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Non avevo mai pensato che questo giorno sarebbe giunto…il
giorno che ho incontrato per la prima volta mio padre.
Ma prima di spiegarvi cosa accadde quel giorno devo dirvi
chi sono.
Il mio nome è Orion John Smith…e sono il figlio del Decimo
Dottore. Esatto sono il figlio di Ten.
Mio padre non sa della mia esistenza, mia madre non glielo
disse, il giorno che lui la lasciò sulla Terra. Ma io so tutto di lui, mia
madre non fa altro che parlare di lui, lei voleva che in qualche modo io e mio
padre fossimo legati.
Ma oggi…oggi lui è qui..qui a dire addio a mia madre, ma ancora
non sa quale eredità lei gli lascerà, quale immenso ultimo dono lei gli
concederà…me, suo figlio.
Sono in quest’ospedale da 24 ore. Le condizioni di mia madre
sono peggiorate drasticamente, e i medici mi hanno detto che non supererà
un'altra notte.
Non so davvero cosa fare, lei è la mia forza, l’unica
famiglia che ho. Poi ripenso alle storie che lei mi raccontava fin dal giorno
in cui scoprì di essere incinta di me.
Nei suoi racconti lei mi parlava sempre di mio padre, di
quanto era fiera di lui e di quanto lui mi volesse bene nonostante non sapesse
della mia esistenza.
Già mio padre non sa di me, mia madre lo amava troppo per
dirglielo. Vi chiederete
Mio padre avrebbe sofferto troppo se, a causa del suo stile
di vita, avesse perso anche me. Non lo avrebbe sopportato, perciò mia madre non
glielo disse.
Ma tornando a noi, ora sto guardando mia mamma riposare,
nessuno sapeva del suo problema al cuore ed ora eccola qui.
Che mio padre non sapesse nulla? Non lo so. Molti pensieri
tormentano la mia mente, ed oltre a quelli anche le miriadi di emozioni che
affollano il mio intero essere.
“Smettila di fissarmi, Orion. Sta diventando una cosa
inquietante. Sei proprio come tuo padre.” – disse una debole voce un po’
assonnata.
Io saltai di scatto. Ero così preso dai miei pensieri, che
non mi accorsi che mia mamma si era svegliata e mi stava fissando.”
“Mamma, sei sveglia! Stai bene? Ti serve qualcosa? Devo
chiamare le infermiere?” – le chiesi agitato e preoccupato.
“Orion John Smith di Sagitter…datti una calmata all’istante!
Sto bene, sono solo stanca.” – rispose lei cercando di mettere energia nella
sua voce.
“Allora dovresti riposare ancora un po’.” – le dissi.
“Non mi rimane molto tempo su questo mondo, posso dormire
più tardi. Ora voglio godermi gli ultimi momenti con il mio adorato figlio.”
“Tu vivrai mamma, non parlare così ti prego.” – la mia voce
incrinata.
Il pensiero di perdere mia madre mi fa troppo male.
“Troppo emotivo, proprio come tuo padre.” – disse lei con un
sorriso.
“Beh non voglio più essere come quel bastardo!” – ribattei
io alterato.
“Non osare usare quel tono e quelle parole riferendoti a tuo
padre!” – rispose lei con tono severo.
“Beh lo è..visto che non è qui a salvarti!” – dissi alzando
lievemente la voce – “Tu mi hai sempre detto che quando c’era bisogno lui, lui
accorreva sempre a salvare le persone! Allora perché non è qui a salvare
te?Perché non ti ha curata prima se è così bravo come dicevi sempre!” –
continuai esasperato.
“Lui non può salvare tutti, Orion. Non sempre le cose vanno
come vogliamo. Ci sono leggi che devono essere rispettate, eventi che non
devono essere cambiati. Lo sai anche tu, Orion…te l’ho insegnato. Tutto ha un
inizio ed una fine…la vita è un viaggio o un’avventura, a volte dura molto
altre volte è breve, ma tutto finisce prima o poi. Le cose devono andare in
questo modo o non ci sarebbe nulla da lasciare alle generazioni future. Tu
Orion sei la mia impronta nella storia, sarai colui che narrerà la mia storia
ai posteri, tu sarai colui che ricorderà all’universo che ho vissuto appieno
fino alla fine. Con te non sarò dimenticata, e nemmeno tuo padre, perché lui è
parte di te.
Tu sei la fusione di due universi, due storie, che si sono
legate formandone uno nuovo. Tu sei tu, ma sei anche noi. Lo so che è
complicato da capire, ma quando verrà il tuo tempo lo capirai.”
La guardai confuso e sorpreso. Nonostante le sue condizioni
lei aveva ancora la tenacia di trasmettermi uno dei suoi insegnamenti. Non
capisco cosa lei intenda dire, ma so che quando verrà il mio momento lo capirò.
Anche se…
“Sono come un nuovo libro di storia?” – le chiesi titubante.
“Brillante, hai iniziato a capire.” – disse lei sorridendo –
“Esattamente come un libro di storia.”
“Mamma?” – dissi a voce bassa come un bambino triste.
“Sì?”
“Posso chiederti un favore?
“Quale?” – chiese lei confusa ma piena d’amore.
“Non andartene. Non lasciarmi da solo.” – le dissi cercando
di non piangere.
“Non sarai mai da solo, Orion. Sarò sempre con te, così come
tuo padre. Se c’è una cosa di cui sono sicura è che lui sentirà quando me
n’andrò, e correrà qui, t’incontrerà e resterà al tuo fianco fino alla fine
delle vostre vite. Veglierò su entrambi, te lo prometto.” – disse con un
sorriso carico di commozione e di tristezza.
“Come fai ad essere sicura che lui verrà e che resterà con
me?” – le chiesi confuso.
“Perché lo conosco e so come agisce e pensa.” – rispose con
un sorriso.
Pochi istanti dopo però quel sorriso si spense e fu
sostituita da una smorfia di dolore. Vidi mia madre portarsi una mano al cuore
e stringere forte, fino a rendere bianche le nocche.
Corsi da lei, ma mi fermò – “Tranquillo sta passando, è
tutto ok.”
“Chiamo subito un medico.” – dissi movendomi verso la porta.
“Fermo dove sei signorino! Sono tua madre e finché sono viva
comando io!” – ribatté lei con finto tono autoritario.
Quando il dolore fu passato e i suoi lineamenti si furono
rilassati continuò – “Ho solo un rimpianto, beh a dire il vero sono due.”
“Quali mamma?”
“Vederti invecchiato e con una famiglia tutta tua. E poi…”
“E poi cosa, mamma?
“Non essere riuscita a vedere tuo padre un’ultima volta per
dirgli tutto e dirgli addio.”
“O mamma.” – E mentre stavo cercando qualcos’altro da dire,
un’infermiera aprì la porta ed entrando notò mia madre sveglia.
“Oh Miss Luna, si è svegliata. Come si sente?”
“Un po’ stanca e debole, ma tutto sommato bene. E lei?”
“Sto bene grazie.” – disse controllando i parametri vitali.
Poi continuò – “Poiché siete sveglia vorrei informarla che ha una visita, ma se
non se la sente dirò di ripassare più tardi.”
“No, faccia pure entrare questa persona. Non ho molto tempo
a disposizione, perciò le visite sono molto accette e apprezzate.” – rispose
mia madre.
“Gli dirò che può entrare.” – disse l’infermiera dirigendosi
alla porta, per poi aprirla.
“Gli?” – chiesi confuso:
Ma nel medesimo istante in cui mi voltai verso l’infermiera,
vidi un uomo alto entrare nella stanza e la porta chiudersi dietro di lui.
Indossava un completo blu gessato, delle converse rosse e un
cappotto marrone chiaro lungo fino al polpaccio. Le mani nelle tasche
anteriori, uno sguardo triste, un’aria d’antichità e rispetto lo avvolgeva, lo
sguardo fisso su mia madre, lo vidi deglutire e serrare la mandibola, nei
capelli la presenza di gel per tenerli in posizione e un po’ di barba sul
volto. Fui sorpreso perché quell’uomo mi assomigliava, solo una versione un po’
più vecchia.
“Sei davvero tu?” – la voce commossa e felice di mia madre
mi ridestò dai miei pensieri. La guardai ed era felice anche se le lacrime
segnavano il suo volto.
“Luna.” – disse l’uomo con la voce incrinata, forzandosi di
apparire forte e di non piangere.
“Sapevo che saresti venuto da me a dirmi addio…Dottore.”
Non riuscivo a credere a ciò che avevo appena udito…mia
mamma aveva chiamato quell’uomo Dottore…il che significava che lui era…lui era…
Lo guardai bene e mi resi conto che era esattamente come mia
madre lo aveva sempre descritto, beh tranne per la barba, molto probabilmente
non l’aveva quando stavano insieme.
Spostai lo sguardo prima su mia madre e poi di nuovo
sull’uomo. Lo feci per almeno quattro volte, non riuscivo a credere che lui
fosse davvero in questa stanza.
Ad un tratto lo vidi estrarre le mani dalle tasche e
togliersi il cappotto, lo buttò su una sedia e si avvicinò al letto dove
giaceva mia madre.
Lei cercò di alzarsi, ma era troppo debole. Fui sorpreso nel
vedere con che gentilezza e cautela lui l’aiutò a mettersi seduta per potersi
abbracciare.
Sentì mia madre dire – “Sei qui. Dopo tutto questo tempo sei
tornato. Speravo lo facessi ma non n’ero sicura.”
“Lo sai che torno sempre da te.”
“Lo so.”
Ero così sorpreso e confuso…mia madre era felice, davvero
felice e in pace, stretta nell’amorevole abbraccio dell’uomo che aveva sempre
amato.
“Ora posso finalmente riposare in pace.” – disse mia mamma.
Io e il Dottore la guardammo sconvolti…se ne stava per
andare, ma era troppo presto, volevamo più tempo.
“Te ne vai di già? Ma sono appena arrivato.” – cercò di dire
in modo scherzoso il Dottore.
“Tranquillo…ho molte cose da dirti, mi dovrai sopportare
ancora per un po’.” – scherzò lei.
“Posso sopportarti in eterno se servisse a tenerti con me.
Ho sbagliato a lasciarti andare, avrei dovuto essere più forte. Mi dispiace
Luna.”
“Ti conosco fin troppo bene…so che lo hai fatto per
proteggermi da te stesso e dall’universo. Hai sofferto ancora di più da quando
ci siamo lasciati, lo leggo nei tuoi occhi e lo sento nella tua anima.”
“Tu riesci a leggermi troppo bene, mia cara.”
“E tu mi conosci meglio di chiunque in assoluto, mio amato
Dottore.”
“Lo riesco a percepire Luna. La tua linea temporale si sta
concludendo…e non posso fare nulla per salvarti.” – la voce del Dottore era
rotta e una lacrima minacciava di scendere.
“Non è me che devi proteggere e salvare, amore mio. Ma la
mia eredità.”
“Di quale eredità parli?” – la guardò sconvolto.
“Mi dispiace di non avertelo detto…ma dovevo proteggervi. Ho
fatto una scelta molti anni fa, anche se dolorosa era quella giusta. Tu stesso
mi hai insegnato che non sempre le scelte giuste sono quelle più facili e meno
dolorose.” – disse lei guardandolo con dolcezza e accarezzandogli la guancia.
“Non riesco a capire. Che scelta hai fatto? Di quale eredità
stai parlando? Cosa mi nascondi?” – la guardò confuso.
“Oh amore mio, mi dispiace così tanto. Spero solo che un
giorno potrai perdonarmi.” – continuò mia madre.
Nel frattempo io assistevo incredulo alla scena. Sapevo che
mia madre stava per svelare al Dottore un segreto che avrebbe cambiato per
sempre la sua vita ed anche la mia.
Guardai quell’uomo a me così familiare ma anche così
estraneo. Emanava rispetto ed amore incondizionato per mia mamma. Lo sguardo
confuso e ferito indicava che lui era molto legato a lei. Lui non sapeva della
mia esistenza o del mio legame biologico con lui…ma temevo un suo rifiuto
quando avrebbe appreso la notizia.
Non so perché mi sto preoccupando, lui non è mai stato
presente fisicamente nella mia vita. Lui è solo uno dei due elementi biologici
che mi hanno generato, non può essere definito mio padre. Sono molto
confuso…sento di provare qualcosa di più oltre alla rabbia e al rifiuto, sento
quest’uomo parte di me…come se lui fosse sempre stato accanto a me nonostante
non lo vedessi.
E vedere il profondo e totale sentimento d’amore e devozione
che provano mia madre e il Dottore l’uno per l’altro, mi fa sentire completo.
