Alalcomenea Soter

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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Prologo ed introduzione ***
Capitolo 2: *** Capitolo I : 10 Ottobre 2001 ***
Capitolo 3: *** Capitolo II : 11 Ottobre 2001 ***
Capitolo 4: *** Capitolo III : 12 Ottobre 2001 ***
Capitolo 5: *** Capitolo IV : 12 Ottobre 2001 ***



Capitolo 1
*** Prologo ed introduzione ***


12 Ottobre 2001, 11.00 AM 
Argentina, squadra Dike

 
Il ticchettio frenetico dei passi adirati di Mefite riecheggia nell’ampia stanza, il lucido pavimento nero ne riflette la sagoma, deformandone ancor di più il volto plasmato da rabbia ed odio. I pugni serrati lungo i fianchi tremano ad ogni parola del collega, da minuti ha smesso di ascoltarlo.
 
La sua mente è altrove, è ancora su quegli occhi verde bosco, sbarrati dalla paura, privati della lucentezza che li contraddistingueva, ancora una volta quel costante pensiero: sono sempre i migliori a morire per primi.
 
-dobbiamo informarli-
 
sospira Coalemo, afferrando una manciata di polvere volante, fermandosi ad osservare per alcuni istanti i grigi mattoni che rivestono il camino, inspirando
 
-eravamo consapevoli dei rischi-
 
-ti consoli così? È così che giustifichi il fallimento? Phrixa è morta e non c’è giustificazione o consapevolezza che regga!-
 
è un grido di cieca rabbia quello che riecheggia tra le pareti, un brivido gelido risale la spina dorsale di Coalemo, penetrando sin nelle vene, fermandosi all’altezza dello stomaco, in un nodo che gli impedisce di deglutire, che ostruisce l’ossigeno ai polmoni, paralizzando.

Sono sempre i migliori a morire per primi, Mefite c’era cresciuta con questa convinzione, mai come ora gli era sembrata tanto vera.
 
Per Coalemo, invece, la morte è sempre stata una battuta di pessimo gusto, su cui ridere con leggiadra spensieratezza, non l’aveva mai presa seriamente, come ogni cosa nella sua vita era solo un gioco che finiva nel peggiore dei modi, eppure ora gli sembra tanto reale da fargli paura; per la prima volta.
 
-non è stata colpa nostra-
 
e suona più come un tentativo di convincere se stesso che Mefite, la donna si scosta una ciocca castana dagli occhi, incastrandola dietro l’orecchio, stringendo lacrime che bruciano tra le palpebre adombrate dall’intenso nero che le avvolge
 
-avremmo dovuto impedirlo, era nostro compito-
 
soffia, afferrando una manciata di polvere volante, stringendola tra le dita affusolate con una tale forza da farne ricadere al suolo alcuni granelli, Coalemo non c’è mai riuscito, ed ora meno che mai, a credere all’età anagrafica.
Mefite è sempre stata più grande di lui in ogni azione e pensiero, è l’intensità con cui prova ogni singolo sentimento a diversificarli davvero non di certo l’età; quella è solo un insieme di numeri calcolati sulla base di altri e nulla di più.
 
Da quando il loro incarico ha avuto inizio non l’ha mai vista mostrare fragilità, non sa che suono abbia la sua risata, né tanto meno se sia in grado di sorridere, ma ha imparato a non scherzarne a meno che non voglia ritrovarsi schiantato contro il muro più vicino, eppure è sicuro che ogni sentimento Mefite lo provi in una misura che a lui è persino inimmaginabile; ora che la osserva lottare contro le lacrime ne ha la certezza.
 
-ci abbiamo provato…erano in cinque Mefite, più di quanti immaginavamo e ben più abili di ciò che credevamo...abbiamo fatto il poss…-
 
-dovevamo fare di più!-
 
sobbalza appena alle grida rabbiose, pregne di rimorso, della compagna, qualcun altro, qualcuno che non la conosca come lui, l’avrebbe già abbracciata, stringendola a sé nel conforto, ma Mefite è cresciuta nel freddo e di freddo si riveste, Regina delle Nevi la chiamava così i primi giorni, ha imparato a sue spese che i nomignoli la infastidiscono quasi più dell’indesiderato e non richiesto contatto fisico; e sa che è il silenzio, muta condivisione del dolore, ciò che più desidera in questo momento.
E deve sforzarsi, ignorare la sua natura, Coalemo ed usare le labbra solo per pronunciare la destinazione, gettando tra le ceneri del camino la polvere.
 
L’estate è morta, si dice mentalmente, scacciando l’immagine degli occhi vispi, vividi, pieni di gioia di Phrixa, lei era caldo, Mefite è freddo, lui il vento che le univa, insieme erano la tempesta in un cielo sereno; non avevano previsto nuvole.
Ritrovare l’equilibrio, questo dovrà fare, sarà suo compito, non appena Potter gli comunicherà come procedere.
 
 
10 Ottobre 2001, 02.00 AM
Russia, squadra Ukko
 
È proibito, vietato per legge, è oscuro, dicono, ma quando la luce non riesce a sconfiggere l’oscurità; quale alternativa resta?
 
Soffermarsi sulle conseguenze, era questo il suo compito, l’impulso lo aveva lasciato a lei, Annika era decisamente più brava di lui ad agire, l’astuzia quella, invece,  era indubbiamente di Ivan, ad Isak spettava la logica, ma nel buio la logica perde forza; annebbiata da tenebre.
E non ha importanza, cosa diranno di lui, cosa ne penserà Ronald, né tanto meno quale sarà la reazione di Potter, l’unica logica che conosce ora è che sua sorella è morta, Ivan è morto e i bastardi che li hanno uccisi sono ancora vivi; ancora per poco si dice, sollevando la bacchetta in aria, gridando accecato dalla rabbia
 
-dolohoferio-
 
una frusta infuocata schiocca attorno al collo del più anziano degli assassini, un collare di fiamme zampilla attorno alla sagoma, facendola cadere esanime al suolo, Isak non da tempo all’avversario più giovane di controbattere, le sue labbra si dischiudono prima che questi possa esalare un ultimo respiro
 
-avada kedavra-
 
un sibilo d’ira accompagna il fascio verde che s’infrange contro il petto dell’assassino, le orecchie di Isak si beano del sonoro suono che produce il corpo morto al suolo, le iridi oceano vibrano ancora di furente rabbia.
 
Mentre ripone la bacchetta tra la cintola dei pantaloni è certo che, questa volta, Ronald Weasley lo caccerà dalla squadra, magari il Ministero gli risparmierà la prigionia; ma deve essere onesto con se stesso, non gli importa cosa ne sarà di lui.
 
Non più.
 
I cadaveri al suolo, le nuvole scure che minacciano pioggia, il vento che ulula tra gli alberi della rigida periferia di Omsk, la Siberia è una distesa di silenziosa neve, su cui affondano le ginocchia di Isak, le braccia protese a sollevare l’esile figura della sorella, il suo riflesso in uno specchio rotto; la metà di sé.
Le scosta ciocche corvine dalla candida pelle, sfiorandole le palpebre, chiudendole gli occhi in un riposo che è giunto troppo presto, non c’è ricordo per chi non muore in battaglia, non c’è memoria di chi muore in una lotta silenziosa; lacrime si formano in bilico tra le ciglia, che importanza ha il mondo ora?
 
La morte non vi ha mai fatto paura, per Annika era solo l’ennesimo avversario da sconfiggere, infine è stata la morte a vincerla; se avesse scommesso avrebbe perso.
Ivan, il coraggio oltre la paura, il sacrificio in una speranza distrutta, uno sciocco eroe, glielo ha urlato persino Annika, prima di vederlo morire per lei.
La vita li aveva fatti conoscere, le circostanze li avevano fatti innamorare, la morte li ha uniti in eterno.
 
Isak avrebbe preferito accompagnarla all’altare e seppellire ogni contrasto, avrebbe cercato di fingere di essere pronto a vederla crescere, lo farebbe mille volte se servisse a vederla sorridere; ancora.
È tutto inutile, ormai.
 
E non ha importanza cosa dirà Ronald, né cosa penserà Harry, non c’è più logica, non c’è più nulla, è una metà rotta Isak; la parte migliore di sé è persa.
Qualsiasi cosa accadrà, ogni azione, ogni pensiero, sarà rivolto alla vendetta che impetuosa calerà su ogni singolo mangiamorte rimasto ancora impunito; e non avrà pace finché non li consegnerà esso stesso tra le braccia fredde ed impietose della morte.
 
 
10 Ottobre 2001, 07.00 AM
Regno Unito, Ministero della Magia
 
Il sospetto che si siano spinti troppo oltre attraversa, come un fulmine che squarcia il cielo sereno, la mente di Harry, che vortica tra pensieri confusi ed insicurezze, avevano previsto i rischi; ma la morte sembrava essere così distante. Forse il cielo non era poi così sereno come credevano, avrebbero dovuto notarle le nuvole scure che dense minacciavano tempesta.
 
La battaglia ad Hogwarts doveva rappresentare la fine di ogni lotta, ma ora sa che si trattava solo di una simbolica fine, c’è ancora molto, troppo, da debellare; le tenebre non riposano, non si dissipano ai primi raggi di sole, restano nascoste in attesa di notti buie.
Avrebbe dovuto fidarsi delle parole di Draco, lui lo aveva previsto, non tutti i mangiamorte si arrenderanno alla legge, aveva detto il primo giorno in cui lo avevate visto uscire dall’ennesimo processo contro il terrore; non gli aveva creduto .
 
A distanza di un anno dalla formazione della squadra speciale Alalcomenea Soter, si vede costretto a ricredersi; Draco Malfoy aveva ragione, il male non si arrende al primo bagliore di speranzosa rinascita.
Lui, ex mangimorte, cresciuto nel conforto del denaro e del potere, nella paura di un folle proclamatosi loro Signore, di male e malvagità ne aveva visto, subito e, persino, perpetrato sin troppe volte; e alla fine Harry aveva ceduto al volere di Hermione e l’aveva accettato come loro consulente.
 
