Secret file Zero

di Violetta_
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Shiii...ho! ***
Capitolo 2: *** Piano di fuga ***
Capitolo 3: *** Primo incontro ***
Capitolo 4: *** Sollievo ***
Capitolo 5: *** Regalo ***
Capitolo 6: *** Segreti a fin di bene ***
Capitolo 7: *** Desideri repressi ***
Capitolo 8: *** Croci ***
Capitolo 9: *** Raggio di sole ***



Capitolo 1
*** Shiii...ho! ***


Shiii...ho!




L'interno dello studio sul piano del laboratorio di ricerca il solito silenzio era stato spezzato dal rumore di passi veloci e il respiro un po' affannato di un bambino.


<< Cosa ci fai qui? >>
<< Ho chiesto dov'eri ma non me l'hanno voluto dire, solitamente mi rispondono subito così ho pensato fossi andata in ospedale ma poi ho visto la macchina nel parcheggio, così ho pensato stessi analizzando dei dati qui. Quando sei qui non vuoi essere disturbata >>

La donna che leggeva all'interno della stanza accennò un sorriso.

Lui era un tipetto sveglio. Lo era sempre stato.

<< Posso rimanere qui con te? >>
<< Se prometti di fare silenzio >>
<< Oook... >>

Il piccolo si sedette su uno sgabello guardandosi intorno.
Quegli occhioni azzurri ammiravano il mondo che lo circondava con con autentica curiosità e, nonostante stesse diventando un po' troppo litigioso coi suoi coetanei, rimaneva un bambino di buon cuore.

Forse doveva smetterlo di definirlo bambino. Ormai aveva dieci anni.

Elena era seduta davanti la sua scrivania con un grosso libro in mano quando il ragazzino si mise a fissarle la pancia ormai grossa e voluminosa.

<< Come la chiamerai? >>

La donna rispose senza staccare gli occhi dal grosso libro di anatomia.

<< Non abbiamo ancora pensato ad un nome >>

Il ragazzino portò un dito sulle labbra.

<< Come vorresti che fosse quando crescerà? >>

Domanda insolita per un bambino, ma non per lui.

Questa volta la scienziata girò la testa guardandolo negli occhi, subito dopo si mise a fissare il pancione.

<< Vorrei che fosse sana >> Desiderio primario di ogni madre << Vorrei che fosse ambiziosa come suo padre. Vorrei che fosse felice... >> E le si incrinò la voce << ...allegra come sua sorella >>




Non come me.



Portò una mano sul ventre accarezzandolo con dolcezza.


<< Ma soprattutto vorrei che fosse gentile, una persona buona >>



Non come me.



La donna si mise a fissare il vuoto persa nei suoi pensieri, nelle sue speranze ma anche nelle sue preoccupazioni.



<< Shiho! >> gridò improvvisamente il bambino facendola sobbalzare.
<< Come dici? >>


Il ragazzino alzò l'indice con fare da maestrino iniziando a parlare con un gran sorriso sul volto.

<< Hai appena elencato i significati del nome “Shiho”: buona, gentile, ambiziosa. È anche un bel nome. Shiii...ho! >> disse chiudendo gli occhi e serrando i denti per poi aprire le labbra emettendo un urletto.

Elena fece una breve ed aggraziata risata nel vedere quel buffo faccino e poi quel tono di voce le fece sciogliere il cuore.

<< Sei un furbetto. Hai già fatto i compiti? >>

Rei girò la testa grattandosi la guancia.

<< C'è una cosa che non capisco. Me la puoi spiegare? >>

Sapeva che era una scusa, ma decise di assecondarlo.

<< E va bene... >>



*



Quando Atsushi tornò a casa quella sera trovò Elena in camera di Akemi mentre rimboccava le coperte alla figlia addormentata.


<< Ciao tesoro >>


La donna gli fece cenno di fare silenzio, gli prese la mano conducendolo sino alla loro camera da letto.


<< Perdonami ma ho impiegato molto tempo a farla addormentare, avevo finito il mio repertorio di favole >>


L'uomo sorrise e poggiò le mani sul pancione della moglie.


<< Lei invece come si è comportata? >>
<< Tranquilla, non si è mossa molto, come al solito >>
<< Bene >>


Si chinò dandole un bacio vicino l'ombelico.


<< A proposito tesoro >> disse improvvisamente la donna sistemandosi gli occhiali.
<< Si? >>
<< Che ne pensi del nome “Shiho”? >>


Lui la guardò con un'espressione stranita.


<< Non volevi darle un nome inglese? >>


Elena fece spallucce.


<< Ho cambiato idea >>











***
Angolo dell'autrice

Ispirato dall'episodio 825

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Capitolo 2
*** Piano di fuga ***


Piano di fuga




<< Corri! >>

Un ragazzino correva tra i corridoi lunghi e oscuri dei sotterranei dell'edificio tenendo saldamente per mano una bambina di circa cinque anni.
I due erano inseguiti da un gruppo di uomini armati.
La piccola aveva gli occhi inondati di lacrime ed era molto spaventata.

<< Dove stiamo andando? >>
<< Devi andare via di qua. Questo non è un posto sicuro >>


Aveva capito da un po' che quello non era un posto adatto a dei bambini.

In realtà non era un posto adatto per nessuno.

Conosceva bene i suoi genitori e sapeva che non avrebbero mai permesso che lei entrasse in quell'edificio. Questo lo mise in allarme.
Era successo qualcosa ne era certo.


<< Aspetta io voglio la mia sorellina >>

Il ragazzino deviò di scatto entrando in una di quelle stanze sotterranee, la prese in braccio facendola salire su una piccola finestra.


<< Scappa. Ci penserò io a prendere la tua sorellina >>
<< Davvero? >>


Rei annuì e poi si voltò verso la porta: aveva sentito il rumore dei loro passi farsi sempre più forte.


<< Si e adesso scappa, c'è una stazione di polizia vicino la stazione. Vai lì >>
<< O... ok... ma tu chi sei? >>
<< Un amico. E adesso corri! >>

La piccola annuì e si voltò andando diretta verso il cancello.
Il ragazzino accertò che la bambina si stesse allontanando poi si voltò e corse velocemente per il corridoio.

Se Akemi era li sicuramente avevano portato anche Shiho.


Che avevano in mente?


Si nascose dietro un mobile posto al centro di uno dei corridoi secondari e attese che quel piccolo gruppo di agenti se ne andasse.

Assottigliò gli occhi riflettendo sul da farsi: come avrebbe fatto a trovarla?
Quei corridoi erano tutti uguali.

Si guardò intorno e aprì una porta a caso ritrovandosi una serie di porte numerate con numeri romani.

Improvvisamente udì il pianto di un bambino.

Sorrise speranzoso e si mise a correre seguendo quel pianto.

Proveniva dalla porta XX.

Rei deglutì e aprì la porta cercando di fare in meno rumore possibile, sbirciò oltre di essa: la stanza era semiilluminata da delle luci a LED bianche, dentro c'erano tre computer e altri macchinari strani.
Non sembrava esserci nessuno al suo interno.

<< Mnnnnh... gneee >>

Spalancò la porta seguendo il rumore di quel pianto straziante e quando fu abbastanza vicino la riconobbe.
La piccola era stata posta su una culla pediatrica con i bordi di vetro e aveva attaccati alla fronte e alle tempie degli strani adesivi con dei cavi collegati ad una macchina.

<< Ma che...? >>


Cosa avevano intenzione di farle?


Si avvicinò alla piccola guardando attentamente quegli adesivi, glieli staccò dalla testa e la prese in braccio.
La bambina si girò continuando a piangere terrorizzata.

<< Sssh... va tutto bene piccola... >>

La cullò cercando di fermare le sue lacrime e quando la vide tranquillizzarsi si mise a correre cercando una via d'uscita.

