Angel of Darkness

di Fin Fish
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** 1-Cacciatori di demoni ***
Capitolo 2: *** 2-Hanyou ***
Capitolo 3: *** 3-Reason ***
Capitolo 4: *** 4- ***
Capitolo 5: *** 5-Una missione pericolosa ***
Capitolo 6: *** 6-Alleati ***
Capitolo 7: *** 7-Tradimento ***
Capitolo 8: *** 8-Fuga ***
Capitolo 9: *** 9-Il piano di Naraku ***
Capitolo 10: *** 10-Una scelta difficile ***
Capitolo 11: *** 11-Resta al mio fianco ***
Capitolo 12: *** 12-La cosa giusta da fare ***
Capitolo 13: *** 13-La preparazione ***



Capitolo 1
*** 1-Cacciatori di demoni ***


Angel of Darkness

Fan fiction by Fin Fish

 

 

 

 

Ciao a tutti!
Eccomi qui, sono tornata in questo fandom con una nuova storia che spero vi possa piacere.
Bè, direi che il modo migliore per saperlo e lasciarvi alla lettura =)
Un grandissimo kiss a tutti dalla piccola Fin.

 

Cacciatori di demoni.

 

<< And cover you wound
Until the day you become able to smile >>

(Tsukiko Amano – Bodaiju)

 

 

 

Il cielo si stava finalmente aprendo.
Deboli raggi di sole filtravano tra le nuvole grigie di quella mattina, illuminando una terra cosparsa di sangue di youkai.
Una ragazza si ergeva in mezzo a quel mare di sangue e morte.
Il respiro frammentato e il viso grondante di sudore.
Camminava lentamente, troppo stanca per riuscire anche solo a concepire l’idea di correre.
La pianura dove si trovava era un luogo infestato dagli youkai, presto si sarebbero accorti dell’odore di sangue nell’aria e sarebbero accorsi in centinaia per vendicarsi.
Le forze le mancavano, usate tutte nella battaglia di quella sera.
I demoni erano superiori alle informazioni che le erano pervenute, traendola in inganno e lasciandola uscire senza compagni.

Arrivò alle porte di una città distrutta, osservando con occhi tristi e stanchi la distruzione che potevano portare quei mostri.

Le case erano completamente distrutte, abitate soltanto dalla polvere e da alcune piante rampicanti che ne circondavano la struttura.
Questo era diventato il mondo dopo la presa di potere degli youkai.
Tutto era cominciato cinquecento anni prima, quando un demone chiamato Naraku aveva ottenuto un grande potere e l’aveva riversato contro gli umani.
Da allora era una continua battaglia per la sopravvivenza, mentre gli esseri umani scappavano e si nascondevano come topi.
Diverse guerre erano nate a causa di Naraku, molte delle quali avevano permesso agli uomini di vivere in pace per qualche anno.
Tuttavia non era stato sufficiente per fermarlo, ma soltanto ad accrescere la sua rabbia nei confronti di ogni essere umano.

Le città furono distrutte, i grandi centri urbani rasi al suolo e gli esseri umani catturati venivano torturati e poi divorati.
Questa era il mondo, il mondo in cui viveva.
Alcuni esseri umani, dotati di grandi abilità, avevano formato in segreto una società che si occupava di sterminare demoni e altri seguaci di Naraku.
Erano l’avanguardia per la resistenza.
Sebbene fossero relativamente inferiori ai demoni le loro capacità, unite ad uno speciale addestramento gli garantivano maggiore resistenza.
Le gambe tremavano leggermente, mentre proseguiva per la strada principale per poter lasciare la città.
Il tremore aumentò sbilanciandola di lato.
Poggiò la schiena contro la parete di un vecchio palazzo, lasciandosi scivolare contro di esso lentamente.
Sentivo una forte sensazione di gelo nel corpo, mentre la stanchezza le invadeva la mente.
Scosse il capo più volte dandosi dei piccoli schiaffi sul volto, cercando in questo modo di rimanere vigile e pronta.
Era debole per combattere, ma non si sarebbe mai fatta catturare senza prima dare ai suoi avversari un po’ di fatica.
Con una mano sciolse il nastro che legava i suoi capelli lasciando che ricadessero fluidi sulle spalle.
Era giovane, forse troppo per far parte di quella battaglia.

Indossava una maglia scura abbinata a pantaloni del medesimo colore, sulle spalle era legata una faretra ancora piena di frecce e l’arco era saldato alla sua mano.
Reclinò il capo trovando dietro di se la parete del palazzo, mentre i suoi occhi color nocciola si posavano sul cielo.
Le nuvole erano passate, ma qualcuna era rimasta in quel bellissimo manto azzurro.
Sorrise mesta, mentre ripensava all’ultima volta che aveva visto un cielo simile e all’ultima volta che era stata libera.

Si sollevò da terra, riprendendo a camminare più veloce di prima.
Era stanca, ma aveva bisogno di tornare a casa quanto più presto possibile se voleva davvero riposarsi.

Lasciò la strada principale, riuscendo finalmente a uscire dalla città.
Percorse un sentiero dissestato, poco frequentato persino dagli youkai.
Quella era la strada che conduceva alla sua casa: la sede degli sterminatori di demoni.
Al di sotto delle città, sfruttando vecchie gallerie o impianti di scolo, gli esseri umani avevano trovato un rifugio sicuro contro i demoni.
Percorse il sentiero, arrivando a ridosso di una parete realizzato con mattoni e sassi.
Sospirò, mentre dentro di se già pregustava il momento del riposo.
Scostò alcuni tralci e foglie per liberare un ingresso che conduceva nel sottosuolo; la sola casa che aveva ormai.

Scese lentamente le scale, permettendo ai suoi occhi di adattarsi alla semi oscurità di quel cunicolo ristretto.
Era un passaggio che portava direttamente alla base, senza passare per il rifugio.
Terminate le scale dovette strisciare dentro altri cunicoli, lasciando che fosse la sua memoria a guidare il suo sentiero.
L’uso delle luci nei cunicoli era severamente proibita, era considerato uno spreco di materiali così rari da reperire.
Era importante memorizzare  l’andamento dei cunicoli, i loro cambiamenti di inclinazione e molto altro se si voleva sopravvivere.

Alla fine dello stretto cunicolo tese la mano sul terreno, tastando di centimetro in centimetro la superficie liscia sino a trovare la maniglia di una botola.
Tirò la maniglia verso l’alto, lasciando un fascio di luce inondare la galleria.
Strinse gli occhi, abituandoli a quell’improvvisa luminosità e calandosi nella botola.
Avrebbe dovuto fare rapporto quanto prima, ma almeno un ora di riposo se la voleva concedere  nessuno glielo avrebbe impedito.
Appena i suoi piedi toccarono il pavimento del nascondiglio, la voce di un ragazzo ridestò la sua concentrazione.
I capelli scuri erano legati in un piccolo codino e indossava, come la ragazza, un completo scuro con una fascia violacea che attraversava la maglia.
Due profondi occhi blu brillavano come gemme su quel volto così allegro.
<< Kagome, finalmente sei tornata >>, le disse, avvicinandosi sempre più velocemente.
La ragazza sospirò, mentre poggiava la testa contro il muro.
<< Miroku cosa succede? >>, domandò diretta, mentre nella sua mente l’immagine del letto andava lentamente a dissolversi.
Miroku era uno dei suoi più cari amici e assieme a Sango costituivano la vera avanguardia per la resistenza, certo c’erano molte altre persone coinvolte; loro erano i migliori.
<< Abbiamo avuto un piccolo problema >>, rispose, passando una mano dietro la nuca e muovendola su e giù.
Kagome lo osservò con la coda dell’occhio, rilasciando un profondo sospiro sollevò il capo; il letto doveva attendere.
<< Quando mai non abbiamo problemi >>, commentò ironica. << Di cosa si tratta stavolta? >>.
Miroku si guardò intorno preoccupato, accertandosi che non ci fosse nessuno nel loro raggio di ascolto.
<< Una strana creatura, di certo non uno youkai, è entrato nelle nostre gallerie >>, spiegò Miroku in tono grave.
Kagome sbiancò, mentre le parole del suo amico venivano assimilate dalla sua mente stanca e provata.
Quelle gallerie erano il loro rifugio, il fatto che qualcuno fosse riuscivo a penetrarvi costituiva un vero e proprio problema.
<< Io e Sango ce ne siamo occupati quanto prima, ma abbiamo bisogno che tu controlli di persona la situazione >>, continuò Miroku.
Kagome lentamente si riprese dalla sorpresa, tornando ad assumere la sua aria professionale.
<< D’accordo, portatemi da questa creatura >>, rispose Kagome, poggiando le mani sui fianchi e seguendo Miroku.
Il silenzio cadde tra i due rotto soltanto dalla eco dei loro passi.
<< Avete avvisato il generale di questa faccenda? >>, domandò, tenendo il capo chino e seguendo con lo sguardo il movimento dei suoi passi.
Miroku si bloccò di colpo e cominciò a ridacchiare.
Kagome sospirò intuendo perfettamente la situazione: il loro capo non sapeva assolutamente niente della faccenda.
<< Scusaci, ma sai com’è fatto Sesshomaru e sai bene che non riesco a parlarci >>, spiegò Miroku, giustificandosi come meglio poteva alla ragazza.
Kagome annuì solidale.
Era uno dei suoi più fidati collaboratori, questo gli aveva consentito di conoscere meglio la sua storia.
Sesshomaru, pur essendo uno youkai era diventato il capo della resistenza, colui che l’aveva creata dal nulla.
Il suo obbiettivo era la vendetta.
Naraku aveva ucciso la sua compagna, Kagura, l’unica donna per la quale avesse mai provato un vero e profondo affetto.
Da allora il suo obbiettivo era solo uno: uccidere Naraku.
Non gli interessava se per farlo doveva allearsi con gli umani, l’unica cosa che lo premeva era il risultato.
Dopo aver percorso una serie di gallerie collegate tra di loro in modo intricato, formando una specie di labirinto sotterraneo, raggiunsero la zona delle prigioni.
Una ragazza dai capelli scuri legati in una coda bassa, più o meno della stessa età di Miroku, si trovava davanti alla porta di legno della prigione.
Indossava, come tutti, la tenuta scura ma l’aveva migliorata aggiungendo delle coperture per i gomiti e le ginocchia di un rosa scuro.
<< Sango! >>, urlò Miroku catturando l’attenzione della ragazza.
<< Meno male che l’hai trovata >>, disse con sollievo portando una mano al petto, mentre i tratti del suo viso andavano a rilassarsi.

 << Da qui mi assumo ogni responsabilità, voi potete tornare alle vostre occupazioni >>, proruppe Kagome, mantenendo un tono di voce serio e distaccato.
Sango fece per interromperla ma Miroku scosse il capo.
Dopotutto, in ogni caso, la responsabilità per aver taciuto la presenza di un intruso sarebbe ricaduta su di lei.
Se accettava subito era per proteggerli dalla ramanzina di Sesshomaru, inoltre era perfettamente in grado di gestire la faccenda.
Poggiò l’arco e le frecce a terra, fuori dalla porta della cella e l’aprì lentamente.
L’interno era umido e freddo, a rischiararlo c’erano solo un paio di candele poggiate su piccole sporgenze del muro.
L’essere in questione indossava un abito, molto simile ai vecchi kimoni, di un rosso acceso.
Una veste insolita per uno youkai, si trovò a pensare Kagome.
Ad attirare la sua attenzione furono le piccole orecchie da cane argentate, così come i suoi capelli straordinariamente lunghi.
Kagome si avvicinò un poco, constatando che le catene con i sigilli erano state applicate in modo impeccabile.
La ragazza sorrise riconoscendo l’operato di Sango, precisa e ligia al dovere come nessuno.
Le piccole orecchie si mossero rapide captando il suo passo e sollevò il capo permettendo a Kagome di osservarlo in volto.
La ragazza trattenne il fiato trovandosi di fronte a quegli occhi ambrati così tristi, malinconici e carichi di una profonda amarezza.

Finish!!
Spero che sia stato di vostro gradimento =) e spero vivamente di riuscire a postare il secondo capitolo entro domani =)
Al prossimo aggiornamento.
Un grandissimo kiss a tutti dalla piccola Fin.

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Capitolo 2
*** 2-Hanyou ***


Angel of Darkness

Fan fiction by Fin Fish

 

 

 

 

Ciao a tutti!
Scusate se aggiorno adesso, ma stamani i miei mi hanno trascinato fuori di casa impedendomi di scrivere >.<
I soliti antipatici.
Ma lasciamo stare, dopo diverse ore da quanto aveva previsto eccovi il secondo capitolo che sperò non vi deluderà.
Un grandissimo kiss a tutti dalla piccola Fin.

 

Hanyou.

<<  Non esistono difetti fisici che la piacevolezza dei modi
non possa a poco a poco rendere accettabili >>

(Anne Elliot “Persuasione”- Jane Austen)

 


Lo sguardo furente che le rivolse la fecero indietreggiare, ma soltanto un poco.
Era uno dei capitani della resistenza, doveva mostrare fermezza di carattere per ottenere il rispetto degli altri.
Quello strano ragazzo si spinse in avanti, cercando di fare forza per liberarsi dalle catene; sforzo inutile.
I sigilli su di esse impedivano ai demoni di liberarsi, bloccandoli nella cella fino a quando non sopraggiungeva la loro fine.
<< Se ti agiti ti farai solo del male >>, disse Kagome, avvicinandosi di poco a quel ragazzo così particolare.

Il ragazzo scostò lo sguardo stizzito, sedendosi come meglio poteva sul pavimento della sua prigione.
Le catene erano legate al muro, ma sufficientemente lunghe per permettergli i movimenti basilari.
Rimasero in silenzio a lungo.
I loro sguardi si perdevano l’uno dell’altro cercando di scrutare nelle proprie anime, cercando al loro interno le risposte che le parole non potevano dare.

<< Cosa sei? >>, domandò incuriosita, sperando vivamente che il ragazzo volesse risponderle con sincerità.
<< Non si vede! >>, ribatté infuriato.
<< Non capisco… >>
<< Sono un mezzo demone! >>, urlò contro la ragazza, lasciandola visibilmente sorpresa e di questo se ne compiacque.
Kagome era allibita.
Gli hanyou non esistevano più da tanto tempo, i sopravvissuti si nascondevano da qualche parte per non essere trovati e uccisi.
Tutto ciò era accaduto per causa di Naraku e della sua brama di potere, portando questo mondo sempre di più sull’orlo di un grande abisso, creando fratture che non si sarebbero mai più risanate.
<< Come sei finito in questo luogo? >>, chiese Kagome, continuando l’interrogatorio.
<< E che ne so! Stavo scappando quando mi sono ritrovato in un buco. Da lì sono andato a naso, mi pare ovvio >>, rispose, toccandosi con un dito la punta del naso.
Kagome sorrise, ricordandosi, che pur essendo un hanyou, l’olfatto di quel ragazzo era pur sempre molto più sviluppato di quello umano.
<< Spero che capirai… >>, esordì dopo qualche minuto, ponderando la faccenda con la massima attenzione. << Non posso lasciarti girare libero, dopotutto hai trovato il nostro rifugio e rappresenti una vera minaccia per la sicurezza >>.
<< Ma… >>
<< Tuttavia, se mi garantirai di stare tranquillo e buono, posso fare in modo di liberarti dalle catene >>.
Lo sguardo dell’hanyou corse lungo le catene che bloccavano i polsi, tornando poi a scrutare lo sguardo serio e determinato di lei.
Era una creatura strana, davvero molto strana.
Gli esseri umani, di regola, lanciavano contro di lui ogni genere di insulti e minacce. I demoni completi, come quelli da cui stava scappando, oltre ad insultarlo volevano a tutti i costi ucciderlo per ottenere da Naraku chissà quale ricompensa.
Lei era diversa.
Non aveva voluto umiliarlo per la sua natura l’aveva sempre guardato negli occhi come avrebbe fatto con qualsiasi suo pari.

<< Non posso garantirlo >>, rispose sinceramente.
Kagome sospirò, passando una mano tra i capelli scuri per ravvivarli un pochino.
Sentiva il sonno che la chiamava, ma sapeva che non era ancora il momento per potersi addormentare e abbandonare a piacevoli sogni.
Un lavoro importante l’attendeva.
<< Ascolta… >>, esordì, mentre si massaggiava con movimenti circolari le tempie.
<< Sei sotto la mia custodia, ti posso garantire che non ti sarà fatto nessun tipo di male. Però, se non mi darai un po’ di collaborazione, le conseguenze saranno gravi non solo per te ma anche per me >>.
Kagome lo guardò negli occhi ancora una volta, sentendoli bruciare per la stanchezza che si stava accumulando.
L’hanyou la osservò con più attenzione di prima.
Sembrava molto più giovane di quel ragazzo che l’aveva bloccato, ma nemmeno assomigliava ad una bambina.
I suoi occhi nocciola erano velati da macchie scure, segno della sua stanchezza fisica che segnava il limite della resistenza umana.
Il viso dai tratti gentili e delicati, era segnato dalla fatica e da alcuni graffi che toglievano spazio alla sua naturale bellezza.
Scostò lo sguardo quanto prima, sperando che lei non l’avesse vista osservarla con troppa attenzione.
<< D’accordo >>.
Kagome sollevò il capo di scatto, felice per l’affermazione di quel ragazzo.
In uno scatto di gioia strinse tra le sue mani la sua, guardandolo con gli occhi lucidi per la commozione.
Non le piaceva l’idea di fare il duro, per esigenze era costretta ad esserlo, ma quando le cose si accomodavano in modo così facile, si mostrava al mondo la sua parte più ingenua e gentile.
<< Ti ringrazio di cuore >>, rispose Kagome, mostrando al giovane hanyou un sorriso cordiale e gentile.
Imbarazzato, scostò il capo dall’altra parte cercando di nascondere più che poteva il rossore del suo volto.
Kagome, intuendo il disagio dell’hanyou si allontanò un poco.
Si avvicinò alla porta, preparandosi per uscire quando si dimenticò di una cosa molto importante.

<< Mi stavo scordando >>, disse, battendosi una mano sulla fronte e voltandosi ancora verso l’hanyou. << Tu come ti chiami? >>.
Rimase spiazzato e per diversi minuti non fu in grado di proferire parola; era la prima volta che qualcuno glielo chiedeva.
<< Inuyasha >>, disse a bassa voce, gli occhi fissi sul pavimento della sua cella.
<< Inuyasha… >>, ripeté Kagome, memorizzando nella sua mente quel nome così particolare.
<< Bene Inuyasha, più tardi manderò Miroku a togliere i sigilli e gli dirò di portarti anche la cena >>, continuò Kagome, continuando a guardarlo in faccia senza mai scostare lo sguardo.
Ottenuto un debole cenno del capo, segno che la conversazione dalla sua parte era conclusa uscì dalla cella.
Chiusa la porta alle sue spalle, trovò ad attenderla sulla soglia Sango e Miroku.
Un cenno e compresero la situazione.
Kagome spiegò al meglio la situazione, fornendo istruzioni dettagliate su quello che avrebbero dovuto fare da quel momento in avanti.
Miroku avrebbe tolto i sigilli e procurato qualcosa da mangiare, mentre Sango si sarebbe impegnata per trovare un alloggio accanto a quello di Kagome e al suo  per poter controllare meglio la situazione.
Si fidavano poco e quindi le precauzioni erano necessarie.
Dopo le ultime disposizioni, Kagome si ritirò nei suoi alloggi per recuperare le forze.
I due amici non la trattennero oltre, dopotutto il suo volto rifletteva la sua stanchezza e loro sapevano bene quanto faticava.

********

 

Solo nella sua cella, Inuyasha ebbe modo di riflettere sulla situazione corrente.
Quella ragazza aveva garantito per la sua libertà, tuttavia non poteva sapere se questa promessa sarebbe stata davvero mantenuta.
Non era una cosa che lo toccava più di tanto, dopotutto era un hanyou ed era abituato ad essere rifiutato dal mondo e dagli altri.
Non aveva un vero posto nel mondo.
Né umano ma nemmeno come youkai, era destinato a restare sempre nel mezzo di guerre di cui non voleva nemmeno sentire parlare.
Quelle stesse guerre avevano condotto suo padre alla morte, mentre sua madre si era ammalata ma nessuno volle aiutarla.
Così morì anche lei, lasciandolo da solo in un mondo che non l’avrebbe mai accettato per quello che era.
I cardini della porta cigolarono, segno che qualcuno stava entrando.
Sollevò lo sguardo trovandosi, per l’ennesima volta, di fronte a quello strano ragazzo.
Indossava lo stesso abito scuro degli altri, soltanto una striscia viola nel mezzo lo rendeva differente .
I suoi occhi blu lo guardavano senza disgusto, anzi, si poteva dire che la luce che vi risplendeva al suo interno era delle più sincere.

