My vampire lovers

di Conodioeamore
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Capitolo 1 - Villa Mogedius ***
Capitolo 2: *** Capitolo 2 - Rivelazioni ***
Capitolo 3: *** Capitolo 3 - Brusco risveglio ***
Capitolo 4: *** Capitolo 4 - Sete per Asher ***
Capitolo 5: *** V CAPITOLO IL DIARIO DELLA MAMMA ***
Capitolo 6: *** VI CAPITOLO CENA IN FAMIGLIA ***
Capitolo 7: *** VII CAPITOLO SHAUN VS ASHER ***
Capitolo 8: *** VIII CAPITOLO GITA CON REDGRAVE ***
Capitolo 9: *** IX CAPITOLO SETE DI SANGUE ***
Capitolo 10: *** X CAPITOLO SPINE PUNGENTI ***
Capitolo 11: *** XI CAPITOLO SOTTO LA DOCCIA ***
Capitolo 12: *** XII CAPITOLO LA CAVIA ***
Capitolo 13: *** XIII CAPITOLO IL PUGNALE DI STEVEN ***
Capitolo 14: *** XIV CAPITOLO DOLCI SOGNI ***
Capitolo 15: *** XV CAPITOLO IL SEGRETO SVELATO ***
Capitolo 16: *** XVI CAPITOLO LITIGI FRATERNI ***
Capitolo 17: *** XVII CAPITOLO LA FURIA DI REDGRAVE ***
Capitolo 18: *** XVIII CAPITOLO RIMORSI ROSSO SANGUE ***
Capitolo 19: *** XIX CAPITOLO RAPIMENTO ***
Capitolo 20: *** XX CAPITOLO FRUSTRAZIONE ***
Capitolo 21: *** Capitolo 20 ***
Capitolo 22: *** Capitolo 21 ***



Capitolo 1
*** Capitolo 1 - Villa Mogedius ***


Ognuno di noi ha dentro di se dei demoni. Se ne sei consapevole, puoi imparare a controllarli. Il brutto è quando pensi di essere il più puro degli esseri viventi su questa Terra, e non ti accorgi che i demoni hanno il pieno controllo di te...

 

NEIDE

Sono ormai tre ore che sto viaggiando in questa limousine. È comparsa questa mattina verso le 9. Ero scesa per fare colazione e per andare poi in chiesa ad occuparmi dei bambini del catechismo, quando ho trovato sul tavolo della cucina un biglietto che aveva scritto mio padre.

Bocciolo,

Passerai un po' di tempo con dei tuoi lontani cugini. Purtroppo mi hanno chiamato con urgenza ed ho dovuto prendere il primo volo per Londra, pare che abbiano avuto qualche problema con le nostre banche. Ci vedremo al mio ritorno. Alle 9 passerà una limousine a prenderti e ti accompagnerà nella nuova dimora. Stai attenta e abbi sempre la testa sulle spalle.

Con affetto, papà

È tipico di mio padre, si preoccupa sempre per ogni cosa. Da quando è morta la mamma, due anni fa, è diventato un super visore. Controlla ogni mio movimento, non mi manda a nessuna festa serale, non vado in discoteca. Io non mi permetto nemmeno di chiederglielo, perché so già la risposta e anche il motivo: ha paura che mi accada la stessa cosa che è successa alla mamma. Stava tornando da una festa insieme a delle sue amiche e mentre erano in macchina è venuta un'auto che stava guidando contro mano e le ha mandate fuori strada. Le sue amiche si sono salvate, ma lei no. Era seduta sul sedile davanti come passeggero e nel momento dell'impatto l'airbag non è uscito, così ha sbattuto la testa contro il vetro ed è morta. Mio padre non si è più ripreso dopo la sua scomparsa. Ha iniziato a dedicarsi anima e corpo alla sua carriera e a farmi anche da madre.

Mi ero sbrigata a prepararmi e a fare le valigie. Mancavano solamente dieci minuti alle nove e dovevo fare tutto in quattro e quattr'otto. Alle nove in punto il clacson della macchina suona fuori casa mia. Mi affretto a prendere le valigie e a chiudere bene la porta di casa. Appena uscita venni travolta da una bellissima limousine nera. L'autista mi aveva aperto lo sportello e mi aveva invitata ad entrare.

Così ora mi trovo in viaggio verso dei parenti che nemmeno sapevo di avere. Fantastico! La mia destinazione è un piccolo paesino a tre ore da Roma, circondato da tanta vegetazione: Belanu. Certo per una che è abituata ad abitare ai Parioli, non sarà affatto facile abituarsi a vivere nella natura, fuori dal mondo. Questo è quello che mi scoccia. Tra due giorni la pausa dalle vacanze di Pasqua finirà, e non voglio dovermi subire tutti i giorni andata e ritorno dalla mia nuova casa fino a Roma; voglio dire, non è che posso mettermi in viaggio tutti i giorni per andare alla mia scuola, e subirmi tre ore d'andata e tre ore di ritorno. È troppo stressante!

La strada inizia a farsi sempre meno asfaltata, lasciando pian piano posto alla terra. Okay, questi abitano in una fattoria. Dovrò dar da mangiare alle galline, mungere le mucche e tosare le pecore! In vita mia non ho mai visitato fattorie, e non intendo certo farlo ora. La macchina inizia a traballare e a me iniziano a salirmi i nervi. Ma guarda un po' che mi tocca sopportare!

La limousine si ferma davanti ad un enorme cancello nero e dorato. Dietro c'è un enorme villa che sembra risalire al XV secolo o giù di li. È qualcosa di spettacolare. È tutta fatta in mattoni con varie tonalità di marrone. Il tetto non è proprio a punta, sono più tetti messi uno accanto all'altro per separare le alee della villa, sono fatti alcuni a trapezi e altri a tronco di piramide. Al centro del giardino c'è una fontana fatta completamente in marmo grigio con una statua di un drago (o almeno credo che lo sia). L'autista mi apre lo sportello.

«Siamo arrivati, signorina Di Fazio» dice l'autista invitandomi a scendere. Accenno un mezzo sorriso per ringraziarlo e scendo dalla macchina. Rimango per qualche istante a fissare l'imponenza che emana questa sontuosa villa. In confronto mi sento una formichina. Il lato positivo è che non sono finita in mezzo alle fratte. L'autista mi porge le due valigie che mi sono portata a presso.

«Ecco a lei» mi dice porgendomele.

«Grazie, arrivederci» gli rispondo. L'autista risale in macchina e se ne va, lasciandomi da sola ad affrontare questa nuova avventura (se così la si può chiamare).

Percorro tutto il giardino, che è decorato con tante tipologie di fiori diversi, fino ad arrivare ad una gigantesca porta in legno massiccio. Busso con il batacchio che sta sulla porta, perché non ha campanelli, che trogloditi. Nessuno però mi viene ad aprire alla porta. Sbuffo, non piace aspettare troppo tempo, sono già trascorsi un paio di minuti. Apro la mia borsetta per prendere il cellulare; però non faccio nemmeno in tempo ad inserire il codice per sbloccarlo, che la porta si apre. Sobbalzo di colpo nel sentire il rumore che fa la porta nell'aprirsi. È lo stesso rumore che si sente nei film dell'orrore. «Iniziamo bene» borbotto tra me e me. Prendo le valigie ed entro nella villa.

L'atrio è molto grande. A un paio di centimetri da me ci sono sei colonne poste ad ambo i lati della porta. Sotto i miei piedi si estende un lungo tappeto rosso che scende dall'enorme scalinata che ho di fronte. Mi ricorda molto quelli che vengono usati per i red carpet.

«È permesso?» enuncio in tono del tutto normale. «C'è qualcuno?» domando in tono più alto. Nella casa regna un tale silenzio che sembra che sia disabitata. Appoggio le valigie accanto alla colonna che ho sulla destra e vado a cercare qualcuno. Dubito di trovare anima viva. Mi guardo in torno con un aria da ebete. Sul soffitto scende un enorme lampadario color oro.

Ai lati della scalinata ci sono due statuette in bronzo raffiguranti due draghi con le ali, accovacciati su un piedistallo in marmo grigio. A sinistra si estende un corridoio. Volto la testa a destra e vedo un divanetto in velluto verde. Su di esso c'è sdraiato un ragazzo. Mi avvicino verso di lui per svegliarlo, per avvisarlo che sono arrivata. Forse si è addormentato nell'aspettarmi.

Molto gentile da parte sua. Un po' mi dispiace interrompergli il sonno, è così carino mentre dorme. È incredibilmente attraente. La sua pelle è perfetta, bianca senza nemmeno un'imperfezione. Come hanno il volto i bambini piccoli, perfetto e fino con contorni dolci. I suoi capelli sono rosso scuro.

«Scusa» gli dico piano, per non svegliarlo in modo brusco.

Mi avvicino un po' di più verso di lui. Indossa un completo nero, come di chi fa parte di una band rock metal. I pantaloni sono di pelle nera, mentre la camicia è bianca, ce l'ha sbottonata fino al quarto bottone, facendogli assumere quell'aria da cattivo ragazzo.

«Ehi! Mi senti?» lo chiamo. Inutile, non si muove. Gli tocco il braccio per svegliarlo a modo mio. Sussulto. La sua temperatura corporea è molto fredda. Oh mio Dio! «Sei freddissimo!» dico spaventata. «Ehi! Stai bene? Riesci a sentirmi?» dico alzando di più la voce. Poggio l'orecchio sul suo petto. Non c'è battito! Devo chiamare un ambulanza, mi dico. Mi affretto a prendere il cellulare per digitare il numero del 118, però il telefono mi viene sfilato dalle mani in una velocità impressionante. Mi spavento un poco. Il cellulare ora ce lo ha in mano il ragazzo.

«Quanto chiasso!» borbotta lui, guardandomi con due occhi verde chiaro, che mi danno l'impressione di essere arrabbiati. Sembra che si sia svegliato con la luna storta. «Non sei a casa tua, perciò vedi fare un po' di silenzio!

«Sei vivo» farfuglio.

«Ovvio che sono vivo» ribatte. Mi guarda con aria accigliata.

«Scusa. Mi sono spaventata perché non avevi battito» continuo.

Mi alzo da terra. Il ragazzo mi afferra per il braccio e per la vita, sbattendomi di colpo sul divano.

«Che fai?» urlo con voce tremante.

«Sai già la risposta, sto per farti mia» mi sussurra all'orecchio.

Cerco di dimenarmi. «Stai ferma, farò in fretta» dice prima di iniziarmi a leccare il collo. Trasalgo.

«Asher... quante volte ti ho detto che non devi fare queste cose nell'atrio dove accogliamo i nostri ospiti?!» dice improvvisamente una voce maschile. Quindi il suo nome è Asher. Buono a sapersi. Il ragazzo che è sopra di me si volta di scatto. Mi giro anch'io per vedere chi è. In piedi, davanti a noi c'è un ragazzo. È molto alto, indossa un'completo nero, con il panciotto rosso. Ha i capelli nero corvino e gli occhi marroni, sono coperti dagli occhiali rettangolari. Anche lui ha un viso fino, benché la sua espressione è accigliata.

«Rhys, tsk. Che vuoi?» gli domanda seccato Asher.

«Ci troviamo nella sala d'ingresso. Ovvero il luogo dove accogliamo i nostri ospiti. Conduci queste attività nella tua stanza privata» gli risponde seccato Rhys. Sembra la classica figura autoritaria che è obbligata a fare da supervisore.

«Sì, sì. Quante storie» borbotta Asher. Si alza da me.

È il momento buono per alzarmi dal divano e scappare.

«Ti prego aiutami!» urlo impaurita andandomi ad aggrappare al braccio di Rhys.

Il ragazzo mi guarda dall'alto verso il basso, con aria di superiorità. «E tu saresti...?» mi domanda.

Mi scosto quel che basta per guardarlo dritta negli occhi. «Sono Neide... Di Fazio» mi affretto a rispondere. «Mio padre mi ha detto che sarei dovuta venire a vivere qui.»

Il ragazzo rimane un po' spaesato. «Non ho sentito nulla del genere» borbotta. Si gira a guardare Asher. «Asher, gradirei una spiegazione.»

Asher fa la faccia imbronciata e scocciata. «Eh? Cosa vuoi che ne sappia?» gli chiede sarcastico. «Non mi hai detto nulla di questo, tappetta!»

«La colpa è tua per avermi aggredita così all'improvviso» ribatto. Asher distoglie lo sguardo. Che smorfioso! Sbaglio o mi ha appena dato della tappetta? «Un attimo... hai appena detto tappetta. Ti riferivi a me?»

«Certo che mi riferisco a te. Stupida! Non riesci ad arrivarci dal momento che sei bassa come un puffo?»

Che stronzo. Vorrei tanto dargli uno schiaffo. Solo perché non sono tanto alta, non significa che mi deve schernire in questo modo.

«È alquanto strano» esorta Rhys di punto in bianco. Mi giro verso di lui. «Non ne sono stato informato.»

Certo che scortesi. Io ho detto loro il mio nome, invece loro nemmeno mi hanno detto il loro. Mi costringono a chiederglielo. «E voi chi siete?»

«Non dovremmo parlare qui» mi risponde in fretta. «Per il momento seguimi. Occupati dei suoi bagagli» dice infine. Ma con chi ce l'ha?

Mi giro per seguirlo, e mi ritrovo al fianco un maggiordomo. Faccio un salto. Da dove è spuntato? Il maggiordomo sparisce nel corridoio con i miei bagagli. Mi giro per guardare Asher che è ancora seduto sul divanetto. I suoi occhi verdi mi fissano. Il suo sguardo è gelido come il ghiaccio incutono molto timore. Distolgo immediatamente lo sguardo, sembra che siano in grado di leggermi dentro.

Mi sbrigo a raggiungere Rhys, che sta salendo le scale. Ma dove diamine mi ha spedita mio padre? E questi dovrebbero essere miei parenti? Uno è uno psicopatico depravato e l'altro un maniaco del controllo.

Ma in che posto mi trovo?

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Capitolo 2
*** Capitolo 2 - Rivelazioni ***


MI siedo su un divanetto in broccato blu. Asher è seduto sulla poltrona accanto al tavolino e non smette di togliermi gli occhi di dosso. Mi sento suggestionata. Il salotto è molto grande. Ha anche un altro piano dove ci sono altre poltrone - lo si può raggiungere con una scala in marmo messa a parete. «Passiamo ai convenevoli» esorta Rhys di colpo. Alzo lo sguardo verso di lui. «Inizierai col dirci chi sei e cosa ci fai qui.» «V-va bene. Io sono…» vengo interrotta da una risata. Non è nessuno dei sue ragazzi. «Guarda un po’ chi abbiamo qui. Ciò che vedono i miei occhi è davvero una bella ragazza?!» Seguo la voce. Sopra di noi, sullo spalto, c’è un bellissimo ragazzo dagli occhi verdi come gli smeraldi e i capelli rosso mogano. Indossa una camicia blu notte con i bordi bianchi. Sembra un modello. Si è perfino portato una mano sotto il viso, per appoggiarsi. I suoi modi così aggraziati, sembra che sia gay. Senza accorgermene me lo ritrovo seduto accanto a me, che mi sta annusando la guancia. Rabbrividisco e mi scanso di scatto. «Mm, che sapore dolce… sembri così deliziosa. Lasciati assaggiare» dice ad alta voce. Le sue labbra mi sfiorano l’orecchio. Mi alzo dal divano. Ma che cavolo! Non sono mica un gelato. «Ehi!» «Ehi fratello. Non trovi il tuo comportamento un po’ scortese, nei confronti di una signorina appena incontrata?» chiede Rhys infastidito. «Cosa? È normale voler assaggiare qualcosa di così invitante, giusto Asher?» ribatte il ragazzo con i capelli lunghi, voltandosi verso Asher. Non ci sto capendo più niente, che cavolo vogliono da me questi? «Dacci un taglio!» urla improvvisamente una voce. Asher che fino ad un momento fa se ne stava zitto, s’intromette nella discussione. «Sono stato io il primo a metterci gli occhi a dosso. Avrò la priorità su di lei in ogni cosa.» «Ma per chi mi avete preso per un pupazzo? Nessuno di voi ha la priorità su di me in niente!» esorto incavolata. I tre ragazzi mi fissano con aria esterrefatta. Evidentemente non si aspettavano una reazione del genere. «Bleah!» esclama un’altra voce. «Sono stufo del tuo atteggiamento da grand’uomo!» Asher si innervosisce nel sentirsi dire quelle parole, e si alza dalla poltrona di scatto. Giuro di non aver capito di sia quella voce. «So che sei tu, Steven. Fatti vedere!» esclama con tono di voce alto. «Sono qui.» Mi giro alla mia destra. Poggiato alla parete color crema c’è un ragazzo con i capelli biondo platino e gli occhi celesti. Indossa una maglietta bianca e nera – strappata alla fine – con sopra una giacca nera con maniche tre quarti, con rifiniture bordeaux. Ma quando è arrivato nella stanza? «Mi sembrava di aver avvertito dell’odore di umano. Eri tu» dice guardandomi. «Come osi interrompere il mio prezioso sonno?» Ma ce l’ha con me o con Asher? Cioè, se sta dando la colpa a me è proprio pazzo. Non ho fatto niente. «C-come hai fatto ad entrare?» gli domando. «Prima rispondi alla mia domanda!» mi urla. Da un pugno al muro, e su di esso si fa una crepa. Mi faccio piccola e mi risiedo sul divano. Cavolo, è davvero forte. Certo che però si altera per niente questo qui. Rhys si sistema gli occhiali. «A qualcuno di voi è stato detto che la qui presente signorina sarebbe venuta a vivere con noi?» Asher si lascia cadere sulla poltrona. «Ehm… credo che si tratti di un malinteso» dico alzandomi dal divano. «Perciò tolgo subito il disturbo.» Mi avvicino verso la porta. «Solo un momento» mi blocca Rhys. «Sto tentando di appurare la verità. Non credi che sarebbe scortese andarsene ora?» Cavolo questo tipo mi mette i brividi, eppure non riesco a stargli lontano. Emana una strana attrazione, così come gli altri. «M-ma…» balbetto. «Sei tu la donna di cui mi ha accennato lui?» esorta una voce proveniente dal fondo del salotto. Sdraiato sopra il divano c’è un ragazzo dai capelli biondi che tendono al rosso. Ha alle orecchie un paio di cuffiette. «Shaun, sei a conoscenza di qualcosa?» gli domanda Asher. «Forse» gli risponde. «Non rifilarci un forse» interviene Kaden. «Gradiremmo una spiegazione.» «Quel tale…» inizia a dire il ragazzo. «Mi ha contattato l’altro giorno, dicendomi che sarebbe arrivata sua figlia. Ha detto inoltre che dobbiamo trattarla con rispetto.» «Mi stai dicendo che questa tappetta deve rimanere a vivere con noi?» gli chiede Asher. «È più un sacrificio, che un’ospite» commenta il ragazzo con i capelli rosso mogano. «Può darsi. Ha aggiunto che non dobbiamo ucciderla» conclude Shaun. «Davvero?!» chiede sarcastico, il ragazzo con i capelli rosso mogano. «Mi pare ovvio! Non credo che mio padre ne rimarrebbe molto contento se scoprisse che sua figlia è stata uccisa» borbotto. «Questo significa che avremo una relazione molto lunga con lei.» Rhys si gira verso di me. «Pare che non ci sia nessun malinteso, quindi lasciaci presentare» dice. «Laggiù c’è il figlio maggiore, Shaun.» È il ragazzo sdraiato sopra il divano. «Io sono il secondogenito, Rhys.» Non avevo dubbi al riguardo. Si gira verso le poltrone. «Lui è il terzo, Asher.» «La prossima volta non mi scapperai» mi dice quest’ultimo. «Redgrave.» «Felice di conoscerti, Sgualdrinella.» «E l’ultimo figlio, Steven.» «Che palle» borbotta Steven. Inizio a tremare. Il mio sesto senso mi dice di andarmene alla svelta. E poi cos’è questa storia della sposa? «Siete cosi, come dire… strani» farfuglio. Indietreggio di qualche passo. «Devo contattare mio padre.» Asher ha in mano il mio cellulare. Lo agita come per vantarsi che ce l’abbia lui. «Il mio cellulare!» esclamo. «Ridammelo.» «Dovrei?» chiede sarcastico. Mi avvicino a lui per toglierglielo dalle mani, ma il cellulare lo prende Steven. «Che hai intenzione di farci?» gli domando. «Ora lo vedrai» mi risponde Steven. Con le mani riesce a rompermi il telefono. Ma porca miseria, è pure nuovo! Cristo. Mi ero fatta regalare il Galaxy S5 per il mio compleanno e questo qui me lo ha rotto. «Ehi! Ma sei impazzito?» gli sbotto. Mi avvicino a lui, infuriata come non mai. «Questo cellulare costa più di te, caro. Mi spieghi perché me lo hai rotto?», sono al culmine della pazienza. Steven si limita a dirmi solo: «Sparisci.» Lo vorrei strozzare. «Su, su Sgualdrinella» interviene Redgrave. Ora è dietro di me, con la sua mano sopra la mia spalla. «Passerai del tempo insieme a noi, perciò non ti serve un cellulare, non trovi?» Anche Asher si avvicina a me. «È da un po’ che ho un languore allo stomaco.» «Sei così invitante, Sgualdrinella» mi sussurra Redgrave. Sento i suoi denti sfiorarmi l’orecchio. Mi scosto di colpo. «Lasciami!» gli urlo. Mentre mi allontano, inciampo sul tappeto e cado a terra. Sento un bruciore provenire dal ginocchio sinistro. I miei occhi si posano su di esso. Mi sono graffiata con il pavimento, mi esce a malapena un po’ di sangue. Improvvisamente mi sento tutti gli occhi puntati addosso. D’istinto alzo lo sguardo. I loro occhi… sono diventati diversi. Una strana luce li invade, rendendoli più lucenti di prima. Dalle loro bocche si intravedono i canini. Non posso crederci… «Va-vampiri?!» balbetto. Sui loro volti compaiono espressioni maliziose e soddisfatte. Non posso crederci… Mi sbrigo ad uscire dalla porta del salotto. Devo assolutamente andarmene da questa casa. Prima di sparire nell’ombra del corridoio sento Rhys borbottare: «I suoi modi lasciano molto a desiderare.» Cavolo mi vogliono mangiare. Corro lungo il corridoio, che sembra infinito. Cavolo devo cercare subito l’uscita, ma non so dov’è. Su un tavolino accanto alla parete del corridoio trovo uno di quei telefoni antichi. Prendo in mano la cornetta per vedere se funziona, ma mi ritrovo il filo in mano. È stato rotto. «Ti avevo detto che non avresti avuto bisogno del telefono, durante la tua permanenza qui» dice una voce nell’ombra. Redgrave! Lascio andare il telefono, indietreggio di qualche passo. «Dove scapperà la mia Sgualdrinella?!» chiede retorico. Dietro di me sento improvvisamente un corpo. Sono appoggiata al petto di Redgrave. La sua mano sfiora le mie spalle. «Provo a indovinare» mi sussurra all’orecchio. Riprendo a correre lasciandomelo dietro di me. Riesco a sentire la sua risata nella mia testa. Scendo le scale ed arrivo alla porta principale. «Ti prego, apriti.» Una mano sbatte contro la porta. Mi giro di scatto. È Asher. «Dove stai cercando di scappare?» mi domanda. I miei battiti accelerano. La sua espressione mi mette paura. «È giunto il momento tanto atteso, quello degli urli. Compiacimi urlando a pieni polmoni» conclude mostrando un sorriso diabolico. È sadico! Ha poggiato entrambe le mani alla porta, per farmi da gabbia. Gli do una botta e riprendo a correre. La sua risata riecheggia in tutto il corridoio. Salgo le scale e mi butto nel corridoio sulla mia destra, dove trovo una scala a chiocciola. Ma quanto è grande questa villa? Sul corridoio che mi metto a percorrere c’è una porta aperta, con a terra un lucchetto rotto. Vi entro. La stanza sembra non venire aperta da anni, perché c’è odore di chiuso. Inoltre tutti i mobili sono coperti da teli bianchi. La mia vista si offusca improvvisamente e le gambe non reggono più il mio peso. Sbatto la schiena contro la libreria a muro e alcuni libri mi cadono addosso. Da uno di essi esce una foto. La prendo in mano. Raffigura la mia famiglia, c’è anche mia madre. Io avrò all’incirca quattro anni. Il paesaggio dietro di noi è una fontana, quella di villa Mogedius. Perché però non ricordo di esserci stata? Sfoglio il libro da dove ho preso la foto. Dalle varie lettere riesco a capire che è un diario. La calligrafia è identica a quella della mamma. Anche se non la vedevo quasi mai scrivere, quelle poche volte che lo faceva rimanevo incantata a guardarla. La sua calligrafia era molto elegante. Come quelle che si possono trovare nei testi antichi. Inizio a leggere le lettere. CARO DIARIO, Oggi, dopo diverso tempo, ho incontrato un mio lontano cugino, Her. Siamo andati alla sua villa a Belanu e ci rimarremo per qualche giorno. Neide gioca tranquilla con i suoi figli, sembra che vadano d’accordo. Ad uno di loro è particolarmente legata, ma lui sembra un tipo solitario, Steven. Invece Redgrave e Asher fanno a gara a chi la fa ridere di più. È una tale gioia vederli sorridere così. Benché mio marito è contrario che Neide frequenti i Mogedius, io non ne posso fare a meno. Sono parte della sua vita e ci resteranno per sempre. Abbiamo stretto un contratto con Her, ma me ne sto già pentendo. Vorrei che la mia bambina abbia la possibilità di scegliere il suo futuro, invece le è proibito. Spero che un giorno mia figlia mi possa perdonare… JOSEPHINE Che cosa significa? «Perché non posso decidere il mio destino?» «Di tutte le stanze dovevi entrare proprio qui?» domanda la voce di Rhys. Mi giro di colpo. Sono tutti e sei davanti a me. «Questa stanza è stata sigillata da noi, in modo che nessuno vi potesse entrare» enuncia Rhys. «Dovrò mettere un nuovo lucchetto.» «Di sicuro» interviene Redgrave, in ginocchio davanti a me. «Come hai fatto ad entrare, Sgualdrinella?» «Sei la mia preda» dice Asher. Ci risiamo. «Io non sono la preda di nessuno» ribatto. Benché terrorizzata provo a non darlo a vedere. Il mio viso viene preso con forza dalla mano di Asher, che lo porta faccia a faccia con il suo. «Questo è lo sguardo…» inizia dire. «Che stimola maggiormente la mia sete.» «Forse parteciperò anch’io» esorta Redgrave. «C’è una cosa che devi ficcarti bene in testa» interviene Rhys. «Ovvero che non potrai mai scappare da noi.» «Come al solito non vai dritto al punto» sbotta Steven scocciato. «Dille solo che se prova a scappare, è morta.» Asher e Redgrave si avvicinano al mio collo. La mano di Asher mi blocca il collo, che inizia a leccare. «Fer-matevi» dico con voce strozzata. La presa si fa sempre più forte. «Smettetela!» urlo. Si sente il rumore di vetri rotti. Una cornice è caduta a qualche centimetro da noi. «Scusate, l’ho fatto cadere io» bofonchia Shaun. «Ehi, Tappetta» mi chiama Asher. Mi giro verso di lui. Mi stringe di nuovo il collo. «Sei pronta?» La mia vista si offusca improvvisamente. «Mamma, proteggimi» borbotto prima di perdere i sensi.