Aprì un'altra porta e anche qui non trovò altro che corridoi.
Quel posto era peggio di un labirinto.

Si fermò di colpo sentendo dei passi davanti a lui, aprì una porta ritrovandosi in quello che sembrava uno spogliatoio.

La piccola mugugnava e muoveva freneticamente le gambe.

<< Ssh Shiho non fare rumore... >>

Si nascose dietro un grosso armadio in acciaio.

Sentì quegli uomini avvicinarsi sempre di più.

Deglutì avvertendo una paura matta.


<< No... lasciatemi la mano. Mi fate male. Ahiii >>


Spalancò gli occhi impietrito: quelle erano le urla di Akemi.

L'avevano presa.

Maledizione era convinto di averla salvata.

Chiuse gli occhi sentendo gli occhi pizzicargli e serrò i denti.

<< Tsk >>

Nella rabbia diede un pugno contro il muro emettendo un rumore sordo.
Si pentì immediatamente di quel gesto.

<< Ehi il rumore veniva da questa stanza >> disse uno di quegli uomini.


No.

Che stupido. Che cretino!


Si rannicchiò stringendo a se la bambina poi alzò lentamente la testa incrociando lo sguardo di due di quegli uomini che lo fissavano con disprezzo.

<< Che avevi intenzione di fare ragazzino? >>
<< Io... io... >> balbettò non sapendo come reagire.

Per quanto intelligente e maturo rimaneva pur sempre un ragazzino di dieci anni.

Uno dei due uomini le strappò dalle braccia la bambina, Rei cercò di ribellarsi ma con ben poco successo.

<< No... non potete >>

Prese un lembo dei pantaloni di quell'uomo iniziando ad urlare.

<< Lasciatela! >>
<< Adesso mi sono stancato >>

Con un gesto rude l'uomo gli diede un manrovescio sul viso.
Rei sbatté violentemente la testa contro il bordo dell'armadietto: avvertì un dolore lancinante, un forte senso di vertigine e successivamente la sua vista si fece man mano sempre più sfocata.
Si accasciò a terra col viso contro il pavimento.


<< Shi... ho... >> mormorò prima di perdere i sensi.













***
Angolo dell'autrice.

Dopo aver pubblicato "Shi...ho!" mi sono venute in mente altre one shot e ho deciso di creare una raccolta.
Io lo so che sicuramente Gosho tra qualche capitolo infrangerà tutti i miei film mentali ma fino a quel momento fatemi sognare, vi prego.
Spero che questo capitolo vi sia piaciuto. Grazie a tutti i lettori.
Bye.

Violetta_

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Capitolo 3
*** Primo incontro ***


Primo incontro






<< Dottoressa >>
<< Si? >>

L'uomo che aveva parlato teneva Rei per il colletto incurante del fatto che stesse scalciando e protestando ad alta voce.

<< Lasciami! Uffa mi fai male! >>
<< È successo un'altra volta. Lo abbiamo beccato a curiosare nelle stanze al piano di sotto >>
<< Va bene, lo lasci pure qui me ne occuperò io >>

Rimasti soli Elena guardò il ragazzino in modo molto severo. E lui chino il capo stringendo i pugni.

<< Scusa... >>
<< Le scuse valgono a poco se non sono accompagnate dai fatti >> disse in modo molto severo.

Lo vide tremare, in modo impercettibile, e decise di non infierire oltre.

<< Senti... ti va di conoscere una persona? >>

Il piccolo alzò la testa guardando la donna.

<< Mh? >>

Dopo un momento di sorpresa spalancò gli occhi sorridendo, aveva intuito di chi si trattasse.

<< Come mai l'hai portata qui? >>
<< Non posso stare lontano da lei per molto tempo dato che vuole mangiare ogni due ore >>

Il piccolo aggrottò le sopracciglia non capendo perché non potesse pensarci il dottore o una baby sitter a darle da mangiare ma non domandò oltre.

Si fermarono davanti allo studio.
Poggiata accanto alla porta c'era una donna dai lunghissimi capelli neri.
Elena corrucciò lo sguardo contrariata.

<< Dovrebbe stare dentro la camera, nel caso ci fossero problemi... >>

La donna la guardò con disprezzo.

<< Tsk... non sono una bambinaia. La prossima volta pensaci due volte prima di buttare le pillole >>

Rei vide Elena digrignare i denti, ed era davvero raro che l'angelo si irritasse a tal punto.

<< Può andare adesso, scusi il disturbo >> disse comunque in modo educato.

La donna la guardò dall'alto in basso e se ne andò.

Dopo un paio di secondi di silenzio Elena sistemò due ciocche ribelli sulla fronte del ragazzino e gli sorrise in modo rassicurante.

<< Allora dicevamo... >>

Aprì la porta, Rei avvicinò la testa sbirciando oltre l'uscio.
La stanza era sempre la stessa, ordinata in maniera impeccabile e con la scrivania piena di libri, l'unico dettaglio nuovo era la presenza di una culla e un delicato odore di lavanda appena percettibile.

<< Avanti entra. Da quando fai il timido? >> domandò la scienziata con voce dolce.

Rei arrossì grattandosi la guancia, poi si avvicinò alla culla incuriosito.
La piccola si guardava intorno muovendo le manine e le gambe coperte da due buffe calze con due gattini come decorazione.

Elena poggiò una mano sulla schiena del ragazzino.

<< Lei è Shiho >>
<< L'hai chiamata così alla fine >> disse entusiasta continuando a fissarla.
<< Hai... mi hai dato un bel suggerimento >>

Allungò le mani solleticandole il pancino, la bambina si mosse emettendo un urletto, ma non sembrava infastidita.

<< È davvero carina >>

La donna la prese in braccio cullandola per poi poggiarla sul futon posto in un angolo dello studio, quello non era una novità, capitava sempre più spesso che dormisse in studio in modo da ottimizzare le sue ricerche.


<< Rei mi passeresti quella borsa? >>

Il ragazzino annuì.

<< Arigatò >>

La donna le cambiò il pannolino. In quel momento il biondino diventò rosso come un peperone e preferì voltarsi. Il dettaglio non sfuggì alla donna che rise divertita.

<< Che esagerato... >>

La donna stava per riporre la borsa vicino la culla quando la porta dell'ufficio si spalancò interrompendo quell'atmosfera dolce e rassicurante che si era venuta a creare.

<< Dottoressa abbiamo bisogno di lei >>


Era un uomo, alto e dall'aria glaciale come quasi tutti gli uomini che lavoravano lì.
Rei sobbalzò e strinse i pugni mentre Elena si irrigidì socchiudendo gli occhi.

<< Hai. Un secondo metto la bambina nella culla e... >>
<< Adesso >> insistette l'uomo scortandola fuori dalla stanza.


La scienziata sbuffò infastidita ma non si ribellò.

<< E va bene. Rei-kun baderesti a lei mentre non ci sono? >>



Ancora non lo sapeva ma quelle poche parole lo avrebbero tormentato per i successivi diciotto anni.


Il bambino annuì poco convinto.

<< Va... va bene... >>


*


Rimasto solo si inginocchiò sul futon iniziando a fissare quella piccola creaturina.
Shiho si era addormentata con la testa reclinata su un lato e i pugnetti chiusi.


Curioso come al suo solito avvicinò una mano al sui viso e la poggiò sulla sua guancia.

La piccola apri un occhio avvertendo quel contatto e gli afferrò l'indice fissandolo.

Rei aprì la bocca preso dall'ansia.


Ecco l'aveva svegliata. E se adesso si metteva a piangere?


Ricordava che il dottor Miyano diceva che Akemi urlasse come una disperata se svegliata dal suo riposino.

La piccola però non fece nulla del genere: strinse il pugnetto, con una forza considerevole considerando la sua tenera età, e gli rivolse un sorriso.