Si avvicinò sorridente, mentre con una mano eliminava tutti i sigilli posti sulle catene.
<< Scusa l’accoglienza, ma dopotutto non sapevamo se ci si poteva fidare >>, spiegò, eliminando l’ultimo sigillo.
Dopo aver frugato nelle tasche dei pantaloni alla ricerca della chiave, con soddisfazione, aprì il lucchetto che chiudeva le catene.
Inuyasha si massaggiò i polsi, cercando di riprendere sensibilità nelle mani.
<< Perché? >>, domandò a bassa voce, mentre quel ragazzo l’aiutava a mettersi in piedi e lo accompagnò alla porta.
<< Perché, dici? >>. Si fermò all’esterno della porta, chiudendo la cella alle sue spalle con un’altra chiave.
<< Kagome è il nostro capitano, la nostra guida più importante >>, spiegò Miroku, incamminandosi per una galleria e seguito a breve distanza dall’hanyou.
<< Non sbaglia quasi mai sulle persone, per cui ci è stato ordinato di trattarti il più adeguatamente possibile >>.
Inuyasha ancora non si fidava, ma la situazione era troppo strana e non aveva possibilità di uscita.
Miroku gli spiegò velocemente com’era strutturata la loro base, indicandogli i vari luoghi di ritrovo e i corridoi che avrebbe dovuto evitare per almeno un po’ di tempo.
Osservava con occhio critico la struttura fatiscente che ospitava la razza umana, molto diversa da quella che si poteva trovare in superficie.
<< Non ci sono molti umani in questa struttura, loro vivono in una zona separata per non essere d’intralcio >>, disse Miroku, dopo aver osservato con la coda dell’occhio lo sguardo indagatore dell’hanyou.
<< Io mi chiamo Miroku, prima non mi ero presentato a dovere >>, aggiunse con un sorriso ebete dipinto in volto.
Inuyasha lo guardò sorpreso, mentre quest’ultimo aprì per lui una piccola porta di legno.
<< Questo sarà il tuo alloggio, almeno fino a quando non sistemeranno quello definitivo. Saremo compagni, sempre che la cosa non ti dispiaccia >>.
Inuyasha entrò in quella stanza stretta, illuminata soltanto da una lampada a muro.
Era piuttosto spartana, non c’era niente di particolarmente vistoso.
Su una piccola scrivania erano ammassati alcuni fogli e quaderni; probabilmente dei diari o resoconti delle missioni.
A ridosso della parete si trovava un letto a castello con una piccola scala e, sulla parete di fronte, si potevano trovare appese alcune armi da difesa.
Inuyasha si guardò intorno ancora qualche secondo, poi osservò Miroku dirigersi verso la scrivania alla ricerca di un foglio in particolare.
In quel momento, qualcosa che gli era sfuggito in precedenza catturò la sua completa attenzione.
La sua mano destra era coperta da un guanto violaceo, la cui stoffa copriva il palmo della mano e sul braccio, invece, si trovava un rosario mistico.
Era un sigillo posto dallo stesso Miroku.
Il ragazzo, sentendo su di se lo sguardo incuriosito dell’hanyou sorrise e alzò la mano destra affinché potesse osservarla meglio.
<< Sulla mia mano destra è impressa una maledizione >>, disse, portando la mano sotto il suo sguardo.
<< Naraku la scagliò moltissimo tempo prima sulla mia famiglia, causandone la fine precoce e ingiusta. Si tratta di un vortice, di grande potenza, in grado di risucchiare qualsiasi cosa. Tuttavia, benché possa essere un utile vantaggio in combattimento, fino a quando Naraku non verrà ucciso questo mio vortice crescerà sempre di più e un giorno non troppo lontano mi risucchierà al suo interno >>.
Lo sguardo di Miroku, per un brevissimo momento, s’incupì e tolse quel brillio di gioia che spesso vi si leggeva al suo interno.
Probabilmente era una persona più cupa di quanto non volesse ammettere.
<< Sai Inuyasha, molti di coloro che sono in questa società hanno alle spalle una storia fatta di sofferenze e dolori. Kagome fu una dei primi ad unirsi, discende da antiche e potenti sacerdotesse e io sono un umile monaco >>, continuò Miroku, cercando di spiegare al meglio il motivo per cui non era stato portato davanti a Sesshomaru.
<< Purtroppo abbiamo carenza di personale, molte persone sono troppo vigliacche per prendere parte a questa lotta. Capisci cosa intendo? >>.
Inuyasha annuì distrattamente, intuendo solo in parte dove quel discorso voleva andare a parare.
<< Volete che mi unisca a voi? >>, chiese diretto, evitando gli inutili giri di parole del monaco.
Miroku si portò un dito sulla guancia, grattandola distrattamente e sollevando lo sguardo verso il soffitto.
<< In un certo senso sì >>, ammise, dimostrando all’hanyou la sua sincerità sull’argomento.

<< Dubito di potervi aiutare, dopotutto sono solo un misero hanyou e non credo che questa battaglia faccia per me >>.
Miroku sorrise compassionevole, mentre riprendeva la ricerca di un foglio sulla sua disordinatissima scrivania.
<< Anche io e Sango la pensavamo così, ma quando il generale e Kagome ci salvarono e ci proposero questa sistemazione la cogliemmo al volo. Sango è stata meno difficile da convincere, invece io ho causato non pochi problemi a Kagome >>, una debole risata sfuggì alle sue labbra ricordando quegli eventi del passato.
<< Abbiamo tutti delle ragioni per combattere, come ti ho detto molti di noi hanno una storia crudele alle spalle e sono certo che lo stesso è per te. Non dico che tu debba entrare nel gruppo ora, ma potresti sempre osservare l’operato di Kagome e giudicare in seguito >>.
<< Non avrei scelta in ogni caso, giusto? Con voi oppure la morte >>, ribatté seccato, mostrandogli che sapeva benissimo quale sorta poteva toccargli se rifiutava.
<< Inuyasha non siamo dei selvaggi >>, controbatté Miroku, offeso per le insinuazioni fatte dall’hanyou.
<< Tutti noi diamo valore alla vita, la tua non è inferiore a quella degli altri e ti posso garantire che nessuno arriverà mai a tanto >>, disse, trovando finalmente il foglio che tanto disperatamente cercava.
Inuyasha rimase in silenzio, incapace di pronunciare qualsiasi altra parola.
<< Inuyasha ricorda sempre: qui non conta ciò che sei, qual è il tuo aspetto o se sei umano o demone. L’unica cosa che conta davvero in questi luoghi sarà ciò che farai, soltanto questo potrà stabilire chi sei >>, detto questo Miroku uscì dal suo alloggio, lasciando Inuyasha solo con i suoi pensieri.
Improvvisamente il viso di Kagome tornò alla sua memoria.
Era davvero una ragazza speciale, sotto ogni punto di vista.
Avrebbe voluto ringraziarla, quanto meno poterle parlare ancora una volta o anche solo restare in sua compagnia.
Sperando di non sbagliare strada, uscì dall’alloggio di Miroku e seguì la pista fornitagli dal suo olfatto.
L’odore di vaniglia, un profumo così dolce e anche un pochino fastidioso, era fresco nell’aria e non era difficile da seguire.
Percorse un paio di corridoi poco illuminati, mentre la fragranza della ragazza aumentava di passo in passo.
Dinnanzi ad una spessa porta di legno, molto diversa dalle altre, si fermò.
L’odore proveniva da quel luogo.
Aprì lentamente la porta, cercando di non fare rumori troppo bruschi e subito si ritrovò all’interno.
La scrivania vicino al muro era pulita e in ordine, molto diversa dal campo di battaglia che possedeva Miroku.
Le pareti erano circondate da alcune piccole librerie, traboccanti di libri di ogni sorta e genere.
Kagome riposava su un letto tropo grande per una persona sola, ma sembrava non essersi accorta della sua presenza.
Il respiro era lento e regolare, segno che stava riposando molto profondamente.
Si avvicinò al letto in punta dei piedi, osservando rapito il profilo rilassato del volto di lei.
Aveva delle ciglia molto lunghe e la pelle sembrava liscia come la porcellana, sebbene qualche cerotto coprisse parte del suo volto e delle sue braccia.
Indossava una maglia chiara e dei pantaloni scuri.
Inuyasha era inginocchiato davanti al letto, le mani poggiate sul materasso e lo sguardo completamente rapito.
In un movimento involontario, Kagome aveva afferrato e stretto saldamente la mano dell’hanyou e una lacrima aveva solcato il suo volto.
<< Perdonatemi… >>, mormorò nel sonno.
Un dolce tepore si stava diffondendo per tutto il suo corpo, mentre ricambiava la stretta della mano di lei.
Ripensando alle parole di Miroku ad Inuyasha venne spontaneo chiedersi cosa c’era nel suo passato, cosa poteva averla spinta ad entrare in quell’assurda guerra.
Improvvisamente la serratura della porta scattò.

 

E anche questo capitolo si è concluso a sorpresa.
Cosa succederà ora? Chi entrerà da quella porta? Bella domanda, non l’ho ancora deciso xD, scherzo ovviamente.
Ora passiamo all’angolo dei ringraziamenti.
Indelebile: Gioia, non sai che piacere è per me rivederti anche in questa ficcy e scoprire che ti piace. Spero che il capitolo sia stato di tuo gusto ^^.
ryanforever: Grazie del bentornata =). xD davvero? Io non l’avrei mai detto xD scherzo, sono sempre molto allegra quando mi rifilano da mangiare le fiesta xD chissà come mai xD.
bea91: Oddeo *blush* troppi complimenti tutti insieme non vanno bene, mi mettete in imbarazzo e poi, cosa peggiore, potrei finire con il gasarmi xD. Grazie di cuore anche a te.
camoeight:Spero che questo capitolo non abbia deluso le tue aspettative, se poi vorrai vedere un piccolo scontro tra di loro… ti posso anticipare che accadrà qualcosa d’interessante nel prossimo capitolo^^.

Al prossimo aggiornamento.
Un grandissimo kiss a tutti dalla piccola Fin.

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Capitolo 3
*** 3-Reason ***


Angel of Darkness

Fan fiction by Fin Fish

 

 

 

Ciao a tutti!
Scusate se aggiorno sempre ad orari strain, ma purtroppo mi ritrovo sempre con qualcosa da fare che mi porta via tempo per scrivere.
Ma ad ogni modo, oggi vedremo un capitolo un pochino diverso e scopriremo qualche cosa in più =).
Un grandissimo kiss a tutti dalla piccola Fin.

 

Reason.

 

<< A farsi proteggere dagli altri, si diventa deboli.
Se ci si lascia viziare dalla gentilezza altrui, si diventa incapaci di camminare con le proprie gambe. >>

(Makino Tsukushi “Hana Yori Dango”- Yoko Kamio)

 

 

Inuyasha si bloccò nella posizione in cui si trovava, incapace di fare qualsiasi movimento.

Sulla soglia della stanza si trovava quella ragazza.
Indossava ancora la sua divisa scura e i capelli erano legati in una coda alta.
Nel vedere l’hanyou nella stanza di Kagome, accanto a lei e che le stringeva delicatamente la mano, la ragazza era rimasta visibilmente sorpresa.
Tuttavia, questo momento di smarrimento durò soltanto pochi secondi.
Quando realizzò cosa stava accadendo, una furia cieca s’impadronì di lei e si lanciò contro l’hanyou estraendo dal fodero, posto sulla cintura, una katana lunga e affilata.
Inuyasha si allontanò da Kagome, abbastanza in fretta da impedire all’altra ragazza di coinvolgerla nel suo attacco.
Una mano si serrò sul collo dell’hanyou, spingendolo con forza contro l’unica parete libera e con l’altra mano puntò la lama verso il suo petto.
<< Sapevo che non potevamo fidarci >>, sibilò minacciosa, mentre Inuyasha cercava di evitare movimenti bruschi.
<< Cosa volevi fare a Kagome?! >>.
<< Fermati Sango! >>.
L’intervento di Kagome fu provvidenziale, soprattutto per Inuyasha che poté tornare a respirare normalmente.
La ragazza chiamata Sango si allontanò dall’hanyou, rinfoderando con cautela la sua katana.
<< Non stava facendo niente, altrimenti credi che sarebbe stato vivo quando sei entrata? >>, domandò tagliente, lasciando Inuyasha visibilmente stupito della sua reazione.
Sango chinò il capo, scusandosi con tutto il cuore per il suo sbaglio e uscì in fretta dalla stanza della sua amica.
Kagome sorrise a Inuyasha, ancora leggermente sorpreso dal tono di voce severo che aveva usato la ragazza.
<< Scusala, non è cattiva. Siamo amiche da tanti anni, si può dire che è quasi il mio angelo custode >>.
Kagome sollevò il capo, incontrando lo sguardo serio e preoccupato dell’hanyou.
<< Come sapevi che ero nella tua stanza? >>, chiese, avvicinandosi di poco a quella ragazza tanto particolare.
<< Non lo sapevo >>, rispose sinceramente, stupendo l’hanyou davanti a lei.
Si lasciò scappare una debole risata e poi aggiunse: << sciocco, me ne sono accorta quando mi hai stretto la mano >>.
Inuyasha sentì le guance tingersi di rosso, scaldando il suo cuore come non mai.
Kagome sorrise ancora, decidendo di congedare l’hanyou e affidarlo alle cure di Sango, esperta sterminatrice di youkai.
Inuyasha si scusò per l’intrusione, obbedendo alla richiesta fatta da Kagome.
Era strano per lui, eppure accanto a quella ragazza scopriva lati del suo essere che non credeva esistessero.

Fuori dall’alloggio di Kagome si trovava Sango, poggiata con la schiena alla parete della galleria e le braccia incrociate al petto.
<< Immagino che Kagome ti abbia affidato a me? >>, chiese seccata.
Inuyasha annuì deciso con il capo.
Sango sospirò profondamente, mentre con un cenno del capo invitò l’hanyou a seguirla nel suo percorso.

L’eco dei loro passi era la sola cosa che si udiva per quelle gallerie silenziose, mentre Inuyasha osservava una serie di stanze vuote e dall’aria trasandata.
Miroku aveva ragione: non c’erano molte persone che collaboravano.

<< Ora capisci perché Kagome era esausta? >>, domandò improvvisamente Sango, cogliendo impreparato l’hanyou.
<< E’ senz’altro la migliore di tutti noi, proprio per questo il nostro capo la sommerge di lavoro. Ogni giorno che passa è sempre più esausta, però lei non si ferma mai >>.

Inuyasha non rispose, dopotutto non era necessario che lo facesse.
Il silenzio tornò a calare tra i due, perché tutto quello che si poteva dire era stato detto.
Si fermò davanti una porta di metallo, diversa da tutte quelle che si potevano trovare nei sotterranei.
Era arrugginita sulla copertura, mentre i cardini avevano ormai assunto quel colore marrone tipico degli anni di inutilizzo.
Facendo leva sulle braccia Sango riuscì ad aprirla, invitando Inuyasha ad entrare in quella che aveva tutta l’aria di essere un’arena.

Non c’erano spalti, ma soltanto pareti grondanti di armi di ogni genere e forma.
Sango si avvicinò alla parete di fondo, prendendo tra le mani un grosso boomerang dall’aria molto pesante.
<< Bene, scegli un’arma e possiamo cominciare >>.
Inuyasha sgranò gli occhi sorpreso, mentre osservava l’area circospetto.
Sango sbuffò, mentre con un movimento fluido rilasciava il boomerang che si scagliò verso Inuyasha.
L’hanyou, colto impreparato, fece appena in tempo a piegarsi  per evitarlo e subito questo tornò nelle mani della sua padrona.
Essere in grado di controllare una simile arma, trattenerla e lanciarla denotava una grande abilità non indifferente.

<< Ma sei matta! >>, urlò Inuyasha, mentre si rimetteva in piedi.
<< Falla finita >>, rispose con  lo stesso tono seccato, mentre faceva roteare il boomerang sopra la sua testa.
<< In questo mondo non ci sono scappatoie. Naraku e gli altri youkai non aspetteranno di certo che tu sia pronto, quindi ora combatti contro di me >>.
Inuyasha non riusciva a capire il senso di quelle parole, ma lo sguardo serio e impenetrabile di lei lo convinsero a credergli.
Piegò leggermente le gambe, pronto a scattare nel momento in cui avrebbe rilasciato la sua arma.
Sango fermò il movimento rotatorio, liberando ancora una volta il boomerang.
Stavolta conscio dell’attacco, riuscì a schivarlo saltando lateralmente.
La ragazza si avvicinò rapida a lui, estraendo dal fodero la sua katana e brandendola con entrambe le mani.
Inuyasha, trovandosi poco distante da una parete ricolma di spade di varia forma ne afferra una e si affrettò a parare l’affondo della ragazza.
Le lame si scontrarono emettendo un debole clangore.
Entrambi rimasero fermi in quella posizione di difesa-attacco, lasciando che le loro lame tremassero un pochino per lo sforzo a cui erano sottoposte.
I loro sguardi s’incontrarono, studiandosi attentamente come bersagli.
Inuyasha diede più forza alla sua spada, riuscendo a liberarla da quella prigionia e costringendo la ragazza alla ritirata.
Rinfoderò la katana e corse verso il suo boomerang ma Inuyasha, comprese le sue intenzioni, lanciò la spada in quella direzione bloccandone l’avanzata.

Sango si voltò appena in tempo per vedere l’hanyou scagliarsi contro di lei, gli artigli erano a pochi centimetri dal suo volto.
<< Ti arrendi? >>, chiese, mostrando ancora una volta i suoi artigli affilati contro il viso di lei.
Un sorriso ironico le dipinse il viso.
<< Pensi forse che mi lasci sconfiggere senza opporre resistenza? >>, ribatté con sarcasmo.
Inuyasha la guardava perplesso, non riuscendo a capire cosa intendesse dire.
Sango piegò leggermente il braccio destro, lasciando che una lama nascosta nel braccio fuoriuscisse ferendolo al volto.

Era un graffio superficiale, ma era pur sempre una ferita.
Un battito di mani entusiasto si perse nell’aria, aumentato dalla forza della eco delle pareti.
Inuyasha e Sango si voltarono assieme, cercando di capire chi fosse a complimentarsi con loro.
Kagome stava in piedi vicino alla porta, l’espressione serena e le mani ancora giunte.
<< Siete stati proprio bravi >>, commentò entusiasta, mentre Sango si avvicinava rapida a lei.
<< Grazie, ma come mai ti trovi qui? >>, domandò.
Kagome era più stanca del solito, questo le aveva detto il suo viso quando l’aveva rivista dopo due giorni.
<< Il generale ha convocato te e Miroku, pare voglia assegnarvi una missione in coppia >>.
Sango arrossì imbarazzata dall’insinuazione dell’amica, ma si affrettò a raggiungere Miroku prima che il loro capo si adirasse.
Rimasti soli, Inuyasha si accorse che non sapeva di cosa parlarle.
Era difficile per lui, molto più di quanto non si aspettasse.
Kagome si avvicinò a lui, rapida e silenziosa.
Da una tasca dei pantaloni estrasse un fazzoletto di stoffa, e con movimenti delicati pulì la ferità sulla guancia dell’hanyou.
<< La prossima volta sarò io il tuo avversario, mi raccomando già da ora >>.
Una debole risata sfuggì dalle sue labbra, mentre Inuyasha cominciava lentamente a capire le intenzioni di Sango.
Era solo una prova, un allenamento per verificare le sue capacità.

Si sentì indignato, ma non riuscì a trovare la forza per replicare a quella realtà.
Il tocco gentile della mano di Kagome riusciva a placare il suo spirito, una sensazione che la sua anima non aveva mai sperimentato prima.

<< Scusa il nostro comportamento >>, disse, osservandolo con uno sguardo malinconico e afflitto.
<< Vedi, se non fossi stato all’altezza avremmo dovuto mandarti via e non potevo accettarlo. Se dimostri di potermi battere, se dai prova di forza riusciremo a convincere il generale a farti restare >>.
Dubitava della riuscita di quel piano, ma soprattutto non era ancora certo di voler restare.
Kagome lo invitò a seguirlo e non riuscì a farne a meno.

Ancora non sapeva quale sarebbe stato il suo ruolo, ma non voleva separarsi da quello sguardo così limpido e sincero.
Attraversò l’arena, aprendo una piccola porticina in metallo al di là del quale c’era un cunicolo e una scala in legno.

Kagome la salì, invitando Inuyasha a non perderla di vista.
In cima c’era una botola aperta.
Era una specie di mansarda vuota, soltanto un grosso lenzuolo azzurro era situato nel centro esatto della stanza.
Kagome aprì una specie di condotto di ventilazione, lasciando che il sole di quella mattina irrompesse nella mansarda.
Si sdraiò sul lenzuolo, il volto rivolto verso l’esterno e l’espressione serena dipinta sul viso.
Inuyasha la osservava circospetto, fermandosi a pochi centimetri da lei.
<< Perché non mi fai compagnia? >>, chiese improvvisamente, lo sguardo era sempre rivolto verso il cielo.
Inuyasha non rispose.
Kagome sospirò, sollevandosi dalla sua comoda posizione e osservando seria l’hanyou.
<< So che non ti fidi, posso capirti meglio di quanto tu non creda. Ecco perché, quando ti ho visto la prima volta, ho deciso che non ti avrei lasciato andare >>.
Inuyasha restò sorpreso dalla sua affermazione, ma decise di lasciarla continuare a parlare.
<< Tutti noi abbiamo una ragione per combattere, tu non vorresti? >>, proseguì, attirando su di se lo sguardo serio e distaccato di lui.
<< E la tua quale sarebbe? >>, domandò sprezzante.
Per un brevissimo istante, breve come lo scintillio di una stella, l’espressione di Kagome crollò.
Inuyasha ebbe il tempo di accorgersene soltanto quando il suo volto tornò sorridente, mentre indossava la sua maschera sorridente.
<< Sango vuole vendicare la sua gente, Miroku deve eliminare una maledizione e io… >>, si fermò un istante, scrutando a fondo nello sguardo di lui.

<< Io voglio soltanto vivere una vita tranquilla. Combatto perché non voglio più vedere guerre; questa è la sola ragione che mi muove >>.
Inuyasha vide i suoi occhi brillare, mentre cercava di trattenere le lacrime.
In quel momento, per la prima volta, vedeva la vera Kagome. La Kagome nascosta da una maschera creata a fatica, una maschera imperscrutabile per poter sopravvivere in quel mondo tanto ostile.
Non era forte, ma lo era diventata per sopravvivere.
In quell’istante sentì l’ammirazione verso di lei aumentare sempre di più, assieme ad uno strano calore che proveniva dal suo cuore.

