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Ciao a tutti!
Eccomi qui, sono tornata in questo fandom con una
nuova storia che spero vi possa piacere.
Bè, direi che il modo migliore per saperlo e lasciarvi alla lettura =)
Un grandissimo kiss a tutti dalla piccola Fin.
Cacciatorididemoni.
<< And cover you wound
Until the day you become able to smile >>
(Tsukiko Amano – Bodaiju)
Il cielo si
stava finalmente aprendo.
Deboli raggi di sole filtravano tra le nuvole grigie di quella mattina,
illuminando una terra cosparsa di sangue di youkai.
Una ragazza si ergeva in mezzo a quel mare di sangue e morte.
Il respiro frammentato e il viso grondante di sudore.
Camminava lentamente, troppo stanca per riuscire anche solo a concepire l’idea
di correre.
La pianura dove si trovava era un luogo infestato dagli youkai, presto si
sarebbero accorti dell’odore di sangue nell’aria e sarebbero accorsi in
centinaia per vendicarsi.
Le forze le mancavano, usate tutte nella battaglia di quella sera.
I demoni erano superiori alle informazioni che le erano pervenute, traendola in
inganno e lasciandola uscire senza compagni.
Arrivò alle
porte di una città distrutta, osservando con occhi tristi e stanchi la
distruzione che potevano portare quei mostri.
Le case
erano completamente distrutte, abitate soltanto dalla polvere e da alcune
piante rampicanti che ne circondavano la struttura.
Questo era diventato il mondo dopo la presa di potere degli youkai.
Tutto era cominciato cinquecento anni prima, quando un demone chiamato Naraku
aveva ottenuto un grande potere e l’aveva riversato contro gli umani.
Da allora era una continua battaglia per la sopravvivenza, mentre gli esseri
umani scappavano e si nascondevano come topi.
Diverse guerre erano nate a causa di Naraku, molte delle quali avevano permesso
agli uomini di vivere in pace per qualche anno.
Tuttavia non era stato sufficiente per fermarlo, ma soltanto ad accrescere la
sua rabbia nei confronti di ogni essere umano.
Le città
furono distrutte, i grandi centri urbani rasi al suolo e gli esseri umani
catturati venivano torturati e poi divorati.
Questa era il mondo, il mondo in cui viveva.
Alcuni esseri umani, dotati di grandi abilità, avevano formato in segreto una
società che si occupava di sterminare demoni e altri seguaci di Naraku.
Erano l’avanguardia per la resistenza.
Sebbene fossero relativamente inferiori ai demoni le loro capacità, unite ad
uno speciale addestramento gli garantivano maggiore resistenza.
Le gambe tremavano leggermente, mentre proseguiva per la strada principale per
poter lasciare la città.
Il tremore aumentò sbilanciandola di lato.
Poggiò la schiena contro la parete di un vecchio palazzo, lasciandosi scivolare
contro di esso lentamente.
Sentivo una forte sensazione di gelo nel corpo, mentre la stanchezza le
invadeva la mente.
Scosse il capo più volte dandosi dei piccoli schiaffi sul volto, cercando in
questo modo di rimanere vigile e pronta.
Era debole per combattere, ma non si sarebbe mai fatta catturare senza prima
dare ai suoi avversari un po’ di fatica.
Con una mano sciolse il nastro che legava i suoi capelli lasciando che
ricadessero fluidi sulle spalle.
Era giovane, forse troppo per far parte di quella battaglia.
Indossava
una maglia scura abbinata a pantaloni del medesimo colore, sulle spalle era
legata una faretra ancora piena di frecce e l’arco era saldato alla sua mano.
Reclinò il capo trovando dietro di se la parete del palazzo, mentre i suoi
occhi color nocciola si posavano sul cielo.
Le nuvole erano passate, ma qualcuna era rimasta in quel bellissimo manto
azzurro.
Sorrise mesta, mentre ripensava all’ultima volta che aveva visto un cielo
simile e all’ultima volta che era stata libera.
Si sollevò
da terra, riprendendo a camminare più veloce di prima.
Era stanca, ma aveva bisogno di tornare a casa quanto più presto possibile se
voleva davvero riposarsi.
Lasciò la
strada principale, riuscendo finalmente a uscire dalla città.
Percorse un sentiero dissestato, poco frequentato persino dagli youkai.
Quella era la strada che conduceva alla sua casa: la sede degli sterminatori di
demoni.
Al di sotto delle città, sfruttando vecchie gallerie o impianti di scolo, gli
esseri umani avevano trovato un rifugio sicuro contro i demoni.
Percorse il sentiero, arrivando a ridosso di una parete realizzato con mattoni
e sassi.
Sospirò, mentre dentro di se già pregustava il momento del riposo.
Scostò alcuni tralci e foglie per liberare un ingresso che conduceva nel
sottosuolo; la sola casa che aveva ormai.
Scese
lentamente le scale, permettendo ai suoi occhi di adattarsi alla semi oscurità
di quel cunicolo ristretto.
Era un passaggio che portava direttamente alla base, senza passare per il
rifugio.
Terminate le scale dovette strisciare dentro altri cunicoli, lasciando che
fosse la sua memoria a guidare il suo sentiero.
L’uso delle luci nei cunicoli era severamente proibita, era considerato uno
spreco di materiali così rari da reperire.
Era importante memorizzarel’andamento
dei cunicoli, i loro cambiamenti di inclinazione e molto altro se si voleva
sopravvivere.
Alla fine
dello stretto cunicolo tese la mano sul terreno, tastando di centimetro in centimetro
la superficie liscia sino a trovare la maniglia di una botola.
Tirò la maniglia verso l’alto, lasciando un fascio di luce inondare la
galleria.
Strinse gli occhi, abituandoli a quell’improvvisa luminosità e calandosi nella
botola.
Avrebbe dovuto fare rapporto quanto prima, ma almeno un ora di riposo se la
voleva concederenessuno glielo avrebbe
impedito.
Appena i suoi piedi toccarono il pavimento del nascondiglio, la voce di un
ragazzo ridestò la sua concentrazione.
I capelli scuri erano legati in un piccolo codino e indossava, come la ragazza,
un completo scuro con una fascia violacea che attraversava la maglia.
Due profondi occhi blu brillavano come gemme su quel volto così allegro.
<< Kagome, finalmente sei tornata >>, le disse, avvicinandosi
sempre più velocemente.
La ragazza sospirò, mentre poggiava la testa contro il muro.
<< Miroku cosa succede? >>, domandò diretta, mentre nella sua mente
l’immagine del letto andava lentamente a dissolversi.
Miroku era uno dei suoi più cari amici e assieme a Sango costituivano la vera avanguardia per la resistenza,
certo c’erano molte altre persone coinvolte; loro erano i migliori.
<< Abbiamo avuto un piccolo problema >>, rispose, passando una mano
dietro la nuca e muovendola su e giù.
Kagome lo osservò con la coda dell’occhio, rilasciando un profondo sospiro
sollevò il capo; il letto doveva attendere.
<< Quando mai non abbiamo problemi >>, commentò ironica. <<
Di cosa si tratta stavolta? >>.
Miroku si guardò intorno preoccupato, accertandosi che non ci fosse nessuno nel
loro raggio di ascolto.
<< Una strana creatura, di
certo non uno youkai, è entrato nelle nostre gallerie >>, spiegò Miroku
in tono grave.
Kagome sbiancò, mentre le parole del suo amico venivano assimilate dalla sua
mente stanca e provata.
Quelle gallerie erano il loro rifugio, il fatto che qualcuno fosse riuscivo a
penetrarvi costituiva un vero e proprio problema.
<< Io e Sango ce ne siamo occupati quanto prima, ma abbiamo bisogno che
tu controlli di persona la situazione >>, continuò Miroku.
Kagome lentamente si riprese dalla sorpresa, tornando ad assumere la sua aria
professionale.
<< D’accordo, portatemi da questa creatura >>, rispose Kagome,
poggiando le mani sui fianchi e seguendo Miroku.
Il silenzio cadde tra i due rotto soltanto dalla eco dei loro passi.
<< Avete avvisato il generale
di questa faccenda? >>, domandò, tenendo il capo chino e seguendo con lo
sguardo il movimento dei suoi passi.
Miroku si bloccò di colpo e cominciò a ridacchiare.
Kagome sospirò intuendo perfettamente la situazione: il loro capo non sapeva
assolutamente niente della faccenda.
<< Scusaci, ma sai com’è fatto Sesshomaru e sai bene che non riesco a parlarci
>>, spiegò Miroku, giustificandosi come meglio poteva alla ragazza.
Kagome annuì solidale.
Era uno dei suoi più fidati collaboratori, questo gli aveva consentito di
conoscere meglio la sua storia.
Sesshomaru, pur essendo uno youkai era diventato il capo della resistenza,
colui che l’aveva creata dal nulla.
Il suo obbiettivo era la vendetta.
Naraku aveva ucciso la sua compagna, Kagura, l’unica donna per la quale avesse
mai provato un vero e profondo affetto.
Da allora il suo obbiettivo era solo uno: uccidere Naraku.
Non gli interessava se per farlo doveva allearsi con gli umani, l’unica cosa
che lo premeva era il risultato.
Dopo aver percorso una serie di gallerie collegate tra di loro in modo
intricato, formando una specie di labirinto sotterraneo, raggiunsero la zona
delle prigioni.
Una ragazza dai capelli scuri legati in una coda bassa, più o meno della stessa
età di Miroku, si trovava davanti alla porta di legno della prigione.
Indossava, come tutti, la tenuta scura ma l’aveva migliorata aggiungendo delle
coperture per i gomiti e le ginocchia di un rosa scuro.
<< Sango! >>, urlò Miroku catturando l’attenzione della ragazza.
<< Meno male che l’hai trovata >>, disse con sollievo portando una
mano al petto, mentre i tratti del suo viso andavano a rilassarsi.
<< Da qui mi assumo ogni responsabilità,
voi potete tornare alle vostre occupazioni >>, proruppe Kagome,
mantenendo un tono di voce serio e distaccato.
Sango fece per interromperla ma Miroku scosse il capo.
Dopotutto, in ogni caso, la responsabilità per aver taciuto la presenza di un
intruso sarebbe ricaduta su di lei.
Se accettava subito era per proteggerli dalla ramanzina di Sesshomaru, inoltre
era perfettamente in grado di gestire la faccenda.
Poggiò l’arco e le frecce a terra, fuori dalla porta della cella e l’aprì
lentamente.
L’interno era umido e freddo, a rischiararlo c’erano solo un paio di candele
poggiate su piccole sporgenze del muro.
L’essere in questione indossava un
abito, molto simile ai vecchi kimoni, di un rosso acceso.
Una veste insolita per uno youkai, si trovò a pensare Kagome.
Ad attirare la sua attenzione furono le piccole orecchie da cane argentate,
così come i suoi capelli straordinariamente lunghi.
Kagome si avvicinò un poco, constatando che le catene con i sigilli erano state
applicate in modo impeccabile.
La ragazza sorrise riconoscendo l’operato di Sango, precisa e ligia al dovere
come nessuno.
Le piccole orecchie si mossero rapide captando il suo passo e sollevò il capo
permettendo a Kagome di osservarlo in volto.
La ragazza trattenne il fiato trovandosi di fronte a quegli occhi ambrati così
tristi, malinconici e carichi di una profonda amarezza.
Finish!!
Spero che sia stato di vostro gradimento =) e spero vivamente di riuscire a
postare il secondo capitolo entro domani =)
Al prossimo aggiornamento.
Un grandissimo kiss a tutti dalla piccola Fin.
Ciao a tutti!
Scusate se aggiorno adesso, ma stamani i miei mi hanno trascinato fuori di casa
impedendomi di scrivere >.<
I soliti antipatici.
Ma lasciamo stare, dopo diverse ore da quanto aveva previsto eccovi il secondo
capitolo che sperò non vi deluderà.
Un grandissimo kiss a tutti dalla piccola Fin.
Hanyou.
<<
Non esistono difetti fisici che
la piacevolezza dei modi
non possa a poco a poco rendere accettabili >>
(Anne Elliot “Persuasione”- Jane Austen)
Lo sguardo furente che le rivolse la fecero indietreggiare, ma soltanto un
poco.
Era uno dei capitani della resistenza, doveva mostrare fermezza di carattere
per ottenere il rispetto degli altri.
Quello strano ragazzo si spinse in avanti, cercando di fare forza per liberarsi
dalle catene; sforzo inutile.
I sigilli su di esse impedivano ai demoni di liberarsi, bloccandoli nella cella
fino a quando non sopraggiungeva la loro fine.
<< Se ti agiti ti farai solo del male >>, disse Kagome, avvicinandosi
di poco a quel ragazzo così particolare.
Il ragazzo
scostò lo sguardo stizzito, sedendosi come meglio poteva sul pavimento della
sua prigione.
Le catene erano legate al muro, ma sufficientemente lunghe per permettergli i
movimenti basilari.
Rimasero in silenzio a lungo.
I loro sguardi si perdevano l’uno dell’altro cercando di scrutare nelle proprie
anime, cercando al loro interno le risposte che le parole non potevano dare.
<<
Cosa sei? >>, domandò incuriosita, sperando vivamente che il ragazzo
volesse risponderle con sincerità.
<< Non si vede! >>, ribatté infuriato.
<< Non capisco… >>
<< Sono un mezzo demone! >>, urlò contro la ragazza, lasciandola
visibilmente sorpresa e di questo se ne compiacque.
Kagome era allibita.
Gli hanyou non esistevano più da tanto tempo, i sopravvissuti si nascondevano
da qualche parte per non essere trovati e uccisi.
Tutto ciò era accaduto per causa di Naraku e della sua brama di potere,
portando questo mondo sempre di più sull’orlo di un grande abisso, creando
fratture che non si sarebbero mai più risanate.
<< Come sei finito in questo luogo? >>, chiese Kagome, continuando
l’interrogatorio. << E che ne so! Stavo scappando quando mi sono ritrovato in un buco.
Da lì sono andato a naso, mi pare ovvio >>, rispose, toccandosi con un
dito la punta del naso.
Kagome sorrise, ricordandosi, che pur essendo un hanyou, l’olfatto di quel
ragazzo era pur sempre molto più sviluppato di quello umano.
<< Spero che capirai… >>, esordì dopo qualche minuto, ponderando la
faccenda con la massima attenzione. << Non posso lasciarti girare libero,
dopotutto hai trovato il nostro rifugio e rappresenti una vera minaccia per la
sicurezza >>.
<< Ma… >>
<< Tuttavia, se mi garantirai di stare tranquillo e buono, posso fare in
modo di liberarti dalle catene >>.
Lo sguardo dell’hanyou corse lungo le catene che bloccavano i polsi, tornando
poi a scrutare lo sguardo serio e determinato di lei.
Era una creatura strana, davvero molto strana.
Gli esseri umani, di regola, lanciavano contro di lui ogni genere di insulti e
minacce. I demoni completi, come quelli da cui stava scappando, oltre ad
insultarlo volevano a tutti i costi ucciderlo per ottenere da Naraku chissà
quale ricompensa.
Lei era diversa.
Non aveva voluto umiliarlo per la sua natura l’aveva sempre guardato negli
occhi come avrebbe fatto con qualsiasi suo pari.
<<
Non posso garantirlo >>, rispose sinceramente.
Kagome sospirò, passando una mano tra i capelli scuri per ravvivarli un
pochino.
Sentiva il sonno che la chiamava, ma sapeva che non era ancora il momento per
potersi addormentare e abbandonare a piacevoli sogni.
Un lavoro importante l’attendeva.
<< Ascolta… >>, esordì, mentre si massaggiava con movimenti
circolari le tempie.
<< Sei sotto la mia custodia, ti posso garantire che non ti sarà fatto
nessun tipo di male. Però, se non mi darai un po’ di collaborazione, le
conseguenze saranno gravi non solo per te ma anche per me >>.
Kagome lo guardò negli occhi ancora una volta, sentendoli bruciare per la
stanchezza che si stava accumulando.
L’hanyou la osservò con più attenzione di prima.
Sembrava molto più giovane di quel ragazzo che l’aveva bloccato, ma nemmeno
assomigliava ad una bambina.
I suoi occhi nocciola erano velati da macchie scure, segno della sua stanchezza
fisica che segnava il limite della resistenza umana.
Il viso dai tratti gentili e delicati, era segnato dalla fatica e da alcuni
graffi che toglievano spazio alla sua naturale bellezza.
Scostò lo sguardo quanto prima, sperando che lei non l’avesse vista osservarla
con troppa attenzione.
<< D’accordo >>.
Kagome sollevò il capo di scatto, felice per l’affermazione di quel ragazzo.
In uno scatto di gioia strinse tra le sue mani la sua, guardandolo con gli
occhi lucidi per la commozione.
Non le piaceva l’idea di fare il duro, per esigenze era costretta ad esserlo,
ma quando le cose si accomodavano in modo così facile, si mostrava al mondo la
sua parte più ingenua e gentile.
<< Ti ringrazio di cuore >>, rispose Kagome, mostrando al giovane
hanyou un sorriso cordiale e gentile.
Imbarazzato, scostò il capo dall’altra parte cercando di nascondere più che
poteva il rossore del suo volto.
Kagome, intuendo il disagio dell’hanyou si allontanò un poco.
Si avvicinò alla porta, preparandosi per uscire quando si dimenticò di una cosa
molto importante.
<< Mi
stavo scordando >>, disse, battendosi una mano sulla fronte e voltandosi
ancora verso l’hanyou. << Tu come ti chiami? >>.
Rimase spiazzato e per diversi minuti non fu in grado di proferire parola; era
la prima volta che qualcuno glielo chiedeva.
<< Inuyasha >>, disse a bassa voce, gli occhi fissi sul pavimento
della sua cella.
<< Inuyasha… >>, ripeté Kagome, memorizzando nella sua mente quel
nome così particolare.
<< Bene Inuyasha, più tardi manderò Miroku a togliere i sigilli e gli
dirò di portarti anche la cena >>, continuò Kagome, continuando a
guardarlo in faccia senza mai scostare lo sguardo.
Ottenuto un debole cenno del capo, segno che la conversazione dalla sua parte
era conclusa uscì dalla cella.
Chiusa la porta alle sue spalle, trovò ad attenderla sulla soglia Sango e
Miroku.
Un cenno e compresero la situazione.
Kagome spiegò al meglio la situazione, fornendo istruzioni dettagliate su
quello che avrebbero dovuto fare da quel momento in avanti.
Miroku avrebbe tolto i sigilli e procurato qualcosa da mangiare, mentre Sango
si sarebbe impegnata per trovare un alloggio accanto a quello di Kagome e al
suoper poter controllare meglio la
situazione.
Si fidavano poco e quindi le precauzioni erano necessarie.
Dopo le ultime disposizioni, Kagome si ritirò nei suoi alloggi per recuperare
le forze.
I due amici non la trattennero oltre, dopotutto il suo volto rifletteva la sua
stanchezza e loro sapevano bene quanto faticava.
********
Solo nella
sua cella, Inuyasha ebbe modo di riflettere sulla situazione corrente.
Quella ragazza aveva garantito per la sua libertà, tuttavia non poteva sapere
se questa promessa sarebbe stata davvero mantenuta.
Non era una cosa che lo toccava più di tanto, dopotutto era un hanyou ed era
abituato ad essere rifiutato dal mondo e dagli altri.
Non aveva un vero posto nel mondo.
Né umano ma nemmeno come youkai, era destinato a restare sempre nel mezzo di
guerre di cui non voleva nemmeno sentire parlare.
Quelle stesse guerre avevano condotto suo padre alla morte, mentre sua madre si
era ammalata ma nessuno volle aiutarla.
Così morì anche lei, lasciandolo da solo in un mondo che non l’avrebbe mai
accettato per quello che era.
I cardini della porta cigolarono, segno che qualcuno stava entrando.
Sollevò lo sguardo trovandosi, per l’ennesima volta, di fronte a quello strano
ragazzo.
Indossava lo stesso abito scuro degli altri, soltanto una striscia viola nel
mezzo lo rendeva differente .
I suoi occhi blu lo guardavano senza disgusto, anzi, si poteva dire che la luce
che vi risplendeva al suo interno era delle più sincere.
Si avvicinò
sorridente, mentre con una mano eliminava tutti i sigilli posti sulle catene.
<< Scusa l’accoglienza, ma dopotutto non sapevamo se ci si poteva fidare
>>, spiegò, eliminando l’ultimo sigillo.
Dopo aver frugato nelle tasche dei pantaloni alla ricerca della chiave, con
soddisfazione, aprì il lucchetto che chiudeva le catene.
Inuyasha si massaggiò i polsi, cercando di riprendere sensibilità nelle mani.
<< Perché? >>, domandò a bassa voce, mentre quel ragazzo l’aiutava
a mettersi in piedi e lo accompagnò alla porta.
<< Perché, dici? >>. Si fermò all’esterno della porta, chiudendo la
cella alle sue spalle con un’altra chiave.
<< Kagome è il nostro capitano, la nostra guida più importante >>,
spiegò Miroku, incamminandosi per una galleria e seguito a breve distanza dall’hanyou.
<< Non sbaglia quasi mai sulle persone, per cui ci è stato ordinato di
trattarti il più adeguatamente possibile >>.
Inuyasha ancora non si fidava, ma la situazione era troppo strana e non aveva
possibilità di uscita.
Miroku gli spiegò velocemente com’era strutturata la loro base, indicandogli i
vari luoghi di ritrovo e i corridoi che avrebbe dovuto evitare per almeno un po’
di tempo.
Osservava con occhio critico la struttura fatiscente che ospitava la razza
umana, molto diversa da quella che si poteva trovare in superficie.
