Learning to love

di Haruno_Shiobana98
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Capitolo 1: La cerimonia ***
Capitolo 2: *** Capitolo 2: La Prova ***
Capitolo 3: *** Capitolo 3: Dialogo ***
Capitolo 4: *** Capitolo 4: Rabbia ***



Capitolo 1
*** Capitolo 1: La cerimonia ***


-Fate spazio! Muovevi!-

Le urla del ragazzo risuonavano per le strade, mentre lui le attraversava correndo a velocità folle. Erano già le undici, e sarebbe dovuto essere all'Accademia già da mezz'ora; normalmente non gliene sarebbe importato, ma quello era un giorno particolare: avrebbe ricevuto il diploma e sarebbe finalmente diventato uno Shinigami, a tutti gli effetti. Lanciò uno sguardo all'imponente statua in bronzo, che torreggiava sulla piazza da cui stava passando; Ichigo Kurosaki, era scritto sulla piastra alla base. Sì, sarebbe diventato come lui, un eroe per tutti. A qualsiasi costo.

L’attimo di disattenzione in cui aveva guardato la statua gli aveva però impedito di notare un uomo davanti a lui, che stava attraversando portandosi un carretto pieno di frutta e verdura. E lui ci stava correndo proprio contro! Alla velocità con la quale si stava movendo, non sarebbe mai riuscito a cambiare direzione o fermarsi.

-Hadou no sanjuu ichi: Shakkahou!1-

Concentrando il proprio reiatsu nel palmo della mano, riuscì a sparare una piccola sfera di energia rossa, che scagliò contro il carretto, facendolo esplodere e liberando la strada. Il ragazzo continuò a correre, sentendo le imprecazioni che gli stava lanciando l'uomo.

-Non si preoccupi, passerò a pagare dopo…!- urlò a squarciagola, prima di sparire dietro l'angolo.

In un altro minuto, riuscì finalmente ad arrivare all'Accademia; già una piccola folla di ragazzi aveva iniziato ad uscire, parlando in modo concitato tra loro ed esibendo felici i loro diplomi.

“Cazzo! È già così tardi…?”

In cuor suo, sperava davvero che non fosse già finita la cerimonia, o si sarebbe trovato in guai seri. Entrò nell'atrio, dirigendosi verso l’Auditorium e ignorando la folla di persone che camminava nel senso opposto; svoltò l'angolo, per percorrere l'ultimo corridoio, ma appena lo fece si immobilizzò: proprio davanti alla porta della Sala, stava in piedi Helen Agasa, sua amica d'infanzia, per la quale aveva sempre provato una forte attrazione. Lei, pur avendo capito quello che il ragazzo provava, non era mai stata molto chiara nei suoi confronti, sebbene gli avesse anche detto di non essere interessata a nessuno in particolare. Su quell'ultima parte, probabilmente non era stata molto sincera, visto che in quel momento era proprio lì, in piedi, a dare un veloce bacio sulle labbra ad Atèm Nijimura, un loro compagno di corso e suo amico. Un secondo dopo, lei si accorse della sua presenza e sussultò, arrossendo molto.

-J-Josh… s-sei in ritardo sai, la c-cerimonia è…-

Senza farle finire la frase, il ragazzo si avviò all'entrata, liquidandola con poche parole:

-Già sono in ritardo. Evidentemente, lo sono stato su molte cose in tutta la mia vita.-

Atèm, davanti a lei, sembrava leggermente a disagio; cercò quindi di alleggerire la situazione:

-Forza, sono sicuro che avranno passato pure te. Non devi preoccuparti.- disse a Josh, poggiandogli con gentilezza una mano sulla spalla e sorridendogli in modo rassicurante. In risposta, il ragazzo gli sorrise, sebbene dentro di lui si agitasse un fuoco di emozioni che potevano esplodere da un momento all'altro. Fatto ciò, entrò nell'Auditorium, proprio mentre Genryusai Yamamoto, il capitano della Prima Divisione e addetto, in quell'occasione, a premiare gli allievi, stava pronunciando il suo nome. La voce del vecchio risuonava potente in tutta la sala.

-…Hojo. Joshodu Hojo…-

Vedendo che nessuno rispondeva, il vecchio uomo si fece sfuggire un sospiro.

-Pare che non sia presente alla…-

-No! Ci sono!- rispose trafelato Josh, avvicinandosi con passo veloce al palco al centro della Sala. Dopo esservi salito, si avvicinò a Genryusai per stringergli la mano, come da tradizione, cosa che fece ma non senza ricevere dal vecchio capitano uno sguardo di disapprovazione per il suo ritardo. Dopo avergli consegnato il diploma, Josh ricevette la solita domanda di rito:

-Shinigami Joshodu, in quale Divisione o Organizzazione hai deciso di entrare?-

La domanda lasciò Josh in silenzio, per un attimo. Il suo sogno era sempre stato quello di unirsi alla 12esima Divisione, quella addetta al settore “Ricerca e Sviluppo”, in quanto eccelleva nel Kido e la sua spiccata intelligenza lo aveva sempre reso capace di trovare una soluzione a qualsiasi problema. E anche perché gli alloggi erano molto vicini a quelli della Quarta Divisione, la divisione Medica, in cui Helen aveva voluto entrare da tutta la vita e come sicuramente era riuscita a fare quella mattina. Ma sinceramente, non aveva voglia di stare vicino a lei. Non dopo che lo aveva illuso per tutti gli ultimi mesi, e l'accaduto di poco prima ne era la prova.

-Desidero sostenere il test di ingresso all'11esima Divisione, Capitano Genryusai.-

L'intera sala si ammutolì all'istante, e perfino sul volto di Yamamoto si formò un'espressione di sorpresa.

-Posso… sapere il motivo di un tale cambio di idea?- domandò infatti al ragazzo, che non fece attendere la sua risposta.

-Ovvio, credo sia giusto spiegare la mia scelta. Ho semplicemente compreso che nella mia vita non ho niente da perdere e niente da guadagnare, a parte una maggiore maestria con la spada e nel combattimento. Non mi importa di morire, non mi importa se verrò ferito o incapacitato. E proprio per questo, la Divisione del Capitano Zaraki Kenpachi è la più adatta a me.-

Borbottii di stupore si alzarono un po' ovunque nella sala, ed era comprensibile: nessuno ogni anno sceglieva mai di unirsi alla cosiddetta “Squadra Zaraki”, o i pochi stolti che lo facevano si trovavano a rinunciare poco dopo; questo, per un semplice motivo: l'unica cosa che contava là dentro era combattere e uccidere, e l’addestramento era ai limiti del fattibile. Anche per tale motivo, numerosi posti da Ufficiale erano vacanti e il numero totale di Shinigami che facevano parte di tale Divisione era inferiore ai 200, molto meno di qualsiasi altra Squadra. Nonostante ciò, anche il membro più debole dell'11esima era temuto da qualsiasi Shinigami, in quanto la loro brutalità era conosciuta in tutta la Soul Society.

Un uomo, seduto in prima fila insieme agli Ufficiali delle Divisioni, si alzò in piedi subito dopo quelle parole. Il tintinnio dei campanelli, attaccati ai suoi capelli, risuonò per tutta la stanza facendo gelare il sangue alla gran parte dei presenti e riportando il silenzio. Per qualche secondo osservò Josh in silenzio col suo occhio sinistro, in quanto quello destro era coperto da una benda nera.

-Dì un po' ragazzo. Devi davvero essere matto.- dopo un secondo, l'uomo scoppiò in una risata che fece quasi tremare l'Auditorium. -E mi piaci! Mi piaci davvero molto! Sono sicuro che faremo grandi cose col tuo aiuto. Sempre se non morirai durante la prova d'ingresso, eheheh. Visto che dovrai combattere contro di me.-

A quelle parole tutti gli Ufficiali e i Capitani iniziarono a parlare in modo concitato, e alla fine un ragazzo dai capello bianchi e gli occhi azzurri, sorprendentemente giovane per essere già Capitano, si alzò in piedi per poi rivolgersi all'uomo che aveva appena parlato.

-Zaraki! Cosa hai in mente? Quello è solo un novellino, non è minimamente alla tua altezza! Vuoi forse ucciderlo!?-

-Ma come sei noioso, nanetto.- rispose Kenpachi per poi rimettersi a sedere sbuffando -in fondo, è stato lui a dire di essere pronto a dare la vita: è proprio quello che ho intenzione di verificare.-
il destinatario del suo discorso, poi, tornò ad essere nuovamente Josh:
-Hai capito bene, novellino. In quanto Capitano dell'11esima Divisione, decreto che il tuo test d'ingresso verrà svolto tramite combattimento, contro il sottoscritto. E si terrà domani mattina, due ore dopo l'alba.-
Quelle parole vennero accompagnate da mormorii di sdegno e da parte della gran parte degli Ufficiali e dei Capitani; solo uno tra loro era rimasto impassibile per tutto il tempo, con lo sguardo quasi perso nel vuoto. Era Byakuya Kuchiki, Capitano della Sesta Divisione e capo del Clan nobiliare Kuchiki, uno dei più influenti ed importanti di tutta la Soul Society. Alla fine, si decise a parlare e la sua voce, sebbene avesse un tono moderato, si diffuse in tutto l'Auditorium e fece capire quanto nonostante la calma le sue parole non andassero contraddette:

-Parlando francamente, io non vedo alcun problema in questa questione...-

-Ma, Capitano Kuchiki! Adesso ci si mette pure lei!?- sbottò il ragazzo di prima, Toshiro, che però venne interrotto da un gesto perentorio della mano da parte del Nobile Shinigami.

