Ladro Kid 1412 di Lovy91 (/viewuser.php?uid=71277)
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** 01. La giada tedesca ***
Capitolo 2: *** 02. La rabbia della strega ***
Capitolo 3: *** 03. A cena con il ladro ***
Capitolo 4: *** 04. Detective Hakuba VS Kaito Kuroba ***
Capitolo 5: *** 05. Una pausa agrodolce ***
Capitolo 6: *** 06. La sfortuna stregata ***
Capitolo 7: *** 07. Qualcosa è cambiato ***
Capitolo 8: *** 08. Conan contro Kid: la magia dei quattro elementi ***
Capitolo 9: *** 09. La mamma ***
Capitolo 10: *** 10. Perché l'ho fatto? ***
Capitolo 11: *** 11. Perdonami ***
Capitolo 12: *** 12. Paris - 1° Parte ***
Capitolo 13: *** 13. Paris - 2° Parte ***
Capitolo 14: *** 14. Happy Birthday! ***
Capitolo 15: *** 15. Red Fox - 1° Parte ***
Capitolo 16: *** 16. Red Fox - 2° Parte ***
Capitolo 17: *** 17. Non morire! ***
Capitolo 18: *** 18. Sei un genio, Aoko! ***
Capitolo 19: *** 19. Il boss ***
Capitolo 20: *** 20. Cosa siamo? ***
Capitolo 21: *** 21. Inferno ***
Capitolo 22: *** 22. Tempo ***
Capitolo 23: *** Epilogo ***
Capitolo 1 *** 01. La giada tedesca ***
1°
Capitolo
La
giada tedesca
<< Kaito! >>.
La ragazza dai capelli
scuri urlò il suo nome con tutto il fiato che aveva in gola. Camminò
con rabbia verso il ragazzo che sorrideva soddisfatto dello scherzo.
Aoko Nakamori era stufa degli scherzi che Kaito Kuroba le faceva di
continuo. Aveva attirato tutta la classe verso uno dei suoi numeri di
magia, aveva chiesto alla ragazza di scegliere una carta e lei ne
aveva presa una e rimessa nel mazzo. Non appena l'aveva riposta si
erano trasformate in minuscoli pezzetti di carta, con i botti. La
sorpresa provata fu ancora più grande quando Kaito le disse quale
fosse la carta pescata. Sorpresa che divenne rabbia furiosa quando
disse di che colore era il reggiseno di Aoko: nella confusione dei
botti ne aveva approfittato per sbirciare la spallina del reggiseno,
con un movimento impercettibile.
Mostrò la carta intera
magicamente apparsa nella mano destra. << Aoko ha scelto
il
quattro di cuori e ha il reggiseno di colore nero in pizzo!
>>.
La ragazza aveva le guance
scarlatte e ora voleva prenderlo a pugni.
<< Quanto sei
bambina! >>, sbuffò lui.
Lei gli mostrò il pugno.
<< Voglio vedere se riderai ancora! >>.
<< Dai Aoko >>,
cercò di calmarla Keiko.
<< Sei uno sbruffone
e un pervertito! >>.
<< Addirittura! >>,
esclamò Kaito. Mosse la mano e apparve un fiore colorato.
<<
Pace? >>.
Ecco.
Questo fu il pensiero di
Aoko. La faceva infuriare con la sua arroganza, con quel modo di fare
antipatico e poi, come se fosse davvero magia, diventava il ragazzo
più affascinate e dolce. E lei ci cadeva, con tutte le scarpe.
Senza guardarlo prese il
fiore. << Per ora sì >>.
Lui le fece un saluto e
uscì dalla classe. Si assicurò che non potesse vederla e poi annusò
il fiore.
Kaito
era nel cubicolo del bagno dei maschi, con il tablet. Stava scorrendo
gli ultimi articoli su Ladro Kid e sulla nuova gemma, indicata da
Jii. Una giada, tra le più preziose al mondo
Era di proprietà di una
facoltosa famiglia giapponese: il nonno, Kaii Hasegawa, l'aveva
trovata nel caveau di una villa tedesca durante la seconda guerra
mondiale. L'aveva portata in patria e fondato, grazie al suo ingegno,
un impero tessile. Quella pietra era considerata un portafortuna,
morto nel 1977 era stata ereditata dal figlio, Sen Hasegawa, ed ora
dalla nipote, Suko Hasegawa.
Avevano deciso di
mostrarla al pubblico, era già pronto a mandare un avviso a quel
pasticcione di Ginzo Nakamori.
<< Sarà divertente
>>, mormorò fra sé e sé. Spense il tablet e uscì dal
cubicolo, trovandosi davanti a Saguru. Aprì il getto dell'acqua e si
lavò le mani, in silenzio.
Saguru era un ottimo
detective, aveva tentato di prenderlo più volte e non poteva
immaginare che il ladro a cui tanto dava la caccia era a due banchi
di distanza, nella stessa aula. La cosa lo divertiva parecchio,
soprattutto quando gli sfuggiva, il giorno dopo era intrattabile.
Il ragazzo, d'altro canto,
trovava Kaito irritante e non sospettava che fosse Ladro Kid, anche
se doveva ammettere che era un'illusionista molto bravo. I suoi
scherzi e modi di fare erano per lui immaturi e il ghigno quando non
prendeva il famigerato ladro lo faceva arrabbiare, anche se non dava
a vederlo. Sembrava che godesse dei suoi fallimenti.
Kaito finì di lavarsi le
mani e uscì dal bagno. Era una giornata fredda, era gennaio e uno
strato di neve bianca ricopriva Tokyo, ottima per confondersi.
Vide delle ragazze
distribuire dei fogli e lui ne prese uno. Riguardavano il festival
d'inverno che si sarebbe tenuto quel sabato, dalle 17 alle 22. Il
foglio azzurro con i fiocchi di neve preannunciava un concerto,
bancarelle del cibo e una gara per il costume migliore. Lo
appallottolò e fece per buttarlo nel cestino, una volta tornato in
classe.
<< Non ci vieni? >>.
Gli occhi azzurri di Aoko
lo fissavano, mani dietro la schiena.
Dopo il colpo, forse.
<< Ho già un impegno! >>.
<< Uff, come sei
antipatico... >>, disse lei, non molto felice.
<< Speravo
venissi almeno a vedere la gara >>.
<< Perché? Tu
partecipi? >>.
<< Sono una delle
presentatrici! >>.
Si mise a ridere e
l'occhiataccia di Aoko lo fece smettere. Stava per dirle che non
poteva ma leggeva negli occhi la speranza. Era timida e sicuramente
era un modo per sconfiggere quello che per lei era un difetto. La
conosceva da dieci anni ed era sempre stata così.
<< D'accordo,
cercherò di fare un salto >>.
Saltellò dalla felicità,
poi si fermò e abbassò lo sguardo. << Non partecipi?
>>.
<< Cioè? >>.
<< Dovresti
partecipare anche tu alla gara! Il costume migliore vince una cena
per due al ristorante francese >>.
Kaito non aveva tempo per
pensare a quelle stupidaggini. Poi capì che saperlo in gara le
rendeva più facile compiere quella sfida con se stessa. Avrebbe
trovato qualcosa all'ultimo minuto.
<< Promesso >>.
Le si illuminarono gli
occhi. << Non deludermi! >>.
Quelle due parole punsero
qualcosa nell'animo di Kaito. Aoko era la figlia dell'ispettore che
gli dava la caccia, se avesse saputo che era lui Ladro Kid, la
delusione l'avrebbe annientata. Perciò si disse che ci sarebbe
stato, ad ogni costo.
Il
vecchio Jii salutò
Kaito con fare affabile, voleva davvero bene a quel ragazzo. Kaito
scrisse l'annuncio e lo spedì come al solito alla polizia. Poi
cominciò a studiare la storia dell'edificio e gli esterni, per
capire come accendervi. Come diceva suo padre, in una delle sue
lezioni registrate, prima del gioiello bisogna pensare al luogo in
cui è custodito. Quel pomeriggio si recò alla residenza, si
travestì da anziano e camminò per le strade eleganti intorno alla
struttura. Contò tre piani, tre grandi finestroni per lato, tranne
al piano terra che erano solo due sulla facciata davanti, in mezzo
c'era la porta d'entrata con una scalinata di marmo lucido. I
sotterranei venivano utilizzati per le vecchie opere e per conservare
la strumentazione. Il sistema d'allarme era localizzato in ogni
finestra e alla porta d'entrata, con sensori sensibilissimi. Il tetto
era piatto ma sarebbe stato sicuramente pieno di agenti. Un'altra
lezione di suo padre sull'illusione riguardava la semplicità:
sarebbe entrato dalla porta d'ingresso, le telecamere non l'avrebbero
inquadrato. Sapeva perfettamente che non appena sarebbe giunto il
messaggio, Nakamori avrebbe piazzato agenti fino a sabato,
immaginando un sopralluogo.
Come se fosse tanto
stupido da mandare il messaggio e andare a controllare dopo! A quel
pensiero sorrise e poi decise di andarsene a casa, per studiare la
teca in cui sarebbe stata contenuta la gemma.
<<
Kid! >>.
Nakamori stava alla sua
scrivania bevendo un caffè, che sputò sulla scrivania, imbrattando
i fogli della relazione su cui stava lavorando.
<< Kid ha mandato un
messaggio! >>.
Il collega glielo consegnò
e lui lo lesse:
Verrò a rubare la
giada tedesca, al museo Miura sabato, quando al rintocco della
mezzanotte mancheranno 86 rintocchi diviso due!
A sabato,
Ladro Kid
Nakamori
avvertì il
fastidio, l'arroganza che trasudava da tutti i suoi messaggi e
l'incredibile voglia di prenderlo per ripagare tutte le umiliazioni
subite. << Presto! Mettete le pattuglie al museo
immediatamente! Voglio i contatti del direttore, del gestore, perfino
dell'addetto delle pulizie se serve! Stavolta non deve sfuggire!
>>.
<< Sì signore! >>
Sabato
arrivò in fretta.
Il giorno prima Aoko si
era raccomandata di non deluderla e di nuovo qualcosa di fastidioso
aveva pizzicato la coscienza di Kaito. Non si sentiva in colpa per i
gioielli che rubava, visto che li restituiva e, a parte un po' di
trambusto e qualche migliaio di soldi pubblici spesi per la sua
cattura, non creava molti danni. Doveva ammettere che l'unica cosa
che lo rendeva inquieto era la possibilità che Aoko scoprisse che
fosse il bel ladro gentiluomo.
Gli aveva consegnato il
numero dieci e doveva essere sul palco massimo per 20.30. Il
pomeriggio, come di consueto, mise a punto i dettagli e preparò la
divisa con tutti i gadget salvavita, come li definiva lui. Perché se
Nakamori l'avesse acciuffato sarebbe finito in prigione per molti
anni e...
Stava mettendo delle
piccole bombe fumogene all'interno della manica e si bloccò.
E non vedrei più Aoko,
lei mi odia.
<< Signorino >>.
<< Dimmi Jii >>.
<< È tutto pronto
>>.
<< Benissimo >>
<< Sua madre, la
signora Chikage Kuroba, l'attende per una videochiamata sul portatile
>>.
Kaito sospirò e lasciò
il sotterraneo per andare nella sua camera. Gettò un'occhiata al
salotto della casa di fronte, quella dei Nakamori. Aveva ampie
vetrate e lui riusciva a vedere Aoko quando cucinava, guardava la TV
e cenava spesso da lei, non era la migliore delle cuoche, però. Il
signor Nakamori tollerava quel ragazzino in giro per casa poiché lo
conosceva da bambino, erano vicini di casa da anni anche se aveva
trovato bizzarri i signori Kuroba e gli era dispiaciuto per la morte
di Toichi. Sghignazzò pensando che Ladro Kid cenava a casa sua e lui
nemmeno l'immaginava.
<< Kaito! >>.
La voce di sua madre lo
riportò nella sua stanza e si sedette alla scrivania.
<< Ciao mamma, come
te la passi a Parigi? >>.
La signora Kuroba era
seduta in un caffè della grande metropoli francese, sorseggiando una
cioccolata calda. Ci viveva da parecchio e lì teneva i suoi
spettacoli, Kaito era grande abbastanza per vivere nella villa
insieme a Jii senza di lei.
<< Benissimo. Anche
se c'è freddo e la neve, Parigi è sempre incantevole. Quando verrai
a trovarmi? >>.
<< Veramente mi
domandavo quando saresti tornata a casa >>.
<< Oh tesoro, ti
manca la mamma? >>, gli domandò.
<< Non trattarmi
come un bambino! >>.
La fece ridere. <<
Presto, Kaito. Intanto potresti venire qui insieme ad Aoko
>>.
<< Perché proprio
Aoko? >>, domandò, senza sapere perché si fosse irritato.
<< Le piace Parigi,
non lo sapevi? >>.
Annuì, certo che lo
sapeva. << Comunque sono costretto a lasciarti, devo
iniziare a
prepararmi >>.
<< Oggi ruberai la
giada tedesca. Mi raccomando, sta attento >>.
Kaito guardò sua madre,
era particolare ma straordinaria. Era stata una ladra, aveva
conosciuto così suo padre, il suo grande amore era morto a causa
della sua vita segreta eppure non aveva esitato quando anche il
figlio era diventato un ladro, per vendicarlo.
<< Promesso mamma.
Io sono Ladro Kid >>, alzò il pollice. <<
Non mi
prenderanno mai >>.
Aoko
finì di pettinarsi
allo specchio e agganciò la forcina con gli strass. Aveva raccolto i
capelli e ne aveva lasciato una parte sciolti. Indossava un vestito
nero e calze bianche. Prese qualche respiro e cercò di non pensare
che si sarebbe ritrovata di fronte a tutta la scuola.
Ma chi me l'ha fatto
fare?!
Keiko, la seconda
presentatrice, le disse che dovevano andare sul palco, ancora chiuso
al pubblico, per cominciare i preparativi e provare le musiche.
Rigida, si alzò e andò con lei, sbirciando l'orario: le 19.30.
Non deludermi, Kaito.
Kaito
Kuroba era una
deliziosa donna bionda sulla cinquantina, con gli occhiali e le
guance rosa. La folla era giunta numerosa per assistere allo
spettacolo del grande Ladro Kid, i suoi fans speravano di non vederlo
mai catturato.
Nakamori era nervoso,
tormentava la ricetrasmittente che aveva in mano e guardava gli
schermi che rappresentavano le stanze, i corridoi, i sotterranei e
gli esterni.
Gli agenti erano
all'ingresso, controllando chi entrava e usciva. Erano all'allerta,
Ladro Kid era un mago dei travestimenti.
Saguru raggiunse
l'ispettore. << La situazione? >>.
<< Mancano ancora
trenta minuti >>.
<< Ventinove minuti
e trentacinque secondi. Kid è già qui, probabilmente sotto la veste
di qualche curioso. Avete fatto controllare tutti? >>.
<< Nessuno è
risultato sospetto, detective Hakuba >>, disse un agente.
<< Uhm... >>.
Saguru non era convinto.
Decise di mischiarsi alla folla perché solo così avrebbe percepito
la presenza del ladro che quella sera avrebbe mascherato.
Kaito era nella stanza
della teca.
La giada tedesca era
poggiata su un cuscino blu, incastonata in una struttura di oro
bianco e diamanti. La teca era costruita con un vetro antiproiettile
e antisfondamento, avrebbe potuto solo sollevarla. L'antifurto era
progettato in modo che una volta tolta la gemma avrebbe suonato e
chiuso gli ingressi. L'unico modo per fuggire sarebbero stati i
condotti di areazione, uno era posto a pochi metri dalla teca. Il
gioiello si poteva osservare da una distanza di dieci metri.
La signorina Hasegawa era
in piedi insieme al futuro marito, Ukyo Harada. Era una bella donna
sui venticinque anni, capelli corti e biondi, occhi color nocciola e
un portamento fiero. La donna era convinta che l'avrebbe fatta a
Ladro Kid.
Gli venne quasi da ridere
al solo pensiero. Aveva programmato per le venti perché sarebbe
stato l'orario in cui Suko Hasegawa avrebbe raccontato la storia
della giada tedesca e la gente sarebbe stata attirata proprio nel
punto della teca. Lo spettacolo doveva iniziare.
Un congegno all'impianto
elettrico avrebbe spento tutti le luci e lui sarebbe apparso sulla
teca proprio in quel momento, prendendo il posto di Ukyo Harada.
Prima andò da un poliziotto che era di guardia nel corridoio,
fingendo di aver visto Ladro Kid. Una volta girato l'aveva stordito,
preso la sua divisa e la faccia. Si era informato prima delle sue
generalità, lo legò nel cubicolo, scotch sulla bocca e chiuse la
porta. Aveva scoperto che uno dei bagni era guasto e ne approfittò,
se avesse messo apposta un cartello “guasto” avrebbero subito
capito che era stato lui.
<< Agente >>.
La voce di Saguru lo fece
fermare a metà del corridoio. Stava in piedi a fissarlo, con quel
fare da grande detective.
<< Nome, cognome,
data di nascita e luogo >>.
<< Mi chiamo Gaho
Sasaki, nato il 5 settembre 1985 a Tokyo >>, disse con
tono
militare.
Saguru lo studiò. <<
Qual è il colore? >>.
<< Indaco >>.
La risposta fece alzare un
sopracciglio al detective. << Vada pure >>.
Lo superò con un sospiro
di sollievo. La parola d'ordine del colore l'aveva scoperta per puro
caso, quando era stato a cena da Aoko. Nakamori, dopo qualche birra,
aveva detto alla figlia che stavolta avrebbe fregato Kaito con il
colore indaco. Comprese che doveva esserci una parola d'ordine e
aveva accertato che era così.
Aveva scoperto che il
fidanzato di Suko Hasegawa fumava e lei non lo sopportava. La
tensione di perdere il gioiello l'avrebbe sicuramente messo in ansia
e sarebbe uscito fuori per fumare. L'avrebbe intercettato prima che
usasse l'uscita dal corridoio secondario che dava su un piccolo
spiazzo.
Erano le 19.40.
Si spostò per la sala e
poi per il corridoio principale. Stava per accedere a quello
secondario quando venne fermato da un'agente di grado superiore.
<< Agente Sasaki >>.
Fece il segno di
riconoscimento. << Attendo ordini! >>.
<< Il colore >>.
Kaito fece un gran
sorriso. << Indaco! >>.
L'agente rimase in
silenzio, poi lanciò un urlo. << È Ladro Kid!
>>.
Il ragazzo andò nel
panico. Com'era possibile? Poi realizzò. Si era accertato che indaco
fosse il colore come parola d'ordine senza pensare che lo era solo
per alcune aree. Saguru l'aveva lasciato andare perché sapeva che se
fosse stato Ladro Kid si sarebbe tradito.
L'agente gli mise le
manette al polso sinistro ma lui si liberò, premette un pulsante al
posto di un bottone e uscì fumo dalla manica. Insieme allo stupore
della folla si unì a loro, liberandosi degli abiti da poliziotto e
assumendo l'aspetto di un uomo sulla trentina. Saguru arrivò al volo
e li mandò a controllare i condotti d'areazione.
Il suo travestimento da
poliziotto era saltato e sapeva che aveva pochissimi minuti se voleva
prendere il posto del signor Harada.
Mancavano
cinque minuti
all'inizio dello spettacolo. Aoko guardava sul retro degli spalti e
Kaito non si era ancora presentato. Un senso di delusione, come un
sapore amaro in bocca, iniziò a pesarle sul cuore.
<<
Voglio iniziare
la presentazione lo stesso >>.
<< Signorina sia
ragionevole >>, disse Nakamori. << Abbiamo
trovato Kid
dentro l'edificio, meglio annullare tutto >>.
<< Ho detto di no!
>>, disse determinata. << Non rinuncerò a
questa
serata. Onora la memoria di mio padre e mio nonno, non sarà quello
spregevole di Ladro Kid a rovinare tutto! >>.
Nakamori non riuscì a
farla ragionare e predispose un assedio migliore. Saguru era nella
sala, un piccolo sorriso tranquillo solcava il suo viso.
Kaito era riuscito a
prendere il posto del fidanzato, che ora faceva un tranquillo
riposino accanto ai bidoni della spazzatura. Si era mosso talmente
velocemente che le telecamere non avevano ripreso niente.
Mancavano due minuti.
Le luci puntarono sul
gioiello e Suko iniziò a raccontare la storia della pietra preziosa,
di come suo nonno l'aveva portata in Giappone dalla Germania.
Ormai mancavano trenta
secondi. Kaito li contò nella sua testa e una volta arrivato ad uno
si preparò a cambiarsi e prendere la gemma.
Peccato che non successe
niente.
Alle 20.00 e quindici
secondi la luce non si era spenta e la ragazza continuava a
raccontare. Mantenne la calma e notò Saguru in prima linea, con la
faccia soddisfatta. Aveva scoperto il congegno a tempo e l'aveva
disattivato.
Bastardo,
fu il pensiero rabbioso verso il detective.
Anche la folla cominciò a
mormorare su dove fosse Kid e Nakamori era tesissimo.
Kaito decise di usare il
piano B.
Un urlo attirò
l'attenzione di tutti i presenti. << Kid! Kid!
>>.
Un uomo, Jii travestito,
indicò un manichino del famigerato ladro nell'ingresso.
<< Prendetelo! >>.
<< Maledetto! >>,
fu il commento di Suko Hasegawa.
Saguru non ci cascò ma la
folla lo trascinò per qualche metro, sufficienti per Kaito. Tagliò
manualmente i fili dell'antifurto, alzò la teca e prese la giada.
Lanciò una carta tagliente e il manichino esplose.
<< Ma che?! >>.
Nakamori si voltò troppo tardi.
Ladro Kid era in piedi
sulla teca, in modo da raggiungere agilmente il condotto, sapeva che
dopo sette metri si fermava nello stanzino delle scope e sarebbe
fuggito dalla finestra.
<< La giada tedesca!
>>. Saku stava per svenire. << Ukyo dov'è?!
>>.
<< Non si preoccupi,
signorina. Sta facendo un sonno ristoratore nel giardino!
>>.
La folla impazzì e le fan
si scatenarono.
<< Prendetelo, non
lasciatelo fuggire! >>.
<< Alla prossima,
mie cari spettatori! >>.
Del fumo uscì da sotto la
teca e fece tossire tutti. Saguru puntò il condotto e ci vide
sparire il mantello bianco di Ladro Kid. Aveva studiato la pianta e
sapeva che sarebbe arrivato nello stanzino. Ma anche stavolta Kaito
era stato più furbo di lui perché, a volte, la semplicità della
magia era la cosa migliore: aveva chiuso la porta a chiave e Saguru
non aveva certo una copia. Uscì dalla finestra aprendola piano e
volò via.
Alla luce della luna
guardò la gemma e non vide nessuna scintilla rossa.
<< Un altro buco
nell'acqua >>, disse, riponendola nella tasca interna.
Guardo
l'orologio: le 20.20. Per un attimo rimase confuso e poi si ricordò.
<< Oh no! >>.
<<
Aoko tocca
all'ultimo numero tra dieci minuti >>, disse la
responsabile
dietro le quinte. Trovarsi di fronte a tutta la scuola l'aveva messa
in soggezione per i primi secondi e poi si era sciolta, con l'aiuto
dell'amica e la speranza nel cuore, della promessa di Kaito.
<< Lo so, sta
arrivando >>, mentì o forse si stava solo convincendo...
Kaito
atterrò sul cortile
interno della scuola, da lontano vedeva le luci del palco. Mancavano
due minuti. Cosa avrebbe fatto? Aoko l'avrebbe ucciso per la
delusione...
<<
Aoko! >>. La compagna di classe
batteva un piede, spazientita. << Kaito non viene?
>>.
<< Ecco lui... >>
Keiko arrivò alle spalle
di Aoko. << È qui! Dovresti vederlo! >>.
I due occhi di azzurri
della ragazza divennero più splendenti di qualunque gioiello. Corse
sul palco insieme a Keiko, che le cedette la presentazione del numero
10. Emozionata, lesse il foglio.
<< Kaito Kuroba! >>.
Il ragazzo salì sul
palco... vestito da Ladro Kid.
Si era trovato alle
strette, peggio di quando era al museo. Avevo deciso di salire sul
palco con il costume di Ladro Kid, alla fine chi avrebbe mai creduto
che lo era davvero?
Infatti la folla esplose
in tripudio per il costume di Kaito e lui capì di aver fatto
centro.
Aoko rimase senza fiato a guardarlo, lui le fece un
occhiolino. Quel completo bianco gli stava a pennello, sembrava...
La ragazza scosse la
testa, era un pensiero stupido.
Dopo la presentazione
richiamarono tutti i partecipanti, la busta con il terzo e secondo
candidato vennero letti e vinsero un premio di consolazione. Quando
lesse il vincitore della serata non poté trattenere la contentezza.
<< Il vincitore è...
Kaito Kuroba! >>.
Il ladro non si era
aspettato di vincere, si era, addirittura quasi dimenticato di quella
faccenda. Però il sorriso di Aoko valeva più di mille premi o
gioielli.
Una volta finito tutto
rimasero soli. Kaito si era cambiato e poi aveva incontrato Aoko,
anche lei si era tolta gli abiti di scena e l'acconciatura. L'aveva
trovata bellissima.
<< Hai vinto! >>.
<< Sì, non me
l'aspettavo! >>. Non era il caso di dirle che se ne era
dimenticato.
<< Sei arrivato sul
filo del rasoio >>, lo rimproverò lei, facendo un finto
broncio.
<< Te l'avevo detto
che avevo un impegno! >>, cercò di scusarsi.
Aoko rise. <<
L'importante è che tu sia venuto >>. Si portò le mani
allo
stomaco. << Non ho cenato. Tu? >>.
<< Nemmeno io! >>.
Si accorse di avere fame.
<< Cosa stavi
facendo che non hai nemmeno mangiato? >>
<< Avevo delle cose
da fare! >>, tagliò corto.
<< Ladro Kid è
fuggito >>, disse all'improvviso, un'ombra le calò sul viso.
<< Papà ci ha fatto un'altra brutta figura
>>.
Kaito cercò di non
sembrare a disagio di fronte alla tristezza negli occhi della
ragazza. << Andiamo a cenare? >>
Passarono il resto della
serata tra le bancarelle del festival, cominciò anche a nevicare.
Kaito e Aoko tornarono a
casa per le dieci e lui la salutò, rientrando nella sua abitazione.
Dalla camera vide Aoko ferma nel salotto mentre parlava con il
padre, affranto. Lo consolò e, anche se non poteva sentirla, sapeva
che ne stava dicendo di tutti i colori su Ladro Kid.
Ripose la gemma in una
busta con l'indirizzo e poi in una cassaforte nella stanza segreta. Il
giorno dopo l'avrebbe spedita indietro.
Prima di andare a dormire,
stanco, ripensò all'espressione di Saguru. Si rammaricò che il
giorno dopo era domenica e non avrebbe potuto vedere la sua faccia
post umiliazione. Rise e si mise a letto.
Anche Aoko era andata a
dormire felice, pensando, per quanto non volesse, a Kaito...
Angolo
autrice!
Di
recente ho iniziato a
guardare Magic Kaito 1412. Adoravo il personaggio di
Kaito
Kuroba/Ladro Kid già guardando Detective Conan (fan
accanita!) e dopo aver scoperto l'anime mi sono appassionata sempre
di più!
Ho già scritto una FF su
Conan in cui era presente Ladro Kid ma stavolta ho deciso di
scriverne una in cui sarà il personaggio principale, insieme ad Aoko
Nakamori!
Spero che questo primo
capitolo vi sia piaciuto e attendo opinioni!
Alla prossima ;)
|
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Capitolo 2 *** 02. La rabbia della strega ***
2°
Capitolo
La
rabbia della strega
Un
mercoledì mattina
Kaito era da Aoko a fare colazione. Frequentavano l'uno la casa
dell'altra da sempre e per lui non era strano mangiare spesso da lei
La ragazza servì dei
toast a tavola e delle uova, fin quando si trattava di pasti semplici
Aoko riusciva a mettere qualcosa di buono in tavola.
Kaito sbadigliò e bevve
il suo succo. Aoko stava sgranocchiando il suo toast e il signor
Nakamori sorseggiava il suo caffè, con profonde occhiaie. Dopo
essersi lasciato sfuggire Kid l'ultima volta, il mese prima, non
dormiva bene. Inoltre quella mattina avrebbe incontrato il capo per
discutere della messa a punto del piano per catturarlo.
<<
Papà cerca di
riprenderti >>, disse la figlia, dopo averlo visto
versarsi
un'altra tazza di caffè.
Nakamori emise un lamento.
<< Quel ladruncolo da quattro soldi non mi sfuggirà in
eterno!
>>.
Ladruncolo da quattro
soldi?!.
Kaito cercò
di non mostrare
disappunto.
<< Proprio così
papà! Lo sbatterai in carcere per il resto della vita! >>.
Il ragazzo inghiottì il
boccone ed evitò di guardare Aoko. Quell'odio verso la sua seconda
identità cominciava a pesargli
Si recarono insieme a
scuola e si buttò a sedere nel suo banco. La scuola non faceva che
parlare del colpo della sera dopo, molti avrebbero partecipato.
Saguru entrò in aula e il
chiacchiericcio si spense subito. Quel cattivo umore di prima
giornata divenne buonumore quando lo vide assorto nei suoi pensieri
per acciuffarlo.
<< Saguru!
>>.
Alcuni compagni lo circondarono, facendo domande. Saguru
dell'attenzione non se ne fece niente, non era come quel ladro. A lui
interessava solo catturarlo e fargli pagare il conto con la
giustizia. Di recente aveva cominciato a pensare che stesse
sbagliando strategia e doveva cambiare punto d'osservazione, Saguru
aveva capito dove stava sbagliando.
Per tutti era il ladro
gentiluomo dal manto bianco, il grande mago illusionista che rubava
gioielli e lo stupore della gente. Ma lui era anche una persona
qualunque quando non si esibiva davanti a tutti. Una persona con
degli affetti, un'occupazione o degli studi, hobby. Si sentiva
invulnerabile quando era Ladro Kid e si sentiva allo stesso modo
nella sua vita privata, perché la fiducia in se stesso e l'arroganza
smisurata glielo permettevano.
Doveva scoprire la sua
identità come persona normale e, a quel punto, anche Ladro Kid
sarebbe caduto e il giovedì dopo era la serata perfetta.
Durante la ricreazione
Kaito controllò le notizie dell'ultimo minuto e i messaggi di Jii,
che stava finendo di preparare il suo arsenale per il grande
spettacolo.
<< Cosa guardi? >>.
Aoko gli si parò davanti.
<< Nulla >>,
rispose, pensando che a volte era veramente una scocciatrice.
<< Con chi ci
andrai? >>.
Kaito parve confuso. <<
Di che parli? >>.
<< Della cena >>.
Kaito nemmeno ci aveva più
pensato, il buono doveva essere finito in fondo a uno dei cassetti
della sua stanza. Aveva sessanta giorni per usarlo e se Aoko non
glielo avesse ricordato probabilmente l'avrebbe fatto scadere.
<< Non ci ho
pensato, ultimamente sono un po' impegnato >>, cercò di
giustificarsi.
<< Ovviamente ci
verrà con me >>.
La voce della bella Akako
si fece largo. La strega avanzò verso Kaito e gli passò un dito sul
braccio, lentamente. Il ragazzo non sopportava il fare flirtante di
Akako, gli piacevano le belle ragazze ma forse proprio perché era
una strega e lui un mago le veniva naturale starle lontano. Aveva già
fatto qualche magia rossa su di lui e sapeva quanto poteva essere
potente, era meglio tenerla buona.
Aoko si sentì schiacciata
dalla bellezza e dalla sicurezza della compagna. Portavano la stessa
divisa ma il portamento e la naturalezza di Akako erano una botta
negativa all'autostima. Lei non avrebbe mai osato il gesto che lei
aveva fatto su Kaito, sarebbe morta d'imbarazzo.
<< A dir la verità
>>, allontanò la sua mano. << Stavo dicendo
ad Aoko che
andremo insieme >>.
<< Eh? >>.
Akako sibilò come un
serpente. Tutti gli uomini erano disposti a fare di tutto per lei,
perfino perdere la vita, se lei l'avesse chiesto. Le streghe rosse
facevano quest'effetto ma su Kaito... zero. La bella Akako, nel
profondo, sapeva il motivo ma preferiva credere che fosse semplice
ostinazione piuttosto che lui preferisse quella bambina di Nakamori.
<< Sul serio? Sei
sicuro di non voler cambiare idea? >>, disse, passandosi
una
mano fra i lunghi capelli e scoccando un sorriso.
<< Sicurissimo >>,
disse serio.
Aoko era arrossita mentre
Akako era furiosa. Si sporse verso Kaito, vicinissima.
<< Ladro Kid non
dovrebbe rifiutarmi >>.
<< Peccato >>,
disse superandola. << Che io non sia Ladro Kid
>>.
<< Ci vai davvero
con Kaito?! >>.
Keiko non riusciva a
trattenere l'entusiasmo. Aoko le fece segno di tacere con un dito
sulla bocca.
<< E ti ha preferita
ad Akako! A-k-a-k-o >>, sillabò.
<< Credo l'abbia
fatto solo perché non va d'accordo con lei e quindi sia una sorta di
ripicca >>.
<< Uffa Aoko! >>,
disse Keiko. << O forse Kaito ti ha invitata perché ti
trova
carina? >>.
<< Io carina? Per
Kaito? >>, domandò perplessa.
<< Cosa ti metterai?
>>.
<< Non lo so. Non mi
ha nemmeno detto il giorno >>.
<< Meglio ancora!
Allora c'è tempo per lo shopping >>.
Shopping? Vestiti? Carina?
Aoko si chiese se non
fosse un appuntamento. Lei e Kaito erano amici da dieci anni, da
piccoli la prendeva in giro, da grandi pure. L'avrebbe presa in giro
tutta la vita? Si fece una piccola autocritica e decise di mettere da
parte la timidezza, l'insicurezza e di seguire i consigli di Keiko.
<< Okay! >>,
esclamò. << Andiamo a fare shopping! >>.
Ritornato a casa sua,
Kaito passò alla sala da biliardo di Jii. La frequentava da quando
andava alle elementari e suo padre gli aveva insegnato i primi
rudimenti del gioco da biliardo, era bravo però doveva ammettere che
lo era di più come mago.
Seduto al bancone scorreva pigramente
gli articoli su Ladro Kid dal tablet, una mano sotto il mento. In
genere, prima di un colpo, affrontava una parentesi di calma in cui
finiva di studiare i dettagli e le riproduzioni su scala degli
edifici.
Ripensò alla rabbia di
Akako, non sapeva nemmeno perché e sperò che non decidesse di
sfogarla su di lui. Poi ricordò l'espressione sorpresa di Aoko e
alla luce nei suoi occhi.
Jii stava lavorando a un
piccolo oggetto. << Signorino qualcosa la turba?
>>.
<< Quanto può
essere pericolosa una donna arrabbiata? >>.
Jii rimase sorpreso dalla
domanda. In genere il signorino Kaito non gli poneva quesiti come
quelli, era segno che stava crescendo. << Molto signorino
>>.
Lui lo guardò. <<
Davvero? >>.
<< Mai far
arrabbiare una donna, signorino. Ma perché mi fa questa domanda?
>>.
<< Semplice
curiosità >>, rispose, finendo di bere la sua bibita e
scendendo dallo sgabello. Si avvicinò al plastico posato sul tavolo
da lavoro e si mise a studiarlo.
Akako era tornata a casa,
stufa. Era scesa nei sotterranei seguita dal suo servitore: un luogo
freddo, alle pareti c'erano scaffali di legno scuro pieno di boccette
e barattoli in vetro che contenevano liquidi, pezzi di animali e
altri intrugli strani. Un pentolone nero ed enorme era al centro
della stanza, sotto cui crepitavano delle fiamme arancioni.
La
ragazza indossava gli abiti da strega e sfogliava un grosso libro
antico. Passeggiava nervosamente.
<< Dopo questo
affronto Kaito me la pagherà! Umiliarmi davanti a quella mocciosa!
>>.
<< Cosa intende
fare? >>.
Akako sfogliò in cerca di
una pagina precisa e la trovò, un sorriso minaccioso storpiò il suo
bel viso, seguito da una risata fragorosa.
<< Con questo
incantesimo Kaito Kuroba dovrà cadere ai miei piedi. Per sempre!
>>.
Il giorno dopo c'era
educazione fisica. Kaito si era cambiato con i suoi compagni nello
spogliatoio, ridendo con loro. Non aveva amici stretti, non perché
fosse un tipo solitario, ma forse perché gli era sempre bastata
l'amicizia di Aoko. Da quando era Ladro Kid sarebbe stato impossibile
stringere amicizie con i suoi coetanei.
Avrebbero giocato a
pallavolo, in squadre miste. La sua era al primo turno e vinse. Alla
fine della partita aveva una gran sete e si diresse verso il
distributore dell'acqua, posto nell’ingresso della palestra. Stava
per prendere la bottiglietta quando arrivò Akako. Gli vennero in
mente le parole di Jii: una donna arrabbiata è molto pericolosa.
Si era legata i capelli in
una coda perfetta e voleva anche lei prendere dell'acqua.
<< Partita intensa
eh? >>.
<< L'importante è
aver vinto! >>.
Si allontanò, poi un
lamento lo fece fermare. La bottiglietta di Akako non scendeva e lei
batté una mano sul distributore. Kaito sospirò e da bravo ragazzo
ritornò indietro per sbloccare la macchina.
<< Ho una gran sete!
>>, lamentò lei.
Kaito poggiò la sua
bottiglietta sopra il distruttore e riuscì a far scendere quella
della compagna. Gliela riconsegnò
<< Grazie, fanno
bene a chiamarti ladro gentiluomo >>.
Alzò gli occhi al cielo e
prese la sua acqua. << Non so di cosa tu stia parlando
>>.
La strega lo guardò
andarsene, molto soddisfatta.
Kaito si sedette sugli
spalti, guardando gli altri giocare. Era il turno della squadra di
Aoko, quella ragazza era proprio imbranata. Rise, vedendola giocare.
Aprì la sua bottiglia e
ne bevve circa metà. Dopo averla richiusa cominciò a sentirsi
strano, come se avesse sonno. Si chiese cosa gli prendesse, quella
notte aveva dormito il giusto, soprattutto perché c'era un colpo
quel giorno e doveva essere in forma. Bevve qualche altro sorso
d'acqua e la sensazione peggiorò. Si portò una mano alla fronte,
domandandosi se per caso avesse l'influenza ma era freddo.
Aoko aveva sbagliato un
altro tiro e la sua squadra perse. Sapeva di essere una matematica
migliore di quanto non lo fosse da sportiva. Salì i gradini degli
spalti, con un asciugamano sulle spalle.
<< Abbiamo perso >>,
disse all'amico. Si voltò a guardarlo quando non ottenne risposta.
<< Kaito? >>.
Stava per risponderle
quando si accorse che non poteva. Formulava la frase nella sua testa,
voleva pronunciarla e non usciva nessun suono.
<< Ti senti bene? Ti
è andata via la voce >>.
Una risatina stridula lo
fece voltare. Akako si stava avvicinando e si sedette al fianco di
Kaito, che risultò in mezzo alle due ragazze.
<< Ci hai ripensato
Kaito? >>.
<< Sì >>. Il
ragazzo rimase sconvolto. Lui non voleva dirle di sì!
<< Quindi porterai
me a cena? >>.
Aoko trasalì.
<< Sì >>. Che
mi succede?!
Guardò l'amica, ferita.
Aoko si alzò di scatto, cercando di non piangere e se ne andò, senza
dire nulla. Kaito voleva dirle
che non era come pensava, che c'era uno sbaglio ma dalla bocca non
usciva niente. Volse la sua attenzione ad Akako, pronto ad
affrontarla.
Lei sorrise, maligna.
Agitò la bottiglietta che aveva in mano, divertita, e il ragazzo
comprese. Presa la sua, l'osservò e capì.
<< Cos'hai fatto?!
>>.
<< Niente. Tu volevi
venire a cena con me fin dall'inizio >>.
<< Sì è vero! >>.
Si coprì la bocca con la mano.
Akako rise. << Vedi?
>>.
<< Mi hai fatto una
delle tue fatture da stregaccia! >>.
<< Come osi?! >>.
Balzò in piedi. << Nessuno insulta la mia arte rossa!
>>.
<< Qualsiasi cosa
sia falla smettere >>.
<< Ma tu non vuoi
che smetta >>.
<< Assolutamente no!
>>. Kaito si rese conto che qualsiasi domanda gli faceva
lui
rispondeva quello che lei voleva sentirsi dire. Era questa la magia
di Akako: quando qualcuno gli rivolgeva una domanda lui era costretto
a rispondere quello che la persona desiderava.
Ma allora perché non
riusciva a spiccicare parola con Aoko?
Poi un pensiero lo fece
impallidire. Se veramente era così era un disastro per Ladro Kid, se
avesse incrociato Saguru o Nakamori avrebbe potuto dire qualcosa di
scomodo.
<< Akako sono serio,
liberami! >>.
Gli
si avvicinò,
poggiandogli un dito sulle labbra. << Ladro Kid
chiacchierone
potrebbe essere scomodo >>.
<< Sì >>.
Bruscamente gli levò la mano. << Cioè, se Kid avesse
questo
problema >>.
<< Salvato
all'ultimo secondo. Comunque, se vuoi che ti liberi, porta me a cena
e decidi di donarmi la tua vita e la libertà >>.
<< Neanche per
sogno! >>, rispose Kaito, indignato per quello che aveva
fatto.
Come le era saltato in mente?
<< Bene >>,
Akako gli voltò le spalle con un movimento fluido. <<
Diverti
stasera >>.
Giovedì
26 febbraio mi
esibirò per voi nel furto dell'opale arcobaleno, sarà uno
spettacolo colorato da non dimenticare! Alle 21 inizierà lo stupore.
Ladro Kid
L'opale arcobaleno era una
gemma di coloro rosso fuoco, incastonata dentro una collana, messa a
sua volta al collo del busto di marmo di un famoso sculture
giapponese. Esso era appena morto e l'opale era un dono del museo di
Kyoto, come era desiderio dell'artista, poiché gli aveva donato
diverse opere nel corso della vita.
La mostra si teneva nella
sala del Cerulean Tower Tokyu Hotel, nel quartiere di Shibuya. La
sala più bella, al diciassettesimo piano, aveva una capienza di
duecento persone e un bar per le consumazioni. Due pareti su quattro
erano ricoperte da finestroni che non si potevano aprire e l'entrata
nella sala era solo una, un ampio portone. Quell'hotel era famoso per
un'enorme acquario che occupava quasi tutta una parete della sala,
alla destra dell'entrata. Conteneva una moltitudine di pesci
tropicali, ricostruzioni su scala di due famosi castelli giapponesi e
il fondo era formato da pietre colorate.
Nakamori aveva fatto
bloccare gli ascensori e pattugliare il tetto. Aveva predisposto
degli agenti su tutte le uscite e piazzato un paio di elicotteri
all'esterno. Intorno al busto c'erano i suoi quattro agenti migliori,
con sguardo attento guardavano ogni curioso che si avvicinava per
osservare la splendida gemma.
Per accedere al
diciassettesimo piano c'era un solo ascensore che veniva avviato solo
ogni volta che c'era un invitato all'evento e all'interno c'era una
guardia che controllava che tutto fosse regolare.
Saguru si trovava
all'interno del salone, appoggiato al bancone del bar, roteando un
liquido analcolico nel bicchiere.
C'era anche Aoko, il padre
era riuscito ad avere un invito per lei. La ragazza voleva
sostenerlo, seppur con il cuore pesante a causa del comportamento
dell'amico. Aveva evitato Kaito per tutta la durata delle lezioni,
lui l'aveva ignorata. Non si spiegava il suo comportamento, non dava
la colpa ad Akako, lei aveva semplicemente più coraggio di Aoko.
Si avvicinò ad osservare la gemma e con la coda dell'occhio notò
Saguru avvicinarsi.
<< Aoko, non sapevo
saresti venuta anche tu >>.
<< Mio padre ha
ottenuto un invito >>.
Il detective notò gli
occhi tristi. << Sei sola? Dov'è il tuo amico
illusionista?
>>.
Il riferimento a Kaito
provocò una fitta di rabbia. << Non è venuto e non mi
interessa! >>
Saguru comprese che
dovevano aver avuto uno screzio e sotto sotto non gli dispiaceva.
<<
Meglio così. Di buffoni illusionisti ne abbiamo già uno di troppo,
stasera >>.
Kaito era sul tetto
dell'edificio di fronte, il vento faceva svolazzare il suo mantello.
Con un potente binocolo spiava la situazione. Jii era già dentro,
pronto ad aiutarlo. Non sapeva ancora come gestire la fattura creata
da Akako ma avrebbe trovato un modo. Jii avrebbe voluto che
annullasse il furto ma Kaito si era opposto: lo spettacolo non si
fermava mai.
L'unica via di fuga era la
porta principale della sala, sarebbe uscito da lì, poi avrebbe
creato scompiglio sul tetto per fuggire con l'aliante.
Non sapeva, però, che
Nakamori aveva inventato un trucchetto semplice ma che l'avrebbe
messo in difficoltà.
<< Carta d'identità,
signore >>.
Kaito diede la carta
d'identità di un invitato. Aveva falsificato il documento ed usato
la faccia di uno degli invitati che non si era potuto presentare e
Kaito aveva intercettato la chiamata in cui annullava la sua
presenza. Cercava di non parlare, aveva paura di farsi scoprire.
<<
Tessai Yamashita
>>, lesse l'agente, studiandone il volto. Gli riconsegnò
il
documento. << Salga pure >>.
Il
collega dentro il cubicolo lo trasportò fino al diciassettesimo
piano. La moquette rossa e le pareti chiare rendevano l'ambiente
elegante. Un breve corridoio illuminato da lampade alle pareti e poi
il portone della sala, dove c'erano degli agenti. Gli chiesero di
nuovo il documento ed entrò.
Subito
vide Saguru vicino ad Aoko e una fitta non piacevole l'attraversò.
Poi si ricordò del dolore negli occhi della ragazza e della sua
incapacità di poterle parlare.
Maledetta
Akako!
Camminò
un po' per la sala, per guardare il gioiello e per la sorpresa fece
quasi un salto indietro.
È
falso!
Girò
intorno alla gemma e non aveva dubbi. Il bagliore degli opali cambia
a seconda della posizione in cui si guarda e nel modo in cui la luce
lo riflette. Quell'opale non aveva quella caratteristica, era una
copia fatta molto bene.
Ma
allora dov'era quello vero?
Guardò
per la sala, cercando di capire cosa stesse succedendo. C'erano tre
tavoli con un buffet, un angolo bar con due baristi. Nel tentativo di
capirci qualcosa finse di voler bene un drink e di essere indeciso,
facendo spostare alcune bottiglie ma le gemma non era nascosta lì.
Capì che la gemma poteva essere solo in un posto.
Ce
l'ha addosso qualcuno. Ma chi?
Nakamori
aveva uno sguardo trionfante. Ma quello che più lo lasciava
perplesso era Saguru: non era in giro a chiedere agli agenti, a
Nakamori, a contare i secondi. Era lì, con Aoko, a bere qualcosa.
Forse l'aveva lui?
Fece un rapido calcolo: c'erano 177 persone
nella sala, oltre lui. Non avrebbero mai affidato la gemma a una
persona al di fuori di quel perimetro quindi si trovava lì.
Togliendo il corpo di polizia e i detective erano 160 invitati.
Trovava improbabile che avessero affidato una cosa di tale importanza
a una persona qualunque.
Quindi
ce l'aveva uno degli agenti, Nakamori, il direttore del museo o
Saguru.
Il suo sguardo andò a quest'ultimo. Forse era tranquillo
perché aveva lui l'opale arcobaleno?
Nakamori
era in piedi vicino ad una delle vetrate frontali alla porta
d'ingresso, in compagnia del direttore del museo di Kyoto, Eien Itō.
Era un uomo corpulento, con pochi capelli grigi e alto, indossava un
completo marrone e la catena di un orologio da taschino penzolava da
una tasca.
<<
Lei è sicuro che funzionerà? >>.
Nakamori
esplose in una risata. << Ladro Kid non potrà sfuggirmi
stavolta! Voglio proprio vedere come recupererà il gioiello!
>>.
Kaito
si era avvicinato ai due, vide penzolare la catena dalla tasca e
decise che doveva appurare se poteva essere il gioiello. Facendo
finta di ammirare il panorama dalle ampie vetrate era vicino alla
coppia formata dall'ispettore e dal direttore, per ascoltare.
Erano
le 20.30.
Il
ladro adocchiò due donne poco distanti, che stavano bevendo un
alcolico, dovevano essere almeno al terzo bicchiere perché avevano le guance porpora e ridevano molto. Jii, a qualche metro da loro sotto
le spoglie di un arzillo settantenne, fece finta di essere anche lui
ubriaco e quando le donne furono troppo vicine al direttore le fece
inciampare nel bastone che portava. Il liquido nei bicchieri macchiò
l'abito del direttore che imprecò e fu costretto ad estrarre
l'orologio per controllare se si era bagnato. Con un'occhiata
fulminea, Kaito dovette constatare che non aveva la gemma
addosso.
Quella sera si trovava davvero in difficoltà.
Aoko
guardava l'acquario, sempre più triste. Saguru l'affiancò, con un
bicchiere e glielo porse.
<<
Ti ho preso qualcosa da bere >>.
Arrossì.
<< Grazie >>. Prese il bicchiere e ne bevve
un sorso.
<<
Posso sapere perché sei così triste? >>.
<<
Io posso chiederti perché sei così tranquillo? >>. Aoko
cambiò abilmente discorso, non voleva parlare di Kaito.
Il
ragazzo fece un largo sorriso. << Perché stasera non è
esattamente Ladro Kid che mi interessa >>
Aoko
lo guardò perplessa. << In che senso? >>.
<<
Vedrai >>.
Kaito
si era distratto. Aveva visto il gesto di Saguru, dare il bicchiere
ad Aoko e non poteva accettare che tutto questo stava succedendo a
causa di quella strega di Akako.
<<
Signorino >>. La voce di Jii gli entrò nelle orecchie,
dalla
piccola ricetrasmittente che aveva nell'orecchio. << La
vedo in
difficoltà >>.
<<
Non sono mai in difficoltà >>, disse, sfruttando la sua
sicurezza. Continuava a guardare quei due e, come un fulmine, capì
dov'era la gemma.
E
bravo Nakamori,
pensò Kaito, scuotendo la testa.
Il
piano di Nakamori era semplice ma geniale: la gemma era
nell'acquario. Uno dei castelli riprodotti era quello di Edo,
Nakamori aveva fatto costruire una riproduzione con dentro la gemma.
Sapeva perfettamente che il nemico avrebbe capito dov'era, non
consisteva in quello il piano: il problema era prenderla.
L'acquario
era talmente grande che ci si poteva nuotare dentro, si sarebbe
dovuto immergere per prenderla, si sarebbe bagnato e non avrebbe
potuto confondersi con nessun altro invitato. Ma c'era una cosa che
Nakamori non poteva sapere e, inconsapevolmente, rendeva il piano
ancora più geniale: Kaito aveva il terrore dei pesci. E non poteva
rompere il vetro, sarebbero morti: per quanto non li sopportasse,
erano pur sempre creature viventi. Si concentrò su un piano
alternativo.
Erano le 20.40.
Akako
si trovava fuori dall'edificio, seduta su una panchina di fronte al
palazzo. Aveva le lunghe gambe accavallate con grazia, indossava un
vestito bordeaux scollato e con uno spacco vertiginoso. Non poteva
vederlo però, grazie alla sua magia e all'intuito femminile, poteva
avvertire il disagio e il fastidio.
<<
Cadrà ai miei piedi! >>.
Saguru
guardò l'orologio che portava al polso. << Sono le venti
e
cinquantasette minuti, ventotto secondi >>, si guardò
attorno.
<< Ti aspetto >>.
Nakamori
era in piedi di fronte all'acquario, comunicava con i suoi agenti:
tutto tranquillo.
<< Papà >>. La figlia si avvicinò.
<<
Figliola, ti stai divertendo? >>.
<<
Più o meno... Tu invece sembra che ti stia divertendo un mondo
>>.
Il
padre irruppe in una risata. << Ladro Kid dovrà
rinunciare o
finirà fradicio! >>.
<<
Fradicio? >>, chiese Aoko perplessa.
Buio.
Come
arrivò l'oscurità la sala rimase senza fiato e alcune donne
gridarono. Nakamori urlò di serrarsi intorno al gioiello, voleva far
credere a Kid che quello falso fosse il vero obbiettivo. Dopo un
minuto le luci si riaccesero.
Il
falso gioiello era ancora lì.
<<
Non l'ha rubato! >>.
<<
Ispettore Nakamori! >>.
Un
biglietto era stato attaccato al vetro dell'acquario, con
l'inconfondibile segno di Ladro Kid.
L'opale
arcobaleno è in mano mia!
Ladro
Kid
<<
No! >>.
Il
coperchio dell'acquario era spostato, gocce sul vetro e l'acqua della
moquette suggerivano che Ladro Kid era entrato, aveva preso il
gioiello ed era fuggito. Nakamori, fuori di sé, si fece immergere e
il castello Edo era stato spostato. Lo sollevò e notò il brillare
rosso dell'opale. Riemerse con il gioiello e notò che quello falso
era sparito.
Completamente
fradicio poggiò sulla moquette e gongolava.
<<
Stolto! Ci ha fatto credere di aver rubato il gioiello per distrarci
e prenderne uno falso! >>.
Hakuba
guardò le tracce d'acqua per terra. Una pozza d'acqua simile a
quella di Nakamori si era formata dove Ladro Kid era sceso ma se si
fosse emerso per prenderlo avrebbero dovuto esserci tracce d'acqua
anche per il resto della sala.
<<
Oh no! >>, corse verso Nakamori. <<
Ispettore rimetta la
pietra dov'era! >>.
Troppo
tardi.
Un
cappello bianco vagò per la sala e l'uomo lo prese d'istinto. Quello
esplose e una luce fortissima invase la sala, accecando tutti. Quando
riacquistarono la vista, Nakamori cadde in ginocchio e si portò le
mani al capo. Aoko si chinò su di lui.
<<
L'opale arcobaleno! >>.
<<
Grazie ispettore! >>.
<<
Maledetto Ladro Kid! >>.
Kaito
era in piedi sull'entrata principale. Il primo furto, quello finto,
aveva allontanato gli agenti alla porta ed era completamente libera.
In mano l'opale, come una fiamma ardente.
Hakuba
si avvicinò al ladro ma lui sparò un paio di carte che lo
costrinsero ad arretrare.
<<
Ingegnoso ispettore ma io detesto bagnarmi >>. Gli fece
l'occhiolino.
<<
Io detesto te! >>.
Aoko
affiancò Hakuba. << Marcirai in prigione!
>>, disse,
dopo aver assistito ad un'altra umiliazione verso suo padre.
Kaito
avrebbe voluto risponderle ma non ci riuscì. Ancora una volta rimase
bloccato a causa della magia di Akako.
Il detective notò l'attimo di smarrimento del ladro e inarcò un
sopracciglio,
non capendo cosa gli stesse succedendo. Kaito se ne accorse e decise
che era il momento di sparire.
<<
Miei cari spettatori vi lascio con un'ultima magia. Alla prossima!
>>. Dal soffitto cominciarono ad esplodere bombe
scintillanti
di colore diverso, in omaggio all'opale arcobaleno.
Kaito
si avvolse nel mantello per confondersi nelle luci ed imboccò la
porta, il suo obbiettivo era l'ascensore per arrivare al tetto,
l'unico funzionante. Non appena la porta si aprì, l'agente
all'interno, confuso, venne stordito dal gas soporifero che Kaito
aveva precedentemente preparato e l'appoggiò al muro.
<<
Sai una cosa Ladro Kid >>.
Era
già dentro quando vide Saguru. Aveva il dito sul pulsante e rimase
fermo.
<<
Sei un grande illusionista ma sei anche una persona comune
>>.
<<
Giusto! >>. Kaito si coprì la bocca con la mano.
<<
Io scoprirò chi sei, Ladro Kid. Una persona con le sue paure, le sue
fobie >>, pronunciò l'ultima parola lentamente.
<< Cosa
temi tu? >>.
<<
I pesci! >>. Kaito premette il pulsante in fretta e svanì
dalla vista. Quella strana risposta fu il suo vantaggio, perché
Saguru pensò lo stesse burlando come al solito. Rimase lì, da solo.
Voleva che nascesse nel ladro una punta di paura ed era sicuro di
esserci riuscito.
La
mattina dopo Kaito si decise ad affrontare Akako. Era appoggiata al
muro del corridoio, molto contenta e con occhi luccicanti di
malignità.
<<
Basta così Akako >>.
<<
Che c'è? Hai rischiato grosso ieri? >>. Provò a mettergli
una
mano sul viso.
Kaito
la bloccò con forza. << Sì... cioè, non ho rischiato un
bel
niente! Mettitelo in testa: io non sarò mai tuo, non ci sarà
nessuna magia che mi porterà a scegliere una persona spregievole come
te >>.
Akako
si morse un labbro, cercando di contenere la furia. A quelle parole
aveva assistito anche Aoko e Kaito la vide.
<<
Bene >>, si staccò dal muro e si liberò dalla presa.
<<
Sei libero ma io non mi arrendo, sappilo >>.
Akako
aveva lasciato perdere per un semplice motivo: se le magie non
funzionavano, avrebbe conquistato Kaito in un'altra maniera e il
fastidio di vedere la serenità di Aoko era stato uno schiaffo
morale.
Kaito
si sentì più leggero, come se avesse cinque chili in meno. Prese un
lungo respiro e c'era un solo modo per scoprire se si era liberato di
quella fastidiosa magia rossa. Si avvicinò ad Aoko, un po'
imbarazzato.
Lei
gli voltò la faccia, rimanendo però dov'era. Kaito avvicinò una
mano al suo viso e lei divenne rossa. Poi un botto di coriandoli
l'avvolse e si ritrovò il buono del ristorante svolazzare davanti
alla faccia e lo prese.
<<
Scegli tu il giorno >>
<<
Ma... >>.
<<
Non vuoi più andarci? >>.
<<
Sì, vorrei >>.
Era
talmente felice che Kaito provò un moto di tenerezza verso di lei.
Era felice con le piccole cose e adorava questo lato di Aoko.
<<
Comunque mio padre è stato umiliato di nuovo... >>,
disse,
triste. << Ho visto Ladro Kid con i miei occhi
>>.
Non
era nemmeno quello che cercavo! <<
Il piano di tuo padre era ingegnoso >>.
<<
Già... >>. Aoko rise.
<<
Perché ridi? >>.
<<
Ho immaginato te al suo posto, ad immergerti in una vasca piena degli
animali che tu odi di più: i pesci! >>.
C'è
poco da ridere! Ero terrorizzato!
Si
unì alla sua risata, pensando che, in fondo, era la verità.
Ma
Kaito non sapeva che c'era qualcuno ad aver origliato la loro
conversazione, l'ultima persona che avrebbe dovuto sentire. Saguru
Hakuba si sedette al suo banco, fissando Kaito. Quella strana
risposta di Ladro Kid non lo era più.
Ti
smaschererò, Kaito Kuroba.
Angolo autrice!
Ciao!
Ecco
il secondo capitolo. Ho introdotto Akako, la nominerò altre volte,
metterà ancora i bastoni tra le ruote al Ladro Kid! ;)
X
Miky2911: Non ho mai partecipato a gare di FF :) Aoko era
la
presentatrice, era vestita bene ed era molto carina! Grazie per la
recensione!
X
SimoErato:
Grazie mille per i complimenti! Adoro anch'io la coppia Aoko/Kid!
Alla
prossima!
|
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Capitolo 3 *** 03. A cena con il ladro ***
3°
Capitolo
A
cena con il ladro
Saguru era nella sua stanza,
faceva delle ricerche al computer. Da quando aveva sentito che la più
grande
paura di Kaito Kuroba erano i pesci e la risposta di Ladro Kid a una
domanda,
retorica tra l'altro, aveva deciso che era giunto il momento di sapere
il più
possibile su di lui. Non si era mia informato, errore imperdonabile per
un
detective.
Un
rumore di nocche alla porta e fece entrare la sua tata, che lo seguiva
dall'infanzia. Gli posò una tazza di tè, tornato in Giappone non aveva
perso
l'abitudine di berne almeno una al giorno.
<< Posso esserle
d'aiuto signorino Saguru? >>.
<<
No Nana, grazie >>.
Mise
il latte nel tè e lo sorseggiò.
Kaito
Kuroba, 16 anni, era l'unico figlio di una coppia di illusionisti molto
famosi,
Toichi e Chikage, nato il quattordici giugno 1998. Il padre morì quando
aveva otto anni durante uno spettacolo, le manette non si sono aperte e
morì in
seguito all'esplosione. La madre l'aveva cresciuto fino ai suoi sedici
anni per
poi trasferirsi all'estero. Attualmente viveva da solo
in una villetta. Frequentava la 2B del liceo Ekoda con la media del
90/100.
La
sua altezza era 1.74, peso 50 chili, occhi azzurri e moro. Bravo nello
sport,
nella matematica e nelle materie scientifiche. Gruppo sanguigno
sconosciuto.
Il
suo più grande talento era l'illusionismo, pratica insegnata da suo
padre per
poi continuare da solo.
Saguru
ripensò alla frase che aveva detto ad Aoko la sera del furto dell'opale
arcobaleno.
“Meglio così. Di
buffoni
illusionisti ne abbiamo già uno di troppo, stasera”.
Finì il suo tè, posò la
tazzina e si abbandonò contro lo schienale della sedia.
<< C'era un solo
buffone illusionista >>.
<< Va bene domani
sera?
>>.
Stavano
pranzando e Aoko aveva posato il suo vassoio accanto a lui.
<<
D'accordo >>. Almeno chiuderò
questa faccenda della cena!
<< Perfetto
>>,
disse lei, tornando a mangiare il suo riso.
A
sorpresa si sedette un'altra persona accanto a loro. Kaito guardò
Saguru con
sospetto, non era mai stato molto affabile con lui, forse il suo
istinto da
detective gli diceva di stargli lontano.
<<
Non ho potuto fare a meno di sentire. Non sapevo foste una coppia
>>.
<<
Non siamo una coppia! >>, dissero all'uniscono.
<<
Devo spendere quel buono che ho vinto a quello sciocco festival
>>, si
affrettò a dire il ragazzo.
<<
Non era sciocco! >>, protesto lei, puntando la forchetta
contro l'amico.
<<
Quello in cui ti sei presentato come Ladro Kid >>.
Aveva
servito un'occasione perfetta, senza volerlo, a Saguru. Quel commento
non gli
fece provare una bella sensazione.
<<
Sì! >>, esclamò Aoko. << Stavi proprio
bene! Dove hai trovato il
costume? >>.
<<
Me l'ha procurato Jii. Lo sai che conosce molte persone
>>, mangiò in
fretta un boccone di stufato.
<<
Era il costume più bello! Certo, sei arrivato... >>.
Con
agilità Kaito fece cadere lo stufato di Aoko senza sporcarla. Stava per
dire
che era arrivato giusto in tempo, la sera in cui aveva rubato la giada
tedesca
e questo avrebbe aumentato i dubbi di Saguru.
<<
Oh no! >>, si lamentò Aoko.
<<
Vai nelle cucine, te ne daranno altro >>, disse Saguru.
La
ragazza si allontanò, contrariata. Kaito prese il suo vassoio e fece
per
andarsene.
<<
Divertiti alla cena >>.
Lo
voleva provocare, era ovvio. Cos'era successo?
A
causa della fattura di Akako era costretto a rispondere quello che gli
altri
volevano sentirsi dire ma era stato zitto praticamente per tutto il
tempo del
furto. Con Saguru aveva scambiato poche frasi quando si trovava
nell'ascensore
per fuggire e non aveva detto niente di rilevante.
Lo
ignorò, buttò gli avanzi nel cestino e posò il vassoio sul carrello
delle
stoviglie sporche e studiò Saguru, che continuava a mangiare
tranquillamente.
Doveva ammettere che un po' lo infastidiva l'idea che si fosse fissato
su di
lui, doveva trovare un modo per sviarlo dai sospetti.
Nel bar di Jii beveva
qualcosa e pigramente giocherellava con delle carte. Il giornale posato
sul
bancone riportava la notizia in prima pagina della restituzione
dell'opale
arcobaleno al museo di Kyoto.
<<
Signorino, qualcosa la turba? >>.
Avrebbe
voluto dirgli di Saguru ma aveva deciso di cavarsela da solo, era una
cosa tra
lui e il detective. << Nulla. Stasera resterò a casa, ho
dei compiti
arretrati >>. Tornando a casa a piedi non faceva che
pensarci finché non
arrivò alla conclusione che stava facendo solo il suo gioco. Voleva
mettergli
paura e non poteva permetterlo.
Nel
frattempo Aoko era andata a fare shopping insieme a Keiko. Avevano già
girato
due negozi e non aveva trovato niente di adatto: troppo lungo o corto,
colori
troppo vivaci o spenti, troppo scollati. L'ultima cosa che voleva era
sentirsi
a disagio e dare a Kaito un'opportunità per prenderla in giro.
L'amica
cercò di spronarla a provare diversi abiti e accessori. Al terzo
negozio, Aoko
notò un vestito su un manichino e Keiko quasi la obbligò a provarlo.
Una volta
uscita dal camerino le brillavano gli occhi.
<<
È perfetto! >>, disse Keiko. << Stai
benissimo! >>.
<<
Dici? >>, domandò, girandosi per guardarsi la schiena e
poi le gambe.
<< Non direi
mai una
bugia, soprattutto in questa occasione >>.
<<
Non è un appuntamento >>.
<< Dai, Aoko! Ti invita
a cena, ti dice di metterti un bel vestito... Cos'è secondo te?
>>.
<<
Siamo amici da tanti anni, Keiko. Sono sicura che farà di tutto per
mettermi in
imbarazzo. E poi è un posto elegante, ci vuole un abbigliamento
adeguato!
>>.
<<
Sei proprio ingenua, Aoko >>, le mise le mani sulle
spalle. <<
Compra questo vestito, fidati di me! >>.
<<
Mi fido! >>.
<< Porti a cena
Aoko?!
>>.
<<
Mamma non agitarti >>, disse Kaito. << Ho
vinto quello stupido
buono e Aoko mi stava tormentando! >>.
<<
Il mio bambino va al suo primo appuntamento! >>. Chikage
era nel suo
appartamento, seduta al tavolo del salone. Sapeva quanto Kaito odiasse
sentirsi
dire che era un bambino e lei lo faceva apposta.
<<
A parte il fatto che non sarebbe il mio primo appuntamento, ti assicuro
che non
uscirei mai con Aoko come dici tu! >>.
La
madre si mise a ridere. << Oh Kaito, devi ancora imparare
ancora tante
cose. Tuo padre ti ha insegnato l'illusionismo e la magia ma non come
si tratta
una signorina >>.
<<
E pensare che ho vinto quel buono solo per fare un piacere a lei e sono
dovuto
salire sul palco come Ladro Kid! >>.
<<
L'importante è che nessuno abbia capito >>. Chikage, come
tutte le madri,
era sempre preoccupata per suo figlio. L'aveva lasciato da solo, in
Giappone,
perché sapeva che era un ragazzino responsabile. Ci era già passata con
Toichi,
quando andava a compiere un furto lei lo appoggiava e l'aspettava a
casa con un
poco di ansia ma non perché dubitasse delle sue capacità ma, come ex
ladra,
sapeva che c'era in gioco il binomio sfortuna/fortuna e su quello
nemmeno Ladro
Kid aveva potere.
Kaito
non voleva farla preoccupare e le fece un gran sorriso.
<< Tranquilla,
nessuno ha capito >>.
<<
Bene, ora ti lascio tesoro. Ah... domani mettiti quello che troverai
nell'armadio
>>.
Il
figlio la guardò perplesso. << Eh? >>.
Gli
fece un occhiolino. << Magia >>.
<< Dove vai domani
sera?! >>.
Aoko
servì la cena in tavola e si sedette al fianco di suo padre. Cucinava
ogni sera
e fu costretta a dirgli che avrebbe dovuto arrangiarsi per la sera
dopo. Ginzo
Nakamori aveva il difetto di fare il poliziotto anche a casa, quindi
trattava
la figlia come un sospettato a cui doveva estorcere un duplice omicidio.
<<
Kaito deve usare il buono e me l'ha chiesto >>.
<<
Quel maghetto >>, sbuffò nel bicchiere di birra.
<< Spero che tenga
le mani apposto >>.
<<
Papà! >>, si indignò la figlia. << Non mi
va di fare questi
discorsi. Vado solo a cena con un amico >>. Kaito aveva
la pessima
abitudine di dire il colore della sua biancheria intima, di aprire i
lucchetti
degli spogliatoi femminili e prenderla in giro ma non lo faceva per
cattiveria,
era solo il suo modo di fare.
<<
Be', io sono un poliziotto e lui lo sa bene >>.
<<
In che senso? >>.
<<
Che se non tiene le sue magiche mani apposto, io ho un'ottima mira
>>.
La sera della cena Kaito era
curioso di aprire l'armadio e vedere la “magia” di sua madre. Che poi
la sua
magia era mandare foto a Jii e l'indirizzo del negozio dove comprare il
completo da lei scelto. Non capiva perché si dava tanto da fare.
Aprì
la sacca che lo conteneva e fu sorpreso di vedere abiti nel suo stile.
Aveva
detto ad Aoko che sarebbe andato a prenderla sotto casa, dopotutto
abitavano a
pochi metri. Indossò il pantalone nero, la camicia dello stesso colore
e una
giacca casual bianca. Uscì di casa e bussò alla porta di Aoko.
Aprì
Nakamori.
<<
Buonasera Kaito Kuroba >>. Si appoggiò allo stipite con
un bicchiere di
birra in mano.
Il
ragazzo notò lo stesso guardo che riservava a Ladro Kid quando gli
sfuggiva.
<< Salve signore. Aoko è pronta? >>.
<<
La mia bambina sta scendendo >>. Non smetteva di tenere
sotto tiro Kaito
con lo sguardo, sembrava pronto a trafiggerlo.
Aoko
era sul primo gradino e scese l'ultimo timidamente. Kaito non poté fare
a meno
di notare quanto fosse bella: l'abito rosa le calzava a pennello, la
cinta nera
metteva in risalto la vita stretta e si chiudeva sulla schiena come un
fiocco.
Le scarpe nere con un tacco basso, nella mano destra stringeva una
borsetta
rosa con inserti in pizzo neri. I capelli sciolti, con una decorazione
nei
capelli, la rendevano perfetta.
Il signor Nakamori
tossicchiò. << La rivoglio a casa entro le 22.30
>>.
<<
Va bene papà, adesso smettila. Ti ho già detto che non è un
appuntamento
>>.
I due ragazzi uscirono in
strada e Aoko mise una giacca nera. Era inizio marzo e la sera faceva
ancora
freddo, anche se la neve si era sciolta. Raggiunsero il centro in metro
e poi
il ristorante a piedi. Parlarono del più e del meno, anche Aoko aveva
notato
l'abbigliamento di Kaito e ne era rimasta colpita.
Il
ristorante aveva pareti in legno scure e il parquet. Eleganti tavoli in
mogano
erano posti nella sala, quelli addossati alle pareti avevano divanetti
in
stoffa beige. La luce soffusa rendeva l'ambiente intimo e perfetto per
una cena
tranquilla. Kaito mostrò il buono e il cameriere li fece sedere in un
tavolo
posto in fondo al ristorante, sui divanetti. Gli porse due menù e li
lasciò
soli.
Aoko
si sentiva in imbarazzo. Era Kaito, il ragazzo che vedeva tutti i
giorni, il
suo migliore amico. Perché provava quelle sensazioni?
<<
Io prendo la bouillabaisse >>, disse Aoko.
Sapeva che Kaito non l'avrebbe mai presa, conteneva pesce.
<<
Io una vichyssoise >>. Posò il menù e
fece segno al cameriere.
Dopo aver ordinato da bere
e
le pietanze rimasero soli. Intorno c'erano coppie o famiglie che
cenavano,
l'atmosfera era rilassante.
<<
Non ho mai mangiato cucina francese >>.
<<
Davvero? >>.
<<
Tu sì? >>.
<<
Sono stato in Francia qualche volta con mio padre, quando teneva degli
spettacoli. Anche se ero piccolo me lo ricordo. Ha cercato di
insegnarmi il
francese e ricordo giusto qualche parola. E poi è la città dove si sono
conosciuti i miei >>, rise.
<<
Come si sono conosciuti? >>, domandò Aoko, era
un'inguaribile romantica.
Non
poteva certo dirle che si erano conosciuti durante un furto.
<< In uno
degli spettacoli di papà >>.
Aoko
notava come Kaito parlava di suo padre con naturalezza. Forse lei non
poteva
capire, non aveva mai perso un genitore, sua madre viveva in un'altra
città e
suo padre stravedeva per lei. Dopo tanti anni, forse, il ragazzo
preferiva
ricordare la straordinaria persona che era stata.
<<
Mi piaceva il signor Toichi. Ricordo che faceva un sacco di magie, un
po' come
te >>.
<<
Ricordi quella volta che, al tuo settimo compleanno, ha fatto apparire
bolle di
sapone per tutto il giardino e poi una di queste conteneva il tuo
regalo?
>>.
<<
Sì! >>, Aoko lo ricordava come uno dei suoi compleanni
più belli.
<< Mio padre ancora adesso non capisce il trucco!
>>.
<<
È molto semplice. Spara bolle piazzati in punti strategici e poi aveva
il
regalo nella giacca, così quando sono tutte esplose e gli invitati sono
rimasti
ammirati, mio padre l'ha messo davanti a te >>. Kaito
aveva partecipato a
quella magia e quello che ricordava con più piacere erano i sorrisi
della
piccola Aoko.
Si
persero nei ricordi fino all'arrivo delle pietanze. Il ragazzo si
rifiutò anche
solo di guardare quella di Aoko e lei assaggiò la vellutata di lui, la
trovò
gustosa. Ad un certo punto della cena a Kaito squillò il cellulare, si
scusò
con Aoko e controllò: un messaggio di Jii. Disse di dover andare in
bagno e
lesse la notizia, una nuova gemma era in città: lo smeraldo cardinale
era a
Tokyo, ceduto da un altro museo in fallimento di Osaka. Poteva essere
Pandora.
Rimise
il telefono in tasca e ritornò da Aoko, non scriveva mai nulla per
messaggio
per evitare di lasciare tracce scomode e ne avrebbe parlato il giorno
dopo con
Jii.
<<
Tutto bene? >>.
Un
sorriso rassicurante. << Mia madre >>.
Aoko
rise sotto i baffi. Era stata proprio la signora Kuroba a dirle della
fobia del
figlio. << Spero torni presto >>.
<<
Mi ha lasciato tutto solo in Giappone, che madre sconsiderata
>>,
scherzò, mangiando l'ultimo boccone del piatto.
<<
Ma quale solo! Se ci sono io che mi occupo di te! >>.
Quella
frase fece scendere un lieve imbarazzo e Kaito sentì che stava per
arrossire e
le porse il menù dei dolci.
<<
Tuo padre è sempre molto felice di vedermi a cena... Poi che cosa aveva
stasera? >>.
<<
Crede che io e te siamo usciti come... come... >>.
Kaito
scoppiò a ridere. << L'ispettore vede cose che non ci
sono >>.
<<
È solo molto stanco >>. L'ultima sua frase le provocò una
punta di
sconforto. << Ladro Kid è sempre più sfrontato. L'ultima
volta gli è pure
venuto il raffreddore per recuperare quella stupida gemma
>>.
Il
ragazzo sentì che stavano per entrare in un terreno di conversazione
pericoloso. Ordino un soufflè per lei e una crème
brûlée.
<<
Gli ho detto che dovrebbe abbandonare il caso ma non vuole
>>.
<<
Ormai sono diciotto anni che lo insegue. Sarà un'ossessione
>>.
Aoko
batté una mano sul tavolo. << Se mi capita tra le mani!
>>.
Kaito
deglutì, quella reazione non se l'era aspettata.
Lei
si
accorse che stava zitto e puntò gli occhi azzurri in quelli del
ragazzo.
<< Non parli quasi mai di lui >>.
<<
Semplicemente non m'interessa >>.
Il
cameriere posò i due dessert e portò un'altra bottiglia d'acqua.
<<
Eppure avrei giurato che ti sarebbe piaciuto, Ladro Kid
>>, disse,
assaggiando il suo dessert. << È buonissimo!
>>.
<<
Penso sia un grande illusionista ma non ho opinioni su di lui
>>. Mai dette tante bugie in una
volta sola.
<< Lo
appoggi?
>>.
<<
Penso che se ruba avrà un motivo >>.
<<
Non c'è mai un motivo per rubare! >>, esclamò lei.
<< Mai >>.
Oh
Aoko, se solo tu
sapessi...
Kaito divenne triste per un secondo, con il cucchiaio a mezz'aria.
Prese un
pezzo del dessert della ragazza. << Ottimo
>>.
Lei lo guardò male.
<<
Ora voglio assaggiare il tuo! >>.
Prima
che potesse affondare il cucchiaio nella crème
brûlée
di Kaito, lui le porse il suo cucchiaio e le fece segno di assaggiare.
Cercò di
non essere la solita insicura e prese il cucchiaino per assaggiarlo.
<< Il tuo è
più buono
>>, disse, tornando a mangiare il suo soufflè, lievemente
color porpora.
Kaito
mise il tovagliolo sul piatto di Aoko e la ragazza ebbe un attimo di
smarrimento. Quando abbassò di nuovo lo sguardo c'era una crème
brûlée.
Fece
spallucce. << Io conosco i tuoi gusti >>.
Il
bel
sorriso che apparve sulle labbra di Aoko lo ripagò di tutta la rabbia
che aveva
scagliato contro il ladro che era. Lei lo mangiò felice, con le guance
rosa dal
trucco e la felicità.
Kaito
l'accompagnò sotto casa. Mentre camminavano Aoko si sentiva leggera e
felice,
non avrebbe mai voluto chiudere quella serata.
<<
Grazie per la bella serata >>, disse lei, raccogliendo
ogni briciola di
coraggio.
<<
In fin dei conti ho vinto questa cena grazie a te, ho partecipato per
farti
piacere >>.
Aoko
non
poteva saperlo ma il signor Nakamori stava origliando, attaccando
l'orecchio
alla porta. Kaito l'aveva avvertito e si divertiva. <<
Credo sia meglio
che tu rientri >>. Con il capo indicò la porta.
<<
Buonanotte Kaito >>. Agitò la mano ed aprì la porta.
Il
padre
sentì la serratura e corse verso il divano, si buttò sopra e fece finta di
niente.
Aoko
si tolse le scarpe,
mise le pantofole e andò a salutare il padre, per poi andare in camera
sua.
Chiuse la porta alle sue spalle e si appoggiò ad essa, le labbra
incurvate in
un sorriso.
Kaito
rimise il completo scelto da sua madre nell'armadio, s'infilò il
pigiama e si
buttò a letto con il tablet. Appoggiato al cuscino, un braccio sotto la
testa,
leggeva le informazioni contenute nel file mandato da Jii. Smise quando
lesse
la stessa frase quattro volte senza capirci niente, la sua mente vagava
altrove. Pensò alla cena e nel complesso si era trovato bene, a parte i
commenti di disprezzo di Aoko ma a quelli c'era abituato.
Più
i
mesi passavano, più si rendeva conto che essere Ladro Kid aveva un
prezzo.
Rinunciava a tante cose per quella missione e per il suo alter ego e
tra questi
c'era l'odio di Aoko. Si domandava, di tanto in tanto, se era disposto
a
correre il rischio di perderla. Perché l'avrebbe persa, questo era
certo.
Posò
il
tablet e guardò fuori, la luna era piena, con la testa piena di
domande,
perplessità e l'animo turbato.
<<
Lo smeraldo cardinale >>, mormorò una voce profonda.
<<
Capo, è stato trasferito dal museo di Osaka ieri e la notizia è
trapelata solo
oggi pomeriggio >>.
<<
Voglio che la prendete >>.
<<
Sarà
fatto >>. Snake
fece per
andarsene.
<<
Aspetta >>.
Il
suo
subalterno si fermò e attese ordini.
<<
Voglio che aspettiate la lettera di Ladro Kid >>.
<<
Come signore? >>.
<<
Fate fare a lui il lavoro sporco e poi prendete la gemma
>>. La figura
era all'ombra, solo un'ovale rosso, una sigaretta.
<<
Poi lo uccideremo >>, un largo ghigno si allungò sotto i
suoi baffi.
<<
No >>.
Snake
credeva di aver sentito male. << Come scusi?
>>.
<<
Ormai Ladro Kid ruba da qualche mese, dopo otto anni di pausa
>>.
L'uomo
vestito di nero si mostrò molto rammaricato. << Credevo
che Toichi Kuroba
fosse morto in quella esplosione, stavolta non fallirò >>.
<<
Non credo sia Toichi Kuroba >>.
<<
Ne è certo?! >>.
<<
Non ne ho la sicurezza, ovviamente. Svolgete delle indagini e studia
bene Ladro
Kid al prossimo furto >>.
<<
Mi scusi capo >>, azzardò Snake. << Ma
scoprire che sia o no Toichi
Kuroba... cosa cambia? Dovremo comunque ucciderlo >>.
<<
Sono diciotto anni che quel mago vestito di bianco rovina i miei piani.
Voglio
che paghi per tutto quello che ha fatto, nel modo peggiore possibile
>>.
<<
Come ordina >>.
Quella
figura inquietante aveva finito la sua sigaretta e la gettò nel
posacenere sul
tavolino alla sua destra. Voltò la sedia girevole verso la vetrata del
suo
ufficio, era notte fonda.
Non
poteva ancora sapere che il ladro che tanto odiava fosse un ragazzino
che
dormiva tranquillamente nel suo letto, all'oscuro dei guai che stavano
per
cominciare...
Angolo autrice!
Ecco
qui il nuovo capitolo!
Qui
c'è un pausa dai furti e l'introduzione dell'organizzazione! Chi è
il capo? Lo scopriremo nei prossimi capitoli!
Nel
prossimo capitolo ci sarà una sfida tra il ladro e il detective
;)
Grazie a chi l'ha messa nelle preferite e seguite!
Alla
prossima!
|
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Capitolo 4 *** 04. Detective Hakuba VS Kaito Kuroba ***
4°
Capitolo
Detective
Hakuba VS Kaito Kuroba
Mercoledì sarò in
possesso dello smeraldo cardinale!
Ladro Kid
<< Bah >>,
Aoko poggiò con rabbia lo smartphone sul banco, incrociando le
braccia, aveva letto il titolo in prima pagina. << Quel
ladro
non ha proprio di meglio da fare >>.
Saguru era appoggiato al
muro, la finestra era aperta ed entravano soffi d'aria calda, era una
bella giornata tiepida. Kaito non era in classe ma in corridoio con
alcuni compagni. I giornali non parlavano d'altro, si chiedeva se
quel prestigiatore se la stesse spassando, era sicuro che tutte
quelle notizie lo facessero gongolare. Avrebbe partecipato alla sua
cattura, anche perché avrebbe rubato senza pubblico, non era una
cosa che faceva spesso ed era più facile catturarlo senza il
trambusto dei suoi fans.
<< Ehi Saguru, ci
sarai? >>, gli domandò Aoko.
<< Naturalmente >>.
Kaito rientrò in classe e
lo vide parlare con Aoko, guardò i due con disappunto. Saguru stava
prendendo molto confidenza con Aoko e la cosa non gli piaceva
affatto. Tornò al suo posto e l'amica gli mise il telefono sotto il
naso.
<< Hai letto? >>.
<< Non si parla
d'altro >>, disse, finto annoiato.
<< Saguru lo
prenderà! >>.
Come no.
Kaito lo guardò, quasi a volerlo prendere in giro solo con gli
occhi.
<< Ehi! >>,
Aoko batté il pugno sulla mano. << Perché non lavorate
insieme?! >>.
I due ragazzi la
guardarono come se fosse impazzita.
<< Sì! >>,
saltò dalla sedia. << Tu sei un detective straordinario e
tu
un'illusionista incredibile. Un connubio perfetto per togliere Ladro
Kid dalla circolazione >>.
<< Io... >>.
<< Trovo sia un'idea
perfetta >>, si complimentò Saguru. Si avvicinò a Kaito e
gli
porse la mano. << Faremo del nostro meglio
>>.
Kaito avrebbe voluto
strozzare Aoko. L'aveva messo in una situazione pessima, se Saguru
aveva davvero dei dubbi sulla sua identità, rifiutando avrebbe solo
confermato. Dall'altra parte, accettando, non li calmava comunque.
Con tanta forza di volontà strinse la mano del compagno.
<< Te
l'assicuro >>
Uno sguardo carico di
elettricità passò tra i due e Aoko era soddisfatta della sua idea,
senza avere la minima idea di cosa aveva combinato.
<< Maledizione ad
Aoko! >>.
Kaito stava imprecando dentro il bar di Jii. Il
vecchio maggiordomo era preoccupato, nemmeno il ladro del secolo
poteva essere in due posti contemporaneamente.
<< Non si fa mai gli
affari suoi! Come le è saltato in testa? >>.
<< La signorina
Nakamori vuole solo aiutare suo padre, credo >>.
Kaito era seduto su uno
sgabello di fronte al tavolo da biliardo. << Devo trovare
il
modo di ingannare Saguru mentre prendo il gioiello >>.
<< Mi farò assumere
dentro l'edificio, così le sarò d'aiuto >>.
<< Stavolta no, Jii
>>.
<< Come? >>.
Kaito divenne serio. <<
Saguru sospetta di me e quella che mi ha lanciato è una sfida tra le
righe. Gliela farò vedere! >>.
<< Con tutto il
rispetto, signorino Kaito, non sono convinto della sua idea
>>.
Saltò giù dallo
sgabello. << Ho deciso così. Smontiamo il piano e
facciamone
uno nuovo >>.
Un aspetto positivo di
tutta la faccenda fu poter vedere di prima persona cosa avevano
architettato per fermarlo.
Lo smeraldo cardinale era
una grossa pietra preziosa incastonata nella montatura di un anello
d'oro bianco. Era troppo pesante per essere indossato e si diceva che
solo una dea avrebbe potuto indossarlo. La particolarità del nome
era derivata dal punto di ritrovo, così affermava la storia, in
perfetta linea tra i quattro punti cardinali. Era stato donato da un
museo di Osaka in fallimento al museo Miraikan.
L'edificio era di fattura
moderna, con doppi vetri, alto quattro piani. Kaito, Saguru e Aoko
presero l'ascensore fino al terzo piano, dove venivano esposti gli
oggetti più preziosi. La stanza del gioiello era di media grandezza,
il pavimento di marmo bianco, le pareti verde chiaro. La stanza aveva
una sola finestra, che non si poteva aprire.
Nakamori andò incontro al
trio, Aoko aveva un pacchetto con il pranzo. Si era fatto convincere
ad includere Kaito in quella storia, con la prospettiva di portare
Ladro Kid in prigione.
<< Papà! >>,
lo chiamò la figlia. Kaito si guardava attorno, stando attento a non
farsi scoprire dal detective liceale.
<< È tutto pronto?
>>, domandò Saguru.
<< Quasi >>,
rispose Nakamori. << Vi faccio conoscere la responsabile
>>.
Li guidò verso una
signora distinta, di bell'aspetto. Una lunga coda nera, occhi scuri e
pelle candida, indossava un tailleur nero che metteva in risalto il
suo incarnato.
<< Lei è Hanae
Okada >>.
<< Piacere di
conoscervi >>, fece un cenno con la testa, cordiale.
<< Lei è mia figlia
Aoko >>, la ragazza salutò educatamente. <<
Il ragazzo
biondo è il detective Saguru Hakuba, figlio del capo della polizia
metropolitana >>.
<< Lieto di fare la
sua conoscenza >>.
Leccapiedi,
pensò il ladro.
<< Lui è Kaito
Kuroba >>.
<< Kuroba? >>,
ripeté lei. << Il figlio di Toichi Kuroba?
>>.
<< Esatto >>.
Non era strano per lui, suo padre era conosciuto in tutto il mondo.
<< Sono una fan di
tuo padre, era una grande mago. Suppongo tu abbia ereditato la sua
arte e sei qui per anticipare le mosse di Ladro Kid >>.
Kaito esibì una poker
face tra le migliori che potesse fare. Sa
sapesse che non ho ereditato solo l'arte della magia!
<< Bene, allora
venite con me >>.
La donna gli fece strada.
Kaito osservò tre guardie per lato della teca, dodici in tutto, un
vero serramento intorno al gioiello. La donna li fece passare e Kaito
vide una semplice teca quadrata di vetro. Non aveva niente di
speciale.
<< Non capisco >>,
fece Kaito
Hanae rise e indicò una
serratura sul retro del piedistallo. << L'unica chiave ce
l'ho
io >>. Kaito pensò che era un po' debole come piano e lei
doveva averlo intuito. << Se Ladro Kid tenterà di forzare
la
serratura si attiverà un congegno elettrico che lo folgorerà
all'istante >>.
<< Non basterà
spegnere il quadro elettrico di tutto il museo? >>,
chiese
Aoko.
<< No >>,
intervenne Saguru. << Perché abbiamo fatto installare un
quadro autonomo all'interno del piedistallo. Questo significa che se
anche Ladro Kid dovesse riuscire a sollevare la teca dopo la
manomissione della serratura, prenderebbe una scossa tre volte
maggiore >>.
<< Allora >>,
si rivolse a Kaito. << Cosa ne pensi? >>.
Era geniale e doveva
riconoscerlo. Avrebbe dovuto prendere la chiave, aprire la serratura,
rubare il gioiello ed essere contemporaneamente al fianco di Saguru.
Ci voleva una preparazione eccellente. Non poté fare a meno di
guardare male Aoko, era colpa sua se si trovava in quella situazione.
La ragazza si rivolse alla
responsabile. << Signorina Okada, dove terrà la chiave?
>>.
<< È un segreto,
nemmeno la polizia lo sa! >>.
Fantastico,
pensò scocciato.
<< Lo trovo ottimo
>>, rispose Kaito al compagno.
Lui gli scoccò uno
sguardo divertito.
Voglio proprio vedere come
farai.
Kaito era nella stanza
segreta di suo padre, seduto sulla poltrona, gambe e braccia
incrociate, cercando di capire come eludere Saguru e su dove la
responsabile avrebbe nascosto la chiave. La sfida che era stato
costretto ad accettare lo rendeva di cattivo umore e determinato allo
stesso tempo.
All'improvviso partì un
disco con una delle registrazioni di suo padre. Le aveva registrate
prima di morire, quando l'organizzazione si era messa sulle sue
tracce. Voleva, nel caso della sua dipartita, che almeno una parte di
lui restasse accanto a suo figlio.