<< Non ci sono molti umani in questa struttura, loro vivono in una zona
separata per non essere d’intralcio >>, disse Miroku, dopo aver osservato
con la coda dell’occhio lo sguardo indagatore dell’hanyou.
<< Io mi chiamo Miroku, prima non mi ero presentato a dovere >>,
aggiunse con un sorriso ebete dipinto in volto.
Inuyasha lo guardò sorpreso, mentre quest’ultimo aprì per lui una piccola porta
di legno.
<< Questo sarà il tuo alloggio, almeno fino a quando non sistemeranno
quello definitivo. Saremo compagni, sempre che la cosa non ti dispiaccia
>>.
Inuyasha entrò in quella stanza stretta, illuminata soltanto da una lampada a
muro.
Era piuttosto spartana, non c’era niente di particolarmente vistoso.
Su una piccola scrivania erano ammassati alcuni fogli e quaderni; probabilmente
dei diari o resoconti delle missioni.
A ridosso della parete si trovava un letto a castello con una piccola scala e,
sulla parete di fronte, si potevano trovare appese alcune armi da difesa.
Inuyasha si guardò intorno ancora qualche secondo, poi osservò Miroku dirigersi
verso la scrivania alla ricerca di un foglio in particolare.
In quel momento, qualcosa che gli era sfuggito in precedenza catturò la sua
completa attenzione.
La sua mano destra era coperta da un guanto violaceo, la cui stoffa copriva il
palmo della mano e sul braccio, invece, si trovava un rosario mistico.
Era un sigillo posto dallo stesso Miroku.
Il ragazzo, sentendo su di se lo sguardo incuriosito dell’hanyou sorrise e alzò
la mano destra affinché potesse osservarla meglio.
<< Sulla mia mano destra è impressa una maledizione >>, disse,
portando la mano sotto il suo sguardo.
<< Naraku la scagliò moltissimo tempo prima sulla mia famiglia,
causandone la fine precoce e ingiusta. Si tratta di un vortice, di grande
potenza, in grado di risucchiare qualsiasi cosa. Tuttavia, benché possa essere
un utile vantaggio in combattimento, fino a quando Naraku non verrà ucciso
questo mio vortice crescerà sempre di più e un giorno non troppo lontano mi
risucchierà al suo interno >>.
Lo sguardo di Miroku, per un brevissimo momento, s’incupì e tolse quel brillio
di gioia che spesso vi si leggeva al suo interno.
Probabilmente era una persona più cupa di quanto non volesse ammettere.
<< Sai Inuyasha, molti di coloro che sono in questa società hanno alle
spalle una storia fatta di sofferenze e dolori. Kagome fu una dei primi ad
unirsi, discende da antiche e potenti sacerdotesse e io sono un umile monaco
>>, continuò Miroku, cercando di spiegare al meglio il motivo per cui non
era stato portato davanti a Sesshomaru.
<< Purtroppo abbiamo carenza di personale, molte persone sono troppo
vigliacche per prendere parte a questa lotta. Capisci cosa intendo? >>.
Inuyasha annuì distrattamente, intuendo solo in parte dove quel discorso voleva
andare a parare.
<< Volete che mi unisca a voi? >>, chiese diretto, evitando gli
inutili giri di parole del monaco.
Miroku si portò un dito sulla guancia, grattandola distrattamente e sollevando lo
sguardo verso il soffitto.
<< In un certo senso sì >>, ammise, dimostrando all’hanyou la sua
sincerità sull’argomento.
<<
Dubito di potervi aiutare, dopotutto sono solo un misero hanyou e non credo che
questa battaglia faccia per me >>.
Miroku sorrise compassionevole, mentre riprendeva la ricerca di un foglio sulla
sua disordinatissima scrivania.
<< Anche io e Sango la pensavamo così, ma quando il generale e Kagome ci salvarono e ci proposero questa sistemazione
la cogliemmo al volo. Sango è stata meno difficile da convincere, invece io ho
causato non pochi problemi a Kagome >>, una debole risata sfuggì alle sue
labbra ricordando quegli eventi del passato.
<< Abbiamo tutti delle ragioni per combattere, come ti ho detto molti di
noi hanno una storia crudele alle spalle e sono certo che lo stesso è per te.
Non dico che tu debba entrare nel gruppo ora, ma potresti sempre osservare l’operato
di Kagome e giudicare in seguito >>.
<< Non avrei scelta in ogni caso, giusto? Con voi oppure la morte
>>, ribatté seccato, mostrandogli che sapeva benissimo quale sorta poteva
toccargli se rifiutava.
<< Inuyasha non siamo dei selvaggi >>, controbatté Miroku, offeso
per le insinuazioni fatte dall’hanyou.
<< Tutti noi diamo valore alla vita, la tua non è inferiore a quella
degli altri e ti posso garantire che nessuno arriverà mai a tanto >>,
disse, trovando finalmente il foglio che tanto disperatamente cercava.
Inuyasha rimase in silenzio, incapace di pronunciare qualsiasi altra parola.
<< Inuyasha ricorda sempre: qui non conta ciò che sei, qual è il tuo aspetto
o se sei umano o demone. L’unica cosa che conta davvero in questi luoghi sarà
ciò che farai, soltanto questo potrà stabilire chi sei >>, detto questo
Miroku uscì dal suo alloggio, lasciando Inuyasha solo con i suoi pensieri.
Improvvisamente il viso di Kagome tornò alla sua memoria.
Era davvero una ragazza speciale, sotto ogni punto di vista.
Avrebbe voluto ringraziarla, quanto meno poterle parlare ancora una volta o
anche solo restare in sua compagnia.
Sperando di non sbagliare strada, uscì dall’alloggio di Miroku e seguì la pista
fornitagli dal suo olfatto.
L’odore di vaniglia, un profumo così dolce e anche un pochino fastidioso, era
fresco nell’aria e non era difficile da seguire.
Percorse un paio di corridoi poco illuminati, mentre la fragranza della ragazza
aumentava di passo in passo.
Dinnanzi ad una spessa porta di legno, molto diversa dalle altre, si fermò.
L’odore proveniva da quel luogo.
Aprì lentamente la porta, cercando di non fare rumori troppo bruschi e subito
si ritrovò all’interno.
La scrivania vicino al muro era pulita e in ordine, molto diversa dal campo di
battaglia che possedeva Miroku.
Le pareti erano circondate da alcune piccole librerie, traboccanti di libri di
ogni sorta e genere.
Kagome riposava su un letto tropo grande per una persona sola, ma sembrava non
essersi accorta della sua presenza.
Il respiro era lento e regolare, segno che stava riposando molto profondamente.
Si avvicinò al letto in punta dei piedi, osservando rapito il profilo rilassato
del volto di lei.
Aveva delle ciglia molto lunghe e la pelle sembrava liscia come la porcellana,
sebbene qualche cerotto coprisse parte del suo volto e delle sue braccia.
Indossava una maglia chiara e dei pantaloni scuri.
Inuyasha era inginocchiato davanti al letto, le mani poggiate sul materasso e
lo sguardo completamente rapito.
In un movimento involontario, Kagome aveva afferrato e stretto saldamente la
mano dell’hanyou e una lacrima aveva solcato il suo volto.
<< Perdonatemi… >>, mormorò nel sonno.
Un dolce tepore si stava diffondendo per tutto il suo corpo, mentre ricambiava
la stretta della mano di lei.
Ripensando alle parole di Miroku ad Inuyasha venne spontaneo chiedersi cosa c’era
nel suo passato, cosa poteva averla spinta ad entrare in quell’assurda guerra.
Improvvisamente la serratura della porta scattò.
E
anche questo capitolo si è concluso a sorpresa.
Cosa succederà ora? Chi entrerà da quella porta? Bella domanda, non l’ho ancora
deciso xD, scherzo ovviamente.
Ora passiamo all’angolo dei ringraziamenti. Indelebile: Gioia, non sai che piacere è per me rivederti anche in
questa ficcy e scoprire che ti piace. Spero che il capitolo sia stato di tuo
gusto ^^. ryanforever: Grazie del bentornata =).
xD davvero? Io non l’avrei mai detto xD scherzo, sono sempre molto allegra
quando mi rifilano da mangiare le fiesta xD chissà come mai xD. bea91: Oddeo *blush* troppi complimenti tutti insieme non vanno bene, mi
mettete in imbarazzo e poi, cosa peggiore, potrei finire con il gasarmi xD. Grazie
di cuore anche a te. camoeight:Spero che questo capitolo non
abbia deluso le tue aspettative, se poi vorrai vedere un piccolo scontro tra di
loro… ti posso anticipare che accadrà qualcosa d’interessante nel prossimo
capitolo^^.
Al
prossimo aggiornamento.
Un grandissimo kiss a tutti dalla piccola Fin.
Ciao a tutti!
Scusate se aggiorno sempre ad orari strain, ma purtroppo mi ritrovo sempre con
qualcosa da fare che mi porta via tempo per scrivere.
Ma ad ogni modo, oggi vedremo un capitolo un pochino diverso e scopriremo qualche
cosa in più =).
Un grandissimo kiss a tutti dalla piccola Fin.
Reason.
<<
A farsi proteggere dagli altri, si diventa deboli.
Se ci si lascia viziare dalla gentilezza altrui, si diventa incapaci di
camminare con le proprie gambe. >>
(Makino Tsukushi “Hana Yori Dango”- Yoko Kamio)
Inuyasha si
bloccò nella posizione in cui si trovava, incapace di fare qualsiasi movimento.
Sulla
soglia della stanza si trovava quella ragazza.
Indossava ancora la sua divisa scura e i capelli erano legati in una coda alta.
Nel vedere l’hanyou nella stanza di Kagome, accanto a lei e che le stringeva
delicatamente la mano, la ragazza era rimasta visibilmente sorpresa.
Tuttavia, questo momento di smarrimento durò soltanto pochi secondi.
Quando realizzò cosa stava accadendo, una furia cieca s’impadronì di lei e si
lanciò contro l’hanyou estraendo dal fodero, posto sulla cintura, una katana
lunga e affilata.
Inuyasha si allontanò da Kagome, abbastanza in fretta da impedire all’altra
ragazza di coinvolgerla nel suo attacco.
Una mano si serrò sul collo dell’hanyou, spingendolo con forza contro l’unica
parete libera e con l’altra mano puntò la lama verso il suo petto.
<< Sapevo che non potevamo fidarci >>, sibilò minacciosa, mentre
Inuyasha cercava di evitare movimenti bruschi.
<< Cosa volevi fare a Kagome?! >>.
<< Fermati Sango! >>.
L’intervento di Kagome fu provvidenziale, soprattutto per Inuyasha che poté
tornare a respirare normalmente.
La ragazza chiamata Sango si allontanò dall’hanyou, rinfoderando con cautela la
sua katana.
<< Non stava facendo niente, altrimenti credi che sarebbe stato vivo
quando sei entrata? >>, domandò tagliente, lasciando Inuyasha
visibilmente stupito della sua reazione.
Sango chinò il capo, scusandosi con tutto il cuore per il suo sbaglio e uscì in
fretta dalla stanza della sua amica.
Kagome sorrise a Inuyasha, ancora leggermente sorpreso dal tono di voce severo
che aveva usato la ragazza.
<< Scusala, non è cattiva. Siamo amiche da tanti anni, si può dire che è
quasi il mio angelo custode >>.
Kagome sollevò il capo, incontrando lo sguardo serio e preoccupato dell’hanyou.
<< Come sapevi che ero nella tua stanza? >>, chiese, avvicinandosi
di poco a quella ragazza tanto particolare.
<< Non lo sapevo >>, rispose sinceramente, stupendo l’hanyou
davanti a lei.
Si lasciò scappare una debole risata e poi aggiunse: << sciocco, me ne
sono accorta quando mi hai stretto la mano >>.
Inuyasha sentì le guance tingersi di rosso, scaldando il suo cuore come non
mai.
Kagome sorrise ancora, decidendo di congedare l’hanyou e affidarlo alle cure di
Sango, esperta sterminatrice di youkai.
Inuyasha si scusò per l’intrusione, obbedendo alla richiesta fatta da Kagome.
Era strano per lui, eppure accanto a quella ragazza scopriva lati del suo
essere che non credeva esistessero.
Fuori
dall’alloggio di Kagome si trovava Sango, poggiata con la schiena alla parete
della galleria e le braccia incrociate al petto.
<< Immagino che Kagome ti abbia affidato a me? >>, chiese seccata.
Inuyasha annuì deciso con il capo.
Sango sospirò profondamente, mentre con un cenno del capo invitò l’hanyou a
seguirla nel suo percorso.
L’eco dei
loro passi era la sola cosa che si udiva per quelle gallerie silenziose, mentre
Inuyasha osservava una serie di stanze vuote e dall’aria trasandata.
Miroku aveva ragione: non c’erano molte persone che collaboravano.
<<
Ora capisci perché Kagome era esausta? >>, domandò improvvisamente Sango,
cogliendo impreparato l’hanyou.
<< E’ senz’altro la migliore di tutti noi, proprio per questo il nostro
capo la sommerge di lavoro. Ogni giorno che passa è sempre più esausta, però
lei non si ferma mai >>.
Inuyasha
non rispose, dopotutto non era necessario che lo facesse.
Il silenzio tornò a calare tra i due, perché tutto quello che si poteva dire
era stato detto.
Si fermò davanti una porta di metallo, diversa da tutte quelle che si potevano
trovare nei sotterranei.
Era arrugginita sulla copertura, mentre i cardini avevano ormai assunto quel
colore marrone tipico degli anni di inutilizzo.
Facendo leva sulle braccia Sango riuscì ad aprirla, invitando Inuyasha ad entrare
in quella che aveva tutta l’aria di essere un’arena.
Non c’erano
spalti, ma soltanto pareti grondanti di armi di ogni genere e forma.
Sango si avvicinò alla parete di fondo, prendendo tra le mani un grosso
boomerang dall’aria molto pesante.
<< Bene, scegli un’arma e possiamo cominciare >>.
Inuyasha sgranò gli occhi sorpreso, mentre osservava l’area circospetto.
Sango sbuffò, mentre con un movimento fluido rilasciava il boomerang che si
scagliò verso Inuyasha.
L’hanyou, colto impreparato, fece appena in tempo a piegarsiper evitarlo e subito questo tornò nelle mani
della sua padrona.
Essere in grado di controllare una simile arma, trattenerla e lanciarla
denotava una grande abilità non indifferente.
<< Ma
sei matta! >>, urlò Inuyasha, mentre si rimetteva in piedi.
<< Falla finita >>, rispose conlo stesso tono seccato, mentre faceva roteare il boomerang sopra la sua
testa.
<< In questo mondo non ci sono scappatoie. Naraku e gli altri youkai non
aspetteranno di certo che tu sia pronto, quindi ora combatti contro di me
>>.
Inuyasha non riusciva a capire il senso di quelle parole, ma lo sguardo serio e
impenetrabile di lei lo convinsero a credergli.
Piegò leggermente le gambe, pronto a scattare nel momento in cui avrebbe
rilasciato la sua arma.
Sango fermò il movimento rotatorio, liberando ancora una volta il boomerang.
Stavolta conscio dell’attacco, riuscì a schivarlo saltando lateralmente.
La ragazza si avvicinò rapida a lui, estraendo dal fodero la sua katana e
brandendola con entrambe le mani.
Inuyasha, trovandosi poco distante da una parete ricolma di spade di varia
forma ne afferra una e si affrettò a parare l’affondo della ragazza.
Le lame si scontrarono emettendo un debole clangore.
Entrambi rimasero fermi in quella posizione di difesa-attacco, lasciando che le
loro lame tremassero un pochino per lo sforzo a cui erano sottoposte.
I loro sguardi s’incontrarono, studiandosi attentamente come bersagli.
Inuyasha diede più forza alla sua spada, riuscendo a liberarla da quella
prigionia e costringendo la ragazza alla ritirata.
Rinfoderò la katana e corse verso il suo boomerang ma Inuyasha, comprese le sue
intenzioni, lanciò la spada in quella direzione bloccandone l’avanzata.
Sango si
voltò appena in tempo per vedere l’hanyou scagliarsi contro di lei, gli artigli
erano a pochi centimetri dal suo volto.
<< Ti arrendi? >>, chiese, mostrando ancora una volta i suoi
artigli affilati contro il viso di lei.
Un sorriso ironico le dipinse il viso.
<< Pensi forse che mi lasci sconfiggere senza opporre resistenza?
>>, ribatté con sarcasmo.
Inuyasha la guardava perplesso, non riuscendo a capire cosa intendesse dire.
Sango piegò leggermente il braccio destro, lasciando che una lama nascosta nel
braccio fuoriuscisse ferendolo al volto.
Era un
graffio superficiale, ma era pur sempre una ferita.
Un battito di mani entusiasto si perse nell’aria, aumentato dalla forza della
eco delle pareti.
Inuyasha e Sango si voltarono assieme, cercando di capire chi fosse a
complimentarsi con loro.
Kagome stava in piedi vicino alla porta, l’espressione serena e le mani ancora
giunte.
<< Siete stati proprio bravi >>, commentò entusiasta, mentre Sango
si avvicinava rapida a lei.
<< Grazie, ma come mai ti trovi qui? >>, domandò.
Kagome era più stanca del solito, questo le aveva detto il suo viso quando
l’aveva rivista dopo due giorni.
<< Il generale ha convocato te
e Miroku, pare voglia assegnarvi una missione in coppia >>.
Sango arrossì imbarazzata dall’insinuazione dell’amica, ma si affrettò a
raggiungere Miroku prima che il loro capo si adirasse.
Rimasti soli, Inuyasha si accorse che non sapeva di cosa parlarle.
Era difficile per lui, molto più di quanto non si aspettasse.
Kagome si avvicinò a lui, rapida e silenziosa.
Da una tasca dei pantaloni estrasse un fazzoletto di stoffa, e con movimenti delicati
pulì la ferità sulla guancia dell’hanyou.
<< La prossima volta sarò io il tuo avversario, mi raccomando già da ora
>>.
Una debole risata sfuggì dalle sue labbra, mentre Inuyasha cominciava
lentamente a capire le intenzioni di Sango.
Era solo una prova, un allenamento per verificare le sue capacità.
Si sentì
indignato, ma non riuscì a trovare la forza per replicare a quella realtà.
Il tocco gentile della mano di Kagome riusciva a placare il suo spirito, una
sensazione che la sua anima non aveva mai sperimentato prima.
<<
Scusa il nostro comportamento >>, disse, osservandolo con uno sguardo
malinconico e afflitto.
<< Vedi, se non fossi stato all’altezza avremmo dovuto mandarti via e non
potevo accettarlo. Se dimostri di potermi battere, se dai prova di forza
riusciremo a convincere il generale a
farti restare >>.
Dubitava della riuscita di quel piano, ma soprattutto non era ancora certo di
voler restare.
Kagome lo invitò a seguirlo e non riuscì a farne a meno.
Ancora non
sapeva quale sarebbe stato il suo ruolo, ma non voleva separarsi da quello
sguardo così limpido e sincero.
Attraversò l’arena, aprendo una piccola porticina in metallo al di là del quale
c’era un cunicolo e una scala in legno.
Kagome la
salì, invitando Inuyasha a non perderla di vista.
In cima c’era una botola aperta.
Era una specie di mansarda vuota, soltanto un grosso lenzuolo azzurro era
situato nel centro esatto della stanza.
Kagome aprì una specie di condotto di ventilazione, lasciando che il sole di
quella mattina irrompesse nella mansarda.
Si sdraiò sul lenzuolo, il volto rivolto verso l’esterno e l’espressione serena
dipinta sul viso.
Inuyasha la osservava circospetto, fermandosi a pochi centimetri da lei.
<< Perché non mi fai compagnia? >>, chiese improvvisamente, lo
sguardo era sempre rivolto verso il cielo.
Inuyasha non rispose.
Kagome sospirò, sollevandosi dalla sua comoda posizione e osservando seria l’hanyou.
<< So che non ti fidi, posso capirti meglio di quanto tu non creda. Ecco perché,
quando ti ho visto la prima volta, ho deciso che non ti avrei lasciato andare
>>.
Inuyasha restò sorpreso dalla sua affermazione, ma decise di lasciarla
continuare a parlare.
<< Tutti noi abbiamo una ragione per combattere, tu non vorresti?
>>, proseguì, attirando su di se lo sguardo serio e distaccato di lui.
<< E la tua quale sarebbe? >>, domandò sprezzante.
Per un brevissimo istante, breve come lo scintillio di una stella, l’espressione
di Kagome crollò.
Inuyasha ebbe il tempo di accorgersene soltanto quando il suo volto tornò
sorridente, mentre indossava la sua maschera sorridente.
<< Sango vuole vendicare la sua gente, Miroku deve eliminare una
maledizione e io… >>, si fermò un istante, scrutando a fondo nello
sguardo di lui.
<< Io
voglio soltanto vivere una vita tranquilla. Combatto perché non voglio più
vedere guerre; questa è la sola ragione che mi muove >>.
Inuyasha vide i suoi occhi brillare, mentre cercava di trattenere le lacrime.
In quel momento, per la prima volta, vedeva la vera Kagome. La Kagome nascosta da una maschera creata a fatica,
una maschera imperscrutabile per poter sopravvivere in quel mondo tanto ostile.
Non era forte, ma lo era diventata per sopravvivere.
In quell’istante sentì l’ammirazione verso di lei aumentare sempre di più,
assieme ad uno strano calore che proveniva dal suo cuore.
Un pochino più
corto degli altri, ma almeno non è finito in sospeso =).
Un piccolo anticipo: nel prossimo capitolo entra in scena Sesshomaru… vi dico
solo questo =).