Ho solo paura che tutto finisca e che rimarrò da solo. Come mia madre odio
stare da solo, la solitudine mi spaventa e mi deprime.
Ma tornando ai due “piccioncini”…
“Che cosa dovrei perdonarti? Luna ti prego dimmelo. Entrambi
sappiamo che non ci rimane più molto tempo, devo e voglio sapere. Non importa
cosa sia, so che è stata una scelta difficile e dolorosa e mi dispiace che tu
abbia dovuto sopportare tutto da sola, ma ora sono qui…sono tornato…per te
amore mio. Lo so che ci ho messo tantissimo tempo ma alla fine sono qui, e
resterò al tuo fianco fino alla fine. Ti prometto che non me n’andrò, non ti
volterò più le spalle, non scapperò più da te perché non importa cosa mi dirai
io non ti lascerò mai più. E mi dispiace se ci ho messo così tanto per
capirlo.” – le disse lui, poi l’abbracciò stringendola forte al suo petto
nascondendo il volto tra i capelli di mia madre.
Fui molto sorpreso quando vidi una lacrima scorrere sul suo
viso. Le emozioni che lui emanava erano uno tsunami, ne fui travolto. La cosa
peggiore che si aggiunsero anche le emozioni di mia mamma…stava diventando
troppo per me da sopportare.
Non mi resi conto di aver parlato se non quando mia madre e
il Dottore si voltarono a guardarmi.
Poi l’uomo guardò confuso mia madre.
“Sbaglio o quel ragazzo ti ha appena chiamato mamma?”
“Non sbaglio, amore mio. Lui è mio figlio.” – lei fece una
pausa e, con un dolce sorriso carico d’amore accarezzò nuovamente il volto
dell’uomo che amava, continuò – “Nostro figlio. È lui la mia eredità.”
“Sì nostro figlio. Lo scoprì il giorno che ci lasciammo. Quando
abbiamo iniziato a parlare del nostro futuro mi sono resa conto dei pericoli
che voi due avreste corso, di come la presenza di nostro figlio nella tua vita
sarebbe stata una minaccia per la tua e la sua incolumità. Tu volevi
proteggermi ed io ho acconsentito solo perché così avrei protetto le uniche due
persone che abbia mai amato.
Mi odierai per ciò che ho fatto, per averti nascosto della
sua esistenza…ma ho solo fatto come mi hai insegnato…ho protetto ad OGNI costo
ciò di più caro avevo.
Non ho mai smesso di pensarti e di amarti, ho tramandato a
nostro figlio i tuoi insegnamenti, gli ho sempre raccontato di te, ho fatto in
modo che una parte di te fosse sempre presente nella sua vita. Anche se tu non
eri fisicamente qui, comunque eri sempre al suo fianco ad ogni passo della sua
giovane vita.
So che non ho nessun diritto di farlo, ma ti chiedo solo di
prenderti cura di lui, di vegliare su nostro figlio quando non ci sarò più. Non
voglio che rimanga solo come lo siamo stati noi. Io sono cresciuta senza i miei
genitori…non voglio che capiti lo stesso a lui. Il fato mi è avverso perciò non
potrò essere fisicamente con voi due, ma una parte di me vivrà in voi e
veglierò sempre sui miei due grandi uomini. Sono più che certa che tu e nostro
figlio tramanderete ai posteri la mia storia…tu mi hai sempre detto che
l’universo canterà di me, fate in modo che non se lo dimentichino.
Mio padre era un cavaliere e mi ha tramandato tramite i suoi
amici gli antichi valori, mi ha lasciato un monito da tramandare alle generazioni
future…ora spetta al nostro ragazzo continuare l’eredità di famiglia, e se lo
farà al fianco di suo padre sono certa che farà cose meravigliosamente
fantastiche.”
“Luna.” “Mamma.” – dicemmo in contemporanea io e mio padre
con la voce rotta dalla commozione. Poi notai qualcosa di strano…l’energia
vitale (o chiamatelo cosmo se volete) di mia madre si stava abbassando
notevolmente, segno che lei se ne stava andando pian piano.
Il Dottore mi guardò..il suo sguardo fisso mi provocava un
certo senso d’inquietudine.
“Vieni qui ragazzo.” – disse dolcemente continuando a
stringere a se mia mamma.
Io involontariamente mi avvicinati, come attratto da una
potente forza gravitazionale. Ero diffidente, ma mi sentivo come se quello
fosse il mio posto…accanto ai miei genitori.
Mi sedetti accanto a mia madre, le strinsi la mano, le
baciai i capelli e tornai a guardare quell’uomo.
“Come ti chiami?” – mi chiese curioso.
“Orion.”
“Hai scelto un bellissimo nome mia cara, mi ricorda quando
abbiamo visitato la costellazione di Orione. N’eri totalmente innamorata, ad
essere onesto ne ero un po’ geloso.” – disse scherzosamente.
“Lo so. Quando ho stretto il nostro piccolo miracolo per la
prima volta ho rivissuto quei momenti. È per questo che l’ho chiamato così. Lo
spazio e il tempo…noi due insieme fusi in unico essere.”
“Hai ragione…noi due uniti in eterno.”
“Due storie in una…ma lui è anche una storia a sé.”
“Parole sante amore mio.” – poi guardò il figlio e disse –
“Orion.”
“Sì?” – risposi confuso.
”Vieni qui, fatti abbracciare dal tuo stupido e vecchio padre.” – e mentre con
un braccio stringeva a sé mia mamma, con l’altro mi invitava ad unirmi a
quell’abbraccio.
Con il groppo in gola e le lacrime che minacciavano di
scendermi mi avvicinai di più a loro. Entrambi mi abbracciarono e in quel
momento mi sentii davvero completo e felice. Non so per quanto durò ma ad un
certo punto mia madre si spostò per baciarmi sulla testa, baciò sulle labbra
mio padre (che ricambiò con lo stesso sentimento e trasporto) e poi appoggiò la
testa sul petto del Dottore.
All’improvviso uno strano suono ridestò me e mio padre…uno
strano bip prolungato e fisso…di scatto voltammo la testa verso la macchina che
monitorava il battito cardiaco di mia mamma. Una linea retta ed uno 0 rosso
apparvero inquietanti sullo schermo. Sotto shock ci guardammo negli occhi e
lentamente, con terrore e disperazione, spostammo lo sguardo verso di lei. Mia
mamma, la mia adorata e amata mamma stava ferma e sorridente con gli occhi
chiusi e la testa appoggiata al petto del suo amato. Sembrava che dormisse,
come se di fosse addormentata serenamente.
Cercai disperatamente di percepire il suo cosmo o la sua
energia vitale…nulla…non sentivo nulla. Ero sconvolto mentre immobile fissavo
mio padre scuotere mia madre nel tentativo di svegliarla. Lui la chiamava
disperato, la supplicava di non lasciarlo, di tornare da lui…da noi. Niente.
Lei se n’era andata, serena tra le braccia di chi amava. Non aveva sofferto,
non c’erano tracce di dolore sul suo volto, solo la più assoluta pace e felicità.
Medici e infermieri entrarono spingendo me e mio padre
lontano da lei nel tentativo di rianimarla. Io non opposi resistenza, mio padre
invece inveiva e si dimenava nel tentativo di tornare dalla sua amata. Io ero
completamente paralizzato come se quello che stava accadendo non mi
riguardasse.
Quando dichiararono ufficialmente che mia madre era morta,
ci fecero le condoglianze e se n’andarono. Non so cosa mi spinse a voltarmi
verso mio padre, ma lo feci. Come uno zombi, barcollante e piangente, lui si
avvicinava a lei, la ricopriva con cura e dolcezza come se stesse solo
dormendo, la strinse nuovamente a sé tra lacrime e il nome di mia mamma
ripetuto all’infinito. Le emozioni che emanava, il dolore e la disperazione,
erano così forti che come un pugno allo stomaco mi costrinsero ad
inginocchiarmi al suolo.
Non mi resi neanche conto che stavo piangendo…poi accadde,
realizzai di colpo l’accaduto, appoggiai le mani a terra e chiudendo gli occhi
scoppiai a piangere. Ora ero davvero solo…lei non c’era più, il fato me l’aveva
portata via per sempre. Non avrei più sentito la sua dolce voce carica di amore
materno, non l’avrei più vista ogni giorno brillare di energia vitale e gioia,
non avrei più potuto vegliare su di lei mentre dormiva, per proteggerla solo in
quel breve tempo da tutto e tutti come lei faceva sempre con me. Tutto era
svanito in un istante…volevo provare altre emozioni oltre al dolore, ma non ci
riuscivo, potevo solo piangere disperato e chiamarla.
Poi accadde qualcosa d’inaspettato…sentii qualcuno che mi
stringeva forte a sé e mi massaggiava la schiena. Alzai per un istante la testa
ed incontrai il volto rigato dalle lacrime e gli occhi colmi di dolore di mio
padre. Non so come o perché ma mi aggrappai al colletto della sua giacca,
nascosi il volto sul suo petto e piansi come un bambino disperato. Per quanto
possibile lui cercò di infondermi una forza che nemmeno lui stesso possedeva.
“Piangi Orion, sfogati, lascia scorrere il dolore. Io sono
qui, non preoccuparti, sfoga il tuo dolore su di me.” – mi ripeteva
abbracciandomi forte.
Io lo assecondai, visto che non avevo energie per fare
altro…un enorme vuoto stava colmando il mio cuore e la mia anima. Lasciai che
tutto scorresse con le mie lacrime e la parola mamma ripetuta come un pazzo.
Non so per quanto tempo rimasi incosciente, ma quando mi
svegliai non mi trovavo più nella stanza d’ospedale dove giaceva inerme la mia
amata mamma.
Era una stanza accogliente, il letto comodissimo, molto
spaziosa, con una finestra che dava sullo…. E fu lì che lo vidi. Mio padre stava imperioso a fissare
l’immensità che si stagliava fuori da quella finestra. Il corpo rigido, la
testa alta, ma con le spalle curvate dal dolore che lo opprimeva. Fissava
silenzioso la vastità del creato pensando probabilmente ad un modo crudele e
vendicativo di distruzione.
Mia madre mi aveva raccontato di questo suo lato oscuro…la
furia vendicativa che lo accecava dopo il dolore di una perdita. Non so per
quale motivo lo feci ma lo chiamai.
“Papà?” – dissi titubante ma con la speranza di allontanarlo
da quei pensieri negativi.
Lui si voltò di scatto confuso e sorpreso. Poi si ricompose,
cambiò in una postura forte ma carica di gentilezza e si avvicinò a me per poi
sedersi al mio fianco sul letto.
“Orion, ti sei svegliato. Come ti senti?” – accarezzandomi i
capelli.
“Svuotato.” – feci una pausa e lo guardai bene negli occhi –
“Tu come stai?”
”Sto bene, non devi preoccuparti per me. È normale che tu ti senta svuotato,
devi solo riposare e recuperare le energie il più possibile. Lascia che ci
pensi io a tutto il resto.”
Feci un respiro profondo, dovevo chiedere una cosa
importante a mio padre, ma faceva male.
“Lei dov-dov’è?” – gli chiesi con voce tremante.
“È nella stanza qui accanto…la nostra stanza…quando viveva
qui nella Tardis.”
“Che ne sarà di lei? Che ne sarà di me?” – chiesi voltando
la testa dall’altra parte. Non potevo sopportare il suo sguardo di rifiuto.
“Riceverà ciò che merita…resterà per sempre qui con noi… nel
giardino di rose che io e la Tardis creammo per lei molto tempo fa, era il suo
luogo preferito. Quando spariva, sapevo con certezza che l’avrei sempre trovata
in quella stanza.” – rispose lui, poi chiuse gli occhi, fece un respiro
profondo, li riaprì e con un lieve sorriso continuò – “Per quanto riguarda
te…la Tardis sarà sempre casa tua, questa sarà la tua stanza…se tu vorrai
restare qui. So che non sono mai stato presente nella tua vita, non c’ero
quando tu e tua madre avevate bisogno di me, e non posso usare la scusa che non
lo sapevo. Orion, ti sto offrendo di iniziare una nuova fase delle nostre vite
insieme. Ora che ho perso lei non mi rimane più nulla per cui lottare e vivere,
se non tu. Geneticamente sei mio figlio, ma spero e desidero che tu lo sia
anche emotivamente. Non sono perfetto, farò un’infinità d’errori, ma farò del
mio meglio per essere almeno un padre accettabile. Io sono qui, Orion. Ho
commesso l’errore di sprecare la mia occasione con tua mamma…non lo rifarò
anche con te. Ho perso i primi 18 anni della tua vita, non voglio perderne
altri. Ti chiedo di aiutarmi a mantenere, INSIEME, vivo il nome e l’eredità di
Luna. Il Tempo e lo Spazio canteranno in eterno di lei, così che lei vivrà per
sempre…non come un flebile eco nel vento o una delebile impronta nella
sabbia…ma come un’eterna canzone marchiata a fuoco nei cuori e nelle menti di
ogni essere esistente, e questo fino all’ultimo istante del Tempo stesso.”