 

Un pochino più corto degli altri, ma almeno non è finito in sospeso =).
Un piccolo anticipo: nel prossimo capitolo entra in scena Sesshomaru… vi dico solo questo =).
E ora passiamo ai ringraziamenti:

ryanforever:Hai ragione, diciamo che quando la vita ti mette davanti ad un sacco di difficoltà mi pare normale diventare freddi e scostanti; è qualcosa di inevitabile. Sì, anche qui sono fratelli e… xD nulla, non dico altro.

Indelebile: Non ti preoccupare, Koga avrà modo di presentarsi tra qualche capitolo e presto arriverà anche Sesshomaru =).

Achaori: Mi spiace, ma non posso dirti cosa farà Inuyasha… almeno non ora xD è un piccolo segreto. Non preoccuparti =), tanto la ficcy la potrai sempre trovare^^.

Al prossimo aggiornamento, ovvero domani pomeriggio ^-^.
Un grandissimo kiss a tutti dalla piccola Fin.

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Capitolo 4
*** 4- ***


Angel of Darkness

Fan fiction by Fin Fish

 

 

 

Ciao a tutti!
Scusate se ho aggiornato tardi anche oggi, non era mia intenzione >.<.
Purtroppo i miei, quei grandi geni, mi hanno fatto uscire sotto il sole cocente per andare a fare delle commissioni.
Risultato: sono stata male per una ventina di minuti >.< e ho dovuto bere due bicchieri di acqua e zucchero per convincere i due neuroni che ho a fare una sinapsi xD.
Ma lasciamo stare i miei drammi, piuttosto vi lascio al capitolo che credo sia più interessante =).
Un grandissimo kiss a tutti dalla piccola Fin.

 

What is your dream?.

 

 

<< Dreams can be a such dangerous things; they smolder on like fire does
and sometimes consume us completely.
>>

(Sayuri “Memoirs of a Geisha”- Arthur Golden)

 

 

Rimasero in quella mansarda per diverse ore, talvolta avvolti nel silenzio e altre volte chiacchierando di cose futili.
Per Inuyasha era la prima volta, dopo la morte di sua madre, in cui conversava tranquillamente e senza timore.

Kagome era davvero diversa, ciò lo rendeva ancora più felice.

Però un pensiero lo perseguitava: l’espressione del volto di Kagome pochi istanti prima.
Era stato per un breve istante, ma era riuscito a scorgere la vera essenza di quella ragazza.
C’era qualcosa che la tormentava, ma non riusciva ad immaginare cosa poteva essere.

Dopo diversi minuti, Kagome si alzò annunciando la fine della loro piccola pausa.
Sebbene l’idea non lo entusiasmasse decise di seguirla; restare al suo fianco era diventata la sua priorità.

Non si sentiva ancora pronto per entrare nella resistenza, ma per il momento andava bene in questo modo.
Voleva godersi, per quanto possibile, i momenti passati accanto a quella ragazza.

Percorsero un lungo corridoio, quando improvvisamente vide Kagome bloccarsi a metà strada.
Il suo corpo aveva preso a tremare in modo quasi impercettibile, l’eco del battito del suo cuore era chiaramente udibile alle sue orecchie sensibili.

Il suo sguardo corse verso il lungo corridoio.
In lontananza vide qualcuno che si avvicinava.
Dall’odore intenso che percepiva constatò che si trattava di uno youkai, cosa insolita che si aggirasse indisturbato per quella struttura.
Mentre avanzava si accorse, con stupore, di riconoscere i tratti di quella figura.
Il portamento fiero ed elegante, quell’odore così simile al suo e soprattutto quei lunghi capelli d’argento e le iridi dorate.
Trasalì, mentre cercava un modo per proteggere Kagome dalla furia di suo fratello maggiore.
Sesshomaru si fermò dinnanzi a Kagome, squadrando da capo a piedi la ragazza per poi passare lo sguardo freddo e glaciale verso l’hanyou.
<< Cosa significa questo? >>, domandò gelido.
Kagome deglutì pesantemente, mentre cercava una maniera per accomodare la faccenda.
<< Ecco, generale… >>, esordì, accennando un breve inchino.
A quelle parole Inuyasha restò basito; Sesshomaru era il capo della resistenza.
Aveva pochi ricordi di lui, ma non aveva dimenticato che odiava gli esseri umani.
Erano feccia ai suoi occhi, senza contare che suo padre aveva abbandonato la sua compagna per una donna umana.
<< Questo atteggiamento non è da te, Kagome. Soltanto pochi anni fa avresti ucciso a vista un intruso, invece oggi fai comunella proprio con un misero hanyou >>, le disse con rabbia e risentimento.
Inuyasha digrignò i denti, emettendo un debole ringhiare.
Kagome chinò il capo, accettando con passività le parole del suo capo.

Aveva ragione soltanto su di lei, ma su Inuyasha era completamente in torto.

<< Generale, le permetto di insultare la mia persona ma non le do lo stesso diritto con i miei amici >>, rispose piccata, sorprendendo i due fratelli.

Sesshomaru rimase colpito dalla forza delle sue parole, ma sapeva bene cosa celava il suo passato e non aveva intenzione di perdere una valida collaboratrice.
Era la sua protetta, assieme a Rin: una piccola bambina umana che aveva salvato qualche mese prima assieme a Kagome.

<< Per questa volta faremo a modo tuo, ma non tollererò altri atti sconsiderati >>.
Kagome tirò un profondo sospiro di sollievo, sentendosi improvvisamente rasserenata.

Sesshomaru lanciò un’occhiata ad Inuyasha, ma nulla traspariva dal suo sguardo.

<< Seguimi >>, ordinò all’hanyou.
Kagome sgranò gli occhi stupita, mentre il suo corpo fu attraversato da una scarica di tensione.
Inuyasha la guardò, cercando di tranquillizzarla.
Era un tentativo inutile, ma almeno avrebbe potuto dire di averci provato.
Lei aveva davvero paura della reazione di Sesshomaru, ma sentiva che si poteva fidare di lui.
Tuttavia, nonostante questa consapevolezza, non poté impedire al suo corpo di tremare.
Inuyasha seguì Sesshomaru, sotto lo sguardo preoccupato di Kagome.

 

*******

 

Il tragitto fu completamente avvolto nel silenzio.

Inuyasha faceva di tutto per non parlare, Sesshomaru evitava in tutti i modi qualsiasi tipo di conversazione superflua.

Il suo “ufficio” si trovava alla fine di un lungo corridoio privo di cunicoli, molto diverso da quelli che aveva avuto modo di vedere fino a quel momento.
Le pareti erano ricoperte da alcune lastre di un qualche materiale scuro, Inuyasha si guardava attorno circospetto e alla fine arrivarono a destinazione.
La porta in legno era finemente lavorata, segno dell’importanza che rivestiva lo youkai all’interno dell’organizzazione.

Sesshomaru l’aprì ed entrò tranquillamente nel suo ufficio, seguito a ruota da Inuyasha che richiuse la porta alle sue spalle.
Non c’erano sedie in quel luogo, soltanto una grossa scrivania stracolma di carte ben ordinate.
Su una parete di fondo si trovavano due meravigliose katane.

Una di esse aveva l’elsa leggermente più usata dell’altra, ma oltre all’apparenza dovevano racchiudere un qualche segreto particolare.

<< Sono passati molti anni eppure ti sei ricordato del volto di tuo fratello >>, commentò con sarcasmo Sesshomaru, mentre cercava qualcosa tra le sue carte.

Inuyasha scrollò le spalle e rispose: << La tua brutta faccia non l’avrei dimenticata per niente al mondo fratellino >>.
Sesshomaru si lasciò sfuggire un sorriso ironico, voltandosi lentamente verso il fratello.

<< Per quale motivo ti trovi qui? Non posso credere che, improvvisamente, ti sia venuto un po’ di spirito combattivo >>, commentò, tornando a essere il gelido generale della resistenza.
Inuyasha incrociò le braccia al petto, evitando di rispondere alla domanda dello youkai.

<< Capisco… >>, continuò Sesshomaru, senza perdere di vista l’hanyou.
<< Tuttavia, dubito fortemente che tu possa esserci di qualche utilità >>, commentò in tono glaciale, mentre Inuyasha sentiva il sangue andare lentamente verso la testa.

<< Kagome è una mia protetta e ho dato la mia parola >>, concluse, incrociando le braccia al petto.
Rapido si diresse alla parete dove si trovavano le due katane.
Ne prese una tra le mani; quella più finemente lavorata e la legò alla cintura della sua corazza.

<< Sei sotto la sua protezione, e per quanto io desideri ucciderti temo di dover rispettare la parola data >>.

<< Sentimento reciproco >>, replicò Inuyasha, mentre cercava di contenere la rabbia nei suoi confronti.
Inuyasha si voltò e uscì sbattendo la porta alle sue spalle.

Percorse il corridoio furente, l’espressione del viso esprimeva molto più di quello che avrebbe potuto dire a parole.
Odiava oltre ogni dire suo fratello, in quel momento forse ancora di più non avesse mai fatto.
Se non si erano affrontati era stato per rispetto a Kagome, questa era l’unica ragione possibile.
Un profumo di vaniglia colpì il suo olfatto, lasciando per un secondo sorpreso.
Kagome era alla fine del corridoio, l’espressione del viso si era rilassata nel vederlo arrivare tutto intero.
<< Meno male >>, disse a bassa voce, portando le mani al petto.
Inuyasha le si avvicinò e le poggiò una mano sul capo, lasciando che alzasse il suo viso per osservarlo ancora una volta.
I suoi occhi dorati incontrarono quelli nocciola di lei.
I loro sguardi s’incatenarono l’uno nell’altro, mentre lentamente perdevano coscienza del mondo circostante a loro.

Kagome si sentiva in trappola, per la prima volta nella sua esistenza sentiva che non poteva sconfiggere il suo avversario peggiore; se stessa.
Per anni aveva lottato contro la parte più debole della sua anima, reprimendo più che poteva i suoi sentimenti.
Era ancora una debole, lo capì nell’istante in cui i suoi occhi si persero in quelli dell’hanyou.
Scostò il viso dal suo, arrossendo un poco e percorse il cunicolo che conduceva ai suoi alloggi.
Inuyasha la seguiva, era diventato la sua ombra.

<< C’è qualcosa che vuoi chiedermi? >>, gli chiese, cercando la maniera per impedire che il silenzio li avvolgesse.
<< Nulla di particolare. Soltanto, mi chiedevo come potevi sopportare quello youkai >>.
Inuyasha si guardò dal rivelare la loro parentela, non si sentiva a suo agio a parlarne con una persona, che nel bene o nel male, era un’estranea per lui.

Un sorriso carico di sofferenza incurvò le sue labbra, mentre la sua mente tornava al primo incontro con Sesshomaru.
<< Mi ha salvato la vita >>, mormorò a bassa voce.
Si fermarono a metà strada nel corridoio, Kagome teneva il capo chino dinnanzi a lei.
Non era certa di poter mantenere la sua espressione composta, ma soprattutto non poteva tollerare che Inuyasha scoprisse il suo lato debole.
<< Avrebbe dovuto uccidermi, ma invece mi chiese: “Qual è il tuo sogno?”. Una domanda strana, per diversi minuti non seppi cosa rispondere. Mi disse di seguirlo, in questo modo avrei potuto trovare una risposta alla sua domanda >>, spiegò, voltandosi con un sorriso di cortesia sul volto.
Inuyasha la osservò attentamente, osservando il suo volto tendersi nello sforzo di non crollare come le altre volte.
<< E qual’era la tua risposta? >>, le chiese.
Kagome rifletté sulla risposta, cercando di decidere qual’era la cosa giusta da fare.

Trasse un profondo respiro, optando per una mezza verità a fin di bene.

<< Il mio sogno, il mio unico desiderio è vivere la mia vita senza dover più impugnare un arma e macchiare le mie mani di sangue. Non importa quanti youkai dovrò uccidere, quante ferite dovrò subire… io farò di tutto per realizzare il mio desiderio >>.
Inuyasha rimase colpito dalle sue parole, dalla forza che brillava in quei bellissimi occhi color nocciola.
Kagome sorrise, tornando ad essere la ragazza che aveva conosciuto dapprincipio.
Si congedò da lui, accennando un rapido inchino e tornò ai suoi alloggi per riposare ancora un po’.
Non si era ancora del tutto ripresa, ma soprattutto doveva preparare un rapporto sulla missione da consegnare a Sesshomaru.

Inuyasha la osservò svanire in quei cunicoli, mentre nel suo animo sentiva che si stava scatenando una vera e propria guerra.

 

*******

 

Chiuso nel suo ufficio, Sesshomaru rifletteva sulle coincidenze della vita.
No, forse non si trattava di un caso.
Il suo sguardo corse alla parete dove era poggiata una katana dall’aria trasandata.
Una rabbia repressa incrinò la sua maschera di uomo imperscrutabile, mentre serrava la mano attorno all’elsa della sua spada.

Ripensò a suo padre, all’ingiustizia che gli era toccata.
Quella katana dall’aria trasandata che in realtà nascondeva l’arma più potente, quell’arma degna di un guerriero non era stata destinata a lui.
Tessaiga era per Inuyasha, questa era la volontà del padre.
“Padre, ancora non comprendo la ragione del vostro gesto. Per quale motivo avete lasciato Tessaiga a Inuyasha? Per quale ragione? “ pensò con amarezza, osservando il profilo di quella meravigliosa arma.
“Perché Tenseiga, un’arma incapace persino di ferire, è toccata in sorte a me”.
Più ci pensava e meno riusciva a capacitarsi di quella sorte avversa, ma sapeva che non poteva ottenere ciò che più bramava con la semplice forza.

Suo padre aveva preso le sue precauzioni, rendendogli Tessaiga impossibile da maneggiare.

 

<< Tu non hai bisogno di una simile arma. Sei già molto forte, ed è per questo che non temo niente al tuo fianco >>.

 

Il ricordo di quelle parole, pronunciate con tanto affetto e dolcezza lo colpirono con la forza di uno schiaffo.
“Kagura… se soltanto avessi avuto Tessaiga… forse sarei stato in grado di salvarti”.

 

Finito, almeno per oggi.
Passiamo subito all’angolo dei ringraziamenti =):

ryanforever: xD diciamo che per il momento non ti posso dire nulla, ma in questo capitolo hai scoperto qual cosina di più e chissà nel prossimo =).

Inufan4ever:Gioia, ma non ti devi preoccupare =). Tanto, come dissi a achaori, la ficcy non scappa mica xD. Sono contenta che la citazione presa da “Persuasione” ti sia piaciuta *gongola un pochino* Ogni frase è in tema con il capitolo, a volte potrebbero addirittura svelarvi qualcosa =) be careful ^__-.

Al prossimo aggiornamento.
Un grandissimo kiss a tutti dalla piccola Fin

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Capitolo 5
*** 5-Una missione pericolosa ***


Angel of Darkness

Fan fiction by Fin Fish

 

 

 

Ciao a tutti!
Scusate se ieri sera non ho postato, ma dovevo andare ad un concerto e avevo scritto di fretta. Risultato: oggi ho dovuto riscrivere metà capitolo >.<

Domani non posterò, ma sabato non mancherò di sicuro ^-^.

Bene, ora vi lascio alla lettura di questo nuovo capitolo dove scopriremo qualcosina di più =).
Un grandissimo kiss a tutti dalla piccola Fin

 

Una missione pericolosa.

 

 

<< I want to be a flame giving off brilliance as I go
that’s my proof of living here.
>>

(“Proof”- Angela)

 

 

 

Sdraiata supina sul letto, Kagome rifletteva su quello che era accaduto nelle ultime ore.

Inuyasha era in grado di abbattere le sue difese, per quanto ben costruite esse fossero, bastava un suo sguardo profondo e lei perdeva le forze.

Era una situazione complicata, dal canto suo non sapeva proprio cosa fare per uscirne.
Sospirò profondamente.
Avrebbe aspettato il ritorno di Sango, sperando che avesse qualche buon consiglio da darle al riguardo.

Si alzò dal letto, afferrando il libro che era caduto a terra e si diresse verso la scrivania.
Presto, Sesshomaru avrebbe varcato la soglia del suo alloggio con una nuova missione pronta per lei.
Si passò una mano sul volto, cercando di tranquillizzarsi.
Non si era ancora ripresa, ma non poteva rifiutare. Era una guerra.

La sua mano corse lungo le venature del legno della scrivania, trovando un piccolo rigonfiamento dove premette con più forza.
Un meccanismo scattò al suo interno, aprendo uno sportello nascosto sotto la scrivania.
Kagome estrasse una fotografia malconcia, leggermente bruciata ai bordi e rovinata dall’umidità.

Ritraeva diversi volti sorridenti, volti di persone a lei molto care.
Le sue dite corsero su quei volti a lei tanto cari, lasciando che i ricordi prendessero il sopravvento su di lei.

Chiuse gli occhi, riponendo al suo posto quella foto.
La presenza di Sesshomaru si avvicinava sempre di più, e non era una buona cosa che la scoprisse ad indugiare sul passato.

Come previsto, lo youkai varcò la soglia del suo alloggio.
L’espressione del suo volto era indecifrabile, ma ormai la ragazza vi aveva fatto l’abitudine.

Kagome si alzò, accennando un inchino con il capo.
<< Kagome, la prossima missione sarà di vitale importanza >>, esordì con voce seria. << Quindi, esigo la tua massima concentrazione. Se tutto andrà come deve, molto probabilmente infliggeremo un grande danno a Naraku >>.
<< Certamente, generale >>.
Kagome si mise sull’attenti, concentrandosi su ogni singola parola pronunciata dallo youkai.

<< Pare che in una struttura, non molto lontano da qui, alcuni youkai si siano ammassati in gran quantità. Il nostro informatore è sicuro della presenza di qualcosa di importante, di grande valore. Inoltre, pare che Naraku abbia visitato l’installazione più volte per motivi ignoti >>, concluse, lasciando a Kagome il tempo per riflettere.
Una debole speranza attraversò la sua anima, scuotendo il suo cuore e accedendo il suo entusiasmo.

<< Vuol dire che… >>.
Sesshomaru annuì. << E’ molto probabile, proprio per questa ragione non posso lasciarti andare da sola >>, le disse.
Kagome inarcò una delle sopracciglia, cercando di immaginare cosa volevano dire le parole di Sesshomaru.
L’avrebbe accompagnata?
Era impossibile, soprattutto considerando che lui stesso doveva ripartire subito. Un periodo critico si stendeva davanti a loro, necessitavano di mettere tutte le loro forze in campo.

<< Visto che hai garantito per lui: sarà Inuyasha il tuo partner >>, concluse Sesshomaru, aprendo la porta dell’alloggio della ragazza e lasciando entrare l’hanyou.
La ragazza era sempre più stupita, mentre il sangue saliva velocemente alla testa.
Si sentiva umiliata, non tanto perché era Inuyasha il suo compagno di missione, ma perché Sesshomaru aveva dimostrato di non aver fiducia in lei.

<< Generale, con il dovuto rispetto non ho bisogno di un compagno di viaggio >>, rispose piccata, serrando le mani in pugni ben chiusi.
Sentiva il suo corpo tremare per la rabbia, mentre si sforzava di contenere le sue emozioni.

<< Mi spiace Kagome, ma questo è un ordine irreversibile >>, le disse Sesshomaru, aumentando ancora di più la sua rabbia.
<< Altre missioni più pericolose le ho svolte in completa solitudine, senza nessuno e…>>

<< Questa volte sei coinvolta personalmente! >>, ribatté Sesshomaru.
Kagome non trovò la forza di replicare a quelle parole, mentre Inuyasha assisteva allo scambio di battute senza capirne il significato.
<< Partirai tra dieci minuti, questo è tutto >>.
Detto questo uscì dal suo alloggio, lasciando lei e Inuyasha completamente da soli.
Sbuffando contrariata cominciò a preparare la faretra, controllò la corda del suo arco e afferrò la divisa scura nascosta sotto il letto.
Tenendola tra le mani guardò Inuyasha, leggermente in imbarazzo per la situazione.
<< Potresti voltarti, per piacere >>, gli chiese con un po’ di ironia, mentre l’hanyou scattava nella direzione opposta.
Kagome si sfilò lentamente i suoi abiti, indossando finalmente la sua divisa di capitano della resistenza.

Si sentiva a suo agio con quell’abito scuro, ma non poteva indossare sempre quei panni e lei lo sapeva bene.
<< Andiamo >>, annunciò, mentre con forza apriva la porta davanti a se.
Il suo sguardo era diventato freddo e impenetrabile, lasciando il povero hanyou completamente disorientato.
Percorsero parecchi corridoi, allontanandosi sempre di più dalle zone illuminate.

Nessuno dei due parlò, troppo nervosi per fare una qualsiasi conversazione.

Kagome si sentiva troppo umiliata, tanto da non essere certa di mantenere un comportamento dignitoso con Inuyasha, mentre quest’ultimo era arrabbiato con la ragazza per quel suo silenzio.
Non capiva la ragione per la quale non lo voleva con se.
Probabilmente non lo considerava alla sua altezza, un peso inutile da trascinarsi dietro.
Dopo diversi minuti raggiungessero una scala, completamente avvolta dalle tenebre, unica via d’uscita vicino al loro obbiettivo.
Kagome salì i gradini senza timore di sbagliare, mentre Inuyasha si trovava a pochi passi dietro di lei.
Sentiva che sarebbe scappato, questa paura si era insediata nella sua mente nel momento in cui avevano cominciato a salire quella lunga scala.