E ora passiamo ai ringraziamenti:
ryanforever:Hai
ragione, diciamo che quando la vita ti mette davanti ad un sacco di difficoltà
mi pare normale diventare freddi e scostanti; è qualcosa di inevitabile. Sì,
anche qui sono fratelli e… xD nulla, non dico altro.
Indelebile: Non ti preoccupare, Koga avrà modo di presentarsi
tra qualche capitolo e presto arriverà anche Sesshomaru =).
Achaori: Mi spiace, ma non posso dirti cosa farà Inuyasha…
almeno non ora xD è un piccolo segreto. Non preoccuparti =), tanto la ficcy la
potrai sempre trovare^^.
Al prossimo
aggiornamento, ovvero domani pomeriggio ^-^.
Un grandissimo kiss a tutti dalla piccola Fin.
Ciao a tutti!
Scusate se ho aggiornato tardi anche oggi, non era mia intenzione >.<.
Purtroppo i miei, quei grandi geni, mi hanno fatto uscire sotto il sole cocente
per andare a fare delle commissioni.
Risultato: sono stata male per una ventina di minuti >.< e ho dovuto bere
due bicchieri di acqua e zucchero per convincere i due neuroni che ho a fare
una sinapsi xD.
Ma lasciamo stare i miei drammi, piuttosto vi lascio al capitolo che credo sia
più interessante =).
Un grandissimo kiss a tutti dalla piccola Fin.
“What
is your dream? ”.
<< Dreams can be a such dangerous
things; they smolder on like fire does
and sometimes consume us completely. >>
(Sayuri “Memoirs of a Geisha”- Arthur Golden)
Rimasero in
quella mansarda per diverse ore, talvolta avvolti nel silenzio e altre volte
chiacchierando di cose futili.
Per Inuyasha era la prima volta, dopo la morte di sua madre, in cui conversava
tranquillamente e senza timore.
Kagome era
davvero diversa, ciò lo rendeva ancora più felice.
Però un
pensiero lo perseguitava: l’espressione del volto di Kagome pochi istanti
prima.
Era stato per un breve istante, ma era riuscito a scorgere la vera essenza di quella ragazza.
C’era qualcosa che la tormentava, ma non riusciva ad immaginare cosa poteva
essere.
Dopo
diversi minuti, Kagome si alzò annunciando la fine della loro piccola pausa.
Sebbene l’idea non lo entusiasmasse decise di seguirla; restare al suo fianco
era diventata la sua priorità.
Non si
sentiva ancora pronto per entrare nella resistenza, ma per il momento andava
bene in questo modo.
Voleva godersi, per quanto possibile, i momenti passati accanto a quella
ragazza.
Percorsero
un lungo corridoio, quando improvvisamente vide Kagome bloccarsi a metà strada.
Il suo corpo aveva preso a tremare in modo quasi impercettibile, l’eco del
battito del suo cuore era chiaramente udibile alle sue orecchie sensibili.
Il suo
sguardo corse verso il lungo corridoio.
In lontananza vide qualcuno che si avvicinava.
Dall’odore intenso che percepiva constatò che si trattava di uno youkai, cosa
insolita che si aggirasse indisturbato per quella struttura.
Mentre avanzava si accorse, con stupore, di riconoscere i tratti di quella
figura.
Il portamento fiero ed elegante, quell’odore così simile al suo e soprattutto
quei lunghi capelli d’argento e le iridi dorate.
Trasalì, mentre cercava un modo per proteggere Kagome dalla furia di suo
fratello maggiore.
Sesshomaru si fermò dinnanzi a Kagome, squadrando da capo a piedi la ragazza
per poi passare lo sguardo freddo e glaciale verso l’hanyou.
<< Cosa significa questo? >>, domandò gelido.
Kagome deglutì pesantemente, mentre cercava una maniera per accomodare la
faccenda.
<< Ecco, generale… >>,
esordì, accennando un breve inchino.
A quelle parole Inuyasha restò basito; Sesshomaru era il capo della resistenza.
Aveva pochi ricordi di lui, ma non aveva dimenticato che odiava gli esseri
umani.
Erano feccia ai suoi occhi, senza contare che suo padre aveva abbandonato la
sua compagna per una donna umana.
<< Questo atteggiamento non è da te, Kagome. Soltanto pochi anni fa
avresti ucciso a vista un intruso, invece oggi fai comunella proprio con un
misero hanyou >>, le disse con rabbia e risentimento.
Inuyasha digrignò i denti, emettendo un debole ringhiare.
Kagome chinò il capo, accettando con passività le parole del suo capo.
Aveva
ragione soltanto su di lei, ma su Inuyasha era completamente in torto.
<<
Generale, le permetto di insultare la mia persona ma non le do lo stesso
diritto con i miei amici >>, rispose piccata, sorprendendo i due fratelli.
Sesshomaru
rimase colpito dalla forza delle sue parole, ma sapeva bene cosa celava il suo
passato e non aveva intenzione di perdere una valida collaboratrice.
Era la sua protetta, assieme a Rin: una piccola bambina umana che aveva salvato
qualche mese prima assieme a Kagome.
<<
Per questa volta faremo a modo tuo, ma non tollererò altri atti sconsiderati
>>.
Kagome tirò un profondo sospiro di sollievo, sentendosi improvvisamente
rasserenata.
Sesshomaru
lanciò un’occhiata ad Inuyasha, ma nulla traspariva dal suo sguardo.
<<
Seguimi >>, ordinò all’hanyou.
Kagome sgranò gli occhi stupita, mentre il suo corpo fu attraversato da una
scarica di tensione.
Inuyasha la guardò, cercando di tranquillizzarla.
Era un tentativo inutile, ma almeno avrebbe potuto dire di averci provato.
Lei aveva davvero paura della reazione di Sesshomaru, ma sentiva che si poteva
fidare di lui.
Tuttavia, nonostante questa consapevolezza, non poté impedire al suo corpo di
tremare.
Inuyasha seguì Sesshomaru, sotto lo sguardo preoccupato di Kagome.
*******
Il tragitto
fu completamente avvolto nel silenzio.
Inuyasha
faceva di tutto per non parlare, Sesshomaru evitava in tutti i modi qualsiasi
tipo di conversazione superflua.
Il suo
“ufficio” si trovava alla fine di un lungo corridoio privo di cunicoli, molto
diverso da quelli che aveva avuto modo di vedere fino a quel momento.
Le pareti erano ricoperte da alcune lastre di un qualche materiale scuro,
Inuyasha si guardava attorno circospetto e alla fine arrivarono a destinazione.
La porta in legno era finemente lavorata, segno dell’importanza che rivestiva
lo youkai all’interno dell’organizzazione.
Sesshomaru
l’aprì ed entrò tranquillamente nel suo ufficio, seguito a ruota da Inuyasha
che richiuse la porta alle sue spalle.
Non c’erano sedie in quel luogo, soltanto una grossa scrivania stracolma di
carte ben ordinate.
Su una parete di fondo si trovavano due meravigliose katane.
Una di esse
aveva l’elsa leggermente più usata dell’altra, ma oltre all’apparenza dovevano
racchiudere un qualche segreto particolare.
<<
Sono passati molti anni eppure ti sei ricordato del volto di tuo fratello
>>, commentò con sarcasmo Sesshomaru, mentre cercava qualcosa tra le sue
carte.
Inuyasha
scrollò le spalle e rispose: << La tua brutta faccia non l’avrei
dimenticata per niente al mondo fratellino
>>.
Sesshomaru si lasciò sfuggire un sorriso ironico, voltandosi lentamente verso
il fratello.
<< Per
quale motivo ti trovi qui? Non posso credere che, improvvisamente, ti sia
venuto un po’ di spirito combattivo >>, commentò, tornando a essere il
gelido generale della resistenza.
Inuyasha incrociò le braccia al petto, evitando di rispondere alla domanda
dello youkai.
<<
Capisco… >>, continuò Sesshomaru, senza perdere di vista l’hanyou.
<< Tuttavia, dubito fortemente che tu possa esserci di qualche utilità
>>, commentò in tono glaciale, mentre Inuyasha sentiva il sangue andare
lentamente verso la testa.
<<
Kagome è una mia protetta e ho dato la mia parola >>, concluse,
incrociando le braccia al petto.
Rapido si diresse alla parete dove si trovavano le due katane.
Ne prese una tra le mani; quella più finemente lavorata e la legò alla cintura
della sua corazza.
<<
Sei sotto la sua protezione, e per quanto io desideri ucciderti temo di dover
rispettare la parola data >>.
<<
Sentimento reciproco >>, replicò Inuyasha, mentre cercava di contenere la
rabbia nei suoi confronti.
Inuyasha si voltò e uscì sbattendo la porta alle sue spalle.
Percorse il
corridoio furente, l’espressione del viso esprimeva molto più di quello che avrebbe
potuto dire a parole.
Odiava oltre ogni dire suo fratello, in quel momento forse ancora di più non
avesse mai fatto.
Se non si erano affrontati era stato per rispetto a Kagome, questa era l’unica
ragione possibile.
Un profumo di vaniglia colpì il suo olfatto, lasciando per un secondo sorpreso.
Kagome era alla fine del corridoio, l’espressione del viso si era rilassata nel
vederlo arrivare tutto intero.
<< Meno male >>, disse a bassa voce, portando le mani al petto.
Inuyasha le si avvicinò e le poggiò una mano sul capo, lasciando che alzasse il
suo viso per osservarlo ancora una volta.
I suoi occhi dorati incontrarono quelli nocciola di lei.
I loro sguardi s’incatenarono l’uno nell’altro, mentre lentamente perdevano
coscienza del mondo circostante a loro.
Kagome si
sentiva in trappola, per la prima volta nella sua esistenza sentiva che non
poteva sconfiggere il suo avversario peggiore; se stessa.
Per anni aveva lottato contro la parte più debole della sua anima, reprimendo
più che poteva i suoi sentimenti.
Era ancora una debole, lo capì nell’istante in cui i suoi occhi si persero in
quelli dell’hanyou.
Scostò il viso dal suo, arrossendo un poco e percorse il cunicolo che conduceva
ai suoi alloggi.
Inuyasha la seguiva, era diventato la sua ombra.
<< C’è
qualcosa che vuoi chiedermi? >>, gli chiese, cercando la maniera per
impedire che il silenzio li avvolgesse.
<< Nulla di particolare. Soltanto, mi chiedevo come potevi sopportare
quello youkai >>.
Inuyasha si guardò dal rivelare la loro parentela, non si sentiva a suo agio a
parlarne con una persona, che nel bene o nel male, era un’estranea per lui.
Un sorriso
carico di sofferenza incurvò le sue labbra, mentre la sua mente tornava al
primo incontro con Sesshomaru.
<< Mi ha salvato la vita >>, mormorò a bassa voce.
Si fermarono a metà strada nel corridoio, Kagome teneva il capo chino dinnanzi
a lei.
Non era certa di poter mantenere la sua espressione composta, ma soprattutto non
poteva tollerare che Inuyasha scoprisse il suo lato debole.
<< Avrebbe dovuto uccidermi, ma invece mi chiese: “Qual è il tuo sogno?”.
Una domanda strana, per diversi minuti non seppi cosa rispondere. Mi disse di
seguirlo, in questo modo avrei potuto trovare una risposta alla sua domanda
>>, spiegò, voltandosi con un sorriso di cortesia sul volto.
Inuyasha la osservò attentamente, osservando il suo volto tendersi nello sforzo
di non crollare come le altre volte.
<< E qual’era la tua risposta? >>, le chiese.
Kagome rifletté sulla risposta, cercando di decidere qual’era la cosa giusta da
fare.
Trasse un
profondo respiro, optando per una mezza verità a fin di bene.
<< Il
mio sogno, il mio unico desiderio è vivere la mia vita senza dover più
impugnare un arma e macchiare le mie mani di sangue. Non importa quanti youkai
dovrò uccidere, quante ferite dovrò subire… io farò di tutto per realizzare il
mio desiderio >>.
Inuyasha rimase colpito dalle sue parole, dalla forza che brillava in quei
bellissimi occhi color nocciola.
Kagome sorrise, tornando ad essere la ragazza che aveva conosciuto
dapprincipio.
Si congedò da lui, accennando un rapido inchino e tornò ai suoi alloggi per
riposare ancora un po’.
Non si era ancora del tutto ripresa, ma soprattutto doveva preparare un
rapporto sulla missione da consegnare a Sesshomaru.
Inuyasha la
osservò svanire in quei cunicoli, mentre nel suo animo sentiva che si stava
scatenando una vera e propria guerra.
*******
Chiuso nel
suo ufficio, Sesshomaru rifletteva sulle coincidenze della vita.
No, forse non si trattava di un caso.
Il suo sguardo corse alla parete dove era poggiata una katana dall’aria
trasandata.
Una rabbia repressa incrinò la sua maschera di uomo imperscrutabile, mentre
serrava la mano attorno all’elsa della sua spada.
Ripensò a
suo padre, all’ingiustizia che gli era toccata.
Quella katana dall’aria trasandata che in realtà nascondeva l’arma più potente,
quell’arma degna di un guerriero non era stata destinata a lui.
Tessaiga era per Inuyasha, questa era la volontà del padre.
“Padre, ancora non comprendo la ragione del vostro gesto. Per quale motivo
avete lasciato Tessaiga a Inuyasha? Per quale ragione? “ pensò con amarezza,
osservando il profilo di quella meravigliosa arma.
“Perché Tenseiga, un’arma incapace persino di ferire, è toccata in sorte a me”.
Più ci pensava e meno riusciva a capacitarsi di quella sorte avversa, ma sapeva
che non poteva ottenere ciò che più bramava con la semplice forza.
Suo padre
aveva preso le sue precauzioni, rendendogli Tessaiga impossibile da maneggiare.
<< Tu non hai
bisogno di una simile arma. Sei già molto forte, ed è per questo che non temo
niente al tuo fianco >>.
Il ricordo
di quelle parole, pronunciate con tanto affetto e dolcezza lo colpirono con la
forza di uno schiaffo.
“Kagura… se soltanto avessi avuto Tessaiga… forse sarei stato in grado di
salvarti”.
Finito, almeno
per oggi.
Passiamo subito all’angolo dei ringraziamenti =):
ryanforever: xD
diciamo che per il momento non ti posso dire nulla, ma in questo capitolo hai
scoperto qual cosina di più e chissà nel prossimo =).
Inufan4ever:Gioia, ma non ti devi preoccupare =). Tanto, come
dissi a achaori, la ficcy non scappa mica xD. Sono contenta che la citazione
presa da “Persuasione” ti sia piaciuta *gongola un pochino* Ogni frase è in
tema con il capitolo, a volte potrebbero addirittura svelarvi qualcosa =) becareful ^__-.
Al prossimo
aggiornamento.
Un grandissimo kiss a tutti dalla piccola Fin
Ciao a tutti!
Scusate se ieri sera non ho postato, ma dovevo andare ad un concerto e avevo
scritto di fretta. Risultato: oggi ho dovuto riscrivere metà capitolo >.<
Domani non
posterò, ma sabato non mancherò di sicuro ^-^.
Bene, ora vi
lascio alla lettura di questo nuovo capitolo dove scopriremo qualcosina di più
=).
Un grandissimo kiss a tutti dalla piccola Fin
Una missione
pericolosa.
<< I want to be a flame giving off
brilliance as I go
that’s my proof of living here. >>
(“Proof”- Angela)
Sdraiata
supina sul letto, Kagome rifletteva su quello che era accaduto nelle ultime ore.
Inuyasha
era in grado di abbattere le sue difese, per quanto ben costruite esse fossero,
bastava un suo sguardo profondo e lei perdeva le forze.
Era una
situazione complicata, dal canto suo non sapeva proprio cosa fare per uscirne.
Sospirò profondamente.
Avrebbe aspettato il ritorno di Sango, sperando che avesse qualche buon
consiglio da darle al riguardo.
Si alzò dal
letto, afferrando il libro che era caduto a terra e si diresse verso la
scrivania.
Presto, Sesshomaru avrebbe varcato la soglia del suo alloggio con una nuova
missione pronta per lei.
Si passò una mano sul volto, cercando di tranquillizzarsi.
Non si era ancora ripresa, ma non poteva rifiutare. Era una guerra.
La sua mano
corse lungo le venature del legno della scrivania, trovando un piccolo
rigonfiamento dove premette con più forza.
Un meccanismo scattò al suo interno, aprendo uno sportello nascosto sotto la
scrivania.
Kagome estrasse una fotografia malconcia, leggermente bruciata ai bordi e
rovinata dall’umidità.
Ritraeva
diversi volti sorridenti, volti di persone a lei molto care.
Le sue dite corsero su quei volti a lei tanto cari, lasciando che i ricordi
prendessero il sopravvento su di lei.
Chiuse gli
occhi, riponendo al suo posto quella foto.
La presenza di Sesshomaru si avvicinava sempre di più, e non era una buona cosa
che la scoprisse ad indugiare sul passato.
Come
previsto, lo youkai varcò la soglia del suo alloggio.
L’espressione del suo volto era indecifrabile, ma ormai la ragazza vi aveva
fatto l’abitudine.
Kagome si
alzò, accennando un inchino con il capo.
<< Kagome, la prossima missione sarà di vitale importanza >>,
esordì con voce seria. << Quindi, esigo la tua massima concentrazione. Se
tutto andrà come deve, molto probabilmente infliggeremo un grande danno a
Naraku >>.
<< Certamente, generale >>.
Kagome si mise sull’attenti, concentrandosi su ogni singola parola pronunciata
dallo youkai.
<<
Pare che in una struttura, non molto lontano da qui, alcuni youkai si siano
ammassati in gran quantità. Il nostro informatore è sicuro della presenza di
qualcosa di importante, di grande valore. Inoltre, pare che Naraku abbia
visitato l’installazione più volte per motivi ignoti >>, concluse,
lasciando a Kagome il tempo per riflettere.
Una debole speranza attraversò la sua anima, scuotendo il suo cuore e accedendo
il suo entusiasmo.
<< Vuol
dire che… >>.
Sesshomaru annuì. << E’ molto probabile, proprio per questa ragione non
posso lasciarti andare da sola >>, le disse.
Kagome inarcò una delle sopracciglia, cercando di immaginare cosa volevano dire
le parole di Sesshomaru.
L’avrebbe accompagnata?
Era impossibile, soprattutto considerando che lui stesso doveva ripartire
subito. Un periodo critico si stendeva davanti a loro, necessitavano di mettere
tutte le loro forze in campo.
<<
Visto che hai garantito per lui: sarà Inuyasha il tuo partner >>,
concluse Sesshomaru, aprendo la porta dell’alloggio della ragazza e lasciando
entrare l’hanyou.
La ragazza era sempre più stupita, mentre il sangue saliva velocemente alla
testa.
Si sentiva umiliata, non tanto perché era Inuyasha il suo compagno di missione,
ma perché Sesshomaru aveva dimostrato di non aver fiducia in lei.
<<
Generale, con il dovuto rispetto non ho bisogno di un compagno di viaggio
>>, rispose piccata, serrando le mani in pugni ben chiusi.
Sentiva il suo corpo tremare per la rabbia, mentre si sforzava di contenere le
sue emozioni.
<< Mi
spiace Kagome, ma questo è un ordine irreversibile >>, le disse
Sesshomaru, aumentando ancora di più la sua rabbia.
<< Altre missioni più pericolose le ho svolte in completa solitudine,
senza nessuno e…>>
<<
Questa volte sei coinvolta personalmente! >>, ribatté Sesshomaru.
Kagome non trovò la forza di replicare a quelle parole, mentre Inuyasha
assisteva allo scambio di battute senza capirne il significato.
<< Partirai tra dieci minuti, questo è tutto >>.
Detto questo uscì dal suo alloggio, lasciando lei e Inuyasha completamente da
soli.
Sbuffando contrariata cominciò a preparare la faretra, controllò la corda del
suo arco e afferrò la divisa scura nascosta sotto il letto.
Tenendola tra le mani guardò Inuyasha, leggermente in imbarazzo per la
situazione.
<< Potresti voltarti, per piacere >>, gli chiese con un po’ di
ironia, mentre l’hanyou scattava nella direzione opposta.
Kagome si sfilò lentamente i suoi abiti, indossando finalmente la sua divisa di
capitano della resistenza.
Si sentiva
a suo agio con quell’abito scuro, ma non poteva indossare sempre quei panni e
lei lo sapeva bene.
<< Andiamo >>, annunciò, mentre con forza apriva la porta davanti a
se.
Il suo sguardo era diventato freddo e impenetrabile, lasciando il povero hanyou
completamente disorientato.
Percorsero parecchi corridoi, allontanandosi sempre di più dalle zone
illuminate.
Nessuno dei
due parlò, troppo nervosi per fare una qualsiasi conversazione.
Kagome si
sentiva troppo umiliata, tanto da non essere certa di mantenere un comportamento
dignitoso con Inuyasha, mentre quest’ultimo era arrabbiato con la ragazza per
quel suo silenzio.
Non capiva la ragione per la quale non lo voleva con se.
Probabilmente non lo considerava alla sua altezza, un peso inutile da
trascinarsi dietro.
Dopo diversi minuti raggiungessero una scala, completamente avvolta dalle
tenebre, unica via d’uscita vicino al loro obbiettivo.
Kagome salì i gradini senza timore di sbagliare, mentre Inuyasha si trovava a
pochi passi dietro di lei.
Sentiva che sarebbe scappato, questa paura si era insediata nella sua mente nel
momento in cui avevano cominciato a salire quella lunga scala.
Non era
certa di poterlo trattenere, non dopo il suo comportamento ma doveva provare a
fidarsi.
Voleva
dargli fiducia.
Le scale
finirono e Kagome trovò la botola che conduceva all’esterno.
Una gran quantità di terra ed erba piovvero loro addosso, mentre con calma
Kagome usciva e invitò l’hanyou a seguirla.