Un bellissimo e dolcissimo sorriso.

Rei non poté fare a meno di arrossire.

<< Kawaii... >>


Si sdraiò accanto a lei ridendo intenerito.

<< Sei davvero bella piccola Shiii...ho! >>


La piccola mosse le piccole braccia emettendo un urletto.

<< Shiiii...ho! >>
<< Nguha! >>
<< Prrr >>

La piccola rise nuovamente contagiando anche lui.



*


Quando Elena tornò trafelata in ufficio era convinta di trovare Shiho in lacrime e Rei sul punto di una crisi di nervi.
I risultati degli ultimi esperimenti erano falsati ed aveva perso più tempo del solito in laboratorio.

Ma quando aprì la porta vide Rei appisolato sul futon che teneva la piccola stretta a se.
Shiho non piangeva, anzi si era accoccolata tra le sue braccia e gli tastava la faccia con la manina quasi volesse memorizzare nella mente il viso del ragazzino. O forse voleva semplicemente attirare la sua attenzione.

Le vennero le lacrime agli occhi.

Prese la sua fedele fujifilm che solitamente utilizzava solo per immortalare i progressi della sua ricerca e scattò una polaroid nascondendola dentro la sua borsa.

Coprì i due con un leggero lenzuolo e poi si sedette di fronte alla scrivania rimettendosi a lavoro.
















***
Angolo dell'autrice.

Salve a tutti lettori, vorrei fare delle precisazioni: a livello clinico questa ff è errata. Shiho è troppo piccola per manifestare certi comportamenti. Però dato che stiamo parlando di un genietto in un fandom dove le persone si restringono e possono avere un cervello come una pennetta usb (curacao) diciamo che non lo ritengo così improbabile.
Questo capitolo è ispirato a delle immagini veramente adorabili trovate navigando in rete. (Sapere che c'è una persona che la pensa in modo simile a me trovo che sia una cosa esaltante. Poi i disegni sono meravigliosi)
Se postassi le immagini supererei i limiti di dimensioni concessi dal sito quindi mi limito a postare il link.


https://www.pixiv.net/member_illust.php?mode=manga&illust_id=59878257


Spero che questo capitolo vi sia piaciuto. Grazie a tutti.
Baci.

Violetta_

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Capitolo 4
*** Sollievo ***


Sollievo







<< Quella mocciosa non la smette di piangere >>
<< Dov'è ora? >>
<< L'ho lasciata in quello stanzino, prima o poi si stancherà >>

Da dietro il muro il piccolo Rei udì la conversazione tra i due uomini.

Serrò i denti in preda alla rabbia avvertendo gli occhi inumidirsi.

Non vedeva più Elena da parecchi mesi.

Non era stupido, aveva capito cos'era successo anche se nessuno si era degnato di rispondere alle sue domande.

Akemi era stata portata in un istituto e la bambina, da quando avevano iniziato a sottoporla a quegli strani test, veniva spostata continuamente da una stanza a l'altra.

La cosa che lo spaventava era che ultimamente si rifiutava di mangiare e piangeva sempre.

Aveva chiesto di poterla vedere ma ovviamente gli era stato negato.

Era stanco di avere sue notizie tramite discorsi origliati quindi decise di agire.

Uscì dall'edificio, scavalcò il cancelletto ed entrò nel condotto dell'aria.
Conosceva molto bene quei cunicoli, non era la prima volta che vi si addentrava meritandosi le ramanzine di Elena o peggio le punizioni da parte di uno di quegli uomini.


<< Vediamo... da qui devo andare... di là >>


Faticava un po' a muoversi, il condotto era stretto e in molti punti doveva stare attento a non farsi sentire.

Vide una donna dai lunghi capelli biondi parlare ad una distanza molto ravvicinata con un tizio coperto da un cappello nero. Non vi diede molto peso e andò avanti aiutandosi coi gomiti.

Girò verso destra e sorrise riconoscendo la stanza. Andrò dritto seguendo il pianto della piccola.
La grata era rotta quindi era stata parzialmente rimossa permettendogli di sporsi con la testa.

Eccola.

Shiho era stata posta sopra una culla pediatrica piuttosto spartana, senza nemmeno una coperta.


Piccola... era tutta rossa per via del pianto prolungato, gli occhi chiusi dai quali uscivano delle piccole lacrime e le manine strette a formare due piccoli pugni.


Le fece tanta pena. Se Elena mancava a lui non osava immaginare cosa stesse provando lei.


La finestra di ventilazione distava dal tavolo poco più di un metro dunque era abbastanza vicino.
Allungò il braccio cercando di toccarle il pugnetto.

Niente.

Riprovò di nuovo.


<< Gnnn dai ancora un po'... >>


Niente.

Sospirò amareggiato.

La piccola intanto continuava a piangere.

<< Dai Shiho cerca di calmarti >> sussurrò il ragazzino sperando di sortire un minimo di effetto.


La piccola lo ignorò, o forse non lo udì nemmeno, continuando a gridare disperata.


All'improvviso gli venne un'idea.


<< Ehi ehi ... Shiii... ho! >> disse utilizzando un tono di voce molto infantile.


La piccola smise di piangere.


<< Prrrrr >> fece una pernacchia uscendo la lingua.


La bambina fece un piccolo sorriso socchiudendo gli occhi.


Rei sorrise vittorioso. Quel gioco funzionava sempre con la bambina. Aveva passato interi pomeriggi a fare pernacchie e a pronunciare il suo nome coi toni più buffi che riuscisse ad emettere e il tutto al solo scopo di farla sorridere.


<< Kawaii >> si lascio sfuggire.


Shiho aveva smesso di piangere e aveva preso a fissarlo incuriosita.

Quegli occhi erano davvero particolari, grandi e color pervinca.

E quel sorriso era il più bello e dolce del mondo.


<< Prr prrrr >> continuò il ragazzino facendo delle facce buffe.


La piccola rise di nuovo.



*




<< Azusa-san potresti passarmi il... il... coso >>


I detective boys erano andati a prendere qualcosa da mangiare al Poirot prima di andare a giocare a calcio.

Attendevano i loro panini ed intanto stavano chiacchierando tra loro, Conan drizzò le orecchie incuriosito da quello strano comportamento da parte dell'agente del PSB.


<< Mh? >> Azusa si guardò intorno non capendo cosa il ragazzo stesse indicando.
<< Il coso ... il... prrr >>


Ai fece una piccola risata spontanea socchiudendo gli occhi. Subito dopo si schiarì la voce e si ricompose non capendo cosa le era preso.


I bambini non notarono la reazione della loro amica poiché erano intenti a guardare Amuro confusi ed anche un po' divertiti.


Il ragazzo si mise una mano dietro la nuca ridacchiando imbarazzato.


<< Eh eh perdonatemi quando non mi viene una parola a volte mi capita di reagire così... >> disse velocemente << Tranquilla Azusa-san faccio da solo >>


Conan aggrottò le sopracciglia: quella strana scenetta non gli era sfuggita.



*



Rei andò sul retro del locale e poggiò la schiena contro il muro fissando il cielo.


Sorrise.


Portò il dorso della mano sulla fronte e emise un sospiro di sollievo.







Il vagone merci era stato sganciato, era stato lui stesso a fare in modo che si separasse dal resto del treno.

Ma mai avrebbe voluto che le cose andassero in quel modo.


<< No! >>


Un urlo disperato e poi l'esplosione.

Lei era la dentro.





Non era riuscito a dormire nei giorni successivi, era tormentato dai ricordi e quel che era peggio doveva dimostrare di essere contento per la buona riuscita del piano o la sua copertura sarebbe saltata.


Poi aveva rivisto quella bambina insieme a Conan durante la festa dei ciliegi e gli era sorto un dubbio.

Aveva iniziato a seguire il piccolo detective e aveva udito la telefonata che le aveva fatto quella sera aumentando i suoi dubbi.