-Io ho rispettato la vostra libertà di esprimervi, e ora gradirei che venisse rispettata la mia.- le sue parole erano taglienti come una lama e fredde come il ghiaccio, mentre la sua espressione impassibile le rendeva solo più efficaci. - Stavo dicendo, prima di venire interrotto, che non vedo niente di strano: la scelta è stata operata direttamente dal Candidato Shinigami, Joshodu, e a tale scelta di adesione è stata controbattuta una proposta da parte del Capitano Zaraki. Sebbene io non condivida i suoi metodi, di fatto il Capitano dell'11esima Divisione è lui, e io come tutti voi non ho alcuna giurisdizione. Se il ragazzo qua presente deciderà di sua spontanea volontà di accettare il test d'ammissione, non credo che sorgerà alcun problema. Ormai, dopo aver preso il diploma dovrebbe essere in grado di discernere una situazione in cui può risultare vincitore da una che gli garantirebbe morte certa. Nel caso non ne fosse capace, credo che in seguito alla sua prematura dipartita dovrebbero dimettersi tutti i suoi maestri, in quanto avrebbero svolto davvero un pessimo lavoro.-
Nessuno si aspettava un simile discorso da parte di Byakuya, infatti persino gli altri Capitani lo guardarono a bocca aperta, senza avere però il coraggio di replicare. A prendere la parola fu perciò Genryusai:

-Bene, devo sinceramente dare ragione al Capitano Kuchiki. La scelta sarà tua, Joshodu, nel caso in cui tu non...-

-Accetto. Accetto la prova. Domani. Ci sarò.-
Il vecchio si limitò a sospirare, per poi tendere il diploma al ragazzo.

-In tal caso, mi vedo costretto ad assegnarti la tua Zanpakuto prima del tempo. È tradizione che la spada e il suo possessore passino almeno un giorno assieme, prima del loro esordio in battaglia come compagni.-
Dopo aver schioccato le dita, uno Shinigami lì vicino scattò fuori dalla stanza, per poi rientrare subito dopo con una katana, riposta nel fodero.

-Questa sarà la tua Zanpakuto, Joshodu. Non è un semplice oggetto o un'arma, ma un compagno fidato che ti aiuterà a superare le più grandi difficoltà. Sta a te, e solo a te padroneggiarla. Trattala con le dovute precauzioni, te ne prego.-
Nel prendere in mano la katana, Joshodu ne poté ammirare per la prima volta le caratteristiche: il fodero, completamente nero con una fascia rossa legata a zig-zag, conteneva una spada di cui, per ora, poteva vedere solamente l'impugnatura; essa, era formata da due strisce intrecciate di stoffa anch'essa rossa, che lasciavano intravedere nei motivi romboidali vuoti il colore nero-pece del materiale di cui era fatta la base dell'impugnatura. La guardia era argentata e di forma circolare, con all'interno un motivo di forma ondulata. Infine, all'estremità dell'elsa vi era appeso un pendente, la cui forma riprendeva il kanji della parola "equilibrio". Tenerla in mano trasmise a Joshodu una grande soggezione, quasi fosse un'entità vivente e in effetti lo era, o almeno lo sarebbe stata nel momento in cui le loro essenze sarebbero entrate in contatto per la prima volta: durante il loro primo scontro assieme.
Dopo essersela legata alla vita, discese gli scalini del palco, mentre sentiva di avere tutti gli occhi della sala puntati addosso; per questo, preferì uscire il prima possibile, mentre Genryusai riprendeva con le ultime premiazioni. Portare al fianco una Zanpakuto lo faceva sentire fiero, nonostante la soggezione iniziale, e dopo pochi passi iniziò a camminare poggiando il palmo della mano sull'elsa, quasi inconsciamente. Si avviò fuori dall'Accademia, mentre i ragazzi lo guardavano parlottando tra loro, buttando un occhio sulla spada al suo fianco; doveva essere sincero, gli stava piacendo incutere rispetto nei suoi coetanei e la cosa lo faceva camminare con la schiena dritta e lo sguardo avanti a sé.
Una volta arrivato nel cortile, però, trovò una visita inaspettata: Helen stava in piedi nel mezzo del sentiero che portava al portone principale, mordendosi le unghie e squadrando la folla, in cerca di qualcuno. Appena incontrò gli occhi di Joshodu, parve sussultare e si avviò verso di lui, con aria trafelata.

-E-ehi... Allora pare che ti abbiano promosso..!- gli disse, con un certo nervosismo nella voce. Era evidente che non voleva parlare di quello; quando lo sguardo gli si posò sulla Zanpakuto al suo fianco, però, non riuscì a farsi sfuggire un sussulto.

-Quella è...?- iniziò a domandare la ragazza, per essere subito interrotta.

-Già. È la mia Zanpakuto. Hai qualcosa da dirmi, Agasa?- l'espressione calma ed amichevole contrastava con la freddezza della sua voce, tanto che un'ombra di tristezza passò sul volto di Helen.

-Beh... insomma, volevo parlare di quello che è successo prima... e...- non sapeva cosa dire, era evidente. Si aggiustava i capelli sopra le orecchie con una mano, facendo saettare lo sguardo a sinistra e a destra.

-Ma per favore, puoi anche evitare di pararti il culo. Non mi interessa.- rispose seccamente Josh, senza nemmeno farla finire e avviandosi fuori dal cortile. Helen rimase un attimo immobile, indecisa su cosa fare, continuando a seguirlo con lo sguardo. Dopo poco, decise di seguirlo, ed iniziò a corrergli dietro.

-J-Josh... aspetta...!-

Il ragazzo non aveva intenzione di ascoltarla. Non ne aveva proprio la forza psicologica. Era stanco delle scuse. Le parole gli uscirono dalla bocca quasi automatiche:

-Bakudo no hachijuu ichi: Danku.2-
Una barriera trasparente si formò all'istante alle sue spalle, bloccando l'avanzata di Helen e facendola indietreggiare, con un'espressione stupita.

-P-Perchè... almeno fammi spiegare... non…-

Josh si fermò, senza voltarsi e mantenendo la barriera alzata.
-"Non" cosa? Non c'è bisogno che tu mi spieghi alcunché, non credo che ci vedremo molto da ora in poi. Sai, ho deciso di non arruolarmi nella 12esima divisione. Domattina entrerò nell'11esima, sotto la guida di Kenpachi.-
Sentendo quelle parole, Helen cadde in ginocchio, portandosi una mano davanti al volto e sbiancando. Era consapevole di quanto avrebbe rischiato la vita, sia nell'addestramento che sul campo di battaglia: gli uomini di Kenpachi dovevano sempre essere in prima linea, a qualsiasi costo e a qualsiasi condizione.

-J-Joshodu... ti prego... no...- la voce le uscì come un flebile sospiro, non riuscendo a raggiungere il ragazzo, che ormai era già lontano e continuava a camminare con decisione lasciando che la brezza leggera asciugasse le sue lacrime.

 


 


 



 

NOTE

1 = Hado (Via della Distruzione) numero 31: Sakkahou (Colpo della Fiamma Rossa)

2 = Bakudo (Via della Costrizione) numero 81: Danku (Vuoto Separante)

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Capitolo 2
*** Capitolo 2: La Prova ***


Il resto della giornata, Josh lo passò senza fare altro; rimase a godersi il tepore del sole sotto un ciliegio, cercando di non pensare a niente. Quando si fece sera, però, dovette ritornare ai dormitori all'Accademia per passarvi l'ultima notte di sonno prima di unirsi all'11esima Brigata. O prima di morire. Non avrebbe accettato altro esito se non quei due, dalla prova del giorno dopo. Doveva farcela, in tutti i modi, o non avrebbe avuto alcun senso continuare; se avesse fallito, tanto valeva cessare di vivere.

Arrivato all’esterno della sua stanza, Josh si fermò fuori dalla porta, senza aprirla: all'interno infatti percepiva un reiatsu davvero singolare che mai aveva incontrato prima. Non era nemmeno sicuro che appartenesse ad uno Shinigami. Abbassando piano la maniglia, si fece forza ed entrò nella stanza: era vuota, e il reiatsu era sparito improvvisamente. Era dannatamente strano, doveva essere onesto. Senza abbassare la guardia, si avvicinò al letto, per poi distendercisi sopra: era estremamente stanco, nonostante non avesse faticato; probabilmente era la tensione accumulata quel giorno, o meglio quella mattina… Helen…

Voltandosi di lato, si costrinse a chiudere gli occhi e a riposare, per non pensare a lei, ma dopo poco venne svegliato da un rumore sommesso, alle sue spalle. Il reiatsu di prima era tornato a farsi sentire, molto più intenso.