Per Inuyasha fu un sollievo respirare nuovamente l’aria fresca del tramonto,
osservare nuovamente il cielo tingersi del colore del fuoco al calare del sole
e sentire la quiete della foresta quando riposava.
Kagome richiuse il passaggio, nascondendolo com’era in precedenza e osservò il
volto sereno di Inuyasha.
Una fitta al petto la colpì improvvisamente, mentre osservava la figura dell’hanyou
allontanarsi da lei.
Kagome scattò in avanti, afferrando tra le sue mani un lembo del kariginu rosso
che indossava l’hanyou.
Inuyasha si voltò sorpreso, mentre osservava il volto terrorizzato di Kagome riacquistare
un po’ di colore.
Per un lungo istante si guardarono negli occhi, perdendosi ancora una volta l’uno
nell’altro.
La sua mente giocava brutti scherzi, ma sapeva che era uno scherzo dovuto al
suo terrore più profondo: restare da sola.
<< Scusami per prima >>, disse a bassa voce, mentre lasciava la
presa dalla sua casacca rossa.
<< Non volevo sembrare scortese verso di te, però vedi… >>.
Kagome si bloccò, incapace di proseguire il suo discorso.
Che diritto aveva lui di sapere?
Inuyasha la scrutò per un lungo istante, mentre la osservava scostare lo
sguardo dal suo e tenendo gli occhi bassi.
Voleva
sapere di più, molto di più su quella ragazza divenuta capitano della
resistenza umana.
La vide aumentare la stretta sul arco, mentre sistemava meglio sulla spalla la
faretra ricolma di frecce.
<<
Non importa Kagome, dopotutto sono un hanyou. Essere respinto, isolato e
considerato meno di niente è cosa di tutti i giorni per me >>, replicò
con sarcasmo.
Kagome sollevò ancora il capo, decisamente furibonda per le sue parole.
<<
Credi che io ti consideri un peso?! >>, esclamò sconvolta.
<< Dalle tue parole di prima mi era parso chiaro >>, continuò
imperterrito, un forte risentimento minava le sue stesse parole.
Kagome si morse il labbro inferiore, cercando di trattenere i suoi sentimenti
di rabbia e odio.
Era un male provarli.
Sentimenti oscuri come rabbia, odio, vendetta e rammarico aumentavano la forza
dei demoni, e di conseguenza anche di Naraku.
La ragazza si voltò verso il sentiero che dovevano prendere, decisa a non darla
vinta a quel ragazzo così sicuro dei suoi pensieri.
<< Se la pensi in questi termini fai pure, non m’interessa. Non amo
sprecare la mia voce con qualcuno che non capisce >>.
Inuyasha la osservò marciare per il sentiero, mentre si malediva mentalmente
per quelle parole crudeli.
Lei era diversa.
Non era come gli altri.
L’aveva accolto con gentilezza, tenendogli una mano quando nessuno l’avrebbe
fatto.
Si era fidata di lui, ma invece di esserle grato le aveva rivolto parole che
non pensava veramente.
Scosse il
capo più volte, cacciando quei pensieri assurdi dalla sua mente
Doveva trovare Kagome, immediatamente, oppure Sesshomaru gli avrebbe staccato
la testa a morsi.
Era rimasto stupito nel vederlo entrare nell’alloggio di Miroku, ancora di più
nel sapere che cercava proprio lui.
“Voglio che tu controlli Kagome durante una missione, è una cosa importante. Se
la perdi di vista ti uccido “, così aveva detto.
Non aveva replicato perché suo fratello non era il genere di persona alla quale
si poteva negare qualcosa, soprattutto quando nei suoi occhi brillava una
scintilla omicida che non si sarebbe spenta per nessun motivo al mondo.
L’odore di
Kagome era scomparso nel nulla.
Dal fondo del sentiero si potevano udire diverse voci, alcune fiaccole
illuminavano il loro percorso.
Una piccola mano bianca si posò sulla sua spalla, stringendolo con forza e
attirandolo dietro un cespuglio di gelsomino.
<< Che ti è preso?! >>, chiese seccato.
La ragazza gli posò un dito sulle labbra, lasciandogli intendere di fare
silenzio.
L’odore del gelsomino era penetrante, tanto da dargli un leggero senso di
vertigine e nausea.
Con la coda dell’occhio osservò Kagome, appiattita contro il tronco di un
albero e l’arco già pronto all’uso.
I gelsomini avevano nascosto il suo odore, proteggendola dall’arrivo di quegli
youkai.
Erano creature grottesche, i volti erano sfigurati oltre l’immaginazione.
Kagome trattenne il respiro, lasciando che le dita scorressero sulle piume della
freccia per cercare di calmarsi.
Gli youkai
passarono senza notarli.
La ragazza si lasciò andare contro il tronco dell’albero, mentre con rapidità
riponeva nella faretra le frecce.
<<
Dovremo farci più furbi >>, disse a voce bassa, inginocchiandosi a terra.
Inuyasha la osservava, mentre si rialzava per proseguire la strada nel folto
del bosco.
<< Aspetta! Perché non hai ucciso quei demoni? >>, le chiese.
Kagome si volse verso di lui, freddandolo con un occhiata di ghiaccio.
<< Se l’avessi fatto la missione sarebbe andata male. Non uccido per puro
piacere, se è questo che intendi, ma soltanto quando non vi è altra scelta
>>.
Proseguì
per la sua strada, mentre Inuyasha la seguiva come un ombra.
Questa volta aveva bisogno di aiuto e soltanto una persona poteva aiutarla;
Koga, uno youkai appartenente ad una tribù di lupi.
Era una creatura instabile, ma l’aiutava sempre volentieri nelle missioni e le
forniva numerose informazioni.
Abitava
poco distante dal loro obbiettivo, quindi non avrebbero dovuto faticare molto.
Il pensiero
di speranza che l’aveva animata nel suo alloggio tornò prepotente dentro di
lei, aumentando d’intensità ad ogni passo che lei compiva.
Si portò una mano al petto, ascoltando silenziosa i battiti del suo cuore
impaziente.
<< Scusami per le parole di prima >>, le disse Inuyasha,
distogliendola per un attimo dal flusso dei suoi pensieri.
<< Non ti preoccupare, eravamo entrambi arrabbiati con Sesshomaru
>>, gli rispose con un sorriso, rassicurando l’hanyou che la seguiva poco
distante.
Un rumore
nella foresta catturò la sua attenzione e rapida preparò una nuova freccia all’arco,
i muscoli delle sue braccia si tesero ed erano pronti a reagire.
Inuyasha si portò davanti a lei, deciso a proteggerla in caso di attacco.
<< Inuyasha, non ho bisogno della tua protezione >>, gli disse con
gentilezza, mentre osservava l’hanyou mettersi fianco a lei.
<< Lo so, ma non sono il tipo che ascolta ciò che gli viene detto
>>, le rispose con ironia, sorridendole in modo quasi irriverente.
Kagome ricambiò puntando l’arco dinnanzi a lei.
I passi si avvicinavano sempre di più, lasciando che la tensione aumentasse
dentro il suo animo.
Tese la corda dell’arco e rilasciò la freccia che sibilò nell’aria della sera.
E anche questo è
terminato!
Scusate se non apro il mio angolo dei ringraziamenti, ma sono molto in ritardo
e un film richiama la mia presenza =).
Al prossimo aggiornamento (sabato) =).
Ciao a tutti!
Come promesso eccomi qui ad aggiornare =).
Scusate se ieri non ho postato ma ero indaffarata, inoltre stamattina ho dovuto
litigare con un paio di cavalli di troia che si erano infiltrati nel mio computer
<.< maledetti, s’infilano ovunque… nelle fessure >.<.
Ma lasciamo stare il mio dramma, ora vi lascio alla lettura di un capitolo
alquanto particolare e… arrivederci a lunedì^^.
Un
grandissimo kiss a tutti dalla piccola Fin.
Alleati.
<<
Il tempo cambia il volto delle
cose,
anche dei ricordi. >>
(“Le cronache del mondo emerso vol. 1”- Licia Troisi)
Inuyasha
rimase sorpreso dalla forza emanata dalla freccia di Kagome.
Era un’energia purificante molto intensa, sebbene contenuta dalla ragazza.
In quel momento, per la prima volta da quando aveva conosciuto Kagome, sentiva
di capire la ragione per la quale era così importante per gli altri.
Alcuni
lamenti giunsero dal punto in cui la freccia era stata scagliata, costringendo
la ragazza ad andare di persona a controllare.
<< Ma
sei matta! Volevi forse uccidermi?! >>, urlò una voce maschile.
Kagome rimase a bocca aperta scoprendo a chi apparteneva.
Koga, giovane capo della tribù di demoni lupo, era un ragazzo dai lunghi
capelli scuri legati in una coda alta, occhi azzurri come il cielo.
<< Koga, non sapevo di trovarti qui >>, ammise Kagome, riprendendo
la freccia dal tronco dell’albero e liberando Koga.
Il colpo non era andato a segno, esattamente come temeva, ma aveva colpito Koga
vicino ad un polsino che teneva sul braccio destro.
Inuyasha
osservava il nuovo arrivato con fare circospetto.
<< Sesshomaru mi aveva detto di trovarti a metà strada, in questo modo la
missione non sarebbe stata dilungata da inutili perdite di tempo >>, le
spiegò Koga.
Kagome sospirò pesantemente, passandosi una mano tra la folta chioma scura.
Era tipico
di Sesshomaru un comportamento simile, ma non poteva svolgere la sua missione
se prima non verificava una cosa.
Inuyasha
continuava ad osservare i due parlare, completamente tagliato fuori dai loro
discorsi.
Koga lanciò
una veloce occhiata all’hanyou, mentre sul suo viso si dipingeva una smorfia di
disgusto.
La ragazza, intuendo a chi era
rivolta quell’espressione, schiaffeggiò in pieno volto il demone lupo.
Il colpo
era stato rapido ma soprattutto inatteso, Koga non aveva potuto opporsi e
forse, se l’avesse evitato, Kagome non si sarebbe limitata ad un piccolo
schiaffo sulla guancia.
<< Non azzardarti a rifarlo, altrimenti la freccia di prima diventerà la
tua condanna a morte >>, disse minacciosa.
Koga deglutì pesantemente e annuì con il capo.
Conosceva
molto bene Kagome, sapeva che se minacciava qualcosa poi lo metteva in pratica.
Con la coda dell’occhio osservò ancora l’hanyou alle spalle di lei, cercando di
scoprire la ragione del suo forte attaccamento.
Alla fine rinunciò; era solo un normalissimo hanyou, nulla di speciale.
<< Cosa sai dell’edificio di Naraku? >>, gli chiese, tornando ad
essere il capitano della resistenza.
Koga si riscosse dai suoi pensieri.
Afferrò un ramo in terra e tracciò, a grandi linee, la mappa dell’edificio con
le zone più sorvegliate segnate da una piccola croce.
<< Purtroppo, ogni più piccolo angolo è sorvegliato da diversi youkai e
non è così facile entrare >>, continuò Koga, spiegando in termini chiari
la piccola mappa disegnata a terra.
<< in questo punto >>, indicò con il legnetto un punto imprecisato,
<< dovrebbe trovarsi una stanza speciale, probabilmente potresti trovare…
>>, si ferma un istante, osservando il volto di lei per scoprire se
parlare o meno.
Kagome scosse il capo, indicandogli di non dire nulla al riguardo.
Inuyasha osservava la scena muovendo leggermente le orecchie, cercando di
captare altri suoni nella foresta ma restando concentrato sulla conversazione.
Aveva capito che Kagome nascondeva qualcosa, un mistero del suo passato che la
legavaa quella missione particolare.
Più ci
pensava e meno riusciva a trovare una risposta.
<< Ad ogni modo direi di muoverci. Allo spuntare dell’alba dovrebbero
aumentare le guardie, stanotte ce ne sono molte di meno >>, concluse Koga
e Kagome annuì d’accordo con lo youkai.
Sebbene l’idea di viaggiare con un hanyou a Koga non facesse piacere fu
costretto a cedere, soprattutto davanti allo sguardo severo di Kagome.
Adorava quella ragazza, avrebbe fatto qualsiasi cosa per lei.
I suoi
occhi erano altrove però, la sua attenzione non era mai completamente rivolta
verso di lui.
Il piccolo gruppo riprese la marcia, tagliando nel bosco per accorciare il loro
sentiero.
Koga era in testa, seguito da Kagome affiancata a Inuyasha.
<< Volevo scusarmi per prima >>, mormorò Kagome, osservando l’hanyou
con la coda dell’occhio.
Inuyasha scosse il capo e rispose: << non devi preoccuparti Kagome,
dopotutto ci sono abituato >>.
<< Però… >>. Inuyasha le poggiò un dito sulle labbra, riuscendo
finalmente a zittirla.
<< “però” nulla. Mi basta sapere che al mio fianco ci sarai, le parole
degli altri non m’interessano >>, le rispose dolcemente, stupendo per un
breve momento la ragazza.
Quasi scottasse, Inuyasha ritrasse rapido la mano e superò di pochi passi
Kagome lasciando ancora completamente basita.
Quelle parole dette con sincerità, nate dal profondo del suo cuore avevano
scaldato la sua anima più di qualunque altra cosa.
Era certa di potersi fidare di lui, ora sentiva che poteva dirgli ogni cosa.
<<
Inuyasha… >>.
Al suono della voce di lei si fermò, voltandosi lentamente nella sua direzione
con il volto ancora leggermente arrossato.
<< Ti
ricordi ieri, quando mi hai chiesto il motivo per cui combatto? >>, gli
domandò Kagome, accennando alla loro breve discussione dopo il combattimento
con Sango.
Inuyasha
annuì perplesso, riacquistando finalmente un colore del viso normale.
<< Devo aggiungere una cosa a quanto ti dissi… >>.
L’espressione del suo viso crollò, esattamente come accadde quella volta.
<< Discendo da antiche sacerdotesse, una di esse in particolareera molto potente e visse quasi cinquecento anni
prima: il suo nome era Kikyo >>.
Kikyo.
Era un nome che conoscevano tutti; umani e youkai.
Una sacerdotessa dagli immensi poteri spirituali, in grado di purificare ogni
tipo di aura maligna.
Era scomparsa durante la prima guerra con Naraku, ma nessuno aveva mai saputo
spiegare la ragione della sua sconfitta
<<
Quando ero molto piccola fui rapita e portata al cospetto di Naraku. Voleva il
mio potere al suo servizio. Ovviamente mi rifiutai, ma in quel momento lui mi
disse che la mia famiglia era sua prigione ria e me ne mostrò le prove
>>, continuò Kagome, mentre i suoi occhi si velavano di una profonda
malinconia.
Inuyasha la osservò attentamente, ascoltando con la massima attenzione il suo
racconto.
<< Quando conobbi Sesshomaru lo considerai un dono del cielo. Mi offrì
una diversa scelta, la possibilità di servire la causa dell’umanità e vendicare
le innumerevoli vite che erano state strappate al mondo >>.
<< Quindi, sei convinta che questo edificio contenga la tua famiglia?
>>, le chiese perplesso Inuyasha.
Kagome annuì decisa con il capo.
<< E’ quello che spero >>.
Koga aveva ascoltato ogni parola, rimanendo stupito ad ogni singolo istante.
Sapeva anche lui la sua storia, ma non credeva che ne avrebbe parlato così
facilmente anche con quell’hanyou.
Era davvero
così importante per lei?
<<
Kagome, siamo quasi arrivati >>, annunciò Koga, riacquistando finalmente
l’attenzione di lei.
La ragazza
sorrise a Inuyasha, avvicinandosi allo youkai per definire gli ultimi dettagli
della missione.
Inuyasha li seguiva poco distante, immerso nei suoi pensieri concentrati soprattutto
su quella ragazza tanto particolare.
Si era
fidata di lui al punto da confessargli un segreto tanto importante?
Non capiva la ragione di tanto attaccamento, ma ne era entusiasto comunque.
Tuttavia,
un ombra oscurò i suoi pensieri, rendendoli cupi di fronte alla cruda realtà
dei fatti.
Naraku
aveva messo un guinzaglio ad ogni youkai; hanyou compresi.
Sentiva
dentro di se che presto avrebbe fatto i conti con esso, probabilmente avrebbe
dovuto ferire Kagome più del necessario.
Camminarono
ancora per diversi minuti prima di raggiungere finalmente la loro destinazione.
L’edificio
era molto più di alto di quanto non si aspettasse, illuminato a giorno in ogni
più piccola stanza.
Kagome notò
subito la carenza di youkai di guardia, un colpo di fortuna per il loro piano.
<< Avevi ragione, gli youkai di guardia sono decisamente pochi >>,
commentò Kagome, mentre Koga annuiva con il capo.
Inuyasha si era posizionato davanti a lei, osservando quell’edificio con un
terrore indescrivibile.
<< Io e Inuyasha ci occuperemo di tutto, tu aspetta qui. Se non dovessimo
tornare in due ore devi scappare, sono stata chiara? >>.
Koga stava per replicare a quell’ordine, ma un occhiata truce di lei lo rimise
al suo posto.
Kagome
sapeva bene che Koga era uno dei pochi youkai, assieme a Sesshomaru e pochi
altri, ad essere scappati al controllo di Naraku.
Non sapeva in cosa consisteva, ma doveva essere qualcosa di terribile visto che
nessuno ne parlava mai.
Il suo
compito era di proteggerlo.
Non era Sesshomaru, una creatura improntata alla razionalità e alla freddezza,
ma qualcuno di più impulsivo e imprevedibile.
Non lo
voleva come nemico.
Kagome incoccò
una freccia all’arco, lanciandola in direzione di uno youkai vicino al portone.
La freccia sibilò nell’aria notturna, rilasciando una forte aura purificante.
Il
bersaglio fu colpito in pieno dal colpo di Kagome, sorprendendo i due compagni
di viaggio con la sua ottima mira.
I demoni di
guardia si accorsero dell’attacco avvicinandosi in massa al punto in cui era
scomparso il loro compagno.
Altre due frecce sibilarono nell’aria colpendo altri demoni, creando la confusione
di cui Kagome ebbe bisogno e consentì ad Inuyasha di eliminare gli altri demoni
di guardia.
La ragazza scivolò fuori dal suo nascondiglio tra gli alberi, raggiungendo l’hanyou
che l’attendeva all’ingresso del palazzo.
Le porte si aprirono senza problemi, lasciando la ragazza decisamente sorpresa.
Era fin
troppo facile.
Sentiva che il suo sesto senso l’avvertiva di un pericolo ma non lo
individuava, con lo sguardo osservò la stanza dalle pareti bianche e le luci
artificiali non trovando niente di sospetto.
Proseguì lungo il corridoio, seguendo la pista fornitale da Koga e dal suo
istinto.
Aprì la porta di una stanza, l’unica avvolta dall’oscurità, e la spalancò.
Era un magazzino, le scatole erano perfettamente imballate e impilate l’una
sull’altra.
Una piccola finestra proiettava la luce dall’esterno, illuminando fiocamente la
stanza con la pallida luce lunare.
<< Dobbiamo continuare a cercar…>>.
Le parole le morirono in gola, un colpo alla nuca decisamente forte le fece
perdere i sensi.
Prima che le tenebre l’avvolgessero, Kagome poté udire una voce lontana che
diceva: “perdonami”, ma era troppo confusa per scoprire a chi appartenesse.
Anche questo è
terminato in sospeso^^.
Cosa sarà successo? Chi l’avrà mai colpita?
Bene, con queste domande vi lascio, ma ora apriamo l’angolo dei ringraziamenti:
ryanforever: *pin
pon* risposta esatta^^.
Cometa91: *blush* grazie *////* così però mi mettete in
imbarazzo.
Al prossimo
aggiornamento.
Un grandissimo kiss a tutti dalla piccola Fin.
Ciao a tutti!
Eccomi qui, stavolta un po’ in anticipo rispetto al solito =).
La ragione è semplice: pomeriggio pieno.
Purtroppo, ultimamente, pare che un po’ di gente si sia ricordata dove abito e
vegano spesso a trovarmi… mah, mistero xD.
Vi lascio alla lettura.
Un grandissimo kiss a tutti dalla piccola Fin.
Tradimento.
<<
Le verità ovvie […]
Sono i figli inutili del senno di poi. >>
(“La spada di Shannara”- Terry Brooks)
Il dolore
alla testa andava lentamente ad affievolirsi, permettendo alla sua mente
annebbiata di riprendere conoscenza.
Ricordava
chiaramente cos’era accaduto: qualcuno era arrivato alle sue spalle, colpendola
alla nuca e lasciandola a terra priva di sensi.
E poi una voce: “perdonami”.
Quando aveva perso conoscenza non l’aveva riconosciuta, ma adesso la sua mente
era lucida e aveva ricordato chi era il proprietario di quella voce.
Lentamente aprì gli occhi, mentre un moto di rabbia feroce avvolgeva le sue
membra.
Si trovava in una stanza piccola e avvolta dall’oscurità, soltanto una piccola
luce vi filtrava e proveniva da una finestra che dava su un corridoio.
Si morse il
labbro inferiore con forza, cercando di riacquistare quanta più lucidità
possibile e scacciando ogni annebbiamento dalla sua mente.
Un rivolo
di sangue fuoriuscì dalle sue labbra, serrate con troppa forza.
Provò a muoversi, ma scoprì suo malgrado che i polsi erano trattenuti da alcune
catene che la bloccavano contro la parete.
Kagome osservò ogni dettaglio della stanza, cercando di elaborare una strategia
per poter fuggire da quella situazione assurda.
La porta della sua “cella” si aprì, rivelando il volto del traditore.
Una rabbia così intensa, un odio così profondo non l’aveva mai provato prima di
quel momento.