Comportarsi in quel modo insolito davanti ai bambini e soprattutto davanti a Conan era stato un azzardo ma ne era valsa la pena.



Sorrise nuovamente portandosi indietro i capelli.



Era lei ormai ne era certo.



Aprì la bocca inspirando una forte boccata d'aria, avvertendo un bisogno disperato di ossigeno.

Si sentiva emozionato come poche volte in vita sua, a stento controllava le lacrime.



Era viva!



Non sapeva come fosse riuscita a salvarsi sul treno né perché avesse le sembianze di una bambina.



Ma era viva e questa era la cosa importante.















***
Angolo dell'autrice.

Come nel capitolo precedente anche qui a livello clinico la ff non è attendibile al cento per cento. Una base scientifica c'è, ovvero considerato che Shiho è praticamente un genio con un altissimo quoziente intellettivo ho immaginato che l'amnesia infantile sia piuttosto ridotta in lei. (Per chi non conoscesse il concetto di “amnesia infantile suggerisco di cercarlo su google, non vorrei commettere degli errori nel cercare di riassumerlo)

Precisiamo: Ai non ricorda assolutamente nulla dei suoi primi anni di vita, il suo cervello ha solo reagito ad uno stimolo che aveva ricevuto anni prima.
Rei ha sperato di poter fare affidamento su questo.

Detto ciò spero di aver reso al meglio questo capitolo (soprattutto per chi segue la mia raccolta “Bone Machine”)
Grazie a tutti i lettori.
Besos.

Violetta_







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Capitolo 5
*** Regalo ***


Regalo









<< Imbecille >>
<< Femminuccia >>
<< Te lo faccio vedere io! >>

Il piccolo Rei se le stava dando di santa ragione con un altro ragazzino poco piu grande di lui e parecchio più alto.

Nonostante le differenze fisiche il piccolo Rei se la stava cavando piuttosto bene. Era agile, veloce e un paio di colpi avevano anche dato l'effetto desiderato.

Aveva da poco iniziato a giocare a tennis e un paio di servizi non gli erano riusciti granché bene.

Ma lui non era un tipo che si arrendeva facilmente anzi ad ogni errore insisteva ancora di più e con più foga.
Però quando la pallina gli sfuggì dalle mani quel ragazzino lo aveva preso in giro, lui aveva risposto con un insulto e la cosa era rapidamente degenerata.

Quei due non avevano una vita normale.

Erano sempre tenuti sotto controllo ma i corvi intervenivano soltanto se la situazione rischiava di mettere a rischio loro stessi, non si occupavano certo di sciocchi litigi tra bambini.

Solo una era abbastanza umana da intervenire.

La donna si avvicinò ai due con aria severa e le mani sui fianchi.

<< Ehi >>

I due bambini continuavano a litigare stesi per terra.


La donna assottigliò gli occhi e parlò alzando la voce.

<< Voi due. Stop it! >>

I due bambini si fermarono all'istante e la donna ne approfitto' per separarli.




*




In tutta la sua vita Rei Furuya era sempre stato trattato come un fantasma.
Nessuno gli aveva mai dato particolare attenzione, nessuno lo aveva mai considerato degno di nota.

Nessuno tranne quella donna.

Per lui la dottoressa era una figura fondamentale, un punto di riferimento e la rispettava senza riserve.
Anzi alle volte gli sguardi che le mandava erano di pura adorazione.

Ecco perché era bastato quel tono di voce severo e lo sguardo accigliato per fargli abbassare la testa mentre la seguiva a passo svelto.
Quando fu abbastanza vicino le prese un lembo del camice continuando a seguirla in assoluto silenzio.

<< Non devi litigare in questo modo >> disse infine Elena rompendo il silenzio.


Rei si mordicchiò il labbro inferiore cercando di trattenere le lacrime.

<< Scusa... >> mormorò.


La donna prese un mazzo di chiavi ed aprì la porta del suo studio, poi si girò a fissarlo con le mani incrociate al petto.

<< Forse non ti meriti il tuo regalo >>

Il bambino alzò lo sguardo tenendo comunque il capo chino. Da quella prospettiva i suoi occhioni sembravano ancora più grandi.

<< Regalo? >> disse con una vocina tremendamente adorabile.

Per Elena esistevano solo due creature in grado di intenerirla a tal punto: lui e la sua piccola Akemi che aveva da poco iniziato a camminare e guardava il mondo come se fosse tutto un immenso parco giochi.

Maledizione a quegli occhioni adorabili. Era difficile mantenere un atteggiamento severo.

<< Si... regalo >>

La donna si giro' prendendo un pacco con un fiocco azzurro e porgendoglielo.

<< Buon compleanno Zero-chan >>

Il bambino spalancò la bocca in un gran sorriso e prese la scatola aprendola con curiosità. Quando vide il contenuto si affrettò ad andarle incontro ed abbracciarla.

<< È bellissimo >>

La scienziata ricambiò l'abbraccio commossa.


Beata infanzia... a quell'età si accontentavano veramente di poco.

Rei aveva preso tra le mani il suo regalo come se fosse un oggetto prezioso.

In realtà era un semplice gatto di peluche. Un gattone somigliante ad un meticcio con un collarino rosso.
C'è da precisare che al bambino piacevano gli animali ma se il regalo veniva da parte di quella dolce e bellissima donna sarebbe stato felice di ricevere persino un sasso.

<< Grazie... ti voglio bene >>

Ed Elena non riuscì a nascondere il rossore sul suo viso.








In questo capitolo Rei ha appena compiuto sei anni.

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Capitolo 6
*** Segreti a fin di bene ***


Segreti a fin di bene









<< Rei mi passi il mio quaderno degli appunti per favore? >>
<< Si >>

Il ragazzino si alzò con uno scatto dalla sedia e prese velocemente l'oggetto dalla piccola libreria ma non appena si avvicinò alla scienziata, o meglio alla sua scrivania, ebbe un istante di difficoltà.

Elena era un tipo meticoloso, preciso, ordinato, eppure negli ultimi tempi nel suo ufficio regnava il caos: libri di favole mischiati con quelli di chimica organica, peluche che adornavano allegramente microscopi ed agitatori magnetici.
Le mani della donna erano occupare a reggere un piccolo plico di schede.

<< Aprilo nella penultima pagina e mettimelo qui davanti >> disse indicando con lo sguardo un piccolo pezzo di scrivania che si intravedeva tra fogli e buste di plastica.

Il ragazzino fece per spostare le buste ma venne prontamente interrotto.

<< No no mettilo sopra tranquillo >>

Lui rimase bloccato per un paio di secondi, stranito da quel comportamento così poco consono alla scienziata, e poi ubbidì.

Elena diede una rapida occhiata al contenuto e poi ritornò a svolgere la sua attività più frequente nelle ultime settimane: prese l'ennesima scheda plastificata raffigurante un abete e lo piazzò davanti al visetto della dolce e piccola Shiho.

<< Albero >> disse scandendo bene le lettere.

La bambina la guardò spostando gli occhi dalla mamma al foglio ma non disse nulla.
Elena prese un'altra scheda.

<< Mela >>

E di nuovo la bambina non mostrò particolare interesse.

<< Forse sarebbe meglio lasciarle il suo tempo >>

Rei sobbalzò sul posto colto alla sprovvista nell'udire un tono di voce maschile all'interno dell'ufficio ma poi si tranquillizzò capendo che non c'era alcuna minaccia incombente.

Il dottor Miyano era sempre gentile con lui, però il ragazzino, forse per via della sua nomea, forse per il suo atteggiamento un po' serioso, era sempre un po' teso in sua presenza.

Elena non staccò gli occhi dalla bambina.