Non era certa di poterlo trattenere, non dopo il suo comportamento ma doveva provare a fidarsi.

Voleva dargli fiducia.

Le scale finirono e Kagome trovò la botola che conduceva all’esterno.
Una gran quantità di terra ed erba piovvero loro addosso, mentre con calma Kagome usciva e invitò l’hanyou a seguirla.
Per Inuyasha fu un sollievo respirare nuovamente l’aria fresca del tramonto, osservare nuovamente il cielo tingersi del colore del fuoco al calare del sole e sentire la quiete della foresta quando riposava.
Kagome richiuse il passaggio, nascondendolo com’era in precedenza e osservò il volto sereno di Inuyasha.
Una fitta al petto la colpì improvvisamente, mentre osservava la figura dell’hanyou allontanarsi da lei.
Kagome scattò in avanti, afferrando tra le sue mani un lembo del kariginu rosso che indossava l’hanyou.
Inuyasha si voltò sorpreso, mentre osservava il volto terrorizzato di Kagome riacquistare un po’ di colore.
Per un lungo istante si guardarono negli occhi, perdendosi ancora una volta l’uno nell’altro.
La sua mente giocava brutti scherzi, ma sapeva che era uno scherzo dovuto al suo terrore più profondo: restare da sola.
<< Scusami per prima >>, disse a bassa voce, mentre lasciava la presa dalla sua casacca rossa.
<< Non volevo sembrare scortese verso di te, però vedi… >>.
Kagome si bloccò, incapace di proseguire il suo discorso.
Che diritto aveva lui di sapere?
Inuyasha la scrutò per un lungo istante, mentre la osservava scostare lo sguardo dal suo e tenendo gli occhi bassi.

Voleva sapere di più, molto di più su quella ragazza divenuta capitano della resistenza umana.
La vide aumentare la stretta sul arco, mentre sistemava meglio sulla spalla la faretra ricolma di frecce.

<< Non importa Kagome, dopotutto sono un hanyou. Essere respinto, isolato e considerato meno di niente è cosa di tutti i giorni per me >>, replicò con sarcasmo.
Kagome sollevò ancora il capo, decisamente furibonda per le sue parole.

<< Credi che io ti consideri un peso?! >>, esclamò sconvolta.
<< Dalle tue parole di prima mi era parso chiaro >>, continuò imperterrito, un forte risentimento minava le sue stesse parole.
Kagome si morse il labbro inferiore, cercando di trattenere i suoi sentimenti di rabbia e odio.
Era un male provarli.
Sentimenti oscuri come rabbia, odio, vendetta e rammarico aumentavano la forza dei demoni, e di conseguenza anche di Naraku.
La ragazza si voltò verso il sentiero che dovevano prendere, decisa a non darla vinta a quel ragazzo così sicuro dei suoi pensieri.
<< Se la pensi in questi termini fai pure, non m’interessa. Non amo sprecare la mia voce con qualcuno che non capisce >>.
Inuyasha la osservò marciare per il sentiero, mentre si malediva mentalmente per quelle parole crudeli.
Lei era diversa.
Non era come gli altri.
L’aveva accolto con gentilezza, tenendogli una mano quando nessuno l’avrebbe fatto.
Si era fidata di lui, ma invece di esserle grato le aveva rivolto parole che non pensava veramente.

Scosse il capo più volte, cacciando quei pensieri assurdi dalla sua mente
Doveva trovare Kagome, immediatamente, oppure Sesshomaru gli avrebbe staccato la testa a morsi.
Era rimasto stupito nel vederlo entrare nell’alloggio di Miroku, ancora di più nel sapere che cercava proprio lui.
“Voglio che tu controlli Kagome durante una missione, è una cosa importante. Se la perdi di vista ti uccido “, così aveva detto.
Non aveva replicato perché suo fratello non era il genere di persona alla quale si poteva negare qualcosa, soprattutto quando nei suoi occhi brillava una scintilla omicida che non si sarebbe spenta per nessun motivo al mondo.

L’odore di Kagome era scomparso nel nulla.
Dal fondo del sentiero si potevano udire diverse voci, alcune fiaccole illuminavano il loro percorso.
Una piccola mano bianca si posò sulla sua spalla, stringendolo con forza e attirandolo dietro un cespuglio di gelsomino.
<< Che ti è preso?! >>, chiese seccato.
La ragazza gli posò un dito sulle labbra, lasciandogli intendere di fare silenzio.
L’odore del gelsomino era penetrante, tanto da dargli un leggero senso di vertigine e nausea.
Con la coda dell’occhio osservò Kagome, appiattita contro il tronco di un albero e l’arco già pronto all’uso.
I gelsomini avevano nascosto il suo odore, proteggendola dall’arrivo di quegli youkai.
Erano creature grottesche, i volti erano sfigurati oltre l’immaginazione.
Kagome trattenne il respiro, lasciando che le dita scorressero sulle piume della freccia per cercare di calmarsi.

Gli youkai passarono senza notarli.
La ragazza si lasciò andare contro il tronco dell’albero, mentre con rapidità riponeva nella faretra le frecce.

<< Dovremo farci più furbi >>, disse a voce bassa, inginocchiandosi a terra.
Inuyasha la osservava, mentre si rialzava per proseguire la strada nel folto del bosco.
<< Aspetta! Perché non hai ucciso quei demoni? >>, le chiese. Kagome si volse verso di lui, freddandolo con un occhiata di ghiaccio.
<< Se l’avessi fatto la missione sarebbe andata male. Non uccido per puro piacere, se è questo che intendi, ma soltanto quando non vi è altra scelta >>.

Proseguì per la sua strada, mentre Inuyasha la seguiva come un ombra.
Questa volta aveva bisogno di aiuto e soltanto una persona poteva aiutarla; Koga, uno youkai appartenente ad una tribù di lupi.
Era una creatura instabile, ma l’aiutava sempre volentieri nelle missioni e le forniva numerose informazioni.

Abitava poco distante dal loro obbiettivo, quindi non avrebbero dovuto faticare molto.

Il pensiero di speranza che l’aveva animata nel suo alloggio tornò prepotente dentro di lei, aumentando d’intensità ad ogni passo che lei compiva.
Si portò una mano al petto, ascoltando silenziosa i battiti del suo cuore impaziente.
<< Scusami per le parole di prima >>, le disse Inuyasha, distogliendola per un attimo dal flusso dei suoi pensieri.
<< Non ti preoccupare, eravamo entrambi arrabbiati con Sesshomaru >>, gli rispose con un sorriso, rassicurando l’hanyou che la seguiva poco distante.

Un rumore nella foresta catturò la sua attenzione e rapida preparò una nuova freccia all’arco, i muscoli delle sue braccia si tesero ed erano pronti a reagire.
Inuyasha si portò davanti a lei, deciso a proteggerla in caso di attacco.
<< Inuyasha, non ho bisogno della tua protezione >>, gli disse con gentilezza, mentre osservava l’hanyou mettersi fianco a lei.
<< Lo so, ma non sono il tipo che ascolta ciò che gli viene detto >>, le rispose con ironia, sorridendole in modo quasi irriverente.
Kagome ricambiò puntando l’arco dinnanzi a lei.
I passi si avvicinavano sempre di più, lasciando che la tensione aumentasse dentro il suo animo.
Tese la corda dell’arco e rilasciò la freccia che sibilò nell’aria della sera.

 

E anche questo è terminato!
Scusate se non apro il mio angolo dei ringraziamenti, ma sono molto in ritardo e un film richiama la mia presenza =).
Al prossimo aggiornamento (sabato) =).

Un grandissimo kiss a tutti dalla piccola Fin.

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Capitolo 6
*** 6-Alleati ***


Angel of Darkness

Fan fiction by Fin Fish

 

 

 

Ciao a tutti!
Come promesso eccomi qui ad aggiornare =).
Scusate se ieri non ho postato ma ero indaffarata, inoltre stamattina ho dovuto litigare con un paio di cavalli di troia che si erano infiltrati nel mio computer <.< maledetti, s’infilano ovunque… nelle fessure >.<.
Ma lasciamo stare il mio dramma, ora vi lascio alla lettura di un capitolo alquanto particolare e… arrivederci a lunedì^^.

Un grandissimo kiss a tutti dalla piccola Fin.

 

Alleati.

 

<<  Il tempo cambia il volto delle cose,
anche dei ricordi. >>

(“Le cronache del mondo emerso vol. 1”- Licia Troisi)

 

 

Inuyasha rimase sorpreso dalla forza emanata dalla freccia di Kagome.
Era un’energia purificante molto intensa, sebbene contenuta dalla ragazza.
In quel momento, per la prima volta da quando aveva conosciuto Kagome, sentiva di capire la ragione per la quale era così importante per gli altri.

Alcuni lamenti giunsero dal punto in cui la freccia era stata scagliata, costringendo la ragazza ad andare di persona a controllare.

<< Ma sei matta! Volevi forse uccidermi?! >>, urlò una voce maschile.
Kagome rimase a bocca aperta scoprendo a chi apparteneva.
Koga, giovane capo della tribù di demoni lupo, era un ragazzo dai lunghi capelli scuri legati in una coda alta, occhi azzurri come il cielo.
<< Koga, non sapevo di trovarti qui >>, ammise Kagome, riprendendo la freccia dal tronco dell’albero e liberando Koga.
Il colpo non era andato a segno, esattamente come temeva, ma aveva colpito Koga vicino ad un polsino che teneva sul braccio destro.

Inuyasha osservava il nuovo arrivato con fare circospetto.
<< Sesshomaru mi aveva detto di trovarti a metà strada, in questo modo la missione non sarebbe stata dilungata da inutili perdite di tempo >>, le spiegò Koga.
Kagome sospirò pesantemente, passandosi una mano tra la folta chioma scura.

Era tipico di Sesshomaru un comportamento simile, ma non poteva svolgere la sua missione se prima non verificava una cosa.

Inuyasha continuava ad osservare i due parlare, completamente tagliato fuori dai loro discorsi.

Koga lanciò una veloce occhiata all’hanyou, mentre sul suo viso si dipingeva una smorfia di disgusto.
La ragazza, intuendo a chi era rivolta quell’espressione, schiaffeggiò in pieno volto il demone lupo.

Il colpo era stato rapido ma soprattutto inatteso, Koga non aveva potuto opporsi e forse, se l’avesse evitato, Kagome non si sarebbe limitata ad un piccolo schiaffo sulla guancia.
<< Non azzardarti a rifarlo, altrimenti la freccia di prima diventerà la tua condanna a morte >>, disse minacciosa.
Koga deglutì pesantemente e annuì con il capo.

Conosceva molto bene Kagome, sapeva che se minacciava qualcosa poi lo metteva in pratica.
Con la coda dell’occhio osservò ancora l’hanyou alle spalle di lei, cercando di scoprire la ragione del suo forte attaccamento.
Alla fine rinunciò; era solo un normalissimo hanyou, nulla di speciale.
<< Cosa sai dell’edificio di Naraku? >>, gli chiese, tornando ad essere il capitano della resistenza.
Koga si riscosse dai suoi pensieri.
Afferrò un ramo in terra e tracciò, a grandi linee, la mappa dell’edificio con le zone più sorvegliate segnate da una piccola croce.
<< Purtroppo, ogni più piccolo angolo è sorvegliato da diversi youkai e non è così facile entrare >>, continuò Koga, spiegando in termini chiari la piccola mappa disegnata a terra.
<< in questo punto >>, indicò con il legnetto un punto imprecisato, << dovrebbe trovarsi una stanza speciale, probabilmente potresti trovare… >>, si ferma un istante, osservando il volto di lei per scoprire se parlare o meno.
Kagome scosse il capo, indicandogli di non dire nulla al riguardo.
Inuyasha osservava la scena muovendo leggermente le orecchie, cercando di captare altri suoni nella foresta ma restando concentrato sulla conversazione.
Aveva capito che Kagome nascondeva qualcosa, un mistero del suo passato che la legava  a quella missione particolare.

Più ci pensava e meno riusciva a trovare una risposta.
<< Ad ogni modo direi di muoverci. Allo spuntare dell’alba dovrebbero aumentare le guardie, stanotte ce ne sono molte di meno >>, concluse Koga e Kagome annuì d’accordo con lo youkai.
Sebbene l’idea di viaggiare con un hanyou a Koga non facesse piacere fu costretto a cedere, soprattutto davanti allo sguardo severo di Kagome.
Adorava quella ragazza, avrebbe fatto qualsiasi cosa per lei.

I suoi occhi erano altrove però, la sua attenzione non era mai completamente rivolta verso di lui.
Il piccolo gruppo riprese la marcia, tagliando nel bosco per accorciare il loro sentiero.
Koga era in testa, seguito da Kagome affiancata a Inuyasha.
<< Volevo scusarmi per prima >>, mormorò Kagome, osservando l’hanyou con la coda dell’occhio.
Inuyasha scosse il capo e rispose: << non devi preoccuparti Kagome, dopotutto ci sono abituato >>.
<< Però… >>. Inuyasha le poggiò un dito sulle labbra, riuscendo finalmente a zittirla.
<< “però” nulla. Mi basta sapere che al mio fianco ci sarai, le parole degli altri non m’interessano >>, le rispose dolcemente, stupendo per un breve momento la ragazza.
Quasi scottasse, Inuyasha ritrasse rapido la mano e superò di pochi passi Kagome lasciando ancora completamente basita.
Quelle parole dette con sincerità, nate dal profondo del suo cuore avevano scaldato la sua anima più di qualunque altra cosa.
Era certa di potersi fidare di lui, ora sentiva che poteva dirgli ogni cosa.

<< Inuyasha… >>.
Al suono della voce di lei si fermò, voltandosi lentamente nella sua direzione con il volto ancora leggermente arrossato.

<< Ti ricordi ieri, quando mi hai chiesto il motivo per cui combatto? >>, gli domandò Kagome, accennando alla loro breve discussione dopo il combattimento con Sango.

Inuyasha annuì perplesso, riacquistando finalmente un colore del viso normale.
<< Devo aggiungere una cosa a quanto ti dissi… >>.
L’espressione del suo viso crollò, esattamente come accadde quella volta.
<< Discendo da antiche sacerdotesse, una di esse in particolare  era molto potente e visse quasi cinquecento anni prima: il suo nome era Kikyo >>.

Kikyo.
Era un nome che conoscevano tutti; umani e youkai.
Una sacerdotessa dagli immensi poteri spirituali, in grado di purificare ogni tipo di aura maligna.
Era scomparsa durante la prima guerra con Naraku, ma nessuno aveva mai saputo spiegare la ragione della sua sconfitta

<< Quando ero molto piccola fui rapita e portata al cospetto di Naraku. Voleva il mio potere al suo servizio. Ovviamente mi rifiutai, ma in quel momento lui mi disse che la mia famiglia era sua prigione ria e me ne mostrò le prove >>, continuò Kagome, mentre i suoi occhi si velavano di una profonda malinconia.
Inuyasha la osservò attentamente, ascoltando con la massima attenzione il suo racconto.
<< Quando conobbi Sesshomaru lo considerai un dono del cielo. Mi offrì una diversa scelta, la possibilità di servire la causa dell’umanità e vendicare le innumerevoli vite che erano state strappate al mondo >>.
<< Quindi, sei convinta che questo edificio contenga la tua famiglia? >>, le chiese perplesso Inuyasha.
Kagome annuì decisa con il capo.
<< E’ quello che spero >>.
Koga aveva ascoltato ogni parola, rimanendo stupito ad ogni singolo istante.
Sapeva anche lui la sua storia, ma non credeva che ne avrebbe parlato così facilmente anche con quell’hanyou.

Era davvero così importante per lei?

<< Kagome, siamo quasi arrivati >>, annunciò Koga, riacquistando finalmente l’attenzione di lei.

La ragazza sorrise a Inuyasha, avvicinandosi allo youkai per definire gli ultimi dettagli della missione.
Inuyasha li seguiva poco distante, immerso nei suoi pensieri concentrati soprattutto su quella ragazza tanto particolare.

Si era fidata di lui al punto da confessargli un segreto tanto importante?
Non capiva la ragione di tanto attaccamento, ma ne era entusiasto comunque.

Tuttavia, un ombra oscurò i suoi pensieri, rendendoli cupi di fronte alla cruda realtà dei fatti.

Naraku aveva messo un guinzaglio ad ogni youkai; hanyou compresi.

Sentiva dentro di se che presto avrebbe fatto i conti con esso, probabilmente avrebbe dovuto ferire Kagome più del necessario.

Camminarono ancora per diversi minuti prima di raggiungere finalmente la loro destinazione.

L’edificio era molto più di alto di quanto non si aspettasse, illuminato a giorno in ogni più piccola stanza.

Kagome notò subito la carenza di youkai di guardia, un colpo di fortuna per il loro piano.
<< Avevi ragione, gli youkai di guardia sono decisamente pochi >>, commentò Kagome, mentre Koga annuiva con il capo.
Inuyasha si era posizionato davanti a lei, osservando quell’edificio con un terrore indescrivibile.
<< Io e Inuyasha ci occuperemo di tutto, tu aspetta qui. Se non dovessimo tornare in due ore devi scappare, sono stata chiara? >>.
Koga stava per replicare a quell’ordine, ma un occhiata truce di lei lo rimise al suo posto.

Kagome sapeva bene che Koga era uno dei pochi youkai, assieme a Sesshomaru e pochi altri, ad essere scappati al controllo di Naraku.
Non sapeva in cosa consisteva, ma doveva essere qualcosa di terribile visto che nessuno ne parlava mai.

Il suo compito era di proteggerlo.
Non era Sesshomaru, una creatura improntata alla razionalità e alla freddezza, ma qualcuno di più impulsivo e imprevedibile.

Non lo voleva come nemico.

Kagome incoccò una freccia all’arco, lanciandola in direzione di uno youkai vicino al portone.
La freccia sibilò nell’aria notturna, rilasciando una forte aura purificante.

Il bersaglio fu colpito in pieno dal colpo di Kagome, sorprendendo i due compagni di viaggio con la sua ottima mira.

I demoni di guardia si accorsero dell’attacco avvicinandosi in massa al punto in cui era scomparso il loro compagno.
Altre due frecce sibilarono nell’aria colpendo altri demoni, creando la confusione di cui Kagome ebbe bisogno e consentì ad Inuyasha di eliminare gli altri demoni di guardia.
La ragazza scivolò fuori dal suo nascondiglio tra gli alberi, raggiungendo l’hanyou che l’attendeva all’ingresso del palazzo.
Le porte si aprirono senza problemi, lasciando la ragazza decisamente sorpresa.

Era fin troppo facile.
Sentiva che il suo sesto senso l’avvertiva di un pericolo ma non lo individuava, con lo sguardo osservò la stanza dalle pareti bianche e le luci artificiali non trovando niente di sospetto.
Proseguì lungo il corridoio, seguendo la pista fornitale da Koga e dal suo istinto.
Aprì la porta di una stanza, l’unica avvolta dall’oscurità, e la spalancò.
Era un magazzino, le scatole erano perfettamente imballate e impilate l’una sull’altra.
Una piccola finestra proiettava la luce dall’esterno, illuminando fiocamente la stanza con la pallida luce lunare.
<< Dobbiamo continuare a cercar…>>.
Le parole le morirono in gola, un colpo alla nuca decisamente forte le fece perdere i sensi.
Prima che le tenebre l’avvolgessero, Kagome poté udire una voce lontana che diceva: “perdonami”, ma era troppo confusa per scoprire a chi appartenesse.

 

Anche questo è terminato in sospeso^^.
Cosa sarà successo? Chi l’avrà mai colpita?
Bene, con queste domande vi lascio, ma ora apriamo l’angolo dei ringraziamenti:

ryanforever: *pin pon* risposta esatta^^.

Cometa91: *blush* grazie *////* così però mi mettete in imbarazzo.

Al prossimo aggiornamento.
Un grandissimo kiss a tutti dalla piccola Fin.

 

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Capitolo 7
*** 7-Tradimento ***


Angel of Darkness

Fan fiction by Fin Fish

 

 

 

Ciao a tutti!
Eccomi qui, stavolta un po’ in anticipo rispetto al solito =).
La ragione è semplice: pomeriggio pieno.
Purtroppo, ultimamente, pare che un po’ di gente si sia ricordata dove abito e vegano spesso a trovarmi… mah, mistero xD.
Vi lascio alla lettura.
Un grandissimo kiss a tutti dalla piccola Fin.

 

Tradimento.

 

<<  Le verità ovvie […]
Sono i figli inutili del senno di poi. >>

(“La spada di Shannara”- Terry Brooks)

 

 

Il dolore alla testa andava lentamente ad affievolirsi, permettendo alla sua mente annebbiata di riprendere conoscenza.

Ricordava chiaramente cos’era accaduto: qualcuno era arrivato alle sue spalle, colpendola alla nuca e lasciandola a terra priva di sensi.
E poi una voce: “perdonami”.
Quando aveva perso conoscenza non l’aveva riconosciuta, ma adesso la sua mente era lucida e aveva ricordato chi era il proprietario di quella voce.
Lentamente aprì gli occhi, mentre un moto di rabbia feroce avvolgeva le sue membra.
Si trovava in una stanza piccola e avvolta dall’oscurità, soltanto una piccola luce vi filtrava e proveniva da una finestra che dava su un corridoio.

Si morse il labbro inferiore con forza, cercando di riacquistare quanta più lucidità possibile e scacciando ogni annebbiamento dalla sua mente.