<< Kaito >>.
<< Papà >>,
sussurrò lui, malinconico. Avrebbe voluto la sua presenza, non solo
con la voce.
<< Questa volta
voglio parlarti della sfida >>.
<< La sfida? >>.
<< Quando sei sul
palco e stupisci il tuo pubblico non è altro che una sfida. Troverai
sempre lo spettatore scettico che cerca di smascherare un trucco ma
tu dovrai fare in modo che diventi un tuo fan >>.
<< Come se fosse una
vittoria >>.
<< E non devi mai
arrenderti, Kaito. Perché dal più scettico degli spettatori puoi
vincere il suo stupore >>.
Il disco ritornò al suo
posto e calò di nuovo il silenzio.
Kaito sorrise. <<
Capito, papà >>.
Il mercoledì mattina
Saguru si parò di fronte a Kaito.
<< Stasera ci
aspettano per le cinque al museo. Come sai non è stato dato un
orario e può colpire in qualsiasi momento >>.
<< Non vedo l'ora!
>>. Aoko era dietro a Kaito.
<< Verrai anche tu?
A far che? Stordire Ladro Kid di chiacchiere?! >>.
<< Quanto sei
stupido! >>, si arrabbiò. << Me l'ha
chiesto Saguru che,
a differenza tua, è molto più gentile! >>.
Il detective ammise che si
stava divertendo parecchio. << È un problema?
>>.
Sapeva perché l'aveva
fatto ed era lo stesso motivo per cui non diventava mai Ladro Kid in
presenza di Aoko: nessuno avrebbe potuto scoprire la sua identità se
non la persona con cui era cresciuto. Strinse i denti, per evitare di
dire cose ben peggiori dettate dalla rabbia.
<< No, assolutamente
>>.
<< Parteciperò a
una vera azione! >>.
<< Frena il tuo
entusiasmo, Aoko. Non stai andando a vedere un film! >>,
tentò
di calmarla. << Dopotutto... >>. Le mostrò
due carte e
le lanciò. Una si distrusse e l'altra la prese al volo.
<<
Vince solo il migliore >>.
La sera c'era un gran
fermento fuori dal museo. Le guardie entravano ed uscivano veloci e
controllando facce e patenti. Un altro vantaggio dell'idea di Aoko
era poter entrare senza doversi mascherare. Mentre erano
nell'ascensore, Kaito si mise accanto ad Aoko.
<< Oh no! >>.
La ragazza si chinò a recuperare il suo bracciale d'argento con il
ciondolo a forma di luna piena. Era un regalo di sua madre per il
sedicesimo compleanno e lo considerava un portafortuna.
<<
Kaito, ti dispiace agganciarlo? >>.
Il ragazzo acconsentì e
lei lo ringraziò con un sorriso.
Kaito ne fece uno ancora
più grande.
La notte scese e la
polizia stava all'allerta, Ladro Kid rubava solo di notte. La
responsabile Okada aveva messo un tailleur rosso e dei tacchi neri,
doveva essere una patita di moda. I capelli erano raccolti in una
crocchia e dei boccoli contornavano il viso, un bastoncino decorato
rendeva l'acconciatura elegante.
<< Che stile
raffinato >>, fu il commento ammirato di Aoko.
Donne,
pensò Kaito. Si mise ad osservarla, cercando di capire dove poteva
essere la chiave perché senza quella non avrebbe potuto iniziare lo
spettacolo. Nella stanza del gioiello c'erano gli stessi dodici
poliziotti del giorno prima. Saguru, Kaito ed Aoko si misero di
fronte alla teca, Hanae al fianco di Nakamori con cui conversava
piacevolmente. Sembrava una serata di divertimento, tanto era
convinta di fregarlo. Kaito escluse le scarpe, quei tacchi erano
troppo alti per permettergli di nascondere una chiave, non aveva
collane o bracciali. Il tailleur non aveva tasche. Per un attimo
pensò che l'avesse nascosta nel reggiseno, forse ragionando che
Ladro Kid non avrebbe avuto il coraggio di prenderla.
Come se mi facessi
questi problemi!
<< Adoro la sua
acconciatura! >>.
<< Uhm? >>.
<< Io non riuscirei
mai a farlo con tanta maestria. Solo con quel bastoncino sarebbe
impossibile per i miei capelli! >>.
Il bastoncino!
Capì, trionfante.
Ora
poteva iniziare, erano le 20.45.
Saguru aveva un occhio per
lo smeraldo e uno per Kaito, era convinto che stavolta si sarebbe
tradito.
Kaito teneva una mano
appoggiata alla tasca del pantalone e fece una leggera pressione. In
quel momento un paio di bombe di luce esplosero nella stanza, quel
secondo di distrazione di Saguru fu perfetto per far esplodere le
altre bombe attaccate ai lampadari, che ruppero tutte le lampadine.
Dopo una tenda, dello stesso identico colore delle pareti, coprì
l'unica finestra e nemmeno la luce lunare poté illuminarla. Si
ritrovarono completamente al buio e Saguru allungò un braccio verso
Kaito.
<< Saguru non vedo
niente! >>.
Il detective rimase sotto
shock: era la voce di Kaito.
<< I miei capelli!
>>.
La voce della responsabile
fece aumentare ancora di più il panico. << Presto,
circondate
il gioiello! >>.
<< Ispettore
Nakamori guardi la stanza! >>.
Gli spettatori erano
davanti a tantissimi puntini luminosi, l'intensità era scarsa e non
si vedeva niente comunque.
Kaito aveva preso la
chiave e aperto la teca, disattivando il congegno elettrico. Arraffò
il gioiello e corse fra la folla confusa fino alla sala illuminata,
spalancando la porta chiusa. La luce non era sufficiente per far
scoprire il suo trucco, si era preoccupato di manomettere le
lampadine dell'illuminazione a parete e diminuirne l'intensità.
<< Signori e
signore! >>.
<< Non è possibile!
>>.
Saguru toccò il braccio
di Kaito.
<< Ha preso lo
smeraldo! >>. Il detective, per la prima volta nella sua
carriera, non sapeva come agire. Era buio ma la voce di Kaito e il
braccio che stava toccando erano suoi.
<< Arrestatelo! >>,
fu l'ordine di Nakamori.
<< Ispettore sia più
gentile >>, lanciò la chiave per terra. <<
Mi dispiace
aver rovinato la sua bella acconciatura, signorina Okada
>>.
I poliziotti uscirono
dalla sala buia per prenderlo ma lui lanciò il mantello e quello
avvolse i poliziotti e la sua presenza, quando riemersero Ladro Kid
era sparito.
Portarono delle torce
elettriche ed illuminarono la stanza, teca vuota e responsabile
disperata.
Quando gli occhi di Saguru
si abituarono alla luce trovò Kaito al suo fianco, con
un'espressione contrariata.
<< Come diamine...?
>>.
<< Uh? >>, si
voltò a guardarlo. << Hai ragione. Come diamine ha fatto?
>>.
Saguru avrebbe voluto
ordinare di perquisirlo ma sapeva che non ne aveva il diritto.
Ribolliva, c'era un trucco, era lui Ladro Kid.
Aoko mise una mano sul
braccio del padre, che sbraitava ordini a destra e manca, di
perquisire il museo. Il terzo vantaggio della pessima idea della sua
amica era che l'avrebbero lasciato in pace poiché la priorità era
cercare il fuggitivo.
<< Be' >>,
fece Kaito. << Visto il fallimento del piano io me ne
vado. Non
sono più utile >>. Agitò la mano. << A
domani Saguru
>>.
Il ragazzo non riusciva a
farsene una ragione, non aveva mai conosciuto una persona più
irritate di lui. Kaito tratteneva le risate di scherno.
Si avvicinò ad Aoko, era
rimasta sola nella sala grande, affranta.
<< Aoko, io torno a
casa >>.
<< D'accordo. Io
resto ancora un po', papà ha bisogno di me >>.
<< Capisco. Oh >>,
si avvicinò a lei, molto vicino, da farla arrossire.
<< Cosa... cosa c'è?
>>.
<< Oh niente. Mi era
sembrato di vederti un ragno addosso >>.
<< Un ragno?! >>.
Kaito salì sull'ascensore
e si appoggiò al muro, pigiò il tasto per recarsi al piano terra.
Cominciò a ridere, ripensando alla faccia di Saguru.
Quando era andato a
visitare il luogo dove era tenuto il gioiello aveva piazzato le bombe
e sostituito le lampadine con nuove a bassa intensità. Poi aveva
attaccato dei minuscoli adesivi che si illuminavano al buio, in modo
da riconoscere la serratura nell'oscurità e attirare l'attenzione sul
fenomeno piuttosto che su di lui. Aoko l'aveva invitato a cena, con
la scusa di andare in bagno aveva allentato la chiusura del suo
bracciale portafortuna, sapeva che l'avrebbe indossato del colpo.
Così in ascensore era bastata una piccola botta per farlo sganciare
e aveva sfruttato l'occasione per piazzare un piccolo microfono con
delle frasi registrate sul retro del ciondolo. Sul bottone della
manica della giacca bianca c'era il tasto che attivava il microfono.
Così, una volta calato il buio, aveva tirato il poliziotto alla
destra di Saguru alla sua sinistra e al buio nessuno se ne sarebbe
accorto poiché tutti avevano cambiato la loro posizione per lo
spavento e solo successivamente l'avevano ripresa. Saguru era
convinto di toccare il braccio di Kaito e siccome Aoko era a una sola
persona di distanza la voce sembrava proprio la sua. Una volta
lanciato il mantello, si era cambiato, mischiato ai poliziotti al
buio e rimesso al fianco di Saguru. Per completare l'operazione aveva
finto di notare qualcosa sul braccio di Aoko e ripreso il microfono.
Uscì dalla porta
principale, si allontanò di qualche metro e arrivò al palazzo
vicino al museo. Indosso il completo bianco e salì sul tetto per volare
via, non era prudente camminare con un gioiello di quel valore per
strada...
Saguru giunse sul tetto,
voleva essere sicuro che Kaito non fosse andato lì.
<< Accidenti! >>,
esclamò
Stava per andarsene quando
notò la figura vestita di bianco sul tetto di un palazzo poco
distante, era un piano più alto e si stagliava contro la notte nera.
Sapeva che stava per volare, voleva tentare il tutto per tutto e
corse per prendere l'ascensore.
Il ragazzo volse la pietra
alla luna e scosse la testa. << Niente. Almeno mi sono
divertito e ho fatto abbassare la testa a quell'arrogante
>>.
<< Ma bravo Ladro
Kid >>.
Quella voce lo fece
voltare, il gelo passò nel suo corpo. Riconobbe il volto, i baffi e
gli uomini vestiti di nero dietro di lui.
<< Ci incontriamo di
nuovo >>. Snake sparò un colpo che Kaito evitò chiudendo
l'aliante e cadendo di lato, sporcando il vestito bianco. Si rimise
in piedi.
<< Non è Pandora,
quindi è inutile che vi date da fare >>.
Puntò la pistola
luccicante contro di lui. << Non ti credo, dammela
>>.
Se gliela avesse data non
avrebbe potuto restituirla e non era quella l'immagine che voleva
dare di lui. Inoltre sapeva che sarebbe finita sul mercato nero e
ingrassare le tasche di quei delinquenti non lo voleva.
Aveva un falso in tasca e
glielo lanciò. << Prendila pure >>.
La gemma toccò a terra e
finì in mille pezzi per il secondo sparo. << Mi credi
così
stupido da cadere due volte nello stesso trucchetto? >>.
Aveva commesso uno degli
errori peggiori che può fare un mago: ripetere un trucco, per quanto
banale esso fosse.
Poi si ricordò della
polizia ancora presente nel museo, doveva attirare la sua attenzione
e fuggire alla velocità della luce.
Saguru era arrivato ai
piedi del palazzo, con il fiato grosso per la corsa. Aveva scrutato
il cielo e nessuna figura bianca si era librata in volo. Non credeva
fosse tanto sprovveduto da rimanere sul tetto con la polizia così
poco distante. Qualsiasi cosa fosse l'avrebbe sfruttata.
Un terzo sparo e Kaito lo
evitò per un soffio ma fu la sua salvezza, fece finta di perdere il
cappello e quello cadde giù. Il volo fece attivare un congegno
esplosivo molto rumoroso.
Saguru stava salendo le
scale del terzo piano, sentì il rumore e notò il cappello
esplodere. << Sono il detective Hakuba, tutte le forze
dell'ordine al palazzo di fianco, presto, ho avvertito uno sparo!
>>,
ordinò nella ricetrasmittente.
Kaito sul tetto era in una
brutta situazione. Il gesto del cappello non era piaciuto a Snake e
non poteva nemmeno ucciderlo, altrimenti sotto terra ci sarebbe
finito lui. Ma almeno poteva ferirlo.
<< Ultima
possibilità Ladro Kid >>.
Non poteva sapere che non
dovevano ucciderlo. La sua mente elaborava piani diversi in modo
veloce e doveva ingannarli per altri pochi secondi. Snake alzò la
pistola e si apprestò a sparare un altro colpo.
Poi la porta
sbatté e apparve Saguru. Il rumore metallico distrasse Snake che
sparò ugualmente senza prendere la mira, la pallottola colpì di
striscio il braccio di Kaito che gemette per il dolore e si coprì
con il mantello per non farsi vedere in faccia, senza il cilindro era
più riconoscibile.
<< Ma che... >>.
Saguru era totalmente confuso, quella nottata non aveva senso.
Kaito attivò l'aliante,
pur consapevole che volare con un braccio ferito era molto
pericoloso, sparò un paio di carte per distrarli ed evitare che
uccidessero Saguru. Un elicottero della polizia illuminò il
capannello di criminali, che scapparono. Il detective fu fatto cadere
a terra e notò lo smeraldo, lo raccolse ed era quello autentico.
Sentì i poliziotti salire le scale e corse verso il punto in cui era
rannicchiato il ladro.
Sorrise e prese un
fazzoletto dalla tasca, raccogliendo tracce di quella piccola,
minuscola, goccia di sangue lasciata dalla ferita. Non sufficiente
per un esame del DNA ma abbastanza per scoprire il gruppo sanguigno.
Quella nottata non era
andata così male, dopotutto.
Kaito si rannicchiò sul
balcone di casa sua, la ferita non era lieve e perdeva sangue. Jii
l'aspettava e lo aiutò ad alzarsi, lo fece sedere sul letto. Sudava
freddo, stavolta ci era andato vicino.
L'assistente tolse giacca
e camicia, fortunatamente non c'era bisogno di ricucire, solo di
essere disinfettata e fasciata stretta. Ingoiò un paio di
antidolorifici.
<< Signorino, cos'è
successo? Il detective Hakuba le ha sparato? >>.
<< Sono stati quelli
che hanno ucciso papà >>.
Jii impallidì. <<
Come?! >>.
Kaito ripensò al furto e
avrebbe dovuto accorgersene prima, c'era una spia nel gruppo di
poliziotti. << Volevano lo smeraldo cardinale. Non era
Pandora,
sono riuscito a farli fuggire e l'ho lasciato lì >>.
<< Me lo sentivo che
qualcosa sarebbe andato storto! >>.
<< Inconvenienti del
mestiere >>, commentò ironico, cercando di sorridere ma
la
ferita era troppo dolorosa. << Ora ho solo bisogno di
dormire,
domani andrà meglio. Non dirlo alla mamma, Jii. Uscirebbe di testa
>>.
Sospirò. << Come
desidera >>.
Aoko trovò l'amico al suo
armadietto, intento a cambiarsi le scarpe.
<< Buongiorno! >>.
<< Buongiorno >>.
Era pallido e Aoko si
preoccupò. << Stai male? >>.
Mi hanno solo sparato. << No tranquilla
>>.
Aveva preso altri antidolorifici e per almeno un paio di settimane
basta con i furti.
Saguru notò il duo
chiacchierare, il suo armadietto era davanti ai loro.
<< Salve >>.
Aoko si rivolse a Kaito.
<< Non sai cosa ti sei perso ieri! Saguru ha beccato un
gruppo
di criminali sul tetto di un altro edificio e ne ha fatto arrestare
un paio >>.
Saguru era compiaciuto e
non capiva perché. Gli aveva fatto fare una figuraccia e aver fatto
arrestare un paio di tizi non era la motivazione.
Chiuse l'armadietto e si
chinò per allacciarsi la scarpa ma il movimento fu doloroso e
d'istinto si toccò il braccio. Il movimento non sfuggì agli abili
occhi del compagno detective e il suo compiacimento aumentò a
dismisura...
Angolo
autrice!
Salve!
Ecco un nuovo
capitolo, spero vi piaccia ;)
X Virgola4869:
Grazie per
le tue recensioni, le ho adorate!
Grazie per chi l'ha messe
nelle seguite e nelle preferite!
Alla prossima!
|
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Capitolo 5 *** 05. Una pausa agrodolce ***
Capitolo
5
Una
pausa agrodolce
Kaito
era nella stanza
segreta di suo padre, intento a sistemare alcuni trucchi base nella
giacca, camicia e pantaloni. Non era facile portare dietro tutta
quella roba ma era necessario per ritornare a casa sano, salvo e con
la libertà.
Mentre lavorava il suo
sguardo cadde sulla macchina candida lasciata da suo padre. Capiva da
solo che guidando era molto più difficile seminare i poliziotti e
nascondersi però suo padre l'aveva utilizzata e poteva essere un
ottimo modo per sviare le forze dell'ordine. La sfiorò, l'aveva già
controllata e sapeva che funzionava benissimo, anche dopo tutti
quegli anni. Non aveva ancora l'età per guidare ma aveva imparato
comunque, come per la moto, per essere pronto ad ogni necessità.
Avrebbe chiesto a Jii di
fare un ulteriore controllo per essere sicuro che fosse tutto
apposto.
La sera incontrò sua
madre per una videochiamata dopo cena. Si versò una bibita, sua
madre era molto chiacchierona.
<< Ehi mamma... Hai
presente la macchina di papà giù nella stanza segreta? >>.
Chikage Kuroba era una
mamma giovanile e aperta, d'altronde suo figlio era un ladro. Non
aveva nemmeno quarant'anni e anche per quello era di larghe vedute.
Ma quando sentì nominare la macchina, scoccò uno sguardo da far
spaventare il figlio. << E quindi? >>.
<< Pensavo che
potrei usarla nei furti, qualche volta >>.
<< Non pensarci
nemmeno >>.
Kaito non credeva alle sue
orecchie. << Perché?! >>.
<< Bisogna avere
diciotto anni per guidare e tu non hai ancora l'età >>.
<< Ma ho l'età per
rubare?! >>.
<< Sono due cose
molto diverse Kaito >>, disse in tono riprovevole.
<< La
legge dice che bisogna avere diciotto anni >>.
<< La legge dice
anche che non si deve rubare! >>.
Chikage assunse
l'espressione da mamma severa che il figlio non vedeva spesso.
<<
Non voglio più tornare su quest'argomento. Se scopro che hai preso
la macchina di tuo padre, ti punirò in modo così duro che pregherai
Ginzo Nakamori affinché ti porti in prigione >>.
Il figlio si abbandonò
allo schienale, per niente felice. << Sei irragionevole!
E poi
come vorresti punirmi? Mi togli la spara carte? >>.
<< Sentimi bene,
signorino! >>, dalla videocamera gli puntò il dito
contro. <<
Essere Ladro Kid ti ha montato un po' troppo la testa. Hai sedici
anni, farai quello che dico io! >>.
Kaito si pentì di averne
parlato con sua madre, avrebbe dovuto usarla e basta. Le promise che
non l'avrebbe toccata e chiuse la conversazione. Incrociò le
braccia, irritato per la sfuriata di Chikage e consapevole che
avrebbe fatto quello che meglio credeva, appena ne avrebbe avuto
l'occasione.
Il mattino dopo, nella
residenza Hakuba, il detective del liceo trovò la posta posata da
Nana sul tavolino dell'ingresso. Suo padre era già uscito, sua madre
era in visita ai suoi genitori in Inghilterra e perciò prese le
varie buste per esaminarle. Scartò la pubblicità, i conti e trovò
una cartolina di sua madre. L'ultima busta recava come mittente un
laboratorio di analisi di Tokyo. Si chiuse nello studio del padre, si
sedette dietro la grossa scrivania di legno massiccio e prese il
tagliacarte con il manico decorato in oro, regalo fatto a suo padre
molti anni prima per la promozione a capo, dai suoi genitori. L'unico
foglio aveva in alto a destra il simbolo del laboratorio e poche
parole, oltre la firma dell'analista che aveva eseguito ciò che gli
era stato richiesto.
<< B >>,
fu l'unica lettera pronunciata da Saguru, piegando il
foglio e rimettendolo nella busta.
Ladro Kid era del gruppo
sanguigno B.
Era
deciso a conoscere il gruppo sanguigno di Kaito. Non poteva chiederlo a
lui, avrebbe potuto collegare le tracce di sangue perse durante
l'ultimo furto e mentirgli. Ma aveva una persona fidata a cui
chiederlo.
Aoko stava controllando
gli ultimi compiti di matematica, per assicurarsi che fossero giusti
prima di consegnarli.
<< Buongiorno Aoko
>>.
I grandi occhi azzurri
della ragazza erano gentili. << Buongiorno a te, Saguru!
>>
Il detective si era
chiesto se Aoko non sapesse dell'identità di Kaito. Il fatto che
insultasse Ladro Kid, avesse proposto lei di collaborare poteva
essere un piano architettato insieme. Era ingenua e un po' infantile,
quindi gli risultava difficile pensare che fosse un'assistente di
Ladro Kid, ma comunque era meglio andare per gradi.
<< Come va? >>.
<< Questi ultimi
logaritmi mi hanno messo in difficoltà >>.
<< Se ti serve una
mano basta chiederlo >>.
Aoko pensava che Saguru
fosse un ragazzo affascinante. Anche Kaito lo era ma il detective non
era impulsivo e non la prendeva in giro come l'amico d'infanzia. Poi
cercava di prendere Ladro Kid e solo per questo aveva la sua
simpatia. << Grazie, sei molto gentile. In genere li
faccio con
Kaito, anche lui è molto bravo. Ma ultimamente ha la testa altrove
>>.
Prese una sedia e si
sedette al suo fianco. << Dimmi dove sei in difficoltà
>>.
Aoko deglutì, quella
vicinanza non se l'era aspettata. << Ecco...
>>.
Mentre guardavano i
compiti insieme arrivò Kaito. Si bloccò sull'entrata come li vide,
così vicini e intimi. Qualcosa di sconosciuto, mai provato prima,
punzecchiò il suo animo e fu difficoltoso tenere la sua poker face.
Prese un respiro, arrivò al suo banco e posò lo zaino con forza,
per fare rumore.
I due alzarono la testa
dal quaderno.
<< Ehi buongiorno!
>>.
<< Buongiorno >>,
disse seccamente.
<< Luna storta già
di prima mattina? >>, domandò Aoko.
<< Va tutto
benissimo >>, si sedette al banco, poggiando i gomiti
sulla
superficie per non doverli guardare. Aoko era confusa, Saguru rimise
la sedia dov'era prima e poi con una matita segnò alla compagna un
errore.
<< Grazie,
finalmente riesco ad andare avanti >>.
<< Figurati >>,
gli rispose.
Kaito si era goduto la
faccia di Saguru nell'ultimo furto, la sua maschera di calma era
andata in frantumi e se avesse potuto l'avrebbe preso a pugni, tanta
era la rabbia provata. Ma la confidenza con Aoko era troppo, lo
infastidiva ancora di più di quando tentava di catturarlo.
Saguru doveva guadagnare
la fiducia di Aoko, per poter avere più informazioni possibili da
lei. Non ci voleva molto, avrebbe sfruttato la sua bontà e purezza
di cuore, consapevole che non era un bel comportamento ma Ladro Kid
era un'ossessione, soprattutto se si trattava di Kaito Kuroba.
Kaito era in camera sua,
si stava cambiando per andare al bar da Jii e passare un po' di tempo
là, per una partita di biliardo e controllare le novità in fatto di
gioielli.
Prese la maglia dal
cassetto e la porta si spalancò.
<< Kaito! >>.
Arretrò di un passo,
infastidito. << Ma non si usa bussare?! E poi come sei
entrata?
>>.
Aoko gli diede le spalle,
imbarazzata. Alzò una mano, mostrando una chiave. << Tua
madre
mi ha dato una chiave d'emergenza... >>.
Kaito si mise la maglia.
<< Dove la vedi l'emergenza? >>.
<< E comunque >>,
lo fulminò con lo sguardo. << Tu non bussi mai alla mia
porta!
>>.
<< Devo controllare
se stai crescendo bene! >>, rise lui e si prese un
cuscino in
faccia.
<< Sempre il solito
pervertito! >>.
<< Scherzavo!
Comunque cosa volevi? >>.
Aoko si sentì
vulnerabile. Qualcosa aveva dato fastidio a Kaito quella mattina.
<<
Cosa avevi stamane? >>.
<< Sei venuta fin
qui per questo? >>, chiese. Prese la giacca dalla
stampella
appesa alla porta dell'armadio. Gli dava fastidio perché sapeva che
aveva ragione.
<< E.… per Saguru?
>>.
<< Cosa? >>.
<< Ti ha dato
fastidio? Insomma... ti sei ingelosito? >>, trovò il
coraggio
di chiedergli.
<< Ma per favore!
Geloso di te? Come ti vengono certe idee? >>. Le aveva
risposto
con troppa irruenza, sulla difensiva. Si era ingelosito? Aoko era
solo la sua migliore amica, quella con cui era cresciuto e c'era
stata negli eventi della sua vita, belli e brutti. Un'occhiata andò
al ritratto di suo padre da cui poi accedeva alla stanza di Ladro
Kid. Lo riportò otto anni indietro, quando il padre era morto.
Quel giorno Kaito si era
chiuso in camera, vestito di nero. La gente non faceva che consolare
la vedova e il povero orfano, sua madre era una roccia ed era
riuscita a sostenere tutte quelle frasi di circostanza. Ma lui era
solo un bambino che aveva appena perso il padre e non ne poteva più
degli sguardi di commiserazione e delle lacrime. Era buio, solo la
luce della luna filtrava dalle finestre. Teneva lo sguardo basso e
non piangeva più. Poi la porta si era aperta ed era apparsa Aoko,
indossava un vestitino nero e i capelli stretti in due piccole code.
Si era seduto accanto a lui sul letto e Kaito non l'aveva guardata,
non voleva che lo vedesse così. Lei non disse niente, gli prese la
mano e rimasero così per ore ed ore. Aoko non lo sapeva ma Kaito le
era grato per quelle ore di silenzio, quella notte.
<< Era solo una
domanda! >>, reagì lei, ferita. Avrebbe tanto voluto che
fosse
il contrario ma per orgoglio non riusciva ad ammetterlo.
<< Hai ragione,
scusa >>, si addolcì. << Vado al bar di
Jii, vuoi
venire? >>.
Il tono dolce fece cadere
tutte le sue difese e finalmente sorrise. << Ci sto! Ma
solo se
mi sfidi a biliardo! >>.
<< Non mi batterai
>>.
Al bar di Jii fecero un
paio di partite a biliardo. Kaito non era il migliore dei giocatori
ma Aoko era proprio una schiappa!
Dopo aver vinto anche la
terza partita Aoko sbuffò. << Uffa! >>.
Jii stava lavando alcuni
bicchieri e li osservava divertito, pensava fossero una bella coppia.
<< Sei troppo tesa
>>.
Kaito posò la sua stecca
e poi si avvicinò Aoko. Lei avvertì la sua vicinanza e cercò di
non irrigidirsi peggio di quando giocava.
<< Allora, prima di
tutto >>, le mise le mani sulle dita e le sistemò in modo
da
chiuderle bene sulla stecca, poi con delicatezza le braccia.
<<
Così sarà più facile >>.
<< O-ok... >>,
balbettò lei. Colpì la pallina bianca al primo tentativo e imbucò
la pallina numero otto. << Ce l'ho fatta!
>>.
Al suo turno Kaito imbucò
la pallina numero cinque e tre. Aoko notò il bendaggio sotto la
manica della maglietta a maniche corte.
<< Come ti sei fatto
quella ferita? >>.
Kaito si affrettò ad
abbassare la manica e nascose il bendaggio. << Sono
caduto
sullo steccato in giardino, si può essere più goffi? >>.
Aoko non era convinta però
annuì comunque. << Io sono la regina dei goffi!
>>.
<< Ah lo so >>,
rise lui.
Jii scosse la testa. <<
La gioventù >>.
<< Questo è per te!
>>.
Kaito prese l'invito di
Keiko per il suo compleanno, due giorni dopo. Il bigliettino di carta
azzurra con buffi disegni annunciava la sua festa, Keiko abitava un
paio di quartieri di distanza dal loro.
<< Ci vieni? >>.
Aoko intervenne, stesso
invito fra le mani. << Certo che ci viene
>>.
<< Da quando decidi
tu per me? >>, chiese, per il gusto di farla arrabbiare
un po'.
Lei gli fece una
linguaccia.
<< Ci sarò >>,
confermò a Keiko.
<< Farai uno dei
tuoi trucchi? >>.
Saguru si avvicinò al
gruppetto, dalla tasca spuntava la stessa carta azzurra.
<< Sì,
Kaito. Potresti fare uno dei tuoi spettacoli >>.
Più passava il tempo, più
Saguru diventava intollerabile con le sue provocazioni. La sua
sicurezza lo infastidiva, come se avesse chissà quale asso nella
manica da sfoderare alla migliore occasione.
<< Anche Saguru
viene >>, disse Aoko.
<< Non mancherei per
niente al mondo >>, disse, con tono affascinante,
guardandola
Kaito reprimette qualsiasi
pensiero poco carino, aveva la possibilità di umiliare Saguru in
altri campi. << Sarà il mio regalo di compleanno per te
>>,
le sorrise.
<< Grazie Kaito! >>,
saltellò felice Keiko.
Saguru pensò che c'era un
altro modo per metterlo in difficoltà. << Ancora meglio
se
verrai vestito da Ladro Kid come al concorso >>.
<< Ma certo! >>,
esordì Aoko, parandosi davanti all'amico. << Eri
perfetto! >>.
<< Ti prego! >>.
Keiko congiunse le mani.
Saguru stava giocando al
predatore con la preda. Voleva che avvertisse la sua presenza, che si
avvicinava poco a poco per poi stanarlo definitivamente. Doveva
sentirsi in trappola anche nella vita quotidiana.
Andare vestito da Ladro
Kid non era il massimo e lo sapeva. Ma se avesse rifiutato Saguru
avrebbe potuto sospettare. Quell'atteggiamento da grande detective
era alle stelle dopo il furto dello smeraldo cardinale, nonostante
l'orribile figura fatta. Inoltre Aoko era troppo entusiasta.
<< Va bene >>.
Esibì una poker face composta di sicurezza e sfacciataggine ma
dentro di sé cominciava a sentirsi alle strette e doveva fare
qualcosa di meglio dell'ultima volta, per fargli abbassare le arie.
La sera della festa andò
a prendere Aoko a casa sua. Indossava un vestitino bianco con i bordi
azzurri, un cerchietto anch'esso bianco nei capelli e scarpe chiuse.
Una busta colorata era il regalo di Keiko, una maglietta e una gonna
che aveva visto al centro commerciale quando erano andate a fare
shopping per Aoko.
Kaito era in sella alla
moto e le porse il casco.
<< Andiamo in moto?
>>.
<< Hai paura di
rovinare i capelli? Perché non c'è pericolo! >>.
Aoko lo colpì con il
casco e lui si massaggiò la testa per il dolore. Salì in sella e
arrivarono davanti alla villetta residenziale a due piani di Keiko. I
genitori le avevano lasciato l'abitazione libera, la sorella maggiore
studiava all'estero da sei mesi e sarebbero stati soli.
C'era quasi tutta la
classe, più qualche amica di altre sezioni. Arrivati alla festa
Keiko gli venne incontro, era vestita con un vestitino verde e calze
grigie, i capelli sciolti, cosa che accadeva raramente.
<< Benvenuti! >>,
li salutò. << In salotto c'è il cibo e più tardi servirò
la
torta >>.
Aoko le porse il
sacchetto. << Per te da parte nostra >>.
<< Da parte... >>.
Aoko gli pestò un piede senza farsi vedere da Keiko e lui si zittì.
La ragazza si allontanò per salutare altri amici e gli lanciò un
sguardo esasperato. << L'ho fatto anche da parte tua,
tutte le
ragazze si aspettano regali dagli amici >>. Notò la sacca
nera
che aveva in spalla. << C'è il costume da Ladro Kid?
>>.
Stavolta ne aveva preso
davvero uno fittizio, quello autentico era meglio lasciarlo
nell'armadio nella stanza segreta.
Il salotto era grande e
incrociarono alcuni compagni di classe con cui si misero a
chiacchierare dopo aver preso da bere.
<< Ben fatto amico
>>, gli sussurrò Hiroji, un compagno di classe.
<< Di che parli? >>.
<< Di Aoko! È molto
carina >>, la indicò.
Quel commento positivo
sull'amica non gli fece molto piacere però smascherò la cosa con il
suo solito atteggiamento. << È la solita, goffa, Aoko
>>.
Un gruppetto di ragazze si
accalcò alla porta del salotto, era arrivato Saguru. Diede un
pacchetto alla festeggiata e le baciò la mano. Kaito non riuscì a
trattenersi dall'alzare gli occhi al cielo.
<< È sempre così
galante >>, disse Aoko.
<< Cascamorto >>,
disse Kaito, sprezzante.
<< Senti chi parla
>>, ribatté Aoko. << Tu, che ogni occasione
è buona per
prendermi in giro in modo imbarazzante >>.
Kaito si mise a ridere e
le prese un altro bicchiere. Quelle due settimane di pausa forzata a
causa dello sparo dalla sua missione, gli era servito per riprendere
alcuni aspetti della sua vita che aveva trascurato, tra cui il tempo
con Aoko. Anche lei si era accorta che era più spontaneo e più
rilassato, anche se era molto bravo a separare le sue due vite.
Quando lui la provocava e la prendeva in giro, in fondo, lei ne era
contenta perché significava che la pensava ed era il suo modo di
dimostrarlo.
Saguru si avvicinò al
tavolo del buffet dove c'era Kaito che versava il secondo bicchiere
di aranciata ad Aoko.
<< Quando inizia lo
spettacolo? >>, gli chiese.
<< Stavo per andare
a cambiarmi >>, rispose, cercando di essere affabile.
Essere
scontroso e dimostrare la sua antipatia non aiutava la cosa, non
voleva cadere nel suo giochetto.
<< Non vedo l'ora
>>.
Kaito afferrò la sacca
nera e Keiko gli indicò una stanza al piano di sopra dove cambiarsi.
Saguru approfittò dell'assenza del ragazzo per scambiare due parole
con Aoko. La ragazza non immaginava minimamente che Saguru voleva
carpirle informazioni importanti su Kaito. Dalla sua parte, Saguru
non era dispiaciuto della compagnia della ragazza: ne aveva fin
troppe di ragazzine urlanti al suo seguito, Aoko, invece, era carina
e non esagerata.
Kaito aveva accettato
quello sciocco spettacolo di magia solo per fare un piacere ad Aoko
per la sua amica e per sviare quel rompiscatole di Saguru. Apparve
nella sala con del fumo.
Saguru l'osservò, a prima
vista sembrava proprio lui. Ma Ladro Kid aveva quel modo di celare la
sua identità, così misterioso, che non riusciva ancora a mettergli
le manette.
<< Sembri proprio
quello vero! >>, disse Aoko.
Fece un paio di numeri
includendo anche il pubblico, in particolare la festeggiata. Aoko
guardava lo spettacolo in silenzio, fin da piccola assisteva alle
magie di casa Kuroba e illuminavano di allegria le sue giornate come
se fosse sempre la prima volta.
<< Devo ammettere
che è bravo >>, ammise Saguru, accanto ad Aoko.
<< Lui è molto più
bravo di così. Se solo volesse potrebbe avere una straordinaria
carriera
come mago >>.
O come ladro.
<< Tu lo conosci da molti anni >>.
Aoko sorrise. <<
L'ho incontrato quando avevo sei anni, sotto la torre dell'orologio.
Fece apparire un fiore blu dal nulla e da quel momento diventammo
amici, in seguito anche le nostre famiglie. Kaito... sembra uno
sbruffone e arrogante ma sotto c'è tanto altro >>, disse,
continuando a guardarlo mentre si esibiva.
Kaito non vedeva l'ora di
togliersi quei finti abiti da Ladro Kid e rimettersi abiti normali.
Con la coda dell'occhio osservava Saguru che non gli staccava gli
occhi di dosso, parlava con Aoko e di tanto in tanto ridevano.
<< Devo ancora
conoscerlo bene >>.
<< Non andate molto
d'accordo vero? >>.
<< Credo sia una
questione caratteriale. Dopotutto ci conosciamo da poco più di tre
mesi, avremo molto tempo per imparare a conoscerci meglio
>>,
disse Saguru. << Dalle voci che ho sentito lo trovano
quasi
tutti simpatico e tante ragazze stravedono per i suoi trucchetti di
magia >>.
Piace a tante ragazze?
Aoko non ci aveva mai
pensato. Ricordava che a San Valentino Kaito era rientrato con
moltissima cioccolata e lei gli aveva dato la sua per pura fortuna.
Ma l'amico non era molto pratico di queste feste e non aveva capito
il significato della cioccolata. Non aveva mai riflettuto che un
giorno ci sarebbe stata una ragazza, una vera fidanzata.
Kaito era un bel ragazzo,
dolce e un fascino unico, ereditato da suo padre.
Quel pensiero le
provocò una fitta allo stomaco e bevve un lungo sorso di aranciata.
Saguru capì di aver fatto centro. << Comunque mi
piacerebbe
conoscere meglio anche te >>.
La frase era ambigua e
Aoko non si sbilanciò troppo, sorrise. << Anch'io, in
matematica sei bravo! >>.
Kaito, dal centro del
palco immaginario, stava facendo un trucco con le carte e vide i due
bere insieme e chiacchierare tranquilli. Aoko sembrava a suo agio
come quando era con lui, quella scena spezzò la sua sicurezza e le
carte caddero a terra, una per una. Il pubblico rimase con il fiato
sospeso, non avevano mai visto Kaito fallire un trucco.
<< Oh no >>,
esclamò Aoko, dispiaciuta. << Che strano >>.
<< Che peccato >>,
disse Saguru, facendo finta di essere rammaricato.
Kaito recuperò all'ultimo
secondo ma ormai la magia era finita e terminò lo spettacolo, Keiko
rimise la musica. Salì di nuovo nella camera e gettò il finto
costume nella sacca e si rivestì. Cosa gli era preso?
Alcuni invitati presero a
ballare e Aoko restò appoggiata ad una parete, conversando con
Keiko, nessuna delle due era una ballerina. Le luci furono spente e
accese quelle colorate.
<< Ehi... ma che
combini? >>.
<< Di che parli,
Keiko? >>.
<< Ti ho vista
prima, con Saguru. Pensavo ti piacesse Kaito >>.
<< Non mi piace
Kaito >>, borbottò nel bicchiere. << Saguru
è solo un
amico. È una compagnia diversa da lui, tutto qui >>.
Keiko non era convinta. <<
Se lo dici tu... >>.
Saguru era stato invitato
a ballare da un paio di ragazze ma le rifiutò e loro incassarono il
due di picche. Si avvicinò alla festeggiata e ad Aoko.
<< Tu balli, Saguru?
>>, gli domandò Keiko.
<< Nella mia scuola
londinese si facevano almeno due balli l'anno >>.
<< Io sono talmente
impacciata che pesterei i piedi di chiunque >>, disse
Aoko. La
mano di Saguru verso di lei la sorprese.
<< Proviamo >>
Keiko sbarrò gli occhi e
guardò l'amica, Aoko non sapeva che fare. Si sentiva come se...
stesse tradendo Kaito, non sapeva nemmeno lei il motivo di quella
sensazione insensata, non era la sua ragazza.
Non aveva nessuna
intenzione romantica con Saguru, era solo per divertirsi.
<<
D'accordo, ma non dire che non ti avevo avvertito! >>.
Lui annuì e la portò
sulla pista da ballo, provando a fare qualche passo.
Kaito ritornò nel salotto
e andò al tavolo per versarsi qualcosa da bere. Aveva riempito il
bicchiere a metà quando vide Aoko ballare con Saguru. Il bicchiere
si riempì fino a traboccare, imprecò e si bagnò la manica della
camicia azzurra. Con un tovagliolo asciugò il tavolo e la mano.
Aoko pestò il piede a
Saguru e si scusò mille volte, lui le disse di non preoccuparsi e
riprovarono. Le ragazze rifiutate guardavano Aoko con ira. Kaito si
sentiva mancare l'aria, a che gioco stava giocando Saguru? Era una
ripicca?
Aoko era come in un'altra dimensione, che si ruppe di colpo quando vide
Kaito guardarli. Stavano
finalmente ballando in modo decente e lei si fermò.
<< Grazie Saguru,
ora vado a prendermi da bere >>.
Il compagno di classe le
sfiorò il braccio e annuì. << Certo, al prossimo ballo
>>.
Il gesto di sfiorarle il
braccio non sfuggì al ladro che raddoppio il suo astio. Keiko portò
la torta in salotto, con il numero diciassette, e accese le
candeline. Aoko scattò delle foto e poi soffiò le candeline, gli
invitati applaudirono e servì il dolce. Kaito rifiutò la sua parte,
voleva solo andarsene.
Alle ventitré chiamò
Aoko. << Io vado a casa >>.
<< Va tutto bene?
>>.
<< Sono solo stanco
>>.
Salutò la padrona di
casa, prese la sacca e uscì dalla villetta. La moto era parcheggiata
di fronte al caseggiato, si infilò i guanti e la giacca e poi diede
un casco ad Aoko.
<< Mi dici cos'hai?
>>.
<< Nulla >>,
fu la secca risposta. << Sali >>.
Lei non si mosse.
<< Hai intenzione di
restare con i piedi ben saldi per terra? >>.
<< Non mi muovo
finché non parliamo >>.
<< Okay >>,
spense il motore. << Di che cosa vuoi parlare?
>>
<< Della tua
evidente gelosia nei miei confronti >>, fu schietta Aoko.
Kaito si sentì punto nel
vivo. << Non c'è nessuna gelosia, Aoko >>.
<< Mi hai vista
ballare con Saguru >>.
<< Buon per te >>.
<< Ma perché fai
così? >>, scoppiò lei. << Fai lo scemo con
me, con le
altre, ti atteggi a grande mago... e poi non sei in grado di
ammettere quello che provi >>. Si avvicinò a lui.
<<
Saguru è solo una compagnia diversa dalla tua. Io e te siamo amici
da più di dieci anni, pensi che lo preferisca a te? >>.
Kaito ripensò alle scene
delle loro risate, di quei passi di danza, del gesto di Saguru e un
altro moto di rabbia salì, insieme alle parole sbagliate.
<<
Anche se fosse non m'interessa >>.
Si pentì di quella frase
subito, non ebbe nemmeno tempo di rimangiarla che Aoko gli lanciò il
casco e le lacrime cominciarono a bagnarle le guance.
<< Sei... sei... >>.
<< Aoko... >>.
<< Va via! >>,
gli disse. << Non voglio vederti! >>.
Kaito indossò il casco e
mise in moto, la conosceva troppo bene, aveva bisogno di sfogare le
lacrime e calmarsi. Aoko lo guardò andare via e le sue successive
parole riecheggiarono per la strada deserta.
<< Sei uno stupido
Kaito! >>.
Guidò fino a casa
superando il limite di velocità, consapevole di poter essere fermato
dalla stradale ma era troppo arrabbiato con sé stesso. Posteggiò la
moto in garage, buttò il casco su un vecchio mobile insieme ai
guanti. In camera sua si sedette sul letto, il senso di colpa
bruciava peggio di un'ustione. Le lacrime di Aoko facevano più male
dello sparo che l'aveva colpito.
Perché si era comportato
così? Perché aveva gettato tutta la sua rabbia su Aoko, senza
motivo?
Da quando era diventato un
ladro la vita era molto più stressante. Si divertiva a vedere le
facce di Nakamori ogni volta che appariva e scompariva, i suoi fans
però c'era l'altra faccia della medaglia, quello che gli ricordava
che non era un gioco. Perché avrebbe perso la sua intera esistenza,
per sempre. E anche quando era Kaito Kuroba doveva pensare alla
missione che aveva deciso di portare a termine, l'incidente di due
settimane prima gli aveva dimostrato che la linea tra perdere o
vincere era molto sottile.
Si affacciò alla
finestra, voleva controllare se Aoko fosse rientrata. Fissò
l'abitazione per circa un quarto d'ora finché non vide accendersi la
luce dell'ingresso e poi quella della sua camera al piano superiore.
Riuscì a distinguere la sua sagoma e, poco dopo, spense la luce.
La mattina dopo le avrebbe
chiesto scusa ma aveva la sensazione che stavolta non sarebbe bastato
un fiore per farsi perdonare...
Angolo autrice!
Salve,
eccomi qui con un
altro capitolo! Ringrazio chi l'ha letta e messa tra le preferite e
seguite!
Alla prossima ;)
|
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Capitolo 6 *** 06. La sfortuna stregata ***
6°
Capitolo
La
sfortuna stregata
Kaito arrivò di buon'ora
la mattina, voleva aspettare Aoko in corridoio per parlarle. Lei
arrivò dieci minuti dopo e fece finta di non vederlo. Kaito si
affrettò a prenderla per il polso.
<< Aoko! >>.
<< Cosa vuoi? >>.
Era glaciale e si liberò dalla presa.
<< Mi dispiace per
ieri sera... Io non penso quello che ho detto >>.
Aoko non lo guardava
nemmeno. << La lezione sta per cominciare
>>.
<< Ma... >>.
Entrò in classe, sistemò
la cartella e si sedette composta al suo banco. Kaito si sedette
anche lui, quell'atteggiamento freddo non era abituato a vederlo. Per
tutta la mattina lei lo ignorò, se il banco accanto al suo fosse
stato vuoto sarebbe stato uguale. Durante la ricreazione Aoko uscì
in corridoio con Keiko e un altro paio di amiche, lui andò sul prato
del campus e si stese lì, con il tablet, pensieroso. Il suo umore
peggiorò quando una figura esile gli si parò davanti, facendogli
ombra.
Spostò il tablet e vide Akako.
<< Problemi in
paradiso, Kid? >>.
<< Ti ho già detto
che non sono Ladro Kid. Non è giornata, Akako >>,
l'avvertì e
si rimise a scorrere pagine con il tablet.
Con le sue lunghe unghie
curate gli tolse il dispositivo dalle mani. Kaito balzò in piedi,
risentito.
Sbirciò le pagine che
stava leggendo. << Per non essere Ladro Kid t'interessi
molto
di pietre preziose >>.
Le strappò il tablet. <<
Non ti hanno insegnato che non si tolgono le cose di mano senza
permesso? >>.
<< Mi hanno
insegnato un sacco di cose interessanti, non la tua arte effimera
>>.
<< Che cosa vuoi?
>>, chiese, seccato
<< Tu e la bimbetta
non vi parlate e non ti rivolge nemmeno un'occhiata >>.
<< Non chiamarla
così! >>, reagì Kaito. << E non sono affari
tuoi >>.
<< Immagino che
c'entri il detective Hakuba. Molto carino >>, disse,
sorridendo
per la faccia di Kaito.
<< Ripeto: cosa
vuoi? >>.
Si avvicinò, posandogli
le dita sulla spalla. << Pensavo volessi parlare
>>.
Kaito scacciò la mano. <<
Affatto >>.
Il rifiuto del ragazzo non
le fece piacere. << Prima o poi verrai da me
>>.
<< Speraci >>.
Kaito si allontanò, lasciandola sola. Akako voleva sfruttare i
problemi tra i due ragazzi per arrivare al suo scopo ed elaborò un
piano semplice ma efficace.
Renderò
mia la Blue
Royal nella notte del trenta marzo, quando il due sarà ripetuto due
volte con due volte lo zero.
Ladro Kid
<< Salve signor
Nakano,
si sieda
>>.
Nakamori salutò un
signore dall'aria distinta. Aveva i capelli grigi e i baffi, sulla
sessantina, occhi verdi. Indossava un completo blu polvere e un
bastone da passeggio in mogano.
<< Buongiorno
ispettore >>, si sedette su un divano nero, poggiando le
mani
sul bastone. << Voglio discutere dei piani per la
protezione
della mia gemma >>.
<< Certo... Mi
raccontate qualcosa sul vostro gioiello? >>.
Annuì.
<< Mio padre era un minatore, ha scavato tunnel per oltre
quarant'anni. Quando ero adolescente ho cominciato anch'io quel
lavoro per pagarmi gli studi e successivamente il college. Il mio
caro padre trovò questa tanzanite in un tunnel, negli anni ottanta.
Io avevo già avviato la mia azienda edilizia e lui me la regalò il
giorno in cui nacque il mio primogenito, Gihei. Sosteneva che doveva
essere solo il primo dei tesori della mia famiglia e, in effetti, ho
aggiunto altri pezzi preziosi nella mia stanza delle meraviglie. Ma
la Blue Royal ha un'enorme valore affettivo e mi ha sorpreso il
messaggio di Ladro Kid >>.
<< Quel ladro non ha
cuore >>, fu il commentò dell'ispettore. <<
Ho saputo
che mostrerà il gioiello insieme ad altri suoi tesori su un battello
>>.
<<
Esatto. Il mio battello si chiama “Gihei”, il nome di mio padre,
scomparso nel 1998 per un cancro >>.
<< Mi rammarica
molto >>.
<< È
stato un grande uomo, l'ho ammirato tutta la vita e lo devo a lui
quello che sono >>.
<< Il suo battello
sarà un'ottima prigione per Ladro Kid >>, disse felice.
<< So che lui usa
spesso vie aree per fuggire >>, ricordò il vecchio Nakano.
<< Sì, è vero. Per
questo taglieremo le sue ali e non potrà fuggire! >>.
L'imprenditore tolse una
busta gialla dalla giacca. << Prenda questi biglietti. So
che
ha una figlia e sono certo che le farebbe piacere assistere alla
serata e partecipare alla cena, magari insieme a qualche amico
>>.
Nakamori prese la busta.
<< Grazie mille! >>.
<< Mi fido di lei,
ispettore. Tengo troppo a quella gemma >>, sospirò.
<< Stia tranquillo,
Ladro Kid finirà i suoi giorni in una stanza con le sbarre!
>>.
All'ora
di pranzo di
giovedì Aoko si avvicinò ad Akako, intenta a specchiarsi. I ragazzi
la guardavano ammirati, sussurrando quanto fosse bella.
<< Akako >>.
La bella strega chiuse di
scatto lo specchietto dorato. << Sì? >>.
Le porse un biglietto. <<
Voglio chiederti se vuoi venire all'esposizione della Blue Royal
>>.
Akako si sorprese
dell'invito. Non erano molto amiche, Aoko era gentile con lei ma era
nella sua natura. Sapeva che Ladro Kid voleva rubarla e guardò
Kaito, che mangiava con un paio di compagni, poteva essere una buona
occasione per rendergli le cose difficili. << Grazie, ci
verrò
volentieri >>, prese il biglietto. Poi notò che Aoko ne
aveva
due nella mano sinistra. << Vedo altri due biglietti. Uno
è
per te... e l'altro? >>.
La ragazza non rispose.
Avrebbe voluto darlo a Kaito ma l'orgoglio le impediva di fare un
passo verso di lui e riappacificarsi. Quelle parole le facevano
ancora male e le sue scuse non erano servite.
<< Vuoi darlo a
Kaito? >>.
<< Non... non lo so
>>, mormorò, stringendo i biglietti.
<< Non so perché
non gli parli ma, se vuoi un consiglio da amica, dovresti darglielo
>>. Akako, grazie al potere delle visioni passate, sapeva
che
Kaito aveva cercato di scusarsi senza successo. Fargli avere l'invito
avrebbe reso più facile salire a bordo e attuare il furto.
Aoko ci pensò un po' e
poi decise di seguire il consiglio di Akako. Kaito era rimasto solo
al tavolo e si stava alzando.
<< Tieni >>.
Il ragazzo guardò la mano
di Aoko e poi lei. << Che significa? >>.
<< È
il biglietto per salire a bordo della Gihei >>.
Kaito lo prese.
Quell'invito gli semplificava di molto il lavoro per prendere la
gemma. Le fece un sorriso. << Grazie >>.
<< Non significa che
ti perdono, seguo solo un consiglio >>.
<< Un consiglio? >>.
Senza aggiungere altro
Aoko si allontanò, lasciando l'amico perplesso per l'ultima frase.
Non poteva sapere che il consiglio era di Akako e che gli avrebbe
giocato un brutto scherzetto.
Al
bar, l'assistente gli
mostrò l'armamentario per il prossimo spettacolo. Essere in mezzo al
mare significava avere una sola via di fuga e la situazione
meteorologica era favorevole, altrimenti sarebbe rimasto bloccato
sulla nave.
<< Stia attento
signorino. L'ispettore avrà elaborato una mossa astuta >>.
<< Mai astuta quanto
me >>, ribatté Kaito.
<< Mi travestirò e
le darò una mano >>.
<< Grazie ad Aoko
salire sulla nave non sarà difficile >>. Aprì una sacca
contenente uno smoking. << L'abbigliamento formale sarà
utile
per nascondere qualche trucco >>.
<< Va tutto bene con
la signorina Nakamori? Non l'ho vista nel mio bar tutta la settimana
>>.
Kaito divenne triste al
pensiero del litigio con Aoko ma fece finta di niente. <<
Nessun problema! Ora pensiamo a definire le vie di fuga d'emergenza
>>.
Il
trenta marzo, un
battello bianco era attraccato nel famoso porto di Tokyo. Era uno dei
luoghi più visitati della città, tantissime navi attraccavano o
lasciavano quelle sponde. Di notte si poteva notare la ruota
panoramica illuminata da luci blu in lontananza ed era uno spettacolo
davvero suggestivo.
Aoko era arrivata insieme
al padre con l'auto di servizio, e si era data appuntamento con
Akako vicino alla biglietteria. Per essere fine marzo la temperatura
era scesa e la giacca di Aoko era un po' leggera. La serata era
formale, il vestito blu, le calze bianche e le scarpe in tinta con il
vestito la rendevano molto carina. La sua autostima calò tutto d'un
colpo quando vide arrivare Akako: era meravigliosa nel suo vestito
color rubino, lungo fino ai piedi, la pelliccia bianca sulle spalle e
i lunghi capelli che volteggiavano nel vento, rimanendo perfetti.
<< Buonasera Aoko
>>,
La ragazza si sentì in
soggezione, con Akako non c'era proprio confronto. Si sentiva come
una bambina che si era messa il vestito della mamma. <<
Stai
benissimo Akako >>.
Lo so.
<< Grazie Aoko >>.
Le due ragazze si
avvicinarono al ponte collegato al porto e mostrarono i due inviti.
L'ingresso del battello era lussuoso, pannelli di legno e moquette
dorata, mobili lavorati erano addossati alle pareti e una maschera li
guidò fino alla sala delle feste. Lampadari di cristallo pendevano
dal soffitto, in fondo c'era un palco, ai lati dei tavoli per gli
ospiti. La sala dei gioielli era ancora chiusa e non si poteva
visitare prima delle ventuno, per ordine del proprietario.
Aoko vide il padre in
compagnia del signor Nakano e dei suoi due figli e si avvicinarono.
<< Chi di queste due
graziose giovani è sua figlia? >>, chiese il vecchio.
<< Piacere signore,
sono Aoko Nakamori >>, si presentò educatamente.
<< Lei
è una mia amica, Akako Koizumi >>.
<< Piacere mio >>,
disse quest'ultima.
<< Loro sono i miei
figli Gihei e Naoko >>.
Il figlio maschio era
uguale al padre e ricordava molto anche il nonno di cui portava il
nome. Naoko era una ragazza dai capelli ramati, gli occhi azzurri e
piuttosto bassa, sui trent'anni, era la figlia minore. Il vestito a
sirena nero le calzava a pennello.
<< Sua figlia è
davvero elegante >>, si complimentò il signor Nakano.
<< Grazie >>,
sussurrò timidamente Aoko.
Cominciarono a
chiacchierare quando la ragazza vide entrare Kaito. Indossava uno
smoking, un papillon blu e pensò che era molto carino quanto
stupido. Akako lasciò Aoko a conversare con loro e si avvicinò a
Kaito.
<< Buonasera >>.
Il ragazzo la squadrò. <<
Sobria come sempre? >>.
<< Io devo sempre
splendere >>, disse lei, sprezzante.
Kaito vide Aoko vicino al
palco, la sua semplicità lo colpiva sempre. Lo sguardo non sfuggì
ad Akako che si mise davanti a lui, per coprire la visuale di Aoko.
<< Allora... che
intenzioni hai? >>, gli chiese, con fare flirtante.
<< Godermi la serata
>>.
Senza dubbio. Akako
lo guardò allontanarsi, sorridendo.
Kaito girovagava per la
sala, con un calice di analcolico. In un orecchio aveva una cuffia;
da Nakamori aveva scoperto che la sala del gioiello sarebbe stata
aperta alle ventuno e non voleva elaborare un piano in tre ore e
senza poterne avere uno di riserva. Così, quella settimana, aveva
attaccato un piccolo microfono spia nella cravatta dell'ispettore,
sapeva che l'avrebbe usata perché era inclusa nel completo per i
grandi eventi.
Stava ascoltando tutti i
loro discorsi, aveva già capito che c'era un numero considerevole di
guardie, come ogni volta. La sua attenzione aumentò quando parlarono
delle sue via di fuga.
<< È
pronta la trappola? >>, chiese l'ispettore a un
poliziotto.
<< Sì signore. Le
condizioni non permetteranno a Ladro Kid di sfuggirci >>.
Le condizioni? La stanza
della festa era senza finestre e con passo calmo si diresse alla
porta che dava sul corridoio, aveva un oblò. Il cielo era scuro,
senza nuvole e calmo, di cosa parlava Nakamori?
Il rombo del motore e
delle eliche annunciò che il battello si era messo in moto e stava
lasciando il porto, ora le vie di fuga terrestri erano precluse.
Stava per andarsene quando un rumore fastidioso, come di congegni
arrugginiti, attirò la sua attenzione. Guardò nuovamente fuori e
non poté credere ai suoi occhi.
Senza farsi notare aprì
la porta e sbirciò fuori. Gli esterni del piccolo battello erano
stati coperti da una fitta rete nera, resistente e molto rigida.
Nakamori gli aveva tolto
la sua unica vita di fuga, tagliare la tenda avrebbe richiesto troppo
tempo e gli agenti appostati ad ogni angolo suggerivano che non ne
avrebbe avuto.
<< Furbo ispettore
>>, sussurrò. Prese un paio di respiri e cominciò ad
analizzare statistiche e possibili posti dove nascondere il gioiello.
<< Problemi? >>.
Il corridoio era deserto
poiché erano riuniti nel salone. Akako avanzò verso di lui, leggera
e bellissima.
<< Nessuno >>.
<< Direi che ti
hanno tagliato le ali >>, rise.
<< Semmai le hanno
tagliate a Ladro Kid >>.
Kaito la superò e ritornò
alla festa. Si tolse la cuffia dall'orecchio e la mise nella taschina
interna. Al bancone del bar ordinò altro da bere e una donna si
avvicinò per ordinare anche lei.
<< Esterno
impossibile da utilizzare >>, mormorò Kaito, bevendo un
po' di
bibita e guardando davanti a sé.
Jii, travestito da donna,
prese un bourbon. << Sì giovanotto, tutto bloccato
>>,
rise in modo stridulo.
<< Dovrò
nasconderlo >>.
<< Lo custodirò io!
>>.
Scosse la testa. <<
Troppo pericoloso, devo pensarci bene >>.
Aoko
aveva perso Akako
nella folla. La stava cercando quando si scontrò con Kaito. Lui
riuscì a non macchiarle il bel vestito con il bicchiere, ci mancava
solo che si arrabbiasse anche per quello.
<< Ciao >>,
disse Aoko, quasi sussurrandolo, occhi bassi.
<< Andiamo Aoko >>,
disse lui. << Per quanto ancora vorrai tenermi il
broncio? Ti ho chiesto scusa >>.
<< Quanto mi pare!
>>, esclamò lei, fissandolo negli occhi.
Quella sera aveva cose ben
più importanti a cui pensare ma quella rabbia ogni volta che
incrociava il suo sguardo lo stava logorando e deconcentrando. Akako
li vide e decise che era il momento di infuocare il litigio. Mosse la
mano e il bicchiere di Kaito cadde sul vestito di Aoko, macchiandolo
proprio sul davanti.
<< Kaito giuro
che... >>.
<< Non l'ho fatto
apposta! >>, si scusò, tirando fuori un fazzoletto dalla
tasca
e cercando di tamponare la macchia.
<< Giù le mani! >>.
Lo mollò in mezzo alla
sala in cerca di un bagno e Akako rise. Kaito non riusciva a capire
come fosse successo, diede la colpa alla tensione.
Alle ventuno la stanza
delle meraviglie fu aperta e gli ospiti entrarono. Il gioiello si
trovava in mezzo, sotto la classica teca di vetro su un piedistallo,
poggiato su un cuscino bianco. Le guardie avevano auricolari alle
orecchie, non toglievano gli occhi dalla gemma.
Anche Kaito si mise a
guardare il gioiello, era davvero splendido. Sul lato del piedistallo
vide il lettore delle impronte digitali, un altro dettaglio che aveva
captato dalle conversazioni tra l'ispettore e i sottoposti. Poteva
essere aperto solo dalle impronte del signor Nakano e dei figli,
aveva già un piano per prenderlo, il problema era solo nasconderlo.
Guardò l'orologio che
aveva al polso e segnava le 21.30. Era ora di cominciare a sviluppare
il piano. Jii, travestito da donna robusta, annuì e Kaito lasciò il
salone. Non incrociò per un pelo Aoko che usciva dal bagno delle
donne, con la macchia ben evidente sul vestito. La guardò
contrariata, bruciava di rabbia per quello sciocco di Kaito.
<< Mi dispiace per
il vestito >>.
<< Non importa Akako
>> sospirò. << Tanto la nave attraccherà al
porto di
Tokyo tra circa un'ora e mezza. Metterò la giacca >>.
Akako perlustrò la sala e
Kaito non era più in circolazione, probabilmente era già Ladro Kid.
Il
signor Nakano si recò,
camminando con il suo bastone, verso la toilette maschile. Una
guardia l'attendeva fuori. Si stava lavando le mani e si voltò per
asciugarle quando vide un'immagine riflessa nello specchio.
<< Sogni d'oro! >>.
Le 21.55.
Ladro Kid, travestito da
Nakano, entrò in sala insieme alla guardia, arrancando con il
bastone in mogano. Nessuno sospettava niente.
<< Signor Nakamori
posso stare tranquillo? >>, chiese sfacciato Ladro Kid.
L'ispettore cominciò a
ridere. << Anche se ruba il gioiello dovrà restare
bloccato
sulla nave per un'altra ora. Ho piazzato agenti in tutto il battello!
>>.
Goditi la sensazione di
vittoria finché puoi! <<
Confido in
lei >>.
Un grande orologio
attaccato alla parete in fondo suonò le ventidue e i presenti
trattennero il fiato.
Un rumore metallico e una
bombetta fumogena avvolse tutti.
<< State all'erta!
>>.
Quando la nube sparì, le
urla di sorpresa delle persone furono immense. Non c'era un solo Blue
Royal, ma tantissimi Blue Royal sparsi sul pavimento.
Aoko e Akako presero un
paio di quelle gemme, erano identiche a quelle contenute nella teca.
<< Come faranno a
sapere qual è l'originale? >>. Aoko strinse una di quelle
copie. << Maledetto! >>.
Grazie ai suoi poteri,
Akako capì subito chi era Ladro Kid ed era ansiosa di vedere la sua
prossima mossa.
<< Papà! >>,
Naoko gli corse incontro. << Presto! >>. Si
abbassò e
aprì immediatamente la teca, prendendo la gemma in mano e la
consegnò al padre. Solo lui era in grado di capire se era
l'originale.
Kaito l'osservò per
qualche secondo e poi scosse la testa, facendo finta di essere
affranto. << L'ha rubata! Questo è un falso!
>>.
Le facce di Naoko e Gihei
erano maschere di puro orrore.
<< Presto,
controllate tutte le pietre, sicuramente ci sarà l'originale, prima
che la prenda lui! Tanto non può andare lontano! >>.
Ladro Kid mise la finta
gemma nella tasca interna della giacca senza farsi notare, con un
movimento velocissimo e sorrise sotto la maschera, soddisfatto. Jii,
travestito da donna, aveva nascosto centinaia di copie sotto il finto
grasso. Al momento opportuno le aveva sparse per la sala e la gente
che si accalcava per sfuggire dal gas le aveva spostate in ogni
angolo della stanza. Poi aveva cambiato travestimento e si era
mischiato nuovamente nella folla.
Akako pensò che era
davvero furbo ma lei aveva intenzione di rovinargli un po' la festa.
Uscì dalla sala e non ci mise molto a scovare il vecchietto nascosto
nel bagno, invocò degli spiriti e la corda che lo teneva legato si
ruppe. Si tolse il bavaglio dalla bocca ed uscì dal bagno di corsa.
Akako era nascosta nell'ombra, sorrise maleficamente e ritornò
indietro.
<< Ladro Kid! >>.
Nakamori era convinto di
vederci doppio. All'entrata c'era un vecchio vestito solo in boxer e
maglia intima, che puntava il dito contro il distinto Nakano, in
piedi con il bastone.
Merda!,
pensò Kaito. Come diavolo si era liberato?
<< Sono io il vero
Nakano! >>, avanzò verso i figli.
<< Papà? >>,
mormorò il figlio maggiore. << È
mio padre! >>.
L'ispettore si girò verso
quello finto. << Allora tu sei... >>.
La folla era in silenzio,
la tensione era alle stelle.
Fingere non aveva più
senso. Si liberò della maschera e degli abiti di scena e si mostrò
per quello che era: Ladro Kid.
Gli invitato urlarono il
suo nome e molte ragazze urlarono. Aoko strinse i denti e i pugni,
avrebbe voluto tanto mettergli le manette lei stessa.
Kaito sfoggiò la Blue
Royal. << Ora devo andare miei cari spettatori!
>>.
<< Prendetelo! >>.
Si avvolse nel mantello e
svanì in una nuvola di fumo. Quei pochi secondi furono sufficienti
ad imboccare l'uscita della sala e correre per il corridoio. I
poliziotti lo rincorsero per un paio di corridoi finché non sparì
dalla loro vista tramite del fumo. In verità Kaito si era nascosto
appiattendosi alla parete con delle strisce nascoste in precedenza.
<< Stupidi >>,
mormorò, da dietro il suo nascondiglio. I poliziotti si stavano
allontanando quando, davanti agli occhi del ladro, la striscia che lo
mimetizzava si tagliò in due.
Un poliziotto suonò un
fischietto. << Prendiamolo! >>.
Ladro Kid ricominciò
a correre, seminarli con lo stesso trucco non avrebbe funzionato.
Stavolta tirò fuori dalla giacca interna un manichino che si gonfiò
davanti a lui, si avvolse nel mantello e s'infilò nel corridoio alla
sua destra mentre loro rincorsero un manichino che andava velocissimo
da solo.
<< Ma che diamine
succede stasera? >>, farfugliò, prendendo fiato per la
corsa.
<< Sembra quasi che le sfortune siano tutte dalla mia
parte!
>>. Un'idea gli passò per la mente e non fece nemmeno in
tempo
ad elaborarla che apparve Akako in una luce rossa, camminando in modo
talmente elegante che sembrava fluttuasse a pochi centimetri da
terra. Il vestito rubino era magicamente diventato più scollato e
sembrava brillasse di luce propria.
<< La bella strega
>>.
La risata stridula
echeggiò nel corridoio. << Ti stai divertendo?
>>.
<< E lei invece?
Questo non è un gioco >>. Kaito sapeva che se Akako non
smetteva di lanciare magie non ne sarebbe uscito da uomo libero.
La strega fu vicinissima a
lui, fissandolo negli occhi. << Potresti essere molto più
fortunato se ti facessi aiutare da me... >>.
Ladro Kid scosse la testa.
<< Mia bella signorina, lei è splendida >>.
Akako allungò la mano
smaltata di rubino sul suo viso ma lui la fermò. << Ma il
suo
cuore è di ghiaccio e questo rende anche la donna più splendente
del mondo... invisibile >>.
Le voci dei poliziotti si
stavano avvicinando.
<< La sua scelta è
vedermi libero o con le manette >>.
Akako lo guardò,
visibilmente arrabbiata ma poi pensò ai sorrisi di Kaito, alla sua
allegria e gentilezza. Lei era una strega, prendeva le cose con la
forza, senza chiedere il permesso ma il cuore di quel ladro era
proprio impossibile da rubare.
<< Sento delle voci!
>>.
Akako spalancò la porta
di quella che doveva essere un grande sgabuzzino, ci entrarono dentro
e chiusero la porta. Purtroppo alcuni poliziotti videro chiudersi la
porta.
L'unica finestra era fissa
ed entrava la luce della luna. Kaito controllò il gioiello, il senso
di delusione arrivò anche stavolta.
<< E adesso? >>,
sussurrò. Era bloccato in quello sgabuzzino per i capricci di Akako.
La ragazza ruppe il vetro
e poi la rete che copriva il battello per non farlo fuggire. Kaito
capì al volo e lanciò il cilindro che finì in acqua. Meno di
trenta secondi e avrebbero sfondato la porta.
I poliziotti entrarono con
le pistole sfoderate e le manette e rimasero di sasso quando videro
solo due ragazzini.
Akako si copriva il viso
con le mani. << Ladro Kid! È
fuggito dalla finestra! >>.
Un agente si affacciò
alla finestra e vide la rete rotta. Un collega di pattuglia in
vedetta confermò, nella ricetrasmittente, che c'era un cappello
bianco che galleggiava in acqua poco lontano.
Uscirono dallo stanzino,
mettendosi in un angolo. Quando Akako si era coperta gli occhi per
non vederlo cambiarsi e allo stesso tempo simulando una finta
aggressione, Kaito si era messo una maschera per non farsi vedere in
viso nemmeno da lei. Anche se era abbastanza ovvio che avesse capito
era meglio non darle la certezza.
<< Grazie >>.
<< Non l'ho fatto
per te! >>, disse, con sdegno.
<< Come ho già
detto... nel suo cuore di ghiaccio si nasconde una gemma bellissima
>>.
Quelle parole la fecero
arrossire. Kaito tornò nella sala della festa, stavano ancora
cercando la vera Blue Royal tra le finte, la gettò a terra senza
farsi vedere da nessuno e si scambiò un'occhiata con Jii, travestito
da mite anziano. Il vecchio collaboratore si tranquillizzò nel
vedere il signorino al sicuro.
Un quarto d'ora dopo la
nave attraccò al porto di Tokyo e i passeggeri scesero. Alla fine fu
proprio Nakamori a ritrovare la pietra in mezzo alle altre ed esultò
trionfante, anche se Ladro Kid era fuggito. Aoko si strinse nel
cappotto, mentre attendeva che il padre sbrigasse la burocrazia e poi
tornare a casa. Nel complesso era stata una serata da dimenticare:
Ladro Kid si era fatto beffe di suo padre e del suo lavoro, di nuovo,
e con Kaito la situazione era ancora pessima. Tirò su con il naso,
era certa che stesse arrivando un bel raffreddore primaverile.
Kaito si avvicinò alla
ragazza e Aoko restò sulle sue.
<< Ehi >>.
<< Che vuoi? >>.
<< Mi dispiace
davvero per quello che ho detto, non lo penso. E poi...
>>. Si
interruppe, passandosi una mano fra i capelli, rosso in viso.
<< E poi? >>,
lo incalzò lei, avvicinandosi di un paio di passi a lui.
<< Non è vero che
non m'interessa >>.
Aoko dentro di sé era
felice, aveva mostrato un suo sentimento ed era una cosa che non
faceva quasi mai. Guardò gli occhi chiari di Kaito e non smisero di
guardarsi per diversi secondi finché non udì il padre chiamarla.
<< Scusa figliola ma
per colpa di quel bastardo di un ladro devo riempire una marea di
scartoffie >>.
Grazie per il
complimento, ispettore!, pensò Kaito, cercando di non ridere.
<< L'accompagno io,
ho la moto >>.
<< Hai un altro
casco, spero >>.
<< Certo signore >>.
<< Bene. Quando
arrivi mandami un messaggio >>. Se ne andò, lanciando
un'occhiata al ragazzo come di avvertimento.
<< Grazie per il
passaggio... Non ti ho perdonato >>. Un mezzo sorriso
tradiva
le sue parole.
Kaito rise. <<
Figurati >>.
Akako salì su una lucida
macchina nera e salutò Aoko, la faccia imbronciata per la serata.
<< Perfetta >>,
mormorò Aoko.
<< Insomma >>.
La ragazza guardò Kaito,
perplessa. << Che cosa vuoi dire? >>.
<< Tra la perfezione
e la semplicità... >>, si soffermò a guardarla.
<<
Preferisco quest'ultima >>.
Aoko non voleva dargli la
soddisfazione di arrossire per l'evidente complimento ma fu costretta
a dargli quella vittoria perché le sue guance divennero di un
violento rosso. Kaito le diede il casco e salirono in moto.
Si teneva stretta a
lui per non cadere, felice. Dimenticò che Ladro Kid aveva deriso suo
padre ancora, della serata rovinata e del genitore di malumore che
l'attendeva a colazione la mattina dopo. Dentro di lei stava nascendo
una consapevolezza nuova, che soffocava giorno per giorno ma stava
diventando sempre più difficile...
Angolo autrice!
Ecco qui un nuovo
capitolo!
Ringrazio chi l'ha messo
nelle preferite, per le recensioni ricevute e per le tutti quelli che
l'hanno letta :)
Nel prossimo capitolo ci
sarà romanticismo e un nuovo indizio per capire chi è il capo
dell'Organizzazione ;)
Buona lettura, spero vi
piaccia!
Alla prossima!
PS=
Vi chiedo scusa per il poco spazio tra un paragrafo e l'altro e per
qualche piccolo errore di font. Non riesco a correggerli in nessun modo!
|
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Capitolo 7 *** 07. Qualcosa è cambiato ***
7°
Capitolo
Qualcosa
è cambiato
Giunse aprile, il tempo
cambiava in modo lunatico. In quei giorni pioveva in continuazione e
per Kaito era solo una scocciatura: volare con l'aliante era
pericoloso, se la pioggia peggiorava rischiava di restare a terra e
non era mai una buona cosa. Stava meditando di usare la macchina del
padre ma l'avvertimento minaccioso di sua madre urlava in un angolo
del suo cervello, come una vocina fastidiosa.
Ginnastica si svolgeva in
palestra, poiché all'aperto era impossibile. Il cielo era grigio
scuro, pozzanghere di acqua nera erano sulla pista da corsa e il
vento sferzava. Quel giorno facevano pratica di kendō,
non lo praticavano spesso, in genere c'erano altre attività sportive
ma l'insegnate di ginnastica, Arisa Shimizu, doveva essersi svegliata
incattivita, quella mattina.
Era il pensiero di Aoko, che affogava
nella tuta da kendō.
La coordinazione non era il suo punto forte e l'ora di ginnastica era
l'opportunità eccellente di Kaito per prenderla in giro. Cosa che
fece non appena si presentò infagotta, stringendo la katana aveva
una voglia irrefrenabile di dargliela in testa.
<< Sei antipatico!
>>, sbottò lei.
<< E tu permalosa!
>>, ribatté Kaito.
<< Kuroba e
Nakamori! >>, li riprese l'insegnante.
I due si guardarono in
cagnesco e si girarono la faccia.
Saguru si avvicinò ai
due.
<< Salve ragazzi >>.
<< Ciao Saguru >>,
disse Aoko. << Com'è andato il week end? >>.
<< Bene, sono stato
con mio padre a dei convegni sulle tecniche d'indagine. Erano molto
interessanti. Ho letto dell'ultimo colpo sul battello, mi dispiace
per l'ispettore >>.
Aoko sferzò l'aria con la
katana. << Se avessi qui Ladro Kid farei questo!
>>.
L'agitò di nuovo e stavolta perse l'equilibrio, cadendo faccia a
terra. Kaito iniziò a ridere e si chinò ad aiutarla.
<< Ahia >>, si
lamentò lei, toccandosi la testa. << Che botta
>>.
<< Sei proprio
imbranata >>, la prese in giro. Estrasse un fazzoletto
dalla
tuta e l'avvicinò al viso di Aoko. Avrebbe voluto diventare
invisibile perché, dal calore nelle guance, stava sicuramente
arrossendo. Kaito le strofinò il viso e poi le fece vedere il
fazzoletto sporco. << Avevi la faccia piena di polvere!
>>.
Saguru si chiese come
aveva fatto a non capirlo prima, la sua acuta mente di detective non
gli aveva permesso di vedere l'ovvio: Aoko aveva una cotta, se non
addirittura innamorata, di Kaito. Non capiva ancora se lui la
ricambiava ma poteva sfruttare quella debolezza.
Finita l'ora di ginnastica
c'era il pranzo ed Aoko non aveva stranamente fame. Kaito diceva che
il giorno in cui non l'avrebbe vista mangiare si sarebbe preoccupato,
lei aveva insinuato che le stesse dando della grassa e il discorso
era finito con un battibecco. Fuori pioveva ancora, non ritirò
nemmeno il suo vassoio. Rimase in corridoio a fissare il panorama
grigio. Era da qualche tempo che si tormentava con pensieri che la
notte diventano sempre più pressanti: ogni volta che Kaito le si
avvicinava, la prendeva in giro o anche solo vederlo varcare la
soglia di casa Nakamori la rendeva improvvisamente felice, qualunque
fosse il suo umore. E c'era qualcosa, nel suo animo, che le suggeriva
la risposta ma lei non era ancora pronta ad ascoltarla, forse per la
paura di soffrire.
<< Io non sono
niente di speciale >>, mormorò, diventando triste.
Kaito l'aveva notata alla
finestra, buttò i resti dal suo vassoio e si avvicinò. Sembrava in
trance, persa in chissà quale turbinio di pensieri. Le posò una
mano sul braccio e la scosse.
<< Oh Kaito >>.
L'oggetto dei suoi pensieri era lì e cercò di essere naturale.
<< Non hai mangiato?
>>.
<< Non avevo fame
>>.
La prese per le spalle. <<
Aoko... stai male?! >>.
La fece ridere. <<
No, tranquillo >>.
<< Ah ho capito >>,
la lasciò andare di colpo, sembrava a disagio.
Aoko temette il peggio. <<
Cosa intendi? >>.
<< Sì, insomma...
>>, farfugliò lui. << Sono quei giorni
particolari...
>>.
<< Ma che cavolo
dici! >>, sbraitò lei.
Lui mise le mani avanti.
<< Cos'ho detto di male? >>.
<< Sei davvero scemo
Kaito! >>. Aoko ritornò in classe, risentita per l'uscita
dell'amico.
Kaito la guardò,
dubbioso. << Sì, sono quei giorni >>.
Il
pomeriggio, al bar di
Jii, Aoko era seduta al bancone e girava la sua bibita, ghiaccio
mezzo sciolto e la mano sotto il viso. Kaito stava giocando con un
cliente e aveva perso già due partite.
<< Jii >>,
alzò la testa.
<< Mi dica, le servo
altro? >>.
Aoko era titubante nel
porre quella domanda ma era l'unica persona, escluso suo padre, a cui
rivolgersi. << Secondo te... due persone che si conoscono
da
tanti anni possono... cambiare il sentimento che provano, come
l'amicizia? >>.
Il vecchio Jii finì di
sistemare i bicchieri, riflettendo sulla risposta. Aveva capito
perfettamente cosa intendeva la signorina e anche a chi si riferiva,
perciò voleva darle la giusta risposta senza metterla in imbarazzo.
<< I sentimenti
possono cambiare con la crescita. Le persone maturano e, con esse,
anche le sensazioni, i pensieri e... i sentimenti >>.
Aoko ascoltava attenta.
<< L'amicizia è un
sentimento, come l'amore, che cresce piano piano. Quindi per
rispondere alla sua domanda: sì, può succedere >>
La ragazza gli sorrise. <<
Grazie Jii, sei stato molto gentile >>.
<< Di niente,
signorina >>.
La ragazza tornò serena,
ricominciando a bere la sua aranciata. Lanciò un altro sguardo a
Kaito, la sua faccia intendeva un'altra sconfitta e cercò di non
ridere perché era davvero buffo.
Aoko
andò via una
mezz'ora dopo e poi anche il cliente. Kaito si sedette e Jii gli
passò il tablet, la pagina di un quotidiano locale era caricata sul
dispositivo.
<< Il diamante Hope
>>, lesse.
<< È uno dei
diamanti più grandi nel mondo >>, disse Jii.
<< È
di proprietà dello Smithsonian Institute, attualmente in esposizione in
un museo di Washington. Hanno deciso di portarla in Giappone per
permettere
anche al nostro popolo di ammirarla >>.
<< Rischioso >>.
<< Il direttore del
museo, Sean Lewis, pensa che la polizia giapponese saprà proteggere
il gioiello >>.
Kaito fece un ghigno. <<
Sembra che voglia proprio essere rubata >>.
<< Il diamante
giungerà in patria fra cinque giorni >>.
<< Mi dispiace per
Nakamori >>, disse Kaito. << Passerà un
altro brutto
quarto d'ora >>.
La
mattina, a scuola,
Kaito era ancora mezzo addormentato: quella notte aveva studiato le
informazioni sul diamante e dormito poco. Portava la cartella sulla
spalla, assonnato e non si accorse dell'entusiasmo dei compagni di
scuola.
<< Buongiorno
dormiglione! >>.
Il tono di voce troppo
alto di Aoko lo fece sobbalzare, come se si stesse svegliando solo in
quell'attimo.
<< Sei la solita
rompiscatole >>, sbadigliò lui. << È
prima mattina! >>.
<< Stamattina
qualcuno non voleva scendere dal letto >>, lo prese in
giro.
Mugugnò e poggiò i libri
sul banco. Ora che era sveglio si accorse nel fermento che
serpeggiava tra i compagni.
<< Come mai così
eccitati? >>.
<< Ma dove vivi tu?
>>, disse Keiko. << È
la notizia del giorno! >>.
Kaito inclinò la testa di
lato, confuso, e la ragazza gli passò il suo smartphone bianco,
aperto su un quotidiano. Quella mattina si era alzato troppo tardi,
buttato giù tre sorsi di succo e corso a scuola, non aveva nemmeno
acceso il telefono.
La prima cosa che vide fu
la faccia di un uomo anziano, con grossi baffi, folte sopracciglia e
l'aria fiera. Poi lesse la didascalia.
<< Jirokichi Suzuki
sfida Ladro Kid a rubare il diamante Hope... >>,
farfugliò. <<
Che cosa?! >>.
<<
Kaito! >>.
La voce di Aoko risuonò
cristallina. Dopo aver appreso della sfida di Suzuki, Kaito aveva
passato tutto il pomeriggio al bar, copertura usata come tana di
Ladro Kid. Era rientrato giusto per togliersi la divisa scolastica e
memorizzare le prime informazioni per progettare un paio di piani.
<< È pronta la
cena! >>.
Il ragazzo annuì, prese
le chiavi e s'infilò la felpa. Fuori pioveva ancora e prese
l'ombrello, anche se erano pochi metri. Aoko aveva lasciato la porta
aperta, posò l'ombrello all'ingresso e si mise le pantofole. Avvertì
l'odore della cena e sperò che avesse cucinato qualcosa di semplice.
Quando entrò nella sala
da pranzo vide apparecchiato per due.
<< Dov'è tuo padre?
>>, aggrottò le sopracciglia.
<< Fa gli
straordinari, pare sia stato convocato da quel riccone... Come si
chiama?>>, rispose, mescolando qualcosa nella pentola.
Un'altra
era sul fornello più piccolo, il fuoco sotto era spento
<< Suzuki >>.
<< Esatto! >>,
esclamò lei. Prese un po' di riso sul mestolo e lo porse a Kaito.
<<
Riso e curry! >>.
<< Scotta! >>,
si lamentò.
<< Cosa ti
aspettavi? Che fosse freddo? >>, rise.
Si misero a tavola e
quella pietanza era una delle cose che Aoko sapeva cucinare bene.
Accese la televisione e il notiziario parlava della sfida di Suzuki.
Aoko non riuscì a trattenere un verso di rabbia. << Spero
che
Saguru gli metta le manette >>.
<< Ci sarà anche
lui? >>.
<< Pare di sì >>,
rispose, ingoiò il boccone. << Il vecchietto facoltoso
vuole i
migliori detective >>.
Il telefono fisso squillò.
Aoko si alzò per rispondere: all'ispettore serviva un documento e
chiese alla figlia di cercarlo, sarebbe passato più tardi a
prenderlo e di lasciarlo sul mobile dell'ingresso. La figlia obbedì
ed entrò nello studio del padre. In verità non era altro che una
piccola stanza con una finestra striminzita oscurata da una tenda
bianca, pareti tinteggiate avorio e parquet rovinato. C'erano due
grosse librerie, zeppe di volumi, e una bacheca di legno dove c'erano
affissi articoli su Ladro Kid, foto di qualità scadente e appunti di
vario genere.
Aoko frugò nei cassetti e
sotto le cartelle. Kaito la raggiunse, rimanendo sulla soglia.
<< Ti serve una
mano? >>.
<< No grazie >>,
rispose. << Mio padre è molto disordinato
>>.
Kaito notò la bacheca e
si mise ad osservarla. Tra le foto attaccate con degli spilli ce ne
erano quattro piuttosto datate.
<< Papà >>,
disse piano, per non farsi sentire dall'amica. Ritraevano Toichi
Kuroba che volava con l'aliante o in piedi su un palazzo. Fece un
sorriso triste.
<< Eccolo! >>,
esclamò lei, mostrando il foglio, trionfante.
Kaito notò qualcosa
brillare sulla scrivania. Era un tagliacarte con il manico d'oro,
l'unico bell'oggetto della stanza.
<< Non credevo che a
tuo padre piacessero cose del genere >>.
<< Infatti è un
regalo di laurea, da parte di un vecchio compagno di college
>>.
Lasciò il documento sul
mobile come richiesto e tirò fuori un dessert dal frigo.
<< Hai preparato
anche il dessert? >>.
<< Ehm... in verità
l'ho comprato >>, disse lei. << Ma è
buonissimo! >>.
Kaito mangiava il suo
dessert al cioccolato e Aoko era distratta dal notiziario.
Mordicchiava il cucchiaino di plastica, guardando la ragazza ogni
tanto. Non era la prima volta che mangiavano da soli, aveva perso il
conto. Da quando Aoko era entrata alle medie si occupava della casa e
Chikage si era raccomandata di avere cura di Kaito, dai pasti alla
sveglia presto la domenica. Si chiese come sarebbe stata la sua vita
senza di lei, senza quel richiamo dall'altra parte del giardino. La
odiava quando lo buttava giù dal letto alle sette di domenica
mattina, ingurgitava i suoi esperimenti culinari e gli metteva uno
straccio in mano per pulire la villetta. Ma senza di lei vedeva
solitudine e desolazione, colorava la sua vita e cominciò a
chiedersi se l'amicizia per lei non fosse altro.
<< Non era male >>.
Aoko si pulì il viso dalle tracce di cioccolato, la bocca era sporca
come quella di una bambina.
<< Meglio di quei
pancake del mese scorso >>, buttò il cucchiaino nella
confezione vuota, ridotto a un pezzo di plastica inutile.
<< Ehi! Cos'hai
contro i miei pancake? >>, si arrabbiò lei, minacciandolo
con
il cucchiaino del suo dessert.
<< Erano talmente
duri che per poco non mi sono rotto un dente! >>.
<<
Stai sempre a
lamentarti! >>, sbuffò lei, ritirando i piatti sporchi.
<<
Se non ci fossi io saresti denutrito! >>.
Buttò le stoviglie nel
lavandino e si mise il grembiule per lavarli.
Kaito prese uno straccio.
<< Tu lavi ed io asciugo >>.
<< Quale miracolo
stasera? Di solito devo pregarti di pulire la tua stanza
>>.
<< Non fare la
difficile! >>.
Aoko gli passava i piatti,
Kaito li asciugava e rimetteva nel mobile, in silenzio, con solo la
televisione come sottofondo. La ragazza aveva fatto sgocciolare
l'acqua sul parquet, Kaito si spostò per rimettere le posate nel
cassetto e scivolò, finendo addosso ad Aoko, il piatto le cadde nel
lavandino e inzuppò entrambi. Aoko si appoggiò al bancone per non
cadere, Kaito le passò un braccio intorno alla vita per non
rischiare di perdere l'equilibrio e lei si aggrappò alla sua spalla
con una mano. Tremavano per i brividi di freddo, non riuscivano a
interrompere quello sguardo.
Aoko non capiva cosa
stesse accadendo, quegli occhi blu erano una calamita e Kaito
riusciva a contare tutti i battiti del suo cuore, nemmeno quando
indossava i panni del suo alter ego si sentiva in quel modo. Non
c'era paragone con la sensazione che stava provando in quel
frangente. Con l'altra mano tolse i capelli dal viso di lei e Aoko
era certa che il cuore le scoppiasse da quanto batteva veloce.
<< Aoko? >>.
L'incantesimo andò in
frantumi e lui la lasciò andare subito. Aoko aveva la sensazione di
svegliarsi da un bellissimo sogno e cercò di ricomporsi. L'ispettore
Nakamori entrò in cucina, vide la pozza d'acqua e i due ragazzi
composti e distanti.
Li guardò con uno strano
sguardo sospettoso. << Buonasera Kaito! Tornerò a notte
fonda
Aoko, non mi aspettare sveglia >>.
Kaito ricambiò il saluto,
rigido.
La figlia annuì. <<
Va bene papà >>.
Salutò e rimasero soli.
L'imbarazzo era devastante e nessuno dei due riusciva a spiccicare
una sola parola. Aoko riprese il piatto caduto nel lavello e ci passò
la spugnetta. Kaito finì di asciugare il resto delle stoviglie e
gettò lo strofinaccio accanto al lavello.
Lui sfuggì ai suoi occhi.
<< Credo... credo che andrò a dormire >>.
Nemmeno la ragazza
riusciva a rivolgergli lo sguardo. << Anch'io...
>>.
<< Be', buonanotte
Aoko >>.
Gli augurò la buonanotte
anche lei e Kaito uscì dalla casa. Sola, rimase in piedi, ripensando
a quei sessanta secondi e la mano che sfiorava la sua
fronte. Meno di
un minuto ed era stato il più intenso mai vissuto.
