Die Märchen der Brüder Grimm

di Nene_92
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** 0 - Prologo ***
Capitolo 2: *** Selezione OC ***
Capitolo 3: *** 1 - Vi annuncio che quest'anno... ***
Capitolo 4: *** 2 - Partenza! ***
Capitolo 5: *** 3 - Arrivo a Durmstrang ***
Capitolo 6: *** 4 - Adattarsi a Durmstrang ***
Capitolo 7: *** 5 - La scelta del Calice ***
Capitolo 8: *** 6 - Di sparizioni e teorie ***
Capitolo 9: *** 7 - La prima prova (parte 1) ***
Capitolo 10: *** 7 bis - La prima prova (parte 2) ***
Capitolo 11: *** 8 - Reazioni ***
Capitolo 12: *** 9 - Di annunci e primi inviti ***
Capitolo 13: *** 10 - Durm Sburg ***
Capitolo 14: *** 10 bis - Durm Sburg (pt. 2) ***
Capitolo 15: *** 11 - Conseguenze ***
Capitolo 16: *** 12 - Il ballo di Yule ***
Capitolo 17: *** 13 - Anno nuovo, vita nuova? ***
Capitolo 18: *** 14 - Esiste la normalità a Durmstrang? ***
Capitolo 19: *** 15 - Jacob ***
Capitolo 20: *** 16 - La Seconda Prova ***
Capitolo 21: *** 17 - Malia (Il pifferaio magico) ***
Capitolo 22: *** 17 bis - Malia (I musicanti di Brema) ***
Capitolo 23: *** 18 - Risvegli di lacrime ***
Capitolo 24: *** 19 - Bruschi risvegli, pedinamenti e luna piena ***
Capitolo 25: *** 20 - Momenti sospesi e ricordi felici ***
Capitolo 26: *** 21 - Ricerche e gita a Durmsburg ***
Capitolo 27: *** 22 - Biancaneve e Rosarossa ***
Capitolo 28: *** 23 - Cappuccetto Rosso ***
Capitolo 29: *** 24 - Le tre scimmie / ricordi di fuoco ***
Capitolo 30: *** 25 - Vacanze primaverili ***
Capitolo 31: *** 26 - Ritorni ***
Capitolo 32: *** 27 - Cenerentola ***
Capitolo 33: *** 28 - Tremotino ***
Capitolo 34: *** 29 - Cacciatore e preda ***



Capitolo 1
*** 0 - Prologo ***


1

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- Die Märchen der Brüder Grimm - 


Maggio 2022, Villa Black - Grimm

 

 

Eleonore, seduta sul pavimento del salotto, osservò divertita per qualche minuto Talisia cercare di muovere incerta dei passi, usando Brian come sostegno per alzarsi.

Era incredibile quanto quell'anno fosse passato in fretta.
Entrambi i bambini sapevano ormai camminare e Brian aveva anche iniziato ad articolare parole di senso compiuto. Non era in grado di fare i discorsi, ma sapeva benissimo come farsi ascoltare.

Esattamente come aveva fatto circa due minuti prima, quando, alzando gli occhioni celesti - gli stessi di Erik - aveva esclamato a gran voce "Tia! Tutetto totto!"

Ovviamente Eleonore sapeva benissimo cosa significasse 'tutetto totto' ma era rimasta lo stesso a guardarli divertita, giusto per capire fin dove Brian sarebbe stato disposto a spingersi pur di farsi ascoltare da lei... o per quanto tempo sarebbe stato disposto a farsi tiranneggiare da Talisia, che continuava ad artigliargli la schiena per riuscire ad alzarsi.

E fu quando finalmente Lis iniziò a sgambettare incerta per la stanza, che lui decise di agire.
Gattonò deciso verso la zia e si sollevò aggrappandosi al busto della ragazza, iniziando a tirarle la maglia con i pugnetti. "Tutetto totto!"

La Corvonero lo prese in braccio e, dopo avergli fatto una pernacchia sulla guancia, si alzò in piedi, raggiungendo in poche falcate anche la bambina, che le sorrise allegra prima di allungare le braccia nella sua direzione. Voleva essere presa in braccio anche lei.


Invece Eleonore rimise a terra Brian e si risedette sul pavimento.
"Vuoi ascoltare anche tu Cappuccetto Rosso Lis?"
Gli occhi della bambina si illuminarono e si risedette a terra, perciò l'ex Caposcuola lo considerò come un sì.

Mentre la Corvonero appellava il diario di Jacob, entrambi i bambini si accoccolarono sul suo ventre, costringendo così la ragazza a sdraiarsi completamente.

E fu così che li trovarono un'ora dopo Hansel e Ariel, appena rientrati da un giro in città.

"Si sono addormentati a metà." Sussurrò Eleonore "E non potevo muovermi senza svegliarli."

- * -


"Per caso uno di voi si ricorda come si chiamava la nostra trisnonna?" Domandò Eleonore meditabonda un'oretta dopo, mentre li aiutava ad apparecchiare la tavola.

Quei giorni li stava trascorrendo dal fratello, visto che Daniel era rimasto bloccato in Turchia per lavoro per più di una settimana.

"Quale delle tante?" Chiese divertita Ariel, mentre con un colpo di bacchetta accendeva le fiamme.
"La moglie di Jacob."
"Bianca Neve?" Rispose dubbioso Hansel.
"No, quella era la moglie di Willhelm!"
"Allora Aurora?" Provò di nuovo lui.
"No, quello era il secondo nome di Bianca Neve!" Osservò Ariel smettendo di badare ai piatti e girandosi nella loro direzione.
"Grimilde?" Tentò ancora l'ex Serpeverde.
"Ma lo sai o stai sparando nomi a caso dell'albero genealogico?" Chiese divertita Eleonore.
"Tanto si ripetono sempre! Prima o poi ci becco!" Rispose lui facendo spallucce. "Perchè ti interessa comunque?"
"Ci sono!" Esclamò Ariel all'improvviso "La moglie di Jacob si chiamava Erika!"
"Appunto... vedi che si ripetono?"
"Grazie Capitan Ovvio!"
"Perchè questa domanda?" Ripetè Hansel scocciato.
"E' che... oggi Brian mi ha chiesto di raccontargli Cappuccetto Rosso e per farlo ho preso il diario di Jacob. Solo che... è apparsa una lettera che non avevo mai visto prima." Spiegò Eleonore. A conferma delle sue parole, appellò nuovamente il diario, dove la lettera - in realtà formata da un plico voluminoso di fogli - spiccava ancora. La tirò fuori e la mostrò ai due coniugi. "E' datata 1825" Continuò indicandogli la data "è indirizzata 'all'unico Grimm che riuscirà a capire' e... forse è meglio se leggete anche voi." 
"Fa vedere..." Commentò Ariel incuriosita avvicinandosi.
Anche Hansel si avvicinò e gettò un'occhiata da sopra la spalla della moglie. "Oh!" Esclamò dopo un bel po'. "Questa è bella! Adesso capisco perchè è apparsa a te!"


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1 Settembre 1802, Nord Est Europa, Istituto di Durmstrang





Jacob Ludwig Karl Grimm, dopo essersi scambiato un'occhiata di intesa con il fratello Willhelm, tornò a fissare con aria annoiata il preside, suo zio Elijah.
Con una punta di divertimento - e con un ghigno strafottente stampato in volto - notò che l'uomo stava cercando proprio il suo sguardo.
Ed era giusto così. Era lui il più grande dei fratelli. Era lui che doveva conquistare la fama.
Ovviamente, ciò che il suo illustre quanto spregiudicato parente stava comunicando al resto della scuola, loro lo avevano saputo con mesi di anticipo. E, almeno lui, aveva tutta l'intenzione di partecipare. Anzi, di vincere.

Quell'anno a Durmstrang si sarebbe svolto il Torneo Tremaghi.
Non era mai successo che Hogwarts venisse lasciata fuori dalla competizione, eppure quell'anno - per la prima volta da quando la competizione esisteva - era successo.
Le altre scuole che avrebbero partecipato sarebbero state Ilvermony e Murrinh-Patha. La scuola di magia americana e quella australe. Dunque, per quel turno,
era spettato a Durmstrang rappresentare l'Europa intera.

E Jacob non aveva alcun dubbio su chi sarebbe diventato il campione indiscusso non solo della scuola, ma anche dell'intero torneo: LUI.
In fondo il cognome Grimm era sempre stato - e sempre sarebbe rimasto - una garanzia di perfezione. Su questo entrambi i fratelli Grimm avrebbero scommesso anche la propria vita.

Di certo, mentre si scambiavano tra loro un cenno inequivocabile con la testa, non potevano immaginare tutto ciò che sarebbe accaduto quell'anno.

Non potevano immaginare che tra le varie delegazioni avrebbero trovato pane per i loro denti.
Non potevano immaginare che tutto ciò che sarebbe accaduto nei mesi successivi avrebbe dato loro lo spunto per scrivere quelle fiabe che li avrebbe resi famosi in tutto il mondo, magico e non.
Non avevano la minima idea di cosa stava per accadere.

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Ciao a tutti!
Per chi ancora non mi dovesse conoscere, piacere sono Nene, una delle tante drogate di interattive ^-^
Ho da poco concluso la mia prima, ma non ero ancora pronta a mandare la famiglia Grimm in pensione, perciò la mia testolina ha elaborato questa idea.
In pratica è un racconto sui famosissimi FRATELLI GRIMM, proprio i due Jacob (non è il nonno di Eleonore! la storia si svolge più di 200 anni prima!) e Willhelm delle storie con le quali siamo un po' tutti cresciuti e spiegherà come sono nate, inserendo il tutto in un contesto un po' particolare.
 

REGOLE PER ANDARE D'ACCORDO CON LA SOTTOSCRITTA:

1) massimo 2 OC a testa NON COLLEGATI tra di loro (no fratelli, no fidanzati e devono essere di due scuole diverse)

2) gli studenti devono essere per forza del 7° ANNO

3) chi viene scelto deve farsi sentire almeno ogni 2 capitoli: dopo 2 di assenza il vostro OC non comparirà nel 3° e farà una brutta fine nel quarto

4) l'OC si prenota per recensione e, quando vi do l'ok, mi mandate la scheda per MP:
     - NO a schede lasciate per recensione
     - NO a recensioni come "voglio partecipare con una Serpecorno di Ilvermony": le recensioni sono recensioni
    (chi non rispetta ciò verrà ignorato)



Ecco a voi le scuole! (le case sono di mia invenzione ovunque tranne per Ilvermony):

DURMSTRANG:  1) Folletti
(corrispondente di Corvonero) 
(EUROPA)          2) Kelpie (corrispondente di Grifondoro) 
                             3) Draghi (corrispondente di Serpeverde) 
                             4) Alastyn (corrispondente di Tassorosso) 



ILVERMONY:     1) Serpecorno (corrispondente di Corvonero) 
(AMERICA)        2) Wampus (corrispondente di Grifondoro)
                            3) Tuonoalato (corrispondente di Serpeverde) 
                            4) Magicospino (corrispondente di Tassorosso)



MURRINH-PATHA:  1)
Yowie (corrispondente di Corvonero)
(AUSTRALIA)          2) 
Serpente Arcobaleno (corrispondente di Grifondoro)
                                  3) Dirawong (corrispondente di Serpeverde)
                                  4) Bunyip (corrispondente di Tassorosso)



NB:  per Durmstrang NON accetto "Sondereith" (ovvero lupi mannari, vampiri, metamorphomagus ecc) e neanche nati babbani: potete mandarmi solo maghi e streghe purosangue o, al massimo, mezzosangue. Per le altre scuole invece va bene tutto.

Mi serve anche UNA LUPA MANNARA dell'Europa del Nord Est (Germania, Austria, Polonia... che non sa di esserlo, perciò vive la sua vita in un villaggio babbano) --> VI AVVERTO: sarà trattata malissimo e al 99% farà una bruttissima fine!

Inoltre SPECIFICO che: siamo nel 1800, i Grimm uccidono senza problemi tutti coloro che ritengono "indegni" (in primis, i Sondereith), quindi è molto probabile che i vostri personaggi possano fare una bruttissima fine e al contempo, se decidete di dare queste caratteristiche al vostro OC non potete mettere "Tizio è il migliore di Jacob/Willhelm/Bianca", anzi è molto probabile che li odino anche solo per "sentito dire": siate coerenti.




E infine ecco a voi la SCHEDA --> da mandare entro e non oltre il 25 ottobre (aggiornerò una volta ogni 2 settimane circa)

Nome, cognome (eventuali secondo nome, soprannome):  


Casa e Scuola:

Ruolo: (quidditch, prefetto...) 

Data di nascita:

Descrizione fisica:

prestavolto:

descrizione psicologica e caratteriale:

Storia del personaggio e della sua famiglia:

Animale, descrizione e nome:

Bacchetta:

Patronus e ricordo più felice:

Amortentia:

Perchè vuole partecipare al torneo: (solo quelli di Durmstrang possono non metterlo)

cosa ama, cosa odia, cosa gli piace, cosa no:

fobie:

che genere di relazione vuole: (sia la tipologia di persona che preferisce --> biondo/moro ecc; sia caratterialmente, sia cosa si aspetta in una storia, sia come la affronterebbe ecc... )

Altro (più siete completi più è facile che vi scelga!):



Ecco a voi i miei personaggi!


  Image and video hosting by TinyPic Jacob Grimm, 7° anno, Drago, Caposcuola e portiere
    
Image and video hosting by TinyPic  Willhelm Grimm, 6° anno, Folletto, Capitano della squadra e cercatore, prefetto

 Image and video hosting by TinyPic  BiancaNeve Aurora Grimm, 6° anno, Folletto, prefetto e cacciatrice (figlia di Elijah)



Image and video hosting by TinyPic Elijah Grimm, Preside di Durmstrang



E' tutto!
Ciaooo!!!!!!

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Capitolo 2
*** Selezione OC ***


0 bis
Ehilà!
Ecco a voi la selezione!
Mi sono allargata più che ho potuto ma più di così non sarei riuscita a gestirli. Vi siete iscritti in 23 perciò qualcuno l'ho dovuto scartare per forza, spero non la prendiate sul personale!



- Scelta OC -

29 Agosto 1802, Posto sconosciuto

 

Ti è tutto chiaro?”

Questa domanda l’aveva sentita non sapeva neanche lui quante volte. Stessa intonazione, stesse pause… Stessa scocciatura.

“Sì” Rispose nuovamente.

Odiava stare seduto intorno a quel tavolo, voleva passare all’azione: il parlare – per lui - era per chi non sapeva agire sul campo.

“Siamo sicuri di quello che stiamo facendo? E' davvero adatto per questo ruolo?”

Dopo tanti anni di duro servigio in molti credevano ancora che fosse lì solo perché suo figlio.

 Poveri illusi, non sapevano con chi avevano a che fare.

 “Stai per caso dubitando delle mie capacità? Ho portato sempre a compimento gli impegni presi, nessuno mi ha mai scoperto. Che cosa avresti da ridire a riguardo?” Rispose perciò stizzito guardando il diretto interessato dritto negli occhi.

“No, io…” Provò a controbattere.

“E allora che problemi avresti? I tuoi compiti sono ben altri!” Battè il pugno sul tavolo, facendo sussultare più di una persona impreparata a quella reazione.

“Mio Signore, lei sa cosa intendo…” L’uomo, vedendolo come un ostacolo fin troppo grande da superare da solo, provò a cercare l’aiuto dell’unica persona che non si era fatta spaventare da quell’atteggiamento.

“Ha tutte le carte in regola per portare a compimento il proprio lavoro, lasciamoglielo fare” Sentenziò però l’uomo, senza far trasparire nessuna emozione dalla propria espressione.

“Grazie padre” Rispose lui in tono freddo.

Non sopportava essere aiutato per farsi rispettare, non era più un bambino piccolo.

E presto lo avrebbe fatto capire a tutti.

“Qualcuno ha ancora da obiettare?” Senza degnarli di uno sguardo riprese la parola dopo degli istanti di silenzio che sembravano non avere fine.

Nessuno rispose…

 

Avevano per caso paura delle possibili conseguenze?

 “Bene. Seguiremo i piani prestabiliti e lui sarà la nostra spia per il Torneo Tremaghi

 La questione era chiusa e lui ne era estremamente soddisfatto.

In quel posto sarebbero cambiate molte cose nel momento in cui lui avrebbe portato a termine il piano. LUI sarebbe tornato ancor più forte di prima e il mondo sarebbe stato stravolto.

 Ma nessuno sapeva quello che sarebbe successo quando sarebbe stato lui a prendere il comando…

 

“…Suona la mia marcia.

Crollano i palazzi e riemergono i peggiori incubi.

Niente sarà più come prima…”

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Ecco a voi i PV (per curiosità vi metto anche i Presidi!):


DURMSTRANG:

Image and video hosting by TinyPic  Helene Ida Sauer, Folletto

Image and video hosting by TinyPic Reyna Black, Kelpie

Image and video hosting by TinyPic Christopher Flangan, Kelpie

Image and video hosting by TinyPic Trystifer Dayne, Alastyn




ILVERMONY (ho ben 2 Dottori! Aiuto!)


Image and video hosting by TinyPic David Hartnell, Preside

Image and video hosting by TinyPic Camille Crawley, Serpecorno

Image and video hosting by TinyPic William Jackson, Wampus

Image and video hosting by TinyPic Patton Powell, Wampus

Image and video hosting by TinyPic Deliverance Ravenwood Duchannes, Tuonoalato

Image and video hosting by TinyPic Tyler Jones, Magicospino





MURRINH-PATHA (viva le donne!):



Image and video hosting by TinyPic Charlotte Shafiq, Preside

Image and video hosting by TinyPic Kathleen Lohan, Yowie

Image and video hosting by TinyPic Clementine Flecther, Serpente Arcobaleno

Image and video hosting by TinyPic Elizabeth Miller, Bunyip

Image and video hosting by TinyPic Kyle Anderson, Dirawong




Lupa Mannara:
Image and video hosting by TinyPic Sascha Strembicka




Ultimissima cosa poi vi lascio al vostro destino!

Vi ripeto le REGOLE per voi che siete stati scelti:

1) si commenta almeno ogni due capitoli ma si risponde SEMPRE alle domande

2) chi non lo farà vedrà il suo personaggio non apparire nel terzo e sparire del tutto nel 4°

3) se avete problemi ditelo tranquillamente, ma se mi venite a dire "non ho tempo perchè ho troppi compiti" e poi vedo che siete presenti in altre storie siete fuori senza troppi complimenti

4) ho selezionato dei personaggi di riserva che potrebbero venire usati in un secondo momento se me ne dovessero sparire troppi

5) aggiornerò circa ogni 2 settimane (che significa che per risultare "presenti" vi basterà farvi sentire una volta al mese... insomma, non avete scuse!)


Non le ripeterò più e non vi correrò dietro, perciò ora dipende da voi! ^-^





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Capitolo 3
*** 1 - Vi annuncio che quest'anno... ***


2

Non so quando riuscirà a leggerlo, ma dedico il capitolo ad Hadley e a tutti coloro che in questi giorni non hanno neanche la sicurezza di avere un tetto sulla testa a causa del terremoto che sta sconquassando l'Italia.


- "Vi annuncio che quest'anno..." -





“… Salta, prendi in mano il tuo destino.

Taglia il filo che ti lega al passato e crea il tuo futuro.

Nessuno può comandarti! ...”






1 Settembre 1802, Europa del Nord Est, Istituto di Durmstrang



Helene Sauer attraversò velocemente la navata che divideva i due tavoli presenti nella Sala del Ristoro a Durmstrang e mai come in quel momento ringraziò mentalmente di essere purosangue.

Da quando Elijah Grimm era stato nominato Preside, le differenze di gestione nella scuola si erano viste.
Non che prima l'Istituto fosse mentalmente aperto - era uno dei più elitari in Europa - ma con un Grimm al vertice la scuola era diventata ancora più chiusa: ogni studente ritenuto indegno - non solo i Sondereith ma anche tutti i loro discendenti, compresi coloro che non mostravano quei 'sintomi' - era stato buttato fuori, così come tutti coloro che non erano in grado di dimostrare di discendere da una famiglia di maghi.
Senza contare che la Sala del Ristoro, che prima aveva tante tavolate quante erano le Case, adesso ne conteneva solo due: quella adibita ai purosangue e quella per i mezzosangue*.
Ai nati babbani non era permesso frequentare la scuola, nella piena tradizione di Durmstrang. E ai mezzosangue non era permesso giocare a Quidditch, o ricoprire cariche di alcun genere. Era già tanto che fosse loro permesso di frequentare l'Istituto.

Helene si era sorpresa, a suo tempo, che la scuola fosse invece stata aperta alle donne: ovviamente erano pochissime, perchè a differenza degli uomini solo le purosangue erano ammesse, ma probabilmente il fatto era dovuto solo all'esistenza di BiancaNeve, la figlia del Preside. Sapevano tutti quanto il padre ci tenesse a farle avere la migliore istruzione d'Europa, perciò aveva dovuto cambiare le regole della Scuola per permettere anche a lei di accedere.

E proprio Bianca la stava salutando con la mano mentre le indicava un posto vuoto accanto a sè.
Senza perdere altro tempo, Helene la raggiunse e si sedette.
Per arrossire due secondi dopo.
Di fronte a Bianca era seduta la sua cotta storica, Willhelm Grimm. Era bastato un breve sorriso da parte del ragazzo per farle andare in pappa il cervello.

"Hey Lene!" La distrasse la voce tonante di Reyna Black.

E chi altro avrebbe potuto chiamarla con quel tono?


La ragazza era seduta poco più in là e stava studiando con interesse un vassoio contenete carne di daino "Come hai passato le vacanze? Sei riuscita ad affogare Kathrina nel pozzo?" Domandò senza preoccuparsi di abbassare la voce, mentre era impegnata nella delicata operazione di travaso della carne dal vassoio al piatto.
"Veramente sono io che devo stare attenta che non succeda il contrario." Rispose Helene a denti stretti. La sua sorellastra la subiva già abbastanza durante le vacanze, non aveva di certo bisogno di sentirla nominare anche durante l'anno scolastico!
Vide Reyna aprire la bocca per commentare ma non seppe mai cosa la Kelpie stesse per dirle.

In quel momento Elijah Grimm si alzò in piedi schiarendosi la gola e il silenzio si propagò immediatamente per tutta la Sala del Ristoro.
Bastava un semplice sguardo dell'uomo per ricondurre ogni singolo alunno alla totale disciplina.
Di fronte a lui anche le ribelli come la Black si ritrovavano a dover tacere.
E in effetti, mentre Helene si alzava in piedi insieme a tutti gli altri studenti come segno di rispetto all'uomo, si chiese distrattamente ancora una volta per quale motivo una ribelle come Reyna avesse preferito trasferirsi nella fredda e chiusa Durmstrang, anzichè rimanere nella più calda ed ospitale Hogwarts.


- * -


Finito di ascoltare il discorso, con il quale il Preside aveva annunciato all'intera Scuola che quell'anno il Torneo Tremaghi si sarebbe svolto a Durmstrang, Christopher Flangan sbuffò.
"Voi cosa ne pensate?" Domandò voltandosi con aria scettica verso i suoi amici, Levi Keller e Trystifer Dayne.
"Che mi piacerebbe molto partecipare..." Rispose Levi "...ma al contempo non posso fare a meno di chiedermi se lui ce lo permetterà mai." Concluse con un tono amareggiato.

In fondo non era una novità che Elijah stesse sfruttando il suo ruolo per aumentare il prestigio della sua famiglia - come se i Grimm non ne avessero avuto già abbastanza, di prestigio.
Sia i nipoti che la figlia avevano avuto una carriera scolastica notevolmente agevolata e a Levi, abituato com'era a notare i più piccoli dettagli, non era affatto sfuggita l'occhiata di intesa che il Preside si era scambiato con Jacob, il suo nipote prediletto nonchè futuro genero.

"I Grimm - Jacob, Willhelm e Bianca - già sapevano del Torneo." Riprese il discorso il kelpie "Non hanno fatto una piega quando il Preside ha dato la notizia."
"E proprio perchè sappiamo già come andrà a finire che io non mi proporrò." Commentò Trystifer. "E sarebbe meglio se non lo faceste neanche voi due." Continuò alzando leggermente la voce e fissandoli con aria seria. "Tanto lo sappiamo già come andrà a finire: il foglietto contenente il nome del campione di Durmstrang è già scritto e contiene le parole Jacob Grimm."
"Ma sarebbe un'ingiustizia bella e buona!" Sbottò Chris. Anche se qualcosa, dentro di lui, gli diceva che l'amico aveva ragione.
Loro non avevano la minima chance di essere scelti come Campioni per quel Torneo. Non finchè Elijah Grimm sarebbe stato Preside di Durmstrang.

Loro erano la metà della scuola alla quale era concesso di rimanere lì per non si sa bene quale motivo: loro erano i mezzosangue.


"Nel caso non te ne fossi accorto, la vita è piena di ingiustizie." Fu la risposta di Levi. "E ci scommetto che Elijah avrà già pensato come fare per far sì che le cose vadano esattamente come vuole lui. Ma questo non significa che non potremo provare a partecipare comunque."
"Quando vi scarteranno e verrà estratto il nome di Jacob, non venite a lamentarvi da me." Li reguardì Trystifer.

"Ma ti immagini la faccia del Preside se venisse estratto uno di noi?" Non potè fare a meno di sognare ad occhi aperti Chris.


- * -


Willhelm Grimm, dopo aver attraversato un paio di corridoi, giunse davanti all'enorme porta di legno di mogano intagliato.
Qui, dopo aver estratto un piccolo coltellino da caccia, si punse il dito indice, facendo colare qualche goccia di sangue sul dente della statua rappresentante la testa di un drago. Con un click e uno scatto, la testa si tramutò in una maniglia e Willhelm ebbe così accesso alla camera privata del fratello.

Tre secondi dopo, si pentì di non aver bussato e coprì gli occhi con la mano destra.
Poi si schiarì la voce, segnalando così la sua presenza a Jacob e alla ragazza di turno finita nel suo letto, che si girarono verso di lui emettendo un suono sorpreso. La ragazza cercò di coprirsi alla meglio con il lenzuolo, mentre Jacob si limitò a ridacchiare. "Vuoi unirti, fratello?" Chiese ironico.
"No grazie." Declinò Willhelm "Ma sono curioso..." Continuò sedendosi sul bordo del letto "... la cena è finita da quanto? Due ore? E tu sei già riuscito ad eludere i sistemi di sorveglianza della scuola, scendere al Villaggio, convincere una ragazza a seguirti e a portarla nel Castello senza che nessuno se ne accorgesse? Però! Complimenti!" Concluse sarcastico.
Jacob si rinfilò velocemente la camicia, continuando a sorridere. "Che vuoi che ti dica? I vantaggi di essere un Caposcuola, oltre che affascinante."
"E Bianca?" Chiese a bruciapelo Willhelm. "Non le dovresti quantomeno un minimo di rispetto? Questi sono tuoi bellezza!" Aggiunse rivolgendosi alla ragazza e porgendole sia scarpe che vestito. "Così come sei entrata, vedi anche di sparire."
Jacob si strinse le spalle con noncuranza. "Per la vicenda del matrimonio dici? Ma non l'abbiamo deciso noi! E poi io le porto rispetto! Se non lo facessi ci sarebbe lei, qui con me adesso." Davanti all'occhiataccia che gli rivolse il fratello, rimase impassibile. "Ma perchè stiamo parlando di Bianca?" Cambiò poi discorso. "Se sei venuto fin qui, Will, il motivo deve essere per forza un altro. Ma forse..." Aggiunse ruotando la testa e iniziando a fissare insistentemente la ragazza che stava cercando di rivestirsi senza uscire dalla protezione del lenzuolo "non vuoi parlare finchè c'è lei?"
Lo sguardo truce che gli rivolse il fratello gli fornì la risposta.


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1 Settembre 1802, Nord America, Istituto di Ilvermory

 

La porta della Sala Grande si spalancarono con un gran botto facendo apparire la figura di un uomo sulla sessantina che, camminando, faceva svolazzare da una parte all’altra la giacca color bordeaux. Il colore così acceso faceva da contrasto con quello chiaro della sua pelle. 
“Benvenuti in nuovo anno scolastico ad Ilvermorny!” La voce del preside rimbombava in tutta la Sala immersa in un silenzio quasi innaturale.

Centinaia di ragazzi di ogni età pendevano dalle sue labbra come se fosse un essere di un altro mondo.

“Quel che trascorreremo sarà un grandissimo anno, ricco di novità inaspettate ai più!” L’uomo riprese a parlare dopo una breve pausa per far aumentare quella suspense che era già a livelli altissimi.
Il religioso silenzio era interrotto solamente dal crepitio dei carboni ardenti che bruciavano dentro ai bracieri in bronzo, nessuno dei presenti osava prendere la parola al posto del preside.
“Ora, però, - Arrivato sul piccolo palchetto riservato ai docenti, continuò il suo discorso con un flebile sorriso stampato sul volto – Che vengano servite le pietanze!” Tutti i tavolini si riempirono di piatti ricolmi di cibo e calici traboccanti di bevande.

 Il nuovo anno alla Scuola di Magia e Stregoneria di Ilvermorny era ufficialmente iniziato.

“Non sarebbe lui se non entrasse nel modo più teatrale possibile” Commentò Deliverance Ravenwood Duchannes, una ragazza con una pelle così chiara che quasi stonava con i capelli neri con tendenze al mogano.
“Oh sì Livvy! Ti ricordi quando, all’inizio dell’anno scorso, fece spegnere tutte le luci e alla riaccensione era già seduto nel suo scranno? Ogni anno se ne inventa una nuova!” Rispose ghignando Camille Crawley,  mentre si serviva nel proprio piatto una fettina di carne ben arrostita.

“Hai notato che non era presente nel momento dello Smistamento? E’ strano, non manca mai…” Le parole di Livvy ebbero l’effetto di suscitare la pelle d’oca all’amica che, presa da un attimo di apparente freddo, lasciò la forchetta nel piatto per poter passare le mani sulle braccia nel tentativo di riscaldarsi.
“Ehi Cammie che hai?” La reazione non passò inosservata alla prefetto di Tuonoalato che la guardò di sottecchi, quasi a studiare attentamente la situazione alquanto strana.
‘Che cavolo le è preso?! Mi son persa qualcosa per caso?’ Si trovò a pensare Livvy continuando a studiare silenziosamente l’amica.
“E’ un occasione più unica che rara il fatto che sia mancato quel mentecatto allo Smistamento e sai che succede in queste situazioni?” Chiese di rimando la ragazza mentre riprendeva in mano la forchetta.
Se le dico che non ci sto capendo niente mi prenderebbe sul serio? Continuò a pensare la Tuonoalato perplessa.No…” Rispose infine titubante non sapendo esattamente cosa aspettarsi dall’amica.
Nevica Livvy! Nevica! Come lui ha fatto qualcosa al di fuori dal comune, ora nevicherà il primo settembre!” Camille cominciò ad agitare in aria la forchetta come se stesse spiegando la cosa più ovvia al mondo.

 Peccato che non fosse esattamente così…

 
“E da dove uscirebbero queste freddure?” Si ritrovò a bofonchiare Livvy ritornando a dare le dovute attenzioni alla propria cena.
“Neve-freddure! Visto che sei entrata nel clima adatto?!” Continuò la Serpecorno con il suo discorso senza un apparente senso logico.
"Più continui a parlare e meno è la mia fiducia verso il genere umano.” La risposta di Livvy ottenne come unico risultato una grossa risata da parte dell’amica.

'Il tempo passa e io continuo irrimediabilmente a chiedermi com’è che passo così tanto tempo con questa pazza.’  Pensò la Tuonoalato. Ma un sorriso le increspò comunque le labbra. Lei in fondo adorava Camille!

 

- * -

“Io credo che per stasera rotolerò fino al letto: adesso scoppio.” Commentò Amos Young, un ragazzo con un gran cespuglio di ricci e dei occhi così neri che potevano tranquillamente essere scambiati per dei pozzi senza fine.
“Fammi mangiare un altro piatto di pasta e posso rotolare dieci volte più veloce di quanto te possa fare” Rispose Patton Powell un ragazzo Wampus di colore e con un paio di baffi molto ben curati che, con gesto veloce, fece a cambio di posto tra il suo piatto vuoto ed un altro a centro tavola ricolmo di pasta. “Ehi Tyler, non credi che rotolerei meglio di tutti?” Aggiunse il cercatore dei Wampus sputacchiando ovunque delle briciole di pasta.
“Oh Pat, finiscila di parlare mentre stai mangiando! –Lo riprese il Magicospino mentre chiudeva seccamente un libro che teneva appoggiato su una brocca di aranciata – E comunque non ci tengo a sapere chi rotola più velocemente.” Aggiunse togliendosi da sopra la propria divisa delle briciole di cibo.
“Io dico che ti batto Amos.” Patton, nonostante le lamentele dell’amico, continuò a parlare sputacchiando, se mai possibile, ancor di più rispetto a prima.

‘Il giorno in cui non si vanterà di essere il primo in qualunque cosa saprò che il mondo è arrivato alla fine. Beh… In sette anni che ci conosciamo non è mai successo, quindi credo che il pericolo di catastrofe mondiale sia scongiurato.’ Pensò Tyler scuotendo leggermente la testa, sentendo i due amici scommettere su chi sia più veloce a rotolare fuori dalla Sala.

Ehi ma se inv…” Il discorso di Amos venne però interrotto dal silenzio che calò di colpo nel momento in cui si alzò dal proprio posto il preside. Perfino le mosche finirono di svolazzare da una pietanza all’altra per ascoltare il discorso che si accingevano a seguire.

“Bene ragazzi! Prima che tutti quanti torniate nei vostri dormitori, ho alcune notizie di cui devo rendervi partecipi.” L’uomo, sotto l’occhio attento di centinaia di studenti, scese dal piccolo palchetto cominciando a camminare tra i vari tavolini presenti nella Sala. “Quest’anno parteciperemo ad un evento importantissimo, un evento storico e che, in tutte le sue edizioni, ha scritto delle nuove pagine della comunità magica!” Si fermò prendendo una lunga pausa ben sapendo che, come già successo la volta precedente, tutti attendevano di sapere cosa si stava preparando al di fuori delle spesse mura di marmo della scuola di Ilvermorny.

Ma nessuno dei presenti si sarebbe mai atteso di udire quelle ultime parole proferite dal proprio stravagante preside.

“Parteciperemo al Torneo Tremaghi!” Le parole furono quasi un sussurro e, dopo averle pronunciate, si fermò in mezzo alla grande stanza, osservando con attenzione il brusio di voci che man mano aumentavano di volume. 
“E quali saranno le scuole partecipanti?” Un Wampus, decisamente coraggioso, rivolse al preside la domanda che tutti si stavano ponendo ma che nessuno aveva il coraggio di esprimere ad alta voce.
“Bella domanda David… Beh non potevo aspettarmi di meglio da uno che porta il mio stesso nome!” Il ragazzo di quinto anno sorrise debolmente, insicuro se ridere o rimanere serio al commento del preside.
“Saremo noi, Murrinh-Phata e Durmstrang. Cons… Consigl… SILENZIO!” 

Al sentir nominare le due scuole l’intera Sala era diventata un mercato in cui chiunque si alzava e gridava all'amico che si trovava dalla parte opposta della stanza.

 Non tutti i giorni capitava di avere la possibilità di poter partecipare al torneo più famoso nel mondo magico.

 “Come vi stavo per dire – David ricominciò il proprio discorso facendo finta che nessuno l’avesse interrotto pochi istanti prima – Sarebbe saggio da parte vostra che partecipi solo chi ha davvero l’intenzione di voler rischiare la propria pelle per una competizione. E’ un gioco cruento e che non offrirà biscottini al perdente, quindi, sarebbe opportuno che si faccia avanti solo chi veramente interessato e che costoro siano magari del  sesto o del settimo anno” Il silenzio religioso che regnava nella scuola prima della notizia data dal preside era solo un lontano ricordo, ora tutto l’istituto era in fermento desiderosa di saperne di più. 

Peccato che stessero per rimanerne delusi.

“Buonanotte!” Con uno schiocco di dita il Preside sparì chissà dove lasciando dietro di sé solamente un gran caos.

 

- * -

“I ragazzi di primo anno di Magicospino che mi seguano! Non vi disperdete!” Stava urlando Tyler Jones, uno dei due Caposcuola di Ilvermorny, che in quel momento faceva da capofila ad un lungo seguito di studenti di primo anno ancora inesperti del Castello.
“Oh ma tu guarda chi abbiamo qua, Tyler William Jones, il mio Magicospino preferito nonché mio collega Caposcuola” Un altro gruppo affollato di ragazzini bloccò il cammino di Tyler all’altezza del terzo piano.
William Jackson, vedo che l’estate ti ha dato un po’ di simpatia” Il tono del ragazzo era gelido mentre guardava con attenzione la figura che si stagliava a qualche gradino più in alto.

Era sempre stato difficile parlare in tranquillità con Liam. Il Wampus era uno di quei ragazzi che preferiva l’azione al parlare. Per quel motivo il suo vocabolario aveva ben poche parole gentili e cortesi.

Parteciperai al Torneo Jones? O per caso preferisci rimanere tra queste quattro mura con un libro in mano?” Il sorriso sghembo impresso sul suo volto era una di quelle espressioni che Liam usava spesso quando voleva, a modo suo, essere scherzoso.
“Ci sto pensando, ma penso che mi proporrò. Te?” Tyler ci mise qualche secondo per pensare a cosa era più adatto rispondere ad un tipo come quello che aveva di fronte: parlare con lui era sempre una partita a dadi.
“Mh sai, è una di quelle idee che non mi erano mai passate per la mente…" Nonostante quel sorriso un po’ strano, il suo tono era serio e capire dove finiva lo scherzo e dove iniziava la serietà era estremamente complicato per tutti "Ci farò un pensiero in questi giorni. Ora, se mi vuoi scusare, ho dei marmocchi da riportare all’ovile” Con quest’ultima frase il Caposcuola riprese a camminare portandosi dietro tutti quei bambini che continuavano a rimanere a bocca aperta per ogni minimo dettaglio che notavano.

‘Questo sarà un lungo, lunghissimo, anno’ Tyler ne era consapevole e, scuotendo leggermente il capo riprese a percorrere la propria strada.

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1 Settembre 1802, Australia, Istituto di Murrinh-Patha

 

"Clem, credo che se girerai ancora un po' la testa ti verrà male al collo." Affermò Kathleen Lohan ridacchiando sotto ai baffi, vedendo l'amica girare la testa per l'ennesima volta in direzione del tavolo degli insegnanti.
"Non mi dire che tu non sei curiosa almeno un po'!" Fu la risposta di 
Clementine Flecther, che continuò ad allungare imperterrita il collo nella stessa direzione.
"Ma non è nuova alla fine dei conti!" Provò a convincerla nuovamente la yowie "Semplicemente non sarà più la nostra insegnante di Antiche Rune! E dovremo rivolgerci a lei con l'appellativo di 'Preside' anzichè di 'professoressa'."
Clementine, davanti all'inoppugnabilità del discorso, sbuffò contraddetta.

Era vero, Charlotte Shafiq aveva insegnato per diversi anni in quella scuola prima di divenirne la Preside, ma questo non diminuiva comunque la curiosità della sua alunna. E poi...

"Bel modo di iniziare un anno scolastico! Viene nominata Preside e neanche si presenta al banchetto di inizio anno!" Protestò a mezza voce.
"Magari non le interessava minimamente essere nominata." Ragionò Kath, iniziando a trasportare nel piatto un pezzo di carne. "In fondo lo sanno tutti che l'unica ragione per cui è lì..."
"E' che la scuola è stata fondata dalla sua famiglia. Lo so." La interruppe Clementine, sbuffando di nuovo.

La Scuola di Murrinh-Patha era infatti una costruzione recente, fondata da meno di duecento anni: il primo Preside della struttura, Charles Shafiq, era giunto sulle coste del Continente nel 1606, a seguito del navigatore olandese Willem Janszoon.
I lavori per la scuola invece, erano iniziati una trentina d'anni più tardi. Si diceva che l'uomo si fosse ispirato ad Hogwarts.
Da quel momento, solo i Shafiq avevano ricoperto il massimo ruolo nell'Accademia. Charlotte era l'ultima della dinastia, subentrata dopo il pensionamento del padre.
Ma le voci di corridoio dicevano che l'uomo aveva lasciato a malincuore il posto alla figlia. Avrebbe preferito di gran lunga un maschio.

Ulteriori commenti da parte di una della due ragazze vennero interrotti dalle porte della Sala Grande che si aprirono per far passare proprio l'oggetto della loro conversazione: la neo eletta Preside di Murrinh-Patha.
Le labbra
carnose della donna, dopo aver notato gli sguardi curiosi dei suoi alunni, si piegarono in un sorrisetto.

"Benvenuti!"

Nonostante la sua voce non fosse molto potente, tutti si zittirono di colpo.

"Benvenuti - o bentornati - nell'Istituto di Murrin-Patha."

Parlando, Charlotte si spostò con passo deciso leggermente in avanti, in un punto ben preciso della Sala, dove sapeva che l'acustica avrebbe fatto percepire la sua voce anche negli angoli più remoti.

"Un nuovo anno scolastico, con tutte le novità che esso porterà con se, ci attende! La prima, come potete ben vedere, riguarda la mia persona!" Esclamò indicando se stessa "Per chi non mi conoscesse, mi presento: sono Charlotte Shafiq, la vostra nuova Preside." Affermò rivolgendo ai ragazzi un brevissimo inchino. "La seconda, invece, potrebbe tanto entusiasmarvi quanto non piacervi: da quel che so, l'Istituto di Murrinh-Patha ha sempre diviso i suoi alunni in quattro case. Eppure, non mi pare che il principio venga applicato." Continuò scrutando le due tavolate che dividevano la Sala Grande. Una riservata ai ragazzi e l'altra alle ragazze. "Da oggi, da stasera, non sarà più così." Continuò estraendo la bacchetta, agitandola e facendo comparire due lunghi tavoli nello spazio fino a quel momento vuoto. "Pertanto, invito tutti a prendere posto nel tavolo della propria casata. Non sono ammesse repliche."

La donna rinfilò la bacchetta sotto al mantello e poi si diresse verso il tavolo degli insegnanti. "La terza" Aggiunse alla fine, quando molti studenti avevano già iniziato a spostarsi - un "Shhh!" generale si propagò nella Sala per permettere a tutti di ascoltarla - "E' che quest'anno la nostra Scuola parteciperà al Torneo Tremaghi. Ma su questo argomento vi fornirò ogni dettaglio solo alla fine della cena." Concluse sedendosi nello scranno a lei riservato e iniziando a riempirsi il piatto di pietanze. "Pertanto vi auguro un felice desinare."

Di sicuro, Charlotte Shafiq sapeva come attirare l'attenzione dei suoi alunni.


Kyle Anderson
ci mise qualche minuto prima di riprendersi.

L'insieme degli annunci appena formulati dalla Preside lo avevano fortemente sorpreso. E lui non era un ragazzo che si sorprendeva facilmente. Guardandosi attorno, vide che la maggioranza dei suoi compagni erano meravigliati quanto lui - se non di più. Molti continuavano a fissare la donna, come in attesa di altre informazioni.
Eppure, la Preside sembrava ignorarli consapevolmente, continuando a prestare attenzione solo al cibo contenuto nel suo piatto.

Solo quando la situazione si fece insostenibile - ovvero quando tutti gli sguardi della sala furono puntati su di lei - la donna si schiarì la voce. "Mi pare di avere detto che da stasera gli studenti debbano essere divisi per Case, eppure vedo ancora due tavoli vuoti." Esclamò con una finta voce sorpresa. "Coraggio! Non ho nascosto mostri sotto al tavolo e la cena si raffredderà se aspettate ancora un po'!" Concluse con un velo di ironia.

Kyle, a quelle parole, dovette trattenersi per non scoppiare a ridere.
Nascodendo con una mano il momento di ilarità e tramutandolo in un colpo di tosse, si alzò in piedi. Fu uno dei primi ad abanndonare il suo vecchio tavolo e a raggiungere quello nuovo.

E mentre attraversava lo spazio che divideva le due tavolate, non potè fare a meno di pensare che quell'anno avrebbe di sicuro riservato loro molte altre sorprese.

- * -

Elizabeth Miller
era sempre stata una ragazza alquanto timida e riservata. Era una di quelle che faceva davvero molta fatica a fare amicizia. Per quel motivo, nel momento in cui la Preside aveva fatto l'annuncio dello spostamento dei tavoli, si era quasi sentita mancare la terra sotto ai piedi.

E adesso?
Si ritrovò a chiedere a se stessa quasi in ansia. Dove poteva andare a sedersi?

La sua salvezza arrivò fortunatamente nella figura di Eloise Manson, che si alzò addirittura dal tavolo per salutarla allegramente, indicandole contemporaneamente un posto vuoto accanto a sè.
Sospirando di sollievo, Elizabeth si mosse velocemente nella sua direzione. E appena raggiunse l'amica, venne travolta dal suo abbraccio.
Eloise, con la sua spontaneità e la sua continua allegria, aveva sempre fatto da contraltare al carattere chiuso, timido ed introverso di Elizabeth. E in quel momento, davanti a tutte quelle novità, un abbraccio era esattamente ciò di cui la seconda aveva bisogno.

"Che bello rivederti finalmente! Ti avevo cercato prima, ma non ti ho vista da nessuna parte!" Esclamò la riccia, quando la sciolse dall'abbraccio. "Come hai passato le vacanze estive?"
"Come al solito." Rispose Elizabeth, stringendosi le spalle con noncuranza. "In ogni caso grazie per avermi tenuto il posto. Non mi ricordavo che siamo entrambe buyip!"


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 Settembre 1802, Europa del Nord Est



Sascha Strembicka 
non sapeva nulla delle sue origini.

L'unica cosa che sapeva era di essere stata trovata  in mezzo alla strada,
in fin di vita, quando aveva circa tre anni.
Era stata trovata da un uomo, Domink Strembicka, che non solo l'aveva curata ma le aveva anche donato il suo cognome. E che poi aveva sempre fatto di tutto per difenderla. Anche quando coloro che lavoravano nella compagnia teatrale dell'uomo, scoperta la sua natura maledetta, avevano cercata di abbandonarla nuovamente al suo destino.

Lei doveva tutto a quell'uomo.


Se aveva un nome, un cognome, qualcosa da mangiare, un tetto sulla testa e anche qualcuno che la amava, nonostante ciò che era. Nonostante lei fosse uno scherzo della natura. Uno scherzo della natura unico nel suo genere, tra l'altro.
Perchè, per quanto ne sapeva lei, nessun altro al mondo condivideva quella maledizione. Lei era l'unica a trasformarsi una volta al mese.

O almeno, questo era ciò che pensava.

Perchè quando Sascha tornò all'accampamento quella sera - erano teatranti di strada, perciò girovaghi - trovò una sorpresa ad aspettarla. Un uomo che non aveva mai visto, con indosso vestiti molto costosi, era seduto al loro tavolo. Pronto a raccontare una storia dedicata solo a lei.

"Sascha, ti presento Elijah Grimm. Lui è... beh te lo spiegherà lui stesso." Borbottò suo padre. Anche lui faceva fatica a credere che quella situazione stesse accadendo sul serio.

Sascha non seppe il perchè, ma davanti allo sguardo dell'uomo un brivido le corse lungo la spina dorsale. Quei penetranti occhi chiari sembravano trapassarla da parte a parte, come se volesserlo carpirle anche i suoi segreti più oscuri. Istintivamente, sentendosi a disagio, fece un passo indietro. E l'uomo sembrò molto divertito da quella reazione.

"Sono il Preside di una scuola molto speciale. Una scuola di maghi." Spiegò con tono piatto, facendo sgranare gli occhi alla ragazza. "E ti stavo cercando da molto tempo. Una come te non può che farne parte, una come te deve stare insieme ai suoi simili."
"In che senso una come me?" Chiese istintivamente Sascha.
"Sei un lupo mannaro o sbaglio?" Domandò l'uomo, continuando a fissarla. "Sei una strega, purosangue, che è stata morsa quando aveva tre anni. E da quel momento, una volta al mese, ti trasformi." Lo disse con un voce calma e tranquilla, come se fosse stato abituato a cose simili.  Come se nel suo mondo tutto ciò fosse naturale.
"Come...?" Iniziò a domandare la ragazza, non sapendo neanche lei da che parte iniziare.

Purosangue? Cos'era diventata, un cavallo?

E quindi era quello che la faceva trasformare una volta al mese? Lei era un lupo mannaro?
Ed era per quello che aveva sempre quella forza durante il resto del tempo? Perchè era una strega?
E infine quell'uomo aveva parlato di 'suoi simili': questo significava che ce n'erano altri come lei?

Le domande le si affollavano nella mente, accavallandosi e cozzando l'una contro l'altra. Ma il flusso dei suoi pensieri venne interrotto nuovamente dall'uomo. "Se vuoi imparare a controllare la tua natura, devi venire con me. Nel mondo babbano sei solo un pericolo, per te stessa e per gli altri. Se vieni con me, imparerai a gestire i tuoi poteri... e anche la trasformazione. E nella mia scuola ti saranno dati tutti gli strumenti per farlo."

Era come se Elijah Grimm seppe esattamente cosa dire, come dirlo e quando. Era un ammaliatore.
Per questo Sascha e suo padre non ci misero troppo tempo per convincersi.

Ma fu solo quando la ragazza venne risucchiata all'interno di un vortice che capì di avere commesso l'errore più grande della sua vita.

Quando riaprì gli occhi si ritrovò dentro ad una stanza di pietra, debolmente illuminata da torce.
E al centro di essa si trovava una gabbia di metallo.

"Benvenuta nella tua nuova casa." Le sussurrò Elijah, prima di buttarla con forza all'interno.

Era prigioniera.

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* la divisione originale della Rowling prevede la società magica divisa in tre categorie:
- purosangue (es Draco Malfoy --> siamo madre che padre purosangue, maghi da secoli)
- mezzosangue (es Harry Potter --> un genitore purosangue, l'altro no)
- nati babbani o sanguesporco (es Hermione Granger --> entrambi i genitori babbani)

Nella traduzione è stata fatta confusione tra mezzosangue (half blood) e sanguesporco (mud blood) ma questa sarebbe la vera distinzione.

Nel mondo dei Grimm si aggiunge una quarta categoria, i Sondereith (ovvero maghi con poteri diversi dal solito, es lupi mannari, metamorphomagus ecc). Questi possono appartenere a qualsiasi categoria sopracitata ma saranno sempre considerati impuri, quindi ad esempio un
metamorphomagus, anche se purosangue, non potrà mai entrare a Durmstrang. I nati babbani poi, sono esclusi a priori.
Infine, come avrete notato, le uniche donne ammesse a Durmstrang sono le purosangue.


Allora, domanda generale: cosa ne pensate di questo primo capitolo? :)

Quale Preside preferite al momento? (Qualcosa mi dice che nessuno risponderà Elijah!) E tra gli studenti invece?



Ci vediamo al prossimo! (cioè tra 2 settimane) ;)


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Capitolo 4
*** 2 - Partenza! ***


3 - Partenza
Visto che nel sondaggio ha stravinto il Preside di Ilvermony, il capitolo inizierà proprio con questa scuola! ^-^
Buona lettura! ;)



- Partenza! -




30 Settembre 1802, Nord America, Istituto di Ilvermorny

 

Il giorno della partenza arrivò quasi senza preavviso.
L’annuncio, da parte del preside, della partecipazione di Ilvermorny al Torneo Tremaghi sembrò essere un fatto accaduto giusto qualche giorno prima.
Il tempo corse senza aspettare nessuno e, con un pallido sole che dava la sensazione di un clima prettamente estivo, i ragazzi scelti per la delegazione dell’Istituto cominciarono a raggrupparsi nel cortile della scuola come ordinato da David poco tempo prima.

 

“Hai preso tutto?”
“Sì”
“Ti sei ricordata di mettere in valigia quello che ti ho detto ieri sera?”
“Sì”
“Hai fatto quello che ti dissi un po’ di tempo fa?”
“Sì”
"E non è che per caso hai…”
“SI’, SI’, SI’! Ho preso tutto e se non la finisci di assillarmi ti faccio mangiare da Boo!” Il lupo che camminava pigramente a fianco di Livvy, al sentirsi nominare, alzò leggermente il capo verso la padrona, aspettandosi di ricevere qualche tipo di ordine o, magari, qualche ricompensa inaspettata.
“Uffa ma io volevo chiederti se per caso avessi visto Pat in giro” Rispose Camille incrociando le braccia al petto facendo finta di arrabbiarsi con l’amica.


Sarebbe stato un buon tentativo il suo se non fosse stato per il fatto che la ragazza non era mai riuscita ad astenersi dal parlare per oltre due minuti netti.
A memoria di Livvy una volta riuscì a non proferir parola per persino tre minuti interi, un record! Ma per lo sforzo la faccia le era anche diventata di un colorito violaceo poco rassicurante.

“Patton? Ah…” La Tuonoalato rimase un attimo senza parole, sia perché non si aspettava un cambio di discorso senza un vero collegamento di qualche tipo, sia perché non aveva la più pallida idea di dove si fosse cacciato quel Wampus fin troppo chiacchierone.
“SCOTCH NO! TORNA QUA!” A distogliere la ragazza dai propri pensieri ci pensò Scotch, il bracco tedesco di Camille che, alla vista dei gatti di Amos e Tyler, si fiondò, con la lingua di fuori, verso i due poveri felini che si aggrapparono terrorizzati alle gambe dei rispettivi padroni.
“ELIZAAA! Aaah stacca i tuoi artigli dalla mia povera carne!”

Scotch, preso ormai dalla frenesia del momento, era intento solamente a saltellare intorno ai due ragazzi, abbaiando come un matto. E nel frattempo Eliza e Bios, rispettivamente i gatti di Amos e Tyler, miagolavano e cercavano un riparo arrampicandosi sui corpi dei propri padroni.

“Ehi che succede qua?! Io e Sogno siamo qui tutti per voi!”
La situazione cominciò a degenerare nel momento in cui Pat ebbe la geniale idea di correre verso i suoi amici con il proprio corvo appoggiato sul braccio destro.

Insomma, la classica scena dell’eroe che salva i malcapitati… 
O almeno poteva essere così se non fosse successo che il Wampus, troppo impegnato a esporre al vento le capacità deduttive del proprio corvo, inciampò nei sui stessi piedi finendo rovinosamente con la faccia per terra.

“Non sapevo che avevamo delle mucche nell’Istituto! Alzati Powell, non vorrai far perdere alla delegazione un membro ancor prima di partire? Sarebbe un peccato!” Il commento pungente da parte di Liam non tardò ad arrivare e, sotto lo sguardo attento del Caposcuola, Livvy andò ad aiutarlo a rialzarsi.
Patton e William rimasero per qualche secondo a guardarsi, il mondo intorno a loro quasi scomparve in quel lasso di tempo, e nessuno proferì parola.


Non era saggio andare contro un Caposcuola e, soprattutto, era inutile rischiare la pelle poco prima di partire per un viaggio come quello che si doveva affrontare da lì a poco. Entrambi ne erano al corrente e quello sguardo valse più di tutti gli insulti e cazzotti che si sarebbero potuti tirare in un altro contesto.

 
“Oh Jackson, certo che ci sono le mucche nella nostra scuola! O meglio, c’erano, poi beh… La peste bovina se le portò tutte con sé circa dieci anni fa!” Il preside di Ilvermorny aveva quella strana capacità di spuntare fuori dal nulla che lasciava sempre tutti a bocca aperta. Persino in quel caso tutti ebbero un colpo al cuore sentendo la voce di David provenire dove, fino a poco prima, non c’era nessuno.Un vero peccato perché facevo un latte buonissimo che gli elfi domestici utilizzavano in cucina” L’uomo, senza far particolarmente caso a Pat con dei filamenti di erba tra i capelli, Scotch che leccava a più non posso Bios o a Cammie che gli rivolse uno sguardo sbalordito, continuò a parlare tranquillamente osservando distrattamente degli uccellini cinguettare sul ramo di un albero poco distante.

Per il preside dalla giacca bordeaux quella era una stupenda giornata e niente poteva guastarla.

“Preside, mi scusi, ma perché ci ha fatto riunire qui e non, ad esempio, nel suo studio?” Le parole di Tyler caddero a pennello nel momento in cui David, continuando a fregarsene di quello che facevano i suoi studenti, cominciò ad ascoltare con ancor più attenzione il canto dei piccoli uccelli che tanto lo stavano catturando.
“Jones, è sorprendente come te e Jackson vi completiate a vicenda senza volerlo… Rispondendo alla sua domanda, questo è il mio vero studio” Il preside si rivolse allo studente con uno strano scintillio negli occhi, un scintillio che compariva solamente quando era veramente entusiasmato da qualcosa. “Vede, è inutile rimanere chiusi dentro quattro mura quando qua fuori c’è tutta questa bellezza pronta ad essere ammirata. Soprattutto se vista dall’alto!”

Il discorso cominciò però a far spazientire Livvy che non ne vedeva l’utilità pratica per poter partire alla volta dell’Europa. “Signore… Ehm preside.” Provò ad attirare l'attenzione del Preside. Non era facile sovrastare la voce dell’uomo che, ancor del tutto preso dal proprio racconto, agitava le braccia indicando ogni particolare “Ma tutto ciò a che serve per il nostro viaggio? Murrinh Phata si sarà sicuramente già messa in viaggio!” Finalmente riuscì ad attirare l’attenzione di David che l’ascoltò senza battere ciglio.

Era possibile che quell’uomo trovava sempre il pretesto per poter parlare a braccio senza seguire un nesso logico?
Per Livvy era altamente snervante e la ragazza non si era mai fatta problemi a dire le cose come le pensava, anche se ciò poteva comportare di sembrare guastafeste o chissà cosa.

“Ragazzi miei, se siete stati scelti proprio voi tra tutti quelli che si son proposti in questi due mesi ci sarà un buon motivo, no? Beh comunque signorina Ravenwood Duchannes mi cominciavo a domandare quando mi avrebbe finalmente interrotto… Ce ne ha messo di tempo!”

L’occhiolino che le rivolse il preside ottenne solo l’effetto di far spazientire ancor di più la ragazza ma, essendo pur sempre una studentessa, si dovette mordere la lingua per non rispondere una seconda volta.

“Con cosa viaggeremo?” Per fortuna la domanda di Tyler salvò la ragazza dal proseguimento del discorso e, con un cenno del capo, lo ringraziò per l’aiuto.

“GIUSTO!” David scattò come una molla indicando dapprima il Caposcuola per poi correre verso la piccola casupola dove di solito si tengono gli attrezzi da giardinaggio ed altre cianfrusaglie.

I minuti passarono e i ragazzi diedero voce alle più disperate congetture, dal ‘È caduto nel vecchio gabinetto risucchia-tutto smontato dal quarto piano’ al ‘Si è messo ad osservare le venature di un asse di legno’.
Si poteva dire qualsiasi cosa ma, alla fine dei conti, l’uomo era in quello sgabuzzino da quasi mezz’ora.

BOOOOM!

Con un gran fracasso il vecchio sgabuzzino si smontò a pezzi come se fosse un castello di sabbia e, al suo posto, comparì una vecchia carrozza con tanto di primo piano dotato di balconcino e finestrelle.

“Perché so già che vomiterò lungo il tragitto?” Il borbottio di Liam fu sentito da tutto il gruppo nonostante lo avesse detto a bassa voce.

“Caricate tutto a bordo che si parteeee!” La voce del preside raggiunse i ragazzi da dentro la diligenza e loro, dopo essersi scambiati uno sguardo preoccupato, cominciarono ad avvicinare valigie, borse, gabbie e quant’altro verso il mezzo di trasporto dalla dubbia entità.
Nessuno dei diretti interessati seppe perfettamente quanto tempo ci volle per sistemare tutto al proprio posto, ma non si seppe neanche come fosse stato possibile inserire quella moltitudine di valigie dentro a quella piccola diligenza.

“Momento momento momento… Cammie! Tu ti sei portata sei valigie, due borse e una valigetta?! Si può sapere quanti negozi hai svaligiato?!” Solo quando si arrivò a mettere l’ultimo bagaglio Amos, con un rivolo di sudore che scendeva giù per la tempia, si accorse del quantitativo di roba portato dalla Serpecorno.
“Uh si! Ho portato giusto l’indispensabile per poter vivere come una ragazza normale” Camille, con il faccino d’angelo che tanto la contraddistingueva, cercò di giustificare la gran mole di oggetti portati con sé come se fossero solamente uno zaino e un piccolo borsellino.
“Ma cosa... ?! Patton ha solo un borsone e Livvy ha meno della metà della tua roba!” Se la mascella di Amos avesse potuto staccarsi e cadere a terra l’avrebbe fatto, peccato che fosse attaccata al resto del corpo.
“Beh non salite a bordo? Di sicuro i Grimm ci aspetteranno con un comitato di benvenuto!” Da quando aveva tirato fuori quell’arnese David, se avesse potuto essere mai ancora più su di giri rispetto a prima, lo sarebbe stato sicuramente.
“Ma ci entriamo qua dentro? Mi sembra un po’ piccolo come posto per noi… E il bagno? Manca il bagno!” Livvy non resistette più ad astenersi a fare qualche domanda e, indicando impaziente tutti i difetti, si rivolse al preside sperando di avere successo.
“Oh in effetti quando la progettai anni orsono l’idea di fare un unico spazio non era malaccio… poi mi sono accorto di qualche problema di fondo. Beh… Prenda appunti signorina! I Grimm saranno ben lieti di prestarmi qualche attrezzo per fare le modifiche necessarie!” Il sorriso a trentadue denti di David voleva essere rassicurante ma fece solamente roteare gli occhi alla ragazza mentre, dietro di lei, Camille e Patton si rotolavano dalle risate vedendo l’amica che usciva un’altra volta sconfitta da un discorso col proprio preside.
“Ma almeno faccia un incantesimo per far ingrandire la nostra cabina! E' troppo piccola! Non siamo solo noi studenti! Abbiamo anche gufi, cani, lupi, corvi, gatti, barbagianni e non so cos'altro al seguito!” La studentessa non demorse e, lontano dalla sua vista, Cammie la imitava con il trio composto da Tyler, Amos e Patton che tratteneva a stento le risate.
“Vede signorina, questa macchina va a magia. Voleremo per tutto il continente, l’Oceano Atlantico e il Mar Mediterraneo, non posso permettermi di fare magie proprio adesso, visto che me ne servirà un grosso quantitativo. Se i mei calcoli sono esatti dovrei avere forza a sufficienza per portarvi giusto fino al cortile della scuola di Durmstrang!”

Il ragionamento dell’uomo non poteva essere contestato, ma sapere di dover volare con quel trabiccolo e, per di più, con alla guida quel mentecatto non era molto rilassante.

“BENE! Ora, se nessuno ha da obiettare, io mi metterei in volo! Il cielo è limpido e la mia bellezza non vede l’ora di farsi un giretto!” Dopo aver atteso qualche secondo, quasi per mettere alla prova la pazienza della propria alunna, diede un paio di colpetti al fianco della diligenza per poi saltare agilmente al proprio posto nella parte anteriore del mezzo.
“Se arriviamo sulla costa oceanica sarà già un mezzo miracolo.” Commentò Liam trovandosi, per la prima volta dopo chissà quanto tempo, in accordo con Livvy e il resto del gruppo.

Di sicuro i Grimm avrebbero apprezzato l’originalità della scuola di Ilvermorny… 

O forse no.


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30 Settembre 1802, Nord Est Europa, Istituto di Durmstrang




Reyna lasciò andare mollemente le braccia lungo il corpo, tornando in una posizione di rilassamento dopo le due ore di lezione passate in tensione.
Senza fare troppo caso a ciò che stava facendo - si sentiva veramente a pezzi - lasciò sfuggire dalle labbra un sospiro di sollievo molto rumoroso: quel giorno sembrava che il professor Volkov - l'insegnante di Incantesimi - non avesse requie. Aveva passato le due ore della sua lezione ad agitarsi freneticamente, in un ripasso sfrenato di tutto ciò che avevano studiato fino a quel momento. Non lasciando ai suoi studenti neanche il tempo di respirare.

"Stanca?" Domancò Helene, seduta come sempre al suo fianco, mentre era intenta a riordinare i fogli di pergamena sui quali aveva preso disordinatamente appunti.
"Non si vede?" Fu la risposta sarcastica della kelpie prima di buttare anche la testa all'indietro per iniziare a stiracchiarsi. Sentiva tutti i muscoli del corpo rattrippiti.
La folletto si limitò ad annuire distrattamente, continuando la sua opera di riordino. "Beh, almeno questa era l'ultima lezione della mattina. Adesso abbiamo il pranzo e un'ora di sano quieto vivere." Commentò incoraggiante.

"Meno male! Sarei capace di addormentarmi sul banco... o di mangiare una sedia!" Fu la risposta "In effetti ho un dubbio esistenziale: ho più sonno o più fame? Meglio mangiare o dormire?" Chiese con finta aria meditabonda, portando il pollice e l'indice sotto al mento.
Helene, davanti alle domande esistenziali - e alle smorfie - dell'amica, sorrise divertita "Il dubbio più arcano del mondo: essere tramite il cibo o non essere mediante il sonno? Shakespeare sarebbe fiero di te!" * La prese in giro bonariamente.

Stava per convincerla ad alzarsi in piedi per dirigersi effettivamente nella Sala del Ristoro, quando il Preside entrò nell'aula senza neanche bussare.

Immediatamente, tutti gli alunni - compresa Reyna - balzarono in piedi di scatto, facendo stridere le sedie sul pavimento.

"Ho un annuncio da fare per alcuni di voi. Coloro che non chiamerò, potranno recarsi immediatamente a pranzo." Annunciò l'uomo, facendo scorrere lentamente lo sguardo su ognuno di loro.





Trystifer si era inizialmente sorpreso quando aveva sentito il suo cognome uscire dalla bocca del Preside: era convinto che il Grimm neanche sapesse della sua esistenza.
Ma poi, man mano che l'uomo continuava ad elencare nomi, si era reso conto di una cosa: gli unici che Elijah stava facendo rimanere all'interno dell'aula erano i "mezzo sangue".
Poco dopo di lui infatti, era stato chiamato anche Christopher e successivamente Levi.

Quando anche l'ultimo cognome della lista - Zambrezchy un altro mezzo sangue - venne chiamato, il preside rivolse loro un sorriso soddisfatto.
"Bene, ci siete tutti." Disse appoggiando sulla cattedra un'ampolla di vetro contenente materiale gassoso e un coltellino da caccia. "Adesso verrete qua uno alla volta, vi pungerete il dito indice e farete colare una goccia del vostro sangue all'interno dell'ampolla."

"Potrebbe spiegarci il motivo, professore?" Domandò Levi con un filo di voce. Finita la domanda, si guardò attorno stupito, quasi come se non potesse credere nemmeno lui di essersi azzardato a porla.
Elijah lo scrutò intensamente per qualche secondo, poi - inaspettatamente - sorrise. "Ma certo!" Rispose serafico. "Come dovreste ormai sapere, domani arriveranno le delegazioni dalle altre scuole. E le iscrizioni al Torneo saranno aperte. Io non permetterò che un mezzosangue si avvicini al Calice di Fuoco.
Il Campione della Scuola sarà un purosangue." Affermò alzando man mano il tono della voce. " E il sangue che mi fornirete servirà per costruire una anerkengunn."

Sia Levi che Trystifer dovettero trattenere Christopher per un braccio, per impedirgli di scattare contro il Preside. Ma neanche loro poterono evitare la frase che il ragazzo pronunciò "Perchè non prendere il sangue di tutti gli studenti a questo punto? Tanto lo sappiamo che farà di tutto per far diventare campione Jacob!" Pronunciò sarcastico.

L'uomo si limitò a guardarlo con sufficienza, prima di pronunciare con tono beffardo "Non ho bisogno di questi trucchetti, a differenza di quello che potrebbe pensare lei signor Flangan. Jacob sarà scelto come Campione, su questo non ho dubbi, ma solo perchè ha tutte le capacità che servono." Affermò convinto. "Adesso, se nessun altro ha qualcosa da obbiettare, vi voglio in fila indiana davanti alla cattedra." Concluse senza scomporsi. "Adesso!" Ripetè appena più forte, con un tono che non ammetteva repliche.

Trystifer, gettando un'occhiata a Chris con la quale lo ammoniva e lo invitava a non proseguire oltre con la polemica, eseguì l'ordine, trascindo dietro di lui entrambi gli amici.

Cinque minuti dopo, Chris stava chiudendo la porta dietro di lui, quando la voce del Preside lo bloccò a metà. "Flangan! Si consideri fortunato! In qualsiasi altra occasione l'avrei messa in punizione per la sua sfrontatezza. Ma oggi sono magnanimo, perciò per questa volta farò finta di nulla. Venti punti in meno ai Kelpie." Concluse prima di chiudergli la porta in faccia con un gesto della mano.

Chris rimase per qualche secondo immobile, a fissare la porta, prima che Levi gli poggiasse una mano sulla spalla per dargli qualche pacca consolatoria. "Avremmo dovuto aspettarci una cosa simile. Dai, andiamo a pranzo! Se insisti finisci solo nei guai!"

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30 Settembre 1802, Australia, Istituto di Murrinh - Patha



"Ehm... e questo cosa sarebbe esattamente?"

La domanda era stata formulata a voce alta solo da Kathleen ma in realtà era stata pensata più o meno da tutti. D'altra parte, non succedeva tutti i giorni di trovare un enorme canguro di legno nel cortile della scuola.

Charlotte, avendo udito le parole della sua studentessa, sorrise divertita. "Questo, signorina Lohan, sarà il nostro mezzo di trasporto per arrivare a Durmstrang." Spiegò.

"Un canguro di legno gigante?" Le fece eco Kyle "Non è che arriveremo fino in Prussia saltellando, vero?" Chiese incredulo.
"Precisamente signor Anderson!" Fu invece la risposta della Preside, che finse di non notare il tono scettico del ragazzo.

Quando tutti gli alunni selezionati si trovarono a poca distanza da lei, Charlotte battè le mani due volte velocemente. E il marsupio del canguro si aprì verso l'esterno, ribaltandosi e mostrando una scala che si allungò fino ai piedi della donna.
La donna puntò la bacchetta verso il mucchio di bauli posizionati accanto a lei e, dopo aver pronunciato la formula 'baule locomotor' ed essersi sollevata leggermente la gonna - mettendo così in mostra gli stivaletti color blu elettrico - si diresse a passo deciso dentro la pancia del canguro.

Gli studenti rimasero a fissarla stralunati per qualche secondo, prima che la sua voce li raggiungesse. "Allora, ci vogliamo muovere? La strada da fare è lunga e conosco il preside di Durmstrang! Ha un pessimo carattere!"



- * -


"Voi state scherzando spero!" Esclamò Kyle dopo essere entrato nello scompartimento del 'canguro' che gli era stato assegnato.

Okay, quella Preside era davvero strana, ma addirittura metterlo nella stessa cabina con altre quattro ragazze gli sembrava un tantino esagerato.

Tanto per essere sicuro di essere entrato nel posto giusto, fece dietro front e fissò incerto la porta di legno.
Nulla da fare: la pergamena contenente il suo nome e cognome spiccava proprio sul foglio, sopra a quello di tutti gli altri.
Anzi, altre.
Perchè subito dopo comparivano i nomi di Clementine Flecther, Kathleen Lohan, Eloise Manson ed Elizabeth Miller.

"Anderson!" La voce della Preside lo fece sobbalzare. "Sta avendo difficoltà a trovare il suo posto?" Domandò la donna, avanzando verso di lui.
Cercando di riacquistare il suo solito contegno, Kyle respirò a fondo. "No, professoressa. Il mio posto l'ho trovato subito. Mi stavo solo chiedendo... come mai io sia finito in uno scompartimento di sole donne."

Charlotte, davanti a quella constatazione, rimase completamente impassibile. Ma il ragazzo era pronto a scommettere tutti i suoi beni che stesse ridendo sotto ai baffi.
Impugnandolo per le spalle e pilotandolo di nuovo all'interno della cabina infatti, la donna dichiarò "I nomi per le cabine li ho estratti a caso. Ma si rilassi Anderson! Il viaggio sarà brevissimo, glielo assicuro! Non ve ne accorgerete neanche."

Chissà perchè, una vocina però diceva a Kyle l'esatto opposto.


- * -



Kathleen e Clementine, di fronte alla faccia sconvolta di Kyle, scoppiarono inevitabilmente a ridere.
Prima che
uno scossone e uno stridio fastidiosissimo catalizzassero la loro attenzione.

Tre secondi dopo, si ritrovarono tutti quanti gambe all'aria.

Il canguro si era attivato, compiendo il primo salto di quel lungo percorso.

"Siamo sicuri di riuscire ad arrivare vivi fino in Prussia?" Domandò Kathleen con voce preoccupata, quando riuscì finalmente a rialzarsi in piedi.
"Fino a ieri ti avrei risposto di sì." Le rispose Clementine, alzandosi a sua volta, prima di venire nuovamente atterrata da un altro scossone. "Ma adesso non ne sono più così sicura... Non ci rimane da fare altro che pregare."


Quando - dopo parecchi minuti che a tutti i presenti parvero ore - la situazione venne stabilizzata, i ragazzi riuscirono finalmente a sedersi composti sui sedili di pelle.
Fu allora che capirono per quale motivo la Preside aveva usato quel mezzo per spostarsi.

E la prima ad accorgersene fu Clementine. "Guarda Kath!" La invitò eccitata, avvicinandosi al finestrino. "Siamo nel bel mezzo dell'oceano!"
Leggermente titubante - quasi come aspettandosi altri scossoni che però non avvennero - la yowie si avvicinò all'amica per guardare fuori. E non potè far altro che sorridere.

Il canguro stava attraversando a grandi balzi l'oceano, lasciando dietro di sè una scia bianca di schiuma. E i suoi piedi a malapena sfioravano l'acqua, passando velocemente da un'onda all'altra.

"Ehy! Ma là c'è già la terra ferma!" Strillò eccitata la Serpente Arcobaleno, indicandola con l'indice. 
"Se non sbaglio di grosso, quella dovrebbe essere la costa dell'Indonesia." Spiegò Kathleen sorridendo: dopo varie insistenze, aveva convinto la Preside a renderle noto tutto il percorso che avrebbero dovuto compiere. E poi se lo era studiato. Da buona Yowie, la sua sete di conoscenza era infinita. "Successivamente dovremmo fare un altro pezzettino di oceano e atterrare sulle coste dell'India." Continuò a spiegare, mentre l'eccitazione aumentava.


- * -


"Tutto bene Elizabeth?" Domandò Eloise, vedendo la sua amica rannicchiata sul sedile.
La bunyip, dopo aver sollevato il volto bianco latte, annuì debolmente.

Le prime scosse alle quali erano stati tutti sottoposti le avevano messo lo stomaco sotto sopra, ma pian piano si stava riprendendo. Nonostante condividessero la stessa cabina, percepiva le voci di Kathleen e Clementine - che stavano chiacchierando vicino al finestrino - come se provenissero da un luogo molto lontano, anzichè da solo mezzo metro di distanza.

"Perchè non vieni a vedere anche tu?" La invitò a quel punto Eloise, porgendole la mano per aiutarla ad alzarsi. "Fidati che ne vale la pena!" La incoraggiò. "E sono sicura che se vedi quello che sta scorrendo fuori, ti dimenticherai in un secondo tutto il resto!"

Davanti allo sguardo felice ed entusiasta dell'amica, Elizabeth non potè far altro che sorridere a sua volta e accettare quella mano con entusiasmo.

Quando raggiunse il finestrino, il canguro superò con un salto l'ultimo pezzo di terra dell'Indonesia, ricominciando ad attraversare il mare, che quel giorno si presentava come una distesa d'acqua cristallina.

E ad Elizabeth venne quasi voglia di tuffarcisi dentro.


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Settembre 1802, Nord Est Europa, Istituto di Durmstrang



Sascha aprì gli occhi di scatto.
Il suo sonno era stato appena interrotto da una fitta di dolore più forte delle altre.

Nonostante fosse passato quasi un mese, non si era ancora abituata alla prigionia.
L'unico lato positivo - sempre se poteva essere considerato tale - era che nessuno le aveva ancora fatto del male. Dopo che Elijah l'aveva sbattuta dentro alla gabbia, nessuno si era più preoccupato della sua presenza lì.

Aveva gridato, urlato fino a diventare rauca.
Aveva provato a liberarsi, scoprendo però che la gabbia era costruita con un materiale che non poteva toccare: ogni volta che ci provava, la sua pelle si riempiva di vesciche.
Così si era arresa, limitandosi ad accettare i pasti che le venivano forniti regolarmente tre volte al giorno. Era con quelli che scandiva la giornata.

Solo la sera prima c'era stata una novità: Elijah si era ripresentato, le aveva puntato contro la bacchetta e - mentre lei sentiva venir meno tutta la sua forza di volontà - le aveva infilato un collare di cuoio al collo. Poi l'aveva trascinata in una foresta.
"Il collare non puoi toglierlo: ogni volta che ci proverai si stringerà solo di più attorno al tuo collo. Mi serve per ritrovarti domattina, quindi non pensare di poter scappare. Approfitta della luna piena per sfogare i tuoi istinti."
Le aveva spiegato secco prima di sparire di nuovo.

Poco dopo i ricordi di Sascha della sera prima si interrompevano - lo sapeva anche lei che ciò era dovuto all'emersione della bestia.

Si era risvegliata al mattino, rabbrividendo per il freddo e le ferite, sporca di sangue, terra e foglie.
A coprirla c'era solo il mantello di Elijah, che la guardava con le braccia incrociate, seduto su un tronco tagliato di un albero. Quando aveva capito che si era finalmente svegliata, l'aveva presa e riportata nella gabbia.
Senza dire una parola.


Trattenendo le lacrime per il dolore che quei movimenti le causavano, Sascha cercò di rannicchiarsi su se stessa. Nella sua testa rimbombava una domanda: per quanto tempo ancora avrebbe subito quella prigionia senza senso?

Non poteva sapere che solo poche sere dopo avrebbe avuto la risposta.


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* giusto per essere chiara: non è che mi metto a far citare autori babbani a Durmstrang a caso! In questo mio universo Shakespeare è un mago!



Image and video hosting by TinyPic ecco a voi il mezzo di trasporto di Ilvermony!


Lo so, a questo giro è comparso solo Elijah, ma nel prossimo (l'arrivo a Durmstrang) i miei OC compariranno molto e il capitolo era già parecchio lungo, quindi ho preferito fare così.

DOMANDA DELLA SETTIMANA:

Quale sarà l'impatto dei vostri personaggi con la scuola Europea e con i Grimm?


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Capitolo 5
*** 3 - Arrivo a Durmstrang ***


Buona lettura! ;)




 
- ARRIVO A DURMSTRANG -
 
 
 
“… Un patto da mantenere
E una strada da seguire,
La morte è l’unico dazio da pagare… “
 

1 ottobre 1802, Europa del Nord Est, Istituto di Durmstrang
 
Willhelm, trattenendo a stento uno sbadiglio, si voltò con aria annoiata verso lo zio, che continuava da almeno mezz'ora con il suo monologo. Notando l'espressione di Bianca, gemella con la sua, decise di movimentare un po' le cose: rivolgendole un occhiolino e uno sguardo cospiratore, sollevò la propria bacchetta per appellare alcune delle mele presenti nel cesto posizionato sulla scrivania del preside, gliene lanciò una e - ignorando completamente l'uomo - iniziò a sgranocchiare l'altra, cercando di fare più rumore possibile. 

Poi iniziò a contare mentalmente. 

Arrivato al tre, notò un calo di voce nello zio, che fino a quel momento aveva provato ad ignorarlo.
Al cinque, Elijah smise di parlare del tutto, lanciandogli un'occhiata di fuoco, mentre Bianca cercava di fare tutto il possibile per non scoppiare a ridere. 
L'unico che rimase completamente impassibile fu Jacob.

"Nel caso tu stia sottovalutando la situazione, Willhelm" Lo riprese Elijah a denti stretti "vorrei ricordarti che..."
"Che oggi arrivano le delegazioni della scuola americana, australe e bla bla bla..." Lo scimmiottò Willhelm interrompendolo "Jacob sarà il campione della Scuola - oltre che del Torneo - lui e Bianca formeranno una coppia splendida per il Ballo del Ceppo e via dicendo. Queste cose le sappiamo già, visto che sono mesi che in casa non si parla d'altro." Continuò il ragazzo con un sorrisetto ironico "Quindi la vera domanda è: perchè sono presente anche io qui, oggi? Quale sarebbe lo scopo della mia presenza, esattamente?" 
"Tu sei un Grimm e..." Iniziò a rispondere Elijah, evidentemente irritato.
"E sono solo il fratello di riserva." Lo interruppe però di nuovo Will, alzando in aria la mano destra, come per voler bloccare il discorso dello zio, mentre un'improvvisa rabbia iniziava ad animarlo. "Almeno su questo punto non perdiamoci in inutili facezie." Aggiunse alzandosi in piedi. "La mai presenza non è necessaria. Pertanto lascio il palcoscenico a chi è destinato a calcarlo." Concluse amaro prima di abbandonare la stanza, ignorando i richiami del Preside. 

E anche quelli di Bianca.
 
- * -
 
"Grazie infinite per avermi prestato la penna per la lezione." Disse Christopher restituendo l'oggetto che Reyna gli aveva prestato all'inizio dell'ora.
"Figurati." Rispose lei riponendola al suo posto insieme all'altra che aveva usato per la lezione. "Per così poco."
Probabilmente uno dei due avrebbe anche aggiunto qualcos'altro, ma il professore si schiarì la voce, dimostrando la chiara intenzione di tenere un discorso, riducendo così entrambi al silenzio.
Immediatamente, quasi come spinto da una forza invisibile, Chris lanciò un'occhiata perplessa in direzione di Trys e Levi, che ricambiarono lo sguardo. 

Elijah li aveva già esclusi dal Torneo, cos'altro sarebbe potuto succedere?

Con la coda dell'occhio, Levi vide la stessa perplessità presente anche sul volto di Reyna. Un piccolo solco le si disegnò sulla fronte, mentre scrutava l'insegnante con sguardo indagatore.
"Come ben sapete ragazzi, questa sera arriveranno le delegazioni delle scuole straniere." Esordì il docente con tono di voce piatto, come se si fosse imparato il discorso a memoria. "Pertanto il Preside mi invita a ricordare - soprattutto a qualcuno - " continuò l'uomo calcando non solo le parole, ma lanciando anche un'occhiata obliqua in direzione di Christopher e Reyna "che non saranno ammessi comportamenti di alcun genere che potrebbero portare disonore a questa scuola e a ciò che rappresenta. Chi non ha intenzione di rispettare questa semplice regola - che vale per tutti - può considerarsi espulso già da adesso. Oltre che punito nel peggiore dei modi. E' tutto. Potete andare."

"Ma perchè non ci hanno ammesso e basta anzichè renderci la vita impossibile?" Si lamentò con tono abbattuto dieci minuti più tardi Trys con Chris e Levi, mentre si dirigeva verso la Sala del Ristoro. "Avete visto come ci guardava il prof mentre parlava? E' quasi come se fosse convinto che solo perchè siamo mezzosangue automaticamente dovessimo dare fuoco alla scuola."
"In linea generale non potrei che darti ragione" Concordò Levi "Ma in questo caso la questione non riguarda il nostro sangue. Nessuno di voi ha notato lo sguardo che ha lanciato in direzione della Black?" Domandò poi.
"Beh, ha rischiato l'espulsione così tante volte che la cosa non mi sorprende affatto." Rispose dopo un attimo di riflessione Chris. "Ma ci scommetto che se uno di noi avesse fatto anche solo un decimo di quello che ha combinato lei, saremmo stati espulsi seduta stante."
"Chiamarsi Black di cognome ha dei vantaggi, dopotutto... Ed eccoci ritornati alla questione del sangue."

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01 ottobre 1802, punto imprecisato sopra l’Oceano Atlantico
 
“Buongiorno Gregorius! Come va?” Erano ormai diverse ore che la diligenza americana volava diretta verso la scuola di Durmstrang e alla vista del drago Grungnolungo Portoghese il preside fece un salto di gioia. "Dove sono diretto dici? Nah niente di speciale… Vado a trovare i miei amici Grimm! Sono un vero spasso, vuoi venire con noi?!” 
Come potesse conversare con un drago non era dato saperlo ai più ma, in ogni caso, Gregorius gli rispose sputando verso il cielo una lunga fiammata.

“AAAAH! U-U-UN DRAGO!” Nel frattempo, all’interno del mezzo di trasporto, i ragazzi cercavano disperatamente di non cadere uno sopra l’altro o, ancor peggio, mettersi a vomitare dal finestrino della diligenza.
“Ma non dire cavolate Amos, come possono esserci dei draghi nel bel mezzo dell’Oceano Atlantico? E’ scientificamente impossibile!” Con un movimento seccato della mano, Tyler scacciò via quella futile discussione tirata fuori dall’amico.

 Il problema era che si erano imbattuti proprio nell’eccezione che confermava la regola… 

“Mi sa che il ragazzo non scherza Jones, guarda fuori” Senza dare tanto peso alla questione Liam, pulendosi distrattamente gli occhiali da sole con un panno, consigliò al collega Caposcuola di affacciarsi fuori proprio mentre Gregorius, felice per un qualcosa detta dall’amico preside, lanciava in aria una palla di fuoco.
“Odio quando la scienza fallisce…” Si ritrovò a  commentare il Magicospino mentre rimetteva la testa all’interno della carrozza per fare spazio a una Camille alquanto estasiata dalla situazione.
“Pff… Se volessi sputerei fuoco più in alto di quel pallone gonfiato e con le ali. Peccato che in questi giorni abbia la gola irritata” 

Per tutti era sempre uno spasso sentire cosa si potesse inventare Patton pur di sembrare il più bravo in tutto.

“E’ perché dai troppo fiato alla bocca, se tenessi ogni tanto quel forno chiuso, ora saresti in grado di abbrustolire quel draghetto.” Gli rispose Liam con un mezzo sorriso, per poi voltarsi a guardare la distesa d’acqua cristallina che stavano sorvolando.

Nessuno di loro aveva mai viaggiato così tanto e soprattutto in quel modo: una carrozza volante con un drago che faceva da scorta al loro fianco e uno zoo di animali che si azzuffavano e correvano da una parte all’altra senza ritegno per i propri padroni.
Se non fosse stato per il fatto che volavano su una carrozza grazie alla magia, potevano essere benissimo scambiati per un trasporto clandestino di animali e manodopera per i campi. Insomma, tutto normale.
 
- * -
 
“Ehi ma quegli occhiali da sole? Da dove li hai presi?” Domandò Camille ad un certo punto.

Lo Stretto di Gibilterra era ormai un lontano ricordo e non mancava molto al loro arrivo nella scuola che sarebbe stata la loro casa per i mesi successivi.

“Quali, questi?” Con un movimento delicato Liam si tolse gli occhiali rigirandoseli tra le mani come se li stesse vedendo per la prima volta. “Me li son comprati un paio d’anni fa in un negozietto molto interessante… Questo è uno dei pochi marchingegni babbani che adoro” Finì di spiegare il ragazzo per poi rimettersi, allo stesso modo con cui se li era sfilati, gli occhialini rotondi con la montatura color oro.
“Oh dovrei averne un paio anch’io nel borsone ma…” L’ennesimo commento di Pat fu fermato dalla voce del preside che cercava di attirare l’attenzione dei propri studenti.
“Ragazzi! Ricordate quando vi dicevo che avevo le forze per arrivare fino al cortile dell’istituto?” 

Alla domanda del preside tutti i ragazzi si guardarono a vicenda con le peggiori idee che si affacciavano prepotentemente nelle loro teste.

“Beh… Dimenticatevelo. Mi sono accorto di aver fatto giusto un paio di errori di calcolo e superata l’Italia dovremmo cominciare a perdere quota” Spiegò la situazione David ridacchiando. Per lui era tutto una festa, niente poteva assumere le sembianze catastrofiche.
Ne aveva passate così tante nella sua vita che il perdere quota prima del dovuto era una bazzecola. Molte volte si stupiva che il problema fosse così insignificante quando, magari, era disperso in un’isola nell’Oceano Pacifico armato solo della propria bacchetta.
“Due conti? Ma c’è qualcosa in questo trabiccolo che vada come si deve?! AHIA! CAMMIE TOGLIMI DI DOSSO IL TUO CANE!” 
Nella piccola cabina della diligenza gli animali cominciavano a essere irrequieti per il troppo tempo passato in uno spazio angusto e tra chi ne faceva le conseguenze c’era sicuramente Livvy.
“Suvvia, sarà di certo divertente! Comunque a questo punto cominciate ad allacciarvi con delle cinture ai sedili perché si ballerà parecchio!” David era incontrollabile, avrebbe tanto voluto lasciare là la carrozza e volare via ridendo. 

Il perchè probabilmente non lo sapeva neanche lui.

Ma qua non ci sono cinture…” Bisbigliò Tyler guardando il proprio sedile cercando di mantenere, almeno apparentemente, la calma.   
Chi era il più spaventato in quella diligenza volante? Quello era un quesito al quale nessuno probabilmente avrebbe potuto dare risposta.
I minuti successivi trascorsero con una relativa calma, la diligenza ancora non perdeva vistosamente quota e gli animali al suo interno sembravano aver trovato quasi un accordo per non fare troppo baccano.

O almeno fu così finchè...  “Che il rodeo abbia inizio!” 

Con un potente scossone il mezzo di trasporto americano cominciò a perdere quota una decina di chilometri dopo aver superato la penisola italica.
“FATEMI SCENDERE!” 

Nella cabina partì un putiferio con cani e uccelli vari che facevano rumore a più non posso e, con la mancanza delle cinture di sicurezza, gli studenti si rovesciavano uno sopra all’altro di continuo.
Una serie di scossoni si susseguirono nei minuti successivi e il preside, situato nel posto di guida nella parte anteriore del mezzo, cercava come poteva di planare verso l’agognato arrivo.

Quanto tempo passarono in quelle condizioni nessuno potè affermarlo con precisione. L’unica preoccupazione dei ragazzi era quella di poter vedere il sorgere del sole il giorno seguente.

“Se solo fossi al posto di guida potrei dare qualche consiglio al nostro preside… AAAH NOOO!” 
L’ennesima turbolenza fece sobbalzare tutti, tanto che Cammie arrivò con il fondoschiena sul viso di Pat che teneva stretto a sé il proprio gufo.
“AAAH! NON RESPIRO!” 
Poco dopo fu la volta di una gabbia per uccelli che, con tanto di sportellino aperto, inflisse il colpo che mandò k.o. il cercatore Wampus.
“Perfetto ci mancava che qualcuno si mettesse a dormire a poco dal nostro arrivo… SVEGLIATI!” Liam, trattenendo con una mano il proprio barbagianni, cercò di far riprendere coscienza al ragazzo, senza però avere successo.

Forse era un bene che Patton fosse nel mondo dei sogni…

Il naufragio della carrozza proseguì irreversibilmente sfiorando in più casi il disastro con delle cadute libere nelle acque gelate del Mar Mediterraneo, per poi compiere miracolosamente un salvataggio all’ultimo momento.

Guardate, quella deve essere la scuola!” Livvy attirò l’attenzione dei compagni indicando una serie di torri, mura, merletti, cupole ed ogni altra struttura architettonica che l’uomo abbia mai costruito; il tutto ovviamente illuminato in modo da creare un’atmosfera abbastanza tetra.
“Beh… Da come lo descriveva il preside doveva essere quasi il posto più emozionante al mondo, sicuramente se dessero un po’ più di luce qua e là sarebbe di gran lunga più invitante di quanto non lo sia ora” Commentò Tyler stringendo più forte possibile i bordi del proprio sedile pur di non vedersi sbalzato chissà dove.

Quel che accadde dopo successe troppo velocemente per poter essere ricordato come si deve. Urla a più non posso, animali che abbaiavano e strillavano, quel mentecatto del preside che rideva a crepapelle mentre cercava in tutti modi di far atterrare dolcemente la diligenza sul prato ben curato che circondava la scuola di Durmastrang. 
Una serie di cigolii e rumori meccanici sovrastarono le loro voci. 

BOOOOM

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01 ottobre 1802, punto imprecisato tra l'Australia e l'Europa
 
Kyle, ormai abituato alla presenza delle ragazze nel suo stesso scompartimento, si era rassegnato ad annoiarsi. 
Aveva passato la giornata leggendo un libro, facendo alcune partite a spara schiocco con Kathleen, che avevano finito per coinvolgere anche le altre ragazze per la tifoseria e poi, infinitamente annoiato, si era messo a guardare fuori dal finestrino, trovando nel continuo cambiamento di panorama uno spunto decisamente molto più interessante del conteggio dei punti delle diverse partite.
O forse, semplicemente, lo trovava più interessante perchè Kathleen lo aveva battuto cinque volte di fila... anzi, forse stracciato era il termine più corretto.

Guardando fuori dal finestrino aveva così visto non solo i diversi continenti che stavano attraversando sfrecciargli sotto agli occhi, ma anche la giornata modificarsi. 
Dall'allegro sole settembrino che li aveva accompagnati alla partenza quella mattina, erano passati ad un clima temporalesco nel pomeriggio asiatico fino ad un tramonto aranciato Russo e, in quel momento, ad una serena notte stellata. 

Kyle stava osservando quella piccola parte di volta celeste visibile per cercare di riconoscere qualche stella - erano ormai arrivati in Europa, perciò le costellazioni erano completamente diverse rispetto a quelle visibili in Australia - quando la porta dietro di loro si aprì, facendo entrare la Preside, che gli rivolse un sorriso divertito.

"Siamo quasi arrivati, ancora un poco di pazienza ragazzi." Esordì allegra "E questo mi fa pensare che devo assolutamente parlare con Elizabeth."
La bunyip, sentendo il suo nome pronunciato dalla donna, sembrò farsi piccola piccola sul sedile. Le servì una spintarella da parte di Eloise per convincersi ad alzarsi in piedi e seguire Charlotte fuori.

"Sarò breve e diretta signorina Miller." Esordì la donna, quando si trovarono entrambe in un posto appartato. "Ho deciso di portarla con me a Durmstrang perchè sono convinta che ogni studente del sesto e settimo anno abbia il diritto di provare a partecipare al Torneo, se questo è ciò che desidera. Ma non si aspetti la stessa comprensione da parte dei Grimm. Sapranno cosa lei è ancora prima che metta piede nella loro scuola." Spiegò diretta. "Quindi la prego di starmi sempre vicina. E di riferirmi ogni minima cosa - anche la più banale - eseguita da uno qualsiasi dei Grimm nei suoi confronti. Qualche compagno sa della sua natura per caso?" 
La ragazza, dopo un attimo di esitazione, annuì. "Sì, Eloise lo sa." 
"Bene, allora cerchi di non allontanarsi mai da noi. Non è sicuro. Adesso venga, la riaccompagno allo scompartimento."

Quando entrambe tornarono allo scompartimento, trovarono Kyle intento a sbuffare come una ciminiera in quanto stava scaricando a mano le valige di ogni ragazza dalla reticella dove erano state riposte, mentre una divertita Clementine rideva sotto ai baffi.  "Ti ringrazio Anderson! Lo farei volentieri con la magia per risparmiarti la fatica, ma non ho ancora diciassette anni purtroppo. Non vorrei incappare in un processo di magia minorile ancora prima di arrivare in Germania!"

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01 ottobre 1802, Cortile dell'Istituto di Durmstrang
 
BOOOOM

La diligenza di Ilvermony si schiantò al suolo mandando in frantumi la parte anteriore del mezzo. 
Il gran baccano mandò in allarme l’intera Durmstrang che, sotto lo sguardo attento di Elijah, si riversò nel cortile per assistere a quello spettacolo insolito.

Che scuola era? Ilvermorny? Murrinh-Phata? Gli studenti del Castello non aspettavano nient’altro che vedere chi fosse così pazzo da precipitare nel loro Istituto, ben sapendo chi fosse al comando di tutto.

“Uuuoooh! Ragazzi un altro giro? Fantastico! Voglio rifarlo, chi mi accompagna? E questa volta scendiamo in picchiata e proviamo a salvarci all’ultimo momento… Che adrenalina!” Dai detriti della parte anteriore della carrozza ne uscì un uomo sulla sessantina che, barcollando come se fosse ubriaco, girava intorno al mezzo, estasiato dall’accaduto.
“IO NE HO ABBASTANZA! TUTTO CIO’ E’ LETTERALMENTE IMPOSSIBILE!” La voce di un ragazzo giunse alle orecchie degli studenti europei mentre, con un poderoso calcio che fece molta scena con il fumo che si innalzava da sotto la carrozza, una porticina si aprì rilevando un piccolo gruppo di ragazzi ammaccati.
“Ma andiamooo! Non vivevo un’esperienza del genere da quando precipitai per sbaglio nella residenza estiva di una duchessa inglese! Esperienza fantastica, quella donna mi buttò contro di tutto e tra gli oggetti c’erano pure gli occhiali da sole che ho indossato fino a poco fa!” 

Nessuna di quelle persona aveva minimamente intenzione di prestare attenzione alla moltitudine di gente che si era riunita intorno a loro, sembrava quasi che pensassero di essere soli nel bel mezzo di un bosco.
Di certo era un modo originale per presentarsi…

“In ogni caso i Grimm mi dovranno prestare qualche attrezzo, un po’ di legna, chiodi e… va beh quei pezzi li dovrei avere io. Però probabilmente mi serviranno quegli altri e…” L’americano non degnò di uno sguardo l’uomo più potente dell’istituto che, contando fino a dieci ad ogni passo, si stava avvicinando agli ospiti cercando di rimanere il più calmo possibile. “Bentrovati a Durmstrang, io son…” 

Il tentativo di presentarsi fallì miseramente nel momento in cui, con un balzo olimpionico, l’uomo passò dall’altro lato della carrozza continuando a controllare i danni. 

“Io sono Elijah Grimm, penso che lei mi conosca, e mi fa…” Il Grimm non demorse nonostante il fatto che, per David, lui continuava a non esistere minimamente. “Mi scusi...” Con il volto impassibile, che non faceva trasparire tutto il suo nervosismo, Elijah toccò la spalla del collega americano attirandone così finalmente l'attenzione. “Io sono Elijah Grimm, il preside di Durmstrang. E’ con un immenso piacere che vi do il benvenuto nella nostra scuola.” Si presentò accompagnando il tutto con un breve inchino, sotto lo sguardo attento di David, che fino a quel momento si era divertito ad ignorarlo di proposito.

“Ma buonasera mio caro!” Il preside americano dapprima strinse vigorosamente la mano al proprio collega, per poi passare ad abbracciarlo calorosamente, ben consapevole di quanto tutto quello desse un enorme fastidio al Grimm. “Credo che il mio mezzo abbia bisogno di riparazioni ma prima, se non ti è un problema, avrei un certo languorino… Che ne dici di farci strada verso la sala da pranzo? Potrei mangiarmi un cinghiale in un sol boccone stasera!” David terminò il discorso dando una sonora pacca sulla spalla ad Elijah che, nascondendo le sue vere intenzioni sotto un freddo sorriso di circostanza, decise di non rispondere all’americano.

‘Diavolo, e io che credevo di riuscire a farlo arrabbiare fin da subito… Oh quest’anno mi divertirò parecchio!’ Si ritrovò a pensare l'americano seguendo il tedesco all'interno del Castello.

