaine sulla nuca, pronto a vendicarsi se lui avesse sbagliato e quello speranzoso di Avery, che evidentemente voleva che sbagliasse. E lui che non voleva mai scontentare nessuno. In compenso Fabiana lo guardava divertita dal suo imbarazzo.
Alla fine Cyrus mandò tutti al tartaro e tirò al meglio delle sue capacità. Non gli importava niente di Blaine ed Avery, che risolvessero i loro problemi da soli, ma voleva migliorare a tutti i costi per non farsi più cogliere impreparato dai nemici. La freccia mancò il centro per un soffio, entrando comunque nel cerchio rosso, per la gioia del suo compagno di stanza.
Blaine se ne andò trionfante, dando appuntamento ad Avery per una lezione di tiro con l’arco, e la figlia di Ecate, furibonda all’idea, annunciò la fine della lezione.
-Aspetta un secondo- la richiamò Cyrus – Potrebbe essere il caso di restituirti questa- aggiunse tirando fuori dalla tasca la trottola magica della ragazza.
-Come diavolo sei riuscito a prenderla?- chiese Avery strappandogliela di mano con foga
-Genetica- spiegò laconico lui – Mio padre è pur sempre il dio dei ladri-
Evitò di menzionare che non lo aveva fatto apposta, non voleva che i compagni iniziassero a preoccuparsi anche per la sua cleptomania. Inoltre la passione per i furti non era solo competenza di suo padre, anche sua madre ne sapeva qualcosa. Ma di quello non aveva parlato neanche con Fabiana Giada.
Mentre Avery se ne andava imbufalita per la scommessa persa, Fabiana la sbirciò sorridendo sotto i baffi, poi scrisse sul suo taccuino.
“Lei è cotta persa” assicurò la ragazza, accompagnando la frase con tre punti esclamativi.
-A me non sembra- Cyrus fece spallucce – E lui pare ancora meno interessato di lei-
“Oh, tenta di vedere le cose da un punto di vista più romantico” scrisse piccata Fabiana “Anzi, dato che Blaine è il tuo compagno di stanza prova ad indagare per scoprire se gli piace Avery”
-E va bene- cedette Cyrus, che non aveva alcuna voglia di discutere – Quando incontro Blaine provo a chiederglielo
Cyrus salutò la compagna di viaggio e tornò nella sua stanza per accertarsi di non essersi dimenticato niente da portare a Central Park. Lì trovò Blaine sdraiato sul letto che giocherellava con i braccialetti incantati che portava al polso.
-Sei contento per Avery?- chiese distrattamente Cyrus
-Beh, almeno imparerò a tirare con l’arco. A proposito, bel colpo prima- rispose con indifferenza il figlio di Afrodite.
-Oh andiamo, si vede lontano un miglio che ti piace Avery- ridacchiò Cyrus tentando di farla sembrare una chiacchierata tra amici – A me lo puoi dire, terrò il segreto-
-Io non mi innamoro- spiegò Blaine alzando la testa – L’amore è una cosa troppo profonda e che rispetto troppo per nominare senza motivo. Diciamo che mi piace divertirmi, ecco-
-Ma non ti sei appena scusato con Avery proprio per aver provato a “divertirti” con lei?- domandò il figlio di Mercurio leggermente confuso.
-Infatti ho detto che non ci proverò più con lei, non che non lo farò con gli altri- precisò Blaine alzandosi dal letto – Ci sono molti modi per divertirsi, anche solo a bordo di questa nave. Prendi per esempio il novellino o la pazza-
-Darren ed Adelaide?-
-Bingo- commentò Blaine – Entrambi dei bei bocconcini, ma nessuno dei due è il mio tipo purtroppo, così come nessuno su questa nave. Presenti esclusi, naturalmente-
-Come scusa?- balbettò Cyrus, pensando di aver capito male.
-Sai, i romani mi hanno sempre affascinato- Blaine si avvicinò pericolosamente a Cyrus, tanto che il ragazzo pensò che avrebbe azzerato la distanza tra le loro bocche – E poi ho sempre avuto un debole per i ribelli con il senso dell’umorismo-
Cyrus non sapeva cosa dire, né tantomeno dove volesse andare a parare Blaine. Anzi, in realtà temeva di saperlo fin troppo bene.
-Che peccato che tu sia l’unico off limits qui dentro- continuò il ragazzo – Un vero spreco. Anche se da quello che percepisco, tu sei comunque un uno sulla scala Kinsey-
Il figlio di Afrodite gli fece l’occhiolino, poi uscì dalla stanza lasciandolo solo e confuso. Cyrus non aveva idea di cosa fosse appena successo. Aveva solo due certezze in quel momento: Blaine era veramente bravo come seduttore e non stava facendo sul serio.
Cyrus conosceva bene i vari metodi per dissimulare l’attenzione delle persone da un argomento spinoso, lui stesso lo aveva fatto spesso ai tempi della scuola. Per Blaine l’argomento Avery era evidentemente un qualcosa di sgradito, perché lo aveva distratto immediatamente, facendogli intendere di non essere interessato alle relazioni. Una mossa molto abile che però, una volta decifrata, faceva capire che il figlio di Afrodite non era sicuro di sé come voleva apparire, e di sicuro non era una persona così portata ai “divertimenti” come li intendeva lui. Il figlio di Afrodite nascondeva qualcosa, e cercava in ogni modo di distogliere l’attenzione degli altri provandoci con loro in modo da distrarli. Strategia ammirevole, ma sospetta.
Cyrus si ripromise di scoprire di più sui comportamenti di Blaine, poi andò a cercare qualcuno che sapesse dirgli cosa significasse “Uno sulla scala Kinsey”.
 
 
 
Drake era stufo del suo compagno di stanza.
Dopo aver vinto il letto, Neos si era preso anche una buona parte della stanza per i suoi vestiti, ovviamente tutti all’ultima moda e costosissimi. Inoltre, aveva sistemato i suoi criceti in un posto d’onore accanto al letto e sparso per tutta la stanza un discutibile profumo all’essenza di rosa selvatica. In pratica l’aveva trasformata nella stanza da letto di una coppia gay. Il che non era del tutto errato sulla carta, ma a Drake non piaceva comunque. Come se non bastasse, ogni volta che sfidava Neos suo campo con l’intento di riuscire finalmente a sconfiggerlo, umiliarlo e se avanzava tempo anche di riuscire ad accampare qualche diritto sulla stanza, il figlio di Ebe sfoderava sempre una nuova strategia che lo sorprendeva e lo faceva perdere. Dopo aver finito le armi tradizionali il ragazzo arrivò addirittura a bombardarlo di pettegolezzi e a farlo scivolare sulla crema per il viso. Il figlio di Morfeo non sarebbe riuscito a sopportare il tutto ancora a lungo.
Così quando quel giorno Drake sfidò Neos a duello la sua unica strategia consisteva nel farlo piangere come se gli avesse comprato un capo fuori moda. Non gli bastava riuscire semplicemente a sconfiggerlo, voleva umiliarlo il più possibile, perché non era umanamente possibile che una persona così frivola e pettegola fosse anche così forte nei combattimenti.
Per una volta, il duello fu davvero avvincente. Neos doveva aver finito le strategie, e cercava semplicemente di tenerlo a distanza con le sue frecce il suo chackram, ma Drake arrivò più volte a incalzarlo da vicino con la spada, costringendolo a difendersi nonostante le sue scarse abilità con la spada.
-Non male Watson- concesse il figlio di Ebe – Stai migliorando, ma non credo che sia ancora abbastanza-
-Tu dici- Drake lo costrinse a parare un ennesimo fendente – Allora perché sei all’angolo?-
Per tutta risposta Neos gli lanciò contro il suo chackram con rapidità fulminea, obbligandolo a deviare il colpo con la spada.
-Tutto qui?- fece appena in tempo a chiedere Drake con un sorrisetto divertito. Poi un violento fendente di Neos fece volare via la sua spada e il figlio di Ebe gli puntò trionfante la sua contro.
-Sì, direi che è tutto qui- commentò guardandosi le unghie perfettamente curate e sorridendo amabilmente.
Drake era ad un passo dalla crisi di nervi e iniziò a fare respiri profondi per evitare di picchiare il compagno di stanza.
-Sai, non capisco cosa mi trattenga dal saltarti addosso!- ringhiò mentre lui rinfoderava la spada.
-Fai pure, ma attento, potrebbe piacermi- lo punzecchiò Neos
-Mi spieghi cosa diamine ti ho fatto di male?- insisté Drake – Non fai che battermi ed umiliarmi-
-Niente di personale, ma tu trasformi ogni duello in una lotta per la stanza, e voglio che la mia stanza rimanga uguale a come è ora- spiegò Neos facendo spallucce – E poi, sei più carino quando ti arrabbi-
Drake cercò di ignorare l’ultima frase, ma sentì di stare arrossendo. Non era abituato ai complimenti e non era preparato al tono lusinghiero e canzonatorio insieme che aveva assunto Neos nel dirlo. Ciò non cambiava di una virgola il disprezzo che il ragazzo provava per il compagno di stanza.
Umiliato, il figlio di Morfeo lasciò la sala degli allenamenti e raggiunse la mensa (andare in camera e sorbirsi il cigolio della ruota dei criceti era fuori discussione), dove rimase ad allenarsi con la spada fino al pomeriggio, quando la nave attraccò non lontano da Central Park.
-Allora illusionista, che allucinazione ti sei inventata per noi?- chiese sgarbatamente Lou Sue rivolta ad Avery durante lo sbarco
-Beh…- esitò la ragazza – Pensavo di farci apparire come una squadra di calcio che si mette a fare una partitella a Central Park-
“Ottima idea” scrisse fiduciosa Fabiana
-Però…- aggiunse timorosa Avery, guadagnandosi uno sguardo sdegnato di Lou Sue
-Non mi piacciono i però- commentò l’antipatica albina – Vai avanti-
-Ecco, non è molto semplice tenere insieme la visione- ammise la figlia di Ecate – Al contrario, è molto faticoso e ho paura che possa cedere da un secondo all’altro-
-Beh, allora fa in modo che non succeda- la riprese Lou Sue
Drake guardò Avery: era visibilmente pallida e sembrava far fatica perfino a camminare, doveva sostenersi a Blaine mentre Neos le faceva aria con un giornale di gossip. Era ovvio che stava facendo del suo meglio per plasmare la Foschia, ma se fosse collassata a terra non avrebbe fatto comodo a nessuno di loro. E poi la poveretta era pur sempre stata presa di mira da Lou Sue, doveva aiutarla per principio.
-Forse posso darti una mano- annunciò allora Drake
-Davvero?- Avery sembrava visibilmente sollevata – Sai manipolare la Foschia?-
-Più o meno- tagliò corto lui. Non era esattamente così, il suo era un potere ereditato dal padre che consisteva nel creare illusioni, veri e propri sogni ad occhi aperti, però era molto simile al manipolare la Foschia. E in quel momento, con Avery pallida e con una resistenza residua pari a quella che avrebbe avuto Neos ad un gioco del silenzio, non gli sembrava il caso di entrare nei dettagli.
Drake si fece dare tutti i dettagli sulla sua visione, compresi il modo di vestire dei giocatori e la loro descrizione fisica, così da non creare improvvise contraddizioni, poi iniziò a concentrarsi e a sostenere la visione della compagna di viaggio. Avery si sentì subito meglio, come se qualcuno le avesse tolto un grande peso dalle spalle.
-Grazie- la ragazza gli sorrise dolcemente, piena di sollievo e gratitudine e Drake non poté fare a meno di rispondere con un altro sorriso, più imbarazzato che strafottente. Gli piaceva stare al centro dell’attenzione, ma il sorriso di Avery era talmente sincero che Drake non riuscì a non essere felice per esserle stato utile. Fu solo quando notò che Neos lo stava osservando con interesse, come se stesse conducendo un esperimento su di lui, che cambiò espressione.
-Prego- borbottò frettolosamente, affrettando il passo e continuando a concentrarsi sulla visione
-E così hai anche un cuore, eh?- commentò Neos prendendolo di sorpresa. Lo aveva affiancato senza fare un suono.
-E a te che importa?-
-Niente, volevo solo ringraziarti per aver aiutato una mia amica- spiegò il ragazzo – Avery non avrebbe retto ancora a lungo-
-Si notava- assicurò Drake – Rischiava di far saltare la nostra copertura. L’ho fatto solo per quello-
-Qualcuno ha la coda di paglia, eh?-ridacchiò Neos – Io non ti ho chiesto niente-
-Senti, smettila di continuare a provarci- lo zittì Drake – Tanto non mi interessi-
-Ma…- finalmente era riuscito a far restare Neos senza parole – Io non ci stavo provando!-
-Certo, come no- Drake aveva trovato un modo per mettere in imbarazzo Neos – Dite tutti così quando capite che non attacca-
-Ma che cavolo dici?- Neos arrossì violentemente – Tu non sei affatto il mio tipo!-
-E tu non sei il mio!- rispose Drake – Ora se vuoi scusarmi vai pure a prendere il te con i tuoi amici immaginari, io devo tenere in piedi un’illusione-
Neos lo guardò come se avesse appena insultato i suoi criceti, poi si allontanò con fare teatrale e tornò ad assistere Avery, nonostante la ragazza stesse già molto meglio.
 Per tutto il tragitto lungo Central Park Drake si chiuse in un religioso silenzio e iniziò a giocherellare con la collana con lo zodiaco che gli aveva regalato suo padre in sogno . Al figlio di Morfeo piaceva particolarmente l’astrologia, e sempre Morfeo gli aveva detto che anche sua madre ne era molto affezionata. La madre che non aveva mai conosciuto.
Drake era cresciuto in orfanotrofio, abbandonato dal suo patrigno. Laggiù, nessuno aveva osato parlargli del suo passato, di ciò che era successo a sua madre e che fine aveva fatto il suo patrigno. Solo quando era arrivato al campo mezzosangue Chirone aveva avuto il tatto di fargli vedere vari servizi di telegiornali locali, registrati anni prima, in cui veniva spiegata la sua storia. Era stato un duro colpo per Drake, sulle prime non ci aveva neanche creduto, ma poi si era dovuto arrendere all’evidenza. Sua madre era morta, e non in circostanze naturali.
La passione per l’astrologia era l’unica cosa che sapeva di avere in comune con la madre e così in tutti quegli anni aveva scelto di coltivarla. Sapeva tutto dei vari segni zodiacali e di come essi influenzavano la personalità e il futuro delle persone. Una volta all’orfanotrofio aveva provato ad offrire tentativo di predire il futuro delle persone sulla base della loro data di nascita, ma il tutto si era concluso con dei bulli che lo avevano picchiato per farlo smettere. Non ci aveva mai più provato.
A Drake non piaceva perdersi in pensieri simili, e fortunatamente doveva anche badare alla Foschia per evitare che la visione della squadra di calcio sparisse, però non poté fare a meno di pensare a sua madre, anche solo per un attimo.
Si riscosse del tutto quando arrivarono a Central Park e trovarono uno spiazzo libero abbastanza grande da far credere ai mortali che una squadra di calcio ci stesse giocando una partita.
-Secondo voi tra quando si farà vivo Jackson?- chiese Lou Sue facendosi scrocchiare le dita – Non vedo l’ora di avere la rivincita-
-Come se tu potessi in qualche modo sconfiggerlo da sola- commentò sprezzante Drake
-Infatti lo faremo insieme- commentò Becky, la più disgustosamente ottimista di tutto il gruppo – Vedrete che basterà aspettare un po’ e Percy arriverà-
Drake lasciò perdere Lou “piena di sé” Sue e si concentrò sul mantenere la visione mentre gli altri si mettevano a chiacchierare tra loro. Sentì che Neos stava spiegando a Cyrus cosa fosse la scala Kinsey mentre Blaine ed Avery si accordavano su delle lezioni di tiro con l’arco. Lou Sue ed Esmeralda stavano intrattenendo una conversazione calma e pacifica (per un attimo Drake pensò di aver avuto le traveggole), mentre Becky e Fabiana, il duo delle buoniste, stavano probabilmente discutendo di cose buone e zuccherose fino al midollo. Mark ed Arthur facevano i fidanzatini in disparte, mentre Adelaide saltellava qua e là come una principessa Disney sotto anfetamine.
Dopo una decina di minuti di attesa, effettivamente Percy Jackson diede segno di averli individuati, ma ovviamente il geniale piano ideato in fretta e furia quella mattina tra una fetta di pane tostato e un po’ di bacon fallì miseramente. Il semidio malvagio li attaccò, questo sì, ma… per interposta persona. O meglio, canina.
Un mastino infernale si presentò all’improvviso, comparendo tra le ombre di Central Park, e non appena li individuò digrigno le zanne e partì all’attacco, puntando Adelaide come prima vittima. Normalmente Drake sarebbe stato d’accordo con il cane, ma erano già sotto di due membri. Il ragazzo avrebbe voluto aiutare la figlia di Menta, ma era troppo scioccato dalla comparsa del mastino per fare qualsiasi cosa.
Fortunatamente Adelaide non aveva bisogno di aiuto (beh, un aiuto psicologico effettivamente le avrebbe fatto solo bene), perché sparì nell’ombra ed evitò l’assalto del cane senza troppi problemi.
-Ma…- Becky si alzò di scatto – Quella è la Signora O’Leary?-
-Di sicuro non è Percy Jackson- commentò Cyrus – Ma forse attaccare lei sarà come fare del male a lui-
-Non credo, guardate i suoi occhi- fece notare Neos – Credo che l’abbiano ipnotizzata-
Gli occhi della Signora O’Leary erano completamente spiritati, il cane non sembrava in possesso delle sue capacità mentali. Percy doveva averla ipnotizzata in qualche modo.
-Probabilmente AcquaMan la comanda a distanza- ringhiò Lou Sue mentre il cane attaccava nuovamente i ragazzi dirigendosi verso Avery, Blaine, Fabiana e Becky.
-Attenzione!- urlò la figlia di Ecate tendendo l’arco mentre Fabiana faceva per lanciare un coltello.
-No!- la bloccò Becky – Non possiamo ferirla, non è in sé-
-Stai scherzando?- chiese Mark – E come dovremmo cavarcela, offrendole Arthur come biscotto?-
-Ehm… questo non lo so- ammise la figlia di Apollo – Teniamola solo lontana-
I quattro semidei attaccati si prepararono a schivare il mastino infernale, ma quello sparì nell’ombra prima di arrivare loro addosso.
-Dove cavolo si è cacciata?- Arthur si guardò intorno con ansia – Fate attenzione, potrebbe sbucare ovunque!-
-Ecco perché odio i mastini infernali!- imprecò Lou Sue
-E dimmi, c’è qualcosa che non odi?- le chiese ironico Cyrus
Un istante dopo, la Signora O’Leary si materializzò proprio dietro Cyrus e Neos, e prima ancora che uno dei due potesse anche solo tentare di difendersi tirò una zampata al figlio di Mercurio e addentò un braccio al compagno di stanza di Drake, per poi scuoterlo come un giocattolo rotto e lanciarlo contro un albero.
-No!- Becky si precipitò subito da Neos, decisamente ferito molto più gravemente di Cyrus, da cui andò Fabiana Giada. Intanto, il cane demoniaco era già sparito nell’ombra.
-E adesso dove accidenti apparirà?- gridò Esmeralda iniziando a tremare.
Drake non lo sapeva, erano intrappolati in un campo minato infernale. Il mastino poteva apparire ovunque senza dare a nessuno il tempo di difendersi. Percy li aveva fregati.
 
 
Ad Adelaide piacevano le sfide. E quella che il molosso delle tenebre aveva appena lanciato loro la intrigava non poco. Il modaiolo era già fuori combattimento, mentre il romano si era rimesso in sesto, ma tutti erano in ansia per l’apparizione successiva del cane. Tutti tranne lei ovviamente, lei era eccitata. Finalmente qualcosa di divertente in quell’impresa. Viaggi nell’ombra, giocava in casa.
-Sparpagliamoci!- consigliò Lou Sue – Dovrà per forza colpirci uno alla volta se stiamo lontani-
Non ebbe nemmeno il tempo di finire la frase. La signora O’Leary le apparve accanto e la spedì quasi in orbita con una zampata. Purtroppo per il cane, la figlia di Zeus non era così fragile.
-Ehi, sacco di pulci infernale, pensi veramente di battermi così velocemente?- chiese librandosi in aria la ragazza – Non mi hai fatto neanche un livido, e adesso sarà difficile per te raggiungermi, non pensi?-
La ragazza manipolò delle correnti d’aria e le lanciò contro il cane per formare un tornado, ma la signora O’Leary lo evitò con un balzo. Allora Lou Sue tentò ancora una volta, ma il cane non aveva intenzione di farsi prendere. Al terzo tentativo il piano del mastino scattò.
Il colosso sparì nell’ombra, e il tornado di Lou Sue riuscì solo ad attirare Drake ed Esmeralda, i due sfigati che stavano tentando di cogliere di sorpresa il cane mentre era distratto dalla figlia di Zeus. I poveretti provarono le stesse sensazioni dei panni nella lavatrice durante la centrifuga e quando Lou Sue riuscì a disperdere il tornado erano entrambi già svenuti.
Se quel cane non avesse voluto uccidere anche lei, Adelaide sarebbe scoppiata a ridere e gli avrebbe battuto la zampa, era stata una sena esilarante.
Come se l’umiliazione di aver messo fuori gioco due amici non bastasse, la Signora O’Leary sbucò dall’ombra esattamente sopra Lou Sue, e la spedì con un colpo dritta in mezzo alla chioma di un albero. Lì Adelaide non resse più e scoppiò a ridere come una pazza.
-Lo trovi divertente?- la riprese Arthur – Quel cane ci ucciderà tutti!-
-No, non lo farà- garantì la figlia di Menta “O meglio, non mi ucciderà se le farò prima capire che sono dalla sua parte”
Purtroppo attaccare i suoi compagni era fuori discussione. L’esito dello scontro era ancora troppo incerto per potersi schierare apertamente. Alla ragazza non restava che aspettare.
Intanto, la Signora O’Leary era sparita subito dopo aver spedito Lou Sue a far compagnia a dei passerotti e i ragazzi rimasti incolumi stavano tentando di capire dove sarebbe apparsa.
-Avery, non puoi cercare di vederla con la tua trottola?- chiese Becky, che stava cercando di curare il povero Neos, gravemente ferito ad un braccio.
-Per la ventesima volta, non funziona così!- le urlò di rimando la figlia di Ecate
Adelaide si stava divertendo nel vedere i goffi tentativi dei suoi compagni che cercavano di individuare il mastino infernale. Eppure era così semplice. Lei, in quanto in grado di viaggiare nell’ombra era in grado di capire qualche secondo prima dove sarebbe apparsa la Signora O’Leary. Anche Arthur avrebbe dovuto avere la medesima capacità, ma forse non era ancora riuscito a svilupparla.
-Possibile che tu non lo senta?- gli chiese Adelaide – Non capisci dove attaccherà?-
-No, perché, tu lo sai?- chiese il figlio di Ade – Perché non ce l’hai detto?-
-Non volevo rovinarvi la sorpresa- sorrise lei – Prova a concentrarti, vedrai che la senti. Chiudi gli occhi-
Arthur fece quanto gli aveva detto, e si concentrò. Poi, improvvisamente, aprì gli occhi, come se qualcosa dentro di lui fosse scattato
-Cyrus, da te!- gridò
Il figlio di Mercurio si voltò appena in tempo per riuscire a bloccare con la spada la zampa della Signora O’Leary. Il mastino infernale però era più forte, e riuscì a disarmarlo. Mark accorse per aiutare Cyrus, che rischiava di diventare un giocattolo masticabile per cani, e riuscì a ferire ad una zampa il nemico. Sfortunatamente questo la fece arrabbiare ancora di più, e con un singolo colpo mandò al tappeto entrambi i semidei.
Erano rimasti in pochi: oltre ad Adelaide c’erano ancora Arthur, Avery, Blaine, Fabiana e Becky in grado di reggersi in piedi. Tuttavia avevano trovato un modo per individuare la Signora O’Leary, quindi la situazione avrebbe potuto ribaltarsi da un momento all’altro.
La volta successiva il mastino tentò di attaccare Blaine, che, avvertito in tempo da Arthur, usò la lingua ammaliatrice per bloccarla e allontanarsi. Tuttavia, quando Fabiana lanciò un coltello e le ferì la zampa anteriore ancora sana, il cane sfuggì al controllo del figlio di Afrodite e atterrò la romana.
-Ragazzi, dobbiamo fare qualcosa!- balbettò Avery – La situazione è sempre più pericolosa-
-Io potrei ordinarle di tornare dal suo padrone- propose Blaine – L’abbiamo già ferita fin troppo, non possiamo colpirla ancora senza rischiare ulteriori complicazioni-
-Temo che tu abbia ragione- ammise Becky – Ma in questo modo non potremmo trovare Percy e saremmo punto a capo-
-Non necessariamente- ad Adelaide venne in mente un piano – Forse ho un’idea-
-Facciamolo!- Arthur le fece l’occhiolino, evidentemente aveva avuto la stessa idea. Il che era un peccato, dato che il suo era solo un piano per staccarsi dal gruppo.
La signora O’Leary scelse Becky come vittima successiva. Il mastino apparve alle spalle della guaritrice, che opportunamente avvertita riuscì ad evitare la sua zampata.
-Signora O’Leary, ferma!- Blaine infuse nella sua voce tutto il suo potere manipolatorio – Non sente che la stanno chiamando? Deve tornare dal suo padrone. Non può sopportare tutto il dolore alle zampe, e la sua missione è ormai compiuta, perciò che senso ha rimanere qui?-
-Non starai un po’ esagerando?- sussurrò Avery poco convinta -Potrebbe accorgersi che le stai mentendo-
-So quello che faccio- fu la risposta di Blaine – Becky aiutami a calmarla, prova a cantare-
La figlia di Apollo intonò subito una canzone  talmente rilassante e serena che perfino Adelaide rischiò di farsi distrarre dal suo piano. Chi si fece distrarre di sicuro fu la Signora O’Leary: la canzone di Becky fu il colpo finale, il mastino si calmò del tutto e si preparò ad un viaggio nell’ombra che l’avrebbe portata dal suo padrone (dovunque fosse il covo di Percy o, come sperava Adelaide, del ladro del vaso).
-Ora!- gridò Arthur
Adelaide richiamò il potere ereditato dalla madre e sparì nell’ombra, riapparendo ad un passo dal cane demoniaco ed aggrappandosi al suo pelo. Dovunque la cara O’Leary volesse andare, lei l’avrebbe seguita. Arthur fece lo stesso,  ma prima di attaccarsi al tram dell’ombra afferrò Becky per un braccio così da portarla con loro. Per un istante, Adelaide sperò che la Signora O’Leary partisse lasciando all’asciutto tutti gli altri, Arthur compreso, ma il figlio di Ade fece in tempo, e tutti e tre i ragazzi sparirono insieme al mastino.
Adelaide era abituata ai viaggi nell’ombra e ormai non le facevano né caldo né freddo (a meno che non ne facesse troppi tutti insieme ovviamente), e lo stesso valeva anche per Arthur. Ma per la povera Becky quella doveva essere un’esperienza tutt’altro che tonificante.
Adelaide aveva fantasticato tanto su quale poteva essere il covo di Percy: un castello spettrale, una specie di fortezza sommersa, un asettico laboratorio (quello lo aveva scartato pensando al quoziente intellettivo del figlio di Poseidone). Le aveva pensate proprio tutte, eppure, chissà poi perché, nella sua lista di covi malvagi non figurava un acquario.
Eppure fu proprio lì che la Signora O’Leary li portò, le vasche piene di pesci lasciavano ben pochi dubbi. Non appena, frastornati dal viaggio, i ragazzi mollarono la presa sul mastino infernale, questo partì a corsa, continuando la sua ricerca del padrone.
-Beh, adesso sappiamo dove si è rintanato Percy- commentò Becky rialzandosi da terra e cercando di ritrovare l’equilibrio – Rimane solo un piccolo e insignificante dettaglio-
Adelaide odiava le persone prevedibili, non c’era alcuna sorpresa con loro. E Becky era uno degli esseri più prevedibili che avesse mai conosciuto.
-Dove accidenti siamo?- chiese nervosamente Becky mentre alle sue spalle la figlia di Menta le faceva il verso.
-Non ne ho idea- ammise Arthur
Per un secondo Adelaide calcolò l’idea di tentare di sopraffarli entrambi per consegnarli al nemico così da conquistarsi il suo rispetto, ma non era certa di poterli battere tutti e due, né tantomeno che due ragazzini spauriti fossero il regalo di benvenuto migliore.
-Non ci resta che una cosa da fare allora- decise Adelaide prendendo l’iniziativa – Scoprirlo-
 