“Devo pensarci. Ora come ora desidero solo che lei sia qui
con me, come lo è stata per tutta la mia vita.”
“Capisco perfettamente. Prenditi tutto il tempo che ti
serve, io ti giuro che non me n’andrò a meno che tu non mi voglia fuori dalla
tua vita per sempre.” – mi accarezzò un’ultima volta i capelli, si alzò e disse
– “Ora riposa ancora un po’. Io sarò nella stanza qui accanto, se hai bisogno
di qualsiasi cosa io e la Tardis provvederemo a tutto. Ora riposati, figliolo.”
“Ok.” – dissi. Lo vidi allontanarsi verso la porta, aprirla
e prima che uscisse aggiunsi – “Grazie…papà”
Lui si bloccò, si voltò per guardarmi, sorrise dolcemente e
disse – “Prego…figlio mio.” – e poi uscì chiudendo la porta dietro di sé.
*******
Il Dottore entrò nell’altra stanza, il corpo esanime che
dormiva nel loro letto. Lui si sedette accanto a lei e la guardò con amore e
riverenza.
“Te ne sei andata troppo presto, amore mio. Che cosa devo
fare con lui? Non sono mai stato un buon padre, non so come comportarmi. Ora
sta male e non so come aiutarlo. Quanto vorrei che tu mi parlassi e mi dicessi
cosa fare…tra me e te, tu eri la migliore. Sono perso senza di te. Mi manchi
così tanto.” – nuove lacrime rigavano il volto – “Come farò senza di te? Perché
non mi hai detto della tua malattia? Perché non mi hai permesso di salvarti?
Perché?” – una pausa – “Io lo so il perché. Perché mi amavi più d’ogni altra
cosa. Hai messo me e Orion prima di te stessa. Ci hai protetti fino alla fine…e
facendoci incontrare ti sei assicurata che entrambi fossimo al sicuro e
insieme. Hai sacrificato te stessa per me ed Orion. Ti prometto che mi prenderò
cura di lui, veglierò su nostro figlio fino alla fine delle mie vite, il tuo
sacrificio non sarà vano, amore mio.” – fece un profondo respiro – “Grazie per
avermi donato la possibilità d’essere padre, non permetterò che gli capiti
qualcosa com’è successo a Jenny.”
Si alzò piangendo, le baciò la fronte e si diresse alla
porta…aveva una tomba degna di una dea da realizzare…e con il pensiero che dopo
il funerale non sarebbe più entrato in quella stanza, uscì senza voltarsi.
Passarono i giorni…mio padre invitò poche persone, che lui e
mia madre conoscevano, per il funerale. Stranamente nessuno mi disse le tipiche
frasi di circostanza, loro mi abbracciarono e dissero solamente – “Siamo qui
per te Orion, potrai sempre contare su di noi.” – fu strano vedere quanto
sconvolti e tristi fossero per la scomparsa di mia madre.
Io e mio padre rimanemmo impassibili, come se non succedesse
a noi. Dopo avremmo avuto il tempo di piangerla, nella solitudine delle nostre
stanze.
Mio padre fu sempre al mio fianco, mi strinse le spalle per
mostrarmi il suo totale supporto.
Rimasi a vegliare la sua tomba per ore, da solo (mio padre
comprese il mio desiderio e bisogno di solitudine).
Tornò più tardi con una tazza di tea, dei dolcetti (i preferiti
di mia madre) e un maxi barattolo di nutella.
“Non finirla tutta o starai male. Conservala anche per i
giorni a venire.” – si allontanò con la sua porzione e si mise sotto un albero
dalle foglie argentee che stava poco distante.
******
Il Dottore osservava il figlio vegliare la tomba della
madre, due statue affiancavano il piccolo tempio greco che custodiva il corpo
della sua amata.
Il Tempio, come la Tardis era più grande all’interno ma
ovviamente in scala notevolmente ridotta. Sul timpano spiccava una luna con due
lupi circondati da rose. Le colonne si alternavano tra stile dorico e corinzio.
Le due statue a grandezza naturale custodivano il tempio. La prima
rappresentava una giovane donna con l’armatura in sella ad un magnifico cavallo
e aveva un lupo al fianco. L’altra era la stessa giovane donna con un
bellissimo abito semplice in stile dama del medioevo irlandese.
Se si ammiravano i dettagli della donna erano la replica
esatta di Luna. E il Dottore lo sapeva bene, perché fu proprio lui a crearle con
le sue mani.
Lui voleva che la sua amata fosse ricordata e ‘venerata’ per
com’era…una fantastica donna con un grande cuore ed un notevole istinto
materno.
Guardando suo figlio, non poteva che sentirsi orgoglioso di
come lei lo avesse cresciuto, nella semplicità e con grandi valori.
******
Quella sera mi chiusi in camera mia, sdraiato su quel nuovo
letto, ripensai all’offerta di mio padre e a cosa mi raccontava mia madre di
lui.
Ero immerso nei miei pensieri quando sentì bussare alla
porta.
“Avanti.”
“Ehi Orion. Come stai?” – chiese mio padre restando sulla
soglia di camera mia.
Lo guardai per un istante, non so per quale motivo ma
sentivo che potevo essere me stesso con lui e dirgli tutto.
“Vorrei che lei fosse qui con me.”
“Manca anche a me. Tua madre mi manca moltissimo e vivrò per
sempre con il rimpianto di non aver passato più tempo con lei…e con te.”
Mi misi seduto e gli indicai con lo sguardo che poteva
raggiungermi e sedersi vicino a me.
“Posso farti alcune domande?” – chiesi titubante.
“Tutto quello che vuoi.” – rispose con dolcezza e sincerità.
“Perché l’hai lasciata?”
Vidi mio padre irrigidirsi, uno sguardo triste e colpevole
marchiato nei suoi occhi castani.
“Perché volevo proteggerla.”
“Da chi? Da cosa?” – chiesi curioso.
“Da me stesso. Dalla mia stupidità, dalla folle mania di
cacciarmi nei guai, dall’impulso di interferire in cose che non mi riguardano.”
“La mamma diceva sempre che quando le persone avevano
bisogno di aiuto, tu arrivavi e le salvavi…ma a volte non potevi e ci stavi
malissimo per questo.”
“Lei mi dipingeva sempre come un eroe dal cuore grande…ma la
realtà è che non lo sono.”
“Mamma diceva che tu eri perfetto proprio perché non lo
eri.” – feci una pausa – “Non ti ha mai dimenticato, non ha mai detto o pensato
cose brutte su di te. Quando lei mi parlava di te si illuminava e mi raccontava
tutto, dei tuoi pregi e dei tuoi difetti. Non ti dipingeva come il supereroe
dei fumetti, ma come un uomo che viaggiava per aiutare e per portare speranza
alle persone. Diceva che usavi il cuore e il cervello come armi.” – e sorrisi a
quel ricordo.
“Lei è sempre stata migliore di me…era lei il vero eroe.
Mentre io attiravo i guai su di noi, lei si fermava a conversare e ad aiutare
le persone. Lei era una gigantesca stella che illuminava di gioia e d amore
tutto ciò che la circondava. Era coraggiosa anche quando era terrorizzata, era
fiera e combattiva, testarda e compassionevole, brillante e dal cuore enorme.”
– mio padre si fermò un istante, ingoiò, fece un respiro profondo e poi
continuò – “Tua madre…lei…lei era fantastica e meravigliosa…e non smetterò mai
di amarla finché non mi rigenererò, e la ricorderò finché avrò vita.”
Fissai mio padre, aveva gli occhi lucidi ma cercava di
essere forte per me.
“Puoi piangerla di fronte a me, se ne hai bisogno. Non devi
per forza essere sempre forte.”
“I genitori devono esserlo di fronte ai figli, dobbiamo
proteggerli dalle cose brutte e cattive e tristi che ci sono.”
“La mamma diceva che si è forti soprattutto quando si mostra
alle persone care le proprie debolezze. A volte capitava che di notte, quando
sentiva che la tua mancanza diventava insopportabile per lei, scoppiava a
piangere. Io andavo da lei, l’abbracciavo e ci addormentavamo abbracciati. Lei
era forte per me di giorno ed io ero forte per lei di notte.”
“Avrei dovuto essere lì con voi, invece di scappare come un
dannato vigliacco.” – disse con la voce incrinata.
“L’amore fa fare scelte folli e stupide…ma a volte sono
quelle giuste, quelle che devono essere fatte anche se fanno male.”
“Già.” – ci fu una lunga pausa. “Orion?”
“Sì?”- e lo guardai.
“Posso essere debole solo per questa volta?” – chiese quasi
in un sussurro.
“Certo che puoi esserlo, papà. Ci sono io qui con te.” –
risposi commosso.
“Grazie figliolo.” – e scoppiò a piangere.
Abbracciai mio padre e lasciai che appoggiasse la testa
sulle mie gambe. Chissà se aveva mai avuto il tempo di piangerla e di sfogare
il suo dolore. Forse non lo aveva fatto perché la realtà era troppo dura da
accettare, forse cercava di reprimere tutto per aiutare me. Non lo so…so solo
che ora lui mi sta permettendo di conoscerlo veramente, mostrandomi la sua
umanità e vulnerabilità.
Quando mio padre si fu calmato, l’atmosfera nella Tardis era
carica di tensione. Nessuno di noi due sapeva cosa dire o fare. Non sapevo cosa
chiedergli, lui era mio padre ma era anche un estraneo. Non credo avessimo
nulla in comune se non mia madre.
Lo guardai e decisi di chiedergli la sua versione della
storia. Mi riferisco al suo punto di vista dei racconti di mia mamma.
“Papà?” – chiesi nuovamente titubante.
“Sì Orion?” – disse guardandomi.
“Come vi siete conosciuti tu e la mamma?”
Il Dottore scoppiò a ridere. Lo guardai confuso…che il
dolore per la perdita di mia madre l’avesse fatto impazzire?
“Quella santa donna di tua madre mi ha salvato il posteriore
tante di quelle volte che ho perso il conto.” – disse ridendo, poi continuò –
“Eravamo sulla Terra, e nonostante la mia indubbia bravura nei duelli fui messo
al tappeto, stavano per spararmi quando qualcosa colpì il mio avversario alla
testa stordendolo. Alzai lo sguardo e la vidi. Tua madre. Sembrava una dea
guerriera pronta ad affrontare i nemici in battaglia. Era bellissima. Mi aiutò
ad alzarmi, le strinsi la mano e scappammo a gambe levate. Lei cercava in ogni
modo di fermarmi e di convincermi a finire il duello, ma l’unica cosa che
desideravo era portarla al sicuro.”
Io risi – “Tipico della mamma.”
“Già.” – si fermò a ricordare – “Era molto abile con arco e
freccie e con la spada, brava cavallerizza, però se si trattava di lanciare
qualsiasi altro genere di cose che non fosse una freccia…beh diciamo che non
aveva una buona mira.”
“Lo so.” – confermai – “Sapevi che possiede due armature,
una era del nonno.”
“Ti riferisci alle armature di cavaliere della Dea Atena?”
“Sì.”
“L’ho vista indossarle un paio di volte. Che visione
celestiale.”
“Bellissima.”
“Tua madre aveva delle abilità straordinarie, riusciva a
replicare alcune tecniche di alcuni dei cavalieri d’oro, gliele insegnarono
personalmente gli amici di tuo nonno.”
“E non solo.”
“Parli forse delle abilità psico-telecinetiche?”
“Lo sai?” – chiesi confuso e meravigliato.
“Quando tua madre non voleva muovere un muscolo usava la
telecinesi…o me.”
“AHAHAHAHAH. Allora non ero l’unico sfortunato facchino.”
“Usava lo sguardo da cucciola?”
“Tutte le volte.” – risposi ridendo.
“Mi dispiace davvero tanto figliolo.” – disse lui ridendo.
Ci calmammo e dopo un momento d’esitazione gli chiesi – “Ti
va di parlarmi un po’ di te, papà?”
“Che vuoi sapere?”
“Qualsiasi cosa tu possa o voglia dirmi.”
“Che sono davvero molto fiero ed orgoglioso.” – disse con
dolcezza.
“Di cosa?”