Seduto alla poltrona in finta pelle nera, la stoffa della giacca logora ai gomiti, poggiati contro la superficie della scrivania in lucente mogano, costretto a depennare altri tre nomi di una squadra che sin troppe volte è già stata mutilata, il volto raccolto tra i palmi delle mani, non solleva neppure il capo quando sente passi frettolosi fermarsi di fronte a sé.
 
-è nostro dovere andare avanti-
 
sentenzia decisa Hermione, senza troppi giri di parole, per lei la missione è una questione personale, l’idea che instabili e folli mangiamorte bramino ancora il potere, che agiscano in segreto contro il mondo magico, contro i mezzosangue ed i nati babbani la innervosisce molto di più di quanto dia a vedere e la spaventa ancor di più l’idea di non poter impedire che il male si riformi
 
-Phrixa, Ivan, Annika…sono morti -
 
la voce di Ron è una confusione disarmonica di rabbia e dolore, il suono del senso di colpa.
La guerra non finisce mai con l’ultimo scontro, questo lo ha compreso a loro spese, sconfiggere il Signore Oscuro non è bastato ad arrestare il male, a respingere le ombre, ombre che lo perseguitano nella notte, che lo seguono ad ogni passo, un peso con cui credeva di non doversi mai confrontare; colpevole è l’unico aggettivo che riesce ad attribuirsi, colpevole di ogni singola vita spezzatasi troppo presto.
 
-credi non mi importi?-
 
uno sguardo d’ira e coraggio che non è nuovo tra le iridi di Hermione, ma che sortisce sempre il medesimo effetto, soggezione.
 
-credi non mi senta impotente e colpevole?-
 
solo allora, nel sentire l’incrinarsi nella voce dell’amica, Harry alza lo sguardo, stanco e scavato dall’assenza di sonno prolungato per troppe notti, esalando un triste respiro alle parole di Ron
 
-non voglio più portare notizie di morte a famiglie già distrutte da una guerra che credevano cessata-
 
il peso di una squadra che porta giovani alla morte è ormai insostenibile; Harry stesso stenta a trovare la forza di proseguire oltre
 
-lasceremo che il Ministero decida come agire-
 
soffia, massaggiandosi le tempie, socchiudendo appena gli occhi nel vano tentativo di rendere muto il senso di colpa che da giorni lo divora.
Draco, silenzioso spettatore, muove passi avanti, inspirando a pieni polmoni prima di pronunciarsi in favore della rabbia che plasma il volto di Hermione
 
-è tra queste mura che si nascondo alcuni di loro, se rinunceremo il Ministero…-
 
-porrà la parola fine ad ogni nostro tentativo di impedire la rinascita di una minaccia-
 
conclude per lui Hermione, avvicinandoglisi lenta, con passi studiati, pochi centimetri a divere le loro dita, inosservate agli sguardi dei presenti si sfiorarono appena.
Harry si vede costretto ad ammettere che entrambi hanno ragione, qualcuno sta da tempo aiutando i mangiamorte rimasti imputi a fuggire in luoghi distanti, lontani dalla legge e da Azkaban, qualcuno tra le file dei Ministeri della Magia, uomini nascosti tra le ombre, uomini avidi di potere, abili ingannatori, la cui identità è ancora ben lontana dall’essere smascherata.
Ron stesso è ben consapevole di essere ancora troppo lontani dallo scopo, troppo per potersi concedere il lusso di abbandonare una missione delicata e necessaria.
 
-attendiamo l’arrivò di…-
 
non ha tempo di proseguire oltre, la porta sbatte con violenza alla parete, in un eco rabbioso, i passi furenti di Isak precedono quelli di Mefite, Coalemo sembra ora, contrariamente alla sua natura, essere il più pacatamente ragionevole dei tre
 
-dobbiamo riformare le squadre-
 
tuona perentorio Isak, battendo il pugno teso contro la superficie della scrivania, facendo sobbalzare i fascicoli sparsi su di essa e persino Harry, impreparato al loro ritorno così improvviso
 
-è di questo che stavamo discutendo-
 
ammette, omettendo i dubbi che hanno avviluppato la conversazione, cercando di sostenere il dolore, evidente in quelle iridi glauche, rese ancor più chiare dal rossore di lacrime respinte, represse
 
-bene, Ronald, quanti volontari abbiamo?-
 
il rosso deglutisce, cercando di ponderare le giuste parole, conosce sin troppo bene Isak, sa che sin troppe volte incline ad impeti d'ira, ma mai l’ha visto perdere il controllo come ora, lui che è sempre stato la mente della squadra Ukko, sembra ora aver smarrito ogni indizio di ciò che prima era; la conferma definitiva che quella missione sta logorando tutti loro più di quanto si sarebbero mai aspettati.
 
-non lo sappiamo ancora-
 
Isak sbuffa ossigeno tra le narici dilatate, un toro in attesa di attaccare, la voglia di vendetta scalpita in lui con una tale furia che è impossibile ignorarla
 
-avremo bisogno di almeno altri cinque maghi-
 
-se non più-
 
lo corregge Mefite, la voce un soffio atono, sagoma di statica freddezza, occhi spenti e labbra serrate in una smorfia che mal cela il rimorso, l’odio che il suo cuore pulsa in ogni vena del suo corpo; pronto a lottare sino all’ultimo respiro
 
-dovremo riorganizzare le squadre equamente, avremo bisogno anche di maghi esperti in incantesimi curativi-
 
aggiunge Coalemo, la compostezza quasi innaturale, l’assenza di sorriso, neppure l’ombra di un ghigno beffardo, persino lui sta cambiando; ma arrendersi non è mai stata neppure una parola.
Harry annuisce impercettibilmente, raccogliendo i fascicoli, soffermando lo sguardo ai volti dei presenti, ignorando le dita congiunte tra di loro di Hermione e Draco, ci sarebbe stato tempo per questo una volta scritta la parola fine in questa storia.
 
-esamineremo i volontari, non appena raggiungeremo un numero sufficiente riformeremo le squadre e riprenderemo ad agire-
 
decreta, congedando con un fugace cenno del capo la squadra, sospirando ad occhi chiusi.
 
Avrebbero vinto anche questa battaglia invisibile, avrebbero stanato e giustiziato ogni singolo mangiamorte, ogni traditore, sino all’ultimo, a costo di dovervi impiegare mesi, anni, arrendersi non è un’opzione; non sarebbe più in grado di guardare Ginny negli occhi se lo facesse, non avrebbe più il coraggio di guardare il suo stesso riflesso se rinunciasse proprio ora che la verità è vicina.
 

Allora...è la mia prima storia interattiva, non avevo mai provato in precedenza per mancanza di coraggio, non che ora ne abbia, solo che la lettura di molte storie e l'aver iniziato a partecipare ad alcune, mi ha fatto venir voglia di provare e quindi eccomi, con un'idea decisamente poco originale e molta paura di fallire miseramente. 
Questa storia prende spunto da varie altre opere televisive e letterarie, nonché dalla storia della Seconda Guerra Mondiale, più precisamente da quel che molti storici dicono sia avvenuto dopo, con la caduta del regime fascista, nello specifico parlo dell'organizzazione O.D.E.S.S.A e delle vie di fuga soprannominate Ratline attraverso cui, si dice, alcuni ex nazisti fuggirono per evitare i processi a loro carico. 
Da tutto questo prende spunto questa storia, senza troppe pretese se non quella di riuscire ad intrattenere ed interessare. 
In questo racconto, ambientato tre anni dopo la Seconda Guerra Magica, una manciata di Mangiamorte sono riusciti a fuggire, con l'aiuto di componenti dei vari Ministeri sparsi su suolo mondiale che agiscono in corrente opposta e contraria alla, da poco instaurata, pace; minacciandone già le sorti. Il trio, divenuto ormai Auror, si è quindi prontamente premurato di organizzare una squadra in grado di stanare e consegnare alla giustizia ogni pericolo rimasto, indagando a fondo per smascherare la minaccia, queta squadra (Alalcomenea Soter)si è posta tale scopo, suddividendosi in sotto sezioni (Ukka in Russia e Dike in America del Sud) che agiscono nei luogi in cui la nuova minaccia si muove. 
Come avrete notato ho introdotto dei personaggi nuovi e delle morti, perché la missione non può essere rosa e fiori; ma anzi. Inoltre è presente Draco Malfoy, in qualita di pentito e quindi di consulente, che avrà il ruolo di aiutare il trio a gestire la squadra; i cui principali Auror di riferimento saranno Hermione e Ron. 

Se siete interessati, cosa che spererei non lo nego, lasciate un commento ed inviatemi la scheda tramite messaggio privato; altrimenti è stato comunque bello provare.


Scusatemi se mi sono dilungata eccessivamente, vi lascio alcune informazioni che potrebbero tornarvi utili. 