 
Cyrus aveva ricordi confusi di quella giornata.
Ricordava di aver combattuto contro un cane gigante. Ricordava di aver perso con disonore. Ricordava che Lou Sue aveva fatto una figura ancora peggiore. E ricordava che Neos era stato ferito gravemente.
-Sto bene!- chiarì subito il figlio di Ebe, il primo che Blaine, Avery e Fabiana, una volta ripresisi dallo shock (e nel caso della terza anche dallo svenimento), avevano soccorso – Ho grandi capacità curative-
In effetti il ragazzo sembrava perfettamente in grado di reggersi in piedi e camminare, anche se la ferita al braccio non era delle più leggere.
“Gli è andata bene” scrisse Fabiana dopo una veloce visita “Il morso era profondo e potente, ma il potere di Ebe l’ha protetto. Se fosse stato chiunque altro di noi… non oso immaginarlo” spiegò rabbrividendo.
Il passo successivo fu recuperare Lou Sue dall’albero. Non fu affatto facile, servirono la lingua ammaliatrice di Blaine unita al tatto di Esmeralda per convincere la figlia di Zeus (che dopo Neos era quella messa peggio in quanto a lividi) a farsi vedere. La ragazza si sentiva altamente umiliata. Aveva messo al tappeto due alleati e si era fatta sconfiggere da un cane in modo stupido. Moralmente gli altri non stavano meglio. Quando poi Blaine ed Avery spiegarono quello che avevano fatto Adelaide, Arthur e Becky fu ancora peggio. Quando seppe dove era andato l’amico, Mark per poco non ebbe uno svenimento, mentre praticamente tutti si disperarono per Becky. Nessuno nominò Adelaide.
Nonostante l’improvviso attacco da parte della Signora O’Leary, Avery aveva avuto la prontezza di spirito di mantenere viva l’illusione della squadra di calcio. Probabilmente gli altri mortali li avevano visti al massimo giocare con un cane.
-E ora che si fa?- domandò perplessa Esmeralda – Aspettiamo che il trio delle meraviglie liberi il duo dei rapiti dalle grinfie di Percy e nel frattempo di facciamo un caffè?-
Non aveva tutti i torti. Il loro piano era miseramente naufragato, avevano perso quella con la capacità di comandare gli altri e la sua sostituta era ridotta ad uno straccio. Cyrus si chiese chi avrebbe presto il comando, quando una voce del tutto inattesa si levò.
-So io cosa dobbiamo fare- spiegò Mark, una nuova scintilla accesa nei suoi occhi di solito apatici – Dobbiamo ritrovarli tutti e cinque e prendere Percy a calci in un punto talmente privato che se ne ricorderà per i prossimi secoli-
-Chi è questo, e dov’è finito Mark?- chiese ironico Drake
-Forza, tutti alla Argo II!- il ragazzo iniziò a camminare e agli altri non restò altro che seguirlo – Abbiamo un AcquaMan da trovare!-
 
 
 
Angolo Autore
Ed ecco il nuovo capitolo!
Scusate davvero tanto per il ritardo, ma ho avuto davvero un sacco di problemi e impegni in questi primi giorni di vacanza. Spero che questo capitolo possa ripagarvi dell’attesa, fatemi sapere che ne pensate.
Oh, poi c’è la faccenduola dei Talismani dei ragazzi. Dovrebbero essere, come avete letto, degli oggetti legati ai poteri e alla personalità degli Oc così da renderli più forti. Se volete creare il vostro talismano personale per il vostro Oc non avete che da mandarmi (ovviamente tramite messaggio privato e non tramite recensione) la sua descrizione e come può essere utile in battaglia.
Spero che il capitolo vi piaccia.
L’Uragano Temporale
 
 

Ritorna all'indice


Capitolo 9
*** In fuga dal passato (ma anche da bolle, mostri marini e semidei psicopatici) ***


Lou Sue si lasciò cadere sul letto della sua stanza, stanca, ferita ed umiliata. Erano partiti in quattordici, e già dopo pochi giorni di missione erano rimasti solo in nove. Stavano combattendo una battaglia contro un nemico troppo potente, che non potevano annientare né ferire in alcun modo. Non erano abbastanza forti, ecco qual’era la verità. Erano riusciti a malapena a evitare di farsi uccidere da Percy, ma così facendo avevano perso due membri della spedizione. Come se ciò non bastasse, altri tre avevano avuto la brillante idea di seguire un mastino infernale nel covo del suo padrone malvagio portandosi dietro l’unica loro guaritrice e lasciandoli in un mare di lividi, ansia e confusione.
Tra i ragazzi il morale era ai minimi storici. L’unico ad avere ancora la forza di cercare di elaborare delle strategie era uno sconosciuto che chissà come aveva preso possesso del corpo di Mark. Il figlio di Atena non si dava pace da quando il fidanzato aveva seguito il cagnetto delle tenebre chissà dove e lo aveva lasciato indietro. Aveva preso il comando della spedizione e se ne stava in sala riunioni a parlare con Cyrus (l’unico che aveva ancora la forza e la voglia di ascoltarlo) per decidere il da farsi. Quanto agli altri, alcuni si allenavano senza sosta per smaltire il nervoso e illudersi di poter diventare più forti, mentre i rimanenti vagavano per la Argo II senza una meta precisa. Quanto a lei, dopo colazione era subito tornata in camera sua. Non aveva voglia di fare niente, riusciva a pensare solo al suo fallimento durante lo scontro con la Signora O’Leary. Non solo non era riuscita ad impedire che quei tre idioti seguissero il mastino, ma si era fatta atterrare (letteralmente) nel modo più stupido possibile. Lei che si era sempre considerata una dei semidei più forti del campo, che aveva un orgoglio ed un ego smisurati, si era fatta giocare da un cane sotto ipnosi. Ovviamente nessuno le aveva fatto pesare il fatto (non avevano che da provarci, li avrebbe gettati fuoribordo senza pensarci due volte), ma la figlia di Zeus si sentiva comunque profondamente ferita nell’orgoglio.
Inoltre Lou Sue aveva notato, dalle occhiate che le lanciavano gli altri, che tutti la stavano commiserando per ciò che le era successo, una cosa che lei non poteva sopportare. Si sentiva nuovamente come quella ragazzina appena arrivata al campo che tutti prendevano in giro e a cui nessuno dava retta. E si era ripromessa che non sarebbe mai più stata quella ragazzina.
Era una delusione, sia per sé stessa che per gli altri. Di solito la ragazza non era una che si deprimeva facilmente, ma la situazione era proprio disperata, e finora lei non era ancora riuscita ad aiutare i suoi compagni in alcun modo, né con i suoi poteri né tantomeno provando a prendere il comando della spedizione.
All’improvviso, Lou Sue sentì bussare alla porta, e fece appena in tempo a chiedersi chi potesse avere tanto coraggio (e incoscienza) da venirle a parlare, prima che Fabiana aprisse delicatamente la porta ed entrasse mostrandole il suo taccuino, su cui stava scritto a caratteri cubitali “Hai voglia di parlare?”
-No, niente affatto- la gelò Lou Sue – Però entra pure, voglio proprio vedere come te la giochi-
La figlia di Tacita Muta entrò nella stanza e si chiuse la porta alle spalle, poi si sedette sul bordo del letto e iniziò a scribacchiare qualcosa sul suo taccuino. Lou Sue non poteva fare a meno di pensare che era frustrante dover sempre aspettare che la ragazza finisse di scrivere, ma probabilmente non poter comunicare bene con gli altri lo era molto di più.
“So come ti senti” scrisse Fabiana mostrandole il taccuino con un’espressione comprensiva.
-Ah sì?- chiese Lou Sue ironica – Sai come ci si sente ad essere inutili se non dannosi, e soprattutto a sentirsi umiliati perché gli altri ti compatiscono e ti reputano solo una che si è montata la testa e si crede più importante degli altri?-
Fabiana le lanciò un’occhiata che sembrava significare “Parli sul serio?”, e si rimise a scrivere.
“A scuola mi prendevano in giro” ammise la romana “Mi hanno sempre esclusa e messa in disparte solo perché non posso parlare. Mio padre ha cercato di aiutarmi, ma non poteva fare niente per cambiarmi. Una volta un ragazzino mi ha regalato dei braccialetti con dei sonagli così mi sarei fatta notare. Come un gatto”
Lou Sue si sentì subito in colpa. Certo, al campo lei non aveva avuto vita facile a causa di suo padre, ma la sua infanzia era stata tutto sommato normale. Fabiana aveva sofferto molto più di lei per tutta la vita, e lei le aveva appena detto che non avrebbe mai potuto capirla.
-Senti, mi dispiace- era una delle prima volte in vita sua che pronunciava quelle parole – Sono un po’ troppo nervosa. Io ho dei brutti trascorsi con i segugi infernali, e ora come ora mi sento solo una megalomane che credeva di poter salvare il mondo ma che è finita a vegetare su un albero-
“Non è facile per nessuno” ammise Fabiana “Siamo tutti frustrati e questa situazione ci fa sentire inutili, ma non possiamo mollare così facilmente. Siamo partiti pensando che questa fosse una scampagnata, credevamo di avere tutto il tempo per prepararci, invece non è affatto così”
-Lo so, ma…-
“Niente ma” Fabiana fu fulminea, riuscì ad interromperla subito “Senti facciamo così: io ti ho raccontato di come mi prendevano in giro a scuola, adesso tu mi racconti qualcosa su di te così siamo pari, ci stai?”
-Ma per favore, non siamo ad un pigiama party!- protestò la bionda – Ascolta, tu non devi fare l’amicona con me, non dobbiamo diventare amica e scambiarci i segreti o consigli sui ragazzi. Ci sono un sacco di buone ragioni per cui non dovrei dirti proprio nulla…-
Lou Sue non riuscì mai ad elencare le proprie ragioni, perché a metà della sua ultima frase Fabiana sbuffò e la zittì con un gesto della mano. Letteralmente. Lou Sue tentava di parlare ma era come se la ragazza le avesse messo il muto.
“Non mi interessa quello che non vuoi dirmi, ma solo quello di cui vuoi parlare” specificò la romana mentre Lou Sue cercava di riprendere il dono della parola “ Perciò dato che le buone non funzionano, passo alle cattive: ti faccio ritornare a parlare solo se mi dici come sei arrivata al campo Mezzosangue e perché tutti ti reputano una megalomane”
Per un attimo Lou Sue fu felice di non poter parlare, così almeno Fabiana non sentì tutte le imprecazioni che le aveva dedicato. Però dovette ammettere che i metodi della figlia di Tacita Muta le piacevano (perlomeno non ti puntava una pistola addosso come faceva Adelaidea), così si rassegnò e le fece il segno dell’okay con la mano.
Un altro gesto della mano della ragazza e alla figlia di Zeus tornò finalmente il volume.
-Perché vuoi farmi raccontare proprio quella storia?- chiese Lou Sue – Non puoi chiedere a qualcun altro? Tanto la raccontano sempre alle mie spalle-
“Lo so, ma voglio sentire la tua versione” le scrisse Fabiana sorridendo “Chi può raccontare questa storia meglio di te?”
-E sia- si arrese la ragazza – Mia madre era una famosa conduttrice di Hollywood e il caro Zeus deve aver molto gradito il suo modo di presentare, dato che ne rimase talmente attratto da decidere di farci un figlio insieme. Dopo la mia nascita mio padre abbandonò entrambe, anche se ogni tanto, quando non aveva proprio niente da fare, ci veniva a trovare, e la cosa non mi piaceva affatto. Quando avevo dodici anni, durante una delle numerose escursioni che facevo con mia madre Johanna, un segugio infernale ci ha attaccate, e siamo scampate alla morte per un pelo, così mia madre ha deciso di raccontarmi la verità su mio padre e di portarmi al campo Mezzosangue, un posto di cui le aveva parlato Zeus-
Lou Sue si interruppe un attimo per controllare se Fabiana la stava ancora ascoltando e notò che la romana si stava godendo il racconto come se si trovasse al cinema. Le mancavano solo i pop corn da sgranocchiare.
-Quando sono arrivata al campo, io sapevo già chi era mio padre- continuò la ragazza – Nonostante questo lui non mi ha riconosciuto subito, e così il primo giorno mi hanno messo nella casa di Hermes. All’inizio non me la presi, pensavo che mio padre mi avrebbe riconosciuto da un momento all’altro-
Lou Sue fece un’altra pausa per farsi forza, odiava quella stupida storia, ma Fabiana la incitò subito ad andare avanti.
-Non so cosa stesse facendo Zeus sull’Olimpo, ma di qualsiasi cosa si trattasse mi rifiuto di credere che non potesse trovare un nanosecondo per riconoscere sua figlia- sospirò la ragazza – Rimasi nella casa di Hermes per una settimana prima che si ricordasse della mia esistenza. Per tutta quella settimana io ho detto a tutti quanti nel campo che mio padre era Zeus, ma nessuno mi ha creduto, anzi hanno pensato che io mi fossi montata la testa perché mia madre era famosa. Da allora non voglio più saperne di mio padre e ogni volta che qualcuno vuole prendermi in giro rivanga quella stupida storia-
“Beh, se davvero tutti ti credono solo una sbruffona, allora sfrutta questa occasione per dimostrare il contrario” le consigliò Fabiana Giada “Capisco che tu ti sia sentita un po’ bloccata durante lo scontro con il mastino infernale, però secondo me dovresti usare quest’impresa per far capire a tutti che vali qualcosa anche se nessuno crede in te. E non lo farai certo continuando a commiserarti così”
-Lo so, ma non riesco a sopportare gli sguardi di pietà che mi lanciate tutti voi!- sbottò Lou Sue
“Se avessi ragionato così mi sarei andata a chiudere in convento anni fa” le fece notare Fabiana “Non sei sola come credi Lou Sue, nessuno lo è. Pensaci”
Dopo averle fatto leggere quell’ultima frase, la figlia di Tacita Muta uscì dalla stanza, lasciando la ragazza sola con i suoi pensieri.
Dopo qualche minuto di riflessione, Lou Sue fu costretta ad ammettere suo malgrado che continuare a fare la vittima non l’avrebbe portata a niente. La ragazza si alzò dal letto e recuperò i suoi pugnali d’oro imperiale, poi uscì dalla stanza per andare ad allenarsi.
Lavare via l’umiliazione non sarebbe stato facile, ma quello era pur sempre un primo passo.
 
 
 
Blaine era finalmente pronto per la sua prima lezione di tiro con l’arco. Era da quando era iniziata tutta la faccenda dell’impresa che provava a lavorarsi Avery per poter finalmente imparare, ma la figlia di Ecate si era rivelata un osso molto più duro del previsto, e aveva sfoggiato un caratterino niente male.
Alla fine, il ragazzo era riuscito ad ottenere quelle lezioni in modo del tutto pulito, senza imbrogli di alcun tipo. Il figlio di Afrodite non lo avrebbe mai ammesso con nessuno, ma Avery era stata una delle prime persone in grado di tenergli veramente testa e che gli aveva resistito. Esmeralda, Neos e perfino Cyrus continuavano a dire che loro due sarebbero finiti insieme, ma Blaine non era partito per quell’impresa per cercare l’anima gemella. Trovare sé stesso gli sarebbe bastato.
Fu con questo spirito che il ragazzo raggiunse Avery nella sala allenamenti. La figlia di Ecate aveva sistemato tutti i bersagli che era riuscita a trovare, Blaine ne contò cinque, e si era messa a fare un po’ di pratica mentre lo aspettava. Cinque colpi, uno per bersaglio, tutti esattamente al centro. Blaine non poté fare a meno di restarne colpito, né di provare un moto di invidia.
-Questo è il tuo regno, dico bene?- commentò il ragazzo per farsi notare – Non sbagli neanche di un millimetro-
-Ho alle spalle anni di allenamento- spiegò lei andando a recuperare le frecce – Ti sei portato il tuo arco vero? Scordati che ti faccia usare il mio, per me è come uno di famiglia-
-Tranquilla, non vorrei mai danneggiare un tuo parente- commentò Blaine – Mi sono fatto prestare l’arco da Cyrus-
-Bene, allora iniziamo subito, così finiremo in fretta- commentò Avery – Innanzitutto, vediamo come tiri-
Seppur un po’ a disagio, Blaine eseguì l’ordine: la sua freccia raggiunse a malapena il primo cerchio, ed era comunque uno dei tiri migliori che avesse mai fatto.
-Wow, ora capisco i problemi- ridacchiò la ragazza – Hai tirato troppo in fretta, non hai neanche provato a prendere la mira. E la tua postura, beh,lasciamo perdere, non vorrei diventare volgare-
-Sai, quasi quasi ti preferivo quando facevi la ragazzetta timida- le rispose acido Blaine, come faceva sempre quando qualcuno lo criticava, anche se sapeva che la ragazza aveva perfettamente ragione – Non ci sarà il tempo di prendere la mira nel bel mezzo di una battaglia-
-Vero, ma adesso noi dobbiamo partire dalle basi- precisò Avery – Senza quelle, non potrai mai diventare un bravo arciere. Almeno provaci a prendere la mira, no?-
Seppur controvoglia, Blaine tese l’arco e si concentrò per qualche secondo in più, cercando di mirare un po’ meglio prima di lasciar andare la freccia. Risultato: colpì il cerchio nero.
-Vedi, va già meglio- gli fece notare Avery
-Già, ma mi piacerebbe poter arrivare un po’ più vicino al centro-
-Senti, io non faccio miracoli- lo prese in giro Avery – Proviamo a fare un passo alla volta, ti va? Riprova, e stavolta magari prova a stare un po’ diritto-
Blaine tentò di replicare il tiro di prima, ma Avery lo fermò prima che potesse lasciare andare la freccia.
-Oh, ma per carità, hai una postura davvero orrida, Apollo e Artemide staranno invocando pietà adesso!- commentò la ragazza avvicinandosi con occhio critico.
-Invece di continuare così, perché non mi dici dove sto sbagliando?- borbottò irritato Blaine
-Non aspettavo altro- Avery prese il suo arco e mostrò al ragazzo la posizione giusta – Prova a fare come me-
Blaine ci provò, e per poco non si slogò la spalla nel tentativo di replicare la postura della ragazza.
-No, stai sbagliando tutto- Avery si portò una mano alle tempie – Sei veramente un caso disperato-
-Non c’è bisogno che continui a dirlo!- sbottò il figlio di Afrodite – Queste lezioni sono state una pessima idea, facciamo finta che io non ti abbia mai chiesto niente!-
-Ah no- lo bloccò lei – Hai voluto la bicicletta? Bene, adesso pedali. Vuoi veramente mollare al primo ostacolo? Dov’è il semidio pronto a tutto pur di vincere che faceva tanto il fico durante l’Assedio? Quello che è sempre pronto ad evidenziare tutti gli errori degli altri e a trasformarli in occasione per vantarsi delle proprie capacità?-
Blaine avrebbe tanto voluto dirle che quel semidio non era mai esistito, che era tutta una montatura che aveva creato a tavolino quando era arrivato al campo. Ogni tanto voleva urlare a tutti che lui non avrebbe mai voluto trattare gli altri con sufficienza o flirtare con chiunque respirasse, ma che era l’unico modo che conosceva per farsi lasciare in pace dagli altri. Avrebbe anche voluto dire ad Avery che a lui non fregava niente del tiro con l’arco, ma che voleva imparare a tirare solo perché non saperlo fare lo faceva sentire inferiore rispetto agli altri. Ma non le disse niente, così come non aveva mai detto niente ad Esmeralda né a nessun altro, perché aveva troppa paura di risultare patetico.
-E va bene, resto- si arrese Blaine, tentando di ignorare quei pensieri e di non far notare ad Avery la sua esitazione– Però, quando avremo finito la lezione parliamo un po’, ti va? Cerchiamo di capire cosa significano le visioni che hai avuto, sono la nostra unica chiave per sconfiggere Percy e gli altri-
-Perché dovrei parlare con te?- chiese dubbiosa la figlia di Ecate – Fino a due giorni fa stavi cercando di sedurmi solo per ottenere questa lezione. Pensavo che dopo non mi avresti neanche più calcolato-
-Beh, due amici non possono parlare?- chiese Blaine sfoderando un sorriso il più possibile amichevole.  
-Da quando noi saremmo amici?-
-Intanto ci parliamo- commentò lui – E da quello che ho visto, non mi sembra che tu lo faccia con tante altre persone su questa nave-
-Touchè- ammise Avery – Ma prova anche solo una volta a flirtare e ti piazzo una freccia in una gamba-
-Agli ordini, Katniss Everdeen-
Per il resto della lezione, Blaine non osò più emettere un lamento ed eseguì alla lettera tutti i consigli di Avery, riuscendo un paio di volte a raggiungere anche il cerchio blu, fino ad arrivare a sfiorare in un’occasione quello rosso.
-Soddisfatto della lezione?- gli chiese la ragazza mentre recuperavano le frecce e sistemavano i bersagli.
-Più di quanto credessi- ammise il ragazzo – Ma parliamo di qualcosa di più interessante. Hai avuto qualche visione ultimamente?-
-Calma  piatta- spiegò lei – Adesso uso la trottola il meno possibile, dato che il dover raccontare a tutti ciò che ho visto mi mette un po’ d’ansia. Inoltre le visioni sono sempre frammentarie e difficili da interpretare. Sono quasi certa che quella che ho avuto durante l’Assedio significasse che i semidei rapiti sono stati chiusi nel Vaso di Pandora-
-Già, ma quella avuta mentre Percy attaccava gli altri?- domandò Blaine, sia a lei che a sé stesso – L’aura oscura doveva essere il falso Percy, non credi?-
-Sì, penso di sì- rifletté Avery nel vano tentativo di decifrare la visione – E la luce bianca simboleggiava il vero Percy? Perciò la luce grigia… boh, non ne ho idea-
-Eppure sento che la chiave del mistero è proprio in quella visione- insistette Blaine
-Possiamo non parlarne più, per favore?- propose Avery – Non mi va di continuare a ricordare di avere davanti la soluzione ma di non saperla interpretare-
-E allora di cosa vorresti parlare?-
-Di quello che ti pare, ma per favore, smettila di nominare le visioni- commentò Avery dirigendosi verso la porta della sala – Tanto più che è quasi ora di pranzo. Io vado a mensa, tu vieni?-
-Certo- rispose Blaine – Sono proprio curioso di vedere che piano ingegnoso hanno ideato capitan Mark e il nostromo Cyrus-
 Il ragazzo seguì Avery, pensando a suo malgrado all’occasione di poter dire tutto ciò che nascondeva da anni che aveva sprecato. Tutti lo ritenevano subdolo e manipolatore, e un po’ a Blaine piaceva che avessero quella visione di lui. Però, a causa di ciò, si sentiva distante dagli altri, perfino da Esmeralda, sua amica ormai da anni. Quella non era stata la prima volta che si era sentito tentato di spiegare tutto agli altri e cambiare completamente atteggiamento nei loro confronti, poi però ripensava a tutto ciò che aveva dovuto subire in passato. E allora cambiava idea, e si limitava a piangere in silenzio quando era certo che nessuno potesse sentirlo.
 