Tuttavia, per quanto forte quest’ultima sensazione, sentiva che c’era
qualcos’altro nel suo cuore in quel momento.
Delusione? Tristezza? Amarezza?
Quale di questi sentimenti provava? Difficile dirlo, ma sentiva il suo cuore
diventare pesante ogni secondo che passava.
<< Ti
prego, non guardarmi in quel modo >>, la implorò Inuyasha,
inginocchiandosi davanti alla ragazza che aveva dovuto tradire.
Kagome lo
osservò furente, mentre le iridi ambrate di lui continuavano a scrutare nella
sua anima.
<< Non avevo scelta, se non si fosse trattato di te forse ora… >>.
<< Cosa? >>, lo interruppe Kagome, inchiodando l’hanyou con uno
sguardo di ghiaccio.
<< La verità è che sei un lurido traditore e un codardo, se avevi quel problema me ne potevi parlare!
>>. Le parole le uscirono dalle labbra rapide, affilate come rasoi,
pronte a ferire il soggetto a cui erano rivolte.
<< Non potevo fidarmi >>, le rispose Inuyasha, chinando il capo e
scostando lo sguardo da quello di lei; ormai era diventato insostenibile.
<<
Non potevi… >>, ripeté Kagome, poggiando la schiena contro la parete
fredda alle sue spalle.
<<
Avresti fatto lo stesso nella mia posizione! >>, replicò Inuyasha
guadagnandosi un’altra occhiata di fuoco da parte sua.
<<
No! Io non tradirei mai un amico >>.
<< Neanche tu ti fidavi di me, per cui non venire a farmi prediche
sull’onore! >>, sbottò Inuyasha zittendo Kagome.
Sentiva il suo corpo vibrare, scosso dalla rabbia che sentiva aumentare
lentamente dentro di lei.
Avrebbe volentieri strozzato l’hanyou, se non fosse stato per le catene che le
bloccavano i movimenti in quell’istante.
<<
Kagome ascolta… >>, esordì Inuyasha, riacquistando un po’ di controllo.
<< Non ho rivelato nulla sulla resistenza, volevano soltanto che gli
portassi qualcuno; è la verità >>.
Kagome lo osservò con la coda dell’occhio, l’espressione del viso era contrita
e non faceva nessuno sforzo per nascondere il suo disgusto.
<< Avvicinati, voglio dirti una cosa >>, mormorò a bassa voce.
L’hanyou si avvicinò un poco alla ragazza, ritrovandosi a pochi centimetri dal suo
volto.
Kagome si voltò rapida sputando in faccia a Inuyasha, costringendolo ad
arretrare. Era rimasto sorpreso dalla sua reazione, ma soprattutto dal fuoco di
rabbia che bruciava in quei bellissimo occhi castani.
<< Racconta le tue scuse ad un’altra hanyou
>>. L’ultima le uscì particolarmente velenosa, sapeva bene che così
l’avrebbe ferito.
Per la prima volta da quando lo conosceva desiderava farlo soffrire,
dimostrargli che non poteva giocare con la sua esistenza in quel modo così
basso.
Inuyasha si
sfiorò la guancia che la ragazza aveva colpito, ancora stupito dal gesto di
lei.
Un istinto si mosse nel suo animo, e con un movimento rapido si portò di nuovo vicino
al volto di lei.
La ragazza trattenne involontariamente il respiro, sorpresa da quel gesto così
intimo e improvviso.
Inuyasha passò lentamente una mano sul suo viso, lasciando che di tanto in
tanto vagasse per i suoi capelli scuri.
Kagome chiuse gli occhi, godendosi quel piacevole contatto.
Avrebbe voluto ribellarsi, ma non trovava la forza dentro di se per poterlo
fare.
In poche ore quell’hanyou era entrato nel profondo della sua anima,
sconvolgendola come nessuno aveva mai fatto in tanti anni.
Se le
circostanze fossero state diverse, se ne avesse avuto la possibilità si sarebbe
volentieri abbandonata, anima e corpo, a quel dolce tepore che emanava la pelle
del giovane hanyou.
<< Inuyasha… >>, esordì una voce di bambina.
L’hanyou si separò dalla ragazza, quasi scottasse come il fuoco e si guardò
alle spalle.
Sulla soglia della cella era comparsa una bambina.
I capelli, così come i vestiti, erano bianchi come la neve sul viso spuntavano
un paio di occhi neri, profondi e oscuri come una notte senza luna.
Tra le mani reggeva un bellissimo specchio, una leggera incrinatura al lato
distoglieva dalla sua bellezza.
Non c’era emozione in lei, nemmeno nel tono della voce che usò per parlare.
Inuyasha
raggiunse la porta, mentre sentiva la sua anima sgretolarsi lentamente.
<< La mia famiglia non si trova qui, vero? >>, gli chiese Kagome,
la voce incrinata dalla sofferenza.
Inuyasha si bloccò, mentre osservava la bambina allontanarsi dalla porta.
<< No… >>, disse a bassa voce, ma Kagome riuscì lo stesso a
percepire le sue parole.
Quando Inuyasha uscì dalla porta, alcune lacrime sfuggirono al controllo della
ragazza.
Era stata ingannata da Naraku ancora una volta.
L’amarezza prese il sopravvento sulla sofferenza che provava, mescolandosi
dentro di lei e creando spiacevoli sensazioni nel suo animo.
Le immagini
di sua madre, di suo fratello e di suo nonno, presero a scorrere nella sua
mente aumentando il suo disagio.
Era come se
avesse fallito.
Il vero motivo per cui si era unita a Sesshomaru, oltre che per uccidere
Naraku, era per liberare la sua famiglia e vivere una vita serena e tranquilla;
ma aveva fallito.
I suoi parenti erano chissà dove, pronti ad essere usati come scudo tra lei e
Naraku.
<<
Questa guerra non finirà mai >>, commentò amaramente, lasciandosi
avvolgere da un leggero torpore.
*******
Chiuso in
un piccolo alloggio realizzato appositamente per lui, Inuyasha passò la serata
a riflettere su quanto era accaduto.
Erano passate poche ore, nemmeno una giornata, eppure si era affezionato a
Kagome tanto da rasentare la follia.
Con un
pugno colpì una parete laterale, creando un piccolo solco in essa.
<< Se ti agiti
ti farai solo del male >>;
[…]<< Tu come ti
chiami? >>;
[…]<< sciocco,
me ne sono accorta quando mi hai stretto la mano >>;
[…]<< La prossima volta sarò io il tuo avversario, mi raccomando già da
ora >>;
[…]<< So che non
ti fidi, posso capirti meglio di quanto tu non creda. Ecco perché, quando ti ho
visto la prima volta, ho deciso che non ti avrei lasciato andare >>;
[…]<< Io voglio soltanto vivere una vita tranquilla. Combatto perché non
voglio più vedere guerre; questa è la sola ragione che mi muove >>;
La sua
voce, e le sue parole erano stampate a fuoco nella sua mente.
Era sempre gentile nei suoi riguardi, aveva aperto il suo cuore e la sua anima
a lui, uno sconosciuto ai suoi occhi.
La sua
mente tornò a pochi istanti prima, al veleno che traboccava in ogni parola che
gli rivolgeva e che tanto avevano lacerato il suo cuore.
Si portò
una mano al petto, all’altezza esatta del cuore.
In quei brevi istanti era sicuro di aver sentito qualcosa trafiggerlo in quel
punto, qualcosa che faceva molto male.
Aveva ragione: era un codardo.
Pur di ottenere un po’ di pace, aveva sacrificato l’unica persona che l’aveva
accettato per quello che era.
Non poté trattenere la risata,
carica di amarezza, che fuoriuscì dalle sue labbra in quel momento, mentre si
lasciava andare con la schiena contro la parete fredda del suo alloggio.
La sua guancia e la sua mano
ancora bruciavano, quasi a ricordargli il dolore che doveva sopportare per
averla tradita.
Un fulmine attraversò la sua
mente, lasciando che il suo corpo scattasse in piedi.
Il suo sguardo corse alla
finestra, senza il minimo allarme o protezione contro incursioni non
desiderate.
Un idea prese forma nella sua mente,
animando il suo spirito e concedendogli un po’ di speranza.
Senza pensare oltre, spiccò un
balzo verso la finestra lasciandosi cadere verso il suolo.
Piegò leggermente le ginocchia
atterrando, riuscendo ad attutire meglio l’impatto con il terreno erboso sotto
i suoi piedi e poggiando una mano a terra.
Corse in direzione della foresta
seguendo il sentiero indicatogli dal suo fiuto.
L’odore di lupo di cui era impregnato Koga era molto forte, oltre che
fastidioso, seguire le sue tracce non sarebbe stato un problema.
L’unico impiccio sarebbe stato
dire tutta la verità, ma doveva essere sincero se voleva ottenere l’aiuto di
quel lupo.
Dopo alcuni minuti di ricerca lo trovò.
Era appoggiato con la schiena contro il tronco di un albero, le braccia
conserte e gli occhi chiusi.
<< Che ci fai qui? >>, gli chiese con poca gentilezza.
Inuyasha cominciò ad innervosirsi, ma decise che non era il caso di pensarci
troppo.
<< Ecco… >>.
Non fece nemmeno in tempo a parlare che Koga scattò in avanti, lo sguardo era
carico di preoccupazione e si avvicinò rapido all’hanyou afferrandolo all’altezza
delle braccia.
<< E’ successo qualcosa a
Kagome, vero?! >>.
Inuyasha chinò il capo di lato, ma a Koga bastò come risposta al suo quesito.
Digrignò i denti cercando, senza
grandi successi, di contenere la sua rabbia.
Operazione fallita.
Senza pensare alle conseguenze colpì Inuyasha in pieno viso con un pugno, la
forza d’urto lo lasciò cadere a terra.
Non si oppose, sebbene avesse intuito che il colpo stava per arrivare.
<< Maledetto codardo! Sei scappato lasciando indietro Kagome, glielo
avevo sempre detto di nonfidarsi di
quelli come te >>, disse Koga, gettando contro ad Inuyasha tutta la
rabbia e la frustrazione.
Inuyasha si rialzò da terra, pulendosi con una mano il rivolo di sangue che era
uscito dal labbro.
<< Le cose sono più complicate di quanto non le veda tu >>, gli
rispose Inuyasha, serio come mai in vita sua era stato.
<< Ho bisogno del tuo aiuto lupastro, soltanto se uniamo le nostre forze
potremo salvare Kagome e distruggere quell’impianto >>.
Anche questo è
terminato.
Mi spiace per ryanforever, ma era stato
proprio Inuyasha a tradirla.
Cosa pensi succederà ora? Salvandola potrà ottenere il suo perdono? xD, le cose
non sono mai come sembrano… soprattutto nelle mie storie =).
Al prossimo aggiornamento.
Un grandissimo kiss a tutti dalla piccola Fin.
Scusatemi
davvero *inchino* , per due giorni non mi sono fatta sentire e mi dispiace.
Non è che non avevo idee, anzi, ero piena. Tuttavia, sono stati due giorni
abbastanza pesanti.
Ho ricordato molte cose, alcune delle quali piuttosto dolorose che mi hanno
fatto crollare a livello psicologico.
Ora sto molto meglio =), ma prima non avevo la forza per scrivere nemmeno un
capitolo, dove comunque si parlava di una ragazza dal forte carattere e via
scorrendo.
Bene, ora vi lascio alla lettura del capitolo =).
Un grandissimo kiss a tutti dalla piccola Fin.
Fuga.
<<
Quando ti sentirai perduto, ti
aiuterà a trovare la strada.
Col cuore e non solo con gli occhi. Dai luoghi bui dove ti sei perso, ai luoghi
oscuri dove devi
andare. >>
(Bek Ohmsford“Il labirinto”- Terry Brooks)
Kagome,
immersa nell’oscurità della cella, fissava un punto indefinito nel pavimento.
Si sentiva completamente svuotata, e la sua mente non la smetteva di tornare al
passato.
Sembrava un congiura, qualcosa realizzato apposta per farle saltare i nervi.
La carezza di Inuyasha, la gentilezza dei suoi modi l’avevano ferita ancora di
più perché sapeva che era causato dal senso di colpa.
Si
dispiaceva di averla tradita, ma ormai non poteva più tornare indietro.
Sentiva un grosso peso nella sua anima, come se un macigno le stesse
schiacciando il cuore.
Aveva
aperto il suo cuore, per la prima volta dopo anni, e alla fine era stata ferita
ancora più in profondità.
<< Ricorda:
seppellisci i tuoi sentimenti nel fondo del tuo cuore, posso essere onorevoli,
ma saranno usati contro di te da Naraku >>.
Le parole
di Sesshomaru rimbombarono nella sua mente, ferendo ancora di più la sua anima.
Era stata sciocca, lo sapeva.
Aveva
voluto sperare, ma alla fine si era rivelato tutto una mera chimera.
Un parto
della sua stessa immaginazione.
Sentiva
delle voci concitate provenire dall’esterno, mentre il suo disgusto prendeva
posto sulla sofferenza che provava.
Naraku.
Soltanto il solo pensarlo le provocava nausea.
Conosceva il suo destino qualora fosse tornata da lui, sapeva molto bene cosa
l’aspettava a “casa”.
Era fuggita da Naraku, sfruttando la forza e la generosità di Sesshomaru, ma
lui non si era mai arreso.
E ora era in una sua prigione, attendendo il momento in cui sarebbe venuto a riprenderla.
Era una mattina
nuvolosa.
Kagome, come ogni
giorno, si trovava confinata in una stanza sontuosa.
Le pareti erano finemente decorate, le tende erano di pregiata fattura, così
come le lenzuola del suo letto.
Era una bellissima
prigione, un luogo da cui non poteva fuggire.
Si alzò, lasciando che
le coperte scivolassero via dal suo corpo.
Afferrò uno di quegli odiosi abiti bianchi preparati per lei da Naraku e lo
indossò.
Il bianco doveva
simboleggiare la purezza, secondo lo youkai, ma per lei era il segno della sua
vergogna.
Naraku la teneva
prigioniera, offrendole agi e comodità soltanto perché era indispensabile al
suo progetto.
Molti youkai le si
avvicinavo, ansiosi di assaggiare la sua tenera carne, ma Naraku non permetteva
nulla del genere.
Doveva restare intatta e pura.
Non capiva questa esigenza, ma forse non voleva capirla.
La porta della stanza
si aprì, lasciando entrare il suo carceriere; Naraku stesso.
<< Buongiorno,
spero che il tuo riposo sia stato piacevole >>, le disse, parlandole con
un garbo che aumentava la sua nausea.
<< Dipende, con
chi state parlando? Con me? Oppure con Kikyo? >>, gli chiese fredda.
Una risata sfuggì dalle
sue labbra, mentre un ghigno malevole gli deformava i contorni del viso.
<< Con la
reincarnazione di Kikyo, ovviamente >>.
Kagome fece roteare gli occhi, portandoli a fissare il soffitto.
<< Ancora con questa storia? >>, chiese esasperata. << Io NON
sono la sua reincarnazione, non ho nemmeno la metà del suo potere >>.
Rapido, Naraku si avvicinò a lei afferrando una delle sue mani e la strinse con
forza.
<< Ti sbagli,
piccola sciocca umana >>, le disse, avvicinando le labbra alla sua mano e
sfiorandola delicatamente.
Kagome sentì un conato di vomito salire in gola, ma si trattenne, dando prova
di un forte coraggio e temperamento.
<< Presto, verrà
il momento in cui il tuo potere servirà la nostra causa >>, disse
malevolo, e uscì dalla sua stanza a grandi falcate.
Kagome sentì le forze cedere, le gambe tremarono con forza fino a crollare
completamente.
Si accasciò sul pavimento di marmo della sua stanza, portandosi una mano tra i
folti capelli scuri.
Il suo corpo era scosso da forti fremiti, mentre le lacrime cominciarono a
rigare il suo volto.
Il bianco
simboleggiava la purezza, così si poteva dire, ma per lei non era altro che un
segno della sua vergogna.
Presto, Naraku avrebbe preteso di più da lei.
Lo sentiva nella sua anima, lo vedeva nello sguardo dello youkai, lo percepiva
dai suoi gesti e dalle sue parole.
Si strinse le spalle,
abbracciandosi dolcemente con le braccia.
<< Mamma… nonno…
Sota… vi prego, datemi voi la forza per resistere >>.
Riaprì gli
occhi di scatto, sorpresa da quello strano sogno.
Un sogno, anche se il termine più adatto sarebbe incubo.
Erano
passati diversi anni dall’ultima volta in cui aveva sognato il passato, in cui
la sua anima tornava indietro a quei giorni.
Ricordava
ancora il suo abito bianco, lungo e con un ampia gonna stretta verso il basso.
Era morbido al tatto, ma nascondeva delle intenzioni oscure.
Il rumore
che proveniva dall’esterno s’intensificò, seguito da urla e altre voci che
gridavano qualcosa d’incomprensibile.
In
quell’istante si maledì.
Avrebbe dovuto tenere nel braccio una qualche arma, come faceva Sango.
Mosse le catene, lasciando che cigolassero un po’, ma senza ottenere un nulla
di fatto.
In
quell’istante la porta si spalancò.
Kagome rimase basita per diversi minuti, mentre l’hanyou davanti a lei la
fissava irritata.
<< Smettila di fissarmi come fossi un alieno! >>, le urlò contro,
mentre con rapidità ruppe le catene che legavano i polsi della ragazza.
I suoi artigli erano affilati e forti ma non sfiorarono la sua pelle, nemmeno
per un istante.
Kagome si massaggiò rapida i polsi, alzandosi subito da terra.
Tuttavia, la lunga inattività l’aveva resa debole e le gambe cedettero
nuovamente.
Però, prima che toccasse il pavimento, due forti braccia la sorressero,
caricandola a forza sulla sua schiena.
<<
Perché? >>, domandò Kagome, sinceramente stupita dal vederlo arrivare a
quel modo.
<<
Non è il momento per le spiegazioni, appena il lupastro avrà finito con il suo
lavoro ci raggiungerà e allora ti spiegherò tutto >>.
Kagome annuì lentamente con il capo, mentre poggiava meglio il viso sulla
schiena dell’hanyou.
Emanava un dolce tepore, e una piacevole sensazione le percorse il corpo.
Non poteva perdonarlo, ma non voleva nemmeno arrivare ad illuderlo che un
salvataggio bastasse a chiarire la faccenda.
Dopo pochi minuti erano di nuovo nella foresta, immersi in una radura in cui
scorreva un piccolo fiume.
Inuyasha
adagiò delicatamente Kagome a terra, evitando movimenti bruschi o troppo
veloci.
<< Kagome… >>, esordì Inuyasha, mentre la ragazza teneva lo sguardo
saldamente incollato al terreno.
<< So
che non ho il diritto di chiedere il tuo perdono, però.. >>.
<< Inuyasha, lascia stare >>, incalzò Kagome, interrompendo il
discorso serio dell’hanyou.
<< Mi
rendo conto che per te non deve essere stato facile, dopotutto il “collare” che
Naraku impone agli youkai non è così facile da sciogliere >>.
Gli occhi di Inuyasha cominciarono a brillare, mentre nella sua mente si
accendeva la speranza.
Lei poteva salvarlo, poteva liberarlo da quella costrizione assurda.
<< Tu potresti…? >>.
Kagome gli sorrise guardandolo finalmente in volto e annuì con il capo.
La ragazza si avvicinò a lui, senza distogliere lo sguardo nemmeno per un solo
istante.
<<
Inuyasha… >>, esordì, nei suoi occhi castani brillava una strana luce ma
lui non si fece intimorire.
<< Baciami…>>.
A quella richiesta sbiancò.
Cercò nel suo sguardo un segno, qualcosa che gli facesse pensare ad uno
scherzo.
<< Scherzi? >>, le chiese, ancora leggermente scioccato.
Kagome scosse il capo con forza, mostrando la sua risolutezza.
<< Affatto, ho bisogno che tu lo faccia >>.
Inuyasha scosse il capo più volte, fermamente deciso a non fare nulla di quello
che lei gli chiedeva.
Kagome
sospirò esausta.
Prese tra le sue mani il volto dell’hanyou, costringendolo a guardarla diritto
negli occhi.
Voleva che leggesse nella sua anima, esattamente come aveva sempre fatto.
Era per un fine sbagliato, lo sapeva bene, ma allo stesso tempo voleva mettere
alla prova quello che sentiva per lui.
L’hanyou annullò la poca distanza tra di loro, lasciando che le loro labbra
s’incontrassero.
Kagome era rimasta stupita da quella presa d’iniziativa, ma decise di non
pensarci troppo.
Le sue dita
strinsero con forza il suo kariginu rosso, mentre il bacio diventava sempre più
intenso.
Una sensazione sconvolgente si propagò nel suo animo, riscaldandolo dolcemente.
In tanti
anni non aveva mai provato nulla del genere, nessuno l’aveva mai fatta sentire
così in pace con se stessa.
Sentiva di aver trovato il posto perfetto per lei… proprio tra quelle braccia.
Inuyasha era rimasto stupito da quello che aveva fatto, ma non era riuscito ad
opporsi a quella strana forza che muoveva il suo animo.
Accanto a quella ragazza si sentiva tranquillo, come se la sua anima venisse
purificata dalla sua presenza.
Un rumore sordo li fece separare.
Kagome osservava Inuyasha soddisfatta, mentre lui osservava sorpreso lo strano
rosario che ora si trovava al suo collo.
<< Ora siamo pari >>, proclamò vittoriosa, mentre Inuyasha cercava
di togliersi quello strano oggetto ma senza tanti risultati.
<< E’ inutile, è un rosario anti-demone. Non puoi toglierlo >>.
L’hanyou sollevò lo sguardo furibondo.