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Capitolo 3
*** Capitolo 3 - Brusco risveglio ***


Mi prendo tutto ciò che vedo. È prerogativa di un sovrano, torturare chi ha catturato. Una corsa senza sosta fino ad un vicolo cieco. Cadi finché non potrai più sprofondare ulteriormente, e piangi... NEIDE Mi trovo nella casa dei Mogedius, più precisamente nel loro giardino. Improvvisamente compaiono sette bambini che vanno dai quattro ai dieci anni. Tra di essi c'è una bambina con i capelli castani, lunghi quasi fino alle caviglie. Stanno giocando a rincorrersi. Ad un certo punto la bambina inciampa e si fa male al ginocchio. Uno dei bambini le va incontro. Ha i capelli rossi e gli occhi verde chiaro. «Asher? Cosa le hai fatto?» gli domanda una voce femminile. «È caduta da sola.» La donna ha lunghi capelli rossi e occhi verde scuro. È bellissima. Da uno schiaffo al bambino. «Non dire bugie. Sai cosa succede ai bambini che non dicono la verità!» «Finiscono sul fondo del lago» balbetta il bambino. Oddio... Una donna con i capelli biondi e gli occhi azzurri viene verso di loro. «Amelia, smettila. Ti ha detto che non è stato lui a farla cadere.» È mia madre. «MAMMA!» urlo, svegliandomi di colpo. La prima cosa che vedono i miei occhi è il baldacchino di un letto. Mi metto seduta a sedere. Il letto è di diverse tonalità di rosa e viola. Il mio primo istinto è portarmi le mani alla gola. Mi rassicuro molto, nel sentire che non ci sono segni di morsi. «Meno male, non sono stata morsa» dico, tirando un sospiro di sollievo. Mi accorgo che ho addosso una camicia da notte in seta rosa, la mia preferita. Quella con le maniche corte e pompose, che mi arriva fino alle ginocchia. «Non mi ricordo di essermi cambiata...» bofonchio. Le immagini dei sei ragazzi mi appaiono nella mente. Chi è stato di loro sei a infilarmela addosso? Papà, sbrigati a tornare da Londra... Vorrei piangere ma non posso. Altrimenti mi mostrerei debole ai loro occhi. Anche se lo sono, rispetto a me loro sono le reincarnazioni di Superman. «Piangere non ti servirà a niente, Sgualdrinella» esorta una voce familiare. Alzo lo sguardo e vedo Redgrave seduto sul mio letto. Sussulto. «E cosa ti fa credere che piangerò?» Il ragazzo abbozza un sorriso malizioso. «Sei sexy in vestaglia. Stai cercando di sedurmi... Sgualdrinella?» Redgrave si avvicina verso di me a gattoni. Che cosa vuole? «V-veramente...» «Non toccare senza permesso ciò che mi appartiene!» interviene Asher, dando una spinta alla spalla del fratello. «Asher, non essere così rude» si lamenta Redgrave. «Taci,» ribatte secco. «Lei è mia.» «Smettetela entrambi» dico di botto. «Ragazzi, farete tardi» s'intromette una quarta voce. Alziamo tutti e tre lo sguardo. Rhys è in piedi sulla porta. Asher fa la faccia seccata. «Tsk. Ancora tu, Rhys.» «Proprio quando mi stavo divertendo...» si lamenta Redgrave. «Forza, sbrigati a cambiarti» mi ordina Rhys. «Cambiarmi?» domando spaesata. Dove mi devono portare? «Stiamo andando da qualche parte?» «Non è ovvio? Andrai a scuola» mi risponde. «A scuola? A quest'ora tarda del giorno?» Saranno su per giù le sette e mezza di sera. «Manchi proprio di perspicacia. Bisogna spiegarti tutto per filo e per segno?» domanda retorico. Visto che inizia a darmi sui nervi il modo in cui mi parla e il fatto che mi guardi dall'alto verso il basso mi fa incazzare. Gli rispondo: «Sì, perché non ho intenzione di andare a scuola nel bel mezzo delle vacanze di primavera.» Le avevo iniziate ieri, e questo qui vuole già riportarmi a scuola? Ma in cervello gli si è annacquato, con tutto quel sangue che ha bevuto. «Non m'importa. Finché risiederai nella dimora dei Mogedius ti abituerai al nostro stile di vita.» «Ma...» «Se hai qualche problema, sei libera di andartene quando vuoi.» «Mi avete detto che se provo a scappare, sono morta» dico tra me. «Hai detto qualcosa?» mi domanda Rhys. «N-no.» «Allora sbrigati ad indossare l'uniforme scolastica che vedi sul letto.» Quando rialzo lo sguardo sono già spariti. Scendo dal letto. «Potrei sfruttare questo momento per tornare nella stanza dove ho trovato il diario e la foto» dico tra me. Vado ad aprire la porta per scendere. Metto la testa fuori per controllare che non ci sia nessuno. «Ciao» esorta una voce. Davanti ai miei occhi c'è Asher, con la sua posa da cattivo ragazzo. «Non ti sei ancora cambiata? Sarei felice di aiutarti.» «C-ce la faccio da sola» balbetto. Rientro nella camera e richiudo la porta. Mi affretto ad indossare la divisa. È dello stesso colore di quella che hanno i ragazzi. È blu con i bordi della giacca bianchi. Indosso la camicia bianca e la gonna a vita alta. Poi il panciotto blu notte con bottoni bianchi ed infine la giacca. C'è anche un fiocco rosso che si attacca al collo della camicetta con i bottoncini. Infilo gli stivali neri con cui sono venuta, devo ammettere che stanno bene con la divisa. Anche perché non mi metterei mai quelle orrende scarpe marroni che Rhys mi ha portato insieme alla divisa. Solo per due motivi: primo perché sono orrende, e secondo perché non hanno nemmeno mezzo centimetro di tacco. Prendo la spazzola da dentro la valigia. Mi vado a guardare allo specchio per sistemarmi i capelli. Dovrei decidermi di tagliarli prima o poi, sono troppo lunghi. Mi arrivano fino al coccige e sono troppo scomodi quando li devo asciugare. Porto i capelli lunghi da quando ne ho memoria. Di solito è sempre stata mia mamma ad asciugarmeli o a pettinarli. Mi ricordo che passavamo ore ed ore a spazzolarli. Mentre lo faceva mi rilassavo. Dopo la sua morte papà lo ha fatto al posto suo, anche se non è bravo quanto la mamma. Cavolo, ora che lui non c'è chi me li spazzolerà? Non posso fare a meno di notare che il mio colore di capelli, stona su questa divisa. Ci andrebbero dei capelli biondi oppure neri, non castano chiaro. Mi sbrigo a farmi una coda alta ed esco dalla porta.

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Capitolo 4
*** Capitolo 4 - Sete per Asher ***


Siamo dentro la limousine nera dei Mogedius. Fuori è già buio, saranno le otto e mezza. I cinque fratelli se ne stanno ognuno per conto proprio. Che non vadano d’accordo? «Perché non ti sciogli i capelli, Tappetta?» mi domanda Asher. «Non ho fatto in tempo a pettinarmeli, sono così lunghi che ci impiegherei più di mezz'ora» gli rispondo secca. «E poi continui a chiamarmi Tappetta quando ho un nome, Neide.» «Zitta! Della tua opinione non m’importerebbe nemmeno fra cent’anni, Ta-ppe-tta.» «Però una volta t’importava» balbetto. «Cosa?» mi domanda. Asher apre la bocca facendo uscire i canini. «Asher, quante volte devo ripetertelo? Queste cose falle in camera tua» interviene Rhys. Il ragazzo fa la faccia seccata ed incrocia le braccia. «Questo è per te» continua Rhys. «Il succo di ribes rosso è la miglior cura per l’anemia.» «Gr-grazie del pensiero. Ma sono allergica al ribes» gli rispondo. «Non ringraziarmi. L’ho fatto solo perché sei la nostra preda» mi risponde secco. Sussulto non appena finisce la frase. Ma che peccato, sembra che ci sia rimasto male dalla mia risposta. La limousine si ferma davanti una struttura che somiglia più ad uno di quei cottage risalenti al XIX secolo che ad una scuola. «Sei nella stessa classe di Asher e Steven, quindi va con loro per favore» mi dice Rhys una volta entrati nella scuola. «Va bene.» «A meno che tu non voglia essere punita, non provare a fare nulla di incauto. Intesi?» «Sì.» L’aula di economia domestica si trova al terzo piano, all’aula 26. Appena entro Asher e Steven si siedono ai banchi in fondo. L’insegnante non è ancora arrivato. Per la verità non c’è nessuno a parte noi tre. Sulla lavagna c’è scritto che ci dobbiamo far trovare nell’aula delle esercitazioni alle 20:30. «Oh, si prepara il cibo» esorto. «Cibo?» dice Asher alzando la testa dal banco. Quella parola deve essergli risuonata nelle orecchie come una dolce melodia. Si alza di scatto dalla sedia e mi prende la mano. «Ehi, ma cavolo…?» Mi porta fino ad una delle aule vuote dove si fa pratica di cucina. «Voglio i maccheroni» mi dice una volta arrivati. «Maccheroni?» «Preparami i maccheroni più buoni al mondo.» «Ma dobbiamo seguire la lezione» ribatto. «Non tollero una risposta negativa. Li mangerò per te, perciò mettiti a cucinare!» «Non ha senso quello che fai» borbotto. «Eh?» Una volta finito di prepararli glieli metto sul piatto. Asher li assaggia. Non sono sicura che siano venuti tanto buoni, perché non avevo mai cucinato in vita mia. «Che buoni!» esordisce. Tiro un sospiro di sollievo, almeno non ho fatto scuocere la pasta. «Ho saltato la lezione il mio primo giorno di scuola» mi lamento. «Non preoccuparti per le piccolezze. Assaggiali anche tu.» Asher inforchetta un maccherone e me lo porta alla bocca. Devo dire che non è niente male. «Sono buoni» dico appena ingoio il maccherone. «Visto?» dice soddisfatto. «Devo mettere in ordine ed arrivare in tempo alla prossima lezione» esorto andando a lavare i piatti. «Asher, aiutami» gli dico. Asher si sta dondolando con la sedia e mi ignora completamente. «Ho fatto i maccheroni solo per un tuo capriccio. Ehi, Ash…», mi volto e mi ritrovo il vampiro alle mie spalle. Indietreggio istintivamente. «Perché indietreggi? È da questa mattina che mi sto trattenendo.» Asher avanza verso di me. Mi faccio ancora più indietro fino a sbattere contro il tavolo. «Lasciati succhiare il sangue.» Asher mi prende le braccia, stringendole forte. Mi alza il viso. «Non farlo» balbetto. I suoi occhi verdi ora emanano una strana luce. È eccitato. «La tua pelle ha un aspetto così invitante, senza alcun segno di zanne» dice, accarezzandomi il collo. Al tatto la sua pelle è calda. Strano, mi aspettavo che la pelle dei vampiri fosse fredda come il ghiaccio, invece no. «Ho intenzione di prendermi ogni tua prima esperienza.» Il vampiro affonda i suoi canini nel mio collo. Il rumore che fa la pelle quando si buca mi fa battere ancora più forte il cuore. Fa male, però non tanto. Asher inizia a bere più avidamente. Quando si distacca i suoi occhi sembrano ancora più bramosi di prima. Mi mette paura. «È più dolce di qualsiasi cosa abbia mai assaggiato. Mi piaci.» Riprende di nuovo a bere. Questa volta, però, mi fa male. «Ti prego… smettila» balbetto. «Lasciami» gli urlo, spingendolo via da me. «Stupida» esorta. «Ti farà più male se ti agiti.» Il suo viso mi mette paura, non lo ricordavo così. Dov’è finito il bambino del sogno? Che fine ha fatto? Una lacrima mi scende sulla guancia. «Le tue lacrime e l’espressione di terrore che hai sul tuo viso, fanno proprio per me» mi dice, pulendosi con la manica la bocca sporca del mio sangue. «Ti prego, smettila» lo supplico. Sento che le mie forze mi stanno abbandonando. «Non ci penso proprio» mi risponde. Mi sdraia sul tavolo e riprende a bere dal collo. Ho le mani completamente bloccate, perché le tiene serrate contro le sue. Non riesco più a capire bene, tutto inizia a parermi sfumato. «Sei una tale vergogna» esordisce una voce. «Non mi sarei mai aspettato che l’avresti fatto a scuola.» Asher si stacca da me. «Uff, Rhys. Stavo giusto entrando nella parte migliore» si lamenta. «Prenditene la responsabilità e riportala a casa.» Poi non riesco più a capirci niente, perché le mie forze mi abbandonano. Lasciandomi su quel tavolo, priva di sensi. ASHER Rhys esce dalla stanza. Do un’altra occhiata alla ragazza, che ha perso i sensi. La prendo in braccio e la riporto a casa. Il suo sangue. Non posso fare a meno di non pensarci. È così sostanzioso. Ma perché? Cos’ha lei che le altre non hanno? E poi la sua espressione, il suo modo quando mi sfida. Cerca a tutti i costi di tenermi testa, senza riuscirci. Aumenta sempre di più l’eccitazione e l’adrenalina. La poggio sulla poltrona che abbiamo nella piscina al coperto. Sto combattendo con il costante desiderio di bere di nuovo il suo sangue. Devo assolutamente coprire quei buchi, altrimenti il sangue riprende a scorrere ed io non sarò capace di fermarmi. Prendo un cerotto e glielo metto sul collo. Le tolgo il fiocchetto rosso che ha sulla camicia. Mi siedo sul bracciolo della poltrona ed aspetto. I suoi battiti, così regolari, mi mettono tranquillità. Il suo viso quando è addormentato mi ricorda quello di una bambina che d’estate veniva a giocare in questa casa. Ma non riesco a ricordare il nome. L’unico ricordo vivente che ho di quella bambina sono i suoi lunghi capelli castani. Mi ricordo che per lei avrei fatto qualsiasi cosa, anche tuffarmi in acque gelate. Vorrei poter vedere i capelli di Neide, solo per cercare conferma nella mia teoria. Perché se lei è veramente quella bambina, allora non esiterò un solo istante a riprendere quello che avevo cominciato a fare sette anni fa. La ragazza apre improvvisamente gli occhi. Sono spaesati e confusi. «Ehi, ti sei svegliata?» Il suo primo istinto è quello di andarsi a mettere seduta sul bracciolo opposto. Mi fa ridere. Pensa davvero di potermi sfuggire? Mi alzo in piedi e vado a mettermi difronte a lei. «N-non ti avvicinare» balbetta. È chiaro che è impaurita, bene. Renderà tutto ancora più interessante. «Perché mi stai facendo questo?» I suoi occhi sono terrorizzati. Certo che è proprio una stupida. «Ancora non ti è entrato nella testolina» esorto. La prendo in braccio e la porto fino al bordo della piscina. «Sei alla mia mercé. Smettila di avere da ridire su ogni cosa che faccio!» aggiungo prima di buttarla in acqua. Neide lancia un urlo prima di cadere in acqua. «Forza, dimmi che sono il migliore» le ordino. Perché in fondo ho bisogno di sentirmelo dire. Perché io sono il migliore. Tra tutti i miei fratelli sono quello che esercita più autorità dopo Rhys. «Dimmi che supero di gran lunga chiunque altro, e che mi appartieni.» Lei è mia! Neide risale in superfice, ma sembra agitata. «Asher… non so nuotare.» Torna sott’acqua. Cosa? Come può non essere capace di nuotare. Mi ricorda me da piccolo. Quando mi ribellavo a mia madre, lei mi buttava in acqua. Diceva che i bambini che non ubbidiscono meritano di stare in fondo ai laghi, tutti soli. Puntualmente venivo salvato da una donna dagli occhi blu come il mare e i capelli che risplendevano più del sole. Quelle poche volte che piangevo era con lei. Mi diceva sempre parole confortanti. Mi aveva promesso che non mi avrebbe lasciato mai da solo… Aiutami! La voce di Neide risuona nella mia testa. D’istinto mi tuffo in acqua per salvarla. Il suo corpo sta affondando. Potrebbe già essere troppo tardi per salvarla. Mentre cerco di prenderla, non posso fare a meno di notare la sua lunghezza di capelli. Sembra una dea. Poggio le mie labbra sulle sue per mandarle aria nei polmoni. Pian piano inizia ad aprire gli occhi, marroni. Mi fissano, mi pregano di salvarli. Una forte attrazione mi spinge a berle di nuovo il sangue. Le abbasso la spallina della camicia e cerco il punto perfetto sulla spalla per bere il sangue. È un’attrazione quella che provo per questa ragazza. Mi appartiene, è solo mia. Sento che cerca di dimenarsi, allora la stringo ancora più forte a me. Il suo sangue è anche nell’acqua. La porto in superfice. È indescrivibile la sensazione che provo in questo momento. La forza che invade il mio corpo. Tutto grazie al suo sangue. Neide inizia a respirare a fatica. «Il tuo sangue sta scorrendo nel mio corpo… mi sta travolgendo completamente!» le esorto. «Basta, per favore» mi supplica con voce roca. Devo averla stancata, meglio se la porto fuori dall’acqua. Deve riposare. «Sei senza speranze. Credo che per oggi possa bastare» le dico in tono freddo. Non voglio rischiare di affezionarmi a lei. È un’umana, la sua vita non è nulla. La sua vita occupa solo una piccolissima parte della mia eterna esistenza. Uno 0,3%, morirebbe prima che io iniziassi a provare qualcosa per lei. I suoi capelli lunghi invadono la piscina. Sono così meravigliosi. D’istinto li prendo tra le mani. Sono così leggeri. La porto fuori dall’acqua. Certo che una ragazza che non sa nuotare non l’avevo mai conosciuta, prima d’ora. Le lancio sulla testa un asciugamano blu. Lei si volta a guardarmi. I suoi occhi, che fino ad un attimo prima mi imploravano aiuto e pietà, ora sono invasi di rabbia e desiderio di vendetta. «M-mi hai baciata?!» dice appena tra se. Riesco a sentire quelle parole, pronunciate con il fiato corto. Accenno un sorriso divertito, ma senza permetterle di accorgersene. «Ti avevo detto che avrei rubato tutte le tue prime esperienze, ragazzina!» le dico e un momento dopo sono fuori dalla piscina, lasciandola da sola.