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Dal momento che tutti gli studenti ammassati nel cortile dell'Istituto erano molto più alti e grossi di lei, Helene capì che non sarebbe mai riuscita a vedere nulla dei nuovi arrivati se fosse rimasta in quel punto. E la curiosità la stava divorando.
Perciò, facendosi faticosamente largo tra la folla che si dirigeva nella direzione opposta alla sua, fece retro front incamminandosi verso le mura del Castello. All'esterno si trovavano infatti delle scale di pietra, grazie alle quali si potevano raggiungere delle torri senza dover passare dall'interno.
Sollevandosi l'orlo della gonna, iniziò a salire gli scalini irregolari, finchè non arrivò ad una sorta di terrazzino, dove si fermò.
Da lì, benchè non più così vicina al luogo di arrivo, poteva godere di una perfetta panoramica di tutto ciò che accadeva nel cortile. 
Tutti gli studenti sotto di lei erano pallidamente illuminati dalle torce che Elijah aveva fatto disseminare nel cortile, per segnalare la strada e dare il benvenuto ai nuovi arrivati. 
Helene rimase un po' ad osservare la situazione, immersa quasi nel silenzio, visto che le voci le arrivavano alquanto ovattate. Ogni tanto si stringeva un po' di più nel mantello, cercando così di reprimere i brividi causati dal freddo.

"Che ci fai qui tutta sola?"

Udendo quella voce all'improvviso - la sua voce - la ragazza fece un salto per aria, voltandosi di scatto. 
Willhelm Grimm era davanti a lei a testa in giù. Con i piedi e i polpacci si teneva ad una sporgenza presente nel muro, mentre con le braccia e il busto si dondolava lentamente e ritmicamente avanti e indietro. "Oh chiedo scusa! Spero di non averti spaventata!" Dopo aver eseguito una capriola le atterrò accanto, poi si appoggiò alla balaustra, osservando ciò che stava succedendo nel cortile, dove una colonna disordinata di ragazzi aveva iniziato a dirigersi verso il Castello.
"Giusto... giusto un po'" Ammise balbettando Helene, mentre ringraziava mentalmente il fatto che fosse buio: era sicuramente arrossita. "Tu cosa ci fai qui, piuttosto?" Cercò di sviare il discorso "Ero convinta fossi in prima fila insieme alla tua famiglia per accogliere gli ospiti!"
"Evidentemente non è così." Rispose lui con un tono misto tra il rassegnato e l'amaro, senza però aggiungere nient'altro.

Almeno finchè la colonna di studenti - che vennero finalmente riconosciuti da entrambi come appartenenti all'Istituto di Ilvermony grazie ai colori della divisa - non arrivò sotto di loro, guidati da un uomo visibilmente eccitato.

Con gli occhi sgranati, Willhelm si sporse più che potè dalla balaustra, allungando anche il collo per poter vedere meglio. Poi un'imprecazione uscì dalle sue labbra. Le stesse che Helene si era imbambolata a fissare fino a quel momento.

"Cosa?" Domandò confusa, dopo un attimo di smarrimento. Non aveva mai sentito qualcuno imprecare.

Will sembrò ricordarsi solo in quel momento che anche lei era lì. Scuotendo la testa, si apprestò a scusarsi. "Chiedo venia. Ma di certo non mi aspettavo che ad Ilvermony fosse presente un numero così elevato di Sondereith! E ancora meno che il Preside fosse uno di loro!

Ma prima che Helene riuscisse a chiedere ulteriori spiegazioni, Will tornò a sorridere. "LIVVY!" Esclamò con voce tonante, attirando così l'attenzione di una ragazza presente proprio tra gli studenti di Ilvermony, che si fermò ad aspettarlo. 
Un salto e una capriola dopo, Willhelm le era atterrato di fronte.
Dopo un inchino e un baciamano, le porse il braccio, guidandola all'interno del Castello.
Mentre Helene assisteva alla scena impotente, con una morsa allo stomaco.

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Jacob stava cenando al solito posto quando sentì alle sue spalle la presenza familiare dello zio. 
Senza smettere di masticare, voltò la testa e inarcò un sopracciglio con aria interrogativa.
"Seguimi." Si limitò però ad ordinargli l'uomo.
Capendo che non avrebbe avuto modo di chiedere spiegazioni senza attirare l'attenzione più di quanto già non stessero facendo, il ragazzo lo seguì senza obiettare.

Elijah lo guidò così verso un'ala del castello quasi mai utilizzata, per un dedalo di corridoi che al ragazzo sembrarono infiniti. Finchè non si fermò davanti ad una porta.
"Solo il sangue di un Grimm può aprirla" Spiegò l'uomo prima di pungersi un dito e tracciare un simbolo runico sul legno.
Poi fece al nipote segno di passare.

Nel momento in cui Jacob mise piede dentro alla stanza, il suo sguardo venne catturato da una gabbia contente una ragazza dai capelli rossi.
"Ma cosa...?" Iniziò a domandare perplesso, prima di bloccarsi a metà. Un sorrisetto sarcastico affiorò sul suo volto, prima di avvicinarsi ancora di più alla gabbia, senza mai staccare gli occhi di dosso dalla ragazza, che in risposta arretrò finchè le sbarre glielo poterono permettere. "Non mi dite zio! I vostri nuovi divertimenti comprendono anche le lupe mannare adesso?" Chiese ironico "Ero convinto che noi Grimm dovessimo solo sterminarli." Davanti agli occhi sgranati ed increduli di Sascha, scoppiò in una breve risata. "E io sarei qui perchè...?" Concluse infine.
"Lei non è qui per farmi o farti divertire Jacob." Spiegò Elijah pacato, senza dar troppo peso alle insinuazioni del nipote. "Lei è qui perchè sarà la tua prima prova per il Torneo."
"Sapevo che volevate avantaggiare la nostra famiglia, zio, ma non pensavo fino a questo punto." Commentò Jacob sghignazzando "Sarà un giochetto ucciderla."

"Ma tu non dovrai ucciderla Jacob. Ci sono tre lupi mannari nella scuola adesso: uno per Campione. Il vostro compito sarà catturarli. Vivi."

"Ancora meglio allora. Sarebbe proprio un peccato sprecare un facciottino così carino."

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Bianca, rabbrividendo per il freddo, sgusciò fuori dal letto per dirigersi verso la camera di Willhelm. 

Non lo vedeva da quella mattina, quando se n'era andato furioso dall'ufficio del Preside. Era come sparito nel nulla per quasi tutta la giornata. 
In realtà lo aveva visto a cena. Ma era stato come non vederlo davvero: aveva trascinato Livvy al loro tavolo - insistendo perchè cenasse con loro - e poi aveva chiacchierato e scherzato solo con l'americana, ignorando totalmente tutto ciò che gli stava attorno. Compresi lei e Jacob.

A piedi scalzi, attraversò il corridoio, ascoltando il familiare scricchiolio del legno causato ad ogni suo passo.

Conosceva molto bene suo cugino. Non avevano solo la stessa età: erano cresciuti insieme, erano della stessa Casa, giocavano insieme a Quidditch da una vita, passavano quasi ogni ronda insieme.
E le era dispiaciuto molto vedere quanto quella situazione lo facesse stare male. Sapeva già da tempo dell'insofferenza che lo attanagliava, vedendo Jacob messo sempre sul piedistallo in quanto primogenito, mentre per lui non rimanevano altro che le briciole. Ma non si sarebbe mai aspettata quell'esplosione.

"Will?" Domandò bussando piano alla porta e quasi sussurrando. 

Con sua enorme sorpresa, il ragazzo venne subito ad aprirle. "Bianca!" Esclamò interdetto, dopo averla riconosciuta tramite uno spiraglio della porta "Cosa ci fai qui?" Domandò dopo un attimo di esitazione, aprendola del tutto. 
"Volevo solo sapere come stai." Spiegò lei titubante.

Per qualche secondo il ragazzo non rispose, mordendosi nervosamente il labbro. "Entra e siediti davanti al fuoco, o ti verrà un malanno!" Decise alla fine "Sei anche scalza!"

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Notte tra l'1 e il 2 ottobre 1802, Europa del Nord Est, Istituto di Durmstrang
 
Era calata ormai da tempo la notte, il silenzio faceva da padrone in tutto il castello e dei pallidi raggi lunari rischiaravano a tratti i vari piani dell’edificio.
Il banchetto di benvenuto era finito da diverse ore e quasi tutti erano tra le braccia di Morfeo. 
Sorprendentemente però, una figura saliva lentamente le scale. 
Il passo leggero come una piuma e il volto coperto dal cappuccio di un mantello non rilevavano la sua identità neanche alla miriade di quadri appesi lungo il percorso che, man mano, stava affrontando con immensa cautela.

Con lo sguardo fermo dinanzi a sé sembrava quasi conoscere perfettamente ogni meandro del castello.

Ad un certò la figura si fermò davanti ad una porta fatta di un legno scuro e scheggiato in più punti, come se qualcosa, o qualcuno, avesse tentato di aprirla con degli artigli… “Alohomora” 
Con un flebile tic la serratura della porta si aprì e, scostandola di quel poco che bastava per passare, l’incappucciato entrò nella stanza richiudendo subito dopo la porta dietro di sé.
Delle grandi finestre, in parte coperte da spesse tende color porpora, facevano entrare l’unica fonte di luce di tutto l’ambiente.
Una serie di scaffali e armadi ricoprivano il muro difronte alle finestre ed un soffitto con volte a stella davano un senso di profondità, quasi come nella Sala del Ristoro al pian terreno.
Nonostante la certezza di essere solo nella stanza, l’uomo, con molto cautela, tirò fuori da sotto il mantello uno specchietto che rifletteva il suo volto in parte coperto dal cappuccio nero.

“Padre, sono io. Rispondete.” Chiamò dopo aver estratto da una tasca uno specchio gemello. Quella era l'unica via sicura per poter parlare con chi si trovava al di fuori di Durmstrang… 
"Padre” Riprovò di nuovo dopo un po', alzando leggermente il tono della voce e ripetendo ancora una volta il richiamo verso il possessore dell’altro specchio.
“Ce ne hai messo di tempo per farti vivo… Che cosa hai per me?” Il tono gelido dell’uomo che rispose non lasciava spazio a molte discussioni e l’incappucciato lo sapeva perfettamente.
“Il banchetto di benvenuto è finito e…” Il racconto fu bloccato da un rumore sordo che proveniva aldilà della vecchia porta in mogano.

Non poteva permettersi di farsi scoprire a quell’ora e in quel posto. Un passo falso del genere significava aver fallito miseramente la missione che gli era stata assegnata.

“…Come sospettavamo il numero di cavie non è elevato ma neanche nullo” Passarono dei secondi interminabili prima che l’uomo ricominciasse a parlare riprendendo esattamente da dove aveva lasciato prima dell’interruzione.
“E loro lo sanno?” Il tono di voce dell’individuo rimase sempre molto freddo ma era impossibile non notare il segno di irrequietezza che traspariva dalle sue parole.
“Presuppongo di sì, è impossibile che me ne sia accorto solo io. Come avevamo pensato, sono principalmente tutti di altre scuole ma ciò non dovrebbe comportare problemi con l’attivazione della malia.” Dopo il rumore, nonostante il fatto che non era entrato nessuno, il suo sguardo saettò verso la porta più e più volte rimanendo sempre sull’attenti per un possibile scontro.
“Qua i dubbi sulle tue capacità sono sempre tanti e vorrebbero mandare un rimpiazzo. Non mi far pentire della mia decisione di lasciare tutto in mano a te” Il volto nello specchio indugiò a guardare il figlio che cercò di rimanere il più possibile impassibile alle sue parole.

Più passava il tempo e più era determinato a voler portare a compimento la propria missione per poter dimostrare il suo vero valore. Prendere il potere e schiacciare tutti quelli che fino a quel momento si erano opposti a lui, questo era il suo fine ultimo.

“Ne rimarrete tutti piacevolmente colpiti, può starne certo padre” Il sorriso che si faceva strada sul suo viso poteva essere interpretato in vari modi: sfrontatezza verso il padre e gli altri membri dell’organizzazione, segno di sfida, ottimismo verso il compimento del piano o anche solamente pazzia nel mettersi contro tutti indistintamente.
“Lo spero. Mi basta sapere questo per ora, non tardare negli aggiornamenti” Non dando neanche il tempo di controbattere, l’uomo si staccò dal collegamento, lasciando il figlio un attimo senza parole.

Ma dopotutto cosa si doveva aspettare? Il rapporto padre-figlio non era mai esistito tra loro, assomigliava di più a quello tra un capo ed un sottoposto.
Un altro buon motivo per perseguire per la strada che man mano stava cercando di tracciarsi faticosamente da solo.

 
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Forse non tutti i personaggi hanno avuto lo stesso spazio, ma essendo così tanti ho dovuto fare così. In ogni caso si rifaranno con il prossimo capitolo, promesso!
 

Domanda della settimana: faccio un capitolo intermedio in cui gli studenti si abituano al nuovo stile di vita a Durmstrang oppure salto direttamente alla scelta del Calice di fuoco (quindi al 31 ottobre)? RISPOSTA OBBLIGATORIA ENTRO IL 27/11 (la maggioranza vince e le risposte arrivate dopo non saranno accettate visto che mi servono per scrivere il prossimo!)

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Capitolo 6
*** 4 - Adattarsi a Durmstrang ***


4
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(Diciamo che per lo stemma della scuola australe ci ho provato... se qualcuno è più bravo e vuole cimentarsi me lo dica!)

Buona lettura! ;)



 
- ADATTARSI A DURMSTRANG -
 
 
 
 

Sera, venerdì 1 ottobre 1802, Europa del Nord Est, Istituto di Durmstrang

 


"Reyna!"

La Black, sentendo chiamare il suo nome da una voce femminile sconosciuta, iniziò a guardarsi intorno incuriosita.
Almeno finchè non focalizzò - in mezzo agli studenti di Murrinh-Patha appena arrivati nel cortile di Durmstrang - un volto a lei non del tutto estraneo.
Per qualche secondo sbattè le palpebre, incerta, mentre vedeva la ragazza avvicinarsi.
Poi una lampadina si accese nella sua testa, permettendole finalmente di riconoscere colei che le stava sorridendo. "Kath!" Esclamò felice, trotterellando allegramente verso di l'allieva australiana.

Era proprio Kathleen Lohan quella che le si trovava di fronte.
Certo, sicuramente cambiata e maturata, diversa rispetto alla bambina che Reyna ricordava. Eppure, in qualche modo, i tratti che l'avevano caratterizzata da piccola li aveva in parte mantenuti, permettendole così di riconoscerla.

Le due ragazze, quando furono abbastanza vicine, si scambiarono un lungo abbraccio.
"Ma sei proprio tu?" Domandò incredula Kathleen quando si staccarono. "Cosa ci fai a Durmstrang? Ti credevo ad Hogwarts!"
"La stessa cosa che pensavo io di te!" Commentò Reyna scoppiando a ridere.

“E’ evidente che dobbiamo aggiornarci su tante cose." Le rispose Kath prendendola a braccetto. "Ad esempio... pensi di provare a partecipare anche tu al Torneo, cuginetta?"





- * -



“LIVVY!” 
La voce di Camille fece per un attimo trasalire l’amica che, pregando ogni divinità esistente, sperava di passare inosservata in mezzo alla marea di ragazzi che chiacchierando allegramente stavano raggiungendo i propri alloggi. 
“Dove credi di andare esattamente? Ti ricordi quello che mi avevi promesso stamattina?” Continuò Cammie, senza aspettare una qualche risposta dalla ragazza. 
“Sì mi ricordo, ma…” Provò a ribattere Livvy, prima che la sua voce si perdesse tra quelle di un gruppo di Kelpie che passava vicino a loro.
“Bene” Sul volto della Serpecorno si fece largo un gran sorriso a trentadue denti. “Allora che ne dici di raccontarmi cosa c’è esattamente tra te e quel Grimm? Non mi fare andare avanti ancora ad ipotesi!”

Livvy sospirò rassegnata. Quando si trattava di pettegolezzi la Serpecorno era in grado di ricorrere a qualsiasi mezzo pur di ottenere l’agognato segreto. “Oh… Ehm… Non è che ci sia poi così tanto da raccontare in realtà. Io…” Tuttavia la Tuonolato non riuscì a concludere la frase.
“Fanciulle, fate defluire il passaggio! Ah ma siete voi, che ci fate qua in mezzo?” Con la divisa da Magiscopino che svolazzava da ogni parte, Tyler si fece largo tra la folla cercando di liberare l’ingresso dagli ostacoli.
Era pur sempre un Caposcuola nonostante non fosse a Ilvermorny.
“Ciao Tyler! La nostra cara Livvy ci stava togliendo il dubbio sul suo rapporto con Willhelm Grimm” Lo mise al corrente Cammie, mettendo così all’angolo l’amica che si trovò non più uno ma ben due paia di occhi puntati addosso.

“Qualcuno mi ha nominato?” Sentendo il suo nome, il più piccolo dei fratelli Grimm si girò verso la fonte.  

“Oh ciao Will. Io… Cioè noi… Cioè loro… Aaah! Insomma volevano sapere qualcosa riguardo a Durmastrang e a voi Grimm. E su come facciamo noi due a conoscerci.” Si arrese alla fine Livvy, sentendosi leggermente in trappola e vedendo nell'amico una possibile via di fuga.

“Perchè non l'hai detto subito?" Esclamò Will compiaciuto. "Chi meglio di me può raccontarvi dei Grimm? Abbiamo ancora un po’ di tempo a disposizione in fondo.” Parlare della propria famiglia e del loro ruolo nella scuola non faceva che renderlo pieno d’orgoglio.

Poteva anche essere l'eterno secondo dinanzi a Jacob, ma era, e sarebbe sempre rimasto, un discendente della dinastia Grimm. Una delle famiglie più potenti e influenti nel mondo magico.

“Cosa abbiamo qui? Riunione tattica pre torneo? Oh… C’è pure un Grimm! Dovrò modificare le mie congetture allora.” La Sala di Ristoro era quasi del tutto svuotata e, dopo essersi gustato con tranquillità la propria cena, Liam si era avvicinato al gruppo senza farsi sentire. “Piacere di fare la sua conoscenza, sono William Jackson, Caposcuola di Ilvermorny.” Affermò il Wampus, con il suo solito sorriso sghembo sul viso, porgendo la mano destra a Will per stringergliela. 
Dopo un attimo di silenzioso studio tra i due, il Grimm ricambiò.

“Uffa, ma non perdiamo di vista l’argomento principale! Quale rapporto c’è tra voi due?” Agitando le mani frettolosamente, Cammie cercò di riportare il discorso sull’argomento principale. Più tempo passava e più cresceva la sua curiosità in merito.

Will e Livvy si guardarono per un attimo, come per scambiarsi qualche frase muta. Poi Will scoppiò a ridere. “Capisco la curiosità nei nostri confronti, ma l'arcano è presto svelato: le nostre famiglie sono amiche da decenni. I Ravenwood inventano marchingegni geniali e noi li compriamo. Ho soddisfatto la vostra curiostià?” 

Tutti i presenti si scambiarono più di uno sguardo, sorpresi dalla novità. ‘Marchingegni? E di che tipo?' Ma nessuno di loro espresse la domanda ad alta voce.

“Beh… Chi di voi vuole fare un giro per il castello? Non vorrei nei prossimi giorni dovermi trovare nella scomoda situazione di cercare studenti americani sperduti per la scuola!” Propose dopo pochi secondi di silenzio Willhelm, scatenando così reazioni contrastanti nel suo pubblico. I presenti erano ovviamente entusiasti all’idea di conoscere meglio la storia dell’Istituto, ma erano anche preoccupati di aggirarsi per il castello di sera e con un Grimm come guida.

La fama di Elijah non era passata inosservata a nessuno. E Will, nel bene o nel male, rimaneva pur sempre un Grimm. 

“Ho sentito tante storie sul conto di questa scuola, tanti racconti e leggende che avvolgono molti aspetti di quest’Istituto… Son curioso di sentire una versione di chi la dirige.” Il silenzio che si era venuto a creare fu spezzato da Tyler che, con un flebile sorriso in segno di incitamento, fece cenno al Grimm di fare strada al gruppo, che lasciò così infine l’ingresso della Sala Ristoro per salire nei vari piani che componevano l’imponente struttura di una delle scuole più importanti del continente europeo.

“La scuola è composta da quattro piani, in ognuno di essi le Case trovano il proprio dormitorio. Al primo i Draghi, nel secondo i Folletti, nel terzo gli Alastyn e nel quarto, ed ultimo piano, i Kelpie.” Cominciò a spiegare Will.
“UH UH UH! CHI E’ CHE HA PARLATO DI ALASTYN?” Le parole del Grimm ebbero l’effetto di richiamare l’attenzione di un fantasma alquanto magrolino e con un gran buco in mezzo allo stomaco.
“Oh buonasera signor Zaytsev, sto portando i nuovi arrivati dalla scuola di Ilvermorny a fare un giro per il castello.” Il ragazzo si fermò nel bel mezzo dell’ultima rampa di scale che portava al secondo piano mentre, con un gran sorriso e un fluttuare vivace, il fantasma guardava il gruppetto contento di fare nuove conoscenze.
“Salve ragazzi! Io sono il fantasma della casata degli Alastyn, spero di poter fare con voi presto una chiacchierata!” Senza aspettare ulteriori risposte il fantasma, dopo aver fatto un paio di giri della morte sul posto, se ne andò trapassando Liam e Tyler.
“Fr-fr-fr-fr-freddo!” I due Caposcuola si trovarono a parlare sincronizzati e tremanti. 

“Già… Zaystev è più gelido rispetto agli altri fantasmi presenti nella scuola. C’è chi suppone sia a causa del buco che ha nello stomaco.” Commentò Will in tono serio. “Continuiamo.” Senza aspettare che i due studenti americani si riprendessero dal colpo subito, il Grimm riprese a salire le scale in marmo bianco.

A Willhelm non era mai stato simpatico quel fantasma fin troppo allegro. Tante volte si era trovato a dover correre per non fare tardi a qualche lezione, con lui al fianco che parlava a ruota libera: era una situazione alquanto snervante. Almeno, fino a quel momento, alla sola vista di Ellijah riusciva ad avere un certo contegno, che però non aveva in altri casi.

Il giro per la scuola continuò con l'esplorazione di ogni meandro della struttura. 
Tanti erano i quadri che salutavano il giovane Grimm al suo passaggio e altrettanti erano quelli che fermavano la compagnia per chiedere a Livvy se fosse veramente lei, se fosse realmente una Raven Duchannes. Alla risposta affermativa della Tuonoalato, ognuno dei diretti interessati reagiva in modo diverso: c’era chi ne rimaneva piacevolmente colpito, chi in silenzio a meditare su quanto appena sentito, chi faceva un inchino in segno di saluto e chi, persino, si metteva a ridere senza un reale motivo accennando, tra una risata e l’altra, ad avvenimenti che nessuno dei presenti conosceva.

Di certo non si poteva non far caso al fatto che a Durmstrang, ancor più rispetto ad altre scuole, il non rendere noti molti particolari era un qualcosa di quotidiano. Molte volte ci si imbatteva in avvenimenti che in molti non si sapevano spiegare o che, magari, sapevano ma non avevano intenzione di divulgare al resto degli studenti.

“Certo che voi due siete una bella coppietta eh!” La frecciatina di Liam fece centro e i due diretti interessati irrigidirono di riflesso la schiena, quasi colti di sorpresa dalle sue parole.
“Ma che… Cosa non è chiaro della frase ‘Siamo amici da sempre’ detta giusto dieci minuti fa?” Domandò Will girnadosi verso l’americano e aspettando una replica da parte sua.
Liam in realtà, dopo averli studiati entrambi nel giro alla scoperta di Durmstrang, scalpitava nel voler farli innervosire un po’.
Ma l'unico ad accorgersi che il Caposcuola era in piena vena di scherzi fu Tyler, il quale non volle interrompere la scena per vedere fin dove si sarebbe spinto il collega.

“Oh ehm… Nessuna, è solo che vi vedo molto affiatati insieme e, così, facendo due più due…” Il Wampus lasciò di proposito la frase a metà, per dare libero spazio ad ogni interpretazione possibile, qualsiasi essa sia.
“Jackson! Senti, ti conosco da anni e non credere che ogni tua azione sia passata inosservata a tutti gli studenti. Quindi, o tieni a freno la lingua o…” Livvy non ci mise molto a controbattere al compagno di scuola e, usando la sua stessa arma, gli rispose con uno sguardo di fuoco.
“Te l’ha fatta eh. Dai Liam, sarà per la prossima, non è che puoi averla sempre vinta.” Lo spettacolo fu uno dei migliori agli occhi di Tyler che, dopo aver lasciato andare leggermente avanti il trio composto da Camille, Livvy e Willhelm, non perse l’occasione di commentare quanto successo insieme a Liam che digrignava i denti per il nervoso.

Odiava perdere, non era una cosa che accettava facilmente, soprattutto se aveva a che fare col gentil sesso. Cosa sapeva esattamente sul suo conto? Un qualche abuso di potere da parte sua grazie alla carica di Caposcuola? Dei comportamenti lasciati impuniti quando, invece, doveva agire?
Tutto ciò rischiava di fargli saltare in aria i nervi.

“PER TUTTI I GARGOIL, MUNCIUS!” 
Arrivati nei pressi del cortile interno dell’Istituto, le grida del preside di Ilvermorny non furono ignorate e, attratti dal suo apparente blaterare a vuoto, la comitiva si affacciò dalle finestre del primo piano per osservarlo con attenzione.
“Quella lastra di acciaio magico non va in quel punto, quante volte te lo devo ripetere? Ti ricordi che successe l’ultima volta, in Spagna, quando lo montammo al posto sbagliato?” A prima vista sembrava che l’uomo fosse impazzito e che stesse gridando al vento frasi senza senso.

In realtà le cose non stavano proprio così…

“Ehi ma quel pezzo di metallo non lo tiene un…” L’ultima parola di Cammie le morì in gola per la sorpresa. 
“Sì Camille. E’ uno scoiattolo quello! E decisamente forzuto a quanto sto notando. In più ha pure un nome tutto suo.” Tyler completò la frase per l’amica, continuando a fissare esterrefatto un esserino portare, appoggiata alla spalla destra, una lastra di acciaio non più grande di un metro per lato.

“VOGLIO ANDARE LA’ AD ABRACCIARLO!” La ragazza cominciò a saltellare da una parte all’altra, eccitata per la situazione. 
“Nonono vado io che al ritorno non voglio morire d’infarto per la paura!" La bloccò però Livvy "Almeno io so dove mettere le mani! Scusa cara ma se vai te è la fine, chissà il caos che potreste fare!”  Continuò borbottando qualcosa contro i presidi incapaci “Bene, siccome conosco ormai questo castello come le mie tasche, vado a supervisionare i lavori del nostro caro preside… Non vi perdete!” Lanciando un’occhiataccia al duo Liam-Tyler la ragazza fece perdere le proprie tracce, correndo via con una velocità impressionante.

“Beh… Continuiamo, vi faccio vedere le ultime due aule rimaste e poi vi accompagno nei vostri alloggi per la notte” Con una scrollata di spalle che faceva intendere quanto fosse ormai abituato a tutto ciò, il Grimm riprese a camminare, dopo aver lanciato un’ultima occhiata all’uomo che parlava con lo scoiattolo.

- * -


“All’ultimo bivio a destra, poi subito nel corridoio sulla sinistra e, infine, la terza porta sul lato sinistro” Kyle si ripassò per l’ennesima volta il percorso a bassa voce mentre, guardando fisso davanti a sé, si inoltrava alla ricerca del proprio dormitorio al primo piano. 
A quanto pareva non avrebbe continuato a vivere insieme a quel gruppo di ragazze chiacchierone e approfittatrici. Ma se da un lato quando lo aveva saputo aveva tirato un sospiro di sollievo, dall’altro era un po’ preoccupato su chi potessero essere i suoi nuovi compagni di stanza.

Il rumore dei passi rimbombava per tutta la lunghezza dei corridoio e le torce, appese con una precisa distanza tra loro,  proiettavano una lunga ombra. Il Dirawong assomigliava quasi ad un grosso orco.

A Durmstrang vigeva un coprifuoco dopo il quale a nessuno era consentito vagare nel castello se non con permessi o accompagnamenti speciali. Era una regola molto ferrea con tutti ma, in particolar modo, con i mezzosangue che, se la infrangevano, venivano puniti in modo molto più duro dei purosangue.  

‘In questo castello prima o poi mi perderò me lo sento…’ Si ritrovò a pensare il ragazzo proprio mentre si trovava a pochi metri dalla tanto agognata porta.

Dopo un lungo respiro, Kyle bussò e rimase in attesa di risposta. “Avanti, è aperto!” Una voce maschile lo invitò ad entrare e lui non se lo fece ripetere due volte.

La stanza in cui si ritrovò era sistemata per poter ospitare cinque persone, con tanto di comodini e cassepanche personali. Un paio di finestre coperte da tende color porpora si affacciavano sul grande giardino che circondava l’istituto europeo.

“Buonasera, io sono Amos e beh… A quanto pare saremo compagni di stanza per un po’.” Il Serpecorno, che fino a quel momento era pigramente disteso sul suo letto, si alzò di scatto per dare il benvenuto al nuovo arrivato.
“Oh ciao Amos, io sono Kyle, di Murrinh-Phata. Ma gli altri dove sono?” Stringendo la mano al nuovo amico, Kyle si guardò per un attimo intorno, notando solo in quel momento che in camera non c’era nessuno altro.
“Bella domanda, pure a me piacerebbe saperlo ma non li vedo da quando ho lasciato la Sala Ristoro.” Confessò a quel punto Amos sorridendo al ragazzo, non sapendo esattamente cosa dirgli.

Nel tempo successivo Kyle ebbe modo di conoscere meglio il proprio coinquilino che gli raccontò le proprie avventure lungo il  tragitto verso Durmstrang e, dopo aver ascoltato attentamente quanto gli fosse accaduto, toccò a lui parlare. Nessuno dei due era un chiacchierone ma era evidente come si trovassero bene a parlare insieme.

‘Penso che mi piacerà questo posto, quantomeno non sono l’unico maschio della stanza.’ Pensò il  Dirawong mentre ordinava i propri vestiti nella cassapanca ai piedi del letto.

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Sabato 2 ottobre 1802



Bianca riaprì gli occhi e per qualche secondo si guardò attorno spaesata. Di sicuro non era nella sua camera.
Dopo aver fatto mente locale, si ricordò della sera prima.

Lei e Will avevano parlato fino a tardi, perciò si era evidentemente addormentata lì, nel letto di suo cugino. E lui, per non disturbarla, aveva trasfigurato una poltrona in un altro letto. Sul quale si trovava ancora, placidamente disteso a pancia in giù e tra le braccia di Morfeo.

Rabbrividendo per il freddo, Bianca si rintanò nuovamente sotto la pesante coperta di lana e perse qualche secondo a guardare il cugino, quasi divertita.

In quel frangente, nessuno avrebbe potuto pensare che quel bellissimo quanto apparentemente innocente ragazzo, dal volto angelico, potesse trasformarsi in uno spietato cacciatore di creature oscure.
Tutti avevano sempre puntato su Jacob, ma lo avevano fatto solo in quanto fratello maggiore.
Se Bianca si fosse mai trovata nella condizione di affrontare un Sondereith però, non avrebbe avuto dubbi su quale fratello volere al suo fianco.
Ed era esattamente questo che gli aveva ripetuto fino alla nausea la sera prima, cercando di consolarlo. Ma, almeno da quel lato, Willhelm era come sordo.
Aveva sempre avuto un'ottima fiducia nelle proprie capacità. Tranne quando doveva essere posto a confronto con Jacob. In quelle occasioni, semplicemente, tornava ad essere il fratello minore. Il secondo genito. Quello messo da parte. 

E questo, Bianca non poteva più accettarlo.


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Lunedì 4 ottobre 1802

 



"E dire che il castello sembrava così piccolo, visto dall'esterno!" Sbuffò Eloise, percorrendo per la quarta volta lo stesso corridoio.
"Dici che ci hanno posto un incantesimo estensivo irriconoscibile?" Le diede corda Elizabeth, seguendola a passo svelto e deglutendo. Non voleva di sicuro perderla di vista!

In quel frangente non facevano altro che venirle in mente le parole che Charlotte le aveva rivolto per metterla in guardia dai Grimm.


E il non sapere dove si trovasse in quel momento le faceva sentire la gola secca.
Senza contare che quell'ambiente non le piaceva, non le piaceva per nulla. Tutti i corridoi che avevano percorso fino a quel momento erano tetri. Bui e soffocanti. Le fonti di illuminazione erano minime.
E a lei mancava già la calda e luminosa Australia. 

"E' una scuola di magia, tutto è possibile." Rispose Eloise, arrestandosi e guardandosi attorno con attenzione.
Il brutto del mondo magico era che i ritratti si muovevano, quindi non poteva dire con certezza per quale motivo avesse visto l'uomo con il grosso naso - che le stava fissando torvo - per la quinta volta.
"Ottimo! Siamo qua da appena due giorni e già ci siamo perse." Commentò Elizabeth. "Dici che è il caso di provare a chiedere ad un ritratto?" Aggiunse, sollevando l'orlo della gonna e dirigendosi verso quello di una donna dall'aria materna.

Stava per aprire bocca e chiedere delle indicazioni, quando delle voci provenienti da un lato del corridoio attirarono la sua attenzione. E non era stata la sola a sentirle. Anche Eloise aveva voltato la testa nella medesima direzione.
"Ehy! Ma allora c'è della vita anche qui!" 

Sollevate di avere trovato qualcuno e sperando non si trattasse semplicemente di ritratti troppo chiassosi - o peggio, di un Grimm - si diressero verso la fonte del rumore.
Erano due ragazzi, che riconobbero entrambe come allievi di Durmstrang grazie alla divisa rosso sangue.
E tutti e due alzarono lo sguardo perplesso verso di loro.

"Ehy!" Esclamò il primo con tono irritato "Lo sapete che questa è un'ala del Castello riservata ai soli uomini?" Stava per aggiungere qualcos'altro, ma il secondo gli appoggiò una mano sulla spalla. "Calma Frederich. Sono studentesse straniere, non vedi la loro divisa? E' probabile che si siano perse."
"E' così infatti, ci siamo perse." Confermò Eloise, guardando speranzosa il ragazzo che sembrava più ragionevole. "Non è che potreste darci una mano?"
"Da che scuola provenite?" Rispose il secondo con un sorriso, avanzando verso di loro. "Io sono Levi comunque." Si presentò facendo ad entrambe un elegante baciamano.
"Siamo di Murrinh Patha. Molto piacere, io sono Eloise." Rispose lei arrossendo appena. "E lei è Elizabeth." Aggiunse indicando la sua amica, che si fece avanti timidamente.
"Se siete della scuola australe immagino che stiate cercando l'aula di trasfigurazione." Commentò Levi "L'insegnante ci ha detto che avreste seguito le lezioni con noi. Se volete seguirmi, sarò lieto di accompagnarvi." 
Davanti ad un cenno di assenso e di ringraziamento delle due australiane, il ragazzo si apprestò a far loro strada. "Da questa parte... e scusate il mio amico per i suoi toni scorbutici. Ha solo avuto una brutta mattinata."




- * -




"Ma si può sapere che fine ha fatto Levi?" Chiese Christopher ad alta voce, guardandosi attorno preoccupato. "La lezione inizierà tra cinque minuti e di lui neanche l'ombra! Non ha mai tardato in vita sua!"
Per tutta risposta, Trystifer alzò appena lo sguardo dal paragrafo che stava rileggendo per la sesta volta.

Per quanto si sforzasse, non riusciva proprio a memorizzarlo!
E la cosa era grave, visto che quel giorno il professore avrebbe interrogato di sicuro lui. Glielo diceva una vocina alquanto fastidiosa nella sua testa.

"Come hai detto tu, mancano ancora cinque minuti. Sono sicuro che arriverà." Commentò piatto, non alzando neanche gli occhi dal foglio.

Ebbe appena il tempo di terminare la frase, che la porta sul fondo dell'aula si aprì e proprio l'oggetto delle loro chiacchere entrò, seguito da due ragazze che si guardavano attorno con curiosità.
"Hai capito il nostro Levi!" Commentò sarcastico Christopher, mentre pochi secondi dopo entrava nell'aula anche il loro prefessore di trasfigurazione. "Ha fatto nuove conoscenze. E io che mi sono pure preoccupato per lui!"
Appena Levi si sedette nel suo solito posto, dietro di loro, Christopher si girò verso di lui con un sorriso smagliante. "Ti intrattieni con ben due ragazze e non ci dici nulla? Noi, i tuoi migliori amici?" Continuò portandosi una mano all'altezza del cuore "Così mi deludi! Mi sento offeso!" Esclamò con finta voce rammaricata.
"Si erano perse." Si giustificò a mezza voce Levi.

"Oggi interrogo, così possiamo dimostrare ai nostri ospiti qual è il livello della nostra scuola." Annunciò il professore, schiarendosi la voce e ottenendo il completo silenzio. "Dayne, iniziamo da te."

"Lo sapevo." Sospirò rassegnato Trys, alzandosi in piedi e dirigendosi verso la cattedra.
'Avrei dovuto seguire il corso di divinazione, visto che ci prendo sempre.'




- * -




Martedì 5 ottobre 1802, mattina



"Chiedo scusa, per caso questo posto è libero?"

Helene alzò lo sguardo verso la ragazza che le aveva appena rivolto la parola, poi lo spostò sul banco vuoto accanto a lei. Di solito era occupato da Reyna. Ma quel giorno la Black le aveva comunicato che avrebbe preferito passare la giornata con sua cugina Kath, che non vedeva da molto tempo. Ed Helene non aveva trovato nulla da obiettare.

"Sì, certo." Rispose quindi alla fine, sorridendo alla nuova arrivata.
"Grazie! Piacere, io sono Clementine." Si presentò la ragazza sorridendo e accomodandosi accanto a lei.
"Piacere mio, sono Helene." Rispose a sua volta la rossa. "Scusa la curiosità ma... sei di Ilvermony o Murrinh Patha?" Domandò "Faccio un po' di confusione con le divise." Aggiunse giustificandosi.
"Sono di Murrinh Patha." Spiegò la bruna, iniziando ad estrarre dalla borsa piuma e calamaio, prima di aggiungere "E visto che invece tu sei di Durmstrang... posso chiederti qualcosa sulla scuola? Ho sentito diverse voci in proposito."
Davanti a quella domanda diretta, i muscoli facciali di Helene si irrigidirono leggermente. Cosa avrebbe mai voluto sapere da lei quella ragazza sconosciuta?

"Cosa mi dovrei aspettare dalla lezione di oggi? Com'è questo professore?" Continuò l'altra, prima di avere una risposta certa.

Davanti a quella domanda, Helene si rilassò visibilmente, mentre le sue labbra si piegarono in un sorriso sincero prima di dare la risposta. "Non ti preoccupare: Kolbert è severo ma giusto. Se non capisci qualcosa puoi chiedergli nuovamente spiegazioni, è sempre disponibile per noi studenti. L'unica cosa che non sopporta sono le chiacchiere mentre spiega."
"Ah meno male!" Esclamò rasserenata Clementine "Allora è solo il prof di incantesimi quello terrorizzante?"
Helene, di fronte a quella definizione, ridacchiò divertita.

'Magari!' Non poteva dirlo ad alta voce perchè in quella scuola avevano le orecchie anche i muri, ma l'unico che lei riteneva davvero inquietante era il Preside, Elijah Grimm.




- * -



"Io avrei sicuramente saputo rispondere meglio." Commentò Patton alla fine dell'ora di incantesimi.

Tutti i professori di Durmstrang, per dimostrare ai nuovi arrivati quale fosse il livello delle loro lezioni, aveva optato per un ripasso generale - concretizzatosi in interrogazioni - di quanto fatto fino a quel momento, in modo da dare la possibilità agli studenti stranieri non solo di capire il programma, ma di fare a loro volta delle domande nel caso in cui certi argomenti non li avessero mai affrontati.

E Patton in quel momento stava fortemente criticando l'interrogazione sostenuta da uno di loro, argomentando ad alta voce di quanto l'avesse trovata lacunosa e poco precisa. "Se ci fossi stato io, al suo posto, avrei ottenuto 10 ad occhi chiusi."

Liam, sentendolo parlare, si limitò ad alzare gli occhi al cielo sbuffando. Forse avrebbe anche detto qualcosa - a lui quella del ragazzo tedesco era sembrata un'ottima interrogazione, checchè ne dicesse Patton - ma la porta dell'aula si aprì e il Preside di Ilvermony si precipitò dentro col fiatone, urlando a gran voce "Per tutti i goblin! Mi è scappato l'orario a lavorare sul mio bimbo!" David arrestò la scivolata a pochi centimetri dalla cattedra, evitando così al pelo una dolorosa craniata contro allo spigolo. "I miei studenti ci sono ancora?" Domandò poi guardandosi attorno, senza però realmente vederli. "Oh no, non mi dite che sono arrivato tardi! Non me lo potrei mai perdonare!" Concluse strapazzandosi i capelli in maniera teatrale.

"Ehm... siamo qua professore."Cercò di attirare la sua attenzione Patton, agitando la mano per farsi notare dall'uomo.
"Patton!" Trillò a quel punto il Preside con voce estasiata "Sono arrivato in tempo allora!" Continuò avvicinandosi al ragazzo e dandogli una grossa pacca sulla spalla. "Oh bene bene Powell... e dimmi: quelli Australiani dove si trovano?" Continuò allegro.

Tutti i presenti nella stanza guardavano David nello stesso modo con cui si guarda un completo pazzo.
A parte i suoi studenti ovviamente. Loro erano ormai troppo abituati alle stranezze dell'uomo per farci davvero caso.

"Sono quelli con la divisa verde, professore." Rispose il diretto interessato, felice di poter essere in qualche modo utile all'uomo.
Hartnell si fregò le mani, felice come un bambino davanti all'albero di Natale. "Allora ci siamo tutti! I miei ragazzi e gli studenti di Murrinh-Patha mi seguano!" Esclamò indicando la porta. "Si parte verso nuove avventure!"

"Ma Professore..." Richiamò Patton l'attenzione qualche minuto dopo, velocizzando il passo per seguire il Preside "Non dovremmo andare a lezione di difesa con i ragazzi di Durmstrang?"
L'uomo però scosse la testa. "E' proprio questo il problema Patton: a Durmstrang non fanno lezione di Difesa. Le Arti Oscure si praticano. E finchè io sarò Preside, non permetterò ai miei studenti di impararle... tantomeno di praticarle."

"Pfff! Sono sicuro che sarei in grado di gestire le Arti Oscure anche meglio di un Grimm."

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“No!”
Tutto era confuso attorno a lei.
“Ti prego!”
Per quanto si sforzasse di tenere gli occhi aperti, proprio non ci riusciva.
“Non morire!" Per favore non morire!”
Il buio era così invitante. 
"Per favore non morire!”
Perchè al di fuori del buio c'era solo dolore. E atroci sofferenze.
"Per favore!”
 Però quella voce continuava a supplicarla in maniera così dolce e straziante.
“Ti prego, non chiudere gli occhi. Non farlo. Resisti. Ti prego.”
Sascha ci provò davvero a riaprirli. 
Ma era così difficile.
Non riusciva neanche a capire chi le stesse parlando, chi la stesse tenendo tra le braccia in maniera così delicata. Sapeva solo di essere ferita. Mortalmente ferita ad un fianco.
E che, insieme al sangue, stava defluendo da lei anche la vita.
“No! Ti prego! Non volevo che tu rimanessi coinvolta! Mi dispiace, mi dispiace!”

 

Sascha spalancò gli occhi di colpo, completamente bagnata di sudore freddo e con il fiatone. Era come se avesse corso per miglia e miglia senza mai fermarsi, senza mai riprendere fiato. Anche il cuore batteva furiosamente nel suo petto. 

Era terrorizzata da qualcosa, da quel qualcosa che aveva appena sognato, ma non sapeva neanche lei di che cosa si trattasse. Semplicemente perchè non se lo ricordava.

"Hai gli incubi, lupetta?" 
La ragazza, al suono della voce, si girò di scatto spaventata. Trovando Jacob Grimm intento ad osservarla da un angolo della stanza, con una torcia in mano.
"A parti invertite non faresti lo stesso?" Riuscì a rispondergli acida. Era chiusa in quella gabbia da quasi un mese ormai, che cosa si aspettava, che fosse serena e felice? "Tu invece cosa ci fai qui? Ti diverte osservare una ragazza rinchiusa?"

Era folle, ma non aveva voglia di riaddormentarsi. Di rivivere quell'incubo. E pur di non farlo era disposta anche a parlare con lui. Il nipote dell'uomo che l'aveva imprigionata. 

"Ti osservo, sì. In fondo, tu sarai la mia prima prova. Devo capire quali sono i tuoi punti deboli. E penso di averne appena trovato uno."

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Nel prossimo capitolo ci sarà la scelta del Calice di Fuoco.

Domanda della settimana:
i vostri OC tiferanno comunque per il campione della propria scuola oppure, in certi casi, potrebbero tifare anche per qualcun altro?

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Capitolo 7
*** 5 - La scelta del Calice ***


5 - La scelta del Calice


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- LA SCELTA DEL CALICE -

 
 
 
 

28 ottobre 1802, Europa del Nord Est, Istituto di Durmstrang

 

La freccia, con un sibilo, si andò a conficcare nella spalla destra del manichino e Bianca, con uno sbuffo irritato, mise giù la balestra.
Certo, il manichino l'aveva preso, ma lei aveva mirato al cuore, non alla spalla. 

E non poteva usare neanche la scusa del vento. Nonostante si trovasse all'aperto, era posizionata in un angolo del cortile riparato. Sia dal resto della Scuola che dalle condizioni climatiche.

Girandosi, lanciò un'occhiata al manichino di Jacob, ormai mezzo distrutto dal ragazzo a suon di maledizioni, e poi a quello di Willhelm, dove le frecce avevano finito per sovrapporsi l'una all'altra, visto che si erano andate a scagliare tutte sullo stesso preciso punto.
Con leggera sorpresa, si accorse che anche Will la stava guardando. Anzi, passava lo sguardo ripetutamente da lei al manichino. 
Senza dire nulla, il ragazzo lasciò perdere la propria arma e le si avvicinò."Fammi vedere come tiri." 

Bianca si rimise così in posizione. Stava per lanciare, quando avvertì la mano del ragazzo appoggiarsi sulla sua schiena e dovette quasi trattenere il fiato per non distrarsi. 
"Sei troppo rigida: rilassa i muscoli." Le consigliò Will "Il gomito destro deve stare più su, così." Aggiunse mettendosi dietro di lei e spostandoglielo delicatamente. "Divarica leggermente le gambe, aiutano a fornire maggiore equilibrio." Continuò a suggerirle altri piccoli aggiustamenti fino all'ultimo "... e adesso concentrati solo sull'obiettivo da colpire e lascia fuori tutto il resto, compresa la mia voce." 

Bianca avrebbe voluto dirgli che le risultava molto difficile concentrarsi, soprattutto con la sua mano ancora sulla schiena, ma preferì mordersi la lingua. 

"Tira."

La freccia si conficcò esattamente al centro dell'obiettivo. Dritto sul cuore.

- * -

Reyna, quando sentì la campanella che indicava la fine dell'ora, si affrettò a raccogliere molto in fretta le sue cose e a schizzare fuori dall'aula, senza neanche salutare Helene o Kathleen.

Sembrava incredibile, visto che era passato quasi un mese da quando le delegazioni straniere erano arrivate, eppure non aveva ancora trovato un attimo di tempo per inserire il suo nome nel Calice. Cosa che aveva però tutta l'intenzione di fare.

E quella mattina si era svegliata proprio con quella idea in testa: sarebbe potuta succedere qualsiasi cosa, ma entro sera lei si sarebbe iscritta al Torneo Tre Maghi. 

Per quel motivo aveva passato gli ultimi quindici minuti della lezione senza prestare realmente attenzione a ciò che il professore stava dicendo, limitandosi a contare i secondi che la separavano dalla fine dell'ora. E a preparare il foglietto con il suo nome e cognome scritto in una grafia chiara e decente, non con la sua solita brutta, frettolosa e disordinata. 

Quando arrivò finalmente nella Sala del Ristoro, la trovò ancora vuota, perciò a passo deciso si diresse verso il Calice. 

Con un sorrisetto ironico, sorpassò la linea rossa tracciata da Elijah - quella che impediva ai Mezzosangue di Durmstrang di iscriversi al Torneo - e, dopo essere rimasta per qualche secondo a contemplare la fiamma che si sprigionava dal Calice, lanciò all'interno il foglietto contenente il suo nome. 

Una fiammata più alta delle altre le suggerì che il suo intento era andato a buon fine e, con un sorriso soddisfatto, Reyna si immerse nuovamente nella Sala, che nel frattempo aveva cominciato a riempirsi.

"Allora? Sei riuscita ad iscriverti?" Le domandò Helene qualche minuto dopo, quando la raggiunse a tavola. In verità la sua era quasi più un proforma che una reale domanda: la Sauer vedeva benissimo il sorrisino soddisfatto che capeggiava sul volto della Black, ma fu più forte di lei. 
Come ormai tutti nell'Istituto, aveva il vago sospetto che nessuno di loro sarebbe stato scelto dal Calice: Elijah aveva sin troppe volte dimostrato la sua sicurezza sul fatto che Jacob sarebbe stato scelto come Campione. E difficilmente il Preside sbagliava una previsione.
"Naturalmente. Ne dubitavi forse?" Le rispose Reyna convinta. "Quello che mi chiedo ancora oggi è per quale motivo tu non voglia partecipare." Continuò con tono leggermente accusatorio.

"Questo Torneo non fa per me." Ribattè Helene sbuffando - quelle cose gliele aveva già ripetute molte volte - iniziando a mettere nel piatto un po' della carne appena comparsa sul tavolo. "Il tasso di mortalità nel passato è stato piuttosto elevato e poi... mi ci vedi ad affrontare uno dei mostri tipici della prima prova? No grazie, preferisco assistere e basta."

 

- * -

Un allocco enorme planò sul tavolo dove Livvy e Camille stavano mangiando, trascinando con sè un pacco dalle dimensioni notevoli. 
Livvy, riconoscendolo come il gufo di casa, si affrettò a togliergli le corde dalle zampe mentre Camille, con uno scatto talmente veloce da sorprendere anche se stessa, riuscì ad evitare che la lettera che teneva nel becco finisse dentro alla caraffa di succo di zucca.
"Questa è tua!" Commentò porgendogliela poco dopo, mentre la Tuonoalato ricompensava il volatile facendolo bere da una ciotola.
"Ti ringrazio per averle impedito di fare un bagno." Sorrise Livvy prendendola e accarezzando il gufo con fare distratto. Ormai tutta la sua attenzione era concentrata sul pacco appena ricevuto. 
Ma sapeva anche com'era fatta la sua famiglia perciò, prima di aprire la scatola, decise saggiamente di leggere la lettera.

Il pacco aveva anche attirato la curiosità di Camille: sapeva che probabilmente all'interno si trovava una delle recenti invenzioni dei Duchannes e non vedeva l'ora di vedere la sua amica all'opera per provarlo. Perciò, dopo neanche qualche secondo in cui Livvy aveva posato gli occhi sulla lettera, non riuscì a trattenersi dal chiedere allegramente: "Allora? Notizie da casa? Cos'ha inventato a questo giro la tua famiglia?"

Quella domanda cadde però nel vuoto visto che Livvy, concentrata completamente nella lettera, neanche la sentì. 

O forse l'aveva solo ignorata di proposito, visto che due secondi dopo, quando Camille cercò di aprire nuovamente bocca, Livvy gliela tappò con la mano, intimandole il silenzio con un lungo "Shhhh!"

"Ok, va bene, sto zitta, scusa!"
"Shhhh!" Ripetè Livvy.

"Ehy! Se non mi dici niente mi preoccupo!" Provò di nuovo Camille dopo un po'. 
"Shhh!" 

"Livvy?" Tentò nuovamente, prima di vedere un enorme sorriso fare capolino sul viso dell'amica. 

"Le nuove armi sono arrivate!" Senza aggiungere altro, Deliverance chiuse la lettera, raccolse il pacco e sparì velocemente dalla Sala del Ristoro. 
Lasciando Camille più curiosa di prima.

- * -

Il Calice era posizionato al centro della Sala di Ristoro ricordando a tutti i presenti, con la sua ingombrante presenza, che il Torneo era alle porte e solo un Campione ne sarebbe uscito vincitore dalle tre sfide.

Di tutto ciò Kyle ne era pienamente consapevole e per questo motivo girava intorno al Calice osservandolo da una debita distanza.

‘Quante possibilità ho di essere scelto? E se mai venissi scelto, sarò capace di uscirne vincitore o perlomeno salvarmi la pelle? Che faccio?’ La testa del Dirawong era piena zeppa di domande da ormai diverse ore e le risposte continuavano a latitare.
La cena era finita da un paio d’ore e lui, dopo aver mangiato continuando a fissare instancabilmente il Calice, era ancora lì a domandarsi se prendere al balzo la nuova sfida o meno. Finchè, mandando mentalmente a quel paese tutte le proprie preoccupazioni si avvicinò con passo veloce al Calice.

Tante volte si era ritrovato nel corso della mattinata appena trascorsa a pensare se proporsi come Campione e ogni volta cominciava a scrivere il proprio nome su un foglietto per poi strapparlo nervosamente.
Tra i tanti foglietti se ne era salvato giusto uno, che ora teneva in mano.

Senza esitare oltre, Kyle buttò nella coppa del Calice il proprio foglio per poi prendere un lungo respiro liberatorio sapendo di aver fatto la scelta giusta. Amava le sfide e sicuramente non se la sarebbe fatta sfuggire tanto facilmente una di tale portata. 

“Oh Anderson, buonasera!” Il flusso di pensieri del ragazzo venne interrotto da Liam che, sorridendo e passandosi distrattamente una mano tra i capelli, si avvicinò al suo nuovo compagno di stanza. “Vuoi partecipare pure te eh… Con i Grimm sarà sicuramente una grande sfida!" Senza aspettare alcuna risposta, il Wampus prese un foglietto da una tasca dei pantaloni per poi buttarlo, senza darci peso più di tanto, all’interno del Calice. 
La fiamma che brillava all’interno della coppa cambiò per un attimo colore, così come aveva fatto con ogni altro candidato per il posto di Campione, e tornare subito dopo allo stato iniziale.

“Cosa ti ha spinto ad accettare questa competizione? La voglia di fama? Gloria? Denaro? Ci possono essere tante motivazioni… Cosa ti aspetti che succeda se tu fossi scelto?” Con molta calma il Caposcuola si rivolse all’amico curioso di sapere cosa portasse un ragazzo calcolatore come lui ad accettare la sfida offerta dalla Coppa Tremaghi.
“Amo trovare e superare il mio limite e accetto qualsiasi sfida che mi trovo tra le mani… Invece te? Non mi sembri uno che ama più di tanto sporcarsi le mani” Altrettanta curiosità animava le parole dello studente di Murrinh-Phata. A modo loro, ogni studente di Ilvermorny si era fatto riconoscere nel corso dei giorni trascorsi nel castello europeo ed erano uno più singolare dell’altro.
“Oh tanti fattori, forse troppi in effetti… Sicuramente mi stuzzica il fatto di sapere se i Grimm sono così forti e bravi come si dice in giro. E’ un qualcosa che mi incuriosisce al tal punto di volerlo controllare di persona perché, sai, un argomento a furia di passare da bocca a bocca viene ingigantito… Chissà se avrò l’occasione di affrontarli in un duello” Liam si perse per qualche istante nel vuoto delle proprie riflessioni, tanto affascinato dalla possibilità di essere uno dei tre Campioni.
“In ogni caso, ho alcune faccende da sbrigare; purtroppo le relazioni di astronomia non si scrivono ancora da sole. Ci si rivede negli alloggi eh” Sfoderando uno dei suoi soliti sorrisi, il Caposcuola salutò Kyle per poi andarsene in direzione delle scale che portavano ai piani superiori.

E poco dopo anche Kyle si diresse verso l’uscita dalla Sala di Ristoro, lontano dal Calice.

- * -

Elizabeth non riusciva a dormire quella sera: continuava a girarsi e rigirarsi nel letto, senza mai riuscire a trovare una posizione comoda. 
Alla ventesima giravolta, decise di averne abbastanza e, cercando di non svegliare nessuna delle sue compagne di stanza, uscì dalla protezione delle calde coperte. 
Non sapeva neanche lei per fare cosa, ma non ebbe il tempo di pensarci.

"El... che hai, stai male?" La bloccò la voce di Clementine, facendola così voltare di scatto.

Era stato solo un sussurro, ma bastò per far emergere dal buio anche una terza voce. 
"Chi è che sta male?" Domandò Kathleen, la cui testa sbucò da sotto le coperte. 
"No, io..." Riuscì a malapena a rispondere Elizabeth, prima che la voce di Clementine la sovrastasse. 
"Oh beh... visto che siamo tutte sveglie, tantovale guardarci in faccia, non trovate anche voi?" Domandò prima di accendere la luce con un colpo di bacchetta.
Tre facce assonnate si scrutarono per qualche secondo, prima che la bunyip parlasse di nuovo. "Ragazze, io non volevo svegliarvi! E non sto neanche male! Solo che... non riesco semplicemente a dormire. Scusate se vi ho disturbato."
"Mannò, dai El! Non ci hai svegliato tu." Controbattè subito Clementine "Almeno, non per quanto mi riguarda." Continuò gettando un'occhiata al volto assonnato di Kath, impegnata a sbadigliare. "Non riuscivo a dormire neanche io."

"I... In... Infatti!" Confermò la yowie, soffocando uno sbadiglio. "Non mi hai svegliato tu."

"E ti conviene tornare a letto, se non vuoi prendere un malanno." Continuò Clementine, gettando un'occhiata scettica ai piedi nudi dell'amica. "Qui fa troppo freddo, è disumano."
"Madre Clem in azione!" La prese in giro Kathleen ridacchiando, ricevendo così una cuscinata in faccia.
"Kath, mi hai appena dato della suora, per caso?"

"Allora... voi perchè volete partecipare al Torneo?" Domandò Clementine un po' dopo, visto che nessuna delle tre era riuscita a riprendere sonno. "Desiderio di gloria eterna oppure avida cupidigia?" Chiese scherzando.
"Nessuna delle due" Rispose Kathleen "In realtà le mie motivazioni sono molteplici, anche se posso trovarne tre principali: vorrei mettermi alla prova, vorrei dimostrare al mondo che noi donne possiamo valere tanto quanto gli uomini e poi..." Per un attimo la voce della ragazza si arrestò, mentre ripensava a sua madre. 
"E poi?" Domandò Elizabeth incuriosita da quella frase lasciata a metà.
"Nulla. La terza in realtà non ha importanza. Tocca a voi due adesso." Concluse la yowie.

"Sono d'accordo con te, per quanto riguarda la seconda ragione: sono sicura che noi donne potremmo eguagliare gli uomini, se solo ce ne venisse data la possibilità. Abbiamo la loro stessa intelligenza, le loro stesse capacità magiche - altrimenti non ci consentirebbero di andare a scuola - e, a mio parere, anche più forza di spirito... voglio dire, ve lo immaginate un uomo a partorire? Eppure noi donne lo abbiamo sempre fatto, ma nessuno ce lo riconosce. Cosa si potrebbe mai affrontare di più pericoloso di un parto, in un Torneo? Tu invece Lizzy?"

Elizabeth lasciò passare qualche secondo di silenzio, prima di rispondere. In confronto alle motivazioni delle altre due, la sua le sembrava ridicola, in quel momento. "Io..." Iniziò titubante "A me piacerebbe essere scelta per dimostrare a tutti chi sono." Confessò alla fine "Sono sempre stata una ragazza timida, chiusa, lo sapete. Ma vorrei essere diversa. E questo Torneo potrebbe essere l'occasione giusta per cambiare." 

- * -



31 ottobre 1802, Europa del Nord Est, Istituto di Durmstrang

 

Terminato il banchetto di Samhain*, Elijah si alzò in piedi dalla Tavolata d'onore, nella quale - oltre lui - erano presenti anche il corpo insegnanti, gli altri Presidi e suo cugino Gottfried Philippe Grimm, Cancelliere della Magia Prussiana. 

Bastò quel gesto per far piombare nel silenzio più assoluto l'intera Sala. Perciò, quando l'uomo prese la parola, non dovette far altro che schiarirsi la gola per essere udito chiaramente.

"Il momento che tutti noi stavamo aspettando è giunto." Iniziò, riducendo con un gesto della mano l'intensità di tutte le torce presenti nella stanza per evidenziare di più il Calice "Ma prima siete pregati di ascoltare attentamente, in modo da non ritrovarvi in difficoltà: i Campioni, una volta scelti, non potranno ritirarsi. E quando pronuncerò il loro nome dovranno alzarsi e dirigersi verso quella porta." Continuò indicandone una "Lì riceveranno le prime istruzioni. Ma adesso, il Calice di Fuoco è pronto per esprimere la sua opinione irrevocabile. E voi tutti ne sarete testimoni."

Come a dimostrazione delle sue parole, una fiammata più alta delle altre si sprigionò dal Calice e il primo foglietto iniziò a scendere, ondeggiando lentamente verso il pavimento. Elijah lo afferrò al volo "Il Campione di Ilvermony è..." leggendo il nome, un piccolo sorriso si disegnò sul suo volto prima di completare la frase "Mi correggo: la Campionessa di Ilvermony è Deliverance Ravenwood Duchannes."

Un applauso partì dalla delegazione americana, espandendosi man mano anche alle altre scuole, mentre Livvy con un sorriso soddisfatto, dopo aver ricevuto un breve abbraccio da Camille, si alzava in piedi e si dirigeva verso la porta, come indicato da Elijah in precedenza.

Appena la ragazza se la chiuse alle spalle, il Calice si illuminò di nuovo. 

"A quanto pare abbiamo una Campionessa anche per Murrinh-Patha." Commentò Elijah dopo aver letto velocemente il secondo biglietto. "Kathleen Ainslee Lohan."


Un altro applauso si sollevò dalle tavolate, mentre anche Kath si alzava, riceveva un veloce incoraggiamento da Charlotte e poi si dirigeva sulla scia di Livvy.
Quando anche lei fu sparita dietro alla porta, il silenzio tornò a fare da padrone. Ma era un silenzio diverso dai precedenti. In parte teso, in parte rassegnato, in parte dovuto.
Anche Elijah, benchè apparentemente perfettamente padrone della situazione, stava scalpitando nel profondo.
Davvero il Calice gli avrebbe dato ragione?

Finalmente l'ultima fiammata si sprigionò e l'uomo allungò il braccio per afferrare il biglietto. Per un breve secondo rimase in silenzio. Poi, con una voce che non lasciava trapelare alcuna emozione, annunciò "La Campionessa di Durmstrang è BiancaNeve Aurora Grimm."

- * -


"Il Campione di Ilvermony è... Mi correggo: la Campionessa di Ilvermony è Deliverance Ravenwood Duchannes."

"CHE COSA?"

Se avesse potuto, in quel momento Tyler  avrebbe dipinto immediatamente un quadro per raffigurare l'espressione della faccia di Patton. Per riguardarsela in futuro e farsi due risate ovviamente.
Al nome della loro compagna infatti, il ragazzo aveva strabuzzato gli occhi e una smorfia di disappunto si era concretizzata sul suo volto. 
D'altra parte, convinto com'era di essere il migliore in tutto, si era anche convinto che il Calice non avrebbe potuto scegliere altro che lui. E se n'era talmente convinto, che lo aveva ripetuto fino allo sfinimento a tutti i suoi compagni di scuola da quando aveva inserito il foglietto, scatenando la reazione divertita di Tyler ed Amos e parecchie sbuffate e occhi alzati per aria da parte di Liam.

E anche in quel momento, il ragazzo stava dando il meglio di sè, divertendo non poco Tyler. 
"Ehy Jones!" Ne reclamò infatti l'attenzione "Ma tu eri con me quando ho messo il mio nome nel Calice vero?" 
"Sì, ero con te." Rispose il Caposcuola, curioso di dove il ragazzo stesse per andare a parare.

"E sei sicuro che io abbia scritto il mio nome correttamente sul pezzo di carta?" Continuò l'altro. Più che una domanda era però un'affermazione. Ad un cenno affermativo del ragazzo, Powell continuò a ragionare meditabondo. "E l'ho inserito, vero? Non me lo sono sognato! E allora perchè non sono stato scelto? E' chiaro a tutti che io sarei stato la scelta migliore. Forse me l'hanno rubato i folletti mentro lo stavo inserendo nel calice?" 

Tyler era troppo abituato ai suoi ragionamenti assurdi per chiedersi cosa c'entrassero i folletti, perciò lo lasciò cuocere nel suo brodo per un po', visto che era parecchio curioso di scoprire chi fossero gli altri Campioni.

Almeno finchè la voce di Patton non gli giunse nuovamente alle orecchie.
"Ci sono!" Esclamò battendo il pugno sul tavolo "E' chiaro che il Calice ha voluto fare una gara alla pari: se avesse scelto me  avrei stra vinto ad occhi chiusi, senza neanche bisogno di affrontare le prove." Ragionò "In ogni caso, dopo andrò a fornire i miei consigli a Livvy. Perchè senza il mio aiuto non riuscirà a fare nulla." Continuò annuendo e parlando ad alta voce tra se e se.

"Ma certo, senza di te Livvy sarebbe proprio rovinata." Borbottò ironico Tyler, approfittando dell'applauso scatenatosi dall'annuncio di Kathleen Lohan per tagliare il discorso.
Patton, convinto com'era delle sue opinioni, non se ne rendeva minimamente conto. Ma era un vero e proprio spasso.


- * -

"La Campionessa di Durmstrang è BiancaNeve Aurora Grimm." 

A quelle parole, un brusio sorpreso si espanse per la Sala, proprio mentre Bianca, completamente impassibile, si alzava dalla panca per raggiungere le altre prescelte.

"Guarda la faccia del Preside!" Soffiò Levi - per paura di essere sentito - all'indirizzo di Trys e Chris. "Non se lo aspettava neanche lui che fosse scelta la figlia!" 
"Sarà anche stata scelta Bianca al posto di Jacob, ma non capisco per quale motivo tu abbia una faccia così soddisfatta." Replicò Chris "E' pur sempre una Grimm!" 
"Sì, ma di sicuro meglio lei che Jacob." Provò a mediare Christopher. "E poi il fatto che neanche il Preside se lo aspettasse rende tutto molto più divertente."
Mentre Levi annuiva, concorde con il parere del suo compagno Kelpie, Trys scosse la testa sconsolato per l'ottimismo dei suoi amici. 

Ma non riuscì ad aggiungere nulla: Elijah, proprio in quel momento, si schiarì la gola, invitandoli a tornare ai propri dormitori senza fare rumore.

Mentre tutti e tre uscivano dalla Sala del Ristoro, approfittando della confusione generale, Trys riprese il discorso, anche se solo con un filo di voce. "Non so se ve ne siete resi conto ragazzi, ma il fatto che Jacob non sia stato scelto non vuol dire nulla. Questo Torneo è pilotato."
"Che cosa intendi?" Domandò a quel punto Levi, gettandogli uno sguardo interrogativo e subito dopo guardondosi attorno circospetto, per controllare che nessun altro li stesse ascoltando.
"Beh... guardate chi è stato scelto: una Grimm, l'amica dei Grimm - non avete notato lo sguardo soddisfatto di Elijah quando l'americana è stata scelta? - e un'altra ragazza comunque purosangue." Spiegò velocemente "A noi è stato impedito di partecipare, ma le altre scuole hanno portato ragazzi non purosangue. Eppure nessuno è stato scelto." 

Ne Chris ne Levi risposero a quella constatazione. E furono quasi felici quando arrivarono tutti e tre dalle scale. Stavano affrontando un discorso che era meglio che nessuno sentisse.

"So che Bianca è una vostra compagna di casa, ma non credo che tiferò per lei in questo Torneo." Concluse Trys.

Chris e Levi, essendo entrambi Kelpie, dovevano prendere le scale per salire, mentre Trys, essendo un Alastyn, doveva imboccare il corridoio che si trovava dietro di esse. 

Non sapendo cosa rispondere al loro amico, si limitarono ad augurargli la buonanotte e a salire le scale. 
Entrambi erano pronti a tifare per Bianca e per la loro Scuola, nonostante tutto, ma dopo le parole dell'amico non ne erano più così sicuri.

- * -

Bianca era accoccolata davanti al fuoco della Sala Comune, con una coperta di lana sulle spalle e un libro tra le mani.
Ma non stava leggendo. Continuava a fissarlo, completamente immobile, mentre nella sua testa si annidava un vortice confuso di pensieri.
Almeno finchè non sentì il rumore della porta dietro di lei aprirsi e, voltando la testa, vide Jacob entrare.

Alcuni dei Kelpie lo guardarono straniti, ma nessuno osò fare domande al Caposcuola.
Il ragazzo - ignorandoli - si avvicinò a Bianca e, dopo essersi seduto al suo fianco, le passò un braccio sulle spalle, attirandola a sè.
Anche se leggermente sorpresa da quella iniziativa - quei gesti era più facile che provenissero da Willhelm più che da suo fratello - la ragazza lo lasciò fare.
In fondo loro due si sarebbero dovuti sposare, di lì a due anni.

"Vieni con me. Devo farti vedere una cosa." Le sussurrò dopo un po' Jacob all'orecchio.

- * -


"NO!"

Sascha urlò talmente forte da svegliarsi da sola. 
Aveva il fiatone. 
E aveva avuto lo stesso incubo.
Di nuovo.

Ed, esattamente come la volta precedente, si accorse guardandosi intorno di non essere la sola presente nella stanza. 
C'era di nuovo Jacob. Ma non era solo. Con lui c'era anche una ragazza bionda. 
Talmente bella che - per un breve attimo - Sascha al suo confronto si sentì davvero insignificante.

"Tutte le volte che ti vengo a trovare hai gli incubi, lupetta?" La prese in giro il ragazzo. "Inizio a pensare che sia io a farti paura."
"Come ti ho detto l'altra volta, come faccio ad essere tranquilla se sono chiusa qua dentro da secoli?" Si ribellò lei.
Vide il ragazzo aprire la bocca per rispondergli, ma venne bloccato dalla ragazza, che gli appoggiò una mano sulla spalla. "Perchè mi hai portato qui, Jacob? E perchè mio padre tiene una lupa mannara in una gabbia, a scuola?"
"Non mi dire che non ti ha detto nulla!" Replicò Jacob, innarcando un sopracciglio.
"Su che cosa esattamente?" Chiese lei perplessa.
"Come su che cosa! Sul Torneo!" Rispose lui. "La prima prova sarà con la luna piena. E ogni concorrente dovrà catturare il suo lupo mannaro. Catturarlo, non ucciderlo. Io lo so da secoli, possibile che a te, che sei la Campionessa scelta, non abbia ancora detto nulla?"

Era come se Sascha, per loro, non esistesse. 
Da quando avevano iniziato a discutere tra loro, entrambi si erano disinteressati di lei, della sua presenza, esattamente come se facesse parte della tapezzeria. 
"Ehy! Io sono qui! E state parlando di me come se fossi un oggetto. Si può sapere cos'è questa stramaledetta prova?" Li bloccò ad un certo punto, urlando con tutto il fiato che aveva in gola. "State parlando di catturarmi o uccidermi come se facesse parte della vostra vita di ogni giorno!" Continuò, mentre un enorme groppone iniziava a farsi largo in gola. Tuttavia, con un sospiro, ricacciò indietro le lacrime. "Come potete affrontare certi argomenti con così tanta leggerezza? Siamo coetanei! Sono come voi!"

Sentendo la sua voce, entrambi si girarono verso di lei sorpresi.

"Tu non sei come noi. Sei solo una sporca lupa mannara. E tanto per la cronaca... uccidere lupi mannari fa parte davvero della nostra vita di ogni giorno. Se non sei ancora morta, è solo perchè ci servi viva." Commentò Jacob, lanciandole un'occhiata disgustata. "Andiamo Bianca. Ti riaccompagno al dormitorio." Concluse aprendo la porta alla cugina e mettendole un braccio sulla schiena per guidarla verso l'uscita.

Quando entrambi furono spariti, Sascha crollò sulle ginocchia. 
Poi scoppiò a piangere.

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1 novembre 1802, Località sconosciuta


Le candele volteggiavano lungo i bordi della stanza, accompagnando tacitamente il brusio di voci che circondava il lungo tavolo in mogano presente al centro.

Gli uomini erano così concentrati a confabulare tra loro che non si accorsero che Lui era tornato silenziosamente al suo posto.

“Ho parlato con mio figlio e…” L’uomo, senza alzare la voce e pronunciando giusto una manciata di parole, riuscì a riavere l’attenzione dell’intero gruppo su di sé dopo esser mancato per oltre mezz’ora. “Lui non è stato scelto dal Calice” Successivamente a una breve pausa, riprese a parlare pronunciando in modo gelido e distaccato le ultime parole, come se non fosse realmente lui l’autore del discorso.
La notizia prese di sorpresa la maggior parte dei presenti che, presi dallo stupore di quanto appreso, cominciarono a commentare la novità con chi era seduto a fianco.
"Mio Signore, una tal notizia non era di certo improbabile, dopotutto c’era la possibilità che accadesse. Quindi, in fin dei conti, perché abbiamo scelto proprio lui?” Il più impavido prese la parola maledicendosi subito dopo per il gesto avventato.
Nessun Nameless Ghoul ne era mai uscito vittorioso da un dibattito col Master. Anzi, più si insisteva nell’andare contro di lui e maggiori erano le probabilità di venire puniti severamente.
“Non torneremo sui nostri passi Nameless Guts e non cambieremo proprio ora il nostro piano.” L’espressione dell’uomo rimase impassibile e, con un solo sguardo, fece abbassare il capo al sottoposto, che si zittì subito, consapevole del fatto che era inutile proseguire. “Non c’è da preoccuparsi: è già tutto deciso e lui sa come comportarsi. L’azione entra nel vivo proprio ora."

"Perciò iniziamo."

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2 novembre 1802, Durmstrang, Ufficio del Preside

 



In qualsiasi altra occasione, Elijah avrebbe reagito. Non avrebbe neanche permesso che si arrivasse a quel punto.
Se chiunque altro avesse anche solo tentato di fargli un decimo di quello che lei gli stava facendo, quel qualcuno si sarebbe ritrovato a morire soffrendo tra le più atroci sofferenze.
Ma era stata Charlotte Shafiq ad entrare come una furia nel suo ufficio e a farlo penzolare a testa in giù, sbraitandogli addosso.
Una donna, una purosangue, una Preside suo pari e - soprattutto - un'ospite.
Per quel motivo, nonostante gli prudessero le mani per la voglia di prendere la bacchetta e fargliela pagare per l'affronto che stava subendo, aveva deciso di trattenersi.
Per quanto scomoda fosse quella posizione, mantenne tutta l'impassibilità tipica della sua famiglia, aspettando che la donna smettesse di urlargli contro.

E quando gli sembrò che si fosse calmata, con un gesto pigro della mano spezzò l'incantesimo e la disarmò, tornando a sedersi dietro alla scrivania, come se nulla fosse successo. Per sottolineare la sua calma, bevve anche un lungo sorso di the nero dalla tazza fumante che era ancora sulla sua scrivania e che miracolosamente non era stata rovesciata dalla furia della donna.
"A quanto ho capito, cara, una sua studentessa è sparita." Riepilogò dopo aver mandato giù la bevanda calda, riniziando ad occuparsi del lavoro portato avanti fino all'interruzione della collega "Ma le prego di credermi se le dico che nè io nè la mia famiglia siamo coinvolti nella vicenda. I Trattati che abbiamo firmato più di un anno fa, per me, sono sacri e inviolabili." Affermò, calcando molto con la voce sulle ultime due parole e sollevando lo sguardo su Charlotte, ancora rosso per lo sforzo. "In ogni caso, mi attiverò da subito per..."

Elijah non riuscì a terminare la frase perchè la porta del suo ufficio venne aperta di nuovo violentemente e anche il Preside di Ilvermony fece il suo ingresso nell'Ufficio.

"Bussare, a quanto pare, non è più considerata un'azione tipica di convivenza civile." Sbuffò il Preside di Durmstrang. "Hartnell, non vede che sono occupato con la Signorina?"
"Sono sicuro che se Charlotte sapesse il motivo per cui sono qui, sicuramente mi darebbe la precedenza." Rispose David. Aveva un volto scuro e rabbioso, serio come nessuno l'aveva mai visto.
"Ovvero?" La domanda arrivò contemporaneamente da entrambi i presidi.
Charlotte la pronunciò con un filo di voce, quasi come se temesse la risposta. Elijah invece con tono leggermente più ironico.

"Un mio studente, Amos Young, è sparito."

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* Samhain è l'antico nome celtico della festa di Halloween.
Gottfried Grimm è cancelliere di Prussia perchè nel 1800 la Germania come la conosciamo noi non esisteva. La sua geografia era completamente diversa (vedi cartina geografica sotto) e la massima carica politica (a parte quella di re o imperatore, che nel mondo magico non esiste) era quella di Cancelliere.

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Allora... capitolo ricchissimo di avvenimenti. Sono stati scelti i Campioni, ma al contempo alcuni studenti hanno iniziato a sparire (nonostante ciò fosse già preventivato nella trama generale, Amos Young è sparito anche per ragioni pratiche visto che l'autrice non si fa sentire da troppo tempo: è la dura legge delle interattive!). 

Cosa ne pensate?

Le domande di questo capitolo sono (risposte OBBLIGATORIE entro il  27/12): 

1) faccio un capitolo intermedio oppure salto direttamente alla prima prova? 

2) come reagiranno i vostri OC a queste sparizioni? 

Essendo nel periodo delle vacanze natalizie, è possibile che io ricompaia prima delle due settimane canoniche, ma dipende anche da quanto velocemente mi arriveranno le risposte.





BUON NATALE! :)

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Capitolo 8
*** 6 - Di sparizioni e teorie ***


6 - ...


Allora... innanzitutto (anche se con ritardo) vi auguro un felice anno nuovo! :3

Poi mi viene da rivolgervi una DOMANDA: ma perchè? Per quale motivo gli autori fanno a gara per iscriversi e poi, puntualmente, spariscono? Per caso l' "iscrizione compulsiva" è
diventato uno sport nazionale, accompagnato dal sadismo di non voler vedere il vostro personaggio arrivare vivo fino in fondo alla storia e io non me ne sono accorta?

E' una cosa che difficilmente capirò, ma contenti voi...

Detto ciò, vi lascio alla lettura!

- Di sparizioni e teorie -

 

 

2 Novembre 1802, Europa del Nord Est, Istituto di Durmstrang, Ufficio del Preside

"Io non mi preoccuperei troppo. E' probabile che i vostri studenti si siano solo persi." Commentò Elijah serafico all'indirizzo dei suoi colleghi, che continuavano a guardarlo in cagnesco. "Non conoscono il Castello e neanche ciò che lo circonda. Probabilmente si sono lasciati guidare dalla loro curiosità, spingendosi in luoghi dove non avrebbero dovuto andare." Continuò bevendo un altro sorso di the caldo, scatenando così la rabbia di Charlotte. 

Fosse stato per lei, quel the glielo avrebbe fatto ingoiare in tutt'altro modo, ma la donna dovette mordersi la lingua. Aveva già dato una pessima prova di se stessa solo pochi minuti prima, facendosi guidare dalla rabbia. Non era il caso di insistere ulteriormente, rischiando di scatenare la reazione rabbiosa di Elijah. Per quanto disapprovasse completamente l'uomo che aveva di fronte, la Preside di Murrinh Patha sapeva molto bene con chi aveva a che fare. E di quanto quell'uomo potesse diventare pericoloso.
Con la coda dell'occhio, gettò un'occhiata a David. E le sembrò che anche il preside di Ilvermony fosse sulla sua stessa lunghezza d'onda.

"Quindi cosa dovremmo fare, secondo lei?". Domandò alla fine, cercando di mantenere un tono di voce neutro.

"Voi assolutamente nulla: non conoscete la scuola e neanche i suoi confini, pertanto sareste inutili." Rispose il Grimm. 
"Noi conosciamo i nostri studenti però." Lo contraddisse David. "E di sicuro non siamo degli sprovveduti."

"Voi due dovreste occuparvi degli studenti che ancora vi rimangono e preparare le vostre campionesse alla prova." Ribattè Elijah. "In quanto a me, darò ordine ai componenti della mia famiglia di percorrere tutto il territorio della scuola, fino ai confini e di cercare i vostri studenti. Come ho già detto, si sono solo persi. E state pur sicuri che riusciremo a trovarli. "

Non aggiunse altro, ma dal tono che utilizzò, entrambi i Presidi capirono che non avrebbero potuto dire nient'altro. Erano stati appena congedati.

"Lei crede ad Elijah, Lady Shafiq?" Domandò David tempo dopo, mentre entrambi attraversavano un corridoio per tornare ai loro alloggi.
La donna non rispose subito alla domanda. 
La scomparsa di Eloise l'aveva turbata nel profondo. Come aveva potuto sparire una sua studentessa nel nulla, praticamente da sotto il suo naso? 

E non era stata neanche l'unica.

"No, preside Hartnell." Rispose alla fine "Non mi fido di lui." 

Ma neanche di te.

Nessuno dei due poteva sapere che a quella conversazione aveva assistito anche qualcun altro.  
Abbastanza lontano da non essere visto. Ma abbastanza vicino da poter ascoltare.

Sentendo le parole della donna, aveva sogghignato.

Sfiducia. 
Incertezza.
Caos. 

Nessuno si fidava dell'altro. 

Esattamente ciò che gli serviva.


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6 Novembre 1802, Europa del Nord Est, Istituto di Durmstrang

 

Faceva molto freddo quella mattina. 
L'inverno, in tutta la sua rigidezza, era arrivato in quell'angolo di Europa già da un bel po' e aveva segnalato la sua presenza ghiacciando ampie zone del cortile. 
Quella notte era arrivata anche la prima neve, che si era appoggiata dolcemente in ogni angolo della struttura del Castello, creando cumuli ovunque e avvolgendo la scuola in una sorta di bolla candida e silenziosa.

Nonostante questo, una figura solitaria era presente nel cortile, intenta a scrutare l'orizzonte, come in attesa di qualcosa. E Liam, che in quel momento era appena uscito dal Castello, non potè fare a meno di notarla. 

"Ehy!" La chiamò, avvicinandosi piano ed estraendo la bacchetta.

Solo quando fu abbastanza vicino, si accorse che la figura non era altro che Bianca Grimm, avvolta in un pesante mantello. 
Alla voce del ragazzo, la Folletto si girò di scatto, rilassandosi subito dopo vedendo che si trattava solo di uno studente di Ilvermony.

"Ciao...?" Disse assumendo una voce interrogativa.
"William" Le suggerì lui "Ma tutti mi chiamano Liam. Non dovrebbe essere troppo difficile ricordarlo per te, no?" Aggiunse con una strizzata d'occhio. "Tuo cugino ed io siamo quasi omonimi. Perchè tu sei BiancaNeve, la figlia del Preside, giusto?" 
"Sì, sono io." Rispose lei, degnandolo appena di uno sguardo e tornando a scrutare l'orizzonte, in attesa.

Per qualche secondo, il silenzio si espanse tra i due, almeno finchè Bianca non si accorse che la presenza del ragazzo al suo fianco continuava ad essere costante. "Posso fare qualcosa per te, William?" Domandò a quel punto, con una nota di irritazione nella voce. "Perchè, nel caso nessuno te lo avesse insegnato, è scortese fissare gli sconosciuti."
"Mi stavo domandando per quale motivo tu sia ferma qui, da sola e al freddo, intenta a scrutare l'orizzonte. Mentre i nostri compagni spariscono uno dopo l'altro." Rispose lui inflessibile.
"Il motivo per cui sto ferma qui non è affar tuo." Rispose secca lei. "E so badare a me stessa."
Liam si inchinò leggermente. "Chiedo scusa milady. Non volevo turbarvi con domande inopportune. Sono solo preoccupato per un compagno scomparso. E, avendo incontrato proprio la figlia del Preside, non mi sono trattenuto dal chiedere. Vi porgo le mie più sentite scuse se vi ho arrecato offesa in qualche modo." Disse conciliante.
Bianca, davanti a quel discorso, si sciolse un po'. "No, sono io a chiederti scusa. Tu sei solo preoccupato. E io nervosa." Rispose piatta.
"Non ti preoccupare. Capisco la situazione. E tu sei anche una delle Cam..."

"Che sta succedendo qui?" Li interruppe una voce. 
Willhelm era appena comparso dietro di loro. Aveva un'arma in mano, era avvolto in una pesante pelliccia - sopra la quale si stava sciogliendo della neve - e aveva una faccia stravolta. 

"Will!" Bianca mosse un passo verso di lui, poi si rivoltò verso Liam, incerta su come agire di fronte ad un estraneo. 
Mezzo secondo dopo mandò tutto al diavolo e percorse il breve spazio che la separava da suo cugino per abbracciarlo. 
Dal canto suo, il Grimm ignorò deliberatamente la presenza del Caposcuola di Ilvermony e ricambiò la stretta. 
"Era solo un giro di perlustrazione, Bianca. Niente di sconvolgente. Perchè mi hai aspettato qua fuori al freddo?" Domandò in un sussurro, in tedesco. Non voleva che l'altro sentisse cose che non lo riguardavano. E fu per quello che gettò a Liam un'occhiataccia, che però lui sembrò non voler cogliere.
"Avete trovato qualcosa?" Domandò infatti, quasi incoraggiato dallo sguardo di sfida di Will.

"Non so di che parli." Fu la risposta secca del Grimm.
Poi, vedendo che Liam continuava a non muoversi da lì, appoggiò il braccio destro sulle spalle di Bianca, pilotandola all'interno del castello. 
Non avrebbe retto ancora per molto, con lo sguardo di quel bamboccio su sua cugina. Lo stesso sguardo che aveva visto troppe volte su Jacob, quando puntava ad una nuova ragazza da conquistare.

"Quel tipo non mi piace. Cosa voleva da te?" Domandò quando furono abbastanza lontani.
"Niente di importante. E a te non piace mai nessuno dei ragazzi che mi rivolge la parola." Fu la risposta divertita e al contempo imbarazzata della ragazza. "Adesso andiamo solo a recuperare qualcosa di caldo per te, d'accordo? Sarai congelato dopo aver passato tutta la notte fuori." 

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"Perchè non lo chiedi a loro, visto che li conosci così bene?" Domandò Camille a Livvy, dopo che quest'ultima ebbe rivolto un cenno di saluto a Bianca e Will, che erano appena passati accanto alle due, diretti al loro tavolo.
"Non mi sembra proprio il caso, in questo momento." Sospirò Livvy, appoggiando la testa sulle mani. 
"Perchè no?" Insistette la Serpecorno, seguendo per un breve momento con lo sguardo i due che si stavano allontanado.  "Se c'è qualcuno nella Scuola che lo sa, immagino che siano loro... o no?"
"Probabile... ma anche se lo sapessero non me lo direbbero." Constatò la tuonoalato. "Neanche a me." Aggiunse con un tono di voce che significava che non sarebbero state ammesse repliche.

Sfumatura che però Cammie non colse. O che più probabilmente si limitò ad ignorare. "Ma io lo voglio sapereeee!" Disse con tono lamentoso. "E poi la situazione di per sè non è piacevole! Voglio dire... con quello che sta succedendo! Se sapessero qualcosa in merito devono dircelo!" 

"Sono sicura che quando sarà il momento giusto lo faranno." Ribattè Livvy. "Ho fiducia in loro."

Cammie a quel punto capì che, anche insistendo, non sarebbe riuscita a scucire nient'altro dalla bocca della sua amica, perciò decise di soprassedere, ingoiando la sua frustazione con un dolce appena recuperato dal tavolo e uno sbuffo. "Speriamo solo che la tua fiducia in loro sia ben riposta, Liv." Constatò a mezza voce, quando ebbe finito di ingoiare il boccone.

"Fidati. Lo è. Non mi lascerebbero mai nei guai." 

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"Ma tu non dovresti tifare per la Campionessa della tua scuola, anzichè aiutare me?" 
"In teoria sì, ma tu sei mia cugina perciò, almeno in questo caso, la regola generale non vale."

Helene, riconoscendo in quel discorso le voci di Kathleen e Reyna, alzò lo sguardo dal tomo che stava leggendo sul tavolo della biblioteca, giusto in tempo per intercettare la Black alzare le spalle con noncuranza per rimarcare meglio il concetto appena espresso ad alta voce. E l'australiana sorridere di rimando.

"Beh, allora grazie, cuginetta."

"Tanto temo di non poterti essere di molto aiuto comunque, visto che la biblioteca non è in cima alla lista dei luoghi che frequento con insistenza." Rieccheggiò la voce di Reyna tra gli scaffali, mentre si spostava, facendo scappare così una risatina soffocata ad Helene, che conosceva molto bene quel piccolo particolare della kelpie. 

Nonostante avesse un'ottima media scolastica infatti, la Black non passava gran tempo sui libri. Preferiva di gran lunga combinare guai, trovandosi sempre ad un pelo dall'espulsione.

"E io che speravo che avere qui un parente potesse in qualche modo avantaggiarmi!" Scherzò Kathleen con voce divertita. "Mi deluti molto, Black!"
Conoscendo bene Reyna, Helene immaginò che avesse risposto alla cugina con una linguaccia, ma avendo la visuale coperta in parte da uno scaffale non potè avere conferma della sua ipotesi.

"In ogni caso..." Sentì nuovamente la voce di Kathleen "Torneo Tremaghi... Torneo Tremaghi... dove lo trovo? Sotto la lettera 't' in ordine enciclopedico oppure sotto la voce 'eventi storici'?"

"Io proverei nel quarto scaffale sulla sinistra, fossi in voi."

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"Liz?"

Al sentire la voce di Clementine che la chiamava dolcemente, Elizabeth fece emergere la testa da sotto le coperte, dove si era rifugiata. 

"Sì?" Domandò con voce tremolante, prossima nuovamente al pianto che veniva a trovarla sempre più frequentemente in quei giorni.
La Serpente Arcobaleno si diresse lentamente verso di lei, cercando di soppesare le parole da dirle. 

Elizabeth era sempre stata un'anima fragile, molto facile da spezzare. E l'unica che era sempre riuscita a capirla fino in fondo era stata Eloise. La stessa che invece, era scomparsa. Ed Elizabeth era ormai inconsolabile da giorni per quel motivo.

I primi giorni dopo la scomparsa, la bunyip si era autocolpevolizzata, dicendo che sicuramente Eloise se n'era andata a causa sua, perchè non la sopportava più. 
Ma poi, vedendo i giorni passare e le notizie rincorrersi per tutta la scuola - anche Elijah stesso si era recato a cercarla - Elizabeth aveva lentamente modificato la sua versione dei fatti. 
Passando dalla preoccupazione alla disperazione per quella amica scomparsa di colpo nel nulla.

"Perchè non vieni con me a pranzo?" Tentò di convincerla Clem.
"Non ho fame." Fu la replica quasi scontata di Elizabeth.
"Non ti muovi da questa stanza da giorni! Non va bene." Provò di nuovo l'altra, cercando di mantenere un tono dolce e rassicurante. 

Anche lei era preoccupatissima per l'amica e, man mano che i giorni passavano, la speranza di rivederla viva si affievoliva sempre di più. Ma al contempo capiva che crogiolarsi nel dolore non avrebbe portato a nulla. Se non ad altra disperazione.
E soprattutto non avrebbe riportato Eloise indietro.

"Non ne ho voglia."

Davanti a quella risposta scontata, Clementine sospirò.

Di sicuro quel Torneo era iniziato nel peggiore dei modi.

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"Allora Sogno, la situazione è questa: degli studenti - tra cui il nostro caro amico Amos - sono scomparsi da giorni e di loro, nonostante le diverse ricerche portate avanti, non si sa più nulla. Il nostro compito perciò sarà indagare a fondo, finchè non troveremo il colpevole di questo atto ignobile e lo consegneremo alla giustizia." 
"Cra."

Furono queste le frasi che Tyler, appena rietrato nella sua camera, sentì pronunciare da Patton e dal suo corvo. 

Nonostante la situazione fosse pesante e fosse profondamente preoccupato per il suo amico, il Caposcuola non riuscì a trattenere un sorrisetto ascoltando le parole del wampus. 

Per quel motivo decise di non interromperlo: era ritornato in camera per prendere un libro, ma non voleva segnalare la sua presenza. 
Di solito Patton dava il meglio di sè proprio nei monologhi con il corvo e il magicospino aveva bisogno di cinque minuti di sano divertimento, con il clima pesante che si stava respirando in quei giorni a Durmstrang.

Infatti l'altro non lo notò, concetrato com'era a blaterare. 
E Tyler si appoggiò allo stipite della porta, intenzionato a godersi lo spettacolo fino in fondo.

Di sicuro Patton, se voleva diventare davvero un Auror, aveva molto da imparare - si ritrovò a pensare di punto in bianco il Caposcuola - D'altra parte, se in quel momento al suo posto non ci fosse stato lui ma un pericoloso assassino, il wampus sarebbe stato sicuramente spacciato.

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Trystifer bloccò il pugno alzato a mezz'aria, fermando così a metà l'azione di bussare alla porta.

"Siamo sicuri di ciò che stiamo facendo?" Domandò a mezza voce, voltandosi verso Christopher.
"Non abbiamo molta altra scelta, mi pare." Gli rispose lui. "Nonostante tutto, è pur sempre il preside." Cercò di convincerlo.
"Lo so ma... non ha mai fatto nulla per noi... e questa situazione... beh, non sono sicuro che farà qualcosa per cambiarla." Ragionò Trys. "E' molto più facile che non agisca apposta per lasciare le cose come stanno."

"Di sicuro, se non glielo comunichiamo, le lascerà così come sono." Rispose il kelpie "Ma se non te la senti di andare fino in fondo ti capisco." Continuò "Vado io." Concluse poi bussando energicamente la porta al suo posto, prima che l'alastyn potesse bloccarlo o cercare nuovamente di fargli cambiare idea.

Non aveva voglia neanche lui di affrontare Elijah Grimm, ma non vedeva molte altre alternative all'orizzonte.

Un secco "Avanti" li invitò ad entrare e i due mezzosangue capirono di non avere più altra scelta. Ormai avevano compiuto il passo. 

Fu così che entrarono, anche se a testa bassa, nello studio del preside, che li scrutò immediatamente perplesso. "Il magico trio si è tramutato di colpo in un duo?" Li accolse con una leggera nota di sarcasmo nella voce.

I due ragazzi si scambiarono una breve occhiata. 
Poi Christopher parlò. "E' proprio questo il problema, signore. Levi è scomparso."

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Molto faticosamente socchiuse le palpebre, emettendo un gemito soffocato.
Il dolore alla testa era lacinante. Aveva un punto che gli doleva paurosamente, creandogli enormi difficoltà anche solo per tenere gli occhi aperti.

Dov'era finito?

Strizzando gli occhi e sbattendo le palpebre più e più volte, riuscì finalmente a mettere a fuoco qualcosa di ciò che gli stava attorno. 

Peccato che non gli tornò granchè utile. 

Era sdraiato su del terriccio bagnato e freddo e intorno a lui la foresta si espandeva a vista d'occhio, filtrando la poca luce che riusciva a passare tra le fronde fitte degli alberi.

Con il tempo, si accorse di essere anche legato. Ai polsi e alle caviglie. 
Non era solo legato. Era immobilizzato. 
L'unica cosa che riusciva a muovere - e ci riusciva solo con enormi sforzi - era la testa. 
Gli sembrò anche che pesasse molte tonnellate, mentre piccole esplosioni di luce gli annebbiavano la vista. Fece fatica a sollevare il collo anche solo di pochi centimetri. Mentre la nausea lo assaliva.

Non vomitò per miracolo. 

E solo quando riuscì a calmarsi, dopo aver fatto respiri profondi, si accorse di non essere il solo in quella situazione. 
"Eloise!" Gracchiò con una voce che non assomigliava per niente alla sua solita, cercando di avvicinarsi alla ragazza svenuta strisciando sui gomiti. "Eloise, avanti svegliati!" Provò a chiamarla, senza però ottenere risultato.

E con orrore, si accorse che accanto alla ragazza, pallida come la morte, si trovavano anche altri due ragazzi. Altrettanto esangui.

"Non si sveglierà." Commentò una voce alle sue spalle. Una voce che Kyle riconobbe. "Nessuno di loro lo farà."

Il ragazzo girò di scatto la testa, pentendosene immediatamente appena una forte fitta lo colpì alle tempie. 

"In effetti, neanche tu avresti dovuto." Continuò la voce. "Peccato, un vero peccato. Non volevo che voi soffriste più del necessario." La figura estrasse la bacchetta, puntandola contro l'australiano. "Ma consolati: tutta la vostra sofferenza servirà per uno scopo più grande. Silencio."

"Crucio."

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10 Novembre 1802, Europa del Nord Est, Istituto di Durmstrang

"Svegliati!"
Davanti a quel tono imperioso, e riconoscendo la voce ormai familiare di Jacob, Sascha aprì gli occhi di scatto. Non stava dormendo, ma non aveva neanche molto da fare, a parte stare sdraiata, seduta o in piedi.

Quel ragazzo non le piaceva, non le piaceva per niente. Ad ogni sua visita, non faceva altro che rimarcarle la sua diversità, oltre che la sua condizione di prigioniera. Ma al contempo le permetteva di non impazzire. 
Sarebbe stato molto peggio se fosse stata lasciata da sola per tutto il tempo dentro quella stanza, senza nessun tipo di contatto umano.

Anche se Jacob tutto la considerava forchè umana.

"Che vuoi?" Domandò secca.

Senza risponderle, il ragazzo si avvicinò alla gabbia, iniziando a trafficare con la chiusura.

La stava forse liberando? 
Oppure il giorno della famosa prova di cui aveva sentito parlare era forse arrivato?
 

Ma non c'era la luna piena, mancavano ancora dei giorni. Lo sentiva chiaramente.

Sascha fece automaticamente un passo indietro. 
"Cosa stai facendo?" Domandò spaventata. 
"Sto aprendo la gabbia, non lo vedi?" Rispose lui, facendo scattare la serratura. La porta si aprì con un clang metallico. "Non fare sciocchezze: sei sotto tiro." La minacciò poi, puntandole la bacchetta contro.
"Cosa significa?" Domandò lei, arretrando ancora. 

La libertà, la possibilità di poter fare un giretto fuori da quella gabbia anche solo per un'ora, era quello che aveva agognato negli ultimi due mesi di prigionia. 
Ma le sembrava strano che quella oppurtunità le venisse offerta così, di punto in bianco.

"Stanno succedendo cose strane in questa scuola." Fu la risposta di Jacob. "Sono spariti degli studenti."
"Come avete fatto sparire me?" Commentò lei acida.
Jacob le rispose con un sorrisetto. "Tu sei un caso speciale. E mentre pensavo ad un modo per ritrovarli, ecco l'illuminazione. Voi lupi avete... un olfatto molto sviluppato poco prima della luna piena. Se ti faccio sentire il loro odore, magari potresti provare a seguire una traccia." Spiegò tranquillo.

"Mi vuoi usare come un cane da caccia?" Domandò Sascha incredula.

"Non hai diritto di replica." Replicò Jacob afferrandola rudemente per un braccio e iniziando a trascinarla fuori, lungo i freddi corridoi, ignorando il tentativo di ribellione della ragazza. "Potrei costringerti con un Imperio, oppure puoi decidere di collaborare di tua spontanea volontà. In ogni caso, lo farai. Volevi uscire di qui, no? Approfittane."

A contatto con l'aria esterna, Sascha rabbrividì, non essendo più abituata ad un clima differente rispetto a quello della stanza nella quale era stata imprigionata. 

"E se hai freddo puoi coprirti con questo." Continuò il ragazzo, fermandosi per appoggiarle un mantello con cappuccio sulle spalle. 