 
 
Quando Mark e Cyrus spiegarono il loro piano, Neos pensò che stessero scherzando.
I due semidei avevano passato tutta la mattina a discutere in sala riunioni, avevano addirittura saltato la colazione pur di trovare un modo per individuare Percy. Perciò, tutti i semidei ancora presenti sulla Argo II (pochi,  data la loro enorme capacità di perdere pezzi) si aspettavano un fior di strategia, un piano talmente geniale che avrebbe fatto piangere al falso Percy lacrime amare.
Così, quando Mark e Cyrus fecero irruzione entusiasti nella mensa mentre tutti gli altri si apprestavano a mangiare, smisero tutti di parlare e iniziarono ad ascoltarli.
-Dopo averci pensato a lungo- dichiarò orgoglioso Cyrus  - Siamo giunti ad una conclusione-
-C’è un solo modo per trovare Percy- rincarò Mark – E siamo certi che sia infallibile!-
I sette semidei erano sulle spine, tutti volevano assolutamente sapere cosa aveva partorito la geniale unione tra la mente di un figlio di Atena e quella di uno strategico romano. L’entusiasmo e l’ottimismo, per la prima volta dal rapimento di Alex e Darren, tornarono alle stelle.
Poi, Mark e Cyrus spiegarono il loro piano, e l’entusiasmo si trasformò in furia omicida: Avery dovette bloccare Drake per evitare che si lanciasse addosso ai due, Esmeralda, che era in una delle sue fasi negative, iniziò ad insultarli pesantemente, Blaine scoppiò a ridere pensando ad uno scherzo, Lou Sue crollò con la testa sul tavolo e Fabiana dovette consolarla. Dal canto suo, Neos tolse per sempre Mark dalla sua lista dei papabili fidanzati. Passi il fatto di essere scontroso e di avere un quasi fidanzato (su quello si poteva sempre lavorare), ma il figlio di Ebe non poteva accettare di sentirsi attratto da una persona che aveva ideato un simile piano.
-Quindi, fatemi capire bene- commentò Neos portandosi una mano alle tempie – Siete stati chiusi tutta la mattina ad ideare una strategia in grado di aiutarci a sconfiggere Percy e trovare Alex e Darren, e tutto quello che siete riusciti a farvi venire in mente è usare i pegasi come cani da tartufo?-
-Pensateci un momento- Cyrus era palesemente imbarazzato, mentre Mark sembrava offeso, evidentemente pensavano che il loro piano sarebbe stato accolto meglio – Percy ha un legame particolare con i pegasi, dato che suo padre ha creato i cavalli. Infatti i nostri pegasi erano molto tranquilli quando Percy ci ha attaccati, ricordate?-
-E con ciò?- chiese Esmeralda – Anch’io ho un legame particolare con l’amore, ma non sareste in grado di trovarmi usando fiori e cioccolatini-
-Potremmo sempre provarci- le fece notare Mark – Siamo andati a controllare nelle stalle, e indovinate un po’? Tutti i pegasi, nessuno escluso, erano molto irrequieti e sembravano non vedere l’ora di poter volare da qualche parte-
-Vi prego, ditemi che non li avete liberati!- sospirò Drake, come se stesse parlando a due pazzi. E in effetti…
-Certo che no, non siamo stupidi!- rispose piccato il figlio di Atena
-Davvero? Avrei detto il contrario- commentò con noncuranza Blaine
-Però, in effetti qualcosa abbiamo fatto- ammise riluttante Cyrus, temendo una reazione simile a quella di prima – Abbiamo legato alle selle dei pegasi delle corde e li abbiamo lasciati volare. Così potranno rivelarci la rotta da seguire senza rischiare di perderli-
-Okay,adesso sento di dovervelo chiedere- Lou Sue prese la parola per la prima volta da quando era entrata in mensa – Durante lo scontro con la signora O’Leary avete forse battuto la testa?-
-Anche se fosse avremmo comunque fatto una figura migliore della tua, amica degli alberi- le rispose per le rime Mark
Quella fu la goccia che fece traboccare l’anfora: Lou Sue scattò in piedi velocissima e fece per lanciarsi addosso al figlio di Atena. Dovettero trattenerla in tre.
-Lasciatemi, idioti!- urlava la bionda tra un’imprecazione e l’altra – Io lo ammazzo, lo mando a fare compagnia al suocero! Mollatemi vi ho detto, voglio solo massacrarlo! Vi farei un favore!-
Neos intuì che la situazione rischiava di prendere una brutta piega e cercò un modo per intervenire a favore di Cyrus e Mark. Ma a parte il fatto che il figlio di Mercurio aveva un sorriso in grado di far sciogliere le pietre, non gli veniva in mente nulla.
Fu Fabiana a prendere in mano la situazione. Prima di tutto zittì Lou Sue nel vero senso della parola, provocando quasi una standing ovation collettiva. Poi iniziò a scrivere sul suo taccuino alla velocità della luce.
“Innanzitutto vedi di calmarti Lou Sue, oppure non parlerai per molto molto tempo” quella frase fece impallidire la bionda, che lanciò prima a Fabiana e poi a Mark uno sguardo omicida, ma subito dopo si sedette al proprio posto, e Fabiana ricominciò a scrivere.
“Ragazzi, io credo che la loro idea non sia del tutto campata per aria” spiegò la romana “E soprattutto, è l’unica che abbiamo. Perciò, o uno di voi si fa venire in mente un piano migliore all’istante, oppure smettiamo di lamentarci e accettiamo questo”
In effetti, ciò che aveva scritto la ragazza aveva una sua logica. Drake ed Esmeralda sembravano poco convinti, Blaine dichiarò che gli importava il giusto del piano da seguire, Avery se ne rimase zitta come suo solito, e anche il figlio di Ebe non era del tutto convinto.
A sorpresa, fu proprio Lou Sue ad esprimersi per prima in favore dell’idea di Mark e Cyrus.
-Fabiana ha ragione- ammise la figlia di Zeus – Questa, per quanto balorda, è l’unica idea che abbiamo, perciò dobbiamo farcela andare bene-
-Io ci sto- si fece avanti Neos – Voglio proprio vedere se funzionerà-
-Ammetto di essere incuriosito anch’io- commentò Blaine alzando le spalle
-Idem- si limitò a dire Avery
Alla fine anche Drake ed Esmeralda si convinsero a seguire lo strampalato piano dei due.
-Bene, allora è deciso- esultò Cyrus – Ci converrà andare a prepararci allora, Percy potrebbe attaccarci da un momento all’altro-
-Ci prepariamo dopo pranzo- commentò Drake – Si combatte meglio a pancia piena-
Durante il pranzo, Neos notò più volte il modo in cui Fabiana guardava Cyrus quando credeva di non essere vista da nessuno. E quello, unito al fatto che la ragazza lo aveva appena difeso davanti a sette semidei inferociti (Lou Sue valeva per due), fece scattare all’istante la Gossip Girl che si nascondeva in Neos.
-Vedi quello che vedo io?- sussurrò il ragazzo ad Esmeralda, seduta accanto a lui.
-Intendi Fabiana sotto un treno di nome Cyrus?- rispose la figlia di Eros – Credo che sia stata una delle prima cose che ho notato di lei-
-E non hai ancora fatto nulla?- chiese scandalizzato lui – Che ne so, parlare faccia a faccia con lei, convincerli di essere anime gemelle, chiuderli da soli in un bunker per qualche giorno…-
-Il lavoro del Cupido non è così facile, bisogna sapere quando e come intervenire, altrimenti rischi di rovinare tutto- spiegò Esmeralda – E poi, mi sembra che ci siano cose più importanti a cui pensare al momento, no?-
-Questa poi!- quasi urlò Neos – Cosa c’è di più importante dell’amore?-
-Evitare di morire?-
-Non possiamo andare avanti continuando a dare la precedenza a simili dettagli- ribatté il figlio di Ebe – Se per esempio io ti chiedessi di aiutarmi a farli mettere insieme?-
-Ti risponderei che ci devo pensare- la ragazza fece spallucce – La cosa mi intriga, ma io non lavoro da sola. Ne parlerò con Blaine e te lo farò sapere-
-Lo prendo per un sì!- commentò eccitato Neos. Non vedeva l’ora di provare per una volta a fare anche lui il Cupido.
-Tu invece che mi dici?- gli chiese Esmeralda – C’è qualcuno che ti interessa?-
Istintivamente, Neos guardò Drake, ma distolse subito lo sguardo. – Nessuno-  rispose allora ad Esmeralda.
-Se lo dici tu…- commentò lei divertita – Ricordati una cosa caro mio. Puoi mentire a tutti, anche a te stesso. Ma non all’amore. E l’amore in questione, è mio padre-
-Io non sto mentendo a nessuno- sbuffò Neos – Solo che… non mi sento pronto per una storia-
-E perché scusa?-
Il figlio di Ebe restò senza parole. Di solito faceva in modo che la conversazione non si spostasse mai sui suoi ex e quando succedeva cambiava subito argomento. Esmeralda però lo aveva preso alla sprovvista, e Neos ripensò senza volerlo al bellissimo sorriso che aveva amato più di ogni altra cosa. Dovette sforzarsi per non piangere.
-Non sono affari tuoi- rispose il ragazzo con un po’ troppa fretta,tentando poi di rimediare – Non mi sento pronto e basta-
-Sarà- Esmeralda parve notare il suo cambiamento repentino e decise di non insistere.
I ragazzi stavano ancora mangiando quando sentirono i nitriti dei pegasi. I versi degli equini non erano però per niente nervosi, anzi, quasi entusiasti.
-Ragazzi- Cyrus si alzò con aria grave – L’abbiamo trovato-
 
 
 
 
Esmeralda si era ripetuta migliaia di volte che se Percy fosse apparso di nuovo lei non si sarebbe dovuta fare prendere dal panico. Nell’istante in cui Cyrus disse che lo avevano trovato però, dimenticò tutto. La figlia di Eros entrò all’istante nel panico. Avrebbe sicuramente ripetuto la stessa scenetta patetica che aveva fatto durante il primo scontro con Percy e quello con la signora O’ Leary. A volte la ragazza si chiedeva perché era stata scelta per partecipare a quell’Impresa. Non poteva offrire niente ai suoi compagni, anzi, era solo dannosa e finiva per rallentarli. La ragazza non avrebbe mai dimenticato la sensazione di impotenza che aveva provato qualche giorno prima, quando Percy aveva messo al tappeto tutti i ragazzi rimasti sulla nave a parte lei, che era rimasta bloccata, incapace di reagire. Se non fosse stato per Lou Sue sarebbero morti tutti e sei.
I nove semidei corsero tutti insieme sul ponte della nave. I pegasi, legati alla prua della nave, avevano smesso di volare e avevano iniziato a nitrire, felici di aver trovato il figlio di Poseidone. Esmeralda li avrebbe mandati volentieri a quel paese.
Mark, che da quando Arthur era sparito aveva avuto una carica di vitalità (ci voleva poco, prima faceva praticamente parte dell’arredamento), corse a guardare fuoribordo. – Siamo sopra l’Hudson- annunciò il ragazzo – L’Acquaman dei poveri si nasconde lì-
-Non pretenderete mica che ci immergiamo, vero?- chiese sprezzante Drake
-Certo che no- gli rispose Cyrus – Sono certo che Percy avvertirà la nostra presenza e verrà a farci una visitina-
-E perché mai questo dovrebbe renderci felici?- chiese Avery preparandosi ad incoccare una freccia.
-Perché forse troveremo gli altri- le fece notare il figlio di Mercurio
-E come avrebbe fatto secondo voi Percy a nasconderli nel fiume senza ucciderli?- domandò perplesso Blaine
Cyrus stava per rispondere, ma il grido di Mark non gli permise di farlo.
-Ragazzi, non vorrei allarmarvi inutilmente, ma…- gridò il figlio di Atena – Qualcosa è uscito dal fiume e sta salendo velocemente-
-Secondo me è una boa- ironizzò Lou Sue – O una mongolfiera-
-O un pazzo psicotico che vuole ucciderci- aggiunse Neos
“Scelgo la mongolfiera” scrisse tremante Fabiana Giada
I ragazzi ebbero a malapena il tempo di sfoderare tutte le loro armi e di prepararsi ad un attacco in grande stile tipico di quel megalomane di Percy, prima che il semidio malvagio li raggiungesse, circondato da una bolla d’acqua. Il falso Percy, molto saggiamente (strano da parte sua), si fermò a distanza di sicurezza dalla nave.
-Ci si rivede- li salutò con un ghigno – Siete venuti a fare una visitina ai vostri due amici?-
-Due?- borbottò Mark – Ma…-
Fabiana gli diede una gomitata per impedire che parlasse troppo. Evidentemente Percy non sapeva niente del terzetto Becky-Adelaide-Arthur, e non c’era alcuna ragione per dirglielo.
-Esattamente- rispose allora Cyrus – Siamo qui per liberarli-
-Beh, allora auguri- rise malvagiamente il semidio – Anche se riuscite a trovarli, non potreste mai salvarli. In ogni caso sono contento che siate venuti, mi manderò volentieri a trovare il mio divino zio-
-Non ci fai paura, spaccone!- sbottò Drake
-Scommettiamo?-domandò Percy, subito prima di scatenare dalla sua bolla una serie di getti d’acqua che lanciò contro i ragazzi mantenendosi a distanza di sicurezza.
-Quello sporco vigliacco!- imprecò Lou Sue tentando di schivare i colpi come tutti – Ha troppa paura per avvicinarsi!-
-Non farti strane idee, ragazzina volante- sbuffò il falso Percy – Sprecherei solo tempo cercando lo scontro diretto-
I ragazzi cercarono dei posti per nascondersi, consci che se i getti d’acqua li avessero presi sarebbero annegati in brevissimo tempo. Esmeralda si rintanò vicino alle stalle insieme a Lou Sue e Fabiana.
-Come facciamo?- chiese la figlia di Eros – Non possiamo colpirlo in alcun modo, e prima o poi ci prenderà, è solo questione di tempo-
“Lou Sue, tu potresti avvicinarti volando” propose Fabiana
-Sì, ma non credo di potercela fare da sola- ammise la figlia di Zeus guardandosi intorno come per cercare una soluzione, fino a quando non notò i pegasi, ancora legati alla prua della nave.
-I pegasi!- si illuminò l’albina – Cavalcandoli potreste avvicinarvi a Percy senza problemi e attaccarlo da minore distanza-
“Buona idea!” approvò Fabiana “Io vengo con te!”
Le due ragazza guardarono Esmeralda, che tentennò, incerta. Non era certa di potersi rendere utile, dato che non era in grado di ferire Percy in nessun modo, ma forse avrebbe comunque potuto distrarlo. La figlia di Eros guardò il campo di battaglia: Avery e Neos tentavano di colpire i getti d’acqua con le loro frecce, che venivano risucchiate senza problemi. Blaine provava a gridare ordini, ma la lingua ammaliatrice non pareva funzionare sulle cose inanimate. Cyrus e Mark erano nascosti chissà dove, a meno che Percy non li avesse già catturati entrambi.
-Vengo anch’io!- decise Esmeralda. Restando lì sarebbe stata ancora più inutile – Siamo le più vicine ai pegasi!-
-Bene, allora vi precedo!- commentò la figlia di Zeus – Provo a distrarlo, la situazione non mi sembra delle migliori-
Con quelle parole, la ragazza corse a lanciarsi fuoribordo, pronta a sfruttare le correnti d’aria per volare contro il figlio di Poseidone.
“Sei pronta?” le chiese Fabiana “Partiamo al tuo tre”
-Va bene- dichiarò Esmeralda tentando di non farsi tremare la voce – Uno… due… tre!-
Le due ragazze corsero verso i pegasi, e Fabiana lacerò le corde che tenevano legati due di essi con un colpo di coltello. Poi entrambe saltarono in groppa ai due equini e li spronarono a partire.
-Siamo sicure che funzionerà?- domandò timorosa Esmeralda, a cui col senno di poi quell’idea non sembrava poi tanto azzeccata.
Fabiana non poteva distrarsi per scrivere, ma l’occhiata che le lanciò sembrava urlare a tutti gli effetti “Certo che no!”.
Lou Sue stava già volando intorno a Percy, distraendolo dal manovrare i getti d’acqua e cercando il momento migliore per colpirlo con i suoi pugnali d’oro imperiale.
-Spostati, inutile mosca!- gridò infastidito Percy – Oh, tu mi hai proprio stufato biondina. Ti assicurò che ucciderti sarà un vero piacere-
-Temo di dover declinare questa offerta- Lou Sue schivò un paio di getti d’acqua e tentò un affondo con uno dei suoi pugnali, che Percy parò senza problemi con Vortice. 
Arrivate ad una certa distanza, Fabiana iniziò a lanciare i suoi coltelli, riuscendo a ferire il falso Percy ad un braccio, ferita che si curò subito, mentre Esmeralda si mise a girargli intorno tanto per distrarlo ancora di più. Non sarebbero mai riuscite a batterlo del tutto, ma almeno i loro amici parevano essere fuori pericolo.
Quando si accorse di loro due, Percy iniziò a ridere come un  isterico.
-Non pensavo che foste tanto imbecilli- commentò il figlio di Poseidone – Mio padre ha creato i cavalli-
-Risparmiaci la lezioncina, lo sappiamo!- lo interruppe Lou Sue tentando di incalzarlo sempre di più. Purtroppo con la spada Percy era imbattibile.
-Se siete così preparate, allora dovreste sapere anche un’altra cosa- commentò il semidio malvagio – Che tutti gli equini adorano i figli di Poseidone. E la maggior parte di loro era pronta ad obbedire ai miei ordini anche quando ero un patetico semidio buono ed eroico. Pensate ora che sono più forte-
Esmeralda fece appena in tempo ad avere un brutto presentimento, che i due pegasi sgropparono in contemporanea, disarcionando sia lei che Fabiana.
Le due ragazze sarebbero cadute dritte nell’Hudson, e probabilmente l’impatto avrebbe fatto malino ad entrambe. La figlia di Eros si fece nuovamente prendere dal panico, pensando che la fine per lei fosse arrivata. E che fine ingloriosa per due semidee scelte per un’Impresa che avrebbe dovuto salvare il mondo. Con la mente, la ragazza tentò di arginare il terrore e accettare il suo destino, ma proprio quando il terrore arrivò all’apice, qualcosa bloccò la loro caduta. 
Lou Sue era riuscita a manipolare le correnti d’aria sotto di loro e a sostenerle entrambe, non senza un po’ di fatica. la figlia di Zeus continuò a lottare contro Percy, ma ogni tanto dovette distrarsi per controllare che le compagne fossero ancora al sicuro.
-Siamo state delle sciocche!- frignò Esmeralda – Avremmo dovuto prevedere che sarebbe andata così-
“Dubito che il senno di poi ci possa aiutare a salvarci” le fece notare Fabiana, che era riuscita a non perdere il suo taccuino infinito “Adesso dobbiamo avere fiducia in Lou Sue”
Con un gesto repentino, la figlia di Tacita Muta lanciò un altro dei suoi coltelli, colpendo Percy alla gamba, e distraendolo il tempo necessario per permette a Lou Sue di colpirlo alla spalla con uno dei suoi pugnali.
Esmeralda notò qualcosa di strano nel comportamento del figlio di Poseidone. Era diventato improvvisamente più lento e indeciso nei colpi, e Lou Sue lo stava mettendo sempre più in difficoltà. Inoltre, le ferite inflitte dalla ragazza e da Fabiana ci misero un po’ a rimarginarsi, e il ragazzo parve soffrirle particolarmente. Che cosa gli era successo? Erano forse riuscite a colpirlo senza saperlo in un punto sensibile? Lui stesso tuttavia aveva dichiarato che le ferite lo indebolivano solo parzialmente.
La figlia di Eros continuò a farsi domande di quel tipo, almeno fino a quando Fabiana non attirò la sua attenzione, indicando verso il fiume.
Esmeralda guardò dove aveva indicato la compagna ed impallidì. Cosa accidenti stava succedendo ancora?
Sotto gli occhi impotenti delle due ragazze, qualcosa stava emergendo dal fiume Hudson.
 
 
 
Se qualcuno avesse chiesto a Darren com’era la vita da ostaggio, lui avrebbe risposto che era una vera noia.
Erano passati un paio di giorni da quando Percy aveva rapito lui ed Alex, giorni che i due avevano passato tra improbabili colloqui con il dio dei delfini, monologhi da cattivo dei fumetti del falso (ma comunque molto avvenente) Percy e conversazioni tra loro due che avevano toccato qualsiasi argomento possibile e immaginabile, dai genitori divini fino ad arrivare alle serie tv preferite.
La cosa che più scocciava Darren era che quelli erano i suoi giorni positivi, ovvero quelli dove la luna era crescente e lui si sentiva di ottimo umore. Bene, la luna era quasi piena e lui stava sprecando la sua parte buona, e la cosa lo metteva di cattivo umore. Esatto, il fatto di essere ottimista e gentile lo metteva di cattivo umore. Bipolarità ne abbiamo?
In effetti però, forse era meglio così. Se fosse stato nella sua fase calante, probabilmente avrebbe trattato Alex talmente male che la ragazza sarebbe arrivata ad ucciderlo.
D’altra parte, a distrarre entrambi dalla noia c’era la fame. Sì, perché quell’infame del falso Percy non portava loro niente da mangiare, a malapena aveva dato loro una bottiglietta d’acqua da mezzo litro da dividersi per una settimana. Una volta il semidio si era presentando lanciando nella bolla un Happy Meal. Vuoto. Avevano inventato così tanti nuovi insulti in quell’occasione che Darren non vedeva l’ora di poter riciclare. Se fosse sopravvissuto, ovviamente.
Quel giorno, Percy si era messo a parlare con fare malvagio di cosa avrebbe fatto quando il ladro del Vaso, dopo aver conquistato il mondo, lo avrebbe eletto re dell’Oceano Atlantico. Solo un imbecille poteva trovare decente quella carica, e infatti il finto Percy la adorava. Né Alex né Darren lo ascoltavano per davvero, entrambi troppo presi dai crampi per la fame e dal gioco che avevano inventato per passare il tempo, ovvero quello di trovare l’insulto più originale per Percy. Fino a quel momento il migliore di Darren, con cui si era guadagnato cinque punti era “Cervello d’alghe ammuffite”, mentre Alex aveva ricevuto sei punti per “La capra che sussurrava ai cavalli”.
Percy stava continuando con le sue farneticazioni, tra l’altro inutili, dato che stava ben attento a non rivelare l’identità del suo capo, quando improvvisamente si era zittito, e senza dire una parola si era defilato.
-Ma che cavolo…- chiese Alex – Dov’è andato?-
-Non lo so- ammise Darren – Però non se ne sarebbe mai andato senza una minaccia o una presa in giro ai nostri danni-
-Forse…- gli occhi di Alex si illuminarono, la stessa espressione che avrebbe fatto lui davanti ad un hamburger – Forse gli altri ci hanno trovato!- ipotizzò la ragazza – Potrebbero averci trovati in qualche modo. Siamo salvi!-
-Non esattamente, rimangono un paio di piccoli problemi- precisò il figlio di Selene – Odio rovinare la festa, ma dubito che i ragazzi possano sconfiggere Percy. E poi, come potrebbero trovarci e farci uscire da questa bolla?-
-Oh- realizzò la ragazza – Sì, in effetti questo è un po’ un problema-
La ragazza rifletté per un paio di minuti su come avvisare gli altri della loro presenza, anche se in realtà Darren aveva già un’idea sul da farsi, ma non era certo di poterla mettere in pratica.
-Non mi viene in mente niente- si disperò Alex – Eppure deve esserci un modo per uscire di qui-
-Beh…- squittì nervosamente Darren – Un’ideuzza io l’avrei, ma non so se è il caso di…-
-Sputa il rospo, Enthrall!- commentò laconica lei
-Ecco vedi, io so manipolare un pochino la gravità, per via del fatto che sono figlio del’ex dea della luna e di un discendente di Apollo- spiegò il ragazzo senza molta convinzione – Forse, e dico forse, potrei riuscire a far librare in aria questa bolla, e noi con lei, così da farci vedere dagli altri-
-Ma è fantastico, è esattamente quello che ci serve!- se non fosse stata intrappolata in una bolla minuscola, probabilmente Alex si sarebbe messa a saltellare dalla felicità – Che aspetti a farlo allora?-
Darren esitò un momento. Non era sicuro di poterci riuscire, e se c’era qualcosa che odiava fare era fallire davanti agli altri. La sua famiglia gli era sempre apparsa così perfetta, sua madre era ex dea, suo padre un potente semidio e sua sorella praticamente era una Mary Sue (sapeva veramente fare tutto, non era affatto giusto), e lui si era sempre sentito un po’ inferiore a loro. D’altra parte però, odiava farlo vedere agli altri e si mostrava sempre sicuro davanti agli altri semidei. Perciò annuì alla richiesta di Alex e iniziò a concentrarsi per dimezzare la gravità della bolla.
Darren sentì l’energia che lo abbandonava, come gli succedeva sempre quando manipolava la gravità, e si ritrovò a levitare senza controllo nella bolla d’aria, come stava comunque succedendo anche ad Alex, che tentava di muoversi con ampi gesti delle braccia, come una nuotatrice psicopatica. La bolla iniziò piano piano a librarsi in aria, e dopo un minuto finalmente raggiunse la superficie dell’acqua. Darren continuò a farla librare in aria, dato che aveva avvistato con la coda dell’occhio la Argo II un po’ più in alto.
-Avvisami quando…- mormorò faticosamente ad Alex – Siamo vicini agli altri. Dovrò fermarla, ma… mi toccherà mantenere comunque… la gravità alterata se non vogliamo cadere-
Darren sentiva chiaramente la sua già poca energia che lo abbandonava, se non li avessero liberati entro poco tempo, sarebbe svenuto, o peggio, e la bolla sarebbe finita nuovamente in acqua.
Quando Alex gli disse di bloccarsi, Darren aveva ormai la vista un po’ annebbiata, ma riuscì a distinguere comunque Fabiana ed Esmeralda bloccate a mezz’aria (visioni da fatica?) con cui Alex tentava di parlare gesticolando.
-Non colpite la bolla per nessun motivo!-gridò a gran voce la ragazza – Fate in modo che sia Percy a farlo!-
-E secondo voi come potremmo riuscirci?- domandò Esmeralda
Fabiana prese in mano la situazione e si mise subito a scrivere qualcosa sul suo taccuino, mostrandolo poi alla figlia di Eros.
-Ottima idea!- approvò quest’ultima.
La romana iniziò a lanciare a raffica dei coltelli contro Percy, che si trovava sempre più in difficoltà contro Lou Sue. Il figlio di Poseidone aizzò i due pegasi che volavano intorno a lui (forse era un’altra visione, ma quelli sembravano a Darren due dei loro pegasi) contro la rivale, per poi lanciare contro le altre due uno dei suoi getti d’acqua.
Lou Sue si allontanò in fretta dai pegasi e guardò preoccupata verso le due amiche, che avevano deciso di rischiare il tutto e per tutto. Si lanciarono a destra, abbandonando la sicurezza della corrente d’aria per evitare il getto d’acqua, che andò a schiantarsi dritto contro la bolla, distruggendola, proprio mentre questa iniziava a ricadere.
Darren sentì la bolla che scoppiava, ma non poté godersi la meritata libertà a causa della troppa stanchezza. Il ragazzo era talmente esausto che non capiva più cosa stava succedendo, e si lasciò cadere esanime, incapace di muoversi. Il mondo gli girava intorno come una giostra, e in un istante, tutto divenne nero.
Quando si svegliò, il ragazzo era nella sua camera, con Alex seduta sul letto vicino a lui che lo imboccava di minuscoli pezzetti di ambrosia. Il figlio di Selene si sentì subito meglio, e le forze gli tornarono all’istante.
-Mi hanno mandata qui per evitare che morissi di fame- spiegò Alex dopo aver avuto la certezza che potesse sentirla – Evidentemente pensano che dato che abbiamo passato due giorni d’inferno insieme adesso siamo amici per la pelle-
-E perché, non lo siamo, mia cara Melissa?- la pizzicò lui
-Senti, ti ho raccontato quella storia solo perché avevo praticamente finito gli argomenti- borbottò Alex – Vogliamo parlare di come hai perso la verginità? Scommetto che potrei trovare da qualche parte quel video-
-Non ci provare- Darren arrossì. Lui ed Alex si erano raccontati talmente tante cose in quei due giorni di pura noia e disperazione che avrebbero potuto tranquillamente rovinarsi l’un l’altro. L’unica cosa che non aveva fatto in tempo a dirle, a parte i suoi complessi di inferiorità, era proprio la cosa della gravità (il che era ironico considerando che era stato costretto a rivelargliela comunque).
-E va bene, ci siamo detti delle cose perché pensavamo di essere ad un passo dalla morte- commentò Alex – L’importante è che quello che è stato detto nella bolla rimanga nella bolla-
-Mi trovi d’accordo- esclamò Darren – Ma… potrei sapere cosa è successo quando ci hanno liberati?-
-Beh, tu sei svenuto per la stanchezza e non hai provato la stessa sensazione che ho provato io, ovvero quella di essere stata lanciata da cento metri di altezza senza paracadute. Fortunatamente Lou Sue ha mandato una corrente d’aria a salvare sia noi che Fabiana ed Esmeralda. Poi, ha continuato a combattere contro Percy, che sembrava stanco e quasi incapace di combattere con la spada. Così quel codardo si è ritirato con la coda tra le gambe, e noi siamo potuti tornare sulla nave in groppa ai pegasi. E ti abbiamo portato subito qui-
-Capisco- si limitò a commentare Darren
-Oh, ed è meglio che tu sappia subito un’altra cosa- spiegò la figlia di Atena – Pare che mentre noi ce ne stavamo chiusi in quella stupida bolla, i nostri amici si stavano divertendo con l’adorabile cagnolino di Jackson, e pare che Adelaide, Arthur e Becky se la siano svignata da qualche parte con un viaggio nell’ombra-
-Aspetta, che?- realizzò il ragazzo – Intendi che non siamo ancora tutti insieme?-
-No, affatto- continuò Alex – Gli altri credevano che quei tre fossero finiti in mano a Percy e al suo umorismo di bassa lega, ma evidentemente non è così-
-Ma dove si trovano adesso?- chiese Darren, preoccupato soprattutto per l’amica figlia di Apollo
-Nessuno ne ha la più pallida idea, ma perlomeno adesso hanno un modo per rintracciare Percy- Alex si alzò e raggiunse la porta – Ah, mi dispiace se non provo così tanta compassione per quei tre, ma i ragazzi hanno organizzato una festicciola per celebrare la nostra liberazione. Tu vieni?-
-Non sono sicuro di essere dell’umore- rispose Darren
-C’è da mangiare- specificò la ragazza
-Arrivo!-
 