<< La stimolazione visiva ed uditiva nei bambini è importante. Ti ricordo che Akemi ha iniziato a parlare a dieci mesi >>

Rei notò gli occhi al cielo dello scienziato ed un leggero mormorio che riuscì a tradurre come "...e da allora ha continuato come un motorino".

<< Come dici? >> domandò la donna che concentrata com'era sulla figlia non capì bene il mormorio.
<< Dicevo che Shiho di mesi ne ha solo otto >> mentì volutamente l'uomo.
<< Molte ricerche hanno dimostrato che i bambini iniziano la lallazione a quattro mesi e che quindi ad otto sono già capaci di parlare >>
<< Ti posso portare centinaia di ricerche che avvalorano anche la mia teoria >>

Rei guardava quella scenetta in assoluto silenzio seduto sopra il suo sgabello mentre fingeva di studiare.

I due non si comportavano così all'interno del laboratorio quando erano insieme, soprattutto davanti a quelle persone sembravano essere due semplici colleghi.
Ma dentro le mura della stanza riservata a loro erano più rilassati e si lasciavano trasportare da comportamenti un po' più dolci.


Col tempo il ragazzino aveva idealizzato quella relazione e si era convinto che tutte le coppie sposate si comportassero così.

<< ...forse dovresti dare una sistemata alla tua scrivania, sempre che tu non voglia annoverare i giocattoli di Shiho tra gli strumenti di ricerca >> disse il dottore alla moglie risvegliando Rei dai suoi pensieri.

Si riferiva al fatto che qualche giorno prima un pupazzetto era caduto per sbaglio dentro un becher riempito da una soluzione gialla.

Elena, dopo un impercettibile momento di riflessione, si limitò a fare spallucce.

<< Beh non è una cattiva idea. L'altro giorno abbiamo innescato la reazione più velocemente >>

Rei trattenne una risata.

Atsushi si limitò ad annuire con molta lentezza.

<< Ehi ragazzo >>

Il bambino alzò la testa di scatto col timore di essere stato beccato.

<< Si signore >>

L'uomo alzò l'indice vicino al suo naso.

<< Tieni a mente le mie parole: le donne vanno sempre assecondate >>

Lo disse con un tono così serio che il ragazzino non capì se era una battuta o un reale consiglio.

<< Si... signore >> li limitò a rispondere un po' confuso.

Finalmente Elena si decise a staccare gli occhi dalla piccola e si girò verso il marito.

<< Smettila di traviare il mio assistente e torna in laboratorio >> disse dandogli una piccola spinta con la punta delle dita e poi si rigirò nuovamente.
<< Si cara >> rispose con tono morbido e poi guardò Rei come a dirgli "Vedi? È così che si fa"

Il ragazzino lo seguì con lo sguardo finché non lo vide chiudere la porta.


Forse non era poi così serioso.





*





<< Questo è un ombrello >>
<< Prrr >>

La donna alzò un sopracciglio.

<< Questo è un gattino >>

<< Gnè! Prrr! >>

La donna poggiò le schede sulle sue gambe.

<< Sai dire "mamma"? >>


Si avvicinò scandendo meglio le cinque lettere.

<< M-a-m-m-a >>


La piccola la fissò per due lunghi istanti.

<< Prrr >>

La donna sbuffò.

<< Rei non avresti dovuto insegnargli a fare le pernacchie. È un brutto vizio per una bambina >>

Lui portò un dito sul viso.

<< Ma è così carina quando le fa. Gonfia le guance... >> tentò di giustificarsi.
<< Rei... >> disse la donna a mo' di monito.


Il ragazzino annuì ed alzò le mani.

<< Va bene... niente più pernacchie giuro >>
<< Bene. Senti, mi allontano pochi minuti, devo controllare le cavie >> avvicinò il viso a quello di Shiho strofinando il naso col suo << E tu amore mio fa la brava >>
<< Prrr >>


Elena portò le mani sui fianchi con aria contrariata.

Il ragazzino mise una mano in faccia per coprire il rossore sul viso.



*



Rimasti soli Rei staccò Shiho dalle cinghie del seggiolino e la prese in braccio camminando avanti ed indietro per la stanza.

La piccola sgambettò felice guardandosi intorno, soprattutto puntando la piccola finestra.

<< Shiii... ho! >>
<< Prrr >>

Rei sospirò.


Fantastico. Elena lo avrebbe guardato storto a vita.


<< No.. no no >> provò a dire mentre la cullava.
<< Prrr >>


Cocciuta!


<< Proviamo a fare il gioco della mamma >> disse sperando di distrarla.


Prese le schede plastificate dalla scrivania/disastro-post-uragano e si sedette sul letto con le gambe incrociate facendo poggiare la testolina di Shiho sul suo petto mentre con le braccia la circondò in modo da non farla cadere.
Alzò una scheda a caso mettendogliela davanti al viso.

<< Questo è un cane... c-a-n-e >>
<< Mh... >> disse inclinando la testolina.


Il ragazzino aveva notato che la piccola sembrava un po' più interessata quando le si presentavano schede raffiguranti animali.

<< Questo è difficile: coniglio >>

La piccola fece una serie di piccoli suoni.

<< A-p-e... >>

La bambina avvicinò la manina dando dei colpetti sulla scheda.

<< Ranocchio >>
<< R...ei >>
<< ... >>

La piccola poggiò la testa sul suo petto cercando di alzare la testa finché i loro occhi si incrociarono.

<< Rei >>


Un breve suono, sembrava quasi un saluto, un "R-hei" appena più deciso.
Forse a forza di fare pernacchie era riuscita ad articolare meglio quella lettera solitamente un po' più difficile da pronunciare.

Il ragazzino rimase a bocca aperta.

La girò in modo da poterla guardare meglio e poi domandò a voce bassa:

<< Chi sono io? >>
<< Rei >>

Sorrise.


Sembrava la cosa più naturale del mondo.






*





<< Tutto ok Rei? >>


Il ragazzino era in piedi vicino la finestra con in braccio Shiho.

<< Si... sisi >> disse frettolosamente non appena sentì la voce della donna.
<< Ok... >> si mise di fronte la figlia e le fece un dolce sorriso << ... allora tesoro ricominciamo? >>


La piccola mosse le gambine e agitò le mani.

<< Dai vieni dalla mamma >>

La piccola si agitò ulteriormente tra le braccia del ragazzino e poi fece un piccolo sorriso.

<< Ma...ma... >>


Elena batte le palpebre molto velocemente fissando la bambina che continuava a muoversi tutta allegra.

<< Mama >>


La donna portò le mani sul viso.

<< Oh... bravissima tesoro! >> fece un gran sorriso ed iniziò a gongolare << Rei hai sentito? La sua prima parola! >>


Il ragazzino annuì sorridendo.

<< Si... Shiho è davvero una bimba intelligente >>

Si avvicinò alla donna in modo che potesse prendere in braccio e cullare la sua bambina, poi si mise a sedere sullo sgabello fissando quella dolce scenetta.


Decise di non raccontarle quello che era successo pochi minuti prima: Elena era così entusiasta che avrebbe tenuto quel segreto per se.









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Capitolo 7
*** Desideri repressi ***


Desideri repressi









<< Buon compleannooo >>

La bambina sobbalzò colta di sorpresa da quel dolce attacco improvviso.

Si ritrovò stretta al ragazzino che giocava sempre con lei e si mise a ridere agitando le mani.

<< Tao 'ei >>

Elena, che la teneva in braccio, sorrise intenerita da quella scenetta.

Era così felice di sapere che il bambino di cui si prendeva cura e sua figlia andassero tanto d'accordo.

Lo abbracciò d'istinto tenendoli entrambi stretti a se per una manciata di secondi e poi gli stropicciò i capelli biondi.

Akemi, in piedi a pochi passi da loro, si mise a ridere di gusto.