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Capitolo 5
*** V CAPITOLO IL DIARIO DELLA MAMMA ***


Se hai intenzione di scappare fallo in fretta. E se intendi mentire, brucerai. Guarda solo me. Sorridi solo a me. Come una marionetta arrendevole mossa da fili... NEIDE Asher mi ha... baciata? Il mio istinto è quello di portarmi le mani sulle labbra. Mi ha fatto la respirazione bocca a bocca, per salvarmi. Certo è stata colpa sua se sono quasi annegata, però invece di lasciarmi lì in acqua si è tuffato e mi ha salvata. Vado nella mia camera da letto ad asciugarmi i capelli e a cambiarmi i vestiti. Sono completamente zuppa. Mi metto un vestito primaverile color caramello, con maniche tre quarti. Non ho, però, il fono per asciugarmi i capelli, come faccio? Mentre vado a cercarlo per la casa lascio i capelli sciolti così da farli asciugare. Da bagnati sono ancora più lunghi. Mi ricordo che il mio sogno era quello di avere i capelli lunghi come l'imperatrice Sissi, così ho sempre evitato di tagliarli. Ora però sembra come se portarli così lunghi non mi bastasse più. Ho bisogno di cambiare. Sbatto contro qualcosa. Alzo lo sguardo e mi ritrovo Redgrave che mi fissa con aria stupefatta. «Sc-scusami» gli dico indietreggiando. «Ehi, Sgualdrinella. Cosa ci fai in giro a quest'ora?» mi domanda sorridente. Il suo sorriso mi fa formare un nodo alla gola. «Sto cercando un asciuga capelli.» Redgrave non sembra soddisfatto della mia risposta, è come se ci fosse rimasto male. Cosa si aspettava, che lo invitassi a bere il mio sangue? «Seguimi.» Mi porta in una camera da letto. È forse la sua? «Siediti su quella sedia e aspettami lì» mi ordina, indicando la sedia vicino alla presa della corrente. Faccio come mi dice. Redgrave sparisce dietro la porta del suo bagno. Quindi questa è la sua camera da letto... me l'ero immaginata un po' diversa. Sembra invece quella di un normale adolescente ricco. Alle pareti c'è la carta da parati rossa. Il suo letto a baldacchino è posto al centro della stanza. Il copriletto è fatto in pizzo nero e bianco. Ha una grande anta dell'armadio, di quelle scorrevoli attaccato al muro. Redgrave esce dal bagno con in mano il phon e la spazzola. Mi alzo dalla sedia e gli vado incontro. «Grazie mille» gli dico. Mi guarda con sguardo glaciale. «Ti forse dato il permesso di alzarti?» mi domanda gelido. Che cavolo...? «Mi serve solo il phon, la spazzola ce l'ho già» rispondo intimorita. «Siediti» mi dice secco. Faccio come mi dice e torno alla sedia accanto alla presa della corrente. Mi prende i capelli in mano ed inizia a pettinarli. È così rilassante quando qualcuno mi spazzola i capelli, sembra come se tutti i brutti pensieri svaniscano di colpo. Incidentalmente con la spazzola intruppa sulla spalla, dove mi ha morso Asher. «Ai» mi lamento. Redgrave sembra avermi sentito. Mi scopre la spalla dove c'è il segno del morso. «Asher?» mi domanda. «Sì.» Senza aggiungere nulla, riprende poi a spazzolarmi i capelli, facendo attenzione a non toccarmi la spalla. Mi fa ancora male, diamine. «Hai dei capelli molto lunghi, chissà quanto ci metterai a pettinarli!» «Più di quanto immagini...» «D'ora in poi voglio che ogni volta che li devi pettinare, vieni da me.» «No, davvero posso fare da sola!» «Non m'importa. Ho detto che da oggi in poi voglio pettinarteli io» ribatte con voce gelida. Non so se dovrei esserne onorata oppure infastidita. «Comunque, pensavo di tagliarmeli. Sono troppo lunghi ed iniziano a darmi fastidio.» Redgrave accende il phon ed inizia ad asciugarmeli. «Mi ricordi una bambina con la quale giocavo da piccolo. Anche lei aveva dei capelli lunghi come i tuoi» inizia a dire. Dovrei dirgli che quella bambina sono io? Dovrei dirgli che siamo imparentati? Perché non mi sembra giusto tenergli nascosto il nostro legame di sangue. «Già... è da quando sono piccola che porto i capelli lunghi. Dicevo che li volevo lunghi come l'imperatrice Sissi» gli confesso. Redgrave si blocca di colpo. Che gli prende adesso? «Non tagliarli mai, Sgualdrinella» mi dice, riprendendo a muovere il phon sulla mia nuca. Spegne il phon e riprende a spazzolarli un altro po'. Dopo qualche minuto mi dice: «Ho finito.» «Gr-grazie» gli rispondo. «Torna quando vuoi.» Mi affretto ad uscire dalla sua camera da letto. Vorrei tanto sapere che ore sono. Cavolo da quando non ho più il cellulare mi sento fuori dal mondo. Vorrei accendere il pc, ma ho paura che entrino uno dei fratelli nella stanza e che si incavoli di brutto, finendo poi per rompermelo. Se mi ritrovassi anche senza il pc non saprei proprio più come vivere. Mi manca stare su twitter e instagram. L'ultima foto che ho postato sui miei profili è stato questa mattina prima di partire, e raffigurava le due valigie piene di abiti. Certo che potrei approfittarne per tornare in quella stanza... Imbocco nel corridoio che porta alla scalinata a chiocciola. Ci metto un po' a ritrovare quella stanza, il lucchetto è ancora a terra. Entro dentro e inizio a rovistare tra i libri che sono sul pavimento. «Eccolo» esulto non appena lo vedo. Dentro c'è anche la fotografia, perfetto. Mi affretto ad uscire dalla stanza per tornarmene in camera mia. Adesso ho tutto ciò che cercavo. Spero che il diario della mamma mi fornisca qualche altra informazione in più su questa famiglia. Arrivo in camera e mi infilo la camicia da notte. Accendo l'abatjour e mi metto a letto. Devo leggerlo dall'inizio se voglio capirci qualcosa. Inizio a leggere le varie lettere ma non trovo niente di interessante. Verso la metà del diario una lettera, però, attira la mia attenzione, perché è dedicata a me. CARA NEIDE, Se stai leggendo questo diario, probabilmente sarò già morta e non potrò più fare nulla per aiutarti. Bambina mia mi dispiace così tanto. Di sicuro non era mia intenzione lasciarti da sola con tuo padre. Lui non è molto bravo a trattare i tuoi meravigliosi capelli. Molto probabilmente questo diario lo avrai trovato nella stanza sigillata dei Mogedius. Ti starai chiedendo, inoltre, che cosa ci fai lì. È semplice, tu sei l'unica che può salvare quei ragazzi. Rendili di nuovo umani. Conoscendo tuo padre, non ti lascerebbe mai troppo tempo alla villa; quindi sfrutta tutti i giorni che hai a disposizione. Loro non si ricorderanno subito di te, ed è tuo compito farli ricordare. Prova a comportarti come quando eri bambina. Cerca di coinvolgerli tutti. Falli riavvicinare gli uni agli altri. Ricorda loro cosa significa essere fratelli. Attenta però a non affezionarti troppo a loro. Forse tu non te lo ricorderai, ma io sì. Asher e Redgrave sono sempre stati i tuoi preferiti. Se succedesse che ti innamorassi di uno di loro due, ti prego non far soffrire l'altro. In fondo sono dei bravi ragazzi, hanno solo avuto un'infanzia sommersa nel sangue... CON AFFETTO, MAMMA Non posso crederci. Mia madre aveva programmato tutto nei minimi dettagli. Anche che mi sarei innamorata di Redgrave e di Asher. Però io non li amo. Cioè non hanno fatto niente di speciale per farmi scattare la scintilla. Poso il diario nel cassetto del comodino e prima di spegnere la luce guardo l'orologio che segna le 5:25. È quasi giorno e loro dovrebbero essersi messi già a letto. Certo però che questi nuovi orari sono un po' strazianti per me. Io non sono abituata a vivere di notte e a dormire di giorno. La sveglia è fissata per le diciotto e mezza precise. Chiudo gli occhi, in poco tempo sprofondo nel mondo dei sogni.

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Capitolo 6
*** VI CAPITOLO CENA IN FAMIGLIA ***


NEIDE Siamo a tavola tutti quanti insieme. L'orologio a cucù segna le 7:30. Io non ho mai cenato alle 7:30. Anche se fuori è già buio, non significa che bisogna mangiare all'ora in cui servono alla mensa della Caritas. Il cibo inoltre non è molto di mio gradimento, il caviale non mi piace per niente. Uffa... nessuno che si preoccupa dei miei gusti. I ragazzi stanno mangiando, o quasi. Shaun non sta mangiando niente. Ha gli occhi chiusi e sta ascoltando la musica con le cuffiette. Gli unici che mangiano sono Rhys, Steven e Asher. Guardo al posto dove è seduto Redgrave, ma è vuoto. Dove diamine è andato? «Non hai mangiato molto, Sgualdrinella» dice una voce alle mie spalle. Mi volto di scatto e vedo Redgrave poggiato allo schienale della mia sedia. «Devi nutrirti in modo adeguato, o potresti diventare anemica... Vuoi che t'imbocchi io?» mi domanda. «Redgrave. Non è educazione alzarsi in piedi mentre si mangia» lo riprende Rhys. «Sissignore!» dice ad alta voce, schernendo il fratello. «Continueremo più tardi, Sgualdrinella» mi dice facendomi l'occhiolino. Redgrave si rimette al suo posto e riprende a mangiare. Davanti a me, Shaun si alza improvvisamente. «Shaun?» Non si riesce mai a capire che cosa gli prenda. Ha gli occhi ancora chiusi. «Che rottura» borbotta. Si allontana a grandi passi dalla tavola ed esce dalla stanza. «Che fannullone» si lamenta Rhys. Certo che a questo qui non gli va bene mai niente che fa il fratello maggiore. «Non può venire nulla di buono, da chi è cresciuto così viziato. Non fa nemmeno lo sforzo di partecipare.» «Per oggi abbiamo finito!» esorta Steven. «Cosa?!» balbetto. Cioè, quanto tempo siamo stati seduti a tavola, dieci minuti, un quarto d'ora? Non sarà troppo? I ragazzi iniziano ad alzarsi tutti quanti dalle sedie, e si disperdono per la casa. Faccio anch'io altrettanto. «Aspetta un momento» mi dice Rhys. «Sì?» «Le tue maniere a tavola lasciano molto a desiderare. Uno di questi giorni, ti prenderò in disparte e ti istruirò meticolosamente.» Ma che cavolo vuole questo da me? Non può darmi la colpa solo perché non mi piace il caviale. «Non ce n'è bisogno. So come ci si comporta a tavola. È solo che il caviale non mi è mai piaciuto» ribatto. «Fa lo stesso. Intesi?» «Se ci tieni tanto...» Esco dalla sala da pranzo e vado nella mia camera da letto. Ho bisogno di starmene un po' per conto mio. Ho un disperato bisogno di scrivere tutte le mie emozioni. Inizio a svuotare le valigie, con tutto quello che era successo ieri, alla fine me ne sono dimenticata. Inizio a mettere i jeans e le magliette insieme abbinati. I vestiti con sotto le scarpe che ci stanno bene. Non lascio mai nulla al caso. Dalla valigia prendo anche un quadernino e una penna nera. Mi butto sul letto ed inizio a scrivere le prime cose che mi passano per la mente. Non ho mai avuto un diario segreto prima d'ora. Quindi non inizierò con: Caro Diario. Allora... ieri sono arrivata in questa villa pazzesca. Vi ho trovato cinque ragazzi uno più bello dell'altro. Hanno due piccoli difetti: 1) Si comportano da stronzi 2) Sono vampiri che vogliono bere il mio sangue. Comunque l'unico che mi ha assaggiata è Asher, per ora. Gli altri per fortuna non si sono ancora avvicinati. Dovrei esserne felice, invece ho paura. Mi hanno detto chiaro e tondo che se provo a scappare s0no morta. Cavolo, non ho parole. Ho scoperto, inoltre, che sono loro i bambini con il quale giocavo quando ero piccola. Sono tipo sei anni che non vengo più in questa casa, non me la ricordavo per niente. Vorrei dire loro la verità, ma non so come fare. Penso che l'unico che abbia dei sospetti sia Redgrave, il quartogenito. Ieri sera si è messo a spazzolarmi i capelli. Mi mancava qualcuno che lo facesse, all'infuori di mio padre. È stato un momento rilassante, come se tutte le preoccupazioni fossero svanite. Onestamente non so come devo comportarmi. Mia madre, nel suo diario, mi chiedeva di ritrovare la loro umanità, ma come faccio? Non ho molto tempo prima del ritorno di mio padre, forse avrò dieci, quindici giorni massimo. Per qualche strana ragione, sento che lui era contrario che io venissi a stare in questa casa. Anche se il loro padre è il cugino di mia madre alla lontana, mio padre ha le sue buone ragioni per impedire loro di vedermi. Allora perché adesso mi ha spedito qui da loro? Non poteva semplicemente portarmi con sé a Londra? Vorrei tanto scoprire le vere intenzioni dei miei genitori, perché adesso non credo più che la morte di mia madre sia stata un incidente... me lo sento. Qualcuno ha voluto toglierla di mezzo. Qualcuno che mi volesse dentro queste mura... Smetto di scrivere perché non ho più riflessioni da fare. Ho scritto tutto quello che mi è passato per la mente. Devo dire che ha funzionato, mi sento più spensierata. Mi metto a letto e spengo l'abatjour. Ho intenzione di alzarmi presto domani mattina. Voglio allenarmi e mantenermi in forze.

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Capitolo 7
*** VII CAPITOLO SHAUN VS ASHER ***


Non ho legami, impegni, o interessi. Se insisti nel voler avere a che fare con me, metti in gioco la tua vita. Ti lascerò senza domande, così come il tuo sangue dolce. Assumetene la responsabilità, poiché sei stata tu a svegliarmi... NEIDE Questa mattina mi sono alzata di buon'ora e mi sono allenata nella corsa. Nella scuola dove andavo prima sono sempre stata la migliore del mio corso, tantoché il mio professore di educazione fisica mi ha chiesto se m'interessasse di partecipare alle gare regionali tra le scuole. Dopo la fine delle vacanze primaverili dovrei dargli una risposta, mi piacerebbe molto partecipare. Certo, se sarò ancora viva... Il lato positivo dello svegliarsi la mattina presto è che i fratelli Mogedius stanno ancora dormendo. Anche se ho scoperto che a loro non dà fastidio la luce del sole, preferiscono dormire il giorno fino a mezzogiorno, l'una. Non riesco a capire come fanno a dormire di giorno per restare svegli di notte, io non ci riuscirei a dormire di giorno. Torno in camera mia ed inizio a togliermi i vestiti sudati. Ho corso un po' troppo ed ora ho il fiatone. Guardo l'orologio. Segna le 10:37. Stanno ancora dormendo, per fortuna. Oggi, meno li vedo meglio è. Sono di cattivo umore. Durante la corsa sono anche inciampata in una buca, e mi si sono sporcati i pantaloni. Che palle. «Che stai facendo?» mi domanda una voce alle mie spalle. Mi volto di scatto. Asher è seduto sulla sedia della scrivania. Cavolo, io sono solo in mutandine e maglietta (che non è abbastanza lunga da nascondere le mie mutandine). Che imbarazzo. «P-perché sei qui? Vattene via subito» gli dico urlando. «Posso andare ovunque voglia. Ora, lasciami bere il tuo sangue.» Ma non dovrebbe essere a letto? «Non so se l'hai notato ma, stavo per andarmi a fare il bagno» ribatto. Asher mi prende il braccio e mi avvicina a se. Mi abbassa il collo della maglietta. Mi vuole bere il sangue dal petto? «Asher, non mi sento tanto bene oggi.» «Stai tranquilla...» ribatte. Il punto in cui Asher ha posato le labbra inizia a farmi male. Non mi sta succhiando il sangue, mi sta facendo dei succhiotti. Mi sta facendo rabbrividire. Inizio a tremare come una foglia. Asher abbozza un sorriso. «Smettila di gemere come se ti piacesse.» Vaffanculo, mi dico tra me. «Il dolore che provi è il mio marchio.» «No...» mi lamento, provando a dimenarmi. «Non muoverti» mi ordina. «Te ne farò uno anche di qua» conclude, abbassandosi un po' di più, appena sopra il seno. Ma perché mi sta facendo una simile cosa? Eppure... non riesco ad odiarlo. Mamma, dammi la forza per resistere. Ti prego. «Il resto te lo riserberò per dopo il bagno. Non vorrei che succhiandoti ora, finissi per svenirmi. E fai in fretta. Perché se mi farai aspettare... sai cosa ti accadrà» mi sussurra all'orecchio. Dio mio, è proprio sadico. Asher scompare dalla stanza. Cavolo, non so come comportarmi. Vado in bagno per vedere i segni che mi ha fatto addosso. Sono ben visibili, merda. Mi dirigo verso la vasca. Dentro vi trovo Shaun che sta dormendo. Ma che cavolo...? «Eh... Shaun?» lo chiamo. «Abbassa la voce. Non così forte» borbotta. «Mi sto solo facendo un bagno. Ecco tutto.» Ma si è reso conto che è ancora vestito, oppure no? «Ma sei ancora vestito» gli faccio notare. «Allora spogliami tu» mi risponde con totale calma. «Eh?» «Non sei venuta qui nella speranza di vedermi nudo?» «T-ti sbagli! Non insinuarla nemmeno una cosa del genere» ribatto. «Sono venuta qui per farmi un bagno.» Shaun abbozza un sorriso. «Vuoi unirti a me?» mi domanda. «Perché dovrei farlo?» «Dici così ma stai arrossendo» mi fa notare. Cavolo è vero. Ma perché mi sento così strana? «Mi chiedevo come mai, pur essendo fratelli, siete così diversi.» «Abbiamo madri differenti» mi risponde. «Cosa?» Non posso credere a quello che ho appena sentito. «Rhys ed io abbiamo la stessa madre, mentre Asher e Redgrave...» inizia a dire. «... hanno un'altra madre.» Quindi è per questo... «Ehm, e Steven?» «Lui è figlio di un'altra donna ancora» mi risponde, prima di immergersi completamente nella vasca. «Shaun» gli urlo, prendendogli d'istinto la mano. Non so per quale motivo, mi stia iniziando a stringere la mano. Improvvisamente mi tira a se, facendomi cadere nella vasca. «Lasciami bere il tuo sangue.» «Cosa?» gli domando, sgranando gli occhi dallo stupore. «Che c'è, sei spaventata?» Non so come rispondergli, perché la mia espressione parla chiaro e tondo. Shaun avvicina la mia testa a sé. «Che carnagione chiara. Scommetto che se la mordo, sguizzerà del bel sangue rosso vivo.» Shaun abbozza di nuovo un sorriso. «È stato Asher a farteli?» mi domanda, riferendosi ai succhiotti che sono ben in vista. «Non si smentisce mai il suo ego possessivo.» «Pensavo che tu... fossi diverso dagli altri. Perché?» «Non commettere errori. Sono un vampiro» inizia. Si avvicina al mio collo. «Ti mostrerò un modo completamente nuovo» dice, iniziando ad affondare le sue zanne nel mio collo. «Il tuo sangue è così caldo, che potrei bruciarmi. Ti stai eccitando, che donna lussuriosa. La tua temperatura sta salendo ora che le mie zanne stanno affondando nella tua gola.» Ma che cavolo sta blaterando. L'unica cosa che riesco a sentire è il dolore, non la lussuria. Anche se la mia temperatura corporea sta aumentando, non significa che io mi stia eccitando. «N-no...» mi lamento. Shaun esce dalla vasca. «Pensaci due volte prima di venire ancora da me. Ricordalo bene» mi dice prima di uscire. Dopo essermi fatta il bagno me ne torno in camera mia. Sono in accappatoio. Asher è sdraiato sopra il mio letto. «Tappetta, sei in ritardo» esorta appena entrata nella camera. «Sono assetato. Svelta, voglio bere il tuo sangue.» «Asher, non è un buon momento...» gli dico. Asher si alza dal letto e viene verso di me «Non hai alcun diritto di rifiutarmi. Devi solo prestarti alle mie esigenze.» Mi prende il polso e si avvicina al mio collo. «Questo cos'è?» domanda. Con le dita mi sfiora i buchi dove prima Shaun aveva bevuto il sangue. «Ahi!» mi lamento. «Rhys?» borbotta Asher. «No, dev'essere stato Shaun. Quel fetente...» Caspita, l'ha presa proprio male. Chissà perché non vuole che gli altri bevano il mio sangue. Asher mi trascina per il braccio fino alla sala dove c'è il tavolino da biliardo. Non mi ha dato il tempo nemmeno di vestirmi, che seccatura. «Shaun!» urla Asher non appena entra. Il fratello è sdraiato sul divano, con gli occhi chiusi. Come sempre ha le cuffiette nelle orecchie. «Stai cercando rogne con me? Ehi, mi senti?» gli urla. «Abbassa la voce...» dice in tono impassibile. Sembra che non gliene frega un accidente di quello che gli ha appena detto Asher. «Ti sfido ad una partita a freccette» gli dice Asher. Wow, che sfida originale. Mi sono quasi commossa. «Troppo noioso.» «Razza di...» Qualcuno applaude le mani. Io ed Asher ci voltiamo. Redgrave è appoggiato al tavolo da biliardo. «Mica male, e il premio per il vincitore sarà la sgualdrinella! Fantastico.» Ma questo qui ce l'ha con me, per caso? «Il premio?» chiedo confusa. «Basta far chiasso» esorta Rhys, spuntando dalla porta. «Qual è il motivo di questo trambusto?» «Di lei non potrebbe importarmene di meno. Quindi, fate silenzio e lasciatemi dormire» interviene Shaun. «Sapevo avresti detto una cosa del genere» interviene Rhys. «Ti tiri indietro ad ogni sfida. Se cerchi sul dizionario la voce: "senza spina dorsale", troverai una sua foto accanto. Non riesce a far nulla senza aiuto, buono a nulla di un pelandrone.» Rhys ci è andato veramente pesante con gli insulti. Shaun apre gli occhi e si alza dal divano. Gli insulti di Shaun devono avergli fatto effetto, perché sembra veramente incazzato. «Asher, sarò il tuo avversario.» Iniziano a giocare a freccette. Verso la fine della partita, Redgrave fa uno dei suoi commentini da arbitro. «Se Shaun va a segno con il prossimo tiro tu apparterrai a lui, Sgualdrinella.» «Cosa? Ma è ridicolo» mi lamento. Perché? Perché si stanno sfidando per me? Sono fratelli, dovrebbero divertirsi insieme non scontrarsi di continuo. Cerco di andarmene, questa cosa mi fa venire un nervoso indescrivibile. Redgrave mi blocca dalle spalle. «Non fare così, il premio deve restare qui» mi dice sorridendomi appena. Shaun tira l'ultima freccetta. «Sei andato forte, centoottanta punti» esulta Redgrave. Certo che Shaun ha dato uno splendido schiaffo morale al fratello Rhys. Il ragazzo si avvia verso l'uscita. «Ecco il tuo premio che equivale ad una sgualdrinella!» esorta Redgrave spingendomi addosso a Shaun. Mi scontro con la sua schiena, ma mi faccio subito indietro. Shaun si volta e mi guarda dritto negli occhi. «Per me i mortali non sono altro che una preda di cui nutrirsi» mi dice, prendendomi il mento. Si avvicina verso di me. «L'hai già scoperto. Non sognarti nemmeno di provocarmi» mi dice prima di sparire. Mio Dio, non so come dovrei reagire.