 
 
-Siete sicuri che sia una buona idea?- chiese timorosa Becky – A me sembra solo il metodo migliore per farci catturare-
-Beh, è anche l’unico modo per scoprire se la signora O’Leary è stata mandata proprio da Percy o dal misterioso ladro- rispose Arthur
-Ci pensate?- commentò Adelaide deliziata – Potremmo essere a pochi passi da chiunque abbia organizzato tutto questo-
Becky continuava a non essere convinta. Il piano di Arthur era logico, ma anche molto rischioso. Adelaide invece era troppo entusiasta all’idea di incontrare un cleptomane che aveva derubato una dea, e Becky iniziava a pensare che la figlia di Menta non avesse ancora deciso da che parte stare. Ma forse era solo il nervosismo, nessuno poteva essere così imbecille da voler veramente lavorare per un pazzo simile.
I tre ragazzi si erano ritrovati, il giorno prima, in un’area semideserta dell’acquario di Atlanta, in pieno orario di visita del pubblico. L’unica idea che i tre avevano avuto sul momento era stata quella di uscire dall’acquario e cercare di organizzarsi. Con i soldi che avevano addosso nel momento in cui avevano seguito la signora O’Leary, i ragazzi avevano potuto permettersi di affittare una stanza in una stamberga di hotel e un po’ di cibo. Il resto lo avevano risparmiato per il giorno dopo, avevano in programma di tornare all’acquario per scoprire da chi fosse andato il mastino infernale.
Becky si era opposta il più possibile a quell’idea,che le sembrava troppo avventata e stupida, ma la maggioranza aveva deciso così. Al momento quindi, il terzetto stava fingendo di essere in visita all’acquario. Il loro piano era quello di nascondersi al momento opportuno per sbucare fuori dopo la chiusura dell’acquario.
Così, quando notò che i visitatori stavano iniziando quasi tutti a dirigersi verso l’uscita, Arthur fece il segnale convenuto alle compagne, e i tre si infilarono con noncuranza in uno sgabuzzino riservato al personale, pieno di prodotti per la polizia.
-Non avremmo fatto prima con un altro viaggio nell’ombra?- chiese Adelaide annoiata – Così rischiamo di farci scoprire-
-Dobbiamo risparmiare le forze, potremmo doverci scontrare con qualcuno stasera- spiegò Arthur – Useremo il viaggio nell’ombra solo se entrerà qualcuno-
Per un bel pezzo di tempo, nessuno entrò, ma poi un inserviente che fischiettava distratto aprì la porta, spinse dentro il carrello delle pulizie e la richiuse.
-Bene, se anche gli inservienti se ne vanno, l’acquario deve essere proprio chiuso- commentò il figlio di Ade – Andiamo-
I tre compagni uscirono dalla stanza e si ritrovarono al buio, con solo qualche lucina artificiale qui e là ad illuminare i corridoi.
-Non si vede praticamente nulla-sbottò Becky – Come facciamo a trovare Percy o il ladro o chi per loro?-
-Non saprei, esplorando l’acquario?- rispose Arthur – Forza, diamoci da fare-
Per una buona mezz’ora, il trio si aggirò per l’acquario senza ricavare nulla. Arthur guardava attentamente in ogni anfratto, mentre Becky si guardava intorno senza troppa convinzione. Adelaide invece sembrava una normale visitatrice in gita, e osservava sorridendo dentro le vasche.
-Adesso basta, mi sono stufata!- sbottò Becky – Daphne, Scooby, non possiamo continuare ad investigare cercando degli indizi completamente a caso-
-Proponi tu qualcosa allora, Velma- la riprese Arthur – Pensi che ci sia un metodo migliore?-
Becky stava per rispondere, quando sentì uno scricchiolo provenire da una parte dell’acquario che non avevano ancora visitato.
-Avete sentito?- chiese Arthur – Che sia il guardiano?-
-Andiamo a controllare, no?- rispose Adelaide come se niente fosse.
La figlia di Menta trotterellò tranquillamente verso la zona da cui proveniva il rumore.
-Sai, di solito nei film questa scena non finisce bene- esclamò Becky
-Lo so- ammise Arthur – Ma non possiamo lasciarla sola,no?-
-Beh…- Becky fu tentata di dire di sì, ma il suo senso etico non glielo permise – Temo proprio di no-
I due andarono dietro ad Adelaide, e quando raggiunsero la ragazza, la trovarono in piena estasi, ad osservare qualche vasca.
-Brutta imbecille!- quasi gridò Arthur – Che diamine stai facendo?-
-Ho trovato un indizio- commentò la figlia di Menta ridacchiando  e indicando quelle vasche.
Becky ed Arthur le guardarono ed impallidirono: nelle vasche che aveva trovato Adelaide c’erano dei mostri marini. Per la precisione, un enorme serpente marino in una e dei telchini nell’altra.
-Ma che cosa…- balbettò incredula la figlia di Apollo
Improvvisamente, una voce  maschile sconosciuta risuonò per l’acquario.
-Sbrighiamoci!- brontolò la voce – Quel bamboccio odia aspettare!-
-Ricordami ancora perché ci siamo uniti a lui- rispose una voce femminile – Proprio non lo sopporto!-
-Beh, ricordati che ci hanno offerto di riguadagnare la liberà e di ripopolare l’oceano con i nostri mostri- le spiegò lui – Mi sembra un’offerta vantaggiosa-
Becky ed Arthur si guardarono inorriditi, quei due stavano veramente parlando di liberare i mostri marini rinchiusi nelle vasche?
-Sì, ma trovo molto degradante che  due dei come noi siano costretti ad obbedire a quella fotocopia malvagia di un ragazzino- si lamentò la donna
-Anch’io, ma i patti sono patti- sospirò lui – Ci hanno fatto giurare sullo Stige, ricordi?-
I due continuarono a camminare per i corridoi, sparendo presto dalla visuale dei tre semidei.
-Presto, seguiamoli!- intervenne Adelaide correndo dietro ai due tizi bizzarri ed inquietanti.
-È come avere a che fare con una bambina di cinque anni!- Becky alzò gli occhi al cielo
– Ti converrà abituarti, fa sempre così- Arthur andò dietro alla ragazza e la figlia di Apollo si rassegnò a seguirli, anche se la situazione stava diventando sempre più pericolosa per i suoi gusti.
I ragazzi continuarono a seguire i misteriosi dei per tutto l’acquario, fino ad arrivare davanti ad una delle vasche più grandi.
-Vedete anche voi quello che vedo io?- Becky rimase talmente sconvolta che per un istante dimenticò di nascondersi, almeno fino a quando Arthur non la trascinò dietro un muro.
-Vi prego, ditemi che lo avete visto!- balbettò la figlia di Apollo
-Sì l’ho visto- la zittì Adelaide – Però adesso vorrei sentire cosa dicono, se non vi dispiace-
- Ma… la cosa non vi sconvolge neanche un po’?- chiese ancora Becky
-Stavamo cercando Percy, e lo abbiamo trovato- precisò Arthur – Cosa c’è di strano?-
-Non lo, faccimi pensare…- la guaritrice era sull’orlo di una crisi di nervi – Forse il fatto che sia immerso in una vasca a coccolare il serpente marino più grande che io abbia mai visto!-
-Zitti, non riesco a seguire la conversazione!- brontolò Adelaide, che sembrava essere al cinema a godersi lo spettacolo.
Becky avrebbe voluto continuare a parlare con Arthur, ma quest’ultimo le coprì la bocca con la mano e le fece segno di ascoltare. I due si sporsero dal muro come stava facendo Adelaide.
-Sei sicuro che quei semidei verranno qui?- chiese la donna, una ragazza sulla ventina dai capelli fin troppo crespi.
-Certo, hanno trovato un modo per rintracciarmi- spiegò il falso Percy, la voce un po’ attutita dal vetro della vasca, ma che si sentiva comunque nel silenzio assoluto dell’acquario – Saranno qui molto presto-
-E sei sicuro di poterli battere, visto come ti hanno ridotto oggi?- lo incalzò l’altro
-Certo che posso farcela,mi hanno solo preso alla sprovvista- si difese il semidio malvagio – E poi, mi aiuterete voi, vero?-
-Abbiamo giurato, certo che lo faremo- spiegò la ragazza – E poi, i miei mostri hanno voglia di giocare con qualche prelibato semidio. È un po’ che non si divertono-
-Bene- ridacchiò Percy – Allora li aspetteremo qui, e quando arriveranno, ci faremo trovare pronti!-
-Okay, credo di aver sentito abbastanza!- balbettò Becky – La situazione sta diventando troppo pericolosa. Fate le vostre diavolerie con l’ombra e andiamocene!-
-Perché invece non li affrontiamo adesso?- propose Adelaide – Avremo dalla nostra l’effetto sorpresa!-
Quel piano era troppo sconclusionato perfino per la logica di quella stalker, eppure Adelaide sembrava parlare sul serio. Becky iniziò seriamente a chiedersi se la ragazza non stesse cercando di sabotarli. Forse era veramente il caso di tenerla d’occhio.
 -No, Becky ha ragione, non credo che sia il caso di farci scoprire- la contraddisse Arthur – Andiamocene, dobbiamo intercettare la Argo II prima che arrivi-
-Come siete noiosi- seppur riluttante, Adelaide li seguì verso le parti più buie dell’acquario, dove le luci non arrivavano.
-Scusa se non voglio diventare lo spuntino di un mostro marino- la riprese Becky – Noi ce ne andiamo, tu fai pure come ti pare-
La ragazza si aggrappò al braccio di Arthur, e i due, insieme ad Adelaide, si smaterializzarono nell’ombra, lasciando l’acquario dei mostri.
Una volta fuori, i tre si diressero come se niente fosse verso il loro hotel.
-Comunque- commentò Arthur– Non pensavo che all’acquario di Atlanta ci fossero specie così esotiche-
-Io invece spero solo che non si siano accorti di noi- balbettò timorosa Becky
-Stai tranquilla, adesso siamo in vantaggio- spiegò il figlio di Ade – Conosciamo il loro piano, e potremo avvisare gli altri quando arriveranno-
-Sarà…- Becky non era affatto convinta, e continuava ad avvertire un brutto presentimento. Tutto ciò di cui era sicura in quel momento era che in quell’acquario avrebbe avuto luogo lo scontro finale tra loro e Percy. E l’esito, purtroppo, era tutt’altro che scontato.
 
 
 
 
Angolo Autore
Ed ecco il nuovo capitolo.
Mi dispiace, mi sembra di avervi fatto aspettare per un sacco di tempo, e inoltre il capitolo non mi sembra neppure troppo soddisfacente, ma spero comunque che vi piaccia.
Ci avviciniamo a grandi passi verso lo scontro definitivo con Percy e  i suoi nuovi alleati (che i più attenti avranno già riconosciuto) e intanto, tra Fabiana, Lou Sue, Blaine, Neos e Darren, iniziamo anche a fare chiarezza sul passato e i problemi personali dei nostri eroi.
Spero comunque che il capitolo vi possa piacere più di quanto piace a me.
L’Uragano Temporale
 

Ritorna all'indice


Capitolo 10
*** Una gita all'acquario ***


Quando le dissero che suo fratello Mark aveva preso il comando dell’Impresa, Alex pensò che le stessero facendo uno scherzo poco credibile. Mark, lo stesso ragazzo che si faceva fatica a distinguere dalla tappezzeria di una stanza, il figlio di Atena più asociale che si fosse mai visto, che disprezzava un po’ tutti quanti, non avrebbe mai avuto il coraggio di farsi avanti come leader. E con una come Lou Sue nelle vicinanze, oltretutto. Quando lei e Darren erano chiusi nella bolla, Alex aveva dato per scontato che sarebbe stata la figlia di Zeus a prendere il comando della spedizione, per quanto la cosa non la entusiasmasse affatto.
Infatti, come Fabiana ed Avery avevano pazientemente loro, quando erano spariti era stata Lou Sue a prendere il comando, ma solo in un primo momento. Dopo lo scontro con il mastino infernale e una brutta esperienza con un albero (prima di raccontare quella parte sia Fabiana che Avery avevano controllato che Lou Sue non fosse nei paraggi) la figlia di Zeus aveva gettato la spugna e la leadership era passata a Cyrus e, incredibile ma vero, Mark. Secondo le due narratrici, l’improvviso exploit del ragazzo era dovuto ad Arthur, scomparso insieme a Becky ed, ringraziando tutti gli dei, Adelaide, durante lo scontro con la signora O’Leary. Tutti credevano che i tre fossero finiti nelle grinfie di Percy e pensavano di trovarli insieme a Darren ed Alex, ma così non era stato. Adesso nessuno aveva la più pallida idea di dove fossero finiti i tre ragazzi, lo stesso Percy non sembrava sapere niente di loro.
Alex non era sicura di aver capito bene ogni passaggio di quello che era successo, ma aveva afferrato le informazioni principali: gli altri avevano trovato un piano per rintracciare Percy e il comando della spedizione era affidato ad uno che voleva solo salvare il fidanzato e se ne infischiava degli altri. Doveva intervenire il prima possibile.
Così, il giorno dopo il loro salvataggio, quando i pegasi erano già stati sguinzagliati e stavano conducendo la nave verso Percy, la figlia di Atena fece irruzione in sala riunioni, dove Mark e Cyrus stavano discutendo su come comportarsi contro Percy.
-Alex- si illuminò Cyrus non appena la vide – Stavamo appunto pensando di venirti a chiamare, ci vogliono tutte le nostre abilità strategiche in questo momento, vero Mark?-
-Già, non vedevamo l’ora che arrivassi- commentò Mark, falso come pochi – Eravamo proprio disperati senza di te-
-Lasciamo perdere i salamelecchi e passiamo alle cose importanti- lo ignorò Alex – Mi hanno detto del vostro piano per trovare Percy, e devo ammettere che mi sembra una buona idea-
-Finalmente qualcuno che la apprezza!- esultò il figlio di Mercurio – Sapessi quanto hanno protestato gli altri-
-Ma…- aggiunse Alex
-Lo sapevo, era troppo strano che approvasse una mia scelta- sbuffò Mark
-Trovare Percy non serve a niente senza una strategia su come…come posso dirlo in modo elegante? Ah sì, farlo a pezzettini e rispedirlo a calci nel sedere nel Vaso di Pandora-
-In effetti stavamo appunto discutendo di questo- ammise Cyrus – Da quello che ci hanno detto Lou Sue, Esmeralda e Fabiana, pare che Percy si sia trovato molto in difficoltà durante lo scontro, tanto da doversi ritirare-
-Sì, me ne hanno parlato- commentò Alex prendendo posto al tavolo – Se non sbaglio però, è successo di punto in bianco, e nessuna di loro ha capito il perché-
-Ebbene sì, non abbiamo idea di come sia successo, non sappiamo come sconfiggere Percy e gli unici indizi che abbiamo sono le visioni di Avery- sbottò Mark -È questo che volevi sentirti dire, giusto? Che senza di te non sappiamo neanche da che parte cominciare per risolvere i nostri problemi. Avanti sorellina cara, illuminaci e rivelaci il tuo geniale piano per salvare il mondo-
Alex rimase colpita da tutto quel veleno. Sapeva di non essere mai andata particolarmente a genio a Mark, ma non credeva che il fratello provasse tutto quell’astio nei suoi confronti. Aveva sempre pensato che lui non volesse in alcun modo essere un leader, che per lui fosse solo una seccatura e, doveva ammetterlo, non le era mai importato molto di lui. Eppure, nel sentire quelle parole, Alex avvertì chiaramente il senso di inferiorità che il fratello provava nei suoi confronti. Gli altri avevano affidato a lui il comando della spedizione solo perché lei era stata rapita, e non appena era tornata Alex aveva subito reclamato il proprio posto, tentando inconsapevolmente di spodestare Mark. La ragazza si ripromise di riparlarne con lui, ma al momento era più importante decidere come agire con Percy.
-In realtà non ho alcun piano- esclamò la ragazza – Qualunque sia il suo punto debole, Percy è stato bravo a nasconderlo, né io né Darren ci siamo mai accorti di nulla-
-Vuoi dire che siamo da capo?- chiese incredulo Cyrus – Speravo che durante la vostra prigionia fossi riuscita a capire il suo punto debole-
-Mi dispiace ragazzi, non si è lasciato sfuggire niente- ammise Alex – Però, se facciamo mente locale su tutto ciò che sappiamo, forse riusciremo a capire cosa nasconde. Quand’è che Percy è stato veramente in difficoltà?-
-Uhm…- rifletté Cyrus – Credo solo durante lo scontro con Lou Sue, dato che la prima volta che l’abbiamo incontrato è stato il veleno di Neos a farlo fuggire-
-Quindi abbiamo già almeno due punti di partenza- commentò Alex interessata – Lo scontro con Lou Sue e le visioni di Avery. Credo che dovremmo parlare con entrambe e farci raccontare dettagliatamente quello che hanno visto. Venite con me?-
-Contaci- assicurò Cyrus alzandosi
-Spiacente, io passo- mugugnò offeso Mark – Potete farcela anche senza di me-
-Oh no, tu adesso vieni- Alex lo prese per mano per farlo alzare – Sei tu che hai avuto l’idea di usare i pegasi per trovare Percy. Chissà che non ti venga in mente anche come sconfiggerlo -
I tre ragazzi andarono a cercare Lou Sue in camera sua, ed Alex la costrinse a raccontare tutto lo scontro per filo e per segno.
-Hai per caso notato in quali momenti Percy ha iniziato a perdere colpi?- chiese Alex
-La prima volta è successo quando i pegasi hanno disarcionato Esmeralda e Fabiana- ricordò la figlia di Zeus – Dopo quel momento, Percy è diventato un po’ più lento a rispondere alle mie stoccate. Poi, è successo di nuovo, quando ha distrutto accidentalmente la bolla che vi teneva prigionieri, e in quel caso sembrava quasi prosciugato di ogni sua forza, tanto che ha dovuto ritirarsi, altrimenti gliele avrei suonate di santa ragione-
-Capisco- commentò Alex, che in realtà non aveva capito niente. La situazione era allo stesso punto di prima.
-Ma perché mi fate queste domande?- chiese Lou Sue incuriosita - Non avrete mica trovato un modo per ferire quell’imbecille di Jackson?-
-Ci stiamo lavorando- ammise Cyrus – Ma non abbiamo ancora trovato niente-
-Beh, se volete posso aiutarvi- propose la figlia di Zeus alzandosi di scatto – In fondo sono l’unica che ha messo in difficoltà Percy-
Mark aprì la bocca per dire qualcosa, ma Alex, temendo che fosse un commento ironico sulla ragazzo, lo precedette: - Sarà un vero piacere. Il tuo aiuto potrebbe farci molto comodo. Adesso ci converrà andare a parlare con l’unica altra persona che potrebbe darci degli indizi su come sconfiggere Percy-
-Uno psichiatra esperto nella sindrome del Narciso?- propose Lou Sue
-Non esattamente- rispose la figlia di Atena guadagnando la porta – Forza venite, la camera di Avery è da questa parte-
Quando vide i quattro nella propria stanza, sul volto di Avery si dipinse per un istante un’espressione di puro panico,ma la ragazza fu in grado di ricomporsi quasi subito.
-Scusa per l’invasione- esordì Alex sedendosi accanto a lei sul letto – Ma abbiamo bisogno delle tue visioni-
-Okay, adesso  vi dirò la stessa cosa che ho detto a praticamente tutti gli altri- sospirò rassegnata Avery – Non posso avere visioni a comando, non posso prevedere quale sarà il biglietto vincente della lotteria, non posso prevedere cosa andrà di moda nella prossima stagione né come finirà Teen Wolf. E sì, mi hanno fatto tutte queste domande-
-In realtà siamo qui per parlare di tutt’altro- spiegò Alex
-Però la cosa della lotteria potrebbe essere una buona idea, vedi di lavorarci- si intromise Lou Sue
-Lasciala perdere- Alex lanciò un’occhiataccia all’altra semidea – Quello di cui ti vogliamo parlare sono le visioni che hai già avuto, ovvero quelle sui Sette della Profezia e il Vaso di Pandora-
-Oh, quelle- Avery fece una smorfia – Mi piacerebbe potervi aiutare con quelle visioni, purtroppo non ho la più pallida idea di cosa possano significare-
-Motivo in più per cercare di capirlo insieme- commentò Cyrus con un sorriso. Il figlio di Mercurio avrebbe dovuto fare il life coach come professione, era la persona più brava a motivare che Alex avesse mai conosciuto – Facciamo così: tu ci racconti quello che hai visto e noi tentiamo di capire cosa significa-
-E va bene- concesse Avery – Credo che l’unica mia visione che potrebbe esserci utile sia quella che ho avuto durante il primo attacco di Percy, quando eravamo bloccati a terra in attesa dei pegasi-
-Quella della luce che usciva dal vaso?- chiese scettico Mark
-Quella- confermò la figlia di Ecate – La luce usciva dal vaso e andava a colpire un’aura oscura, fondendosi con essa e diventando un’unica massa grigia, che tornava nel Vaso di Pandora. Sono abbastanza sicura che l’aura nera simboleggiasse il finto Percy, ma la luce che esce dal vaso… non so cosa rappresentasse, e sinceramente neanche quella massa grigia-
-Secondo me il grigio è il vero Percy- commentò come se nulla fosse Mark – In fondo una persona non è mai totalmente buona né del tutto cattiva, siamo tutti grigi, e Percy non fa eccezione-
-E quindi la luce era la parte buona di Percy, quella rimasta chiusa nel vaso!- Alex  scattò in piedi – Ma certo! Abbiamo decifrato la visione! Mark, sei veramente un genio-
-Dimmi qualcosa che non so- rispose il fratello
-Ehm… mi dispiace rompere le uova nel paniere- Avery alzò timidamente la mano come se fossero a scuola – Ma non sappiamo ancora come far scattare la parte buona di Percy in modo che lui torni normale. E inoltre, quella che stiamo affrontando noi è una fotocopia di Percy, una parte della sua anima. Se liberassimo anche l’altra parte lui sarebbe liberato?-
-No- rispose Cyrus con sicurezza – Infatti la tua visione prevede che una volta tornato normale l’anima di Percy ritorni nel vaso. Ciò che dobbiamo fare noi è far sì che le sue due anime si uniscano di nuovo, per poi farle tornare nuovamente nel vaso-
-Sì, ma come?- chiese Lou Sue – Mettiamo caso di riuscire a indebolire il Percy malvagio e di liberare la sua parte buona. Poi cosa dovremmo fare per farlo tornare nel vaso?-
-La prima volta che lo abbiamo incontrato il falso Percy ha detto di non poter essere ucciso perché l’anima di quello vero avrebbe continuato a dargli forza vitale- ragionò Alex – D’altro canto, una volta riunite le due anime sarebbero comunque legate al Vaso di Pandora-
-Ora che mi ci fate pensare- ammise Avery – Nella visione la luce esce dal Vaso di Pandora, ma non si stacca mai del tutto da esso, il che significa che probabilmente Percy sarebbe comunque legato in qualche modo al Vaso di Pandora-
-Inoltre, probabilmente siamo noi ha richiamare in qualche modo il vero Percy- aggiunse Lou Sue – Perché il falso Jackson sembrava indebolito in alcuni momenti, ma si è ritirato proprio per recuperare le forze-
-È un boomerang- ragionò Alex – Noi attiriamo la parte buona di Percy in qualche modo, ma poi essa viene risucchiata nuovamente nel Vaso di Pandora, sconfitta da quella cattiva-
-Quindi dobbiamo intervenire nei momenti in cui vediamo Percy indebolito- intuì Cyrus – Perché in quei casi abbiamo richiamato la luce su di lui e lo abbiamo reso indeciso e confuso. E prima che la parte malvagia abbia la meglio, noi dobbiamo farle tornare entrambe nel vaso-
-Beh, sono contento per tutti i passi avanti che abbiamo fatto- commentò Mark alzandosi – Rimangono  fuori dei piccoli particolari però-
-Ossia?- chiese Alex
-Innanzitutto, non sappiamo ancora come attivare la parte buona di Percy- fece notare il figlio di Atena – E in secondo luogo, non abbiamo idea di come rimandare Jackson nel Vaso di Pandora a calci nel sedere-
-Sì, in effetti questi dettagli mi erano sfuggiti- ammise Alex. La ragazza sapeva che quelli erano le uniche parti del piano che contavano veramente e che avrebbero dovuto essere messe in pratica in fretta durante il successivo scontro con Percy, ma se non altro erano riusciti a capire a grandi linee cosa dovevano fare.
La discussione venne interrotta dall’improvviso arrivo di Neos, che si precipitò nella stanza pensando probabilmente di trovarci solo Avery.
-Wow, che ci fate tutti qui, fate una festa e non mi invitate nemmeno?- chiese ironico il ragazzo – Presto, venite in sala riunioni, i pegasi si sono fermati, abbiamo trovato Percy-
-Come?- presa com’era dalla discussione, Alex non si era accorta che avevano smesso di muoversi, ma la nave aveva viaggiato per tutta la notte e per buona parte della giornata, perciò dovevano aver fatto molta strada – E dove siamo esattamente-
-Siamo ad Atlanta- rispose Neos – I pegasi si sono fermati sopra l’acquario. Percy gioca in casa-
 
 
 