Un mantello rosso fuoco.

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Mettiamola così: ero in ritardo e il capitolo l'ho scritto in fretta, molto in fretta (2 giorni). Spero piaccia lo stesso e di non aver dimenticato nessuno!
Il prossimo riguarderà la prima prova. ;)

Domande della settimana: (risposte entro il 12/01)

- Per le campionesse: chiedo di inviarmi per MP le strategie che le vostre OC decideranno di adottare durante la prova (NON METTETELO NELLA RECENSIONE, MI RACCOMANDO!) 

- Per gli altri: cosa faranno i vostri OC per la tifoseria?

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Capitolo 9
*** 7 - La prima prova (parte 1) ***


7

- La prima prova, pt. 1 -

 



 

Maggio 2022, Londra, Villa Black - Grimm

"Ha usato un lupo mannaro come un cane da caccia? Ci credo che quella poveretta abbia provato ad opporsi!" Interruppe la lettura Ariel, riguardando le ultime frasi lette dal foglio per essere sicura di aver decifrato bene la scrittura del suo antenato.
"Mi sa che quello è il meno e nella nostra famiglia hanno fatto anche di molto peggio, se ci pensi." Rispose Eleonore "A me ha incuriosito il fatto del mantello rosso... vuoi vedere che è lei la famosa Cappuccetto Rosso? Abbiamo sempre saputo che il mantello venne costruito proprio per un lupo mannaro, in fondo. Possibile che sia proprio lei?"
"Beh, può essere. Ma le divise di Durmstrang sono sempre state rosse, non come le vostre che sono nere... e orribili." 
Considerò Ariel, scatenando così degli "Ehy!" di protesta da parte di marito e cognata. "Quindi può anche essere un caso." 

Ulteriori considerazioni vennero però interrotte dal pianto di un bambino, proveniente dal piano di sopra. 

"Vado io!" Si propose Hansel "Tanto è Talisia che sta mettendo su i denti da latte, povera piccola!"

Quando il ragazzo tornò con la figlia in braccio, trovò moglie e sorella - che avevano appena finito di sgomberare la cucina - appollaiate sul divano, con ancora la lettera di Jacob in mano. 

"Allora, dove eravamo rimasti?" Domandò distrattamente sedendosi su una poltrona del salotto, mentre la figlia gli afferrava la mano per mettersela in bocca e dare così sollievo alle gengive.
"Al punto in cui Jacob indaga sugli studenti scomparsi." Rispose Ariel, ritrovando il punto esatto in cui avevano interrotto la lettura.

"Grimm in azione e studenti scomparsi nel nulla... perchè questo binomio mi risulta stranamente familiare?" Domandò Eleonore sarcastica, scatenando una risatina in Hansel, prima che Ariel riniziasse a leggere ad alta voce.
*

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Notte del 20 Novembre 1802, Europa del Nord Est, Istituto di Durmstrang

 

Charlotte, con una candela in mano, entrò in punta di piedi nella camera dove dormivano le sue studentesse, cercando di individuare la figura di Kathleen. 
Quando la trovò, si diresse verso di lei, cercando di non svegliare nessun altro.

"Kath!" La chiamò pianissimo, scrollandola dolcemente. 
"Uhm..." Borbottò lei, girandosi sull'altro lato, infastidita anche dalla luce.
"Kath, mi dispiace ma ti devi proprio svegliare." Insistette la donna. 

"Professoressa!" Esclamò la ragazza dopo un po', riconoscendo finalmente chi era che la chiamava con così tanta insistenza. "Ma... cosa ci fa qui?" Domandò poi scombussolata e a voce un po' troppo alta. 

Da qualche parte intorno a lei, emersero infatti anche le voci di Elizabeth e Clementine, altrettanto stanche e confuse. "Che succede?"

"Mi dispiace svegliarti cara, ma sei una Campionessa. Se non ti presenti alla gara entro quaranta minuti sarai squalificata. E non potevo avvisarti prima, fa parte del Regolamento." Spiegò Charlotte tutto d'un fiato. "Voi invece potete decidere se assistere oppure no." Continuò la donna. 

"... Come scusi?" Domandò Kathleen, ancora profondamente frastornata dalla situazione.

* - * - *

Quando Elijah entrò nella camera della figlia trovò Bianca già pronta, con indosso la tenuta da caccia. 

La Grimm era affacciata alla finestra, intenta a scrutare la notte, illuminata dai raggi della Luna Piena.

"E' ora, padre?" Si limitò a chiedere la ragazza tranquilla, senza neanche voltarsi.
"Sì, è ora." Rispose lui serio, cercando di illuminare ancora di più la stanza con il candelabro che aveva in mano.

"Allora possiamo andare, sono pronta."

* - * - *


Quando David raggiunse le stanze affidate ai suoi studenti, non seppe in cuor proprio se sentirsi deluso oppure sollevato.

Magari si trattava di una mera casualità.


Livvy era sveglia, intenta a chiaccherare davanti al fuoco con Camille e altre ragazze di Ilvermony.

Possibile che nessuna di loro ne sapesse nulla e che si fossero semplicemente attardate chiaccherando?

"Preside Hartnell! Cosa ci fa qui?" Domandò Camille innocentemente, non appena notò la presenza dell'uomo. "Noi stavamo per andare a dormire!"

Beh, quantomeno non era dovuto entrare nelle loro stanze, provocando il panico per averle trovate in deshabillè. Aveva già subito abbastanza isterismi per motivi futili nel viaggio di andata, non aveva bisogno di provocarne altri durante la permanenza a Durmstrang.

"Sono venuto a prendere Deliverance. Deve affrontare la prima prova." Spiegò serio, probabilmente come quasi nessuno l'aveva mai visto.
"Adesso?" Domandò Camille, sbattendo ripetutamente le palpebre. "Ma... ma... ma professore, lei non può farlo! Io non sono pronta!" Protestò la Serpecorno, mentre invece Livvy si alzava silenziosamente in piedi.
"Crawley non è lei a dover affrontare la prova!" Esclamò invece David perplesso.

"Lo so bene professore! Ma io non ho preparato neanche uno striscione per esprimere il mio sostegno a Livvy!"


* - * - *


"E pensare che io volevo farlo fuori stanotte, quello stramaledetto pappagallo!" Sbadigliò Liam senza minimamente preoccuparsi di abbassare il tono di voce, portandosi una mano davanti alla bocca e avanzando nel buio. "Chi l'avrebbe mai detto che, una volta tanto, si sarebbe rivelato utile anche lui?"
"Cosa volevi fare tu a Sogno?" Inveì Patton seguendolo "E per l'ultima volta: è un corvo!"
"Corvo o pappagallo, la prossima volta che mi sveglia nel bel mezzo della notte lo uccido e poi lo cuocio arrosto." Commentò Liam borbottando.
"Mi stai sfidando?" Ribattè Patton gonfiando il petto e assumendo uno sguardo cupo.
"Riuscirei a batterti senza problemi ad occhi chiusi." Lo provocò Liam, sicuro di sè stesso, fermandosi in mezzo al corridoio e voltandosi verso l'altro ragazzo estraendo la bacchetta. "E dopo averti battuto farò arrosto il tuo maledetto uccellaccio."
"Pfff! L'unica cosa che finirà arrosto saranno le tue chiappe. Io sono il migliore in tutto." Ribattè il wampus estraendo a sua volta la bacchetta. "Ti farò mangiare la polvere!"

"Basta così voi due." Intervenne a quel punto Tyler, che li aveva seguiti in silenzio fino a quel momento, mettendosi in mezzo con le braccia spalancate. "Non mi sembra ne il momento, ne il luogo adatto."

"Levati di mezzo, Jones." Ringhiò Powell, cercando di prendere la mira nonostante il buio. "Devo far capire al tuo collega Caposcuola chi è il migliore qua dentro."
"Mi duole essere d'accordo con lui, ma ha ragione. Togliti Jones!" Replicò Liam.

Nonostante Tyler avesse una gran voglia di lasciarli sfogare, si rendeva conto che quello non era ne il momento ne il luogo adatto. Perciò rimase lì, con le braccia allargate. "Livvy, una nostra compagna di scuola nonchè amica, tra pochi minuti affronterà una prova probabilmente mortale e voi due volete fare a botte per un maledetto pappagallo?"



* - * - *


Bianca, seguita dal padre, fu la prima ad entrare nel tendone montato ai margini dell'arena.
Si ritrovò così in un largo ambiente illuminato a giorno da moltissime torce. E al centro si trovava il Cancelliere Philippe Grimm, cugino di suo padre.
Com'era buon costume, la ragazza gli rivolse un breve inchino, al quale però l'uomo rispose con una smorfia.

A differenza di Elijah, che aveva deciso di far studiare la figlia a Durmstrang - e di conseguenza di aprirla a tutte le giovani donne purosangue - Philippe era di mentalità molto più chiusa. Aveva deciso di far istruire la figlia Erika in casa e aveva espresso più volte tutto il suo disappunto per le scelte di Elijah.
Così come negli ultimi giorni lo aveva espresso per la decisione Calice. Per lui le tre Campionesse erano state un vero e proprio affronto.

Vedendo tale reazione, Bianca chinò il capo, rinunciando ad avere un contatto diretto con l'illustre parente finchè non fosse stato necessario. Tuttavia percepì comunque la volontà di suo padre di volerla rassicurare, quando sentì Elijah appoggiarle una mano sulla spalla. L'uomo non fece altro, ma Bianca apprezzò profondamente quel gesto.

Il silenzio venutosi a creare venne interrotto dal fruscio del tendone alle sue spalle, che annunciò l'ingresso delle altre due Campionesse, accompagnate dai rispettivi Presidi.

Senza perdere altro tempo, Philippe prese la parola, iniziando a giocherellare con il sacchetto di stoffa che teneva tra le mani. "Al di là di questa tenda" Cominciò attirando così tutta l'attenzione su di lui "si trova la vostra prima prova. Immagino che una vaga idea di cosa dovrete affrontare ve la siate fatta venendo in qua. Ma nel caso le vostre idee non siano ancora abbastanza chiare, sono sicuro che dissiperete tutti i vostri dubbi in merito dopo che le avrete... estratte." Continuò porgendo il sacchetto verso di loro. "Si procederà in ordine alfabetico. Duchannes, è il suo turno."

Livvy, con mano leggermente tremante, estrasse dal sacchetto una riproduzione particolare di...

"Un nachmahren" Commentò Philippe, guardando la miniatura presente tra le mani della Tuonoalato con il numero 1 "
Il lupo mannaro dei ghiacci. Lei sarà la prima ad entrare nell'arena."

"Grimm, tocca a lei."

Bianca inserì la mano nel sacchetto, estraendone la miniatura di Sascha, con attaccato il numero tre.

"Lupo mannaro europeo." Commentò Philippe "L'ultimo nell'ordine da affrontare. Manca solo lei, signorina Lohan."

Kathleen, sentendo le ginocchia che le tremavano, si avvicinò al sacchetto. Era terrorizzata.

Quindi la prima prova consisteva nell'affrontare lupi mannari? Non era sicura di esserne in grado.

"Un wendigo" Spiegò Philippe "
Il licantropo del nord america. Ovviamente, sarà la seconda."

"Molto bene." Riprese il discorso il Cancelliere, dopo qualche minuto di silenzio "Adesso vi fornirò alcune informazioni tecniche: voi non dovrete in alcun modo uccidere i lupi. Dubito ne sareste in grado, in ogni caso. L'unica cosa che dovrete fare, sarà recuperare il loro collare. All'interno troverete qualcosa che vi sarà utile per la seconda prova. Se pensate di non farcela, oppure di essere in pericolo, sparate due scintille rosse per aria. Io e il Preside interverremo, in modo da non rendervi la cena del lupo mannaro di turno. Buona fortuna."

Era quasi uscito, quando si voltò nuovamente verso di loro. "Bianca? Spero vivamente che tu, stasera, non faccia sfigurare la nostra dinastia."



- * - * -

“Ho un sonno che non potete immaginare” Soffocando l’ennesimo sbadiglio, Tyler si strinse ancor di più nel proprio mantello impellicciato, sperando di scaldarsi un po’ in quella fredda notte di novembre.
“Ah non venire a dirlo a me Jones… se fosse per me a quest’ora starei poltrendo nel letto, invece ci tocca stare qua” Rispose Patton cercando una posizione confortevole su una delle scomodissime poltroncine del secondo piano degli spalti.
“Per tutti gli Dei, Jones, so già che questo Torneo sarà una pacchia con Liv e Bianca della partita ma… facciamo una scommessa? Io punto dieci galeoni su Bianca vincitrice della prima prova” Il ghigno compiaciuto di Liam non era la migliore delle garanzie per Tyler, che rimase per un attimo interdetto sul da farsi.
“Così poca fiducia nella nostra campionessa? Beh… Dieci galeoni su Liv, e che vinca il migliore” Ribatté il Magicospino  stringendo saldamente la mano del proprio collega.

“Ma che ci fate seduti là?" Emerse all'improvviso alle loro spalle la voce concitata di Cammie "Venite qua a tifare Liv!” Senza aspettare una qualche risposta, la ragazza prese per mano i due Caposcuola e li condusse davanti al parapetto. “Tu tieni questo e te questo! Oh e c’è pure quest’altro… per non parlare di quello!” Continuò imperterrita, tirando fuori da un borsone un quantitativo tale di cappelli, sciarpe, striscioni e qualsiasi altra cosa, che solo un cieco non poteva notare il piccolo gruppo di Ilvermorny.
“Ehi e per Sogno non hai qualcosa?!” Pat, facendo finta di non notare lo sguardo di fuoco di Liam, attirò l’attenzione della ragazza con un grosso sorriso stampato sul volto.
“Oh ma certo! Questo capello con lo stemma della scuola e un bellissimo pon-pon rosso non farà che bene al tuo corvo” Camille continuava ad essere su di giri e, sentendo il ‘Cra’ di risposta da parte dell’animale, era ancor più al settimo cielo rispetto a prima.
“Ragazzi, se avete finito di vestire animali, sembra che si cominci a breve” Liam si mise in mezzo richiamando i due, indicando il preside Grimm che, nel frattempo, si era alzato dal suo posto riservato per richiamare l’attenzione dell’intera scuola.

 

- *  - * -

Un acuto fischio attraversò l'aria e gli occhi di tutti gli spettatori vennero puntati sull'arena.

"Iniziano!" La voce eccitata di Reyna venne coperta in buona parte dal boato della folla, ma Helene riuscì a sentirla comunque. "Secondo te chi sarà la prima ad affrontare la prova?"
La folletto si limitò, come molti altri dietro di lei, ad alzarsi in piedi e a strizzare gli occhi in direzione del tendone che - ancora per poco - nascondeva alla vista le Campionesse. "Lo scopriremo presto immagino."

Finalmente il tendone si alzò e una ragazza ne uscì.

"Chi è delle tre?" Domandò ancora la kelpie, praticamente saltellando, mentre al suo fianco Helene ridacchiava divertita. "Accidenti al buio e alla lontananza! Non riesco a vedere bene!"
Passò qualche altro secondo prima che una delle due potesse riconoscere la prima ragazza che avrebbe affrontato la prova.

"Ehy! Credo che sia la Campionessa di Ilvermony!" Commentò alla fine la Sauer, strizzando gli occhi il più possibile e riuscendo finalmente a vederla chiaramente.
Al suo fianco, Reyna tirò un sospiro di sollievo. "Beh, almeno non sarà Kathleen la prima ad affrontare l'ignoto. Era un po' preoccupata. Anche se, alla fine dei conti, non so se sia meglio o peggio per lei non affrontare questa cosa subito." Considerò.
"Se il Calice l'ha scelta immagino che le capacità per affrontare la prova le abbia, no?" Commentò Helene distrattamente, con gli occhi praticamente incollati a tutto ciò che stava accadendo in quel momento nell'arena.

Un Torneo Tre Maghi non era esattamente un evento che accadeva tutti gli anni. E ancora più raro era che avvenisse esattamente nella propria scuola.
Non voleva perdersene neanche un secondo.


"Sì, certo..." Rispose l'altra "Ma questo non toglie che le prove non siano pericolose."
"A proposito... per chi tiferai alla fine? Per la tua scuola o per tua cugina?" Le ridomandò la tedesca, sperando che questa volta Reyna fosse abbastanza distratta dal fornirle una risposta.

Cosa che però non avvenne. "Io tifo per chi vince."

Poi non ci fu più spazio per le parole.
Una cassa di legno venne posta esattamente al centro dell'arena.

E un'enorme lupo mannaro bianco ne uscì.

 

- *  - * -

“Tryst”

“Trystifer”

“Trystifer Dayne vuoi degnarmi di una qualunque risposta?” Era da quando che si erano perse le tracce di Levi che i discorsi tra i due ragazzi si erano fatti più pieni di silenzi, sospiri e sogni ad occhi aperti.
“Che c’è Chris…” Rispose l’amico voltandosi finalmente verso il Kelpie ma con ancora lo sguardo perso chissà dove.
“E’ dura ma dobbiamo andare avanti, pure per lui. E se… andassimo dai ragazzi di Ilvermorny? In fondo mi sembrano bravi ragazzi” Propose a mezza voce Chris guardando con attenzione Camille che sorrideva e rideva per ogni minima battuta di Patton e degli altri americani.
Non lo so Chris, non so se sia il caso...” Era difficile pensare di fare qualcosa senza essere un terzetto.

"Il magico trio si è tramutato di colpo in un duo?” Le parole del Grimm erano ancora vive nella mente dell’Alastyn che molte volte, nel corso dei giorni successivi all’incontro con il preside, continuava a pensare a quella frase sarcastica, ma tagliente.

“Se non ti alzi da quel posto farai la muffa! Anzi, mi sembra che stiano già spuntando le prime ragnatele” Non ci voleva molto a far perdere la pazienza a Christopher, soprattutto se si doveva fare qualcosa per i propri amici. “Andiamo e non replicare.” Senza pensarci su due volte il kelpie si mise in piedi tirando su l’amico che lo assecondò di malavoglia.

Gli studenti americani si trovavano sullo stesso piano del duo ed era impossibile non sapere dove fossero con tutto il baccano che facevano. Sembrava di avere a che fare con centinaia di ragazzi quando, in realtà, erano giusto una manciata.
“Ciao ragazzi” Appena arrivati dietro agli studenti di Ilvermorny più vicini, Chris attirò la loro attenzione salutando.
“Oh salve, con chi ho il piacere di parlare? Io sono Tyler William Jones” Il caposcuola americano non fece attendere la propria risposta presentandosi al duo appena arrivato.
“Io sono Christopher Flangan  e lui è Trystifer Dayne” Indicando il proprio amico, Chris rispose alla domanda del Magicospino sperando che con un po’ di compagnia Tryst si sarebbe sollevato un po’.

"Troveremo Levi così come tutti gli altri studenti scomparsi. Che vada agli inferi il Grimm, è impossibile che si siano persi nel castello… ci deve essere qualcos’altro sotto." La mente del kelpie era piena di pensieri ma, in ogni caso, cercava di nasconderli comportandosi nel modo più naturale e felice possibile.

- *  - * -

“Non voglio guardare!” Elizabeth si nascose il volto tra le mani, mentre il nachmarhen - con una zampata - cercava di afferrare Livvy, che lo evitò per un soffio facendo un balzo all'indietro.
"Puoi guardare, non si è fatta nulla!" La rassicurò Clementine "Anzi, sembra che si stia divertendo!"
"Chi è che si sta divertendo, lei o il lupo?" Domandò la bunyip, arrischiandosi a lanciare un'occhiata tra le dita della mano mentre la Serpente Arcobaleno ridacchiava.
Notò così che effettivamente la Campionessa di Ilvermony non sembrava affatto in difficoltà.

Liv era arretrata fino ad uno spiazzo sabbioso e aveva evocato attorno a lei delle fiamme, che tenevano ben lontano il lupo. E sembrava concentrata, probabilmente intenta ad elaborare una strategia.

"Geniale!" Commentò in quel momento Clementine. "E' un lupo dei ghiacci, è chiaro che il fuoco gli da fastidio!"
"Povero lupo però!" Ribattè Elizabeth, che si era finalmente convinta a guardare.
"Ma insomma Lizzie!" Borbottò la Flecther "Ti vuoi decidere? Prima povera campionessa, poi povero lupo! Capisco che il tuo animo bunyip ti porti a vedere sempre il lato migliore di ognuno, ma qua stai un po' esagerando!" Esclamò usando però un tono di voce divertito.

Alla fine lo sapeva bene che Elizabeth era fatta così.

"
E' che... non posso fare a meno di pensare che, alla fine dei conti, è una persona come noi... anche se una volta al mese si trasforma." Cercò di spiegarsi la Miller. E io lo capisco meglio di quanto tu possa credere. Aggiunse, anche se solo mentalmente. Potrei esserci io al suo posto.

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* per chi ha letto la mia precedente storia "Grimm | Jager der Dunkelheit" questa scena ha un suo significato, ma per chi non l'ha letta ci tengo a precisare due o tre cose:
- Villa Black - Grimm: Eleonore e Hansel Grimm sono fratelli, figli di Brian Grimm e Talisia Black. Hansel vive nella casa che è stata dei genitori (quindi non c'è nessun collegamento con Reyna)
- la frase sarcastica di Eleonore "Grimm in azione e studenti scomparsi nel nulla" si riferisce ovviamente agli eventi accaduti all'interno della storia precedente (ma non è necessario leggerla)
- anche la storia del mantello di Cappuccetto Rosso si trova nella mia storia precedente, anche se è solo accennata  
- prima di iniziare questa storia, sono andata a rileggermi il Calice di Fuoco e a cercare tutte le notizie possibili su Durmstrang ed effettivamente le divise della scuola nordica sono rosse (al contrario di Hogwarts, dove sono nere)


Sì, ho diviso il capitolo in due e vi ho lasciato fuori la parte succulenta, così come credo di non aver dato lo stesso spazio a tutti i personaggi, ma nel prossimo voglio focalizzarmi sulle prove (quindi molto sulle Campionesse e poco sugli altri studenti).

La seconda parte è già in parte scritta, quindi potrebbe arrivare anche prima delle due settimane canoniche... stay tuned! ;) (se le avessi messe insieme sarebbe stato un capitolo infinito... non potevo farcela!)

Ciaoo!

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Capitolo 10
*** 7 bis - La prima prova (parte 2) ***


7 bis - La prima prova
Ebbene sì, l'avevo detto che avrei pubblicato prima perchè il capitolo era mezzo pronto... e infatti eccomi qui! :) (ma dal prossimo si ritorna al ritmo delle 2 settimane u.u )

Ehm... perchè avete pensato che Elizabeth fosse un lupo mannaro? Mi spiegate come farebbe a restare normale con la luna piena in corso? O.o
Mi dispiace, ma non ci siamo proprio XD (con le vostre capacità deduttive il rapitore può proprio dormire sonni tranquilli mi sa! :P )

Vaaaabbèèè! Buona lettura! ;)


- La prima prova, pt. 2 -


20 Novembre 1802, Europa del Nord Est, Istituto di Durmstrang

 

Sascha, respirando pesantemente, si accasciò sul pavimento della gabbia, ben attenta a non sfiorare neanche per sbaglio le sbarre.

Stava cercando di calmarsi, di evitare che la bestia dentro di lei emergesse
Non voleva che il lupo prendesse possesso del suo corpo, che non le lasciasse la minima possibilità di controllare le proprie azioni, ma sapeva anche di non avere scelta.

Lei era diversa da tutti gli altri.
Lei era condannata.
Maledetta.

Per un breve attimo, le vennero in mente i volti e le occhiate disgustate di tutti coloro che aveva conosciuto, compresi i Grimm, non appena scoprivano cosa lei fosse veramente.

E, anche se solo per un brevissimo istante, desiderò farla finita. 
Che qualcuno la uccidesse in quella maledetta prova.
D'altra parte, che senso aveva ormai la sua vita? Era rinchiusa in una gabbia per tutto il giorno, senza neanche una minima prospettiva che non fosse aspettare che Jacob la venisse a prendere per usarla come... un cane.

Quindi che senso aveva andare avanti?

Sentiva la presenza della luna piena nel cielo.
Sapeva che sarebbe stata questione di poco tempo, prima che questa agisse su di lei, togliendole ogni volontà di agire con consapevolezza.

Sapeva che...

"Buonasera, lupetta." 

Alzando lo sguardo di scatto, gli occhi di Sascha si andarono a posare su Jacob Grimm, comparso come al solito dal nulla nel bel mezzo della stanza. 
Senza attendere una risposta, il ragazzo avanzò verso la gabbia, iniziando a trafficare come al solito con l'apertura. Ma quando ebbe aperto la porta, al contrario del solito, Sascha fece un passo indietro.

"Strano..." Commentò Jacob rivolgendole uno sguardo perplesso "Di solito ti precipiti fuori."
"La luna" Cercò di spiegare debolmente lei "Potrei trasformarmi in qualsiasi momento. Non voglio fare del male a qualcuno."
"E a chi ne faresti scusa? Siamo solo io e te qui! E io sono perfettamente in grado di tenere a bada un lupo mannaro." Le rispose lui con un sorrisetto ironico "In ogni caso, lupetta, sei richiesta per la prova. Devi seguirmi per forza."

"Quindi stasera mi uccideranno?" Nonostante il desiderio che ciò avvenisse l'avesse sfiorata solo pochi minuti prima, una nota di paura colorò la domanda di Sascha.
"No." La rassicurò però Jacob, con una nota divertita. "Il tuo ruolo sarà completamente diverso. Ma adesso andiamo, lupetta. Anche se sono in grado di tenerti a bada, non ho voglia di trascinarti a forza fino all'arena... da lupo." 

Senza darle tempo di ribattere, la prese per un braccio, trascinandola nel corridoio. 

E Sascha non provò neanche ad opporsi.

* - * - *


20 Novembre 1802, Europa del Nord Est, Istituto di Durmstrang, arena

Fischi, risate, applausi, sospiri di sollievo e di orrore. 
Il pubblico assediato fuori dallo stadio reagiva come un sol uomo a ciò che stava accadendo nell'arena, dove Livvy stava affrontando il lupo mannaro dei ghiacci.

Ma Bianca, trovandosi all'interno della tenda, non riusciva a vedere in alcun modo come se la stesse cavando l'amica e, ad ogni rumore prodotto dal pubblico, una nuova ruga di preoccupazione sorgeva sul suo volto.

"Tranquilla, se la caverà. E' venuta con noi a caccia parecchie volte e non ha mai mancato l'obiettivo." La distolse la voce di Will dai suoi pensieri. 
"Lo so... ma non abbiamo mai affrontato queste situazioni da soli... e soprattutto con qualcuno pronto a giudicare le nostre scelte tattiche." Commentò Bianca, reprimendo la voglia di raggiungere la tenda e sollevarla, per assistere con i suoi occhi alla prova. 

Ma non poteva. Secondo i giudici, se un Campione avesse assistito alla prova di un altro, questo avrebbe potuto influenzarne la strategia.

Come se io non ne avessi già una, di strategia. Pensò amara. Vorrei solo vedere con i miei occhi come se la cava Livvy.

"L'importante è che non si trovi messa alle strette." Commentò Will sospirando "Altrimenti lo sappiamo molto bene cosa potrebbe succedere."
"E' proprio questo che mi preoccupa."

* - * - *

"Oh per Merlino! Questa volta la prende, questa volta la prende, questa volta la..." Iniziò a cantinelare Camille terrorizzata, non staccando gli occhi neanche per un attimo da ciò che succedeva all'interno dell'arena.

"Cammie? Credo che tu stia bloccando la circolazione sanguigna a qualcuno!" Gignò Liam divertito. "O meglio... a qualcosa." Disse riferendosi con un cenno della testa al corvo di Patton, che la Serpecorno continuava a stringere spasmodicamente tra le mani, usandolo come una sorta di antistress.

Camille, rendendosi conto di ciò che stava facendo, lasciò andare la vittima immediatamente. "Ops! Scusa piccolino!"

"Sia chiaro che se lo uccidi mi fai un favore." Continuò divertito il wampus "Ma non vorrei mai che una graziosa fanciulla come te si attiri le ire di Patton!" 
"Camille non farebbe mai del male a Sogno!" Si intromise in quel momento proprio il padrone dell'animale. 
"Io invece non mi farei problemi a farlo arrosto ma, se qualcuno arrivasse ad ucciderlo prima di me, non dovrei neanche sporcarmi le mani." Ribattè Liam ghignando. 
"Tu non devi azzardarti neanche a toccarlo!" Si inalberò subito Patton, cascando immediatamente nella trappola di Jackson, che sembrava divertirsi un mondo con quel piccolo escamotage.

"Oh no! Eccoli che ricominciano!" Si lamentò Tyler sbuffando, ormai rassegnato a vedere i ragazzi litigare per ogni minima cosa. "Camille, la prossima volta, ti prego, usa qualcos'altro per sfogare la tua ansia." Continuò il Caposcuola alzando gli occhi al cielo. "Cammie?" Domandò poi perplesso, guardandosi attorno e non riuscendo più a vedere la ragazza da nessuna parte.

La Serpecorno infatti non lo stava più ascoltando, così come non stava prestando neanche attenzione a tutto ciò che accadeva dietro di lei. 

Si trovava qualche metro più avanti, attaccata al parapetto, con le mani ormai bianche a forza di stringere il legno. 
Saltellava e urlava a più non posso incitamenti di ogni tipo a Livvy e, quando Tyler la raggiunse - incuriosito da quello scatto di vitalità più ampio del solito - lo abbracciò a sopresa, buttandogli le braccia al collo.

"SIII! LIVVY HA PRESO IL COLLAREEE!... RAGAZZI?... MA DOVE SIETE?... VENITE A FESTEGGIARE! LIVVY HA VINTOOO!" 

Ignorando il fatto che Patton e Liam stessero ormai ringhiando l'uno contro l'altro, Camille li raggiunse, soffocando entrambi con un enorme abbraccio, continuando allegramente a saltellare per la felicità.

* - * - *

Livvy balzò all'indietro, evitando così la zampata del lupo. 
Non ci teneva di certo a diventare la sua cena, ma neanche ad essere graffiata da lui. 

Sapeva molto bene che bastava anche una minima goccia di sangue per essere infettati. E lei di certo non moriva dalla voglia di perdere la coscienza una volta al mese. 

Per evitare l'ennesima zampata si buttò a terra, rotolandogli velocemente sotto alla pancia e sfuggendogli così da sotto il naso, per l'ennesima volta.

Ridacchiando per il divertimento, si rese conto che il lupo stava invece ringhiando per la frustrazione.
Lui era grande e grosso, mentre lei piccola, veloce e agile. 
Una sorta di mosca fastidiosa.

Sgusciandogli alle spalle e correndo il più velocemente possibile, la ragazza raggiunse uno spiazzo sabbioso, lanciando incantesimi dietro di sè a caso per rallentarlo il più possibile. 
Poi, quando arrivò in un punto abbastanza distante da lui e abbastanza in alto, puntò la bacchetta contro il lupo. 

"Ignis upupam."

E il nachmahren venne circondato dalle fiamme.

"Sei in trappola bello. Diffindo. Accio."

Il collare le volò dritto tra le mani. E Livvy sorrise soddisfatta.

Aveva superato la prima prova.

* - * - *

"Hey voi due! Ma che ci fate lì?" 

Christopher si voltò di scatto verso Reyna, trovandola posizionata qualche gradone sopra di loro, che fissava torva lui e Trys con le braccia incrociate. Accanto a lei si trovava Helene.

"Noi... ehm..." Iniziò a balbettare, cercando di trovare una risposta convincente senza però riuscirci. Non sapeva il perchè, ma quella ragazza aveva il potere di far sentire qualcuno dalla parte del torto anche quando non stava facendo niente di male.

E dire che era lei la ribelle!

Senza attendere una risposta infatti, la Black li raggiunse e li arpionò per un braccio ciascuno, per trascinarli nel posto dove lei e la folletto erano sedute. "Spostati di lato così fai un po' di posto per questi due, Lene!" Ordinò in tono imperioso. 
"Cosa?" Domandò la Sauer, leggermente spaesata, rendendosi conto solo in quel momento che l'amica non si trovava più accanto a lei ma qualche fila più in giù. Fino all'istante prima aveva avuto occhi solo per la prova di Livvy, che si era appena conclusa. "Reyna... che ci fai là sotto?
"Sono andata a recuperare due compagni di scuola che avevano provato a confondersi con gli americani." Rispose lei senza peli sulla lingua, continuando a trascinarsi a braccetto i due ragazzi - uno per braccio - e ignorandone al contempo le proteste. "Su ragazzi, sedetevi! Io ed Helene non vi mangeremo." Concluse poi con un sorrisetto ironico.

In quel momento un boato della folla annunciò che anche la seconda Campionessa era entrata nell'arena, perciò ai due ragazzi non rimase altro da fare che sedersi accanto alle loro compagne di scuola, per evitare di togliere la visuale a chi si trovava dietro di loro.

"Di chi si tratta, questa volta?" Domandò curioso Trys, allungando il collo.
"Aspetta... credo..." Cominciò Chris allungando il collo a sua volta e strizzando gli occhi per cercare di vedere meglio "Potrebbe essere la campionessa australiana?"

"Sì, è proprio mia cugina!" La riconobbe immediatamente Reyna.

* - * - *

Kathleen entrò tremante nell'arena. 
Per qualche secondo rimase imbambolata a fissare gli spalti che la circondavano, mentre sentiva le gambe diventarle più pesanti del piombo.

Ma fu quando alzò lo sguardo verso il cielo e vide la luna piena che splendeva luminosa, che si risvegliò dallo stato di trance.

Non poteva restare lì ad acchiappare le mosche: aveva una prova da affrontare.

Mentre impugnava la bacchetta, quel minuscolo bastoncino di legno apparentemente innocuo ma che in realtà rappresentava tutte le sue speranze di salvezza, iniziò a ripetere con decisione la veloce strategia che aveva elaborato nella tenda, cercando di convincersi che sì, lei poteva farcela.

Lei doveva farcela.

Da qualche parte intorno a lei venne fischiato l'inizio della prova, mentre un'enorme cassa di legno entrava galleggiando da una porta laterale.

E Kathleen, senza perdere tempo, trasfigurò un masso in un coniglio e un altro in un recipiente.
Chiedendo mentalmente scusa a quell'esserino innocente, gli tagliò la gola, facendo colare tutto il sangue nel contenitore.

Poi si apprestò a preparare la trappola per il wendigo.

Sperando di essere lei, a risultare la più furba tra i due.




* - * - * - *

"Dove diamine sei stato fino ad ora?

Jacob, davanti alla domanda di Willhelm, ghignò divertito. "Chi pensi che l'abbia portata fin qui la lupetta per Bianca?" Rispose mentre si andava ad accomodare di fianco al fratello, appoggiandosi così all'ingresso della tenda. "E' già uscita comunque?" Domandò poi incuriosito, guardandosi attorno come aspettandosi di veder sbucare la cugina fuori da un momento all'altro.
"L'australiana ha terminato la prova giusto cinque minuti fa." Confermò Will. "E Livvy è stata la prima."
"Allora perchè siamo qui? Andiamo a vedere nostra cugina, no?" Propose il primogenito, incamminandosi verso la staccionata che delimitava l'area dell'arena e sorpassandola.

"Stavo aspettando te, genio."

"Come sono andate le altre due, in ogni caso?" Indagò Jacob curioso, mentre un acuto  fischio annunciava l'inizio della prova anche per Bianca.
"Sono state entrambe incredibilmente furbe." Commentò Will "Livvy ha circondato il lupo con delle fiamme, intrappolandolo all'interno. L'australiana invece ha usato del sangue fresco come esca, facendolo entrare dentro ad un cerchio di erbe antilupo e intrappolandolo all'interno. Ma credo proprio che Bianca sarà la più veloce."
"Sempre se riesce a beccare subito l'obiettivo." Commentò Jacob ghignando.

"Ci riuscirà." Rispose Willhelm serafico. "Ci siamo allenati fino a ieri proprio per questo."

* - * - *


"Camille, mi stai soffocando!" Commentò Livvy alzando gli occhi al cielo, mentre la ragazza in questione continuava ad abbracciarla, ripetendole quanto fosse stata brava. "Finirà che anzichè a causa del Torneo Tremaghi morirò a causa tua."
"Non dirlo neanche per scherzo!" Protestò la Serpecorno, iniziando entusiasticamente la sua opera di medicazione sull'amica, che si era graffiata durante un impatto col terreno. "Non posso essere peggio di una prova del Tremaghi, sii realistica! E poi... lo so che mi vuoi bene!" Continuò a blaterare sorridendo entusiasta.

Sembrava quasi che la prova l'avesse superata lei anzichè Deliverance.

"Purtoppo sì." Borbottò la tuonoalato, ruotando gli occhi esasperata. "Hai scoperto il mio punto debole: sono finita!"

Kathleen, che si trovava a poca distanza da loro, scoppiò a ridere divertita per quella scenetta.

Avendo superato la prova, tutto le sembrava molto più divertente.


Un enorme peso, che si era appoggiato sul suo stomaco appena la Preside l'aveva svegliata nel cuore della notte, le era stato tirato via, permettendole di tornare a respirare normalmente.
E lei, al contrario della studentessa americana, le coccole delle sue amiche Clementine ed Elizabeth se le stava godendo tutte.
Aveva seriamente temuto - durante la prova - di non farcela.
Che il lupo avesse preferito lei rispetto a quel misero coniglietto sanguinolento che gli aveva offerto come preda.

"Sei stata bravissima!" Si complimentò Elizabeth.
"Una dimostrazione di sangue freddo davvero invidiabile." Le fece eco Clementine.

Invece era andato tutto bene.

"E non l'hai neanche strapazzato troppo, quel povero lupo!"
"Lizzie, sei sempre la solita!" Commentò la serpente arcobaleno scuotendo la testa divertita. "Ma adesso Kath, fammi vedere quell'ematoma prima che diventi troppo grande!" Continuò guardando preoccupata il livido che si stava gonfiando velocemente sullo zigomo destro dell'amica.
"No, ma dico sul serio" Insistette Elizabeth "Secondo voi che fine faranno i lupi dopo la prova?"

Tutto stava tornando a scorrere tranquillo, come al solito.

Almeno finchè un urlo agghiacciante non penetrò nella tenda
.





* - * - *


Anche sotto un apparente clima di festa si potevano insidiare tristezza, angoscia e terrore. 
Questo Lui lo sapeva perfettamente e i Toxic Death avrebbero sollevato questo velo di falsa gioia una volta per tutte.

La sparizione degli studenti era solo la prima di una lunga serie di mosse, già programmate, per far vacillare la sicurezza dei coinquilini del castello europeo.

Piccoli esseri volanti si liberarono nel cielo notturno, prendendo forza dalla grande Luna piena che sorvegliava placidamente il naturale svolgersi del Torneo Tremaghi. 

Poco più grandi delle normalissime zanzare, i Toxic Death iniettavano veleno in maghi e streghe per prelevare in cambio potere magico.

Una puntura e nessuna conseguenza.
Due, un formicolio fastidioso sull’arto colpito.
Tre, dolore.
Quattro, vertigini e sintomi associabili alla febbre.
Cinque, allucinazioni e ritorno a galla di vecchi ricordi sepolti nella speranza di dimenticarli.
Sei, incoscienza.
Sette, probabili danni mentali.

‘Che dunque si banchetti con il sangue magico per il nostro scopo finale!’ Pensò mentre, con un semplice tocco della bacchetta, faceva sparire il coperchio del barattolo dove i Toxic Death erano rinchiusi.   

Otto, morte.

* - * - *

Non appena sentì il fischio di inizio, Bianca alzò la bacchetta e chiuse gli occhi.
Doveva concentrarsi, estraniarsi da ogni rumore, compreso il forte chiacchericcio prodotto dagli spettatori.
Quando, tramite gli occhi socchiusi, vide arrivare la cassa di legno contenente il lupo mannaro, agì.

"ACCIO FARETRA."

Dopo qualche secondo  la faretra contenente arco e frecce schizzò fino al punto dove si trovava e Bianca, senza perdere tempo, incoccò la prima.
Nel momento stesso in cui Sascha - o meglio, il lupo mannaro europeo - uscì dalla cassa, la Grimm prese la mira e tirò.

Con un sibilo, la freccia si andò a conficcare esattamente tra i tendini delle gambe del lupo, riunendo in un colpo solo tutte e quattro le zampe, impedendo così alla creatura di muovere anche solo un altro passo.

Sascha provò ad agitarsi e a rompere ciò che la teneva prigioniera, ma le frecce erano costruite di un materiale fatto apposta per imprigionare i lupi mannari e ciò rese vano ogni suo tentativo.

"Diffindo. Accio." Esclamò Bianca soddisfatta, senza fare troppo caso al formicolio che aveva iniziato a percepire al braccio.

Era stato un giochetto vincere quella prova.

"NUOVO RECORD SIGNORI SPETTATORI!" Sentenziò la voce del commentatore "PER LA PRIMA VOLTA NELLA STORIA DEL TORNEO LA PRIMA PROVA VIENE CHIUSA IN POCHI SEC..." Ma non riuscì a dire altro.

Perchè la vincitrice indiscussa della prima prova si accasciò a terra urlando.




* - * - *



"Jack?" Domandò Will in un sussurro, mentre il sorriso soddisfatto per la vittoria di Bianca lasciava il posto ad uno sguardo teso. Molto velocemente, il ragazzo estrasse la bacchetta, puntandola contro l'arena.
"Lo sento anch'io, Will." Rispose il fratello con lo stesso tono di voce grave, strizzando gli occhi e puntandoli verso Bianca, estraendo a sua volta la bacchetta.

C'era qualcosa che non andava.

E ancora prima che Bianca si accasciasse a terra urlando di dolore, prima ancora che una parte del pubblico seguisse la stessa sorte, entrambi i fratelli Grimm si erano precipitati dentro l'arena con le bacchette sguainate, facendo esplodere il primo Toxic Death.

"Jacob, dove diamine stai andando?" Domandò Will allarmato, vedendo il fratello ignorare il corpo della cugina a terra per precipitarsi verso tutt'altra direzione.
Evocando un incantesimo scudo - che avrebbe temporaneamente protetto lui e Bianca - Willhelm si piegò verso la ragazza, che si stava contorcendo a terra in preda a spasmi di dolore sempre più forti, per prenderla in braccio.

Jacob nel frattempo si era precipitato verso il punto in cui si trovava il lupo mannaro e ciò che vide, anche se gli diede una perfetta idea di ciò che stava succedendo, lo lasciò per un attimo interdetto.

Svenuta e attorniata da un nugolo di toxic death non c'era più la bestia. C'era di nuovo Sascha, tornata nella sua forma umana. Pallida come la morte.

"ZERSTORUNG"
Una enorme boato esplose, polverizzando completamente il nugolo. E Jacob ne approfittò per recuperare Sascha, trasportandola al sicuro dietro alla barriera protettiva che Elijah, buttatosi nella mischia, aveva appena eretto a difesa della figlia.
 


Mentre Philippe, Charlotte e David lanciavano incantesimi su tutto lo stadio per evitare che altri studenti potessero cadere vittima dei toxic death e gli studenti cercavano spaventati una via di fuga, una figura, senza che nessuno lo notasse, richiamò a sè le creature che erano riuscite a sopravvivere all'intervento dei Grimm, chiudendole di nuovo al sicuro, dentro allo stesso contenitore con cui le aveva portate nell'arena.
Gettando un'occhiata frettolosa al barattolo, un sorriso soddisfatto comparve sul suo volto.
In fondo se lo aspettava che i Grimm avrebbero reagito in fretta.
Nonostante la maggioranza dei toxic death fosse stata fatta fuori, gli altri avevano accumulato abbastanza energia magica per iniziare il processo.
Che non si sarebbe più fermato.

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Colpo di scena!
Perchè avere una prima prova normale del Torneo è ovviamente troppo semplice. u.u

DOMANDA PER TUTTI: (risposta obbligatoria per MP entro il  27/01)
Cosa penseranno i vostri OC di questo risvolto (vi rendo noto che quasi nessuno ha capito esattamente cosa sia successo!)?


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Capitolo 11
*** 8 - Reazioni ***


 

Chiedo scusa se a volte non vi rispondo alle recensioni che lasciate, ma è un periodo che ho poco tempo e tra rispondervi e scrivere il nuovo capitolo... preferisco far andare avanti la storia.

Buona lettura! ;) 

8 - Reazioni

- Reazioni -


20 Novembre 1802, Istituto di Durmstrang (prima prova)

Bianca crollò a terra urlando di dolore.
E poco dopo la seguì anche una parte del pubblico.


Urla terrorizzate. 
Dolore.
Confusione.
Paura.
Caos.

Nessuno riusciva a capire cosa stesse esattamente succedendo. 

Neanche Bianca ci riuscì. 

Sentì solo l'ennesima puntura venire inferta sul suo braccio. 

Poi svenne.

- * - * -

"Quanti pizzichi avrà ricevuto prima che intervenissimo?" Domandò preoccupato Willhelm, adagiando il corpo di Bianca sul lettino dell'infermeria. Con la coda dell'occhio vide suo fratello fare la medesima cosa col corpo di Sascha.

"Non ne ho idea, ma per fortuna meno di otto." Rispose Jacob, iniziando a rovistare senza alcun riguardo tra diverse ampolle e sbattendole a terra ogni volta che si dimostravano contenere qualcosa che non fosse di suo interesse. "Ma dove diavolo è l'antidoto?" Borbottò a tutti e a nessuno, buttandone una decina a terra in un colpo solo. 

"Stia attento signor Grimm!" Protestò l'infermiera scandalizzata, entrata in quel momento trafelata.
"Mi dia una mano piuttosto!" Sbottò il ragazzo fuori di sè "Dove diavolo è l'antidoto da toxic death?" Borbottò poi, continuando a rovistare tra le ampolle.
"Terzo scaffale sulla destra."

Senza neanche perdere tempo a ringraziare, Jacob afferrò la fiala di vetro e la lanciò a Willhelm, che la afferrò al volo per poi occuparsi immediatamente di Bianca.

"Ce ne sono altre?" Domandò il maggiore, girandosi verso l'infermiera, che continuava ad assistere alla scena completamente immobile. "CE NE SONO ALTRE?" Ripetè poi, vedendo che la risposta tardava ad arrivare.

"Di... di là." Rispose finalmente la donna, indicando la porta che conduceva al suo ufficio. "Ma alcune sono ancora in fase di pre..." 

Non riuscì a finire la frase, perchè Jacob si era già precipitato dentro alla stanza, tornando poco dopo con tutte le fiale possibili tra le mani. "Ne dia una alla lupa." Ordinò ficcandone una in mano alla donna e attraversando la stanza quasi di corsa. "Io vado a portare il resto a..."

Ma non riuscì a terminare il discorso, perchè la porta dell'infermeria si aprì violentemente, facendo entrare un trafelato Elijah, seguito a breve distanza da Philippe. 

A differenza del preside di Durmstrang, che si precipitò sulla figlia, il Cancelliere rivolse un'occhiata inceneritrice a Jacob, bloccandolo immediatamente sul posto. "Come diavolo ti sei permesso di anteporre il salvataggio di una lurida lupa mannara a quello della tua futura sposa? Il sangue magico che sarebbe andato sprecato se tuo fratello non fosse intervenuto, la tua famiglia, la tua..." 

Jacob non aveva tempo anche per quello. 
Avvertiva il peso di tutte le ampolle tra le sue braccia, ampolle che doveva consegnare al più presto a tutti gli studenti colpiti da quei luridi esseri. 
Non poteva di certo mettersi comodo a dare spiegazioni. 
E soprattutto non ne aveva la minima voglia.

"E' proprio per proteggere quel sangue magico che l'ho fatto." Rispose duro "I toxic death si nutrono di energia magica. Li riesce ad immaginare gli effetti, se questa viene presa da un lupo mannaro durante la luna piena? Tantovaleva organizzare il funerale a tutti." 

Senza aggiungere altro lo sorpassò a passo di marcia. 
Non preoccupandosi neanche di evitare che la porta dietro di lui sbattesse.

- * - * -

21 Novembre 1802

 

Livvy percorse velocemente i corridoi dell'isituto germanico, cercando di fare meno rumore possibile.
Continuava a guardarsi intorno, cercando così di orientarsi in quei cunicoli bui e freddi. 
Da una finestra sulla sua destra vide un raggio di sole fare capolino da dietro le montagne. 

Non era neanche l'alba.

Nonostante la sera prima fosse stata una delle ultime ad andarsene dall'infermeria - e se n'era andata solo perchè l'avevano cacciata a forza - quella notte aveva dormito poco o nulla. Tutte le volte che chiudeva gli occhi infatti, l'immagine di Bianca, stesa su quel letto pallida e completamente immobile, le tornava alla mente. 

Per quel motivo, dopo aver passato buona parte della notte a rigirarsi tra le coperte, aveva infine deciso di scalciarle via e di ritornare in infermeria, per vedere se nel frattempo la sua amica si fosse per caso svegliata.
O comunque per fare qualcosa di utile per far scorrere il tempo.

Quando finalmente raggiunse l'infermeria, non si sorprese affatto di vedere Willhelm addormentato su una sedia, posizionato accanto a Bianca. 
Probabilmente era rimasto lì tutta la notte. 
Esattamente come Jacob che però, a differenza del fratello minore, era ben sveglio, con i gomiti appoggiati contro al vetro della finestra, intento a scrutare intensamente l'orizzonte.

Livvy rimase per almeno una ventina di secondi completamente immobile ad osservarli, appoggiandosi allo stipite della porta.

Per quanto le loro due famiglie fossero legate, lei faceva ancora fatica a comprendere a pieno i Grimm.
A volte non riusciva a considerarli come parte di una stessa famiglia, altre volte invece trovava talmente tanti particolari di un Grimm nell'altro da pensare che sarebbe stato impossibile non riconoscerli come consanguinei. 

E questi aspetti contraddittori si riflettevano in pieno su Willhelm e Jacob: a volte erano talmente simili da poter essere scambiati per gemelli. Altre invece erano talmente distanti da sembrare il giorno e la notte.

"Deliverance." La distolse la voce di Jacob dai suoi pensieri "Non lo sai che è vietato girare per i corridoi prima dell'orario di colazione?" Quella del ragazzo non era un'accusa, ma una semplice constatazione.
"Mettimi in punizione allora. Sei Caposcuola, no?" Controbbattè lei con un sorrisetto. Sapeva che non l'avrebbe mai fatto. "Come sta?" Domandò poi indicando con un cenno della testa Bianca, che continuava a dormire.

"Per fortuna ha ricevuto solo sei pizzichi e le abbiamo somministrato subito l'antidoto." Rispose il ragazzo, girando appena il collo per lanciare un'occhiata alla cugina. "Non ci resta che aspettare."

"Aspettiamo allora." Rispose Livvy, appellando una sedia. 

Sarebbe stata una lunga giornata.

- * - * -

Un leggero bussare alla porta della camera distolse Camille dalla lettura.

Quando si era svegliata non aveva trovato nessuno nella sua stanza - Deliverance era probabilmente ancora in infermeria - e a tutti gli studenti era stato ordinato di consumare la colazione in camera, perciò non aveva trovato altri modi per ammazzare il tempo.

Facendosi leggermente guardinga, la ragazza si affrettò ad impugnare la bacchetta - di quei tempi non si sapeva mai - anche se una vocina nella sua testa le ripeteva che la cosa era alquanto stupida: di sicuro un eventuale aggressore non si sarebbe messo a bussare con quella delicatezza!

"Avanti!" Si decise a dire alla fine.

Rispondendo al suo invito, una ragazza dalla chioma rossiccia si fece avanti. Una ragazza del suo anno, che Camille aveva visto già più volte a lezione. 

"Ciao Helene!" La salutò rivolgendole un sorriso caloroso e decidendosi ad abbassare finalmente la bacchetta. "Cosa ti porta qui?"

"Un ordine del preside in realtà." Rispose la tedesca con un sorriso imbarazzato, arrossendo fino alla radice. "La tua amica è in infermeria e sa che non ci sono molte altre ragazze di Ilvermony." Continuò imbarazzata "Quindi ha pensato che fosse... opportuno... che qualcuno venisse a farti compagnia, ecco. Insomma, oggi le lezioni sono sospese quindi..." Spiegò "Non che questo significhi che io non stia volentieri in tua compagnia eh!" Aggiunse in fretta, quasi come per giustificarsi. 

Probabilmente sarebbe andata avanti ancora per un bel po' a fornire ulteriori spiegazioni, ma Camille la interruppe. "Ottimo!" Esclamò sorridendo e battendo le mani. "Sono sempre felice di fare nuove conoscenze!" Continuò appoggiando il libro sul comodino. "Perchè non ti accomodi qui, accanto a me?" Continuò spostandosi di lato per farle spazio e indicandole il punto preciso con la mano. "Così mi racconti un po' di cose su questo posto!" Concluse allegramente "Ma che pensiero gentile che ha avuto il tuo preside!" Aggiunse subito dopo, quasi senza riprendere fiato, mentre Helene, seguendo il suo consiglio, si arrampicava sul letto "Forse l'ho giudicato troppo in fretta! E poi con tutte le cose che stanno accadendo in questa scuola un po' di sana compagnia femminile è proprio ciò che serve, non trovi anche tu? Perchè tu non sei stata colpita ieri vero?"

"Per fortuna no. Anche se non tutti hanno avuto la mia stessa fortuna." Riuscì a rispondere Helene, prima che Camille riniziasse a sommergerla di chiacchere. 

Nonostante la rossa avesse ancora davanti agli occhi le immagini catastrofiche della sera prima, per la prima volta si ritrovò a rigraziare l'ordine del preside, che inizialmente aveva percepito solo come una scocciatura. 

Era molto più semplice estraniarsi da ciò che stava succedendo loro intorno, con una come Camille affianco.

La sua allegria era contagiosa. E ben presto Helene si ritrovò ad ascoltarla, accantonando momentaneamente la paura e l'orrore vissuto solo la sera prima.

- * - * -

Nebbia.
Intorno a lei c'era solo della nebbia.
Nebbia ed oscurità.

Non riusciva a vedere ad un palmo dal suo naso.

Sascha continuò a guardarsi attorno disperatamente, a cercare una - anche solo minima - luce che le permettesse di avere un qualche indizio per sapere in quale luogo fosse finita. 
Ma nessuno rispose alle sue preghiere.

Tutt'attorno a lei continuavano ad esserci solo nebbia e buio.

Poi, di colpo, la situazione mutò.

Non era più immersa nell'oscurità.
Era in una foresta, circondata dalla luce e dagli alberi. Ma il tutto aveva assunto una dimensione onirica, inquietante.
Era come se anche la luce stessa fosse... grigia.
Esatto, grigia. La lupa non avrebbe saputo definire l'ambiente circostante con una parola alternativa a quella.

E all'improvviso Sascha si accorse di essere sdraiata per terra, dolorante, mentre del sangue le fuoriusciva copiosamente da un fianco. 

Di punto in bianco capì che non ce l'avrebbe fatta. Che, qualunque cosa l'avesse ferita in quel modo, lei non sarebbe sopravvissuta. 

"Mi dispiace." Di nuovo quella voce. La conosceva, l'aveva già sentita. Eppure non riusciva ad associarla a nessuno in quel momento. "Mi dispiace Sascha. Non avrei dovuto coinvolgerti. Non..."

La voce stava piangendo, singhiozzando disperata. E lei avrebbe tanto voluto dire a quella voce di smettere di piangere. Perchè morire in quel modo era stata una sua scelta. 

Ma mentre sentiva il sangue defluirle dal corpo insieme alla vita, si accorse di non avere voce.

Poi una luce la risucchiò.

E Sascha si risvegliò all'improvviso nell'infermeria di Durmstrang, mentre un pallido sole le sfiorava il viso con i suoi raggi.

- * - * -

"Ci deve essere qualcosa che li riguardi in questa immensa biblioteca! Mi rifiuto di pensare che non ci siano informazioni su di loro!"

Erano ormai un paio d'ore che Tyler girava tra gli scaffali impolverati della biblioteca scolastica prendendo libri, cercando un argomento in particolare e, alla fine, rimettere a posto il libro, frustrato per non aver trovato ciò che stava cercando.

"Jones, ti vedo correre avanti e indietro da tanto tempo: che cos'è che cerchi esattamente?"
Stanco del continuo muoversi del Magicospino, Liam alzò gli occhi dal proprio libro di pozioni per guardare il collega passarsi nervosamente una mano tra i capelli.
"Sto cercando qualcosa su quegli esseri apparsi alla prima prova, quegli animaletti infidi..." L'americano si fermò, non riuscendo a ricordare più il nome. Ciò accrebbe parecchio il suo nervosismo, essendo stato l'argomento di ricerca fino all'attimo prima.
"Intendi i toxic death?" Gli venne incontro Liam "Avevo letto qualcosa al riguardo su un libro della nostra scuola che riguardava gli animali magici europei... Ma a quanto pare qua certi argomenti non sono di dominio pubblico." Commentò sarcastico.
"E se Patton avesse ragione? Se ci fosse qualcosa sotto a tutto ciò?" Iniziò ad ipotizzare Tyler.
Erano più che altro domande rivolte a se stesso, ma questo Liam non poteva saperlo. "Scherzi vero? Cioè... tu dai ragione a quel mentecatto di Powell? Ti ha dato alla testa la situazione in generale o il troppo studio?" Commentò ironico "Beh, sai che ti dico? Me ne vado prima che la vostra pazzia possa coinvolgere anche me!"

Scuotendo la testa , Liam radunò la sua roba e abbandonò la biblioteca
, borbottando qualcosa di incomprensibile.

- * - * -


"Preside Hartnell! Signore, le devo fare una domanda!"

Tyler non si aspettava di trovare il preside in giro per i corridoi della scuola, ma David era proprio lì, di fronte a lui, intento a camminare a passo veloce, salutando man mano tutti gli studenti che conosceva.
"Salve Jones, come posso esserti utile?" Il tono del Preside non era tra i più tranquilli, a memoria el ragazzo, ma non sembrava irritato dalla presenza dell'alunno, nè tantomeno sorpreso dal fatto di essere stato chiamato con tale foga.
"Ecco, signore, mi chiedevo se lei potesse darmi qualche informazione sulle creature che ci hanno attaccato l'altro giorno. Quanto sono pericolosi?" Domandò il Caposcuola a bruciapelo, senza indugiare ulteriormente.

Si stava arrovellando su quei pensieri da ore. E aveva bisogno di risposte.
Poteva quasi vederli, in un certo senso, gli ingranaggi della mente del preside mettersi in moto per fornirgli una risposta.

Dopo qualche secondo di silenzio, David sembrò trovare una soluzione soddisfacente e perciò iniziò a parlare. "Sai, ho riflettuto molto su cosa risponderti - perchè ti conosco e sapevo già che saresti arrivato, così come so che Patton sta facendo le peggiori congiure al riguardo." Cominciò lanciandogli un'occhiata quasi divertita "In ogni caso i Toxic Death non sono molto pericolosi, se sono presi singolarmente o in uno piccolo sciame. Ma, se ci si ritrova davanti ad un gruppo ben assortito, sono peggio di un gruppo di dissenatori."

Il preside conosceva bene il suo studente, perciò aveva soppesato ogni singola parola, per impedire che il ragazzo la potesse mal interpretare.

"Ora, se non hai altro da chiedermi, avrei alcune faccende da sbrigare con una certa urgenza." Tentò di congedarsi, ma venne nuovamente fermato da Tyler.
"Sì, vorrei chiederle se è disposta ad allenarci per essere pronti... nel caso di un nuovo attacco." L'ultima parte il Caposcuola la sussurrò a bassa voce: non era sicuro della propria idea, ma sapeva anche che non c'erano molte altre opzioni.
Stavano accadendo troppe cose strane. E lui voleva uscirne vivo.

"Ci penserò Jones. Ora devo proprio andare."
Con un sorriso e una pacca sulla spalla, David  si congedò dal proprio studente per poi riprendere a camminare verso la propria meta, lasciando così il magicospino fermo nel bel mezzo del corridoio.


Purtroppo per loro però, la conversazione non era passata inosservata.
Lui aveva sentito tutto.

Gli studenti volevano prepararsi ad affrontare i pericoli dei mesi successivi?
Sarebbe stato molto più facile a dirsi... che a farsi.

- * - * -




"Chris, hai sentito? I toxic death!"

Non erano molte le parole che aveva captato Trystifer dalla discussione dei due americani mentre passava dal corridoio, ma era certo che stessero parlando di quelle creature che avevano portato scompiglio durante la prima prova.
"Co- cosa? Dove sono?" Scattò Christopher, guardandosi attorno ed estraendo la bacchetta, pronto a combattere eventuali nemici.
"Intendevo che gli americani ne stavano parlando, non che ci sono realmente." Rispose Trys in fretta, cercando così di calmare il suo amico. "E secondo me dovremmo cercare anche noi qualche informazione al riguardo."
"Non so Trys se è il caso..." Rispose l'alastyn "Anni fa i Grimm hanno tolto dalla scuola molti libri che potevano essere compromettenti per le loro opere, non so se riusciremmo a trovare qualcosa al riguardo."

Di quella informazione Trys era perfettamente a conoscenza, ma rimanere con le mani in mano era per lui inconcepibile.
"Può essere che un qualche argomento gli sia sfuggito o non l'abbiano ritenuto importante, no?" Provò a controbattere ""Io voglio provare a cercare e lo farò con o senza di te, se necessario. Potrei anche andare a parlare con quell'americano e il suo preside, perchè no?" Concluse parlando quasi fra sè e sè.

"Ovvio che anche io vorrei saperne di più su cosa sia esattamente successo ma..." Iniziò ad opporsi Chris sbuffando "E va bene! Dopo lezione andremo in biblioteca a cercare. Ora andiamo, che sta per scattare il coprifuoco!" Concluse velocemente.

Trys lo seguì sorridendo, soddisfatto del risultato ottenuto: voleva convincerlo ad aiutarlo nella ricerca ed era esattamente ciò che era appena avvenuto. Troppe domande senza risposta, è impossibile che non ci sia niente che non si possa fare per trovare un rimedio al problema." Pensò mentre si affrettava lungo uno dei corridoi, con l'amico al suo fianco.

I corridoi intorno a loro erano ormai deserti. Se non si fossero sbrigati, una bella punizione non gliela avrebbe tolta nessuno.

Forse avrebbero fatto meglio a pensare ai Toxic Death in un altro momento.

- * - * -

"Io e Sogno abbiamo elaborato delle nuove idee sui fatti che stanno accadendo." 

Dopo aver mandato giù l'ultimo boccone del proprio piatto, Patton prese la parola nel gruppetto di Ilvermony, cercando di assumere un'espressione seria e austera. 

Tentativo miseramente fallito, visto che la maggioranza dei suoi compagni scoppiò a ridere. 

In ogni caso, il ragazzo li ignorò, tirando dritto col suo discorso. "E' la foresta che circonda la scuola che si è stancata della presenza dei maghi e streghe e si sta ribellando!" Esclamò brandendo la forchetta come un'arma "In ogni caso io, essendo per natura un ottimo mediatore, potrò recarmi sul posto, ottenendo un accordo che soddisfi entrambi." Si offrì senza indugi.

"Per tutti gli dei! Sapevo che eri un povero stolto, ma non fino a questo punto!" Il borbottio di Liam passò inosservato a tutti tranne che a al diretto interessato che, piccato per il commento del Caposcuola, si rivolse a lui in tono minaccioso. 

"Che hai da ridire in proposito Jackson? Hai idee migliori per caso? Siamo tutti in pericolo! Tra non molto gli alberi si alzeranno e verranno a rompere le mura del castello se non faremo nulla! Per non parlare della minaccia dell'erba! Ci può far cadere e poi strangolarci!" 

Ormai il discorso era degenerato, ma Patton continuava a farneticare, mentre Tyler - cercando di non farsi notare - ridacchiava allegramente per la scenetta messa su, mentre invece Liam faceva appello a tutta la sua pazienza - decisamente poca - per non strozzare il compagno wampus.

"Va bene, va bene Pat, abbiamo capito qual è la tua ultima idea, che si aggiunge a tutte le altre teorie che ci hai già esposto." Intervenne Livvy in favore di Liam, notando come il compagno di scuola stesse facendo uno sforzo enorme per trattenersi, bloccando così la parlantina di Patton. "Domani le lezioni riprenderanno normalmente il loro corso, perciò è meglio se andiamo a dormire. A domani e buonanotte." 

La tuonoalato si alzò così dal proprio posto, seguita a ruota da Camille e, dopo aver lanciato uno sguardo a Liam - che le rivolse un breve sorriso di ringraziamento - si diresse verso la sua camera.

- * - * -

"Ragazze! Aspettate!" Esclamò Elizabeth stringendosi nel mantello il più possibile e affrettando il passo per cercare di raggiungere le sue amiche, nonostante ad ogni passo sprofondasse sempre di più nella neve, che continuava a cadere leggera. "Forse dovremmo tornare indietro!" Tentò di convincerle, quando finalmente riuscì a raggiungerle.
"Eddai Lizzie, che vuoi mai che sia?" Le rispose Reyna, gettandole un'occhiata di sfida. "Piuttosto non urlare, o ci scopriranno in due secondi!" Affermò portandosi le mani alla bocca e soffiandoci sopra per scaldarle un po'.

"Beh, però non ha tutti i torti!" La appoggiò inaspettatamente Kathleen, smettendo di camminare e fermandosi per aspettare l'amica. "Voglio dire... dopo quello che è successo!"
"Kath, non eri tu che non vedevi l'ora di uscire dal castello?" La prese in giro Clementine, mentre il vapore acqueo si condensava attorno alla sua bocca in tante nuvolette. "Perchè adesso siamo fuori!"

"Appunto, siamo uscite e abbiamo fatto un giretto." Tentò nuovamente Elizabeth, facendosi più forte grazie all'inaspettato aiuto fornitole dalla campionessa. "Fa freddo, la neve continua a cadere, tra poco farà buio..."

Probabilmente avrebbe continuato la lista all'infinito - in fondo lei era stata contraria all'idea di quella piccola 'gita fuoriporta' sin dall'inizio e si era adeguata solo per non rimanere nel Castello da sola - ma Reyna la bloccò.

"Senti, se non vuoi venire con noi puoi anche tornare indietro." Affermò la Black "Ma io è tutto il giorno che non metto il naso fuori da quel castello e non sarà di certo uno sciame di zanzare assassine a fermarmi. Che, tra l'altro, non corriamo proprio alcun pericolo. Il nostro preside ha innalzato delle barriere protettive tali che neanche i troll potrebbero abbattarle." Affermò convinta, prima di rimettersi a camminare spedita. 

Elizabeth la fissò costernata per qualche secondo, mentre vedeva Kathleen correrle velocemente dietro per chiederle quantomeno di rallentare il passo.

"Dai Lizzie!" La incoraggiò Clementine "Dacci ancora cinque minuti di libertà." Tentò di convincerla a quel punto. "Poi prometto che se Reyna non vorrà tornare ancora indietro, tornerò io al castello con te. Va bene?"

Davanti a quella proposta apparentemente ragionevole, Elizabeth sentì tutta la sua forza d'animo venire meno. "D'accordo." Si arrese alla fine sospirando. "Ma solo cinque minuti."

Aveva appena finito di dirlo che un urlo rieccheggiò a poca distanza da dove si trovavano. E la voce era quella di Kathleen.

Elizabeth e Clementine si scambiarono uno sguardo atterrito. Poi si misero a correre isitintivamente nella direzione della voce della howie.
E ciò che videro le lasciò senza fiato.

Sia Kathleen che Reyna stavano bene. 
Erano accucciate su un corpo. Il corpo di un ragazzo che loro conoscevano molto bene.

Con gli abiti stracciati e diverse ferite.
Svenuto e pallidissimo.

"Respira appena." Constatò Kathleen, inginocchiata accanto a lui, cercando di scaldarlo con il proprio mantello.
"Allora dobbiamo chiamare subito un insegnante." Fu invece il commento di Reyna.

Ma Kyle Anderson era vivo.

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SORPRESA! KYLE è VIVO!
Non ve lo aspettavate eh? :P 

Diciamo che se avessi voluto eliminarlo non gli avrei mai dato un POV tutto suo :P ma non potevo farlo ricomparire subito nel bel mezzo della prova, altrimenti avrei messo troppa carne al fuoco XD

Detto ciò, domanduzza per voi!

Visto che entro un paio (massimo tre) capitoli dovrei arrivare al BALLO DEL CEPPO... che ne dite se iniziamo a formare le coppie? 

PERCIO'...

(Da) chi vi piacerebbe (farvi) invitare? (mettetemi almeno 2/3 opzioni) --> MP (chi me lo scrive per recensione non lo considero)

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Capitolo 12
*** 9 - Di annunci e primi inviti ***


9 - Di annunci e primi inviti


Innanzitutto vi chiedo scusa per il ritardo, ma ho una buona ragione: -->  Image and video hosting by TinyPic  (ebbene sì, mi sono finalmente laureata! :D )

Quindi, in sostanza, ho scritto il capitolo tra cucci e spintoni, tra una ripetizione della tesi e l'altra, un festeggiamento e l'altro e un parente e l'altro XD

AVVISO: a metà capitolo c'è una scena abbastanza forte ma non credo di avere sforato nel rosso, visto che non mi soffermo nei particolari.
Nel caso vi sembri il contrario e riteniate che debba alzare il rating ditemelo. 

Buona lettura! ;)



- Annunci e primi inviti -


21 Novembre 1802, Istituto di Durmstrang

Nugolo di toxic death.
Sascha non più bestia ma umana.

Nugolo di toxic death.
Sascha non più bestia ma umana.

Nugolo di toxic death.
Sascha non più bestia ma umana.


Jacob non stava quasi ascoltando ciò di cui Elijah e Philippe continuavano a discutere da più di mezz'ora nell'ufficio del Preside: davanti agli occhi continuava ad avere l'immagine di Sascha, attorniata dal nugolo dei toxic death, che passava dalla sua forma animale - quella maledetta - a quella umana.

Quante punture aveva ricevuto per ottenere quel risultato?

Su un normale mago, otto punture bastavano per spedirlo all'altro mondo.

Ma su un Sondereith quante ne servivano?


Di sicuro Sascha ne aveva ricevute molte, ma quante esattamente? Mica poteva mettersi ad analizzare il corpo della ragazza per contare ogni singola puntura!

Un certo numero di pizzichi e la maledizione è come se non esistesse.


"Jacob, tu che ne pensi?" Interruppe il filo dei suoi pensieri la voce di Elijah.
"Come?" Domandò spiazzato il ragazzo, trovandosi così di nuovo catapultato in una realtà dove Elijah e Philippe lo stavano scrutando attentamente con sguardo severo.
"Hai ascoltato qualcosa di ciò che abbiamo detto fino ad ora, ragazzo?" Intervenne Philippe con voce profondamente irritata.

"Suvvia, Phil! Il ragazzo ha appena visto la sua fidanzata rischiare di morire per motivi non legati al Torneo! E' normale che abbia la testa altrove." Tentò di rabbonirlo Elijah.
"Stavate parlando di che fine far fare ai lupi mannari usati nella prima prova." Rispose invece Jacob in tono di sfida "Ma ne state parlando da ormai un'ora: mi stavo annoiando." Commentò sarcastico. "Siete arrivati ad una soluzione definitiva?" Concluse.
"Fosse per me risolveremmo la vicenda con una battuta di caccia al lupo mannaro." Rispose Elijah "Ma il Preside di Ilvermony si oppone a tale soluzione, maledetto Sondereith! Come sia arrivato a ricoprire tale carica, quando qui non sarebbe degno neanche di pulire il pavi..."
"Elijah!" Lo interruppe Philippe "Inveire contro Hartnell non risolverà il problema. Ed è pur sempre... un ospite." Dal tono in cui pronunciò l'ultima parola si capiva molto bene come la pensasse però allo stesso modo del cugino. "Il wendigo e il nachmahren non rappresentano un problema: sono stati punti talmente tante volte che è questione di poco, prima che abbandonino questo mondo. Ma l'altra... è viva e vegeta, visto che qualcuno le ha fatto somministrare l'antidoto."

"Pertanto" Si reinserì nella conversazione Jacob, cogliendo al volo l'occasione mentre un'idea si faceva strada nella sua mente "dovrebbe essere un mio problema giusto? Mia la decisione, mia la responsabilità. Affidatemi la lupa e non sarà più un vostro problema. Ho in mente di usarla... per delle cose."

- * - * -

Sascha si tirò su di scatto, con il fiatone, ancora sconvolta da quell'incubo.
Era stato talmente vivido che le sembrava ancora di essere lì, in quella radura, a perdere sangue e a morire. 

Ci mise perciò un bel po' a capire che non si trovava in nessun luogo a lei familiare. 
Non era a casa sua, insieme a suo padre. E non era neanche dentro alla gabbia, dove aveva trascorso gli ultimi due mesi della sua vita.
Era distesa su un comodo letto - un letto vero - in un'ampia stanza. E dalle grandi vetrate in stile gotico passavano i raggi del sole che le sfioravano la pelle.

Dov'era finita? 

L'ultima cosa che ricordava era Jacob che la trascinava quasi a forza nell'arena, mentre lei cercava di opporsi. 
Sia a lui che alla bestia che stava pian piano emergendo dentro di lei.

Lentamente la ragazza sollevò le braccia, scoprendo con sorpresa di non avere neanche un graffio. E ancora più lentamente si scostò le coperte, constatando così che anche le sue gambe erano prive di qualsiasi ferita o cicatrice.

"Vedo che ti sei svegliata." Interruppe i suoi pensieri una voce ormai a lei nota.
Silenzioso come al solito, Jacob aveva fatto la sua comparsa.
"Se sei in grado di alzarti in piedi, vieni con me. Ti mostro dove alloggiarai nei prossimi mesi."

"Ho forse scelta?"

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30 Novembre 1802, Istituto di Durmstrang



"Posso avere la vostra attenzione ancora per pochi minuti?

Il professore di Arti Oscure lo aveva chiesto come una gentilezza, ma nessuno dei suoi studenti, nonostante la campanella che segnava la fine dell'ora, si azzardò anche solo a pensare di non ascoltarlo.  

"Il Torneo Tre Maghi ha una lunga tradizione che comprende non solo la competizione in sè" Iniziò a spiegare il docente "Ma anche un insieme di altri, variegati, elementi. Uno di questi è il tradizionale Yule Ball, che si terrà la notte tra il 24 e il 25 dicembre. Ad esso possono partecipare solo gli studenti dal quarto anno in su - a meno che non siano invitati da uno più grande - perchè da tradizione, si partecipa in coppia." A tale affermazione, un mormorio eccitato si diffuse per l'aula. "A tale evento potranno partecipare anche i mezzosangue." Concluse l'uomo arricciando il naso. "Potete andare."

Non appena il professore li congedò, Chris recuperò la borsa e si avviò fuori dall'aula con Trys.
"Questo vuol dire che potremmo anche non tornare a casa per le vacanze invernali?" Domandò ironico "Proprio quello che ci serviva no? Un altro po' di tempo da passare in questa scuola!"
"Il ballo potrebbe essere anche vagamente interessante, se non fosse che finiremo per andarci da soli." Constatò Trys con un sospiro. 
"Perchè dici così?" Indagò Chris, battendogli una mano sulla spalla.
"Perchè, nel caso non te ne fossi accorto dal tono che ha usato il nostro caro professore, noi due siamo... i mezzosangue." Constatò l'Alastyn con un sospiro. "Quale ragazza accetterebbe mai un nostro invito?"

"Forse quelle di Durmstrang." Ribattè l'altro facendo spallucce "Ma in altre scuole non mi sembrano di mentalità così chiusa. E anche per Durmstrang non è detto: Reyna è una Black, ma non ci ha mai considerati inferiori, per esempio." Provò a farlo ragionare.
"Un conto è parlare con noi, un altro sarebbe presentarsi al ballo con uno di noi." Rimase sulla sua posizione Trys "Rovinerebbe loro la reputazione o altre cose simili."

"Beh, io fossi in te non sarei così pessimista." Provò il kelpie "Proviamoci almeno ad invitarne una, prima di rinunciare in partenza!"
"O mi stai nascondendo qualcosa o sei evidentemente molto più saggio di me."

Più o meno dello stesso argomento stavano discutendo anche Reyna ed Helene, pochi passi più in là.
Appena il professore aveva dato l'annuncio e li aveva congedati, immediatamente le due ragazze si erano lanciate uno sguardo complice.

In parte perchè se lo aspettavano - il Yule Ball era una tipica tradizione del Torneo Tre Maghi - e in parte perchè sapevano quanto quel ballo sarebbe stato un passo fondamentale per costruire il proprio futuro.

Erano entrambe ragazze purosangue e, indipendentemente da ciò che pensavano, quel ballo era una buonissima occasione per mettersi in mostra. 
Ma molto dipendeva dall'accompagnatore.

Ma mentre Helene sapeva già che chi davvero avrebbe desiderato avere come principe azzurro - Willhelm Grimm - difficilmente sarebbe stato disponibile, Reyna non aveva ancora le idee chiare in merito. 

In fondo il ballo era anche una buona occasione per potersi divertire, avendo così l'occasione di uscire dalle grige e rigide regole della fredda Durmstrang, almeno per qualche ora.

"Ho come l'impressione che quest'anno, per Natale, rimarranno molte più persone del solito al Castello!" Esclamò Reyna mentre si dirigeva verso l'aula di trasfigurazione, seguendo la scia della massa. "Almeno quest'anno avremo una buona scusa per rimanere, no Helene?"
"Oh sì! Sono sicura che sarà un bellissimo evento!" Commentò la rossa con aria sognante. "Il ballo, i trucchi, il vestito..."

"Per Ercole!" La interruppe la Black, sbattendosi una mano sulla faccia, facendo così voltare l'amica, preoccupata per la sua sanità mentale "Il vestito!" Strillò con voce impanicata "Io non ne ho uno!"
La Sauer, a quelle parole, sgranò gli occhi "Ma come non ce l'hai? C'era scritto chiaramente nelle cose da portare nella lista di inizio anno!"

"Sì, ma non ci ho fatto troppo caso!" Rispose concitata Reyna. "E adesso come faccio?

"Semplice" Rispose Helene sorridendo "Settimana prossima c'è la prima gita a Durms Burg. Andiamo là e te ne fai fare uno bellissimo!"

- * - * -

30 Novembre 1802, Foresta Nera, Impero Austro-Ungarico

Bianca, accucciata dietro ad un cespuglio, fece un enorme respiro per calmarsi.
Adrenalina pura le scorreva nelle vene, mentre una profonda eccitazione si era ormai impadronita di tutto il suo corpo.

Le succedeva sempre quando andava a caccia.

Stringendo appena le palpebre, iniziò a spostarsi velocemente verso la grossa quercia che si trovava a pochi metri, strisciando carponi.
Quando ne raggiunse il tronco nodoso, si nascose dietro di esso. Poi, dopo averne valutato velocemente sia la consistenza che la distanza dalla terra al primo ramo, spiccò un salto e iniziò l'arrampicata.

Tutto questo senza mai perdere di vista il suo obiettivo che continuava a muoversi, ignaro della sua presenza, a poca distanza da lei. 

Quando ebbe raggiunto la cima dell'albero, Bianca si accomodò nella cavità presente tra il tronco e un grosso ramo, adatta a sostenere il suo peso.
E voltando appena la testa vide Will che si apprestava a compiere la medesima azione in un albero vicino.

Da quel momento non gli rimaneva altro da fare che aspettare.

E l'occasione si presentò pochi minuti dopo, quando l'obiettivo, un sondereith, comparve nella loro visuale.

Senza perdere tempo, Will gli puntò la bacchetta contro, facendolo prima rallentare e poi inciampare.
Mentre la vittima cadeva sul terreno sbattendo il viso, Bianca si lasciò scivolare giù dall'albero, atterrando con grazia dietro di lui.

Con un movimento secco gli afferrò i capelli, strattonandolo all'indietro e subito dopo spingendolo in avanti, facendogli sbattere violentemente la testa contro una roccia. Poi, mentre il sangue schizzava ovunque, gli spezzò il collo.
Il sondereith, colto completamente alla sprovvista, non ebbe neanche il tempo di reagire. Emise a malapena un gemito strozzato.

Bianca lasciò andare il corpo
con noncuranza, facendolo cadere a terra come un burattino al quale erano stati tagliati i fili.

Con espressione disgustata, cercò di togliersi un po' di sangue che le era schizzato sulla manica. Poi si posizionò al centro dello spiazzo, ben visibile, in attesa degli altri, stringendo tra le dita il suo fidato pugnale.

Quello era solo il primo, il cosiddetto 'esploratore'.
Ma i moloch si muovevano sempre in gruppi.

Quando quella mattina lei e Will avevano saputo da Elijah che un loro branco stava per attraversare la parte più remota di quella foresta, si erano proposti subito di dar loro la caccia e ucciderli dal primo all'ultimo.

Quello era il modo migliore, per Bianca, di dimostrare di essere tornata operativa dopo i toxic death.

Ed era esattamente ciò che aveva intenzione di fare.

- * - * -

30 Novembre 1802, Istituto di Durmstrang



"Sei sicuro di non volere un altro cuscino?"

Kyle, steso comodamente sul letto, si trattenne dallo sbuffare e roteare gli occhi alla domanda di Clementine.
"Grazie Clem, sei molto premurosa, ma no." Rispose comunque sorridendole.
"Sei proprio sicuro?" Provò ad insistere lei, già con il cuscino in mano.
"Assolutamente." Confermò Kyle. 

"Perchè secondo me quattro sono troppo pochi." Constatò lei, gettando un'occhiata dubbiosa al letto sopra al quale il ragazzo era ormai confinato da quel giorno in cui lei e le ragazze lo avevano ritrovato nella foresta. "Potresti essere scomodo."

"Eddai Cle, lasciagli un po' di respiro!" Commentò la voce divertita di Elizabeth alle loro spalle, che come l'amica si trovava in infermeria, pronta a rendersi utile. "Direi che quattro cuscini sono più che abbastanza!"

Kyle cercò di rimanere impassibile, mostrando la sua faccia di bronzo, ma dentro di lui non sapeva se gongolare oppure sbuffare.
Sicuramente in quel momento, con tutte e tre le ragazze a sua disposizione, era il ragazzo più coccolato e viziato della scuola. Ma al contempo anche il più tartassato. Non riusciva a muovere un muscolo senza che qualcuno si preoccupasse per lui.

"Grazie Lizzie, meno male che esisti!" Commentò a quel punto sorridendo "Mi sa che Clem ha intenzione di soffocarmi, con tutti quei cuscini!" Esclamò divertito.

Nonostante la sua scomparsa e il suo ritrovamento alquanto roccambolesco, il ragazzo sembrava quasi essersi ripreso del tutto dalla sua 'gita nella foresta', come l'aveva ribbattezzata per stemperare la tensione Elizabeth.
Se non fosse stato per quel piccolo particolare...

"Ma sei sicuro di non ricordarti proprio niente?" Gli avevano domandato una volta la Miller, arrossendo subito dopo per l'imbarazzo. Forse con la speranza che un qualche ricordo, anche se minimo, gli fosse riaffiorato.

Ma per quanto si sforzasse di ricordare, Kyle non riusciva a far emergere neanche il minimo particolare di quel lungo periodo di assenza. La sua mente aveva un enorme buco vuoto, che l'australiano riusciva soltanto a colmare con sensazioni sgradevoli. 
Come il terrore. 

Ma a cosa fosse dovuto quel terrore, non gli era dato sapere.

"Non lo starete ancora tartassando con le vostre premure vero?" Domandò la voce allegra di Kathleen, che aveva fatto capolino proprio in quel momento dalla porta dell'infermeria 
"Ehilà campionessa!" La salutò Kyle sorridendole "Che si racconta di nuovo nel Castello? Sono ancora l'argomento principale di conversazione?" Si informò.

"Non più." Rispose Kathleen avvicinandosi e sedendosi accanto al suo letto. "Adesso c'è un nuovo argomento sulla bocca di tutti."
"E sarebbe?" Si interessò il ragazzo. Era da quando era stato trovato che non metteva piede fuori dall'infermeria. Qualunque notizia nuova era una possibile fonte di distrazione.

"Il Yule Ball ovviamente!" Risposero in coro tutte e tre.

- * - * -

“…E quindi è così che le margherite hanno architettato, già da molto tempo, la nostra disfatta e la loro inevitabile vittoria!” 

Brandendo la solita forchetta come se fosse la spada di un condottiero, Patton dissipava definitivamente ogni sorta di dubbio che poteva essersi creato in merito alla questione ‘Le margherite saranno in grado di ucciderci?’.

“Oh Jones fai il bravo Caposcuola e passami quel piatto di purè di patate!” Tra gli americani il cercatore degli Wampus era l’unico che ancora non si era saziato da quella corposa cena tenuta quella sera.

“E credi che i denti di leone possano essere loro alleati?” Era difficile capire se Camille fosse dello stesso parere di Pat o, magari, se si stesse solamente divertendo a dargli corda in compagnia di Tyler.

Ti sei mai chiesto come faccia ad inventarsi tutte queste teorie? Sarebbe interessante scoprirlo.” Con la voce che sembrava quasi un sussurro, Livvy si rivolse a Liam che, seduto di fronte a lei, giocava distrattamente con due forchette facendole scontrare a duello a mezz’aria, come se fossero le armi di due guerrieri dalla forza sovrumana.
Interessante sarebbe sapere il sapore del suo corvo allo spiedo, o bollito, o…” Il ricettario del Caposcuola fu bloccato dalla comparsa del preside Hartnell proprio alle spalle della Campionessa americana. “Oh, ehm… buonasera preside, cosa la porta da queste parti?” Con il suo proverbiale sorriso sghembo, Liam attirò tutta l’attenzione dei sui compagni verso l’uomo che rispose con un grande sorriso, come se avesse sentito tutto il discorso di Patton e i commenti di Liam e Livvy. 

In fin dei conti una cosa del tutto plausibile…

“Mio caro Jackson sono giusto di passaggio prima di ritirarmi nei miei alloggi dove ho ancora alcune faccende da sbrigare. In ogni caso sono qui per comunicarvi una notizia di fondamentale importanza – in realtà c’è la possibilità che ne siate già a conoscenza, ma va beh…” Senza aspettare ulteriori convenevoli David prese la parola avvicinandosi ancor di più ai propri ragazzi e parlando con aria quasi da padre.
“Si è finalmente capito che la foresta si sta ribellando?! A quando le prime lezioni di difesa contro la vegetazione?!” 
Ormai Patton viveva per predicare la propria idea, ne era così convinto che Liam e Tyler lo avevano sentito più di una volta parlare nel sonno esponendo nuove teorie.

“Non esattamente, ma per alcuni di voi può essere altrettanto drammatico: dovrete invitare uno studente, o studentessa, per farvi accompagnare al Yule Ball che si terrà per festeggiare il Torneo Tremaghi!” Il preside era veramente su di giri e guardava i ragazzi uno ad uno con un sorriso a trentadue denti, quasi come se si attendesse un invito per essere accompagnatore.

Le reazioni dei ragazzi rappresentarono le varie personalità e modi di reagire di ognuno di loro.
Camille rimase con la bocca spalancata per un attimo, quasi spaesata per la notizia, per poi riprendersi subito dopo e battere le mani felice pensando già all’abito da indossare.
Livvy rimase in silenzio, a meditare sulle parole di David.
Tyler sorrise timidamente, annuendo debolmente in direzione del preside.
Liam borbottò qualcosa diretta più che altro a se stesso per poi scuotere leggermente la testa sorridendo, come se tutto fosse solamente un sogno decisamente strano. Patton… Patton, dopo un attimo di smarrimento, gonfiò il petto e si mise a guardare tutte le ragazze presenti nella Sala del Ristoro come se tutte quante erano lì a fare la fila per chiedere all’americano di accompagnarlo.

Tante idee giravano vorticosamente nelle menti degli americani che, diligentemente, si dirigevano ai propri appartamenti. 
L’unica a dare voce ai propri pensieri era Cammie, un continuo discutere e commentare le possibili opzioni per l’abito da indossare, da chi può esser invitata e quali coppie secondo lei nasceranno. Una vera e propria miniera di pettegolezzi che Livvy ascoltava in silenzio sperando con tutta se stessa che Will la invitasse.

 

­

- * - * -

“Ancora con questo discorso?! Ti ho già detto come la penso e come agirò, perché dobbiamo discuterne di nuovo?!” 
Dirigendosi a passo veloce all’aula di pozioni, Liam ruotò gli occhi scocciato per il discorso intrapreso da Patton sull’insegnante di pozioni e sul suo metodo di insegnamento.
“Non essere così cocciuto! Non è normale il suo metodo di insegnamento! E poi ancora non ci ha fatto fare pozioni contro le piante che ci stritoleranno nel sonno!” Rispose il ragazzo, evitando all’ultimo un gruppo di ragazze Kelpie che aspettavano fuori dall’aula l’inizio della lezione.
“Piuttosto pensa a chi invitare per il ballo. Sempre che sia la possibilità che qualcuno accetti...” Senza pensarci su più di tanto il Caposcuola cambiò discorso mentre, con un’occhiata più veloce di un proiettile, dava uno sguardo attento alle ragazze presenti nell’aula.
“Io posso invitare chiunque e quando voglio, pure a notte fonda, perché sono pazze di Patton Powell!” La convinzione e l’entusiasmo era tale che, non guardando cosa ci fosse vicino, Pat inciampò con un piede in un pentolone, cadendo rovinosamente a terra e attirando lo sguardo di tutti.
“In alcuni casi mi chiedo se invece non fossi tu quello pazzo da legare.” Commentò Tyler che, sopprimendo le risate, aiutò l’amico a rialzarsi per poi mettersi nella postazione a fianco a quella di Liam e tirare fuori tutto il necessario per la lezione.

“Bene, se dici che sono tutte così pazze di te perché non facciamo una scommessa? 25 galeoni a chi riuscirà ad avere una accompagnatrice prima dell’altro!” Liam adorava fare scommesse e di certo non si sarebbe tirato indietro nel proporne una del genere, convinto di riuscire a vincere piuttosto facilmente.
“Ci sto, dammi un paio di giorni e ti presento la ragazza. Comincia già a preparare i soldi!” Battendo un pugno sul petto come in segno di forza, il Wampus cominciò a studiare tutte le povere fanciulle che prendevano posto nella stanza.
“Bene! Tyler, hai sentito che ha detto? Tempo due giorni e… Tyler? Jones?! Per Giove, dove sarà finito adesso?!” Il Caposcuola girò sul posto cercando l’amico che, a sorpresa, non era più al loro fianco a sentirli litigare ma era sparito chissà dove. 

 
‘Ok Tyler, non può essere così difficile chiederlo no? Dopotutto è solamente una domanda, una domanda che ti stai ripetendo in testa da giorni e che hai provato di fronte allo specchio diverse volte’ Pensava il Caposcuola avvicinandosi ad un gruppo di kelpie poco lontano da dove aveva preso posto con Liam e Patton.

 “Ehm salve… Reyna?” Arrivato ormai a pochi passi dal gruppetto sorrise alla ragazza che, dopo aver interrotto un discorso con Helene, lo guardò con attenzione, quasi per capire le sue mosse ancor prima che potessero essere effettuate.
“Ciao, sì sono io. Dimmi.” La risposta non fu né gelida e né tantomeno troppo amichevole. 
La Black aveva osservato gli americani più volte e in più occasioni si era ritrovata a discutere con amici e amiche su quello strano gruppo di studenti che, ovunque andassero, riuscivano senza problemi ad attirare l’attenzione tutta su di loro. I due Caposcuola poi erano di tutt’altra pasta rispetto a quelli di Durmstrang e a loro modo sapevano completarsi a vicenda, era un duo interessante ma che, a parte giusto un paio di parole scambiate in qualche occasione, non aveva mai avuto la possibilità di approfondire. Fino a quel momento.

“Beh… A breve ci sarà il Ballo del Ceppo e mi chiedevo... se avessi voglia di accompagnarmi.” Proferire l’intera frase gli costò una grandissima fatica, soprattutto perché si trovava a parlare di fronte a un gruppo ben nutrito di ragazze che ascoltavano avide di sapere cosa avrebbe risposto a quel punto la kelpie.

“Mh... sì perché no!” La ragazza era nota per il suo rispondere sempre in modo schietto e pure quella volta rispettò la sua nomea, dicendo in modo diretto cosa pensava, accompagnando il tutto con un sorriso innocente.
“Perfetto, io…” Le parole del ragazzo furono bloccate dall’entrata in scena del professore di pozioni, il professore Lindermann, un uomo alto, con capelli neri e corti, orecchie a sventola e uno sguardo decisamente serio.

Dopo un breve inchino ed un sorriso Jones si allontanò dalla ragazza tornando al suo posto a fianco di Liam che sussultò nel momento in cui lo rivede vicino.

“Per tutti gli Dei, dov’eri?!” Sbottò Jackson senza voltarsi verso l’amico e cercando di non muovere troppo il viso per non farsi notare dal professore, capace di notare uno spillo ai piedi di un armadio in fondo alla classe.

“A prendermi l’accompagnatrice per il Ballo” Rispose con nonchalance Tyler facendo cadere la mandibola a Liam per la sorpresa.

“Cosa?! Tu sei pazzo!” Non resistendo più il ragazzo si girò verso il compagno con faccia sbigottita e allo stesso tempo innervosita per non essere stato il primo del gruppo a trovare l’accompagnatrice. Questa me la paghi Jones!” Aggiunse dopo che lo sguardo di fuoco del professore Lindermann si staccò dai due americani.

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1) Io inizio a chiedervi i vestiti, ma - a differenza degli accompagnatori - cercate di mandarmeli senza che io debba corrervi dietro questa volta! 
Chi non me lo manda avrà l'onore del suo OC spedito al ballo in mutande.

2) cosa vorreste vedere di Durms Burg? (entro il 3/03!)



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Capitolo 13
*** 10 - Durm Sburg ***


10


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(In realtà la cittadina in foto è quella di Colmar, in Francia, ma mi ricordo che quando l'ho vista per la prima volta ho pensato "questo è il villaggio di Hansel e Gretel!" )

- Durm Sburg -


5 Dicembre 1802, Istituto di Durmstrang

TOC! 
TOC! 
TOC!

Un continuo bussare incessante alla porta del dormitorio femminile della scuola di Ilvermorny fece svegliare Livvy la quale, borbottando qualche imprecazione, si diresse di malavoglia verso la porta con gli occhi quasi del tutto chiusi.

“Chi rompe a quest’ora del mattino? Saranno si e no le cinque!” La tuonoalato non era decisamente di buonumore per la sveglia ed era pronta a scagliarsi contro chiunque si dimostrasse più attivo di lei. Per Merlino, il sole non si era ancora levato!

“Ehilà Liv, mi è balenata in mente un’ideona che pure Sogno si chiedeva fino a poco fa come fossi riuscito a realizzarla!” 

Il povero malcapitato era Patton, che stava sorridendo sull’uscio della porta guardando la Ravenwood che al contrario stava sbadigliando. 
“Beh… visto che te sei la campionessa e non hai ancora un accompagnatore, che ne dici di andare con me? Infatti mi stavo chiedendo come mai non me l’avessi ancora proposto e alla fine ho preso io l’iniziativa. Per Morgana, non sai quante ne ho rifiutate per potertelo chiedere!” 
Il grande sorriso del ragazzo non sparì neanche dopo aver parlato, nonostante l’espressione alquanto arrabbiata e che non prometteva niente di buono di Livvy.

La tuonoalto rimase per qualche secondo immobile, cercando di non chiudere gli occhi per il sonno, guardando il ragazzo che continuava a non captare il segnale di pericolo che aleggiava nell’aria.

“Allora, cercherò di sopprimere il mio istinto omicida e ti darò qualche secondo per allontanarti da quest’uscio, dopodichè non sarò responsabile delle mie azioni. Dieci, nove…”

“Ma Liv, la mia è un’idea stupenda!”

“…Otto…”

“Ragionaciii! Sogno non sbaglia mai, figuriamoci io!”

“…Sette…”

“Lo so che sei emozionata e allo stesso tempo stupefatta per la novità ma manteniamo la calma, suvvia sono o non sono il più bello della scuola?”

“…Sei…”

“Ma no che dico… Di tutto il mondo, dove ne trovi uno con un tale fascino!”

“…Cinque…”

“Va bene, sai dove trovarmi eh… Ci si vede tra qualche ora!” 
Facendo un occhiolino come se la sapesse lunga, Pat capì che era giunto il momento di dileguarsi, correndo a più non posso verso il proprio dormitorio. 

La ragazza tirò un sospiro di sollievo e, chiudendosi la porta alle spalle, cominciò a strisciare i piedi verso il letto, appuntandosi mentalmente di mettere qualche trappola sull’uscio nel caso il ragazzo volesse tornare alla carica. Patton non era mai stato uno che mollava la presa facilmente e, di conseguenza, era sempre meglio prendere delle misure di difesa per non dargli troppo spazio.

“Chi era?” Una voca impastata dal sonno raggiunse la Ravenwood nel momento in cui si stava rinfilando sotto le coperte, assaporando già come sarebbe stato piacevole riprendere sonno e farsi cullare dolcemente da Morfeo per qualche altra ora.
“Uno che cercava la morte. Dormi Cammie.” Rispose la tuonalato prima di tornare a dormire.

 

_*_



5 Dicembre 1802, Cortile di Durmstrang

"Ehy Clem!" Esclamò Elizabeth all'improvviso, fermandosi nel bel mezzo del cortile "Secondo te cosa stanno facendo?" Domandò curiosa, indicando alla sua amica un gruppetto di ragazzi - con le divise di Durmstrang - che si trovavano in mezzo al giardino.
"In effetti me lo stavo chiedendo anche io." Fu la risposta della Serpente Arcobaleno, fermandosi a sua volta a guardare quello strano spettacolo.


I ragazzi "incriminati" si trovano infatti apparentemente davanti al nulla, intenti a lanciare sassi.
Eppure, ogni volta che uno di questi veniva scagliato, si infrangeva contro una barriera invisibile, che per una frazione di secondo si illuminava.



"Che razza di idioti!" Stava sbuffando allo stesso tempo una voce maschile dietro di loro, commentando il medesimo spettacolo. "Finiranno per distruggerla oppure rendere il sistema inefficace e allora addio alla nostra sicurezza!"

Sentendo quelle parole, entrambe si voltarono, trovandosi così davanti a Christopher e Trystifer, che stavano entrambi scuotendo la testa sconsolati.

"Scusate, potreste spiegare anche a noi?" Provò ad indagare Clem incuriosita "In che senso sicurezza?"

Solo in quel momento Chris si rese conto che le sue parole erano state ascoltate da orecchie estranee e ciò lo portò ad arrossire leggermente. A differenza di Trys, che colse al volo l'occasione per parlare con le due australiane.
"Vedete quel riflesso dorato che si viene a creare quando il sasso raggiunge un certo punto a mezz'aria?" Iniziò a spiegare, indicando col dito proprio una delle pietre che in quel momento venne scagliata a mezz'aria dall'ennesimo studente.
Dopo che entrambe le ragazze ebbero annuito, continuò "Quella in realtà è una barriera protettiva. E' stata creata da Elijah stesso - il nostro preside -" si corresse immediatamente "subito dopo l'attacco dei toxic death."
"Solo che se quegli idioti continueranno a lanciare le pietre contro finiranno o per indebolirla oppure per indicare a tutti dove esattamente si trova." Si intromise a quel punto nel discorso Christopher, che continuava a gettare occhiatacce ai colpevoli. "Come se non ne avessimo già avuti abbastanza di attacchi."

Per qualche secondo il silenzio regnò sovrano, visto che tutti loro erano stati colpiti - in una maniera o nell'altra - dalle recenti scomparse avvenute dei loro compagni.