Stringendo una mano sull'elsa della Zanpakuto, che aveva accanto, si voltò di scatto: davanti a lui stava una figura avvolta in uno shihakusho3 standard, comune a qualunque Shinigami, ma completamente bianco; la faccia, invece, era coperta da una maschera, la cui vista ricordò a Josh quella di un Hollow, facendolo rabbrividire.

 

-E-Ehi… da quanto sei qua? Guarda che se è uno scherzo non è divertente, chiunque tu sia.- disse il ragazzo rivolgendosi alla figura sconosciuta, tentando di ostentare coraggio. L'altro, per contro, piegò la testa di lato:

 

-Uno… scherzo?- domandò, con una voce leggermente acuta e distorta dalla maschera che aveva sul volto. Senza dire altro, estrasse una katana dal fianco e la portò in alto, sopra la testa.

 

-Questo non è uno scherzo, Joshodu Hojo. Adesso, muori. Ok?-

Subito dopo, l'essere calò la propria arma su Josh, con furia omicida; l'unica cosa che il ragazzo riuscì a fare fu gettarsi giù dal letto, evitando di poco il colpo mortale ed estraendo d'istinto la propria Zanpakuto.

 

-…Josh! Josh! Stai bene?! Josh!-

La voce femminile che aveva pronunciato quelle parole lo fece svegliare dal suo sonno, e Josh si trovò ad ansimare, sudato, nel proprio letto. Era stato… un incubo?

La ragazza che lo aveva chiamato decise di entrare del tutto, finendo di aprire la porta e camminando dentro, sebbene con passo incerto. Alla luce della luna che filtrava dalla finestra, Josh riuscì a vederne il volto: con sua sorpresa vide che si trattava di Helen.

 

-Cosa ci fai qua? – le domanda lui, mettendosi a sedere sul letto -sei in un dormitorio maschile, potresti venire punita se ti trovassero, lo sai?-

La ragazza, imbarazzata, distolse lo sguardo prima di continuare.

-Beh lo so… ma ho percepito un reiatsu molto simile a quello di un Hollow in camera tua e… insomma, ho avuto paura che ti fosse successo qualcosa. Io… ci tengo a te…-

 

-Tsk, ci tieni? Non mi pare. Altrimenti non ti saresti scordata di menzionare la tua relazione con Atèm. Chissà da quanti mesi va avanti.

 

-Senti Josh… è… è complicato- rispose lei, con aria quasi assente.

 

-Sì, è sempre complicato tenere assieme una rete di bugie una volta che inizia a sfaldarsi.- le disse lui, con voce fredda. Helen rimase qualche secondo in silenzio, ancora con aria assente, come se fosse impegnata in altri pensieri. Poi, si alzò in piedi sospirando:

 

-Senti, io amo Atèm. Non potrei mai amare te. Quello che provi è carino, ma non fa per me. Ora, devo andare. Non so davvero per quale motivo sia venuta fin qui.- la sua voce era completamente diversa, più distante ed inespressiva da pochi minuti prima e quelle parole ebbero lo stesso effetto di una coltellata in pieno petto.

 

-Ho capito. Grazie per avermelo detto. Uhm… quella è la porta. Puoi andare ora.-

A quell'invito, Helen si alzò in piedi e si avviò fuori dalla stanza, richiudendo la porta e lasciandolo solo. Lasciandosi sfuggire un gemito sommesso, Josh si distese nuovamente sul letto, chiudendo gli occhi e cercando di dormire.

 

Quando i primi raggi di sole entrarono nella stanza, andarono a lambire i bordi di un letto ormai vuoto: Joshodu si era già alzato da un paio di ore, ed era intento ad eseguire un riscaldamento fisico, prima di affrontare la sua prova di ammissione. Era consapevole che sarebbe stato un combattimento estremamente intenso e pericoloso; il suo avversario sarebbe stato un Capitano, e per quanto si potesse trattenere la loro forza rimaneva comunque su due livelli completamente diversi. Nonostante quello, Josh era pronto a dare tutto se stesso, a dimostrare che davvero voleva e poteva raggiungere i suoi obiettivi.

Quando arrivò l'ora, si incamminò verso gli alloggi dell'11esima Divisione, stringendo al fianco la sua Zanpakuto nervosamente; passava accanto alle persone senza neanche notarle, la sua mente completamente concentrata sulla battaglia imminente. Arrivò a destinazione senza quasi accorgersene: una folla di Shinigami che parlottavano tra loro riempiva lo spiazzo di fronte all'11esima Divisione, formando un cerchio al centro del quale stava il Capitano Zaraki, seduto per terra e con un'espressione annoiata sul volto.

Appena Josh fu visto, il vociare si spense subito e sul volto di Kenpachi si formò un sorriso, anzi un ghigno, di pura felicità.

 

-Allora, ci avevo visto giusto ieri. Sei abbastanza matto da poter far parte di questa compagnia! Bene! In guardia!- si alzò in piedi finite quelle parole, ed estrasse la sua spada, mettendosi in posizione. La piazzetta era diventata ancora più silenziosa di prima e dopo un momento di esitazione Josh fece un passo avanti.

 

-Ikuzo…4- sussurrò, per poi estrarre la sua Zanpakuto dal fodero. Un suono metallico si diffuse nell'aria, risuonando per qualche secondo prima di spegnersi del tutto. Appena la lama finì di uscire, Josh si sentì strano, come se un forte reiatsu lo investisse penetrando nel profondo del suo essere, mescolandosi a lui.

 

“Quindi, è questo che si prova…? Ad entrare in armonia con la propria Zanpakuto…?”

I pensieri del ragazzo furono interrotti dai movimenti del suo avversario: lentamente, si portò una mano al petto, usandola per stracciarsi l'abito e mettere a nudo la pelle.

 

-Ecco qua, Joshodu. Colpisci proprio qui. Se riuscirai a ferirmi, sarai dentro.-

Josh rimase allibito.

 

-Ma cosa…? Non posso colpire un avversario che si è arreso!-

 

-Tsk. Ho mai detto di essermi arreso? Vedila così. Vuoi entrare nell'11esima? Bene, allora questo è un ordine diretto da parte del tuo futuro Capitano.-
Nonostante quelle parole, il ragazzo rimase immobile.

-Ti ho detto di attaccare! Oppure sei un codardo?- insistette il Capitano Kenpachi.

Non sapendo cosa fare, alla fine Josh iniziò a correre verso il suo avversario, caricando il suo colpo più forte che poteva. Con un grido quasi disumano, il ragazzo calò la sua Zanpakuto sul petto di Kenpachi, con tutte le energie che aveva in corpo. Ma non lo ferì. Nemmeno lontanamente. La lama si fermò sulla sua pelle, non riuscendo nemmeno ad inciderla o a farci un taglietto. Guardandolo, il Capitano Zaraki scosse la testa, con disapprovazione.

 

-Mi sbagliavo…- iniziò a dire, rivolto al giovane. -ieri, avevo scorto nei tuoi occhi il fuoco di chi è pronto a tutto per perseguire la propria causa, ma… in questo momento, in te e nella tua lama non riesco a percepire che paura. Paura di ferire, paura di fallire, paura di uccidere. Non sei adatto per entrare nella mia squadra. E sai perché? Perché qua dentro tutti colpiscono per ferire, attaccano per uccidere ed agiscono per non fallire. Compreso il sottoscritto.-

Con una forza disumana, Kenpachi afferrò la katana di Josh, sollevandone la lama dal suo petto a mani nude e senza ferirsi minimamente.

 

-Osserva, ragazzo. Questo, è il colpo di chi non ha paura. Questo è il colpo di chi, quando attacca, lo fa per l’unico motivo logico: togliere una vita.-

Nonostante la sua stazza, l'uomo caricò un fendente con la sua spada così velocemente da tagliare l'aria sul suo percorso; senza nemmeno dare il tempo a Josh di accorgersene, scaricò tutta la sua potenza sul corpo del ragazzo, disegnando un arco della spada che andò ad incidere il petto e il braccio destro. Il sangue schizzò ovunque, lasciando un'espressione incredula sulla faccia di Joshodu.

 

-Con questo, la chiudiamo qui.- mormorò il Capitano, per poi conficcare la sua spada nello stomaco dell'ormai indifeso ragazzo, fino all'elsa; quello strabuzzò gli occhi, aprendo la bocca per emettere un silenzioso grido di dolore. Dopo che Zaraki ebbe estratto la spada, Josh crollò in ginocchio, ansimando e perdendo sangue in grandi quantità. Si sentiva sempre più debole, tanto da non riuscire nemmeno a stare dritto; non passò infatti nemmeno una decina di secondi che crollò definitivamente a terra, stringendo ancora la sua Zanpakuto.

 

-…Tsk. Mi aspettavo qualcosa di meglio, sinceramente… Bah, potete curarlo ora. Altrimenti mi sa che ci schiatta davvero, questo qua.- disse Kenpachi a degli Shinigami lì vicini, per poi voltarsi ed iniziare ad allontanarsi.