“Che tu sia mio figlio. Mi ricordi molto tua madre, il che è
un bene per tutti.” – fece una pausa – “Sono l’ultimo Signore del Tempo
esistente. Ho sterminato la mia gente per salvare l’Universo dalla peggiore
delle guerre. Ho sofferto, ho perso, ho gioito, ho vinto, ho combattuto, ho
ucciso, ho manipolato le persone, ho commesso moltissimi errori,…potrei andare
avanti in eterno, la lista è davvero lunga. Nel corso della mia lunga vita mi
sono fatto degli amici, ma anche una lunga fila di nemici che sarebbero
disposti a tutto per farmela pagare. Tua madre ti ha protetto soprattutto da
me, come io ho cercato di proteggere lei da me stesso. È per questo che l’ho
lasciata, perché non volevo perderla definitivamente. Ma non ci sono riuscito,
ho fallito con lei…e non me lo perdonerò mai per questo.”
“Nonostante tutto era felice, anche se sentiva la tua
mancanza.”
“Mi conforta saperlo.”
“Tu che abilità hai papà?” – chiesi cambiando discorso.
“Sono un telepate tramite contatto, vedo le linee temporali
delle persone, e posso ingannare la morte rigenerandomi.”
“Uau…proprio cosette da nulla.”
“Oi signorino…sono un Signore del Tempo, ho 906 anni…porta
un po’ di rispetto per il tuo vecchio.”
“Appunto sei vecchio.” – dissi provocandolo scherzosamente.
“Vuoi la guerra ragazzo?” – fingendosi in modalità
guerriero.
“Quando vuoi nonno…ti batto anche ad occhi chiusi.” –
replicai con sfida e sorridendo.
Per tutta risposta mio padre prese un cuscino ed iniziò la
battaglia. Fu divertente e liberatorio.
Al termine ci accasciammo al letto stremati ma sorridenti.
“Tutto tua madre.” – disse il Dottore.
“Troppo vecchio.” – ribattei io.
“Dammi un minuto e poi vediamo chi è il vecchio, giovanotto
impertinente.” – replicò.
Ci fu un minuto di silenzio e poi il dottore disse guardando
il soffitto della mia stanza – “Prima di andarsene tua madre mi ha donato i
suoi ricordi…se vorrai un giorno te li mostrerò.”
La Tardis orbitava vicino alla costellazione di Orione. Si
vedeva tutto molto chiaramente…era uno spettacolo da perdere il respiro.
Ero seduto sul bordo della porta d’entrata, le mie gambe
dondolavano nel vuoto. La cosa buffa era che anche mio padre era nella mia
stessa posizione.
“Quello laggiù è Bethelgause, mentre quello lì in fondo
dalla parte opposta è Rigel. Invece quel puntino lì, vicino alla prima stella
della cintura, è Sigma Orionis.”
“Ne sia di cose sulla cosmologia e sull’astrofisica…così
diceva sempre la mamma. Ammirava come le spiegavi le cose, n’era affascinata.”
“Lei era insaziabile di conoscenza…soprattutto sulla storia
e sulla cosmologia. Rimaneva incollata ad ascoltarmi per ore. Non ho la minima
di come facesse a sopportarmi, a volte mi annoio da solo.”
“Capita quando si ha la tendenza a parlare troppo.”
“Mi stai dando del chiacchierone?” – mi guardò con sfida.
“Già.” – risposi senza timore.
Mio papà tornò a guardare la costellazione, poi senza dire
una parola si alzò e disse – “Vado a dormire. Ancora cinque minuti e poi chiudi
le porte e fai ciò desideri, ma non toccare i comandi. Un giorno t’insegnerò a
farlo…chissà magari in futuro la lascerò in eredità a te.”
Lo guardai confuso, il mio istinto mi diceva che qualcosa
non andava in mio padre.
“Papà? È tutto ok? Stai bene?” – gli chiesi preoccupato.
“Tranquillo, sto bene. Sono solo un po’ stanco. Sono giorni
che non dormo, noi Signori del Tempo non abbiamo bisogno di dormire tanto
quanto gli umani. Vado solo a fare un pisolino.”
“Ok. Se ti serve qualcosa sai dove trovarmi.” – ribattei
incerto.
“Non rubarmi le frasi. Io sono tuo padre e come tale devo
essere io ad occuparmi di te, non il contrario. Starò bene, ci vediamo domani
mattina…vedi di non fare troppo tardi, tanto lo vengo a sapere.”
“A domani papà” – dissi concedendogli per questa volta la
vittoria.
Con mia immensa sorpresa, mio padre fece una cosa che faceva
sempre mia mamma…mi diede un bacio sui capelli, mi mise una mano sulla spalla,
uno sguardo carico di dolcezza e amore, un lieve sorriso e poi se n’andò
uscendo dalla stanza.
******
Il Dottore non andò a dormire nella solita stanza, in quella
sua e di Luna, ma andò al Tempio.
Si sedette accanto alla lapide di marmo bianco al cui
interno giaceva inerme la sua amata.
“Ciao amore mio.” – disse dando un lieve bacio con la mano a
quel freddo involucro – “L’ho portato a vedere la costellazione di Orione. Me
l’ha chiesto lui, non potevo dirgli di no…non dopo ciò che ha passato. Sente
molto la tua mancanza.” – fa una pausa – “Temo di aver esagerato con lui poco
fa. Ho invaso il suo spazio vitale. Non è più un bambino, è un uomo ora…non
posso comportarmi come se il tempo non fosse mai passato. Luna, non so davvero
come comportarmi con lui.”
Il Dottore chiuse gli occhi e, come se stesse prendendo una
decisione intollerabile disse – “Forse dovrei riportarlo a casa vostra, aprire
un conto tutto suo con i soldi sufficienti per vivere la sua vita senza dover
lavorare. Potrei fargli visita a giorni alterni, per un po’…poi andrei a
trovarlo una volta alla settimana, poi una volta al mese, poi solo alle feste
ed agli eventi importanti della sua vita. E quando arriverà il suo momento, lo
porterò a riposare per sempre qui con te. Che ne dici? Ti sembra un buon
piano?”
Lui riaprì gli occhi e guardò la lapide.
“Non posso essere egoista, non posso chiedergli di restare
con me solo perché non voglio stare da solo. Luna, per 18 anni non ho fatto
parte della sua vita…per Rassilon, non c’ero neanche quando lui stava crescendo
dentro di te. Che essere orribile sono? Che padre potrò mai essere per lui?
Orion non ha bisogno di una patetica ed inaffidabile brutta imitazione di un
padre. Ha bisogno di una figura forte…di un padre forte…ed onestamente entrambi
sappiamo che quella persona non sono io, non sarò mai io. Lui starebbe molto
meglio senza di me, proprio come lo sei stata tu.”
Lui si alzo senza distogliere lo sguardo da quel rettangolo
marmoreo. E con voce rassegnata disse – “Farò parte della sua vita come ti ho
promesso…ma terrò le distanze. Mi prenderò cura di lui, ma senza esagerare.” - mise
le mani nelle tasche anteriori dei pantaloni e con la sua postura solenne
continuò – “So di averti nuovamente deluso, ma non posso mantenere totalmente
la promessa che ti feci quando ci hai lasciati. Mi dispiace davvero tanto
Luna…ma io sono un alieno, non sono come voi umani…non lo sarò mai…non ci sarà
mai posto per me tra voi, devo vegliarvi e proteggervi da lontano, senza
interferire troppo.”
Poi si allontanò con aria solenne e fredda. Si fermò alla
porta del Tempio, aprì e prima di uscire disse – “Questo è un addio Luna, non
tornerò più né qui né nella nostra stanza…fa troppo male…ed io sono un Signore
del Tempo…devo andare avanti fingendo di dimenticare. Perciò addio amore mio e
mi dispiace così tanto.”
Con un ultimo lieve bacio ed un’ultima lacrima lui si
ricompose ed uscì dal Tempio per non tornarci mai più.
… Continua…
NOTA DELL’AUTRICE:
Questo capitolo è stato difficile da scrivere, in quanto
non sapevo cosa scrivere. Ma ce l’ho fatta. Accetto suggerimenti/consigli per
il prossimo capitolo. Coloro che mi aiuteranno verranno menzionati in maiuscolo
e con tutti gli onori nella mia prossima nota d’autrice.
Prima di congedarmi fino al prossimo capitolo vorrei
RINGRAZIARE DI IMMENSO CUORE i miei SOSTENITORI: CHRISTINE_HEART e SAYMAN per
le loro INCREDIBILI recensioni ed il loro SOSTEGNO.
Stranamente non vidi mio padre per tutto il giorno. Beh se
era vero quello che mi aveva detto, è molto probabile che non avrà fatto solo
un pisolino ma una colossale dormita.
Però c’è qualcosa di strano, ho un brutto presentimento,
percepisco che c’è qualcosa che non va…e questo non mi piace per niente.
Mentre aspettavo che lui si svegliasse, girai per la Tardis.
È enorme. La mamma non scherzava quando diceva che era di dimensioni
galattiche. Visitai più stanze possibili: la piscina, la cabina armadio, la
sala cinema, la sala videogiochi, andai a trovare la mamma al Tempio…ed infine
andai alla sala biblioteca. Era enorme, stracolma di libri, con un bellissimo
caminetto, delle comodissime poltrone e divani.
Fu davanti al caminetto che trovai mio padre, fissava
imponente e freddo il fuoco che bruciava.
Non so perché ma avevo paura di lui. Questo suo porsi così
autoritario e minaccioso mi inquietava tantissimo.
“Papà?” – provai a dire con un timoroso sussurro.
Lui si voltò ed io meccanicamente feci un passo indietro. I
suoi occhi erano freddi, come se…come se…
“Orion. Stavo giusto per venirti a cercare.” – disse con un
certo distacco.
“Sono qui. Se ho commesso un errore girando per la Tardis,
beh mi dispiace davvero tanto.” – dissi intimorito.
“Non hai commesso nessun errore, Orion. Volevo solo parlarti
di una cosa importante.”
“Ok…dimmi pure.” -
“Ho riflettuto attentamente e ritengo sia meglio per te se
ti riporto a casa tua sulla Terra. Manterrò la promessa che feci a tua madre,
ma non potrò mai essere il padre che meriti. Non ne sono capace.”
“Mi…mi stai scaricando? Mi stai abbandonando come hai fatto
con la mamma?” – il mio tono passò da incredulo ad alterato.
“No. Ti sto solo dando la possibilità di continuare
normalmente la tua vita, come hai fatto in questi 18 anni. Sarò il tuo angelo
custode, il tuo consigliere ed il tuo supporto morale…ma non potrò essere il
padre che non sono mai stato. Il tuo posto è sulla Terra…non qui con me nella
Tardis.”
“Sei un bastardo.” – riuscì solo a dire con cattiveria.
“Come scusa?” – mi guardò confuso.
“Avevo ragione quando dissi alla mamma che tu eri solo un
egoista bastardo. Ed io sono solo il risultato di un colossale errore di
valutazione che ha fatto la mamma.”
“Orion…” – cercò di dire il Dottore.
“Stai zitto. Sei solo un bastardo ed io non ti voglio come
padre.” – gli urlai con rabbia.
Ci fu un momento di silenzio carico di una miriade di
emozioni.
Replicai la sua postura di prima e continuai – “Ho solo due
richieste.”
“Quali?” – chiese lui titubante.
“Vorrei, se possibile, che spostassi il Tempio e la mamma
nel cimitero, sulla Terra, non lontano da casa mia.”
“E la seconda?”
“Stai lontano da me. Non voglio più avere nulla a che fare
con te. D’ora in poi tu per me sarai solo un conoscente. Puoi proteggermi da
lontano se desideri, dopotutto l’hai promesso alla mamma, ma non voglio vederti
mai più. Tu non sei mai stato mio padre…e non lo sarai mai.” – mi voltai e mi
diressi verso la porta, prima di uscire mi fermai e dissi – “Sarò in camera
mia, avvisami quando hai fatto tutto.” – e me n’andai lasciandolo da solo.
Arrivato in camera mia mi buttai sul letto e scoppiai a
piangere. Faceva davvero malissimo. Ora ero davvero solo. Una rabbia accecante
si impossessò di me ed iniziai a distruggere tutto ciò che potevo, ma nulla
riusciva a placare il dolore che provavo.
Mi ero fidato e sono stato tradito…ora so come si era
sentita la mamma quando quel bastardo l’aveva lasciata. - fu il mio ultimo pensiero prima di crollare esausto e
di addormentarmi.
******
Il Dottore rimase paralizzato…devastato dalla reazione del
figlio. Era come se tutto fosse andato distrutto sotto i suoi occhi, i suoi
cuori strappati dal petto e ridotti in cenere. Non si era accorto di essersi
inginocchiato al suolo e di essersi portato le mani al petto. Non s’immaginava
tale reazione da parte del figlio, era stato devastante.