Almeno finchè Elizabeth - vincendo la sua normale timidezza - decise di schiarirsi la gola.
"State andando a Durm Sburg anche voi?" Domandò tanto per rompere il ghiaccio. "Io e Clem ci stavamo chiedendo quale fosse la strada più corta... magari potreste indicarcela." Concluse diventando rossa come un peperone.
"E se invece di indicarvela vi accompagnassimo?" Colse immediatamente la palla al balzo Trys "Tanto è anche la nostra meta. Avete in mente qualche posto in particolare da vedere?" Si interessò iniziando a fare strada. "Da questa parte, prego."

_*_




5 Dicembre 1802, Villaggio di Durm Sburg

Sascha continuava a camminare per il villaggio seguendo la scia di Jacob, gettando attorno a sè solo occhiate di sottecchi.
Non aveva la minima idea di dove il ragazzo la stesse portando.


"Oggi si esce. Nascondi la tua identità con questo." Le aveva detto - anzi ordinato - circa un'ora prima lanciandole il solito mantello rosso.
Poi, quando se lo era sistemato sulle spalle, le aveva tirato su il cappuccio in modo tale da coprirle quasi completamente il viso.
In effetti, se non fosse stata per la presa salda con cui il ragazzo la teneva per un braccio, guidandola attraverso la folla, si sarebbe già persa da un pezzo.


"Adesso puoi toglierti il cappuccio. Non serve con lei. Anzi... probabilmente lo saprà già." Le comunicò secco Jacob ad un certo punto.
Lei chi? Avrebbe voluto chiedergli. Invece si morse solo la lingua. Obbedendo all'ordine - ormai Sascha aveva imparato a proprie spese che era meglio non contraddirlo - la rossa si sfilò il cappuccio, riottenendo così finalmente la visuale.


Non erano più nel cuore del villaggio. Erano ai confini, in una stradina all'apparenza abbandonata.
Davanti ad una catapecchia di legno con più assi marcie che sane.


Jacob alzò un pugno per bussare alla porta, ma non fu necessario.
Cigolando in maniera sinistra, quest'ultima venne aperta dall'interno e una voce li invitò ad entrare.

Sascha non avrebbe voluto obbedire - quel posto le metteva i brividi - ma di nuovo Jacob la afferrò per un polso, trascinandola con sè.

La prima cosa che la lupa avvertì entrando fu il tanfo.
Poi la porta dietro di loro si chiuse, lasciandoli al buio.


_*_


"Davvero Kath, non sei obbligata a farlo." Ripetè Kyle per l'ennesima volta. "Non ho bisogno della balia!"
Kathleen, trattenendo appena un risolino divertito, si voltò verso di lui con un libro in mano. "E chi l'ha detto che lo stia facendo per te?" Domandò con un sorriso furbo.
"E per chi altri se no?" Domandò il ragazzo innarcando un sopracciglio.
"Beh, fino a prova contraria questa è una libreria." Spiegò la yowie facendo un gesto ampio per indicare la bottega intorno a sè. "Nei libri sono contenute informazioni. E a me ne servono, visto che devo ancora capire in cosa consisterà la prossima prova del Tremaghi." Spiegò serafica, ricominciando a curiosare tra gli scaffali. "Visto che non ti faccio da balia?" Concluse con tono ovvio, allontandandosi da lui per avvicinarsi ad uno scaffale promettente e iniziando a tirare fuori alcuni dei libri.


Senza trovare nulla con cui ribattere, Kyle si mise a fare altrettanto.

Se davvero Kathleen stava cercando di ottenere risposte per la prova successiva del Torneo, lui invece ne aveva bisogno per se stesso.
La mancanza di ricordi di quel periodo passato lontano dalla scuola lo angosciava ogni giorno di più.

Per lui erano trascorse solo poche ore. Invece, per tutti gli altri, erano trascorse intere settimane.


E Kyle non riusciva a capacitarsene.
Per quello, appena aveva saputo di quella gita al villaggio ed essendogli tornate le forze per poterla affrontare, aveva deciso di recarsi nella libreria del paese.
Non sapeva neanche lui cosa cercare esattamente... oppure cosa avrebbe potuto fornirgli in più quella libreria rispetto alla biblioteca di Durmstrang.
Però sapeva anche che, se non avesse fatto nulla, avrebbe rischiato di impazzire a causa di quella storia.
Ed era proprio l'ultima cosa che voleva.

Sospirando, Kyle ripose l'ennesimo libro inutile sullo scaffale.
Poi si girò verso Kath, che a differenza sua aveva ancora il naso incollato al grosso tomo che teneva tra le mani.
Era talmente concentrata nella lettura che sembrava voler memorizzare ogni singola parola del volume.

Ora o mai più. Pensò il ragazzo prima di schiarirsi la gola. "Ehm Kath... a proposito del Torneo Tremaghi..." Iniziò titubante, mentre la ragazza girava impercettibilmente il collo verso di lui.
"Sì?"
"Ecco..." Tentennò lui non sapendo neanche bene come chiederglielo "Ti andrebbe di essere la mia accompagnatrice per il ballo?" Buttò fuori alla fine, incrociando le dita dietro alla schiena.

Al contrario delle sue pessime aspettative - come si era ripetuto negli ultimi giorni Kath era pur sempre una delle Campionesse, probabilmente aveva la fila di possibili accompagnatori - il volto della ragazza si aprì in un enorme sorriso. 
"Certo Kyle. Mi piacerebbe molto! Grazie per avermelo chiesto!"

 

_*_


"Allora Ty?" Stava allegramente ciarlando Camille, camminando per il villaggio attaccata al braccio di Tyler "Raccontami tutto! Come hai intenzione di passare la giornata? E dove porterai Reyna a pranzo oggi?" Cominciò a domandare a raffica, guardandosi attorno. "Perchè sarebbe buon costume se la portassi tu da qualche parte, però è chiaro che trovandoci qui è più facile che sia lei a consigliarti i posti da visitare!" Continuò quasi saltellando, felice per l'amico. "Uuuh! Ci sono! Ho un'idea! Che ne dici se...?"

Mentre Camille continuava a parlare a macchinetta, Tyler si guardava attorno stupito.
Con un orecchio prestava attenzione a ciò che l'amica gli stava dicendo - in fondo era stato lui a chiederle consiglio per Reyna - ma al contempo cercava anche di focalizzare l'attenzione prima sulla strada che portava al villaggio e poi, una volta arrivati lì, alle varie stradine che conducevano nei vari negozietti tipici di quella località.

Dal momento che il ragazzo adorava tutto ciò che era caratteristico di un determinato Paese, non potè far altro che guardarsi attorno stupito, cercando di memorizzarne mentalmente il più possibile.

E ce n'erano di cose da vedere a Durm Sburg.

A partire dal piccolo fiume che la attraversava per tutta la sua lunghezza, in quel momento completamente ghiacciato - sia Tyler che Camille ebbero modo di assistere allo spettacolo creato da alcuni bambini che si divertirono a scivolare sulla sua superficie con dei rudimentali pattini.
Oppure i diversi negozietti tipici e locande caratteristiche.
La più apprezzata dagli abitanti del luogo sembrava essere Le Luci Fatate, il cui nome rispecchiava la caratteristica interna: al posto dei lumini, ogni singolo tavolo era illuminato da una fata, che aveva il compito di sbattere ripetutamente le ali per produrre la polvere fatata per illuminare il posto.
E il tutto era condito dalle diverse luminarie natalizie, che sia i negozianti che gli abitanti del luogo avevano iniziato ad utilizzare per rallegrare il paese.

"Beh Tyler credo proprio che siamo arrivati!" Esclamò in quel momento la voce di Camille, riportandolo alla realtà.
Senza che il caposcuola se ne fosse accorto - troppo preso com'era a guardarsi intorno - i due erano arrivati proprio davanti al negozio d'abiti dove il ragazzo aveva appuntamento con la Black.
E, ad ulteriore conferma, una chioma rossa ormai familiare - quella di Helene - sbucò proprio in quel momento dalla porta, seguita a ruota da Reyna.

"Buona fortuna!" Gli sussurrò Camille, prima di dirigersi allegramente verso Helene, che la salutò con entusiasmo.
Poi le due ragazze, dopo essersi scambiate qualche chiacchera sottovoce, si presero a braccetto ridacchiando e sparirono in una delle vie laterali del paese.

"Vogliamo andare?" Domandò Tyler a Reyna, porgendole educatamente il braccio e facendole un leggero inchino.
La purosangue, con un sorriso, accettò di buon grado.



_*_

Negozio di vestiti, poco prima


Dopo essersi rimirata allo specchio per cinque minuti buoni, con uno sbuffo Reyna si tolse l'ennesimo abito da cerimonia.
Ne aveva già provati un'infinità, ma nessuno che fosse davvero di suo gusto.

'Sempre la stessa storia' si ritrovò a pensare scocciata 'Li vedi sul manichino e sembrano stupendi. Li indossi e sembrano bruttissimi.'

"Come va Rey?" Sentì la voce di Helene che la chiamava.
Tre secondi dopo la testa della rossa aveva fatto capolino dietro al paravento, trovando così la sua amica ancora in intimo.
"Non sei riuscita ancora ad indossarlo?" Domandò stupita, sgranando leggermente gli occhi. "Ti serve una mano per caso?" Chiese alla fine premurosa.

"In realtà l'ho già sia indossato che tolto. Non mi piaceva." Spiegò Reyna con un sospiro. "E non so neanche se riuscirò a trovarne uno in tempo per il ballo!" Si lamentò scoraggiata, sedendosi su uno sgabello e mettendosi la testa tra le mani.
"Massì che lo troverai!" Provò ad incoraggiarla Helene "In fondo hai già anche l'accompagnatore! Trovare il vestito adatto, in confronto, sarà una sciocchezza no?"
"Tu invece non ce l'hai ancora Helene?" Si interessò Reyna, svicolando così l'argomento vestito. "Un accompagnatore intendo." Specificò poi.
"Ehm no, non ancora." Rispose la rossa allontanandosi dal camerino per cercare qualcosa che potesse rispondere ai gusti dell'amica.
"Ma nessuno te l'ha ancora chiesto?" Insistette la Black "Eppure mi sembrava di averti visto, durante la settimana, confabulare con un paio di ragazzi!"
Davanti a quella constatazione la Sauer arrossì, diventando un tutt'uno con i suoi capelli. "Ci devo ancora pensare."
Borbottò alla fine "Prova questo." Aggiunse subito dopo, tagliando così il discorso a sua volta pasandole un abito.

Reyna, senza provare ad indagare oltre, fece quanto l'amica le aveva appena suggerito.
E il risultato la lasciò a bocca aperta.

Sì, aveva appena trovato l'abito per il ballo.
E a distanza di pochi minuti si sarebbe trovata anche con il suo accompagnatore.

"Helene ti adoro!"

 

_*_

Quando i suoi occhi riuscirono finalmente ad abituarsi alla penombra, Sascha riconobbe tra le ombre una signora anziana e rugosa che scrutava sia lei che Jacob con due occhi completamente bianchi, senza pupille. 

Se non fosse stata per la presa ferrea di Jacob, che non l'aveva mollata un secondo da quando erano entrati in quella casa, la lupa avrebbe fatto un salto all'indietro per darsela a gambe. Ma neppure la presa del Grimm riuscì ad evitarle il verso strozzato che uscì dalla sua gola.


"Sai già cosa voglio, vero Gertrude?" Domandò il ragazzo tranquillo.
"Naturalmente." Rispose la donna annuendo "Ma per poterlo fare, devo vederla più da vicino." 

Senza troppe cerimonie, Jacob strattonò Sascha, portandola così a pochi centimetri dalla vecchia. E quest'ultima, con uno scatto repentino, afferrò il braccio destro della ragazza, girandolo in modo tale che il palmo fosse rivolto verso l'alto.

Quando ottenne l'angolazione prevista, le appoggiò all'altezza del polso un'ampolla di vetro rovesciata, aumentando contemporaneamente la presa sul suo braccio.

Sascha capì immediatamente il perchè. "Ahy! Brucia!" Si lamentò, cercando di ritrarre la mano senza però riuscirci.
"Sta ferma!" Fu tutto ciò che ottenne da Jacob. "E soprattutto zitta."

Reprimendo a mala pena le lacrime - miste tra umiliazione e dolore - Sascha spostò lo sguardo sul suo braccio. La vecchia le aveva aperto un foro dal quale fuoriuscì del sangue. 
E quest'ultimo, sfidando la forza di gravità, entrò nell'ampolla rovesciata vorticando.

Fortunatamente quella tortura durò solo pochi secondi.

Poi, così come era iniziato, il dolore bruciante si arrestò. E la stanza venne illuminata di colpo.

La vecchietta si appropriò dell'ampolla, al cui interno il sangue continuava a vorticare, e la agitò appena. 

"La ragazza è stata pizzicata dai toxic death per 23 volte." Decretò "Una sola volta in più e per lei sarebbe stato fatale."
"Puoi procurarmene qualcuno?" Domandò Jacob facendosi attento e assottigliando gli occhi. "Pago qualunque prezzo."

"Posso sentire dai miei contatti." Rispose la vecchia "Ma dopo la stretta che tuo cugino Philippe ha messo sul loro commercio dopo l'attacco alla vostra Scuola, sarà molto difficile."

"Quando ti arriveranno sai come contattarmi." Chiuse la conversazione Jacob, avvicinandosi alla porta per uscire.

Sascha, che non vedeva l'ora di andarsene da quel luogo inquietante, fece per seguirlo. Ma i suoi passi vennero arrestati dalla vecchia, che nuovamente la afferrò per il polso. 

"Non fidarti della atserof. Quando ci entrerai di tua volontà, sarà la tua fine."


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Capitolo 14
*** 10 bis - Durm Sburg (pt. 2) ***


10 bis


Pensavate fosse finita eh?
E invece no! :P
Buona lettura! ;)

ps1: lo so che ultimamente la scrittura si modifica nel corso del capitolo, ma vi giuro che non dipende da me -.-' (anzi, è una cosa che mi scoccia parecchio ma non so come fare!)

ps2: c'è davvero MOLTA carne al fuoco


- Durm Sburg pt.2 -


5 Dicembre 1802, Istituto di Durmstrang, Ufficio del Preside



Willhelm non riusciva proprio a stare fermo.
Nonostante lo sguardo penetrante di suo zio, quel piede continuava a muoversi, scalciando leggermente la scrivania e dondolando avanti e indietro, a dimostrazione di tutto il suo nervosismo.

"Mi dica zio, quando pensava di rendermelo noto, esattamente?" Domandò con una punta di sarcasmo neanche tanto velata.
Non sapeva perchè se la stava prendendo così tanto per una sciocchezza simile.

In fondo, avrebbe dovuto immaginarselo.

Quasi come leggendogli nel pensiero - Elijah era un ottimo legimens, quindi in realtà non era neanche un'ipotesi così improbabile - il preside di Durmstrang sorrise divertito. "Siete promessi sposi Will... cosa ti aspettavi esattamente? E poi, mancano ancora 20 giorni al ballo."

Ma Will non intendeva fargliela passare liscia. Per quel motivo schermò la mente prima di parlare di nuovo 
"Un conto è essere promessi sposi, un altro è fare le cose senza avvisare. E se io avessi già invitato qualcun altra allo Yule Ball?

Per un attimo, vide lo spettro di un dubbio attraversare il volto del preside prima che questo si riprendesse. 
"E chi avresti invitato?" Domandò alla fine, quasi incuriosito dalla piega che aveva assunto la conversazione.

"Helene." Rispose Will senza ragionare, pronunciando il primo nome che gli venne in mente. 
E accorgendosi subito di stare facendo una enorme bastardata.

Sapeva da secoli della cotta che la ragazza aveva per lui - non che fosse stato difficile notarla. 
Ma sfruttarla in quel modo non era degno neanche di Jacob. 
Senza contare che quella sparata avrebbe potuto mettere in guai seri la ragazza - Elijah era pur sempre il Preside di Durmstrang e lei una sua studentessa.

Ma era troppo tardi per tornare indietro. E non aveva proprio voglia di andare al ballo con Erika. 
In effetti, non aveva proprio voglia di andare al ballo. 
Solo l'idea di vedere suo fratello con Bianca gli dava il voltastomaco.

Ma restò fermo immobile, impassibile, aspettando che suo zio digerisse la notizia.

"La Sauer?" Domandò Elijah dopo qualche secondo di silenzio, perplesso.
"Proprio lei." Confermò Will "L'ho invitata circa due settimane fa." Continuò a mentire spudoratamente "E non mi va di ritirare la parola data solo perchè qualcuno mi ha avvisato in ritardo." Con uno scatto si alzò in piedi "Direi che la nostra conversazione è terminata. Vada a fare un giro a Durm Sburg." Concluse con un inchino.

Senza aspettare che Elijah lo congedasse, Willhelm uscì velocemente dalla porta.

Doveva trovare Helene il prima possibile. 
E sperare che nel frattempo non avesse accettato l'invito di qualcun altro.

Ne andava della sua credibilità.  

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 Istituto di Durmstrang, Biblioteca 

Liam arrestò di colpo i suoi passi, rischiando così di far cadere a terra alcuni dei pesanti tomi che teneva tra le braccia.
Era convinto di essere il solo studente presente nel Castello, ma a quanto pareva le cose non stavano affatto così: lì in biblioteca, a pochi metri da lui, intenta nella lettura di un libro voluminoso, si trovava anche Bianca Grimm.

Sorridendo leggermente per quella sorpresa inaspettata, il ragazzo si diresse nella direzione della cacciatrice, schiarendo leggermente la voce non appena si trovò a pochi passi dal suo tavolo.
"Ciao Liam." Lo salutò lei con voce annoiata, senza alzare lo sguardo dal libro. "Cosa ci fai qui? Ero convinta foste tutti a Durm Sburg." Commentò piatta, come se lo stesse chiedendo più per dovere che non per reale interesse.

Il ragazzo si strinse le spalle, appoggiando i libri sulla parte del tavolo vuota. "Durm Sburg non fa per me." Si limitò a rispondere "Non vado spesso neanche a Ilver Town. Ma vedo che non sono l'unico."
"Ho visto quel villaggio talmente tante volte che ormai potrei andarci in giro bendata." Commentò Bianca facendo spallucce e distogliendo per qualche secondo lo sguardo dal libro di testo per spostarlo su Liam "Tu invece non sei neanche un po' curioso?"
"No." Replicò però lui "E poi qui si trovano cose molto più interessanti di un vecchio villaggio di maghi." Aggiunse facendole un occhiolino.
Bianca, di fronte a quella sfrontatezza, si irrigidì appena. "Non vedo cosa ci possa essere di così interessante in una vecchia biblioteca polverosa." Rispose algida.
"La figlia del Preside finalmente senza le sue due guardie del corpo, per esempio?" Le rispose divertito Liam "E' difficile immaginarti senza i tuoi due cugini."
Per qualche secondo il silenzio si propagò tra i due, prima che Liam decidesse di interromperlo.
"Pertanto tantovale che io ci provi: vuoi venire al Ballo con me?" Domandò tutto d'un fiato.

Per un attimo, Bianca strabuzzò gli occhi, totalmente sorpresa da quella proposta inaspettata.
"Grazie per l'invito, ma vado già con Jacob." Rispose alla fine piatta.

"Immaginavo. Ma l'occasione di trovarti da sola è più unica che rara: dovevo almeno provarci." Si giustificò Liam scuotendo la testa "Peccato."


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Villaggio di Durm Sburg

"Kath?" La chiamò Kyle con un gemito frustrato, dopo aver riposto sullo scaffale l'ennesimo libro della giornata.
"Sì?" Rispose lei con un sorriso, avvicinandosi.
"Dimmi che almeno le tue ricerche stanno dando qualche risultato!" Borbottò lui sconsolato "Perchè le mie sono un totale fiasco."
"In realtà non ho ancora capito cosa devo cercare esattamente." Rispose la ragazza con un sospiro "Quindi non posso dire di avere trovato qualcosa di utile. Però sono fiduciosa." Concluse con un sorriso luminoso. 

"Vuoi provare a darmi una mano?" Aggiunse dopo un po', vedendo il dirawong sempre più sconsolato. "Magari un parere esterno può essere utile!"
"Volentieri." Rispose Kyle illuminandosi. 

Kathleen, a quel punto, si sedette ad un tavolino, tirando fuori dalla borsa un foglio di pergamena. "Ecco, guarda anche tu!"

Il ragazzo si sedette accanto a lei, scrutando il foglio. 
"Ehm... cosa dovrei guardare esattamente?" Domandò perplesso. "Quella pergamena è totalmente bianca!"

"Esattamente." Confermò Kathleen. "Eppure, le istruzioni per la seconda prova sono scritte qua. E non si tratta di inchiostro invisibile: ci ho già provato. Avresti altre idee?"

-*-*-*-

Tyler e Reyna stavano ormai camminando per Durm Sburg a braccetto da un bel po'.

Dopo un giro insieme in tutti i posti caratteristici del villaggio - era stata più che altro Reyna a portare in giro Tyler - si erano recati a pranzo alla locanda Luci Fatate, dove si erano ritrovati per caso insieme ad altri loro compagni di scuola. 
E subito dopo avevano ripreso a girare, senza una meta precisa, semplicemente chiaccherando per conoscersi un po' meglio.

Da qualche minuto però, alle nuvole grige si erano sostituiti i primi fiocchi di neve.

"Tu che ne dici?" Aveva domandato Tyler dopo aver allungato una mano guantata per afferrarne uno. "Rientriamo al Castello o restiamo ancora in giro?"

Reyna alzò il viso per scrutare attentamente il cielo. 
Non le sembrava ci fossero le premesse per una nevica turbolenta, di quelle che si sarebbero presto trasformate in vere e proprie tormente - aveva imparato a riconoscerle ormai -, tuttavia quella giornata l'aveva parecchio stancata. 
Per quel motivo optò per ritornare al castello. 
"Che ne dici se, appena arriviamo là, ti porto nelle cucine e ci facciamo fare una cioccolata calda dagli elfi?" Domandò con un sorriso al suo accompagnatore.

"Dico che, in tal caso, non vedo l'ora di tornare al Castello!" Le rispose Tyler sorridendo.


Forse fu un bene che entrambi fossero già sulla via del ritorno. 
Nessuno dei due si ritrovò così in mezzo a ciò che successe poco dopo.

-*-*-*-

"HELENE!"

Sentendo il suo nome gridato in quel modo, sia la rossa che Camille si bloccarono in mezzo alla stradina, vedendo così Willhelm Grimm avanzare verso di loro - un po' correndo e un po' scivolando sul ghiaccio, senza però mai volare a terra.
Immediatamente la tedesca - davanti allo sguardo curioso e attento della Serpecorno - si ritrovò a sorridere e ad arrossire. 
"Ciao Will!" Trillò allegramente, non solo aspettandolo ferma in mezzo alla strada, ma addirittura facendo dietro front per andargli incontro.

Ormai la curiosità di Camille era alle stelle, per quel motivo, nonostante qualcosa le dicesse che quelli non erano assolutamente affari suoi, rimase comunque ad osservare la scena.
"Ti devo chiedere una cosa!" Sentì così pronunciare la voce del ragazzo "Hai già un accompagnatore per il ballo?"

L'americana, davanti a quella richiesta, spalancò la bocca sorpresa. 
E dire che Livvy nell'ultima settimana non aveva fatto altro che affermare sicura che Will avrebbe invitato lei per il ballo!

Evidentemente aveva fatto i conti senza l'oste...

Helene invece, a quella domanda, divenne rossa quanto i suoi capelli. 
"Io... ehm... no... non ancora!" Riuscì a balbettare a malapena, dopo qualche secondo di titubanza.

"Ottimo!" Rispose Will sorridendo in maniera affabile "Posso avere l'onore di averti come accompagnatrice allora?"

A quella domanda diretta, la Sauer strabuzzò gli occhi incredula.
Era un sogno che si stava realizzando!
 
"Certo! Assolutamente sì! Ne sarei felicissima, oltre che alquanto onorata!" Trillò allegramente, arrossendo se possibile ancora di più. 

"Onore mio!" Rispose Will. "Ti ringrazio!"

Dopo un veloce baciamano per lei e un breve inchino rivolto a Camille, così come era comparso il giovane Grimm scomparve nel nulla.

"Per gli Dei! Non ci posso credere!" Commentò Helene, con un sorriso enorme.
"Sono felice per te." Le rispose l'americana con un piccolo sorriso. Era davvero felice per lei. 
Il problema era un altro: come lo avrebbe detto a Livvy?




-*-*-*-

Scambiandosi un cenno di intesa con Chris, Trys rallentò leggermente il passo. 
"Clementine?" Domandò alla ragazza che si trovava pochi metri più avanti rispetto a lui, a braccetto con Elizabeth. "Posso... ehm... posso chiederti una cosa?" Iniziò titubante.

La ragazza, dopo aver rallentato a sua volta il passo, si voltò nella sua direzione, fino a fermarsi del tutto. 
"Ma certo! Dimmi." Lo invitò a proseguire oltre, incuriosita.




Nel frattempo sia Christopher che Elizabeth, intuendo quale potesse essere la domanda, si allontanarono leggermente dai due per lasciare loro la giusta privacy.
Si diressero così verso un piccolo ponticello di legno, sotto il quale scorreva il fiume che bagnava il villaggio, in quel momento completamente ghiacciato. 
"Il nome di questo fiume è Dorfluss, letteralmente 'il fiume del borgo'." Spiegò Chris indicandolo alla ragazza e salendo sul ponte.




"Ecco..." Iniziò Trys sentendo la gola diventargli completamente secca, mentre Clementine lo guardava curiosa, anche se con un piccolo sorriso. "Ti volevo chiedere..." Continuò a tentennare, sentendo tutta la sua determinazione venire meno.
"Sì?" Lo incoraggiò lei, senza però sbilanciarsi. 
"... hai già un accompagnatore per il ballo?" Riuscì finalmente a sputare fuori Trystifer, quasi in un sussurro.

Da quando era entrato a Durmstrang era sempre stato preso in giro per il suo essere mezzosangue. Aveva davvero paura che anche quella ragazza potesse avere pregiudizi in tal senso. 

"No, non ancora." Rispose Clementine, mentre il suo sorriso si allargava man mano. Allora aveva indovinato!
"Allora... ti andrebbe di venire con me?" Riuscì a chiedere alla fine Trys, incrociando le dita dietro alla schiena con la speranza di avere una risposta positiva. 
"Molto volentieri. Grazie per avermi invitato!" Rispose subito l'australiana allegramente. "E grazie anche per aver accompagnato me e Lizzie in giro oggi." Aggiunse "Siete davvero delle ottime guide."

"E' stato davvero un piacere." Replicò Trystifer altrettanto allegro "Anzi, se volete, vi facciamo vedere anche l'ultima parte: è subito dopo il pon..."

L'alastyn non riuscì però a finire la frase.
Un enorme boato attraversò il villaggio, scuotendo la terra con la stessa potenza di un terremoto.
E davanti agli occhi impotenti di tutti, un'enorme crepa si aprì nel terreno, raggiungendo il ponte sul quale si trovava Christopher.
Fu un attimo: prima il kelpie era sopra al ponte. 
Tre secondi dopo il ponte non esisteva più. 

E Christopher era precipitato nell'acqua ghiacciata.



-*-*-*-

Intorno a loro c'era solo silenzio.
O forse era Sascha che, di punto in bianco, aveva smesso di prestare attenzione a ciò che la circondava.
Se continuava a camminare, era solo per la presa forte e salda che Jacob esercitava sul suo braccio, mentre la trascinava per Durm Sburg percorrendo al contrario la strada che li aveva condotti fin lì.
Ormai, nella sua testa, c'era spazio solo per le parole che le aveva rivolto quella vecchia inquietante.

Non fidarti della atserof. 
Che diavolo era? Cosa significava?
Quando ci entrerai di tua volontà, sarà la tua fine.
Intendeva dire che quando sarebbe entrata in quella cosa misteriosa sarebbe morta?
Cos'era quella signora, una veggente? Oppure solo un'ubriacona?
Sembrava che il Grimm si fidasse profondamente di lei.
Quindi quello per lei cos'era stato, un avvertimento? Una profezia? Una mera condanna?

Sarà la tua fine.

Era talmente immersa nei suoi pensieri, che non si accorse di nulla.
Almeno finchè non sentì un rombo talmente forte che venne per forza distolta dai suoi pensieri.
E subito dopo Jacob la buttò a terra, mentre un lampo colorato passava velocemente sulle loro teste, schiantandosi contro ad un muro lì vicino.

"Ma cosa...?" Esclamò sorpresa, rivolta al nulla.
Jacob, imprecando, era già rotolato di lato, su se stesso, slittando così poco più avanti.

Lasciando la presa sul suo braccio.

Ancora frastornata, vide il ragazzo estrarre la bacchetta, puntarla su una figura lì vicino e buttarla gambe all'aria.
E in un attimo di lucidità, si rese conto di avere un'occasione irripetibile a portata di mano: il Grimm non stava prestando la minima attenzione a lei e tutt'intorno c'era solo caos.

Poteva approfittare della situazione per fuggire.

Per quel motivo, appena le sembrò che Jacob fosse in difficoltà - era impegnato da solo contro tre uomini - si appiattì contro la parete di una casa, indietreggiando lentamente.
E vedendo che lui continuava a non prestarle attenzione, si diede alla fuga.



-*-*-*-

"Lizzie! Lizzie! Cosa stai facendo?" Domandò Clementine allarmata, vedendo i gesti frenetici della sua amica.
"Non ho tempo per stare a spiegarti Clem!" Esclamò però lei, continuando a spogliarsi e cercando di non focalizzare la sua attenzione su Trys, che la guardava con occhi sbarrati, incapace di articolare un qualsiasi suono. "Aiutami a togliere la gonna piuttosto!"
"Non vorrai mica buttarti nell'acqua ghiacciata!" Esclamò incredula la serpente arcobaleno "Lizzie, non sarai mica impazzita vero? Quel ragazzo lo conosci appena!"
"Clem, fidati di me per favore." La supplicò però Elizabeth "So quello che faccio."

Senza perdere altro tempo, la bunyip strappò - con l'ausilio della magia - l'ultimo pezzo di tessuto che le intralciava i movimenti, poi si tuffò in acqua, mentre sia Trys che Clem trattenevano il fiato, non riuscendo a capire il perchè di quella pazzia.

Per qualche secondo nessuno dei due si mosse, vedendo anche la testa della ragazza scomparire sotto il pelo dell'acqua.
Si resero conto di aver trattenuto il respiro solo più tardi, quando videro Elizabeth riaffiorare, trasportando tra le braccia il corpo svenuto e pallidissimo di Chris.

Ma non era più la stessa Elizabeth: al posto delle gambe, aveva una coda argentata.



-*-*-*-

Istituto di Durmstrang, sera

"Ecco Black aiutami! Controlla che i tuoi compagni ci siano tutti." Le aveva ordinato Elijah, teso e preoccupato come Reyna non l'aveva mai visto, dando alla ragazza un foglio di pergamena con la lista di tutti gli studenti di Durmstrang che in quella giornata si erano recati a Durm Sburg. "Fai la stessa cosa anche tu Jones." Aveva confermato David, apprestandosi a fare la medesima cosa con il suo caposcuola. "Ogni minima cosa, per favore, riferiscimela."

Fu così che la kelpie trovò il suo compagno di casa, Chris, avvolto in una pesantissima coperta di lana, ancora sconvolto per la nuotatina fuori programma nel Dorfluss.
Così come Tyler incappò invece in Patton, che continuava a vantarsi di avere salvato la vita da solo ad almeno dieci ragazze.
Il Caposcuola, ridendo sotto ai baffi, passò velocemente oltre: a poca distanza dal wampus si trovava infatti Willhelm Grimm, probabilmente il vero autore del salvataggio. Che aveva tutta l'aria di voler strozzare l'americano.


Alla fine dei conti, fortunatamente, sembrò che nessuno fosse scomparso.
Almeno finchè Charlotte non ebbe finito di controllare i suoi studenti.

Una ragazza di Murrinh - Patha era scomparsa.
Janet Cox. Una medium.
Un'altra sondereith. 


-*-*-*-

 

“Liv!”
“Pssss, Livvy!”
“Dai Livvy rispondimi!” Più passava il tempo e più la tuonoalato si chiudeva in sé stessa, pensando ed immaginando Will con un’altra ragazza… era un qualcosa che non poteva accettare: Cammie lo aveva capito e cercava in ogni modo di farla reagire.

“Cam! Vuoi finirla? A sentire te bisbigliare di continuo sbaglio a scrivere il rotolo di pergamena sulla Luna per domani!” Sbottò la Ravenwood quando non riuscì più a rimanere in silenzio di fronte al continuo parlare dell’amica.

Erano quasi le dieci di sera e le due ragazze si erano rintanate nella loro stanza subito dopo la cena, anche se il coprifuoco non sarebbe scattato prima delle undici. 

“Ne ho abbastanza di questo coso che sa solo muovere le maree e far diventar lupi mannari gli uomini! Vado in bagno e poi a letto, le ultime righe le copio da te domani prima di consegnarlo.” Sentenziò Camille, arrendendosi di fronte al mutismo assoluto dell'amica e uscendo così dalla stanza.







“CAMMIE! ASPETTA! CAMMIE!” 
Sentendosi chiamare e riconoscendo la voce, la ragazza si girò su se stessa, trovandosi così davanti a Patton, che le correva incontro con un allegro sorriso.

“Pat? Che ci fai qui a quest’ora?" Domandò curiosa, mentre dentro di sè iniziava a pregare che il ragazzo non fosse di nuovo lì per tentare di invitare Livvy al ballo.

Non era decisamente il momento migliore.

“Ho una idea da proporti!" Esclamò il wampus, gonfiando il petto in modo da sembrare ancora più autoritario e forte di quanto fosse veramente. Il ragazzo si aspettò degli elogi per il suo operando che però tardarono ad arrivare e, di conseguenza, prese di nuovo la parola mettendo fine a quel momento di silenzio decisamente imbarazzante. “Beh… Stamattina ti ho salvata, dimostrando a quei due stolti di Liam e Tyler come si combatte e come si difende una povera donzella e quindi… che ne dici di venire con me al ballo? Così, se ci sarà ancora una volta un attacco farò vedere qual è la vera forza di un mago di Ilvermorny.” Il monologo di Pat finì ma Cam rimase con la bocca leggermente aperta, quasi in trance, non sapendo esattamente come comportarsi.

“Camille? Ci sei?” Provò a scuoterla il Wampus dopo un po', vedendo che la risposta tardava ad arrivare. "So che la proposta per te debba essere scioccante, data la fortuna che stai avendo nel ricevere un mio invito, ma..." 

“Pat… io… MA OVVIO CHE ACCETTO!” Rispose infine la ragazza, cercando di mascherare con una mano l'attacco di risarola che le era venuto assistendo allo spettacolino messo su del ragazzo. 


Almeno lascierà in pace Livvy.

Patton, quella sera, tornò nel suo dormitorio con un sorriso a trentadue denti, non vedendo l'ora di riferire a Liam che era stato lui a vincere la scommessa, accaparrandosi per primo una dama.
Dopotutto lo diceva sempre anche Sogno: nessuno è meglio di Patton Powell. E chi mai sarebbe stato capace di contraddire un corvo?

 




Mentre aspettava che Camille ritornasse dal bagno, Livvy ragionava, persa nei propri pensieri.

Quanto tempo mancava al ballo? Troppo poco e lei non aveva ancora un accompagnatore. 
La speranza di vedersi sulla pista da ballo insieme a Will era ormai naufragata:
non sapeva più dove sbattere la testa. 

Aveva sempre detto che o l'avrebbe accompagnata Will oppure non si sarebbe fatta accompagnare da nessun altro, sicurissima com'era che lui glielo avrebbe chiesto.
Ma Willhelm Grimm non l'aveva invitata.

E lei non aveva fatto i conti con un altro particolare: era una Campionessa e, come tale, doveva per forza aprire le danze.
Semplicemente, non poteva in alcun modo andare da sola.

Non era pentita di avere rifiutato Patton quella mattina, ma se non avesse trovato una soluzione in fretta forse si sarebbe trovata costretta a cambiare idea sul wampus. E a lei non piaceva tornare sui suoi passi.

Mentre era immersa in quei ragionamenti, un leggero TOC TOC alla porta la distrasse. 


Estraendo la bacchetta - ormai, con quei continui attacchi, non si sentiva al sicuro neanche lì dentro - Livvy si avviò verso la porta.
"Chi è?" Domandò senza aprire.
"Livvy! Sono Liam!" Rispose la voce del ragazzo.
Socchiudendo appena la porta, la ragazza continuò a puntargli la bacchetta contro. "Se sei veramente tu, dimmi cos'è successo al terzo anno a Ernest Filmen." Domandò guardinga.
"E' stato appeso a testa in giù nel corridoio del quarto piano, subito dopo la lezione di incantesimi, perchè aveva provato a baciare la ragazza di Julian Moore." Rispose pacato Liam, alzando le mani in aria come ad indicare che veniva in pace. "Ho superato il test?" Domandò poi con un piccolo sorriso divertito.
Immediatamente Livvy abbassò la bacchetta e aprì la porta del tutto. "Di questi tempi non si sa mai." Si giustificò. "Dimmi pure."

"Senti… mi stavo chiedevo se... beh... Insomma, vuoi andare al ballo con me?” Domandò il wampus.
La ragazza si bloccò interdetta sulla porta per qualche secondo, sbattendo le palpebre perplessa.

E dire che fino a pochi secondi prima si stava disperando proprio per quel motivo!
Probabilmente quella era la sua
unica opportunità per essere accompagnata da qualcuno di decente.
 

“Certo, perché no.” Sospirò alla fine, togliendo così un peso dalle proprie spalle: almeno aveva un accompagnatore, anche se non era esattamente ciò che più desiderava.
Era così presa dalle proprie riflessioni che non si accorse che nel frattempo il Caposcuola, dopo aver ricevuto il suo consenso, le aveva rivolto un breve ringraziamento e un inchino, prima di avviarsi nuovamente nel corridoio. 


Con un altro sospiro, richiuse la porta dietro di sè, mettendosi ad aspettare il ritorno di Camille.

-*-*-*-

Sascha non aveva idea di quanto tempo fosse passato dalla sua fuga.
Stava correndo nel bosco, senza mai fermarsi, cercando di orientarsi con i suoi sensi, più sviluppati di quelli umani.

Ormai era buio.

Il sole era tramontanto da parecchio e faceva sempre più freddo. Da pochissimo aveva anche iniziato a nevicare.
Rallentando leggermente la corsa, ma senza mai fermarsi nonostante non avesse più fiato, si portò le mani alla bacca e ci soffiò sopra, cercando di scaldarle con il suo stesso fiato.

Doveva continuare a muoversi.

Se lo stava ormai ripetendo come un mantra per convincersi a non fermarsi mai, ma iniziava a non crederci neanche lei.

Dove era finita davvero?
Qual era la strada per tornare a casa?
Non lo sapeva, non ne aveva la minima idea.

Senza accorgersene, rallentò il passo e si guardò attorno per cercare di orientarsi, mentre il suo stomaco brontolava sempre più forte.
Ma era troppo buio per vedere.

All'improvviso, qualcosa alle sue spalle la buttò a terra.
Presa alla sprovvista, cacciò un urlo e riuscì a malapena a coprirsi il viso con le braccia, in un inutile tentativo di proteggerlo. Finendo per graffiarsi sia i gomiti che le ginocchia.

Cercò di ribellarsi con tutte le sue forze, anche strillando per palesare la sua contrarietà, ma chiunque fosse sembrava non fare caso ai suoi tentativi di ribellione.
Le portò le braccia in alto, sopra alla testa, e contemporaneamente un peso si affossò sulle sue gambe, impedendole di scalciare.

Era letteralmente bloccata.


"Se non la smetti di ribellarti, le gambe te le rompo." La minacciò la voce di Jacob, leggermente affannata "Così la prossima volta neanche ci provi a scappare. Sono stato chiaro, lupetta?"

Cercando di soffocare le lacrime, che però continuavano a scendere - copiose e traditrici - Sascha cercò di ribellarsi ancora una volta.
Tentativo facilmente stroncato da Jacob, che sfruttò le sue mosse per immobilizzarla ancora di più.
"Sono un cacciatore, non riuscirai mai a sfuggirmi." Commentò divertito
"E in passato ho ucciso per molto meno. Andiamo." Le disse prima di strattonarla violentemente per farla rialzare in piedi e iniziando a trascinarla di nuovo con sè camminando.
"Allora uccidimi." Lo pregò lei tra le lacrime, dopo aver mosso qualche passo tremante, rifiutandosi di proseguire oltre "Sono prigioniera da non so quanto... la mia vita non ha più un senso." Singhiozzò, mentre la sua voce rimbombava nella piccola radura nella quale erano appena sbucati, dove continuavano a cadere leggeri i fiocchi di neve.
Non si accorse che la presa del ragazzo su di lei si era allentata finchè non si trovò a crollare in ginocchio - sconquassata dai singhiozzi - tra la terra, la neve e le radici.
"Uccidimi e facciamola finita."

Il Grimm la scrutò per un attimo, quasi come per soppesare la sua richiesta. "Magari un giorno lo farò. Ma, almeno per ora, mi servi viva. Muoviti." Le ordinò prima di afferrarla nuovamente per un braccio e ricominciare a trascinarla.

Sascha neanche provò più a ribellarsi.
Non ne aveva più le forze.

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Per chi se lo stia chiedendo, Janet Cox è uno degli OC che avevo scartato all'inizio.

Domande della settimana: 

1) faccio un capitolo intermedio o passo direttamente al Ballo?

2) avete capito quali sono le prime fiabe? (chi le indovina tutte per primo ha diritto ad un bonus!)

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Capitolo 15
*** 11 - Conseguenze ***


11 -

- Conseguenze -
 




14 dicembre 1802, Istituto di Durmstrang



Sascha, trascinando stancamente i piedi, si affrettò lungo il corridoio che conduceva verso le stanze di Jacob.
Era già stata a zonzo per il Castello tutto il giorno e non ci teneva ad infastidire il ragazzo più del necessario.

Dopo che l'aveva recuperata dal bosco, ormai una decina di giorni prima, le cose erano leggermente migliorate per lei.
Forse perchè lui si era accorto che la ragazza aveva ormai toccato il fondo. E, da quel che aveva capito, lei gli serviva in perfetta salute, compresa quella psicologica. Anche se non sapeva ancora per fare cosa.
In ogni caso, anche se minime, alcune cose Sascha con quella scenata nel bosco le aveva guadagnate.

Come, per esempio, il fatto di potersi muovere liberamente per quel grande Castello.
Proprio liberamente no: il primo giorno, ci aveva provato. Aveva visto una finestra spalancata. E l'idea di farla finita aveva riattraversato la sua mente. Ma, con suo grande sconcerto, una parete invisibile si era creata tra lei e la finestra, impedendole anche solo di allungare il collo fuori.
Così, suo malgrado, si era ritrovata ad essere costretta a vivere. E perciò aveva iniziato a sfruttare il suo enorme tempo libero curiosando per il castello.
I primi giorni si era persa. E puntualmente Jacob, sbuffando come una ciminiera, era arrivato a recuperarla.
Ma più passava il tempo più diventava in grado di orientarsi. Spostandosi sempre più in là.

L'unica imposizione del Grimm era che indossasse sempre il mantello rosso e la divisa della scuola, in modo da confondersi più facilmente con gli altri studenti.


Rientrata in camera, si accorse che quest'ultima era vuota.
Tuttavia Jacob non doveva essere uscito da molto: sul suo letto, spalancato e con l'inchiostro ancora luccicante, si trovava un quaderno in cuio.
E, in mezzo alle sue pagine, una piuma di pavone con gocce di inchiostro gocciolanti faceva la sua bella mostra.

Spinta da un'irrefrenabile curiosità, Sascha si avvicinò al letto.
Possibile che tra quelle pagine fosse annotato qualcosa di ciò che voleva farle?

Ne dubitava fortemente, ma decise di cogliere comunque al volo l'opportunità.
Dopo essersi guardata ancora una volta attorno, avanzò verso il letto del ragazzo e gettò un'occhiata al diario.
Tra le pagine, a fatica - non era così avvezza alla lettura e la scrittura di Jacob, anche se ordinata, conteneva sin troppi ghirigori per i suoi gusti - lesse quelli che sembravano appunti sconclusionati, con diverse cancellature e scarabocchi.
Ma, almeno il titolo, le parve sin troppo chiaro.


Cappuccetto Rosso


Quelle pagine la riguardavano eccome: era il soprannome che Jacob le aveva affibbiato solo pochi giorni prima.

Sascha avrebbe voluto leggere qualcosa in più in merito, ma un colpo di tosse alle sue spalle la fece voltare di scatto. E subito dopo si rigirò di nuovo, rossa quanto i suoi capelli per l'imbarazzo.
Jacob era appena sbucato apparentemente dal nulla, mezzo nudo.
E lei non aveva mai visto un uomo senza vestiti.

"Che stai facendo cappuccetto?" Domandò lui avvicinandosi e guardandosi bene dall'indossare la camicia che teneva tra le mani.

Si divertiva troppo a provocarla.
Soprattutto sapendo che lei avrebbe mai potuto rispondergli adeguatamente.

"Ti vergogni per essere stata beccata a frugare tra le mie cose?" Chiese arrivando con le labbra a pochi millimetri dal suo orecchio.
"No... io..." Provò a ribattere debolmente lei, tenendo la testa ostinatamente rivolta verso il muro, imbarazzata da morire, non riuscendo a capire se il ragazzo fosse arrabbiato o meno.
"Oppure ti imbarazza vedermi senza vestiti addosso?" Continuò Jacob imperterrito, vedendola arrossire ancora di più. "Strano, nessuna ragazza si è mai lamentata."
Con un balzo saltò sul letto, agitando contemporaneamente la bacchetta per spedire il diario, la penna e la boccetta d'inchiostro al loro posto.
E Sascha saltò spaventata all'indietro, continuando a guardare ovunque tranne che nella sua direzione, ormai rossa quanto il mantello che si portava dietro.

"Fila nel tuo letto." Le ordinò Jacob. "E vedi di non palesare minimamente la tua presenza stanotte: avrò compagnia. Certo, a meno che tu non ti voglia aggregare."

Senza farselo ripetere due volte, Sascha si precipitò verso la porta che conduceva in quella che ormai si era diventata la sua camera da letto - in realtà una parte della stanza di Jacob che il Grimm aveva separato dalla sua con pochi e veloci incantesimi - sentendo la risata impertinente del ragazzo seguirla.

Pochi minuti dopo si rifugiò sotto le coperte, sperando ardentemente - almeno per quella sera - di non sentire nulla di quanto sarebbe successo nell'altra stanza quella notte.
Aveva già ascoltato sin troppo spesso in cosa consistevano le attività notturne di Jacob.


-*-*-*-


Reyna, sbuffando, guardò con aria leggermente annoiata fuori dalla finestra, mal trattenendo appena l'istinto di non buttarsi di sotto.
Probabilmente, se avesse sentito ancora il nome e cognome di Willhelm Grimm uscire dalla bocca di Helene, avrebbe gettato giù lei, dalla finestra.
Era vero, erano amiche da una vita.
Sapeva perfettamente da secoli della cotta stratosferica che la rossa aveva per il più giovane dei cacciatori di quella famiglia di purosangue.
Ed era davvero felice dell'invito che quest'ultima aveva ricevuto.

Ma qualcosa non le tornava.

Se Willhelm fosse davvero stato interessato alla sua amica, non si sarebbe limitato ad invitarla al ballo.
Avrebbe cercato di passare un po' del suo tempo libero con la ragazza. Esattamente come stavano facendo lei e Tyler.
Invece, tutte le volte che una delle due lo vedeva in giro, era sempre con suo fratello o con Bianca. Oppure con entrambi.

Solo che non sapeva come fare ad esprimere i suoi ragionamenti all'amica senza ferirla.
E vederla ridacchiare, rimirandosi allo specchio e chiedendole più volte se secondo lei quel vestito o quell'accessorio sarebbero piaciuti a Will, le lasciava un profondo amaro in bocca.


-*-*-*-


"Kath?"
Domandò Clementine, avvicinandosi al letto dove la ragazza era semi sdraiata.
"Sì?" Domandò quest'ultima, senza però staccare lo sguardo dalla pergamena completamente bianca che teneva in mano. Ormai la stessa da giorni.
"Ehm... è ora di cena." La informò Clementine, gettando un'occhiata al foglio, chiedendosi ancora una volta che razza di attrattiva potesse esercitare sulla sua amica.
"Ah sì, adesso arrivo." Le rispose la yowie con voce assente. "Grazie per avermi avvisato."

La serpente arcobaleno aspettò qualche minuto che Kath la raggiungesse ma poi, vedendo che continuava a restare lì, ferma immobile, decise di attirare nuovamente la sua attenzione.
"Kath? Hai sentito una parola di quello che ti ho detto?" Domandò vagamente preoccupata.
"Sì, certo che ti ho sentito." Rispose quest'ultima, staccando finalmente la testa dal foglio e voltandosi per guardarla. "Mi hai detto che è ora di cena. Vai pure, io ti raggiungerò tra poco." La rassicurò, prima di tornare a scrutare il foglio.
"Ma si può sapere cosa c'è in quel foglio di tanto interessante?" Sbuffò Clementine, incrociando le braccia al petto. "E' da giorni che non guardi altro! Ci fosse almeno scritto qualcosa!"

Dal momento che però Kath continuava a scrutarlo senza fornirle una spiegazione, completamente assorta nei suoi pensieri, la serpente arcobaleno glielo strappò di mano.
"Non è che è maledetto?" Domandò preoccupata, scuotendolo appena, quasi come sperando che l'eventuale maleficio saltasse fuori solo agitandolo.
"Ehy!" Esclamò Kathleen alzandosi di scatto per cercare di riprenderselo "Quella contiene le indicazioni per la Seconda Prova! Fai attenzione!" Protestò "Ma si può sapere che hai?" Chiese alla fine allarmata.

Clementine non si era mai comportata in quel modo prima.
 
"Ho che in questo Torneo sono coinvolti i Grimm e i nostri compagni stanno sparendo nel silenzio e nell'impotenza generale!" Esclamò Clementine, ormai sull'orlo delle lacrime. "E tu presti tutta la tua attenzione ad uno stupido foglio bianco." Continuò asciugandosi con la mano una lacrima "Posso avere il diritto di essere preoccupata?"

Kathleen si limitò ad abbracciarla.


-*-*-*-


15 dicembre 1802



"Bene ragazzi." Concluse il discorso professore agitando la bacchetta e facendo comparire le istruzioni per la pozione del giorno alla lavagna. "Adesso che vi ho spiegato con esattezza gli effetti collaterali, potete iniziare a prepararla. Dividetevi in gruppi da tre."

Kyle, sentendo quelle parole, gettò nervosamente un'occhiata intorno a sè.
Una buona parte dei ragazzi, alle parole del professore, si era già alzata in piedi per formare il gruppo come richiesto, ma lui era abituato a lavorare da solo, soprattutto in pozioni.
Avere qualcuno al suo fianco finiva solo per deconcentrarlo.
Però, in tale occasione, era obbligato a fare ciò che il professore aveva ordinato.

Ma con chi andare? La maggioranza dei gruppi gli sembrava già fatta.

Fu la voce di Chris a toglierlo dagli impicci.
"Ehy! Kyle!" Lo chiamò agitando appena le braccia "Vuoi aggregarti a noi?" Domandò indicando se stesso e Trys, che gli rivolse un piccolo sorriso incoraggiante.
"Sì, perchè no?" Rispose a quel punto il dirawong.

Tanto valeva provarci.

"Secondo voi qual è il tavolo più grande tra il mio e il vostro?" Domandò avvicinandosi a loro con la borsa a tracolla contenente tutto il necessario.
"Per me staremo più larghi qui." Rispose Trys, iniziando a spostare le cose in modo da fargli spazio. "Vieni, accomodati." Lo invitò.

"A proposito... mi dispiace moltissimo per la vostra amica scomparsa." Aggiunse Chris dopo un po', ricordandosene all'improvviso e incupendosi.
"Purtroppo ne sappiamo qualcosa anche noi." Aggiunse Trys, indicandogli con la testa il banco di Levi, rimasto vuoto dalla scomparsa del ragazzo.
"Purtroppo non è la prima... e qualcosa mi dice che non sarà neanche l'ultima... maledizione al giorno in cui le nostre scuole hanno deciso di gareggiare!" Rispose Kyle, incupendosi a sua volta.

"Silenzio voi altri!" Li richiamò all'ordine il prof. "Pensate a lavorare anzichè perdervi in chiacchiere!"






"Meglio se ci mettiamo al lavoro anche noi." Sbuffò Tyler, voltandosi verso Liam e Patton, dopo aver sentito le parole che il professore aveva rivolto ai loro compagni di corso. "Non ho voglia di essere ripreso."

"Finchè ci sarò io nel vostro gruppo tutto ciò non succederà!" Si gonfiò immediatamente Powell, iniziando a sminuzzare delle radici di asfodelo. "Perchè io sono il più bravo in assoluto con le pozioni. Sarà una sciocchezza prepararla, con me al vostro fianco!"

"Sì, certo, la prepareremo in due secondi grazie alle tue capacità." Tagliò corto Liam "Adesso però, genio, vedi di accendere il fuoco."
"Perchè non lo accendi tu, visto che io sto già tagliando le radici?" Rispose Patton piccato, cogliendo subito l'ironia nel tono del wampus.
"Perchè non sono io che ho buttato la polvere di girilacco nell'acqua senza controllare che il fuoco fosse davvero acceso!" Rispose Liam a tono, facendo così subito notare la mancanza al compagno di casa, mentre Tyler, ormai abituato ai loro battibecchi, sbuffava rassegnato alzando gli occhi al cielo.
"Il fuoco era acceso!" Controbattè immediatamente Patton "Devono avermelo spento i folletti per dispetto!"
"Sì, certo come no!"

"Fuoco acceso o no, se continuiamo così non avremo la pozione pronta neanche per il ballo di Yules!" Intervenne a quel punto Tyler, decidendo di aver assistito a quella scenetta per abbastanza tempo. "Quindi tu, Patton, continua a sminuzzare le radici di asfodelo. E tu, Liam, vai a prendere delle foglie di valirana. Io intanto accenderò il fuoco." Chiuse il discorso, evitando così altri possibili battibecchi.

Sarebbe stata una lunghissima lezione!




-*-*-*-


Bianca, alquanto infastidita, tirò una gomitata a suo cugino Will, che alzò lo sguardo verso di lei, sorpreso di quel gesto, rivolgendole una domanda silenziosa.
"Helene Sauer." Rispose lei in un sussurro. "Sta guardando nella nostra direzione da almeno dieci minuti. E non credo proprio che il suo sguardo sia rivolto a me." Sibilò profondamente irritata.
"Lo so." Fu la risposta laconica di Will.
"Allora perchè non vai a parlarle?" Domandò la bionda sbuffando.
"Perchè non saprei cosa dirle." Rispose il più giovane dei fratelli Grimm, avvertendo una sgradevolissima sensazione vicino alla bocca dello stomaco.

Perchè Bianca stava cercando di convincerlo ad andare a parlare con Helene?

"Prima la inviti al Ballo e poi la eviti?" Domandò Bianca ancora più irritata.

Non lo sapeva neanche lei perchè fosse così irritata. O forse lo sapeva, ma non voleva ammetterlo.
Sapeva solo che lo sguardo
insistente e speranzoso di Helene in direzione di Will le faceva andare il sangue al cervello.

"Sì beh... non volevo andare con Erika." Rispose Will dopo un po'.
"Non volevi andare con Erika ma non vorresti andare neanche con Helene." Riassunse Bianca assottigliando gli occhi. "Quindi con chi è che vorresti andare?"
Con te. Si ritrovò a pensare Will, sperando quasi che lei potesse sentire quel suo pensiero. Tuttavia disse tutt'altro. "Non ho voglia di andare al ballo e basta." Commentò facendo spallucce "Mi annoiano a morte quegli eventi mondani."

La Grimm stava per replicare qualcosa quando venne interrotta da un "Ciao!" allegro di Helene, che aveva radunato tutto il coraggio in suo possesso per andare a quel tavolo.
"Ciao." La salutò piatta Bianca, prima di radunare velocemente le sue cose. "Vi lascio da soli, così impararete a conoscervi per il Ballo." Commentò con il tono più neutro che riuscì ad ottenere, mentre sentiva gli occhi pizzicarle.

Poi se la diede velocemente a gambe.



-*-*-*-


“Che ne dici di questo, può andare? Secondo me ci può stare.” Chiese Camille senza guardare Livvy, che nel frattempo si stava per addormentare sul letto per la noia.
“Uh… ehm, cosa? Ah ma sì, stai benissimo pure con questo.” Rispose la tuonoalato con la voce impastata dal sonno e muovendo allo stesso tempo la mano come per liquidare definitivamente la questione. “Come del resto anche i precedenti otto vestiti che hai provato, ma di un po’… quanti ne hai portati?” Alzandosi e sgranchendosi la schiena, Livvy prese uno dei vestiti appoggiati sul separatore che divideva la zona dove si stavano provando i vestiti dal resto della camera e lo esaminò con attenzione.

Erano giorni che Camille aveva fissato la data per poterli provare tutti, decidendo così quale mettere al Ballo. 
Purtroppo per Livvy, quella data era arrivata troppo presto. Perciò non poté fare altro che assistere alla piccola sfilata messa in atto dalla Serpecorno.

“Rinfrescami la memoria: quanti ne hai portati con te da Ilvermorny?” Chiese la Ravenwood temendo già di conoscere perfettamente la risposta.

“Dodici, giusto lo stretto necessario per sopravvivere qualche mese senza comprarne uno nuovo.” Rispose Cammie appoggiando l’ultimo vestito sul separatore e mettendosi in punta di piedi, sembrando quasi una ballerina pronta a partire per un balletto di danza classica. “Bene ora tocca a te provare i tuoi.” Commentò saltellando felice dopo essersi rimessa la divisa scolastica, tutto sotto delle occhiatacce di Liv che non aveva proprio voglia di mettersi a fare sfilate per la stanza.

“No, io non lo farò. Ne abbiamo già parlato Cam.” Borbottò Livvy incrociando le braccia al petto, come per voler mettere la parola fine al discorso ancor prima che potesse seriamente iniziare.
“Oh si che lo farai…”
“No, proprio no!”

“Oh sì invece!”
“No ti ho detto!”
“Siiii! Devi farlo! Altrimenti come vai al ballo se non sei sicura di come ti starà?" Domandò Camille preoccupatissima "
BASTA, VAI A PROVARLO SENZA FARE STORIE!” Senza avere l’opportunità di ribattere, la tuonoalato venne spinta dall’amica dietro il separatore, con il vestito appoggiato sulla testa.

Livvy si era appena spogliata, quando qualcuno bussò alla porta. Poi, senza aspettare un invito ad entrare esplicito, Patton fece il suo ingresso nella stanza.
Peccato che il suo ingresso coincise con Livvy che, accortasi di non avere dietro le scarpe, uscì allo scoperto per prenderle.

 
“Ciao ragazze! Come va? Spero di non disturbare, passavo per…” Il pover Pat non fece in tempo a finire la frase che fu colpito in pieno stomaco da una scarpa di Livvy.
“Aaaaah maniacoooo! Vatteneeeeee!” Anche la seconda scarpa venne lanciata, andando nuovamente a segno sulla testa del ragazzo, che si chinò su se stesso, stordito dai due colpi. 
“Non ti voglio più vedereeeeee!” Continuò a strillare Livvy, mentre con un veloce movimento della bacchetta buttava Patton fuori dalla stanza, prima di chiudere la porta con un altro. 


Trovandosi di colpo in mezzo al corridoio, Patton sbattè le palpebre perplesso, mentre sentiva le risate soffocate di Camille provenire dalla stanza dalla quale era appena stato cacciato fuori.
"Ma come ho fatto a pensare di invitare Livvy?" Domandò a se stesso confuso "Quella ragazza è peggio di un troll! E dire che non ho mica fatto nulla di male!"


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Domanda per voi: visto che il prossimo capitolo sarà il ballo, cosa volete far fare ai vostri OC in tale occasione? (risposte per MP entro il 7 aprile!)

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Capitolo 16
*** 12 - Il ballo di Yule ***


12 - Il ballo

Ciao a tutti!
Due capitoli fa vi avevo chiesto quali favole, secondo voi, erano presenti nel capitolo.

Pertanto complimenti a Claireroxy che le ha indovinate (mettendone addirittura molte di più del previsto!). 

In ogni caso la risposta giusta era:
- Cappuccetto Rosso (e direi che si era capito)
- La Sirenetta (lo so, non è davvero dei fratelli Grimm ma passatemi la licenza poetica)
- Biancaneve (e il cacciatore)

Pertanto, come promesso, ecco il bonus per ClaireRoxy (in realtà non credo che ti piacerà ma vabbè) XD

Buona lettura (?)




- Il ballo di Yule - 






24 Dicembre 1802, Durmstrang

 

 

Non riusciva a muoversi.
Per quanto concentrasse tutte le sue forze, riusciva a malapena a sbattere le palpebre.
Era tramortita.

"Sascha!"

Aprì la bocca per dire qualcosa, ma da essa uscì solo un fiotto di sangue.

"Sascha!"

Tossì
violentemente sputando altro sangue. Ancora e ancora.
Ormai quel liquido rosso scorreva a fiumi attorno a lei.
La circondava ovunque.

"Sascha!"

Disperata, provò a muoversi ancora una volta, ma esattamente come in precedenza non ci riuscì.

"Svegliati!"

Con un sussulto, Sascha spalancò gli occhi.
Tossendo violentemente per incamerare aria.

Di fronte a lei, con un candelabro in mano, si trovava Jacob.
L'aveva scossa più volte, prima di riuscire a svegliarla.

"Cosa...?" Domandò a quel punto, ancora confusa dal sonno e dalla vividezza che aveva assunto il suo incubo.
"Stavi urlando come un'indemoniata." Rispose Jacob, appoggiando il candelabro su un comodino "Incubi?"
"Sì..." Confermò Sascha tirandosi su e stropicciandosi gli occhi. "Ti... ti hanno svegliato le mie urla?"
"No." Negò però lui "Mi stavo preparando per uscire." 

Respirando profondamente per cercare di calmarsi, Sascha si portò una mano all'altezza del cuore, sentendone così il battito forsennato.
 
"Ma che ore sono?" Domandò alla fine spaesata. "E' ancora buio!"
"Non è ancora l'alba." Confermò il Grimm, alzando la bacchetta e appellando a sè vestiti ed armi.
Poi, come se fosse solo nella stanza, iniziò a cambiarsi per mettersi in tenuta da caccia.

Sascha, ancora rincoglionita dall'incubo e dal sonno, non se ne accorse immediatamente.
Quando si rese conto della situazione arrossì furiosamente, distogliendo nuovamente lo sguardo, ma ormai Jacob si era quasi del tutto rivestito.
"Chiudi la finestra quando sarò uscito." Si raccomandò il ragazzo "Non voglio trovare la stanza gelata al mio ritorno."

"Ma che...?"

Prima che Sascha potesse chiedere lumi sul significato di quella strana frase, il Grimm spalancò la suddetta finestra e saltò fuori dall'edificio.

La lupa mannara, una volta raggiunta quest'ultima, fece appena in tempo a scorgere il ragazzo diventare un piccolo puntino scuro, prima di vederlo sparire tra le tenebre della notte.



-*-*-*-

Sera, dormitori maschili di Ilvermony


Tyler intercettò lo sguardo omicida di Liam e si premette un cuscino sulla faccia per evitare di scoppiare a ridere.

Patton, dopo aver occupato il bagno per almeno un'ora, si era appropriato dell'unico specchio della stanza, iniziando a rimirarsi da ogni minima angolazione e cercando di coinvolgere gli altri due ragazzi nella discussione su "quale fosse il lato migliore di Patton Powell".
E mentre Tyler aveva preso la cosa nel suo solito modo, ovvero sghignazzando senza ritegno non appena l'amico girava lo sguardo, Liam sembrava pronto a commettere un omicidio già dopo i primi cinque minuti.
E non faceva proprio nulla per nascondere la sua espressione.

"Secondo voi sto meglio con le maniche arrotolate o srotolate?" Continuò a domandare Patton, completamente incosciente degli istinti che stava risvegliando nel suo compagno di casa.
"Sì lo so" Continuò a blaterare, visto che non gli arrivò alcuna risposta - Liam si stava trattenendo dal non stringergli le mani attorno alla gola, mentre Tyler stava cercando di non scoppiare fragorosamente a ridere - "Sono talmente bello che la scelta è ardua! Ma voi dovete aiutarmi ragazzi! Stasera non devo essere solamente bellissimo: devo essere me-ra-vi-glio-so."

"Vado a prendere Livvy." Si limitò a borbottare Liam, roteando gli occhi e sparendo oltre la porta alla velocità della luce, usando la prima scusa che gli venne in mente per filarsela in fretta.

Tale mossa non venne ovviamente notata da Patton se non parecchi minuti dopo, quando, girando lo sguardo e non trovando il compagno di casa in nessun punto della stanza, domandò a Tyler "Ehy! Ma dov'è finito Liam?"
"Non poteva sopportare di mettere la sua bellezza al confronto con la tua, perciò se n'è andato." Gli rispose Tyler, prima di scoppiare a ridere apertamente.



-*-*-*-


Contemporaneamente Livvy, seduta sul suo letto qualche camera più in là, non se la stava passando molto meglio.

Al contrario della Tuonoalato, che era già pronta da un pezzo, Camille, nonostante avesse già scelto da più di una settimana quale dei suoi dodici abiti indossare, continuava a guardare dubbiosa la sua immagine allo specchio, indecisa su quali determinati accessori usare per agghindarsi.

E Livvy, con i gomiti sprofondati tra le cosce e il volto sui pugni, stava pazientemente aspettando che l'amica facesse la sua scelta.

Un toc toc leggero alla porta distrasse entrambe.

Oppure che qualcuno la venisse a salvare.

"Se è di nuovo Patton, altro che scarpe! Questa volta gli lancio addosso direttamente il tavolino!" Esclamò Livvy alzandosi in piedi per andare ad aprire, mentre Camille scoppiava a ridere, raccomandandole di non esagerare con il povero Powell.
"Non sono Patton!" Esclamò la voce dietro alla porta in risposta "Sono Liam!"
Con un sospiro di sollievo, Livvy aprì, trovandosi così di fronte la gradevole immagine di William Jackson.

Beh, quantomeno avrebbe fatto un'ottima figura quella sera, con lui come accompagnatore.


"Vogliamo andare?" Le chiese il ragazzo, porgendole il braccio. "Sempre se sei già pronta, ovviamente."
"Assolutamente sì!" Rispose lei, aggrappandosi felicemente a lui. "A dopo Camille!"




-*-*-*-


Helene, stretta al braccio di Will, avanzò leggermente tremante per la Sala del Ristoro, notando man mano tutte le differenze che erano state apportate in occasione di quello speciale evento.

Le due grandi tavolate - che dividevano la Sala tra purosangue e mezzosangue - erano sparite, sostitutite da tanti piccoli tavolini circolari, disseminati un po' ovunque.
Sopra ad ognuno di essi, delle piccole fate sbattevano pigramente le ali, illuminandoli così con la polvere di fata che cadeva luccicante e leggera.
In fondo era stato allestito un piccolo palco, sul quale alcuni musici stavano accordando gli strumenti.

Al centro della Sala era situata infine la tavolata più grande, quella d'onore.
Tra le persone già presenti, Helene riconobbe immediatamente la campionessa americana, Livvy, e quello che doveva essere il suo accompagnatore, Liam, oltre che innumerevoli Grimm.
Con un piccolo sussulto di sorpresa, si accorse anche che Will la stava guidando
proprio in quella direzione.

"Will?" Domandò a quel punto, gettando un'occhiata speranzosa al tavolino dove Reyna si era appena seduta insieme a Tyler. "Non dovremmo sceglierci un posto a sedere?"
"Non vedo perchè, visto che il posto già ce l'abbiamo." Rispose tranquillamente lui, continuando a spostarsi verso la tavolata centrale.
"Ovvero?" Domandò a quel punto Helene. In realtà una piccola parte di lei lo aveva già capito, ma voleva sentirselo dire da lui.
"Siamo nella tavolata centrale." Confermò Will la sua intuizione "Nessuno di noi due è un Campione, ma io rimango pur sempre un Grimm." Sospirò alzando gli occhi al cielo. "Quindi tocca ad entrambi purtroppo."
"Non ne sembri troppo entusiasta." Commentò la rossa, innarcando un sopracciglio.

"Fidati Helene: cinque minuti a quel tavolo e non lo sarai neanche tu." Rispose lui borbottando, in tono alquanto tetro.



-*-*-*-



Chris, a braccetto con Elizabeth, gettò un'occhiata confusa alla Sala del Ristoro.

Abituato com'era, ormai da sette anni, alla rigida divisione tra le due tavolate, pensò per un attimo di avere sbagliato ingresso.

"Tutto ok?" Domandò la voce timida dell'Australiana al suo fianco, notando la perplessità del ragazzo.
"Sì..." Rispose alla fine lui, continuando a guardarsi attorno "Stavo solo controllando di essere finito nel posto giusto." Scherzò strappandole una risata.
"Direi proprio di sì." Commentò Lizzie divertita "Altrimenti credo che avrebbero sbagliato strada anche Clem e Trys." Spiegò indicandogli con la mano destra i due ragazzi, che stavano prendendo posto qualche tavolino più in là.

Intercettando il loro sguardo, Clementine alzò una mano in segno di saluto, invitandoli al contempo ad andarsi a sedere nel tavolo con loro.

"A te va bene Lizzie?" Domandò a quel punto Chris, spostando lo sguardo verso la sua accompagnatrice.
"Assolutamente sì." Confermò la ragazza, dirigendosi immediatamente verso il suddetto tavolo.


-*-*-*-



"Povera Helene!" Sospirò Reyna ad un certo punto, appoggiando il gomito sul tavolo e il mento sulla mano destra.
"Come?" Domandò immediatamente Tyler, girandosi verso di lei.

Senza dirgli nulla, Reyna gli indicò con un moto discreto del capo il tavolo dove erano seduti i Campioni, insieme a buona parte della famiglia Grimm.

"Helene è in difficoltà." Gli bisbigliò alla fine, visto che il ragazzo continuava a guardare al tavolo dei campioni senza riuscire a trovarci nulla di strano.
"Ah." Fu il commento di Tyler, che approfittò della spiegazione per smettere di osservare il suddetto tavolo. "E come fai a dirlo con certezza? A me non sembra."

Reyna, roteando appena gli occhi, si riempì il bicchiere di vino rosso e poi se lo portò alle labbra, prima di fornire al ragazzo una risposta. "Semplice: la conosco."

"E puoi fare qualcosa per aiutarla?" Domandò a quel punto lui, dopo un attimo di silenzio.
"Purtroppo non prima che i balli siano iniziati." Rispose laconica la ragazza, buttando giù l'ennesimo bicchiere di vino.



-*-*-*-


"Stasera non sembra neanche di essere a Durmstrang." Commentò Trys ad un certo punto guardandosi attorno. "E' tutto così... strano!"
"Lo stava dicendo anche Chris prima!" Confermò Elizabeth sorridendo. "E in effetti, con tutte queste decorazioni e i tavoli messi in questo modo..."

Nonostante fosse di natura molto timida, quella sera si stava aprendo molto.
Forse grazie alla presenza di Clementine, oppure perchè aveva scoperto che la compagnia maschile, soprattutto se composta da ragazzi come quelli con cui divideva il tavolo, non era affatto male.
O forse, almeno per una volta, aveva leggermente esagerato con il vino.
E con quello sembrava davvero tutto più facile.


"Com'è la vostra 'sala da pranzo' in Australia?" Domandò Trys curioso, voltandosi verso Clementine e virgolettando con le dita il termine.
"In realtà non te lo so dire con esattezza." Ridacchiò in risposta la ragazza "Nel senso... fino all'anno scorso avevamo regole molto rigide: eravamo divisi in due sole tavolate, una per i ragazzi e una per le ragazze." Iniziò a spiegare "Ma poi il vecchio preside, August Shafiq - il padre di Charlotte - è andato in pensione proprio l'anno scorso. E sua figlia, come primo gesto, ha diviso le tavolate in base all'appartenenza in Case." Continuò "Peccato che non abbiamo potuto vedere se la cosa è andata davvero a buon fine, visto che siamo andati via subito per venire qui." Concluse versandosi un po' d'acqua nel bicchiere.

Per quanto la riguardava, per quella serata aveva chiuso con il vino.




-*-*-*-


"Kyle..."
Al sussurro di Kathleen, il suddetto ragazzo si voltò verso di lei, innarcando leggermente un sopracciglio.
"Sì?" Domandò, a voce altrettanto bassa.
"Non ti senti leggermente... fuori contesto... anche tu?" Sussurrò la yowie a voce talmente tanto bassa che il ragazzo pensò quasi di esserselo sognato.

E a peggiorare la situazione, le labbra della ragazza si erano a malapena mosse.


"In effetti sì." Fu costretto ad ammettere subito il ragazzo con un sospiro - appena aveva capito che quella frase no, non se l'era affatto sognata - gettando un'occhiata nervosa attorno a sè.




In quel tavolo, a parte i due presidi, loro due, Liam ed Helene, erano tutti Grimm.
Neanche Livvy lo era, in verità, ma conosceva la famiglia così bene che sembrava comunque essere una di loro.

Tanto che Philippe, anche in maniera piuttosto sgradevole, aveva ripreso Willhelm nel corso della cena, chiedendogli esplicitamente perchè non avesse invitato lei per il ballo, se proprio non aveva voluto andare con sua figlia Erika.

Mentre Livvy sorrideva in risposta, lusingata e compiaciuta, a nessuno erano sfuggiti gli sguardi truci che aveva assunto in risposta una buona parte del tavolo.
Era stato Jacob a tagliare in fretta il discorso, iniziando a parlare di cosa avesse cacciato quella stessa mattina.





"Spero solo che questa cena finisca e che i balli arrivino molto molto presto."  Si ritrovò a sperare Kyle, coprendosi la bocca con il tovagliolo per non rischiare di mostrare il labiale a qualcuno per sbaglio. "Anzi, appena abbiamo concluso il primo, ti va una passeggiata in cortile?"
"Non chiedo niente di meglio." Fu la risposta.




-*-*-*-


Bianca, messi da parte posate e tovagliolo, accettò con sollievo le prime note dei musici e ancora più volentieri il braccio che Jacob le stava porgendo per invitarla a ballare.

Non le interessava minimamente il fatto di essere, ancora una volta, al centro dell'attenzione.
Così come non le interessava neanche il fatto di dover essere la prima in assoluto a dover aprire le danze - le spettava l'obbligo, essendosi classificata temporaneamente prima.
L'unica cosa che le interessava era il fatto di potersi finalmente spostare da quel tavolo.

Tutta la durata della cena era stata per lei una vera e propria tortura.

Will con Helene, le frecciatine senza fine di Philippe, l'evidente compiacimento di Livvy all'idea di essere preferita ad Helene per Will - iniziava ad odiare anche lei - l'evidente imbarazzo presente al tavolo per tutto il tempo.

Quella serata non era neanche a metà e lei già non vedeva l'ora che finisse.

Per quel motivo afferrò il braccio di Jacob con molta decisione - più o meno con la stessa forza con la quale di solito impugnava un'arma - e si diresse decisa verso la pista da ballo.

Voleva solo farsi trasportare dalla musica e dimenticare tutto il resto.

Anche se solo per il tempo di un ballo.






Dal momento che Bianca e Jacob stavano già volteggiando in pista, Liam, senza perdere tempo, porse a sua volta il braccio a Livvy.
E immediatamente la ragazza lo seguì.

"Avevo capito che eri in buoni rapporti con i Grimm, ma non pensavo così tanto." Commentò il ragazzo dopo un po', mentre le afferrava delicatamente la vita.
"Li conosco dalla nascita." Rispose Livvy "Ci vediamo almeno una volta all'anno, nonostante abitiamo in continenti diversi. Sono un po' la loro cuginetta americana." Spiegò sorridendo.
"Wow!" Esclamò Liam stupefatto "So che sono una famiglia molto chiusa e rigida... non pensavo che potessero davvero arrivare a considerare di famiglia qualcuno di estraneo!"
"I Ravenwood costruiscono da secoli oggetti tecnicamente all'avanguardia. E loro ce li comprano." Spiegò la ragazza "E pagano anche bene." Aggiunse soddisfatta.
"Allora è più un rapporto di clientela che non familiare..." Ragionò Liam pacato.
"No, gli affari non c'entrano." Ribattè ostinata lei. "Come ho detto, sono un po' la mia famiglia allargata."
"Questo è quello che pensano loro, oppure quello che pensi solo tu?" Domandò a quel punto lui. "Perchè se davvero ci fosse questo legame, Will ti avrebbe invitata. Invece sei qui con me."

Livvy, a quelle parole, si staccò da lui, alquanto infastidita.
"Sai, credo di sapere cosa sta succedendo." Affermò bloccandosi sulla pista da ballo.

Essendo ormai la pista piena di persone, nessuno fece troppo caso a loro.

"Bianca mi ha detto che hai provato ad invitarla. E che lei ti ha detto di no. Sei solo geloso." Sputò piena di rabbia "Beh, passa una buona serata, Liam. La mia è già finita."
Concluse prima di girare i tacchi e andarsene, ignorando i richiami del ragazzo.





-*-*-*-



Camille strizzò gli occhi per l'ennesima volta, mordendosi le labbra per soffocare un'imprecazione.

Le sembrava quasi di sentirla, la voce di sua madre, affermare che le brave signorine purosangue non imprecano mai - anzi, non dovrebbero neanche conoscerle, le imprecazioni - in qualsiasi situazione esse si trovino.

Ma avrebbe voluto proprio vederla, sua madre al suo posto.

Patton non solo si era rivelato essere un vero e proprio disastro come ballerino, ma le aveva già pestato i piedi trenta volte.
E stavano ballando da soltanto cinque minuti.

Quello che le serviva era una scusa qualsiasi per filarsela, solo che non voleva distruggere troppo l'ego del ragazzo.
Sapeva molto bene quanto Patton potesse essere suscettibile, su certi argomenti.

Evidentemente quella sera però, gli Dei erano dalla sua parte.
Con la coda dell'occhio infatti, vide Livvy uscire in fretta dalla pista da ballo, quasi correndo.
E le sembrava anche che la sua amica non fosse molto felice.

Per quel motivo, dopo aver bonfocchiato un "Scusa, ma credo che Livvy stia male." al ragazzo, si lanciò all'inseguimento della sua amica. 
Lasciando Patton con una espressione alquanto sorpresa e delusa nel bel mezzo della pista da ballo.



-*-*-*-




Janet riaprì faticosamente gli occhi.
E dovette sbattere le palpebre più e più volte prima di capire di non essere precipitata in un incubo.

No, quella era una solida realtà.

Sfocata e grigia, ma non per questo meno reale.
Anche se continuava a sembrarle solo una proiezione grottesca, uno scherzo della sua mente, una realtà distorta e sproporzionata.

Troppo nebulosa per essere reale.
Troppo definita per non esserlo.

Spostando lo sguardo su se stessa, si accorse di essere sdraiata a terra, con i polsi e le caviglie legati stretti.

Disperatamente si guardò attorno, cercando qualcosa di affilato nelle vicinanze - come ad esempio un sasso - per cercare di tagliare le corde.
Ma non appena si mosse per farlo, una risata divertita rieccheggiò alle sue spalle.
E il proprietario della voce entrò poco dopo nel suo campo visivo, costringendola ad alzare il volto strattonandola violentemente per i capelli.

Vedendolo finalmente in volto, gli occhi di Janet si spalancarono per la sopresa.
"Tu!" Sputò con rabbia "Razza di..."

Un ceffone violento la fece però zittire completamente.
"Hai due possibilità, Janet Cox." Esordì la voce, non smettendo un attimo di ghignare. "Sei dotata di un potere che a noi può fare molto comodo, perciò o fai ciò che ti diremo con le buone, oppure lo farai comunque. Ma soffrendo in maniera atroce. La scelta è solo tua."
"Mi rifiuto!" Si oppose Janet, sputando a terra il sangue che le aveva riempito la bocca.

"E quando mai cedete subito? Crucio."



-*-*-*-




Luogo sconosciuto





Il silenzio di tomba presente nella stanza venne interrotto dal cigolio di una porta.
E quando da essa entrò proprio chi stavano aspettando, un sospiro di sollievo attraversò tutti coloro che erano presenti alla Riunione.

Avevano temuto fino all'ultimo che non riuscisse ad arrivare, vanificando così tutti gli sforzi compiuti fino a quel momento.
E sapevano tutti come il capo supremo avrebbe reagito, se qualcosa fosse andato storto.

"Sei in ritardo." Commentò una voce fredda.
"Padre." Rispose con un sorrisetto beffardo, inchinandosi appena. "Le cose fatte per bene richiedono tempo."

"Spero che siano state davvero fatte per bene, allora." Rispose l'uomo gelidamente. "Collaborerà?"

"Lo farà, non dubitarne. Ma come ho detto, mi serve ancora un po' di tempo."



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Infine, prima di lasciarvi, ecco a voi i vestiti sfoggiati per il ballo!



postimage Bianca

postimage Helene



postimage Camille


postimage Clementine



postimage Kathleen


postimage Elizabeth


postimage Livvy


postimage Reyna

Domanda di fine capitolo: faccio un capitolo sulle "vacanze" o ritorniamo direttamente alle lezioni (risposte entro il 18/04)?

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Capitolo 17
*** 13 - Anno nuovo, vita nuova? ***


13



Prima di lasciarvi al capitolo, ci tenevo a rendervi nota una cosa: fino ad ora il racconto è stato scritto a quattro mani, ossia da me e da quel pazzoide che potete trovare in efp con il nickname di Notaro Slash, che si è occupato di una parte delle scene degli studenti di Ilvermony e ha inventato il personaggio del preside David Hartnell.
Da questo capitolo andrò avanti da sola, ma ci tenevo a ringraziare Notaro per l'aiuto che mi ha fornito fino a questo momento, sia per la scrittura che per l'elaborazione della trama
(no, non potete importunarlo per sapere come andrà avanti la storia u.u).


Tornando al capitolo, visto che non c'è stata una vera maggioranza tra vacanze e lezioni ho deciso di fare un misto.
Buona lettura! ;)





- Anno nuovo, vita nuova? - 






7 gennaio 1803, Durmstrang, aula di trasfigurazione

 

 

La voce del professore continuava a blaterare da più di un'ora tuttavia Bianca, per la prima volta in vita sua, non lo stava minimamente ascoltando.
Continuava a vergare segni in maniera scomposta sul foglio di pergamena, senza prestare veramente attenzione a ciò che stava facendo.
Solo quando si rese conto della forma che avevano ormai assunto i suoi scarabocchi sulla pergamena che si bloccò di colpo, con la penna d'oca a mezz'aria, sbalordita per ciò che aveva appena disegnato sovrappensiero.

Il ritratto di Willhelm.

Senza spiegare nulla a nessuno, tantomeno al professore che la guardò sbalordito, Bianca radunò frettolosamente tutte le sue cose dentro alla borsa.

Poi fuggì velocemente dall'aula.


Solo quando arrivò in un angolo di un corridoio deserto, che di solito non era frequentato neanche dai fantasmi, smise di correre.
Si appoggiò boccheggiante ad una colonna.
Poi scoppiò a piangere, mentre i ricordi della sera del ballo le invadevano la mente.
Non aveva più parlato con Will dopo quella sera, evitandolo come la peste.

Ma sapeva anche lei che non avrebbe potuto farlo per sempre.








notte tra il 24 e il 25 dicembre 1802, Durmstrang




"Will?"

Al richiamo del fratello, il Grimm più giovane si congedò da Helene con un veloce baciamano, prima di raggiungere Jacob e Bianca, ancora a braccetto in un angolo della Sala del Ristoro. "Dimmi."
"Potresti accompagnare tu Bianca nelle sue stanze? Io devo fare... una cosa." La domanda di Jacob giunse del tutto inaspettata ad entrambi, che rimasero completamente spiazzati da quella proposta improvvisa.
Tuttavia cercarono di non darlo a vedere, limitandosi ad annuire.
"Grazie."

Senza dire nulla, Will porse il braccio destro a Bianca, che lo afferrò quasi tremante, mentre Jacob spariva velocemente dirigendosi a lunghi passi verso l'uscita del Castello.

Quello fu forse il percorso più lungo mai affrontato da entrambi: un silenzio teso si era venuto a creare all'improvviso tra di loro e nessuno dei due riusciva a trovare qualcosa da usare per poterlo rompere.
Un imbarazzo che non era mai esistito e che era sorto all'improvviso, privandoli anche della normale capacità di respirare normalmente. 

"E' solo Will." Continuava a ripetersi nella sua testa, mentre camminava con i nervi a fior di pelle accanto al cugino. "E' solo Will."
E allora perchè continuava a sentirsi in imbarazzo, irrigidendosi sempre di più? Perchè sentiva il cuore accellerarle così tanto, come se avesse corso per miglia e miglia tutta sera?


Non aveva neanche chiesto a Jacob perchè non l'aveva voluta accompagnare lui.

Senza che se ne rendesse conto, Bianca si ritrovò davanti alla porta della sua stanza, con Will che pazientemente si era fermato al suo fianco.
"Bianca?" La risvegliò il ragazzo, chiamandola quasi in un sussurro. "Siamo arrivati."
"Uh? ... Ah... Ehm sì, grazie per avermi accompagnato." Balbettò lei, letteralmente incapace di muoversi.

Avrebbe dovuto semplicemente pungersi un dito e versare una goccia del suo sangue sul fuso tenuto in mano dalla statua del folletto che si trovava di fronte a lei per poter aprire la porta della sua camera, tuttavia in quel momento il suo cervello si era come volatilizzato.

"Sei bellissima stasera... spero che mio fratello te l'abbia detto, almeno una volta." Sussurrò ancora Will, avvicinandosi lentamente a lei, quasi come a darle il tempo di fuggire via.
O fermarlo.

Ma la ragazza era letteralmente paralizzata.
Così Willhelm percorse la breve distanza che ancora li separava, sporgendosi in avanti per baciarla.

In un primo momento Bianca si lasciò trascinare da quel bacio, agognato da così tanto tempo.
Willhelm era completamente diverso dal fratello: Jacob prendeva senza chiedere, come se tutto gli fosse dovuto. Invece lui era dolce e leggero, quasi come se avesse avuto paura di romperla. 

Un rumore nel corridoio la riportò di colpo alla realtà, ricordandole all'improvviso dove si trovavano.

Chiunque avrebbe potuto vederli.

E Bianca, più bruscamente di quanto avrebbe voluto, lo spinse via da sè con un secco "No!", ritirandosi ansante verso la parete.

Per qualche secondo Willhelm la guardò smarrito.
Poi si voltò per andarsene, sussurrando un "Perdonami Bianca." talmente debole che la ragazza pensò quasi di esserselo sognato. 



-*-*-*-


notte tra il 24 e il 25 dicembre 1802, Durmstrang



"Livvy?"

La ragazza, sentendosi chiamare, alzò lo sguardo verso Camille, cercando di nascondere le lacrime che copiose stavano scendendo sul suo viso.

Frettolosamente cercò di asciugarsele e di abbozzare anche un sorriso in direzione dell'amica - odiava piangere e ancora di più farlo davanti ad un pubblico - tuttavia tutto ciò che le uscì fu solo una specie di smorfia.

"Liam è un così pessimo ballerino?" Domandò Camille raggiungendola e sedendosi sul letto accanto a lei, cercando di stemperare la tensione. "Perchè Patton è stato davvero terribile! Mi avrà pestato i piedi almeno dieci volte in cinque minuti, un vero record!"
"Magari fosse questo il problema!" Commentò Livvy con una smorfia. "Un paio di piedi pestati non sarebbero un problema per me. Andando a caccia con i ... Grimm ... ho affrontato di molto peggio."

Anche pronunciare il loro cognome, di punto in bianco, le costava fatica, constatò in quel momento l'americana.
Si era sempre illusa costruendo un castello di carte per aria, vivendo in un mondo tutto suo dove lei faceva davvero parte della famiglia Grimm.
Dove addirittura la accettavano come una di loro, permettendole di entrare in quella famiglia, magari con un matrimonio.
Magari proprio con Willhelm.
Il pensiero che lui fosse già promesso ad un'altra, non l'aveva neanche mai sfiorata: nel suo mondo incantato, Willhelm Grimm era innamorato di lei.
E il resto dei Grimm avrebbe finito per accettare la cosa, felici addirittura per quella unione.

E niente di ciò che aveva fatto Willhelm fino a quel momento l'aveva distolta dalla sua idea, dal suo castello di carte.

Eppure, paradossalmente, era bastato un semplice discorso fatto da un suo compagno per farla tornare bruscamente alla realtà.

Willhelm Grimm non era mai stato suo.


Un discorso di un compagno e una scena alla quale aveva assistito con i suoi stessi occhi.

Will aveva baciato Bianca.

Non lei.
Bianca.

La ragazza che doveva sposare Jacob.
La ragazza che era sempre stata sua amica.
La ragazza che aveva sempre considerato come una sorella.
E che invece l'aveva tradita nel peggiore dei modi.

Bianca era l'unica a sapere della sua cotta per Will.
Eppure l'aveva comunque baciato.
Non si era tirata indietro.




Un bussare insistente alla porta interruppe il silenzio che si era venuto a creare nella stanza tra le due ragazze.

E Camille si alzò in piedi per andare ad aprire, sperando vivamente che non fosse Patton: non aveva proprio voglia di affrontarlo in quel momento.
Pieno com'era di sè, avrebbe probabilmente trasformato la questione del ballo in qualcos'altro, incapace di accettare di non essere capace di ballare.
Inoltre, con Livvy in quelle condizioni, Camille aveva in testa tutt'altro tipo di preoccupazioni rispetto agli eventuali pensieri di Patton Powell.

Alla porta tuttavia, per la seconda volta nell'arco della serata, non era presente Patton ma Liam.
"E' qui Livvy?" Domandò il ragazzo alla Serpecorno, cercando di allungare il collo nella stanza per ottenere da solo la risposta.
Senza aspettare che la Crawley confermasse o smentisse entrò in camera.

"Sono venuto a scusarmi con lei. Credo di essere stato un po' troppo brusco stasera."





-*-*-*-


7 gennaio 1803, Durmstrang, Dormitori di Murrinh - Patha




"Kyle!"

Non udendo risposta, Kathleen provò a bussare nuovamente, aumentando man mano l'intensità della bussata.

Dal momento però che il ragazzo continuava a non presentarsi, la Campionessa tirò fuori la bacchetta, cercando così di aprire la porta con l'utilizzo della magia.
Ma neanche l'alohomora andò a buon fine.

"KYLE!" Lo chiamò di nuovo, quasi sperando che il ragazzo avesse solo il sonno pesante, mentre iniziava a tempestare la porta di pugni.

"Kath?"
Una voce maschile alle sue spalle la fece voltare di scatto.
Peccato che non fosse Kyle, ma Patton.

"Che stai facendo?" Domandò il ragazzo andandole incontro.
"Hai visto Kyle per caso?" Domandò lei preoccupata "Lo stavo cercando."
"So che stamattina è andato in infermeria, visto che è da giorni che ha un'inspiegabile mal di testa." Rispose l'americano "Io gliel'ho detto che non serve a niente prendere delle pozioni, visto che sono a base di erbe e loro stanno complottando contro di noi! Ma lui non mi vuole dare ascolto!" Affermò, cercando così di spiegare anche a lei la teoria che stava ormai portando avanti da mesi.

Kathleen però prestò ben poca attenzione alla teoria 'le piante ci uccideranno tutti' di Patton, perciò non si fermò neanche a chiedere spiegazioni in merito, come avrebbe fatto in una situazione normale.
Il suo pensiero era ormai rivolto in un'unica direzione: raggiungere l'infermeria per trovare Kyle.

Era stata informata da giorni dei continui mal di testa del ragazzo e la cosa la stava preoccupando non poco.

"Grazie Patton. Proverò a raggiungerlo." Tagliò corto cercando di chiudere il discorso in fretta.
"E magari prova tu a convincerlo a non prendere pozioni!" Tentò comunque di convincerla il ragazzo, iniziando a seguirla lungo il corridoio. "Altrimenti le piante cercheranno di avvelenarlo!"
"Sìsì va bene, lo farò." Borbottò Kathleen in risposta, senza neanche aver effettivamente ascoltato ciò che il ragazzo aveva appena detto, troppo concentrata a ricordarsi la strada per l'infermeria. "Adesso vai, o rischierai di fare tardi a lezione." Aggiunse per cercare di toglierselo dai piedi.
 
"Anzi, di' al professore che sto arrivando anch'io." Concluse agitando la mano in segno di saluto e accellerando il passo per seminarlo.




-*-*-*-


Aula di Incantesimi



"Posso sedermi qui?"

Alla voce di Reyna, Helene si voltò leggermente indietro.
Poi, dopo averle rivolto un leggero sorriso, spostò la borsa dalla sedia per farle spazio. "Certo."
La Black sorrise a sua volta mentre si accomodava al suo fianco.

"Come stai Hel?" Le domandò dopo un po'.
"Non c'è male dai." Rispose la Sauer con una scrollata di spalle "Anche se si stava meglio in vacanza... stamattina svegliarsi è stato un po' un piccolo trauma."
"A chi lo dici!" Commentò Reyna con una piccola risatina "Una mia compagna di casa ha dovuto privarmi delle coperte per convincermi ad uscire dal letto!"

Davanti a quella immagine anche Helene scoppiò a ridere: chissà come mai, ma riusciva tranquillamente ad immaginarsi Reyna che non voleva abbandonare il letto.
Così come riusciva ad immaginare anche benissimo l'esasperazione delle sue compagne di stanza.

"E per il resto come va?" Insistette ancora Reyna, lanciandole un'occhiata significativa.

Helene ovviamente capì dove l'amica volesse andare a parare, tuttavia non voleva preoccuparla inutilmente per una sciocchezza simile.
"Rey... ti ho detto che sto bene." Ripetè per l'ennesima volta, con il tono più gentile che riuscì a produrre. "Il Ballo è stato un piccolo sogno che si è avverato, lo ammetto, ma tale è destinato a rimanere: un sogno." Affermò pacata "Non ho mai avuto speranze con Willhelm Grimm, anche se ho preferito farmi cullare dalla fantasia per un po'." Ammise scuotendo la testa. "Ma davvero, sto bene... piuttosto, dimmi come va tra te e Tyler." La invitò trovando la forza di sorridere. "Da quel che ho avuto modo di vedere, ne hai da raccontare."

In fondo, li aveva visti arrivare 
all'aula chiaccherando insieme quella mattina, mentre il ragazzo le portava addirittura la borsa con i libri.
Ed era felice per lei.

"D'accordo, parliamo di me e Tyler allora, visto che insisti." Rispose Reyna sorridendo e arrossendo. "Ma se hai bisogno per qualsiasi cosa non esitare a chiedere."






Più o meno dello stessa cosa si stava parlando anche dall'altra parte dell'aula.
Trystifer e Christopher avevano
infatti assistito alla medesima scena di Helene e stavano perciò cercando di incalzare Tyler  con battutine e commenti sull'argomento.
Tuttavia l'americano resisteva stoicamente, senza cascare in nessuno delle loro domande trabocchetto.

Era troppo abituato alle uscite stravaganti di Patton per prendersela per così poco.
E aveva anche capito molto bene che i due ragazzi lo dicevano solo per farsi quattro chiacchiere e due risate in attesa che il professore entrasse nell'aula, non di certo per cattiveria.

Fu per quel motivo che ad un certo punto si voltò verso i due nordici.
"Alla fine dei conti, miei cari, io e voi siamo nella stessa barca." Fece notare loro con un pacifico sorriso angelico. "Sbaglio o anche voi due avete cercato compagnia ... in altri lidi?" Domandò ghignando. "Non mi sembra che i nostri casi siano poi così dissimili." Concluse divertito.

"Colpiti e affondati." Ammise Chris arrossendo leggermente e gettando un'occhiata qualche banco più avanti, dove Clementine ed Elizabeth stavano allegramente confabulando tra loro, in attesa che la lezione iniziasse.
"Beh, alla fine dei conti è questo il vero scopo del Torneo no?" Disse Trys con una leggera scrollata di spalle "Conoscere culture diverse dalla nostra e stringere legami anche con coloro che non appartengono alla nostra stessa scuola." Commentò con un leggero sorriso. "I metodo da usare per crearli, questi legami, non è specificato."
"Touchè." Fu la risposta di Tyler.

Probabilmente uno dei tre avrebbe anche aggiunto qualcos'altro, ma la porta dell'aula si spalancò, facendo entrare un Powell col fiatone che si andò immediatamente a sedere di fianco a Tyler.

"Ma dov'eri andato a finire?"

E subito dopo, dietro di lui, fece il suo ingresso nell'aula il professore di incantesimi.

Bastò una sua sola occhiata per ridurre la classe al silenzio assoluto.



-*-*-*-



"Grazie agli sciamani ha finito!" Sospirò di sollievo Clementine alla fine della lezione, massaggiandosi vigorosamente un polso per riprendere la sensibilità delle dita.
"Che cosa gli è preso oggi, secondo te?" Le fece eco Elizabeth, iniziando a radunare tutte le sue cose per riporle nella borsa.
"Ah boh! Questa è una bella domanda!" Rispose la serpente arcobaleno perplessa, mentre continuava a massaggiarsi vigorosamente il polso destro "Sembrava quasi che volesse condensare le spiegazioni di tre lezioni in una sola!"
"Dici che voleva dimostrare il suo grado di superiorità rispetto ai nostri insegnanti?" Replicò la bunyip, chiudendo con uno scatto secco la borsa.
"Dopo quasi tre mesi che siamo qui? Ancora?" Fu la replica incredula di Clementine "Spero vivamente di no! Insomma, ormai penso che l'abbiano capito anche i muri che quelli di Durmstrang, dal punto di vista puramente didattico, sono un gradino superiori agli altri... magari era solamente nervoso per qualcosa che non sappiamo." Ragionò. "In fondo oggi non si è risparmiato neanche nelle sgridate: bastava sbagliare una piccola rotazione del polso per farlo scattare."

"Beh, vedi di radunare in fretta le tue cose dentro alla borsa." Le suggerì Lizzie "O la sgridata ce la prenderemo per essere arrivate in ritardo alla prossima lezione!"
"Lizzie?" Domandò a quel punto l'altra, assumendo un tono volutamente lamentoso.
"Che c'è?"
"Non è che me la puoi ordinare tu la borsa adesso? Il polso mi fa troppo male! Non so neanche se riuscirò a reggere la penna d'oca per la prossima ora!" Si lamentò Clementine, continuando a massaggiarsi il polso.

Elizabeth le rivolse un'occhiata scettica prima di risponderle "Perchè non chiedi a Trys invece che a me? Sono sicura che lui sarebbe felice anche di portartela la borsa!" Le comunicoò in un sussurro "Prima lui e Chris non hanno fatto altro che guardare nella nostra direzione... non te ne sei accorta?"



-*-*-*-


Camera di Jacob



Sascha era rannicchiata su se stessa sopra al letto, con il braccio destro teso in avanti e il pugno chiuso, esattamente come Jacob le aveva detto di fare pochi minuti prima.
Teneva gli occhi ostinatamente chiusi, con le palpebre strizzate, temendo ciò che avrebbe potuto vedere se li avesse per caso aperti.
Tuttavia fino a quel momento, a parte un lieve pizzicore, non aveva avvertito praticamente nulla.