Josh non aveva più forze, il dolore che provava stava iniziando a diminuire, assieme a tutte le altre sensazioni che provava. Anche la vista si stava sfocando… o era lui che non riusciva a tenere gli occhi aperti?
Per quanto provasse a muoversi, i suoi arti non volevano rispondere ai suoi comandi; non riusciva nemmeno a lasciare la presa sulla sua spada, in quanto i muscoli di tutto il suo corpo si erano irrigiditi oltre ogni limite. Era appena cosciente di quello che stava succedendo attorno a lui: sentiva voci ovattate risuonargli nelle orecchie, e distingueva appena delle ombre muoversi.
Nonostante fosse in fin di vita, riuscì a formare un unico, singolo pensiero:

“Ho… fallito…”

 

“Ovvio che sì, amico. Nella tua vita, sei sempre stato passivo agli eventi.”

Quella voce… gli era familiare. Non proveniva da nessuna delle persone nella piazza. Sembrava quasi… venire da dentro la sua testa. E non accennava a finire il discorso.

 

“Non hai mai fatto niente per avere quello che volevi. Hai sempre aspettato che le cose ti venissero offerte: questo è il comportamento di un perdente. I veri vincenti, si prendono quello che vogliono. Non esitano. Non hanno paura di ferire. Non hanno paura di uccidere. La loro mente è concentrata solo sul loro obiettivo. E tu, Joshodu, tu sei un perdente.

Quelle parole erano dure, lo sapeva, ma… in parte erano vere. E proprio per questo lo fecero sentire a disagio.

 

“Ma io… sto morendo… non posso fare niente”

 

“Stai morendo? Che diamine, basta con le scuse! Non eri stato tu a dire ieri che eri pronto a perdere la vita? Allora, muori! Oppure alzati e mostra che forse non sei un perdente. Non completamente, almeno” rispose quella voce ai suoi pensieri, per poi ridacchiare.

 

“Io… non sono un perdente…” riuscì a pensare Josh in risposta, sempre più debolmente.

 

“Ah no? Perché disteso per terra, così sanguinante, lo sembri. Fai pena”

 

“… IO NON SONO UN PERDENTE!” sebbene non avesse più energie, la forza di quel pensiero stupì lo stesso Josh, oltre che la voce.

 

“… ah no? Allora, alzati e dimostralo. In piedi, Joshodu Hojo.”

Dopo quella frase, il ragazzo aprì gli occhi. Era ancora disteso per terra, morente, il dolore era lancinante. Ma non gli importava.

 

-Ehi, vecchio.- disse ansimante al Capitano Kenpachi, che si voltò decisamente sorpreso.

-Risparmia il fiato ragazzo, rischi di peggiorare le tue condizioni.- gli disse lui, pensando di liquidarlo in poche parole. Ma non fu così. Joshodu non perse nemmeno un secondo per rispondergli.

 

-Io non ho mai detto che questo combattimento fosse finito. E sai perché? Perché non ho vinto, né sono morto. Questi due sono gli unici finali che accetterò oggi.- in qualche modo, Josh riuscì ad urlare quelle parole, e tutta la piazza si ammutolì per l'ennesima volta, rimanendo con gli occhi incollati alla scena. Facendo perno con la sua Zanpakuto a terra e reggendosi ad essa, Joshodu si rimise lentamente in piedi, continuando a grondare sangue ovunque.

 

-Di conseguenza, vieni avanti, capitano. Noi… NOI NON ABBIAMO FINITO!-

Un'ondata di reiatsu esplose dal corpo del ragazzo, investendo il pubblico e facendo alzare un vento impetuoso in tutta la piazza. Sebbene gli Shinigami fossero quasi terrorizzati, Kenpachi sembrava entusiasta:

 

-Sì, SÌ! Lo vedo di nuovo! Quel fuoco nei tuoi occhi, esattamente come ieri! Forza ragazzo, divertiamoci!-

 

Con volto impassibile, Josh non perse tempo:

-Bakudo no yon: Hainawa.5-

 

-Beh, so che sei bravo nel Kido, novellino, ma sperare che un incantesimo costrittivo di quarto livello possa fermare un capitano come me, è una solo una grande pazzia!- gli urlò Kenpachi , ridacchiando del suo tentativo, per poi rimanere sorpreso: le corde di reiatsu gialle che si erano formate, infatti, non erano state scagliate da Josh contro il suo avversario, bensì le aveva usate per bloccare la perdita di sangue al braccio e allo stomaco, come fossero un incrocio tra delle bende e dei lacci emostatici.

 

-E adesso, Zaraki-san, mi dispiace, ma dovrò ferirla. Ne va della mia ammissione.- con un urlo non più contenente disperazione, ma pura rabbia, Josh scattò verso il suo avversario, questa volta eseguendo uno Shunpo6; riapparve alle spalle di Kenpachi, con la spada già alta sopra testa e pronta a colpire.

 

-Anata-wa owari da…7- mormorò, per poi calare la Zanpakuto su di lui. Il Capitano, ripresosi dalla sorpresa di aver visto un novellino come quello eseguire uno Shunpo quasi perfetto, riuscì a voltarsi e a parare il colpo del ragazzo con la propria katana. Appena le due armi si scontrarono, l'onda d'urto fece sbriciolare il terreno sotto di loro ed alzò una folata di vento ancora maggiore. Attorno a loro, tutti guardavano in silenzio e col fiato sospeso. Dopo essere riuscito a deviare il colpo, il Capitano Zaraki si allontanò con un balzo, uscendo dalla portata del giovane. Per qualche secondo lo guardò in silenzio, per poi parlare.

-Non male, ragazzo. Questo, questo è quello che volevo vedere. Sono felice di non essermi sbagliato su di te.- a quelle parole, la Zanpakuto cadde di mano al Capitano, finendo per terra. -ops… sai, sto diventando vecchio. Non ho più la presa di un volta… beh, se ipoteticamente fossi nei tuoi panni, penserei che sarebbe un peccato non approfittare di un'occasione simil…- prima che avesse finito la frase, Josh era già arrivato davanti a lui con uno Shunpo.

 

-Yare yare8… parli davvero troppo, per essere un vecchio.- borbottò, calando per la seconda volta quella mattina la spada sul petto dell'avversario. Quella volta, la lama penetrò di diversi centimetri, anche se Zaraki con parve risentirne. Anzi, un sorriso gli apparve sulla faccia.

 

-…benvenuto nell'11esima Divisione, Joshodu Hojo. Eheh.- gli disse, tendendogli una mano. Il ragazzo, impassibile, estrasse la spada dal corpo dell'avversario, portandola in posizione di riposo al lato del suo corpo. Con la mano libera, afferrò quella del suo nuovo Capitano.

 

-È un piacere per me. Sono felice di essere ai vostri ordini, Capitano Kenpachi.- gli rispose. Un attimo dopo, però,la sua vista iniziò a sfocarsi.

 

-U-Ugh…- gemendo, cadde nuovamente a terra, quella volta perdendo i sensi: la mancanza di sangue era diventata davvero grave e le sue ultime forze le aveva usate per riuscire superare quella prova di ammissione. Le corde di reiatsu avvolte al suo corpo si dissolsero in pochi secondi, testimoniando quanto Joshodu fosse esausto ed incapace di continuare.

 

-Tsk. Un tipetto deboluccio.- commentò Zaraki, ma questa con un grande sorriso di soddisfazione e felicità sul volto. Alla fine, quel ragazzo era andato ben oltre le sue aspettative. Facendo nuovamente cenno alla squadra medica di accorrere e rifiutando le loro cure, si avviò verso i suoi alloggi, riponendo la sua Zanpakuto nel fodero.

 

NOTE

 

3 = Shihakusho, vestito caratteristico degli Shinigami, che consiste in un kimono normalmente nero che copre una maglia bianca. In questo caso, i colori sono invertiti.

 

4 = Ikuzo (traduzione: andiamo, facciamolo, ci siamo, etc…)

 

5 = Bakudo numero 4: Hanawa (Corda Sibilante)

 

6 = Shunpo (letteralmente, "Passi Fulminei". Una tecnica di movimento che consiste nello spostarsi così velocemente da rendere impossibile all'avversario tracciare i tuoi movimenti o seguirti con lo sguardo)

 

7 = Anata-wa owari da (traduzione: Sei finito)

 

8 = Yare yare (traduzione: che noia, ma pensa te, etc...)

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Capitolo 3
*** Capitolo 3: Dialogo ***


Un boato svegliò Josh, facendolo sobbalzare.

“Siamo… siamo sotto attacco?” pensò in un primo momento, ma poi si guardò attorno: in effetti, non era alla Soul Society. Affatto. Un vento secco spirava con forza, scompigliandogli i capelli e trasportando quella che sembrava… sabbia?

Josh provò ad allungare la mano, ma quelli che restavano tra le sue dita non erano granelli di sabbia, bensì cenere. In quell'esatto momento, un altro boato altrettanto forte scosse nuovamente l'aria, facendolo voltare: la vista che gli si aprì davanti agli occhi lo fece barcollare un secondo; si trovava sulla sommità di un vulcano, vicinissimo al cratere, dove una voragine enorme si apriva lasciando intravedere la lava che borbottava sul suo fondo. Non ebbe il tempo di chiedersi cosa ci facesse in un luogo simile, che una voce proruppe dalle sue spalle; aveva un timbro leggermente gracchiante ed acuto.