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Capitolo 8
*** VIII CAPITOLO GITA CON REDGRAVE ***


NEIDE Sono nel corridoio della scuola. Saranno all'incirca le dieci e mezza, quindi ora c'è l'intervallo di venti minuti. Scendo a prendermi qualcosa al bar della scuola. Steven è poggiato accanto ad un tavolino dove c'è un telefono fisso. «Steven, sei qui!» «Neide, non ne comprendi il motivo?» «Cosa?» Cos'è che dovrei comprendere? Certo che se mi fa domande incompiute, è un po' difficile riuscire a capirlo. «Sono assetato.» «M-mi dispiace. Per rimediare ti andrò a prendere qualcosa da bere» gli dico. «Farò in fretta.» Poggio la mia cartella accanto al tavolino e corro verso il bar. «Cosa desidera signorina?» mi domanda la barista. Cavolo, che cosa gli prendo? Una cioccolata, un caffè oppure un tè caldo? Penso che con il caffè non si sbagli mai. «Un tè, per favore.» «Ecco a lei. Grazie e arrivederci» mi dice porgendomelo dentro un bicchiere di plastica. Prendo il tè e corro subito da Steven. «Ecco, ti ho portato il tè...» inizio a dirgli, porgendogli il bicchiere. Steven dà una botta alla mia mano e fa cadere a terra tutto il bicchiere. «Ahi, scotta!» mi lamento. «Io preferisco solo le cose dolci!» mi urla. «Odio le cose amare come il caffè! Come fai a non arrivarci?» Ma che ragazzino viziato. «Questa non è una buona scusa per rovesciarlo a terra» ribatto alzando la voce. Cavolo, vorrei tanto picchiarlo. Questo ragazzino. «Non controbattere! Non sei nessuno e quindi non ne hai il diritto.» Dio, dammi la pazienza. Perché se mi dai la forza lo disintegro. Basta io me ne vado. Se sto ancora un solo secondo in sua presenza rischio di perdere il controllo. Faccio un respiro profondo. «Se vuoi ti vado a prendere qualcos'altro» gli propongo. «Non serve» mi risponde in tono calmo e gentile. Okay ho capito, è lunatico. «Il caffè ti è finito tutto sulle dita, ti sei scottata? Poverina.» Steven mi lecca le dita, però tolgo subito la mano. Sono disgustata dal suo comportamento. «Dimmi, provi odio nei miei confronti?» mi domanda, guardandomi con lo sguardo assassino. «Non è che ti odio. È che vorrei conoscerti anche meglio, ma...», Steven non mi permette di finire la frase. «Allora fa lo sforzo di capirmi» mi dice, allontanandosi. Mi volto per prendermi la cartella e tornarmene in classe, ma è sparita. «Eh? Steven, hai visto la mia cartella?» gli domando. Senza voltarsi mi risponde: «L'ho portata sul tetto.» «Perché?» «Per punirti.» Quanto lo detesto! Mi affretto a salire sulla terrazza, che in realtà poi sarebbe il tetto. Appena entro, non posso fare a meno di non notare la luna che risplende sopra di me. Maestosa come non l'avevo mai vista. La mia cartella è poggiata ai piedi di un vaso di piante. «Ti amerò» sento recitare da qualcuno. «Per sempre, per l'eternità.» Ma chi è? Vado a vedere, cercando di non farmi scovare. Redgrave è in piedi a guardare la luna. Sembra come se gli stesse facendo la corte. «Sia che tu lo desideri o meno, non ti ho dimenticata, nemmeno per un istante. La tua voce, il tuo profumo... ricordo tutto di te.» Fa un respiro profondo. «Ehi tu, laggiù» esorta girandosi verso di me. Cavolo mi ha scoperta. E adesso che faccio? Redgrave mi raggiunge in un batter d'occhio. «Sgualdrinella, non sta bene origliare» mi rimprovera, facendo la voce sarcastica. «M-mi dispiace, non era mia intenzione.» «Però qualcosa hai sentito, non è vero?» «Si, ma...» «E adesso che cosa dovremmo fare?» mi domanda, iniziandomi a spingere con le spalle contro la porta. Mi stringe il collo così forte da farmi respirare a fatica. «Non respiro...» gli dico con voce strozzata. «Credo che tu debba essere punita.» Mi sbatte con forza addosso alla porta. La cartella mi cade dalle mani. «Dove ti piacerebbe di più, Sgualdrinella? Immagino dove tu sia più sensibile. Noi creature notturne diventiamo particolarmente assetati in notti come questa» mi sussurra. La mia vista inizia a diventare appannata. «Lo diventiamo a tal punto che finiamo per perdere il controllo, se non plachiamo quella sete.» Redgrave inizia a leccarmi il collo. «Fermati...» gli dico. Lui non mi ascolta, anzi abbozza un sorriso divertito. «Non so se è per il chiaro di luna, ma mi sto eccitando un po'.» Fantastico, adesso vuole anche violentarmi. Affonda i suoi canini nel mio collo. Fa male, cavolo. Gli do una spinta e inizio a correre. Esco dalla scuola, onestamente non so nemmeno dove sto correndo. Sono circondata da negozi, macchine. Ma non ci sono molte persone in giro. Sbatto contro il petto di qualcuno, perché continuo a guardarmi indietro. Ho paura che Redgrave mi possa raggiungere. Mi scosto dalla persona. Sto per porgergli le mie scuse, quando inizia a parlare. «Ti è piaciuto il tuo breve attimo di libertà?» mi domanda una voce familiare. Alzo lo sguardo per vedere il volto della persona. Redgrave mi sorride compiaciuto. «Lasciami» gli dico, togliendomi da lui. In uno delle vetrine dei negozi c'è esposto un televisore. «È un grande onore presentarvi l'ospite di oggi, il signor Alexander D'amato» dice la presentatrice. «Il signor D'amato rientra fra i tanti politici che sono entusiasti della nuova politica estera dell'Italia.» Redgrave gira lo sguardo da me al televisore. «Cosa?» balbetto. «Ed oggi vorrei chiedergli in merito ai provvedimenti effettivi...» «È il politico Alexander D'amato. Nostro padre» esorta Redgrave. «Sebbene per me sia solamente fonte di odio.» «Alexander D'amato?» inizio a dire. Non so perché, ma il suo volto non mi è nuovo. Un nome di annida nella mia mente, ed esce dalla mia bocca con grande sorpresa. «Her Mogedius...» bofonchio prima di accasciarmi a terra e perdere i sensi. REDGRAVE Neide fissa il televisore con sguardo stupito. Vorrei tanto sapere che cosa le passa per la testa. «Alexander D'amato?» domanda con voce non del tutto sorpresa. Nel sentire il nome di quell'uomo, mi si fa sentire dentro di me lo stesso osio che provavo anni fa. «Her Mogedius...» bofonchia la ragazza. Improvvisamente si accascia a terra, priva di sensi. Non riesco a comprendere che cosa le sia successo. La prendo tra le braccia e la guardo per un istante. «Chi sei veramente?» La prendo in braccio e ritorno a scuola. Asher è fuori all'atrio, ha l'aria preoccupata. «Asher, ti sei perso qualcosa?» gli domando, accennando un sorriso. «Cosa le è successo?» mi domanda, alludendo alla ragazza che ho in braccio. «Oh, niente. È solo svenuta a causa della mia bellezza» gli rispondo sarcastico. «Le hai bevuto troppo sangue?» «Non è per quello che è svenuta», abbasso lo sguardo verso di lei. «Credo che la nostra Sgualdrinella abbia molti segreti dentro di sé. Segreti che solo il suo sangue può svelarci.» «Riportala a casa» mi ordina Asher. «Agli ordini boss.» La limousine è accostata davanti al marciapiede. Salgo e sdraio Neide sul sedile. «Tu non vieni?» domando a mio fratello. «No, ho ancora un paio di cose da fare qui» mi risponde con il suo solito tono freddo. L'autista mette in moto e parte. Riesco a sentire i passi di Asher allontanarsi e disperdersi nell'oscurità. Mi piacerebbe molto sapere cosa vuole combinare. Arrivati a casa mi affretto a portare Neide nella sua camera. La distendo sul letto e me ne vado. Non vorrei che si facesse un'idea sbagliata sul mio conto...

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Capitolo 9
*** IX CAPITOLO SETE DI SANGUE ***


Sei un sacrificio sciocco e penoso, perciò devi accogliere il dolore datoti con onore. Se ciò che desideri è un piacere più profondo, allora cercalo ed aggrappati ad esso, se puoi. Come ricompensa, ti taglierò ancora più profondamente con la mia frusta... NEIDE Apro gli occhi e la prima cosa che vedo è la mia mano accanto al mio viso. Non riesco bene a mettere a fuoco. Dove sono? Sotto di me c'è qualcosa di comodo, un materasso. E sono coperta da un piumone. Sono nella mia stanza, non c'è dubbio. Mi giro verso l'orologio che segna le 5:20 di mattina. Mi alzo dal letto, voglio uscire da questa casa. E in fretta anche. Mi metto a correre per tutto il corridoio, fino a che non esco dalla porta principale. «È aperta?!» esorto quasi incredula. Faccio il giro della casa, fino ad arrivare in una piccola cappella. Dalla costruzione sembra molto antica. Mi avvicino all'altare, ho bisogno di pregare. «Dio, si tratta di un'altra prova a cui hai deciso di sottopormi?» Alle mie spalle sento un applauso. Mi giro di scatto, Redgrave mi sorride con quel sorriso perverso. È appoggiato ad una colonna a qualche metro da me. «Non mi disturberei a chiederlo a Dio, perché tanto non avrai alcuna risposta» esorta. «Buongiorno, Sgualdrinella.» Lo guardo sbalordita. «Come sapevi che ero qui?» gli domando. Redgrave si mette a ridere. «Non ti ricordi? So tutto quello che c'è da sapere sul tuo conto» mi risponde. Inizia ad avvicinarsi a me. «Perciò dovresti smetterla una buona volta di scappare.» «Sai qualcosa su mio padre? Quando tornerà a prendermi?» «Che importanza vuoi che abbia?» Redgrave sale sull'altare. È proprio di fronte a me. Mi prende una spalla e con grande forza mi avvicina a se. «Sono qui per mettere a nudo chi sei veramente» mi sussurra con la sua voce da playboy. Si avvicina al mio collo. O no, vuole di nuovo bere il mio sangue. Cerco di liberarmi. «Smettila! Aiuto!» inizio a gridare. «Ti prego, Dio!» Spingo Redgrave via da me, con tutta la forza che ho. Lui arretra di qualche passo. Il cappello che ha in testa cade a terra. Credo di averlo fatto incazzare. Con mio grande stupore si mette a ridere. Chi lo capisce a questo qui! Si toglie i capelli da davanti al viso. Non posso fare a meno di notare che i suoi capelli gli arrivano quasi sopra le spalle. «È inutile stare a pregare» esorta. «Dio non è altro che una creazione insensata di voi umani.» «Non è vero» mi affretto a ribattere. «Che bella cosa» dice quasi come se stesse intonando una melodia. «Credi davvero in lui? Pensi che l'aver fede ti aiuterà? Sei stupida o ingenua?» domanda retorico. «Forse entrambe le cose.» Ma perché si risponde da solo? «Ad ogni modo, sei così innocente...» inizia a dire. «Trovo questa tua qualità seducente, Sgualdrinella.» Mi stringe il braccio forte. «Ahi» mi lamento. Redgrave diventa improvvisamente serio. «Tuttavia...» riprende a parlare. «Non c'è nulla in cui credere, e devi fare ben altro che pregare per ottenere qualcosa.» «Nonostante ciò, continuerò sempre a pregare e a credere!» «Oggi stai dando il meglio di te, Sgualdrinella. Ora ti mostrerò il desiderio ardente che si annida dentro di te.» Redgrave mi spinge sopra l'altare. Mi tiene stretto entrambi i polsi. «Istruiscimi. Vuoi che inizi dall'alto? O dal basso?» mi domanda. L'unica cosa che riesco a provare in questo momento è la repulsione. «Non puoi fare una cosa simile in chiesa» gli dico imbruttendogli. «Sei arrabbiata?» mi domanda canzonandomi. «Che occhi seducenti. Continua così, mi piace» sussurra con voce suadente. Cavolo è proprio un pervertito. Sembra che stia per venire da un momento all'altro. «Se vuoi puoi arrabbiarti ancora di più. Non importa quanto cerchi di resistermi, non hai speranze contro di me, dal momento che non sono umano.» Mi toglie il fiocco e mi sbottona la camicetta fino al terzo bottone. «Sarai costretta a sottometterti e sarai in balia di me. Vedrò quei posti che ti imbarazzerebbe far vedere agli altri. E alla fine, sarai mia.» Mi bacia il collo e scende molto lentamente sul petto. Deglutisco a fatica. «Fermati...» gli dico con un filo di voce. Non posso permettergli di farmi tutto questo. «Non riesco a resistere. Al solo pensiero, io...» Redgrave non finisce la frase. Ammetto che non m'importa niente di quello che sta dicendo. È un maledetto sadico pervertito. «Non mi sottometterò mai a te. Mai!» Improvvisamente arrossisce e si mette a ridere come un pazzo. Vi prego, qualcuno mi spieghi qual è il suo problema. «Che bello quando fai la coraggiosa. Non è affatto male. Mi piace» scende fino ad arrivare alle mie gambe. «Vediamo quanto resisterai in un giorno.» Mette le mani sulla mia coscia e ci poggia la bocca. Inizia prima a baciarmi e poi ci affonda i suoi canini, però in modo dolce. Mi lascio sfuggire un lamento. «Ti fa male?» mi domanda, con la bocca sporca del mio sangue. «Povera stellina. Allora te ne farò ancora di più. Ti svelerò un segreto. Sei stata offerta in sacrificio dalla tua stessa famiglia, da coloro che ami così tanto.» «Non è vero!» «Allora prova a dirmi chi ti ha mandata qui?» Rimango per un momento a fissare il vuoto, a pensare. Effettivamente mio padre mi aveva detto che sarei dovuta venire ad abitare qui. «Non può essere...» dico incredula. Sento che le lacrime stanno iniziando a scendere sulle mie guance. «Mi piace l'espressione spaventata che hai sul viso. Ora divertiamoci di più.» Il vampiro si avvicina sempre di più al mio collo. «Seguimi fino all'inferno» mi sussurra, prima di iniziare a bere con avidità. Dentro di me una voce invoca pietà. Redgrave spinge i denti sempre più in profondità. Provo a muovermi, ma è impossibile. Con una mano mi tiene ferma entrambe le braccia e con l'altra mano mi stringe il collo. D'altronde lui è così. Preferisce trattare le sue prede come se fossero delle sciacquette. A differenza di Asher che è più possessivo, lui è molto ironico ma anche narcisista e sadico. «Smettila, ti prego. Mi sento debole» lo supplico. Redgrave si stacca dal mio collo. Le sue labbra sono ricoperte di sangue. I suoi occhi luccicano delle prime luci dell'alba. Mi asciuga dolcemente il viso e mi asciuga le lacrime che mi hanno bagnato le guance. «Sei come un piccolo agnellino che è stato ingannato dal lupo cattivo» mi dice ridendo. «Perché? Perché mi fai questo?» gli domando con voce tremante. «Davvero non ci arrivi? Sei al mio volere, Sgualdrinella.» Riprende a bere da me. Non riesco più a rimanere cosciente. «Dio, salvami.»