Un rivolo di sangue fuoriuscì dalle sue labbra, serrate con troppa forza.
Provò a muoversi, ma scoprì suo malgrado che i polsi erano trattenuti da alcune catene che la bloccavano contro la parete.
Kagome osservò ogni dettaglio della stanza, cercando di elaborare una strategia per poter fuggire da quella situazione assurda.
La porta della sua “cella” si aprì, rivelando il volto del traditore.
Una rabbia così intensa, un odio così profondo non l’aveva mai provato prima di quel momento.
Tuttavia, per quanto forte quest’ultima sensazione, sentiva che c’era qualcos’altro nel suo cuore in quel momento.
Delusione? Tristezza? Amarezza?
Quale di questi sentimenti provava? Difficile dirlo, ma sentiva il suo cuore diventare pesante ogni secondo che passava.

<< Ti prego, non guardarmi in quel modo >>, la implorò Inuyasha, inginocchiandosi davanti alla ragazza che aveva dovuto tradire.

Kagome lo osservò furente, mentre le iridi ambrate di lui continuavano a scrutare nella sua anima.
<< Non avevo scelta, se non si fosse trattato di te forse ora… >>.
<< Cosa? >>, lo interruppe Kagome, inchiodando l’hanyou con uno sguardo di ghiaccio.
<< La verità è che sei un lurido traditore e un codardo, se avevi quel problema me ne potevi parlare! >>. Le parole le uscirono dalle labbra rapide, affilate come rasoi, pronte a ferire il soggetto a cui erano rivolte.
<< Non potevo fidarmi >>, le rispose Inuyasha, chinando il capo e scostando lo sguardo da quello di lei; ormai era diventato insostenibile.

<< Non potevi… >>, ripeté Kagome, poggiando la schiena contro la parete fredda alle sue spalle.

<< Avresti fatto lo stesso nella mia posizione! >>, replicò Inuyasha guadagnandosi un’altra occhiata di fuoco da parte sua.

<< No! Io non tradirei mai un amico >>.
<< Neanche tu ti fidavi di me, per cui non venire a farmi prediche sull’onore! >>, sbottò Inuyasha zittendo Kagome.
Sentiva il suo corpo vibrare, scosso dalla rabbia che sentiva aumentare lentamente dentro di lei.
Avrebbe volentieri strozzato l’hanyou, se non fosse stato per le catene che le bloccavano i movimenti in quell’istante.

<< Kagome ascolta… >>, esordì Inuyasha, riacquistando un po’ di controllo. << Non ho rivelato nulla sulla resistenza, volevano soltanto che gli portassi qualcuno; è la verità >>.
Kagome lo osservò con la coda dell’occhio, l’espressione del viso era contrita e non faceva nessuno sforzo per nascondere il suo disgusto.
<< Avvicinati, voglio dirti una cosa >>, mormorò a bassa voce.
L’hanyou si avvicinò un poco alla ragazza, ritrovandosi a pochi centimetri dal suo volto.
Kagome si voltò rapida sputando in faccia a Inuyasha, costringendolo ad arretrare. Era rimasto sorpreso dalla sua reazione, ma soprattutto dal fuoco di rabbia che bruciava in quei bellissimo occhi castani.
<< Racconta le tue scuse ad un’altra hanyou >>. L’ultima le uscì particolarmente velenosa, sapeva bene che così l’avrebbe ferito.
Per la prima volta da quando lo conosceva desiderava farlo soffrire, dimostrargli che non poteva giocare con la sua esistenza in quel modo così basso.

Inuyasha si sfiorò la guancia che la ragazza aveva colpito, ancora stupito dal gesto di lei.
Un istinto si mosse nel suo animo, e con un movimento rapido si portò di nuovo vicino al volto di lei.
La ragazza trattenne involontariamente il respiro, sorpresa da quel gesto così intimo e improvviso.
Inuyasha passò lentamente una mano sul suo viso, lasciando che di tanto in tanto vagasse per i suoi capelli scuri.
Kagome chiuse gli occhi, godendosi quel piacevole contatto.
Avrebbe voluto ribellarsi, ma non trovava la forza dentro di se per poterlo fare.
In poche ore quell’hanyou era entrato nel profondo della sua anima, sconvolgendola come nessuno aveva mai fatto in tanti anni.

Se le circostanze fossero state diverse, se ne avesse avuto la possibilità si sarebbe volentieri abbandonata, anima e corpo, a quel dolce tepore che emanava la pelle del giovane hanyou.
<< Inuyasha… >>, esordì una voce di bambina.
L’hanyou si separò dalla ragazza, quasi scottasse come il fuoco e si guardò alle spalle.
Sulla soglia della cella era comparsa una bambina.
I capelli, così come i vestiti, erano bianchi come la neve sul viso spuntavano un paio di occhi neri, profondi e oscuri come una notte senza luna.
Tra le mani reggeva un bellissimo specchio, una leggera incrinatura al lato distoglieva dalla sua bellezza.
Non c’era emozione in lei, nemmeno nel tono della voce che usò per parlare.

Inuyasha raggiunse la porta, mentre sentiva la sua anima sgretolarsi lentamente.
<< La mia famiglia non si trova qui, vero? >>, gli chiese Kagome, la voce incrinata dalla sofferenza.
Inuyasha si bloccò, mentre osservava la bambina allontanarsi dalla porta.
<< No… >>, disse a bassa voce, ma Kagome riuscì lo stesso a percepire le sue parole.
Quando Inuyasha uscì dalla porta, alcune lacrime sfuggirono al controllo della ragazza.
Era stata ingannata da Naraku ancora una volta.
L’amarezza prese il sopravvento sulla sofferenza che provava, mescolandosi dentro di lei e creando spiacevoli sensazioni nel suo animo.

Le immagini di sua madre, di suo fratello e di suo nonno, presero a scorrere nella sua mente aumentando il suo disagio.

Era come se avesse fallito.
Il vero motivo per cui si era unita a Sesshomaru, oltre che per uccidere Naraku, era per liberare la sua famiglia e vivere una vita serena e tranquilla; ma aveva fallito.
I suoi parenti erano chissà dove, pronti ad essere usati come scudo tra lei e Naraku.

<< Questa guerra non finirà mai >>, commentò amaramente, lasciandosi avvolgere da un leggero torpore.

 

*******

 

Chiuso in un piccolo alloggio realizzato appositamente per lui, Inuyasha passò la serata a riflettere su quanto era accaduto.
Erano passate poche ore, nemmeno una giornata, eppure si era affezionato a Kagome tanto da rasentare la follia.

Con un pugno colpì una parete laterale, creando un piccolo solco in essa.

 

<< Se ti agiti ti farai solo del male >>;

[…]<< Tu come ti chiami? >>;

[…]<< sciocco, me ne sono accorta quando mi hai stretto la mano >>;
[…]<< La prossima volta sarò io il tuo avversario, mi raccomando già da ora >>;

[…]<< So che non ti fidi, posso capirti meglio di quanto tu non creda. Ecco perché, quando ti ho visto la prima volta, ho deciso che non ti avrei lasciato andare >>;
[…]<< Io voglio soltanto vivere una vita tranquilla. Combatto perché non voglio più vedere guerre; questa è la sola ragione che mi muove >>;

 

La sua voce, e le sue parole erano stampate a fuoco nella sua mente.
Era sempre gentile nei suoi riguardi, aveva aperto il suo cuore e la sua anima a lui, uno sconosciuto ai suoi occhi.

La sua mente tornò a pochi istanti prima, al veleno che traboccava in ogni parola che gli rivolgeva e che tanto avevano lacerato il suo cuore.

Si portò una mano al petto, all’altezza esatta del cuore.
In quei brevi istanti era sicuro di aver sentito qualcosa trafiggerlo in quel punto, qualcosa che faceva molto male.

Aveva ragione: era un codardo.
Pur di ottenere un po’ di pace, aveva sacrificato l’unica persona che l’aveva accettato per quello che era.

Non poté trattenere la risata, carica di amarezza, che fuoriuscì dalle sue labbra in quel momento, mentre si lasciava andare con la schiena contro la parete fredda del suo alloggio.

La sua guancia e la sua mano ancora bruciavano, quasi a ricordargli il dolore che doveva sopportare per averla tradita.

Un fulmine attraversò la sua mente, lasciando che il suo corpo scattasse in piedi.

Il suo sguardo corse alla finestra, senza il minimo allarme o protezione contro incursioni non desiderate.

Un idea prese forma nella sua mente, animando il suo spirito e concedendogli un po’ di speranza.

Senza pensare oltre, spiccò un balzo verso la finestra lasciandosi cadere verso il suolo.

Piegò leggermente le ginocchia atterrando, riuscendo ad attutire meglio l’impatto con il terreno erboso sotto i suoi piedi e poggiando una mano a terra.

Corse in direzione della foresta seguendo il sentiero indicatogli dal suo fiuto.
L’odore di lupo di cui era impregnato Koga era molto forte, oltre che fastidioso, seguire le sue tracce non sarebbe stato un problema.

L’unico impiccio sarebbe stato dire tutta la verità, ma doveva essere sincero se voleva ottenere l’aiuto di quel lupo.
Dopo alcuni minuti di ricerca lo trovò.
Era appoggiato con la schiena contro il tronco di un albero, le braccia conserte e gli occhi chiusi.
<< Che ci fai qui? >>, gli chiese con poca gentilezza.
Inuyasha cominciò ad innervosirsi, ma decise che non era il caso di pensarci troppo.

<< Ecco… >>.
Non fece nemmeno in tempo a parlare che Koga scattò in avanti, lo sguardo era carico di preoccupazione e si avvicinò rapido all’hanyou afferrandolo all’altezza delle braccia.

<< E’ successo qualcosa a Kagome, vero?! >>.
Inuyasha chinò il capo di lato, ma a Koga bastò come risposta al suo quesito.

Digrignò i denti cercando, senza grandi successi, di contenere la sua rabbia.
Operazione fallita.
Senza pensare alle conseguenze colpì Inuyasha in pieno viso con un pugno, la forza d’urto lo lasciò cadere a terra.
Non si oppose, sebbene avesse intuito che il colpo stava per arrivare.
<< Maledetto codardo! Sei scappato lasciando indietro Kagome, glielo avevo sempre detto di non  fidarsi di quelli come te >>, disse Koga, gettando contro ad Inuyasha tutta la rabbia e la frustrazione.
Inuyasha si rialzò da terra, pulendosi con una mano il rivolo di sangue che era uscito dal labbro.
<< Le cose sono più complicate di quanto non le veda tu >>, gli rispose Inuyasha, serio come mai in vita sua era stato.
<< Ho bisogno del tuo aiuto lupastro, soltanto se uniamo le nostre forze potremo salvare Kagome e distruggere quell’impianto >>.

 

 

Anche questo è terminato.
Mi spiace per ryanforever, ma era stato proprio Inuyasha a tradirla.
Cosa pensi succederà ora? Salvandola potrà ottenere il suo perdono? xD, le cose non sono mai come sembrano… soprattutto nelle mie storie =).
Al prossimo aggiornamento.
Un grandissimo kiss a tutti dalla piccola Fin.

 

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Capitolo 8
*** 8-Fuga ***


Angel of Darkness

Fan fiction by Fin Fish

 

 

 

Ciao a tutti!

Scusatemi davvero *inchino* , per due giorni non mi sono fatta sentire e mi dispiace.
Non è che non avevo idee, anzi, ero piena. Tuttavia, sono stati due giorni abbastanza pesanti.
Ho ricordato molte cose, alcune delle quali piuttosto dolorose che mi hanno fatto crollare a livello psicologico.
Ora sto molto meglio =), ma prima non avevo la forza per scrivere nemmeno un capitolo, dove comunque si parlava di una ragazza dal forte carattere e via scorrendo.
Bene, ora vi lascio alla lettura del capitolo =).
Un grandissimo kiss a tutti dalla piccola Fin.

 

Fuga.

 

 

<<  Quando ti sentirai perduto, ti aiuterà a trovare la strada.
Col cuore e non solo con gli occhi. Dai luoghi bui dove ti sei perso, ai luoghi oscuri dove devi
andare. >>

(Bek Ohmsford“Il labirinto”- Terry Brooks)



 

Kagome, immersa nell’oscurità della cella, fissava un punto indefinito nel pavimento.
Si sentiva completamente svuotata, e la sua mente non la smetteva di tornare al passato.
Sembrava un congiura, qualcosa realizzato apposta per farle saltare i nervi.
La carezza di Inuyasha, la gentilezza dei suoi modi l’avevano ferita ancora di più perché sapeva che era causato dal senso di colpa.

Si dispiaceva di averla tradita, ma ormai non poteva più tornare indietro.
Sentiva un grosso peso nella sua anima, come se un macigno le stesse schiacciando il cuore.

Aveva aperto il suo cuore, per la prima volta dopo anni, e alla fine era stata ferita ancora più in profondità.

 

<< Ricorda: seppellisci i tuoi sentimenti nel fondo del tuo cuore, posso essere onorevoli, ma saranno usati contro di te da Naraku >>.

 

 

Le parole di Sesshomaru rimbombarono nella sua mente, ferendo ancora di più la sua anima.
Era stata sciocca, lo sapeva.

Aveva voluto sperare, ma alla fine si era rivelato tutto una mera chimera.

Un parto della sua stessa immaginazione.

Sentiva delle voci concitate provenire dall’esterno, mentre il suo disgusto prendeva posto sulla sofferenza che provava.

Naraku.
Soltanto il solo pensarlo le provocava nausea.
Conosceva il suo destino qualora fosse tornata da lui, sapeva molto bene cosa l’aspettava a “casa”.
Era fuggita da Naraku, sfruttando la forza e la generosità di Sesshomaru, ma lui non si era mai arreso.
E ora era in una sua prigione, attendendo il momento in cui sarebbe venuto a riprenderla.

 

Era una mattina nuvolosa.

Kagome, come ogni giorno, si trovava confinata in una stanza sontuosa.
Le pareti erano finemente decorate, le tende erano di pregiata fattura, così come le lenzuola del suo letto.

Era una bellissima prigione, un luogo da cui non poteva fuggire.

Si alzò, lasciando che le coperte scivolassero via dal suo corpo.
Afferrò uno di quegli odiosi abiti bianchi preparati per lei da Naraku e lo indossò.

Il bianco doveva simboleggiare la purezza, secondo lo youkai, ma per lei era il segno della sua vergogna.

Naraku la teneva prigioniera, offrendole agi e comodità soltanto perché era indispensabile al suo progetto.

Molti youkai le si avvicinavo, ansiosi di assaggiare la sua tenera carne, ma Naraku non permetteva nulla del genere.
Doveva restare intatta e pura.
Non capiva questa esigenza, ma forse non voleva capirla.

La porta della stanza si aprì, lasciando entrare il suo carceriere; Naraku stesso.

<< Buongiorno, spero che il tuo riposo sia stato piacevole >>, le disse, parlandole con un garbo che aumentava la sua nausea.

<< Dipende, con chi state parlando? Con me? Oppure con Kikyo? >>, gli chiese fredda.

Una risata sfuggì dalle sue labbra, mentre un ghigno malevole gli deformava i contorni del viso.

<< Con la reincarnazione di Kikyo, ovviamente >>.
Kagome fece roteare gli occhi, portandoli a fissare il soffitto.
<< Ancora con questa storia? >>, chiese esasperata. << Io NON sono la sua reincarnazione, non ho nemmeno la metà del suo potere >>.
Rapido, Naraku si avvicinò a lei afferrando una delle sue mani e la strinse con forza.

<< Ti sbagli, piccola sciocca umana >>, le disse, avvicinando le labbra alla sua mano e sfiorandola delicatamente.
Kagome sentì un conato di vomito salire in gola, ma si trattenne, dando prova di un forte coraggio e temperamento.

<< Presto, verrà il momento in cui il tuo potere servirà la nostra causa >>, disse malevolo, e uscì dalla sua stanza a grandi falcate.
Kagome sentì le forze cedere, le gambe tremarono con forza fino a crollare completamente.
Si accasciò sul pavimento di marmo della sua stanza, portandosi una mano tra i folti capelli scuri.
Il suo corpo era scosso da forti fremiti, mentre le lacrime cominciarono a rigare il suo volto.

Il bianco simboleggiava la purezza, così si poteva dire, ma per lei non era altro che un segno della sua vergogna.
Presto, Naraku avrebbe preteso di più da lei.
Lo sentiva nella sua anima, lo vedeva nello sguardo dello youkai, lo percepiva dai suoi gesti e dalle sue parole.

Si strinse le spalle, abbracciandosi dolcemente con le braccia.

<< Mamma… nonno… Sota… vi prego, datemi voi la forza per resistere >>.

 

 

Riaprì gli occhi di scatto, sorpresa da quello strano sogno.
Un sogno, anche se il termine più adatto sarebbe incubo.

Erano passati diversi anni dall’ultima volta in cui aveva sognato il passato, in cui la sua anima tornava indietro a quei giorni.

Ricordava ancora il suo abito bianco, lungo e con un ampia gonna stretta verso il basso.
Era morbido al tatto, ma nascondeva delle intenzioni oscure.

Il rumore che proveniva dall’esterno s’intensificò, seguito da urla e altre voci che gridavano qualcosa d’incomprensibile.

In quell’istante si maledì.
Avrebbe dovuto tenere nel braccio una qualche arma, come faceva Sango.
Mosse le catene, lasciando che cigolassero un po’, ma senza ottenere un nulla di fatto.

In quell’istante la porta si spalancò.
Kagome rimase basita per diversi minuti, mentre l’hanyou davanti a lei la fissava irritata.
<< Smettila di fissarmi come fossi un alieno! >>, le urlò contro, mentre con rapidità ruppe le catene che legavano i polsi della ragazza.
I suoi artigli erano affilati e forti ma non sfiorarono la sua pelle, nemmeno per un istante.
Kagome si massaggiò rapida i polsi, alzandosi subito da terra.
Tuttavia, la lunga inattività l’aveva resa debole e le gambe cedettero nuovamente.
Però, prima che toccasse il pavimento, due forti braccia la sorressero, caricandola a forza sulla sua schiena.

<< Perché? >>, domandò Kagome, sinceramente stupita dal vederlo arrivare a quel modo.

<< Non è il momento per le spiegazioni, appena il lupastro avrà finito con il suo lavoro ci raggiungerà e allora ti spiegherò tutto >>.
Kagome annuì lentamente con il capo, mentre poggiava meglio il viso sulla schiena dell’hanyou.
Emanava un dolce tepore, e una piacevole sensazione le percorse il corpo.
Non poteva perdonarlo, ma non voleva nemmeno arrivare ad illuderlo che un salvataggio bastasse a chiarire la faccenda.
Dopo pochi minuti erano di nuovo nella foresta, immersi in una radura in cui scorreva un piccolo fiume.

Inuyasha adagiò delicatamente Kagome a terra, evitando movimenti bruschi o troppo veloci.
<< Kagome… >>, esordì Inuyasha, mentre la ragazza teneva lo sguardo saldamente incollato al terreno.

<< So che non ho il diritto di chiedere il tuo perdono, però.. >>.
<< Inuyasha, lascia stare >>, incalzò Kagome, interrompendo il discorso serio dell’hanyou.

<< Mi rendo conto che per te non deve essere stato facile, dopotutto il “collare” che Naraku impone agli youkai non è così facile da sciogliere >>.
Gli occhi di Inuyasha cominciarono a brillare, mentre nella sua mente si accendeva la speranza.
Lei poteva salvarlo, poteva liberarlo da quella costrizione assurda.
<< Tu potresti…? >>.
Kagome gli sorrise guardandolo finalmente in volto e annuì con il capo.
La ragazza si avvicinò a lui, senza distogliere lo sguardo nemmeno per un solo istante.

<< Inuyasha… >>, esordì, nei suoi occhi castani brillava una strana luce ma lui non si fece intimorire.
<< Baciami…>>.
A quella richiesta sbiancò.
Cercò nel suo sguardo un segno, qualcosa che gli facesse pensare ad uno scherzo.
<< Scherzi? >>, le chiese, ancora leggermente scioccato.
Kagome scosse il capo con forza, mostrando la sua risolutezza.
<< Affatto, ho bisogno che tu lo faccia >>.
Inuyasha scosse il capo più volte, fermamente deciso a non fare nulla di quello che lei gli chiedeva.

Kagome sospirò esausta.
Prese tra le sue mani il volto dell’hanyou, costringendolo a guardarla diritto negli occhi.
Voleva che leggesse nella sua anima, esattamente come aveva sempre fatto.
Era per un fine sbagliato, lo sapeva bene, ma allo stesso tempo voleva mettere alla prova quello che sentiva per lui.
L’hanyou annullò la poca distanza tra di loro, lasciando che le loro labbra s’incontrassero.
Kagome era rimasta stupita da quella presa d’iniziativa, ma decise di non pensarci troppo.

Le sue dita strinsero con forza il suo kariginu rosso, mentre il bacio diventava sempre più intenso.
Una sensazione sconvolgente si propagò nel suo animo, riscaldandolo dolcemente.

In tanti anni non aveva mai provato nulla del genere, nessuno l’aveva mai fatta sentire così in pace con se stessa.
Sentiva di aver trovato il posto perfetto per lei… proprio tra quelle braccia.
Inuyasha era rimasto stupito da quello che aveva fatto, ma non era riuscito ad opporsi a quella strana forza che muoveva il suo animo.
Accanto a quella ragazza si sentiva tranquillo, come se la sua anima venisse purificata dalla sua presenza.
Un rumore sordo li fece separare.
Kagome osservava Inuyasha soddisfatta, mentre lui osservava sorpreso lo strano rosario che ora si trovava al suo collo.
<< Ora siamo pari >>, proclamò vittoriosa, mentre Inuyasha cercava di togliersi quello strano oggetto ma senza tanti risultati.
<< E’ inutile, è un rosario anti-demone. Non puoi toglierlo >>.
L’hanyou sollevò lo sguardo furibondo.
Nei suoi occhi brillava un forte risentimento, ma sapeva che non poteva prendersela con Kagome.
<< Cos’è quello sguardo? >>, domandò sarcastica, poggiando le mani sui fianchi. << Ora sai cosa si prova. Ah, dimenticavo… A cuccia! >>.