 

-Yo, Oja.9-

Sentendola, Josh si voltò di scatto. Non molto lontano da lui, seduto su una roccia e col volto rivolto al cielo, stava una persona; la cenere che svolazzava impediva una corretta visione, anche a breve distanza, ma a Josh parve di vedere dei bagliori rossastri vicino alle sue spalle.

 

-Puoi avvicinarti, non mordo. O almeno, non il “me” attuale.-

Sebbene quelle parole gli fossero sembrate strane, Josh decise di muovere qualche passo in avanti. Dopo poco, si arrestò trasalendo: sulle spalle dell'individuo, all'altezza delle scapole, si aprivano due grandi ali, completamente avvolte in un fuoco di un rosso acceso ed intenso; inoltre, la sua pelle era estremamente pallida, attraversata da venature che lasciavano filtrare una debole luce arancione scuro, come se provenisse dal suo interno. Sebbene avesse lo sguardo e il volto rivolti al cielo, i suoi occhi azzurri trasmettevano una tristezza infinita, tanto che Josh dovette distogliere lo sguardo. Il petto era completamente nudo e l'unica parte coperta era dal bacino in giù, dove un lungo panno fatto di un tessuto estremamente raffinato scendeva fino a quasi le ginocchia, fermato in vita da due spille, una su ogni lato, adornate con un motivo complicato. Quello parlò di nuovo, ma questa volta la sua voce parve normale.

 

-Sono un paio di giorni che è così, sai? Il cielo, dico. Così buio, continuamente scosso da tempeste e devastato dalle eruzioni di questo vulcano. Io sono arrivato solo da poco, ed era già tutto… in questo stato. Ma pare che prima, fosse completamente diverso. O almeno, così mi è stato riferito.- fece una pausa, sospirando leggermente e abbassando lo sguardo su Josh. Sul suo volto si aprì un sorriso sincero, ma anche questo estremamente triste ed abbattuto.

 

-Mi sarebbe piaciuto conoscerti prima, Josh. Quando il cielo era solcato da fiere aquile e questo era un monte alto ed impervio. Oramai, non è più così però.-

A quelle parole, Josh non seppe trattenersi.

 

-Scusami ma… come fai a conoscere il mio nome? E dove sono attualmente?-

In pochi secondi, gli si erano formate così tante domande da confonderlo.

A sentire cosa gli era stato appena chiesto, l'essere ridacchiò leggermente, tornando a scrutare il cielo.

 

-E per quale motivo non dovrei sapere il tuo nome, Joshodu? Inoltre, è ironico che tu stesso mi chieda dove siamo in questo momento, visto che tu più di tutti dovresti sentirti a casa qua dentro.-

 

-Casa…? Io non…-

 

-Josh, questa è la rappresentazione mentale della tua anima e io sono lo spirito della tua Zanpakuto. Più chiaro adesso?-

Josh rimase per un secondo senza parole. Lo spirito della sua Zanpakuto…?

Il cuore prese a battergli forte nel petto.

 

-E-Ehm… spirito-sama10… uhm, forse no. Come dovrei chiamarti?-

Lo spirito, a quelle parole, esitò un attimo. Poi riprese a parlare.

 

-Ma sì, proviamoci. Il mio nome è…- quando arrivo a pronunciarlo, Josh non capì: sembrava che quella parola fosse avvolta in un brusio che la rendeva irriconoscibile ed indistinguibile. Al suo sguardo perplesso, lo spirito ridacchiò e scosse la testa.

 

-Come pensavo, ancora non sei pronto. Il nostro rapporto non è consolidato. Anche se ti ho salvato la vita, qualche ora fa… beh, tecnicamente non proprio io, ma fa lo stesso…-

A Josh tornò in mente il combattimento contro Zaraki e la voce che aveva sentito… che fosse il suo spirito? Ma allo stesso tempo aveva detto di non essere stato lui… iniziava ad essere davvero confuso. Prima che potesse dire altro, però, lo spirito tornò a rivolgere gli occhi al cielo, come se cercasse qualcosa. Passarono diversi secondi prima che intervenisse di nuovo.

-Tu... non ricordi nulla di tuo padre, vero? Intendo, tuo padre biologico, terreno. Non quello adottivo nel Rukongai.-

In effetti, Josh non aveva il minimo ricordo della sua vita da umano.
 

-No... sinceramente no... tu lo conoscevi?-

Si accorse solo dopo di aver fatto una domanda stupida: quello spirito era nato solo da poco tempo, grazie al contatto della Zanpakuto con la sua anima. Non poteva in nessun modo conoscerlo. Quello però, non parve sorprendersi più di tanto.

-...Io no, ma... me ne hanno parlato. ...Sicuramente, il suo nome lo conosci molto bene. Ma... non sta a me dirti chi sia. S-Sappi solo... che in effetti vedo molto di lui dentro di te. Sei proprio uguale a lui. Un frignone che non riesce a prendere in mano le situazioni. Mi sbaglio?-
Mentre pronunciava quella frase, la voce dello spirito iniziò a cambiare. Sembrava più acuta, quasi distorta. E in effetti, anche le parole si fecero molto più dure; incrociando per un secondo il suo sguardo, a Josh parve che gli occhi dell'altro brillassero di una cupa luce gialla.

-Cosa stai dicendo...? Perché dovrei essere...-

-Bla, bla bla. Sempre scuse. Anche tuo padre lo faceva sai? Ogni volta, aveva una scusa. A volte era troppo debole, altre aveva pietà del nemico...- mentre parlava, lo spirito scese dalla roccia e si avvicinò a Josh. Il fuoco delle ali ora pareva riflettere una luce di un rosso molto più scuro, quasi nero. - La verità è che entrambi volete essere vincitori senza sporcarvi le mani. Invece, è necessario colpire senza pietà. Uccidere. Mutilare. Ma no, a voi non piace. Pensate che i vostri nobili sentimenti bastino ad atterrare un avversario. E finite per essere voi quelli che vengono quasi ammazzati. Ciononostante, in entrambi i casi io mi sono trovato a farvi da Cavallo, mentre voi svolgete i compiti del Re, usando i miei poteri con tranquillità e battendo i vostri nemici i solo grazie a me.-
Adesso, lo spirito era vicinissimo a Josh, e poteva vedere chiaramente che nei suoi occhi di un azzurro cristallino brillava effettivamente un bagliore giallastro, quasi di follia.

-Cosa... stai dicendo? Tu sei il mio spirito, non quello di mio padre... tra l'altro, mi stai dicendo che anche lui era uno Shinigami?-
Un sorriso inquietante si aprì sul volto dello spirito.

 

-Esatto, voglio dire proprio questo. E inoltre, voglio dirti un'altra cosa. Mi sono stancato di stare qua. Almeno prima questo era un posto pieno di ambizioni e potenzialità. Ora, guardati attorno. GUARDA!- l'ultima parola fu proprio urlata dallo spirito, che aprì le braccia e fece un breve giro su se stesso, come ad enfatizzare il suo discorso. -Questo non è altro che il sepolcro di ciò che era un tempo. Tutto per quella puttana, eh Josh? Sai cosa avrei fatto io?- si avvicina ulteriormente al ragazzo, poggiandogli una mano sul petto. -Fosse stato per me, le avrei strappato il cuore dal petto senza esitazioni. Come lei ha fatto col tuo, no? ...Tsk, sei davvero senza speranza, Joshodu Hojo.-

Adesso, Josh iniziava davvero ad essere inquietato. Non capiva. Il tono e i discorsi del suo interlocutore erano cambiati radicalmente in nemmeno un minuto, quasi fosse del tutto un'altra persona. Persino i contenuti e le informazioni che gli stava dando glielo facevano pensare. Ma di fatto, gli pareva impossibile. Ogni Shinigami poteva avere un solo spirito e una sola Zanpakuto... no?
I suoi pensieri vennero interrotti da una sensazione di calore nel petto, così intensa da essere quasi dolorosa. Lo spirito lo guardò, sogghignando.

-Vai pure, pare proprio che ti stiano "chiamando". Qualcuno si è preso la briga di curarti. Stai per riprendere conoscienza, pare. La tua presenza qua non è più possibile. Ma ricorda, io terrò sempre un occhio su di te. E al prossimo passo falso...-
Lo spirito non ebbe il tempo di finire la frase che la vista di Josh iniziò ad offuscarsi. Nemmeno un secondo dopo, si ritrovò in un letto, ansimante. Guardandosi attorno, si accorse di non essere nel suo dormitorio da studente. Il sole filtrava dalle finestre poco lontane, facendogli capire che era ancora mattina. Non era stato privo di sensi a lungo, allora.

-Ehi, la recluta si è svegliata!- una voce dalle sue spalle lo fece trasalire e poco dopo un vocio sommesso invase la stanza. Un po' a fatica, Josh provò a voltarsi e vide un piccolo gruppo di Shinigami, ancora sulla porta, parlottare tra loro e cercare di entrare. A tenerli fuori c'era una sola persona, apparentemente calva, mentre un altro Shinigami stava poco più in là, appoggiato al muro, mentre ridacchiava con una mano davanti alla bocca.