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Capitolo 10
*** X CAPITOLO SPINE PUNGENTI ***


NEIDE Sono inchinata davanti ad un roseto. Le sue rose sono magnifiche, così decido di raccoglierne qualcuna. Vorrei abbellirci la mia stanza, sembra un po' macabra, magari qualche fiore la renderà più "viva". Dopo che Redgrave mi ha bevuto il sangue è arrivato Asher e gli ha tirato un pugno in faccia. Anche se non lo dà a vedere, tiene molto a me. Vorrei poter dire loro che sono quella bambina con la quale giocavano da bambini, ma non credo che sia ancora giunto il momento. Le parole che mi ha detto Redgrave mi risuonano nella testa, come un ritornello di una canzone preferita. «Sei stata offerta in sacrificio...» mi aveva detto. «Dalla tua stessa famiglia, da coloro che ami così tanto.» «Non può... essere vero» mi ripeto tra me. Mio padre non farebbe mai una cosa del genere. Non ne sarebbe capace. So che a lui non vanno a genio i Mogedius, però per qualche strano motivo mi ha mandato a vivere da loro. Ho il vago sospetto che sia stato ricattato. Non può essere altrimenti. «Neide» mi chiama una voce dietro di me. Steven è in piedi alle mie spalle. Ha l'aria corrucciata, chissà cos'avrà fatto. «Vorrei che prendessi quelle rose e che mi seguissi. Non mi piace che mi si faccia aspettare.» Raccolgo le rose che sono ai miei piedi e poi mi alzo da terra. Insieme a Steven mi avvio verso il cimitero. Che luogo lugubre e tetro. Mi mette un po' d'ansia. Per di più è quasi buio inoltrato. Sembra la scena di un film horror, diamine. «Come mai siamo venuti qui?» gli domando. «Le tombe sono avvolte da un'aura di mistero e dall'odore della morte» mi risponde. Mi piacerebbe tanto sapere quale sarebbe l'odore che ha la morte. «Lo trovo così piacevole, non sei d'accordo?» mi domanda. Onestamente mi fanno venire la pelle d'oca le tombe. Ma è meglio se non gli dia una risposta. Potrebbe innervosirsi di più. «Io adoro le tombe. Sono così fredde e tranquille, indifferenti al terrore.» Si ferma davanti ad una tomba fatta in marmo grigio. È molto semplice, non ha nemmeno una foto. «Mia madre riposa qui.» Cavolo in momenti come questi non so' mai cosa dire. «Allora tua madre è...» Steven non mi dà la possibilità di finire la frase. «L'ho uccisa io» mi dice secco. La sua risposta mi lascia molto sorpresa. Il ragazzo si volta verso di me, il suo sguardo è inquietante. E molto. «L'avresti detto? Anche se non ha molta importanza. Per favore lascia qui le rose.» Faccio come mi dice, e poso il mazzo di rose accanto alla sua tomba. «Allora, io vado» gli dico voltandomi per tornare alla villa. Questo posto inizia a farmi paura. Non devo farmi prendere dal panico, però. Perché lui l'avvertirebbe. «Sei davvero egoista.» «Eh?» «Ti ho invitata appositamente qui, ma te ne vai nell'istante in cui qualcosa ti contraria. Ne hai di coraggio!» urla come un pazzo. Prende il bouquet di rose e inizia a sbatterlo contro la tomba della madre. «Fermati. Non devi...» balbetto. Sono molto spaventata, ma anche infuriata da questo suo comportamento. Steven lascia andare le rose e si gira verso di me. «Non devi darmi ordini stupida mortale!» «Ma questa è la tomba di tua madre, no?» «Credi forse di potermi capire?» continua ad urlarmi. Effettivamente non posso capirlo. Si anch'io ho perso mia madre, ma non sono stata io ad ucciderla. «Mi dispiace» gli dico. «È stancante quanto ti scusi, perciò evita di farlo! Godi ad ingannare gli altri?!» Indietreggio mano a mano che il vampiro avanza verso di me. Inciampo in un rialzo di marmo e cado a parte indietro. Il ragazzo inizia a ridere come un paziente del manicomio. Okay, ora sono veramente terrorizzata, merda. «Sei veramente incredibile, Neide! Dovresti vederti quanto sembri patetica!» esulta divertito. Patetica io? Si abbassa e mi guarda dritta negli occhi. «Forza, mettiti a strisciare per terra e piangi come la misera ragazza che sei. Potrei arrivare a perdonarti.» Continua a ridere, ed io continuo ad innervosirmi. Senza contare anche che i miei capelli si sono sporcati di terra e che li dovrò andare a lavare di nuovo. «Mi... dispiace» balbetto. Non so cos'altro potrei dirgli. Steven smette improvvisamente di ridere. «Sei così dolce. Basta così.» Mi salta a dosso e mi spinge con le spalle al suolo. «Kaden!» Inizia ad avvicinarsi a me. «Smettila!» esorto. «Giusto, se alle donne umane non viene dato un bacio prima di essere soddisfatte, diventano stizzose.» Ma che cazzo sta dicendo questo malato?! Non vorrà baciarmi, mi auguro. «Che stai dicendo?» «Voi donne siete una tale seccatura» dice avvicinandosi alle mie labbra. «Fermati» riesco a dirgli prima che le sue labbra si posano sulle mie. Ha un sapore strano. Sa di... sangue. Almeno credo. Giro la faccia, in modo da togliermi dal bacio. Lui non dice niente, perché inizia subito a mordermi il collo. «Odori di qualcosa che ricordo. Perché... il tuo odore mi è così familiare?» esorta mettendosi a ridere come un pazzo. Forse perché siamo mezzi imparentati? Il vampiro riprende a bere, ma questa volta mi fa più male. «N-no, così mi fai male!» mi lamento. «Steven...» «Hai ragione» mi dice iniziando a passare una mano tra i miei capelli. «Devo metterti a tuo agio. Sei talmente deliziosa.» «No, St-Steven. Ti prego, smettila.» «Non ti lascerò andare» mi sussurra all'orecchio. Quando finalmente il ragazzo mi lascia andare mi sento troppo debole per camminare. Mi ha quasi prosciugata del tutto. Per fortuna che le mie ferite guariscono più velocemente di quelle dei comuni esseri umani. Altrimenti sarei spacciata. Mi avvio molto lentamente nella mia camera da letto. Ho bisogno di riposarmi, anche se prima dovrei farmi una doccia. Non m'importa. Mi butto sul letto. Sono letteralmente sfinita. Tant'è che non ci metto tanto a prendere sonno.

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Capitolo 11
*** XI CAPITOLO SOTTO LA DOCCIA ***


Perché nascondi la tua lussuria? Mentre premo sulla tua trachea, cerchi di farmi male con i petali delle rose rosse. Grottesca e pura, ardente lussuria. Dammene ancora. Vieni con me, e ti insegnerò il piacere di finire all'inferno... NEIDE Quando riapro gli occhi è pomeriggio inoltrato. Devo aver dormito per più di un giorno. Richiudo gli occhi, voglio dormire ancora un po'. Anche se ho scuola non m'importa. Non mi sento tanto in vena di frequentare le lezioni. Sono distrutta, letteralmente. Steven ha bevuto un po' troppo sangue, mi ha quasi prosciugata. E poi mi fa ancora male. «Sul serio?! Per quanto tempo hai intenzione di dormire, Sgualdrinella?» mi domanda la voce di Redgrave. Oh no, anche mentre sogno la sua voce mi assilla, non è possibile. «Mm...», non ho nessuna intenzione di aprire gli occhi. Al risveglio potrei trovare un ospite indesiderato. «Se mi fai aspettare così a lungo... non ti puoi lamentare se ti mangio proprio mentre sei ancora sdraiata sul letto.» Apro gli occhi di colpo. «Eh?!» «Oh guarda, ti sei svegliata!» esorta. Non era un sogno. Redgrave è seduto accanto a me. «Eh?!» «Buongiorno, Sgualdrinella.» «B-buongiorno» balbetto. Sono imbarazzatissima. Guardo la sveglia sul comodino. Cavolo dovrei andare a lezione, se non mi presento Rhys si incavolerà parecchio. «M-ma non è ora di andare a scuola?!» Redgrave diventa improvvisamente serio. «Prima ti è venuta un po' di febbre, così ti ho guarita. Non credo che sia troppo voler sentirsi dire grazie, a meno che tu non hai voglia di essere punita, vero?» Sulla sua bocca compare un sorriso malizioso. Oh, merda. «Ah, ecco cos'è successo. Allora, grazie mille» gli dico, sorridendogli. Mi alzo dal letto e mi dirigo verso il guardaroba. «Devo cambiarmi se non voglio arrivare tardi.» Metto male un piede e cado a terra. Non so cosa mi prende adesso, mi sento debole. Redgrave si mette a ridere di gusto. «Cosa succede? Non dirmi che non sei ancora guarita» esorta. «Ah, però non puoi certo andare a scuola sporca di terra.» Cavolo, ieri alla fine non mi sono fatta la doccia. Mi sono addormentata per la troppa stanchezza. Dietro di me, sento il contatto improvviso con il petto di Redgrave. La sua mano mi accarezza il viso. «C-che vuoi fare?» gli domando tremante. Redgrave sorride malizioso. «Beh di certo non ti farò andare a scuola così sporca...» Mi spinge in bagno, sotto la doccia. A primo impatto l'acqua è freddissima. I miei vestiti sono completamente bagnati. Redgrave mi bacia, ma io mi divincolo immediatamente. «Che c'è, hai dimenticato come mendicare per esso, Sgualdrinella?» mi domanda. Mi mette di nuovo la lingua in bocca. Appena si stacca apro la bocca per riprendere fiato. «Bene, tieni fuori la lingua come una cagna in calore...» «Redgrave, smettila! Smettila!» gli urlo. «Come al solito, i tuoi baci sono eccellenti, naturalmente. Sono stati in questo modo fin dall'inizio. Giusto?» Ma che cavolo sta insinuando? Mi prende una gamba e la porta all'altezza della sua vita. Inizia a baciarmi il collo. «Il tuo corpo sta raggiungendo il picco di eccitazione, giusto?» mi sussurra all'orecchio. «Tutto quello che devo fare è iniziare a succhiare il tuo sangue in questo modo...», affonda i canini nel mio collo. Mi lascio prendere da dei spasmi. «Basta... ti prego...» «Il tuo viso è diventato completamente rosso. Cosa c'è che non va?» mi domanda. L'acqua che scorre sopra i nostri corpi è così... fredda. Però a contatto con il corpo di Redgrave non c'è paragone. «È-è imbarazzante...» balbetto. Redgrave accenna un sorriso malizioso. «Se vuoi veramente che mi fermi,» inizia a dire. «dovresti cercare di contenere la tua espressione un po' di più.» Inizia a leccarmi la coscia. «Ah!» Il mio viso sta bollendo. «Ti piace molto quando ti inizio a leccare le cosce, vero Sgualdrinella?» La testa inizia a farmi male. La vista mi si sta appannando. «H-ho le vertigini...» gli dico. «Sgualdrinella, morirai per troppa perdita di sangue, oppure quando mi stancherò di bere?» mi domanda. «Cosa accadrà prima? Si, i risultati sono evidenti in entrambi i casi...» Esce dalla doccia e mi lascia da sola. Finalmente... Non riesco più a rimanere in questa casa, voglio andarmene via. Questo è davvero troppo! Io non sono alla mercé di nessuno, tanto meno di sei ragazzini viziati... me ne voglio andare via da questa casa! Chiudo l'acqua ed esco fuori dalla doccia. Sento freddo. Sull'attaccapanni che c'è in bagno trovo un asciugamano. Redgrave? Lo prendo ed inizio ad asciugarmi. Mi dirigo verso il guardaroba per prendermi dei vestiti asciutti. Perché...? Perché mi sento così... male? In fondo non abbiamo mica... O cavolo, ci è mancato poco, però. E poi quelle sue parole. Non voglio più pensarci. È troppo, perfino per me. «Sgualdrinella, sei uscita finalmente. Vieni, ti devi preparare per andare a scuola» esorta Redgrave. È seduto sopra il letto, con una mano poggiata sul materasso. I suoi occhi mi guardano così intensamente. Mi mettono un po' di suggestione. Fino a due settimane fa, non avrei mai creduto nell'esistenza di un essere così bello. Certo, però, poteva anche asciugarsi prima di mettersi seduto sopra il mio letto. Sbuffo e alzo gli occhi al cielo. «Potresti alzarti dal mio letto, lo hai completamente bagnato.» «Oh, sei così... sexy quando pronunci la parola: bagnato...» «Smettila, stai iniziando a darmi i nervi e...» non faccio in tempo a finire la frase che lui è difronte a me. Redgrave ha la faccia seria e scura. «Mettiti seduta su quella sedia, Sgualdrinella» mi ordina. Vorrei ribattere ma non ci riesco. Devo semplicemente fare come mi ha detto, che palle. Mi siedo sulla sedia della scrivania. Dopo qualche secondo mi raggiunge. Ha in mano una spazzola e il phon. Oh no. Vuole asciugarmi i capelli. «Redgrave, posso farlo benissimo da sola. Veramente...» «Non voglio sentirti ribattere, voglio farlo io.» Uffa. «D'accordo...» Inizia a spazzolarmi i capelli e poco dopo accende il phon. Certo che è proprio strano. Fino a pochi minuti fa sembrava che mi volesse saltare a dosso da un momento all'altro, invece adesso sembra quasi che sia gentile. Chi lo capisce è un mago. «Perché ti comporti così...?» «Così come?» «Beh, sei strano. Insomma un minuto prima sei gentile, quello dopo invece...» «Sono un vampiro, non devo certo dare a te certe spiegazioni, Sgualdrinella.» «Una volta però non eri così» borbotto a bassa voce. «Come fai a sapere che non ero così? Tu non mi conosci affa...» Lo interrompo prima che possa finire la frase. «Forse hai ragione. Non ti conosco molto bene. Vorrà dire che si sarà sbagliata.» «A chi ti riferisci?» mi domanda. «Ad una bambina.» Redgrave mi guarda con sguardo interrogativo. «Lascia stare. Fai finta che non ti abbia detto niente.» Il ragazzo smette improvvisamente di spazzolarmi i capelli. «Ho finito» mi dice prima di andarsene. Cavolo, c'ero quasi. Vado a prendere il diario della mamma, spero che lì ci sia qualcosa in più che mi potrebbe tornare utile. Dopo tutto quello che è successo non ho avuto più tanto tempo per continuare a leggerlo. Altrimenti dovrei tornare in quella stanza, sperando di trovare altre informazioni che mi possano aiutare a capire di più. CARO DIARIO, La settimana il mese è quasi finito. Presto faremo ritorno a Roma. Giacomo insiste nell'anticipare la partenza, ma io non sono d'accordo. Quando vedo Neide sorridere in quel modo, mi si scalda il cuore. Ho scoperto inoltre che ogni volta che si fa male, le sue ferite guariscono più in fretta delle altre. D'altronde nelle sue vene scorre anche sangue di vampiro. Anche se non credo che avrà mai voglia di bere sangue. Non so cosa dovrei fare, però. Hamelia mi ha consigliato di lasciarla qui alla villa, così ci avrebbe pensato lei a farla crescere come una creatura della notte. Anche se non ha tutti i torti, le ho risposto di no. Non voglio separarmi da mia figlia, preferisco educarla come una mortale, piuttosto che come un vampiro. Non lo diventerà mai, quindi a cosa serve? Her ha voluto sigillare il contratto qualche sera fa. So che le promesse di sangue non potranno mai essere infrante, così abbiamo solo dovuto accettare la cosa. JOSEPHINE Chiudo il diario della mamma e lo ripongo nel cassetto. Vorrei tanto sapere di che contratto sta parlando. Forse farei meglio a chiedere a Rhys se sa dell'esistenza di un contratto. Magari lui potrà darmi qualche risposta concreta. Perché dubito che gli altri cinque sono a conoscenza della cosa. Mi affretto a mettermi dei vestiti puliti e ad uscire dalla stanza. Se lui sa qualcosa, lo convincerò a parlare a tutti i costi.

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Capitolo 12
*** XII CAPITOLO LA CAVIA ***


Percorro tutto il corridoio. Mi porto istintivamente una mano sul collo, dove mi ha morsicato Redgrave. Il segno dei denti è già sparito, incredibile. Mia mamma aveva ragione, io guarisco più in fretta degli altri umani. La stanza di Rhys è al secondo piano accanto a quella di Shaun. Faccio per bussare, ma vengo fermata da dei mormorii. Chissà cosa starà facendo. Entro nella stanza. Me la immaginavo diversa. Insomma, ha così tante cianfrusaglie per fare esperimenti. Mi guardo un po' in giro con aria sognante, è molto grande la stanza. Cerco Rhys con lo sguardo. È seduto su una poltrona rossa. Sta dormendo, e sicuramente sta avendo un incubo da come si agita. La sua espressione è corrucciata. Ha un'aria molto trasandata, rispetto alle altre volte. Non porta gli occhiale e la sua camicia è quasi sbottonata, inoltre la cravatta è sfatta. Ed è senza panciotto. Per non parlare dei capelli, che sono spettinati. Ma per qualche strano motivo gli donano di più. Sulle gambe ha un libro aperto. Deve essersi addormentato mentre leggeva. Gli poggio una mano sulla spalla. Non vorrei svegliarlo, ma ho davvero bisogno di quelle informazioni. Rhys apre piano gli occhi. «Che ci fai qui?» mi domanda. «Scusami» gli dico tirando subito indietro la mano. «Non posso credere di essere stato svegliato dall'odore del tuo sangue.» «Mi dispiace.» Chiude il libro che ha sulle ginocchia. «È di gran lunga preferibile all'incubo che stavo avendo» borbotta. «Posso fare qualcosa per te?» «Sono entrata perché volevo farti una domanda...» «Sarebbe?» «Ecco, per caso sai dell'esistenza di un contratto che mi lega a voi sei?» «Un contratto?» Dalla sua espressione deduco che non ne sa niente. Cavolo, adesso non mi resta che andare a cercare nell'altra stanza. «Non fa niente, lascia perdere. Fa come se non te lo avessi mai chiesto...» «Aspetta qui. Vado a preparare del tè.» Tè? Ma che diamine c'entra il tè con una domanda del genere? Rhys si alza dalla poltrona e va a prendere una tazzina e versa del tè freddo. Si risiede ed inizia a bere. Certo che non gli hanno insegnato ad offrire qualcosa da bere agli ospiti. Che maleducato. Lo guardo con sguardo interrogativo, come per dire: «E io?» «Ho dimenticato di informarti quale sia la tua posizione. Tuttavia, non immaginavo che si rendesse necessaria una spiegazione. Hai creduto davvero che avrei fatto del tè per te?» «Normalmente le persone quando fanno due chiacchiere bevono tè insieme. Se tu sei abituato diversamente non è certo colpa mia» esorto. «Dovresti smetterla di essere così presuntuosa. È un comportamento molto pretenzioso. Ti permetterò di goderti l'aroma.» «Sai quanto me ne importa dell'aroma» sbotto. «Me ne torno nella mia camera.» «Non serve che te ne vada» esorta. Si alza dalla sedia e si avvicina alla vetrata. Dopo qualche secondo si volta verso di me. «Farò un'eccezione e condividerò il mio tè con te.» Rhys prende una tazzina ed inizia a versarvici dentro il tè, poi ma la porge. Certo che è proprio strano. «Ecco qua, prego.» «Grazie.» Inizio a sorseggiare il tè, come mi ha insegnato mia mamma. Comunque non si deve permettere di dirmi che sono di rango inferiore, perché apparteniamo alla stessa famiglia, anche se alla lontana. Il tè ha uno strano sapore, e mi fa iniziare a tossire. La tazzina mi cade dalle mani e si rompe non appena tocca terra. Ma che cosa ci ha messo dentro? Veleno? «C-cos' era?!» gli domando con la mano sulla bocca. Rhys sta leggendo un libro sul tavolo, mi sta dando le spalle. «Non serve che ti preoccupi. Non metterà a rischio la tua vita. Tuttavia, non mi piace che ti abbia intorpidito. Dovrò ripetere il procedimento» esorta. Chiude il libro e prende una fialetta, che mi fa bere. «Ora bevi questo.» Mi forza ad aprire la bocca e a farmi ingoiare quello strano liquido blu. Riprendo un'altra volta a tossire, ma questa volta mi accascio a terra. E finisco per tagliarmi con i cocci della tazzina. «Non è educazione tossire in quel modo. Cosa c'è che non va in te? Ciò che si rompe va ripulito immediatamente.» «Puoi scordartelo!» ribatto. Mi guardo la mano dove mi sono tagliata. Dai, guarisci in fretta. Rhys si avvicina a me e mi afferra la mano. «Nono voglio che ti faccia un'idea sbagliata. Come nel caso di questa tazza, non ho interesse nelle cose che mostrano imperfezioni. Questo è vero. Tuttavia, tu infondi nell'aria un aroma così dolce» dice, avvicinando la bocca alla mia mano. Mi sta leccando il sangue. Si ritira indietro non appena la sua lingua assaggia la prima goccia. «Questo sapore...» esorta stupito. Si alza da terra, e mi dà le spalle. «Mi sono macchiato del tuo sangue. Alzati!» mi ordina. Faccio come mi dice. Quando si volta a guardarmi nei suoi occhi splende una luce che mi incute paura e terrore. So per certo che vuole mangiarmi. Indietreggio automaticamente. Mi spinge con le spalle contro la libreria a parete. «Rhys! Ti prego, non farlo» lo supplico. La sua mano mi accarezza il viso. «Chi mai potrebbe sentirti mentre urli?» mi domanda avvicinando i canini al mio collo. «No...» «I mortali non sono altro che contenitori di sangue. A dispetto della tua condizione di recipiente senza valore, desidero donarti piacere più di chiunque altro. Ecco...» I suoi canini squarciano il mio collo. Mi sta facendo male. «Smettila!» urlo, togliendomelo con di dosso con tutta la mia forza. Infuriato, Rhys sbatte una mano contro la libreria. «Ricorda quale sia il tuo posto, umana. Non tollero la disobbedienza! Impara a temermi, sempre di più!» mi rimprovera. Mi porta la mano ferita più in alto ed inizia a stringerla forte. Sulle sue labbra è comparso un sorriso sadico. «Dovrei bendarti la ferita? Lo farò così stretto da bloccarti la circolazione, e la tua mano marcirà, cadendo poi dal polso. Quanto credi che urlerai allora? Il solo pensiero mi rende felice.» Le gambe non reggono più il mio peso corporeo. Cado sulle ginocchia, ma Rhys tiene ancora la mano ferita stretta nella sua presa. «Il tuo viso verrà distorto dal rimorso e dal rimpianto. Soffrirai, ed infine, tra i pianti e le urla... morirai!» Sento che le mie forze mi stanno abbandonando. Chiudo gli occhi per non dover guardare in faccia la mia morte. Ormai sono spacciata, lo sento. Prima di perdere completamente i sensi sento Rhys sussurrarmi: «Non lo permetterò.» RHYS È svenuta. Quanta poca resistenza ha questa ragazza. Anche se vorrei tanto ucciderla, non permetterò alla mia bestia di farle una cosa del genere. Nemmeno ai miei fratelli. Il suo sangue ha uno strano sapore. Non so spiegarlo, stranamente. Non ho mai assaggiato qualcosa di così delizioso. Però, ha qualcosa di familiare. «Cos'è tutto questo baccano?» domanda la voce di Shaun alle mie spalle. Mi volto verso di lui. «Niente di cui tu debba preoccupare» gli rispondo brusco. Shaun si comporta come se non gli avessi detto niente e si avvicina alla ragazza. «L'hai quasi prosciugata. Devi ancora imparare a contenerti, fratello.» «Non sono affari tuoi» ribatto. La prende in braccio e si avvicina verso la porta. «La riporto nella sua stanza e le farò bere un po' del mio sangue, si riprenderà più in fretta.» «Asher se la prenderà, dovresti saperlo.» Shaun accenna un mezzo sorriso. «Non m'importa niente se ferirò i suoi sentimenti. Sia chiaro» mi risponde prima di uscire dalla mia stanza.