<< Rei sei un vero tenerone! >>
<< .. no... non è vero >> mormorò rosso in viso. Si vergognava per via della presenza di quell'altro ragazzino che li fissava senza dire una parola.


Elena alzò il busto e fece un cenno con una mano salutando una donna che aveva appena varcato la porta della cucina.

<< Rei devo andare a salutare. Dai un'occhiata a Shiho? >>
<< Certo >> rispose contento.

La donna si girò dando un buffetto sul naso alla figlia.

<< Shiho. Ci vai in braccio a Rei? >>

La piccola mise la punta del pollice tra le labbra annuendo in modo evidente poi allungò le braccia aggrappandosi al collo del ragazzino.

<< Mi raccomando che nessuno di voi tocchi la torta >>
<< Va beeene >> dissero in coro i quattro guardando la donna andare verso gli altri adulti.

Shiho compiva due anni quel giorno.
Per l'occasione i coniugi Miyano avevano organizzato una festa in casa loro invitando un sacco di persone.
C'erano tanti palloncini, tanti regali, un tavolo pieno di muffin, panini e pasticcini ed ovviamente una grande torta di compleanno.

<< 'ei >>

Il ragazzino abbassò lo sguardo cullando teneramente la piccola amica.

<< Che c'è? >>

Lei mosse il dito indicando un peluche.

<< Vuoi il gattino? >> domandò Rei con tono dolce.
<< Ti >> rispose Shiho con un dolce sorriso.
<< Ok andiamo a giocare col gattino >>

Rei non era un ragazzino che faceva amicizia facilmente coi suoi coetanei, però era bravissimo con la bambina, era l'unico capace di farla ridere e la seconda persona che riuscisse a farla mangiare senza che volassero pappette da tutte le parti.

Shiho era una bambina taciturna ed introversa, piuttosto tranquilla se non la si forzava a fare ciò che non voleva fare, in caso contrario iniziava ad urlare e a tirare cose. Ma con Rei era un autentico angioletto.
Lo guardava con autentica adorazione, diventava subito allegra in sua compagnia, parlava volentieri ed era più spigliata.

Quei due erano davvero inseparabili. Tanto che la povera Elena doveva accertarsi che Shiho dormisse quando alla sera doveva riportarla a casa. In caso contrario la bambina si aggrappava alla maglietta del ragazzino ed iniziava ad urlare come una disperata iniziando a ripetere " 'ei... 'ei" tra le lacrime.
Ed il ragazzino che se ne stava in silenzio ma la guardava con due occhioni da cucciolo certo non era d'aiuto.

Rei avvicinò il musino del peluche al suo naso facendo dei versi buffi.

<< Come si chiama lui? >>
<< 'attino >>

Il bambino guardò quel buffo pupazzo.

<< Perché non gli diamo un nome più carino? >>

La bambina scosse la testa.

<< Ok va bene... andiamo con gattino a giocare a... ? >>

Shiho allungò il viso fino ad arrivare a quello del ragazzino dandogli un veloce bacio sulla guancia, poi poggiò la testa contro il suo petto e mise il pollice tra le labbra.

<< Ti 'oglio bene 'ei... >>



*



Si svegliò di soprassalto.

Era buio fuori e faceva freddo.

Il vento fuori era talmente forte da far vibrare i vetri della sua stanza che di conseguenza emettevano un fastidiosissimo rumore continuo.

Attese che gli occhi si adattassero all'oscurità e poi si mise a fissare la lampada sul comodino.

Deglutì avvertendo gli occhi pizzicargli e il respiro farsi sempre più pesante, come se avesse un macigno sul petto.

Portò la coperta fin sopra i capelli e chiuse gli occhi con forza.

C'erano delle volte in cui desiderava ardentemente ricevere un colpo in testa in modo da dimenticare il passato. Almeno così avrebbe smesso di desiderare l'impossibile.









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Angolo dell'autrice.

Il disegno è di 333 (mi pare sia questo il suo nik su pixiv). E' semplicemente adorabile.

I sogni possono essere definiti come la manifestazione di desideri inconsci. Alle volte però si rivelano un'arma a doppio taglio.
Forse un po' troppo "fluff", me ne rendo conto, ma spero vi sia piaciuto comunque.
Grazie a tutti. A presto.

Violetta_

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Capitolo 8
*** Croci ***


Croci












<< ... e poi mi piacciono i panda ... e il gelato ... e i biscotti. A te piacciono i biscotti? >>

Battè gli occhi con aria confusa.

<< C... cosa? >>
<< Lo sai che una volta ho preso una bambola e le ho tagliato tutti i capelli? Poi però non le sono ricresciuti... >>


Inquietante.


<< Sai sei simpatico. Conosci la canzone del pancake? >>

Aggrottò la fronte.

<< Che? >>






*







<< Beat a pancake... Cook a pancake... Toss a pancake... >>



Canticchiava a bassa voce muovendo lentamente la schiena avanti ed indietro con lo sguardo perso nel vuoto.

Il Dottor Miyano guardò il ragazzino con aria preoccupata prima di girarsi verso la moglie.

<< Si può sapere che è successo? >>

Elena arricciò il naso e portò una mano davanti le labbra non sapendo proprio che scusa inventarsi.

<< Ok ascoltami... non è successo niente di che... >>

Alzò lo sguardo verso il marito ed alla fine decise di dire la verità.

<< Ho lasciato Rei con Akemi per due orette... è così bravo con Shiho che ero convinta che non ci sarebbero stati problemi... >>

L'uomo alzò un sopracciglio iniziando ad intuire la situazione.

<< E...? >>
<< L'ho trovato in quello strano... stato confusionale... >>

Atsushi guardò il povero bambino immaginandosi cosa fosse successo.

<< Elena guardati attorno: nostra figlia è iperattiva! >>

Elena guardò la stanza notando che sembrava essere passato un terremoto ma cercò comunque di minimizzare.

<< Oh come sei esagerato! Voleva solo giocare >>

C'era una sostanza bluastra attaccata al soffitto.

<< Posso andare a sdraiarmi qualche minuto? >>

I due adulti guardarono il piccolo Rei che si stropicciava gli occhi.

<< Si giovanotto, va' pure >> disse Atsushi con aria seria ma con tono gentile.

Il ragazzino annuì in modo automatico camminando come un pinguino.

L'uomo aspettò che uscisse dalla stanza prima di parlare.

<< ... sai che ha la capacità di parlare ininterrottamente per ore e ore? >>


Elena boccheggiò per un paio di cecondi dando modo al marito di continuare il suo discorso.

<< Rei è un ragazzino abituato al silenzio >>

La donna fece spallucce.

<< Ok forse Akemi ha un piccolo problema di autocontrollo >>


"Forse".









*







Rei entrò nella stanza cercando di fare il meno rumore possibile.

Continuò a camminare in punta di piedi scostando piano le lenzuola.

<< R... hei >>

Si irrigidì e sbuffò.


Beccato.


Si voltò avvicinandosi alla culla di Shiho.

<< 'hei... >> ripetè la piccola.

La prese in braccio stando attento a teccerle bene la nuca.

<< Ciao piccola Shi >> sussurrò.

Lei mise due dita alla bocca e prese a sgambettare.

<< Scusami ma al momento non mi va di giocare >>
<< Mmmm... >> emise un lamento quasi avesse capito.

Il ragazzino prese a cullarla e poi cercò di rimetterla nel suo lettino ma non appena i piedini della bambina toccarono la coperta iniziò a piangere singhiozzando come una disperata.

Rei sospirò e la riprese in braccio facendole poggiare la testa sulla sua spalla e riprese a cullarla.

<< Va bene... >> bisbigliò << ...su smettila. Non sopporto sentirti piangere... >>

Shiho portò il pollice alla bocca ed emise l'ultimo singhiozzo, socchiuse gli occhi e si lasciò cullare senza emettere più alcun rumore.