-Forza! Andatevene! È ancora debole. Non vorrete mica minarne le condizioni fisiche, eh?-

urlò il calvo, solo per essere schernito da un'altra risata del suo compagno, quello poggiato al muro.

 

-Andiamo, Ikkaku, certo che sei un gran guastafeste. Questi ragazzi vorranno solo complimentarsi col nostro Josh. Cosa c'è di male?-

-Grrrr... Yumichika. Lo sai benissimo. Il Capitano Kenpachi e la squadra medica hanno dato preciso ordine di... Ehi tu! Non provarci nemmeno!- mentre parlava, un ragazzo aveva provato a svicolare dentro, ma Ikkaku lo fece tornare fuori con un calcio ben assestato. Dopo un altro minuto di sforzo, finalmente lo Shinigami calvo riuscì a chiudere la porta scorrevole.

-Uff... non vorrei davvero essere in te, quando dovrai uscire da qua. Pare che tu sia diventato una specie di celebrità, Josh. Ferire in quel modo il Capitano... un'impresa non da poco.- disse poi, avvicinandosi al letto dove ancora giaceva il ragazzo. -Oh, scusa la maleducazione, il mio nome è Ikkaku Madarame, ufficiale di Terzo Seggio dell'11esima Divisione. Eheheh.-
Detto questo, afferrò la mano di Josh, ancora a mezz'aria, per stringerla, strappando un gemito di dolore al ragazzo.

-Hai ragione hai ragione, non sei ancora guarito...-

-Ehi, lasciane un po' anche a me. Sei davvero scortese, Ikkaku. Nessuno ti ha insegnato le buone maniere?- l'altro Shinigami si era staccato dal muro e si era avvicinato anche lui al letto. Josh poteva notare quelle che sembravano due sottili piume colorate, fissate una alle ciglia dell'occhio destro e l'altra al sopracciglio del solito occhio. Dopo aver fatto un sorriso, si presentò anche lui.

-Piacere di conoscerti, Joshodu Hojo. Sono Yumichika Ayasegawa, ufficiale di Quinto Seggio…
Era davvero un po' che in questa Divisione non arrivava qualcuno carino come te, sai? Sono tutti dei bruti qua dentro... a volte davvero perdo le speranze riguardo al loro senso estetico…-
Ikkaku a quelle parole saltò su:

 

-A chi hai dato del bruto? - sibilò tra i denti, avvicinando il suo volto a quello di Yumichika in modo minaccioso. Quello, invece, si limitò a ridere.

-Dai, mi fai arrossire così. Non è che vuoi baciarmi, eh?-

-Ma cosa...!? Giuro che un giorno di questi te le faccio pagare tutte, Ayasegawa.-
Josh rimase a guardare il loro diverbio, ridacchiando leggermente. Per quanto discutessero, era evidente che fossero grandi amici: in battaglia probabilmente si erano sempre guardati le spalle a vicenda e si fidavano ciecamente l'uno dell'altro. Un secondo dopo, Ikkaku si voltò di nuovo verso Joshodu:

-Oh, tra l'altro una ragazza era venuta a farti visita, sai Josh? Essendo ancora incosciente, ho dovuto mandarla indietro. Mi pare si chiamasse... uhm...-

 

-Ma dai, come fai a non ricordarti di una creatura incantevole come quella, Ikkaku? Il suo nome era Helen Agasa, Josh. Sicuramente è la tua ragazza, eh? Beh, come potresti non averla, col bel faccino che ti ritrovi...-

Al sentire la parola "ragazza", il volto di Josh si rabbuiò e Yumichika se ne accorse.

-Oh, pare che abbia toccato un tasto dolente... ti chiedo perdono.- gli disse, poggiandogli una mano sulla spalla. -Sono stato davvero indelicato... Comunque, se te lo stai chiedendo, sei stato incosciente una giornata intera; lo scontro tra te e Kenpachi è avvenuto esattamente ieri.-

A quelle parole, Josh sussultò. Eppure durante il dialogo col suo spirito gli era parso che fosse passato molto meno. Magari era semplicemente stato incosciente la gran parte del tempo e solamente alla fine aveva avuto abbastanza forza da materializzarsi inconsciamente in quel luogo.
Vedendo che il ragazzo non rispondeva e pensando che qualcosa lo turbasse, Yumichika sospirò e fece un cenno ad Ikkaku.

-Su, andiamo. Lasciamo riposare Josh. Pare che abbia molto su cui pensare... Se hai bisogno di noi, saremo qua fuori ragazzo. Non esitare a chiamarci.-
Facendogli l'occhiolino e sorridendo, Ayasegawa si avviò alla porta, quasi trascinandosi dietro Ikkaku. Una volta che entrambi furono usciti, Josh si distese nuovamente sul letto. In effetti, la sua mente era piena di pensieri che vorticavano freneticamente. Gettando uno sguardo di lato, il ragazzo vide che la sua Zanpakuto era proprio lì, appoggiata al letto; per istinto, allungò una mano per stringerne l'elsa, come per rassicurarsi e schiarirsi le idee. Al contatto con essa, in effetti, gli parve di rilassarsi un poco. Erano successe così tante cose, in così poco tempo... la sua mente e il suo cuore erano un vortice di emozioni diverse che esplodevano scontrandosi tra loro. A quel pensiero, Josh forse capì cosa intendesse il suo spirito: se quel luogo era la rappresentazione della sua anima, allora il suo stato emotivo doveva influenzarlo nell'apparenza; probabilmente era proprio a causa di tutte le preoccupazioni che aveva che alla fine era diventato uno scenario depresso e desolato.
Con un sospiro, Joshodu decise di chiudere gli occhi. Era davvero difficile mettere ordine nella sua mente, e al momento non ne aveva nemmeno le forze. Qualche minuto più tardi, infatti, il ragazzo era già caduto in un sonno profondo, senza però lasciare l'elsa della sua Zanpakuto.

 

NOTE:
 

9 = Yo, Oja (trad.: Ehilà, campione)

 

10 = -sama (suffisso onorifico giapponese)

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Capitolo 4
*** Capitolo 4: Rabbia ***


Le ore passarono e Josh si risvegliò in pomeriggio inoltrato, col sole che iniziava a proiettare ombre sempre più lunghe nella stanza. Notando che quella volta non era rimasto nessuno con lui, il ragazzo ne approfittò per alzarsi dal letto e sgranchirsi le gambe, camminando un po' per la stanza; ancora non aveva capito dove si trovasse di preciso, quindi decise di guardare attraverso la finestra per cercare di capirlo. Quando lo fece, un sorriso involontario gli sfuggì: da ciò che poteva vedere, era dentro ai dormitori dell'11esima Divisione.

-Alla fine, ce l'ho fatta allora...- mormorò Josh sospirando, per poi tornare verso il letto in cui aveva riposato. Toccandosi il petto mentre si metteva lo shihakusho da shinigami, notò che le ferite non solo si erano completamente rimarginate, lasciando solo una leggera cicatrice biancastra sulla sua pelle, ma nemmeno gli davano il minimo fastidio: doveva essere stato curato da un guaritore davvero esperto nel Kido; dopo aver finito di vestirsi, gettò un occhio alla spada, appoggiata al lato del suo giaciglio, per poi prenderla e passarla tra la fascia bianca che aveva attorno ai fianchi e il vestito stesso, in modo che rimanesse assicurata. Alzando lo sguardo, il suo occhio cadde sullo specchio che aveva davanti a lui: vedersi per la prima volta col vestito da shinigami e con la sua zanpakuto lo riempì di orgoglio. Erano anni che aveva aspettato quel momento. Che aveva aspettato di riscattarsi, dopo tutto quello che aveva passato. Strinse la mano attorno all'elsa della zanpakuto, facendo tintinnare il ciondolo appeso; nel farlo, il piccolo simbolo di metallo attirò la sua attenzione: guardandolo più da vicino, si accorse che era leggermente arrugginito, ad una estremità. La cosa lasciò leggermente perplesso Josh, ma alla fine decise di non preoccuparsene più di tanto. Voltandosi, si avviò all'uscita della stanza e, dopo aver aperto la porta scorrevole, si trovò in un lungo corridoio, che probabilmente portava all'uscita. Di una cosa era certo: aveva una fame tale da poter divorare l'intera Divisione, capitano compreso, perciò decise di mettere qualcosa sotto i denti il prima possibile. Dirigendosi al portone principale, incrociò numerosi altri shinigami che, appena lo vedevano, si affrettavano a portarsi al lato del corridoio per farlo passare agevolmente e abbassavano lo sguardo, per non incrociare il suo. Doveva ammettere che incutere timore nel prossimo non era mai stato il suo obiettivo, ma l'effetto che stava provocando sugli altri lo faceva comunque sentire fiero: in fondo, era la prima volta in vita sua che riceveva del vero e proprio rispetto dal prossimo. E gli piaceva, eccome se gli piaceva.
Continuando a camminare per le strade del Seireitei11, Josh decise di pranzare nella solita locanda dove si era recato negli ultimi anni, quasi giornalmente; dopotutto era ormai diventato amico del proprietario e con lui aveva sempre discusso e parlato dei suoi problemi. Era quasi un secondo padre per lui. Poco prima di arrivare alla locanda, però, sentì una voce chiamare il suo nome:

-Ehi, Josh!-
Nel sentirla, il ragazzo si voltò verso il suo interlocutore; si trovò davanti Atèm Nijimura, con un sorriso smagliante sul volto e una Zanpakuto al fianco. L'impugnatura era formata da della stoffa verde incrociata, e la guardia dorata aveva una forma quasi esagonale, leggermente allungata.