"Guarda che puoi anche aprirli gli occhi." La avvisò la voce divertita del Grimm "E comunque ho già finito... cosa ti aspettavi, che ti torturassi?" Domandò in tono vagamente ironico.
All'occhiataccia che la ragazza gli rivolse in risposta dopo aver aperto gli occhi - con quello che aveva passato fino a quel momento la tortura non era di certo un'opzione da scartare - Jacob le rivolse un sorriso divertito.
"Sì, hai ragione, poteva essere una opzione non trascurabile. Ma a me non piace torturare senza motivo."

Sascha decise di lasciar perdere, preferendo occuparsi del suo braccio.
In effetti, rispetto a quello che si era immaginata, non era successo praticamente nulla.

Sulla superficie della sua pelle erano giusto presenti due minuscoli puntini, addirittura più piccoli dei tradizionali pizzicotti di zanzara. "Hai finito sul serio?" Domandò guardinga, tirandosi giù la manica.
"Perchè dovrei mentirti?" Replicò lui, alzandosi in piedi per andare ad appoggiare la gabbia contenente i toxic death sul tavolo.
Con uno sventolio di bacchetta ne liberò uno, iniziando a farlo volare per la stanza sotto al suo controllo mentale.
"Perchè non dovresti?" Rispose lei facendo spallucce, tenendo sotto controllo quello strano insetto, pronta a darsela a gambe se si fosse avvicinato troppo alla sua posizione.
"Perchè potrei costringerti a fare davvero qualsiasi cosa, anche contro la tua volontà." Replicò Jacob tranquillo, costringendo il toxic death a tuffarsi dentro ad una ampolla che sfrigolava sul tavolo, contenente uno strano liquido viola che iniziò immediatamente a sibilare in risposta. "Mentirti non mi serve. E a proposito di questo Cappuccetto... è ora che impari a controllare la magia che ti scorre nelle vene. Perciò questo weekend verrai con me a Durmsburg. Per comperare una bacchetta."


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Domanduzza della settimana: cosa volete far fare ai vostri OC nel prossimo capitolo? (No, non li farò tornare a Durmsburg... il viaggetto sarà solo per Jacob e Sascha, sorry! :P ) --> ovviamente PER MP (entro il 30/04) (le risposte "non so / fai tu" non sono contemplate)



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Capitolo 18
*** 14 - Esiste la normalità a Durmstrang? ***


14

Piccola nota di servizio: prima di leggere questo capitolo andate a rileggere il prologo, che secondo me avete scordato un po' di cose. :P

Chiedo anche scusa per il ritardo, ma è praticamente da 2 settimane che sono sempre fuori città e quando mi metto al computer per scrivere mi vengono in mente solo scene per l'altra mia interattiva. Quindi questo capitolo non sarà il massimo (è solo di passaggio).

In ogni caso buona lettura! ;)





- Esiste la normalità a Durmstrang? - 



Maggio 2022, Villa Black - Grimm

 

"Un Grimm che vuole insegnare ad un lupo mannaro come usare la magia?" Domandò Ariel incredula, interrompendo la lettura e alzandosi per prendere la figlia - ormai addormentata - dalle braccia della cognata. "Ma... siamo sicuri che non si tratti di un falso?"
Eleonore scosse però la testa. "Mi è stata recapitata con un incantesimo talmente complesso che dubito che qualcun altro - a parte un Grimm - possa essere coinvolto." Spiegò "E l'ho confrontata con i diari scritti di suo pugno: questa è davvero la scrittura di Jacob Grimm."
"Beh, allora continuiamo con la lettura." Propose la bionda "Non vedo l'ora di sapere come va a finire questa storia!"
"Ma non aspettiamo Hans?" Domandò la Corvonero perplessa, girando il collo per guardarsi attorno. "Che fine ha fatto, a proposito?"

Ora che ci pensava, suo fratello era sparito da un bel po'.
Da quando le aveva smollato Talisia in braccio, in effetti.
E il fatto che sua nipote fosse riuscita anche a riaddormentarsi - nel frattempo - la diceva lunga riguardo da quanto tempo Hansel mancasse.

"Hans è andato a fare... una cosa. Vorrà dire che gli faremo il riassunto dopo." Liquidò la faccenda Ariel con un veloce gesto della mano. "Vai avanti che sono curiosa, dai!" La incitò.
"Ok..." Commentò Eleonore innarcando un sopracciglio, per nulla convinta.

Aveva ripreso da poco la lettura, quando una serie di rumori - ormai inconfondibili - attirarono la sua attenzione, facendole immediatamente staccare gli occhi dal foglio.

Lasciando perdere ogni cosa, si precipitò fuori dalla stanza, ignorando la voce divertita di Ariel che le chiedeva dove stesse andando.
Poi saltò in braccio a Daniel, appena sbucato nel corridoio di fianco a suo fratello.



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15 gennaio 1803, Durmstrang, ufficio del Preside Elijah Grimm
 


"Non capisco dove lei voglia arrivare." Commentò Elijah perplesso, innarcando un sopracciglio.
"Io credo di averlo capito benissimo invece: la preside Shafiq è stata molto precisa, in merito." Si intromise David "E non posso far altro che concordare con i suoi dubbi."
Prima di replicare in qualsiasi maniera, il preside di Durmstrang aspettò qualche secondo, continuando a bere indisturbato il suo the.
Solo quando ebbe svuotato completamente la tazza si permise di rispondere, in tono alquanto pacato e con un sorrisino strafottente "Abbandonate il Torneo dunque, se è ciò che volete." Concesse "Ma non credo che vi convenga farlo: i vostri Campioni sono vincolati al Calice, il che significa che finchè il Torneo non è concluso, non possono uscire dall'area di Durmstrang." Spiegò serafico "Volete davvero abbandonarli in questo modo?" 
"Ovviamente no." Replicò secca Charlotte stringendo i pugni.

Fosse stato per lei, si sarebbe già alzata in piedi da un pezzo per cancellare il sorrisino strafottente di Elijah a suon di schiaffi. Ma la sua posizione glielo impediva.

"Ma non posso neanche permettere che altri miei studenti scompaiano come se nulla fosse." Continuò la donna "E forse Kyle Anderson guarirebbe meglio, in un ambiente familiare."
"Se vuole rimandare a casa il signor Anderson non troverà obiezioni, da parte mia." Replicò Elijah "Ma per quanto riguarda gli studenti, non ne scompaiono più da un pezzo ormai. Il che significa che le mie barriere funzionano."

"Sì, ma per quanto lo faranno?" Non riuscì a trattenersi dal replicare il Preside di Ilvermony.




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17 gennaio 1803, Durmstrang, infermeria
 


 
"Come ti senti oggi?"

Avendo riconosciuto nella voce quella di Kathleen, Kyle alzò lo sguardo e sorrise in direzione della ragazza.
"Non c'è male... anche se va a tratti. In certi momenti ho dei mal di testa allucinanti, in altri invece sto benissimo." Provò a spiegare "Ad esempio adesso, visto che mi sento bene, sto provando a mettermi in pari con il programma." Continuò sventolando i fogli di pergamena che teneva in mano.
"Ti serve una mano?" Si offrì la yowie, staccando la borsa dalla spalla per appoggiarla sulla sedia accanto al letto del ragazzo e sedendosi sul bordo del letto.
"Sei molto gentile... ma non dovresti andare a pranzo adesso?" Replicò Kyle innarcando un sopracciglio.

Lui non vedeva l'ora di poter uscire da quella infermeria per tornare a vivere la sua vita di tutti i giorni. E invece lei, che poteva davvero farlo, si rintanava nell'infermeria per aiutarlo!


Ma Kathleen si strinse le spalle, come ad indicare che non le importava più di tanto. "Mi sono già accordata con l'infermiera." Spiegò indicando con la testa la direzione dell'ufficio della donna "Quando porterà il pranzo a te, lo porterà anche a me. Allora, vuoi una mano o no?" Concluse con un sorriso furbo.

"D'accordo" Cedette lui "Facciamo così: tu dai una mano a me con gli ultimi argomenti del programma e io la do a te per la seconda prova." Propose "Mi sono giusto venute un paio di ideuzze in mente per sbloccare la situazione con la tua pergamena." Concluse con un sorriso.

"Non dovresti sforzarti a..." Provò a riprenderlo Kathleen, prima di essere interrotta dalla voce lamentosa del ragazzo.

"Ma mi stavo annoiando!"




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"Sei sicuro di volermi aiutare?" Domandò Patton per la centesima volta, stringendosi di più nel suo mantello invernale mentre arrancava tra la neve alta dirigendosi verso la foresta. "Questo piano, come dice giustamente anche Sogno, è alquanto rischioso e potremmo anche perire nell'impresa!" Continuò gesticolando.

"E' proprio per questo che voglio aiutarti." Rispose Tyler, sfruttando il varco nella neve già aperto dal compagno per seguirlo più agevolmente "O vuoi tenere la gloria tutta per te?" Domandò con un sottile velo di ironia che però il ragazzo di colore non colse minimamente.

In realtà a Tyler non interessava più di tanto la nuova impresa elaborata dal wampus, quanto il fatto di tenerlo sotto controllo ed evitare che si cacciasse nei guai.

E chi altro avrebbe potuto farlo se non lui?

Le ragazze erano fuori discussione e Liam, quando aveva nasato i propositi del compagno di casa, si era rifugiato nella sua stanza, borbottando che non ci pensava minimamente a morire assiderato solo per seguire un pazzo.
"Se vuoi seguirlo fuori, alla neve e al freddo Ty, fai pure." Aveva borbottato contrariato "Ma io ci tengo alla mia salute fisica. Saranno venuti giù almeno quattro metri di neve, stanotte! Quindi buon divertimento."

Pertanto rimaneva solo lui.

"Condivido ben volentieri la gloria con gli amici" Replicò Patton "Ma, se devo essere sincero, sono ben felice che Liam non si sia unito a noi, visto che nutro dei forti sospetti su di lui." Continuò abbassando progressivamente la voce, parlando con tono cospiratorio, come se dovesse rivelare chissà quale segreto di stato. "Di lui, di Livvy e dei tre Grimm, per l'esattezza."

"Come?" Domandò Tyler, bloccando i suoi passi e innarcando un sopracciglio. "Perchè proprio di loro?"

"Pensaci!" Replicò l'altro, agitando ancora di più le braccia con fare teatrale "Sono gli unici che hanno abbandonato la festa del ballo di Yule molto prima che questa finisse!" Spiegò con tono ovvio "Non lo trovi anche tu un comportamento sospetto? E' chiaro che dovevano combinare qualcosa di losco approfittando della distrazione altrui! Ma io li ho visti comunque! Ah!" Esclamò gonfiando il petto e aumentando il passo, compiaciuto delle sue qualità da investigatore.
 
"Certo che a te non si può proprio nascondere nulla!" Esclamò Tyler trattenendo al pelo le risate.

"A Patton Powell non sfugge niente!" Replicò il ragazzo compiaciuto "D'altra parte sono il migliore: il più sveglio, il più intelligente, il più scaltro, il più... aaaargh!"

Patton non riuscì mai a concludere la frase: a forza di camminare aveva raggiunto il limite del cortile, dove iniziava la boscaglia che delimitava il confine del Castello, meta ultima del ragazzo (che voleva andare a trattare con le piante del bosco). E senza accorgersene aveva cercato di oltrepassare la barriera di Elijah, che si ergeva sopra a questo limite, impedendo così a chiunque sia di entrare che di uscire.

Perciò l'americano era stato buttato all'indietro, sollevandosi dal terreno e disegnando un perfetto arco a mezz'aria.

Tyler ci provò con tutte le sue forza ma non riuscì proprio a trattenersi: anche con una mano sopra alla bocca, scoppiò comunque in una grossa risata.



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"Se non vuoi finire a fettine, ti consiglio di fermarti."

Alle parole di Jacob, Sascha arrestò immediatamente i suoi passi e si mise ad aspettare il ragazzo, che si trovava qualche metro più indietro di lei, arrotolandosi di più nel mantello e tremando per il freddo.

Ma non poteva scegliere un altro giorno per portarla a prendere la bacchetta, anzichè uno dove erano caduti quattro metri di neve?

Avanzando nella neve e facendola scricchiolare sotto al peso degli stivali, il Grimm raggiunse la ragazza, estrasse la bacchetta e borbottò qualcosa che fece aprire un varco davanti a loro, forzando così temporaneamente la barriera che Elijah aveva messo a protezione della scuola.
"Ecco, adesso puoi passare." Comunicò Jacob, rivolgendo alla lupa un inchino ironico "Prego madame!"

Non appena anche il ragazzo fu passato, con un risucchio la barriera tornò intatta.

E prima che Sascha se ne potesse rendere conto, Jacob l'aveva afferrata per la vita, girando su se stesso per smaterializzarsi, ignorando il verso di sorpresa della ragazza.




-*-*-*-



Dopo aver bevuto quintalate di cioccolata calda nella Sala del Ristoro, Camille si era decisa a mettere il guinzaglio attorno al collo di Scotch - che non aveva smesso per un solo secondo di saltellarle attorno gioioso, pregustando già la passeggiata fuori nel parco - e poi si era stretta dentro al mantello, accettando di dover passare la successiva mezz'ora in mezzo alla neve e al freddo per portare fuori il suo cane.

Aveva così passato l'ora successiva ad arrancare nella neve, scesa a valangate durante la notte, mentre Scotch si divertiva a fare enormi buche scavando sotto al manto, forse divertendosi anche più di lei.

Aveva provato a coinvolgere Livvy, ma aveva notato come la sua amica stesse diventando sempre più cupa in quel periodo e non c'era stato nulla che potesse fare per impedirlo.
Così si era rassegnata a lasciarla in pace per un po', almeno temporaneamente.

Per quel motivo si era convinta a passare un po' di tempo con il suo cane: Scotch era una continua fonte di allegria e portandolo a spasso avrebbe lasciato la stanza vuota alla sua amica, che così avrebbe avuto un po' di tempo per se stessa.

"Ok Scotch." Disse al bracco tedesco, che la osservò attentamente in risposta "Adesso ti libero... però tu fai il bravo!"

Il cucciolo le abbaiò festante in risposta, perciò Camille lo prese per un sì e lo liberò dal guinzaglio.
Immediatamente il cane si mise a correre sulla neve, abbaiando come un pazzo mentre le grandi orecchie sventolavano all'aria.
E la Serpecorno, roteando gli occhi e sbuffando, si mise a seguirlo. "Come non detto."

Fu così che, seguendo il suo cane, Camille si ritrovò davanti ad una scena che non seppe spiegarsi: un ragazzo - che anche da lontano riconobbe come Jacob Grimm - attraversò indisturbato il punto nel quale si sarebbe dovuta trovare la barriera di Elijah.
Poi afferrò per la vita una ragazza avvolta in un mantello rosso - che Camille non aveva mai visto - facendola urlare e si smaterializzò con lei.




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"Sentiti libera di fare ciò che vuoi qua dentro, mia cara. C'è tutto ciò che potrebbe servirti. Poi passeranno gli elfi a pulire, eventualmente."

Con un leggero baciamano Elijah si ritirò, lasciando Livvy  dentro all'enorme stanza
da sola.

La tuonoalato si guardò per un attimo attorno, piena di dubbi.
Nonostante alla fine si fosse decisa a chiedere aiuto al Grimm, nella sua testa continuavano a rimbombarle le parole che Liam le aveva rivolto al ballo.

"I Grimm ti usano solo per i loro scopi. Il loro rapporto con te è solo di natura commerciale."

Erano parole che non le avevano lasciato pace, nonostante fosse passato ormai quasi un mese da quella sera.
Continuavano a rimbombarle nella testa, non lasciandole un attimo di tregua.
Le davano fastidio, facendole dipingere il mondo attorno a lei di colori e sfumature che non le piacevano.

Per quello aveva chiesto aiuto, paradossalmente, ad Elijah.
Sapeva perfettamente ciò che le stava succedendo, ma non voleva che le accadesse proprio in quella circostanza.
Il Torneo Tremaghi doveva essere una bella occasione, per lei, non un modo per farla emergere.

Per quel motivo aveva chiesto al Preside di Durmstrang di darle una stanza, dentro al Castello, dove potersi sfogare.
Magari usando quell'intelletto di cui era sempre andata tanto fiera la sua famiglia per inventare qualcosa di nuovo, di mai visto prima.

Sperando che la sua creatività potesse bastare per contrastarla.



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"Posso accomodarmi qui?" Domandò Helene, comparendo nella stanza e indicando il posto vuoto accanto a Reyna di fianco al caminetto acceso.
"Certo." Rispose distrattamente la Black, senza neanche alzare gli occhi dal foglio che teneva in mano, continuando a leggere.

La Sauer si sedette così nella poltroncina, mettendosi a leggere a sua volta e per qualche minuto nella stanza regnò incontrastato il silenzio, interrotto solo dal crepitio delle fiamme.

Almeno finchè la kelpie, in uno scatto di rabbia, non stracciò di punto in bianco il foglio che aveva tra le mani, strappandolo prima in due, poi in quattro e infine in otto parti per poi gettarle con un gesto stizzito nel fuoco, borbottando maledizioni contro la famiglia Black.

Helene la conosceva ormai da troppo tempo per fare delle domande al riguardo: sapeva molto bene che tutto l'astio di Reyna era dovuto ad una sola persona: suo padre.
"Tutto a posto?" Si limitò a domandare, nonostante già conoscesse la risposta che le stava per arrivare.
"Se la smettesse di scrivermi lo sarebbe molto di più."

Come volevasi dimostrare.

"Non vuoi neanche provare a dargliela, una possibilità?" Tentò timidamente Helene, pensando alla sua, di situazione.

Lei avrebbe dato chissà che cosa per avere un padre che si preoccupasse per lei... invece ne aveva uno che si occupava soltanto della nuova moglie ormai, nonostante questa gli avesse dato solo una figlia magonò.

"Gliene ho già date troppe di occasioni." Fu la risposta piatta di Reyna "E le ha sprecate tutte. Per me ormai è morto, così come è morto mio fratello."



-*-*-*-




Clementine, con un sorriso divertito, spostò lo sguardo dalla finestra - che dava una perfetta visuale di una parte del parco di Durmstrang - all'interno dell'aula praticamente vuota ad eccezione di lei, Elizabeth, Chris e Trys.

Inizialmente lei ed Elizabeth avrebbero dovuto recarsi semplicemente in biblioteca e approfittare del weekend per fare i compiti.
Ma poi ad Elizabeth non erano riusciti alcuni incantesimi, così Clem le aveva proposto di cercare un'aula vuota, in modo da esercitarsi senza disturbare nessuno.

E chi meglio di due ragazzi che frequentavano Durmstrang avrebbero potuto consigliarle?


Così Clem, nonostante la rittosia di Lizzie, che non voleva disturbarli, si era rivolta immediatamente ai due ragazzi, chiedendo se per caso conoscessero un posto - come un'aula in disuso - dove potersi esercitare con degli incantesimi senza attirare le ire degli insegnanti.

Ovviamente i due non si erano lasciati pregare, cogliendo al volo l'occasione per portarle in quell'aula deserta.

E mentre Trys si era messo addirittura ad aiutare Elizabeth nel praticare incantesimi, dandole consigli utili, Chris si era messo seduto tranquillo in un angolo, vicino alla cattedra, approfittando della relativa pace per scrivere una lunga lettera alla sorella magonò.

In quanto a Clementine si era accoccolata vicino alla finestra, nel punto della stanza dove c'era più luce, per leggere.

"Stai sbagliando la rotazione del polso!" Stava spiegando pazientemente Trys all'australiana.
"Ma uffa!" Sbuffò quest'utima roteando gli occhi.
"Posso?" Domandò a quel punto il ragazzo, appoggiando la mano destra sulla ragazza per guidarla nell'esecuzione dell'atto corretto "Questo è il movimento esatto." Spiegò pazientemente il tedesco, ripetendolo lentamente per farglielo comprendere "E' per quello che l'incantesimo non ti viene bene... dai, riprova!" 

Elizabeth, dopo aver preso un enorme respiro, ritentò l'incantesimo.

Prima di venire interrotta da Clementine, che indicò un punto fuori dalla finestra con l'indice "Ehy ragazzi! Non è Jacob Grimm quello?" Domandò sporgendosi il più possibile "Ma che cosa sta facendo?" Domandò talmente tanto attaccata al vetro da creare delle nuvolette di vapore nel vetro.

Nel tempo che ci volle agli altri per raggiungere la finestra, Jacob e la figura che si trovava con lui scomparvero dalla visuale.


-*-*-*-


Bianca alzò un pugno per aria, pronta a bussare a quella porta, poi, dopo aver sospirato, lo abbassò di scatto.
Aveva una gran voglia di chiarire con Willhelm, ma al contempo temeva come la peste quel momento.

Era dalla sera del Ballo che lo evitava.

E aveva visto la delusione dipingersi sul volto del ragazzo, ogni volta che si incrociavano e lei faceva fatica a borbottargli un "Ciao".
Anche Jacob si era accorto che qualcosa non funzionava più, tra loro due, ma davanti ad un secco "Fatti gli affari tuoi" della cugina aveva smesso di fare domande - che nel suo caso corrispondevano a pesanti frecciatine.

Bianca non poteva che esserne felice, ma se anche Jacob se n'era accorto, significava che la situazione si era davvero fatta insostenibile.

La Grimm stava per voltarsi e andarsene quando la porta si aprì da sola e da essa ne uscì proprio Will, con una pila di libri tra le braccia.

Per pochi secondi il ragazzo si bloccò sull'uscio, sgranando gli occhi alla vista della cugina - ovvero l'ultima persona che si aspettava di vedere.
Poi, dopo aver capito che non si trattava nè di una allucinazione nè di un miraggio, smollò i libri a mezz'aria, recitando un veloce incantesimo per non farli cadere.
Infine, prima che la ragazza potesse darsi alla fuga - cosa che Bianca aveva già pensato di fare - si precipitò nella sua direzione, abbracciandola e stringendola forte a sè, come per paura che potesse svanire da un momento all'altro.


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Domanda di fine capitolo: volete arrivare alla seconda prova in fretta (2 capitoli) oppure lascio scorrere il tempo normalmente (3 - 4)?


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Capitolo 19
*** 15 - Jacob ***


15

Che è successo nello scorso capitolo? Siete entrate in sciopero di massa? Ho specificato più volte che le domande sono a risposta obbligatoria -.-' .

In ogni caso, i pochi che hanno votato hanno optato per arrivare in fretta alla seconda prova, quindi il prossimo capitolo sarà su quella.

Ultime 2 cose:
1) come suggerisce il titolo, Jacob in questo capitolo sarà molto presente, visto che è quasi tutto concentrato su di lui. Spero che nessuno se ne lamenti (ma ci saranno comunque tutti gli OC)
2) l'ultima parte sarà un po' violenta (solito discorso, io l'ho messo dall'inizio come avvertimento, ma repetita iuvant)


- Jacob - 



30 gennaio 1803, Durmstrang



"COSA CAZZO HAI NELLA TESTA?" Urlò Elijah con tutto il fiato che aveva in gola. "UNA LUPA MANNARA!" Continuò a sbraitare, notando l'imperturbabilità di Jacob che stava ormai fissando da cinque minuti un punto nella parete con aria assente. "TI HANNO VISTO TUTTI IN QUESTI GIORNI, PASSARE DEL TEMPO IN SUA COMPAGNIA! E LE HAI ANCHE FATTO FARE UNA BACCHETTA SU MISURA? SI PUO' SAPERE COSA DIAVOLO STAI COMBINANDO JACOB?"

Dal momento che però il nipote non sembrava possedere la volontà di rispondergli, il preside si allungò sulla scrivania, agguantando il ragazzo per il colletto della camicia, attirandolo bruscamente verso di sè. "Ti ho fatto una domanda Jacob. Esigo una risposta."  

Ma tutto ciò che ottenne, fu un sorrisino sfrontato. E anche alquanto canzonatorio. "Sto portando avanti un esperimento." Rispose il nipote.

"Qualsiasi cosa sia, finisce qua. Disfati di quella lurida sgualdrina. Sono sicuro che ne troverai altre, disposte ad aprirti le gambe." Sibilò Elijah, mollandolo di colpo disgustato, al solo pensiero che il ragazzo - il futuro marito di sua figlia - potesse essere entrato in intimità con una lupa mannara. "Altrimenti scioglierò il contratto che ti lega a Bianca. "

Ma Jacob non sembrò per nulla preoccupato da quella prospettiva. "Scambiandomi con mio fratello magari? Accomodati." Gli suggerì ironico, alzandosi in piedi "E non mi libererò della lupetta, non prima di aver finito ciò che ho iniziato. Fattene una ragione." Concluse con tono di sfida prima di abbandonare la stanza, ignorando lo sguardo nero di suo zio.

Sapeva che l'uomo gliel'avrebbe fatta pagare alla prima buona occasione - e lo avrebbe fatto nel peggiore dei modi - ma in quel momento non gli interessava minimamente.


-*-*-*-

"Alohomora."

L'incantesimo era stato pronunciato, ma il lucchetto - quello che Jacob le aveva dato per esercitarsi - rimase ostinatamente chiuso.

"Oh ma dai!" Borbottò Sascha contrariata "Sono quasi sicura di avere pronunciato l'incantesimo nel modo corretto stavolta!" Borbottò rivolgendosi al lucchetto di metallo, quasi come se lui potesse davvero sentirla. "Quindi perchè non ti apri, accidenti?"

La ragazza provò e riprovò, ma non ottenne risultati.
Sbuffando scocciata, fissò nuovamente la sua bacchetta nuova di zecca, che Jacob le aveva fatto costruire apposta da un artigiano di Durmsburg neanche un mese prima.

Legno di carpino, nove pollici e mezzo e nucleo composto dai peli della sua stessa coda, che a quanto pareva il Grimm le aveva strappato una sera di luna piena.
Nonostante non fosse mai stata educata alla magia prima di allora, in qualche modo Sascha sentiva già che quella bacchetta era davvero sua. Come un piccolo pezzo di se stessa ritrovato per caso.

Peccato che quell'incantesimo non funzionasse.

Tornando alla realtà, Sascha sbuffò di nuovo.
Voleva davvero imparare l'incantesimo per aprire le porte, così come voleva impararne anche molti altri.
Magari, se fosse diventata una vera esperta, avrebbe potuto tentare nuovamente la fuga.

Ma se non riusciva neanche ad aprire un piccolo lucchetto, come avrebbe fatto a fuggire dal Castello?

"Scordatelo." La sorprese la voce di Jacob alle spalle, rientrato proprio in quel momento in camera, facendola sobbalzare. "Tu non fuggirai da nessuna parte. Non finchè ci sarò io, quantomeno." Continuò avvicinandosi e mettendosi a sedere dietro di lei.

Sembrava vagamente infuriato.

"No... io..." Provò a giustificarsi lei balbettando.

L'aveva solo pensato, come diavolo aveva fatto a sentirla? Leggeva anche nel pensiero per caso? Era per quello che sembrava così funereo?

Prima che se ne potesse rendere conto, il Grimm si era posizionato alle sue spalle, attirandola verso di sè e facendo aderire la sua schiena al petto.
Poi le prese il braccio destro, posizionandole la propria mano sul polso.

"Riprova l'incantesimo." Le ordinò secco, esercitando una leggera pressione sul suo polso per farglielo roteare nella maniera corretta.

Dopo qualche secondo di silenzio, Sascha si convinse a ripetere la formula. "Alohomora."

Percepì subito la differenza.
Qualcosa - probabilmente una scintilla di vera magia - scattò dentro di lei, fuoriuscendo con un guizzo dalla bacchetta.
E, con un click metallico, il lucchetto si aprì.

Jacob, con un sorrisetto strafottente, si alzò di scatto dal letto, raggiungendo la porta in poche falcate.
"Adesso posso andare a picchiare mio fratello." Comunicò prima di dileguarsi.




-*-*-*-

 


Helene, con un paio di libri sottobraccio, si diresse verso l'uscita della Sala Comune dei Folletti.

Si era ormai messa il cuore in pace da qualche settimana sul fatto che tra lei e Willhelm Grimm non ci sarebbe stato un seguito, rispetto a quanto accaduto al Ballo del Ceppo, tuttavia non era ancora pronta a vederlo in determinati atteggiamenti con sua cugina Bianca.
Non che stessero facendo chissà cosa, seduti vicino al fuoco a chiacchierare.
Tuttavia, in qualche modo, lei riusciva a percepire molto bene come qualcosa, anche se invisibile ad occhio nudo, fosse cambiato tra quei due.
Era come se, ogni volta che si ritrovavano vicini, si rifugiassero in un mondo tutto loro, lasciando completamente chiusi fuori tutti gli altri, senza alcuna possibilità di accesso per nessuno.

Con l'idea di dirigersi in biblioteca, spostò i cardini perfettamente oliati della porta di legno, chinando appena la testa per passare agevolmente.
Tuttavia dovette fare un balzo all'indietro subito dopo, emettendo un piccolo verso di sorpresa e spostandosi di lato: il passaggio era già occupato da Jacob Grimm, che non sembrò neanche fare minimamente caso a lei.

Sorpassandola velocemente, entrò nella Sala Comune, cercando ovunque con lo sguardo suo fratello, trovandolo dopo pochi secondi accanto a quella che, almeno in linea teorica, era ancora la sua fidanzata.
Davanti allo sguardo sbalordito di buona parte dei presenti, il maggiore dei fratelli Grimm afferrò il minore per la collottola, trascinandolo di peso fuori, nel corridoio.

"Jacob? Ma cosa...?" Riuscì a malapena a domandare Will, mentre anche Bianca abbandonava di corsa la Sala Comune per seguirli.

Willhelm fece appena in tempo ad accorgersi di essere giunto nel corridoio, che i primi due pugni si abbatterono sul suo naso. Riuscì però a bloccare il terzo, mettendosi in posizione difensiva e bloccando il braccio del fratello a mezz'aria. "Ma ti è andato di volta il cervello?" Domandò sconvolto, mentre Bianca li fissava incredula dalla porta della Sala Comune, insieme ad altri della casa dei Folletti.

"No Will" Negò però Jacob scuotendo il capo "Ma tu devi proprio darti una svegliata. Non ci sarò sempre io, a toglierti dai guai."


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5 febbraio 1803, Durmstrang
 


"Risolto l'enigma?"
Riconoscendo la voce del ragazzo, Kathleen alzò la testa di scatto, sorridendo così a Kyle.
"Sei uscito dall'infermeria finalmente?" Domandò sorridente, sentendosi sollevata per la cosa.

Era troppo tempo che Kyle si ritrovava chiuso in infermeria ormai, senza che l'addetta alle cure riuscisse a trovare un rimedio efficace.

"In un certo senso." Rispose lui con una scrollata di spalle "Mi hanno propinato un rimedio alla Grimm." Spiegò "Non risolve esattamente il problema, ma almeno mi aiuta a gestirlo."
Senza sapere bene come rispondere, Kathleen allungò una mano verso il viso del ragazzo, accarezzandone il profilo.

"Ecco, questo di sicuro mi aiuta di più di quella pozione schifosa." Commentò ancora Kyle, facendola arrossire. "Ma tu non hai ancora risposto: sei riuscita a risolvere l'enigma?"
Ancora rossa per l'imbarazzo, l'australiana ritrasse di scatto la mano, balbettando appena un "Non ancora... non so più dove sbattere la testa sinceramente."

"Perchè a me è venuta in mente una cosa... hai provato col fuoco?" Domandò Kyle, sedendosi sul letto accanto a lei.
"E' un foglio di pergamena e ho soltanto quello... non vorrei bruciarlo per sbaglio." Rispose lei appellandolo per mostrarlo al ragazzo per l'ennesima volta.

"Lascia fare a me." Propose lui, tirandoglielo delicatamente via dalle mani e appellando una candela accesa.

Dopo aver srotolato il foglio, lo posizionò sopra alla candela, abbastanza vicino da sentire la fiamma ma abbastanza lontano da non farlo bruciare.

E, come per magia, il foglio non fu più bianco: diverse linee iniziarono a formarsi, inizialmente seguendo le venature della carta, ma poi mischiandosi tra loro liberamente fino a creare una mappa e una grossa X fiammeggiante.

Trattenendo il fiato, i ragazzi riconobbero il posto. C'erano già stati entrambi: si trattava del villaggio di Durmsburg.

"Forse il Calice ha sbagliato, a scegliere me come Campionessa."


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8 febbraio 1803, Durmstrang

 



"Oh no! Ci risiamo!" Borbottò Liam esasperato, cacciandosi una mano sulla faccia come per volersi nascondere, mentre al suo fianco Tyler ridacchiava divertito. "Ma non ha davvero altro da fare?" Continuò a borbottare il wampus, gettando un'occhiata di fuoco al ragazzo di colore, che si trovava qualche metro davanti a lui, intento a cercare di convincere il Preside Hartnell della ovvietà delle sue idee.
"Del tipo?" Domandò curioso Tyler, che era invece particolarmente intenzionato a godersi lo spettacolo fino in fondo.

Nell'atmosfera cupa e tesa di Durmstrang c'era ben poco spazio per i sorrisi. Ma Patton Powell questo non lo sapeva, perciò continuava a fare il suo numero.

"Potremmo dirgli di avere trovato una falsa pista su una betulla assassina. Sono sicuro che ci cascherà." Suggerì Liam roteando gli occhi e sbuffando, mentre l'altro Caposcuola rischiava di strozzarsi con la saliva.
"O magari su un cespuglio velenoso?" Boccheggiò Tyler appena riuscì a ricomporsi, finendo però inevitabilmente per iniziare nuovamente a ridere, a causa dell'idea che si era formata nella sua testa.

Ovvero quella di Patton che si precipitava fuori dal dormitorio brandendo un paio di cesoie per difendere il Castello da un eventuale attacco arboreo.

"Siamo rovinati!" Concluse Liam sospirando rassegnato.





"Quello che non capisco assolutamente, signor Preside" Stava dicendo intanto il ragazzo oggetto della loro discussione qualche metro più avanti "è per quale motivo, nonostante siamo ormai qui da ottobre, ancora nessuno di noi abbia potuto partecipare alle lezioni di Arti Oscure insieme ai ragazzi di Durmstrang." Continuò assumendo un'espressione offesa.
"Converrà con me che, a seguito di tutti gli eventi accaduti nel Castello, noi studenti dovremmo essere in grado di poterci difendere." Aggiunse assumendo un'espressione seria e grave "E sono sicuro che i Grimm ci stiano tenendo nascosti degli incantesimi su come difendersi dalle piante assassine, cosa che invece hanno insegnato di sicuro ai propri studenti, visto il bassissimo numero di scomparse degli allievi di questa scuola rispetto a tutti gli altri." Concluse il ragionamento, non dando il minimo segno di aver notato l'aria sempre più insofferente del suo preside di fronte al suo discorso senza logica.




"Adesso il vostro preside lo uccide." Commentò Clementine ridacchiando, procedendo al fianco di Camille ed Elizabeth per il lungo corridoio, seguendo la massa dei loro compagni e ascoltando suo malgrado il lungo discorso che Patton stava facendo con Hartnell, visto che il ragazzo non si preoccupava neanche di abbassare la voce.
"Ma fa sempre così?" Rincarò invece la dose Elizabeth aggrottando le sopracciglia e sgranando leggermente gli occhi, mentre sentiva Patton iniziare ad esporre a gran voce e con molta convinzione le ragioni per le quali, a suo parere, gli studenti di Ilvermony sarebbero stati di sicuro più capaci di quelli di Durmstrang nel saper padroneggiare le arti oscure.

Ovviamente non tutti gli studenti di Ilvermony: qualcosa nel suo tono suggeriva che il ragazzo si stesse riferendo a se stesso.

"A volte è anche peggio." Sospirò rassegnata Camille sbuffando, mentre mandava occhiate perplesse poco più avanti.
"Ma non eri stata tu ad andare con lui al Ballo del Ceppo?" Domandò a quel punto Clementine, ricordandosi all'improvviso di quel particolare e sgranando gli occhi stupita.
"Credimi Clem... mi sto chiedendo
ancora oggi se per caso non fossi sotto effetto di una maledizione Imperius quando ho accettato." Rispose la Serpecorno roteando gli occhi, facendo ridacchiare nuovamente entrambe.


"E va bene Powell!" Sbraitò ad un certo punto il Preside di Ilvermony, ormai completamente esasperato dalla lagna messa su dal Wampus, che quel giorno gli sembrava pià fastidioso del solito.
"Oggi vi porterò tutti a lezione di Arti Oscure insieme agli studenti di Durmstrang" Decretò alzando il pugno destro in aria "così almeno la tua insaziabile curiosità sarà saziata."
O almeno spero.
Aggiunse mentalmente.
"Andiamo." Concluse facendo dietro front e iniziando a percorrere il corridoio a ritroso.

Tuttavia, dopo pochi secondi, David fu costretto a bloccarsi, guardandosi attorno con aria spaesata.
"Ehm... qualcuno per caso sa la strada?" Domandò incerto.

Mentre Liam si appoggiava alla parete, facendo finta di sbattere la testa contro al muro per la disperazione e Tyler, Camille e le due australiane si mettevano a ridacchiare, Livvy si schiarì la gola, attirando così l'attenzione dell'intero gruppo, Preside compreso.
"La so io." Affermò decisa "Da questa parte." Concluse indicando una direzione con il braccio e incamminandosi.




-*-*-*-



Vedendo il loro professore di Arti Oscure abbandonare l'aula e il preside di Durmstrang entrare al suo posto, Christopher trattenne al pelo un'imprecazione, appiattendosi il più possibile lungo la parete e cercando di confondersi con essa, quasi sperando di sparire, gemello con quanto fatto nello stesso momento da Trystifer, oltre che da altri loro compagni.

Se Elijah aveva deciso di sostituire il professor Zakarof, significavano solo due cose: lezione pratica e guai in vista.

E di solito a fare da cavia era sempre uno di loro: un mezzosangue.

Proprio come da previsione, senza spiegare nulla a nessuno, l'uomo iniziò a far evanescere i banchi e le sedie, creando così uno spiazzo abbastanza largo dove gli studenti avrebbero potuto duellare. Poi, quando ebbe terminato, iniziò a scrutare silenziosamente i suoi studenti, come per valutare chi utilizzare quel giorno.

In risposta si appiattirono tutti quanti ancora di più alla parete, pregando tutti gli dei possibili ed immaginabili di insegnare loro a diventare invisibili in due secondi. Oppure anche di far dimenticare al Preside della loro esistenza.

Il fatto che in quel momento Elijah Grimm sembrasse davvero furioso non aiutava per niente.

Dopo qualche secondo di tensione, l'intera classe salutò come un miracolo inaspettato il rumore di una bussata alla porta.
E ancora di più il fatto che subito dopo entrò nell'aula il preside di Ilvermony, seguito a ruota da tutti gli altri studenti per quell'anno ospiti del Castello.

Magari, davanti a quella folla inaspettata, Elijah si sarebbe trattenuto.

"Ma tu guarda... abbiamo degli ospiti inattesi." Fu l'unico commento dell'uomo "Qualcuno mi spiega a cosa è dovuta questa irruenza?"
"I ragazzi erano curiosi di assistere ad una lezione di Arti Oscure, visto quanto sono famose anche all'esterno di Durmstrang." Spiegò David cercando di trattenersi dal fare nuovamente dietrofront e portare i suoi studenti il più lontano possibile da lì, già pentito della decisione presa per esasperazione. Ripensandoci, non riusciva neanche a ricordare il perchè, l'avesse presa.

Inoltre l'espressione sfoggiata da Elijah non gli piaceva proprio per nulla.

"Siete arrivati proprio al momento giusto, allora." Decretò l'uomo con un sorrisino giudicato da tutti inquietante. Poi si voltò lentamente verso il nipote, allargando pian piano il sorriso. "Jacob..." Proclamò ad alta voce, "sarai tu oggi il bersaglio."

Apparentemente imperturbabile, senza mostrare in alcun modo il nodo allo stomaco che l'aveva preso nel momento in cui aveva sentito quelle parole uscire dalla bocca del parente, Jacob si fece avanti, posizionandosi così al centro dello spiazzo vuoto, mentre tutta la classe tratteneva il fiato, domandandosi come mai il Preside avesse deciso di usare proprio il suo nipote prediletto.

"La bacchetta." Gli ordinò Elijah, allungando una mano.
Non appena Jacob gliela ebbe consegnata, l'uomo fece un gesto con la sua, borbottando un incantesimo che avrebbe reso il nipote cieco per la successiva mezz'ora.

L'ultima cosa che il più grande dei fratelli Grimm riuscì a vedere, fu proprio lo sguardo di suo zio promettergli silenziosamente vendetta.

"La procedura la conoscete." Decretò l'uomo, iniziando a girare attorno al ragazzo, ma senza mai perdere il contatto visivo con tutti gli altri. "Qualsiasi incantesimo o maledizione è lecito - meglio se non verbali - tranne quella di morte. Chi non partecipa sarà cruciato più tardi."

"Potete iniziare."






Reyna fu la prima a colpire.
Non aveva nulla contro Jacob Grimm, ma sapeva per esperienza personale cosa significava essere torturata da Elijah.
Il preside non si era risparmiato di certo, in passato, soltanto perchè lei era una ragazza.
Anzi, se possibile, si era accanito ancora di più su di lei, ridendo della sua sofferenza.

"Hai una mente brillante e il sangue puro. Ma nonostante questo combini solo guai. Dovrei espellerti. Eppure vedi? Sono magnanimo e non lo faccio."

Con il tempo aveva imparato a farsi più furba, trasgredendo le regole in modo tale da non essere più beccata.
E non le andava di essere torturata nuovamente, soltanto perchè non aveva partecipato.

Fu quel motivo che la spinse a pensare con tutte le sue forze ad uno schiantesimo.
Che Jacob deviò senza problemi.

Ma Reyna aveva ormai dato il via.

E una pioggia di maledizioni e incantesimi si abbattè sul ragazzo.







"BASTA!" Urlò Livvy all'improvviso, con tutto il fiato che aveva in gola. "LA SMETTA!"

Praticamente ogni studente aveva smesso di attaccare Jacob, ormai riverso a terra e senza forze, e la campanella che segnalava la fine dell'ora era già suonata da un pezzo.

Tuttavia ciò non aveva fermato Elijah.
Avendo giudicato come troppo timidi i tentativi dei suoi studenti di colpire il nipote, ne aveva spostato bruscamente uno dalla linea di tiro, prendendone così il posto.

"Se Jacob fosse un mago armato e con la vista vi avrebbe già uccisi tutti: vi faccio vedere io come si fa." Aveva decretato, prima di iniziare ad attaccarlo lui stesso con una serie di incantesimi, uno più potente e oscuro dell'altro, finchè il ragazzo non era crollato a terra stremato.

Un incantesimo lo aveva colpito alla gamba, facendole assumere una strana angolazione e strappandogli un gemito di dolore.
Ma neanche quello aveva fermato suo zio, ormai completamente concentrato solo su ciò che stava facendo.

Elijah si era completamente scordato di avere un pubblico.
Tutta la sua attenzione era ormai rivolta a Jacob. E al modo migliore per fargliela pagare.

Tuttavia, all'urlo della ragazza, l'uomo sembrò tornare di colpo alla realtà e tolse la bacchetta dalla traiettoria del nipote, smettendo così di cruciarlo.

"Ti nascondi dietro ad una sottana adesso?" Lo derise.
"Non mi nasconderei neanche... dietro a quella... di una di famiglia..." Boccheggiò testardamente Jacob, pur di non dargliela vinta "Figuriamoci dietro a quella... di un'estranea."
"Puoi ringraziarla per essere intervenuta invece." Gli rispose Elijah in un sussurro, tirandogli su la testa con uno strattone. "Perchè se non mi avesse fatto tornare la ragione, sarei andato avanti fino ad ammazzarti."

"Peccato che... io... non gliel'abbia chiesto."

Con uno strattone più ampio e davanti ad una classe totalmente incapace di reagire, Elijah lo rimise in piedi - ignorando il fatto che il ragazzo riuscisse a malapena a stare in piedi, barcollante sotto al suo stesso peso - spingendolo senza tanti complimenti verso la porta dell'aula.

"Sparisci, prima che io cambi idea e ricominci da capo."



-*-*-*-



Sentendo rumori parecchio strani e anche un paio di imprecazioni emessi da una voce soffocata, Sascha si alzò di scatto dal letto, lanciando subito dopo un urlo terrorizzato.

Solo dopo un bel po' riuscì a riconoscere il volto di Jacob, nascosto com'era dietro ad escoriazioni e lividi.
E a quanto pareva, appoggiato in quel modo alla parete mentre respirava a fatica, le ferite non le aveva solo sul volto.

Senza aver dato segno di essersi accorto della sua presenza, il ragazzo raggiunse a fatica il letto, zoppicando ampiamente.
Poi si lasciò andare sopra ad esso, emettendo un vago sospiro di sollievo, sostituito da diverse smorfie di dolore quando cominciò a togliersi i vestiti con l'ausilio della magia.

Subito dopo iniziò a tossire, sputando così del sangue sopra al cuscino, che si andò ad unire a quello già presente sulle lenzuola, fuoriuscito dalle diverse ferite presenti sul suo corpo.

La ragazza era completamente paralizzata.
Da una parte, avrebbe voluto approfittare della situazione per prenderlo a schiaffi, facendolo soffrire solo di più, visto ciò che lui le aveva fatto passare fino a quel momento.
Ma dall'altra sapeva che non sarebbe riuscita a farlo veramente: si vedeva bene quanto il ragazzo fosse ridotto male e, nonostante tutto, Sascha non avrebbe augurato quella situazione neanche al suo peggior nemico.

Neanche a lui.

"Chi ti ha ridotto così?" Optò per domandargli alla fine, incuriosita. "Hai trovato qualcuno più forte di te che è riuscito a fartela pagare?" Non riuscì a trattenersi dal chiedergli ironicamente.
"In un certo senso..." Borbottò lui con un filo di voce, senza neanche provare a sollevare la testa dal cuscino.

Non aveva energie neanche per respirare.


"E com'è sentirsi inferiore a qualcuno... una volta tanto?" La lupa non sapeva neanche a cosa fosse dovuta tutta quella sua sfacciataggine. Probabilmente, non appena il ragazzo si fosse ripreso, gliel'avrebbe fatta pagare cara.
Ma era un'occasione troppo ghiotta per lasciarsela sfuggire in quel modo.

"Sono sempre stato inferiore a mio zio..." Rispose lui, prima che la sua voce venisse bloccata di nuovo da un attacco di tosse.
Che ben presto si trasformò in una risata.
Sascha, davanti a quella scena, inarcò un sopracciglio, più confusa di prima.

"Sei ridotto malissimo, eppure ridi..." Commentò confusa.
"Stavo pensando... all'ironia della situazione." Replicò il Grimm, boccheggiando per riprendere ossigeno tra un colpo di tosse e l'altro. "Elijah voleva ucciderti... appena finita la prima prova... E adesso ha cercato di uccidere me... perchè ti ho voluto tenere in vita. Eppure... siamo vivi entrambi."


A seguito di tale affermazione, il silenzio calò nella stanza per qualche secondo.
Almeno finchè la ragazza non decise di romperlo. "Rimarrai vivo ancora per poco, se non farai qualcosa per quelle ferite." Decretò, gettando di nuovo un'occhiata alla schiena del ragazzo. Dopo aver scosso la testa ed essersi morsa le labbra, in lotta con se stessa, aggiunse "Hai delle bende da qualche parte per caso?"
"Lascia perdere le bende..." Rispose lui "C'è una fialetta viola... sulla scrivania. Contiene sangue di vampiro*. Passami quella."

Per un attimo la mano di Sascha esitò. Ma poi l'ennesimo colpo di tosse del ragazzo la convinse a fare la cosa giusta.
Fu per quel motivo che, anche se tremando leggermente, gliela allungò.

"Grazie." Commentò lui dopo averne bevuto il contenuto, cadendo in un sonno profondo non appena il processo di guarigione terminò.



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* non so se qualcuno di voi ha mai visto TVD (The Vampire Diaries): lì bastano poche gocce di sangue di vampiro per guarire da praticamente ogni ferita.

Secondo voi cosa troveranno le nostre campionesse in corrispondenza della grossa "X" finalmente trovata da Kyle e Kathleen?

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Capitolo 20
*** 16 - La Seconda Prova ***


16

Prima di partire, faccio i miei complimenti a Leda: è quella che più si è avvicinata alla verità sulla Seconda Prova ;)
Buona lettura!



- La seconda prova - 



28 febbraio 1803, foresta sul limitare di Durmsburg



"Cappuccetto, vedi quel nodo? Devi mettere un piede lì sopra e poi issarti con..." Iniziò a spiegare Jacob, prima di venire bruscamente interrotto.
"Guarda che ho lavorato in un circo! Lo so come ci si arrampica su un albero!" Replicò Sascha, vagamente divertita dalla situazione. 

Jacob avrebbe potuto anche insegnarle tutto sulla magia, ma di sicuro non come arrampicarsi.

Senza aspettare ulteriori indicazioni, la ragazza ne diede dimostrazione issandosi sul grande tronco di quercia e iniziando a salire, mentre il Grimm la seguiva con lo sguardo. 
"Vai più in alto che puoi!" Si raccomandò, alzando la voce man mano che la lupa si allontanava dalla sua visuale.

"Jacob... sei stato quasi ammazzato dallo zio perchè è ancora viva dopo quattro mesi." Commentò la voce di Will, che si trovava dietro di lui. "Perchè persisti? Cosa stai combinando?" Provò ad indagare.

Non era la prima volta che glielo chiedeva, ma Jacob aveva già più volte eluso la domanda, facendo orecchie da mercante.

Esattamente come fece anche in quel frangente.

Senza rispondere nulla al fratello infatti, iniziò ad arrampicarsi dietro a Sascha, giudicando di averle lasciato abbastanza tempo per salire. "Muoviti, o arriveremo in ritardo!" Affermò "Non vorrai mica perderti la Seconda Prova di Bianca, vero?" Lo canzonò con un occhiolino, prima di sparire velocemente tra i rami degli alberi.

Borbottando maledizioni contro il fratello incosciente, Willhelm si apprestò a seguirlo.

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"Non capisco..." Proclamò Tyler, aiutando Reyna a sedersi accanto a lui sul rialzo creato apposta con la magia "Per quale motivo, se la prova è dentro a quell'edificio là in fondo, noi dobbiamo stare qua e all'esterno?" Domandò dubbioso, grattandosi appena il mento con il pollice destro "Non vedremo assolutamente nulla!" Si lamentò.

"Probabilmente, dopo ciò che è accaduto con la Prima Prova, i presidi non avranno voluto rischiare." Rispose la Black con una scrollata di spalle "Così tengono a distanza tutti." Ragionò. "Magari il nostro ha creato un'altra delle sue barriere protettive tutt'intorno al perimetro e quindi nessuno, a parte le Campionesse, può superarla." Ipotizzò mentre si portava una mano davanti agli occhi per farsi scudo dal timido sole che stranamente era appena spuntato.

"Potresti anche avere ragione." Concordò l'americano imitandola, mentre cercava di strizzare gli occhi ed aguzzare la vista. "Resta il fatto che se la prova si tiene dentro a quell'edificio, noi non riusciremo a vedere assolutamente nulla." Commentò con una punta di delusione.

Reyna stava probabilmente per aggiungere qualcos'altro, ma si interruppe con la bocca semi aperta, guardando qualcosa alle spalle di Tyler e sgranando leggermente gli occhi. "Ma cosa...?

Seguendone lo sguardo, anche il ragazzo si voltò, pensando che ciò che aveva attirato l'attenzione della ragazza fosse dovuto a qualcosa di legato alla Seconda Prova.

Niente di più sbagliato.

"Ma perchè il tuo amico si è vestito in quel modo?" Scoppiò a ridere l'inglese.


Patton Powell si era appena presentato accanto a loro indossando un mantello - che lo avvolgeva completamente - che ricordava molto un manto erboso.
Sedendosi al loro fianco e notando sia l'espressione divertita della ragazza che quella perplessa del compagno di scuola,  l'americano si portò un dito alle labbra, intimando così loro il silenzio.

"Shhh! Non date segno di avermi riconosciuto." Disse con quello che doveva essere un sussurro ma che in realtà fu un tono di voce udibilissimo "Sono in incognito" Spiegò indirizzando un occhiolino alla ragazza.

"Così le piante mi crederanno uno di loro e mi sveleranno tutti i loro segreti!"







"Ti prego, dimmi che non lo sta facendo sul serio!" Esclamò Liam disgustato, gettando diverse occhiate alle sue spalle, in direzione di Patton, che nel frattempo si era messo proprio di fianco a Tyler e Reyna, decidendo di sdraiarsi per terra anzichè sedersi normalmente per riuscire meglio nel suo intento di mimetizzazione.

Camille, per tutta risposta, gli diede un colpetto di consolazione sulla spalla, portandosi contemporaneamente l'altra mano davanti alla bocca per soffocare una risata. "Temo invece di doverti deludere Liam: l'ha appena fatto."

"Mi domando sempre di più perchè ad Ilvermony capitino individui del genere" Sbuffò il ragazzo "E inizio anche a capire perchè qui a Durmstrang siano così selettivi." Continuò con un sospiro "Ti immagini avere un Patton Powell in ogni scuola?"
Camille non era del tutto d'accordo con quanto appena detto dal suo compagno, tuttavia aveva ricevuto una certa educazione in casa - l'educazione tipica di tutti i purosangue - perciò riusciva in parte a capire anche il ragionamento del ragazzo. "Non tutti i nati babbani sono così." Si limitò perciò a commentare neutra "E sappiamo tutti cos'ha dovuto affrontare Patton prima di arrivare ad Ilvermony. Forse è anche per quello che si comporta in quel modo..." Provò comunque a giustificarlo.

Per qualche secondo il silenzio regnò tra loro due, finchè non venne interrotto da un sospiro di Liam. "Resta il fatto che crescere in determinati ambienti è fondamentale... quantomeno per avere un po' di decenza e buongusto." Commentò neutro, gettando l'ennesima occhiata alle sue spalle. "E lui non solo non è purosangue, ma neanche ci tiene ad impararle, determinate cose." Commentò arricciando il naso.
"E cosa ci possiamo fare noi?" Domandò a quel punto Camille, con una scrollata di spalle.
"Assolutamente niente." Replicò Liam "Ma resta il fatto che tutte le sue malefatte sono sempre state coperte dal nostro Preside... ma neanche lui è onnipotente ed eterno." Commentò strizzando gli occhi "E quando Hartnell non potrà fare più nulla per aiutarlo, Patton sbatterà il muso contro il peggiore dei muri: la realtà."

-*-*-*-

"Questa volta non avrete un ordine di ingresso: appena sentirete il fischio di inizio, dovrete uscire insieme dalla tenda e dirigervi verso l'edificio." Spiegò Philippe Grimm alle Campionesse, indicando con l'indice il percorso segnato sulla mappa, che altro non era che l'ingrandimento di quella che tutte loro avevano ottenuto grazie all'uso del fuoco. "Poi, una volta dentro, affronterete la vostra prova." 

"Non ci fornite ulteriori indicazioni?" Domandò Kathleen sgranando gli occhi. 

Dalle ricerche che aveva fatto sui Tornei precedenti, sapeva che di solito tutte le informazioni inerenti la seconda prova erano contenute in un oggetto legato alla prima. Perciò la spiazzava non sapere ancora, a pochi minuti da essa, a cosa stava andando incontro.

Come unica risposta ottenne però un'occhiata gelida di Philippe e un sorrisino divertito di Elijah. 
"Se non è stata in grado di ricavare le informazioni dalla mappa, signorina Lohan, allora forse lei non è adatta per affrontare questo Torneo." Commentò malignamente il Cancelliere.


Kathleen stava per replicare a tono, ma la mano della sua Preside sulla spalla si fece più salda per impedirglielo. "Ce la farai Kath, ne sono sicura. Tranquilla." Provò a rassicurarla. "Io credo in te."

Proprio in quel momento suonò il fischio d'inizio, perciò, senza aggiungere altro, Charlotte le diede una spintarella verso l'esterno. "Vai... e buona fortuna."

-*-*-*-

"Secondo voi chi inizierà per prima questa volta?" Domandò con voce elettrizzata Clementine, gettando occhiate continue  alla tenda, che si trovava a pochi passi rispetto a dove si erano posizionate loro.
"Magari la Grimm?" Provò ad ipotizzare Elizabeth "Di solito, nei Tornei precedenti, facevano entrare seguendo l'ordine della classifica. Quindi, se rispettano questa usanza, dovrebbero essere prima lei, poi la Campionessa Americana e infine la nostra." Ragionò aggrottando le sopracciglia e contandole man mano con le dita.
"Ci scommetto che sarà Bianca in ogni caso." Intervenne Helene sospirando.

Quel giorno, accettando l'invito - anzi le insistenze - di entrambe le ragazze australiane si era andata a sedere accanto a loro.
Un po' per sfuggire alle insistenti domande di Reyna, che nonostante fossero passati due mesi dal Ballo del Ceppo continuava a domandarle se stesse davvero bene e un po' per lasciare alla sua amica del tempo da sola con Tyler.
Tuttavia il suo piano non aveva funzionato in pieno, vista l'intromissione di Patton.

"In fondo quando mai il nostro Preside non ha cercato di favorire sua figlia, in qualche modo?" Domandò retorica.

Proprio in quel momento suonò il fischio di inizio, perciò, lasciando perdere le proprie congetture, le tre ragazze si girarono come una cosa sola verso l'uscita della tenda, in trepidante attesa.

"Beh, a quanto pare non hanno fatto come in tutti gli altri Tornei." Commentò Clementine, portandosi una mano davanti agli occhi e strizzandoli per cercare di vedere meglio "Visto che sono uscite tutte insieme."


Ignorando gli applausi della folla, le tre campionesse avanzarono lungo il sentiero già tracciato - con la bacchetta spianata - dirigendosi verso l'ingresso del Villaggio di Durmsburg e in particolare verso l'edificio segnato con la x - che si vedeva a malapena, essendo la sua visuale in buona parte coperta da almeno altri due edifici.



"Non riesco a guardare!" Si lamentò Elizabeth, appoggiando la testa sulla spalla dell'amica e chiudendo gli occhi "E se ci fosse un mostro assetato di sangue appena dietro la curva?" Ipotizzò agitata.
"Hanno affrontato un lupo mannaro nella prima prova." Le ricordò Helene "Credo che, nel caso tu dovessi avere ragione, lo sapranno gestire." Cercò di tranquillizzarla, sentendo comunque una strana morsa allo stomaco - dovuta probabilmente all'agitazione - a sua volta.

Aveva appena finito di dirlo, che le tre ragazze superarono una linea disegnata per terra, che segnava il confine tra la foresta e l'inizio del villaggio.

E tutte e tre crollarono a terra come birilli, completamente prive di sensi.

-*-*-*-

Quando arrivò in cima al secolare albero, Will trovò Jacob e Sascha già sistemati.
Suo fratello, con alcuni incantesimi, aveva allargato l'incavo di un tronco, permettendo così sia a lui che alla ragazza di sedersi comodamente sopra ad esso, lasciando dello spazio anche per il minore.

Da là sopra avevano la visuale di tutta Durmsburg, compreso l'edificio dove si sarebbe dovuta tenere la Seconda Prova.

"Tieni." Disse Jacob, passandogli un cannocchiale magicamente modificato, non appena Will lo raggiunse. "Con questo vedrai molto meglio. E a proposito..." Aggiunse assumendo una voce sarcastica "visto che io sono vagamente fuori dai giochi, mi anticipi tu su cosa verterà esattamente la Seconda Prova?"

Will, a quella domanda, inarcò le sopracciglia sorpreso. 
Sapeva che Elijah aveva rischiato di uccidere suo fratello, ma nonostante tutto era convinto che lo avesse fatto in un momento di perdita di lucidità dovuto alla rabbia.
Quel tagliare definitivamente tutti i ponti con il nipote invece, denotava come dietro alle mosse del Preside ci fosse una strategia ben precisa. 
Nella quale Jacob avrebbe potuto rischiare davvero molto.
Ed era sicuro che anche suo fratello fosse arrivato alle medesime conclusioni.

Quindi come diavolo faceva a essere così tranquillo, addirittura a scherzarci sopra? 

"La seconda prova non si trova nell'edificio: la x segnalata è solo una trappola." Borbottò, anche se di malavoglia. 

In quel momento il suo problema non era la seconda prova - era più che sicuro che Bianca se la sarebbe cavata alla grande - il problema era suo fratello.
Voleva essere sicuro di vederlo arrivare vivo a fine anno
O quantomeno di non doverlo piangere perchè ucciso da Elijah, entro fine anno.

"Oh!" Esclamò Jacob sorpreso, scrutando il villaggio tramite il cannocchiale e capendo all'improvviso, mentre un sorriso divertito gli fece scintillare gli occhi azzurri.

"Qualcuno spiega anche a me o sono qui solo per gioco?" Emerse a quel punto la voce di Sascha, ricordando così ad entrambi la sua presenza, sbuffando e incrociando le braccia sotto al seno.

Presenza che Willelhm avrebbe fatto volentieri a meno di ricordare.

"Sei qui perchè se ti avessi lasciato in camera mia senza protezione Elijah avrebbe mandato uno dei suoi scagnozzi a farti fuori." Le rispose Jacob piatto, senza distogliere lo sguardo dagli edifici che componevano il villaggio. "Quindi potresti anche ringraziarmi, anzichè fare ironia, visto che è la terza volta che ti salvo la vita." Con un piccolo occhiolino strafottente, le porse il cannocchiale "In ogni caso, guarda pure. Ma dubito che, anche spiegandotelo, tu possa capirci qualcosa." Concluse con un tono di vaga presa in giro.

Con uno sbuffo spazientito, Sascha gli strappò quasi di mano il binocolo, iniziando ad osservare il villaggio. 
Ovviamente non capì nulla, ma covava troppo risentimento nei confronti del ragazzo per chiedergli spiegazioni.

Jacob la osservò divertito per qualche minuto prima di decretare di aver aspettato abbastanza. 
"Guarda l'edificio bianco." La invitò, indirizzandole il mento nella giusta direzione. "Poi sposta lo sguardo verso quello blu" Continuò sempre spostandole delicatamente il volto man mano,indicandole così diversi edifici. "Se dovessi unire quelle cinque costruzioni con delle linee immaginarie, cosa ti verrebbe fuori?" Domandò alla fine.

Sascha ci pensò per un po', cercando di disegnare delle linee immaginarie nella sua testa. "Una stella?" Chiese alla fine dubbiosa.

"Allora è proprio vero che la stai educando alla magia!" Sbottò incredulo Will, che li aveva osservati per tutto il tempo.

"Quasi..." Rispose Jacob a Sascha, ignorando di proposito il fratello "Quella, Cappuccetto, è una trappola del diavolo."

"Perchè diamine stai istruendo una lupa mannara all'uso della magia, rischiando così di farti ammazzare dalla tua stessa famiglia Jacob?" Esplose Will a quel punto, attirando così l'attenzione sia del maggiore che della ragazza.

"Prometto che ti spiegherò tutto." Rispose Jacob solennemente, dopo qualche secondo di silenzio, fissandolo deciso negli occhi. "Ma non adesso. Per favore, almeno tu, fidati di me."
"Mi fido di te Jacob." Commentò Will "Sei mio fratello! Solo che mi piacerebbe sapere cosa stai combinando, anche per aiutarti a restare fuori dai guai! Sono preoccupato per te!"

"Alla prossima luna piena saprai tutto." Promise il maggiore "O questa o quella dopo, dipende quanto ci metto a finire."

-*-*-*-

Nell'esatto momento in cui Kathleen superò la linea disegnata a terra, che segnava il confine tra la foresta e il villaggio di Durmsburg, un brivido le attraversò la spina dorsale.

Era come se, di colpo, l'aria attorno a lei fosse cambiata.

Il pallido sole di febbraio, che fino a pochi secondi prima aveva leggermente scaldato l'atmosfera era sparito, mentre una nebbiolina fluttuante ne aveva preso il posto.

Impugnando più saldamente la bacchetta, Kathleen si girò verso le sue compagne.

Peccato che alle sue spalle ci fosse solo il vuoto.

E una nebbia che da leggera foschia si stava velocemente trasformando in un solido banco, sempre più fitto.

Sperando che tutto rientrasse nei canoni della prova, Kathleen strinse ancora di più l'impugnatura della bacchetta, decidendo di dirigersi verso l'edificio come preventivato dall'inizio.

Peccato che anche quello fosse sparito nel nulla, inghiottito a sua volta dalla nebbia fitta.

Poco dopo, sentendo pesanti goccioloni infrangersi sui suoi capelli, l'australiana alzò il viso per aria.

Prima di essere sommersa da un violento temporale di sangue.


-*-*-*-



"Kath!"

Non appena aveva visto il corpo della ragazza cadere a terra come un burattino al quale erano stati tagliati i fili, Kyle era scattato in piedi con l'intenzione di raggiungerla.

Ma ben due paia di mani l'avevano bloccato in tempo, prendendolo per il colletto della camicia e impedendogli così di raggiungere a sua volta l'ingresso del villaggio.
"Kyle no!" Esclamò quella che l'Australiano riconobbe dopo un po' come la voce di Trys "Non puoi andare!"
"Ma... ma è svenuta!" Provò a ribellarsi il ragazzo "Lasciami andare!"
"Anche se tu andassi da lei, non potresti fare nulla per aiutarla." Si aggiunse anche Chris, intervenuto per aiutare l'amico a calmare lo studente di Murrinh Patha. "Anzi, rimarresti intrappolato anche tu!" Cercò di spiegare.

"Cosa... cosa state dicendo?" Replicò Kyle, agitandosi solo di più a quelle parole.

Cosa significava che sarebbe rimasto intrappolato anche lui?


"Le ragazze stanno bene, tutte e tre." Provò a rassicurarlo a quel punto Trystifer, provando ad usare altre parole e convincendolo finalmente a sedersi "Stanno solo affrontando le loro paure più grandi in questo momento."

"Come fate ad esserne così sicuri?" Domandò l'australiano a quel punto, trovandosi costretto a sedersi nuovamente accanto a loro ma incrociando le braccia per segnalare tutta la sua contrarietà. "E cosa significa che stanno affrontando le loro paure più grandi?"
"Non hai fatto caso alla disposizione degli edifici?" Domandò a quel punto Christopher indicandoglieli "Probabilmente si vedrà molto meglio dall'alto, ma anche da qua qualcosa puoi vederlo." Spiegò puntando l'indice contro determinati edifici.
"Che cosa dovrei notare?" Domandò a quel punto Kyle, scrutando l'orizzonte e cercando di seguire la traiettoria indicata da Chris.
"Gli edifici formano una gigantesca trappola del diavolo: le ragazze, superando la linea di confine, ci sono appena entrate dentro."


-*-*-*-



Livvy, non appena superò la linea di confine, depose la bacchetta dentro alla tasca della divisa.
Sapeva già che non le sarebbe mai servita.
Non per quel tipo di prova, per lo meno.

Quando era riuscita ad ottenere la cartina con il trucco della candela, nei giorni precedenti, aveva capito immediatamente che la x sull'edificio era soltanto un'enorme trappola. Messa apposta per distogliere l'attenzione dalla vera prova.

Ovvero dalla figura che disegnavano gli edifici circostanti.

Avrebbe superato la prova solo se fosse riuscita a sconfiggere la sua paura più grande. O, quantomeno, se fosse riuscita a superarla.
Con quella consapevolezza, Livvy iniziò a marciare a passo svelto verso l'edificio rappresentato dalla cartina, incurante della nebbiolina - sempre più fitta - che la circondava da ogni lato.

E quando vide finalmente un'ombra scura emergere, accellerò il passo.

"Qualsiasi cosa tu sia, vediamo di finirla in fretta."



-*-*-*-


"Ehy ragazze!" Esclamò Camille dopo aver lasciato la postazione accanto a William per dirigersi verso le due australiane ed Helene. "Che fate di bello?"
"Niente di che." Replicò Clem spostandosi leggermente di lato per farle spazio accanto a lei "Più che altro si chiacchiera..."
"Già" Confermò Elizabeth "Alla fine della prova non possiamo vedere nulla, visto che si svolge tutta nelle loro teste." Commentò con una punta di delusione, accennando con la testa alle tre Campionesse.

Viste da lì, sembrava che stessero dormendo, appoggiate com'erano sul prato.

"Beh, quella del Preside Grimm è stata una mossa alquanto furba, visto ciò che è successo nella Prima Prova." Commentò Helene "Nessuno, neanche delle creature magiche, possono entrare nella trappola del diavolo senza rimanere intrappolate a loro volta. Quindi nessuno può attaccare le Campionesse, finchè staranno lì dentro."

"Sì ma... quanto tempo ci metteranno a svegliarsi?" Domandò Lizzie inarcando un sopracciglio con aria preoccupata.



-*-*-*-


"Non è reale Bianca, non è reale."

Biancaneve Grimm sapeva che ciò che aveva davanti agli occhi non era vero. Così come sapeva perfettamente di trovarsi all'interno di una Trappola del Diavolo.

Ma proprio non ce la faceva a staccare gli occhi da quell'immagine.

Jacob era riverso a terra, con gli occhi sbarrati. Il suo petto era completamente squarciato, mentre una pozza di sangue si allargava man mano intorno a lui.

Crac.

Accanto al cadavere del ragazzo, era comparso Will.
Teneva tra le braccia
la testa del fratello, cullandola dolcemente mentre era scosso dai singhiozzi e dalle lacrime. E intanto le rivolgeva uno sguardo carico di disprezzo.
Uno sguardo carico d'odio.

"Tuo padre l'ha ucciso! E' solo colpa tua se è morto! Ti odio!"


-*-*-*-



"Non si svegliano!" Iniziò ad agitarsi Reyna, gettando un'occhiata all'enorme clessidra a bordo campo che segnava lo scorrere del tempo. "Perchè nessuna delle tre si sveglia?" Ripetè allarmata. "Posso capire Kath, ma neanche la Grimm si è ancora svegliata! Dici che c'è qualcosa che non va?" Domandò girandosi verso Tyler.
"Dubito che il Preside di Durmstrang abbia ideato una prova che sua figlia non possa essere in grado di superare." Replicò pacatamente lui, cercando di calmarla. "Magari nelle Trappole del Diavolo il tempo scorre più lentamente che da noi... non so, non ne ho mai affrontata una."
"Beato te." Replicò la Black cupamente. "Io ogni volta che devo farne una ho paura di non riuscire a superarla."

"Sono sdraiate in mezzo all'erba!" Si allarmò Patton, agitandosi all'improvviso e ricordando così ad entrambi di colpo della sua presenza. "Sono state prese in ostaggio! Oh per Isotta! Devo andare a recuperare le cesoie!"

"Patton? Fino ad adesso hai finto di essere dell'erba... e l'erba non si agita e non strilla. Quindi taci!"



-*-*-*-



Uno specchio.
Un enorme specchio poco più grande di lei, incastrato in una splendida cornice di legno pregiato.

Quando Livvy lo raggiunse, la nebbia svanì di colpo e il sole tornò a splendere, permettendole così una perfetta visuale.

E fu proprio nel riflesso dello specchio, che Livvy vide materializzata la sua peggiore paura.

Era sempre lei, ma vestita e truccata con colori molto più scuri. E con uno sguardo carico di disprezzo ed odio per chiunque. Compresa la se stessa buona.

Davanti a lei c'era quello che temeva di diventare da quando, da piccola, si era accorta di non riuscire a controllare bene la sua magia, ciò che anche sua madre temeva dal momento in cui era nata, esattamente come era successo a molte altre streghe del casato delle Duchannes, colpite ormai irrimediabilmente da secoli da quella maledizione che, una volta compiuti i diciassette anni, si attivava senza che nessuno potesse fare nulla per fermarla.

Davanti a lei c'era una strega delle tenebre.

"Non hai scampo Livvy."



-*-*-*-


"Ehy!" Esclamò Trys, tirando una gomitata sia a Kyle che a Christopher "Credo che la Grimm si stia svegliando!" Disse puntando il dito in direzione della ragazza, che in quel momento - come per confermare le sue parole - si sollevò lentamente sui gomiti per cercare di alzarsi in piedi, sbattendo ripetutamente le palpebre.
"Visto Reyna?" Aggiunse Chris, voltandosi verso l'amica e battendole appena una mano sulla spalla "Se Bianca si è svegliata adesso, significa che le altre ci metteranno poco di più." La rassicurò sorridendo incoraggiante.
"Se Bianca si è svegliata, allora tra poco dovrebbe toccare a Livvy." Commentò invece Liam prima di iniziare a scendere per il pendio "Vado vicino alla riga per aiutarla ad uscire!"

"Beh, allora immagino di dover andare a fare la stessa cosa con Ka..." Iniziò a dire Kyle, prima di portarsi le mani alla testa, emettendo un gemito di dolore e accasciandosi su se stesso.



-*-*-*-


Quando riprese i sensi, Kyle Anderson si ritrovò sdraiato su un letto di infermeria - luogo per lui ormai sin troppo familiare - con le tre Campionesse sdraiate a poca distanza da lui.

"Carino da parte tua venire a farmi visita Kyle" Lo distrasse la voce a metà tra il divertito e il preoccupato di Kathleen, posizionata in un letto a poca distanza da lui, mentre il ragazzo sbatteva ripetutamente le palpebre per mettere a fuoco la stanza. "Ma davvero, non serviva."

"Mi ricordo tutto Kath! Ogni minimo secondo della mia prigionia!"

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postimage trappola del diavolo

E anche la seconda prova è andata. Perciò ora inizia il bello!

Alla prossima!

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Capitolo 21
*** 17 - Malia (Il pifferaio magico) ***


17
Buona lettura!


- Malia (Il pifferaio magico) - 



“…Come sospettavamo il numero di cavie non è elevato ma neanche nullo” Passarono dei secondi interminabili prima che l’uomo ricominciasse a parlare, riprendendo esattamente da dove aveva lasciato prima dell’interruzione.
“E loro lo sanno?” Il tono di voce dell’individuo rimase sempre molto freddo ma era impossibile non notare il segno di irrequietezza che traspariva dalle sue parole.
“Presuppongo di sì, è impossibile che me ne sia accorto solo io. Come avevamo pensato, sono principalmente tutti di altre scuole ma ciò non dovrebbe comportare problemi con l’attivazione della malia.


(cap. 3, Arrivo a Durmstrang)




Notte tra il 28 febbraio e l'1 marzo 1803, Durmstrang



Quando riprese i sensi, Kyle Anderson si ritrovò sdraiato su un letto di infermeria - luogo per lui ormai sin troppo familiare - con le tre Campionesse sdraiate a poca distanza da lui.

"Carino da parte tua venire a farmi visita Kyle" Lo distrasse la voce a metà tra il divertito e il preoccupato di Kathleen, posizionata in un letto a poca distanza da lui, mentre il ragazzo sbatteva ripetutamente le palpebre per mettere a fuoco la stanza. "Ma davvero, non serviva."

Ma Kyle a malapena la sentì, mentre si portava una mano alla fronte, preda di un mal di testa fortissimo. 
Sembrava che tutte le cure ricevute in quel periodo fossero state annullate.


Pensando di impazzire dal dolore, il ragazzo iniziò a dondolare su se stesso, senza accorgersi nè di stare urlando nè delle esclamazioni sempre più concitate di Kathleen, che continuava a chiedergli disperata cosa avesse.

La situazione sembrò cristallizzarsi per minuti interminabili, finchè dentro all'infermeria, probabilmente attirato dalle urla, non fece la sua comparsa Willhelm Grimm.

"Cosa diamine sta succedendo qua dentro?" Nonostante la domanda, il tono con cui era stata posta era posato e tranquillo, come se niente potesse davvero scalfirlo.

Senza aspettare una risposta, si avvicinò a Kyle, che ormai sembrava posseduto e con la sola pura forza fisica lo costrinse a risdraiarsi sul letto, borbottando qualcosa che Kathleen riconobbe come latino.

Prima che Kyle svenisse però, riuscì a farfugliare una frase sensata in mezzo al mare di urla. "Mi ricordo tutto! Ogni minimo secondo della mia prigionia!"

-*-*-*-

"Lizzie? Lizzie, cosa stai facendo? Dove stai andando? LIZZIE!"

Era stata una giornata davvero pesante per Clementine. 
La mattina aveva assistito alla terza prova, poi aveva visto crollare Kyle all'improvviso e infine aveva passato buona parte del pomeriggio in infermeria insieme ad Elizabeth, per assicurarsi che le condizioni dei suoi due compagni di scuola non fossero critiche.

Kathleen si era ripresa subito e se passava la notte in infermeria era dovuto soltanto ad uno scrupolo. Kyle invece era rimasto per tutto il tempo privo di sensi.
Alla fine era dovute tornare in camera.

L'unica cosa che aveva davvero desiderato con tutte le sue forze, era farsi una sana e completa notte di sonno.
Ma a quanto pareva ciò non le era concesso. 

In un primo momento aveva sentito solo uno scricchiolio, che avrebbe potuto attribuire anche al vento.
Ma lo scricchiolio si era ben presto tramutato in rumore di passi.

E lei ci aveva messo pochissimo a capire che qualcosa non andava: dopo le sparizioni, nessuna delle tre si era mai alzata durante la notte e allontanata dalla camera da sola, senza dire nulla alle altre.

Esattamente ciò che stava invece facendo in quel momento Elizabeth.

"LIZZIE!" Urlò con tutto il fiato che aveva in gola, mettendosi sul suo cammino per cercare di bloccarle la strada. 

Ma era come se l'altra non avesse la minima percezione di ciò che la circondava.

Perciò continuò a camminare.


-*-*-*-

"Helene!" Provò ad attirare la sua attenzione Reyna, ottenendo però scarsi risultati. "Helene... cosa fai? Helene!"

Era stato uno strano spostamento d'aria a svegliarla. Quello e la sensazione che ci fosse qualcosa di strano nell'aria.
Dopo 7 anni passati a Durmstrang e con la sua storia alle spalle, Reyna aveva ormai imparato a percepirle a pelle certe cose.
E in quel momento sapeva perfettamente che c'era qualcosa che non andava nella sua migliore amica.
Anche se non sapeva esattamente cosa fosse.

Sapeva solo che doveva provare a fermarla.
Ovunque stesse cercando di andare.

Nonostante però la Black si fosse piazzata davanti alla porta per impedirle di uscire, la folletto, con una spinta piuttosto brusca, la buttò a terra, riprendendo subito dopo a camminare come niente fosse.

-*-*-*-



"Cappuccetto... COSA DIAVOLO STAI FACENDO?"

Jacob si era messo a letto da poco - era appena tornato dall'infermeria per controllare le condizioni di Bianca - quando aveva percepito il cigolio ormai familiare del materasso di Sascha, che si alzava e abbassava in base ai movimenti della sua proprietaria.
E aveva riconosciuto subito che quelli non erano i tipici rumori che la ragazza produceva nelle sue notti insonni, quando si rotolava per il materasso oppure circolava per la stanza avanti e indietro, in cerca di requie.

Perciò si era alzato a controllare.
In fondo, non poteva permettersi che lei stesse male - fosse anche solo per un malessere stagionale.

E l'aveva trovata mentre cercava di... forzare la serratura?
Continuava a camminare e a sbattere ripetutamente verso la porta, mormorando formule che lui era sicurissimo di non averle mai insegnato, per cercare di aprirla.

Peccato che la porta della stanza di Jacob non fosse chiusa come una qualsiasi altra porta della scuola.

Avvicinandosi a lei lentamente, Jacob notò altri particolari grazie alla luce della luna che illuminava la ragazza.
Sembrava completamente fuori di sè.
Aveva i capelli arruffati, che le cadevano in ciocche disordinate su tutto il viso.
E i suoi occhi erano sì spalancati, ma vitrei, mentre il suo corpo si muoveva sinuoso su una melodia che sembrava sentire solo lei.


Jacob ci mise molto poco a capire. "Malia."

Puntando la bacchetta contro alla porta, il ragazzo la aprì.

"Bene lupetta... vediamo dove vogliono portarti."



-*-*-*-



"Tyler! Patton! Svegliatevi immediatamente!"

Per essere sicuro di ottenere il risultato voluto, Liam innaffiò con un gettito d'acqua gelata i due, bagnandoli completamente. E ignorando i loro borbotti, lamentele, proteste e maledizioni varie.

"Non vedevo l'ora di essere svegliato da un gettito d'acqua gelata in pieno inverno, Liam!" Si lamentò Tyler, quando riuscì a riprendere cognizione di se stesso e a capire dove si trovava.
"Spero per te che tu abbia una buona motivazione Jackson, o la vendetta di Sogno ricadrà su di te!" Fu il commento arrabbiato - e alquanto assonnato - di Patton.

"Sì, sì, va bene. Ma adesso muovetevi! Sta accadendo qualcosa di molto strano in corridoio!" Li informò Liam, già completamente vestito. "Pensavo che tu volessi saperlo Powell!" Lo prese in giro ironico.

"Le piante ci stanno attaccando?" Domandò immediatamente Patton, scattando in piedi e finendo solo per arrotolarsi di più nella coperta, capitombolando per terra.
"Cosa?" Fu invece l'unica domanda che riuscì ad articolare Tyler, appellando immediatamente i vestiti per precipitarsi a controllare con i suoi occhi.



In effetti nel corridoio si stava assemblando un numero considerevole di studenti, alcuni attirati dal trambusto - e che fissavano la scena con occhi sgranati - altri che sembravano invece non rendersi conto minimamente di ciò che stavano facendo.

Questi ultimi si erano disposti in una silenziosa fila indiana, mentre marciavano in sincrono verso la stessa meta.

E, ad aprire la fila, intenta a suonare un flauto di legno preso da chissà dove, c'era...

"Livvy!" Esclamò Camille distaccandosi dalla folla, per andare incontro all'amica, che però continuava a marciare come gli altri in testa alla fila. "Livvy cosa stai facendo? Cosa stai facendo a quei ragazzi?"

Prima che potesse fare un passo ulteriore verso la tuonoalato, due braccia glielo impedirono, appoggiandosi sulle sue spalle con gentilezza ma anche fermezza.
"Non può sentirti Cami." Spiegò Bianca Grimm, cercando di impedire alla ragazza di tentare oltre "Nessuno di loro può. Sono sotto malia."
"Che significa?" Domandò a quel punto la serpecorno, sgranando gli occhi e continuando a seguire quella scena grottesca e paradossale.
"Che finchè la musica non è finita, non smetteranno di fare ciò che devono. Non esiste un controincantesimo."
"E cos'è che devono fare?"
"Non ne ho la minima idea."



-*-*-*-


"Per quanto tempo ancora andrà avanti questa cosa?" Domandò Chris tremante, mentre si rifugiava ancora di più sotto al pesante mantello, che però molto poco poteva contro la gelida aria della notte.
"Non ne ho idea." Rispose Trys desolato "Più che altro non capisco perchè i professori non siano ancora intervenuti." Commentò amaro, gettando un'occhiata alla strana processione che ancora si muoveva.

Dal corridoio infatti, tutti gli studenti sotto malia si erano man mano spostati verso l'esterno, finchè non avevano raggiunto il cortile dell'istituto, dove avevano continuato la loro marcia, dondolando il corpo ad un ritmo che sentivano solo loro.

"Perchè neanche loro possono fare niente." Si ritrovò a rispondere suo malgrado Chris "Se si prova un incantesimo su qualcuno sotto malia si rischiano effetti collaterali gravissimi ricordi? Lo abbiamo studiato l'anno scorso!" Gli fece presente, prima di vedere gli occhi dell'amico sgranarsi per la paura, mentre questo assumeva un tono allarmato.

"Oh Merlino! La barriera del nostro preside!" Realizzò in quel momento "Se si scontrano tutti contro di lei, cosa...?"
Non riuscì neanche a concludere quella frase, orripilato dalle possibili conseguenze della sua ipotesi. 



-*-*-*-


"Avevo intenzione di usare la malia per un solo scopo, ma a quanto pare è tornata utile anche per altre cose vero?"
Domandò un'ombra ghignante all'orecchio di Kyle, che continuava a rimanere rannicchiato su se stesso, con le mani sulle orecchie e tremante. "OBLIVION."



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Eee, lo so! Ci speravate fosse facile eh?
Fregati!

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Capitolo 22
*** 17 bis - Malia (I musicanti di Brema) ***


18

Prima di lasciarvi alla lettura mi scuso per un mio errore: "Malia" è diviso in due parti, il capitolo precedente e questo.
Come molti di voi hanno giustamente notato, la prima parte si ricollegava alla storia del Pifferaio Magico.
E' questa invece che si riferisce ai Musicanti di Brema (ovviamente ho corretto).

Chiedo venia!

ps: non ho dato lo stesso spazio a tutti gli OC nel capitolo. Da adesso fino alla terza prova darò molto spazio alle fiabe e ognuno avrà un suo ruolo. Peccato che alcuni abbinamenti fatti dall'inizio mi siano saltati con delle scomparse -.-' ma vedrò cmq di fare il possibile

Buona lettura!



- Malia (I musicanti di Brema) -







Andò in cucina ad accendere un lume e, scambiando gli occhi sfavillanti del gatto per carboni ardenti, vi accostò uno zolfanello perché prendesse fuoco. Ma il gatto se n'ebbe a male e gli saltò in faccia, sputando e graffiando. Il brigante si spaventò a morte e tentò di fuggire dalla porta sul retro, ma là era sdraiato il cane che saltò su e lo morse a una gamba; e quando attraversò dl corsa il cortile, passando davanti al letamaio, l'asino gli diede un bel calcio con la zampa di dietro; e il gallo, che si era svegliato per il baccano, strillò tutto arzillo dalla sua trave: "Chicchiricchì!" Allora il brigante tornò dal suo capo correndo a più non posso e disse: "Ah, in casa c'è un'orribile strega che mi ha soffiato addosso e mi ha graffiato la faccia con le sue unghiacce e sulla porta c'è un uomo con un coltello che mi ha ferito alla gamba; e nel cortile c'è un mostro nero che mi si è scagliato contro con una mazza di legno; e in cima al tetto il giudice gridava: 'Portatemi quel furfante!'

(Fratelli Grimm, I musicanti di Brema)




Notte tra il 28 febbraio e l'1 marzo 1803, cortile di Durmstrang



"Oh Merlino! La barriera del nostro preside!" Realizzò in quel momento Trystifer "Se si scontrano tutti contro di lei, cosa...?" 
Non riuscì neanche a concludere quella frase, orripilato dalle possibili conseguenze della sua ipotesi.

(da cap 17 - "Malia (Il pifferaio magico)" )







Trystifer si pentì immediatamente non solo di aver espresso il concetto ad alta voce, ma anche solo di averlo pensato.

Perchè gli studenti sotto malia in quel momento non potevano averlo sentito, giusto?

Erano troppo presi da quella musica, che era penetrata nelle loro menti, costringendoli a fare cose che mai e poi mai avrebbero fatto in condizioni normali. 
E che in quel momento li aveva costretti a dividersi in due colonne distinte.

La prima si stava dirigendo verso il lago. 
Ghiacciato.

E la seconda, esattamente come nelle sue peggiori previsioni, verso la barriera
Quella elevata dal Preside di Durmstrang per la sicurezza degli studenti rimasti. 
La stessa che quelle vite, in quel preciso momento, le stava invece soltanto mettendo in pericolo.
La stessa che nessuno di loro era mai riuscito ad infrangere.


Eppure gli studenti sotto malia continuavano indisturbati la loro marcia silenziosa, con passi scanditi da quella melodia che riuscivano a sentire soltanto loro.

E niente sembrava in grado di farli tornare alla ragione. O anche solo farli fermare.












Willhelm continuava a muoversi per il cortile come un'anima in pena, avanti e indietro.
Fino a quel momento non aveva fatto nulla di concreto per intervenire, limitandosi a monitorare la situazione, cercando di capire quale fosse lo scopo di tutto quello.

Senza riuscire a venirne a capo.

Senza mai staccare per troppo tempo lo sguardo da suo fratello, che però preferiva rivolgere tutta la sua attenzione a quel mantello rosso.


Forse fu proprio perchè era troppo distratto dalle circostanze che si accorse troppo tardi di ciò che stava per succedere.




-*-*-*-




"Kathleen!"

Era una voce lontana, molto lontana, quella che la stava chiamando.

"Kathleen!" 

Forse la voce si era avvicinata, ma proprio di pochissimo. 

"Kath!" 

Un lungo tunnel oscuro, la mancanza di ossigeno, il buio. E poi... la luce.

Sbattendo le palpebre ripetutamente e tossendo violentemente, la Campionessa Australiana aprì gli occhi, trovandosi così stesa a terra, sul pavimento freddo e polveroso dell'infermeria scolastica. 

Dal dolore che le trasmettevano le ossa, capì di essere stata schiantata. 
Se da uno stupeficium oppure da qualcuno che l'aveva fatta sbattere violentemente contro ad un muro, non ne aveva idea.

Non ne aveva il minimo ricordo.

Forse era semplicemente svenuta, collassata dopo l'insieme delle forti emozioni provate in quella giornata. 
In fondo, era uscita solo da poche ore dalle grinfie della seconda prova.

"Kath, come ti senti?" 

Sbattendo di nuovo le palpebre, la ragazza riuscì finalmente a mettere a fuoco la figura di Kyle. Era stato lui a chiamarla incessantemente, permettendole così di ritornare indietro da quel tunnel buio nel quale era sprofondata.

"Io... bene... penso..." Rispose balbettante, accorgendosi solo in quel momento di quanto la sua gola fosse secca. "Cosa... cosa è successo Kyle?" Domandò incerta, iniziando a tremare come una foglia.

O forse stava già tremando prima. Non ne aveva idea.

"Io... non lo so."




-*-*-*-




"Fermo! Fermo Patton! Cosa vuoi fare?" Tyler provò davvero a trattenere il suo amico, ma capì ben presto che qualsiasi cosa avesse cercato di fare per fermarlo non sarebbe servita a nulla.

Patton Powell era appena entrato nella modalità che pensava gli potesse calzare meglio: delle giovani fanciulle erano in difficoltà e senza il tuo intervento non sarebbero sopravvissute.

Nella sua testa era chiarissimo che doveva essere lui a dover intervenire. 
Così come era matematicamente certo che, se non lo avesse fatto, nessuna di loro sarebbe riuscita a sopravvivere.

Fu per quel motivo che, ignorando completamente le parole di Tyler, che si trovava al suo fianco e che stava cercando di trattenerlo in ogni modo possibile, lo scostò bruscamente da sè, dirigendosi praticamente di corsa verso Livvy, la prima della colonna che si stava dirigendo verso la barriera.

"Fermati Livvy! Per Isotta, fermati!" Urlò con tutto il fiato che aveva in gola, attaccandosi contemporaneamente al corpo della ragazza, cercando di usare la sua forza fisica per spingerla a terra e bloccarla. "Stai andando dritta contro la barriera!"

Tutto inutile.




Ma il gatto se n'ebbe a male e gli saltò in faccia, sputando e graffiando


Ah, in casa c'è un'orribile strega che mi ha soffiato addosso e mi ha graffiato la faccia con le sue unghiacce



"Sei pazzo Powell? Cos'è che non ti entra in testa del fatto che sono sotto Malia?" Sentì la voce di Liam sbeffeggiarlo da lontano, cercando di convincerlo - a suo modo - a ritornare indietro. "Finirai solo per farti male tu!"

Ignorando anche lui, anzi in un certo senso rafforzato nella sua testardaggine da quelle parole, Patton si girò appena, cercando di fare con Helene ciò che aveva appena fallito con Livvy.

Venendo respinto all'indietro anche dalla ragazza, con una forza che, in una situazione normale, la purosangue non sarebbe mai riuscita a sfoggiare.




l'asino gli diede un bel calcio con la zampa di dietro




Fu solo quando si ritrovò davanti alla terza ragazza, un volto circondato da una chioma rossiccia che non aveva mai visto, che finalmente sembrò comprendere che quella cosa andava probabilmente oltre le sue possibilità.

La rossa seguiva sì gli altri, in una marcia inesorabile in direzione della barriera, ma era accucciata su se stessa, ringhiante, come se stesse imitando i movimenti di un cane. Oppure di un lupo




là era sdraiato il cane che saltò su e lo morse a una gamba




"Protego!"
Prima che le fauci della ragazza, già pronte a scattare, si potessero chiudere sulla sua gamba, Liam, imprecando a non finire, era sopraggiunto al suo fianco, evocando un incantesimo scudo ed impedendo così alla lupa di poter andare oltre, respinta dalla barriera che il Caposcuola aveva temporaneamente creato.

Come se niente fosse successo, Sascha si girò su se stessa, riprendendo tranquillamente la sua marcia silenziosa a quattro zampe. 

"Andiamo Powell!" Gli ordinò Liam, dandogli un potente strattone al braccio, vedendo che il ragazzo continuava a non muoversi, fissando con aria stralunata la ragazza che si stava man mano allontanando. 
"No... no..."
"Andiamo ho detto!"
Con l'aiuto di Tyler, che si trovava a poca distanza, i due americani tirarono su il ragazzo - ancora sotto shock - prendendolo per le ascelle.

Cercando di riportarlo verso gli altri studenti, che avevano assistito immobili alla scena, altrettanto sotto shock.





il gallo, che si era svegliato per il baccano, strillò tutto arzillo dalla sua trave: "Chicchiricchì!"







Non fu il canto del gallo a risuonare poco dopo, per segnare l'ora del giudizio.
Fu un verso stridulo, sofferente, disperato. Prolungato.

Il verso di una sirena - una naiade - fuori dall'acqua.

Il verso sofferente di qualcuno che, nonostante la sua natura lo richiedesse a gran voce, non riusciva a trasformarsi, per mostrare così a tutti le sue vere sembianze.

La trasformazione che avrebbe potuto salvarle la vita.

Ma che, essendo rimasta bloccata dall'effetto della malia, scatenò la situazione opposta.
Con un crack, il ghiaccio del lago si ruppe.

Ed Elizabeth, incapace di trasformare se stessa, vi sprofondò dentro.

Per sempre.


-*-*-*-

"Annulla la barriera."

A quella richiesta, fatta da una voce che non sentiva da troppo tempo, Elijah si girò accigliato.
Jacob, con le braccia incrociate, si trovava al suo fianco, intento ad osservare accuratamente la situazione come lui.

Non si parlavano da settimane, ovvero da quando l'aveva quasi ucciso, in preda alla rabbia.
Jacob non l'aveva neanche guardato in faccia, continuando a scrutare tutto ciò che stava accadendo in quel momento nel cortile.

E gli aveva appena dato un ordine.


Non era stata una richiesta.
Era stato un ordine.

"No." Rispose secco.

"Vuoi che si schiantino sulla barriera, riducendosi in polvere?" Domandò incredulo il ragazzo, stringendo i pugni per la rabbia.
"Hai paura di non poterti più scopare la tua cagna, Jacob?" Replicò lui, mentre un ghigno si deformava sulle sue labbra "A quanto pare dovrò ringraziare chi sta facendo tutto questo, visto che sta finalmente realizzando qualcosa di buono."
"Livvy ed Helene sono purosangue per Morgana!" Sbraitò suo nipote incredulo "Non posso crederci che le sacrificheresti entrambe solo per fare un dispetto a me!"
"Helene ha una cotta stratosferica per tuo fratello, cosa che in passato ha già disturbato sia i miei piani che quelli di Philippe." Rispose lui pacato, gettandogli un'occhiata di sufficienza. "E Livvy... beh, non l'hai detto proprio tu che si tratta di una estranea? Quasi sicuramente diventerà una strega delle tenebre, quindi, con la sua morte, verrà estirpato un male ancora prima che questo abbia la possibilità di nascere." Continuò a spiegare divertito, mentre osservava Patton venire preso a calci, graffi e pugni dalle ragazze che stava tentando inutilmente di salvare. "Ma, ovviamente, la parte che mi piace di più riguarda proprio la tua... cagnolina. Quindi, per rispondere alla tua domanda, sì: le sacrificherei senza esitare. Lo sto già facendo."

In quell'esatto momento un urlo agghiacciante - l'urlo di Elizabeth - preludio di ciò che stava per accadere, si sollevò per aria, mentre il ghiaccio iniziava a spaccarsi sotto ai suoi piedi, sempre più velocemente.

E Jacob si ritrovò a dover fare una scelta. Non poteva salvare tutti.
O la barriera o il lago.

Ovviamente scelse la barriera.


-*-*-*-

"NOOO! Elizabeth! Elizabeth! LIZZIEEEE!"

Per quanto Clementine si agitasse ed urlasse, cercando di sporgersi il più possibile lungo la crosta del lago - che nel frattempo aveva ricominciato a congelarsi - non riusciva a vedere altro che la superficie dell'acqua nera del lago, debolmente illuminata dalla luna e dalla sua bacchetta.

"Non può essere affogata! Non può essere affogata!" Continuava ad urlare al nulla, mentre Christopher, con le lacrime agli occhi, cercava di trattenerla, per impedirle di fare la medesima fine. "Il fiume a Durmsburg era ghiacciato quanto questo ma ti ha salvato!" Continuò ad urlare istericamente "Ti ha salvato Chris! ... Si è trasformata e ti ha salvato! ... Perchè ha salvato te... se poi non ha salvato se stessa?" Continuò singhiozzando, ormai priva di lacrime, mentre il ragazzo non riusciva neanche a formularla, una risposta.

Anche solo respirare, per lui, era diventato ormai troppo doloroso.

"Non può essere morta, non può essere morta, non può essere morta! ... LIZZIEEE!"


-*-*-*-



"Come stai?" Domandò Camille allungando una coperta a Livvy, che immediatamente le sorrise riconoscente.

Finchè era rimasta sotto l'effetto della malia, non aveva di certo prestato attenzione al caldo o al freddo.
Ma, non appena Jacob si era attivato per eliminare la barriera, l'effetto della malia era scomparso immediatamente da tutti i soggiogati e lei si era resa conto di essere a piedi nudi sulla neve, con la sola camicia da notte addosso.

"Non lo so... io... ho fatto del male a qualcuno?" Domandò preoccupata, corrugando la fronte.

"Hai soltanto dato qualche graffio al tuo compagno, quando ha provato a fermarti." Cercò di rassicurarla Bianca "Sai, quello strano che è convinto che le piante ci stiano attaccando." Sospirò roteando gli occhi.
"Powell ha provato a fermarmi mentre ero sotto malia?" Esclamò incredula Livvy, sgranando gli occhi. "Allora è più pazzo di quello che pensavo."

"E adesso sta sbraitando contro Liam per essere intervenuto a sua volta per salvarlo, dicendo che aveva la situazione completamente sotto controllo." La informò Camille, senza però riuscire a ridere come avrebbe fatto nella medesima situazione in un qualsiasi altro momento. 

Le urla di Clementine, che ancora non si era spostata di un millimetro dal lago, rieccheggiavano per il cortile. Non era proprio il momento di fare ironia.

Ma di quella frase, Livvy percepì solo una cosa. "Liam ha salvato Patton? Ma cosa... cos'è che mi sono persa esattamente, mentre quella fottuta malia ha assunto il controllo del mio cervello?"

-*-*-*-

Reyna stava abbracciando Helene, che dal momento in cui si era risvegliata dalla malia - dal momento in cui aveva preso consapevolezza di tutto ciò che era accaduto fino a quel momento - non aveva smesso per un attimo di piangere.

Ma purtroppo, a parte continuare ad abbracciarla, sussurrandole parole di conforto all'orecchio che suonavano vuote ed inutili persino a lei, la Black non era proprio in grado di fare di più.

"Ho fatto... ho fatto del male a qualcuno per caso?" Balbettò la rossa, con gli occhi lucidi.
"Hai tirato un calcio a Patton, ma ti posso assicurare che se l'è ampiamente cercata." Cercò di minimizzare l'inglese, non volendo aumentare in alcun modo il suo disagio. "Ha provato a fermarti mentri andavi verso la barriera." Aggiunse a mo' di spiegazione, interpretando in modo corretto il tremolio del suo corpo, pronto nuovamente al pianto.