I due coniugi stavano sbirciando la scena da dietro la porta socchiusa.

Elena sorrise intenerita portando una mano sulla guancia.

Shiho era una bambina silenziosa e poco incline a socializzare, la sua curiosità era concentrata più verso l'ambiente che per le persone quindi era sempre sorprendente notare con quanta tenerezza guardasse il ragazzino.

<< Fantastico! Ha appena iniziato a parlare e già esce coi ragazzi >>

Elena portò una mano al viso non capacitandosi della stupidità di quella frase pronunciata da suo marito.



E dire che sembrava tanto intelligente quando lo aveva conosciuto.



Gli prese la mano facendogli cenno di seguirla.

<< Andiamcene >>
<< E lasciamo Shiho qui? Insomma Rei non mi sembra tanto lucido >>
<< Non potrei immaginare nostra figlia in mani migliori, e poi io devo portare Akemi dal pediatra e tu devi tornare in laboratorio >>

Il dottor Miyano lanciò un'ultima rapida occhiata al ragazzino biondo che, suo malgrado e nonostante la stanchezza, aveva preso a fare delle facce buffe per far divertire la sua piccola Shiho.



Dopotutto tutti avevano la loro croce. Perché negarla anche a lui?


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Capitolo 9
*** Raggio di sole ***


Raggio di sole













<< Ehi! Metti giù quella tazza >>
<< Nu... >>

Uno sguardo assassino, un leggero tic all'occhio destro.

<< Posala >>

Un intenso scambio di occhiate feroci.
Occhi smeraldo contro occhi smeraldo. Bambino contro donna.

<< POSAla >>

Il bambino aprì le manine lasciando cadere l'oggetto che rimbalzò un paio di volte ma non si ruppe.

La donna guardò la scena assottigliando lo sguardo e, all'ultimo rimbalzo, serrò la mascella.

<< Ti.Rompo.I.Denti >> ringhiò.

Elena, con due tazze di thè in mano, guardava la scena leggermente turbata: sua sorella sembrava abbastanza convinta mentre pronunciava quelle parole.
Si domandò se tutte quelle minacce dette al suo figlioletto di cinque anni non avrebbero avuto ripercussioni in futuro.

Si avvicinò al tavolo poggiando le tazze.

<< Vieni qui maledetto >> sibilò Mary.

Shuichi si mise a correre fiondandosi sotto il tavolo afferrando la sua gamba cercando di sfuggire al mostro biondo che tormentava le sue notti.
Quasi istintivamente Elena poggiò una mano sulla testolina del bambino ed allungò la tazza alla sorella.

<< Se non bevi si raffredda >> disse indicando la tazza col palese intento di distrarla, poi abbassò il capo rivolgendosi al bambino << ...sai contare Shuichi? >>

Vide i suoi occhioni verdi sbucare da dietro le sue ginocchia.

<< Poco >> rispose infine a bassa voce.
<< Tieni >> disse allungandogli un piccolo puzzle numerico << ...va a giocare >>
<< Ok >> disse allontanandosi e sedendosi in un altro tavolino.

Era notte e nella mensa dell'ospedale non c'era nessuno oltre a loro.

<< Lo stai viziando >> disse Mary sorseggiando il suo the.
<< Ma dai povero piccolo... è tardi, magari a sonno >>
<< No Elena... Shuichi non dorme. Mai. MAI >> disse con una punta di isteria.

La bruna annuì girando il cucchiaino nella tazza, più che altro stava cercando di non contraddirla.

Non era mai una buona idea contraddire Mary Sera.

<< Avete deciso di fare una vacanza? >> domandò visto che la sorella e la sua famiglia vivevano in Inghilterra ed era raro che venisse a farle visita.

Mary socchiuse le labbra abbassando lo sguardo.

<< Tsutomu è partito per lavoro e io non avevo alcuna intenzione di stare da sola a casa col gremlin >>

Elena inclinò la testa per guardare il bambino: stava giocando tutto concentrato sulla tavoletta di plastica, non sembrava poi tanto pericoloso o pestifero.

<< Quindi tuo marito non c'è... >> disse infine con ovvietà.

Mary si passò la lingua sul palato.





Lo sapeva, sapeva che la sorella non le avrebbe risparmiato quell'appunto.





Dopo la nascita del piccolo Shuichi, lei aveva dovuto lasciare il suo lavoro, il che l'aveva scombussolata più di quanto credesse.
Rinunciare alle missioni, ai complotti, agli appostamenti, rinunciare a proteggere il suo paese per dedicarsi a pappette e pannolini era una cosa che detestava, la faceva sentire insignificante.
E vedere che suo marito continuava imperterrito a svolgere il suo stesso lavoro era il coltello che girava inesorabilmente nella piaga.

Lei era più brava era sempre stata la più in gamba dalla coppia, lo sapevano entrambi.
E lui le aveva promesso più volte che avrebbe smesso con quella vita.






Questa sarà l'ultima. Te lo giuro”






Stronzo bugiardo.







<< Questo posto è una topaia >> disse con disappunto per cambiare discorso.

Elena fece un mezzo sorriso e chiuse gli occhi.

<< Sembri tanto una dura ma davanti a quell'uomo diventi come una scolaretta davanti adl giocatore di football dell'ultimo anno >>
<< Almeno io mi limito ad andar dietro agli studenti >> disse con un sorrisetto antipatico.

Elena incassò il colpo con eleganza.

<< Riguardo a questo posto... non è un lavoro definitivo lo sai... non appena Atsushi troverà i soldi... >>
<< Atsushi è uno squilibrato e tu faresti meglio a rendertene conto >>

La donna si sistemò gli occhiali guardandola con uno sguardo severo.

<< Sai bene che non è così. E grazie al cielo perché senza di lui, io, non potrei aiutarti >>

Mary si irrigidì e serrò la mascella. Quell'argomento era sempre tanto difficile da affrontare.






Ma perchè sua sorella ci teneva così tanto a metterla a disagio?






<< I dottori hanno detto che la malattia ha un decorso così lento che ho altissime probabilità di avere una vita del tutto normale >>

Elena si sistemò nuovamente gli occhiali sul naso, gesto che faceva di frequente quando era nervosa o agitata.

<< Non è detto. E comunque dovresti fare analisi e continuare con le terapie e... >>
<< Ma quando finisce il tuo turno? >> disse fissandola con due occhi glaciali e un tono che non ammetteva repliche.

Elena cedette e mandò giù due lunghi sorsi di thè.

<< In realtà è già finito però... voglio tenerlo sotto controllo >>

Mary si sistemò il boccolo sulla fronte corrugando la fronte.

<< Di chi parli? >> battè due volte le palpebre dopo aver avuto un'intuizione << Intendi il bambino di cui mi parlavi al telefono? >>
<< Si... >> sorrise d'istinto << ...si è stabilizzato >>

Mary alzò il capo interessata.
Loro due non erano dei tipi gioiosi ed allegri, non si lasciavano trascinare a facili entusiasmi, quindi quel sorriso era veramente degno di nota.

<< Da quanto tempo è qui? Un paio di mesi? >>

Elena continuava a sorridere emozionata.
<< Quasi tre. Quando è arrivato nessuno gli dava più di due settimane ed invece.. >> si portò una mano sul viso << ... si è svegliato e sembra migliorare giorno dopo giorno >>

Mary fulminò con lo sguardo suo figlio che era sceso dalla sedia.

Lui tenne testa a quello sguardo.

<< Bagno >> si limitò a dire.

La donna inspirò lentamente.

<< Non puoi tenertela per cinque dannati minuti? >>

Il bambino scosse la testa in modo molto evidente mettendo la mano sul cavallo dei pantaloni.

<< No >>
<< E invece te la tieni >>

Shiuchi iniziò a battere i piedi emettendo un urletto acuto.