Per quanto ancora voleva
mentire a se stessa?
Kaito
rientrò nella sua
stanza, tirò le tende e si sedette sul letto. Cos'era successo?
Vedeva Aoko tutti i
giorni: a scuola, nel tempo libero, nei pasti e in tanti altri
momenti della giornata. Ma nessun incontro con lei era stato intenso
come quel minuto, in cui la teneva stretta e non avrebbe mai voluto
lasciarla andare, sfiorarle il viso, sentire la sua pelle era stato
quasi un bisogno.
Il cervello lo rimandò ad
altri episodi, meno piacevoli: Aoko che inveiva contro Ladro Kid,
Aoko che diceva frasi rabbiose, che gli augurava la prigione. Il suo
odio era troppo grande, non poteva nemmeno darle torto.
<< Ma io non lo
faccio per umiliare l'ispettore >>, si disse. Aoko non
avrebbe
mai capito, come odiava Ladro Kid avrebbe odiato anche Kaito Kuroba,
per le bugie e gli inganni. Si buttò sul letto, mani in faccia,
totalmente confuso sul da farsi.
Dentro di lui aveva una
guerra interiore, forse peggiore della missione che stava portando a
termine e la posta in palio era la persona più importante della sua
vita...
Scuola,
altra giornata di
pioggia.
Aoko era andata da sola,
era uscita prima per non incrociare Kaito: non se la sentiva di
affrontarlo. Non erano mai stati così vicini e sentiva che si era
creata, nella loro amicizia, una crepa.
Quando Kaito fece scorrere
la porta era in compagnia di Keiko e un'altra amica. Aoko lo vide e
si guardarono per qualche secondo, cosa che non sfuggì a Keiko e al
resto della classe, li guardavano curiosi.
<< Ciao >>,
dissero, tesi. Kaito si sedette al suo banco e i compagni gli furono
addosso, peggio di una congrega di vecchie pettegole.
Keiko prese da parte
l'amica, in un angolo. << Aoko, è successo qualcosa tra
te e
Kaito? >>.
<< No! >>.
Aveva risposto con troppa enfasi e non era credibile.
L'amica alzò un
sopracciglio. << Eppure c'era una tensione che si
tagliava con
il coltello >>.
<< Davvero... Non è
successo niente! >>, chiuse in fretta il discorso, grazie
all'arrivo dell'insegnante. Vicini di banco, non si guardarono per
tutta la lezione. Aoko si tormentava le dita, la matita, la penna,
qualsiasi cosa avesse a tiro. Erano abituati a chiacchierare,
scherzare o litigare, quelli erano comportamenti atipici.
Kaito non voleva che la
loro amicizia si riducesse al silenzio e al disagio, solo l'idea gli
fece mancare il respiro, doveva risolvere la questione subito. Anche
perché non era lucido, era distratto e non poteva permetterselo
assolutamente, fra quattro giorni avrebbe rubato il diamante Hope.
A ricreazione ignorò i
compagni pettegoli e richiamò l'attenzione di Aoko.
<< Hai un minuto?
>>.
Fuggi,
fu il primo pensiero ma non sarebbe stato utile. Annuì, bocca
completamente secca. Si appartarono in un angolo delle scale desolato
poiché portava al tetto e fuori diluviava.
<< Aoko >>,
cominciò, anche se non sapeva esattamente cosa dire. <<
Ieri... >>.
Lei non disse niente.
Perché mi caccio in
queste situazioni?!
<< Ieri... è stata
una situazione, diciamo, equivoca >>.
<< Equivoca? >>.
Il cuore le scese nello stomaco.
Kaito si chiese perché
fosse tanto difficile ammettere la verità. Quale situazione
equivoca? Erano due persone attratte l'una dall'altra che si erano
trovate vicine, non era nient'altro.
<< No! >>,
esclamò, aveva iniziato male. << Intendevo che ci siamo
trovati in una situazione in cui si trovano due persone adatte alla
situazione >>. Ma
che sto dicendo?!
Aoko era confusa quanto
divertita, si portò la mano alla bocca e soffocò la risata.
<< Non c'è niente
da ridere! >>.
<< Scusa... ma sei
così buffo mentre cerchi di spiegare quello che provi >>,
disse, continuando a soffocare la risata. Entrambi avvertirono la
situazione sciogliersi e diventare più leggera.
<< Sto cercando di
dirti che io ti voglio bene e... difficilmente riuscirei a vivere la
mia vita senza di te >>.
La ragazza smise di ridere: non
aveva mai detto che le voleva bene. Doveva essere stato
difficilissimo ammetterlo, Kaito era sempre troppo sbruffone per dire
cose tanto dolci. Quella che era accaduto la sera precedente fu
accantonato, per il momento.
Aoko osò un gesto che non
aveva mai fatto, proprio come Kaito: l'abbracciò. Inizialmente lui
rimase basito e poi la strinse. Riuscì a sentire tutto quello che a
parole e per l'emozione non riusciva ad esprimere.
Metà della classe si era
messa a guardarli dal fondo delle scale, Keiko aveva gli occhi a
cuoricino, i ragazzi ridacchiavano e Akako si allontanò, stizzita.
Sciolto l'abbraccio, avvertirono gli sguardi puntati addosso, si
arrabbiarono moltissimo e Aoko, con il suo carattere irascibile, fu
quella che reagì peggio.
<< Fatevi gli affari
vostri! >>.
Una
figura seduta era su
una sedia di pelle, dietro una scrivania. La parete davanti a sé era
una finestra che ricopriva l'intera superficie e c'era uno spettacolo
mozzafiato. Aprì una busta e dentro c'erano delle foto di Ladro Kid,
gli aveva messo un paio di scagnozzi alle costole e aveva un
infiltrato tra i poliziotti che gli forniva tutte le informazioni
necessarie.
Dopo il furto dello
smeraldo cardinale era giunto alla conclusione che non poteva essere
Toichi, le ricerche lo davano per deceduto nell'incidente
commissionato da lui otto anni prima. Ricordava che aveva un
assistente, mai visto in volto.
Aveva deciso di ricercare
quell'uomo, Ladro Kid aveva un aiutante e doveva essere lo stesso di
Toichi. Gettò la busta da lettere nel cestino e poi si accese un
sigaro, prendendo la prima boccata di fumo. Scrisse un messaggio dal
portatile posato di fronte a lui, per mettersi in contatto con Snake.
L'ordine era di continuare a studiare il ladro.
Posò il grosso sigaro e
infilzò la foto con un tagliacarte dal manico d'oro, con odio,
immaginando il giorno in cui l'avrebbe ucciso personalmente, dopo
aver avverato i suoi peggiori incubi.
Angolo autrice!
Ecco un nuovo
capitolo!
Nel prossimo ci sarò una sfida tra il nostro Ladro e
una vecchia conoscenza ;)
LadySherlock=
Ti ringrazio
per la tua recensione! Siamo in due ad essere grandi fan di Ladro Kid
:D
Shinici e Ran amore=
Grazie per tutte le tue recensioni, le ho
lette con molto piacere e sono contenta che la storia ti piaccia! :)
Alla prossima!
|
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Capitolo 8 *** 08. Conan contro Kid: la magia dei quattro elementi ***
8°
Capitolo
Conan
contro Kid: la magia dei quattro elementi
Signor Suzuki, accetto
con piacere la sua sfida. Ruberò il diamante Hope sabato sera alle
21.45. Se non le dispiace mi esibirò in un assaggio della mia magia
la sera prima alla stessa ora!
Ladro Kid
Jirokichi
Suzuki era un uomo molto ricco quanto testardo. Aveva sfidato Ladro
Kid molte volte ed era sempre riuscito a sfuggirgli, ormai era una
questione di orgoglio. Per questo aveva finanziato e messo a
disposizione uno dei musei Suzuki per l'esposizione al pubblico del
diamante Hope.
Quando aveva avuto la
prima conversazione con Sean Lewis, il responsabile del museo di
Washington, l'aveva messo in guardia a causa della pessima
reputazione della gemma. << Il diamante Hope è stato
rinvenuto
in India nella seconda metà del seicento. È passata tra le mani di
nobili francesi come Maria Antonietta e suo marito, finiti
decapitati. I successivi proprietari e i loro cari sono morti
accidentalmente, di orribili malattie o suicidati >>.
Jirokichi si era fatto una
grande risata e replicò che era proprio la pietra perfetta per
catturare Ladro Kid.
Il giorno prima del furto
Nakamori entrò nella residenza Suzuki, scortato da due agenti.
Furono accolti da una cameriera e li guidò fino a un salotto
elegante, allestito con un lungo tavolo marrone scuro e sedie
imbottite di fodera rosa scuro, il parquet era pregiato e
lucidissimo. Le alte finestre riflettevano i raggi tiepidi della
prima giornata di sole da molti giorni, filtravano da tende dorate.
Si sedettero al tavolo e
la cameriera servì caffè e acqua da un portavivande.
<< Prego >>.
<< Grazie signorina,
può andare. Benvenuti nella mia residenza >>, premette il
tasto di un proiettore. << Quello che vedete è il
diamante
Hope >>.
Nakamori rimase con la
tazzina di ceramica a mezz'aria. << Ho visto molte pietre
preziose però questa è straordinaria. I diamanti non sono incolore?
>>.
<< Effettivamente
sì: per questo è una pietra straordinaria. Aleggia una sorta di
leggenda per cui chiunque ne entri in possesso subisca ogni genere di
sfortuna >>, rise Suzuki
<< Be', la sfortuna
serve a Ladro Kid! >>.
<< Sono
perfettamente d'accordo >>. Premette un altro tasto.
<<
Questi sono i dettagli del piano. Dopo questa riunione la diapositiva
verrà distrutta, quel ladruncolo ne sa una più del diavolo. Sarete
voi tre ad istruire le forze armate contro Ladro Kid >>.
<< Mi dispiace per
il detective Hakuba ma ha la febbre alta >>. In verità
non gli
dispiaceva per niente, quel dilettante sul campo era fin troppo
fastidioso.
<< Non importa. Ho
un altro asso nella manica >>.
<<
Il signor Suzuki
dovrebbe conoscere meglio le facce dei suoi dipendenti
>>,
sogghignò Kaito, dopo aver finito di ascoltare la registrazione
della riunione. Si era travestito da cameriera e piazzato un
microfono attaccato a un registratore sotto il tavolo e l'aveva
ripreso velocemente quando era andato a ritirare le tazzine sporche e
bicchieri.
<< I fondi
illimitati del signor Suzuki gli permettono diverse stramberie
>>,
disse Jii.
<< Nessuna può
fermarmi! >>. Con una matita scrisse qualche calcolo e
abbozzò
un disegno, poi lo mostrò a Jii.
Sgranò gli occhi. <<
Fantastico signorino Kaito! >>.
<< Bisogna sempre
stupire, in particolare quando mi sfidano. Inoltre... >>.
<< Inoltre? >>.
Kaito appoggiò il gomito
sinistro sul bancone, il mento sulla mano e con l'altra continuava a
disegnare, un lieve sorriso. << Ho un fan speciale da
irritare
>>.
Su
ordine di Suzuki la
teca era stata disposta nel mezzo del bellissimo giardino del museo.
L'edificio era stato costruito a forma di quadrato e nel mezzo c'era
il giardino, in piena fioritura primaverile, adorno di statue
scolpite da famosi artisti. Suzuki pagava i giardinieri e flowers più
esperti e affermati per rendere quel posto un paradiso in terra. Le
aiuole erano in ferro battuto nero, le decorazioni richiamavano il
sole e i fiori che sbocciano.
Il gioiello sarebbe stato
visibile dalle 20.30 alle 22.30. Il resto delle sale era stato
sigillato, le grandi porte chiuse con delle catene al titanio per
evitare che Ladro Kid trovasse una via di fuga. I condotti di
aerazione erano monitorati da telecamere e alcuni agenti erano
costretti ad entrarvi ogni quaranta minuti per controllare. Per
accedere al giardino bisognava entrare dal portone principale,
percorrere il corridoio e si accedeva poi da una porta a vetri.
Tra le aiuole c'erano
delle lampade da terra a forma di fiori, in cristallo, e
l'illuminazione fu regolata ad alta intensità. Lanterne enormi erano
state installate negli angoli del giardino e sui tetti. Dato che
l'esposizione del gioiello avveniva al piano terra, Suzuki era certo
di aver tagliato le ali del ladro poiché accedere al tetto dal
giardino era impossibile, le altre tre porte in vetro erano state
chiuse con le medesime catene. Per essere sicuri che Ladro Kid non si
infiltrasse tra gli agenti erano stato disposto un segno sulla
guancia di tutti.
La folla si era accalcata
per vedere l'anteprima dello show del famigerato ladro fantasma. Non
aveva parlato di rubare il gioiello quella sera e non voleva che
scoprisse la sorpresa che aveva in serbo per lui perciò aveva
ordinato di non esporlo.
Suzuki era vicino a
un'aiuola di profumati fiori lilla e rosa, parlava al cellulare.
<< Zio! >>.
Una ragazza bionda con gli
occhi verdi agitò la mano nella sua direzione e corse verso di lui.
Dietro di lei c'erano altre due persone: una ragazza liceale e un
bambino delle elementari.
Jirokichi chiuse la
conversazione e si mise il telefono in tasca. << Sonoko!
>>.
<< Buonasera signori
Suzuki >>, salutò educata la ragazza.
<< Felice di vederti
Ran >>.
L'uomo si chinò verso il
bambino. << Non potevi mancare, tu sei la nemesi di Kid!
>>.
Conan si trattenne dal
ridere. << Be' sì >>.
<< Questo posto è
incantevole >>, disse Ran.
<< Lo adoro. Ho
perfino vietato di fumare qui >>.
Conan guardò l'orologio,
erano le 21.30: entro un quarto d'ora Kid avrebbe fatto la sua
apparizione. Era consapevole che non avrebbe potuto catturarlo,
doveva approfittarne per analizzare la situazione.
Erano molti mesi che si
scontrava con lui. All'inizio era il suo dovere di detective ma ben
presto era diventata una sfida, vedeva la soddisfazione nei suoi
occhi quando lo notava nella folla, avvertiva il suo cervello
elaborare deduzioni. Per certi versi ammirava il suo talento di
prestigiatore e illusionista, non ammetterlo avrebbe fatto di lui uno
sciocco e sottovalutarlo significava farselo scappare ogni volta.
Sonoko fissava il cielo.
<< Non vedo l'ora che arrivi il mio Kid! >>.
Conan alzò gli occhi al
cielo e Ran rise.
<< Nakamori com'è
la situazione? >>, domandò Suzuki nella ricetrasmittente.
<< Qui tutto
regolare, mancano dieci minuti >>.
Il vecchio scrutò il
cielo nuvoloso, teso. Era solo una dimostrazione ma temeva il trucco
che poteva essersi inventato.
Conan si appoggiò
all'aiuola in metallo e gettò un'occhiata ai fiori dietro di sé,
erano più o meno gli stessi in ognuna, alcuni differenziavano per
tonalità di colore e creavano un buon profumo. Un altro sguardo
all'orologio: cinque minuti.
Tra la gente nasceva
l'entusiasmo e tutti avevano lo sguardo rivolto al cielo. Poi le
lancette toccarono le 21.45 e Kid apparve con il suo aliante,
splendente di bianco, con il sorriso sfrontato.
<< È Kid! >>,
urlò un uomo.
<< Kid, Kid, Kid!
>>.
Sonoko era in totale
adorazione, Conan lo fissava intensamente. Non era mai riuscito a
vederlo in volto, era certo che fosse molto giovane, forse avevano
addirittura la stessa età.
<< Gli elicotteri
uno, due e tre in posizione! >>, urlò l'ispettore.
Ladro Kid atterrò nel
quadrato destinato alla teca il giorno dopo. La folla chiamava il suo
nome, Conan si avvicinò al ladro, tenendo pronta la pistola con le
freccette narcotizzanti
<< Signori e
signore! >>, allargò le braccia. << Sono
qui stasera per
mostrarvi l'anteprima del mio spettacolo di domani! >>.
Nakamori mobilitò gli
agenti ma Suzuki li fermò
<< È impazzito per
caso?! >>, reagì l'uomo.
<< Voglio vedere
cosa combina, potrebbe esserci utile per domani >>.
<< Lei scherza?! >>.
Ladro Kid puntò lo
sguardo al cielo. Quella sera era solo un modo per valutare la
situazione di persona, ci era già sotto le mentite spoglie di un
giardiniere per piazzare i trucchi che avrebbe utilizzato per
compiere il furto. Ora avrebbe contato il numero di agenti, le
reazioni dei presenti e, in particolare, osservare il piccolo grande
detective. Lo scovò nella folla, non gli staccava gli occhi di dosso
e non pareva molto arrendevole.
Sorrise e diede iniziò
all'anteprima. Tirò fuori un piccolo ombrello pieghevole bianco.
Un ombrello?,
pensò Conan.
I primi secondi rimasero
tutti in attesa e poi Ladro Kid schioccò le dita. Dopo altri tre
secondi Ran avvertì qualcosa di umido sulla guancia e la sfiorò.
<< Acqua? >>.
<< Sta piovendo! >>,
esclamò Sonoko. << È
stato Ladro Kid? >>.
<< Non dire
stupidaggini... >>, iniziò Ran ma dovette smentirla
quando un
lampo trapassò le nuvole e poi un tuono.
Conan si asciugò la
fronte con la manica, la pioggia aumentava. La folla si riparò sotto
borsette, dépliant e giacche.
<< Impossibile! >>,
disse Nakamori, accese la ricetrasmittente. << Che cosa
vedete
dal tetto? >>.
Una voce gracchiò. <<
Ispettore non so come dirglielo... sul tetto non piove!
>>.
<< Che cosa?! >>.
<< Confermo! >>,
disse un altro poliziotto. << Piove solo nel perimetro
del
giardino! >>.
Ladro Kid schioccò le
dita ancora una volta e la pioggia smise gradualmente, riparato dal
suo ombrello non si era bagnato.
<< Incredibile!
Fantastico! >>, urlò la folla.
Conan sapeva che non era
vera magia ma pura illusione, come diamine aveva fatto?
Il piccolo detective, con
i capelli in disordine e tremante di freddo, faceva lavorare
freneticamente il suo cervello per capire come avesse fatto.
<< A domani sera per
lo spettacolo con gli altri elementi, mio adorato pubblico!
>>,
si avvolse nel mantello e sparì in una nuvola di fumo.
Svanito, Suzuki ordinò di
controllare tutto il museo, i tetti, ogni singolo centimetro ed
angolo.
Conan si disse che era
inutile, qualsiasi illusione per quanto straordinaria, non veniva da
terra ma dal cielo. Aveva menzionato altri elementi: che volesse
simulare anche la terra, il vento e il fuoco? A che scopo?
Tutte quelle domande lo
irritavano moltissimo, cosa che gli succedeva sempre prima dei furti
dei Ladri Kid. Mentre Sonoko continuava a sperticarsi in complimenti
e Ran tentava di calmarla, lui camminava per il giardino, guardandosi
attorno, non vedeva nulla di anomalo. Qualsiasi strumentazione avesse
usato doveva averla nascosta fin troppo bene. Guardò le quattro
telecamere poste negli angoli del giardino e decise che avrebbe
visionato i filmati al più presto.
Aoko
servì la colazione a
Kaito, suo padre era tornato a notte fonde e all'alba era già
uscito.
Kaito sbadigliò, erano le
otto del mattino. L'amica era stata generosa e l'aveva fatto dormire
mezz'ora più del solito. Si ripromise di comprarsi dei tappi per le
orecchie, ma aveva la sensazione che avrebbe sfondato la porta
d'ingresso pur di svegliarlo.
Stava mescolando
nervosamente delle uova in una ciotola. << Quel
grandissimo
mascalzone! >>, commentò, guardando le immagini al
telegiornale.
Kaito non replicò e
sgranocchiò la sua colazione, pensieroso. Il trucco della sera prima
era riuscito alla perfezione. Dopo essersi esibito, nella coltre di
fumo, aveva indossato una veste nera e si era mischiato velocemente
nel pubblico. Lo sguardo di quel moccioso fastidioso era stato
sgradevole e si lasciò scappare una risatina, ripensando agli
occhi sbarrati e al quel piccolo cervello che fumava per capire il
trucco.
<< Che hai da
ridere? >>, gli domandò Aoko, servendo l'uovo.
Kaito rimestava le
bacchette nel piatto. << Nulla >>.
<< Sei sempre così
misterioso! >>, sbuffò, sedendosi a tavola.
Non sai quanto...,
pensò amaramente Kaito.
<< Stasera ci vieni?
>>, domandò, prendendo un boccone del toast e aprendo il
quotidiano.
<< Dove? >>.
<< Come dove? Al
museo! >>.
<< Al... aspetta! Tu
ci vai? >>.
Aoko alzò lo sguardo
dalla prima pagina e lo riabbassò subito, in imbarazzo.
<<
Uhm... sì >>.
<< Perché mai?
Dubito che ti interessi il diamante Hope >>. Aoko non era
poi
così interessata ai gioielli e gemme, era solo per l'ispettore che
presenziava a qualche suo furto.
<< Be' voglio essere
di... supporto a mio padre >>, bofonchiò nel bicchiere di
latte, appena udibile, e si nascose dietro il giornale.
Kaito non rise perché
sapeva che l'avrebbe solo fatta arrabbiare. << Ah... vuoi
vedere la magia di Ladro Kid! >>.
La ragazza sbatté il
bicchiere con violenza, da far traboccare il latte sul tavolo,
arrossendo. << Non è vero! Figurati se m'interessa
qualche
trucco da prestigiatore >>.
L'amico ne fu lusingato e
non poteva darlo a vedere. << Comunque io non posso
venire, ho
già un impegno >>.
<< Uff >>,
disse, asciugando il latte con il tovagliolo. << Sei il
ragazzo
dai mille segreti >>.
Conan
calciava la palla
nel cortile della casa del dottor Agasa. Rifletteva sugli avvenimenti
della sera prima e non riusciva a trovare risposta.
<< Pensieroso? >>.
Poggiò un piede sulla
palla e guardò la bambina dai capelli chiari. << Più che
altro confuso >>.
Ai si sedette sulla
panchina del cortile e invitò Conan a fare lo stesso.
<< Il ladro dal
chiaro di luna ti ha proprio messo in difficoltà stavolta
>>.
Conan poggiò il pallone
al suo fianco e incrociò le braccia. << Insomma... ha
fatto
piovere solo nel perimetro del giardino e le forze dell'ordine hanno
confermato che veniva dall'alto >>.
<< Magari è davvero
una magia >>, scherzò Ai.
<< Non dire
sciocchezze >>, ribatté. << Poi stasera
simulerà il
fuoco, il vento e la terra... >>, scese dalla panchina.
<<
Devo visionare ancora i filmati, c'è qualcosa che non mi torna
>>.
<< Attento Shinici
>>, l'avvertì Ai. << Non giocare con la
magia,
soprattutto quando la pratica Ladro Kid >>.
La
sera del furto c'era
ancora più gente della sera prima. Non era inusuale che Ladro Kid
facesse delle anteprime e Conan aveva tratto due conclusioni: la
prima è che Kid lo facesse per studiare bene il luogo del colpo con
la presenza della polizia. La seconda riguardava proprio il pubblico,
istigati da video, televisione e pagine dei giornali se ne sarebbe
presentata il doppio e risultava più semplice fuggire.
Arrivò al museo con Ran,
Sonoko e Goro. Le maschere all'ingresso fecero un piccolo inchino
davanti a Sonoko e la invitarono ad entrare con i suoi ospiti,
percorressero il corridoio ed entrarono nel giardino, era stato
sistemato a causa dell'acqua provocata da Ladro Kid. Molta gente
aveva l'ombrello per non bagnarsi.
Conan
vagò in mezzo alle aiuole ed osservava la gente. Jirokichi si
avvicinò al piccolo.
<< Mi raccomando, mi
aspetto molto da te! >>.
<< Signor Suzuki ha
notato qualcosa di strano durante le pulizie e il trasporto della
teca? >>.
Scosse la testa. <<
Niente. Mi rivolgo a una ditta affermata e, come puoi vedere, il
giardino è al massimo dello splendore e nessun giardiniere risultava
sospetto, gli agenti che hanno trasportato la teca erano gli stessi
di ieri >>, puntò il dito verso il centro.
<< Guarda tu
stesso! >>.
Conan passò tra le
persone e si bloccò quando vide la teca. Il diamante Hope era
posizionato su un grande cuscino di velluto bianco, che risaltava il
suo colore particolare, blu scuro. Il contorno e la catena erano
diamanti incolore. Sapeva della sfortuna che la pietra si portava
dietro ma alle leggende non ci aveva mai creduto.
Si avvicinò ancora di più
e vide la sua immagine riflessa. Il diamante Hope era custodito in
una teca, sì, ma era enorme e sembrava più una cupola quadrata. Era
saldata a terra quindi non c'era modo di sollevarla. Dovevano aver
posizionato il piedistallo, il cuscino e poi il gioiello, infine la
teca era stata saldata. Ci sarebbe voluto un martello e più colpi
per rompere quel vetro.
<< Allora che ne
pensi? >>, domandò il vecchio ricco, ridendo soddisfatto.
<< In sostanza ha
imprigionato il gioiello >>.
<< Esatto! >>.
<< Ingegnoso zio!
>>.
Sonoko era alle sue spalle con Ran e Goro. Il detective
si sporse per guardare il gioiello.
<< Come farà a
riprenderlo? >>.
<< Quando sarà
terminata la mostra farò togliere le saldature alla base
>>.
Conan era perplesso. Si
guardava attorno, non riusciva a capire cosa non gli tornasse, c'era
qualcosa di diverso e non riusciva a cogliere quel dettaglio. Poi
Ladro Kid era arrivato con l'aliante la sera prima, era certo che si
sarebbe travestito per essere già sul posto e avrebbe fatto volare
un manichino al posto suo.
L'ispettore Nakamori si
avvicinò al gruppo. Era in compagnia di una ragazza dai capelli
scuri e gli occhi azzurri, vestita di blu.
<< Lei è mia figlia
Aoko >>, la presentò.
<< Piacere di
conoscervi >>. Un piccolo inchino.
<< Non ti ho mai
vista >>, disse Sonoko.
<< Frequento il
secondo anno al liceo Ekoda >>.
<< Noi siamo al
liceo Teitan >>, continuò Ran. << Sei qui
per tuo padre?
>>.
<< Certo! Ci sarebbe
dovuto essere anche un mio amico detective, Saguru... >>.
Conan girò la testa in
direzione di Aoko. << Hakuba? >>.
<< Lo conosci
piccolo? >>, chiese curiosa la ragazza, mettendosi alla
sua
altezza.
<< Più o meno. Lo
conosce un mio lontano parente! >>, s'inventò lui,
dissimulando come ormai aveva imparato a fare molto bene.
<< Purtroppo ha la
febbre alta. Conoscendolo starà seguendo tutto in diretta!
>>.
<< Mi ricorda
qualcuno >>, sorrise sorniona Sonoko, guardando Ran.
<<
Piantala! >>, le intimò lei.
<< Ricorda quel
ragazzino che si crede un grande detective >>, intervenne
Goro.
<< Parli di Shinici
Kudo, suppongo >>, disse Nakamori. << Un
altro dilettante
>>.
Conan cercò di nascondere
l'irritazione. Parla
per te!
<<
Mancano cinque minuti >>, disse Jirokichi.
<< È quasi
ora >>.
<< Aoko devo
lasciarti >>, disse il padre.
<< Non si preoccupi,
le faremo compagnia noi >>, disse Ran, gentile come
sempre.
<< Benissimo. A dopo
figliola! >>.
Annuì. << Buona
fortuna papà! >>:
<< Vengo con lei >>,
disse Goro, prendendo il pacchetto di sigarette.
<< Papà non resti?
>>, chiese la figlia.
<< Fumo e ritorno!
>>.
Lo zietto è sempre lo
stesso, pensò Conan,
ridacchiando.
<<
Tutto regolare?
>>.
<< Affermativo
signorino >>.
<< Si inizia >>.
Fece partire il manichino.
Nessuno si accorse delle
palline tra i loro piedi, troppo impegnati a guardare il cielo.
Rilasciarono del fumo che avvolse la teca e poi le urla di giubilo
della folla.
Ladro Kid era in piedi,
con il mantello che svolazzava alla lieve brezza e il viso celato dal
suo monocolo.
<< Signori e
Signore, benvenuti al mio spettacolo! >>.
Sbruffone,
pensò Conan, avvicinandosi a lui.
<< Cominciamo con la
magia della terra! >>.
Conan cominciò a correre
verso il ladro ma dovette fermarsi. Le aiuole cominciarono a vibrare
per poi tremare, insieme alla terra.
<< Il terremoto! >>.
<< Attenzione! >>.
<< Crollerà tutto!
>>.
Le urla della gente
rompevano i timpani e nessuno si muoveva, era incredibile. Quando
smise tutto di muoversi, Kid attirò lo sguardo sulle aiuole e
davanti agli occhi del pubblico fiorirono meravigliosi fiori gialli.
Conan non era disposto a
guardare quelle illusioni, c'era un motivo per cui si esibiva in uno
spettacolo così complicato e doveva capirlo prima che arrivasse alla
fine.
<< Impossibile >>,
mormorò Aoko.
<< Credici invece.
Ha fatto tremare la terra! >>, disse Sonoko.
<< Ci deve essere
una spiegazione >>. Ran non era convinta.
Ladro Kid puntò il suo
sguardo al cielo e di nuovo ricominciò a piovere e tuonare, la gente
aprì gli ombrelli e in poco tempo ci furono tante chiazze di colore
sparse per il giardino. Nakamori ordinò agli agenti di catturarlo ma
una brezza fortissima si mischiò all'acqua, creando uno spettacolo
acquatico bellissimo e non riuscivano ad avvicinarsi alla cupola.
Conan si riparò sotto il
cappuccio della felpa e lottava contro il vento. Di colpo finì e si
ritrovò fradicio con il respiro grosso.
<< Ed ora vi
mostrerò l'ultimo elemento con cui ruberò la gemma, colui che
distrugge tutto: il fuoco! >>.
Mise le mani avanti e si
infiammarono, le agitò e attorno alla teca si creò una fiamma che
la circondò. Sembrava completamente padrone della situazione.
<< Come fa a non
scottarsi?! >>, esclamò Nakamori.
<<
Farabutto! Mettete fine a questo spettacolo! >>, ordinò
Jirokichi.
Conan non aveva più molto
tempo. All'improvviso sentì uno strano rumore, come un crepitio ma
non riusciva a capire da dove venisse. Corse a sbirciare nelle
aiuole, poi guardò la moltitudine di ombrelli colorati e, di colpo,
l'illuminazione.
Ricominciò a piovere e
l'incendio di spense, di nuovo un rumore fastidioso. Ladro Kid fece
un salto, sparò delle carte e la cupola indistruttibile si ruppe.
<< No! >>,
urlò il vecchio.
Ladro Kid prese il
gioiello e lo mostrò alla folla e applaudirono. << Sono
lieto
di essermi esibito per voi, mio caro pubblico! >>.
Apparve
l'aliante.
Non scapperai!
Conan attivò le scarpe e
un pallone dalla sua cintura. Ladro Kid gli restituì uno sguardo
arrogante, prima che potesse calciarla i proiettori si fecero
improvvisamente più intensi e la luce era troppo forte. Conan si
coprì gli occhi e quando riuscì a vedere di nuovo era svanito.
Jirokichi
era in ginocchio, accanto alla cupola distrutta e vaneggiava i
peggiori insulti.
<< Dopotutto quella
pietra porta davvero sfortuna >>, commentò Goro.
Nakamori urlò nella
ricetrasmittente. << Controllate ogni singolo millimetro
di
questo posto! Elicottero uno, due e tre scandagliate il cielo,
controllate pure le nuvole, quello è capace di nascondersi pure lì!
>>.
<< Credo che ormai
stia gongolando da qualche parte >>, disse il detective,
arreso.
<< Non mi arrenderò
finché non mi diranno che è sparito dalla terra! >>,
sbraitò
Nakamori.
<< Papà calmati!
>>.
<< Ehi >>, Ran
si guardò attorno. << Ma dov'è Conan? >>.
Ladro
Kid era poggiato
alla sua auto e investì il diamante di luce lunare.
<< Sei proprio una
pietra sfortunata >>. La rimise in tasca, non era
Pandora. Salì
in macchina, aveva il punto d'incontro con Jii tra quindici minuti.
Chiuse la portiera, si
allacciò la cintura e accese il motore, non aveva fatto nemmeno
trecento metri e per poco non perse il controllo della macchina: sui
sedili di dietro c'era Conan.
<< Ma che...? >>.
<< Devo proprio
farti i miei complimenti >>, disse Conan, passando
davanti e
allacciandosi la cintura.
<< Come... >>.
<< Ho fatto? >>,
rise. << Vediamo di analizzare punto per punto il tuo
spettacolo. Intanto guida e non cercare di ingannarmi >>,
lo
mise sotto tiro con le freccette anestetizzanti. << A
questa
velocità potremo schiantarci >>.
<< Ti ascolto >>,
disse, con la sua calma indistruttibile.
<< Ti sei infiltrato
tra i giardinieri che si sono occupati della manutenzione per
piazzare tutti i tuoi trucchetti, in entrambe le occasioni, insieme
al tuo fido assistente. Mi sono chiesto perché avessi scelto l'acqua
per l'anteprima e l'ho capito dopo lo spettacolino con l'aria
>>.
Ladro Kid continuava a
guidare, stringendo le mani sul volante per la tensione che riusciva
a mascherare.
<< Ho guardato
almeno dieci volte i filmati. Hai utilizzato dei congegni attivabili
a distanza che hanno fatto tremare le aiuole, essendo in ferro
battuto facevano un gran casino e li hai nascosti, mimetizzati con il
nero, al centro del sole della trama. Il resto... non è magia
>>.
<< Ah no? >>.
<< No, hai usato la
semplice psicologia dell'isterismo di massa. Hai attaccato piccoli
registratori dove avevi registrato delle voci che urlavano al
terremoto e tutti hanno creduto che ci fosse davvero, io per primo.
Sciocco eh? >>.
<< Ho fatto anche
fiorire i fiori >>.
<< Bazzecole, non
hai fatto fiorire proprio un bel niente. Non riuscivo a comprendere
cosa mi tormentasse finché non l'ho capito. Hai piantato qualche
fiore della specie Evening Primrose, che fioriscono solo di notte.
Sono fiori di un vivace colore giallo, perfetti per puntare
l'attenzione al tuo scopo. In genere i fiori lo fanno di giorno ma tu
li hai piazzati solo stamane, in modo che nessuno li potesse notare
ieri. Come la chiamate in magia? >>.
<< Ispezione >>,
rispose. << Se dimostri che una cosa non c'è una volta,
non la
cercheranno nemmeno una seconda >>.
<< La pioggia,
questa mi ha messo particolarmente in crisi. Poi, sempre dalle
telecamere ho notato che la pioggia... si muoveva >>.
Kaito sbirciò l'orologio,
ancora sette minuti e sarebbe stato al punto d'incontro.
<< Ti sei infiltrato
nell'hangar con il tuo assistente e avete piazzato serbatoi d'acqua,
non troppo pesanti, a tutti e tre gli elicotteri. Il timer ha fatto
piovere e ha smesso all'ora stabilita >>.
Ladro Kid stava per aprire
bocca ma Conan lo fermò.
<< Stai per
chiedermi del peso? Hai usato serbatoi di metallo leggero e ha
piovuto per... tre minuti? >>.
<< Interessante >>.
<< Per finire hai
utilizzato un registratore in tasca per farci credere che tuonasse ma
le luci non erano altro che quelle degli elicotteri che erano
costretti ad accendere a causa delle nuvole. Come sto andando?
>>.
<< Continua >>.
<< Passiamo al
vento. Hai utilizzato un trucchetto molto semplice: dei ventilatori
piccoli ma potenti >>.
Il ladro si mise a ridere.
<< Simulare il vento con dei ventilatori? E poi ti
ricordo che
pioveva, sarebbero andati in cortocircuito >>.
<< Non se li avessi
piazzati sotto le telecamere >>.
Ladro Kid sbarrò gli
occhi, le cose si mettevano male. Conan capì di aver indovinato.
<< Non riuscivo a
capire perché non vedevo dalle telecamere i punti d'inizio finché
non ho viste le persone con gli ombrelli, hai utilizzato lo stesso
principio. Hai messo i ventilatori, dello stesso colore delle mura,
sotto le telecamere. Poi le hai azionati, hai utilizzato il principio
delle correte: con le brezze da quattro angoli diversi e la pioggia
sembravano molto più forti di quanto in realtà non lo erano
>>.
<< Rischioso non
trovi? Qualcuno le poteva trovare dopo >>.
Conan scosse la testa,
sorridendo. << Hai attaccato minuscoli esplosivi, li hai
detonati e sono caduti morbidamente sulla terra, approfittando delle
aiuole angolari. In mezzo al caos, il tuo assistente travestito da
uomo grasso, raccoglieva il tutto e immagino che li abbia nascosti
man mano... insieme alle attrezzature del giardino? Anche se li
avessero trovati avrebbero pensato che erano di proprietà del museo
>>.
<< La gente se ne
sarebbe accorta >>.
<< Con gli ombrelli
sopra la testa? >>.
L'aveva spiazzato ancora,
aveva capito perché aveva usato l'acqua come primo elemento
dell'anteprima. << Perché avrei fatto tutto questo?
Potevo
semplicemente rompere la teca >>.
<< L'hai fatto
apposta per rompere la cupola >>.
<< In che senso? >>.
<< Il vetro era
troppo spesso per essere rotto da un semplice martello o arnese e qui
arriviamo al fuoco. Hai indossato dei guanti ignifughi, sopra ci hai
messo dei finti polsi, mani, avambracci e gli hai dato fuoco. Per
terra c'era sparso un accelerante non troppo infiammabile o saresti
bruciato insieme alle persone in prima fila >>.
<< A che scopo? >>.
<< Per utilizzare
l'effetto ragnatela >>.
Ladro Kid non replicò,
continuò a guidare.
Accidenti.
<< Quando un vetro
viene colpito da caldo e freddo insieme, tipo pioggia e fuoco
>>,
lo guardò trionfante. << Si crea l'effetto ragnatela,
ovvero
il vetro di rompe in più punti a causa dello sbalzo di temperatura.
Succede spesso negli incendi in cui sono coinvolti i palazzi. Dopo ti
è bastato rompere il vetro già fragile e il gioco era fatto.
Sbaglio... zietto? >>.
Kaito si tolse la faccia
di Goro, gettandola all'indietro sul sedile. << Come hai
fatto
a capirlo? >>.
<< Hai fatto
addormentare Goro e l'hai nascosto nel bagno degli uomini. Poi ti sei
unito a noi e hai detto di volerti andare a fumare una sigaretta
fuori. Goro non poteva sapere che era vietato fumare nel giardino...
ma tu sì >>.
Sorrise. << Lo
conosci troppo bene. Ho un'altra domanda: come hai fatto a sapere che
era la mia macchina? >>.
<< Ho ragionato che
non saresti mai potuto scappare con l'aliante... Così ho girato un
po' per il perimetro del palazzo e ho trovato la tua auto mimetizzata
sotto un telo. Bella macchina >>.
<< Grazie. Immagino
che il pallone era solo un modo per farmi abbassare la guardia
>>.
<< Esatto >>.
<< Complimenti, mio
piccolo detective. È andata proprio così >>, fu costretto
ad
ammettere.
<< Adesso >>,
disse, sempre puntando l'orologio. << Tu fermerai la
macchina.
Se non lo fai prima o poi la benzina dovrà terminare. A quel punto
ti addormenterò e tu farai sogni tranquilli in prigione
>>.
Kaito lo guardò, quel
piccolo irritante doveva impararlo a conoscerlo meglio.
<<
Credo che sarai tu a fare sogni tranquilli >>.
Conan non fece in tempo a
capire e Kaito premette un tasto al lato delle frecce: si aprì il
cruscotto da cui uscirono coriandoli e stelle filanti. In un primo
momento pensò che lo stesse prendendo in giro, si accorse troppo
tardi della macchina ferma, delle mani di Jii e poi del fazzoletto
imbevuto di anestetico. Cercò di addormentarlo ma si accasciò sul
sedile, occhi chiusi e docile.
Kaito sospirò. <<
Devo ammettere che ho avuto un pizzico di fortuna stasera
>>,
sfiorò il gioiello. << Non sei così malvagio dopotutto
>>.
<< Cosa facciamo con
lui, signorino? >>.
Kaito frugò nella tasca
di Conan e ne estrasse il cellulare. Cercò il numero Ran tra le
ultime chiamate.
La ragazza rispose al
primo squillo, agitata. < Conan, dove sei finito?!
>>.
<< Ran! >>,
imitò la voce del detective alla perfezione. << Ho
seguito
Ladro Kid, sono... >>. Kaito lesse l'indirizzo e lo
comunicò a
Ran. << Vienimi a prendere, ho recuperato il gioiello!
>>.
Chiuse la chiamata prima
che Ran potesse aggiungere altro e rimise il cellulare nella tasca
dei pantaloni. Lo mise seduto sulla panchina e gli lasciò anche il
diamante Hope, con un messaggio:
Non
è la gemma che sto
cercando, potete riprendervela.
Ladro Kid
Jii
guardò il bambino
addormentato. << Ma chi è questo ragazzino?
>>.
<< Un bambino molto
intelligente >>. O
un liceale molto
sveglio.
Kaito
camminava per i
corridoi della scuola, leggendo gli articoli sullo smartphone. A
caratteri cubitali c'era scritto che il diamante era stato ritrovato
da un bambino e che la sfortuna sul gioiello forse stava mutando.
Entrò in classe.
<< Quando è
arrivato il fuoco sembrava proprio crepitare tra le sue mani!
>>.
Aoko stava raccontando il furto. Cercando, senza successo, di
mascherare l'entusiasmo.
<< Allora ti è
piaciuto lo spettacolo! >>.
Kaito era alle sue spalle,
gongolando. L'idea di aver stupito anche Aoko gli faceva molto
piacere.
<< Ma quando mai!
>>, ribatté Aoko. << Per una manciata di
trucchetti da
strada >>.
<< Trucchetti di
strada?! >>.
<< Perché ti
arrabbi tanto? >>.
Kaito riprese la sua
calma. << Io l'ho visto in televisione e non mi è
sembrato per
niente male! >>.
Aoko fece un verso di
disappunto. << Fregato da un bambino! >>.
Il ragazzo non poté
nemmeno ribattere perché era la verità, aveva scoperto ogni singola
illusione e per un pelo non l'aveva catturato.
Guardò fuori dalla
finestra, il cielo era terso e con qualche batuffolo bianco. Quel
mocciosetto fastidioso non avrebbe mai saputo che Kaito apprezzava le
sue doti da detective e che, dopotutto, rendeva i suoi spettacoli
ancora più magici.
Angolo autrice!
Ecco un nuovo capitolo!
Spero vi piaccia la sfida tra Kid e il piccolo detective ;)
Grazie a chi l'ha messa
tra le preferite e le seguite! :)
Alla prossima!
|
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Capitolo 9 *** 09. La mamma ***
9° Capitolo
La
mamma
<<
È lassù! >>.
Nakamori
segnalò Kid che volteggiava nel cielo. Mandò gli elicotteri ad
inseguirlo ma a metà inseguimento il mantello l'avvolse e sparì. In
verità aveva semplicemente preso la strada opposta degli elicotteri
e volato via.
Atterrò
sul balcone di casa, stringeva la gemma di una rosa intenso, quasi
fucsia e la volse alla luna. Un'altra delusione giunse, sospirando la
mise nella tasca della giacca e fece scorrere l'anta della
portafinestra. Non appena mise piede nella stanza avvertì una
presenza accanto alla porta chiusa. Strinse la spara carte nella mano
destra.
<<
Chi c'è? >>.
La
figura non rispose ed avanzò. Kaito sparò una carta che si conficcò
nel muro e la seconda accese la luce della camera da letto.
<<
Mamma? >>.
Chikage
investì il figlio in un tornando di baci e lo strinse in un
abbraccio, erano più di otto mesi che non lo vedeva.
<<
Il mio bambino! >>.
<<
Mi hai spaventato a morte! >>. Kaito soffocava in
quell'abbraccio materno.
<<
Chi credevi che fossi? Un ladro? >>. Iniziò a ridere fino
alle
lacrime.
<<
Non c'è niente da ridere >>, protestò, togliendosi il
monocolo. << Potevi essere un sicario o peggio...
Nakamori >>.
<<
Tratti così tua madre? >>, lo rimproverò, mani sui fianchi
<<
Scusa, hai ragione. Sono felice di vederti >>. Era
davvero
contento che fosse lì, anche se era abituato a vivere da solo.
Gli
occhi di Chikage si tinsero di malinconia e tristezza quando guardò
il figlio vestito con gli abiti di Ladro Kid. << Gli
somigli
moltissimo >>.
Kaito
poggiò la mano sul ritratto del padre. << Vado a
cambiarmi >>.
<<
Ho preparato uno spuntino notturno! >>.
<<
Grazie, ci vediamo tra dieci minuti >>.
Scese
nella stanza e iniziò a cambiarsi, dopo aver messo al sicuro la
gemma nella cassaforte. Mentre si sfilava la camicia e indossava una
T-shirt si chiedeva perché la madre avesse scelto di fargli visita,
non credeva fosse semplice mancanza. Scese in cucina, la mamma aveva
indossato un grembiule e girava il mestolo nella pentola. Era una
brava cuoca e le piaceva molto cucinare, Kaito ricordava le ore
passate in cucina insieme da piccolo.
Si
sedette al tavolo e la madre gli servì una scodella fumante
accompagnata dalle bacchette.
<<
Com'è andata stasera? >>.
<<
Bene, la gemma non è Pandora. Domani la restituirò >>,
spiegò, assaggiando il ramen.
La
madre si sedette all'altro lato del tavolo, anche lei con una ciotola
di cibo e un bicchiere di vino. << Sei come tuo padre.
Nemmeno
lui si gettava in troppe spiegazioni >>.
<<
Cerco di tenere separate le due cose >>, disse, alzando
le
spalle.
La
madre sorseggiò il vino rosso. << Non ho bisogno di
chiederti
come te la cavi. Parigi attende con ansia le notizie in prima pagina
di Ladro Kid >>.
<<
Come mai sei qui? >>.
<<
Devo avere per un motivo per vedere mio figlio? >>.
Kaito
fissò la madre e lei cedette. << Per l'incontro
genitori-insegnanti >>.
Il
figlio se ne era proprio scordato. Due settimane prima avevano
consegnato un foglietto con scritto data e ora dell'incontro. Avendo
una madre all'estero e orfano di padre l'insegnante non si aspettava
nessuno e Kaito non gliel'aveva detto perché gli sembrava inutile,
sapeva benissimo che aveva quasi il massimo dei voti.
<<
Come l'hai saputo? >>.
<<
Ho sentito Aoko tre giorni fa e me l'ha detto >>.
Non
si fa mai gli affari suoi!
<< Non te lo volevo nascondere >>.
<<
Lo so, tesoro >>, lo rassicurò la madre. <<
Ci tenevo ad
esserci, anche se sono lontana non smetto di essere tua madre
>>.
<<
Non l'ho mai pensato >>, disse Kaito, posando le
bacchette sul
tavolo, aveva finito di mangiare.
Chikage
si versò un altro po' di vino. << L'incontro sarà domani
mattina alle undici. Ah, vorrei invitare Aoko e suo padre a colazione
>>.
Kaito
stava per alzarsi e si fermò. << Perché? >>.
<<
Lei si occupa di te, è una cara ragazza. Vorrei ricambiare
>>.
<<
Le scriverò, sarà ancora sveglia ad aspettare l'ispettore
>>.
<<
Come sta andando fra voi due? >>.
<<
Non c'è nessun noi mamma. Siamo amici, tutto qui >>.
Pronunciare l'ultima frase gli fece tornare in mente l'episodio di un
paio di settimane prima. << Io vado a dormire, sono
stanchissimo >>.
<<
Certo tesoro, a domani mattina >>.
Kaito
salì nella sua stanza, ancora più sicuro che la madre non fosse lì
per un incontro genitori-insegnanti. Avrebbe fatto passare un po' di
tempo e poi avrebbe affrontato il discorso con sua madre.
Aoko
bussò alla porta di casa Kuroba, indossava già la divisa
scolastica. Chikage le aprì e l'abbracciò.
<<
Salve Chikage, sono felice di vederla! >>.
<<
Anch'io cara. Sei cresciuta così tanto! >>.
Kaito
era sull'ultimo gradino della scala, una maglia bianca e un
asciugamano al collo, i capelli umidi dalla doccia. <<
Peccato
non sia cresciuta nei posti giusti! >>
Aoko
non fece in tempo a colpirlo che sua madre lo prese per un orecchio,
costringendolo a scendere l'ultimo gradino.
<<
Ahia mamma! >>.
<<
Non si parla in questo modo a una signorina! >>.
Aoko
e Kaito si sedettero vicino, la madre aveva servito la colazione e si
unì a loro.
<<
Mio padre si scusa per la sua assenza. Stanotte è tornato tardi a
causa di quel grandissimo farabutto >>. Per il nervoso
spezzò
il toast in due.
Chikage
e il figlio di scambiarono un'occhiata d'intesa e cambiarono
abilmente discorso. La colazione proseguì spaziando tra ricordi e
vari argomenti, poi Kaito andò a mettersi il resto della divisa.
<<
Grazie per la colazione >>, Aoko fece un piccolo inchino
e
prese la cartella lasciata all'ingresso.
<<
Gradirei avervi come ospiti per tutto il mio soggiorno >>.
<<
Quanto si ferma? >>.
<<
Ancora non lo so ma non per molto >>.
Kaito
guardò sua madre prima di uscire, la salutò e andò a scuola con
Aoko. Non riusciva a smettere di pensare che c'era qualcosa di
stonato nella sua visita, Aoko parlava e lui rispondeva distratto.
<<
Kaito mi stavi ascoltando? >>.
Il
ragazzo si ridestò. << Scusa, ero sovrappensiero
>>.
Le
lezioni sarebbero durate fino alle undici per proseguire dopo il
pranzo. Kaito era poco concentrato sulla lezione di inglese,
giocherellava con una moneta sotto il banco, quello che faceva quando
aveva dei pensieri da elaborare. Prima delle undici uscirono in
corridoio per attendere i genitori.
Nakamori
arrivò trafelato, con la cravatta annodata male e la camicia
spiegazzata. La figlia gli sistemò la cravatta e lisciò
l'indumento, contrariata. Chikage giunse poco dopo, togliendosi gli
occhiali da sole e mettendoli nella sua grande borsa. Nakamori fece
un cenno di saluto nella sua direzione.
<<
Ginzo Nakamori! Da quanto tempo >>.
<<
Mi dispiace per non essere stato presente a colazione stamane
>>,
si scusò ancora una volta.
<<
Ho immaginato che fossi molto stanco >>.
<<
Be' ho dovuto prendermi la solita lavata di testa e riempire
scartoffie a causa di quel dannato ladro >>.
<<
Sono certa che prima o poi lo prenderai >>, rise lei.
Kaito
evitò di unirsi alla sua risata. Se lui era il mago delle poker
face, sua madre ne era la regina.
<<
Posso offrirti una tazza di caffè? >>, domandò Nakamori.
<<
Certo >>, si girò dai ragazzi. << Torniamo
tra un po'
>>.
I
due annuirono e li guardarono allontanarsi. Aoko si appoggiò al
muro, con l'aria di chi è molto triste.
Kaito
immaginava quale fosse il motivo di tanta tristezza, si appoggiò al
muro anche lui. << Non è venuta vero? >>.
Aoko
scosse appena la testa.
Aveva
telefonato a sua madre per dirle dell'incontro genitori-insegnanti.
Aveva risposto al sesto squillo e detto subito che non sarebbe
venuta, che era in partenza per un viaggio di lavoro. Aveva chiuso
con un magone in gola che era diventato ben presto lacrime sulle
guance.
Quando
Aoko era piccola i genitori divorziarono. Era troppo giovani quando
si erano gettati nel matrimonio e nel ruolo di genitori. Essere
sposata a un poliziotto non era facile e l'ambizione di sua madre
distrussero il matrimonio qualche anno dopo la nascita della loro
unica figlia. Aoko restò con il padre poiché era arrivata la
proposta del lavoro dei sogni e lei partì, cambiando città.
Viaggiava spesso e telefonava alla figlia una volta a settimana e le
faceva visita ogni due mesi, a volte anche tre.
Aoko
si chiedeva spesso perché sua madre avesse rinunciato al ruolo di
genitore e questo l'aveva fatta crescere piena di insicurezze e con
la tendenza a chiedersi se avesse qualcosa di sbagliato.
La
ragazza soffocò le lacrime e si passò una mano sugli occhi. La mano
di Kaito le porgeva un fazzoletto e quando fece per prenderlo quello
si allargò e poi sparì dalla sua vista in minuscoli pezzetti
bianchi. Quando guardò la mano di nuovo c'era una rosa rossa.
Le
fece tornare il sorriso e l'annusò.
<<
Ricordati sempre che di sbagliato non hai niente, come le rose. Sono
bellissime e con le spine, abbiamo tutti i nostri difetti ma questo
non ci rende sbagliati >>.
Quelle
due frasi risollevarono l'umore di Aoko. Vedere quel sorriso fece
felice Kaito. I genitori tornarono dal caffè e Nakamori sembrava più
attivo.
Ben
presto arrivarono tutti i genitori della loro classe. I compagni di
classe fecero commenti positivi sulla madre di Kaito, che smisero
quando li fulminò con uno sguardo assassino.
Saguru
entrò accompagnato dai suoi genitori. Il questore Hakuba e una donna
che non conosceva. La signora Hakuba era una donna inglese sui
quaranta d'anni ma ne dimostra molti di meno: aveva gli stessi
capelli biondi del figlio, un paio di grandi occhi blu e lentiggini
sul viso, spruzzate sul naso e le guance. Era molto bella e i ragazzi
della classe la guardarono ammirati.
<<
Questore Hakuba >>, salutò il grado superiore con
rispetto.
<<
Ispettore Nakamori >>. Si avvicinò al gruppetto con sua
moglie
sotto il braccio. << Lei è mia moglie, Cecelia
>>.
Le
porse la mano. << Piacere di conoscerla >>.
<<
Piacere mio >>, disse con una voce melodica.
<< Mio
marito la nomina spesso. Lei si occupa del caso di Ladro Kid?
>>.
<<
Esatto >>, confermò orgoglioso. << Mi
permetta di
presentarle Chikage Kuroba, un'amica di famiglia >>.
<<
Mio figlio parla spesso della sua classe. Rispetto alla rigidità
inglese, qui si trova molto meglio! Mi racconta dei trucchi di magia
di suo figlio. Suo marito era Toichi Kuroba! >>. Le si
illuminarono gli occhi. << Ho visto qualche suo
spettacolo in
gioventù, era straordinario >>.
<<
Era un grande mago >>, disse Kaito, fiero.
L'insegnante
interruppe la conversazione e invitò i presenti ad uscire per
iniziare i colloqui. Saguru teneva d'occhio Chikage e Kaito, si
chiedeva se sapesse delle azioni del figlio, era da un po' che stava
facendo qualche ricerca sul precedente Ladro Kid e la sua teoria era
che potesse essere stato proprio il padre di Kaito.
Forse
sua madre era una complice,
pensò dubbioso.
Al
colloquio, l'insegnante disse che Kaito era un ottimo alunno, i voti
sfioravano il massimo.
<<
Risulta essere un po' indisciplinato a volte, ma niente di grave.
Dovrebbe stare un po' più attento, a volte sembra perso in chissà
quali pensieri >>, lesse una nota a piè della scheda.
<<
Inoltre leggo che ha rifiutato di unirsi alla squadra di kendo e di
calcio >>.
<<
Mio figlio preferisce dedicarsi ad altri interessi >>,
disse
Chikage.
<<
Spero che l'anno prossimo possa prendere in considerazione le
proposte. Ritengo che se continua così potrà accedere a molte
carriere universitarie >>
Kaito
non aveva mai pensato al futuro. Da quando era Ladro Kid si era
concentrato su Pandora e consegnare alla giustizia i responsabili
della morte di suo padre. E poi? Cosa avrebbe fatto dopo? Essere
cresciuto in una famiglia di maghi avrebbe dovuto rendere facile la
risposta. Ultimamente non lo sapeva più.
Aoko
terminò anche il suo e il padre era molto felice. Chikage li invitò
a cena quella sera stessa e i Nakamori accettarono.
Il
pomeriggio si fece trovare fuori dalla scuola, alla guida di una
macchina noleggiata.
<<
Dove andiamo? >>, domandò, buttando lo zaino sui sedili
di
dietro.
<<
Al bar di Jii >>, rispose, mettendo in moto.
Il
vecchio Jii abbracciò Chikage, felice di vederla. Quando era
l'assistente di Toichi erano molto amici e passavano ore a discutere
degli spettacoli in programma o dei furti successivi. La mancanza di
Toichi era forte e in tre era più facile da sopportare. Kaito
partecipava poco alle conversazioni e sua madre se ne accorse.
La
sera i Nakamori bussarono alla porta della villetta. Chikage si era
messa ai fornelli da ore e il profumo era invitate. Servì il primo
bicchiere di vino all'ispettore e ben presto arrivarono al secondo.
Aoko
si sedette sul dondolo del giardino, puntando i piedi per dondolarsi
piano. Era maggio, ormai, eppure l'aria era freddina e le venne la
pelle d'oca. Kaito le porse un golfino nero e le sedette accanto,
dondolandosi. I due genitori si versarono il terzo bicchiere di vino.
<<
Domani mattina avrà mal di testa >>, disse, con
disappunto, la
figlia.
<<
È mia madre che lo porta sulla cattiva strada. In Europa hanno un
concetto totalmente diverso dal nostro, per quanto riguarda il bere
>>, le spiegò.
<<
Sono certa che a mio padre piaccia parecchio, questo concetto
>>,
disse, con maggiori disappunto, scuotendo la testa.
Aoko
si chiuse per un attimo nella sua tristezza. Lo sguardo orgoglioso di
suo padre l'aveva resa fiera ma non poté fare a meno di pensare che
avrebbe voluto vedere la stessa luce negli occhi della mamma.
Kaito
le pizzicò una guancia, come per svegliarla. << Non fare
così
>>.
Aoko
si strinse nel suo golfino, uno sbuffo di vento la fece rabbrividire.
Poi sentì Kaito avvicinarsi per starle più vicino e appoggiò un
braccio allo schienale. Vincendo l'insicurezza appoggiò la testa
alla sua spalla, come quando erano piccoli e non c'erano ancora la
malizia e fraintendimenti
Nakamori
dava le spalle alla vetrata della cucina e Chikage ci vedeva
benissimo. Aveva capito subito che qualcosa era cambiato fra i due e
non poteva che esserne felice, anche se la strada era ancora lunga.
Rimasero
in silenzio a dondolarsi, entrambi erano di umore ambiguo e sentivano
il bisogno di stare vicino senza dirsi parole inutili. Chikage
dovette chiamarli per la cena, a malincuore, distraendo l'ispettore.
Era sicura che, con tre bicchieri di vino in corpo, avrebbe sbottato
a quella scena. La cena fu piacevole e gli adolescenti lavarono i
piatti mentre i grandi finivano il vino. Ormai Nakamori era brillo e
Aoko lo dovette trascinare giù per la strada fino al loro portone.
Chiusa
la porta, Chikage rimase in piedi nell'ingresso.
<<
Mamma faresti una cosa per me, prima di andartene? >>.
<<
Qualsiasi cosa tesoro >>, rispose lei, affettuosa.
<<
Smetti di dirmi bugie >>.
Quelle
poche parole così dure fecero crollare qualunque maschera. Chikage
sospirò e si sedette sull'ultimo gradino delle scale, indicando lo
spazio accanto a sé al figlio e lui obbedì.
<<
Non posso nasconderti niente eh? Ormai sei grande >>.
<<
Tu sei qui per chiedermi di smettere di essere Ladro Kid
>>,
l'anticipò e il silenzio che seguì ne fu la conferma.
<<
Kaito, non nutro nessun dubbio nelle tue capacità. Sei un mago
straordinario, hai imparato dal migliore. Hai un'intelligenza ben
sopra la media >>.
<<
Ma? >>. In quasi diciassette anni non aveva mai
affrontato un
discorso tanto serio e pesante con la sua spensierata e gioiosa
mamma.
<< Non posso più temere che non tornerai a casa
>>
Kaito
comprese finalmente il motivo della visita. << Jii ti ha
detto
che mi hanno sparato! >>.
<<
Non prenderlo come un tradimento nei tuoi confronti >>,
difese
il vecchio aiutante. << Jii non voleva dirmelo, ho
insistito e
ha ceduto >>.
<<
Mamma, qui non riguarda solo papà. Queste persone uccidono,
rapiscono, fanno del male. Come noi abbiamo perso una persona cara,
succederà a troppe, altre, persone. E se riescono a mettere le mani
su Pandora... lo faranno per sempre >>. Le prese le mani
e la
guardò negli occhi. << Mamma devi fidarti di me
>>.
<<
Lo diceva anche Toichi! >>.
<<
È diverso stavolta. Se tu non sarai d'accordo... be', continuerò
con o senza il tuo benestare >>. La testardaggine del
figlio,
il fuoco che aveva negli occhi fecero intendere alla donna che niente
gli avrebbe fatto cambiare idea. Ricordava le poche occasioni in cui
aveva chiesto al marito di smettere con quella vita, di essere una
famiglia normale e crescere il loro unico figlio nella magia. Nel
profondo aveva sempre saputo che anche Kaito sarebbe diventato un
ladro. Toichi non voleva che Pandora distruggesse la vita di troppe
persone e lui ci aveva rimesso la sua. Sapeva della stanza segreta,
del timer della porta e della possibilità che Kaito potesse
intraprendere quella strada. Nel suo animo di madre aveva sperato
fino alla fine che il figlio si tirasse indietro ed era solo una
bugia che si raccontava.
Chikage
sciolse le mani da quelle del figlio e fece un sorriso triste.
<<
Glielo dirai? >>.
Kaito
sbatté le palpebre, confuso. << A chi? >>.
<<
Ad Aoko >>.
<<
Ma sei matta?! >>, esclamò. << Suo padre è
l'ispettore
che mi dà la caccia >>.
<<
Non è per quello che tieni il segreto >>. Kaito cominciò
a
salire i gradini, non voleva affrontare quel discorso. <<
Perché la perderesti >>.
Il
figlio si fermò in mezzo alle scale, senza voltarsi: stavolta fu la
madre ad aver colpito nel profondo. La sua espressione era di
irritazione e dolore, perché sapeva quanto avesse ragione e strinse
i pugni.
<<
Vado a dormire, buonanotte >>.
<<
Kaito >>. Finalmente si voltò. << Ti voglio
bene >>,
un dolce sorriso.
<<
Anch'io mamma >>, rispose, salendo le scale e chiudendosi
in
camera. Si mise il pigiama e prima di mettersi nel letto guardò il
ritratto del padre, chiedendosi cosa fosse andato storto per essersi
fatto scoprire. D'improvviso ragionò che non ci aveva mai pensato:
come l'avevano scoperto? L'avevano ucciso in pubblico, davanti a sua
moglie e al suo bambino. Non volevano solo vederlo morto, volevano
farlo morire con la certezza di aver impresso nelle menti dei suoi
cari quella scena. Una forte rabbia divampò e la voglia di fargli
pagare il conto con la giustizia fu ancora più forte.
La
mattina Kaito uscì dal bagno dopo la doccia e scese le scale. Si
accorse che l'abitazione era molto silenziosa e corse in cucina: non
c'era nessuno. Il tavolo era apparecchiato per la colazione e c'era
una lettera con le sue iniziali. L'apri:
Tesoro,
ero
venuta per capire quanto fossi motivato e deciso nella tua missione.
Devo dire che ti ho trasmesso una buona dose di testardaggine! Ho
fatto questo viaggio consapevole che non ti avrei fatto cambiare
idea, ma sono tua madre e proteggerti resterà sempre la mia, di
missione. Ti chiedo di essere responsabile, attento e ricorda che i
nemici possono essere molto più vicino di quanto tu non creda.
Ti
voglio tanto bene,
Mamma
PS=
Godetevi la colazione! ♥
<<
Godetevi? >>.
Il
campanello suonò e Kaito andò ad aprire, si ritrovò davanti Aoko.
Strinse tra le mani la lettera della mamma, inizialmente fumante di
rabbia che divenne gratitudine poco dopo.
<<
Come partita?! >>.
<<
Lo sai com'è fatta >>, la giustificò Kaito, a colazione
iniziata. << Aveva delle faccende da sbrigare a Parigi
>>.
Aoko
notò la busta lasciata sul tavolo e vi vide spuntare qualcosa.
<<
C'è altro nella busta >>.
Kaito
ne estrasse due biglietti, Aoko brillò di gioia. << Sono
due
biglietti aperti per Parigi, uno per me e uno per te >>.
<<
Adoro Chikage! >>, gli saltò al collo, lasciandolo
subito,
rossa d'imbarazzo.
Kaito
avrebbe voluto una botola di quelle degli spettacoli di magia e
nascondersi lì per l'eternità. Sua madre era la solita
manipolatrice, come poteva tirarsi indietro dopo la reazione di Aoko?
<<
Ci andremo >>.
<<
Perché? Ci stavi anche pensando? >>. Lo sguardo omicida
lo
trafisse.
Kaito
balzò dalla sedia, prendendo la giacca della divisa. <<
Assolutamente no >>.
<<
Ci andremo finiti gli esami >>, disse. <<
Voglio vedere
il Louvre, camminare per gli Champ-Élysées, mangiare sulla Senna e
poi... >>.
L'amico
pensò che sarebbe stata una vacanza molto lunga e, ancora non poteva
saperlo, piena di sorprese e magia.
Angolo autrice!
Ecco
un nuovo capitolo! Ho voluto dedicare un capitolo al rapporto
madre-figlio perché penso che se anche Chikage sia una ex ladra con
particolari idee educative, è sempre una mamma anche lei!
Il
prossimo sarà un capitolo interessante, tra la gioia e il dolore!
Shinici
e Ran amore: grazie per le tue recensioni, come al solito
mi
piacciono moltissimo! :)
Alla
prossima!
PS= Non chiedetemi perché ma mi sembra che
risultano di un font diverso l'angolo autrice e il capitolo! Chiedo
scusa ma il Kompozer gioca brutti scherzi!
|
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Capitolo 10 *** 10. Perché l'ho fatto? ***
10°
Capitolo
Perché
l'ho fatto?
Ruberò
la splendente stella dell'India a villa Benkei sabato.
Ladro
Kid
<< Voglio agenti a
tutte le uscite. Controllate patenti, carte d'identità, passaporti!
>>.
Nakamori dava ordini ed
era più nervoso del solito. Nathan Connery era al suo fianco, un
uomo sui trentacinque anni, moro e con occhi grigi, alquanto alto e
snello. Vestiva con un completo nero e una camicia bianca, in tasca
aveva un orologio con la catenella.
La mostra sarebbe stata
aperta al pubblico alle 19.30. Senza un orario era certo che Ladro
Kid avrebbe rubato la gemma al culmine della mostra, quando il
direttore avrebbe esposto la bacheca contenente il gioiello su un
palco rialzato, sotto la luce dei riflettori. Era un uomo furbo, con
un'intelligenza sopra la media e quando aveva deciso di portare la
gemma in Giappone, sarebbe stato quasi deluso se Ladro Kid non avesse
mostrato alcun interesse. Le sue gesta erano giunte fino a New York
ed era curioso di vedere se era davvero bravo come affermavano.
<< Mi fido di lei,
ispettore >>.
<< Ho mobilitato
ottanta agenti per la vostra gemma >>, disse lui, gonfio
d'orgoglio. << Il palco sarà assediato sotto e sopra
dalle
migliori forze dell'ordine. Dato che Ladro Kid ha l'abitudine di
mischiarsi tra i miei agenti ho ordinato di non lasciare la sala. In
sostanza, quelli che saranno dentro a proteggere il gioiello non
potranno uscire né entrare una volta iniziata la mostra
>>.
<< Ingegnoso ma ho
la sensazione che il più grande ladro del mondo non si farà fermare
da queste piccolezze >>, disse Connery.
<< Sono tutti muniti
di maschere antigas, allarme sonoro e parole d'ordine >>.
Lo guidò fino alla stanza
dove c'era il palco e indicò il tetto, sopra i riflettori.
<< Se Ladro Kid
metterà piede sul palco mi basterà premere questo >>,
mostrò
un piccolo congegno con un pulsante rosso. << E si
abbasserà
un cancello che bloccherà tutti i presenti sul palco e l'unico modo
per uscire è una parola d'ordine segreta >>.
Connery si mostrò
piacevolmente sorpreso. << Posso sapere qual
è?>>.
<< No, si trova in
un posto impossibile da espugnare! >>, rispose gongolando.
<< E sarebbe? >>
L'ispettore si puntò un
dito in fronte. << Nella mia testa! >>.
<< Ottimo, lei non è
uno sprovveduto >>.
Nakamori scoppiò a
ridere, sicuro di aver raggirato Ladro Kid.
Kaito
era al parco con
Aoko. Lei voleva godersi la prima giornata di sole dopo cinque giorni
di pioggia e l'aveva accontenta. Le temperature si erano abbassate e
la ragazza indossava un maglioncino e una sciarpa rosa arrotolata al
collo. Mentre giocava con un cagnolino, Kaito usava un piccolo
binocolo per spiare le mosse degli agenti dall'altra parte della
strada: quel parco si trovava di fronte alla villa scelta per la
mostra. Era una maestosa villa su tre piani, di proprietà di una
delle più ricche famiglie giapponesi ed era stata scelta per la
bellezza degli ambienti. Anche se era un'abitazione, inutilizzata tra
l'altro, aveva sistemi di sicurezza eccellenti.
<< Nakamori si sta
impegnando sempre più >>, mormorò, rimettendo il binocolo
nella giacca, per niente turbato, sicuro delle sue capacità. La
proprietaria con il cagnolino era andata via e Aoko ritornò dal
ragazzo.
<< Quanto era
carino! >>, disse entusiasta. Poi si strofinò le mani
sulle
braccia. << Che freddo! Cioccolata calda?
>>.
Un quarto d'ora dopo erano
davanti a due tazze fumanti. Aoko gustava la bevanda, era golosa di
dolci. Kaito beveva la sua distrattamente, aveva fatto ricerche su
Connery: in un'intervista aveva detto che solo un matto avrebbe
tentato di rubare i suoi gioielli e le sue opere. Era una sfida
interessante ma doveva essere comunque cauto.
La
sera si trovava a cena
dai Nakamori.
L'ispettore era tornato a
casa, la prima volta da quando era arrivato l'avviso del furto. Aoko
si era impegnata a cucinare una cena diversa ma entrambi pensarono
che era meglio se non l'avesse fatto. Mangiarono tutto comunque e
Kaito si trattenne dal prenderla in giro.
Nakamori era alla
seconda birra.
<< Papà, devi
essere lucido per domani sera! >>, lo rimproverò la
figlia.
<< Figuriamoci >>,
fece lui. << Quel ladruncolo non supererà mai la mia
gabbia
>>.
<< Cos'hai pensato
stavolta? >>. Aoko era sempre curiosa di conoscere i
piani
contro il ladro.
<< Dovrà conoscere
la parola segreta per sbloccare la gabbia! >>, mandò giù
la
birra. Era tranquillo, aveva ideato un piano infallibile.
Kaito si mise
sull'attenti. Una
parola d'ordine?
Il ragazzo strinse i pugni
sotto il tavolo. Era sicuro che avrebbe avuto un solo tentativo e poi
la gabbia si sarebbe bloccata. Doveva mettere insieme le parole più
probabili riguardarti Nakamori.
<< Poi sembra che
Connery abbia una sorpresa per lui >>.
Una sorpresa?
Kaito si chiese cosa potesse mai essere da non dirlo all'ispettore.
<< L'importante è
spedirlo dove merita >>, disse Aoko.
Kaito abbassò lo sguardo
sul suo piatto, cercando di ingoiare le ennesime parole di odio verso
di lui, cercando di pensare che erano per Ladro Kid e non per
Kaito...
Pioveva
e avrebbe
continuato fino al giorno dopo.
Saguru avrebbe saltato le
lezioni del pomeriggio per recarsi alla villa. Kaito guardava fuori,
con aria contrariata: le previsioni avevano detto pioggia, non
diluvio. Non avrebbe mai potuto usare l'aliante con quel tempaccio e
scappare a piedi non era impossibile ma nemmeno la strategia
migliore. Scrisse un messaggio a Jii, chiedendogli di controllare
un'ultima volta la macchina.
All'ora di pranzo Kaito
andò in bagno per visionare alcuni dettagli dal tablet e Aoko rimase
a chiacchierare con Keiko e Saguru.
<< Cosa metterai
stasera Aoko? >>, le domandò l'amica.
<< Ancora non ci ho
pensato, a causa del tempo >>.
<< Qualsiasi cosa
metterai andrà bene >>, disse Saguru.
Aoko arrossì. È
sempre così gentile...
<< Stasera fai del
tuo meglio! Spero di assistere alla sua cattura >>.
<< Non ti deluderò
>>, le promise. Keiko fu chiamata da una compagna per
risolvere
un esercizio e rimasero soli.
<< Peccato che Kaito
non sia voluto venire >>, aggiunse, un po' delusa.
Saguru colse la palla al
balzo. << Come mai? >>.
<< C'è uno show di
magia in TV, lui non se ne perde uno >>.
<< Poteva esserci
d'aiuto, data la sua bravura nel campo magico >>.
Ad Aoko si illuminarono
gli occhi. << Sì! Anche se l'altra volta nemmeno lui è
riuscito a catturare Ladro Kid >>.
Deve essere difficile
catturare se stessi. << A volte penso a Ladro
Kid nella sua
vita privata >>, disse, cambiando discorso.
<< Vita privata? >>.
Aoko ci penso su. Per lei era solo un ladruncolo, affamato di
notorietà, non l'aveva mai visto come una persona “normale”.
Però anche lui doveva avere una famiglia, degli amici, passioni e
magari un lavoro o seguiva un corso di laurea.
<< Insomma, potrebbe
essere chiunque >>, fece spallucce. << Io,
Keiko... >>,
guardò Aoko. << Kaito >>.
La ragazza non seppe
trovare il motivo però non riuscì a ribattere per i primi dieci
secondi, poi fece una piccola risata. << Kaito?
Impossibile >>.
<< Oh certo >>,
la salutò e si allontanò, con un sorriso. Mettere dubbi ad Aoko era
quello che voleva, per poi avere più informazioni possibili dalla
fonte migliore.
Aoko avvertì disagio,
come se le parole di Saguru avessero colpito qualcosa dentro di lei.
Scosse la testa, come per scacciare quel pensiero stupido.
Tu non lo faresti mai,
vero Kaito?
<<
Signorino ma è
proprio sicuro? >>.
Kaito sfiorò i sedili
della macchina. << Assolutamente >>.
<< Se la signora
Chikage... >>. Jii sudò freddo. La cordiale signora
Kuroba
poteva diventare una donna molto pericolosa se si arrabbiava e
tenerle un segreto non piaceva al vecchio aiutante.
Kaito giocherellava con la
pistola spara carte e puntò gli occhi blu su Jii. << Mia
madre
non lo saprà se nessuno glielo dice >>.
<< Io farei
qualsiasi cosa per lei signorino ma... >>, si asciugò il
sudore della fronte con un fazzoletto ricamato.
<< Ho deciso >>,
ribatté, testardo.
<< Siete proprio
uguale a vostro padre, quando vi mettete in testa una cosa niente vi
fa cambiare idea >>.
Kaito sorrise, colpito da
quel paragone. Era sempre orgoglio quando gli dicevano che somigliava
a suo padre e aspirava a diventare un mago più bravo di lui, era
quello che avrebbe voluto.
Jii andò via per
preparare il suo travestimento. Controllava gli ultimi dettagli della
macchina quando avvertì un rumore familiare. Uno dei dischi
registrati da Toichi iniziò a diffonderne la voce per la stanza. Il
figlio era ancora seduto in macchina.
<< Kaito >>,
iniziò. << Ci sono volte in cui la magia aiuta le persone
>>.
Il ragazzo ascoltava
attentamente.
<<
La magia rende felice le persone, non è una forma d'inganno. La tua
magia deve donare un sorriso, una fiamma di meraviglia che illumina i
loro occhi. Deve donare solo sensazioni positive, mai negative. Il
compito di un mago è questo: vedere la meraviglia nell'anima del suo
pubblico. Quando lo farai, allora saprai di aver svolto il tuo
compito. Hai capito, Kaito? >>.
Il ragazzo non si mosse,
pensando a quella lezione e concluse che aveva ragione. Ladro Kid
mentiva e ingannava. La sua magia era, invece, sincera e quando si
esibiva davanti ai suoi fans riusciva a vedere quello che il padre
gli aveva appena spiegato.
Sfiorò il volante. <<
Capito, papà >>.
Alle
diciotto e trenta le
porte della villa furono spalancate. Prima di giungere alla sala del
palco c'erano aperte altre sale: alcune con mobilio antico, sfarzose
e magnifiche, dipinti custoditi gelosamente.
Benkei Shibata era l'erede
della villa. Il primogenito della stirpe Shibata, possedevano aziende
che producevano auto di lusso esportate in tutto l'oriente. Quella
villa era stata acquistata dal bisnonno, Izo Shibata, a fine
ottocento e non ci viveva più nessuno da circa trent'anni, poiché
la sede principale era stata spostata a Aomori da Tokyo. Da quel
momento la villa era usata per convegni, mostre ed esposizioni di
gemme preziose come la stella dell'India.
Kaito era consapevole che
l'unico modo per arrivare sul palco era prendere il posto di Benkei
Shibata. I poliziotti a guardia del gioiello erano già in posizione
e nessuno poteva lasciarla. Intanto varcò la soglia come un
quarantenne dall'aspetto florido, capelli biondi e giacca pesante.
Studiò un po' la situazione, fingendosi un ospite che ammirava le
opere, i vasi e le sculture di proprietà della facoltosa famiglia.
C'erano tre guardie per sala e fissavano ogni persona.
Kaito pensò alla parola
d'ordine, era la cosa più spinosa. Si chiese cosa mai avesse potuto
scegliere, qualcosa che Ladro Kid non poteva sapere. Salì al secondo
piano e trovò Jii, ammirava la statua di un angelo.
Si mise al suo fianco, era
travestito da trentenne.
<< La statua è
davvero bellissima >>, commentò. Era un codice per
riferirsi
alla sicurezza.
Kaito annuì e sorrise. <<
Ritengo che poteva essere definita meglio >>.
Si allontanò ed entrò in
un'altra sala. Rubare implicava più di un piano e di una via di
fuga, Kaito ne elaborava almeno tre e difficilmente falliva il primo
e ne costruiva altri mentre ispezionava il luogo. Le finestre non si
potevano aprire, erano bloccate con dei banali lucchetti e non
c'erano condotti di aerazione in cui infilarsi. Arrivò alla stanza
dei quadri floreali: c'erano cristalli a forma di fiore, vasi di
fiori freschi e affreschi bellissimi alle pareti. Proprio lì vide
Aoko in compagnia di Saguru, stavano commentando un quadro che
ritraeva fiori rossi.
Kaito non riuscì a
muoversi perché si era incantato a guardarla: il vestito monospalla
nero, la spilla di brillanti che formava un drappeggio di chiffon sul
seno. Le gambe velate dalle calze e un paio di tacchi neri, chiusi. I
capelli sciolti e un bracciale di strass si coordinava con la spilla.
Non si era mai reso conto quanto Aoko fosse diventata femminile:
crescere insieme non gli aveva permesso di rendersi conto che anche
lei era una ragazza, una bellissima e giovane ragazza.
Saguru parlava e guardava
il quadro, lei lo ascoltava incantata. Kaito ridusse gli occhi a
fessura e strinse i denti, poi si scrollò di dosso tutte quelle
sensazioni e tornò a concentrarsi, non poteva permettersi errori. Il
programma sul dépliant diceva che l'esposizione del gioiello sarebbe
cominciata alle 19.30 e durava trenta minuti. Il signor Shibata
sarebbe salito sul palco dieci minuti prima per controllare che tutto
fosse apposto insieme a Connery. Il terzo piano era stato scelto per
l'esposizione, lì avevano sigillato le finestre con delle catene,
quindi era costretto a scendere al piano inferiore per fuggire, nella
tasca interna della giacca bianca teneva pronti gli arnesi per
scassinare i lucchetti.
<<
I significati dei
quadri non li capisco spesso. A te piace l'arte Saguru?
>>.
<< A Londra ci sono
musei con opere straordinarie, ci andavo spesso nel mio tempo libero.
Ho letto che questo quadro è stato dipinto dalla nonna della
famiglia Shibata, Mayu Andou, da nubile >>.
Aoko ammirava il quadro
con i grandi fiori rosso sangue, alcuni appassiti e molti petali
adornavano il tavolo dipinto.
<< Ricorda un po'...
il sangue >>, disse Saguru.
<< Hai ragione.
Chissà cosa pensava mentre lo dipingeva >>, si chiese la
ragazza.
<< I pensieri degli
artisti rimangono privati, credo sia giusto >>.
Aoko annuì. << Sono
d'accordo! Comunque lo trovò un pochino inquietante con tutto quel
rosso così cangiante! Visto che siamo in tema, Saguru di che gruppo
sanguigno sei? >>.
<< Gruppo A, molto
comune. E tu? >>. Saguru non vedeva l'ora di fare la
domanda
che tanto aspettava.
<< Io sono gruppo B.
Con Kaito scherzo spesso che se un giorno ne avrò bisogno, lui sarà
il primo che chiamerò! >>, raccontò, ridendo al ricordo
del
giorno in cui l'aveva detto e il ragazzo, che non amava aghi e
medici, era inorridito.
<< Perché proprio
lui? >>. Saguru era impaziente, era un passo dalla
rivelazione
che attendeva da tempo.
<< Anche Kaito è
del gruppo B >>.
Aoko vide Saguru farsi
silenzioso e uno strano sorriso sulle labbra, appena percepibile ma
lo notava. Una fitta alla bocca dello stomaco la mise sull'attenti,
non capiva cosa la facesse sentire tanto a disagio, come se avesse
tradito qualcosa... o qualcuno.
Kaito
guardò l'ora: le
diciannove. Entro venti minuti l'erede Shibata sarebbe entrato nella
stanza e non avrebbe potuto più intercettarlo, Nakamori aveva dato
ordini di non far lasciare la sala a nessuno fino a nuove direttive.
Cercò l'uomo tra la folla e lo vide conversare con Connery,
quest'ultimo aveva una calma invidiabile mentre lui era tremendamente
preoccupato: che figura avrebbe fatto il suo casato se Ladro Kid
avesse rubato nella sua proprietà?
Kaito aveva un paio di
piani nel caso non si fosse allontanato per sorprenderlo. Alle 19.10
Connery lasciò la sala per recarsi al terzo piano e decise che
non poteva più attendere. La sala era molto rumorosa a causa delle
persone e del chiacchiericcio, Shibata si avviò tre minuti dopo
Connery. Il corridoio era illuminato da possenti lampadari e il
pavimento in marmo faceva risuonare qualunque passo. Nei corridoi
c'erano gli agenti e pochi ospiti, troppo impegnati a guardare le
opere esposte.
Kaito aveva intercettato
il segnale e usato la voce di Nakamori per dire all'agente di scorta
di Benkei di raggiungere le scale.
<< Parola d'ordine
>>.
<< Altair >>.
Kaito iniziò a disturbare il segnale. << Altair!
>>.
Scosse la
ricetrasmittente, infastidito. << Questi affari non
funzionano
mai >>.
<< Concordo! >>.
Si
girò al suono della voce sconosciuta, poi un odore chimico e
pungente, le palpebre si fecero pesanti e quasi cadde per terra, se
non ci fosse stato Jii a sostenerlo. Entro quattro minuti Benkei
sarebbe stato scortato e doveva prendere il suo posto. Jii si occupò
del poliziotto e Kaito indossò gli abiti della guardia, Benkei
giunse al punto d'incontro.
<< Parola d'ordine
>>.
<< Altair >>,
rispose prontamente Kaito.
<< Rigel >>,
disse a sua volta.
<< Prego, mi segua
>>. Gli fece salire le scale ma poi lo trattenne per un
braccio.
<< Cosa c'è? >>.
Jii trascinò Benkei
addormentato nello sgabuzzino.
A quel punto Kaito si
cambiò e indossò la sua faccia, leggendo i dati sulla patente e
intascandola per sicurezza. Jii prese il posto della guardia.
Salirono fino alla grande
sala con il palco, un tempo ci tenevano piccole produzioni teatrali,
la famiglia era famosa per le generose donazioni in campo teatrale,
amavano ogni forma d'arte.
Nakamori era in mezzo la
sala, disponeva dieci agenti sotto il palco, cinque per le due scale
laterali e due alla porta d'ingresso.
<< Signor Shibata!
>>, lo salutò Nakamori. << Cosa ne pensa?
>>.
Nomi di stelle come
parola d’ordine? << Nutro piena fiducia in lei!
>>.
<< Semmai dovesse
mettere solo una mano sulla stella dell'India non potrà comunque
fuggire. Ladro Kid non conoscerà la mia parola d'ordine!
>>.
Kaito era tutta la sera
che pensava a quella dannata parola. Cosa poteva mai essere che Ladro
Kid non sapeva? Salirono sul palco e finalmente vide la gemma.
Era un grande zaffiro ed
era chiamato stella grazie al riflesso a forma di essa al centro del
gioiello. Sperò con tutto se stesso che fosse Pandora.
Anche Connery era sul
palco, chiacchierando al cellulare. Un'altra scorta e stavolta arrivò
Saguru, non appena lo vide Kaito pensò che era troppo baldanzoso.
<< Mi perdoni,
signor Connery, ora posso sapere qual è il suo trucco? >>.
<< Lo constati lei
stesso >>.
L'ispettore si avvicinò
alla teca, osservandolo da ogni angolo, poi ci posò la mano e
l'allontanò, agitandola e mugolando per il dolore.
<< È incandescente!
>>.
Il direttore fece un passo
avanti. << Proprio così. La temperatura è troppo alta per
qualsiasi essere umano. Per quanto straordinario, Ladro Kid è sempre
un comune mortale. Se proverà ad alzare la teca avrà un'ustione
sulla mano e, a quel punto, nel caso riesca a fuggire e travestirsi,
basterà controllare le mani di tutti >>.
<< Il calore non
rovinerà la gemma? >>, domandò Saguru.
<< Sotto il cuscino
c'è un sistema che mantiene umido l'ambiente all'interno quanto
basta per conservare la purezza della stella dell'India
>>.
<< Ottima idea! >>,
esultò Nakamori, pur soffrendo per la leggera scottatura.
<< Sono d'accordo
>>, concordò Saguru.
Kaito era perplesso: era
sicuro di aver visto Connery toccare la teca per controllare il
gioiello senza nessun tipo di protezione, quando era sulla soglia
della sala.
L'orologio segnava tre
minuti alle 19.30. Mantenere la calma era fondamentale per un ladro e
fece una lista mentale di cosa doveva risolvere: la parola d'ordine e
quella stupida teca incandescente.
Una parola che Ladro
Kid non può conoscere?
Poi un'illuminazione.
Forse non la conosceva Ladro Kid... ma Kaito Kuroba sì! Conosceva
Nakamori da dieci anni. Si domandò quale fosse la cosa più
importante per lui.
Ma certo! Aoko!
Kaito
aveva trovato la chiave di lettura e ora non gli restava che scartare
quelle troppo ovvie come il nome della figlia, della bambola
preferita da piccola. La memoria vagò nel passato, ricordandosi un
aneddoto legato al nome di Aoko. Il suo sguardo andò allo zaffiro e
un altro lampo passò nel suo cervello, da sotto la maschera fece un
largo sorriso
Ora doveva risolvere il
problema del gioiello. I suoi guanti non erano abbastanza resistenti
per quelle temperature così alte, se fosse riuscito ad abbassare la
temperatura della teca forse avrebbe potuto sollevarla e non
rischiare un'ustione.
Le porte furono aperte e
la gente cominciò ad entrare a frotte, tra cui Aoko, impaziente di
vedere lo zaffiro e la cattura di Ladro Kid. Il ragazzo non aveva
molto tempo, Connery avrebbe illuminato la teca e iniziato la
presentazione, con il proiettore dietro di lui, per mostrare le
immagini del museo di storia naturale e del paese dove era stata
ritrovata.
Alle 19.40 il proiettore
fu acceso e Connery si presentò al pubblico giapponese. Un faro
illuminò il gioiello, che brillò proprio come una stella. Kaito
faceva finta di ascoltare, con un occhio osservava la teca,
concentrato, e allo stesso tempo esprimeva una poker face perfetta
per la situazione.
Saguru era dietro gli
spalti insieme a Nakamori. Quest'ultimo teneva il congegno con il
pulsante in mano, pronto a premerlo. Il detective liceale voleva fare
il passo successivo: ottenere un campione di DNA da Ladro Kid e
successivamente procurarsi quello di Kaito. Doveva solo pensare a
come reperirlo, era molto attento a non lasciare nemmeno un capello.
La
magia rende felici
le persone, non è una forma d'inganno.
La frase di suo padre
risuonò nella testa, come se fosse al suo fianco per incoraggiarlo.
Si trattava di rendere felice il pubblico, non ingannarlo come invece
stava facendo Connery, perché del pubblico non gli importava nulla,
voleva solo passare per la persona che aveva vinto contro Ladro Kid,
come ci era riuscito con altri ladri molto meno capaci di lui.
Doveva giocare d'astuzia e
non mettere mai in dubbio le sue capacità.
Le 19.50.
Inizia lo show.
Un suono metallico
interruppe il discorso del direttore, guardò ai suoi piedi e vide
delle sfere di metallo.
<< Ladro... >>.
Il fumo invase il palco e l'avvolse. Nakamori tossiva e riuscì a
premere il pulsante: un rumore assordante penetrò nelle orecchie e
una gabbia si chiuse sul palco, imprigionando non solo Ladro Kid ma
anche Connery, Saguru e Nakamori. Il fumo si diradò e Ladro Kid era
in piedi accanto alla teca, la scala dietro di lui come via di fuga.
La teca era sollevata e il
gioiello brillava nella mano destra del ladro. La faccia di Connery
era una maschera di puro orrore.
Aoko, dal proscenio, assisteva
furiosa, avrebbe voluto urlare mille insulti diversi. La folla era
ammirata dal ladro, essere contro di lui era praticamente
impossibile.
<< Come diavolo hai
fatto criminale?! >>.
<< Magia, mister
Connery! Le do un consiglio: non usi mai come arma l'illusione contro
un mago >>.