 
SUDDIVISIONE SQUADRE: 

DIKE
motto: 
"senza giustizia non c'è pace duratura"
zona: Sud America 
auror di riferimento: Ronald Weasley

UKKO
motto: 
"giustizia negata è giustizia ritardata"
zona: Russia
auror di riferimento: Hermione Granger 


SCHEDA 

Nome:
Secondo nome (facoltativo):
Soprannome:
Cognome: 
Luogo di nascita:
Anni e data di nascita:
Stato di sangue:
Scuola(possono essere usate tutte le scuole di magia note, nel caso di Hogwarts o Ilvermorny specificare anche la casa d'appartenenza):
Ruolo al Ministero della Magia (può essere un Ministero di qualsiasi nazione, ponendo l'ipotesi che ogni Ministero sia simile a quello noto di Londra): 
Bacchetta:
Descrizione caratterliale:
Descrizione fisica (inclusi segni particoloari, tatuaggi, odore della pelle, tono di voce, accenti particolari, tic nervosi e tic generici, ecc...):
Storia personale:
Motivazione per cui vuole prendere parte alla squadra ed in quale delle due possibili:
Famiglia e rapporto con essa:
Che genere di persona non sopporta:
Che genere di persona apprezza: 
Orientamento sessuale (come lo vive):
Stato sentimentale (possibilità di creare, in futuro, legami con i vari OC e alcuni personaggi noti esclusi Draco/Hermione/Harry):
Frase identificativa:
Prestavolto:
Altro:

NB: Accetterò almeno un animagus o metamorphomagus, potrei accettare anche un personaggio che conosca e sappia usare le Arti Oscure, ma non accetto veele, licantropi, ibridi o altro (per questioni puramente legate alla trama)


 
I miei OC 

Mefite Themis Criseo (PV Chloe Bennet) : “If you've nothing constructive to say then please, man, shut the fuck up"
 
Auror Amricano, ex Horned Serpent, 23 anni, eterosessuale, squadra Dike
 
Bacchetta in legno di prugnolo, nucleo di piuma di fenice, dodici pollici e mezzo, sufficientemente rigida 



Isak Magnus II Berggren (PV Alex Høgh Andersen) : “Your compassion is a weakness your enemies will not share"
 
Auror Norvegese, ex studente di Durmstrang, 21  anni, eterosessuale, squadra Ukko
 
Bacchetta in legno di tasso, nucleo di corde di drago, tredici pollici e mezzo, rigida




Coalemo Denisi (PV Robert Sheehan) : “I don't know, I just trying to sound intelligent"
 
Membro dell’Ufficio per i giochi e gli Sport Magici nella sezione Brevetti Ridicoli,  ex tassorosso, 26  anni, bisessuale, squadra Dike
 
Bacchetta in legno di corniolo, nucleo di crine di unicorno, tredici pollici, leggermente flessibile
 
E' un animagus, la sua forma è una scimmia cappuccino






 

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Capitolo 2
*** Capitolo I : 10 Ottobre 2001 ***


10 Ottobre, 16.00 PM
Kensington, Londra

Non hanno neppure un minimo indizio che possa condurli ad arrestare i Mangiamorte ed i membri dei Ministeri della Magia che agiscono in loro aiuto, per quanto Zoe si sia sforzata di rielaborare, analizzare, studiare ogni minuziosa traccia raccolta nel corso di quelle missioni, che proseguano ormai senza risultato da un paio di mesi, non ha ottenuto nessuna informazione rilevante.

Sospira, versandosi del the caldo alla pesca, lasciandosi avvolgere dal confortevole odore fruttato, le piace ancora prenderlo nel modo tradizionale, le ricorda il sapore di casa, di quando era piccola e la domenica mattina suo padre le dava il buongiorno facendole trovare la colazione pronta; quando ancora credeva che la magia fosse solo una favola.
Stringe la tazza tiepida tra le dita intorpidite dal freddo, è riuscita a risposare per poco più di una manciata di ore, è quasi certa che crollerà nuovamente nel corso della giornata, fortunatamente si è presa alcuni giorni di pausa dall’ufficio.

Il tocco deciso di nocche che picchiettano alla porta la coglie impreparata, non aspettava visita e non ricordava di avere appuntamento con qualcuno della squadra, striscia sino alla porta dimenticandosi di chiedere chi sia ed apre, ritrovandoti ad osservare le iridi glauche di Isak lucide; velate di lacrime respinte con testardo orgoglio.

-E' morta-

È un soffio di dolore quello di Isak, ancora immobile sul ciglio della porta, Zoe trattiene il respiro senza riuscire a trovare il coraggio di parlare, di chiedere

-Annika è morta-

Stringe la tazza nella paura che possa caderle dalle mani che tremano, impreparate ad una notizia che non era pronta a ricevere, ma la verità è che non si è mai pronti neppure quando si vive nel timore, un singulto involontario è tutto ciò che fuoriesce dalle sue labbra, riesce appena a poggiare la tazza al piccolo tavolo affianco all’ingresso prima di cingere Isak tra le braccia, lo sente stringerti con urgenza a lei, in un abbraccio che è bisogno di sostegno, che è paura e dolore.

È della solitudine che ha paura, lo conosce meglio di se stessa, sa che ciò che più lo terrorizza è la consapevolezza di non avere più nessuno, di aver perso l’unica persona che c’era sempre per lui, in ogni istante, nel bene e nel male, Annika era lì, era il suo sostegno, la sua forza.
Quando la madre morì, quando il padre venne incarcerato, quando il mondo crollò sulle loro spalle ancora troppo giovani per sorreggere il peso della crudeltà che la vita racchiude in sé Annika era lì, al suo financo, a dividere quel peso, a sorreggerlo con lui.
Ed ora che il mondo, quel tenue equilibrio, quel posto sicuro che si erano ritagliati, si sta frantumando di nuovo le spalle di Isak si ritrovano a doverlo sostenere da sole, impreparate a reggere agli urti di pezzi di vita che lo scalfiscono, ancora una volta, con impetuosa crudeltà.

Zoe vorrebbe dirgli che andrà tutto bene, che tutto si risolverà, ma suonano inutili e banali cliché persino a lei, che parla per citazioni e si appella quotidianamente alla routine per trovare sicurezza, e preferisce restare in silenzio, affondando le dita tra i capelli scuri, scompigliati dal vento che ulula all’esterno, facendo tremare le finestre, e condividere un dolore sordo che brucia il cuore di entrambi, che scava cicatrici che in eterno resteranno.

Infondo, pensa tristemente, in tutto questo c’è un atroce ed orribile cliché che la vita stessa è, per sua natura, banalmente ripetitiva. Il dolore si accumula su altro dolore, le cicatrici si formano sopra altre cicatrici, la tragedia segue sempre altre tragedie, come se ogni triste destino fosse, per natura, attratto da altri infausti destini; accavallandosi tra di loro in un dramma che procede per ripetitivi cliché.

-Mi dispiace-

Riesce solo a sussurrare Zoe, infine, sentendo il disperato bisogno con cui le mani di Isak stringono la lana del suo maglione nocciola, sgualcendolo sotto la forza di dita stanche di carezzare cenere e dolore

-Mi dispiace-

Ripete ancora Zoe e decide che sarà il suo sostegno, sarà le spalle che lo aiuteranno a sorreggere gli urti con cui la vita continuerà a provare a schiacciarlo, sarà ciò che è sempre stata da quando ha conosciuto Isak: un porto sicuro, un’amica, un’alleata; sarà molto di più, sarà la sua forza ogni volta che lo vedrà cedere.

E lì, immobili, stretti tra di loro, sul ciglio della porta, si preparano a raccogliere i pezzi della vita che resta da ricostruire.

 
 
10 Ottobre, 17.30 PM
 City, Londra
 
Si getta al divano, scivolando tra i cuscini, esausta e ancora sconvolta dagli ultimi avvenimenti, stringe il viso tra le mani, scuotendo il capo a voler scacciare il ricordo dei volti plasmati dal dolore e dalla rabbia dei membri della squadra; non era preparata a tutto questo.

Credeva che, finita la guerra, cessata la battaglia, la pace sarebbe giunta come un processo automatico, diretta conseguenza della morte del male, logica conclusione per una rinascita necessaria, ma si sbagliava Hermione; la vita non è un preciso calcolo matematico. È un insieme di variabili, confuse e confusionarie, come quella che siede, in elegante compostezza, al tavolo della cucina.

Si alza lentamente, affiancando Draco osservando oltre la sua spalla i fogli sparsi al tavolo

-Potter vuole che esaminiamo alcuni fascicoli-

Sbuffa un sorriso acerbo Hermione, il fatto che sebbene siano trascorsi due anni da quella fatidica battaglia tra le mura di Hogwarts e lui non riesca ancora a chiamare Harry con il proprio nome e che, con molte probabilità, non riuscirà mai a farlo è, ad esempio, una delle poche certezze della vita

-Non sono molti-

Constata, sfiorandogli la spalla, sedendosi poi al suo fianco, Draco non solleva neppure lo sguardo dal tavolo, sbuffa qualcosa di incomprensibile prima di voltarsi ad osservarla di sbieco

-Gli altri li ha Weasley-

E questa è un’altra delle poche certezze della vita, si ritrova a pensare Hermione, fissando il volto e le labbra modellate dal disgusto del compagno.
Infondo non ne ha mai fatto segreto, a Draco Malfoy il solo pensiero che Ron l’abbia baciata prima di lui lo ha sempre infastidito, forse persino da prima che si rendesse conto di provare qualcosa per lei e ad Hermione, che invece ne ha sempre fatto segreto, l’idea di saperlo geloso del passato l’ha sempre intenerita.  Sin dal giorno in cui Draco le ha confessato che, in fondo, se fosse tornato indietro nel tempo, quel pugno che lei gli donò anni prima se lo sarebbe dato da solo; sapendo quanto tempo poi ha sprecato e rovinato.

-Perché non facciamo una pausa?-

Esclama poi avvicinandoglisi felina, con quella maldestra sensualità che, nei primi mesi al Ministero, lo distraeva pericolosamente da ogni incarico

-Una pausa dal lavoro non è da te, Granger-

-Essere così ligio al dovere non è da te, Malfoy-


Lo apostrofa in risposta, lentamente, scandendo ogni sillaba del suo cognome, sfiorando le labbra contro quelle di Draco che non si lascia sfuggire l’occasione di renderla muta, da quando il loro innocente stuzzicarsi si risolve in baci rubati è diventato tutto più piacevole e questa, infondo, è l’unica certezza della vita che basta ad entrambi.

 

10 Ottobre, 18.00 PM 
City, Londra

 
Il silenzio Coalemo non è mai riuscito a sopportarlo, lo costringe ad ascoltare l’assurdità dei suoi stessi ragionamenti ed il lutto non è mai stato in grado di gestirlo, gli scatena solo pensieri ancora più illogici del consueto.
E non riesce più a sopportare neanche la statica freddezza con cui Mefite si muove, passando dal divano alla cucina, con l’unico scopo di prendersi un’altra burrobirra, accumulando bottiglie al tavolino in vetro del salotto.