Il rosario brillò alle parole di Kagome, tirando il poveretto verso terra.
Inuyasha sollevò lo sguardo irritato, passandosi una mano sul naso dolente.
Kagome sorrideva alla scena, ed era l’unica cosa che lui poteva chiedere ancora a quella ragazza.

 

E anche questo è andato.
Spero sia stato di vostro gradimento =).

Purtroppo, non ho molto tempo e non riesco a preparare un angolo dei ringraziamenti =).
Ci si risente sabato, dove troverete il prossimo capitolo ^^.
Ah, d’ora in poi le uscite saranno in quest’ordine: Lunedì – mercoledì – venerdì e sabato =).
Salvo incidenti, come il caso sopra citato, dovrei riuscire a rispettare questi tempi ^^.
Al prossimo aggiornamento.
Un grandissimo kiss a tutti dalla piccola Fin.

 

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Capitolo 9
*** 9-Il piano di Naraku ***


Angel of Darkness

Fan fiction by Fin Fish

 

 

 

Ciao a tutti!
Scusate se vi ho fatto penare con questo capitolo, vi chiedo anche perdono se non è molto lungo; serviva soltanto ad aumentare la curiosità e le vostre domande.
Il prossimo, che spero di pubblicare quanto prima, sarà a lunghezza classica.

Mi spiace per questo lungo ritardo, ma tra le altre cose mi sono ritrovata priva di forze >.< colpa di questo caldo tremendo >.<.
Lasciamo stare =) vi lascio alla lettura del capitolo^^.
Un grandissimo kiss dalla piccola Fin.

 

Il piano di Naraku.

 


<< Corro… e cerco di raggiungere la luce…
Ma d’improvviso l’ombra nera… m’investe di nuovo. >>

(Makino Tsukushi “Hana Yori Dango”- Yoko Kamio)

 

 

Pochi istanti dopo furono raggiunti da Koga, seguito da alcuni youkai della sua tribù che l’avevano aiutato nell’impresa.

Si fermarono brevemente, soltanto per accertarsi che Kagome stesse bene e che non avesse riportato ferite.
Koga, per tutto il tempo, non aveva fatto altro che lanciare occhiate di fuoco all’hanyou che rispondeva con eguale intensità.

Durante la strada di ritorno, nessuno dei due ragazzi si rivolse la parola.
Inuyasha troppo imbarazzato, e Kagome troppo arrabbiata per cominciare un qualunque discorso.
Per quanto l’avesse perdonato, per quanto ammettesse che non era successo nulla, alla fine sentiva una stretta al cuore se ripensava al suo comportamento.
Si era fidata di lui, era il primo dopo anni e lui l’aveva tradita.
Il tempo avrebbe accomodato ogni cosa, così dicevano i saggi.
Per quale motivo poi?
Forse perché la memoria umana era labile, era così facile scordare le cose brutte.
Ogni volta che rifletteva troppo la mente le doleva, segno che qualcosa nel profondo del suo essere la disturbava.
Ma cosa?
Sentiva la nebbia infittirsi ogni istante di più, ma non riusciva a trovare una spiegazione ragionevole per quello strano avvenimento.

Negli intricati cunicoli sotterranei il silenzio tra i due divenne più fitto, ma nessuno provò anche solo per un istante a scioglierlo.
Dopotutto, tutto quello che si poteva dire era stato detto.

<< Finalmente siete arrivati >>, annunciò una voce.
Entrambi alzarono il viso contemporaneamente.
Dinnanzi a loro c’era Sesshomaru, un’espressione gelida proveniva dal suo sguardo.
Osservò i due ragazzi, concentrandosi maggiormente sull’hanyou e sul rosario anti-demone che si trovava al suo collo.

Un rapido sorriso incurvò le sue labbra, per poi sparire subito come un lampo.

<< Kagome, mi aspetto un rapporto dettagliato tra poco meno di un ora >>, continuò Sesshomaru, mentre la ragazza annuiva rapida con il capo.
Si avventurò per uno dei cunicoli, lasciando soli i due fratelli.

Sesshomaru aveva sperato in questo infatti, non appena Kagome scomparve dalla loro visuale, lo youkai sferrò un pugno sulla guancia dell’hanyou.
L’urto lo fece indietreggiare, mentre sorpreso solleva lo sguardo per incontrare quello furente di Sesshomaru.
<< Pezzo di idiota >>, sibilò a denti stretti, mentre afferrava per il collo l’hanyou.
<< Ti rendi conto del pericolo a cui l’hai esposta!? Oppure, sei talmente ignorante da non conoscere le conseguenze? >>.

Inuyasha sgranò gli occhi, mentre invano cercava di liberarsi dalla stretta dello youkai.
Gli occhi di Sesshomaru traboccavano di astio, lasciando l’hanyou sempre più stupito.
Non capiva come avesse intuito la realtà, ora il solo problema era cercare di spiegare le sue ragioni e senza irritarlo ulteriormente.
<< Hai una vaga idea di cosa rappresenti Kagome? >>, gli chiese furente, sciogliendo lentamente la stretta dal suo collo.
<< Sai chi è veramente e cosa rappresenta per tutti noi, per Naraku soprattutto? >>.
Sesshomaru liberò il fratello, lasciando che cadesse a terra con un forte tonfo.
Si portò le mani al collo, massaggiandolo delicatamente.
Scosse il capo, dopotutto Kagome aveva soltanto accennato al suo passato e non aveva detto niente di particolare.

<< Kagome discende da potenti sacerdotesse, è la reincarnazione diretta di Kikyo >>.
<< Questa parte già la conosco >>, ribatté seccato Inuyasha.
Sesshomaru lo incenerì con lo sguardo, ricordandogli di fare silenzio e non interromperlo durante la sua spiegazione.
<< Sai anche che Kagome, se verrà catturata da Naraku, verrà sacrificata alla sfera degli Shikon? >>.
Inuyasha aggrottò le sopracciglia, non afferrando pienamente il senso delle parole dello youkai.
Sesshomaru sbuffò contrariato.
<< Se proprio uno scemo. La sfera degli Shikon è ciò che da potere a Naraku, ciò che lo rende tanto temuto persino tra gli youkai. Cinquecento anni fa, Kikyo, era riuscita a purificare la sfera ma in cambio aveva dovuto sacrificare anima e corpo a quel gioiello >>, spiegò Sesshomaru, mentre Inuyasha cominciava a collegare i vari avvenimenti.

<< Kagome, è la sua reincarnazione. Possiede poteri e capacità incredibili, per quanto non ne sia consapevole lei stessa. Se finisse nelle mani di Naraku, è chiaro che la userebbe come vittima sacrificale per la sfera >>.
Inuyasha deglutì pesantemente, le parole di Sesshomaru lo colpirono con la forza di uno schiaffo.
Il disgusto per se stesso aumentò a dismisura.
<< Provi disgusto ora? >>, domandò sarcastico Sesshomaru, mentre si divertiva nel vederlo soffrire per la sua ignoranza.
<< Hai ferito profondamente quella ragazza, fosse dipeso da me saresti appeso su una roccia in un picco >>.
Inuyasha sollevò lo sguardo, ma con un dito Sesshomaru indicò il rosario attorno al suo collo.
<< Non ha mai usato una cosa simile, immagino non fosse proprio felice >>, spiegò con calma.
Inuyasha si appoggiò alla parete, le gambe incrociate e le mani a reggere il viso.
Non si era mai sentito così prima di quel momento.
Era normale per lui, essere sarcastico e scostante nei confronti di tutto.
Eppure, quando aveva incontrato lei, le cose erano cambiate così radicalmente che non riusciva quasi a capacitarsene.

<< Nello stabilimento… >>, esordì Sesshomaru dopo qualche attimo di silenzio. << I suoi familiari non c’erano, vero? >>.
Inuyasha annuì debolmente con il capo.
Sesshomaru sospirò affranto e passò una mano tra i folti capelli argentei, nel tentativo di schiarirsi le idee.
<< Allora era come temevo. La faccenda si fa complicata >>, mormorò Sesshomaru, mentre Inuyasha sollevò il capo per osservare il fratello.
I lineamenti del viso erano leggermente contratti, donandogli un’espressione così mortificata e sofferente che quasi lo rendevano un estraneo.

Era la prima volta che vedeva una simile espressione sul suo volto.
<< Che vuoi dire? >>, gli chiese, cercando di contenere la sua eccessiva curiosità.

<< Tempo fa, durante una missione, assieme a Miroku trovai i corpi di tre persone. Si trovavano in un sotterraneo, i topi ne avevano già fatto scempio e non era rimasto più nulla che riconducesse alle loro identità. Abbiamo avuto un dubbio, ma finora non avevo mai voluto concretizzare il tutto >>.

Inuyasha osservò confuso Sesshomaru, mentre cercava di ricollegare tutte le informazioni ottenute in quei pochi minuti.
<< Credo che l’obbiettivo di Naraku ora sia di portare Kagome alla follia, spingendola a cercare qualcosa che non esiste >>.
<< Ma se ti sbagliassi? >>, lo interruppe Inuyasha, scattando in piedi e fissando preoccupato il fratello.
<< Naraku ha bisogno di Kagome, l’unica cosa che sappiamo certa è questa >>, si avvicinò a Inuyasha, superandolo in altezza e osservandolo con uno sguardo di ghiaccio.
<< Ma se non sei in grado di proteggerla allora non ci servi. Ora devi scegliere Inuyasha: continuerai a scappare, oppure decidi di mettere la tua vita in causa per proteggere Kagome?.
E’ una scelta che dipende da te, dalla quale dipenderà il futuro di tante altre persone >>.
Se ne andò, lasciando solo il fratello con i suoi pensieri.

Odiava quel suo modo arrogante, ma sapeva che Sesshomaru aveva ragione su quella faccenda.
Doveva scegliere, tuttavia non sapeva quale delle sue scelte sarebbe stata la migliore.
Voleva bene a Kagome, ma non voleva rinunciare alla sua libertà.
Con le dita sfiorò il rosario al suo collo.
Le immagini del suo passato lo assalirono, lasciandolo ancora più confuso.
Non aveva libertà, non l’aveva mai avuta.

Rifiutato dagli umani, controllato da Naraku e disprezzato dai demoni.
Quale poteva essere il suo posto?

 

Scusate ancora per la cortezza del capitolo <.<.
Purtroppo sono un po’ stanca, non mi sento in vena per preparare il consueto angolo dei grazie.
Sarà per il prossimo capitolo =).
Al prossimo aggiornamento.
Un grandissimo kiss a tutti dalla piccola Fin.

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Capitolo 10
*** 10-Una scelta difficile ***


Angel of Darkness

Fan fiction by Fin Fish

 

 

 

Ciao a tutti!
Eccomi di nuovo qui, stavolta con un capitolo decisamente più lunghino e ricco di particolari nuovi.
Volevo aggiornare domani, ma ho pensato alla marea di cose che mi troverò da fare e ho detto… meglio farlo oggi =).
Bene, ora vi lascio alla lettura che lo considero meglio =).
Un grandissimo kiss a tutti dalla piccola Fin.

 

Una scelta difficile.

 


<< Crediamo a tante altre cose
che non abbiamo visto con gli occhi. >>

(Eleanor Tinley “L’abbazia di Northanger”- Jane Austen)

 

 

Seduta alla scrivania Kagome era intenta a scrivere il rapporto sulla missione eseguita, ma con scarsi risultati.
Non sapeva cosa fare.
Se avesse raccontato i fatti, con tutta probabilità Sesshomaru avrebbe staccato la testa a Inuyasha.
C’era qualcosa tra di loro che rendeva difficile un dialogo, e lei per prima voleva dare allo youkai motivo per ferire Inuyasha.

Pensando all’hanyou la sua mente tornò inevitabilmente al bacio, quel piccolo bacio rubato soltanto per gioco.
Con le dita si sfiorò delicatamente le labbra dischiuse, mentre cercava di scacciare quel ricordo molesto dalla sua memoria.

Ancora non riusciva a credere a quello che aveva fatto, certo a sua discolpa bisognava dire che non aveva molte altre possibilità: o faceva quello che Naraku aveva ordinato, oppure avrebbe sofferto qualcosa di peggiore della morte.
Ricordava, sebbene soltanto vagamente, le torture inflitte da Naraku agli youkai e hanyou che non eseguivano al meglio i suoi ordini.

Naraku. Per colpa sua molte persone hanno sofferto, centinaia sono state annientate.
Ma per quale ragione?
Cosa poteva ottenere da tutto questo odio?

In quell’istante la porta della sua stanza si aprì, seguita da un passo leggero e da una fragranza a lei familiare.
Si voltò, alzandosi dalla sedia ed eseguendo un piccolo inchino.
<< Tranquilla, sono qui non come generale ma come tuo tutore >>, esordì Sesshomaru, mentre invitava la ragazza ad accomodarsi ancora sulla sedia.

<< E’ accaduto qualcosa? >>, domandò Kagome, sentendosi improvvisamente seduta su un tappeto di spine.

Sesshomaru scosse il capo, lasciando che la ragazza tirasse un profondo sospiro di sollievo.
<< Che intenzioni hai? >>, le chiese, diretto e sintetico.
Kagome restò perplessa qualche secondo, aspettando che lo youkai si decidesse a spiegarle la situazione.

<< Lasci andare vivo un intruso. Lo porti con te in missione, e sebbene ti abbia tradito tu ti limiti a imporgli un rosario. Cosa provi Kagome, per quale motivo esiti in questo modo? >>.
Negli occhi dorati di Sesshomaru si poteva leggere una viva preoccupazione, tanto che Kagome si sentì in colpa per aver causato in lui tanta pena.

<< Ecco io… >>.
<< Voglio solo sapere che non provi niente per Inuyasha, perché sai bene che non poteranno altro che dolore >>.

Kagome chinò il capo, mentre le parole di Sesshomaru si abbattevano con forza nel suo animo.
Quando l’aveva conosciuto non aveva obbiettivi, l’unica cosa che la muoveva era quella di non morire.
Tuttavia, dopo essere diventata il capitano della resistenza, aveva compreso che il suo era un desiderio egoista.
In gioco c’erano cose molto più importanti.
Così, dopo due anni, riuscì finalmente a dare una risposta al quesito di Sesshomaru e ora era disposta a mettere a rischio qualsiasi cosa; anche se stessa.
<< Mentirei dicendoti che non provo niente >>, ammise Kagome, tenendo il capo chino per non incontrare lo sguardo deluso di Sesshomaru.

<< Non ho dimenticato il mio obbiettivo, ma non posso ignorare questa sensazione >>.
Sesshomaru incrociò le braccia al petto, mentre un profondo sospiro fuoriuscì dalle sue labbra.
Teneva moltissimo alla felicità di Kagome, il sapere che questo poteva essere causato da quello stupido fratello che aveva, non lo rendeva pienamente soddisfatto ma non poteva giudicarli.
<< Kagome, non ti dirò di rinunciare a tutto questo. Ricordati solo una cosa: quando verrà quel momento, non voglio che tu abbia esitazione. In gioco c’è il destino di tutti noi >>.
Una lacrima solcò il voltò di lei.
Sesshomaru aveva ragione, purtroppo lo sapeva meglio di chiunque altro.
Altre lacrime seguirono la prima, mentre la realtà avvolgeva completamente la sua essenza.

Sentì la mano artigliata dello youkai sulla sua guancia, mentre la carezzava con dolcezza per rincuorarla.
Aveva sbagliato a parlarle con quel tono, ma non c’era altro modo per impedirle di provare sentimenti così pericolosi.
Tuttavia, sapeva che ad un sentimento come l’amore nessuno poteva resistere.
Persino lui era caduto in quella trappola, soffrendo immensamente quando poi Naraku aveva strappato al suo mondo la cosa più preziosa.

L’espressione serena di Kagura quando gli disse addio ed  il sorriso sul suo volto erano impressi a fuoco nella sua memoria.

<< Cosa devo fare ora? >>, gli chiese, la voce incrinata per via del pianto e gli occhi arrossati.
Sesshomaru ritrasse la mano dalla sua guancia, allontanandosi di un poco da Kagome.
<< Non posso dirti cosa fare Kagome, spetta a te la decisione finale. Non dimenticare le mie parole, ricordati che lo faccio per il tuo bene >>, le rispose.
Kagome annuì leggera con il capo.
Si alzò di scatto dalla sua postazione, superando rapida Sesshomaru e correndo fuori dal suo alloggio.
Un sorriso ironico incurvò le labbra dello youkai, mentre osservava la figura di Kagome sparire negli intricati cunicoli dei sotterranei.
<< Quanti problemi… >>, mormorò tra se, prima di andarsene anche lui dall’alloggio della ragazza.

Kagome corse quanto più forte che poteva, cercando in ogni angolo che conosceva ma senza risultati.
Inuyasha non era da nessuna parte.
Una stretta al cuore la fece bloccare, mentre cercava di riflettere sul luogo in cui poteva trovarsi l’hanyou.

Proseguì verso la sala di addestramento, seguendo la pista dettata da un intuito improvviso.
Aprì la porta in ferro,  mettendo più forza che poteva nelle braccia ed entrò nell’arena.
Inuyasha era lì, in piedi al centro della grande sala di addestramento.
La gola si seccò, mentre il suo corpo prese a tremare in modo quasi impercettibile.

L’hanyou, avvertendo la sua fragranza, si volse verso di lei.

Kagome, prendendo d’incoraggiamento il suo silenzio, si avvicinò a lui con movimenti lenti e misurati.

<< Perché sei qui? >>, domandò Kagome, avvicina dosi ancora di più all’hanyou.
Quest’ultimo scrollò le spalle indifferente, lasciando che un piccolo sorriso incurvasse le labbra della ragazza.

<< Nella foresta… >>, esordì l’hanyou, tenendo il suo sguardo incollato sulla parete opposta.

<< Mi ha fatto intendere che potresti sciogliere il mio legame con Naraku, è vero? >>.
Kagome chinò il capo, mordicchiando leggermente il labbro inferiore.
<< Sì, potrei farlo >>, mormorò mesta.
In realtà avrebbe potuto farlo fin da subito, ma sentiva che se l’avesse fatto lui si sarebbe allontanato da lei.
Non voleva.
Per qualche ragione, per un’assurda ragione non riusciva a fare a meno di quel ragazzo.

Sesshomaru aveva ragione, questi sentimenti erano pericolosi.
<< Perché non lo fai allora? >>, sbottò irritato.
Inuyasha l’afferrò per le spalle, costringendola a sollevare il capo e guardarlo diritto negli occhi.
Sentiva le lacrime pungerle gli occhi, ma fece forza su stessa per trattenere le sue emozioni.

<< Se ti liberassi... tu poi te ne andresti via >>, disse a bassa voce, ma l’hanyou riuscì chiaramente a percepire le sue parole.

<< Hai sconvolto la mia esistenza… >>, continuò, fissando Inuyasha diritto negli occhi.
Inuyasha si sentì mancare le forze, in quello sguardo c’era tutto ciò che poteva trattenerlo e lei aveva paura del contrario.
<< Per questo non posso e non voglio liberarti >>, confessò, chinando leggermente il capo e liberando l’hanyou dal suo sguardo.

Era come le altre volte.
Si sentiva esposta, vulnerabile e debole davanti a lui.

Riusciva a far riemergere la Kagome di un tempo, quella che ancora sperava in un miracolo.
<< Kagome io… >>.
La ragazza sollevò il capo, perdendosi ancora una volta in quelle bellissime iridi del colore del sole.
Sarebbe stato bellissimo per lei poter stare al suo fianco, era qualcosa che desiderava dal profondo del suo cuore.

Avrebbe voluto che le dicesse che restava, che non l’avrebbe lasciata da sola in quella guerra che chiedeva sempre più sacrifici.
Ma era un desiderio egoista, si pentì subito di averlo anche solo lontanamente pensato.
Un rumore di passi amplificato dalla eco di un corridoio vuoto catturò la sua attenzione, volse lo sguardo in direzione della porta e pochi istanti più tardi vide spuntare Sango seguita da Miroku.
Quest’ultimo sulla guancia aveva stampato il segno rosso di una cinquina, chiaramente aveva provato ad allungare un po’ troppo le mani con Sango e lei aveva risposto per le rime.
<< Kagome-chan, meno male ti ho trovato >>, disse entusiasta, ma il suo sguardo dimostrava l’opposto.
Sembrava esausta, quasi avesse corso a tutta velocità per arrivare da lei.
<< Che succede Sango? >>, domandò apprensiva, avvicinandosi all’amica.
<< Abbiamo un piccolo problema, volevamo parlarne con te e poi con il generale >>, continuò Miroku, mentre Sango continuava a guardarsi intorno preoccupata.

Inuyasha non riusciva a capire il loro strano atteggiamento.

<< Di che si tratta? Centra con la vostra missione? >>, gli chiese Kagome, sempre più preoccupata per la titubanza dei suoi amici.
Non era da loro esitare in quel modo, soprattutto Sango.