Il clima in sala riunioni era tutto tranne che rilassato, Fabiana lo capì subito. Gli undici semidei si erano riuniti per decidere come comportarsi, e nessuno riusciva a nascondere la tensione per il terzo scontro con il falso Percy, considerando che i precedenti due non erano andati poi benissimo.
Non appena furono al completo, Alex spiegò in che modo lei, Cyrus, Lou Sue, Mark ed Avery avevano interpretato le visioni di quest’ultima, lasciando tutti stupidi e confusi.
-Quindi- riassunse Esmeralda – Qualcosa che abbiamo fatto ieri ha richiamato la parte buona di Percy?-
-Crediamo di sì- confermò Lou Sue
-Quindi noi dovremmo sfidare Percy basandoci solo su queste supposizioni?- chiese Blaine – Senza sapere oltretutto né come indebolirlo né tantomeno come annientarlo?-
-Purtroppo- rispose Cyrus – La chiave di tutto è nelle visioni di Avery. Richiamando il vero Percy indeboliremo quello falso, e poi dovremo farlo tornare nel vaso-
-Tante belle parole, ma pochi fatti- analizzò Neos – In pratica dovremo arrangiarci e sperare di ricevere un’illuminazione divina-
-Più o meno- convenne Alex – Passando ad altro, qualcuno ha idee su come entrare nell’acquario?-
-Potremmo mischiarci al pubblico durante l’orario di apertura- propose Darren – E nasconderci da qualche parte-
-Oppure io potrei scassinare la porta e farci entrare una volta che l’acquario sarà chiuso- si offrì Cyrus – Sono piuttosto bravo con le serrature-
-Ma non c’è il rischio di far scattare qualche allarme?- fece notare Esmeralda
“Lo silenzio io” scrisse Fabiana, felice di potersi finalmente rendere utile “Sarò velocissima, non lo sentirà nessuno”
-Mi sembra un buon piano- approvò Alex – Qualche obiezione?-
Nessun ebbe niente da ridire: - Bene, allora io scassinerò la serratura e Fabiana zittirà l’allarme- sancì Cyrus – Prepariamoci allo scontro, sento che questa sarà la resa dei conti!-
-Ed è una cosa positiva?- sussurrò incerta Esmeralda
Mentre gli altri semidei lasciavano ad uno ad uno la stanza delle riunioni, Cyrus si avvicinò a Fabiana con un sorriso che andava da un orecchio all’altro.
-Grazie per avermi appoggiato- disse grattandosi la nuca con fare imbarazzato – Se non altro, per una volta potrò usare a fin di bene le abilità ereditate da mio padre-
“A proposito, non hai più rubato niente, vero?” chiese Fabiana con uno sguardo che avrebbe voluto essere ammonitore, ma che probabilmente risultò più imbarazzato che altro. Ultimamente quando lei e Cyrus restavano da soli la figlia di Tacita Muta di sentiva in grande imbarazzo.
-Senti, io ci provo, ma a volte è più forte di me. Sento il bisogno patologico di rubare qualcosa, anche privo di alcun valore. Ho rubato una freccia dalla faretra di Avery e mi sono sentito come se fossi riuscito a scassinare Fort Knox- le spiegò Cyrus con il senso di colpa stampato sul volto. Sembrava un cucciolo abbandonato, e Fabiana non poté fare a meno di essere dispiaciuta per lui.
“Hai mai pensato di farti aiutare?” scrisse la ragazza
-E da chi?- rispose lui – Non abbiamo il tempo di fermarci e di andare da uno psichiatra adesso-
“No,ma ne abbiamo una specie di psicologo qui a bordo” gli ricordò la romana “Magari lui può aiutarti”
-Intendi Neos?- domandò Cyrus – Ma quello ti stordisce di chiacchiere pure se gli chiedi l’ora!-
“Beh, provare non costa nulla” scrisse ancora Fabiana “Potrebbe farti bene”
-E va bene, ci penserò- garantì l’amico – Ora vado a prepararmi per stasera, sono sicuro che il piano funzionerà, in fondo noi siamo sempre una bomba quando lavoriamo insieme, no?-
Fabiana era abituata ai complimenti di Cyrus, il ragazzo li faceva sempre a tutti, ma quello in particolare riuscì a seccarle del tutto la bocca e a farla arrossire, ma fortunatamente il ragazzo non se ne accorse perché era già uscito dalla sala.
Fabiana non sapeva in che modo prepararsi per lo scontro con Percy, considerando che la sua unica arma erano i suoi coltelli con le impugnature arcobaleno che tornavano che una volta usati tornavano nel fodero, regalo di una sua amica del campo figlia di Vulcano. Non se la cavava nemmeno male con l’arco, ma entrambe le sue abilità erano inutili di fronte a Percy, e in nessuna delle battaglie precedenti Fabiana era riuscita a rendersi particolarmente utile, così come non ci era riuscito nessuno. A pensarci bene, solo Neos e Lou Sue erano riusciti effettivamente a tenere testa a Percy, anche se solo momentaneamente.
La figlia di Tacita Muta andò nella sala degli allenamenti ad esercitarsi nel lancio dei coltelli e nel tiro con l’arco, tutto ciò che poteva fare, e ci rimase fino all’ora di cena.
La cena fu consumata in silenzio, erano tutti molto tesi per la missione che li aspettava, e inoltre il fatto che Percy fosse rintanato in quell’acquario e non fosse invece venuto a cercarlo innervosiva tutti. Il figlio di Poseidone avrebbe potuto controllare l’acqua di ogni singola vasca, e Darren non sarebbe riuscito a proteggerli dall’annegamento per molto. Eppure, dovevano farlo. Percy era l’unica cosa che li legava al ladro del vaso, e forse sconfiggendolo avrebbero potuto risalire a lui.
Lo stesso clima di tensione aleggiò tra i ragazzi mentre scendevano dalla nave in sella ai pegasi, e anche quando arrivarono davanti all’enorme acquario di Atlanta. Fu proprio lì che Neos ruppe il silenzio.
-L’acquario di Atlanta…- rimuginò il semidio – Perché sono sicuro di averlo già sentito nominare prima?-
-Strano, ho la stessa sensazione- ammise Blaine – Mi sembra di averlo sentito proprio al campo-
-In effetti anche a me suona familiare- confermò Avery – Forse è solo suggestione-
Anche Fabiana pensava di aver già sentito nominare l’acquario di Atlanta al campo Giove, ma non riusciva proprio a ricordare in merito a cosa.
Se non altro, il commento di Neos aveva stemperato un po’ la tensione. Cyrus scrollò le spalle e fece segno a Fabiana di avvicinarsi a lui.
-Bene, adesso io scassino la serratura e apro la porta- spiegò il figlio di Mercurio – Tu riesci a silenziare tutto quanto l’acquario ma lasciare che si sentano le nostre voci?-
“Sì, dovrei poterci riuscire” azzardò Fabiana “Però dovremo restare molto vicini per sentirci a vicenda”
-Bene, allora io apro- annunciò Cyrus iniziando ad armeggiare con un fil di ferro e la serratura dell’ingresso – Tieniti pronta-
La romana si concentrò e con un gesto repentino della mano zittì tutto l’acquario. Non era sicura di quanto sarebbe durato l’effetto, non aveva mai messo il suo potere alla prova più di tanto, ma sperava che sarebbe bastato almeno per trovare Percy.
Quache istante dopo Cyrus aprì la porta con un gesto fluido: - Prego, entrate pure- disse sorridendo trionfalmente.
Gli undici semidei si infilarono nel silenziosissimo acquario, e una volta entrato Cyrus si richiuse la porta alle spalle. Non appena lo fece, Fabiana avvertì un brutto presentimento, come se si fossero appena andati ad infilare in una trappola
Esmeralda si guardò intorno confusa: - Non ci vorrà un po’ troppo tempo a controllare tutto l’acquario?-
-Forse, ma dobbiamo farlo per forza- rispose Alex – Percy è da qualche parte qui dentro, e forse ci sono anche Becky, Arthur ed Adelaide-
-Giusto, seguendo la Signora O’Leary quei tre potrebbero essere finiti qui- ipotizzò Neos – Ma se così fosse, Percy non sarebbe riuscito a catturare anche loro? Ieri non sapeva nemmeno che fossero scomparsi-
-Ehm… ragazzi…- balbettò Avery picchiettando sul braccio di Neos per richiamare l’attenzione.
-Avery, non abbiamo tempo per le divagazioni adesso, che c’è?- le domandò scocciato il figlio di Ebe
-Quello non è Percy?- chiese la ragazza perplessa
All’istante, tutti si voltarono nella direzione indicata da Avery, e Fabiana vide per un secondo una figura maschile che spariva nei corridoi dell’acquario.
-Sei sicura che fosse lui?- chiese Alex scuotendo Avery per le spalle.
La ragazza annuì debolmente.
-Presto allora, dobbiamo seguirlo!- la figlia di Atena partì subito in quarta e corse nella direzione indicata dalla figlia di Ecate, subito seguita da Lou Sue, Drake e Cyrus.
-Aspettate!- tentò di richiamarli Esmeralda, ma a causa del silenziatore di Fabiana imposto sull’acquario, i quattro non la sentirono – Anch’io ho visto Percy, ma stava andando da tutt’altra parte!-
-Ci sono due Percy?- chiese Blaine perplesso – Non credo sia possibile-
-Mi sembra semplice, loro seguiranno il primo Percy mentre noi il secondo!- spiegò Neos – Forza, andiamo di là-
I sette semidei rimasti seguirono il Percy visto da Esmeralda per i labirintici corridoi dell’acquario.
-C’è qualcosa di strano in questo posto- confermò Mark – Non mi piace per niente-
“Concordo” scrisse Fabiana
-Inoltre, qualcuno mi spiega perché sono giorni che non facciamo che dividerci e perderci?- domandò Blaine – La cosa è snervante-
-Ragazzi, io non vorrei creare falsi allarmismi- aggiunse Avery – Però sento una traccia di Foschia provenire da qui vicino-
-Oh, allora la senti anche tu!- sospirò quasi di sollievo Darren – Pensavo di essere diventato pazzo-
-Eccolo!- quasi gridò Esmeralda – Percy sta andando di là!- esclamò indicando uno dei corridoi dell’acquario, che sembravano tutti identici fra di loro.
La ragazza e Neos corsero dietro al semidio malvagio. Gli altri stavano per fare lo stesso, ma Avery esitò.
-La traccia della Foschia viene da questa parte- spiegò indicando un corridoio dell’acquario poco visibile – Forse è meglio andare a controllare-
La figlia di Ecate, seguita subito da Darren e poi da Blaine e Mark, seguì la traccia della Foschia, lasciando perdere Percy e gli altri.
Fabiana, rimasta sola, non sapeva cosa fare. Seguire Avery e i suoi presentimenti oppure Neos ed Esmeralda alla ricerca di Percy. L’istinto le diceva di seguire gli altri quattro ragazzi, ma non poteva lasciare due suoi amici da soli contro un potente semidio, sempre che quello fosse il vero falso Percy (okay, le cose si stavano complicando un po’ troppo per i suoi gusti).
Così, la figlia di Tacita Muta corse dietro ad Esmeralda e Neos, sperando di non perderli di vista. Riuscì ad individuarli, ma quello che vide la lasciò senza fiato. I due semidei erano stati attaccati da un branco di Telchini. I mostri anfibi, sicuramente più di una decina, avevano circondato i due, senza lasciare loro vie di scampo. Era uno spettacolo orribile, a causa del suo potere sul silenzio le grida dei ragazzi, così come quelle dei mostri, non potevano essere avvertite. Era una scena grottesca, una battaglia feroce nel perfetto silenzio. Nessuno sarebbe arrivato in soccorso dei due, e tutto per colpa sua.
Neos si batteva come un leone, lanciava le sue frecce avvelenate a destra e a manca, ed era riuscito a battere un paio dei mostri anfibi, mentre un altro cadde sotto i colpi del suo chackram. Esmeralda invece era l’immagine della disperazione: la figlia di Eros cercava di evitare gli attacchi dei telchini, ma non riusciva a reagire ai loro colpi, non essendo in grado di colpirli. Le mani le tremavano, aveva incoccato una freccia ma non sembrava in grado di scagliarla. Ben presto, la ragazza fu tramortita da uno dei telchini, e svenne. Neos la seguì poco dopo.
Solo allora Fabiana riuscì a riprendersi dallo shock. Istintivamente, per impedire che i mostri toccassero i suoi amici inermi, lanciò un coltello contro uno di loro, abbattendolo, ma così facendo riuscì solo a farsi individuare dagli altri, che la raggiunsero subito con la loro strana camminata ondeggiante.
-Un altro bocconcino!- disse uno di loro – Papà sarà contento!-
-Oh sì, ci darà un ricco premio!- confermò un altro ondeggiando di gioia – Gliene porteremo ben tre su undici, quindi praticamente la metà!-
Fabiana avrebbe voluto lanciargli un coltello in faccia (e anche scrivergli di fare ripetizioni di matematica), ma era incuriosita da ciò che stavano dicendo quei mostri. Chi era loro padre? E cosa centrava con l’acquario di Atlanta? E perché continuava ad avere la sensazione di aver già sentito nominare quel posto in uno dei racconti di… Frank Zhang!
Come un lampo, la verità colpi la figlia di Tacita Muta. Percy aveva degli alleati, e potenti anche. Doveva avvisare gli altri, assolutamente!
Con una velocità di cui si sorprese lei stessa, la ragazza lanciò tre coltelli ad altrettanti telchini, facendone dissolvere due e ferendo gravemente il terzo. Sommati a quelli fatti fuori da Neos ne rimanevano solamente cinque, ancora troppi per riuscire a scappare.
La ragazza sfoderò l’arco e tenne sotto tiro i mostri anfibi, iniziando ad allontanarsi a piccoli passi da loro.
I telchini sembravano parlare tra loro, ma a causa del silenzio che aveva imposto nell’acquario, la ragazza non riusciva a sentirlo. La ragazza pensò seriamente di ridare la voce all’acquario, tanto quella stratagemma aveva portato solo guai, ma c’era il rischio serio che suonasse l’allarme. Tanto meglio, avrebbe distratto ancora di più i telchini.
Con un gesto impercettibile della mano, la ragazza smise di imporre il silenzio a tutto l’acquario e, con suo sommo stupore, non suonò nessun allarme.
In compenso, riusciva a sentire le voci dei telchini.
-Pensa veramente di riuscire a scappare, che tenera-disse uno di loro
-Già, quegli ottimisti sono sempre più divertenti da sconfiggere- rispose un altro.
Fabiana non riusciva a capire come facessero ad essere così tranquilli. In fondo, li aveva tutti e quattro sotto tiro e…
Solo allora la romana si ricordò che dopo il suo lancio dei coltelli i mostri in piedi erano ancora cinque. Subito dopo, qualcosa la colpì alle spalle, e in un istante, tutto divenne nero.
 
 
Drake non poteva credere di essere accompagnato da gente veramente così imbecille.
Fabiana aveva imposto il silenzio sull’acquario e aveva spiegato che dovevano restare vicini per continuare a sentirsi l’un l’altro. E poi, qualcosa come tre secondi dopo, gli altri cretini non li avevano seguiti alla ricerca di Percy. Dei veri geni.
Così ora il ragazzo si ritrovò da solo con Alex, Lou Sue e Cyrus, gli unici che avevano avuto quel minimo di presenza di spirito necessario per non restare indietro.
Come se non bastasse il fatto di essere rimasti solo in un acquario di notte con persone che non gli stavano neanche tanto simpatiche (il che non era esattamente nella lista delle cose da fare di Drake), i quattro ragazzi avevano pure perso di vista il finto Jackson, e al momento stavano vagando per l’acquario senza una vera e propria meta.
-Ci siamo persi, vero?- chiese il figlio di Morfeo
-Ho paura di sì- ammise Cyrus – Non vedo più Percy da nessuna parte-
-Questo posto mette un po’ i brividi, non trovate?- Alex si guardò intorno – E poi, anche a me sembra di aver già sentito parlare dell’acquario di Atlanta-
-Bah, qualche semidio avrà sconfitto un mostro da queste parti- minimizzò Lou Sue – Cosa può esserci di pericoloso in un acquario?-
-Non lo so- rispose Cyrus – Però non ci tengo a scoprirlo. Non sarà il caso di tornare a cercare gli altri? Tanto più che non sappiamo che fine abbia fatto Percy-
-Non diciamo sciocchezze, dobbiamo trovare quell’ammasso di alghe ammuffite e capire dove si nasconde- rispose la figlia di Zeus con ben poca delicatezza
-Per una volta, sono d’accordo con il parafulmini umano- approvò Drake – Che si arrangino, sono stati loro che non ci hanno seguito, non il contrario-
 -Sì, ma…- sbuffò Alex – Non so quanto possa essere una buona idea dividerci. Già tutti insieme abbiamo fatto fatica a tenere testa a Percy-
-Ma per favore, io sono riuscita ad incalzare quell’imbecille da sola- ricordò Lou Sue, con una modestia che avrebbe fatto indivia allo stesso Percy – Evidentemente dipende solo dalle abilità dei semidei-
-Non mi pareva che le tue abilità siano state poi così utili, durante lo scontro con la Signora O’Leary- le ricordò Drake
L’occhiata che gli lanciò Lou Sue avrebbe potuto far rabbrividire perfino Efesto, il dio del fuoco: - Hai veramente così tanta voglia di fare un giro al Tartaro, Watson?-
-Okay, team out!- li bloccò Cyrus – L’ultima cosa di cui abbiamo bisogno adesso è un incontro di boxe clandestino. Non potreste evitare di litigare almeno in questa occasione? Sapete com’è, da qualche parte qui dentro c’è un semidio malvagio che vuole ucciderci!-
-E va bene- concesse Drake – Ora non ho voglia di sconfiggerla come al campo-
-Sai cosa succede a giocare con l’elettricità, Watson?- chiese minacciosa la figlia di Zeus – Non vedo l’ora di avere l’occasione di fartelo vedere-
Cyrus ed Alex si scambiarono degli sguardi rassegnati, considerando probabilmente l’eventualità di mollarli lì entrambi.
Per qualche minuto, i quattro semidei continuarono a camminare nel silenzio più totale, cercando tracce che indicavano la presenza del falso Percy.
-Eppure, continua a sfuggirmi qualcosa- fu Alex a rompere il silenzio – Sento che la soluzione per sconfiggere Percy è più semplice di quanto sembri-
-Senti, io ti ho detto tutto quello che sapevo- si difese la figlia di Zeus – Mentre combattevo contro di lui, Percy ha ordinato ai pegasi di disarcionare Fabiana ed Esmeralda. Io le ho salvate sorreggendole con delle correnti d’aria e lui ha iniziato improvvisamente a sembrare debole e fiacco-
-E la seconda volta quando è successo?- insistette l’altra ragazza
-Fabiana ed Esmeralda hanno indotto Percy a lanciare contro di loro un getto d’acqua- raccontò Lou Sue – E si sono gettate di lato, abbandonando la sicurezza delle correnti, per far sì che la bolla che vi teneva prigionieri venisse distrutta, ricordi? E io ho evitato a tutti e quattro un carpiato nell’Hudson. Solo allora Jackson è diventato ancora più incerto e indebolito-
-Uhm…- rifletté Alex – Continuo ad avere l’impressione che mi sfugga qualcosa-
-Beh, avete notato che Jackson ha perso potenza solo quando Lou Sue ha sostenuto gli altri con le correnti d’aria?- commentò Drake – Forse quello che indebolisce Percy sono gli atti di amicizia fatti da una megalomane egoista-
-Dovresti fare il cabarettista- fu l’unica risposta di Lou Sue – Le tue battute non sono male, e ammetto che la tua faccia fa molto ridere-
-In realtà potrebbe aver ragione- precisò Alex – Lasciando perdere la parte della megalomane egoista, intendo-
-Stai veramente dicendo che possiamo sconfiggere Percy con la forza dell’amicizia?- domandò incredula Lou Sue – Cioè, sei seria?-
-No, io ho detto che forse possiamo indebolire Percy sfruttando ciò che lo rende umano e vulnerabile- Alex aveva un sorriso a trentadue denti, evidentemente aveva avuto una di quelle sue illuminazioni da figlia di Atena  - Il suo Difetto Fatale-
Tutti al Campo Mezzosangue conoscevano il Difetto Fatale di Percy Jackson, che durante le battaglie contro Crono e Gea aveva seriamente rischiato di fargli fare una brutta fine. Tutti gli eroi ne avevano uno, e tutti rischiavano di venire distrutti da esso. Jackson era troppo leale nei confronti degli altri, tendeva a cercare di salvare sempre quante più persone possibili, amici o nemici che fossero.
-Il suo Difetto Fatale?- chiese confuso Cyrus – E sarebbe?-
-La lealtà- gli occhi di Alex sembravano scintillare nella penombra dell’acquario – Lou Sue non ha permesso che io, Darren, Fabiana ed Esmeralda facessimo una brutta fine, così come Percy ha sempre cercato, nelle sue imprese, di non abbandonare mai nessuno al proprio destino-
-Ripeto, secondo te noi dovremmo sconfiggere Percy con la forza della lealtà o di quel che è?-
-Non credo che potremmo rispedirlo nel vaso di Pandora in questo modo- ammise Alex – Ma forse questa è la chiave per indebolirlo-
Drake rifletté sulla cosa. Effettivamente aveva senso. Il Difetto Fatale era ciò che rendeva vulnerabili gli eroi, ciò che avrebbe potuto portarli ad una fine ben poco piacevole. Forse potevano davvero sfruttarla per sconfiggerlo. Nonostante l’intuizione di Alex però, i ragazzi non avevano ancora idea di come far sì che il semidio malvagio se ne tornasse nel Vaso di Pandora con la coda tra le gambe.
Durante tutto il ragionamento della ragazza, Cyrus era apparso distratto e si era allontanato di qualche passo dagli altri tre. Il romano ritornò dai compagni con un gran sorriso.
-Ragazzi, forse ho una traccia!- annunciò in pompa magna il semidio – Poco più avanti il pavimento è bagnato, forse Percy è passato di qui-
-Che sia veramente così stupido da lasciare tracce palesi?- si chiese Alex
-Ti rispondo io- sbuffò Lou Sue – Lo è. Seguiamo quel mollusco-
-No, dico sul serio- continuò la figlia di Atena – Temo che sia una trappola-
-Se anche fosse, dobbiamo comunque seguirlo- spiegò Cyrus – Non abbiamo altre tracce di Percy, questo è l’unico indizio-
-Io non mi fido- insisté Alex
-Neanche io- ammise Drake
Nonostante ciò, i due ragazzi seguirono comunque Lou Sue e Cyrus, che a loro volta stavano seguendo le tracce lasciate dal falso Jackson. Tracce che portarono fino ad una delle porte inaccessibili al pubblico, che portavano in una stanza da dove si faceva manutenzione delle vasche, o roba per la pulizia o roba del genere, Drake non era abbastanza esperto di acquari per capire cosa si nascondesse dietro una porta chiusa.
-Che dite, l’apriamo?- chiese il figlio di Mercurio
-Dubito che possa esserci dietro Percy- commentò Drake – E anche se ci fosse, probabilmente sta aspettando solo noi, non credete?-
-Motivo in più per aprire la porta- Lou Sue sfoderò i suoi pugnali d’oro imperiale, e Cyrus fece lo stesso con la sua spada. La ragazza si avvicinò alla maniglia della porta e si preparò a spalancarla.
-E va bene- sospirò Alex prendendo il suo coltello nascosto – Però vi avviso che se ci faremo uccidere non vi perdonerò mai-
-Correrò il rischio- sorrise la figlia di Zeus
Drake fece appena in tempo ad afferrare la propria collana e trasformarla in una spada di bronzo che la semidea spalancò la porta con violenza e si lanciò dentro la stanza tagliando in due con un fendente… una ramazza per le pulizie.
-Ma cosa…- balbettò Lou Sue confusa guardandosi intorno nella stanza vuota – Ma non c’è niente di strano qui dentro-
-Non è esatto- una voce femminile fece fare un salto a tutti e quattro. Drake, Alex e Cyrus si voltarono di scatto, ritrovandosi davanti ad una ragazza sulla ventina con occhiali, apparecchio e capelli neri e crespi – Qualcosa c’è-
Prima che i quattro potessero riprendersi dallo shock e farle anche solo una semplice domanda, la ragazza schioccò le dita e un istante dopo Lou Sue, ancora dentro la stanza, era intrappolata in una bolla gigante.
-No, non di nuovo!- gridò esasperata Alex mentre la bolla d’aria si espandeva a vista d’occhio, intrappolandoli tutti e quattro.
-Pacco di semidei in arrivo!- ridacchiò la ragazza – State tranquilli, vi tratteremo come ospiti di tutto rispetto. Vi permetterò perfino di giocare con i miei cuccioli-
-I tuoi…- ripeté Alex – Oh no, adesso ricordo dove avevo già sentito parlare di questo posto! Tu sei Ceto, la dea delle creature marine!-
-Esattamente- la ragazza iniziò a camminare con sicurezza per i corridoi dell’acquario, e la bolla che teneva prigionieri i ragazzi la seguì  – Ma non preoccupatevi, non ho alcuna intenzione di farvi del male, lo faranno i miei adorati. Pensate che stanno già giocando con i vostri amichetti in giro per l’acquario-
Lou Sue e Drake cercarono disperatamente di liberarsi, mentre Cyrus si guardava intorno alla ricerca di una via di fuga. Alex invece si era lasciata cadere rassegnata sul pavimento della bolla di sapone: - Lasciate perdere, non ci riuscirete- sospirò la ragazza – Questi cosi sono impenetrabili-
-State tranquilli, non resterete lì dentro per molto- spiegò Ceto con un sorrisetto malvagio – Abbiamo altri progetti per voi, e sono sicuro che saranno molto divertenti. Per noi-
-Qualsiasi sia il vostro piano, non la farete franca!- la minacciò Drake – I nostri compagni ve la faranno pagare!-
-Certo, come no- ridacchiò la dea delle creature marine – L’importante è crederci-
 
 
 