-Smettila di dare fondo a tutto l’alcool che ho in casa, costa-

Esclama piazzandosi contro l’anta del frigorifero, non appena la intravede sollevarsi nuovamente

-E non posso permettermi di pagare il tuo futuro alcolismo-

L’accigliarsi di Mefite riesce ad essere più minaccioso di una maledizione senza perdono, tanto che Coalemo deglutisce impacciato, lottando contro l’istinto di ritrarsi da quella presa di posizione

-Senti-

Sospira, scompigliandoti i ricci corvini che creano un cespuglio scomposto sopra la testa

-Se fossi morto e Phrixa fosse qui, al mio posto, ti avrebbe detto le stesse cose che ti sto per dire-

Preannuncia cercando di sorreggere lo sguardo sempre più cupo e minaccioso di Mefite, ad un passo dal decidere di schiantarlo al muro ed ignorarne i lamenti di dolore

-La vita è una grandissima bastarda che gode nel vederci soffrire, ma il fottutissimo sole continua a splendere e il dannatissimo tempo continua a correre con o senza di noi...quindi non ha nessun cazzo di senso addossarsi tutte le colpe, flagellarsi come dei fottuti martiri...-

il silenzio con cui Mefite sembra soppesare ogni singola parola per Coalemo è solo la quiete prima della tesmpetsa, l'attesa prima di ritrovarsi con la schiena contro il muro affianco, a massaggiarsi il coccige dolorante, ma non può e non vuole fermare il flusso di parole che fuoriesce frenetico dalle sue labbra rapide 

-Perciò, adesso, l’unica cosa giusta da fare è andare avanti a testa alta e prendere ogni dannato Mangiamorte, sbatterli ad Azkaban a marcire come le merde che sono-


Mefite inarca un sopracciglio, schioccando la lingua al palato, allungando la mano verso il frigo e Coalemo, conscio di quello che sta per accadere, con il poco fiato che gli rimane e l’altrettanto poco coraggio che gli resta, si affretta ad aggiungere

-Okay…non avrebbe detto proprio così… ma il concetto resta, sai com’era…una dolcissima stronza…l’adoravamo per questo, poteva pugnalarti con il sorriso sulle labbra e farti sentire in colpa perché sanguinando stavi sporcando…era quel genere di dolcezza che…-

Le parole gli muoiono in gola, socchiude gli occhi in attesa del pugno che è certo gli arriverà mentre la mano di Mefite gli sfiora, incalzante minaccia, la spalla

-Sta zitto-

Soffia, fragile con mai l’ha sentita, e contro ogni sua aspettativa ed ogni possibile scenario si ritrova ad osservare la nuca di Mefite a pochi centimetri sotto la sua, incastrata nell’incavo della spalla, i capelli castani gli sfiorano il mento e le braccia della collega lo cingono in un abbraccio impacciato, aggressivo e disperato

-Mi mancherà-

Un singhiozzò, un singolo singulto agita le spalle di Mefite ed un respiro amaro dischiude le labbra di Coalemo in un triste sorriso sghembo

-Mancherà a tutti-

Sospira malinconico, avvolgendo la collega tra le lunghe braccia, poggiandogli il mento alla nuca

-Sai, questo è il miglior ultimo regalo che potessimo farle-

-Già-


Mormora Mefite, nascosta tra le spalle di Coalemo, ricordando di quel giorno in cui Phrixa aveva insistito cercando di spiegarle tutte le innumerevoli proprietà benefiche che, secondo lei, gli abbracci possedevano

-Non ti ci abituare-

Lo minaccia poi, senza riuscire però a risultare credibile, stringendo le braccia al busto di Coalemo con maggiore intensità.
Infondo, forse, Phrixa aveva un po’ ragione; perché ora, ancorata a lui, Mefite si sente meno sola nel dolore che appare già più leggero da sostenere. 



Salve, scusatemi, ma siccome mi era venuta quest'idea da scrivere ho pensato che aggiungere un piccolo capitolino prima della fine delle selezioni non fosse un peccato. 
Infodno ho cercato di rendere più chiari alcuni peronsaggi e, lo ammetto, volevo scrivere qualcosina anche sulla coppia che sarà abbastanza presente, per quanto riguarda i personaggi canon, la mia debolezza: la Dramione. 
Ed inoltre volevo anche inserire un ulteriore personaggio, che mi sono dimenticata di far emergere prima. 

 
Zoe Emily Harmon (PV Taissa Farmiga): "Having a soft heart in a cruel world is courage not weakness" 

Membro dell'Ufficio delle Leggi Internazionali sulla Magia in America, 22 anni, ex studente dell'Istituto le Streghe di Salem, bisessuale



Questo è quanto, in attesa di leggere le vostre schede e di formare le squadre, spero non vi abbia annoiato. 
Scusatemi, ma purtroppo continuo ad essere una frana con l'impaginazione.
A presto,
Euridice


 
 
 

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Capitolo 3
*** Capitolo II : 11 Ottobre 2001 ***


11 Ottobre, 11.00 AM 
Ministero della Magia, Londra 

Harry si rigira i fascicoli tra le mani, poggiandoli sopra il tavolo in lucido legno dell’ufficio, tracciandone il contorno con le dita, sedendosi poi alla sedia in finta pelle, sospirando al picchiettare alla porta d’ingresso


-entrate-


Esclama, sollevando lo sguardo ad osservare Ron che avanza affiancato da Hermione, al loro seguito i restanti componenti delle squadre, nelle iridi glauche di Isak vi si può leggere l’impazienza di riprendere la missione, pari solo alla volontà di Mefite di rendere giustizia ai colleghi caduti in battaglia


-ci siamo?-


La voce di Coalemo è così insolitamente pacata da risultare quasi surreale, Harry l’osserva poggiarsi allo stipite della porta, tamburellando le dita alle cosce, un guizzo di curiosità ad animargli le iridi verdi, rese ancora più chiare dalla luce artificiale che avvolge la stanza.

Potter annuisce appena, facendo sfilare alcuni fascicoli al bordo della scrivania, prontamente raccolti da Hermione, le dita sottili si apprestano ad analizzarli scrutando con attenzione i volontari, volgendo poi lo sguardo a Ron che gli si affianca, sporgendo lo sguardo oltre la spalla dell’amica, analizzando attentamente i volti dei candidati; trattenendo un sospiro di stupore nel notare un nome sin troppo noto.

Non sfugge all’attenzione di Harry la reazione istintiva dell’amico, che sfila il fascicolo in questione dalle mani di Hermione, gettandolo alla scrivania, puntellandovi il dito contro


-no, lei no-


Tuona, perentorio, battendo il palmo al legno, puntando le iridi grigie in quelle chiare dell’amico, che deglutisce a vuoto, lo sguardo di Ron gli ricorda quei giorni in cui, durante la ricerca degli horcrux, cadde vittima dell’effetto del medaglione di Salazar Serpeverde


-è stata una sua decis…-

-non m’importa, lei no-



Il tono irremovibile di Ron non ammette repliche, Ginny lo aveva avvertito, prevedeva una simile reazione da parte del fratello, infondo tutta la famiglia Weasley si sentiva quasi in dovere di prendersi cura di Melody durante i lunghi periodi di assenza di Charlie, ma gli aveva anche parlato dell’indole indipendente della giovane e di quanto difficilmente le si riesca a far cambiare idea; "lascia che sia lei stessa a convincere Ron", lo aveva rincuorato dall'incertezza Ginny.

Ed Harry inspira,
memore delle parole della futura moglie, socchiudendo appena gli occhi , massaggiandoseli tra le dita, la stanchezza degli ultimi giorni grava sempre di più sulle sue spalle, ha perso il conto delle notti insonni trascorse nel vano tentativo di analizzare inesistenti indizi


-lascia che sia lei a decidere-


Soffia appena, evitando accuratamente lo sguardo dell’amico, incupitosi ancora di più, lo sente sbuffare una risata amara, disarmonica, che ne accompagna i passi adirati


-dove stai andando?-

-a parlarle-



Sibila irato, afferrando la maniglia tra le dita tremule, senza neppure degnare di uno sguardo Hermione che sobbalza appena allo sbattere violento della porta che si chiude alle spalle di Ron, la Granger sospira, depositando delicatamente i fascicoli al tavolo, rivolgendo un sorriso sghembo all’amico; nel tentativo di alleggerire la tensione tangibile che irrigidisce ogni muscolo di Harry.


-gli passerà-


Mormora soltanto, ed Harry non riesce ad essere certo che quelle parole siano vere, Ron è cambiato, la guerra ha cambiato tutti loro, ma Ron non si è mai ripreso, la morte del fratello è ancora un peso insopportabile, una colpa da cui non riesce a separarsi. Ed Harry sa, sa perfettamente, che la paura dell’amico è la diretta conseguenza dell’orrore a cui i loro occhi hanno assistito, perdere un altro membro della famiglia lo terrorizza; il dolore che provò quando vide il cadavere di Fred è ancora troppo intenso.