-Beh, alla fine pare che entrambi siamo stati ammessi nelle nostre rispettive divisioni, Jo-kun12!
Allora, come va alla 12esima?- continuò lui, non consapevole di quanto Josh avrebbe preferito non averlo proprio incontrato. Ogni volta che lo vedeva, non poteva fare a meno di ripensare al bacio fugace tra lui ed Helen. Era una tortura.

-Beh, mi dispiace deluderti Atèm, ma sono entrato nell'11esima.-
A quelle parole, il suo amico rimase un attimo perplesso.

-11esima? E perché mai? Il tuo sogno era sempre stato...-

-I sogni cambiano. Più velocemente di quanto pensassi- lo interruppe Josh, freddamente. Atèm parve rimanerci un po' male.

-Beh... credo di poter capire. Mi dispiace di... uhm... beh, mi dispiace. Credo sia meglio che ti lasci andare, no?- rispose infatti poco dopo, dando una leggera pacca sulla spalla a Josh e cercando di sorridergli. Quello, ricambiò il sorriso:

-Sì... credo di sì. Grazie.- dopo essersi scambiati un cenno di saluto, i due ragazzi si avviarono ognuno nella loro direzione; Josh decise quindi di andare a consumare il suo pranzo prima di morire di fame, cercando di non pensare né ad Atèm né ad Helen; sarebbe solamente stato controproducente, oltre che inutile.

Dopo un altro paio di minuti finalmente si trovò davanti al familiare portone della locanda, mentre il profumo di spezie, carne e verdure riempiva l'aria facendogli venire l'acquolina in bocca; Josh aprì la porta ed entrò nel locale pregustando già il suo pasto, ma appena si avvicinò al bancone per salutare il proprietario, Ishimaru, lui lo vide e si ammutolì immediatamente, fissandolo. Assieme a lui, anche i suoi interlocutori si zittirono e iniziarono a guardarlo. Josh si sentì immediatamente a disagio.

-Joshodu. Hojo.- la voce del locandiere, profonda tanto quanto lui era muscoloso, ruppe il silenzio dopo qualche secondo; il tono era ben oltre l'adirato.

-Dimmi un po', sei pazzo? Sfidare un Capitano del Gotei 13. Per di più, il capitano dell'11esima divisione, Zaraki Kenpachi. Cosa hai pensato in quel momento, eh?! E per di più senza dirmi nulla! Avresti potuto morire!- Ishimaru quasi urlava verso Josh, il quale teneva lo sguardo basso; in fondo, sapeva di aver commesso una atto folle, oltretutto senza nemmeno parlargliene, a lui che praticamente lo aveva conosciuto fin dal suo arrivo alla Soul Society.

-E sai cosa ti dico, eh!? Lo sai, Joshodu Hojo, membro dell'11esima divisione?!- continuò lui, facendo una pausa dopo quelle parole. -È. Stato. Fantastico!- la sua voce risuonò in tutto il locale e la pacca di felicità che diede al ragazzo, sorpreso dal cambio di comportamento, lo fece quasi cadere a terra.
-Ma dico, ti sei visto?! Gli hai quasi fatto il culo! A Kenpachi! Dico bene, ragazzi?!- urlò rivolgendosi a dei suoi amici vicino al balcone, i quali pronunciarono parole d'assenso, intimiditi da Ishimaru che iniziò a ridere di gioia.

-Forza, il pranzo di oggi te lo offro io, Josh!- gli disse subito dopo, prendendo un paio di ciotole; al ragazzo tornò subito il buonumore, sebbene fosse ancora estremamente rosso in volto per l'imbarazzo: dopo quella scena, ormai lo stavano fissando tutti nella stanza, mentre parlavano sottovoce.

-S-Sì, grazie... m-ma in fondo non è stato niente di che... voglio dire, ecco...- iniziò a mormorare Joshodu quasi per scusarsi, ma fu interrotto da Ishimaru che gli mise davanti due ciotole ricolme di ramen e carne, parlando con tono categorico:

-Niente di che? Ho visto persone morire solo per il reiatsu del capitano Zaraki. Quell'uomo è un mostro. Ma tu, tu sei riuscito a sfidarlo, davanti a tutti per giunta. Fidati, hai un cammino glorioso davanti. Ma azzardati ancora una volta a fare una pazzia del genere senza avvertirmi, e vedrai come te lo interrompo, il cammino glorioso!- concluse ridendo e facendogli cenno di mangiare, mentre il ragazzo prendeva un paio di bacchette, sempre più imbarazzato. Nemmeno un minuto dopo, Ishimaru si avvicinò a Josh, facendogli cenno di ascoltare:

-E dimmi, dimmi... Helen? Sarà caduta ai tuoi piedi immagino! Deve averti sfiancato stanotte, eh? Ecco perché sei venuto a mangiare così tardi!- gli bisbigliò, facendogli andare di traverso il pasto tossendo e facendogli diventare il volto di un rosso così acceso da sembrare bollente.

-I-Ishimaru...! C-Cosa dici...!?- fu la prima reazione del ragazzo, che poi si rabbuiò subito. -Beh comunque... niente di nuovo con lei. Anzi... in effetti qualcosa ci sarebbe...- mormorò poi, rimanendo un secondo in silenzio. -Diciamo che ha baciato Atèm.-
Il locandiere fece un gesto stizzito e incredulo a quell'affermazione.

-Come!? Ma intendo, lo ha fatto davanti a te? Brutta p...!-
Fortunatamente, Josh lo interruppe prima che finisse la frase.
 

-Ma no, non lo ha fatto davanti a me. O almeno, non lo ha fatto apposta: io ho voltato l'angolo e li ho trovati in fondo al corridoio a baciarsi. Solo questo.-
Ishimaru scosse la testa.

-Mah. Chi la capisce è bravo. Fino a qualche mese fa pensavo che ricambiasse i tuoi sentimenti, ma... negli ultimi tempi è diventata strana. Ambigua.- continuò il locandiere, con uno sguardo pensieroso, per poi riscuotersi poco dopo:

-Beh, non pensare a lei! Non ti merita. Piuttosto...- gli disse subito, strizzandogli l'occhio. -Da dopo la tua esibizione contro Kenpachi, ho sentito molte ragazze fare dei discorsi interessanti su di te... pare che tu sia diventato uno tra gli argomenti preferiti di conversazione del mondo femminile, sai? Sono fiero di te!-
Josh si passò una mano dietro la testa a quelle parole, alzando lo sguardo al cielo.

 

-Ahhh, s-sei sempre il solito, eh Ishimaru?- borbottò imbarazzatissimo Josh, tra le risate del locandiere, per poi finire di mangiare il suo pranzo.

-Sei sicuro che non ti debba pagare niente, allora?- domando all'amico, tendendogli le ciotole.

 

-Ma ovvio! Te lo sei meritato! Tranquillo, e...- mentre Ishimaru parlava, Josh sentì una voce flebile sussurrargli delle parole nelle orecchie:
 

"...di te... dietro di te... dietro di te, Josh!"
Sebbene non ne avesse motivo, il ragazzo si voltò di scatto, afferrando a volo una ciotola che stava volando nella sua direzione; ancora un secondo e lo avrebbe preso esattamente in testa.

-Wow! Da quando hai questi riflessi, Joshodu?- domandò sorpreso Ishimaru ad un ancora più stupito ed inquietato Josh; intanto, la voce era sparita, velocemente come era arrivata. La mano con cui aveva afferrato la ciotola quasi gli tremava per l'agitazione. Era successa una cosa molto simile al suo duello con Kenpachi: in entrambi i casi aveva sentito delle parole al suo orecchio. Che fosse lo spirito della sua Zanpakuto...?

-Beh... fortuna, diciamo...- gli ripose lui, per poi guardare nella direzione da cui era venuta quella ciotola: in effetti, due uomini stavano discutendo animatamente tra loro, noncuranti degli altri clienti. Anche Ishimaru se ne accorse, e subito si rivolse ai due litiganti:

-Ehi, i conti in sospeso li sistemate fuori dal mio locale, intesi? Ora o vi calmate, oppure uscite di qua!- sebbene lo avesse detto con tono fermo e risoluto, la voce del locandiere non sembrò nemmeno raggiungere i due uomini, che continuarono a discutere; anzi, uno di loro sferrò un pugno in pieno volto all'altro, facendolo finire a terra.

-Ma che cazz...- sbottò Ishimaru, ma fu subito bloccato da Josh:

 

-Aspetta, ci penso io. Calma.-
Il ragazzo si allontanò dal bancone, dirigendosi verso i due e mettendosi davanti all'uomo a terra, per coprirlo da ulteriori attacchi dell'altro litigante, inferocito.