I due si guardarono per un lungo istante negli occhi, annuirono con il capo e poi tornarono a fissare Kagome.
<< Era una missione di ricognizione, dovevamo soltanto controllare alcuni strani raggruppamenti di youkai vicino ad una città.  Sembra che Naraku stia organizzando un vero e proprio esercito, ma non sappiamo il motivo >>, spiegò Sango, fermandosi un istante per permettere a Miroku di continuare il suo discorso.
<< Sembra abbia tenuto una specie di adunanza, ha detto cose farneticanti come al solito. Alla fine però, ha mostrato loro alcuni prigionieri umani: una donna, un uomo anziano e un bambino >>.
A quella descrizione Kagome sbiancò completamente, mentre Inuyasha era sempre più sconcertato per le rivelazioni fornite dai due ragazzi.

<< Ha detto: “la traditrice presto tornerà tra di noi, il suo corpo e la sua anima pura come quella di Kikyo saranno offerte in dono. Qui possediamo i mezzi per riaverla, spargete la notizia”, sono le parole testuali. Kagome, credo che sapesse che eravamo lì e ci tenesse a farti avere questo messaggio. Ucciderà la tua famiglia se non vai >>.

 

E anche questo è finito.
Direi che ultimamente sono proprio cattiva, ma rende la storia molto più interessante, right?
Ora passiamo al mio piccolo angolo dei grazie:

ryanforever: spero di aver appagato la tua curiosità =), anche se credo che dopo questo capitolo sorgeranno altre domande ^-^.
inufan4ever: Gioia xD io ti ho rovinato con la serie di Hanadan, ma come si può resistere *-* è così coinvolgente *sbava pensando ad un certo personaggio* xD. La scelta non è ancora fatta, ma diciamo che è abbastanza ovvio ^^. Maggiori info nel prossimo capitolo.
Al prossimo aggiornamento.
Un grandissimo kiss a tutti dalla piccola Fin

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Capitolo 11
*** 11-Resta al mio fianco ***


Angel of Darkness

Fan fiction by Fin Fish

 

 

 

Ciao a tutti!
Lo so, è una vita che non aggiorno ma c’è una ragione più che valida: blocco creativo.
Lo ammetto, è capitato anche a me e temo di non esserne ancora del tutto fuori.
Avrei voluto aggiornare prima, ma non riuscivo a trovare una fine decente per questo capitolo.
Mi spiace per la lunga attesa, spero che il capitolo non rovini le vostre aspettative.
Al prossimo aggiornamento.
Un grandissimo kiss a tutti dalla piccola Fin.

 

Resta al mio fianco.

 


<< How much more will i have to lose, before my heart is forgive?
How many more pain will I have to suffer, to meet you once again?
>>

( “One more time, One more chance”- Masayoshi Yamazaki )

 

 

In quel momento il mondo attorno a lei scomparve.

Tutto divenne vuoto, inesistente e privo di vita ai suoi occhi.
La sua famiglia, l’unica ragione per la quale combatteva, ora era in grave pericolo a causa della sua sconsideratezza.

Si passò una mano tra i capelli, mentre una risata isterica fuoriuscì dalle sue labbra.
<< Kagome? >>.
Sango, preoccupata poggiò una mano sulla spalla dell’amica ma questa la scansò, continuando a ridere come se niente fosse.

<< Ho rovinato tutto >>, mormorò, mentre le sue risate andavano a trasformarsi sfumando la voce.
Il corpo prese a tremare, scosso da violenti singulti e dalle lacrime che solcavano il suo volto.

<< Non sarebbe successo nulla se fossi rimasta con Naraku, se non avessi incontrato Sesshomaru tutto questo… >>.

<< Kagome! >>.

La mano di Sango fu più rapida di quella dell’hanyou.
Il colpo arrivò diritto sulla guancia della ragazza, Kagome barcollò indietro un istante ma sembrava che si fosse calmata.

<< Kagome, non devi dire queste sciocchezze e nemmeno pensarle >>, le disse Sango, tenendo il suo sguardo fisso in quello di Kagome.

<< Capisco cosa provi, ma non puoi farti vincere dalla paura altrimenti farai il gioco di Naraku >>.

Kagome annuì debolmente con il capo, mentre riprendeva il controllo di se stessa.

Improvvisamente si sentì a disagio; aveva dato spettacolo di se stessa, davanti a tutti i suoi amici per giunta.
Lei doveva essere forte, era importante che lo fosse.

Tutti contavano su di lei per la guerra, tutti aveva riposto la massima fiducia nella reincarnazione di Kikyo.
Lei lo sapeva, proprio per questo aveva deciso di sacrificare il suo intero passato e lasciando alle spalle le sue stesse emozioni.
Un peso andava ad aumentare nel suo cuore, ormai sentiva che non poteva più trattenersi oltre.
Si allontanò lentamente senza dire una sola parola, mentre i suoi amici la seguivano con lo sguardo.

Erano addolorati per la situazione in cui si trovava, ma non potevano fare altro per lei: tutti soffrivano come lei, alcuni molto di più.

Osservando la schiena di lei mentre si allontanava, Miroku ebbe modo di ripensare al suo primo incontro con Sesshomaru e Kagome.
Sembravano creature aliene, nemmeno Sesshomaru era il freddo e imperscrutabile generale.

Molte cose erano cambiate, altre dovevano ancora cambiare.

Inuyasha serrò le mani, affondando gli artigli nella sua stessa carne per trattenersi dal seguirla in quel preciso momento.
L’avrebbe fatto, ma non appena si sarebbe rivelato necessario.

 

*******

 

Kagome vagava come un fantasma per i corridoi sotterranei, seguendo un percorso che solo le sue gambe sembravano conoscere.
Alcune lacrime avevano solcato il suo volto, ma erano subito scomparse lasciando solamente una scia umida sulla sua guancia.

Il corridoio andò lentamente a restringersi, la sua anima si stava lentamente riprendendo e la sua mente elaborava le varie alternative della sua scelta.
Dopo pochi minuti si ritrovò davanti agli alloggi del generale, sentiva il suo cuore accelerare i battiti per l’ansia.
Trasse un profondo respiro, prendendo lentamente coraggio bussò alla porta.
Una voce dall’interno la esortò ad entrare, mentre sentiva il suo spirito farsi lentamente più forte.

Sesshomaru non era da solo purtroppo; seduta sull’unica sedia della grande scrivania c’era la piccola Rin.
Era una bambina di non più di dieci anni, lunghi capelli scuri e occhi castani.
Lo youkai l’aveva salvata molti anni prima, da quel giorno era diventata la sua ombra personalissima, e a Sesshomaru sembrava che la cosa non dispiacesse.
Kagome sorrise dolcemente, avvicinandosi alla bambina e carezzandole dolcemente il capo.

Allo youkai bastò uno sguardo, una semplice occhiata nel profondo dell’anima di quella ragazza per capirne gli intenti; quel giorno era ormai arrivato.
Sospirò deluso, sperando di poter godere ancora per qualche tempo del suo operato.
<< Immagino che nulla potrà trattenerti, vero? >>, domandò Sesshomaru, mentre Kagome si limitò a fare un cenno d’assenso con il capo.
Rin, confusa, fissò prima Kagome e poi Sesshomaru.

<< Sesshomaru, io… >>, la ragazza fu interrotta dallo sguardo serio che lo youkai le rivolse.
<< Kagome… >>, esordì, alzandosi dalla sua sedia e posizionandosi di fronte alla ragazza.
Per la prima volta, da quando lo conosceva, sentiva di essere inferiore a lui; un granello in un oceano sabbioso.

<< Abbiamo combattuto insieme per anni, ti ho insegnato tutto quello che potevo e non ho rimpianti per questo. Mi ha sostenuto, quando altri non l’avrebbero mai fatto… >>, posò le sue mani sulle spalle di lei, incatenando i loro sguardi uno nell’altro, << mi rincresce soltanto aver fatto così poco per te, ma evidentemente era destino che andasse in questo modo >>.
Kagome scosse il capo, mentre sentiva gli occhi cominciare a bruciare.
<< Vi sbagliate! >>, esclamò, mentre le lacrime che aveva trattenuto scivolavano giù per le sue guancie.

<< Avete fatto moltissimo, più di quanto io meritassi… >>, si fermò un istante, cercando di mettere un freno alle lacrime.
Si sentiva pesante, ma sapeva che non poteva fare nulla per evitarlo.

<< In realtà sono io, colei che si dovrebbe maggiormente sentire in colpa >>.
Con un gesto inaspettato, Sesshomaru asciugò dolcemente il viso di Kagome.
La ragazza sgranò gli occhi per la sorpresa da quella dimostrazione di affetto, così strana da parte di quello youkai così freddo.

<< Se racconti a qualcuno questa cosa ti uccido >>, mormorò in tono glaciale, riuscendo finalmente a strappare un sorriso a Kagome.
Rin continuava a fissare entrambi, ma senza riuscire a capire in pieno il senso dei loro discorsi.

Kagome chinò il capo per un brevissimo istante per poi uscire, ancora una volta Sesshomaru e la piccola Rin erano da soli.
<< Sesshomaru – sama… >>, esordì con voce bassa la bambina. << Cosa succederà a Kagome? >>.
Sesshomaru si sedette dinnanzi a lei, incapace di rispondere alla sua domanda così semplice.
Cosa rispondere?
La verità era troppo crudele, per una bambina che aveva perso la sua famiglia forse non troppo, ma non voleva che quella piccola creatura si caricasse di un altro peso; il peso dei segreti.
Così, con voce atona, rispose: << Kagome, deve tornare alle sue battaglie e non penso che tornerà molto presto >>.
La piccola Rin chinò il capo delusa, consapevole della menzogna di Sesshomaru.
L’aveva capito subito, ma aveva preferito non parlarne; se Sesshomaru la voleva all’oscuro era meglio non impicciarsi oltre.

 

 *******

 

Kagome aveva ripreso la sua marcia solitaria, proseguendo per gli intricati cunicoli sotterranei.
Un piccolo sorriso le dipinse il volto, rapido come un battito di ciglia, mentre ripensava alla fatica fatta per imparare ad orientarsi lì sotto.
Sesshomaru le aveva dato una mappa, con una minaccia allegata ad essa: “se entro una settimana non l’avesse imparata, volente o nolente, avrebbe dovuto andarsene da quel posto”.
All’epoca, il solo pensiero di separarsi dal suo salvatore, le sembrava un ipotesi impossibile e irrealizzabile.
Invece, ora, a distanza di anni stava realizzando proprio quello che temeva.
All’imbocco di uno dei corridoi di uscita una presenza catturò la sua attenzione, era figura a lei molto familiare.
Sospirò esausta, mentre il giovane hanyou le si avvicinava con un espressione furente sul volto.

<< Cosa intendi fare? >>, domandò seccato, guardandola come si guarderebbe una prigioniera in fuga: con disprezzo.

<< Non sono affari tuoi… >>, rispose Kagome, tenendo volutamente il capo chino.
Superò di qualche passo Inuyasha, quando sentì la sua mano artigliata sul suo braccio a trattenerla.
<< Invece sì! >>, esclamò irritato, ma anche triste.
Kagome si volse verso di lui, incrociando il suo sguardo affranto.
<< Ti ostini a fare tutto di testa tua, senza dover contare sugli altri; lo capisco, anche io sono così. Però, io credevo che ora… >>, le parole non trovarono  la forza per uscire.
Lentamente lasciò allentò la presa della sua mano, liberando completamente la ragazza.

<< Perché non vuoi restare al mio fianco? Perché non ti confidi? >>, chiese l’hanyou, mentre nel cuore di Kagome si apriva un’altra dolorosa ferita.

Sesshomaru aveva ragione: era troppo legata a lui, proprio per questo era meglio che se ne andava ora.

Kagome distolse il suo sguardo, mentre cercava una forza che non possedeva all’interno del suo cuore.

<< Io devo andare, non ho scelta che lo possa evitare >>, disse a bassa voce, sperando che l’hanyou non la udisse.
Speranza vana, Inuyasha aveva sentito ogni singola parola.

<< Sì invece >>, sbottò irritato, cercando di convincere quella folle ragazza a desistere dall’andare incontro ad una trappola. << E’ chiaro che è una trappola, quindi perché rischiare in prima persona? Io verrò con te, almeno potrò coprirti le spalle >>.
Kagome scosse il capo, muovendo delicatamente la folta chioma corvina.
<< No, è una cosa che devo fare da sola. Questa volta non posso permetterti di seguirmi >>, rispose con freddezza, riuscendo a trattenere l’hanyou dal replicare.

Il silenzio calò tra i due ragazzi, mentre Kagome cercava di ripetere a se stessa che doveva andare, che indugiare in quel modo avrebbe solo arrecato sofferenza ad entrambi.

<< Perché? Per quale motivo è così importante? >>, domandò Inuyasha, serrando le mani in pugni per cercare di trattenere le sue emozioni.
Kagome sorrise mesta, sollevando di nuovo lo sguardo per perdersi qualche istante nei suoi occhi color ambra.
<< Non esiste un motivo. Devo farlo io, e devo farlo da sola; è ciò che conta davvero >>, rispose dolcemente.
Si portò una mano vicino al viso, spostando dietro l’orecchio una ciocca di capelli.
<< Kagome… >>.
Inuyasha non fece in tempo a finire la frase che si trovò il viso di lei a pochi centimetri dal suo, mentre lentamente si avvicinava a lui.
Chiuse gli occhi, eliminando la poca distanza che li separava e unì le sue labbra a quelle di lei.
Era come tornare a quel giorno nella foresta, assurdo pensare che erano passate soltanto poche ore da quel momento.

Eppure, come la prima volta, una sensazione di completezza e di pace avvolse le loro membra.
Inuyasha sentì qualcosa scendere giù per la sua gola; una pillola?
Allontanò rapido la ragazza, mentre deglutiva ancora per esserne sicuro.
Kagome sorrideva, ma era un sorriso falso e privo della solita dolcezza.
<< Te l’ho detto: non posso permetterti di seguirmi >>, disse, voltando le spalle all’hanyou e proseguendo per la sua strada.

Inuyasha avrebbe voluto fermarla, ma sentiva il suo corpo intorpidito e la mente si faceva sempre più pesante.
S’inginocchiò a terra, mentre sentiva le forze venire meno.
Il respiro divenne affannoso e poi perse i sensi.

 

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Capitolo 12
*** 12-La cosa giusta da fare ***


Angel of Darkness

Fan fiction by Fin Fish

 

Ciao a tutti =)
Eccomi tornata finalmente.
Allora, devo confessare che questa storia sta prendendo una piega sempre più diversa da com’era concepita all’origine.
Ma, dopo un’attenta riflessione, ho capito che non era il caso di fare un happy ending e così ho deciso di tenere fede alla vena noir che avevo quando cominciai a scrivere^^.
Bene, vi lascio alla lettura.
Un grandissimo kiss a tutti quanti dalla piccola Fin.

La cosa giusta da fare.

 


<< She was stronger alone; and her own good sense so well supported her,
That her firmness was as unshaken, her appearance of cheerfulness as invariable…>>

( “Ragione e Sentimento”- Jane Austen)

 

Sentiva delle voci attorno a sé, ma erano ovattate e confuse e parlavano in modo concitato.
Cosa avevano da dire di così importante?
La sua mente era intorpidita, incapace di dare un senso a quel fiume di parole che scorreva in quel momento nelle sue orecchie.

<<  Ma cosa aveva in mente quella sciocca? Pensava di escluderci in questo modo? >>, borbottava una voce femminile; non voleva nascondere in nessun modo la sua rabbia.
<< Calmati Sango >>, replicò una voce maschile, più pacata rispetto a quella della sua interlocutrice.
<< Credo che abbia fatto tutto nelle migliori intenzioni, dopotutto avresti dovuto immaginare che non ci avrebbe salutati >>.
La voce femminile tacque, incapace di replicare a quelle parole.
Inuyasha provò a muovere dunque una mano, sentendo le dita ancora leggermente paralizzate ma la sua mente si stava schiarendo.
A poco a poco, le immagini di quello che era accaduto scorsero davanti ai suoi occhi.
Kagome, la ragazza per la quale era pronto a rischiare tutto, ora era scappata e non sarebbe più tornata.

La sua mente, ora completamente lucida, riuscì a trovare la forza per aprire gli occhi.
Sango e Miroku, visibilmente preoccupati, lo fissavano con intensità tanto da imbarazzarlo.
<< Tutto bene? >>, domandò Sango, inginocchiandosi al suo fianco.

L’hanyou provò a muoversi, sentendosi ancora un po’ intorpidito nel corpo.
<< Non troppo >>, mormorò, mentre cercava di muovere la mano.
<< Credo che Kagome, la nostra carissima “amica”, mi abbia dato una sorta di anestetico per farmi perdere conoscenza >>, spiegò con malcelata calma.
Miroku sospirò esausto, portandosi una mano alla fronte e muovendola a destra e sinistra.
Non sembrava stupito dalla fuga di Kagome, così come lo era Sango.
Erano irritati, ovviamente, ma di certo non avevano la sua stessa espressione smarrita davanti a quell’evento.

Finalmente anche il suo corpo riacquistò sensibilità, riuscendo ad alzarsi la sua prima intenzione era andare da Sesshomaru e fargli vuotare il sacco.
Fece per avviarsi ma una mano di Miroku si serrò sul suo braccio, bloccandolo completamente ogni suo movimento.

<< Cosa vuoi fare? >>, domandò secco.
Inuyasha rimase colpito dal tono della sua voce, per niente simile a quello cordiale e tranquillo che gli aveva sempre udito.
Nei suoi occhi scuri, come il mare, poteva leggerci una fermezza che non aveva mai visto prima.

<< Voi sapevate, vero? >>, chiese Inuyasha, mentre osservava Sango scostare lo sguardo dal suo in muto consenso.
Sì, lo sapevano.

La rabbia prese il sopravvento sul suo corpo, aiutandolo a liberarsi dalla presa salda e decisa del giovane monaco.

<< Perché? Per quale motivo non avete cercato di fermarla? >>, sbottò furente, ignorando completamente l’ombra di dolore che s’intravedeva riflessa nei loro sguardi.

<< Inuyasha… >>, Sango si bloccò, gelata da uno sguardo dell’hanyou.
<< Come se non bastasse mi avete taciuto ogni cosa, impedendomi di fermarla per tempo >>.
<< Inuyasha, ascolta… >>, esordì Miroku, cercando di essere il più accondiscendente possibile.
<< Abbiamo taciuto la questione per il semplice motivo che non credevamo si sarebbe presentata, per questo non te ne abbiamo mai parlato >>, si fermò un solo istante, valutando le espressioni del suo interlocutore. << Inoltre, anche avendolo saputo, non avresti potuto fare nulla per fermarla. Nemmeno Sesshomaru si è opposto, il che dovrebbe darti da pensare >>.

Inuyasha parve confuso da quell’affermazione.
Sapeva dell’attaccamento di Sesshomaru a Kagome, ma non riusciva a capire il senso delle parole del monaco.
Miroku, comprendendo lo sconcerto di Inuyasha, cercò di spiegare al meglio la situazione:
<< Sesshomaru è la persona di cui Kagome ha maggiore stima, soltanto lui è a conoscenza dei dettagli del piano suicida del nostro capitano. Sesshomaru è uno youkai di ghiaccio, per la guerra potrebbe fare qualsiasi cosa, lo concedo; ma non arriverebbe mai a sacrificare Kagome, puoi contarci. Se non ha obbiettato, allora… >>.
<< Deve essere qualcosa di molto importante, che riguarda tutti noi… >>, completò Inuyasha, ottenendo un cenno di assenso dai due ragazzi.

Il sottile piano che avevano creato Kagome e Sesshomaru andò a disegnarsi nella sua mente, mentre le parole di entrambi si facevano eco nella sua memoria.

Rapido sferrò con forza un pugno alla parete, incrinandola leggermente e lasciando perplessi i due ragazzi.

Ritrasse la mano, leggermente arrossata dal colpo, mentre cercava di placare il suo spirito.

Si sentiva così inutile, in quel gioco in cui la vita della gente era cosa da nulla in confronto alla salvezza del mondo.
A lui non importava; la salvezza di Kagome era molto più importante di ogni altra cosa.
Senza aggiungere una parola si allontanò, lasciando da soli Miroku e Sango.
<< Cosa facciamo? >>, domandò Sango, mentre osservava la figura dell’hanyou svanire nell’oscurità di quei cunicoli.
Miroku scrollò le spalle, l’espressione più tranquilla del mondo era dipinta sul suo viso.
Sango cominciò ad irritarsi, quell’atteggiamento era una delle tante che la mandavano in bestia.
<< Direi di prepararci, credo che assisteremo a qualcosa di molto divertente >>, commentò ironico, avviandosi per il corridoio.
Sango sbuffò, portandosi le mani ai fianchi.
Era inutile ragionare con lui, ma non poteva farci nulla e così decise che era meglio seguirlo.

 

********

 

Una stanza elegantemente arredata, le cui pareti erano coperte di una finissima carta da parati altrettanto preziosa.
La sua gabbia dorata non era cambiata, era rimasta invariata nel corso degli anni.
Kagome si sentiva in trappola - e infondo lo era -, in quell’istante il suo sguardo si posò sull’enorme specchio poggiato su una parete della stanza.

Un abito bianco, puro come la neve, fasciava il suo corpo in maniera perfetta.
La sua pelle chiara era esaltata da quel colore, messo in contrasto dai sui capelli corvini e dagli occhi castani.

Poggiò una mano sullo specchio, sfiorando con i polpastrelli la superficie fredda e liscia.
Non si riconosceva con quegli abiti indosso, con quel bel vestito dall’ampia gonna e le spalline sottile.

Chi era la ragazza nello specchio? Era sempre lei, oppure era una sua illusione?
Una lacrima rigò il suo viso, seguita da un’altra e un’altra ancora.