Gli occhi dell'uomo erano
iniettati di odio.
Saguru prese le manette.
<< Tanto non puoi fuggire >>.
Anche Nakamori estrasse le
sue. << Stavolta sei in trappola >>.
Il sorriso arrogante,
detestato dall'ispettore, si dipinse sul viso del ladro.
<<
Bambina blu >>.
La gabbia rispose al
comando vocale e si alzò.
Nakamori rimase a bocca
aperta, le manette ciondolavano. << Come?!
>>.
Ladro Kid imboccò la
scala. << Adieu! >>.
Saguru fu più reattivo.
<< Prendetelo, cosa aspettate?! >>.
Passò vicinissimo ad
Aoko, poté vedere lo sguardo carico d'ira. Corse alla porta e lanciò
dietro di sé sfere di luce, che accecarono gli invitati e le
guardie.
Nakamori era rimasto
immobile sul palco, con le manette sospese a mezz'aria, non riusciva
a riprendersi dallo shock. Saguru corse giù dal palco e si lanciò
all'inseguimento, sapeva perfettamente dove stava andando. Per
concentrare gli agenti al terzo piano aveva lasciato scoperti i piani
inferiori e Jii, travestito da guardia, aveva attirato il resto delle
forze armate lontano dalla via di fuga del signorino Kaito. Aveva
puntato una finestra in particolare, nella sala dei dipinti, sulla
destra. Tirò fuori gli arnesi da scasso e in pochi secondi fece
scattare i cilindri, aprì la finestra e stava per gettarsi giù. La
pioggia era scrosciante, non si vedeva a un palmo di naso.
Udì dei passi ed era
certo che fosse Saguru. Teneva pronta una battuta di scherno prima di
scappare, si girò e quasi cadde giù dalla sorpresa.
Aoko!
Nemmeno il più temibile
dei detective gli avrebbe fatto tanta paura. Il bordo era scivoloso e
la sua agilità era venuta meno dopo averla vista, per miracolo
riuscì a tenersi.
<< Fermati! >>.
Cosa pensa di fare?!
Con la coda dell'occhio
riuscì a vederla, aveva in mano un paio di manette, quelle di
Nakamori. Era salita sul palco, le aveva prese ed era corsa dietro a
Saguru.
Il detective sentì la
voce di Aoko e capì che si trovava con il ladro. Stringendo le
manette, avanzò con decisione ma arrivò un forte dolore alla nuca e
toccò il freddo pavimento di marmo.
Poi il buio.
Il
freddo che proveniva da
fuori faceva tremare la ragazza e forse anche un po' di paura. Non
pensava a lui come una persona violenta ma non sapeva cosa avrebbe
potuto farle pur di sfuggirle. Le dava la schiena, non si voltava.
Aoko, coraggiosa, avanzò
ancora verso di lui, mossa dalla voglia di metterlo in gattabuia.
Quando aveva sentito la parola d'ordine “bambina blu” un moto di
affetto per il padre l'aveva intenerita e aveva odiato Ladro Kid per
aver usato quell'espressione per compire il crimine. Il nome Aoko era
preso proprio dallo zaffiro e significava appunto, nel linguaggio
giapponese, “bambina blu”.
<< Sei davvero
spregevole. Come facevi a saperlo?! >>.
Kaito non poteva certo
dirle che lo sapeva perché la conosceva dall'infanzia. Stava
elaborando una scusa credibile, poi un urlo spaventato gli trapassò
le orecchie e i brividi di paura scesero lungo la schiena.
Si voltò e vide Aoko
bloccata da un braccio e una pistola di grossa calibro puntata alla
tempia. Il cuore smise di battere, i polmoni di respirare. Mai aveva
avuto tanta paura nella sua vita.
Snake credette di averlo
in pugno. << Dammi Pandora >>.
Non aveva ancora
controllato se lo era, le nuvole erano troppo fitte e non c'era
nemmeno un raggio lunare.
La cosa più importante
era la salvezza di Aoko e non riusciva nemmeno a pensare per la
paura. << Lasciala andare! Lei non c'entra niente
>>.
Aoko quasi soffocava a
causa della presa e il freddo della pistola alle tempie la gettava
nel panico più assoluto.
<< Dammi la pietra e
la farò vivere >>.
Kaito sapeva che era una
bugia, le avrebbe sparato non appena avesse avuto la gemma. Era
indifesa e innocente, il senso di colpo quasi lo strozzò. Il ragazzo
stringeva la gemma nella mano destra e la sinistra era nella giacca,
solo la magia l'avrebbe aiutato.
Fece il gesto di lanciare
la gemma e questo distrasse Snake, avido. Con l'altra estrasse la
spara carte e gli ferì la mano. Aoko reagì e gli morse il braccio,
tanto da lasciargli il segno. Snake vide il braccio sanguinare e
sparò un colpo che sfiorò Aoko senza ferirla e si piantò in un
quadro. Fu troppo e la ragazza svenne tra le braccia di Kaito.
<< Grosso errore >>,
sibilò Snake.
Si preparò a sparare di
nuovo ma Kid prese in braccio Aoko e saltò giù. Evitò la
pallottola, la pioggia inzuppò presto i loro abiti. Kaito atterrò
agilmente sul terreno scivoloso, Snake sparò un terzo colpo dalla
finestra e finì in una pozzanghera. La strada era deserta e Kaito
corse fino al parco, certo che Snake sarebbe fuggito per evitare la
polizia. C'era un suo infiltrato, appuntò mentalmente di fare
ricerche su questo.
S'inoltrò in una fitta
macchia di alberi e si appoggiò a un tronco, con il respiro
affannoso e capogiro. L'adrenalina stava finendo e si era reso conto
di quello che aveva rischiato. Spostò i capelli bagnati dal viso di
Aoko, ancora svenuta. La pioggia smise e la luna fu scoperta dalle
nuvole per qualche secondo, sufficienti a constatare che aveva quasi
perso Aoko per niente, dopo aver controllato lo zaffiro.
La teca era solo
un'illusione.
Connery utilizzava un
telecomando per attivare il calore della teca. Il sistema
refrigerante non sarebbe stato comunque sufficiente a mantenere
l'integrità della gemma, non avrebbe rischiato di rovinarla.
Quando il fumo aveva avvolto tutti, velocissimo, l'aveva rubato dalla
tasca destra della giacca e spento il congegno. Aveva pretesto di
usare una mera illusione contro di lui, un mago.
La pioggia smise di
battere violentemente e lasciò la macchia di alberi. Depose Aoko
sull'erba bagnata e si assicurò che avesse un cellulare funzionante,
non poteva restare lì. Nella borsetta a tracolla mise la gemma, non
gli era mai servita.
Stava per andarsene quando
sentì la voce di Aoko.
<< Ladro Kid >>.
Si fermò, abbassando la
testa, dandole la schiena per celare la sua identità.
<< Sta bene
signorina? >>.
Annuì.
<< Ne sono felice.
Mi rammarico per l'inconveniente. Addio >>.
Aoko era fradicia, scossa e
a malapena si reggeva in piedi. Eppure, in quei due minuti in cui era
convinta di morire, aveva visto una persona che le aveva salvato la
vita. Un pensiero triste nacque nel suo animo.
<< Devi essere molto
solo >>.
Quelle parole bloccarono
ogni singolo muscolo del ladro, come se avesse perso la capacità di
muoversi.
Solo?
Kaito Kuroba non era solo:
c'erano la mamma e Jii. E soprattutto la dolce, irascibile e
sensibile Aoko. Ma quelle parole non erano riferite a Kaito ma a
Ladro Kid. Chi aveva lui? Jii l'aiutava, era pronto a tutto per lui.
Ciò non gli toglieva il bagaglio di responsabilità, perché una
volta catturato lui e solo lui avrebbe pagato le conseguenze.
<< È il destino di
un ladro fantasma, signorina >>.
Aoko aveva rischiato una
pallottola a causa sua ma quell'episodio le aveva innescato qualcosa
dentro. Quei dieci secondi chiuso nella bolla dei pensieri avevano
permesso alla ragazza di avvicinarsi più del dovuto.
L'istinto lo fece
allontanare di qualche passo.
<< Non voglio
arrestarti >>, lo tranquillizzò. << Spetta
a mio padre
>>.
Kaito sorrise a quella
frase, restava sempre la testarda Aoko. La sbirciò con un occhio e
ne rimase incantato: la ragazza di fronte a lui non era la Aoko
Nakamori con cui era cresciuto, ma una giovane ragazza determinata e
sicura che era riuscito a incatenarlo con le parole, dove le manette
non ci erano mai riuscite.
<< Grazie per avermi
salvato la vita. Non sei così malvagio >>. Aoko si
avvicinò
ancora di più, ormai era a pochissimi passi di distanza.
Kaito avvertì il suo
profumo, la sua vicinanza. Anche Aoko sentiva che c'era qualcosa di
familiare, non era mai stata tanto vicina a Ladro Kid come quella
sera e l'odio era temporaneamente assopito.
Un urlo fortissimo, quasi
da stordirlo, arrivò dalla mente, dalla logica. Ma un urlo più
forte, più potente lo sovrastò e veniva dal cuore. Con un movimento
veloce posò la mano sul polso di lei, l'attirò contro di lui e la
baciò.
Quando avvertì le labbra
del ladro sulle sue i primi due secondi avrebbe voluto ribellarsi o
almeno guardarlo in viso. Ma poi un senso di protezione e sicurezza
che conosceva fece sparire l'odio. Chiuse gli occhi e si aggrappò
alle sue spalle, Kaito la strinse per la vita e continuarono a
baciarsi, scossi dal freddo per gli abiti zuppi e dall'emozione. Era
completamente perso di lei.
Poi arrivò la
razionalità, come uno schiaffo, e Kaito lasciò bruscamente Aoko.
Corse tra gli alberi senza aggiungere niente e sparì nella notte,
proprio come un fantasma.
Aoko cadde in ginocchio,
teneva gli occhi bassi, continuava a tremare. Si toccò le labbra e
si rese conto di quello che era appena successo.
Jii
aveva parcheggiato la
macchina, coperta da un telo mimetico, tra gli alberi. Kaito lo
strappò via, lo gettò sui sedili di dietro e mise in moto. Il
tepore dell'abitacolo lo fece smettere di tremare e i sedili di pelle
si bagnarono, insieme ai tappetini. Arrivò a casa usando vie
secondarie, parcheggiò la macchina nel garage. Buttò la giacca
zuppa per terra e abbandonò la cravatta sulla poltrona. Si sedette
su di essa, nascondendo il viso tra le mani.
Stava malissimo, si
sentiva un mostro per quello che aveva fatto: Ladro Kid era rinato
per rendere giustizia a suo padre, non per rischiare la vita di Aoko.
L'aveva baciata come suo alter ego, un'altra azione deplorevole.
<< Perché l'ho
fatto? >>. L'immagine di Aoko con la pistola alla tempia
era
forgiata a fuoco nel suo cervello, se lei fosse morta... Non riuscì
nemmeno a pensarlo, una fortissima nausea lo stordì.
Ripensò a
quel bacio, non era riuscito a trattenersi. Forse perché aveva
rischiato di perderla e il solo pensiero di non vederla mai più
l'aveva portato a fare quel gesto sconsiderato.
E la risposta alla domanda
arrivò, come se fosse sempre stata da qualche parte, nascosta, in
attesa.
<< Perché... io la
amo >>.
<<
Aoko! >>.
L'ispettore Nakamori tirò
su la figlia e l'abbracciò, piangendo. Dietro di lui c'era Saguru
sorretto da un agente, con una ferita alla testa e un rivolo di
sangue sulla guancia, premeva fortissimo con un panno.
<< Tesoro stai
bene?! Sei ghiacciata! >>.
<< Io... Saguru! >>,
notò il compagno di classe. << Cos'è successo?
>>.
<< Qualcuno mi è
arrivato alle spalle e mi ha colpito, credo con la canna di una
pistola >>, rispose, continuando a premere sulla ferita.
<< Abbiamo udito
degli spari ma il colpevole era già fuggito... >>, scosse
la
figlia. << È stato Kid?! >>.
Ladro Kid.
Aoko non rispose, non
riusciva a guardare il padre, credeva di aver distrutto la sua
fiducia. Saguru la vide tentennare e capì che doveva essere successo
qualcosa.
<< Allora è stato
lui! >>.
<< No! >>, lo
difese. << Mi ha salvato la vita! Era lui l'obbiettivo
>>.
<< A quanto pare si
è fatto dei nemici >>.
Il questore Hakuba apparve
sulla scena, seguito da alcuni agenti del suo distretto.
<< Papà >>,
mormorò Saguru.
<< Stai bene
figliolo? >>.
<< È solo una lieve
ferita >>.
<< Questore Hakuba!
Cosa ci fa qui? >>, domandò Nakamori, stringendo Aoko per
scaldarla.
<< Mi hanno
informato dell'aggressione a mio figlio, volevo constatare che stesse
bene. Signorina Nakamori lei come sta? >>.
<< Sto... sto bene.
Ho solo molto freddo >>.
<< C'è un'ambulanza
fuori dal parco, verrete portati tutti e due in ospedale
>>,
disse il signor Hakuba, suonava come un ordine.
I due ragazzi annuirono,
arresi. Saguru fu scortato dagli agenti del padre.
<< Aoko non fare mai
più una cosa del genere. Cosa ti è saltato in testa? >>.
<< Scusa papà >>.
In quelle due parole c'erano altre cose per cui si stava scusando ma
l'ispettore non poteva saperlo.
Il padre sospirò. <<
Ringraziando il cielo stai bene. Su, andiamo >>.
Aoko camminava ma erano
movimenti automatici. Sull'ambulanza l'avvolsero in una coperta e
appoggiò la testa contro la parete. Aveva voglia di piangere e non
sapeva neppure perché. Odiava ancora Ladro Kid ma quel bacio l'aveva
messa totalmente in crisi perché era stata bene e non era il gesto
di un cascamorto. Aveva percepito del sentimento e non capiva come
fosse possibile.
Un paio di lacrime
rotolarono sulle guance e furono notate dal detective liceale.
Quella notte la magia non
aveva reso felici le persone, non c'erano state risate e meraviglia.
Solo dolore che sapeva di
morte e d'inganni ed era solo l'inizio.
Angolo
autrice!
Ecco
un nuovo capitolo!
Finalmente una svolta nel
loro rapporto, spero vi sia piaciuto! :)
Ringrazio chi l'ha letta,
messa tra le preferite, seguite!
Alla prossima!
|
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Capitolo 11 *** 11. Perdonami ***
11°
Capitolo
Perdonami
Il
giorno più difficile.
Dopo l'incidente in cui
Aoko era stata coinvolta, era rimasta un paio di giorni a casa per
riprendersi dallo shock. Quello che il padre e nessun altro poteva
sapere era il vero motivo per cui aveva accettato due giorni chiusa
nella sua camera: affogava nei sensi di colpa quasi da toglierle il
respiro, come il bacio che Ladro Kid le aveva dato. Il padre entrava
di tanto in tanto nella stanza da letto per portarle da mangiare e
chiederle come stava, trovandola spesso abbracciata al cuscino, gli
occhi rossi e acquosi. Le aveva detto che Kaito era passato e lei non
voleva vedere nessuno, neanche il migliore amico.
Quando i giorni di
malattia terminarono Aoko si mise la divisa con gesti meccanici e si
avviò a scuola senza fare colazione. Erano giorni che non faceva un
pasto decente, il suo stomaco si rifiutava di collaborare. Arrivata
al suo armadietto si cambiò le scarpe e prese coraggio, era sicura
che i suoi compagni avessero saputo dalla TV e dai giornali
dell'incidente. Come previsto, quando entrò in classe calò il
silenzio. Insicura di natura e con l'animo a terra stava per correre
via quando Akako, mossa da una punta di gentilezza nel suo cuore di
strega, le si avvicinò e la scortò al suo posto.
<< Come ti senti?
>>.
<< Sto bene >>,
sussurrò, aprendo la cartella. Mise il quaderno e il libro di
inglese sul banco, lezione della prima ora.
Akako, grazie alla sua
magia, avvertiva una forte negatività e non dipendeva dallo
sfortunato avvenimento.
Anche il detective liceale
era tornato a scuola.
<< Saguru come stai?
>>.
Sfiorò la testa bendata.
<< Niente trauma cranico. Ho fatto un paio di giorni di
assoluto
riposo e dopodomani potrò toglierla >>.
<< Sono contenta >>.
<< Come stai tu,
piuttosto? >>. Saguru non aveva dimenticato quelle due
lacrime
in ambulanza.
<< Io non ho subito
ferite. Avevo solo bisogno di tranquillità >>. Aoko
guardò il
banco vuoto accanto al suo: Kaito non era ancora arrivato, mancavano
pochi minuti alla campanella.
Il ragazzo era chiuso in
bagno. Da Nakamori aveva saputo che quella mattina avrebbe fatto
rientro in classe.
Non essere codardo,
si disse. Entra in
classe e tieni il tuo
solito comportamento.
Si spruzzò acqua in viso
e camminò verso la classe, sentendosi pesante come piombo. Prese un
bel respiro ed entrò. La prima cosa che vide fu Akako e gli puntava
le pupille quasi scarlatte, come un segno di rimprovero. Con i suoi
poteri doveva aver percepito un frammento dell'accaduto. Saguru con
la testa fasciata e il senso di colpa punse anche per lui.
Ma la visione di Aoko fu
la ferita più profonda: era pallida, con profonde occhiaie e l'aria
di chi ha bisogno di una dormita serena. Un sorriso fine, per non
turbare gli altri, tipico del suo animo gentile.
È colpa mia, è tutta
colpa mia.
Aoko gli fece un sorriso
più radioso, solo per lui.
<< Ciao! >>,
salutò estroverso. << Come ti senti? >>.
<< Mi dispiace se
non ti ho permesso di farmi visita, avevo bisogno di stare un po' da
sola >>.
Perché Aoko pensava
sempre agli altri? La sua preoccupazione principale era solo per non
avergli permesso di vederla. In realtà era grato di quel rifiuto,
perché non avrebbe saputo gestire la situazione tra loro due, da
soli, faccia a faccia. Si sentì ancora peggio.
<< Non importa, lo
capisco >>.
Saguru e Akako lo
guardavano. Il primo voleva dedurre cosa fosse successo di tanto
orribile da far sembrare Aoko un fantasma. Akako sospettava già.
<< Come stai Saguru?
>>.
<< Bene, guarirò in
fretta >>. La risposta era cordiale ma ci lesse fra le
righe
che gliela avrebbe fatta pagare visto che per colpa sua se era finito
a terra per il colpo di una canna di pistola.
Durante lo svolgimento
delle lezioni, Aoko era assente con la testa, tanto da non rispondere
nemmeno a una domanda che le fu fatta. Kaito non riusciva a
guardarla.
A ricreazione Akako lo
trascinò via, senza farsi notare da Aoko. Lui si ribellò ma non gli
permise di mollare la presa, lo portò sul tetto e lo spinse contro
la rete, bloccandolo in un angolo.
<< Che cosa hai
combinato? >>.
<< Di che parli? >>.
Quegli occhi glaciali bruciavano come il fuoco. << E poi
a te
che importa? >>.
<< Di te niente, di
Aoko sì. Lei è gentile e con me è sempre stata buona. So
riconoscere la bontà nelle persone, esattamente come la cattiveria
>>.
<< Io non c'ero e
quindi... >>.
La rete tremò, era stata
Akako. << Ascoltami bene: qualsiasi cosa tu abbia fatto,
rimedia perché quella ragazza sta soffrendo >>. Non gli
dette
il tempo di replicare. Andò via sbattendo la porta e lasciandolo da
solo, con i suoi tormenti interiori e la sensazione di aver fallito
tutto.
Il
pomeriggio Kaito
riaccompagnò a casa l'amica, per tutta la strada era rimasta in
silenzio. Quante volte aveva ripensato a quel bacio? Ci aveva
ripensato talmente tante volte che ormai di quel ricordo ne conosceva
ogni frammento. Rendersi conto di amarla, con ogni cellula del suo
corpo, era stata una difficile fase di accettazione. E lei lo amava?
Aveva rovinato tutto.
Aoko salì in camera, la
borsa finì sotto la scrivania e si lasciò cadere su letto, faccia
sul cuscino, poi lo strinse tra le braccia. Il suo sguardo cadde
sulla foto di suo padre con lei da piccola e le scese un'altra
lacrima, che asciugò contro la stoffa. Non riusciva a confidarsi
nemmeno con il suo migliore amico, l'aveva totalmente escluso da
quella sofferenza perché sentiva di meritarselo. Aveva tradito la
fiducia del padre perciò la sua punizione era soffrire in silenzio,
senza chiedere aiuto.
Nella casa di fianco c'era
un Kaito tormentato, seduto sul letto e guardava la finestra di Aoko,
da quella visuale non poteva vederla, probabilmente era stesa sul
letto.
Akako aveva ragione e lui
lo sapeva. Doveva liberarsi dell'alter ego di Ladro Kid e rendersi
conto che non era stato Kaito Kuroba a farla stare male. E se c'era
una persona che avrebbe potuto farla stare meglio era il suo migliore
amico, anche se c'era un forte sentimento da parte sua. Erano le
cinque del pomeriggio e Nakamori sarebbe rientrato per cena.
Esaurendo le scorte di
coraggio bussò alla sua porta. Lo fece per tre volte prima che Aoko
venisse ad aprire.
<< Kaito... >>.
Mostrò una busta marrone
e un sorriso. << Doppio gelato al cioccolato, fragola e
pistacchio >>.
Aoko stava per rifiutare
però quel sorriso, gli occhi blu speranzosi... non riuscì a dirgli
di no
Servì il gelato nelle
scodelle e si accomodarono fuori. C'erano venti gradi e una lieve
brezza calda, i grilli in lontananza. Mangiarono il gelato in
silenzio per un po'.
Kaito sapeva che se non
avesse preso lui il discorso per primo, lei avrebbe continuando a
pugnalarsi da sola con la sua sofferenza.
<< Vuoi dirmi cos'è
successo quella notte? >>.
Aoko rimestava il gelato
con il cucchiaino. << Un ceffo mi ha preso come ostaggio,
ha
cercato di spararmi e Ladro Kid mi ha salvata >>.
Kaito ingoiò il gelato al
cioccolato insieme alla voglia di scappare da quel discorso.
<<
E poi? >>.
Lei mangiò un altro paio
di cucchiaiate di gelato alla fragola e pistacchio, un abbinamento
che Kaito trovava disgustoso. << Mi ha portato al parco
per
mettermi in salvo >>. Due lacrime si mischiarono al
gelato. <<
E... mi ha baciata >>.
Kaito posò la scodella
sul tavolino di vetro, esibendo la migliore poker face che avesse mai
fatto nella vita. << Per questo stai così male? Perché?
>>.
<< Me lo chiedi
anche? >>, alzò le voci, scoppiando in un pianto.
<< Ho
lasciato che Ladro Kid, colui che umilia mio padre, mi baciasse! E
sai qual è la cosa più grave?! >>. Ormai era in piena
crisi e
non aspettò una risposta. << Mi è piaciuto!
>>.
Per un secondo, uno solo,
Kaito si permise di gioire per l'ultima frase. Poi tornò a
concentrarsi sul discorso. << Non credo che tu debba
sentirti
in colpa, non devo farti del male in questo modo >>.
<< Perché ha fatto
una cosa del genere? >>, singhiozzò.
Perché ti amo, sono
uno stupido e un codardo.
<< Questo lo
può sapere solo lui. Aoko, tu sei sempre in prima linea per
difendere tuo padre. Sei corsa dietro Ladro Kid senza pensarci due
volte. Il bacio non è dipeso da te ma da lui >>.
<< Potevo oppormi
>>.
<< Sei un essere
umano anche tu >>, le si avvicinò. << Non
pensare che
potevi, non potevi, dovevi... Punirti non ha senso e non è giusto
>>.
Aoko si asciugò le
lacrime con il fazzoletto che Kaito aveva fatto apparire dal nulla.
<< Ho dato il mio primo bacio a Ladro Kid
>>.
Era il primo bacio di
Aoko?
Kaito non aveva mai
affrontato quel genere di discorsi con lei. Essere cresciuto con una
bambina gli aveva insegnato a non fare domande scomode e considerate
imbarazzanti. Per questo non poteva sapere che Aoko non avesse mai
dato un bacio e lo fece sentire cento volte peggio.
<< È solo il primo
>>, cercò di consolarla. << Ce ne saranno
altri >>.
Aoko si mise altro gelato,
stavolta cioccolato e pistacchio, un altro connubio che Kaito
detestava. << Grazie... Menomale che ci sei tu. Mi sento
un po'
meglio, anche se ci vorrà tempo per digerire questa storia
>>.
Anche Kaito prese altro
gelato. Le aveva risollevato un po' il morale, a discapito del suo.
L'aveva derubata del primo bacio, della sua felicità.
Sono un pessimo ladro.
<<
Ecco signorino
>>. Jii porse il tablet e la bibita.
Kaito ne prese un
sorso e cominciò a scorrere la pagina. << Le Régent
>>.
<< È un diamante
che fa parte dei gioielli della corona francese. Fu acquistato dal re
Filippo II, ora è di proprietà di un privato >>.
<< È esposto al
Louvre >>.
<< Non c'è nessuna
possibilità che arrivi nel nostro paese. Non ha mai rubato in un
paese straniero, sta a lei decidere >>.
<< Decidere? Che
cosa? >>.
Jii spalancò la bocca. <<
È sicuro?! >>.
<< Mio padre ha
rubato anche in altri paesi oltre il Giappone. Non possiamo aspettare
che tutti i gioielli che potrebbero essere Pandora arrivino nella
nostra nazione >>.
<< Il Louvre è il
museo più blindato al mondo, signorino Kaito. Nemmeno il maestro
Toichi ha mai osato rubarci >>, spiegò Jii.
<< Io sarò un Ladro
Kid più bravo di lui! >>, esclamò, battendo una mano sul
bancone. << Finiti gli esami andremo a Parigi e ruberò Le
Régent >>.
<< Come desidera
signorino >>.
Kaito continuò a leggere
e bere la sua bibita, sorridendo. << Paris, Paris
>>.
<<
Mi perdoni! >>.
La voce tremò e un altro
sparò lo ferì alla gamba. Il fumo usciva dalla canna della pistola.
<< Poteva morire >>.
<< Mi dispiace, non
avevo capito... >>.
Un altro sparò ferì la
spalla e si accasciò sul pavimento, macchinandolo di sangue.
<< Ci ha messo due
giorni per riprendersi >>.
<< Mi creda io...
>>.
<< Non importa cosa
credi tu! >>, l'urlo rimbombò per l'ampio ufficio.
<< Se
trovo anche solo una ferita sul suo corpo, di te non troveranno
nemmeno un dito >>.
Snake si rialzò,
soffrendo molto. << Le chiedo nuovamente perdono
>>.
<< Siamo a un passo
dallo scoprire la vera identità di Ladro Kid. Ora va e portami altre
informazioni >>.
<< Sì capo >>.
Snake se ne andò
zoppicando.
Non l'aveva ucciso perché
era uno dei suoi pochi sottoposti a non essere tutto muscoli e niente
cervello. Ma quando aveva saputo quello che era successo non poteva
lasciare il fatto impunito. La sua vita non doveva mai più essere in
pericolo.
Goditi quel poco che ti
resta Ladro Kid,
pensò. Perché
siamo molto più vicini di quanto tu non creda.
Nei
giorni successivi Aoko
sembrava più serena. C'erano momenti in cui si isolava, restava sola
e ripensava a quel bacio. Continuava a non capire cosa fosse stato
quel senso di sicurezza, quella voglia di non staccarsi più e andava
al di là del bacio. Come se una parte della sua anima se
l'aspettasse da sempre. Lei odiava Ladro Kid, allora perché provava
quella strana sensazione?
Dopo la chiacchierata con
Kaito si era accorta che non passavano insieme lo stesso tempo di
prima. A scuola stava meno in sua compagnia, a cena e colazione non
veniva più e raramente facevano i compiti. Era passata un paio di
volte dal vecchio Jii al bar ma non era nemmeno lì, diceva di non
vederlo da po'. Dopo una settimana iniziò a chiedersi cosa potesse
avergli fatto per suscitare quel comportamento, eppure quando erano
insieme era il solito sbruffone, affascinante e dolce.
<< I ragazzi non li
capisco, Akako >>.
Erano stese sul prato,
ormai era metà maggio. La strega le era stata molto vicina ed era
contenta, andare d'accordo con lei lo desiderava da tanto.
<< Parli di Kaito?
>>.
Aoko arrossì e annuì.
<< Forse non sei tu
il motivo. Quando i ragazzi hanno un motivo assillante, stressante
per loro, si concentrano solo ed esclusivamente su quello
>>.
Aoko si mise seduta e si
abbracciò le gambe. << Uhm... forse l'ha turbato quello
che
gli ho raccontato >>.
Akako si alzò puntandosi
sui gomiti. << Cosa gli avresti raccontato?
>>.
Si vergogna di raccontare
l'accaduto, non era smaliziata come Akako o tante altre della sua età
e se si fosse saputo in giro non sarebbe più uscita di casa.
Intuendo quei pensieri la
tranquillizzò. << Non lo dirò a nessuno, lo giuro
>>.
Aoko non poteva sapere quanto il giuramento di una strega fosse
indissolubile.
Le raccontò tutto nei
minimi particolari, tralasciando la sensazione familiare che aveva
provato. Akako ascoltò con attenzione, non le stava dicendo niente
che già non sospettasse.
Akako voleva che Ladro
Kid, l'unico uomo che non poteva avere, cadesse ai suoi piedi. Non
era sentimento, era solo possessione perché era una strega e non
prendevano niente senza usare la forza. Ma Aoko era pura, un giglio
candido, e non poteva sopportare che lui sporcasse quella bontà con
la stupidità: non poteva avere il cuore di Kaito perché era già di
Aoko. Perché baciarla sotto le vesti del ladro fantasma, agire con
tanta leggerezza, poteva farlo solo un ragazzo innamorato. Non si
sarebbe mai arresa a questo ma stavolta avrebbe pensato al bene
dell'amica
<< Forse gli ha dato
fastidio perché geloso >>.
<< Non mi è
sembrato turbato >>.
<< Dovresti sapere
meglio di me che Kaito Kuroba sa nascondersi molto bene
>>.
<< Forse dovrei
parlargli >>.
<< Credo sia
un'ottima idea >>, si mise in piedi e si pulì la divisa e
le
calze dall’erba, poi le porse la mano. << Anzi fallo
subito
>>.
Akako
spinse Aoko in
classe e Kaito non c'era. Lo intercettò nel corridoio, tornando dal
bagno. Cercò di evitarla ma gli sembrò di sbattere contro un muro
invisibile, si tastò il naso dolorante. Aoko agitò la mano nella
sua direzione e camminò verso di lui. Si voltò in tempo per vedere
la mano di Akako abbassarsi, non gli aveva permesso di fuggire.
Accidenti a te,
pensò, lacrimando per il dolore.
<< Kaito >>.
Lo scrutò in faccia. << Ti sei fatto male?
>>.
<< No no >>,
rispose con voce nasale. << Sto benissimo
>>.
<< Puoi venire un
attimo con me? >>.
Salirono sul tetto e si
appartarono in un angolo. I grandi occhi di Aoko erano del colore del
cielo limpido sopra di essi e c'era la stessa sicurezza e
determinazione di quella notte. Le medesime emozioni riaffiorarono in
compagnia del desiderio di stringerla e baciarla di nuovo.
<< Perché mi eviti?
>>.
<< Non ti sto
evitando. Tra poco ci sono gli esami di fine anno >>.
<< Bugiardo! >>,
lo accusò. << La verità è che ti sei... ingelosito!
>>.
<< Di chi? Di cosa?
>>.
<< Di Ladro Kid! >>.
Kaito pensò che era una
situazione surreale. Lo stava accusando di essere geloso di se
stesso! << Ti stai sbagliando. Chi ti ha detto questa
stupidaggine? >>.
<< Non t'interessa
>>, tagliò corto. << Kaito, io ho bisogno
di te. Se
anche tu mi volti le spalle... >>.
<< Non lo farei mai!
>>, disse lui. << Non potrei mai stare
senza di te! >>.
<< Come? >>.
Si sarebbe amaramente
pentito di quello che stava per proporre ma non voleva perderla.
Doveva soffocare i suoi sentimenti ed accettare che non avrebbe
potuto essere altro per lei. Sua madre l'avrebbe aiutato a tenerla
occupata mentre rubava il diamante. << Ti ho fatto una
promessa
qualche tempo fa, ricordi? >>.
Aoko ci pensò qualche
secondo, poi spalancò la bocca. << Non mi dirai...?
>>.
<< Fra tre settimane
gli esami saranno terminati e useremo quei biglietti aperti per
Parigi >>.
La ragazza non stava più
nella pelle. Lo strinse in un abbraccio e Kaito era certo che il
cuore si fermasse, a salvarlo fu la campanella. Aoko si diresse alla
porta, con un sorriso a trentadue denti e gli disse che l'aspettava
in classe. Kaito si accasciò alla rete, il cuore ricominciò a
battere come si deve. Si era cacciato in un guaio enorme per farla
felice ma, visto come l'aveva ridotta, forse era meglio non
lamentarsi e darsi da fare per la riuscita del furto.
<<
Ma certo tesoro
che puoi contare su di me! >>, trillò Chikage.
<< Aoko
nemmeno si accorgerà della tua assenza >>.
<< Grazie mamma >>
<< Tuttavia mi
stupisce questo tuo gesto >>, assunse un'espressione
pensierosa. << Con Aoko sarà tutto più complicato
>>.
<< Lo so ma...
glielo dovevo >>.
<< È successo
qualcosa? >>.
<< Una promessa è
una promessa >>.
Chikage era una mamma
molto intelligente, che conosceva benissimo il figlio. Se non era
pronto ad aprirsi con lei non lo voleva forzare. << Vi
aspetto
per il quattro di giugno allora. Dormirete in casa mia, stanze
separate >>, ci tenne a sottolineare.
Lo mise a disagio. <<
Che cosa vai a pensare! >>.
<< Non si mette la
paglia vicino al fuoco! >>. Si stava divertendo un mondo.
<< Mamma! >>.
Kaito era sempre un adolescente e prendere quei discorsi con la madre
lo metteva in terribile imbarazzo.
<< Ti saluto tesoro,
non vedo l'ora di vederti! Mi raccomando, studia per gli esami. Ciao
ciao! >>, chiuse la conversazione, mandandogli un grosso
bacio
e lo schermo divenne nero.
Kaito pensò che sua madre
era davvero incorreggibile, ogni scusa era buona per metterlo in
imbarazzo. La cosa più frustrante era... che aveva pure ragione!
Saguru
rientrò nella sua
villetta. Ad accoglierlo c'era Nana, gli disse che la cena era
servita e sua madre l'attendeva nella sala da pranzo.
Cecelia sorseggiava del
vino bianco e sfogliava il quotidiano serale. Saguru si sedette al
suo posto, l'orologio segnava le sette. In Inghilterra cenava anche
prima ma era un'abitudine che aveva sempre detestato, gli orari
giapponesi erano più consoni. La sedia del padre era vuota e non lo
trovava strano: spesso rientrava a notte fonda. Sua madre era
un'arredatrice d'interni e il suo lavoro terminava alle diciotto, non
sforava di un minuto, era la persona più abitudinaria e puntuale che
conosceva.
<< Cos'ha detto il
dottore? >>, gli domandò, senza staccare gli occhi dal
giornale.
<< Ha detto che la
ferita è guarita bene e non resterà il segno >>.
<< Perfetto >>,
gli fece un sorriso. << Spero sarai più cauto. Sei sempre
un
ragazzino del liceo >>
<< Finché non
catturerò Ladro Kid non mi fermerò >>, disse ostinato.
<< Saguru sei
proprio come me, caro >>, si versò altro vino.
<< Quando
hai un obbiettivo lo persegui fino in fondo >>.
<< Me l'hai
insegnato tu mamma >>.
<< Lo so caro. Le
tue abilità di detective sono eccellenti e avrai una carriera
migliore di quella di tuo padre >>.
Saguru terminò la cena in
silenzio. Finire stordito da un criminale di bassa lega l'aveva fatto
arrabbiare moltissimo. Detestava già Ladro Kid per il solo fatto che
rubava e l'arroganza gli era stata fatale, poteva morire anche Aoko.
Tornato in camera, aprì i
file protetti che aveva preparato su Ladro Kid e su Kaito Kuroba.
<< Stavolta ha
giocato con due vite ed ora abbasserà la guardia >>,
mormorò.
<< Aoko è più vulnerabile e Kaito più impaurito. Devo
procurarmi un campione di DNA e alla prima occasione ne prenderò uno
del suo alter ego >>.
Avere uno zio paterno che
possedeva un laboratorio gli avrebbe dato il risultato in pochissimo
tempo, come per il gruppo sanguigno. Prima della fine dei test finali
avrebbe ottenuto il campione di Kaito e alla prima occasione quello
di Ladro Kid.
Le
due settimane
successive furono infuocate per Kaito: studiava per i test finali e
nel frattempo anche il plastico del Louvre preparato da Jii e la
mappa del posto, leggeva libri su Parigi per conoscere meglio la
città. Sperò che tutto quell'impegno mentale servisse a non pensare
ad Aoko ma non fu così: si ritrovò a gestire comunque i sentimenti
per lei e più si avvicinava la data della partenza, più era felice.
L'ultimo giorno dei test
era anche l'ultimo giorno di scuola. L'ansia per gli esami, per il
confronto con gli altri compagni una volta esposti i voti al pubblico
era altissima: avrebbero avuto i risultati in due giorni. Kaito e
Aoko non erano preoccupati, affrontarono i test. Si rilassarono prima
della campanella che annunciava la fine e sarebbero tornati solo per
visionare i risultati.
C'erano quasi trenta gradi
all'ombra e si rilassarono seduti in una panchina insieme ad Akako e
Saguru.
<< Quali piani hai
per l'estate Akako? >>, le domandò Aoko.
La strega odiava l'estate:
tutta quella luce, quelle persone ridenti le peggioravano l'umore e
basta. Si sarebbe rinchiusa nella sua stanza a studiare l'arte magica
e migliorarsi. << Credo che mi rilasserò >>.
<< E tu Saguru? >>.
Le fece il suo sorriso
magnetico, quello per cui tante ragazze morivano. <<
Studierò
tecniche investigative e passerò molto tempo con mio padre
>>.
<< Voi due invece?
>>. Akako si rivolse a Kaito e Aoko.
<< Noi andiamo a
Parigi tra qualche giorno! >>, disse entusiasta.
<< Che romanticone
Kaito Kuroba >>, lo prese in giro Akako.
<< C'è poco di
romantico! >>, esclamò, diventato bordeaux.
<< Mia madre
ci ha invitato >>.
La campanella trillò, era
arrivata la fine anche dell'ultimo giorno di scuola. Si riunirono in
cortile per ascoltare il discorso conclusivo del preside, era
identico ogni anno. Salutava i diplomati e gli augurava un luminoso
futuro, a quelli del penultimo anno come Kaito e Aoko di godersi le
vacanze perché l'anno dopo ci sarebbe stata l'ammissione al college
e avrebbero studiato moltissimo. A quelli del primo anno gli augurava
di essersi trovati bene nella scuola.
Ci fu uno scambio di
abbracci, di foto scattate per ricordo e risate. Aoko provò un forte
senso di malinconia, l'anno dopo avrebbe lasciato le scuole superiori
per l'università ed entrare nella vita adulta, si sentiva ancora
piccola per quei pensieri. Guardò Kaito, l'unica cosa che nella sua
vita non sarebbe mai cambiata e sorrise pensando che, tuttavia, era
fortunata.
Saguru salutò Akako, un
po' impacciato. Il grande detective liceale, di fronte alla bellezza
disarmante della compagna, perdeva un po' di sicurezza. Lei non si
mostrò dispiaciuta del suo interessamento e sperò di vederlo nel
periodo estivo. Aoko lei disse di rimanere in contatto per quei mesi
e che sperava di vederla qualche volta. Ora
o
mai più, pensò
Saguru.
Salutando Aoko e
augurandole buona vacanza a Parigi, approfittò della sbadataggine
della ragazza facendola inciampare per un finto errore. Come previsto
Kaito si affrettò ad aiutarla e lo stesso fece Saguru: i tre persero
l'equilibrio e Saguru strappò dei capelli di Kaito. Lui lo avvertì
però sospettò niente. Saguru si affrettò a conservare i capelli in
un fazzoletto e sperò con tutto se stesso che uno di quelli avesse
il bulbo e fosse utile per l'esame del DNA. Li salutò e andò via
velocemente.
Ancora un po' e ti
spedirò dove meriti, Kaito Kuroba.
<<
Non credo di aver
sentito bene >>.
Ginzo Nakamori stava
mangiando i suoi piatti preferiti e la figlia aveva comprato la birra
preferita, era tutta gentile. Non perché ci fosse un secondo
fine al viaggio con Kaito, nemmeno perché a lui non piacesse
l'amico, era cresciuto in quella casa. Sapeva che avrebbe dato di
matto solo per il fatto che sarebbe stata fuori di casa per una
settimana, in un paese straniero con una persona di genere maschile.
<< Chikage ci ha
regalato... >>.
<< Quella parte l'ho
capita. È la seconda parte che spero di aver sentito male
>>.
<< Papà ti stai
facendo l'idea sbagliata >>.
<< L'idea
sbagliata?! >>, sbatté il bicchiere, bagnandosi tutta la
mano
di birra. << Mia figlia adolescente mi dice che vuole
andarsene
in Europa con un altro adolescente, dormire nella stessa casa, e io
devo stare tranquillo? >>.
<< Stiamo parlando
di Kaito >>.
<< Tu! >>.
Il sottoscritto era
entrato in sala per la cena e si fermò sulla soglia, un'enorme punto
interrogativo immaginario sulla testa.
<< Papà! >>,
Aoko lo tirò per un braccio, cercando di trattenerlo.
<< Vuoi portare la
mia bambina a Parigi? >>.
<< Veramente... >>.
Nakamori gli fece segno di
stare zitto. << Se solo la sfiori saranno guai per te!
>>.
Kaito esibì un'altra
delle sue ottime poker face. << Non lo farei mai!
>>.
<< Hai finito? Sto
morendo di vergogna >>.
Nakamori si risedette al
tavolo e Kaito al solito posto. Aoko avrebbe voluto essere in
un'altra galassia, servì la cena all'amico e iniziò a mangiare
anche lei. Kaito cercò di non ridere per non metterla ulteriormente
in imbarazzo.
Parigi era una prova molto
difficile. Il Louvre era un museo a prova di ladro, si era ripromesso
di essere un Ladro Kid migliore di suo padre e quella era la prima
prova per dimostrarlo. Poi stava portando la ragazza di cui era
innamorato nella città più romantica del mondo.
Era pronto per la prima ma
non sapeva quanto lo fosse per la seconda, non doveva farsi
deconcentrare o sarebbe finita molto male. Stavolta Ladro Kid non
avrebbe guardato in faccia a nessuno, quel diamante poteva essere la
pietra che cercava da tanto tempo e nemmeno l'amore per Aoko avrebbe
dovuto distrarlo. Lo doveva a se stesso, a Ladro Kid e, soprattutto,
al padre.
Sarai fiero di me,
papà. Te lo giuro.
Angolo autrice!
Ecco
il nuovo capitolo! Per i prossimi due capitoli ci trasferiamo a...
Paris! Sarà un viaggio entusiasmante e stancante ;)
Shinici
e ran amore: Grazie mille per le tue recensioni, le adoro!
:)
Ringrazio
chi l'ha messa tra le seguite e chi la legge!
Alla prossima!
|
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Capitolo 12 *** 12. Paris - 1° Parte ***
Capitolo 12
Paris
– 1° Parte
<<
Kaito, ci sono
delle qualità che non dovrai mai dimenticare come mago: astuzia,
sicurezza, semplicità e la passione. Non devi dimenticare nemmeno le
qualità come persona: essere giusto, mai arrogante, deciso e non
negare nemmeno l'aiuto quanto ti verrà chiesto. E ricorda sempre che
il mago e la tua persona sono la stessa entità: se riuscirai a
mantenere un equilibrio tra i due, niente ti verrà impedito
>>.
Erano le parole
dell'ultima lezione di Toichi. L'aveva ascoltata mentre si trovava
nel nascondiglio, riponendo i trucchi per il furto al Louvre e
piegando l'abito di Ladro Kid.
All'aeroporto di Narita si
respirava aria di vacanza. Era sempre pieno di gente ma ne periodo
estivo c'era il sold out. Il volo Air France 2316 era in partenza
alle ore dieci del mattino e sarebbe giunto, con il fuso orario, alle
quattro di notte a Parigi. Aoko non staccava gli occhi dal tabellone,
aspettando con impazienza la voce che avrebbe chiamato il loro volo.
Kaito sbadigliò, era rimasto in piedi per sistemare le ultime cose,
Jii avrebbe preso il volo del giorno dopo e avrebbe trasportato il
materiale del furto. Il resto l'avrebbe procurato sul posto, aveva
già un appartamento e un'identità falsa da utilizzare. La casa di
sua madre si trovava in uno dei quartieri più belli di Parigi,
acquistata nei primi anni di matrimonio con il marito, utilizzata
come appoggio per quando si esibiva negli spettacoli o trascorrere
una piccola vacanza. Era un appartamento con cassetti a doppio fondo,
armadi con pareti a scocca per nasconderci le cose e finestre
antiproiettile.
<< Il volo Air
France 2316 delle dieci per l'aeroporto di Parigi Charles de Gaulle è
in partenza al gate sette. I passeggeri sono pregati di recarsi al
gate per l'imbarco. Vi auguriamo buona giornata >>.
<< Ci imbarcano! >>,
prese il trolley lilla e poi la mano di Kaito. <<
Andiamo! >>.
<< Non tirarmi Aoko!
Non perderemo l'aereo! >>.
Una hostess dai capelli
biondi li fece sedere ai posti assegnati, chiese con un sorriso se
desiderassero qualcosa da bere prima del decollo. Risposero
un'aranciata e lei si allontanò, con il sorriso che aveva imparato a
mostrare per il lavoro.
Aoko guardava fuori dal
finestrino, non vedeva l'ora che l'aero decollasse. Kaito aveva
undici ore per elaborare mentalmente i piani organizzati, Aoko si
sarebbe distratta con il film e le cuffie per la musica,
probabilmente sarebbe anche crollata per un paio d'ore. L'hostess
tornò con le loro bibite.
<< Benvenuti sul
volo 2316 diretto a Parigi Charles de Gaulle. L'aereo atterrerà alle
quattro del mattino, orario parigino, ventuno di sera ora locale.
Durante il volo verranno proiettati dei film, le cuffie sono a vostra
disposizione per ascoltare la musica e questo volo dispone di una
connessione internet con cui potete utilizzare i vostri dispositivi
elettronici. Siete pregati di tenerli spenti in fase di rullaggio,
decollo e atterraggio. Ora vi mostreremo cosa fare in caso
d'emergenza. Vi auguriamo un buon volo e grazie per averci scelto
>>.
Quando l'aereo mise in
azione i motori e iniziò a muoversi, l'entusiasmo di Aoko era alle
stelle. Kaito provò tenerezza per quella felicità, gli occhi
illuminati e non smetteva di sorridere. Nelle ore successive Aoko
guardò il film, ascoltò la musica e alla fine, dopo il pranzo,
crollò come Kaito si era aspettato. Aveva le cuffie nelle orecchie e
il cellulare in mano, chiunque avrebbe pensato che fosse un ragazzino
normale che ascoltava musica o vedeva video. Nella tasca interna
della valigia aveva pronti i biglietti di avviso per la polizia
francese e si era preoccupato di farli recapitare a Nakamori lo
stesso giorno. Aveva fatto delle ricerche sul possibile avversario,
in fondo non gli dispiaceva se fosse stato più tenace e furbo
dell'ispettore giapponese.
Aoko si svegliò quando
Kaito la scosse dolcemente. Aprì gli occhi e ritrovò il suo viso a
pochi centimetri e sentì le guance scaldarsi. Provò anche una
strana sensazione che non riuscì a identificare, come un déjà-vu.
<< Sveglia
bella addormentata! >>.
Aoko si strofinò gli
occhi. << Siamo arrivati? >>, la voce era
impastata dal
sonno.
Kaito appoggiò le mani
sulle spalle e la fece girare. << Guarda tu stessa
>>.
Aoko riuscì a mettere
fuoco quello che vedeva dopo qualche attimo. Le luci dorate di Parigi
illuminavano quella città meravigliosa nella notte scura, le acque
della Senna scorrevano placide. In lontananza scorse la magnifica
Tour Eiffel, accesa da scintille dorate.
Kaito le era molto vicino,
teneva ancora le mani sulle sue spalle e il cuore aumentò le
pulsazioni.
<< È magnifica >>,
mormorò, girandosi a guardarlo.
Aoko era troppo vicina,
quegli occhi e quel sorriso gli fecero girare la testa per un
secondo. Si allontanò e ritornò seduto al suo posto, cercando non
far trasparire niente.
Trenta minuti dopo l'aereo
toccò le piste dell'aeroporto Charles de Gaulle. Scesero la scaletta
e andarono a ritirare i bagagli.
Chikage li attendeva fuori
dal gate, sbracciandosi per farsi notare. Corse ad abbracciare il
figlio.
<< Tesoro mi sei
mancato da morire! >>. Poi abbracciò Aoko.
<< Cara, sono
tanto felice di vederti! >>.
<< Grazie Chikage
per questa bellissima vacanza >>.
<< Non si toglie
quel sorriso ebete da tre giorni >>, la prese in giro
Kaito e
lei gli restituì un'occhiataccia.
Chikage li fece salire su
una costosa auto rossa e guidò per le strade deserte di Parigi. Aoko
non perdeva un dettaglio della città: non c'era nessuno, d'altronde
erano le quattro e mezza del mattino. Kaito c'era già stato e aveva
un gran sonno, non aveva dormito niente per sfruttare quelle ore in
modo produttivo.
La casa di Chikage era un
appartamento al terzo piano di un edificio storico. I mattoni grigi e
i balconi in ferro battuto nero rendevano il palazzo sofisticato. Il
grande portone in ebano nero li fece entrare in un ingresso con il
soffitto dipinto da affreschi antichi di putti e fiori. L'ascensore
era moderno e li portò in meno di trenta secondi di fronte al
portone verniciato di verde scuro, aveva un ovale in vetro
smerigliato. Aoko non poteva sapere che quel vetro era stato
costruito per controllare chi ci fosse alla porta e sfruttava lo
stesso principio dello specchio utilizzato nelle sale interrogatorie.
Un pulsante posto sotto il citofono permetteva di visionare i
visitatori nell'androne.
L'ingresso era composto da
parquet chiaro, il battiscopa in tinta e le pareti color avorio. I
mobili erano molto belli, di colore chiaro. Sulla destra c'erano due
porte con le camere da letto, sulla sinistra il bagno padronale con
il pavimento in marmo bianco.
Chikage mostrò la camera
ad Aoko: un letto a baldacchino in ferro bianco con lenzuola azzurre,
una grande finestra dava sulla strada, mobili in legno bianco e c'era
una grande cabina armadio che la ragazza adorò subito. La cucina e
la sala da pranzo erano un'unica grande stanza, un divano due posti
bianco addossato accanto alla porta. Il salotto era una grande sala
ricca di dettagli e una cristalliera spaziosa, in cui luccicavano
preziosi cristalli di ogni forma. La portafinestra dava sul balcone,
sotto scorreva la Senna.
<< La mia camera è
quella porta in fondo >>, disse indicandola.
<< Ora fate
una bella dormita e domani mattina comincia il tour! >>.
Kaito non gli sembrò vero
poter toccare il letto. La sua camera era la stessa di quando era
bambino, era stato sostituito il lettino da una piazza e mezza con
uno matrimoniale in legno. Tirò le pesanti tende bianche, posò la
valigia in un angolo e si addormentò subito, senza sogni.
Sembrarono passati pochi
minuti e una mano lo scosse prima piano e, quando borbottò
infastidito, più forte. La sveglia sul comodino segnava le otto meno
un quarto. Aoko, ancora in pigiama bianco e rosa addosso, gli
sorrideva ben sveglia.
<< Aoko... >>,
si lamentò, voltandosi dall'altra parte. << Sono andato a
letto alle cinque del mattino >>.
<< Avrai tutti il
tempo per dormire! Siamo a Parigi! >>.
Non ottenne risposta e
lei, scocciata, andò dall'altra parte del letto e gli si piazzò
davanti. << Sveglia! >>.
Kaito capì che non c'era
speranza di dormire ancora un paio d'ore e si alzò.
<< Tua madre ci
porta a mangiare un vero cornetto francese! >>, esclamò
Aoko,
uscendo dalla stanza per correre nel bagno. << Vado prima
io!
>>.
Kaito ricadde sul letto,
tirandosi la coperta fin sul viso. << Ma chi me l'ha
fatto
fare?! >>.
Aoko
addentò il croissant
con gusto. << Delizia! >>.
Kaito inzuppò il suo nel
caffè latte. Quel modo di fare colazione, dolce e leggera, non
l'aveva mai amato. << Fantastico >>.
<< Uffa che musone!
>>
Chikage rise. <<
Kaito deve dormire almeno otto ore per notte o diventa intrattabile
>>. Il figlio non la degnò nemmeno di uno sguardo.
<< Dove andiamo
oggi? >>, domandò Aoko.
<< Pensavo di
portarvi alla Tour Eiffel, ovviamente. Poi a costeggiare la Senna,
mangiare vera cucina francese e, nel pomeriggio, Champ-Élysées
>>,
rispose Chikage, posò la tazzina vuota del caffè. << E
domani
andremo al Louvre! >>.
<< È un luogo pieno
di arte meravigliosa! >>.
Kaito aveva organizzato un
giro di ricognizione al Louvre, facendolo passare per la classica
gita da turisti. Aveva studiato bene l'esterno ma l'interno era tutta
un'altra cosa. Il telefono trillò ed era un messaggio di Jii: stava
per imbarcarsi sull'aereo e sarebbe atterrato alle ventuno, orario in
cui sperava che Aoko fosse già crollata.
Un'ora dopo erano sotto la
Tour Eiffel. Aoko costeggiò la torre dal basso con lo sguardo, le
vennero quasi le vertigini per quanto fosse alta. L'ascensore
mostrava i caseggiati di Parigi diventare sempre più piccoli e si
ritrovarono nel punto più alto permesso ai turisti. Corse a guardare
dalle vetrate come una bambina curiosa e felice.
Chikage era malinconica,
era proprio lì che aveva conosciuto Toichi diciotto anni prima.
Kaito si accorse dello sguardo della madre: lui aveva perso un padre
ma sua madre aveva perso l'amore della sua vita. Si ricordò di come
si era sentito quando quel proiettile aveva sfiorato Aoko e si era
sentito morire, non osò andare più in là con l'immaginazione.
<< Mamma? >>.
Gli sorrise. << È
tutto apposto tesoro >>.
Aoko non si era accorta di
quella parentesi. Trascinò Kaito al negozio di souvenir.
<< Devo portare
qualcosa a mio padre >>, disse, indecisa tra i vari
oggetti in
esposizione. << La semplice palla di vetro con i
brillantini mi
sembra troppo banale. Credo gli prenderò un portachiavi
>>.
Il resto della mattinata
lo passarono girando per le strade parigine, i mimi da strada e i
disegnatori ad ogni angolo. Dopo il pranzo in cui Aoko e Chikage
gustarono una buonissima bouillabaisse sotto la faccia inorridita di
Kaito, passeggiarono lentamente per gli Champ-Élysées,
approfittando della bellissima giornata di sole e della temperatura
gradevole. Al tramonto Chikage ricevette una telefonata da un collega
e i due si sedettero su una panchina per ammirare il sole tramontare
dietro la Senna e il cielo farsi pian piano blu
<< È stata una
giornata bellissima >>. Aoko pensò che era stata tale
anche
grazie alla presenza di Kaito: una volta ripreso si era divertito
anche lui e non passavano del tempo libero in modo così piacevole da
mesi tra scuola, impegni e incomprensioni.
Kaito tirò fuori un mazzo
di carte e le chiese di sceglierne una. Aoko la prese, un pochino
diffidente perché gli scherzi dell'amico non sapeva mai dove
andavamo a finire. Lui mischiò le carte di nuovo e poi gli mostrò
la carta.
<< È quella che ho
scelto! >>, esclamò prendendola. La carta scoppiò in una
piccola nuova di fumo e Aoko si ritrovò un portachiavi con la torre
Eiffel, la scritta “Parigi” in francese e la bandiera nazionale
incisa.
<< Ho visto che non
avevi preso niente per te e allora... >>.
Aoko lo strinse nella
mano. << Grazie >>, mormorò, poggiando la
testa sulla
spalla, finendo di guardare il tramonto insieme. Kaito avrebbe voluto
che quella notte, quella notte in cui l'aveva turbata e resa
infelice, non fosse mai esistita perché avrebbe voluto stringerle la
mano. Ma non sarebbe stato il gesto ideale in quel momento, avrebbe
messo domande scomode in testa ad Aoko e non era il caso. Chikage
aveva terminato la chiamata già da un po' e rimase a distanza,
osservando teneramente i due ragazzi, chiedendosi quanto il figlio ci
avrebbe messo a fare il passo decisivo.
La notte scese su Parigi e
rientrarono in appartamento. Aoko si sedette sul divano della cucina,
facendo un gran sbadiglio.
<< Sto crollando,
credo proprio che me ne andrò a letto >>.
<< Domani mattina
dovremo essere presto in piedi per il Louvre. Ho comprato i biglietti
online e per le nove dobbiamo essere lì >>.
Kaito storse la faccia. <<
Non avrò proprio modo di riposare in questa vacanza! >>.
<< Hai davanti a te
dieci ore di sonno ristoratore, vecchietto >>, disse Aoko.
Ma quali dieci ore!
pensò irritato. Jii
arriverà per sistemare
le cose nell'armadio a doppio fondo!
<< Mi hai chiamato
vecchietto? >>.
Jii
entrò in punta di
piedi nell'appartamento di Chikage. Kaito controllò Aoko nella sua
stanza, lasciava sempre uno spiraglio di porta aperta: dormiva
placidamente, coperta dal lenzuolo leggero e il viso rilassato.
L'armadio della sua camera
era in legno, incassato nel muro. In verità c'era un doppio fondo
dietro la parete, installato dal padre diciotto anni prima. Vi ripose
il vestito bianco, i travestimenti, le maschere e gli oggetti base.
Dopo l'ispezione al Louvre si sarebbe procurato il necessario per
completare il furto.
<< Molto bene,
signorino. Io torno nella mia abitazione e in mattinata sarò anch'io
al Louvre. Avrò il travestimento concordato >>.
Kaito annuì. <<
Benissimo. Domani spedirò l'avviso alla polizia francese
>>.
Jii lasciò la casa e
Kaito chiuse la porta d'ingresso. Tornando a letto sbirciò ancora
Aoko e continuava a sognare tranquilla. Erano le tre del mattino e
sarebbe venuta a svegliarlo per le sette, con un entusiasmo irritante
di prima mattina.
La
piramide del Louvre
scintillava sotto il sole estivo. La Hall Napoléon era
uno degli ingressi principali con accesso prioritario per effettuare
il controllo di sicurezza. Kaito teneva in tasca delle telecamere
minuscole, fatte di un materiale che non avrebbe suonato sotto il
metal detector ma c'era il rischio che venissero trovare durante la
perquisizione corporale.
Una donna gli indicò dove
lasciare portafoglio, borse, cappelli e quant'altro per essere
sottoposti ai raggi X. Poi passarono sotto il metal detector e gli
indicarono un punto in cui sarebbero stati controllati se avevano
armi o altri pericoli addosso. Un uomo sulla quarantina fece segno a
Kaito di alzare le braccia e lui nascose la bustina contenente le
telecamere nella manica. Ispezionò gambe e busto e al momento di
controllare le braccia nascose la bustina nel collo. Poi fu la volta
delle spalle e fece scivolare la bustina fino al gomito con il loro
movimento.
<< Può andare >>.
Kaito gli sorrise e
recuperò la bustina, infilandolo velocemente nella tasca dei
pantaloni, aperta in modo da attaccarle speditamente nei punti
interessati. L'ascensore li portò al livello -1, dove c'erano varie
mostre, alcune chiuse poiché per il regolarmente non potevano essere
aperte tutte le esposizioni a causa della vastità nel museo.
Visitarono le antichità greche, islamiche e orientali. Con Aoko
commentava le varie opere e attaccava le minuscole telecamere alle
pareti, i bastoni dei cordoni e nelle curve dei corridoi. Jii,
travestito da turista italiano, prendeva appunti degli interni, del
sistema delle telecamere e delle guardie. Scesero al piano 0, dove
c'erano la scultura e le antichità francesi, c'era anche la sala con
il diamante. Aoko leggeva la guida in giapponese fornita dal
personale e non ne perdeva una parola, per Kaito era una fortuna
perché era continuatamente distratta dalle centinaia di opere che
vedeva e Chikage gli dava una grande mano.
La sala del diamante Le
Régent era una grande stanza rettangolare. Non era l'unica gemma
esposta, addossate alla parete c'erano diverse teche contenenti
preziosi gioielli come collane, orecchini e bracciali.
Le Régent era posato
delicatamente su un cuscino rosso scuro: era un diamante quasi
incolore, leggermente azzurro, di circa 140 carati. Non era possibile
avvicinarsi al piedistallo perché era circondato da cordoni e due
guardie scoraggiavano turisti troppo curiosi. Individuò almeno
cinque telecamere, c'erano sicuramente sensori di movimento e di
calore. Come tante altre sale di quel museo non c'erano finestre ma
solo illuminazione artificiale. I condotti di areazione erano
facilmente raggiungibili.
<< Meraviglioso >>,
mormorò Aoko, fissando il diamante.
<< Le cose
luccicanti attraggono ogni donna >>, disse Chikage.
Aoko voleva vedere l'arte
italiana e andarono al primo piano del museo. All'una andarono al
centro commerciale annesso al museo, passando per le Carrousel du
Louvre. Anche qui la ragazza volle prendere un souvenir e optò per
la stampa della famosa “Gioconda” di Leonardo Da Vinci.
Si sedettero a pranzare in
uno dei punti di ristoro per riprendere la visita nel pomeriggio.
<< Mi piace
tantissimo questo museo, ci starei giorni interi! >>,
commentò
Aoko.
<< Anche a me>>,
sorrise Kaito, facendo finta di giocherellare con lo smartphone.
Stava scrivendo quello che aveva annotato nella testa e i punti in
cui aveva piazzato le minuscole telecamere. Jii era già andato via e
lavorava al collegamento della sorveglianza nell'appartamento
affittato sotto falso nome, poco distante da quello di Chikage.
Aoko guardò l'orario e
notò un particolare sulla data. << Oggi è il sei giugno!
Tra otto giorni è il tuo compleanno! >>.
Kaito smise di digitare
sui tasti. << Hai ragione. Ero preso dagli esami e dal
viaggio
e non ci ho fatto caso >>
<< Dobbiamo
organizzarti una festa! >>.
<< Non c'è bisogno.
È un giorno come un altro >>.
<< È il giorno che
sei nato! >>, ribatté la madre. << Ricordo
perfettamente
quella giornata di diciassette anni fa >>.
<< Mamma ti prego...
Non cominciare con i tuoi racconti nostalgici >>, lo
pregò il
figlio.
<< Io e tuo padre
eravamo usciti dal ristorante. Ho cominciato ad avere le doglie e
dovevi vederlo! >>, rise. << Andò
totalmente nel panico.
Dopo diciannove ore di travaglio sei nato tu, alle quattro del
mattino >>.
<< Rompiscatole già
prima di nascere >>, rise Aoko.
<< Senti chi parla!
>>.
<< Comunque appena
torneremo in Giappone ti organizzerò una festa! >>
Kaito capì che non
l'avrebbe fatta desistere. Quando si trattava di festeggiare
ricorrenze Aoko era in prima linea.
Il resto del pomeriggio lo
passò a guardare le opere, fare compagnia ad Aoko e visionare il
resto delle uscite d'emergenza e di fuga. Andarono via intorno alle
cinque del pomeriggio, Kaito aveva calcolato che il preavviso ci
avrebbe messo circa un giorno per giungere alla polizia francese:
avrebbe effettuato il colpo sabato, gli avrebbe dato tre giorni per
prepararsi. Non si trattava di un semplice furto ma di un grande
spettacolo per vedere la meraviglia negli occhi del popolo francese.
Aoko era seduta sul
muretto del ponte sopra la Senna, chiacchierando con il padre. Kaito
ne approfittò per chiudere la busta e imbucarla con posta
prioritaria nella buca delle lettere.
<< Hai calcolato
bene tutti i rischi? >>. Chikage era un po' preoccupata:
il
Louvre era una prova molto dura e il suo animo di mamma ne risentiva.
<< Sì >>,
rispose lui. << Stanotte inizierò ad elaborare il piano
>>.
<< Allora farò
molto caffè e ti aiuterò >>.
<< Senti la mancanza
di Phantom Lady, mamma? >>.
Lei ridacchiò. <<
No, essere tua madre mi basta e avanza >>.
Dopo cena, Aoko si
addormentò subito e Kaito iniziò a disegnare la cartina del posto,
segnando i punti d'accesso e di fuga. Jii stava preparando un
plastico nel suo appartamento e Chikage disegnava la cartina
dell'interno. Stavano all'erta nel caso Aoko si svegliasse, erano
pronti a far sparire tutto e sembrare una madre e un figlio che
rimanevano svegli a chiacchierare.
Kaito si sentiva in colpa,
a tratti. Ingannava Aoko ogni giorno, ogni ora e ogni minuto e quel
viaggio avrebbe dovuto essere finalizzato solo al furto. Ma dopo
quella notte sentiva di doverle restituire un po' di serenità, da
quando era lì non aveva mai smesso di sorridere e la felicità era
perenne. Ripensò a quando aveva poggiato il capo sulla sua spalla
durante il tramonto, era stato una situazione romantica e tenera.
Tracciò il segnò sbagliato sul piano e scosse la testa, non si
poteva permettere quei pensieri e distrarsi.
Cancellò e ricominciò a
disegnare la cartina, stavolta non pensando ad Aoko.
<<
<< Capitaine Lacroix! >>.
Cédric Lacroix era il
capitano della sezione giudiziaria. Un uomo sulla cinquantina, con
qualche chilo di troppo. Brizzolato, occhi verde scuro e labbra
sottili.
<< Capitaine
Lacroix! >>. Un agente spalancò la porta ansimando per la
corsa, nella mano destra stringeva un biglietto e una busta aperta.
<< Sì, Roux? >>.
Alzò gli occhi dalla pratica che stava leggendo, levandosi gli
occhiali con un gesto lento.
<< È arrivato
questo pochi minuti fa! >>, poggiò un biglietto sulla
pratica.
<< Incredibile! >>.
Lacroix si rimise gli
occhiali e lesse, rimanendo impassibile. Era un uomo che
difficilmente perdeva la sua calma. Gettò gli occhiali sui fogli
insieme al biglietto.
<< Voglio il numero
della persona che si occupa del caso di Ladro Kid in Giappone, adesso
>>.
<< Subito capitano!
>>.
Nakamori
era alla
scrivania, tormentato dal pensiero della sua bambina a Parigi con
quel mago. Si sventolò un giornale, faceva più caldo degli altri
giorni. Il telefono squillò e alzò la cornetta.
<< Ispettore
Nakamori >>.
Una persona sconosciuta
parlò nella sua lingua, un forte accento mai sentito. <<
Parlo
con l'ispettore Nakamori della seconda divisione giapponese?
>>.
<< Sono io. Con chi
parlo? >>.
<< Sono Cédric
Lacroix, capitano della sezione giudiziaria di Parigi. Ho ricevuto un
preavviso del vostro ladro >>.
<< Che cosa?! >>.
La voce di Nakamori fu sentita da tutti i colleghi. <<
Ladro
Kid vi ha mandato un avviso? >>.
<< Esatto >>,
continuò lui. << Vuole rubare un diamante dal museo
Louvre
questo sabato >>.
<< A noi non ha
mandato niente quel farabutto! >>.
Non appena finì di
parlare avvertì qualcosa cadere sulla testa. Si toccò e trovò un
biglietto, poi un altro sulla scrivania e un altro ancora sul
pavimento, in breve la stanza fu ricoperta da una marea bianca.
<< Non ci posso
credere >>.
Miei
cari spettatori
francesi,
sono lieto di
annunciarvi che mi esibirò in uno spettacolo indimenticabile al
museo Louvre, dove ruberò il vostro diamante Le Régent.
Lo spettacolo avrà
inizio sabato alle 23.
Ladro Kid
Kaito
era seduto sul
divanetto di un negozio di abbigliamento. Sua madre aveva promesso ad
Aoko di portarla a fare shopping, lui era stato ridotto a portare le
buste e i pacchi. Per un attimo pensò alla faccia di Nakamori quando
avrebbe visto il rendiconto della carta di credito alla fine del
mese.
Nel quarto negozio si era
accasciato con tutte le buste sulla prima superficie morbida che
aveva trovato. Con orrore aveva notato anche le scarpe, quindi la
cosa sarebbe andata per le lunghe.
C'era una grossa TV appesa
e una piccola calca di persone, personale del negozio compreso,
riunito sotto di essa. Aoko stava ammirando un maglioncino rosso
insieme a Chikage e si voltarono in direzione della televisione.
<< Che cosa succede?
>>, si domandò Aoko. Si sporse per vedere meglio e vide
l'immagine di Ladro Kid.
<< Dicono che sabato
effettuerà un furto al Louvre >>, tradusse Chikage.
Il maglioncino le cadde
dalle mani e nel tentativo di raccoglierlo rovesciò anche il resto
dell'espositore. Le girava la testa e gli occhi le pizzicavano di
lacrime. La reazione della ragazza lasciò Chikage sorpresa, si
aspettava uno dei suoi commenti rabbiosi verso Kid.
Kaito aveva assistito alla
scena, strinse i pugni fino a farsi male e desiderò di nuovo che
quella notte non fosse successa, non riusciva a staccare gli occhi
dal pavimento.
La commessa sistemò i
maglioncini e Aoko si scusò infinite volte in inglese, le sorrise e
le disse di non preoccuparsi. Kaito sentì lo sguardo di rimprovero
della madre addosso, anche se stava dietro e non poteva vederla.
Aoko si era chiusa in se
stessa, il sorriso era sparito. Nelle settimane seguenti il fatto si
era ripresa anche perché non c'erano state altre notizie da Ladro
Kid. Rivederlo così, di colpo, fu come ricevere uno schiaffo e aveva
risvegliato i ricordi. Ritornati nell'appartamento, Aoko mangiò poco
e andò a dormire molto presto, chiudendo la porta, cosa che non
faceva mai.
<< Che cos'è
successo? >>, chiese Chikage, rimasti soli.
<< Niente >>,
mentì il figlio, cominciando a sparecchiare. La madre mise la
mano sulla sua.
<< Qualsiasi cosa
sia successa spero che tu sappia che non sarà facile
rimediare >>.
Nella sua camera, steso a
letto, sapeva benissimo che Chikage aveva ragione. L'aveva portata a
Parigi, ci aveva sperato che sarebbe bastato a farle dimenticare
quella notte. Ma il senso di colpa di Aoko era troppo grande, non
poteva accettare di aver fatto un torto al padre, di aver avuto Ladro
Kid tanto vicino e non aver fatto niente per catturarlo e, cosa
peggiore, aveva lasciato che la baciasse. Era già giovedì e vederla
così sofferente l'aveva distrutto. La mattina la sveglia avrebbe
suonato presto per andare a Disneyland Paris e si promise di
regalarle una giornata perfetta.
<<
Papà... papà
calmati >>.
Aoko camminava su e giù
per una piazzetta di Disneyland Paris. Erano appena entrati quando
Aoko aveva ricevuto la chiamata del genitore. Le aveva annunciato che
stava per prendere il primo volo per Parigi e sarebbe arrivato nella
capitale francese la notte. Era molto agitato perché Ladro Kid aveva
deciso di rubare in uno stato in cui non aveva nessuna giurisdizione
e sarebbero stati solo una forza di supporto.
<< Quello non molla
mai >>, commentò Kaito. Era seduto su una panchina
insieme a
sua madre. << Non pensavo si sarebbe fatto tutte quelle
ore di
volo >>
<< Ginzo ha la
stessa determinazione di quando cercava di catturare Toichi
>>,
rammentò Chikage e poi nascose una risata.
Aoko ritornò con l'umore
peggiorato. La sua vacanza perfetta era stata rovinata da Ladro Kid,
a causa sua il padre sarebbe stato a Parigi. L'alito sul collo
convinto di sventare chissà quale piano diabolico dei due
adolescenti.
<< Arriva stanotte
>>, annunciò con un tono da funerale.
<< Dai Aoko >>,
la consolò Kaito. << Sarà talmente impegnato a cercare di
catturare Kid da non pensarti >>.
Gli occhi azzurri di Aoko
erano quelli di una bambina triste, un senso di colpa sempre più
grande pungeva la sua coscienza. Balzò in piedi e la prese per mano.
<< Andiamo, la prima attrazione la scegli tu!
>>.
L'entusiasmo del ragazzo
fu talmente coinvolgente da strapparle un sorriso. La sensazione
della mano nella sua la fece arrossire e riuscì a dimenticare i
brutti pensieri. Chikage li guardava, intenerita.
Guardarono le tante parate
organizzate con i personaggi Disney, visitarono il castello incantato
e il labirinto di “Alice del paese delle meraviglie”, si fecero
le foto con Topolino, Minnie e tantissimi altri personaggi. In mezzo
a quella moltitudine di favole e magia, Aoko si divertì talmente
tanto dimenticare suo padre e Ladro Kid. Kaito fu molto dolce e
coinvolgente, non le diede il tempo di intristirsi. Dopodomani
avrebbe attuato il furto al Louvre, quella notte l'avrebbe passata
buona parte in piedi per poter dormire la notte dopo ed essere ben
riposato per lo show. Chikage aveva già la scusa perfetta per
distrarre Aoko dall'assenza di Kaito per tutta la durata del furto.
A fine giornata ci furono
i fuochi d'artificio. Quei colori nel cielo la riportano al regalo di
compleanno di Kaito l'anno prima, quando non era potuto venire alla
sua festa. Le aveva promesso la più grande magia di sempre e l'aveva
fatto.
<< Grazie >>,
gli mormorò.
Kaito spostò lo sguardo
dai fuochi a lei. << Per cosa? >>.
<< Per aver dissolto
i miei pensieri tristi come per magia >>.
Le fece l'occhiolino. <<
Io sono un mago, ricordi? >>.
Risero insieme, una lunga
risata per concludere quella bellissima giornata. In macchina Chikage
guidava in silenzio e Aoko si era addormentata, stanchissima. Kaito
stava già ripassando i piani per il furto, la sua mente riusciva a
concepirli ed elaborarli come se avesse la cartina davanti a sé. In
mezzo a tutti quei piani, imprevisti e trucchi c'era anche il
pensiero di Aoko, di sperare che non soffrisse troppo e di trovare il
perdono per il male che le aveva fatto...
Angolo autrice!
Buona domenica, ecco a voi
un nuovo capitolo!
Nel prossimo ci sarà il
furto al Louvre e qualche situazione scomoda ;)
Grazie per chi la segue :)
Alla prossima!
PS= Scusate per il piccolo difetto che noterete ma non sono proprio riuscita a toglierlo! Appena ne avrò la possibilità lo farò!
|
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Capitolo 13 *** 13. Paris - 2° Parte ***
13°
Capitolo
Paris-
2° Parte
Era
notte fonda quando Nakamori toccò il suolo dell'aeroporto Charles de
Gaulle,
insieme a una decina tra agenti e sottoposti. Un poliziotto era tra la
folla,
ergeva un cartellone con scritto “polizia giapponese” nella loro
madrelingua.
Li guidò fino a delle macchine della polizia parcheggiate fuori
all'aeroporto e
guidarono per circa un'ora fino a raggiungere il museo del Louvre.
L'agitazione
di Nakamori non gli permetteva di godersi quella splendida città e
neanche
quando vide la famosa piramide parigina riuscì ad ammirarla.
Lacroix
lo attendeva all'entrata principale. Si strinsero la mano e lo guidò
all'interno del museo.
<< Parla molto bene la mia lingua >>, disse
Nakamori.
<<
Il mio compagno di stanza all'università era giapponese, cresciuto a
Versailles. Me l'ha insegnata lui >>.
<<
Quali misure di sicurezza avete adottato? >>. L'ispettore
giapponese andò
al sodo.
<<
Il museo Louvre è dotato di sensori di movimento e di calore. Alla
chiusura
delle porte, una volta che il pubblico è andato via, sono attivati
anche dei
laser per le opere più importanti >>, spiegò sbrigativo.
<<
Queste misure di sicurezza non fermeranno Ladro Kid >>,
disse Nakamori.
<< Lei non ha idea che razza di mascalzone esso sia
>>.
Lacroix
lo fece salire in ascensore e premette il tasto. << La
sua fama è giunta
fino a noi, ispettore. Ho studiato i suoi precedenti furti e sono certo
di
poter fermare questo ladro gentiluomo >>.
<<
Lei lo sottovaluta! >>.
<<
E lei lo sopravvaluta >>, ribatté deciso il capitano.
<< Ladro Kid
è un essere umano che si diverte a prendere in giro tutti. Ma qui siamo
a
Parigi, ispettore Nakamori, e non intendo lasciargli fare quello che
vuole. Lei
è qui come supporto e si ricordi che si trova nella mia giurisdizione
>>.
Nakamori
sapeva perfettamente che aveva ragione. L'idea di Ladro Kid nel Louvre,
a
esibirsi con i suoi spettacoli mentre rubava un diamante preziosissimo,
gli
faceva alzare la pressione dal nervoso. Quel Lacroix non aveva idea a
cosa
stava andando incontro e Nakamori avrebbe fatto di tutto per impedire a
quel
ladruncolo di vincere ancora.
<<
L'ispettore è giunto
in patria, signorino >>.
<<
Grazie Jii >>, disse Kaito. Aveva le cuffie collegate al
cellulare e
scriveva nell'angolo di un foglio. Era l'una di notte e stava ultimando
i
preparativi. << È tutto pronto? >>.
<<
Tutto sistemato, signorino. Lei pensi a terminare quello che manca e
poi si
riposi. Tra meno di quarantotto ore inizia lo spettacolo
>>.
<<
Avrei voluto vedere la faccia di Nakamori quando sono caduti gli
avvisi!
>>, rise.
L'ufficio
della centrale doveva essere imbiancato. Kaito e Jii si erano
travestiti da
imbianchini e affrescato le pareti, il soffitto era stato coperto dalle
buste
bianche incollate con una colla resistente. Poi aveva piazzato un
congegno a
tempo nell'impianto di condizionamento, programmato per alzare il
riscaldamento
e far sciogliere la colla nel giorno e ora determinata.
Un'ora
dopo era ancora in piedi con la madre e la terza tazza di caffè vuota.
Aveva
promesso ad Aoko di portarla a vedere la cattedrale di Notre-Dame,
un'altra
tappa irrinunciabile, la mattina presto.
Sbadigliò
e si portò una mano alla bocca. << Credo ci voglia un
quarto caffè
>>.
Chikage gliene versò un
altro
po' e lo stesso fece per lei. << Alla tua età non
dovresti dipendere
dalla caffeina >>.
<<
Sei una mamma incredibile! >>, disse il figlio.
<< Rimproveri tuo
figlio perché beve troppo caffè e non perché progetta un furto nel
museo più
blindato del mondo >>.
Dei
passi strascicati misero in allerta i due. Di fretta nascosero le carte
in uno
scomparto segreto del tavolo, riposero il caffè e lo sostituirono con
del tè
giapponese e biscotti. Aoko aveva i capelli arruffati, gli occhi
semichiusi e
il pigiama stropicciato.
<<
Cosa ci fate in piedi? >>, biascicò, prendendo un
bicchiere d'acqua dalla
cucina.
<<
Due chiacchiere madre e figlio >>, rispose Chikage,
alzando la tazza di
tè.
<<
Esatto >>, concordò Kaito.
Aoko
annuì lentamente, addormentata. << Io torno a dormire,
buonanotte
>>.
Come
sentirono la porta chiudersi, sospirarono.
<<
Per un pelo >>, disse Kaito, riprendendo le carte e gli
schemi dallo
scomparto. Di solito Aoko aveva un sonno pesantissimo però doveva
essersi
dimenticata il consueto bicchiere d'acqua sul comodino, un'abitudine
che aveva
fin da piccola. Un imprevisto come quelli che aveva calcolato per il
furto. Non
sapeva perché ma pensò alle parole di suo padre dell'ultima lezione,
sentiva
che potevano applicarsi a quel colpo.
Alle due riposero tutto al sicuro dagli occhi della giovane Nakamori e
si
diedero la buonanotte. Kaito si addormentò non appena toccò il cuscino,
con il
desiderio di dormire almeno cinque ore.
Cinque
precise dopo Aoko
venne a svegliarlo. Dovette pizzicarlo sulla guancia per buttarlo giù
da letto,
tentò di scacciarla ma lei gli tolse il cuscino da sotto la testa,
agguerrita.
Chikage osservò la scena molto divertita e tifando per Aoko.
Aoko
voleva godersi quelle ultime due giornate a Parigi. Sui tabelloni,
nelle TV e
giornali francesi vedeva le foto di Ladro Kid e, anche se non conosceva
il
francese, riusciva a comprendere che era la notizia della settimana.
Cercava di
non farsi rovinare il resto della vacanza ma non risultava facile.
Notre-Dame
era magnifica. I due adolescenti la guardarono meravigliati, era ricca
di
storia e ne avevano fatto anche un famoso musical. La cattedrale era
silenziosa, si udivano solo i passi rimbombare sul marmo, non sapevano
dove
volgere lo sguardo a tanta bellezza. La guida parlava in inglese e
riuscirono a
seguire la storia del posto, dalla costruzione al giorno d'oggi. Vi
rimasero
per gran parte della mattinata e poi andarono a pranzo, dove li avrebbe
raggiunti l'ispettore per incontrare la figlia, i minuti contati.
<<
Aoko >>.
<<
Sì, Chikage? >>, rispose mentre leggeva il menù, indecisa.
Tirò
fuori un volantino dalla borsetta e lo spinse verso la ragazza.
<< Domani
ci sarà la notte bianca a Parigi >>.
<<
Cos'è la notte bianca? Non l'ho mai sentita >>. Aoko
lesse il volantino
senza capirci niente.
<<
I centri commerciali e gran parte delle attività restano aperte tutta
la notte!
>>.
Gli
occhi azzurri di Aoko divennero radiosi alla prospettiva di fare
shopping per
un'intera nottata. << È fantastico! >>. Si
girò verso Kaito.
<< Non vedo l'ora! >>.
L'amico si mostrò
completamente disinteressato. << Non ci penso proprio!
Non passerò tutta
la notte a portare le vostre buste e scatole in giro per negozi
>>.
Aoko
gonfiò le guance, irritata. << La verità è che vuoi
dormire! >>.
<<
Sei diventata una maga anche tu? >>, la prese in giro,
ridendo della sua
espressione contrariata.
Il
piano aveva funzionato. Aoko sarebbe rimasta in giro tutta la notte,
non si
sarebbe della sparizione di Kaito. Avrebbe dormito fino a tardi la
mattina
dopo, dando tempo a lui di nascondere il gioiello e riposarsi prima del
volo di
ritorno. Madre e figlio si guardarono complici.
Avevano
appena terminato il pranzo quando arrivò l'ispettore: l'umore e la
faccia
pallida indicavano pochissime ore di sonno e un diavolo per capello.
Ordinò il
caffè più forte che avevano.
Rivolse
a Kaito uno sguardo indagatore, come a voler vedere cosa fosse successo
nei
giorni precedenti.
<<
Ti stai divertendo? >>.
<<
Moltissimo! Domani notte ci sarà la notte bianca e andremo in giro per
negozi!
>>.
Perfino
lo stanco ispettore preferiva Ladro Kid all'idea di passare una notte
in
compagnia di due donne prese dalla follia dello shopping.
<< Devo avere
paura del rendiconto a fine mese? >>.
<<
E tu come stai papà? >>. Aoko spostò l'argomento sul
padre. Kaito iniziò
a ridacchiare e la ragazza gli diede un calcio sotto il tavolo.
<< Il
capitano è troppo sicuro di sé. Le misure di sicurezza sono ottime ma
l'atteggiamento è sbagliato >>.
<< Lacroix
divenne famoso, qualche anno fa, per aver sgominato una banda di ladri
di diamanti. Sono tutti in carcere e grazie a quel caso fu promosso
capitano
>>, raccontò Chikage.
<<
Be', credo che lo scoprirà da solo che con Ladro Kid non si scherza
>>,
disse Kaito, una sottile provocazione tra le righe.
Aoko
rimase fuori dalla discussione, mescolando lo zucchero nel tè.
Nakamori
vuotò la sua tazza e si alzò. << Torno al Louvre. Stanno
piazzando il
sistema di telecamere nei condotti d'areazione e potenziando il sistema
dei
sensori di calore >>.
Grazie
ispettore,
pensò Kaito. Molto utile.
<< Temo che
non
riusciremo a vederci fino alla fine di questa storia, figliola
>>.
<<
Non importa papà. Fai del tuo meglio! >>, lo spronò Aoko.
La sua
esperienza non doveva intaccare la spalla che era per lui.
Dopo
un pomeriggio passato sulla Senna ritornarono a casa. Kaito guardò
preoccupato
il cielo plumbeo, nell'aria c'era odore di pioggia e temeva un
temporale estivo
inatteso e spiacevole. Le vie di fuga a piedi non gli mancavano però
preferiva
di gran lunga volare con l'aliante.
<<
Stai tranquillo Kaito >>, disse Chikage. <<
Il meteo dice che farà
un temporale estivo solo durante la notte, per domani sera tornerà il
sereno
>>.
Kaito
annuì e si preparò per andare a letto presto. La sua regola era non
toccare
niente e non pensare al furto la notte antecedente, per riposarsi ed
essere
lucido. Una mente riposata era la base di ogni mago.
La
pioggia batteva su vetri e i tuoni non tardarono a fargli compagnia.
Spossato
dalle ore spezzate, dall'entusiasmo di Aoko e dai pensieri si
addormentò
immediatamente. Circa tre ore dopo avvertì un cigolio e dei passi sulle
assi
del parquet: da quando era Ladro Kid riusciva a cogliere ogni rumore
anche nel
sonno. Aprì gli occhi piano e vide prima le gambe di Aoko e poi lei, di
fronte
al letto, con le mani dietro la schiena e la faccia rossa.
<<
Aoko... >>, spiò il quadrante dell'orologio.
<< È mezzanotte
>>.
<<
Lo so >>. Non staccava gli occhi dal parquet.
<< Il fatto è che
tuona da ore... >>.
<<
Quindi? >>. Kaito non riusciva a connettere nemmeno un
pensiero logico da
quanto era frastornato.
<<
Mi chiedevo... >>.
<<
Cosa? >>.
<<
Ecco... posso dormire con te? >>.
La
richiesta lo svegliò del tutto. << Che hai detto?!
>>.
<<
Ho paura dei tuoni e non riesco a dormire... Quando eravamo piccoli lo
facevamo
spesso >>.
Hai
detto bene! Quando
eravamo piccoli!
La
notte prima dello spettacolo e del furto l'ultima cosa di cui aveva
bisogno era
di Aoko nel suo letto, la ragazza di cui era innamorato sognare al suo
fianco.
Scostò le coperte, cercando di respirare. << D'accordo...
Ma non farti
scoprire da mia madre. Potrebbe andare fuori di testa >>.
La ragazza s'infilò nel
letto, contenta. Era già più tranquilla, i tuoni li odiava da quando ne
aveva
ricordo.
<<
Che cosa pensa potremo mai fare? >>, iniziò a ridere e
appoggiò la testa
sul cuscino.
Kaito
dovette usare tutto il suo autocontrollo per non rispondere quello che
pensava.
<< Proprio niente, hai ragione >>.
<< Grazie >>,
sussurrò. << Quando ho bisogno di te ci sei sempre
>>.
Non è vero.
L'amara verità era che non
c'era sempre quando aveva bisogno di lui: era stato lui stesso la causa
di quegli
occhi tristi e dei momenti bui che la isolavano.
<<
Anche tu >>, era sincero.
Aoko
gli dedico un sorriso bellissimo. << Buonanotte Kaito
>>.
<<
Buonanotte... >>.
Dopo
pochi secondi Aoko dormiva già. Lui non riusciva a smettere di
guardarla, era
così tenera e dolce. Aveva la stessa aria di tutte le volte che avevano
dormito
insieme in campeggio, dopo lunghe giornate estive o solo per il gusto
di farlo.
Con la differenza che prima non c'era la voglia di accarezzarle i
capelli, il
viso e poterla abbracciare. Quelle emozioni furono il colpo di grazia
sulla sua
stanchezza e riuscì ad addormentarsi a dispetto della circostanza.
Chikage era sveglia da
un'ora
e non aveva ancora visto nessun adolescente girare per casa. Aoko era
la prima
svegliarsi e andò ad aprire la sua porta adagio, per non svegliarla nel
caso
fosse ancora addormentata. Il letto era disfatto ma Aoko non c'era.
Camminò
fino alla camera di Kaito e la trovò nel suo letto, entrambi ancora
nella
dimensione dei sogni.
L'istinto
di mamma voleva svegliarli e fare una ramanzina al figlio però non
trovò il
coraggio. Dormivano talmente bene, vicini e pacifici che preferì
lasciarli
stare. La sveglia segnava le dieci del mattino quando Aoko aprì gli
occhi,
sbatté le palpebre più volte e vide Kaito. Si ricordò di essere andata
nella
sua stanza la notte e nascose il viso tra le mani, vergognandosi da
morire. Si
alzò dal letto senza far rumore e di chiuse nel bagno, buttandosi sotto
la
doccia.
Kaito
si era svegliato e non l'aveva trovata. In compenso vi trovò sua madre
seduta,
con un sorriso.
<<
Buongiorno dormiglione >>.
<<
Ciao mamma >>, Kaito si stiracchiò.
<<
Dormito bene? >>.
<<
Mamma non insinuare cose scomode e, soprattutto, imbarazzanti
>>, la mise
in guardia, sedendosi sul bordo del letto.
<<
Eravate così carini! >>.
<<
Ti prego >>, rabbrividì al suono mieloso.
<< Oggi ho altro a
cui pensare >>.
La
sua prima preoccupazione fu guardare fuori dalla finestra. Il sole
splendeva
nel cielo, le nuvole era svanite e c'era di nuovo un'alta temperatura:
avrebbe
potuto utilizzare l'aliante.