Nei suoi occhi brillava un forte risentimento, ma sapeva che non poteva
prendersela con Kagome.
<< Cos’è quello sguardo? >>, domandò sarcastica, poggiando le mani
sui fianchi. << Ora sai cosa si prova. Ah, dimenticavo… A cuccia! >>.
Il rosario
brillò alle parole di Kagome, tirando il poveretto verso terra.
Inuyasha sollevò lo sguardo irritato, passandosi una mano sul naso dolente.
Kagome sorrideva alla scena, ed era l’unica cosa che lui poteva chiedere ancora
a quella ragazza.
E anche questo è
andato.
Spero sia stato di vostro gradimento =).
Purtroppo, non
ho molto tempo e non riesco a preparare un angolo dei ringraziamenti =).
Ci si risente sabato, dove troverete il prossimo capitolo ^^.
Ah, d’ora in poi le uscite saranno in quest’ordine: Lunedì – mercoledì –
venerdì e sabato =).
Salvo incidenti, come il caso sopra citato, dovrei riuscire a rispettare questi
tempi ^^.
Al prossimo aggiornamento.
Un grandissimo kiss a tutti dalla piccola Fin.
Ciao a tutti!
Scusate se vi ho fatto penare con questo capitolo, vi chiedo anche perdono se
non è molto lungo; serviva soltanto ad aumentare la curiosità e le vostre
domande.
Il prossimo, che spero di pubblicare quanto prima, sarà a lunghezza classica.
Mi spiace per
questo lungo ritardo, ma tra le altre cose mi sono ritrovata priva di forze
>.< colpa di questo caldo tremendo >.<.
Lasciamo stare =) vi lascio alla lettura del capitolo^^.
Un grandissimo kiss dalla piccola Fin.
Il piano di Naraku.
<< Corro… e cerco di raggiungere la luce…
Ma d’improvviso l’ombra nera… m’investe di nuovo. >>
(Makino Tsukushi “Hana Yori Dango”- Yoko Kamio)
Pochi
istanti dopo furono raggiunti da Koga, seguito da alcuni youkai della sua tribù
che l’avevano aiutato nell’impresa.
Si
fermarono brevemente, soltanto per accertarsi che Kagome stesse bene e che non
avesse riportato ferite.
Koga, per tutto il tempo, non aveva fatto altro che lanciare occhiate di fuoco
all’hanyou che rispondeva con eguale intensità.
Durante la
strada di ritorno, nessuno dei due ragazzi si rivolse la parola.
Inuyasha troppo imbarazzato, e Kagome troppo arrabbiata per cominciare un
qualunque discorso.
Per quanto l’avesse perdonato, per quanto ammettesse che non era successo
nulla, alla fine sentiva una stretta al cuore se ripensava al suo
comportamento.
Si era fidata di lui, era il primo dopo anni e lui l’aveva tradita.
Il tempo avrebbe accomodato ogni cosa, così dicevano i saggi.
Per quale motivo poi?
Forse perché la memoria umana era labile, era così facile scordare le cose
brutte.
Ogni volta che rifletteva troppo la mente le doleva, segno che qualcosa nel
profondo del suo essere la disturbava.
Ma cosa?
Sentiva la nebbia infittirsi ogni istante di più, ma non riusciva a trovare una
spiegazione ragionevole per quello strano avvenimento.
Negli
intricati cunicoli sotterranei il silenzio tra i due divenne più fitto, ma
nessuno provò anche solo per un istante a scioglierlo.
Dopotutto, tutto quello che si poteva dire era stato detto.
<<
Finalmente siete arrivati >>, annunciò una voce.
Entrambi alzarono il viso contemporaneamente.
Dinnanzi a loro c’era Sesshomaru, un’espressione gelida proveniva dal suo
sguardo.
Osservò i due ragazzi, concentrandosi maggiormente sull’hanyou e sul rosario
anti-demone che si trovava al suo collo.
Un rapido
sorriso incurvò le sue labbra, per poi sparire subito come un lampo.
<<
Kagome, mi aspetto un rapporto dettagliato tra poco meno di un ora >>,
continuò Sesshomaru, mentre la ragazza annuiva rapida con il capo.
Si avventurò per uno dei cunicoli, lasciando soli i due fratelli.
Sesshomaru
aveva sperato in questo infatti, non appena Kagome scomparve dalla loro
visuale, lo youkai sferrò un pugno sulla guancia dell’hanyou.
L’urto lo fece indietreggiare, mentre sorpreso solleva lo sguardo per
incontrare quello furente di Sesshomaru.
<< Pezzo di idiota >>, sibilò a denti stretti, mentre afferrava per
il collo l’hanyou.
<< Ti rendi conto del pericolo a cui l’hai esposta!? Oppure, sei talmente
ignorante da non conoscere le conseguenze? >>.
Inuyasha
sgranò gli occhi, mentre invano cercava di liberarsi dalla stretta dello
youkai.
Gli occhi di Sesshomaru traboccavano di astio, lasciando l’hanyou sempre più
stupito.
Non capiva come avesse intuito la realtà, ora il solo problema era cercare di
spiegare le sue ragioni e senza irritarlo ulteriormente.
<< Hai una vaga idea di cosa rappresenti Kagome? >>, gli chiese
furente, sciogliendo lentamente la stretta dal suo collo.
<< Sai chi è veramente e cosa
rappresenta per tutti noi, per Naraku soprattutto? >>.
Sesshomaru liberò il fratello, lasciando che cadesse a terra con un forte
tonfo.
Si portò le mani al collo, massaggiandolo delicatamente.
Scosse il capo, dopotutto Kagome aveva soltanto accennato al suo passato e non
aveva detto niente di particolare.
<<
Kagome discende da potenti sacerdotesse, è la reincarnazione diretta di Kikyo
>>.
<< Questa parte già la conosco >>, ribatté seccato Inuyasha.
Sesshomaru lo incenerì con lo sguardo, ricordandogli di fare silenzio e non
interromperlo durante la sua spiegazione.
<< Sai anche che Kagome, se verrà catturata da Naraku, verrà sacrificata
alla sfera degli Shikon? >>.
Inuyasha aggrottò le sopracciglia, non afferrando pienamente il senso delle
parole dello youkai.
Sesshomaru sbuffò contrariato.
<< Se proprio uno scemo. La sfera degli Shikon è ciò che da potere a
Naraku, ciò che lo rende tanto temuto persino tra gli youkai. Cinquecento anni
fa, Kikyo, era riuscita a purificare la sfera ma in cambio aveva dovuto
sacrificare anima e corpo a quel gioiello >>, spiegò Sesshomaru, mentre
Inuyasha cominciava a collegare i vari avvenimenti.
<<
Kagome, è la sua reincarnazione. Possiede poteri e capacità incredibili, per quanto
non ne sia consapevole lei stessa. Se finisse nelle mani di Naraku, è chiaro
che la userebbe come vittima sacrificale per la sfera >>.
Inuyasha deglutì pesantemente, le parole di Sesshomaru lo colpirono con la
forza di uno schiaffo.
Il disgusto per se stesso aumentò a dismisura.
<< Provi disgusto ora? >>, domandò sarcastico Sesshomaru, mentre si
divertiva nel vederlo soffrire per la sua ignoranza.
<< Hai ferito profondamente quella ragazza, fosse dipeso da me saresti
appeso su una roccia in un picco >>.
Inuyasha sollevò lo sguardo, ma con un dito Sesshomaru indicò il rosario
attorno al suo collo.
<< Non ha mai usato una cosa simile, immagino non fosse proprio felice
>>, spiegò con calma.
Inuyasha si appoggiò alla parete, le gambe incrociate e le mani a reggere il
viso.
Non si era mai sentito così prima di quel momento.
Era normale per lui, essere sarcastico e scostante nei confronti di tutto.
Eppure, quando aveva incontrato lei, le cose erano cambiate così radicalmente
che non riusciva quasi a capacitarsene.
<<
Nello stabilimento… >>, esordì Sesshomaru dopo qualche attimo di
silenzio. << I suoi familiari non c’erano, vero? >>.
Inuyasha annuì debolmente con il capo.
Sesshomaru sospirò affranto e passò una mano tra i folti capelli argentei, nel
tentativo di schiarirsi le idee.
<< Allora era come temevo. La faccenda si fa complicata >>, mormorò
Sesshomaru, mentre Inuyasha sollevò il capo per osservare il fratello.
I lineamenti del viso erano leggermente contratti, donandogli un’espressione
così mortificata e sofferente che quasi lo rendevano un estraneo.
Era la
prima volta che vedeva una simile espressione sul suo volto.
<< Che vuoi dire? >>, gli chiese, cercando di contenere la sua
eccessiva curiosità.
<<
Tempo fa, durante una missione, assieme a Miroku trovai i corpi di tre persone.
Si trovavano in un sotterraneo, i topi ne avevano già fatto scempio e non era
rimasto più nulla che riconducesse alle loro identità. Abbiamo avuto un dubbio,
ma finora non avevo mai voluto concretizzare il tutto >>.
Inuyasha
osservò confuso Sesshomaru, mentre cercava di ricollegare tutte le informazioni
ottenute in quei pochi minuti.
<< Credo che l’obbiettivo di Naraku ora sia di portare Kagome alla
follia, spingendola a cercare qualcosa che non esiste >>.
<< Ma se ti sbagliassi? >>, lo interruppe Inuyasha, scattando in
piedi e fissando preoccupato il fratello.
<< Naraku ha bisogno di Kagome, l’unica cosa che sappiamo certa è questa
>>, si avvicinò a Inuyasha, superandolo in altezza e osservandolo con uno
sguardo di ghiaccio.
<< Ma se non sei in grado di proteggerla allora non ci servi. Ora devi
scegliere Inuyasha: continuerai a scappare, oppure decidi di mettere la tua
vita in causa per proteggere Kagome?.
E’ una scelta che dipende da te, dalla quale dipenderà il futuro di tante altre
persone >>.
Se ne andò, lasciando solo il fratello con i suoi pensieri.
Odiava quel
suo modo arrogante, ma sapeva che Sesshomaru aveva ragione su quella faccenda.
Doveva scegliere, tuttavia non sapeva quale delle sue scelte sarebbe stata la
migliore.
Voleva bene a Kagome, ma non voleva rinunciare alla sua libertà.
Con le dita sfiorò il rosario al suo collo.
Le immagini del suo passato lo assalirono, lasciandolo ancora più confuso.
Non aveva libertà, non l’aveva mai avuta.
Rifiutato
dagli umani, controllato da Naraku e disprezzato dai demoni.
Quale poteva essere il suo posto?
Scusate ancora
per la cortezza del capitolo <.<.
Purtroppo sono un po’ stanca, non mi sento in vena per preparare il consueto
angolo dei grazie.
Sarà per il prossimo capitolo =).
Al prossimo aggiornamento.
Un grandissimo kiss a tutti dalla piccola Fin.
Ciao a tutti!
Eccomi di nuovo qui, stavolta con un capitolo decisamente più lunghino e ricco
di particolari nuovi.
Volevo aggiornare domani, ma ho pensato alla marea di cose che mi troverò da
fare e ho detto… meglio farlo oggi =).
Bene, ora vi lascio alla lettura che lo considero meglio =).
Un grandissimo kiss a tutti dalla piccola Fin.
Una scelta difficile.
<< Crediamo a tante altre cose
che non abbiamo visto con gli occhi. >>
(Eleanor Tinley “L’abbazia di Northanger”- Jane Austen)
Seduta alla
scrivania Kagome era intenta a scrivere il rapporto sulla missione eseguita, ma
con scarsi risultati.
Non sapeva cosa fare.
Se avesse raccontato i fatti, con tutta probabilità Sesshomaru avrebbe staccato
la testa a Inuyasha.
C’era qualcosa tra di loro che rendeva difficile un dialogo, e lei per prima
voleva dare allo youkai motivo per ferire Inuyasha.
Pensando
all’hanyou la sua mente tornò inevitabilmente al bacio, quel piccolo bacio
rubato soltanto per gioco.
Con le dita si sfiorò delicatamente le labbra dischiuse, mentre cercava di
scacciare quel ricordo molesto dalla sua memoria.
Ancora non
riusciva a credere a quello che aveva fatto, certo a sua discolpa bisognava
dire che non aveva molte altre possibilità: o faceva quello che Naraku aveva
ordinato, oppure avrebbe sofferto qualcosa di peggiore della morte.
Ricordava, sebbene soltanto vagamente, le torture inflitte da Naraku agli
youkai e hanyou che non eseguivano al meglio i suoi ordini.
Naraku. Per
colpa sua molte persone hanno sofferto, centinaia sono state annientate.
Ma per quale ragione?
Cosa poteva ottenere da tutto questo odio?
In
quell’istante la porta della sua stanza si aprì, seguita da un passo leggero e
da una fragranza a lei familiare.
Si voltò, alzandosi dalla sedia ed eseguendo un piccolo inchino.
<< Tranquilla, sono qui non come generale ma come tuo tutore >>,
esordì Sesshomaru, mentre invitava la ragazza ad accomodarsi ancora sulla
sedia.
<< E’
accaduto qualcosa? >>, domandò Kagome, sentendosi improvvisamente seduta
su un tappeto di spine.
Sesshomaru
scosse il capo, lasciando che la ragazza tirasse un profondo sospiro di
sollievo.
<< Che intenzioni hai? >>, le chiese, diretto e sintetico.
Kagome restò perplessa qualche secondo, aspettando che lo youkai si decidesse a
spiegarle la situazione.
<<
Lasci andare vivo un intruso. Lo porti con te in missione, e sebbene ti abbia
tradito tu ti limiti a imporgli un rosario. Cosa provi Kagome, per quale motivo
esiti in questo modo? >>.
Negli occhi dorati di Sesshomaru si poteva leggere una viva preoccupazione,
tanto che Kagome si sentì in colpa per aver causato in lui tanta pena.
<<
Ecco io… >>.
<< Voglio solo sapere che non provi niente per Inuyasha, perché sai bene
che non poteranno altro che dolore >>.
Kagome
chinò il capo, mentre le parole di Sesshomaru si abbattevano con forza nel suo
animo.
Quando l’aveva conosciuto non aveva obbiettivi, l’unica cosa che la muoveva era
quella di non morire.
Tuttavia, dopo essere diventata il capitano della resistenza, aveva compreso
che il suo era un desiderio egoista.
In gioco c’erano cose molto più importanti.
Così, dopo due anni, riuscì finalmente a dare una risposta al quesito di
Sesshomaru e ora era disposta a mettere a rischio qualsiasi cosa; anche se
stessa.
<< Mentirei dicendoti che non provo niente >>, ammise Kagome,
tenendo il capo chino per non incontrare lo sguardo deluso di Sesshomaru.
<<
Non ho dimenticato il mio obbiettivo, ma non posso ignorare questa sensazione
>>.
Sesshomaru incrociò le braccia al petto, mentre un profondo sospiro fuoriuscì
dalle sue labbra.
Teneva moltissimo alla felicità di Kagome, il sapere che questo poteva essere
causato da quello stupido fratello che aveva, non lo rendeva pienamente soddisfatto
ma non poteva giudicarli.
<< Kagome, non ti dirò di rinunciare a tutto questo. Ricordati solo una
cosa: quando verrà quel momento, non voglio che tu abbia esitazione. In gioco c’è
il destino di tutti noi >>.
Una lacrima solcò il voltò di lei.
Sesshomaru aveva ragione, purtroppo lo sapeva meglio di chiunque altro.
Altre lacrime seguirono la prima, mentre la realtà avvolgeva completamente la
sua essenza.
Sentì la
mano artigliata dello youkai sulla sua guancia, mentre la carezzava con
dolcezza per rincuorarla.
Aveva sbagliato a parlarle con quel tono, ma non c’era altro modo per impedirle
di provare sentimenti così pericolosi.
Tuttavia, sapeva che ad un sentimento come l’amore nessuno poteva resistere.
Persino lui era caduto in quella trappola, soffrendo immensamente quando poi
Naraku aveva strappato al suo mondo la cosa più preziosa.
L’espressione
serena di Kagura quando gli disse addio ed il sorriso sul suo volto erano impressi a
fuoco nella sua memoria.
<<
Cosa devo fare ora? >>, gli chiese, la voce incrinata per via del pianto
e gli occhi arrossati.
Sesshomaru ritrasse la mano dalla sua guancia, allontanandosi di un poco da
Kagome.
<< Non posso dirti cosa fare Kagome, spetta a te la decisione finale. Non
dimenticare le mie parole, ricordati che lo faccio per il tuo bene >>, le
rispose.
Kagome annuì leggera con il capo.
Si alzò di scatto dalla sua postazione, superando rapida Sesshomaru e correndo
fuori dal suo alloggio.
Un sorriso ironico incurvò le labbra dello youkai, mentre osservava la figura
di Kagome sparire negli intricati cunicoli dei sotterranei.
<< Quanti problemi… >>, mormorò tra se, prima di andarsene anche
lui dall’alloggio della ragazza.
Kagome
corse quanto più forte che poteva, cercando in ogni angolo che conosceva ma
senza risultati.
Inuyasha non era da nessuna parte.
Una stretta al cuore la fece bloccare, mentre cercava di riflettere sul luogo
in cui poteva trovarsi l’hanyou.
Proseguì
verso la sala di addestramento, seguendo la pista dettata da un intuito
improvviso.
Aprì la porta in ferro,mettendo più
forza che poteva nelle braccia ed entrò nell’arena.
Inuyasha era lì, in piedi al centro della grande sala di addestramento.
La gola si seccò, mentre il suo corpo prese a tremare in modo quasi
impercettibile.
L’hanyou,
avvertendo la sua fragranza, si volse verso di lei.
Kagome,
prendendo d’incoraggiamento il suo silenzio, si avvicinò a lui con movimenti
lenti e misurati.
<< Perché
sei qui? >>, domandò Kagome, avvicina dosi ancora di più all’hanyou.
Quest’ultimo scrollò le spalle indifferente, lasciando che un piccolo sorriso
incurvasse le labbra della ragazza.
<<
Nella foresta… >>, esordì l’hanyou, tenendo il suo sguardo incollato
sulla parete opposta.
<< Mi
ha fatto intendere che potresti sciogliere il mio legame con Naraku, è vero?
>>.
Kagome chinò il capo, mordicchiando leggermente il labbro inferiore.
<< Sì, potrei farlo >>, mormorò mesta.
In realtà avrebbe potuto farlo fin da subito, ma sentiva che se l’avesse fatto
lui si sarebbe allontanato da lei.
Non voleva.
Per qualche ragione, per un’assurda ragione non riusciva a fare a meno di quel
ragazzo.
Sesshomaru
aveva ragione, questi sentimenti erano pericolosi.
<< Perché non lo fai allora? >>, sbottò irritato.
Inuyasha l’afferrò per le spalle, costringendola a sollevare il capo e
guardarlo diritto negli occhi.
Sentiva le lacrime pungerle gli occhi, ma fece forza su stessa per trattenere
le sue emozioni.
<< Se
ti liberassi... tu poi te ne andresti via >>, disse a bassa voce, ma l’hanyou
riuscì chiaramente a percepire le sue parole.
<<
Hai sconvolto la mia esistenza… >>, continuò, fissando Inuyasha diritto negli
occhi.
Inuyasha si sentì mancare le forze, in quello sguardo c’era tutto ciò che
poteva trattenerlo e lei aveva paura del contrario.
<< Per questo non posso e non voglio liberarti >>, confessò,
chinando leggermente il capo e liberando l’hanyou dal suo sguardo.
Era come le
altre volte.
Si sentiva esposta, vulnerabile e debole davanti a lui.
Riusciva a
far riemergere la Kagome di un tempo, quella che ancora sperava in un miracolo.
<< Kagome io… >>.
La ragazza sollevò il capo, perdendosi ancora una volta in quelle bellissime
iridi del colore del sole.
Sarebbe stato bellissimo per lei poter stare al suo fianco, era qualcosa che
desiderava dal profondo del suo cuore.
Avrebbe
voluto che le dicesse che restava, che non l’avrebbe lasciata da sola in quella
guerra che chiedeva sempre più sacrifici.
Ma era un desiderio egoista, si pentì subito di averlo anche solo lontanamente
pensato.
Un rumore di passi amplificato dalla eco di un corridoio vuoto catturò la sua
attenzione, volse lo sguardo in direzione della porta e pochi istanti più tardi
vide spuntare Sango seguita da Miroku.
Quest’ultimo sulla guancia aveva stampato il segno rosso di una cinquina,
chiaramente aveva provato ad allungare un po’ troppo le mani con Sango e lei
aveva risposto per le rime.
<< Kagome-chan, meno male ti ho trovato >>, disse entusiasta, ma il
suo sguardo dimostrava l’opposto.
Sembrava esausta, quasi avesse corso a tutta velocità per arrivare da lei.
<< Che succede Sango? >>, domandò apprensiva, avvicinandosi all’amica.
<< Abbiamo un piccolo problema, volevamo parlarne con te e poi con il
generale >>, continuò Miroku, mentre Sango continuava a guardarsi intorno
preoccupata.
Inuyasha
non riusciva a capire il loro strano atteggiamento.
<< Di
che si tratta? Centra con la vostra missione? >>, gli chiese Kagome,
sempre più preoccupata per la titubanza dei suoi amici.
Non era da loro esitare in quel modo, soprattutto Sango.
I due si
guardarono per un lungo istante negli occhi, annuirono con il capo e poi
tornarono a fissare Kagome.
<< Era una missione di ricognizione, dovevamo soltanto controllare alcuni
strani raggruppamenti di youkai vicino ad una città.Sembra che Naraku stia organizzando un vero e
proprio esercito, ma non sappiamo il motivo >>, spiegò Sango, fermandosi
un istante per permettere a Miroku di continuare il suo discorso.