E come colpo di grazia…la Tardis gli inviò telepaticamente
il pensiero di Orion. Era troppo anche per lui. L’odio ed il disgusto provati
dal figlio nei suoi confronti era la peggiore delle morti possibili. Ma se lo
meritava, dopotutto era stato lui ad allontanare il figlio, proprio come aveva
fatto molti anni prima con la madre.
- pensò sconvolto.
Ma questa volta la Tardis non gli rispose, lo abbandonò al
suo tormento chiudendo la comunicazione telepatica. Il Dottore sapeva che da
quel momento lei avrebbe sempre interferito sulle sue azione, non avrebbe più
collaborato con lui…perché lei aveva amato Luna e adorava Orion, avrebbe
spalleggiato il ragazzo e si sarebbe messa contro il suo pilota.
Con questa consapevolezza, non gli rimase che fissare
svuotato il pavimento e piangere in silenzio ciò che aveva appena perso. Ora
era da solo…come mai prima d’ora.
…Continua…
NOTA DELL’AUTRICE:
Come promesso…squillino le trombe, suonino i tamburi…signore e
signori…onoriamo il contributo di SAYMAN e CHRISTINE_HEART…per i suggerimenti.
Ma ho un ma.. (idea lampo arrivata all’ultimo secondo).
Però ho voluto omaggiarli comunque…mi sembrava
doveroso!!! XD
Mentre i due testardi riposavano, la Tardis azionò i
comandi…destinazione Atene, il Grande Tempio. Sperava solo che il suo pilota
decidesse di ascoltarla per una volta.
Decise di atterrare di colpo in modo da svegliare entrambi
all’improvviso. E così fece.
******
Il Dottore si svegliò di colpo, una forte scossa gli aveva
fatto battere la testa al pavimento, solo in quel momento si accorse di essersi
addormentato sul pavimento.
Scosse la testa, si alzò e corse verso la sala comandi.
******
Mi svegliai all’improvviso nel peggiore dei modi, cadendo di
colpo dal letto.
«Se è una delle sue trovate per vendicarsi o per farmi
sentire in colpa, può stare certo che la pagherà molto cara.» - pensai
arrabbiato per il brutto risveglio.
Purtroppo avevo ereditato da mia madre il pessimo
caratteraccio di prima mattina, soprattutto se non avevamo bevuto la nostra
mattutina tazza di caffè.
Di pessimo umore e piuttosto alterato mi alzai e mi diressi
alla sala comandi, per fare due chiacchiere con il Dottore.
Arrivato lì lo trovai armeggiare con i comandi, ma da come
si agitava sembrava che non funzionassero.
“Che hai combinato? Che idea hai in mente? Stai cercando di
vendicarti per come ti ho trattato? Se è così…sappi che sei patetico.”
“Giuro che non ho fatto nulla. I comandi non rispondono, non
funzionano.” – rispose lui agitato continuando ad armeggiare.
“Raccontala a qualcun altro, io non ci credo.Vado a
controllare dove diavolo mi hai portato, spera che sia casa mia sulla Terra,
altrimenti me la pagherai cara.” – dissi avvicinandomi alla porta.
“Orion non andare, non è sicuro. Non so dove siamo finiti,
dammi solo un paio di minuti per capire come mai non va e il tempo per
sistemare il problema. Ma ti prego non andare, so che mi odi, ma non andare.” –
lo supplicò il Dottore.
“Tu non sei mio padre, non prendo ordini da te. E comunque
non sono un bambino, sono un uomo.” – e proseguii.
Aprì la porte e porsi fuori la testa per sbirciare. L’unica
cosa che fui in grado di dire fu – “O cavolo.”
Nel frattempo il Dottore mi aveva raggiunto preoccupato, e
aprendo la porta rimase sconvolto dalla scena che ci si parava davanti gli
occhi.
Mi ricordai questo posto, mia mamma mi ci aveva portato un
paio di volte quando doveva conversare di questioni importanti con la Dea Atena
in persona. Eravamo al Grande Tempio.
Seduta sul suo trono c’era proprio lei Lady Isabel di Tule, in
altre parole la Dea Atena. Sembrava che ci aspettasse.
Non so perché ma appena lei si alzò io andai verso di lei e m’inginocchiati,
chinando il capo verso il pavimento.
“Dea Atena, io sono Orion di Sagitter, figlio di Luna di
Sagitter e del Cavaliere d’Oro Aiolos di Sagitter. Chiedo umilmente perdono per
essere arrivato senza invito e così all’improvviso, non era per nulla mia
intenzione o idea. Perdonatemi mia Signora e Dea.” – dissi come ricordavo mi
aveva raccontato ed insegnato mia madre.
“Orion di Sagitter, alzati e mostrati alla tua Dea.” – disse
dolcemente Atena.
Io eseguì senza obbiettare.
“Mi è giunta la notizia della scomparsa di tua madre, ne
sono davvero addolorata, così come i miei Cavalieri. Era la migliore tra i miei
Cavalieri, ed una grandissima consigliera e amica. Mi addolora l’apprendere
tale notizia.”
“Perdonatemi mia Signora se non vi ho riferito tale notizia
di persona.” – dissi intimorito.
“È comprensibile, mio caro. Voi due eravate come una cosa
sola. Posso solo immaginare il dolore che hai provato e che stai provando. Non
sentirti in colpa.”
“Fa male mia signora.”
“Comprendo.” – fece una pausa – “Posso farti una domanda?”
“Certamente mia Dea, tutto ciò che desiderate.”
“Vorrei conoscere il proprietario di questa cabina.”
“Onestamente mia Signora, il proprietario non merita neanche
di stare su questa terra. È un bugiardo ed egoista, non è minimamente degno di
stare al vostro cospetto, mia Signora.”
“Sono curiosa. Tua madre mi ha detto alcune cose sul
proprietario di quella cabina blu. Ti ordino come tua Dea di andare da lui e
portarlo al mio cospetto.”
«Accidenti sono fregato. Un ordine di Atena è paragonabile
ad un ordine diretto di mia madre. Accidenti.” – pensai. Poi inchinandomi dissi
– “Come la Dea Atena desidera ed ordina.” – mi congedai ed andai verso la
Tardis.
Arrivato alla porta dissi al Dottore – “La Dea Atena
desidera ed ordina di conferire con te. Portale rispetto o per ultimo te la
vedrai con me.” – mi avvicinai al suo orecchio e sussurrai minacciosamente – “E
la rigenerazione non ti servirà più a nulla quando avrò finito.” – e riuscii
dalla Tardis.
Il Dottore fu subito dietro di me. Ci avvicinammo e lui fece
un lieve inchino. “Dea Atena, io sono il Dottore. Desiderava conferire con me?”
– disse come faceva di solito (o così mi raccontava mia mamma).
“A dire la verità volevo parlare con entrambi. Ma è comunque
un piacere conoscervi, padre di Orion.”
…Continua…
NOTE DELL’AUTRICE:
Vorrei nuovamente ringraziare i miei sostenitori
CHRISTINE_HEART, SAYMAN e bilo99!! Grazie ragazzi di tutto cuore!! XD
E già un bel colpo di scena..non che Atena mi sia mai
stata simpatica, visto che il mio adorato Aiolos di Sagitter ci ha rimesso la
pelle per colpa di quella…ma era una piccolissima bambina, perdonata.
Vi lascio cuocervi nel vostro brodo in attesa del
prossimo capitolo!! XD XD
“Quindi voi sareste Lady Isabel, o meglio nota come la Dea
Atena. Cosa vi fa pensare che vi creda?” – disse il Dottore con atteggiamento
sfrontato e di superiorità, in altre parole testa alta, petto in fuori e mani
nelle tasche anteriori dei pantaloni.
“DOTTORE COME OSI?” – gli urlai indignato.
“Calmati Orion, è tutto okay. Avevo previsto avesse dei
dubbi su di me.” – disse Atena.
“Ma Milady…” – cercai di dire.
“Orion!” – esclamò con tono deciso.
“Chiedo perdono mia Signora.” – abbassai la testa.
“Perdonato.” – poi si voltò verso il Dottore – “Cosa vi fa
credere che io non lo sia?” – ribatté.
“Ho visto molti falsi dei, semi dei, possibili dei e non ci
sono mai cascato. Deduco che lo stesso valga anche per voi. E poi non credo in
nessuna religione, a nessun dio, ma credo nelle persone e in ciò che è provato
scientificamente.”
“Comprendo la vostra riluttanza. Ma mia unica prova per voi
Dottore è che Luna credeva in me e in ciò che sono.”
“Vi sbagliate Lady Isabel. Lei credeva nei vostri ideali di
pace, prosperità, amore, lealtà e giustizia. Se poi voi rispecchiate questi
ideali nella persona della Dea Atena, la cosa non mi riguarda. Però vi avverto,
se diverrete una minaccia sarò costretto a fermarvi, non importa se Luna
credesse in voi o no. Il mio compito è proteggere mio figlio, lo Spazio e il
Tempo.”
“Io sono la custode della Terra, e farò tutto ciò che è in
mio potere per tenerla al sicuro…anche da voi Dottore.”
“Su questo siamo d’accordo.”
“Concordo.” – disse lei con un lieve sorriso.
Li guardai sbalordito…sembravano due divinità che si erano
appena accordate di non massacrarsi a vicenda, se non nel caso uno dei due
avesse attaccato per primo l’altro.
“Prima di mostrarvi una cosa, devo dirvene un’altra.” –
continuò la Dea.
“Quale mia Signora?” – chiesi confuso.
“Molti anni fa feci un’offerta a tua madre. Quella di
divenire il nuovo Gran Sarcedote.”
“COSA?” – dissi sconvolto.
“Gran Sacerdote?” – domandò il Dottore.
“È…è la più alta carica dopo la Dea Atena. È il suo
portavoce, il suo vice in assenza di Milady. È la più alta autorità tra i
fedeli della Dea.”
“Una bella posizione di prestigio.” – replicò il Dottore
facendo spallucce.
“Che lei rifiutò.”
“Per quale motivo? Se non ricordo male il padre di Luna era
in corsa per quella carica.” – chiese confuso.
“Per restare con voi Dottore.”
Il volto sorpreso del Dottore, mi fece capire che non sapeva
di quest’offerta e del fatto che la mamma l’avesse rifiutata per restare con
lui.
Lady Isabel si voltò verso di me e con tono ufficiale ma
gentile disse – “Ora che tua madre non c’è più, non potrà assumere quella
carica. Perciò è mia intenzione proporre te, Orion, per quel posto. Che ne
dici? Accetteresti la carica di Gran Sacerdote che spetta alla tua famiglia da
due generazioni?”
“COSA? MIO FIGLIO?” – urlò il Dottore.
Io ero troppo sconvolto, non riuscivo a capire cosa stesse
succedendo. «Perché io?» – pensai.
“Otterresti questa carica ad una condizione.” – replicò
Milady senza prestare attenzione al Dottore.
«Aspetta. Cosa? Che condizione?» - pensai confuso e
sorpreso.
“Quale condizione Isabel?” – chiese minaccioso il Dottore.
“Dovrai viaggiare per l’Universo e sulla Terra il più
possibile. Dovrai fare esperienza…e quando tornerai, se sarai pronto, ti
affiderò l’incarico. Dovrai dimostrarti degno del ruolo che ti viene offerto.”
– spiegò Lady Isabel.
“State scherzando mia Signora? Dovrei viaggiare con
quest’uomo, per un tempo indefinito, solo per ottenere una carica che mi spetta
di diritto?” – dissi alterato e sconcertato.
“La carica di Gran Sacerdote non ti spetta di diritto,
Orion. Come non spettava a tua madre e a tuo nonno Aiolos. Se la sono
guadagnata e meritata con l’esperienza, la bontà d’animo, la saggezza, il
coraggio, la determinazione, i sacrifici, il sangue ed il sudore. Ma
soprattutto perché erano puri di cuore. Tu sei troppo giovane ed inesperto. Tuo
padre potrà insegnarti cosa comporta avere il peso del mondo sulle spalle, e
come convivere con esso. Ti formerà per diventare un uomo degno di quella
carica.” – disse lei.
“Mia madre avrebbe dovuto insegnarmelo. Ma è colpa di
quest’uomo se lei non c’è più. Ed è colpa di mia madre per essersi fidata di
lui. Mia mamma lo ha sopravvalutato, ha visto cose che non c’erano…e ne ha
pagato il prezzo.” – feci una pausa – “Ma io non commetterò il suo stesso
errore. Se per ottenere il titolo di Gran Sacerdote devo passare un’altra ora
con lui…in questo caso rifiuto l’incarico, mia Signora.” – risposi con
determinazione e fierezza.