Avery sentiva la Foschia, la sentiva chiaramente. Proveniva dal corridoio seminascosto che Neos  ed Esmeralda avevano superato senza neanche guardare. La ragazza non voleva separarsi dagli amici, ma il potere della Foschia la stava come chiamando, e non poteva assolutamente ignorarlo.
-Ragazzi, non so come spiegarlo- ammise la figlia di Ecate  - Ma sento che da questa parte dell’acquario c’è una fissa presenza di Foschia-
I semidei che l’avevano accompagnata, ovvero Darren, Blaine e Mark, la seguivano guardandosi intorno straniti.
-La sento anch’io, anche se debole- ammise Darren – Che siano Becky e gli altri?-
-Speriamo, sono preoccupatissimo per Arthur- esclamò Mark – Non l’ho detto ad alta voce, vero?-
-Sì l’hai fatto, ma tanto l’avevamo capito tutti- specificò Blaine con la sua solita delicatezza
La figlia di Ecate avanzava in cima al gruppo, sperando di non aver condotto i suoi compagni d’impresa dritti nelle fauci del lupo Percy, ma era troppo incuriosita dalla scia di Foschia che sentiva e non poteva ignorarla.
Tutti i dubbi della ragazza si dissiparono non appena il gruppetto raggiunse la prima vasca del corridoio nascosto, occupata da un ben poco simpatico serpente marino.
-Ehm… ragazzi, temo di aver capito per cosa veniva usata la Foschia- impallidì la figlia di Ecate scrutando anche la vasca accanto, stranamente vuota.
-Dubito fortemente che questa parte dell’acquario sia accessibile ai visitatori- commentò Blaine
-Non l’avrei mai detto- ironizzò Darren guardando indeciso la vasca con il serpente marino, come se cercasse di ricordare qualcosa – Continua a sfuggirmi qualcosa però. Acquario di Atlanta… mostri marini… non vi suona familiare?-
-Lo ammetto, tutto questo mi ricorda qualcosa- ammise il figlio di Afrodite
-Credo che sia almeno la decima volta che lo dite!- sbuffò Mark – Invece di fare congetture inutili perché non andiamo avanti a vedere se troviamo il trio scomparso?-
-Tranquillo, anche se l’avessero catturato, il tuo fidanzato non va da nessuna parte- rispose Darren beccandosi un’occhiataccia del figlio di Atena.
-Mark ha ragione, qui non risolveremo niente- approvò Avery lasciando perdere la vasca del serpente marino – Andiamo avanti, sono sicura che troveremo qualcosa di interessante-
I quattro continuarono a percorrere il corridoio, che si rivelò ben presto stracolmo di mostri marini: tra serpenti marini, granchi giganti e piovre attaccate al fondo della vasca che tentarono di fiondarsi contro il vetro quando li avvistarono.
Ben presto il quartetto di semidei raggiunse una vasca molto più grossa delle altre, che ospitava un serpente marino enorme, il qualche occupava quasi tutto lo spazio disponibile nella vasca. Avery fece appena in tempo a notare una strana figura vicino al serpente marino e altre ancora sopra il pelo dell’acqua, che Blaine li spinse tutti e tre di lato.
-Cos’era quello?- chiese scocciato Darren – Non sono riuscito a vederlo bene-
-Io sì- balbettò Blaine incredulo
-E io pure- anche Mark sembrava sotto shock – Quello nella vasca… era Percy, e stava coccolando un serpente marino!-
-E se ho visto veramente quello che ho visto…- proseguì Blaine – Beh, la situazione non è propriamente delle migliori-
-Volete spiegarci una buona volta cosa avete visto?- sussurrò Avery
Prima che Mark o Blaine potessero rispondere, la voce di Percy li raggiunse.
-Non trovate che sia molto scortese tentare di origliare una conversazione tra i padroni di casa?- chiese il semidio, facendo venire i brividi ad Avery – Venite pure avanti, ci siamo preparati per ore per accogliervi-
I quattro ragazzi si guardarono l’un l’altro, incerti sul dal farsi. Scappare non sarebbe servito a niente, l’unica cosa logica da fare era raggiungere Percy e cercare un modo per sconfiggerlo.
Darren fu il primo a muoversi, rassegnato all’idea di ritrovarsi davanti al suo aguzzino, gli altri tre lo seguirono subito dopo.
La visione che si presentò davanti ad Avery fu a dir poco catastrofica: Percy se ne stava tranquillamente a mollo nella vasca, e accarezzava il serpente marino come un cattivo di un film d’azione faceva con il suo gatto. Davanti al vetro invece c’erano due tizi bizzarri che Avery non aveva mai visto, accompagnati dalla Signora O’Leary, rigorosamente ipnotizzata. La cosa peggiore però, era il ponticello sospeso che attraversava la vasca del serpente, a cui erano attaccate delle corde che tenevano legati come salami tutti e nove i loro compagni, compresi Adelaide, Becky e Arthur. Non appena li videro, i semidei iniziarono ad agitarsi, tentando di urlare qualcosa in direzione degli amici.
-Benvenuti, ultimi superstiti- ridacchiò Percy – Voi quattro siete gli unici ad aver imbroccato il corridoio giusto e a non aver incontrato nessuno degli amichetti della cara Ceto-
-Ma certo!- gridò improvvisamente Darren – Loro sono Ceto e Forco, i figli di Gea che hanno cercato di imprigionare Percy e Frank durante la loro visita!-
-Vedo che almeno uno di voi ha studiato- commentò Forco, che pareva lusingato dal fatto che Darren li conoscesse
-Lascia subito andare i nostri amici!- Avery non aveva mai visto Mark così arrabbiato, ma Percy lo ignorò completamente.
-I vostri amici hanno provato a difendersi, ma purtroppo non ne sono proprio stati capaci- spiegò il semidio malvagio – Pensate addirittura che i vostri amici scomparsi pensavano addirittura di poterci spiare senza essere visti. Glielo abbiamo fatto credere, e non appena sono usciti dall’acquario li abbiamo catturati subito. Poverini, erano così stupiti-
Becky, Arthur ed Adelaide parvero agitarsi ancora di più a quelle parole, ma tutto ciò che ottennero fu rischiare di cadere nella vasca.
-Invece la ragazzina incapace di combattere e mister crema idratante sono stati sopraffatti dai telchini della cara Ceto!- continuò Percy – La muta ha tentato di salvarli, ma è rimasta talmente stupida quando ha tolto l’incantesimo del silenzio e non è suonato nessun allarme che ha permesso ad un telchino di sorprenderla-
-Abbiamo tolto gli allarmi proprio per voi, volevamo facilitarvi le cose!- ridacchiò Ceto – Abbiamo addirittura mandato i miei piccoli come comitato di accoglienza-
-Gli altri quattro imbranati invece si sono fatto catturare da una bolla- ridacchiò il semidio malvagio – Pensavano di seguirmi, invece era Ceto che lasciava delle finte tracce al posto mio-
I quattro semidei in questione parevano particolarmente contrariati dalla cosa, soprattutto Lou Sue, che si divincolò come non mai per tentare di liberarsi, inutilmente.
-E adesso, anche voi siete qui- finalmente Percy si degnò di guardarli – Gli ultimi semidei prescelti ad arrivare, gli unici che avranno il privilegio di sfidarmi e soccombere sotto i miei attacchi-
-Questo lo vedremo, sbruffone!- ringhiò Blaine – Prima fatti sotto-
-Non posso certo combattere così contro chiunque- precisò però Percy – Avrete il privilegio di sfidarmi… ma solo dopo uno scontro preliminare con la Signora O’Leary-
Con un semplice gesto, Percy richiamò l’attenzione dell’ipnotizzato mastino infernale, che con un balzo si posizionò davanti ai quattro semidei.
-Oh, ma per favore, hai seriamente pensato che non avremmo elaborato un piano contro quel cane?- Blaine si fece avanti e iniziò a sfregare tra di loro i suoi bracciali di lapislazzuli, per poi rivolgersi direttamente alla signora O’Leary – L’ipnosi non avrà mai più effetto su di te, sei troppo forte per continuare a farsi comandare-
La voce di Blaine era calda e convincente, il ragazzo stava mettendo nella sua voce tutta la sua lingua ammaliatrice.
-Tu non vuoi seguire il tuo padrone anche se è ipnotizzato, tu vuoi rifugiarti al campo Mezzosangue, dove Chirone ti accoglierà senza problemi-
La signora O’Leary sembrava confusa. Invece di snudare i denti contro di loro come le aveva ordinato Percy, il mastino si voltò a guardare il semidio, e i suoi occhi iniziarono a tornare normali.
-Cosa stai aspettando, stupido cane?-inveì Percy – Oh, sai che ti dico? Togliti pure dai piedi se vuoi, così mi sei solo d’intralcio!-
Le parole di Percy scossero il cane, quello vero non si sarebbe mai rivolto così a lei. L’ipnosi scomparve del tutto, un po’ grazie a Blaine e un po’ perché Percy stesso aveva mollato il colpo su di lei. Il mastino iniziò a correre verso un angolo in penombra della stanza, scomparendo.
-E fuori uno- Blaine incrociò le braccia – Sotto a chi tocca-
Ceto e Forco si tolsero di mezzo, raggiungendo un angolino sicuro.
-I patti sono patti Jackson!- gridò Ceto – Noi ti abbiamo offerto il rifugio e abbiamo sguinzagliato i miei piccoli, ma non andremo a combattere contro dei semidei. In compenso, posso chiamare loro!-
Con un fischio, la ragazza richiamò a sé cinque telchini che si diressero subito ondeggiando verso i quattro semidei.
Uno di loro non ci arrivò mai, colpito a morte da una delle frecce di Avery. Darren e Blaine stavano per sfoderare le loro armi di fronte agli altri quattro, ma Mark li precedette tutti quanti, e con un urlo belluino si lanciò verso i telchini, abbattendone due senza problemi, per poi evitare gli affondi di quelli rimasti.
Sotto lo sguardo stupido dei tre ragazzi (e anche di Percy), il figlio di Atena sfogò tutta la sua rabbia repressa sui poveri telchini, che contro di lui non avevano alcuna speranza. In pochi istanti, il semidio uccise i due telchini rimasti con un urlo selvaggio, per poi rivolgere la propria lama contro Ceto e Forco, che lo guardavano inorridito.
-Forza, fatevi sotto!- li invitò il ragazzo, ma i due non avevano alcuna intenzione di farlo.
-Okay, questa non me l’aspettavo- ammise Percy stupito – Vi siete guadagnati il privilegio di sfidarmi, ma vi conviene sapere che non ci andrò affatto piano con voi-
Ad un suo cenno, il serpente marino sbatté violentemente la coda contro il vetro della vasca, provocando una ragnatela di crepe nella barriera che divideva i quattro da Percy, i loro compagni d’impresa e, soprattutto, dal serpente marino.
Il vetro si infranse, lasciando fluire l’acqua fuori dalla vasca. Percy la raccolse tutta in un enorme bolla d’acqua in cui iniziò a nuotare anche il serpente marino.
-Vediamo un po’, lascio a voi la scelta- concesse Percy – Acqua o serpente marino, quale volete affrontare per primo?-
Senza nemmeno dare ai ragazzi il tempo di rispondere, Percy divise in due la bolla d’acqua, e rimase in una delle due metà insieme al serpente, mentre l’altra venne lanciata verso i quattro semidei.
-Dietro di me!- gridò Darren facendosi avanti e alzando le mani davanti al getto d’acqua. Gli ci volle uno sforzo non indifferente, e per un istante Avery pensò che il ragazzo avrebbe ceduto, ma alla fine il figlio di Selene riuscì a proteggerli tutti riuscendo ad evitare che venissero colpiti.
-Non so per quanto potrò resistere- balbettò Darren – Qualcuno distragga Percy, per carità!-
Con la sua lingua ammaliatrice, Blaine distrasse il serpente marino e riuscì a far sì che si lanciasse contro Percy, distraendolo. Il figlio di Poseidone perse la presa sul getto d’acqua e Darren poté respirare, ma ben presto Percy riprese il controllo sia sull’acqua che sul mostro.
-Ragazzi, noi possiamo distrarlo quanto volete, ma voi dovreste cercare almeno di uccidere quel serpente- commentò Blaine prima di riusare la lingua ammaliatrice mentre Darren faceva lo stesso con i suoi poteri.
-Forse ho un’idea- spiegò Avery rivolgendosi a Mark– Io posso colpirlo con le mie frecce, ma temo che quelle scaglie le respingano. Bisognerebbe trovare il punto debole del serpente, e chi meglio di un figlio di Atena potrebbe farlo?-
-Mi piacerebbe poterti aiutare- ammise il ragazzo – Ma non sono sicuro che la sua corazza di scaglie abbia un punto debole. In compenso, sono abbastanza sicuro che colpirlo negli occhi e nella bocca potrebbe essere un buona idea-
-Hai ragione!- Avery incoccò una freccia – Blaine, fallo voltare verso di noi!-
Il figlio di Afrodite eseguì l’ordine, e con un rapido gesto la ragazza scagliò la freccia dritta nell’occhio destro del serpente. A causa del dolore, il mostro impazzì, spinse Percy fuori dalla bolla d’acqua e iniziò ad agitarsi tentando di uscire anche lui per attaccare.
-Stupido mostro, eri la mia arma segreta!- sbuffò Percy – Fa niente, me la caverò da solo-
Con un fendente rapido, il semidio malvagio colpì il serpente proprio in bocca con Vortice, uccidendolo del tutto.
-E adesso veniamo a noi, state iniziando a stufarmi!- Percy si voltò verso di loro e lanciò un getto d’acqua più forte degli altri. Darren riuscì a deviarlo, ma così facendo venne sbalzato via, e finì dritto contro una parete, dove Percy lo bloccò schiacciandolo con l’acqua, pur lasciandogli la possibilità di respirare.
La seconda vittima designata da Percy fu Avery, a cui il ragazzo lanciò un secondo getto d’acqua ad altissima velocità. La figlia di Ecate si preparò ad essere colpita, ma Blaine le si mise davanti per proteggerla, e Mark la spinse via dalla traiettoria del colpo. I due semidei vennero quindi imprigionati insieme in una bolla d’acqua.
-No!- gridò Avery, caduta a terra dopo la spinta di Mark. Era rimasta sola contro Percy, e non sapeva più come difendersi, né come difendere gli altri.
La ragazza si guardò intorno, ma Darren era ancora intrappolato, e lo stesso valeva per gli altri due. D’altra parte però, Percy sembrava improvvisamente affaticato dal combattimento. Avery cercò di ragionare il più velocemente possibile: per esclusione, doveva essere stato il gesto di Blaine e Mark a indebolirlo in qualche modo. Istintivamente, mentre Percy preparava un terzo getto d’acqua e diceva qualche cosa che Avery non ascoltò, la ragazza guardò Alex, ancora legata sopra la vasca ormai rotta, e si ricordò delle sue parole. Le parve che la ragazza stesse cercando di dirle qualcosa.
Avery era confusa, l’altruismo di Mark e Blaine era riuscito ad indebolire il semidio malvagio, e allo stesso tempo quel gesto l’aveva salvata, lasciandola come unica speranza dell’intera impresa. I ragazzi le avevano dato fiducia, e lei non poteva deluderli.
-La situazione è davvero divertente!-ridacchiò Percy – Cosa fare per prima cosa? Direi di uccidere i tre acquatici come prima cosa, voglio godermi il tuo sguardo spaventato ancora per un po’-
-No!- Avery si alzò, e iniziò ad avanzare in direzione di Percy, parandosi davanti alla bolla dove erano bloccati i suoi due amici – Tu non farai proprio niente! Non ti permetterò di uccidere nessuno dei miei amici finché sarò ancora in vita!-
La ragazza incoccò una freccia, pur sapendo quanto fosse disperata quella resistenza. D’altra parte, era lei ad aver avuto le visioni, ad aver fatto credere ad Alex e gli altri di poter sconfiggere Percy, ed era sempre lei a non saper interpretare le visioni in modo corretto.
-Dovrai passare sul mio cadavere!- gridò la ragazza raccogliendo tutto il suo coraggio – Non potrai neanche sfiorarli con un dito!-
Fu come se avessero colpito Percy con un colpo di spada. Il semidio cadde improvvisamente a terra, e la guardò incredulo.
-No, non è possibile!- balbettò il semidio – Non può essere, non può…-
Improvvisamente, una luce viola squarciò la penombra dell’acquario, portando tutti tranne Avery ad alzare lo sguardo. La ragazza sentiva come un senso di serenità, contrapposto all’adrenalina che aveva provato fino a quel momento. Sentiva una presenza familiare, e la sua intuizione venne subito confermata.
Dal soffitto dell’acquario, un prisma che stava dividendo le luci artificiali dell’acquario in sette tonalità di viola, la più chiara simile al bianco e la più scura color ossidiana. Il prisma, sotto lo sguardo attonito dei presenti, levitò fino ad arrivare davanti al naso di Avery, e quando la ragazza istintivamente lo toccò brillò ancora più intensamente.
Avery perse quasi il controllo. Sentiva la magia di Ecate che fluiva dal prisma ed entrava in lei, sua madre le aveva voluto consegnare il medaglione proprio in quel momento. La ragazza non riusciva a pensare, e si affidò completamente all’istinto, lasciando andare tutto il potere del cristallo. Intorno a lei, le frecce della sua faretra si sollevarono e formarono un semicerchio sopra la testa della ragazza, puntando contro Percy.
Avery, impietosa, guardò il semidio malvagio negli occhi, e in un attimo seppe cosa fare.
-Colpite- un ordine secco, che venne eseguito immediatamente. Le frecce partirono all’istante, e alcune colpirono in pieno Percy, mentre altre si diressero a liberare i nove semidei intrappolati, che rimasero sospesi in aria,sorretti dal potere del cristallo.
Il Percy malvagio gridò di sofferenza, ed iniziò a scomparire, emettendo una luce grigia.
Un istante dopo, Avery si ritrovò con il cristallo spento in mano, il semidio malvagio scomparso e tutti i suoi compagni liberati e fuori pericolo. Di Ceto e Forco invece, non c’erano tracce.
-Che diamine hai fatto?- Alex corse subito verso di lei – Hai ucciso Percy?-
-No- Avery scosse la testa, improvvisamente aveva compreso le sue visioni – Ho fatto quello che dovevo fare. Ho indebolito Percy con il suo Difetto Fatale, e poi l’ho rispedito nel vaso, scacciando la sua parte malvagia-
 Né Alex né gli altri ebbero le forze per fare altre domande sul momento, dato che nessuno aveva voglia di rimanere ancora a lungo in quel posto. Così i quattordici ragazzi, finalmente di nuovo insieme, uscirono dall’acquario. Mark abbracciò strettissimo Arthur di sua spontanea volontà, Darren e Becky improvvisarono un balletto della felicità, nessuno si filò Adelaide, ma lei sembrava contenta così.
Neos, Blaine ed Alex rimasero per tutto il tempo vicino ad Avery, a guardare incantati il prisma di vetro, il Medaglione divino della ragazza.
Tornati all’ingresso dell’acquario, i ragazzi raggiunsero la Argo II in groppa ai pegasi. Avery era talmente incredula e felice di avere il Talismano che non si spaventò neanche lungo il tragitto in groppa all'equino.
Quando i semidei raggiunsero la nave però, trovarono qualcuno sul ponte di comando. Quando capì di chi si trattava, Avery impallidì
-Non posso crederci- balbettò la ragazza – M-madre?-
 
 
 
 
 
-E così, la prima pedina è caduta- disse rassegnata la figura incappucciata seduta sul letto di una scadente camera d’albergo, rivolgendosi ad uno strano vaso posizionato sul pavimento – La progenie di Poseidone si è rivelata più deludente del previsto, e gli eroi della profezia hanno capito come contrastare il vaso-
Con un sospirò, la figura si alzò con fare annoiato, e si avvicinò al vaso, mettendo una mano sopra esso.
-State tranquilli- proclamò solennemente il ladro del vaso – Presto tutto vi sarà chiarito, ma prima dobbiamo occuparci di quegli eroi irritanti-
Il ladro mise anche l’altra mano sopra il suo bottino, che iniziò ad agitarsi e tremare.
-Sorgi, progenie di Atena…- recitò – Sconfiggi i nemici con la tua astuzia, ingannali con la tua intelligenza, e non farli mai arrivare a me-
Il vaso si illuminò, e una figura femminile uscì da una minuscola fessura che il ladro aveva osato aprire nel cavo.
-Potrei chiederti quali sono i tuoi ordini- commentò Annabeth con un sorriso – Ma preferisco chiederti… cosa mi offri?-
 
 
 
Angolo Autore
Ed eccomi, rigorosamente in ritardo!
Lo scontro con Percy è concluso, anche se non so quanto sia venuto bene. Adesso è il momento del nuovo nemico, che è… che suspense vero? Chi sarà mai? Se lo stanno chiedendo tutti in sala (cit.)
Come avrete notato, Avery è la stata la prima a prendere il medaglione, e nei prossimi capitoli capiremo meglio come funziona. La scelta è stata quasi obbligata, dato che insieme a quello di Darren era l’unico talismano pronto, ed Avery è stata determinate per scoprire come sconfiggere Percy, perciò mi sembrava giusto darle questo ruolo.
Spero che il capitolo vi piaccia, io vi ricordo che potete sempre darmi delle idee o mandarmi tramite messaggio privato il Talismano dei vostri oc.
L’Uragano Temporale
 
 
 