<<
Sei nervoso? >>.
Kaito sogghignò.
<< No,
assolutamente. A dispetto delle circostanze mantenere sempre...
>>.
<<
La poker face >>, completò Chikage. << Vi
ho preparato la
colazione, ho un paio di appuntamenti di lavoro >>.
Kaito
andò in cucina e vi versò del succo d'arancia e poi anche un secondo
bicchiere
per Aoko. La ragazza uscì dal bagno con i capelli fradici e camminò
fino alla
cucina dove vi trovò Kaito, che beveva il succo. Quando si guardarono,
lui si
bloccò e quasi gli andò di traverso, lei si sedette rigida sulla sedia.
<<
Buongiorno >>, borbottò nel bicchiere.
Kaito
si pulì le tracce di succo dal mento con il fazzoletto.
<< Allora... dove
vuoi andare oggi? >>.
<<
Uhm... Vorrei tornare sulla Tour Eiffel un'ultima volta. Poi vorrei
andare a
vedere l'arco di Trionfo >>.
<<
Mia madre è andata ad alcuni appuntamenti di lavoro e sarà impegnata
fino
all'ora di pranzo. Ti scorterò io per Parigi! >>.
<<
Devo fidarmi? >>.
Le
lanciò il tovagliolo e Aoko lo scansò, ridendo. Conclusa la colazione,
presero
la metro e arrivarono di nuovo sotto la Tour Eiffel. Aoko non riusciva
a capire
cosa le piacesse tanto di quella torre, le succedeva la stessa cosa
alla torre
di Tokyo. Le dava l'impressione di riuscire a vedere tutto più chiaro,
da
un'altra prospettiva e ultimamente era quello di cui aveva più bisogno.
Kaito
era presente con il corpo e la mente vagava da tutt'altra parte. Non
era
nervoso, era sicuro delle sue capacità e non sarebbe stato quel
capitano
francese a catturarlo: per lui era un passo nella sua carriera di
illusionista
e di ladro e voleva dare il massimo.
Il
Louvre disponeva di una cassaforte situata al piano inferiore. Lacroix
aveva
ottenuto il permesso di utilizzarla per custodirci Le Régent.
La
cassaforte era dotata di serratura meccanica e dalla combinazione di
due
chiavi. Per essere aperta bisognava girare le chiavi in un ordine
preciso e
girare la manopola in diversi sensi per farla scattare. C'erano oltre
due metri
d'acciaio inossidabile e nessun strumento sarebbe stato utile per
aprirne un
buco. Una volta chiusa si sarebbe aperta, in caso d'emergenza, in un
orario
preimpostato e Lacroix scelse mezzogiorno: Ladro Kid rubava solo di
notte e non
avrebbe potuto utilizzare quel sistema per impadronirsi del tesoro
prezioso. Ci
volevano circa tre minuti per aprirla con il metodo tradizionale,
sufficienti
per catturare il ladro. Aveva predisposto agenti accanto al portellone
e fuori
dalla stanza. I sensori di calore avrebbero avvertito la presenza di
chiunque
all'interno della cassaforte. Non c'erano condotti d'areazione, i
cassetti
disposti lungo la parete destra erano chiusi a chiave per evitare che
li usasse
per nasconderci trucchetti.
Lacroix
era sicuro di aver ingannato il famoso ladro illusionista e gli pareva
di
sentire già il sapore della vittoria.
Giunse
la sera su Parigi.
Nella
piazza del Louvre si era riunita una moltitudine di gente, le forze
armate
faticavano a contenerla. C'erano cartelli e striscioni in onore del
ladro
fantasma, alcuni indossavano un cappello bianco e le ragazze non
facevano che
sperticarsi in complimenti sul ladro al chiaro di luna.
Kaito
si trovava a casa e si stava preparando. Chikage e Aoko erano uscite
per lo
shopping notturno e la madre gli aveva fatto l'occhiolino, la sicurezza
del
figlio rassicurava anche la sua parte materna.
In
contemporanea, Lacroix elargiva ordini ai suoi agenti, compresi quelli
di
Nakamori. L'ispettore aveva un brutto presentimento: Ladro Kid non si
sarebbe
scomodato di arrivare fino a Parigi solo per rubare un diamante,
avrebbe messo
in scena uno spettacolo di magia indimenticabile che avrebbe fatto una
figura
terribile alla polizia.
Un
orologio a pendolo batté
le ventitré. Ogni rintocco era scandito nel più assoluto silenzio.
Poi
un telo si srotolò coprendo l'ingresso e le finestre della Porta dei
Leoni. Il
pubblico volse l'attenzione sullo schermo e apparve l'immagine della
sala dove
c'era la cassaforte.
Lacroix
fu tempestivamente informato e ordinò ai suoi sottoposti di correre sul
tetto,
sicuro che il ladro sarebbe apparso là.
Ladro
Kid volteggiò con il suo aliante per atterrare morbidamente sul tetto,
camminando sul bordo. Allargò le braccia, il mantello svolazzava nella
brezza.
<<
Signori e signore! >>, esordì in perfetto francese.
<< Sono qui
nella vostra incantevole città per stupirvi! >>.
La
calca si spinse ancora di più sotto lo schermo per vederlo meglio.
Lacroix
urlò nella ricetrasmittente, non ottenne risposta. Kaito aveva lavorato
insieme
a Jii per aggiungere una serratura in più chiusa con un lucchetto
dall'esterno.
Li poteva sentire sbattere contro i portelloni, infuriati.
<<
Su questo schermo vi mostrerò la mia straordinaria magia! Lo show
inizia!
>>. Si avvolse nel mantello e svanì. In verità era
scivolato nello spazio
tra il muro e lo schermo, entrando in una finestra. In verità era
aperta,
l'aveva scardinata prima dello spettacolo e messo un lucchetto finto,
identico
a quello delle altre finestre.
Si
era cambiato al volo e mischiato tra gli agenti, per guadagnare il
tempo
sufficiente per mettere in atto la fase due del piano.
Lacroix
e Nakamori erano
fuori la porta e quattro agenti erano all'allerta. Da un poliziotto di
guardia
alla folla avevano saputo che Ladro Kid era sparito e molto
probabilmente si
era infiltrato tra i presenti. Il capitano francese ordinò di non
lasciar
passare nessuno e di chiedere le carte d'identità e di confrontarle con
la
lista degli agenti in servizio.
Kaito
era sintonizzato sulla loro linea e sorrise, soddisfatto: era quello
che
voleva. Fermò uno degli agenti. Al suo fianco c'era Jii, travestito
anche lui.
<<
Nome, cognome, età, data di nascita e luogo >>.
L'uomo
fece il segno di riconoscimento. << Alein Dubois, 31
anni, nato a Parigi
il dodici dicembre 1983 >>, recitò.
<<
È un impostore! >>, urlò Jii.
<<
Qui non c'è nella lista! >>.
<<
Come?! >>.
I
colleghi gli furono addosso in pochissimo tempo e Kaito ne approfittò
per far
scivolare in tasca un monocolo, per rafforzare l'idea che fosse Ladro
Kid.
Sparirono nella confusione generale.
<<
Io non sono Ladro Kid! >>, urlava il povero malcapitato.
Il
capitano e l'ispettore furono informati dell'accaduto e il primo urlò
che erano
degli idioti perché era un evidente farsa di Ladro Kid per fargli
abbassare la
guardia. In effetti era così perché Kaito era arrivato al piano della
cassaforte tranquillamente, cambiando nuovamente faccia.
Le
due chiavi erano in possesso di Nakamori e Lacroix, nascoste nel
taschino
interno della giacca, l'unico modo per prenderle era toglierle e
frugarle.
Kaito conosceva la sequenza perché l'aveva vista fingendosi la donna
delle
pulizie e non era una cosa complicata. Il fattore tempo era
preoccupante ma
aveva trovato un metodo semplice e geniale per distrarli e non
danneggiare le
opere del Louvre.
Sbirciò
appena dietro l'angolo in cui era nascosto e vide le due guardie, due
corridoi
più avanti c'era la cassaforte. Piccole sfere rotolarono fino ai piedi
dei due
agenti e si addormentarono, lui e Jii li trasportarono in bagno,
vestiti con
nuovi abiti e applicarono un'altra faccia. Presero il loro posto.
Corsero
dai colleghi di guardia nel corridoio successivo, e urlarono che
avevano
trovato l'ispettore Nakamori e il capitano Lacroix addormentati nei
bagni.
Mentre i due poliziotti correvano a controllare, si divisero e Kaito
arrivò
finalmente nella sala della cassaforte. Ci aveva messo quindici minuti
in
totale, aveva calcolato non più di venticinque minuti.
<<
Attenzione! Quelli sono degli impostori! >>.
Il
tenente si girò verso Kaito. << Come? >>.
<<
L'ispettore Nakamori e il capitano Lacroix sono nel bagno! E sono
quelli veri,
non hanno le chiavi! >>.
L'uomo
chiese conferma e i due sottoposti gli diedero ragione. Tentarono di
svegliarli
ma era inutile, l'anestetico era troppo forte.
I
due uomini si ritrovarono gli agenti contro e fecero dei passi indietro.
<<
Imbecilli, che fate?! >>.
<<
Catturateli! >>.
Kaito
sapeva che sarebbero caduti nella trappola. Trovare due con i visi di
Nakamori
e Lacroix senza le chiavi avrebbe rafforzato l'idea che Ladro Kid ne
era già in
possesso.
Non
fecero in tempo a dire che erano quelli veri e furono assaliti. Anche
Kaito si
mischiò tra gli agenti e riuscì a prendere le due chiavi, mettendone
due copie
false al loro posto. Tirarono le loro facce a lungo prima di rendersi
conto che
erano i veri capitano e ispettore. Doloranti e con le guance rosse si
toccarono
le tasche e le chiavi erano ancora al sicuro.
<<
Fase tre >>, mormorò Kaito.
Aoko
aveva tre buste piene di vestiti. Non era solita fare molto shopping in
patria
ma non le sarebbe ricapitato molto spesso di indossare abiti francesi,
la carta
di credito era infuocata a forza di strisciarla. La ragazza notava
molte
persone sotto le TV o sedute ai tavolini dei bistròٍò
per osservare
le gesta del ladro fantasma. Quando lo vide in piedi sul tetto, un
magone allo
stomaco fu peggio di un pugno. Le sensazioni piacevoli di quel bacio
sotto la
luna riaffiorarono pur senza volerlo e divenne triste. Poi un'altra
emozione,
ben diversa, si unì alle altre: la rabbia. La stessa identica rabbia
che
provava quando Ladro Kid umiliava il padre ma stavolta era lei a
sentirsi così.
Glielo chiederò!
Chikage era in camerino a
provarsi un abitino corto e rosso fuoco.
<<
Allora >>, esordì. << Cosa ne pensi Ao...?
>>.
La
ragazza non era lì e la donna guardò a destra e a sinistra dei
camerini,
sbirciando in un paio di essi. La suoneria indicò l'arrivo di un
messaggino e
prese lo smartphone.
<<
Merda! >>, esclamò. Non era solita dire parolacce ma non
c'era occasione
migliore per iniziare.
Digitò
in fretta il numero di Jii e la voce registrata gli disse di riprovare
più
tardi, riprovò altre volte ma non c'era verso. Si cambiò, arraffò in
fretta la
sua roba e si diresse alla macchina, velocissima.
Quell'imprevisto
non l'avevano proprio considerato.
Nakamori
si stava riprendendo
dall'assalto e sentiva uno strano sfrigolare. Cercò la fonte del rumore
e non
poté crederci.
<<
Al fuoco! >>.
Piccoli
fuochi erano sul pavimento e apparivano uno dietro l'altro. Il sistema
antincendio era stato spento tramite un congegno wireless, l'avrebbe
riattivato
in tempo. La cassaforte non si trovava nel piano delle opere preziose e
non
avrebbe danneggiato nessuno.
Camminarono sul pavimento e
altri fuochi scoppiavano. Lacroix sembrava il diavolo, era paonazzo
dalla
rabbia. I quattro agenti nella sala adiacente la cassaforte furono
costretti a
fuggire per il fumo, in verità era solo un’illusione creata da quattro
piccoli
bocchettoni posti sulle pareti.
<<
La gemma! >>, urlò Nakamori. << Controllate
la gemma! >>.
<<
Capitano Lacroix! >>, esclamò un agente. <<
I sensori di calore
sono impazziti! >>.
<<
Cosa?! >>.
<<
Gli incendi hanno mandato in cortocircuito il sistema! >>.
Kaito aveva una maschera
antigas per operare nella nebbia creata. Girò le chiavi e iniziò a
girare la
manopola secondo la sequenza imparata. Dopo tre minuti sentì lo scatto
e la
cassaforte si aprì.
All'esterno
il pubblico assisteva con il fiato in gola: le immagini delle
telecamere
avevano mostrato la carta lancio mimetizzata, era il nome del trucco
utilizzato, prendere fuoco e creare una magia di fiamme danzanti.
Kaito
arrivò nella sala, ruppe il vetro del diamante e lo agguantò. Ma
Lacroix tirò
fuori la pistola, impazzito totalmente dall'umiliazione. Kaito riuscì
ad
evitare il colpo per un soffio, il capitano sfidò le lacrime causate
dal fumo
ed entrò nella cassaforte: Le Régent era sparita.
<<
Bastardo! >>.
<<
Capitano Lacroix, un linguaggio più garbato >>.
Quella
voce lo fece voltare. Ladro Kid era fuori, il diamante scintillava
nella
nebbia. Impugnò la pistola e si apprestò a sparare un altro colpo.
<<
Si goda il soggiorno! >>.
Kid
chiuse la porta della cassaforte. Lacroix corse ma era troppo tardi: le
chiavi
le aveva lui e questo significava che avrebbe dovuto trascorrere dodici
ore
imprigionato nella sua stessa trappola.
Il
ladro si cambiò nuovamente. Riattivò il sistema antincendio e si
spensero in
breve tempo.
Kaito aveva tracciato la
via
di fuga attraverso i condotti di areazione che sbucavano sul tetto, poi
avrebbe
finito il suo spettacolo.
Chikage
era arrivata nella
piazza del museo, parcheggiando la macchina alla meglio. La folla era
più
numerosa e la donna cercò Aoko. A giudicare dall'assenza di poliziotti
erano
stati tutti richiamati dentro.
Kaito è ancora là.
Guardò l'orologio. Avevano
calcolato venti minuti e ne erano passati già cinque di troppo. Il
tempo era
fondamentale in un furto, se si sfora significa che qualcosa è andato
storto o
non come previsto. Era preoccupata per la reazione del figlio alla
vista di
Aoko, che potesse deconcentrarlo e fargli commettere errori fatali.
Aoko
era riuscita a
mischiarsi nella calca. Aveva sentito di un incendio e si preoccupò per
il
padre. Il caos le fu utile per riuscire ad entrare, tracce bagnate sul
pavimento suggerirono che i poliziotti correvano in cerca di Ladro Kid
per
tutto l'edificio.
<<
Ispettore Nakamori >>, disse un suo agente giapponese.
<< C'è un
problema >>.
<<
Cosa c'è adesso? >>. Nakamori ne aveva fin sopra i
capelli: fradicio,
bruciacchiato, graffi sul viso e acciaccato. E. come se non bastasse,
Lacroix
urlava come un ossesso per essere liberato dalla cassaforte fino a
rompergli i
timpani.
<<
Ehm... >>, il tono lo spaventò. << Il
fatto, ecco... sua figlia
>>.
<<
Mia figlia? >>.
<<
Si trova all'interno dell'edificio >>.
<<
Che cosa?! >>.
<<
Ed ora si va casa
>>, mormorò soddisfatto mentre toglieva la grata e
l'appoggiava contro il
muro. Jii era riuscito a scappare e lui era salvo. Ci aveva messo
minuti in
più, non aveva programmato di chiudere il capitano nella cassaforte ma
non
sopportava chi aveva lo sparo facile.
<<
Ladro Kid! >>.
Quella
voce lo bloccò, nella speranza che avesse udito male. Aoko era a meno
di due
metri di distanza da lui, con un'espressione indecifrabile. Riusciva a
vederci
rabbia, confusione e determinazione, simile a quella famosa sera.
<<
Perché? >>.
Aoko
mosse dei passi verso il ladro, incurante del pericolo.
Come cavolo ha
fatto ad
entrare?!
Lui l'aveva progettato per
settimane e Aoko era entrata come se niente fosse. Il capitano Lacroix
era
peggio di Nakamori!
<<
Signorina... >>. Aveva zero tempo da dedicarle.
<<
Perché mi hai baciata quella sera? >>.
Era
proprio la domanda che non voleva sentire. La risposta giusta sarebbe
stata
l'amore, un sentimento che era nato dieci anni prima ed era maturato
negli
anni, per diventare poi consapevolezza. Ma questa era la risposta che
avrebbe
potuto dare Kaito Kuroba, non Ladro Kid.
<<
Un giorno >>, girò il viso a tre quarti per guardarla.
<< Avrà la
sua risposta, signorina. Ma non stasera >>.
<<
Che significa? >>, gli occhi di Aoko erano umidi.
<< Hai idea di quanto
io abbia sofferto? Ti diverti a umiliarci? >>.
<<
Non l'ho mai voluta umiliare, non era mia intenzione >>.
Ladro Kid tolse
una pallina di fumo dalla tasca, non voleva lasciarla in quello stato
ma non
aveva scelta. << Mi creda, un giorno risponderò a tutte
le sue domande
>>.
Aoko
fece per avvicinarsi ma il fumo l'avvolse: al suo posto c'era una rosa
rossa.
La raccolse e la strinse, profumava di qualcosa di familiare.
<<
Aoko! >>
La ragazza si girò e nascose la rosa dietro la schiena.
<< Papà mi
dispiace >>.
<<
Si può sapere cosa ti prende ultimamente?! >>, la
rimproverò. <<
Eri affidata a Chikage! >>.
<<
Non sono una bambina e non è colpa sua! >>, si difese.
<< Scusa, ma
io non potevo lasciarti solo >>. Incrociò le dita per la
bugia.
Il
padre si addolcì e ordinò ai poliziotti di scortarla fuori. Nakamori si
ripromise di fare un discorsetto alla sua sconsiderata figlia una volta
tornati
in Giappone.
Ladro
Kid sbucò sul tetto.
Una palla di luce l'avvolse e apparve al pubblico francese, mostrando
fiero Le Régent.
Strilli da far diventar sordi rimbombarono per la piazzetta del Louvre,
il
pubblico parigino non aveva mai assistito a una performance come quella
in
diretta.
<<
Kid! Ladro Kid! >>.
Chikage
sospirò sollevata, suo figlio era sano e salvo. Con le sembianze di
Ladro Kid
gli ricordava da morire l'amore della sua vita e fu fiera di quel
figlio
divenuto ormai grande.
<<
Sono lieto di aver visto scintillare lo stupore nei vostri occhi! Ci
rivedremo
presto, au revoir! >>. Lo schermò si staccò dai ganci,
cadde giù e vi
buttò un manichino per distogliere l'attenzione della sua fuga con
l'aliante.
Chikage
vide Aoko uscire dal museo accompagna da due agenti francesi e corse ad
abbracciarla, ancora più sollevata.
<<
Scusami >>.
<<
L'importante è che stai bene >>.
<<
Vorrei andare a casa >>.
Chikage l'accontentò e
prese
la via più lunga per dare a Kaito il tempo di tornare. Il ragazzo
rientrò in
casa, il diamante in tasca. Aveva poggiato la mano sulla maniglia
quando udì la
porta d'ingresso aprirsi. Chiuse la sua alla svelta, buttò il tesoro
nel
cassetto del comodino e si gettò nel letto, coprendosi in modo da non
far
vedere cosa indossava.
<<
Dorme >>, disse la madre ad Aoko. << Un
vero dormiglione >>.
Aoko
annuì e si rintanò nella sua stanza. Si sedette sul letto,
abbracciandosi le
ginocchia, un paio di lacrime le bagnarono la pelle e le asciugò con il
lenzuolo. La rosa era al suo fianco, quasi come sentisse la sua
presenza
vicinissima.
Kaito era ben sveglio,
l'adrenalina del furto era ancora in circolo. Era sicuro che Aoko fosse
sveglia, forse stava piangendo. Aveva calcolato tutto tranne la sua
presenza.
Da quando era tanto risoluta? Sembravano due persone in una: la dolce e
sensibile Aoko e la coraggiosa Aoko.
Rigirava
il diamante tra le dita e lo volse alla luce della luna: brillò
incolore e
basta.
<<
Nemmeno tu sei Pandora >>, sussurrò.
Nel
comodino c'era una cassaforte e vi ripose il tesoro: sua madre
l'avrebbe
restituita al capitano Lacroix via posta, giusto per farlo arrabbiare
un altro
po'. Sghignazzò pensando all'arrogante capitano chiuso in quello spazio
angusto.
Buttò
il vestito di Ladro Kid in fondo all'armadio e si mise sotto le coperte
in
pigiama. Erano le due di notte e l'aereo sarebbe decollato dodici ore
dopo.
Prima
di addormentarsi, quando ormai era tra la veglia e il sonno, pensò una
cosa che
lo fece sorridere.
È stata la vacanza
più
stancante, soddisfacente e bella della mia vita.
Lacroix
fu liberato a
mezzogiorno. Sudato, affamato, spossato e indignato per la
mortificazione
subita. In fondo Nakamori pensò che la lezione gli era servita: nessuno
doveva
sottovalutare Ladro Kid.
Aoko
e Kaito erano in aeroporto insieme a Chikage. Il signor Nakamori
avrebbe preso
l'aereo successivo e sarebbe giunto in Giappone qualche ora dopo la
figlia, per
stilare un rapporto da lasciare alla polizia internazionale e a quella
francese.
Le
televisioni sparse per Charles de Gaulle non facevano altro che parlare
del
furto di Ladro Kid. I turisti occupavano i divani, le sedie e i
tavolini dei
bar per ascoltare.
In
uno di quei bar c'erano anche loro. La versione ufficiale era che Kaito
avesse
dormito profondamente dalle ventidue alle nove del mattino e Aoko non
capiva
perché sembrasse uno zombie. Beveva un succo e mordicchiava la
cannuccia,
stanco.
<<
Il furto del secolo >>, tradusse Chikage.
<< Povero Lacroix
>>.
Bastava
non sfoderare la
pistola.
<< Come ha detto la giornalista, ci penserà due volte a
sottovalutare
qualcuno! >>.
La ragazza si rivolse
all'amico, perplessa. << Hai detto che conoscevi solo
qualche parola di
francese >>.
Era
stata una bugia: Kaito parlava perfettamente francese ma faceva finta
di non
conoscerlo per non destare sospetti. << Ieri notte ho
visto qualche
diretta con i sottotitoli in inglese sul cellulare >>.
Chikage affogò una
risata nel suo caffè lungo. Chiamarono il loro volo.
<<
È ora di andare >>, disse Kaito.
<<
Mi mancherai moltissimo! >>. Chikage abbracciò a lungo il
figlio.
<< Sono fiera di te >>, gli sussurrò
nell'orecchio. Kaito annuì,
felice.
Anche
Aoko ricevette un abbraccio dalla donna, quella ragazza era un po' come
una
figlia. << Abbia cura del mio bambino >>.
<<
Piantala mamma! >>. Lo sport preferito di sua madre era
metterlo in
imbarazzo.
Aoko
rise. << Senza di me sarebbe perso >>.
<<
Non hai idea di quanto >>. Le fece un occhiolino che Aoko
non capì e
forse era meglio così.
Sull'aereo
Kaito si accasciò contro il sedile. Non vedeva l'ora di essere in
Giappone e
riposarsi un po', l'estate iniziava anche per lui.
Aoko
frugò nella borsetta e ne estrasse un pacchettino avvolto da una carta
a righe
rose e azzurre. << Per te >>.
Kaito
lo scartò, curioso. Un bracciale in cuoio con placca in metallo, del
genere che
indossava lui. Nell'angolo c'era una piccola Tour Eiffel incisa.
<<
È un bel regalo di compleanno! >>.
<<
Infatti non lo è. Questo è il tuo souvenir in ricordo di questa vacanza
>>. Kaito pensò che il sorriso che gli mostrava era più
bello di
qualsiasi altra cosa.
<<
Grazie >>. Appoggiò la mano su quella della ragazza e
strinse le dita
attorno alle sue. Furono pochi secondi ma sufficienti per dover
reprimere
intenti poco adatti.
L'aereo
decollò e lasciò Charles De Gaulle. Aoko appoggiò la fronte contro il
freddo
vetro del finestrino, guardando per l'ultima volta quella città magica.
Grazie, Parigi.
Angolo autrice!
Salve!
Con questo capitolo
lasciamo Parigi e anche per Kid arriva un po' di pausa estiva :)
Grazie a chi l'ha letta!
Manganime_book_love:
Grazie mille per la tua recensione e per i complimenti!
Shinici e ran
amore: Ti
ringrazio come al solito per le tue bellissime recensioni! La
bouillabaisse è una sorta di zuppa di crostacei, frutti di mare e
pezzi di pesce molto saporita! Sono stata in Francia da bambina per
questo conosco Parigi e i piatti tipici :)
Alla prossima!
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Capitolo 14 *** 14. Happy Birthday! ***
14°
Capitolo
Happy
Birthday!
Kaito
era disteso sul
dondolo, leggendo un libro sulla magia. Ancora una settimana e
l'estate sarebbe ufficialmente iniziata: le temperature si aggiravano
intorno ai venticinque gradi e c'era un venticello fresco. Era il
secondo giorno di riposo assoluto, non aveva toccato libri
scolastici, aperto articoli su Ladro Kid e non era ancora sceso nel
nascondiglio. Jii era andato a farsi una riposante vacanza alle terme
con alcuni pensionati.
Sul tavolino di paglia
c'era una bibita con cubetti di ghiaccio che sorseggiava per
rinfrescarsi. Si dondolava piano e sfogliava il libro pagina dopo
pagina.
<< Kaito! >>.
Si aggrappò allo
schienale per non cadere dallo spavento. Il visetto di Aoko spuntava
dalla siepe.
<< Mi hai fatto
venire un infarto! >>, disse, mettendosi seduto.
<< Non
potevi bussare come le persone normali alla porta d'ingresso?!
>>.
<< Sei un brontolone
noioso >>, si lamentò lei. << Sono venuta
per dirti che
domani è il tuo compleanno! >>.
Domani?
Era molto stanco, l'ultimo
anno era stato stressante e il suo compleanno era l'ultima cosa a cui
pensava. L'amica adorava festeggiare e non poteva toglierle quella
gioia.
<< Sono nato a
giugno, Aoko. Ciò significa che nessuno è mai venuto alle mie feste
perché in vacanza >>, disse ritornando al suo libro.
<< Lo so. Lo
festeggeremo insieme! >>.
<< Eh? >>, il
libro cadde sul prato.
<< Stavolta sarò io
a stupirti >>, rise lei.
Kaito non sapeva cosa
avesse in mente, sperava solo che non fosse una situazione ambigua.
Parigi era stata una dura prova e non ne aveva bisogno di altre.
<<
Ci sto. Stupiscimi! >>.
Saguru
era nel giardino
della villa, seduto sotto il porticato. Leggeva le pagine di cronaca,
era stato informato dell'ultimo furto di Ladro Kid. Strinse il tablet
tra le dita, consapevole che Kaito Kuroba l'aveva avuta vinta ancora.
Lui era stato a Parigi come Ladro Kid e per Saguru era una prova
inconfondibile della sua colpevolezza.
Il cellulare iniziò a
trillare e il nome di Aoko apparve sullo schermo.
Perfetto.
<< Pronto? >>.
<< Ciao Saguru! >>,
la voce della ragazza era allegra. << Come stanno andando
le
vacanze? >>.
<< Splendidamente.
Le tue vacanze francesi sono state piacevoli? >>, domandò
con
fare innocente.
<< Sono stata molto
bene >>, rispose Aoko. Ovviamente tralasciando la
parentesi
Kid. << Anche Kaito si è divertito molto!
>>.
<< Immagino >>.
<< Volevi chiederti
se hai impegni per domani sera >>.
<< Sono libero,
perché? >>.
<< Sarà il
compleanno di Kaito e gli sto organizzando una festa a sorpresa. Sai,
essere nato in un mese estivo rende sempre difficile pianificare
qualcosa >>.
<< Non mancherò >>.
Saguru non avrebbe potuto sperare di meglio per indagare un po'.
<< Sono molto
felice! Ti aspetto a casa mia per le venti! >>.
<< Sarò
puntualissimo >>.
<< A domani allora!
>>.
Il detective la salutò e
chiuse la chiamata. Un sorriso si allargò sul suo bel volto, un
altro passo verso la verità si sarebbe compiuto a breve.
Kaito
ronfava sotto le
coperte, le tapparelle abbassate per non far filtrare neanche il più
piccolo raggio di luce. Il cellulare sotto carica iniziò a vibrare e
Kaito aprì un occhio per controllare chi fosse.
Premette il tasto per
accettare la chiamata. << Mamma? >>.
<< Tanti auguri
tesoro! >>.
<< Sono le sette e
mezza. Sarebbe stato il mio compleanno anche tra tre ore
>>.
<< Qui è ora di
pranzo, Kaito >>. Chikage sedeva in un bistrò, una
rivista
aperta e del buon caffè freddo.
<< Grazie per gli
auguri >>, si appoggiò al cuscino, sbadigliando e
portando la
mano alla bocca.
<< Cosa ti sta
organizzando Aoko? >>.
<< Non ho idea. Le
ho detto di stupirmi >>.
<< Sono certa che lo
farà! Ora ti saluto, devo tornare alle mie faccende >>.
<< Sempre di fretta
>>, disse il figlio, un po' seccato.
Chikage ridacchiò. <<
A presto tesoro. Fa il bravo, mi raccomando, e non far esasperare
Aoko! >>.
Semmai è il contrario.
<< Come no... Ciao mamma >>.
Kaito spense il cellulare
e si ributtò sotto le coperte. Poi ci ripensò e chiuse anche la
porta a chiave, l'entusiasmo di Aoko non l'avrebbe fermata a
svegliarlo presto anche la mattina del suo compleanno.
La ragazza lo lasciò
dormire fino alle dieci, nel frattempo aveva iniziato a preparare le
pietanze per la festa. Era riuscita a contattare quasi tutti i loro
compagni di classe e aveva letteralmente cacciato suo padre fuori di
casa, chiedendogli di tornare il più tardi possibile. Seppur
infastidito aveva acconsentito.
Aoko bussò
insistentemente alla porta finché l'amico non le aprì.
<< Devo toglierti
quella dannata chiave d'emergenza >>, mugugnò.
<< Sono le dieci!
>>. Si avvicinò a lui e gli diede un bacio sulla guancia.
<<
Tantissimi auguri Kaito! >>.
Quel bacio ebbe lo stesso
effetto di un marchio rovente sulla pelle. Quella vicinanza
improvvisa lo stordì e il profumo dei capelli di Aoko gli fece
perdere la ragione per un attimo. Riuscì a mantenere l'autocontrollo
ma ci era mancato veramente poco che crollasse.
<< Oggi alle venti
ti aspetto nel mio salotto >>. Sprizzava entusiasmo da
tutte le
parti.
<< Devo
preoccuparmi? Finirò avvelenato dal cibo? >>, scherzò,
rovistando nell'armadio in cerca di abiti sportivi.
<< Simpatico >>,
mise su un finto muso che durò poco. << Vai a correre?
>>.
<< Sì, tornerò per
l'ora di pranzo >>.
<< Mi dispiace ma
oggi dovrai arrangiarti. Non puoi mettere piede a casa fino
all'orario concordato >>.
Kaito pensò, vista la
poca bravura in cucina di Aoko, non era poi così male. Evitò di
dirlo o si sarebbe beccato un livido. << Me la caverò!
>>.
Aoko aveva chiesto a Keiko
di darle una mano. L'amica era molto brava nel preparare i dolci, era
famosa per i biscotti alle mandorle e la torta doppio strato al
cioccolato. Le aveva chiesto proprio questa, Kaito adorava qualsiasi
cosa avesse doppio cioccolato.
<< La pasta di
zucchero va lavorata molto >>, Keiko le mostrò come fare.
<<
In questo modo sarà possibile modellarla e non si rovinerà
>>.
<< Come sei brava
>>, l'ammirò l'amica. << Io sono un
disastro >>.
La sua pasta di zucchero era tutti a buchi.
<< Ci vuole solo un
po' di pratica >>, la incoraggiò. << Fai
questi
movimenti e vedrai che uscirà perfetta! >>.
All'ora di pranzo
l'ispettore rientrò nell'abitazione. Nell'aria c'era un dolce
profumo e la cucina era appiccicosa di zucchero. Aoko aveva i capelli
disordinati e una macchia di farina sulla guancia destra.
<< Spero che domani
sarà tutto in ordine >>.
Aoko gli servì in fretta
il pasto e ritornò a decorare la torta con Keiko. Le fece vedere
come usare la sac a poche per fare le decorazioni e Aoko ci mise
tutta se stessa per riuscirci. Si ripromise di offrire all'amica una
grande coppa di gelato per ringraziarla.
La ragazza non sapeva
perché ci tenesse così tanto: voleva che fosse felice, ogni
compleanno era lo stesso ma quell'anno sentiva che c'era altro. La
risposta era sempre lì, nell'angolo della sua mente, e lei non era
ancora pronto per interrogarla.
<< Cosa ti metterai?
>>. Keiko stava infornando alcuni salatini.
Non rispose, continuò ad
impastare della pasta sfoglia.
<< Aoko? >>.
<< Ecco... Ho
comprato un vestito ieri >>.
<< Posso vederlo?
Anzi, devo vederlo >>, si corresse in fretta.
Salirono nella camera da
letto e Aoko aprì la sacca con il vestito.
Keiko rimase a bocca
aperta. << È
meraviglioso >>.
<< Forse è
troppo... >>.
<< Stai scherzando?
Lo lascerai a bocca aperta! >>.
Non lo disse a Keiko ma
era proprio quello che voleva, anche se era difficile ammetterlo. Lo
ripose nell'armadio, timidamente, e cercando un briciolo di autostima
da qualche parte per sentirsi, almeno una volta, bellissima.
Akako
suonò al campanello
dei Nakamori. Indossava un corto abito nero scollato sulla schiena e
tacchi dalla suola rossa, i capelli sciolti che scendevano sulle
spalle e il petto.
Aoko le aprì e la guidò
fino alla cucina. Le grandi ante della portafinestra erano coperte
dalle tende per evitare che Kaito notasse la gente che si accumulava
in salotto. Poco dopo arrivò anche Saguru e Aoko provò una
sensazione strana, come di avvertimento.
Il ragazzo si stava
vestendo per andare all'appuntamento, totalmente ignaro. Finì di
abbottonare la camicia, prese le chiavi e un minuto dopo era a casa
sua. Aoko gli aprì la porta e Kaito non riuscì a muoversi.
Il vestito di Aoko era
sopra il ginocchio, di un bianco candido. Il corpetto era rigido, con
la scollatura non eccessiva come quella di Akako, dei cristalli blu
impreziosivano lo scollo. Aveva osato tacchi più alti del consueto,
blu come la decorazione. La gonna in tulle ricordava il tutù di una
ballerina. Le spalle coperte solo dai capelli lasciati sciolti,
qualche boccolo ai lati. Il bracciale era bianco come il vestito, con
le iniziali della ragazza incise sopra. Gliel'aveva regalato il papà
per Natale e lo indossava solo nelle occasioni speciali.
Aoko era sempre stata
bella, anche se inconsapevole: quella sera era splendida. Lo sguardo
timido e le guance rosse per l'imbarazzo completavano la perfezione.
<< Sei... bellissima
stasera >>, osò un complimento.
L'apprezzamento la
inchiodò sul posto, non riusciva a guardarlo. <<
Grazie...
Vieni >>.
Il corridoio era buio e lo
guidò fino al salotto. Accese la luce.
<< Sorpresa! >>.
Le stelle filanti
esplosero e Kaito non riuscì a crederci, aveva organizzato una festa
con i suoi compagni solo per lui. Ci era cascato in pieno.
<< Auguri amico! >>,
disse Yosai, un compagno di classe.
<< Tantissimi auguri
Kaito! >>, continuò Keiko.
<< I miei migliori
auguri >>. Akako si avvicinò al ragazzo con un gran
sorriso. I
suoi poteri l'avvertirono che il ragazzo aveva solo occhi per Aoko,
digrignò i denti, scontenta.
<< Buon compleanno
>>.
Saguru si avvicinò al
compagno di scuola e gli strinse la mano.
<< Grazie Saguru >>,
rispose lui. Si guardarono per qualche secondo e poi gli lasciare
andare la mano.
La festa iniziò a
scorrere tra cibo, musica e bevande. Kaito fece un paio di giochi di
prestigio elementari per intrattenere gli ospiti e aprì qualche
regalo. Pensò che era una persona strana: essere un mago significava
stare al centro dell'attenzione, aveva milioni di fan nel mondo come
Ladro Kid ma, accidenti, quanto detestava gli occhi puntati mentre
scartava i regali o spegneva le candeline. Aoko aveva disposto il
buffet all'interno però il giardino era disposizione di tutti, aveva
acceso anche le luci una volta che il buio era calato. Insieme a
Keiko aveva messo alcune decorazioni nella siepe e nelle aiuole.
Saguru si intratteneva con
Akako a parlare, la ragazza aveva un fascino disarmante. Con la scusa
di prendere da bere rientrò dentro e beccò finalmente Kaito da
solo.
<< Aoko mi ha detto
che vi siete divertiti a Parigi >>.
Kaito intuì subito le
intenzioni del detective. << Moltissimo >>.
<< Tu hai un'immensa
fortuna >>.
<< Che vuoi dire?
>>.
<< Vai a trascorrere
una settimana in Francia e chi decide di fare uno dei suoi magnifici
show di magia? Ladro Kid >>.
Il ragazzo gli restituì
un'occhiata tra l'amichevole e il provocatorio. << Hai
ragione: sono molto fortunato >>.
<< Non conto molto
sulla fortuna >>, lo fissò. << Può
esaurirsi in fretta
>>.
Per un secondo furono il
detective e il ladro a scontrarsi con gli sguardi. Kaito sapeva che i
sospetti di Saguru erano fondati e non lo poteva arrestare solo
perché non aveva le prove. E Saguru era conoscenza, ormai, di ogni
dettaglio della vita di Kaito Kuroba e voleva che si sentisse sotto
pressione.
<< Ehi voi due! >>,
Akako li interruppe. << Festeggiato, è l'ora della torta!
>>.
Quell'intermezzo si spaccò
e i due ritornarono alla festa. Aoko tirò fuori la torta dal frigo e
Kaito capì subito che non c'era solo il suo zampino: la pasta di
zucchero era stesa troppo bene e le decorazioni con la panna non
erano tutta farina del suo sacco. Le fu grato dell'impegno, quella
torta bianca con le decorazioni di carte colorate, cilindri e colombe
dovevano esserle costate ore di lavoro. Guardò Keiko, era ovvio che
l'aveva aiutata lei.
Aoko accese le diciassette
candeline e cantarono tanti auguri, i trenta secondi più
imbarazzanti della festa. Le spense tutte e gli invitati
applaudirono. Keiko tirò fuori la macchina fotografica.
Akane, la fotografa più
brava della classe, disse ad Aoko di mettersi vicino a Kaito per una
foto
<< Un po' più
vicino... >>, facendole segno di spostarsi verso destra.
In
verità voleva farli avvicinare per rendere la foto più romantica.
Aoko,
totalmente in imbarazzo, si avvicinò a Kaito e le passò un braccio
intorno la vita per stringersi nell'inquadratura. Quella posizione
ebbe uno strano effetto su Aoko, un altro déjà-vu. Akane programmò
l'autoscatto e fecero una foto tutti insieme.
A torta finita, Kaito si
complimentò con l'amica
<< Non ci credi se
ti dico che l'ho fatta da sola >>.
Kaito scosse la testa e
scoppiò a ridere.
<< Lo immaginavo >>,
si unì alla risata. << L'importante è che ti sia piaciuta
>>.
<< Mi hai stupito.
Se non fosse stato per te, avrei passato questa giornata con una Mr.
Pepper e uno spettacolo di magia in TV >>.
Keiko, Akane e un'altra
compagna, Sumi, cambiarono la traccia audio pop per mettere un lento.
Aoko guardò la fonte del brutto tiro, le tre fecero spallucce e ci
mancava poco che spuntasse l'aureola da angioletti
Kaito non riuscì a
resistere e le porse la mano. << Posso chiederle un
ballo,
mademoiselle? >>.
<< Certo, monsieur!
>>.
La portò sulla pista da
ballo, le fece fare una giravolta e iniziarono a ballare sul posto.
Le tre compagne si guardarono, soddisfatte del piano riuscito.
Aoko cercava di
contenersi, il cuore le stava per schizzare fuori dal petto. Ma
niente era paragonabile a quello che stava provando Kaito, stava per
cedere la sua poker face, la sua sicurezza, il suo autocontrollo.
Solo Aoko aveva questo potere su di lui.
<< Grazie >>,
le sussurrò.
<< Volevo solo che
tu fossi felice >>.
Kaito si disse che non
doveva, non poteva permettersi un altro sbaglio. Lui era Ladro Kid,
Aoko lo odiava. Come poteva permettersi di amarla, di stare con lei e
tenere la sua doppia vita? Come poteva mettere a repentaglio la sua
esistenza, come già era successo?
Le fece fare una piroetta,
stranamente Aoko non gli aveva ancora pestato i piedi. Appoggiò il
viso sulla spalla di Kaito. Il profumo del ragazzo era la sensazione
familiare e di sicurezza che la faceva stare bene. La risposta era
lì, che scalciava nella sua testa per essere ascoltata. Perché si
ostinava a non prestarle attenzione? L'istinto le diceva di non
farlo.
Kaito accarezzò i capelli
di Aoko, strinse il braccio intorno alla vita per avvicinarla a sé.
La mano destra era intrecciata alla sua.
No! Non posso essere
egoista, non di nuovo!
La canzone sfumò
lentamente verso la fine e la traccia successiva fu un pezzo rock. I
due rimasero immobili sulla pista immaginaria, sotto lo sguardo dei
presenti.
<< Aoko... >>.
<< Sì? >>.
Ormai respirava a malapena.
<< Io... Anch'io
vorrei che tu fossi sempre felice >>.
Non ce l'aveva fatta. Non
dirle che l'amava era il più grande atto d'amore nei suoi confronti.
Se disgraziatamente avessero scoperto la sua identità, i nemici
avrebbero potuto puntare ad Aoko e farle del male. Lei non doveva
pagare per le sue scelte, la ingannava ogni giorno e solo per questo
meritava di tenersi la sofferenza che provava.
Aoko annuì un po' delusa,
ma comunque contenta per la frase. Sciolsero l'abbraccio e il ballo
finì.
L'umore di Kaito calò a
picco e desiderò solo che la festa finisse per restare solo con il
suo malumore. Pian piano gli invitati cominciarono ad andarsene.
<< È
stata una bella festa >>, disse Keiko.
<< Mi sono divertita
anch'io >>, aggiunse Akako. Vederlo tirarsi indietro nel
confessare i sentimenti ad Aoko aveva riacceso la speranza di
conquistare il cuore del ladro del secolo, anche se cominciava a non
dispiacergli la presenza di Saguru.
<< Ci rivedremo
presto >>, disse Saguru.
Kaito contraccambiò il
tono provocatorio con un sorriso di sfida. << Puoi
contarci >>.
Aoko salutò l'ultimo
invitato e chiuse la porta, restando sola con lui.
<< Sono distrutta
>>, confessò, sospirando.
<< Dai, ti do una
mano >>.
<< Pulirò domani
>>, si ricordò di una cosa. << Devo ancora
darti il tuo
regalo! Ce l'ho in camera, aspettami sul vecchio dondolo in giardino!
>>.
Salì in fretta al piano
di sopra e Kaito le obbedì. Fissava il cielo stellato, oscillando
dolcemente, ripensando a quei minuti stretto a lei.
Potrebbe essere sempre
così, se lo volessi.
Dopo aver baciato Aoko
come Ladro Kid si era reso conto sempre più della difficoltà della
missione. L'assassinio di suo padre era un tarlo, un'ossessione,
voleva vedere le persone che l'avevano ucciso dietro le sbarre per
tutta la loro vita. Pandora doveva essere distrutta.
Ma Pandora esiste?
Si era chiesto se Pandora
esistesse davvero, se non fosse solo una vecchia leggenda presa
troppo sul serio. Voleva crederci anche perché, in caso contrario,
Toichi era morto inutilmente e un bambino era rimasto orfano per una
storiella. Si disse che una volta trovata Pandora avrebbe rispeso la
sua vita, avrebbe potuto confessare ad Aoko i suoi sentimenti e stare
con lei. E se ci mettessi
anni?
Aoko era bellissima, dolce. Un altro
sarebbe arrivato prima di lui e gliela avrebbe portata via. Il solo
pensiero gli provocò una fitta di dolore. Un qualunque belloccio di
buon carattere l'avrebbe fatta cadere ai suoi piedi e lui sarebbe
rimasto a guardare?
<< Di nuovo buon
compleanno! >>.
Aoko gli tese una busta
colorata, Kaito la prese e lei si sedette al suo fianco. La ragazza
si accorse che portava al polso il souvenir che gli aveva comprato a
Parigi e sorridere fu spontaneo.
Kaito ne estrasse un mazzo
di carte, era piuttosto datato. Lo guardò perplesso finché non notò
una scritta sulla prima carta. Sgranò gli occhi.
<< Tu sei matta!
Questo è... >>, non riusciva a parlare dall'emozione.
<<
Come l'hai trovato?! >>.
<< Papà ha delle
conoscenze, che a sua volta hanno delle conoscenze... >>,
rimase
vaga lei, ridendo della sua reazione scioccata.
<< Aoko deve esserti
costato un mucchio di soldi! Questo è un mazzo autentico autografato
da Harry Houdini! >>.
<< Molto meno di
quanto tu creda. Te l'ho detto, conoscenze su conoscenze
>>.
La frase di Chikage di
quella mattina aveva un senso. Dovevano essere sue, tutte quelle
conoscenze misteriose.
<< Non potevi farmi
regalo più bello. Questo mazzo è stato usato dal più grande mago
di tutti i secoli! >>.
<< Quando sarai un
grande mago anche tu spero ti porti tanta fortuna >>.
Kaito l'abbracciò in un
empito di felicità, era uno dei regali più belli che avesse mai
ricevuto. Solo chi lo conosceva nel profondo poteva sapere che
avrebbe gioito per un vecchio mazzo di carte con una scritta. Aoko lo
strinse, chiudendo gli occhi, e desiderando che durasse a lungo.
Kaito avvolgeva il busto di Aoko e lei gli cingeva le spalle,
guardandosi intensamente.
Potrebbe essere sempre
così, se lo volessi.
Ma Pandora esiste?
E se ci mettessi anni?
Quelle domande
rimbombarono nella testa, quasi a dirgli prendere una decisione ora,
in quel frangente.
<< Grazie >>.
<< Di niente... >>.
Era in preda a mille emozioni che si mescolava insieme. Kaito aveva
un fascino innato, in ogni cosa che faceva e ne era consapevole,
anche quando non faceva niente. Aoko avrebbe giurato di vedere
tantissime ragazze guardarlo per i corridoi e udirne i complimenti. A
San Valentino aveva ricevuto montagne di cioccolata.
Kaito le accarezzò la
schiena e prese un profondo respiro, pronto a dirle quello che
provava. << Aoko io ti... >>.
<< Uh uh >>.
Il tossicchiare ebbe lo
stesso effetto di una secchiata d'acqua gelida.
L'ispettore Nakamori era
in piedi in mezzo al salotto, non l'avevano sentito entrare. Aoko
aveva voglia di piangere, sia per l'imbarazzo, sia per l'occasione
sfuggita. Kaito lasciò immediatamente la mano di lei e prese le
giuste distanze.
<< Auguri, anche se
in ritardo >>.
<< Grazie ispettore
>>. Kaito si alzò dal dondolo. << Credo sia
meglio che
vada a casa >>.
<< Lo credo anch'io
>>, concordò il signor Nakamori. <<
Buonanotte >>.
<< Noi ci vediamo
>>, disse Aoko, riacquistando un minimo di controllo.
<< Sicuro, a presto
>>.
Padre e figlia rimasero
soli.
Aoko fece finta di
sbadigliare, voleva solo fuggire nella sua stanza. << Che
sonno... Andrò a dormire. Buonanotte papà! >>.
<< Aoko >>.
La figlia si fermò sulla
soglia. Si girò a guardarlo. << Dimmi >>.
Nakamori rivolgeva lo
sguardo al muro. << Kaito è un bravo ragazzo
>>.
Altra secchiata d'acqua
gelida, quella serata era piena di sorprese. << Lo penso
anch'io >>.
Kaito
andò in cucina a
prendersi un bicchiere d'acqua e lo vuotò in un secondo, poi ne
prese un altro, aveva la bocca completamente secca. Sbatté il
bicchiere sul bancone per la frustrazione e salì velocemente in
camera.
Il ritratto del padre lo
fissava e Kaito lo girò per scendere nella stanza segreta. Guardò
gli attrezzi, le carte, la macchina. Era Ladro Kid da un anno ed era
sempre più difficile scegliere tra Aoko e la sua missione, tra
l'odio e l'amore.
Avrebbe mai smesso, un
giorno, di essere Kid
<< Papà cosa devo
fare? >>.
Il jukebox si attivò e
mise un disco. Kaito non poteva chiedere di meglio della rassicurante
voce del padre, in quella profonda crisi interiore.
<< Buon compleanno
Kaito >>, iniziò il disco. << Oggi compi 17
anni e in
poco tempo sarai adulto. Questa è la fase in cui decidi tu cosa
essere e cosa diventerai. Ricordati sempre che la vita è fatta di
scelte e tutte comportano una conseguenza. Ma ricordati anche che una
scelta non significa necessariamente giusto o sbagliato: può essere
entrambe. Come mago inganni il pubblico e lo stupisci allo stesso
tempo. Non rinunciare mai all'amicizia e all'amore, sono due pilastri
fondamentali della vita.
Se desideri davvero
qualcosa, se porti a fondo una scelta perché vuoi ottenere qualcosa
allora la porterai a termine. Sii sempre sicuro di te stesso, della
tua persona e delle tue capacità. Tanti auguri figliolo
>>.
Il disco finì e ritornò
al suo posto. Kaito non si era perso una sola parola di quel
discorso, come se lo avesse lì, nel nascondiglio. L'armadio con
l'abito di Ladro Kid salì e lo fissò.
Kaito annuì, deciso. <<
Hai ragione papà. Io sono Ladro Kid! Ora ho un motivo in più per
portare a termine la mia missione! >>.
Aoko troverò Pandora e
ti confesserò i miei sentimenti! È una promessa.
“Capo,
la nostra
fonte inconsapevole ci ha fornito dati importanti per la nostra
ricerca. La nostra fonte all'interno delle forze di polizia ci ha
detto che Ladro Kid pare essersi preso una breve pausa. Un
particolare gioiello arriverà in città e sicuramente vorrà
rubarlo. Le ho inviato un file contenente una strategia, la password
la conosce. Attendo ordini”
Il personaggio in ombra
aprì il file e lo lesse attentamente. Si lasciò sfuggire una risata
e poi scrisse una sola parola in risposta.
“Procedete”
Angolo autrice!
Salve
lettori!
In questo capitolo il
nostro mago ha avuto un attimo (ma giusto un attimo eh) di incertezza
se continuare ad essere o no Ladro Kid! La trama del prossimo
capitolo sarà divisa in due parti :)
Shinici e Ran amore:
grazie come sempre per le tue recensioni e i complimenti!
A presto :D
|
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Capitolo 15 *** 15. Red Fox - 1° Parte ***
15°
Capitolo
Red
Fox – 1° Parte
Ladro
Kid scese sulla teca
con la sua agilità innata.
Aveva superato i laser
tramite un cavo sparato per terra dal condotto d'aerazione in cui si
era infilato. Si guardò attorno e non c'era nessuno, eppure aveva
mandato un avviso. Per esperienza sapeva che quando non c'era nessun
un agente significava che l'ispettore aveva ideato un piano
fantasioso.
Kid aveva in mano un
arnese per tagliare il vetro, l'aveva appena toccato quando udì un
sonoro rumore metallico. Guardò sul pavimento e vide un oggetto
ovale, molto simile a quelli utilizzati per far addormentare i
poliziotti. Si aprì e il fumo invase la stanza. Il ladro corrugò la
fronte, quello era un oggetto usato dai professionisti come lui, non
dalle forze dell'ordine.
Come a rallentatore, una
donna gli fu di fronte in perfetto equilibrio sulla teca. Ladro Kid
fu colto dall'effetto sorpresa e, per la prima volta da molto tempo,
rimase spiazzato.
La ladra indossava una tuta aderente rosso, una
cintura in vita di un tono più scuro. La scollatura profonda, una
treccia bionda sul lato destro e il viso celato dagli occhiali per
vedere i raggi. Kaito si rese conto che ci era passata con un'agilità
pari a quella di sua madre quando era stata la grande Phantom Lady.
Il gioiello in questione
era un anello in cui era incastonato il diamante fucsia più grande
della mondo. Era stata talmente veloce e silenziosa da non notarla.
Gli mise una mano sulla
spalla, portava guanti di pelle.
<< Signorina, credo
ci sia un'incomprensione >>.
Lei fece rispondere un
sorriso agghiacciante e lo spinse giù dalla teca e inevitabilmente
toccò i laser. Un suono penetrante entrò nelle orecchie e Kid si
alzò in piedi, la parte del gentiluomo era finita. Tirò fuori la
spara carte e la donna gli puntò un teaser contro, Kaito saltò per
evitarlo e sparò una carta per gettarla giù. Lei fece un salto
mortale e ricadde morbida. Con il piede disegnò un cerchio sul vetro
e tolse l'anello, mettendolo al dito deliziata. Aveva utilizzato il
tacco come attrezzo per tagliare il vetro.
<< Non credo proprio
>>, mormorò Kid.
I poliziotti arrivarono a
frotte, la ladra non aveva per nulla paura. Saltò come un gatto e si
lanciò fuori dalla finestra, rompendo il vetro. Mentre stava per
buttarsi gli sorrise, seducente, e poi un paracadute la librò giù
dolcemente per sparire in mezzo agli alberi davanti al palazzo.
Sicuramente si era travestita e confusa con una qualsiasi persona di
passaggio.
<< Catturatelo! >>.
Nakamori puntò il dito contro Ladro Kid.
<< Ma ispettore
stavolta non ha rubato lui il diamante >>, obbiettò un
agente.
<< Chi se ne
importa! Catturatelo! >>
<< Ispettore
Nakamori >>, intervenne Kid. << Credo che
lei stai
prendendo... un abbaglio! >>.
Kaito si tolse il cappello
e da lì uscì una luce accecante. Quando ripresero la vista era
ormai lontano nella notte.
<<
Il grande ladro
Kid è stato battuto! L'anello principessa è stato rubato dalla
ladra conosciuta come Red Fox. Operativa da diciotto mesi, Red Fox ha
rubato a New York, Roma, Londra, Sidney, Vienna... Opera maggiormente
ad Osaka, dove si sostiene sia la sua base. Finora sono state rubate
dodici gemme preziose, tutte restituite >>.
<< Ha trovato pane
per i suoi denti! >>, commentò Aoko.
Ma non dire
stupidaggini, pensò
Kaito.
Era di cattivo umore per
essersi fatto rubare l'anello principessa sotto il naso in quel modo.
Ci era riuscita sfruttando la sorpresa e l'agilità, anche lui lo era
molto ma quella ladra era straordinaria.
<< Aoko non credi di
star esagerando? >>.
L'amica aveva tre valige
aperte davanti a lei sul letto di Kaito. I cassetti e l'armadio erano
aperti e c'erano vestiti e scarpe sparsi ovunque.
<< Non possiamo
sapere cosa ci può servire! >>.
<< Sono sei giorni,
non sei mesi >>.
<< Quando ti servirà
questa maglietta >>, gliela mostrò e la piegò in valigia.
<<
Mi ringrazierai >>.
<< Stiamo andando al
campo scuola estivo, Aoko. Andremo al mare, piscina, cena e forse
fuggiremo dalle camere di nascosto dalla sensei >>.
Era una copertura. Il
campo scuola si teneva a Enoshima, una piccola isola collegata con un
ponte, distante all'incirca un'ora e un quarto da Tokyo. Si trovava
nella prefettura di Kanagawa e nella città di Fujisawa si sarebbe
tenuta una mostra di gioielli e pietre preziose. Tra queste c'era una
delle ambre più pure mai trovate, chiamata il Sole Bruno. Pesava sui
cento carati ed era stata regalata da un vecchio facoltoso senza
eredi, in fin di vita.
Enoshima distava meno di
un quarto d'ora e il suo fido assistente avrebbe preso in affitto una
stanza sotto falso nome, un paio di giorni prima del furto.
Aoko chiuse la prima
valigia. << Questa è la tua >>, la mise a
terra. <<
La seconda è la mia >>.
<< E la terza? >>.
<< Shopping e
souvenir! >>. Spinse la valigia verso il ragazzo.
<< Il
tuo costume è sulla tasca davanti >>.
<< E il tuo?
Metterai quel simpatico costume intero di tre anni fa?
>>.
Scoppiò a ridere.
Aoko divenne rossa dalla
rabbia. Gli diede un colpo sulla testa. << Avevi promesso
di
non parlarne più! >>.
Tre anni prima erano
andati al mare con i genitori. L'ispettore faticava a rendersi conto
che la sua piccola bambina era ormai un'adolescente e la
quattordicenne Aoko era stata costretta ad indossare il costume
regalato da lui: intero, con le righe blu e bianche, accollato e con
le ruches sui fianchi. Come Kaito l'aveva vista si era messo a ridere
fino a piangere e Aoko l'aveva rincorso per la spiaggia fino a
costringerlo a nascondersi in acqua.
Da quell'estate Kaito la
prendeva sempre in giro quando si toccava l'argomento e lei non si
era più fatta vedere in costume dall'amico.
<< Quanto sei
irascibile! Meno male che le ragazze sono sempre dolci >>.
<< Peggio per te che
mi fai esasperare >>. Aoko tirò la sua valigia.
<< Ci
vediamo domani mattina a scuola alle nove >>.
<< Ai suoi ordini!
>>, fece il saluto militare.
Lo guardò male, risentita
per aver tirato fuori quell'imbarazzante episodio, e lasciò la
stanza del ragazzo. Kaito la guardò entrare nella villetta e scese
nel garage per prendere la moto e recarsi al bar, per iniziare a
tessere il piano per il furto del Sole Bruno.
<<
Tesoro, ho saputo
della tua sconfitta! >>.
<< Non mi ha
sconfitto proprio nessuno! >>, ribatté Kaito. Gli
bruciava da
morire essere stato sconfitto. Si abbandonò contro lo schienale
della sedia girevole e fece un mezzo giro. << Eppure...
Io quel
mondo di muoversi l'ho già visto >>.
<< Davvero? >>.
Chikage era una ex ladra e sapeva benissimo come ragionava Red Fox.
Lei si era ritirata per sposarsi e avere Kaito ma non si era
dimenticata la sua vita passata.
<< Non so, è un
ricordo lontano. Forse l'ho visto in qualche spettacolo con papà
>>.
<< Uhm... >>,
Chikage si mise a pensare. << Farò qualche ricerca. Ti
chiamerò se ho novità! >>.
Alle
nove l'autobus partì
in direzione di Enoshima. Aoko si era seduta vicino a Keiko e nel
sedile di fianco c'erano Akane e Reiko. La strega Akako si era seduta
dietro la ragazza, non sapeva nemmeno perché aveva accettato di
partecipare a quel campo scuola. Il suo assistente aveva insistito
che doveva frequentare il mondo dei comuni mortali il più possibile.
Guardava il paesaggio scorrere, annoiata.
Kaito era seduto in fondo
al bus con i suoi compagni.
<< Ehi, chi volete
vedere in costume? >>, esordì Takechi, indicando le
compagne.
<< Akako che
domande! >>, rispose Yosai.
<< Lei sì che
merita! >>, concordò Tadao. << Anche Mieko
non è male!
>>.
<< Anche Aoko
Nakamori non mi dispiace >>, fantasticò Takechi.
Kaito fu colto dalla
gelosia, lo investì come uno tsunami. Guardò Aoko e poi i compagni
che annuivano, dandosi gomitate. Lui rimase zitto, cercando di
contenere la gelosia che era esplosa.
L'autobus arrivò alle
dieci e mezza. La professoressa Ikeda li fece scendere e fece di
nuovo l'appello per essere sicuro di non perderli. Anche Saguru si
era unito alla gita, la madre aveva insistito affinché partecipasse
e facesse l'adolescente ogni tanto.
Kaito era conscio che non
appena avesse spedito l'avviso, Saguru avrebbe fatto di tutto per
partecipare alle indagini, infatti l'unica preoccupazione era finire
in camera con lui. Erano dodici ragazzi, quattro per camera, e aveva
ideato un trucco semplice per assicurarsi di non finirci insieme.
Un altro bus bianco si
parcheggiò accanto al loro proveniente da Osaka e ne scesero altri
ventiquattro ragazzi. Il loro insegnante andò a stringere la mano
alla sensei Ikeda.
<< Loro sono i
ragazzi del liceo Imai, provengono da Osaka. Venite tutti dallo
stesso anno scolastico e spero facciate amicizia in questi sei
giorni. Qui >>, mostrò una carteletta. <<
Ho i fogli con
i nomi sulle disposizioni delle camere fatte dall'hotel. Ora faremo
il check-in e poi vi smisterò >>.
Perfetto,
pensò Kaito.
Nella confusione del
check-in si mise vicino alla professoressa e con un movimento veloce
la urtò. Le cadde la cartelletta e lui la raccolse, scambiando
svelto il foglio.
<< Molto gentile
Kuroba >>.
<< Si figuri! >>.
Le ragazze dormivano al
secondo piano e i ragazzi al primo, il ladro non poteva sperare di
meglio. Valutò l'altezza e poteva arrivare a terra con un salto.
Scesero di nuovo nell'androne principale per iniziare a fare amicizia
con gli altri liceali.
Aoko era in compagnia di
un ragazzo e due ragazze. Gli fece segno di avvicinarsi.
<< Lui è Kaito
Kuroba >>.
<< Io sono Makoto
Kouno >>, gli strinse la mano un ragazzo alto, piazzato,
con i
capelli scuri e gli occhi neri, portava gli occhiali.
<< Molto piacere, mi
chiamo Tomi Taniguchi >>. Era una bellezza molto simile
ad
Akako: lunghi ricci biondi, occhi verde smeraldo, fisico statuario e
pelle abbronzata. Si rivolse a Kaito con fare flirtante e Aoko ingoiò
il boccone amaro.
La terza era una ragazza
bassina, corti capelli castani e occhi blu scuro, carnagione rosea.
<< Il mio nome è Miho Okamoto >>.
Non staccava gli occhi dal
parquet. Kaito provò tenerezza per la timidezza della ragazza perché
gli ricordava molto Aoko quando era più piccola.
Le allungò un mazzo di
carte. << Mischiale >>.
La ragazza lo prese,
titubante. Gli obbedì e glielo restituì.
<< Ora scegli una
carta >>.
Ne prese una a caso da un
punto qualunque.
<< Ora rimettila
dove ti pare nel mazzo >>.
Lo fece e Kaito
mischiò ancora e poi glielo porse. Chiuse gli occhi e alzò la mano
destra, poi schioccò le dita della mano sinistra. Li riaprì e una
carta apparve nella sua mano.
<< La tua carta era
un due di cuori >>.
Miho la prese e gli occhi
erano pieni di stupore. << Come hai fatto?
>>
<< Kaito è un
bravissimo illusionista >>, rispose Aoko, una punta
d'orgoglio.
<< Hai altre
straordinarie qualità? >>. Tomi cercò di abbagliarlo con
un
grande sorriso.
Chi si crede di
essere?, pensò Aoko.
<< Stupidaggini >>.
Quella parola fece voltare
Kaito in direzione di Makoto, che lo stava fissando sprezzante.
Oh oh.
Aoko temeva il peggio.
<< Come hai detto?
>>.
<< Sono cavolate. La
magia, l'illusionismo sono solo per chi ha tempo da perdere
>>.
Kaito rispettava le
opinioni altrui ma Aoko sapeva che se c'era una cosa che non dovevano
toccare era l'arte della magia, quella che suo padre gli aveva
insegnato fin dalla nascita.
<< Come
quell'imbecille che si diverte a rubare, Ladro Kid. I ladruncoli di
strada potrebbero fare di meglio >>.
Aoko mise una mano sul
braccio di Kaito, si stava scaldando più di quanto non pensasse.
<< Smettila Makoto
>>, lo difese Miho, timorosa. << Non mi
sembrano affatto
stupidaggini >>.
Kaito cercò di mantenere
la calma, Aoko gli strinse forte il braccio.
<< Be', ognuno ha le
sue opinioni però... >>. Tirò fuori un fazzoletto dalla
tasca
e lo lanciò verso il ragazzo. Si smaterializzò in minuscoli
pezzetti, ne prese al volo alcuni e li lanciò in direzione del
ragazzo. Divennero carte che si infilarono nel pavimento sotto di
lui. Makoto fece un salto indietro.
<< Stupidaggini
direi proprio di no >>.
La discussione stava per
peggiorare e per fortuna gli insegnanti li richiamarono all'ordine,
per prepararsi a trascorrere il primo pomeriggio al mare. Makoto si
unì ai suoi amici, scocciato per il modo di fare di Kaito.
<< Scusalo >>,
disse Tomi. << Lui è sempre, troppo, con i piedi per
terra >>.
<< Sei bravissimo
davvero >>, aggiunse Miho.
La spiaggia era a pochi
passi dall'albergo. La cinquantina di adolescenti si scatenarono in
acqua, a giocare a pallone oppure restare sotto il sole ad
abbronzarsi. Kaito insieme ai compagni di stanza stavano giocando ad
indovinare il colore del costume delle ragazze.
<< La biondina del
liceo Imai ha il costume nero >>, disse Takechi.
<< Io dico blu scuro
>>, fece Ryo.
<< Vi sbagliate.
Rosso intenso, intero e scollato sulla schiena >>,
sentenziò
Kaito.
Tomi uscì dall'acqua con
un costume rosso e i ragazzi si girarono a guardarla. La schiena era
in bella mostra.
Kaito diede il cinque ai
compagni.
<< Keiko ha senza
dubbio un costume grigio a due pezzi >>, disse Tadao.
<< Due pezzi
arancione >>.
Keiko uscì dall'acqua con
un costume a due pezzi arancione, normalissimo e senza fronzoli, come
lei.
<< Quella merita >>,
Takechi indicò una ragazza in piedi nell'acqua, di schiena.
<< Concordo! >>,
dissero gli altri due compagni sorridendo.
<< Perfettamente
d'accordo >>, rise Kaito.
Il costume bianco non era
succinto come quello di Tomi e lasciava intravedere senza essere
volgare. Si allacciava al collo e lasciava libere le spalle, si stava
legando i capelli in una coda.
La ragazza si voltò e
Kaito ebbe la sensazione di soffocare.
<< Lo dicevo io che
Nakamori era diventata niente male >>, disse Takechi.
Keiko e Aoko camminavano
sul bagnasciuga e il ragazzo era sicuro di svenire.
<< Kaito? >>,
lo scosse Ryo. << Ti sei incantato a guardarla?
>>.
<< Ma che dici! >>,
gli levò la mano dalla spalla. << Come se ci fosse
qualcosa da
guardare. Insomma, a malapena riempie un costume! >>.
Avvertì uno strano
silenzio e guardò i compagni, sorridevano a disagio e guardavano
davanti a loro.
Keiko si copriva gli
occhi: conosceva troppo bene l'amica da sapere che quando era
arrabbiata qualcuno poteva farsi molto male.
<< Sei uno... >>.
La mano a pugno di Aoko si abbatté sulla testa del ragazzo.
<<
Stupido, imbecille e cretino! >>.
Si allontanò indignata,
sporcando di sabbia il suo asciugamano. Kaito si massaggiò il punto
del colpo, ci era andata pesante.
<< Mi sa che te lo
sei meritato amico >>.
Aoko
si era arrabbiata
moltissimo per quell'uscita infelice. Lo stupido orgoglio di Kaito
gli aveva fatto aprire la bocca prima di collegarla al cervello ed
ora l'amica era furiosa con lui. Ritornarono in camera al tramonto
per farsi una doccia e scendere a cena. Le camere erano tutte uguali:
due letti a castello bianchi, pavimento in parquet chiaro, una
scrivania e due piccoli armadi ai lati. Una porta conduceva al bagno,
piastrelle azzurre alle pareti e doccia spaziosa.
La cena era servita come
al liceo, si spostavano nella fila con i vassoi e si potevano sedere
dove volevano. Kaito si sedette accanto ad Aoko, insieme a loro
c'erano Keiko, Tomi e Miho. Akako camminò fino al loro tavolo e si
sedette anche lei e Aoko fece cambio di posto con la strega per non
sedersi accanto a Kaito, davanti a quest'ultimo, senza nemmeno
guardarlo. Saguru completò la combriccola.
Notarono tutti la tensione
tra i due e il bernoccolo in testa di Kaito suggeriva un brutto
litigio. Miho, timida, riusciva a malapena a spiccicare qualche
parola e la sua amica Tomi cercava di spronarla.
<< Dove ti ho già
visto? >>, chiese, rivolta a Saguru.
<< Probabilmente su
qualche rivista. Sono un detective >>.
<< Sul serio? >>.
Miho lo guardò ammirata.
<< Un ottimo
detective >>, disse Akako. << Si occupa del
caso di Ladro
Kid insieme al padre di Aoko >>.
Sei proprio una perfida
strega!, pensò
Kaito, guardando storto la
compagna di classe.
<< Wow, quanti
alunni talentuosi ci sono del vostro liceo >>. Tomi si
sfiorò
i capelli con un gesto calcolato. Era affascinante e ne era
cosciente.
<< Aoko mi passi
l'acqua? >>.
<< Certo Kaito >>,
disse lei, finta gentile. << Spero tu possa riempirci il
bicchiere >>.
<< Dai Aoko, stavo
scherzando. Non penso assolutamente che tu sia... >>.
<< Non lo pensi? >>.
I presenti assistevano
alla seconda parte della litigata. Miho e Keiko a disagio, Tomi con
interesse pettegolo. Akako non era dispiaciuta di vederli litigare e
Saguru si godeva la scena.
<< Vogliamo fare
l'elenco delle ragazze con cui sei uscito da quando siamo al liceo?
>>.
<< È proprio
necess... >>. Kaito voleva dissolversi, quando Aoko
partiva in
quarta non c'era modo di fermarla.
Con un solo dito puntato
contro di lui lo interruppe e con l'altra mano prese ad elencare.
<<
Mina, Ayame, Hiroko, Saya, Yuya, Misato... Cos'avevano in comune?
>>,
finse di pensarci su. << Ah sì... Un corpo da favola!
>>.
<< Complimenti
Kuroba >>, disse Tomi. << Devi essere molto
ambito nel
tuo liceo >>.
<< Sei molto meno
imbranato di quanto pensassi >>, aggiunse Akako.
<< Sono davvero
ragazze niente male >>, rincarò la dose Saguru.
La giovane prese il
vassoio. << Quindi non venirmi a dire che non lo pensi.
Per te
le ragazze contano solo se sono stupide e con le curve al punto
giusto >>.
<< Non è vero Aoko!
>>.
Kaito cercò di fermarla
per chiarire e la ragazza fu veloce: gettò gli avanzi e lasciò la
sala, inferocita.
<< Stavolta l'hai
veramente fatta arrabbiare >>.
<< Grazie Keiko. Non
l'avevo notato >>, disse sarcastico.
<< Ci vorrà ben più
di qualche trucco per farti perdonare dalla tua fidanzata
>>,
lo provocò il detective liceale.
<< Aoko non è la
mia fidanzata! >>. Pensò che non era una frase da Saguru.
Che
si fosse accorto del suo amore per Aoko?
Rimandò il quesito, aveva
altro a cui pensare. Nervoso, lasciò la sala e gli passò anche la
fame. Uscì a prendere una boccata d'aria sulla balconata che dava
sul mare, l'aria salmastra gli calmò i nervi. Dei passi dietro di
lui lo fecero voltare e vide Miho.
<< Scusa se ti sto
disturbando >>. Fece per rientrare.
<< No, figurati.
Resta pure >>.
La ragazza si appoggiò
alla ringhiera con le mani, guardando il mare un po' agitato a causa
del vento.
<< Vedrai che ti
perdonerà >>, gli sorrise.
<< Come fai a dirlo?
>>.
<< Perché sono una
ragazza e so che le parole giuste hanno la stessa funzione di quelle
sbagliate: funzionano sempre >>.
Kaito non riusciva a
comprendere il carattere di Miho: era timida e a tratti sicura, come
in quella circostanza.
<< Tu non sei
cresciuta in Giappone vero? >>.
La domanda stupì la
ragazza. << Come l'hai capito? >>
<< A volte si sforzi
a parlare, come se le parole non ti venissero naturali. In genere
succede alle persone che parlano più di una lingua >>.
<< Sei detective
oltre che mago? >>.
<< Solo un
osservatore >>.
<< Ci hai azzeccato.
Mia madre lavora nel settore dello spettacolo come manager e ho
cambiato spesso città. Mio padre è morto quando ero piccola per una
malattia. Ora vivo ad Osaka, dove sono nata, da ormai due anni e
mezzo. Il tempo più lungo in cui credo di aver vissuto da qualche
parte >>, raccontò la propria vita con un po' di
malinconia.
Ora capiva perché era tanto timida: stringere amicizie e scioglierle
in breve tempo l'aveva resa diffidente per paura di perdere
nuovamente le persone a cui voleva bene. << Mamma è una
grande
persona, mi ha cresciuta e l'ammiro molto >>
<< Anche mio padre è
morto quando ero piccolo, ti comprendo benissimo >>.
<< Domani andremo in
gita per l'isola, si sta facendo tardi. Buonanotte Kaito
>>.
La guardò rientrare e
pensò che era una bella persona, come Aoko. Timide, insicure ma
sapevano tirare fuori il carattere nell'occasione giusta.
Kaito
aveva dormito cinque
ore, aveva elaborato qualche piano e comunicato con Jii le prime
direttive per il furto.
L'isola era piccola, una
vera trappola per turisti. La baia con le acque cristalline, la
sabbia fine e le poche case sparse per l'isola rendevano l'atmosfera
gradevole e si divertirono molto.
All'ora di pranzo, Kaito
imbucò l'avviso nella cassetta delle lettere con posta prioritaria,
sarebbe giunta alla stazione di polizia di Fujisawa il giorno dopo.
Ritornò poi dai compagni, come se niente fosse. Aoko seguitava ad
ignorarlo e a rivolgergli poche frasi, chiacchierava molto con Tomi,
Miho e Akako.
Il pomeriggio li
lasciarono liberi in piscina, gli insegnanti pensavano che tutte le
gite scolastiche dovevano essere così. Con la scusa di rilassarsi
sulla sdraio e ascoltare musica, si mise le cuffie e calò il
parasole sugli occhi. In verità stava ascoltando la storia del
palazzo e della struttura registrate da Jii, che era già giunto in
città e ispezionato gli esterni. Si sarebbe infiltrato come addetto
alla pulizia e piazzato un registratore per stanza, mimetizzandoli
sotto le cornici dei quadri e nei battiscopa.
<< Kaito vieni a
giocare! >>, lo chiamò Tadao. << Inizia la
partita di
pallanuoto! >>.
Indicò le cuffie e alzò
le spalle, per essere lasciato in pace. Saguru era nella piscina,
appoggiato ai bordi e Aoko si avvicinò a lui.
<< Ti stai
divertendo? >>.
<< È rilassante.
Sei ancora arrabbiata con Kaito? >>.
<< Chi lo pensa a
quello stupido! >>, esclamò, stizzita.
<< Non penso che
solo le belle ragazze siano senza cervello. Tu sei entrambe le cose
>>, disse Saguru.
Il complimento colorò di
rosso la faccia di Aoko. Perché Kaito non era gentile come lui? Quel
fare da sbruffone la mandava su tutte le furie. <<
G-grazie >>.
Kaito, con la coda
dell'occhio, vide i due parlare e si tolse una cuffia dall'orecchio
ma non riusciva a sentire nulla, erano troppo lontani. I colpi di
pallone e gli strilli di entusiasmo della partita coprivano ogni
altro rumore
Si rese conto di aver
perso i successivi venti secondi della registrazione e la rimandò
indietro, maledicendosi. Non si poteva deconcentrare, avrebbe pensato
a scusarsi con Aoko dopo il furto.
Sarò
lieto di rubare
il vostro Sole Bruno venerdì.
Ladro Kid
Saguru
strinse la prima
pagina del quotidiano e fu istintivo guardare Kaito che rideva e
faceva colazione sereno con i compagni.
Quanto era sfacciato?
Incurante dei problemi che creava, dei soldi spesi, della pazienza e
dalla salute che l'ispettore Nakamori ci perdeva. Era la sua
occasione per prendere un campione di DNA a Ladro Kid.
<< Quello spaccone
>>, commentò Makoto.
<< Sarebbe
fantastico vederlo in azione! >>, disse Tomi.
<< Tuo padre ci
sarà? >>, domandò Keiko all'amica.
Aoko annuì. << Mi
ha scritto poco fa. Ha detto che si metterà in viaggio subito
>>.
Kaito si versò altro
succo. Non si può
dire che sia uno che
demorde.
<<
Ispettore
Nakamori >>, disse un agente. <<
L'ispettrice Fukuda mi
ha detto di scortarla all'interno del palazzo >>.
L'uomo fu introdotto
nell'ingresso. Era un lungo corridoio con una scala in fondo, le
pareti erano tinteggiate di bianco e il pavimento era di legno scuro.
Lo guidò fino all'ultima sala dove c'era una donna.
L'ispettrice Fukuda era
sulla quarantina, un metro e sessanta. I capelli ramati erano
raccolti in una coda scolpita, gli occhi erano di una sfumatura di
azzurro gelido. Il viso appuntito aveva un'espressione seria.
Impartiva ordini senza intaccare la sua compostezza.
<< Lei deve essere
l'ispettore Nakamori >>.
<< Esatto >>.
<< Ispettrice Seiko
Fukuda >>, gli strinse la mano con forza.
<< Sono
dell'unità anticrimine di Osaka >>.
Nakamori si mostrò
confuso. << Mi perdoni ma ero convinto di lavorare con
l'ispettore di questa città >>.
La donna gli porse un
biglietto. << Mi occupo di Red Fox >>.
<< La ladra che ha
rubato l'anello principessa la scorsa settimana? >>.
<< Ha mandato quel
biglietto ieri sera, penso sia una sfida aperta al vostro ladro. La
mia intenzione è catturarla, la seguo da diciotto mesi >>.
<< Glielo auguro. Io
sono ormai vent'anni che cerco di catturare Ladro Kid >>.
<< Allora
auguriamoci che venerdì sia la fine di entrambi >>. Gli
fece
segno di seguirla e lo guidò su per le scale.
Il Sole Bruno era esposto
dentro una vetrina rettangolare, insieme ad altre gioielli. C'erano
due telecamere e riprendevano la stanza a 360 gradi. L'unica finestra
era sigillata e non si poteva aprire, l'unica via d'accesso era la
porta da cui erano entrati.
<< Piazzerò dei
poliziotti all'entrata dal corridoio e altri due dentro la stanza.
Per sicurezza ci sarà anche un'agente alla finestra >>.
<< La vetrina ha un
qualche sistema di antifurto? >>.
<< Possiede un
sensore molto sensibile, non appena viene sfiorato suona l'allarme e
chiude l'ingresso principale. Farò chiudere la porta sul tetto e non
potranno fuggire con l'aliante e il paracadute >>.
<< Ritengo di dover
dotare gli agenti di maschere antigas >>.
<< Sono d'accordo.
L'ultimo gioiello è stato rubato grazie a questa banalità
>>.
Fukuda era dura, intelligente e dotata di molta fermezza. Nakamori
non la conosceva abbastanza e non sapeva che avrebbe cercato di
catturare Red Fox con metodi poco convenzionali.
Kaito
stava partecipando
al laboratorio d'animazione, chiedendosi cosa avesse fatto di male
perché si sentiva una marionetta ammaestrata. Aveva partecipato a
quel dannato campo scuola solo perché Aoko gli aveva messo davanti
il foglio di partecipazione e l'aveva minacciato con una penna. Il
cellulare vibrò e ringraziò il cielo per la sua salvezza.
<< Pronto mamma? >>.
Chikage era seduta alla
scrivania nella camera da letto, lo schermo del portatile era l'unica
fonte di luce. << Tesoro, ho quelle informazioni!
>>.
Kaito si allontanò e si
appoggiò al muro. << Ti ascolto >>.
La madre parlò per circa
dieci minuti e il ragazzo sgranò gli occhi. A conversazione finita
fissò il gruppetto formato da Tomi, Miho, Keiko e Aoko, che si
stavano divertendo con gli animatori al laboratorio.
Ti ho beccata, Red Fox.
Angolo autrice!
Salve lettori!
Questo capitolo, come
anticipato, sarà diviso in due parti e nel prossimo ci sarà un po'
di azione e una punta di romanticismo :D
Grazie per chi l'ha messa
tra le preferite, le seguite e le ricordate! Un ringraziamento anche
a chi l'ha letta!
Alla prossima magia ;)
|
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Capitolo 16 *** 16. Red Fox - 2° Parte ***
Capitolo
16
Red
Fox – 2° Parte
L'ispettrice
Fukuda era
sulla soglia della stanza del gioiello. Erano tutti in pausa per la
cena e aveva potuto operare in tranquillità. Un sorriso malefico
brillò nel buio e se ne andò, lasciandosi dietro una scia di morte
preannunciata.
<<
Come sarebbe a
dire? >>.
Le proteste di Saguru
furono udite da tutti gli ospiti. Aveva fermato l'insegnante prima di
entrare in sala pranzo per chiederle il permesso di partecipare al
piano per sventare il furto del ladro gentiluomo.
<< Saguru, qui sei
un normale liceale. Non posso mandarti in mezzo a un’operazione
militare tanto rischiosa >>.
Il detective non si
sarebbe mai aspettato un rifiuto. << Se le serve
l'autorizzazione dei miei gliela firmeranno senza alcuna esitazione
>>.
<< Ho la
responsabilità della tua sicurezza e ciò significa che non lascerai
questo albergo per catturare Ladro Kid >>. Detto questo
seguì
il collega per mettersi in fila per la cena, chiudendo la questione.
Saguru bolliva di rabbia e
prese malamente un vassoio, sembrava morso da una vipera. Il padre
non aveva nessuna autorizzazione su quella giurisdizione e non poteva
che accettare il mancato assenso della sensei.
Aoko
era in fila accanto all'amico. <<
Mi dispiace Saguru >>
<< La sensei non
capisce quanto sia importante la mia presenza! >>, disse,
posando un bicchiere sul vassoio, quasi rompendolo a causa
del nervoso.
Kaito si unì al duo per
prendere la cena e li vide conversare fitti. Saguru emanava
negatività solo a guardarlo.
<< Che gli prende al
detective? >>, chiese, sporgendosi verso Keiko per
informarsi.
<< Non gli hanno
dato il permesso di partecipare alla cattura di Kid >>,
gli
rispose l'amica.
Ormai avevano tutti preso
i vassoi e Kaito era vicino a Saguru.
<< Peccato che tu
non possa partecipare. Sarà per un'altra volta >>, disse
e si
allontanò per sedersi a un tavolo libero con i compagni di classe e
non riuscì a resistere a fargli un sorriso sfrontato, mezzo nascosto
dal bicchiere.
Il detective avvertì un
formicolio alle mani e la voglia di togliergli quel sorriso
sfrontato, era l'unica persona che gli faceva perdere il suo sangue
freddo e l'impassibilità inglese.
Ridi quanto ti pare.
Tanto prima o poi commetterai un passo falso.
Venerdì.
Kaito aveva programmato di
rubare il Sole Bruno alle ventitré. La sensei avrebbe ordinato di
spegnere le luci alle ventidue, consapevole che i ragazzi avrebbero
fatto finta di dormire. Kaito aveva messo delle pastiglie nei
bicchieri dei compagni di stanza per farli addormentare in modo da
non accorgersi della sua assenza. Per sicurezza ne aveva messa una
anche nel bicchiere dell'insegnante.
Jii l'attendeva a
cinquecento metri dall'albergo per andare in macchina fino al
palazzo. Kaito attese di sentire i respiri regolari dei compagni e
poi mise un fagotto nel letto come precauzione, un congegno simulava
il respiro. La finestra era aperta per il gran caldo e Kaito saltò
giù, guardandosi intorno. Poi corse veloce fino al cancello e sfuggì
al gestore dell'hotel. La macchina nera aveva il motore acceso e
Kaito s'infilò nei posti dietro.
<< Sera signorino
>>.
<< Felice di vederti
>>, disse, sfilandosi la maglietta e abbottonandosi in
fretta
la camicia di Kid. << Parti! >>.
Il vecchio aiutante mise
in moto e guidò al limite di velocità. Kaito si annodò la cravatta
con un po' di difficoltà a causa delle buche e prese un paio di
botte in testa, il giorno dopo avrebbe avuto i bernoccoli. Dal
riflesso del finestrino poté notare il livido nero lasciato da Aoko
il giorno del loro arrivo. Si intristì per un attimo e cercò di
coprirlo con i capelli scuri, per non farlo notare. Si infilò la
giacca e calcò il cappello in testa.
<< Signorino, io
sarò nei paraggi >>.
<< Oggi è un
lavoretto tranquillo >>, disse, mettendosi il monocolo.
<<
Sarò fuori in quindici minuti! >>.
Entrare sotto mentite
spoglie era impossibile. Si nascose dietro un albero e puntò la
spara carte verso la finestra dei sotterranei, rompendo il vetro.
Speditamente si infilò nella stretta finestra, arrivando nei
sotterranei bui e umidi. Il palazzo era in origine una villa,
comprata poi dalla città e resa un piccolo museo locale. Fukuda non
aveva messo agenti però aveva piazzato dei laser anche lì. Kid
indossò gli occhiali e strisciò fino a giungere sulle scale dove
cambiò abbigliamento e faccia.
Si accedeva dal sottoscala
e non fu notato dagli agenti. Le salì, sapeva di non poter
utilizzare le bombette per farli addormentare e il sensore della
vetrina era troppo sensibile però niente era troppo ingegnoso per
lui. Prese posizione nel punto più vicino all'entrata. Nakamori e
Fukuda erano insieme alle guardie in attesa dei due ladri.
Non sono gli unici ad
attendere qualcuno, stasera,
pensò Kid.
Sapeva che Red Fox avrebbe
colpito. L'aveva scoperto grazie ai registratori piazzati e mentre
Jii montava il trucco, fingendosi un addetto ai lavori, aveva
scoperto le atroci intenzioni dell'ispettrice Fukuda. Quella sera non
voleva solo rubare il gioiello, aveva anche intenzione di mostrare
quanto potesse essere galante il ladro dal manto bianco.
Improvvisamente Kaito udì
un forte rimbombo e poi una luce rossastra provenire dalle altre
stanze del primo piano. I due ispettori urlarono di andare a vedere e
furono costretti a dimezzare le guardie di istanza al gioiello. Kid
pensò che erano dei veri idioti, era solo un effetto sonoro e dei
giochi di luce. Kaito premette un tasto da un piccolo telecomando e
le luci iniziarono ad abbassarsi gradualmente
Dopo qualche minuto
Nakamori si guardò in giro, grattandosi il capo. <<
Sbaglio o
ci vedo sempre di meno? >>.
Kaito stava per spegnere
le luci ma quelle lo fecero prima del suo comando. Maledizione.
<< Riaccendete le
luci! >>. Era la voce dell'ispettrice.
Kaito udì il suonò di
una pistola, la sicurezza che veniva tolta. Non
c'è più molto tempo.
Mise gli occhiali per la
visione notturna e Red Fox attuò la mossa che aveva previsto. Dalle
pareti davanti all'entrata la ladra apparve, nascosta da un telo di
carta dello stesso colore dell'intonaco. Lanciò qualcosa in diverse
direzioni e puntini luminosi si accesero.
<< Devono essere
loro! >>.
Red Fox vide il ladro e
gli scoccò lo stesso sorriso seducente del loro primo incontro,
sentendosi già vincitrice. Quando la ladra varcò la soglia della
sala del tesoro rimase senza fiato: Ladro Kid era in piedi sulla
vetrina. Ritornò a guardare lo stesso punto e lui non c'era più.
Estrasse il teaser e lo
puntò contro il ladro. Quando lo colpì il manichino esplose e altre
quattro erano sparsi per la stanza, altri per il corridoio e ancora
per l'ingresso. Queste fece perdere la testa alle forze dell'ordine,
ispettori compresi. Per errore la ladra colpì anche la teca e il
suonò dell'allarme si attivò.
Con una smorfia di rabbia
saltò e si nascose reggendosi allo stipite sopra l'arco. Agenti ed
ispettori entrarono. Nel frattempo era stata coperta da Kid da un
fazzoletto bianco gigante e lui si era nascosto come Red Fox.
Si guardarono e andarono a
sollevarlo: c'era un grosso buco e la gemma era svanita.
<< Chi è stato?!
>>. Fukuda di affrettò ad aprire il coperchio e capì
troppo
tardi.
Dal soffitto cadde un telo
enorme e coprì i presenti, le proteste e le imprecazioni erano
ridotte a un bisbiglio a causa del pesante tessuto e i malcapitati
non riuscivano a vedere niente.
Ladro Kid fece per
prendere la e Red Fox fece una capriola e fu sulla teca, i due si
guardarono.
<< Tu sei proprio
uno che non molla, vero Kid? >>.
Il mago la prese per un
polso e l'avvicinò a sé. Quel contatto inaspettato fece irrigidire
la ladra e stavolta fu lui a sfruttare l'effetto sorpresa. Era
vicinissimi, tanto che Kid giurò di aver visto Red Fox quasi
arrossire sotto la maschera.
Dove ho già visto
quegli occhi?
Si sentì tirare a forza e
Kid la trascinò sul pavimento insieme a lui, in quei pochi secondi
aveva agguantato la gemma che non si era mai realmente spostata e
protesse i loro corpi con il mantello.
Delle lame caddero, si
conficcarono nel legno e graffiarono il vetro della vetrina, il
mantello li protesse dalle schegge.
Red Fox sbarrò gli occhi.
Se Ladro Kid non l'avesse afferrata e non fosse stato tanto veloce
sarebbe morta trafitta.
Nel frattempo gli
sfortunati si erano liberati dal telo pesante e la scena fece
inorridente i presenti.