“Vorrei che ci riflettessi sulla mia offerta, Orion. Ma come
ho detto prima vi devo mostrare una cosa. Si trova all’interno della Casa di
Sagitter. Se volete seguirmi?” – replicò lei avviandosi verso la porta che
conduceva alla lunga scalinata, la quale portava alle Dodici Case.
“Fateci strada Lady Isabel.” – disse il Dottore, nascondendo
che le mie parole lo avevano profondamente ferito.
Io sbuffai, roteai gli occhi e imbronciato li seguii. Questa
storia non mi piaceva, ma un presentimento mi diceva di seguirli. Era come se
un gentile soffio di vento, simile al dolce tocco di mia madre, mi spingesse ad
andare con loro.
…Continua…
NOTA DELL’AUTRICE:
Premessa.. so che questo capitolo fa schifo ed è patetico,
perciò chiedo perdono!!!!! -.- L
Ringrazio i miei soliti tre sostenitori…(Sapete già chi
siete…o devo iniziare a fare copia-incolla da ogni nota dell’autrice?? ;-) )
In questo capitolo e nel prossimo ho deciso di iniziare a
mostrare che ruoli avranno padre e figlio, ma soprattutto quale probabile futuro
spetterà ad Orion. Perché è vero che siamo tutti destinati a qualcosa, ma le
linee temporali certe volte possono essere cambiate…perciò non si sa mai!!
“Questa è una caverna sotterranea situata sotto la Casa del
Sagittario. Dobbiamo attraversarla per giungere lì.” – disse la Dea.
“Ho un brutto presentimento.” – sussurrò il Dottore.
“Anch’io.” – replicai io con lo stesso tono.
******
Avevamo percorso all’incirca metà del tragitto quando scattò
una trappola. Una freccia puntò dritta verso di me. Riuscì a spostarmi ma mi
prese di striscio al braccio.
“ORION!!” – urlò il Dottore correndo verso di me – “Orion,
stai bene? Sei ferito? Fammi vedere.” – era preoccupato mentre controllava le
mie condizioni.
“Sto bene, mi sono spostato in tempo, mi ha solo preso di
striscio e mi ha rovinato la maglietta.” – replicai guardandomi il braccio. Poi
guardai i suoi occhi, erano terrorizzati…c’era una sola persona che conoscevo
che mi avrebbe guardato in quel modo…mia madre.
“Hai ragione, nulla di grave. Mi hai fatto prendere un colpo.
D’ora in avanti dovremmo stare ancora più attenti.”
“Concordo.” – risposi e proseguimmo.
Riuscimmo a fare un po’ di strada quando un rumore attirò la
mia attenzione, non so perché ma guardai il soffitto, stava per crollare sopra
di me.
“ORION!!” – urlò nuovamente il Dottore, prima di darmi una
forte spinta e spostarmi dalla traiettoria del crollo.
Atterrai bruscamente, e quando mi voltai per lamentarmi con
il Dottore della spinta, mi ritrovai una scena sconvolgente. Lui privo di sensi
bloccato al suolo da due travi. Ero pietrificato…il Dottore, mio padre, mi
aveva appena salvato la vita rischiado la sua.
“Dottore?” – provai a chiamarlo ancora sconvolto.
Nulla, nessuna reazione. Allora mi avvicinai a lui e
riprovai – “Papà?”
Niente da fare non si svegliava. Mi misi accanto a lui e
dissi toccandogli la spalla – “Papà ti prego svegliati. Papà andiamo svegliati.
Ti vuoi svegliare vecchio!” – escalamai alla fine, più per paura che fosse
morto.
“Mmmmmmh” – si lamentò mio padre.
“Papà?” – chiesi incerto.
“Orion? Sei tu? Stai bene figliolo.” – chiese dolorante
aprendo gli occhi.
“Di certo meglio di te, stupido vecchio.”
“Ti ho appena salvato la vita e sarei io lo stupido vecchio?
Alla faccia della gratitutide.”
Feci un lieve sorriso e dissi – “Stai fermo ora provo a
liberarti.”
Il Dottore replicò – “E chi si muove. Io no di certo.”
In poco tempo riuscii a liberarlo, poi controllai le sue
condizioni. Era solo ammaccato e dolorante, per fortuna.
“Ti aiuto ad alzarti.”
“Grazie figliolo. Domani mi ritroverò con un sacco di lividi
ovunque. Vorrei proprio fare due chiacchiere con il genio che ha messo tutte
queste trappole.” - disse mio padre.
Il Dottore provò a camminare, ma la caviglia destra era
rimasta contusa da una trave.
“Appoggiati a me papà.” – dissi aiutandolo.
“Sei tutto tua madre, buon per te ragazzo.” – replicò il
Dottore appoggiandosi a me.
******
Lentamente arrivammo incolumi all’uscita e ci trovammo nella
grande sala della Casa del Sagittario.
Una statua di mio nonno ed una di mia madre affiancava il
piedistallo dove si ergeva l’armatura di Sagitter.
Mio padre mi lasciò e si avvicinò all’immagine di mia madre
- “Luna.” – riuscì a dire solamente.
Lei era in una posa forte ma dolce, vistita come una dea…era
bellissima.
“Leggete l’iscrizione sotto quella di Aiolos.” – disse
Atena.
“Voi, giovani Cavalieri che siete qui giunti. Dono a voi la
cura e la salvezza di Atena.” – lesse mio padre.
“Leggete quella di
Luna”
“Io, come il mio amato, ho fatto una promessa. Tale è il
monito dei dodici cavalieri d’oro di Atena per le generazioni future. Ora
chiedo a voi che siete giunti fin qui di tramandare tali parole ai posteri.
Lottate e vivete per e con esse nel cuore.
Perché i popoli possano tornare a sorridere. Perché il senso
di giustizia che ci pervade non vacilli mai. Perché non manchi la compassione
verso i più deboli. Perché ci sia il coraggio di difendere le persone care. Per
l’amicizia che lega due anime affini. Perché le menti siano sempre lucide. Per
il coraggio che scaturisce dal cuore. Perché la verità non venga mai nascosta.
Perché i cuori ritornino ad essere puri. E perché ci sia amore libero da
discriminazioni. Questa è la nostra preghiera. Perché non vale la pena vivere e
lottare se la salvezza del Creato è a repentaglio.
Questa è la mia eredità, custoditela in mia memoria ed in
quella di coloro che sono morti prima di me nel tentativo di realizzare tale
promessa.” – lessi io.
Mi voltai verso mio padre. Stava piangendo. Poi mi accorsi
che lo stavo facendo anch’io.
“Papà?”
“Sì Orion?
“Che promessa avevi fatto?”
“Mai crudele o codardo. Non arrendersi mai. Non mollare mai.
Questa fu la promessa che feci quando scelsi il mio nome. Scelsi Dottore perché
significava aiutare le persone, ed era ciò che volevo fare.”
“Luna vi ha lasciato la sua eredità. Portatela avanti non in
mio nome ma nel suo, onorate la sua memoria, e quella dei miei cavalieri,
mantenendo la sua promessa.
“Lo faremo.” – dicemmo io e mio padre in contemporanea senza
togliere lo sguardo dalla statua della mamma.
“Ora potete andare. Orion, appena avrai preso la tua
decisione ti prego di riferirmela.” – disse Lady Isabel.
“Lo farò mia Signora.”
“Bene, Orion di Sagitter. Allora al prossimo incontro. E
questo vale anche per voi Dottore.”
”Alla prossima Atena.”
******
C’incamminammo per una scala secondaria che portava a quella
principale, senza dover passare per la caverna. La nostra destinazione, la
Tardis.
Facemmo tutto il tragitto in silenzio, uno accanto
all’altro, persi nei nostri pensieri. Entrammo nella nave, lui per primo, io
per secondo e chiusi la porta.
Mio padre era vicino alla console di comando, si fermò, si
voltò e con la testa bassa disse – “Mi dispiace Orion. Ti devo delle scuse,
figliolo.”
“Di cosa dovresti scusarti?”
“Vedi Orion, io dissi a te e a tua madre che era meglio per
voi restare sulla Terra e lontano da me…non perché non vi volevo o per
proteggervi da tutto e tutti…ma per proteggervi da me stesso e dai miei errori.
Ne ho commessi così tanti che la lista è quasi infinita, e le volte che ho
tradito la promessa che feci…moltissime. Non sono perfetto come molti mi
descrivono, non sono una brava persona…e non sono bravo né come padre né come
marito o fidanzato.
Io non sono l’esempio da seguire, il padre modello, il
supereroe che i figli venerano…sono un alieno, tanto stupido ed incosciente da
fregarsene se durante un’avventura mette a repentaglio la sua e le vite altrui,
se distrugge un pianeta o se commette un genocidio. Ma quando succede, deve
subire i sensi di colpa ed accettare le proprie responsabilità. Io non viaggio
solo per scoprire cose nuove, ma scappo dal mio passato e dai miei errori.
Se con te e tua madre ho fatto ciò che ho fatto…è perché non
volevo lo stesso destino degli altri. Questa mia attuale incarnazione, ha avuto
un'altra figlia, Jenny. Lei è nata da una macchina. All’inizio la ritenevo solo
un’anomalia genetica, creata da una cellula della mia mano e moltiplicata molto
rapidamente fino a formare una ragazza adulta. Aveva circa la tua età,
fisicamente, anche se era nata da pochi istanti. Mi è stata portata via troppo
presto per colpa della stupidità umana e dalla mia che ho sottovalutato (come
sempre) la situazione.
Tua madre sapeva di Jenny, e mi ha aiutato ad accettare la
sua perdita. Non voglio che capiti anche a te Orion. Ho perso troppe persone,
in vari modi…ho perso tua madre…e preferirei morire tra atroci sofferenze pur
di non perdere anche te. Ti volevo tenere lontano da me, per proteggerti, ed
egoisticamente per proteggere me stesso.
Mi dispiace Orion se con te e tua madre sono stato crudele e
codardo, se ho mollato, se non ho mantenuto le mie promesse.”
Io non sapevo cosa dire, mio padre mi aveva aperto il suo
cuore e aveva abbassato i suoi muri di difesa. Mi chiedeva scusa per come si
era comportato, per essere stato debole ed umano.
“Papà?
“Sì?
“La mamma non ti amava perché eri perfetto o perché eri un
eroe…ma perché eri te stesso, con le tue forze e le tue debolezze. Lei sapeva
degli errori che avevi commesso e non ti ha mai giudicato. Lei diceva che tu
facevi ciò che ritenevi o che era giusto fare, anche se poteva essere una
scelta sbagliata o la più difficile. Mi ha fatto un esempio.”
“Quale?” – chiese confuso e triste.
“Pompei.”
“Oh.”
“Non avevi altra scelta. Non era la più facile…ma era quella
giusta, anche se molto dolorosa.
Non so quante altre scelte del genere hai dovuto fare, se
escludiamo quella che ha messo fine alla Guerra del Tempo, ma so che le ricordi
tutte e i sensi di colpa ti tormentano sempre. So che vuoi proteggermi da quel
tipo di scelte, ma prima o poi dovrò farne una anche lontanamente simile…e non
c’è nessuno meglio di te che possa insegnarmi a sopportarne le conseguenze
senza impazzirne.
La mamma non c’è più, sono da solo, sei l’unica cosa che mi
rimane…insieme possiamo farcela a sopravvivere, ad andare avanti…è quello che
lei vorrebbe, che non restiamo da soli.”
“Luna sarebbe così fiera di te Orion, come lo sono io.”
Ci abbracciammo, non servivano altre parole in quel momento.
Entrambi avevamo gli occhi lucidi, perché avevamo fatto pace e perché entrambi
sentivamo la mancanza di mia madre.
Ci allontanammo, ci avvicinammo ai comandi, alcuni movimenti
di mio padre e la Tardis partì per entrare nel Vortice del Tempo (l’autostrada
verso ogni dove ed ogni quando).
È
passato un anno dalla scomparsa della mamma. Io vado sempre a trovarla al
Tempio, è solo che oggi è difficile andarci.
Negli
ultimi giorni mio padre si è chiuso in se stesso più del solito, è triste,
taciturno e mi evita.
Abbiamo
avuto delle discussioni in questi mesi, più per il fatto che agivo e pensavo
come faceva la mamma, e questo faceva sentire ancora di più a mio padre la
mancanza di mia madre.
Oggi
non l'ho visto, si nasconde e si auto divora da solo nel suo dolore. Vorrei che
lui fosse qui con me, soprattutto oggi.
Abbiamo
viaggiato, ci siamo cacciati nei guai, abbiamo rischiato la vita, abbiamo
salvato persone e popoli e pianeti. È stato fantastico viaggiare con mio padre,
ora so come si sentiva mia mamma.