<< Sembra abbia tenuto una specie di adunanza, ha detto cose farneticanti
come al solito. Alla fine però, ha mostrato loro alcuni prigionieri umani: una
donna, un uomo anziano e un bambino >>.
A quella descrizione Kagome sbiancò completamente, mentre Inuyasha era sempre
più sconcertato per le rivelazioni fornite dai due ragazzi.
<< Ha
detto: “la traditrice presto tornerà tra di noi, il suo corpo e la sua anima
pura come quella di Kikyo saranno offerte in dono. Qui possediamo i mezzi per
riaverla, spargete la notizia”, sono le parole testuali. Kagome, credo che
sapesse che eravamo lì e ci tenesse a farti avere questo messaggio. Ucciderà la
tua famiglia se non vai >>.
E anche questo è
finito.
Direi che ultimamente sono proprio cattiva, ma rende la storia molto più interessante,
right?
Ora passiamo al mio piccolo angolo dei grazie:
ryanforever: spero
di aver appagato la tua curiosità =), anche se credo che dopo questo capitolo
sorgeranno altre domande ^-^. inufan4ever: Gioia xD io ti ho rovinato con la serie di Hanadan, ma come
si può resistere *-* è così coinvolgente *sbava pensando ad un certo
personaggio* xD. La scelta non è ancora fatta, ma diciamo che è abbastanza
ovvio ^^. Maggiori info nel prossimo capitolo.
Al prossimo aggiornamento.
Un grandissimo kiss a tutti dalla piccola Fin
Ciao a tutti!
Lo so, è una vita che non aggiorno ma c’è una ragione più che valida: blocco creativo.
Lo ammetto, è capitato anche a me e temo di non esserne ancora del tutto fuori.
Avrei voluto aggiornare prima, ma non riuscivo a trovare una fine decente per
questo capitolo.
Mi spiace per la lunga attesa, spero che il capitolo non rovini le vostre
aspettative.
Al prossimo aggiornamento.
Un grandissimo kiss a tutti dalla piccola Fin.
Resta
al mio fianco.
<< How much more will i have to lose, before my heart is forgive?
How many more pain will I have to suffer, to meet you once again? >>
( “One more time, One more chance”- Masayoshi Yamazaki )
In quel
momento il mondo attorno a lei scomparve.
Tutto
divenne vuoto, inesistente e privo di vita ai suoi occhi.
La sua famiglia, l’unica ragione per la quale combatteva, ora era in grave
pericolo a causa della sua sconsideratezza.
Si passò
una mano tra i capelli, mentre una risata isterica fuoriuscì dalle sue labbra.
<< Kagome? >>.
Sango, preoccupata poggiò una mano sulla spalla dell’amica ma questa la scansò,
continuando a ridere come se niente fosse.
<< Ho
rovinato tutto >>, mormorò, mentre le sue risate andavano a trasformarsi
sfumando la voce.
Il corpo prese a tremare, scosso da violenti singulti e dalle lacrime che
solcavano il suo volto.
<<
Non sarebbe successo nulla se fossi rimasta con Naraku, se non avessi
incontrato Sesshomaru tutto questo… >>.
<<
Kagome! >>.
La mano di
Sango fu più rapida di quella dell’hanyou.
Il colpo arrivò diritto sulla guancia della ragazza, Kagome barcollò indietro
un istante ma sembrava che si fosse calmata.
<<
Kagome, non devi dire queste sciocchezze e nemmeno pensarle >>, le disse
Sango, tenendo il suo sguardo fisso in quello di Kagome.
<<
Capisco cosa provi, ma non puoi farti vincere dalla paura altrimenti farai il
gioco di Naraku >>.
Kagome
annuì debolmente con il capo, mentre riprendeva il controllo di se stessa.
Improvvisamente
si sentì a disagio; aveva dato spettacolo di se stessa, davanti a tutti i suoi
amici per giunta.
Lei doveva essere forte, era importante che lo fosse.
Tutti
contavano su di lei per la guerra, tutti aveva riposto la massima fiducia nella
reincarnazione di Kikyo.
Lei lo sapeva, proprio per questo aveva deciso di sacrificare il suo intero
passato e lasciando alle spalle le sue stesse emozioni.
Un peso andava ad aumentare nel suo cuore, ormai sentiva che non poteva più
trattenersi oltre.
Si allontanò lentamente senza dire una sola parola, mentre i suoi amici la
seguivano con lo sguardo.
Erano
addolorati per la situazione in cui si trovava, ma non potevano fare altro per
lei: tutti soffrivano come lei, alcuni molto di più.
Osservando
la schiena di lei mentre si allontanava, Miroku ebbe modo di ripensare al suo
primo incontro con Sesshomaru e Kagome.
Sembravano creature aliene, nemmeno Sesshomaru era il freddo e imperscrutabile
generale.
Molte cose
erano cambiate, altre dovevano ancora cambiare.
Inuyasha
serrò le mani, affondando gli artigli nella sua stessa carne per trattenersi
dal seguirla in quel preciso momento.
L’avrebbe fatto, ma non appena si sarebbe rivelato necessario.
*******
Kagome
vagava come un fantasma per i corridoi sotterranei, seguendo un percorso che
solo le sue gambe sembravano conoscere.
Alcune lacrime avevano solcato il suo volto, ma erano subito scomparse lasciando
solamente una scia umida sulla sua guancia.
Il
corridoio andò lentamente a restringersi, la sua anima si stava lentamente
riprendendo e la sua mente elaborava le varie alternative della sua scelta.
Dopo pochi minuti si ritrovò davanti agli alloggi del generale, sentiva il suo
cuore accelerare i battiti per l’ansia.
Trasse un profondo respiro, prendendo lentamente coraggio bussò alla porta.
Una voce dall’interno la esortò ad entrare, mentre sentiva il suo spirito farsi
lentamente più forte.
Sesshomaru
non era da solo purtroppo; seduta sull’unica sedia della grande scrivania c’era
la piccola Rin.
Era una bambina di non più di dieci anni, lunghi capelli scuri e occhi castani.
Lo youkai l’aveva salvata molti anni prima, da quel giorno era diventata la sua
ombra personalissima, e a Sesshomaru sembrava che la cosa non dispiacesse.
Kagome sorrise dolcemente, avvicinandosi alla bambina e carezzandole dolcemente
il capo.
Allo youkai
bastò uno sguardo, una semplice occhiata nel profondo dell’anima di quella ragazza
per capirne gli intenti; quel giorno era ormai arrivato.
Sospirò deluso, sperando di poter godere ancora per qualche tempo del suo
operato.
<< Immagino che nulla potrà trattenerti, vero? >>, domandò
Sesshomaru, mentre Kagome si limitò a fare un cenno d’assenso con il capo.
Rin, confusa, fissò prima Kagome e poi Sesshomaru.
<<
Sesshomaru, io… >>, la ragazza fu interrotta dallo sguardo serio che lo
youkai le rivolse.
<< Kagome… >>, esordì, alzandosi dalla sua sedia e posizionandosi
di fronte alla ragazza.
Per la prima volta, da quando lo conosceva, sentiva di essere inferiore a lui;
un granello in un oceano sabbioso.
<<
Abbiamo combattuto insieme per anni, ti ho insegnato tutto quello che potevo e
non ho rimpianti per questo. Mi ha sostenuto, quando altri non l’avrebbero mai
fatto… >>, posò le sue mani sulle spalle di lei, incatenando i loro
sguardi uno nell’altro, << mi rincresce soltanto aver fatto così poco per
te, ma evidentemente era destino che andasse in questo modo >>.
Kagome scosse il capo, mentre sentiva gli occhi cominciare a bruciare.
<< Vi sbagliate! >>, esclamò, mentre le lacrime che aveva
trattenuto scivolavano giù per le sue guancie.
<<
Avete fatto moltissimo, più di quanto io meritassi… >>, si fermò un
istante, cercando di mettere un freno alle lacrime.
Si sentiva pesante, ma sapeva che non poteva fare nulla per evitarlo.
<< In
realtà sono io, colei che si dovrebbe maggiormente sentire in colpa >>.
Con un gesto inaspettato, Sesshomaru asciugò dolcemente il viso di Kagome.
La ragazza sgranò gli occhi per la sorpresa da quella dimostrazione di affetto,
così strana da parte di quello youkai così freddo.
<< Se
racconti a qualcuno questa cosa ti uccido >>, mormorò in tono glaciale,
riuscendo finalmente a strappare un sorriso a Kagome.
Rin continuava a fissare entrambi, ma senza riuscire a capire in pieno il senso
dei loro discorsi.
Kagome
chinò il capo per un brevissimo istante per poi uscire, ancora una volta
Sesshomaru e la piccola Rin erano da soli.
<< Sesshomaru – sama… >>, esordì con voce bassa la bambina.
<< Cosa succederà a Kagome? >>.
Sesshomaru si sedette dinnanzi a lei, incapace di rispondere alla sua domanda
così semplice.
Cosa rispondere?
La verità era troppo crudele, per una bambina che aveva perso la sua famiglia
forse non troppo, ma non voleva che quella piccola creatura si caricasse di un
altro peso; il peso dei segreti.
Così, con voce atona, rispose: << Kagome, deve tornare alle sue battaglie
e non penso che tornerà molto presto >>.
La piccola Rin chinò il capo delusa, consapevole della menzogna di Sesshomaru.
L’aveva capito subito, ma aveva preferito non parlarne; se Sesshomaru la voleva
all’oscuro era meglio non impicciarsi oltre.
*******
Kagome
aveva ripreso la sua marcia solitaria, proseguendo per gli intricati cunicoli
sotterranei.
Un piccolo sorriso le dipinse il volto, rapido come un battito di ciglia,
mentre ripensava alla fatica fatta per imparare ad orientarsi lì sotto.
Sesshomaru le aveva dato una mappa, con una minaccia allegata ad essa: “se
entro una settimana non l’avesse imparata, volente o nolente, avrebbe dovuto
andarsene da quel posto”.
All’epoca, il solo pensiero di separarsi dal suo salvatore, le sembrava un
ipotesi impossibile e irrealizzabile.
Invece, ora, a distanza di anni stava realizzando proprio quello che temeva.
All’imbocco di uno dei corridoi di uscita una presenza catturò la sua attenzione,
era figura a lei molto familiare.
Sospirò esausta, mentre il giovane hanyou le si avvicinava con un espressione
furente sul volto.
<<
Cosa intendi fare? >>, domandò seccato, guardandola come si guarderebbe
una prigioniera in fuga: con disprezzo.
<<
Non sono affari tuoi… >>, rispose Kagome, tenendo volutamente il capo
chino.
Superò di qualche passo Inuyasha, quando sentì la sua mano artigliata sul suo
braccio a trattenerla.
<< Invece sì! >>, esclamò irritato, ma anche triste.
Kagome si volse verso di lui, incrociando il suo sguardo affranto.
<< Ti ostini a fare tutto di testa tua, senza dover contare sugli altri;
lo capisco, anche io sono così. Però, io credevo che ora… >>, le parole
non trovaronola forza per uscire.
Lentamente lasciò allentò la presa della sua mano, liberando completamente la
ragazza.
<< Perché
non vuoi restare al mio fianco? Perché non ti confidi? >>, chiese l’hanyou,
mentre nel cuore di Kagome si apriva un’altra dolorosa ferita.
Sesshomaru
aveva ragione: era troppo legata a lui, proprio per questo era meglio che se ne
andava ora.
Kagome
distolse il suo sguardo, mentre cercava una forza che non possedeva all’interno
del suo cuore.
<< Io
devo andare, non ho scelta che lo possa evitare >>, disse a bassa voce,
sperando che l’hanyou non la udisse.
Speranza vana, Inuyasha aveva sentito ogni singola parola.
<< Sì
invece >>, sbottò irritato, cercando di convincere quella folle ragazza a
desistere dall’andare incontro ad una trappola. << E’ chiaro che è una
trappola, quindi perché rischiare in prima persona? Io verrò con te, almeno
potrò coprirti le spalle >>.
Kagome scosse il capo, muovendo delicatamente la folta chioma corvina.
<< No, è una cosa che devo fare da sola. Questa volta non posso
permetterti di seguirmi >>, rispose con freddezza, riuscendo a trattenere
l’hanyou dal replicare.
Il silenzio
calò tra i due ragazzi, mentre Kagome cercava di ripetere a se stessa che
doveva andare, che indugiare in quel modo avrebbe solo arrecato sofferenza ad
entrambi.
<< Perché?
Per quale motivo è così importante? >>, domandò Inuyasha, serrando le
mani in pugni per cercare di trattenere le sue emozioni.
Kagome sorrise mesta, sollevando di nuovo lo sguardo per perdersi qualche
istante nei suoi occhi color ambra.
<< Non esiste un motivo. Devo farlo io, e devo farlo da sola; è ciò che
conta davvero >>, rispose dolcemente.
Si portò una mano vicino al viso, spostando dietro l’orecchio una ciocca di
capelli.
<< Kagome… >>.
Inuyasha non fece in tempo a finire la frase che si trovò il viso di lei a
pochi centimetri dal suo, mentre lentamente si avvicinava a lui.
Chiuse gli occhi, eliminando la poca distanza che li separava e unì le sue
labbra a quelle di lei.
Era come tornare a quel giorno nella foresta, assurdo pensare che erano passate
soltanto poche ore da quel momento.
Eppure,
come la prima volta, una sensazione di completezza e di pace avvolse le loro
membra.
Inuyasha sentì qualcosa scendere giù per la sua gola; una pillola?
Allontanò rapido la ragazza, mentre deglutiva ancora per esserne sicuro.
Kagome sorrideva, ma era un sorriso falso e privo della solita dolcezza.
<< Te l’ho detto: non posso permetterti di seguirmi >>, disse,
voltando le spalle all’hanyou e proseguendo per la sua strada.
Inuyasha
avrebbe voluto fermarla, ma sentiva il suo corpo intorpidito e la mente si
faceva sempre più pesante.
S’inginocchiò a terra, mentre sentiva le forze venire meno.
Il respiro divenne affannoso e poi perse i sensi.
Ciao a
tutti =)
Eccomi tornata finalmente.
Allora, devo confessare che questa storia sta prendendo una piega sempre più
diversa da com’era concepita all’origine.
Ma, dopo un’attenta riflessione, ho capito che non era il caso di fare un happy
ending e così ho deciso di tenere fede alla vena noir
che avevo quando cominciai a scrivere^^.
Bene, vi lascio alla lettura.
Un grandissimo kiss a tutti quanti dalla piccola Fin.
La cosa giusta da fare.
<< She was stronger alone; and her own good sense so well supported her,
That her firmness was as unshaken, her appearance of cheerfulness as
invariable…>> ( “Ragione e Sentimento”- Jane Austen)
Sentiva
delle voci attorno a sé, ma erano ovattate e confuse e parlavano in modo
concitato.
Cosa avevano da dire di così importante?
La sua mente era intorpidita, incapace di dare un senso a quel fiume di parole
che scorreva in quel momento nelle sue orecchie.
<<Ma cosa aveva in mente quella sciocca? Pensava
di escluderci in questo modo? >>, borbottava una voce femminile; non
voleva nascondere in nessun modo la sua rabbia.
<< Calmati Sango >>, replicò una voce maschile, più pacata rispetto
a quella della sua interlocutrice.
<< Credo che abbia fatto tutto nelle migliori intenzioni, dopotutto
avresti dovuto immaginare che non ci avrebbe salutati >>.
La voce femminile tacque, incapace di replicare a quelle parole.
Inuyasha provò a muovere dunque una mano, sentendo le dita ancora leggermente
paralizzate ma la sua mente si stava schiarendo.
A poco a poco, le immagini di quello che era accaduto scorsero davanti ai suoi
occhi.
Kagome, la ragazza per la quale era pronto a rischiare tutto, ora era scappata
e non sarebbe più tornata.
La sua
mente, ora completamente lucida, riuscì a trovare la forza per aprire gli
occhi.
Sango e Miroku, visibilmente preoccupati, lo fissavano con intensità tanto da
imbarazzarlo.
<< Tutto bene? >>, domandò Sango, inginocchiandosi al suo fianco.
L’hanyou
provò a muoversi, sentendosi ancora un po’ intorpidito nel corpo.
<< Non troppo >>, mormorò, mentre cercava di muovere la mano.
<< Credo che Kagome, la nostra carissima “amica”, mi abbia dato una sorta
di anestetico per farmi perdere conoscenza >>, spiegò con malcelata
calma.
Miroku sospirò esausto, portandosi una mano alla fronte e muovendola a destra e
sinistra.
Non sembrava stupito dalla fuga di Kagome, così come lo era Sango.
Erano irritati, ovviamente, ma di certo non avevano la sua stessa espressione
smarrita davanti a quell’evento.
Finalmente
anche il suo corpo riacquistò sensibilità, riuscendo ad alzarsi la sua prima
intenzione era andare da Sesshomaru e fargli vuotare il sacco.
Fece per avviarsi ma una mano di Miroku si serrò sul suo braccio, bloccandolo
completamente ogni suo movimento.
<<
Cosa vuoi fare? >>, domandò secco.
Inuyasha rimase colpito dal tono della sua voce, per niente simile a quello
cordiale e tranquillo che gli aveva sempre udito.
Nei suoi occhi scuri, come il mare, poteva leggerci una fermezza che non aveva
mai visto prima.
<<
Voi sapevate, vero? >>, chiese Inuyasha, mentre osservava Sango scostare
lo sguardo dal suo in muto consenso.
Sì, lo sapevano.
La rabbia
prese il sopravvento sul suo corpo, aiutandolo a liberarsi dalla presa salda e
decisa del giovane monaco.
<<
Perché? Per quale motivo non avete cercato di fermarla? >>, sbottò
furente, ignorando completamente l’ombra di dolore che s’intravedeva riflessa
nei loro sguardi.
<<
Inuyasha… >>, Sango si bloccò, gelata da uno sguardo dell’hanyou.
<< Come se non bastasse mi avete taciuto ogni cosa, impedendomi di
fermarla per tempo >>.
<< Inuyasha, ascolta… >>, esordì Miroku, cercando di essere il più
accondiscendente possibile.
<< Abbiamo taciuto la questione per il semplice motivo che non credevamo
si sarebbe presentata, per questo non te ne abbiamo mai parlato >>, si
fermò un solo istante, valutando le espressioni del suo interlocutore. <<
Inoltre, anche avendolo saputo, non avresti potuto fare nulla per fermarla.
Nemmeno Sesshomaru si è opposto, il che dovrebbe darti da pensare >>.
Inuyasha parve
confuso da quell’affermazione.
Sapeva dell’attaccamento di Sesshomaru a Kagome, ma non riusciva a capire il
senso delle parole del monaco.
Miroku, comprendendo lo sconcerto di Inuyasha, cercò di spiegare al meglio la
situazione:
<< Sesshomaru è la persona di cui Kagome ha maggiore stima, soltanto lui
è a conoscenza dei dettagli del piano suicida del nostro capitano. Sesshomaru è
uno youkai di ghiaccio, per la guerra potrebbe fare qualsiasi cosa, lo concedo;
ma non arriverebbe mai a sacrificare Kagome, puoi contarci. Se non ha
obbiettato, allora… >>.
<< Deve essere qualcosa di molto importante, che riguarda tutti noi…
>>, completò Inuyasha, ottenendo un cenno di assenso dai due ragazzi.
Il sottile
piano che avevano creato Kagome e Sesshomaru andò a disegnarsi nella sua mente,
mentre le parole di entrambi si facevano eco nella sua memoria.
Rapido
sferrò con forza un pugno alla parete, incrinandola leggermente e lasciando
perplessi i due ragazzi.
Ritrasse la
mano, leggermente arrossata dal colpo, mentre cercava di placare il suo
spirito.
Si sentiva
così inutile, in quel gioco in cui la vita della gente era cosa da nulla in
confronto alla salvezza del mondo.
A lui non importava; la salvezza di Kagome era molto più importante di ogni
altra cosa.
Senza aggiungere una parola si allontanò, lasciando da soli Miroku e Sango.
<< Cosa facciamo? >>, domandò Sango, mentre osservava la figura
dell’hanyou svanire nell’oscurità di quei cunicoli.
Miroku scrollò le spalle, l’espressione più tranquilla del mondo era dipinta
sul suo viso.
Sango cominciò ad irritarsi, quell’atteggiamento era una delle tante che la
mandavano in bestia.
<< Direi di prepararci, credo che assisteremo a qualcosa di molto
divertente >>, commentò ironico, avviandosi per il corridoio.
Sango sbuffò, portandosi le mani ai fianchi.
Era inutile ragionare con lui, ma non poteva farci nulla e così decise che era
meglio seguirlo.
********
Una stanza
elegantemente arredata, le cui pareti erano coperte di una finissima carta da parati
altrettanto preziosa.
La sua gabbia dorata non era cambiata, era rimasta invariata nel corso degli
anni.
Kagome si sentiva in trappola - e infondo lo era -, in quell’istante il suo
sguardo si posò sull’enorme specchio poggiato su una parete della stanza.
Un abito
bianco, puro come la neve, fasciava il suo corpo in maniera perfetta.
La sua pelle chiara era esaltata da quel colore, messo in contrasto dai sui
capelli corvini e dagli occhi castani.
Poggiò una
mano sullo specchio, sfiorando con i polpastrelli la superficie fredda e
liscia.
Non si riconosceva con quegli abiti indosso, con quel bel vestito dall’ampia
gonna e le spalline sottile.
Chi era la
ragazza nello specchio? Era sempre lei, oppure era una sua illusione?
Una lacrima rigò il suo viso, seguita da un’altra e un’altra ancora.
<<
Non dovresti piangere, rovina il tuo bel visino >>, disse una voce
ironica.