 

-C'è qualche problema?- domandò cautamente il ragazzo rivolgendosi a quello ancora in piedi, il quale non sembrò prendere bene il suo intervento.

-Togliti di mezzo, non ho bisogno di uno shinigami per riempire di pugni questo baro.-
Josh, in risposta, si piantò ancora più fermamente nella sua posizione.

-Baro o no, non è un motivo valido per picchiare una persona. Potete risolvere questa cosa a parole, ne sono certo. Se davvero ha barato, può restituirti i soldi.-

-Oh, ma stai zitto! Ho solo voglia di fargli tanto male! Togliti di mezzo, te lo ripeto per l'ultima volta ragazzino. Shinigami o no, riempirò di calci anche te se proprio insisti.- l'uomo probabilmente era un po' brillo, in quanto Josh poteva sentire il puzzo di alcool e di sakè provenire dalla bocca ad ogni sua parola. In ogni caso, non poteva permettergli di infierire sull'altra persona dietro di lui, che era ancora a terra mentre si teneva il naso con una mano.

 

-Dai, finiamola qui. Pago io per lui. Quanto ti ha vinto?- disse sospirando Josh, per allungare una mano al sacchetto di soldi che aveva appeso alla cintura. Mentre faceva ciò, l'uomo ne approfittò e sferrò un gancio con tutta la sua forza in faccia al ragazzo, facendolo indietreggiare e alla fine cadere a terra. Dalla sala si levarono dei borbottii di sdegno per il comportamento del cliente, mentre Ishimaru si stava preparando ad intervenire. Prima che muovesse un passo, fu fermato dalla voce di Josh, gelida e tagliente come l'acciaio:

-Rimani in disparte tu. Non ti riguarda.- disse, rimettendosi in piedi e asciugandosi il sangue che gli usciva dal labbro spaccato, per poi sputare ai piedi dell'uomo che lo aveva colpito. Subito dopo essere stato colpito, aveva sentito una rabbia disumana invadere ogni cellula del suo corpo. Era così intensa da essere inebriante; resisterle era una fatica immensa. Sebbene sapesse che quell'uomo era ubriaco, aveva l'improvvisa voglia di decapitarlo seduta stante.

-Scusami, avevo abbassato la guardia. Prova a farlo di nuovo, se ne hai il coraggio.- sibilò fissando negli occhi l'avversario, con uno sguardo che avrebbe intimorito anche la persona più sicura di questo mondo. Quello però, brillo, non parve curarsene molto.

-Stai zitto ragazzino. Tornatene a dormire!- biascicò per poi sferrare un altro pugno in pieno volto a Josh, il quale nemmeno si preoccupò di schivarlo. In effetti, la mano dell'uomo si fermò a nemmeno un millimetro dal volto del ragazzo e, per quanto lui si sforzasse di finire l'attacco, non pareva volersi smuovere di un millimetro. L'aria attorno alle sue dita sfrigolava come se fosse attraversata da un'energia così intensa da renderla densa come la pietra.

 

-Deludente, da un pallone gonfiato come te.-

-Josh, aspetta...- provò a dirgli Ishimaru, solo per essere bloccato da un gesto perentorio di Josh.

-Tranquillo. I conti in sospeso devono essere regolati fuori dal tuo locale, no? Non c'è problema.-

Subito dopo aver finito la frase, afferrò l'uomo per l'abito con una mano sola e lo gettò contro la porta, facendolo finire in strada.

 

-Adesso, vado a finire la questione. I tuoi clienti possono stare tranquilli. Contento no, Ishimaru?- gli disse con un sorriso, mentre scavalcava l'uomo dietro di lui, ancora a terra per il pugno di prima, per poi dirigersi all'esterno. La folla di persone che percorreva la via si era fermata stupita vedendo l'uomo essere scaraventato in mezzo a loro, solo per sorprendersi ancora di più quando vide Josh, uno shinigami, uscire dalla locanda. Il ragazzo, i cui occhi trasudavano ira ed istinti omicidi, afferrò il suo avversario, che ancora stava cercando di rialzarsi, e lo sbatté contro il muro.

-Hai scelto la persona sbagliata con cui iniziare una rissa, imbecille.- gli disse, per poi scostarsi con l'altra mano un lembo dello shihakusho in modo da scoprire il petto.
-La vedi questa? Questa cicatrice è la mia prova di ammissione all'11esima divisione. Esatto. E credi che uno dei "macellai della Soul Society", come ci chiamate voi, si farà dei problemi a piantarti la sua spada nello stomaco e a sbudellarti come un animale? Se vuoi, possiamo provare, che dici? Ti piace l'idea? Potremo vedere quanto tempo riesci a sopravvivere mentre ti dissangui. Credo sia un gioco molto divertente, almeno per me.-

 

-S-Smettila...! Cosa cazzo sei, un mostro...!? I-Io volevo solo sistemare un conto in sospeso, e...- l'uomo, appeso al muro, iniziò a balbettare delle scuse, terrorizzato a morte. In tutta risposta, Josh inclinò la testa a quelle parole.

 

-Mostro...? Sì, credo che potrebbe piacermi. Le persone come te non meritano di vivere. Chi se la prende con i più deboli deve essere estirpato da questo mondo. Perché, adesso che ci sono io davanti a te, sei diventato così docile, mh? Fammi indovinare, hai paura di morire. Giusto?- il ragazzo fece una pausa, leccandosi le labbra e continuando a tenere l'uomo sospeso in aria contro il muro, usando solo una mano. Le persone attorno a loro, intanto, si erano fermate ed osservavano la scena ammutolite.

 

-Sì, lo sento in ogni fibra del tuo essere. Ogni parte di te mi sta implorando di risparmiarti. E sai cosa? Credo che non lo farò.- dopo aver continuato a parlare, con una lentezza esasperante Josh portò la mano all'elsa della Zanpakuto, per poi iniziare ad estrarla.

 

-Kui..-

 

-Fermati, basta così.-
Assieme a quella voce, Joshodu sentì una mano possente posarsi sulla sua per evitare che estraesse la spada. Era Ishimaru, lo aveva riconosciuto.

 

-Non metterti in mezzo pure tu, altrimenti...- prima che riuscisse a finire quella frase, Josh sentì il cuore iniziare a martellargli nel petto e in un secondo tutta la rabbia che provava si dissolse nel nulla, lasciando solo l'angoscia; per un secondo, per un minimo secondo, aveva pensato davvero di uccidere Ishimaru... come poteva avere anche solamente immaginato una cosa simile...! Era la persona di cui si fidava di più e con cui aveva condiviso ogni attimo della sua vita, fin da quando era stato accolto alla Soul Society.
 

"C-Cosa sto diventando...? Che davvero abbia ragione questa persona...? Che sia... un mostro...?"
A quel pensiero Josh mollò l'uomo che cadde in ginocchio davanti a lui e si affrettò a rialzarsi, fuggendo via. Il ragazzo non aveva nemmeno il coraggio di voltarsi e guardare in faccia Ishimaru.

-Tranquillo, è tutto ok Josh. Hai solo perso il controllo. Capita. E oltretutto, quello era una vera testa di cazzo. Dai, vieni dentro che ci calmiamo un po'.- gli disse il locandiere con tono rassicurante, poggiandogli delicatamente una mano sulla spalla.
 

"Come posso... come posso anche solo nuovamente rivolgergli la parola...? Dopo aver pensato di ucciderlo... di trafiggerlo con la mia Zanpakuto e guardarlo agonizzare…"

-No, non importa davvero. Sono a posto così.- gli rispose il ragazzo senza voltarsi, portando le braccia lungo al corpo in posizione di riposo.
 

-È meglio che vada, alla mia Divisione mi staranno cercando. Grazie di tutto, Ishimaru. Ci vediamo in giro, ok?- disse all'uomo con voce atona, per poi iniziare ad allontanarsi, camminando lentamente.

 

-Beh... immagino di sì. Mh... fatti vedere ogni tanto, ok?- gli rispose Ishimaru sospirando, per niente convinto dalle sue parole. Vedendolo allontanarsi senza rispondere, scosse la testa e tornò dentro al suo locale. Ormai sapeva che in certi momenti, la cosa di cui aveva più bisogno Josh era rimanere da solo a riflettere; ormai lo conosceva bene. Sarebbe stata questione di qualche giorno e poi gli sarebbe passata.

Intanto, Josh si era allontanato dalla folla, cercando un posto in cui rilassarsi; alla fine, arrivò in un ampio giardino, al centro del quale stava un ciliegio in fiore. Era solito venire lì quando aveva qualche problema o semplicemente voleva non pensare a niente. Sbuffando, si sedette contro il tronco dell'albero, chiudendo gli occhi. Stava andando tutto a pezzi. E la cosa peggiore era che non aveva la minima idea di come fare per rimettere le cose a posto.

 

NOTE:

 

-11 Seireitei = parte della Soul Society in cui alloggiano gli Shinigami.
 

-12 Jo-kun = soprannome amichevole dato da Atèm a Josh.

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