<< Che significa?
>>. Nakamori indicò le lame.
<< Solo una
precauzione >>, fece spallucce.
<< Una precauzione?
Questo io lo chiamo omicidio premeditato! >>.
<< Sono d'accordo
ispettore >>. Kid mostrò la gemma e poi prese in braccio
Red
Fox che ebbe da ridere. << Non si fidi troppo delle
apparenze
>>.
Fukuda intuì subito che
Ladro Kid sapeva troppo e sfiorava la pistola. Kid avvolse entrambi
nel mantello e svanirono.
<< Cercateli, non
possono essere andati lontani! >>, ordinò Nakamori. Si
girò a
cercare l'ispettrice ma non c'era più. << Dov'è sparita
anche
lei? >>.
Kid
salì le scale del
tetto e trovò gli agenti addormentati. La scaltra Red Fox aveva
manomesso le maschere antigas e liberato il passaggio per il tetto.
<< Mi credi tanto
stupida? >>.
Arrivati in cima, la ladra
protestò per rimettere i piedi in terra. Le obbedì e fece un salto
indietro, tenendo una certa distanza da lui.
<< Perché l'hai
fatto? Mi hai salvato la vita >>.
<< Perché i miei
motivi sono simili ai tuoi... Miho >>
Sentir pronunciare il suo
nome lasciò cadere ogni difesa e si sentì inerme. << Come
conosci il mio nome? >>.
Kaito si levò il monocolo
e il cappello, rivelando la sua identità.
Quegli occhi.
Miho rise, chiedendosi
come aveva fatto a non capirlo immediatamente. << Kaito
Kuroba... Non mi sorprende più di tanto, in fondo. Continuo a non
capire >>.
<< Quando avevo
cinque anni, papà mi portò a vedere uno spettacolo di acrobati, la
stirpe dei Tsuji. Il capostipite era Eishi Tsuji, si esibiva insieme
a sua moglie Aiko. Erano straordinari >>.
<< Questo cosa
c'entra con me? >>.
<<
Eishi Tsuji era tuo padre >>.
Il cuore di Miho sanguinò
a sentire quel nome.
<< Non è morto per
una malattia ma in un incendio. La tua mamma ti ha dato il suo
cognome e ha cambiato lavoro, rimanendo comunque nel mondo dello
spettacolo >>.
<< Avevo sei anni.
La compagnia si sciolse e per lei fu un grande dolore. Smise di
praticare la nostra arte >>.
<< È stata Fukuda
ad ordinare di ucciderlo >>.
Chikage si era ricordata
della stirpe dei Tsuji perché il marito li aveva ammirati molto ed
erano andati a più di uno spettacolo. Aveva trovato alcune foto in
Internet, scattate dai fans anni prima. Un paio ritraevano anche l'unica
figlia ed erede della famiglia, la piccola Miho Tsuji.
<< Papà aveva
scoperto che riciclava denaro sporco. Faceva rubare le gemme, le
vendeva e poi teneva il denaro per sé. Nessuno credeva ai criminali,
non c'erano prove e lei restava impunita. Aveva ordinato a una banda
di rubare la gemma della mia famiglia e qualcosa andò storto
>>.
<< Eishi Tsuji aveva
le prove e le ha nascoste >>.
<< Incise sulla
gemma il numero dell'armadietto e un codice. Per lui non c'era posto
più sicuro >>.
Miho ricordava ancora il
pomeriggio che il papà le aveva detto che aveva nascosto una cosa
molto importante sul secondo gioiello più prezioso che possedeva: il
primo era ovviamente lei.
<< Come fai a essere
certa che Fukuda non l'abbia già trovata? >>.
<< Perché la cerca,
come me. Quell'armadietto ha un contratto vincolante di quindici
anni, alla scadenza quello che c'è dentro verrà buttato
>>.
<< L'unica cosa che
non sono riuscito a capire riguarda la gemma. Come mai non sai di che
minerale si tratta? >>.
<< Il mio bisnonno
aveva decretato che solo gli eredi della famiglia potessero vederla
una volta ereditata >>.
Kaito capì finalmente. <<
Tua madre non l'ha mai vista perché non era l'erede e tu eri
ancora troppo piccola >>.
Annuì. << E nonno
era già morto. Lei cerca di uccidermi perché ha capito cosa sto
cercando, anche se non conosce la mia vera identità. Se trovo quelle
prove per lei è finita >>.
Era una situazione
intricata. L'unico modo per incastrarla erano quei documenti
nell'armadietto ed era consapevole che a Miho non sarebbe bastato
mandarla in carcere per un reato minore. Voleva che marcisse per aver
ucciso il padre e nessuno meglio di lui poteva comprendere quella
rabbia che bruciava come acido nelle vene.
Fukuda
impugnava la
pistola e i poliziotti erano addormentati sulle scale. Sbraitò
insulti e salì velocemente le scale, pronta a sparare a quella
ladruncola.
Kaito si rimise monocolo e
cappello.
<< Anch'io ho fatto
i compiti a casa >>, disse Miho, aggiuntandosi la
maschera
rossa. << Tuo padre era Toichi Kuroba >>.
<< Ma che brava >>,
si complimentò, estraendo la gemma per controllarla.
<< Alla luce della
tua seconda identità, posso azzardare che fosse lui il primo Ladro
Kid >>. La ladra si sporse per vedere la gemma.
<< Sei molto
intelligente >>. Kaito la spostò dalla sua portata e la
volse
alla luna. Poi gliela lanciò. << È tutta tua
>>.
Red Fox la mise in una
piccola sporta attaccata alla cintura. << La ringrazio,
Kid >>.
Le baciò la mano. <<
Dovere di gentiluomo >>.
La porta sbatté e
l'ispettrice sparò un colpo a bruciapelo e i due ladri saltarono in
due direzioni opposte per evitarlo. Kaito sparò una carta ma la
tranciò con un proiettile.
Nakamori udì gli sparì e
corse sul tetto.
Sentendo il collega
arrivare, Fukuda fece un sorriso diabolico e si puntò l'arma alla
gamba. Sotto lo sguardo sconvolto dei due ladri si sparò, cadendo a
terra con un urlo di dolore. Con le poche forze restanti lanciò la
pistola ai piedi di Red Fox.
Nakamori la trovò in una
pozza di sangue, si macchiò le scarpe. << Cos'è successo?
>>.
<< Red Fox mi ha
sparata! E Ladro Kid l'ha aiutata! >>.
L'ispettore guardò Kid e
sapeva che lui non era quel genere di criminale.
<< Ispettore, fossi
in lei guarderei oltre il distintivo >>.
Fece un segno con la testa
a Red Fox e comprese subito. I due ladri corsero per il tetto e
Fukuda tolse un piccolo pugnale dalla caviglia e lo lanciò con
maestria. Nakamori colse il gesto e non fece in tempo a fermarla. Il
pugnale volò fin oltre il bordo del tetto e poi cadde oltre.
Red Fox e Kid saltarono
giù dal tetto e Nakamori si sporse per guardare, non volteggiavano
nel cielo. I due ladri erano appesi alle guglie del palazzo e
sghignazzavano soddisfatti.
<< Lei è
completamente pazza! >>, le urlò.
Si alzò in piedi,
tenendosi alla maniglia della porta. << Andavano fermati!
>>.
<< Non a discapito
delle loro vite! Il codice vuole che i criminali si prendano vivi
>>.
<< Lei è troppo
morbido con il suo ladro, forse è per questo che non lo cattura! Red
Fox mi ha sparata, cosa dovevo fare? >>.
Nakamori era sconvolto da
quel modo di lavorare. Si stava riprendendo dallo shock quando un
particolare attirò la sua attenzione e camminò fino a recuperare il
Sole Bruno. Sotto le dita sentì qualcosa, la voltò e vide una
piccola scheda SD attaccata con lo scotch. Le parole di quel
farabutto gli rimbombarono in testa e si disse di essere diventato
pazzo, mentre infilava la scheda nel suo telefono, a fidarsi di
quello.
Mentre i ladri correvano,
Kid aveva scritto a Jii di sezionare i filmati del tetto, l'aveva
fatto inviare e copiato sulla SD che teneva nel cellulare. Red Fox,
constatato che non era quello che cercava, l'aveva attaccata alla
gemma e gettata al centro del tetto.
Fukuda cercava di
rialzarsi e il collega guardava il filmato sul piccolo schermo,
incredulo.
<< Questo come me lo
spiega? >>. Nakamori girò lo smartphone verso
l'ispettrice.
Lei sbiancò. << È
un fotomontaggio! >>
<< Lo stabilirà la
commissione disciplinare, Fukuda >>. Grazie
Kid, una volta ogni tanto.
La donna strinse i pugni,
tanto che le unghie entrarono nella pelle. Quella dannata, piccola
ladra e quel ragazzino vestito di bianco le avevano dato solo un
assaggio di quello che l'aspettava in futuro.
Ladro
Kid e Red Fox si erano
appartati seduti su un albero, un silenzio attorno a loro quasi
religioso.
<< Sei davvero come
dicono >>, disse la ragazza. << Misterioso,
gentile e
affascinante >>.
<< E di te seducente
e lusinghiera >>.
I due ragazzi si
guardarono per un po'. Miho si era avvicinata abbastanza da sentire
il calore del corpo del ladro.
<< È una situazione
perfetta >>, mormorò lei.
<< Perfetta per
cosa? >>.
<< Per baciarsi >>,
rispose, senza malizia, la ladra.
<< Hai ragione >>,
concordò Kaito.
Miho si allontanò e
spezzò l'aria carica di scintille con una risata. << Se
non ci
fosse lei! >>.
Il ladro inarcò un
sopracciglio, tra l'imbarazzato e il dubbioso. Se Miho avesse provato
a baciarlo era sicuro che si sarebbe tirato indietro, non avrebbe mai
potuto toccare altre labbra dopo quelle di Aoko.
La ladra si mise in piedi.
<< Credo sia meglio tornare all'hotel. Spero sia chiaro
che, se
dovessimo scontrarci di nuovo, non ti lascerò la gemma solo perché
sei tu >>.
<< Lo stesso vale
per me >>.
<< A proposito, come
hai capito che ero io la ladra? Magia? >>.
<< Quando ci siamo
incontrati ti ho fatto un popolare trucco con le carte
>>,
ridacchiò. << Solo i maghi e i personaggi dello
spettacolo
mischiano le carte in quel modo >>.
<< Che sciocca. L'ho
fatto in automatico >>.
<< Non potevi certo
immaginare che fossi Ladro Kid >>.
Miho decise che era ora di
andare ma aveva un'ultima domanda da fargli, era troppo curiosa.
<<
Glielo dirai mai? >>.
Kaito stava per saltare
giù dal ramo e si fermò. << Cosa? A chi? >>.
<< Alla tua
principessa Nakamori >>.
<< Perché dovrei?
Suo padre vuole la mia testa, l'hai visto >>.
<< Perché ne sei
profondamente cotto >>. Lei rise della sua espressione
sconcertata. << Solo un ragazzo molto stupido o molto
innamorato avrebbe detto quella frase. E tu non sei stupido
>>.
Ladro Kid toccò l'erba.
<< Non lo so >>.
<< Buona fortuna
Kaito >>, disse Red Fox, dandogli la schiena per saltare
dall'altra parte.
<< Anche a te Miho
>>.
Quando si girò lei era
sparita e si diresse verso la macchina. Mentre camminava ripensò
all'elettricità tra lui e la ladra: Red Fox poteva capire la sua
doppia vita ed era innegabile che fosse molto sexy. Ma era solo
attrazione fisica e Miho se ne era resa conto, era davvero molto
intelligente.
Improvvisamente comprese
di aver trovato il punto focale con cui affrontare il discorso con
Aoko e farsi perdonare.
Augurò
a Jii la
buonanotte e varcò il cancello. Indossava gli stessi abiti con cui
era uscito e sbirciò il custode al bancone, per trovare un diversivo
in modo da non farsi beccare e denunciarlo alla sensei. Lo trovò
addormentato sul bancone.
Miho,
pensò. Non ha mezze
misure la ragazza.
Kaito entrò nell'hotel e
dalla portafinestra vide Aoko nella terrazza, lo sguardo triste
mentre fissava il mare piatto.
Non c'è momento
migliore.
Uscì e lo vide. Fece per
andarsene sdegnata.
La prese per il polso. <<
Non vai da nessuna parte. Io e te dobbiamo parlare >>.
Aoko non sopportava
sentirsi dare ordini ma la durezza di quegli occhi blu gli bloccò le
parole in gola.
<< Ho detto una
stupidaggine. Quando siamo in gruppo, la stupidità di noi maschi si
eleva all'ennesima potenza >>.
<< Mi hai
ridicolizzata >>.
<< Hai ragione e ti
chiedo scusa. Non penso assolutamente che le ragazze debbano essere
stupide per essere belle >>.
<< I fatti
dimostrano il contrario. Le ragazze con cui sei uscito...
>>.
<< Erano solo dei
passatempi >>, spiegò lui. << Dai, con
ognuna di loro
sarà durata due settimane. C'è differenza tra attrazione fisica e
sentimento >>.
I due si guardarono e
Kaito lasciò dolcemente il polso di Aoko.
<< L'attrazione
fisica è quella cosa fortissima che non va oltre... >>,
arrossì e andò avanti comunque. << I baci, le carezze e
così
via. Il sentimento ti fa provare le medesime cose ma anche la voglia di
stare
con quella persona sempre, anche semplicemente a guardarsi negli
occhi. Al mio fianco voglio una ragazza dolce, sensibile e che sappia
farmi un bernoccolo quando serve >>, le fece l'occhiolino.
Era inutile, non riusciva
a restare arrabbiata con lui. Ci cascava sempre in quelle parole e in
quel modo di fare.
<< Dovevo fartelo
più forte quel bernoccolo >>.
Kaito le dette ragione e
rientrarono nella hall. Salirono al primo piano e Aoko imboccò la
scala del secondo.
<< Comunque mi piace
il tuo costume. Adoro il bianco... >>.
<< Lo so >>.
La risposta di Aoko lo
fece voltare, piacevolmente lusingato. Lei sparì nella curva delle
scale ed era sicuro di aver visto brillare un sorriso malizioso.
Alla
fermata dei bus
c'erano abbracci, scambi di indirizzi e numeri di telefono. Si erano
create nuove amicizie, come quella tra Aoko, Miho e Tomi.
Quest'ultima, anche se aveva fatto la civetta con Kaito, era
simpatica e aveva apprezzato l'amicizia dimostrata nei confronti
della timida Miho.
<< Ci scriveremo
tutti i giorni! >>, promise Tomi. << Mi
dovete promettere
che verrete ad Osaka il prima possibile! >>.
<< E voi a Tokyo >>,
aggiunse Keiko.
Kaito leggeva il giornale
seduto su una panchina. La prima pagina parlava dell'entusiasmante
scontro tra Ladro Kid e Red Fox finito in parità. Fukuda era stata
sospesa per condotta illecita e avrebbero fatti delle ulteriori
indagini. Non sarebbero arrivati al riciclaggio di denaro ma almeno
Miho avrebbe avuto via libera per trovare il suo tesoro e la pace.
Saguru leggeva lo stesso
giornale, poteva vedere la vena pulsare per la rabbia. Non erano bei
tempi per il giovane detective, iniziava a capire come si sentiva
l'ispettore.
L'insegnante chiamò gli
alunni di Osaka.
<< Arrivederci Kaito
>>, Tomi agitò la mano.
Kaito sorrise a Miho. <<
Ci vediamo presto >>.
<< Sicuramente >>. Il ragazzo era vicino
alla sua principessa e Miho scosse la testa.
Un vero peccato,
concluse e salì.
Aoko picchiettò la spalla
del ragazzo con un dito. << Avete fatto amicizia
>>.
<< Una specie >>.
Si sarebbero incontrati ancora, ne era certo.
<< Kaito >>.
Il ragazzo stava ripiegando il giornale. << Cosa ci
facevi ieri
notte fuori dalla tua stanza? >>.
Strappò le pagine del
quotidiano, non si aspettava la domanda. << Facevo due
passi,
non riuscivo a dormire! >>.
Sul bus i due si sedettero
vicini. Aoko scorreva le pagine sullo smartphone e Kaito ascoltava
musica, stanco. Aveva dormito decisamente poco la notte e voleva
approfittare di quell'ora di viaggio per riprendersi. Si sentì
togliere una delle cuffie e Aoko la mise nel suo orecchio.
<< Adoro questa
canzone! >>.
Kaito ripensò
all'affermazione dell'amica, che sapeva quanto adorava il colore
bianco. Se anche lei provava gli stessi sentimenti del ladro era
tutto molto più complicato perché significava rinunciare a molto di
più.
Per ora si godeva la
musica con Aoko perché, come aveva detto Kaito, il sentimento è
quella cosa meravigliosa che permette di essere felici in due anche
solo con una canzone.
Angolo autrice!
Salve
lettori!
Anche l'avventura con Red
Fox si è conclusa! Con rammarico devo dirvi che dal prossimo
capitolo ci avviciniamo alla fine e non manca molto per scoprire
l'identità del boss. Il prossimo capitolo sarà tensione e dramma!
Ringrazio chi l'ha letta e
messa tra le preferite e le seguite!
Shinici e ran amore:
Grazie per le tue bellissime recensioni, le adoro! Buona estate anche
a te! :D
|
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Capitolo 17 *** 17. Non morire! ***
Capitolo
17
Non
morire!
L'ispettore
Nakamori era
seduto alla sua scrivania. C'era una grande afa, era luglio inoltrato
e le temperature si aggiravano intorno ai trentacinque gradi. L'aria
condizionata faceva gli straordinari insieme al corpo di polizia e la
sera c'era una forte umidità. Ad agosto avrebbe preso le ferie e non
vedeva l'ora che terminassero quelle due settimane per riposarsi,
sperando che anche Kid si prendesse una pausa.
<< Ispettore
Nakamori >>, disse l'assistente capo Nakajima.
<< C'è
una donna per lei >>.
Una donna?
L'uomo sperò che non
fosse la sua ex moglie. << La faccia passare
>>.
Il sottoposto annuì e
ritornò insieme a una donna sui trent'anni. I lunghi capelli mori
incorniciavano un viso color latte, sottili labbra rosa e occhi
grigi. Il vestito corallo, le ballerine bianche e una piccola borsa
a tracolla. Le offrirono una sedia e lei la prese volentieri.
<< Mi chiamo Melissa
Maruyama >>.
<< Ispettore Ginzo
Nakamori. Ha un nome molto particolare >>
<< Mia mamma è
italiana e mio padre è giapponese. Infatti non ho i tratti tipici
orientali >>, spiegò lei.
<< È vero. In cosa
posso esserle utile? >>.
<< Mio padre Honzo è
il proprietario della catena di pasticcerie Maruyama >>.
Nakamori la interruppe. <<
Io adoro i vostri negozi! >>.
<< Stamane la mia
gemella Asami è andata a prendere la posta e ha trovato questo
biglietto >>. Gli porse una busta.
L'ispettore lo lesse.
Avrò
il piacere di
rubare i Bracciali Gemelli sabato alle ventuno.
Ladro Kid
<<
Mascalzone! >>,
inveì Nakamori. << Mi parli di questi bracciali
>>.
<< Quando i miei
genitori scoprirono di aspettare me e mia sorella, papà fece
realizzare da un gioielliere molto rinomato due magnifici bracciali
identici, in oro bianco, zaffiri e diamanti. La particolarità sono
le due ametiste installate in mezzo. I bracciali sono stati usati
solo in due occasioni ovvero al compimento della maggiore età e ai
nostri matrimoni >>.
<< Esporrete i
gioielli? >>.
<< Esatto. Mio papà
vuole mostrarli al pubblico in occasione dell'inaugurazione del
nostro cinquantesimo negozio. Abbiamo acquistato l'intero piano del
centro commerciale Tokyo Midtown e tutti gli esercizi resteranno
aperti per festeggiare l'evento >>.
L'ispettore si rese conto
che era un'occasione perfetta per il ladro, ci sarebbero state
tantissime persone. Voleva dire tante facce a disposizione, folle in
cui mischiarsi e caos da sfruttare.
Congiunse le mani sulla
scrivania, riflettendo. << Come ha intenzione suo padre
di
mettere in mostra i bracciali? >>.
Melissa tirò fuori alcuni
fogli e una foto dei bracciali. << Verranno esposti
insieme in
un'unica vetrina >>. La seconda foto era quella della
teca e la
terza del piano del centro commerciale
Nakamori ebbe un'idea:
avrebbe reso il punto forte di Ladro Kid la sua maggiore difficoltà.
<< Se per lei va
bene avrei un'idea >>.
Kaito
era in un bar in
compagnia di Aoko, bevevano una bibita fresca. Scorreva gli articoli
sul tablet, gongolando per le lodi dei suoi fans.
<< Leggi ancora le
notizie su quel ladro? >>.
Il ragazzo si accorse che
preferiva la punta di rabbia allo sguardo di tristezza quando si
trattava del suo alter ego. Settimana dopo settimana Aoko era passata
dall'infelicità, all'irritazione e infine stava rinascendo la
rabbia.
<< Quel montato si
crede di avere chissà quale fascino >>. Prese un sorso
dalla
cannuccia.
Il guaio che è vero.
<< Io sono più
affascinante >>, disse Kaito, ridendo.
<< Avete molte cose
in comune. Tipo essere due arroganti >>, lo prese in
giro. Si
ricordò di una cosa e tirò fuori lo smartphone. Lo mise sotto il
naso dell'amico. << Guarda qui! >>.
Kaito prese il cellulare e
lesse un SMS. << Allora? >>.
<< Papà sarà
presente all'inaugurazione della nuova pasticceria Maruyama. Un
intero piano di prelibatezze! >>.
<< Dove vuoi
arrivare? >>.
<< Si è procurato
gli inviti per entrambi >>.
Kaito si scambiò
un'occhiata veloce con Jii. << Ci verrò con piacere
>>.
<< Non vedo l'ora di
mangiare tutte quelle delizie >>, sognò Aoko, rigirando
la
cannuccia nel bicchiere. << Devi metterti lo smoking
>>.
<< Un abito elegante
per l'inaugurazione di una pasticceria? >>, il ragazzo
divenne
perplesso.
Anche Aoko fu colta dalla
stessa perplessità. << Ora che ci penso... Mio padre ha
detto
che c'è una motivazione ma non ho capito bene perché >>.
<< Magari potreste
chiederlo all'ispettore >>, suggerì Jii.
<< Ottima idea >>,
lo incalzò Kaito. << Cosa cucini per cena?
>>.
Aoko
servì i due piatti a
tavola e poi portò il terzo per lei. Presero le bacchette e
iniziarono a mangiare.
<< Papà, come mai
bisogna vestirsi eleganti per l'inaugurazione? >>.
<< Perché
l'abbigliamento dovrà abbinarsi alla mia idea >>.
<< In che senso? >>,
ripeté Kaito. Quale
diavoleria si è
inventato stavolta?
<< Ladro Kid sfrutta
sempre il fattore folla e stavolta ho fatto in modo che non potrà
farlo! >>, iniziò a ridere soddisfatto.
<< Cioè? >>.
Aoko considerava il padre molto fantasioso perché riusciva sempre a
trovare qualcosa di nuovo per cercare di mettere le manette al ladro.
<< Non posso
dirtelo! Top secret! >>. Continuò a mangiare.
Kaito digrignò i denti e
fissò il suo piatto, per niente contento. L'ispettore stava
diventando più furbo, almeno sapeva che c'era qualcosa e non gli
restava che scoprire cosa fosse.
In quei giorni si era
concentrato anche su un'altra ricerca, ovvero sulla morte del Toichi.
Quel ricordo era scalfito nella sua mente e cercava di non tirarlo
fuori. Di quel giorno ricordava la mano di suo padre che li
accarezzava la testa e gli aveva promesso di portarlo sul retroscena
una volta finito. Del bacio che aveva dato a sua madre e l'ultimo
sorriso prima di salire sulle montagne russe. Poi tutto era
appannato, ricordava solo lo sfrecciare del veicolo sulle rotaie, il
sicuro volto del genitore sostituito da una maschera di orrore quando
si era reso conto che qualcuno aveva sostituito le manette e non
riusciva a levarsele.
Dopo l'esplosione
ricordava le urla di sua madre, i pompieri, l'ambulanza e la barella
coperta da un telo bianco. Kaito sapeva che c'era un filmato
dell'accaduto custodito da qualche parte e sapeva anche dove
trovarlo. Doveva solo chiedersi se era pronto per visionarlo e
soffrire per quelle immagini. Aveva chiesto al vecchio aiutante se
sapeva come qualcuno avrebbe potuto scoprire l'identità di Ladro
Kid.
Jii non ricordava nessun
particolare e dopo la sua morte aveva aperto il bar per rimettere
insieme la sua vita. Kaito non voleva chiedere alla mamma, era un
ricordo troppo doloroso per lei e si sentiva abbastanza grande per
imparare a gestire la cosa da solo.
Kaito
e Jii indossavano un
paio di pantaloni grigi e magliette nere, un berretto ben calato sul
viso per celare l'identità. Si erano uniti ai dipendenti per lo
scarico dei camion per sistemare l'allestimento del negozio.
Il pavimento del
trentasettesimo piano era stato coperto da mattonelle bianche lucide,
le pareti grigio chiaro. L'arredamento era bianco, sedie adornate da
morbidi cuscini grigi e vasi di cristallo contenenti fiori dalle
corolle variopinte.
Il centro del piano era
predestinato all'esposizione delle gemme. Scaricarono la vetrina e la
misero temporaneamente contro una parete. Kaito la studiò ed era una
teca semplice, con una serratura a un cilindro e facile da aprire.
Doveva esserci qualcosa di speciale per far ridere di gusto
l'ispettore.
<< Ehi tu ragazzo!
>>. Un uomo forzuto sulla cinquantina richiamò
l'attenzione.
<< Ci sono due casse in fondo al camion da scendere
>>.
Saltò sul mezzo e arrivò
al fondo, guardò dietro di sé per accertarsi che non ci fosse
nessuno. Aprì i coperchi di entrambe e capì subito l'idea
dell'ispettore.
Geniale Nakamori... Ma
non abbastanza.
Saguru
Hakuba era intento
a leggere i file mandati dalla polizia. Avrebbe fatto parte della
squadra di cattura del ladro, nessuno poteva dire di no al figlio del
questore. L'ultima volta gli era stato impedito per uno stupido
cavillo scolastico e doveva ottenere un campione di DNA. Il suo scopo
era procurarsi qualche capello, in meno di sette giorni avrebbe avuto
l'esito e messo le manette a Kaito Kuroba.
Tra i file c'erano alcuni
allegati video sul furto del Sole Bruno compiuto insieme a Red Fox.
Usando alcuni programmi video, Saguru aumentò lo zoom dell'immagine
su un particolare che l'aveva colpito. Il frame era sgranato e con un
altro programma lo sistemò per renderlo di qualità migliore. Stampò
l'immagine e poi si collegò al sito della scuola, cercando la foto
che gli interessava e stampò anche quella. Poi le attaccò a una
lavagna e le confrontò.
<< Lo stesso livido
fatto da Aoko Nakamori >>.
Kaito
rigirava la
videocassetta tra le mani, l'aveva trovata nella stanza segreta.
Chikage l'aveva riposta, chiuso la porta ed era partito il timer con
scadenza al compimento dei sedici anni del figlio.
Un vecchio
videoregistratore era piazzato sotto la TV, reperito dal garage.
Quella battaglia era solo sua e doveva trovare il coraggio di
affrontarla. Infilò la cassetta nell'apparecchio e accese la vecchia
televisione. Prese un profondo respiro e premette play sul
telecomando.
La qualità non era delle
migliori e il tempo aveva leso il nastro della cassetta.
<< Papà... >>,
mormorò, quando lo vide camminare sullo schermo, parlare e ridere,
sembrava fosse ancora vivo. Il vecchio Jii con qualche anno di meno e
sua madre, nemmeno trentenne, che lo teneva in braccio.
Poi le inquadrature si
spostarono sugli spalti e si concentrò sulla folla, cercando di
capirci qualcosa. La telecamera inquadrò Toichi spiegare cosa
avrebbe fatto e Jii gli serrò le manette. Il commentatore elencava
le mosse del mago e iniziò ad agitarsi quando vide giungere il
veicolo sempre più vicino al punto di pericolo. A Kaito sembrò di
udire i sussurri spaventati di Chikage in sottofondo.
Quando arrivò
l'esplosione aveva il respiro a mille e sudava freddo. Si costrinse a
guardare per individuare un dettaglio, qualsiasi cosa gli tornasse
utile. La folla si era stretta intorno al luogo dell'incidente finché
non furono evacuati dai pompieri. Lo schermo divenne nero e la
cassetta iniziò a riavvolgersi.
Kaito si ritrovò nel
silenzio. Avrebbero potuto ucciderlo con un proiettile, del veleno o
un finto incidente d'auto. Invece era morto in pubblico, davanti ai
suoi familiari e Kaito arrivò alla conclusione che chiunque fosse
stato voleva vederlo morire, godersi la scena.
Lui era lì.
La
sera dell'inaugurazione
Kaito si aggiustò il papillon blu e sistemò la camicia. Li avrebbe
prelevati una macchina della polizia guidata da un'agente.
Bussò alla porta dei
Nakamori, aspettava Aoko. Guardò l'orologio e l'aspettava da dieci
minuti.
<< Aoko! >>,
bussò ancora. << Scendi! >>.
La porta si aprì e la
ragazza apparve sulla soglia. << Quanto sei rompiscatole!
>>.
Scese il gradino con i
tacchi argentati. Il vestito blu le metteva in evidenza la vita fine,
era senza spalline e un punto luce illuminava il vestito. Aveva
deciso di raccogliersi i capelli e non l'aveva mai fatto prima, ecco
il motivo del ritardo. Qualche ciocca ribelle sfuggiva ai lati e
rendeva l'insieme ancora più grazioso. Una donna in divisa li fece
salire e li portò fino al centro commerciale.
Il Tokyo Midtown era uno
dei grattacieli più alti della città. Comprendeva anche un albergo,
diversi negozi, ristoranti e una SPA molto costosa. Per arrivare al
trentasettesimo piano l'ascensore con vista ci mise tre minuti, un
secondo ascensore portava a tutti i piani e ce ne era un terzo
d'emergenza. Ci sarebbero voluti altri tre minuti per giungere sul
tetto.
Arrivati al piano una
maschera gli porse un sacchettino di stoffa grigio, raccomandando di
mettere il contenuto.
Aoko rovesciò l'oggetto
nella mano destra. << Un bracciale? >>.
Anche in quello di Kaito
ce ne era uno. L'ispettore aveva ordinato di creare copie perfette
dei due bracciali, non dubitava della capacità del ladro di
individuare gli originali ma la difficoltà stava nel trovarla in
mezzo alla folla. Erano le ventuno e in due ore avrebbe dovuto
trovare i due bracciali.
I
ragazzi trovarono l'ispettore in compagnia delle gemelle Maruyama.
Erano omozigote e due perfette gocce d'acqua. Lo stile era molto
diverso perché Melissa indossava un ricercato vestito nero scollato
ed elegante mentre Asami portava un tailleur più serio, blu scuro. I
loro genitori gli stavano affianco, la signora Maruyama aveva gli
stessi occhi grigi delle figlie.
Si chiese cosa sarebbe
successo se qualcuno avesse lasciato il centro commerciale prima del
dovuto e quindi portare via un eventuale gioiello originale. Kaito
era convinto che non li avrebbe mai lasciati a caso e quindi due
figure di cui fidarsi portavano i bracciali gemelli.
Con suo fastidio Saguru si
unì a loro, anche lui aveva una copia del gioiello.
<< Ragazzi che
piacere >>.
<< Saguru! Hai già
assaggiato qualche dolce? >>, domandò Aoko.
<< Fanno un'ottima
cheesecake >>.
<< La proverò.
Porti anche tu il bracciale, pesano un po' non trovi? >>,
Aoko
soppesò il suo.
<< Sono fastidiosi.
E poi sono bracciali da donna! >>, contestò Kaito.
<< Tra due ore
potrai toglierli >>, disse Saguru, mostrando il suo.
<<
Dubito che Ladro Kid troverà i veri in mezzo a tutte queste persone
>>.
Non sottovalutarmi,
pensò il ladro.
Saguru fece segno ad Aoko
di seguirlo. << Mangiamo una fetta di cheesecake. Non ti
dispiace se ti rubo la damigella per un po' vero? >>.
Mi dispiace parecchio.
<< Divertitevi >>.
Gli dava enormemente
fastidio quella scena ma liberarsi di Aoko era quello che voleva. Due
bracciali significavano due possibilità che uno di loro potesse
essere Pandora, Kaito si avvicinò al banco e prese un dolce al
cioccolato con le fragole sopra.
La teca con quelli falsi
era stata esposta e Kaito immaginò il divertimento che Nakamori
stava provando. Calcolò cinquecento persone nel centro commerciale,
disposte su dieci piani. Le camere erano sigillate e un agente era
accanto ad ogni porta, per evitare che Kid le usasse come via di
fuga. Aveva tracciato un modo per fuggire e la complessità stava
solo nel trovare i due bracciali. Riconoscere un'ametista richiedeva
un pochino di tempo e sarebbe stato strano vederlo fissare i
bracciali altrui.
Le ametiste aveva un modo
particolare di brillare e sarebbe stato impossibile giocare con
l'impianto elettrico e riuscire a controllare ogni bracciale. Gustava
il dolce e sbirciava l'orologio al polso preciso al secondo,
attendendo l'ora di iniziare lo show.
Asami
frugò nella borsa
alla ricerca del cellulare che trillava e segnava un numero
sconosciuto.
<< Pronto? >>.
<< As.. mi >>.
La voce dall'altra parte
era disturbata e la ragazza fu costretta ad allontanarsi fino a
ritrovarsi in un magazzino sul retro.
<< Con chi parlo?
Pronto? >>.
La comunicazione si chiuse
e lei sbuffò, scocciata. Rimise il cellulare in tasca e si accorse
di avere un gran sonno. Si appoggiò al muro e si passò una mano
sulla fronte, poi sbadigliò. Strisciò dolcemente contro il muro e
si addormentò, la testa reclinata verso destra.
Kaito spuntò da dietro
delle casse di ingredienti, indossava la maschera antigas.
<<
Prenderò il tuo posto per un po'! >>.
Aoko
ordinò la seconda
fetta di cheesecake ai frutti di bosco e ingoiò l'ultimo pezzo.
<<
Questa sì che è una torta! >>.
Saguru rise e Aoko non lo
vedeva spesso.
<< In Inghilterra
adoravo i biscotti >>.
<< Qui ne hanno di
meravigliosi. I miei preferiti sono quelli con le gocce di
cioccolato! >>. La cameriera posò il piatto con la
cheesecake
e un bicchiere di latte freddo. Aoko ne tagliò un pezzo con la
forchetta.
<< Sei più felice
ultimamente >>.
Il boccone rimase
infilzato nella posata. << Mi sono lasciata alle spalle
brutti
pensieri. Tu invece sei sempre imperscrutabile, sembra che niente ti
turbi >>.
<< Essere il figlio
di un questore mi ha insegnato a ragionare con la logica e mia madre
è una donna molto calcolata >>.
<< Io invece sono un
disastro, sono un libro aperto >>. Era già a metà della
seconda fetta e aveva consumato buona parte del bicchiere di latte.
<< Io non riesco a
leggerti sempre bene e sono un detective >>, disse
Saguru,
fermando una cameriera e ordinando del tè.
<< Dici davvero? >>.
Aoko fu sorpresa dalla risposta del compagno di classe. La sua
insicurezza e goffaggine le pareva evidente a chiunque.
<< Sei molto più
criptica di quanto tu non creda >>.
<< Forse sto
cambiando >>.
<< O forse sei
sempre stata così >>, ribatté Saguru.
Aoko gli sorrise. <<
Magari hai ragione >>.
<<
Mancano dieci
minuti >>, avvertì Nakamori.
<< Fra nove minuti,
quarantasette secondi e dieci millesimi, Ladro Kid ruberà i
bracciali gemelli >>, precisò Saguru. Aoko era al suo
fianco,
stringeva il suo bracciale con la mano destra, aveva paura di
vederselo rubare.
Dov'è finito Kaito?
La famiglia Maruyama era
inconsapevole che fra di loro si nascondeva Ladro Kid. Aveva legato e
imbavagliato Asami dietro le casse per evitare che venisse vista.
<< Quattro minuti,
undici secondi e sette millesimi >>.
Kaito trovava il vizio
di contare i secondi davvero irritante.
<< Ispettore,
possiamo stare tranquilli? >>, domandò Honzo Maruyama.
<< Si fidi. Nessuno
toccherà le sue gemme >>.
Gli ospiti dell'evento si
erano radunati nel piano dell'inaugurazione per assistere allo
spettacolo di Kid, bisbigliando fra di loro.
Perfetto.
Nakamori era sempre un
passo dietro di lui. Aveva voluto sfruttare il fattore folla e
renderlo punto debole senza rendersi conto che in un attimo l'aveva
riportato dalla sua parte.
<< Le ventitré >>,
dichiarò Saguru, picchiettando sul suo orologio.
Un rumore ripetitivo
attirò l'attenzione dei presenti. La signora Maruyama si abbassò e
vide un oggetto che conosceva molto bene. << Questa è un
ametista! >>.
La finta Asami mostrò il
suo bracciale. << Guarda mamma, non ho più l'ametista!
>>.
<< Scotta! >>.
La signora la lasciò andare a causa del calore.
<< Ehi anche la mia!
>>, disse un altro ospite. << Il bracciale
scotta! >>.
<< Anche il mio! >>.
<< Me lo tolgo
subito! >>.
Gli ospiti iniziarono a
togliersi il bracciale e le gemme incandescenti venivano lanciate
lontane.
Ladro Kid fece un sorriso
insolente sotto la maschera e, con la sua mente capace di elaborare
in pochi secondi, cercò chi non si toglieva il bracciale.
<< Smettetela di
toglierlo! >>, disse Nakamori, frustrato.
La folla non lo ascoltava
e in breve il pavimento fu ricoperto di gemme finte e pezzi di
bracciali. Saguru si avvicinò a Nakamori e disse qualcosa al suo
orecchio, lui annuì e il detective si allontanò. Kaito lo vide
avvicinarsi ad Aoko e lei non si era tolta il bracciale e nemmeno
Saguru.
Ora poteva concludere lo
show.
Nakamori aveva ordinato di
non far lasciare il piano a nessuno e aveva bloccato tutti gli
ascensori, tranne quello d'emergenza che possedeva un impianto
elettrico a parte.
Kaito premette il tasto di
un telecomando che aveva nella tasca e il buio calò su tutto il
piano.
<< Riaccendente
quelle dannati luci! >>.
La folla urlò impaurita e
infine riaccesero le luci sfruttando l'impianto d'emergenza.
<<
Guardate! >>, urlò la folla.
Ladro Kid era in piedi, i
bracciali gemelli in entrambe le mani.
Saguru si guardò il polso
e non c'era più. Prese il polso di Aoko e non l'aveva più nemmeno
lei. Nel buio aveva corso e sfilato i bracciali con lo stesso
principio utilizzato per togliersi le manette. Era stato talmente
veloce che non avevano notato niente.
<< Prendetelo, cosa
aspettate! >>. Nakamori aveva il viso di mille colori.
<< Ispettore,
simpatico gioco quello di nascondere i due bracciali! >>,
li
mise in una tasca interna. << Ottimi dolci signori
Maruyama >>.
La famiglia era sconvolta.
<< Dov'è Asami?!
>>, la gemella la cercava freneticamente.
<< Bastardo, hai
preso il posto di mia figlia! >>, lo accusò il signor
Maruyama.
I poliziotti cercavano di
raggiungere il ladro però le cinquecento persone rendevano l'azione
difficoltosa.
<< Vi saluto mio
amato pubblico! >>. Dai lampadari sopra la teca uscì una
nuvola di fumo grazie a un congegno installato precedentemente e
quando la nube si dissolse lui non c'era più.
<< Non mi sono
accorta di niente! >>, disse Aoko, sentendosi in colpa.
<<
Non sapevo di avere l'originale! >>.
<< Togliete la
corrente all'ascensore d'emergenza! >>.
<< Ma signore... Se
lo facciamo tutto il piano resterà al buio. Ladro Kid ha messo fuori
uso l'impianto elettrico principale, siamo costretti a usare quello
d'emergenza! >>.
Così potrà utilizzare
l'ascensore d'emergenza e fuggire indisturbato. Ma stavolta ha fatto
un errore.
Saguru si lanciò
all'inseguimento del ladro e fu visto da Nakamori. Entrambi si
diressero agli ascensori uno e due, per giungere sul tetto.
Nel frattempo un uomo
vestito di nero si teneva a distanza dalla folla, dietro una colonna,
un auricolare nell'orecchio.
<< Capo, è andato
tutto come previsto. Inizio la seconda parte? >>. Una
voce
parlo speditamente. << Agli ordini >>.
Kid
era in piedi sulla
ringhiera. Stavolta il senso di delusione fu doppio perché nessuno
dei bracciali era Pandora. Sospirò e guardò la luna, amareggiato.
Il pomeriggio in cui aveva
sistemato le casse con i finti bracciali li aveva poi sostituiti.
Dentro le gemme di plastica c'erano dei piccoli congegni esplosivi
che avevano dato quella fastidiosa sensazione di calore, tanto da
doverli togliere. Non pensava che li avrebbe dati proprio ad Aoko e
Saguru ma aveva senso: Aoko era ingenua e Saguru troppo attento. Ecco
perché aveva chiesto di passare del tempo con lei.
Scese dalla ringhiera,
pronto a cambiarsi e ritornare al fianco di Aoko, avrebbe finto di
essersi perso nella folla. Dava le spalle alla porta e si accorse
appena un secondo prima dello sparo, si lanciò sulla sinistra e vide
Snake, la pistola che brillava alla luce della luna.
<< Dammi subito i
bracciali! >>.
<< Non ti annoi mai
ad usare sempre la stessa scenetta? >>. Si rimise in
piedi.
Non aveva nessuna
intenzione di darglieli e non poteva lanciargli le finte copie, non
ci sarebbe cascato.
<< Non ho tempo per
giocare Kid. Muoviti o ti farò un buco in fronte! >>
Kaito aveva la mano sulla
spara carte, pronto a togliergli la pistola e fuggire con l'aliante.
Saguru
era ancora in
ascensore e improvvisamente si bloccò.
<< Ma che succede?
>>, si disse in panico. Non amava gli spazi angusti e
rimanere
bloccato a duecento metri dal suolo non era piacevole.
Nakamori si trovava
nell'altro e raggiunse il tetto. Le porte scorrevoli si spalancarono
e corse a perdifiato i pochi scalini e trovò la porta aperta, le
manette che tintinnavano nella mano.
<<
Conto fino a tre
>>. Caricò un altro colpo. << Uno, due...
>>.
<< Tre! >>,
concluse Kid, sparando la carta contro Snake. Gli sfiorò la guancia
e un rivolo di sangue scese a macchiare il colletto della giacca. Il
malvivente sparò un colpo e Kaito riuscì ad evitarlo.
Stava per sparare un'altra
carta quando vide l'ispettore sulla soglia. Snake si allontanò di
tre passi e poi puntò l'arma contro di lui. Ladro Kid non fece in
tempo e due colpi crivellarono Nakamori, uno al petto, l'altro alla
spalla.
<< No! >>.
L'uomo si toccò le ferite
e cadde a terra, rantolando, in breve si formò una macchia di sangue
sul cemento. Snake lasciò la scena del crimine alla velocità della
luce.
Kaito corse
dall'ispettore, gli abiti candidi si tinsero di color rubino.
<< Non morire! Ti
prego non morire! >>.
L'ispettore vedeva
appannato, il battito cardiaco stava diminuendo. Kaito cominciò a
praticargli il massaggio cardiaco per tenere il cuore attivo e reperì
la ricetrasmittente. Finse una voce. << Ispettore a
terra!
Ispettore a terra! Due colpi d'arma da fuoco sul tetto!
>>.
<< Cosa? Arriviamo
subito! >>, lo rassicurò un poliziotto.
I guanti di Kaito erano
ormai rossi e il respiro sempre più debole. La pallottola alla
spalla non aveva leso nessun organo vitale e quella nel petto poteva
aver perforato un polmone.
<< K... Kid >>,
rantolò lui.
<< Non parli! Deve
risparmiare le forze >>.
Kaito appoggiò l'orecchio
al petto per valutare il battito e sembrava abbastanza regolare da
attendere l'ambulanza e il medico.
<< Aoko... >>,
mormorò l'uomo.
<< Sua figlia sta
bene! >>.
Kaito era sull'orlo delle
lacrime a quella scena, la sua calma e sicurezza erano andate via.
Pensò ad Aoko e al dolore enorme che avrebbe provato se lui fosse
morto, Kaito non si sarebbe dato pace tutta la vita.
Poi vide le ombre degli
agenti e di un paramedico sulle scale e lasciò l'ispettore nelle
loro mani. Corse per il tetto, saltò sulla ringhiera e attivò
l'aliante.
<<
Ispettore! >>, l'assistente capo Nakajima si chinò su di
lui.
Saguru arrivò e sbarrò
gli occhi a quella scena. Si sporcò le mani di sangue quando si
abbassò sull'ispettore.
<< Cos'è successo?
>>.
<<
Non lo so! >>, rispose Nakajima.
Il detective liceale pensò
ad Aoko, ancora non sapeva niente. L'ispettore era bianco, i vestiti
impregnati di sangue e gli occhi semichiusi.
<< La pallottola ha
toccato il polmone, va operato d'urgenza! >>, decretò il
paramedico. << Serve un elicottero sul tetto del Tokyo
Midtown
immediatamente! >>, ordinò in una ricetrasmittente.
Caricarono Nakamori sulla
barella e attesero l'elicottero. Saguru si alzò e anche i pantaloni
erano sporchi di sangue e cemento. Lo sguardo cadde su qualcosa in
mezzo alla pozza rossa e prese la lente d'ingrandimento, il suo cuore
mancò un battito
Prese una bustina dalla
tasca e delle piccole pinze. Insanguinati ma quelli erano capelli di
Ladro Kid, il colore non era dell'ispettore. Quando Kaito aveva
poggiato la testa sul petto, Nakamori aveva sfiorato la testa del
ladro senza nemmeno accorgersene e tolto qualche capello.
<< Pagherai
maledetto >>, disse con rabbia. << Pagherai
>>.
Kaito
aveva lasciato i
vestiti insanguinati su un albero e scrisse a Jii di venirli a
prendere. Rientrò nell'edificio e in fretta arrivò al piano del
furto.
Stava per correre da Aoko
ma poi lui si rese conto che, in teoria, non sapeva ancora niente di
quello che era successo. L'amica era seduta a un tavolino, ancora
affranta per essersi fatta rubare il bracciale. Kaito si stava
avvicinando quando Saguru, che si era tolto la giacca, prese Aoko per
mano e la fece alzare.
<< Perché sei
sporco di sangue? >>, gli domandò lei, preoccupata.
<< Aoko tuo padre...
gli hanno sparato e lo stanno portato all'ospedale per essere operato
d'urgenza >>.
La ragazza sentì il
ghiaccio nelle vene, nel cuore, nei polmoni e nel cervello. Non
riuscì a dire niente.
<< Che succede? >>,
chiese Kaito. Stava morendo dentro, avrebbe voluto essere sparato lui
al posto di quel pasticcione di Nakamori.
Saguru lo guardò, non
aveva mia visto tanto odio in due occhi.
<< Kaito... >>,
Aoko barcollò e si abbandonò contro di lui. << Papà...
>>.
Un
quarto d'ora dopo erano
in ospedale
<< Sono Aoko
Nakamori. Mio padre è operato d'urgenza! >>.
<< Secondo piano,
chirurgia. Ora è in sala operatoria >>.
I tre corsero al secondo
piano senza prendere l'ascensore. Molti colleghi erano in attesa nel
corridoio. Quando videro la figlia dell'ispettore uno sguardo di
comprensione la investì e Aoko si sedette con le gambe molli su una
sedia imbottita. I capelli erano sciolti, il trucco sbavato e non
riusciva a parlare.
Kaito le sedette affianco
e la ragazza si appoggiò a lui, stringendo un lembo della sua
camicia e non piangeva, non urlava, sembrava una bambola inerme.
Kaito la circondò con le braccia, tremando.
Perdonami Aoko,
perdonami. Ripeteva quelle tre parole all'infinito, come una
cantilena.
<< Lo odio >>.
<< Chi? >>.
Aoko strinse ancora più
forte la camicia. << Ladro Kid. Lo odio >>.
Quelle parole ebbero lo
stesso effetto di quanto Snake gli aveva sparato qualche mese prima.
Un dolore devastante lo inondò.
Le ore passavano e
sembravano infinite. La luce che indicava la sala occupata brillava
dello stesso rosso del sangue dell'ispettore. Ogni tanto qualcuno
andava a prendere un caffè, dell'acqua e chiedevano ad Aoko se
volesse qualcosa e lei faceva parlare un cenno del capo. Anche Saguru
attendeva insieme a loro, era andato a ripulirsi dal sangue dalle
mani e alzato le maniche della camicia sporche, per non turbare
l'amica.
Dopo quattro ore il
chirurgo uscì dalla sala operatoria togliendosi la mascherina.
Aoko corse verso di lui,
ritrovando le forze necessarie per dare ordini ai muscoli.
<< Dottore, come sta
mio padre? >>.
<< È fuori pericolo
>>, rispose, un sorriso stanco. << La
pallottola alla
spalla non ha creato danni ai muscoli. Quella nel petto,
fortunatamente, si è fermata prima che potesse perforare il polmone
destro. Una settimana in ospedale, un po' di riposo dal lavoro e sarà
come nuovo >>.
Gli agenti esultarono di
gioia.
<< Grazie dottore!
>>, Aoko l'abbracciò. << Posso vederlo?
>>.
<< Ora sta dormendo.
Torni domani mattina, sono quasi le quattro e mezzo e farà bene
anche a lei riposarsi. Qualcuno può farle compagnia? >>.
<< Sì >>.
Guardò Kaito e lui annuì, anche se sentiva di non meritarsi tanta
fiducia.
Il dottore stava
rientrando, poi si ricordò di una cosa. << Comunque deve
ringraziare la persona che l'ha tenuto in vita >>.
<< Come ha detto?
>>. Nella mente di Aoko balenò il viso del ladro.
<< Senza il
massaggio cardiaco sarebbe morto. Gli ha salvato la vita
>>.
Rientrò nella sala.
Saguru guardò Kaito, il
ragazzo aveva abbassato gli occhi sul pavimento.
Gli ha salvato la vita.
Aoko non sapeva cosa fosse
realmente successo però Ladro Kid aveva salvato la vita di suo
padre. Colui che minacciava di metterlo in prigione, di togliergli la
libertà... Avrebbe potuto lasciarlo morire, togliere il problema di
torno.
<< Vi accompagno a
casa >>, disse Nakajima.
Saguru fu prelevato da un
collega del padre e i due ragazzi furono lasciati davanti casa di
Aoko.
La ragazza inserì le
chiavi nella toppa e si ritrovò nell'ingresso. Era distrutta
fisicamente e la mente non riusciva a spegnersi. Avrebbe voluto
cadere in un oblio per riprendersi.
<< Allora... >>,
Kaito teneva la giacca appoggiata all'avambraccio. << Io
torno a
casa. Se ti serve qualcosa sai... >>.
<< Non lasciarmi
sola >>. Aoko era in piedi sul gradino dell'ingresso.
<<
Ti prego... non lasciarmi sola >>.
Kaito si perse negli occhi
imploranti di Aoko, l'azzurro vivace era sostituito di un celeste
spento e senza luce.
<< Va bene >>,
mormorò, deglutendo.
<< Puoi dormire
nella camera di papà, io sarò nella mia >>.
Kaito faceva spesso il
bucato da Aoko e non fu difficile reperire un pigiama tra i panni
stesi. La camera di Nakamori era la stessa di quando aveva comprato
la casa per viverci con l'attuale ex moglie: un letto matrimoniale,
armadio a muro, una grande finestra sulla destra. Sulla cassettiera
c'era una piccola TV e sopra uno specchio, posizionata accanto alla
finestra. La stanza era linda e ordinata, opera di Aoko.
Kaito si gettò sul letto,
fissando il soffitto. Si guardò le mani e gli sembrò di vederle
ancora sporche di sangue del padre di Aoko, il vestito di Ladro Kid
bianco come la neve non lo riconosceva più con quelle macchie rosse.
Mi odia.
Aoko non aveva versato una
lacrima. Era rimasta tutto il tempo aggrappata alla sua camicia,
occhi persi nel vuoto, tremando. Ma non una sola lacrima aveva
solcato il suo viso.Forse non la conosco
così bene come credevo.
Quella tempra che tirava
fuori nei momenti critici la invidiava. Credeva di essere forte,
infallibile e quella sera aveva dimostrato il contrario. Era
riuscito a salvargli la vita con il massaggio cardiaco e ricordava il
tremolio di ogni singolo muscolo.
La porta della camera era
stata lasciata aperta nel caso Aoko avesse bisogno di lui. A piedi
nudi la ragazza era arrivata nella stanza dove dormiva l'amico, in
silenzio aveva camminato e seduta al centro del letto. Kaito non
disse niente, la guardava e basta.
Aoko appoggiò la fronte
alle ginocchia e iniziò a piangere, una vera e propria crisi di
pianto incontrollabile. Kaito si tirò su e l'abbracciò,
stringendola forte. Non riusciva nemmeno a respirare dalle lacrime,
appoggiò la testa al suo petto, bagnando la maglia del pigiama. Le
sussurrava che tutto sarebbe andato bene, che il padre sarebbe
tornato presto a casa e che ogni sarebbe tornata come prima. Spossata
dalle lacrime si addormentò e Kaito con lei, avvolgendole la vita
con il braccio e intrecciando le gambe, fino alla mattina dopo.
Kaito
aprì gli occhi per
primo, si sentiva stanchissimo. L'orologio segnava le nove e Aoko era
ancora avvinghiata a lui, bocca semiaperta, le guance avevano il
segno della crisi di pianto. Le accarezzò i capelli per non
svegliarla.
<< Perdonami >>,
le sussurrò sapendo che non poteva sentirlo.
Si alzò piano dal letto e
scese in cucina per preparare la colazione. Le visite iniziavano alle
dieci e Aoko non vedeva l'ora di rivedere suo padre. Aveva finito
quando lei si presentò nella sala da pranzo vestita di un leggero
abito bianco e i capelli legati. Aveva un aspetto migliore dopo una
doccia ed essersi sistemata ma il viso esausto la tradiva.
<< Buongiorno >>,
disse Kaito dolcemente.
Lei arrossì, non si era
dimenticata come avevano dormito la notte prima. Non ne aveva potuto
fare a meno, non ci sarebbe stato altro posto al mondo in cui sarebbe
voluto essere per sfogare il dolore, la rabbia, la tristezza. Si
sedette al tavolo.
<< Buongiorno a te.
Mi dispiace averti costretto a dormire qui, stanotte >>.
Kaito scosse la testa. <<
Non c'è problema. Avevi bisogno di... me >>.
Mangiarono in silenzio,
Kaito preferì non accendere la TV perché temeva che il telegiornale
parlasse della sparatoria al centro commerciale e non voleva che Aoko
sentisse. Non voleva sentirlo neanche lui.
<< Io vado a casa a
farmi una doccia, prendo la moto e andiamo in ospedale
>>,
disse, iniziando a sparecchiare.
<< Grazie Kaito. Non
so cosa farei se tu non ci fossi >>.
Un piatto scivolò a
terra, rompendosi. Si chinò a raccogliere i cocci per non far vedere
la sua espressione. Era molto deluso da se stesso, quello era il più
grande inganno ai danni di Aoko che avesse mai fatto, Nakamori era in
ospedale a causa sua.
Aoko si turbò nel vedere quella
reazione. Kaito lasciò in fretta la casa, aveva bisogno di qualche
minuto da solo.
In camera sua dette un
pugno al muro, spellandosi le nocche. Per Aoko aveva a sfogare le
proprie emozioni e doveva assolutamente riprendere il controllo della
sua sicurezza in fretta.
Quindici minuti dopo Aoko
era in sella alla moto di Kaito. Parcheggiò in uno spiazzo
dell'ospedale e salirono al reparto di chirurgia.
C'era qualche collega
attorno al letto dell'ispettore, la camera era privata.
<< Papà! >>.
Aoko corse ad
abbracciarlo, non riusciva a staccarla.
<< Piano figliola!
>>.
<< Come sta
ispettore? >>, domandò Kaito.
<< I punti tirano e
l'antidolorifico migliora la situazione >>.
<< Quando ti fanno
uscire? >>, chiese ansiosa Aoko.
<< Sabato, prima
devono assicurarsi che non faccia infezione >>.
Nakajima era seduto alla
destra dell'ispettore. << Stavamo giusto chiedendo a
Ginzo
cos'è successo >>.
Kaito avrebbe voluto
fuggire. Da quando
sono tanto codardo?
<< Sono salito sul
tetto e ho sentito degli spari. C'era un tipo, un brutto ceffo
vestito di nero e puntava l'arma contro Ladro Kid >>.
<< Perché non ti
sei difeso? >>. Aoko gli stringeva la mano.
<< Non ho fatto in
tempo. Mi ha sparato e da qui... i ricordi sono nebulosi. Sono caduto
a terra, Ladro Kid era chino su di me e mi ha praticato il massaggio
cardiaco, poi credo di essere svenuto >>. Si passò una
mano
sulla testa, confuso.
<< Allora è stato
Ladro Kid ha salvarti la vita? >>, chiese un collega e
lui
annuì.
Aoko abbassò lo sguardo e
strinse le mani a pugni, posate sulle ginocchia.
Allora è stato davvero lui.
<< Deve rimettersi
in fretta! >>, lo motivò Nakajima.
<< Solo lei può
catturare Kid! >>, aggiunse un altro collega.
<< Esatto papà! Ah,
Saguru dov'era? Non era corso con te dietro il ladro? >>.
<< Bloccato in
ascensore >>.
Saguru entrò nella
camera. Incrociò gli occhi dorati con quelli blu di Kaito e
quest'ultimo provò un brivido, cosa mai successa in presenza del
detective liceale.
<< In che senso? >>,
chiese Nakamori.
<< Sono salito
sull'ascensore e prima di arrivare sul tetto si è bloccato
>>.
Kaito si ricordava di aver
messo fuori uso l'impianto elettrico principale in modo da
costringerli ad usare quello secondario d'emergenza, in questo modo
non gli avrebbero potuto tagliare la via di fuga. Ma se Nakamori era
giunto fin sul tetto significava che la corrente non era stata tolta.
L'hanno bloccato dentro
di proposito, volevano che Nakamori salisse da solo. Perché?
Il ragazzo era confuso da
quella sequenza di eventi. Snake voleva sparare all'ispettore, non
l'aveva fatto per togliere di mezzo un testimone scomodo.
Una rivelazione terribile,
la peggiore ipotesi che potesse valutare e lo gelava al solo
pensiero.
Sanno chi sono.
Angolo autrice!
Salve
lettori!
Da
questo capitolo si muovono i primi passi per arrivare alla fine!
L'organizzazione sa chi è Ladro Kid? Be', lo vedremo :D
Grazie per chi l'ha letta,
messa tra le preferite, le ricordate e le seguite!
Shinici e ran amore:
Grazie mille per la tua recensione e i complimenti! Lo sai che ci ho
pensato a un sequel? :) Mi sono affezionata ai personaggi, ahimè
sono una sentimentale ahahaha Quindi chissà che non mi venga qualche
idea in mente!
|
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Capitolo 18 *** 18. Sei un genio, Aoko! ***
NB: In
questo capitolo è presente un codice e la soluzione viene svelata
durante il racconto nelle ultime pagine. Quindi se avete voglia di
perderci del tempo per risolverlo, non leggete fino alla fine! :D
Capitolo
18
Sei
un genio, Aoko!
Aoko
andava in ospedale
tutti i giorni, mattina e pomeriggio. Il mangiare dell'ospedale era
indigesto all'ispettore e gli portava i suoi piatti preferiti. Con
meno frequenza anche Kaito andava a trovarlo e trascorreva il resto
del tempo nella villetta dei vicini a far compagnia ad Aoko. Soffriva
molto la solitudine di quella casa senza gli strepiti del papà, i
suoi passi pesanti e le camice buttate a casaccio nel bagno. Dopo
quella prima notte era tornato a dormire a casa sua e non ne avevano
mai parlato, come se non fosse mai successo.
La prospettiva che
l'organizzazione fosse a conoscenza della vera identità di Ladro Kid
non era da sottovalutare. L'aggressione a Nakamori poteva essere un
messaggio d'avvertimento, per giungere passo dopo passo alla persona
a cui teneva di più. Il dolce visetto di Aoko e i limpidi occhi
azzurri balenavano nella sua mente.
Jii era sbiancato quando
aveva saputo della sparatoria e Kaito gli vietò di dirlo a Chikage.
La madre si sarebbe preoccupata e sarebbe stata capace di prendere il
primo aereo e non lo voleva: a Parigi era più al sicuro.
Al vecchio aiutante
commissionò la ricerca della talpa all'interno della polizia, in
particolare tra i sottoposti o agenti di grado uguale all'ispettore.
Era evidente che qualcuno era entrato nel sistema informatico e aveva
bloccato l'ascensore. Snake non sembrava il tipo da armeggiare con i
computer ed era già sul tetto quando Saguru era rimasto chiuso in
quei pochi metri di cubicolo.
Kaito decise di dare un
taglio ai furti per una decina di giorni per far calmare le acque e
far riprendere la psiche di Aoko, abbastanza da poterla lasciare sola
e riprendere poi la sua missione.
Un
uomo sulla cinquantina,
capelli scuri e barba fine stava seduto davanti a uno schermo,
indossava un camice bianco con un logo ricamato sul taschino
<< Mi dispiace
nipote, sfortunatamente non potrò darti il risultato prima di due
settimane >>.
<< Ci vuole una
settimana per la comparazione del DNA! >>, protestò
Saguru.
<< Hai ragione ma il
mio tecnico è in ferie e io non posso toccare la strumentazione
>>.
<< Sei il
proprietario! >>.
<< In archivio ci
sono casi di omicidio e rapine affidati dai tribunali. Se qualcosa va
storto sono grossi guai. Mi dispiace Saguru, potrò farti avere i
risultati in questa data >>. Scrisse su un foglietto con
una
matita e glielo porse.
Il detective lesse e
sospirò arreso. Erano otto mesi che dava la caccia al ladro, non
sarebbero state quelle due settimane a cambiare la situazione.
<< D'accordo >>.
<<
Signorino ho
qualcosa >>.
Jii spostò il portatile
in direzione del ragazzo. Era seduto sullo sgabello, in attesa di
buone notizie.
<< Ho incrociato i
nomi delle persone più strette attorno all'ispettore e poi scavato
un po' >>, indicò uno dei nomi toccando lo schermo.
<<
Questo mi lascia perplesso >>.
<< Perché? >>.
<< Ho forzato un
paio di siti e guardi cos'è venuto fuori >>, cliccò un
altro
file.
<< Sono dei reati
minorili... Aspetta, non si può entrare in accademia con la fedina
penale sporca >>, disse Kaito, scorrendo il file e
leggendo con
attenzione.
<< Giusto signorino
>>, confermò Jii. << Questo significa che
qualcuno ha
fatto in modo che sparissero >>.
<< Per infiltrarlo
delle forze di polizia. Dobbiamo accertarci che sia così, se è
quella persona dobbiamo mascherarla con prove più evidenti
>>.
Come poliziotto aveva
accesso a qualunque dato, era stato presente a tre quarti dei furti
commessi da lui. Se era nato il sospetto che il figlio di Toichi
Kuroba avesse ripreso le vesti di Kid sarebbe bastato osservare,
cercare e fabbricare prove.
<< Eppure... >>,
mormorò, mettendo una mano sotto il mento. << Qualcosa
non mi
torna >>.
<< Che intende
signorino Kaito? >>.
<< Avrebbero anche
potuto sospettare di me, non lo escludo, ma la certezza non potevano
averla. Sparare a un ispettore di polizia non è una cosa di poco
conto nemmeno per quella gente >>.
Jii afferrò subito il
ragionamento. << Qualcuno ha dato inizio hai sospetti su
di
lei! >>.
<< Proprio così.
Jii, ti chiedo di continuare a cercare, in particolare vorrei che
scaricassi i video delle telecamere di sicurezza del Tokyo Midtown.
Ho un dubbio che mi sta lacerando >>.
<< Sarà fatto in
minor tempo possibile! >>.
<<
Eccoci a casa
papà! >>.
Aoko spalancò la porta
d'ingresso. Aveva tirato a lucido l'abitazione per accoglierlo e sul
fornello c'erano i manicaretti che amava.
Kaito sosteneva
l'ispettore e l'aiutò ad entrare in cucina. Faceva ancora molta
fatica e doveva riposare parecchio. Stare senza far niente non lo
rendeva molto felice, sarebbe rientrato a fine agosto in servizio
poiché in mezzo c'erano anche le ferie.
<< Io e Kaito ti
daremo una mano >>.
<< Non sono invalido
figliola, tra non molto tornerai a scuola. Goditi quel che resta
dell'estate >>.
<< Tu sei più
importante! >>. Il tono di Aoko era di quello che non
ammetteva
repliche di alcun genere e i due lo conoscevano benissimo.
L'ispettore accese la
televisione e cambiò canale tre volte prima di fermarsi sul
telegiornale. La giornalista bionda, troppo truccata, parlava
dell'uscita dall'ospedale dell'ispettore dopo una sparatoria ai suoi
danni. I media ipotizzavano che perfino Kid potesse aver premuto il
grilletto per sbarazzarsi di un piedipiatti piantagrane.
Kaito strinse il
bicchiere, quasi umiliato dalle ingiurie ingiuste. Avrebbe dovuto
aspettarselo, i giornalisti sparlavano e inventavano su qualunque
cosa.
<< Quel ladro mi ha
salvato la vita >>, cambiò canale, era stanco di sentire
le
stesse notizie da giorni. << Anche se, ovviamente, non
cambia
la sua sorte >>.
Il ragazzo accennò un
lieve sorriso triste, la gratitudine di Nakamori gli faceva piacere.
<< Salvarti la vita
è stato un grande gesto >>.
Kaito guardò Aoko che
dava la schiena ai due uomini mentre scaldava il pranzo. Quella frase
fece lo sentire meglio perché significava che almeno, in una piccola
parte, gli era grata. Mentre Aoko stendeva i panni fuori, Nakamori si
avvicinò al mago.
<< Avrei una
richiesta >>. Sembrava molto imbarazzato.
Anche lui avvertì un
certo disagio nell'aria. << Parli pure >>.
L'ispettore rimase qualche
secondo in silenzio. << Aoko si sta stressando molto da
quando
mi hanno sparato. Perciò... ecco ... vorrei che tu la portassi fuori
un giorno di questi >>.
<< Come? >>.
Gli antidolorifici gli hanno dato alla testa.
<< Domani io sarò
occupato alla stazione di polizia per stilare il rapporto e sistemare
le cose con il questore Hakuba. Se glielo propongo io, mia figlia non
vorrà muoversi >>.
<< E cosa le fa
pensare che se lo propongo io accetterà? >>.
<< Lo farà >>,
disse con una certa sicurezza che non avrebbe voluto avere visto che
riguardava quel maghetto che faceva troppo lo scemo con la sua
bambina.
Kaito guardò Aoko: era
pallida e si meritava una mezza giornata di svago e, ancora una
volta, glielo doveva.
<< So già cosa fare
>>.
<<
Capo, è andato
tutto secondo i piani. L'ispettore è uscito dall'ospedale
>>.
<< Perfetto >>.
<< Ancora due
settimane e avremo la conferma >>.
<< Non mi serve
nessuna conferma >>.
Snake trasalii. <<
Che vuol dire? >>.
<< Non ho dubbi
sulla sua identità >>.
<< Allora
uccidiamolo! >>.
<< Non ancora >>.
La figura in ombra dava la schiena al suo subalterno, con la sedia
girata verso le ampie finestre. << Ho un'altra idea prima
>>.
Ho voglia di divertirmi
un po', Kid.
Prima
di pranzo Aoko stava
ritirando i panni stesi di prima mattina. Kaito si affiancò a lei,
togliendo il resto dei panni e gettando le mollette nel cestino
giallo.
Lei fece un salto
indietro. << Kaito! Mi hai fatto prendere un colpo. Sei
silenzioso come un gatto! >>.
O come un ladro. <<
Qui finisco io. Tu vai a vestirti >>.
<< A vestirmi? >>.
<< Fra dieci secondi
suonerà il campanello >>, le sorrise.
<< Hai bevuto? >>,
esclamò lei. << Fammi sentire l'alito! >>.
<< Tre, due, uno...
>>.
Il campanello suonò.
<< Ma cosa...? >>.
<< Magia! >>,
le fece un occhiolino.
Aoko corse ad aprire la
porta e trovò i suoi amici. Keiko e Akane le sorridevano cordiali e
Akako, seppur infastidita per essere stata costretta ad uscire dal
suo antro, era amichevole. Saguru era stato invitato da Kaito solo
perché sapeva che all'amica avrebbe fatto piacere.
<< Qualcuno mi
spiega? >>. Era totalmente confusa.
<< Devi chiederlo al
ragazzo dietro di te >>, rispose Akako.
Kaito le mostrò un
fazzoletto da entrambi i lati, si ingrandì e poi lo fece sparire.
<< Un cestino da
picnic? >>.
<< Andiamo al lago
Ashi a goderci un pranzo sull'erba >>, agitò il cesto
<< Ma papà... >>.
<< L'ispettore
resterà tutto il giorno in prefettura con il mio >>, la
tranquillizzò Saguru. << Quindi puoi prenderti questa
giornata
libera >>.
Aoko guardò gli amici e
poi si soffermò su Kaito. Aveva fatto una cosa bellissima per lei e
non poteva deluderlo.
<< Vado a cambiarmi!
>>. L'entusiasmo della ragazza rallegrò il gruppo.
<< Ti aspettiamo
fuori >>, disse Akane.
La ragazza stava per entrare in
camera da letto per preparare una borsa e Kaito la seguì.
<< Ah, porta anche
quel bel costume bianco... Ci faremo il bagno al lago >>.
Un'ora
e mezza dopo erano
al bellissimo lago Ashi.
Il monte Fuji era lo
sfondo perfetto di quella natura incontaminata. Il lago era
circondato da alberi verdi, alti e ombrosi. Sotto le loro fronde
c'erano trenta gradi, le acque erano tiepide e un leggero vento
rinfrescava la giornata afosa. Akane e Keiko avevano cucinato ed
erano due brave cuoche, Aoko doveva ammetterlo e Kaito, in cuor suo,
ne era sollevato. Apparecchiarono sull'erba e Aoko sembrò riprendere
colore e buon'umore.
Qualche barca solitaria
solcava il lago di tanto in tanto e qualcuno faceva il bagno,
sfidando le acque non proprio calde.
Intorno alle due, Keiko e
Akane sparecchiarono e andarono a fare due passi intorno al bacino
d'acqua, Akako e Saguru si sedettero su una panchina davanti al lago,
chiacchierando di vari argomenti e la strega ne approfittò per
giocare un po' con lui.
Aoko si distese su una
coperta colorata e chiuse gli occhi. Intorno c'era l'odore degli
alberi, l'acqua del lago e il profumo dolce di qualche fiore. Gli
unici rumori che udiva erano i grilli in lontananza e le foglie mosse
dalla brezza.
Un profumo familiare le
fece aprire gli occhi e Kaito si era disteso accanto a lei, le mani
sotto il capo, anche lui per riposarsi. Aoko non poteva saperlo ma
anche per Kaito erano giorni difficili: il senso di colpa e il dolore
bruciavano, in particolare quando era da solo nel letto, la notte.
Era impegnato a scavare nel passato della presunta talpa e ricercava
altri gioielli che potevano essere Pandora.
Kaito sentì la mano di
Aoko sfiorare la sua.
<< Quante volte
ancora dovrò ringraziarti? >>.
Non rispose, quanto
avrebbe voluto dirle la verità.
<< Mio padre ti ha
chiesto di farmi uscire vero? >>.
<< Sei la degna
figlia di un detective! >>.
Rise. << Credo di
essere diversa >>.
La guardò negli occhi,
come se potesse leggerci la risposta. << Che intendi?
>>.
<< Credo di aver
acquisito sicurezza e di aver smussato molti lati del mio carattere
>>.
Aveva ragione perché era
stata quella crescita personale a innescare l'amore di Kaito nei suoi
confronti. C'era sempre stato un sentimento acerbo per lei, dentro il
suo cuore. Ma quando Aoko aveva preso consapevolezza delle sue
capacità, delle qualità che possedeva... lui aveva perso la testa.
Non era ancora giunta a quella consapevolezza che quel mix di
sicurezza unita all'ingenuità e alla goffaggine l'avevano resa
irresistibile.
<< Lo credo anch'io
>>.
Aoko rotolò sul fianco,
più vicino a lui. Kaito era in una situazione rischiosa, molto
tentatrice e che metteva l'autocontrollo in seria difficoltà. Se si
fosse spostato, poteva darle dubbi incomodi.
<< Allora, cosa
farai per il resto dell'estate? >>.
<< Riposo assoluto
>>. Era in iperventilazione.
Le ombre di Saguru e Akako
si pararono davanti a loro. La strega li guardò con un certo
disappunto ma comunque lusingata dalla chiacchierata con il
detective.
<< Akane e Keiko si
sono messe il costume e stanno per fare il bagno. Ci uniamo?
>>,
domandò Saguru.
Kaito sapeva che l'aveva
fatto apposta a rompere l'idillio. In fondo, per quanto fosse
fastidioso, gli era grato.
Si mise seduto. <<
Sicuro >>.
C'erano delle cabine in
cui gli ospiti potevano cambiarsi. Aoko indossò il costume bianco
che tanto piaceva a Kaito e provò qualche acconciatura per sembrare
più carina. Poi si disse che era una sciocca, che non c'era nessun
motivo per voler essere più bella e si fece una treccia di lato per
poi legarla alla nuca con dei fermagli.
Uscì per ultima e gli
altri si erano già buttati. Aoko mise un piede nell'acqua e lo
ritirò subito.
<< Dai Aoko! >>.
Akane agitò il braccio, lei si era già fatta una nuotata.
<< Non è così
fredda quando ti butti! >>, la incitò Keiko.
<< Credo che
aspetterò in riva >>, si arrese, camminando all'indietro.
Kaito le arrivò dietro a
sorpresa e la buttò in acqua. Aoko riemerse furiosa, i capelli
appiccicati in faccia e il tempo sprecato per non bagnarsi i capelli
gettato insieme a lei.
<< Kaito! >>,
prese un ramo da terra, minacciosa.
<< Almeno ti sei
buttata! >>.
Si rincorsero nel lago e
il gruppo rise, fino a quando Kaito non si gettò sott'acqua e rubò
il bastone ad Aoko, facendolo sparire. Lei gli mise la testa
sott'acqua e poi finirono a ridere e la risata si spense pian piano
per poi ritrovarsi a guardarsi.
Keiko e Akane trattennero
il respiro, attendendo qualcosa e Akako preferì non guardare. Saguru
pensò all'enorme delusione di Aoko da lì a dieci giorni, sperava
solo che quella ragazza non soffrisse troppo.
Kaito la lasciò andare e
si allontanò prima che fosse troppo tardi, prima che potesse
commettere un errore terribile come quella notte di un paio di mesi
prima. Dopo la sparatoria all'ispettore non poteva metterla in
pericolo. Se davvero l'organizzazione conosceva la sua identità, se
avessero scoperto che l'amava potevano ucciderla per farlo soffrire.
Aoko guardò l'amico
allontanarsi, ancora una volta si sentì delusa e non sapeva perché.
Aoko
si era messa una
felpa sopra il costume e si era seduta sulla riva, lanciando
sassolini. Akane si sedette vicino a lei: era una ragazza con un
carattere schietto e diceva sempre quello che pensava.
<< Pensi a tuo
padre? >>.
<< Anche >>.
<< Pensi a Kaito?
>>.
L'amica cercò di
dissimulare, senza successo, con una risatina. << No!
>>.
<< Vi abbiamo visti
tutti poco fa >>.
<< Non avete visto
niente. Stavamo giocando >>.
<< No >>,
controbatté Akane. << Io ho visto due persone molto
attratte,
molto vicine e con la voglia di oltrepassare il muro dell'amicizia
>>.
<< Non sono il tipo
di Kaito >>.
<< Questo lo deve
decidere lui >>, la ragazza stese le gambe fino a
sfiorare
l'acqua con i piedi.
<< Forse ho bisogno
del tempo per rifletterci >>.
<< Prenditi il tempo
che ti serve >>. Akane si alzò e stiracchiò.
<< Vado ad
aiutare Keiko a riporre tutto. Tra un po' parte il treno
>>.
<< Vengo ad aiutarvi
anch'io >>.
Kaito
scese nel
nascondiglio, era tornato a casa e doveva sbrigare alcune faccende.
Doveva ricaricare la spara carte e rifinire un paio di trucchi, oltre
che sistemare l'abito. Aveva riposto le carte da qualche parte e
stava mettendo a soqquadro la stanza, non si ricordava dove le aveva
messe.
Nel cercare, caddero dei
libri dalla piccola libreria accanto al bancone. Sbuffando, li rimise
al loro posto a casaccio. Aveva messo l'ultimo manuale quando udì un
click. Li sfiorò e sembravano come ogni giorno.
Poi la sua attenzione fu
catturata da una delle vecchie bottiglie sulla credenza, sembrava
rialzata come se fosse su un gradino. Alzò la bottiglia impolverata
e vide un piccolo rialzo, lo toccò e si aprì. Dentro il piccolo
scomparto c'era un pezzo di carta ingiallito.
<< Deve essere uno
scomparto a pressione >>.
I libri, messi in un certo
ordine, creavano il peso ideale per far scattare quel piccolo
nascondiglio e, per puro caso, li aveva messi nell'ordine giusto.
Srotolò delicatamente il
foglio e lo lesse.
<< Non ci posso
credere! >>.
<<
Non ne sapevo
niente >>. Jii leggeva e rileggeva quel foglio.
<< Papà deve averlo
lasciato prima di morire >>.
<< Forse voleva
mostrarmelo dopo lo spettacolo ma... >>, si interruppe,
ripensando a quel doloroso ricordo.
<< È
un codice, non so ancora decifrarlo >>.
Il foglietto riportava
delle cifre e un punto interrogativo.
2x2+24
7x2+7
?
1x1+2
4x3+6
2x3+2
1x5+2
2x4+0
3x5+5
5x2+1
1x2+1
2x10+0
2x4+8
4x4+1
3x7+7
1x1+1
<<
Questa serie di
numeri pare non avere senso. Poi perché una delle colonne ha una
cifra in più? >>. Kaito picchiettava con una matita sul
blocco
di fogli che aveva davanti, riflettendo.
<< Il maestro Toichi
era un uomo furbo, signorino >>, disse Jii.
<< Se ha
creato un codice aveva paura che l'informazione potesse cadere nelle
mani sbagliate >>.
Per questa informazione
era morto?
<< Forse papà aveva
trovato una dritta su Pandora ma non ne era sicuro, ecco spiegato il
punto interrogativo >>. Gettò la matita sul bancone.
<<
Cos'hai scoperto di nuovo sulla possibile talpa? >>.
<< Ho violato il
sito del centro commerciale >>, sbloccò il portatile e
aprì
una cartella, poi lo porse a Kaito. << Guardi qua
>>.
Avviò il lettore e il
video iniziò a scorrere. Kaito aguzzò lo sguardo nel frame in cui
lui era in piedi sulla teca dopo aver rubato i Bracciali Gemelli. Si
concentrò su Nakamori, poi era corso fino all'ascensore e dietro di
lui l'ispettore e Saguru. Fermò l'immagine e modificò
l'angolazione.
<< Ha lasciato la
posizione >>.
<< Devo reperire i
video della sala controlli? >>.
<< Sì, voglio
essere sicuro che sia come penso >>.
Kaito sentiva che c'era
una svolta e tornò a casa a piedi, per schiarirsi le idee. Dopo mesi
di furti, bugie e delusioni qualcosa si stava smuovendo, poi magari
si sarebbe risolta nel nulla ed era una traccia fasulla. Sulla metro
fissò quel foglietto ancora una volta e poi lo ripose in tasca.
Le cifre non
corrispondevano a nessun segno dell'alfabeto giapponese. A casa cenò
in solitaria e steso a letto fissava quel foglietto. Provò a
risolvere quelle cifre come se fossero calcoli ma non avevano
comunque senso, erano una colonna di numeri.
Li mise in fila, li
scompose, li sommò, tentò diverse formule matematiche. Lasciò i
fogli scarabocchiati sul comodino e si addormentò stremato.
Dopo qualche ora si
ritrovò in un sogno.
Era vestito come il suo
alter ego, in piedi sul tetto di un alto grattacielo. Aoko era in
piedi al centro e dietro di lei c'era una figura, la pistola
scintillava e l'amica piangeva.
<< Kaito salvami!
>>.
Il ladro aveva i piedi
incollati, non riusciva a muoversi per quanto ci provasse. L'ansia e
l'orrore crescevano e gli impedivano di respirare.
<< Questo succede a
chi si mette in mezzo alla nostra organizzazione >>.
Lo sparo lo fece svegliare
di soprassalto, sudato.
Scese in cucina a bere un
bicchiere d'acqua ghiacciato, il sogno sembrava così reale da fargli
perdere qualche battito. Erano le sei e mezza e non sarebbe riuscito
a riprendere sonno, così decise di andare a correre per sfogare il
nervoso.
Quando rientrò un'ora
dopo, sentì dei rumori al piano di sopra. Camminando a passo
felpato, strisciò lungo il muro del corridoio, sbirciando dentro la
sua camera da letto. Saltò dentro, pronto a difendersi
dall'intruso.
Aoko stava spolverando la stanza, un fazzoletto in
testa e un grembiule. Si guardarono per qualche secondo.
<< Si può sapere
cosa ci fai alle otto del mattino a pulire la mia stanza?!
>>.
<< Ti ho visto
uscire e alle sette dovevo cambiare il bendaggio di papà
>>,
disse, stizzita per il tono.
<< Pensavo ci
fosse... un ladro >>, pronunciò l'ultima parola con una
smorfia.
<< Certo >>,
scoppiò a ridere. << Ladro Kid >>.
Kaito raccolse una maglia
e un pantalone. << Vado a farmi una doccia
>>.
<< Posso buttarli?
>>, gli mostrò i fogli accartocciati.
<< Fai pure >>.
<< Dopo la doccia
devi pulire il giardino >>.
<< Sei peggio di una
schiavista! >>.
<< Simpatico >>.
Kaito si fermò sulla
soglia. << Cosa? >>.
Agitò il pezzo di carta.
<< Sembrano quegli indovinelli delle settimane
enigmistiche >>.
<< Cioè? >>.
<< In genere
corrispondono a una lettera dell'alfabeto europeo >>.
<< Non esiste la
ventottesima lettera >>.
Aoko appoggiò la mano che
reggeva lo scopino sul fianco. << Effettivamente hai
ragione.
Se fosse tipo la ventiseiesima lettera sarebbe la zeta
>>.
Buttò il foglietto nel cestino.
Al ragazzo si illuminò
improvvisamente la risposta e iniziò a scrivere velocemente su fogli
a caso.
<< Aoko sei un
genio! >>, le baciò la fronte e fuggì fuori dalla stanza.
La ragazza rimase
bloccata, rossa per il bacio e molto perplessa.
<< Ehi aspetta! E il
giardino?! >>.
<<
Zaffiro speranza!
>>.
Kaito irruppe nel bar di
Jii, era vuoto. Il vecchio aiutante stava sistemando i bicchieri e le
tazze per il nuovo giorno lavorativo.
<< Ha decifrato il
codice?! >>.
<< Più o meno >>,
evitò di includere Aoko. << Bastava sommare le cifre,
spostarle di due e usare l'alfabeto europeo. Il risultato è Zaffiro
Speranza >>.
<< Conosce il mito
di Pandora? >>.
<< Era una donna
dell'antica Grecia a cui fu affidato un vaso contenente tutti i mali
del mondo, le ordinarono di non aprirlo mai. Però Pandora, presa
dalla curiosità, non mantenne la promessa e lo scoperchiò: i mali
fuoriuscirono e si sparsero sul globo. Richiuse il vaso prima che
potesse uscirne la cosa più importante: la speranza >>.
Jii cercò su Internet e
in pochi minuti ebbero la risposta.
<< Lo Zaffiro
Speranza esiste, guardi >>.
La pietra era incastonata
in una collana. Ritrovato in una miniera australiana all'inizio del
novecento, fu venduto a un ricco americano e poi a un facoltoso
proprietario terriero giapponese come regalo di nozze all'unica
figlia.
<< È
stato chiamato con questo nome perché il ricavo della vendita
permise a un villaggio povero australiano di riprendersi dalla
terribile siccità e fame che vivevano ormai da anni >>,
lesse
Kaito.
<< La figlia lo
porta solo in occasioni speciali. Qual è la prossima? >>.
<< Signorino... >>.
<< È
Pandora! Ne sono sicuro! >>. Kaito era certo con ogni
fibra e
cellula del suo corpo che finalmente l'aveva trovata.
<< La famiglia
Ohayashi festeggerà il ventunesimo compleanno del loro terzogenito
domenica prossima, festa chiusa >>, disse, rassegnato,
Jii.
Kaito fissò la foto della
collana. Papà l'aveva
trovata...
Toichi era morto perché
aveva realmente trovato Pandora. Qualcosa era andato storto e non
erano riusciti a reperire l'informazione dopo la sua morte. Il
ragazzo fremeva dalla voglia di chiudere quella storia: avrebbe
distrutto l'organizzazione e reso giustizia al padre. Nessuno sarebbe
più stato in pericolo e Aoko avrebbe continuato la sua esistenza
senza sapere niente della vita segreta di Kaito e, cosa più
importante, avrebbe potuto confessarle i suoi sentimenti.
Angolo autrice!
Salve lettori!
Questo
capitolo è la calma prima della tempesta perché nel prossimo farà
la sua entrata in scena il boss e ci saranno mille pericoli non solo
per il mago al chiaro di luna, ma per tutti i personaggi!
Grazie mille a chi l'ha
letta!
Shinici e ran amore:
Grazie mille per averla inserita tra le ricordate e le preferite!
Adoro le tue recensioni e sono felice che la storia ti piaccia!
Difficilmente lascio andare i miei personaggi quindi con molta
probabilità farò un sequel :)
144kagome_alice144:
Sono
veramente felice che ti piaccia la storia, ho letto la tua recensione
con piacere! Grazie anche a te per averla messa tra le seguite!
A
presto lettori! :D
|
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Capitolo 19 *** 19. Il boss ***
Capitolo
19
Il boss
<<
Signora Ohayashi!
>>.
Una cameriera correva per
i corridoi eleganti della magione, stringendo un biglietto fra le
dita. La signora stava facendo colazione con il figlio più giovane,
Daisuke Ohayashi. Il capostipite era uscito molto presto.
<< Nori, non
strillare di prima mattina! >>, la ammonì Yuka Ohayashi,
sorseggiando una tazza di tè fragrante. Era una donna corpulenta,
capelli scuri raccolti in una crocchia e occhi color nocciola. Il
figlio Daisuke aveva i medesimi occhi e capelli più chiari, molto
alto rispetto alla madre tarchiata.
La cameriera non aveva
fiato per la corsa. << Guardi cos'ho trovato nella
cassetta
della posta! >>.
Posò la tazzina di
ceramica con fare scocciato e lesse il biglietto, ebbe quasi un
mancamento. Il figlio lo prese dalla madre in trance e lesse:
Sarò
lieto di entrare
in possesso dello Zaffiro Speranza domenica, durante la festa per i
ventuno anni del vostro terzogenito.
Ladro Kid
<<
Ladro Kid alla
mia festa?! Fortissimo! >>. L'entusiasmo del festeggiato
era
alle stelle.
<< Non dire
stupidaggini Daisuke! >>, lo rimproverò la mamma.
<<
Questa è una disgrazia! >>.
<< Vado subito a
chiamare la polizia! >>, disse la cameriera, correndo al
telefono fisso posto su un tavolino.
<<
Ladro Kid ha
mandato un avviso?! >>.
In casa Nakamori stavano
finendo di consumare la cena. Kaito era impegnato a leggere i
messaggi di Jii, stava indagando sulla misteriosa talpa. Il
telegiornale aveva pubblicato la news e l'uomo era entrato in
allarme.
L'ispettore prese il
cellulare e gli fu sottratto dalla figlia con una mossa lesta.
<< Cosa credi di
fare? >>.
<< Chiamo la
centrale, mi pare ovvio! >>.
<< Tu sei in
malattia! Se ne occuperà un collega >>.
<< Dammi il
cellulare Aoko! Io sto bene >>.
<< Non hai ancora
finito il ciclo di antibiotici. Sequestrato >>.
Si mise il cellulare in
tasca e per sicurezza tolse il cavo da quello fisso. Kaito non poté
fare a meno di ridere e la nascose abbassando il volto. Sperava che
il sostituito di Nakamori fosse poco sveglio perché quello zaffiro
l'avrebbe preso a qualunque costo.
<<
Mi ha fatto
chiamare? >>.
<< Sì >>, la
figura in ombra si alzò e camminò a fino alle vetrate, con il
panorama sottostante di luci e traffico. << Voglio
attuare il
piano numero cinque >>.
Snake sudò freddo. Quel
piano era pericoloso perché avrebbe portato a conseguenze non da
poco ma se il capo decideva, doveva solo obbedire. <<
Sarà
fatto >>.
Indicò una busta sulla
scrivania. << Troverai un cellulare prepagato e le
informazioni
necessarie >>.
<< Quando devo
attuarlo? >>.
<< Domani >>.
Il malvivente conosceva
troppo bene il suo capo da sapere che non agiva con tanta frenesia se
non c'era un reale motivo dietro.
<< Lo consideri già
fatto >>.
<<
Ehi Jii >>,
si sedette sullo sgabello. << Dammi un'aranciata per
favore >>.
Il barista servì la
bibita insieme al computer. << Ho messo insieme una
ricostruzione video del furto dei Bracciali Gemelli >>.
Kaito bevve in fretta un
paio di sorsi e fece partire il video. Era esattamente come pensava.
<< Maledetto >>,
sussurrò. << Una delle persone più vicine a Nakamori
>>.
<< Dobbiamo fermarlo
>>.
<< Immediatamente.
Ho già un piano >>, un lungo ghigno attraversò il viso di
Kaito. Salvò il video su una pennetta USB. << Lo
smaschererò
nel prossimo show >>.