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Capitolo 13
*** XIII CAPITOLO IL PUGNALE DI STEVEN ***


NEIDE Mi sveglio di colpo, come se mi stesse chiamando una voce. I miei occhi si sono aperti da soli, come se mi fosse proibito di dormire ed io avessi infranto quella regola. Non ricordo come sono arrivata nella mia stanza, però credo di essere svenuta mentre Rhys stava bevendo il mio sangue, non c’è altra spiegazione. In dosso ho ancora i vestiti che portavo prima. Dovrei cambiarmi ma non ho tempo da perdere. Mi devo recare immediatamente nella stanza dove ho trovato il diario della mamma. Però devo farlo con la massima tranquillità, altrimenti rischio di incappare in uno dei fratelli. Ed è l’ultima cosa che voglio, al momento. Scendo dal letto e mi vado a spazzolare i capelli, giusto per non lasciarli impicciati. Poi, una volta finito, esco dalla stanza provando a non fare il minimo rumore. Il corridoio che porta alla scalinata a chiocciola è molto lungo e pieno di porte, alla parete destra, e finestre, alla parete sinistra. Mi chiedo quale sia il bisogno di avere così tante stanze in una casa. Da fare invidia alla reggia di Versailles. Accanto ad una grande vetrata c’è Steven, che sta osservando la luna alta nel cielo. Ha lo sguardo assortito, chissà a cosa starà pensando. «Steven» lo chiamo. Lui si gira verso di me. Il suo viso non è imbronciato come il resto delle altre volte, al contrario è calmo e rilassato. «Morirai di certo se resti qui» mi dice. Sembra come se gli importa della mia incolumità. Mi avvicino verso di lui. «Quale altra scelta ho?» gli chiedo, pog-giandomi sul suo petto. Lui non si toglie, sembra non dargli fastidio. Sono confinata qui, in un modo o nell’altro. Ricordo ancora le parole che mi hanno detto il primo giorno. Se oso provare a fuggire mi uccideranno. «Devi andartene ora.» Il tono della sua voce è ghiacciante. Non capisco bene ancora le sue parole. Mi sta dicendo che me ne devo andare? Mi scosto da lui, per guardarlo dritto negli occhi. «Ora è la tua occasione» esorta, voltandosi a guardare la luna. È quasi totalmente oscurata. Riesco ad intravedere solo uno spicchio. Mi allontano da lui e me ne ritorno nella mia stanza a preparare le valigie. Questa è la mia unica opportunità per andarmene una volta per tutte da questa casa. Allora perché non riesco ad andarmene? Perché non riesco a fuggire? Mia madre, tramite il suo diario mi ha chiesto di cercare di far tornare l’umanità ai sei vampiri. Se me ne vado adesso, non manterrò il mio impegno. E lei rimarrà molto delusa da me. Mi metto seduta sul letto a fissare la nostra fotografia. Quanto vorrei ritornare a quei giorni, ormai sono così lontani che i ricordi nella mia mente sono sfocati. «In ogni caso, voglio conoscere la verità!» esorto. Esco dalla mia camera da letto in preda ad una furia tremenda. Se non posso chiederlo a Rhys, allora lo chiederò a Steven. Di certo lui saprà darmi una risposta concreta. Per mia fortuna è ancora dove lo avevo lasciato prima. Non ci avevo fatto caso, ma sembra come ipnotizzato dalla luna. Mi chiedo quale sia il motivo. «Steven?» lo chiamo avvicinandomi a lui. «Sei ancora qui?» mi domanda seccato. Sembra quasi che sia sorpreso di rivedermi. Forse pensava che me ne sarei andata, che avrei sfruttato l’opportunità. «Hai sprecato un’opportunità rara.» So di essere un’idiota, ma ho fatto una promessa. Non posso farci niente se mi hanno cresciuta dicendomi che le promesse vanno sempre mantenute. «Sei a conoscenza di quello che riguarda la nostra famiglia? gli domando. I suoi occhi, che prima erano fissi ad osservare il cielo, ora sono fissi su di me. «Sai del legame che ci unisce? Se sai qualcosa ti prego di dirmelo.» «Non so nulla di ciò che mi stai chiedendo» mi dice avvicinandosi a me. Da dietro una tasca dei pantaloni, estrae un pugnale e me lo mette in mano. «Cosa…?» Il pugnale è molto fino. All’altezza del manico ha un rombo dove incastonato c’è una pietra blu. Credo che sia zaffiro. «Questo pugnale d’argento può essere usato per uccidere i vampiri della nostra risma, con una pugnalata dritta al cuore» mi dice. Per quale motivo mi avrà dato questo pugnale? «Perché?» Steven senza darmi una risposta, si allontana. Con il cuore rammaricato, me ne ritorno nella mia stanza. Nemmeno lui ha saputo darmi una risposta precisa. Appena varco la porta della mia stanza, la prima cosa che noto è Redgrave sdraiato sul mio letto, nella posizione di sex symbol. «Sgualdrinella, mi hai fatto aspettare» esorta non appena appena varco la soglia. «Redgrave…» «Che c’è? Come mai quella faccia?» mi domanda, mentre si alza dal letto per raggiungermi. «Esci di qui» gli ordino. Il ragazzo abbozza un sorriso. «Dici sul serio?» Il suo sguardo si sposta sulle mie mani, dove ho in mano il pugnale. «Ma guarda… quello è il pugnale di Steven» esorta. Mi prende le mani e le porta all’altezza del cuore. Il suo gesto mi lascia completamente stupita e disarmata. «Cosa fai?» gli domando. «È un tale privilegio! Non sapevo mi amassi tanto» esulta. Non riesco a capire le sue parole. «Eh?» «Per un vampiro, l’assassinio è il gesto più alto per confessare il proprio amore. Ti ritrovi ad interpretare l’atto conclusivo, quello che può porre fine alla vita di un immortale…» «Red-grave…» lo chiamo. Mi guarda con lo sguardo così profondo che riesco a riflettermi nei suoi occhi. «Sai cosa si prova ad amare talmente tanto qualcuno al punto di odiarlo?» Redgrave mi spinge contro la parete, facendomi sbattere forte la schiena. Impreco, per il colpo. «Dopotutto, tu ed io ci somigliamo molto. Il tuo sangue caldo mi parla con il suo dolce aroma» mi sussurra. Provo a togliermi le sue mani di dosso, ma è del tutto inutile. La sua presa si fa sempre più stretta e potente. «Redgrave, lasciami andare» gli ordino, guardandolo dritto negli occhi. Il mio sguardo è corrucciato e serio. Si avvicina al mio orecchio e mi sussurra: «So che mi desideri.» Il tono della sua voce è suadente. Come una dolce melodia che ti ammalia. Per quanto la si odi, non si può far a meno di ascoltarla e riascoltarla. È diventata come una droga per me. «Come puoi dirlo?» gli domando balbettando?«Ti prego, lasciami.» Lo allontano con la forza. Redgrave indietreggia di qualche passo, barcollando un po’. «Dillo!» mi ordina. Dire cosa? Non riesco proprio a capirlo.«Urla che mi vuoi. Non c’è alcun Dio. Non c’è alcun bisogno di seguire le regole. È così importante vivere sopprimendo i propri desideri?» mi domanda. Questa sua domanda mi lascia un tantino perplessa. «Non so,» bofonchio. «il perché sia importante.» Redgrave accenna un sorriso divertito. Si avvicina nuovamente al mio viso. Sento il suo respiro su di me. I suoi canini si stanno avvicinando alla mia gola. «Ma continuerò a credere» esordisco tutto d’un tratto. «Non importa quanto possa diventare dolorosa la vita, continuerò a credere. L’uomo è debole perciò deve avere fede.» Con mio grande stupore, Redgrave si allontana dal mio collo e ritira in dentro i canini. Una risata rimbomba nella camera da letto. «Non ho mai incontrato una ragazza come te, Sgualdrinella. Ero solo interessato al tuo sangue, ma ora…» inizia a dire. «Ho cambiato idea.» Redgrave esce dalla mia camera da letto, lasciandosi dietro di sé la porta completamente spalancata. Non riesco a capire il perché non ha bevuto il mio sangue. Almeno non dovrò soffrire inutilmente oggi. Ogni volta che i suoi denti squarciano la mia carne, vengo travolta da un’ondata di feromoni. Non riesco a coglierne il motivo. Credo che la sua intera ruoti attorno alla lussuria più estrema. Vuole a tutti i costi che le sue vittime lo implorino di bere il loro sangue. Ma con me ha trovato filo da torcere, perché non lo farò mai. Non mi sottometterò mai né a lui né a nessun altro dei fratelli. Ho deciso, se nessuno di loro vuole dirmi la verità, la scoprirò da sola. Che vadano tutti e sei all’inferno. Certo che è un eufemismo, in un certo senso i sei ragazzi sono già all’inferno. Ed io sono la loro concubina.

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Capitolo 14
*** XIV CAPITOLO DOLCI SOGNI ***


NEIDE Ho deciso. Devo parlare con loro di persona. Non importa quello che accadrà, ma se non farò qualcosa entro domani allora avrò fallito completamente. Esco dalla mia stanza e mi dirigo di corsa alla camera dove ho trovato il diario della mamma. Per mia fortuna nessuno dei vampiri ha intralciato la mia strada. Mi fermo davanti la porta della stanza, che con mio grande stupore è accostata. Che ci sia qualcuno dentro? Busso, ma non ricevo risposta. Così decido di entrare. La camera è come l'avevo lasciata l'ultima volta che ci sono entrata. I libri sono ancora a terra, nessuno di loro si è degnato di raccoglierli. Sono proprio degli animali. Evidentemente, le buone maniere ce le hanno sotto la suola delle scarpe. Non mi stupisce più di tanto. Mi avvicino allo scaffale dove ci sono altri libri ed inizio a rovistare, nella speranza di trovare altri diari oppure pergamene che parlano di un contratto. Sembra, però, che non ce ne sia traccia. Mi domando se qualcuno l'abbia nascosto affinché nessuno lo trovasse. «Cosa ci fai qui dentro?» mi domanda una voce alle mie spalle. Spaventata, mi giro di scatto verso la porta, dove ho sentito la voce. Appoggiato all'uscio della porta, c'è Asher che mi fissa. Ha lo guardo imbronciato. «Sto cercando una cosa» gli rispondo secca. Fregandomene altamente della sua presenza, continuo a frugare tra gli scaffali. Sento i passi di Asher farsi sempre più vicini, fino a che riesco a sentire il suo respiro sul mio collo. «Se mi dici di che cosa si tratta, potrei darti una mano» mi sussurra all'orecchio. «Il motivo per cui sono qui...» inizio a dirgli. «Pensavo fosse ovvio.» «Non sapete la verità, su chi sono» ribatto. Mi volto verso di lui per guardarlo dritto negli occhi. «Illuminami allora», il suo viso è vicino al mio. Meno di cinque centimetri separano le nostre labbra. «Sapevi che siamo imparentati?» gli domando tutto d'un fiato. «Cosa?!» esorta quasi incredulo Asher. «Sei mio cugino» gli dico tutto d'un fiato. Asher fa una faccia che un misto tra stupefazione ed incredulità. Come se le parole che ho appena detto siano tutte fandonie. «Mi stai mentendo» impreca. «A che scopo? È la verità Ash!» Il ragazzo sbatte le palpebre. I suoi occhi verdi mi imbruttiscono. Anche se questo vampiro ha il viso più bello di qualsiasi ragazzo su questa terra, non posso certo lasciarmi abbindolare dalla sua bellezza. «Dimostramelo.» Senza pensarci due volte lo afferro per la mano e lo trascino nella mia stanza. «Dove mi stai portando?» mi domanda scocciato. Alzo gli occhi al cielo e sbuffo. «Ora lo vedrai» taglio corto. Apro la porta di scatto, non appena gli lascio andare la mano vado verso il comodino, dove tengo la foto di quando ero piccola. Mi volto verso di lui e gliela sbatto letteralmente in faccia. «Adesso mi credi?» gli urlo. «Non può essere... la bambina...?» Lascia incompiuta la domanda. «Sono io» concludo. Asher mi guarda con occhi sorpresi. Il suo sguardo non lo riesco a decifrare molto bene. Vorrei poter sapere che cosa prova, pagherei oro per sapere cosa stia pensando in questo preciso momento. «Ash, di qualcosa...» Il ragazzo lascia andare la fotografia per terra e si butta addosso a me. Le sue braccia mi stringono forte a sé. Quasi da farmi mancare il respiro. Questo suo comportamento mi ha disarmata, completamente. «Dio, quanto ti ho cercata. Non sai da quanto tempo aspettavo il tuo ritorno» mi sussurra. Il tono della sua voce è diverso rispetto a quello con cui mi parla solitamente. È più calmo e molto più dolce. Non sono abituata a questo genere di attenzioni da parte sua. «Perché non mi hai detto chi sei veramente?» «N-non lo so. Insomma, non ce n'era bisogno» gli rispondo un po' incerta. Mi scanso da lui, per guardarlo negli occhi. «Voglio salvarvi» gli dico con le lacrime che mi scendono per tutto il viso. «Ho fatto una promessa e intendo mantenerla.» Asher sembra non aver afferrato le mie parole. «Di quale promessa stai parlando, Ny?» Ny? Sul serio? Di tanti soprannomi che potesse scegliere proprio Ny? «Quella che ho fatto a mia madre... le ho promesso che vi avrei fatto provare che cosa significa essere umani. Ma sembra che abbia fallito, completamente. Mi dispiace, Ash» gli dico mortificata. «Non dispiacerti. Vorrei solo che tu me ne avessi parlato prima. Non sai quante notti ho cercato di immaginarmi il volto di quella bambina diventata grande. Alla fine ce l'avevo sotto gli occhi e non me ne sono mai accorto», sulle sue labbra compare l'ombra di un sorriso. Che dolce, negli ultimi anni non ha fatto altro che pensare a me. Asher mi accarezza dolcemente la guancia. La sua mano è fredda come il ghiaccio. Tantoché mi fa sussultare per la temperatura. Rimane sorpreso dalla mia reazione, sembra che ci sia rimasto male. «Scusami, tu non...?» «No, non è quello. La tua mano... è, come dire, gelata» gli rispondo. «E poi non mi avevi mai accarezzato il viso in quel modo» aggiungo. Nella mia voce si riesce a sentire l'imbarazzo provocato dalle parole che ho appena detto. Il mio viso è diventato completamente rosso. Asher scoppia in una risata sonora. Mi sta prendendo in giro? Lo guardo di sbieco. «Scusami, non era mia intenzione canzonarti» mi confessa. «Lo hai fatto comunque, però» ribatto. La sua risata è così contagiante, che mi fa ridere anche a me. «Dovrei chiederti un favore, Ash...» Il ragazzo torna serio di colpo. La sua espressione parla chiaro. «Che tipo di favore?» mi domanda. «Vorrei parlare anche con i tuoi fratelli di tutta questa situazione. Mia madre mi ha lasciato un diario, dove mi chiede di farvi provare che cosa significa essere umani.» «Potrei leggere il diario?» mi chiede. Oh mio Dio. Vuole leggere il diario della mamma dove c'è scritto che mi dovrei affrettare a scegliere tra lui e Redgrave. Non voglio che lo scopra. Ma non posso nemmeno rifiutarmi di farglielo leggere, incombendo nella sua ira. «È nel cassetto del comodino» gli rispondo indicandogli il mobile. Asher si dirige verso il comodino, dove prende il diario. Allora mi avvicino a lui per fargli leggere la pagina di diario dedicata a me. «È questa» gli dico. Asher mi toglie il diario dalle mani ed inizia a leggere la lettera. «Molto probabilmente questo diario lo avrai trovato nella stanza sigillata dei Mogedius. Ti starai chiedendo, inoltre, che cosa ci fai lì. È semplice, tu sei l'unica che può salvare quei ragazzi. Rendili di nuovo umani. Conoscendo tuo padre, non ti lascerebbe mai troppo tempo alla villa; quindi sfrutta tutti i giorni che hai a disposizione. Loro non si ricorderanno subito di te, ed è tuo compito farli ricordare. Prova a comportarti come quando eri bambina. Cerca di coinvolgerli tutti. Falli riavvicinare gli uni agli altri. Ricorda loro cosa significa essere fratelli. Attenta però a non affezionarti troppo a loro. Forse tu non te lo ricorderai, ma io sì. Asher e Redgrave sono sempre stati i tuoi preferiti. Se succedesse che ti innamorassi di uno di loro due, ti prego non far soffrire l'altro. In fondo sono dei bravi ragazzi, hanno solo avuto un'infanzia sommersa nel sangue...» Asher stacca gli occhi dal diario e si gira a guardarmi. «Adesso hai compreso tutto quanto» esorto. «Si, non immaginavo che tua madre aveva capito tutto.» «Tutto cosa?» gli domando confusa. Asher mi guarda divertito. «Quello che io e Redgrave provavamo per te. Anche se credo che a Redgrave sia passata da un pezzo la cotta.» «Aspetta un secondo, mi stai dicendo che tu eri innamorato di me?!» Sono un tantino confusa. Asher diventa improvvisamente rosso. «Beh, non dirlo in questo modo crudo. Però, si. Ero innamorato di te.» «Eravamo dei bambini, Ash. Anche se tu avevi un anno in più a me. Non puoi definire quel sentimento amore.» Asher diventa serio di botto. «Ci ho messo un bel po' a capirlo. L'ultima estate che hai passato qui, mi sarei tanto voluto confessare a te. Mia madre me lo impedì. Io avevo dodici anni e tu undici. Non puoi ricordartelo, certo. Ma ti giuro, non ho passato notte nello sperare che tornassi l'estate successiva. Però non sei mai tornata da me.» «Asher, ti giuro che mi dispiace. Sono successe talmente tante cose che alla fine la mia famiglia non ha più pensato di venire alla villa. Mio padre ha cambiato lavoro, poi la morte della mamma. Io ho finito per dimenticarmi di voi. Mi dispiace» gli confesso. «Non dispiacerti. Sarei dovuto venire a cercarti. Inoltre...» inizia a dire. «Inoltre?» «Mi dispiace per aver bevuto il tuo sangue. So di averti fatto male e mi dispiace.» «Non dispiacerti. Non potevi sapere che ero io.» «Avrei dovuto immaginarlo, però. I tuoi capelli, i tuoi occhi. Mi avrebbero dovuto ricordare della bambina che mi ha fatto battere il cuore per la prima volta.» Mamma, come faccio a non innamorarmi di un ragazzo così? I suoi occhi nei miei, il suo sguardo quando si posa su di me. Anche se è freddo, dentro di me so che posso renderlo caldo. Non m'importa se è mio cugino. Non m'importa se è un vampiro, io lo amo. Tra tutti loro è stato l'unico a far battere il mio cuore. E poi ha rubato pur sempre il mio primo bacio. Contro ogni regola che mi sono sempre imposta, andando contro ciò in cui credo avvicino le mie labbra alle sue. Non mi importa più di niente ormai. Io lo voglio. Desidero questo ragazzo con tutta me stessa. Non m'importa che cosa penseranno gli altri, che vadano tutti quanti all'inferno. Lascio cadere il diario della mamma a terra, per aggrapparmi con le mani intorno al suo collo. Non è da considerare un primo bacio, visto che quella sera in piscina mi ha baciata per farmi respirare di nuovo. Asher mi spinge fino al letto, dove ci lasciamo cadere entrambi. È sopra di me. Continuiamo ancora a baciarci. È comprensibile, siamo stati lontani per così tanti anni che ora non vogliamo più separarci. Lo desidero così tanto. Che il mondo si potesse autodistruggere se non farò l'amore con questo ragazzo in questo preciso istante. Asher alza un secondo la testa e mi guarda dritto negli occhi. Stanno risplendendo di una strana luce. «Sei sicura che vuoi...» Non gli permetto di finire la frase. «Sono sicurissima. Ti voglio adesso. Ti voglio per il resto della mia vita.» Asher riprende a baciarmi, questa volta però con più passione e più desiderio. Sento che ogni fibra del mio essere lo cerca. Voglio stare con lui, per sempre. Al diavolo quello che penseranno di noi le persone fuori da questa stanza. Perché lui mi appartiene ed io appartengo a lui. «Ny, sei sicura?» mi domanda di nuovo. Perché ancora questa domanda? Ancora non lo ha capito che lo amo? «Si. Perché ti amo e ti voglio» gli rispondo. Asher mi butta sul letto senza convenevoli, come è suo solito fare. Anche in un momento come questo riesce a mantenere la sua indole possessiva. Ci guardiamo negli occhi e la maschera rude e da maniaco del controllo cade, come se si fosse improvvisamente ricordato di quando eravamo bambini e giocavamo insieme, quando avrebbe fatto pazzie per me. Lui comincia a baciarmi con passione, facendo percorrere il mio corpo da un brivido intenso e caldo. Ogni fibra reclama la sua parte, smaniosa di toccare, arraffare, baciare. Mi sento come impazzita ed avvinghio le mie mani alla sua vita, stingendolo forte a me, e ad intrecciare le mie labbra con le sue, mordendole giocosamente. Improvvisamente mi ribalta usando la sua forza innaturale e comincia a farmi dei succhiotti; gli stessi che tempo prima mi avevano infastidito e causato dolore, ma che ora invece riescono ad infuocare ogni molecola del mio corpo come un caldo abbraccio piacevole ed intriso di lussuria. Comincio ad ansimare e con impazienza gli tolgo la maglietta. Il suo fisico è perfetto. Mi domando se gli scultori greci nella loro mente quando hanno pensato al corpo maschile perfetto si ispirassero a lui. La sua pelle, al solo contatto con la mia emana pulsazioni innaturali, proprio come siamo noi due. Amanti vampiri. Comincio a giocare con i passanti della sua cinta e la slaccio. Ora io ho il controllo del "gioco". Comincio a massaggiare la sua virilità e lui emette qualche risatina e gemito di soddisfazione. Inizia con trepidazione a spogliarmi e a toccarmi. Sorrido. Il ragazzo ha esperienza. Mi lascio fuggire un gemito per il piacere, poi Asher mi issa sulle sue ginocchia ed entra dentro di me. È la mia prima volta. Avverto del dolore, ma niente in confronto alle ondate di piacere che mi provoca. Solo a fine atto mi rendo conto che non aveva preso le precauzioni che bisognerebbe prima prendere. Ma non importa, niente importa ora. L'unica cosa a cui penso è quanto questa serata sia stata perfetta e piacevole. Poggio metà del mio corpo sopra il suo petto, con una mano intrecciata nella sua. Mentre l'altra mi accarezza dolcemente la mia fluente chioma. Così mi addormento sognando i momenti passati con Asher quando ero bambina, perché la mia mente non li ha mai rimossi del tutto.