Il denso silenzio che si è creato è interrotto solo dalla voce ferma, decisa, di Mefite


-quando sarà possibile formare le squadre?-


Chiede, avvicinandosi ai fascicoli, distendendoli alla scrivania, osservando con meticolosa attenzione il volto di ogni singolo candidato, cercando di analizzarne la personalità dalle poche informazioni presenti e dalle foto, discostandosi appena dall’involontario contatto contro la spalla di Isak, intento a procedere ad un rapido sguardo distaccato ai volontari, la sua mente registra ogni nome, memorizzando i cognomi, storcendo il naso nell’incertezza che non siano all’altezza della missione da svolgere; sputando un cinico


-sembrano deboli-


A cui Mefite risponde schioccando la lingua al palato, rivolgendo un’occhiata in tralice al corvino


-non ti hanno mai insegnato a non giudicare un libro dalla copertina?-


Isak mugugna qualcosa d’incomprensibile, in una lingua nota sola a lui, incrociando le braccia ai pettorali. Coalemo, preventivamente consapevole dello scontro che qui due sarebbero in grado di scatenare da simili semplici commenti, avvolge gli avambracci attorno alle spalle dei compagni, ottenendo in risposta sguardi fulminei accompagnati da grugniti e ringhi baritonali


-a me non sembrano niente male-


Ridacchia, non curante di quelle che, né è certo, suonano come minacce di morte in un danese piuttosto stretto, oscillando poi in avanti, rischiando di cadere rovinosamente al suolo, al brusco distacco di Isak, allontanatosi impulsivamente da quell’indesiderato contatto fisico


-soprattutto questo qui-


Prosegue non curante dei tentativi di Mefite di svincolarsi dal fastidioso peso, picchiettando il dito contro la foto di un ragazzo dai luminosi capelli d’un argento vivido, sogghignando malizioso


-decisamente niente male-


Ribadisce, immaginando già un eventuale conoscenza ben più approfondita e di diversa natura, aprendosi poi in una risata rumorosa alla reazione esasperata di Mefite, che rotea esageratamente le iridi al cielo, sbuffando un secco


-togli il braccio o te lo stacco-

-mi piaci così, aggressiva-



Occhieggia all’amica, con ironica malizia, congiungendo le labbra a formare un cerchio, schioccando un bacio al palmo della mano, soffiandolo poi in direzione di Mefite che arcua le sopracciglia indecisa se schiantarlo al suolo o usare direttamente metodi più babbani, decisione che tuttavia si vede costretta a rimandare richiamata all’attenzione dalla voce, vagamente divertita, di Hermione


-domani procederemo alla presentazione della missione ai nuovi arrivati, sei d’accordo Harry?-


L’amico annuisce, senza riuscire a celare l’incertezza che da qualche giorno lo perseguita, scambiandosi un fugace sguardo d’intesa con la rossa, aggiungendo un conciso


-cercate di essere gentili-


Mitigato da un lieve sorriso sghembo rivolto ai tre componenti della squadra, soffermandosi in particolar modo alla figura di Coalemo che riacquista brevemente la serietà smarrita, chinando il capo, recependo la muta raccomandazione di Harry. 


 


 
Allora, eccoci qui, visto che ormai il termine di scadenza iscrizoni è finito da un po' ho finalmente deciso di pubblicare un piccolissimo capitolo, ancora introduttivo, mi spiace non essere riuscita ad inserire tutti gli OC sin da subito; e mi spiace anche che ne sia uscito un capitolo piuttosto corto, ma spero che riuscirò a fare di meglio nel prossimo. 
Lo so, vi aspettavate subito delle interazioni, ma ho pensato che prima fosse necessario "far conoscere" i candidati agli altri componenti della squadra. 

Comunque, passando alla selzione, visto che mi sono arrivate molte schede e non me lo aspettavo mi sono ritrovata costretta a fare delle scelte, spero che mi perdonerete, ma per questioni di trama ho dovuto accettare alcuni OC al posto di altri.
Non me ne vogliate, tutti gli OC erano ben fatti ed interessanti, ma esigenze di storia mi hanno vista costretta ad applicare una slezione; spero possiate prenderla senza offesa. 

Vi lascio alla lista degli OC e, come di consuetudine, essendo un'interattiva spero che parteciperete con costanza. 
Grazie ancora ai partecipanti,
al prossimo capitolo. 

 
Selezione OC : 

Melody Alana Hill (PV Carly Rae Jepsen) : "
Non si fanno mai sbagli. Gli eventi che ci tiriamo addosso, per sgradevoli che siano, sono necessari al fine di apprendere quello che imparare dobbiamo."

Magipsicologa, ex Corvonero, 22 anni, eterosessuale, fidanzata, squadra Dike

Bacchetta in legno d'ebano, nucleo in corde di drago, dieci pollici, flessibile




Isadore Shire (PV Lucky Blue Smith) : "La libertà è la possibilità di dubitare, la possibilità di sbagliare, la possibilità di cercare, di esperimentare, di dire no a una qualsiasi autorità, letteraria artistica filosofica religiosa sociale, e anche politica.”

Memebro dell'Ufficio per la Cooperazione Magica Internazionale in America, ex studente di Castelobruxo, 22 anni, bisessuale omoromantico, squadra Dike

Bacchetta in legno di platano, nucleo in piume di ippogrifo, ventidue centimetri, semirigida

E' un animagus, la sua forma è un elefante africano




Astrid Cherpierg (PV Ignoto) : "
Never forget who you are, for surely the world will not. Make it your strength and it will never be your weakness. Armor yourself in it and it will never be used to hurt you.” 

Spezzaincantesimi, ex studentessa di Durmstang, 20 anni, eterosessuale, sguadra Ukko

Bacchetta in legno di betualla, nucleo in petali di fresina, sei pollici e mezzo, poco flessibile





Ender Krawczyk (PV Evan Peters) : "
We're not cool, we are free and we're running with blood on our knees" 

Indicibile, lavora all'Ufficio Misteri, ex studente di Beauxbatons, 19 anni, asessuale omoromantico, squadra Ukko

Bacchetta in legno di faggio, nucleo in crine di chimera, dieci centimetri, rigida




Einax Krawczyk (PV Evan Peters) : "Non fare domande e non ti verranno dette bugie"

Memebro dell'Ufficio Controllo e Regolazione delle Creature Magiche, ex studente di Beauxbatons, 19 anni, bisessuale, squadra Ukko

Bacchetta in legno d'acero, nucelo in capelli di doxy, tredici centimetri e mezzo, semirigida




Darlene Nieves Roberts (PV Lucy Hale) : "Molte persone entreranno ed usciranno dalla tua vita, ma soltanto i veri amici lasceranno impronte nel tuo cuore"

Memebro dell'Ufficio per i Giochi e gli Sport Magici, ex Grifondoro, 22 anni, eterosessuale, squadra Dike 

Bacchetta in legno di castagno, nucleo in piuma di fenice, dodici pollici, flessibile

E' una metamorphmagus



 

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Capitolo 4
*** Capitolo III : 12 Ottobre 2001 ***


12 Ottobre, 16.00 PM 
Ministero della Magia, Londra 


La fioca luce del lampadario illumina la stanza, oscillando tra i volti dei candidati compostamente seduti su sedie di plastica disposte in fila, appoggiate al muro, Zoe li osserva attentamente, soffermandosi su ognuno di loro, cercando di intuirne i pensieri dai piccoli gesti involontari che compiono.

Harry è stato chiaro, il suo compito è di farli sentire a loro agio, descrivere la missione, le squadre e i colleghi con cui lavoreranno ed infine chiedere loro di presentarsi; ma non è certa dell’esatto ordine con cui procedere perciò opta per quello che ritiene più opportuno.

Inspira, schiarendosi la voce, aprendosi in un sorriso che vuol essere amichevole e rassicurante, volgendo l’attenzione ai presenti, le sembra quasi di intravedere alcuni trattenere il respiro in attesa.
 
 
-benvenuti al progetto Alalcomenea Soter-
 
 
Lo sguardo di Zoe indugia sulla figura longilinea di una ragazza dai lunghi capelli mori, in contrasto con la carnagione pallida, ha un’aria familiare, è quasi certa di averla già vista da qualche parte, scrolla impercettibilmente le spalle, rimproverandosi mentalmente di non distrarsi, dischiudendo le labbra in un sorriso gentile, volgendo appena il busto ai tre componenti della squadra, immobili, ritti in piedi alle sue spalle.
 
 
-loro sono Mefite e Coalemo, membri della squadra Dike, il cui auror di riferimento è Ron Weasley-
 

 
A quel nome una giovane, seduta all’angolo destro della fila, sobbalza lievemente, Zoe la osserva giocherella con ciocche di capelli, d’un rosso fiammeggiante, le dita si muovono con una tale frenesia da far sospettare che sia incredibilmente agitata, ma il luccicare sognante delle iridi nocciola la fa apparire tremendamente emozionata.
Al contrario della giovane, che Zoe è certa di aver già visto, il cui cipiglio vagamente infastidito ne incupisce lo sguardo, rendendone gli occhi, d’un grigio intenso, specchio della determinazione che ne anima il volto.
 
-Isak invece è un componente della squadra Ukko, l’auror di riferimento è Hermione Granger-
 
 
Procede poi nella presentazione Zoe, affiancando il corvino che le rivolge un fugace sguardo d’intesa, spostando l’attenzione ai candidati dinanzi a lui.

Le iridi azzurre di Isak si posano, glaciali, sui volti, scrutandoli con insistenza, soffermandosi incuriosite nello sguardo fermo, naturalmente magnetico, di una giovane dai lunghi capelli ramati che ne fanno risaltare il particolare colore degli occhi, l’iride sinistra è d’un azzurro cristallino, simile al suo, ma la destra è d’un nocciola scuro, in un contrasto talmente intenso da farlo sembrare quasi uno scontro cromatico, che ad Isak ricorda vagamente il volto lentigginoso di una bambina che anni fa incontrava casualmente tra i corridoi scolastici.

Inarca un sopracciglio procedendo poi nella silenziosa analisi, lasciando scivolare lo sguardo, con fare scettico, ai volti perfettamente identici dei due ragazzi che siedo, l’uno affianco all’altro, tanto vicino da sembrare quasi un corpo solo, unica differenza la lunghezza dei capelli, del medesimo rosso scuro, Isak dovrà ricordarsi di associare il giusto taglio al corretto nome e la cosa lo infastidisce già; detesta perdere tempo e sa che, se quei due finiranno in squadra con lui, rischierà di perderne molto nel cercare di distinguerli.

Notando la già palese irritazione nello sguardo del corvino Zoe gli poggia una mano alla spalla, delicatamente, volgendo poi lo sguardo al primo della fila, seduto all’angolo sinistro, sorridendogli incoraggiante.
 
 
-prima di parlarvi della missione credo sia opportuno che vi presentiate, procederemo da sinistra verso destra-
 
 
Spiega brevemente la bionda, lasciando scivolare le braccia ai lati, invitando con un gesto fugace della mano il ragazzo dai lucenti capelli, d’un grigio quasi argenteo, a presentarsi, quest’ultimo si scosta alcune piccole ciocche dietro l’orecchio, facendo scintillare gli anelli che ne abbelliscono le dita, affusolate e delicate, della mano sinistra.
 