Ritorna all'indice


Capitolo 11
*** Tè con divinità, allenamenti di coppia ed amore fraterno ***


Se un mese prima gli avessero detto che si sarebbe ritrovato a bere il tè con una dea, Arthur non ci avrebbe creduto nemmeno per un secondo. D’altro canto non avrebbe creduto nemmeno che un giorno sarebbe partito per un’Impresa su una nave volante insieme a tredici semidei, avrebbe seguito un mastino infernale nelle ombre e sarebbe stato catturato da Percy Jackson passione Il Padrino.
Eppure, gli erano successe tutte quelle cose, suo malgrado. Una volta tornati dalla spedizione all’acquario infatti, i quattordici semidei, ancora euforici per aver sconfitto l’alga ammuffita, trovarono nientemeno che Ecate ad aspettarli sul ponte di comando.
La dea indossava un vestito scuro senza maniche che sembrava fatto di puro inchiostro e dei sandali, e portava i capelli raccolti in una coda di cavallo. Sospese sopra di lei c’erano due torce di canne, mentre ad accompagnarla c’erano un labrador nero e una puzzola.
-M-madre?- balbettò incredula Avery. La ragazza aveva appena sconfitto da sola uno dei semidei più potenti della storia, ma appariva comunque intimidita davanti ad Ecate. La mamma è sempre la mamma.
-Perché, stavi aspettando qualche altra divinità?- chiese sarcastica lei – Chi pensi che ti abbia dato quel prisma con cui hai rispedito Percy a nanna nel Vaso di Pandora?-
-Io- Avery non sembrava in grado di formulare una frase di senso compiuto – Io sapevo che eri stata tu, ma non credevo che saresti rimasta nei paraggi-
-Ammetto che me ne sarei andata volentieri, Atlanta non è il mio genere di città- commentò la dea – Ma ho due cosette da dirvi. A tutti quanti. Venite dentro, vi offro un tè-
La dea si voltò e, senza aspettare risposta, andò sottocoperta con tutto il suo seguito, torce comprese.
-Dobbiamo seguirla,  vero?- chiese Mark rassegnato – Non ho tanta voglia di avere un colloquio divino-
-Puoi anche non venire se vuoi- Becky si avviò dietro alla dea – Ma potresti ritrovarti trasformato in una puzzola in tempo record-
I quattordici semidei, ancora increduli per lo scontro, seguirono la divinità e la raggiunsero nella sala riunioni, dove la dea aveva già preso posto.
-Prima di tutto, ottimo lavoro Avery- la donna riservò uno sguardo orgoglioso alla figlia, che non riuscì a nascondere un sorriso lusingato – Hai capito subito come usare il tuo talismano e non hai esitato un secondo ad usarlo-
-Grazie- rispose la diretta interessata – Non sono tanto sicura di saper gestire il potere della telecinesi al meglio-
-Usalo solo nei momenti più urgenti- la avvisò la madre – Il prima il prisma era ancora impregnato della mia magia, ma ben presto imparerà a riconoscere e ad attingere alla tua, perciò finirà per prosciugarti le energie ad ogni uso-
-Chiaro- Avery deglutì nervosamente, e Arthur provò un’istintiva complicità nei confronti della ragazza. Anche lui si sentiva sempre in imbarazzo nell’incontrare suo padre.
-Oh, ma che sbadata, vi avevo offerto un tè- si ricordò Ecate. La dea fece per schioccare le dita, ma si fermò per guardare le facce stravolte dei ragazzi – Uhm, forse è meglio una camomilla-
Ad Arthur sarebbe bastato qualcosa da mangiare, dato che Jackson aveva fatto irruzione nel loro albergo di prima mattina e non aveva neanche dato il tempo né a lui né ad Adelaide e Becky di fare colazione. La dea schioccò le dita e fece apparire sul tavolo quindici tazze colme di camomilla, accompagnate da un vassoio di tramezzini su cui i tre ragazzi catturati si avventarono senza alcun ritegno.
-Sapevo che gli adolescenti mangiano tanto, ma non credevo che fossero veramente così famelici- commentò la donna – Lasciamo perdere e passiamo alle cose serie: il Vaso di Pandora-
-Vuoi dire che voi dei sapete qualcosa sul vaso, zia Ecate?- domandò Darren afferrando la sua tazza di camomilla. Arthur non era sicuro di aver sentito bene, ma gli parve che il figlio di Selene l’avesse chiamata zia.
-Non più di quanto sappiate voi, Darren- rispose la dea – Sono stati gli dei a creare il vaso, e anche Pandora stessa a dirla tutta, e sempre loro hanno rinchiuso dentro i difetti del mondo, ma questo non significa che ne siano esenti. Anche noi divinità commettiamo errori, e il Vaso esercita una certa attrazione anche su di noi-
-Ma come è possibile, se siete stati voi a crearlo?- domandò Adelaide stranamente incuriosita. La ragazza stava sorseggiando il suo tè delle cinque con un’insolita classe, sembrava quasi che fosse abituata a comportarsi con grazia.
-Sia chiaro, è impossibile intrappolarci, siamo pur sempre più forti di voi mortali- chiarì subito Ecate – Però devo ammettere che sull’Olimpo nessuno è in grado di localizzarlo. Chiunque l’abbia rubato ad Estia è talmente potente da riuscire a nascondersi insieme al vaso-
-Se non erro, Chirone ha detto che il ladro potrebbe essere qualcuno vicino a Pandora stessa- ricordò Alex
-E la vicinanza a Pandora gli conferirebbe un maggiore potere sul Vaso- completò Cyrus
-Credo proprio che sia così, altrimenti non si spiega come sia possibile che Estia si sia fatta sorprendere- ammise Ecate – Purtroppo, nessuno di noi ha un’idea chiara di chi sia il ladro. Tra noi dei c’è il tacito accordo di intervenire il meno possibile, lo stesso Apollo non parla con il suo oracolo da un po’, e voi non avete idea di quanto gli piaccia controllare i suoi oracoli in questo periodo-
-Ma lei non hai avuto nessuna visione a riguardo, divina Ecate?- domandò Blaine, evidentemente ricordandosi di quelle di Avery
-Oh, certo che sì- spiegò la dea della magia, mentre la puzzola e il labrador, che si erano sistemati anche loro su una sedia accanto a lei, annuivano con veemenza – Il Vaso che si apre, la speranza che viene ferita e uccisa, semidei rinchiusi a cui viene frantumata l’anima per poter sfruttare i loro poteri, ma niente sull’identità del ladro-
Dallo sguardo serio di Ecate, e da quello terrorizzato della figlia, evidentemente spaventata all’idea di averne di simili, Arthur capì che quelle visioni dovevano essere state ben poco delicate.
-Visto che siamo in argomento- si inserì il figlio di Ade, smettendo per un attimo di strafogarsi di cibo – Lei sa per caso come possiamo liberare i semidei intrappolati?-
-Per un dio sarebbe una sciocchezza- spiegò la donna – Ma dovete prima trovare il vaso per farlo. Oh, e non pensate che i pericoli per voi siano finiti con Percy Jackson-
-Che intendi dire?- domandò Darren, che continuava imperterrito a darle del tu, anche se la dea non sembrava infastidita della cosa.
Mentre Ecate si accingeva a spiegare, Arthur tornò a concentrarsi sui suoi preziosi tramezzini, e notò che Mark lo stava guardando strafogarsi con uno strano sorrisetto ebete stampato in viso. Quando Mark capì che lo aveva visto, distolse subito lo sguardo, tornando ad ascoltare Ecate.
-Il ladro del vaso ha catturato tutti i sette della profezia e un paio di altri semidei- spiegò la dea della magia – Vi ha sguinzagliato contro Percy e voi lo avete sconfitto, ma non avete certo esaurito le sue risorse-
-Non si preoccupi- minimizzò Lou Sue – Adesso che abbiamo scoperto come sconfiggerli, i tirapiedi di quel tipo non ci fanno più alcuna paura-
-Ah sì?- Ecate inarcò un sopracciglio – Jackson vi ha attaccato basandosi sulla pura forza. Mossa molto idiota, considerati anche i risultati. Credete forse che persone come Annabeth Chase o Piper McLean sarebbero così dirette? Alcuni sarebbero molto più sottili e tenterebbero di distruggervi ancora prima di uno scontro diretto, e se non vi darete una svegliata, ce la faranno senza problemi-
Ecate sì che sapeva come motivare le persone, pensò Arthur. Avery sembrava già pronta ad abbandonarsi al panico, Esmeralda aveva l’aria di una che stava per vomitare, Neos si stava tormentando i capelli e guardava dovunque tranne che in direzione di Ecate, Darren era molto concentrato sulla sua camomilla e non si azzardava ad alzare lo sguardo. Lo stesso Arthur aveva perso quel minimo di baldanza che gli aveva trasmesso la sconfitta di Percy.
-Lei… lei sa per caso chi potrebbe essere il prossimo ad attaccarci?- domandò Esmeralda
-Posso esservi utile almeno in questo, anche se prevedo che ve lo dirà tra poco anche la trottola di mia figlia- commentò la dea accennando alla trottola di Avery – Il ladro del Vaso ha liberato la parte malvagia di Annabeth Chase-
-Come?- gridarono Alex e Mark all’unisono, lei alzandosi di scatto e lui alzando la voce di almeno un paio di ottave.
-Avete capito bene, il vostro prossimo nemico è Annabeth Chase- ripeté la madre di Avery, gettando ancora più nel panico i due fratelli – Spiacente di portare cattive notizie, ma è così-
-E mi dica, ha anche qualche suggerimento per noi o è venuta solo per farci la paternale?- ironizzò Drake
Ecate lo squadrò come per decidere se avesse bisogno di un nuovo accompagnatore in forma di puzzola: - Attento a come parli, figlio di Morfeo. Ultimamente mi piace trasformare i miei nemici in ghiottoni, non farmi venire voglia di provarci anche con te-
Drake ammutolì e abbassò lo sguardo.
-Però un consiglio da darvi l’avrei- proseguì Ecate – Sono poche le persone che conoscono bene Annabeth Chase, e in questo momento sono quasi tutte rinchiuse in un vaso o barricate sull’Olimpo, ma c’è una persona che potreste andare a trovare-
-Ovvero?- chiese Lou Sue
-Frederick Chase- fu Alex a rispondere per la dea.
-Suo padre- proseguì Mark. Sia la ragazza che “l’amico” di Arthur sembravano aver già rinunciato all’Impresa. Conoscevano Annabeth meglio di loro, e il fatto che fossero così preoccupati non era un buon segno.
-Esattamente- li lodò Ecate – Annabeth e suo padre si sono riconciliati negli ultimi tempi, e credo che lui sia l’unica persona reperibile che potrebbe parlarvi di sua figlia. Ci sarebbe anche Atena, ma da quando ha saputo che è stata catturata non affronta l’argomento molto bene-
-E dove possiamo trovarlo?- domandò Esmeralda
-Il dottor Chase abita a San Francisco e…- iniziò Ecate, che venne interrotta da Alex
-So io dove sta- garantì la figlia di Atena – Annabeth me ne ha parlato in un paio di occasioni-
 -Beh, se sapete tutto allora non avete alcun bisogno di me- commentò piccata la dea – A questo punto direi che posso anche andarmene-
-Ma madre- Avery tentò di fermarla - È veramente tutto qui quello che volevi dirci?-
-Vorrei potervi aiutare di più- ammise la dea guardando la figlia – Ma nemmeno noi dei sappiamo niente sulle intenzioni del ladro del Vaso, e non c’è niente che possiamo fare per trovarlo. Se vi sta attaccando però, significa che rappresentate una minaccia per lui-
-O che si diverte a giocare con noi come il gatto con il topo- aggiunse noncurante Adelaide, attirando diverse occhiatacce – Che c’è? Tento solo di ragionare come un cattivo-
-Le riesce un po’ troppo bene per i miei gusti- sussurrò Becky tra sé e sé
-Ciò che posso dirvi è che le potenzialità del Vaso di Pandora sono infinite, ma solo per qualcuno che ne è stato legato per millenni. Io per esempio non potrei ricavarne fuori nulla di particolare, mentre qualcuno particolarmente vicino a Pandora. Beh, potrebbe usarlo per intrappolare mostri potentissimi e attaccare i mortali, o perfino noi dei-
-Ma chi potrebbe essere stato così vicino a Pandora da poter avere questo controllo sul vaso ed essere tutt’oggi in circolazione?- chiese Cyrus
-Gli unici che mi vengono in mente sono Epimeteo, il marito di Pandora, il quale custodiva il vaso- elencò la dea – E Prometeo, fratello di Epimeteo, che vi aveva rinchiuso i mali del mondo-
-Se non erro, Prometeo era ancora in circolazione ai tempi della guerra contro Crono- commentò Darren
-Esattamente- annuì Ecate – Ultimamente però sia lui che suo fratello sono scomparsi dalla circolazione. Questo non può essere considerato un grosso indizio però, a nessuno dei due è mai piaciuto particolarmente bazzicare sull’Olimpo dopo le… divergenze avute con Zeus-
-Eh sì, a mio padre non piace venire sfidato- esclamò Lou Sue con tono divertito – In questo gli assomiglio-
-A parte questo, temo di non potervi essere particolarmente utile- spiegò Ecate alzandosi dalla sedia.
-Ci è stata comunque molto d’aiuto divina Ecate- si affrettò a precisare Becky
-Vi ho solo dato un indizio, tutto qui- il labrador e la puzzola affiancarono subito la loro padrona – Io non so come finirà questa faccenda, le mie visioni a questo proposito sono confuse e contraddittorie. Lasciatemi dire però che nessuno meglio di me può sapere che saranno le vostre scelte a decidere come andrà-
-Però nessuna pressione, mi raccomando- ironizzò Drake
-Se siete qui, significa che avete le potenzialità per farcela- spiegò la dea – Dipende tutto da quale sentiero prenderete. Quanto a te Avery…-
-Sì madre?- chiese lei cercando di nascondere il suo palese nervosismo
-So che mi renderai fiera di te-
Con quelle parole, Ecate sparì insieme al suo seguito e, cosa ben più grave, sparirono anche le camomille e i tramezzini.
-Poteva almeno lasciarci da mangiare!- brontolò Arthur
-Beh, l’avete sentita no?- chiese Alex alzandosi a sua volta – Ci converrà andare a riposarci. Prossima fermata, San Francisco!-
 
 
Adelaide non era poi così contenta di essere tornata a bordo della Argo II.
Quando Percy aveva fatto irruzione nella camera di motel in cui si trovava insieme a Becky ed Arthur e li aveva catturati, Adelaide aveva considerato l’idea di rivelare di essere dalla sua stessa parte, ma lui non le aveva neanche lasciato il tempo di parlare.
La figlia di Menta aveva pensato di spiegare tutto in seguito, ma poi si era detta che in fondo Percy non era affatto il suo tipo (un cattivo che si comportava come tale solo perché vittima di un lavaggio del cervello? Non lo era decisamente), anche se avrebbe potuto in qualche modo metterla in contatto con il ladro del Vaso. Non vedeva l’ora di conoscerlo e potersi mettere al suo servizio, così da poter finalmente abbandonare quel gruppo di cretini con cui si accompagnava.
Certo, in realtà il piano di Percy consisteva nell’ucciderli tutti sul momento senza portarli dal suo capo e Adelaide si era ritrovata molto vicina a rivedere la madre, ma Avery e il suo spettacolino di luci stroboscopiche da discoteca avevano salvato la situazione (e fatto un revival degli anni settanta), ed erano tornati tutti insieme appassionatamente sulla nave, dove Ecate aveva offerto loro il tè e dato un paio di informazioni che avevano interessato non poco la ragazza. La dea aveva azzardato delle ipotesi sull’identità del ladro del Vaso di Pandora, suggerendo che potesse trattarsi di Prometeo o Epimeteo. Adelaide conosceva i miti che riguardavano entrambi, e sperava che non si trattasse di nessuno dei due. Sembravano entrambi troppo buoni e pacifici per commettere un furto simili, anche se la scoperta di una loro eventuale cattiveria sarebbe potuta essere molto interessante e sorprendente.
La mattina dopo, Adelaide stava ancora pensando alle parole della dea, ma non si era dimenticata dei suoi propositi di scoprire di più sul passato dei suoi compagni di viaggio per usarlo a suo vantaggio. La figlia di Menta aveva dovuto rendersi conto suo malgrado che perseguitare tutti i semidei fino ad ottenere le informazioni desiderate come aveva fatto con Alex non sembrava un’idea così efficace, soprattutto considerando che gente come Lou Sue non avrebbe esitato troppo a buttarla fuoribordo. D’altro canto, Adelaide non era mai stata in grado di socializzare in modo convenzionale con gli altri, e non conosceva altri metodi per ottenere ciò che voleva a parte stordire i suoi interlocutori con le sue chiacchiere.
Alla ragazza non restò quindi che tentare di intavolare una conversazione normale con i suoi compagni. La mattina dopo la sconfitta di Percy, una volta fatta colazione, Adelaide si fermò per fare quattro chiacchiere con i ragazzi che non erano andati subito ad allenarsi o si erano ritirati in sala riunioni.
Al tavolo erano rimasti solo Cyrus, Esmeralda, Drake e Neos. Becky era quasi uscita dalla stanza, ma quando vide che la figlia di Menta si era inserita nel discorso degli altri, ritornò al tavolo. Ad Adelaide non erano sfuggiti i continui sguardi sospetti che la figlia di Apollo le lanciava. Doveva tenerla d’occhio.
-Allora, di che state parlando?- chiese con la sua solita voce stridula. Molti semidei avevano confessato i loro più oscuri segreti pur di farla smettere di parlare.
-Beh…- Cyrus scambiò uno sguardo interrogativo con Esmeralda, di solito Adelaide non si interessava mai ai loro discorsi – Stavamo dicendo che Annabeth non sarà affatto un avversario semplice-
- Un’esperta stratega che pur non avendo alcun potere particolare è sopravvissuta al Labirinto, a Crono, ad Aracne, al Tartaro, a Gea e ha il coraggio di tenersi come fidanzato Percy Jackson?- elencò la figlia di Menta – Già, non abbiamo speranza, ci ucciderà tutti-
-Sai cosa mi piace di te, Adelaide?- commentò Drake lanciandole un’occhiataccia – Nulla-
-Ops- la ragazza si rese conto che decantare le lodi dell’avversario davanti a quelli che ufficialmente erano ancora i suoi alleati non era molto incoraggiante – Scusate, a volte parlo troppo-
-Non l’avrei mai detto- ironizzò Becky – Però un po’ hai ragione. Jackson sarà anche stato il protagonista di una profezia, ma Annabeth può decisamente rivelarsi più pericolosa di lui. È molto intelligente e astuta, ed è brava anche come combattente-
-Qual è il suo difetto fatale?- domandò Cyrus
-Vorrei saperlo anch’io- ammise Esmeralda – Purtroppo nessuno tiene a far sapere quale sia il proprio difetto fatale. Quello di Percy è di dominio pubblico solo perché lui è stato abbastanza stupido da farselo scappare con la persona sbagliata-
-Alex e Mark potrebbero saperlo?- si informò Becky
-A saperlo- Drake sbuffò – Quei due si sono chiusi nuovamente in sala riunioni ad elaborare quei loro piani da figli di Atena-
Adelaide faceva fatica a seguire la conversazione. L’argomento era veramente noioso, l’unica cosa interessante era che Annabeth aveva un potenziale da cattiva veramente enorme, ma si trattava pur sempre di una buona a cui era stata portata via la volontà. Ciò che interessava veramente alla ragazza era scoprire qualcosa sugli altri, ma non era un argomento facile da introdurre, anzi.
-Contro le macchinazioni e le strategie di Annabeth- spiegò Cyrus – Tutto quello che dobbiamo fare è restare uniti e fare gioco di squadra-
-Sagge parole, ladruncolo- si lasciò sfuggire Adelaide – In casi simili fare gioco di squadra è fondamentale. Peccato che noi non siamo una squadra, né mai lo saremo-
-Sicura di stare bene?- domandò Neos ironico – Ho forse usato qualche ingrediente allucinogeno per fare il tuo amato profumo di Menta? Perché, se non te ne fossi accorta, tu sei l’unica che non fa gioco di squadra qui-
-Ah sì?- Adelaide si alzò e incrociò le braccia – Mark e Alex si credono talmente superiori e intelligenti da non consultarci nemmeno prima di mettere in atto i loro piani, Lou Sue crede che siamo tutti qui in veste di suoi schiavetti personali, Avery vorrebbe fuggire e tornarsene al campo con il primo autobus, Blaine ci scambierebbe tutti quanti per imparare a tirare con l’arco, e questo solo escludendo i presenti. Per non parlare del fatto che nessuno ha mai raccontato agli altri il proprio passato-
-Non mi pare di aver firmato un contratto che mi obbligava a rivelare a gente come te del mio passato prima di partire!- scattò subito Neos
-Esatto, nessuno di noi è costretto a raccontarti gli affari suoi, fattene una ragione- brontolò Esmeralda
-E anche se dovessi dire tutto a qualcuno, non credo proprio che sceglierei te- rincarò la dose Drake
-Quante code di paglia- minimizzò Adelaide – Io ho solo ribadito un fatto oggettivo, ovvero che non possiamo essere una squadra se non ci fidiamo l’uno dell’altro-
-Okay ragazzi, cerchiamo di calmarci- intervenne Becky – Adelaide ha sbagliato i toni ed è riuscita a passare nel torto alla velocità della luce con quella cosa del passato, ma non ha detto cose infondate-
-È vero- continuò Cyrus – Come gruppo non siamo molto uniti, Mark e Alex si isolano appena possibile, tu Drake sei ancora arrabbiato con Lou Sue per uno stupido duello, tu Adelaide non ti sei mai sforzata di rapportarti con gli altri e lo sai perfettamente-
La figlia di Menta sbuffò, ma sapendo di essere nel torto non replicò.
-Contro Percy ognuno continuava a pensare per sé stesso, ed è per questo che siamo arrivati vicini a perdere alcune battaglie- continuò il ragazzo – Non ci conosciamo ancora abbastanza bene per fidarci l’uno dell’altro, ma credo di avere un’idea per rimediare-
-E sarebbe?- domandò scettica Esmeralda
-Ve lo dirò dopo- Cyrus si alzò dal tavolo e si diresse verso la porta
-Quando è così ottimista mi preoccupa- rivelò Neos
-Allora, stavamo dicendo?- riprese Adelaide senza curarsi dell’idea di Cyrus
-Non stavamo dicendo niente- sbuffò Drake – Non a te almeno-
Il figlio di Morfeo si alzò, seguito da Neos ed Esmeralda, e i tre lasciarono la sala mensa.
-Non te la prendere, sono solo un po’ nervosi per l’Impresa- la rassicurò Becky  - Sono certa che non c’entrava nulla con te-
-Ne sei sicura?- domandò Adelaide con un sorrisetto – Al campo mi dicevano tutti che ho un talento naturale nell’innervosire le persone-
-In effetti…- dovette ammettere la rossa con un sorriso forzato – Senti un po’ Adelaide, sei veramente convinta che dovremmo essere completamente onesti l’uno con l’altro e raccontarci tutto?-
-Pienamente- confermò la figlia di Menta
-Allora perché non cominci tu a raccontare tutto?- chiese la figlia di Apollo con un sorriso innocente – Sappiamo tutti del tuo passato… diciamo turbolento al’hotel lotus, ma nessuno ha mai capito come ci sei finita dentro-
Adelaide guardò negli occhi Becky e capì quello che stava cercando di fare. Tentare di incastrarla con le sue stesse parole per farsi raccontare il suo passato e capire se stava nascondendo qualcosa, evitando allo stesso tempo di dover rivelare la verità sul suo nel caso non avesse detto niente. La figlia di Apollo era furba, ma non abbastanza per spuntarla contro di lei.
-La mia non è una storia interessante- minimizzò Adelaide – Mio padre non si curava di me, e un giorno a tredici anni sono scappata di casa dopo un assalto da parte di un mostro. Non molto tempo dopo, sono finita nell’hotel Lotus, dove uno degli scagnozzi di Gea mi ha ritrovato. Durante lo scontro al campo però ho capito di essere dalla parte sbagliata e mi sono resa conto di quante sciocchezze mi avessero raccontato, e così eccomi qui-
Quella non era affatto la verità: Adelaide era effettivamente stata prelevata da uno scagnozzo di Gea al Lotus, ma il suo viaggio per arrivarci era stato decisamente più travagliato. Inoltre, non aveva cambiato fazione perché aveva scoperto di essere dalla parte dei cattivi, ma semplicemente perché dopo innumerevoli tentativi di richiamare l’attenzione di Gea si era rassegnata a non farsi notare dal suo idolo, e, sull’onda della depressione aveva cambiato bandiera, subodorando l’aria di sconfitta che spirava per la Madre Terra, sperando di riuscire a trovare qualche altro criminale da servire una volta finita la guerra, dopo la sua fuga dal campo, che Chirone aveva fatto in modo di sventare.
Becky non sembrava del tutto convinta, ma non aveva modo di scucire di più ad Adelaide senza sembrare sospetta.
-E tu invece?- chiese la figlia di Menta con fare innocente – Come sei arrivata al campo?-
-A piedi- commentò la rossa – Mi sono persa durante una gita scolastica con la scuola. Ovviamente ho subito avvisato mia madre per telefono, ma non la vedo da allora. Sai com’è, lei e il mio patrigno abitano a Los Angeles,che non è esattamente dietro l’angolo-
-Capisco- rispose Adelaide, certa che anche la rossa stesse evitando di dire qualcosa – Non deve essere facile per te e tua madre-
-Non lo è, ma ogni tanto Chirone mi ha concesso di farle una telefonata- spiegò Becky alzando le spalle – Credo che molti di noi qua non vedano i genitori da un po’ di tempo, tu stessa non lasci mai il campo d’inverno-
-Non mi manca mio padre- affermò Adelaide. Quello era vero. Non le mancava niente della sua vita passata, né i vestiti pomposi né le maniere da signorina, l’unico che le mancava davvero era lui. Adelaide si impose di non pensarci, si era lasciata alle spalle tutto quanto, e non aveva alcuna intenzione di guardarsi indietro, neanche per una rapida occhiata. Non ne valeva la pena.
Senza aspettare che un’eventuale risposta di Becky, la figlia di Menta si alzò dal tavolo e uscì dalla stanza. Era stanza di quella conversazione.
 
Quando fece irruzione in sala riunioni, Cyrus non notò le espressione colme di panico stampate sui volti di Alex e Mark.
-Hai sentito cosa dicevamo?- chiese Alex tentando di restare calma.
-Neanche una parola- rispose Cyrus, talmente entusiasta che fece a malapena caso al sospiro di sollievo che tirò Mark – Sono qui perché ho avuto un’idea-
Il figlio di Mercurio spiegò brevemente ai due ragazzi che Adelaide gli aveva fatto capire che tra di loro non si era ancora creata una buona empatia, cosa che sarebbe probabilmente tornata utile durante lo scontro con una come Annabeth.
-E quindi?- chiese Alex una volta terminato il racconto
-Credo di aver avuto un’idea grandiosa su come favorire il gioco di squadra!- spiegò Cyrus
-Ti prego, dimmi che non è una sorta di seduta di sostegno o qualcosa del genere- rispose Mark storcendo la bocca – Né una corsa a ostacoli a coppie-
-Assolutamente no, ma mi tengo buona la corsa a ostacoli per la prossima volta- commentò il figlio di Mercurio ignorando lo sguardo stranito dell’altro – Convocate subito gli altri, vi spiegherò quando saremo tutti-
Confusi e preoccupati per la sua idea, Mark ed Alex andarono a chiamare gli altri, e ben presto la sala riunioni si riempì di semidei impazienti e irritati.
-Ho avuto una grande idea!- esordì Cyrus attirando l’attenzione degli altri
-L’ultima volta che l’hai detto hai usato dei pegasi come animali da tartufo- gli ricordò Blaine
-Intanto ha funzionato- si difese il romano – E comunque, stavolta la cosa è ben diversa. La nostra cara Adelaide mi ha fatto notare che come gruppo non siamo molto uniti-
-Figurarsi se non c’era lei anche dietro a questo guaio- ironizzò Arthur
-Io ho solo detto la verità, non so quale idea abbia tirato fuori- brontolò la figlia di Menta
-Perciò, ho avuto un’idea per rafforzare lo spirito di gruppo-
-Quando qualcuno dice queste cose il mio lato da asociale vorrebbe gridare e fuggire a gambe levate- commentò Avery
-Ho sistemato quattordici biglietti con dei numeri dall’uno al sette dentro quest’elmo- continuò imperterrito Cyrus – Per prima cosa, ognuno di noi dovrà pescarne uno- il figlio di Mercurio passò con l’elmo davanti a ciascuno dei suoi compagni di impresa, e ognuno di loro, chi con riluttanza e chi ad un passo da una risata isterica, poi prese l’ultimo rimasto.
-Fammi indovinare, adesso esce fuori dall’elmo anche un’annunciatrice che rivelerà il numero vincitore della lotteria- propose Drake
Cyrus continuò a fare orecchie da mercante: - Chi di voi ha i biglietti con il numero uno?- chiese guardando il suo, su cui era scritto a penna il numero tre.
Lou Sue alzò immediatamente la mano, subito seguita da Alex. Le due si scambiarono uno sguardo di sfida.
-Bene, per tutta la settimana voi due vi allenerete insieme e cercherete di trovare del tempo per parlare e conoscervi meglio- spiegò Cyrus
-Come scusa?- intervenne subito Alex – Io devo gestire questa missione, non posso perdere tempo con una tizia che vola senza ali-
-Ha forse qualcosa contro quelli che volano?- chiese polemica l’albina
-Mi spiace Alex, ma tu non sei più al comando della missione. D’ora in poi prenderemo le decisioni tutti quanti insieme, e tu ti allenerai insieme a Lou Sue-
- E va bene- si arrese Alex – Ma lo faccio solo perché le devo un favore per la storia della bolla-
-Ci sto anch’io- sospirò la bionda – Ma tanto perché sia chiaro, io odio la democrazia-
-Andiamo avanti- continuò Cyrus – Chi ha il numero due?-
-Sembra di stare al supermercato- ridacchiò Drake alzando la mano, mentre Avery faceva timidamente lo stesso.
-Anche voi due dovrete allenarvi insieme, potreste esercitarvi con la Foschia- propose il figlio di Mercurio
-Se non altro non ho beccato uno di quelli fastidiosi- sospirò Drake – E va bene, mi prendo la taciturna-
-Io ho il numero tre- andò avanti Cyrus, fingendo di non accorgersi degli sguardi sempre più increduli e rassegnati che passavano tra i ragazzi  - Chi altro c’è l’ha?-
-Io!- Darren alzò la mano con fare entusiasta, l’unico che sembrava condividere i sentimenti di Cyrus su quell’idea. Oppure stava solo cercando di arruffianarselo.
Dopo una rapida cernita, venne fuori che Blaine e Becky avevano il numero quattro, Arthur ed Adelaide il cinque (dovettero rianimare il figlio di Ade prima di poter continuare), Fabiana e Neos il sei, e a Cyrus non sfuggì lo sguardo malizioso che il ragazzo lanciò prima a lui e poi alla figlia di Tacita Muta, mentre Mark ed Esmeralda avevano il sette.
-Dobbiamo provarci per forza, vero?- chiese il figlio di Atena, che tra tutti sembrava quello meno convinto – Cosa ci succede se non lo facciamo?-
-Potreste ritrovare la vostra stanza improvvisamente spoglia di tutti i mobili- Cyrus non smise di sorridere, ma fece capire agli altri che quella era una vera e propria minaccia – E scoprire che essi sono finiti, per puro caso, fuoribordo-
-In pratica vuoi costruire un rapporto di amicizia tra di noi…- analizzò Blaine – Basando tutto su una minaccia?-
-Non ho mai preteso di essere una persona coerente- fece notare il figlio di Mercurio – Ora, se volete scusarmi, io e il mio compagno facciamo il primo turno di allenamenti-
Cyrus fece per uscire dalla sala riunioni insieme a Darren, ma notò che ancora nessuno dei ragazzi sembrava anche solo minimamente convinto.
-Oh, per gli dei, non mi pare di avervi chiesto molto- sbuffò il romano – Lo faccio solo per impedire di ritrovarci tra sette giorni con uno dei nostri cadaveri a bordo. Andiamo, fatelo per me-
Cyrus sfoderò il suo sguardo da cucciolo, quello che più volte gli aveva evitato delle punizioni a casa o che aveva convinto alcuni suoi amici a seguirlo nelle sue iniziative.
-E va bene, ci proveremo sul serio- proclamò Becky a nome di tutti – Però ci devi un favore-
-Affare fatto!- sorrise raggiante il figlio di Mercurio  - Vieni Darren, andiamo ad allenarci!-
Quando i due ragazzi furono usciti dalla sala riunioni, Cyrus scoprì di non avere idea di come approcciarsi a Darren. Lui e il figlio di Selene non avevano mai parlato molto dall’inizio dell’Impresa.
-Prima di tutto - esordì per rompere il silenzio mentre si dirigevano nella stanza per gli allenamenti – Lasciami dire che sono contento per l’entusiasmo che hai dimostrato per la mia idea. Almeno non ha fatto schifo proprio a tutti-
-Stai scherzando?- rispose Darren con un sorriso – Non vedo l’ora di poter restare un po’ da solo con te-
-Okay…- rispose imbarazzato Cyrus – Questa non me l’aspettavo. Lo sai che sono etero, vero?-
-No, non intendevo in quel senso- si affrettò a dire il figlio di Selene – Accidenti, mi succede sempre!-
-Di voler rimanere solo con altre persone?- domandò il figlio di Mercurio sempre più in imbarazzo – Abbastanza inusuale come cosa-
-No, non hai capito- il ragazzo sembrava disperato – Non intendevo dire…-
-Okay, lascia perdere- lo bloccò Cyrus prima che potesse peggiorare la situazione – Facciamo finta che tutto questo non sia mai successo. E comunque, credo che ti convenga sapere che io sono etero. Prevalentemente-
-Come sarebbe a dire prevalentemente?- si chiese Darren
-È una lunga storia che ha a che fare con una scala- tagliò corto Cyrus, quella conversazione avrebbe potuto essere più imbarazzante solo se Adelaide fosse spuntata da dietro annunciando di aver registrato tutto – Possiamo cambiare argomento per favore?-
-Con piacere- annuì vigorosamente Darren, ma a nessuno dei due venne alcuna idea. Improvvisamente l’idea di Cyrus non sembrava più tanto buona. Aveva insistito con i ragazzi perché si sforzassero di provare a conoscersi meglio, ma lui era riuscito a malapena a scambiare due parole con Darren, parole che avevano imbarazzato entrambi.
-Tu come te la cavi con la spada?- chiese allora Cyrus, tanto per dire qualcosa.
-Malino- ammise Darren – I miei hanno tentato di nascondermi il fatto di essere un semidio il più possibile-
-Ma non sei figlio di una dea di un semidio?- chiese Cyrus, quella era una delle poche cose che ricordava di aver sentito dire a Darren – Come hanno fatto a nascondertelo?-
-O loro sono stati piuttosto bravi, o io ero piuttosto tonto- commentò Darren – Propenderei per la seconda però. I miei non volevano saperne di rivelarmi tutto, ma Artemide non era della stessa opinione. Una notte mi è apparsa in sogno e mi ha rivelato la verità. Io ero praticamente convinto di essere diventato pazzo e ho cercato di nascondere tutto alla mia famiglia, ma poi un mostro ha attaccato mia sorella April e hanno dovuto dirmi la verità. O meglio, una parte della verità-
-In che senso una parte?-
-Beh, mia madre mi ha detto che ero un semidio e ha svelato la sua identità di ex dea della luna- spiegò il ragazzo – Ha però omesso il particolare che gli altri dei ancora in carica andavano in giro per il mondo e continuavano, almeno molti di loro, a fare figli con i mortali. Quando l’ho scoperto li ho praticamente obbligati barra supplicati a mandarmi al campo-
-Wow- esclamò Cyrus – Mi avevano detto che per voi semidei greci era semplice trovare il Campo Mezzosangue, ma non pensavo fosse così semplice-
-Oh, io sono stato fortunato, avevo i giusti agganci- gli fece notare l’altro – Per altri è stato più difficile. E poi scusa, “voi semidei greci”? Voi come trovate il campo Giove?-
-Ciascun semidio romano ha la sua storia personale- raccontò Cyrus – Ma riceviamo tutti lo stesso addestramento prima di poter raggiungere il campo. Io per esempio, sono stato cresciuto dai miei zii, loro sono stati dei veri genitori per me, e i miei cugini sono come fratelli-
-Non vorrei essere indiscreto ma…- Darren parlava lentamente, come se cercasse le parole migliori da usare, ma Cyrus vide chiaramente la curiosità nei suoi occhi – Che ne è stato di tua madre?-
Cyrus disse la verità, in fondo Darren era stato del tutto onesto con lui -Oh, non ne ho la più pallida idea-
-Come?- si stupì il figlio di Selene
-Per anni sono cresciuto con la convinzione che i miei zii fossero i miei veri genitori- raccontò il ragazzo – Ho sempre sofferto di cleptomania, sono sempre stato dislessico e iperattivo, ma può capitare ad un ragazzino normale, no? Un giorno, quando avevo undici anni, mia zia mi ha fatto sedere e mi ha detto che io le ero stato affidato da sua sorella quando avevo meno di un anno, con la promessa che sarebbe venuta a riprendermi presto. Mia zia non ha mai più avuto sue notizie-
-È…- Darren non sapeva come chiederlo –Tua madre è…-
-Morta?- chiese Cyrus per toglierlo dall’imbarazzo – Ne dubito fortemente. Però potrebbe essere in qualche carcere, questo sì. Zia Dakota mi ha raccontato che mia madre ha sempre avuto una passione per i gioielli e gli oggetti lussuosi, soprattutto quelli che non erano suoi. Mia madre era una ladra, di quelle brave, e mia zia sapeva tutto, ma non ha mai avuto la forza di denunciarla-
-E come mai ti ha abbandonato?- chiese Darren
Cyrus sorrise istintivamente. Parlare della sua storia famigliare non era tra le sue cose preferite, ma gli piaceva la schiettezza del ragazzo.
-Questo dovresti chiederlo a lei- rispose il figlio di Mercurio – Tutto quello che so è che nessuno della famiglia ha mai avuto sue notizie, e io non ho alcun ricordo di lei. So anche che aveva già capito chi fosse mio padre, perché zia Dakota mi ha spiegato anche che mia madre le aveva spiegato che avrebbe dovuto portarmi alla Casa del Lupo quando avessi compiuto dodici anni. Mia zia l’ha fatto, e mi sono ritrovato alla Casa del Lupo, dove Lupa mi ha trovato e addestrato con il suo branco, per poi mandarmi a cercare il Campo Giove-
Darren sembrava affascinato: - Avevo sentito parlare di questa Lupa- ammise candidamente – Ma non ho mai capito esattamente in che modo vi addestra. Vi fa diventare licantropi o roba del genere?-
-No- Cyrus si fece serio. L’addestramento con Lupa era tra le esperienze più dure che un semidio romano potesse mai affrontare – Lei decide se i bambini che le vengono portati sono abbastanza forti da sopportare l’addestramento e entrare a far parte del Campo Giove. E quelli che non vengono ritenuti degni, beh… nessuno ha mai visto un semidio romano bocciato da Lupa. A mia zia era stato detto solo che alla Casa del Lupo avrei saputo la verità su mio padre, e quando siamo arrivati io ho sentito che dovevo entrare da solo. Mia zia era preoccupatissima, ma mi ha lasciato andare. La prima cosa che ho fatto una volta finito l’addestramento è stato chiamare casa-
-Non deve essere facile vivere lontano da casa- commentò Darren – Alla fine dell’estate io tornerò dai miei, ma so che anche al campo Mezzosangue c’è chi rimane tutto l’anno-
-Al  Campo Giove è così per tutti- spiegò Cyrus – La legione diventa la nostra nuova famiglia. Non vedo i miei zii da quando ho messo piede alla Casa del Lupo-
-Oh- Darren non aggiunse altro e abbassò lo sguardo imbarazzato.
-Ma ci siamo abituati- tentò di sdrammatizzare Cyrus – Su, ora andiamo ad allenarci, non vedo l’ora di sconfiggerti in un duello con la spada-
-Ti piace vincere facile- commentò Darren – Proviamo una lotta corpo a corpo e vediamo chi ne esce vincitore-
-Cos’è, un altro modo per provarci con me?- chiese Cyrus sarcastico
-Io non ho mai…- sbottò Darren
-Stavo solo scherzando, lunatico- ridacchiò Cyrus – Comunque ci sto-
Mentre entrava nella sala per gli allenamenti, Cyrus non poté fare a meno di sorridere. Una volta rotto il ghiaccio, parlare con Darren era stato ancora più facile del previsto. Ed era certo che sarebbe stato così per gli altri.
 