<< Miii... >>

Mary batté violentemente il palmo della mano sul tavolo producendo un botto sordo.

Gli altri due sobbalzarono contemporaneamente.

<< E allora và >> disse indicando la porta del bagno che si trovava a pochi metri dal loro tavolo << Muoviti brutta piaga >>

Il bambino si diresse mestamente verso la porta.

Elena guardò prima il nipote poi sua sorella.

<< Non dovresti accompagnarlo? >>
<< Nove volte su dieci lo fa solo per noia >> disse Mary bevendo un altro po' del suo thè.

Elena ispirò profondamente guardandosi intorno, tese le spalle e poi parlò velocemente.

<< Ho deciso di chiederne la tutela >>

Per poco sua sorella non si strozzò con una sorsata andata di traverso.

<< Che? >> emise sconcertata.

Elena chiuse la mano destra dentro la sinistra sistemandosi sulla sedia.

<< Ci ho riflettuto: quel piccolo non ha nessuno. Abbiamo cercato per mesi e non si è presentato né un genitore, né un parente, nemmeno un amico. Non voglio che finisca nelle mani degli assistenti sociali >>

Mary scosse la testa protraendosi in avanti.

<< È una pessima idea. Elena. ELENA guardami >> disse indicandosi gli occhi in modo plateale << …hai ancora tanto lavoro da fare e credimi un bambino è un freno. E poi sarà un casino con le pratiche >>
<< Per questo sto optando per la tutela e non per l'adozione >>
<< Ma tu non ti rendi conto! Un bambino ti toglie l'anima, non avrai più tempo e... Shuichi! >>

Il bambino era uscito dalla porta guardandosi intorno con aria sospetta e con uno scatto si era messo a correre velocemente verso il corridoio.

Mary fece schioccare la lingua contro il palato.

<< Maledetto moccioso >>






*








<< Giuro che appena lo prendo lo ammazzo >>
<< Magari se evitassi di terrorizzarlo così >>
<< Non sai di che parli >>

Il bambino si era messo a correre per i vari corridoi facendo un gran baccano cercando di non farsi prendere dalla madre.

Si annoiava a morte, non ci voleva stare la con quella zia che aveva visto si e no un paio di volte in vita sua.
E poi, francamente, quel posto aveva un che di inquietante.

Spalancò una porta a caso per nascondersi e si ritrovò davanti un grande letto con accanto degli strani macchinari che emettevano una luce blu intermittente.
Sopra il letto c'era un bambino più piccolo di lui, due anni al massimo, che per via del rumore improvviso spalancò gli occhi iniziando a piangere terrorizzato.

Shuichi si irrigidì intuendo che l'aveva combinata grossa.

Rimase immobile con un'espressione impassibile stampata sul viso finché Elena poggiò le mani sulle sue spalle allontanandolo dal letto.

<< No no no Shuichi. Non si può giocare qui... >>

Il bambino portò la manica della felpa alla bocca abbassando lo sguardo con fare pentito.
Era talmente abituato alle minacce e alle urla che quel rimprovero fermo detto però con tono gentile lo aveva scombussolato.

Immediatamente dopo la donna si fiondò sul letto poggiando una mano sulla fronte dell'altro bambino.

<< Rei... lo so, lo so, ti sei spaventato... va tutto bene.. tutto bene >> iniziò a sussurrare con dolcezza.
<< Mmmh... >> mugugnò il bambino madido di sudore.

Poco dopo batté gli occhi guardandosi intorno e quando incrociò il viso di Elena sfoggiò un sorriso così dolce ed innocente che persino Mary portò istintivamente una mano sul viso.

Era davvero un bel bambino.
Aveva i ciuffetti lisci e castani e quegli occhioni celesti che mozzavano il fiato.

Elena lo prese in braccio cullandolo con dolcezza infinita.

<< Ti sei calmato Rei? >> gli sussurrò all'orecchio.

Lui portò il pollice alla bocca e sorrise nuovamente.

Elena gli baciò teneramente la fronte guardandolo con un affetto quasi materno.
Non appena la situazione si fu calmata iniziò a parlare con tono molto serio.

<< Lo so che non sei d'accordo però... Atsushi ha trovato i fondi per la sua ricerca e presto lavoreremo insieme in una struttura ben attrezzata. Lì potrò lavorare e tenerlo sotto controllo >>

Mary incrociò le braccia al petto.

<< E dove li ha trovati i fondi? >>
<< Presso un privato, è una persona che crede nelle sue... nelle nostre teorie >>

La bionda incrociò le braccia al petto con fare scettico.

<< Chi è questo tizio? >>
<< Mi spiace ma non conosco il suo nome >>

Si creò un momento di silenzio teso interrotto solo dal “bip” dei macchinari e dai calcetti che Shuichi stava tirando al bordo del letto per noia.

Mary gli afferrò la testa indicandogli una sedia vicino al muro.
Shuichi si andò a sedere senza replicare.

Elena intanto stava cullando il piccolo Rei.
Il bambino aveva poggiato la testa sul suo seno e le aveva preso una ciocca di capelli giocherellando con essa senza però tirare.
Lei gli sorrise e gli diede un dolce bacio sulla fronte.

<< Non posso lasciarlo da solo >> sussurrò senza staccare lo sguardo dai suoi dolcissimi occhi azzurri.

Mary sospirò socchiudendo portando una mano sul viso.
Conosceva quella sensazione, di tanto in tanto anche in lei si accendeva l'istinto materno e sapeva che sua sorella non l'avrebbe ascoltata in nessun caso.

<< Ok... ok fa come vuoi. E Atsushi è d'accordo con >> indicò prima lei e poi il bambino << … tutto questo? >>

Elena annuì.

<< Hai. Lo trova simpatico >> gli sfiorò i capelli rigirandoseli tra le dita << anche se Rei ne ha una paura matta >>

Mary si mise a ridacchiare.

<< Non lo biasimo >>

Elena non la sentì nemmeno troppo concentrata a ricoprire di attenzioni quel piccolo bambino.
Quel suo sorriso allegro, quegli occhioni luminosi e attenti ad osservare tutto ciò che lo circondava con curiosità, quelle manine adorabili, le scioglievano il cuore.
Gli accarezzò delicatamente la guancia e lui sorrise.

<< 'lena >> disse agitando le mani.

Le sfuggì l'ennesimo sorriso.

<< Si si bravo. Io sono Elena >>

Rei portò il pollice alla bocca.

Mary e Shuichi erano usciti dalla stanza già da un paio di minuti per non turbare quel delicatissimo momento.

<< Hai fame tesoro? >>

Lui scosse la testa e poi si accoccolò sul suo petto chiudendo gli occhi.

<< 'lena? >>
<< Si? >>
<< 'toria >>
<< Vuoi raccontata una favola prima di addormentarti? >>
<< No >>

Elena sorrise orgogliosa.
Rei Furuya non voleva le favole, Rei voleva gli indovinelli. Guai a confondersi!

<< Ok ok ma attento che questo è difficile >>

Iniziò a parlare specchiandosi nei suoi occhi allegri e vivaci mentre le orecchie erano ben tese ad ascoltare ogni sua singola parola.



No. Non lo avrebbe lasciato solo.

Forse Mary aveva ragione, forse la sua non era la situazione ideale e sicuramente lei non era perfetta, ma avrebbe fatto di tutto per prendersi cura di quel piccolo raggio di sole.

Almeno fino a quando avrebbe potuto.

















Angolo dell'autrice

Visto il giorno vi aspettavate un aggiornamento in Bone Machine eh? E invece nope, ma spero che questo capitolo vi sia piaciuto comunque.
Credo sia la parte della storia che meno si attiene all'opera principale e so che non tutti sarete d'accordo con questa mia ipotesi, spero solo di averla resa credibile.
Molte grazie a tutti i lettori. Ciao ciao.

Violetta_

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