<< Non dovresti piangere, rovina il tuo bel visino >>, disse una voce ironica.
Kagome non aveva bisogno di voltarsi per sapere a chi appartenesse, dopotutto vi era una sola persona che aveva diritto ad entrare in quella stanza.

<< Naraku… >>, mormorò Kagome, incapace di voltarsi verso il demone che tormentava da troppi anni i suoi incubi.

<< Sei stata sciocca, davvero sciocca a scappare l’ultima volta >>, continuò, mentre lentamente si avvicina alla ragazza, ferma nella sua posizione.
Kagome serrò le mani, tanto forte che sentì le sue unghie conficcarsi nella carne e lasciare uscire qualche goccia di sangue.
<< Abbandonare la tua famiglia in quel modo… >>, scosse il capo , cercando di sembrare stupito lui stesso da quelle parole.
Un sorriso sarcastico si dipinse sul suo volto: << come se non sapessi cosa mi hai fatto >>, rispose piccata.
Naraku batté sonoramente le mani, osservandola radiosa.
<< Bene, vedo che finalmente hai cominciato la natura straordinaria dei tuoi poteri >>.
Con un passo finalmente la raggiunse.
Kagome continuava a dargli le spalle, ma Naraku riusciva a vedere il suo bel viso riflesso nella finestra dinnanzi a lei.
Prese tra le sue dita una ciocca dei suoi capelli corvini, tastandone l’infinita morbidezza, quando una scarica elettrica attraversò il suo corpo costringendolo ad allontanarsi.
<< Naraku, come puoi vedere ho fatto molto di più che comprendere >>, rispose atona, voltandosi per fronteggiare il suo avversario.
Un ghigno si formò sul volto dello youkai, mentre lentamente riprendeva il controllo del suo corpo.
<< Non male, giovane sacerdotessa, ma non sei ancora in grado di uccidermi; non possiedi la forza necessaria per… >>
<< Sbagli >>, interruppe la ragazza.
<< E’ vero, io non posso ucciderti direttamente ma non è vero che non potrei farlo >>, continuò, mentre un velo di amarezza attraversò il suo sguardo.
Un lampo attraversò la mente di Naraku, costringendolo per un attimo a indietreggiare di fronte a quella giovane umana.
<< Tu… Non posso credere che tu abbia davvero intenzione… >>, non riuscì a completare la frase, l’espressione serena del suo viso era sufficiente per fargli comprendere le sue intenzioni.
<< Farò soltanto quello che è giusto fare >>, mormorò Kagome, prima che lo youkai si congedasse da lei.

********

 

Senza pensarci due volte, soprattutto senza curarsi di bussare, Inuyasha entrò nello studio di Sesshomaru.
Lo youkai era impegnato ad ascoltare la piccola Rin leggere, era un tomo scolastico da quello che poté notare Inuyasha.
Sesshomaru, osservando il fratello sospirò rassegato e congedò la bambina.
Rin sorrise e si allontanò con il libro.
<< Tu sapevi? >>, fu l’unica domanda che Inuyasha riuscì a porgere a suo fratello.
Sesshomaru non rispose, ma per lui fu più che sufficiente.
Un ringhiò sfuggì alle labbra di Inuyasha, nello stesso istante sbatté con forza un pugno sulla scrivania.
Sesshomaru rimase impassibile di fronte a quello scatto d’ira.
<< Anche se ti avessi spiegato la cosa non sarebbe servito a nulla, non saresti riuscito a portare a termine l’incarico in ogni caso; sei umano, dopotutto, almeno in parte >>, spiegò tranquillamente, mentre Inuyasha sentiva la sua rabbia crescere ad ogni istante.
Sesshomaru si accomodò alla scrivania, sempre con l’espressione più tranquilla del mondo.
<< Spiegati! E questa volta vedi di essere esauriente >>, chiese, cercando di trattenere più che poteva quella rabbia che stava facendo ribollire il suo sangue.
<< Il piano originale di Kagome, o meglio “il nostro”, prevedeva che fossi io ad accompagnarla da Naraku e poi l’avrei “liberata” dalla sua prigione >>, si fermò un istante, mentre cercava le parole giuste per spiegare la situazione.
<< Il tuo arrivo ha cambiato le nostre carte. Come ho detto prima, avrei dovuto accompagnare io stesso Kagome, ma dopo il tuo arrivo si era deciso che fossi proprio tu a farlo >>, i suoi occhi ambrati si posarono sulla figura del fratello, scrutandolo con attenzione.
<< Ma a quanto vedo, purtroppo, Kagome ha deciso di rallentare il processo ancora per un po’ >>.
<< Per quale motivo? >>, domandò Inuyasha, cercando di capire qualcosa di quei discorsi contorti.
<< Forse non voleva darti altri pesi da portare, ma non capisco cosa passi per la testa di quella ragazza ultimamente >>, commentò amaramente Sesshomaru, alzandosi dalla sedia.
<< Eppure, è sciocco da pensare >>, continuò, mentre si dirigeva verso la parete dove si trovavano due katane, << “liberare” se stessa significava anche liberare te dal guinzaglio di Naraku >>.
Inuyasha sgranò gli occhi, incredulo davanti a quella rivelazione improvvisa.
Continuava a non capire il nesso tra la liberazione di Kagome e la sua, non capiva come potevano essere intimamente collegate.
Lo youkai afferrò una delle katane appoggiate alla parete e la lanciò in direzione dell’hanyou.
<< Nostro padre voleva che fosse tua >>, mormorò amareggiato, l’immagine sorridente di Kagura nel momento della sua fine era impressa a fuoco nella memoria.
<< Che cos’è? >>, chiese Inuyasha, scrutando la lama arrugginita di quella katana.
<< Si chiama Tessaiga, è stata forgiata da una zanna di nostro padre. Si racconta che con un solo fendente possa distruggere centinaia di youkai, ma non sono in grado di verificarlo di persona >>, mormorò, mostrando al fratellastro la mano bruciata in diversi punti.
Inuyasha continuava ad osservare quella spada dalla lama rovinata, incuriosito e perplesso nello stesso istante.
<< Ora cosa pensi di fare? >>, domandò Sesshomaru.
Inuyasha ripose la katana nel suo fodero, legandola alla vita e aprì la porta dello studio.
<< La cosa più giusta. Voglio liberare Kagome, vorrei che questa guerra avesse fine… >>.
Un ricordò attraversò la mente dello youkai L’espressione serena che Kagura aveva al momento della sua morte, le sue parole appena sussurrate erano fuoco nella sua memoria.
Lei era morta per salvarlo, per proteggerlo da Naraku e alla fine era scomparsa.
Sesshomaru osservò l’hanyou, infondo al corridoio, prendere congedo da Sango e Miroku e allontanarsi da solo.
Era uno sciocco, tanto che si stupiva di quello che Kagome intendeva fargli fare.
“Sciocco, eppure dovresti sapere che c’è sempre un prezzo molto alto per i nostri desideri”.

 

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Capitolo 13
*** 13-La preparazione ***


Angel of Darkness

Fan fiction by Fin Fish

 

 

La preparazione.

 


<< Le persone possono essere veramente libere solo nel mondo dei sogni>>

( Warabe Yusai – “Yume Tsukai)


Erano trascorsi alcuni giorni dalla sua partenza, ma non era ancora riuscito a trovare una qualche traccia di Kagome.
Correva giorno e notte, nella vana speranza di trovare un possibile indizio ma a nulla era valso il suo sforzo.
Si era fermato nel cuore di una foresta –dopo diversi giorni di marcia forzata una pausa era ciò che gli serviva-, accese un piccolo fuoco e si sedette accanto ad esso.
Alla pallida luce rossastra del fuoco prese ad esaminare la spada che gli aveva affidato Sesshomaru, una lama potente a sentire lui, ma a quanto pare era soltanto una leggenda tramandata in una famiglia di matti.

<< Che strana cosa vederti così pensieroso >>, commentò con ironia una voce femminile.
Le orecchie di Inuyasha si mossero rapidamente, riconoscendo il suono di quella voce così importante per lui.
Sollevò lo sguardo incrociando quello di Kagome.
Era lei, ed era reale; riusciva a percepire il suo odore e il battito lento e regolare del suo cuore.

Si trovava dall’altro lato del fuoco, i capelli scuri erano lasciati sciolti cadendo morbidi lungo le spalle. Indossava un abito bianco dalle spalle sottili che metteva in risalto la sua pelle bianca, ma per lui erano dettagli irrilevanti.
<< Sono impazzito? Oppure sto sognando? >>, domandò incerto l’hanyou, mentre la ragazza si avvicinava al suo fianco.
<< No, non stai sognando e non sei nemmeno impazzito >>, mormorò, sedendosi accanto a lui.
<< Diciamo che ti trovi a metà: tra il sogno e il risveglio. E’ opera mia >>, spiegò Kagome.
Inuyasha tese una mano verso la sua, tremante, temendo che quella ragazza svanisse come il vento non appena l’avesse sfiorata; ma non avvenne.
Kagome allungò la mano, incontrando la sua e la strinse dolcemente.
<< Perché sei apparsa ora? >>, domandò Inuyasha, aumentando la stretta nella mano di lei per non lasciarla scappare.
Lo sguardo di Kagome si oscurò per un lungo momento prima che trovasse la forza per parlargli.
<< Non potevo prima, Naraku mi sorvegliava anche la notte… >>, si fermò un istante, cercando le parole giuste, << Inuyasha, mi dispiace. Avrei dovuto parlarti del mio piano, magari… >>, un sorriso malinconico le increspò le labbra lasciando la frase in sospeso.
Inuyasha la osservava, provava rabbia nei suoi confronti ma davanti alla sua espressione sofferente tutto passò in secondo piano.
<< Kagome, non temere: ti libereremo. Sesshomaru, Miroku e Sango stanno preparando un offensiva contro Naraku >>, disse Inuyasha.
Kagome sgranò gli occhi sentendo quelle parole, mentre sentiva la paura invadere il suo spirito.
Non potevano vincere contro le forze di Naraku, erano numericamente inferiori e non possedevano abbastanza conoscenze per vincere questa guerra.
<< So che anche il gruppo di Koga parteciperà, quindi…>>
<< Sarete sempre inferiori numericamente! >>, concluse aspra Kagome, portandosi una mano alla nuca e maledicendosi mentalmente.
<< Quello sciocco, eppure sa meglio di altri che Naraku dispone di un esercito di youkai praticamente invincibile >>, disse fra sé, ignorando per un breve istante l’hanyou al suo fianco.
Inuyasha l’ascoltava, non riusciva a capire la preoccupazione della ragazza.
Sesshomaru e gli altri non erano normali; erano molto più forti della media, persino Koga poteva rendersi utile.
<< Inuyasha… >>, mormorò con dolcezza, catturando nuovamente l’attenzione dell’hanyou.

<< Naraku mi tiene prigioniera in un tempio a nord-est da qui, all’alba parti subito >>, disse con fermezza.
<< “liberarti” cosa accadrà quando lo farò? >>, domandò Inuyasha, mentre le parole di Sesshomaru tornavano alla sua memoria.

Kagome sorrise, ma in quel sorriso non vi era alcun calore e nemmeno la dolcezza che vi si poteva trovare prima.
Poggiò il capo sulla spalla e chiuse gli occhi, traendo un profondo respiro.
<< Riposati Inuyasha, domani avrai un lungo viaggio da percorrere >>.
Inuyasha la scrutò con la coda dell’occhio, mentre il respiro di lei si faceva più lento e regolare.
Sembrava un’allucinazione, forse lo era, ma non era una cosa che poteva interessargli.
Era accanto a lui, come doveva essere, e la cosa lo rese immensamente felice.
Osservò ancora la Tessaiga tra le sue mani.
Poteva una lama così arrugginita essere di una qualche utilità?
La estrasse dal fodero, cercando di evitare movimenti che potessero disturbare Kagome, ancora piacevolmente addormentata sulla sua spalla.
Osservò il riflesso della lama alla luce del fuoco quando qualcosa cambiò improvvisamente: il riflesso che vedeva ora era il suo, ma allo stesso tempo non lo era.
Gli occhi erano rossi come il sangue, i lineamenti erano più marcati e sotto gli occhi comparivano due lunghe strisce violacee.
Sgranò gli occhi per la sorpresa, ma quando tornò a guardare il suo riflesso nella lama non vide altro che il suo normale aspetto di hanyou.
Cos’era appena accaduto?
Le palpebre si fecero pesanti e il sonno lo chiamò a sé.
Le tenebre avvolgevano il suo sogno, non vi si poteva scorgere nessuna via di fuga. Quando, improvvisamente, emerse una debole luce e la figura di Kagome comparve nuovamente.
<< Inuyasha, tu sei soltanto per metà umano e quindi non puoi capire cosa si prova ad essere uno youkai; c’è qualcosa che tu non puoi fare >>, disse la voce, quasi meccanicamente.
Inuyasha provò  a rispondere ma la sua voce non usciva.
Due figure comparvero accanto a lui: una era la sua parte umana, l’altra quello dello youkai che aveva visto riflesso nella lama di Tessaiga.
<< Tu sei entrambi questi, Inuyasha, ma ancora non riesci ad accettarlo e soltanto quando accadrà potrai salvarmi >>.
Ancora una volta vide quel velo di tristezza oscurarle il viso, quella tristezza che l’avvolgeva ogni volta che parlava del suo passato.
<< Kagome… >>.
Nel momento in cui pronunciò il suo nome si sentì cadere, trascinato più a fondo nelle tenebre che circondavano quel mondo illusorio.
La caduta ultimò e finalmente aprì gli occhi, l’alba era infine sorta.
Osservò al suo fianco ma non c’era nessuno, soltanto la spada era reale in tutta quella faccenda.
Ripensò alle parole di Kagome, confrontando ciò che gli aveva detto con quello che sapeva di se stesso.

<< Accettare… il mio lato demoniaco… >>, mormorò tra sé, mentre il sole si cominciava a levare da est.

 

*****************

 

Un raggio di sole colpì il suo viso, ridestandola dal suo torpore.
Il legno del pavimento era ruvido, ma era un dettaglio irrilevante a confronto di quello che sarebbe potuto accadere da lì a poco.
Naraku era pronto a scagliare il suo esercito, aveva bisogno della miko in quel piccolo tempio.
Così, una volta sgominato l’esercito di Sesshomaru, avrebbe potuto completare il rito per legare l’anima di Kagome alla sfera degli Shikon.
Si sollevò da terra e congiunse le mani in una silenziosa preghiera.
Dopo diversi minuti aprì gli occhi e sciolse le mani, senza voltarsi alle spalle disse: << Grazie Kikyo >>.
Alle sue spalle c’era una miko, indossava un abito tradizionale composto da un byakue, una casacca bianca, e un paio di hakama, dei pantaloni dalle tinte scarlatte.
Gli occhi sottili color nocciola e lunghi capelli scuri.
Erano simili, ma erano anche molto diverse.
<< Non mi ringraziare, farei di tutto per sconfiggere Naraku per sempre >>, commentò la miko, la voce atona e priva di sfumature.
Un sorriso mesto increspò le labbra di Kagome.
<< Sei sempre la solita, non la smetterai mai con questo tuo atteggiamento >>, aggiunse con un velo d’ironia.
Si volse lentamente, pronta a guardare la donna dalla quale discendeva e che, a volte, appariva dinnanzi a lei.
Era un emanazione generata dai suoi stessi poteri, ma allo stesso tempo conservava la volontà e i desideri della vera Kikyo.

Era la creatura perfetta, tra coloro che si potevano considerare morti.
La miko scrollò le spalle, indifferente alle parole di Kagome.
Era un emanazione, non poteva provare nessun tipo di sentimento; l’unico che conosceva era il rammarico.
Il rammarico per non essere stata in grado di abbattere Naraku, rammarico per aver dovuto rinunciare alla vita per nulla, ma soprattutto per aver caricato un’altra ragazza di un simile fardello.
<< Ho mostrato all’hanyou il modo migliore per realizzare il tuo piano, tuttavia mi pare uno stolto e non credo che possa aver compreso appieno le mie parole >>, commentò atona, mentre Kagome assottigliò lo sguardo.
<< Modera i termini >>, rispose freddamente.
La miko rimase spiazzata quando incrociò lo sguardo con la sua reincarnazione.
Rabbia, pura rabbia si poteva scorgere sul suo volto.
<< Ti sei affezionata? >>, domandò Kikyo ma Kagome tacque, il silenzio tornò a farla padrona tra le due.

<< Capisco, ma hai fatto male. Sai meglio di me che questo comporta dei problemi, il vostro sentimento non permetterà a Inuyasha di compiere il suo dovere >>, concluse Kikyo e Kagome si trovò d’accordo con lei.
Il suo sguardo s’incupì, mentre lanciava una fugace occhiata al cielo azzurro di quella mattina.
All’esterno era tutto così tranquillo, così pacifico che nessuno poteva immaginare cosa sarebbe accaduto da lì a poco.
Una guerra definitiva di cui ancora non si conoscevano le sorti.
Sesshomaru disponeva di una forza non comune, aumentata dalla rabbia per la perdita di qualcuno a lui caro, Koga disponeva dell’intera tribù di lupi e, dalla loro parte, c’erano anche Sango e Miroku; i più valenti tra gli esseri umani.

<< Kikyo… >>, mormorò Kagome, dopo un tempo che pareva infinito. << Io non sono te, ho voluto vivere la mia vita cercando di apprendere quanto più possibile >>.
Kikyo la osservò dubbiosa, ma Kagome non se ne curò e continuò a parlare.
<< Amare, odiare… perdonare…. Tutte queste emozioni umane, volevo conoscere ogni cosa proprio perché sapevo come sarebbe andata a finire >>.

<< Non comprendo >>, disse Kikyo, scuotendo lentamente il capo.
<< Non pretendo che tu lo faccia, ma vorrei che non mi giudicassi per i sentimenti che provo >>, concluse Kagome, mentre un sorriso sincero le dipinse il viso.
Kikyo sospirò e svanì, lasciandola sola in quella prigione solitaria.
La giovane miko, finalmente sola con i suoi pensieri, tornò a fissare il cielo.
“Inuyasha… cerca di arrivare presto, altrimenti non riusciremo a porre fine a questa guerra”.

 

**************

 

L’alba era infine arrivata.

Un sottile strato di rugiada copriva ancora l’erba e le foglie secche in quella piccola radura.

Il tempo non era clemente, sebbene il cielo si presentasse sereno, Sesshomaru poteva avvertire nel vento l’avvicinarsi rapido di nuvole temporalesche.
Con la coda dell’occhio osservò il suo piccolo esercito e sospirò.
In troppo pochi erano venuti; la tribù Yoro era quella più numerosa, con più di cento guerrieri radunati da tutte le tribù.
Dalla sua parte, assieme agli altri youkai, c’erano i due soli umani che potevano affrontare gli youkai senza problema: Miroku e Sango.

Tuttavia, proprio perché erano umani, non riuscivano a trattenere l’onda di paura e ansia che scorreva nei loro corpi.

<< Sango… >>, mormorò Miroku, poggiando una mano sulla spalla della sua compagna.
La ragazza tremava dalla paura, ma non si lasciò mai andare del tutto ad essa.
<< Riusciremo a sopravvivere, te lo prometto >>, le disse con convinzione, ma nei suoi occhi Sesshomaru scorse lo stesso dubbio che attanagliava Sango.
Anche lei lo comprese, ma decise di credergli ugualmente.
Non avevano speranze, lo sapevano fin da quando accettarono di unirsi alla rivolta.
<< Sesshomaru, prepariamoci >>, disse Koga, avvicinandosi allo youkai dai capelli argentati.
Era vero, ormai il tempo era scaduto.
Sesshomaru estrasse una spada che avevano forgiato alcuni umani per lui, ma della cui fiducia dubitava altamente.

Un soffio di vento, gentile e delicato, sfiorò il suo viso e in quel debole tocco poté percepire l’anima di Kagura.
“Sarai con noi infine, vero? Kagura del vento”.
Dall’oscurità della foresta emersero i primi youkai che si fermarono lungo una linea immaginaria, attendendo con impazienza gli ordini di Naraku.

Erano tanti, troppi.
<< Il tuo piccolo esercito contro la mia armata… >>, disse Naraku con voce soddisfatta, comparendo infine sul campo di battaglia.
<< Naraku… >>, mormorò in tono basso Miroku, mentre serrava la mano sinistra sul polso della destra.

<< Sesshomaru, cosa pensi di poter fare? >>, continuò Naraku, incurante delle persone accanto a lui.
Sesshomaru chiuse per un istante gli occhi, cercando dentro di se una risposta per tutti quei sacrifici.
<< Ucciderti >>  rispose risoluto, avanzando contro di lui.
La battaglia cominciò.
L’ultima battaglia tra youkai e ribelli.

 

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E anche questo capitolo è giunto al suo termine.
Vi chiedo perdono se impiego un sacco ad aggiornare, ma preferisco ordinare per bene le mie idee prima di scrivere.

Un grazie speciale a ryanforever e jiada95 per i loro commenti, sempre troppo gentili.

Allora, per quello che volete sapere, diciamo che entrambe avete centrato il punto cruciale della storia.
Tuttavia, sebbene la storia non finirà bene, vi faccio una promessa: il finale non vi farà rimpiangere l’happy ending, parola della piccola Fin =).
Ah, prima che mi scordi:
http://www.youtube.com/watch?v=h9WwBIcNfU4 <- questo video è ispiratore dell’intera storia che sto scrivendo^^.
Al prossimo aggiornamento.
Un grandissimo kiss a tutti dalla piccola Fin.

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