Temo
però che non abbia mai superato la perdita di mia madre, finge di averlo fatto,
lo fa per me e per se stesso…ma credo che questa volta abbia toccato il fondo.
Poi
mi decido ad andarlo a cercare e lo trovo seduto con le gambe fuori dalla
Tardis, stava guardando uno strano pianeta.
Mi
sedetti accanto a lui e dissi – “Stai bene papà?”
“Sto
bene Orion, io sto sempre bene.”
“Non
è vero. Soprattutto non oggi.”
“Dovresti
andare da lei.”
“Oggi
non ci riesco. Non me la sento di andarci da solo.”
“Non
posso venire con te Orion.”
“Perché?”
- gli chiesi confuso guardandolo.
“Le
ho promesso che non sarei più andato a trovarla. Fa troppo male, perciò cerco
di evitare e di non pensarci spesso. Lei mi manca, ma non posso riportarla
indietro…anche se vorrei farlo. Vorrei infrangere tutte le leggi esistenti per
riaverla con me, con noi…ma non posso. Mi dispiace Orion, ma non posso.”
Vidi
una lacrima scendere dagli occhi di mio padre, le emozioni che emanava erano
quelle della sconfitta, del senso di colpa, della solitudine e del dolore.
“Potrei
chiedere ad Atena di farci accedere ai Campi Elisi o di parlare con la
sarcedotessa di Odino per farla ritornare come con il nonno.”
“No
Orion. Ci sono leggi che non devono essere infrante…non importa a quale
prezzo.”
“Ma
papà…”
“No
Orion…no. Non metterò a repentaglio la tua vita o l’universo per riportare
indietro la donna che amo. Lei non lo vorrebbe.”
Io
mi alzai, mi volta i e dissi – “Lei avrebbe dato la sua vita pur di stare con
te anche per un solo istante…avrebbe dato la sua vita per te…ed è quello che ha
fatto.” – feci una pausa – “Vuoi sentirti in colpa perché lei non c’è più?
Bene…è colpa tua se la mamma è morta, lei sarebbe ancora qui se tu non l'avessi
lasciata. Tu hai ucciso la mamma, non la sua malattia.” – detto ciò me ne andai
in camera mia.
Per
tutto il tragitto piansi in silenzio, avevo ferito mio padre di proposito,
speravo solo che questo gli avrebbe fatto una scossa che lo avrebbe fatto
reagire in qualche modo.
******
Il
Dottore era sconvolto dalle parole del figlio. Quelle parole erano state peggio
di qualsiasi morte o ferita esistente. Si alzò e si diresse verso la stanza che
aveva condiviso con Luna. L’aprì con timore, era rimasta intatta dal giorno del
funerale, da quando si era ripromesso di non entrarci mai più.
Trovò
sul comodino una foto di loro due insieme, così felici ed innamorati. La strinse
al petto, si sdraiò sul lato del letto che solitamente lei occupava e sfogò
piangendo tutto il suo dolore. Non aveva più pianto dal giorno del funerale,
dal giorno della promessa sulla sua tomba. Si raggomitolò cercando di non
urlare troppo forte, il desiderio di morire per non provare più quel dolore, il
senso di colpa per non averla salvata e per averla fatta soffrire, il desiderio
di riaverla al suo fianco anche per un solo istante. Le emozioni esplodevano
come una rigenerazione, forse si sarebbe rigenerato non per una ferita mortale
ma per i suoi cuori spezzati dal dolore della perdita.
…Continua…
NOTADELL'AUTRICE:
Chiedo immensamente scusa per il
ritardo…ma spiacevoli cause di forza maggiore e il lavoro mi hanno impedito di
postare!! Voglio ringraziare i miei sostenitori..sperando che lo siano ancora!!
XD
Comunque questa volta chiedo un
vostro parere su come dovrebbe proseguire nel prossimo capitolo…ovviamente
verrete tutti debitamente citati e ringraziati nella prossima nota d’autrice!!
Grazie ancora e…alla prossima!! XD
Il
Dottore si svegliò, si era addormentatopiangendo. Si sentivasvuotato, ma con la consapevolezza che era arrivato il
momento di infrangerel'unicapromessa che avrebberisolto la situazione.
Si
alzò e si diressealla stanza del figlio. Bussò.
"Sì?" - rispose Orion.
"Orion,
possoentrare? Vorrei chiedertiunacosa."
"Entra."
Il
Dottoreentrò con cautela.
"Orion,
intanto mi dispiace. Hairagione, è colpa mia. Avreipotutosalvaretua madre se non fossistatounostupitoidiotacodardo. Non possocambiare il passato, posso solo cercare di migliorare il futuro.Devopagare per il male
che le ho fatto..e non c'èpunizionepeggiore
se non quella di andareognigiornoallasuatomba per ricordarmi di ciò che ho preso e di ciò che avreipotutoavere.
E averti al mio fiancosaràl'unicoregalo
che potrò ancora farle."
- feceunapausa - "Allora che ne dici? Andiamo a trovarla insieme? Dopotutto è anche il giorno in cui ci siamo riuniti come unaverafamiglia."
"Cisto." - mi alzai e lo seguii.
*******
Passammotutto il giorno al Tempio.
Le raccontammoognicosa e la ricordammo.
Chiesi a mio padre di insegnarmi le coseessenzialidellatelepatia e lui lo feceanche se titubante.
Fu
stranoaverequalcunonella mia testa, ma ancora più stranofuvedere le lacrime
di commozione e gioia di
mio padre. Creare un lievecollegamentotelepatico con me,
soprattutto dopo la mortedella mamma, è stata un esperienzadavverosconvolgente e bellissima per
lui. Era come se la morsadellasolitudineavesseallentato la presasu mio padre, il che era un
bene per lui.
Da
quelgiorno le cosecambiaronotra di noi, litigavanoovviamente ma eravamoanchecomplicil'unodell'altro. Lui era mio
padre, il mio papà, ma era anche
il mio miglioreamico e il
mio angelocustode...proprio come lo era la mamma.
******
Qualchegiorno più tardiapparve dal nulla un messaggioolograficodella mamma. Cidiceva che avevalasciatouna parte di lei nellaTardis, come unapiccolatraccia
di energia che si era fusa
con la nave, cosìavrebbepotutofarci sempre compagnia e vegliaresu di noi. Con questaconsapevolezzaritrovammounanuovagioia di viaggiare e affrontarenuoveavventure, sapendo che la mamma era sempre con noianche se non fisicamente.
Da quelgiornotuttodivenne...FANTASTICO.
...Continua...
NOTA DELL'AUTRICE:
Scusate per
il ritardo e per il brevecapitolo..rimedierò
nel prossimo, appenaposso.
La
Tardis ci portò verso unanuovaavventura,
io e mio padre uscimmo per vederedove ci avevaportati.
"Irlanda, e a giudicaredallabassapresenza
di agentiinquinantinell'atmosferadirei che è il
1127...o giù di lì." -
disse il Dottore con aria
da sapientone.
"Se
non tidispiacevorreiandare a controllare per sicurezza. Non sarebbe la prima volta che sbagli data e luogo di atterraggio." - dissischerzosamente.
"Oi. Non è colpa mia. È la Tardis che cambia le coordinatementresonodistratto
o indaffarato a fare altrecose." - ribatté mio padre fingendosioffeso.
"Se
lo dicitu..." - replicai.
Mio
padre chiuse a chiave la porta e ci avventurammoallaricerca del villaggio più vicino.
******
Come
al solito finimmo nei guai. Io e mio padre ci trovavamoschienacontroschiena, spade in mano e circondati da deibanditiquandoall'improvvisoiniziaronoadindietreggiarespaventati.
Sentimmouno di loro dire - "Il Lupo. Il Lupo è qui." - ediniziarono a scappare.
Civoltammo
e sullacimadellacollinettavedemmo un lupodallapellicciamarronechiara con sfumaturerossastre. Cifissava, poi col capo fececenno di seguirlo.
E fuquello che facemmodopo che io e mio padre ci guardammonegliocchi.
Facemmo un paio di chilometri, gli ultimi metrierano in unapiccolaforesta. Il lupodavanti a noi di un paio di metri si fermo, ci indicò di restaredoveeravamo
e proseguì. Nell'ombravedemmounafiguraabbassarsiedaccarezzare il lupo, si rialzòeduscì.
Rimanemmosconvoltidalla persona che ci stavadavanti.
"Mamma."
- dissiio.
"Luna." - disse mio padre.
...Continua...
NOTA
DELL'AUTRICE:
Lo
so, questo capitolo è breve
ma volevocreare un po di suspance. Entrata in scenainaspettata. Perché nel tempo e nellospazio abbiamo tutti un gemelloidentico da qualche parte o una nostra reincarnazione...stiamoparlando di Doctor Who...e
niente è impossibile solo mooooooltoimprobabile!! XD
Allaprossima e ringrazionuovamenteSayaman e Christine-Heart
per il lorosostegno e i loroconsigli!! XD
Orion
cercò di avvicinarsi, ma illuposimisetralui e la ragazza pronto ad attaccare al minimomovimento. Il Dottorenotòche la ragazzaavevaappoggiato la manosull'elsadellaspadaed
era anche lei pronta ad attaccare.
"Orion,
fermati." - disseilDottoreappoggiandounamanosullaspalla del figlio.
"Ma
papà..." - cercò di ribattereilragazzo.
"Lascia fare a me." - glirispose con calmail padre. Poi ilDottoresirivolsealla donna - "Perdonatemiofiglio, purtroppo ha presol'impulsività da me."
"Vi
perdono. Ma vorreisapere come conosceteilmionome
e ilmotivo per cui ilragazzo mi ha chiamato mamma." - chiese la
ragazza.
"Vedetevoisieteidentica a suamadre, a miamoglie,
e vi abbiamoconfusa per
lei." - la tristezzatrasparìnella voce del Dottore.
"Scusate la domanda, ma come mai lei non è con voi? Per un istante ho avuto come la sensazionechevoiavestevisto
un fantasma."
"Purtroppo è venuta a mancarepocopiù
di un anno fa." - ildoloredellaperditachiaramentevisibilesulvoltodei
due uomini.
"Midispiace." - ful'unicarispostadellaragazza. Poi lei siabbassò e colpìlievemente con la testailfianco del lupo,
siguardarononegliocchi e lei fececenno al lupo
di andare a consolare i due
uomini e di mostrargliche era loroamico.
Il
lupoguardòattentamente i due uomini, siavvicinòallegambe del Dottore e con la testagliaccarezzò
prima unagamba e poi unamano, poi fece
lo stesso con Orion.
"Venite con me, vi accompagnerò al
villaggiopiùvicino. Li potreterifocillarvi e riposarvi." -
disse la ragazzaprecendendoli con un piccolo sorriso.
"Grazie,
Milady." - risposeilDottore con un piccolo inchino e
un lievesorriso.
******
Il
gruppo era in cammino da alcuniminutinelsilenziopiùtotale. Luna e illupo in testa, mentreilDottore
e Orion eranodietro di loro di diversipassi.
Orion
continuava a fissareincuriositoil padre, mentreilDottoreteneva lo sguardofissosullaragazza.
"Papà?" - disse Orion per poi
distogliere lo sguardo dal genitore.
"Sì?"
"Stavimentendoquandohaidettoche la mamma era tuamoglie?" - chiesetitubante.
Il
Dottoresiirrigidì, speravadavverocheilfiglio non avessemaifattoquelladomanda. Con ildolorenella voce e negliocchirispose
- "No, non stavomentendo.
Altrimentitu non esisterestineanche. Il fatto è che...ciòchemoltepopolazioniintendono per matrimonio, non sempre vale per
le altrepopolazioni. Quellotra me e tuamadre era qualcosa
di antico, di perduto, ma anche di nuovo e di specialeperché era il NOSTRO modo. Nientesfarzi o cose complicate, solo noi due e
le nostre anime. Da quando
se ne è andataiostovivendo a metà,
perchél'altra parte di me
era lei. Se devoesseresincerogliunici
due motivi per cui iosopravvivonoognigiornosietetu
e ilmiocompito di portareavantiilsuoricordo. Non ho altrimotivi, se non fosse stato per tuamadreiosareimortomoltissimo tempo fa."
"E
alloraperchél'hailasciata?"
"Perchéavevopaura,
di ferirla e di rimanereferito. E invece di sconfiggere le paure a testaalta, sonoscappato come un codardo."
"Ma
almeno la amavi?"
"La
amerò per sempre, ma ilmio amore per tuamadre non è statoabbastanza...e purtroppotu ne haipagatoilprezzopiù alto." - unasingolalacrimarigòilvolto
del Dottore.