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Capitolo 15
*** XV CAPITOLO IL SEGRETO SVELATO ***


La gelosia è la cosa migliore per ravvivare il gusto. Lascia che ti spazzi via. Più mi odi, più diventi adorabile. Quando ti vedo colma di ingordigia, risvegli la mia sete... NEIDE È giorno ormai, il che significa che tutti quanti dormono. Asher è accanto a me e sta dormendo come un sasso, non voglio svegliarlo. Sembra un angelo, però con la coda e le corna. Dopo la bellissima serata passata insieme, non l'Asher possessivo che avevo conosciuto, ma con un Asher diverso, romantico, passionale, mi avvio con un languorino verso la cucina. Varco la soglia e vado verso il frigorifero; avverto per un millisecondo una pressione sulla spalla e caccio un gridolino. È Steven. Per fortuna. Di tutti i fratelli ho beccato quello meno pervertito. «Steven, avverti della tua presenza invece di far prendere gli spaventi alla gente» esorto scandalizzata. Sul suo volto compare una smorfia di disgusto. «Stupida umana, avevi l'occasione di scappare e l'hai rifiutata. Ora se proverai a scappare, stai tranquilla che non mi tirerò indietro e ti cercherò per ucciderti», il sadico fa un sorriso malizioso e se ne va. Ormai è definitivo: devo far tornare l'umanità a tutti e cinque i fratelli. Anche se Asher ormai rimane fuori dal gioco, perché posso dire che l'ha riacquista, rimangono sempre gli altri quattro. Comincia a girarmi la testa ma non mi importa. Apro il frigo ma non trovo niente che mi aggrada. Quindi, decido di andare verso la sala da pranzo. Camminando la stanza inizia a girarmi intorno, mi sento mancare e svengo, cadendo fragorosamente a terra. Mi risveglio dopo un sonno agitato e pieno di incubi, di quelli del tipo che non riesci a scappare da un posto perché trovi tutte le porte sigillate, un po' come è veramente insomma. Mi sento debole, provo un calore fortissimo in ogni parte del corpo. Mi porto una mano sulla fronte. È ufficiale: ho la febbre. Mi guardo un po' in torno. Non sono nella sala da pranzo, ma nella mia stanza. Ho in dosso la mia vestaglia rosa. Vicino a me, su una poltrona di legno rossa ornata con i braccioli rivestiti, siede Asher, vigile. Il ragazzo nota che ho aperto gli occhi ed inizia ad accarezzarmi dolcemente il viso, scostandomi i capelli dalla faccia. «Buongiorno amore» mi fa, con un sorriso che parte da un orecchio fino ad arrivare all'altro. «Ciao. N-non sono troppo in buona forma, eh?» dico con una voce fragile come il vetro, come si potesse spezzare da un momento all'altro. «Sei svenuta in sala da pranzo, ti ho toccata ed ho sentito il tuo corpo bollente. Qui non abbiamo termometri o strumenti all'avanguardia, non ci servono, però ho capito subito che avevi la febbre» esorta il ragazzo. Mentre parla lo ascolto come ipnotizzata. La sua voce è meravigliosa. «Sonno arrivati anche gli altri, ma se ne sono fregati. Pensa che Redgrave ti avrebbe prosciugata in quello stato dicendo che eri morta per colpa della febbre. Fortuna che sono arrivato in tempo e l'ho fermato. Dopodiché ti ho portata qui.» Quindi mi ha protetto, ha sfidato il suo stesso fratello per me. Un'umana che è per metà un vampiro. Lo amo tantissimo in questo momento, il mio unico desiderio è di trascorrere tutta la mia vita con lui, il mio Gentlevamp. «Asher, grazie per avermi protetta» gli dico, diventando rossa sulle guance. «Dovevo farlo, perché ti amo.» Lui si avvicina e mi bacia la fronte. «Anche io ti amo» gli confesso. Pian piano il suo viso scende fino ad arrivare alle mie labbra; ci baciamo passionalmente, facendo danzare le nostre lingue. Sono subito costretta ad allontanarlo perché vengo sopraffatta dalla stanchezza, provocatami dall'influenza. Asher sembra rimanerne seccato, ma comprende immediatamente il mio stato. Si sdraia accanto a me, facendomi poggiare a lui e lasciandomi nuovamente addormentare, cullata dal suo dolce profumo di rose. ASHER Ora sta dormendo. La osservo: sembra così fragile, in quel letto, ridotta alla stanchezza in questo modo dalla febbre. Ho delle supposizioni riguardo alla sera prima, ma sono sempre più convinto che tacerò per non turbare lei e non scatenare l'ira dei miei fratelli. E poi quello che riguarda la mia razza, non parla di un umana metà vampiro che ha partorito bambini. Voglio evitare di pensarci. In fondo noi ci procreiamo con quelli della nostra specie; si talvolta capita che mettiamo in cinta qualche donna, ma il bambino o muore perché il ventre della madre non è idoneo oppure nasce un mostro che dobbiamo in ogni caso uccidere. Mi alzo dal letto, così Neide può riposare per bene. Scendo e trovo questa scena: Steven e Redgrave che si stanno sfidando a freccette per chissà quale stupida ragione. Mentre Shaun sta dormendo sul divano e gli altri stanno leggendo. Redgrave esulta una frase del tipo: «Chi vince avrà la priorità sulla sgualdrinella.» Mi fa ridere, perché nessuno di loro avrà più la priorità su di lei. Ormai le ho impresso il mio marchio, per legge mi appartiene. Mi vado a sedere su una poltrona e provo a dormire. Il rumore delle freccette e delle chiacchiere viene interrotto dalle urla di Neide. Corro più veloce che posso nella sua stanza. Apro la porta di scatto e le chiedo: «Ny cos'è successo?» Gli altri mi raggiungono immediatamente. «Ny? Da quand'è che hai iniziato a chiamarla con un soprannome?» domanda sarcastico Shaun. «Ah! Ma stai zitto tu!» gli urlo nauseato. Shaun stranamente non ribatte. «Invece di stare qui a litigare aiutatemi! Penso di essere incinta, ho anche la nausea oltre alla febbre, che devo fare?» chiede lei preoccupata. Redgrave ride fragorosamente, prima di rispondere alla domanda di Neide. «Amore, nei casi in cui il seme di un vampiro attecchisce nell'utero di una donna umana, o il feto muore oppure viene ucciso perché è un abominio.» Le sento tirare un sospiro di sollievo. «Quindi hai fatto tutta questa scena per un po' di nausea?!» esordisce Steven. Donne... «Visto che ci siamo, per fugare ogni tuo dubbio, ti dirò se sei incinta.» Mi siedo accanto a lei e le tocco la pancia. In cuor mio spero tanto che non sia incinta. Non mi ci vedo per niente a diventare padre. Per fortuna non c'è nessun battito, oltre a quello del cuore di Neide. Non voglio altra morte, non più, visto che ho finalmente riacquisito la mia "umanità". «Allora? Sono incinta, oppure no?» mi fa pressione, irritata. «No, tesoro» le rispondo, esausto. Neide tira l'ennesimo sospiro di sollievo, prima di esortare: «Per fortuna.» Rhys si fa avanti, con la sua solita espressione imbronciata. «Mi spieghi che cosa hai combinato, Asher?» Mi volto verso di lui, senza dargli una risposta. «Non ti sembra ovvio?» interviene Shaun. «Se l'è portata a letto.» Il suo tono sarcastico mi fa salire il nervoso. Il mio sguardo si posa da Shaun a Redgrave, che ha cambiato immediatamente espressione. «Ash» mi chiama una voce familiare. Sento una presenza sulla mia spalla destra. Il tocco lieve di Neide ha il potere di farmi dimenticare ogni preoccupazione. «Non riesco a crederci» si lamenta Rhys, portandosi una mano sulla montatura degli occhiali. Guardo entrambi i miei fratelli con sguardo accigliato. «Avete qualche problema?» «A me non importa nulla, personalmente. Ma ti ha cambiato» mi risponde Shaun. «Per una volta mi trovo d'accordo con lui. Hai qualcosa di strano, Asher» ribatte Rhys, guardandomi negli occhi. Sì, è ovvio che sono cambiato. Neide ha riacceso la mia umanità. Dopo anni che l'avevo spenta, finalmente il mio cuore è tornato a battere. Ho ricordato che cosa si prova ad amare qualcuno, dopo anni di solitudine e odio. «Visto che siete qui, c'è una cosa che devo dirvi» dice di colpo Neide. Sarà pronta per rivelare loro la verità? «Oh oh, la Sgualdrinella ha qualcosa d'importante da dirci. Sono così curioso!» Non so cosa sia a trattenermi dal picchiare mio fratello a sangue, fino a spezzargli tutte le ossa del corpo. È una persona odiosa. «Asher, potresti prendere la foto da dentro il cassetto, per favore?» Senza dire niente, vado verso il comodino e prendo da dentro il cassetto la foto che mi ha fatto vedere la sera prima. Poi gliela passo. «Grazie.» Mi siedo alla fine del letto. I miei fratelli hanno gli sguardi fissi su Neide e me. È come se fossimo sotto processo. «Vuoi dirci una volta per tutte che cosa succede?» Il tono arrogante di Steven trabocca d'impazienza, come al solito. «Tenete» dice la ragazza, passando la fotografia alla persona più vicino a lei, cioè Shaun. Il vampiro la prende in mano e senza aggiungere nulla, se non un sorriso sarcastico, sbatte la fotografia sul petto di Redgrave. Mio fratello la prende al volo e appena la vede dilata gli occhi ancora di più. È sorpreso, perché non si aspettava di trovare quella fotografia. Butta immediatamente la fotografia a terra e scompare dalla stanza. Rhys tira un sospiro, mentre Steven raccoglie la foto per poi posarla sul letto. «Bella mossa» dice uscendo dalla stanza, seguito dagli altri due. Neide è rimasta sorpresa dal comportamento di Redgrave, lo riesco a percepire. Credo che ne sia rimasta anche un po' delusa. Si rannicchia su se stessa, coprendosi con il piumone. Mi avvicino a lei e l'abbraccio, stringendola contro il mio petto. «Credo di aver sbagliato qualcosa.» «Mi dispiace tanto, Ny» la consolo, dandole un bacio sulla testa. Lei si gira verso di me e mette il suo viso sul mio corpo.

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Capitolo 16
*** XVI CAPITOLO LITIGI FRATERNI ***


ASHER Dopo aver tranquillizzato Neide, la faccio riaddormentare. I miei fratelli sono rimasti un tantino scioccati da quello che gli abbiamo raccontato io e Ny. Più di tutti Redgrave, che non appena abbiamo detto che lei è la ragazzina con la quale giocavamo da piccoli, ha assunto un atteggiamento strano. «Asher!» mi chiama Redgrave. «Vieni con me.» Redgrave che mi chiede di seguirlo? Cose proprio dell'altro mondo. «Se proprio devo. Dove andiamo?» gli domando titubante. Mio fratello accenna un sorrisetto diabolico. «In nessun posto in particolare. Voglio solo scambiare due parole con te» mi risponde mentre esce dalla stanza di Neide. Lo seguo, senza spiccicare parola. Avverto una tensione pazzesca nell'aria. Redgrave si ferma di colpo nel salone. Si volta verso di me e, senza tante cerimonie, mi molla un pugno dritto sul naso. Sento un rumore di ossa spezzate e un caldo rivolo colarmi dal naso. D'istinto mi porto la mano sul naso. «Ma perché cazzo hai fatto una cosa del genere?» gli chiedo scioccato. Cosa gli passa per quella testa bacata? «Perché l'ho fatto? Perché l'ho fatto mi chiedi? Forse perché ti sei fottuto la ragazza che mi piaceva sin da bambino?» esorta, lasciando che le lacrime gli cadano per tutto il viso, rigandolo. Non riesco a capire perché l'abbia fatto. Non ha mai perso le staffe in questo modo. «Come pensi che mi sia sentito quando l'hai chiama amore? Quando ho scoperto che te la sei scopata?» mi urla contro. Intanto arriva il resto degli abitanti della villa. Dopo aver sentito queste parole perdo letteralmente le staffe. L'unica cosa certa è che la ragazza ha cambiato anche lui. «Ah! Tu invece credi che ci abbia fatto sesso al fine di avere un'avventura notturna o per noia?!» gli rispondo urlando. Redgrave rimane immobile. «Beh, ti sbagli! Anche io la amo, e lei ama me. Mi dispiace ma lei ha scelto me, non te.» Redgrave mi guarda negli occhi con un astio, che non gli avevo mai visto prima. «Certo, immagino come ti dispiaceva, mentre te la sbattevi in camera sua. Quando ti avrà detto – e sicuramente te lo avrà detto – "Ti amo". Ammetti che non ti dispiace affatto. Ed ora sparisci prima che te ne dia un terzo.» «Un terzo?» gli domando. Redgrave sorride malizioso. Mi molla un altro pugno in faccia, di nuovo, spaccandomi il labbro. È in momenti come questo che ringrazio di essere nato vampiro, perché la guarigione è molto veloce. «Sì un terzo. O la piccola Sgualdrinella ti ha fatto dimenticare anche come si conta?» dice, sorridendo divertito. Okay, questa è la goccia che ha fatto traboccare il vaso. Ma non per il pugno – o meglio, non solo per quello – ma perché ha dato a Neide della sgualdrina. Mi avvento su di lui e, a raffica, gli sferro pugni in faccia e sul petto. Vorrei che potesse soffrire di più. Lui si alza di scatto, mi molla un pugno sotto il mento e poi sparisce nel nulla. Che cos'ha in mente di fare? Senza rifletterci un secondo di più, esco fuori dalla villa. «Redgrave?» lo chiamo più volte. Non ricevo nessuna risposta, è sparito nel nulla senza lasciare traccia.

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Capitolo 17
*** XVII CAPITOLO LA FURIA DI REDGRAVE ***


Pettino e do la forma ai tuoi capelli bagnati con un bacio lento e bramoso. Apporrò il mio marchio indelebile del peccato mortale sulla pelle liscia del tuo collo. REDGRAVE È notte. Sto correndo in mezzo al bosco. Il fogliame si infrange contro il mio viso. La rabbia, un'emozione che non provavo da tempo, è tornata di nuovo. Come un lupo famelico in cerca di cibo, trova la sua preda in un campo di papaveri. L'odio, il rancore, la rabbia, la frustrazione, tutti sentimenti concentrati in un unico impulso. La fame! Ho necessità di uccidere qualcuno, oppure la prossima fermata sarà la stanza di Neide. So già che me ne pentirei seduta stante, se facessi una simile cosa. Non sono in grado di fermarmi, non stasera. Troppe emozioni, provate tutte insieme. Asher. Quel nome. Mio fratello. Il mio nemico. Il mio rivale. Non lo perdonerò mai e poi mai. Un tempo, Asher era il mio migliore amico. D'altronde siamo cresciuti insieme. Cammino per le strade della mia città e sono solo. Solo come la solitudine più profonda. Le vie sono scure, i lampioni spenti e le finestre sembrano occhi chiusi in una prematura, improvvisa morte. Non c'è nessuno. Cammino e non so nemmeno cosa cerco. Il freddo, la notte, l'eco dei miei passi sulla pietra liscia della strada. Cammino in silenzio e attraverso questa strana, cupa quiete. Arrivo alla piazza della fontana. Situata al centro di Belanu, ci vengo spesso, soprattutto quando è inverno. Mi piace fissare le goccioline di umidità che scendono contro il marmo della fontana. È qui che vedo una ragazzina. Sta fumando. Ha i capelli corti e neri ed è alta. Tutto il contrario di Neide. La preda perfetta. Mi avvicino sempre di più a lei. Ormai la fame è diventata incontrollabile. I canini hanno bisogno di affondare in quel dolce e delicato collo. Riesco a sentire l'odore del suo sangue, il battito calmo e regolare del suo collo. La voglio immediatamente. «Che visione celestiale!» commento, accennando un sorriso malizioso. La ragazza alza lo sguardo verso di me. I suoi occhi azzurri m'invadono l'anima. «Come scusa? Chi sei?» I battiti del suo cuore sono già aumentati. Che divertimento! «Ha davvero importanza?» Mi avvicino ancora di più a lei, fino a costringerla a guardarmi negli occhi. «Dimmi il tuo nome» la soggiogo. «Ginevra.» Alzo una mano, avvicinandola molto delicatamente al suo viso, accarezzandoglielo con la punta delle dita. «Sei davvero molto graziosa, Ginevra.» I miei occhi diventano rossi come il sangue. I miei canini escono fuori dalle labbra per mordere quel giovane collo privo di segni. Mi avvicino a lei e in una frazione di secondo, i miei canini sono affondati nella sua carne. La ragazza ha iniziato ad urlare a squarcia gola, ma tanto nessuno la sentirà. Smetto un attimo di bere e mi stacco da lei. «Oh... Il dolce suono delle urla, quanto mi piace.» Riprendo a bere ancora più intensamente. Lei prova a divincolarsi, stringendomi il braccio con la sua fragile manina. Pian piano i suoi battiti si fanno più lenti. La vita sta lasciando il corpo di questo innocente angioletto. Il sangue suo, adesso è mio. Pochi istanti più tardi, la presa della ragazza non si sente più. È morta. L'ho prosciugata. La fame inizia ad attenuarsi, finalmente. Poggio il corpo senza vita della fanciulla per terra. Dietro le mie spalle sento una presenza. Qualcuno mi ha visto e devo ucciderlo. Non è un vampiro, è umano. Mi volto di scatto, non lasciando trapelare alcuna emozione. È un cacciatore. In mano ha una pistola. La figura è incappucciata, ma a giudicare dalle forme deve trattarsi di un uomo. Le sue spalle sono alquanto possenti. Mi avvento su di lui, ma non faccio in tempo ad avvicinarmi che mi ritrovo con una pallottola piantata nel petto. NEIDE È mattina. La luce pallida dell'alba mi sveglia e annulla ogni traccia di sonno che i miei occhi possono sostenere. Mi sveglio con una completa confusione in testa. Non sono abituata a tutto quel trambusto. Redgrave ed Asher hanno litigato a causa mia. Mi sento un po' in colpa. Ma cosa potevo fare? Non avrei mai creduto che Redgrave provasse dei sentimenti per me. «E così sei tu» esordisce Shaun, seduto ai piedi del mio letto. Tentenno un po' nel vederlo. Prima mi metteva un po' in suggestione, guardarlo negli occhi, invece adesso non più. Sarà perché sto con Asher. Ormai nessuno degli altri fratelli oserà avvicinarsi a me. E questo mi rassicura molto. «S-Shaun... sei tu.» Il ragazzo accenna un sorriso divertito. «Redgrave se n'è andato» mi dice con una completa nonchalance. Nel sentire quelle parole, mi pietrifico. «C-come se ne è andato?» Anche se credo di sapere il motivo, non riesco a capire la sua fuga. Non può abbandonarsi a se stesso. Di sicuro combinerà qualcosa di avventato e di irreparabile. La colpa sarà soltanto mia. Non avrei mai dovuto nascondergli la mia vera identità. Shaun accenna di nuovo un sorriso. «Hai combinato proprio un bel guaio, ragazzina.» Si alza dal letto ed esce dalla mia stanza, lasciandomi sola, con il mio rimorso. L'ho fatta davvero grossa, stavolta. Mi alzo dal letto e mi vado a preparare. Non posso perdere minuto di più. Devo assolutamente parlare con Asher. Cerco Asher per tutta la casa, ma non lo trovo. Dove diamine si sarà cacciato? Entro nella sua camera da letto. Il buio è smorzato appena dalla poca luce che entra dalla finestra. Rabbrividisco al tocco freddo della corrente d'aria. «Asher?» lo chiamo. Non ricevo nessuna risposta. Nessuna traccia di Asher. Se n'è andato? Mi affaccio alla finestra e poi mi siedo sul davanzale come facevo quando ero a casa mia. Non voglio pensare. Chiudo gli occhi e sento la brezza sul viso. Arriva un soffio d'aria più fredda e sottile. Un'ombra accanto a me, scura e immobile. La mamma? Un fantasma? La fine?