 
-mi chiamo Isadore Shire, se vi è più facile, potete chiamarmi Larsen-
 

 
La voce, seppure rauca, è armoniosa e sottile, quasi femminile, l’intonazione garbata e pacata la fa risultare plasmata in un’educazione rispettosa che ne anima ogni gesto.
 
 
-ho ventidue anni, ho studiato a Castelobruxo ed attualmente lavoro in America, all’ufficio per la cooperazione magica internazionale-
 
 
Conclude brevemente, sistemandosi più comodamente alla sedia, lasciando vagare lo sguardo ai membri noti delle squadre, notando le iridi di Coalemo studiarlo con insistenza, tracciandone la figura, indugiando senza neppure troppo pudore all’addome ed al basso ventre, sorridendo malizioso non appena colto sul colpo, ammiccando appena allo sguardo lascivo di Isadore; anche se forse a giudicare dalla freddezza con cui poi l’argenteo lo ignora Coalemo deve aver frainteso alcuni passaggi in quel rapido scambio di sguardi.
 
Il tossicchiare impacciato di Zoe richiama l’attenzione dei presenti, interrompendo il breve silenzio creatosi, la prima presentazione è sempre la più incerta, riflette, chiedendosi ancora se Isadore abbia già concluso o se desideri aggiungere altro, dopo un’iniziale indugiare la bionda decide di lasciare la parola alla ragazza che siede affianco ad Isadore , quest’ultima solleva lo sguardo titubante, le unghie affondate tra la pelle degli avambracci disegnando linee rosse.
 
 
-Astrid Cherpierg, ho vent’anni ed ho studiato a Durmstang, sono una spezzaincantesimi-
 
 
L’accento, spiccatamente russo, marca pesantemente alcune consonanti rendendone la voce dura, dal suono aspro tipico dei paesi dell’est Europa, suono che giunge familiare alle orecchie di Isak, abituate ad ascoltarne di simili, ed un'immagine, un fulmine improvviso, gli invade la mente, trasportandola nel ricordo dei primi anni a Durmstang e a quel volto lentigginoso, schivo e taciturno, di una bambina che, al tempo, lo incuriosiva e quasi senza accorgersene si ritrova a chiedersi se siano la stessa persona.

Zoe sorride alla giovane cercando di infonderle una tranquillità che Astrid sembra cercare nervosamente, volgendo poi lo sguardo all’accoppiata di gemelli che le siede al fianco, le loro reazioni li diversificano, rendendo quasi surreale il sorriso che enigmatico plasma le labbra dell’uno, in netto contrasto con le fugaci occhiate titubanti e dubbiose dell’altro.
 
 
-noi siamo Ender ed Einax Krawczyk, non vi diremo chi dei due è chi, facciamo che sarà una sorpresa-
 
 
Mefite batte la lingua tra i denti, incrociando le braccia al petto, assottigliando lo sguardo in una velata minaccia, chiaro messaggio che il gemello dai capelli più corti comprende all’istante, appuntandosi mentalmente la scontrosità della mora, valutandola come alquanto antipatica, schiarendosi poi la voce.
 
 
-io…io sono Ender-
 
 
Lo dice quasi in un sussurro, un soffio incerto, reso ancora più difficoltoso da comprendere dal lieve balbettare che impedisce ad alcune sillabe di lasciare le corde vocali del giovane, restando incastrate tra le labbra.
Notandone l’evidente nervosismo il fratello interviene prontamente, sorridendo con fare decisamente più amichevole, seppure artificioso.
 
 
-io sono Einax, lui è Ender, abbiamo entrambi diciannove anni, abbiamo studiato a Beauxbatons ed io attualmente lavoro all’ufficio controllo e regolazione delle creature magiche, mio fratello invece…non si può dire-
 
 
Il gesticolare elegante delle mani ne segue l’intonazione ammaliante della voce, si scosta un ricciolo rossastro dagli occhi, puntando lo sguardo a Mefite, notandone il chiaro fastidio e la graduale perdita di pazienza.
 
 
-lavora all’ufficio misteri, non lo so neppure io cosa fa-
 
 
Conclude con fare ovvio Einax, come a voler sottolineare che il fatto è alquanto strano, come se solitamente quei due si dicano ogni cosa e risulti inusuale per loro non parlare di qualcosa, qualsiasi cosa, e quasi a voler confermare le parole del fratello Ender annuisce pacatamente.

Mefite inspira, roteando lo sguardo al cielo, scuotendo il capo già alterata dall’atteggiamento decisamente troppo estroverso di Einax ed il ridacchiare tra i baffi di Coalemo, alla sua sinistra, la convince a cominciare a sperare che quei due non finiscano nella squadra Dike o l’unica a rimetterci la vita sarà lei; prevedendo già la graduale discesa nella pazzia cui quei tre insieme potrebbero condurla.

Zoe finge di non aver intuito i pensieri di Mefite, sorridendo solare ai due gemelli, facendo poi scivolare lo sguardo alla ragazza che siede alla loro destra, potendo così osservarla meglio, più la guarda e più ha il sospetto di averla già vista.
 
 
-mi chiamo Melody Hill, ma potete pure chiamarmi Mel-
 
 
La giovane dischiude le labbra in un sorriso che ne illumina lo sguardo, rendendolo gioiosamente amichevole, nella sua voce è impressa una dolcezza tale che sembra quasi avvolgere la stanza di pacata calma.
 
 
-ho ventidue anni ed ho studiato ad Hogwarts, poi sono diventata magipiscologa-
 
 
Zoe sbatte le palpebre, focalizzandosi sulla sagoma solare di Melody, dandosi della stupida per non averla riconosciuta prima, come ha fatto a dimenticarlo? E dire che avrà visto le foto delle vacanze in Romania di Ron almeno  un centinaio di volte, ora ricorda perfettamente dove l’ha già vista, impressa su pellicola magica, felicemente cinta dall’avambraccio di Charlie Weasley.
In altre circostanze avrebbe già chiesto a Melody conferma, ma la professionalità con cui sta faticosamente cercando di gestire l’incontro le ricorda che questo non è sicuramente il momento adatto.

Zoe inspira annuendo alla presentazione della giovane, volgendo lo sguardo, infine, all’ultima candidata presente, i cui capelli mutano istantanei tingendosi d’un rosa tenue, sfumato dal rossore naturale delle ciocche, gli occhi di Coalemo s’illuminano di vivace curiosità e, prima che il suo cervello possa impedirglielo, le labbra si aprono lasciando fuoriuscire un mormorio stupito.
 
 
-sei una metamorfomagus-
 
 
La giovane annuisce timidamente, sfiorandosi quasi istintivamente le punte dei capelli, cercando di fargli riacquistare la naturale colorazione.
 
 
-è una figata, cioè è fantastico-
 

 
Sorride sinceramente colpito il moro, le cui parole vengono interrotte da una, non troppo delicata, gomitata tra le scapole di Mefite che lo fissa di sbieco, lasciandogli intendere di tacere; subito.

Coalemo deglutisce, mimando un sorriso vagamente terrorizzato, sviando rapido i fulmini che saettano negli occhi della collega, lottando contro il proprio istinto, imponendosi di non dire altro, lanciando uno sguardo suppliche alla giovane, quasi implorandola di presentarsi e riportare la concentrazione di Mefite su di lei.
 
 
-sono Darlene Roberts o…o solo…Lene…ho ventidue anni e…ho studiato ad Hogwarts…lavoro all’ufficio...per i giochi e gli sport magici-
 

 
Le pause che intervallano la voce titubante della ragazza ne rendono chiara l’insicurezza, mentre bagliori di colori le scivolano tra i capelli, stabilizzandosi poi in un naturale rosso fiamma.
 
 
-e perché non ti conosco già?-
 
 
Alla fine non c’è riuscito a restarsene in silenzio Coalemo, che si discosta lentamente, quasi con urgenza, da Mefite già pronta a ripetere la precedente punizione, Darlene lo osserva sbattendo le lunghe ciglia scure, deglutendo impacciata.
 
 
-oh…eh…lavoro lì da poco-
 
 
Chiarisce brevemente, come se avesse fretta di finire il discorso e non parlarne ulteriormente, messaggio che Coalemo pare comprendere, le sorride comprensivo, strizzandole un occhio con fare accattivante causando l’istantaneo imporporarsi delle gote di Darlene; impreparata a simili atteggiamenti.
 
Isak sbuffa alla scena, incrociando le braccia ai pettorali, profondamente contrariato dalla perdita di tempo prezioso e dall’atteggiamento, decisamente infantile, di Coalemo, fortunatamente Zoe si affretta ad allargare le braccia a mezz’aria, congiungendo poi le mani in un rumoroso schiocco, portandosele al petto.
 
 
-allora...-
 
 
Comincia, schioccando la lingua al palato, indietreggiando sino a poggiare il fondoschiena al bordo della scrivania alle sue spalle, ponendosi tra Coalemo ed Isak
 
 
-come già saprete, ma repetita iuvant, obbiettivo di questa squadra è condurci all’incarcerazione dei mangiamorte che sono riusciti a sfuggire alla legge del winzegamot e, in secondo luogo, ma non meno importante, rintracciare e raccogliere le prove della, sin ora presunta, complicità di alcuni membri autorevoli dei vari ministeri della magia sparsi su suolo mondiale-
 

 
Il silenzio con cui i volontari seguono le parole di Zoe rende la situazione ancora più densa di pressante serietà, tanto da far sentire quasi a disagio la bionda, impegnata nel delicato compito di risultare chiara e professionale nel medesimo istante.
 
 
-per tale ragione quest’operazione, diciamo secondaria, sarà tenuta il più segreta possibile, ogni informazione, ogni indizio, ogni cosa che riuscirete a trovare dovrà essere comunicata solo all’auror di riferimento o, in alternativa, ad Harry Potter-
 

 
Zoe lascia scorrere lo sguardo tra i volti, concentrati e recettivi, dei presenti, espira poi per alleggerire la tensione che le irrigidisce la figura.
 