 
L’allenamento di Mark ed Esmeralda fu un vero disastro.
La figlia di Eros tentò di convincere Mark a fare pratica con il tiro con l’arco, e il ragazzo decise di accettare, dato che per lui un’arma valeva l’altra. Quando però la ragazza aveva cercato di fargli qualche domanda, Mark aveva finito per risponderle a monosillabi. Stava ancora pensando al suo colloquio con Alex, ancora in corso quando Cyrus aveva fatto irruzione nella sala riunioni.
Esmeralda passò tutto l’allenamento a cercare di cavare qualche parola di bocca a Mark, ma lui a malapena la sentì. Il figlio di Mercurio era arrivato proprio mentre lui e la sorella stavano discutendo del difetto fatale di Annabeth. Tra i membri della casa di Atena, il difetto che avrebbe potuto portare alla rovina la ragazza era di dominio pubblico, dato che secondo i figli della dea della saggezza era indispensabile sapere tutto sia dei propri nemici che dei propri alleati per elaborare una buona strategia, ma avevano anche l’obbligo tassativo di non rivelarlo mai a nessuno, sempre per lo stesso motivo.
-Non credi che sarebbe meglio dirlo a tutti e basta?- aveva chiesto Mark alla sorella – Si tratta di una causa di forza maggiore, Annabeth capirà-
-Non ne sarei così sicura- fu la risposta di Alex – Ha promesso che la sua vendetta in caso di tradimento avrebbe fatto sembrare le Nozze Rosse un’allegra cerimonia nuziale. E poi, a me l’ha fatto giurare sullo Stige-
-Già, anche a me- ammise riluttante Mark – Perché quella ragazza deve essere così riservata?-
-Senti chi parla- aveva ribattuto la sorella – In ogni caso, non possiamo dire niente agli altri, dobbiamo aspettare che ci arrivino da soli-
-Oppure potremmo sconfiggere noi Annabeth, in fondo non abbiamo mica promesso di non ucciderla- propose Mark, non senza un certo timore all’idea di affrontare la celebre sorella.
-Certo, potremmo, ma…- Alex parve cercare una giustificazione per non farlo, ma proprio in quel momento entrò Cyrus, a spiegare l’idea più stupida mai concepita dai tempi di “Oh, ma che carino questo vaso pieno di demoni, perché non provare ad aprirlo?”.
Per tutto il pomeriggio Mark non fece che pensare al colloquio con la sorella e al fatto che lui e Alex avrebbero dovuto sconfiggere Annabeth, una delle semidee più intelligenti mai nate, da soli. A meno che gli altri non accettassero di seguirli ciecamente, senza conoscere il loro piano, ma visti certi soggetti la cosa era parecchio improbabile.
 Sapeva bene che né lui né Alex lo avrebbero mai ammesso apertamente, l’uno di fronte all’altra, ma entrambi temevano la sorella più del dovuto. Sia in versione lobotomizzata che in quella normale.
Così, davanti ad Esmeralda, Mark aveva fatto la figura di non uno che non aveva affatto voglia di fare conversazione (il che non era poi così lontano dalla verità). La figlia di Eros aveva presto abbandonato ogni tentativo di fare conversazione e ogni tanto si lasciava sfuggire qualche frecciatina acida su di lui.
-Tu non sei un tipo di molte parole, eh?- commentò la ragazza una volta terminato l’allenamento – Eri troppo impegnato a concentrarti sul tuo fidanzato per degnarmi della tua attenzione-
-Io non ho un fidanzato- fu la debole replica di Mark. Quello era uno delle poche cose che riusciva veramente ad infastidirlo, le insinuazioni sul suo rapporto con Arthur, e si Mark non poté fare a meno di chiede seri se Esmeralda fosse riuscita in qualche modo ad intuirlo o se fosse semplicemente stata fortunata.
-Certo, forse continuando a dirlo riuscirai a fingere che sia vero- la ragazza gli rivolse un sorriso angelico.
-Guarda che non è una bugia- cercò di convincerla il figlio di Atena – Non mi piace mentire-
-Tranne che a te stesso intendi?- insinuò lei incrociando le braccia con fare di sfida
-Non accetto consigli da chi non sa neanche lanciare una freccia a qualcuno che non sia un bersaglio- rispose Mark lanciandole un’occhiataccia
Con soddisfazione del ragazzo, il sorrisetto strafottente sparì dal volto di Esmeralda.
-Se non altro io ci parlo con le persone- rispose lei – Tu le insulti e le ignori, nient’altro-
-Vuoi veramente mettere in piedi una discussione basata sul fatto che non ho risposto alle tue domande perché ero sovrappensiero?- domandò Mark, quella discussione cominciava ad annoiarsi – Davvero matura-
-Hai ragione, è una discussione stupida- convenne Esmeralda – Esattamente come te. Ora, se vuoi scusarmi, ho cose più importanti da fare che restare con uno spaventapasseri ambulante-
-Immagino, sarai veramente piena di impegni, sei richiesta da tutti quanti qui- commentò lui dandole le spalle e facendo per uscire dalla stanza.
-Di sicuro lo sono più di te- fece in tempo a rispondergli la ragazza
Mark uscì e si diresse a passi sicuri verso la sala riunioni. Come primo approccio con una con cui avrebbe dovuto allenarsi tutti i giorni per una settimana non c’era male. Esmeralda lo stava già odiando, anche se non è che lei avesse fatto poi molto per rendersi simpatica.
Il figlio di Atena raggiunse la sala riunioni, ma invece di entrare sbirciò dentro per controllare chi ci fosse all’interno. Aveva sperato di trovarci Alex da sola, per continuare la conversazione del pomeriggio, ma insieme alla sorella c’erano anche Cyrus, Darren, che da quella mattina era praticamente diventato l’ombra del romano, e Lou Sue. Alex stava parlando ai tre ragazzi, probabilmente spiegando loro qualcosa sul padre di Annabeth, dato che l’arrivo a San Francisco era previsto per poco prima di cena. Osservandola, Mark non poté fare a meno di invidiarla: tutti la ascoltavano attentamente , nessuno osava mai contraddirla, era una vera leader. Al contrario di lui. A nessuno interessava mai quello che Mark aveva da dire, solo Arthur e, qualche volta, Cyrus si erano degnati di ascoltarlo.
Cyrus però gli aveva dato diritto di parola solo mentre Alex era impegnata a giocare all’allegra subacquea, e quando la sorella era tornata aveva subito ricominciato a pendere dalla sue labbra. Con Arthur la situazione era ancora più complicata: dalla sera prima, quando si era prima fatto sfuggire davanti agli altri di essere preoccupato e aveva in seguito abbracciato Arthur di slancio, Mark iniziava a sentirsi in imbarazzo anche solo nel guardarlo. Non ne era ancora certo, ma forse stava smettendo di considerare il figlio di Ade come un amico. Ovviamente nessuno, tantomeno il diretto interessato, avrebbe mai dovuto saperlo. Era anche per quello che si era così irritato per le insinuazioni di Esmeralda.
Cyrus non lo ascoltava più ormai, e Mark non sapeva se sarebbe riuscito a vincere l’imbarazzo e a confidarsi con Arthur raccontandogli i suoi dubbi. Certo, da quando era tornata Alex aveva cercato più volte di coinvolgere il fratello nelle sue iniziative, ma Mark non si faceva illusioni. Ad Alex piaceva far credere agli altri di ascoltare le loro idee, ma l’unica vera opinione che la figlia di Atena seguiva era la propria.
Mark non aveva alcuna voglia di entrare nella sala per sentire Alex e Cyrus discutere dei piani per sconfiggere Annabeth mentre Lou Sue si lamentava per qualcosa e Darren scodinzolava come un cagnolino per arruffianarsi i due, e sicuramente non aveva intenzione di tornare alla sala allenamenti per continuare il dissing degno dei migliori rapper di strada con Esmeralda. Così, decise di tornarsene nella sua cabina ad aspettare che la Argo II arrivasse a San Francisco, ma, quando varcò la porta della stanza, si bloccò. Arthur era seduto sul letto ad aspettarlo.
-Che ci fai qui?- chiese Arthur. Aveva veramente balbettato?
-Sono venuto solo per fare due chiacchiere- spiegò il ragazzo – Sai com’è, tu eri su una nave volante, io disperso ad Atlanta, le classiche cose che capitano agli adolescenti. Noi due non parliamo da un po’, e conoscendoti e probabile che tu non abbia mai scambiato una parola con gli altri-
-Come puoi dire una cosa simile, mi amano tutti- ironizzò il figlio di Atena sedendosi accanto all’amico – In realtà Cyrus mi ha perfino considerato per un po’, Alex è stata costretta a parlarmi per riprendere il suo ruolo di ape regina e ho avuto una molto edificante conversazione con Esmeralda poco fa-
-Ci hai litigato, eh?-
-Non mi rivolgerà più la parola- ammise Mark – Ma in ogni caso non mi interessa-
-Dovrebbe- gli ricordò l’amico – Cyrus ha promesso di buttare via tutti i nostri mobili se non gli diamo corda, e mi è parso proprio che facesse sul serio-
-Intendo che non mi interessa avere degli amici- precisò lui – Mi basto e avanzo da solo-
-Prima di tutto, tu hai me, non sei affatto da solo- chiarì Arthur – In secondo luogo, non sai quanto mi dispiaccia doverlo dire, ma nessuno sta veramente bene da solo-
-Lo so- sospirò Mark – E lo trovo veramente fastidioso. E tu invece come stai? Com’è stato passare tutto quel tempo con Adelaide la pazza?- chiese poi per cambiare argomento
-Ci sono abituato, Riccioli d’Oro che si è mangiata i tre orsi vive nella mia cabina- gli fece presente il figlio di Ade – Per Becky è stato più difficile, ogni volta che Adelaide apriva bocca sembrava volerla uccidere-
-La capisco- commentò Mark scuotendo la testa – Quella ragazza è veramente la persona più insopportabile che abbia mai conosciuto. E io ne ho conosciute di persone insopportabili-
-Tu stesso sei una persona insopportabile- lo prese in giro Arthur
-Come sei simpatico- sbuffò Mark – Te le studi prima queste battute?-
-No, mi vengono spontanee- rispose l’amico – Non abbiamo mica tutti lo stesso senso dell’umorismo di una scarpa come te-
-Seriamente, così non fai ridere nessuno- lo schernì Mark, per poi contraddirsi da solo lasciandosi sfuggire un sorriso.
-Lasciami in pace, sono solo stanco e le mie battute, di solito grandiose, ne risentono un po’, tutto qui. Stanotte non ho dormito per nulla, e vorrei tanto potermi riposare un po’. Anzi, quasi quasi…-
Prima che Mark potesse rendersi conto di cosa stava per fare, Arthur si sdraiò sul letto con uno sbadiglio, e mise la testa sulle sue gambe.
-Ti dispiace?- chiese il ragazzo muovendosi per mettersi comodo
-Figurati- Mark si sentiva improvvisamente la gola secca, e non riuscì a non pensare che Arthur era veramente adorabile quando si comportava in quel modo, salvo poi rimproverarsi mentalmente per quello stesso pensiero.
Il figlio di Atena si irrigidì, cercando di non apparire imbarazzato per quel contatto fisico, ma Arthur era talmente stanco che non si accorse di nulla. Tuttavia, il ragazzo doveva ammettere che era piacevole.
-Arthur, siamo arrivati a San Francisco- Esmeralda entrò ad un tratto nella stanza – Cyrus mi ha costretto a…- la ragazza si interruppe notando la scena, e un sorrisetto di tronfio le si dipinse in faccia.
Mark si alzò di scatto, spingendo senza volerlo Arthur sul pavimento della stanza: - Niente, stavamo solamente parlando!- balbettò il figlio di Atena
-Certo, come no- rispose sarcastica la ragazza – Conosco molta gente che parla alle gambe degli amici-
-Sbaglio o dicevi che siamo arrivati?- Arthur si alzò massaggiandosi la testa – Non dobbiamo andare in sala riunioni?-
-No, sono già tutti sul ponte- spiegò Esmeralda – Volete che vi copra così potete limonare ancora un po’ oppure venite?-
-Arriviamo, arriviamo- disse Arthur a denti stretti. Non sapeva se era più arrabbiato perché Esmeralda li aveva visti in atteggiamenti… poco consoni, o perché la ragazza aveva interrotto quel momento. L’unica cosa di cui era certo era che stava per incontrare il padre di sua sorella, ovvero l’uomo che aveva cresciuto la persona che più temeva e stimava al mondo.
“Sì” si disse Mark mentre raggiungeva il ponte insieme ad Arthur ed Esmeralda “Potrebbe essere interessante”
 
 
 
Mentre si dirigevano a casa di Frederick Chase, Becky non riusciva a smettere di pensare al loro incontro con Sally Jackson, la madre di Percy. Mentre la metà di loro era andata a trovare la donna, l’altra metà era rimasta a bordo, ed era stata attaccata da Percy Jackson versione pazzoide. Era principalmente per quel motivo che la figlia di Apollo aveva insistito perché andassero tutti e quattordici a casa del padre di Annabeth. Nessuno si era opposto, tutti ricordavano troppo bene il rischio corso durante il primo scontro con Jackson, così Avery e Drake avevano mascherato la nave al meglio con la loro Foschia e tutti erano partiti.
Certo, forse il dottor Chase si sarebbe spaventato un attimino nel ritrovarsi un esercito di adolescenti pieni di poteri soprannaturali ed ormoni (perché se c’era una cosa che non mancava sulla nave erano senza dubbio gli ormoni) a scorrazzare per casa, ma non tutti possono ottenere quello che vogliono, no?
Quando arrivarono a casa di Annabeth, Alex e Mark iniziarono a dare segni di nervosismo, neanche temessero di affrontare la figlia di Atena in persona. Fu Becky a suonare il campanello la prima volta. E anche la seconda e la terza. La quarta volta Drake si attaccò direttamente al citofono con il rischio di farlo guastare, ma almeno all’interno della casa li avrebbero sentiti.
-Che non gradiscano gli ospiti?- si chiese Neos
-Che non gradiscano noi?- gli fece eco Blaine
Dopo aver aspettato per quasi mezz’ora che qualcuno tornasse, i ragazzi iniziarono a perdere la pazienza, e alla fine Becky e Cyrus decisero di andare a forzare la porta, ma scoprirono che la porta era solo accostata.
-Questo non è un buon segno- commentò Becky
“Credete che dovremmo entrare in casa?” chiese Fabiana
-No, aspettiamo qualche altra ora, magari il ladro del Vaso è impegnato a fare shopping o sta lavorando part time come commesso- ironizzò Lou Sue – Abbiamo così tanto tempo da perdere-
La figlia di Zeus aprì la porta ed entrò senza nemmeno chiedere il permesso, e, dopo una leggera esitazione, gli altri la seguirono.
La casa di Annabeth era molto accogliente, anche se disordinata, ma in quel momento Becky la trovò solo spettrale e troppo vuota. Né in ingresso né in salotto c’era traccia del padre della ragazza o della sua nuova famiglia.
-Vado a controllare al piano di sopra- annunciò Blaine, che però non si decideva a salire – Qualcuno viene con me?-
Becky, Fabiana, Avery e Neos seguirono il figlio di Afrodite al piano di sopra, mentre gli altri rimasero al piano terra, a controllare se c’era qualche traccia dei parenti di Annabeth.
-Magari sono andati a fare la spesa tutti insieme- propose Neos mentre controllavano le varie camere.
-Nessuna stanza sembra lo scenario di una rissa o di un rapimento- constatò Avery – Però questo silenzio non mi piace-
-Idem- concordò Blaine – Annabeth non darebbe loro il tempo di tentare di difendersi, li rapirebbe e basta-
Becky non disse nulla, ma era quasi sicura che il ragazzo avesse ragione.
I cinque ragazzi controllarono tutte le camere del piano superiore, e alla fine raggiunsero anche quello che doveva essere lo studio del padre di Annabeth, pieno di modellini di aeroplani di chissà quale guerra mondiale. C’era anche un tavolo pieno di carri armati e soldati in miniatura, la rappresentazione di una battaglia evidentemente. Fu lì che Fabiana e Neos trovarono la lettera.
-Ragazzi- balbettò l’esperto di creme e di pulizie per il viso – Forse ho capito cosa è successo qui dentro-
Nessuno osò dire una parola, ma in qualche modo lo avevano già capito tutti.
Neos aprì la lettera e iniziò a leggere a voce alta.
-“Cari semidei della profezia”- recitò il ragazzo – “Congratulazioni per la bella pensata di venire a farvi gli affari miei a casa di mio padre. Mi duole informarvi però che siete arrivati troppo tardi. Il mio paparino, la sua adorabile mogliettina e quelle simpatiche pesti che sono i miei fratellastri sono miei personali ospiti”-
-La pazza li ha rapiti- sussurrò Avery – Questo non ci voleva-
- E ora come li ritroviamo?- si domandò Becky
-Temo di sapere anche questo- commentò Neos -“Ma non vi preoccupate, avrete modo di raggiungere i miei cari parenti e me. Vi basterà seguire gli indizi in girò per la città per trovarci. Ma non vi preoccupate, farò in modo che la vostra caccia sia molto divertente”-
-Sbaglio o ci ha appena sfidato ad una caccia al tesoro?- chiese Blaine confuso
-Pare anche a me- confermò Becky – E il premio in palio sono i suoi parenti?-
Fabiana fece loro segno di tacere, e Neos continuò la lettura.
-“Ovviamente il vostro tempo è limitato”- il ragazzo impallidiva sempre di più ad ogni frase –“Quando comincerò a stancarmi il vostro premio inizierà a ridursi pezzo per pezzo, fino ad esaurirsi del tutto”-
-Vuole fare fuori i suoi stessi parenti?- domandò Avery sgranando gli occhi – Davvero il vaso può spingerla a tanto?-
-Potrebbe star bluffando, ma non sono sicuro di volerlo scoprire- commentò Neos per poi continuare a leggere –“Buona fortuna per la vostra caccia, e mi raccomando, cercate di arrivare vivi alla fine. Oh, quasi dimenticavo, non pensate di potermi sfuggire proprio adesso. Sto provvedendo alla vostra sistemazione proprio mentre leggete”-
Quando capì il senso di quelle parole, Becky si fece prendere dal panico.
-No…- mormorò incredula – Non è possibile, non può essere-
La figlia di Apollo si lanciò verso le scale, seguita dagli altri quattro.
-Tutti alla nave!- gridò una volta arrivata al piano di sotto, per poi slanciarsi verso la porta.
-Aspetta un momento, abbiamo trovato uno strano foglio!- Lou Sue tentò di insistere, ma Becky la ignorò, e anche agli altri non rimase che seguire Becky.
La ragazza corse a perdifiato fino al punto in cui si ricordava che era stata ancorata la Argo II.
-Fatela riapparire!- gridò afferrando Avery per le spalle – Fatela riapparire ora!-
-Mi dispiace Becky- sussurrò Avery abbassando la testa – Non è… non è più qui-
Per Becky fu un colpo durissimo. Era stata lei a insistere perché tutti andassero a casa del dottor Chase. Forse aveva risparmiato a tutti uno scontro con Annabeth, ma li aveva anche condannati tutti quanti. Erano in trappola, costretti a giocare a quella stupida caccia al tesoro per salvare la famiglia Chase e tutta l’Impresa.
Annabeth aveva rubato la Argo II
 
 
 
Angolo Autore
Sorpresa! Non sono scomparso, non mi sono trasferito in un luogo dove non c’è connessione internet, sono semplicemente in ritardo (come se fosse una novità).
Mi dispiace di non essere riuscito ad aggiornare prima, tra l’altro questo capitolo è anche molto statico, fa luce sul passato di un paio dei ragazzi e getta le basi per la storyline di Annabeth, ma nient’altro. E ovviamente non mi convince molto (l'avreste mai detto?).
Spero comunque che vi possa piacere, e mi scuso ancora per il ritardo.
L'Uragano Temporale
 

Ritorna all'indice


Questa storia è archiviata su: EFP

/viewstory.php?sid=3631235