<< Stasera dobbiamo
visionare gli esterni di villa Ohayashi >>.
<< Volevo fare una
ricognizione dall'alto per cominciare >>, mostrò la
piantina
disegnata sul laptop. << Ho scovato questo palazzo in
rovina,
sta per essere demolito. Mi sembra perfetto per non essere visti
>>.
<< Ottima posizione.
Alle venti ci vediamo all'ultimo piano della costruzione
>>.
Kaito terminò la bibita e
tornò a casa, chiudendosi nella stanza segreta per sistemare
l'aliante e gli occhiali per la visione notturna. La macchina
fotografica di ultima generazione riprendeva alla massima qualità e
l'avrebbe usata per analizzare gli esterni una volta tornato alla
base.
Akako
era in piedi, lo
specchio magico rifletteva la sua immagine. Agitò la mano e la
superficie dello specchio si increspò come scosso da un'onda.
<< Specchio chi è
la più bella? >>.
<< Lady Akako è la
donna più splendida del mondo e sta per diventare anche l'unica ad
avere tutti gli uomini ai suoi piedi >>.
Il bel viso della strega
si accigliò. << Che intendi dire? Parla! >>.
<< L'unico uomo che
non può avere sta per sparire >>, rispose la voce
cristallina.
<< Fammi vedere il
futuro! >>, ordinò lei. Le immagini passarono sullo
specchio,
come un brutto film con un finale orribile.
<< Oh no... Kaito
>>, mormorò Akako, non era la sua morte che voleva. Le
immagini continuarono ad avanzare e la strega fece un passo indietro
per le crudeltà che aveva visto
<< No! >>,
corse fuori dalla sala dello specchio, per cercare il libro degli
incantesimi e lo poggiò sul leggio, cercando freneticamente la
fattura o la magia giusta per cambiare il futuro e non far avverare
quel disastro.
Aoko
sbuffava camminando,
a braccia incrociate. Nella mano destra teneva un piccolo foglio.
<< Se non fosse
stato per Kaito sarei andata stamattina a fare la spesa!
>>.
Rilesse la lista della spesa. << Il riso, il sale, le
mele...
>>.
Odiava uscire di casa per
fare le commissioni quando faceva buio, anche se era un quartiere
tranquillo. Non si accorse di un uomo e andò a sbatterci contro.
<< Mi scusi tanto!
>>.
<< Si figuri
signorina >>, un sorriso gentile. Aveva uno zaino, un
berretto
e sembrava un turista. << Mi sono perso, potrebbe
aiutarmi? >>.
<< Volentieri! >>,
Aoko si sporse per guardare la cartina che teneva in mano.
<<
Dove deve...? >>.
Una siringa inserita nel
collo le spezzò la voce e cadde a peso morto contro il finto
turista. La prese in braccio e sparirono in una macchina nera
parcheggiata poco più avanti, che partì sgommando.
Nessuno aveva visto
niente.
Ladro
Kid atterrò
all'ultimo piano della costruzione, approfittando delle finestre
rotte. L'aliante sparì e si guardò attorno. Le mura erano state
abbattute ed era diventato uno spazio unico, non c'era nemmeno più
una porta all'ingresso. Camminando calpestava i pezzi d'intonaco e il
rumore si perdeva nel vuoto.
Guardò l'orologio. <<
Jii è in ritardo. È sempre puntuale >>. Poi sentì dei
passi.
<< Ah finalmente! >>.
I passi si avvicinavano,
la persona varcò la soglia ma non era Jii.
<< Snake! >>.
Corse verso la finestra
più vicina, calcolando la rincorsa necessaria per saltare e prendere
velocità con l'aliante. Cadde a terra, qualcuno l'aveva afferrato
per il mantello. Due mani gli bloccarono le sue, l'arma più
pericolosa. Riuscì a coglierne altre tre paia che lo tirarono e lo
tenevano fermo. Gli legarono le mani con delle catene.
<< Lasciatemi! >>.
Kaito voleva utilizzare i
trucchi nella manica però il freddo e il peso delle catene non
glielo permisero. Le manette erano un gioco da ragazzi ma più giri
di catene d'acciaio erano un altro discorso. Bloccare le mani di un
mago era come togliergli l'aria: impossibile eseguire trucchi.
Snake avanzò verso di
lui. << Sciocco di un ladro >>.
<< Dov'è Jii? >>.
Fa che non l'abbiano ucciso.
<< Riposa nella sua
bettola. Un nostro amico è andato a prendere qualcosa da bere e
poco prima della chiusura potrebbero aver fatto una partita a
biliardo, bevuto un drink e... puff, mondo dei sogni >>.
Kaito era sollevato. È
vivo. << Che significa tutto questo? Non sono
venuto a
rubare >>.
<< Te lo spiego io,
Ladro Kid >>.
Una voce nell'oscurità lo
fece tremare. Dove ho già sentito questa voce?
<< Mai avrei
immaginato che la persona che odio di più al mondo fosse un
ragazzino >>, pronunciò l'ultima parola come uno sputo.
<<
Ho vagliato tante ipotesi, molte possibilità ma tu... >>.
Era
più vicino. << Impensabile >>.
L'oscurità liberò la
figura, il capo dell'organizzazione che aveva ucciso suo padre e
arrecato sofferenza.
Kaito era sicuro di non
avere voce perché non riusciva a creare un suono dallo shock. Il
capo fu compiaciuto di quell'espressione sbigottita.
<< Cecelia Hakuba
>>.
<< Suppongo che ti
aspettatavi un uomo e non una tranquilla mamma e moglie di un
questore di polizia >>.
Cecelia indossava un corto
vestito nero, tacchi altissimi e capelli sciolti, dimostrava molto
meno dei suoi quarantacinque anni. Era molto diversa dalla casta
mamma di famiglia benestante che aveva incontrato a scuola. Quegli
occhi blu erano pezzi di ghiaccio e lo trafissero come delle lame.
Ora tutto aveva senso.
Saguru indagava su Kaito e
la madre aveva usufruito delle informazioni da lui reperite. La
moglie di un questore aveva accesso agli archivi e introdurre una
spia all'interno era stato fin troppo facile. La madre di Saguru era
uno dei criminali più pericolosi al mondo e il figlio era un
detective.
<< Il mio Saguru è
un ragazzo eccezionale >>, continuò, abbassandosi al
livello
di Kaito che era in ginocchio. << Era a un passo dallo
scoprire
la tua identità. Abbiamo sparato a Nakamori perché volevamo vedere
la tua reazione. La disperazione è stata più che sufficiente
>>.
L'hanno fatto apposta.
Cecelia era all'altezza
del mago. Gli passò un dito sul profilo del mento e poi premette
l'unghia talmente a fondo da lasciargli un profondo graffio. Il
ragazzo mugolò per il bruciore.
<< Stasera sarai il
protagonista di una piccola recita >>. Si rialzò.
Kaito era inerme. Per la
prima volta nella sua carriera di ladro non era altro che un
bambolotto in balia delle circostanze. Con le catene alle mani non
poteva usare i trucchi nel cappello e sulle spalle. Gli avevano
frugato le tasche e sequestrato la spara carte e il panico gli
impediva di pensare lucidamente. Non capiva cosa volesse dire Cecelia
con quella frase: avrebbe potuto ucciderlo e basta, gettare il suo
corpo in un fiume o seppellirlo.
Il boss schioccò le dita
e un altro paio di uomini apparirono insieme ad una figura
incappucciata che si dimenava e strepitava, i suoni attutiti dal
cappuccio nero. Aveva le mani legate e misero in piedi il ladro, a
meno di due metri di distanza dalla prigioniera.
<< Permettimi di
presentarti la protagonista femminile della nostra piccola
rappresentazione >>.
Il sorriso di Cecelia era
la cosa più agghiacciante che avesse mai visto. Tolsero il cappuccio
e Aoko urlò imprecazioni verso i due uomini. Era spaventatissima.
<< No! >>,
urlò Kid. << Lasciatela andare! >>.
La ragazza si guardò
attorno. Vide Ladro Kid incatenato, il palazzo diroccato, le persone
vestite di nero.
Squadrò la donna. <<
Lei è la madre di Saguru... >>. Fissò il ladro.
<< Che
cosa sta succedendo? >>.
<< Aoko Nakamori tu
sarai la prima persona a scoprire l'identità di Ladro Kid
>>.
Quella gentilezza non piaceva alla ragazza.
Kaito capì perché
ucciderlo sarebbe stato troppo facile. Toichi amava la sua famiglia e
loro avevano fatto in modo di straziarli per sempre. Kaito amava Aoko
e le avrebbero inflitto un dolore indicibile. L'incubo peggiore del
ragazzo si stava per avverare.
<< Che vuol dire?
Perché io? >>.
Cecelia fu davanti al
ladro, il bellissimo viso era una maschera di pietra. Kaito cercò di
trovare una scappatoia, un modo qualsiasi per sfuggire a quel
disastro. Le unghie smaltate di nero gettarono a terra il monocolo e
lo pestò con il tacco a spillo, finendo polvere brillante in mezzo
ai calcinacci.
Aoko sentì lo stomaco
contorcersi.
Posò le mani sul
cappello. << Questo succede a chi si mette sul mio
cammino >>.
Lo lanciò via.
Kaito abbassò il viso per
non farsi vedere e Cecelia lo alzò, costringendolo a farsi vedere
bene da Aoko.
<< Ladro Kid
alias... Kaito Kuroba >>, lo presentò come un'assistente
durante uno spettacolo di magia.
Aoko scuoteva la testa,
gli occhi pieni di lacrime. Poi le ricacciò indietro. <<
È un
travestimento >>.
Cecelia guardò Snake e
tirò la faccia di Kaito fino a lasciargli il segno, i lamenti del
ragazzo in sottofondo.
Arresa davanti alla
verità, Aoko cadde in ginocchio, le mani nella polvere.
Kaito avrebbe preferito un
proiettile, un colpo di pugnale, una qualsiasi altra cosa piuttosto
che la delusione in cui stava annegando la ragazza che amava. Aveva
immaginato tante volte quella scena, l'aveva anche sognata ma non
avrebbe mai pensato che potesse essere tanto catastrofico.
<< Kaito perché?
>>, grosse lacrime si mischiavano alla polvere.
<<
Perché?! >>, batté un pugno sul cemento, tanto forte da
procurarsi un livido.
Aoko si sentiva morire.
Tutte le volte che Kaito aveva mangiato a casa sua, ogni volta che il
padre svelava i piani per catturarlo. Quando insultava Ladro Kid, le
bugie e gli inganni... Era Kaito ad averla
baciata quella notte nel parco! La vergogna la assalì, ripensando a
quando ne avevano parlato insieme. Il viaggio a Parigi era stato solo
una grande farsa.
Il freddo tocco di una
canna alla tempia.
<< Non preoccuparti
piccola >>, la rassicurò Cecelia. << Non
soffrirai
ancora a lungo >>.
Snake sogghignò e tolse
la sicura. Kaito pensò in fretta, doveva essere lucido per cinque
secondi.
Le scarpe!
Era in piedi e quindi
nella posizione perfetta per attuare l'unico trucco che non gli
avevano sottratto. Li mosse e dalle scarpe uscì parecchio fumo nero.
L'effetto sorpresa funzionò alla grande e Cecelia non riuscì a dare
l'ordine definitivo. Gli dette il tempo di liberarsi dalle catene e
prendere Aoko in braccio
<< Sparate! >>.
Kaito saltò la finestra e
Aoko strillò, aggrappandosi al collo del ladro. Un colpo lo prese di
striscio e attivò l'aliante. I tirapiedi di Cecelia spararono in
aria e riuscì a scansare i colpi, sparendo nella notte. Le urla
della donna giunsero fino ai due, come di un animale rabbioso.
<< Controllate ogni
posto in cui potrebbero nascondersi, svelti! >>.
Kaito
volò fino al
balcone di casa sua e mise Aoko a terra. Per tutto il viaggio era
rimasta zitta, senza nemmeno rivolgergli un'occhiata. Entrarono e
Kaito si affrettò a tirare le tende e chiudere la porta a chiave.
Non avevano molto tempo, massimo un'ora e doveva prendere nuovi
strumenti e poi nascondersi da qualche parte. Ma prima doveva
affrontare Aoko.
Lei era nel mezzo della
stanza, pugni stretti, sguardo basso. Il vestito giallo chiaro era
sporco di polvere, i capelli avevano visto giorni migliori e aveva
qualche graffio sulle ginocchia.
<< Aoko >>.
Silenzio.
<< Dirti quanto mi
dispiace non basta >>, iniziò. << Non avrei
mai voluto
coinvolgerti in tutto questo. L'ultima cosa che volevo era darti
questa delusione, non abbiamo molto tempo e... >>.
La
ragazza alzò la testa. Gli occhi erano rabbiosi, le guance inondate
di lacrime.
<< Io avrei capito!
>>.
Quelle tre parole ebbero
lo stesso effetto di un colpo. Aoko iniziò a dargli piccoli pugni
sul petto.
<< Avrei tenuto il
tuo segreto, avrei cercato di capire perché eri arrivato a tanto!
>>.
<< Non facevi che
dire che odiavi Ladro Kid! >>.
<< Ma non te! Mai te
>>, urlò con la voce rotta dalle lacrime.
<< Mi ferisce
di più sapere che non ti sei fidato di me del fatto che tu sia Ladro
Kid! Non ero degna di fiducia forse? >>.
Kaito si rese conto di non
aver mai capito niente. Aveva sempre sbagliato, aveva sempre pensato
le cose sbagliate. Aveva sottovalutato Aoko da quando la conosceva,
la piccola dolce e ingenua in verità era una ragazza forte e che
sarebbe stata capace di comprendere, sarebbe andata oltre l'odio e la
rabbia.
<< Io non potevo...
>>. Le bloccò i polsi con le mani, stava per piangere,
stremato dalla situazione e dalla rivelazione.
<< Cosa non potevi?!
>>. In ogni sillaba c'era rabbia.
<< Non potevo
accettare che il tuo odio fosse più grande dell'amore che provo per
te! >>.
La rabbia di Aoko si
sciolse e si calmò di colpo. In quel fiume di parole le aveva
confessato i suoi sentimenti e interpretò la reazione come un
rifiuto. Le lasciò andare i polsi e fece per allontanarsi.
Le mani di Aoko si
posarono sulle spalle, si mise in punta di piedi e lo baciò. Il
primo contatto lo lasciò talmente sorpreso da non riuscire a
contraccambiare. Poi ricambiò il bacio, bruciando la passione che
aveva covato in tutto quel tempo.
Aoko avvertì il freddo
muro contro la schiena e il corpo di lui contro il suo, non
smettevano di baciarsi. La giacca bianca finì sul pavimento e Kaito
la strinse, avvicinandola ancora di più. Le piccole mani di Aoko,
mosse dall'adrenalina, allentarono la cravatta.
C'erano troppi anni di
attesa, di momenti persi, di provocazioni trattenute ed ora liberate.
La mano del ragazzo andò all'orlo del vestito e lo alzò, sfiorando
le gambe.
Kaito aveva perso
totalmente il controllo della situazione e un campanello d'allarme lo
svegliò quando avvertì le dita di Aoko slacciare i primi bottoni
della camicia blu. La fermò, posando dolcemente le mani sulle sue.
Ripresero fiato.
<< Aoko, credo che
dovremo fermarci... >>. Quelle parole gli costarono
caro,
quanto avrebbe desiderato che fosse la sera giusta.
Lei lo guardò: era in
imbarazzo perché si era spinta dove non aveva mai nemmeno
immaginato.
<< Vorrei che fosse
una sera diversa, un po' più romantica. Vorrei non avere il pensiero
di assassini alle calcagna >>, le passò una mano sul
viso. <<
Dobbiamo fuggire >>.
<< E papà? Sarà
preoccupato da morire >>.
<< Starà bene. Non
appena Jii si sveglierà, leggerà il mio messaggio e controllerà
l'ispettore. Adesso devo scendere nella stanza segreta e poi dobbiamo
andarcene subito >>. Kaito si sistemò la cravatta e
rimise la
giacca.
<< Stanza segreta?
>>. Si guardava attorno come se spuntasse una porta mai
vista
all'improvviso.
<< Avremo modo di
chiarire tutto questo >>.
Kaito aveva appena toccato
il ritratto di Toichi quando sentì il rumore della porta d'ingresso
aprirsi e poi passi in cucina e su per le scale.
<< Sono qui >>,
mormorò terrorizzato.
<< Cosa facciamo?
>>. Aoko andò nel panico, si nascose dietro di lui.
Kaito valutò di
nascondersi nella stanza segreta ma temeva di fare la fine del gatto
con il topo, sarebbero rimasti bloccati lì. Se avessero tentato di
fuggire per via aerea li avrebbero crivellati di colpi a quella
distanza tanto ravvicinata.
Siamo in trappola.
La maniglia tremolò, non
avevano che una manciata di secondi. Poi una luce rossastra illuminò
il buio della camera da letto. Aoko stava per urlare e Kaito le tappò
la bocca con la mano.
Akako spuntò dal cerchio
rosso, leggiadra e coperta da una mantella scarlatta.
<< Entrate! >>.
<< Akako? >>,
dissero all'uniscono.
<< Fate come vi
dico! >>.
Il suono di una sicura
tolta fece capire che stava per sparare alla serratura. Kaito
trascinò Aoko dentro la luce rossa, incurante della sua richiesta di
spiegazioni e Akako entrò per ultima.
Quando Snake entrò nella
camera la trovò deserta.
<<
Dove siamo? >>.
Aoko guardò il corridoio
scarsamente illuminato da lampade a gas. Il pavimento era ricoperto
da un tappetto rosso, i quadri alle pareti raffiguravano donne
coperte dalla stessa veste della loro salvatrice.
<< Questa è casa
mia >>, rispose Akako. Mosse la mano e una sedia strisciò
lungo il pavimento fino ad Aoko. << Credo che tu stia per
svenire >>.
La ragazza si sedette.
Dopo aver visto una sedia muoversi con il solo movimento di una mano,
le gambe non la reggevano più.
<< Perché l'hai
fatto? >>, domandò Kaito.
<< Ho visto cose
orribili >>, rispose Akako. << Troppo
orribili perfino
per una strega >>.
<< Strega? >>,
ripeté Aoko. << Tu sei una... strega? >>.
<< Sono la
discendente dell'arte rossa. Molto diversa dalla finta arte effimera
del tuo bello >>.
<< Akako ci tiene
sempre a sottolinearlo >>. Kaito guardò Aoko.
<< Sei
molto confusa, immagino >>.
<< Che succede
Kaito? >>, domandò l'amica.
<< È Cecelia Hakuba
che tiene le fila dell'organizzazione che ha ucciso mio padre
>>.
<< Toichi è stato
ucciso? >>. Aoko era sicura che il cervello le scoppiasse.
<< La madre di
Saguru >>. Quella rivelazione scioccò anche Akako.
<< Ne
uscirà distrutto >>.
<< C'è una talpa
nella polizia e so chi è. Ho le prove per incastrarlo ma non posso
tornare a casa mia >>.
<< Come faremo? >>.
Aoko nascose il viso tra le mani.
<< Starete qui.
Seguitemi >>.
Aoko riuscì ad alzarsi e
Kaito l'aiutò. Akako aprì una grande porta nera e uscirono sul
retro della villa. Un piccolo edificio si ergeva sotto alcuni alti
alberi.
<< Quella dependance
è per voi. Non sospetteranno mai che siete qui >>.
<< Fra quattro
giorni devo rubare lo Zaffiro Speranza! >>. Kaito non
poteva
credere di essere a un passo da Pandora e vederla allontanarsi.
<< Lo so >>,
rispose Akako. << Stanotte pensate a rimettere apposto le
idee
e domani valuteremo la situazione >>. Akako fece per
rientrare
nella villa.
<< Akako >>.
La strega si girò alla
voce di Kaito.
<< Grazie >>.
Guadagnò il suo sorriso e lei sparì nel buio del corridoio.
Kaito prese goffamente la
mano di Aoko e si diressero verso la piccola costruzione.
Un'unica stanza
comprendeva un fornello, due banconi in legno scuro e un tavolo con
due sedie era addossato alla parete sulla destra. Un divano a due
posti nero era accanto all'entrata, su un tavolino basso un piccolo
televisore. Una libreria conteneva grossi tomi.
Accanto alla cucina c'era
una porta e conduceva all'unica stanza da letto. Il parquet era in
legno di noce marrone scuro come il resto della casa, le pareti erano
color avorio e l'ampia finestra era corredata di tende nere. Il bagno
era in camera, piastrelle nere e sanitari bianchi.
Un grosso armadio con
cassetti era di fianco alla finestra. Un grande letto a baldacchino
troneggiava al centro della stanza, di legno d'ebano e intarsiato con
disegni floreali, veli bianchi erano legati con dei fiocchi grigi
alle colonne del letto.
Kaito si levò la giacca e
l'appoggiò sull'unica sedia della stanza. Aoko si sedette sul bordo
del letto e lui rimase in piedi.
Era arrivata l'ora del
confronto e delle spiegazioni.
Non sapeva da dove
cominciare e decise di farlo dal principio. Le raccontò di quando si
erano conosciuti i suoi genitori, della nascita di Ladro Kid, della
morte del padre, dell'organizzazione e di tutte le avventure vissute
quell'anno.
La ragazza pensò che
tante piccole cose, tanti episodi sciocchi avevano finalmente una
logica. Pensò al papà, che aveva rincorso Ladro Kid per vent'anni
ed era a cena a casa loro praticamente ogni sera.
<< Questo è tutto
>>, concluse Kaito, che nel frattempo si era seduto
accanto a
lei.
Non disse niente: era
satura di informazioni, di verità e spiegazioni. Le sembrava di aver
vissuto un'altra vita, un altro mondo.
Kaito non capiva come
interpretare il suo mutismo. << Forse hai bisogno di
stare un
po' sola per riflettere >>.
<< Devi capire che
fino a tre ore fa avevo una visione di questa storia completamente
diversa e devo ancora metabolizzare quello che sta succedendo. E
poi... >>. Aoko abbassò gli occhi, stringendo un lembo
del
copriletto.
Il rossore che colorò le
guance di lei mise a disagio anche lui. << Se ti
riferisci a
prima... >>.
<< Non lo so cosa mi
sia preso. Quando hai detto di... di... >>.
<< Di amarti >>,
terminò la frase lui. << Aoko, io credo che stanotte sia
successo di tutto. Non c'è bisogno di parlarne adesso >>.
Kaito si alzò e slacciò la cravatta. << Ora frugo negli
armadi, scommetto che Akako avrà pensato anche a questo
>>.
<< Akako... >>,
mormorò Aoko. In una sera si era ritrovata con un migliore amico
ladro innamorato di lei e un'amica strega. << Lei ha
sempre
saputo che sei Kid >>.
Kaito si sporse per
guardarla oltre l'anta dell'armadio aperto. << L'ha
scoperto
per puro caso, tramite la sua magia >>.
<< Magia >>,
ripeté la ragazza. << È assurdo >>.
<< Meno di quanto tu
non creda >>.
Il cellulare di Kaito
squillò e lo prese dalla tasca della giacca.
<< Jii! >>.
<< Signorino! >>,
la voce del vecchio era panico puro. << Mi sono svegliato
nel
bar buio e solo! Cos'è successo? Lei sta bene?! >>.
<< Non possiamo
parlare a lungo, potrebbero rintracciare la conversazione. Procurati
un cellulare prepagato. Noi stiamo bene >>.
<< Noi? >>.
Kaito spiegò brevemente e
velocemente l'accaduto. Jii si sentì in colpa per non essere stato
abbastanza cauto. Lo rassicurò e gli chiese di chiamare Nakamori con
la voce di Aoko e fingere che avesse incontrato una compagna di
classe.
<< Casa sarà
sorvegliata a vista, non entrare. Domani mattina vieni a casa di
Akako e troveremo una soluzione >>.
<< Stia attento
signorino. Siamo in una brutta situazione! >>.
<< Non dire niente
alla mamma. A Parigi è al sicuro >>.
Kaito chiuse la chiamata e
spense il cellulare.
Aoko non sapeva come
sentirsi. La paura, la rabbia, la tristezza, il panico si mescolavano
insieme e non riusciva a prendere un'emozione fra le tante e
provarla. Il risultato è che non sapeva come sentirsi.
Guardò Kaito, avrebbe
dovuto avercela con lui ma non ci riusciva. Pensò a quel bacio, a
cosa sarebbe successo se fossero stati in un altro frangente... Il
solo pensiero le provocò una sensazione positiva in mezzo a quelle
negative.
Kaito si toccò il braccio
e la ragazza notò una macchia di sangue che si allargava a vista
d'occhio
<< Tu sanguini! >>.
<< Non è niente, mi
ha preso solo di striscio >>.
In bagno trovò la
cassetta del pronto soccorso e la posò sul comodino.
<< Devo
disinfettarla. Ecco, levati la... la... camicia >>,
arrossì,
svitando il tappo della bottiglietta di disinfettante con una certa
difficoltà.
Kaito la tolse e la ferita
era peggiorata a causa dello sforzo compiuto per volare con
l'aliante. Aoko prese un battutolo di cotone e picchiettò la ferita
per pulirla con gesti delicati. Il ragazzo gemette e lei sbuffò.
<< Brucia! >>.
<< Non fare il
bambino! Non è niente di grave
>>.
Smise
di sanguinare e Aoko cercava di non guardare l'amico senza camicia,
era molto imbarazzata. La fasciò con le bende e Kaito si sentì
meglio, doleva di meno. Aoko volle disinfettare anche il brutto
graffio lasciato in viso di Cecelia, usò un battutolo nuovo e il
mago si lamentò di nuovo.
Si
era avvicinata per controllarla meglio ed era pericolosamente vicino
alle labbra, cercarono di non cadere in tentazione. Mise un cerotto e
balbettò che era tutto apposto, chiuse di scatto la cassetta e la
rimise dove l'aveva trovata, facendo grandi respiri per calmarsi e
ritornò indietro.
<< Otto ore di sonno
ci schiariranno le idee. Vado ad aprire il divano letto
>>.
Kaito sentì la fredda
mano di Aoko stringere la sua. Si girò e lei aveva lo sguardo basso,
improvvisamente aveva iniziato a rabbrividire.
<< Non lasciarmi
nemmeno per un secondo >>.
Vederlo allontanare le
aveva provocato una morsa di paura nell'animo, il terrore l'aveva
aggredita e non riusciva neanche a respirare.
Kaito non sapeva come
affrontare la situazione. Non erano più amici, non erano una coppia.
<< Come... come
desideri >>.
Dieci minuti dopo Aoko era
sotto le coperte, un pantalone e una maglia recuperati dai cassetti,
c'era un sacco di nero, marrone, grigio: Akako detestava i colori
chiari.
Dava la schiena a Kaito,
cingeva il cuscino e la sola presenza la faceva sentire al sicuro,
era la cosa di cui aveva più bisogno. Una lacrima solitaria le solcò
il viso, l'asciugò e ne arrivò un'altra fino a ritrovarsi il volto
bagnato.
L'incertezza la
terrorizzava. Avevano già sparato a suo padre e se avessero tentato
di fare del male anche alla sua mamma?
Kaito la sentì tirare su
col naso e non sapeva cosa fare. Il giorno prima si sarebbe
avvicinato e le avrebbe asciugato le lacrime, di colpo non sapeva più
come comportarsi con lei. Seguì l'istinto e si avvicinò.
<< Ti prometto che
uscirai illesa da questa storia e nessuno si farà più male
>>.
Aoko si stese sulla
schiena, gli occhi rossi. << È come se fosse tutto
diverso >>.
<< Lo è >>.
Si strinse a lui,
singhiozzando come la notte che avevano sparato all'ispettore fino ad
addormentarsi abbracciati. Almeno per qualche ora i sogni avrebbero
addolcito il loro animo prima di tornare alla dura realtà.
Saguru
era steso a letto,
leggeva un libro di un famoso scrittore di genere giallo. Il telefono
fisso che aveva in camera trillò e rispose al terzo squillo.
<< Pronto? >>.
<< Sono io >>.
<< Ciao zio, come
mai mi chiami a quest'ora? >>. Poggiò il libro sulla
scrivania.
<< Abbiamo avuto un
caso di omicidio e ci hanno inoltrato la richiesta d'urgenza per
analizzare dei campioni di DNA. Ho dovuto richiamare il tecnico dalle
ferie, fortunatamente era in città. Gli ho dato anche i due campioni
da confrontare che mi hai consegnato dieci giorni fa >>.
Saguru strinse la cornetta
talmente forte da essere sicuro di romperla. << Il
risultato?
>>.
<< Compatibilità
del 99.7% >>.
<< Siete aperti? >>.
<< Sì perché? >>.
La voce dello zio era stanca per gli straordinari.
<< Vengo a ritirare
il referto subito >>.
<< Ti aspetto >>.
Il detective si cambiò
velocissimo e svegliò la vecchia tata. La donna, che serviva il
signorino in ogni cosa, non esitò a portarlo dove voleva. Mentre la
macchina scorreva nella strada, Saguru era impaziente come un bambino
la notte di Natale.
Ti ho incastrato,
Kaito.
Angolo autrice!
Buon
pomeriggio lettori!
Il boss è Cecelia Hakuba,
la moglie del questore e, sopratutto, la madre di Saguru!
Inaspettato? O l'avevate capito? :)
Finalmente tra Kaito e
Aoko è scoppiato qualcosa, anche se c'è ancora molto imbarazzo tra
i due! Nel prossimo ci sarà molto dolcezza e romanticismo ♥
Ringrazio
chi l'ha letta, messa tra le seguite, preferite e ricordate!
Shinici
e ran amore: Grazie mille della tua recensione! Spero che
questo
capitolo ti sia piaciuto come gli altri e grazie anche per i
complimenti!.
A presto! :D
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Capitolo 20 *** 20. Cosa siamo? ***
Capitolo
20
Cosa
siamo?
Nakamori
si era svegliato
e aveva trovato un biglietto di Aoko: diceva che sarebbe rimasta con
Kaito e un gruppo di amici fino alla sera, una gita fuori porta.
L'ispettore non lo trovò strano, pensava che la ragazza meritasse un
po' di svago. Ne avrebbe approfittato per sgattaiolare in centrale e
vedere cosa stavano architettando per la cattura di Ladro Kid.
Quando aprì la porta
trovò Saguru che stava per bussare.
<< Buongiorno
Saguru, cercavi mia figlia? >>.
<< Salve ispettore
>>. Il detective del liceo voleva chiedere ad Aoko dove
fosse
Kaito. Quando era arrivato alla villetta dei Kuroba aveva visto una
macchina parcheggiata poco lontano e si era insospettito. Perciò
aveva deciso di controllare prima a casa dei Nakamori. <<
Sì,
cercavo proprio Aoko >>.
<< Non sei andato
alla gita? >>.
Saguru colse al volo che
c'era qualcosa sotto ed ebbe la prontezza di rispondere che aveva
avuto degli impegni e sperava di trovare Aoko ancora a casa per
chiederle alcuni appunti scolastici.
L'ispettore salì in auto
e lo salutò. Rimasto solo nella via, gettò un'altra occhiata alla
macchina nera e alla casa.
Cosa sta succedendo?
Jii
si era travestito da
fattorino e suonato alla maestosa villa dei Koizumi. Il brutto servo
aprì la porta e lo invitò a entrare. Jii si strappò la maschera e
Akako scese le scale vestita in abiti normali, un semplice vestito
nero.
<< Kaito e Aoko sono
al sicuro nella dependance >>.
<< Non la
ringrazierò mai abbastanza per aver salvato la vita ai signorini
>>.
<< Aoko è una cara
ragazza e non merita tanto dolore >>, disse,
sottolineando che
non l'aveva fatto per Kaito anche se, in fondo, sapeva pure lei che
era una bugia.
I due ragazzi si erano
svegliati quasi contemporaneamente. L'imbarazzo era palpabile, non
riuscivano a decidere cosa fosse diventato il loro rapporto.
Aoko si era legata i
capelli sulla testa e decisa a fare una lunga doccia. Si era seduta
nella vasca e abbracciato le ginocchia, quello che faceva quando era
turbata. Quella posizione le dava la sensazione di essere protetta
dalla realtà e avrebbe deciso quando affrontarla.
Uscita dal bagno trovò
Kaito seduto sulla sedia e armeggiava con la spara carte che era
riuscito a recuperare nella colluttazione contro i malviventi. Aoko
l'osservò mentre l'apriva e controllava lo stato dell'oggetto,
sembrava diverso, così concentrato...
Kaito alzò la testa e la
vide. Le fece un sorriso rassicurante e le sembrò di riconoscere il
ragazzo che vedeva tutti i giorni.
<< Jii è qui >>.
<< Mio padre? >>,
chiese ansiosa.
<< Sta bene, crede
che siamo in gita. Abbiamo tempo fino a stasera per capire come
muoverci >>. Kaito poggiò la spara carte sullo scrittoio.
<<
Andiamo >>.
Aoko annuì e lasciarono
la dependance.
Jii li attendeva nel
salotto poco illuminato, tende rosse di tessuto pesante coprivano le
grandi finestre. Akako era seduto su una poltroncina e il servitore
era in cucina a preparare il tè.
<< Signorino! >>,
esclamò Jii sollevato. << Signorina Aoko come sta?
>>.
<< Sto bene, grazie
>>, mentì, sedendosi nell'altra poltrona.
Bevuto il tè, Kaito
appoggiò la tazza sul vassoio. << Porterò a termine il
furto
dello Zaffiro Speranza >>
<< Se prima avevo
solo il dubbio, ora ne sono certa: tu sei pazzo >>, fu il
commento a bruciapelo di Akako.
<< Non posso
lasciarlo nelle loro mani. Quella gemma è Pandora >>.
<< Se non lo fosse?
>>.
<< Ne sono sicuro!
Mi fido di mio padre >>.
<< Anch'io mi fido
del maestro Toichi! >>, concordò Jii.
<< E come farai? Le
tue attrezzature sono alla base e di certo non ci puoi tornare
>>.
<< Si potrebbe
creare un... diversivo >>.
I tre si girarono a
guardare Aoko.
Timidamente continuò. <<
Potremo far credere ai cattivi che siamo da un'altra parte e invece
Kaito entrerà nella stanza a prendere quello che gli serve
>>.
Il ragazzo capiva che Aoko
ci stava provando a reagire. Era certo che non vedesse di buon occhio
il furto, per quanto si trattasse di lui.
<< Buona idea >>.
<< Cecelia Hakuba
sarà a quel party >>, disse Jii.
<< Ne sei sicuro?
>>.
<< È nella lista
degli invitati che ho copiato dal computer della famiglia Ohayashi
>>.
Il ragazzo fissò il muro,
stava elaborando un piano per rubare lo zaffiro e smascherare la
spia. Aoko non aveva mai visto quello sguardo assorto.
Sembra... Ladro Kid,
pensò lei.
Kaito chiese al servitore
un blocco e cancelleria varia. Per cinque minuti scrisse, disegnò e
calcolò. Una volta finito lo passò a Jii, che si mise a
valutarlo.
<< Straordinario!
>>.
<< Se questa gemma è
Pandora sarà il mio ultimo furto. Metterò in scena il meglio
>>.
Kaito voleva uscire di
scena come mai nessuno aveva mai fatto, consegnando alla giustizia
ognuno di quei farabutti in modo spettacolare.
<< Potete alloggiare
qui finché questa storia non sarà conclusa. La dependance è
abbastanza isolata per darvi il tempo di fuggire nel caso quella
gente giunga fino qui >>, disse Akako.
Jii porse un cellulare
prepagato ad Aoko. << Questa linea è privata. Intorno
all'ora
di cena telefoni all'ispettore, signorina. Le dica che dormirà un
paio di giorni fuori città, veglierò su di lui >>.
La ragazza prese il
modesto cellulare bianco. << Ti prego, fa che non gli
accada
niente >>.
Il vecchio le rivolse
un'occhiata affettuosa. << Si fidi di me >>.
Aoko
era rimasta tutta la
mattina nella dependance. Kaito aveva cominciato a mettere su il
piano, ricostruendo gli esterni e gli interni della villa. Akako si
era chiusa nel suo antro per studiare il futuro e preparare qualche
incantesimo di difesa: quella non era solo la sua villa ma anche un
luogo magico molto importante, nessuno doveva violarlo con intenzioni
malvagie.
La ragazza aveva sfogliato
i libri della libreria, qualcuno l'aveva trovato interessante ed ora
era stesa a letto abbracciata al cuscino. Dopo aver stilato un piano
sul da farsi, non poteva più rimandare la questione del bacio con
Kaito.
Perché l'aveva baciato
con tante irruenza da non rendersi nemmeno conto di quello che stava
per fare? Ogni volta che ci pensava le venivano i brividi, non erano
spiacevoli.
<< Ha detto di
amarmi >>, mormorò nel silenzio della stanza.
<<
Kaito... mi ama >>.
Il bel mago, Ladro Kid. Il
ragazzo per cui ogni ragazza del liceo Ekoda avrebbe fatto qualsiasi
cosa... aveva scelto la figlia imbranata di un ispettore, con una
famiglia disfunzionale alle spalle e senza nessuna particolare
qualità. Almeno quello che pensava lei.
Sentì la porta aprirsi e
poi chiudersi a chiave. Kaito entrò nella stanza, sbadigliando:
erano solo le quattro del pomeriggio ed era già stanco. Posò le
chiavi sul comodino, per sicurezza chiudeva tutte le imposte.
<< Scusami se ti
lascio sola ma ho solo quarantotto ore per mettere in piedi un furto
>>.
Aoko si mise seduta a
gambe incrociate in mezzo al letto. << Quali intenzioni
hai?
>>.
<< Domani notte
andrò a casa mia. Creeremo il diversivo da te proposto >>
<< Ci andrai da
solo? >>.
Il mago colse la nota di
spavento. << Certo >>.
<< È troppo
pericoloso! >>, esordì lei. << Verrò con te
>>.
Kaito non riusciva a
credere di aver sentito quelle parole. << Non se ne parla
proprio! >>.
<< Non mi ridurrai
al ruolo di damigella in pericolo! >>, protestò, testarda
<< Non ci pensare
nemmeno, Aoko >>.
Il tono la indispettì. <<
Non dirmi cosa devo fare Kaito! >>.
L'ultima cosa di cui aveva
bisogno era litigare con Aoko. << Non lo capisci?!
>>,
alzò la voce senza accorgersene. << Tu sei un'arma contro
di
me! Se quella gente ti prende in ostaggio... >>, la voce
si
ruppe a questo punto. Le poggiò le mani sulle spalle, quasi per la
paura di vederla sparire. << Non hai idea di cosa ti
faranno
>>.
Aoko non riuscì a dire
altro e si limitò a guardarlo. Quella maschera di calma spariva non
appena si metteva in discussione la sua incolumità. Kaito l'avvicinò
al suo corpo e lo lasciò fare. Le diede un bacio più dolce e lento
del precedente, accarezzandole la schiena.
A bacio concluso, Aoko lo
guardò dolcemente e gli posò una mano sul viso. << Ci
vengo
lo stesso >>.
<<
Non hai visto
Aoko quindi? Uhm... okay. Grazie Keiko, ci vediamo a scuola
>>
Saguru aveva chiamato le
amiche di Aoko e nessuna la vedeva dalla gita al lago. Scorse la
rubrica del cellulare e selezionò un nome: Akako Koizumi.
La strega era nella sua
ampia stanza da letto a pettinarsi i lunghi capelli corvini e
cercando di non pensare alla coppia chiusa nella dependance.
Il cellulare rosso rubino
iniziò a vibrare. Posò la spazzola e rispose senza guardare chi
fosse.
<< Pronto? >>.
<< Ciao Akako >>.
La strega avvertì del
disagio, come punta da uno spillo. << Saguru... A cosa
devo la
tua chiamata? >>.
<< Aoko ha i miei
appunti di fisica. L'ho cercata a casa sua ma Nakamori mi ha detto
che non c'è. Sai dove posso trovarla? >>.
Akako affilò lo sguardo.
Saguru poteva fare a meno degli appunti di fisica di Aoko, perché la
cercava?
<< Mi spiace, sapevo
che era in gita con alcuni amici, Kaito compreso >>,
rispose,
rafforzando l'idea che fosse vero.
La stessa cosa che ha
detto l'ispettore.
<< Ecco perché
nemmeno lui era in casa >>.
È passato a casa
Kuroba! <<
Immagino di sì >>.
<< Grazie Akako, a
presto >>.
La strega lasciò in
fretta la camera da letto e scese le scale, uscì sul retro e bussò
alla porta della dependance con forza.
Entrò nella stanza non
appena Kaito aprì uno spiraglio.
<< Ha chiamato
Saguru >>
<< E cosa voleva?
>>, domandò il ladro. Aoko era sulla soglia della camera
e
guardava il duo preoccupata.
<< Dice che è
passato a casa Nakamori per avere da Aoko gli appunti di fisica
>>.
<< Io non ho i suoi
appunti >>, negò la ragazza.
<< È passato prima
a casa tua >>, disse, indicando Kaito con un dito.
<< Non mi piace >>,
affermò il ragazzo.
<< Scendo nei
sotterranei >>, li informò. << Studierò il
passato >>.
Ad Aoko sembrava ancora
assurdo quando parlava di magia. Rimasti soli si guardarono e si
rifugiò tra le braccia del ragazzo, impaurita.
Per la prima volta aveva
paura di Saguru.
<<
Nessun messaggio,
capo >>, disse Snake. << Pare che Ladro Kid
attuerà il
furto lo stesso >>.
Cecelia accese un sigaro,
prendendo la prima boccata piacevolmente. << Ho un piano
>>,
prese un foglio dal cassetto e lo porse al suo scagnozzo. Lo lesse
con attenzione e poi lo infilò nel trita documenti.
<< Lo trovo
eccellente >>.
<< Il topolino dovrà
tornare nella sua tana e scommetto che non sarà solo >>,
disse, posando il sigaro sulla foto del ladro e iniziò a bruciare.
<< Pandora sarà mia >>.
L'ispettore
Nakamori
pensava che il sostituito fosse un arrogante odioso.
Eichiro Daiki era una
promessa della polizia già quando frequentava l'accademia: miglior
allievo, rapida carriera nella polizia e poi assegnato al terzo
dipartimento. Prima dei trent'anni occupava la carica d'ispettore, il
più giovane della polizia metropolitana. Il questore Hakuba aveva
pensato immediatamente al suo nome per sostituire Ginzo Nakamori.
Quando si erano
incontrati, stretta di mano decisa, era stato odio a prima vista. Gli
sembrava uno dei tanti che credeva di catturare Ladro Kid con uno
schiocco di dita.
I ribelli capelli castani,
l'incarnato abbronzato, luminosi occhi verdi e poteva giurare di aver
visto le poliziotte e le colleghe sospirare al suo passaggio. Quel
sorriso a denti bianchi era fin troppo accecante per lui.
<< I signori
Ohayashi ci attendono alle diciotto per mostrarci l'abitazione.
Domani mattina verranno i tecnici per installare le telecamere e i
primi congegni di sicurezza >>, si rivolse all'ispettore.
<<
Ovviamente, essendo ancora in malattia, lei può stare fuori dalla
mischia >>.
A Nakamori non sfuggì il
tono prepotente. << È il mio ultimo giorno di antibiotici
e
domani mi toglieranno il bendaggio. Sono pronto a collaborare
>>.
<< Come vuole >>,
disse Daiki. << Ci verrà mostrato anche il gioiello
>>.
Nakamori voleva mettere le
manette al ladro ma sperava facesse fare una pessima figura a quel
ragazzino arrogante.
Kaito
ripose schemi, fogli
e spense il portatile. La testa gli scoppiava, erano le ventuno. Jii
se ne era andato da un po' e Akako non era uscita dai sotterranei.
Non era andato oltre il salotto, aveva quasi paura di scoprire cosa
ci fosse ai piani superiori e il terrore di mettere piede in quelli
inferiori.
Rientrò nella dependance
e Aoko era accartocciata sul divano, al cellulare con l'ispettore.
<< Hai ragione,
avrei dovuto avvertirti prima >>. Aoko inventò una bugia
e
Kaito si domandò quando fosse diventata una bugiarda tanto brava.
<<
Comunque tu sei ancora in malattia, non dovresti andare alla festa
>>.
Era piena di
preoccupazione, l'ultima cosa che voleva era il papà, a quel party,
insieme a Cecelia Hakuba. Discussero un po' e poi Aoko spense il
cellulare.
Kaito si buttò sul divano
accanto a lei. << Ci andrà? >>.
<< È testardo come
un mulo >>.
<< So da chi hai
preso >>.
Aoko gli lanciò un
cuscino, colpendolo in faccia. << Non sono dell'umore per
le tue
prese in giro >>.
Il ragazzo le appoggiò
una mano sulla base della schiena e l'avvicinò. << Non
smetterò
mai di prenderti in giro >>.
Stava per baciarla ma Aoko
gli posò una mano sulle labbra, sciolse la presa e mise una certa
distanza tra i due.
<< Cosa siamo Kaito?
>>.
Avevano accantonato il
discorso per troppo tempo e Kaito, in un nascosto angolo del
cervello, non voleva affrontarlo. Fra tutte le questioni era quella
che lo intimoriva di più.
<< Aoko, io ti amo.
Non basta? Credo di amarti dal giorno in cui ti ho incontrata dieci
anni fa >>. Il ricordo della bimba con il vestitino rosa
e
l'aria triste lo intenerì.
<< Continua >>.
<< L'ho capito la
sera che Snake ha cercato di ucciderti la prima volta. Per un secondo
ho valutato la mia vita senza di te e stavo soffocando >>.
<< Tu sei Ladro Kid,
milioni di ragazze farebbero carte false pur di averti. Al liceo
potrei riportarti centinaia di testimonianze di ragazze pronte a
cadere ai tuoi piedi. Perché io? >>. La domanda per lei
più
scomoda.
Kaito le spostò i capelli
dietro l'orecchio, il gesto le fece venire nuovi brividi.
<< Tu sei goffa e
imbranata >>, l'espressione irritata di Aoko lo fece
ridere. <<
Sei anche forte, hai la capacità di trovare una forza immensa nelle
situazioni più disperate >>.
<< Mai quanto te >>.
Kaito scosse la testa. <<
La mia è furbizia, una facciata e tanta fortuna. E anch'io potrei
dirti un sacco di ragazzi che farebbero la fila per te >>.
<< Di sicuro non
saranno tanti quante le fans di Ladro Kid >>.
<< Sei gelosa? >>.
<< Affatto >>,
mentì.
Si spostò accanto a lei.
<< Non mi piacciono i bugiardi... >>.
Era pronta a replicare ma
si ritrovò le labbra del ragazzo sulle sue.
Aveva sempre considerato
Kaito come il ragazzo più affascinante che avesse mai conosciuto e
si rese conto che ne aveva visto solo una piccola percentuale: ora
che le aveva confessato il suo amore non aveva più inibizioni. Si
domandò come facesse a baciare in mille modi diversi, da non volersi
più staccare da lui.
Si ritrovò contro il
bracciolo del divano, avvertì il peso del suo corpo e le mani sui
fianchi. La situazione stava degenerando in fretta e Aoko non
riusciva a contare i battiti del suo cuore da quanto erano veloci.
La prima sera Kaito aveva
perso il controllo perché doveva sfogare tutta la passione che era
stato costretto a sopprimere. La stava perdendo un'altra volta,
sfiorando la pelle di Aoko sotto la maglietta leggera e frenarsi
sarebbe stato estremamente difficile.
Aoko quasi tremava
dall'emozione, non sapeva ancora se voleva fermarsi. Quando lasciò
le sue labbra per baciarle il mento, poi il profilo del viso e il
collo lasciando tracce bollenti, capì di non voler interrompere. Gli
tolse la maglietta, senza imbarazzo. Kaito fece lo stesso lentamente,
dandole il tempo di fermarlo.
<< Aoko, non voglio
obbligarti a fare niente che tu non voglia. Non devi farlo per...
>>.
<< Per una volta
nella tua vita >>, perse gli occhi nei suoi.
<< Taci >>.
Quello sguardo gli fece
totalmente perdere la testa. Ricominciò a baciarla con foga e
dolcezza insieme, cercando di metterla a suo agio. Avvicinò le dita
al bordo dei pantaloncini e li abbassò piano, lei li calciò fino a
farli cadere a terra.
Timidamente, nel mezzo del
bacio, Aoko armeggiò con la cinta dei jeans. Si stava spingendo ben
oltre, non ci aveva mai pensato perché si era sempre sentita troppo
bambina per un passo del genere, troppo poco pratica rispetto a tante
altre ragazze che conosceva. Kaito la faceva sentire la ragazza più
bella del mondo e riusciva a liberarla dalle insicurezze.
La prese in braccio e Aoko
si ritrovò tra le lenzuola del letto. Baciava ogni lembo di pelle
candida scoperta e si ritrovò sopra di lei. Aoko a malapena riusciva
a respirare a causa dei baci e delle carezze, come ci riusciva?
Il resto dei vestiti
finirono per terra e tra le coperte. Si concesse di arrossire e Kaito
le diede un casto bacio sulla fronte.
<< Sei bellissima
>>, le sussurrò in un orecchio. << Non
tenderti così...
>>.
L'aveva sentita
irrigidirsi, forse presa dall'incertezza su quello che l'aspettava.
Lui non lo dava a vedere però era lo stesso molto intimorito,
stavano per compiere un passo su qualcosa di cui entrambi non avevano
idea.
Le lasciò una scia di
baci sul collo, per rilassarla. Aoko si lasciò trasportare dalle
carezze finché non avvertì un dolore bruciante e si aggrappò alle
spalle del ragazzo.
Kaito si fermò,
mortificato da quell'espressione sofferente. << Mi
dispiace...
>>.
<< Non scusarti >>,
scosse la testa lei, sfiorandogli il viso.
Riprese a baciarla e
avvertì una stretta alle braccia da parte sua quando si mosse
ancora. Quando fu completamente dentro di lei si fermò per darle il
tempo di abituarsi alla sua presenza e un gemito gli uscì dalle
labbra. Kaito pensò che era una sensazione stranissima e piacevole
trovarsi uniti in quel modo.
<< Stai bene? >>,
si preoccupò
<< Sì, fa solo un
po' male >>, gli sorrise.
<< Farò piano,
promesso... >>, la rassicurò.
Iniziò a muoversi
lentamente e dolcemente, anche se avrebbe voluto aumentare il ritmo
ma voleva seguire i suoi tempi. Appoggiò la fronte sulla sua per
legare gli sguardi e leggerle ogni emozione.
Il dolore svanì e fu
sostituito dal piacere, Aoko non pensò più a niente. Si lasciò
completamente andare quando Kaito, percepito il suo agio, aumentò
l'intensità e alternando con baci appassionati.
Non sarebbero voluti
essere da nessun'altra anche se fuori da quelle quattro mura c'erano
degli assassini, la seconda identità di Kaito, il furto di un
gioiello. Aoko non pensò al padre che la credeva in gita, al sicuro.
Si persero l'uno
dell'altra per molto tempo, rompendo finalmente quella barriera che
li divideva...
Aoko
stava facendo uno
strano sogno con immagini dai colori vividi, che non riusciva a
mettere a fuoco. Si ridestò ed era nel letto dell'unica camera della
dependance. Kaito le dormiva vicino, il viso rilassato e riconobbe la
T-shirt bianca e blu. Lei aveva addosso la maglietta e gli slip del
pomeriggio prima, non si ricordava neppure di averli rimessi.
Le immagini di quelle ore
ritornarono in mente. Portò le coperte fino a coprirsi il volto, le
guance roventi.
Cos'ho fatto?
Alle parole di Kaito, a
quei sentimenti puri si era sciolta e le insicurezze erano svanite
nel nulla non appena aveva toccato le sue labbra e sentito le mani
sul suo corpo. Era ancora nascosta sotto le coperte e lo sentì
svegliarsi.
Uscì dal bozzolo adagio e
doveva essere molto buffa a giudicare dalla faccia di lui.
<< Ben svegliata >>.
Kaito non riuscì a fermare una risata innocente alla vista di quelle
gote cremisi.
<< Non ridere! >>,
borbottò. << Non mi sono mai trovata in una situazione
come
questa... >>.
<< Neanch'io >>.
Aoko lo guardò
intensamente. << Veramente? >>.
Il ragazzo sbatté le
palpebre, sorpreso. << Credevi il contrario?
>>.
<< Con quelle con
cui sei uscito... >>.
<< Te l'ho già
detto, ricordi? Erano dei passatempi. Oltre qualche bacio non c'è
stato altro >>.
<< La mia prima
volta e sei tu... >>.
<< Non l'avevo
programmato, giuro >>. Avvicinò le dita per prenderle una
ciocca di capelli e le sfiorò il viso con il dorso. << È
stata la notte più bella e intensa della mia vita >>.
Kaito non avrebbe mai
pensato di arrivare tanto lontano proprio con lei. Superato il primo
dolore anche la ragazza si era lasciata andare. Quando aveva inarcato
la schiena, affondato le unghie nella pelle di lui e raggiunto il
massimo piacere, seguito dal suo poco dopo, era stato il momento più
appagante. Era rotolato al suo fianco, l'aveva stretta contro il suo
petto e datole un bacio fra i capelli, chiedendosi se poteva fermare
il tempo.
Aoko si mise seduta sul
bordo del letto, poggiando le mani sulla stoffa. << Anche
per
me >>, ammise e le costò ogni briciola di coraggio.
<<
Non hai risposto alla mia domanda di ieri >>.
Avvertì la sua vicinanza
e il respiro nell'orecchio, riportando a galla altri ricordi di
quella notte.
<< Rinfrescami la
memoria >>.
<< Kaito sono seria
>>, non voleva perdere la concentrazione, doveva
sentirselo
dire. Ne avevano bisogno le sue insicurezze.
Le spostò i capelli
dall'altro lato. << Anch'io >>. Posò le
labbra
nell'incavo del collo e con la mano risalì lungo la gamba fino a
toccare il bordo degli slip
Con tantissima forza di
volontà Aoko lo fermò. << Ho bisogno di sapere cosa siamo
>>.
Kaito si sedette al suo
fianco, con le dita disegnava cerchi immaginari sul dorso della mano
di lei, pensieroso. << Dopo aver fatto l'amore possiamo
affermare che la nostra amicizia è finita. Io non voglio solo sesso
da te, vorrei... >>.
<< Kaito >>,
Aoko puntò gli occhi chiari in quelli blu del ragazzo. <<
Ti
amo >>.
Ormai la risposta che bussava da mesi era riuscita a
farsi ascoltare. Quando era stata con lui aveva sentito il cuore
scoppiarle dalla felicità e solo l'amore avrebbe potuto farla
sentire in quel modo.
Dirlo coronava un momento
perfetto. Si sporse per baciarla e Aoko si ritrovò stesa nel letto,
un lungo bacio e Kaito le accarezzò il viso.
Intrecciò le dita nei
suoi capelli. << Che dovrei dire a papà? Che sono stata
con
Kaito Kuroba o Ladro Kid? >>.
Finse di pensarci,
puntando il gomito sul materasso. << Be' se dici Ladro
Kid,
domani mi sparerà. Se invece dici Kaito Kuroba... mi sparerà
>>.
Domani.
Kaito vide gli occhi di
Aoko farsi molto tristi. << Non ti chiedo di fidarti di
Kaito
ma di Ladro Kid. Aoko, tutto questo non cambia quello che sono. Io
continuo ad essere il cattivo che mette in piedi lo show
>>.
<< Non importa, devo
solo farci l'abitudine >>.
<< Non voglio che
questo sia un problema tra noi >>. Kaito si tolse da
sopra Aoko
e si appoggiò ai cuscini. << Quando ti ho baciato, mesi
fa,
hai sofferto moltissimo... >>.
Si mise di fronte a lui
come quando erano piccoli e voleva soffocarlo con un cuscino dopo
qualche scherzo. <<< È diverso ora, io ti amo. Non
so come
ma funzionerà >>. Si era avvicinata al volto.
<< Non
posso fare a meno di te, Kaito Kuroba >>.
<< Ci mancherebbe
>>.
Aoko prese il cuscino e lo premette sul suo viso. <<
Sei un idiota! >>.
Kaito glielo rubò e lei
perse l'equilibrio, cadendo sul ragazzo. Aoko riprovò sensazioni
identiche alla prima volta quando avvertì i baci profondi di lui e
la strinse per non lasciarla scappare visto che stava opponendo una
finta resistenza. La liberò di quei pochi indumenti, baciandole la
schiena lentamente sentendo i brividi di Aoko uno ad uno. Era
irresistibile e non riusciva a farne a meno.
Persero la cognizione del
tempo finché la sveglia non segnò le nove e mezza, era meglio
evitare la visita del servitore di Akako.
Aoko scelse una maglietta
marrone scuro, non vedeva l'ora di ritornare ad indossare colori
pastello. << Stanotte andremo a casa tua no?
>>.
Il mago si stava
abbottonando una camicia. << Mi sembrava che avessimo
chiarito
la questione >>.
<< Non ti azzardare
a ricominciare, Kaito. Io verrò con te! >>.
Il ragazzo sapeva che
discutere avrebbe creato solo problemi ulteriori. Aoko era
incredibilmente testarda e se decideva una cosa era quella.
<< Al primo segnale
di pericolo farai come ti dico >>.
La figura esile di Aoko
era riflessa nello specchio, si sentiva diversa e non capiva perché.
Kaito sembrava lo stesso, lei aveva un sorriso stampato in faccia
inequivocabile.
<< Devo tornare a
studiare il furto >>. Avrebbe di gran lunga preferito non
lasciare la dependance per restare insieme a lei.
Aoko lo guardò aprire la
porta d'ingresso, voleva dimostrargli che essere Ladro Kid non era un
problema.
<< Posso... venire
con te? >>.
Kaito rimase basito e ci
mise qualche attimo a risponderle. << Come desideri
>>.
La guidò nel salotto,
ormai era diventata la base. Jii era nella sua abitazione per
preparare i congegni, le maschere e i travestimenti.
Akako aveva finito di fare
colazione e vide i due seduti sul divano. Aoko si stava sforzando di
comprendere quel lato di Kaito e un angolo del cervello urlava
l'assurdità della situazione: nel salotto di Akako, con Kaito che
studiava un furto come Ladro Kid e lei che l'ascoltava. Il ragazzo
apprezzava davvero l'impegno che Aoko ci stava mettendo.
La strega fissò la ragazza,
era radiosa. Scacciò una rivelazione fastidiosa e scese nel suo
antro per continuare ad esercitarsi e interrogare lo specchio.
Aoko
aveva ceduto al
pensiero di “cinque minuti e poi mi alzo”.
Tre ore dopo Kaito era
rientrato nella dependance per dirle che andavano a casa Kuroba e la
trovò addormentata, a pancia in giù, un braccio che sporgeva dal
letto.
Nella dimensione dei sogni
si sentì pungere. Aprì un occhio e Kaito le punzecchiava la guancia
con un dito per svegliarla, seduto sul bordo del letto.
La ragazza si mise seduta
sulle ginocchia, strofinandosi gli occhi completamente intontita. Da
dietro le tende vedeva il cielo tinto di rosso e il sole che spariva
oltre le montagne.
<< Che ora è?! >>,
esclamò. << Quanto ho dormito? >>.
<< Almeno tre ore,
credo. Pensavo che avessi dormito stanotte >>.
<< Infatti >>,
sfermò per sbadigliare. << Sono comunque molto stanca da
ieri
>>.
La faccia di Kaito, tra la
malizia e il divertito, le fece voltare il viso, rossa come un
peperone. << Quanto sei cretino! Sono solo molto spossata
dagli
eventi >>.
Il ragazzo tese il braccio
e lei accettò l'offerta di pace. Si raggomitolò contro di lui,
posando la testa sul petto, poteva contare i battiti del suo cuore.
<< Puoi sempre
restare qui a risposare >>.
<< Bravo, ci hai
provato >>, ribatté Aoko.
<< Sei sempre stata
tanto testarda >>.
<< Altrimenti non
riuscirei mai a tenerti testa, caro il mio mago >>.
Kaito la baciò. Aoko lo
tirò per la maglia e lo trascinò giù, avendolo sopra di lei. Aveva
alzato il vestito azzurro, accarezzandole le gambe e la ragazza
tirava la maglietta pronta a toglierla.
<< Stiamo diventando
intraprendenti... >>, le disse. Con somma delusione di
Aoko le
rimise il vestito com'era prima. << Dobbiamo andare,
purtroppo
>>.
Aoko si risistemò e
recuperò le scarpe gettate in un angolo della stanza. Kaito prese la
spara carte, per sicurezza.
Si avvicinò alla ragazza
che si stava allacciando i sandali e le alzò il viso, uno sguardo
intenso che la fece arrossire.
<< Ti amo >>.
Aoko gli baciò il palmo
della mano e poi intrecciò le dita. << Anch'io
>>.
Il
piano era far credere
ai tirapiedi di Cecelia che Kaito volesse entrare nel bar di Jii,
seconda base di Ladro Kid. Era sotto sorveglianza e avrebbe fatto
muovere i suoi uomini e lasciare la casa incustodita. Kaito aveva
calcolato massimo trenta minuti per prendere quello che gli serviva,
perché si sarebbero accorti presto dell'inganno. Avrebbe indossato
l'abito bianco e volato nel cielo con Aoko, così non avrebbero perso
tempo a piedi.
Jii era nascosto in un
vicolo e indossò la maschera con la faccia di Kaito. Passò un paio
di volte davanti al bar e la telecamera piazzata su un lampione lo
riprese. I due di turno a sorvegliare la casa lo videro nello schermo
piazzato sul cruscotto. Il compare diede una gomitata all'altro,
facendogli notare il ragazzo.
<< Metti in moto >>.
La macchina partì
sgommando e Jii comunicò la prima parte del piano compiuta. Kaito e
Aoko erano un paio di case più lontani e si appiattirono al muro
quando videro passare la macchina nera. Quando i fari scomparvero in
lontananza, corsero verso la porta d'ingresso. Aoko temeva di farsi
vedere dal padre ma le luci erano spente.
Dove cavolo si trova?
<< Come facciamo? È
chiusa! >>.
Kaito armeggiò con il kit
e fece scattare i cilindri. << Non dimenticarti con chi
stai
parlando. Non esiste niente di chiuso >>.
<< Hai forzato tu il
lucchetto del mio diario segreto quando avevo tredici anni!
>>.
Aprì la porta e la spinse
dentro. << Abbiamo poco tempo, ne parleremo un'altra
volta! >>.
Salirono in silenzio le
scale e Kaito chiuse la porta della camera. Sfiorò il ritratto del
padre e aiutò Aoko ad entrare nella stanza e scese lentamente le
scale, senza perdersi un particolare.
La macchina bianca era
parcheggiata sulla sinistra, gli scaffali contenevano strumenti,
mazzi di carte e altre cose che non aveva mai visto. Al centro c'era
una poltrona, un angolo bar e delle librerie in legno sulla destra.
Non c'erano finestre e delle lampade emanavano luce dorata. Una porta
doveva essere un altro ingresso e in un angolo notò un letto a una
piazza e mezza. Un jukebox spento nel fondo della stanza.
Kaito raccoglieva mazzi di
carte, bombe fumogene e di luce e altri congegni salva vita. Premette
un tasto sotto il bancone del bar e apparì l'armadio con il vestito
di scorta di Ladro Kid.
<< È incredibile.
Era qui che sparivi per ore? >>.
<< Progettare un
furto richiede molta concentrazione e attenzione >>,
Kaito si
tolse la camicia e la gettò sulla poltrona, prendendo quella blu.
<<
Bisogna calcolare imprevisti, sbagli e sfortuna >>.
Aoko gli dava la schiena,
sfiorando i grossi manuali a caratteri dorati. Conosceva alcuni nomi
perché erano maghi e Kaito li nominava spesso, altri le erano
totalmente sconosciuti. Quando rivolse gli occhi al ragazzo si era
cambiato, era la prima volta che lo vedeva vestito di tutto punto
come Ladro Kid.
Quel ladro che si
divertiva a far impazzire la polizia e il pubblico, il sorriso
sfrontato di chi è consapevole delle proprie capacità, un ego
smisurato... Il padre gli dava la caccia da vent'anni e lei ci aveva
passato la notte.
Kid le si avvicinò,
sfiorando le guance con i guanti bianchi. << Sono diverso
ai
tuoi occhi? >>.
<< Solo molto strano
>>, confessò.
<< Tra ventiquattro
ore tutto questo sarà finito, Aoko. Torniamo su >>.
I ragazzi risalirono nella
stanza, voleva partire dal balcone per prendere la ricorsa
necessaria. Sentì delle mani spingerlo contro la parete malamente,
non se l'aspettava e non riuscì a reagire.
Sono loro!
<< Buonasera Ladro
Kid >>.
Quel tono dolciastro era
fin troppo familiare.
<< Saguru? >>.
Aoko era uscita per
seconda dall'accesso segreto. La scena che le si parò davanti era
Saguru che teneva fermo Kaito contro la parete.
<< Cosa stai
facendo?! >>.
<< Metto le manette
a Kaito Kuroba >>, le prese dalla tasca. <<
Hai lasciato
dei capelli la sera che hanno sparato all'ispettore. Li ho
confrontati con un tuo campione preso in precedenza: compatibilità
perfetta >>.
Kaito sapeva che non stava
bleffando. Sentì il freddo delle manette ai polsi.
<< Saguru lascialo
andare! >>.
<< Aoko mi deludi
>>, disse lui. << Sei sempre stata una
grande
sostenitrice di tuo padre >>.
<< Tu non capisci.
Stai prendendo la più grande cantonata della tua vita! >>.
<< È la tua
cottarella che parla >>.
<< Hakuba, non hai
idea di quello che sta succedendo! >>, la voce di Kaito
era
attutita dalla parete.
<< Dovresti
vergognarti a circuire una ragazza in questo modo >>.
<< Nessuno ha
circuito nessuno! >>, Aoko strattonò il braccio di Saguru.
Il detective si sentiva
invincibile. La prova del DNA lo incastrava e il silenzio dopo la
rivelazione era stato un momento trionfante. Bloccò la furia di
Aoko, stringendole il polso.
<< Una volta dietro
le sbarre ti passerà, vedrai >>.
<< O forse potresti
lasciarla andare >>.
Saguru sgranò gli occhi
poiché Kaito si era liberato dalle manette e aveva una bomboletta in
mano. Non fece in tempo a reagire che un odore acuto lo avvolse e
crollò per terra, cercando di non addormentarsi, le manette erano al
suo polso destro. Si arrese al sonno prepotente.
<< Dovrebbe aver
imparato che con me le manette non funzionano. Stai bene?
>>.
<< Io sì. Ma se
Saguru ha davvero una prova del DNA... >>.
<< Ci penseremo più
avanti >>, disse Kaito. << Dobbiamo
fuggire. A lui non
accadrà niente >>.
Kaito aprì l'anta della
camera e avvertì un rumore sordo. Sbirciò oltre la balconata senza
farsi notare e due uomini erano fuori dalla porta, forzandola per
entrare.
<< Merda >>.
Rientrò e spinse Aoko oltre il ritratto. << Ricordi
quando ti
ho parlato di imprevisti? >>.
Era un azzardo e lo
sapeva, ma non vedeva altra soluzione. Le ordinò di salire in
macchina e si mise al posto del guidatore, azionò il tettuccio e
coprì l'auto.
<< Kaito non hai la
patente! >>.
Lui la guardò come se
stesse scherzando. << Davvero? Ti preoccupa questo?
>>.
Girò la chiave e il motore rombò, aprì la porta del garage, il
rumore avrebbe attirato la coppia di malviventi e avrebbe avuto meno
di venti secondi per lasciare la casa. Aoko si mise la cintura,
ansiosa. In retromarcia fu fuori
dal garage e partì sgommando. In due minuti vide una macchina scura
viaggiare alla stessa velocità inseguirli nello specchietto
retrovisore.
<< Quando hai
imparato a guidare? >>.
<< Io sono Ladro
Kid, signorina >>, girò la macchina in un’inversione
pericolosa. << Ho molte abilità >>.
Kaito sapeva che quella
fuga fra le strade di Tokyo era disperata.
<< Kaito! >>,
Aoko si voltò a guardare dietro, un luccichio l'aveva spaventata.
<<
Si apprestano a sparare! >>.
Il più giovane dei due
sparò un primo colpo e scalfì la carrozzeria. Kaito aveva percorso
il ponte, ingranò una marcia più alta e aumentò la velocità. Un
secondo sparo colpì il finestrino, rompendolo in parte. Aoko urlò,
coprendosi la testa con le braccia.
Kaito premette a fondo il
freno, la strada era bloccata da lavori in corso. La frenata lasciò
il segno delle gomme sull'asfalto.
Era una trappola, erano a
conoscenza dei lavori in corso e la strada era impraticabile, nella
follia della corsa non se ne era accorto. Colpì il volante dalla
frustrazione. Circondarono la macchina e li tenevano sotto tiro con
le pistole. Uno di loro aprì la portiera e prese brutalmente Aoko
per un braccio che cercò di difendersi inutilmente.
<< Non toccarla! >>,
urlò Kaito, scese dalla macchina e si ritrovò Snake a meno di un
metro che lo obbligò ad appiattirsi contro la macchina.
<< Metti le mani ben
in vista >>, gli intimò, indicandole con l'arma.
Preferiva
tenere lo strumento più pericoloso del mago sotto controllo.
Snake strattonò Aoko e il
ladro ribollì. La ragazza sembrava spaventata a morte.
<< Ladro Kid ruba,
consegnaci lo Zaffiro Speranza e riavrai la tua amichetta viva
>>.
Kaito era conscio che non
l'avrebbero mai risparmiata. Avrebbero ucciso entrambi non appena la
gemma si sarebbe trovata tra le lunghe unghie di Cecelia Hakuba.
<< Kaito >>,
Aoko aveva la voce strozzata dalla presa. << Non farlo!
>>.
<< Zitta! >>.
Snake la consegnò a un altro. << Domani a mezzanotte. Lo
scambio avverrà in una fabbrica abbandonata, zona di Shiba
>>.
L'uomo lasciò cadere ai
suoi piedi un pezzo di carta, c'erano scritte le indicazioni. Kaito
non aveva ancora attrezzato l'abito e l'unica possibilità era una
trappola di luce che teneva sempre nella manica. Stava per tirarla ma
Snake se ne era accorto e la pistola rilasciò uno sparo
d'avvertimento.
<< Un altro di
questi trucchetti >>, puntò la pistola contro la tempia
di
Aoko. << E potrai dire ciao ciao alla fidanzatina
>>.
Buttò Aoko sui sedili
posteriori e l'addormentò con dell'anestetico per non sentirla
protestare. Kaito tentò di salvarla e dovette proteggersi dagli
spari usando il mantello e riparandosi dietro l'auto. Le macchine dei
nemici sparirono lungo l'orizzonte.
<< Aoko! >>,
il suo nome rimbombò nella strada desolata.
Kaito non riusciva a
credere a quello che era appena successo. L'aveva stretta tra le
braccia tutta la notte, era stata sua e ora rischiava di non vederla
mai più.
È colpa mia! Non
dovevo permetterle di venire con me!
La stavano usando come
arma, come temeva. Salì in macchina e la spostò dalla strada
bloccata, guidando fino a casa di Akako. Il riflesso nel vetro
mostrava un ragazzo spaventato, distrutto dal dolore.
Kaito all'improvviso
realizzò che non stava più ragionando come Ladro Kid. Aveva detto
ad Aoko che doveva fidarsi del ladro e non stava agendo come tale.
Doveva tenere l'amore per lei da parte mentre finiva di progettare il
furto e attuarlo.
<< Aoko, resisti, ti
prego >>.
Angolo autrice!
Salve
lettori!
Come
avevo anticipato il romanticismo ha regnato in questo capitolo! ♥
Se
non l'aveste capito io sono un'inguaribile romantica :D
Cercherò
di pubblicare regolarmente anche se questa settimana mi trasferisco
all'estero. Eh sì, perché mentre scrivevo la storia ho avuto tempo
di mettere su casa e andare a convivere in un altro paese, giusto
quando avevo due minuti di tempo ahahaha
Nel
prossimo ci sarà il furto dello Zaffiro Speranza, sarà un pochino
più lunghetto del solito, non sono stata così cattiva da dividerlo
in due! :D
Ringrazio
chi l'ha letta, messa tra le preferite, le seguite e le ricordate!
Shinici
e ran amore: Di nuovo grazie! Eh sì, hai indovinato, ma ho
preferito
tenere la scena con calma, come ha detto Kaito doveva essere
un'occasione un po' più romantica! ;)
Al
prossimo capitolo!
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Capitolo 21 *** 21. Inferno ***
Capitolo
21
L'inferno
17
agosto, fabbrica
abbandonata, ore 00.20
Ladro
Kid si toccava la
spalla ferita, la giacca bianca era sporca di sangue, il viso
graffiato. Cecelia Hakuba gli rivolse contro la pistola, camminando
tra l'intonaco rotto e costringendolo ad appiattirsi al muro.
<< Metterò fine >>,
caricò l'arma. << Alla stirpe di ladri e maghi peggiori
del
mondo. Dopo essermi divertita con te, manderò qualche mio amico in
vacanza a Parigi... >>.
L'allusione a sua madre lo
fece infuriare e puntò la spara carte contro Cecelia. Uno sparo la
distrusse e il secondo ferì la gamba del ladro.
<< Per finire mi
divertirò moltissimo con Aoko Nakamori >>.
Kaito non riusciva a
restare in piedi, perdeva sangue.
<< Il mio
divertimento non sarà mai grande quanto quello provato nove anni fa
>>, la faccia era coperta da un ghigno enorme.
<< Quando
Toichi Kuroba è saltato in aria è stato il momento più appagante
della mia vita! >>.
Era lì. Lei era tra
gli spettatori!
Kaito avrebbe voluto
reagire, si appoggiava al muro cercando di non cadere, Cecelia gli
puntava la pistola. Mise il dito sul grilletto, mezzo centimetro e
sarebbe partito il colpo.
<< Addio Ladro Kid
>>.
Cinque ore prima
Villa
Ohayashi era un caseggiato di tre piani color beige, con i contorni
delle finestre bianche. Un portico girava intorno alla costruzione e
un laghetto cristallino brillava nel giardino. Il vialetto di pietra
pregiata era costeggiato da aiuole verdi punteggiate da fiori
variopinti.
Le macchine della polizia
erano state parcheggiate oltre il cancello, la signora Ohayashi non
voleva quelle brutte auto bianche e blu a rovinarle gli esterni. Il
festeggiato, Daisuke, era eccitato per la festa e per la presenza del
famigerato ladro. La sorella maggiore Shige avrebbe indossato lo
Zaffiro Speranza in occasione del compleanno del fratello. Il marito,
Sessue Hayato, avrebbe voluto tenere il gioiello in cassaforte però
la moglie fu irremovibile: non avrebbe rinunciato all'amato gioiello
per un ladruncolo esibizionista.
L'ispettore Daiki era
chino su un tavolo, studiando le telecamere posizionate in ogni
porta, esterno e ingressi. Nakamori aveva tolto le bende: le ferite
erano guarite bene e finalmente aveva smesso gli antibiotici. Aveva
ricevuto una chiamata dalla figlia che lo informava che sarebbe
tornata la notte e di scusarla di nuovo per la gita improvvisata,
talmente era impegnato che non si era arrabbiato.
Il punto di vista nei
confronti di Daiki non era migliorato e aveva dovuto ammettere che
possedeva una buona abilità strategica. Diversi poliziotti erano
mischiati fra gli invitati e ci tenevano a fare bella figura visto
che il questore Hakuba sarebbe stato presente al party.
Il capostipite della
famiglia, Takei Ohayashi, era uomo serio e poco tollerante. Qualità
che gli aveva permesso di prendere in mano le redini dell'impero
finanziario fondato dal padre. Quel biglietto era solo una grande
scocciatura, teneva a quello zaffiro per il ricordo che
rappresentava.
Yuka si stava preparando
insieme alla figlia nella stanza da letto. Il primogenito Tobei
sarebbe giunto poco prima dell'inizio della festa.
Daiki entrò nella camera
accompagnato da un paio di agenti.
<< Signora Ohayashi
la informo che la rete di telecamere è entrata in funzione
>>.
<< Molto bene >>.
Il parrucchiere stava lavorando con il pettine.
<< Non capisco tutta
questa preoccupazione. Più lisci, per favore >>, comandò
al
suo acconciatore. << Ladro Kid restituisce sempre le
gemme che
ruba >>.
<< Non possiamo
averne la certezza, signora Hayato >>, obbiettò
l'ispettore
Daiki. << È tutto pronto >>, disse
l'assistente capo
Nakajima, riferendosi alla strumentazione.
L'ispettore Nakamori
attendeva fuori dalla camera da letto, impegnato a controllare la
piantina della villa scaricata sul tablet. Era sicuro che Ladro Kid
si sarebbe infiltrato tra il personale della casa, in modo da avere
accesso a tutte le stanze. Il display segnava le 19.00, la festa
avrebbe avuto inizio entro trenta minuti.
Ladro
Kid indossava la
divisa richiesta dal personale di sala: camicia bianca, gilè nero e
pantaloni in tinta, un papillon al collo. Nell'orecchio aveva un
auricolare per tenersi in contatto con Jii e Akako. Il vecchio
aiutante era rimasto all'esterno per agevolare la via di fuga, la
villa era stata attrezzata con eccellenti sistema di sicurezza.
La difficoltà nasceva
dalla collana stessa. Shige avrebbe indossato la pesante collana per
l'intero party e, stando alle informazioni reperite, l'ispettore
sostituto aveva nascosto un trucco del gancio. Non avrebbe potuto
semplicemente sfilarla e Kaito aveva studiato un metodo per fare
scena e costringerla a togliersi la collana.
Intorno alle venti,
l'ansia cominciò a salire: aveva solo quattro ore per salvare Aoko.
Dopo il suo rapimento era tornato a villa Koizumi, distrutto e
desideroso di salvarla. Akako aveva deciso di unirsi al piano, era
molto in pena per l'amica.
Kaito varcò la soglia
delle cucine. I cuochi erano impegnati a cucinare il buffet che
sarebbe stato servito durante la festa e i camerieri ammucchiavano i
bicchieri di champagne e analcolici per i giovani invitati sui
vassoi. Il ragazzo mise i calici di alcool sulla superficie
argentata, sotto il vassoio aveva nascosto un microfono con
ricetrasmittente da attaccare alla signora Hayato per monitorarne gli
spostamenti.
Aveva pianificato di
fuggire direttamente dalla stanza prescelta per il party. Un ampio
balcone si estendeva per tutto la sua larghezza e c'erano due
portefinestre.
Giunse al secondo piano,
varcò la porta in mogano ed entrò nel pieno del ricevimento: le
pareti erano ricoperte da carta da parati a strisce verdi e parquet
scuro. Un grosso lampadario in cristallo pendeva al centro e altre
lampade eleganti illuminavano l'ambiente.
Il suo aspetto era quello
di un ragazzo di venticinque anni, capelli biondi e viso tondo.
Qualche ospite prese lo champagne e vide Shige in compagnia del
marito. L'abito blu mare aderente e scollato metteva in risalto lo
Zaffiro Speranza, delicatamente posato nell'incavo del petto. Erano
in compagnia di altri invitati e chiacchieravano. Un'occhiata veloce
gli bastò per notare che il gancio della collana era stato
rafforzato, avrebbe potuto scassinarlo ma ci sarebbe voluto troppo
tempo.
<< Piano due >>,
mormorò nell'auricolare.
<< Ricevuto >>.
<< Ragazzo >>,
Shige gli fece un cenno. << Champagne, prego
>>.
Kaito porse il vassoio e
s'impietrì quando vide una mano dalle curate unghie laccate di rosso
prendere uno dei bicchieri.
Cecelia Hakuba sorseggiò
l'alcolico. << Grazie. Freddo al punto giusto
>>. Si
voltò al marito, un sorriso cordiale. << Non trovi caro?
>>.
<< Sono d'accordo
tesoro >>.
Il ladro si allontanò
disgustato dalla scena di quel finto amore nei confronti di un uomo
che aveva dedicato vent'anni di vita a una famiglia illusoria. Passò
accanto alla signora Hayato e finse di essere distratto, pestando lo
strascico del vestito. Lei si lamentò, Kaito proferì scuse e
attaccò la piccola ricetrasmittente alla coda dell'abito.
L'ispettore Daiki era in
compagnia di Nakamori e il ragazzo provò una fitta di senso di
colpa, non sapeva ancora niente della sorte di Aoko. Il vassoio era
ormai vuoto e fece finta di tornare in cucina per riempirlo, invece
si tolse la maschera mentre scendeva le scale e buttò il vassoio
sotto un carrello. Si recò nel bagno, l'unico posto dove non c'erano
telecamere, per cambiare nuovamente identità e prepararsi a rubare
lo Zaffiro Speranza.
Resisti.
Aoko
era tenuta
prigioniera nel retro di un furgone. Le mani erano legate dietro la
schiena e anche le caviglie. I vestiti erano lerci, stanchissima e i
segni della corda cominciavano a far male.
Snake la faceva
sorvegliare a turno. La psiche della ragazza era debilitata dalla
fatica e dallo scombussolamento di quei tre giorni, non aveva
permesso a una sola lacrima di scendere. I pensieri andarono a Kaito:
meno di ventiquattro ore prima era stata tra le sue braccia e non era
mai stata tanto felice. Stava per rinunciare all'obbiettivo della sua
missione, quella per cui aveva rischiato la vita, la libertà e anche
l'amore per lei.
Non glielo avrebbe
permesso.
La mattina che aveva
passato con Kaito a studiare il piano, le aveva spiegato un po' di
cose, per esempio come faceva a liberarsi dalle manette. Le aveva
dato anche una dimostrazione pratica.
Ignorando le lesioni e il
sangue, Aoko cercò di applicare il metodo alle corde che la teneva
imprigionata. Evitando qualsiasi suono di dolore, dopo venti minuti
riuscì a liberarsi. Un uomo annoiato stava appoggiato alla porta del
furgone, sbadigliando per la scocciatura dell'incarico.
Aoko aveva bisogno di
qualcosa per colpirlo e vide un pezzo di sedia ammucchiato insieme ad
altra spazzatura. Strisciò lentamente senza farsi vedere, centimetro
dopo centimetro, fino a sfiorare il pezzo di legno.
<< Aiuto! >>,
cominciò a tossire. << Aiutatemi! >>.
<< Cosa ti prende?
>>.
Il carceriere si avvicinò,
sbuffando. Lamentò che le bruciava la gola e non riusciva a
respirare. Lui si abbassò per vedere il problema e Aoko lo colpì
con il pezzo di sedia, l'uomo cadde a terra e mise le mani nella
giacca per prendere la pistola. Aoko ebbe la prontezza di colpirlo
ancora e svenne.
Riprendendo fiato, ricadde
goffamente a terra e liberò anche le caviglie. Rubò le chiavi dalla
tasca e aprì il lucchetto del furgone.
Quando fu fuori l'aria
fresca la colpì e respirò a pieni polmoni. In lontananza vide una
costruzione a tre piani, sembrava in disuso e cadeva a pezzi, si
sarebbe rifugiata là.
La ragazza corse
sull'erba, nascondendosi dietro agli alberi.
Snake andò a controllare
la situazione e trovò il portellone spalancato. Saltò su e vide il
sottoposto a terra. Lo mise in piedi e cominciò a scuoterlo.
<< Dov'è la
ragazza? >>.
<< È... È fuggita
>>, farfugliò.
Dalla rabbia lo scagliò
di nuovo sul pavimento e prese il cellulare, componendo il numero del
capo.
Cecelia stava ridendo alle
battute del capostipite Ohayashi insieme al marito.
<< Scusi, magari è
mio figlio >>, disse, diede un bacio sulla guancia al
marito.
Non appena si fu allontanata, la maschera affettuosa divenne un viso
di pietra inespressivo.
<< Cosa c'è? >>.
<< L'ostaggio è
scappato! >>.
<< Ritrovatela
immediatamente. Sparate ma non uccidetela. Ci serve viva
>>.
Chiuse la comunicazione, indossò nuovamente un viso fasullo e
ritornò alla festa.
Daisuke
era circondato
dagli amici, non facevano che chiedergli quando il grande mago
avrebbe fatto la sua apparizione. Il fratello si era unito al party e
credeva che si stessero tutti preoccupando troppo. Dello stesso
avviso era l'ispettore Daiki, beveva un analcolico e aveva l'aria di
chi si stava divertendo un mondo.
Nakamori invece non
perdeva di vista un solo invitato, i camerieri e i barman:
quell'arrogante ragazzino credeva fin troppo nelle proprie capacità.
Ladro Kid, sotto mentite spoglie, era di nuovo nella sala e ascoltava
la frequenza sui cui aveva sintonizzato il microfono attaccato a
Shige.
La signora Ohayashi ordinò
di portare la torta del festeggiato per spegnere le candeline.
È ora.
Una torta a tre piani,
bianca e blu scuro e un grosso ventuno in cima, fu portata da due
camerieri su un carrello e posata sul tavolo in legno pregiato al
centro.
<<
Oggi >>, il signor Ohayashi alzò un calice.
<< Il mio
terzogenito compie ventuno anni. Tra non molto concluderà il ciclo
di studi e prenderà le redini della società di famiglia come i
fratelli. Ti auguro una vita di successi, figliolo. Tanti auguri!
>>.
<< Tanti auguri! >>,
dissero in coro tutti gli invitati.
Daisuke spense la
candelina e calò il buio.
<< Le luci
d'emergenza! >>, ordinò Daiki.
Lo sapevo! , pensò
Nakamori. Quel bastardo è qui!
<< Ladro Kid sta
arrivando! >>, disse eccitato Daisuke.
Sulle pareti si
proiettarono dei filmati, sembrava di essere un'enorme cinema. Il
questore Hakuba scosse l'ispettore Daiki, irritato.
<< Ma questo è...
>>. Nakamori riconobbe le riprese video del furto dei
Bracciali
Gemelli.
<< Ispettore Daiki
esigo delle spiegazioni! >>, tuonò il signor Ohayashi.
I frame mostravano la
ricostruzione di ciò che era successo realmente quella sera.
Nakamori divenne rosso di rabbia e si voltò verso la spia.
<<
Nakajima! >>.
Cecelia stringeva lo stelo
del calice, non ci vedeva dalla rabbia. Me la pagherai
moccioso!
L'assistente capo si
ritrovò con le spalle al muro, impallidì e non sapeva come
giustificarsi. Sapeva che se avesse detto anche solo una parola
sull'organizzazione non avrebbe visto l'alba.
Il filmato finì e le luci
si riaccesero.
Nakajima tentò una fuga
ma Kaito aveva previsto anche questo. Attaccato al vestito della spia
c'era un piccolo ovale che scoppiò e un pezzo dell'abito prese
fuoco. Si fermò per spegnerlo, era innocuo e gli fece perdere tempo,
i poliziotti lo assalirono. Il questore ordinò lo stato di fermo e
di scortarlo immediatamente in centrale per un interrogatorio.
L'ispettore Daiki si scusò per l'inconveniente più volte con i
proprietari della casa.
Con l'aiuto di alcuni
poliziotti riuscirono a reperire piccoli proiettori nascosti nelle
lampade a muro.
Nakamori ne fissò uno.
Perché l'ha fatto? Perché Ladro Kid ha voluto proteggermi?
Kaito sorrideva
compiaciuto. Ora tocca allo zaffiro.
<< Ispettore! >>.
<< Parla! >>,
rispose Daiki al microfono.
<< Ladro Kid è
stato visto all'interno dell'edificio! >>.
L'ispettore non riusciva a
sentire niente, era quasi un brusio. Si allontanò di parecchi metri
dalla sala, fino a girare l'angolo del corridoio.
<< Agente ripeta!
>>. Nessun suono. << Ho detto: ripeta!
>>.
Kid gli spruzzò una buona
dose di anestetico e l'ispettore non ebbe il tempo di mettere mano
alle manette che già dormiva, strisciando lungo il muro. Lo legò
nel bagno, indossò una maschera con la sua faccia e si recò al
party.
I camerieri avevano
l'ordine di servire per tutta la durata della sera i bicchieri con lo
champagne e gli analcolici. Inoltre, al momento di servire la torta,
avevano l'ordine di riempire la costruzione di bicchieri sul tavolo,
in modo da creare una fontana.
Ripresero i festeggiamenti
con il taglio della torta.
<< Tanti auguri
fratellino! >>, disse la Shige, sollevando il bicchiere.
<< Un brindisi a te!
>>, aggiunse il fratello.
Quando sollevarono i
bicchieri il liquido iniziò a bollire. Alcuni invitati li lasciarono
andare e caddero sul pavimento. In breve si creò un odore acre e
poca visibilità, come se fosse ghiaccio secco.
<< È opera di Ladro
Kid! >>, disse il finto Daiki.
<< Tenete d'occhio
la signora Hayato! >>.
Kid, vicino al tavolo
della torta, colpì la base della piramide con un cucchiaino e le
vibrazioni agitarono il liquido. Il nucleo familiare fu avvolto da
una densa nebbia.
Mentre era nelle cucine
aveva sostituito il ghiaccio normale con uno speciale, che conteneva
un reagente che si sarebbe attivato con le vibrazioni dovute al
tintinnio. Una volta scaldati, i cubetti si erano sciolti e aveva
previsto che molti bicchieri sarebbero caduti sul parquet. Gli era
bastato colpire la piramide per creare l'illusione intorno al suo
obbiettivo.
Riuscirono a riprendere il
controllo della situazione e lo zaffiro era ancora al suo posto.
Fase finale. <<
Tolga la collana! >>.
<< Cosa?! >>.
<< Questo è
sicuramente è un falso. Non avrebbe fatto tutta questa scena per
niente! >>.
<< Le assicuro che è
l'originale! >>, protestò la donna.
<< Faccia come le
dico, meglio esserne sicuri! >>.
Shige sbuffò e chiese
alla madre di toglierle la collana. Dopo qualche secondo ciondolava
tra le dita della signora Hayato.
<< Visto? >>.
Nakamori guardava la scena
e capì troppo tardi. << Fermi! >>.
L'intensità del
lampadario aumentò di colpo e si coprirono gli occhi. Shige non
avvertì più il peso dello zaffiro, quando la luce tornò normale
urlò.
<< Ladro Kid! >>,
strillò Daisuke e lo indicò.
Il ladro era in piedi
sulla balaustra del balcone, la collana penzolante nella mano destra
e l'ispettore Daiki svanito. Gli invitati erano talmente incantati da
non riuscire a dire niente.
<< Buon compleanno
Daisuke! >>.
<< Figo! >>.
<< Maledetto
bastardo! >>, urlò il signor Ohayashi.
Fece un cenno con il
cappello in segno di saluto e poi si gettò nel vuoto. La folla corse
a vedere ed era solo un manichino tra i cespugli.