 
-ufficialmente questa squadra si occuperà solo di consegnare i mangiamorte alla giustizia, in pratica vi impegnerete a garantire la giustizia e spianare il suolo per la pace di cui il nostro mondo ha bisogno-
 
 

L’annuire conciso dei candidati convince Zoe a cedere il posto a Mefite, scambiandole un segno d’intesa, la mora punta fugacemente l’indice alla collega, proseguendo nella presentazione della missione.
 
 
-secondo la nostra analista ed in base hai pochi indizi che siamo riusciti a raccogliere le principali zone su cui estendere il raggio d’azione, oltre l’Inghilterra, sono la Russia e l’America del Sud perciò tre di voi agiranno assieme alla squadra Ukko, gli altri saranno con me e Coalemo nella Dike-
 
 
La voce decisa di Mefite si arresta, sostituita da quella decisamente più leggera e frizzante di Coalemo, che allunga il braccio, indicando prima Melody e poi Darlene, soffermandosi infine con malizia su Isadore
 
 
-per vostra fortuna voi sarete con noi, per gli altri vi porgo le mie più sentite condoglianze, ma dovrete sorbirvi questo musone qui-
 
 
Isak rotea esasperatamente lo sguardo al cielo, soffermandosi poi ad analizzare i volti dei nuovi membri della squadra Ukko, soffiando scettico, senza neppure mascherare il disappunto nel constatare che, alla fine, i gemelli sono toccati a lui, cosi come la ragazza dagli occhi eterocromatici.
 
 
-non preoccupatevi-
 
 
Aggiunge Coalemo, portandosi una mano al lato della bocca, mascherandone le labbra alla visuale del collega, sporgendosi poi verso i nuovi componenti della squadra.
 
 
-sotto, sotto, molto sotto, è un tenerone-
 
 
Bisbiglia, riuscendo a strappare un piccolo sorriso, anche se appena accennato, dalle labbra di Astrid ed Einax, ma il ringhiare baritonale che graffia la gola di Isak lo fa sobbalzare e deglutire a vuoto, fortunatamente per Coalemo la loro analista di fiducia sa come calmare la situazione e riportare l’ordine.
 
 
-vi abbiamo messo a disposizione alcune camere, i vostri rispettivi compagni di squadra vi scorteranno all’albergo in attesa di organizzare la prossima partenza e presentarvi agli auror di riferimento-
 
 
Sorride genuina Zoe, scostandosi una ciocca biondo cenere dagli occhi, incastrandosela dietro l’orecchio
 
 
-sarà un piacere lavorare al vostro fianco-
 
 
Sì, riflette tra sé, quello le sembra il modo più appropriato di concludere il loro primo incontro ufficiale, preferendo lasciare ad Harry il compito di spiegare altre piccole accortezze ed avvertirli che, prima della fine del mese, dovranno partire per riprendere la missione da dove si è tristemente interrotta.

E per ora può davvero bastare ne conviene Zoe, salutando con un cenno del capo i sei volontari che sfilano, uno dopo l’altro, al seguito dei nuovi colleghi; lasciando la stanza nel silenzio di incertezze e voglia d’agire.

 
 
 
 
Ed eccomi di nuovo qui, con un capitolo ancora troppo vago, chiedo scusa, ed introduttivo; ma che ho ritenuto tutto sommato necessario.
Malgrado non ho inserito molte interazioni tra i personaggi ho cercato di dare il giusto spazio a tutti e d'introdurli brevemente, per fare capire almeno un po' come sono e come potranno in futuro interagire tra di loro.

Spero che, malgrado la mancanza di azione, il capitolo sia sufficientemente piacevole e che possa piacervi e che non vi dispiaccia se ho inserito alcune piccoli indizi di una possibile ed ipotetica conoscenza, precedente, tra alcuni personaggi; ma ho pensato che potesse essere plauisibile.
Spero, inoltre, di essere riuscita a mantenere i vostri OC così come me li avete presentati voi; se così non fosse non esitate a farmelo presente.
Man mano che i capitoli andranno avanti vi porrò anche delle domande, così da potervi rendere ancora più partecipi e mantenere i personaggi il più IC possibile.

Fatemi sapere cosa ne pensate di questo primo capitolo e scusatemi se non era ciò che vi aspettavate.
 
Grazie,
Euridice
 

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Capitolo 5
*** Capitolo IV : 12 Ottobre 2001 ***


12 Ottobre, 23.48 PM
Paiolo Magico, Londra 


Camera squadra Ukko

Le dita ancora stretta attorno ai manici dei bagagli, l’eco di una porta sbattuta alle loro spalle, senza parole di congedo, e senza educazione neppure pensa Ender, poggiando la valigia al lato destro dell’unico letto matrimoniale, sotto lo sguardo vigile del gemello che ne imita i gesti.

Astrid li guarda senza dire nulla, lo sguardo scettico, analitico, di chi è solito ritenere la fiducia un difetto, la valigia stretta ancora al petto ed un letto che sembra uscire dalla parte, tanto vi è unito, alle sue spalle.
Si studiano, lei ed Ender, in sguardi di silenzio che voglio dire solo ciò che sono; silenzio e nulla più.
È lui il primo a cedere, volgendo lo sguardo altrove, silenziosa, fredda, scostante gli aggettivi che mentalmente assegna alla compagna di stanza e futura collega.

L’avrebbero passata così, nel mutismo delle prime impressioni, la notte se non fossero costretti a decidere a chi spetta il privilegio di usare il bagno, altri sguardi privi di parole a porre la domanda ed è Einax ad interromperli


-presumo tu non voglia spogliarti qui, davanti a noi-


Sorride, mellifluo, il volto enigma garbato, le labbra dischiuse da un’educazione velata di malizia, Astrid non risponde, continua a guardarlo come se stesse valutando già la fuga, un animale cauto, annuisce appena


-se posso-


Aggiunge in un soffio sottile, stringendo ancora il bagaglio al ventre, le dita esili tracciano cerchi al bordo superiore della valigia, nocciola come le bretelle che indossa ed Ender si appunta precisa alla lista di aggettivi che ha creato su di lei, suo fratello invece allunga il braccio, sino a sfiorare il muro con la punta delle dita, ad indicare con un mezzo inchino del capo ramato la via per il bagno; c’è un ché di reverenziale e regale nello sguardo di mare limpido che rivolge ad Astrid.

Forse è merito, o colpa, del canto ammaliante che le corde vocali di Einax paiono produrre ad ogni parola, come se ogni singola lettera possedesse una melodia propria tale da renderla unica, o forse la linea enigmatica che formano le sottili labbra, a chi attribuire la colpa Astrid non lo sa con precisione, ma si ritrova ad accennare un piccolo, zoppo e sbilenco, sorriso e ad Einax pare, per un’istante, una bambina che ha appena scoperto come fare; a sorridere piano.

La guarda sfilare lenta, ma con l’urgenza di chi non vuol dare a vedere quanta fredda abbia di andarsene, e ne ridacchia volgendo lo sguardo al gemello, non hanno bisogno di parlare, si leggono negli occhi e nell’anima, profondi conoscitori, estimatori, di quel sapere che è il legame indissolubile che li unisce; Einax la sente quasi la voce di Ender esclamare “quella è strana” nella sua mente.
È così che fa suo fratello, guarda, senza esaminare affondo, giudica, seguendo solo ciò che la pelle, l’istinto gli suggerisce.


-tu a destra, io a sinistra?-


Domanda retorica, Einax lo sa, non ha bisogno di chiedere, è abitudine per loro dormire insieme, c’è chi lo troverebbe strano, c’è chi lo reputerebbe persino insano, ma c’è chi avuto una madre ed un padre a proteggerli dai mostri sotto al letto, a stringerli nelle notti d’incubi e c’è chi, invece, come loro, non ha avuto altro se non le braccia del riflesso di sé a cullarlo, difenderlo, a giurarsi che mai nulla li avrebbe feriti; divisi.

Einax, con pigra raffinatezza, si sfila la sottile maglietta, ripiegandola con cura, ponendola al lato della valigia, è ancora intento a rovistare tra gli abiti quando Astrid gli compare alle spalle, la confusione cromatica che le plasma lo sguardo è fissa al lembo di pelle olivastra, impreziosita da rami arzigogolati di rovi incastrati tra sbarre flesse di una gabbia, tra l’incavo del collo e la spalla; è Ender con un cenno lieve del capo a farglielo notare.

Qualsiasi iride Einax scelga di guardare vi troverà solo confusione, Astrid che stringe a sé un peluche slavato, consumato dal tempo e dalle dita che possessive ne stringono il busto rigonfio di cotone, gli pare la visione di una bambina smarrita tra boschi gelidi, sola ed indifesa, a studiare l’ambiente circospetta.
Si passa una mano tra i ricci di fiamme sbiadite, scoprendosi gli occhi limpidi, cieli estivi, l’ombra d’un sorriso smaccato a schiarirne il volto affilato


-ti piace?-


Ed Astrid non dice nulla, lo sguardo ancora perso tra quella porzione di spazio, in quel lembo di pelle, stringe ancora più forte il peluche e si allontana senza parlare, non una parola, non una sillaba, non un tenue cenno, il silenzio ad accompagnarne i passi.

Perché Astrid non saprebbe rispondere, lei che di tatuaggi ne ha visti tanti, troppi, tra le steppe di neve e ghiaccio della tundra siberiana, lei che sa che l’inchiostro è storia su pelle, lei che di storie dipinte non ne ha mai viste di belle potrebbe solo dirgli che, nella sua terra natia, quello è solo uno strano scarabocchio da nascondere, una chiazza d’inchiostro informe che può portare solo guai.
Forse un giorno, ci riflette Astrid, scivolando tra le coperte, glielo dirà persino; magari un giorno ne rideranno addirittura assieme, ma oggi è oggi ed è troppo vicino per poter essere quel giorno.