"Se
tupotessiriaverla di nuovo al tuofianco, cosafaresti?"
"Le
dimostrerei in ogniistantequanto la amo e non la lascereimaipiù, anche
a costodellamiastessa vita."
Orion
non dissenulla, non esistevano parole da dire. "Vorreiche mi portassi in un posto."
"Dove
e quando?" - chiesecuriosoilDottore.
"Asgard. Quandomiamadrerivideilnonno."
"Perché?"
"Devoparlare con alcunepersone."
"Ma
Luna.." - chieseilDottoreguardando Luna.
"Lei
non è miamadre...miamadre è morta."
...Continua...
NOTA
DELL'AUTRICE:
Chiedoscusa per ilritardo...ma
illavoro me lo ha impedito...edanche
un tablet quasi del tutto inutile!! -.-
In
ognicasosperoche ci piaccia,
accettosuggerimenti o critiche o........beh fate un povoi!!
Probabilmente
vi aspetterete un capitolo…ma
non potevo non ringraziare
le 309 personechehannovisualizzatoilcapitolointroduttivo
di questastoria.
Sonoprofondamentecommossa e vi
ringrazio dal profondo del miocuore. Il fattocheabbiatesprecatopochiistanti del vostro tempo per leggereilmioracconto, mi onora e mi facommuovere.
A cena, vidi come mio padre interagiva con la ragazza. Notai come luicercasse di convincersiche lei era miamadre, ma la consapevolezzasiripresentavasemprenellosguardotriste
e feritodeisuoiocchi.
Guardainellamiaborsa e trovai
un piccolo cofanettoportagioie,
era di miamadre, per la
prima voltadallasuamorte lo aprii.
Dentroc’eranopochissimecose, ma dovettirichiuderloperchémio padre mi indicòche era ora di andare a riposare.
Arrivati in camera mi sedettisulletto e riaprìilcofanetto.
Uno stranobraccialeattirò la miaattenzione.
“Non puòessere.” - dissesconvoltoilDottore.
“Lo riconosci?”
“Era un mioregalo per tuamadre, lo avevocostruitopersonalmente.”
“È un bellissimobracciale.”
“È un Manipolatore del Vortice.” - disseabbassando la testa.
“Come quelloche ha lo Zio Jack?”
“Più o meno.” - feceunapausa
- “Orapotraiusarlotu. È tuoadesso.”
“Potròandare ad Asgard da solo, senzachetusiacostretto a seguirmi.”
Mio padre non rispose, lo guardai e mi resiconto di quale effettoebbero le mie parole. Lo avevoferito...un’altravolta.
“Papà, io non…”
Ma lui mi bloccò - “Hairagione, con quelManipolatorepuoiandare dove e quandovuoisenzacheiodebbaportartici con la Tardis. Oraseilibero
di fare ciòchevuoi, Orion.” - feceunapausa poi sidiresse verso la porta - “Vado a fare due passi, non andare a dormiretroppotardi.” - e se ne andò.
Io indossaiilbracciale,
mi misiilpigiamaedandai
a dormire.
*******
Il mattinoseguente mi decisi a dire a mio padre se mi accompagnava ad Asgard.
Stavamofacendocolazionequandodissiall’improvviso - “Papà, vorreiche
mi accompagnassi ad Asgard.”
“Ne seisicuro? Orachehai un Manipolatore del Vortice non haipiùbisogno
di me.”
Abbassai lo sguardo e ripensaialle parole della mamma - “Avròsemprebisogno di te. Seimio
padre e sei la miafamiglia.”
Lo sentiisussurrare solo -
“Orion.”.
Per farlabreve Luna ci riaccompagnòallaTardis.
“Vi ringraziamo per la vostragenerosità e ilvostroaiuto,Milady.” - dissemio padre con un lieveinchino, chefecianch’io.
“Nessunproblema. Abbiatecura di voi e buonviaggio.”
- rispose la ragazza.
Dopo i salutientrammo, papàimpostò le coordinate e partimmo
per Asgard.
******
Atterrammo ad alcunimetri da unagrotta.
Ciincamminammo e quandoarrivammolìchiesi a mio
padre di aspettarefuori.
Poi entrai.
Appresi
con stupore che fu mio padre a portare il piccolo Shaka in Tibet e ad
affidarlo alle cure dei monaci. Capii che anche il Sommo Cavaliere di
Virgo fu una delle innumerevoli vite salvate dal Dottore nel corso
della sua vita.
La
voce del Cavaliere mi risvegliò dai miei profondi e confusi
pensieri.
“Vi
devo la vita Dottore. Quando conobbi il giovane Orion notai qualcosa
di familiare, ora comprendo. Voi siete suo padre, vero Dottore?”
“Sì.
Orion è mio figlio. Mio e di Luna.”
“La
perdita di Luna è stata un duro colpo per tutti noi. Era
amata, rispettata e temuta da tutti noi, la sua scomparsa lascia un
immenso vuoto e rammarico.”
“È
vero. Un vuoto doloroso e incolmabile. Uno dei miei rimpianti è
stato quello di non aver potuto ammirare le sue abilità
nascoste. Apprendere che anche lei era un Cavaliere di Atena, mi ha
molto sorpreso.”
“Lei
era la migliore tra tutti noi, anche se usava solamente una minima
parte del suo cosmo e delle sue abilità. Lei era colei che si
avvicinava di più alla potenza della divina Atena.”
“Conoscendo
Luna, voleva evitare di creare danni usando appieno le sue abilità.”
“Scusate
l'interruzione Sommo Shaka. Ma oltre a voi, solo il Sommo Saga era in
grado di avvicinarsi a Milady. State forse dicendo che mia madre era
superiore a voi due?” - chiesi confuso e sorpreso.
“Tua
madre mi ha sconfitto una volta. Degna erede di Aiolos.” -
disse una voce alle nostre spalle.
Appena
udii la voce mi voltai sorpreso, qualche istante dopo ero
inginocchiato. La figura si avvicinò con aria solenne e si
fermò dinnanzi a me. Colui non era altri che il Sommo Saga di
Gemini.
“Saga.”
- disse Shaka.
“Shaka.”
“A
cosa devo la tua visita? Sei forse venuto per discutere
dell'imminente minaccia che grava su Asgard?”
“Quell'idiota
di Milo ha nuovamente deciso di agire per conto proprio. Si farà
ammazzare ancora prima di aver iniziato una vera offensiva.”
“Mu
è già al suo inseguimento. Non temere.”
“Mi
fido del tuo giudizio, Cavaliere di Virgo.” - poi Saga abbasò
lo sguardo verso di me - “Alzati ragazzo.”
“Sommo
Saga, è un immenso onore per me potervi rivedere.”
“Sei
cresciuto. Tua madre sarà contenta di te.”
“Credo
che lo sia.”
“Lo
è. Quella donna non smetteva di vantare le abilità di
suo figlio. Riusciva persino a far sorridere quel cubetto di ghiaccio
di Camus.” - fece una pausa e voltò lo sguardo verso mio
padre - “Deduco che questo sia l'idiota che ha lasciato te e
tua madre. Vedi di non prendere da lui o dovrò regolarti con
la forza.”
“Saga.”
- lo ammonì Shaka.
“Questo
ragazzo è il degno erede di sua madre e di Aiolos. Se Atena
avesse ragione, spetterà a lui il titolo di Gran
Sacerdote...purtroppo questa volta non potrò affrontarlo per
contenderci quella carica.”
“Mio
figlio non combatterà contro nessuno, è fuori
discussione, dovrete vedervela prima con me. Da quanto mi ha
raccontato Orion, una delle tue tecniche è la Galaxian
Explosion. Ti consiglio caldamente di limitare al minimo quella
tecnica...mi sta causando parecchi problemi nonché
innumerevoli vittime.” - disse mio padre con tono severo.
“Tu
sei il Custode. Avrei dovuto aspettarmelo.”
“Direi
proprio di sì.” - ribatté mio padre - “Ora
se volete scusarci vorrei portare mio figlio il più lontano
possibile da ogni pericolo in cui Cavalieri di Atena vi siete
cacciati. Con permesso. Ci si vede Shaka, stammi bene ragazzo.”
- e si diresse verso di me e verso l'uscita.
Io
feci in tempo a fare un lieve cenno di saluto con la testa per poi
essere trascinato per un braccio verso l'uscita.
...Continua...
NOTA
DELL'AUTRICE:
Chiedo
scusa per l'enorme ritardo..ma cause di forza maggiore mi hanno
impedito la possibilità di scrivere e di conseguenza postare
nuovi capitoli.
Vorrei
ringraziare nuovamente i miei sostenitori per il loro supporto. E
devo ringraziare dal più profondo del mio cuore e della mia
anima le più di 600 persone che hanno visualizzato questo mio
racconto. Grazie sono davvero commossa e felice. GRAZIE!!!!!!!!
Spero
di poter postare al più presto un nuovo capitolo.
Quindi...ALLA PROSSIMA GENTE!!!! XD
“Papà
fermati. Ma che ti prende?” - urlai cercando di rallentare mio
padre.
Lui
si fermò di colpo e mi guardò - “Che mi prende?
Orion sto solo cercandi di mantenere la promessa fatta a tua madre.
Tenerti al sicuro.”
“Non
sono più un bambino, e tu hai perso ogni diritto su di me il
giorno che hai lasciato la mamma.”
“E'
stata lei a lasciarmi. Non potevo costringerla a restare.”
“Beh
avresti dovuto tentare di più nel convincerla a rimanere. E
avresti dovuto capire che era malata. Lei ti elogiava sempre dicendo
che eri il migliore. Ma tu sei bravo solo a comandare e a rovinare
tutto.”
“Non
sono perfetto, Orion. Anch'io sbaglio. Ma non sbaglierò con
te, non questa volta. Ho promesso a Luna che ti avrei protetto e lo
farò...anche se significherà essere odiato da te. Per
una maledetta volta voglio essere egoista, ho perso la donna che
amo...non perderò anche mio figlio.”
“Ti
rendi conto che io non ho mai avuto un padre? Non puoi pretendere che
io esegua i tuoi ordini come se fosse una cosa normale. I Cavalieri
di Atena sono stati la mia famiglia, specialmente i Cavalieri d'Oro.
Quando la mamma era in riunione con Milady, io passavo il tempo a
guardare i Cavalieri allenarsi o a meditare. Non mi sono mai allenato
con loro e non gli ho mai chiesto di insegnarmi ciò che
sapevano, mi limitavo solo ad ammirare. Erano poche le volte in cui
la mamma veniva convocata e solo per alcuni giorni, al massimo un
paio di settimane. Se Atena mi vuole come suo Gran Sacerdote allora
dovrò iniziare ad imparare ciò che sanno, devo seguire
le orme della mamma.”
“E
guarda dove l'ha portata. Tu non devi nulla a nessuno. Puoi decidere
il tuo cammino, il tuo futuro. Non chi chiedo di diventare come me o
come tua madre. Tu sei l'artefice del tuo destino. Spero solo che sia
meno pericoloso e letale del nostro. Dopotutto è ciò
che ogni genitore vorrebbe.”
“Vorrei
tentare, anche se so che non sono potente abbastanza per diventare
Gran Sacerdote.”
“E
vuoi cominciare proprio adesso? La situazione qui si sta facendo
pericolosa.” “Ma pericolo non è il nostro
secondo nome? E poi che una divinità da sconfiggere...non
dirmi che ora credi nell'esistenza degli dei?”
“Dopo
aver conosciuto Atena, inizio ad avere dei dubbi.”
“Magari
questo è solo un falso dio.”
“Un
po come il Diavolo.”
“Ho
i miei dubbi. Comunque io sono curioso. E poi ci sarà la
possibilità di vedere gli altri...Zio Aioria, Afrodite,
Aldebaran, il Sommo e anziano Dohko, Mu, Camus, il nonno, Shura, Milo
e anche quell'idiota di Deathmask...sperando che questa volta sia
sobrio e di buon umore.”
“Ho
capito, ma dobbiamo essere prudenti e stare alla larga dai campi di
battaglia. Sono stato chiaro?”
“Certo
papà.”
“Bene.
Allons-y.”
Detto
ciò ci avviammo verso la Tardis...prossima destinazione la
città di Asgard e il Palazzo del Valhalla.
...Continua...
NOTA
DELL'AUTRICE
Chiedo
umilmente perdono per l'attesa. Tra il lavoro, lo studio e la
mancanza di ispirazione..beh non sono riuscita a proseguire. Spero di
postare un po' più spesso ma la vedo durissima.
Ringrazio
ancora tutti coloro che mi seguono e /o che recensiscono...mi date la
forza e la motivazione per continuare. GRAZIE.
E
con questo vi lascio. Ci vediamo alla prossima. =)