Nakamori vide il ladro
volteggiare nel cielo stellato e corse al suo inseguimento, passando
per il retro e sedendosi nella prima macchina della polizia che
trovò.
Non mi sfuggirai!
Saguru
non aveva voluto partecipare alla festa, suscitando sorpresa ai
genitori. Il detective si era appostato sotto villa Ohayashi,
guardando l'orologio. Voleva seguire il ladro, non l'avrebbe mai
preso con i soliti metodi. Recarsi alla polizia con i risultati
dell'esame sarebbe stato troppo semplice: voleva il piacere di
catturarlo e consegnarlo lui stesso, era una questione personale
ormai. Si era svegliato dopo ore nella camera di Kaito: congelato
nonostante il caldo estivo, la schiena a pezzi, l'orgoglio lacerato e
sete di vendetta.
Il ragazzo vide
l'ispettore Nakamori correre verso una macchina, ancora un po'
acciaccato per via dell'incidente, e salire. Veloce, andò dietro
alla macchina e ci attaccò una ricetrasmittente piccola ma potente,
avrebbe seguito ogni mossa dell'ispettore e l'avrebbe portato dritto
dal ladro.
L'auto partì sgommando e
Saguru chiamò l'anziana balia, camminando velocemente fuori dai
giardini dell'abitazione.
<< Nana, metti in
moto >>. Dallo smartphone vedeva il puntino rosso
muoversi e
sperò che l'ispettore fosse abbastanza veloce o avrebbe perso la sua
occasione.
Kaito
atterrò su un
albero, appoggiandosi al tronco. Non aveva il coraggio di controllare
lo zaffiro bianco, temeva qualcosa peggio di una delusione: la vita
di Aoko in cambio del nulla.
Prese un profondo respiro
e accostò la gemma al raggio di luna. Il primo secondo si sentì
morire, poi... il brillare rosso. Si avvicinò per guardarla meglio.
<< Pandora >>,
mormorò. << Papà l'aveva trovata davvero >>.
Quello zaffiro bianco
brillava del rosso più incandescente che avesse mai visto. Non
riusciva a smettere di guardarlo, era totalmente soggiogato.
La voce dell'aiutante lo
fece ritornare alla realtà. << Signorino!
>>.
<< Tutto bene Jii.
Farò lo scambiò tra un'ora, chiama Akako. Inizia la parte due
>>.
L'ispettore
aveva perso di
vista il ladro e si era fermato, battendo una mano sul tetto
dell'abitacolo per la frustrazione. Davanti a lui c'era solo una
distesa di alberi e arbusti, era la zona industriale decaduta della
città, era in fase di demolizione per far spazio a una nuova zona
residenziale di lusso. Non si era accorto di Saguru, nascosto dietro
un muro rotto. Si era fatto lasciare a trecento metri dall'ispettore
e mandato via Nana.
Anche se Nakamori aveva
perso la traccia, Saguru era sicuro che Kid fosse lì. Il suo intuito
di detective gli diceva che c'era qualcosa che stonava in quella
storia: perché il ladro sarebbe dovuto giungere fin lì?
Il nome di Aoko passò
nella mente e si chiese se non c'entrasse lei. Quasi l'avesse
chiamata, vide la esile figura della ragazza stagliarsi dietro un
tronco: non gli avrebbe mai perdonato di aver influenzato la dolce
Aoko per metterla dalla sua parte. Nakamori nel frattempo era
risalito nell'auto e lasciato il posto, probabilmente per fare un
giro di perlustrazione.
Si nascose tra gli alberi
anche lui e le arrivò dietro, tappandole la bocca. Aoko scalciò e
la trascinò in fondo alla radura per esigere spiegazioni. Agli occhi
acuti del detective non sfuggirono i segni di legatura alle caviglie
e ai polsi, i vestiti macchiati.
La voltò, la mano ancora
sulla bocca. << Adesso ti lasciò andare. Tu non urlare
okay?
>>. Aoko annuì e mollò la presa.
<< Cosa ci fai tu
qui? >>, gli domandò, riprendendo a respirare
regolarmente.
<< Cosa diamine ti è
successo? >>, Saguru controllò le ferite ai polsi.
<< Non si risponde a
una domanda con un'altra domanda! >>.
<< Per Ladro Kid, mi
sembra ovvio. Ora rispondi alla mia? >>.
Saguru non sapeva niente
della madre e non aveva la minima idea di come spiegargli la
faccenda. La ragazza aveva ascoltato spezzoni di conversazioni e
sapeva dove si sarebbe tenuto lo scambio.
<< Tu sai dov'è Kid
>>.
<< Ti sbagli! >>.
Purtroppo Aoko fece l'errore di guardare per un secondo la costruzione a tre piani.
Saguru capì
immediatamente. << Siamo alla resa dei conti
>>.
Aoko lo tirò per la
maglia. << Saguru, ti prego... Non entrare
>>.
<< Perché mai? >>.
<< Devi fidarti di
me >>, Aoko lo implorava.
Saguru la obbligò a lasciare la
presa. << Mi fidavo di te. Prima di scoprire che sei la
fidanzata di quello sporco ladruncolo >>.
<< Tu non hai capito
niente! >>, reagì Aoko. << Se ho cambiato
idea, allora
puoi farlo anche tu! >>.
Il detective aveva sempre
avuto di Aoko l'idea di una ragazza vulnerabile e fragile, quello che
stava vedendo non corrispondeva più al suo ideale.
<< Cosa ti ha detto
o fatto per cambiare idea tanto radicalmente? >>. Il viso
di
Aoko la tradì. << Capisco... >>.
<< Non è come
credi! >>.
Saguru non voleva più
ascoltarla e si avviò verso il palazzo. Nulla valevano le suppliche
di Aoko, deciso a mettere fine alla questione.
Kaito
toccò il terreno e
fece sparire l'aliante, sfiorò la gemma nella tasca. Cecelia Hakuba
era in piedi al centro della stanza, pistola sfoderata. Era sola però
era certo che qualche sottoposto, tra cui Snake, fosse nascosto da
qualche parte.
<< Dov'è Aoko? >>.
Cecelia tese la mano. <<
Dammi Pandora e io ti restituirò la ragazza >>.
<< Voglio vederla
>>.
<< È al sicuro, non
uccido chi mi serve >>, si avvicinò di qualche passo.
<<
Dammela >>.
Ladro Kid mostrò lo
zaffiro bianco e lo lanciò, Cecelia lo esaminò. Il primo colpo fece
sanguinare la spalla del ladro. La collana finì a terra e Cecelia la
pestò con la scarpa.
<< Credevi sul serio
che sarei caduta in questo trucchetto insulso? >>.
L'edifico
doveva essere in
origine una fabbrica. L'entrata era un grande portone rotto, le
finestre erano in gran parte assenti e il buio del luogo faceva
venire i brividi. Aoko aveva paura solo a guardarlo e pensò a Kaito,
se era in pericolo, se stava bene. Saguru spinse il portone e
strascicò sul pavimento sporco. Aoko gli corse dietro.
<< Lasciami in pace!
>>.
<< Saguru! >>.
Urlò il suo nome e si
fermò come bloccato da un incantesimo.
<< Sono la stessa
persona di tre giorni fa. Fidati di me! >>.
Il primo piano era
vastissimo e le voci echeggiavano. Per essere estate avevano entrambi
una strana sensazione di freddo.
<< Cosa mi stai
nascondendo Aoko? Parla! >>.
<< Mi hanno rapita
>>. Finalmente ebbe l'attenzione del ragazzo.
<< Kaito
deve darle lo zaffiro in cambio della mia libertà. Io sono fuggita,
però >>.
<< Darle a chi? >>.
Aoko si morse un labbro,
avrebbe volentieri preso quella sofferenza al suo posto.
<< A
Cecelia Hakuba >>.
Saguru iniziò a ridere,
appoggiandosi contro una colonna. << Divertente
>>.
<< Tua madre tiene
le fila di un'organizzazione pericolosa da oltre vent'anni. Ha ucciso
il padre di Kaito e tantissime altre persone >>.
<< Non ti rendi
conto della follia? Ti ha fatto il lavaggio del cervello!
>>,
Saguru la strattonò per il braccio.
<< L'ho visto con i
miei occhi! Tua madre mi ha puntato una pistola alla tempia, voleva
uccidermi! >>.
Saguru non voleva, non
poteva crederci. Il dolore di quelle parole gli fecero perdere la
poca lucidità rimasta e spinse Aoko sul primo scalino per andare al
primo piano.
Cercò di opporre
resistenza. << Dove stiamo andando?! >>.
<< Dal tuo
fidanzato, non sei contenta? >>.
Presente
<<
Addio Ladro Kid
>>.
Cecelia premette il
grilletto e il sangue macchiò le pareti. Il corpo del ragazzo si
accasciò a terra, immobile, e altro sangue sporcò i calcinacci. Lo
girò con un piede e frugò nelle tasche. Trovò la collana e la
investì di luce lunare.
<< Finalmente Pan...
Cosa? >>. Lo illuminò di più e lesse una scritta.
<<
Hai perso? >>.
<< Proprio così >>.
Ladro Kid era sulla soglia
della finestra, appoggiato al profilo del muro in rovina, il mantello
svolazzava e si teneva il cappello con una mano.
Cecelia guardò il corpo a
terra e poi il ladro. << Ti ho ammazzato!
>>.
Un sorriso audace la
irritò. << Specchi, fili e manichini, mia cara Cecelia
>>.
Saltò giù aggraziato.
La donna guardò meglio il
cadavere a terra: era una perfetta riproduzione del ladro.
<< Ho messo degli
specchi in alcuni punti strategici. Quando hai sparato non ti sei
accorta che lo stavi facendo al manichino, in verità io ero
dall'altra parte della stanza >>.
Quel pomeriggio Akako
aveva addormentato i sottoposti di guardia e cancellando la memoria,
Jii e Kaito avevano installato gli specchi. Il ladro era stato
realmente colpito alla spalla e alla gamba, si era accasciato contro
uno dei muri, poi aveva mosso gli specchi con i fili precedentemente
fissati e messo il manichino al posto suo. Era un piano rischioso
perché se avesse utilizzato anche un secondo in più sarebbe morto
perché Cecelia si sarebbe accorta del trucco. Invece era stato
talmente veloce da non accorgersene.
Cecelia Hakuba iniziò una
lunghissima risata gelida quanto quegli occhi impazziti. Si mise la
pistola nella fodera sotto il vestito e incrociò le braccia.
<< Sei davvero un
mago straordinario Ladro Kid, tale a quale quello sciagurato di
Toichi Kuroba. Ma ancora una volta sono stata più furba di te
>>.
Kaito aggrottò la fronte
e un terribile sospetto si fece strada.
<< Proverai
l'identico dolore del tuo caro paparino quando è saltato in aria!
>>.
Cecelia si era tenuta
vicina alla porta e le bastarono pochi passi per ritrovarsi fuori
dalla stanza. Nella mano stringeva un piccolo telecomando nero e
teneva il dito sul primo tasto.
<< Buona permanenza
all'inferno, moccioso >>.
Una porta di metallo si
chiuse e Cecelia sparì dalla sua vista. Kaito non riuscì ad
arrivare all'ingresso e la prima bomba esplose. Cadde all'indietro e
sbatté la testa contro una colonna, un rivolo caldo scese giù per
il collo. Si tastò la ferita, faceva molto male.
L'ingresso aveva preso
fuoco e l'unica soluzione era uscire dalle finestre. Non aveva finito
di formulare quel pensiero che un'altra bomba esplose e la stanza si
riempì di nero e tossico. Iniziò a tossire e cercò di alzarsi.
Come ho fatto ad essere
tanto stupido?
Cecelia era la regina del
dramma, rivivere quell'emozione di nove anni prima doveva essere
stato irresistibile. L'avrebbe guardato morire standosene comodamente
fuori, al sicuro. Avrebbe recuperato lo zaffiro una volta spento
l'incendio.
<< Aoko... >>.
Gli occhi blu di Kaito si
riempirono di lacrime, l'avrebbero uccisa e sarebbe stata solo colpa
sua. Il vestito bianco era macchiato di nero e i polmoni del ragazzo
cominciava ad essere invasi di fumo.
Mantieni la poker face,
mantieni la poker face...
I
due ragazzi si
aggrapparono l'uno all'altro quando il palazzo tremò alla prima
esplosione.
<< Una bomba! >>,
esclamò Saguru.
<< Kaito! >>.
Aoko salì le scale e il
detective la bloccò tenendola per la vita. << Dove vuoi
andare?! Questo posto sta per crollare! >>.
<< Mollami! >>,
si girò dall'amico. << Non lo lascerò morire! Tu fai come
credi! >>.
Nakamori
sterzò la
macchina e scese, guardando il fumo nero salire in cielo e l'alone
rosso in lontananza.
Si collegò alla radio
della polizia. << Sono l'ispettore Nakamori! È scoppiato
un
incendio nella vecchia zona industriale di Shiba! Temo ci siano
persone intrappolate! >>.
<< Mandiamo subito
pompieri e un'ambulanza! >>, disse una voce in risposta.
L'ispettore non sapeva
perché, se fosse il suo intuito da poliziotto però era sicuro che
Kid fosse là. Non sarebbe rimasto a guardare, premette il piede
sull'acceleratore e ingranò la marcia più alta.
<< Salvati ti prego,
canaglia. Non morire >>.
Kaito
aveva usato ogni
trucco possibile e nessuno aveva funzionato. Ormai l'ossigeno era
sempre meno e non riusciva più a ragionare. Cadde in ginocchio,
respirando a fatica e le fiamme aumentavano. Un altro scoppio ed era
sicuro che anche al secondo piano fosse scoppiata una bomba, avrebbe
fatto crollare quel posto.
Il ladro non poté fare a
meno di pensare alle persone della sua vita: Jii, la mamma, Akako,
quell'imbranato di Nakamori. E poi lei, Aoko, che amava con ogni
fibra del corpo, era finalmente sua e non l'avrebbe stretta mai più.
<< Kaito! >>.
La sua voce. Sto
proprio per morire...
<< Kaito! >>.
Sentì pugni battere sulla porta di metallo e tossire.
<< Aoko... >>.
Camminò fino al suono della voce e si appoggiò alla porta.
<<
Aoko! >>.
<< È vivo! >>.
<< Lo sento >>.
<< Saguru? >>.
<< Non c'è modo di
aprire questa porta? >>, chiese il detective, tossì anche
lui.
Poteva sentire il fumo che si alzava dai piani inferiori.
<< No... Le ho
provate tutte >>, la sua voce era ridotta a un filo.
<<
Ci saranno sicuramente altre bombe e tra non molto questo posto sarà
polvere. Salvatevi almeno voi! >>.
<< Non farmi
incazzare Kaito! >>, urlò Aoko. << Se non
ti salvi vengo
a riprenderti dal mondo dei morti e ti rompo lo scopettone in testa!
Hai capito?! >>, batté un pugno sulla porta, rabbiosa.
Accidenti,
pensò il detective.
<< Ascolta Kaito.
Riesci ad arrivare alle finestre e calarti al secondo piano? È
ancora sgombro e possiamo fuggire da lì >>.
Il mago pensò che era un
buon piano, se l'avessero aiutato una volta giù ce l'avrebbe fatta.
Si tenne in piedi. <<
Posso farcela >>.
<< Svelto però >>,
aggiunse la ragazza. << Anche qui la situazione si sta
mettendo
molto male! >>.
Camminò lottando contro
il caldo infernale e si appoggiò al bordo della finestra da cui era
entrato, la visibilità era scarsa e calarsi giù era veramente
un'impresa. Tirò fuori una corda e la srotolò.
I due ragazzi erano nella
stanza di sotto e anche il secondo piano stava venendo velocemente
divorato dalle fiamme. Avevano meno di due minuti, anche loro
cominciava a sentirsi storditi dal fumo e dal calore.
Cecelia
Hakuba era seduta
in una macchina nera, godendosi lo spettacolo e ridendo di gusto.
Ogni tanto pigiava un tasto per far esplodere un'altra bomba, voleva
vedergli crollare il palazzo addosso.
<< Quale bomba farò
esplodere adesso? >>. Mise il dito su un tasto e lo stava
per
premere.
<< Signora! >>,
Snake era al posto del guidatore e mise una mano sul telecomando.
<< Come osi?! >>.
<< Mi hanno appena
comunicato che l'ostaggio è entrato in compagnia di... suo figlio
>>.
Cecelia sbiancò, il
telecomando cadde sul tappetino dell'auto. << Il mio
Saguru!
Salvatelo immediatamente >>.
<< Mia signora ormai
è troppo tardi... >>.
La donna scese dalla
macchina. Il terzo piano era un inferno rosso e il secondo fumava.
Aveva programmato di far esplodere le bombe dal terzo al primo piano,
per impedire che il palazzo crollasse subito. C'erano tre bombe per
piano e ne mancava una del secondo ma sapeva che i danni procurati
erano già sufficienti per distruggerlo.
<< Saguru! >>.
Il
detective liceale ruppe
la finestra della stanza con un pezzo di muro e tirò la corda per
far segno a Kaito di scendere. Il ladro vi strisciò a fatica, l'aria
non era troppo fresca a causa delle fiamme e le mani leggermente
ustionate dolevano. Riuscì ad arrivare al piano sotto e Saguru e
Aoko gli tesero le mani.
L'aria era calda ma più
pulita, riuscì a respirare meglio. Aoko l'abbracciò, non voleva .
<< Sei vivo! >>.
<< Io sono duro a
morire, signorina >>, cercò di smorzare la tensione.
<< Commovente ma
dobbiamo andarcene! >>.
Quando uscirono sulle
scale il fumo aveva invaso gran parte del secondo piano e il soffitto
crollò a un passo da loro.
<< Il piano terra è
sgombro, ancora pochi minuti e non ci salveremo! >>,
disse
Saguru, sostenendo Kaito troppo debole per camminare.
Le scale erano libere e
avevano sceso i primi gradini quando crollò e divenne impossibile
tornare su. Superando il calore terribile e le scottature sul viso e
le braccia riuscirono a giungere al piano terra, le finestre non
erano ancora esplose. Un'esplosione, l'ultima bomba del secondo
piano, significava che le fiamme l'avevano raggiunta e il caldo
l'aveva attivata.
<< Muoviamoci! >>.
Cecelia
Hakuba guardò
anche il primo piano in fiamme. Poi una grossa esplosione la fece
cadere all'indietro e il rumore le fece perdere l'udito per qualche
secondo. Gli abiti erano sporchi della cenere nell'aria e di erba
bruciacchiata.
<< Saguru! >>,
urlò il nome del figlio disperata.
<< Signora... >>.
Snake le si avvicinò.
Il capo si girò e il viso
era corroso da un'espressione orribile. Tolse la pistola dal fodero.
<< Ti avevo
avvertito che se fosse successo qualcosa a mio figlio l'avresti
pagata! >>.
Snake arretrò. <<
S-signora! >>.
Cecelia sparò e il rumore
del colpo si perse tra le mura che crollavano. Snake cadde a terra
prima in ginocchio e poi a pancia in giù, un buco in fronte che
fumava ancora.
Uno strillo fortissimo,
più del rumore delle fiamme e dei muri crollanti, fece girare la
donna. Aoko affondava il viso tra le mani, dando la schiena alla
scena terribile, Kaito la cingeva con le braccia.
Saguru era
pallido e gli occhi non avevano più luce.
<< Mamma >>.
Saguru uscì dal
nascondiglio tra gli alberi in cui si era rifugiato per far
riprendere il ladro. Non si era accorta della presenza del figlio e
aveva sparato al fedele sottoposto sotto i suoi occhi. Il detective
non aveva voluto credere a una parola di quello che i due ragazzi gli
dicevano e vederlo in diretta fu come se quello sparo gli avesse
bucato il cuore.
<< Figlio mio! >>,
la pistola toccò l'erba. << Sei vivo! >>.
Aoko piangeva, era sotto
shock, gli occhi di Kaito vagavano tra Saguru e Cecelia.
<< Non volevo
crederci finché non l'ho visto con i miei occhi. Le mie abilità di
detective sono state oscurate dal naturale amore per te
>>.
<< Posso spiegarti
ogni cosa >>.
La signora Hakuba si
avvicinò e tese una mano sul viso sporco di fuliggine del figlio.
Saguru si lasciò sfiorare un attimo e mise la mano su quella della
madre: la tolse bruscamente.
<< Tu! >>,
puntò un dito contro il ladro e riprese la pistola, puntandola
contro di lui. << Sei la peggior piaga esistente! Avrei
dovuto
ucciderti subito! >>.
<< Anche se mi
uccidi per te è finita >>.
<< Cosa? Di che
parli? >>, teneva i due sotto tiro.
<< Stavolta sono
stato io più furbo di te. Mentre mi puntavi la pistola hai fatto la
tua confessione in diretta alla stazione di polizia >>,
raccontò con il sorriso sfrontato di Ladro Kid, quello tanto odiato.
Quel pomeriggio non
avevano installato solo specchi e fili ma anche una telecamera ad
alta definizione e un collegamento wireless con la stazione di
polizia. Le facce del corpo di polizia quando sugli schermi era
apparsa la scena e poi la confessione era stata indescrivibile.
Cecelia sbarrò gli occhi
e la pistola tremò nella mano. Capì perché era stato zitto tutto
il tempo, aveva permesso che lei gli sparasse, era solo per farla
parlare.
<< Tu... tu... >>,
non riusciva a spiccicare una sola sillaba dalla furia.
<< Dirò
a tutti chi sei! >>.
<< Non lo farai >>.
La voce di Saguru sembrava
provenire dall'oltretomba, gli occhi erano due iridi dorate
inespressive. << Non lo farai, mamma >>.
Le sirene dell'ambulanza,
della polizia e dei pompieri li preannunciavano. Kaito guardò Aoko,
non potevano farsi trovare lì.
<< Andate >>,
disse Saguru. << Ci penso io qui >>.
<< Grazie >>.
Aoko gli strinse il braccio con la mano, lasciarlo da solo in quella
situazione gli pesava ma doveva portare Kaito in salvo.
Si allontanarono e madre e
figlio rimasero soli. Le fiamme lambivano ciò che restava della
fabbrica e Saguru giurò di aver visto una lacrima scendere sul mento
di Cecelia. Dalla tasca tolse il foglio del referto, lo guardò e poi
lo fece in mille pezzi.
La polizia ammanettò
Cecelia, a discapito che fosse la moglie di un questore. Costrinsero
Saguru a sedersi nell'ambulanza e dargli un po' di ossigeno, una
coperta leggera sulle spalle.
L'ispettore gli mise una
mano sulla spalla, affranto. Il questore fu informato e non si
presentò sulla scena del crimine, ordinò soltanto che il figlio
fosse riportato a casa dopo essersi accertati che stesse bene.
<< Kid era qui? >>.
Il ragazzo annuì,
guardava un punto imprecisato. Nakamori pensò che non doveva essersi
allontanato molto e decise di tentare il tutto per tutto.
Kaito
aveva perso il
cappello e il monocolo tra le fiamme, correva tra gli alberi
tenendosi mano nella mano con Aoko, per arrivare al punto d'incontro
con Jii.
<< Ladro Kid! >>.
La voce dell'ispettore
costrinse i due ragazzi a rifugiarsi dietro un albero dal tronco
spesso ma furono visti dall'ispettore, fuggire fu impossibile.
Una torcia illuminò la
coppia, Kaito dava le spalle.
<< Mani in alto! >>.
Nakamori era in
fibrillazione, stavolta era sicuro di avercela fatta. La torcia
illuminò anche la persona in compagnia del ladro e cadde sul terreno
quando vide chi era.
<< A-Aoko! >>.
<< Papà! >>,
la figlia era felice di vederlo. << Posso spiegarti
>>.
Nakamori prese le manette
e le fece ciondolare in direzione del ladro, raccolse la torcia.
<<
Voltati! Hai rapito mia figlia! >>.
<< Non è andata
così! >>.
<< Zitta Aoko! Ho
detto voltati! >>.
Kaito non aveva scelta.
Con le mani alzate si voltò lentamente e fu investito in pieno dalla
luce lattiginosa.
Nakamori aveva immaginato
molte volte quella faccia, aveva sognato quel momento trionfante
tante di quelle volte da averne un sacco di versioni diverse. Nessuno
era come quella che stava accadendo.
<< Kaito >>.
<< Papà, ti prego.
Lui mi ha salvato la vita >>.
<< Sta a lei la
scelta >>, aggiunse il ladro.
L'uomo guardò la figlia e
poi il ragazzo, non poteva non vedere la complicità e il sentimento
che si era creato.
I ricordi di quegli ultimi
dieci anni passarono nella mente: Kaito bambino quando giocava nel
giardino con Aoko. Kaito al mare, in piscina, le candeline spente a
nove anni. Kaito che aveva aiutato Aoko a togliere le rotelle alla
bici, che le aveva asciugato le lacrime o strappato una risata.
La ricetrasmittente
gracchiò. << Nakamori, ha trovato il fuggitivo?
>>. Non
ottenne risposta, si limitava a fissarli. << Ripeto: ha
trovato
il ladro? >>.
L'ispettore si scosse e
accostò l'apparecchio alla bocca. << È fuggito. Ripeto:
Ladro
Kid è fuggito >>, la spense e la mise nella tasca
interna. <<
Sparisci >>.
Nakamori rimase dov'era,
Kaito prese Aoko per mano. Si fermò al fianco dell'uomo che non
staccava gli occhi dal manto erboso.
<< Grazie >>.
I due ragazzi uscirono
dalla macchia di alberi e la Berlina nera era accostata al lato della
strada. Dopo aver stordito gli alleati di Cecelia con la magia erano
ritornati al punto d'incontro, preoccupati a morte.
La strega era impaziente e
quando vide l'amica fece una cosa che non aveva mai fatto: corse ad
abbracciarla. Aoko la strinse, felice di quel calore inaspettato da
una persona tanto stoica.
L'aiutante fece sedere
Kaito in macchina per disinfettare le bruciature.
<< Non sei un
perdente dopotutto >>, disse Akako.
<< Detto da te è un
complimento >>. Gemette quando il disinfettante toccò la
bruciatura più grande.
Aoko aveva ferite molto
più lievi e aiuto il vecchio con Kaito, pulendogli la ferita alla
base della testa.
Il ladro mise Pandora
nelle mani di Jii. << Sai cosa farne >>.
<< Si fidi di me >>.
<< Cecelia Hakuba è
stata arrestata. C'era anche Saguru >>, li informò, un
tono
molto triste.
<< Se la caverà >>,
ribatté Akako. << È forte >>.
<< Sei stata
grandiosa >>, si complimentò Kaito.
<< Ovviamente. La
mia è vera magia >>, esclamò, sprezzante. Una macchina
l'attendeva dall'altra parte della strada, il brutto servitore alla
guida. << Io torno alla villa. Ci rivedremo presto
>>.
Salutarono la strega che
sparì dentro l'auto, come risucchiata da un buco nero. Jii era
venuto in macchina e allungò due caschi al ragazzo.
<< Il cambio abiti è
nel punto concordato, la moto anche >>.
<< Efficiente come
sempre >>, rise Kaito, porgendo un casco ad Aoko.
<< Ogni volta che lo
vorrà, signorino >>. Jii diede un ultimo sguardo ai
ragazzi e
la Berlina svanì lungo l'orizzonte.
Rimasti soli, si
guardarono. Aoko gettò il casco a terra e si rifugiò tra le sue
braccia, versando qualche lacrima. Ci sarebbe stato il tempo in cui
avrebbe potuto metabolizzare quelle settantadue ore e riprendersi.
<< Stai bene? >>,
le domandò Kaito, sfiorando i lividi ai polsi.
<< Ora sì >>.
<< Tuo padre... >>.
<< Se ne farà una
ragione. Dovremo parlare a lungo >>.
<< Lo farò anch'io
>>.
<< Tutte le figlie
portano almeno un cattivo ragazzo a casa >>, Aoko rise,
alleggerendo l'anima fin troppo maltratta negli ultimi giorni.
<< Tu hai esagerato
però >>, si unì alla risata.
<< È finita? >>,
Aoko strofinò il viso contro la giacca.
<< Sì, è finita
>>, Kaito sentì gli occhi pizzicare. << È
finita >>.
Aoko sfiorò gli occhi blu
e asciugò quelle lievi lacrime. Kaito le mise una mano sotto il
mento e l'avvicinò alle labbra. Il bacio fu lungo e conteneva tutte
le emozioni, le paure e le tristezze provate.
A
notte inoltrata misero
piede nell'abitazione dei Nakamori. L'unica luce accesa era quella
della cucina, nella casa regnava il più assoluto silenzio.
I due ragazzi entrarono e
videro l'ispettore seduto al solito posto, una bottiglia e un
bicchiere quasi vuoto. Aveva la cravatta allentata e la giacca
gettata sul tavolino basso. Vide i due giovani e si versò un altro
bicchiere e ne vuotò metà in un solo fiato.
<< Papà >>,
Aoko si avvicinò e allontanò la bottiglia pericolosamente consumata
per un quarto. << Dobbiamo parlare >>.
Il volto di Nakamori era
lievemente rosso, la figlia preferì non chiedersi quanti bicchieri
avesse bevuto prima del loro arrivo. Kaito voleva affrontare la
situazione da uomo a uomo e quindi si sedette di fronte a lui, Aoko
al fianco del papà.
<< Non ho voglia di
parlare con te >>, disse indicando Kaito con un cenno
della
testa, stava per bere un altro sorso e la mano del ragazzo tappò il
bicchiere.
<< Signore, io le
devo delle spiegazioni >>.
<< Non m'interessa
sentirle >>.
<< Papà per favore.
Ascoltalo >>, lo pregò Aoko.
Quella notte sembrava più
vecchio dei suoi quarant'anni, la faccia scavata dalla stanchezza e
dal profondo turbamento. Guardò la figlia e poi il ragazzo.
<< Ti ascolto >>.
Angolo autrice!
Salve
lettori!
I
cattivi hanno perso, i buoni hanno trionfato ma non è ancora “tutti
felici e contenti” :D
Cercherò di pubblicare il
resto della storia in tempi brevi, purtroppo sarò molto impegnata
nei prossimi tempi!
Grazie a chi l'ha letta,
messa tra le preferite, le seguite e le ricordate!
Shinici e ran amore:
Vado
a vivere in Austria :) Sì, fin dall'inizio volevo che il loro
rapporto fosse più profondo, credo che sarebbe stato un peccato
limitarlo :)
Alla prossima!
|
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Capitolo 22 *** 22. Tempo ***
Capitolo 22
Tempo
Nakamori
ascoltò tutta la storia da Kaito. Era già la seconda volta che
raccontava quella versione e l'ispettore non disse una parola, come
aveva fatto la figlia.
Finito
il racconto, l'uomo aveva vuotato il bicchiere e nessuno dei due
glielo impedì. Lo posò con un forte rumore e poi tirò indietro la
sedia, fece per andarsene. La figlia lo bloccò per un braccio.
<<
Papà, parliamone >>.
<<
Parlarne? Di cosa Aoko? >>.
<<
Non ho mai voluto prenderla in giro >>, intervenne Kaito,
mettendosi di fianco alla ragazza. << Ho fatto tutto
questo per
mio padre >>.
<<
E Toichi? >>.
Il
ragazzo non poteva dire che l'avesse fatto per un motivo nobile, una
reale motivazione che aveva portato il padre a compiere dei furti.
Aveva sempre restituito i gioielli anche lui, era stato un mago ed
era solo esibizionismo, niente di più.
<<
Eri in casa mia quando blateravo dei piani per catturare Ladro Kid,
sei andato a scuola con mia figlia ogni mattina >>.
Nakamori
non era mai stato tanto duro con nessuno nella vita. Mentre parlava,
i suoi occhi colsero il movimento di Aoko nello sfiorare la mano di
Kaito.
<<
Dove sei stata in quei due giorni? >>.
La
domanda improvvisa fece sudare freddo Aoko. << Te l'ha
già
spiegato. Cecelia Hakuba mi ha rapita e Kaito mi ha salvato la vita
>>.
<<
Se pensi che io approvi la tua relazione con lui, ti sbagli
>>.
Quelle
parole fecero capire alla figlia che il rapporto con il padre si era
rotto. Quella crepa divideva l'amore per lui e quello per Kaito, come
se dovesse scegliere. Qualche lacrima rigò le guance di Aoko e
l'ispettore lasciò la stanza con la bottiglia vuota a metà e
sentirono la porta della camera sbattere.
<<
Mi dispiace >>, sussurrò Kaito. << È
tutta colpa mia >>.
Aoko
scosse la testa, stringendo i pugni e cercando di calmarsi.
<<
Questa cosa riguarda me e papà >>.
Una
foto era posata sul mobile della cucina. Una bambina di circa quattro
anni, un capellino bianco e tenuta in braccio dal padre. Aoko ricordò
quando era stata scattata e desiderava più di ogni altra cosa
rivedere quel sorriso felice e gli occhi innamorati di un genitore.
Un
paio di giorni dopo i
fatti le cose non si mettevano bene da entrambe le parti. Villa
Hakuba era letteralmente assaltata dai giornalisti che chiedevano
l'esclusiva e facevano domande al questore.
Saguru non usciva dalla
sua stanza. Non faceva che ripensare, chiedersi dove avesse sbagliato
il suo istinto da detective tanto da non accorgersi di aver vissuto
diciassette anni con una impostora.
L'ispettore Nakamori aveva
finito la bottiglia e si era addormentato con indosso i vestiti da
lavoro, pensando di se stesso che fosse un grandissimo idiota da non
accorgersi di avere Kid come vicino di casa da vent'anni.
Non rivolgeva la parola al
ragazzo e rispondeva a monosillabi alla figlia. Non era un uomo
sciocco e aveva capito benissimo che Kaito e Aoko erano diventati una
coppia e preferì non indagare ulteriormente dove avessero passato o
cosa fosse successo in quelle due notti lontani. Aoko soffriva molto
per il mutismo del genitore e si chiedeva cosa potesse fare per
riavere lo scorbutico ma affettuoso papà che era sempre stato.
Kaito non metteva piede a
casa Nakamori e Aoko gli faceva compagnia finché il padre non
rientrava a cena. La centrale era una bolgia di telefoni che
squillavano, inchieste su altre eventuali talpe e interrogatori.
Anche la giovane Nakamori fu interrogata in seguito alle minacce di
Cecelia e lei negò, dicendo di non avere idea del motivo e il gioco
fu retto dall'ispettore. Seppur scettici, la lasciarono andare e
l'avrebbero richiamata in seguito.
Una calda mattina, Kaito
si trovava in cucina intento a servire la colazione che consumava da
solo, per permettere ad Aoko di mangiare con il genitore e
ristabilirne il rapporto. Sentì la chiave girare nella toppa e mollò
la scodella sul tavolo, correndo all'ingresso per vedere chi fosse,
certo che non potesse essere la fidanzata.
Il viso curato, i capelli
lisci e un trolley viola scuro. Chikage chiuse la porta alle sue
spalle e guardò il figlio.
<< Mamma? >>.
La donna si cambiò le
scarpe e lasciò la valigia accanto al mobile. Si avvicinò al figlio
a grandi passi in silenzio, un sorriso rassicurante.
Poi uno schiaffo
fortissimo, da lasciargli la guancia rossa. Kaito si massaggiò la
pelle dolorante e si rivoltò contro la madre, infuriato.
<< Perché cavolo me
l'hai dato?! >>.
<< Perché sei un
figlio irresponsabile! Potevi morire, potevate morire!
>>, si
corresse, era infuriata il doppio rispetto a Kaito.
<< Come l'hai
saputo? >>. Aveva fatto promettere al vecchio Jii di non
dire
niente a Chikage e, a quanto pare, non l'aveva fatto del tutto.
<< Pensavi che i
giornali non ne avrebbero parlato? Io leggo ancora i quotidiani
giapponesi e Jii ha fatto il resto >>.
<< Volevo solo
tenerti al sicuro! >>.
<< Non ho bisogno
che tu lo faccia, Kaito. Sei stato sventato, poteva finire in
tragedia >>.
<< Intanto Cecelia
Hakuba è in prigione e io ho trovato Pandora >>, disse il
mago, stizzito al massimo per quel rimprovero che sentiva di meritare
dopo tutto quello che aveva passato.
Ma Kaito non era un
genitore, non poteva immaginare nemmeno lontanamente il cuore in gola
e lo spavento che Chikage aveva provato. Non aveva visto l'ora di
scendere da quell'aereo per constatare che il figlio fosse tutto
intero.
La donna lo strinse in un
abbraccio, quasi piangendo. << Tu non hai la minima idea
di
quanto io mi sia preoccupata! >>.
<< Mamma... Io sto
bene, davvero >>.
Gli guardò le mani
fasciate e i due cerotti in faccia. << Per fortuna non
hai
subito lesioni più gravi. Aoko come sta? >>.
<< Ha solo qualche
lieve bruciatura e si sta riprendendo >>.
<< Ginzo come l'ha
presa? Jii ha detto anche questo >>, disse, anticipando
la
domanda su come facesse a sapere tutta la storia.
Kaito divenne afflitto. <<
Non vuole parlarmi e il rapporto con Aoko si è fatto glaciale
>>.
<< Ha bisogno di
molto tempo, caro >>, gli posò una mano sulla spalla per
rincuorarlo. << Stasera voglio parlargli >>.
<< Uhm? Di cosa? >>.
Chikage prese il trolley e
lo trascinò fin su per le scale. << Ho un favore da
chiedergli
>>.
<< Non credo proprio
che sia molto propenso a farne >>.
<< Me lo concederà,
fidati >>, gli assicurò, un sorriso furbo sul volto.
Kaito andò a servire la
colazione, per due stavolta. Chikage tornò in cucina e gustare una
colazione orientale gli mancava moltissimo Per un po' si sentì solo
il rumore delle bacchette.
<< Vorrei
ringraziare anche la tua amica >>.
Ci mise un attimo per
capire di chi parlasse. << Amica? Intendi Akako?
>>.
<< Proprio lei >>.
<< Non so se verrà
mai fin qui. Sai, è una persona solitaria >>. Non trovò
modo
migliore per descriverla. << Proverò a chiederlo
>>.
<< Ho una domanda
per te >>.
Aveva l'impressione
d'inoltrarsi in un sentiero pericoloso. << Ovvero?
>>.
<< Cos'è successo
fra te e Aoko? >>.
Kaito sapeva quanto la
madre fosse senza malizia e freni inibitori. << Abbiamo
chiarito i nostri sentimenti ed ora stiamo insieme >>.
Chikage si sporse verso il
figlio dall'altra parte del tavolo e lo soffocò in un abbraccio. Gli
sporcò il viso di rossetto rosso.
<< Il mio adorato
bambino! L'ho sempre saputo! >>.
<< Non riesco a
respirare mamma! >>.
<< Ora capisco
perché Ginzo è tanto di cattivo umore. Gli hai portato via la sua
bambina >>, rise lei.
<< Non ho portato
via proprio nessuno! >>, ribatté, iniziando a
sparecchiare,
voleva chiudere quel discorso in fretta.
<< Dobbiamo fare il
discorso sul sesso? >>.
Kaito acchiappò i piatti
e i bicchieri che stavano per cadere e diventare cocci, riuscendo a
salvarli. Era diventato rosso, solo sua madre riusciva a farlo
sentire un adolescente medio.
<< No, possiamo
farne a meno. Ti prego >>.
Chikage rise e chiuse il
discorso però si sarebbe divertita ad imbarazzarlo molte altre
volte. Kaito iniziò a sciacquare le poche stoviglie e la invitò ad
andare a risposarsi.
<< Ah, mi fermerò
oltre i soliti tre giorni >>.
<< Che intendi? >>,
chiese il figlio, avendo uno strano presentimento.
<< Credo che mi
fermerò almeno un paio di mesi, voglio seguire il processo
>>.
La faccia di Kaito era di
puro orrore, sua madre in casa per almeno due mesi. L'avrebbe trovata
quando si sarebbe svegliato, ai pasti, al rientro.
Sempre.
Quasi quasi era meglio
la prigione.
Ginzo
Nakamori rientrò,
stanco, a casa. Voleva solo cenare e finire la giornata sotto le
coperte.
Ciabattò verso la sala da
pranzo e si fermò alla soglia. Seduti al tavolo c'erano la figlia
insieme a Kaito e Chikage.
<< Questo è un
incubo >>, esclamò. << Fai parte anche tu
del teatrino
di Ladro Kid? >>.
<< Ho bisogno di
parlarti >>, iniziò Chikage.
<< Papà, fallo per
me. Per favore >>, lo implorò Aoko.
L'uomo sospirò e si buttò
sulla sedia, attendendo che la vecchia amica iniziasse a parlare.
<< Sentiamo >>.
<< Vorrei che mi
organizzassi un incontro a telecamere spente con Cecelia Hakuba
>>.
<< Cosa? >>,
fu il commento di tutte e tre le parti.
<< Stai chiedendo
l'impossibile >>, disse, quasi a prenderla in giro,
Nakamori.
<< Cecelia non gode
più dell'immunità che le dava essere la moglie di un questore. È
un boss malavitoso pericoloso >>.
<< Perché vuoi
parlarle? >>, le domandò il figlio.
<< Ho i miei motivi
>>, rispose e il tono suggeriva che non avrebbe dato
ulteriori
spiegazioni.
Il vecchio amico
tamburellò le dita sul tavolo, per niente convinto. <<
Dammi
una buona ragione per cui dovrei scuotere le alte sfere per farti
avere questo incontro >>.
<< Cecelia Hakuba
rivelerà l'identità di Kaito e anche tua figlia sarà coinvolta
>>.
Ebbe finalmente
l'attenzione dell'ispettore. << Perché non l'ha già
fatto?
>>.
<< Fra due giorni ci
sarà l'udienza preliminare e baratterà l'ergastolo con
un'informazione preziosa. Rivelerà che tua figlia è fidanzata con
il ladro e tu l'hai ospitato in casa tua. Hai capito dove voglio
arrivare? >>.
Tutti avevano capito.
L'ispettore sarebbe stato accusato di corruzione, complicità e
rischiava di perdere il distintivo. Aoko non avrebbe più potuto
presentarsi in pubblico e si sarebbe giocata il diploma e ingresso
all'università.
<< È per questo che
vuoi parlarle? >>, domandò Aoko.
<< Anche >>.
Kaito fissò la madre,
c'era qualcosa che non sapeva e lei sentiva di dover fare. Decise di
farsi gli affari suoi e di permetterle di tenere il suo segreto.
<< Se proprio devo >>,
si arrese. << Ma non ti assicuro niente >>.
Il
giorno dopo, Kaito e
Chikage percorrevano i corridoi della prigione di massima sicurezza
femminile di Tokyo. I cartellini indicavano il loro status di
visitatori e una donna corpulenta in divisa apriva e chiudeva porte,
fino a fermare Chikage davanti alla sala interrogatori.
<< Lei può entrare,
il ragazzo viene con me. Ha quindici minuti, telecamere spente come
richiesto. Quando il tempo finirà, busserò e le aprirò >>.
La donna annuì e lanciò
un'ultima occhiata al figlio prima di entrare. Kaito agitò la mano
in segno di saluto e si lasciò guidare dalla guardia in un'altra ala
della prigione.
Era una piccola stanza
tinteggiata di bianco e grigio, mattonelle larghe. Un unico tavolo
quadrato era al centro e due sedie accostate, su una di queste c'era
lei.
Cecelia indossava un completo maglia e pantaloni beige, che
stonava con il suo incarnato. I capelli biondi in una coda legata
tramite elastico, il viso rilassato di chi sembra godersi una
vacanza.
La squadrò. <<
Chikage Kuroba, che onore >>.
La donna si sedette e la
fissò senza dire una parola per un minuto.
<< Sei venuta fin
qui per guardarmi? >>, le domandò. Aveva accettato
quell'incontro con lo scopo di divertirsi e movimentare un po' la
monotonia del carcere.
<< Dopo aver
seppellito mio marito ho giurato a me stessa che avrei guardato il
suo assassino negli occhi >>.
Le labbra si incurvarono
in un sorriso per niente turbato. << Se Toichi avesse
smesso
d'impacciarsi in affari che non gli riguardavano non sarebbe tre
metri sotto terra. Ma ho potuto constatare che è un vizio di
famiglia >>.
<< Hai ucciso
l'amore della mia esistenza e hai cercato di togliere la vita a mio
figlio. Come se non bastasse avresti ucciso anche Aoko >>.
<< Le persone sono
strumenti, niente di più >>.
Chikage inclinò la testa
di lato, innocente. << Come sta tuo figlio?
>>.
L'ex capo perse il
controllo della situazione e gli occhi blu si ridussero a fessura.
<< Non è passato
ancora a trovarti vero? >>.
<< Non sono affari
tuoi >>.
<< Tu passerai qui
il resto dei tuoi giorni mentre io vedrò crescere Kaito e diventare
un uomo. Tuo figlio, che ti odia, non verrà mai a trovarti
>>.
<< Il tuo moccioso
ha i giorni di libertà contanti >>.
Chikage si rilassò contro
lo schienale della sedia, incrociò le gambe e mise le mani in
grembo. << La tua organizzazione è grande ma non
dimenticarti
che la comunità dei ladri lo è ancora di più >>.
Un sopracciglio chiaro si
alzò e Cecelia sembrò non comprendere.
<< Uno spiacevole
incidente durante l'isolamento diurno o l'ora d'aria potrebbe
impedirti di vedere quel poco che ti sarà concesso su tuo figlio
Saguru, se ti è rimasta una traccia d'istinto materno >>.
Lo sguardo di Cecelia si
indurì. << È una minaccia Chikage? >>.
Ridusse la distanza tra i
due visi a pochi centimetri. << No >>,
scosse la testa.
<< È una promessa >>.
Due donne bellissime,
ugualmente letali si fissarono a lungo prima che il bussare alla
porta interrompesse quegli sguardi.
<< Addio Cecelia >>.
La donna prese a urlare e
agitarsi quando si rese conto che la sua unica carta non poteva
essere usata. Un paio di agenti entrarono per sedarla e Chikage
lasciò la sala in tutta tranquillità, camminando fino a quella
d'aspetto.
Kaito messaggiava con lo
smartphone e la madre gli fece cenno che stavano andando via.
<< Siete al sicuro
>>.
<< Cosa le hai
detto? >>.
<< C'est
un secret
>>, rispose in francese.
Kaito, esperto di segreti, comprese che non l'avrebbe
mai saputo.
Stavano per lasciare la
prigione e il ragazzo vide una persona che non si sarebbe mai
aspettata: Saguru. Quando lo vide si allontanò in fretta e Kaito gli
andò dietro, correndo per raggiungerlo tanto da superarlo e mettersi
davanti a lui, il fiatone per la corsa.
<< Aspetta >>,
ansimò, riprendendo fiato. << Voglio parlarti
>>.
<< Non ho voglia di
parlare con te. Non sapevo che fossi tu la persona convocata per mia
madre >>.
<< A quanto pare
parecchia gente non vuole dialogare con me, ultimamente
>>,
disse ironico.
<< Cosa vuoi Kuroba?
Vuoi gongolare? >>.
<< Gongolare? Perché
mai? >>.
<< L'hai fatta
franca con chiunque. Mia madre è dietro le sbarre per le cose
orribili che ha compiuto e mio padre si è rifugiato in calmanti e
sonniferi. Hai avuto la tua vendetta >>, sputò Saguru,
sfogando la frustrazione che covava e aumentava giorno dopo giorno.
<< Non è mai stata
una vendetta. Volevo solo che papà avesse giustizia e che nessun
altro avrebbe sofferto. Non potevo immaginare che ci fosse lei dietro
tutto questo >>.
<< E io secondo te?!
>>, urlò. << Potevo mai pensare che fosse
una criminale
del genere? >>.
Il compagno di classe non
possedeva più un briciolo della sua flemma inglese.
<< È questo il tuo
problema? Ti senti in colpa? >>.
Saguru si sentì scoperto,
vulnerabile. Cosa ne voleva sapere lui? Cosa poteva saperne di veder
distrutto tutto quello che aveva costruito? Era convinto di essere un
ottimo investigatore e non aveva compreso le atroci azioni di una
pericolosa criminale, in casa, giornalmente.
<< Se c'è una
persona che ti può capire quello sono io >>, si avvicinò
al
detective. << Quando ho scoperto che papà era...
>>,
preferì restare vago, nel caso qualcuno fosse in ascolto.
<< È
stato difficile. Ho preso il suo posto ma ci è voluto del tempo per
accettarlo >>.
<< La differenza sta
che tu sei orfano di padre per colpa sua >>, ribatté
Saguru,
stringendo i pugni. Lui era stato un bambino felice e Kaito un bimbo
senza un genitore.
<< Non è colpa tua,
Saguru. Non sei come lei e tutto questo non fa di te un pessimo
detective >>.
Era troppo per il ragazzo.
Non poteva continuare come se niente fosse successo.
<< Non voglio
vederti mai più e vale anche per Aoko >>, si allontanò a
grandi passi.
<< Saguru! >>,
lo chiamò con tutta la voce che aveva ma fu inutile.
Chikage aveva assistito da
lontano. Kaito teneva lo sguardo basso e la madre gli alzò il viso,
cercava di non piangere.
<< Ha bisogno di
tempo. Ne ha bisogno per perdonare se stesso >>.
Kaito ascoltò le sagge
parole della mamma e lasciarono quel luogo angusto.
Aoko
pianse quando il
fidanzato le riferì che Saguru non voleva vederli più. Kaito la
consolò a lungo, sentendosi in colpa a sua volta. Nakamori fu
costretto ad essere grato a Chikage per aver salvato la libertà e la
reputazione della famiglia.
La donna organizzò una
cena e invitò anche Jii e Akako. Quest'ultima fu molto sorpresa di
ricevere la telefonata di Kaito, impacciato, ma la madre non volle
sentire obiezioni. Stava per rifiutare e il tono gentile del ragazzo
le fece cambiare idea e accettò. Ormai doveva farsene una ragione
sull'amore di quei due e voleva davvero bene ad Aoko.
Ginzo si costrinse ad
andare alla cena per amore della figlia. Chikage voleva dare a tutti
un po' di serenità e un nuovo inizio. Il processo sarebbe durato
mesi e se si fossero fatti forza assieme sarebbe stato più semplice
affrontare quello che stava per accadere.
Jii aiutò la signora
Kuroba a cucinare, era un bravo cuoco anche lui. Akako suonò il
campanello, sempre splendida nel vestito bordeaux e i capelli
acconciati con il ferro. Si presentò alla padrona di casa con un
dolce fatto con le sue mani, i due ragazzi scoprirono che era una
pasticcera niente male.
<< Non ci hai messo
qualche intruglio strano, vero? >>, le chiese Kaito a
bassa
voce, per punzecchiarla.
<< Sarebbe
sicuramente più efficace delle tue illusioni finte >>,
rispose, sdegnata per aver pensato che avrebbe usato la sua arte
rossa per sciocchezze.
I ragazzi si appartarono
in giardino con delle bibite e Jii si unì. Nakamori si ritrovò solo
con Chikage, a disagio. Desiderava solo che quella serata finisse il
prima possibile.
<< Sono felice per
loro >>, esordì la donna, spegnendo il fuoco e spostando
la
pentola su un altro fornello più piccolo.
L'ispettore grugnì
qualcosa in risposta.
<< Aoko vorrebbe la
tua approvazione >>.
<< È tutto assurdo.
Come posso approvare che mia figlia stia con Kid? >>.
<< Perché Kaito è
cresciuto in casa tua negli ultimi dieci anni >>.
Nakamori rigirò il
bicchiere tra le dita. << Non riesco ad accettare di aver
ricorso per vent'anni un fantasma >>.
<< Toichi non ha mai
voluto prendersi gioco di te e nemmeno lui. E poi... Kaito è la
stessa persona che ti ha salvato la vita >>.
Nakamori non se ne era mai
resto conto. Così impegnato a focalizzarsi sulla seconda identità
di Kaito da non collegarlo al ladro che gli aveva permesso di vivere
e rivedere sua figlia.
Il ragazzo teneva un
braccio intorno alla vita di Aoko e lei sorrideva. Non l'aveva mai
vista tanto felice.
<< Per noi saranno
sempre dei bambini >>, tintinnò il bicchiere contro il
suo. <<
Alla tua salute >>.
<< Alla nostra >>,
esclamò.
Akako si rivelò una
compagnia piacevole e durante la cena ammaliò l'ispettore, come solo
le streghe sanno fare. La ragazza era contenta di essere lì e di
sentirsi quasi umana, quel mondo normale l'aveva conquistata e voleva
farne parte, anche nella sua anormalità. Ne aveva fatto passare di
tutti i colori a Ladro Kid e tornando indietro l'avrebbe rifatto però
quello scapestrato poteva diventare un buon amico come Aoko.
A cena terminata, il
brutto servitore venne a prendere la padrona e salutò tutti.
Mezz'ora dopo anche Jii si congedò.
Chikage e Kaito lavavano i
piatti e l'ispettore era seduto sul dondolo a finire il vino, Aoko
dondolava i piedi come una bambina, imbarazzata. Non sapeva più come
comportarsi con il padre.
<< Figliola... >>.
<< Sì papà? >>.
<< Sono felice che
tu stia con Kaito >>.
Gli occhi della figlia si
fecero immensi, quasi le veniva da piangere. Si buttò tra le sue
braccia, sentendo finalmente quel legame rinascere e lui la strinse,
come quando era piccola. Kaito guardò la scena dall'ampia finestra.
Mamma ha fatto una
delle sue magie.
<< Comincio ad
avviarmi a casa. Non ti aspetto sveglio >>, disse lui,
posando
il bicchiere sul tavolo da esterno.
Chikage accompagnò
l'amico alla porta, poi si stiracchiò e sbadigliò. <<
Sono
stanchissima. Credo proprio che me ne andrò a dormire! >>.
<< Dov'è Kaito? >>,
chiese Aoko. Non lo vedeva in giro da almeno un quarto d'ora.
<< Credo che sia in
camera, sali a controllare. Dagli la buonanotte da parte mia, tesoro
>>.
La ragazza bussò alla
porta della stanza e non ottenne risposta. Timidamente l'aprì e non
c'era nessuno e iniziò a scrivere un SMS. Il ritratto di Toichi
ruotò e Kaito salì dal nascondiglio, rimase sorpreso di vederla lì.
<< Scusa, dovevo
sistemare un paio di cose. Se ne sono andati tutti? >>.
<< Sì, Chikage è
andata a dormire >>.
Aoko appoggiò la testa
sulla sua spalla, il profumo familiare che amava. Kaito le cinse la
vita e avvertì la stoffa farsi umida per le lacrime di lei.
<< Tornerà >>.
<< Chi ti dice che
sto piangendo per Saguru? >>. Cercò di nasconderle contro
la
stoffa.
<< Perché ti
conosco. Dagli il tempo che vuole >>.
<< Non avrei mai
pensato che sarebbe finita l'amicizia con Saguru. Akako mi ha
confidato che con lei parla >>.
<< È già qualcosa,
non credi? >>.
La ragazza si mise in
punta di piedi e sfiorò le labbra di Kaito, poggiando le mani sul
petto. Come la sera del primo bacio, la schiena toccò il muro, i
brividi del freddo uniti a quelli che gli provocava lui.
Dopo aver lasciato la
dependance di Akako, troppi avvenimenti gli avevano impedito di
rimanere soli e gli sembrava di riprendere dove avevano lasciato la
notte in cui lui le aveva confessato i suoi sentimenti.
Kaito sciolse il fiocco
azzurro del vestitino bianco e lo lasciò volteggiare fin sul
pavimento. Poi abbassò la zip e cadde ai piedi di lei che lo
scavalcò: Aoko fu spogliata anche dalle insicurezze e voleva
soltanto essere sua un'altra volta. Baciandosi freneticamente, lei
gli sbottonò la camicia e lo spinse dolcemente sul letto,
ritrovandosi sopra di lui.
Aoko abbassò il viso e i
lunghi capelli scuri gli solleticarono il volto. Si guardarono per
qualche secondo.
<< Avrei voluto che
fosse successo quella notte >>, disse Kaito, carezzandole
il
viso. << Ti ho amata dietro le quinte talmente tanto
tempo che,
quando mi hai baciato, ci è voluta moltissima forza di volontà per
fermarmi >>.
<< L'avrei voluto
anch'io >>, confessò, abbastanza in imbarazzo per quello
che
lei considerava un segreto peccaminoso e quasi al di fuori della sua
portata.
<< Riprendiamo da
dove avevamo lasciato? >>.
Aoko fece rispondere un
bacio. Lui le accarezzò la schiena e i fianchi, approfittando della
posizione comoda e toccò con le labbra le il collo, le spalle, il
petto, qualsiasi parte fosse scoperta. Gli tolse il resto degli
indumenti e invertì le parti, guardandola sotto di lui, un sorriso
leggero.
La ragazza sentì il
materasso sotto di lei e il cuore prese a battere più veloce. Era
l'effetto che le procurava quel mago arrogante, pieno di sé e con
quel sorriso che le faceva tremare le ginocchia.
<< Ti amo >>,
riuscì a dire, riuscendo a trovare abbastanza fiato a causa dei baci
e delle carezze che si facevano intime.
<< Da sempre >>,
aggiunse Kaito.
Aoko non poté fare a meno
di stringersi contro di lui. Mentre si struggeva per il bel amico
d'infanzia che non la guardava di striscio, lui l'aveva amata in
silenzio per proteggerla e permetterle di avere una vita tranquilla.
Aveva affrontato da solo criminali e bugie, aveva patito l'angoscia
senza lamentarsi.
Stavolta non c'era dolore
ma solo il piacere di sentirsi una cosa sola, di avvertire i respiri
sempre più pesanti e avere la certezza che qualunque cosa fosse
successa al di fuori di quella bolla l'avrebbero affrontata insieme.
Rimasero nel letto a una
piazza e mezza ad amarsi e poi si ritrovarono sotto le coperte
stanchi, appagati e felici. Aoko gli dava la schiena e Kaito la
strinse, come se avesse paura di vederla scomparire com'era già
successo. Il respiro si fece regolare e gli occhi azzurri di Aoko
erano chiusi, segno che si era addormentata.
La guardò sognare per un
po', passandole le dite fra i cappelli. Qualsiasi cosa sarebbe
successa dal giorno dopo, quando il processo sarebbe iniziato, non
aveva paura perché c'era lei e non aveva bisogno di altro.
Il
cimitero di Aoyama era
il più grande di Tokyo.
Kaito aveva chiesto ad
Aoko di accompagnarla a visitare la tomba del padre. Da quando ne
aveva memoria, la ragazza non ricordava una sola volta in cui gliela
avesse chiesto, l'unica occasione fu il funerale nove anni prima.
Toichi era seppellito
sotto un monumento che rappresentava il grande mago che era stato,
scolpito nel abituale abito di scena. Nella mano destra teneva un
cilindro e l'altra era sollevata come se stesse per eseguire un
trucco di magia. Il volto leggermente all'insù.
Incisi c'erano il suo nome
completo, la data di nascita e di morte. La sua foto troneggiava ai
piedi della statua, Jii faceva visita alla lapide ogni settimana e si
preoccupava di pulirla e adornarla di fiori freschi.
Aoko lasciò il mazzo di
fiori bianchi e rimase a guardare la tomba con il fidanzato. Kaito
guardava malinconico il giovane genitore in quella foto. Il sorriso e
lo sguardo, uguali a quelli del figlio.
<< Vi somigliate
molto >>, disse Aoko. << Anche se devo dire
che tu sei
più arrogante! >>.
Il fidanzato rise. <<
Hai ragione. Già da piccolo mi diceva che dovevo essere meno
presuntuoso >>.
Si inginocchiò davanti
alla lapide e sfiorò la foto. << Ehi papà, ho trovato
Pandora
sai? Proprio come volevi tu ed ora puoi riposare in pace
>>.
La ragazza gli passò una
mano fra i capelli, una carezza affettuosa. Kaito si rimise in piedi
e non parlò per un paio di minuti.
<< Ho deciso di
ritirarmi >>.
<< Ne sei sicuro?
Non è un problema per me, lo sai >>.
Amava Kaito e avrebbe
amato anche Kid, se fosse stato necessario. Ritirarsi o no era una
scelta esclusivamente sua.
<< Voglio una vita
normale, Aoko. Non smetterò di praticare la magia però desidero non
preoccuparmi più o far soffrire le persone. Basta segreti, bugie e
inganni >>.
Gli diede un bacio sulla
guancia. Quella decisione doveva essergli costata molte ore di
riflessioni, ora aveva capito cosa ci facesse la sera prima nel
nascondiglio.
<< Va bene, amore
>>.
<< È la prima volta
che mi chiami in questo modo >>.
Aoko giurò di aver visto
le gote del ragazzo arrossire. Non si vergognava di fare l'amore con
lei, di mostrarle il suo fascino e si imbarazzava per quelle piccole
cose.
<< Ti chiamerò più
spesso così, allora >>. Un gran sorriso, solo per lui.
Kaito notò un fiore, un
giglio bianco. Jii li portava generalmente variopinti e si interrogò
su chi avesse messo quel fiore candido.
<< Non sarà stato
mica...? >>, ipotizzò Aoko, chinandosi ad osservarlo
meglio.
Il fidanzato non rispose
ma dentro il suo cuore sentiva che quel fiore era stato posato da
Saguru, come per espiare e scusarsi di una colpa che non aveva.
Evitò anche di dire che
nel linguaggio dei fiori, il giglio simboleggiava la purezza e
trasmetteva il messaggio del perdono, di fare tabula rasa degli
errori e ricominciare. Il tormento di quel ragazzo era davvero
immenso.
<< Chi lo sa.
Abbiamo ancora un paio d'ore prima di avviarci in tribunale. Ti offro
un gelato, ti va? >>.
<< Pistacchio e
fragola! >>, esclamò, prendendo a braccetto Kaito.
<< Qualsiasi
combinazione disgustosa tu voglia >>, acconsentì, sapendo
già
che avrebbe preso il gelato al doppio cioccolato e che Aoko ne
avrebbe fatto ben più di un assaggio
Camminarono sui viali
costeggiati di lapidi e fiori. Altri come loro sistemavano le lapidi
dei cari, alcuni pregavano e qualcuno piangeva un lutto recente.
Aoko si mise un dito sul
mento, d'un tratto pensierosa.
<< Chissà cosa
avrebbe pensato Toichi dello zaffiro. Peccato che non l'abbia mai
visto >>.
Lei non lo vide però
Kaito esibì un sorriso da Kid, rivolgendo gli occhi color mare alla
statua del padre, in particolare al cappello recentemente sostituito.
<< Credo che ne
abbia un'idea >>.
Angolo autrice!
Salve lettori!
Siamo al
penultimo capitolo, il prossimo sarà l'ultimo. Sento già la musica
triste in sottofondo, lasciar andare questa storia mi rende
abbastanza malinconica. Non ho abbandonato l'idea di un sequel e ci
sto lavorando, il mio recente trasferimento all'estero mi rende molto
impegnata quindi procederà più lentamente rispetto a questa storia!
Grazie per chi l'ha messa
tra le preferite, le seguite e le ricordate. Un ringraziamento va
anche chi l'ha letta!
Shinici e ran amore:
Sono
felice che il capitolo precedente ti sia piaciuto e grazie per i
complimenti! :) Vivo a due ore da Vienna quindi l'ho già visitata
abbastanza in precedenza :D
All'ultimo capitolo!
|
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Capitolo 23 *** Epilogo ***
Epilogo
Addio,
Ladro Kid
Aoko
aprì la porta di
casa Kuroba con la chiave d'emergenza ed entrò nell'ingresso. Si
mise le pantofole, lasciò le scarpe e salì le scale, l'abitazione
era molto silenziosa.
<< Kaito? >>.
Non ottenne risposta ed
entrò nella camera da letto: ordinata e linda ma vuota.
<< Dove diamine si è
cacciato? >>.
Una finestra era stata
lasciata aperta e Aoko rabbrividì. Novembre aveva portato un'aria
fredda e nuvole in cielo. La chiuse con un colpo secco.
<< Forse è andato a
correre >>.
La ragazza guardò la
scrivania con la sedia accostata, il computer spento e i libri
sistemati in una pila. Pensò alla conversazione che avevano avuto
tre giorni prima e ritornò indietro nel tempo...
Flashback
Aoko e Kaito avevano preso
molto sul serio il test di ammissione all'università. Dopo le
regolari ore scolastiche trascorrevano molte tempo a studiare a casa
Kuroba fino a ora di cena. L'ispettore non vedeva di buon occhio
quelle ore chiusi in casa soli e storceva il naso o borbottava
sottovoce il disappunto.
Quel pomeriggio Aoko era
seduta contro il cuscino, un libro di matematica sulle ginocchia e
mordicchiava una penna. Aveva legato i capelli in una coda ordinata,
una maglia bianca a bottoni neri, gonna scura con calze coordinate
con la parte di sopra. Kaito occupava la scrivania, piegato sui
medesimi esercizi, un maglione verde bosco. Era sempre stato un
freddoloso.
Dopo un po' la ragazza
aveva alzato gli occhi dalla pagina e si era accorta che il fidanzato
guardava davanti a sé, una matita in equilibrio su un dito e non
aveva iniziato nessun esercizio.
<< Amore? >>.
Kaito continuò a guardare
il cielo plumbeo e gli alberi coperti di foglie rosse e gialle nel
giardino delle due villette.
<< Voglio un ultimo
spettacolo, Aoko >>.
La fidanzata lasciò
cadere il libro sulla coperta, la matita perse l'equilibro e Kaito la
prese al volo. Quello che seguì fu un silenzio interrotto solo dal
vento tra le foglie proveniente dall'esterno. Una notizia che
lasciava basita Aoko poiché Kaito aveva deciso di smettere con
quella vita.
Cecelia Hakuba era stata
accusata di moltissime imputazioni e condannata. Chikage aveva
assistito al processo per l'omicidio del marito insieme al figlio e
ad Aoko, non avevano perso una sola udienza. Saguru non si presentò
a nessuna, lo fece solo in quella per la sentenza finale. Quando
aveva varcato la soglia non se lo aspettavano: una volta che il
giudice ebbe decretato l'ergastolo senza sconti e libertà
condizionata, lui si era alzato e aveva lasciato l'aula. Kaito aveva
cercato di parlargli ma fu un muro. Il questore Hakuba diede le
dimissioni e chiese il divorzio.
Non lo videro più.
Pandora era stata messa al
sicuro, in un posto segreto a conoscenza solo da Kaito e Jii. Non
volle rivelare alla fidanzata dove fosse per evitare che qualcuno
potesse farle del male per estorcerle quel segreto, in futuro.
Perciò fu una sorpresa
per Aoko sentirsi dire che voleva un altro spettacolo. Aveva sofferto
molto per com'era finita con Saguru e attribuì parte della colpa a
Kid, anche se non era affatto così.
<< Perché? >>.
<< Ladro Kid merita
un ritiro degno della sua fama >>, le fece un piccolo
sorriso
triste che sembrava riflettere il cielo grigio fuori.
Aoko si diresse verso di
lui e si sedette sulle sue gambe. Kaito le circondò la vita con un
braccio.
<< Se è quello che
vuoi, io ti starò accanto >>.
<< Non è un
problema per te? >>.
<< Pensavi lo fosse?
>>.
<< Un po' >>,
fu sincero.
<< Mi fido di te >>.
<< Conta fino a tre
>>, disse all'improvviso.
Aoko gli obbedì, ormai
non aveva più paura dei brutti scherzi. << Uno, due, tre!
>>.
Kaito fece roteare la
matita e al suo posto c'era una rosa bianca. Aoko la strinse tra le
dita, aveva un buon profumo.
<< In fondo sei
bravino >>.
Riuscì a lasciarlo a
bocca aperta e accadeva raramente. << Cosa? Bravino?
>>.
Aoko lasciò le sue gambe
e gli fece una linguaccia.
Kaito la trattene per un
braccio. << Adesso me la paghi! >>.
La buttò sul letto e
cominciò a farle il solletico. Aoko non lo sopportava e non poteva
non ridere, aveva mal di pancia e Kaito non mollava la presa.
<< Rimangiatelo! >>.
<< Okay, okay! Sei
il miglior mago del mondo! >>.
Smise di torturarla e Aoko
cercò di respirare normalmente. Kaito non si tolse da sopra di lei e
faticava a riprendere il respiro principalmente per questo.
<< Ti amo >>,
disse lui.
<< Anch'io >>.
Aoko gli diede un bacio a
cui lui rispose subito, intensamente. Con la mano si fece strada
sotto la maglia e le labbra presero possesso del collo. Aoko lo
lasciò fare finché Kaito non tentò di sbottonare la maglia.
<< Mi sembra che
qualcuno non abbia iniziato gli esercizi >>.
Non l'ascoltò e lo fece
lo stesso, l'avrebbe fatta cedere. Le stampò alcuni baci sulla
spalla per poi scendere sul ventre e la sentì sospirare. Fece
scorrere le dita ai bordi della gonna per abbassarla.
La porta sbatté contro il
muro e fece saltare i due come colpiti da un fulmine.
<< Vi ho portato tè
e biscotti! >>. Chikage teneva in equilibrio sul vassoio
teiera, tazze e un piatto di biscotti al cioccolato. Il grembiule
lilla le dava un'aria materna a cui il figlio era poco abituato.
Aoko si abbottonò la
maglia, voleva sprofondare in un buco nero.
<< Mamma! >>.
Kaito si parò dinanzi la fidanzata che cercava di non far notare
niente, sistemandosi frettolosamente. << Non si usa più
bussare?! >>.
<< Oh scusate >>,
posò il vassoio sulla scrivania. << Ho interrotto
qualcosa?
>>.
<< Stavamo
studiando. Grazie Chikage >>, disse Aoko gentile,
sforzando un
sorriso.
<< Come va lo
studio? >>, domandò la madre, totalmente a suo agio.
<< Benissimo. Ora
vorremo rimetterci a studiare >>. Kaito cominciò a
spingerla
fuori.
<< Va bene, va bene.
Vi lascio ai vostri... studi >>, l'ultima parola aveva
una nota
sarcastica e la sentirono ridere giù per le scale e dal piano di
sotto.
Kaito chiuse la porta a
chiave e si appoggiò ad essa. Non
vedo l'ora
che se ne torni a Parigi...
Emise un sospiro e si
avvicinò al letto. << Allora... Dove eravamo rimasti?
>>.
Aoko si era rimessa nella
stessa posizione di prima, stava eseguendo un esercizio e
sgranocchiava un biscotto.
<< Sei perfida >>.
Si allungò per dargli un
bacio sulla guancia. << Finisci gli esercizi
>>, gli
sussurrò in un orecchio. << E poi avremo tanto tempo per
noi
>>.
<< Subito! >>.
Kaito ritornò composto
alla scrivania e Aoko rise, ritornando al suo libro e penna in mano.
<< Aoko >>.
Spostò l'attenzione su di
lui. << Dimmi pure >>.
Il fidanzato sembrava
posseduto da una forte malinconia e le labbra accennavano un sorriso.
<< Verrai a vedermi,
vero? >>.
Presente
So
dov'è.
Aoko spinse il ritratto di
Toichi, che girò su se stesso, mostrando l'alter ego. Scese la scala
a chiocciola nera un po' ripida.
Aveva indovinato.
Kaito era di fronte al
jukebox, le mani in tasca e assorto in chissà quali pensieri. Sulla
poltrona c'era una foto e Aoko la prese.
<< Ti stavo cercando
>>.
Tenne lo sguardo perso nel
vuoto. << Non sono più sceso qui da quella notte
>>.
<< È il gioiello
che vuoi rubare? >>, sventolò la foto.
Fece un cenno della testa.
<< Lo Smeraldo Arabo, ritrovato in una miniera un
centinaio di
anni fa, ora in possesso di un ricco sceicco. Vuole metterlo in
mostra nella piazza sotto la torre dell'orologio, la prossima
settimana >>.
Aoko lo abbracciò da
dietro, cingendogli la vita. << Kaito ne abbiamo già
discusso.
Se tu vuoi continuare la tua carriera di ladro per me non è un
problema. L'importante che continui a restituire i gioielli
>>.
<< No, Aoko. Devo
scriverci la parola fine su questa storia e non posso farlo se non
darò a Ladro Kid un'uscita di scena che si merita >>.
Kaito era di umore
lunatico di recente e la fidanzata se ne era accorta. Per lui, Ladro
Kid, era stato molto di più che un alter ego e sentiva quasi di
tradirlo, abbandonandolo in un angolo, come se lo avesse
semplicemente usato.
Aoko si guardò attorno:
la macchina bianca, gli scaffali con l'attrezzatura, il vestito di
Kid al sicuro nell'armadio.
<< Non ti mancherà
tutto questo? >>.
Il ragazzo
sciolse il tenero abbraccio di Aoko e sfiorò il jukebox.
<<
Sono diventato Ladro Kid per consegnare i responsabili della morte di
papà alla giustizia e mettere Pandora al sicuro: l'ho fatto e non ha
più ragione d'esistere. Tornerò ad essere solo Kaito >>,
sospirò.
<< Solo
Kaito a me va benissimo >>, disse Aoko, inclinando la
testa di
lato e chiudendo gli occhi, sorridendo.
<< Anche
a me >>, ammise.
La fidanzata
notò la custodia vuota di un disco e la prese. << E
questa?
>>.
<< Me l'ha data
mamma. Pare che papà abbia dato disposizione di darmelo solo se
avessi trovato Pandora >>.
<< Lo vuoi
ascoltare? Ti lascio solo >>, cominciò a salire i primi
gradini.
<< Veramente >>,
si girò a guardarla. << Aspettavo te per sentirlo
>>.
Per Aoko era un onore
ascoltare quel disco. Kaito si sedette sulla poltrona e Aoko sulle
sue ginocchia. Fece partire la registrazione e la voce di Toichi si
sparse per il nascondiglio. Aoko avvertì una certa commozione, erano
nove anni che non sentiva quella voce.
<< Kaito, se stai
ascoltando questo disco significa che hai trovato Pandora ed io sono
morto >>, iniziò. << Sono fiero di te e di
quello che
hai compiuto. Avrei voluto vederti crescere ma purtroppo il destino
ha deciso diversamente >>.
Il ragazzo aveva un magone
in gola e Aoko gli strinse la mano.
<< Sono certo che
tua madre ti è stata accanto, ti ama moltissimo. Il caro vecchio Jii
potrà finalmente avere una vita tranquilla e sarà un'ottima figura
per te. Avrei un paio di suggerimenti su dove nascondere Pandora ma
sono sicuro che tu abbia già trovato il posto perfetto >>.
<< Come mi conosci
bene, papà >>.
<< Se le mie
previsioni sono andate come speravo, avrai accanto una persona molto
speciale che saprà comprenderti. Stai per lasciare questa vita vero?
È
la scelta migliore che puoi fare. Torna ad essere un ragazzo, diventa
il mago che vuoi essere. Ti voglio bene figliolo, oggi ci salutiamo
per sempre >>, qui una pausa di pochi secondi, forse
l'emozione. << Addio, figliolo. Sii felice
>>.
Il jukebox fece un breve
sibilo e tolse il disco, rimettendolo al suo posto.
Aoko aveva gli occhi
lucidi e guardò il fidanzato. Kaito si fregò una mano sugli occhi
velocemente per non far notare le lacrime.
<< Stai bene? >>.
Aoko raccolse una di quelle lacrime con un bacio sulla guancia.
<< Voglio un'uscita
di scena fenomenale. Degna di Ladro Kid e di papà >>.
<< Allora mettiamoci
al lavoro >>, disse entusiasta Aoko.
Kaito le sorrise e penso
che il padre ci avesse visto proprio bene: aveva davvero una persona
speciale al suo fianco.
Mio
adorato
pubblico,
sono rammaricato nel
dirvi che ho deciso di ritirarmi da questa vita. Tuttavia, mi esibirò
per voi nel furto dello Smeraldo Arabo questo sabato alle 21.00,
sotto la torre dell'orologio.
Un'ultima volta,
Ladro Kid
La
3B del liceo Ekoda
iniziava un'altra giornata scolastica. Le finestre ben chiuse per non
far entrare le sferzate di aria gelida e i cappotti pesanti messi
sulla rastrelliera.
Keiko vide entrare Aoko e
le corse incontro, porgendole lo smartphone. Sembrava agitata e,
guardandosi in giro, lo sembravano un po' tutti.
<< Hai letto?! >>.
L'amica lesse e per poco
non si strozzò. La foto di Kid era in prima pagina e il titolo in
colore nero, a caratteri cubitali.
<< Ehm sì, l'ho
letto di sfuggita prima di uscire di casa >>, Aoko non
possedeva la capacità di dissimulare di Kaito.
<< È incredibile!
>>, esclamò Keiko, la solita riservatezza era stata
sostituita
dall'euforia. << Non l'avrei mai creduto possibile!
>>.
<< A chi lo dici >>,
intervenne Akane. << Immagino che tu ne sarai contenta
>>.
<< Ecco... ehm...
io... >>, Aoko tormentava il fiocco della divisa.
<< Posso unirmi al
giubilo? >>.
Le ragazze guardarono
Kaito entrare in classe, la cartella tenuta sulla spalla e l'aria di
chi avrebbe volentieri dormito altre due ore. Quelle poche ore di
sonno gli avevano dato la forza necessaria per farsi buttare giù da
letto dalla fidanzata e trascinato a fare colazione. Progettare il
suo ultimo furto non gli risparmiava le sveglie di prima mattina di
Aoko.
<< Ladro Kid si
ritira! >>, esclamò Akane.
<< L'ho sentito al
telegiornale >>.
Come ci riesce?,
pensò Aoko.
<< Chissà come mai
si ritira >>, si domandò Keiko.
<< Credo che non lo
sapremo mai >>, disse la compagna di classe, non
nascondendo la
curiosità.
<< Quel ladro
dispettoso vorrà vivere una vita tranquilla >>, si unì
Akako.
<< Dopotutto non era niente di che >>.
Si beccò un'occhiataccia
da Kaito e una risatina soffocata di Aoko, che celò con la mano.
<< Tuo padre,
l'ispettore, ne sarà felice >>, disse Keiko.
<< Immagino.
Finalmente quel... quel... >>. Il gruppo la fissava,
aspettandosi la reazione di rabbia tipica di Aoko. Non potevano
neanche immaginare che la compagna aveva ben altre reazioni di fronte
al ladro. << Quel grandissimo mascalzone! Cosa non si fa
per
evitare anni di prigione ben meritata! >>.
<< Ora ti riconosco!
>>, rise Keiko.
<< Adoro le tue
reazioni animose >>, concordò Akane.
<< Con il carattere
che si ritrova è un miracolo che io la sopporti >>,
sghignazzò
Kaito, divertito dalla provocazione.
La finta espressione di
rabbia divenne reale e in men che non si dica aveva agguantato lo
scopettone.
<< Ripetilo! >>,
lo minacciò.
<< Hai un carattere
irascibile! >>, scandì lui e scansò il primo colpo di
Aoko.
<< Chiedimi scusa!
>>.
<< Neanche per
sogno! >>.
Presero a ricorrersi per la classe e Aoko cercava
di fargli un bernoccolo. Kaito scansava tutti i colpi della
fidanzata, la sua coordinazione occhio-mano non era delle migliori.
La relazione tra i due era
di dominio pubblico e molto chiacchierata. Parecchie studentesse
guardavano la ragazza con odio, quando passava per i corridoi. Non
capivano cosa avesse quella Aoko Nakamori di tanto speciale.
<< Anche ora che
stanno insieme quei due non cambiano mai >>, rise Keiko.
<< Sono sempre due
bambini >>, disse Akako con fare superbo.
<< O due persone
innamorate >>, sospirò Akane, un po' di gelosia buona per
l'amica.
Kaito saltò e tolse lo
scopettone dalla mano di Aoko. Le passò un braccio intorno alla
vita, impedendole di muoversi.
<< Ho dimenticato di
dire che adoro il tuo carattere irascibile >>, mormorò e
fu
udito solo dalla coppia.
<< Sbruffone >>,
fu il commento di lei. << Sei soltanto uno sbruffone!
>>.
<< Talmente tanto da
farmi tutti quei meritati anni di prigione? >>, la citò.
Aoko appoggiò le piccole
mani sulle spalle. << Va tutto bene? >>.
Lo conosceva troppo bene,
riusciva a leggere ogni sfumatura delle sue emozioni. <<
Solo
un po' triste. Ho come l'impressione di star salutando un vecchio
amico che non rivedrò più >>.
La fidanzata l'abbracciò,
chiudendo gli occhi e respirando il suo profumo che tanto adorava.
<< Non sei solo >>.
Kaito sapeva di non
esserlo, aveva lei e tante altre persone che avrebbero saputo
comprendere la scelta che aveva fatto.
Sabato
Le
prime pagine dei
giornali erano roventi. L'ultimo avviso del ladro aveva creato un
forte malcontento tra i fans, la pausa del ladro era sembrata una
delle tante.
Kaito era sul tetto da cui
poteva controllare la piazza gremita di persone. Novembre aveva
portato il primo freddo e si stringevano nelle giacche pesanti,
agitando i cartelli, evocando il loro ladro preferito.
Lo Smeraldo Arabo era
esposto in una teca in mezzo alla piazza, circondato da agenti e dai
migliori sistemi di sicurezza.
Con il cannocchiale vide
Akako, mischiata alla folla. Poi passò sulla squadra di polizia
piazzata in un punto strategico.
<< Tuo padre è
prima linea >>.
Aoko gli fu affianco. <<
Così potrai fuggire in tranquillità >>.
<< Questo spettacolo
servirà a chiudere il file su Ladro Kid e l'ispettore non avrà
ripercussioni >>, rimise il cannocchiale nella borsa.
<< Signorino, io
scendo giù >>.
Kaito si voltò a
guardarlo e alzò il pollice. << A dopo, Jii
>>.
Il vecchio lasciò il
tetto, lo sentirono salutare e si sporsero per guardare. Il tornado
Chikage abbracciò il figlio. La donna aveva preso un congedo di
qualche mese per assistere al processo e stare con il figlio. Rideva
delle facce scontente di Ginzo Nakamori quando li vedeva insieme. Ma
d'altronde, se Kaito era sempre il suo bambino, Aoko sarebbe sempre
stata la bambina del suo papà.
<< Mamma cosa ci fai
tu qui? >>.
<< Non avrei mai
perso l'ultima esibizione del mio bimbo! >>.
<< Non è mica una
recita scolastica >>.
Aoko iniziò a ridere fino
alle lacrime e Kaito la guardò male.
<< Sei buffissimo!
>>.
<< Mai quanto te
quando cadi in ogni passo che fai! >>.
Aoko agitò il pugno e lo
colpì sulla testa, incrociando le braccia arrabbiata. Essere una
coppia non aveva cambiato l'atteggiamento irascibile della ragazza.
<< Non hai pietà
per me nemmeno come tuo fidanzato! >>, si lamentò Kaito,
gli
occhi lacrimanti per il colpo. Chikage si stava sentendo male per il
gran ridere.
<< Brava Aoko! >>,
diede un bacio sulla guancia al ladro. << Buona fortuna!
Voglio
vedere scintille! >>.
Kaito si ripulì dalle
tracce del rossetto, scocciato. In una nuvola rossa apparve Akako,
come sempre elegante e sembrava che galleggiasse nell'aria mentre si
muoveva.
<< Pronto Kid? >>.
<< Da quando usi i
tuoi poteri in pubblico? >>, le domandò Kaito.
<< So quello che
faccio! >>, rispose sprezzante.
Aoko voleva fare una
domanda ma aveva paura a porla. << Hai... hai sentito
Saguru?
>>.
La strega annuì. <<
Sì... Lascerà il Giappone a breve >>.
La coppia di fidanzati si
guardò, addolorati. Avevano tentato di parlare con lui in tutti i
modi: messaggi, chiamate, si erano perfino azzardati a suonare il
campanello di villa Hakuba e nessuno gli aveva aperto.
Saguru si sentiva
profondamente in colpa, il suo talento da detective gli pareva
niente. Non era riuscito a capire quello che stava succedendo e
sapere che la madre aveva tentato di uccidere Aoko e reso Kaito
orfano di padre, gli procurava un dolore da fargli sanguinare il
cuore e ledere l'anima. Aveva preferito tagliare qualsiasi contatto
con loro e soffrire meno.
<< Quindi è
ufficiale che non tornerà a scuola >>, disse Kaito,
sconfortato.
<< Purtroppo è
così. Andrà a vivere in America con il padre, potranno rifarsi una
vita >>.
<< Spero ci terrai
informati. Tu sei l'unica con cui... Oh, scusate! >>.
Aoko
prese il cellulare dalla tasca e si allontanò per rispondere.
Kaito e la strega rimasero
soli.
Vederli insieme a scuola,
appartati, il loro amore era quasi fastidioso per lei. L'unico uomo
che non poteva avere aveva scelto Aoko e per lei era dura da
accettare.
<< Non ti vedo
preoccupata per quanto riguarda Saguru >>, disse a
bruciapelo
il ladro.
<< Che vuoi dire?
>>, fece, vaga, lei.
<< Tu l'hai visto
vero? Il futuro >>.
Il sorriso sul bel volto
della strega era di orgoglio e quasi di sfida. << Anche
se
fosse, la mia legge mi impedisce di rivelarlo. Un’intromissione
potrebbe cambiarlo >>.
<< Posso farti solo
una domanda? >>.
<< Dipende se potrò
rispondere >>.
Kaito ragionò bene su
come chiederlo. << Io e Aoko... saremo felici?
>>.
Akako avrebbe voluto
rispondere di no, istinto di strega, però sapeva che sarebbe stata
una bugia. Sarebbero stati felici da morire: la straordinaria
carriera di mago di Kaito, il lavoro di manager e assistente di Aoko
negli spettacoli. Insieme a tutte le persone che amavano, che
coloravano la loro vita: il vecchio Jii, Nakamori, Chikage, lei e
anche Saguru, quando sarebbe stato pronto a perdonarsi.
E la loro bambina, mora
con gli occhi blu, che sarebbe stata il tesoro più prezioso di tutti
e sarebbe cresciuta nell'armonia e nella magia.
<< Sì >>, fu
sincera.
Aoko ritornò tra i due,
li vide guardarsi e scambiarsi sorrisi.
<< Mi sono persa
qualcosa? >>.
<< Niente! >>,
risposero all'unisono e Aoko parve confusa.
Akako ritornò giù,
mancava poco tempo allo spettacolo.
<< Una strega e un
detective >>, sorrise Aoko, dopo che fu sparita per le
scale.
<< Una coppia strana >>.
<< Più strana della
figlia di un ispettore e di un ladro? >>. Kaito si mise
il
monocolo.
La fidanzata gli mise la
cravatta rossa al collo e l'acconciò. Si guardò attorno, la
strumentazione era ammucchiata in un angolo, il vestito bianco era
accecante nel buio e udiva gli strilli dei fans.
Aoko mise una faccia
imbronciata di colpo. << Le tue fans saranno molto deluse
>>.
Kaito, che stava per
mettersi il cappello, lo mise ad Aoko. La ragazza arrossì e lo tenne
con le mani, le stava troppo grande.
<< Dovranno comunque
farsene una ragione perché un'abile ladra ha rubato il cuore del
mago del secolo >>.
Aoko tirò la cravatta e
l'avvicinò per baciarlo, il cappello cadde a terra. Il bacio fu
interrotto dal rintocco dell'orologio.
Kaito si voltò a guardare
in direzione del suono e poi si perse un altro po' negli occhi di
Aoko.
<< È ora >>.
Aoko, mani dietro la
schiena, gli sorrise. << Incantali, mi raccomando. Ci
vediamo
giù >>.
<< Promesso >>,
Kaito le diede un ultimo bacio e corse sul cornicione. Saltò giù e
attivò l'aliante.
Atterrò sulla balaustra,
sotto l'imponente orologio, apparendo nel fumo. La folla andò in
tripudio, chiamando il suo nome.
Kid vide l'amica strega
nella folla, vestita di un cappotto rosso imbottito. Un sorriso
amichevole attraversava il suo volto, il brutto aiutante al suo
fianco. L'ispettore Nakamori era circondato dalla sua squadra,
elargiva ordini a destra e manca. Guardò il ladro e si scambiarono
un sorriso, per un attimo, e nessuno se ne accorse. Quella sera un
segreto era pronto a morire e tutti erano pronti a celarlo per
sempre.
Il vecchio Jii era seduto
su una panchina, travestito. Un pensiero premuroso fu rivolto
all'aiutante, che aveva fatto tanto per la famiglia Kuroba ricevendo
in cambio la più totale fiducia e il loro affetto.
Chikage era un po' in
disparte dalla calca, aspettando l'esibizione del figlio. La sua
svampita mamma dalle idee educative insolite, che aveva sofferto da
morire per la morte di Toichi e finalmente il suo cuore e l'animo
avevano trovato pace.
Kaito vide la sua immagine
riflessa nel vetro della finestra dietro di lui. Il ladro gentiluomo
sembrava quasi salutarlo. Il ragazzo avvertì quella sensazione di
forte malinconia, come quando si sta per dire addio a un vecchio
amico e Kid lo era stato. Gli aveva permesso di ascoltare, imparare e
applicare i consigli del padre, di essere finalmente il mago che
avrebbe voluto essere. Aveva ancora molta strada da fare e un giorno
sarebbe diventato un mago straordinario, da rendere fiero suo padre.
Grazie Kid.
Aoko camminò fino a
mettersi vicino alla signora Kuroba. Incrociò gli occhi blu del mago
e lui le dedicò un grande sorriso, solo per lei. Kaito non vedeva
l'ora di terminare lo spettacolo per stringerla e abbracciarla.
Stavolta nessuno gliela avrebbe portata mai più via.
Infine rivolse gli occhi
al pubblico impaziente. Il cuore martellante, il nodo in gola e
l'adrenalina ma non stava per dirgli addio.
Un giorno sarebbe tornato
sul palco, alle sue condizioni e senza temere la vita delle persone
care e la propria. Avrebbe praticato la magia per vedere quella
luminosità, quelle pupille ardenti di incanto.
Allargò le braccia, il
mantello svolazzava, pronto per l'ultima esibizione di Ladro Kid.
<< Signori e
signore! >>.
Angolo autrice!
Salve lettori!
Siamo giunti alla fine. Il
lieto fine per (quasi) tutti i personaggi e l'addio (?) di Kaito alla
vita di ladro. Il sequel di questa storia ci sarà al 99%, spero nel
più breve tempo possibile! Questa storia mi mancherà moltissimo!
Ringrazio all'infinito chi
ha usato il suo tempo prezioso per leggerla, a chi l'ha messa tra le
preferite, le seguite e le ricordate!
Grazie mille a chi ha
usato un minuto del suo tempo per recensire!
Shinici e ran amore:
Grazie delle tue recensioni, mi hanno aiutato moltissimo! Ti invierò
un MP quando scriverò il sequel! La trama è già ben
definita ma sarebbe stata una gran bella idea :)
See you, next illusion ;)
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