"Non ce la faccio più Reyna. Ne sono successe troppe quest'anno." Balbettò ancora Helene "Domani mattina scriverò alla mia famiglia e poi andrò dal Preside per ritirarmi." Annunciò con voce ferma "Non ce la faccio più a stare qui."


-*-*-*-


"Sascha?"

Anche se la voce l'aveva già riconosciuta, solo dopo aver sbattuto ripetutamente le palpebre la lupa riuscì a mettere a fuoco la figura di Jacob, inginocchiato accanto a lei.

Perchè era sdraiata a terra? Non era una sera di luna piena...

Immediatamente il suo sguardò volò verso il cielo, domandandosi se non avesse per caso sbagliato il conteggio.
Ma la luna, a tre quarti, confermò che il suo calcolo era giusto.

"Cos'è successo?" Domandò debolmente, cercando contemporaneamente di rialzarsi in piedi.
Ma immediatamente un capogiro la respinse verso terra.

"Eri sotto malia." Rispose il Grimm, afferrandola al volo. "A quanto pare dovrò aggiungere anche questo, alle tue lezioni sulla magia." Considerò tranquillo. "Riesci a reggerti in piedi da sola?" Le domandò gentilmente, non mollando la presa dalla sua schiena.

Con notevole imbarazzo, la ragazza si rese conto di non riuscirci.
Tremava troppo violentemente per riuscire a reggersi da sola sulle sue gambe. Ma non aveva voglia di comunicarlo a Jacob, dandogli un altro motivo per essere derisa.
Anche se, pensandoci bene, era da un bel po' che il ragazzo aveva smesso di farlo.
Più o meno da quando aveva deciso di aiutarlo, fornendogli il sangue di vampiro.

"Ok ho capito, non riesci." Si rispose lui da solo "Facciamo così allora." Decretò sollevandole le gambe e prendendola in braccio, mentre in risposta il volto di Sascha diventava dello stesso colore dei suoi capelli. "Non ti ci abituare però."


------------------

Come avrete capito, i personaggi di Helene ed Elizabeth sono fuori dall'interattiva. 
Sto valutando se riaprire le iscrizioni oppure no, perchè siamo circa a metà storia e se mi scompare qualcun altro non riuscirò a portarla avanti... voi cosa ne dite? 

Domanda per voi (perchè non ve ne faccio una da un po' e non va bene)... quale fiaba dei Grimm vorreste vedere realizzata? (magari che si leghi proprio al vostro OC) --> risposte per MP!

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Capitolo 23
*** 18 - Risvegli di lacrime ***


18
Salve a tutti! :D
No, non mi ero persa: mi sono semplicemente presa un po' di tempo per selezionare i nuovi personaggi, in modo da poterli introdurre al meglio nella storia, riorganizzandola anche un po' di conseguenza.


Ovviamente ringrazio tutti per la partecipazione e spero che i non selezionati non se la prendano per essere stati scartati.




Che ne dite, facciamo un breve riassuntino?

Le tre campionesse hanno appena affrontato la seconda prova del Torneo Tremaghi, ovvero superare la loro più grande paura riuscendo così ad uscire dalla trappola del diavolo. La sera però viene attivata una Malia, ovvero un incantesimo che spinge alcuni studenti a perdere completamente coscienza di se stessi, costringendoli a rispondere ad una "coscienza superiore" che li costringe a dividersi in due colonne: una marcia dritta verso il lago ghiacciato - dove Elizabeth trova la morte per annegamento - e l'altra verso la barriera posta da Elijah, facendo così sì che Jacob la elimini. Non appena il ragazzo lo fa, la malia cessa il suo effetto. Helene, troppo sconvolta dagli ultimi avvenimenti, decide di rinunciare a completare l'anno a Durmstrang.
Nel frattempo, in infermeria, Kyle riacquista i ricordi ma qualcuno, approfittando del trambusto creato dalla malia, glieli elimina di nuovo, schiantando Kathleen che era rimasta al suo fianco per aiutarlo.


Purtroppo si tratta di un capitolo molto cupo. Ma non è che possono mettersi a ballare la maccharena dopo tutto ciò che è successo...




- Risvegli di lacrime -





"Ho fatto ciò che dovevo, padre: la barriera è stata eliminata."
Non era stato così difficile mettersi in contatto con l'uomo: in tutta Durmstrang regnava ancora il caos per ciò che era appena successo. Perciò nessuno aveva fatto caso a lui mentre si allontanava dalla folla.
"Anche noi abbiamo fatto ciò che dovevamo." Replicò suo padre tramite lo specchio, sfoggiando un ghigno parecchio inquietante, che gli fece immediatamente gelare il sangue nelle vene.

Non era prevista affatto un'azione dell'organizzazione nel castello. Era ancora tutto in mano a lui.
Oppure no?

"Cosa... cosa intendete?" Domandò aggrottando un sopracciglio confuso.
"Hai già fatto troppi errori." Fu la risposta secca "Ti ho dato fiducia e tu mi hai ripagato tradendola. Perciò abbiamo deciso di approfittare del trambusto generale per eliminare il problema."

No, evidentemente la cosa non era più in mano a lui. Non del tutto per lo meno.

"Volete dirmi che avete ucciso Kyle Anderson?" Quasi urlò a quel punto per la sorpresa, sentendo un'intensa rabbia montargli dentro.

Più per il fatto che le sue capacità fossero state messe in discussione che non per altro.


"Per quale motivo l'avreste fatto? L'avevo già obliviato io!" Protestò alterato.
"Vi è bastato entrare in contatto per pochi secondi per fargli tornare la memoria. Era diventato troppo scomodo. E adesso torna a svolgere il compito che ti è stato assegnato." Ordinò l'uomo secco "La nostra conversazione è conclusa."




-*-*-*-


Jacob_Grimm_Kellan_LutzJacob Grimm e Sascha Strembicka Sascha_Strembicka_Lupa



1 marzo 1803


Quando Sascha aprì gli occhi, quella mattina, ci mise un bel po' a capire dove fosse finita. E il fatto di avere un mal di testa allucinante non la aiutava di certo.

Ma, se c'era una cosa della quale era assolutamente sicura, era che quella non era la camera di Jacob.

Portandosi una mano alla fronte, come per sorreggerla, la ragazza si mise seduta a fatica, posizionando i piedi nudi su delle assi di legno che costituivano il pavimento.
Per qualche secondo rimase completamente immobile, aspettando e sperando che la sua testa - che in quel momento le sembrava vorticare come una trottola impazzita - smettesse di girare.

Quando riuscì finalmente a stabilizzare la situazione - per quanto possibile - provò ad alzarsi in piedi.
E, passo dopo passo, raggiunse lentamente la porta, che stranamente si aprì senza il minimo cigolio, come se fosse stata oliata di recente.

Ancora non aveva capito dove fosse finita, tuttavia l'odore che
riusciva a sentire, grazie ai suoi sensi iper sviluppati, le era in qualche modo familiare.

L'aveva già sentito da qualche parte.


Dopo aver attraversato un piccolo corridoietto, si ritrovò in una stanza che sì, aveva sicuramente già visto.

E in un angolo, seduti sopra a sedie di legno, con le braccia incrociate e intenti a parlare - anzi, a discutere a bassa voce - si trovavano due persone.
Jacob e... la vecchietta della profezia.

In realtà, adesso che la poteva osservare alla luce del sole, non le sembrava davvero così vecchia. In effetti, non sembrava neanche la stessa persona.
Ma l'odore, quello era davvero inconfondibile. In un qualche modo assurdo era sempre lei.

Forse aveva assunto una di quelle pozioni che le aveva spiegato Jacob, la... moltisucco.

"La tua amica lupa si è svegliata." Comunicò la donna, alzando appena la voce per farsi sentire anche da Sascha.
"Lo so." Si limitò a rispondere Jacob, scrollando le spalle. "Io invece devo proprio tornare a Durmstrang." Aggiunse con un sospiro stanco.

A quelle parole, la donna fece uno scatto strano con la mano, come per trattenerlo. Mano che però ritrasse alla velocità della luce, non appena il ragazzo la fulminò con lo sguardo.
"Stai giocando col fuoco Jacob." Lo ammonì lei. "L'hai già sfidato troppe volte."
"So anche questo." Replicò lui. "Ma devo tornare. Non ho altra scelta. E questo lo sai anche tu." Non udendo risposta, continuò "Dimmi soltanto che..." Per un attimo tentennò, girandosi verso Sascha e scrutandola, prima di riportare lo sguardo verso la sua interlocutrice "Che farai ciò che ti ho chiesto." Concluse.
"Farò il possibile... ma lo sai anche tu come funziona." Replicò lei incerta.
"Ti ho detto che non l'ho fatto maledizione!" Esplose lui battendo il pugno sul tavolo "Perchè siete tutti convinti del contrario?"
"Magari tu no... ma lei?"
"Ehy! Se state parlando di me, vi ricordo che sono qui!" Si alterò Sascha, segnalando così la sua presenza. "Cos'è che avrei fatto?"
"Cappuccetto... zitta." Le ordinò Jacob secco "Io torno a Durmstrang. E tu fallo e basta. Se non puoi trova-un-modo." Sibilò contrariato, prima di uscire dalla porta sbattendola.

Sascha, alquanto frastornata per come quella situazione si era conclusa in fretta - e senza un apparente senso - ci mise qualche secondo per coordinare i piedi e cercare di seguirlo.
Ma aveva appena mosso un passo che una forza esterna la bloccò al pavimento.

"No. Tu non vai da nessuna parte. Jacob ti ha portato qui. E qui rimarrai."


-*-*-*-



Bianca_GrimmBiancaneve e Willhelm Grimm Willhelm_Grimm



Durmstrang



Con un gesto di stizza, Bianca strinse in una presa molto salda la boccetta di vetro che aveva in mano, sussultando quando la pressione - unita alla sua magia involontaria - la fece rompere in mille pezzi.
"Ahia!" Si lamentò guardandosi la mano insanguinata, ormai piena di schegge di vetro conficcate nella pelle.
"Bianca... ma cosa...?
Ma che ti è preso?" Domandò Will strabuzzando gli occhi, alzando lo sguardo sorpreso dal calderone che fino a quel momento avevano condiviso. "Fa' vedere." Domandò sporgendosi verso di lei e allungando la mano per prenderle il braccio, iniziando subito dopo ad estrarre con delicatezza le varie schegge dalla pelle.
"Non è niente." Minimizzò subito lei, cercando di sottrarre la mano dalla presa di Willhelm, senza però riuscirci. "Ho solo..." Provò a giustificarsi, prima di zittirsi di colpo, non sapendo neanche lei come continuare.

Era piena di rabbia, quello sì. E fortemente preoccupata.
Gli ultimi eventi l'avevano profondamente sconvolta.

Tutte quelle morti, quelle sparizioni, quegli eventi strani: la scuola che ormai era palesemente al di fuori del controllo di suo padre - anche se Elijah non l'avrebbe probabilmente ammesso neanche sotto tortura.
E a peggiorare la situazione c'era anche quell'attrazione ormai fortissima che la legava sempre più a Willhelm - perchè ormai l'aveva capito, cosa provava per lui - ma che non avrebbe mai e poi mai ammesso visto che era invece previsto che lei dovesse sposare suo fratello.

Non sapeva davvero dove andare a sbattere la testa.
Sapeva solo che si sentiva soffocata da tutto quanto.
E che prima o poi sarebbe esplosa del tutto.

La boccetta di vetro era solo il primo campanello di allarme.



-*-*-*-


Heidi_Volklova Heidi Volklova e Reyna Maya Black Reyna_Black



"Quindi è successo davvero? Helene se n'è andata?" Domandò Heidi con tono triste, accoccolata sul letto e con un cuscino stretto tra le braccia e il ventre.
"Sì" Rispose Reyna con un sospiro, lasciandosi cadere a sua volta sul letto al fianco dell'amica "Ha usato il camino del Preside giusto dieci minuti fa."
"E dire che lei ha sempre odiato stare a casa" Constatò amaramente l'Alastyn, ripensando a tutte le volte in cui la rossa si era lamentata con loro "Di solito non vedeva l'ora di raggiungere Durmstrang per sfuggire dalla matrigna e dalla sorellastra."
"Questo ci dovrebbe dare una panoramica molto chiara di come è diventata la situazione qui a Durmstrang, se lei ha preferito tornare a casa." Sospirò Reyna, seppellendo il viso sotto al cuscino. "Letteralmente insostenibile."
"Cosa vuoi dire con questa frase?" Si allarmò subito Heidi, tirandosi su di scatto e girando il suo sguardo preoccupato in direzione dell'amica "Non vuoi andartene anche tu vero?"
"Ma certo che no!" Si affrettò a rassicurarla immediatamente la Black. "Preferirei davvero morire qui, piuttosto che tornarmene in Inghilterra."

Per qualche secondo un silenzio pesante calò sulle due, gravato dalle parole sottointese con quella frase dalla kelpie.

Ma poi la Volklova cercò di alleggerire l'atmosfera. "Su dai! Helene è solo tornata a casa, il che significa che potremo presto andarla a trovare. Non manca molto alle vacanza di Pasqua no? Magari potremmo anche andare ad aiutarla ad affogare nel pozzo Kathrina!"
"Giusto!" Si riprese immediatamente Reyna, mentre un luccichio divertito le attraversava gli occhi castani. "Possiamo elaborare migliaia di piani! Tanto abbiamo tempo!"



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Kathleen_Lohan Kathleen Ainslee Lohan e Clementine Luisa Flechter Clementine_Flecther

Madison_Erin_Wilson Madison Erin Wilson e Charlotte Shafiq Preside


4 marzo 1803


"Preside?" Domandò Kathleen confusa, vedendo la donna - che l'aveva presa in custodia da quando era stata dimessa dall'infermeria - imboccare il corridoio di destra anzichè quello di sinistra. "La mia stanza non dovrebbe essere dall'altra parte?"

Si sentiva completamente stordita Kathleen.
Solo quattro giorni prima era uscita vittoriosa dalla seconda prova del Torneo - perchè, anche se non si era classificata prima, per lei era già una vittoria essere riuscita a superarla, la prova - e invece in quel momento stava vagando smarrita, più nell'anima che nel corpo, per gli ormai familiari corridoi di Durmstrang, luogo capace oramai di trasmetterle soltanto i brividi.
Se avesse saputo a settembre ciò che l'avrebbe aspettata quell'anno, neanche si sarebbe proposta per far parte della delegazione che avrebbe rappresentato Murrinh Patha. E men che meno si sarebbe proposta come Campionessa.

Kyle, Elizabeth, Eloise... non era possibile che non avrebbe mai più rivisto nessuno di loro.
Non riusciva proprio ad accettarlo.

Ma ormai era una campionessa designata. E non poteva più tirarsi indietro.

"Ho cambiato camera a te e Clementine." Rispose la preside con tono dolce. "Ho pensato che nella vostra vecchia ci fossero troppi ricordi dolorosi per poter continuare a stare lì. Siete in stanza con Madison Wilson adesso."
Senza aggiungere altro, Kathleen si lasciò guidare dalla donna come una bambola di pezza per i corridoi, limitandosi semplicemente ad annuire.

"Kath!" La accolse Madison pochi minuti dopo
aprendole la porta, senza avere il coraggio di chiederle come stava. Le sembrava davvero una domanda idiota da fare, in quel momento. "Buon pomeriggio preside." Aggiunse facendo un passo indietro per permettere ad entrambe di passare.

Clementine invece si limitò ad abbracciarla.
Non avevano bisogno di dirsi nulla.
Sapevano entrambe che, se una delle due avesse aperto bocca per parlare, sarebbero entrambe scoppiate a piangere.



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 Michael_Thomas_LeeMichael Thomas Lee e Ashton Andrea Aldrige  Ashton_Andrea_Aldrige




"Questa è l'ultima?" Domandò Mike con voce rotta, sollevando una scatola con le braccia e ruotando con il busto in direzione di Ash, che gli annuì cupo in risposta.
"Sì, non credo ci sia altro." Rispose, lanciando però un'occhiata alla stanza, per assicurarsi che davvero non ci fosse altro da inscatolare.

Possibile che fosse davvero tutto lì, in quelle poche scatole, ciò che aveva caratterizzato la vita fino a quel momento di Kyle Anderson?
Quando la famiglia era stata avvisata della morte del ragazzo, aveva fatto un'unica richiesta: riavere indietro il corpo del figlio, insieme a tutto ciò che gli apparteneva.
Ovviamente questo non gli avrebbe mai restituito il ragazzo, ma forse avere qualcosa su cui piangere poteva alleviare vagamente il dolore?

Nè Mike ne Ash lo sapevano, ma quando la Preside glielo aveva comunicato, informandoli che gli elfi domestici sarebbero passati a prendere tutte le cose che erano appartenute al dirawong, entrambi si erano opposti: ci avrebbero pensato loro, ad inscatolarle e poi a trasportarle di peso fino alla stanza della donna.
Non avevano neanche voluto usare la magia.
Forse perchè fare fatica li faceva sentire ancora vivi.

E anche perchè quello era l'unico modo per entrambi per cercare di dare un ultimo saluto a Kyle, assurda vittima di quell'assurdo anno.

Era l'unica cosa che potevano fare.



-*-*-*-


Camille_Crowley Camille Crowley e Deliverance Ravenwood Duchannes Livvy


Tyler_Jones Tyler William Jones; Patton Powell Patton_Powell e William JacksonWilliam_Jackson




"Possiamo entrare?" Domandò Camille in un sussurro, dopo aver aperto la porta che conduceva alla stanza dei ragazzi, seguita a breve distanza da Livvy.
"Certo, accomodatevi pure." Rispose Tyler con un vago cenno della testa.

Almeno in teoria, i dormitori maschili e quelli femminili dovevano restare distinti e separati, esattamente come i loro componenti.
In realtà era dalla sera della malia che le due ragazze passavano più tempo in compagnia dei loro compagni di scuola che da sole nella loro stanza.

Nessuno aveva voglia di restare solo, in quel periodo.
Non con l'enorme peso che gravava sui loro cuori.

Almeno in quel caso, la scuola di Ilvermony era stata l'unica delle tre ad essere rimasta illesa, ma ciò non significava affatto che questo li rendesse impermeabili al mondo esterno.
Avevano comunque perso dei loro compagni, in passato. Come Amos.
E per quanto ognuno di loro cercasse di non pensarci, in situazioni come quella il ricordo della perdita del ragazzo si affacciava prepotente nelle loro menti, come per ricordargli che nessuno di loro era al sicuro.

Nessuno di loro era al sicuro.

"Ehy, ci siamo persi qualcosa per caso?" Fu la voce di Patton a distrarre Camille dai suoi pensieri cupi. Alzando lo sguardo, vide infatti una cosa che aveva in qualche modo già previsto, ma che fino a quel momento non aveva avuto ancora modo di riscontrare.

Livvy si era seduta sul bordo del materasso, a pochissima distanza da Liam.
E il ragazzo aveva approfittato della situazione per metterle un braccio intorno alla vita, attirandola in quel modo verso di sè, depositandole il mento sulla spalla e facendo così capolino con il viso tra i suoi capelli. La tuonoalato sembrava parecchio contenta di quel contatto.

"Ma come Patton?" Fu la risposta ironica di Liam "Non siete proprio tu e Sogno quelli ai quali non può mai essere nascosto nulla?"
"Meno male che certe cose non cambiano mai." Sussurrò Tyler all'orecchio di Camille, coprendo tutto con un finto colpo di tosse, mentre la ragazza si portava una mano alla bocca per coprirsi il sorriso appena accennato e immediatamente Patton reagiva alla provocazione di Liam, iniziando ad elencare per quale motivo lui e il suo corvo fossero i migliori investigatori presenti sulla faccia della terra.

Sì, per fortuna che c'era ancora qualcosa in grado di farli sorridere. 


-*-*-*-


Trystifer_Dayne Trystifer Dayne e Christopher Flangan Chris_Flangan



"Chris!"
Un colpo alla porta.
"Chris!"
Due colpi.
"Christopher!"
Un altro colpo, appena più forte dei precedenti.
"Oh andiamo, apri questa dannata porta, accidenti a Krylov!"

Ma per quanto Trystifer ci stesse provando, Christopher Flangan aveva deciso di ignorarlo.

"Ok, se non la apri entro cinque secondi la sfondo. Poi glielo spieghi tu, al preside!" Minacciò a quel punto l'Alastyn "1, 2, 3..."
"E va bene!" Cedette a quel punto il biondo, affrettandosi a saltare giù dal letto e a dirigersi verso la porta, per poi aprirla alla velocità della luce visto che Trys, dall'altra parte, stava continuando il suo conteggio. "Eccomi!"
"Ti sei proprio salvato all'ultimo." Rispose l'altro gettandogli un'occhiata preoccupata.

Occhiata dalla quale Chris cercò in tutti i modi di sottrarsi.
Lo sapeva anche lui, che aveva un aspetto da far schifo: non dormiva bene da giorni - da quella maledetta notte in effetti - e anche il cibo faceva fatica a digerirlo.
Non si era innamorato di Elizabeth - era troppo presto per farlo e lui aveva un'idea di amore molto profonda - ma si era comunque affezzionato molto a quella ragazza. E, anche se da un lato sapeva benissimo che niente di ciò che avrebbe potuto provare a fare per salvarla sarebbe servito a qualcosa - la malia era una strada a senso unico - dall'altra si malediva di non averci quantomeno provato, come invece aveva fatto quel pazzo ragazzo di colore americano.

"Cosa ci fai tu qui?" Domandò a quel punto a Trys, giusto per riempire l'aria di qualcosa di diverso rispetto al solito silenzio. "Non è il tuo dormitorio, quindi come hai fatto ad entrare?"
"Mi ha fatto entrare un tuo compagno di stanza, genio!" Gli rispose l'alastyn "Non sono l'unico preoccupato per te. Devi assolutamente uscire di qui. Dai, vestiti che andiamo a fare un giro: un po' di aria ti farà bene."


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Eccomi qui!

Allora... adesso che ci siamo tutti, invito le autrici nuove (Hailey, Always e Zoey) e quelle vecchie che non l'hanno ancora fatto (Shiory ed Hermione) ad inviarmi la risposta riguardo alle fiabe dei fratelli Grimm che vorrebbero vedere in questa interattiva.

A presto!


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Capitolo 24
*** 19 - Bruschi risvegli, pedinamenti e luna piena ***


19

Breve nota di apertura: nel capitolo precedente avevo l'html che faceva i capricci.
Ho dovuto ricaricare ogni foto almeno 6 volte per far sì che si vedessero tutte quante. Chiedo scusa se qualcuna si è persa per strada ma adesso dovrebbe essere tutto risolto.
Buona lettura ;)





- Bruschi risvegli, pedinamenti e luna piena -




10 marzo 1803, Durmstrang, Dormitori di Murrinh-Patha



"AAAAAHHHH! NOOOOO!"

Fu un urlo agghiacciante quello che interruppe il silenzio che regnava nella notte.
Urlo che, purtroppo per lui, Ashton Aldrige aveva imparato a conoscere sin troppo bene.

Senza perdere tempo, anche se evidentemente assonnato, il ragazzo balzò in piedi per dirigersi verso il letto di Michael.
Poi iniziò a scuoterlo.
Non era esattamente un metodo ortodosso, visto che sapeva perfettamente che in quel momento il suo amico stava vivendo un incubo ad occhi aperti, ma non era mai riuscito a gestire per bene quella cosa.

"Mike! Mike svegliati! Per favore svegliati! E' solo un incubo. Solo un brutto sogno." Provò a svegliarlo più di una volta.
Di solito, di solito quel metodo funzionava.

Mettergli una mano dietro alla schiena, massaggiargliela e ripetergli che andava tutto bene funzionava.
Funzionava sempre.
Michael diminuiva l'intensità delle sue urla e poi, pian piano, si riaddormentava.
Come se nulla fosse successo.

Ma non quella sera.

Quella sera niente sembrava riuscire a svegliarlo, a calmarlo.
E Ash lo capì quando la porta dietro di lui si aprì e una debole luce illuminò la loro stanza.

"Che... che cosa sta succedendo qui?" Domandò Kathleen, apparendo sulla soglia pallida come un fantasma.
Tremava leggermente, mentre cercava di illuminare la stanza con la luce emanata dalla sua bacchetta, coadiuvata da Madison e Clementine, preoccupate e gonfie di sonno tanto quanto lei.
"Nulla Kath." Provò a calmarla immediatamente Ash, continuando al contempo la sua opera nei confronti del compagno di stanza.

Peccato che Mike quella sera non ne volesse proprio sapere di collaborare.

"A me non sembra proprio che questo sia nulla." Intervenne immediatamente nella discussione Madison, coprendosi di più con la vestaglia e stringendo di più la mano sulla sua bacchetta, indirizzandola verso Michael per illuminarlo.
Clementine invece non disse nulla. Aumentò semplicemente la presa sulla bacchetta, dondolando leggermente su se stessa, indecisa se fare dietro front e darsela a gambe - quella situazione le faceva sentire il gelo sin dentro alle ossa - oppure se cercare di avanzare verso il compagno di scuola, che ancora continuava a lamentarsi e a singhiozzare, senza però riuscire a svegliarsi.

"Non... non sta per succedere di nuovo come l'altra volta... vero?" Balbettò a quel punto Kath, diventando se possibile ancora più bianca e iniziando a tremare violentemente. "Come quando... come quando..." Cercò di proseguire, sentendo un enorme groppo formarsi in gola, impedendole così di respirare regolarmente.

Come quando è morto Kyle avrebbe voluto dire. Peccato che non trovasse il coraggio neanche di pensarlo, figurarsi di dirlo.

"Vado a chiamare la preside." Decise a quel punto Clementine, trovando così un modo per risolvere il suo dilemma interiore e dirigendosi verso la porta. "Magari lei saprà cosa fare..."
"Aspetta!" La richiamò però Madison, bloccandola così sull'uscio. "Lo sai che girare per i corridoi da soli in questo periodo non è consigliabile, soprattutto di notte." Le ricordò.

"E' bollente." Commentò invece Kathleen, che nel frattempo si era avvicinata a Mike e gli aveva posto una mano sulla fronte.
Il ragazzo era avvolto in un bagno di sudore ed era ancora singhiozzante, ma sembrò calmarsi leggermente al tocco della ragazza.
"Succede sempre quando ha questi attacchi." Spiegò Ash a quel punto, appoggiandosi alla parete con un sospiro. "E purtroppo ne sono avvenuti sin troppi da quando siamo qui."
"Non mi sono mai accorta di nulla, eppure sono a poche camere di distanza dalla vostra!" Esclamò a quel punto Madison "Quindi qualcuno potrebbe spiegarmi cosa sta succedendo? Di che genere di attacchi stai parlando?"

Per qualche secondo, il bunyip sospirò pesantemente, domandando mentalmente a se stesso se fosse il caso di dirglielo oppure no.
Alla fine dei conti, quella era una cosa che spettava a Mike, non a lui.
Ma poi capì che il danno era già stato fatto e che sia Madison che Clementine erano già abbastanza spaventate dalla situazione. Non c'era bisogno di aggiungere altro. 

"Il fatto è che... Michael... Michael è un banshee."



-*-*-*-


"Pss Tyler! Ty!"

Era stato un vero e proprio bisbiglio, quello che aveva svegliato Tyler in piena notte.

"Ehy! Sei sveglio?"

Aprendo appena un occhio, il Caposcuola si guardò faticosamente attorno, cercando di capire cosa l'avesse svegliato.
Solo dopo qualche minuto capì che l'artefice del suo risveglio era stato Patton, che nel frattempo si era appollaiato su un angolo del letto accanto a lui, iniziando a chiamarlo con una frequenza cadenzata.

"Allora, sei sveglio?"
"Di sicuro se continui a chiamarmi ogni due minuti è difficile continuare a dormire Patton." Borbottò alla fine, rotolandosi tra le coperte e cercando di trattenersi per non mandarlo al diavolo. "Si può sapere che vuoi?"
"William non è nel suo letto." Lo informò l'altro con un tono che, nonostante il sonno, Tyler capì immediamente sarebbe stato preludio per una delle sue assurde teorie.

E infatti...  "Stasera c'è anche la luna piena... dici che è un vampiro?"
"Sicuro che non sia andato solo in bagno?" Domandò a quel punto Tyler "Magari ti stai preoccupando per niente e tra cinque minuti è di nuovo qui." Ragionò cercando al contempo di soffocare uno sbadiglio.
"No, manca già da più di mezz'ora." Rispose però Patton scuotendo la testa. "E tutto ciò è molto sospetto: lo dice anche Sogno."
"Magari è andato da Livvy e in questo momento si stanno facendo una passeggiatina romantica." Replicò Tyler, soffocando un altro sbadiglio. "Ti prego Patton! Domattina ascolterò tutte le tue teorie ma adesso vorrei solo dor..."
"HAI RAGIONE!" Ruggì però il ragazzo di colore, senza neanche farlo finire "Sicuramente Camille ne saprà qualcosa!" Esclamò alzandosi in piedi e precipitandosi verso la porta "A forza di stare con me stai diventando intelligente anche tu. Andiamo!"

Senza neanche controllare che Tyler lo seguisse davvero, Patton si precipitò fuori dalla porta.

"Povera Camille" Pensò il Caposcuola, prima di sprofondare nuovamente nel mondo dei sogni.






Quando quella sera William era venuto a bussare alla sua porta per proporle una 'gita a sorpresa', Livvy non ci aveva pensato più di tanto a rispondergli in maniera affermativa.
Entusiasta del suo consenso, immediatamente Liam aveva iniziato a guidarla per i corridoi del castello, conducendola verso un luogo che, a suo dire, aveva trovato un giorno per puro caso e che, ne era sicuro, sarebbe piaciuto sicuramente anche a lei.

La tuonoalato non dubitava della buonafede del wampus, ma dentro di sè non poteva fare a meno di pensare che quasi sicuramente, di qualsiasi cosa si trattasse, lei ne era quasi di sicuro già a conoscenza.
In un modo o nell'altro, era stata legata ai Grimm dalla nascita e spesso durante le vacanze estive si era recata al castello di Durmstrang con la sua famiglia: non c'era un singolo anfratto di quel luogo che non conoscesse come le sue tasche.

Tuttavia non le sembrava carino renderlo noto al ragazzo. Per quello decise di restare in silenzio, limitandosi semplicemente a seguirlo.

Voleva solo godersi il momento, cercando di ricordare a se stessa che, a differenza di Will, Liam sembrava davvero tenere a lei.

Peccato che quella sera qualcuno avesse deciso di mettere loro i bastoni tra le ruote.

"Ah ah! Vi ho beccato!" Esordì una voce alle loro spalle, non appena Liam si fermò per qualche secondo più del necessario davanti ad un corridoio, per guardarsi intorno ed orientarsi.
Sgranando entrambi gli occhi e sobbalzando per lo spavento, sia la tuonoalato che il wampus si girarono di scatto, trovando così Patton e Camille a pochi passi di distanza da loro.

Mentre il ragazzo faceva di tutto per mettersi in mostra, puntando addirittura l'indice contro di loro come per accusarli di stare facendo chissà che cosa, Camille sembrava molto più in imbarazzo, tanto da nascondersi in parte con la vestaglia - che aveva frettolosamente messo sopra all'abito da notte - e in parte dietro al ragazzo.
"Scusate..." Pigolò imbarazzata "Io... ho provato a fermarlo..." Cercò di giustificarsi, diventando sempre più rossa ad ogni parola balbettata, stropicciandosi nervosamente una parte della camicia da notte.

"E' diventato un crimine adesso?" Si riprese per primo Liam, usando un tono a metà tra lo scocciato e l'incredulo "Camminare per i corridoi?"
"Se lo si fa di sera dopo l'orario del coprifuoco sì!" Esclamò Patton, continuando a puntargli contro l'indice.
"Al massimo si tratterà di trasgredire una regola, non di certo di un crimine." Replicò però il Caposcuola con tono glaciale "E poi... voi due non siete per caso nelle nostre stesse medesime condizioni?" Concluse cercando di fargli notare l'ovvio, inarcando un sopracciglio.
"Non giocherai la mia mente con i tuoi stupidi trucchetti mentali!" Esclamò però Patton, puntandogli nuovamente l'indice contro "Io lo so cosa sei! Quindi con me non funzionano!" Aggiunse soddisfatto delle proprie conclusioni.
"Pat, dai! Non esageriamo adesso." Provò a farlo ragionare a quel punto Camille, appoggiandogli una mano sul braccio per cercare di tirarlo indietro.

Sapeva già cosa il compagno stava per dire: si era dovuta sorbire la sua teoria per tutto il dedalo di corridoi del castello, mentre seguivano i due compagni di scuola a distanza e lei cercava di convincerlo a ritornare in camera a dormire.

"No Camille, fallo parlare!" La contraddisse però Liam usando un tono volutamente ironico "Sentiamo l'ultima teoria sfornata dal nostro detective preferito."
"Sentito Cam? La vuole sentire anche lui!" Esultò a quel punto Powell "Quindi ti accontento subito: tu" disse puntandogli un dito contro "sei" continuò avvicinandosi al ragazzo con un passo "un vampiro!" concluse toccandogli il torace con il dito indice "e se vuoi ti dico anche le prove che ho in mano per confutare la mia teoria." Aggiunse ripensandoci, alquanto fiero di se stesso e delle sue conclusioni.
"Adesso lo uccide." Si ritrovò a pensare Livvy, non sapendo neanche lei se essere divertita da quello scambio di opinioni oppure preoccupata - ma neanche più di tanto - per il compagno di scuola. Liam aveva sempre odiato il contatto fisico.


"Magari mi sbaglio... ma non mi pare che agli studenti di Ilvermony sia permesso di girare per i corridoi a quest'ora di notte." Li interruppe però una voce glaciale alle loro spalle, facendoli sobbalzare tutti e quattro.

Dietro di loro, senza che nessuno se ne fosse accorto, erano appena arrivati due studenti di Durmstrang.
Maximillian Var Dassen e - cosa che fece vergognare ancora di più Camille - Heidi Volklova.

Entrambi con le braccia incrociate. Ed entrambi con le spille lucide da prefetto in bella vista.
"Oh mamma!"



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"Ma si può sapere che sta succedendo lì fuori?" Domandò un Trys alquanto assonnato, aprendo a fatica gli occhi e strisciando i piedi sul pavimento per trascinarsi fino alla porta, che aprì. "Non c'è stato un altro attacco vero?" Domandò praticamente al nulla.

Fuori dalla Sala Comune si era infatti assemblata una discreta quantità di studenti, tra i quali l'alastyn riconobbe anche Chris, ma a differenza delle volte precedenti nessuno di loro sembrava spaventato o terrorizzato.
Anzi, sembravano soltanto parecchio divertiti.

"Che sta succedendo?" Domandò Trystifer nuovamente una volta raggiunto finalmente l'amico.
"Dei ragazzi di Ilvermony sono stati beccati fuori dai dormitori dalla Volklova." Lo informò il kelpie, che a sua volta sembrava parecchio divertito dalla cosa. "E mentre lei li striglia per bene, gli altri studenti si divertono."
"Beh, in fondo non puoi mica dargli torto: non è uno spettacolo che si vede tutti i giorni." Commentò l'alastyn, mentre l'ombra di un sorriso compariva anche sul suo volto.



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"E tu che ci fai ancora sveglia?" Sobbalzò Heidi non appena rimise piede in camera.

Aveva cercato di fare pianissimo, proprio per evitare di svegliare la compagna di stanza.
Ma, a quanto pareva, quella premura era stata completamente inutile: Reyna Black era infatti ben sveglia e vigile, mentre guardava fuori dalla finestra, appoggiata con la schiena alla sporgenza di legno della finestra.

"Non riuscivo ad addormentarmi." Rispose semplicemente l'inglese con una scrollata di spalle "E poi la luna piena crea sempre un effetto meraviglioso" spiegò indicandole con un cenno il panorama al di fuori della finestra "non trovi anche tu?"
"In effetti sì, è bellissimo." Concordò la prefetto guardando a sua volta fuori dalla finestra "Anche se lo trovo sempre un po' inquietante, sapendo quello che combinano di solito i Grimm in queste serate." Aggiunse reprimendo un brivido.

Le serate di luna piena per i Grimm significavano una cosa sola: caccia al lupo mannaro.
Ed Heidi, nonostante fosse una perfetta purosangue, trovava comunque quella pratica alquanto raccapricciante.


"Com'è andata la ronda?" Domandò a quel punto Reyna, distogliendo lo sguardo dalla finestra e puntando la bacchetta contro alcune candele per accenderle.
"Tutto sommato è stata abbastanza tranquilla." Rispose Heidi, iniziando a compiere le manovre per cambiarsi d'abito e mettersi a letto "Se non fosse stato per quattro studenti di Ilvermony che hanno pensato bene di mettersi a fare salotto in mezzo al corridoio del piano terra, sarebbe andata ancora meglio." Aggiunse con ironia, mentre la Black si portava una mano davanti alla bocca per non ridere.
"Situazione particolare eh?" Le domandò infatti divertita "Loro non puoi mica metterli in punizione!"

Rey quasi si pentì di non essere uscita a sua volta quella sera: vedere la faccia di Heidi, solitamente considerata da tutti come la prefetta-perfetta, in tale circostanza sarebbe stato davvero qualcosa di unico.


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Nugolo di toxic death.
Sascha non più bestia ma umana.
Davanti agli occhi, Jacob continuava ad avere l'immagine di Sascha attorniata dal nugolo dei toxic death, che passava dalla sua forma animale - quella maledetta - a quella umana.
Quante punture aveva ricevuto per ottenere quel risultato?
Su un normale mago, otto punture bastavano per spedirlo all'altro mondo. 
Ma su un Sondereith quante ne servivano? 
Di sicuro Sascha ne aveva ricevute molte, ma quante esattamente? 
Un certo numero di pizzichi e la maledizione era come se non fosse mai esistita.

(da "Die marchen der bruder Grimm" cap. 9 'Di annunci e primi inviti")




"La ragazza è stata pizzicata dai toxic death per 23 volte: una sola volta in più e per lei sarebbe stato fatale."

(da "Die marchen der bruder Grimm" cap. 10 'Durmsburg')



"Prometto che ti spiegherò tutto." Rispose Jacob solennemente "Alla prossima luna piena saprai tutto."

(da "Die marchen der bruder Grimm" cap. 16 'La seconda prova')





Page e Micah si diressero verso la Caposcuola, portando sottobraccio della stoffa rossa. "Sono questi?" Chiese Page, estraendo un mantello dal mucchio e porgendolo ad Eleonore. 
"Sì. Grazie." Rispose Eleonore, prima di agguantarli e lanciarne due alla sorella. 
Le due Grimm si avvicinarono ai lupi mannari, che tentarono inutilmente di azzannarle, facendo schioccare le loro mandibole a vuoto nell'aria. Poi ogni lupo venne completamente ricoperto con un mantello rosso.
Sotto agli occhi esterefatti dei presenti, appena il corpo di un lupo veniva coperto, riacquistava forma umana.
Fu così che Raphael e Michelangelo Hamato, insieme ad altri tre studenti, ripresero coscienza di ciò che era appena successo.
"Ma quelli cosa sono, per i quattro fondatori?" Chiese Page sgranando gli occhi.
"Questo, mia cara" Rispose Gretel trattenendo appena un ghigno divertito "è il famoso mantello di Cappuccetto Rosso."

(da "Grimm | Jager der dunklheit" cap. 10 bis 'Luna piena")






Per quanto le loro bacchette illuminassero il sentiero insieme alla luna piena, Bianca e Will si trovavano pur sempre in mezzo ad una foresta.
Dove la visibilità era fortemente ridotta anche di giorno.

"Tutto bene?" Domandò infatti Willhelm dopo aver afferrato la cugina al volo, per impedirle di inciampare a causa di una radice.
"Sì, grazie." Rispose lei riacquistando immediatamente l'equilibrio e cercando di sottrarsi velocemente alla presa del ragazzo: l'aveva toccata quel tanto che bastava per impedirle la caduta, ma l'impronta delle mani sui suoi fianchi la sentiva come se fosse stata marchiata col fuoco. "Tu sai per caso perchè Jacob ha voluto vederci in questa foresta?" Domandò poi, tanto per non far cadere quel silenzio imbarazzato che negli ultimi tempi, tra loro due, stava facendo da padrone. "Dici che ha a che fare con quella lupa mannara?" Domandò curiosa.
"Ultimamente tutto ciò che fa mio fratello ha a che fare con quella lupa mannara." Commentò Will con una scrollata di spalle, mentre continuava ad avanzare. "Ma non ne so molto più di te: mi ha semplicemente mandato un messaggio chiedendomi di farci trovare nel posto dove ti sto portando quando la luna sarà al culmine." Spiegò neutro.
"Dici che ci divertiremo con una battuta di caccia?" Domandò ancora Bianca, allungando una mano verso un ramo e stringendolo per aiutarsi in una salita.
"Fino a qualche mese fa ti avrei risposto di sì ad occhi chiusi..." Rispose il ragazzo digrignando i denti "... ma adesso non ne sarei poi così sicuro... Jacob..." continuò titubante, esprimendo così per la prima volta i suoi pensieri ad alta voce "Non so cosa stia succedendo esattamente, ma mio fratello non è più lui. Sta cambiando... e lo sta facendo talmente in fretta che non riesco neanche più a capirlo."

Probabilmente Will avrebbe voluto aggiungere qualcos'altro e sua cugina avrebbe voluto chiedere ulteriori spiegazioni, ma un sonoro fischio attirò l'attenzione di entrambi.
Era stato Jacob ad emetterlo. "Era ora voi due!"
Il maggiore dei fratelli Grimm si trovava a pochi passi da loro, dentro ad una radura. E insieme a lui si trovava una ragazza.
Una ragazza che sia Bianca che Will non fecero fatica a riconoscere, ma che entrambi faticarono ad accettare.

Perchè non era semplicemente possibile che Sascha Strembicka, la stessa lupa mannara che Bianca aveva cacciato nella Prima Prova del Torneo, potesse essere lì davanti a loro, in una sera di luna piena.
Avvolta in un mantello rosso.

Completamente e totalmente umana



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2022, Villa Black-Grimm


"Oh santissima Circe!" Esclamò Ariel, sgranando gli occhi e interrompendo così di colpo la lettura.

Neanche lei riusciva a capacitarsi di ciò che aveva appena finito di leggere.


Perchè, almeno in quel caso, non si trattava più della semplice lettura del diario di Jacob, contenente le vicende dei fratelli Grimm più famosi della storia.
Raggiunto infatti il punto dove veniva descritto l'incontro nella radura, il racconto si interrompeva per un po' di fogli.

Perchè, al suo posto...

"Ci sono le istruzioni per costruire i mantelli, spiegate passaggio per passaggio!" Esclamò Ariel estraendoli dal plico e sfogliandoli uno ad uno. "Ci sono anche i disegni dove viene spiegata la procedura!" Continuò incredula, dandosi anche un pizzicotto per essere sicura che non si trattasse solo di un sogno.

"Abbiamo sempre considerato i mantelli che ci sono arrivati in eredità come un unicum, come qualcosa di non replicabile... e invece..."
"E invece se ne possono costruire all'infinito, se si hanno gli ingredienti giusti e un po' di abilità in pozioni." Completò Eleonore per lei, con un sorriso che si allargava man mano.

Aveva già letto ogni riga quello stesso pomeriggio, mentre Talisia e Brian le dormivano sopra alla pancia, in attesa che Ariel e Hansel tornassero. Ma condividerle con qualcun altro era tutta un'altra questione.
Condividerle con suo fratello e sua cognata significava che ogni singola riga era vera, non frutto della sua immaginazione.

E di sicuro quelle informazioni, se usate nel modo giusto, avrebbero potuto modificare la storia.
Soprattutto per coloro che ancora sottostavano alla maledizione della luna piena.


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Ta da! SORPRESA!
Finalmente adesso sapete cosa stava rimuginando Jacob (o almeno lo sapete in parte) da un bel po' di capitoli. Soddisfatti?


Domanda: che vorreste far fare ai vostri bimbi prossimamente?


Sì, lo so, mi stavate dando per dispersa un'altra volta.
Purtroppo è da prima di Ferragosto che sono in montagna e trovare una connessione in questo frangente è raro quanto trovare una fonte d'acqua in mezzo al deserto. Inutile dire che mi ci sono buttata subito sopra a pesce.
In ogni caso ci sono... e direi che  ho anche sforato solo di pochi giorni (poteva andare peggio).
Alla prossima!


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Capitolo 25
*** 20 - Momenti sospesi e ricordi felici ***


20
Ciao a tutti!


Prima di lasciarvi alla lettura: ho visto che praticamente quasi tutti mi hanno contestato il fatto che uno dei nuovi personaggi, Michael, fosse un banshee. In merito vi dico due cose:

a) anche se probabilmente la maggior parte di voi se n'è scordata, questa fanfiction non è ambientata solo nel mondo di Harry Potter ma anche in quello di Grimm (è la serie televisiva che, come suggerisce il nome, mi ha dato l'ispirazione per l'intera serie). E lì le cose sono leggermente diverse
b) se il punto a) non dovesse bastarvi, la stessa autrice di Mike precisa che "
È vero, le banshee sono femmine. Però, anche se raramente, nascono banshee maschi che vengono chiamati farshee." Ma se io avessi parlato di "farshee" dubito che avreste capito, anche se magari avrebbe aiutato ad aumentare la suspence. In ogni caso qui si tratta di mitologia, ragazze, e ognuno prende spunto dal mito che preferisce. Altrimenti non staremmo neanche a scrivere di mondi dove basta agitare una bacchetta per far ballare il tip tap ad un libro ^-^

Altra cosa: sì, per il mantello di Cappuccetto Rosso ho preso ampiamente spunto da Once Upon a Time. In fondo anche lì le storie dei Grimm sono ben presenti (quantomeno nelle prime stagioni).

Infine: è possibile che fino a fine mese questa storia subisca qualche rallentamento, visto che sto cercando di concludere l'altra mia interattiva ("Un omicidio per i Black").

Buona lettura! ;)




- Momenti sospesi e ricordi felici -




settembre 2022, Inghilterra


Sorpassando velocemente alcuni snasi sul suo cammino e due recinti adatti a contenere creature magiche di diversi tipi, Eleonore avanzò fino alla porta della casa prescelta.
"Secondo te quale sarebbe il campanello?" Domandò a Daniel con aria interrogativa, mentre si tirava giù il cappuccio del mantello, che fino a quel momento l'aveva protetta dalla tipica aria fredda e umida della campagna londinese.
Il ragazzo si scrollò le spalle con aria rassegnata mentre guardava altrettanto incerto la porta davanti a lui.

D'altra parte che lui fosse un tipo strano già lo sapevano.

Tuttavia nessuno dei due ebbe bisogno di trovare l'oggetto della loro ricerca, perchè la porta venne aperta dall'interno e subito dopo un ragazzo si fiondò fuori di casa urlando di felicità, sollevando la Grimm da terra e facendola girare.
"Caos! Caos! CAOS! Piano! Così mi fai soffocare!" Si lamentò ridacchiando Eleonore. "Sono felice anch'io di rivederti, ma adesso mettimi giù per favore! Mi stai stritolando!"
"Ops scusa! Mi ha avvisato Lully che eravate nel cortile." Comunicò loro il Tassorosso, depositando la Corvonero a terra e soffocando subito dopo anche Daniel in un enorme abbraccio.
"Chi è Lully?" Domandò ingenuamente il fidanzato di Eleonore, mentre alle spalle di Caos la Grimm gli faceva invece segno di non fare domande. 

Troppo tardi.

"La mia nuova Imp!" Spiegò immediatamente il ragazzo, mentre i suoi occhi si illuminavano "E' simile ad un folletto della Cornovaglia, tant'è vero che spesso vengono confusi dalle persone che non se ne intendono. L'ho trovata questa estate vicino ad un fiume, mentre stava cercando di far affogare un povero malcapitato - babbano - che aveva pensato bene di farsi un bagno, quindi sto cercando di insegnarle che..."

"Rassicurante" Sussurrò Daniel a bassa voce, in modo tale da farsi sentire soltanto dalla fidanzata, che cercò di trattenersi dallo scoppiare a ridere.
"Io te l'avevo detto di non chiedere."

"... ma voi cosa ci fate qui piuttosto? Anzi, accomodatevi in casa che vi preparo una tazza di the caldo... fa già freschino, non trovate? Virginia sarà sicuramente felice di rivedervi!" Continuò il suo monologo l'italiano.
"In effetti, siamo venuti qua soprattutto per lei." Colse immediatamente la palla al balzo Eleonore, dopo essersi scambiata un'occhiata d'intesa con Daniel "Sta portando ancora avanti degli studi specialisti in pozioni e alchimia, vero? Vorremmo farle vedere una cosa che di sicuro la entusiasmerà." Spiegò prendendo a braccetto Caos e introducendosi in casa, sfiorando con la mano la tasca del mantello dove aveva riposto i fogli con le istruzioni per il 'mantello di Cappuccetto Rosso' "Ma, dato il clima, una bella tazza di the caldo l'accetto volentieri! E' permesso?


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15 marzo 1803, Durmsburg


Se non avesse saputo che quello che aveva davanti agli occhi era un villaggio magico, Sascha lo avrebbe potuto scambiare benissimo per uno qualsiasi di quelli che popolavano l'Impero Prussiano.
Le stradine strette e ciottolate, la gente che passava a passo svelto per andare a sbrigare i propri affari, le donne che stendevano i panni ad asciugare al sole... nulla faceva presupporre la magia di quel posto.

Il sole... da quanto tempo non lo sentiva ardere sulla pelle?

Da quando era stata praticamente rapita (si poteva parlare di rapimento visto che l'aveva seguito di sua volontà?) da Elijah, aveva passato i primi mesi rinchiusa in una gabbia. E quelli successivi era rimasta quasi esclusivamente confinata nella camera di Jacob.
Perciò la libertà della quale stava godendo in quei giorni, ospitata nella casa di quella donna, era qualcosa alla quale non era più abituata.

Non aveva ancora capito chi fosse, o come fosse legata - sempre se di legame si poteva parlare - al Grimm.
Tuttavia da quando era arrivata lì l'aveva sempre trattata con rispetto e gentilezza. E ogni tanto con una strana nota di maliconia, che però Sascha non era mai riuscita a decifrare.

"Ti senti meglio?" Le domandò l'oggetto dei suoi pensieri, comparendo alle sue spalle all'improvviso, silenziosa come un gatto.
"Sì grazie." Rispose lei annuendo "Questa tisana che mi ha dato è davvero rinvigorente."
"Ne sono contenta." Replicò la donna, sorridendo gentilmente "Jacob mi ha detto che il mantello ti ha tolto parecchie energie la sera della luna piena. Ma immagino che quello sia un effetto collaterale per non aver dosato bene il veleno dei Toxic Death."
"Lei per caso sa perchè lo ha fatto?" Domandò a quel punto Sascha, incapace di mordersi la lingua. "Intendo Jacob..." Aggiunse vedendo la donna, già in procinto di rientrare in casa, arrestarsi "Perchè ha costruito un mantello per bloccare la mia maledizione se i Grimm di solito li uccidono quelli come me?"
"Mia cara... questo dovresti chiederlo a lui, non a me."


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20 marzo 1803, Durmstrang


"Insomma signor preside... non lo trova quantomeno sospetto?" Domandò Patton concludendo così un lungo discorso articolato, con il quale aveva provato a spiegare a David il perchè e il per come avesse riconosciuto nel suo compagno di scuola, William Jackson, un vampiro.
Poi si mise seduto, speranzoso che l'uomo, dopo un attento ragionamento, convenisse con lui, dandogli ragione e dichiarando il suo discorso totalmente inoppugnabile.

Peccato che fosse destinato a ricevere una doccia fredda.

"Anche se il tuo discorso denota un incredibile entusiasmo per l'intera vicenda Patton, temo che tu sia completamente fuori strada." Rispose infatti l'uomo, cercando di usare le parole più gentili per tentare di non offendere il suo allievo. "Ti posso assicurare che ci tengo molto alla sicurezza dei miei allievi e pertanto non permetterei mai ad un vampiro di partecipare alla vita scolastica. William Jackson è un normalissimo studente e in questo momento è esattamente nel posto dove dovresti essere anche tu e che ti invito a raggiungere al più presto" Disse strizzandogli l'occhio, passandogli al contempo un braccio sopra alle spalle per guidarlo gentilmente verso la porta del suo ufficio. "A lezione. Ma, ovviamente, se dovessi notare in futuro qualsiasi cosa ti sembri anche solo lontanamente sospetta, sei invitato a venire a parlarmene liberamente: il mio ufficio è sempre aperto." Lo congedò con un altro occhiolino.

Patton aveva sempre nutrito un'enorme stima per quell'uomo, soprattutto a seguito di ciò che aveva fatto per lui e suo padre.
Di solito, ciò che diceva David Hartnell per lui equivaleva ad oro colato.
Tuttavia, in quel momento, si ritrovò per la prima volta a dissentire rispetto a quanto affermato dal Preside di Ilvermony.

Evidentemente, almeno per una volta, l'uomo si era sbagliato. In fondo, come diceva il detto latino, "errare umano es".
Avrebbe tenuto Liam sotto stretto controllo. E poi, quando avrebbe avuto prove maggiori e più convincenti, avrebbe convinto anche David.


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"Professoressa mi scusi..." Domandò Madison con un filo di voce, guardando la Preside Shafiq come se fosse impazzita di colpo "E' sicura che questa sia l'aula... giusta?"

Alla domanda della ragazza, anche gli altri che si erano persi in chiacchiere durante il tragitto nel corridoio alzarono lo sguardo, capendo così immediatamente il senso della sua domanda.

Charlotte non li aveva portati in un'aula qualunque.
Li aveva riportati nell'aula di Arti Oscure, la stessa dove tutti loro avevano assistito impotenti, neanche troppo tempo prima, alla tortura di Jacob Grimm da parte prima dei suoi compagni di classe e, soprattutto, di suo zio.

"Perchè io non credo di voler entrare ancora lì dentro, sinceramente." Concluse Madison rabbrividendo e facendo istintivamente un passo indietro, seguita da un mormorio indistinto degli altri studenti di Murrinh-Patha.
"Capisco le sue perplessità cara" Rispose la donna "Ma le assicuro che oggi non assisterete a nulla del genere. Anzi, sono sicura che troverete la lezione piuttosto... piacevole. Ma non voglio dirvi nulla: è una sorpresa."

Leggermente rincuorati dalle parole della donna, gli studenti si misero in fila indiana per entrare.
E alla fine anche Madison, spinta anche dagli sguardi delle sue amiche, si convinse ad unirsi a loro.


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"Avete dei ricordi felici?"

Alla domanda del professore, Heidi fu quasi spinta da un impulso irrefrenabile a scuotere la testa, in segno di diniego.

La sua infanzia non poteva di certo considerarsi felice.
E l'ultimo periodo a Durmstrang, con le sue sparizioni, morti e abbandoni, non aveva affatto contribuito a rallegrare l'atmosfera.

"Perchè oggi ci eserciteremo con i patroni." Continuò l'uomo, scatenando così un mormorio entusiasta soprattutto negli studenti stranieri. "Certo, per noi si tratta solo di un ripasso, visto che nella mia classe questo incantesimo si affronta al quinto anno." Non potè fare a meno di pavoneggiarsi l'uomo, mentre Heidi gli regalava in risposta una smorfia.

E figurarsi se non coglieva l'occasione per esaltare Durmstrang!

"Ma sia il professor Hartnell che la professoressa Shafiq me l'hanno chiesto... quindi lo faccio volentieri." Concluse l'uomo, iniziando ad ammassare i banchi al muro con gesti pigri della bacchetta.

Ad Heidi perciò non rimase da far altro che sospirare.
Sì, un ricordo felice in fondo ce l'aveva. Lo custodiva in fondo all'anima, usandolo come amuleto nelle giornate peggiori.
Da quando aveva imparato ad evocare un patronus lo aveva sempre usato.

E lo avrebbe fatto anche in quella occasione.



-*-*-*-


Concentrati, concentrati, concentrati!

Ma più se lo ripeteva, meno Camille Crawley riusciva a farlo.

Pensa ad un ricordo felice, pronuncia la formula "expecto patronus" e guarda che forma assume.
Detta così, suonava semplicissimo. Peccato che poi, nella pratica, fosse tutta un'altra questione.

Quell'incantesimo era davvero uno dei più difficili che avesse mai provato.

E per fortuna che l'insegnante aveva deciso di farli provare senza dissennatori!


In effetti, considerato il tipo di scuola, Camille non si sarebbe affatto sorpresa se il professore di Arti Oscure - o Elijah stesso - si fosse presentato dentro alle mura con un dissennatore al guinzaglio.
Per quanto l'immagine nella sua testa avesse assunto una chiave comica, la ragazza si riteneva fortunata ad aver evitato una cosa del genere.

Il suo unico problema, in quel momento, era trovare un ricordo che fosse abbastanza felice per produrre il suo patronus.
E scoprire così finalmente che forma avesse.



-*-*-*-


Davanti all'ennesimo ricordo non abbastanza intenso, Kathleen decise di prendersi un attimo di pausa.
E, con estremo sollievo, si accorse di non essere l'unica a non essere ancora riuscita ad evocare un patronus corporeo.
In effetti, a parte gli studenti di Durmstrang, quasi nessuno c'era ancora riuscito.
Ma, come aveva detto anche il professore ad inizio lezione, i nordici avevano praticamente due anni di vantaggio, avendo iniziato ad esercitarsi al quinto anno.

Per tutti gli studenti di Murrinh - Patha era invece il primo tentativo.
E per quanto la riguardava, Kathleen si riteneva più che soddisfatta di essere riuscita a produrre una nebbiolina argentea già dal quarto tentativo.
Risultato sin troppo positivo, considerate le sue condizioni mentali ancora disastrate.

Kyle le mancava da morire.

E non negava, almeno a se stessa, di non essersi ancora perdonata per quella notte. Era svenuta come una pera cotta, senza neanche riuscire a vedere in faccia chi l'avesse aggredita e avesse poi ucciso Kyle.

"Se l'avessi visto in faccia saresti sotto terra anche tu adesso." Continuavano a ripeterle sia Madison che Clementine.
E, almeno dal punto di vista strettamente logico, avevano probabilmente ragione.
Ma quello non cambiava le cose: Kyle era morto.

E lei non era affatto sicura di riuscire a produrre un patronus quel giorno.


-*-*-*-


"Viste le difficoltà che si stanno presentando, invito chi è già riuscito a produrre l'incantesimo ad aiutare i compagni in difficoltà." Li invitò il professore circa una mezz'oretta dopo, vedendo come una buona parte degli studenti avesse fatto ben pochi progressi.

Non appena sentì l'invito, Reyna non se lo fece ripetere due volte.
Perciò lei e la sua aquila reale avanzarono immediatamente verso Tyler, che aveva gli occhi chiusi e il volto concentrato, mentre diversi sbuffi argentini gli uscivano dalla bacchetta, senza però mai assumere una forma definitiva.

"Hai bisogno di una mano?" Gli domandò sorridendo.
"Non riesco a... fargli assumere una forma." Replicò l'americano sbuffando, aumentando ancora di più la presa sulla bacchetta.
"E non ci riuscirai mai se stringi la mano così tanto." Lo informò la Black prendendolo leggermente in giro "Non devi stritolare la bacchetta, devi soltanto trovare il ricordo adatto... e viverlo come se stesse succedendo proprio in questo momento." Gli suggerì. "Lascia fuori tutto il resto: preoccupazioni, ansie, paure... su cosa ti stai concentrando, se non sono indiscreta?"
"Su una gita che feci nel bosco con mio nonno quando avevo 10 anni." Rispose immediatamente Tyler "Ci imbattemmo in un gruppo di mooncalf che stava eseguendo la sua danza. Penso di non essere mai stato tanto affascinato da uno spettacolo e in pace col mondo come in quel momento."
"Allora smetti di essere il Tyler diciassettenne e torna ad essere quello di 10 anni in gita con il nonno." Gli suggerì Reyna "E ignora tutto quanto il resto, compresa la mia voce."

Per qualche secondo il silenzio calò totale tra i due.
Poi un enorme gatto schizzò fuori dalla bacchetta di Tyler.

"Ce l'ho fatta!" Esultò il ragazzo non appena lo vide "Ho visto che a breve ci sarà un'altra gita a Durmsburg: ti va di venire insieme a me?" Domandò poi tutto d'un fiato a Reyna, facendosi guidare
dell'entusiasmo della situazione.
"Speravo che me lo chiedessi." Sorrise lei in risposta.


-*-*-*-


"Vuoi prenderla in braccio Clem?"
Dal momento che la bambina annuì, Layla, dopo essersi assicurata che la sua secondogenita avesse posizionato le braccia nel modo corretto, le mise in braccio la sua sorellina appena nata.
"Ecco, piano. Bravissima! Adesso, mi raccomando, non fare movimenti bruschi. Ecco, così!" La incoraggiò sua madre, indirizzandole un sorriso stanco.

D'altra parte partorire non era affatto una passeggiata.
Ma il loro, quello tra Layla Akeela, aborigena purosangue australiana, ed Ephraim Flecther, purosangue inglese sotto copertura in una spedizione babbana, era stato un matrimonio fortemente voluto da entrambi. Sin dal primo sguardo.
E fortunatamente coadiuvato dal Ministero della Magia Inglese, che aveva visto nell'unione tra i due anche un ottimo modo per farsi accettare dalla popolazione locale.
Il loro era uno dei pochi matrimoni felici tra purosangue del quale Clementine fosse a conoscenza.

"Che nome le avete dato?" Domandò Clementine curiosa, osservando attentamente la nuova arrivata.
"Charlotte." Rispose la madre sorridendo.
"Allora benvenuta in famiglia Lottie."

"Expecto Patronum" Pronunciò con voce decisa Clementine.
E finalmente un martin pescatore scaturì dalla sua bacchetta.


-*-*-*-


A differenza di Camille, che continuava a far uscire soltanto sbuffi argentati dalla bacchetta, Livvy era stata una delle poche, tra gli studenti non di Durmstrang, a riuscire a creare un patronus corporeo in poco tempo.
Beh, non che fosse tutto merito suo.

Come molte cose della vita della ragazza, anche quell'incantesimo era legato in qualche modo ai Grimm.
Era stato Elijah ad insegnarglielo. Più o meno nello stesso periodo in cui lo aveva insegnato anche a Bianca e a Will.

Fu un attimo: pensare a quei due insieme, le fece ricordare il bacio che i due si erano scambiati al Ballo di Yule.
E il suo lupo di conseguenza vacillò, iniziando a sfumare nell'aria.

Rendendosi conto della cosa, immediatamente Livvy chiuse gli occhi per tornare a visualizzare il ricordo che le aveva permesso di produrlo: un pomeriggio passato con i suoi fratelli a sfornare biscotti alla cannella.

"Ti sei distratta pensando ad altro?" Le domandò la voce di Liam, comparso improvvisamente al suo fianco. Con sorpresa della ragazza, anche lui si stava portando dietro un patronus corporeo - e anche parecchio grosso. Un toro.
"Ci sei riuscito anche tu?" Domandò sorpresa, riaprendo di colpo gli occhi e osservando l'enorme animale del ragazzo, che scalpitava e muggiva irrequieto.
"Al sesto tentativo, sì." Annuì lui "Ma tu non mi hai ancora risposto." Le fece notare.
"A cosa?" 
"Ti sei distratta" Ripetè Liam "I tuoi occhi... per un attimo si sono spenti. E' quasi come se per qualche secondo tu avessi pensato a qualcos'altro."
"Mi stavi spiando per caso?" Domandò a quel punto lei, assottigliando leggermente gli occhi.
"No, sono solo un acuto osservatore." Rispose il ragazzo facendole un occhiolino.
Livvy stava per replicare qualcos'altro, ma un allegro "CE L'HO FATTA!" strillato da Camille glielo impedì.

Così entrambi si girarono, giusto in tempo per vedere un cavallo iniziare a trotterellare allegramente per la stanza, rischiando di travolgere nella sua corsa frenetica altri patroni più piccoli.


-*-*-*-


Mentre osservava il suo orso tibetano ringhiare contro il lupo di Livvy - rispettando perfettamente i canoni di ciò che sarebbe successo anche in natura se si fosse trattato di animali veri - Trystifer gettò un'occhiata preoccupata a Christopher.
Il suo compagno non aveva mai avuto problemi ad evocare il suo patronus - un rottweiler. Ma quel giorno sembrava riscontrare parecchie difficoltà.

Era l'unico studente di Durmstrang a non esserci ancora riuscito.

E Trys non faceva neanche troppa fatica a spiegarsi la causa: Elizabeth.
Per quanto ripetesse a tutti di stare bene, era chiaro che il suo amico non avesse ancora superato la perdita.
E per produrre un patronus serviva essere in uno stato mentale sereno.

Non che gli dispiacesse quella lezione. Probabilmente era una delle più tranquille alle quali avevano partecipato negli ultimi tempi.
E anche una delle più serene, visti i vari timidi sorrisi che alcuni, ripensando ai momenti felici della propria vita, avevano iniziato a far comparire sul proprio volto.
Il professore inoltre, a differenza della prima volta che aveva fatto provare loro a produrre un patronus, si era anche parecchio trattenuto.

Trys se lo ricordava benissimo, quel giorno del quinto anno: il loro insegnante di Arti Oscure si era presentato in aula con una gabbia magica costruita apposta per contenere un dissennatore, e poi, dopo aver spiegato loro la teoria, lo aveva liberato.

Probabilmente per quella assenza avrebbe dovuto ringraziare i due presidi delle altre scuole.

Sì, quella lezione era stata decisamente tranquilla. E in un certo senso era servita, a tutti loro, per ricordarsi che nella vita esistevano anche delle cose belle.
E ad incentivarli ad andare avanti.

Sperava solo che anche Christopher lo riuscisse a capire.
Per quello si avvicinò a lui per cercare di aiutarlo.


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"Non ci siete ancora riusciti? Metteteci più impegno e cercate di concentrarvi meglio. Non abbiamo mica tutto il giorno!"  Comunicò la voce del prof passando loro accanto, indirizzandogli una smorfia.
Fosse facile. Replicò Mike nella sua testa, senza però esprimere il concetto ad alta voce.

Era da quando l'uomo aveva ordinato loro di scegliere un ricordo felice per produrre l'incantesimo che aveva continuato a vagliare tutti quelli che aveva a disposizione per cercare di trovare quello giusto.
Ma fino a quel momento, la cosa migliore che era riuscito a produrre era stata un'intensa nebbiolina.
Gli era anche sembrato di cogliere un guizzo più corporeo, qualcosa di peloso e con le zampe, per un breve momento.
Ma era stato talmente breve che era sempre più convinto di esserselo sognato.

Perchè il problema non era tanto l'intensità del suo ricordo, e di questo era più che convinto, quanto dell'incubo - che poi incubo non era vista la sua natura- che aveva fatto solo dieci giorni prima, la notte della luna piena.
Non riusciva a ricordarsi bene i dettagli, tuttavia quest'ultimo continuava ad affacciarsi prepotentemente nella sua testa, impedendogli di restare concentrato troppo a lungo sul suo ricordo felice.

Stava cercando per l'ennesima volta di concentrarsi su un ricordo felice - suo fratello più piccolo quando gli aveva sorriso per la prima volta in risposta ad una sua boccaccia - quando l'urlo di gioia di Ash lo distrasse di nuovo.
"EVVIVA! FINALMENTE CI SONO RIUSCITO!"

Girandosi verso di lui per complimentarsi, Mike si accorse della forma singolare di quell'animale: un delfino.
Che, in mancanza di onde, si era messo a fare acrobazie con le pinne e la coda a mezz'aria nella stanza, attirando così l'attenzione di parecchi studenti che probabilmente non ne avevano mai visto uno.

"Ma che carino!" Trillò infatti deliziata Heidi. "Ma che cos'è?"

"Complimenti Ash!" Gli sorrise invece Mike.
E fu proprio grazie a quel delfino che finalmente ci riuscì: guardandolo, gli fu molto più facile ricordare la sua casa, molto vicina alla costa.
Gli sembrava quasi di sentirla, la brezza marina, soffiare leggera sulla sua pelle.
Reintrodursi nel ricordo fu molto più semplice.

E finalmente una volpe scaturì dalla sua bacchetta.


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"Jacob? Che ci fai qui? Non dovresti essere a lezione?" Domandò Bianca distraendolo così dalle sue riflessioni.
Avendo un'ora buca, si era andata a rifugiare sulla torre più alta del castello, quella dove di solito si tenevano le lezioni di astronomia. E lì, apparentemente immerso in un mondo proprio ed intento a scrutare intensamente l'orizzonte, aveva trovato suo cugino.

Nonchè il suo promesso sposo.


A quel pensiero, una fitta le attraversò lo stomaco.
Voleva bene a Jacob. Ma ultimamente non poteva fare a meno di chiedersi quanto dell'affetto che nutrisse nei suoi confronti fosse reale e quanto invece costruito dal fatto di essere cresciuti insieme.
E ultimamente ciò che stava iniziato a provare per Willhelm l'aveva soltanto resa confusa ancora di più. Anche se non l'avrebbe mai ammesso, ovviamente.

"Oggi fanno una lezione sui patroni, che hanno programmato soltanto per far contenti i nostri ospiti."
Le rispose lui scrollando le spalle con noncuranza "Lo so produrre da quando mi hanno messo in mano una bacchetta, quindi avrei finito soltanto con l'annoiarmi e basta."
"Capisco." Si limitò a replicare a quel punto lei, appoggiandosi alla balaustra e iniziando a scrutare a sua volta il panorama esterno.
"Dov'è mio fratello?" Le domandò Jacob, giusto per non far morire la conversazione.
"Con zio Philippe. Un branco di wesen sta terrorizzando un villaggio vicino ad Innsbruck, perciò sono andati ad eliminare il problema. Me l'ha comunicato stamattina... a te non è stato detto nulla?" Rispose Bianca incredula, sgranando leggermente gli occhi.

Di solito Jacob era il primo, ad essere utilizzato in quei casi.

"No, nulla." Replicò Jacob, con tono di voce quasi disinteressato.
Poi, prima che Bianca potesse dire o fare qualcosa per fermarlo, la attirò bruscamente verso di sè per baciarla con foga.
Colta di sorpresa, la ragazza si irrigidì. Ma non fece nient'altro per cercare di fermarlo, anche se ogni cellula del suo corpo glielo chiedeva a gran voce.

Fu Jacob, così come l'aveva iniziata, ad interrompere la cosa.
"Ed ecco a voi Biancaneve Aurora Grimm, la temibile guerriera che affronterebbe una lotta all'ultimo sangue con un intero branco di lupi mannari senza battere ciglio, che non è in grado di respingere un bacio del cugino, anche se l'unica cosa che vorrebbe sarebbe avere il fratello al suo posto." Ironizzò saltando giù dal balconcino e lasciandola di sasso. "Sai Bianca? Sarebbe anche ora di comunicarlo a tuo padre: il momento è favorevole, visto quanto mi odia. Io non posso continuare a combattere da solo per tutti e tre. Ho già le mie, di battaglie da affrontare."


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Visto che li ho messi ad inizio capitolo e magari non tutti hanno letto l'altra mia storia di Grimm oppure non si ricordano granchè (in fondo è passato parecchio tempo), vi lascio i PV e qualche info sui personaggi. :)


Eleonore_Grimm Eleonore Grimm, purosangue, ex Corvonero, 19 anni, Auror

Daniel Daniel Freeman, purosangue, ex Tassorosso, 19 anni. Sta studiando in Turchia per diventare spezzaincantesimi.

Caos_Pagano Caos Pagano, mezzosangue, ex Tassorosso, 19 anni, magizoologo (e qua metto in chiaro: la sua passione per gli snasi e le creature magiche risale a molto prima che uscisse "Animali Fantastici", visto che "Grimm | Jager der dunkelheit" è del 2015 u.u)

Virginia_Petronovik Virginia Petronovik, purosangue, ex Tassorosso, 18 anni, discende da una famiglia molto famosa di pozionisti e alchimisti. 


DOMANDUZZA: so che siamo già a più di metà dell'anno scolastico quindi di sicuro qualche compleanno ormai l'ho saltato ma... quand'è il compleanno dei vostri OC?

ps: per chi volesse, ho aperto le iscrizioni per una nuova interattiva (questa volta niente famiglie purosangue coinvolte :P). Se volete darci un'occhiata potete cliccare QUI

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Capitolo 26
*** 21 - Ricerche e gita a Durmsburg ***


21
Chiedo scusa a tutti per l'immenso ritardo.
Come avevo detto, in parte ciò è dovuto al fatto che volevo concludere l'altra mia interattiva (che infatti ho concluso) ma in parte è dipeso dal fatto (non preventivato) che per motivo legati al lavoro ho dovuto cambiare 5 città in 3 settimane... in pratica il poco tempo libero a mia disposizione l'ho usato per fare e disfare le valige.
Adesso dovrei però avere finalmente un po' di tregua.

Buona lettura! ;)



Dove eravamo rimasti?

- nel 2022 Eleonore Grimm, dopo aver trovato nel diario del suo antenato Jacob le istruzioni per costruire il mantello di Cappuccetto Rosso, decide di portarle alla sua ex compagna di scuola Virginia Petronovik, discendente di una nota famiglia di alchimisti

- nel 1803 Jacob porta via Sascha da Durmstrang e la fa ospitare da una misteriosa donna, attirando così le ire di suo zio Elijah. Lo stesso Jacob nel frattempo bacia Bianca, la sua promessa sposa, per farle capire di essere innamorata di Willhelm. Gli studenti (tra i quali Patton) cercano di capire chi stia mettendo in pericolo la loro vita durante lo svolgimento del Torneo Tremaghi, ma alcuni di loro continuano ad essere uccisi. Si scopre che Michael è un farshee (corrispondente maschile di una banshee). Livvy, per cercare di dimenticare la sua cotta per Willhelm, intraprende una relazione con Liam (anche se la cosa non le riesce molto bene).

Intanto il Torneo Tremaghi continua...




- Gita a Durmsburg e ricerche in biblioteca -


settembre 2022, Inghilterra


"Per i quattro fondatori!" Esclamò Virginia battendo felicemente le mani "Tutto questo... tutto questo è magnifico! E' davvero reale? Funziona sul serio?" Domandò alzando finalmente lo sguardo verso Eleonore, completamente euforica per quel piccolo tesoro che la Corvonero le aveva appena portato.
"I mantelli che ci sono stati tramandati per generazioni funzionano ancora a distanza di due secoli, quindi direi di sì." Rispose la Grimm, sorridendo a sua volta. "Puoi replicarli?"
"Alcuni ingredienti sono diventati più rari in questi ultimi anni..." Fu il commento pensieroso della Tassorosso "... però in linea di massima sì, dovrei riuscirci senza problemi: le istruzioni sono state riportate in modo talmente preciso che è impossibile sbagliare. Diciamo solo che non ne potrò produrre in quantità industriali."

Senza riuscire a contenere l'entusiasmo, Eleonore saltellò finchè non la raggiunse, poi la stritolò in un abbraccio. "Grazie Gin: è molto di più di quanto io potessi sperare. Qualsiasi cosa ti serva per realizzarli devi soltanto comunicarmelo."


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"BASTA!" Urlò Livvy all'improvviso, con tutto il fiato che aveva in gola. "LA SMETTA!"
"Ti nascondi dietro ad una sottana adesso?" Lo derise Elijah.
"Non mi nasconderei neanche... dietro a quella... di una di famiglia..." Boccheggiò testardamente Jacob, pur di non dargliela vinta "Figuriamoci dietro a quella... di un'estranea."

(da cap. 15 - Jacob)



2 aprile 1803, Durmstrang


Ignorando un gruppo di studentesse che si erano messe a chiacchierare in mezzo al corridoio - e che avevano iniziato a ridacchiare al suo passaggio - Jacob allungò il collo per cercare di intercettare la persona con la quale doveva assolutamente parlare.
E quando finalmente la trovò, dalla parte completamente opposta rispetto a dove si trovava lui, decise di accellerare il passo per raggiungerla il più in fretta possibile.

"LIVVY!" Urlò per cercare di ottenere la sua attenzione.

Ma o la ragazza non l'aveva sentito - cosa anche probabile, visto il chiacchiericcio piuttosto rumoroso presente come sottofondo - oppure lo stava ignorando - cosa altrettanto probabile - perchè si incamminò nella direzione opposta rispetto a dove si trovava lui.

"LIVVY!" Tentò di nuovo, alzando ancora di più il tono della voce.

La ragazza però, continuò ad ignorarlo.

"DELIVERANCE RAVENWOOD DUCHANNES TI VUOI FERMARE MALEDIZIONE?"

Questa volta Jacob era più che sicuro che lei lo avesse sentito visto che, di fronte al suo sonante urlo, l'intero corridoio si era zittito. Tuttavia la ragazza continuò per la sua strada, fornendogli così la prova che cercava: la ragazza lo stava evitando di proposito.
Ignorando i volti dei presenti, che ormai assistevano alla scena con crescente curiosità - e senza alcun pudore - Jacob accellerò il passo fino a quasi correre, finchè non riuscì a raggiungerla e a prenderla per un braccio, bloccando così la sua fuga.

"Livvy! Mi stai evitando per caso?" Domandò ironico, dopo averla quasi costretta a girarsi verso di lui.
"Oh, ciao Jacob." Rispose lei con finto tono innocente, quasi come se si fosse davvero accorta solo in quel momento della sua presenza.
"Ciao... ascolta, ho bisogno del tuo aiuto." Le comunicò il Grimm, anche se vagamente guardingo. Non riusciva a capire il perchè, di tutta quella diffidenza all'improvviso. "Sto lavorando su una cosa importante, ma sono ad un punto morto. So che tu sei un'esperta e..."
"Ah ma davvero?" Replicò Livvy con tono sarcastico "Quindi fammi capire bene Jacob: quando hai bisogno mi cerchi... ma per il resto del tempo io per te sono un'estranea? Di qualsiasi cosa si tratti, per quanto mi riguarda, puoi anche arrangiarti." Commentò rabbiosa.
"Liv..." Provò a ribattere Jacob, sgrandando gli occhi sorpreso, prima di riuscire a capire a quale episodio la ragazza si riferisse.

Erano successe talmente tante cose nel mezzo, che gli sembrava avvenuto tutto quanto diversi secoli prima.

"E adesso lascia il mio braccio o passo alle maniere forti." Lo bloccò però Deliverance, estraendo la bacchetta con rabbia.
"Aspetta..." Provò ad opporsi Jacob.
"Non l'hai sentita? Lasciala in pace." Si intromise a quel punto William, comparso all'improvviso - apparentemente dal nulla - al fianco della ragazza.
"Non ho bisogno del tuo aiuto Liam." Commentò freddamente Livvy, lanciando ad entrambi un'occhiata gelida. "Lasciatemi in pace. Tutti e due."

Capendo che la situazione non era delle migliori, Jacob si affrettò ad accontentarla, mentre Liam alzava le mani per aria, come a dimostrare di non essere un pericolo, sorpreso per quello scatto quanto il Grimm.
"Ehy! Volevo soltanto aiutarti!"
"Non ho bisogno del tuo aiuto Liam."

Prima di riuscire a dirle qualsiasi altra cosa, la ragazza era scomparsa dalla loro visuale, inghiottita dalla folla di studenti che continuavano a fissare la scena allibiti.


-*-*-*-


biblioteca di Durmstrang


"Kath, sei proprio sicura di non voler venire con noi a Durmsburg?" Domandò per l'ennesima volta Madison "Ti farà bene un po' d'aria fresca!"
"Di aria fresca ne ho fin che voglio anche qui: mi basta attraversare un corridoio! Sai quanti spifferi trovo?" Fu la risposta ironica della campionessa australiana, che riuscì così a strappare un sorriso alle sue amiche.

Era dura andare avanti, ma loro ce la stavano mettendo tutta.

"Sicura?" Domandò anche Clementine, che come Madison sembrava aver intrapreso come missione personale quella di portare Kathleen fuori dal castello per farla distrarre.
"Assolutamente sì." Confermò però la yowie "E' da giorni che dico di voler passare una giornata in biblioteca per cercare qualcosa sulla terza prova." Spiegò "Siamo già ad aprile e si terrà a metà maggio. Non ho molto tempo per prepararmi."
"Allora possiamo restare con te ed aiutarti." Propose a quel punto Madison, che sembrava proprio intenzionata quanto Clementine a non lasciare la campionessa da sola.
"No ragazze." Si oppose però fermamente Kathleen. "Voi due non vedevate l'ora di tornare a Durmsburg, perciò sarà esattamente lì che vi recherete oggi. Io invece passerò la giornata qui, in biblioteca. Ci vediamo stasera. Ho anch'io bisogno della mia mezza giornata di libertà. E adesso... Marsh!"

Senza dare loro possibilità di replica, la ragazza appellò alcuni libri, li impilò davanti a sè e poi iniziò a sfogliare il primo.

"D'accordo allora." Si arrese a quel punto Clementine "Andiamo Maddy: quando fa così significa che niente le farà cambiare idea. A stasera Kath!"
Senza dire nulla, la campionessa si limitò a sventolare la mano nella loro direzione.








Qualche tavolo più in là Patton finì di sfogliare febbrilmente un libro per poi appoggiarlo sbuffando sopra ad una pila già pericolosamente traballante, che non cadde per pure miracolo.

"Questa biblioteca è alquanto sfornita: è molto meglio la mia!" Si lamentò a voce alta, prima di aprire un altro voluminoso tomo e iniziare a sfogliare anche quello.
"Di questa cosa ne dubito fortemente." Borbottò a mezza voce Camille, cercando ovviamente di non farsi sentire.

Era ormai da un po' che aveva rinunciato a fare i compiti per cercare di capire cosa il ragazzo stesse cercando di così importante da più di un'ora. 

"Si può sapere cosa stai cercando?" Domandò a quel punto Tyler, a sua volta alquanto incuriosito dalle ricerche portate avanti dall'amico "Magari posso darti una mano."
"No grazie. Dubito che tu ne possa sapere più di me in materia." Replicò Patton, senza neanche alzare il naso dal libro "Ma in ogni caso, se proprio ci tieni, posso spiegarti in che cosa consistono le mie ricerche."
"Illuminaci dunque: non vedo l'ora" Replicò Camille, senza neanche provare a modulare il suo sarcasmo.

Era più che sicura che il ragazzo non l'avrebbe colto.


"Sto cercando informazioni sui vampiri." Fu la replica di Patton.
"E giudichi la biblioteca di Durmstrang poco adeguata?" Non riuscì a trattenersi dal commentare Camille incredula "E' praticamente una delle più fornite al mondo, se non addirittura la migliore!"
"Come ho già detto, la mia biblioteca personale lo è molto di più." Commentò Powell.
"E allora perchè perdi tempo qui anzichè cercare nella tua?" Domandò con ironia Tyler, che nonostante tutto continuava a considerare le trovate dell'amico alquanto buffe.
"Che domande!" Fu l'esclamazione di Patton "Perchè non voglio consumare i miei libri sfogliandoli, è ovvio!"
"E come mai tutto questo interesse per gli esseri notturni?" Chiese invece Camille.
"Nessuno ha notato che Liam oggi è di cattivo umore e che si è rintanato nella sua stanza?" Fece notare loro Patton.
"Ha appena litigato con Livvy, direi che è più che comprensibile." Rispose Tyler inarcando un sopracciglio.

"Sciocchezze! Oggi c'è il sole, quindi non può andare a Durmsburg! E temo che ormai abbia già trasformato anche lei, è per quel motivo che sono entrambi di pessimo umore: non possono uscire!" Fu la replica testarda del wampus.
"Bene, allora visto che invece io, fortunatamente, posso ancora uscire e visto che ho un appuntamento con Reyna tra dieci minuti direi che è il caso di andare." Chiuse il discorso Tyler, scuotendo la testa e rinunciando a far ragionare Patton.
"Io invece vado a vedere come sta Livvy, l'ho lasciata abbastanza da sola per permetterle di smaltire la rabbia." Si affrettò a seguirlo Camille. "Ovviamente sperando che non mi morda." Non riuscì proprio a trattenersi dal commentare ironicamente.
"Anche se non è un vampiro di questa cosa non ne sono poi così sicuro." Fu il commento altrettanto ironico di Tyler.

"Camille aspetta!" La richiamò però Patton "Prima di entrare nella stanza di Livvy legati una collana d'aglio al collo! Fidati, è per la tua sicurezza!"
"E dove la dovrei trovare io, una collana d'aglio a Durmstrang?"
"Lascia stare Cami... annuisci e poi ignoralo."  


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cortile di Durmstrang


"Tu te la ricordi la strada per Durmsburg?" Domandò Michael ad Ashton, mentre entrambi si dirigevano verso l'esterno delle spesse mura del castello.
"Come potrei? Ci siamo stati una sola volta... ed è successo il pandemonio!" Commentò quest'ultimo, domandando silenziosamente a se stesso se fosse davvero il caso di dirigersi al villaggio.

Nonostante fosse soltanto la seconda gita autorizzata dell'anno infatti, molti studenti avevano preferito rimanere dentro alle mura del Castello: il clima di paura, benchè fosse ormai passato un bel po' di tempo dall'ultimo attacco, era ancora parecchio tangibile.
E molti studenti, benchè consapevoli che nessun posto potesse ormai essere definito davvero sicuro, avevano preferito rimanere all'interno del perimetro di Durmstrang piuttosto che uscire all'esterno. Nonostante la sensazione fosse alquanto ingannevole, si sentivano più al sicuro lì.

Tuttavia entrambi gli studenti Australiani avevano preferito approfittare della situazione e uscire dalle mura del castello piuttosto che rimanervi all'interno: per quanto ne sapevano, quella poteva anche essere la loro ultima occasione per visitare ancora una volta quel villaggio magico.
Perciò, finchè potevano, avevano preferito approfittarne.

"Oh beh, immagino che ci toccherà seguire la folla allora..." Commentò Michael facendo spallucce.
"Sperando, ovviamente, che ci sia una folla da seguire." Rispose Ashton con ironia.





"Chris sei sicuro di non voler venire a Durmsburg con me?" Domandò Trystifer, posizionato a qualche metro di distanza da loro, una volta arrivato davanti alla stradina che, se imboccata, avrebbe condotto gli studenti al villaggio.
"Sì certo, ti ho accompagnato volentieri fino alla fine delle mura del castello, ma non ho voglia di arrivare fino al villaggio." Replicò l'amico scuotendo la testa.
"E' ancora per Elizabeth?" Indagò a quel punto l'Alastyn, arrestando il suo passo all'improvviso "Chris! Prima o poi dovrai ripassare sopra a quel fiume dove ti ha salvato la vita!" Provò a farlo ragionare.
"No dai, n
on è per quello." Negò l'altro, anche se con poca convinzione "Solo che oggi non ho molta voglia di camminare" Si giustificò "Quindi preferisco tornare al Castello... ma tu vai e divertiti! Non pensare a me!"
"Sarà difficile non farlo, visto che per la prima volta passerò una giornata a Durmsburg completamente da solo." Commentò Trys scuotendo la testa "Stai quasi facendo passare la voglia di andare là anche a me!" Commentò scoraggiato.

Come poteva passare la giornata senza compagnia?

Da che aveva ricordi, a Durmsburg era sempre andato con Chris e Levi.
E l'ultima volta anche con le due ragazze australiane.
Andare da solo non era una prospettiva molto allettante.

Si stava pertanto domandando se non fosse il caso di fare retro front e di tornare con Christopher al castello, quando due voce maschili non attirarono la sua attenzione.

"Ehy voi due! Non è che state andando a Durmstrang per caso? Non è che potreste indicarci la strada?"
Girandosi, i due ragazzi si accorsero così che a parlare erano stati due ragazzi australiani, Ashton Aldrige e Michael Lee.

"Io sto tornando al castello, ma Trys sarà più che felice di aiutarvi." Rispose Chris "Visto come si risolvono da sole le cose? Così non sarai costretto a passare la giornata da solo." Commentò in un sussurro, prima di girarsi e tornare verso il castello, non dando così possibilità all'amico di replicare.



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"Io devo trovarmi con Tyler tra pochi minuti, ma se vuoi puoi venire con noi." Offrì gentilmente Reyna ad Heidi, visto che l'amica era stata l'unica, tra le ragazze di Durmstrang, a dimostrare la sua volontà di recarsi a Durmsburg.
"E rovinare il vostro appuntamento con la mia presenza?" Domandò però giustamente la seconda, inarcando un sopracciglio con aria scettica "Assolutamente no." Si oppose "Mi troverò qualcosa da fare al villaggio, oppure tornerò al Castello." Rispose facendo spallucce "Tanto ormai il villaggio lo conosco a memoria... uscivo solo per cambiare aria."
"Sei sicura?" Insistette a quel punto Reyna.
"Massì!" La rassicurò però Heidi "Tu vai a Durmsburg e pensa solo a divertirti e a goderti l'uscita con il tuo spasimante!" Si raccomandò facendole l'occhiolino. "Ci vediamo stasera a cena!"
"Va bene. A stasera allora!" La salutò la Black, inidirzzandole un cenno con la mano prima di voltarsi e dirigersi a passo svelto verso la viuzza ciottolata, all'imbocco della quale la stava già aspettando Tyler.

Guardando i due allontanarsi, Heidi si domandò per qualche secondo cosa avrebbe potuto fare a quel punto.
Era sempre andata a Durmsburg con le sue amiche, ma quel giorno in molti avevano preferito rimanere all'interno delle spesse mura del castello, piuttosto che approfittare del timido sole che era sbucato sin dalle prime luci dell'alba per recarsi al villaggio.

In un primo momento le era sembrata una buona idea recarsi là, ma poi, vedendo che quasi nessuno era della sua idea, stava velocemente cambiando idea.
Mentre rifletteva sul da farsi, salutò con un cenno distratto Christopher, che stava percorrendo la strada che portava verso il castello.
Evidentemente anche lui, come tanti altri, aveva preferito non recarsi al villaggio.

Poi, di punto in bianco, le venne in mente la soluzione perfetta: avrebbe recuperato la sua scopa. E avrebbe fatto due tiri al campo.
"Ehy Chris!" Strillò saltellando sul posto, cercando così di attirare l'attenzione del ragazzo "Vuoi allenarti un po' con me a Quidditch?"


-*-*-*-


Durmsburg


"Abbiamo già incrociato diversi studenti, da quando siamo qua, e non ce n'è uno che abbia un sorriso in volto." Commentò cupamente Bianca, guardando i pochi compagni di scuola che incrociavano in giro per il villaggio man mano che lei e Will procedevano.
"Avrebbero ben pochi motivi per essere allegri, d'altra parte." Le rispose saggiamente il ragazzo, che da parte sua girava con la mano arpionata alla bacchetta che si trovava sotto al mantello. "Se tuo padre non sa cosa sta succedendo, figurati loro cosa possono pensare."
"Non dovrebbe essere così." Fu la replica a bassa voce della ragazza, che abbassò tristemente lo sguardo "Questo Torneo doveva dare a noi studenti la possibilità di conoscere coetanei di altre scuole, non mettere le vite di tutti in pericolo."

Per qualche secondo il silenzio calò tra di loro, mentre procedevano arrancando per strada, in mezzo a cumuli di neve che ancora faticavano a sciogliersi.

Poi Will decise di rompere quel muro.

"Sai Bianca... mi ha sorpreso che tu mi abbia invitato qui oggi." Ammise in imbarazzo "Pensavo che saresti uscita con mio fratello. Anzi, pensavo che ti avesse invitato lui stesso." Aggiunse stringendo leggermente i pugni.
"Jacob non è minimamente interessato a me." Replicò però lei arrossendo "E mi ha fatto recentemente capire una cosa..." Aggiunse diventando ancora più rossa e arrestandosi in mezzo alla strada, facendo così bloccare anche il cugino.
"Che cosa?" Domandò curioso Will, con la gola leggermente secca.
"Questo." Rispose lei, prima di radunare tutto il suo coraggio e alzarsi sulle punte per baciarlo a fior di labbra.


-*-*-*-


"Dimmi soltanto che..." Per un attimo Jacob tentennò, girandosi verso Sascha e scrutandola, prima di riportare lo sguardo verso la sua interlocutrice "Che farai ciò che ti ho chiesto." Concluse.
"Farò il possibile... ma lo sai anche tu come funziona." Replicò lei incerta.
"Ti ho detto che non l'ho fatto maledizione!" Esplose lui battendo il pugno sul tavolo "Perchè siete tutti convinti del contrario?"
"Magari tu no... ma lei?"
"Ehy! Se state parlando di me, vi ricordo che sono qui!" Si alterò Sascha, segnalando così la sua presenza. "Cos'è che avrei fatto?"
"Cappuccetto... zitta." Le ordinò Jacob secco "Io torno a Durmstrang. E tu fallo e basta. Se non puoi trova-un-modo."

(da cap. 18 - Risvegli di lacrime)



4 aprile 1803, Durmsburg



Era semplicemente stato tutto troppo bello per essere vero.

Quello era l'unico pensiero di Sascha, mentre sedeva rigidamente su una delle sedie di legno presenti nella cucina della casa dove era stata ospitata in quel periodo.
Jacob Grimm non l'aveva portata lì per farle vivere di nuovo un'apparenza di vita normale. L'aveva portata lì perchè lei gli serviva, in qualche modo.
E dire che, con quella storia del mantello, si era quasi convinta che di lui si poteva fidare.

Invece, quella notte, la donna che la stava ospitando l'aveva svegliata di soprassalto, dicendo che doveva seguirla senza provare a ribellarsi.
Sascha si era quasi aspettata che la portasse nelle segrete di un qualche castello e che poi la lasciasse lì a marcire.
Invece la donna si era limitata a portarla nella sua cucina, nello stesso posto che le due condividevano spesso anche di giorno. E l'aveva costretta a sedersi su una sedia.

Poi aveva iniziato ad accatastare dell'attrezzatura sul tavolo. E Sascha, tra i vari attrezzi, non aveva potuto non notare un coltello alquanto strano, dalla lama affilatissima.
Tremando di paura, si era domandata se fosse il caso di afferrarlo, colpire la donna e darsi alla fuga, prima che quest'ultima lo usasse su di lei.

In fondo Jacob era parecchio lontano.
A differenza della prima volta ci avrebbe messo diversi giorni, probabilmente, prima di venire a conoscenza della sua fuga.

Ma fu costretta ad abbandonare i suoi propositi quando la donna si girò e la fulminò con lo sguardo. "Non ci pensare neanche: non arriveresti viva alla porta... lupetta."
"Cosa mi vuoi fare?" Domandò a quel punto lei, incapace di rimanere in silenzio un solo secondo in più.

"Sei vergine?" Fu invece la replica - apparentemente senza senso.

"Come?" Domandò incredula Sascha, dopo alcuni secondi di silenzio.
"Sei vergine?" Ripetè l'altra. "Hai condiviso la stanza con Jacob per molto tempo, il dubbio è legittimo."
"Ma cosa...?" Fu solo in grado di boccheggiare la lupa, diventando del medesimo colore dei propri capelli.
"Stammi bene a sentire: io non sto giocando." Sbottò a quel punto la donna "
Sei purosangue, questo si vede dalla tua aura. Peccato che su di te sia presente la maledizione della luna piena. Perciò Jacob mi ha chiesto di fare un incantesimo per scoprire alcune cose sul tuo passato, incantesimo che non funzionerà se sei stata 'manomessa'. Lui giura di non averti toccata e, anche se mi sembra alquanto strano per uno come lui, gli voglio credere. Ma, per quanto ne so, potresti essere stata con chiunque, prima di arrivare a Durmstrang. Quindi te lo ripeto: sei vergine? Me ne accorgerò comunque, ma se sei sincera forse potrò risparmiare il mio tempo." Spiegò la donna.

Dopo qualche secondo di silenzio - e di imbarazzo - la ragazza si ritrovò ad annuire. "Non sono mai stata con nessun uomo."
"Bene, allora procediamo" Commentò l'altra passandole il coltello "Mi servono tre gocce del tuo sangue qui dentro." Le spiegò indicandole un'ampolla "Poi potrai tornare a dormire."



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Capitolo 27
*** 22 - Biancaneve e Rosarossa ***


22


Chiedo scusa ma mi sono concentrata solo su alcune story line, quindi alcuni personaggi non compariranno in questo capitolo. Ovviamente si rifaranno nel prossimo. u.u



 
- Biancaneve* e Rosarossa -


C'era una volta una povera vedova, che viveva in una modesta casetta con le sue due bambine. Le aveva chiamate Biancaneve e Rosarossa perché erano simili ai boccioli rossi e bianchi dei rosai che crescevano davanti a casa sua: esse erano buone, pie, laboriose e gentili. Biancaneve era più tranquilla e remissiva, Rosarossa più spensierata e vivace. 
Le due bambine si volevano molto bene e si tenevano per la mano quando andavano fuori insieme.

Dicevano che non si sarebbero mai separate e che avrebbero sempre diviso fraternamente ogni cosa.





7 aprile 1803, Durmstrang, dormitorio maschile Ilvermony


"A-AH! Adesso come la mettiamo? Sarai costretto ad uscire allo scoperto!" Proclamò Patton con tono trionfante, sventolando ripetutamente sotto al naso di Liam una treccia d'aglio e finendo così per svegliarlo.

Nel momento in cui il wampus aprì gli occhi, per qualche secondo fissò - mezzo rincoglionito - il compagno di stanza, senza capire esattamente cosa stesse succedendo.
Poi gli gettò un'occhiataccia.

"Si può sapere cosa stai facendo esattamente?" Domandò assottigliando gli occhi "E toglimi quella cosa da sotto il naso!" Gli ordinò in un sibilo.
Ma Patton non si arrese. Anzi, prese quella richiesta come un'ammissione di colpa. "Vuoi che te la tolga perchè ti da fastidio vero?" Lo accusò "Ammetti pertanto di essere un vampiro!"

"Voglio che tu me lo tolga da sotto il naso perchè l'aglio puzza!" Gli sbraitò contro Liam, avendo ormai perso ogni briciolo di pazienza "Io stavo dormendo, maledizione a te e alle tue maledette idee!"
"Patton... se Liam fosse davvero un vampiro, a quest'ora la sua faccia sarebbe completamente buterata." Provò ad intervenire Tyler - che era stato svegliato soltanto poco tempo prima dalle loro voci, anche se ci aveva messo molto poco a capire la situazione - prima che la cosa degenerasse del tutto. "E non mi pare che lo sia." Cercò di farlo ragionare.
"Ma certo! Perchè si è unito al complotto delle piante, perciò queste non gli fanno più male! Come ho fatto a non pensarci prima?" Replicò il wampus.

Tyler, davanti a quella nuova trovata, alzò gli occhi al cielo. Aveva sempre trovato le trovate di Patton alquanto divertenti, ma nell'ultimo periodo aveva iniziato a pensare che il ragazzo stesse un tantino esagerando.
Liam non era mai stato un ragazzo semplice. E se Powell lo avesse provocato troppo, la cosa avrebbe potuto rischiare di finire veramente male, per il ragazzo di colore.
In fin dei conti William, a differenza del suo compagno di casa, era anche un purosangue.

"Vado a farmi un giro." Annunciò Liam con tono infuriato, saltando giù dal letto "Vedi di farlo ragionare tu, altrimenti lo schianto. Io non ne posso più: non è possibile vivere in questo modo."
"Pff! In un duello ti batterei ad occhi chiusi e anche con le mani legate dietro alla schiena!" Replicò Patton gonfiando il petto "E comunque lo so che te la stai filando perchè non..."

Ma il wampus non riuscì a terminare la frase.
Senza dare alcun preavviso, Liam lo schiantò con un incantesimo non verbale.
Poi uscì dalla stanza, borbottando maledizioni contro il compagno di casa e sbattendo la porta.