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Capitolo 18
*** XVIII CAPITOLO RIMORSI ROSSO SANGUE ***


ASHER Perché? Dico io, perché? Perché la vita non scorre mai semplice e tranquilla? Dopo più di ventiquattro ore filate di veglia, non riesco comunque a dormire. Non è normale. La preoccupazione funge da droga. Sono troppo teso per poter chiudere occhio. Redgrave. Dov'è mio fratello? Ho visto quell'uomo sparargli e portarselo via e non ho avuto il coraggio di aiutarlo. Sono stato un codardo e me ne vergogno molto. Non sono degno di mio padre. Continuo ad aggirarmi per le strade della città alla ricerca di mio fratello. Orai il sole è sorto e Neide si sarà di sicuro svegliata. Farei meglio a tornare a casa ad avvertire il resto dei miei fratelli. Credo che quanto è accaduto non sia da ritenersi una coincidenza. Nessuno degli abitanti della città sapeva della nostra vera natura, quindi che cosa ci faceva un cacciatore in piena notte a spasso per le strade della città? Mi affretto a tornare a casa e non appena varco la porta dell'atrio, vengo travolto da una strana aura. Qualcosa non va. Neide. Mi affretto a salire nella sua stanza. Lei non c'è. Il sangue inizia a raggelarsi, il cuore aumenta i battiti ed inizia a galoppare a ritmo serrato. Non può essere vero. «Neide?» urlo a squarcia gola. Vado nella mia stanza, sperando che sia lì. Con grande stupore, la trovo seduta alla finestra ad osservare il vuoto. Mi lascio scappare un sospiro di sollievo, nel vederla lì. Mi sono preoccupato per niente. La raggiungo e la abbraccio da dietro la schiena. «Eccoti, finalmente!» esordisce, mostrando quel suo dolce sorriso. Appoggia la sua testa contro il mio petto, e chiude appena gli occhi. «Ny... c'è una cosa che devo dirti.» La ragazza apre di colpo gli occhi e mi fissa. I suoi occhioni da cerbiatta sembra cha siano in grado di leggermi l'anima. Ho paura dei suoi occhi. Ne ho sempre avuta. «Cosa succede?» Esito per un'istante. «Si tratta di Redgrave. È stato rapito dai cacciatori di vampiri» gli rispondo secco. In quel momento, sulla porta della mia stanza compare mio fratello Steven. «Abbiamo un problema» esordisce in tono seccato. Mi volto verso di lui. «No, fratello. Abbiamo due problemi.» «È richiesta la vostra presenza giù in salone» dice, poco prima di sparire nella casa. Cosa sarà successo? NEIDE Non posso credere a quello che ho appena ascoltato. Redgrave rapito? Dai cacciatori? Smonto dal davanzale ed andiamo dritti nel salone. Ma cosa sta succedendo? Nella stanza ci sono Rhys e Shaun che sono in piedi. Uno poggiato alla scala, mentre l'altro seduto sulla poltroncina verde. Rimango immediatamente paralizzata nel vedere, seduto sulla poltrona accanto al camino, mio padre. È tornato da Londra. Non riesco a crederci, finalmente è ritornato. «Papà!» esordisco, lasciando la mano di Asher ed andandogli incontro. Lui alza lo sguardo e si alza immediatamente in piedi, abbracciandomi non appena gli sono vicino. «Bocciolo!» Mi abbraccia calorosamente. Non posso crederci, finalmente è di nuovo con me. Non appena mi lascia andare, mi poggia una mano sulla spalla. «Prepara le valigie, ti riporto a casa.» Ammetto che la sua richiesta mi ha lasciata del tutto senza parole. Però sono felice di ritornare a casa mia. Anche se questo significa non vedere più Asher e i ragazzi. Però c'è il problema di Redgrave, da risolvere. Ovviamente non posso dire a mio padre che mio cugino è stato aggredito da un cacciatore di vampiri. «Cosa?! No, lei rimane!» si fa avanti Asher, aggrottando la fronte. «Lei ritorna a casa sua. Non è come voi e non voglio che lo diventi. Sono stato molto attento in tutti questi anni, affinché lei non diventasse così» rimbecca papà. Lo guardo confusa. Perché? Cosa c'è di sbagliato nell'essere come loro? Non capisco. «Stai dicendo che vorresti che diventasse come te? La nostra cacciatrice?» Asher ha alzato il tono della voce. «Calmati» lo ammonisce Rhys. «Tu stai zitto!» Mi avvicino ad Asher e gli poggio una mano sulla spalla. «Ash, calmati.» Provo a tranquillizzarlo, usando un tono di voce calmo e pacato che fa risultare la frase come una preghiera. Il ragazzo mi fissa negli occhi. «Come farò senza di te?» Mi accarezza il viso e mi abbraccia. «Non te ne andare, ti supplico.» Questa è la prima volta che sento Asher pregare qualcuno. Mi ama. Non posso lasciarlo. Non adesso. Non ora che ha bisogno di me più che mai. Suo fratello è stato rapito e non posso lasciarlo da solo. Mi divincolo dall'abbraccio del mio ragazzo. «Papà, potrei rimanere qualche altro giorno? Ho ancora un paio di faccende in sospeso qui e non posso andarmene fino a quando non le avrò compiute.» «Non essere sciocca, Neide. Prepara i bagagli, ritorni con me a Londra.» «Londra? Avevi detto che tornavamo a casa!» ribatto, lamentandomi. Cosa mi sta tenendo nascosto? «Infatti, Londra sarà la nostra nuova casa.» Non può essere vero. Se me ne vado a Londra, dovrò dire addio per sempre ad Asher. Non lo vedrò mai più. Non posso farlo, non voglio farlo. «Io non vengo» gli dico, iniziando ad indietreggiare. «Ascoltami bene, signorina. Ho aspettato molti anni quest'opportunità e finalmente che abbiamo l'occasione di ricominciare una nuova vita, tu non me lo rovinerai, mandando tutto a monte. Sono stato chiaro?» «Lei non si muoverà da questa casa!» Asher mi prende per un braccio e si para davanti a me. I suoi occhi sono diventati del colore del sangue. Mio padre, intanto, ha già sfoderato la pistola. Ma che vuole fare? Spero che non abbia intenzione di sparargli. «Io non ne sarei così sicuro.» Improvvisamente, uno sparo. Asher cade a terra. Mi volto verso di lui. «ASHER!» urlo, abbassandomi immediatamente. E poi, il fumo. Qualcuno ha tirato una bomba fumogena. Mi sento strappare via dalla presa di Asher. Qualcuno è entrato in casa. Ma chi? Non è stato mio padre a premere il grilletto, ma qualcun altro. La stessa persona che mi ha strappato dalla presa del mio vampiro. Provo a divincolarmi in ogni modo, ma finisco per non capirci più niente per colpa del fumo che sto respirando. Mentre gli occhi iniziano a chiudersi, sento una presenza dietro la mia schiena. Qualcuno che mi sta sorreggendo da dietro, per paura che cada. Provo a lottare con tutte le mie forze. Provo a rimanere sveglia, ma è più forte di me. «A... A-Asher.» Poi il buio.

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Capitolo 19
*** XIX CAPITOLO RAPIMENTO ***


Il velo di un sangue puro a brandelli. La bocca prosciuga il contenitore. Non lascerò che tu appartenga a nessun'altro. Non importa quanto lotti, non scapperai di nuovo dalle mie braccia. ASHER La prima parola che dico quando finalmente riapro gli occhi, o meglio, la persona che cerco è: «Neide.» I ricordi sono un po' offuscati, non ricordo cosa sia successo esattamente. Mi alzo di scatto, girando a vuoto per cercare una traccia di Neide. I miei fratelli sono ancora tutti a terra, scombussolati per via del fumo tossico che il padre di Neide ci ha fatto respirare. «È scomparsa» mi dice una voce familiare. Mi giro e scopro che è stato Shaun a parlare. «Ma come sei perspicace» commento in tono tagliente. «Io vado a cercarla.» Faccio per uscire dalla finestra, ma vengo fermato per il braccio. Lancio un'occhiata a mio fratello, lasciando che il colore dei miei occhi si faccia più intenso. Lancio un'occhiata a mio fratello, lasciando che il colore dei miei occhi si faccia più intenso. «Ti avverto, non ti conviene intralciarmi la strada» gl'intimo. Non permetterò a nessun essere vivente di impedirmi di salvare la persona che amo. È da tanto tempo che aspetto la mia anima gemella, e finalmente l'ho ritrovata. Sono disposto a tutto pur di riportarla al mio fianco. «Non ho nessuna intenzione di mettermi sulla tua strada, voglio venire con te. Ti farà comodo avere qualcuno che conosce gli Hunters.» Non appena finisce la frase, mi offre la sua mano. Accenno un sorriso di riconoscenza. Questa è la prima volta che decide di aiutarmi. Ho il vago sospetto che anche lui tenga molto a nostra cugina. «Sai già dove iniziare a cercarla?» «Partiremo da casa sua, sicuramente il padre avrà lasciato qualche indizio che potrebbe portarci a scoprire dove sono diretti» gli rispondo in tono vacuo. «Allora si va a Roma.» «A quanto pare» concludo, stringendo i pugni. NEIDE Apro gli occhi e vengo immediatamente travolta dalla sensazione di essere sospesa nel vuoto. Non riesco bene a capire dove mi trovo, ma la cosa certa è che non sono a casa dei Mogedius. Sono sdraiata su un letto ed ho i polsi legati. Provo a liberarmi, però non ci riesco. Le catene sono molto resistenti, mentre io sono troppo debole. «Finalmente ti sei svegliata» esordisce una voce. Dall'oscurità della camera, si fa avanti una figura. La voce appartiene sicuramente ad un uomo, che non è mio padre. «Chi sei?» gli domando, intimidita. La figura accenna un sorriso, per poi andare ad accendere la luce. I suoi lineamenti finalmente sono chiari. La luce fioca gli accarezza il volto, creando dei contrasti chiaroscuri che lo rendono ancora più minaccioso. Il viso è aggrottato e le sopracciglia aggrottate, il tutto incorniciato da un ammasso di capelli castano scuro, perfettamente pettinati. Non è poi così vecchio, sarà poco più grande di Asher. «Mi chiamo Leigh» mi dice, accennando un sorriso beffardo. «E sei stata portata qui per svolgere un compito speciale, mia cara e piccola Neide.»Il ragazzo sorride divertito, si china su di me, fissandomi negli occhi, al punto che i nostri nasi quasi si sfiorano. Il mio primo istinto è quello di cacciare un urlo, ma mi venne immediatamente tappata la bocca per non farmi urlare, facendomi sprofondare nuovamente in un sonno profondo al quale non posso oppormi. REDGRAVE Sono rinchiuso in una cella da ormai tre giorni. Non tocco una goccia di sangue da tre fottutissimi giorni. Se solo avessi la forza di liberarmi da queste catene, potrei uscire di qui e prosciugare ogni essere umano nel raggio di dieci isolati. La mia sete sta prendendo il sopravvento. Però, sono debole. Troppo debole per potermi muovere. La porta della mia cella si apre ed entra un uomo. Riesco a sentire i battiti del suo cuore, muoversi a ritmo costante. Le vene pulsare e il sangue scorrere dentro il suo corpo. Cibo. È solamente cibo. «Ti sei svegliato.» Quella voce. Sono sicuro di averla già sentita da qualche altra parte, però non riesco a ricordare dove. La voce è quella di un uomo. «Che cosa vuoi?» mugolo, troppo esausto per poter dire la frase ad alta voce. L'uomo si avvicina verso di me per dare maggior enfasi alle sue parole. «Molto presto lo scoprirai.» Sulle labbra mi poggia un bicchiere con dentro qualcosa che odorava di putrido. «Bevi, se non vuoi morire di fame.» Sollevo la testa, ubbidiente, e mando giù in un paio un paio di sorsi con una smorfia. Non appena la bevanda amara passa per la mia gola, inizio a tossire. Brucia tantissimo. Cosa cazzo mi ha dato da bere quel malato? L'uomo sorride divertito e senza aggiungere nulla, esce dalla cella lasciandomi da solo.

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Capitolo 20
*** XX CAPITOLO FRUSTRAZIONE ***


NEIDE Non appena riprendo conoscenza, ho l’istinto di tirarmi immediatamente su dal letto. Finalmente è giorno. Non che non mi piaccia l’oscurità, anzi, la preferisco, dato che ho passato gli ultimi mesi vivendo praticamente di notte; però ora che è tornata la luce posso finalmente studiare il posto nel quale mi trovo. La stanza è di un grigio spoglio e con nessuna decorazione. Le mattonelle sono color avorio. A giudicare dall’ambiente e dall’aria che si respira, credo di essere finita in una specie di manicomio barra correzionale. La porta si spalanca di colpo ed entra una donna. Ha la carnagione olivastra e i capelli biondo cenere. I suoi occhi sono blu come la pietra del lapislazzulo. Il mio cuore aumenta i battiti, per via dello spavento. Mi sento spaesata. «Non ti agitare, Neide.» Come fa a sapere il mio nome? E chi è questa donna? «C-chi sei?» bofonchio, impaurita. La donna misteriosa si avvicina al letto e si mette seduta. Avvicina una mano e mi accarezza i capelli. Sulle sue labbra compare un sorriso dolce. Mi ricorda qualcuno… Si avvicina e mi bacia teneramente la fronte, per poi rialzarsi ed avvicinarsi all’uscio della porta. «Sta’ tranquilla. Non avere paura, non abbiamo intenzione di farti del male.» «Ma chi sei tu?» le urlo. «Lo scoprirai a tempo debito, tranquilla.» Detto ciò, esce dalla porta e la richiude. Sento il rumore della serratura che si chiude. Non è possibile che mi stia succedendo tutto questo. Credo di aver perso la cognizione del tempo, perché non so più da quanto sono rinchiusa dentro questa cella. Ogni tanto viene una donna che mi lava e mi ciba di roba che fa a dir poco vomitare. Il lato positivo è che non sono più legata al letto. Non che ci sia qualcosa da fare dentro questa stanza, se non guardare fuori la finestra ed osservare ininterrottamente la pioggia che cade. Vorrei sapere perché mio padre mi sta facendo una cosa simile. Che motivo aveva di mandarmi dai Mogedius se nemmeno voleva che li frequentassi? Poteva portarmi direttamente a Londra con lui. La porta si riapre nuovamente. Mi volto in direzione della persona che è entrata. Non ho più forze, il cibo che mi danno mi sta rendendo troppo debole. Ma che cosa sarà mai? Mio padre. Tutte le risposte ce le ha lui. «Neide.» Non gli rispondo, mi limito solamente a guardarlo. Che cosa vuole? Ora che mi ha ridotta in questo stato che cos’altro ha intenzione di farmi? ASHER Sono due settimane che non ho più notizie di Neide e di Redgrave. I miei fratelli mi hanno spronato a rimanere a casa e a pensare ad un piano per salvarli entrambi. Ora che abbiamo scoperto che ce li hanno i cacciatori, dobbiamo prepararci per bene. Non possiamo permetterci il lusso di sbagliare, altrimenti li perderemo entrambi. Siamo a Londra da cinque giorni e non abbiamo avuto nessuna notizia che potrebbe esserci utile contro di loro. Merda! Do’ un pugno contro l’armadio della camera dell’hotel. Mi sento così inutile. Neide. Non faccio altro che pensare a lei. Ero finalmente riuscito a riacquisire la mia umanità, che me l’hanno strappata via da sotto il naso. L’hanno strappata dalle mie braccia e la colpa e solamente la mia. Mi sento inutile! «Bene, bene. Ma come siamo caduti in basso, eh Asher?» Fuori, sul balcone della camera d’albergo, c’è Drake. Mio cugino. Sulle labbra ha un sorriso beffardo, uno di quelli che ti fanno venir voglia di tirargli contro un bel pugno. Lo guardo in cagnesco, prima di tirar fuori i canini.

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Capitolo 21
*** Capitolo 20 ***


Dopo giorni che non lo vedevo, finalmente era uscito allo scoperto. Nella mano destra stringevo la Walter semiautomatica, che per qualche strana ragione non riuscivo a puntargli contro. Anche se mi era impossibile muovermi, almeno potevo ancora controllare le mie espressioni, e non erano delle migliori in quel momento. Corsius continuava a guardarmi con quel sorrisetto idiota stampato sul viso, e la voglia di prenderlo a calci sulle gengive aumentava sempre più. – Cos'hai, ma poupée? Sembra quasi che tu non riesca a muoverti – disse con enfasi, avvicinandosi verso di me. Se avessi potuto, gli avrei piantato una pallottola al centro del cuore. Lo odiavo così tanto, mi aveva impresso il primo marchio, impedendomi così di nuocergli in alcun modo. Ero in transizione per diventare la sua serva umana, nonché la sua Cacciatrice. Se avesse portato a termine la sua opera, sarei divenuta a tutti gli effetti un vampiro. Non sarei più invecchiata, le mie emozioni dipendevano dalle sue e viceversa, sarei stata molto più forte di quanto non lo sia già. Insomma, un sogno che diventerebbe realtà, se non per il fatto che ero legata a lui come un cagnolino e le miei emozioni sarebbero state controllate. Non lo avrei più odiato, anzi sarei stata soggiogata dalla sua bellezza. No, non potevo permettergli di conferirmi gli altri tre marchi.– Vedo che provi gusto a complicarmi la vita – ribadii sarcastica. Corsius scoppiò in una risata copiosa. Be' ero felice che le mie lamentele lo divertivano (e che era di buon umore), questo significava che con un po' di fortuna non avrebbe staccato la testa a nessuno. – Ma poupée , provo gusto nel vederti così disponibile come tutte le altre donne in questa stanza. – – Stai usando i tuoi poteri su di me, credi veramente che vorrei essere così vulnerabile in questo momento? Preferirei trafiggerti con un paletto, credimi – mi affrettai a confessargli. Non volevo che si facesse un'idea sbagliata di me. Il vampiro si avvicinò verso di me, sollevandomi il mento con un dito e avvicinando la sua bocca alla mia. Avevo paura di quello che aveva intenzione di fare, non mi fidavo era un pazzo maniaco, dopotutto. Deglutii, cercando di rallentare i battiti del cuore che erano accelerati senza motivo. Avevo paura? Sì. Mi fidavo? No. Il resto dei presenti era rimasto immobile da quando era entrato Corsius, tutto per "rispetto" nei confronti di uno dei vampiri più antichi del mondo. Sembravo vederlo solo io per ciò che era in realtà: un bamboccio presuntuoso che si credeva il dio Apollo sceso in Terra. Mi dava i nervi, anche se emanava una forte attrazione sessuale, d'altronde era quello uno dei suoi punti di forza. Quando entrò nella stanza, la tensione sessuale crebbe in un modo indescrivibile, e quel vampiro esprimeva sesso da tutti i pori. Aveva avuto effetto anche sui maschi, era incredibile i feromoni che emanava. – Vediamo come reagirai quando ti imporrò il secondo marchio, ma petite – annunciò, sicuro di se. E come poteva non esserlo, infondo era uno dei vampiri più potenti sulla faccia della Terra. Se non era sicuro lui, non saprei proprio immaginare chi altri potrebbe esserlo. Corsius si avvicinò alle mie labbra, fuoriuscendo i canini affilati come lame di un rasoio. Erano di un bianco scintillante. Quando le sue labbra si posarono sulle mie non riuscii più a resistere nemmeno con la mente, che tanto si impegnava a lottare contro il predatore che si ritrovava davanti. – Ora accettami come tuo unico padrone. Diventa la mia Cacciatrice – disse, staccandosi dalle mie labbra. Mi strinse il collo con una mano, premendo abbastanza forte da farmi mancare il respiro. – Giurami eterna fedeltà, ho detto. – Questa volta non lo disse gentilmente, al contrario urlò talmente tanto da far vibrare le pareti. – Preferisco morire, piuttosto – gli risposi a denti stretti. La presa si fece sempre più forte, sentivo che nei polmoni non filtrava abbastanza aria da poter rimanere sveglia. – Corsius, fermo! – esordì una voce alle sue spalle. Il vampiro, incuriosito, si voltò tenendomi ancora salda nella sua presa - che si era fatta di poco più debole, da permettermi di respirare. – Tu devi essere Bryan, se non sbaglio. – Corsius non parve preoccuparsi che Bryan aveva tra le mani un fucile carico con proiettili d'argento, perché sapeva benissimo che non gli facevano nulla all'infuori del solletico. – Lasciala. Andare – gl'intimò a denti stretti. Corsius scoppiò a ridere di gusto, con il sottofondo dei suoi seguaci che gli facevano da coro. – Altrimenti? – Se c'era una cosa che avevo imparato in tutti questi anni su Bryan, era che a lui non importava niente di chi si facesse male. L'unico scopo era portare a termine la missione. – Vuoi davvero premere il grilletto, con la consapevolezza di poter colpire Devee? Io non credo. – Guardai Bryan negli occhi, incitandolo a premere quel maledettissimo grilletto e di farla finita una volta per tutte. Era molto abile con il tiro al bersaglio, e di rado sbagliava il colpo. – Lo immaginavo, non ne saresti mai capace. ­– Non appena finì la frase, il rumore del fucile riecheggiò in tutta la stanza e nel corridoio. Il sangue di Corsius colava dal braccio nel quale teneva il mio collo. Fu costretto a lasciarmi andare e farmi cadere a terra, così non indugiai oltre e trascinai Mitch via dal gruppo di vampiri, sparando al biondino che aveva osato intromettersi nella conversazione di poco prima. Uscii dalla stanza di corsa, portandomi dietro mio cugino come se fosse un aquilone per quanto era leggero. Non erano passate nemmeno ventiquattro ore da quand'ero arrivata ed ero già riuscita a far incazzare uno devi vampiri più antichi al mondo, bene.

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Capitolo 22
*** Capitolo 21 ***


Correvamo più velocemente che potevamo, in quel momento eravamo inseguiti da un gruppo di vampiri assetati di sangue. L'unica cosa alla quale pensavamo era metterli fuori gioco. Non mi sorprendeva che Aloysius avesse detto nulla a riguardo ai poteri di Corsius. – Dobbiamo uscire da qui – disse Bryan, mentre ci precipitavamo giù dalle scale. Mentre avevamo attraversato il corridoio, avevamo spostato anche le tende per far entrare la luce del giorno, in modo da bloccare i vampiri e costringerli a prendere un'altra strada. Almeno gli avevamo dato un po' di pista. Quando ci ritrovammo nell'atrio e abbastanza vicini alla porta, ma non per aprirla, fummo fermati dal preside che si trovava proprio davanti a noi. Grandioso. – Si può sapere cosa state combinando? – domandò Aloysius, alquanto alterato. Non riuscivo più a trattenermi, era davvero troppo quello che avevo subito quella mattina. – Chiedilo a Corsius e ai suoi leccapiedi, ci stanno inseguendo per tutto il castello e... – Non feci in tempo a finire la frase che Aloysius richiamò il silenzio per ordinarci di seguirlo nel suo "studio".

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