Kagome non aveva bisogno di voltarsi per sapere a chi appartenesse, dopotutto
vi era una sola persona che aveva diritto ad entrare in quella stanza.
<<
Naraku… >>, mormorò Kagome, incapace di voltarsi verso il demone che
tormentava da troppi anni i suoi incubi.
<<
Sei stata sciocca, davvero sciocca a scappare l’ultima volta >>,
continuò, mentre lentamente si avvicina alla ragazza, ferma nella sua
posizione.
Kagome serrò le mani, tanto forte che sentì le sue unghie conficcarsi nella
carne e lasciare uscire qualche goccia di sangue.
<< Abbandonare la tua famiglia in quel modo… >>, scosse il capo ,
cercando di sembrare stupito lui stesso da quelle parole.
Un sorriso sarcastico si dipinse sul suo volto: << come se non sapessi
cosa mi hai fatto >>, rispose piccata.
Naraku batté sonoramente le mani, osservandola radiosa.
<< Bene, vedo che finalmente hai cominciato la natura straordinaria dei
tuoi poteri >>.
Con un passo finalmente la raggiunse.
Kagome continuava a dargli le spalle, ma Naraku riusciva a vedere il suo bel viso
riflesso nella finestra dinnanzi a lei.
Prese tra le sue dita una ciocca dei suoi capelli corvini, tastandone l’infinita
morbidezza, quando una scarica elettrica attraversò il suo corpo costringendolo
ad allontanarsi.
<< Naraku, come puoi vedere ho fatto molto di più che comprendere >>,
rispose atona, voltandosi per fronteggiare il suo avversario.
Un ghigno si formò sul volto dello youkai, mentre lentamente riprendeva il
controllo del suo corpo.
<< Non male, giovane sacerdotessa, ma non sei ancora in grado di
uccidermi; non possiedi la forza necessaria per… >>
<< Sbagli >>, interruppe la ragazza.
<< E’ vero, io non posso ucciderti direttamente ma non è vero che non
potrei farlo >>, continuò, mentre un velo di amarezza attraversò il suo
sguardo.
Un lampo attraversò la mente di Naraku, costringendolo per un attimo a
indietreggiare di fronte a quella giovane umana.
<< Tu… Non posso credere che tu abbia davvero intenzione… >>, non
riuscì a completare la frase, l’espressione serena del suo viso era sufficiente
per fargli comprendere le sue intenzioni.
<< Farò soltanto quello che è giusto fare >>, mormorò Kagome, prima
che lo youkai si congedasse da lei.
********
Senza
pensarci due volte, soprattutto senza curarsi di bussare, Inuyasha entrò nello
studio di Sesshomaru.
Lo youkai era impegnato ad ascoltare la piccola Rin leggere, era un tomo
scolastico da quello che poté notare Inuyasha.
Sesshomaru, osservando il fratello sospirò rassegato e congedò la bambina.
Rin sorrise e si allontanò con il libro.
<< Tu sapevi? >>, fu l’unica domanda che Inuyasha riuscì a porgere
a suo fratello.
Sesshomaru non rispose, ma per lui fu più che sufficiente.
Un ringhiò sfuggì alle labbra di Inuyasha, nello stesso istante sbatté con forza
un pugno sulla scrivania.
Sesshomaru rimase impassibile di fronte a quello scatto d’ira.
<< Anche se ti avessi spiegato la cosa non sarebbe servito a nulla, non
saresti riuscito a portare a termine l’incarico in ogni caso; sei umano,
dopotutto, almeno in parte >>, spiegò tranquillamente, mentre Inuyasha
sentiva la sua rabbia crescere ad ogni istante.
Sesshomaru si accomodò alla scrivania, sempre con l’espressione più tranquilla
del mondo.
<< Spiegati! E questa volta vedi di essere esauriente >>, chiese,
cercando di trattenere più che poteva quella rabbia che stava facendo ribollire
il suo sangue.
<< Il piano originale di Kagome, o meglio “il nostro”, prevedeva che
fossi io ad accompagnarla da Naraku e poi l’avrei “liberata” dalla sua prigione
>>, si fermò un istante, mentre cercava le parole giuste per spiegare la
situazione.
<< Il tuo arrivo ha cambiato le nostre carte. Come ho detto prima, avrei
dovuto accompagnare io stesso Kagome, ma dopo il tuo arrivo si era deciso che
fossi proprio tu a farlo >>, i suoi occhi ambrati si posarono sulla
figura del fratello, scrutandolo con attenzione.
<< Ma a quanto vedo, purtroppo, Kagome ha deciso di rallentare il
processo ancora per un po’ >>.
<< Per quale motivo? >>, domandò Inuyasha, cercando di capire
qualcosa di quei discorsi contorti.
<< Forse non voleva darti altri pesi da portare, ma non capisco cosa
passi per la testa di quella ragazza ultimamente >>, commentò amaramente
Sesshomaru, alzandosi dalla sedia.
<< Eppure, è sciocco da pensare >>, continuò, mentre si dirigeva
verso la parete dove si trovavano due katane, << “liberare” se stessa
significava anche liberare te dal guinzaglio di Naraku >>.
Inuyasha sgranò gli occhi, incredulo davanti a quella rivelazione improvvisa.
Continuava a non capire il nesso tra la liberazione di Kagome e la sua, non
capiva come potevano essere intimamente collegate.
Lo youkai afferrò una delle katane appoggiate alla parete e la lanciò in
direzione dell’hanyou.
<< Nostro padre voleva che fosse tua >>, mormorò amareggiato, l’immagine
sorridente di Kagura nel momento della sua fine era impressa a fuoco nella
memoria.
<< Che cos’è? >>, chiese Inuyasha, scrutando la lama arrugginita di
quella katana.
<< Si chiama Tessaiga, è stata forgiata da una zanna di nostro padre. Si
racconta che con un solo fendente possa distruggere centinaia di youkai, ma non
sono in grado di verificarlo di persona >>, mormorò, mostrando al
fratellastro la mano bruciata in diversi punti.
Inuyasha continuava ad osservare quella spada dalla lama rovinata, incuriosito
e perplesso nello stesso istante.
<< Ora cosa pensi di fare? >>, domandò Sesshomaru.
Inuyasha ripose la katana nel suo fodero, legandola alla vita e aprì la porta
dello studio.
<< La cosa più giusta. Voglio liberare Kagome, vorrei che questa guerra
avesse fine… >>.
Un ricordò attraversò la mente dello youkai L’espressione serena che Kagura
aveva al momento della sua morte, le sue parole appena sussurrate erano fuoco
nella sua memoria.
Lei era morta per salvarlo, per proteggerlo da Naraku e alla fine era
scomparsa.
Sesshomaru osservò l’hanyou, infondo al corridoio, prendere congedo da Sango e
Miroku e allontanarsi da solo.
Era uno sciocco, tanto che si stupiva di quello che Kagome intendeva fargli
fare.
“Sciocco, eppure dovresti sapere che c’è sempre un prezzo molto alto per i
nostri desideri”.
<< Le persone possono essere veramente libere solo nel mondo dei sogni>>
( Warabe Yusai – “Yume Tsukai)
Erano trascorsi alcuni giorni dalla sua partenza, ma non era ancora riuscito a
trovare una qualche traccia di Kagome.
Correva giorno e notte, nella vana speranza di trovare un possibile indizio ma
a nulla era valso il suo sforzo.
Si era fermato nel cuore di una foresta –dopo diversi giorni di marcia forzata
una pausa era ciò che gli serviva-, accese un piccolo fuoco e si sedette
accanto ad esso.
Alla pallida luce rossastra del fuoco prese ad esaminare la spada che gli aveva
affidato Sesshomaru, una lama potente a sentire lui, ma a quanto pare era
soltanto una leggenda tramandata in una famiglia di matti.
<<
Che strana cosa vederti così pensieroso >>, commentò con ironia una voce
femminile.
Le orecchie di Inuyasha si mossero rapidamente, riconoscendo il suono di quella
voce così importante per lui.
Sollevò lo sguardo incrociando quello di Kagome.
Era lei, ed era reale; riusciva a percepire il suo odore e il battito lento e
regolare del suo cuore.
Si trovava
dall’altro lato del fuoco, i capelli scuri erano lasciati sciolti cadendo
morbidi lungo le spalle. Indossava un abito bianco dalle spalle sottili che
metteva in risalto la sua pelle bianca, ma per lui erano dettagli irrilevanti.
<< Sono impazzito? Oppure sto sognando? >>, domandò incerto
l’hanyou, mentre la ragazza si avvicinava al suo fianco.
<< No, non stai sognando e non sei nemmeno impazzito >>, mormorò,
sedendosi accanto a lui.
<< Diciamo che ti trovi a metà: tra il sogno e il risveglio. E’ opera mia
>>, spiegò Kagome.
Inuyasha tese una mano verso la sua, tremante, temendo che quella ragazza
svanisse come il vento non appena l’avesse sfiorata; ma non avvenne.
Kagome allungò la mano, incontrando la sua e la strinse dolcemente.
<< Perché sei apparsa ora? >>, domandò Inuyasha, aumentando la
stretta nella mano di lei per non lasciarla scappare.
Lo sguardo di Kagome si oscurò per un lungo momento prima che trovasse la forza
per parlargli.
<< Non potevo prima, Naraku mi sorvegliava anche la notte… >>, si
fermò un istante, cercando le parole giuste, << Inuyasha, mi dispiace.
Avrei dovuto parlarti del mio piano, magari… >>, un sorriso malinconico
le increspò le labbra lasciando la frase in sospeso.
Inuyasha la osservava, provava rabbia nei suoi confronti ma davanti alla sua
espressione sofferente tutto passò in secondo piano.
<< Kagome, non temere: ti libereremo. Sesshomaru, Miroku e Sango stanno
preparando un offensiva contro Naraku >>, disse Inuyasha.
Kagome sgranò gli occhi sentendo quelle parole, mentre sentiva la paura
invadere il suo spirito.
Non potevano vincere contro le forze di Naraku, erano numericamente inferiori e
non possedevano abbastanza conoscenze per vincere questa guerra.
<< So che anche il gruppo di Koga parteciperà, quindi…>>
<< Sarete sempre inferiori numericamente! >>, concluse aspra
Kagome, portandosi una mano alla nuca e maledicendosi mentalmente.
<< Quello sciocco, eppure sa meglio di altri che Naraku dispone di un
esercito di youkai praticamente invincibile >>, disse fra sé, ignorando
per un breve istante l’hanyou al suo fianco.
Inuyasha l’ascoltava, non riusciva a capire la preoccupazione della ragazza.
Sesshomaru e gli altri non erano normali; erano molto più forti della media,
persino Koga poteva rendersi utile.
<< Inuyasha… >>, mormorò con dolcezza, catturando nuovamente
l’attenzione dell’hanyou.
<<
Naraku mi tiene prigioniera in un tempio a nord-est da qui, all’alba parti
subito >>, disse con fermezza.
<< “liberarti” cosa accadrà quando lo farò? >>, domandò Inuyasha,
mentre le parole di Sesshomaru tornavano alla sua memoria.
Kagome
sorrise, ma in quel sorriso non vi era alcun calore e nemmeno la dolcezza che
vi si poteva trovare prima.
Poggiò il capo sulla spalla e chiuse gli occhi, traendo un profondo respiro.
<< Riposati Inuyasha, domani avrai un lungo viaggio da percorrere
>>.
Inuyasha la scrutò con la coda dell’occhio, mentre il respiro di lei si faceva
più lento e regolare.
Sembrava un’allucinazione, forse lo era, ma non era una cosa che poteva
interessargli.
Era accanto a lui, come doveva essere, e la cosa lo rese immensamente felice.
Osservò ancora la Tessaiga tra le sue mani.
Poteva una lama così arrugginita essere di una qualche utilità?
La estrasse dal fodero, cercando di evitare movimenti che potessero disturbare
Kagome, ancora piacevolmente addormentata sulla sua spalla.
Osservò il riflesso della lama alla luce del fuoco quando qualcosa cambiò
improvvisamente: il riflesso che vedeva ora era il suo, ma allo stesso tempo
non lo era.
Gli occhi erano rossi come il sangue, i lineamenti erano più marcati e sotto
gli occhi comparivano due lunghe strisce violacee.
Sgranò gli occhi per la sorpresa, ma quando tornò a guardare il suo riflesso
nella lama non vide altro che il suo normale aspetto di hanyou.
Cos’era appena accaduto?
Le palpebre si fecero pesanti e il sonno lo chiamò a sé.
Le tenebre avvolgevano il suo sogno, non vi si poteva scorgere nessuna via di
fuga. Quando, improvvisamente, emerse una debole luce e la figura di Kagome
comparve nuovamente. << Inuyasha, tu sei soltanto per
metà umano e quindi non puoi capire cosa si prova ad essere uno youkai; c’è
qualcosa che tu non puoi fare >>, disse la voce, quasi
meccanicamente.
Inuyasha provòa rispondere ma la sua
voce non usciva.
Due figure comparvero accanto a lui: una era la sua parte umana, l’altra quello
dello youkai che aveva visto riflesso nella lama di Tessaiga. << Tu sei entrambi questi,
Inuyasha, ma ancora non riesci ad accettarlo e soltanto quando accadrà potrai
salvarmi >>. Ancora una volta vide quel velo di tristezza oscurarle il viso, quella
tristezza che l’avvolgeva ogni volta che parlava del suo passato.
<< Kagome… >>.
Nel momento in cui pronunciò il suo nome si sentì cadere, trascinato più a
fondo nelle tenebre che circondavano quel mondo illusorio.
La caduta ultimò e finalmente aprì gli occhi, l’alba era infine sorta.
Osservò al suo fianco ma non c’era nessuno, soltanto la spada era reale in
tutta quella faccenda.
Ripensò alle parole di Kagome, confrontando ciò che gli aveva detto con quello
che sapeva di se stesso.
<<
Accettare… il mio lato demoniaco… >>, mormorò tra sé, mentre il sole si
cominciava a levare da est.
*****************
Un raggio
di sole colpì il suo viso, ridestandola dal suo torpore.
Il legno del pavimento era ruvido, ma era un dettaglio irrilevante a confronto
di quello che sarebbe potuto accadere da lì a poco.
Naraku era pronto a scagliare il suo esercito, aveva bisogno della miko in quel
piccolo tempio.
Così, una volta sgominato l’esercito di Sesshomaru, avrebbe potuto completare
il rito per legare l’anima di Kagome alla sfera degli Shikon.
Si sollevò da terra e congiunse le mani in una silenziosa preghiera.
Dopo diversi minuti aprì gli occhi e sciolse le mani, senza voltarsi alle
spalle disse: << Grazie Kikyo >>.
Alle sue spalle c’era una miko, indossava un abito tradizionale composto da un
byakue, una casacca bianca, e un paio di hakama, dei pantaloni dalle tinte
scarlatte.
Gli occhi sottili color nocciola e lunghi capelli scuri.
Erano simili, ma erano anche molto diverse.
<< Non mi ringraziare, farei di tutto per sconfiggere Naraku per sempre
>>, commentò la miko, la voce atona e priva di sfumature.
Un sorriso mesto increspò le labbra di Kagome.
<< Sei sempre la solita, non la smetterai mai con questo tuo
atteggiamento >>, aggiunse con un velo d’ironia.
Si volse lentamente, pronta a guardare la donna dalla quale discendeva e che, a
volte, appariva dinnanzi a lei.
Era un emanazione generata dai suoi stessi poteri, ma allo stesso tempo
conservava la volontà e i desideri della vera Kikyo.
Era la
creatura perfetta, tra coloro che si potevano considerare morti.
La miko scrollò le spalle, indifferente alle parole di Kagome.
Era un emanazione, non poteva provare nessun tipo di sentimento; l’unico che
conosceva era il rammarico.
Il rammarico per non essere stata in grado di abbattere Naraku, rammarico per
aver dovuto rinunciare alla vita per nulla, ma soprattutto per aver caricato
un’altra ragazza di un simile fardello.
<< Ho mostrato all’hanyou il modo migliore per realizzare il tuo piano,
tuttavia mi pare uno stolto e non credo che possa aver compreso appieno le mie
parole >>, commentò atona, mentre Kagome assottigliò lo sguardo.
<< Modera i termini >>, rispose freddamente.
La miko rimase spiazzata quando incrociò lo sguardo con la sua reincarnazione.
Rabbia, pura rabbia si poteva scorgere sul suo volto.
<< Ti sei affezionata? >>, domandò Kikyo ma Kagome tacque, il
silenzio tornò a farla padrona tra le due.
<<
Capisco, ma hai fatto male. Sai meglio di me che questo comporta dei problemi,
il vostro sentimento non permetterà a Inuyasha di compiere il suo dovere
>>, concluse Kikyo e Kagome si trovò d’accordo con lei.
Il suo sguardo s’incupì, mentre lanciava una fugace occhiata al cielo azzurro
di quella mattina.
All’esterno era tutto così tranquillo, così pacifico che nessuno poteva
immaginare cosa sarebbe accaduto da lì a poco.
Una guerra definitiva di cui ancora non si conoscevano le sorti.
Sesshomaru disponeva di una forza non comune, aumentata dalla rabbia per la
perdita di qualcuno a lui caro, Koga disponeva dell’intera tribù di lupi e,
dalla loro parte, c’erano anche Sango e Miroku; i più valenti tra gli esseri
umani.
<<
Kikyo… >>, mormorò Kagome, dopo un tempo che pareva infinito. << Io
non sono te, ho voluto vivere la mia vita cercando di apprendere quanto più
possibile >>.
Kikyo la osservò dubbiosa, ma Kagome non se ne curò e continuò a parlare.
<< Amare, odiare… perdonare…. Tutte queste emozioni umane, volevo
conoscere ogni cosa proprio perché sapevo come sarebbe andata a finire
>>.
<<
Non comprendo >>, disse Kikyo, scuotendo lentamente il capo.
<< Non pretendo che tu lo faccia, ma vorrei che non mi giudicassi per i
sentimenti che provo >>, concluse Kagome, mentre un sorriso sincero le
dipinse il viso.
Kikyo sospirò e svanì, lasciandola sola in quella prigione solitaria.
La giovane miko, finalmente sola con i suoi pensieri, tornò a fissare il cielo.
“Inuyasha… cerca di arrivare presto, altrimenti non riusciremo a porre fine a
questa guerra”.
**************
L’alba era
infine arrivata.
Un sottile
strato di rugiada copriva ancora l’erba e le foglie secche in quella piccola
radura.
Il tempo
non era clemente, sebbene il cielo si presentasse sereno, Sesshomaru poteva
avvertire nel vento l’avvicinarsi rapido di nuvole temporalesche.
Con la coda dell’occhio osservò il suo piccolo esercito e sospirò.
In troppo pochi erano venuti; la tribù Yoro era quella più numerosa, con più di
cento guerrieri radunati da tutte le tribù.
Dalla sua parte, assieme agli altri youkai, c’erano i due soli umani che
potevano affrontare gli youkai senza problema: Miroku e Sango.
Tuttavia,
proprio perché erano umani, non riuscivano a trattenere l’onda di paura e ansia
che scorreva nei loro corpi.
<<
Sango… >>, mormorò Miroku, poggiando una mano sulla spalla della sua
compagna.
La ragazza tremava dalla paura, ma non si lasciò mai andare del tutto ad essa.
<< Riusciremo a sopravvivere, te lo prometto >>, le disse con
convinzione, ma nei suoi occhi Sesshomaru scorse lo stesso dubbio che
attanagliava Sango.
Anche lei lo comprese, ma decise di credergli ugualmente.
Non avevano speranze, lo sapevano fin da quando accettarono di unirsi alla
rivolta.
<< Sesshomaru, prepariamoci >>, disse Koga, avvicinandosi allo
youkai dai capelli argentati.
Era vero, ormai il tempo era scaduto.
Sesshomaru estrasse una spada che avevano forgiato alcuni umani per lui, ma
della cui fiducia dubitava altamente.
Un soffio
di vento, gentile e delicato, sfiorò il suo viso e in quel debole tocco poté
percepire l’anima di Kagura.
“Sarai con noi infine, vero? Kagura del vento”.
Dall’oscurità della foresta emersero i primi youkai che si fermarono lungo una
linea immaginaria, attendendo con impazienza gli ordini di Naraku.
Erano
tanti, troppi.
<< Il tuo piccolo esercito contro la mia armata… >>, disse Naraku
con voce soddisfatta, comparendo infine sul campo di battaglia.
<< Naraku… >>, mormorò in tono basso Miroku, mentre serrava la mano
sinistra sul polso della destra.
<<
Sesshomaru, cosa pensi di poter fare? >>, continuò Naraku, incurante
delle persone accanto a lui.
Sesshomaru chiuse per un istante gli occhi, cercando dentro di se una risposta
per tutti quei sacrifici.
<< Ucciderti >>rispose
risoluto, avanzando contro di lui.
La battaglia cominciò.
L’ultima battaglia tra youkai e ribelli.
E anche questo
capitolo è giunto al suo termine.
Vi chiedo perdono se impiego un sacco ad aggiornare, ma preferisco ordinare per
bene le mie idee prima di scrivere.
Un grazie speciale a
ryanforever e jiada95 per i loro commenti, sempre troppo gentili.
Allora, per quello che
volete sapere, diciamo che entrambe avete centrato il punto cruciale della
storia.
Tuttavia, sebbene la storia non finirà bene, vi faccio una promessa: il finale
non vi farà rimpiangere l’happy ending, parola della
piccola Fin =).
Ah, prima che mi scordi: http://www.youtube.com/watch?v=h9WwBIcNfU4
<- questo video è ispiratore dell’intera storia che sto scrivendo^^.
Al prossimo aggiornamento.
Un grandissimo kiss a tutti dalla piccola Fin.