-*-*-*-


8 aprile 1803, Durmstrang, biblioteca


"Che ne dici di una pausa?" Propose Madison, dopo aver raggiunto Kathleen in biblioteca e averle appoggiato sul tavolo un piatto pieno di biscotti.
"Dico che arrivi proprio al momento giusto: il mio stomaco stava reclamando qualcosa." Rispose la yowie alzando la testa dal voluminoso tomo che teneva tra le mani per indirizzarle un sorriso. "Ma si può mangiare qui dentro?" Aggiunse pensierosa, colpita dal dubbio.
"Se lo fanno anche loro" Replicò la dirawong indicandogli con l'indice un gruppetto di studenti dell'Istituto Nordico "direi che possiamo farlo anche noi."
"Oh beh, allora ti ringrazio." Commentò la Campionessa Australiana, allungando una mano verso il piatto per prendere un biscotto.

"Ma davvero non vi hanno detto ancora nulla sulla Terza Prova?" Domandò a quel punto Madison incuriosita.
"A parte il fatto che si terrà il 20 di maggio, assolutamente nulla." Rispose Kathleen scuotendo la testa "E' per questo che passo così tanto tempo in biblioteca: sto cercando di capire, tramite un confronto con le prove passate, cosa potrei trovarmi a dover affrontare." Le spiegò.

"Al 20 di maggio non manca poi così tanto..." Commentò la dirawong, inarcando un sopracciglio con aria perplessa "Quando pensano di dirvi qualcosa?"
"Sia la prima che la seconda prova le abbiamo affrontate senza sapere assolutamente nulla." Le ricordò però la Campionessa "Quindi potrebbe succedere la stessa cosa anche questa volta. Ormai non mi interessa più vincere - anche a livello di classifica sono ultima e lo sappiamo tutti chi vincerà questo Torneo, inutile negarlo - ma ci terrei ad arrivare quantomeno alla fine viva... cosa non scontata, visto quello che sta succedendo.


-*-*-*-


"Ehy! Ecco dov'eri finita!"

Dal momento che era finalmente riuscita a trovare Reyna, Heidi le si sedette di fianco, gettandole un'occhiata preoccupata.

Tuttavia la Black non si mosse.
Come se l'amica non fosse mai arrivata lì, continuò a fissare con aria vuota le fiamme del camino, che bruciavano riscaldando la stanza, stringendo tra le mani un foglio di pergamena.

"Rey... cosa c'è che non va?" Domandò a quel punto Heidi, allungando una mano verso di lei per cercare di farla tornare al presente.

Solo nel momento in cui l'Alastyn la sfiorò, la Kelpie sembrò risvegliarsi dal suo stato di trance.
Sbattendo le palpebre, si girò con aria confusa verso l'amica, che continuava ad aspettare pazientemente. Poi le mostrò il foglio che aveva in mano, una lettera con lo stemma dei Black.

"Viene da mio padre." Le spiegò con rabbia "Gli sono giunte voci su ciò che sta accadendo qui, a Durmstrang. E vuole che io torni a casa, in Inghilterra." Concluse appallottolando la lettera, stringendo la mano a pugno.
"Ma tu non vuoi." Commentò Heidi "Anche se non posso comprendere il perchè: non mi hai mai raccontato molto, di tuo padre."
"Non c'è molto da dire." Replicò Reyna scuotendo la testa "In tutta la sua vita ha fatto sempre e soltanto scelte sbagliate, che però si sono ripercosse su di noi, la sua famiglia. E su di me. Lui dice che in Inghilterra sarò più al sicuro che qui, ma dicendo così dimentica cos'è realmente accaduto quando ero là." Affermò portandosi una mano al volto per asciugarsi una lacrima. "Paradossalmente, sono più al sicuro qui."

La Volklova avrebbe voluto fare molte più domande sull'argomento, visto che era la prima volta che l'altra ragazza si apriva spontaneamente così tanto con lei, ma capì che in quel momento non era la condizione migliore, per Reyna, di insistere.
"Quindi non te ne andrai come vuole lui?" Decise di chiedere semplicemente alla fine, sentendo un peso togliersi dal suo cuore. "E' egoista dirti che la cosa mi fa sentire sollevata? Tu ed Helene eravate le mie uniche amiche qui... e lei è già tornata a casa."

"No Heidi, non me ne vado. Ne deve passare di acqua sotto ai ponti prima che io accontenti mio padre."


-*-*-*-


"Scusa, è libero quel posto?"

Alla domanda di Camille, Clementine si girò con aria sorpresa prima di rispondere "Certo, accomodati pure... ma Livvy?"
"Grazie" Replicò la Serpecorno, sedendosi con grazia sulla sedia appena liberata dall'australiana "Diciamo che al momento preferisco lasciare Livvy un po' in pace. E' in camera sua."
"E' tutto a posto per lei?" Si interessò a quel punto Clem "Intendo Livvy... lo so che non sono affari miei ma... non ho potuto fare a meno di notare che ultimamente sembra sempre arrabbiata o triste."
"Beh, direi che il fatto che ha litigato con i Grimm non sia poi questo gran segreto." Si limitò a commentare Camille facendo spallucce, cercando di non sbilanciarsi troppo "E' sempre stata molto legata a loro, penso sia normale la sua reazione."
"Capisco..." Replicò l'australiana annuendo. "E sì, immagino che sia normale... però ho letto qualcosa sulla sua famiglia... e mi chiedevo se non potesse esserci... di più... sotto." Aggiunse in un sussurro, non sapendo neanche lei se fosse il caso di cercare di indagare ancora oppure far cadere il discorso.
"Intendi la maledizione delle Ravenwood?" Domandò Camille sospirando.

In fondo la famiglia materna di Livvy era nota da secoli per quel... problema.
Che la notizia fosse giunta anche in Australia non la sorprendeva più di tanto.

"Quindi è vera la questione della... scelta?" Domandò ancora Clementine "Che accade più o meno quando compiono la maggiore età e che rende il tutto irreversibile?"
"Da quel che so sì, è vera." Confermò la serpecorno.

La famiglia di Livvy non era famosa soltanto per le sue invenzioni. Ma anche per una maledizione scagliata sulla famiglia, ormai secoli prima, e che coinvolgeva soltanto le donne: compiuta la maggiore età, la ragazza si ritrovava a dover decidere se essere una strega della luce oppure delle tenebre.
E, una volta compiuta la scelta, non c'era più modo di tornare indietro.

Da quel che Camille sapeva, Livvy aveva sempre avuto paura di arrivare a quel fatidico momento.
E ripensando a tutti gli avvenimenti di quell'anno, si ritrovò a sperare che la sua amica, quando sarebbe arrivato il momento della "chiamata", compiesse la scelta giusta.


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"Michael!" 

All'ennesimo richiamo di Ashton, lo yowie aprì gli occhi, cercando di concentrarsi su ciò che l'amico gli stava dicendo. 

Ma non ce la faceva, non ci riusciva proprio. 
Quello che aveva nella testa lo stava disturbando troppo. Gli tirava via troppe energie per poter anche solo restare in piedi, figurarsi restare concentrata su qualcosa. 

Michael iniziò a dondolare su se stesso, portando le mani sopra alle orecchie, in un vano tentativo di coprirsele e far cessare il rumore che gli rimbombava in testa. 
E ad Ash non rimaneva altro da fare che restare a guardare impotente: per quanto ormai avvezzo a quelle situazioni, gli lasciavano comunque sempre un senso totale di inadeguatezza: non sapeva bene mai cosa fare e come per cercare di aiutarlo.


"Mike!" Tentò di nuovo, avvicinandosi a lui e appoggiandogli le mani sulle spalle "Va tutto bene..."

Non ci credeva nemmeno lui, in realtà - soprattutto visto tutto ciò che era successo fino a quel momento - tuttavia non potè fare a meno di provare a rassicurarlo.

"No, non va tutto bene." Singiozzò però Mike "Sta per succedere di nuovo... sta per succedere qualcosa di molto brutto!"


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"Sono il figlio di un re," disse, "ed ero stregato da quel nano cattivo che aveva rubato tutti i miei tesori, condannandomi a errare in questa foresta sotto forma di orso finché la sua morte non mi avesse liberato. Ora ha finalmente ricevuto il castigo che si meritava."
Così se ne tornarono alla casetta: Biancaneve sposò il bel principe e Rosarossa il fratello di lui, dividendo sempre ogni cosa.




"Non capisco..." Commentò Will perplesso, guardando il calderone che bolliva sul fuoco davanti a lui "Questa non mi sembra la procedura corretta per preparare il distillato della morte vivente." Le fece notare.
"Infatti" Confermò Bianca, girando per l'ennesima volta il mestolo dentro al calderone "L'altro giorno ero sovrappensiero e ho sbagliato alcuni ingredienti... ma l'effetto finale ottenuto è il medesimo." Spiegò indicandogli un topo che aveva usato come cavia "Guardalo Will: sembra che sia morto, ma in realtà sta soltanto dormendo." Commentò perplessa "Ho provato a somministrargli l'antidoto del distillato, ma non ha avuto il minimo effetto. E' per questo che ti ho chiamato e sto tentando di ricreare il composto: vuoi aiutarmi?"

"Ma certo" Sorridendo dolcemente, Will si sporse per baciarla: era da quando lei aveva trovato il coraggio, a Durmsburg, che non ne poteva più fare a meno.

Aveva la consapevolezza di essere innamorato di lei ormai da mesi e avere la certezza che Bianca lo ricambiava completamente - e che anche Jacob approvava - lo riempiva di felicità.

"Chissà, magari hai appena inventato una nuova pozione per la quale sarai ricordata nei prossimi secoli." Commentò divertito, baciandola di nuovo.


Peccato che quel momento iddiliaco fosse destinato ad essere interrotto.


"Bianca devo parlare con..." Esclamò infatti Livvy, dopo essere entrata nella camera della ragazza senza bussare, trovando così i due ragazzi abbracciati, ancora con le labbra unite.
"... te." Concluse quasi senza fiato, sgranando gli occhi, mentre nella sua mente le due immagini - quella davanti ai suoi occhi e quella alla quale aveva assistito per il Ballo del Ceppo - finirono inevitabilmente per accavallarsi.

Dopo qualche secondo di imbarazzo, Will si schiarì la gola e si staccò dalla cugina, incerto su come dover agire. O cosa dire.

"Livvy..." Tentò invece Bianca, alzandosi di scatto e cercando di raggiungere l'amica.
"Sei fidanzata con Jacob." Commentò l'americana con voce rabbiosa "Sei fidanzata con Jacob e te la fai alle sue spalle con suo fratello?"

Per un attimo, la bionda vide in quella frase un minimo appiglio, perciò cercò di spiegare "Ma no... Jacob lo sa... anzi, è stato lui a..."
"Ma certo che lo sa..."
La provocò però Livvy interrompendola.  "Jacob va con qualsiasi donna purchè respiri, è normale che non gli dia fastidio se la sua promessa sposa si comporta nello stesso modo.
"Livvy!" Tentò ancora Bianca, più o meno contemporaneamente all'esclamazione scandalizzata di Will.
"E chissà come sarà felice di saperlo, tuo padre." Li interruppe però ancora l'americana.
"Vuoi fare la spia ad Elijah?" Le domandò a quel punto Will, sgranando gli occhi "E tu ti definiresti nostra amica?"

"Non parlare di cose che non conosci Willhelm!" Strillò a quel punto Livvy, completamente fuori di sè. "Bianca è sempre stata più che un'amica per me: l'ho sempre considerata come una sorella, ho sempre condiviso tutto con lei! Ma questo è troppo!"
"Non ho scelto io di innamorarmi di Will e di essere ricambiata, Livvy." Replicò Bianca scuotendo la testa "Mi dispiace, ma non posso controllare i miei sentimenti."

"Cosa?" Domandò Will, completamente stralunato.
Si era accorto della cotta di Helene. Ma di Livvy... di Livvy mai.

"Tu sei già fidanzata con Jacob!" Insistette ancora l'americana ignorandolo, scuotendo la testa a sua volta.
"E anche se io rimanessi fidanzata con lui, a te cosa cambierebbe?" Esplose a quel punto Bianca "Noi Grimm possiamo sposarci soltanto tra di noi! Se mio padre non vorrà modificare il contratto, Will sposerà Erika! Non mi sembra che tu sia comunque prevista! Per quanto la tua famiglia possa essere legata alla nostra, Livvy, resta comunque una verità incontrovertibile, per quanto amara: tu non ne fai davvero parte. E non ne farai parte mai."


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maggio 2022, Londra, Villa Grimm


"Ragazzi... tutto bene?" Domandò Hans interrompendo la lettura, avendo visto sia la sorella che Daniel impallidire all'improvviso.

Eleonore, tremando come una foglia, si era infatti rannicchiata contro al petto del fidanzato, come in cerca di protezione.

"Forse, preso com'eri dalle vicende amorose dei nostri antenati, quel piccolo particolare ti è sfuggito." Lo prese in giro Ariel, prendendo una coperta e avvicinandosi alla cognata per coprirla, nonostante il clima mite di maggio.
"Cos'è che mi sarebbe sfuggito?" Domandò Hansel incerto, inarcando un sopracciglio con aria confusa.
"Distillato della morte vivente modificato, antidoto completamente inefficace." Rispose Daniel, accarezzando la schiena di Eleonore per calmarla "Una pozione che renderà famosi i Grimm per secoli: Hans, è stata Biancaneve ad inventare la Fluchschlafes, la maledizione del sonno."


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* so che il nome "Biancaneve" può trarre in inganno. In realtà lo stesso nome è stato usato più volte nelle fiabe dei Grimm per storie molto diverse tra loro, anche se esistono delle varianti per il titolo di questa fiaba.

In tale caso ho preferito mantenere Biancaneve per l'ambiguità che da esso deriva, visto che in questo capitolo ho introdotto anche la pozione che causa la 'maledizione del sonno', presa da Biancaneve e i sette nani (la stessa somministrata ad Eleonore con l'inganno in "Grimm | Jager der Dunklheit")

Altra cosa: so che nello scorso capitolo Eleonore e Daniel erano a casa di Caos e Virginia, nel mese di settembre. Qui sono tornata indietro di qualche mese. Spero sia chiaro il passaggio XD

Domanda della settimana: di quale personaggio vorreste scoprire nel dettaglio il passato (per MP)?
- Sascha
- Patton
- Reyna

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Capitolo 28
*** 23 - Cappuccetto Rosso ***


23
Salve a tutti!
Dunque, poche note prima di partire.

- avendo iniziato a lavorare, ho meno tempo da dedicare alla storia, quindi potrebbe succedere che io pubblichi d'ora in avanti un po' in ritardo rispetto alla tabella di marcia data inizialmente, anche se cercherò cmq di rimanere nei tempi stabiliti.

- questo capitolo arriva infatti in ritardo, MA lo troverete molto più lungo. Questo perchè avevo deciso all'inizio di dividerlo in 2 parti, che ho però poi deciso di accorpare (quindi è come se ne aveste due anzichè uno).

- non ho messo brani tratti dalla fiaba in questo capitolo, ma credo che la conosciate tutti abbastanza per riuscire a capire tranquillamente i riferimenti

E' tutto.
Buona lettura! ;)




- Cappuccetto Rosso -





"Annulla la barriera." 
A quella richiesta, fatta da una voce che non sentiva da troppo tempo, Elijah si girò accigliato.
Jacob, con le braccia incrociate, si trovava al suo fianco, intento ad osservare accuratamente la situazione come lui. 
"No." Rispose secco.
"Vuoi che si schiantino sulla barriera, riducendosi in polvere?" Domandò incredulo il ragazzo, stringendo i pugni per la rabbia.
"Hai paura di non poterti più scopare la tua cagna, Jacob?" Replicò lui, mentre un ghigno si deformava sulle sue labbra "A quanto pare dovrò ringraziare chi sta facendo tutto questo, visto che sta finalmente realizzando qualcosa di buono."
"Livvy ed Helene sono purosangue per Morgana!" Sbraitò suo nipote incredulo "Non posso crederci che le sacrificheresti entrambe solo per fare un dispetto a me!"
"Helene ha una cotta stratosferica per tuo fratello, cosa che in passato ha già disturbato sia i miei piani che quelli di Philippe." Rispose lui pacato, gettandogli un'occhiata di sufficienza. "E Livvy... beh, non l'hai detto proprio tu che si tratta di una estranea? Quasi sicuramente diventerà una strega delle tenebre, quindi, con la sua morte, verrà estirpato un male ancora prima che questo abbia la possibilità di nascere." Continuò a spiegare. "Quindi, sì: le sacrificherei senza esitare. Lo sto già facendo."

In quell'esatto momento un urlo agghiacciante - l'urlo di Elizabeth - preludio di ciò che stava per accadere, si sollevò per aria, mentre il ghiaccio iniziava a spaccarsi sotto ai suoi piedi, sempre più velocemente.

Jacob si ritrovò a dover fare una scelta.
O la barriera o il lago.

Scelse la barriera.

(Cap. 17 bis - Malia, I musicanti di Brema)








"E' da più di un mese che la barriera è stata eliminata. Hai intenzione di aspettare la fine del Torneo per sfruttare la cosa? Perchè, in tal caso, non servirà più a nessuno." Commentò la figura oscura con voce derisoria, apparendo appena nel riflesso dello specchio.
"A dire la verità, mi stavo godendo lo spettacolo: i Grimm stanno facendo tutto da soli." Replicò l'infiltrato, sfoggiando un sorrisetto di scherno, con espressione apparentemente imperturbabile.
"Lascia perdere i Grimm e occupati di ciò che va fatto. Non tollererò altre perdite di tempo. Hai accumulato abbastanza energia dalle tue vittime?"
"Direi di sì ma..."
"Allora domani mattina ti forniremo un diversivo. Approfittane per recarti in quel corridoio."

Senza dargli possibilità di replica, la comunicazione venne interrotta.

E l'infiltrato capì di non essere più lui ad avere il controllo.

Da quel momento, il suo compito sarebbe stato soltanto uno: obbedire.


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"No, non va tutto bene." Singiozzò Mike "Sta per succedere di nuovo... sta per succedere qualcosa di molto brutto."






10 aprile 1803, Durmstrang



"Patton... se Liam fosse davvero un vampiro, a quest'ora la sua faccia sarebbe completamente buterata." Provò ad intervenire Tyler - che era stato svegliato soltanto poco tempo prima dalle loro voci - prima che la cosa degenerasse del tutto. "E non mi pare che lo sia." Cercò di farlo ragionare.
"Ma certo! Perchè si è unito al complotto delle piante, è per questo che l'aglio non gli fa più male!" Replicò il wampus.



"Hai le occhiaie." Sussurrò Reyna, sfiorando con l'indice un punto dello zigomo di Tyler, che non disdegnò affatto il gesto. "Fai fatica a dormire a causa di ciò che sta accadendo ultimamente?" Indagò la Black.
"In un certo senso." Replicò lui, permettendosi di chiudere gli occhi per un secondo, appoggiando così la guancia sulla mano aperta della ragazza. "Ma, se dipendesse soltanto da me, riuscirei anche a dormire. Il problema è che non è così." Cercò di spiegarle.
"Cosa vuoi dire?" Domandò a quel punto lei, avvicinandosi un po' con la sedia e facendola così strisciare sul pavimento.
"I miei compagni di stanza..." Replicò lui con un sospiro.
"Patton e Liam?" Chiese conferma Rey "Continuano a litigare?"
"Praticamente su tutto." Confermò Tyler con un sospiro. "Patton è ossessionato dalle sue paure e Liam... non è un tipo molto paziente. Non lo sarei più neanche io, se mi facessero le stesse cose, sinceramente." Continuò sfregandosi ripetutamente le tempie "L'altra sera, per esempio, Patton ha svegliato Liam infilandogli dell'aglio in bocca. E Liam, in risposta, l'ha schiantato." La informò alzando gli occhi al cielo. "Come scena sarebbe anche stata divertente, se non fosse accaduta in piena notte, impedendomi così di dormire." Continuò con uno sbuffo "Ovviamente da quel giorno sono entrambi sul piede di guerra. Sinceramente, dato il carattere di Liam, mi sorprendo che Patton sia ancora intero... e che si sia limitato a schiantarlo. E ovviamente non riesco a dormire sereno, sapendo che potrei essere svegliato nel modo più improbabile da Patton, se solo si dovesse mettere in testa che anche io sono coinvolto... in qualsiasi cosa lui potrebbe arrivare a pensare. O anche se volesse coinvolgermi lui, in qualcosa contro Jackson." Concluse a mezzavoce ripensandoci, prima di innarcare un sopracciglio davanti alla risata soffocata di Reyna. "La cosa ti diverte per caso?"

La ragazza infatti, aveva cercato di nascondere l'attacco di risa coprendosi la bocca con la mano e scuotendo ripetutamente la testa, senza però riuscirci in pieno.
"No..." Tentò infatti di negare "Io..." Cercò di farfugliare, prima di scoppiare apertamente a ridergli in faccia. "Scusami..." Aggiunse dopo un po', ancora nel pieno dell'attacco di risarola "Ma non puoi negare che, con tutto quello che sta succedendo, questa sia la parte più comica." Cercò di giustificarsi, continuando a premersi la mano sulla bocca "Insomma, se fossero tutti questi i problemi, quest'anno sarebbe stato incredibilmente divertente, non trovi anche tu?"

Suo malgrado, anche Tyler scoppiò a ridere.


-*-*-*-


"Livvy?" Domandò Camille, entrando in punta di piedi nella stanza che condivideva con l'amica.

Quando però si accorse che la stanza, a parte lei, era completamente vuota, lasciò andare un sospiro di sollievo.
Non sapeva bene cosa stesse succedendo, in quel periodo, e molto probabilmente il suo malessere era soltanto dovuto a tutto ciò che stava accadendo in quel periodo, ma non si sentiva più a suo agio come una volta quando aveva a che fare con Deliverance.

Sapeva che la tuonoalato aveva litigato con i Grimm - praticamente tutta la scuola lo sapeva - e che di conseguenza stava passando sempre più tempo con Liam, ma non condivideva le scelte dell'amica.
Soltanto perchè Will, Jacob e Bianca non la facevano più sentire parte della loro famiglia, non significava che lei dovesse per forza illudere un ragazzo.
Soltanto perchè qualcuno l'aveva profondamente delusa, non significava che lei dovesse fare altrettanto con qualcun altro.

Perchè era palese quanto Liam si stesse legando ogni giorno di più a lei.


Camille stava ragionando su tali questioni, quando la porta dietro di lei si aprì, facendo entrare proprio i due oggetti della sua riflessione.
Livvy - che le dava la schiena - aveva le braccia allacciate al collo di Liam ed entrambi stavano arretrando pian piano, entrando passo passo nella stanza ridacchiando.

E Camille sentì il volto andarle a fuoco, capendo che tipo di scena avrebbe interrotto se avesse palesato la sua presenza.

Ma aveva per caso altra scelta? Non esistevano altre via d'uscita dalla stanza.

Era  ancora ferma immobile, indecisa su come agire, quando fu il ragazzo a puntare il volto proprio nella sua direzione, interrompendo così la scena al suo posto.
"Livvy... abbiamo ospiti."

A quelle parole anche la tuonoalato si voltò verso Camille, spalancando la bocca per la sorpresa. "E tu... cosa ci fai qui?"
"E'... è anche la mia camera questa." Riuscì a balbettare appena la serpecorno, in totale imbarazzo.

Almeno finchè un enorme boato, proveniente dall'esterno del castello, non attirò l'attenzione di tutti e tre.


-*-*-*-


Mentre rifletteva sul da farsi, Heidi salutò con un cenno distratto Christopher, che stava percorrendo la strada che portava verso il castello.
Evidentemente anche lui, come tanti altri, aveva preferito non recarsi al villaggio.
Poi, di punto in bianco, le venne in mente la soluzione perfetta: avrebbe recuperato la sua scopa. E avrebbe fatto due tiri al campo.
"Ehy Chris!" Strillò saltellando sul posto, cercando così di attirare l'attenzione del ragazzo "Vuoi allenarti un po' con me a Quidditch?"



Vedendo dove Trys aveva appena tirato la pluffa, Heidi si lanciò in picchiata per riuscire a riprenderla, sentendo il fischio del vento risuonarle tra i capelli.
E sentendo dietro di lei la presenza di Chris, che stava cercando di fare la medesima cosa: soffiargliela da sotto il naso.

"Non ci riuscirai mai Flangan!" Gli urlò battendo contemporaneamente piccoli colpetti sulla scopa, come per incitarla ad andare più forte.

Era una giornata soleggiata e senza nuvole, tanto rara quanto perfetta per giocare un po' a quello sport.
E quella mattina il caso aveva voluto che non solo lei si fosse recata sul campo da quidditch, ma che vi avesse trovato lì anche Chris e  Trys, oltre che i due australiani Mike ed Ash.
Ma a differenza di Mike che non si era lasciato affatto pregare per essere coinvolto in una veloce partita, Ashton si era rifiutato categoricamente di volare, borbottando di avere accompagnato soltanto l'amico per permettergli di farsi un volo.

Per quanto lo riguardava, lui non avrebbe mai e poi mai messo piede su una scopa.

Ed Heidi a quel punto si era stretta nelle spalle, preferendo non insistere: sapeva riconoscere perfettamente quando una cosa metteva a disagio una persona.

Così avevano iniziato una partita due contro due, mentre il bunyip li osservava da lontano, con i piedi ben piantati al sicuro a terra.

Le squadre, inizialmente fatte più o meno a caso, si erano invece dimostrate abbastanza equilibrate e l'alastyn poteva affermare di non aver passato una giornata così divertente da tempo.

Con un movimento repentino, Chris riuscì ad appropriarsi della pluffa e a dribblare lei, iniziando così la sua corsa verso una delle porte e riuscendo poi a segnare, senza che Trys riuscisse ad impedirlo in alcun modo.

"Così si fa!" Gli urlò Mike, avanzando verso di lui per tirargli un pugno giocoso.
"Sei sicuro che il tuo amico non voglia giocare un po' con noi?" Domandò a quel punto il kelpie, dopo aver risposto al gesto dell'australiano e guardando in basso, dove Ashton continuava ad osservarli giocare.
"No, tranquillo. Ha il terrore delle scope a causa di un incidente che gli è accaduto da piccolo." Gli spiegò velocemente "Altrimenti l'avrei già convinto da un pezzo. VERO ASH?" Urlò poi, puntando il manico della scopa verso l'amico per avvicinarsi a lui.

Ma l'australiano sembrava non prestare più la minima attenzione a loro due.
Aveva infatti rivolto tutta la sua attenzione agli altri due ragazzi rimasti per aria, Heidi e Trys, mentre inclinava la testa leggermente di lato e strizzava gli occhi per cercare di vedere meglio, puntando contemporaneamente il dito verso di loro "HEY! COSA STATE GUARDANDO?" Domandò incuriosito, cercando così di ottenere la loro attenzione.
Anche Chris e Mike, a quel punto, si girarono in direzione di Heidi e Trys, rendendosi conto che nessuno dei due li stava considerando minimamente.

Erano entrambi bloccati a mezz'aria, a cavallo delle loro scope. Intenti a guardare l'orizzonte con la bocca spalancata.

Da lì dove si trovavano, molto più in alto di quanto non potessero andare normalmente, godevano di una visuale molto migliore del solito.
E non avevano non potuto notare una cosa: Durmsburg era circondata dalle fiamme.


-*-*-*-


"Se io fossi Bianca potrei anche capire il tuo restare imbambolato sulla porta a fissarmi" Commentò Jacob sogghignando "Ma sono tuo fratello... mi perdonerai se la cosa non mi lusinga affatto." Lo prese in giro, continuando a muoversi avanti e indietro per la stanza, intento com'era a radunare varie cose.

Solo a quelle parole, Willhelm riuscì finalmente a svegliarsi dal suo temporaneo torpore scuotendo la testa. "Chiedo scusa, ero assorto. Stavi dicendo?"
"Maddai! Non l'avevo mica notato." Lo prese in giro suo fratello, continuando a sghignazzare "Come vanno le cose tra te e Bianca finalmente?" Domandò, mentre sistemava alcune armi appena finite di affilare dentro ad una sacca.
"Vogliamo parlare con Elijah della... situazione... prima delle vacanze primaverili."  Lo informò il minore "Tu sei proprio sicuro di non avere problemi... per il... cambio?" Domandò facendo fatica a trattenere una smorfia.

Cambio.
Stavano parlando di Bianca ed Erika come si fosse trattato di uno scambio di due sedie, anzichè di due esseri umani. Ma non erano oggetti. Erano entrambe delle persone.
Ed entrambe loro cugine.

Jacob gli rispose scrollando le spalle, con aria non curante. "Lo sai come la penso. Non abbiamo una reale scelta, in proposito. Quindi tantovale prendere quella meno dolorosa per tutti. E poi, almeno per me, una vale l'altra. Almeno saprò che il mio fratellino è felice." Concluse battendogli una mano sulla spalla.
"In realtà non è così neanche per te." Non riuscì a trattenersi dal commentare Will, puntando lo sguardo sul fratello, cercando di non perdersi neanche la sua minima mossa.
"Cosa intendi dire?" Domandò Jacob bloccandosi, mentre le sue spalle si irrigidivano impercettibilmente.
"La lupa mannara." Replicò il minore, ripetendosi che se non avesse colto quell'occasione per far parlare il fratello non ci sarebbe mai più riuscito. "Mascha..."
"Sascha." Lo corresse l'altro a denti stretti.
"... o come cavolo si chiama..." Continuò imperterrito Willhelm "...avrebbe dovuto morire, come tutti gli altri, alla fine della Prima Prova. E invece non solo l'hai curata dal veleno dei toxic death, ma l'hai anche tenuta al sicuro:
prima nella tua camera per mesi e poi, quando lo zio ti ha fatto pressioni per liberartene, l'hai portata in un altro posto, che nessuno conosce. Le hai insegnato la magia e poi... le hai addirittura costruito... un mantello per eliminare la sua licantropia!"

Per qualche secondo il silenzio regnò sovrano tra i due.
Poi Jacob scoppiò a ridere.

"Oh Will! Tu sei convinto di sapere tutto vero?" Gli domandò con un tono strano, lanciandogli un'occhiata penetrante "Se soltanto tu... no, lasciamo perdere..." Borbottò a mezza voce, scuotendo la testa, come preso da un dialogo con se stesso "Sei convinto che io mi sia innamorato o qualcosa di simile, per caso?" Domandò ricominciando a ridere "Will... la Prima Prova è stata un'illuminazione divina per me: ho visto Sascha circondata da toxic death. Talmente tanti che, succhiando la sua magia, hanno finito per succhiare via anche la sua maledizione. Per un breve attimo, nonostante la luna piena in corso, è tornata umana. E io ho semplicemente pensato che forse, anzichè doverli cacciare ed ammazzare..." Jacob scosse nuovamente la testa, prima di riprendere il discorso con un tono pratico "Avevo un lupo mannaro a mia disposizione - nessuno verrà mai a reclamare quella ragazza - e l'ho usato. Ma quell'esperimento non è ancora concluso."

Willhelm avrebbe voluto ribattere, chiedere qualcosa in più su quelle frasi sibiline dette a mezza voce dal fratello, ma la porta dietro di loro si aprì, mostrando una Bianca in tenuta da caccia.
Con uno sguardo parecchio teso.

"Speravo di trovarvi qui entrambi: hanno attaccato Durmsburg. Dobbiamo andare ad aiutarli."


-*-*-*-


Durmstrang, Ufficio di Elijah



"Credo di non avere capito bene." Commentò il cacciatore, guardando Elijah scioccato. "Durmsburg è sotto attacco e tu vuoi che io e i miei uomini ne approfittiamo per...?"
"Per eliminare una volta per tutte quella lurida lupa mannara." Completò il preside per lui, radunando in fretta le ultime armi che gli sarebbero servite per andare a soccorrere il villaggio. "E' il momento ideale: Jacob sarà troppo occupato per prestarle attenzione. Così risolveremo questo problema una volta per tutte."
"E se... lei... dovesse mettersi in mezzo?" Domandò l'uomo deglutendo, ancora con espressione perplessa.
"Allora uccidite anche lei." Replicò Elijah, senza alcuna esitazione "Siete dieci contro due donne, non avrete problemi. Questa storia è durata anche troppo." Lo congedò prima di aprire la finestra, per lanciarsi in direzione del villaggio.


-*-*-*-


Fuoco.
Fuoco da ogni lato.
Tutto ciò che lo circondava era soltanto fuoco.
Puro, potente e distruttivo fuoco.

Per chiunque il fuoco rappresentava la distruzione.
Ma per lui, Patton, il fuoco aveva tutto un altro significato: libertà.

Quando quella mattina aveva visto dalla finestra ciò che stava accadendo al villaggio di Durmsburg, non aveva esitato un attimo a correre là, per prestare aiuto agli abitanti.
In fondo, lui era speciale. Pieno di capacità tali che lo rendevano adatto ad affrontare nel migliore dei modi qualsiasi situazione.

Se a Durmstrang qualcuno stava mettendo in pericolo gli studenti, lui l'avrebbe trovato.
Se le piante stavano complottando per distruggere ogni cosa, lui le avrebbe falciate.
Se il villaggio di Durmsburg era in pericolo, lui aveva il potere di salvarlo.

E se il fuoco stava minacciando di distruggere ogni cosa, lui lo avrebbe spento.

Rendendo a tutti la libertà che lui stesso aveva guadagnato per se se stesso e suo padre, distruggendo con il fuoco la piantagione di tabacco dove era stato costretto a lavorare come schiavo per i primi anni della sua vita.
E dove avrebbe continuato a lavorare e ad essere maltrattato per sempre, se un uomo buono di nome David Hartnell, capendo le sue potenzialità, non avesse creduto in lui.

Rendendogli una libertà che lui avrebbe a sua volta donato a tutti.

Lui non era uno schiavo, era un mago.
Il mago migliore di tutti.
E a tutti lo avrebbe dimostrato.

-*-*-*-


"Cosa sta succedendo?" Domandò Sascha allarmata, alzando la testa di scatto.

Fino a quel momento era rimasta assorta nella lettura di un corposo volume - Ghita, la donna che la ospitava in casa sua da più di un mese, aveva infatti continuato l'opera di Jacob, insegnandole a leggere, scrivere e ad utilizzare la magia - ma i tonfi e i rumori provenienti dall'esterno erano diventati troppo forti per poter essere ignorati.

Era quasi come se nel villaggio si fosse scatenata una guerra.

Lasciando perdere il libro, la lupa corse fino alla porta e la aprì in uno spiraglio, quel tanto che bastava per cercare di capire cosa stesse accadendo all'esterno.
Trovandosi incredula a contemplare soltanto caos, fuoco e distruzione.

Una donna, che Sascha riconobbe come una vicina di casa, aveva appena fatto scagliato lontano da sè una figura incappucciata, che era atterrata violentemente ad una decina di metri.
Un uomo era invece impegnato in un duello magico all'ultimo sangue, mentre un altro continuava a difendersi con una lancia magica dagli attacchi del suo aggressore.

Di sicuro, gli abitanti di Durmsburg sapevano come difendersi.

Il problema, era che non ne era in grado lei.
E se ne accorse troppo presto quando una figura, ignorando tutto ciò che le stava accadendo intorno, attraversò velocemente la strada, puntando esattamente nella sua direzione.
Prima ancora di rendersene conto, l'uomo l'aveva raggiunta, aveva scardinato la porta e, dopo averla presa per i capelli, l'aveva lanciata violentemente contro la parete, mozzandole il respiro.

Probabilmente, se lei non fosse stata un lupo mannaro, sarebbe bastato quel colpo per ucciderla.

Il tempo di riprendere fiato, che l'uomo le era di nuovo addosso: le aveva afferrato la gola per cercare di strangolarla.
E niente di ciò che lei stava tentando di fare per liberarasi sembrava avere effetto: il suo avversario sembrava completamente immune al dolore.

Poi, di punto in bianco, la presa si allentò fino a scomparire del tutto, mentre la testa del suo aggressore veniva recisa violentemente dal corpo.

Sascha, con gli occhi pieni di lacrime, iniziò a tossire violentemente, cercando di capire chi le avesse appena salvato la vita, mentre una figura sfocata la aiutava a rimettersi in piedi.
"Mi dispiace, ma temo che dovrai riprendere fiato mentre corri." Sentì suggerirle la voce che riconobbe come quella di Ghita. "Dobbiamo andare subito via di qui."


-*-*-*-


"Ci sarà mai un attimo di pace quest'anno?" Domandò Madison con voce impotente, guardando dalla finestra di una delle torri più alte del castello il desolante spettacolo che si stava consumando davanti ai suoi occhi e a quelli di Clementine.

Nonostante Durmstrang fosse infatti abbastanza lontano dal villaggio, la colonna di fumo che si innalzava imperterrita da esso era ben visibile anche da lì.
E faceva pensare alle cose più tremende ad entrambe.

Al contrario di Elijah Grimm, che era uscito per prestare soccorso al villaggio, gli altri presidi avevano preferito rimanere dentro alla scuola, invitando caldamente i propri alunni a fare altrettanto.
Nessuno di loro era stata allenato a combattere, a differenza degli allievi dell'Istituto Nordico.
Nessuno di loro avrebbe pertanto potuto essere d'aiuto, in tale circostanza.
Soltanto un peso.

E nonostante le due ragazze per prime si sentissero in colpa, per quel loro restare in disparte, avevano deciso di rispettare la richiesta della Preside.

"Non lo so. E dire che ad inizio anno ero così felice di poter partecipare ad un evento così raro ed importante!" Rispose Clem con un sorriso amaro "Se potessi tornare indietro, non mi proporrei più come possibile campionessa. Non verrei più qui."


-*-*-*-


"Da questa parte!"

Nonostante non avesse ormai più fiato, Sascha continuò imperterrita a correre, cercando di seguire le indicazioni di Ghita, che più volte si era dovuta fermare per aspettarla e aiutarla.

"Non... non ce la faccio più!" Si lamentò la lupa, portandosi una mano sul petto e boccheggiando.
"Lo so, ma fai ancora uno sfo..." Provò ad incoraggiarla la donna, prima di interrompersi e voltarsi bruscamente all'indietro. "Vai!" La incitò spingendola "La vedi la boscaglia là in fondo? Raggiungila e nasconditi. Poi potrai riprendere fiato. Ti raggiungerò presto."

Dopo averle dato un'ultima spinta in quella direzione, Ghita si girò verso il punto opposto, estraendo dal nulla un pugnale e scagliandosi con forza contro un aggressore.


-*-*-*-


Tutti i Grimm erano fuori dal Castello.

Lo sapeva bene, visto che li aveva visti uscire con i propri occhi.
I tre più giovani insieme, il preside lanciandosi come un pazzo dalla finestra.

Ma non era importante come fossero usciti. Era importante che fossero usciti.

Il fatto di procedere lentamente, checchè ne dicessero dall'organizzazione, era stato un ottimo modo per passare inosservati.
Tanti piccoli attacchi, apparentemente slegati l'uno all'altro.
Che non fornivano alcun vero indizio.

Al contrario del piano finale, architettato in realtà da molto tempo nei suoi più piccoli dettagli.
Certo, quando era stato progettato, non aveva pensato potesse avere risvolti addirittura migliori di quelli iniziali. Non pensava che la famiglia Grimm potesse essere così divisa, al suo interno.
Ma tutto rendeva il gioco ancora più facile.

E in quel momento, con tutti i Grimm lontani e impegnati in altri problemi, aveva finalmente campo libero.

Per un attimo, pensò quasi di alzare una nuova barriera, in modo da chiuderli tutti quanti fuori all'esterno.
Sarebbe stato alquanto comico: i Grimm chiusi all'esterno della loro stessa scuola.

Tuttavia desistette.
Purtroppo, nonostante l'alto numero di vittime a sua disposizione, non aveva abbastanza energia per potere fare tutto.
Doveva scegliere.
E quello, ciò che stava per fare, era infinitamente più importante.

Con un ghigno, cercò il punto della parete esatto.
Poi spruzzò la sostanza preparata in quei mesi, aspettando di sentire con le sue stesse orecchie lo sfregolio che avrebbe dato conferma del suo esatto funzionamento.
Fu con vera eccitazione che lo colse.

Sarebbe servito un altro mesetto - più o meno in contemporanea con la terza prova, calcolò con ironia - perchè il buco si formasse del tutto.
E a quel punto sarebbe servito l'ultimo sacrificio, l'ultima dose di energia per portare a compimento l'opera.

E con estrema soddisfazione, si ritrovò a pensare alla vittima perfetta per recuperare la dose mancante.
Bianca Grimm.


-*-*-*-


Ormai senza più fiato, Sascha raggiunse con sollievo la boscaglia, così come le aveva indicato Ghita e vi si nascose nel mezzo, tremando come una foglia.
Nella fretta di fuggire non si era curata di prendere il mantello, ma i brividi non erano dovuti soltanto al freddo. Anche alla paura.

Mai come in quel momento maledisse Elijah Grimm e il fatto di essersi fidata di lui, ormai 7 mesi prima.
La sua vita, da quel momento, era diventata soltanto un inferno.

L'unica cosa che voleva era tornare a casa, da suo padre.
Anche essere presa in giro e maltrattata, come le era successo per anni vivendo con le persone del circo, in quel momento le sembrava una prospettiva più allettante, rispetto al tipo di vita che stava vivendo.
I lavori pesanti che le facevano fare, sfruttando le caratteristiche fisiche donatele dalla sua natura maledetta, in confronto le sembravano carezze. Proprio grazie a quelle, si era sempre convinta di essere forte, molto più forte degli altri.
Ma le era bastato avere a che fare con quel mondo, per capire di essere debole.

Fu uno scricchiolio a riportarla alla realtà.

Quello e una forza invisibile, che prendendola per la gola la sollevò per aria.

Per la seconda volta in poche ore, qualcuno -
un uomo comparso di fronte a lei all'improvviso - stava cercando di strangolarla.

Per un tempo che le parve infinito, scalciò bloccata a mezz'aria, nella vana speranza di riuscire a liberarsi.
Tutto intorno a lei inziò a farsi prima sfocato e poi nero, segno del sempre meno ossigeno che le affluiva al cervello.

Finchè non sentì la presa sul suo collo scomparire all'improvviso, e il suo corpo crollare a terra come un peso morto, mentre lei iniziava a tossire violentemente in cerca d'aria.

L'uomo che aveva tentato di soffocarla era crollato a terra a sua volta, privo di vita.
E dietro di lui, con il suo cuore ancora pulsante tra le mani, si trovava Jacob Grimm.


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Allora... per la sfida dell'altra volta se la sono giocata fino all'ultimo Sascha e Patton (anche se pure Reyna gli ha dato del filo da torcere). Perciò ho iniziato a far emergere qualcosa di entrambi.
Il prossimo sarà proprio incentrato su di loro.

Qualcuno di voi ha visto la 5^ (e ultima) stagione di Grimm? *-* Lo dico perchè il prossimo capitolo sarà abbastanza legato ad un episodio particolare di quella serie... do solo un indizio: scimmiette.

Alla prossima ;)


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Capitolo 29
*** 24 - Le tre scimmie / ricordi di fuoco ***


24

Ciao a tutti! Note varie prima di lasciarvi alla lettura:

1) so perfettamente che non si tratta di una fiaba dei Grimm ma di un proverbio orientale, tuttavia, come ho detto nello scorso capitolo, la parte che riguarderà le 3 scimmiette sarà presa pari pari da una puntata della 5^ stagione di Grimm, serie con la quale questa storia è in cross over.

2) di nuovo, non darò a tutti i personaggi lo stesso spazio. Scusate, ma la trama lo necessita

3) rispondo alle domande andate per la maggiore nelle recensioni:
       a) gli abitanti di Durmsbug sanno combattere perchè hanno frequentato Durmstrang: se, come ho messo qualche capitolo fa, gli studenti dell'Istituto imparano i patronus con i dissenatori a piede libero, penso che imparino a difendersi da un po' di tutto no?
       b) gli uomini che Elijah ha mandato nello scorso capitolo per eliminare Sascha non sono Grimm, tuttavia sono dei loro affiliati. Quindi mi spiegate come avrebbe potuto fare quella povera ragazza a difendersi, visto che sa usare la magia sì e no da pochi mesi e trovandosi contro cacciatori alquanto esperti che saprebbero far fuori anche un lupo mannaro durante la luna piena?

Buona lettura! ;)




- Le tre scimmie / ricordi di fuoco -



3_scimmie



Sascha sentì la presa sul suo collo scomparire all'improvviso, e il suo corpo crollare a terra come un peso morto, mentre lei iniziava a tossire violentemente in cerca d'aria.
L'uomo che aveva tentato di soffocarla era crollato a terra a sua volta, privo di vita.
E dietro di lui, con il suo cuore ancora pulsante tra le mani, si trovava Jacob Grimm.





"Tutto bene?"
Nonostante il viso puntato proprio nella sua direzione, Sascha ci mise un po' per capire che Jacob si stava riferendo proprio a lei.
Solo dopo qualche minuto, utilizzato anche per riprendere fiato e continuare a massaggiarsi la gola, gli diede la conferma, indirizzandogli un brusco cenno col capo.

"WILL!" Vociò a quel punto il Grimm, girandosi così in direzione del fratello che - Sascha lo notò soltanto in quel momento - si trovava a pochi metri da loro, intento in un corpo a corpo contro due uomini. "CERCA DI LASCIARNE IN VITA ALMENO UNO!"
"Perchè?" Domandò a quel punto il minore, con voce soffocata, mentre cercava di sottrarsi dalla presa che uno dei due era appena riuscito ad esercitare sul suo collo.
"Perchè i morti non parlano!" Replicò Jacob, prima di estrarre un coltello e lanciarlo con precisione millimetrica contro l'assalitore del fratello: con un sibilo, quest'ultimo si andò a piantare su un albero, inchiodando con sè anche la mano dell'uomo - che lanciò un grido di dolore - mentre Willhelm, con un'ultimo strattone, si liberò dell'altro piantandogli un pugnale in gola.

"Inutile che provi a liberarti." Comunicò Jacob con tono irrisorio avvicinandosi all'uomo che aveva la mano inchiodata all'albero "Quel pugnale obbedisce soltanto ai miei ordini. Dovresti tagliarti la mano per riuscire ad andartene. Ma, a quel punto, moriresti dissanguato." Lo informò con voce strafottente. "Quindi, che ne dici di un accordo? Io ti ridò la mano, ma tu dovrai rispondere ad alcune domande."


"Li volevi vivi? Ops!" Li raggiunse subito dopo la voce di Bianca, estraendo una lama dal corpo che aveva appena decapitato, facendo fare un balzo di lato ad una Sascha ormai completamente incredula.

Fino a pochi secondi prima era sospesa a mezz'aria, attaccata al nulla, in attesa che la morte sopraggiungesse per soffocamento.
Mentre un attimo dopo era circondata da cadaveri. E da Grimm.

Viva.
E, p
aradossalmente, al sicuro.


"Andiamo." Li invitò con un cenno Jacob "Vi porto in un posto dove potremo parlare con calma."



-*-*-*-



Un colpo alla schiena.
Un altro colpo.
Una frustata.
Un'altra.

Era da talmente tanto tempo che il suo padrone lo stava picchiando a sangue, che ormai Patton aveva perso la sensibilità del proprio corpo. In effetti, si sorprendeva di essere ancora sveglio.
Di non essere ancora svenuto a causa del dolore.

Se ne stava lì, legato a quel palo di legno, esibendo la schiena nuda al suo padrone - e a chiunque altro stesse guardando - ormai completamente incapace di ribellarsi.
Non ne aveva più le forze.

E non capiva per quale motivo quell'uomo si stesse accanendo così tanto su di lui.
Semplicemente, aveva avuto fame. E così aveva raccolto da terra una mela, una di quelle scartate, che il suo padrone non avrebbe mai venduto. E dalla quale non avrebbe tratto alcun ricavo.

Il suo padrone non l'aveva però pensata allo stesso modo.
E, appena l'aveva visto, l'aveva afferrato per un braccio, promettendo di fargliela pagare nel peggiore dei modi.

A nulla erano servite le preghiere di suo padre, di avere pietà di lui, di fargli scontare la pena al suo posto.

E Patton, sotto a quei colpi dati con la medesima foga dal primo all'ultimo, aveva ormai perso il senso del tempo.




"Padrone... mi è arrivata questa lettera. Ma io non so leggere... potrebbe farlo lei per me?"
L'uomo, dopo avergli lanciato un'occhiata strana, gli fece un breve cenno di assenso.

Alla fine dei conti, era curioso anche lui: chi mai poteva scrivere ad uno schiavo?

Ma, dopo averle dato una veloce lettura, l'uomo scoppiò a ridere sguaiatamente, lasciando nella totale ignoranza il suo 'oggetto'.
"Non è niente: si tratta soltanto di uno scherzo." Fu l'unica spiegazione, prima di gettare la lettera nel fuoco.



"Patton Powell? Sono David Hartnell, il Preside della Scuola di Magia e Stregoneria di Ilvermorny. Piacere di conoscerti." Disse porgendogli la mano per stringergliela.

Fu durante un pomeriggio come tanti, che quell'uomo strambo e alquanto sui generis si presentò nella piantagione dove lavoravano tutti gli schiavi, chiedendo insistentemente di lui.
E riuscendo a convincere il padrone a fornirgli un colloquio con quel ragazzino.

"Tu sei una persona molto speciale Patton. E se vieni con me te lo dimostrerò."





"INCENDIO! INCENDIO! INCENDIO!"
Era un fiume in piena Patton, quella sera.

In teoria, era semplicemente tornato a casa da suo padre per le vacanze estive.
In pratica, nel momento in cui aveva messo piede nella piantagione che aveva simboleggiato per anni la sua schiavitù, qualcosa dentro di lui era scattato.

Lui non era uno schiavo. Non era un oggetto. Non apparteneva a nessuno.
Era una persona.
Una persona speciale.
Un mago.
E poteva mettere fine a tutto quello.

Aveva una bacchetta e sapeva che il preside, il primo uomo ad aver creduto in lui, avrebbe aiutato in qualche modo sia lui che suo padre.
E lui, Patton Powell, avrebbe approfittato del suo essere speciale per risplendere.



"Patton!" La voce di Tyler.
"Sta aprendo gli occhi!" Livvy.
"Per Isotta che spavento!" Camille.
"Camille, puoi lasciare la presa sul suo collo? O vuoi completare ciò in cui non sono riuscite le fiamme? Non che la cosa mi dispiaccia, sia chiaro, ma non vorrei che una purosangue come te possa essere accusata di omicidio." Il tono sarcastico di Liam.

"Bentornato tra noi, signor Powell. Capisco la sua voglia di fare l'eroe, ma la prossima volta che dico di rimanere al Castello, lei rimanga al castello."
"Non si preoccupi, signor Preside: avevo tutto sotto controllo."

Certo, come no.



-*-*-*-


In un angolo, seduti sopra a sedie di legno, con le braccia incrociate e intenti a parlare - anzi, a discutere a bassa voce - si trovavano due persone. 
Jacob e... la vecchietta della profezia.
In realtà, adesso che la poteva osservare alla luce del sole, non le sembrava davvero così vecchia.
In effetti, non sembrava neanche la stessa persona. Forse aveva assunto una di quelle pozioni che le aveva spiegato Jacob, la... 
moltisucco. 

(da cap. 18 - Risvegli di lacrime)



"Oh Will! Tu sei convinto di sapere tutto vero?" Domandò Jacob con un tono strano, lanciandogli un'occhiata penetrante "Se soltanto tu... no, lasciamo perdere..." Borbottò a mezza voce, scuotendo la testa, come preso da un dialogo con se stesso "Will... la Prima Prova è stata un'illuminazione divina per me: ho visto Sascha circondata da toxic death. Talmente tanti che, succhiando la sua magia, hanno finito per succhiare via anche la sua maledizione. Per un breve attimo, nonostante la luna piena in corso, è tornata umana. E io ho semplicemente pensato che forse, anzichè doverli cacciare ed ammazzare... fosse possibile un'alternativa."

(da cap. 23 - Cappuccetto Rosso)




"SASCHA! ... SASCHA!"
A differenza di Bianca e Willhelm, che sentendo quella voce urlare si erano nuovamente irrigiditi, sia Jacob che Sascha rilassarono le spalle.

Quella era una voce ben nota ad entrambi: quella di Ghita.

Pochi secondi dopo, la donna fece la sua comparsa dentro alla casa, dove tutti e quattro - cinque, se si considerava anche l'uomo, ormai legato alla sedia come un salame - si trovavano.
E nel momento in cui lo fece, i due fratelli ebbero reazioni completamente opposte: Will, emettendo un suono assurdo, scattò verso di lei. Jacob, al contrario, si lanciò sul fratello, impedendogli così di assalire la donna.

"WILL NO!"

Ma non potè fare nulla per fermare l'attacco di Bianca, che venne però neutralizzata in poche mosse dalla stessa Ghita.
Pochi secondi di caos, durante i quali Sascha assistette alla scena completamente sbalordita - non capendo in alcun modo cosa fosse successo - e sia Will che Bianca si ritrovarono bloccati a terra, trattenuti a forza rispettivamente da Jacob e Ghita.

"Ma che diamine...? Lasciami subito!" Tentò di ribellarsi Bianca, agitandosi inutilmente per cercare di forzare la presa della donna, che però rimase ben salda.

"JACOB! PRIMA LA LUPA E ADESSO... QUESTO!" Urlò invece Will, agitandosi a sua volta "MA SEI COMPLETAMENTE IMPAZZITO? LASCIAMI SUBITO!"
"Non sono impazzito e prometto di lasciare la presa non appena ti calmerai." Replicò Jacob con il fiatone, causato dallo sforzo di trattenere il fratello a terra "Ho cercato di dirtelo stamattina: ci sono troppo cose che non sai, Will! A partire da nostra madre."
"Nostra madre è morta dandomi alla luce!" Protestò però il minore, scuotendo ripetutamente la testa.
"No Will: nostra madre è viva. Ed è davanti a te, proprio in questo momento."
"Quella donna non è nostra madre! E' una sondereith!"
"Perchè è stata maledetta mentre ti aspetteva. Ma nostra madre è viva: guarda la sua aura, maledizione! Ci sono molte cose sulle quali Elijah ha mentito."


-*-*-*-


"Coff! Coff!"
Stava soffocando.
Più cercava di incamerare ossigeno, più i suoi polmoni si riempivano di fumo.

Se non avesse trovato presto una via di fuga, sarebbe morta soffocata lì dentro.
Cercando di trattenere il respiro - e portandosi una manica della camicia da notte davanti alla bocca - Reyna si guardò attorno, con gli occhi pieni di lacrime, cercando una possibile via di fuga.
E, anche se alquanto rischiosa, alla fine la trovò.

Se avesse sbagliato, se avesse saltato anche soltanto di mezzo centimetro in meno, sarebbe morta.
Ma sarebbe morta comunque se non l'avesse fatto.
Tantovaleva correre il rischio, o avrebbe fatto la fine dei topi.

E Reyna sapeva di non poterselo permettere.
Aveva ancora troppi anni, da vivere, davanti a sè.

No, non avrebbe potuto morire in quel modo.



"Rey!"
Aprendo gli occhi, la ragazza si ritrovò davanti alla figura di Heidi, che la guardava con la testa inclinata.
"Stai bene?" Domandò l'amica, allungando una mano nella sua direzione per stringergliela.

"Sì, certo che sto bene." Rispose semplicemente la Black, fingendo un disinteresse e un distacco che non le appartenevano.

Quando erano stati avvisati dell'attacco a Durmsburg, gli allievi di Durmstrang non avevano esitato un attimo a recarsi in soccorso del villaggio.
E così, sia lei che Heidi si erano ritrovate a correre insieme, verso l'ignoto.

Esattamente come il loro preside le aveva addestrate a fare.
Se si trattava di combattere, indipendentemente dal nemico, non esistevano differenze tra ragazzi e ragazze.

Ma poi Reyna si era ritrovata davanti alle fiamme, che spiccavano alte nel cielo, circondando completamente il villaggio.

E ricordi prepotenti le erano tornati alla memoria, rituffandola in frammenti di un passato che pensava di avere sepolto per sempre.


-*-*-*-


"Will... la Prima Prova è stata un'illuminazione divina per me: ho visto Sascha circondata da toxic death. Talmente tanti che, succhiando la sua magia, hanno finito per succhiare via anche la sua maledizione. Per un breve attimo, nonostante la luna piena in corso, è tornata umana. E io ho semplicemente pensato che forse, anzichè doverli cacciare ed ammazzare... fosse possibile un'alternativa."

(da cap. 23 - Cappuccetto Rosso)



"Non rincorri tuo fratello?"
Jacob girò appena la testa per lanciare a Sascha un'occhiata in tralice.

Era appoggiato con i gomiti alla staccionata di legno che delimitava i confini della casa di sua madre, e fissava intensamente il vuoto, con lo sguardo rivolto verso il tramonto che stava calando.

"No." Rispose alla fine "Ha appena scoperto che sua madre è viva, dopo che per 16 anni ha creduto di averla uccisa nascendo. Devo lasciarlo smaltire."
"Quindi in tutti questi mesi... mi hai lasciato con tua madre?" Domandò a quel punto Sascha, incapace di mordersi la lingua.
"Elijah vuole uccidere tanto lei quanto te. Ma, a differenza tua, mia madre sa come difendersi. Maledetta o no, è pur sempre una Grimm." Replicò lui con una scrollata di spalle "Mio zio le darebbe la caccia comunque: tantovaleva che, oltre che se stessa, proteggesse anche qualcun altro."
"Perchè?" Ancora una volta, la lupa non riuscì a trattenere la domanda, ma una volta formulato il perchè si rese conto di non sapere come proseguire.

Perchè un fratello vorrebbe uccidere una sorella?
Perchè tuo fratello non sapeva dell'esistenza di sua madre?
Perchè mi hai lasciato con lei?
Perchè vuoi proteggermi dopo avere cercato inizialmente di uccidermi?

Tuttavia, Jacob sembrò percepire lo stesso tutte quelle domande.
"Mesi fa, Elijah mi ha spedito a Durmsburg. Mi ha detto che un sondereith si era installato nel villaggio: dovevo semplicemente eliminarlo. Ovviamente, non mi ha detto che si trattava di mia madre. Forse pensava che non me ne sarei accorto, invece l'ho riconosciuta. E, per la prima volta nella mia vita, ho disobbedito ad un suo ordine. Poi... sei arrivata tu. Circondata da un nugolo di toxic death, hai ripreso le tue sembianze umane, nonostante la maledizione in corso. E io ho visto una possibilità: poter cambiare le cose."



-*-*-*-


Ormai la situazione a Durmsburg era completamente rientrata.

Tanto in fretta era sorta, tanto in fretta era scomparsa.

Sfrecciando tra le case ancora in fiamme, che però venivano spente con colpi di bacchetta sempre più rilassati dagli abitanti di Durmsburg, Trystifer si ritrovò a ragionare stranito su quella repentinità.

Era da quando quegli attacchi erano cominciati, che il tarlo lo stava rodendo: si trattava sempre di attacchi repentini, che non sfociavano mai in qualcosa di veramente grosso.
Si esaurivano nell'arco di poche ore e soltanto in un secondo momento ci si accorgeva davvero dei danni.
Ma, almeno in quel caso, sembrava che, a parte qualche casa bruciata - immediatamente riparata da alcuni colpi di bacchetta - nessun danno irreparabile fosse stato causato.
Non come in altre occasioni, dove molti studenti erano stati rapiti - o uccisi.

Doveva ancora tornare a scuola per verificare che effettivamente nessuno fosse rimasto coinvolto, eppure...

Rallentando il passo fino a fermarsi, colpito da un pensiero improvviso, Trys si accorse di non voler davvero tornare a scuola: al Villaggio stavano tutti bene e nessuno era stato colpito più di tanto.
E l'attacco era partito da lì.
Non si era esteso anche alla scuola.

Quindi, se fosse tornato all'Istituto e avesse scoperto che qualcosa di strano era accaduto nel frattempo, ciò avrebbe significato una cosa sola: diversivo.

Tremando da capo a piedi, non capendo perchè il tarlo di tale ipotesi gli fosse balzato in testa così insistentemente e all'improvviso, Trys percorse lentamente gli ultimi metri che lo separavano dai cancelli del Castello, trovando sulla loro soglia Clementine ad aspettarlo.

Senza dire nulla, la ragazza gli si avvicinò frettolosamente. Poi lo abbracciò con aria sollevata.
"Grazie a Morgana! Sei tornato! La nostra preside non ha voluto farci uscire, ma io..."
"La vostra preside ha fatto bene" La interruppe lui, abbracciandola a sua volta e godendosi quel momento di pace "Noi di Durmstrang siamo allenati a combattere, ma nonostante ciò guarda cosa sta succedendo quest'anno." Le ricordò. "Clem... è successo qualcosa di strano, al Castello, mentre ero via?"


-*-*-*-


"Will!"

Vedendo ritornare il fratello all'interno della casa a passo di marcia, Jacob alzò lo sguardo, interrompendo così la tortura che stava esercitando sull'uomo catturato.
Per l'intera giornata, a turno, avevano cercato di farlo parlare, per cercare di capire se sapesse qualcosa sull'attacco al villaggio.

Ma, sfoggiando dei nervi d'acciaio e una capacità di resistenza alquanto notevole, il prigioniero non aveva ancora detto una parola.
Arrivando addirittura a deriderli.

E Jacob, già con i nervi a fior di pelle per tutte le altre questioni, non si era fatto scrupoli ad usarlo come sfogo.

"Adesso basta Jack. E' già molto debole: se continui così, finirai per ucciderlo. E, come hai detto tu, i morti non parlano." Decretò Will, dopo aver lanciato a tutti i presenti un'occhiataccia.
"Will io..." Provò a parlare Jacob, prima di essere interrotto da un gesto secco del fratello.
"Parleremo dopo. Adesso, abbiamo un altro problema da risolvere: come far parlare questo qua." Comunicò indicandolo con l'indice "Ho un'idea: abbiamo una sondereith a nostra disposizione. Tantovale usarla."




Con un sorriso inquietante sulle labbra, Ghita avanzò verso il prigioniero.

"Fino ad ora, non hai voluto parlare con noi. Dico bene?" Chiese con finto tono dolce, sfiorando con una carezza la guancia del prigioniero, che in risposta continuò a rimanere muto. "Allora... direi che non hai bisogno di una bocca." Decretò passandogli una mano sulla suddetta.

Nel momento in cui gli tolse la mano, i lembi che componevano le due labbra si unirono e diventarono un tutt'uno, privando così l'uomo della bocca.

"Non hai voluto ascoltarci." Continuò la Grimm imperterrita "Quindi non hai bisogno neanche delle orecchie."
Dopo avergli passato le mani sulle orecchie, queste ultime si accartocciarono su se stesse, diventando un tutt'uno con la mandibola e la tempia.

"E poi... immagino che tutto vorresti vedere tranne che le nostre orribili facce." Concluse lei, avvicinandosi abbastanza da permettergli di capire il labiale, visto che l'aveva appena privato dell'udito.

Poi gli passò una mano sugli occhi, privandolo infine della vista.


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Chiedo scusa ad Always e Zoey per non aver usato i vostri personaggi.
Nel prossimo capitolo si rifaranno, promesso.


Domanda della settimana: nel prossimo capitolo ci saranno le vacanze primaverili (alias quelle di Pasqua). I vostri OC cosa faranno (possono anche tornare a casa se volete!)? Risposte per MP entro il 3 dicembre (chi non me le manda non compare).

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Capitolo 30
*** 25 - Vacanze primaverili ***


25

Prima di lasciarvi alla lettura vi informo di una cosa: il personaggio di Christopher Flangan è eliminato (troverete la cosa anche nel capitolo). E' già la seconda storia dove l'autrice mi è scomparsa nel nulla.

Per rispondere alle domande più gettonate del capitolo scorso:
- il proverbio orientale delle tre scimmiette è "non vedere il male, non sentire il male e non parlare male", che ovviamente aveva un significato completamente diverso rispetto a quello odierno
- no, non ho mai parlato dei genitori di Jacob e Willhelm prima dello scorso capitolo, quindi sfogatevi pure con le ipotesi su di loro ;)

- auguroni a Tayou per la sua laurea!



Per gli altri rimasti buona lettura! ;)




- Vacanze primaverili -



Vacanze primaverili, 15 - 25 aprile 1803



"Clem... è successo qualcosa di strano, al Castello, mentre ero via?"


Durmstrang


"Posso rimanere qui se vuoi."
Non era la prima volta che Clementine affrontava il discorso e glielo chiedeva.
La ragazza aveva insistito più e più volte, nell'arco della settimana, per convincerlo a farla rimanere, ma Trystifer era stato irremovibile: "Non vedi la tua famiglia da mesi, è giusto che tu vada. L'avevi detto chiaramente di voler tornare a casa in queste vacanze: non cambiare programma soltanto per me."
"Sì ma... Chris..." Aveva provato ad insistere lei, assistendo così alla sofferenza immediata creatasi nel volto del ragazzo sentendo nominare il suo più caro amico.
"Se dovesse ricomparire, ti scriverò subito. Ma una pausa da tutto questo te la meriti." Aveva affermato Trys, dandole una spintarella verso il cortile del Castello, dove la delegazione della scuola australiana stava caricando i bagagli. "Vai adesso."



Appoggiando la testa allo scaffale della libreria che aveva consultato fino a pochi secondi prima, Trystifer emise un sospiro di stanchezza.

Era rimasto solo.

Quando era scomparso Levi, in quello che ormai gli sembrava un secolo prima, si era sì rattristato, ma aveva anche trovato la forza dentro di lui per andare avanti e cercare di capire cosa stesse succedendo.
La forza per combattere.
Invece era scomparso anche Chris.

E lui non poteva sentirsi più svuotato di così.


-*-*-*-


Stati Uniti d'America, casa Jones



Vedendo Tyler praticamente stritolato nell'abbraccio di un anziano signore, Heidi e Reyna si scambiarono un sorrisino divertito.

Erano entrambe purosangue, non abituate a gesti di affetto provenienti da familiari. Perciò la scena che si parava davanti ai loro occhi era qualcosa di alquanto esilirante.

"E voi dovreste essere miss Black e miss Volkova, dico bene? ... Lascia andare tuo nipote, Joseph, o finirai per soffocarlo!" Lo richiamò immediatamente sua moglie "Benvenute nella nostra proprietà. Lasciate pure i bagagli qui, se ne occuperanno gli elfi domestici." Le accolse con un caloroso sorriso, facendosi avanti per abbracciarle.
E lasciando immediatamente perdere quello slancio affettivo dopo aver riconosciuto la rigidezza delle due ragazze.

"Noi dobbiamo ringraziare voi per l'invito e per l'ospitalità." Ribattè Heidi, indirizzando alla donna un ampio sorriso.
"Sciocchezze!" Rispose la donna sventolando la mano, come per scacciare una mosca fastidiosa. "Gli amici di Tyler sono sempre i benvenuti qui. Più che altro mi dispiace che abbiate perso un'intera giornata per arrivare qui dalla Prussia solo per accontentare mio nipote, quando magari avreste approfittato volentieri delle vacanze primaverili per rivedere la vostra famiglia."
"Assolutamente no, signora. Di questo non si deve affatto preoccupare." Replicò però subito Reyna.

Non ci fu bisogno di uno scambio di sguardi tra le due, per capire cosa stesse pensando l'altra: se in tale occasione non fosse arrivato l'invito di Tyler, entrambe avrebbero passato quel breve periodo di vacanza a Durmstrang.

"E poi è bello poter visitare posti nuovi."






"Non ti preoccupare."
Reyna stava mettendo via alcuni vestiti nella cassapanca in fondo al letto quando la voce di Heidi la raggiunse.
"Di che cosa?" Domandò distrattamente, continuando con la sua opera di riordino.
"So perfettamente che Tyler ha invitato anche me solo per non far sembrare troppo... importante... l'invito nei tuoi confronti." Si spiegò meglio la tedesca, mentre Reyna si dimostrava per la prima volta vagamente imbarazzata "Perciò, quando vorrete passare del tempo da soli, farò in modo di agevolarvi per quel che potrò." Le promise indirizzandole una strizzatina d'occhio "Questa per me sarà davvero una vacanza."



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Australia, Villa Lohan


"Campionessa di Murrin Patha! Ancora non posso credere che un tale onore sia capitato proprio a te!"

Quelle erano state le prime parole che Kathleen aveva sentito pronunciare dalla madre, non appena aveva messo piede in Australia.
Non un "ciao", non un "bentornata", non un "mi sei mancata".
Solo un enorme sproloquiare a vanvera su questioni inerenti il sangue l'onore di famiglia e il fatto che lei, Kathleen, venendo scelta dal Calice di Fuoco, se ne era dimostrata finalmente all'altezza.
Niente di niente, invece, nessuna domanda sui pericoli e i rischi affrontati fino a quel momento.
Sul fatto che sua figlia stava rischiando la vita praticamente ogni giorno.

Ostentare, ostentare, ostentare.

Non esisteva altro per la signora Lohan.

Non era sempre stata così, la madre di Kathleen.
Inglese purosangue ed ex Grifondoro, imparentata con famiglie purosangue del calibro dei Black e dei Malfoy, aveva ottenuto sempre ottimi risultati scolastici. Che però non le erano serviti a nulla: appena presi i MAGO infatti, era stata costretta dalla famiglia a sposare Hank Lohan, purosangue australiano che aveva sempre fatto fatica ad accettare.

E pian piano tutti i suoi sogni giovanili, compreso quello di diventare una delle rare donne Auror presenti al Dipartimento, erano sfumati insieme alla sua voglia di vivere.
Piano piano, senza neanche rendersene conto, si era tramutata proprio in ciò che la società purosangue le chiedeva: una perfetta casalinga, dedita soltanto alla casa e pronta a riversare tutta la sua attenzione nella preparazione di ricche feste e banchetti, atti soltanto a dimostrare quanto la sua famiglia contasse all'interno del mondo magico.

Probabilmente qualsiasi altra madre si sarebbe dimostrata in apprensione nel venire a sapere che la sua primogenita stava letteralmente rischiando l'osso del collo, ma Amanda Lohan non sembrava minimamente propensa a cedere a tale sensazione.
E Kathleen, sentendo le lacrime premere agli angoli degli occhi per uscire copiose, decise che avrebbe fatto di tutto per smuoverla da tale apatia.

"Se soltanto voi sapeste cosa sta accadendo a Durmstrang, madre, non direste tali parole." Esordì, tirando su con il naso.
Poi, senza aspettare un gesto di permesso, iniziò a raccontarle ogni singolo dettaglio di quegli ultimi mesi passati nell'Istituto nordico.

Sperando che ciò servisse per smuovere il cuore ormai di pietra della donna.


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Stati Uniti d'America, Villa Duchannes - Ravenwood


"Livvy"

 Avendo sentito il suo nome, Deliverance arrestò il passo lungo il corridoio e si voltò.

Peccato che in giro per il corridoio dell'enorme villa, a parte lei, non ci fosse nessuno.

Pensando di esserselo sognato, la ragazza fece spallucce e riprese la sua solita andatura per dirigersi verso la biblioteca, dove la aspettava lasciato a metà un tema su una pozione particolarmente ostica.

"Livvy"

Quella seconda volta non l'aveva sognato: qualcuno l'aveva davvero chiamata.
Peccato che il corridoio continuasse ad essere ostinatamente vuoto.

"Livvy."

La ragazza arrestò nuovamente il passo, intenzionata a guardarsi intorno con circospezione.
Magari era la sua cuginetta che si era nascosta dietro ad uno dei tendoni per farle uno scherzo? No, era impossibile: Reece non avrebbe mai retto lo scherzo così bene, si sarebbe smascherata subito scoppiando a ridere.

"Non ci riuscirai mai Deliverance.

Spalancando gli occhi e iniziando a tremare, la tuonoalato si rese conto di avere finalmente riconosciuto quella voce: apparteneva a sua zia Madailene, la madre di Reece.
Una strega delle tenebre morta cinque anni prima.

"Passerai dalla nostra parte Liv. Non riuscirai mai a rimanere nella luce. Entro l'estate sarai nostra."



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Durmstrang

Era quasi convinto di essere l'unico a dover spedire una lettera a quell'ora del mattino, ma quando Ashton aprì la porta della guferia dovette ricredersi: nella stanza era infatti presente anche Mike, piegato sul tavolo e intento a firmare e poi sigillare una lettera.
Dal momento che la sua era invece già terminata, Ash si limitò a rivolgere un cenno di saluto al compagno, prima di dirigersi verso il trespolo dove aveva adocchiato un gufo ai suoi occhi promettente, che scattò immediatamente sull'attenti non appena capì di essere stato scelto arruffando le piume.

Sorridendo divertito per lo scatto dell'animale, Ash allungò una mano per accarezzarne il soffice piumaggio, poi si apprestò a legargli la lettera alla zampa.

Nel frattempo Mike, che aveva terminato la lettera, si alzò in piedi per fare altrettanto.
"Anche tu qui? Pensavo che a quest'ora non ci fosse nessuno in giro." Commentò sbadigliando, dirigendosi a sua volta verso un trespolo contenente dei gufi della scuola.
"Ho pensato che essendoci poche persone non avremmo dovuto litigarci i gufi, visto che non ne dispongo di uno personale." Replicò Ash con una scrollata di spalle, avendo ormai terminato le manovre con il pennuto. "Insomma, io ho soltanto un gatto." Aggiunse quasi come a volersi giustificare.
"Ho pensato più o meno la stessa cosa, visto che ho un gatto anche io." Lo rassicurò immediatamente Mike "E poi... non riuscivo a dormire." Aggiunse con un filo di voce, quasi in imbarazzo.
"Un'altra delle tue visioni?" Domandò a quel punto Ashton, sentendo un brivido gelato corrergli lungo la spina dorsale.
"Non proprio... è più una sensazione alla bocca dello stomaco, che non mi lascia mai del tutto tranquillo." Provò a spiegare l'altro "Ma non saprei spiegare bene in che cosa si potrebbe concretizzare." Ammise con un pizzico di delusione.

"Hai scritto ai tuoi?" Cambiò improvvisamente il discorso il bunyip, desideroso come non mai di cambiare argomento.
"Sì, al mio fratellino." Confermò lo yowie annuendo "Anche se una versione molto... riveduta e corretta... di ciò che succedendo qui." Ammise "E, a proposito, volevo ringraziarti per essere rimasto a Durmstrang con me, anzichè tornare in Australia."
"Non preoccuparti Mike, va bene così: le festività non mi sono mai piaciute più di tanto. E se un amico è in difficoltà è mia abitudine cercare di aiutarlo." Lo rassicurò immediatamente Ashton. "Non ti avrei mai lasciato solo."


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Stati Uniti d'America, Villa Crawley


Probabilmente se sua madre l'avesse vista in quella circostanza avrebbe borbottato in maniera scandalizzata qualcosa sul fatto che "Le signorine purosangue non si comportano di certo in tale maniera", ma la signora Crawley in quel momento era in città per varie commissioni e non sarebbe tornata prima di sera, perciò Camille si sentiva in diritto di approfittarne il più possibile.

Non che stesse facendo nulla di sbagliato: la sua sorellina le aveva chiesto di raccontarle una storia, attirando così immediatamente l'attenzione di tutti gli altri bambini presenti nella stanza.
Camille si era così ritrovata circondata da tutti i più piccoli della famiglia - tra fratelli minori, nipotini e cuginetti era presente una vera e propria ciurma alla villa in quel periodo - e senza starci troppo a pensare si era stesa sul pavimento, di fianco al camino spento, lambicandosi il cervello per qualche minuto per trovare una storia che si adattasse un po' alle esigenze di tutti.

"Dai Cami, raccontaci qualcosa sul Torneo!" La pregò sua cugina Mandy, con gli occhi che le luccicavano.
Avendo iniziato a frequentare Ilverlmony solo quell'anno, non aveva avuto la possibilità di candidarsi per il Tremaghi perciò nutriva una sorta di venerazione per la cugina, che aveva invece avuto tale possibilità. E appena aveva rivisto Camille aveva iniziato a riempirla di domande al riguardo, tempestandola ogni volta che ne trovava l'occasione.
E, ovviamente, Camille aveva dovuto fornirle una versione molto più concisa e "ripulita" degli avvenimenti. 

"Sì quaccosa del Tonneo!" Trillò deliziata Kayla, che a malapena si reggeva in piedi.
"E i Grimm? Hai conosciuto i Grimm?" Intervenne invece Logan, sbracciandosi per farsi notare, eccitato come non mai. D'altra parte i suoi genitori l'aveva cresciuto con il mito dei Grimm. Non era un caso se era da quando aveva sette anni che diceva di voler diventare un Auror.

Trovandosi con le spalle al muro, Camille si ritrovò costretta a cedere. "E va bene: sì, ho conosciuto i Grimm visto che sono stati loro ad organizzare il Torneo Tremaghi." Iniziò a raccontare, catturando immediatamente tutta l'attenzione su di sè e vedendo Logan trattenere pesantemente il respiro. "E se fate i bravi vi racconto come si è svolta la Prima Prova."

Ovviamente in modo riveduto e corretto. Aggiunse nella sua testa.



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Durmstrang


... potevo girare attorno alle fiamme ma non avrei mai arrivato in tempo: ò direttamente saltato.
Così ò raggiunto la povera ragazza che strillava spaventata e la ò salvata. Poi...


"Oh per Ecathe, cosa vedono i miei poveri occhi!"

Patton era talmente tanto coinvolto nella scrittura, una lettera per suo padre con la quale voleva narrare tutte le sue imprese eroiche, che non aveva sentito Liam arrivargli alle spalle, perciò sobbalzò spaventato non appena quest'ultimo comparve dietro di lui.

"Io 'ho', tu hai, egli ha!" Decantò Liam con voce alquanto ironica "Serve l' 'h'! 'Io ho' si scrive 'i-o h-o' non 'ò'!" Continuò facendo lo spelling e segnalando al compagno i diversi errori grammaticali disseminati per la lettera, indicandoli uno ad uno con l'indice "Senza contare le altre storpiature grammaticali!" Continuò a prenderlo in giro, sottraendogli la lettera con un velocissimo gesto della mano e iniziando a leggerla ad alta voce, modulando la voce in base ai vari errori o costrutti grammaticali errati che trovava qua e là. "Ma sai scrivere almeno Pat? No perchè se tu passassi sui libri di grammatica il tempo che passi ad accusare me di essere un vampiro, credo che la tua lettera sarebbe un capolavoro della letteratura." Continuò imperterrito e crudele ridendo, riuscendo a sottrarsi da tutti i tentativi dell'altro di riappropriarsi delle sua lettera, sventolandogliela di tanto in tanto con fare provocatorio davanti al naso, prima di sottrarsi nuovamente alla sua presa.
"RIDAMMELA IMMEDIATAMENTE!" Protestò Patton "E per tua informazione quelli non sono errori di grammatica: sono messaggi in codice che solo mio padre è in grado di decifrare! E' ovvio che tu non riesci a capirci nulla!"
"Sì certo, il codice degli analfabeti!" Lo prese ancora in giro Liam ridendo, prima di restituirgli di sua spontanea volontà la lettera. "Ecco Powell, tieni pure la tua preziosa lettera e completala! Secondo me manca il paragrafo dove ti vanti di avere inventato la pietra filosofale!" Lo derise un'ultima volta, prima di dileguarsi velocemente dalla camera da letto. "Adesso, se non ti dispiace, vado a disseminare altri cadaveri in giro: come ben sai, i vampiri hanno bisogno di sangue!" 


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Australia, Villa Wilson


Impalata e costretta nel bustino del suo sontuosissimo - ed alquanto esagerato - abito da cerimonia, Madison era ferma in mezzo alla stanza dei banchetti, dove in quel momento si stava tenendo l'ennesimo ricevimento organizzato nel giro di pochi giorni da sua madre.

Un'altra delle feste dove la dirawong veniva esibita come un oggetto.
E nelle quali sua madre sperava di riuscire a trovarle un buon pretendente.

Non a caso le aveva già presentato almeno dieci ragazzi diversi, quasi nella speranza di veder scattare la famosa scintilla negli occhi della figlia.
Ma Madison non li aveva quasi neanche degnati di uno sguardo, nonostante fosse stata costretta dagli sguardi ammonistrici della donna ad accettare gli inviti a ballare della maggior parte di loro.

In realtà ne avrebbe fatto molto volentieri a meno.
Non era mai stata attratta da quelle cose: il sangue puro, il lusso, la ricchezza e l'ostentazione.
Tutto ciò che quelle cose le avevano regalato era stata soltanto un'infanzia fredda ed infelice: sin da che aveva ricordi, sua madre era sempre stata distante da lei e le aveva imposto un'educazione rigida e ferrea, completamente inadatta ad una bambina piccola.

E, ovviamente, era stata la donna a costringerla a tornare in Australia.
Ovviamente era stata più che felice di averla lasciata a Durmstrang, durante le vacanze natalizie. A Madison era bastato accennare 'casualmente' al Ballo di Yule per ottenere il suo benestare.
Ma non c'era stata la minima possibilità di replicare per quelle vacanze: sua madre l'aveva voluta a casa a tutti i costi. E la ragazza, alla fine, aveva dovuto cedere.

Così, dopo aver ingoiato l'ennesimo sospiro a vuoto, Madison si ritrovò a pensare a come avrebbe preferito rimanere cento volte a Durmstrang piuttosto che un solo minuto in più in compagnia di quella donna.

E quello la diceva lunga su tutto quanto.


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"Come vanno le cose tra te e Bianca?" Domandò Jacob, mentre sistemava alcune armi appena finite di affilare dentro ad una sacca.
"Vogliamo parlare con Elijah della... situazione... 
prima delle vacanze primaverili." Lo informò il minore "Tu sei proprio sicuro di non avere problemi... per il... cambio?"
Jacob gli rispose scrollando le spalle. "Lo sai come la penso. Non abbiamo una reale scelta, in proposito. Quindi tantovale prendere quella meno dolorosa per tutti. E poi, almeno per me, una vale l'altra. Almeno saprò che il mio fratellino è felice." Concluse battendogli una mano sulla spalla.

(da cap. 23 - Cappuccetto Rosso)



Durmstrang


Prima di abbassare la mano per battere le nocche sul legno, Bianca prese un profondo sospiro, ripensando a ciò che lei e Willhelm, presente al suo fianco, stavano per fare.

Perchè non si trattava soltanto di affrontare suo padre Elijah - e di conseguenza Philippe - per far loro modificare due contratti di matrimonio.

Si trattava soprattutto di guardare suo padre negli occhi e nascondergli una parte della verità.
Di solito lei era parecchio brava a simulare. Ma con suo padre non aveva mai funzionato.
E, in quel caso, si trattava di qualcosa di troppo grosso.

Gli uomini che aveva ucciso nel bosco solo pochi giorni prima, per aiutare la lupa mannara di Jacob, come avevano scoperto soltanto in un secondo momento non erano emissari di chi aveva attaccato Durmstrang.
Erano emissari di Elijah, mandati apposta per uccidere la lupa.
In pratica, non solo avevano ucciso e torturato degli alleati di suo padre, ma non erano neanche riusciti a carpire nulla di nuovo su ciò che stava accadendo, visto che avevano catturato le persone sbagliate.
E Ghita, la madre che Will non sapeva di avere - una hexenbiest - li aveva aiutati.

Non che fosse servito trovare i corpi, ad Elijah, per capire che qualcosa non era andato nel verso giusto.
Era da quella sera che il Preside sembrava un vero e proprio leone in gabbia. E più di una volta le aveva chiesto se sapesse dove diavolo era finito il suo fidanzato.
Ma, almeno su quello, Bianca non aveva avuto bisogno di mentire: non aveva la minima idea di dove si trovasse Jacob, così come non lo sapeva neanche Willhelm.

"Coraggio... parliamo con tuo padre. Poi, se ne usciamo vivi, cerchiamo anche di capire in quale guaio si stia andando a cacciare mio fratello." Borbottò Will, facendola riemergere dai suoi pensieri e trovando il coraggio di bussare al suo posto.

Certo, facile come bere un bicchiere d'acqua.


-*-*-*-



"Sei vergine?" Domandò Ghita.
"Ma cosa...?" Fu solo in grado di boccheggiare Sascha, diventando del medesimo colore dei propri capelli.

"Stammi bene a sentire: io non sto giocando." Sbottò a quel punto la donna "Sei purosangue, questo si vede dalla tua aura. Peccato che su di te sia presente la maledizione della luna piena. Perciò Jacob mi ha chiesto di fare un incantesimo per scoprire alcune cose sul tuo passato, incantesimo che non funzionerà se sei stata 'manomessa'."

(da cap. 21 - Ricerche e gite a Durmsburg)



Un leggero tremolio attraversò un piccolo punto dell'infinito prato, spezzando l'aria fino a quel momento immobile.
Poi, praticamente dal nulla, due figure comparvero all'orizzonte, quasi come sputate fuori dalla terra stessa.

"Prendi piccole boccate d'aria con il naso: se lo fai con la bocca aumenti solo il senso di nausea." Suggerì Jacob, scrutando con sguardo indagatore l'ambiente attorno a loro, quasi come in cerca di un segnale di pericolo.
"Come hai detto che si chiama... questa cosa?" Boccheggiò Sascha tossendo.
"Smaterializzazione." Replicò lui semidivertito, incrociando le braccia al petto. "E' così che ci muoviamo spesso, noi maghi."
"Beh, come mezzo di trasporto fa davvero schifo." Replicò lei, con il respiro mozzato, alzando finalmente il busto e iniziando a guardarsi intorno.
"Soltanto le prime volte, poi ci si abitua." Fu il commento di Jacob.
"Dove siamo comunque?" Domandò a quel punto la lupa con curiosità, vedendo soltanto un'infinita distesa d'erba che si estendeva attorno a lei. "Avevi detto che mi avresti riportato a casa... ma io vedo solo un prato."

"Ma tu sei a casa." Replicò il Grimm, estraendo un coltello dalla cintola e passandoglielo. "E adesso, mi serve il tuo sangue."
"Dovrei dissanguarmi da sola?" Replicò Sascha con tono ironico, inclinando la testa e strizzando gli occhi per osservare il ragazzo di fronte a lei.

A quella accusa, Jacob roteò gli occhi e sbuffò. "Chiariamo una cosa, Sascha: ho avuto migliaia di occasioni per ucciderti, in questi mesi, se ti avessi voluta morta. O avrei potuto lasciar fare il lavoro sporco a qualcun altro, appena una settimana fa, anzichè strappargli il cuore dal petto. Quindi perchè pensi ancora che io voglia ucciderti? Pungiti il dito col coltello e lascia colare il sangue a terra: ne basteranno poche gocce. Fidati."

Dopo un attimo di esitazione, la ragazza fece quanto il purosangue le aveva detto.

Non appena le gocce raggiunsero il terreno, il panorama attorno a loro cambiò: non erano più nel mezzo di un enorme ed infinito prato, ma a pochi passi da un maestoso castello, dall'aria piuttosto antica.

"Ma cosa...?" Domandò Sascha incredula, sbattendo ripetutamente le palpebre.

"I tuoi antenati hanno posto incantesimi di protezione molto potenti sulle vostre proprietà: soltanto i discendenti di sangue vi possono accedere. Tu sei l'ultima della tua dinastia." Le spiegò Jacob "Te l'ho detto stamattina, che ti avrei riportato a casa. Perciò bentornata, Eleanor Welfenbuttel."


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BOOM!
Come al solito vi lascio sempre dei finali tranquilli vero? :P

Prossimo capitolo direi che si ritorna dalle vacanze e alle lezioni, ma vi chiedo comunque se vorreste far fare qualcosa di particolare ai vostri OC (per MP entro il 17/12).

A presto!


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Capitolo 31
*** 26 - Ritorni ***


26
Non proprio in tempo per il giorno di Natale (volevo farvi il regalo ma, purtroppo, non sono riuscita a rispettare le tempistiche - ho bisogno di una giratempo accidenti! - ) ecco a voi il nuovo capitolo!

Buon anno nuovo (siamo già nel 2018? O.O) e buona lettura! ;)




- Ritorni -



26 aprile 1803, Castello di Welfenbuttel


"Mia signora"

Con un profondo inchino, l'elfo domestico si materializzò davanti a Sascha, che sussultò sorpresa, risvegliandosi così dai suoi pensieri.
D'altra parte erano soltanto passati dieci giorni da quando Jacob l'aveva portata lì e lei ancora non si capacitava della cosa: gli elfi domestici, appartenenti alla sua famiglia, pendevano toltalmente dalle sue labbra, ma lei non riusciva a non sobbalzare ogni volta che uno di loro le compariva davanti.

"Colly non voleva spaventare, Colly voleva soltanto portare questa." Si scusò l'elfo, porgendole una pesante coperta di lana.

Nonostante il camino acceso e scoppiettante davanti a loro infatti, il Castello era in disuso da anni. Perciò, a parte il salotto e poche altre stanze che Sascha aveva iniziato piano piano ad usare, quella residenza era spoglia e fredda.

"Non è colpa tua Colly." Replicò la ragazza "Non sono semplicemente abituata." Cercò di calmarlo. "Grazie per la coperta." Concluse poi alzandosi in piedi e allungando le braccia per prenderla, avvolgendosela subito dopo attorno al corpo.

Non era minimamente abituata alla cosa. E probabilmente non si sarebbe mai abituata, nonostante Jacob avesse affermato il contrario.

Se ripensava a tutto ciò che le era accaduto in quei dieci giorni, si sentiva la testa scoppiare.
Per quel motivo decise di accoccolarsi nuovamente sul divano e di chiudere gli occhi.




16 aprile 1803


Avanzava lentamente lungo il corridoio buio, illuminato soltanto dalla luce che fuoriusciva dalla sua bacchetta e da quella di Jacob.
Era stato lui ad insistere, a trascinarla all'interno del Castello per esplorarlo.
Fosse stato per lei, ne avrebbe fatto volentieri a meno.

E lo pensò ancora di più quando, dopo essere giunti dentro ad una stanza illuminata dalla luce del giorno che entrava da grandi vetrate, degli esserini minuscoli e verdi comparvero davanti a loro dal nulla, gettandosi ai suoi piedi ed iniziando a emettere strani suoni.
Sascha aveva emesso un grido di puro terrore, sostituito da un'espressione di stupore quando aveva capito che quei suoni altro non erano che singhiozzi.

Perchè diamine quegli esseri strani stavano piangendo?

Al contrario loro invece, Jacob era scoppiato a ridere divertito.
"Scusa Sascha... ma vederti strillare spaventata per dei poveri elfi domestici quando non hai tremato neanche davanti a mio zio... beh, è alquanto esilerante." Si era giustificato alla fine, con le lacrime agli occhi, quando era riuscito a riprendere fiato, aggiungendo anche una breve spiegazione su cosa fossero gli elfi domestici.

"Perchè piangono?" Aveva chiesto lei a quel punto, occhieggiando verso di loro incerta.
"Perchè la loro padrona è tornata. Se ti da fastidio puoi ordinargli di smetterla e obbediranno." Aveva risposto il ragazzo scrollando le spalle con noncuranza, come se fosse normale ricevere assoluta obbedienza da qualcuno "Ehy voi!" Aveva poi aggiunto, rivolgendosi direttamente agli elfi "Visto che la vostra padrona è tornata, perchè non organizzate un banchetto di benvenuto?" Domandò loro, strappandogli così un verso deliziato.
In pochi secondi infatti, tutti gli elfi presenti nella stanza scomparvero.

"Questo dovrebbe darci tempo." Proclamò Jacob soddisfatto.
"Per che cosa?" Domandò dopo un po' Sascha, ancora con gli occhi sgranati.
"Dovevo avere la certezza che nel Castello ci fosse ancora qualcuno, prima di lasciarti qua. Ma prima, devo portarti in un altro posto." Rispose il Grimm, porgendole nuovamente il braccio.


Smaterializzazione.
Probabilmente una delle cose inerenti alla magia che lei odiava di più.
Tuttavia, quando il senso di nausea passò e lei riuscì a aprire gli occhi senza che la testa le girasse più, non fu mai così felice di avere assecondato il Grimm ancora una volta.
"Papà!" Aveva strillato, felice ed incredula, prima di correre incontro all'uomo che la fissava a pochi metri di distanza, con gli occhi sbarrati per la sorpresa, e farsi avvolgere dal suo abbraccio.

Jacob aveva mantenuto la parola alla fine: l'aveva davvero riportata a casa.



-*-*-*-


26 aprile 1803, Durmstrang


"Ma me l'ha detto lui, testuali parole!" Protestò Patton, agitando le braccia. "Mi ha detto 'vado a disseminare altri cadaveri in giro, in fondo lo sai anche tu che i vampiri hanno bisogno di sangue' e poi è andato via sul serio! Lui stesso l'ha ammesso!" Ripetè per l'ennesima volta.
"E tu non hai provato a seguirlo?" Domandò Tyler, cercando di trattenersi dall'alzare gli occhi al cielo.
"Ovviamente... ma deve aver utilizzato i suoi poteri da vampiro per disseminarmi, perchè dopo neanche due corridoi era sparito."
"Ovviamente." Concordò il magicospino, con tono palesemente ironico che però l'altro non colse.
"Quindi mi credi?" Domandò ancora, con tono speranzoso, Patton.

Davanti a quella domanda, Tyler si dovette nuovamente trattenere dal non alzare gli occhi al cielo.

Non dubitava affatto delle parole di Patton: Liam aveva quasi sicuramente potuto dire qualcosa del genere, soprattutto in un momento di noia.
Se chiudeva gli occhi, il Caposcuola poteva quasi riuscire a vederlo perfettamente, William Jackson, uscirsene con una battuta del genere con un ghigno ironico stampato in faccia.
Il problema, ovviamente, era proprio quello: lui riusciva perfettamente a capire, anche senza aver assistito alla scena in prima persona, che quello di Liam non era altro che una presa in giro - anche se pessima, dato ciò che stava accadendo in quella scuola - ai danni del wampus.
Ma, per Patton, una battuta del genere aveva soltanto fornito una prova tangibile - anzi, una confessione - di ciò che andava processando da mesi.

Forse avrebbe dovuto insistere un po' di più e portare anche Liam a casa sua per le vacanze primaverili.

Ma ormai, il danno era fatto.

Con un sospiro - accantonando momentaneamente i ricordi della vacanza appena trascorsa, soprattutto del tempo passato con Reyna - Tyler si massaggiò con il pollice e l'indice la radice del naso, preparandosi ad affrontare quella che si prospettava essere una lunga chiaccherata con l'ex schiavo.
"Pat... non faccio fatica a credere che Liam te lo abbia detto davvero. Ma, anche se pessima, dato il clima che stiamo vivendo qui, credo che la sua fosse una semplice battuta."

Sapeva già che non sarebbe bastata quella frase per calmare e convincere il wampus, ma quando Patton aprì la bocca per protestare Tyler sospirò pesantemente, ripetendosi mentalmente che andare a sbattere la testa contro la parete non sarebbe stata la soluzione: in quel momento, aveva soltanto una gran voglia di tornare indietro nel tempo, a quando era ancora in vacanza.


-*-*-*-


"Dimmi, sono tutta orecchie." Proclamò Camille, sedendosi a gambe incrociate sul letto e fissando Livvy, che per la prima volta in vita sua era davvero in difficoltà.

Lei e la Serpecorno erano diventate amiche praticamente da subito, appena si erano conosciute ad Ilvermony, in fila per lo Smistamento.
Era stato praticamente impossibile all'epoca, per Livvy, impedire a quel piccolo uragano allegro e pieno di vita di travolgerla di chiacchere. E così, anche se leggermente titubante, aveva praticamente da subito accettato la sua amicizia. Amicizia che non si era affatto affievolita nonostante fossero state smistate in due Case differenti. E neanche successivamente, con il passare degli anni.
In quei sette anni si era sempre e soltanto rafforzata, nonostante i loro caratteri completamente opposti.

Proprio quei caratteri completamente opposti le stavano per la prima volta allontanando, quando Deliverance aveva più bisogno.

Davanti all'espressione limpida e in attesa di Camille, la tuonoalato indugiò, sentendosi in difficoltà.

Avrebbe voluto parlare all'amica di ciò che le stava succedendo, come aveva sempre fatto.
Avrebbe tanto voluto sfogarsi, raccontandole dei sentimenti confusi e contrastanti che ancora provava per Will, dell'amicizia che pensava di avere completamente rovinato con Jacob, della gelosia mista ad affetto fraterno che provava per Bianca.
E anche dei sentimenti, prepotenti ma anche ancora alquanto confusi, che provava quando passava il tempo in compagnia di Liam. Non sapeva neanche bene lei, esattamente, cosa provava per quel ragazzo.

Quindi come avrebbe potuto spiegarlo a Camille?

Senza contare di tutto ciò che le stava succedendo ultimamente.

Le voci.

Voci. Perchè quella di sua zia era stata soltanto l'inizio, la punta dell'iceberg. Dopo di lei infatti, aveva iniziato a sentirne anche altre. Tutte appartenenti a membri della sua famiglia materna - conosciuti e non - che la condannavano in maniera uguale, cercando di convincerla ad accettare la chiamata delle tenebre.

Ma come avrebbe reagito Camille sapendolo?
Era sempre stata una ragazza così solare, così buona, così allegra e piena di vita.
Come avrebbe reagito sapendo che lei era così corteggiata dalle tenebre?
Sarebbe arretrata spaventata? Oppure avrebbe cercato di aiutarla?

Livvy non sapeva se Camille avrebbe potuto capire, perciò non sapeva se fosse giusto parlargliene.
Eppure, almeno una cosa poteva dirgliela. E sperare che anche quello potesse rilevarsi un piccolo passo per tenerla nella luce, anzichè spingerla nelle tenebre.

"Volevo soltanto dirti che mi dispiace Cami." Sospirò alla fine "Lo so che in questo periodo sono stata odiosa... e che ti ho trattato malissimo senza che tu avessi alcuna colpa." Continuò "E' solo che stanno succedendo così tante cose... e io... sono così confusa..." Concluse, incapace di dire altro.
Neanche se n'era accorta, di avere iniziato a singhiozzare.

"Livvy" Replicò semplicemente Camille, alzandosi dal letto per andare ad abbracciarla "Io e te siamo amiche da una vita, non basta un litigio per spezzare tutto questo. Io sono qui, quindi se hai bisogno - per qualsiasi cosa - non esitare a chiedere. E penso di avere sbagliato anche io: ho capito che c'era qualcosa che ti turbava, ma ho pensato che fosse meglio lasciarti i tuoi spazi. Non commetterò più questo errore." Promise solennemente, portandosi una mano all'altezza del petto."E poi..."

Camille continuò a parlare, ma la tuonoalato non riuscì a sentire altro.

Dietro alla Serpecorno, visibile solo a lei, era appena comparso il fantasma di sua zia.
Era la prima volta che, oltre alle voci, accadeva un fenomeno simile.
"Chiedere perdono alla tua amica è stato un tentativo inutile, oltre che patetico. Entro l'estate sarai comunque nostra."


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"Disturbo?"
Sentendo quella voce, seguita da un bussare delicato alla porta, Trystifer alzò lo sguardo, trovandosi così ad incrociare quello di Mike.
"Certo che no. Entra pure." Lo invitò con un leggero sorriso.

Non si sorprese più di tanto della presenza dell'australiano.
Entrambi erano rimasti a Durmstrang, durante le vacanze di primavera. E senza Christopher, l'Alastyn si era ritrovato a passare diverso tempo in compagnia sua e di Ash, riuscendo così ad instaurare le basi per una buona amicizia.

D'altra parte, in compagnia di chi altro avrebbe potuto passare quel periodo?
Non di sicuro con i ragazzi di Durmstrang, che l'avevano guardato sempre con aria di superiorità, essendo lui un mezzosangue.
E, sinceramente, neanche con i due ragazzi rimasti di Ilverlmony: Patton era troppo... strano. E Liam... beh, lui lo considerava più o meno alla stregua dei ragazzi di Durmstrang. Un arrogante purosangue con la puzza sotto al naso.
Così erano rimasti soltanto i ragazzi australiani.