Einax, forse per la prima volta, si ritrova a dover dare ragione ai pensieri che silenziosi fanno rumore sul volto del fratello, quella ragazza è strana e, questo forse è solo lui a pensarlo, sarà indubbiamente interessante averla attorno per un po’; come studiare un animale selvatico si dice con un ghigno saputo infilandosi tra le coperte.

Ender, silenzioso spettatore e giudice distratto, cambiatosi inosservato da sguardi concentrati nella confusione, imita i gesti del gemello, convincendosi che, senza ombra di dubbio alcuno, quelli di Durmstang devono essere tutti così, come Astrid o come Isak.
Rigidi pezzi di ghiaccio, figure mute le cui labbra paiono solo abbellimenti privi d’utilizzo, statue di ferro animato, strane creature; si ribadisce ancora una volta fermo nella sua certa teoria confutata da due fulgidi esempi che bastano ad Ender per crederla valida.

Scaccia uno sbadiglio, distendendosi al lato sinistro, incastrando l’avambraccio sotto il, sin troppo soffice, cuscino, le iridi azzurre, cieli invernali scuriti da nuvole di denso grigio, esaminano la figura già dormiente del fratello, cercando di coglierne segni, dettagli, piccoli particolari di spasmi o irrigidimento muscolare; il braccio destro allerta, già teso in avanti, pronto ad intervenire.
In un battito di ciglia coglie un sussulto, animato da invisibili molle scatta l’avambraccio a cingere la vita di Einax, un respiro a smuoverne i capelli, in un soffio rassicurante,  sorride Ender chiudendo gli occhi avvinghiato al riflesso di sé, incastrandosi meglio all’altra metà, lasciandosi andare tra le braccia di morfeo nascosto tra le coperte che paino, ora, formare un unico corpo a due teste.


Camera squadra Dike


Gli sguardi silenziosi, la buonanotte sorridente di Coalemo riecheggia ancora tra le pareti della stanza, se ne stanno lì, nel silenzio dell’iniziale incertezza, a guardarsi colmi di domande.
Isadore, disteso, lo sguardo rivolto al soffitto, i fili argentei scompigliati al cuscino, avvolto da naturale eleganza a Darlene sembra il ritratto di un principe annoiato, lo guarda ancora un po’, dall’alto del letto a castello, pepite di cioccolata incastrate tra ciglia scure si scontrano con nubi di zucchero grigio, i lineamenti spigolosi di Isadore plasmati in raffinata educazione


-venite entrambe da Hogwarts?-


La prima domanda è lui a porla, spezzare il silenzio non è mai facile, spesso è più difficile che rompere un incantesimo, Darlene annuisce soltanto ed un sorriso giunge dal letto sottostante, luce splendente tra iridi grigie è il volto di Melody, le gambe accavallate, fili mori ne incorniciano il volto delicato, racchiude in sé una calma che Isadore ha il sospetto di non aver mai ammirato in nessun viso prima d’ora


-sì, un ex corvonero ed un…dov’eri stata smistata?-


Onde more discendono tra le spalle, sporte verso l’alto, a guardare Darlene arrossire, bagliori rosa risplendono tra i capelli di fiamma


-grifondoro-


Dice soltanto, in un soffio timido, ha il tipico sguardo di chi, osserva Melody, sa essere determinato nell’insicurezza, istintivamente le viene da pensare che con lei dovrà agire a piccoli passi, mostrarti gentile, ma mai invadente, infonderle fiducia lentamente


-tu invece? Hai detto di aver studiato a Castelobruxo se non sbaglio-


Riecheggia ai timpani di Isadore l’eco pacato della voce di Melody, sinfonia di calma, melodia rilassante, cerca tra quelle iridi, cieli luminosi di nuvole candide al tramonto, segni di giudizi, pregiudizi, ma non c’è critica nello sguardo posato della compagna di stanza e dire che, Isadore, si era già preparato lo scudo difensivo


-sì, ho studiato lì-


Abbassa lo scudo, mostrando un’increspatura sottile tra le labbra, un sorriso delicato, elegantemente plasmato tra la durezza del volto, e Melody si convince che, in quelle grigie nubi candide, c’è nascosta una paura inespressa, non insicurezza, non incertezza, ma certezza di critiche costanti; e ne conviene che con lui dovrà mostrarsi chiara, diretta, ma mai invasiva, mai aggressiva, e scacciarne un po' alla volta la fobia di giudizi affrettati.

Ed è nuovamente il silenzio ad aleggiare tra le pareti, inserendosi tra gli spigoli, rimbombando tra gli angoli, e vagano gli sguardi in analisi impacciate, in attenti studi, a sondare un terreno ancora arido.
Darlene se lo domanda più volte, tra sospiri e tentativi di parola, dischiude le labbra, nessun suono ne fuoriesce mai, ma la voglia di sapere è forse più forte dell’insicurezza


-co…conoscevi già Ron?-


Infine lo chiede, nascondendo il timore di apparire invadente, sporgendo appena il volto rotondo oltre il bordo del letto, cascate rosse incorniciano lo spazio vuoto tra lei e Melody, un annuire solare a risponderle


-da qualche anno-


Vibra d’incertezza il nocciola delle iridi di Darlene, vorrebbe chiedere di più, ma non ne ha il tempo, è Melody che sembra leggerne lo sguardo


-tutta colpa di Charlie-


Sorride, ricordando che anche qualche anno fa qualcuno le disse così, rendendola parte di una famiglia allargata, confortevolmente chiassosa


-sei la sua…sei…siete…fidanzati?-


Una balbuzie impacciata agita le labbra di Dralene, sfumature arancioni scolorano le punte rosse dei capelli, Melody è quasi certa che quello sia il segnale, indizio e allarme, di confusione


-sì, io e Charlie stiamo insieme da qualche anno-


E le pare, in un frangente breve, di udire un sospiro animare le labbra della compagna di stanza, Darlene non lo dice, ma le sembra di tornare a respirare, chissà perché poi aveva creduto che quella ragazza avvolta da un’aura di calma fosse, in qualche modo, riuscita a prendere il posto che un tempo Hermione occupava nel cuore di Ron.

Melody non dice altro, lo intuisce nel nocciola luminoso che irradia raggi solari al volto di Darlene, l’amore, si dice, arma di coraggio il cuore dell’insicuro, dona fiducia all’animo dell’incerto, e se ci fosse Charlie qui con lei, ora, si scambierebbero sguardi complici nella consapevolezza che entrambi, quel tenue raggio d’amore, lo trasformerebbero in un sole; che Ron possa notare.

Ci riflette Isadore, a lungo, mentre le guarda scambiarsi quelle poche parole, riflette su entrambe, su di loro, un’analisi del gruppo.
Infondo, pensa guardando Darlene sorridere al nulla, poteva andare peggio.
Infondo, pensa osservando la calma che la pelle di Melody sembra irradiare, come raggi di calore, poteva andare decisamente peggio.
Pensa anche a Mefite, figura distante, monolite di fredda pietra, tanto scostante da apparire quasi come una visione e pensa a Coalemo, frizzante leggerezza, vento beffardo, tanto vivace da sembrare l’umana versione di un pixie; poteva andare peggio si dice ancora una volta rigirandosi tra le coperte beandosi della sicurezza che l’assenza di sguardi critici genera in lui.


-stando a quanto Zoe ci ha detto domani mattina ci attende la prima riunione generale-


Spezza il silenzio dei pensieri Melody, sdraiando la schiena al soffice materasso, avvolgendosi tra le coperte


-perciò io proverei a dormire-


È un risolino leggiadro, una ventata d’aria calma che anima la notte come una rilassante ninna nanna, che si posa tra gli occhi già stanchi di Darlene


-buonanotte-


Si dicono quasi all’unisono i tre, volgendo gli sguardi in direzioni opposte, chiudendo le palpebre in un’involontaria simultaneità.

Forse, riflette prima di lasciarsi cullare dal sonno Isadore, potrebbe persino finire con l’affezionarsi davvero, alla fine di tutto, a quel gruppo casuale di persona tanto diverse da creare un equilibro delicato.

Forse un giorno, ne conviene quasi al contempo Darlene, scivolando lenta tra le braccia di morfeo, li chiamerà persino amici quelli che ora sono appena volti nuovi.

E ne sorride, nel medesimo istante, Melody stringendosi le coperte sin sopra le spalle, lei ne ha la certezza; prima di quanto pensa quei visi nuovi diverranno noti; l’amicizia, riflette abbandonandosi ai sogni, è un processo lento, incerto, ma non ha dubbi che giungerà tra di loro come brezza rigenerante

 



 
Salve, erano un po' di giorni che stavo riflettendo su come scrivere il capitolo della prima missione e, alla fine, è venuto fuori l'ennessimo capitolo lento ed introduttivo; chiedo umilmente venia ma a quanto pare sono una persona decisamente cauta anche troppo. 
Ad ogni modo spero che vi piaccia comunque e che l'interazione tra i vostri OC vi soddisfi, ho cercato di mantenerle più in linea possibile con le schede che mi avete mandato, se non ci sono riuscita o se non vi sembrano adeguate non esistate a rendermelo noto. 
Tornando al capitolo vi prometto che, nel prossimo, finalmente partiranno e l'azione arriverà, ci metterò un po', ma arriverà. 
Spero non vi stiate annoiando troppo e mi auguro che continui a piacervi, almeno un pochino. 
E scusatemi davvero tanto se non ho risposto alle recensioni, ma stono stata davvero molto impegnata nell'ultima settimana; chiedo scusa rimedierò con le prossime. 

Prima di lasciarvi avrei due piccole domande da fare, a cui vi sarei grata se poteste rispondere per messaggio privato: 

1) i vostri OC hanno un porta foruna che portano sempre con loro? 
2) se sì qual'è, com'è e perché? 

Vi ringrazio per la partecipazione e colgo l'occasione anche per ringraziare i lettori e coloro che hanno aggiunto tra preferite/seguite/ricordate. 

Grazie a tutti, 
a presto 
Euridice 


 

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