E sorprendendo se stesso per primo, si era reso conto di quanto la loro presenza e compagnia lo avesse aiutato a non crollare.
Sì, aveva lui stesso insistito con Clementine per farla tornare a casa, quando la ragazza aveva provato in tutti i modi a rimanere al Castello per stargli accanto. Ed era ancora convinto che l'australiana avesse fatto la cosa giusta, tornando a casa. Tuttavia, quando si era ritrovato da solo nel grande castello semi vuoto, aveva capito quando la solitudine potesse rivelarsi pesante, soprattutto se associata alla situazione che stavano vivendo in quel periodo.


"Come hai fatto ad accedere alla nostra Sala Comune?" Si interessò a quel punto Trys, tornando alla realtà e notando solo davvero in quel momento della presenza di Mike nella sua stanza.

In fondo sì, aveva passato parecchio tempo con lui durante le vacanze, ma si erano sempre trovati fuori, nei corridoi, in cortile o in biblioteca. Mai nelle loro stanze personali.

"Ho trovato un prefetto che stava per entrare e gli ho detto che volevo parlare con te, così mi ha fatto passare." Replicò Mike, con una scrollata di spalle. "Volevo approfittare del bel tempo - e del fatto che le lezioni non sono ancora riprese - per fare una partita a Quidditch. Sei dei nostri?"

Una partita di Quidditch. Ne avevano già fatte diverse, in quel periodo.
Sembrava che Mike avesse assunto come compito personale quello di distrarlo dalla scomparsa di Chris.

E, alla fine dei conti, Trys gli era grato per quello.
"D'accordo, ci sto." Rispose alla fine "Il tempo di cambiarmi e prendere la scopa e vi raggiungo."


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Reyna stava valutando la consistenza del polpettone presente sul tavolo quando Kathleen le si affiancò, buttando con noncuranza la borsa contentente dei libri per terra.

"Sappi che ce l'ho enormemente con te." Proclamò la Campionessa, sistemandosi sulla panca e lanciandole al contempo un'occhiata in tralice.
"E per quale motivo, di grazia?" Replicò la Black con noncuranza, continuando a studiare con interesse il polpettone, anche se una vaga idea del perchè la cugina ce l'avesse con lei l'aveva eccome.
"Perchè, a differenza mia, hai passato le vacanze primaverili in America anzichè con la tua famiglia." Rispose l'australiana, continuando a guardarla male "Era una delle poche cose belle della presenza di entrambe a quelle noiose feste, la tua presenza, e tu me l'hai negata."
"Scusa tanto se sono riuscita ad evitare di recarmi lì, una volta tanto." Replicò l'inglese con voce ironica "Ma credo che avresti fatto la stessa cosa anche tu, se ne avessi avuto l'occasione."
"Ci puoi scommettere che l'avrei fatto!" Rispose infatti immediatamente Kathleen "Ma questo non toglie che mi hai lasciato nei guai e che ti ho dovuta coprire con tuo padre." Continuò imperterrita, intenzionata ad avere ragione "Perciò sei in debito con me." Concluse trionfante.

"Mio padre?" Domandò a quel punto Reyna con un filo di voce, innarcando un sopracciglio "Cosa c'entra mio padre? Era presente anche lui alla festa? Mi vuoi dire che dopo tutto questo tempo ha ricominciato a partecipare agli eventi mondani?"
"Già." Annuì l'australiana "E appena mi ha visto è venuto a chiedermi tue notizie." La informò.

Per un attimo, il silenzio piombò tra le due, mentre la Black stringeva il tovagliolo bianco così forte da rischiare di strapparlo.
"E cosa voleva sapere, su di me, di preciso?" Domandò alla fine.
"Non esattamente su di te." La corresse però Kath "Ma su Tyler. E' per questo che sei in debito con me: ovviamente non gli ho detto che lui non è purosangue. L'ho omesso, concentrandomi sul fatto che viene da un'ottima famiglia, senza però entrare nel dettaglio, facendogli intuire delle cose senza però dire davvero nulla di particolare. E, ovviamente, specificando che non eri da sola a casa sua... anche se su questa parte ho ancora qualche dubbio se ho fatto bene a riferirglielo oppure no, conoscendo il tuo lato ribelle." Spiegò nel dettaglio, inidirizzandole un'occhiata incerta.

L'ultima affermazione, nonostante la portata della conversazione, ebbe il potere di strappare una risata a Reyna.
"Quindi sono in debito con te." Proclamò alla fine "E cosa dovrei fare per sdebitarmi?"
"Semplice" Replicò Kath, allargando il sorriso e poggiandole un braccio sulle spalle "Adesso racconterai alla tua cuginetta preferita, che in tua assenza si è tanto annoiata, tutti - e con tutti intendo davvero tutti - i dettagli della tua vacanza."



-*-*-*-


16 aprile 1803, Impero Austro-Ungarico


Dimostrando un tatto fino a poco tempo prima impensabile, Jacob aveva abbandonato la tenda dove Sascha e suo padre si erano rifugiati, preferendo aspettare la ragazza fuori e lasciando così la giusta riservatezza a lei e all'uomo.

Non che la lupa avesse pensato anche soltanto per un secondo di approfittare della cosa per provare a scappare: l'aveva fatto solo una volta, all'inizio della prigionia, e lui l'aveva ritrovata in meno di mezza giornata.

Ma poi, poteva lei considerarsi ancora una prigioniera?
Era da mesi che le cose non stavano più in quel modo. Da quando Jacob l'aveva portata da sua madre per proteggerla da Elijah. E forse, a ben pensarci, da ancora prima. Da quando l'aveva portata nella sua stanza, permettendole di girare in libertà per il castello di Durmstrang. Una libertà che di sicuro uno come Elijah non le avrebbe minimamente concesso.

Ma, soprattutto, l'aveva appena riportata da suo padre.
Una azione tangibile, come tangibile era l'abbraccio dell'uomo che continuava ad avvolgerla, incredulo quanto lei di poterla riabbracciare dopo così tanto tempo.

"Ti sei fatta crescere i capelli." Commentò Dominik, prendendo una ciocca tra le mani e arricciandola leggermente.

Con tutto quello che è successo in questi mesi, l'ultimo mio pensiero è stato tagliarmeli. Si ritrovò a pensare Sascha, senza però esternare la cosa ad alta voce.
Non voleva far preoccupare suo padre. Non voleva metterlo al corrente di tutto ciò che lei aveva subito, tutto a causa di ingenuità.
Perchè Dominik l'aveva affidata al Preside pensando solo di fare il suo bene. Ma se suo padre si fosse rifiutato di cederla ad Elijah, sette mesi prima, probabilmente il Grimm sarebbe arrivato ad impossessarsi di lei con la forza.
Forse era stato un bene consegnarsi spontaneamente. Almeno suo padre aveva vissuto quei mesi tranquillo, pensandola al sicuro alla scuola di magia.

"Già." Si limitò a commentare alla fine, con una scrollata di spalle. "Ti piacciono?"
"Naturalmente. Ma parliamo di cose più importanti: stai davvero imparando ad usare la magia? Com'è? Difficile? Ma soprattutto: chi è quel giovinotto che ti ha accompagnato? Un compagno di scuola?" Iniziò a domandare a raffica suo padre, mettendola così in difficoltà.

Avrebbe davvero voluto dirgli tutto, ma non poteva.
Se avesse saputo la verità su quei mesi, suo padre avrebbe dato di matto. Probabilmente avrebbe anche cercato di attaccare Jacob, dimenticandosi della sua netta inferiorità, non avendo nè l'addestramento di un Grimm nè la sua magia a disposizione.
Suo padre neanche sapeva chi erano i Grimm. Si accorse con un sussulto.

Di tutto quello che per lei era diventato di vitale importanza negli ultimi mesi, suo padre non sapeva assolutamente nulla.
E lei non poteva assolutamente metterlo al corrente. Non poteva e basta.

"Sì, sto imparando ad utilizzare la magia." Rispose alla fine, optando per una mezza verità. In fondo, Jacob aveva iniziato a farlo e Ghita aveva continuato l'opera. "Non è facile, soprattutto all'inizio, ma è piuttosto utile: sto imparando a controllare anche le trasformazioni sotto la luna piena. E Jacob - il ragazzo fuori - mi sta aiutando. E' il nipote dell'uomo... che è venuto a prendermi a settembre." Di nuovo, una mezza verità.

Forse mentire a suo padre non era così difficile. O forse si era semplicemente indurita lei, in quei mesi.

"E mi sta aiutando" Continuò, non sapendo bene come affrontare anche quel discorso, ma sentendosi incapace di fermarsi "Mi sta aiutando anche a cercare notizie sulla... sulla mia famiglia d'origine." Confessò alla fine, tutto d'un fiato, senza avere il coraggio di guardarlo negli occhi.
"E l'hai trovata?" Rispose lui, non sembrando affatto arrabbiato, ma soltanto curioso.
"Sì... a quanto pare, sono l'ultima della mia linea di sangue." Gli comunicò piatta, non capendo neanche lei cosa provava esattamente al riguardo. Era stata una scoperta troppo recente, che non era ancora riuscita ad assimilare. "Ma questo non è importante, no? Io ho te: sei tu mio padre." Concluse tuffandosi di nuovo nel suo caldo abbraccio.







26 aprile 1803, Castello di Welfenbuttel


Non era l'abbraccio di suo padre ad avvolgerla in quel momento.
Era la coperta di lana, la stessa che le aveva portato l'elfo. E che stava contribuendo a scaldarla insieme alle fiamme del camino.
Con un sospiro, Sascha tirò su la schiena, ravvivandosi i capelli con una mano.

Si era addormentata pensando a ciò che le era successo. E lo aveva fatto così intensamente da rivivere i ricordi nei suoi sogni.
Quelli più belli per lo meno.



"Papà, ho scoperto di essere una sorta di... principessa. Ho un castello e diverse proprietà. E tu sei la mia unica famiglia. Vieni con me: non dovrai mai più lavorare in vita tua." Aveva provato a convincerlo.
"No." Aveva però risposto lui, dopo un attimo di esitazione.
"Perchè no?"
"Perchè questa è la tua nuova vita, tesoro. Non la mia. Il mondo magico non mi appartiene. E' giusto che questa nuova fase della tua vita tu la viva per conto tuo, com'è stato fino ad ora. Io non riuscirei a capire. E neanche ad adattarmi. Il mio mondo è il circo ormai."


Sascha aveva provato nuovamente a convincerlo, ma l'uomo era stato irremovibile. Finchè non si era trovata a cedere, sconfitta. Tornando da Jacob e comunicandogli che potevano andare.


"Meglio così." Le aveva comunicato il ragazzo, quando erano tornati al Castello "Lui non è un mago."
"E allora?" Aveva sbottato lei, incredula, staccandosi con uno strattone dal suo braccio, non accorgendosi neanche che per la prima volta non aveva percepito la solita nausea dovuta alla smaterializzazione. "E' pur sempre mio padre!"
"Questo lo so. Ma lui non vede le cose come le vediamo noi." Replicò Jacob, mantenendo un tono di voce calmo. "La magia protegge sempre se stessa e se tu lo portassi qui, in questo castello, lui non lo vedrebbe per quello che è davvero ma soltanto come un cumulo di macerie pericolanti. E lo stesso principio varrebbe per qualsiasi posto magico. Non sarebbe stato semplicemente possibile, per lui, seguirti." Cercò di spiegarle.
"E allora perchè mi hai portato da lui se poi non posso restargli accanto?" Aveva domandato a quel punto, con voce quasi isterica.

Le sembrava assurdo scoppiare in quel modo per una sciocchezza simile. Non dopo tutto quello che aveva affrontato. Ma a quanto pareva anche lei aveva un limite.

"Perchè ne avevi bisogno. E poi - per inciso - ti ho portato da tuo padre, ma non ti ho mai detto che dovevi tornare qui con me. Saresti potuta restare tu con lui, anzichè cercare di convincerlo a venire con te. Hai fatto tutto da sola." Le fece notare Jacob, lasciandola completamente senza parole.
"Vuoi forse dirmi che mi avresti lasciato lì e che non mi avresti riportato qui, anche a costo di usare la forza?" Domandò sarcastica Sascha, quando riuscì a riprendersi.
"Chi lo sa." Rispose Jacob, lanciandole uno sguardo indecifrabile. "Ma resta il fatto che non ci hai neanche provato. Forse, dopotutto, non ti dispiace così tanto la mia compagnia." Aveva affermato, prima di attirarla con uno scatto a sè.

E baciarla.



-*-*-*-


26 aprile 1803, Durmstrang


Anche se era alquanto strano da pensare, Madison doveva proprio ammetterlo: era contenta di essere tornata a Durmstrang.
Almeno lì, nonostante tutto quello che stava accadendo - e gli studenti che continuavano a sparire come niente fosse - si trovava a miglia e miglia di distanza da sua madre.
E, fortunatamente, avrebbe continuato ad esserlo per altri due mesi abbondanti: quell'anno infatti, anche a causa dei MAGO, l'anno scolastico sarebbe terminato soltanto a metà luglio.

Beh, di sicuro lei non aveva fretta di tornare a casa.
Quei giorni le erano abbondantemente bastati.
E non aveva affatto voglia di tornare, per magari scoprire che sua madre aveva approfittato della sua assenza per programmarle la vita da lì a cinquant'anni.

Con un sospiro, le venne quasi da chiedersi se non fosse il caso di cercare di indagare un po' su chi potesse essere dietro a quegli attentati ai danni degli studenti. Non tanto per mascherare l'assalitore quanto per essere a sua volta rapita.
Almeno finchè non tornò alla realtà, realizzando quanto sciocca e pericolosa fosse quell'idea.

Era ancora immersa in quei pensieri, quando la porta dietro di lei si aprì con un cigolio, facendole emettere un urlo spaventato.
"Caspita! Non pensavo che in dieci giorni tu arrivassi a scordarti il mio aspetto! Mi trovi davvero così terrificante?" Le domandò Clementine, guardandola perplessa, con la testa inclinata di lato.
"No io... ero sovrappensiero... e... per un attimo ho pensato fossi l'attentatore..." Farfugliò Madison a mezza voce, rendendosi conto di quanto dovesse apparire ridicola all'amica in quel momento.
"Non so se ridere o ritenermi offesa da questa tua affermazione." Replicò a quel punto la serpente arcobaleno, continuando a fissarla perplessa.

Per qualche secondo il silenzio totale calò nella camera.

Poi, di punto in bianco, entrambe scoppiarono a ridere.

"Posso rifugiarmi a casa tua quando l'anno scolastico sarà finito?" Domandò Madison in un sussurro, quasi vergognandosi, quando l'attacco di risate ebbe termine. "Non voglio tornare a casa mia."
"Ma certo!" Replicò Clementine con un sorriso "Per tua fortuna la mia famiglia è purosangue, quindi tua madre non troverà nulla da ridire... e con un po' di fortuna magari penserà che vuoi accalappiare mio fratello." Disse facendole un occhiolino "Che poi non ho capito perchè non sei venuta già per queste vacanze."
"Lo sai il perchè: non volevo lasciare da solo mio padre."


-*-*-*-


Ashton era in biblioteca, intento a rimettere al suo posto un libro che aveva preso in prestito qualche giorno prima, quando un suono attirò la sua attenzione.
Inarcando un sopracciglio, si guardò intorno, cercando di capire la fonte di provenienza del rumore e impugnò più frte la bacchetta, cercando di capire se fosse il caso di scappare o meno.

In fondo, lì a Durmstrang non correvano esattamente tempi felici.

Nella biblioteca però, a parte lui, non c'era nessuno. Nemmeno la bibliotecaria.

Forse perchè
, visto l'orario, si trovavano tutti quanti a pranzo.

Dal momento che pochissimi passi lo distanziavano dalla porta, Ashton pensò che fosse il caso di percorrerli il più velocemente possibile e di raggiungere così gli altri, che di sicuro lo stavano aspettando a tavola.

Aveva quasi raggiunto la porta, quando riuscì finalmente a capire a cosa fosse dovuto quel suono.
Era un singhiozzo.

Qualcuno stava piangendo.

Spinto da una forza più grande di lui - e anche da una curiosità che non pensava gli potesse appartenere - Ashton fece dietro front, sperando con tutto il cuore che non si trattasse dell'ennesima trappola dell'attentatore per attirare le sue vittime.
Ma solo quando si trovò davanti alla persona che stava singhiozzando capì che no, non si trattava affatto di una trappola.

"Heidi?" Domandò con voce incerta, riconoscendo subito la ragazza e sentendosi immediatamente le guance andare a fuoco.
Maledizione al suo continuo imbarazzo!
"Stai male?" Domandò, avvicinandosi a lei lentamente, in modo cauto.

La tedesca o non lo sentì o lo ignorò volutamente, perchè non diede il minimo segno di essersi accorta di lui. Continuò semplicemente a piangere, stropicciando la lettera che teneva tra le mani.

"Heidi?" Provò a chiamarla nuovamente, continuando ad avvicinarsi a lei fino ad appoggiarle una mano sulla spalla, sfiorandola appena.
Se da una parte non vedeva l'ora che qualcuno entrasse in biblioteca - in modo da prendere la situazione in mano al suo posto, visto quanto situazioni del genere lo mettevano in imbarazzo - dall'altra sperava che nessuno arrivasse.

Magari quel qualcuno avrebbe potuto fraintendere tutto, scambiando lui per l'aggressore!


Con un sussulto, la ragazza alzò finalmente gli occhi su di lui, ritraendosi appena.
"Scusa... pensavo che la biblioteca fosse vuota." Farfugliò a voce bassissima, tanto che Ashton pensò quasi di esserselo sognato.

Poi, prima che il ragazzo potesse fare qualsiasi cosa per cercare di trattenerla, scappò via.


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Luglio 2022, Londra


"Elly! Che cosa ci fai qui?"

Quando Fabian Martin aprì la porta di casa, in un primo momento sorrise alla vista della sua vecchia compagna di scuola. Non la vedeva da qualche mese, perciò di primo acchito fu felice di rivederla.
Ma, subito dopo, ricordò anche cosa avevano passato l'anno prima. E cosa Anastasia, proprio a causa della madre di Eleonore, era diventata.
Una hexenbiest.
Perciò il suo sorriso scomparve come neve al sole, sostituito immediatamente da un'espressione corrucciata.

"Togliti quell'espressione dal viso Martin, non è successo niente di grave." Lo rimbeccò immediatamente la Grimm, intuendo i suoi pensieri. "Vorrei soltanto vedere Anastasia un attimo. E' in casa?"
"Sì certo, è di là in cucina. Accomodati." Replicò lui, mettendosi di lato per farla entrare dentro casa. "TESORO! GUARDA CHI C'E'!" Urlò poi per farsi sentire. "Daniel come sta?" Domandò poi, giusto per non dimostrarsi un pessimo padrone di casa.
"Sta bene: è rimasto per qualche giorno a casa, ma poi è dovuto tornare in Turchia." Replicò lei con una scrollata di spalle "Voi come state invece?"
Fabian aprì la bocca per rispondere ma non fece in tempo: una minuta ragazza dai capelli rossi comparve infatti in salotto, indirizzando un enorme sorriso alla Grimm e andando immediatamente ad abbracciarla.



"Se il Dipartimento Auror ti ha mandata qui per il caso Jumier mi dispiace, ma non ho avuto alcuna visio..." Disse Anastasia qualche minuto dopo, quando ormai tutte le cordialità tipiche del benvenuto erano state compiute.

Subito dopo il diploma infatti, la ragazza aveva deciso - per mantenersi da sola e pagarsi gli studi di medimagia - di fornire consulenza al Dipartimento Auror. Consulenza che, con il passare del tempo, stava diventando sempre più cruciale.

"Non mi ha mandata il Dipartimento." La interruppe però Eleonore "Sono venuta a portarti una cosa che potrebbe aiutarti a sviluppare meglio i tuoi poteri di hexenbiest." Spiegò senza perdere tempo, appoggiando sul tavolo un diario dall'aria antica.
"Qualcos'altro alla Grimm?" Domandò a quel punto Fabian, gettando un'occhiata in tralice all'oggetto.
"Posso?" Domandò invece Anatasia, allungando una mano per prenderlo.
"E' il diario di una mia antenata." Spiegò ancora l'ex caposcuola, facendo contemporaneamente un cenno con la testa ad Anastasia. "Ghita Grimm. Era una hexenbiest anche lei, anche se l'abbiamo scoperto soltanto di recente."

"CHE COSA?"


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Ed eccoci arrivati al momento tanto temuto: la fatidica domanda

Duunque... in realtà è piuttosto semplice: le prossime due fiabe saranno Cenerentola e Tremotino. Quale volete vedere per prima? E secondo voi chi saranno gli OC coinvolti e perchè? (chissà se qualcuno ci è già arrivato! Risposta per MP entro il 02/01/2018)


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Capitolo 32
*** 27 - Cenerentola ***


27
Ehilà! :)
Come andiamo? Passate bene le vacanze di Natale? Io in realtà non ho fatto neanche un giorno di ferie (solo i giorni segnati in rosso sul calendario T.T) ma spero che a voi sia andata meglio.

Vi spiego una cosa, perchè ho notato che ha generato qualche dubbio: al contrario dei fatti narrati nel diario di Jacob Grimm, avvenuti nel 1803 - e che vanno in ordine cronologico - gli avvenimenti di Eleonore e co - nel 2022 - non lo sono affatto. Avranno un senso logico solo alla fine, a storia ultimata. Per adesso mi limito a saltare da una scena all'altra, senza però andare in ordine di avvenimento.
Spero che la cosa sia chiara.
Altra piccola nota per chi non avesse letto "Grimm | Jager der Dunkelheit" : non leggete il primo paragrafo se non volete spoiler! 

Buona lettura! ;)




- Cenerentola -



"Voltati e osserva la sposina:
ha del sangue nella scarpina,
per il suo piede è troppo stretta.
Ancor la sposa in casa t'aspetta."






giugno 2022, Londra, Villa Grimm



Quando si svegliò nel cuore della notte, a Daniel non servì allungare il braccio sul materasso per capire che Eleonore non stava più dormendo accanto a lui.
La riusciva chiaramente a percepire, sveglia e vigile, all'esterno della casa, avvolta dalla frescura notturna. E intenta a chiacchierare con qualcuno. Sospirando leggermente, si limitò a recuperare la bacchetta e ad appellare una coperta leggera, poi spalancò la finestra.

Esattamente come aveva percepito, Eleonore era lì, seduta sul bordo del cornicione e intenta a chiacchierare a bassa voce con suo cugino Erik.
"Credo proprio che il mio turno sia finito." Commentò quest'ultimo, mentre Daniel li raggiungeva per accomodarsi al loro fianco. "Torno da Emily. Buonanotte." Si congedò, chinandosi appena per lasciare alla cugina un bacio sulla fronte.

Nel giro di pochi secondi, balzando con agilità da un punto del cornicione ad un altro, era scomparso.
Probabilmente quella sua agilità avrebbe lasciato stupito chiunque, ma Daniel era ormai troppo abituato alle abilità dei Grimm per farci davvero caso. Abilità che, tra l'altro, erano ormai anche sue.

"Bella mossa, Dan, informare Erik delle mie intenzioni. Peccato che io sia ancora della mia idea." Lo accolse Eleonore, lanciandogli un'occhiata in tralice. "E - per inciso - è d'accordo anche lui. Con me ovviamente."
Roteando appena gli occhi, l'ex tassorosso le si avvicinò ancora di più fino a coprirla del tutto con la coperta, dopo averla attirata al suo petto.

La ragazza non l'avrebbe ammesso neanche sotto tortura, ma lui percepiva perfettamente come stesse tremando. Per il freddo, non di certo per la rabbia.
E infatti sentì immediatamente la schiena della ragazza, fino a quel momento rigida, rilassarsi non appena entrata in contatto con il suo calore corporeo.

"Lo sai che in linea di principio sono d'accordo anche io, Lene." Ammise con un sospiro "Come sai anche che, al contempo, andare in Germania adesso, dopo ciò che abbiamo fatto un anno fa, è semplicemente un suicidio." 
"E' un pericolo che vale la pena correre." Lo corresse lei.
"E come la metti con gli altri Grimm?" Domandò a quel punto Daniel.

Erano discorsi che avevano già affrontato. Centinaia di volte. Eppure continuavano a ripetere sempre le stesse cose.

"Non è neanche detto che si interesseranno del nostro arrivo Daniel! Magari ci ignoreranno e basta." Rispose la Corvonero, in un tono che però faceva benissimo capire quanto lei per prima credesse poco a quell'ipotesi.
"Ma certo, vi ignoreranno di sicuro." Fu il commento ironico del ragazzo "D'altra parte il ramo inglese dei Grimm è semplicissimo da ignorare: James è sposato con una Sondereith, Erik e Celia con due babbani, tu, Hansel ed Erin siete dei Grimm soltanto per metà e per concludere Celia ha appena rivelato al mondo che tutti i maghi, anche quelli che vantano antichissime origini purosangue, discendono in realtà da babbani che hanno pasticciato col sangue di demone. In sostanza, si salva soltanto tua sorella Gretel. ... Ah no, si è messa in mezzo per evitare che Jakob ti ammazzasse nel peggiore dei modi." Riassunse velocemente "Faranno proprio finta di nulla."

A quel discorso, che conteneva la pura e semplice verità, Eleonore non seppe cosa ribattere. Perciò si limitò a scrollare le spalle, sospirando rassegnata prima di appoggiargli la testa sulla spalla.
"Dopo quello che abbiamo affrontato l'anno scorso ho giurato di non mentirti più, Daniel, perciò non ti rassicurerò dicendo che resterò qui, perchè non ho alcuna intenzione di farlo. Ormai ho già deciso e niente di ciò che dirai potrà farmi cambiare idea: io andrò in Germania. Puoi solo decidere se restare qui. Oppure se seguirmi là."



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27 aprile 1803, Durmstrang


Quando quella sera Wilhelm entrò nella camera del fratello, si sorprese di trovarlo effettivamente lì.
Era da più di una settimana che lo cercava costantemente, senza però mai riuscire nell'intento. Ormai si recava nella sua stanza più per abitudine che non per reale speranza di trovarlo.
Eppure, quando ormai aveva perso le speranze, ecco che lui ricompariva: Jacob era lì, disteso sul suo letto, con la testa appoggiata sulle mani intrecciate, intento a fissare il soffitto.
Non aveva dato il minimo segno di averlo sentito entrare, tuttavia Will era certo che fosse a conoscenza della sua presenza nella stanza.

Teoria che venne confermata quando fu Jacob stesso a parlare. Senza spostarsi di un millimetro dalla sua posizione. "Elijah ha acconsentito a modificare il contratto?"

Davanti a quella domanda, Willhelm sbattè per un attimo le palpebre, preso completamente in contropiede.
Non voleva di certo iniziare il discorso partendo da quel maledetto contratto.
"Si può sapere dove sei stato per tutto questo tempo?" Replicò così senza rispondergli, forse con tono più brusco di quanto non avesse voluto. "Mi hai fatto preoccupare." Aggiunse subito dopo, cercando di riparare.
"In giro." Si limitò a rispondere Jacob, con una scrollata di spalle. "Allora? L'ha modificato sì o no?"

Dopo un attimo di silenzio, Wilhelm decise semplicemente di rispondere.
Avrebbe voluto prendere il fratello per le spalle e scrollarlo, magari nella speranza che uscissero dalla sua bocca anche tutte le parole non dette che si erano accumulate tra di loro nell'ultimo periodo, ma qualcosa gli suggeriva che ciò non sarebbe servito a nulla: se Jacob non voleva parlare con lui, semplicemente non lo avrebbe fatto.

"Sì, l'ha modificato." Rispose abbozzando un mezzo sorriso, che però non raggiunse i suoi occhi. "Sarò io a sposare Bianca. E lo zio è riuscito a convincere anche Philippe - non che sia stato difficile, visto che sei il primogenito: tu sposerai Erika."
"Povera Erika." Commentò a quel punto ironicamente Jacob "Sposata con me. Almeno Bianca mi avrebbe saputo tenere testa. E non mi sarebbe importato se mi avesse tradito con te sin dal primo giorno. Ma Erika... è soltanto destinata a soffrire."
"Probabilmente più di quanto immagini." Commentò a quel punto Will, ignorando volutamente la parte inerente a Bianca, accomodandosi con un sospiro sulla poltrona. "Non ti ho detto tutto: Elijah ha voluto inserire a tutti i costi una clausola. Visto che sei il maggiore, dovrete essere tu ed Erika i primi a sposarvi. E a consumare. Finchè non lo farete, io e Bianca non potremo neanche fidanzarci ufficialmente."
"Vorrebbe uccidermi ma non può. Quindi utilizza te come scudo per farmi fare ciò che vuole lui." Si limitò a commentare Jacob "Chi l'avrebbe mai detto? Elijah Grimm è un vigliacco."


*-*-*-*-*-*


La moglie di un ricco si ammalò e, quando sentì avvicinarsi la fine, chiamò al capezzale la sua unica figlioletta e le disse: "Sii sempre docile e buona, così il buon Dio ti aiuterà e io ti guarderò dal cielo e ti sarò vicina." Poi chiuse gli occhi e morì. La fanciulla andava ogni giorno alla tomba della madre, piangeva ed era sempre docile e buona. La neve ricoprì la tomba di un bianco drappo, e quando il sole l'ebbe tolto, l'uomo prese moglie di nuovo.
La donna aveva due figlie che portò con sè in casa, ed esse erano belle e bianche di viso, ma brutte e nere di cuore.
Per la figliastra incominciarono tristi giorni.



Sentendo la faccia diventare praticamente bordeaux a causa di ciò che stava per fare, Ashton affrettò il passo per cercare di tenere dietro all'andatura di Reyna.
Certo che per essere una ragazza si muoveva parecchio veloce.
Appena finite le lezioni era scattata fuori dall'aula, precipitandosi nel lungo corridoio: se Ashton non l'avesse tenuta d'occhio per tutto il tempo, aspettando l'occasione giusta per parlarle, probabilmente non si sarebbe neanche accorto della sua frettolosa ritirata.

"Reyna!" Provò a chiamarla, prima di rendersi conto di aver utilizzato un tono talmente basso da far fatica a sentirsi da solo. "MISS BLACK!" Strillò a quel punto, dopo aver radunato tutte le sue forze - ma soprattutto il suo coraggio.
La Kelpie arrestò così i suoi passi, appoggiandosi alla parete del corridoio ad aspettarlo, indirizzandogli un'occhiata perplessa.

Nonostante gli Australiani fossero ormai nella scuola da ottobre, non aveva avuto molte occasioni per scambiare con loro quattro chiacchere. E Ashton le era sempre sembrato il più timido di tutti, molto sulle sue e perennemente in imbarazzo per qualcosa.
Perciò le sembrava strano che fosse proprio lui a bloccare la sua 'marcia forzata' attirando di conseguenza una buona parte degli sguardi degli studenti presenti nel corridoio. Ma, a quel punto, era anche parecchio curiosa di scoprire il perchè.

"Mr. Aldrige." Lo salutò a sua volta, mentre un sorrisino impertinente le affiorava sulle labbra. "Mi dica, come posso esserle utile?"
Ashton aveva ormai il volto completamente in fiamme tuttavia, dopo aver deglutito un paio di volte, decise di porle la domanda che gli premeva dal giorno prima. "So che siete molto amica della signorina Volkova." Cominciò a disagio "E ho notato che non era presente a lezione. Potrei avere sue notizie? Sta bene?" 
"Posso sapere la ragione del suo interesse?" Domandò a quel punto Reyna, inclinando leggermente la testa.
E mettendo ancora più in imbarazzo Ashton, che si sentì a disagio come mai in vita propria. "Io... l'ho vista piangere ieri in biblioteca... e..." Spiegò balbettando, non sapendo bene come continuare.

Quella spiegazione sembrò ammorbidire la Black, che gli indirizzò un sorriso molto più dolce.
"Capisco. Tranquillo, sta bene." Lo tranquillizzò, passando dall'utilizzo del 'lei' al 'tu'. "Ha ricevuto una brutta notizia per lettera, perciò avrà bisogno di un po' di tempo per riprendersi. E per pensare a come uscirne." L'ultima frase la borbottò a mezza voce, come se non fosse davvero indirizzata a lui.
"Che tipo di notizia?" Le parole rotolarono fuori dalla bocca di Ashton prima che quest'ultimo riuscisse a fermarle. Si accorse soltanto dopo di quanto quella domanda potesse suonare indiscreta. E, se possibile, arrossì ancora di più. "No, cioè, non..."
"Non spetta a me parlare di fatti altrui, ma sei stato gentile a preoccuparti. Glielo riferirò. Chissà, magari te lo spiegherà lei stessa."

Prima che Ashton potesse fare qualcosa per fermarla, Reyna gli indirizzò un debole sorriso.
Poi sparì nuovamente tra la folla.


*-*-*-*-*-*


Durmstrang


"VATTENE!"

L'urlo disperato della ragazza squarciò l'aria, facendogli così portare le braccia in alto, con i palmi aperti, come a dimostrare di venire in pace.

"D'accordo, ma posso almeno sapere che cosa ti ho fatto? Non pensavo neanche ti fossi accorta che sono entrato."
Sentendo quella voce, Livvy alzò lo sguardo di scatto, sussultando sorpresa e arrossendo nel trovarsi di fronte Liam, che la scrutava con aria perplessa.
"Io... non ce l'avevo con te." Mormorò alla fine imbarazzata la tuonoalato.

Ce l'aveva con uno dei 'fantasmi' che la perseguitavano, ovviamente. Ma
quello Liam non poteva saperlo.
Non lo sapeva nessuno.

"Ah no?" Replicò lui dopo averla scrutata intensamente. "E con chi allora? Perchè ci siamo solo io e te qui dentro." Le fece notare.
"Io..." Tentennò lei, parecchio titubante, prima di arrestarsi e non sapere come proseguire.

Nonostante gli sforzi, non non ce l'aveva ancora fatta a dirlo a qualcuno. Neanche a Camille.
Ma sapeva di stare per scoppiare.

"Io..." Ripetè ancora una volta, sentendo le lacrime iniziare a scorrerle sulle guance.
"Che hai?" Domandò a quel punto Liam preoccupato, avanzando di scatto verso di lei. "Stai male? Vuoi che ti accompagni in infermeria?"
"NO!" Strillò a quel punto Livvy, arpionandosi con la mano al suo braccio.
"Sicura?" Insistette lui, lanciandole un'occhiata strana "Sei pallida, stai piangendo e hai appena urlato contro il nulla. Sei sicura di stare bene?"

Per qualche secondo i due si scrutarono intensamente.
Poi, vinta dalla voglia di non tenere più tutta quella situazione dentro di sè, Livvy decise di raccontargli tutto.


*-*-*-*-*-*


"Non avete un'altra figlia?"
"No," rispose l'uomo, "c'è soltanto una piccola brutta Cenerentola della moglie che mi è morta: ma non può essere la sposa."
Il principe gli disse di mandarla a prendere, ma la matrigna rispose: "Ah no, è troppo sporca, non può farsi vedere." 


"Ehy! Hai voglia di andare a fare una passeggiata nel par...?" Domandò Tyler entrando in camera di Reyna, prima di arrestarsi di botto.

Nella camera non era infatti presente alcuna traccia della ragazza da lui cercata, ma soltanto Heidi, in camicia da notte e che lo guardava con occhi sgranati e rossa come un pomodoro.

"Scusa scusa scusa!" Borbottò l'americano velocemente, prima di fare dietro front e nascondersi la visuale con l'ausilio della porta di legno. "Cercavo Reyna!" Le spiegò attraverso la porta, mentre la ragazza si copriva velocemente con una vestaglia e un mantello.
"Non... non è qui." Rispose alla fine Heidi, leggermente in imbarazzo "E' andata a lezione stamattina ma non è ancora tornata. Comunque puoi rientrare se vuoi, adesso." Lo invitò.

Pochi secondi dopo il ragazzo fece nuovamente capolino da dietro la porta con gesti molto lenti, come se avesse avuto a che fare con un cerbiatto spaventato. "Scusa ancora... io non ci ho proprio pensato." Si scusò nuovamente.
"Non è colpa tua visto che è pomeriggio. Sono io che sono rimasta a dormire, tu non potevi sapere che ero ancora... in camicia da notte." Lo rassicurò lei, arrossendo furiosamente.
"Non stai bene?" Si preoccupò a quel punto Tyler, innarcando un sopracciglio, non riuscendo a trovare altra ragione per cui una ragazza dovesse rimanere ancora a dormire a quell'ora tarda.
"Non proprio, no." Rispose lei scuotendo la testa.
"C'è qualcosa che posso fare?" Domandò a quel punto il Caposcuola, lanciandole un'occhiata per cercare di capire quale potesse essere la causa del suo malessere.

Niente di troppo grave, presumeva.

Altrimenti la ragazza sarebbe stata in infermeria. E Reyna non l'avrebbe lasciata da sola.

"Niente che tu possa risolvere, ma grazie comunque." Replicò la purosangue, con un sospiro triste. "A meno che tu non sia un legimens. In tal caso potresti spiegarmi perchè la mia matrigna mi odia così tanto da farmi ciò che ha fatto."
"Cos'ha fatto?" Domandò a quel punto Tyler, innarcando un sopracciglio.

In effetti non ci aveva troppo pensato, durante le vacanze, troppo preso dalla sua felicità.
Ma se Heidi aveva deciso di andare con lui e Reyna - a costo di fare la parte della terza incomoda - piuttosto che tornare dalla propria famiglia, probabilmente qualcosa che non andava c'era eccome.

"Mio padre non ha mai voluto matrimoni combinati per me e qui a Durmstrang ho avuto la fortuna di innamorarmi di un ragazzo, Frederick Brumer - che appartiene ad una famiglia purosangue molto ricca - che si è diplomato l'anno scorso. Sembrava che tutto dovesse procedere per il meglio, ma lei non solo è riuscita a convincere mio padre a sottoscrivere il contratto con la famiglia Brumer per sua figlia, ma l'ha anche... convinto a darmi in sposa ad un uomo che non ho mai visto in vita mia, che ha 20 anni in più di me e che dovrò sposare poco dopo il diploma. Io... io non voglio. Ma non so neanche che cosa fare per oppormi." Esplose Heidi disperata, prima di scoppiare nuovamente in singhiozzi.


*-*-*-*-*-*



"Distillato della morte vivente modificato, antidoto completamente inefficace." Rispose Daniel, accarezzando la schiena di Eleonore per calmarla "Una pozione che renderà famosi i Grimm per secoli: Hans, è stata Biancaneve ad inventare la Fluchschlafes, la maledizione del sonno."

(da cap. 22 - Biancaneve e Rosarossa)




Con uno sbuffo spazientito, Bianca fissò il topo che stava usando come cavia, quasi come se fosse stata tutta colpa sua se l'antidoto non funzionava.
Alla fine, con l'aiuto di Will, ce l'aveva fatta: era riuscita a ricreare quel composto strano, così simile al distillato della morte vivente e al contempo così diverso.

Peccato che ciò che ancora non erano riusciti a creare fosse un antidoto efficace.


Il topo morto sembrava e finto morto rimaneva. 
Era sempre lì, sul tavolo, rigido come un baccalà ed immobile, nella stessa posizione in cui il sonno l'aveva colto.
Niente di ciò che gli aveva somministrato fino a quel momento aveva sortito il minimo effetto.

E la cosa più assurda era di come lei continuasse a preoccuparsene.

Non era di certo il topo - o la sua apparente morte - il suo problema più grande. Non con tutto quello che stava succedendo in quel periodo. Eppure continuava a scervellarsi su come poter fare a risvegliarlo.
Forse perchè aveva bisogno di distrarsi. E pensare a come sciogliere tale dilemma era un buon metodo per farlo.

Willhelm era parecchio nervoso, in quel periodo, e di conseguenza lo era anche lei.
Lo sarebbe stata comunque: alla fine dei conti, per lei, sia Jacob che Willhelm, ancora prima che possibili fidanzati, erano stati come dei fratelli. Erano cresciuti insieme, guidati in ogni loro mossa da Elijah.
Non aveva un solo ricordo dove non fossero presenti anche gli altri due.
E sapere che il proprio padre aveva iniziato a ragionare sull'ipotesi di far fuori quello che lei considerava un fratello - e che lo era davvero per il ragazzo che amava - la mandava fuori di testa. Come se non fosse sufficiente la pessima situazione nella quale era sprofondata Durmstrang.

Decisamente, era meglio preoccuparsi delle sorti di un misero topo, piuttosto che scervellarsi su cose che non poteva minimamente risolvere.
Perchè, da ciò che aveva capito anche da Will, Jacob non sembrava minimamente intenzionato a farsi aiutare da loro due - qualsiasi fosse la situazione in cui si stava cacciando.

"Se ti fai ammazzare da mio padre per colpa di una stupida lupa, Jack, giuro che ti ammazzo prima io." Borbottò a mezza voce, senza rendersi conto di ciò che stava facendo.

Aveva un coltello in mano, con il quale stava giocherellando.
Coltello che dopo il suo scatto finì sul corpo del topo, squarciandone la carne
.

Ma dalla ferita, per quanto profonda, non uscì neanche una goccia di sangue.

Forse non aveva scoperto l'antitodo, ma di sicuro aveva appena scoperto una delle proprietà più importanti di quella pozione.


*-*-*-*-*-*


"E così vedi i fantasmi delle tue antenate che hanno scelto la magia nera anzichè la luce?" Chiese conferma Liam al termine del racconto di Livvy. "Ce ne sono anche adesso?" Domandò poi incuriosito, guardandosi intorno quasi come aspettandosi di poterne vedere uno.
"No." Replicò però lei, scuotendo la testa. "E' da quando sei entrato nella stanza - quando ho urlato - che non si fanno vedere. Non hai... paura?" Domandò subito dopo titubante, quasi tremante.
"Di te?" Replicò il ragazzo, inarcando un sopracciglio. "Perchè dovrei averne? L'unica persona spaventata, qui dentro, sei tu al momento. E non dovresti." Le suggerì con tono pacato. "A meno che... hai già fatto del male a qualcuno, per caso? Mi stai dicendo che sei tu il fantomatico aggressore?"
"No! Certo che no!" Rispose immediatamente lei, sgranando gli occhi, spaventata alla sola ipotesi.
"E allora di che cosa dovrei avere paura?" Le domandò nuovamente Liam.
"Di ciò che potrei diventare in futuro." Le parole le rotolarono fuori dalle labbra ancora prima che riuscisse a rendersene conto. Poi si portò una mano alla bocca, come scottata.

"Livvy..." Liam sospirò, prima di accomodarsi su una poltrona "A mio parere non dovresti essere così spaventata."
"Ma hai ascoltato tutto ciò che ho detto fino ad ora?" Replicò lei, sedendosi a sua volta sul bordo del letto che condivideva con Camille e nascondendosi il volto tra le mani.
"Non mi sono perso una virgola." La rassicurò lui, alzandosi in piedi per raggiungerla "E fino ad ora hai parlato tu, adesso perchè non provi ad ascoltare me?" Le propose, costringendola con una presa gentile a togliere le mani dal volto. "Ti va?"

Davanti alla risposta della ragazza, che si limitò ad annuire e sospirare, il wampus si inginocchiò per terra, mettendosi così alla sua stessa altezza. "Livvy... fantasmi a parte, dove sta scritto che tu debba per forza prendere la via dell'oscurità? O che tu debba diventare per forza malvagia?"
"Tutte le mie antenate..." Iniziò a replicare lei, prima di venire interrotta.
"Sì, lo so: tutte le tue antenate che hanno scelto quella strada sono diventate malvage." Annuì Liam "Lo so io, come lo sanno metà dei maghi americani - e non solo. Ma loro sono loro e tu sei tu. Ognuno è libero di scegliersi la sua strada e nessuno - nessuno - è davvero predestinato a fare o non fare qualcosa, diventare o non diventare qualcuno. Io non credo nel destino. Credo soltanto nell'uomo e nelle sue capacità. Perchè dovresti privarti all'improvviso del tuo raziocinio e diventare una pazza scatenata? Solo perchè qualche fantasma ha detto che sei destinata a farlo?" Concluse con tono leggero, con un piccolo sorriso.

Un lungo silenzio calò sui due, silenzio che Liam lasciò passare per permettere a Livvy di metabolizzare il discorso.

"Livvy... se io e te andassimo in un villaggio babbano, in questo momento, e gli dessimo fuoco, cosa penserebbero quei babbani di noi?" Domandò poi, riprendendo così il discorso all'improvviso.
"Che siamo creature del demonio e... ci condannerebbero al rogo." Replicò lei con un brivido, non capendo cosa avesse a che fare quella domanda con tutto il resto.
"E lo siamo? Creature del demonio?" Domandò a quel punto il Caposcuola.
"No!" Si oppose immediatamente Livvy "Abbiamo soltanto un potere che loro non capiscono... e che avremmo deciso di usare nel modo sbagliato." Realizzò a quel punto, sgranando gli occhi e intuendo finalmente dove William volesse andare a parare.
"Il fuoco può sia scaldare che distruggere. Una piccola scintilla esce dal camino... e un intero villaggio viene bruciato. Eppure lo usiamo tutti: sta ad ognuno di noi controllare la propria fiamma." Confermò infatti il wampus "Non si tratta di luce o di oscurità, di magia bianca o nera, ma semplicemente di come vorrai usare quella magia. E questo dipende soltanto da te."


*-*-*-*-*-*


La maggiore andò con la scarpa in camera sua e voleva provarla davanti a sua madre.
Ma la scarpa era troppo piccola e il dito grosso non le entrava; allora la madre le porse un coltello e disse: "Tagliati il dito: quando sarai regina non avrai più bisogno di andare a piedi."
La fanciulla si mozzò il dito, serrò il piede nella scarpa e andò dal principe.
Egli la mise sul cavallo come sua sposa e partì con lei. Ma dovettero passare davanti alla tomba; sul nocciolo erano posate due colombelle che gridarono:
"Voltati e osserva la sposina:
ha del sangue nella scarpina,
per il suo piede è troppo stretta.
Ancor la sposa in casa t'aspetta."


30 aprile 1803



"E' incredibile quello che sta succedendo ad Heidi!" Sbuffò Clementine, appallottolando un foglio di carta - dove aveva sbagliato per l'ennesima volta una frase, malconcentrata com'era - e buttandolo a terra. "E la cosa più incredibile è che ormai tutti sanno e nessuno fa niente. Se quel ragazzo l'amasse sul serio..."
"Potrebbe comunque fare molto poco." La interruppe Madison, alzando la testa dal libro. "Tu sei stata fortunata Clem, i tuoi, benchè entrambi purosangue, si sono sposati per amore e vivono felici. Ma la tua famiglia vive davvero in una piccola bolla di sapone, rispetto a quasi tutte le altre che la circondano. Io ne so qualcosa." Concluse borbottando, ripensando a ciò che sua madre poteva star architettando per lei proprio in quel momento. "E la vuoi sapere la cosa più brutta? Almeno Heidi non è la vera figlia della nuova signora Volkova, quindi se la tratta male 'ci sta'." Le fece notare virgolettando il concetto con le dita "Ma mia madre potrebbe farmi la medesima cosa. Ed è stata lei a partorirmi."
"Tua madre è un mostro senza cuore, ogni tanto ho il dubbio che sia davvero umana." Le rispose Clementine scuotendo la testa.
"Lo so." Si limitò a commentare cupamente Madison, senza neanche provare a difendere la propria genitrice.
"Se questa è una gara a chi vada assegnato il premio 'peggior madre dell'anno' temo che anche la mia sia in lizza." Intervenne a quel punto Kathleen, unendosi così alla conversazione. "Sarebbe davvero una gara interessante." Commentò ironica.

"Comunque è davvero assurdo!" Riprese il discorso Clementine "Voglio dire... anche i Grimm hanno cambiato i contratti tra di loro! Insomma, Bianca e Willhelm si sono scoperti innamorati e lui ha preso il posto di Jacob! Almeno in quel caso il padre ha tutelato sua figlia no?"
"Quanto sei ingenua Clem!" La riprese però immediatamente Kath "Possibile che tu voglia vedere sempre e soltanto il meglio delle persone?" Ancora prima che l'altra potesse chiedere qualcosa, la Campionessa continuò "Il Preside di Durmstrang non ha affatto tutelato sua figlia, ha tutelato soltanto se stesso: non hai notato quanto i rapporti tra lui e suo nipote Jacob sono tesi ultimamente? Se non lo vedessi in giro per la scuola, di tanto in tanto, mi verrebbe quasi da pensare che in realtà l'abbia fatto fuori. E non mi sorprenderebbe, a proposito della lista per miglior genitore dell'anno."

"Giusto... ma Jacob e Willhelm non hanno i genitori? E la madre di Bianca?" Realizzò a quel punto Madison, spalancando gli occhi e chiedendosi mentalmente per quale motivo non ci avesse mai pensato prima "Ho sempre e soltanto sentire parlare del Preside... e di quel Cancelliere, quello che si è fatto vedere alle Prove del Torneo."
"Philippe Grimm." Le venne in soccorso Kathleen.
"Sì lui." Annuì l'altra "Tu ne sai qualcosa?"
"Perchè dovrei saperlo proprio io?" Protestò la Campionessa, innarcando un sopracciglio con aria scettica.
"Perchè hai una cugina che frequenta Durmstrang." Le ricordò la dirawong.
"La madre di Willhelm e Jacob è morta di parto alla nascita di Will." Rispose a sorpresa Clementine, reinserendosi così nel discorso. "E il padre è stato ucciso da un sondereith più forte di lui, al quale stava dando la caccia, poco dopo che la moglie era rimasta incinta. Della madre di Bianca non si sa nulla invece. Elijah Grimm li ha cresciuti da solo, da quel che ho capito."

Davanti alle occhiate perplesse delle altre due, si strinse le spalle. "Beh, che c'è? Me lo ha detto Trys!"
"Ecco vedi? Questa è l'esatta dimostrazione che sei molto più fortunata di noi: i nostri genitori non ci permetterebbero mai di frequentare un mezzosangue."


*-*-*-*-*-*


Lui è Patton Powell, sai com'è fatto e perciò non vuoi davvero ucciderlo.

"Patton!"

Lui è Patton Powell, sai com'è fatto e perciò non vuoi davvero ucciderlo.

"Patton!"

Lui è Patton Powell, sai com'è fatto e perciò non vuoi davvero ucciderlo.

"Patton!"

Lui è Patton Powell, sai com'è fatto e perciò non vuoi davvero ucciderlo.

"Per l'amor del cielo, Powell, è soltanto un libro!"

Lui è Patton Powell, sai com'è fatto e...



Camille sospirò e ripetè quella frase come un mantra almeno venti volte prima di alzare nuovamente lo sguardo, per puntarlo verso il compagno di scuola che ancora non si era reso conto di ciò che stava facendo.

Era tutto partito davvero in maniera molto innocente.

La Serpecorno aveva semplicemente bisogno di esercitarsi con alcuni incantesimi perciò, per non recarsi in biblioteca - ambiente che le era sembrato molto poco adatto per ciò che voleva fare lei - aveva optato per la saletta che si trovava vicino alle loro camere da letto, che il Preside di Durmstrang aveva loro gentilmente fornito ad inizio anno come una sorta di Sala Comune.

E lì aveva iniziato ad esercitarsi con una serie di incantesimi, partendo dai più semplici fino ad arrivare ai più complessi, con l'idea di farsi un ripasso generale in vista dei MAGO, che ormai le sembravano sempre più vicini.

Dopo un po' che si trovava lì, l'aveva raggiunta anche il compagno di scuola, che, almeno all'inizio, si era limitato a farsi gli affari suoi. O al massimo a lanciarle un'occhiata di tanto in tanto.

Il problema era giunto quando Camille era arrivata agli incantesimi di locomozione.
Un incantesimo normalissimo, che si imparava a fare al quinto anno.
Camille, però, aveva voluto provarlo come non verbale.

Ed era lì che era scoppiato il pandemonio: l'unica cosa che aveva a disposizione per esercitarsi, era il suo libro. E quando quest'ultimo, rispondendo al suo comando silenzioso, aveva iniziato la sua galoppata nella stanza, Patton aveva perso la testa.

Aveva iniziato a strillare come un'aquila, urlando a Camille di mettersi in salvo e che ci avrebbe pensato lui a proteggerla.
Poi aveva iniziato a farneticare qualcosa inerente al complotto delle piante e sul fatto che lui avrebbe dovuto pensarci prima che i libri erano fatti di carta.
Pertanto, secondo la sua modesta opinione, il libro li stava attaccando.
E per quel motivo lui si era sentito autorizzato a dare fuoco, dopo di lui, all'intera biblioteca.

'Ma non poteva semplicemente continuare ad indagare su Liam? Almeno lui è già abituato!'
Si ritrovò a pensare Camille, prima di essere costretta a sbarrare la porta - e di conseguenza il passaggio a Patton, già armato di bacchetta e fortemente motivato a raggiungere la biblioteca. 'Che gli dei mi aiutino!'

Il suo libro di incantesimi era ormai già andato, pensò tristemente guardando i pochi residui di cenere rimasti sul tappeto. Ma quel pazzoide avrebbe dovuto passare sul suo cadavere prima di dar davvero fuoco all'intera biblioteca!


*-*-*-*-*-*


Trystifer si trovava in biblioteca, intento a completare un tema particolarmente ostico insieme ad Ashton e Mike, quando quest'ultimo si irrigidì all'improvviso emettendo un forte singulto, mentre i suoi occhi diventarono vacui.

Il ragazzo tedesco, concentraro com'era sul tema, non se ne accorse in un primo momento.
Ma non potè ignorarlo quando Mike, dopo essersi accasciato sul tavolo sopra al quale stavano lavorando, cacciò un urlo talmente spaventoso da ghiacciargli il sangue nelle vene.

"Che cosa... MIKE!" Strillò a quel punto Trys, realizzando solo in un secondo momento che - al suo contrario - Ashton non sembrava minimamente impressionato da quella scena racappricciante.

Dopo quelle che all'alastyn parvero ore - e che in realtà furono solo pochi minuti - la situazione sembrò tornare alla normalità.
L'unico segno tangibile di ciò che era appena successo era soltanto Mike, che continuava a respirare a fatica, con il corpo abbandonato mollemente sul tavolo.

"Cos'è successo?" Domandò a quel punto Trys, incredulo e incapace di credere a ciò al quale aveva appena assistito.
Ne aveva sentito parlare. Anzi, li aveva proprio studiati, a Durmstrang. Insieme ai diversi modi per ucciderli. Ma mai avrebbe pensato di trovarsi di persona davanti ad un ...
"Mike è un farshee?" Domandò spiazzato.

Senza provare neanche a controbattere, gettando un'occhiata preoccupata al suo amico, Ashton si limitò ad annuire.
Non aveva senso, in fondo, provare a negare.
Era già un miracolo che uno studente di Durmstrang non se ne fosse accorto prima.

"Questo cambierà la vostra amicizia?" Domandò a quel punto l'australiano preoccupato. "In fondo, secondo le vostre regole..."
Ma Trys scosse la testa, rispondendogli con un sorriso amaro "Stai parlando delle stesse regole che mi vogliono ai margini della società soltanto perchè sono mezzosangue?"


*-*-*-*-*-*


Castello di Welfenbuttel


Ormai avrebbe dovuto esserci abituata.
In fondo, aveva condiviso la camera con Jacob per mesi.
Eppure, quando se lo vide comparire dinnanzi all'improvviso, in mezzo al corridoio - illuminato debolmente dalle torce che ardevano sulle pareti - che stava percorrendo per passare dal salotto alla camera da letto, Sascha non riuscì a trattenere un urlo spaventato.

"Da dove... da dove diamine sei sbucato?"  Riuscì a domandare con un filo di voce, quando riuscì a riprendersi, dopo essersi ripetuta più volte mentalmente che non era niente, che era solo Jacob. "Non c'eri fino a pochi secondi fa!"
"Mi sono smaterializzato." Replicò lui scrollando le spalle. "Dovresti saperlo come funziona ormai." Aggiunse indirizzandole un piccolo sorriso.
Ma non come quelli cattivi e derisori che le rivolgeva all'inizio, utili soltanto a ricordarle la sua condizione di netta inferiorità.
Era semplicemente un sorriso divertito.

"A casa mia le persone avvisano prima di passare." Replicò in automatico lei, senza neanche pensarci, rendendosi effettivamente conto di ciò che aveva detto soltanto dopo averlo sentenziato.
Casa sua.
Perchè, per quanto stesse cercando di abituarsi a quella nuova realtà, non riusciva ancora a considerarla, quella, come casa propria.


A quelle parole, vide il sorriso sul volto di Jacob spegnersi. E un lampo di furia passargli negli occhi.

Dovette trattenersi per non fare un passo indietro spaventata.

"Perchè non ci sei rimasta allora, a casa tua?" Domandò il Grimm stringendo i pugni. "Ti ci avevo riportata, in fondo."
"Così come mi avresti riportata indietro!" Replicò lei "Non lo abbiamo già affrontato questo discorso?" Domandò poi, facendo un passo indietro, ricordandosi come quel discorso era terminato. 

Non era sicura di voler ripetere. L'aveva solo baciata, quando l'aveva visto - e sentito - lei stessa fare molto altro con altre ragazze.
Ma le era ampiamente bastato.
No, non voleva ripetere.

Lentamente, iniziò ad allontanarsi da lui, un passo dopo l'altro.
Le sbarrava la strada per andare nella sua camera? Allora sarebbe tornata in salotto.

"Ti avrei lasciata là." La confessione di Jacob la fece bloccare a metà. "Avrei sbagliato di sicuro - sbaglio sempre con te - ma ti avrei lasciata là."
"Sbagli sempre con me?" Domandò confusa lei.
"Avrei dovuto chiedere a Bianca di ucciderti nella Prima Prova, ma ero incuriosito da te." Ammise avvicinandosi di un passo "Avrei dovuto lasciar fare ai toxic death quando ti hanno punto, anzichè somministrarti l'antidoto, ma mi sono detto che se la cosa funzionava su di te, allora avrebbe potuto funzionare anche su mia madre." Continuò avvicinandosi di un altro passo "Quando sei fuggita la prima volta, avrei dovuto lasciarti andare via anzichè venirti a cercare. Oppure, come mi aveva suggerito Will, togliermi la voglia e prenderti direttamente in quel bosco quando ti ho ritrovata, ma non sono fatto così. Avrei potuto non affidarti a mia madre, dopo l'episodio della malia, ma mi sono ripetuto che l'esperimento del mantello non era ancora completo. Mi sono ripetuto nella testa un'inifinità di scuse ridicole per tenerti in vita. Scuse che non hanno retto quando ho visto Albert Mueller - un uomo di mio zio - cercare di ucciderti soffocandoti. Ormai non mi interessa più contro chi dovrò mettermi, per saperti al sicuro. E se tu avessi voluto rimanere da tuo padre, ti avrei lasciata lì. Ma sei tornata di tua volontà e questa è la tua casa adesso, Eleanor." Continuò ormai a due centimetri da lei "Quindi stabilisci le tue regole, se vuoi, ma non lamentarti come se fossi costretta a fare qualcosa che non vuoi, perchè non lo sei più da molto tempo." Concluse prima di intrappolarla tra le sue braccia e baciarla di nuovo.

Non come la prima volta, dove il bacio era stato appena uno sfioramento di labbra.
Ma con vera e propria foga, in una battaglia alla quale ben presto la ragazza si arrese.

Era ormai completamente in balia di Jacob Grimm.



*-*-*-*-*-*


Ghita stava spegnendo le ultime candele che ancora illuminavano la stanza quando si bloccò di colpo, irrigidendo le spalle.
Poi, molto lentamente, si girò su se stessa, finchè il suo sguardo non incrociò quello furioso di suo fratello.
"Elijah." Ebbe appena il tempo di sussurrarne il nome prima di ritrovarsi schiacciata a terra, sotto al possente corpo del Preside, che la teneva stretta per la gola.
"Ghita." Rispose lui nello stesso modo "Per quale diavolo di motivo sei tornata?" Domandò infuriato.

Senza darle la possibilità di risponderle, serrò ancora di più la presa sulla sua gola, senza però soffocarla davvero. "Ti ho dato una scelta, sedici anni fa, e tu hai accettato, maledizione! Quindi perchè sei di nuovo qui?"

Ghita non provò neanche a ribellarsi.
Tra i due era sempre stata lei, la più debole nel corpo a corpo. Se avesse provato ad opporsi, avrebbe soltanto costretto il fratello a forzare la presa sulla sua gola, incentivandolo ad ucciderla sul serio.

L'ultima cosa che volevano entrambi.

Perchè, per quanto odio potesse ormai provare Elijah per lei da quando era diventata una hexenbiest - creatura magica nemica naturale dei Grimm -, la donna aveva comunque la certezza che suo fratello non sarebbe mai davvero riuscito ad ucciderla.

"Sono di nuovo qui perchè non riuscivo più a restare lontana dai miei figli."
Proclamò con voce soffocata, che convinse infatti l'uomo ad allentare la presa sul suo collo. "E anche perchè le cose sono profondamente cambiate. Per quanto tu possa disprezzare i miei poteri, Elijah, lo sai anche tu che le hexenbiest hanno sempre ragione. Che i risultati si vedano adesso o tra 200 anni, sta accadendo ciò che serve affinchè cambi tutto. E neanche tutti i Grimm del mondo potranno impedirlo."  

Con uno scatto, sentendo quelle parole, Elijah si rialzò in piedi per allontanarsi il più velocemente possibile da lei. "Sei soltanto un mostro." Proclamò gelido "Abbandona Durmsburg stanotte. O la prossima volta che le nostre strade si incroceranno non lascerò la presa sulla tua gola così facilmente."
"Hai detto la stessa cosa 16 anni fa, Elijah." Gli ricordò "Eppure sono ancora qui."


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Domanda della settimana: cosa vorrebbero fare i vostri OC dopo il diploma? (vi prego: ricordatevi che siamo nel 1800! per MP)

Ci vediamo al prossimo giro con Tremotino! ;) 


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Capitolo 33
*** 28 - Tremotino ***


28
Ehilà!
Ebbene sì, sono ancora viva.
Vi chiedo immensamente scusa per questo enorme ritardo, ma ho avuto un periodo al lavoro talmente pesante che  quando finalmente tornavo a casa l'unica cosa che ero in grado di fare era mettermi il pigiama e andare a letto.
Sì, lo so che molti di voi pensavano di non vedermi più, ma ormai non manca molto alla fine, perciò lasciarvi a 3/4 proprio adesso non avrebbe senso. Abbiate fede, io finirò questa storia. E' una promessa.

Detto ciò vi lascio al capitolo (che sarà più corto del solito - #sorry - ma se volevo pubblicare e non lasciarvi a bocca asciutta ancora a lungo ho dovuto tagliare. Mi rifarò col prossimo!).

Buona lettura! ;)



Riassuntino delle puntate precedenti:
- nel 2022 il ramo inglese dei Grimm, dopo aver letto il diario di Jacob, decide di recarsi in Germania, inoltre Eleonore chiede alla sua vecchia compagna di scuola Virginia di ricreare il mantello di Cappuccetto Rosso, visto che, dopo secoli che erano andate perdute, le istruzioni sono state ritrovate proprio in mezzo al diario del suo antenato.
- nel 1803 sono tutti tornati a Durmstrang dopo la fine delle vacanze primaverili: durante queste ultime, Jacob riporta Sascha da suo padre e le svela le sue vere origini; Livvy inizia a sentire delle voci che la costringerebbero a passare "al lato oscuro" e l'unico al quale riesce a confidare tutto è Liam; Bianca e Willhelm riescono a convicere Elijah a cambiare il contratto, in modo da potersi sposare; Heidi scopre che il fidanzamento che riteneva sicuro è stato mandato all'aria dalla matrigna e Trystifer scopre che Mike è un farshee.
Intanto gli studenti continuano a sparire e manca pochissimo alla Terza Prova del Torneo Tremaghi.



- Tremotino -




giugno 2022, Londra, Villa Grimm


"Hans?"

Eleonore stava attraversando il corridoio quando aveva intercettato con la coda dell'occhio la figura del fratello: Hansel si trovava davanti all'albero genealogico dei Grimm, apparentemente intento a scrutarlo.

Intuendo i pensieri del ragazzo, la Corvonero lo raggiunse, abbracciandolo in vita e appoggiandogli la testa sulla spalla destra, mettendosi così a sua volta a fissare il punto che - almeno presumeva - ne aveva attirato l'attenzione.

"Stavo pensando a come il destino, a volte, sembri prendersi gioco della realtà." Osservò l'ex Serpeverde, sfiorando con la mano un determinato punto dell'albero genealogico e dando così conferma alla sorella della veridicità delle sue intuizioni.

I nomi e i volti di Jacob ed Erika Grimm erano proprio lì, davanti a loro, uniti con la tipica doppia linea che indicava il matrimonio. E sotto di loro si trovava il nome della loro unica figlia, Eleanor, nata parecchi anni dopo la sua celebrazione.

"Non che ci abbia mai fatto caso più di tanto, ma me lo sono chiesto, almeno una volta o due, da dove cavolo fosse uscito quel nome. Eleanor non era un nome tipico della famiglia Grimm, prima del 1800." Continuò Hansel, ancora assorto nei suoi pensieri.
"Sul serio con tutti i problemi che abbiamo avuto negli anni, hai perso tempo a scervellarti su un nome?" Scherzò lei, cercando così di alleggerire l'atmosfera.
"Ma certo Elly. In fondo quel nome è anche il tuo." Rispose lui "Papà l'ha soltanto 'inglesizzato' visto che Eleanor è tedesco. E questo ci riporta al mio ragionamento iniziale: il destino si è divertito parecchio a prenderci per il culo. E a ribaltare tutto quanto."
Dal momento che la ragazza non commentò nulla, il cacciatore si sentì in diritto di continuare. "La sorella di papà, la zia che non abbiamo mai conosciuto, Eleanor Grimm: uccisa da un lupo mannaro quando sapeva a malapena camminare. La stessa creatura che ha utilizzato Jakob per uccidere nostra madre." Continuò stringendo i pugni "Poi ha cercato di uccidere te utilizzando il medesimo trucco. Ed ecco il triangolo Jacob - lupi - Eleanor si ripropone. Senza contare che..." Continuò con un sorriso strano "Beh, lo sai anche tu che papà è sempre stato un po' ribelle: il nome Gretel l'ha scelto consapevolmente, in fondo. Con il tuo voleva soltanto rendere omaggio alla sorella..."
"Ma io ho continuato la strada mettendomi con Daniel." Continuò la sorella, iniziando a capire il senso del discorso del fratello e sorridendo appena. "Di nuovo: Grimm, Eleanor e sondereith."
"Ma non il primo." Confermò Hansel "In fondo qualche anno prima era toccato a James, no? E
cos'è James, se non la versione inglese del nome Jacob?"

Dopo quell'ultima affermazione, per qualche secondo i due fratelli restarono in silenzio, intenti a scrutare l'albero genealogico della loro famiglia, quasi come aspettandosi che quest'ultimo iniziasse a sputare fuori tutti i segreti che aveva racchiuso negli ultimi secoli.

Poi, di punto in bianco, Eleonore scoppiò a ridere. "E dire che Jakob era così fiero del suo nome! Se solo avesse saputo il vero significato nascosto dietro alla fiaba! Non un inno al cacciatore che uccide il lupo, come abbiamo sempre pensato, ma una metafora: tolta la pelliccia, la lupa torna ad essere una ragazza normale. Come qualunque altra."


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1 maggio 1803, Castello dei Welfenbuttel


Data l'ora tarda e il buio pesto che ormai filtrava dalle grandi finestre che si trovavano un po' in tutto il castello, Sascha, dopo aver consumato una cena in compagnia di alcuni elfi domestici, aveva deciso di recarsi nelle sue stanze per andare a dormire.

Peccato che, una volta arrivata lì, avesse trovato il suo letto già occupato.

Sbuffando apertamente, la ragazza si avvicinò a Jacob, intenzionata a fare di tutto per svegliarlo - e anche a farlo velocemente sloggiare.

"Jacob! Svegliati!"

Peccato che non avesse fatto i conti con il sonno pesante del ragazzo, che continuò a dormire profondamente, incurante delle sue leggere scrollate.

Finalmente, dopo un bel po' di tempo, il Grimm si decise ad aprire pigramente gli occhi, rispondendole con un borbottio indefinito che a lei risuonò più come un grugnito. Seguito dallo sprofondare nuovamente del suo volto dentro al cuscino. "Sono stanco maledizione! Voglio dormire."
"Beh si da il caso che lo voglia fare anch'io." Rispose Sascha arrabbiata, incrociando le braccia al petto. "Peccato che..."
"E allora mettiti a dormire anche tu, accidenti!" La interruppe irritato il cacciatore.
"Ma ci sei tu nel letto!"
"E allora?" Ribattè lui "Non mi dai mica fastidio!" 

Mentre Sascha sgranava gli occhi per quella risposta, arrossendo, boccheggiando e cercando un modo per ribattere, il ragazzo approfittò di quell'attimo di smarrimento per alzare il braccio destro e rilasciare una piccola ondata di energia che la fece crollare sul letto accanto a lui.
Poi, ignorando sia i goffi tentativi della lupa di opporsi alla cosa che le sue proteste, la afferrò per la vita per trascinarla al suo fianco, coprendo entrambi con la pesante coperta e zittendo ogni mugugno con un bacio.
"Dormi e basta Eleanor. Non è così difficile: basta chiudere gli occhi. Buonanotte."

Pochi secondi dopo, nonostante il corpo rigido della ragazza al suo fianco, si era di nuovo addormentato. 



*-*-*-*-*-*


A un mugnaio con una bellissima figlia capitò un giorno di parlare con il re e, per darsi delle arie, gli raccontò, mentendo, che sua figlia sapeva trasformare la paglia in fili d'oro.
Tanto disse e tanto fece che, avendolo reputato convincente,
il re alla fine gli credette.



Patton veva iniziato a strillare come un'aquila, urlando a Camille di mettersi in salvo e che ci avrebbe pensato lui a proteggerla. 
Poi aveva iniziato a farneticare qualcosa inerente al complotto delle piante e sul fatto che lui avrebbe dovuto pensarci prima che i libri erano fatti di carta. 
Pertanto, secondo la sua modesta opinione, il libro li stava attaccando. 
E per quel motivo lui si era sentito autorizzato a dare fuoco, dopo di lui, all'intera biblioteca.

(da cap. 27, Cenerentola)



30 aprile 1803, Durmstrang



"Visto Livvy? Non è necessario avere fantasmi che ti perseguitano per provare istinti omicidi." Sentendo quelle parole, la tuonoalato deglutì sonoramente, combattuta tra la voglia di scoppiare a ridere e la reazione che quella frase sussurratale all'orecchio da Liam - e destinata soltanto a lei -  le aveva appena scatenato.

Così come Tyler - che si trovava a poca distanza e che osservare la scena con occhi sgranati - anche loro erano stati attirati in quella saletta dalle urla di Camille.
La ragazza infatti, ormai completamente fuori di sè, teneva stretto Patton - che era piegato su se stesso a causa della forte differenza di altezza - per il nodo della cravatta e gli puntava la bacchetta contro mentre gli urlava addosso.

"QUELLO ERA IL MIO LIBRO!"
"Ma Cammie! Ci stava attaccando!"
"MA QUALE ATTACCO! SONO STATA IO!"
"Parli così perchè ti ha confuso con..."
"IL LIBRO NON ERA VIVO! HO UTILIZZATO IO UN INCANTESIMO DI LOCOMOZIONE PER ESERCITARMI, EMERITO IDIOTA!"
"Cammie, tu pensi di aver utilizzato quell'incantesimo, ma in realtà..."
"NON CI PROVARE NEANCHE! NON CI PROVARE NEANCHE A GIUSTIFICARE LE TUE STRONZATE! HAI APPENA BRUCIATO UN LIBRO! IL MIO LIBRO! E VUOI FARE LO STESSO ANCHE CON L'INTERA BIBLIOTECA! TU-SEI-PAZZO!"


"Secondo voi bisogna intervenire?" Domandò a quel punto Tyler in un sussurro preoccupato, incerto su come agire.
"Naaa, Camille se la sta cavando egregiamente anche da sola." Lo bloccò Liam, sistemandosi meglio sulla poltrona per godersi lo spettacolo e allungando il braccio per attirare Livvy a sè e farla sedere sulle sue gambe.
"Veramente intendevo per aiutare Patton." Lo contraddisse il magicospino.
"Scherzi? E togliermi così tutto il divertimento?" Replicò il wampus mentre le labbra di Livvy, davanti a quello scambio di battute, si incurvavano in un leggero sorriso. "Lo sai quante volte ho sognato di poterlo fare io?" Continuò Liam abbassando di nuovo la voce ad un sussurro, in modo che solo lei potesse sentirlo "E adesso che lo sta facendo Camille, voglio soltanto godermi lo spettacolo. "


*-*-*-*-*-*


"Ok, adesso basta."

Reyna era appena rientrata nella sua stanza dopo essere stata a lezione quando si era ritrovata a sbottare infastidita quella frase.
Era uscita quella mattina, lasciando una Heidi sonnolenta nel letto. Ed era rientrata nel pomeriggio, ritrovando la compagna di stanza nella medesima posizione, come se il tempo per lei non fosse minimamente trascorso.
E infatti, nonostante avesse decretato quelle parole con un tono di voce abbastanza alto, Heidi non si era premurata neanche di alzare la testa.

"Guarda che sto parlando con te." Continuò imperterrita la Black, avvicinandosi con convinzione al letto dove l'amica era sprofondata in uno stato comatoso ormai da giorni, sottraendole con uno scatto deciso la coperta e le lenzuola. "Non ne posso più di vederti in quel letto, quindi tirati su, alzati, scegli un vestito da mettere al posto di quella camicia da notte e, soprattutto, vai a farti un bagno. Magari non te ne sarai minimamente accorta, visto come sei presa ad autocommiserarti ma, se non te ne sei accorta tu, lascia che te lo dica io: tu puzzi."
"Carino da parte tua farmelo notare." Commentò piatta Heidi, alzando però finalmente la testa per gettarle un'occhiata perplessa.
"La tua situazione è alquanto orribile e posso soltanto immaginare come ti senti, ma se non sarai tu la prima a provare a reagire per cercare di uscirne, di sicuro le cose non si sistemeranno da sole." Continuò imperterrita Reyna, già considerando un buon risultato essere finalmente riuscita ad ottenere la sua attenzione "E di certo restare qui a piangerti addosso non servirà a nulla. Quindi abbandona quel letto e alzati."
"E tu dici che farmi un bagno mi aiuterà?" Rispose sarcasticamente l'alastyn.
"Ovviamente no. Ma di sicuro aiuterà me a restare in questa stanza, tanto per cominciare." Replicò l'inglese, ormai decisa ad ottenere il suo scopo. "Poi, quando sarai pulita e profumata, potremo provare a pensare a qualcosa. In fondo si sa: due cervelli sono meglio di uno. Su forza, andiamo: ho allertato prima gli elfi domestici, quindi la vasca sarà già sicuramente pronta." Concluse il discorso, tirandola quasi su a forza e iniziando a spintonarla verso il bagno, senza lasciarle la minima possibilità di replica.


*-*-*-*-*-*

"Ecco Powell, tieni pure la tua preziosa lettera e completala! Secondo me manca solo il paragrafo dove ti vanti di avere inventato la pietra filosofale!" Lo derise Liam un'ultima volta, prima di dileguarsi velocemente dalla camera da letto.

(da cap. 25, Vacanze primaverili)



Il re condusse la fanciulla in una stanza piena di paglia, la mise davanti al filatoio e disse: "Se in tutta la notte, fino all'alba, non fai di questa paglia oro filato, dovrai morire."
Poi la porta fu chiusa ed ella rimase sola.
La povera figlia del mugnaio se ne stava là senza sapere come salvarsi, poiché non aveva la minima idea di come trasformare la paglia in oro.
Fu così che finì per scoppiare in un pianto disperato.





Tu sei pazzo.
Tu sei pazzo.
Tu sei pazzo.
Tu sei pazzo.


Era da ore che Patton se ne restava completamente immobile, apparentemente intento a fissare la parete bianca davanti a lui, senza però vederla davvero.
Era da quando Camille gli aveva urlato quella frase che aveva perso completamente il senso della realtà.

Dopo quelle quattro parole, non aveva più registrato nulla di tutto ciò che era uscito dalla bocca della Serpecorno.
E neanche di ciò che gli stava accadendo intorno.
Non aveva notato l'espressione stupita di Tyler, non aveva visto quella divertita di Livvy e neanche il ghigno soddisfatto di Liam, felice che finalmente qualcuno avesse agito al suo posto.
Non aveva neanche fatto caso alla figura del Preside Hartnell il quale, probabilmente attirato dal trambusto, si era profilato improvvisamente davanti alla porta.

Nel momento in cui quelle parole erano uscite dalla bocca della ragazza, ogni discussione e ogni cosa aveva perso improvvisamente importanza per lui.

Tu sei pazzo.

TU
SEI
PAZZO

Tre parole.
Erano bastate tre parole e improvvisamente Patton Powell aveva smesso di sentirsi completamente invincibile.

Lui non aveva poteri magici che lo rendevano speciale perchè, come aveva scoperto sin troppo presto, non era l'unico a possederli. Soltanto uno dei tanti.
Non aveva capacità particolari, perchè c'erano persone molto più capaci di lui.
Non aveva un cervello sopraffino, perchè non riusciva neanche a ricordarsi le regole più basilari della grammatica.
Non aveva un cervello sopraffino, perchè non riusciva a sbrogliare il mistero che avvolgeva la scuola da quando vi avevano messo piede.
Non aveva un cervello sopraffino, perchè nonostante tutti i suoi poteri magici non era mai riuscito a far diventare suo padre ricco come meritava. L'unico che poteva ringraziare per averlo tolto dalla miseria era il suo magnanimo Preside.
Lui non era in grado di trasformare la paglia - o qualsiasi altra cosa - in oro
, anche se era ciò che aveva fatto credere ai suoi compagni schiavi, quando era tornato per la prima volta a casa, dopo il primo anno passato ad Ilvermony.

Lui era solo un pazzo.
Un piccolo, povero e pazzo ex schiavo che si era soltanto montato la testa.


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Spero vivamente che il legame tra Patton e la favola di Tremotino sia chiaro: non è il personaggio di Tremotino che mi interessava, in questo caso, ma più la questione della povertà del mugnaio, che però è in grado di sparare bugie abbastanza convincenti da convincere anche il re.



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Capitolo 34
*** 29 - Cacciatore e preda ***


29

Ehilà!
Lo so, sono di nuovo in ritardo, ma come ho già detto in questo periodo ho, purtroppo, il tempo libero ridotto al contagocce. T.T

Preparatevi psicologicamente, perchè credo che questo capitolo sarà un po' un colpo al cuore.
In molti sensi.
Non dico di più e vi lascio alla lettura. 




- Cacciatore e preda -




"Sono di nuovo qui perchè le cose sono profondamente cambiate." Proclamò Ghita "Per quanto tu possa disprezzare i miei poteri, Elijah, lo sai anche tu che le hexenbiest hanno sempre ragione. Che i risultati si vedano adesso o tra 200 anni, sta accadendo ciò che serve affinchè cambi tutto. E neanche tutti i Grimm del mondo potranno impedirlo."

(da cap. 27 - Cenerentola)




giugno 2022, Londra, Villa Grimm



Buio.
Intorno a lei c'era soltanto buio.
Un buio profondo, intenso, totale, strisciante.
Inglobante.

Terrorizzante.

Sapeva di esserci già stata, in quel posto.
La prima volta un anno prima.

Soffocante.

E come ogni volta in cui tornava a sprofondare in quell'Incubo, sentiva la terra iniziare a riempirle la gola, centimetro dopo centimetro.

Non poteva scappare via: era bloccata lì.
Non poteva urlare: altra terra sarebbe entrata nella sua gola, soffocandola solo più velocemente.
Non poteva chiudere gli occhi: il buio sarebbe soltanto aumentato.

E lei, ormai, era completamente terrorizzata dall'oscurità.




"ELLY!"

Madida di sudore, come ogni volta in cui riusciva a risvegliarsi dal Mondo degli Incubi, Eleonore spalancò gli occhi urlando e tirò su la schiena di scatto, volgendo immediatamente lo sguardo verso la lampada - che ormai veniva lasciata sempre accesa, apposta per lei - sul comodino, avida di luce.

Per qualche istante boccheggiò in cerca d'aria, ancora con la sensazione di terra in gola, mentre il suo urlo si andava pian piano acquietando.
Poi, quando realizzò davvero che, per l'ennesima volta, era riuscita a ritornare nel Mondo Reale - mondo nel quale Daniel le stava massaggiando la schiena e le sussurrava parole di conforto per cercare di calmarla - scoppiò in un pianto disperato.


"Devo andare in Germania Daniel. Devo. Non posso più aspettare. Ti prego, cerca di capirmi."


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2 maggio 1803, Castello Welfenbuttel


Nonostante i peggiori pronostici, Sascha era riuscita ad addormentarsi abbastanza in fretta.
Anche se non l'avrebbe mai ammesso ad alta voce - e probabilmente neanche a se stessa - dormire tra le braccia di Jacob le aveva fornito quel senso di protezione e sicurezza che da troppo tempo le mancava. E che forse, in realtà, non aveva mai avuto, neanche quando si trovava con suo padre.

Erano sempre stati in troppi, quando ancora non sapeva spiegarsi i motivi delle sue trasformazioni mensili, a puntarle il dito contro, insultandola e trattandola come la peggiore tra gli esseri viventi.
Forse era per quel motivo che era riuscita a non crollare, quando all'inizio anche Jacob l'aveva trattata esattamente allo stesso modo. Era abituata a quel trattamento.

Ma in quel momento le cose erano inevitabilmente cambiate.

E probabilmente erano destinate a cambiare ancora.

Fu una risata leggera a distoglierla da quelle considerazioni mentali.
Una risata leggera unita al rafforzarsi della presa che Jacob stava esercitando sulla sua vita.
"E così dormire tra le mie braccia ti fa sentire al sicuro?" Le domandò il Grimm in un sussurro, sfiorandole il collo con le labbra in più punti e facendola rabbrividire in risposta.

Per quale motivo, non lo sapeva più nemmeno lei. O forse, semplicemente, si rifiutava ancora di ammetterlo a se stessa.

"Non l'ho mai... detto..." Riuscì a rispondere a fatica, cercando di rimanere lucida.
"Ma l'hai pensato." La contraddisse lui sicuro, esercitando la giusta pressione con la mano destra per girarla sull'altro fianco, in modo da trovarsela di fronte. "Forse dovrei insegnarti anche cosa sono i legimens. Ma, adesso, voglio fare altro." Concluse prima di schiacciarla tra il suo corpo e il materasso, iniziando a baciarla con foga.

Per non lasciarle più modo di fuggire.



"Prometto di fare piano."

Jacob Grimm era tornato ad essere il cacciatore. E lei la preda designata. 


-*-*-*-*-


Durmstrang


Avanti Camille, ce la puoi fare. In fondo quella davanti a te è soltanto una porta.

Nonostante quella fosse almeno la decima volta che Camille Crawley si ripeteva nella testa quella frase, la Serpecorno continuava a restare immobile in mezzo al corridoio, con la mano alzata e bloccata a mezz'aria, senza avere il coraggio di completare quella azione così semplice, che si sarebbe concretizzata nel momento in cui avesse abbassato il pugno, bussato alla porta e - ecco che veniva la parte davvero difficile - scusarsi con Patton per ciò che gli aveva detto il giorno prima.

Ne aveva parlato con il Preside Hartnell, il primo che le aveva prestato ascolto per cercare di capire meglio l'intera vicenda.
Ne aveva parlato con Tyler, l'unico tra i suoi compagni che sembrava davvero interessato alla cosa.
E ne aveva parlato anche con Livvy, che però, andando completamente controcorrente, le aveva consigliato di non chiedere scusa. Che era l'ex schiavo a doversi scusare.
"Ti ha bruciato un libro Camille. Un libro! E se tu non lo avessi fermato, a quest'ora avrebbe dato fuoco all'intera biblioteca! Non puoi scusarti per qualcosa di cui non hai colpa. Non puoi scusarti perchè lui ha deciso di vivere completamente fuori dalla realtà! E non è soltanto una questione di libri: lo hai visto anche tu come tratta sempre Liam con quella ridicola storia del vampiro! ... E poi a te, alla fine, quel libro chi te lo ripaga?" Le aveva domandato con astio, prima di diliguarsi dalla stanza che condividevano.

Forse era proprio quella parte del discorso che la rendeva così titubante a scusarsi: per quanto fosse a conoscenza del passato del suo compagno, non poteva giustificare qualsiasi stranezza di Patton solo per quello. E lei e Livvy, sotto quel punto di vista, erano state educate nello stesso modo: i libri erano fonti di conoscenza e saggezza e, come tali, dovevano essere considerati quasi al pari di oggetti sacri. 

Intenta com'era nei suoi ragionamenti, la Serpecorno non captò immediatamente che nel frattempo la porta davanti a lei si era aperta.
Se ne accorse soltanto quando dalla camera dei ragazzi ne uscì Liam, con un ghigno stampato in faccia. Ghigno divertito che si allargò ancora di più quando la vide.
"Chi si vede! La salvatrice!" La apostrofò "Ti sono immensamente debitore e pertanto ci tengo a ringraziarti, Camille: non avrei saputo fare meglio." Le comunicò, prima di prenderle una mano e portarsela alla bocca, sfiorandone appena il dorso con un elegante baciamano.

Spiazzata da quella frase, l'unica cosa che Camille fu in grado di replicare fu un balbettante "Pa... Patton?"
"Dentro la stanza, a ridimensionare fortemente il suo ego... e a risvegliarsi dal mondo delle favole direi. Come ho già detto Camille, non avrei saputo fare meglio." Replicò Liam, indirizzandole un piccolo inchino. "Livvy invece presumo sia nella vostra stanza. Se non ti dispiace, vorrei raggiungerla."

Prima ancora che la Serpecorno riuscisse a fornirgli una risposta, il ragazzo, dopo un ultimo frettoloso inchino, si dileguò lungo il corridoio.


-*-*-*-*-


"Dove mi stai portando esattamente?"
Dal momento che camminava già da un po', senza avere però la visuale del percorso - essendo quest'ultima occultata dalla mano di Liam sui suoi occhi - Livvy non riuscì proprio a non porre la domanda.
Tuttavia il ragazzo - anche se non visto - si limitò a sorridere enigmatico, continuando semplicemente a guidarla fuori dal Castello.
Almenò finchè non arrivarono in uno spiazzo erboso, dove finalmente decise di restituirle la visuale.

"Ecco, siamo arrivati." La informò, togliendole la mano dagli occhi e rendendole così visibile l'ambiente attorno a loro.
Si trattava di uno spiazzo abbastanza sgombro, ma separato dal resto del cortile di Durmstrang da diversi alberi, che consentivano così una certa privacy.
Al centro si trovava un grande tavolo di legno, con sopra un calderone vuoto e diversi ingredienti utili a preparare pozioni - debitamente chiusi in appositi contenitori - mentre sparsi a terra c'erano diversi manichini di legno, aventi sia forma umana che animale.

"L'ho preparato per te." Spiegò Liam. "So che sei molto sotto pressione in questo periodo - a causa della storia dei fantasmi - e inoltre la Terza Prova si avvicina ogni giorno di più. Puoi usare questo spazio come preferisci: per sfogarti, per allenarti o per avere uno spazio in cui essere semplicemene te stes..."
Non fece in tempo a finire la frase.

Livvy l'aveva attirato a sè. E poi l'aveva baciato.


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"Tyler?"
Sentendosi chiamare, il diretto interessato alzò lo sguardo in direzione di Ashton, che continuava a guardarlo di sottecchi da dietro il libro di pozioni.
"Sì?" Domandò in risposta, decidendo all'istante di mettere via il tema di trasfigurazione: ci aveva provato più volte, nel corso della giornata, a portarlo a termine, senza però mai riuscirci. Ormai, a quel punto, se ne sarebbe occupato il giorno successivo.
"Ma cos'è successo ieri sera?" Domandò con curiosità, anche se con una punta di imbarazzo, Ash "Abbiamo sentito un enorme trambusto provenire dalla vostra Sala Comune, ma non è che ci abbiamo capito granchè. Però stamattina sembravate tutti interi." Concluse in un sussurro, imbarazzandosi parecchio mentre si domandava mentalmente da dove gli fosse venuta in mente tale ipotesi. "Non c'è stato un altro... attacco... vero?"

Con la coda dell'occhio, Tyler vide anche Trystifer - che si trovava a pochi posti di distanza da loro - allungare impercettibilmente il collo nella loro direzione, probabilmente per saperne di più.
In effetti l'americano si era sorpreso che la "notizia" - sempre se così si poteva definire - non fosse già completamente trapelata tra le mura di Durmstrang, affamati come erano tutti di pettegolezzi e normalità.
Possibile che i Prussiani fossero così discreti?

Sorridendo leggermente - più per smorzare l'espressione preoccupata di Ashton che per altro - Tyler si affrettò a spiegare. "Diciamo che un attacco c'è stato, ma più all'autostima di una persona che non ad altro." Disse ridacchiando.

In effetti, più pensava alla scena - soprattutto alla pacata Camille, che nel momento in cui le avevano toccato i suoi preziosi libri si era tramutata in una belva feroce - più riusciva a vedere tutta la questione sotto una chiave decisamente comica.
"In che senso?" Domandò a quel punto Trys, voltando la testa e rinunciando del tutto a far finta di non ascoltare.
"Beh, lo sapete com'è fatto Patton Powell no?" Rispose Tyler scrollando le spalle. "Ieri ne ha combinata un'altra delle sue." Spiegò semplicemente.
"E Liam ha finalmente reagito?" Domandò a quel punto Ashton, iniziando a ridacchiare a sua volta, seguito a stretto giro da Trys - soltanto immaginando la scena.

In fondo quasi tutti gli studenti presenti nella scuola avevano ormai assistito almeno una volta ad uno scontro tra il Caposcuola Jackson e l'ex schiavo e in molti si erano chiesti più volte come avesse fatto il primo a resistere senza mai fiatare in risposta.

"Questa volta la vittima di Patton è stata Camille." Replicò però Tyler "Anzi, il suo libro." Si corresse ripensandoci. E trovando la scena sempre più comica. "Ma lei, a differenza di Liam, non è stata affatto zitta."

Cinque minuti dopo, al termine del resoconto, tutti e tre avevano le lacrime agli occhi dalle risate.


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"Volevi questo?"

Probabilmente Michael avrebbe continuato a guardare quello spettacolo divertente ancora per un po', tuttavia, alla fine, fu il suo istinto da cavaliere a prevalere.
Per quel motivo abbandonò il tavolo - dove stava completando un tema per l'indomani - e raggiunse Madison, che si era messa nel frattempo a saltellare per cercare di raggiungere un libro che si trovava nello scaffale più alto.
 
"In realtà mi servirebbe quello di fianco." Rispose lei, indicando la copertina accanto al libro che il ragazzo aveva appena preso in mano.
"Sirene, vampiri e sfingi, creature magiche o umanoidi?" Chiese conferma Mike con aria perplessa, leggendo il titolo del libro, prima di afferrarlo e porgerglielo "Ma tu non hai mai seguito cura delle creature magiche, o sbaglio?" Commentò subito dopo, cercando così di capire a cosa potesse servire un libro simile alla sua compagna di scuola.
"No, infatti." Confermò lei annuendo "Sto aiutando Kat. Sai, per la Terza Prova." Aggiunse quasi in un sussurro e guardandosi velocemente attorno, per paura di essere sentita da qualcuno. "Ormai non credo che lei sia più interessata alla vittoria, tuttavia non sarebbe male se riuscisse almeno ad ottenere un buon punteggio... e da varie ricerche fatte abbiamo notato che nella Terza Prova usano spesso creature di questo genere." Concluse tutto d'un fiato, spiegando così all'amico il suo punto di vista.
"Mi sembra una bella cosa quella che stai facendo." La elogiò il ragazzo sorridendole. "Quindi come si sente Kat?"
"Sinceramente? Credo che non veda l'ora che tutto quanto finisca, in un modo o nell'altro. E, a dire il vero, sono della stessa opinione."


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Quando Jacob rientrò nella sua camera, quella sera, non ebbe bisogno di accendere le candele con un colpo di bacchetta per capire di non essere il solo presente nella stanza.
Con uno schiocco, per cercare di ottenere tutta l'illuminazione possibile, il cacciatore accese anche il camino, sorprendendo così il fratello e Bianca profondamente addormentati sul suo letto.

Divertito dalla situazione si accomodò su una poltrona, mentre entrambi, probabilmente disturbati sia dalla fonte di luce che dalla sua presenza, si svegliavano sussultando.
"Ma che razza di Grimm siete voi due?" Li prese in giro Jacob "Se fossi stato un vostro nemico avrei potuto tagliarvi facilmente la gola... anzi, non ditemi che nel mio letto avete fatto i vostri comodi, perchè se no ve la taglio davvero." Aggiunse ripensandoci e incrociando le braccia al petto, divertendosi un mondo a vedere Bianca arrossire davanti a quella velata ipotesi.
"Ci siamo addormentati mentre ti aspettavamo, idiota!" Rispose Will borbottando, mentre si tirava su togliendosi un ciuffo dalla fronte.
"E perchè mi stavate aspettando?" Domandò a quel punto Jacob, sinceramente stupito. "Lo zio ha deciso di cambiare di nuovo contratto?"
"Lascia perdere mio padre per una volta." Intervenne Bianca "Vogliamo soltanto cercare di capire cosa stai facendo. E, possibilmente, aiutarti. Qualsiasi sia il guaio in cui ti stai cacciando."
"Io non mi sto cacciando in nessun guaio." Controbattè Jacob piatto.
"Sì invece! Che fine ha fatto quella lupa mannara Jack?" Insistette Bianca.
"E a te cosa importa scusa?" Domandò il diretto interessato. "Non sono affari tuoi."
"Lo sono dal momento in cui abbiamo aiutato te e... tua... madre... a torturare un uomo di Elijah che stava cercando di ucciderla!" Lo contraddisse però Will.
"Guarda che Ghita è anche tua madre!" Gli fece notare Jacob impassibile. "E tua zia!" Aggiunse puntando il dito verso Bianca.
"Appunto! Vedi? Riguarda anche noi!" Ne approfittò immediatamente la ragazza.
"Sì, vi riguarda nella misura in cui tuo padre ci ha mentito per sedici anni." La attaccò il fratello maggiore, mentre la ragazza, in risposta, sprofondava il volto tra le mani.
"Se continuiamo su questa strada Jack, non ne verremo mai fuori." Sospirò alla fine "Non te lo stiamo chiedendo per andare a fare la spia a mio padre: te lo stiamo chiedendo per cercare di capirci qualcosa in mezzo a tutto ciò che sta accadendo quest'anno. Andiamo Jack, possibile che dopo tutto ciò che abbiamo passato insieme tu ti fidi ancora così poco di noi?"


-*-*-*-*-


Trystifer si trovava in biblioteca, intento a completare un tema particolarmente ostico insieme ad Ashton e Mike, quando quest'ultimo si irrigidì all'improvviso emettendo un forte singulto, mentre i suoi occhi diventarono vacui.
Il ragazzo tedesco, concentraro com'era sul tema, non se ne accorse in un primo momento.
Ma non potè ignorarlo quando Mike, dopo essersi accasciato sul tavolo sopra al quale stavano lavorando, cacciò un urlo talmente spaventoso da ghiacciargli il sangue nelle vene.
"Cos'è successo?" Domandò a quel punto Trys, incredulo e incapace di credere a ciò al quale aveva appena assistito. 
Ne aveva sentito parlare. Anzi, li aveva proprio studiati, a Durmstrang. Insieme ai diversi modi per ucciderli. Ma mai avrebbe pensato di trovarsi di persona davanti ad un ... 
"Mike è un farshee?" Domandò spiazzato.

(cap. 27, Cenerentola)


Non avrebbe voluto ucciderla.
Non avrebbe dovuto farlo.
Clementine Flecther era una purosangue e, come tale, il suo omicidio avrebbe generato un vero e proprio scandalo, molto di più di tutti coloro che aveva fatto sparire nei mesi precedenti messi insieme.
Ma era stato disattento: la fretta per portare finalmente a termine la missione l'aveva fatto diventare imprudente... e a lei era capitata la sfortuna di imbattersi sul suo cammino
 
"Peccato. Ma in fondo non è una gran perdita visto chi stavi frequentando." Sussurrò a mezza voce mentre, dopo aver controllato che nessuno fosse nei paraggi, si allungava per rimuovere dal corridoio uno degli strumenti che gli permetteva di occultare quel portale che, ormai, dopo mesi di lavoro e di energia accumulata, era finalmente diventato attivo.
Senza metterci troppa cura, vi buttò all'interno il cadavere della ragazza, in modo tale che di lei non avanzasse la minima traccia.

Poi si apprestò a chiudere tutto quanto, pregustando il momento in cui dall'Altra Parte sarebbe riuscito finalmente a trasportare anche Biancaneve Aurora Grimm.
In fondo, alla pozione che stava preparando mancavano pochissimi giorni per essere completamente efficace. La pozione che non solo gli avrebbe fatto assumere le sembianze di Willhelm - i Grimm non si sarebbero di certo lasciati fregare da una semplice pollisucco - ma anche la sua stessa aura.
E Biancaneve era la preda perfetta: colpendo lei avrebbe colpito, in un modo o nell'altro, l'intera famiglia Grimm. E il fatto che sarebbe stato il sacrificio di un Grimm a farlo tornare avrebbe reso il contrappasso ancora più... meraviglioso.


"Ehi! Cosa stai facendo a quest'ora in giro per il Castello?"

Trattenendo appena un'imprecazione, rimase fermo immobile, dando le spalle per qualche secondo a colui che l'aveva appena colto in flagrante.
Non aveva bisogno di voltarsi per riconoscere quella voce.

Poi, dopo aver preso un profondo respiro, si voltò lentamente, in modo da permettergli di vederlo bene in volto. Tanto non avrebbe mai potuto raccontarlo a nessuno: la sua faccia sarebbe stata l'ultima cosa che l'uomo avrebbe visto.
"Potrei farle la stessa domanda, Preside Hartnell." Commentò con voce limpida, vedendo l'uomo sbarrare gli occhi in risposta.

Non fece in tempo a fare altro.

Silenzioso come solo un cacciatore sapeva essere, l'incantesimo di morte si abbattè sulla preda, colpendola senza lasciare vie di scampo.

Poi nel corridoio rimase soltanto il buio. E il silenzio.


Durmstrang si sarebbe svegliata il mattino dopo con un preside in meno.


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Ebbene sì!
Jacob e Sascha hanno finalmente "consumato" (lo so che non aspettavate altro da capitoli ormai u.u).
Camille e Patton si sono più o meno riappacificati.
Liam e Livvy sono ufficialmente diventati una coppia.
Reyna sembra più che mai intenzionata ad aiutare Heidi, tanto da pensare di riallacciare i rapporti addirittura con la sua famiglia per riuscirci.
Bianca e Will sono riusciti a far parlare Jacob.
E il fantomatico aggressore ha fatto ben 2 nuove vittime (tra cui lo stesso Preside Hartnell... lo so, non ve lo aspettavate visto che ultimamente l'ho trascurato parecchio).




Domanda (sembra scontata ma non lo è): come reagiranno i vostri OC a queste 2 (ennesime) sparizioni? (risposta per MP entro il 28/03)


ps: il prossimo capitolo credo che sarà dedicato quasi interamente a Reyna

A presto! (spero)

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